Giovanni Garbini
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Introduzione
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semitica
Paideia Editrice
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d1 Femc1, Aramei, Ebrei, NQrdarabL, ·---··-··----, - -- -,. .
dalla metà del II millennio a.C. alla metà del I d.C.
Le pagine di Giovanni Garbini sono un quanto mai interessante
saggio storico, che per mezzo di un ricco materiale
epigrafico - più di 150 sono le iscrizioni riprodotte nel Lesto,
accompagnale da traslitterazione e traduzione - contribuisce
a chiarire:situaz,ioni stqriche.e culturali fino a oggi non percepite
nel giusto valo�e. Senza queste iscrizioni nulla si saprebbe
della civilt� sudarabica o della più antica civiltà etiopica
'
o dei carovanieri e dei npmadi che pe}'.correvano le piste del deserto
arabo-siriano, e certo molto meno si conoscerebbe dei Fenici
e delle vicende più remote di Siria e Palestina.
Giovanni Garbini,):i,qii nario di Filologia Semitica all'Università
di Roma «La Sapienza» e socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
ha svolto ricerche epigrafiche in Israele, Malta, Yemen ed Etiopia.
Al lettore Paideia noto per i suoi saggi di ricerca biblica, è autore
di numerosi studi di linguistica semitica, spesso riedili
e pubblicati anche all'estero.
svo 04 € 49,70
ISBN 88.394.0716.2
Dello stesso autore nelle edizioni Paideia:
Cantico dei cantici
Introduzione alle lingue semitiche (con O. Durand)
Note di lessicografia ebraica
Mito e storia nella Bibbia
Il ritorno dall'esilio babilonese
Storia e ideologia nell'Israele antico
Giovanni Garbini
Introduzione
ali' epigrafia semitica
Paideia
Tutti i diritti sono riservati
© Paideia Editrice, Brescia 2006 ISBN 88.3 94.07 1 6 . 2
a Paolo
mio caro sostegno
Figure, tavole e carte geografiche nel testo sono opera di Maria Teresa Francisi,
alla quale autore ed editore manifestano la più viva gratitudine per l'impegno e
la perizia profusi in un lavoro spesso non semplice.
Indice del volume
11 Elenco delle sigle
15 1 . L'epigrafia semitica
22 2. Le scoperte e gli studi
22 Le origini
25 I l periodo aureo ( 1 8 5 0- 1 9 1 5)
30 Il Novecento
43 3. Origine dell'alfabeto
61 4 . L e iscrizioni del Tardo Bronzo
61 Introduzione storica
63 Iscrizioni «pseudo-geroglifiche» di Biblo
66 Iscrizioni protosinaitiche
71 Iscrizioni fenicie (1)
Iscrizioni fenicie in alfabeto cuneiforme, 77
79 Iscrizioni in scritture sconosciute
81 5 . Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
( 1 1 50- 5 86 a.C.)
81 Introduzione storica
84 Iscrizioni fenicie (n)
Il fenicio in Palestina, 96 Iscrizioni filistee, 99
·
Iscrizioni della Samaria, 101 ·Iscrizioni ammonitiche, 105
1 07 Iscrizioni moabitiche
108 Iscrizioni aramaiche (1)
Iscrizione su intonaco da Deir Alla, 119
1 20 Iscrizioni ebraiche
1 29 6. Le iscrizioni nordoccidentali
nel periodo neobabilonese e persiano (5 8 5-330 a.C.)
1 29 Introduzione storica
1 30 Iscrizioni fenicie (m)
147 Iscrizioni aramaiche (n)
171 7. Le iscrizioni nordoccidentali
nel periodo ellenistico e romano (330 a.C. - v sec. d.C.)
171 Introduzione storica
9
Indice del volume
174 Iscrizioni fenicie (Iv)
Iscrizioni puniche, 1 78 · Iscrizioni neopuniche, 1 89
Iscrizioni latino-puniche, 1 9 5
202 Iscrizioni aramaiche (111)
Iscrizioni nabatee, 209 · Iscrizioni palmirene, 2 1 9
Iscrizioni nordmesopotamiche, 2 2 6 Iscrizioni elimaiche, 2 3 1
·
23 5 8 . Origine e diffusione della scrittura meridionale
24 5 9. Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
246 Iscrizioni teimanite (IX-VI sec. a.C.)
2 52 Iscrizioni nordarabiche
Teima, 2 5 2 · Dedan, 2 5 7 · Iscrizioni tamudene, 261 · Iscrizioni safaitiche, 271
Iscrizioni nordarabiche dell'Arabia centrale e meridionale, 274
Iscrizioni hasee, 2 76
280 10. Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
(IX-II sec. a.C.)
280 Introduzione storica
285 Iscrizioni minee
29 5 Iscrizioni sabee (I)
Iscrizioni sabee d'Etiopia, 306
3 12 Iscrizioni qatabaniche (I)
317 Iscrizioni hadramutiche (1)
32 5 1 1 . Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti
alla conquista persiana (11 sec. a.C. - VI d.C.)
32 5 Introduzione storica
3 29 Iscrizioni qatabaniche (11)
33 1 Iscrizioni hadramutiche (11)
335 Iscrizioni sabee (11)
355 12. Le iscrizioni etiopiche (vm sec. a.C. - VI d.C.)
3 69 1 3 . Guida bibliografica
38 5 Indice analitico
406 Indice degli autori moderni
41 1 Indice delle figure nel testo
416 Indice delle tavole
417 Indice delle carte geografiche
Elenco delle sigle
AAASH Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae
AAE Arabian Archaeology and Epigraphy
ADAJ Annua! of the Department of Antiquities of Jordan
AEPHE Annuaire École Pratique des Hautes Études
AfO Archiv fiir Orientforschung
AION Annali dell'Istituto Orientale di Napoli
AM Asia Maior
AO Aula Orientalis
AP A. Cowley, Aramaic Papyri of the Fifth Century B. C., Oxford 1 9 2 3
AS Anatolian Studies
BAALIM Bulletin d'antiquités archéologiques du Levant inédites ou mécon
nùes (pubblicato in Syria)
BASOR Bulletin of the American Schools of Orientai Research
BCH Bulletin de Correspondance Hellénique
BIA Bulletin of the Institute of Archaeology. University of London
BMB Bulletin du Musée de Beyrouth
BO Bibliotheca Orientalis
BSOAS Bulletin of the School of Orientai and African Studies
CB Cahiers de Byrsa
CEC Centre d'Études Chypriotes
CIAS J. Pirenne, Corpus des inscriptions et antiquités sud-arabes
CIH CIS. Pars quarta, inscriptiones �imyariticas et sabaeas continens
CIS Corpus inscriptionum Semiticarum
CRAI Comptes rendus de l'Académie des lnscriptions et Belles-Lettres
CSAI A. Avanzini, Corpus of South Arabian Inscriptions I-III, Pisa 2004
DBS Dictionnaire de la Bible. Supplément
El Eretz-Israel
EpAn Epigraphica Anatolica
ETL Ephemerides Theologicae Lovanienses
EV Epigrafika Vostoka
EVO Egitto e Vicino Oriente
Fa iscrizioni trovate da A. Fakhry, pubblicate da G. Ryckmans
c;l.ECS Groupe Linguistique d'Études Chamito-Sémitiques (comptes ren
dus)
11do Handbuch der Orientalistik
I t\ Iranica Antiqua
II
Elenco delle sigle
IEJ Israel Exploration Journal
IF Indogermanische Forschungen
IOS Israel Orientai Studies
Ja iscrizioni pubblicate da A. Jamme
JAOS Journal of the American Orientai Society
JEA The Journal of Egyptian Archaeology
JEOL Jaarbericht 'Ex Oriente Lux'
JFAH Journal of the Faculty of Arts and Humanities. King Abdul
Aziz University. Jeddah
JNES Journal of Near Eastern Studies
JOS Journal of Oman Studies
]RAS Journal of the Royal Asiatic Society
JSOT Journal for the Study of the Old Testament
JSS Journal of Semitic Studies
KAI H. Donner - W. Rollig, Kanaandische und aramdische Inschriften,
Wiesbaden
LA Studii Biblici Franciscani Liber Annuus
ME Mare Erythraeum
MUSJ Mélanges de l'Université Saint-Joseph
NC Numismatic Chronicle
NESE Neue Ephemeris fiir semitische Epigraphik
OA Oriens Antiquus
PAT D.R. Hillers - E. Cussini, Palmyrene A ramaie Texts, Baltimore 1 996
PdP La Parola del Passato
PEQ Palestine Exploration Quarterly
PSAS Proceedings of the Seminar for Arabian Studies
RA Revue d 'Assyriologie
RANL Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei
RB Revue Biblique
RDAC Report of the Department of Antiquities, Cyprus
RE E. Bernand - A.]. Drewes - R. Schneider, Recueil des inscriptions
de l'Éthiopie des périodes pré-axoumite et axoumite, Paris 1 99 1
REPPAL Revue des Études Phéniciennes e t Puniques e t des Antiquités Li
byques
RES Répertoire d'épigraphie sémitique
RSE Rassegna di Studi Etiopici
RSF Rivista di Studi Fenici
RSO Rivista degli Studi Orientali
RSP Rivista di Studi Punici
Ry iscrizioni pubblicate da G. Ryckmans
SEL Studi Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente Antico
SM Studi Magrebini
SOAW Sitzungsberichte der O sterreichischen Akademie der Wissenschaf
ten. Philosophisch-historische Klasse
12
Elenco delle sigle
TA Tel Aviv
UF Ugarit-Forschungen
VT Vetus Testamentum
WZKM Wiener Zeitschrift fiir die Kunde des Morgenlandes
ZAh Zeitschrift fiir Althebraistik
ZAL Zeitschrift fiir arabische Linguistik
Z ÀS Zeitschrift fiir agyptische Sprache und Altertumskunde
ZDPV Zeitschrift des Deutschen Palastina-Vereins
1. L'epigrafia semitica
Quando si affronta lo studio di una disciplina è naturale chiedersi in pri
mo luogo di che cosa essa si occupi e in via subordinata quali siano i
suoi scopi e i suoi metodi. Nel caso della epigrafia semitica una doman
da di questo genere assume un'importanza essenziale perché di fatto ci
troviamo di fronte a un'epigrafia che non si interessa soltanto di epigra
fi e a un uso del termine semitico molto più ristretto rispetto a quello
generalmente fatto nell'ambito linguistico: molte lingue semitiche non
rientrano infatti nel campo di indagine dell'epigrafia semitica. L'anoma
lia di questa situazione è il risultato di una prassi che si è progressiva
mente consolidata negli ultimi centocinquanta anni senza essere accom
pagnata da un'adeguata riflessione metodologica.
Il problema della delimitazione del campo dell'epigrafia semitica si po
se per la prima volta ad Ernest Renan quando si accinse a realizzare il
Corpus inscriptionum Semiticarum: nel progetto approvato dalla Acadé
mie des Inscriptions et Belles-Lettres il 1 7 aprile 1 867 il famoso studio
so affermava che la raccolta che egli proponeva avrebbe dovuto conte
nere tutti «les textes anciens en langues sémitiques écrits en caractères sé
mitiques», ad esclusione pertanto dei testi cuneiformi babilonesi e assi
ri, che per il Renan non erano redatti in una «scrittura semitica» e che
del resto già allora costituivano «une spécialité scientifique tout à fait à
part». Il Corpus doveva comprendere, secondo questo progetto iniziale,
le iscrizioni fenicio-puniche, ebraiche, aramaiche (in senso stretto, cioè
quelle del I millennio a.C.), palmirene, nabatee, siriache, mandaiche,
nordarabiche, sudarabiche ed etiopiche.' La storia successiva del Cor
pus stesso e dell'epigrafia semitica ha messo in luce la difficoltà di indi
viduare esattamente quali fossero i «textes anciens». Quello che può
considerarsi il padre dell'epigrafia semitica moderna, Mark Lidzbarski,
iniziava il suo classico Handbuch der nordsemitischen Epigraphik, pub
blicato a Weimar nel 1 898, con queste parole: «L'epigrafia è la scienza
delle iscrizioni, cioè delle legende applicate con uno strumento appunti
to, in scrittura a rilievo o a incisione, su materiale durevole, come la pie-
' Cf. A. Dupont-Sommer, Ernest Renan et le Corpus des inscriptions sémitiques, Paris
1968, pp. 9-10.
L'epigrafia semitica
tra o il metallo. Dovrebbero perciò appartenere all'ambito dell'epigrafia
semitica tutte le iscrizioni che i semiti hanno redatto nelle loro lingue»
(p. 1 ) . L'uso del condizionale, in questa definizione onnicomprensiva,
anticipa le parole successive: «Per ragioni pratiche, tuttavia, il concetto
viene limitato, in quanto sono escluse le iscrizioni dei Babilonesi e degli
Assiri», e ciò perché la loro scrittura si differenzia nettamente da quella
usata dagli altri popoli di lingua semitica; perciò «l'epigrafia semitica si
occupa soltanto di quelle iscrizioni che sono state redatte in una lingua
semitica e in una delle varietà di scrittura alfabetica create dai semiti» (ib i
dem). Dopo queste premesse, chiaramente ispirate alle idee del Renan,
il Lidzbarski passa a giustificare il contenuto del suo manuale che non
corrisponde in pieno ai principi enunciati in queste sue «Vorbemerkun
gen»: abbandonato il criterio linguistico e quello paleografico Io studio
so fa tutt'altre considerazioni. Limitando subito il discorso all'epigrafia
nordsemitica (senza tuttavia spiegare adeguatamente perché egli in que
sta non includa le iscrizioni arabe, delle quali si dice soltanto che esse
«sono fortemente influenzate dall'islam e pertanto si differenziano, an
che per il contenuto, dalle iscrizioni sudsemitiche con il loro carattere
cristiano o pagano», p. 2 ), il Lidzbarski enumera le iscrizioni nordsemi
tiche: fenicie (comprese le puniche e le neopuniche), moabitiche, ebrai
che e samaritane per il gruppo cananaico; aramaiche, nabatee (e sinaiti
che), palmirene, siriache e mandaiche per quello aramaico. Di queste,
tuttavia, le iscrizioni ebraiche, samaritane, siriache e mandaiche dovran
no essere studiate solo marginalmente, poiché delle rispettive popola
zioni «ci è giunta una letteratura talvolta ricca, e noi, dal punto di vista
linguistico, dalle iscrizioni non veniamo a sapere quasi nulla che non co
nosciamo già dalla letteratura» (p. 3). Coerentemente con questo assun
to, il Lidzbarski offre un'antologia di iscrizioni nordsemitiche estrema
mente povera di materiale ebraico, samaritano e siriaco e senza iscrizio
ni mandaiche. Il criterio paleografico (scrittura consonantica) che aveva
guidato il Renan viene dal Lidzbarski ulteriormente circoscritto da con
siderazioni di carattere culturale (mancanza di un corpus letterario) che
peraltro non sono applicate nel caso dell'aramaico, data l'esistenza del
l'aramaico biblico. In pratica, Io studioso tedesco condivise la posizione
del Renan, precisando tuttavia il senso dei «testi antichi» da privilegiare:
si trattava di quella documentazione linguistica che non veniva illumi
nata e arricchita da una parallela produzione letteraria giunta fino a noi.
Il problema di una definizione della «epigrafia semitica» fu affrontato
di nuovo solo nel 1 960. Nel xxv Congresso internazionale degli orien
talisti tenutosi in quell'anno a Mosca, David Diringer presentava una
L'epigrafia semitica
comunicazione intitolata Some problems of «Semitic epigraphy»,' dove
l'uso delle virgolette ben rifletteva la consapevolezza di usare un termi
ne ormai puramente convenzionale; nel suo discorso lo studioso osser
vava che una epigrafia semitica dovrebbe abbracciare «l'epigrafia di
tutte le lingue considerate semitiche», e dunque anche quella accadica,
neoebraica e neoaramaica; ma che di fatto l'espressione veniva circo
scritta al materiale semitico nordoccidentale antico, «sebbene l'epigrafia
semitica meridionale, quando non specificato, dovesse intendersi an
ch'essa inclusa» (p. p9). Il Diringer delinea chiaramente la situazione
quando rileva che «in pratica, la parola 'epigrafia' deve essere intesa in
un senso più ampio della sua normale accezione» perché in essa vengo
no inclusi anche «gli scritti su materiale meno durevole, come la perga
mena e il papiro», visto che non esistono né una paleografia semitica
antica né una paleografia semitica nordoccidentale. Dopo queste giuste
considerazioni preliminari è tuttavia mancato un approfondimento
metodologico: lo studioso elude il problema, che non si era posto né al
Renan né al Lidzbarski, della scrittura in «cuneiforme alfabetico» in
ventata e usata ad Ugarit: per essa deve prevalere il criterio del «cunei
forme» non semitico o del principio consonantico seguito dai semiti oc
cidentali ? Restando sulle generali, il Diringer faceva comunque un'altra
osservazione assai pertinente, e cioè che l'epigrafia semitica era stata fi
no allora «generalmente considerata come un'appendice allo studio del
le lingue semitiche o dell'Antico Testamento o dell'archeologia del Vi
cino Oriente», augurandosi perciò «che un giorno essa sarà riconosciu
ta come una branca di studio autonoma» (p. 3 3 2).
L'auspicio espresso dal Diringer ha incominciato a realizzarsi pochi
anni più tardi, quando Maurice Sznycer diede inizio ai suoi corsi di «An
tichità ed epigrafia» presso l' École Pratique des Hautes Études di Parigi
con un ciclo di conferenze intitolato «Iniziazione all'epigrafia nordse
mitica».2 Illustrando l'ambito, gli scopi e i metodi della disciplina, lo stu
dioso affermava: «l'epigrafia nordsemitica deve essere considerata come
un dominio scientifico indipendente e autonomo, che include la deci
frazione, la lettura, la spiegazione e l'utilizzazione storica di tutte le iscri
zioni fenicie, ebraiche, puniche, neopuniche, aramaiche ed altre, sole fon
ti dirette, di un'importanza spesso capitale, per la conoscenza dell'uno
o l'altro aspetto della storia e della civiltà dei Fenici, degli antichi Ebrei,
1 In Trudy 25° meidunarodnogo kongressa vostokovedov. Moskva 1960, Moskva 1962,
PP· 3 29-3 36.
2 Initiation à l'épigraphie nord-sémitique, in AEPHE 197 1 - 1972, pp. 143- 1 5 3 (il corso si
era svolto nell'anno 1 970- 1 97 1 ).
L'epigrafia semitica
degli Aramei, dei Punici, ecc.» (p. 1 44). La chiara definizione dello Szny
cer è il risultato di più di un secolo di studi praticati nell'ambito del
l'epigrafia semitica e precisa il campo già delineato dal Lidzbarski per il
versante settentrionale della disciplina (è significativa la ripresa del ter
mine «nordsemitico» ); al materiale epigrafico ricordato espressamente,
che si colloca in gran parte nel I millennio a.C., viene poi affiancato quel
lo del II millennio a.C. (iscrizioni «protocananaiche», protosinaitiche,
ecc.), indispensabile specialmente per lo studio delle origini della scrittu
ra consonantica, che ha sempre rappresentato uno degli argomenti più
cari all'epigrafia semitica. L'esclusione del materiale ugaritico data per
scontata e la mancanza di qualsiasi accenno ad una «epigrafia sudsemi
tica» fanno supporre che il criterio che ha guidato l'epigrafista di Parigi
nella sua riflessione metodologica sia stato quello paleografico: l'epigra
fia nordsemitica è quella che si occupa delle iscrizioni redatte nella scrit
tura fenicia e in quelle da essa direttamente derivate; le iscrizioni che
presentano scritture come la nordarabica, la sudarabica e quella etiopica
antica (consonantica) saranno perciò l'oggetto dell'epigrafia sudsemitica.
In questo dibattito metodologico è intervenuto nel 1 977 lo scrivente
che, sottolineando il carattere di scienza storica dell'epigrafia semitica,
questa trova in tale sua natura il senso del suo progressivo definirsi. 1 «Ad
onta del suo nome, l'epigrafia semitica è una scienza che non ha nulla (o
ha ben poco) a che vedere con le vere discipline epigrafiche, come l'epi
grafia greca, l'epigrafia latina o l'epigrafia islamica. Di fatto, lo studioso
di epigrafia semitica è sempre uno specialista che si occupa del Vicino
Oriente antico, di volta in volta nella veste di linguista, di storico, di
storico delle religioni. È solo la natura della documentazione ... che co
stringe lo studioso della civiltà dei Fenici, degli Aramei, degli antichi
Arabi e delle popolazioni sudarabiche a occuparsi prevalentemente o
esclusivamente di iscrizioni . È questa sua intima natura di scienza sto
..
rico-culturale applicata ad antiche culture prive di documentazione let
teraria che spiega e giustifica lo sviluppo, apparentemente assurdo, del
l'epigrafia semitica... Come disciplina di indagine storica, l'epigrafia se
mitica ha automaticamente allontanato dal suo seno non soltanto la do
cumentazione meno antica, ma anche quella più antica quando questa
non costituiva la fonte principale di informazione: così veramente si
spiega l'esclusione del materiale accadico e quella, tanto più significativa
in quanto mai giustificata,' del materiale ugaritico, mentre le iscrizioni
1 G. Garbini, Riflessioni sull'epigrafia semitica, in AION 37 ( 1 977), pp. 229-236.
2 Un esplicito riferimento all'esclusione del materiale ugaritico dall'epigrafia semitica è
stato fatto solo da A. Caquot, L 'épigraphie sémitique, in CRAI 1988, pp. 6 1 2- 6 1 7; in
L'epigrafia semitica
ebraiche 'quadrate' e quelle aramaiche palestinesi, nonché le siriache, le
mandee e le etiopiche antiche si trovano, sì, trattate più o meno saltua
riamente, ma vengono di regola escluse dall'insieme dell'epigrafia semi
tica. Tale è dunque la vera natura dell'epigrafia semitica: studiare le te
stimonianze scritte (epigrafi, ma anche ostraca e papiri) delle culture se
mitiche antiche di cui non possediamo un corpo letterario» (pp. 2 3 2-233).
La sola eccezione a questa definizione dell'epigrafia semitica è costituita
dalle iscrizioni ebraiche antiche, le quali anzi godono attualmente di
grande favore, nonostante l'esistenza di una tradizione letteraria costi
tuita dall'Antico Testamento. Il fenomeno merita perciò un esame parti
colare.
Il grande interesse per le iscrizioni ebraiche è motivato dal desiderio
di arricchire ed eventualmente confermare i dati offerti dall'Antico Te
stamento, al quale ancora oggi quasi tutti gli studiosi assegnano una po
sizione centrale nella ricerca storica sul Vicino Oriente antico. Alla base
di ciò vi è la sensazione, in tutti presente, dell'insufficienza della Bibbia
ebraica per una soddisfacente ricostruzione storica dell'ebraismo preesi
lico: una sensazione che in non pochi studiosi è ormai diventata una cer
tezza critica dopo la constatazione che, nonostante la presenza di scritti
antichi, la Bibbia come tale è un prodotto del giudaismo postesilico che
ha ripensato e riscritto anche i testi più antichi. In altre parole, lo studio
delle iscrizioni ebraiche antiche nell'ambito dell'epigrafia semitica costi
tuisce un'eccezione soltanto in apparenza, perché di fatto tali iscrizioni
sono anteriori al corpus letterario che ci è pervenuto.
Definita così l'epigrafia semitica come la scienza che studia le antiche
culture semitiche prive di tradizione letteraria (come la fenicia, la nord
arabica e la sudarabica) e la fase preletteraria delle culture aramaica, ebrai
ca, araba ed etiopica, possiamo indicare in linea generale i diversi ambiti
dcl suo dominio.
In primo luogo si tratterà di tutte le iscrizioni provenienti dall'area fe
nicio-palestinese datate al n millennio a.C., tra le quali presentano una
particolare importanza le protosinaitiche e le cosiddette protocananai
chc; in tale contesto si colloca inoltre il problema dell'origine della scrit
tura consonantica, diventato ormai particolarmente arduo. Viene poi la
documentazione grafica fenicia in tutte le sue manifestazioni, sia nella
una rapida presentazione della storia degli studi e delle scoperte più notevoli relativi a
tutta l'arca coperta dalla disciplina, lo studioso afferma: «la discipline a pour champ d'ap-
11lil'ation tout qui est écrit en une langue sémitique ancienne, au moyen de l'alphabet
i1u'.·airc invcnté, dit-on, par Ics Phéniciens. Cette définition exclut l 'ougaritologie qui
cc
s0t1l'l'llPl' dc tcxtcs sémitiqucs et alphabétiques, mais gravés sur l ' argile en signes cunéi
lorllll'S• (p. 612).
L'epigrafia semitica
madrepatria sia nelle colonie, comprese le iscrizioni in caratteri greci e
quelle in caratteri latini; nell'ambito fenicio rientrano anche molte iscri
zioni trovate in Palestina e redatte in lingua fenicia, come quelle filistee
e quelle ammonitiche, nonché il materiale israelitico in scrittura e lingua
fenicia. Vi sono poi le iscrizioni ebraiche, tutte anteriori all'esilio babi
lonese (fino al 5 86 a.C.); sono invece escluse le iscrizioni in grafia detta
paleoebraica di età tardo-ellenistica e romana e quelle samaritane. Sono
inoltre prese in considerazione le iscrizioni palestinesi in altri dialetti o
lingue, come quelle in moabitico, edomitico e quella su intonaco trovata
a Deir Alla. Passando all'area linguistica aramaica, la cui documentazio
ne non è finora anteriore al x secolo a.C., l'epigrafia semitica si occupe
rà della fase più antica, compreso il dialetto di Samal, e dell'aramaico det
to d'impero o «ufficiale», di qualsiasi provenienza. Per la Palestina si ar
riverà al 200 a.C. (data ovviamente approssimativa), quando incomincia
la produzione letteraria in aramaico giudaico, mentre si scenderà di di
versi secoli con il materiale nabateo, palmireno e hatreo. Verrà poi pre
sa in considerazione tutta la produzione epigrafica nordarabica (quella
araba preislamica è quantitativamente inconsistente; forme «arabe» so
no comunque presenti in testi redatti in altre lingue) in tutte le sue for
me grafiche, l'insieme del materiale sudarabico e quello etiopico in scrit
tura consonantica. L'origine della scrittura sudsemitica è stata rimessa
in discussione da scoperte recenti e costituisce un importante capitolo
dell'epigrafia semitica, insieme con lo studio delle fasi più antiche della
scrittura sudarabica, sottoposte anch'esse a una radicale revisione.
Tutto questo materiale viene trattato, di fatto, nell'ambito di tre di
verse specializzazioni: la maggior parte degli epigrafisti attuali si occupa
di epigrafia nordsemitica e non di rado di un unico settore di essa; un
piccolo gruppo si dedica all'epigrafia sudarabica, con sporadiche incur
sioni in quella etiopica, mentre le iscrizioni nordarabiche vengono sal
tuariamente trattate dagli specialisti dei due gruppi precedenti. Sul pia
no metodologico la distinzione fondamentale tra un'epigrafia semitica
settentrionale e una meridionale trova una giustificazione non soltanto
nel duplice sistema di scrittura ma anche e specialmente nella sostanzia
le diversità culturale che divide il mondo siro-palestinese da quello
arabico, nonostante le lontane origini comuni e i molti contatti di epoca
storica. La nostra totale ignoranza dei processi e delle vicende che por
tarono certe genti semitiche indubbiamente legate all'area siro-palesti
nese e alla Mesopotamia a stabilirsi nello Yemen e sull'altopiano etiopi
co ed altre a trasformarsi in carovanieri lungo le piste di un triangolo
che aveva i suoi vertici nel Hegiaz, all'imbocco del Golfo Persico e nel-
20
L 'epigrafia semitica
lo Yemen non facilita certo la comprensione della storia e della cultura
parzialmente rivelate dalla documentazione epigrafica sudsemitica.
Un aspetto tutt'altro che trascurabile dell'epigrafia semitica è che essa
si sostituisce spesso alla linguistica e alla filologia, rappresentando le
iscrizioni i soli documenti scritti esistenti relativi a importanti lingue
semitiche quali il fenicio, le fasi più antiche dell'aramaico e il sudarabico
antico, tanto per citare le principali delle lingue dette appunto «epigra
fiche»; è per questo che nella fase pionieristica della nostra disciplina
quasi la metà del manuale del Lidzbarski era dedicata alla descrizione
linguistica del fenicio e dell'aramaico antico. Molte sono le benemeren
ze dell'ormai più che secolare «epigrafia semitica»; la quale meriterebbe
un nome più adeguato al suo oggetto. 1
1 L'epigrafia semitica svolge di fatto le funzioni di quella che, sull'esempio della «filolo
gia romanza», potremmo chiamare «filologia semitica occidentale»; in tal caso la disci
plina dovrebbe però estendersi a comprendere anche il materiale ugaritico.
2. Le scoperte e gli studi
LE ORIGINI
L'epigrafia semitica è una disciplina che è nata e si � sviluppata in
sieme con il materiale oggetto del suo studio, cioè con la scoperta delle
antiche iscrizioni in lingua semitica. Non è perciò un caso che le sue ori
gini siano legate ai primi viaggi compiuti nel Vicino Oriente da europei
curiosi di conoscere quei paesi e al clima di grande erudizione che ca
ratterizzava l'Europa del XVIII secolo. Come anno di nascita dell'epigra
fia semitica può essere assunto il 1 6 1 6, che vide la scoperta della prima
iscrizione palmirena e la pubblicazione di una bilingue greco-palmire
na. In quell'anno infatti il romano Pietro Della Valle,' in viaggio da Alep
po verso l'Eufrate, nella località di Taiba (el-Tayyibeh) notava «dentro
alla meschita, in un muro, murata da' Mori, e tenuta con riverenza (per
non saper essi che cosa sia) una pietra quadra antica, con una iscrizione
greca e da' piedi due versi di certe altre lettere strane, al mio parere un po
co simili alle ebraiche ed alle samaritane, delle quali tutte presi e tengo
copia» (Viaggi di Pietro Della Valle il pellegrino, Roma 1 650; lettera da
Baghdad del 10 e 23 dicembre 1 6 1 6); contemporaneamente, una bilingue
greco-palmirena (come quella efficacemente descritta dal Della Valle), tro
vata a Roma nel XVI secolo, veniva pubblicata a Heidelberg nell'Inscrip
tionum Romanarum corpus absolutissimum del fiammingo Jan Gruter (o
Gruytère), un filologo classico editore di testi latini e di iscrizioni. Mentre
quest'ultima iscrizione riceveva le interpretazioni più fantasiose, nei de
cenni successivi e per tutto il XVII secolo incominciò ad accumularsi ma
teriale epigrafico, specialmente ad opera di viaggiatori. Le più numerose
erano le iscrizioni palmirene, ma nel 1 636 veniva pubblicata, nel Prodro
mus Coptus sive Aegyptiacus (Roma) dell'enciclopedico gesuita tedesco
Athanasius Kircher, un'iscrizione copiata nel Sinai da fra' Tommaso da
Novara: si trattava della prima di quelle iscrizioni, redatte in una scrittura
variante della nabatea, che furono poi chiamate, dal luogo del ritrovamen-
1 Su questo personaggio si può vedere P. Costa, Pietro Della Valle, in Levante 1 8 ( 1 97 1 ),
PP· 3o-46.
Le scoperte e gli studi
to, «sinaitiche» e il cui numero aumentò grandemente specie nella prima
metà del XIX secolo.
Verso la fine del secolo si ebbe la prima notizia di due cippi, recanti il
testo quasi identico di una bilingue greco-fenicia, scoperti a Malta e resi
noti da una lettera del canonico Ignazio Di Costanzo scritta nel 1694 ad
Antonio Bulifon e da questo pubblicata poco dopo in una sua opera eru
dita: Lettere memorabili, istoriche, politiche ed erudite (Napoli 1 697); le
iscrizioni furono poi pubblicate nel 173 5 da Giuseppe Claudio Guyot
de Marne nei Saggi di dissertazioni accademiche pubblicamente lette nella
nobile Accademia Etrusca dell'antichissima città di Cortona. Nel quarto
volume delle sue Lettere il Bulifon pubblicava anche il disegno di una
laminetta d'oro, scoperta nel 1 693 in una tomba anch'essa maltese, con
una lunga serie di figure demoniache di ispirazione egiziana, sopra le
prime delle quali si trova un'iscrizione fenicia; descritta anche questa dal
Di Costanzo, se ne trova menzione in opere erudite fin verso la fine del
XVIII secolo, ma andata nel frattempo perduta è rimasta ignorata fino al
1989.1 La prima iscrizione aramaica fu pubblicata nel 1704 da un funzio
nario francese, M. Rigord, che l'aveva scoperta a Carpentras, dove in data
imprecisata era stata portata dall'Egitto (Mémoires pour l'histoire des
sciences et des beaux arts, Trevoux).
I primi tentativi di decifrazione dei testi comparvero quasi contempo
raneamente ai testi pubblicati; ma per una solida, e non dilettantesca co
noscenza delle varie scritture si dovette attendere fino alla metà del XVIII
secolo. Il primo tentativo coronato da successo ebbe per oggetto le iscri
zioni palmirene: nel 175 4 apparvero, contemporaneamente ma indipen
dentemente l'uno dall'altro, due studi: uno dell'abate francese Jean-Jac
ques Barthélemy (Réflexions sur l'alphabet et sur la langue dont on se
servoit autrefois à Palmyre, lette nel 1 7 5 4 ma pubblicate solo nel 1759
nei Mémoires dell'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, pp. 577-
597); l'altro dell'inglese John Swinton (An Explication ofAli the Inscrip
tions in the Palmyrene Language and Character hitherto Published, in
f'hilosophical Transactions, 1754, pp. 690-7 5 6). Anche per le iscrizioni
aramaiche e per quelle fenicie il merito della prima interpretazione fon
damentalmente esatta spetta al Barthélemy (Explication d'un bas-relief
égyptien et de l'inscription phénicienne qui l'accompagne, letta nel 1761
ma pubblicata nel 1768 nei Mémoires della Académie des Inscriptions et
Bcllcs-Lettres, pp. 726-73 8, per l'iscrizione aramaica; Réflexions sur quel
ques monuments phéniciens et sur les alphabets qui en résultent, lette nel
1 Cf. G. Hiilbl, Agyptisches Kulturgut auf den lnseln Malta und Gozo in phonikischer
1md punischer Zcit, Wicn 1989, pp. 105-114.
23
Le scoperte e gli studi
1 7 5 8 e pubblicate nei Mémoires della medesima accademia nel 1 764, pp.
405 -426, per l'iscrizione fenicia).
Alla fine del Settecento le basi scientifiche dell'epigrafia semitica set
tentrionale erano ormai poste. Le iscrizioni note comprendevano ma
teriale fenicio-punico (il termine «punico» va qui inteso in senso geo
grafico, riferito cioè globalmente ai Fenici in Occidente), aramaico in
senso stretto (1 millennio a.C.), palmireno e nabateo, e grazie specialmen
te agli studi del grande erudito Barthélemy ( 1 7 1 6- 1 795), che può giusta
mente considerarsi il fondatore dell'epigrafia semitica, e di Oluf Ger
1
hard Tychsenlry34- 1 8 1 5) anche le scritture e le lingue in cui quelle iscri
zioni erano redatte non pre_s_entayano più difficoltà serie. Restava anco
ra da scoprire il materia1e semitico meridionale, del quale una prima no
tizia, ma senza alcun testo, fu data da Carsteri Niebuhr, che dal 1 761 al
1 76 3 condusse una sfortunata spedizione danese nello Yemen.2
Gli inizi del xrx secolo videro la scoperta delle prime iscrizioni semi
tiche meridionali: nel 1 8 1 0 il russo-tedesco U.J. Seetzen scoprì in Yemen
le prime cinque iscrizioni sudarabiche (alle quali poche altre seguirono
negli anni successivi), contemporaneamente alle quattro che l'inglese H.
Salt scopriva in Etiopia, dove aveva copiato anche il testo greco e parte
di quello etiopico della grande iscrizione del re Ezana. Anche se nel 1 84 5
venne alla luce, a Marsiglia dove era stata trasportata da Cartagine in data
sconosciuta, la cosiddetta Tariffa (un testo cartaginese relativo ai sacrifi
ci), la prima metà dell'Ottocento non conobbe scoperte epigrafiche di ri
lievo; si iniziò invece uno studio filologico (continuato intensamente fino
ai primi decenni del xx secolo) che portò ad un reale approfondimento
delle conoscenze sul materiale precedentemente acquisito. Tra gli studiosi
che in quel periodo si dedicarono agli studi di epigrafia semitica vanno ri
cordati almeno F. De Saulcy per le iscrizioni puniche e F. Fresnel per
quelle sudarabiche. In Italia vi furono G.A. Arri,3 M. Lanci e G.G. Or
ti, eruditi e antiquari che solo occasionalmente si occuparono di epigra
fi; l'Arri e l'Orti principalmente in merito alle iscrizioni fenicie di Sar-
1 M.V. David, En marge du Mémoire de l'Abbé Barthélemy sur !es inscriptions phénicien
nes (1758), in CRAI 1961, pp. 30-40 (cf. anche Studia Semitica... ]oanni Bakos dicata,
Bratislava 1965, pp. 8 1 -94); A. Dupont- Sommer ]ean-]acques Barthélemy et l'ancienne
,
Académie des lnscriptions et Belles-Lettres, Paris 1971.
2 I risultati della spedizione furono illustrati dal Niebuhr, unico superstite, nel volume
Beschreibung von Arabien, Kopenhagen 1 772, che negli anni successivi conobbe vari ri
facimenti e traduzioni.
3 Su questo erudito si vedano le parole dedicategli da G. Levi Della Vida nell'articolo Su
una bilingue latino-punica da Leptis Magna pubblicato negli Atti dell'Accademia delle
Scienze di Torino 1 0 1 ( 1 966- 1 967), pp. 396-397.
Le scoperte e gli studi
degna; il Lanci pubblicò anche, nel l 8 27, i primi papiri aramaici d'Egit
to noti in Europa. Fra tutti emerge di gran lunga il grande semitista te
desco Wilhelm Gesenius ( l 786- l 842 ), col suo fondamentale lavoro Scrip
turae linguaeque Phoeniciae monumenta quotquot supersunt (Lipsia
1 8 37). In quattro libri, l'opera del Gesenius tratta la paleografia, le iscri
zioni, le monete e la lingua dei Fenici, adducendo per quest'ultima un'ot
tima raccolta di testimonianze antiche. 1 Allo stesso studioso si deve an -
che il primo e quasi completamente riuscito tentativo di decifrazione del
le iscrizioni sudarabiche (Vber die himjaritische Sprache und Schrift und
Entzifferung der letzteren, Halle 1 84 1 ). Con questo lavoro possiamo
considerare terminato il periodo delle origini per l'epigrafia semitica.
IL PERIODO AUREO (18 5 0-1 9 1 5 )
Numerose e importanti iscrizioni furono scoperte nella seconda metà
del secolo. Aprì la serie, nel 1 8 5 5, l'iscrizione fenicia di Esmunazor, re di
Sidone vissuto verso il v secolo a.C. Non molto tempo dopo cominciò
ad apparire l'importante raccolta di M. de Vogiié, che comprendeva iscri
zioni palmirene, nabatee e safaitiche (Syrie centrale. Inscriptions sémiti
ques, Parigi l 868- 1 877). La scoperta più clamorosa fu forse quella, avve
nuta nel l 868, della stele di Mesha, re di Moab, trovata a Dhiban. 2
Questa iscrizione, che in un periodo di polemiche sulla veridicità della
Bibbia veniva a confermare e precisare le notizie bibliche di 2 Re 3, co
stituì per molti decenni la più antica iscrizione semitica nordoccidentale,
essendo datata al IX secolo a.C. Nell'anno successivo fu scoperta un'al
tra importante iscrizione fenicia, quella del re di Sidone Yehawmilk, men
tre nel 1 887 fu la volta di quella, parimenti fenicia, di Tabnit. Nel 1 880
veniva trovata l'iscrizione ebraica di Siloe, datata intorno al 700 a.C.
L'anno successivo il russo A. Lazarev scoprì la più lunga iscrizione pal
mirena finora conosciuta, la cosiddetta Tariffa: è un testo bilingue, palmi
rcno e greco, datato al l 3 7 d. C., contenente una serie di decreti doganali.
Vi è poi l'importante serie di iscrizioni trovate da F. von Luschan a Zin
cirli (l'antica Samal, in Turchia) nel corso di scavi ivi condotti per diversi
anni a partire dal 1 890. Tali iscrizioni, redatte in diverse lingue (fenicio,
r Cf. O. Eissfeldt, Van den Anfdngen der phonizischen Epigraphik nach einem bisher un
vcriifji:ntlichtcn Brief van Wilhelm Gesenius, Halle (Saale) 1 9 5 8 (lettera a E.G. Schultz;
il Lesto inglese di questo scritto, nato come conferenza, è pubblicato in PEQ 79 [ 1 947],
pp. 68-86).
, CL S.H. Horn, The Discovery of the Moabite Stone, in The Word of the Lord Shall Go
forth. Fssays in Honor of D. N. Freedman, Winona Lakc 1 98 3, pp. 497- 505.
\
Le scoperte e gli studi
aramaico e yaudico) danno un'idea della complessa situazione linguistica
della Siria al principio del I millennio a.C. Da ricordare alcuni papiri ara
maici trovati in Egitto, che si vennero ad aggiungere a quelli già noti nella
prima metà del secolo, nonché numerose iscrizioni puniche scoperte nel-
1'Africa settentrionale (notevole è la raccolta di disegni Sammlung der
carthagischen lnschriften di J. Euting, pubblicata a Strasburgo nel 1 8 8 3).
La seconda metà dell'Ottocento vide anche un notevole sviluppo del
l'epigrafia semitica meridionale. In seguito al viaggio compiuto a Marib
nel 1 843 dal farmacista francese (aggregato all'esercito egiziano di Meh
met Alì) Th.J. Arnaud, che riportò più di 5 0 iscrizioni sudarabiche, l'Aca
démie des Inscriptions di Parigi incaricò J. Halévy di un viaggio nell'Ara
bia meridionale, compiuto tra il 1 869 e il 1 870; Halévy copiò quasi 700
iscrizioni.' Altri 1 800 testi furono copiati, tra il 1 882 e il 1 894, dall'au
striaco E. Glaser2 (di questi molti sono rimasti per molto tempo inediti)
e un altro centinaio da una spedizione austriaca che D.H. Miiller capeg
giò nel 1 898. Contemporaneamente altri viaggi e spedizioni avevano per
meta l'Arabia centrosettentrionale. Nel 1 8 5 7 C.C. Graham scoprì, nella
regione a sud-est di Damasco, le prime iscrizioni safaitiche, il cui nume
ro fu largamente accresciuto l'anno successivo da J. Wetzstein. C.M.
Doughty tra il 1 87 5 e il 1 877 scoprì iscrizioni minee, nabatee, tamudene
e lihyanitiche; a Teima scoprì inoltre tre iscrizioni aramaiche; tutto que
sto materiale epigrafico fu pubblicato nel 1 8 84. Nel 1 878 altre iscrizioni
nabatee, aramaiche e tamudene furono raccolte da C. Huber, il quale tor
nò in Arabia più volte, tra il 1 8 8 1 e il 1 8 84, con J. Euting. A quest'ulti
mo va il merito anche della più ampia raccolta epigrafica dell'Arabia cen
trosettentrionale fino allora raggiunta, con le circa 900 iscrizioni ara
maiche, nabatee, tamudene, lihyanitiche e minee da lui raccolte ed esau
rientemente studiate (le iscrizioni minee furono però pubblicate dal
Miiller). Nel 1 894 il Miiller pubblicava altre iscrizioni sudarabiche sco
perte a Yehà, in Etiopia, dall'inglese J.Th. Bent. Le prime iscrizioni etio-
1 Del viaggio in Yemen dello Halévy esiste un curioso resoconto, non troppo aderente
alla realtà, redatto parte in ebraico e parte (la maggiore) nell'arabo di Sana con scrittura
ebraica da f::labshush, l'ebreo yemenita che fece da guida e da aiutante allo studioso fran
cese. Il racconto fu scritto molti anni dopo il viaggio dello Halévy, su consiglio di E. Gla
ser, come dichiara apertamente f::labshush. Di tale opera esistono una versione in ebrai
co moderno, con ampio commento e dettagliato riassunto in inglese, ad opera di S.D.
Goitein che la pubblicò a Gerusalemme nel 1941, e una versione italiana (f::l. f::labshush,
Immagine dello Yemen, a cura di G. Moscati Steindler, Napoli 1 976).
2 Sulle spedizioni yemenite di questo studioso si veda W.W. Miiller, Der bohmische
Siidarabienreisende Eduard Glaser (1855-1908) und seine Bedeutung fiir die Erfor
schung des antiken ]emen, in Schriften der Sudetendeutschen Akademie der Wissenschaf
ten und Kiinste (Geisteswiss. Kl.) 23, Miinchen 2002, pp. 1 9 5 -220.
Le scoperte e gli studi
piche, dopo quella di Ezana, furono copiate sullo scorcio del secolo da
C. Conti Rossini.
I primi quindici anni del xx secolo videro l'intensificarsi delle ricer
che avviate nei decenni precedenti, con spedizioni scientifiche special
mente nella penisola araba. Nel 190 5 W.M. Flinders Petrie scopriva a
Serabit el-Khadim (Sinai) alcune iscrizioni, risalenti a circa la metà del II
millennio a.C.; queste, chiamate «protosinaitiche» per distinguerle da quel
le sinaitiche di tipo nabateo, già ricordate, furono pubblicate nel 1906; al
tre ne furono trovate negli anni 1927 e seguenti. Una spedizione america
na in Siria nel 1904, 1905 e 1909 raccolse ricco materiale epigrafico naba
teo, siriaco e nordarabico, che fu alcuni anni dopo pubblicato da E. Litt
mann. Nel 1906 fu intrapresa la prima di tre campagne di scavo nell'isola
di Elefantina sul Nilo allo scopo di arricchire la raccolta di papiri ara
maici che negli anni precedenti erano apparsi nel commercio antiquario
(E. Mayer, Der Papyrusfund van Elephantine, Lipsia 1 9 1 2). Nello stesso
anno una grande spedizione tedesca, diretta da E. Littmann e D. Krenk
ker, si recava sulla costa africana orientale, dove scopriva importanti re
sti architettonici e documenti epigrafici relativi alla colonizzazione sud
arabica e al regno paleoetiopico di Aksum (Deutsche Aksum-Expedition
1-1v, Berlino 19 1 3 ). L'ultima delle grandi ricognizioni anteriori alla
prima guerra mondiale fu quella condotta dai domenicani J .A. J aussen e
R. Savignac nel 1907 e 1 909- 1 9 1 o nell'Arabia centrale e settentrionale; la
serie di viaggi fruttò quasi 1 800 iscrizioni nabatee, minee, lihyanitiche e
specialmente tamudene (Jaussen-Savignac, Mission archéologique en
Arabie, Parigi, 1 1909; II 1 9 1 4 con un supplemento nel 1920; III 1922).
Oltre a queste spedizioni epigrafiche, che riportarono ingente nuovo
materiale, non mancarono ritrovamenti di singole iscrizioni di notevole
importanza. Nel 1907 H. Pognon pubblicava il suo volume lnscriptions
sémitiques de la Syrie, de la Mésopotamie et de la région de Mossoul (Pa
rigi 1907), che conteneva tra l'altro l'iscrizione aramaica di Zakur che,
datata tra la fine del rx e l'inizio dell'vm sec. a.C., costituiva per allora
la più antica testimonianza dell'aramaico. Nel 1908 veniva trovata a Ge
i'.er, in Palestina, un'iscrizione, datata al x secolo a.C. e redatta in un dia
letto cananaico arcaico (si tratta del cosiddetto «calendario di Gezer» ).
Nello stesso anno veniva pubblicata una bilingue (brevissima) greco
minea rinvenuta a Delo. Due anni più tardi un'altra località palestinese,
identificata con l'antica Samaria, restituiva una serie di ostraka con bre
vi iscrizioni di carattere amministrativo (bollette di accompagnamento).
Il grande aumento di materiale che si verificò nella seconda metà del
l'Ottocento fu insieme causa ed effetto di un fervore di studi e di ricer-
Le scoperte e gli studi
che che trovavano un clima assai propizio in quell'età che vide il trionfo
della filologia e della scienza positiva. L'esempio dei grandi filologi ed
epigrafisti germanici che operavano nell'ambito della cultura classica fu
seguito dalla Francia, la nazione che le vicende politiche del tempo por
tarono a più diretto contatto con alcune delle zone di provenienza delle
epigrafi semitiche. Non fu certo un caso che in Francia venne concepito
il Corpus inscriptionum Semiticarum (promosso nel 1 867 da Ernest Re
nan nell'ambito dell'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres che ne af
fidò a lui la direzione) ' e che francese fu il gruppo più cospicuo di epi
grafisti semitisti: accanto al Renan ( 1 8 2 3 - 1 892), il più famoso, anche se
non il più assiduo, vanno ricordati A.C. Judas, M. de Vogiié, Ph. Ber
ger e specialmente Ch. Clermont-Ganneau ( 1 846- 1 923) per l'epigrafia
semitica settentrionale, F. Fresnel e H. Derenbourg per quella meridio
nale, F. Lenormant, J. Derenbourg e J. Halévy per entrambe. Meno mas
siccio fu l'apporto tedesco, con H. Ewald, O. Blau, J. Euting, F. Hom
mel e J.H. Mordtmann (quasi tutti parimenti esperti di epigrafi setten
trionali e meridionali), mentre in Austria erano particolarmente coltiva
ti gli studi di epigrafia semitica meridionale (E. Glaser, D.H. Miiller);
qualche interesse fu destato in Inghilterra dal settore sudarabico (W.F.
Prideaux, C.M. Doughty), mentre gli italiani si limitarono quasi esclusi
vamente al settore fenicio-punico: C. Cavedoni, R. Garrucci (i quali si
occuparono di epigrafia solo incidentalmente), A. Pellegrini, autore di
una pregevole monografia (Studii d'epigrafia fenicia, Palermo 1 89 1 ) e
principalmente G. Spano ( 1 803 - 1 878), che insieme al gen. Alberto La
Marmora iniziò lo studio sistematico delle antichità sarde.
Il progresso nell'opera di interpretazione delle epigrafi non poteva es
sere che assai lento (e tale è rimasto tuttora) per le ovvie difficoltà di va
rio genere insite in ogni iscrizione in lingua semitica, quando quest'ulti
ma non sia nota che epigraficamente. A parte le iscrizioni ebraiche, tut
te le altre sono scritte in lingue che non erano conosciute prima della
scoperta delle iscrizioni stesse, sì che la definizione di una grammatica è
piuttosto il punto di arrivo, anziché la premessa, dell'opera esegetica;
non fa dunque meraviglia che ancora oggi siamo ben lontani dal cono
scere compiutamente la grammatica e il lessico delle lingue epigrafiche.
L'Ottocento vide poste le basi, piuttosto solide, soltanto di una lingua,
quella fenicia: dopo la già ricordata fondamentale opera del Gesenius
( 1 83 7), va menzionata la grammatica fenicia di P. Schroder (Die phoni
zische Sprache, Halle 1 869), che per quasi settanta anni è rimasta l'indi-
r Cf. A. Dupont-Sommer, Ernest Renan et le Corpus des inscriptions sémitiques, Paris
1 968.
Le scoperte e gli studi
spensabile punto di riferimento per lo studio di questa lingua; ormai
come curiosità possiamo ricordare De lingua Phoenicum, un lavoro che
l'Arri pubblicò nel 1 839 nelle Memorie dell'Accademia di Torino. Di
tutte le altre lingue epigrafiche, solo il sudarabico ebbe un profilo gram
maticale, nella Sudarabische Chrestomathie (Monaco 1 893) di F. Hom
mel; in questo settore il progresso compiuto in un secolo di studi era
stato relativamente rapido: non appena le iscrizioni furono raccolte in
numero sufficiente, la loro decifrazione avvenne piuttosto presto, a par
tire dal già ricordato tentativo del Gesenius; progressi notevoli furono
fatti ad opera specialmente di E. Osiander, F. Praetorius e F. Hommel.
Dalle iscrizioni sudarabiche incominciava ad emergere una civiltà che, a
differenza di quella siro-palestinese, era completamente sconosciuta; fio
rita nello Yemen e nel Hadramaut per più di un millennio anteriormen
te all'avvento dell'islam, possedeva una lingua di tipo arcaico, affine al
l'arabo e specialmente all'etiopico, suddivisa in quattro dialetti (sabeo,
mineo, qatabanico, hadramutico) ed espressa in una scrittura consonan
tica da cui sembrava derivare la scrittura sillabica etiopica. Soltanto l'epi
grafia nordarabica preislamica si trovava, alla fine dell'Ottocento, in
una fase iniziale: se le iscrizioni lihyanitiche, rinvenute nel sito dell'anti
ca Dedan nell'Arabia nordoccidentale (che fu anche una colonia dei su
darabici minei) poterono essere lette agevolmente, essendo scritte in un
alfabeto quasi identico a quello sudarabico, per le altre iscrizioni, sa
faitiche e tamudene, scritte in alfabeti affini a quello sudarabico ma con
un maggior numero di segni propri, una soddisfacente decifrazione si
ebbe soltanto al principio del nuovo secolo, ad opera di E. Littmann
( 1874- 1 9 5 8 ) con le opere Zur Entzifferung der $afa-Inschriften, Lipsia
1 901 e Zur Entzifferung der thamudenischen Inschriften, Berlino 1904.
L'accumularsi della documentazione epigrafica e la sua progressiva
differenziazione resero necessaria una sua sistemazione adeguata, sul
modello di quanto in Germania si era incominciato a fare per le iscri
i'.ioni latine e greche, mentre si sentiva l'esigenza di creare i primi stru
menti di lavoro per una corretta impostazione metodologica della ricer
ca che si configurava già, e lo sarebbe stata ancor più in futuro, indiriz
zata verso due ambiti abbastanza nettamente distinti fra loro, quello
dell'epigrafia semitica nordoccidentale e quello dell'epigrafia semitica
meridionale. Alla prima di queste esigenze si pensò di soddisfare me
diante la creazione del Corpus inscriptionum Semiticarum, che però si
rivelò ben presto insufficiente, con la sua monumentalità che andava a
scapito della velocità di pubblicazione; nel 1900 apparve perciò il primo
volume di un'opera destinata a fungere da supplemento provvisorio al
Le scoperte e gli studi
Corpus per le parti già trattate e a preparare le parti future: il Répertoire
d'épigraphie sémitique, pubblicato anch'esso a Parigi. Al bisogno di
opere introduttive specialistiche provvidero inizialmente la già ricorda
ta Siidarabische Chrestomathie di F. Hommel ( 1 893), che oltre ad una
larga scelta di testi comprendeva anche una grammatica, una bibliogra
fia aggiornata all'anno precedente e un glossario, e il fondamentale ma
nuale che M. Lidzbarski pubblicò a Weimar nel 1 898, lo Handbuch der
nordsemitischen Epigraphik; questo conteneva tra l'altro una bibliogra
fia completa dei lavori apparsi dal 1 6 1 6 al 1 898, un'antologia di testi,
una trattazione grammaticale e un ampio glossario. Per completezza di
trattazione lo Handbuch rimane unico nel suo genere. Più tardi lo stes
so studioso raccolse le ricerche da lui condo�te dal 1900 al 1 9 1 5 nei tre
volumi (apparsi a Giessen rispettivamente nel 1 902, nel 1 908 e nel 1 9 1 5 )
della Ephemeris fiir semitische Epigraphik. Nel 1903 veniva pubblicata
una ricca raccolta di iscrizioni semitiche nordoccidentali, accompagnata
da un ampio commento dei testi (G.A. Cooke, A Text-Book of North
Semitic lnscriptions, Oxford 1903). Una più piccola raccolta di iscrizioni
fu pubblicata nel 1 907 anche dal Lidzbarski (Kanaanaische lnschriften
[Moabitisch, Althebraisch, Phonizisch, Punisch ], Giessen 1907). Anche le
iscrizioni sudarabiche ebbero in quegli anni una trattazione d'assieme (D.
Nielsen, Studier over Oldarabische lnskrifter, Copenaghen 1906).
Un problema che si era posto con le prime indagini epigrafiche e che si
venne precisando a mano a mano che si verificavano le nuove scoperte, fu
quello dell'origine e dell'evoluzione della scrittura consonantica. Studi
sulla scrittura fenicia si erano già avuti nella prima metà del secolo, ad
opera di studiosi come U.F. Kopp, M. Lanci, W. Gesenius, J.L. Saalschiitz,
F. Hitzig (nel 1 8 3 5 il Gesenius pubblicava, come editore e in parte come
autore, un volume Palaographische Studien iiber phonizische und puni
sche Schrift, Lipsia); il problema delle origini attirò sempre più l'attenzio
ne degli studiosi a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
IL NOVECENTO
La prima guerra mondiale segnò non soltanto una brusca interruzione
nel campo delle ricerche e degli studi di epigrafia, come avvenne peraltro
qualche decennio più tardi con la seconda, ma anche la fine di un modo
di concepire tali studi. Il caso di Mark Lidzbarski ( 1 868- 1 928), può es
sere considerato emblematico: dopo un quindicennio di studi intensis
simi in questo settore, il passaggio dello studioso all'università di Got-
30
Le scoperte e gli studi
tinga nel l 9 l 7 significò il totale venir meno della voce più autorevole. '
I n realtà, era finita l'epoca della sicurezza positivistica, e l a scomparsa
della generazione di studiosi che la rappresentava nell'epigrafia semitica
ne suggellò il termine. Era terminato altresì il periodo d'oro della filolo
gia e stava per incominciare quello dell'archeologia, che con i suoi aspetti
positivi e negativi avrebbe dominato e profondamente condizionato la ri
cerca scientifica sul Vicino Oriente antico (e non solo questo) per tutto il
Novecento. Le clamorose scoperte archeologiche del xx secolo (Biblo,
Ugarit, Mari, Qumran, Ebla, Emar, per limitarci al mondo di lingua se
mitica), insieme con il consolidarsi e l'ampliarsi degli studi assiriologici,
hanno di fatto relegato in secondo piano l'indagine delle culture ogget
to dell'epigrafia semitica. Un'apparente eccezione a tale situazione è co
stituita dall'epigrafia ebraica, e palestinese in genere, che ha invece go
duto di una fortuna straordinaria e sostanzialmente immeritata; questo
fcnomeno va tuttavia inquadrato nel clima culturale e ideologico che ha
preceduto e poi accompagnato la rinascita di uno stato ebraico in Pale
stina nonché nella progressiva affermazione di tendenze religiose sem
pre più radicali che pongono la Bibbia ebraica al centro della visione sto
rica del Vicino Oriente antico. Questo insieme di fattori giustifica am
piamente la relativa marginalità dell'epigrafia semitica nell'ambito degli
studi orientalistici; marginalità emblematicamente denunciata dall'inter
ruzione della pubblicazione del Corpus inscriptionum Semiticarum (l'ul
timo fascicolo è apparso nel 1 962) e del Répertoire d'épigraphie sémiti
r1ue (ultimo fascicolo nel 1950) nonché dal sostanziale fallimento delle
iniziative tendenti ad aggiornarlo o a sostituirlo. Ma proseguiamo il rac
conto delle ricerche.
Gli studi epigrafici ripresero vigore verso la fine del terzo decennio
dcl secolo con tre avvenimenti: gli scavi di Biblo, la scoperta di Ugarit e
la ripresa dell'esplorazione dello Yemen. Dei primi due furono prota
gonisti i francesi (che dopo la prima guerra mondiale si trovarono in
una situazione politica che confermava ed allargava il loro controllo sul
, Si veda il suo profilo tracciato da E. Littmann nel 1928 e ripubblicato in Ein Jahrhun
tlcrt Orientalistik, Wiesbaden 195 5, pp. 46- 5 1 . Tra i semitisti è poco noto il fatto che il
I .idzbarski pubblicò, un anno prima di morire, un'opera autobiografica anonima, Auf
1·11uhcm Wege (Giessen 1927), assai critica verso l'ebraismo tradizionale di una piccola
rittà polacca; il titolo richiama, forse polemicamente, quello di un'opera assai conosciuta
n q ;li ambienti sionisti dell'inizio del secolo, Am Scheidewege di A�ad ha-Am. Al libro
1kl Lidzbarski rivolse la sua attenzione Giorgio Pasquali (Autobiografia anonima di un
}!.iu dco polacco, in Stravaganze quarte e supreme, Venezia 1 9 5 1 , pp. 1 6 5 - 1 79). Con il
1 itolo Ricordi di giovinezza di un professore tedesco il libro è apparso in traduzione ita
liana nel 1 98 8 (Firenze, Passigli Editori) con una postfazione di M. Raicich e il citato
sa��io di Pasquali come prefazione.
3I
Le scoperte e gli studi
Nordafrica e il Vicino Oriente, potendo così prolungare il loro predo
minio culturale in questi studi); tedeschi e inglesi furono invece i prota
gonisti della ricerca nell'Arabia meridionale. L'esplorazione archeologi
ca di Biblo rivelò, oltre naturalmente a interessanti dati di carattere ar
cheologico e storico, anche una serie di iscrizioni fenicie che si pongo
no come i più antichi documenti di questa lingua (iscrizioni: di Ahiram,
del XIII secolo a.C., trovata nel 192 3, di Y ehimilk e di Sapatbaal, del x
secolo; la seconda di queste due fu pubblicata solo nel 194 5 ). Nel 1 929 e
negli anni successivi furono inoltre trovati, sempre a Biblo, alcuni testi
redatti in una scrittura sconosciuta, chiamata «pseudo-geroglifica» a
causa di una certa somiglianza che essa presenta con quella egiziana.
Nello stesso anno in cui fu trovata la prima iscrizione «pseudo-gero
glifica», si iniziava lo scavo di Ugarit, una cirri fiorente intorno alla me
tà del II millennio a.C. e distrutta all'inizio del XII sec. a.C. forse da un
terremoto ma comunque coinvolta in uno dei sommovimenti connessi
alla invasione dei «popoli del mare». Questa scoperta interessa l'epigra
fia semitica perché in tale città fu inventato un tipo di scrittura conso
nantica che si serviva di segni cuneiformi e che ha rimesso in discussio
ne l'origine dell'alfabeto fenicio.
Il viaggio compiuto nel 1927 nello Yemen da C. Rathjens e H. von
Wissmann, che fruttò anche una larga messe di iscrizioni (pubblicate
nel 1 93 1 da J.H. Mordtmann e E. Mittwoch), segnò l'inizio della ripre
sa dell'esplorazione della penisola araba, nella quale si è segnalato, in
un'attività durata quasi mezzo secolo (anche se di carattere solo margi
nalmente epigrafico) H.St.J.B. Philby. ' Delle numerose spedizioni con
dotte nell'Arabia centrale e meridionale sono da ricordare quella egizia
na, promossa dall'Università Fuad del Cairo, nel 1936; le due inglesi, di
natura archeologica, nel 1 9 3 8. Quella diretta dalla signorina G. Caton
Thompson a Hureidha portò al rinvenimento anche di numerose iscri
zioni hadramutiche (pubblicate nel 1 944 da G. Ryckmans).
Qualche iscrizione sudarabica fu raccolta in Etiopia da una missione
archeologica italiana che condusse ricerche ad Aksum tra il 1939 e il
194 1 .
Accanto a queste imprese di maggior rilievo, il periodo tra le due guer
re vide la scoperta e la pubblicazione di notevole materiale epigrafico.
Tra il 1 9 1 6 e il 1 9 1 8 J.-B. Chabot ( 1 860- 1 948) 2 pubblicava nella rivista
1 Su questa singolare figura cf. G. Ryckmans, H. Saint fohn B. Philby, in Muséon 73
( 1 960), pp. 459-48 1 ; H. von Wissmann, 'Abdallah H.St.j. B. Philby (1885-1960), sein
Leben und Wirken, in Welt des Islams, 1961, pp. 1 00- 1 4 1 .
2 G . Ryckmans, Jean-Baptiste Chabot (1860-1948), in Muséon 6 1 ( 1 948), pp. 1 41 - 1 5 2;
Le scoperte e gli studi
Journal Asiatique, sotto il titolo di Punica, un rilevante numero di iscri
zioni puniche e neopuniche. Numerose iscrizioni neopuniche, prove
nienti dalla Tripolitania, furono edite da G. Levi Della Vida ( 1 886-1967) '
il quale pubblicò inoltre nel 193 5 un'iscrizione punica da Bitia, in Sar
degna, che è la più recente testimonianza della scrittura punica (n-m
secolo d.C.). Nel 193 l N. Aimé-Giron pubblicava una raccolta di nuo
vi testi aramaici dall'Egitto, mentre S. Ronzevalle rendeva nota una iscri
zione aramaica dell'vm secolo a.C. trovata a Sefire (di essa è stata fatta
una nuova edizione, molto migliorata, nel 1 9 5 8, ad opera di A. Dupont
Sommer). Tra il 1932 e il 1938 fu rinvenuto a Teli ed-Duweir, l'antica
Lachish, un gruppo di ostraka ebraici della prima metà del VI secolo
a.C., che furono pubblicati da H. Torczyner nel 1938. Negli stessi anni
diverse iscrizioni palmirene venivano alla luce durante gli scavi della
città di Dura-Europos (furono pubblicate da R. du Mesnil du Buisson
ne I 193 9). Altre numerose iscrizioni palmirene, scoperte per lo più nella
stessa città di Palmira, furono pubblicate da J. Cantineau ( 1 899- 1 9 5 6) in
una serie di articoli intitolati Tadmorea, apparsi nella rivista Syria tra il
1 93 3 e il 1938, nonché in 9 fascicoli, pubblicati tra il 1930 e il 1936, de
dicati all'Inventaire des inscriptions de Palmyre. Nel settore del semiti
co meridionale occorre poi ricordare il materiale pubblicato, tra il 1 9 3 2
l' il 1934, d a J.H. Mordtmann e E . Mittwoch, nonché l a lunga serie di
iscrizioni che G. Ryckmans ( 1 8 87- 1 969),2 pubblicò, a partire dal 1 927 e
f i n o al 1965, sulla rivista Le Muséon.
1 1 forte incremento del materiale epigrafico, solo in piccola misura in
st.•rito nelle raccolte ufficiali del Corpus e del Répertoire (alle quali dedi
l';lrono moltissime energie lo Chabot e il Ryckmans, che possiamo con
siderare come gli ultimi rappresentanti della grande tradizione degli epi
�rnfisti semitisti), provocò la nascita di raccolte di iscrizioni, settorial-
111ente più diversificate di quelle del Cooke e del Lidzbarski, e di qual
rhe strumento di lavoro, mentre proseguiva l'indagine delle lingue epi
Krafìchc (per queste si veda la sezione bibliografica). Nel 1923 A. Cow
ll')' raccolse tutti i papiri aramaici che erano stati trovati in Egitto fino a
I ; , I .l·vi Della Vida, Jean-Baptiste Chabot, in Necrologi di soci defunti nel decennio di-
1 1•111/Jrc i 'J4 5 - dicembre 195 5 (Atti della Accademia Nazionale dei Lincei), II, Roma 1 9 5 7,
l'I '· <1 7-69. A questo studioso si deve anche l'ancora fondamentale Recueil des inscriptions
lt/1y1111c:s (Parigi 1 940).
o S11 l l '.11 1ività di questo studioso come epigrafista scmitista cf. il contributo di M. G. Ama
d.1si l ; u no nel volume Giorgio Levi Della Vida nel centenario della nascita (1 886-1967),
lt 1 1 n1.1 1 98 8 , pp. 4 1 - 5 1 .
' I :t . J . Pi re n n e , L 'oeuvrc d'épigraphiste de Monseigneur G. Ryckmans, in ETL 39 ( 1 963),
l'I'· � \ l - 446.
33
Le scoperte e gli studi
quella data; nel 1934 D. Diringer pubblicava in Italia un corpus comple
to delle iscrizioni antico-ebraiche. Carattere antologico ebbero invece le
raccolte di iscrizioni palmirene (solo in traduzione) dello Chabot ( 1 922),
sudarabiche di C. Conti Rossini ( l 9 3 l; il glossario di questa raccolta ha
costituito a lungo il punto di riferimento per il lessico sudarabico), naba
tee del Cantineau ( 1 932), fenicie di N. Slouschz ( 1 942; in lingua ebraica).
Opera di grande utilità fu il monumentale repertorio dei Noms propres
sud-sémitiques edito nel 1934 dal Ryckmans.
Gli anni della seconda guerra mondiale videro ovviamente un'attività
scientifica assai ridotta, pur non giungendosi ad una paralisi totale; si
può citare la pubblicazione di nuovi testi sudarabici: nel 1 943 apparvero
contemporaneamente una raccolta di iscrizio�i, per lo più sabee e inedi
te, da parte dell'egiziano Kh.Y. Nami e le dediche minee di ierodule edi
te da K. Mlaker. Un altro egiziano, M. Tawfiq, compì nel l 944 e l 94 5 una
serie di ricerche nello Yemen, riportandone materiale epigrafico che fu
più tardi pubblicato dal Nami.
Per quasi una diecina d'anni dopo la fine della guerra, gli studi di epi
grafia semitica proseguirono in tono minore. Soltanto la scoperta, avve
nuta a Karatepe (Turchia) nel 1 946, delle bilingui in fenicio e ittito ge
roglifico (luvio) provocò un temporaneo risveglio di interesse, dovuto
specialmente al fatto che diventava possibile una verifica della decifrazio
ne, già avviata, della lingua anatolica. Nel 1948 fu pubblicato un papiro
aramaico trovato a Saqqarah nel 1942 con il testo di una lettera scritta da
un re filisteo (circa 600 a.C.). Un'eco piuttosto scarsa tra i semitisti, anche
a causa della difficoltà di ottenere le relative pubblicazioni, ha avuto in
Occidente la scoperta di circa duemila brevi iscrizioni aramaiche effettua
ta da una missione sovietica, tra il 1 948 e il 1 9 54, nella città partica di Ni
sa (Turkmenistan meridionale); tali iscrizioni furono pubblicate inizial
mente solo in piccola parte. Un gruppo quantitativamente e qualitativa
mente importante di iscrizioni puniche, di cui alcune scritte in caratteri
greci, fu scoperto nel 1 9 5 0 a Costantina (Algeria); esse furono pubblica
te nel 1 9 5 5 da A. Berthier e R. Charlier. Ricerche furono condotte anche
nel settore meridionale: nel 1 947 l'egiziano A. Fakhri compì una mis
sione nella penisola araba e le iscrizioni sudarabiche da lui raccolte fu
rono pubblicate nel 1 9 5 2 da G. Ryckmans. Tra il 1 9 5 0 e il 1 9 5 2 ebbero
luogo due spedizioni scientifiche: una belga nell'Arabia Saudita, guidata
dal Philby con la direzione scientifica del Ryckmans; l'altra, americana,
diretta da W. Phillips. La prima raccolse ricchissimo materiale epigrafi
co nordarabico ( 1 2 000 testi) tuttora inedito; anche la seconda trovò nu
merose iscrizioni, che sono state più tardi pubblicate dall'epigrafista del-
34
Le scoperte e gli studi
la missione, il belga A. Jamme (i testi qatabanici della necropoli di Tim
na furono pubblicati nel 1 9 5 1 , quelli sabei di Marib nel 1 962, quelli qa
tabanici di Hajar Bin Humeid nel 1 969 ).
Negli stessi anni veniva ripresa l'opera di raccolta delle iscrizioni: nel
1950 A. van den Branden pubblicava un corpus delle iscrizioni tamudene,
mentre il Ryckmans faceva uscire il primo volume della Pars quinta del
Corpus inscriptionum Semiticarum con più di 5 ooo iscrizioni safaitiche;
l'anno successivo apparivano una piccola antologia di iscrizioni palesti
nesi, ebraiche per lo più, edita da T.C. Vriezen e J.H. Hospers in Olanda
e l'aggiornamento della raccolta di iscrizioni ebraiche fatta dal Diringer,
ad opera di S. Moscati (ad esclusione degli ostraka di Lachish).
La seconda metà del Novecento è stata caratterizzata, nel campo del
l'epigrafia semitica, da una serie di fenomeni, non tutti positivi. In pri
mo luogo è da menzionare il grande sviluppo della ricerca archeologica
che ha naturalmente portato a un arricchimento del materiale epigrafico
in tutti i settori; bisogna però rilevare che tale incremento è stato relati
vamente modesto, ad eccezione dello Yemen, e comunque non parago
nabile né all'intensità dell'attività archeologica né all'importanza delle
scoperte effettuate in altri campi delle culture vicino-orientali. È una con
statazione, questa, che dopo due secoli di ricerche potrebbe far definire
come piuttosto secondaria la cultura siro-palestinese del I millennio a.C.
se non si tenesse conto del fatto che l'epigrafia semitica studia le culture
di cui noi non conosciamo la letteratura semplicemente perché questa è
andata perduta totalmente o quasi, come nel caso della letteratura feni
cia e di quella aramaica antica, o ci è giunta in maniera parziale e con ri
maneggiamenti successivi, come è avvenuto per quella ebraica anteriore
all'esilio. L'iscrizione di Deir Alla, che ci ha fatto conoscere un testo let
terario, conferma l'esistenza di letterature semitiche nordoccidentali
nella prima metà del I millennio a.C.
Una succinta rassegna delle scoperte più significative deve porre al
primo posto, nel settore semitico nordoccidentale, le iscrizioni aramai
che. Gli scavi iracheni intrapresi, a partire dal 1 9 5 1, nella città di Hatra
hanno rivelato un buon numero di iscrizioni di età partica, in un dialet-
10 locale affine al palmireno. Nel 1 9 5 8 A. Dupont-Sommer pubblicava
due nuove importanti iscrizioni aramaiche da Sefire; nello stesso anno
veniva trovata a Kandahar (Afghanistan) un'iscrizione bilingue greco
aramaica del re indiano Ashoka; l'iscrizione fu pubblicata nello stesso
anno da G. Levi Della Vida e, per la parte greca, da G. Pugliese Carra-
1 dli; cinque anni più tardi la stessa località dava un'altra bilingue dello
stesso sovrano, in aramaico e in pracrito; una trilingue (aramaico, greco
35
Le scoperte e gli studi
e licio) è stata scoperta nel 1973 a Xanthos (Turchia) e pubblicata l'an
no successivo. Nuove iscrizioni sono state trovate a Palmira negli scavi
condotti da una missione archeologica svizzera e una polacca e sono sta
te pubblicate rispettivamente nel 1971 e nel 1 974; molte le nuove iscri
zioni nabatee, mentre veniva individuato un nuovo gruppo di iscrizioni
aramaiche che per la loro provenienza (Iran sudoccidentale) furono de
finite elimaiche. Numerosi papiri, in genere molto frammentari, e alcu
ni ostraka sono stati scoperti a Saqqarah tra il 1 964 e il 1975 e pubblicati
nel 1983. In un dialetto affine all'aramaico è scritta un'iscrizione dipinta
sull'intonaco di un vano templare di Deir Alla scavato dagli olandesi;
scoperta nel 1 967 ed edita nel 1976, questa iscrizione databile intorno al
700 a.C. è eccezionale non solo per la sua forma linguistica ma per il
contenuto, che è un testo profetico attribuito a Balaam, ben noto per
sonaggio biblico. Assai notevole è anche una statua da Tell Fekheriyeh,
trovata nel 1979 e pubblicata nel 1 982, con un testo bilingue in assiro e
in un nuovo dialetto aramaico antico, redatto questo in una scrittura di
tipo arcaico. Interessanti per le prospettive storiche che aprono sono al
cune piccole iscrizioni aramaiche databili al IX e all'vm secolo a.C. tro
vate in varie località del Mediterraneo (Ischia, Eretria, Samo) e pubbli
cate tra il 1978 e il 1988. Tra i numerosi ritrovamenti verificatisi in tutta
l'area del Vicino Oriente durante l'ultimo ventennio del Novecento me
ritano di essere ricordate le iscrizioni scoperte a Teima nel 1982 da una
missione saudita e quella trovata dagli iraniani a Bukan (Azerbaigian):
pubblicata nel 1 996, testimonia l'esistenza di un regno aramaico nell'vm
secolo a.C.
Più modeste sono state le acquisizioni di nuovo materiale fenicio, no
nostante la risonanza della scoperta, nel 1 964, di una bilingue fenicio
etrusca fatta a Pyrgi, sulla costa laziale. Scarse e poco significative le
nuove iscrizioni provenienti dal Libano; tra il 1 986 e il 1 997 sono state
scoperte in Cilicia due bilingui (fenicio e luvio) e una trilingue (fenicio,
luvio e assiro). Notevole un'iscrizione bilingue greco-fenicia dall'isola
di Cos con la menzione del re di Sidone Abdalonim, scoperta nel 1982
e pubblicata nel 1986, nonché una nuova iscrizione reale da Kition sco
perta nel 1 990 e pubblicata poco più tardi. Modesto il materiale restitui
to dal Nordafrica; più numerose, e importanti nel loro insieme, sono le
iscrizioni provenienti dagli scavi italiani a Malta, Mozia (Sicilia), Antas
e Tharros in Sardegna.
Abbastanza ricco numericamente ma non qualitativamente è l'appor
to epigrafico dei numerosi scavi condotti in Israele; da segnalare gli ostra
ka ebraici e aramaici di Arad, editi nel 1 97 5 . Un'iscrizione molto fram-
Le scoperte e gli studi
mentaria pubblicata nel 1969 ha però consentito, negli anni successivi,
di individuare e di costituire un piccolo corpus epigrafico ammonitico,
che dal punto di vista linguistico non sembra distinguersi, finora, dal fe
nicio, mentre solo nel l 98 5 si è incominciato a parlare di iscrizioni fili
stee, di cui una monumentale da Tel Miqne (identificata con Ekron) è
stata pubblicata nel l 997; anche le iscrizioni filistee sono linguisticamen
te fenicie.
Un grande incremento quantitativo ha registrato l'epigrafia nordara
bica, con una serie di esplorazioni e di pubblicazioni nelle quali si è di
stinto F.V. Winnett ( 1903 - 1 989).1 Le iscrizioni provengono per lo più
dalla Giordania e dall'Arabia Saudita centrosettentrionale; nel 200 1 so
no state pubblicate iscrizioni da Teima con la menzione del re Nabone
do. A partire dal 1 969 è stata possibile la ripresa dell'esplorazione dello
Y cmen, dapprima a livello di ricognizioni di superficie poi con scavi re
�olari. L'individuazione del Gebel Balaq tra il 1974 e il 1975 è stata di
�rande importanza per la comprensione delle iscrizioni di cui E. Glaser
•\Vcva fatto dei calchi, pubblicati in maniera insoddisfacente nel 1965;
altre importanti iscrizioni rupestri, di contenuto storico come le pre
ct·denti, sono state scoperte da una missione italiana nel l 98 5 nel wadi
Yalà e pubblicate nel 1988. Tra il ricco materiale epigrafico scoperto e
pubblicato da diverse missioni europee, va ricordata, per la sua ecce-
1'. ionalità, una bilingue sabeo-ebraica da Zafar che rappresenta la più
,111tica testimonianza (circa 400 d.C.) del giudaismo nell'Arabia meri
dionale; ricco, ma in gran parte inedito, è il materiale da Raybun (Ha
dramaut) raccolto da francesi e russi. Recenti scoperte hanno aperto
due nuovi capitoli nell'epigrafia sudarabica: le iscrizioni su cocci trovate
11t01 lo scavo stratigrafico di Durayb (Yalà) nel 1987 e pubblicate nel
1 992 con la loro antichità (inizio del l millennio a.C.) e con la loro
snittura preclassica hanno rimesso in discussione la cronologia e la sto
ria della scrittura semitica meridionale, mentre la pubblicazione nel l 994,
dopo molti anni di notizie e di comunicazioni rimaste inedite, di un
piccolo gruppo di testi scritti su bastoncini di legno (piccioli di palma)
h,\ rivelato l'esistenza di una scrittura corsiva usata nella vita quotidiana
l' rimasta a lungo sconosciuta.
Ricco materiale sudarabico e paleoetiopico (in scrittura consonanti
ra) è stato riportato alla luce da scavi francesi condotti a partire dal
I •H 5 in varie località dell'Etiopia (Yehà, Hawltì-Melazò, Endà Cher
qìis, Matarà, Macallè); nel 1 98 1 è stata trovata ad Aksum una seconda
o < :t. i\ . D. Tushingham, In Memoriam Frederick Victor Winnett 1903 -1989, in BASOR
1 71J ( 1 990), pp. 1 -4.
37
Le scoperte e gli studi
copia della grande iscrizione «trilingue» (in realtà greco, etiopico ed etio
pico in caratteri sudarabici) di Aksum. Di grande importanza per la pro
tostoria etiopica sono alcune brevissime iscrizioni rupestri scoperte in
Eritrea nei primi anni Cinquanta e pubblicate in Italia parte nel 1 9 5 9 e
l 960, parte negli anni l 999 e seguenti.
In questa rassegna del nuovo materiale acquisito nell'ultimo mezzo
secolo dobbiamo ricordare anche la pubblicazione di iscrizioni trovate
in precedenza ma rimaste inedite più o meno a lungo. I testi aramaici
rinvenuti a Persepoli tra il 1936 e il 1938 furono pubblicati (ma non in
tegralmente) da R.A. Bowman solo nel 1970, quelli fenici di Umm el
Amed, scoperti tra il 1 942 e il 1 94 5 , lo furono da M. Dunand nel 1 962;
tre gruppi di papiri aramaici furono pubblica�i rispettivamente nel 1 9 5 3
da E.G. Kraeling (museo di Brooklyn), nel 1 9 5 4 da G.R. Driver (Brit
ish Museum), nel 1 966 da Edda Bresciani (papiri di Hermopoli). Tra il
196 1 e il 1 9 8 1 Maria Hofner ( 1 900- 1992),1 con altri studiosi, ha portato
a termine la pubblicazione, che era rimasta interrotta per alcuni decen
ni, delle iscrizioni raccolte dal Glaser alla fine dell'Ottocento.
Il continuo anche se generalmente lento accrescersi del materiale non
ha trovato un'adeguata risposta da parte degli studiosi di epigrafia
semitica; la quale proprio in questo settore rivela il suo stato di profon
da crisi. Il Corpus inscriptionum Semiticarum è sempre proceduto len
tamente, ma è fermo dal 1 962, quando J. Février2 fece uscire l'ultimo fa
scicolo del terzo volume della Pars prima dedicata alle iscrizioni fenicie.
Il Répertoire d'épigraphie sémitique non ha più pubblicato iscrizioni
nordoccidentali dal 1 9 1 9; tra il 1929 e il 1 9 5 0 G. Ryckmans vi ha pub
blicato tre volumi di iscrizioni sudarabiche; nel l 968 è apparso l'ultimo
volume, a cura di Jacqueline Pirenne, che però contiene solo indici. Di
fronte alla paralisi che ha colpito le due più prestigiose raccolte di iscri
zioni non è mancata qualche iniziativa che ha cercato di porre rimedio,
almeno parzialmente, a questa situazione. La stessa J. Pirenne progettò
un Corpus des inscriptions et antiquités sud-arabes che prese l'avvio nel
1 977 con un volume preliminare di bibliografia e un primo tomo che da
va larga parte al materiale inedito; l'opera si è però interrotta dopo il se
condo tomo, apparso nel 1986, per la scomparsa della studiosa ( 1 9 1 8-
1 990 ). Il progetto è stato parzialmente ripreso dal suo allievo C. Robin,
che per pubblicare materiale recente ha ideato un lnventaire des inscrip
tions sudarabiques, a collaborazione italo-francese, con volumi redatti
1 Cf. W.W. Miiller, Maria Hofner, in AfO 40-41 ( 1 993-1994), pp. 3 3 1 -3 34.
2 Cf. M. Sznycer, ]ames Germain Février (1 895-1976), in AEPHE, 1976- 1977, pp. 49-66.
Le scoperte e gli studi
da autori diversi; ma l'opera procede lentamente e con qualche incer
tezza. Anche un'opera di modeste pretese, l' Inventaire des inscriptions
de Palmyre, si fermò nel 1975 con il XII fascicolo. Il sostanziale fallimen
to dei progetti di ampio respiro ha provocato la realizzazione di raccol
te settoriali ma complete, come quella dedicata ai papiri aramaici nel l 92 3
e l'altra alle iscrizioni ebraiche nel 1 934· Nel 1962 videro la luce le iscri
zioni sudarabiche ed etiopiche di Etiopia; nel 1967 è stata pubblicata
una raccolta delle iscrizioni puniche non africane, nel 1974 una di iscri
zioni minee (solo testo), nel 198 1 una dedicata alle iscrizioni di Hatra; i
testi aramaici d'Egitto sono stati riediti in quattro volumi apparsi tra il
1 986 e il l 999; il piccolo corpus delle iscrizioni ammonitiche ha visto la
luce nel 1 989, mentre nel 199 1 sono apparsi contemporaneamente quel
lo (aggiornato) delle iscrizioni ebraiche e il primo volume (solo testo) di
quelle antiche d'Etiopia; nel 1 996 è stata la volte delle iscrizioni palmi
rene; un corpus di iscrizioni qatabaniche, ad esclusione dei piccoli fram
menti, è apparso nel 2004. In questo ambito vanno segnalate anche al
nme antologie di iscrizioni: la più importante, che ha sostituito quella
dcl Cooke (ma senza i testi palmireni e nabatei) è quella che W. Rollig e
1 1 . Donner hanno dedicato rispettivamente alle iscrizioni cananaiche (fe
nicie, puniche, moabitiche, ebraiche) ed aramaiche; l'opera è stata pub
blicata tra il 1 962 e il 1 966 (una seconda edizione, con pochi aggiorna
menti, apparve tra il l 966 e il l 969; il primo fascicolo ha avuto una nuo
va edizione ampliata nel 2002 ma non è prevista la riedizione del com
mento). Inferiore sotto ogni aspetto, pur avendo intenti analoghi, è la
sillo ge di J.C. Gibson in tre volumi contenenti rispettivamente le iscri-
1'.ioni ebraiche e moabitiche ( 1 97 1 ), quelle yaudiche e aramaiche ( 1 975)
l' quelle fenicie ( 1 982). Al solo aramaico era dedicata la crestomazia edi-
1 .\ nel l 962 da J.J. Koopmans.
Un dato positivo che emerge dagli studi più recenti di epigrafia semi-
1 ica è un innegabile allargamento di prospettiva nell'analisi delle iscri-
1'.ioni; oltre naturalmente all'aspetto linguistico si è incominciato a tener
rnnto anche della struttura letteraria che non di rado soggiace alle epi
i.;r;\h, con risultati talvolta insospettati. Maggiore spazio che in passato è
sL\lo dato alle ricerche onomastiche; il lavoro pionieristico del Ryckmans
( 1 934) è stato ripreso da G.L. Harding ( 1 97 1 ); raccolte onomastiche so-
110 state realizzate per il palmireno ( l 97 l ), il fenicio ( l 972 ) , Hatra
( 1 983), l'aramaico antico ( 1 98 8); negli anni Novanta diversi lavori sono
stati dedicati ai dialetti sudarabici. Molto meno soddisfacente è invece la
situazione degli studi paleografici, ai quali si è chiesto più di quanto
l 'estrema povertà del materiale settentrionale e la natura di quello meri-
39
Le scoperte e gli studi
dionale potevano dare. L'iscrizione aramaica di Tell Fekheriyeh ha dato
una clamorosa smentita alle sequenze paleografiche stabilite per le più
antiche iscrizioni semitiche nordoccidentali, mentre gli studi più recenti
hanno consacrato il fallimento dei criteri paleografici stabiliti da J ac
queline Pirenne nel 1 9 5 6 per l'area sudarabica, criteri sui quali diversi
studiosi avevano basato le loro ricostruzioni cronologiche della più an
tica storia sudarabica. Utili, ma ormai insufficienti, punti di riferimento
per un primo approccio restano comunque i lavori di J.B. Peckham sul
la scrittura fenicia ( l 968) e di J. Naveh su quella aramaica ( l 970).
L'aspetto che forse più di ogni altro caratterizza l'epigrafia semitica
degli ultimi decenni è l'enorme accrescimento della bibliografia secon
daria, non di rado di livello scientifico decisamente mediocre. Il fenome
no non è esclusivo della nostra disciplina ed è' l'inevitabile anche se non
desiderata conseguenza dell'aumento quantitativo degli insegnamenti
universitari o comunque specialistici e delle relative riviste scientifiche.
In questo quadro generale vanno segnalate alcune iniziative più o meno
effimere che bene illustrano la situazione. Dal 1 967 al 1 979 J. Teixidor
ha curato una rassegna annuale di epigrafia semitica nordoccidentale, il
Bulletin d'épigraphie sémitique pubblicato sulla rivista Syria; tre studio
si tedeschi hanno dato vita a tre volumi, apparsi nel 1972, 1 974 e 1978,
di studi epigrafici dal significativo titolo di Neue Ephemeris fiir semiti
sche Epigraphik che riprendeva quello dell'opera del Lidzbarski; nel 1 978
cominciò ad apparire la rivista Raydan, dedicata in gran parte all'epigra
fia sudarabica e con larga partecipazione internazionale, che uscì rego
larmente solo fino al l 98 l ; successivamente sono stati pubblicati, tra il
1988 e il 200 1 , soltanto tre volumi. Non si vuol dare alla vicenda di que
ste iniziative scientifiche un valore emblematico che probabilmente non
hanno, ma non ci si può sottrarre all'impressione che a partire dagli an
ni Ottanta l'epigrafia semitica si trovi in non trascurabili difficoltà.
Un'ultima considerazione, anche questa purtroppo non positiva per i
nostri studi, riguarda l'atteggiamento assunto da non pochi studiosi nei
riguardi dell'epigrafia semitica a partire dagli anni immediatamente suc
cessivi alla seconda guerra mondiale. Seguendo l'atteggiamento dell'ame
ricano W.F. Albright ( 1 89 1 - 1 97 1 ), molti di essi condividono la posizio
ne apertamente dichiarata da A.M. Honeyman nel 1 9 5 1 quando in una
rassegna pose l'epigrafia semitica tra gli «studies ancillary to the inter
pretation of the Hebrew Bible».1 Se a ciò si aggiunge il recente diffonder
si di tendenze religiose integraliste possiamo spiegare alcuni fenomeni
r A.M. Honeyman, Semitic Epigraphy and Hebrew Philology, in H.H. Rowley (ed.),
The Old Testament and Modern Study, Oxford 1 9 5 r, pp. 264 - 282.
Le scoperte e gli studi
che caratterizzano gli studi epigrafici semitici dei nostri giorni: la posi
zione privilegiata goduta dalle iscrizioni ebraiche in ogni tipo di tratta
zione; il veto messo alla pubblicazione di testi importanti come i papiri
aramaici del wadi Daliyeh (presso Samaria) e i testi epigrafici ebraici e
fenici di Kuntillet Ajrud, nel Negev; la pratica, sempre esistita ma oggi
portata a livelli inaccettabili, della creazione di falsi epigrafici più o me
no clamorosi elaborati specialmente per dare un fondamento «storico»
all'Antico Testamento; ' l'impostazione fortemente nazionalistica con
cui sono state condotte le ricerche epigrafiche in Etiopia; e infine, per
unificare quasi i due settori dell'epigrafia semitica, il condizionamento
esercitato, esplicitamente o meno, dalla leggendaria regina di Saba sulla
ricostruzione della più antica storia sudarabica.
Nota bibliografica
Una storia generale dell'epigrafia semitica non è stata ancora scritta. Come
saggio introduttivo si rimanda a G. Garbini, Storia e problemi dell'epigrafia se
mitica, Napoli 1979.
Per il settore settentrionale, dalle origini alla fine dell'Ottocento, è essenzia
le, anche per la bibliografia, M. Lidzbarski, Handbuch der nordsemitischen
l:'pigraphik, Weimar 1 898, pp. 89- 1 1 0.
Per il settore meridionale si può ricordare D. Nielsen, Handbuch der altara
/Jischen Altertumskunde, Kopenhagen 1927, pp. 1 - 5 1 .
Dopo l a fine della seconda guerra mondiale si registrò qualche tentativo di
1 Per l'Ottocento cf. Ch. Clermont-Ganneau, Les fraudes archéologiques en Palestine,
l ';1ris 1 88 5 ; v. inoltre A. Dupont-Sommer, Un dépisteur de fraudes archéologiques: Char
lt·s Clermont-Ganneau (1846-1923), Paris 1 974· Un episodio curioso, fra i tanti, è quello
11.11Tato da S. Gibson, Conrad Schick (1822-1901), the Palestine Exploration Fund and
,,,, •Àrchaic Hebrew» Inscription from Jerusalem, in PEQ 1 3 2 (2000), pp. 1 1 3 - 1 22. Per
qu;111to riguarda il Novecento, è degna di nota la recentissima presa di posizione di due
.1111orcvoli studiosi contro un'ennesima falsificazione epigrafica: F.M. Cross, Notes on
1/11· Forged Plaque Recording Repairs to the Tempie, in IEJ 53 (2003), pp. 1 1 9- 1 22 e I.
l•:ph'al, The 'Yehoash lnscription ': a Forgery, ibid., pp. 1 24- 128. Una quindicina di anni
l .1 due studiosi pubblicarono un papiro ebraico il cui ottimo stato di conservazione era
.� ufficicnte a dimostrarne la falsità; dopo aver discusso a lungo il documento, mettendo
rnmpctcntemente in luce tutti gli elementi che ne denunciavano la falsità, gli autori con
l'ludcvano: «Le profil du faussaire éventuel est clone celui-ci: un spécialiste des langues
11onl-oucst sémitiques qui connait particulièrement bien la littérature rabbinique. Son
i111 cntion aurait été de créer un texte qui placerait les origines de l'hébreu mishnique au
111ilil'U du premier millénaire av. J.-C. ... Ce profil plaira peut-etre à certains. Nous pré
lfrons n'accuser aucun de nos collègues d'un tel crime contre la science. Le mot 'crime'
1•s1 l'mployé à bon escient ... Il nous semble plus plausible de voir ici un texte authenti
'Jlll' . (P. Bordreuil - D. Pardee, Le papyrus du marzea&, in Semitica 3 8 [1988 ma ap
.. •
p� rso nel 1 990), pp. 49-68); la foto del papiro ebbe l'onore della copertina. Il lettore giu
d irhi d;1 sé.
41
Le scoperte e gli studi
bilancio parziale: G. R yckmans, L 'épigraphie arabe préislamique au cours de
ces dernières années, in Muséon 6 1 (1948), pp. 1 97-2 1 3 . J.G. Février, Les dé
-
couvertes épigraphiques puniques et néopuniques depuis la guerre, in Studi
orientalistici in onore di G. Levi Della Vida 1, Roma 1 9 5 6, pp. 247-286. J. -
Hoftijzer, Kanttekeningen bij het onderzoek van de westsemitische epigrafie, in
JEOL l 5 ( 1 9 5 7- 5 8), pp. I 1 2 - 1 2 5 .
Dal l 967 al 1979 sulla rivista Syria è apparsa una rassegna degli studi dedicati
all'epigrafia semitica nordoccidentale, il Bulletin d'épigraphie sémitique curato
da J. Teixidor, raccolto poi in volume, con addenda, corrigenda e indici: J.
Teixidor, Bull. d'épigr. sémitique (1964-1980), Paris 1986. In questo stesso an
no un Supplemento della Rivista di Studi Fenici raccoglieva e completava la ras
segna dei lavori sull'epigrafia punica nel Nordafrica che dal 1974 era pubblicata
periodicamente nella rivista Studi Magrebini: G. Garbini, Venti anni di epigra
·
fia punica nel Magreb (1965-1985), Roma 1986.
Tra il 1978 e il 198 1 la rivista Raydan ha pubblicato annualmente brevi ras
segne sugli studi di sudarabico (prevalentemente epigrafici) effettuati in diversi
paesi europei. W.W. Miiller cura dal 1973 una bibliografia annuale sugli studi
sudarabici, con particolare riguardo all'epigrafia, sulla rivista AfO; i lavori pub
blicati fino al 1996 sono stati raccolti, secondo l'ordine alfabetico degli autori,
in un volume: Siidarabien im Altertum. Kommentierte Bibliographie der jahre
1973 bis 1996, Rahden/Westf. 2oo r .
3 . Origine dell'alfabeto
L 'origine dell'alfabeto (su questo termine torneremo in seguito) ha sem
pre costituito un argomento centrale negli studi di epigrafia semitica e
nonostante le numerose scoperte effettuate nel corso del Novecento gli
inizi della nostra scrittura restano ancora avvolti nel buio; anzi, i dati
emersi nell'ultimo secolo hanno reso il problema molto più complicato
Ji quanto fosse in precedenza.
Nell'antichità classica diverse erano le opinioni su chi avesse inventa
to la scrittura e in particolare le lettere dell'alfabeto, ma in generale si
;tttribuiva ai Fenici il merito, se non di esserne gli inventori, almeno di
esserne stati i diffusori; ' uno dei vari motivi di incertezza su queste
fonti antiche è che gli scrittori greci e latini davano al termine «fenici»
u n 'accezione più ampia di quella datagli attualmente, facendolo corri
spondere piuttosto al nostro «Levantini». In età moderna, la grande an
tic hità riconosciuta alle scritture egiziana e mesopotamica ha portato gli
studiosi a far derivare la scrittura fenicia dapprima da quella egiziana o
da quella cuneiforme o anche, dopo le scoperte di A.I. Evans a Creta,
da quella cretese; il rinvenimento, agli inizi del Novecento, delle iscri
zioni protosinaitiche e, poco più tardi, di frammenti epigrafici palesti
nesi che furono datati entro la prima metà del II millennio a.C. favorì
l 'elaborazione di quella che è stata definita «teoria americana»' sull'ori
�ine dell'alfabeto. Poiché tale ipotesi è quella che trova oggi il maggior
numero di seguaci è necessario sottoporla a un breve esame.
Ideatore della teoria è stato l'americano W.F. Albright, che la elaborò
ne�li anni Quaranta del Novecento: dopo aver abbassato, senza addur
re argomenti validi, la datazione dell'iscrizione fenicia di Ahiram dal
x111 sec. a.C. (data da lui sostenuta in precedenza) all'inizio del x sec.,1
;\ ll nunciò una sua (presunta) decifrazione delle iscrizioni protosinaiti-
1 CL G. Garbini, Storia e problemi, cit., pp. 2 7- 3 3 .
•M . Srnycer, L 'origine de l'alphabet sémitique, in L 'espace e t la lettre, Paris 1 977, pp.
7y- 1 2 3; la definizione si trova a p. 1 1 5 . Questo studioso è uno dei pochissimi che ha ri
volto fondate critiche all 'ipotesi made in USA .
1 W . I '. Albright, The Phoenician lnscriptions of the Tenth Century B. C. from Byblus, in
J t\ OS 67 ( 1 947), PP· I 5 3 - 1 60 .
43
Origine dell'alfabeto
che,' datate approssimativamente a cavallo del I 5 00 a.C.; nello stesso
articolo lo studioso affermava che tre iscrizioni trovate in Palestina, e
precisamente un frammento ceramico da Gezer con tre segni, una spada
da Lachish con quattro segni e un frammento calcareo da Sichem con
sette segni, erano da datare tra il 1 700 e il I 5 50 a.C., essendo evidente
per «a neutra! observer trained to recognize changes in form» che i se
gni presenti sui reperti palestinesi erano più antichi di quelli protosinai
tici.2 Delineato così nelle linee generali lo sviluppo della scrittura con
sonantica, che avrebbe dunque avuto la sua origine in Palestina e che
solo dopo molti secoli avrebbe raggiunto la Fenicia, l' Albright affidò al
suo allievo F.M. Cross il compito di precisare i dettagli: nel 1 9 5 4 appar
ve il primo di una serie di articoli in cui veniva esaminata l'evoluzione
della scrittura consonantica dalle iscrizioni protosinaitiche (datate al xv
sec. a.C.) a quelle che furono chiamate «protocananaiche», paleografi
camente distribuite tra il xm e l'x1 sec. a.C.; il nome dato a queste iscri
zioni era giustificato dal fatto che tutte le epigrafi in scrittura più «ar
caica» di quella fenicia provenivano dalla Palestina.3
Considerata in se stessa, la teoria di Albright-Cross non ha nulla di
inverosimile; essa è tuttavia inaccettabile per i presupposti metodologici
su cui è basata. Per parlare di una evoluzione nella forma dei segni è in
dispensabile che i segni stessi siano bene individuabili: ora, gli sporadici
segni attestati sui reperti datati alla prima metà del II millennio a.C. re
stano completamente indecifrati, come è indecifrata una buona parte dei
segni protosinaitici; collegare a questi i simboli grafici documentati nei
secoli finali del II millennio a.C. (e nemmeno questi sempre comprensi
bili) costituisce pertanto un semplice arbitrio. In secondo luogo bisogna
considerare che il criterio paleografico, anche quando è applicato a scrit
ture ben note, è assolutamente inaffidabile quando manchino, come ac
cade quasi sempre nell'epigrafia semitica, serie di iscrizioni distribuite
con sicurezza su un periodo abbastanza lungo provenienti dallo stesso
luogo e con caratteri omogenei; l'epigrafia semitica è ricca di clamorose
1 W.F. Albright, The Early Alphabetic Inscriptions from Sinai and Their Decipherment,
in BASOR I 10 ( I 948), pp. 6-22.
i Ibidem, p. I 2; la fallacità del!'«osservatore esperto» è stata dimostrata dallo stesso Al
bright, il quale nel suo lavoro The Proto-Sinaitic Inscriptions and Their Decipherment,
Cambridge, Mass. 1 966, pp. IO-I I datò il frammento di Sichem tra il I 4 5 0 e il 1 400 a.C.,
cioè 75 anni dopo le iscrizioni protosinaitiche.
3 F.M. Cross, The Evolution of the Proto-Canaanite Alphabet, in BASOR I }4 ( I 9 5 4),
pp. I 5 -24; The Origin and Early Evolution of the Alphabet, in El 8 ( 1 967), pp. 8"-24";
nuovo e importante materiale è stato esaminato dallo studioso in Newly Found lnscrip
tions in Old Canaanite and Early Phoenician Scripts, in BASOR 238 ( 1 980), pp. I -20.
44
Origine dell'alfabeto
smentite al criterio paleografico. Tenuto infine conto dell'estrema incer
tezza dei dati archeologici riguardo alla datazione dei reperti (l' archeo
logia palestinese, in particolare, offre infiniti esempi di continui cambia
menti nella datazione di strati archeologici), occorre ricordare i criteri
estremamente soggettivi con cui i sostenitori della «teoria americana»
datano le singole iscrizioni «protocananaiche», cambiando opinione da
un articolo all'altro e talvolta all'interno dello stesso articolo; 1 su un
solo punto essi sono tutti d'accordo: nell'assegnare alle iscrizioni trova
te in Palestina sempre una datazione più alta di quella attribuita al ma
teriale fenicio. Appare perciò evidente la motivazione ideologica che sta
alla base della «teoria americana».
Come si è detto all'inizio, non siamo ancora in grado di conoscere
dove e quando fu inventata la scrittura consonantica. La regione siro
palestinese, e in particolare la parte più occidentale, fu certamente la
zona in cui nacque il nuovo tipo di scrittura, anche se tale localizzazio
ne geografica resta ovviamente piuttosto vaga; ad essa ci riportano in
fatti i numerosi tipi di scrittura, documentati in maniera più o meno
consistente, che vi furono creati a partire almeno dalla metà del II mil
lennio a.C. Si tratta di materiale assai eterogeneo che veniva ad affian
carsi alle due più importanti scritture usate nell'area in quel periodo:
quella cuneiforme babilonese (il babilonese era la lingua internazionale
della diplomazia) e quella geroglifica egiziana rappresentata dalle iscri
i'.ioni monumentali erette dai faraoni nella parte asiatica del loro domi
nio. I dati che si possono ricavare dall'esame del materiale meglio noto,
;\i fini di una storia dell'alfabeto, non sono molti ma consentono tutta
via di fissare alcuni punti fermi.
I dati più importanti sono forniti dalla scrittura ugaritica. Questa è
u na scrittura documentata da circa la metà del XIV sec. a.C. fino ai pri
missimi anni del xu nella città siriana di Ugarit, sulla costa mediterra
nea. Si tratta di una scrittura cuneiforme costituita da forme molto sem
plici (uno, due, tre tratti verticali; uno, due, tre tratti orizzontali e un
1-:rosso cuneo variamente combinati tra loro), per un totale di trenta se-
1-:ni, di cui due vocalici.' Abbiamo qui un precoce esempio di scrittura
sicuramente consonantica, utilizzata per esprimere la lingua locale ca
ratterizzata da un ricco consonantismo che per certi aspetti anticipa
l) Uello dell'arabo. Il collegamento della scrittura ugaritica con quella fe
niri.1 del 1 millennio a.C. fu rivelato nel 1 9 5 0, quando fu pubblicato un
1 Si veda in proposito G. Garbini, Note epigrafiche, 3. Le iscrizioni «protocananaiche»
1ft.I X Il e XI secolo a. C., in AION 34 ( 1 974), pp. 5 84- 590.
• ( ; , ( .. Windfuhr, The Cune�(orm Signs of Ugarit, in JNES 29 ( 1970), pp. 48- 5 1 .
45
Origine dell'alfabeto
alfabetario del xiv sec. a.C.,' il primo di una serie abbastanza ricca; tale
documento mostrava infatti che l'ordine di successione dei segni alfabe
tici ugaritici era lo stesso di quelli fenici.2 Poiché si era già osservato che
due dei segni ugaritici, il cuneo (Winkelhaken) che esprimeva la conso
nante 'ayn e il segno traslitterato s posto alla fine dell'alfabetario, ripro
ducevano nella scrittura cuneiforme la forma di 'ayn e samek fenici, si
può affermare con sicurezza che nonostante la mancanza di iscrizioni
fenicie databili al xiv sec. a.C. l'alfabeto fenicio preesisteva alla scrittura
ugaritica. È lecito chiedersi, a questo punto, se l'alfabeto fenicio usato
come modello a Ugarit fosse costituito da 22 segni, come quello noto
nel I millennio a.C., o da 28, tenuto conto che nell'abecedario ugaritico
due segni sono secondari e indicano la laringale alef con la vocale i e la
vocale u. La risposta a questa domanda viene 'implicitamente fornita dal
modo in cui si diffuse la scrittura ugaritica verso sud, in Siria, Libano e
Palestina. Qui sono state trovate in diverse località (Teli Nebi Mend,
Kamid el-Loz, Sarepta, Tabor) epigrafi redatte nel cuneiforme alfabeti
co di Ugarit le quali usavano un alfabeto foneticamente ridotto, privo
cioè di alcune consonanti (interdentali, ghayn ): in altri termini, esprime
vano una lingua foneticamente corrispondente al fenicio e non all'uga
ritico. Poiché è indubbio che Ugarit abbia conosciuto un alfabeto feni
cio che veniva da sud, appare molto probabile che questo rispecchiasse
la situazione fonetica rivelata dalle iscrizioni in scrittura ugaritica ridotta.
Un secondo importante elemento di giudizio viene fornito dalla scrit
tura protosinaitica, anche se questa si presenta con una fisionomia me
no precisa di quella ugaritica. La prima incertezza riguarda la cronolo
gia, perché la datazione corrente delle iscrizioni protosinaitiche al xv
sec. a.C. non è affatto sicura, pur essendo possibile; l'altro punto debole
di questo materiale è costituito dalla ancora non completa decifrazione
della scrittura, di cui solo alcuni segni possono essere letti con sicurez
za, mentre altri hanno valori fonetici tuttora sconosciuti. Nonostante la
decifrazione parziale possiamo essere tuttavia sicuri che ci troviamo di
fronte a una scrittura consonantica, analoga a quella ugaritica e a quella
fenicia.3 La posizione privilegiata assegnata dalla «teoria americana» al-
' Ch. Virolleaud, L'abécédaire de Ras Shamra, in GLECS 5 ( 1 9 50) pp. 5 7-60.
2 I segni delle consonanti ugaritiche non possedute dal fenicio sono inseriti nell'alfabeta
rio ugaritico con un certo criterio: poiché i primi hanno in genere il Winkelhaken come
componente, essi sono stati messi vicino a un segno formalmente affine privo di Winkel
haken; cf. G. Garbini, Alfabeto ugaritico e alfabeto cananaico, in RSF 1 7 ( 1 989), pp. 1 27-
1 3 1 . La presenza del segno «!» (pronunciato probabilmente s) al posto di «s» riflette pro
babilmente una situazione fonetica ugaritica diversa da quella fenicia.
3 Cf. M. Sznycer, Protosinaitiques (inscriptions), in DBS vm, fase. 47, Paris 1 972, coli.
Origine dell 'alfabeto
la scrittura protosinaitica, considerata la prima delle scritture consonan
tiche, ap pare scarsamente giustificabile da un punto di vista storico-cul
turale. È infatti difficile ammettere che un'invenzione così importante
come quella della scrittura consonantica abbia avuto le sue premesse
culturali in un ambiente socialmente marginale come quello dei funzio
nari delle miniere e comunque limitato al sud della Palestina; dobbiamo
infatti domandarci perché la scrittura protosinaitica non abbia lasciato
tracce sicure nelle città palestinesi che avevano una presenza egiziana. '
Né bisogna trascurare il rapporto, piuttosto singolare, che unisce tale
scrittura a quella egiziana e che non depone a favore dell'ipotesi che ve
de nella scrittura protosinaitica il momento originario della scrittura con
sonantica.
Il dato più appariscente offerto dalla scrittura protosinaitica è che es
sa utilizza molti segni desunti dalla scrittura egiziana, ma con un diver
so valore fonetico. Si ripete qui lo stesso processo messo in atto ad Uga
rit: viene inventata una nuova scrittura espressa però in forme grafiche
che si rifanno a quelle delle grandi culture dominanti nelle due regioni,
quella cuneiforme babilonese a nord e quella egiziana a sud. Esaminan
do il sistema grafico protosinaitico vanno rilevati due fatti: il primo è
che non tutti i segni sono di origine egiziana (solo 1 7 su circa 24 noti); il
secondo è che solo in un caso il segno protosinaitico ha lo stesso valore
fonetico di quello egiziano da cui è derivato. Questa seconda circostan
za rende inevitabile la domanda: se la scrittura protosinaitica voleva crea
re un «alfabeto» partendo da quella egiziana, perché non ha adottato
quello egiziano già esistente, costituito dalla serie dei segni monoconso
nantici? È noto che il valore fonetico dei segni protosinaitici è dato
dalla prima consonante della parola semitica corrispondente al gerogli
fico egiziano: il segno «m», da mayn «acqua», è reso dal geroglifico «n»
che rappresenta un filo d'acqua; sarebbe stato ovvio che il procedimen
to usato per «m» fosse stato applicato a tutti i segni monoconsonantici
q�iziani: ciò è invece accaduto solo per «m», «n» (dal segno «Q») e «�»
(che, probabilmente per caso, ha lo stesso valore fonetico dell'egiziano).
Perché, limitando il discorso ai soli segni identificati con relativa certez
za, per alef, «b», 'ayn, «q» e «r>> si è fatto ricorso a segni biconsonantici
1 1 H4- 1 3 9 5 . Oggi devo ammettere che il mio scetticismo sulla natura consonantica della
snittura protosinaitica (Storia e problemi . , cit., pp. 8 5-89) non era giustificato.
. .
1 Nella bibliografia corrente un'anticipazione della scrittura protosinaitica viene indicata
11l'l l c tre iscrizioni da Lachish, Gezer e Sichem ricordate all'inizio di questo capitolo.
l .'uso di questo materiale per ricostruire la storia dell'alfabeto è da evitare per le molte
inrcrtczzc, non esclusa quella relativa all'autenticità, che presentano tali epigrafi, peraltro
hn·vissi mc.
47
Origine dell'alfabeto
e per «h» a uno triconsonantico ? La presenza di segni di origine non
egiziana costituisce un fatto naturale, se si pensa che la lingua espres
sa dalle iscrizioni protosinatiche, per il numero dei segni noti, doveva
avere un sistema consonantico piuttosto ricco, come l'ugaritico e le lin
gue semitiche meridionali. Il dato singolare è che dei sette segni non
egiziani tre sono di origine sconosciuta e rappresentano con molta pro
babilità consonanti estranee all'egiziano, ma quattro, «l» «S» «k» e «t»
sono rapportabili alla scrittura fenicia. Ora, se i primi due esprimevano
consonanti probabilmente assenti in egiziano, gli altri due rappresenta
vano consonanti esistenti anche in questa lingua: perché allora ricorrere
a segni estranei, desunti da una scrittura di tipo fenicio ? Tutte queste
domande trovano una risposta solo se postuliamo che la scrittura pro
tosinaitica non rappresenta la prima creazione del sistema che definia
mo alfabetico ma che invece, come quella ugaritica, costituisce la tra
sposizione in forme prevalentemente egiziane di un alfabeto già esisten
te, non solo come segni grafici ma anche con i nomi dei segni stessi attri
buiti con il criterio acrofonico. È questa la ragione per cui la scrittura
protosinaitica ha utilizzato i geroglifici egiziani non secondo il loro va
lore fonetico bensì secondo la loro forma esteriore, che doveva corri
spondere al nome semitico dell'alfabeto già esistente. Ecco dunque la
testa di bue (in egiziano ki) per alef («bue» in semitico), la pianta di una
casa (in egiziano pr) per b (bet «casa»), un occhio (in egiziano Ìr) per 'ayn
(«occhio») e così via. L'esempio più eloquente di questo procedimento
è quello del segno «k»: in egiziano esisteva un geroglifico raffigurante
una mano con valore fonetico d, ma questo non fu preso in considera
zione perché aveva la forma di una mano vista di fianco, come se avesse
due sole dita, mentre invece il nome semitico kaf indica il «palmo della
mano»; è per questo che il segno protosinaitico corrisponde sostanzial
mente a quello fenicio. Per una ragione analoga il segno «t» ha la forma
a croce del fenicio taw, anche se in questo caso non si può escludere un
prestito dalla scrittura ieratica.
In conclusione possiamo affermare che la scrittura protosinaitica ha
avuto come modello un alfabeto già esistente che essa ha trasposto, nei
limiti del possibile, in geroglifici egiziani. Quando ciò non era possibile,
per mancanza di consonanti egiziane o per altre ragioni, essa ha fatto ri
corso al suo modello; il fatto che questo non sia stato sufficiente a co
prire tutte le esigenze della lingua rivela che l'alfabeto preso a modello
era di tipo ridotto, esattamente come nel caso dell'ugaritico.
L'analisi condotta sulle due più antiche scritture consonantiche ci
consente di stabilire che: a) entrambe derivano da una scrittura conso-
Origine dell'alfabeto
nantica gia esistente che usava segni di tipo fenicio; b) tale scrittura
esprimeva una lingua con un sistema consonantico ridotto, come quello
fenicio; 1 e) i segni di questa avevano un nome uguale a quelli dell'alfa
beto fenicio, e poiché il nome del segno è legato al valore fonetico di
questo secondo il principio acrofonico ma anche alla forma del segno
stesso inteso più o meno ideograficamente, possiamo affermare che l'al
fabeto originario fu ideato con una concezione unitaria che collegava tra
loro forma e nome del segno.
Questi dati, scarni ma importanti, forniscono indicazioni molto utili
per la ricerca sulle origini della scrittura consonantica. Anzitutto un ele
mento che abbiamo desunto dalla scrittura protosinaitica: poiché questa
ha confermato che anche il suo modello, come quello ugaritico, era costi
tuito da segni fenici, la considerazione svolta sotto il punto e) mostra che
il criterio metodologico generalmente seguito finora, quello di distingue
re il principio consonantico dalla forma dei segni, è valido per lo svolgi
mento della scrittura, a partire appunto da quelle protosinaitica e ugari
tica, ma non può essere applicato al momento iniziale della scrittura con
sonantica fenicia. Il principio consonantico come struttura essenziale
della scrittura è nato contemporaneamente ai ventidue segni dell'alfabe
to fenicio. È tale elemento strutturale dell'alfabeto fenicio che segna una
separazione netta tra questo e il cosiddetto alfabeto egiziano.'
Un secondo punto che si può considerare acquisito riguarda la cro
nologia. Anche se resta incerta la datazione delle iscrizioni protosinaiti
che, l'invenzione della scrittura consonantica va collocata comunque in
una data anteriore al r 5 00 a.C. Di quanto tale scrittura abbia preceduto
la metà del II millennio a.C. è per il momento impossibile precisare: con
siderazioni di ordine storico rendono possibile qualsiasi momento com
preso tra il xvm e il XVI secolo a.C. Se l'adozione della scrittura conso
nantica a Ugarit nel XIV sec. a.C. suggerisce una data non troppo remota
dal r 500 a.C., dobbiamo considerare la possibilità che il silenzio della
città siriana prima del XIV secolo sia dipeso dalla condizioni di questa.
L'ultimo dato che abbiamo accertato è che l'alfabeto originario aveva
un consonantismo ridotto: questo significa che i suoi inventori non par
lavano né l'amorreo (cioè una lingua come l'ugaritico) né una lingua se
mitica meridionale (nordarabico e sudarabico); per quanto conosciamo
1 Su questo punto concorda, ancora una volta contro l'opinione generale, M. Sznycer:
d. p. 1 1 6 dell'articolo citato sopra, p. 43 n . 2.
1 Nell'invenzione dci segni dell'alfabeto fenicio non si può escludere una qualche influ-
1·111.a della scrittura ieratica egiziana; cf. W. Helck, Zur Herkunft der sog. «phonizischen»
.\' !'hrifi, in UF 4 ( 1 971), pp . 41 - 4 5 .
49
Origine dell'alfabeto
oggi delle lingue semitiche del II millennio a.C., l'alfabeto fu inventato
da qualcuno che parlava fenicio (in ossequio all'ideologia oggi domi
nante, molti direbbero «cananaico» ). Questo ci riporta ali' area fenicio
palestinese, l'antica terra di Canaan, cioè in una regione compresa tra
Ugarit e il Sinai; ma dove esattamente fu inventato l'alfabeto ?
In questo momento non siamo ancora in grado di rispondere a que
sta domanda. Nella prima metà del II millennio vi era una città che emer
geva fra tutte, economicamente e culturalmente, Biblo, la quale aveva
inventato, in una data imprecisata che va però collocata verosimilmente
prima della fine della prima metà del II millennio a.C., un proprio siste
ma di scrittura. Gli scavi effettuati nella città hanno infatti riportato alla
luce diverse iscrizioni monumentali redatte in una scrittura, chiamata
«pseudo-geroglifica», che non è stata ancora decifrata ma che sicura
mente non è consonantica bensì, come suggeriscono i quasi cento segni,
sillabica. 1 La preminenza culturale di Biblo e il fatto che da essa pro
vengano le più antiche iscrizioni fenicie in scrittura alfabetica fanno sup
porre che anche quest'ultima fu creata, non sappiamo per quale ragio
ne, in questa stessa città.
Prima di proseguire nella storia della più antica scrittura consonanti
ca è necessario soffermarsi brevemente su un altro aspetto del più anti
co alfabeto: quello dell'ordine di successione dei segni. Come hanno ri
velato gli alfabetari ugaritici, fin dall'inizio l'alfabeto fenicio presentava
i segni nell'ordine che è giunto sostanzialmente fino a noi: alef, «b»,
«g», «d», ecc. Il problema sta nel fatto che tale ordine non riflette affini
tà né di ordine grafico né di ordine fonetico, in quanto i segni si susse
guono senza alcun rapporto tra loro, indipendentemente dalla loro for
ma e dal loro suono. Un pensiero complesso come quello che ha porta
to all'invenzione dell'alfabeto fa escludere nella maniera più assoluta
che tale ordine sia stato dettato dal caso e che non possieda una logica
interna. Ora è da notare che per tutto il I millennio a.C. l'area siro-pale
stinese ha restituito decine di documenti epigrafici, costituiti da serie
alfabetiche intere o parziali, di natura inequivocabilmente religiosa: co
me ad esempio un'anfora da Kuntillet Ajrud (serie alfabetiche parziali e
disegni e iscrizioni di carattere sacro), un'altra trovata in una tomba fe
nicia a Salamina di Cipro e molti sigilli in pietra dura, provenienti da
tombe, con le prime lettere dell'alfabeto precedute dalla preposizione l-
1 Cf. M. Sznycer, Les inscriptions «pseudo-hiéroglyphiques» de Byblos, in Biblo. Una cit
tà e la sua cultura. Atti del Colloquio Internazionale (Roma, 5-7 dicembre 1990), Roma
1 994, PP· 1 67-1 78.
Origine dell'alfabeto
«per». ' La provenienza funeraria di molto di questo materiale rende
agevole l'interpretazione dei segni incisi sui sigilli, che hanno sempre la
forma di uno scarabeo: la scritta «per alef, b, g, d, ... » corrisponde alla
formula l'lm «per sempre». L'alfabeto, semplicemente in quanto tale,
aveva dunque in sé il concetto di eternità, di sopravvivenza dopo la
morte. È questa la ragione che rende assai suggestiva e convincente la
spiegazione che qualche decennio fa fu proposta da Alessandro Bausa
ni, il nostro grande orientalista specialista anche di astronomia orienta
le. Studiando le stazioni lunari nell'astronomia araba indiana e iranica,
in relazione con i segni dell'alfabeto arabo secondo la successione anti
ca (identica a quella fenicia), egli giunse alla conclusione che l'ordine
dell'alfabeto fenicio presenta una specie di calendario, dove i segni alef,
ret, 'ayn e taw indicherebbero rispettivamente l'equinozio d'autunno, il
solstizio d'inverno, l'equinozio di primavera e il solstizio d'estate. Que
sto in una situazione astronomica che vedeva il plenilunio dell'equino
i'. io autunnale in vicinanza delle Pleiadi, e cioè o intorno al 2000 o al
1 600 a.C., e in un ambiente geografico, come quello del Vicino Oriente,
dove l'estate con la sua siccità era sentita come un periodo sfavorevole;
oltre a tale ciclo stagionale, l'alfabeto di ventidue lettere può essere let
to anche come un ciclo sinodico lunare con la settimana finale, negativa,
rappresentata dal taw. 2 Con tale ipotesi, non solo viene data una rispo
sta soddisfacente a molti interrogativi (tra gli altri, quello sulla forma
dci segni: l'alef indicherebbe la costellazione del Toro, i segni circolari
la luna piena) ma si spiegherebbe anche il carattere sacrale posseduto
dall'alfabeto. La complessità intellettuale inerente all'invenzione dell'al
fabeto presuppone necessariamente che esso sia nato in un ambiente con
�randi tradizioni culturali.
Venendo a tracciare un disegno sommario sulla prima diffusione del
la scrittura consonantica, dobbiamo innanzi tutto accennare al proble-
111;\ della documentazione negli ultimi secoli del ii: millennio a.C., corri
ro. l testi epigrafici assegnati a questo lungo,P eriodo sono molto diffici-
spondenti alla fase finale del Tardo Bronzo e ,all'inizio dell'Età del Fer
1 i da utilizzare perché si tratta quasi sempre di testi molto brevi (spesso
mutili) e praticamente incomprensibili; oltre a ciò non è mai possibile
,\sscgnare ad essi una datazione soddisfacente: nel migliore dei casi ab
hiamo un'oscillazione di uno-due secoli. Quando esiste il dato archeo
logico, questo comporta sempre un largo margine di approssimazione e
1 < :f. G. Garbini, Le serie alfabetiche semitiche e il loro significato, in AION 42 ( 1 982), pp.
40.1 -4 1 1 .
• /\ , liausani, L 'alfabeto come calendario arcaico, in OA 17 ( 1 978), pp. 1 3 1 - 1 46.
p
Origine dell'alfabeto
va perciò usato con cautela; nella letteratura corrente, tuttavia, i dati del
l'archeologia sono tenuti in scarso conto e si preferisce invece procede
re con il criterio cosiddetto paleografico, esclusivamente soggettivo in
mancanza di sicuri punti di riferimento (si ricordi quello che abbiamo
detto poco fa a proposito di W.F. Albright, l'inventore di tale metodo).
La paleografia delle iscrizioni del periodo in questione è solo un prete
sto per mascherare il vero scopo di molte pubblicazioni, che è quello di
ribadire la validità della «teoria americana». Va inoltre tenuto presente
un altro aspetto del problema: la relativa abbondanza di documenti pro
venienti dalla Palestina (tra i quali non mancano i falsi) rispetto a quelli
trovati nell'area fenicia deve essere valutata non come indice di un più
ampio uso della scrittura nella parte meridionale di Canaan, ma soltan
to come l'ovvia conseguenza dell'enorme sproporzione tra gli scavi ef
fettuati in Palestina e quelli condotti nel Libano. La sola città fenicia
oggetto di ricerche sistematiche è stata Biblo, scavata nella prima metà
del Novecento; se non ci fossero stati questi scavi noi ignoreremmo non
solo le più antiche iscrizioni fenicie ma la stessa esistenza della scrittura
«pseudo-geroglifica».
Inventato prima della metà del II millennio a.C., forse intorno al 1 600
a.C. se si accettano le argomentazioni di Bausani, l'alfabeto fenicio in
cominciò in una data imprecisata a diffondersi in tutto il Levante. È pre
sumibile che la più antica forma di adozione della nuova scrittura sia
stata quella dell'imitazione pura e semplice, come avvenne mezzo mil
lennio più tardi nelle città aramaiche; di questa iniziale diffusione diret
ta la stato attuale delle conoscenze non offre tuttavia alcuna testimo
nianza. Come abbiamo già visto, le testimonianze più antiche sono quel
le indirette, che mostrano l'adozione del principio alfabetico ma non dei
segni grafici da parte della scrittura protosinaitica e di quella ugaritica;
in questa prospettiva storica, la datazione al xv sec. a.C. delle iscrizioni
protosinaitiche appare leggermente alta. La prima attestazione diretta
dell'alfabeto fenicio è offerta dall'iscrizione incisa sul sarcofago di Ahi
ram, re di Biblo; un paio di iscrizioni su oggetti fittili, trovate nella stes
sa località, sono all'incirca contemporanee. Questo sarcofago, di grande
importanza anche per la storia artistica, da molti decenni è al centro di
una discussione cronologica: datato inizialmente al xm sec. a.C., la sua
datazione è stata improvvisamente abbassata da Albright all'inizio del x
secolo,' senza alcuna giustificazione scientifica ma con l'evidente scopo
di eliminare un testimonio epigrafico troppo scomodo per la teoria che
1 Vedi articolo citato sopra, p. 43 n. 3.
Origine dell'alfa�eto
lo studioso americano stava elaborando. Di fronte al quasi unanime ri
fiuto degli storici dell'arte di datare il monumento al x secolo,' si è fatto
ricorso all'ipotesi, oggi molto accreditata, del reimpiego di un sarcofago
dcl XIII sec. a.C. da parte di un re morto intorno al r ooo a.C.; sono tut
tavia le molte differenze linguistiche, veri e propri arcaismi che diffe
renziano l'iscrizione di Ahiram da quelle documentate nella stessa Bi
blo nel x sec. a.C., che obbligano a ritenere l'iscrizione contemporanea
;\Ila costruzione del sarcofago.' Da sottolineare, ai fini di una storia del
l'alfabeto, è che a Biblo nel corso del XIII sec. a.C. fu abbandonata la scrit
t ura «pseudo-geroglifica» e fu adottata quella consonantica fenicia.
I primi documenti relativamente sicuri della presenza dell'alfabeto fe
nicio all'esterno della Fenicia sono due vasi, una brocchetta e una cop
p;i, provenienti da Lachish in Palestina; su entrambi è dipinta una breve
iscrizione (la più lunga è mutila) ed entrambi vengono datati al XIII sec.
a.C. Accettando come valida tale datazione diventa inevitabile il con
fronto con l'iscrizione di Ahiram: la scrittura attestata a Lachish presen
t ;\ alcuni segni che hanno una forma più arcaica di quelli di Biblo, men
i re tra questi ultimi è da notare una forma peculiare di alef Da queste
osservazioni si può dedurre che il maggiore arcaismo dei segni di La
rhish riflette un attardamento provinciale: è dunque evidente che in Pa
k·stina la scrittura giungeva da nord, come vedremo meglio fra poco.
Lo studio dell'origine e della diffusione della scrittura alfabetica risul
t ;\ difficile e complesso non soltanto per la povertà della documentazio
ne diretta ma anche per l'esistenza di una serie relativamente ricca di te
sti, quasi tutti brevissimi, che documentano scritture, presumibilmente
;\lfobetiche, che usano segni diversi da quelli fenici, protosinaitici e «pseu
do-geroglifici». È a questo periodo finale del Tardo Bronzo (XIV-XIII sec .
.1.C.) che vanno probabilmente assegnate iscrizioni enigmatiche come
quella da Biblo in scrittura «pseudo-geroglifica lineare», quella incisa
.� ull 'orlo di un vaso da Teli Gisr (Libano), alcune di Lachish e altre pale
si i nesi; tipologicamente diverso ma non più comprensibile è il materiale
proveniente dall' Antilibano (segni isolati su cocci da Kamid el-Loz) e
dalla Transgiordania (tavolette fittili da Deir Alla, stele scolpita da Ba
lua). La varietà di queste testimonianze grafiche non rapportabili diret-
1 ;\mente ad alcuna scrittura conosciuta rivela un'insospettata vivacità cul
t u rale anche in zone ritenute periferiche alla civiltà urbana del Tardo
B ronzo finale, delimitata a est dall'Orante e dal Giordano. Esse dimo-
1 ( : 1 . anche, recentemente, E. Gubel, Byblos: l'art de la métropole phénicienne, in Bi
/.111. . . , rit., pp. 74-76.
1 ( : 1 . ( ; , Garbi ni, Sulla datazione dell'iscrizione di A�iram, in AION 37 ( 1 977), pp. 8 1 -89.
53
Origine dell'alfabeto
strano inoltre l'esistenza di una notevole pluralità etnica e sociale: inven
tarsi una propria scrittura rappresenta un'affermazione di autonomia
culturale che presuppone strutture economiche di un certo rilievo.
In questo quadro plurietnico della società siro-palestinese della secon
da metà del 11 millennio a.C. si inserisce un fenomeno apparentemente
inspiegabile: la diffusione della scrittura cuneiforme alfabetica inventata
a Ugarit. Nel corso del XIII sec. a.C. questa non rimase limitata alla città
siriana e alle sue immediate vicinanze ma conobbe una notevole espan
sione verso sud. Bisogna tuttavia premettere che l'alfabeto esportato
non è esattamente quello usato a Ugarit ma una sua varietà caratterizza
ta da due elementi: riduzione del numero dei segni e direzione sini
strorsa della scrittura; entrambi questi aspetti corrispondono a caratteri
della scrittura fenicia. Un dato interessante ma di difficile spiegazione è
che questo tipo di scrittura è attestato anche nella stessa Ugarit; la ridu
zione dei segni può far pensare a una evoluzione fonetica nell'ambito del
l'ugaritico, ma ciò non spiega la diversa direzione della scrittura. L'alfa
beto cuneiforme ridotto è documentato a Hala Sultan Tekke (Cipro),
Tell Nebi Mend, presso Qadesh sull'Oronte e a Sarepta, ma in tutti que
sti casi si tratta di oggetti (una coppa d'argento e due anfore) che posso
no indicare semplici rapporti commerciali. Diversa è la situazione con
le iscrizioni provenienti da Kamid el-Loz nel Libano e dalla Palestina
(Tabor, Taanak e Beth Shemesh). Il primo problema posto da tale ma
teriale è per quale ragione in terra fenicia e palestinese si sia voluto usa
re questa scrittura invece di quella fenicia; d'altra parte la brevità o l'in
comprensibilità delle iscrizioni non permette illazioni sulla lingua dei
testi. Ciò che ha sconvolto totalmente ogni precedente supposizione è
stata la decifrazione della tavoletta di Beth Shemesh, realizzata da A.G.
Lundin nel 1987, che si è rivelata essere un alfabetario che costituisce la
più antica attestazione dell'ordine alfabetico seguito dalle scritture se
mitiche meridionali (nordarabico, sudarabico ed etiopico); 1 poco più
tardi, un più chiaro e completo alfabetario dello stesso tipo, sempre in
cuneiformi alfabetici, è stato scoperto nella stessa Ugarit (fig. r ) . 2 Que
sta scoperta inaspettata, che ha rivelato l'origine siro-palestinese della
scrittura «meridionale», ha rimesso in discussione tutto il problema del
l'origine di questa, in una prospettiva completamente diversa da quella
precedente, che guardava al Sinai (fantasie a parte).
1 A.G. Loundine, L 'abécédaire de Beth Shemesh, in Muséon 100 (1987), pp. 243-250.
2 P. Bordreuil - D. Pardee, Un abécédaire du type sud-sémitique découvert en 1988 dans
les fouilles archéologiques françaises de Ras Shamra - Ougarit, in CRAI 1995, pp. 8 5 5 -
860.
54
Origine dell'alfabeto
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Figura r . Alfabetari ugaritici. a) Alfabetario ugaritico, da sinistra a destra: 'a b
g b d h w z � ç y k s 1 Il m Q n ?- s ' p � q r ! Il g t ' i ' u s . -
b) Alfabetario da Ugarit con ordine alfabetico «meridionale» (notare alcune va
q w ! r 1 1 b t 4 s k n b � 11 ?- p g g z s ç 11 d ' y .
rianti nella forma dei segni rispetto al precedente), da sinistra a destra: h 1 � m
'
Prima d i andare oltre, cerchiamo d i dare una sintesi, sommaria e na
turalmente provvisoria, dei dati emersi finora sull'origine della scrittura
alfabetica. Prima della metà del II millennio a.C. in una città fenicia, che
potrebbe essere anche Biblo, viene creata una nuova scrittura, semplice
da apprendere e da usare, saldamente innestata in un contesto religioso,
con probabile riferimento a situazioni astronomiche in rapporto alla
luna. Questa scrittura si diffonde in tutta l'area siro-palestinese, dando
vita a scritture locali più o meno direttamente ispirate ad essa; nel XIII
sec. a.C. la scrittura alfabetica fenicia si afferma anche a Biblo, che fino
;\llora aveva usato una scrittura diversa. Nel corso verosimilmente dello
stesso xm sec. a.C. a Ugarit e nel resto dell'area compare e si afferma
una scrittura che condivide con quella fenicia lo stesso numero di segni
e la direzione sinistrorsa ma ne rifiuta le forme grafiche, preferendo
quelle dell'alfabeto cuneiforme, e l'ordine di successione dei segni (tav.
1 ). È chiaro che questo fenomeno ha un significato che va molto al di là
di una scelta grafica (si pensi cosa ha significato per la Turchia la scelta
dell'alfabeto latino); si tratta di un gruppo sociale appartenente a un'et
nia d iversa da quella più diffusa nell'area fenicio-palestinese; ritrovare
55
fenicio ugaritico «meridionale» sabeo
di Ugarit
,
alef (a) h h
b b l l
g g h h
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d d q q
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g alef g
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s ?-
Tavola 1. Alfabeti.
diversi elementi della nuova scrittura presso genti nordarabiche e sud-
arabiche ci consente di istituire un certo parallelismo tra alfabeto feni-
cio e popolazione cananaica in contrapposizione ad alfabeto tipo Beth
Shemesh e popolazione nordarabica. La connessione di quest'ultima
con la città di Ugarit è facilmente spiegabile sia sul piano linguistico (fin
dalla scoperta dell'ugaritico si sono rilevate le molte affinità di questa
Origine dell'alfabeto
lingua con il futuro arabo classico) sia sul piano storico, almeno per chi
considera gli Amorrei (classe dirigente di Ugarit) i primi rappresentanti
delle popolazioni semitiche che vivevano ai margini delle culture urba
ne; popolazioni che aspettavano solo l'occasione propizia per inurbarsi
a loro volta. 1 La distribuzione delle iscrizioni in cuneiforme ridotto ri
vela una consistente presenza di genti che possiamo definire generica
mente «nordarabiche» nei centri urbani siro-palestinesi, bene inserite
nel tessuto sociale di questi; d'altra parte, il fatto che diversi segni grafi
ci presenti nelle già ricordate iscrizioni trovate a est dell'Orante e del
Giordano si ritroveranno, non sappiamo se con gli stessi valori fonetici,
nelle scritture nordarabiche e sudarabiche, costituisce un altro non tra
scurabile indizio a favore di un certo rapporto storico tra coloro che
usavano la scrittura documentata a Kamid el-Loz, Deir Alla e Balua e le
genti nordarabiche che vedremo documentate epigraficamente verso
l'inizio del I millennio a.C. Se questo discorso è valido, trova una possi
bile spiegazione anche l'origine della nuova scrittura documentata per
la prima volta dal cuneiforme ridotto; il rifiuto dei segni fenici e della
loro successione, che abbiamo visto intimamente connessi con il loro
valore religioso, era motivato dal rifiuto dell'ideologia religiosa che sta
va alla base dell'alfabeto fenicio. Questa era l'espressione di una cultura
urbana a base essenzialmente agricola, mentre i creatori della scrittura
«meridionale» pur vivendo nelle stesse città e alla periferia di queste, era
no portatori di una cultura, anche religiosa, diversa, a base prevalente
mente pastorale.
La fine del XIII sec. a.C. appare in definitiva contrassegnata, per quan
to concerne la storia dell'alfabeto, dalla progressiva affermazione della
scrittura fenicia in Fenicia e in Palestina, dove comunque non mancava
no forme di scrittura locali, e dalla comparsa e diffusione, a partire da
U garit, di una nuova scrittura cuneiforme preferita, a quanto sembra,
da genti semitiche «nordarabiche» che vivevano stabilmente nella regio
ne. La grande crisi che nei decenni a cavallo del 1 200 a.C. sconvolse tut
ta l'Asia Anteriore ebbe conseguenze anche per la storia della scrittura.
I >opo quella data, in Siria e in Palestina la scrittura fenicia dominò incon
t rastata, mentre scomparvero tutte le altre forme di scrittura; solo nel Si
nai si hanno labili tracce, avvolte d'incertezza, su qualche forma di scrit
tura non fenicia che potrebbe, in via molto ipotetica, costituire un pon
tl' di passaggio per le scritture meridionali che saranno documentate più
tardi (e delle quali si parlerà a suo tempo).
I ( :f. e ; . Garbini - o. Durand, Introduzione alle lingue semitiche, Brescia 1 994, PP· 1 36-
1 4 0.
57
Origine dell'alfabeto
Prima di chiudere l'argomento dell'origine dell'alfabeto e della sua ini
ziale diffusione è opportuno accennare brevemente a due argomenti: la
natura dell'alfabeto e la sua trasmissione ai Greci.
La definizione di «alfabetica» data comunemente alla scrittura fenicia
è certamente appropriata rispetto ad altri tipi di scrittura, quali la ge
roglifica egiziana, la cuneiforme mesopotamica e la lineare minoico
micenea, ma non è completamente esatta. Se per «alfabeto» intendiamo
una scrittura nella quale, in linea generale, ad ogni segno corrisponde
un suono, la scrittura fenicia non può essere considerata alfabetica per
ché registra soltanto le consonanti; per questo si parla spesso di scrittu
ra consonantica: il primo vero alfabeto è quello greco, che ha un appo
sito segno anche per le vocali. Lasciata da parte la ridicola giustificazio
ne che la scrittura consonantica sia la più idonea a esprimere le lingue
semitiche (la cui radice consonantica in realtà rende solo meno gravi gli
inconvenienti dell'assenza delle vocali), negli anni Cinquanta del Nove
cento qualche studioso ha sostenuto che la scrittura fenicia più che alfa
betica doveva essere ritenuta una forma compendiaria di scrittura silla
bica: il segno B, ad esempio, non esprimeva la consonante b ma era un
modo sintetico per scrivere le sillabe BA, BI, BU e B+zero.1 Questa
spiegazione appare piuttosto artificiosa e risente fortemente dell'impo
stazione «strutturalista» che in quegli anni pervadeva molti campi del
sapere. È difficile, per non dire impossibile, sapere cosa avesse in mente
esattamente l'inventore dell'alfabeto, che fu comunque subito recepito
come una scrittura consonantica. Il fatto che quando, nel IV sec. d.C.,
nella scrittura etiopica diventata sillabica la forma base del segno fu
impiegata per indicare la consonante più la vocale a (l'originario segno
B divenne BA), mentre l'assenza di vocale fu espressa da una trasforma
zione del segno stesso, non dimostra altro che nella lingua etiopica la vo
cale a era la più comune.
La trasmissione dell'alfabeto fenicio alla Grecia resta ancora un avve
nimento avvolto di incertezze. Sul fatto in sé la testimonianza di Ero
doto (Storie 5 , 5 8), insieme con i nomi e l'ordine di successione dei se
gni, non lascia sussistere dubbi; i quali sorgono invece numerosi quan
do si vuole precisare il momento, il luogo e le modalità della trasmissio
ne, per non parlare dell'identità esatta di quei Fenici guidati da Cadmo
dei quali parla lo storico greco. Come per l'origine dell'alfabeto, anche
in questo caso i preconcetti ideologici hanno avuto un ruolo preponde-
1 I.J. Gelb, A Study of Writing, London 1 9 5 2 (una seconda edizione è apparsa nel 1 963);
A. Schmitt, Die Vokallosigkeit der dgyptischen und semitischen Schrift, in IF 61 ( 1 9 5 1 -
1 9 5 4), pp. 2 1 6-227.
Origine dell'alfabeto
rante nelle infinite discussioni che si sono svolte sull'argomento. Da una
parte, gli studiosi della cultura greca tendono ad abbassare la data del-
1' adozione dell'alfabeto fenicio e a localizzare questa in un punto o nel
l'altro delle regioni periferiche alla Grecia vera e propria, nonostante
l'esplicita affermazione di Erodoto che i Fenici di Cadmo si erano sta
biliti in Grecia. Sul versante orientalistico, i molti fautori della «teoria
americana» vorrebbero che l'alfabeto fu introdotto in Grecia già nel II
millennio a.C. ma non dai Fenici bensì dai loro supposti predecessori ca
nanei, di provenienza palestinese. Quello che si può dire di relativa
mente certo è che, risalendo alla seconda metà dell'vm sec. a.C. le più
antiche iscrizioni greche attualmente note, un'origine della scrittura gre
ca nella seconda metà del IX sec. a.C. appare ragionevole; e poiché nel IX
secolo è documentata una consistente presenza commerciale levantina
nell'Egeo, anche la situazione storica depone a favore di quella data. Il
problema è che i «Fenici» degli autori greci non corrispondono esatta
mente ai Fenici quali vengono definiti attualmente da quasi tutti gli stu
diosi (e cioè gli abitanti della Fenicia dopo il I 200 a.C.) ma hanno una
valenza più ampia, comprendendo anche altre genti semitiche, come gli
Aramei, e quei gruppi egeo-anatolici insediatisi in Libano e in Palestina
all'inizio del xn sec. a.C. e poi rapidamente fenicizzati. Prima dei Tiri
nella seconda metà dell'vm sec. a.C., il Mediterraneo centrale era stato
frequentato dagli Aramei di Damasco (Ix sec. a.C.) e dai Filistei di Asca
lona in una data ancora precedente. Appare perciò pienamente possibile
che l'alfabeto greco sia il risultato di apporti e influenze successive, in
un ambito culturale che possiamo comunque sempre definire «fenicio»;
non mancano infatti indizi, per ora soltanto tali, che fanno supporre,
nella formazione dell'alfabeto greco, una qualche influenza aramaica e
fì listea.1
Nota bibliografica
Storia degli studi: G. Garbini, Storia e problemi, cit., pp. 27-48 (vari punti di
vista dell'autore sono da considerare superati). - M.G. Amadasi Guzzo, Origi
ne e sviluppo della scrittura fenicia: stato degli studi, in Atti del II Congresso in
t crnazionale di studi fenici e punici. Roma 1987, Roma 1 99 1 , pp. 44 1 -449.
Tra i molti lavori sull'argomento vanno ricordati: F.M. Cross, The Origin
,md Early Evolution of the Alphabet, in El 8 ( 1 967), pp. 8 '=· -24*. - M. Sznycer,
/. 'origine de l'alphabet sémitique, in L 'espace et la lettre, Paris 1 977, pp. 79-
1 C :f. G. Garbini, Genesi dell'alfabeto greco, in G. Pugliese Carratelli (a cura di), I Greci
in Occidente, s.I. 1996, pp. 43 -46.
59
Origine dell'alfabeto
1 23 . - É . Puech, Origine de l'alphabet, in RB 93 ( 1986), pp. 1 61 -2 1 3. - J.
Ryckmans, Aux origines de l'alphabet, in Bull. Séanc. Académie Royale des
Sciences d'Outre-Mer J 2 ( 1986) [1987], pp. 3 1 1 - 3 3 3 . - B. Sass, The Genesis of
the Alphabet and Its Development in the Second Millenium B. C. (Àgypten und
Altes Testament 1 3), Wiesbaden 1988 (la datazione delle iscrizioni protosinaiti
che proposta da questo autore è inaccettabile). - W. Rollig, Das Alphabet und
sein Weg zu den Griechen, in Die Geschichte der hellenischen Sprache und
Schrift. Vom 2. zum 1. jahrtausend v. Chr.: Bruch oder Kontinuitat? Ohlstadtt
1996, Miinster 1 997, pp. 3 59-3 84. - W. Rollig, Nordsemitisch-Sudsemitisch?
Zur Geschichte des Alphabets im 2. Jt. v. Chr. , in IOS 1 8 ( 1 998), pp. 79-88.
4. Le iscrizioni del Tardo Bronzo
I NTRODUZIONE STORICA
Il periodo che gli archeologi del Vicino Oriente chiamano Tardo Bron
zo (1 5 50-1 200 a.C.) è quello che vide apparire nella regione costiera si
ro-palestinese le più antiche iscrizioni semitiche oggetto dell'epigrafia
semitica. Dal punto di vista politico tutta la zona era suddivisa in picco
le e minime entità autonome, soggette tuttavia al potere politico delle
grandi potenze regionali: nella fase più antica il Mitanni dominava la
Siria settentrionale, mentre il potere dell'Egitto giungeva fino a Ugarit e
a Qadesh sull'Oronte (fino a poco dopo la metà del xiv sec. a.C.); subi
to dopo l' «età di el-Amarna» (così chiamata dagli archivi diplomatici,
scoperti in tale località dell'Egitto, che comprendono gli anni 1 3 52-
1 3 36 a.C.) Ugarit e Qadesh passano sotto il controllo dell'impero ittita,
mentre l'Egitto conserva tutto il resto. I secoli XIV e XIII a.C. costitui
scono un periodo storico importante per il Mediterraneo orientale: la
presenza stabile dell'Egitto in terra asiatica, anche se limitata alla zona
costiera, e l'entrata dell'area egea (Creta in primo luogo) nel circuito
commerciale del Vicino Oriente costituirono le premesse di intensi rap
porti anche culturali tra le grandi civiltà orientali e il mondo egeo dove
erano nate le prime città greche. Oltre all'Egitto, ovviamente, il più vi
vace centro di cultura intorno alla metà del II millennio a.C. era costi
tuito dalla città fenicia di Biblo, che aveva rapporti diretti con l'Egitto
fi n da età preistorica e con il retroterra asiatico, fino alla Mesopotamia
inclusa, almeno dal III millennio a.C. Non è perciò un caso che proprio
;\ Biblo sia stata inventata, presumibilmente ancora nella prima metà del
millennio, u na scrittura in cui è evidente l'influenza di quella egiziana e
quella della scrittura cretese. La preminenza di Biblo aveva anche un al
tro presupposto storico, e cioè la precocità dell'installazione di una di
nastia amorrea al governo della città, documentata già verso il xx-xix
scc. a.C.
Dal punto di vista etnico e linguistico il quadro della regione nell'età
che ci interessa doveva essere alquanto variegato, anche se è poco co
nosciuto. Nei centri cittadini il potere locale era nelle mani di gruppi
61
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
amorrei, rivelati come tali dalla loro onomastica e, nel caso di Ugarit,
dalla loro lingua; il grosso della popolazione doveva invece essere costi
tuito dalle genti che preesistevano alla conquista amorrea, realizzatasi
presumibilmente in fasi successive nei primi secoli del II millennio a.C.
Gli Amorrei imposero generalmente la loro lingua, ma nella zona co
stiera, chiamata con il nome locale di eanaan, l'amorreo subì una forte
reazione di sostrato, dando luogo a una serie di parlate locali solitamen
te raggruppate sotto l'etichetta di «cananaico»; le varietà parlate nelle
città costiere, da Arado nel nord ad Akko nel sud, costituiscono il feni
cio vero e proprio. Oltre alla presenza sporadica, specie nel XIII sec. a.C.,
di genti egeo-anatoliche, vi era un terzo gruppo semitico, documentato
nella zona meridionale dalle iscrizioni protosinaitiche e in quella orien
tale, a est dei fiumi Oronte, Litani (Leonte) e Giordano, da iscrizioni che
ci riportano a un ambiente diverso da quello urbano. Dal punto di vista
linguistico questo terzo gruppo semitico si distingue da quello cananai
co per il suffisso maschile plurale in -n anziché in -m; questo tratto mor
fologico colloca tale lingua accanto all'aramaico e al nordarabico che sa
ranno documentati nel I millennio a.e. Un notevole problema storico,
di cui attualmente non è possibile vedere la soluzione, è costituito dalla
presenza, in centri urbani siro-palestinesi, di documenti epigrafici (alfa
betari meridionali) che hanno una relazione diretta con quello che sarà
il mondo arabo. È in questo ambiente culturalmente vivace ed etnica
mente composito che vengono create scritture locali di brevissima dura
ta sull'esempio fornito dalla scrittura fenicia, inventata forse nel XVI se
colo a.C. in una città che ignoriamo e ben presto imitata da quella pro
tosinaitica.
Il XIII sec. a.e. appare particolarmente creativo nel settore culturale
ed epigrafico, specialmente se dobbiamo abbassare al XIII sec. l'inven
zione dell'alfabeto cuneiforme; è in questo secolo che, tra l'altro, si dif
fonde temporaneamente in Egitto la poesia d'amore fenicia accompa
gnata dalla musica di strumenti «siriani» come il kinnor, la cetra. Que
sta fase di grandi progressi culturali ed economici si interruppe brusca
mente nei primi anni del XII sec. a.e., dopo alcuni decenni di profondi
sconvolgimenti che interessarono tutta l'area che va dall'Egeo all'Asia
Anteriore; di questo periodo turbolento la tradizione leggendaria greca
ha conservato il ricordo nelle vicende della guerra di Troia, facendo del
la distruzione di questa città il punto di riferimento cronologico per il
periodo protostorico greco; la data di tale avvenimento fu fissata dal
l'erudito Eratostene, nel III sec. a.e., all'anno 1 1 83 a.e. La data con
venzionale del 1 200 a.e. ha un'importanza essenziale per la storia anti-
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
ca e di riflesso anche per l'epigrafia semitica; dopo quegli avvenimenti
muta notevolmente il quadro della regione siro-palestinese, nella quale
si stabiliscono genti egeo-anatoliche in cerca di una nuova patria e tribù
aramaiche che precedentemente vivevano ai margini della zona a cultu
ra sedentaria. L'adozione del cammello (più esattamente, dromedario) da
parte di gruppi a economia pastorale trasformò le strutture socio-eco
nomiche di questi e consentì un più consistente popolamento della pe
nisola araba e dei suoi confini settentrionali. Da questi mutamenti na
sceranno le iscrizioni semitiche «meridionali».
ISCRIZIONI «PSEUDO-GEROGLIFICHE» DI BIBLO
L'inclusione delle iscrizioni «pseudo-geroglifiche» di Biblo in un ma
nuale di epigrafia semitica trova una giustificazione in considerazioni di
ordine storico. È vero che, restando tuttora indecifrate, tali iscrizioni
potrebbero esprimere una lingua non semitica; questa possibilità, che
non può essere esclusa in modo assoluto, appare tuttavia poco probabi
le per il fatto che a Biblo una lingua semitica era verosimilmente parlata
già nel III millennio a.C. e sicuramente fin dall'inizio del II millennio; e
poiché le iscrizioni «pseudo-geroglifiche» si collocano nei secoli centra
li del II millennio a.C. sembra ben difficile supporre che esse siano scrit
te in una lingua diversa dal fenicio, attestato a Biblo già nel XIII sec. a.C.
Le iscrizioni «pseudo-geroglifiche», chiamate impropriamente in que
sto modo per la presenza, nettamente minoritaria, di alcuni segni che si
ritrovano nella scrittura egiziana, furono scoperte a partire dal 1 929 ne
gli scavi condotti da M. Dunand nella città fenicia. Si tratta di un picco
lo gruppo (una quindicina) di epigrafi monumentali incise su lamine e
spatole di bronzo, in buone condizioni di conservazione, e su pietra;
queste ultime sono spesso mutile; recentissima è la pubblicazione di un
sigillo cilindrico di età amarniana con raffigurazioni egittizzanti e iscri
zioni «pseudo-geroglifiche». A questo gruppo vanno aggiunte alcune
isnizioni scoperte fuori di Biblo (fig. 2): r . alcuni segni incisi su un anel
lo d 'oro trovato in una tomba di Megiddo, datata al XIII sec. a.C.; l'anel
lo di Megiddo, assegnato generalmente ma a torto alla documentazione
•protocananaica», documenta la presenza di un gublita in territorio pa
lestinese; 2. una tavoletta fittile, mutila, trovata nella zona di Trieste; pub
blicata nel 1 973, solo nel 1 9 8 5 si è riconosciuta la sua appartenenza alla
scrittura «pseudo-geroglifica»; essa testimonia una presenza commer
ciale fenicia nell'Adriatico settentrionale verso il XIV-XIII sec. a.C.; 3 . un
oggetto votivo in terracotta, frammentario, trovato presso Rieti (Italia
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
Figura 2. Iscrizioni «pseudo-geroglifiche». a) Lamina bronzea da Biblo. - b) Ta
voletta fittile dal Carso triestino. - e) Anello d'oro da Megiddo.
centrale) e pubblicato nel 1 9 8 5 ; i pochi segni superstiti trovano riscon
tro nella scrittura «pseudo-geroglifica»; se ciò è esatto, avremmo la pro
va di una colonia commerciale fenicia, lungo la Via Salaria, nel XIII sec.
a.C., come mostra la ceramica subappenninica trovata insieme al reperto.
Fin dalla pubblicazione delle prime iscrizioni non sono mancati i ten
tativi di decifrazione; il primo di un certo rilievo è stato quello di É .
Dhorme, nel 1 946, che trovò inizialmente qualche adesione ma venne
poi rifiutato; dopo altri approcci parziali, nel l 98 5 è apparsa una mono-
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
- - - - - - - -.=--= -
Figura 3. Iscrizione su pietra da Biblo in «pseudo-geroglifico lineare».
i.;rafia con la decifrazione suggerita dall'americano G.E. Mendenhall;
questa ha trovato un unico seguace nell'australiano B.E. Colless. La da
tazione delle iscrizioni al xxiv sec. a.C. e una riduzione, del tutto arbi
traria, del numero dei segni attestati non depongono a favore del tenta
tivo di Mendenhall.
Ciò che può dirsi attualmente delle iscrizioni «pseudo-geroglifiche»
di Biblo è che con ogni probabilità esse sono redatte nel dialetto semiti
co della città e che la scrittura, di cui sono noti un centinaio di segni di
versi, è di tipo sillabico. Un particolare interessante che si ricava dalla ta
voletta di Trieste è che i segni «pseudo-geroglifici» possono essere mo
dificati con l'aggiunta di piccoli tratti, posti sotto o a sinistra (in basso o
in alto) dei segni stessi. Un'iscrizione su pietra presenta una scrittura par
ticolare, quasi una «pseudo-geroglifica» semplificata, che è stata defini
to\ «lineare» (fig. 3).
Nota bibliografica
Edizione dei testi: M. Dunand, Byblia grammata, Beyrouth 1945. - Id., Nou
wl/es inscriptions pseudo-hiéroglyphiques découvertes à Byblos, in BMB 30
( 1 978) [ 1 9 8 1 ] p p . 5 1 - 59. - G. Garbini - M.M. Luiselli - G. Devoto, Sigillo di età
11m1irniana da Biblo con iscrizione, in RANL ser. IX, I 5 (2004), pp. 3 77-392.
Anello di Megiddo: P.L.O. Guy, Megiddo Tombs, Chicago 1 9 3 8, pp. 1 73- 1 76.
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
Tavoletta di Trieste: F. Gnesotto, Una tavoletta con segni grafici ignoti dal
Carso Triestino, in Kadmos 1 2 ( 1 973), pp. 8 3 -92.
Donario fittile da Rieti: G. Garbini, Scrittura fenicia nell'Età del Bronzo del
l'Italia centrale, in PdP 1 9 8 5 , pp. 446-4 5 1 (in questo articolo si afferma l'appar
tenenza alla scrittura «pseudo-geroglifica» dei due documenti precedenti).
Decifrazione: É. Dhorme, Déchiffrement des inscriptions pseudo-hiérogly
phiques de Byblos, in CRAI 1 946, pp. 360-36 5 , 472-479. - Id., [stesso titolo], in
Syria 25 ( 1 946- 1 948), pp. 1 - 3 5 . - G.B. Mendenhall, The Syllabic lnscriptions
from Byblos, Beirut 1 9 8 5 . - B.E. Colless, The Byblos Syllabary and the Proto
Alphabet, in Abr-Nahrain 30 (1992), pp. 5 5 - 102; dal 1993 al 1998 questo stu
dioso ha esaminato tutta la documentazione «pseudo-geroglifica» o da lui rite
nuta tale in una serie di articoli apparsi annualmente sulla stessa rivista.
Un esame molto equilibrato dello stato degli studi è offerto da M. Sznycer,
Les inscriptions «Pseudo-hiéroglyphiques» de Byblos, in Biblo... Colloquio 1990,
cit., pp. 1 67- 1 78.
Semplice frutto della fantasia è invece un lungo articolo di M. Martin, pubbli
cato nel 1 962 in Orientalia, in cui tra l'altro si affermava l'esistenza di iscrizioni
«pseudo-geroglifiche» sotto il tracciato di alcune delle più antiche iscrizioni fe
mc1e.
ISCRIZIONI PROTOSINAITICHE
Allo stato attuale delle nostre conoscenze le iscrizioni protosinaitiche
rappresentano la più antica documentazione oggetto dell'epigrafia se
mitica. Si tratta di un gruppo piuttosto omogeneo, costituito da una tren
tina di iscrizioni leggibili scoperte quasi tutte nel sito di Serabit el-Kha
dim, nel Sinai occidentale, dove gli Egiziani avevano costruito un tem
pio rupestre alla dea Hathor nei pressi di un complesso minerario da cui
si estraeva la turchese; un'iscrizione si trova nel wadi Magharah, non lon
tano da Serabit, e due a Bir en-Nasb, lungo la strada che porta a Serabit.
Le epigrafi comprensibili sono tutte di carattere votivo: quattro di esse
sono incise su statuette (tre sono di sfingi) trovate all'interno del tem
pio; le altre sono incise su pareti di roccia, spesso racchiuse dentro una
cornice che imita la forma di una stele, o su blocchi di pietra, nei pressi
delle miniere.
Il primo problema posto da queste iscrizioni è quello della loro data
zione. Poiché accanto alle iscrizioni protosinaitiche si trovano centinaia
di iscrizioni egiziane, le datazioni proposte si basano su queste ultime,
che consentono tuttavia varie possibilità. Le miniere di Serabit el-Kha
dim furono infatti frequentate per la prima volta durante la XII dinastia
(ca. 1 990- 1 7 5 0 a.C.); dopo un intervallo durato dalla XIII alla XVII dinastia
( 1 7 5 o- 1 5 40 a. C.), esse furono in uso dalla XVIII alla xx dinastia ( 1 5 40-
66
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
1 070 a.C.): l'iscrizione più recente risale a Ramesse VI (circa metà del XII
sec. a.C.). Poiché una datazione verso l'inizio del II millennio a.C. è im
possibile per una scrittura alfabetica, la datazione delle iscrizioni sinai
tiche si pone tra la metà del XVI e la metà del XII sec. a.C.; la scelta del xv
secolo, che trova al momento largo seguito, non è giustificata da altro
motivo che non sia quello di dare una giustificazione alla «teoria ameri
cana». Le considerazioni che abbiamo fatto nel capitolo precedente sul-
1 'origine della scrittura protosinaitica, che presuppone l'esistenza del
l'alfabeto fenicio (e non ne costituisce la premessa, come vorrebbero al
cuni), obbliga ad abbassare la data delle iscrizioni protosinaitiche fino al
momento in cui la scrittura alfabetica fu introdotta in Palestina. Non è
infatti concepibile che mentre l'elaborazione ideologica che portò alla
creazione dell'alfabeto trova i suoi presupposti nella parte settentriona
le del paese di Canaan la prima scrittura alfabetica sia stata realizzata
nel deserto del Sinai, o quanto meno in una città palestinese al confine
meridionale di Canaan. Quanto sappiamo della diffusione della scrittu
ra alfabetica in Palestina rende ragionevole una datazione delle iscrizio
ni protosinaitiche al XIV sec. a.C. (pur non escludendo la possibilità di
una datazione leggermente più bassa, alla prima metà del XIII sec. a.C.,
tenuto conto della posizione fortemente periferica dell'area in cui fu in
ventata la scrittura impiegata nel Sinai).
ln una prospettiva storica che considera il paese di Canaan e tutta l'area
siro-palestinese come un complesso sostanzialmente unitario nel quale i
movimenti storici e le correnti culturali si svolgono, di volta in volta,
secondo due direttrici, una da nord a sud e l'altra da ovest verso est, l'esi
stenza della scrittura protosinaitica pone un difficile problema: in una
Palestina che recepiva la scrittura «pseudo-geroglifica» di Biblo, la scrit
t ura fenicia e quella di Ugarit accanto a quella egiziana, chi poteva avere
interesse a creare un nuovo tipo di scrittura «alfabetico-egiziana», che
peraltro non ebbe seguito ? Il problema è complesso anche perché pre
senta dati contrastanti. Viene accettato il principio alfabetico fenicio
ma, tranne qualche eccezione (i segni k l s t), non la forma grafica; il les
sico presenta forme tipicamente cananaiche (b'lt «signora», rb «capo»,
'hb «amare») ma la desinenza dal maschile plurale è -n (nqbn «minato
ri ») invece che in -m (cf. tuttavia il moabitico) (fig. 4). L'impressione che
si ricava è quella di trovarsi di fronte a un gruppo sociale ed etnico che
pur essendosi notevolmente integrato nella società e nella cultura pale
stinese conserva tratti culturali e linguistici alquanto autonomi. Sarebbe
necessario comprendere meglio le iscrizioni protosinaitiche per fare af
fermazioni più sicure, ma non si può non rilevare che i termini cananai-
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Figura 4. Tre iscrizioni protosinaitiche. A sinistra la nr. 3 4 5 , incisa su una sfinge;
da sinistra a destra: m 'hb'l(t), sotto: ... lb'lt «amato dalla Signora... alla Signora»
(m 'hb'lt grafia fonetica per m 'hb b'lt). In centro la nr. 3 74, con la grafia corret
ta m 'hb b'lt nella colonna di sinistra, dall'alto verso il basso. A destra la nr. 3 5 3 ,
con la parola mhb'lt (grafia fonetica) nella colonna di destra in basso e 'rbt «viag
gio» in fondo alla colonna centrale.
ci ora ricordati appartengono tutti alla sfera della terminologia burocra
tica («capo»; «amato di Baalat» è un titolo che riprende quello egiziano
«amato di Hathor» attestato a Serabit el-Khadim). Sembra pertanto pos
sibile individuare nei creatori e fruitori della scrittura protosinaitica un
gruppo analogo a quelli che circa un secolo più tardi adatteranno la scrit
tura ugaritica a un alfabeto semitico meridionale.
Resta infine da parlare della decifrazione di questa scrittura. Il primo
e più importante passo fu compiuto da A.H. Gardiner nel 1 9 1 6 quando
individuò la parola b'lt, che rivelò la natura alfabetica della scrittura pro
tosinaitica. I progressi sono stati lenti, a causa dello scarso materiale di
sponibile, costituito da poche iscrizioni, brevi e ripetitive. Il tentativo di
decifrazione generale compiuto da W.F. Albright è generalmente re
spinto, tranne che dai suoi allievi. Attualmente sono soltanto una doz
zina i segni che possono ritenersi ragionevolmente decifrati, mentre è
poco probabile che le iscrizioni note contengano tutti i segni alfabetici
della scrittura protosinaitica (tav. 2). I brevissimi testi decifrati sono di
natura votiva, ma sfugge il senso di quelli più lunghi. Se è esatta la lettu
ra 'r!Jt «viaggio», varie epigrafi fanno riferimento alle spedizioni com
piute nel Sinai, con la presumibile richiesta alla divinità di un felice ri
torno.
Sul piano della storia della scrittura alfabetica le iscrizioni protosi-
68
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Tavola 2. I segni alfabetici protosinaitici. A sinistra quelli il cui valore fonetico
può considerarsi sicuro o probabile, a destra quelli di valore sconosciuto.
naitiche costituiscono il solo esempio di decifrazione, anche se parziale,
della serie di scritture create da diversi gruppi sociali che vivevano ai mar
i.:i ni della terra di Canaan (Kamid el-Loz, Deir Alla, Balua, Sinai) o che
preferirono inventare una propria scrittura alfabetica sul modello di
quella fenicia anziché adottare direttamente quest'ultima. Un dato che
;u;comuna tali scritture è che tutte hanno contribuito, in un modo che
per ora non siamo in grado di precisare, alla formazione della scrittura se
mitica meridionale.
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
Arado•
Palmira �
?
-f'
'
Biblo•
Berito• } . ....b,k
Sidon
I
cr
r •Kharayeb
•Kamid el-Loz
Sarept •Damasco
Ruwe· seh• Tel Dan
,--..--.- i::l •Teli Anafa
9
Umm el-Ame
•Akzib
•Hazor
Lago di Tiberiade
Akko
•
Teli Keisan
• En Gev
Tabor•
•Teli Yoqneam
Carta 1 . Fenicia e Siria meridionale.
Nota bibliografica
A.H. Gardiner - T.E. Peet - J. Cerny, The Inscriptions of Sinai I - I I , Oxford
1 9 5 2- 1 9 5 5 . - M. Sznycer, Protosinaitiques (inscriptions), in DBS vm, fase. 47,
Paris 1972, coli. 1 3 84- 1 39 5 . - B. Sass, The Genesis of the Alphabet and lts De
velopment in the Second Millennium B. C., Wiesbaden 1 98 8, pp. 8-50, 1 69- 173.
Decifrazione: A.H. Gardiner, The Egyptian Origin of the Semitic Alphabet,
in JEA 3 ( 1 9 1 6), pp. 1 - 1 6. - J. Leibovitch, Les inscriptions protosinaitiques, Le
Caire 1 934. - W.F. Albright, The Proto-Sinaitic lnscriptions and Their Decipher
ment, Cambridge, Mass. 1 966.
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
•Megiddo
•Samaria
•Deir Alla
• Sichem
Amman •
•Gezer
•Gibeon
•Tel Miqne •Gerico
• •Heshbon
Beth Shemesh
•Madaba
• Lachish
•
•Gaza
Teli el-Hesi •Khirbet el-Kom
•Dibon
•Teli Nagila En Gedi •
•Teli Gemmeh •Balua
•Qubur el-Walaydah
• Teli el-Fara
•Arad
Bersabea • •Tel Ira
•Aroer •Kerak
•Elusa
•Kh. et-Tannur
Carta 2. Palestina e Transgiordania.
ISCRIZIONI FENICIE (I )
La distribuzione geografica del materiale epigrafico semitico databile
al Tardo Bronzo nell'area siro-palestinese rivela l'esistenza di varietà re
gionali di cultura che resteranno sostanzialmente immutate, nonostante
le profonde trasformazioni storiche, per più di un millennio, fino all'età
romana. L'unità regionale più significativa è costituita dal paese di Ca
naan, che si estende lungo la costa mediterranea da Teli Sukas (nell'at
tuale Siria) a Gaza. Questa lunga fascia costiera si suddivide in due par
ti: la Fenicia a nord e la Palestina a sud; la zona propriamente fenicia
giunge fino al Carmelo incluso sul mare e al Lago di Tiberiade all'inter-
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
no; ' quella palestinese 2 costituisce il naturale prolungamento geografi
co dell'area culturale fenicia ma presenta elementi di originalità, che si
accentuano nella sua parte più meridionale. Una seconda unità regiona
le è costituita dalla zona che si estende a est e a sud di Canaan, abitata o
frequentata da popolazioni originariamente nomadi che stringono pe
riodicamente stretti rapporti economici e culturali con le popolazioni
cananaiche. La terza zona è rappresentata dalla Siria, situata a nord e a
nord-est di Canaan, che recepisce anch'essa gli stimoli provenienti dalla
Fenicia ma li rielabora in maniera più indipendente. Per il periodo del
Tardo Bronzo un esempio significativo di tale atteggiamento è la scrit
tura alfabetica inventata a Ugarit, mentre non esistono tracce di iscrizio
ni alfabetiche in tutto il territorio siriano.
Le più antiche iscrizioni fenicie attualmente conosciute sono quelle
trovate a Biblo: circostanza non casuale dato che questa è la sola città
fenicia che sia stata scavata abbastanza estesamente. Un'iscrizione incisa
sul coperchio del sarcofago del re Ahiram (fig. 5a; un'altra brevissima si
1 Plinio (St. nat. 5 . 1 7) pone il confine meridionale della Fenicia nella città di Dor, pur af
fermando che era fenicia anche la città di Giaffa ( 5 , 1 4). È evidente che l'ampliamento del
la Fenicia verso sud operato dall'amministrazione persiana nel v sec. a.C. (cf. iscrizione
fenicia di Esmunazor) a spese del territorio filisteo rimase stabile; la scoperta recente di
un santuario fenicio del v sec. a.C. presso la moderna Elyakin (Israele), nella zona colli
nare che divide le pianure di Yezreel e di Sharon, nel retroterra di Dor, conferma questo
dato. Per quanto riguarda la zona interna, le iscrizioni fenicie giungono fino al Gebel el
Arbain, cinque chilometri a sud-ovest di Safed, in Galilea; cf. M. Weippert, Eine phoni
zische lnschrift aus Galilaa, in ZDPV l l 5 ( 1 999), pp. 1 9 1 -200. Per quanto concerne il
confine settentrionale della Fenicia, di solito fissato dai moderni all'altezza di Teli Su
kas, almeno in età persiana era probabilmente spostato più a nord: cf. J. Elayi, Les sites
phéniciens de Syrie au Fer III/Perse. Bilan et perspectives de recherche, in G. Bunnens
(éd.), Essays on Syria in the Iron Age, Louvain 2000, pp. 327 - 348.
2 Il termine «Palestina», cioè «terra dei Filistei», ha avuto una storia piuttosto interes
sante. Usato nei testi assiri e dagli autori greci per indicare l'area occupata dai Filistei, e
cioè la fascia costiera da Gaza a Dor con relativo retroterra, verosimilmente al tempo di
Erode il Grande esso fu sostituito da «Giudea», che comprendeva però anche la Galilea
e la transgiordanica Perca; questo passaggio onomastico viene esplicitamente testimo
niato da Plinio (St. nat. 5 , 1 3 - 1 5 ). Nei primi secoli dell'impero con Palaestina si indicava
pertanto la parte sudoccidentale della provincia Syria. Intorno al 400 vi fu un'altra tra
sformazione: la Palaestina venne divisa in tre parti: la Prima corrispondeva all'antica ter
ra filistea, cioè la zona costiera fino al Carmelo escluso, e alla Giudea; la Secunda alla
Galilea e la Tertia alla parte meridionale che già nel 3 5 8 era stata staccata dal resto come
Palaestina Salutaris. L'uso moderno del nome Palestina prescinde dalle vicende storiche
del termine: esso è nato nell'ambito degli interessi biblici del mondo anglosassone (il Pal
estine Exploration Fund fu creato in Inghilterra nel 1 865, seguito cinque anni più tardi
dall'American Palestine Exploration Society) come equivalente della regione che la Bib
bia ebraica indica con l'espressione «da Dan a Bersabea»; questa dimensione teologica è
stata posta alla base dei confini politici della Palestina posta sotto il protettorato britan
nico dal Trattato di Sèvres nel 1 920. In questo libro il nome Palestina indica la regione
cisgiordanica posta a sud della Fenicia intesa nel senso degli antichi.
72
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Figura 5 . Iscrizione di Ahiram; iscrizione vascolare da Biblo. a) Iscrizione di
Ahiram: 1 . 'rn. zp'l(. ')tb'l. bn 'brm. mlk gbl. 11 l'brm. 'bh. kSth. b'lm. Il 2. w 'l.
mlk. bmlkm. wskn. bs(k)nm. wtm'. Il mbnt. 'ly. gbl. wygl. 'rn. zn. 1 1 tbtsp. btr.
msP?h. thtpk. ks'. Il mlkh. wnbt. tbrb. 'l. gbl. Il wh'. ymb sprh. lpn. gbl «Sarco
-
fago che ha fatto (lt)tobaal, figlio di Ahiram, re di Biblo per Ahiram suo padre
quando l'ha deposto nell'eternità. E se un re fra i re e un governatore fra i go
vernatori e un comandante di esercito dominerà Biblo e aprirà questo sarcofa
go, sia spogliato lo scettro del suo giudizio, sia rovesciato il trono del suo regno
-
e la tranquillità cessi su Biblo; e quanto a lui, sia cancellata la sua scritta davanti
a Biblo» (l'originale è su una sola riga). b) Iscrizione vascolare da Biblo:
l'bdhmn «di Abdhammon».
trovava sulla parete della tomba), e un'altra su una spatola di bronzo
indicano una datazione al XIII sec. a.C. Nonostante le molte afferma
zioni in contrario, infatti, non è possibile dubitare che l'iscrizione sia
contemporanea al sarcofago, perché essa fa riferimento ai motivi icono
grafici di natura escatologica scolpiti sui lati di questo, mentre le forti
maledizioni scagliate contro chi avesse manomesso il sarcofago stesso
fanno escludere che proprio l'autore dell'epigrafe abbia riutilizzato un
sarcofago altrui. Quanto alla spatola, è da notare che la sua tipologia è
identica a quella delle spatole che recano iscrizioni in «pseudo-gerogli
fico». Fu dunque nel XIII sec. a.C. che Biblo abbandona la sua scrittura
«pseudo-geroglifica» per adottare quella fenicia. Altre piccole iscrizioni
su oggetti di terracotta, paleograficamente analoghe a quella di Ahiram,
73
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Figura 6. Iscrizioni su frecce. a) Freccia di Ruweisseh: �� 'b' Il bn 'ky «Freccia
di Aba, figlio di Akkay». - b) Freccia dalla Beqa': �� zkrb('l) Il bn bn 'n(t) «Frec
cia di Zakarbaal, appartenente ai 'Figli di Anat'» (corporazione militare, sulla
quale cf. G. Garbini, I Filistei, Milano 1 997, pp. 90-94).
!+.-1·1, :��,. � � � � .-.
1•+3� 3 91
a
c
Figura 7. Iscrizioni fenicie di Palestina. a) Brocca da Lachish: da sinistra mtn sy
... ty 'lt «Mattan; dono ... la dea». b) Tazza da Lachish: da destra bslst y... «il
-
tre di ... ». - c) Freccia da el-Khadr: da destra 'bdlb't Il bn 'nt «Abdlaba't, Figlio
di Anat».
completano il piccolo gruppo delle più antiche iscrizioni di Biblo (fig.
5b).
Un secondo gruppo di iscrizioni riferibili al XIII sec. a.C., senza esclu
dere la possibilità che qualche esemplare sia alquanto più recente, è co-
74
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
stituito dalle brevissime epigrafi incise su punte di freccia in bronzo (fig.
6). Si tratta di oggetti con destinazione funeraria, provenienti da varie
zone del Libano (solo una ha tuttavia una provenienza precisa, Ruweis
seh, a est di Sarepta) e da una località palestinese, el-Khadr, presso Be
tlemme. Se ne conoscono attualmente varie decine di esemplari, quasi
tutti trovati sul mercato antiquario, non senza fondati sospetti di falsità. 1
Dalla Palestina meridionale, e in particolare dalla zona di Lachish, pro
vengono alcune piccolissime iscrizioni, mutile per lo più, che presenta
no una scrittura fenicia con qualche variante rispetto a quella documen
tata a Biblo e alle frecce ora ricordate. Tralasciando documenti costitui
ti da pochi segni, di lettura e datazione assai incerte (un coccio da Tell
cl-Hesi, un coperchio da Lachish, un'ansa di vaso da Tell Halif), e qual
che altro pezzo assegnato a questo periodo dai sostenitori della ((teoria
americana» ma in realtà di età molto più tarda o falso,' vi sono soltanto
due iscrizioni, entrambe da Lachish, che offrano elementi relativamente
sicuri sia per la data sia per la lettura. Al XIII sec. a.C. si datano due
iscrizioni votive dipinte una su una brocca che reca vari disegni e l'altra
su una tazza (fig. 7); la peculiarità di questa scrittura consiste nella for
ma di quella che è probabilmente una y e nella s ruotata di 90°. Questa
variante sudpalestinese della scrittura fenicia, nella quale si è voluto ve
dere uno stadio intermedio tra la scrittura protosinaitica e quella fenicia
che ne sarebbe derivata, rappresenta in realtà un residuo, non privo di
rielaborazione, della scrittura fenicia giunta in Palestina prima che si dif
fondesse la forma più evoluta elaborata a Biblo della quale le frecce di
cl-Khadr testimoniano la prima presenza in Palestina. Il fatto che, come
vedremo nel prossimo capitolo, la più antica iscrizione filistea in scrit
tura fenicia presenti una forte affinità con quella Lachish del XIII sec.
a.C. conferma la persistenza della variante grafica sudpalestinese e per-
1 F. Mazza, L 'iscrizione sulla punta di freccia di Zakarbaal «re di Amurru», in OA 26
bi
( 1 987), pp. 1 9 1 -200 esprime fondati dubbi sull 'autenticità di questo esemplare; tali dub
sono stati rafforzati dalla circostanza che nel museo di Beirut dove secondo l 'editore
dell'iscrizione si trovava la freccia, di questa non esiste alcuna traccia: cf. l'articolo della
signora H. Sader citato nella nota bibliografica. Appare scarsamente verosimile, su altre
frecce, la presenza di un nome yahvista e dell'espressione hspr «lo scriba»; nel secondo
caso anche per la presenza dell 'articolo.
i Tra il materiale presente nelle raccolte di iscrizioni «protocananaiche» si incontrano
ancora un sigillo la cui raffigurazione è di tipo ellenistico (cf. G. Garbini, Un sigillo side
tico, in PdP 1 980, pp. 1 2 8 - 1 30), un sigillo conservato a St. Louis palesemente falso (cf. Id.,
Storia e problemi, cit., p. 89 n. l 8), un coccio da Teli Ajjul con iscrizione aramaica corsi
va (ibidem, pp. 9 5 -96), un ostrakon da Beth ShelJlesh del Medio Bronzo riconosciuto co
me ieratico da L.H. Vincent, L 'ostracon de Beth Sémèi, in RB 4 1 ( 1 93 2), pp. 28 1 -2 84: que
sto articolo è stato sistematicamente ignorato.
75
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
tanto la sua natura di attardamento periferico. (Di altre iscrizioni di La
chish e del coccio di Tell Nagila si parlerà nell'ultimo paragrafo di questo
capitolo).
Nonostante la povertà del materiale esistente è possibile delineare un
quadro, necessariamente generico e provvisorio, dello sviluppo iniziale
della scrittura fenicia. La mancanza di scavi adeguati nelle città fenicie
non ci consente di conoscere i più antichi documenti della scrittura fe
nicia, la quale tuttavia si diffuse in tutta la Fenicia, giungendo poi a Uga
rit, e in tutta la Palestina, dove lasciò tracce dirette a Lachish e indirette
nella scrittura protosinaitica. La sua adozione a Biblo nel XIII sec. a.C.
portò a una leggera trasformazione di alcuni segni e alla creazione di un
alfabeto per così dire «ufficiale», che si impose immediatamente in tutta
la Fenicia e raggiunse anche la zona di Betlemme in Palestina.
Per quanto riguarda la natura delle iscrizioni, queste appartengono
tutte alla sfera religiosa, essendo di natura funeraria o votiva. Sembra fa
re eccezione la spatola di Biblo, che si presenta come un documento fi
nanziario; la tipologia dell'oggetto su cui si trova l'epigrafe fa supporre
tuttavia che si tratti di un testo economico molto particolare, verosimil
mente connesso con un tempio. Soltanto la decifrazione dei testi «pseu
do-geroglifici» potrà dirci se a Biblo le iscrizioni si limitavano o no alla
sfera religiosa. La ricchezza stilistica dell'epigrafe funeraria di Ahiram
tradisce comunque l'esistenza di una complessa tradizione letteraria fe
nicia. Su un altro versante, la diffusione delle frecce iscritte nel rituale
funerario, con la loro uniformità tipologica, rivela una casta militare so
cialmente rilevante su gran parte del paese di Canaan.
Nota bibliografica
Iscrizioni di Biblo: KAI, 1 -3. M. Dunand, Fouilles de Byblos, Paris, 1 , 1 939,
-
n ° 2297 (pp. 1 86- 1 87); 11/1 , 1 954, n° 7765 (p. 1 44), 9400 (p. 280), 1 0469- 1 0470 (p.
368), I 1 67 1 (pp. 466-67), I 1 687 (p. 468).
Punte di frecce: É. Puech, Les pointes de flèches inscrites de la fin du II millé
naire en Phénicie et Canaan, in Actas del IV Congreso internacional de estudios
fenicios y punicos. Cadiz 1995 , Cadiz 2000, 1, pp. 25 1 -269. H. Sader, Une
-
pointe de flèche phénicienne inédite du Musée National de Beyrouth, ibidem,
pp. 27 1 -279 (con precisazioni sul corpus del materiale).
Iscrizioni di Lachish: É . Puech, The Canaanite Inscriptions of Lachish and
Their Religious Background, in TA I J ( 1986), pp. 1 3-25.
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
Figura 8. Iscrizioni fenicie in cuneiforme alfabetico ridotto. a) Coltello dal Ta
bor: da destra l?l b 'l b pl? b 'l «di Silbaal figlio di Pillesbaal» (b sta per bn). -
b) Coppa da Hala Su!tan T ekke: da destra k? I ' k y I b n yp t � d «tazza di Aki
figlio di Yiptahad». Nei nomi pl?b'l della prima iscrizione e k? della seconda il
segno ? sta per s, rivelando l'antica pronuncia affricata della sibilante s.
Iscrizioni fenicie in alfabeto cuneiforme
Nel capitolo dedicato all'origine dell'alfabeto si è accennato a una
scrittura particolare derivata dall'alfabeto cuneiforme ugaritico, caratte
rizzata dall'impiego di un alfabeto foneticamente ridotto e, talvolta, dal
la direzione sinistrorsa della scrittura. Tali peculiarità grafiche, documen
tate inizialmente nella stessa Ugarit, sono state successivamente riscon
trate in tutti i documenti in cuneiforme alfabetico scoperti nell'area siro
palestinese, dove si è evidentemente diffusa non la scrittura ugaritica «uf
ficiale» bensì la sua varietà «ridotta». Questo fenomeno pone un grave
problema storico-culturale, perché non siamo in grado di spiegare la
contemporanea presenza dell'alfabeto ridotto a Ugarit e fuori di Ugarit:
questo dovette essere inventato a Ugarit da qualcuno che non apparte
neva alla cultura ufficiale di Ugarit ma che tuttavia era in qualche modo
collegato a comunità che vivevano in Fenicia e in Palestina. Oltre a ciò è
da tener presente che fuori di Ugarit la lingua espressa da questa scrit
tura è il fenicio (quando i testi permettono una lettura sufficiente a de
terminare la lingua) ma che la stessa scrittura ha consentito anche la reda
zione di un alfabetario semitico meridionale. Il problema riguarda l'epi
grafia semitica perché esistono non soltanto tavolette d'argilla (l'usuale
materiale scrittorio di Ugarit) ma anche vere e proprie epigrafi che de
vono essere prese in considerazione. Attualmente sono note sei iscri
zioni: un'anfora da Teli Nebi Mend (Siria), un'anfora e un'ansa da Kamid
cl-Loz, un'ansa da Sarepta, un coltello bronzeo dal Tabor e una coppa
d'argento da Hala Sultan Tekke (Cipro) (fig. 8); tutti questi documenti
vengono datati, su base archeologica, alla seconda metà del XIII sec. a.C.
La questione fondamentale relativa a queste iscrizioni non è tanto
quella di chi le scrisse ma perché fu usata questa scrittura invece di quel
la fenicia che già esisteva e che era giunta anche in Palestina. A questa
77
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Figura 9. Iscrizioni da Balua e Deir Alla. a) Iscrizione sulla stele di Balua. -
be) Tavolette di Deir Alla.
domanda non possiamo dare una risposta; si può soltanto osservare
che, stando alla documentazione attuale, la scrittura fenicia è usata solo
nell'ambito religioso, mentre il cuneiforme ridotto sembra avere un im
piego esclusivamente profano (nomi di fabbricanti o di proprietari di og
getti di uso comune).
Nota bibliografica
Non esiste una trattazione d'assieme su queste iscrizioni. Un elenco, con os
servazioni sulla scrittura, si trova in É. Puech, Origine de l'alphabet, in RB 93
( 1986), pp. 199 - 2 1 3.
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
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Figura 1 0. Iscrizioni da Kamid el-Loz, Teli Gisr e Lachish. a) Segni sugli ostra
ka di Kamid e!-Loz. - b) Iscrizione su vaso da Tell Gisr. - e) Iscrizione frammen
taria in grafia sconosciuta su un piatto da Lachish.
ISCRIZIONI IN SCRITTURE SCONOSCIUTE
Prima di chiudere questo capitolo è opportuno ricordare, sia pure suc
cintamente, diverse iscrizioni che pur non essendo state ancora decifra
te appartengono con molta verosimiglianza al patrimonio epigrafico se
mitico e che comunque presentano segni grafici che richiamano spesso
quelli delle scritture alfabetiche semitiche.
La più anticamente nota di tali iscrizioni è quella incisa sulla parte su
periore di una stele di basalto trovata a Balua, in Transgiordania (fig. 9).
Al di sopra di un bassorilievo con figure egittizzanti si trovano quattro
righe di scrittura, malamente leggibili, con segni parzialmente identici a
quelli della scrittura semitica meridionale.
G. Horsfìeld - L.H. Vincent, Une stèle égypto-moabitique au Balou'a, in RB
4 1 ( 1932), PP· 4 1 7-444.
Nel 1 964 vennero pubblicate tre tavolette d'argilla, iscritte, provenien
ti da Deir Alla, in Transgiordania. Il materiale scrittorio fa pensare ai
testi micenei mentre i segni, in parte identici a quelli della stele di Balua,
ricordano anch'essi quelli semitici meridionali (fig. 9).
H.J. Franken, Clay Tablets from Deir 'Alla, Jordan, in VT 14 ( 1 964), pp. 377-
379.
Su una diecina di ostraka trovati a Kamid el-Loz e pubblicati nel 1 970
si trovano incisi due o tre segni ciascuno, anche questi in parte identici a
quelli semitici meridionali, e in particolare a quelli sudarabici; gli ostra
ka sono stati datati al xiv sec. a.C. (fig. 1 0a).
79
Le iscrizioni del Tardo Bronzo
G. Mansfeld, Scherben mit altkanaandischer Schrift vom Teli Kamid el-Loz, in
Kamid el-Loz - Kumidi, Bonn 1970, pp. 29-4 1 .
Una ventina di segni, con caratteri analoghi ai documenti precedenti,
sono incisi sull'orlo di un vaso trovato a Tell Gisr, in Libano (fig. 1 0b).
G.E. Mendenhall, A New Chapter in the History of the Alphabet, in BMB 24
( 1971), pp. 1 3 - 1 8 .
L'iscrizione presente su u n piatto (frammentario) trovato a Lachish e
pubblicato nel 1983 (fig. 1 0c) ha dato un nuovo rilievo a una brevissima
epigrafe su un coccio di Tell Nagila (località non lontana da Lachish)
pubblicata quasi un ventennio prima. I tre segni di quest'ultima si ritro
vano infatti tutti nell'iscrizione di Lachish, la quale appare completa
mente diversa da quelle in scrittura fenicia già ricordate. La peculiarità
dei segni, alcuni dei quali analoghi a quelli della scrittura sudsemitica
mentre altri sono identici a quelli della «pseudo-geroglifica» di Biblo, fa
di questa scrittura un ulteriore esempio di creazione alfabetica originale.
J. Leibovitch, Le tesson de Teli Nagila, in Muséon 78 (1965), pp. 229-230. D.-
Ussishkin, Excavations at Te/ Lachish 1978-1983, in TA 10 (1983), pp. 1 54- 1 5 6.
5 . Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
( I I 5 O- 5 8 6 a. C.)
INTRODUZIONE STORICA
L'inizio del XII sec. a.C. segna nell'Asia Anteriore un perìodo di gran
di distruzioni provocate dagli spostamenti delle popolazioni egeo-ana
toliche cacciate dalle loro sedi; mentre molte città distrutte furono rico
struite in seguito, Ugarit scomparve per sempre. Sul piano politico le
conseguenze più importanti di quei tragici avvenimenti furono la fine
dell'impero ittita e il ridimensionamento dell'Assiria e dell'Egitto, re
spinta la prima a est dell'Eufrate e privato il secondo dei suoi possedi
menti asiatici. Nelle città siro-palestinesi scompare la classe dirigente
amorrea. In concomitanza di questi fatti si ebbe l'arrivo di nuove popo
lazioni nell'area: con il consenso dell'Egitto consistenti gruppi egeo
anatolici (Filistei, Tjeker-Teucri e Sardi) si insediarono nella Palestina
meridionale e nelle città costiere fino a Dor; un altro si fissò a Hama,
sul medio Oronte. Nulla di preciso sappiamo delle città fenicie, dove
comunque si trova ceramica micenea di fabbricazione locale che pre
suppone la presenza, nel XII sec. a.C., almeno di piccoli gruppi; Biblo
sembra essere rimasta sostanzialmente immune da occupazioni stranie
re, mentre esistono motivi per ritenere che Tiro conobbe una notevole
influenza di elementi egeo-anatolici. In Siria e in Mesopotamia si seden
tarizzano genti semitiche seminomadi, gli Aramei; la Transgiordania
viene popolata da gruppi aramaici a nord e nordarabici a sud.
La nuova situazione politica dell'area, cioè la mancanza delle condi
zionanti ingerenze di potenze straniere, favorì un processo che portò le
piccole autonomie locali a trasformarsi in compagini statali, cittadine o
nazionali, di maggiori dimensioni e potenza. In una prima fase, che si
può fissare tra circa la metà del XII secolo e il 900 a.C. (queste date sono
naturalmente solo indicative), si ha un assestamento della nuova situa
zione ed emergono le nuove entità politiche: Biblo riconferma il suo
ruolo primario tra le città fenicie, mentre Ascalona, ricostruita dai Fili
stei, distrugge Sidone che evidentemente tentava di contrastare l'espan
sione commerciale della città filistea; i superstiti di Sidone si rifugiarono
a Tiro. Un testo egiziano, l'Onomastico di Amenemope, e l'Antico Te-
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
stamento danno notizie sulla Palestina, che vide l'affermazione dei Fili
stei su gran parte del suo territorio.' Gli annali dei sovrani assiri forni
scono le prime notizie sugli stati tribali aramaici. Le scarse testimonian
ze epigrafiche di questo periodo documentano la continuità culturale e
linguistica di Biblo (che aveva un proprio dialetto) e la diffusione della
scrittura e della lingua fenicia in tutto il paese di Canaan, dato che an
che i Filistei la adottarono abbastanza presto.
Gli anni che vanno approssimativamente dal 900 al 750 a.C. rappre
sentano la fase del massimo sviluppo delle più o meno estese potenze
locali dell'area siro-palestinese. Accanto a Tiro emerge il regno di Da
masco, che sfrutta l'alleanza con la città fenicia per estendere la sua rete
commerciale fino alla Grecia e all'Italia; Tiro e altre città fenicie impian
tano colonie a Cipro e poi nel Nordafrica, in Sicilia, in Sardegna e in
Spagna, mentre i Filistei di Gaza le avevano precedute al di là di Gibil
terra, con le colonie di Cadice e di Lixus; secondario appare invece il
ruolo di Biblo. In Palestina la formazione del regno di Israele ridimen
siona la presenza filistea nel nord, mentre solo più tardi il regno di Giu
da si libera dalla tutela filistea. Nell'area transgiordanica compaiono due
formazioni statali, quella degli Ammoniti a nord e quella dei Moabiti a
sud; a sud della Giudea si affermano gli Edomiti. È superfluo aggiunge
re che in tutta la regione siro-palestinese le varie formazioni politiche
vivono in uno stato di perenne conflittualità, con un continuo alternarsi
di alleanze e di guerre. Meno note sono le vicende degli stati aramaici
della Siria settentrionale e dell'alta Mesopotamia, costretti a subire di
fatto il predominio politico dell'Assiria. I gruppi di Aramei installatisi
in territorio assiro fanno sentire il loro peso dando inizio al lungo pro
cesso che portò l'aramaico a sostituirsi all'assiro e al babilonese e facen
do assurgere l'aramaico a seconda lingua dell'impero.
In questo periodo il fenicio domina incontrastato tutto il paese di Ca
naan: scrivono in fenicio non solo le città della Fenicia e della Palestina
settentrionale ma anche i Filistei, gli Israeliti del regno del nord, gli Am
moniti e gli Edomiti; varianti locali, appena percettibili, sono documen
tate presso i Moabiti e il regno ebraico di Giuda, la cui lingua è definita
da Isaia ( 1 9, 1 8) «lingua di Canaan». Il prestigio della lingua fenicia, e in
particolare del dialetto di Tiro, è tale che scrivono in fenicio anche alcu
ni sovrani e governatori anatolici (Samal, Karatepe, Hassan-Beyli, Ires
Dagh, ecc.) fin verso la fine del VII sec. a.C. Gli Aramei mutuano invece
dai Fenici la scrittura ma non la lingua, come rivela la documentazione
1 G. Garbini, I Filistei, Milano 1997, pp. 73-98.
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
aramaica che fa ora la sua prima comparsa; iscrizioni aramaiche sono at
testate su un'area molto vasta che comprende la Siria e l'Assiria e si
spingono a nord fino a Bukan, nell'Azerbaigian persiano. Una manife
stazione di questo periodo, caratterizzato da un forte senso di autono
mia politica da parte delle piccole monarchie, costituite talvolta da
usurpatori, sono le iscrizioni di carattere storico, documentate in Siria e
in Transgiordania; se la loro assenza nelle città fenicie può essere giusti
ficata con l'insufficiente ricerca archeologica, la mancanza di iscrizioni
storiche in Palestina suscita qualche perplessità.
La fase finale del periodo storico che vide l'indipendenza degli stati
siro-palestinesi è segnata dalla progressiva conquista della regione da
parte dell'Assiria, che si iniziò con le campagne di Tiglatpileser III (74 5 -
727 a.C.) e che abbiamo fatto terminare nel 5 86 a.C. con la conquista di
Gerusalemme da parte del babilonese Nabucodonosor II (604- 562 a.C.);
in realtà la vera indipendenza di tutta l'area era già terminata con Sar
gon (72 1 -70 5 a.C.), ma la fine del regno di Giuda coincide con la fine
delle iscrizioni ebraiche antiche; cosa che invece non avvenne nelle città
fenicie, dove le monarchie locali sopravvissero, sia pure esautorate, e con
esse sopravvissero la lingua e le iscrizioni fenicie.
Tra la metà dell'vrn e l'inizio del v1 sec. a.C. incomincia un mutamen
to che avrà profonde ripercussioni sull'assetto sociopolitico e linguisti
co del Levante. La conquista assira non si limitò a porre fine alle auto
nomie locali e a volgere a profitto dell'impero le risorse economiche del
le città fenicie e degli stati siro-palestinesi; essa significò, di fatto, l'im
posizione della lingua aramaica, nella varietà diffusa in Assiria, sia alle
città che usavano forme aramaiche locali sia agli stati alloglotti sottomes
si; scomparvero così il moabitico e l'ebraico, mentre il fenicio si conser
vò dove esso era più radicato (le città dell'area fenicia definita sopra, pp.
70-72) e nelle città filistee della Palestina meridionale e della costa palesti
nese. Le testimonianze epigrafiche dei semiti nordoccidentali non sono
mai state abbondanti nel 1 millennio a.C., ma nel secondo quarto di que
sto esse sono particolarmente povere. Sporadiche sono le iscrizioni fe
nicie, sia in Fenicia e Palestina sia in Anatolia e a Cipro, ma compaiono
ora i primi testi a Cartagine, in Sardegna e in Spagna. In questo periodo
si collocano tutte le iscrizioni ebraiche, rappresentate specialmente da
ostraka; i sigilli iscritti palestinesi (in gran parte falsi) sono spesso diffi
cili da attribuire all'una o all'altra delle etnie della regione (Fenici, Ebrei,
Filistei, Ammoniti, Moabiti, Edomiti). Scarse anche le iscrizioni ara
maiche, presenti nella Siria settentrionale e in Assiria; in un dialetto par
ticolare è redatta l'iscrizione su intonaco di Deir Alla.
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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Figura I 1 . Iscrizione di Yehimilk. bt. z bny. ybmlk. mlk gbl Il [h] 't. bwy. kl.
mplt. hbtm Il '/. y 'rk. b'!Smm. wb'l Il gbl. wmphrt. 'l gbl Il qdsm. ymt ybmlk.
costruito Yehimilk, re di Biblo. Il È lui che ha fatto rivivere tutte le rovine di
w5nth Il '/ gbl. kmlk. ?dq. wmlk Il yfr. lpn. 'l gbl. q [dsm.] «Edificio che ha
questi edifici. Il Baalsamem e il Baal di Biblo Il e l'assemblea degli dèi santi di
Biblo Il allunghino i giorni di Yehimilk e i suoi anni Il su Biblo perché [egli è] un
re giusto e un re Il retto al cospetto degli dèi santi di Biblo».
ISCRIZIONI FENICIE (11)
L'insediamento di genti egeo-anatoliche nella regione fenicio-palesti
nese all'inizio del XII sec. a.C. ebbe notevoli ripercussioni anche nella zo
na posta più a oriente. Sul piano epigrafico l'inizio del XII secolo segnò
la scomparsa di tutte le forme di scrittura elaborate nel XIV e xm sec.
a.C. ad eccezione di quella fenicia, che rimase incontrastata. Questo fat
to presuppone una sostanziale continuità della cultura e della tradizione
grafica fenicia, anche se tale continuità è documentabile solo nella Pale
stina meridionale, come vedremo fra poco. Nei due secoli finali del II
millennio a.C. è la città di Biblo che conserva, anche se priva ormai del
l'antico prestigio (come testimonia il racconto egiziano di Wenamun),
un ruolo dominante sul piano culturale; ed è Biblo che ci dà le più anti
che iscrizioni fenicie del I millennio a.C., databili al x secolo. L'apparen
te frattura tra XIII e x secolo potrebbe non essere esistita se ammettiamo
che le punte di frecce iscritte, di cui abbiamo parlato nel capitolo prece
dente, possano datarsi anche posteriormente al XIII secolo: non esiste
infatti nessun argomento concreto a favore dell'una o dell'altra ipotesi.
Nonostante l'assenza pressoché totale di documentazione diretta, pos
siamo affermare che a partire dal IX secolo a.C. il primato culturale fe
nicio passa da Biblo a Tiro: la scrittura e la varietà linguistica di questa
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
città riescono infatti a imporsi come forme di prestigio culturale in tutta
la Cilicia, dove troviamo iscrizioni ufficiali in fenicio dalla fine del IX
fino al VII sec. a.C. Nello stesso periodo la scrittura fenicia viene adotta
ta nei piccoli stati aramaici della Siria e della Mesopotamia settentriona
le per esprimere la lingua aramaica, nonostante che l'aramaico di quel
tempo avesse un numero di fonemi consonantici superiore a quelli fe
nici. L'insufficienza della ricerca archeologica ha portato a una situa
zione quasi paradossale: la fase storica più importante della civiltà feni
cia è quasi completamente priva di documentazione nell'area che la pro
dusse.
Come già accennato, i primi documenti fenici di questo periodo pro
vengono da Biblo. Si tratta di quattro iscrizioni, dovute ad altrettanti
sovrani di cui è incerta la successione; quelle di Abibaal e di Elibaal so
no di carattere votivo e si trovano incise su busti frammentari di due fa
raoni, rispettivamente Sheshonq I (94 5 -924 a.C.) e Osorkon II (924-909
a.C.); Yehimilk e Sipitbaal, figlio di Elibaal, hanno invece lasciato iscri
zioni monumentali che ricordano la costruzione di edifici sacri (fig. I I ) .
Un frammento di iscrizione monumentale e piccole iscrizioni vascolari
completano le testimonianze epigrafiche di Biblo. Dopo questo mate
riale, che si colloca cronologicamente tra il x e l'inizio del IX sec. a.C., la
documentazione della città è totalmente assente per circa quattro secoli.
Dopo Biblo, è Cipro che fornisce i documenti più antichi: un'iscrizio
ne funeraria, mutila e di provenienza sconosciuta, risale al IX sec. a.C.;
un piatto votivo, frammentario, da Kition viene datato intorno all'8oo
a.C.; all'vrn secolo risale un'epigrafe votiva, frammentaria, che accom
pagnava due coppe di bronzo offerte, in località imprecisata, da un go
vernatore del re di Tiro. A questo scarno elenco sono da aggiungere al
cune piccole iscrizioni vascolari. A proposito di questa documentazio
ne cipriota occorre tener presente una considerazione di carattere gene
rale: l'intensa esplorazione archeologica che ha sempre caratterizzato
l'isola di Cipro, a differenza della Fenicia che dal punto di vista archeo
logico è quasi totalmente sconosciuta, ha dato a Cipro una posizione
privilegiata per la ricchezza dei suoi ritrovamenti; e questo vale anche
per l'epigrafia fenicia: le iscrizioni provenienti dall'isola sono numerica
mente superiori a quelle finora scoperte in tutta la Fenicia. Ciò deve es
sere tuttavia valutato su un piano generale comparativo, per non cadere
nell'errore di attribuire a Cipro, come talvolta avviene, un'importanza
storica e culturale superiore a quella effettivamente avuta.
Scarsissime sono le iscrizioni fenicie attribuibili al IX o all'vm sec.
a.C. Dalla zona di Sidone proviene un vaso con un'iscrizione incisa do-
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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Figura 1 2. Parte iniziale dell'iscrizione di Kilamuwa.''nk. klmw. br. };y[ ' ] Il mlk.
gbr. 'l. y 'dy. wbl. p['l] Il kn bnh. wbl. p'l. wkn. 'b. };y'. wbl. p'l. wkn. '}; Il S 'l.
wbl. p'l. w'nk. klmw. br. tm[ ]. m 'S. p'lt Il bl. p'l. hlpnyhm. kn. bt 'by. bmtkt.
mlkm. 'dllrm. wkl. sii;. yd ll'm. wkt. byd. ml[k]m. km 's 'kit Il zqn. w[km] 'S.
'kit. yd. w'dr 'ly. mlk. d[n]nym. wskr. Il 'nk. 'ly. mlk 'fr. 'lmt. ytn. bs. wgbr.
bswt «lo sono Kilamuwa, figlio di Haya. I l GBR regnò su Yaudi e non fece nul
la; Il ci fu suo figlio e non fece nulla; poi ci fu mio padre Haya e non fece nulla;
ci fu mio fratello Il Sail e non fece nulla. Ma io Kilamuwa, figlio ... , quello che
ho fatto Il non avevano fatto quelli che furono prima di me. La casa di mio pa
dre stava in mezzo a re polltenti e ognuno stendeva la sua mano per divorare;
ma io fui nelle mani dei re come un fuoco che mangia Il la barba e come un
fuoco che mangia la mano. Il re dei Danuna era più forte di me, ma io presi Il a
nolo il re di Assiria contro di lui: si dava una ragazza per una pecora e un gio
vane per un vestito».
po la cottura che ricorda come vi furono raccolte da lttobaal le ossa di
una sacerdotessa di Astarte; con molta probabilità si tratta di personag
gi regali vissuti nell'vm sec. a.C. Parimenti funeraria è una brevissima
epigrafe scolpita su pietra, paleograficamente databile verso il IX-VIII
sec. a.C., rinvenuta nella località di Khalde, circa 10 km a sud di Beirut.
Di contro alla povertà della documentazione proveniente dal territo
rio fenicio va rilevata la ricchezza del materiale scoperto nell'Anatolia
sudorientale, e precisamente in Cilicia, dove il fenicio si afferma come
lingua di prestigio. Kilamuwa, re di Samal (odierna Zincirli) redige in
questa lingua la sua autocelebrazione, verso la fine del IX sec. a.C. (fig.
1 2); alquanto più tardi un governatore che fissò la sua residenza nella
località di Karatepe fece scrivere una serie di iscrizioni nella sua lingua,
il luvio, e in fenicio (fig. 1 3); quello che purtroppo non è stato rilevato
dai più recenti commentatori di questi testi è che nelle bilingui esistono
piccole ma importanti varianti testuali: nel testo luvio mancano infatti
86
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Figura 1 3 . Particolare dell'iscrizione di Karatepe (A u, r -9). ysbt sm wkn bymty
bkl Il gbl 'mq 'dn lmm( sms Il w'd mb'y wbmqmm 's kn Il lpnm nft'm 's
yst' 'dm llkt Il drk wbymty 'nk 'st tk l&dllY di plkm b'br b'l w 'lm Il wkn bkl
ymty sb' wmn'm wsbt Il n 'mt wn&t lb ldnnym wlkl 'mllq 'dn « [i Danuna li] ho
fatti abitare là, e durante i miei giorni essi stavano in tutto Il il territorio della
pianura di Adana, da oriente Il fino a occidente. E nei luoghi che erano Il in
precedenza temuti, dove un uomo temeva di fare Il la strada, durante i giorni
miei una donna andava da sola Il con i fusi, grazie a Baal e agli dei. Il E duran
te tutti i miei giorni vi furono abbondanza e benessere, una residenza Il piace
vole e serenità di cuore per i Danuna e per tutta la pianullra di Adana».
tutti i riferimenti allo status regale con cui il personaggio si presenta nel
testo fenicio (volutamente ambiguo sfruttando la scrittura senza vocali);
la frase «io ho fatto la pace con ogni re» è omessa, mentre in altri casi il
senso è diverso nelle due versioni (cosa di cui non si sono accorti alcuni
commentatori). Più fedele al suo sovrano è invece il governatore che sul
l'Ires Dagh, presso il confine occidentale della Cilicia, fece scolpire in
fenicio un decreto relativo all'assegnazione di terre (seconda metà del
vn sec. a.C.). Notevole importanza storica hanno alcune iscrizioni sco
perte in Cilicia e redatte da sovrani locali e databili alla seconda metà
dell'vm sec. a.C.; si tratta di bilingui luvio-fenicie (in una si trova anche
l'assiro) in parte ancora inedite. Quella pubblicata, mutila, è incisa sulla
base di una statua di divinità trovata nella località di çinekoy, 30 km a
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
a b
Q I
u e d
Figura 1 4 . Iscrizioni funerarie da Tiro (a, b) e Akzib (e, d). a) tntsb' 'st 'lm
vo dell 'alef iniziale). e) l'm' hnsk «di Ama il fonditore». d) lzkrmlk «di Za
«Tanitsheba sposa del dio». b) l 'mtsmn «di Ammatesmun» (il teonimo è pri
-
- -
karmilk».
sud di Adana; essa è stata redatta dal re Urikki, già menzionato nell'iscri
zione di Karatepe. Un altro importante testo storico, ma quasi incom
prensibile per il cattivo stato di conservazione della pietra, è l'iscrizione
di Hassan-beyli, databile tra la fine dell'vm e l'inizio del vn sec. a.C.
L'acquisizione di iscrizioni da Tiro per il periodo che stiamo esami-
88
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
nando è relativamente recente: solo nel 1 99 1 è stata pubblicata una de
cina di iscrizioni funerarie in pietra trovate da scavatori clandestini (fig.
1 4a.b). Su base paleografica queste sono state datate tra l'vm e il VI sec.
a.C., ma la mancanza di confronti affidabili rende impossibile una valu
tazione soddisfacente. Si tratta comunque del più antico materiale epi
grafico finora restituito dalla grande metropoli della prima metà del I
millennio a.C.
La Fenicia meridionale è un po' meglio nota archeologicamente, essen
do inclusa nei confini politici dello stato di Israele dove gli scavi sono
numerosi. Da Hazor proviene una decina di piccole iscrizioni vascolari
databili al IX-VIII sec. a.C.; alcune stele funerarie, databili al VII sec. a.C.
e tipologicamente affini a quelle di Tiro, sono state scoperte ad Akzib
(fig. 14c.d).
Cipro ha restituito materiale epigrafico riferibile al VII sec. a.C.: dalla
necropoli di Aya Irini a Paleokastro e da Chytroi provengono due iscri
zioni funerarie (la seconda è mutila); da Kourion un'iscrizione mutila
scolpita sotto una scultura a forma di finestra; da Idalion alcuni bronzi
e un vaso con brevissime epigrafi; di natura incerta è una brevissima iscri
zione vascolare da Amatunte. L'iscrizione più interessante è il breve te
sto votivo RES 1 2 1 4 scolpito su un alto piedistallo: questo ha assunto
un valore particolare dopo la scoperta, relativamente recente, che ad es
so si univa una testa del dio Bes, trovata insieme con l'epigrafe nei pres
si di Kition. ' Isolata rimane l'iscrizione votiva di una sacerdotessa che
offrì una scatola d'avorio rinvenuta a Ur, in Mesopotamia; particolarità
linguistiche suggeriscono per l'epigrafe un'origine da Biblo; l'iscrizione
viene datata al VII sec. a.C. Una breve iscrizione, non completamente leg
gibile, è incisa su una coppa di bronzo rinvenuta a Nimrud, dove fu por
tata come tributo o saccheggio; l'epigrafe è datata all'vm sec. a.C.
Resta unica nel suo genere una breve iscrizione che costituisce la più
antica testimonianza della presenza fenicia in Egitto; sul retro di una ta
voletta di legno recante un testo amministrativo ieratico del XIV sec. a.C.
è stata incisa, verso l'vm sec. a.C., un'epigrafe intorno alla rozza figura di
un bambino; l'iscrizione contiene parole di augurio per un nascituro.'
I secoli che vanno dal IX al VII sono quelli che nell'area fenicio-pale
stinese hanno visto la nascita e un notevole sviluppo delle iscrizioni sigil
' A. Hermary, Deux ex-voto chypriotes reconstitués, in Revue du Louvre, 1984, nr. 4,
pp. 23 8-240 (a p. 239 la nuova lettura dell'iscrizione proposta da M. Sznycer).
i Per il significato dell'iscrizione, pubblicata nel 1 990 da K.-T. Zauzich e W. Rollig (v.
nota bibliografica) cf. G. Garbini, Un amuleto fenicio dall'Egitto, in Donum natalicium.
Studi presentati a Claudio Saporetti in occasione del suo 60. compleanno, Roma 2000,
pp. 105 - 107.
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
C\ f w o L Figura 1 5 . Medaglione funerario da Car
7 /).; 1. 7 �7 L I
tagine. l'strllt lpgmlyn Il yd'mlk bn Il
pdy �I? Il 's �I? Il pgmlyn «Per Astarte di
� lj 7 L
Pigmalione. Yadamilk figlio di Padai (lo)
"1J O A IN
ha salvato colei che salvò Pigmalione».
� -?v L} ?
lari: brevissime epigrafi (quasi sempre
yv l nomi di persona) incise sulla base piat
ta, insieme con disegni di vario gene
(V L \� w � re, di piccoli sigilli a stampo (scara
) 4; 11 '/
boidi) e di scarabei. Appartenenti tut
'W L ti a personaggi di alto rango, membri
della casa reale o funzionari da questa
dipendenti, i primi venivano usati nel
la vita quotidiana e poi, insieme con i secondi, accompagnavano il pro
prietario nella tomba come amuleti. Le figure di divinità o di simboli di
vini e talvolta la figura stilizzata di un sovrano o un simbolo regale, co
me lo scarabeo con quattro ali e il disco alato, accompagnati dal nome
del re accrescevano il valore magico di questi piccoli oggetti. I sigilli fe
nici, che come tutti gli altri solo raramente sono stati trovati nel corso
di scavi regolari, non sono molto numerosi: circa un centinaio, compre
sa qualche decina proveniente dalle colonie mediterranee.
L'espansione prima commerciale e poi coloniale delle città fenicie nel
Mediterraneo centroccidentale ha lasciato anch'essa testimonianze epi
grafiche. Il più antico documento in lingua fenicia è rappresentato dalla
breve iscrizione su una coppa di bronzo trovata in una tomba a Tekke,
presso Cnosso (Creta), databile intorno al 900 a.C. L'incertezza della
lettura dei due nomi non permette di conoscere la provenienza (Fenicia
o Palestina) del proprietario dell'oggetto. Mentre è probabile l'origine
cipriota del medaglione d'oro trovato anch'esso in una tomba, a Cartagi
ne, e databile all'vIII-VII sec. a.C. (fig. 1 5 ), oggetti di esportazione sono
due coppe d'argento trovate a Palestrina (Lazio) e Pontecagnano (Cam
pania), assegnabili a un periodo compreso tra la fine dell'vIII e l'inizio
del VII sec. a.C. Solo commerciale è la presenza fenicia documentata da
qualche frammento ceramico a Pitecusa (Ischia) nella seconda metà del
l'vIII sec. a.C., mentre insediamenti stabili sono quelli sulla costa meri
dionale spagnola (Cadice, Morra de Mezquitilla, VIII-VII sec. a.C.; sta
tuetta di Astarte, forse VII sec. a.C.) e in Sardegna (vaso di Sant'Imbenia
presso Alghero, VIII sec. a.C.); qui si trovano anche iscrizioni su pietra:
importante, anche se poco comprensibile, è quella di Nora (fine VIII sec.
a.C.; fig. 1 6), più recente del piccolo frammento di Basa, che con il fram-
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Figura 1 6. Stele di Nora. bt bs s Il ngr s h' Il
bfrdn slllm h ' sllm �b' mlllktn bn 11 sbn ngd 11
lpmy «Il tempio di Bes di NGR, quello che sta
in Sardegna, è stato completato. Lo ha fonda
to la schiera di Milkaton figlio di Shebna, il co
mandante, per Pumai» (lettura e interpretazio
ne incerte).
mento di Sant'lmbenia documenta nella
Sardegna nordoccidentale una presenza
probabilmente filistea, come il sigillo di
Cadice (vn sec. a.C.) con la sua onomasti
ca tipicamente nordarabica. Certamente
fenicia è invece la lamina d'oro iscritta da
Sant'Antioco (l'antica Sulci), in Sarde
gna. La prima fase dell'espansione levan
tina nel Mediterraneo, sia commerciale
sia coloniale, vide infatti i Fenici affer
marsi soltanto nella seconda metà del-
l'vm sec. a.C., mentre in precedenza erano stati i Filistei a ripercorrere
le a loro ben note rotte mediterranee, con una presenza aramaica tra la
fine del IX e la prima metà dell'vm sec. a.C.
A chiusura di questa che è la prima sezione di epigrafi semitiche esa
minate sistematicamente è necessario soffermarsi brevemente sul proble
ma della tipologia delle iscrizioni. Una trattazione sistematica delle iscri
zioni potrebbe essere condotta sulla base di criteri tipologici che distin
guano il supporto (pietra, metallo, ceramica o altro) oppure la natura del
le iscrizioni stesse (commemorative, votive, funerarie, ecc.) a seconda de
gli autori (sovrani o comunque autorità, sacerdoti, privati). Tale approc
cio è apparso tuttavia poco adatto a un lavoro introduttivo come il pre
sente, che si prefigge essenzialmente uno scopo di informazione gene
rale e storica. Per non parlare poi della discutibilità di certe suddivisioni
(per esempio, esistono iscrizioni funerarie fenicie su pietra, su vasi, su
metalli vari e perfino scolpite sulla roccia) e dello scarso vantaggio of
ferto da categorie come «iscrizioni votive» o «iscrizioni funerarie» che
in certe aree culturali comprendono da sole la quasi totalità del materia
le epigrafico, anche quando un corpus può contare migliaia di epigrafi.
È sembrato invece opportuno segnalare di volta in volta quelle situazio
ni in cui la presenza o l'assenza di un certo tipo di iscrizioni acquista un
significato particolare nell'evoluzione di una determinata cultura.
91
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Nell'ambito delle iscrizioni fenicie, per le quali siamo in grado, no
nostante la povertà del materiale, di valutare i cambiamenti intervenuti
nel corso di circa sei secoli a partire dal xm a.C., si possono osservare
diversi fenomeni interessanti. In primo luogo la scomparsa, nel passag
gio dal Tardo Bronzo al Ferro, delle spatole di bronzo iscritte, che a
Biblo costituivano un caratteristico supporto delle iscrizioni «pseudo
geroglifiche»; probabilmente doveva trattarsi di un particolare tipo di
rapporto economico tra il tempio e un cittadino. Altrettanto notevole la
scomparsa delle frecce iscritte dal corredo funerario; anche qui deve es
sere venuta meno una certa categoria militare che era sorta durante il
dominio egiziano e che non aveva più ragione di esistere quando inco
minciarono ad affermarsi le autonomie politiche e militari locali. A tale
situazione politica ci riporta anche la comparsa dei sigilli a scarabeo con
iscrizione, il cui più antico esemplare proviene non a caso dalla Palesti
na filistea.
Questi piccoli oggetti all'ini
zio del 1 millennio a.C. presero
il posto e la funzione degli sca
rabei dell'età del Medio e Tardo
Bronzo. Questi erano di fattu
ra o di imitazione egiziana, con
simboli religiosi egiziani e tal
volta con nomi di faraoni, che
accrescevano l'efficacia magica
dell'amuleto; la raggiunta auto
nomia politica della Fenicia e
della Palestina, unita all'ideolo Figura 1 7. Anello d'oro da Tharros.
gia regale che accomunava so tzk Il lr' 'yt Il tb si «Illumina a Ra la
stanzialmente questa regione al sua venuta».
l'Egitto, portò alla sostituzione
del nome del faraone con quello di qualche sovrano locale. È per questa
ragione che esistono sigilli-scarabei di modesta fattura con nomi e ico
nografie regali, talvolta vari esemplari con il nome dello stesso re: non si
tratta di oggetti appartenuti a questi ultimi, ma di amuleti funerari di
personaggi che avevano servito il sovrano da vivo. In questo contesto
ideologico si inseriscono anche i sigilli che presentano l'inizio della se
rie alfabetica, per il cui significato rimandiamo a quanto detto a propo
sito dell'origine dell'alfabeto.
Nonostante l'estrema povertà della documentazione, il più antico ma
teriale epigrafico fenicio rivela già una caratteristica che si ritroverà an-
92
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
che più tardi: l'uso di formule religiose, di origine letteraria, su oggetti
preziosi del corredo funerario. Accanto al medaglione aureo di Cartagi
ne, la cui interpretazione resta difficile, bisogna ricordare il piccolo fram
mento di una laminetta d'oro da Sulci e un anello, anch'esso d'oro, pro
veniente quasi certamente da Tharros e databile tra il VII e il VI sec. a.C.,
con riferimenti all'escatologia egiziana (fig. 1 7).
Nell'ambito delle iscrizioni commemorative la mancanza di scavi non
ci permette di istituire confronti tra quelle, assai significative, redatte in
Cilicia da esperti letterati tiri e gli eventuali modelli esistenti nella città
di Tiro; comunque è da rilevare la mancanza di questa tipologia, dall'a
spetto marcatamente politico, nella città di Biblo: discorso che vale an
che per il periodo successivo, quando ritornerà la documentazione. In
questo tipo di iscrizioni occupa una posizione particolare quella di No
ra, in Sardegna, notevole non solo per la sua antichità ma anche per la
sua totale autonomia fraseologica e di struttura rispetto a tutte le altre
iscrizioni fenicie; quali che siano la lettura e l'interpretazione dell'epi
grafe, che restano tuttora assai incerte, questa constatazione rivela l'ori
gine non ufficiale, non legata cioè alla cultura degli ambienti palatini, del
l'iscrizione, prodotto di un gruppo sociale autonomo rispetto a questi ul
timi.
Molte volte, nel corso di questo lavoro, ci è occorso di far riferi men
to al criterio paleografico a cui ricorrono gli epigrafisti per dare una ba
se alle loro datazioni. Ora che abbiamo visto la situazione delle iscrizio
ni fenicie nella prima metà della loro storia più che millenaria possiamo
valutare meglio la validità di tale criterio. Che la scrittura fenicia, come
ogni altra scrittura, abbia subito una certa evoluzione nel corso del
tempo è un fatto ovvio; il problema è quello di vedere la velocità di tale
evoluzione in generale e di seguirne in dettaglio lo svolgimento nell'am
bito non soltanto di ogni singolo centro ma anche dei vari ambienti cul
turali all'interno di questo, tenendo inoltre conto dei diversi supporti
della scrittura. Lo stato della documentazione attuale non consente as
solutamente alcun confronto serio: nessun dato preciso e generalmente
accettato per i testi del II millennio a.C.; la documentazione di Biblo
cessa verso l'inizio del IX sec. a.C. e con le più tarde stele di Tiro e Ak
zib e con il vaso di Sidone costituisce la sola fonte diretta della scrittura
in Fenicia per ben quattro secoli. Colmare tale immensa lacuna docu
mentaria con lo sporadico materiale proveniente da Cipro, dalla Cilicia
e dalla Sardegna, tutto di incerta datazione, costituisce un procedimen
to metodologicamente discutibile.
D'altra parte, se confrontiamo la scrittura del sarcofago di Ahiram con
93
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Tavola 3 . Scritture monumentalifenicie antiche. 1 . Ahiram (xm sec.). 2. Frecce li
banesi (xm sec.). 3. Yehimilk (x sec.). 4. Kilamuwa (1x sec.). 5 . Karatepe (vm sec.).
6. lres Dagh (vu sec.).
94
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
quella di lres Dagh, che ci riporta all'incirca al VII sec. a.C., noteremo
una sostanziale uniformità nella forma dei segni: a parte la marginalità
della alef nelle più antiche iscrizioni di Biblo, diversi segni (d z k m q s)
mostrano alcuni cambiamenti che probabilmente si produssero a Tiro,
anche se li troviamo documentati solo fuori della Fenicia. Tali cambia
menti non avvennero contemporaneamente, a quanto sembra, ma in
momenti successivi nel corso dei secoli IX e VIII a.C.; il primo è stato
quello di k, presente già nell'iscrizione di Kilamuwa; un po' posteriori
sembrano quelli di d e z, mentre decisamente più recente è quello di s;
graduale appare invece la trasformazione di m, che da una posizione
verticale passa a una orizzontale accompagnata da un allungamento del
tratto posteriore (v. tav. 3). Nel corso del VII sec. a.C. avviene il cambia
mento della forma di q; il nuovo aspetto del segno si afferma rapida
mente e resterà poi immutato sostanzialmente per diversi secoli. Il cam
biamento di forma dei segni fu dovuto, con ogni probabilità, alla prati
ca di una scrittura corsiva su papiro (ciò appare evidente nel caso di z);
in un secondo momento alcune delle forme corsiveggianti furono ac
colte anche nella scrittura monumentale.
Nota bibliografica
In questa nota sono segnalate solo quelle iscrizioni, di più recente pubblica
zione, che non sono presenti nelle raccolte citate nella guida bibliografica posta
alla fine di questo volume.
Frammento di iscrizione arcaica da Biblo: P. Bordreuil, Une inscription phé
nicienne champlevée des environs de Byblos, in Semitica 27 ( 1 977), pp. 23-27.
Iscrizioni di Hazor e Akzib: B. Delavault - A. Lemaire, Les inscriptions phé
niciennes de Palestine, in RSF 7 ( 1979), pp. 3 - 1 2, nr.i 2- 1 9.
Iscrizione di Khalde: P. Bordreuil, Épigraphes phéniciennes sur bronze, sur
pierre et sur céramique, in Archéologie au Levant. Recueil R. Saidah, Lyon
1982, pp. 1 90- 1 9 1 .
Iscrizione su coppa d a Nimrud: M . Heltzer, The Inscription on the Nimrud
Bowl No. 5 (BM. 913 03), in PEQ 1 14 ( 1 98 2), pp. 1 -6.
Iscrizione dalla zona di Sidone: É. Puech, Un cratère phénicien inscrit: rites
et croyances, in Transeuphratène 8 ( 1 994), pp. 47-73.
Iscrizione di çinekoy: R. Tekoglu - A. Lemaire, La bilingue royale louvito
phénicienne de çinekoy, in CRAI, 2000, pp. 961 - 1006.
Area mediterranea. Iscrizioni di Tekke, Pitecusa e Pontecagnano: M.G. Ama
dasi Guzzo, Iscrizioni semitiche di nord-ovest in contesti greci e italici (X- VII sec.
a. C.), in Dialoghi di Archeologia 1 987, 2, pp. 1 3-27, nr.i 1 , 8, 9, 1 1 .
Amuleto dall'Egitto: K.-T. Zauzich - W. Rollig, Eine agyptische Schreiberpa
lette, in Orientalia 59 ( 1 990), pp. 320- 3 3 3 .
95
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Iscrizioni dalla Sardegna: G. Garbini, Un'iscrizione fenicia su un anello d'oro,
in RSF 1 7 ( 1989), pp. 4 1 - 5 3 (da Tharros).
Vasi di Sant'Imbenia: G. Garbini, Due iscrizioni su ceramica, in Phoinikes b
Shrdn. I Fenici in Sardegna - Nuove acquisizioni (Catalogo), Oristano 1 997, pp.
5 2- 5 3.
Iscrizioni dalla Penisola Iberica: J.-L. Cunchillos, Jnscripcions fenicias del teli
de Doiia Bianca (v), in Sefarad 5 3 ( 199 3), pp. 1 7-24.
M. Sznycer, Une ancienne inscription phénicienne découverte à Abul (Portu
gal), in Semitica 50 (2000), pp. 226-228.
L e due tavolette di Arslan Tash con testi magici, datate al VII sec. a.C., non
sono state prese in considerazione perché sono state riconosciute false; per al
cuni argomenti cf. J. Teixidor, Les tablettes d'Arslan Tash au Musée d'Alep, in
AO I ( 1 983), pp. 1 0 5 - 1 09.
Il fenicio in Palestina
Come abbiamo già detto all'inizio del capitolo, la continuità della
scrittura e della lingua fenicia, nonostante i traumatici avvenimenti ve
rificatisi tra il Tardo Bronzo e l'inizio dell'età del Ferro, trova in Pale
stina una conferma più antica e più significativa che in Fenicia. Le genti
egeo-anatoliche fissatesi nella regione, e in particolar modo i Filistei, do
po un periodo iniziale di assestamento in cui conservarono, con la loro
lingua, anche la loro scrittura di tipo miceneo, 1 conobbero un processo
di assimilazione piuttosto rapida, anche se non totale, che le portò già
nell'x1 sec. a.C. a usare la scrittura e la lingua locale, cioè fenicia. Un
documento fondamentale in questo senso è un ostrakon da Izbet Sartah
(poco a nord di Giaffa) con diverse righe di scrittura in caratteri fenici
piuttosto rozzi (fig. r 8); le prime esprimono una lingua incomprensibile
(evidentemente si tratta del filisteo), l'ultima presenta invece, in maniera
grossolana ma inequivocabile, una serie alfabetica fenicia. Una datazio
ne esatta di questa iscrizione non è possibile, ma lo strato archeologico
da cui essa proviene è delimitato tra il 1 200 e il 1 000 a.C. L'importanza
dell'ostrakon di Izbet Sartah sta non soltanto nell'antichità della testi
monianza della scrittura fenicia in Palestina dopo il Tardo Bronzo, ma
anche nel tipo di scrittura che esso presenta: la forma del segno s ruota
to di 90° e quella approssimativamente circolare di l mostrano una deri
vazione dalla stessa scrittura che abbiamo visto sulle due iscrizioni di
Lachish del xm sec. a.C. piuttosto che da quella di Biblo. Ciò significa
che le vicende dell'inizio del xn secolo avevano provocato una certa frat-
1 G. Garbini, Filistei, cit., pp. 2 3 1 -247.
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Figura 1 8. Ostrakon filisteo da Izbet Sartah. La riga in basso (da sinistra a
destra) costituisce un rozzo alfabeto fenicio.
tura tra la regione fenicia e quella palestinese, con la conseguenza di una
non breve interruzione delle influenze che dal nord giungevano nel sud.
L'estrema povertà della documentazione e le incertezze della sua in
terpretazione non ci hanno consentito di verificare se ed eventualmente
fino a che punto il fenicio usato in Palestina nel Tardo Bronzo si diffe
renziasse da quello delle città fenicie; la varietà linguistica delle iscrizio
ni protosinaitiche poteva riflettere la lingua di un gruppo non residente,
come abbiamo visto a suo tempo. Ora la situazione è diversa: accanto
alla popolazione locale troviamo consistenti gruppi etnici venuti da fuo
ri che solo scoperte e indagini recenti hanno consentito di valutare sul
piano linguistico, mettendo in crisi il pregiudizio, sorto da un'errata in
terpretazione dell'Antico Testamento, di una Palestina tutta e soltanto
ebraica dopo le vittorie di David. Ora sappiamo con certezza che i Fili
stei adottarono la lingua fenicia e la usarono per tutto il periodo della
loro indipendenza politica, cioè fino alla conquista assira; che il loro do
minio si estendeva inizialmente su buona parte della Palestina (non è un
caso che essi e non altri abbiano dato il nome alla regione) e che comun
que dominarono sempre la Palestina meridionale e tutta la fascia costie
ra fino ad Akko. L'autonomia delle vicende politiche e una marcata iden
tità culturale conservata anche dopo l'adozione della lingua fenicia ren
dono perciò opportuna una trattazione a parte delle iscrizioni filistee,
che restano distinte da quelle fenicie vere e proprie.
Un caso particolare tanto interessante quanto difficile da risolvere è
quello dell'iscrizione che per il suo contenuto è nota come «calendario
97
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
di Gezer» (fig. 1 9). Considerata a
lungo come ebraica e datata ipote
ticamente al x sec. a.C., essa pre
senta caratteri linguistici arcaici
(mancanza di articolo e un suffis
so -w) che fanno escludere la sua
appartenenza sia al materiale ebrai
co sia a quello fenicio. Il fatto che
l'archeologia ha rivelato una facies
filistea per la città di Gezer nell'x1
e x sec. a.C. ha spinto qualcuno a
proporre l'origine filistea dell'epi
grafe.' Questa non può venire
esclusa, naturalmente, ma gli arcai
smi linguistici insieme con il testo,
non molto chiaro, che esprime una
cultura contadina, fanno pensare
piuttosto alla manifestazione tardi
va della lingua cananaica parlata Figura 1 9. « Calendario di Gezer».
nella città nel periodo del Tardo yrf?w 'sp. yrf?w z l lr'. yrf?w lqs Il yrb
Bronzo. 'sd pst Il yrlJ q?r S'rm [la m è scritta
zmr Il yrlJ q? Il 'by . . . «I mesi del rac
Un discorso analogo a quello sui inferiormente] Il yrlJ q?r wkl Il yrf?w
Filistei va fatto anche per gli Am colto - i mesi della sellmina - i mesi
moniti. Dopo l'individuazione di della semina tarda (?) Il il mese del
alcuni sigilli e la scoperta di qual taglio del lino Il il mese del raccolto
che iscrizione su pietra e su ostra dell'orzo Il il mese del raccolto e del
ka si è costituito un piccolo corpus computo (?) - i mesi della vendem
mia (?) Il il mese della frutta estiva Il
... ( ?)» .
epigrafico abbastanza autonomo Abi
dal punto di vista paleografico ma
totalmente fenicio per la lingua. Una situazione non diversa si registra
nella Palestina interna centrosettentrionale, corrispondente approssi
mativamente al regno di Israele: anche qui le scarsissime testimonianze
epigrafiche di Samaria e Megiddo rivelano che la lingua d'uso era il fe
nicio, presentato nelle trattazioni correnti come «ebraico del nord». An
cora troppo scarso per qualsiasi analisi è il materiale edomita.
L'interrotta pubblicazione delle iscrizioni fenicie ed ebraiche scoper
te a Kuntillet Ajrud impedisce di valutare l'origine e il significato stori
co delle epigrafi in scrittura fenicia; per quelle in scrittura ebraica si ve
da più avanti.
1 A. Lemaire, Phénicien et Philistien. .. (v. nota bibliografica alla fine del paragrafo), p. 247.
Iscrizioni filistee
Di iscrizioni filistee si è
parlato per la prima volta
nel 1 9 8 5 , con la pubblica
zione di alcuni ostraka da
Figura 20. Ostrakon da Qubur el-Walaydah. Tell Gemmeh intorno ai
Leggere da sinistra a destra: smp 'l I 'y ,l I s. . .
Le prime due parole sono nomi propri di tipo quali furono riunite alcu
fenicio. ne altre iscrizioni vascola
ri e tre sigilli già noti in
precedenza. Negli anni successivi furono assegnati ai Filistei altri sigil
li fino allora distribuiti in vario modo; il materiale più importante è pe
rò quello proveniente dagli scavi di Tel Miqne, forse l'antica Ekron, e
pubblicato negli anni Novanta. Oltre a diverse iscrizioni su anfore che
indicavano l'appartenenza di queste a un tempio della dea Asherat è da
segnalare un'iscrizione su pietra che ricorda la costruzione di un tem
pio da parte di un sovrano a una dea dal nome finora sconosciuto; oc
corre dire, tuttavia, che questa epigrafe presenta diversi aspetti poco
chiari, che non fanno escludere la possibilità di una falsificazione. L'iden
tificazione di materiale epigrafico incontestabilmente filisteo, com'era ac
caduto in precedenza con quello ammonitico, ha naturalmente portato
a costruire intorno ad esso un piccolo corpus di iscrizioni assegnate in
precedenza specialmente all'epigrafia ebraica.
Pur nel loro scarso numero le iscrizioni filistee in lingua fenicia offro
no dati molto interessanti: un ostrakon da Qubur el-Walaydah (presso
Gaza), databile tra XI e x sec. a.C. (fig. 20), con la sua scrittura destrorsa
e i segni alef e s ruotati di 90° anticipa in maniera impressionante la scrit
tura greca; un sigillo da Revadim (nei pressi di Tel Miqne) costituisce il
più antico esempio di sigillo iscritto, anche se la datazione al x sec. a.C.
non è certa; l'onomastica nordarabica presente nel sigillo trovato a Ca
dice (vm sec. a.C.) rivela gli stretti rapporti tra i carovanieri arabi e i
commercianti di Gaza; sigilli di tipologia filistea sono attestati a Cipro e
in Cilicia con onomastica di tipo anatolico (fig. 2 1 ). Alcune affinità pa
leografiche tra sigilli filistei ed altri ritenuti ancora ammoniti rendono
probabile che vari esemplari di questi ultimi siano da attribuire invece ai
primi; una semplice valutazione storico-geografica è sufficiente a dimo
strare quanto poco probabile sia il rapporto di circa venticinque sigilli
filistei, nel calcolo più favorevole, contro circa centocinquanta sigilli am
moniti.
Di probabile origine filistea, per il luogo di ritrovamento e per il con-
99
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
2 3 4
6 7
Figura 2 1 . Sigilli filistei. 1 . da sinistra: l'b' «di Aba»; 2. l�nn «di Hanon»; 3 . (da
Cadice) ln 'm'l 11 p'rt «di Naamel-Piarat»; 4. l'zr «di Azuri»; 5 . l�nn «di Ha
non»; 6. dryms I 'lyqm «di Drym Eliaqim» (oppure «Eliaqim di Drym»; il suf
fisso -s indica il genitivo in filisteo); 7. t'bd't'b 1 1 bn sb't 11 'bd mtt bn 11 �dq ' «di
Abdelab figlio di Shibat servo di Mititti figlio di Sidqa» (Mititti fu re di Ascalo
na nella prima metà del vrr sec. a.C.).
tenuto (recipiente fittile per l'olio), è la breve iscrizione in fenicio trova
ta negli scavi di Teli es-Saidiyeh in Transgiordania; è databile verso la
fine del vn sec. a.C.
Il dominio assiro sulle città filistee si consolidò di fatto all'inizio del
vn sec. a.C., ma queste mantennero tutte le proprie dinastie locali; sullo
scorcio del secolo compaiono, per evidente influenza dell'Assiria, le pri
me iscrizioni aramaiche, di natura economica.
La scarsità e la natura del materiale epigrafico non consentono anco
ra di avviare un discorso, per quanto generico, sulla paleografia delle
iscrizioni filistee e tanto meno sui suoi rapporti con quella ebraica e, se
condariamente, con quella ammonita.
Nota bibliografica
Il primo nucleo di iscrizioni filistee è stato definito da ]. Naveh, Writings
and Scripts in Seventh-Century B. C. E. Philistia. The New Evidence [rom Tell
Jemmeh, in IEJ 3 5 ( 1 9 8 5 ), pp. 8-2 1 .
1 00
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Una raccolta pressoché completa di testi, più ricca della precedente, si trova
in G. Garbini, I Filistei, Milano 1997, pp. 24 5 -268, che utilizza anche i risultati
dello studio seguente: Id., I sigilli filistei, in Biblica et Semitica. Studi in memo
ria di Francesco Vattioni, Napoli 1999, pp. 23 5-24 5 .
Indipendentemente d a questi lavori, u n elenco d i iscrizioni che ampliava
quello di Naveh è stato redatto da A. Lemaire, Phénicien et Philistien: Paléogra
phie et dialectologie, in Actas del IV Congreso internacional de estudios fenicios
y punicos. Cadiz 1995, Cadiz 2000, 1, pp. 243-249.
L 'iscrizione di Te! Miqne su pietra è stata pubblicata da S. Gitin - T. Dothan -
J. Naveh, A Royal Dedicatory Inscription from Ekron, in IEJ 47 ( 1 997), pp. 1 - 1 6.
Iscrizione di Teli es-Saidiyeh: A. Lemaire, Une inscription phénicienne de Teli
es-Sa'idiyeh, in RSF r o (1982), pp. 1 1 - 1 2.
Iscrizioni della Samaria
La regione palestinese della Samaria, cioè l'area cisgiordanica a est del
la pianura costiera compresa approssimativamente tra il 3 2 ° parallelo e
la pianura di Y ezreel, corrisponde sostanzialmente a quello che tra il x e
l'vm sec. a.C. fu il regno di Israele, distrutto nel 722 a.C. dagli Assiri.
Le città più importanti erano, da nord a sud, Megiddo, Samaria e Sichem.
·\ V\Y l l\X W.J'
·:J7 V\v ·� w� /
·X�\ � Y')' ' t--4 /�
a b
Figura 22. Ostraka di Samaria. a) nr. 1 8: bSt. h'frt. m��rt Il lgdyw. nbl. smn.
Il rh�. «Nell'anno dieci; da Haserot Il a Gadyaw. Anfora di olio Il raffinato».
- b) nr. 23: bSt. I 5 m�lq. Il l'S'. '�mlk. Il �l�. m��rt. «Nell'anno r 5 ; da He
leq Il ad Asa-Ahimelek Il Heles da Haserot».
Nonostante la sua importanza storica e l'ampiezza della ricerca archeo
logica, la Samaria è estremamente povera di materiale epigrafico: nessu
na iscrizione monumentale, un paio di dozzine di sigilli iscritti, alcune
placche di avorio con segni alfabetici incisi sul retro (Megiddo e Sama
ria) e un frammento di avorio iscritto da Nimrud, sporadici resti di iscri
zioni vascolari; il materiale più consistente è costituito da un centinaio
di ostraka più o meno ben conservati, con schematiche annotazioni di ca-
IOI
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
rattere amministrativo, trovati a Samaria. Il confronto quantitativo tra il
materiale epigrafico assegnabile al regno di Israele e quello del regno di
Giuda, anche tenendo conto del fatto che più si scende nel tempo più ric
ca diventa la documentazione, aiuta a capire l'entità del fenomeno della
fabbricazione e pubblicazione dei falsi epigrafici destinati a sostenere po
sizioni ideologiche.
2 3
4 6 7
Figura 2 3 . Sigilli del regno di Israele. 1 : lsm' I l 'bd yrb'm «di Shema servo di
Geroboamo»; 2 : lzkr Il hwS' «di Zakar-Osea»; 3: lsbnyw 'llbd 'zyw «di Sheb
nayaw servo di Uzzia»; 4: l 'byw 'bd 'zyw «di Abiyaw servo di Uzzia»; 5 .
'hz I l pqby «Ahaz-Peqahia»; 6 : pqb «Peqah»; 7 : lhws ['] «di Osca».
Scoperti quasi tutti nel 1 9 1 0 e pubblicati nel 1 924, gli ostraka di Sa
maria presentano una ricca onomastica e toponomastica ma soltanto po
chissime parole e qualche numerale (fig. 22). Queste costituiscono la ba
se per la classificazione linguistica delle iscrizioni provenienti da questa
regione; e poiché qui incontriamo le forme st «anno» e yn «vino», che si
contrappongono alle ebraiche snh e yyn, se ne è dedotta l'esistenza di
un ipotetico dialetto ebraico «settentrionale» che verrebbe ad affiancar
si a quello meridionale, usato nel regno di Giuda e documentato sia dal-
1' Antico Testamento sia dalle iscrizioni della Giudea. In realtà le cose
stanno diversamente: le parole st e yn rivelano semplicemente che nella
Samaria, analogamente alla Galilea e alla zona costiera, la lingua usata
nelle iscrizioni attualmente note era il fenicio, che possiede appunto le
1 02
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
due forme ricordate. Questa conclusione à stata confermata dall'identi
ficazione e lo studio di un piccolo gruppo di sigilli iscritti assegnabili al
regno ebraico del nord, i quali sia per la paleografia sia per i motivi ico
nografici presenti su di essi si apparentano strettamente a quelli fenici.
Particolarmente interessanti sono i sigilli con simboli o figure regali e i
nomi degli ultimi sovrani del
regno di Israele (Peqahia, Pe
qah e Osea) e tre sigilli, ap
partenuti uno a un ministro
del re Geroboamo (786-746
a.C.) e due a un ministro del
re Uzzia (ignorato dalla Bib Figura 24. Bacino da Kuntillet Ajrud. l 'dyw
bia) (fig. 23). Anche il fram bn 'dnh brk h ' lyhw «Di Adayaw figlio di
mento di avorio iscritto è Edna. Sia benedetto da Yahweh».
probabilmente redatto in lingua fenicia, come suggerisce la mancanza
dell'articolo nelle sole parole comprensibili.
o/SSJ'Vof31�ç)
Certamente connesse
con Samaria sono alcune
delle iscrizioni scoperte
o�lJ�6ir:J��-��/
nel santuario di Kuntillet
Ajrud (al confine tra Ne
gev e Sinai) e databili al-
Figura 2 5 . /scrizione dipinta su un 'anfora da Kun 1 'vm sec. a.C. La forma
tillet Ajrud. brkt. 'tkm. 11 lyhwh. smrn. wl'frth. yw del nome divino nel
«Vi benedico per Yahweh di Samaria e per la sua
Ashera». l'onomastica e la proba
bile interpretazione come
«Samaria» nell'espressione yhwh smrn «Yahweh di Samaria» testimo
niano una presenza di Israeliti del nord in questo centro profetico. Par
ticolare importanza assumono tre iscrizioni, di cui una soltanto è stata
pubblicata, scolpite sul bordo di grossi bacini di pietra: si tratta degli
unici esemplari di iscrizioni votive monumentali restituiti dalla Palesti
na ebraica, tanto più interessanti perché, almeno in quello edito, vi è la
menzione di Yahweh (fig. 24),' ricordato anche nelle iscrizioni dipinte
più o meno confusamente su grosse anfore (fig. 2 5 ) che recano anche
grossolani disegni, tra cui immagini di Bes. La considerevole presenza
samaritana, accanto a quella fenicia (presumibilmente palestinese), nel
centro religioso di Kuntillet Ajrud fa risaltare, per contrasto, la totale
1 Il fatto che nella stessa località il nome divino ebraico compaia come yhwh nelle iscri
zioni sulle anfore e come yhw in quella monumentale indica con estrema probabilità che
la h finale del nome è una mater lectionis.
103
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
assenza di elementi chiaramente riferibili a Giuda, che per la sua posi
zione geografica ci saremmo aspettati di trovare in questa zona. Taie as
senza pone un difficile problema storico, che resterà irrisolto finché
non sarà tolto il veto alla pubblicazione dei testi di Kuntillet Ajrud; allo
stato attuale della documentazione non si può non rilevare come queste
testimonianze, assegnabili ai primi decenni dell'vm sec. a.C. al più tar
di, confermino la situazione delineata dall'iscrizione di Mesha, e cioè un
assoluto predominio politico e culturale del regno ebraico del nord nel
la Palestina meridionale non filistea, come se lo stato che aveva Gerusa
lemme per capitale nemmeno esistesse. Dal punto di vista linguistico è
difficile dare una definizione della lingua in cui sono scritte le iscrizioni
di Kuntillet Ajrud redatte in scrittura non fenicia; la brevità e la lacu
nosità dei testi attualmente noti non permettono una scelta sicura tra il
fenicio e l'ebraico, anche se l'assenza dell'articolo in un caso in cui l'ebrai
co lo usa fa propendere per la prima possibilità.
I pochissimi dati finora disponibili sull'aspetto paleografico delle iscri
zioni del regno di Israele consentono comunque di delineare una tenden
za piuttosto chiara. Partendo da una scrittura monumentale fenicia, tal
volta conservata come tale, si è precocemente affermato un ductus che
amava arrotondare verso sinistra il tratto lungo di alcuni segni (b, k, m,
n), come si vede già nella stele moabitica di Mesha, che con ogni verosi
miglianza ha imitato la scrittura di Israele, e nel bacino di pietra di Kun
tillet Ajrud. Tale caratteristica rivela l'esistenza di una diffusa pratica
scribale, ben documentata dagli ostraka di Samaria con il loro anda
mento corsivo dai tratti di diverso spessore, tracciati da mani esperte, e
dalle scritte a inchiostro sulle anfore di Kuntillet Ajrud. Questo tipo di
scrittura sarà ripreso e sviluppato, a partire dalla seconda metà dell'vm
sec. a.C., negli stati semi-indipendenti della Palestina meridionale.
Nota bibliografica
Il materiale trattato in questo paragrafo si trova generalmente raccolto nelle
opere dedicate alle iscrizioni ebraiche (cf. guida bibliografica). Per gli ostraka di
Samaria si veda anche A. Lemaire, Inscriptions hébraiques, 1. Les ostraca, Paris
1 977, pp. 2 1 - 8 1 ; 245-250 (senza il testo).
Alcune iscrizioni da Megiddo e Samaria sono state ritenute fenicie da B. De
lavault - A. Lemaire, Les inscriptions phéniciennes de Palestine, in RSF 7 ( 1979) ,
pp. 1 9-22, nr.1 40-4 1 , 43-44.
Per i sigilli: G. Garbini, I sigilli del regno di Israele, in OA 2 1 ( 1 982), pp.
1 63 - 1 76 (escluso il nr. 5).
Per Kuntillet Ajrud: Z. Meshel, Kuntillet 'Ajrud, Jerusalem 1 978.
1 04
Iscrizioni ammonitiche
Un piccolo corpus di iscrizioni ammonitiche si è progressivamente co
stituito a partire dai primi anni Settanta, dopo la scoperta di un'iscrizio
ne monumentale, molto frammentaria, nella cittadella di Amman.' Dal
! 'iniziale raccolta di 1 2 sigilli e due iscrizioni su pietra, con la scoperta di
nuovi materiali e specialmente con l'attribuzione agli Ammoniti di si
gilli precedentemente ritenuti ebraici o aramaici si è giunti, in meno di
venti anni, a un totale di circa 1 5 0 pezzi; alla fine del Novecento il nu
mero era quasi raddoppiato. Questo materiale, numericamente ragguar
devole, comprende però scritte sigillari nella sua stragrande maggioran
za (circa 240 esemplari): il resto è costituito da poche iscrizioni in pietra
(tutte frammentarie), qualcuna in metallo e diversi ostraka.
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b
e
-
Figura 26. Iscrizioni ammonitiche. a) Impronta di sigillo: lmlkm 'wr Il 'blld
-
Adoninur servo di Amminadab». e) Boccetta di Tell Siran: m'bd 'mndb mlk
b'lyS' «di Milkomur servo di Baalyasha». b) Sigillo: l 'dnnr. 'llbd 'mndb «di
bn 'mn Il bn h#'l. mlk bn 'mn Il bn 'mndb mlk bn 'mn Il hkrm. wh. gnt.
wh 'tbr Il w 'sbt Il ygl wysmb I l bywmt rbm wbsnt Il rbqt « Le opere di Am
minadab re degli Ammoniti, figlio di Hasalel re degli Ammoniti, figlio di Am
sterna diano letizia e gioia per molti giorni e per lunghi anni». (La grafia di e è
minadab re degli Ammoniti, (e cioè) la vigna, il giardino, il canale (?) e la ci
molto più evoluta di a e b, con forme proprie; il tratto divisorio dopo wh (con
giunzione più articolo) rivela un influsso sudarabico).
1 Per la fase iniziale dell'epigrafia ammonitica cf. F. lsrael, Note ammonite, I I I . Problemi
di epigrafia sigillare ammonita, in Phoinikeia Grammata. Actes du Colloque de Liège
1 5 - 1 8 nov. 1989, Liègc-Namur 1 99 1 , pp. 2 1 5 - 2 1 9 .
105
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
I criteri per identificare un'iscrizione ammonitica sono naturalmente
diversi ma non tutti di pari peso. Fondamentale è il luogo di provenien
za archeologicamente accertato o la menzione di personaggi storici ap
partenuti al regno degli Ammoniti; meno decisivo è il peso delle affinità
iconografiche e quello della paleografia, per le ragioni che ora vedremo;
è bene tener presente che i sigilli attualmente ritenuti ammonitici sono
quasi tutti di provenienza sconosciuta e che la maggior parte di essi è
stata pubblicata dopo il 1 960, cioè nel periodo che ha visto quintuplica
re i documenti sigillari ebraici (da circa 1 40 a circa 710) quasi esclusiva
mente con materiale proveniente dal mercato antiquario: il legittimo so
spetto di falsificazioni presenti in questo enorme numero di sigilli e bul
lae si estende automaticamente anche a quelli considerati ammonitici, il
cui numero si è accresciuto proporzionalmente 'come quelli ebraici.
Le prime iscrizioni ammonitiche compaiono nell'vm sec. a.C., con
l'iscrizione in pietra trovata nella cittadella e alcuni sigilli; la maggior par
te dei documenti appartiene tuttavia ai due secoli successivi. I testi più
importanti sono alcuni sigilli con nomi di sovrani e una singolare boc
cetta di bronzo, scoperta a Tell Siran presso Amman e pubblicata nel
1 973, con una curiosa iscrizione del re Amminadab figlio di Hasalel: il
testo è ben comprensibile, ma sfugge il senso generale (fig. 26). Gli ostra
ka contengono quasi sempre semplici elenchi di nomi.
Mentre nella lingua delle iscrizioni ammonitiche non vi è assoluta
mente nulla che non sia fenicio (ma si parla generalmente di una lingua
«ammonitica» affine al fenicio), l'onomastica rivela una forte compo
nente nordarabica; per quanto riguarda la scrittura, bisogna fare alcune
considerazioni. Nel quadro tradizionale dell'epigrafia semitica nordoc
cidentale le iscrizioni ammonitiche presentano qualche elemento pecu
liare (ad esempio la forma della 'ayn che tende al quadrato) che ha fatto
pensare a un'influenza o addirittura a un'origine aramaica della scrittu
ra ammonitica, che si sarebbe comunque sviluppata come una «scrittura
nazionale». Eliminiamo subito l'ipotesi (sostenuta prevalentemente ne
gli Stati Uniti) di un'origine aramaica: perché una popolazione etnica
mente nordarabica avrebbe adottato una lingua di cultura straniera, e
cioè il fenicio, ma non la sua scrittura? È chiaro che se vi fu un'evolu
zione della paleografia in senso aramaico (il che non è così evidente co
me si vorrebbe far credere) ciò fu la conseguenza di una influenza pro
vocata dalla pressione politica dell'Assiria e, forse, anche dei rapporti
economici che legavano gli Ammoniti all'ambiente aramaico, sia seden
tario sia carovaniero. Il punto essenziale del problema è tuttavia che ca
ratteri paleografici «ammonitici» sono presenti anche su sigilli filistei ed
1 06
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
ebraici. Se effettivamente vi fu un'influenza della scrittura aramaica, que
sta si esercitò non soltanto nelle iscrizioni ammonitiche ma anche in
quelle ebraiche e filistee; in altri termini, è tutta la Palestina meridionale
che nel vn sec. a.C. subisce la pressione culturale dell'aramaico che si ac
compagnava alla politica assira. Appare comunque evidente il grado di
autonomia dell'evoluzione grafica testimoniata dalla boccetta di Tell Si
ran; che la statuetta di Amman sia scritta in aramaico (come rivela la pa
rola br «figlio di») costituisce l'esito naturale di una certa situazione. Con
la fine del VI sec. a.C. termina praticamente la documentazione epigrafi
ca ammonitica.
Nota bibliografica
Una raccolta completa delle iscrizioni ammonitiche è stata pubblicata da W.E.
Aufrecht, A Corpus of Ammonite Inscriptions, Lewiston, N.Y. 1 989; questi ha
aggiornato la raccolta con Ammonite Texts and Language, in B. Macdonald -
R.W. Younker (eds.), Ancient Amman, Leiden 1 999, pp. 1 63- 1 88.
Una trattazione grammaticale del supposto ammonitico è stata fatta da K.P.
Jackson, The Ammonite Language of the Iran Age, Chico, Cal. 1 9 8 3 ; cf. anche
W.E. Aufrecht, The Ammonite Language ofthe Iran Age, in BASOR 266 (1 987),
PP · 8 5 -9 5 .
ISCRIZIONI MOABITICHE
Sebbene redatta in un dialetto cananaico che più di ogni altro, ebrai
co compreso, si discosta dal fenicio di Tiro e Sidone (il suffisso -n del
maschile plurale è il tratto più caratteristico), l'iscrizione di Mesha, re di
Moab che regnò nella seconda metà del IX sec. a.C., rientra pienamente
nella produzione epigrafica palestinese che si ispirava a quella fenicia
(fig. 27). Scoperta nel 1 868 e pubblicata due anni dopo, questa impor
tante iscrizione che narra le vittorie militari e le imprese edilizie di un
piccolo sovrano che ebbe il suo momento di gloria occupa una posizio
ne eccezionale nell'epigrafia semitica nordoccidentale perché costituisce
l'unico documento extra-biblico che offra notizie dirette, ovviamente
da un diverso punto di vista, su un episodio biblico, e precisamente sul
la conquista di Moab da parte di Omri re di Israele e sulla successiva ri
scossa moabita ad opera appunto di Mesha (cf. 2 Re 3,4-27). I dati di
questa iscrizione non concordano pienamente con quelli biblici, che pe
raltro sono inseriti nel contesto del ciclo di leggende relative al profeta
Eliseo; sì che mentre da un lato troviamo la menzione del dio di Israele
(yhwh), dall'altro non si può non rilevare la singolarità che sia un re di
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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JJ 1.;>;; � J 1J.><fY)o�1.cf- 1 w z..tt''J.1-
Figura 27. Parte iniziale della stele di Mesha. 'nk. ms'. bn. kms[ ] mlk m 'b
hd 11 ybny. 'by. mlk. ·1. m 'b. sl5n st. w 'nk. mlkllty. 'hr. 'by. w"s. hbmt. z 't.
yfr'l. wy'nw. 't. m 'b. ymn. rbn. .. . «Io sono Mesha, figlio di Kemosh(yat), re di
lkms bqr�h. b... Il S'. ky. hS'ny. mkl. hSlkn. wky. hr'ny. bkl. 5n 'y. 'mrllY· mlk.
Moab, il dibonita. Mio padre regnò su Moab trenta anni e io divenni re su Moab
dopo mio padre; ho fatto questo altare per Kemosh in Qeriho ... perché egli mi
ha liberato da tutti i miei assalitori e perché mi ha esaltato su tutti i miei nemici.
Omri re di Israele umiliò Moab per molti giorni ... ».
Israele, e non di Giuda, a conquistare temporaneamente la regione tran
sgiordanica meridionale di fronte al regno di Giuda, che nell'iscrizione
appare inesistente. La presenza di punti ancora oscuri, come il misterio
so 'r'l, dwd della città di Atarot conquistata da Mesha, giustifica una bi
bliografia inarrestabile.
Oltre all'iscrizione di Mesha il corpus epigrafico moabitico può con
tare soltanto su un paio di minuscoli frammenti di epigrafi monumenta
li coeve alla prima e su poche decine di sigilli, databili tra l'vm e il vn sec.
a.C.; pubblicati in gran parte negli ultimi decenni, anche i sigilli moa
bitici, riconoscibili specialmente per la presenza del nome divino Kemosh
nell'onomastica, non sono immuni da falsificazioni.
Nota bibliografica
L'iscrizione di Mesha è presente in tutte le antologie di iscrizioni nordocci
dentali; la più ampia raccolta di sigilli è quella di N. Avigad e B. Sass (cf. guida
bibliografica A).
ISCRIZIONI ARAMAICHE (I)
Le prime iscrizioni aramaiche non sembrano anteriori al IX sec. a.C.,
anche se alcune di esse presentano caratteristiche paleografiche note
volmente arcaiche, come il piccolo monumento votivo di Tell Halaf e la
statua con la bilingue assiro-aramaica scoperta a Teli Fekheriyeh, locali-
1 08
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Tigri
TUR A BDIN
•Karatepe
�
Nisibi•
/\
•Samal
\
•Hassan-beyli
l.....,_
Tell liala f•
• Karkemish •Tel l Fekheriyeh
Hierapolis•
'•Teli Ahmar
•Arslan Tash
Aleppo• •Nerab
•Sefirc
•Afis
GEBEL BJSHRI
•Hama
Carta 3. Siria settentrionale.
tà situata 2 km a est della precedente. Dal punto di vista storico è im
portante la distribuzione geografica delle iscrizioni più antiche, cioè di
quelle databili al IX e vm sec. a.C.; esse si dispongono lungo un arco che
da Deir Alla, nella Transgiordania centrale, sale verso nord fino a Zin
cirli (Turchia), toccando le città siriane di Damasco, Hama e Aleppo;
piega quindi verso est, raggiungendo Tell Halaf e Nimrud (Iraq); di qui
sale ancora verso nord-est, fino a Bukan, a sud-est di Urmia (Iran), per
poi scendere verso sud fino al Luristan, sulle pendici occidentali dei
monti Zagros all'altezza di Baghdad. Questo arco ideale esteso per circa
2000 km, disegnato dalla presenza delle prime iscrizioni aramaiche, ri
ceve una conferma e un consistente spessore geografico dalle entità po
litiche aramaiche con le quali in quello stesso periodo si scontra l'espan
sione imperialista assira, impegnata in campagne militari non solo con
tro le città della Siria ma con Bit Agushi (zona di Aleppo), Bit Adini (re
gione di Karkemish), Bit Bakhyani (zona di Tell Halaf), Bit Zamani
(nel Tur Abdin, chiamato Kashiari dagli Assiri, a sud del Tigri). La se
zione sudorientale dell'arco aramaico, rappresentata epigraficamente da
sporadiche iscrizioni su oggetti provenienti dal Luristan, è anch'essa
precisata e completata dalle stesse fonti assire, che parlano di numerosi
gruppi tribali aramaici (i principali sono Puqudu e Gambulu), non an
cora organizzati politicamente, stabiliti sulle due sponde del basso Eu-
1 09
Le iscrizioni no rdocc idental i d egl i stati indip endenti
Figura 28. Prima parte dell'iscrizione ara
maica di Bar-Rakib. 'nh. brrkb. 11 br. pnmw.
mlk. smll 'l. 'bd. tgltplysr. mr'. I l rb'y. 'rq'.
b�dq. 'by. wb�d llqy. hwsbny. mr'y. r[k]b'l. Il
wmr'y. tgltplysr. 'I Il krs'. 'by. wbyt. 'by.
'llml. mn. kl. wr�t. bglgl Il mr'y. mlk. 'swr.
bm�'llt. mlkn. rbrbn. b'ly. k llsp. wb'ly. zhb
... «lo sono Bar-Rakib, figlio di Panamu
wa, re di Samal, servo di Tiglatpileser si
gnore delle quattro parti della terra. Per la
rettitudine di mio padre e per la rettitudine
mia, il mio signore Rakib-El e il mio signo
re Tiglatpileser mi hanno fatto sedere sul
trono di mio padre. La casa di mio padre
(!Uo@@�o�
era più misera di ogni altra; allora corsi pres
�®o�g@�w
so la ruota del mio signore il re di Assiria,
in mezzo a molti�si':11i re, possesso�i di ar�
-
U[tQ(J gento e possesson d1 oro ... ». I segm grafici
sono a rilievo sul fondo.
frate e del basso Tigri fino al Golfo Persico. Per una esatta valutazione
storica di questa grande diffusione degli Aramei verso l'inizio del I mil
lennio a.C. è opportuno dare uno sguardo alle zone in cui la lingua ara
maica è sopravvissuta fino ad oggi: a occidente in alcuni villaggi nel
l'area di Damasco, a nord nella regione del Tur Abdin e a nord-est a
Mosul, Van e Urmia. La perfetta sovrapposizione geografica delle at
tuali zone residuali arameofone con quelle che videro i primi organismi
politici aramaici tre millenni orsono non consente dubbi sul fatto che la
parte superiore dell'arco aramaico che abbiamo tracciato corrisponde
all'area originariamente aramaica,' dalla quale le tribù aramaiche mos
sero, verosimilmente in tempi diversi anche se ravvicinati, verso sud, al
l'interno della costa mediterranea da un lato e lungo l'Eufrate e il Tigri
dall'altro. Appare pertanto completamente erronea l'opinione attual
mente dominante che pone il centro dell'irradiazione aramaica nel Ge
bel Bishri, a sud della grande ansa dell'Eufrate, e considera Damasco co
me la più tipica città aramaica, l' «Aram» per eccellenza; questo è sem
plicemente il risultato di una prospettiva storica determinata dall' Anti
co Testamento.
Una domanda a cui è per ora impossibile rispondere è quella sul mo
do e il periodo in cui gli Aramei appresero la scrittura fenicia. Un indi-
1 Ancora prima della comparsa di quelle genti semitiche che definiamo Aramei l'area
geografica che abbiamo individuato ha documentato il nome «Aram» come toponimo o
come nome di persona; tale onomastica risale a tutto il II e al I I I millennio a.C.
I IO
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
zio può essere costituito dai caratteri paleografici della piccola iscrizio
ne di Tell Halaf e di quella di Tell Fekheriyeh: entrambe presentano an
cora il segno m ancora completamente verticale, mentre la seconda mo
stra il segno l con la curva in alto; nonostante la datazione al IX sec. a.C.,
queste due iscrizioni conservano tratti arcaici che ci riportano al x o al
l'xI sec. a.C. e non sembrano conoscere le forme più evolute della scrit
tura fenicia e di altre epigrafi aramaiche del IX secolo. L'attardamento
provinciale di questi due centri, entrati nell'orbita politica assira nella
prima metà del IX sec. a.C., suggerisce che il dominio assiro provocò
un'interruzione dei rapporti con i centri di cultura fenicia, rapporti che
continuarono invece con le città aramaiche poste più a occidente.
L'adozione della scrittura consonantica, semplice da usare, favorì pres
so gli Aramei politicamente più avanzati la tendenza a dare una forma
scritta monumentale, nella propria lingua, agli avvenimenti più impor
tanti, stimolati probabilmente dall'esempio dei centri siro-ittiti, ricchi di
monumenti scultorei ed epigrafici in lingua luvia. Alcuni documenti di
questa produzione, giunti fino a noi, testimoniano lo spirito di indipen
denza dei piccoli stati aramaici, che anche quando erano costretti a sot
tomettersi all'Assiria hanno tentato, almeno in un primo momento, di
salvaguardare la loro autonomia almeno sul piano formale, con trattati
di alleanza solo formalmente paritari.
L'esempio più illustre è fornito dalla città di Samal, capitale del picco
lo regno di Yaudi. Abbiamo già visto l'iscrizione autocelebrativa di Ki
lamuwa, redatta in lingua fenicia; circa mezzo secolo più tardi, prima
metà dell'vm, un altro sovrano, Panamuwa I, erige al dio nazionale Ha
dad una statua votiva con il ricordo delle sue imprese e le prescrizioni
rituali per essere venerato dopo la sua morte. A differenza di Kilamu
wa, Panamuwa fa redigere il suo testo nella lingua locale, una forma di
aramaico (chiamato appunto yaudico) più arcaica di quella che sarà la
lingua comune. Alcuni decenni più tardi, il re Panamuwa n è costretto a
sottomettersi a Tiglatpileser m (74 5 -727 a.C.) e muore in battaglia al
servizio del re assiro. Suo figlio Bar-Rakib erige allora una statua in
memoria di suo padre, con un lungo racconto delle vicende di questo e
sue proprie; anche questa iscrizione è in dialetto yaudico. Diverse altre,
più brevi, iscrizioni autocelebrative dello stesso Bar-Rakib, di cui alcu
ne in stato molto frammentario, presentano una significativa novità: es
se sono scritte in aramaico comune, e in particolare nella varietà usata in
Assiria (fig. 28). Questa è la prima testimonianza della diffusione di quel
la varietà aramaica che a partire dal 700 a.C. circa sarà chiamata «ara
maico d'impero», proprio perché imposta dagli imperi mesopotamici.
III
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Con la fine di Bar-Rakib termi
nano le iscrizioni reali e l'au
tonomia politica di Samal. Va
ricordata infine una brevissima
epigrafe presente, con un'altra
Figura 29. Iscrizione frammentaria da in scrittura anatolica, su un
Arslan Tash su avorio . ... br. 'm '. lmr'n.
�z 'l. bsnt... « ... figlio di Amma per il no
amuleto trovato presso Zincir
stro signore Hazael nell'anno . . . » . li databile al VII sec. a.C., con
figure di tipo assiro. 1
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1·7 'ì yc. 'i' 7 z. ' 'ì ""' , 1. , , � � r
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r\ ' 1 (,..,_,, l �·� �'-\•l4"! w• :yl�'1' �)'-
Figura 30. Parte iniziale dell'iscrizione di Zakur. [n]�b'. zy. sm. zkr. mlk. [�]mt.
wl'S. l'lwr... Il [']nh. zkr. mlk. �mt. wl'S. 'S. 'nh. 'nh. w... Il [n]y. b'!Smyn.
wqm. 'my. whmlkny. b'lsm[yn] ... Il [b�]zrk. whwhd. 'ly. brhdd. br. �z 'l. mlk.
'rm. L Il ... 'fr. mlkn. brhdd. wm�nth. wbrgS. wm�nth. w[mJll[lk.] qwh.
wm�nth. wmlk. 'mq. wm�nth. wmlk. grg[m] Il [wm�]nth. wmlk. sm'l.
wm[�nt]h. wmlk. mlz... «Stele che ha posto Zakur re di Hamat e Luash, per El
Wer ... Io sono Zakur re di Hamat e Luash; io sono un uomo pio e Baalsha
main mi ha ... ed è stato accanto a me; Baalshamain mi ha fatto regnare su
Hazrak. Bar-Hadad figlio di Hazael re di Aram [= Damasco] aveva riunito
contro di me s[ette] e dieci re: Bar-Hadad e il suo esercito, Bar-Gush e il suo
Gurgum e il suo esercito, il re di Samal e il suo esercito, il re di Milid.. . » .
esercito, [il re di] Cilicia e il suo esercito, il re di Amuq e il suo esercito, il re di
La situazione di Damasco è diversa. L'impossibilità di compiere scavi
nella città ce ne preclude la conoscenza diretta, ma fortunatamente non
mancano dati provenienti dall'esterno. Nei dintorni di Aleppo è stata
trovata un'iscrizione del IX sec. a.C. che Bar-Hadad I «re di Aram» (la
stessa dicitura presente nell'Antico Testamento) aveva dedicato al dio
Melqart, la divinità poliade di Tiro; la cosa interessante è che la formula
1 G. Garbini, Aramaica, Roma 1 99 3 , p. 1 0 1 .
I I2
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indi p end enti
�
1l) 1 ) =f- 4.. f o 4,, '?lf Of JÌ 0 j f 11 L '1 :\;i + 1<\j 1. i 0
.fI\ <j � �J � :i..7 9 :i, l\o � l + o f ) i 7 .1 � 0 ".\ 1. l(-1 i � l 7 � i 'I
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y L >f-:t � lt ol7) 0'-1 1f f1 'f y 'jt:.., X; f,lol'.r
Figura 3 1 . Parte iniziale della prima iscrizione di Sefire. 'dy brg 'yh mlk ktk 'm
mt"l br 'trsmk mlk ['rpd w']lidy bny brg 'yh 'm bny mt"l w'dy bny bny brg '
[yh... Il h 'm 'qr mt"l br 'trsmk mlk 'rpd w'dy ktk 'm ['dy] Il 'rpd w'dy b'ly
ktk 'm b'ly 'rpd w'dy �b... Il w'm 'rm klh w'm m�r w'm bnwh zy ysqn
b'fr[h... Il kl 'ly 'rm wt�th w'm kl 'll byt mlk ... «Patto di Bar-Gaya re di Kat
ka con Matiel figlio di Atarsamak re di [Arpad e pa]tto dei figli di Bar-Gaya
con i figli di Matiel e patto dei nipoti di Bar-Gaya e della sua ... con la discen
denza di Matiel figlio di Atarsamak re di Arpad e patti di Katka con [i patti di ]
Arpad e patti dei cittadini di Katka con i patti dei cittadini di Arpad e patti di .. .
e con tutto Aram e con Musri e con i suoi figli che verranno dopo di lui e .. .
tutto l' Aram superiore e quello inferiore e con tutti coloro che entrano nel pa
lazzo reale ».
...
dedicatoria è tipicamente fenicia. Questo legame di Damasco con Tiro
diventa chiaro quando si pensa che, in anni recenti, sono state scoperte
due iscrizioni aramaiche identiche, incise su finimenti bronzei di cavalli,
rispettivamente nel santuario di Apollo a Eretria (isola di Eubea) e nel
l'Heraion di Samo, recanti la menzione del «nostro signore Hazael»,
cioè di un re di Damasco che regnò verso la fine del IX sec. a.C.1 La
presenza di donar! damasceni in due dei più importanti santuari greci
rivela l'interesse dei sovrani di Damasco per il commercio marittimo
nel Mediterraneo; minuscole iscrizioni aramaiche databili alla prima
metà dell'vrn sec. a.C., trovate nell'isola di Ischia e nella zona dell'anti
ca Sibari, presso la costa ionica della Calabria, confermano l'esistenza di
rapporti commerciali tra gli Aramei e l'Italia. Il nome dello stesso Ha
zael è presente anche su iscrizioni frammentarie in avorio trovate ad Ars-
1 Una brevissima iscrizione aramaica su una coppa di bronzo datata all'vm sec. a.C. fu
trovata presso Olimpia alla fine del xix secolo (CIS 11 1 1 2).
I I3
Le iscrizioni nordoccidentali dc�li stati indipendenti
Figura 32. Parte iniziale dell'iscrizione di Teli Fekheriyeh. dmwt' . zy . hdys'y .
zy . sm : qdm : hdd skn 11 gwgt : smyn : w 'rq : mhn�t : 'sr : wntn : r'y 1 1 wmsqy
: tmt : ktn : wntn : sth : w 'dqwr 11 t'thyn : ktm : ·�wh : gwgt : nhr : ktm :
m'dn Il mt : kln : 'lh r�mn : zy : t�lwth : tbh ... «Immagine di Haddu-yisi che
egli ha posto davanti a Hadad di Sikan, regolatore delle acque del cielo e della
terra, che fa discendere l'abbondanza e dà pascolo e bevanda a tutte le terre, che
dà riposo e simposi a tutti gli dèi suoi fratelli, regolatore di tutti i fiumi, irriga
tore di tutte le terre, dio misericordioso che è bello pregare».
lan Tash (fig. 29), dove le preziose suppellettili erano state portate dagli
Assiri presumibilmente dopo la conquista di Damasco (73 2 a.C.).
Ad Afis, 45 km a sud-ovest di Aleppo, è stata trovata l'iscrizione (fig.
30), forse sottostante a un bassorilievo, nella quale Zakur, un usurpato
re di origine fenicia che aveva unificato sotto di sé la città di Hamat e la
regione di Luash, ricorda la vittoria riportata contro una coalizione di
diciassette re che gli erano mossi contro e la fortificazione della città di
Hazrak. L'iscrizione è databile verso l'inizio dell'vm sec. a.C. Di poco
posteriori sono tre stele, trovate presso Sefire (2 5 km a sud-est di Alep
po) nelle quali è riportato il testo, con alcune varianti (anche linguisti
che), di un patto concluso tra Matiel re di Arpad e un Bar-Gaya re di
Katka (fig. 3 1 ); le clausole, seguite da grandi maledizioni per chi infran
gerà il patto, sono fortemente sbilanciate a favore del secondo personag
gio, nel quale qualcuno ha voluto vedere un governatore assiro già no
to, Shamshi-ilu, che qui compare come sovrano autonomo (situazione
che abbiamo già incontrato a Karatepe e che ora vedremo di nuovo). Il
fatto che le divinità invocate come protettrici del patto siano prevalen
temente mesopotamiche costituisce un buon argomento a favore del
l'ipotesi ricordata. Al IX sec. a.C. ci riporta la grande statua di tipo assi
ro con iscrizione bilingue assira e aramaica (fig. 3 2) trovata a Tell Fe
kheriyeh (antica Sikan), sede di un santuario del dio Hadad che dipen
deva probabilmente dalla vicina Guzana (od. Tell Halaf). L'autore, Had
du-yisi, si presenta nella versione aramaica come «re di Guzana», men
tre in quella assira si definisce semplicemente «governatore (sakin) di
Guzana». Si tratta di un'iscrizione votiva che termina con una serie di
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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n?b[' ... Il bl�mh. 'w. bslm. [k]l. mh. mwtn ' ... Il zy. hwh. bkl. 'rq'. ysmwh.
Figura 3 3 . Parte superiore dell'iscrizione frammentaria di Bukan. zy. yhns. 'yt.
Il yhynqn. 'gl. �d. w 'l. [y]sb' ... « ... Chi toglierà la stele ... in guerra o in pace, ogni
'lhn. b[yllt. mlk '. hw' . wls. h '. l 'lhn. wl?· llh'. l�ldy. zy. b. '.r. sb'. swrh.
tipo di pestilenza ... che si trova in tutta la terra. Gli dèi distruggano la casa di
quel re se egli avrà oltraggiato gli dèi e se avrà oltraggiato Haldi che sta in ...
Che sette vacche allattino un solo vitello e questo non sia sazio ... ».
�o SI/ 1 � '(] 'J:
maledizioni contro chi danneg
gerà gli arredi cultuali che egli
"- aveva donato al tempio. Priva
della prima parte è invece l'iscri
Figura 34. Stele votiva da Tell Halaf
zdmt. b'm. zy. b�y[n] «Questo è il me zione di Bukan (fig. 3 3), di cui
moriale di Bi-Amm, quello di Bahyan» restano solo le maledizioni fina
(la lettura presenta qualche incertezza). li contro chi sposterà o dan
neggerà la stele: maledizioni di
tipo analogo a quelle delle iscrizioni di Sefire e di Tell Fekheriyeh.
L'epigrafe, databile all'vm sec. a.C., menziona il dio Haldi che era ve
nerato in una certa località; la lettura del nome di questa, tuttavia, è
molto incerta, sì che restano ipotetiche tutte le illazioni storiche che se
ne sono tratte. L'esistenza di un regno aramaico, presupposto da questo
tipo di iscrizione, in tale regione costituisce comunque una novità, poi
ché le fonti assire non parlano di stati aramaici nella terra dei Mannei.
Le poche ma importanti iscrizioni che abbiamo ricordato rappresen
tano la parte essenziale della documentazione aramaica nel periodo del
l'indipendenza politica, periodo peraltro che produsse iscrizioni per me
no di due secoli. Non mancano tuttavia documenti minori, che testimo
niano se non altro la presenza di genti aramaiche su un territorio molto
vasto. Un frustolo di iscrizione monumentale è stato trovato a Tell Sifr
(Siria); una piccola stele votiva con scrittura arcaica e la possibile men
zione del nome tribale b�yn (in assiro Bakhyani) proviene da Tell Halaf
I 15
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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4
Figura 3 5 . Scritte sigillari aramaiche. 1 . lnrS ' Il 'bd Il 'trsmk «di Nursha servo
di Atarsamak» (sigillo a stampo; la seconda parola è disposta verticalmente);
co); 3. l'kdbn Il br gbrd Il srs' Il zy hqrb Il lhdd «di Akdaban figlio di Gaba
2. �tm brq 'bd Il 'trsmn «sigillo di Baraq servo di Atarshamin» (sigillo cilindri
raddu, l'eunuco che è stato dedicato a Hadad» (sigillo cilindrico); 4. yrp'l Il yrp 'l
br hlld'dr «Yerafel - Yerafel figlio di Addu-adar» (sigillo cilindrico); 5. pn 'srll
[l]mr srs zll[y] srgn «Panassurlamur eunuco di Sargon» (impronta di sigillo a
stampo).
(fig. 34); a Hama sono state trovate alcune decine di mattoni con bre
vissime epigrafi delle quali resta incerto il significato; la presenza di no
mi propri di tipo fenicio può far pensare al periodo di Zakur, mentre
alcune parole ricorrenti potrebbero rappresentare formule votive; un
paio di pesi recano il nome della città di Hamat. Le brevi iscrizioni su
avori da Nimrud e Arslan Tash e quelle su coppe metalliche da Nimrud
devono la loro presenza in queste località al fatto di trovarsi su oggetti
raccolti come bottino o tributo; documentano invece una presenza ara-
1 16
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
maica due iscrizioni su vasi bronzei provenienti dal Luristan, alcune epi
grafi da Ninive, alcune iscrizioni vascolari da Deir Alla e altri siti nella
Galilea transgiordanica.
Le iscrizioni sigillari aramaiche assegnabili al IX e VIII sec. a.C. non
sono molto numerose (alcune decine) ma presentano diversi motivi di in
teresse (fig. 3 5 ). Oltre ali'onomastica, anche di personaggi storici, è no
tevole la circostanza che accanto agli scaraboidi occidentali, ritrovati pe
raltro anche in località mesopotamiche, compaiono sigilli cilindrici che
rappresentano una tipologia strettamente mesopotamica: nelle due aree
culturali in cui vivevano, gli Aramei hanno adottato i rispettivi tipi di si
gilli e talvolta la rispettiva onomastica.
Questa prima fase storica dell'epigrafia aramaica, caratterizzata da una
produzione differenziata, sia pure leggermente, sul piano linguistico
con varianti locali e su quello più generalmente culturale dalla duplice
influenza fenicia e assira, si chiude sullo scorcio dell'vm sec. a.C. con la
prevalenza della seconda sulla prima, ovvia conseguenza della conquista
militare. Il passaggio a un nuovo periodo storico, politicamente e cultu
ralmente ben più povero del precedente, trova una documentazione em
blematica in due stele, databili intorno all'anno 700 a.C., scoperte a Ne
rab, località pochi chilometri a sud di Aleppo. Si tratta di due epigrafi
funerarie incise accanto o sopra un bassorilievo raffigurante un sacer
dote defunto. La tradizione siriana delle stele funerarie si fonde qui con
lo stile scultoreo assiro, così come l'onomastica assira dei due defunti si
accompagna al loro titolo di «sacerdote di Shahar», dove il nome del
dio lunare è espresso nella forma aramaica.
A parte la grafia arcaizzante delle più antiche iscrizioni di Teli Fekhe
riyeh e Teli Halaf, sulla quale ci siamo già soffermati (figg. 3 2 e 34), le
iscrizioni aramaiche del IX e VIII sec. a.C. presentano una scrittura che
segue fedelmente il modello fenicio (tav. 4), anche nei suoi primi timidi
tentativi di evoluzione (nei segni z, k e m).
Dopo la metà dell'vm sec. a.C. compaiono però sporadicamente,
nella scrittura assira monumentale (sigilli) e specialmente corsiva, forme
evolute che si affermeranno definitivamente solo nel corso del VII seco
lo o ancora più tardi. Tali cambiamenti riguardano l'apertura superiore
degli occhielli dei segni b, d, 'ayn e r, i segni h (che cambia completa
mente aspetto), b (che riduce a uno solo i tratti orizzontali) e q, che in
comincia ad aprire i cerchi della parte superiore.
I 17
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Tavola 4. Scritture aramaiche antiche a confronto con la scrittura fenicia. 1 . Kara
tepe (fenicia). 2. Iscrizione di Zakur. 3. Iscrizione di Bar-Rakib. 4. Scrittura mo
numentale assira. 5 . Scrittura corsiva assira.
118
Nota bibliografica
Non è mai stato fatto un corpus delle iscrizioni aramaiche antiche. Queste so
no state raccolte, parzialmente, solo ai fini del loro studio grammaticale: R. De
gen riunì nel 1 969 quelle aramaiche antiche in senso stretto, escludendo quelle
yaudiche, che furono poco dopo esaminate da P.-E. Dion ( 1974); più recente
di Kilamuwa ( 1 993). (Per queste opere cf. guida bibliografica A e B n). Le iscri
mente ]. Tropper ha raccolto il materiale di Samal, compresa l'iscrizione fenicia
zioni più importanti si trovano nelle antologie di ].]. Koopmans ( 1 962), di H.
Donner e W. Rollig e di J.C.L. Gibson ( 1 975) (cf. guida bibliografica A).
Per il materiale escluso dalle antologie o di più recente pubblicazione si veda:
F. Michelini Tocci, Un frammento di stele aramaica da Tell Sifr, in OA 1 ( 1962),
pp. 2 1 -22. - R.D. Barnett, Layard's Nimrud Bronzes and Their Inscriptions, in
El 8 ( 1967), pp. 1 '°" -7''· - ]. Hoftijzer - G. van der Kooij, Aramaic Texts from
Deir 'Alla, Leiden 1 976 (iscrizioni minori). - G. Garbini, Un 'iscrizione aramai
ca a Ischia, in PdP, 1 978, pp. 143-1 50. - G. Garbini, Scarabeo con iscrizione
aramaica dalla necropoli di Macchiabate, ibid., pp. 424-426. - P. Bordreuil, in
Syria 62 ( 1 9 8 5 ), pp. 1 74- 1 75 (due pesi di Hamat). - G. Dankwarth - Ch. Miil
ler, Zur altaramdischen «Altar»-Inschrift vom Tell Jjalaf, in AfO 3 5 ( 1 988),
pp. 73 -78 (prima pubblicazione di fotografie). - F. Bron - A. Lemaire, Les inscrip
tions araméennes de Hazael, in RA 83 ( 1 989), pp. 3 5 -43. - B. Otzen, The Ara
maic Inscriptions, in P.J. Riis - M.-L. Buhl, Hama. Fouilles et recherches 193 l -
193 8 II 2, Copenhague 1 990, pp. 266-3 1 8 (edizione definitiva del materiale epi
grafico).
Per i sigilli, oltre alle due raccolte citate nella guida bibliografica A, cf. F. Vat
tioni, I sigilli aramaici, in Augustinianum 1 1 ( 1 9 7 1 ), pp. 47-69.
L'iscrizione aramaica detta provenire da Tel Dan e pubblicata in due riprese
nel 1 993 e 1995 non è stata presa in considerazione perché falsa; cf. G. Garbini,
L'iscrizione aramaica di Tel Dan, in RANL, s. rx, 5 ( 1994), pp. 46 1 -47 1 .
Iscrizione s u intonaco da Deir Alla
Nel 1 976 fu pubblicata un'iscrizione scoperta nel 1967 da una missione
olandese che scavava a Deir Alla, in Transgiordania (fig. 36). Si tratta di
un'epigrafe, frammentaria, scritta su un intonaco con inchiostro nero e
rubriche rosse; essa riproduce un testo letterario che parla della visione
notturna avuta da un profeta, Balaam figlio di Beor, personaggio leggen
dario presente anche nell'Antico Testamento (Numeri 22-24). L'impor
tanza di questa iscrizione letteraria è facilmente intuibile, anche se la
sua utilizzazione viene limitata da diversi fattori: dalla frammentarietà
del testo alla sua datazione (sono state proposte, senza argomenti deci
sivi, date dall'inizio dell'vm all'inizio del VII sec. a.C.); incerta resta la
paleografia, per mancanza di confronti adeguati. Discussioni senza fine
I I9
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Figura 36. Frammento dell'iscrizione su intonaco di Deir Alla . ... hsk. w 'l thgy.
'd. 'lm. ky. ss'gr. br(pt) Il ... ny. nbs. w�rh. 'prhy. 'nph. drr. nfrt Il ... mth. b'fr.
rbln. yybl. btr. 'rnbn. 'klw «la tenebra e non la scaccerai giammai poiché la
rondine ha rimproverato ... oppressione e miseria. I piccoli dell'airone (?), la
tortora, l'aquila ... la verga, nel luogo in cui il bastone guidava le pecore mange
ranno le lepri» (la parola finale della prima riga del frammento è completata al
l'inizio della riga successiva, conservata in un altro fr.ammento).
sono state fatte non solo su molte parti del testo ma sulla stessa lingua
in cui questo è redatto: si tratta di un dialetto semitico nordoccidentale,
foneticamente e lessicalmente aramaico, ma privo dei tratti più caratte
ristici dell'aramaico (come lo stato enfatico e il pronome relativo zy),
non senza influenze stilistiche e forse linguistiche fenicie.
Nota bibliografica
Per l'editio princeps e una specifica trattazione grammaticale cf. la guida bi
bliografica A IV d e B III.
ISCRIZIONI EBRAICHE
Le iscrizioni ebraiche godono di uno statuto speciale non per le loro
caratteristiche linguistiche, meno peculiari di quelle del moabitico, ma
per il prestigio che conferisce loro il fatto di essere scritte nella stessa lin
gua della Bibbia e di testimoniare direttamente l'ambiente in cui questa
è stata creata, cioè la regione di Gerusalemme. Per la loro distribuzione
geografica e cronologica le iscrizioni ebraiche si identificano di fatto con
il regno di Giuda dopo la caduta di Samaria nel 722 a.C. (ma qualche
sigillo è anteriore a questa data); solo allora, al tempo del re Ezechia, il
piccolo stato ebraico del sud riuscì a far sentire la propria voce, sovra
stata fino a quel momento dal più potente fratello settentrionale; le iscri
zioni cessano nel 5 86 a.C.
Le epigrafi ebraiche di Giuda sono molto più numerose di quelle del
la Samaria sia per il fatto di essere un po' più recenti sia per la maggiore
intensità della ricerca archeologica. Dal punto di vista qualitativo, tutta-
1 20
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
Figura 3 7 . Iscrizione di Siloe. ... nqbh. wzh. hyh. dbr. hnqbh. b'wd... Il [hg]rzn.
's. 'l. r'w. wb'wd. s!S. 'mt. lhn[qbh. nsm]'. ql. 's. q l l [r] '. 'l. r'w. ky. hyt. zdh. b�r.
mymn. [w'd. sm]l. wbym. hllnqbh. hkw. h��bm. 's. lqrt. r'w. grz[n]. 'l. grz[n].
wylkw Il hmym. mn. hmw(. 'l. hbrkh. bm 'tym. 'lp. 'mh. wm['llt. 'mh. hyh.
gbh. h�r. 'l. r'S. h��b[m « ... la perforazione. E questa fu la storia della perfora
zione. Mentre ... il piccone, ognuno verso il suo compagno, e mentre vi erano
tre cubiti da scavare, si udì la voce di un uomo che chiamava il suo compagno,
poiché c'era una fessura (?) nella roccia da destra verso sinistra. E nel giorno
della perforazione gli scavatori battevano, ognuno verso il suo compagno, pic
cone contro piccone. E venne l'acqua dalla sorgente verso la piscina, per mille
duecento cubiti. Cento cubiti era l'altezza della roccia sopra la testa degli scava
tori».
via, la loro importanza è piuttosto modesta: nessuna iscrizione storica,
nessuna iscrizione votiva di tipo monumentale, nessuna menzione di co
struzione di edifici o riferimento a personaggi importanti. Una sola iscri
zione è veramente notevole: quella scoperta nel 1 880 all'interno della gal
leria che portava l'acqua da una sorgente alla piscina di Siloe (fig. 37);
l'epigrafe, tipologicamente anomala rispetto a tutte quelle conosciute fi
nora, si presenta come un testo letterario che racconta l'incontro tra le
due squadre di operai che, partendo da punti opposti, scavarono la gal
leria stessa. Pur mancando ogni riferimento storico, la corrispondenza
del testo epigrafico con passi letterari che ricordano la costruzione del-
1 'acquedotto da parte del re Ezechia ha fatto ritenere che l'iscrizione ri
porti probabilmente il testo di un brano annalistico redatto in occasione
della realizzazione dell'opera, effettuata forse in concomitanza dell'as
sedio di Sennacherib nel 701 a.C.1 A questa iscrizione monumentale si
può aggiungere solo un frammento di un'altra iscrizione, trovato an-
1 Cf. G. Levi Della Vida, The Shiloah lnscription Reconsidered, in In Memoriam Paul
Kahlc, Berlin 1 968, pp. 1 62 - 1 66; G. Garbini, L'iscrizione di Siloc e gli «Annali dei re di
Giuda•, in AION n.s. 19 ( 1 969), pp. 261 -263.
121
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
ch'esso a Gerusalemme, in cui si parla di un acquedotto (fig. 3 8), e un mi
nuscolo frammento di pietra iscritta trovato a Gerusalemme e pubblica
to nel 2000. Carattere monumentale hanno anche due iscrizioni funera
rie, databili verso la fine dell'vm sec. a.C., incise sulle pareti di una tom
ba scavata nella roccia presso il villaggio di Silwan (Gerusalemme).
Parimenti funerarie, ma più recen
ti, sono le iscrizioni graffite sulle pa
reti di tombe in due località non lon
tane da Lachish, Khirbet el-Kom
(fig. 39) e Khirbet Beit Lei; l'epigra
fe più lunga scoperta nella prima lo
calità è di lettura e interpretazione
incerte, mentre appaiono enigmati
che, per l'incerta lettura e il contenu
to non funerario, le prime due delle
sette trovate nel secondo sito.
Un papiro palinsesto, scoperto nel
I 9 5 2 in una caverna presso il wadi
Murabbaat nella zona del Mar Mor
ne da Gerusalemme. mt�t. lz. . . Il
Figura 3 8 . Frammento di iscrizio
to, conserva l'inizio di una lettera
rk. hmym ... Il byrktyw ... 11 ns� databile al vn sec. a.C. Il materiale
hk�. . . «sotto questo ... la via (?) del più comune nell'epigrafia ebraica è
l'acqua ... nei suoi recessi . .. è stato costituito da ostraka, il cui numero
ripulito il ... ». Notare la singolare
forma di alcuni segni (m, n, s, �) i ascende ormai a un paio di centinaia
cui tratti a zigzag sono stati sosti ma che sono per la maggior parte il
tuiti da tratti paralleli sovrapposti. leggibili o estremamente frammenta
ri. Spesso si tratta di semplici elen
chi di nomi, di rapide annotazioni numeriche o di brevi testi di natura
Figura 39. Graffito sepolcrale di Khir
bet el-Kom. [l] 'ryhw. hqfr. ktbh Il brk.
'ryhw. lyhwh I l wm 'rr yd kl 'frt hhwS'
lh l 'nyhw «A Uria è stata legata la sua
iscrizione. Uria sia benedetto da Yah
weh e sia maledetta la mano di qualsiasi
donna che maledirà la sua salvezza. -
Di Onia». L'epigrafe è rivolta, nella
parte finale, contro le pratiche magiche
che venivano effettuate da donne (cf.
l'iscrizione nordarabica di p. 260). La
mano rivolta verso il basso è segno di
maledizione.
1 22
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
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a b
Figura 40. Due ostraka ebraici. a) Lettera da Lachish, nr. 4: ysm'. yhwh 't 'dny
't kym 11 sm't tb. w't kkl 'fr si� 'dny 11 kn 'sh 'bdk ktbty ·1 hdlt kkl. 11 'fr si�
'dny 'ly. wky si� ' lldny. 'I dbr byt hrpd 'yn sm ' l ldm wsmkyhw lq�h. sm'yhw
wllY 'lhw h'yrh w'bdk 'ynllny si� smh 'thw 111 ky 'm. btsbt hbqr 11 wyd' ky '!.
mS't lkS. n�llnw smrm kkl h'tt 'fr ntn Il 'dny. ky I' nr'h 't 'zllqh «Che Yahweh
faccia ora ascoltare al mio signore notizie di bene. Ed ora: secondo tutto quello
che ha ordinato il mio signore, così ha fatto il tuo servo: ho scritto sulla porta
secondo tutto quello che mi ha ordinato il mio signore. E quanto a ciò che il
mio signore ha chiesto a proposito di Bet-Harapid, là non vi è nessuno. Shema
yahu ha preso Semakyahu e l'ha fatto venire in città, ma il tuo servo io non l'ho
mandato là (adesso), ma allo spuntare del giorno e saprà. Noi osserviamo i se
gnali di Lachish, secondo tutti i segnali che manda il mio signore; noi non ve
qiamo Azeqah». - b) Lettera da Arad, nr. 1 8: 'I 'dny. 'lyllsb. yhwh ysl l 'l lslmk.
w't 11 tn. lsmryhw simbolo. wlqrsy 11 un simbolo wldllbr. 'fr �llwtny. slm. byt.
yhwh lii hw ysb «Al mio signore Elyashib. Yahweh custodisca la tua salute. Ed
ora: dà a Shemaryahu ... e a Qorsi darai ... E circa la cosa che mi hai ordinato, è
stata eseguita; il tempio di Yahweh, lui lo abita».
economica; i più noti sono quelli di Lachish, poco più di una ventina,
scoperti quasi tutti negli anni Trenta. I più importanti sono costituiti da
lettere spedite al comandante militare di Lachish da ufficiali che presi
diavano fortezze non lontane, durante gli ultimi anni del regno di Giu
da (fig. 4oa). Allo stesso periodo risalgono anche gli ostraka di Arad
1 23
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
2 3
4 6
7 8
Figura 4 r . Sigilli ebraici. r . l'in '. 'llbd. '�z «di Esna servo di Ahaz». 2. lyqmll
-
yhw «di Yaqimyahu». - 3. lyhmlyh llw m 'syhw «di Yahmalyahu-Maasiyahu». -
4. lsptyhllw 'syhw «di Safatyahu-Asiyahu». - 5 . ly 'znyhw Il 'bd hmlk «di Ya
zinyahu servo del re». - 6. l'lyh ' llmt �nn 'l «di Aliya serva di Hananel». 7. -
l'lyqm Il n'rywkn «di Eliaqim servo di Yaukin». - 8 . lmlk Il hbrn «del re - He
bron». - 9· lmlk Il mmst «del re-Memshat». I nr.i 8 e 9 riproducono i due tipi
di bolli regi.
(fig. 4ob), località del Negev in cui ne furono trovati quasi un centinaio
negli anni Sessanta; le lettere consistono per lo più in schematiche ordi
nazioni di viveri; è interessante un riferimento a un tempio di Yahweh
che non si trovava a Gerusalemme. Tra i molti ostraka con brevi anno
tazioni di natura economica, spesso quasi illeggibili, trovati in diverse
località (Gerusalemme, Teli Qudeirat - Qadesh Barnea, Te! Ira, Aroer,
Horvat Uzza) assume un particolare rilievo quello di carattere letterario
1 24
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
trovato a Horvat Uzza e pubblicato nel 1993: nonostante la non totale
leggibilità esso presenta .affinità con testi epigrafici di ambiente profeti
co. Anche alla luce delle numerose nuove scoperte, che hanno fatto co
noscere meglio la tipologia degli ostraka ebraici, oggi non è possibile
nascondere una certa perplessità circa l'ostrakon trovato nel l 960 a Yav
neh Yam e diventato subito uno dei testi più importanti dell'epigrafia
ebraica, trattandosi di una petizione giudiziaria; il modo in cui la scrit
tura è distribuita sul coccio, il ductus della scrittura, lo stato di conser
vazione, il luogo di provenienza e alcune anomalie nel contenuto, fanno
sospettare una sua non autenticità.
Numerose ma poco significative sono le brevissime iscrizioni (per lo
più nomi propri) dipinte o incise su vasi; interessante ma enigmatica
quella che si trova su un'anfora da Lachish dove si vedono le prime quat
tro lettere dell'alfabeto precedute da un disegno schematico non decifra
bile. Per quanto riguarda i sigilli e le loro impronte un discorso serio è
stato reso impossibile dalla vera alluvione di falsi che sono stati pubbli
cati nell'ultimo mezzo secolo; esemplari sospetti erano noti anche in pre
cedenza, ma a partire dagli anni Sessanta la pubblicazione di materiale
falso è diventata una regola costante: agli inizi degli anni Trenta il totale
dei sigilli iscritti palestinesi (allora considerati tutti ebraici) era di circa
un centinaio; nel 1 9 5 0 erano aumentati di circa So unità; alla fine degli
anni Sessanta si era già a quota 2 5 0; i soli sigilli considerati ebraici erano
circa l 5 0 a metà degli anni Settanta, ma avevano superato il numero di
700 una ventina di anni più tardi. Si tenga presente che la quasi totalità
dei sigilli e circa i tre quarti delle impronte non proveniva da scavi rego
lari. Tra lo scarso materiale autentico attribuibile al regno di Giuda (fig.
4 l) sono da ricordare il sigillo di un ministro del re Ahaz (circa 73 5 -7 l 5
a.C.), decorato con simboli egiziani; quello di una moglie dell'ammoni
ta Hananel, che la Bibbia non ricorda come re ma del quale ci dà notizia
come di un sovrano (seconda metà del vn sec. a.C.); tre impronte di un
fonzionario del re Y aukin, probabilmente un figlio di Giosia sul quale
la Bibbia offre dati contrastanti 1 e infine il sigillo di un certo Yaqimya
hu con la raffigurazione di una divinità in costume egiziano che uccide
un essere mitico e nella quale è forse da ravvisare lo stesso Yahweh. Su
diversi sigilli è riportato l'inizio dell'alfabeto precedute dalla preposizio
ne !-, che con molta probabilità ha lo stesso valore dell'espressione l'lm
«per sempre», formula di augurio per i defunti.
Caratteristica del regno di Giuda è una stampigliatura reale con la pa-
1 Cf. 2 Re 23,34-24,30; 2 Cronache 36; 1 Ezra 1 ,3 2 -47.
125
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
rola lmlk «del re», il nome di una delle quattro località: Hebron, Soko,
mmst e z(y)p e la raffigurazione di uno scarabeo con quattro ali; questo
è un simbolo religioso di origine egiziana usato in ambiente filisteo,
giudaico e ammonitico il quale fu poi sostituito (da Giosia?) con quello
di un rotolo alato; di tali impronte, derivate da una ventina di sigilli di
versi, sono stati trovati circa 2 000 esemplari (fig. 4 1 ). Numerosissime
anche le epigrafi su pesi, costituite da simboli.
Lo studio della paleografia ebraica e più in generale di quella palesti
nese è stato reso quasi impossibile dalla comparsa di numerose iscrizio
ni, non soltanto sigillari, palesemente false che sono state pubblicate nel
la seconda metà del Novecento e che per eccessiva buona fede sono sta
te accettate dagli studiosi. È possibile tuttavia individuare una certa li
nea evolutiva (tav. 5). Come abbiamo già accennato alla fine della trat
tazione delle iscrizioni della Samaria, è nel regno di Israele che si mani
festa l'inizio di una forma di scrittura che si distingue da quella fenicia;
forma che troviamo attestata per la prima volta nell'iscrizione del moa
anche oltre i confini dello stato ebraico. Questa forma di scrittura è � a
bita Mesha (seconda metà del rx sec. a.C.) e che evidentemente si estese
ratterizzata dalla curvatura verso sinistra delle aste verticali (k, m, n, p ),
rivelando con ciò l'influenza di una scrittura corsiva. Nel regno di Giu
da questa tendenza a dare ai segni un andamento obliquo si accentua
progressivamente, sia nella scrittura monumentale (si veda l'iscrizione di
Siloe, fig. 37) sia e specialmente in quella corsiva (ostraka di Lachish e
di Arad, fig. 40) ; si sottrae a tale tendenza il frammento di stele trovato
a Gerusalemme (fig. 3 8), che peraltro non è privo di peculiarità. È da
rilevare, infine, che questa scrittura ebraica compare talvolta anche sui
sigilli filistei (per un esempio v. fig. 2 1 nr. 6).
Nota bibliografica
Le iscrizioni ebraiche dovevano apparire nella pars tertia del CIS, ma questa
non è mai stata pubblicata; esse sono comunque state raccolte in volumi specifi
ci, mentre le più importanti sono presenti in tutte le antologie di iscrizioni se
mitiche nordoccidentali (cf. guida bibliografica). Accanto a questi lavori va ri
cordato il volume, già citato per le iscrizioni della Samaria, di A. Lemaire, ln
scriptions hébraiques, 1. Les ostraca, Paris 1 977, pp. 8 3-244; 2 5 1 -275.
Per le iscrizioni ricordate nel testo non incluse nel corpus più recente si veda:
I. Beit-Arieh, A Literary ostracon from ljorvat 'Uza, in TA 20 ( 1 993), pp. 5 5 -
6 5 . - J . Naveh, Hebrew and Aramaic lnscriptions, i n Qedem 4 1 (2000), pp. l -2
(frammento in pietra da Gerusalemme). - J. Naveh, Hebrew Graffiti from the
First Tempie Period, in IEJ 5 l (2001 ), pp. 1 94-207.
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Tavola 5 . Scritture ebraiche. 1 . Iscrizione di Mesha. 2. Ostraka di Samaria. 3 . Scrit
tura vascolare di Kuntillet Ajrud. 4. Iscrizione di Siloe. 5 . Ostraka di Arad.
1 27
Le iscrizioni nordoccidentali degli stati indipendenti
I sigilli ebraici (in senso lato) sono stati raccolti da F. Vattioni, I sigilli ebrai
ci, in Orientalia 50 ( 1 969), pp. 3 5 7-388; I sigilli ebraici n, in Augustinianum 1 1
( 1 97 1 ), pp. 447-45 4; Sigilli ebraici m, in AION 3 8 ( 1 978), pp. 227-2 54. La -
raccolta di F. Vattioni è stata corretta e aggiornata da F. lsrael, Inventaire pré
liminaire des sceaux paléo-hébreux, in ZAh 7 ( 1994), pp. 5 1 -80.
Il sigillo con la menzione di Hananel è stato pubblicato da G. Garbini, Il si
gillo di Aliya regina di Gerusalemme, in RANL, ser. 1x, 1 3 (2002), pp. 5 89-600.
6. Le iscrizioni nordoccidentali
nel periodo neobabilonese e persiano
( 5 8 5 - 3 3 0 a.C.)
INTRODUZIONE STORICA
Le distruzioni e le deportazioni di popolazioni che caratterizzarono
il periodo delle conquiste assire privarono gli stati della regione siro
palestinese non solo dell'indipendenza politica ma anche del loro benes
sere economico. L'amministrazione assira ebbe relativamente poco tem
po per organizzare le nuove provincie, poiché alla morte di Assurbani
pal (668-63 1 a.C.) era già in atto la crisi che poco dopo, nel 6 1 0 a.C.,
portò alla fine dell'impero assiro. Il periodo dell'impero neobabilonese
fu piuttosto breve; i primi decenni furono impegnati a completare la con
quista dell'occidente o a reprimere le rivolte scoppiate in concomitanza
con la fine dell'Assiria. La situazione si stabilizzò soltanto quando il
persiano Ciro, entrato a Babilonia ( 5 3 8 a.C.), raccolse l'eredità degli im
peri precedenti. Per circa due secoli, fino alla vittoria finale di Alessan
dro il Macedone nel 3 30 a.C., l'impero persiano fu la sola realtà politica
del Vicino Oriente. Grazie alle loro flotte, le città fenicie ebbero una po
sizione privilegiata nell'ambito dell'impero e poterono conservare, a dif
ferenza di quelle filistee, le dinastie locali. Particolare importanza aveva
Tiro, in quanto attraverso di essa i re achemenidi riuscivano a esercitare
un certo controllo anche sulla principale colonia tiria, Cartagine; e que
sto significava un'influenza politica su tutto il Mediterraneo. Un altro
aspetto non trascurabile della struttura politica dell'impero persiano era
costituito dall'impianto di colonie di sudditi fedeli, organizzate militar
mente, in punti nevralgici dell'impero; troviamo così Giudei e Aramei
sul confine meridionale dell'Egitto; Sidonl e Cartaginesi in Palestina per
controllare i Filistei; Gubliti e Cartaginesi nell'importante centro com
merciale di Palmira ' e infine ancora Sidonl in alcune isole del Golfo
Pcrsico.2
Dal punto di vista linguistico (ed epigrafico) il fenomeno più vistoso
è costituito dalla diffusione dell'aramaico, nella sua varietà chiamata ap
punto «imperiale» (o «d'impero); due sono i fattori che hanno determi-
' G . Garbini, Palmira colonia fenicia, in PdP, 1996, pp. 8 1 -94.
i Id., I Fenici nel Mare Eritreo, in RANL, s. rx, 13 (2002), pp. 4 5 -49.
1 29
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
nato tale situazione: la vitalità dell'elemento etnico aramaico, prevalente
in tutta l'area siro-mesopotamica, e l'adozione della lingua aramaica
come lingua amministrativa ufficiale dell'impero achemenide. Mentre in
Mesopotamia un prolungato periodo di bilinguismo accadico-aramaico
annunciava la scomparsa dell'antica lingua accadica, in Palestina dopo
l'inizio del VI sec. a.C. si definiscono due diverse situazioni: in quello che
era stato il regno di Giuda, nella regione transgiordanica e nell'Idumea
scompare la documentazione in ebraico e nelle forme locali di fenicio per
essere sostituita da quella aramaica; nelle città filistee e nei centri costie
ri il fenicio resiste, anche se non manca qualche presenza epigrafica ara-
maica; di fatto assente è la documentazione epigrafica nella regione di Sa
maria; mentre nella Galilea continua l'uso del fenicio. Questo continua
ad essere usato in tutta la Fenicia, a Cipro e nelle colonie occidentali, do
ve esso si espande grazie alla potenza cartaginese. Iscrizioni aramaiche
sono ormai presenti in tutte le regioni dell'impero persiano, dall'Iran
(Persepoli) ali'Anatolia e all'Egitto, in Palestina, nell'Arabia nordocci
dentale (Teima) e in quella orientale (Bahrein); i numerosi papiri trovati
in Egitto offrono la più ricca testimonianza dell'aramaico d'impero � Un
fatto singolare è che dopo il 700 a.C. le popolazioni aramaiche per pa
recchi secoli non hanno più prodotto iscrizioni aramaiche né in Siria né
in Mesopotamia, le zone del più antico popolamento aramaico dove più
tardi l'aramaico conoscerà una notevole fioritura a livello sia letterario
sia epigrafico. Questa assenza, per ora totale, di documentazione epigra
fica fa sospettare che essa sia dovuta a ragioni più profonde della sem
plice insufficienza di scavi archeologici.
ISCRIZIONI FENICIE (m)
La dominazione assira sulle città fenicie segnò l'inizio di una lunga
crisi politica ed economica che continuò e probabilmente si aggravò ul
teriormente con il dominio babilonese; solo con l'avvento degli Ache
menidi la Fenicia conobbe una ripresa economica e culturale, avendo le
città più importanti conservato una certa autonomia e le dinastie locali.
La situazione della madrepatria si riflesse anche nelle colonie occidenta
li, almeno per quanto consentono di vedere gli scarsi indizi archeologici
e la scarna documentazione epigrafica; verso la metà del vn sec. a.C., o
poco più tardi, i Fenici abbandonarono diversi insediamenti che aveva
no stabilito sulla costa meridionale della Spagna al di qua di Gibilterra,
mentre compaiono nella regione centri greci. La debolezza della madre
patria, che non era più in grado di contrastare efficacemente l'intrapren-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Figura 42. Iscrizione votiva da Malta. n�b mlk Il
b'l 's sllm n�m lbl l'l �mn ' lldn k sm' 11 ql dbry
«Stele dell'olocausto per Baal che ha posto Naham
per Baal Hammon il Signore; perché ha ascoltato la
voce delle sue parole».
denza greca nel Mediterraneo centroccidenta
le, portò a una progressiva acquisizione di im
portanza politica ed economica da parte di Car
tagine, che a un certo momento si trovò a rap
presentare il solo punto di riferimento per tut
te le colonie occidentali; le fonti storiche sug
geriscono che il ruolo di Cartagine come città
guida, trasformatasi ben presto in città-capita
le, ebbe inizio nella prima metà del VI sec. a.C.
Il materiale epigrafico esistente rispecchia fe
delmente questa situazione generale. Il carattere sporadico della docu
mentazione che aveva segnato il vn sec. a.C. persiste ancora nel seco
1111N/I/'/? {_ O 9 {_ l Cl y L
lo successivo, le cui
7
scarse e poco signifi
<f- 9 l i '3 r ci f \U og ::/f/,' l'r r( cative testimonianze
_:;- ci 9 05 9 0 9 ---v 7 9 w CJ 4: 5 9 confermano il per
durare del periodo di
Figura 4 3 . Iscrizione arcaica dal tofet di Cartagine. crisi. In Fenicia so
l'dn lb'l [�mn ... 's] Il ytn [g]r'strt bn klb' Il bn 'rs
bn sb' bn 'bdskn «Al Signore Baal [Hammon, stele ...
no rarissime le iscri
che] ha donato Gerastart figlio di Kalbo, figlio di Aris, zioni funerarie su
figlio di Seba, figlio di Abdsakun». pietra (Tiro, Sidone
e Akzib) come quel
le votive: un paio, frammentarie, da Amrit; una, su avorio, da Sarepta.
Da Cipro proviene un'iscrizione votiva su pietra, frammentaria, trovata
a Pafo; in Egitto alcuni fenici che visitarono il tempio di Ramesse II ad
Abu Simbel (a sud della prima Cateratta) incisero i loro nomi in varie
parti del monumento; verso la fine del VI sec. a.C. si data una lettera su
papiro proveniente da Saqqarah. In Occidente sono da ricordare due
iscrizioni votive da Malta (fig. 42), qualcuna dal tofet ' di Cartagine (tra
cui CIS I 5 684 e 5 6 8 5 ) (fig. 43), alcune da quello di Mozia in Sicilia e
1 Con questo termine di origine biblica (la forma originaria era tafet come sappiamo
dalla trascrizione greca dei Settanta; le vocali o-e, che ricorrono anche in altre parole
bibliche attinenti a culti condannati dal sacerdozio di Gerusalemme, sono desunte dalla
parola bofet «vergogna») viene convenzionalmente designata un'area sacra, frequente
nel mondo fenicio d'Occidente, contenente stele votive, con o senza iscrizione, e urne ci
nerarie con ossa combuste di bambini e piccoli ovini.
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Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neo bab ilonese e persiano
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bn 'smn'zr khn 'strt mlk 11 �dnm skb b 'rn z my 't kt 'dm 's 11 tpq 'yt h'rn z 'I
Figura 44. Parte iniziale dell'iscrizione di Tabnit. 'nk tbnt khn 'strt mlk Il sdnm
'I tptf? 'lty Il w 'l trgzn k 'y 'dln ksp 'y 'dln li !Jr� wkl mnm mfr bit 'nk skb
b 'rn z «lo Tabnit, sacerdote di Astarte, re dei Sidonì, figlio di Esmunazor, sa
cerdote di Astarte, re dei Sidonì, giaccio in questa bara. Uomo, chiunque tu
sia, che tirerai fuori questa bara, no, non aprire il suo coperchio e non mi di
sturbare, perché non mi racchiude argento, non mi racchiude oro né qualsiasi
altra ricchezza: soltanto io giaccio in questa bara» (la divisione delle righe aon
corrisponde a quella dell'originale).
una da Sulci, in Sardegna; in Spagna piccole epigrafi vascolari, di cui la
più notevole è una di natura funeraria da Almunecar.
Queste poche iscrizioni, alle quali si potrebbe aggiungere qualche si
gillo di provenienza sconosciuta e di incerta datazione, nonostante il lo
ro numero ridotto forniscono diverse indicazioni di una certa importan
za. Innanzi tutto è da rilevare la presenza maggioritaria di epigrafi voti
ve: in Fenicia, come a Cipro e nelle colonie mediterranee, i fedeli che fre
quentavano i santuari incominciano a sentire la necessità di ricordare in
maniera duratura la loro visita; le iscrizioni votive non sono più una pre
rogativa, esclusiva o quasi, di personaggi politici o di membri del clero.
In questa prospettiva generale, colpisce il fatto che tutte le iscrizioni vo
tive occidentali fanno riferimento al molok, 1 il sacrificio di bambini e di
piccoli ovini offerti al dio tirio Baal Hammon. Questo tipo di sacrificio,
praticato inizialmente in Fenicia e in Palestina, nel vr sec. a.C. non sem
bra essere stato più in uso in terra asiatica, mentre rimane invece nelle co
lonie mediterranee divenendo la più tipica manifestazione religiosa di
Cartagine. Le stele votive di Mozia, della Sardegna e forse anche quelle
1 Questa parola, un participio passivo del tema causativo yifil del verbo fenicio hlk «an
dare>>, indica un «olocausto» (letteralmente «ciò che è stato fatto andare»). L'esistenza
di questo crudele rito presso i Fenici e gli Israeliti viene ricorrentemente negata per gli
uni o per gli altri per motivi apologetici.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
di Malta rappresentano il riflesso religioso di una situazione politica che
rivela già il predominio di Cartagine sulle altre colonie. Un altro feno
meno da rilevare è l'ampliarsi della presenza fenicia, in maniera abbastan
za consistente, non soltanto nelle colonie ma anche in Egitto; un feno
meno che in seguito diverrà ancora più evidente.
� / La ripresa delle città feni-
f '71 � "fj �JO.. °J(,} j}
J � 4 o '1 cie sotto il dominio persiano
non trova alcuna testimonian
f°i o.. 1<0.jl\ o. f r 9 � "' 7 '"" 7 9 k'l tata a Sidone, che dalle fonti
za a Tiro ma viene documen
\JIY(f f � '1 1, 7
sappiamo essere il centro più
f\ o � � q tt1 � w� importante e dove sono state
ritrovate non molte ma signi
�'Jfl.f lo 7 j} 7 "'f. ?1 ff (OJ ficative iscrizioni. Due iscri
zioni funerarie regali, rispet
tivamente di Tabnit (fig. 44) e
'1 <0 � "Il �\ < 1ff1� \ °I X del suo giovane figlio Esmu
nazor databili nei primi de
Figura 4 5 . Particolare dell'iscrizione di Es cenni del v sec. a.C., mostra
in 'dn mlkm 'yt Il d'r wypy 'r�t dgn h 'drt Il
munazor re di Sidone (Il. 1 8-20). w'd ytn no ancora, come quella di A
's bsd frn lmdt ·�mt 's Il p'lt wyspnnm 'lt
hiram, la preoccupazione che
gbl Il 'r� lknnm l�dnm l'lm «E inoltre il il costoso sarcofago in cui es-
signore dei re ci ha dato Dor e Giaffa, le fer se sono mc1se possa essere ri
tili terre di Dagon che si trovano nella pia utilizzato da altri; di qui le for
nura di Sharon, per le valorose imprese che mule di maledizione. Partico
io avevo compiuto, e le abbiamo aggiunte ai larmente importante è tuttavia
confini del territorio affinché esse siano dei
Sidoni per sempre» (la divisione delle righe l'epigrafe relativa al secondo
non corrisponde a quella dell'originale). sovrano (fig. 4 5 ), fatta incide
re presumibilmente dalla ma
dre del giovane re: i diversi motivi in cui essa si articola (le parole pate
tiche con cui viene ricordata la morte prematura, l'insistenza dell'invo
cazione a non manomettere il sarcofago con la menzione di un luogo di
pena ultraterrena, il ricordo dei templi costruiti e l'accenno all'amplia
mento del territorio di Sidone da parte del re persiano in ricompensa
per le imprese compiute dal defunto) fanno di questa iscrizione il più
importante documento di prosa letteraria fenicia. Ad Esmunazor suc
cesse sul trono il cugino Bodastart, che volle ricordare la costruzione di
un tempio al dio Esmun (che con Astarte formava la coppia principale
del pantheon della città) con una ventina di iscrizioni dal contenuto
pressoché identico. Verso la fine del secolo o all'inizio del successivo ci
I33
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
to '? "' o 1 L"l 't'lf 'U 7 h 1l x: ?"' l 4-k �
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h �"'<� ht>v fio'> 'r4I 1 ( 07JC/'J � � 4 'JA il."I
f?vt'lf' YJY( 4/f''? 41{1� �11{�'ft 't �o 'VI 'f '°' 'lf �
'N
'N 11� 17VJ'«.
Figura 46. Iscrizione da Biblo. b'rn z n 'nk btn 'm ' m mlk 'zb'l Il mlk gbl bn
pltb'l khn b'lt skbt bswt Il wmr's 'ly wm�sm �r� lpy km's lmlkyt Il 's kn
lpny «In questo sarcofago giaccio io, Batnoam, madre del re Ozbaal re di Bi
blo, figlio di Paltibaal sacerdote della Signora, con una veste e un copricapo
sopra e una lamina d'oro sulla bocca, come le donne regali che furono prima
di rne».
riporta invece l'iscrizione votiva incisa su una statuetta offerta ad Esmun
da Baalsillem, figlio del re Bana. Dallo stesso tempio provengono anche,
oltre a qualche altra breve iscrizione votiva, alcuni ostraka dello strsso
periodo; si tratta di sette documenti in cattivo stato di conservazione,
costituiti da serie di nomi di persone, la cui importanza sta nella docu
mentazione della scrittura corsiva fenicia nel v sec. a.C. Qualche piccola
iscrizione vascolare completa il materiale epigrafico di Sidone per il v
sec. a.C. Dopo questa data il tempio di Esmun, che si trovava a un paio
di chilometri dalla città nella località di Bostan esh-Shekh, non ha re
stituito altro materiale. Poiché le datazioni finora date sono in parte ba
sate su criteri paleografici e quindi scarsamente affidabili, non è escluso
che una parte del materiale ricordato debba essere datato alla prima par
te del IV sec. a.C.
]f nf VI t �'rj 1-1( �I /V f
Dopo Sidone è Bi
blo che ha restituito le
f'1 ((; � �rrf )1" � lJ <1,/19°
iscnz1oni più impor
tanti del periodo per
siano in terra fenicia.
�r' O Yj V/ I � j �/ Una stele di pietra,
che nella parte supe
Figura 47. Iscrizione votiva da Amrit. 'z hsml 's riore raffigura il so
ytn 11 'bdsmn l 'dny t 'smn 11 khn .. k sm' ql «Questa
è la statua che ha donato Abdesmun al suo Signore vrano in piedi dinan
Esmun ... poiché ha ascoltato la sua voce». zi alla dea seduta in
trono, presenta il te
sto di una lunga iscrizione in cui Yehawmilk, re di Biblo, descrive i la
vori di ampliamento e di abbellimento compiuti nel tempio della Signa-
1 34
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
ra di Biblo che aveva esaudito il suo voto; la parte finale dell'epigrafe
contiene maledizioni contro chi avesse cercato di cancellare il nome del
sovrano dalle opere da lui eseguite per sostituirlo con il proprio. Di due
iscrizioni funerarie regali ignoriamo l'autore per lo stato frammentario
in cui ci sono giunte le epigrafi; come la precedente vanno comunque
datate al v sec. a.C. Intorno alla metà del secolo successivo risale invece
l'iscrizione funeraria della regina Batnoam, integra, breve ma suggestiva
per la sua forma letteraria (fig. 46). In tutte queste iscrizioni di Biblo è
percepibile l'eco di una civiltà letteraria assai raffinata.
Non molto ricco è il materiale proveniente dalle altre città fenicie.
Dalla zona di Tiro proviene una breve iscrizione, di cui è stata data solo
una notizia preliminare ' e che sembra risalire al IV sec. a.C.; si tratta del
l'iscrizione funeraria di un cartaginese che si qualifica come tale. Una
breve iscrizione votiva da Amrit (fig. 47) e un ostrakon da Akko con un
elenco di oggetti liturgici risalgono al v sec. a.C., come pure l'epigrafe
incisa su una situla egiziana scoperta in un edificio templare sul Gebel
el-Arbain, nella Fenicia meridionale: si tratta di una dedica ad Astarte.
Al secolo successivo appartiene una coppa votiva in bronzo di prove
nienza sconosciuta, con la menzione di un'associazione religiosa (mar
zea� ), nonché una serie di iscrizioni minori, vascolari per lo più, prove
nienti da Akzib, Shiqmona, Dor e Giaffa (che nel v sec. a.C. passarono
sotto il dominio di Sidone, come ci dice l'iscrizione di Esmunazor); di
provenienza sconosciuta ma comunque libanese sono diversi vasi greci,
databili tra la fine del v e l'inizio del IV sec. a.C., che recano graffiti sul
fondo dei nomi propri. A questo periodo approssimativamente risale una
dedica incisa su una coppa di bronzo trovata, con altre iscrizioni analo
ghe in lingua aramaica, in un santuario scoperto presso Elyakin (Israele),
nel retroterra di Dor; interessante, ma enigmatico, è il nome della divi
nità venerata nel luogo, 'strm. Alcuni ostraka con elenchi di nomi da
Kheleifeh, sul Mar Rosso, testimoniano una presenza commerciale.
Mentre resta isolata un'iscrizione votiva, mutila, su ceramica trovata
nel tempio della dea Kubaba a Karkemish e datata al IV sec. a.C., piut
tosto ricco è il materiale epigrafico proveniente dall'isola di Cipro. Il do
minio diretto di Tiro su una parte dell'isola, documentato dalla ricorda
ta iscrizione votiva dell'vm sec. a.C. con la menzione di un governatore
(skn) del re Hiram, deve essere stato di breve durata, anche se aveva da
to luogo alla creazione di un capoluogo (qrt �dst) identificabile, con mol
ta probabilità, nella città di Kition.2 Già in epoca assira esistevano a Ci-
' Cf. J. Teixidor, Bulletin d'épigraphie sémitique 1977, in Syria 54 ( 1 977), pp. 268-269.
2 Il fatto che l'iscrizione con la menzione del governatore è stata trovata nella zona di Li-
135
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
pro numerosi piccoli regni indipendenti, alcuni dei quali con dinastie e
abitanti fenici (almeno in parte). In età persiana sono due i piccoli stati
fenici documentati epigraficamente: il più importante era quello di Ki
tion (odierna Larnaka), sulla costa sudorientale, del quale un'iscrizione
frammentaria databile verso la fine del v sec. a.C. attesta una dinastia ri
salente almeno alla metà del secolo; l'altro era quello di Lapethos, nel
settore centrale della costa settentrionale, documentato nel v e IV sec.
a.C. da un'iscrizione e da una serie di monete. Intorno alla metà del v
secolo Kition assorbì il regno di Idalion e più tardi quello di Tamassos,
estendendosi così verso il centro dell'isola; ad entrambi pose fine Tolo
meo I quando conquistò Cipro.
Carta 4. Cipro.
Per quasi tutto il v sec. a.C. le iscrizioni non sono numerose, e ad ec
cezione dell'iscrizione votiva del re Baalmilk di Kition rinvenuta a Ida
lion (ora menzionata) si tratta per lo più di brevissime epigrafi vascola
ri, spesso incomplete, provenienti da varie località ma specialmente da
Kition (fig. 48). Durante tutto il IV secolo e all'inizio del III a.C. è que
sta città che ha restituito il maggior numero di iscrizioni: i lunghi regni
masso! (ma non in uno scavo regolare) ha fatto supporre che qui, sulla costa meridionale
dell'isola ma molto più a occidente di Kition, si trovasse la colonia tiria; in realtà in tale
area non si trovano altre tracce di presenza fenicia (cf. l 'opera di O. Masson e M. Szny
cer citata nella guida bib'liografica A, pp. 77-78). Anche in mancanza di dati sicuri, appa
re verosimile che nell'area doveva esistere un santuario al quale il governatore tirio ave
va portato il suo voto.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
· · · · ·'lf \ f \ j u � 1t1 t � �f 9 \ '7
4� ,,,, 7 .,, !, '71 1' t4 ì . ."' ? t !,
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"' f \ ') 'ì i ,.,, 0 / 9
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7 4 0 4 � jf f\ } 9 ( w / /, 0
Figura 48. Iscrizione funeraria da Kition, inizio e fine: m�bt 'z 's ytn ' 'rs ...
11 t'by ... wl'my tsmzbt 1 1 bt b'lrm bn mlkytn 11 bn 'zr rb bz 'nm 1 1 't mskb
nbtnm l'lm «Questa è la stele che ha innalzato Aris per suo padre ... e per sua
madre Semzebul, figlia di Baalram, figlio di Milkyaton figlio di Azor, capo de
gli ispettori delle sorgenti, sopra la dimora del loro riposo eterno» (la divisio
ne delle righe non corrisponde a quella dell'originale).
di Milkyaton (392-362 a.C.) e di suo figlio Pumyaton (362-3 1 2 a.C.) de·
vono aver creato le situazioni favorevoli per lo sviluppo della produ
zione epigrafica. Una trentina di iscrizioni votive, una cinquantina fune
rarie e altrettante vascolari, un testo di carattere amministrativo su una
tavoletta di alabastro relativo alle spese di un tempio, un sarcofago di
gesso e frammenti vari sono stati restituiti dal capoluogo del regno feni
cio; l'iscrizione più importante è stata scoperta nel 1990: si tratta del
l'iscrizione votiva offerta da Milkyaton nel primo anno del suo regno
nella quale si ricorda la vittoriosa campagna militare condotta da Kition
contro imprecisati avversari appoggiati dal regno di Pafo; alla stessa vi
cenda si riferisce anche un'iscrizione frammentaria, nota da tempo, pro
veniente dal santuario di Idalion, secondo centro del regno, che ha re
stituito in passato iscrizioni votive dei re di Kition e di altri personaggi.
Negli anni Novanta in questa località sono state trovate numerose iscri
zioni di carattere amministrativo, sia su ostraka sia su lastre di gesso,
ma tale materiale non è stato ancora pubblicato. Da Tamassos proven
gono due iscrizioni votive bilingui, in fenicio e in greco, scritto quest'ul
timo in scrittura sillabica cipriota; entrambe sono datate al regno di Mil
kyaton. Lapethos ha restituito una lunga iscrizione votiva (proveniente
in realtà dalla vicina località di Larnaka tis Lapithou, corrispondente al-
1 37
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
l'antica Narnaka dove esisteva
un tempio) con la menzione dei
sovrani Damonikos e Barak
sams, ancora di incerta datazio
ne ma comunque non anteriori
al IV sec. a.C. Infine, un'iscrizio Giza•
ne vascolare da Amatunte e un Menfi•
• Saqqarah
graffito funerario del IV sec. a.C.
da Nea Paphos, nella parte occi Ossirinco•
dentale dell'isola, completano il
quadro della presenza fenicia a Hennopoli•
Cipro; una presenza non limitata
alla zona dell'antica colonia tiria
ma diffusa in tutto il territorio.
Durante il periodo persiano le
testimonianze epigrafiche fenicie
in Egitto sono piuttosto nume
Edfu•
rose anche se poco significative /
dal punto di vista del contenuto. Elefantina• •Siene
Alcune decine di anfore, recan-
ti soltanto nomi persona, rinve Carta 5. Egitto.
nute a Elefantina documentano
rapporti commerciali, come una ventina di ostraka da Saqqarah; non an
cora chiarito è invece il significato di alcune anfore vinarie, con brevis
sime iscrizioni contenenti anche nomi propri, provenienti dall'area di
Tebe; in qualche caso è documentata una utilizzazione funeraria.1 Oltre
a varie decine di firme di devoti fenici che visitarono il tempio di Osiri
de ad Abido tra il v e il III sec. a.C. vi sono alcune iscrizioni, piuttosto
brevi, di natura votiva trovate nell'area di Menfi o da questa provenien
ti con molta probabilità; è qui che si trovava infatti la più importante co
lonia tiria, di origine probabilmente militare come testimonia il toponi
mo «accampamento dei Tiri» ricordato da Erodoto (2, 1 1 2). All'età per
siana si possono assegnare le iscrizioni votive incise su una statuetta
bronzea di Arpocrate conservata nel British Museum, su un'altra statuet
ta bronzea raffigurante Imhotep e su una statuetta in pietra con la fi
gura di Iside con Arpocrate. Piccole iscrizioni vascolari di varia prove
nienza completano la documentazione fenicia nell'Egitto achemenide.2
1 Cf. E. Gubel, BAALIM v n , in Syria 76 ( r 9 9 9), pp. 240-24 r .
2 Non è stata presa i n considerazione l'iscrizione pubblicata d a P.K. McCarter, A n ln
scribed Phoenician Funerary Situla in the Art Museum of Princeton University, in
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
La pace conclusa nel 449 a.C. dalla Persia con Atene e la successiva
guerra tra Atene e Sparta favorirono in modi diversi il ritorno di una
presenza orientale nell'Egeo; un'eloquente testimonianza della nuova
situazione è costituita da una piccola iscrizione bilingue in greco e in fe
nicio, giuntaci in stato frammentario, trovata a Delo. Si tratta di un'epi
grafe votiva al dio Apollo da parte di hieronautai (termine di significato
incerto) provenienti da Tiro dedicata durante il regno di un re Abda
start di Sidone (nel IV sec. a.C. regnarono a Sidone diversi sovrani di que
sto nome). A questo periodo sembrano risalire due iscrizioni funerarie
con testo greco e fenicio, trovate ad Atene.
JJ,, f L,;, g A. L
Anche l'isola di Malta ha re
VJ u stituito epigrafi fenicie asse
gnabili al periodo persiano. Si
11>i7 lLI \ 011 � 9 r
tratta di una laminetta d'oro
con figure divine egiziane e
� 9 ��r;-\ 4 t; 7.
una breve iscrizione fenicia,
u 9 con destinazione funeraria; di
q �cv
un amuleto di bronzo conte
. . . 'V L\ L\ nente un breve testo su papi
ro, di difficile lettura, e infine
Figura 49. Iscrizione votiva da Malta. lrbt di un'iscrizione votiva su os
l'frr[t ... Il 'bst z 's ndr ... Il bn b'l�l� bn so, mutila, rinvenuta nel san
... Il ql dbry . . . «Alla Signora Astarte ... que
sto è il ... ('bst) che ha dedicato ... figlio di tuario di Astarte nella località
Baalhilles figlio di ... ha ascoltato la voce di Tas Silg, presso Marsasci
delle sue parole ... » . rocco (fig. 49).
Con il v e specialmente il IV
sec. a.C. diventa più abbondante il materiale epigrafico proveniente da
Cartagine, che risulta tuttavia di difficile datazione. Il criterio paleogra
fico è infatti l'unico mezzo per assegnare una datazione a questo perio
do di qualche decina di iscrizioni che sono state trovate, come le varie
migliaia appartenenti al III e alla prima metà del 11 sec. a.C., tutte nel
l'area del tofet e delle necropoli, cioè in zone in cui il reimpiego delle
strutture rende difficile, se non impossibile, una classificazione stratigra
fica dei materiali. Questo spiega perché la quasi totalità delle iscrizioni
cartaginesi sia di natura votiva o, in misura molto minore, funeraria.
Questo dato topografico è di estrema importanza per valutare la situa
zione dell'epigrafia cartaginese; nel mondo fenicio-punico l'area sacra
BASOR 290-29 1 ( 1 993), pp. 1 1 5 - 1 20 la quale, per la grossolanità del tracciato dei segni,
suscita forti perplessità circa l'autenticità dell'epigrafe; questa è comunque di natura vo
tiva e non funeraria come sostiene l'editore.
I 39
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
o o
Figura 5 0. Iscrizione su lamina d'oro da Pyr
o gi. lrbt l'strt 'fr qds Il 'z 's p 'l w 's ytn Il
tbry'. wlns mtk ·t 11 kyfry '. byr�. zb� 11 sms
bmtn 'bbt wbn Il tw. k 'strt 'rS. bdy Il lmlky
5nt sts3 byllr� krr. bym qbr 1 1 'tm wsnt tm 's
'lm Il bbty Snt km hkkbm Il '[ «Alla Signo
ra Astarte. Questo è il luogo sacro che ha fat
to e che ha donato Tiberio Welnas, re su (4:e
re, nel mese del 'sacrificio del sole' come d o
no nel tempio. Egli ha costruito la cella per
ché Astarte gli ha concesso di regnare tre 3
anni nel mese di Krr, nel giorno del seppelli
mento della divinità. Gli anni del dono voti
vo alla divinità nel tempio di lei sono anni
come queste steli.e ».
del tofet e specialmente le necropoli si
trovavano all'esterno della città vera e
propria: ciò significa che la città prero
mana di Cartagine non è stata ancora tro
vata, dato che la collina di Saint-Louis,
generalmente identificata come l'antica
o o o acropoli della metropoli punica, era oc
cupata fino all'inizio del periodo elleni
stico da necropoli e impianti industriali, anche questi situati, per ovvie
ragioni igieniche, lontano dal centro abitato. Nelle iscrizioni votive del
tofet il nome della dea Tanit, assente nelle epigrafi più antiche, precede
quello di Baal Hammon a partire, sembra, dalla fine del v sec. a.C. Tra
le iscrizioni provenienti dalle necropoli sono da segnalare una laminetta
d'oro, tipologicamente simile a quella già ricordata per Malta e datata
approssimativamente verso la fine del vr sec. a.C. (CIS I 6067) e gli scar
si resti di una tariffa sacrificale (CIS I 1 67). Un documento eccezionale
è costituito dall'iscrizione su lamina d'oro (fig. 5 0) scoperta nel 1 964 sul
sito dell'antica Pyrgi, sulla costa laziale a nord di Roma; si tratta del do
cumento di fondazione di un santuario in onore di Astarte eretto intor
no all'anno 500 a.C. da Thefarie, il re etrusco di Cere. Accompagnata
da due epigrafi in etrusco, anch'esse su lamine d'oro, l'iscrizione di Pyr
gi rivela implicitamente una alleanza militare tra la città etrusca e Carta
gine (al 5 09 a.C. risale il primo trattato tra Roma e Cartagine tramanda
to da Polibio; cf. 3,22-23).
Nel corso del VI sec. a.C. lo stato politico delle colonie fenicie nel Me
diterraneo conobbe una profonda trasformazione; quelli che erano cen
tri autonomi e che conservavano una qualche forma di rapporto (che non
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Figura 5 1 . Iscrizione votiva da Mo
zia. l'dn lb'l 1 1 ndr b'ly I l bn b'lytn Il
bn 'bdmlk «Al Signore Baal ha dedi
cato Baalai, figlio di Baalyaton figlio
di Abdmilk».
siamo in grado di precisare) con
le città di origine conobbero
sorti diverse: gli insediamenti
spagnoli a est di Gibilterra ven
nero di fatto abbandonati o la-
sciati a se stessi, mentre Tiro si
impadronì, in data imprecisata,
della colonia filistea di Cadice; le
città della Sicilia passarono sotto
il dominio diretto di Cartagine
verso la metà del VI sec. a.C.; po
chi decenni più tardi la stessa
sorte toccò a quelle della Sardegna; Malta sembra aver conservato inve
ce la sua autonomia, mentre Ibiza divenne una colonia cartaginese in
torno alla metà del VI secolo. Nella Sicilia cartaginese la documentazio
ne più ricca è stata fornita dal tofet di Mozia: una quarantina di iscri
zioni votive, dedicate al solo Baal Hammon, databili tra circa la metà
del VI sec. a.C. e il 397 a.C., anno della conquista della città da parte di
Dionisio di Siracusa; al v secolo risale un'iscrizione funeraria (fig. p).
Gli altri centri fenici dell'isola non hanno
fornito materiale epigrafico per il perio
do che stiamo trattando, al quale si posso
no tuttavia assegnare un paio delle iscri
zioni incise all'interno della cosiddetta
Grotta Regina, una caverna nei pressi di
Palermo che per millenni è stata frequen
tata da fedeli che la consideravano un luo
go sacro; in una di queste epigrafi è no
minato Shadrafa, divinità guaritrice.
In Sardegna il centro che ha restituito
il materiale più importante è Tharros, e in
particolare le sue necropoli (fig. 5 2); da
Figura 5 2 . Iscrizione funeraria
da Tharros. qbr Il 'rs bn 11 'bd'sll queste provengono infatti alcune iscri
mn «Tomba di Aris figlio di zioni scolpite sulla roccia (poi distaccate),
Abdesmun». due laminette d'argento con figure egizia-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
ne e brevi epigrafi analoghe a quelle già viste, qualche scarabeo iscritto
(uno col nome del dio filisteo Dagon). Qualche iscrizione su pietra pro
veniente dal tofet è di fatto illeggibile. Tutte queste epigrafi, con qual
che altra vascolare più o meno ben conservata, sono assegnabili al V-Iv
sec. a.C. Da Cagliari provengono due vasi funerari con iscrizioni identi
che risalenti al IV sec. a.C.
Sporadiche le iscrizioni dalla Spagna: un'iscrizione votiva da Ibiza, iµ
cisa sulla faccia di una laminetta di bronzo (reimpiegata tre secoli più
tardi) è databile al v sec. a.C., come una laminetta d'argento funeraria
del tipo già incontrato; al IV secolo risale invece un'iscrizione funeraria
su pietra da Villaricos (l'antica Baria), che rivela il perdurare della com
ponente fenicia nella città anche senza il dominio politico di Cartagine.
L'età persiana vide gli ultimi, non molti, esemplari di sigilli fenici
iscritti, il cui repertorio figurativo accolse dapprima motivi iconografici
persiani di origine assira e poi iconografie decisamente greche, mentre
conoscevano una nuova voga motivi religiosi di origine egiziana. Un da
to significativo è che in Occidente la ricchissima produzione di scarabei
si presenta completamente priva di iscrizioni, che compaiono invece,
molto sporadicamente, su qualche amuleto; ma si tratta sempre di epi
grafi brevissime.
Mentre scomparivano i sigilli fa la sua comparsa una nuova tipologia
di materiale iscritto: le monete. L'epigrafia semitica si interessa ovvia
mente soltanto delle leggende costituite da almeno una parola intera, la
sciando ai numismatici il compito di studiare i segni alfabetici singoli o
doppi presenti sulle monete molto più frequentemente delle scritte con
un senso compiuto. Le più antiche leggende fenicie su monete compa
iono nell'isola di Cipro nel v sec. a.C. (fig. 5 3); diversi nomi di sovrani
del v e del IV sec. a.C. sono documentati nella produzione di Kition e in
quella di Lapethos. Fra le città fenicie soltanto la Biblo del IV sec. a.C.
coniò monete con nomi di re, pur avendo iniziato la propria moneta
zione poco prima della metà del v secolo. In Occidente furono dappri
ma Mozia e poi Palermo a battere moneta e a iscrivervi i loro nomi; Car
tagine seguì il loro esempio solo alla fine del IV sec. a.C. e solo per un
breve periodo, contemporaneamente ali' emissione di monete destinate,
come dice la loro leggenda, alle truppe. Appare evidente, da quanto si è
detto, che il mondo fenicio-punico fu spinto a battere moneta special
mente dal contatto diretto con il mondo greco.
Nel periodo della dominazione neobabilonese e persiana la documen
tazione epigrafica fenicia appare nel complesso piuttosto povera, anche
se non manca qualche testo importante. Emergono le iscrizioni reali di
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
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Figura 5 3 . Leggende monetarie fenicie. Biblo: 1 . l'zb'l «di Ozbaal». - 2.'yn 'l
mlk gbl «Ainel re di Biblo». - Cipro: 3. lb'lmlk «di Baalmilk» (re di Kition). -
4. ldmnks mlk lps «di Damonikos re di Lapethos». - Cartagine: 5 . qrtbdfr «Car
tagine». - 6. m 'm mbnt «dal 'popolo' dell'esercito». - 7. b 'r�t «nella provincia»
(letteralmente «terre»). - 8. mbsbm «Controllori». - Sicilia: 9 · rs mlqrt «capi di
Melqart» (ovv. «Capo Melqart»). - IO. hm!w'. - I I . mtw. - I 2. m!w ' «Mozia»
(nome con e senza articolo). I 3 . �ys «Palermo» (Siyu�: nome fenicio della città
-
con vocalizzazione ipotetica). - 1 4 . kpr' «Sol unto» (Kafra). - I 5 . 'rk «Erice».
Fenicia e Cipro, di natura funeraria e votiva, nelle quali si affacciano, a
differenza del passato, riferimenti di ordine storico; questo non accade
a Biblo, dove la sola iscrizione reale non funeraria ricorda ampliamenti
e abbellimenti apportati a un tempio. Continuano le iscrizioni funerarie
dei privati, sia nella madrepatria sia nelle colonie, con la loro laconicità;
compare tuttavia la tipologia delle laminette in metallo prezioso, o di
papiro, con motivi iconografici o formule letterarie di ispirazione egi
ziana. Un tipo di iscrizioni in continua espansione è quello votivo, uti-
1 43
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144
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Tavola 6. Scritturefenicie dal VI al IV sec. a.C. 1 . Abu Simbel (ca. 5 90 a.C.). 2. Mo
zia (vr sec. a.C.). 3. Sidone, monumentale (v sec. a.C.). 4. Sidone, corsiva (v sec.
a.C.). 5. Biblo (v-rv sec. a.C.).
lizzato da fedeli di agiate condizioni economiche; in Occidente il domi
nio cartaginese si accompagna al diffondersi delle aree sacre con le urne
cinerarie dei bambini e ovini sacrificati e cremati e con le stele che sem
pre più spesso recano iscrizioni. Dai templi provengono talvolta, oltre
che epigrafi votive, testi connessi all'amministrazione dei templi stessi,
mentre a Cartagine si ha il primo esempio delle cosiddette «tariffe»,
cioè l'elenco delle norme che regolavano le offerte per i sacrifici. In tale
periodo termina la produzione di sigilli iscritti e ha inizio quella mone
taria con le sue leggende. Un posto particolare occupa l'iscrizione di Pyr
gi, che può essere paragonata a quelle che in precedenza erano state re
datte dai piccoli sovrani e governatori della Cilicia: un regnante stranie
ro per ragioni politiche fa scrivere in fenicio un testo che ricorda una sua
realizzazione.
Per quanto riguarda l'evoluzione della scrittura, questi circa tre secoli
confermano la fondamentale stabilità della scrittura monumentale; an
che i segni che avevano subito una certa evoluzione negli ultimi secoli
precedenti mantengono inalterata la loro forma (tav. 6). Sono tuttavia
percepibili tendenze evolutive in alcuni segni, dovute anche queste al
l'influenza della scrittura corsiva documentata da papiri e dagli ostraka.
Già all'inizio del vr sec. a.C. l'alef si presenta talvolta priva dell'angolo
a sinistra, sostituito da un semplice trattino, mentre sulla destra i due trat
ti diventano paralleli. La trasformazione di alcuni segni è causata dalla
necessità di eliminare i tratti paralleli che provocano il distacco del cala
mo dal foglio: così i tre trattini della h sono talvolta sostituiti con un
tratto curvilineo eventualmente accompagnato da un altro verticale; ana
logamente, si cerca di evitare i cinque tratti che formano la � riducendo
in qualche modo quelli centrali e così per il segno s, i cui tratti paralleli
superiori sono riuniti in un segno zigzagante. Viene semplificato anche
il segno y, ruotato di 90° verso sinistra e con il trattino diventato infe
riore ridotto nelle dimensioni; il cerchietto della 'ayn tende ad aprirsi
superiormente mentre il segno s si arrotonda in basso. I documenti del
la scrittura corsiva rendono evidenti i fenomeni ora descritti; per l'evo
luzione della scrittura presentano una particolare importanza gli ostra
ka di Sidone: in essi si riscontrano infatti forme più evolute di quelle del
la scrittura monumentale le quali anticipano tuttavia l'aspetto che que
sta assumerà nella fase detta neopunica (si vedano i segni alef e m).
Il sostanziale conservatorismo della scrittura monumentale fenicia,
145
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
che conosce qualche variante locale (ancora una volta a Biblo) ma spe
cialmente diversità di ductus nei diversi centri e secondo il supporto scrit
torio, riduce notevolmente le possibilità di confronti a livello paleogra
fico; una certa successione cronologica è delineabile basandosi non sul
l'insieme dei segni ma esclusivamente sulla forma di quei segni che in un
certo momento hanno subito una trasformazione.
Un accenno particolare meritano le iscrizioni trovate nel tofet di Mo
zia. Il pessimo supporto, una pietra arenaria friabile, è responsabile del
l'aspetto grossolano della scrittura, ma è vero anche che la forma dei se
gni è innegabilmente più evoluta di quella che si riscontra nelle iscrizio
ni coeve; sembra abbastanza ovvio dedurre da ciò che a Mozia vi fu un
precoce tentativo di trasferire sulla pietra la scrittura corsiva che si veni
va allora elaborando.
Nota bibliografica
In questa nota sono segnalate solo quelle iscrizioni, di più recente pubblica
zione, che non sono presenti nelle raccolte citate nella guida bibliografica posta
alla fine di questo volume o nella nota bibliografica relativa alle iscrizioni feni
cie trattate nel capitolo precedente.
Settimo ostrakon di Sidone: A. Vanel, Le septième ostracon phénicien trouvé
au tempie d'Echmoun, près de Saida, in MUSJ 4 5 ( I 969), pp. 3 4 3 - 3 64.
Iscrizioni di Sarepta: J. Teixidor, Selected Inscriptions, in J.B. Pritchard, Sarep
ta. A Preliminary Report on the Iran Age, Philadelphia I 97 S . pp. 97- I o4. J.B.
-
Pritchard, Recovering Sarepta, a Phoenician City, Princeton I 978, pp. 96- I IO.
Piccole iscrizioni da Sidone: J. Teixidor, Deux inscriptions phéniciennes de
Sidon, in Archéologie au Levant, cit., pp. 2 3 3 - 2 3 6 .
Iscrizione del marzea�,: N. Avigad - J.C. Greenfield, A Bronze phiale with a
Phoenician Dedicatory Inscription, in IEJ 32 ( I 9 8 2), pp. 1 1 8 - 1 2 8 .
Iscrizioni di Amrit: P. Bordreuil, Le dieu Echmoun dans la région d'Amrit,
in Phoenicia and Its Neighbours (Studia Phoenicia III), Leuven I 9 8 5 , pp. 2 2 I -
230.
Ostrakon di Akko: M. Dothan, A Phoenician Inscription [rom Akko, in IEJ
3 5 ( I 9 8 5 ), PP· 8 I -94.
Piccole iscrizioni vascolari: A. Caubet, BAALIM III, in Syria 63 ( I 986), pp.
4 I 9-420. P. Bordreuil, BAALJM Iv, in Syria 64 ( I 9 8 7), pp. 3 1 3 - 3 I4.
-
Iscrizione dal Gebel el-Arbain: M. Weippert, Eine phònizische Inschrift aus
Galilda, in ZDPV I I 5 ( I 999), pp. I 9 I -200.
Iscrizioni fenicie dalla Palestina: J. Naveh, Unpublished Phoenician Jnscrip
tions [rom Palestine, in IEJ 37 ( I 987), pp. 2 5 - 3 0. - Ostrakon da Dor: E. Stern,
A Phoenician-Cypriote Votive Scapula from Te! Dar: a Maritime Scene, in IEJ
44 ( I 994), p. 3 ·
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Iscrizione da Elyakin: R. Deutsch - M. Heltzer, Forty New Ancient West
Semitic Inscriptions, Tel Aviv 1 994, pp. 69-73.
Brocca da Giaffa: R. Avner - E. Eshel, A ]uglet with a Phoenician Inscription
[rom a Recent Excavation in Jaffa, Israel, in Transeuphratène 1 2 ( 1 996), pp.
59-63.
Iscrizioni da Cipro: M.G. Guzzo Amadasi, L 'iscrizione fenicia dalla tomba
n. 43 [della necropoli di Aya Irini], in Paleokastro, Roma 1 978, pp. 1 1 4-1 1 6. -
M. Sznycer, Inscriptions phéniciennes sur jarres de la nécropole d'«Ayios Geor
ghios» [Kition], in RDAC 1 984. Nicosia 1 984, pp. 1 1 7- 1 2 1 . - M. Sznycer, A
Phoenician Graffito [rom Tomb 103/84 at Nea Paphos, in RDAC 1 9 8 5 , Nicosia
1985, pp. 2 5 3 -2 5 5 . - M. Sznycer, Une inscription phénicienne d'Amathonte, in
BCH I I 1 ( 1 987), pp. 1 3 3 - 1 3 5. - M. Sznycer, Une inscription phénicienne roya
le de Kition (Chypre), in CRAI 1 99 1 , pp. 801-82 1 . - M. Sznycer, Une inscrip
tion phénicienne inédite de l'ancienne Paphos, in CEC 26 ( 1 996), 2, pp. 3 - 5 . -
M. Sznycer, Une nouvelle inscription phénicienne d'Amathonte (Chypre), in Se
mitica 49 ( 1999), pp. 1 9 5 - 1 97.
Iscrizioni vascolari dall'Egitto: R.T. Lutz, Phoenician Inscriptions [rom Teli
el-Maskhuta, in The World of the Aramaeans, III. Studies in Language and Lit
erature in Honour of P.-E. Dion (JSOT Suppi. 3 26), Sheffield 200 1 , pp. 1 90-
2 1 2.
Iscrizioni da Malta: T.C. Gouder - B. Rocco, Un talismano bronzeo da Mal
ta contenente un nastro di papiro con iscrizione fenicia, in SM 7 ( 1975), pp. 1 - 1 8.
Lamina d'oro: G. Holbl, Agyptisches Kulturgut auf den Inseln Malta und
Gozo in phonikischer und punischer Zeit (S ÒAW 5 3 8), Wien 1 989, pp. 1 0 5 - 1 1 3 .
Iscrizioni di Cartagine: J. Ferron, Inscription punique archaique à Carthage,
in CB 10 (= Mélanges de Carthage), 1 964- 1 96s, pp. 5 5 -64. - F. Mazza, Su alcu
ne epigrafi da Cartagine, in RSF 5 ( 1977), pp. 1 3 1 - 1 3 7.
Nuova iscrizione funeraria a Tharros: G. Garbini (in corso di stampa).
Iscrizioni dalla penisola iberica: LA. Ruiz Cabrero, El estuche con banda
magica de Moraleda de Zafayona (Granada): una nueva inscripci6n fenicia, in
Byrsa 1 (2003), pp. 8 5 - 1 0 5 .
Monete: J.W. Betlyon, The Coinage and Mints of Phoenicia. The Pre-Alex
andrine Period, Chico, Ca!. 1 982. - G.F. Hill, A Catalogue of Greek Coins in
the British Museum, voi. 2 5 , Cyprus, London 1 904 (v. anche O. Masson - M.
Sznycer nella guida bibliografica A, 1, a). - L.-1. Manfredi, Monete puniche. Re
pertorio epigrafico e numismatico delle leggende puniche, Roma 1 99 5 [ 1997].
ISCRIZIONI ARAMAICHE (11)
La fine precoce degli stati aramaici indipendenti e la totale mancanza
di iscrizioni prodotte da individui ovvero organismi aramei posterior
mente alle due epigrafi funerarie di Nerab ricordate alla fine del capito
lo precedente hanno reso preferibile rimandare al presente capitolo la
1 47
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
trattazione del materiale
epigrafico aramaico del VII
sec. a.C.; tale spostamento
rispetto alla suddivisione
cronologica espressa dal
titolo dei capitoli presenta
inoltre il vantaggio di in
serire il suddetto materiale
in un più omogeneo qua
dro storico.
Un sintomo molto elo
quente del profondo scon
volgimento provocato dal
le guerre e dalle deporta
zioni assire nel tessuto so
ciale ed etnico della Siria e
della stessa Mesopotamia
Carta 6. Mesopotamia.
è rivelato dalla scomparsa
totale di documentazione scritta di origine aramaica. Il VII sec. a.C. ha
lasciato un numero non trascurabile di epigrafi aramaiche sia in Meso
potamia che in Siria, ma questi testi provengono tutti dall'amministra
zione assira. Un grosso ostrakon, purtroppo mutilo, rinvenuto ad As
sur conserva il testo di una lettera che un alto funzionario del re Assur
banipal aveva mandato ad un suo collega per informarlo di alcuni avve
nimenti che si erano svolti in Babilonia. La documentazione più ricca è
costituita da quasi 1 50 tavolette di argilla contenenti atti amministrativi
redatti o completamente in aramaico o in assiro con brevi annotazioni
in aramaico, scritte a inchiostro o incise nell'argilla (fig. 5 4); questi testi
provengono in buona parte da Ninive ma ne sono stati trovati anche sia
nelle altre capitali assire (Assur e Nimrud) sia in diverse località della
Siria (Tell Halaf, Tell Ahmar e, recentemente, Tell Shekh Hamad e Teli
Shoukh Fawqani); di età neobabilonese sono invece alcune tavolette di
Nerab e Sefire. Dal Luristan proviene una coppa iscritta di età neobabi
lonese. Di datazione incerta è l'unica iscrizione su pietra, apparsa sul
mercato antiquario libanese verso l'inizio degli anni Cinquanta: contie
ne un decreto, di cui non si specifica la fonte, relativo alla riscossione di
tasse. La povertà di materiale epigrafico conferma lo stato di crisi gene
rale in cui versò tutta l'area sire-mesopotamica nel sec. VII e special
mente v1 a.C.
Come abbiano già visto per le iscrizioni fenicie, l'Egitto conobbe nel
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Figura 54. Tavoletta di terracotta da
Teli Ahmar (antica Til Barsib) . .... wkl.
pr5n Il ... ndn. b'fr lsqln Il ksp. mn.
... n. ysb Il ( .. y. w... n. b... ) Il ksp .. ['r]
b'm 11 shd. rh ... 11 shd. grd . . e tut
« .
ti i cavalli [ovv. cavalieri] ... nadanu a
dieci per (due) sicli di argento da ... re-
stituirà ( ... ) argento quaranta. Testimo-
ne: Sih... ; testimone: Garad». La riga
posta tra parentesi, in caratteri più pic
coli, è stata verosimilmente aggiunta
posteriormente, ma sempre al momen
to della redazione; nadanu sembra esse
re la seconda parte di un nome di per-
4i � A.. . C\ \\ VV
sona babilonese.
VII sec. a.C. una presenza aramaica,
sia pure sporadica. Il documento
più notevole è costituito dall'astra
kan di Psammetico trovato a Saq
qarah (fig. 5 5); nonostante la brevi-
tà del testo, esso ha un'importanza rilevante perché presenta un tipo di
scrittura corsiva indipendente da quello usato in Assiria e più tardi in
trodotto in Egitto; sembra perciò probabile che esso testimoni l'esisten
za di una comunità aramaica, pienamente inserita nell'ambiente egizia
no come rivela il nome, stabilitasi nella zona di Menfi prima o indipen
dentemente dal dominio assiro. L'assegnazione al VII secolo dell'iscri
zione su una statuetta bronzea raffigu
rante il demone Pazuzu, proposta dal
suo editore, rimane incerta per la man
canza di una soddisfacente documen
tazione dell'epigrafe. A cavallo tra VII
e VI secolo si pone il cosiddetto papiro
di Adon, che reca il testo di una lettera
scritta dal sovrano di una città filistea
al faraone per chiedere aiuto contro
l'imminente attacco da parte del «re di
Babilonia»; si tratta con ogni verosi
miglianza di Nabucodonosor (604- 5 62
5 5 . Ostrakon di Psamme
a.C.) che sottomise le città filistee appe Figura
tico. lpsmsk d .. Il rbk �d' «A
na salito sul trono. Al VI, e non al VII Psammetico ... »; le due parole
scc. a.C. come proposto dall'editore, va finali sono di significato scono
datato il papiro frammentario definito sciuto.
1 49
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
come il più antico papiro aramaico sulla base di un'analisi paleografica
insoddisfacente; si tratta peraltro di un elenco di nomi di persona nes
suno dei quali è tipicamente aramaico o ebraico.
Al VI sec. a.C. vengono di solito assegnati pochi altri documenti epi
grafici (un paio di iscrizioni e di papiri, con qualche incertezza le lettere
di Hermopoli) datati con il criterio paleografico. A questo proposito,
tuttavia, è necessario fare alcune osservazioni. In primo luogo va detto
che la datazione paleografica di un testo deve tener conto non delle for
me arcaiche conservate bensì di quelle più evolute, dato il carattere con
servatore di qualsiasi tipo di scrittura; i papiri aramaici egiziani che han
no una data sicura offrono un'ampia testimonianza del permanere di
forme antiche accanto ad altre recenti. 1 Un secondo punto da tener pre
sente riguarda non tanto la paleografia quanto piuttosto il contenuto dei
testi: nonostante l'esistenza di non pochi papiri che il contesto storico
fa datare al tempo di Dario II, talvolta si è voluto vedere nel «Dario»
menzionato nel testo il primo sovrano di questo nome; questo è il caso,
ad esempio, di un papiro di provenienza sconosciuta pubblicato nel 1936
che prende il nome dai due editori H. Bauer e B. Meissner: si tratta di
un contratto datato al settimo anno di un re Dario che nessun motivo
obbliga a identificare con il figlio di Ciro anziché con il secondo sovra
no di questo nome. La datazione del papiro al 5 1 5 a.C., generalmente
accettata, che ne farebbe il più antico testo di età achemenide non è
giustificata paleograficamente, perché la scrittura del papiro è analoga a
quella di tutti i papiri del v e i primi anni del IV sec. a.C. Poiché il più
antico dei papiri datati risale al ventisettesimo anno di Dario 1, cioè al
49 5 a.C., si potrebbe pensare che una differenza di due decenni non sia
di per sé molto rilevante; questo breve lasso di tempo si rivela invece es
senziale se si considera che l'Egitto fu conquistato dai Persiani solo nel
5 2 5 a.C. mentre il papiro Bauer-Meissner presuppone, per il suo conte
nuto, un periodo di convivenza tra egiziani e asiatici giunti in Egitto con
i persiani ben superiore a dieci anni (nel papiro si parla di un proprie
tario terriero asiatico e di un mezzadro egiziano; lo scriba è un arameo).
1 I papiri egiziani del v e del IV sec. a.C., redatti in genere da scribi professionisti, offro
no un'evidente testimonianza di questo fenomeno. Se si prende, ad esempio, il segno h,
si può notare la presenza di una forma più antica dal papiro di Adon fino alla fine del v
sec. a.C., cioè per circa due secoli, mentre una forma più recente compare in un testo
datato al 47 1 a.C. e permane fino all'inizio del III sec. a.C. Analogamente, la forma anti
ca di � in uso già verso l'vm-vn sec. a.C. permane nei papiri fino alla fine del v secolo,
accanto a una forma recente documentata per la prima volta con sicurezza nel già citato
papiro del 4 7 1 a.C. (AP 5 ); nelle pergamene di Arsame, datate tra il 4 1 2 e il 4 1 0 a.C., le
due forme coesistono (per i confronti si veda la tavola 7 e l'opera di J. Naveh nella guida
bibliografica, paragrafo E).
1 50
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Dopo la poverissima documentazione epigrafica lasciata da semiti in
Egitto nel vn e VI sec. a.C., la ricchezza di papiri, ostraka e iscrizioni di
vario genere che si riscontra nel v sec. a.C., per rarefarsi di nuovo subi
to dopo l'inizio del IV secolo, non consente dubbi sul fatto che la mas
siccia presenza di testi aramaici, e in misura molto minore fenici, in ter
ritorio egiziano è strettamente collegata con la prima dominazione per
siana, che durò dal 5 2 5 al 405 a.C. (molto più breve fu la seconda, dal
341 al 3 3 2 a.C.). La deduzione della colonia militare giudaica a Elefanti
na non costituì un episodio isolato; il già ricordato «accampamento» ti
rio nella zona di Menfi non doveva essere lontano dalla colonia aramai
ca da cui partirono le lettere ritrovate a Hermopoli; lettere che non giun
sero mai a destinazione, cioè alla colonia militare aramaica di Siene che
affiancava quella giudaica. Naturalmente, questi e verosimilmente altri
stanziamenti con scopi prevalentemente militari portati in Egitto dai do
minatori persiani trovarono già sul posto piccoli gruppi di genti asiati
che che si erano trasferite, presumibilmente per ragioni commerciali, da
tempi più o meno lunghi e già bene inserite nel tessuto sociale e cultu
rale locale; è facile supporre che la nuova situazione abbia favorito l'ar
rivo di ulteriori elementi non solo dall'Asia ma anche da Cartagine, le
gata all'impero persiano non soltanto attraverso la madrepatria Tiro ma
diventata in pratica quasi confinante con la sesta satrapia, cioè l'Egitto.
È in questo quadro generale che occorre valutare la documentazione
aramaica d'Egitto, tenendo tuttavia ben presente che lingua aramaica non
vuol dire genti aramaiche; in età persiana i Fenici conservano ancora la
loro lingua, ma ciò non vale per gli altri popoli dell'impero: parlano in
fatti aramaico non solo gli Ebrei e gli altri palestinesi ma anche i Babilo
nesi; i nomi tipicamente aramaici sono in Egitto relativamente rari, an
che perché tutti quelli che sono venuti da fuori tendono ad assimilarsi,
adottando nomi e costumi egiziani.
Veniamo ora alla documentazione, cominciando con i papiri. Il ma
teriale più ragguardevole è costituito dai papiri della colonia giudaica di
Elefantina. Scoperti quasi tutti negli anni a cavallo del 1900 da scavatori
clandestini, si iniziarono a pubblicare nei primi anni del Novecento; una
raccolta completa (con altro materiale) ne fu fatta nel 1923 da A. Cow
ley, mentre un gruppo di testi portato negli Stati Uniti fu edito solo nel
1 9 5 3 da E.G. Kraeling; tre lettere che erano giunte in Italia tra il 1 8 1 5 e
il 1 8 19 furono pubblicate nel 1960 da E. Bresciani; piccoli frammenti
conservati a Berlino sono stati infine resi noti negli anni Settanta da R.
Degen (fig. 56). I papiri giudaici di Elefantina sono circa ottanta, qua
si tutti in buono stato; il più antico è datato al 49 5 a.C., il più recente al
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
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. . . 't) ....,.. .,, -\' '"fi ,, "'ì'V/ ,t),� "' .., ., .,
Jft'" ,,. f '!"l .., ....
Figura 5 6. Parte finale (dorso) del papiro giudaico AP 2 (li. 1 9- 2 1 ). shdyh ky' br
'skysw nsk'dry br n... 1 1 dwkl br 'byhw swry br kdw 't'dry br... 11 'swdt br
yhntn sbty br nbd' «Testimoni: Ki figlio di Iskishu; Nushkuidri figlio di N ... ;
Dukal figlio di Abyahu; Shuri figlio di Kadu; Ataidri figlio di ... ; Asvadata fi
glio di Gionata; Shabbetai figlio di Nabda».
398 a.C. Più della metà dei testi è costituita da contratti di vario genere
che gettano molta luce sulle vicende patrimoniali di varie famiglie; vi
sono poi una ventina di lettere, tra cui molto importante una (in due co
pie) mandata a Gerusalemme dai sacerdoti della comunità di Elefantina
per chiedere a un'autorità di Gerusalemme di poter ricostruire il tempio
locale che era stato distrutto. I restanti papiri contengono liste di nomi
o sono molto frammentari.
A proposito dei papiri provenienti da Elefantina (oltre a quelli della
colonia giudaica ora menzionati ve ne sono degli altri di cui parleremo
tra poco) è necessario fare alcune importanti precisazioni. In primo luo
go è da rilevare che nessuno di essi è stato trovato in uno scavo: quelli
pubblicati da E. Sachau nel 1 9 1 l ' solo in parte provenivano dai ritrova
menti della missione diretta da O. Rubensohn,2 ma inspiegabilmente
non fu precisato quali erano i papiri di diversa provenienza, e cioè ac
quistati sul mercato clandestino. Il fatto sconcertante è che il materiale
trovato da Rubensohn si trovava a mezzo metro di profondità, a un
metro di distanza da un punto indicato dagli scavatori clandestini; lo
scavatore non fornì alcuna indicazione sullo stato dei papiri scoperti: la
sola cosa sicura è che intorno non vi erano resti di ceramiche, mentre in
genere i papiri venivano conservati in giare. L'impossibilità che dei pa
piri abbiano potuto conservarsi, talvolta in ottimo stato, per due mil
lenni e mezzo a una profondità di appena cinquanta centimetri e la man
canza di un reale contesto archeologico, unitamente alle altre circostan
ze ricordate, rendono evidente che i papiri trovati da Rubensohn erano
1 E. Sachau, Aramdische Papyrus und Ostraka aus einer judischen militdr-Kolonie zu
2 W . Honroth - O . Ru bens oh n - F . Zucker, Bericht uber die Ausgrabungen auf Ele
Elephantine, Leipzig 1 9 1 1 .
phantine in den Jahren 1 906-1908, in ZAS 46 ( 1 909- 1 9 1 0), pp. 1 4-6 1 .
I 52
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
stati deposti in quel luogo dai clandestini stessi poco prima dell'arrivo
della missione tedesca, che peraltro non trovò nulla, come altre missioni
europee, nell'anno precedente e in quello successivo al 1 907, quando si
ebbe la fortunata «scoperta» dei papiri. Le singolari circostanze in cui
avvenne il ritrovamento dei papiri con le successive reticenze e l'immis
sione sul mercato clandestino di molti altri papiri proprio in quegli anni
suscitarono ovviamente molti dubbi, in diversi studiosi, circa l'autenti
cità dei papiri stessi; ' dubbi in parte infondati perché, come accadde
mezzo secolo più tardi con i testi scoperti presso il Mar Morto, i dubbi
legittimi relativi a qualche testo furono ingiustificatamente estesi a tutto
il materiale. Il riconoscimento dell'autenticità della gran parte dei testi,
insieme allo scoppio della prima guerra mondiale, soffocò sul nascere
una discussione critica che si rendeva necessaria per alcuni papiri. La di
scussione è stata riaperta nel 1 993 in relazione al più importante dei pa
piri giudaici, quello con il testo completo della lettera mandata a Geru
salemme,' senza peraltro che ciò abbia attirato l'attenzione degli spe
cialisti del settore, interessati a lasciare le cose come stavano. In effetti,
la situazione è la seguente: il papiro in questione, il numero 30 nella rac
colta di A. Cowley, presenta varie parti riscritte da una mano moderna
che vi ha inserito riferimenti a un governatore della Giudea di nome Ba
gohi (Bigwai nel libro biblico di Ezra), a un sommo sacerdote di Geru
salemme di nome Yohanan e a un Sanballat governatore di Samaria; tut
ti questi dati hanno lo scopo di creare i presupposti per dimostrare che
il personaggio biblico Neemia visse nel v e non nel IV sec. a.C. (il papiro
in questione è datato all'anno 408 a.C. ma fa riferimento a vicende pre
cedenti). Poco chiaro è inoltre il rapporto che unisce il papiro nr. 30 con
quello nr. 3 1 , che presenta un testo sostanzialmente analogo, non senza
significative varianti, ma fortemente mutilo. Palesemente falsi, per di
verse ragioni che non è qui il caso di precisare ma che appaiono subito
evidenti a chi li esamini criticamente, sono i due papiri nr. 3 2 e 3 3 , che
dovrebbero rappresentare rispettivamente una specie di promemoria
della supposta risposta di Gerusalemme alla lettera del papiro 30 e una
specie di lettera che prende atto del permesso concesso per la ricostru
zione del tempio giudaico di Elefantina; questi due testi riprendono mo
tivi e termini presenti nel libro biblico di Ezra.
Dopo quelli giudaici, i testi più importanti del v sec. a.C. sono le let
tere, scritte su pergamena, mandate in Egitto dal satrapo Arsame e da
altri alti funzionari persiani ai loro diretti dipendenti; Arsame, satrapo
1 Cf. in proposito G. Garbini, li papiro AP 3 0, in Aramaica, cit., pp. 1 0 3 - 1 22, in partico-
lare pp. 1 03 - 1 07. 2 Cf. nota precedente.
I 53
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
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Figura 5 7. Lettera del satrapo Arsame (vn, Il. 1 - 2 ) . mn 'r[sm] 'l nhtbr wk't
qdmn [kzy] Il m�ry' mrdw 'dyn smsk pqyd' Il qdmy ' grd' wnksy ' zy ln[' zy
b]m�ryn Il hsyn ntr kn kzy mnd'm ksntw l' hwh Il mn byt' zy ly . . . . . «Da Ar
same a Nehtihor. Ed ora: in passato, quando gli Egiziani si ribellarono, allora il
mio vecchio amministratore Sammetico curò validamente il personale e le pro
prietà che avevamo in Egitto, sì che per le rendite non vi fu danno per la mia
casa» (le righe non corrispondono a quelle dell'originale).
d'Egitto, era tornato presso la corte achemenide, in Babilonia, verso il
4 1 0 a.C. (fig. 57). Si tratta di tredici lettere che erano inizialmente con
tenute in una borsa di cuoio e delle quali si ebbe notizia all'inizio degli
anni Trenta del Novecento; acquistate dalla Bodleian Library di Ox
ford, furono pubblicate da G.R. Driver nel 1 9 54· Il contenuto delle let
tere è costituito da varie disposizioni date da Arsame riguardo all'am
ministrazione dei suoi possedimenti in Egitto; interessante la menzione
di uno scultore che era stato condotto a Susa mentre la sua famiglia era
rimasta in Egitto. Di notevole interesse sono anche otto lettere, di cui
una molto frammentaria, scoperte nel 1 945 a Hermopoli e pubblicate
nel l 966; a differenza di tutto il materiale finora ricordato, le lettere di
Hermopoli (fig. 5 8) sono state ritrovate durante uno scavo regolare nel
la galleria di un tempio dedicato a Thot; esse erano contenute in una gia
ra e conservavano ancora i loro sigilli originali. Si tratta di missive pri
vate spedite da uomini che risiedevano nella zona di Menfi alle loro mo
gli che si trovavano a Siene e a Ofi (Luxor), nel sud dell'Egitto; si igno
ra come mai le lettere siano rimaste a Hermopoli. Questo materiale get
ta una luce sulla vita privata e la religione dell'ambiente aramaico in Egit
to, ambiente costituito specialmente da famiglie di origine babilonese;
notevoli anche alcune particolarità linguistiche, come ad esempio la sin-
1 54
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
-'I V,;) f11 't r-.,,;:i Jp f"':J 'f C:..
.l .... v,..
ri· 1/'7 'I 7t)J1}''J "'7 tJ-'I' }�
-'I .. n .,
"?lì.Q 1;1) �( IJI i(_ 'V / "l'') 1 ' I'-
nA
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-n l '7)J �ì � 11l 11 l '17 r-! e� 117r
,..,.
r 1)J �e 117' �"'} ;C.. '(/ � )1 )i
V/ 1 ...
Figura 5 8 . Lettera da Hermopoli (n, Il. 1 -4). slm byt bnt bswn 'l 'bty tsy Il mn
'bky mkbnt brktky lptb zy 11 yhzny 'pyky bslm slm nbwsh 11 tnh 't tspw th th
mns 'nh lh Il mn mpy slm psmy yqh slm nnybm ... «Saluti al tempio di Banit a
Siene. A mia sorella Tashi da tuo fratello Makbanit. Ti benedico per Ptah, che
mi faccia vedere il tuo volto in salute. Nabusha sta bene qui, non vi preoccupa
te per lui, io non lo faccio allontanare da Menfi. Saluti a Psammi Yaqa, saluti a
Nanaihem» (le righe non corrispondono a quelle dell'originale); la preposizio
ne '/ della prima riga è scritta in una forma abbreviata.
golare presenza di -t allo stato assoluto femminile. Dopo questi tre
gruppi di testi sono da ricordare altri papiri, più o meno ben conservati,
di provenienza sconosciuta, anche se talvolta indicata come Elefantina.
Ben difficilmente poteva provenire da questa località una lettera del sa
trapo Arsame indirizzata all'arsenale di Menfi (AP 26), mentre è possi
bile che da Elefantina o dalla vicina Siene (Assuan) provengano i papiri
non giudaici venduti dagli scavatori clandestini negli anni a cavallo del
1 900. Tra questi meritano una menzione due petizioni di carattere giu
diziario, una ricevuta per consegne di vino e la lettera contenuta nel pa
piro di Berlino 23000; a questi sono da aggiungere una dozzina di testi
minori o molto frammentari. Certamente non proviene dal sud dell'Egit
to il contratto del papiro Bauer-Meissner; molto frammentario è una spe
cie di resoconto dell'attività dell'arsenale di Menfi, dove sono registrati
nomi egiziani, persiani, babilonesi, aramaici, fenici e palestinesi; la stes
sa varietà onomastica si riscontra nei circa duecento frammenti di papiri
trovati a Saqqarah nord: i testi, assai mutili, erano per lo più contratti o
comunque di natura commerciale; molto interessanti, ma purtroppo ri
dotti a brandelli, due testi recanti rispettivamente un incantesimo (nr.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
69b) e un riferimento a un sogno (nr. 68). Il «papiro di Abido» pubbli
cato nel I 964 è un falso.
Prima di passare al materiale epigrafico vero e proprio è necessario
ricordare che tra i papiri della colonia giudaica si trovavano anche testi
letterari: più di duecento righe, più o meno ben conservate, di una ver
sione aramaica del romanzo e dei proverbi di Ahiqar; è la più antica te
stimonianza di questa opera sapienziale nata in Mesopotamia (ma non
sappiamo in quale lingua era il testo originale) e diventata famosa all'ini
zio dell'era cristiana con un rifacimento greco realizzato in Egitto, la
cosiddetta Vita di Esopo, e più tardi con una traduzione in lingua siriaca
che sta alla base di varie versioni medievali. Ad Ahiqar si è ispirato an
che il libro ebraico di Tobia, che cita espressamente l'antico personag
gio; il pan-biblismo che ha caratterizzato tutta la cultura orientalistica
del Novecento ha collocato la storia e le massime di Ahiqar tra i cosid
detti apocrifi dell'Antico Testamento. Oltre ad Ahiqar Elefantina ha re
stituito anche circa ottanta righe di una traduzione aramaica della gran
de iscrizione trilingue di Bisutun (Persia) fatta incidere dal re Dario ver
so l'inizio del suo regno. Il testo aramaico, condotto sulla versione ba
bilonese (le altre due lingue erano il persiano e l'elamita), corrisponde a
poco più di un terzo dell'originale ma è fortemente lacunoso; la diffu
sione della versione aramaica dell'iscrizione di Bisutun rientrava eviden
temente nell'azione di propaganda svolta dalla dinastia achemenide. Un
terzo testo letterario, pervenutoci in due frammenti (AP 7 1 ), doveva
narrare le vicende di un personaggio, I:Ior Bar Punesh, che si trovava in
Egitto. La presenza di questi testi negli archivi di membri della colonia
giudaica (come rivela la circostanza che testi giudaici erano scritti sul re
tro o nella parte libera degli stessi papiri) pone un problema non trascu
rabile: come mai non si è trovato a Elefantina nemmeno un frammento
dei testi che più tardi formeranno la Bibbia? Il caso può avere svolto un
ruolo in questa circostanza, però non si deve nemmeno sottovalutare il
fatto che la religione praticata dai giudei di Elefantina era molto diversa
da quella codificata nell'Antico Testamento: era una religione ancora
politeistica e persino il nome di dio, Yhw, differiva da quello attestato
nella Bibbia, Yhwh. Poiché la critica più avanzata assegna ai libri biblici
una datazione molto più bassa del v sec. a.C., la documentazione di Ele
fantina può costituire una testimonianza di una fase della religione ebrai
ca anteriore all'affermazione del giudaismo ortodosso.
Dopo i papiri, la documentazione aramaica più consistente è rappre
sentata dagli ostraka; molto numerosi erano quelli trovati a Elefantina,
ma di essi soltanto alcune decine sono oggi utilizzabili; dei molti escm-
1 56
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
plari trovati da Ch. Clermont-Ganneau e rimasti inediti per la morte del
lo studioso solo alcuni sono stati pubblicati da A. Dupont-Sommer tra
il 1 942 e il 1 963; gli altri sono ormai illeggibili. Il contenuto di questi
ostraka è costituito da elenchi di nomi propri seguiti da notazioni nu
meriche e specialmente da lettere private, talvolta brevissime. Tra que
ste alcune menzionano incidentalmente istituzioni religiose giudaiche,
come la pasqua, il sabato e il banchetto rituale (marzeal; ); interessante è
un breve messaggio di un uomo a sua moglie, in cui forse si parla di un
sogno (KAI 270).
Un documento di grande interesse, poco utilizzabile tuttavia per il
pessimo stato di conservazione, è costituito da una serie di iscrizioni di
pinte all'interno di una tomba scoperta tra il 1 9 2 1 e il 1 922 nel villaggio
di Sheikh Fadl, una ventina di chilometri da Ossirinco, da F. Petrie. Le
iscrizioni furono studiate preliminarmente da N. Aimé-Giron, che ne
diede notizia nel 1 923 ma che raccolse diverso materiale fotografico ri
masto ignorato per vari decenni a Gerusalemme, finché J. Naveh non lo
utilizzò per la sua monografia sulla scrittura aramaica; 1 la tomba fu visi
tata di nuovo nel 1 984 da A. Lemaire che anche con l'aiuto delle foto
grafie di Aimé-Giron ha pubblicato l'editio princeps del materiale nel
199 5 . Il complesso epigrafico, distribuito su tre pareti, è costituito da
diciassette pannelli, di cui il primo attualmente anepigrafe. I pannelli 11-
xn contengono il testo, estremamente frammentario, di quello che sem
bra un romanzo d'amore con l'intervento di diverse divinità e la men
zione di sovrani del passato, come Taharqa, Necao e Psammetico; la pre
senza di questo testo in una tomba mostra chiaramente che la vicenda
narrata era in qualche modo connessa con l'aldilà. I pannelli xm-xvn
costituiscono una specie di colofone, con varie notizie sullo scriba, il
committente e il momento della redazione del testo: notizie che pur
troppo non conosciamo. Il testo presenta qualche analogia terminologi
ca con quello del racconto presente nel già ricordato papiro AP 7 1 .
Come già precisato d a Naveh, l a stesura dell'epigrafe risale al v sec. a.C.
Le iscrizioni monumentali aramaiche sono, in proporzione al resto
della documentazione, piuttosto scarse. Carattere commemorativo ha
un'iscrizione, non completa, nella quale un funzionario persiano, co
mandante della guarnigione di Siene, ricorda di aver costruito, nel setti
mo anno di Artaserse (1 ) cioè nel 4 5 7 a.C., un tempio a una divinità egi
ziana; la stele è stata trovata ad Assuan. Le altre epigrafi monumentali
sono di natura funeraria o votiva, e a differenza dei papiri e degli ostraka
1 J. Navch, The Development of the Aramaic Saipt, Jerusalem 1 970, pp. 40-4 1 .
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
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Figura 5 9 . Iscrizioni monumentali dall'Egitto. a) Iscrizione funeraria da Car
pentras: brykh tb ' brt t�py tmn� ' zy 'wsry 'lh ' I l mnd'm b'ys l' 'bdt wkr�y
'ys l' 'mrt tmh Il qdm 'wsry brykh hwy mn qdm •'wsry myn q�y Il hwy pl�h
nm'ty wbyn �syh [y ... «Sia benedetta Taba, figlia di Tahapi (nome femm.),
devota del dio Osiride. Nulla di male ella ha fatto, e qui non ha detto calunnie
su nessuno. Che tu sia benedetta davanti a Osiride, di fronte a Osiride attingi
l'acqua. Che tu sia l'ancella (del dio) ... e fra i beati ... » (la parola tmn�' è un
femminile egiziano; il significato di pl�h è sconosciuto). - b) Parte di iscrizione
graffita sul tamburo di una colonna presso Giza: ... hw 'my sws' 500 kwdnn 'p
2 gmln . . . « ... c'erano con me 500 cavalli, muli anche 2 ( 00 ) cammelli».
giudaici sono documentate anche dopo la fine del dominio persiano: es
se provengono infatti da quegli ambienti di origine asiatica che preesi
stevano alle colonie militari stanziate in Egitto dagli Achemenidi. Tra le
iscrizioni funerarie in pietra, circa una ventina, solo alcune presentano
un certo interesse; tre stele, ornate da bassorilievi con motivi egiziani
relativi al culto dei morti, ricordano il defunto che si affida al dio Osiri
de; una di queste, di provenienza sconosciuta e portata a Carpentras, in
Francia, qualche secolo fa, sembra avere una struttura metrica (fig. 59a);
notevole anche l'epigrafe di un sacerdote fenicio redatta in aramaico: è
evidente che in Egitto anche i gruppi di lingua fenicia nel IV sec. a.C.
avevano adottato l'aramaico come lingua d'uso. Delle poche iscrizioni
votive l'unica degna di menzione è quella incisa su una vaschetta di pie
tra: dedicata a una divinità egiziana, anche il nome dell'offerta (�tpy) è
di origine egiziana.
Il materiale aramaico nell'Egitto di età achemenide è completato da
alcune decine di piccole iscrizioni, quasi sempre nomi propri, di varia
natura, funerarie per lo più (scritte a inchiostro su sarcofagi o su cocci);
abbastanza frequenti i graffiti, presenti in diverse località, da Giza (fig.
59b) al wadi Hammamat (nel Deserto Orientale, a nord di Tebe), via di
transito commerciale, da Karnak (area di Tebe) ad Abido e Saqqarah;
158
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
tra questi riveste un particolare interesse un graffito del wadi Hamma
mat che presenta un alfabeto completo. 1
Dall'Egitto torniamo ora in Asia, che abbiamo lasciato con la poveris
sima documentazione del periodo neobabilonese. L'avvento dei nuovi
dominatori persiani non apportò alcun cambiamento in Babilonia e in
Siria, almeno per quanto riguarda l'epigrafia aramaica: annotazioni in
aramaico su tavolette cuneiformi in babilonese sono ancora presenti a
Babilonia (una ventina) e nell'archivio della banca di Murashu a Nippur
(una sessantina di testi); queste e un paio di poco significativi ostraka
trovati rispettivamente a Nippur e a Larsa costituiscono tutto il mate-
1 Non sono state prese in considerazione le epigrafi incise su quattro vasi d'argento, ora
nel museo di Brooklyn, acquistati sul mercato antiquario e detti provenienti da Teli el
Maskhuta, località egiziana una ventina di chilometri a ovest di Ismailia. Le quattro
iscrizioni sono state pubblicate in momenti diversi: le prime tre nel 1 9 5 6 (I. Rabinowitz,
Aramaic lnscriptions of the Fifth Century B. C.E. from a North-Arab Shrine in Egypt, in
JNES 1 5 [ 1 9 5 6], pp. 1 -9), la quarta nel 1 9 5 9 (Id., Another Aramaic Record of the North
Arabian Goddess Han-'Ilat, ibid., 1 8 [ 1 95 9], pp. 1 54- 1 5 5). L'assenza di qualsiasi notizia
sul presunto luogo di ritrovamento rende immediatamente sospetto un materiale attri
buito al v sec. a.C. nel quale è attestato un «Gashmu re di Qedar», personaggio noto
esclusivamente per la sua menzione nel libro biblico di Neemia come «Gashmu l'Ara
bo» (2, 1 9; 6, 1), uno dei nemici di Neemia. L'analisi paleografica delle iscrizioni rivela
immediatamente che si tratta di falsificazioni moderne, basate sui disegni riprodotti
nelle tavole dei segni del libro di F. Rosenthal, Die aramaistische Forschung seit Th.
Noldeke 's Veroffentlichungen, Leiden 1939 e in particolare su quelli delle iscrizioni da
tate alla seconda metà del v sec. a.C. Senza entrare in un'analisi dettagliata, si può co
munque osservare: l . il segno h delle prime tre iscrizioni, che imitava la copia, poi rive
latasi inesatta, di un'iscrizione di Teima presenta invece una forma corretta nell'iscri
zione pubblicata tre anni dopo; 2. le forme di alef sono in parte corsive in parte monu
mentali; 3. il segno n ridotto a semplice linea verticale si incontra di rado solo nella scrit
tura corsiva, mai in quella monumentale; 4. la lunghezza eccessiva del tratto verticale di
k nella quarta iscrizione è sospetta come la posizione e le piccole dimensioni dell'alef fi
nale nella stessa iscrizione; 5 . la forma inverosimile di m nel nome gsm della terza iscri
zione, la scarsa visibilità di questo nome e il ritocco apportato alla fotografia pubblicata
fanno pensare ad un errore dell'incisore che stava copiando un testo; 6. sul piano ono
mastico è da rilevare che i nomi qynw e 'bd'mrw non esistono in nordarabico, dove man
ca anche la forma 'mrw; la terminazione -w è tipica dell'aramaico e non dell'arabo; cf. F.
Israel, L 'onomastique arabe dans les inscriptions de Syrie et de Palestine, in H. Lozach
meur (éd.), Présence arabe dans le Croissant fertile avant l'Hégire, Paris 1995, pp. 47-
5 7, in part. pp. 50-54. Come gli interventi effettuati sul papiro AP 30, anche le iscrizioni
di Teli el-Maskhuta sono state confezionate per fornire un aggancio storico al Neemia
biblico che sarebbe vissuto nel v sec. a.C. Lo studio sistematico delle iscrizioni di Teima
effettuato da R. Degen nel 1 974 e la pubblicazione di nuove iscrizioni monumentali da
Teima ( 1 983), le quali peraltro si collocano nel IV e non nel v sec. a.C., rivelano l'inesi
stenza nella scrittura monumentale delle forme che a Teli el-Maskhuta rappresentano
alef, z, y e �· Una conferma indiretta della falsità delle iscrizioni aramaiche di Teli el-Mas
khuta viene fornita dagli scavi effettuati recentemente in questa località, che ha restituito
materiale epigrafico fenicio ma non aramaico o nordarabico; cf. l'articolo di R.T. Lutz
citato nella nota bibliografica alle iscrizioni fenicie in questo stesso capitolo.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
riale aramaico (esclusi i sigilli) restituito dalla Mesopotamia per il v e il
IV sec. a.C. Per quanto concerne la Siria, dopo le ricordate tavolette ba
bilonesi del VI secolo bisognerà aspettare il I sec. a.C. per trovare di
nuovo con le più antiche iscrizioni palmirene testi in lingua aramaica.
Come abbiamo già accennato, questa situazione dell'epigrafia aramaica
nell'area originaria degli Aramei, che peraltro continuava ad essere abi
tata, almeno in parte, da questa popolazione, rispecchia una crisi pro
fonda a livello sociale ed economico dovuta a due secoli di guerre e di
devastazioni provocate dagli Assiri e specialmente dai Babilonesi. Più
che i testi locali sono gli scrittori greci che ci consentono di farci un'idea
del quadro storico offerto dalla Siria. Erodoto ci dice che la quinta sa
trapia, che dalla costa mediterranea giungeva all'Eufrate e comprendeva
città come Damasco, Aleppo, Karkemish, Harran e Nisibi, versava al re
persiano un tributo annuo di 3 5 0 talenti (piuttosto modesto rispetto a
quello delle altre satrapie); questi provenivano da Cipro, Fenicia e Pale
stina perché gli «Arabi» erano esenti da tributo (3,9 1 ); questo significa
che tutta la Siria, tranne qualche città certo non ricca, era abitata da po
polazioni nomadi: questo era infatti il significato della parola «arabo»
fino a poco prima dell'islam. Il dato di Erodoto è confermato da Stra
bone, che utilizza le notizie di Eratostene autore del III sec. a.C.: la Siria
era abitata da Arabi e Sceniti (skenitai «quelli che vivono sotto le ten
de») e questi ultimi erano simili ai nomadi della Mesopotamia (Geogra
fia 1 6,2,1 l ); questi «malfattori» avevano occupato perfino la catena del
monte Libano ( l 6,2, r 8). È in tale scenario economicamente desolante
che si spiega l'installazione di una colonia fenicia a Palmira ad opera dei
re persiani, mentre non siamo in grado di valutare le ragioni che faceva
no dire a Strabone che Damasco era stata molto importante al tempo de
gli Achemenidi ( r 6,2,20 ).
A differenza della Fenicia e di Cipro, che nel periodo persiano conob
bero una certa ripresa anche a livello di documentazione epigrafica, la
Palestina del v e IV sec. a.C. rimase in uno stato di depressione sociale
ed economica, anche a causa della politica imperiale che favorì le città
fenicie a spese di quelle filistee. Le testimonianze epigrafiche sono scar
sissime nel v e poco più numerose nel IV secolo: un ostrakon, con nomi
di varie etnie, da Tell Yoqneam nella pianura di Yezreel (Iv sec. a.C.),
qualche iscrizione vascolare da Samaria (v e IV sec. a.C.) e una da Qa
dum (ca. 400 a.C.). I papiri di origine samaritana scoperti all'inizio degli
anni Sessanta, quasi tutti fortemente mutili, dopo una pubblicazione
preliminare del papiro meglio conservato e di alcune bullae, che forni
vano dati cronologici in contrasto con quelli biblici , sono rimasti a lun-
I 6o
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
go inediti.' Quelli che sono stati pubblicati sono datati al periodo cen
trale del IV sec. a.C.; 2 sono di natura legale e amministrativa e trattano
prevalentemente di vendite di schiavi che presentano un-' onomastica
yahvistica. La regione meridionale ha restituito un'epigrafe vascolare del
IV secolo (Gibeon), mentre un po' più ricca è la documentazione del
l'area filistea, con un ostrakon da Asdod (v secolo), un altro da Nebi
Yunis (fine IV secolo) e cinque da Tell el-Fara (sud), distribuiti tra v e IV
secolo. Altri ostraka provengono da Tell Nimrim e Tell el-Mazar, in
Transgiordania. Il documento più interessante trovato in Palestina è un
altarino di pietra per incenso proveniente da Lachish con un'iscrizione
databile al v sec. a.C.; pur essendo redatta in scrittura aramaica la breve
epigrafe è scritta in una lingua diversa, come rivela la parola bn figlio
invece di br. La lettura rimane incerta a causa di una frattura della pietra
che ha fatto cadere parte dei segni finali; è tuttavia probabile che si tratti
di un dialetto nordarabico (edomitico?), come suggerisce l'onomastica.J
A parte l'onomastica poca informazione forniscono alcune centinaia di
ostraka, molti dei quali ben poco leggibili, provenienti da scavi clande
stini effettuati nell'estremo sud della Palestina; scritti in aramaico e da-
1 Non sono prese in considerazione sei iscrizioni aramaiche incise su oggetti di bronzo
(cinque coppe e un cembalo), che sarebbero state trovate a Elyakin insieme con la coppa
recante un'iscrizione fenicia (cf. paragrafo precedente con relativa nota bibliografica; le
iscrizioni aramaiche sono pubblicate a pp. 73-89) e che sono state datate anch'esse al v
sec. a.C. Tale esclusione è motivata dai forti sospetti sull'autenticità delle epigrafi, che
presentano non poche affinità con quelle di Teli el-Maskhuta discusse nella nota prece
dente: simile è la scrittura, anche se molto più grossolana, e certo non casuale è la presen
za anche qui del nome di un personaggio, bgwy, menzionato nei libri di Ezra e Neemia.
Ciò che lascia maggiormente perplessi è il testo dell'ultima iscrizione, che presenta il
pronome relativo zy davanti all'espressione dsrn ' «di Sharon», dove il pronome relativo
presenta la forma foneticamente evoluta d (si noti inoltre che la forma frn ', allo stato en
fatico, corrisponde all'espressione biblica ha-saron «la pianura» ed è usata appunto nel
Targum, la traduzione aramaica della Bibbia). Infine è da rilevare che la parola iniziale
dell'iscrizione, letta rw dagli editori e da qualche altro studioso, è in realtà dw qrb «che
ha dedicato»; il probabile falsario ha mescolato forme aramaiche antiche e recenti non
ché forme arabo-aramaiche, come dw (per <},w).
2 Al IV sec. a.C. vengono generalmente datati anche gli ostraka aramaici trovati ad Arad
e a Bersabea, che furono assegnati a questo periodo da Y. Aharoni, loro scopritore; il
fatto che in entrambe le località fossero assenti strutture architettoniche di età persiana,
mentre ve ne erano di età ellenistica, rivela il presupposto ideologico di una datazione
troppo alta; data la generale povertà archeologica dell'area siro-palestinese in età persia
na, la scarsità dei reperti assegnabili al v e IV sec. a.C. in Palestina è pienamente giustifi
cabile.
l Lasciando da parte qualche fantasiosa ricostruzione della parola finale dell'iscrizione, i
nomi propri 'ys e mNy ci riportano all'area nordarabica, anche se il secondo è attestato
fra i leviti biblici; la possibile lettura hfr'[y] della parola finale ci darebbe il nome della
patria del dedicante, la biblica �or'ah, una ventina di chilometri a ovest di Gerusalemme.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
tati alla seconda metà del IV sec. a.C., questi testi presentano nomi ara
maici e nordarabici, denunciando così la loro origine idumea.
L\ ll ti l '0' 1 1 ) � t\ � � �
A.L. � L 4i '(;� 'V- n h � -*
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Figura 60. Parte iniziale della trilingue di Xanthos (Il. 1 -8). byr� sywn snt
hd Il 'rt�sss mlk ' Il b 'rn byrt' pgswd[r] Il br ktnw hStrpn' Il zy bkrk wtrmyl
' [mr] Il 't'stw b'ly 'wrn Il krp ' lm'bd lkndw? Il 'lh' kbydsy wknwth «Nel
mese di siwan, nel primo anno del re Artaserse, nella cittadella di Orna Pixoda
ro figlio di Catomno, il satrapo di Caria e Licia ha detto: i cittadini di Orna
hanno deciso di fare un santuario per il Re, il dio di Cauno e il suo compagno»
(la parola krp' è di origine persiana; kndw? è la grafia aramaica della parola ana
tolica kandawas, hantawati che significa «re»).
Dopo circa tre secoli di assenza, il dominio persiano ha fatto ritorna
re le iscrizioni aramaiche nella penisola anatolica. Il materiale non è
molto abbondante (una ventina di iscrizioni monumentali, quasi tutte
frammentarie) ma presenta svariati motivi di interesse. Un'importante
distinzione che occorre fare è quella tra iscrizioni legate direttamente o
indirettamente all'amministrazione persiana e iscrizioni prodotte da
ambienti · locali che si esprimevano in aramaico. La penisola anatolica
era suddivisa in quattro satrapie, di cui due per la sola parte sudocciden
tale; è dalla zona occidentale che proviene infatti la maggior parte delle
iscrizioni connesse con l'amministrazione. L'iscrizione più importante
è stata trovata, insieme con altre due frammentarie, a Xanthos, in Licia,
ed è stata pubblicata nel 1979 (fig. 60); ' si tratta di una trilingue di cui
la versione aramaica era quella ufficiale, incisa sulla faccia anteriore di
un pilastro appoggiato al muro, mentre sui lati si trovavano le versioni
1 KAI 3 1 9; un'edizione preliminare, con alcune divergenze di lettura, era stata pubblica
ta nel 1 974·
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
)
Agaca Kale
C A P PA D � •
_/
Arebsun•
Carta 7. Penisola anatolica.
greca (a destra) e licia (a sinistra). L'epigrafe si trovava all'interno del
santuario di Latona, luogo di culto nazionale della Licia, e reca l'ordi
nanza di Pixodaro, satrapo di Caria e Licia, relativa all'istituzione, nel
santuario stesso, di un nuovo culto per una divinità caria: conseguenza
del peso politico che la Caria stava assumendo a spese della vicina e me
no estesa Licia; l'iscrizione è datata al primo anno di Artaserse (m), cioè
al 3 5 8 a. C. La presenza di famiglie persiane in quell'area è documentata
anche da iscrizioni greche. A Limyra, anch'essa in Licia, si trova un'iscri
zione funeraria rupestre in aramaico e in greco relativa a un personag
gio di origine persiana. Stele funerarie sono state trovate a Sardi (bilin
gue !idio-aramaica datata al 348 a.C.), Sultaniye Koy (presso il Bosforo;
la stele reca un bassorilievo con scena funebre), Daskyleion (non lonta
na dalla località precedente; due stele, di cui una con bassorilievo figu
rato); da Abido in Misia proviene un peso con breve iscrizione aramai
ca. Iscrizioni connesse con l'ambiente ufficiale provengono naturalmen
te anche dalla Cilicia, nella parte sudorientale della penisola, anche se
soltanto frustoli restano di due epigrafi (di cui una funeraria) da Mey
danc1kkale (Cilicia occidentale) e poco più che la parola «satrapo» si leg
ge su un frammento di marmo da Hemite (Cilicia orientale). Un dato
che va rilevato è che nelle iscrizioni finora ricordate è presente, accanto
a quella persiana, anche un'onomastica locale.
Completamente diverse sul piano tipologico sono invece le iscrizioni
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Figura 6 1 . Iscrizioni dall'area di
Ramm: 'nh nbwntn I l simbolo k'l
Teima. a) Graffito rupestre a
«Io sono Nabu-natan. Quando
a salì» (le due righe sono separate
da una iscrizione nordarabica in
*� �l�'1fù . . .
cui è nominato il «re di Babi.lo
nia»; è ignoto il significato esatto
� �$l�'ì7�'JJ ��2bi1�(?,
del verbo, v. anche sotto, pp. 2 5 3
s. con n. r e fig. r 1 2c) . - b) Parte
ij����� ��:� �IfJ tìi}��
centrale (IL 3 -7) di un'iscrizione
commemorativa: . . . h'ly by[t 11
���f!f�1��(ç,���'ib�i1.Jr> ,1-]lm zy rb w 'rhbh wli [h]qym
krs" znh qdm Il #m zy rb lmytb
b
�'11?� �� 1J>c(}!1����'7J 5ngl' li w 'sym ' 'lhy tym[ ' ] ... « ...
ha innalzato il tempio di Salmu il
Grande e la sua spianata ( ?), e ha
posto questo trono davanti a Sal
mu il Grande come sede di Sin
- e) Stele funeraria di tipo sudara
gal e Ashima, gli dèi di Teima».
bico: m�rmny Il br ntm «M. fi
e glio di N.».
aramaiche, documentate in Cilicia, redatte dall'elemento etnico locale,
rivelato come tale dall'onomastica; sono poche iscrizioni attinenti spe
cialmente alla vita religiosa che restano uniche nel loro genere. Un'iscri
zione votiva al dio Adrason si trovava su una parete rocciosa presso
Kesecek Koyii, in Cilicia; asportata, si trova ora nel museo dell'univer
sità di Yale, a New Haven; l'autore ha un nome anatolico, ma le divini
tà invocate sono aramaiche, Shahar (la luna) e Shamash (il sole). Interes
santi sono due iscrizioni confinarie: una, a Gozne, sempre in Cilicia, è
incisa su una roccia; l'altra, su pietra, è stata trovata a Bahadirli e segna
il confine di due città appartenenti alla dea anatolica Kubaba (Cibele); il
significato della frase finale dell'epigrafe non è molto chiaro, ma è pro
babile che esso alludesse al diritto di asilo goduto dal territorio della dea.
Singolare appare infine un'iscrizione di Saraidin (a sud-ovest di Tarso),
incisa su una roccia, nella quale un individuo dal nome anatolico ricor
da di essersi fermato in quel luogo, durante una caccia, per fare colazio
ne; dato il carattere delle altre iscrizioni, non è escluso che l'autore del
l'epigrafe, che ricorda la sua genealogia e il nome di sua madre, abbia
voluto alludere a qualche cerimonia religiosa. Caratteri peculiari di ter
minologia e di rappresentazioni grafiche presentano alcune iscrizioni fu
nerarie, tutte mutile, scoperte in anni recenti nella Cilicia orientale.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Oltre all'intrinseca importanza per la storia religiosa, anche se di essa
apprendiamo molto poco, queste iscrizioni dell'Anatolia orientale estra
nee all'amministrazione persiana costituiscono un significativo docu
mento per la storia della lingua aramaica; esse rivelano infatti come in
torno alla metà del I millennio a.C. l'aramaico veniva scritto, e verosi
milmente anche parlato, da popolazioni di origine non aramaica; il fatto
che accanto a divinità locali come Kubaba e Adrason erano invocate
anche divinità aramaiche mostra che non solo la lingua ma anche la cul
tura degli Aramei, peraltro profondamente influenzati dalla religione ba
bilonese, si era affermata a spese di quella di origine ittita.
Con Nabonedo e poi con i re persiani iscrizioni aramaiche fanno la
loro comparsa nell'Arabia nordoccidentale. È recentissima ( 200 r ) la pub
blicazione di una brevissima epigrafe su roccia (fig. 6 ra) contempora
nea ad alcune iscrizioni nordarabiche scoperte nell'area di Ramm, a sud
ovest di Teima, e menzionanti il nome di «Nabonedo re di Babilonia»;
abbiamo finalmente la conferma epigrafica della vicenda politica che por
tò l'ultimo sovrano babilonese a trascorrere circa un decennio (ca. 548-
5 3 8 a.C.) nella regione del Hegiaz. Dopo questa precoce attestazione
bisognerà aspettare il secolo successivo per trovare iscrizioni monu
mentali nella città di Teima e nel territorio circostante (fig. 6rb). Si trat
ta di tre iscrizioni, di cui le due più importanti sono mutile, che fanno
riferimento al culto del dio Salmu (#m) nel quale è da vedere una specie
di personificazione del potere regale, con riferimento dapprima a Na
bonedo (nelle iscrizioni nordarabiche), e più tardi ai re achemenidi Ar
taserse n e m; ' le iscrizioni in questione ricordano l'erezione di piccoli
templi funerari ai due sovrani ora ricordati.' Oltre a queste iscrizioni di
1 Sul significato e la datazione di queste iscrizioni, da accostare alla trilingue di Xanthos,
mi riprometto di pubblicare uno studio: si tratta di iscrizioni importanti che forniscono
i primi documenti diretti sul culto ufficiale dei re achemenidi che veniva praticato nelle
province dell'impero.
2 Nel 1938 fu pubblicato da G.R. Driver, Old and New Semitic Texts, in PEQ 1938, pp.
1 8 8- 1 89, tav. 1 4, 2 un calco di iscrizione aramaica che si trovava tra il materiale inedito
lasciato da A.H. Sayce; il calco riproduceva un'epigrafe con un testo sostanzialmente
identico a quello dell'iscrizione CIS II 1 14 ma con le brevi frasi, corrispondenti di fatto
ciascuna a una riga, curiosamente invertite: 2-1 -4-3 rispetto all'epigrafe nota in preceden
za. Il frettoloso parere del Driver, che riteneva il calco eseguito su una copia di una epi
grafe scartata dal lapicida, non teneva conto della circostanza che un esperto conoscitore
di documenti aramaici di età persiana come il Sayce non aveva pubblicato il calco e spe
cialmente di alcune caratteristiche offerte dall'epigrafe; sul calco i segni alef, m e 'ayn
presentano una forma più arcaica dell'iscrizione corrispondente, all'inizio della terza ri
ga si trova un alef che non dovrebbe esserci come pure il segno presente all'inizio dell'ul
tima riga, nel quale non è stato riconosciuto il q dell'epigrafe originale (il segno q del calco
ha una forma non esistente nell'epigrafia aramaica antica ma analoga a quella della scrit-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
carattere ufficiale provengono da Teima una dozzina di stele funerarie
iscritte (fig. 6 1 c), caratterizzate dalla presenza, nella parte superiore, di
schematici tratti di un viso umano; natura funeraria hanno anche alcune
altre iscrizioni minori. Brevissime iscrizioni rupestri sono presenti an
che nelle zone di Medain Salih e di Dedan. Tutte queste iscrizioni pre
sentano un'onomastica prevalentemente nordarabica e una paleografia
sostanzialmente omogenea; il conservatorismo della scrittura aramaica
di età persiana, specialmente in questa regione periferica, rende incerta
la cronologia del materiale, generalmente assegnato al V-Iv sec. a.C. ma
che potrebbe scendere anche al III secolo.
Carattere sporadico ha il ritrovamento di due epigrafi aramaiche, as
segnabili approssimativamente al IV sec. a.C., nell'area del Golfo Persi
co. Un'iscrizione vascolare è stata trovata nelPisola di Bahrein, mentre
dall'isola di Failaka (l'antica Ikaros), di fronte alla costa del Kuweit,
proviene un'epigrafe su pietra; la prima è di natura votiva, la seconda,
probabilmente integra, è di interpretazione incerta.
Tra il 1936 e il I938 furono trovate nella cittadella di Persepoli poco
più di duecento iscrizioni aramaiche, gran parte delle quali frammenta
rie; 1 63 di esse furono pubblicate nel 1 970. Si tratta di brevi iscrizioni
scritte a inchiostro sulla base di mortai, piatti, coppe e altri oggetti di
pietra; le epigrafi sono molto ripetitive e fanno riferimento agli oggetti
su cui si trovano e a funzionari (fig. 62a). Interpretati dall'editore, R.A.
Bowman, come attestazioni di cerimonie liturgiche, i testi sono in realtà
di carattere amministrativo, anche se appare singolare la tipologia del
supporto, oggetti di pietra verde che fanno in effetti pensare più a una
destinazione votiva che contabile; 1 inspiegabilmente trascurate sia dagli
epigrafisti che dagli aramaisti, queste iscrizioni aramaiche, le sole do
cumentate sul territorio persiano in età achemenide,2 coprono un pe
riodo di una cinquantina d'anni all'interno del v sec. a.C.; la presenza di
parole persiane e babilonesi conferma il carattere ufficiale della lingua
usata.
tura ebraica quadrata). Di fronte a questi dati, che mostrano come il calco sia opera di un
falsario che ha tentato maldestramente, con l'inserimento di forme arcaiche, di far attri
buire all'iscrizione di Teima una datazione più alta, l'atteggiamento di diversi semitisti di
ottimo livello che hanno avallato l'autenticità del calco appare difficilmente spiegabile.
1 È probabile che l'aspetto amministrativo e quello liturgico inerenti a questo materiale
non si escludano a vicenda ma si integrino, ipotizzando che una certa carica amministra
tiva comportasse periodicamente l'esecuzione di determinate cerimonie religiose stretta
mente connesse alla sua natura o alla sua durata.
2 Nell'Ottocento fu data notizia, con documentazione inadeguata, di un'iscrizione fune
raria vista a Senq-qale, nell'Iran nordoccidentale; cf. CIS II, 1 1 1 .
1 66
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
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Figura 62. Iscrizioni varie. a) Iscrizione su pestello di mortaio da Persepoli:
bprkn byrt['] Il lyd 'rywhS Il sgn ['] 'drtn 11 'bd hwn zy gli ... 1 1 lyd bgpt
gnz[br'] I l 'skr fnt 3 «Nel ... della cittadella, da parte di Aryawahush il gover
natore; Adratan ha fatto [questo] pestello di pietra da consegnare a Bagapata il
tesoriere. Tributo dell'anno 3 (= 461 a.C.)» (il testo non è molto chiaro; prkn è
una parola persiana di significato sconosciuto che in questi testi si trova in al
I l prsdt I l br Il 'rtdt «Sigillo di P. figlio di A.». - e) Bullae da Daskyleion con
ternanza con srk e hst). - b) Sigillo cilindrico di un funzionario persiano: �tm
nomi propri di persona: 'dnymn Il mhybwzn I l 'tdhy Il 'ktmw.
L'età persiana vide una nuova fioritura dei sigilli cilindrici di tradizio
ne mesopotamica; interessanti per l'ideologia regale espressa da una ric
ca iconografia, essi presentano non di rado, come era avvenuto in pre
cedenza, brevi epigrafi, in persiano e più spesso in aramaico. Rinvenuti
in originale o nelle loro impronte nelle diverse regioni dell'impero, tali
sigilli costituiscono la sola documentazione aramaica in scrittura monu
mentale attribuibile all'area babilonese (fig. 62b). Alcune bullae con epi
grafi aramaiche sono state trovate a Ergili-Daskyleion (fig. 62C).
Sono da ricordare infine diverse leggende monetarie, le più interes
santi delle quali provengono dalla città di Tarso in Cilicia (dove è men
zionato anche il dio «Nergal di Tarso»: queste sono datate verso il 400
a.C.); notevoli anche quelle delle città filistee assegnabili ai secoli v e IV
a.C., note comunemente come monete «filisteo-arabe». Resta finora uni
ca una moneta del IV sec. a.C. con la leggenda yhd («Giudea»).
Nel periodo qui preso esame, che per quanto concerne le iscrizioni
aramaiche s'inizia intorno al 700 a.C., la scrittura aramaica presenta una
evoluzione particolare (tav. 7). Il fenomeno più caratteristico è rappre
sentato dall'apertura degli occhielli che costituiscono la parte superiore
dci segni b, d, q, r nonché dei segni 'ayn e t; il processo è graduale sia per
quanto riguarda il grado di apertura sia per l'aspetto cronologico; esso
si era manifestato sporadicamente già alla fine dell'vm secolo e si affer-
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
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Tavola 7 . Scritture aramaiche dalla fine dell'VIII al IV sec. a. C. 1 . Pesi da Nim
rud. 2. Ostrakon di Assur. 3. Iscrizione con decreto. 4. Papiro di Adon (inizio
VI sec. a.C.). 5 . Iscrizione di Saqqarah (482 a.C.). 6. Iscrizione da Teima (46 5
a.C.). 7. Iscrizione di Assuan (45 8 a.C.). 8. Iscrizione di Bahadirli. 9. Lettere di
Arsame (41 2-410 a.C.). 10. Trilingue di Xanthos (3 5 8 a.C.). 1 I . Ostrakon Sa
chau (fine IV sec. a.C.).
1 68
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
mò nel corso del VII, ma forme chiuse perdurarono fin verso il 600 a.C.
Altre modifiche indicano la medesima tendenza alla semplificazione dei
segni dal punto di vista di una scrittura corsiva: così si spiega la trasfor
mazione di alef, h, �, y, s e in minor misura di w, k e s. Il corsivo antici
pa ovviamente l'evoluzione della grafia monumentale, ma a parte il duc
tus più morbido della scrittura con lo stilo non esiste alcuna differenza
nella forma dei segni, la cui varietà apparente dipende esclusivamente
dalle preferenze dei singoli scribi e degli ordinatores delle epigrafi; è per
tanto inesatto parlare di «sotto-stili» corsivi. Le forme raggiunte dai se
gni negli ultimi anni del vr sec. a.C. restano sostanzialmente immutate per
due secoli, cioè per tutto il periodo persiano, sì che all'interno di questo
è quasi sempre impossibile, anche per la scarsa documentazione monu
mentale, proporre date precise su base paleografica; a ciò si aggiunga
l'occasionale persistenza di forme del VII-VI secolo fino a tutto il v.
Nota bibliografica
In questa nota sono segnalate solo quelle iscrizioni, di più recente pubblica
zione, che non sono presenti nelle raccolte citate nella guida bibliografica posta
alla fine di questo volume o nella nota bibliografica relativa alle iscrizioni ara
maiche trattate nel capitolo precedente.
Iscrizioni di Mesopotamia e Siria: A. Vattioni, Epigrafia aramaica, in Augu
stinianum 10 ( 1 970), pp. 493 - 5 32. - A. Caquot, Une inscription araméenne d'épo
que assyrienne, in Hommages à A. Dupont-Sommer, Paris 1971, pp. 9- 1 6. - P.
Bordreuil, Une tablette araméenne inédite de 635 av. ].-C., in Semitica 23
( 1 973), pp. 9 5 - 1 02. - E. Lipinski, Textes juridiques et économiques araméens de
l'époque sargonide, in AAASH 22 ( 1974), pp. 373-384 (si parla di 23 testi ine
diti acquistati dai Musées Royaux d'Art et d'Histoire di Bruxelles che non sono
stati ancora pubblicati). - P. Bordreuil - F. Briquel-Chatonnet, Aramaic Docu
ments from Ti! Barsib, in Abr-Nahrain 34 ( 1 996- 1 997), pp. 1 00- 1 07.
Iscrizioni dall'Egitto: tutti i testi aramaici di provenienza egiziana sono stati
raccolti da B. Porten - A. Yardeni nell'opera citata nella guida bibliografica; la
soggettività di molte letture rende tuttavia opportuno il controllo sulle pubbli
cazioni precedenti; oltre a quelle qui citate si veda: E. Bresciani, Papiri aramaici
egiziani di epoca persiana presso il Museo Civico di Padova, in RSO 3 5 ( 1 960),
pp. 1 1 -24. - P.R.S. Moorey, A Bronze 'Pazuzu' Statuette from Egypt, in Iraq
27 ( 1 96 5 ), pp. 3 3 -4 1 . - P. Grelot, Documents araméens d'Egypte, Paris 1972 (in
traduzione). - R. Degen, Ein neuer aramaischer Papyrus aus Elephantine: P.
Berai. 23 000, in NESE 1 ( 1972), pp. 9-22. - R. Degen, Ein Fragment des bisher
altesten aramaischen Papyrus, ibid. 2 ( 1974), pp. 65 -70. - R. Degen, Neue
Fragmente aramaischer Papyri aus Elephantine 1, ibid. 2 ( 1 974), pp. 7 1 -78; 11,
ibid. 3 ( I 978), pp. I 5 - 3 I . - R. Degen, Die aramaischen Ostraka in der Papyrus-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo neobabilonese e persiano
Sammlung der Osterreichischen Nationalbibliothek, ibid. 3 ( 1 978), pp. 3 3 - 5 7. -
A. Lemaire, Les inscriptions araméennes de Cheikh-Fadal (JSS, Suppl. 4), Ox
ford 1 99 5, PP · 77- I 3 2 ·
Iscrizioni dalla Palestina: J. Naveh, An Aramaic Ostracon [rom Ashdod, in
'Atiqot, English Series 9 - 1 0 ( 1 97 1 ), pp. 200- 20 1 . - J. Naveh, Published and Un
published Aramaica Ostraca, in 'Atiqot, English Series 1 7 ( 1 9 8 5 ), pp. 1 1 4- 1 2 1 .
- Kh. Yassine - J . Teixidor, Ammonite and Aramaic Inscriptions [rom Teli El
Mazar in ]ordan, in BASOR 264 ( 1 986), pp. 4 5 - 50. - D. Dempsey, An Ostra
con from Teli Nimrin, in BASOR 289 ( 1 99 3 ), pp. 5 5 - 5 8 . - H. Lozachmeur - A.
Lemaire, Nouveaux ostraca araméens d'Idumée (Collection Sh. Moussai"eff), in
Semitica 46 ( 1 996), pp. 1 2 3 - 142.
Iscrizioni dall'Anatolia: A. Lemaire - H. Lozachmeur, Les inscriptions ara
méennes [di Meydanc1kkale], in CRAI, 1 9 87, pp. 3 6 5 -3 77. - A. Lemaire, Deux
nouvelles inscriptions araméennes d'époque perse eh Cilicie orientale, in EpAn
21 ( 1 99 3 ), pp. 9 - 1 4. - A. Lemaire, Deux nouvelles stèles funéraires araméennes
de Cilicie orientale, in EpAn 23 ( 1 995), pp. 9 1 -9 8 .
Iscrizioni dal Hegiaz: R. Degen, Die aramdischen Inschriften aus Taima'
und Umgebung, in NESE 2 ( 1 974), pp. 79-9 8 . - A. Livingstone, Taima': Re
cent Soundings and New Inscribed Materiai, in Atlal 7 ( 1 98 3 ), pp. 1 04- 1 1 1 ; una
buona foto dell'epigrafe era stata pubblicata in Atlal 3 ( 1 979), tav. 49. - A. Si
ma, Aramaica aus Dedan und Tayma', in AAE 10 ( 1 999), pp. 5 4- 5 7. - H. Ha
yajneh, First Evidence of Nabonidus in the Ancient North Arabian Inscriptions
[rom the Region of Tayma', in PSAS 3 1 (200 1 ), p. 89.
Iscrizioni dalla regione del Golfo Persico: M. Sznycer, L 'inscription aramé
enne sur un vase inscrit du Musée de Bahrain, in Syria 6 1 ( 1 984), pp. 1 09- 1 1 8 . -
M. Sznycer, Une inscription araméenne de Teli Khazneh, in Y. Calvet - J.-F.
Salles (éds.), Failaka. Fouilles françaises 1984-1985, Lyon 1 9 86, pp. 2 7 3 - 2 80.
Manca uno studio d'assieme sulle leggende monetali aramaiche del periodo
persiano; il punto di riferimento generale è costituito da G.F. Hill, A Catalogue
of the Greek Coins in the British Museum, il monumentale catalogo, pubblicato
a Londra tra il 1 8 73 e il 1 9 27, composto da una trentina di volumi (ristampato
in Italia negli anni Sessanta); le monete di Cilicia sono trattate nel volume 2 2
( 1 9 2 1 ), quelle «filisteo-arabe» nel volume 2 8 dedicato alla Palestina ( 1 9 1 4).
Nota aggiuntiva. Soltanto quando questo libro era già prossimo alla stampa
ho potuto prendere visione del lavoro di S. Shaked, Le satrape de Bactriane et
son gouverneur. Documents araméens du IV' s. avant notre ère provenant de
Bactriane, Paris 2004. In questo si danno notizie preliminari, con qualche foto
grafia, su materiale aramaico proveniente dal mercato antiquario ed ora in una
collezione privata londinese; il luogo di origine sembra essere l'antica Khulmi,
nel nord dell'attuale Afghanistan, sede di un governatore persiano nell'ambito
della satrapia di Battriana. Si tratta di trenta documenti su pelle (lettere e testi
amministrativi), in parte frammentari, e di diciotto bastoncini di legno con re
gistrazioni di debiti. I testi datati si scaglionano tra il 3 5 3 e il 324 a.C.
7. Le iscrizioni nordoccidentali
nel periodo ellenistico e romano
( 3 3 0 a.C. v sec. d.C.)
-
INTRODUZIONE STORICA
La conquista dell'impero persiano da parte di Alessandro Magno se
gnò per tutto il Vicino Oriente l'inizio di un lungo periodo, durato po
co meno di un millennio, che vide gran parte dell'area soggetta politi
camente a dominatori occidentali: ai Macedoni subentrarono i Romani
(Pompeo celebrò il suo trionfo sull'Oriente nel 61 a.C.) e a questi i Bi
zantini, dopo che Costantino trasferì la capitale dell'impero a Costanti
nopoli nel 3 30 d.C. Per circa un secolo il dominio macedone, più o me
no diretto, si estese fino all'India con gli stati indo-greci; poi si ridusse
progressivamente, a vantaggio di dinastie locali. Nel 247 a.C. il parto Ar
sace sottrasse ai Seleucidi l'Iran settentrionale, mentre nel 148 a.C. Mi
tridate I entrando a Babilonia fondava l'impero partico: con la breve pa
rentesi del regno di Traiano (98- 1 1 7 d.C.) la Mesopotamia tornò così
sotto un governo orientale, mentre la creazione di un forte stato partico
segnò la fine dell'ellenizzazione nelle regioni più orientali. Nel 227 d.C.
i Parti furono vinti dal sassanide Ardashir che fondò un nuovo impero
persiano il quale si rifaceva idealmente a quello achemenide; a tale impe
ro posero fine, nel 637, gli Arabi che nell'anno precedente avevano cac
ciato i Bizantini dalla Siria-Palestina e che si accingevano a togliere loro
l'Egitto e l'Africa settentrionale. È quasi superfluo aggiungere che Ro
mani e Bizantini da un lato e Parti e Sassanidi dall'altro si trovarono in
una situazione di continua conflittualità, sia pure con momenti di pausa.
Come era già avvenuto nei secoli precedenti, l'esistenza di strutture
politiche di tipo imperiale non era incompatibile con forme di autono
mie locali variamente estese e più o meno legate alla potenza dominan
te: il regno ebraico e quello nabateo, Palmira e Hatra sono esempi di una
situazione politicamente molto articolata.
All'interno di questo quadro politico, il dato storicamente più im
portante è costituito dalla massiccia penetrazione della cultura greca nel
Vicino Oriente. L'impresa di Alessandro diede un nuovo e forte impul
so a un processo che era tuttavia incominciato già durante il periodo
achemenide e che ebbe la sua manifestazione più appariscente nella fon-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
dazione di città greche in territorio orientale: basterà ricordare Alessan
dria in Egitto, Antiochia in Siria e Seleucia in Mesopotamia, per citare
solo le capitali. Attraverso questi e molti altri centri minori la cultura
greca penetrò in Oriente con aspetti e risultati diversi a seconda delle
zone e dei periodi; dal punto di vista del nostro assunto, che è quello di
tracciare un profilo dell'epigrafia semitica, due sono stati gli aspetti sa
lienti dell'influenza greca. Il primo riguarda l'introduzione del greco
come lingua di cultura in diverse regioni del Vicino Oriente; lingua del
la classe dominante, il greco divenne rapidamente la seconda lingua de
gli ambienti colti nelle diverse regioni, in alcune delle quali, come l'Asia
Minore e la Fenicia, dopo un periodo di bilinguismo documentato an
che dalle iscrizioni, le lingue locali finirono con lo scomparire; all'inizio
dell'era cristiana, o poco più tardi, in Cilicia non si parlava più aramaico
e in Fenicia non si parlava più fenicio. D'altra parte, dove le lingue loca
li resistevano, l'esempio greco portò a un uso larghissimo di iscrizioni
monumentali, sia private sia pubbliche in ambito cittadino: le iscrizioni
di Palmira sono più di duemila, quelle di Cartagine in età ellenistica si
avvicinano alle seimila; un piccolo centro come Hatra nell'alta Mesopo
tamia ha restituito circa cinquecento iscrizioni distribuite in meno di
due secoli; se si confrontano queste cifre con quelle delle iscrizioni se
mitiche di età preellenistica, quando per ogni singolo centro è arduo rag
giungere un paio di decine, appare evidente quale sia stato l'impatto
della grecità sul mondo semitico; non è certo un caso che la sola ecce
zione a tale situazione sia costituita dalla città di Kition, capitale della
colonia fenicia fondata nell'isola di Cipro, con le sue più di cento iscri
zioni: qui i Tiri vivevano in un ambiente già notevolmente grecizzato.
Nell'introduzione storica che apre il capitolo precedente abbiamo ri
levato quanto le campagne militari condotte in Occidente dagli Assiri
prima e dai Babilonesi poi avessero impoverito non solo l'area siro-pa
lestinese ma anche la stessa Mesopotamia. Al degrado sociale ed eco
nomico causato dalle continue guerre degli imperi mesopotamici cercò
di porre rimedio l'amministrazione persiana, sia con l'impianto di colo
nie militari in punti nevralgici dell'impero sia con altri provvedimenti
che peraltro ignoriamo; non siamo in grado di valutare, per mancanza
di documentazione, quali siano stati i risultati dei provvedimenti presi;
lo sfarzo architettonico delle città persiane e le grandi campagne militari
contro la Grecia presuppongono comunque un notevole accumulo di
ricchezze (si veda l'elenco dei tributi versati dai popoli sottomessi ai
Persiani in Erodoto 3,89-97 e il reddito della Babilonia presso lo stesso
autore 1 , 1 92-193). Le caratteristiche geografiche dell'impero fanno pcn-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
sare che il sistema amministrativo fosse imperniato sulle città (Strabone
1 6,2,20 ricorda la grandissima importanza di Damasco durante l'impero
persiano) e sulla sicurezza delle grandi vie carovaniere, garantita pre
sumibilmente da accordi politici e da una presenza militare. Appare pro
babile che questa situazione di stabilità e di relativa prosperità si dete
riorò nell'ultimo periodo del dominio achemenide, indebolito dalle lot
te dinastiche e dalla ribellione di diverse province (Strabone ignora Pal
mira); e, come è sempre accaduto nel Vicino Oriente, furono le popola
zioni nomadi ad approfittare della debolezza politica dei diversi regimi
per estendere il loro dominio e il loro modo di vita anche a ridosso del
le zone a cultura sedentaria. La fondazione delle molte colonie macedo
ni trova la sua giustificazione nella situazione socialmente caotica de
scritta da Strabone: le tribù nomadi di lingua aramaica, spesso dedite al
solo brigantaggio, si erano insediate in Palestina, nel Libano, in Siria e
in Mesopotamia (Strabone 1 6, 1 ,26-27; 2, 1 1 . 1 6-20; 3,1).
Nel periodo ellenistico e poi in quello romano il Vicino Oriente si pre
senta, dal punto di vista etnico, sociale e culturale, articolato in diverse
componenti: le città, talvolta con una presenza greca, fortemente elle
nizzate specialmente nelle classi superiori; le campagne, più legate alle
tradizioni locali; le tribù carovaniere di lingua aramaica, che fondarono
nuovi centri di tipo cittadino (Petra, Hatra) o riedificarono antiche città
(Palmira), le quali recepirono il linguaggio figurativo greco (o panico
nel caso di Hatra) ma si espressero nella loro lingua; sono da ricordare
infine le tribù nomadi di lingua araba, della cui produzione epigrafica
parleremo nei prossimi capitoli. In questo ambiente di profonda sim
biosi culturale, che la struttura imperiale romana allargò a tutto l'Occi
dente mediterraneo dove giunsero molte influenze orientali, verso l'ini
zio del II sec. a.C. si manifestò una decisa reazione contro la cultura gre
ca; ciò avvenne nelle città, dove questa era maggiormente presente, da
parte degli ambienti religiosi più conservatori, che trovarono al loro fian
co, come è sempre accaduto in questi casi, gli strati più bassi di una po
polazione incolta. Questo fenomeno, ampiamente documentato dagli
scritti ebraici coevi, era certamente diffuso anche presso altre popola
zioni semitiche, come dimostra il non casuale emergere, in tale periodo,
di lingue e scritture nazionali sviluppatesi dal comune ceppo aramaico.
È questo aspetto «letterario» che rivela l'origine non popolare di un
movimento che aveva profonde radici nel sentimento di identità nazio
nale e religiosa delle genti semitiche e che culminerà, molti secoli più
tardi, nell'islam e nella sua prodigiosa espansione.
Questo panorama storico e culturale non sarebbe completo se non
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
prendessimo in considerazione anche il mondo fenicio d'Occidente,
che proprio nel periodo ellenistico e all'inizio di quello romano ha pro
dotto il maggior numero di iscrizioni. Sul piano politico la dipendenza
di Cartagine da Tiro non impedì che la colonia perseguisse una propria
politica di espansione anche militare già nel VI sec. a.C.; nel periodo
persiano i re achemenidi considerarono Cartagine come una parte del
l'impero a tutti gli effetti, anche se la città cercò di conservare almeno in
parte la sua autonomia. Già prima di Alessandro i Cartaginesi si consi
derarono pienamente indipendenti, approfittando della debolezza poli
tica dell'impero, e crearono un forte stato imperialista, a base commer
ciale, che contese a Roma il dominio del Mediterraneo; le guerre contro
i Romani si conclusero nel 1 46 a.C. con la totale distruzione della gran
de metropoli di origine fenicia, dopo che i suor possedimenti erano stati
progressivamente conquistati da Roma, la quale riuscì a impiantarsi sta
bilmente in tutto il Nordafrica. Sul piano culturale le vicende dell'Occi
dente furono parzialmente parallele a quelle dell'Oriente: il precoce con
tatto diretto con la cultura greca che i Fenici ebbero in Sicilia e la posi
zione geografica di Cartagine al centro del Mediterraneo favorirono una
parziale ellenizzazione anche della cultura punica (così viene chiamato,
con termine latino, il versante occidentale del mondo fenicio); l'influen
za greca è immediatamente percepibile nelle opere figurative e nel diffu
so impiego di iscrizioni monumentali, ma il fondo religioso rimase so
stanzialmente semitico. Come nella madrepatria fenicia, anche in Sicilia,
dove era preponderante l'elemento greco, l'uso del fenicio subì una for
te contrazione: la stessa capitale amministrativa cartaginese, Palermo, fu
ben presto conosciuta col nome greco di Panormos anziché con quello
fenicio, di cui conosciamo soltanto le consonanti, �y�, attestate dalle mo
nete. Le ultime iscrizioni fenicie risalgono all'inizio dell'era cristiana;
diversa fu invece la sorte delle colonie: nel N ordafrica i discendenti de
gli antichi coloni e i gruppi di abitanti locali che erano stati fenicizzati
conservarono la loro lingua per tutta la durata dell'impero romano; ana
loga fu la situazione della Sardegna, dove tuttavia la cultura e la lingua
dei primi coloni fenici e poi di Cartagine non furono mai accettate dal-
1' elemento etnico sardo.
ISCRIZIONI FENICIE (IV)
Il periodo ellenistico segnò di fatto la fine delle iscrizioni fenicie in tut
to il bacino orientale del Mediterraneo, nella Fenicia e in Palestina, in
Egitto, a Cipro e nell'Egeo. Ciò nonostante, tuttavia, l'uso della scrittu-
I 74
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
I
Figura 63. Iscrizione da Umm el-Amed, parte iniziale (Il. 1 -7) di un'iscrizione
trovata a Masub, datata al 222 a.C.: 'rpt kbrt m�' sms w�llPly 's bn h 'lm ml'k
mlk l l 'strt w'bdy b'l �mn Il l'strt b 'frt 'l �mn Il bit 26 lptlmys 'dn Il mlkm
h'dr p'l n 'm bn pt lllmys w 'rsn 's... «Portico del settore orientale e di quello
settentrionale che hanno costruito il dio 'Angelo di Milkastart' e i suoi servi
'membri dell'Incensiere' per Astarte come paredra (?) del dio dell'incensiere (=
Milkastart), nell'anno 26 di Tolomeo, signore dei re, il glorioso, il benefattore
(= Evergete), figlio di Tolomeo e di Arsinoe».
ra fenicia continuò nelle monete di Sidone, Arado e Tiro, rispettivamen
te fino al 66 d.C., al 1 1 6 e al III sec. d.C. 1 La datazione al I sec. d.C. di
qualche sporadica iscrizione è possibile ma resta comunque incerta; com
pletamente isolata resta finora una brevissima iscrizione su terra sigilla
ta databile al 11-111 sec. d.C., trovata a Kharayeb; la scrittura è di tipo neo
punico (v. appresso).'
Nella Fenicia vera e propria soltanto due località hanno restituito
iscrizioni non sporadiche: dal tempio di Esmun a Sidone, che abbiamo
già avuto modo di ricordare, proviene una diecina di iscrizioni votive
(una reca anche la versione greca), quasi tutte mutile, che si scaglionano
dal III al 1 sec. a.C.; al III e n sec. a.C. risalgono una quindicina di epi
grafi, alcune votive altre funerarie, trovate a Umm el-Amed, località si
tuata tra Tiro e Akko, dove sorgeva un santuario del dio Milkastart (fig.
63); tali iscrizioni sono particolarmente interessanti perché testimonia-
1 F. Briquel-Chatonnet, Les derniers témoignages sur la langue phénicienne en Orient,
in RSF 19 ( 1 99 1 ), pp. 3-2 1 .
2 G . Garbini, Studi di epigrafia fenicio-punica, in AION 3 5 (1975), pp. 433-437.
1 75
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
no la notevole evoluzione della religione fenicia che sviluppò in senso
funerario e senza vittime l'antico culto della divinità a cui venivano of
ferti sacrifici umani. Il resto della documentazione epigrafica fenicia è
costituito da brevi iscrizioni votive (talvolta bilingui) incise su statuette,
piccoli troni o semplici stele (fig. 64); un paio di graffiti funerari all'in
terno di caverne sono stati scoperti rispettivamente a Wasta (il testo è in
71 {,, i / , . . . .
J 7 {rq f v} J . . .
/ q)J Yf o 11/71 7 . . .
. . !l
l � � 7 !S 1 p /x 71 {0 . . .
J/ ì 757 'fi {v . . ·
a b
p'lt Il 'nk 'bd'smn bnh I l bn 's" l'dnn wlsm[l] Il b'l ybrk wy�ww «Questi
Figura 64. Iscrizioni votive fenicie di età tarda. a) Altarino da Biblo: h�nwtm 'l
arredi ho fatto io, Abdesmun costruttore, figlio di Isia, per il nostro Signore e
per la 'Figura di Baal'. Benedicano e facciano vivere». b) Provenienza scono-
-
b'fr I l . . 'lm ybrkn « ... Abdnergal figlio di ... figlio di Abdnergal figlio di ...
sciuta: ... 'bd]nrgl bn Il ... bn '[bd]nrgl bn Il ... b bplg 'strt t.. Il ... 'ly mlqrt
.
nell'area di Astarte ... Melqart nel luogo ... per sempre. Mi benedica» (nella parte
finale c'è forse un riferimento all'aldilà).
caratteri greci ma la lingua è quasi totalmente fenicia) e nei pressi di Ti
ro, dove un singolo nome è scritto in greco e in fenicio; un amuleto egit
tizzante in bronzo con epigrafe è di provenienza sconosciuta; infine
frammenti di epigrafi su pietra e brevissime iscrizioni vascolari proven
gono da diverse località (fig. 65).
a b
Figura 6 5 . Iscrizioni vascolari fenicie tarde. a) Bollo su ansa da Tell Kazel: sim
bolo rmmlk «Rammilk».
- - b) Terra sigillata da Kharayeb: �mr tfh «vino resi
nato».
Una situazione analoga, con documentazione quasi esclusivamente
vascolare (che presuppone talvolta una provenienza esterna), è offerta
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
dalla Palestina, che ha restituito un solo testo veramente interessante. Si
tratta di un'iscrizione votiva relativa a un sacrificio molok trovata a Ne
bi Yunis, dove in età persiana era stata installata una colonia sidonia;
l'epigrafe è incisa su una tavola di altare e ricorda l'offerta effettuata da
un gruppo di persone; il dato notevole è che il sacrificio non era offerto
a Baal Hammon bensì ad Esmun.
Anche in Egitto i Fenici hanno lasciato scarse testimonianze epigrafi
che nel periodo ellenistico, nella cui fase finale essi appaiono completa
mente assimilati alla cultura egiziana. Oltre a qualche firma sui monu
menti di Abido ricordiamo alcune iscrizioni votive trovate nell'area di
Menfi: su una sfinge si trova una duplice iscrizione, una in caratteri fe
nici e un'altra, più recente, in scrittura neopunica; altre epigrafi sono in
cise su una stele magica con Horus, su una base e su una statuetta raffi
gurante Iside con Arpocrate. Un papiro da Saqqarah è in cattivo stato
di conservazione.
La conquista tolemaica dell'isola di Cipro nel 3 r 2 a.C. pose fine al
dominio fenicio che si estendeva su parte dell'isola ma non ebbe ovvia
mente effetti immediati a livello culturale. Come si è accennato nel capi
tolo precedente, a Kition si continuò a usare il fenicio nelle epigrafi fu
nerarie per buona parte del III sec. a.C.; alcune lunghe iscrizioni votive
furono redatte, intorno alla metà del III sec. a.C., durante il regno di
Tolomeo II, sia a Idalion sia a Lapethos, mentre una più breve ma inte
ressante iscrizione votiva fenicia è stata trovata a Pafo. Vanno infine ri
cordati, per la loro singolarità, alcuni cerchietti in osso recanti brevis
sime iscrizioni di carattere magico-apotropaico; il loro luogo di prove
nienza è Salamina.'
La nuova situazione politica creatasi dopo Alessandro favorì una mag
giore presenza fenicia nell'Egeo, sia nelle isole sia nella penisola greca;
alla base di questo fenomeno vi era il commercio, le cui esigenze porta
rono alla formazione di piccole comunità fenicie in diversi centri por
tuali. La notevole percentuale di iscrizioni bilingui, in fenicio e in greco,
tra il materiale epigrafico pervenutoci rivela il pieno inserimento del
l'elemento fenicio nel tessuto sociale locale. Un riflesso letterario di tale
ambiente si ritrova nella commedia «Il cartaginese» (che ispirò il Poe
nulus di Plauto) scritta nel IV sec. a.C. dal poeta Alessi; da questa risulta
che non solo i Fenici della costa asiatica e di Cipro ma anche quelli delle
colonie intrattenevano intensi rapporti commerciali con la Grecia. Il
documento più rilevante ci riporta tuttavia non ai gruppi di commer
cianti bensì a un personaggio storico; è di acquisizione piuttosto recente
1 G. Garbini, in AION 33 ( 1 973), pp. 1 3 5 - 1 36.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
una bilingue trovata nell'isola di
Cos: si tratta di un'iscrizione vo
tiva dedicata ad Astarte-Afrodite
da un figlio di Abdalonim, il re
di Sidone che fu messo sul trono
Figura 66. Bilingue di Delo. ... ?d bn da Alessandro nel 3 3 2 a.C. Da
pmy h?ry ... Il ybrk « ... -Sid figlio di Rodi provengono due piccole
Pumay, il tirio. Benedica». iscrizioni bilingui frammentarie
, ,
di natura votiva; una datata al II sec. a.C., anch'essa votiva e frammenta
ria, ricorda il voto di un abitante di Tiro fatto nel santuario di Asclepio
nell'isola di Delo (fig. 66). Carattere funerario hanno invece un paio di
bilingui trovate ad Atene: una ricorda un cittadino di Ascalona e presen
ta un bassorilievo con una curiosa iconografia. Diverse iscrizioni proven
gono dal Pireo, il porto di Atene: quattro, di cui tre bilingui, sono funera
rie, una è votiva; interessante un'iscrizione relativamente lunga, con un
brevissimo testo greco, nella quale la comunità fenicia ricorda l'assegna
zione di una corona d'oro al responsabile della manutenzione del tem
pio locale, per la sua opera di abbellimento del tempio stesso. Solo fune
rarie sono alcune brevi iscrizioni bilingui trovate nella città di Demetrias,
in Tessaglia.
Iscrizioni puniche
La trattazione delle iscrizioni fenicie nell'area del Mediterraneo cen
troccidentale nel periodo ellenistico e romano risulta più perspicua se
introduciamo delle suddivisioni cronologiche basate sul tipo di scrittu
ra; si tratta ovviamente di suddivisioni convenzionali usate a fini esclu
sivamente pratici. Negli studi fenici l'aggettivo «punico» si incontra in
due diverse accezioni: talvolta esso designa genericamente tutto ciò che
è «fenicio» in Occidente (punicus è semplicemente l'adattamento latino
del greco phoinix «fenicio»); più spesso, e più esattamente, viene defini
to «punico» il mondo fenicio occidentale a partire dal momento in cui
Cartagine estese il suo dominio sulle altre colonie, il che avvenne a par
tire dalla metà del vr sec. a.C. In questo senso, sono già puniche le iscri
zioni fenicie occidentali trattate nel capitolo precedente; in questo capi
tolo chiameremo invece puniche le iscrizioni che presentano una scrit
tura analoga a quella usata a Cartagine. La distruzione di questa città da
parte dei Romani nel 1 46 a.C. segnò a un tempo la fine della produzio
ne epigrafica nella metropoli africana e di riflesso il progressivo affer
marsi di un nuovo tipo di scrittura chiamata convenzionalmente «neo-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
punica»; l'inizio del I secolo a.C. costituisce in via
approssimativa il confine tra le iscrizioni puni
che e quelle neopuniche. Questa distinzione non
Figura 67· Iscrizione vo
riguarda ovviamente la produzione epigrafica fe- tiva su vaso da Malta. 1-
nicia del Mediterraneo centrorientale, la quale se- '5trt «per Astarte» (nota
gue una propria linea di sviluppo; essa incomin re la scrittura molto evo
luta e schematizzata).
cia a manifestarsi a Malta.
In età ellenistica il santuario di Astarte a Tas Silg ha restituito mol
tissimo materiale epigrafico, quasi esclusivamente iscrizioni votive su ce
ramica: per lo più costituite dalla dedica «per Astarte» (fig. 67) (molto
più rara quella «per Tanit» ), da abbreviazioni (due lettere) di incerta in
terpretazione o da singole parole poco comprensibili; una breve iscrizio
ne votiva su pietra e altre due, rispettivamente su avorio e su osso, sono
gravemente mutile. Incompleta è anche un'importante epigrafe prove
niente dall'isola di Gozo nella quale la comunità cittadina ricorda il re
stauro di tre edifici sacri. Un'iscrizione funeraria e una seconda, brevissi
ma, di incerto significato, oltre a qualche altra epigrafe vascolare, comple
tano le testimonianze maltesi. Di recente è stata affermata, in maniera ab
bastanza convincente, la probabile origine tiria delle due iscrizioni bilin
gui, databili intorno al 200 a.C., che con un testo identico ricordano il dio
Melqart-Eracle; i due pezzi
sarebbero giunti a Malta in
e età moderna. 1
��
gine•
?::.
•Cirta
•Guclma
Dugga•
In territorio africano il si
•Thuburbo
Ain Zakkar • to di gran lunga più ricco di
.
Maius
')
Mactar•
•lJl.a ppa
iscrizioni è quello di Carta
Sousse
;
Mididio
gine, che in questo periodo
•Tapso
conferma il suo ruolo di me
e/-Djem•
tropoli rispetto a tutte le al
Acholla
tre colonie fenicie. Delle cir
ca seimila iscrizioni prove
nienti dalla città, la quasi to
talità si colloca tra la seconda
metà del IV sec. a.C. e il 1 46
a.C.: si è visto nei capitoli
Sabrathae
precedenti quanto rare siano
Carta 8. Tunisia e Algeria nordorientale. le epigrafi anteriori a questo
1 M.G. Amadasi Guzzo - M.P. Rossignani, Le iscrizioni bilingui e gli agyiei di Malta, in
Da Pyrgi a Mozia. Studi sull'archeologia del Mediterraneo in memoria di Antonia Cia
sca, Roma 2002, pp. 5 -28.
1 79
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 68. Iscrizione commemorativa da Cartagine (KAI 303, li. 1 - 2 . 5 -6). ptl;
wp'l 'yt hl;� z lmqm Il s'r hl;ds 's kn bi;... Il SP?m SP? w 'dnb'l 't r Il 'dnb'l bn
wm'nnm Il wbt tnrm wp'l sdlm 'l;dy.. . «Ha aperto e costruito questa strada
'smnl;l� bn... Il shrt nst hmks'm 's b'mq Il qrt sql ml;tt w'S... Il 's lm nsk l;r�
per il mercato della Porta Nuova che si trova in ... i sufeti Sufet e Adonibaal, al
tempo della magistratura di Adonibaal figlio di Esmunhilles figlio di ... le mer
canzie (?), le insegne (?) dei venditori (?) che stanno nella parte bassa della città
il siclo coniato e che ... ad essi, gli orefici, i vasai (?), i forni e i calzolai (?) in
sieme» (spesso prive di altre attestazioni, le parole che compaiono nella seconda
parte dell'iscrizione sono di significato incerto; le righe originali dell'epigrafe
sono dimezzate nel disegno).
periodo. Questa massa di materiale, enorme se valutata secondo i para
metri dell'epigrafia semitica nordoccidentale, possiede tuttavia un valo
re documentario molto inferiore a quello che farebbe supporre il nume
ro delle epigrafi; se si considera che queste provengono quasi tutte dal
tofet (attuale zona di Salambo) e dalle necropoli che si trovano, poco
più di un chilometro a nord di questo, sui pendii delle colline di Saint
Louis e Lavigerie, si comprende immediatamente perché l'epigrafia car
taginese sia costituita quasi esclusivamente da brevi iscrizioni votive e
da brevissime iscrizioni funerarie (queste in misura molto inferiore alle
prime). Ad onta di quanto si afferma generalmente, il sito della Cartagi
ne preromana non è stato ancora individuato, perché l'identificazione
della collina di Saint-Louis con la Byrsa («cittadella») delle fonti antiche
viene esclusa dal fatto che tale collina ospitava necropoli fino alla fine
1 80
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Figura 69. Iscrizioni da Cartagine. a) Iscrizione votiva (CIS I 20 1 6): lrbt ltnt pn
b'l wl'dlln lb'l bmn 's ndr 'dnbll'l bn b'lytn bn 'bd'smll[n] bn gr'strt kSm' ql'
«Alla signora Tanit Faccia di Baal e al signore Baal Hammon; (voto) che ha
dedicato Adonibaal figlio di Baalyaton figlio di Abdesmun figlio di Gerastart,
perché ha ascoltato la sua voce». - b) Iscrizione funeraria (assente dal CIS;
nello Handbuch del Lidzbarski): qbr btb['l] bt bmlkt bn 'bdll'smn bn 'smnytn
bn bry hrb «Tomba di Batbaal figlia di Imilcone figlio di Abdesmun figlio di
Esmunyaton figlio di Baray il rab». - e) Scongiuro su lamina di piombo: rbt bwt
'lt mlkt sysk h ' Il 'tk 'nky m?lb 'yt 'm'[s]trt Il w'yt 'mrt w 'yt kl 's l ' k ' Il '/?'
'lty bksp '(S) 'brbt [s]lm Il [ry]'m 'yt kl 'dm 's 'l? 'lty I [b]brbt hk[s]p z km
tysk ' 'prt «Signora Hawat, dea! Questo è un oggetto che è rinchiuso (nella ter
ra). lo, il risanatore, lego (?) Ammiastart e la Nemica e tutto ciò che le appartie
ne, perché lei ha esultato contro di me a proposito dell'argento che avevo per
duto. Ripagate, o Refaim (?), ogni individuo che ha esultato contro di me per la
perdita di questo argento come è sotterrato questo piombo» (Hawat è una dea
degli inferi, la Nemica è probabilmente una specie di dèmone femminile).
del rv sec. a.C.; è infatti noto che sia le necropoli sia il tofet nelle città
fenicie si trovavano all'esterno delle città. Questo spiega perché a Car
tagine non sia stata ancora trovata una sola iscrizione di carattere uffi
ciale o privato che non riguardi il culto nel tofet o un'ambientazione fu
neraria; l'epigrafe, mutila, scoperta negli anni Sessanta che parlava della
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
costruzione di una nuova strada commerciale (KAI 303) si riferiva a una
«porta nuova» e ad una «pianura della città» che evidentemente si tro
vavano nel nuovo quartiere costruito vicino al tofet e alle necropoli nel
III sec. a.C. (fig. 68).
Le varie migliaia di iscrizioni votive cartaginesi si caratterizzano per
il fatto di essere dedicate alla dea Tanit e a Baal Hammon (fig. 69a), e
non al solo Baal Hammon come avviene spesso fuori di Cartagine; iden
tiche nella struttura e simili nel formulario forniscono talvolta interes
santi indicazioni sul dedicante. Non mancano alcune dediche ufficiali,
di struttura più complessa e con la menzione di costruzione di edifici
sacri, non necessariamente dedicati alle due divinità del tofet. ' Alcune
iscrizioni, per lo più frammentarie, appartengono alla categoria delle co
siddette tariffe, disposizioni in merito all'offerta di sacrifici di animali
che trovano uno stretto raffronto con il contenuto dei primi sette capi
toli del libro biblico Levitico. Interessanti, ma assai mutile, sono due
epigrafi con resti di quello che sembra essere un rituale. Nell'ambito del
le iscrizioni funerarie, costituite in genere da pietre con il nome e la ge
nealogia del defunto (fig. 69b) o da vasi cinerari col semplice nome, è
notevole una lamina di piombo con una formula magica (KAI 89) (fig.
69c) ; in piombo è anche un disco con un enigmatico testo bilingue in
fenicio e greco (CIS I 600 5 ). Unica nel suo genere resta finora la già ri
cordata iscrizione ufficiale che ricorda l'apertura di un nuovo mercato
in una nuova zona della città, che corrisponde evidentemente a quella
da cui provengono le iscrizioni votive e funerarie. È opportuno aggiun
gere, a chiusura di queste brevi righe sulle iscrizioni cartaginesi, che
nonostante la loro sostanziale omogeneità queste presentano spunti per
ricerche che solo raramente sono state affrontate e quasi mai soddisfa
centemente concluse.
L'indebolimento dell'impero persiano spinse Cartagine a rafforzare
progressivamente il suo dominio diretto sia in territorio africano sia sul
le altre colonie. Il risultato di questa politica, che comportava una più
diffusa presenza cartaginese fuori della città, trova un riflesso anche in
campo epigrafico: a partire dalla metà del IV sec. a.C. (data naturalmen
te approssimativa) incominciano ad apparire iscrizioni puniche in di
versi centri africani, nei quali l'uso della lingua fenicia non è limitato al
solo elemento etnico cartaginese ma si estende anche a una parte della
1 Particolarmente interessante a questo proposito è l'iscrizione CIS 1 5 5 1 0, anche se non
tutti i dettagli sono pienamente comprensibili. Completamente fantasiosa è l'interpre
tazione che della parte finale dell'iscrizione ha proposto C. Krahmalkov in varie sedi,
non senza trovare compiacenti seguaci; cf. G. Garbini, Note epigrafiche puniche, 1 . C/S
I 55 10, in Byrsa 2 (2003), pp. 59-63.
1 82
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
b
Figura 70. Iscrizioni dalla Tunisia. a) Iscrizione votiva da Sousse: lrbt ltnt pn'
b'l Il wl'dn lb'l hbn 's Il ndr mgn bn 'nthn «Alla signora Tanit Faccia di Baal
e al signore Baal Hammon; (voto) che ha dedicato Magone figlio di Anathan
no» (notare in pn' il segno finale per la vocale e e la forma fonetica dialettale
hbn per �mn). - b) Parte iniziale di una iscrizione funeraria (bilingue) da Dug
ga: [m�Jbt. S'tbn. bn. ypmu. bn ptw 11 hbnm. s 'bnm. 'b. 'rs. bn. 'bdfrrt 1 1 zmr.
bn 'tbn. bn ypmtt. bn. plw. Il mngy. bn. wrskn «Monumento funerario di 'TBN
figlio di YPM"fT figlio di PLW. Gli architetti sono stati Abaris figlio di Abda
start, ZMR figlio di '"fBN figlio di YPM"fT figlio di PLW, MNGY figlio di
WRSKN» (i nomi non vocalizzati sono libici).
popolazione locale, linguisticamente libica, quella che si trova a più di
1
retto contatto con la cultura cartaginese. Nella Tunisia nordorientale e
lungo la costa orientale Utica e Sousse (antica Hadrumetum) hanno re
stituito stele votive da tofet (fig. 7oa); la seconda anche diverse iscrizio
ni funerarie su ceramica; nella Tunisia nordoccidentale iscrizioni analo
ghe provengono da Bulla Regia, Thuburbo Maius ed Henchir Medeina
(antica Althiburos). Una posizione particolare occupa Dugga, non per i
frustoli di epigrafi puniche di incerta interpretazione ma per le due im
portanti bilingui fenicio-libiche che hanno consentito la decifrazione
della scrittura libica. Entrambe le iscrizioni sono di natura funeraria e
ricordano l'erezione di mausolei (fig. 7ob); uno di questi fu eretto dai cit
tadini di Dugga in onore del re Massinissa a dieci anni dalla morte del
1 Vengono convenzionalmente chiamate «libiche», secondo l'uso greco antico, le popo
lazioni indigene dell'Africa settentrionale a occidente dell'Egitto e «libico» la loro lin
gua documentata da numerosissime iscrizioni di età romana; attuali discendenti degli an
tichi Libici sono i Berberi la cui lingua, insieme con l'antico egiziano e altre lingue africa
ne, costituisce il gruppo «camitico» imparentato con quello semitico.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 7 1 . Iscrizioni votive da Costantina. a) Scrittura punica: l'dn lb"l ndr
Il 's ndr 'bds�r Il bn g'y brk «Al signore Baal; voto che ha dedicato Abdsahar
figlio di Gaia. Ha benedetto» (non è chiaro perché il nome Baal è scritto con
due 'ayn). - b) Scrittura neopunica: l 'dn lb'l �mn wltnt p'n' b'l Il ndr 's ndr 'rs
hmy#r I l bn knt' zb� sm' ql' Il brk ' «Al signore Baal Hammon e a Tanit
Faccia di Baal; voto che ha dedicato Aris l'amministratore (?), figlio di Kinito.
Ha offerto un sacrificio. Ha ascoltato la sua voce; lo ha benedetto» (notare la
presenza di matres lectionis).
sovrano, avvenuta nel 148 a.e. Al ventunesimo anno di regno del suo
successore Micipsa, e cioè al 1 27 a.e., è datata un'iscrizione proveniente
dal Djebel Massoudj,' circa 20 km a nord di Mactar; questa presenta una
notevole importanza storica, poiché si tratta di una specie di pietra con
finaria che, insieme ad altre, delimitava il territorio del distretto di Thu
sca che aveva il suo capoluogo a Mactar. Isolate restano due iscrizioni
funerarie provenienti rispettivamente da Tapso (costa orientale della Tu
nisia) e Sabratha (Libia). Di notevole interesse è l'unica iscrizione puni
ca finora nota da Leptis Magna 2 (KAI 1 1 9), sia per la menzione come
1 Seguendo l'uso comune, i toponimi arabi della Tunisia e dell'Algeria sono resi secondo
la forma francese.
2 Nel KAI l'iscrizione viene considerata neopunica e datata all'inizio del r sec. a.C.; poi
ché la distinzione tra «punico» e «neopunico» si basa esclusivamente sul tipo di scrittu
pun! ca di questa epigrafe non consente in alcun modo che essa possa essere definita neo
ra, che comunque comporta anche una valutazione cronologica, la grafia tipicamente
pumca.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
divinità cittadine di due antiche divinità fenicie, Shadrafa e Milkastart,
sia per il testo amministrativo inserito all'interno di un'iscrizione votiva.
Il regno numidico di Massinissa e Micipsa, che copre cronologicamen
te quasi tutto il n sec. a.C., favorì il diffondersi della cultura fenicia nel
Nordafrica; oltre alle importanti iscrizioni già ricordate è in questo am
bito storico che vanno collocate le centinaia di iscrizioni votive trovate
nel tofet di el-Hofra, presso Costantina (Algeria) che corrisponde a Cir
ta, una delle capitali della Numidia (fig. 7 1 ). Le più antiche fra le più di
400 iscrizioni finora pubblicate risalgono probabilmente alla fine del III
sec. a.C., mentre le più recenti, in scrittura neopunica (che rappresenta
no meno del venti per cento del totale) scendono fin verso la fine del r
sec. a.C. Rispetto alle analoghe iscrizioni cartaginesi quelle di Costanti
na presentano un formulario più articolato; una quindicina di iscrizioni
sono in greco e qualcuna in latino; tra le prime ve n'è una particolarmen
te importante perché si tratta di un testo fenicio reso in caratteri greci.
Da Cherchel proviene un cembalo di rame con iscrizione ponderale pu
nica, ma l'oggetto è privo di contesto.
2 3
6 7
Figura 72. Ostraka di Mogador. r - 2. mgn «Magone». - 3 . ghh(?) ' «GH'». -
4.yhw'b «Yehauab». - 5 . n + segno sconosciuto. - 6. b'lh .. «Baalh .. ». - 7. 'IJ's
«Ahiis».
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Esigenze commerciali portarono i Fenici d'Occidente a insediarsi sul
le rive atlantiche del Marocco, come a Lixus e Mogador, o più all'inter
no, lungo un fiume, come a Volubilis. Le testimonianze più antiche so
no costituite da circa un centinaio di brevissime iscrizioni vascolari tro
vate a Mogador (fig. 72); si tratta di nomi propri, spesso mutili, o di se
gni singoli, anche non alfabetici. La tipologia è quella che si trova nei san
tuari, come quello di Tas Silg a Malta; è plausibile pensare che a Moga
dor, che si trova non molto a nord delle isole Canarie, vi fosse un tem
pio legato alle attività commerciali e che i suoi frequentatori fossero mer
canti. Ad onta delle datazioni correnti, la paleografia delle epigrafi ci por
ta verso il rv e III sec. a.C., anche se qualche esemplare potrebbe essere
più antico. Le due iscrizioni di Volubilis e le tre di Lixus (tutte funera
rie, di cui una relativa a un sufeta, carica amministrativa) fanno ipotizza
re l'esistenza di colonie cartaginesi stabili in questa regione dell'Africa.
Come nella città di Carta-
gine, così anche nelle colonie
mediterranee il periodo elle
nistico fu testimone della più
ricca produzione epigrafica
punica. Questo, naturalmen
Figura 7 3 . Iscrizione votiva da Lilibeo. te, in relazione alle situazio
l 'dn lb'l &mn 's ndr &n ' bn Il 'dnb'l bn ni locali: in Sicilia il processo
gr'strt bn 'dnb'l Il kSm' kl' ybrk ' «Al si di ellenizzazione della popo
gnore Baal Hammon; (voto) che ha dedica lazione punica che era inco
to Annone figlio di Adonibaal figlio di Ge minciato già nel v sec. a.C.
rastart figlio di Adonibaal perché ha ascol
tato la sua voce; lo benedica». continuò anche dopo il pas
saggio dell'isola sotto il do
minio romano, nel 241 a.C., con il risultato di un'estrema scarsità di iscri
zioni puniche. Notevoli sono tre stele votive da Lilibeo (odierna Mar
sala), la località dove si trasferirono i superstiti della distrutta Mozia (fig.
73); nota soltanto da una pessima copia eseguita nel xvn secolo e per
tanto quasi completamente incomprensibile, è una lunga iscrizione vo
tiva dedicata ad Astarte Ericina, cioè della città di Erice; da Solunto pro
viene un oscillum in terracotta con un brevissimo testo bilingue in feni
cio e in greco; abbastanza numerose ma malamente leggibili le epigrafi
graffite in questo periodo all'interno della Grotta Regina, nei pressi di
Palermo; brevissime iscrizioni vascolari e qualche graffito funerario com
pletano il materiale punico della Sicilia ellenistica.
Diversa è invece la situazione della Sardegna, dove l'elemento punico
conserva la propria identità culturale non solo rispetto a quello greco, che
1 86
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 74. Iscrizioni votive dalla Sardegna. a) Iscrizione dal tempio di Antas:
t'dn t�d 'dr h'hy ms nhSt 11 's ndr bmlkt hn 'hd'smn 11 hn hdmlqrt 's hm 'krty
«Al signore Sid potente Babai (= padre); donario di bronzo che ha dedicato
Imilcone figlio di Abdesmun figlio di Bodmelqart, appartenente al 'popolo di
Cagliari'» (Babai è antica parola sarda; hm = h'm; il «popolo» era costituito dai
cittadini cartaginesi). - h) Iscrizione votiva trilingue da San Nicolò Gerrèi: l 'dn
l'smn m'rb mzhb nbst Il msql l?rm m't IOO 's ndr klyn Il sb sgm 's hmmlh
tsm['] [q]l' rpy' hfr Il sP?m bmlkt w'hd'smn hn bmlk «Al signore Esmun Mer
re. (Questo è) l'altare di bronzo dal peso di cento 1 00 libbre che ha dedicato
Cleone soprintendente dei recinti delle saline. Ascolti la sua voce; lo ha guarito.
zione latina e greca della forma punica; mmlh sta per mmlb. - e) Iscrizione vo
Nell'anno dei sufeti Imilcone e Abdesmun figlio di Himilk» (Merre è la trascri
tiva da Cagliari: l'dn lh'smm h'y n�m n�hm Il wbnw?m snm 2 's ndr h'lbn ' Il
shdmlqrt hn bn ' hn 11 'smn'ms hn mhrh'l hn 'ts «Al signore Baalsamem nell'iso
la dei Falchi. (Queste sono) le due 2 stele e statue che ha dedicato Baalhanno ap
partenente a Bodmelqart figlio di Annone figlio di Esmunamas figlio di Meher
baal figlio di Atis» (h'smm h'!Smm) (in tutte e tre le iscrizioni la divisione del
=
le righe non corrisponde a quella originale).
non doveva essere molto numeroso, ma anche nei confronti della popo
lazione locale, con la quale i contatti dovevano essere nel complesso ami
chevoli ma superficiali. Un eloquente testimonio di tale comportamen-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
b e
Figura 7 5 . Iscrizioni da Tharros. a) Parole finali di u'n'iscrizione incisa sul muro
te». - b) Iscrizione incisa accanto alla precedente: ... sm ' qlm « . . . ha ascoltato la
di un tempio . ... 'rs 100 r '�rsmr 'rbn « ... Aris 1 00 q(uarti); il tesoriere è il garan
loro voce». - e) Graffito divinatorio sull'intonaco di un tempio; ai lati: ms 'l; mo
nogramma centrale: ZBL «Oracolo su»; «Inferi» (lett. «dimora»).
to è fornito dal tempio di Antas (fig. 74a), nella Sardegna sudoccidenta
le, dedicato al dio nazionale sardo, chiamato dai romani Sardus Pater;
qui sono state trovate finora una trentina di iscrizioni votive, più o me
no integre, dalle quali risulta che i fedeli di origine cartaginese invoca
vano il titolare del santuario col nome di Sid, il dio eponimo dei Fenici
(che chiamavano se stessi «Sidoni»). Dal tofet dell'antica Sulci proven
gono una diecina di iscrizioni votive, alcune delle quali incise sui bordi
di stele figurate con iconografie di tipo greco; questo centro ha restitui
to inoltre un'iscrizione votiva integra su una coppa d'argento di cui re
sta solo il bordo, un piccolo frammento di iscrizione di natura incerta e
un disco di piombo iscritto. Connesso con Sulci è il piccolo insediamen
to di Monte Sirai, non lontano, nel cui santuario di modeste dimensioni
è stata trovata un'epigrafe su lastra di bronzo dedicata a una divinità ma
schile; il nome di questa non è leggibile. Carattere votivo hanno tutte le
altre iscrizioni puniche di Sardegna: dalla trilingue (latino, greco e feni
cio) di San Nicolò Gerrèi, dedicata ad Esmun Merre, alle due di Caglia
ri (capoluogo amministrativo della Sardegna punica) dedicate rispetti
vamente ad Astarte Ericina e al Baalsamem dell'isola di Enosim (odier
na San Pietro, di fronte a Sant'Antioco) (fig. 74b.c); una terza iscrizione
da Cagliari, molto mutila, ricorda lavori eseguiti in un santuario. Da Ol
bia, nella Sardegna orientale, proviene un'epigrafe molto mutila, mentre
Nora ha restituito cinque brevi iscrizioni votive su stele e qualche fram
mento ceramico di un certo interesse. Anche nel periodo ellenistico la
1 88
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
produzione epigrafica di Tharros conserva una certa autonomia rispet
to al resto della Sardegna, caratterizzata dalla forte impronta di Cartagi
ne. Se la dedica del tempio di Melqart segna la sottomissione politica al
la metropoli africana, la tipologia di un'epigrafe funeraria su un pezzo di
pietra emisferico e le iscrizioni incise sui blocchi di pietra che costituiva
no le pareti di edifici sacri (fig. 7 5 a .b) costituiscono fenomeni poco usua
li. Di particolare interesse sono alcune brevi iscrizioni incise sull'into
naco che ricopriva le pietre che formavano le pareti di un tempio nel
l'area del tofet (le pietre sono state reimpiegate in un muro difensivo di
età romana); oltre a nomi propri e a due serie alfabetiche con significato
religioso, un breve testo ricorda probabilmente un pellegrinaggio a Ki
tion (Cipro) mentre un graffito presenta un disegno con alcune parole:
con ogni probabilità si tratta di un testo divinatorio, sul tipo di quello a
cui si allude in un passo della Bibbia (Isaia 28,7- 1 9) (fig. 75c). Anche
Tharros ha restituito qualche iscrizione vascolare.
Assai povera è la documentazione punica proveniente dalla Spagna;
al periodo ellenistico risale la seconda iscrizione incisa sulla lamina da
Ibiza già ricordata; un anello d'oro con iscrizione votiva da Cadice e bre
vissime epigrafi vascolari esauriscono il materiale.
Iscrizioni neopuniche
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La scrittura neopunica deriva dalla
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corsiva fenicia del v sec. a.C. ma non co
nosciamo i motivi che portarono que
sto tipo di scrittura ad essere impiegata J/1 XW1 � 1 Ì'/
1 ""1 I
anche sui monumenti a partire dal n sec.
a.C. È comprensibile che la naturale
evoluzione della scrittura abbia provo
cato l'uso sporadico di forme neopuni
Figura 76. Iscrizione votiva da
che in epigrafi puniche; non si spiega Cartagine in scrittura neopuni
tuttavia perché nella stessa Cartagine ca (CIS I 3 2 5 1). /rbt tnt pn h l l 'l
esistano iscrizioni votive redatte total wldn lb'l hmn Il ndr 'rsm bn
mente in neopunico (fig. 76); 1 appare kbsd «Alla signora Tanit Faccia
perciò evidente che la scrittura neopu di Baal e al signore Baal Ham
mon; ha dedicato (oppure: dono
nica monumentale fu creata nella stessa di) Arisam figlio di Kabosad»
Cartagine prima della distruzione della (grafie anomale: hmn per �mn,
città. L'origine unitaria di tale scrittura dn per 'dn, kbsd per kbdsd).
1 Diverse iscrizioni cartaginesi sono redatte in scrittura neopunica: CIS r 2992, p44- 3 2 5 r .
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
risulta peraltro chiaramente dalla constatazione della sua sostanziale
uniformità strutturale, non inficiata dalle varianti locali. Affermatasi de
finitivamente verso l'inizio del I sec. a.C., la scrittura neopunica fu usa
ta per circa due secoli in tutto il mondo punico ed è documentata da di
verse centinaia di iscrizioni.
La distribuzione geografica delle iscrizioni neopuniche nel Nordafri
ca è molto significativa dal punto di vista storico. Finché durò il domi
nio di Cartagine, questa mantenne un controllo assoluto sugli altri cen
tri nordafricani, la cui produzione epigrafica è inconsistente: poverissi
ma è la documentazione fornita da Utica, Hadrumetum (Sousse), Sa
bratha, Leptis Magna e dagli insediamenti in Marocco; l'ubicazione di
tutte queste località presso la costa (Volubilis presso un fiume) rivela la
proiezione marittima, e dunque commerciale,. dell'impero cartaginese.
La situazione cambia con la formazione del regno di Numidia, sullo
scorcio del III sec. a.C., che il re Massinissa portò a fianco dei Romani
contro i Cartaginesi. Nemico di Cartagine per chiare ragioni politiche,
Massinissa proseguì e intensificò l'azione del suo predecessore e avver
sario Siface che favoriva l'adozione della cultura punica tra i suoi sud
diti: i libri di storia in lingua fenicia che Sallustio si fece tradurre erano
stati scritti da lempsale probabilmente per suggerimento di suo zio Mas
sinissa (Sallustio, Guerra giugurtina 1 7). In questo modo si spiega l'ap
parente anomalia del grande numero di iscrizioni puniche trovate a Co
stantina. La scomparsa della Cartagine fenicia rende ancora più eviden
te lo spostamento verso occidente del baricentro della cultura punica.
Anche quando il regno numidico verrà eliminato dalle vicende politiche
di Roma (non è casuale il contemporaneo venir meno delle iscrizioni vo
tive di el-Hofra), la cultura punica, e quindi anche l'uso della lingua fe
nicia, sopravviverà non tanto nelle antiche colonie africane quanto piut
tosto in nuove città che erano appartenute al regno di Numidia o comun
que non direttamente legate a Cartagine; è significativo anche il fatto che
tali città, escluse quelle tripolitane, si trovino tutte lontano dal mare.
La frattura storica, della quale è difficile non attribuire la responsa
bilità a Roma, tra le città più legate a Cartagine e quelle vitalizzate dallo
stato numidico appare evidente anche dalla produzione epigrafica: nes
suna iscrizione monumentale neopunica è stata trovata ad Hadrume
tum e a Thuburbo Maius; solo un paio di iscrizioni funerarie a Utica e
un paio votive sia a Bulla Regia sia ad Althiburos (Henchir Medeina);
non casualmente è un po' più ricco il materiale di Dugga, con alcune
iscrizioni votive dedicate a Baal Hammon e una funeraria. Il fulcro del
la cultura punica si è spostato nella Tunisia centrale, nel capoluogo Mac-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 77. Iscrizioni votive. a) Da Mactar (Neopunica 45): l'dn b'l �mn k' sm'
qlm Il brkm b'l' hmkt'rm 't r Il 'zrm'n bn yst'tn wyfrb'y bn Il msqlt bn
b'lslk bn ypfr «Al signore Baal Hammon; perché ha ascoltato la loro voce, li ha
benedetti. I cittadini mactaritani al tempo dei magistrati Azarman figlio di Ya
statan e Yasarbai figlio di Masqalat figlio di Baalsillek figlio di Yapsar» (notare
la grafia fonetica e le matres lectionis). - b) Da Mididi: nd'r 's n 'dr Il tsdb'r bn
' llgs'n lb'l �mn Il sm' ql' brk ' «Voto che ha dedicato Tisdabar figlio di Igisan a
Baal Hammon; ha ascoltato la sua voce, lo ha benedetto« (notare le matres lec
tionis).
tar e nei centri circostanti (fig. 77a): Mactar ha restituito più di duecen
to iscrizioni, ancora in gran parte inedite a più di un secolo di distanza
dalla loro scoperta; tra quelle pubblicate, una dozzina di epigrafi fune
rarie tra cui due bilingui in fenicio e in latino e una quindicina di votive
(tra queste se ne distinguono alcune dedicate non da singoli ma dall'in
tera comunità), occupano una posizione particolare cinque iscrizioni
provenienti dal tempio di un dio il cui nome è convenzionalmente vo
calizzato come Hoter Miskar; un paio di queste presentano un lungo
testo, suddiviso rispettivamente in dieci e undici colonne, nel quale cor
porazioni di cittadini ricordano i restauri apportati al tempio; le epigra
fi, entrambe mutile, sono costituite in gran parte dai nomi dei cittadini
stessi. Una trentina sono le iscrizioni, votive ma specialmente funerarie,
trovate a Mididi (fig. 77b); interessante l'epigrafe che ricorda la costru
zione di un tempio alla dea Astarte da parte dei cittadini. Un tempio a
Saturno - Baal Hammon è ricordato in diverse iscrizioni votive da Hen
chir Ghayadha, mentre soltanto funerarie sono quelle provenienti da
Ksour Abd el-Malek (antica Uzappa), meno di una decina; entrambe le
tipologie sono documentate a Kesra e a Ksar Lemsa, che hanno restitui
to qualche iscrizione.
A nord della regione di Mactar, nella Tunisia nordoccidentale, Te
boursouk (antica Thibursicum Bure), che si trova non lontano da Dug
ga, ha restituito una ventina di iscrizioni votive; circa la metà provengo
no da Henchir Guergour (antica Masculula), località vicina a Bulla Re-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 78. Iscrizioni da Guelma. a) Iscrizione votiva: l'dn b'lmn n 'S' pn!ltn ' bn
mgnm bmlk I l 'zrm 'st n 'S' Il wsm ' qly «Al signore Baal Hammon ha offerto
Pontano figlio di Magonam, come olocausto ... , una donna; ha offerto e (dio) ha
ascoltato la sua voce» (la parola 'zrm indica un tipo di sacrificio umano ma si
ignora il suo significato esatto). b) Iscrizione funeraria: tn ' 'bn z ltbllb' 'stm
-
faw 's!ln bn mtnbl 'w' Il 5nt sb'm w'ms «Questa pietra è stata eretta per Tabba
moglie di Zoasan figlio di Muttunbal. Ha vissuto settantacinque anni» (in que
ste due iscrizioni i segni s, s e z sono quasi identici nella forma perché identici
nella pronuncia; notare lo scambio o l'assenza delle faringali, ormai scomparse).
gia; una bilingue fenicio-libica, di natura funeraria, proviene da Bordj
Helal (antica Simitthus), vicino alla frontiera algerina. Anche se attual
mente in territorio algerino centri come Guelma (antica Calama) con la
sua necropoli Ain Nechma, Guelaa Bou Sba, Ksiba Mraou e Kef Be
zioun vanno considerati unitariamente con quelli ora visti della Tunisia
nordoccidentale, la cui produzione epigrafica si colloca prevalentemen
te nel I sec. d.C. Il maggior numero di epigrafi, una quarantina, provie
ne da Guelma (fig. 78); di queste poco più della metà sono di natura vo
tiva, le altre funeraria; quasi tutte funerarie sono invece le poche di Ksi
ba Mraou, le due di Kef Bezioun e le due di Guelaa Bou Sba: tra queste
ultime è notevole la bilingue fenicio-latina, il cui testo fenicio si rivolge
direttamente al passante.
Dalla Tunisia orientale provengono sporadiche ma interessanti iscri
zioni: una dedica dei cittadini di Thinissut (Bir Bou Rekba) a Baal Ham
mon e Tanit, ai quali sono costruiti due templi; un altare viene offerto a
Baal Addir a Bir Tlelsa, pochi chilometri a nord-est di el-Djem (antica
Thysdrus); da Ain Zakkar proviene l'epigrafe funeraria di una sacerdo
tessa di Cerere. Molte altre sono le località tunisine in cui sono state tro
vate iscrizioni neopuniche funerarie e votive più o meno notevoli, per
non parlare delle brevi scritte vascolari, mentre alcune delle iscrizioni
neopuniche trovate e pubblicate nell'Ottocento restano di provenienza
sconoscmta.
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 79. Iscrizioni dalla Tripolitania. a) Iscrizione di Sabratha sulla parete di
una cisterna: p 'l mlkt m?hqS' hg'z Il wkr' t hS'km bkn ydm «Ha fatto l'opera
Metexo il tagliapietre e ha scavato le cisterne con la saldezza delle sue mani». -
b) Iscrizione funeraria da Leptis: brkt bt b'lslk. 'm ql"dy hrph «Barikat figlia
di Baalsillek; madre di Claudio il medico». - e) Iscrizione funeraria da Leptis:
n'mtpm ' 'st Il �nb'l 'rks «Namatpamo moglie di Annibale ... » (la parola finale
indica probabilmente la professione del marito della defunta; la 'ayn iniziale sta
rebbe per h-, l'articolo).
Per quanto riguarda l'Algeria non prossima alla Tunisia, dopo le iscri
zioni del tofet di Costantina si può ricordare soltanto qualche iscrizio
ne, tra cui quella funeraria del re Micipsa a Cherchel (antica Iol, poi Iu
lia Caesarea) purtroppo mutila, e un paio di epigrafi funerarie da Bou At
fan; una terza, quasi incomprensibile, è stata trovata presso Orano.
Dal Marocco provengono soltanto tre iscrizioni funerarie, tutte da
Volubilis; scritte vascolari sono state trovate in questa e altre località
(Thamusida, Banasa, Melilla), ma si tratta solo di qualche segno o poco
più.
Uno sviluppo imprevedibile ebbero le colonie fenicie nella Tripolita
nia; rispetto a quelle puniche le iscrizioni neopuniche sono assai più nu
merose e diffuse. Sabratha ha restituito diverse epigrafi monumentali
(fig. 79a), tra cui emergono due iscrizioni votive scolpite rispettivamen
te su una scultura (mutila) di fattura greca e su un bacino di pietra; que
st'ultima, databile tra la fine del 1 e la prima metà del 11 sec. d.C., è in
latino e in fenicio ed è dedicata a Saturno-Baal. Molto interessanti due
iscrizioni funerarie: una è dipinta accanto a due figure di defunti eroiz
zati, l'altra scritta su un ostrakon trovato all'interno di un mausoleo, ha
1 93
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 80. Iscrizioni dalla Tripolitania . - a) Iscrizione funeraria su un mausoleo
di Amruni: l'l[nm] 'r'p 'm S'pwl' Il m'k[sm] ' ryd'y bn ywb[z] 'l'n Il bn
ywr'[t]'n hmt 'by b'n' t'nbllr' 'st['] di pwdns wS'w 'w ' l l r' wm'k[sm] ' b 'nm «Ai
divini antenati di Apuleio Massimo Rideo figlio di Yubzalan figlio di Yuratan,
di Matab (?). (Questo mausoleo) ha costruito sua moglie Tanbra con i figli Pu
dens, Severo e Massimo» (nel nome di Severo è stata ripetuta la sillaba w'; la
parte latina di questa bilingue riporta anche l'età del defunto). - b) Stele funera
ria da Tarhuna: mn�bt sr'byt Il bt gdb'r m ' tylln' qwyn( Il bnm «Stele di Sa
rabit figlia di Gadbar che ha eretto Quinto suo figlio».
un contenuto fortemente erotico (sottolineato dal disegno di un fallo)
che ricorda a modo suo il rapporto tra amore e morte. Oea (odierna Tri
poli) ha restituito solo insignificanti frustoli di iscrizioni, mentre sono
una settantina le epigrafi trovate a Leptis Magna (fig. 79b.c). In preva
lenza funerarie, ve ne sono una quindicina di commemorative redatte
per ricordare i contributi di singoli cittadini alla costruzione di opere
pubbliche, come i sedili del teatro, le colonne e i pavimenti del foro, un
podio con altare e una meridiana; queste sono importanti sia per la men
zione di imperatori romani (Augusto, Tiberio, Vespasiano) sia per le ti
tolature religiose e amministrative locali che rendono in fenicio quelle
romane. Pochissime le iscrizioni votive, che ricordano divinità come Sha
drafa ed Elqoneres, divinità fenicia attestata già nel II millennio a.C.
Iscrizioni neopuniche provengono anche da altri centri tripolitani: tre
funerarie dal wadi el-Amud, una votiva dedicata al dio Ammone da Ras
el-Haddajah, una funeraria di un certo interesse da Amruni (fig. Soa) e
un'altra funeraria da Tarhuna (fig. Sob); a el-Qusbat è stato trovato un
ostrakon con il testo di una transazione commerciale, peraltro poco com
prensibile.
La sopravvivenza del fenicio nel Mediterraneo centroccidentale è do
cumentata in varia misura a seconda delle zone. Quasi esclusivamente
vascolari (una breve iscrizione su pietra è incomprensibile; un'altra fu
neraria è mutila) sono le epigrafi da Malta; Pantelleria ha restituito re
centemente una brevissima iscrizione monumentale. Scarso è anche i l
1 94
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 8 1 . Iscrizioni neopuniche. a) Iscrizione funeraria da Palermo: '�yy'ql bn
yt' wbny «Ahiyocol figlio di Yata e suo figlio». b) Iscrizione dipinta in rosso
-
e nero su un manico di anfora: I z kd npl ngr t hsbl «Questa anfora è caduta, ha
versato il peso».
materiale dalla Sicilia: un'iscrizione funeraria da Palermo (fig. 81a), al
cuni graffiti dalla Grotta Regina, altri segni scarsamente comprensibili
scoperti in una grotta nell'isola di Favignana (che non è stata ancora
studiata) e poche iscrizioni vascolari. Più ricco è invece il materiale tro
vato in Sardegna; da Sulci provengono tre iscrizioni commemorative di
cui una, con testo anche latino, in onore di un personaggio che aveva
costruito un tempio, e una funeraria; una breve epigrafe è incisa su una
lucerna. Cagliari e Nora hanno restituito solo testimonianze poco si
gnificative, come quelle vascolari di Tharros; tra queste ultime va tut
tavia segnalata un'ansa di anfora sulla quale è curiosamente dipinta una
breve iscrizione di tipo letterario (fig. 8 1 b). L'epigrafe più interessante
della Sardegna in questo periodo proviene da Bitia e contiene un testo
commemorativo assai mutilo; si tratta probabilmente della più recente
iscrizione fenicia, perché si parla di un tempio messo in rapporto con
l'imperatore Marco Aurelio Antonino: si tratta verosimilmente di Cara
calla (2 1 1 -2 1 7 d.C.) che nel 2 1 2 estese la cittadinanza romana a quasi tut
ti i sudditi dell'impero e in onore del quale, sempre in Sardegna, fu rin
novato anche il tempio di Antas. Un secondo motivo di interesse pre
sentato da questa iscrizione è che essa non è redatta in scrittura neopu
nica bensì in una forma locale, molto evoluta, di scrittura punica. Iscri
zioni neopuniche di probabile provenienza nordafricana si trovano su
anfore trovate a Pompei, dove erano giunte per motivi commerciali. La
Spagna ha restituito diverse brevissime iscrizioni vascolari e un ostra
kon trovato nell'isola di Minorca.
Iscrizioni latino-puniche
Le ultime manifestazioni dirette della lingua fenicia nel Nordafrica so
no costituite da alcune decine di iscrizioni provenienti dalla Tripolita-
195
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Figura 82. Iscrizione lati
no-punica dalla Tripolita
nia. Flabi Dasamau ubinim
Il Macrinefelu centeinari bai
ars Il fumar Narsabares Il
aun «Flavio Dasamau e suo
figlio Macrino hanno fatto
il fortino. Architetto sorve
gliante Narsabaresh. Vive
te! » (l'interpretazione del
testo presenta qualche in
certezza; la parola finale è l'usuale forma di saluto, al plurale, entrata anche in
latino: ave; la consonante palatalizzata s, che non esisteva in fenicio-punico do
ve il segno s era pronunciato s, è resa con il sigma greco).
nia e databili al IV e v sec. d.C. La peculiarità di tali epigrafi è di essere
redatte in scrittura latina, con l'aggiunta di tre segni, y e altri due sim
boli grafici relativi a sibilanti (fig. 82). Si tratta perlopiù di iscrizioni fu
nerarie; altre ricordano la costruzione di edifici, tra i quali si trova an
che un fortino militare. L'interpretazione di questi testi, che riflettono
una lingua molto evoluta parlata da Libici, come rivela la loro onomasti
ca, risulta spesso difficile.
L'apporto delle leggende monetali all'epigrafia fenicia nel periodo che
stiamo trattando risulta meno marginale che in quello precedente, an
che se l'uso di tali leggende non appare molto diffuso. È significativo in
fatti che Cartagine e la Sardegna, la sua colonia più legata ad essa, nelle
loro monete usarono esclusivamente singoli segni alfabetici. Come ab
biamo già rilevato nel capitolo precedente le monete con leggende sono
più frequenti nelle zone e nei periodi in cui più sensibile è l'influenza
greca. Nella Fenicia Biblo, Laodicea (Berito) e Tiro hanno posto leggen
de sulle loro monete (fig. 8 3 ) ma solo per un periodo limitato alla parte
centrale del II sec. a.C., durante il dominio seleucide; Sidone invece ave
va emesso monete verso il 3 10 a.C. con il nome zbny, personaggio pe
raltro sconosciuto; Arado e Kambe ( ?) (nella stessa zona) emisero mo
nete nel III e II sec. a.C. Sulle monete il nome della città era talvolta ac
compagnato da quello del sovrano, scritto in greco. Nel periodo finale
del dominio cartaginese, III-II sec. a.C., troviamo monete con iscrizione
a Malta, Pantelleria e nella Spagna; qui diverse città coniarono monete
fino al I sec. a.C. Monete con leggende fenicie emisero anche i re di Nu
midia, dalla metà del III al I sec. a.C.; poco più tardi si affiancarono ad es
se quelle dei re e delle città di Mauretania; ultime apparvero quelle delle
città tripolitane, da circa il 70 a.C. fino al 37 d.C. Sulle monete compa-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 8 3 . Tessera e monete fenicie e puniche. 1 . Tessera d i Tiro ( 8 2 a.C.):
a) lmlqrt Il b�r; b) hyrw Il 'sls «di Melqart in Tiro - sacro e inviolabile» (le pa
role di b) sono di origine greca: hieros e asylos). - 2. Moneta di Tiro (fino al n
sec. d.C.): l�r «di Tiro». - 3-4. Monete di Berito (n sec. a.C.): lbyrt «di Berito»;
ll'dk' 's bkn'n «di Laodicea che sta in Canaan». - 5. Moneta di Sidone (n sec.
a.C.): l�dnm Il 'm kmb Il 'p ' kt Il �r «dei Sidonì - madre di Kambe Opi Ki
tion Tiro». - 6-7. Monete di Sidone (I sec. a.C.): l�dnm «dei SidonÌ». - 8. Mone
ta di Biblo (I sec. a.C.): lgbl qdst «di Biblo santa». - 9. Moneta di Malta (m-u
sec. a.C.): 'nn «Malta». - I O. Moneta di Pantelleria (m-n sec. a.C.): 'y rnm
«isola dei ??» (Cossura). I I - I 2. Monete di Cadice (m sec. a.C.): mhlm Il 'gdr
-
«conio di Cadice»; mb'l 'gdr «dai cittadini di Cadice». - 1 3. Moneta di Massi
nissa (prima metà 11 sec. a.C.): msnsn hmmlkt «Massinissa il re». - 14. Moneta di
1 97
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Cirta (ca. 1 00 a.C.): a) krrn, b) bdmlqrt Il whn ' «Cirta - Bodmelqart e Anno
ne». - I 5. Moneta di Lixus (1 sec. a.C.): mqm Il sms «mercato del sole» (Lixus).
- 1 6. Moneta di Ibiza (11-1 sec. a.C.): 'y bsm «isola dei Bes» (Ibiza). - 1 7. Mone
ta di Malaga (n sec. a.C.): mwlk ' «Malaga». - 1 8. Moneta di Abdera (1 sec.
a.C.): 'bdrt «Abdera». - 1 9. Moneta di Sabratha (fine 1 sec. a.C. - inizio 1 d.C.):
?brt'n Il hmS' 'kbr «Sabrata - i cinque grandi» (= quinqueviri).
iono in genere i nomi delle città, ma dove esistono monarchie si trova il
nome del sovrano. Va segnalato infine un fenomeno particolare: nono
stante la scomparsa di iscrizioni fenicie in territorio asiatico in età ro
mana, le città di Sidone, Arado e Tiro utilizzarono segni fenici per le lo
ro monete di questo periodo; a Tiro vi furono anche delle leggende.
L'aspetto più notevole di questo fenomeno è che la scrittura impiegata
è di tipo piuttosto antico, analogamente a quanto accadeva già nel II
sec. a.C., quando solo qualche segno anomalo tradiva l'età recente di
quella scrittura. Non è senza interesse rilevare che ci troviamo di fronte
allo stesso fenomeno che si riscontra, negli stessi periodi, nelle monete
giudaiche degli Asmonei e in quelle emesse durante le due rivolte con
tro Roma; in tali emissioni monetali (ma non solo in queste) i Giudei
utilizzarono un tipo di scrittura, detta «paleoebraica», che si ispirava al
l'antica scrittura nazionale di tipo fenicio anziché servirsi di quella usata
correntemente, di derivazione aramaica.
Con il periodo ellenistico termina praticamente la produzione epigra
fica fenicia in Oriente e con quello romano in Occidente. La nuova cul
tura, con le mutate condizioni politiche, fece nascere la tipologia delle
iscrizioni commemorative che le amministrazioni o le associazioni cit
tadine dedicavano ai loro membri benemeriti. L'acculturazione dei Fe
nici d'Oriente arricchì la cultura greca; la romanizzazione dell'elemento
punico o punicizzato nel Nordafrica ebbe anch'essa un'importante con
seguenza culturale: l'Africa settentrionale nel II sec. d.C. fu la prima
provincia romana che produsse una letteratura latina al di fuori di Ro
ma - un primato che rivela le profonde radici messe in Africa dalla civil
tà fenicia.
Per quanto concerne l'evoluzione della scrittura, anche questa ultima
fase conferma la solidità della tradizione grafica fenicia: l'innegabile va
rietà stilistica che caratterizza le singole iscrizioni scompare quando si
riducono i segni alla loro forma fondamentale. Questa rimane sempre la
stessa, fin verso la metà del II sec. a.C., nelle città fenicie come a Cipro e
nella stessa Cartagine con le sue propaggini coloniali (tav. 8); il cambia
mento grafico, che riguarda solo la metà dei segni, avverrà solo con la
scrittura neopunica che si sostituì a quella punica. Il forte conservato-
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Tavola 8. Scritture fenicie di età ellenistica e romana. 1 . Fenicia e Cipro. 2. Car
tagine. 3. Biblo (KAI 1 2). 4. Scritture neopuniche. 5 . Bitia.
1 99
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
rismo della scrittura fenicia rappresenta l'aspetto esteriore della saldez
za di una grande tradizione culturale; quando questa incomincia a venir
meno anche la scrittura ne risente. Non può essere un caso che la scrit
tura neopunica si affermi dopo la distruzione di Cartagine e che a Mal
ta, dove non giungeva il dominio diretto della metropoli africana, la
scrittura punica locale verso il II-I sec. a.C. subì un processo che pos
siamo considerare di disfacimento. Meno accentuato (anche per la man
canza di documenti sicuramente databili al r sec. a.C.) ma altrettanto evi
dente è lo stesso fenomeno in Oriente, dove un'iscrizione di Biblo (KAI
r 2) e il frammento della bilingue di Delo mostrano una scrittura note
volmente diversa da quella delle iscrizioni di Umm el-Amed del II sec.
a.C. Il momento finale di questo processo si ebbe quando le genti libi
che fenicizzate abbandonarono la scrittura neopunica per adottare quel
la latina, prima di diventare cristiane di lingua latina.
Nota bibliografica
In questa nota sono segnalate le iscrizioni che non sono presenti nelle raccol
te citate nella guida bibliografica posta alla fine di questo volume e nelle note
bibliografiche relative alle iscrizioni fenicie trattate nei capitoli precedenti. Va
tuttavia tenuto presente che per quanto riguarda in particolare la Tunisia e
l'Algeria, ad esclusione di Cartagine le cui iscrizioni occupano la quasi totalità
dei tre volumi della Pars prima del CIS, non è mai stata fatta una raccolta si
stematica del materiale epigrafico, per la cui reperibilità è necessario talvolta ri
correre alle edizioni originarie, a partire dagli anni immediatamente successivi
alla prima guerra mondiale. Una ricerca bibliografica in tal senso esula natural
mente dagli scopi del presente volume; in questa nota si troveranno pertanto
solo le iscrizioni pubblicate o ristudiate più recentemente. Per il carattere ripe
titivo di molte iscrizioni votive e funerarie puniche e neopuniche non sono sta
te prese in considerazione quelle cartaginesi che presentano la formula già nota
o quelle di carattere funerario consistenti nel semplice nome.
Iscrizioni dalla Fenicia e dalla Palestina: G. Garbini, Studi di epigrafia feni
cio-punica, in AION 3 5 ( 1 975), pp. 433-437 (iscrizione di Kharayeb). - P. Bord
reuil, BAALIM II, in Syria 62 ( 1 98 5 ), pp. 1 82- 1 83 (trono votivo da Biblo). - H.
Sader, Deux épigraphes phéniciennes inédites, in Syria 67 ( 1 990), pp. 3 1 8- 3 2 1
(amuleto i n bronzo). - P . Bordreuil, Nouvelles inscriptions phéniciennes de la
cote de Phénicie, in Actes du I/le congrès international des études phéniciennes
et puniques. Tunis 199 1 , Tunis 1 99 5 , r, pp. 1 87- 1 92 (frammento di stele votiva
per Melqart e bolla da Tiro). - S. Izre'el, Three Phoenician Inscriptions on Clay
Vessels, in I. Roll - O. Tal (eds.), Apollonia - Arsuf Final Report of Excava
tions, I. The Persian and Hellenistic Periods, Tel Aviv 1 999, pp. 1 97-204. - A.
Lemaire, Inscription phénicienne sur oeuf d'autruche décoré, in Da Pyrgi a Mo-
200
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
zia. Studi sull'archeologia del Mediterraneo in memoria di Antonia Ciasca, Ro
ma 2002, pp. 287-288.
Iscrizioni da Malta: M.G. Amadasi Guzzo, Quelques tessons inscrits du sanc
tuaire d'Astarté à Tas Silg, in Actas del IV congreso internacional de estudios
fenicios y punicos. Cadiz 1995 , Cadiz 2000, 1, pp. 1 8 1 - 1 96.
Delle iscrizioni provenienti da Cartagine (non di rado sono pubblicate come
inedite epigrafi già note: cf. F. Bron, Sur quelques stèles puniques, in Semitica
45 ( 1 995), pp. 6 5 - 7 1 ) si segnala A. Salem, Deux inscriptions carthaginoises inédi
tes, in Actes du II/e congrès... , cit., II, pp. 363-365.
Iscrizioni da altre località: M. Sznycer, Les inscriptions néopuniques de Midi
di, in Semitica 36 ( 1986), pp. 5 -24. - M. Fantar, Nouvelles stèles à épigraphes
néopuniques de Mididi, ibidem, pp. 2 5 -42 (le stesse iscrizioni erano già state pub
blicate da M. Ghaki, Textes libyques et puniques de la haute vallée de l'oued El
Htab, in REPPAL l ( 1 98 5), pp. 1 7 5 - 1 77). - M.H. Fantar, Une inscription puni
que de Bulla Regia, in Semitica 3 8 ( 1 990), pp. 1 07- 1 1 2. - A. Ferjaoui, Dédicace
d'un sanctuaire à 'Astart découverte à Mididi (Tunisie), ibidem, pp. 1 1 3 - 1 19. -
A. Ferjaoui - A. M 'charek, Le sanctuaire de Baal-Hammon - Saturne à Hen
chir Ghayadha: les inscriptions, in REPPAL 5 ( 1990), pp. l 1 7- 1 48. M. Ghaki, -
Deux stèles néopuniques de Ksar Lemsa, ibidem, pp. 1 49 - 1 p . - A. Ferjaoui,
Stèles votives et funéraires trouvées à Kesra, in REPPAL 7-8 ( 1 992- 1 993), pp.
1 27- 1 64. - M.H. Fantar, Stèles épigraphes du tophet de Sousse, in REPPAL 9
( 1 99 5 ), pp. 2 5 -47. - A. Ferjaoui, Dédicaces néopuniques d'édifices funéraires,
ibidem, pp. 63-72 (Ksour Abd el-Malek e Henchir Drombi). - A. Ferjaoui
Une épitaphe néopunique d'une grande pretresse de Cérès provenant de 'Ayin
Zakkar (Tunisie), in Semitica 46 ( 1996), pp. 2 5 - 3 5 . - A. El-Khayari, Une stèle
funéraire portant une inscription néopunique découverte dans le tempie C à Vo
lubilis, in Semitica 5 0 (2000), pp. 5 5 -68.
Iscrizioni dalla Sardegna: M.L. Uberti, Dati di epigrafia fenicio-punica in Sar
degna, in Atti del I congresso internazionale di studi fenici e punici. Roma 1979,
Roma 1983, III, pp. 797-804. - P. Bartoloni, Le stele di Sulcis. Catalogo, Roma
1986, nr.i 78, 782, 1 0 5 2, I I 89, 1 5 26, 1 5 30. - M.L. Uberti. Storia di un 'epigrafe
sulcitana mai perduta, in Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le
province di Cagliari e Oristano 6 (1 989), pp. 1 39-143. - F. Pili, Iscrizione neo
punica e bollo punico inediti, in Speleologia Sarda 19 ( 1990), n. 7 5 , pp. 1 1 - 1 6
(da Sulci). - G . Garbini, Iscrizioni fenicie a Tharros r, in RSF 1 9 ( 1 99 1 ), pp. 227-
2 3 1 ; II, in RSF 2 1 ( 1 993), pp. 2 2 1 -23 0; III, in RSF 22 ( 1994), pp. 2 1 5 -22 r . - G.
Garbini, Nuove epigrafi fenicie da Antas, in RSF 2 5 ( 1997), pp. 59-67. - G.
Garbini, Una coppa d'argento con iscrizione punica da Sulcis, in RSF 27 ( 1999),
pp. 82-9 r . - G. Garbini, Nuove iscrizioni da Antas, in RSP 1 (2000), pp. 1 1 5 - 1 22.
Un'iscrizione punica di provenienza sconosciuta è stata pubblicata da W.
Rollig, Eine punische Weihinschrift fiir ESmun, in Da Pyrgi a Mozia... , cit., pp.
447-454; si tratta di una copia tratta da un pezzo proveniente dal mercato anti
quario. Questo e altri particolari dell'epigrafe (andamento irregolare delle linee
di scrittura, grossolani errori nel testo, un oggetto il cui «peso» è di «cinque
201
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
(sicli) d'argento», ecc.) rendono altamente probabile che si tratti di un falso, co
struito a imitazione della lamina di Ibiza verosimilmente in Spagna, come sug
gerisce la presenza di nomi come tlg e 'lk. ', goffe imitazioni dei toponimi tglt e
'lb( documentati da leggende neopuniche su monete iberiche.
ISCRIZIONI ARAMAICHE (III)
Come si è già accennato nell'introduzione storica, all'inizio del pe
riodo ellenistico perdurano le condizioni che avevano drasticamente ri
dotto l'uso della scrittura nel mondo arameofono. La fine dell'impero
persiano e la successiva introduzione del greco come lingua della classe
dominante peggiorarono ulteriormente la situazione; a Babilonia si con
tinuava ancora a scrivere il babilonese sulle tavolette di argilla ma non si
hanno epigrafi in aramaico. Dalla fine del IV fino all'inizio del II sec.
a.C. la presenza di iscrizioni aramaiche ha un carattere decisamente
sporadico, anche se le iscrizioni in tale lingua fatte redigere dal re india
no Ashoka (268-23 3 a.C.) testimoniano il prestigio politico che ancora
conservava la lingua amministrativa degli Achemenidi. Nel corso del II
sec. a.C. l'affermazione dell'impero partico e del regno di Armenia, ad
esso legato ora più ora meno strettamente, segnò un limite all'influenza
politica greca, mentre nelle regioni dominate dai Macedoni (e più tardi
dai Romani) si concretizzò una sempre più decisa reazione contro la
cultura greca. Parallelamente si assiste alla trasformazione delle tribù
carovaniere di lingua aramaica che si organizzano in entità politiche le
gate a una capitale, dotandosi di una propria scrittura derivata da quella
aramaica del III sec. a.C. Il risultato di questi diversi fattori storici fu la
nascita, in momenti e luoghi diversi, di varie scritture usualmente defi
nite «nazionali» e che esprimevano ognuna o la varietà locale dell'ara
maico parlato o il tentativo di dare una forma aramaica a un contenuto
linguistico diverso dall'aramaico. Non tutto questo materiale sarà trat
tato nelle pagine seguenti: per i criteri esposti nel capitolo introduttivo
di questo libro per la Palestina escluderemo le iscrizioni giudaiche a par
tire dal II sec. a.C. e per la Siria tutte quelle siriache, che cominciano ad
apparire all'inizio del I sec. d.C.; né ci occuperemo del materiale man
deo o della scrittura aramaica usata per lingue iraniche.
Nella fase iniziale dell'ellenismo sono pochi i documenti che testimo
niano l'ovvia continuità grafica con il periodo precedente. In Siria ab
biamo soltanto le leggende monetarie di Hierapolis (Bambice, odierna
Membic), dove troviamo i nomi di Alessandro e quelli delle divinità Ha
dad e Atargatis (fig. 84a); in Cappadocia le monete del satrapo Ariaratc,
202
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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moneta di Hierapolis: 'bdhdd Il kmr mnbg «Abdhadad sacerdote di Membic».
Figura 84. Iscrizioni in aramaico d'impero di età ellenistica. - a) L eggenda su
(righe 2 e 3): (bfnt 3 8) 'ntywkos wslwkos mlky' Il . .. (yhb) bgy br mzdpt lpy
- b) Duplice iscrizione su una base votiva dal Khuzistan; iscrizione maggiore
kltyr 'lh ' l�ywhy «(Nell'anno 38) dei re Antioco e Seleuco ... ha donato Bagay
figlio di Mazdapata al dio KLTYR per la sua vita» (l'inizio delle due righe non
è riprodotto sulla fotografia pubblicata; sembra poco leggibile l'inizio della se
conda riga). - L 'iscrizione minore (riga 1 ) è stata aggiunta più tardi ed è in scrit
tura elimaica (cf. sotto, p. 2 3 1 ): 'dy - mh'bn d'k. La lettura e l'interpretazione
di queste parole sono incerte; da notare che la grafia della prima parola è diver
dahar: fnn 10 ptytw 'byd zy mr'n Il prydrs mlk' qsy( mhq§r Il mn 'dyn z'yr
sa da quella delle altre due. - c) Parte iniziale dell'iscrizione di Ashoka a Kan
mr" lklhm Il 'nfn wklhm 'dwsy ' hwbd Il wbkl 'rq ' r'm sty «Per 1 0 anni è sta
ta compiuta l'espiazione del nostro signore Priyadarshi (= Ashoka), il re che pro
muove la verità. Da allora il male è diminuito per tutti gli uomini e tutte le cose
malvagie egli ha fatto sparire, e la gioia è comparsa su tutta la terra» (le righe
non corrispondono a quelle dell'originale).
del tempo di Alessandro, recano il suo nome ('rywrt) e quello del dio
poliade di Gaziura (b'l gzyr). Al 273 a.C. è datata una breve iscrizione
votiva, incisa su una base di pietra che sosteneva una statuetta, prove
niente da un'imprecisata località del Khuzistan, nell'Iran sudoccidentale
(fig. 84b). 1 Alla metà del III sec. a.C. risalgono le iscrizioni in aramaico
1 L'iscrizione è stata pubblicata da R. Bashash Kanzaq sulla rivista persiana Miriith-e
Farhangi, nr. 1 4, Winter 1 996, pp. 46-49, gentilmente segnalatami dal prof. Pierfrance
sco Callieri, che ringrazio anche per l'aiuto nella comprensione dell'articolo.
20 3
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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a b
Figura 8 5 . Iscrizioni aramaiche di età ellenistica. a) .Ostrakon bilingue da Khir
bet el-Kom: b I2 ltmz snt 6 Il qwsyd' bn hn ' qpyls Il hzpt lnqyrts zzn Il 3 2
«Ii 1 2 di Tammuz dell'anno 6 Qosyada figlio di Hanno, il mercante, ho presta
to a Nikeratos 32 zuz»; (greco): 6 12 menos Pallnemou echei Ni llkeratos Sob
balltho para Koside kallpelou simbolo 3 2 «(Anno) 6, il 1 2 del mese di Panemo
Nikeratos figlio di Sobbat riceve da Koside il mercante 32 dracme». - b) Iscrizio
ne su pietra da Kerak: wgr sr' mlkt ... Il 'bd kmshll br 'm' Il mdb� ' dnh wnskt '
Il lzk b[y]t snt IJ «Monumento funerario della regina Sara ... Kemoshhalil fi
glio di Amma ha fatto questo altare e la camera del relativo tempio nell'anno 1 5 »
(non è da escludere che Sara, «la principessa«, sia una dea degli inferi).
che il re Ashoka fece erigere o incidere in varie località del suo regno
per proclamare la sua conversione al buddismo: da Taxila (nell'odierno
Pakistan) proviene un'epigrafe frammentaria in aramaico; parimenti
frammentarie sono due iscrizioni, provenienti da Pul-i Darunte e Kan
dahar (entrambe nell'odierno Afghanistan), redatte in scrittura aramaica
ma nel cui testo le singole frasi si susseguono prima in un dialetto pra
crito occidentale (medio-indiano) e poi in aramaico. L'iscrizione più
importante è costituita da un testo bilingue scolpito su una parete roc
ciosa nei pressi di Kandahar, pervenuto integralmente (fìg. 84c): al di
sotto della versione greca si trova quella aramaica; la presenza, in questa
ultima, di molte parole iraniche (la lingua di chi aveva eseguito la tradu
zione aramaica del testo di Ashoka) per esprimere i concetti più impor
tanti rende il testo poco comprensibile. Meno sicuramente databili all'in
terno del III o del II sec. a.C. sono diverse altre iscrizioni di varia prove
nienza. In Egitto sono stati trovati diversi documenti di natura contabi
le, su papiri e ostraka, per lo più di origine giudaica; alcuni provengono
da Edfu, nell'Alto Egitto, a nord di Elefantina; questo materiale egizia
no è ritenuto non posteriore al III sec. a.C. Più ricca la documentazio
ne palestinese: varie decine di ostraka amministrativi da Arad e da Bersa-
204
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
bea e quelli più sporadici da Gezer, Khirbet el-Kom e Gerusalemme; un
certo interesse presentano un astrakan bilingue da Khirbet el-Kom (fig.
8 5 a) e un altro da Gerusalemme che rivelano diverse parole greche entra
te in aramaico. Sono da ricordare anche due iscrizioni monumentali su
pietra: Tel Dan, in Galilea, ha restituito una breve bilingue in greco e in
aramaico, costituita dalla dedica di un greco «al dio che è in Dan»; il ti
po di scrittura aramaica è di tipo settentrionale ed estraneo alla tradizio
ne giudaica. La seconda iscrizione proviene da Kcrak, nel paese di
Moab, in Transgiordania (fig. 8 5 b ); di non facile comprensione, presen
ta qualche influenza linguistica nordarabica e una scrittura che prean
nuncia quella nabatea nella forma dei segni. Qualche iscrizione vascola
re proviene da Tell el-Mazar in Transgiordania. Da ricordare infine un
papiro da Gerico con un elenco di nomi. Più sporadica è la documenta
zione dalle altre regioni appartenute all'impero persiano; la Mesopota
mia ha restituito qualche iscrizione sigillare, un mattone con un nome
babilonese scritto in aramaico e in greco; dalla città di Uruk (odierna
Warka) proviene una tavoletta in scrittura cuneiforme che contiene un
testo magico in aramaico: documento molto importante dal punto di vi
sta linguistico per l'inattesa presenza di elementi flessionali nel nome.
Dal Luristan proviene una laminetta d'argento figurata con una iscri
zione votiva; nel Fars una dinastia locale, i cui rappresentanti portavano
il titolo di frataraka, ha emesso monete con leggende aramaiche nella
prima metà del II secolo a.C. Dall'area del Golfo Persico provengono
alcune scritte su vasi e su monete (fig. 86b) e da Teima, infine, un'iscri-
Figura 86. Iscrizioni aramaiche di età ellenistica. a) Iscrizione incisa su una ste
po funerario di Tatlah figlia di Manatant». - b) Leggende su monete da Mleiha
le, che reca superiormente un viso stilizzato, da Teima: nps ttl� brl l t m'ntn «Cip
(Emirati Arabi Uniti): 'by 'l br tbgln Il 'b ' Il 'by 'l br tlbs «Abiel figlio di
TBGLN»; «Abie» (abbreviazione); «Abiel figlio di TLB S » (Abiel era un re di
Hagar; il patronimico, che varia secondo le monete, esprime forse piuttosto un
epiteto; pur essendo contemporanee, le monete presentano grafie notevolmente
diverse).
20 5
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
a b
Figura 87. Iscrizioni aramaiche di età ellenistica. a) Iscrizione di Arebsun
(Cappadocia): mzd' dynmzdysms Il [mlk]t' '�th w'ntth zy by/ Il kn 'mr 'nh
..
'nu zy byl mlk' 11 'hr byl kn 'mr ldynmzdysms 11 'nt ·�ty sgy ' �kym 11 wspyr'
'nt mn 'lhn Il w'l zk 'nh swyt lk Il 'ntt /by « . . . mazda, DYNMZDYSMS la re
gina, sorella e sposa di Bel, così disse: 'Io sono la sposa di Bel il re'. Poi Bel così
disse a DYNMZDYSMS : 'Tu sei mia sorella, molto saggia, e tu sei la più bella
delle dee; per questo ti ho fatto la sposa del mio cuore» (DYNMZDYSM S è un
appellativo in cui compaiono le parole «sapienza» e «sole»; forse è la personifi
cazione della religione mazdaica). b) Iscrizione del re Artaxias: 'rt�ssy mlk
-
11 br zy zrytr Il rwndkn �lq Il 'rq byn Il qry «Artaxias, re, figlio di Zaritar, Ra
wandakan (= quello dell'Oronte), ha diviso la terra tra i villaggi».
zione votiva su un bacino di pietra, un'epigrafe funeraria (fig. 86a) e un
graffito su roccia; quest'ultimo paleograficamente è più recente delle al
tre iscrizioni.
In questa fase di trapasso dalla scrittura achemenide alle scritture na
zionali, fase che durò dal III al I sec. a.C., occupa una posizione partico
lare la produzione epigrafica della Cappadocia, la regione centrale della
penisola anatolica. Qui troviamo due iscrizioni bilingui, in greco e ara
maico, scolpite su pareti rocciose: una, presso Agaca Kale, è di natura
funeraria, ma la versione aramaica, meno estesa, è molto rovinata; l'al
tra, presso Farasha, ricorda l'offerta al dio Mitra di un sacrificio, cele
brato secondo il rito zoroastriano, da parte di un generale. Esiste poi un
documento molto importante costituito da due blocchi di pietra trovati
ad Arebsun; questi recano bassorilievi figurati sulle quattro facce, con
animali vari, fiori, alberi, figure umane su cavalcature e carri; nel blocco
in cui prevalgono le figure umane si trovano due iscrizioni abbastanza
lunghe su ciascuna delle due facce maggiori (A, B; E, F), accompagnate
in entrambi i casi da iscrizioni minori (una, C, dopo A e B; tre, G, H, I,
206
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
dopo E e F); le tre iscrizioni minori G, H, I ricorrono anche nel secon
do blocco. La mancanza di documentazione soddisfacente e di fotogra
fie rende assai difficile lo studio delle iscrizioni di Arebsun, nelle quali
domina la figura del dio babilonese Bel, come sposo di una dea o come
protagonista di posizioni astronomiche.
L'aspetto sconcertante di questo materiale, per quanto consente di giu
dicare la documentazione esistente, è la paleografia di tali iscrizioni cap
padocie; quelle di Agaca Kale e di Farasha, sulla sola base della scrittura
greca, sono state datate rispettivamente al III sec. a.C. e tra il I sec. a.C.
e il I d.C., ma la scrittura aramaica corrisponde a quella del IV-III sec.
a.C., apparentemente anteriore a quella dell'iscrizione di Xanthos, data
ta al 3 5 8 a.C. Le epigrafi di Arebsun (fig. 87a) presentano anch'esse una
grafia molto tradizionale, tipo IV sec. a.C., ad eccezione del segno alef
che compare in ogni iscrizione con due forme diverse: una corrisponde
a quella usuale dell'età achemenide, l'altra, più frequente, è una forma
evoluta di questa che anticipa quella che si ritroverà a Hatra, in Assiria,
nel II e III sec. d.C. ma che era sporadicamente presente già nell'iscri
zione di Kandahar, segno evidente della sua origine persiana. Le iscrizio
ni di Arebsun sono state datate sia al V-IV sec. a.C. sia, più ragionevol
mente, al II sec. a.C. Per completare il quadro della situazione dobbia
mo ricordare ancora alcune iscrizioni (soltanto quattro di esse sono leg
gibili) fatte redigere da Artaxias I re di Armenia ( 1 89- 1 60 a.C.) (fig. 87b)
e ritrovate a più riprese presso la riva occidentale e meridionale del Lago
di Sevan, nell'attuale Armenia; anche la scrittura di queste epigrafi è an
cora molto vicina a quella achemenide (esemplare è il caso di alef) e so
lo il segno y presenta una forma peculiare che non ha riscontro altrove.
Ai fini del nostro discorso sono tuttavia ancora più importanti le iscri
zioni di Nisa, capitale partica a est del Mar Caspio, nell'attuale Turk
menistan. In questa località sono state trovate negli anni Sessanta più di
duemila brevi iscrizioni dipinte su cocci; si tratta di ostraka di natura am
ministrativa, e pertanto molto ripetitivi, una specie di etichette che ac
compagnavano la consegna di anfore piene di vino (fig. 8 8); le date ri
portate, riferite all'era arsacide che ebbe inizio nel 247 a.C., rivelano che
tali iscrizioni si scaglionano tutte entro il I sec. a.C. Le iscrizioni sono
in lingua aramaica, con l'inevitabile presenza di termini iranici (questo
fenomeno esisteva già nel v sec. a.C.), anche se l'onomastica è tipica
mente iranica. L'aspetto più interessante di questi ostraka è quello pa
leografico: pur nella forma schematica che alcuni segni assumono inevi
tabilmente nella scrittura corsiva, la scrittura dei testi di Nisa è ancora
molto vicina a quella aramaica di età seleucide, con forme talvolta più
20 7
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Figura SS. Ostrakon da Nisa. bhwt' znh b m 18 I mn krm"wzbry hdt qry I l zy
mn brzmytn I l hyty bwzn mdwbr zy hn'lt Il '/ gnz ' mlk ' 'l 5nt 22 1 «In questa
anfora vi sono 1 8 m(ari) di v(ino) dalla vi gna uzbar detta 'nuova' di Barzame
tan. Ha portato Bozan fornitore di vino. E un tributo per il tesoro del re per
l'anno 22 1 » Cb e m sono le iniziali delle due parole; il pronome relativo zy della
quarta riga è sintatticamente scorretto ed è stato reso a senso; oltre ai nomi pro
pri vi sono varie parole iraniche).
arcaiche di quelle di Arebsun; nell'insieme, tuttavia, è innegabile una
certa evoluzione grafica che ha come punto di riferimento iniziale i ri
lievi di Arebsun (la spia più evidente è la forma dell'alef) e come sbocco
finale la scrittura di Hatra. L'incertezza relativa alla datazione delle iscri
zioni di Arebsun non impedisce di tracciare una linea evolutiva che co
munque ha la Cappadocia come punto di partenza e la Mesopotamia
settentrionale come punto di arrivo. Nella Cappadocia, dove i re persia
ni avevano trasferito una parte consistente della loro nobiltà con funzio
ni amministrative, la classe dirigente iranica mantenne vivo l'uso della
scrittura e della lingua aramaica sia durante il periodo seleucide sia du
rante quello panico, grazie anche alla posizione quasi indipendente del
regno di Armenia, che comprendeva anche la Cappadocia (l'Armenia
Minor dei Romani). Le iscrizioni di Sevan e di Nisa, come più tardi
quelle di Armenia e di Georgia, documentano la posizione rilevante che
la lingua e la scrittura aramaica conservarono nell'impero panico anche
presso popolazioni iranofone. Questo tipo di scrittura, che viene corren
temente definita «nordmesopotamica», ha pertanto la sua origine non in
questa regione bensì in Cappadocia, dove la coesistenza con l'elemento
greco e la sua posizione politica di confine con la grecità favorirono una
vivacità intellettuale maggiore che non nell'Assiria settentrionale.
La vicenda della scrittura aramaica di Cappadocia, diventata poi di
fatto la scrittura aramaica della parte settentrionale dell'impero panico,
costringe a riesaminare diverse affermazioni correnti e pone qualche
problema. Innanzi tutto occorre ridimensionare la definizione di scrit-
2 08
Le iscrizio'ni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
ture «nazionali»: questa va bene per quelle giudaica, nabatea e palmire
na, ognuna delle quali ha alle spalle un ben definito organismo politico
e una compatta tradizione culturale; non è tuttavia applicabile alla
scrittura siriaca, dato che Edessa non aveva autonomia politica. Non è
neppure possibile parlare di una scrittura aramaica nazionale nell'ambi
to dell'impero partico, poiché all'interno di questo sorsero tre diverse
scritture autonome: quella di Cappadocia, quella di Edessa e quella del
l'Elimaide. Abbiamo individuato la genesi storica della prima, ma igno
riamo totalmente le ragioni che portarono alla creazione delle altre due;
particolarmente inesplicabile, almeno per il momento, appare l'origine
della scrittura siriaca: perché Edessa non adottò la scrittura usata nella
vicina Armenia?
Iscrizioni nabatee
La trasformazione della scrittura aramaica di tradizione achemenide
nelle diverse scritture locali non costituisce un fenomeno generale pro
dottosi automaticamente nelle varie regioni che erano appartenute al
l'impero persiano; le scritture nazionali nacquero soltanto laddove si
verificarono le condizioni politiche e culturali idonee per la nascita di
una nuova lingua scritta che veniva caratterizzata, come sempre avveni
va nel Vicino Oriente, da una sua peculiare forma di scrittura. Diventa
in tal modo comprensibile perché, ad esempio, non esiste una scrittura
aramaica autonoma in Egitto, dove i diversi gruppi semitici (fenicio,
aramaico e giudaico) furono linguisticamente assimilati o dall'egiziano
nella sua fase demotica o dal greco.
La debolezza dello stato seleucide in Siria, entrata ormai nell'orbita
dell'imperialismo romano, favorì la formazione, intorno alla metà del n
sec. a.C., di due nuove entità politiche: lo stato ebraico in Palestina e il
regno dei Nabatei in Transgiordania e nelle regioni meridionali, dal Ne
gev fino al Hegiaz. Nelle rispettive capitali di questi due regni, Gerusa
lemme e Petra, furono create le scritture nazionali più occidentali, de
stinate entrambe a un lungo e glorioso, anche se diverso, futuro anche
dopo la scomparsa delle strutture politiche da cui erano sorte.
Limitando il nostro discorso ai Nabatei, è indispensabile in via preli
minare chiarire un equivoco terminologico che fin dagli inizi degli studi
ha inquinato ogni trattazione relativa alle popolazioni nomadi di lingua
semitica: l'identificazione del termine semitico «arabo» ('rb in scrittura
consonantica; in greco e latino Arabes, plurale) come un nome di popo
lo, come avviene attualmente; noi definiamo infatti «arabe» le popola-
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
zioni che hanno l'arabo come lingua materna. Nell'Oriente antico (com
presa la Bibbia ebraica) e presso gli scrittori classici gli «arabi» erano
invece coloro che vivevano nella 'arabah, la steppa desertica che solo in
un secondo momento ha dato il nome ali' Arabia, costituita essenzial
mente da steppe desertiche e da deserti inospitali. A partire dal III mil
lennio a.C. i semiti seminomadi che vivevano nella steppa hanno parla
to lingue diverse che si sono succedute nel tempo ma che hanno anche
spesso convissuto insieme presso tribù diverse; i dialetti amorrei si sono
trasformati in dialetti aramaici nel corso del II millennio a.C. e questi
ultimi hanno resistito a lungo di fronte a quelli nordarabici del I millen
nio a.C., che si sono imposti definitivamente solo intorno alla metà del
I millennio d.C. I Nabatei non erano arabi che usavano l'aramaico sol
tanto come lingua scritta, come si sostiene comunemente sulla scia del
l'autorevole ma non infallibile Theodor Noldeke ( 1 836- 1 930), ma ara
mei che usavano una lingua più evoluta di quella della cancelleria ache
menide e non priva di influenze nordarabiche. Solo da pochi anni si è co
minciato a prendere coscienza di questa realtà storica,1 che sarebbe sta
ta evidente fin dall'inizio se si fossero affrontate le iscrizioni «sinaitiche»
con un po' più di buonsenso.2
Molto si è discusso sulle origini storiche dei Nabatei, il cui nome
(nbtw) ricorre anche in contesti storici e in forme che vengono general
mente, ma quasi certamente a torto, tenute distinte da quello presente
nelle iscrizioni nabatee. 3 La più antica menzione degli «arabi chiamati
Nabatei» si trova in Diodoro Siculo (Biblioteca storica 1 9,94-97) che
usa come fonte Geronimo di Cardia; questi narra di una spedizione mi
litare che Antigono di Siria mandò nel 3 l 2 a.C. contro Petra e di una
lettera che i Nabatei gli scrissero «in caratteri siriaci». Tribù di carova
nieri che aveva la sua capitale a Petra, nel deserto a est del Sinai, questi
monopolizzavano il tratto settentrionale, da Hegra (Medain Salih) al
Mediterraneo, della carovaniera che proveniva dallo Yemen. Nella pri-
1 Si veda H. Lozachmeur (éd.), Présence arabe dans le Croissant fertile avant l'Hégire.
Actes de la Table ronde internationale 13 novembre 1993 , Paris 199 5 .
...
2 È assai poco ragionevole supporre che l e diverse migliaia d i graffiti lasciati sulle rocce
del Sinai da fedeli che frequentarono luoghi sacri ivi esistenti durante tre secoli fossero
scritti non nella lingua dei fedeli stessi ma in quella usata dalle cancellerie di organismi
politici scomparsi da parecchi secoli.
3 Genti nabatee (nabatu) furono combattute nella Mesopotamia meridionale da sovrani
assiri nell'vm e VII sec. a.C.; gruppi di Nabayat (nbyt nelle iscrizioni nordarabiche) si
opposero in Transgiordania al re assiro Assurbanipal nel 659 a.C. e al babilonese Nabo
nedo nel 540 a.C. nel Hegiaz; la Bibbia ebraica ha trasformato la forma Nabayat in un
plurale femminile, Nebayot.
210
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
ma metà del II sec. a.C. i Nabatei sono organizzati in un regno al quale
pose fine Traiano nel rn6 d.C. quando creò la provincia di Arabia.
Le iscrizioni nabatee di cui si ha notizia sono circa cinquemila, ma di
queste circa un migliaio sono ancora inedite; dal punto di vista crono
logico tale materiale epigrafico si distribuisce tra l'inizio del II sec. a.C.
e la fine del IV d.C. (la più antica iscrizione datata proviene dall'antica
Elusa, nel Negev, e si colloca verso il 1 70 a.C.; la più recente è una epigra
fe funeraria del 3 56 d.C. scoperta nell'antica Hegra, nel Hegiaz). L'area
geografica coperta dalle iscrizioni nabatee comprende la Siria meridio
nale, la Transgiordania, il Negev, il Sinai, il Deserto Orientale egiziano,
il Hegiaz e la parte nordoccidentale dell'Arabia Saudita; iscrizioni spo
radiche sono state trovate nel sud dell'Arabia Saudita, a Sidone, in varie
città dell'Egeo e perfino in Italia. Nonostante il loro numero ragguarde
vole le iscrizioni nabatee forniscono informazioni storiche relativamen
te modeste, poiché la loro stragrande maggioranza è costituita da bre
vissimi graffiti su pareti rocciose: di natura funeraria o devozionale que
sti recano soltanto nomi propri e formule schematiche. Le epigrafi di
natura monumentale, incise su blocchi di pietra o su pareti di roccia, so
no in prevalenza espressione della fase più importante del regno naba
teo, che va dal I sec. a.C. al 1 06 d.C.
\5j\\f\Jl I f )Cfl d>' )b D15J
oÌl)'nn 1��\\'1�n�1MJ>-,,�1
a b
Figura 89. Iscrizioni da Petra. a) Iscrizione votiva di Abdo: dnh #m ' brtt Il rbm
'mh mlk Il nb!w dy 'qym Il lh 'bdw ptwr' «Questa è la statua di Areta, colui
che ama il suo popolo, re dei Nabatei, che ha eretto per lui Abdo, l'indovino»
Atargatis: . . bywm 'rb'h b 'b snt tltyn Il wsb' lbrtt mlk nb!w rbm 'mh « .. nel
(sintassi anomala nella prima riga). b) Parte finale dell'iscrizione del tempio di
-
. ... .
giorno quattro di Ab, l'anno trentasette di Areta re dei Nabatei, colui che ama
il suo popolo ... » (nell'originale il testo occupa una sola riga).
Nell'area di Petra, la capitale nabatea, sono state scoperte circa mille
iscrizioni, gran parte delle quali resta ancora inedita. Le poche monu
mentali su pietra rappresentano dediche di statue ai sovrani erette da
211
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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(]6'J CO.'.)
Figura 9 0 . Iscrizione da Hegra. dnh kpr' dy 'bd hSykw br �mydw lnpsh 11 wlyldh
wlgzy 't wslmw ·�wth bnt 11 �mydw wldhm wl' rsy 'nws 11 lmktb bkpr' dnh
tqp Il 1 5 1 klh wl' lmqbr bh 'nws Il r�q lhn '?dq b'?dq wmn I l [dy y'b]d k'yr
dnh plw 'yty lh I l [qy]m byr� 'yr fnt 'rb'n l�rtt Il mlk nbtw r�m 'mh rwm'
'bd'bdt Il psly' «Questa è la tomba che ha fatto Hushaiko figlio di Humaido per
se stesso, per i suoi figli e per Guzaiat e Salamo, le sue sorelle figlie di Humai
do, (e) i loro figli. E non sia consentito ad alcuno di scrivere su questa tomba
qualsiasi disposizione duratura né di seppellire in essa alcun estraneo a meno
che non abbia diritto ereditario. E colui che farà diversamente da ciò, non sia
valido per lui. Nel mese di Iyar, l'anno quaranta di Areta, re dei Nabatei, colui
che ama il suo popolo. Rome (e) Abdobodat sono gli scultori».
membri della famiglia reale o da personaggi della corte (come l'indovi
no Abdo: RB 1 966) (fig. 89a), un'iscrizione votiva di una associazione
religiosa sorta per il culto di Oboda (un re divinizzato) (RES 1 423) ed
altre analoghe più o meno frammentarie. Un particolare interesse rive
ste un'epigrafe incompleta, pubblicata nel 1986, che è stata trovata all'in
terno del tempio di Atargatis-Uzza e che conserva parti di una «tariffa»
relativa al tempio stesso (fig. 89b). Notevole anche una lunga epigrafe,
scolpita all'interno di una tomba (CIS II 3 5 0), che descrive la tomba stes
sa e l'area sacra con giardini, portici e una sorgente. Quasi tutte le altre
iscrizioni sono scolpite su roccia e sono di natura funeraria. Il secondo
grande centro dell'epigrafia nabatea è Hegra (odierna Medain Salih).
Qui, come a Petra, si trovano tombe monumentali con maestose faccia
te di ispirazione greca; a differenza di Petra, tuttavia, le iscrizioni fune
rarie di Hegra sono spesso piuttosto lunghe e illustrano la situazione giu-
212
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
'J..J. '1
q...t
ry[s] Il hgr' 'l mwyh 'tth brt Il 'mrw br 'dywn br smw 'l Il 1 5 1 rys tym ' dy
Figura 9 r . Iscrizione da Hegra. dnh ... wt' dy ... h I 'dy[wn] br �by br smw 'l
mytt byr� Il 'b 5nt m'tyn w�msyn Il w '�dy brt 5nyn tltyn Il wtmny «Questa è
.. . che ... Adion figlio di Habi figlio di Samuele capo di Hegra per la sua sposa
Mawiya, figlia di Amru, figlio di Adion figlio di Samuele, capo di Teima, la
quale morì nel mese di Ab l'anno duecentocinquantuno, all'età di trentotto
anni» (l'anno, calcolato dall'istituzione della provincia romana di Arabia nel
1 06· d.C., corrisponde al 3 56 d.C.; si noti la grafia evoluta, con il punto posto
sopra il segno d, le legature e la y finale).
ridica relativa alla proprietà della tomba stessa, facendo esplicito riferi
mento a documenti ufficiali (fig. 90). Le iscrizioni tombali di Hegra so
no datate quasi tutte entro i primi settantacinque anni del 1 sec. d.C.;
dopo un intervallo di circa due secoli, il luogo venne di nuovo utilizza
to come necropoli, come appare da tre iscrizioni datate rispettivamente
al 267, 306 e 3 5 6 d.C. (fig. 9 1 ); quest'ultima rappresenta la più recente
data dell'epigrafia nabatea. Tra le iscrizioni non funerarie si può ricorda
re una breve epigrafe, di epoca tarda, incisa su una meridiana e un paio
di iscrizioni su roccia, di natura votiva, dedicate rispettivamente ad «Ar
ra ("r') in Bostra, dio di Rabel» (CIS II 2 1 8) e a un «signore della casa»
(CIS II 2 3 5) nel quale è da vedere, con molto probabilità, il dio della ca
sa regnante nabatea, menzionato nell'iscrizione precedente, 1 piuttosto
che il dio di un indefinibile «tempio». Molto più povero è il patrimonio
epigrafico del terzo grande centro nabateo, Bostra, che divenne capitale
della provincia romana nel I 06 d.C. Oltre alle usuali brevi iscrizioni fu
nerarie sono da ricordare alcune epigrafi votive, tra cui una dedicata al
dio Q�YW (CIS II 1 74) e un'altra a Dusara Arra, datata forse al 148
d.C. (RES 676); a questa stessa divinità è dedicata anche un'altra epigrafe
1 Ciò non implica necessariamente che soltanto questa divinità fosse considerata «dio
della casa»; ogni sovrano poteva avere una o più divinità personali.
21 3
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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) b)
a b
Figura 92. Iscrizioni nabatee. a) Iscrizione funeraria da Umm al-Gimal: dnh
npsw phrw 11 br sly rbw gdymt 11 mtk tnw� «Questa è la stele funeraria di
Fahru figlio di Shillai, precettore di Gadimat re di Tanuh» (Gadimat divenne re
di Hira, capitale dei Lakhmidi, intorno al 270 d.C.). - b) Iscrizione votiva da
Iram: dkrt 'ltw Il �lypw wmqm'l Il wn�#b w�qly Il btb «Allat si ricordi di
Hulaifo e di Moqimel e di Nahashtab e di Haqlay in bene» (il nome della dea è
il femminile di Allah «dio»).
trovata a lmtan, località non lontana da Bostra (RES 83). Sulla base di
una scultura raffigurante un'aquila (in gran parte perduta) si trova una
breve dedica al dio Qaus (Syria 19 5 8); poco a nord di Bostra è stata tro
vata un'iscrizione funeraria bilingue di tipo monumentale.
Le iscrizioni nabatee sono largamente diffuse anche al di fuori delle
città ricordate. Nel Hauran, che ha Bostra come centro più importante,
sono state scoperte circa duecentocinquanta iscrizioni, ma ancora una
volta una buona parte di queste resta inedita. Le epigrafi più interes
santi provengono da due complessi templari situati rispettivamente a
Seia (odierna Si ') e Salkhad. La prima ha restituito diverse iscrizioni mo
numentali, talvolta mutile, che ricordano la costruzione e l'ampliamen
to del tempio, il rifacimento di parti architettoniche, la dedica di statue
onorifiche, offerte votive; una bilingue ricorda la divinità eponima, Seeia
in greco, s'y 'w in nabateo. I Da Salkhad provengono alcune iscrizioni re
lative al restauro di un tempio alla dea Allat nel corso del 1 sec. d.C. (CIS
II 1 84+ 1 83) e testi di carattere votivo per questa divinità e per Baalsha
min. Abbastanza numerose sono le altre località del Hauran che hanno
restituito iscrizioni nabatee; tra quelle più importanti ricordiamo una
1 La forma greca rivela che la vocale finale di molti nomi propri aramaici che compare
nella grafia -w nelle iscrizioni non corrisponde, come si sostiene spesso erroneamente,
alla desinenza -u del nominativo arabo (che peraltro è una -u breve e non lunga come
presuppone la grafia aramaica), bensì a una vocale -a originaria che in varie trascrizioni
greche compare come -o: questa era la pronuncia aramaica della vocale sentita fonemati
camente come a.
2 14
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
iscrizione funeraria da Dmer (l'antica Admedera), tra il Hauran e Da
masco; essa è notevole per la doppia datazione all'anno 405 dei «Roma
ni», cioè dei Seleucidi, e all'anno 24 del re nabateo Rabel II, cioè il 94
d.C.; un'iscrizione votiva da Der el-Meshquq, dell'anno 1 24 d.C., men
ziona un tempio di Ashado, dio dei Minei; 1 la datazione è fornita con
gli anni dell'imperatore Adriano. Da Umm al-Gimal proviene, oltre a di
versi graffiti e iscrizioni monumentali di natura funeraria, una bilingue
greco-nabatea, di natura funeraria, nella quale è menzionato Gadimat
sovrano del regno arabo di al-Hira, che regnò nella seconda metà del III
sec. d.C. (fig. 92a) Sono da ricordare infine diversi frammenti di iscri
zioni monumentali scoperti a el-Ghariye, non per il loro valore intrin
seco ma per la testimonianza indiretta di un centro piuttosto importante.
A oriente del Hauran i Nabatei hanno lasciato tracce epigrafiche sia
con brevi graffiti nel wadi Sirhan, in particolare nei pressi di Ithra, e in
vari siti del Giauf sia con iscrizioni più importanti presso l'antica città
di Duma (l' Adummatu degli Assiri), corrispondente al centro odierno
di el-Giauf. Qui è documentato un tempio dedicato a Dusara che fu
restaurato nel quinto anno del re nabateo Malico II, cioè nel 44 d.C., dal
l'indovino Malico (RB 1 9 5 7); una seconda iscrizione monumentale ri
corda la costruzione di una tomba nell'anno trentacinque di Areta IV,
cioè nel 26 d.C. (Milik-Starcky I 970).
Tornando in territorio transgiordano, troviamo a Madaba alcune iscri
zioni funerarie monumentali, tra le quali due datate rispettivamente al
37 e al 1 08 d.C.; la seconda è una bilingue. Nel sito di Khirbet et-Tan
nur è stato scavato un importante santuario, ricco di sculture, che ha re
stituito anche diverse iscrizioni monumentali, di natura prevalentemen
te votiva; una di queste è datata al secondo anno di Areta IV, cioè all'8
a.C., un'altra menziona «Qaus, dio di Horawa». Più a sud, a Iram (pres
so il wadi Ramm), sorgeva un santuario di Allat che ha conservato due
dozzine di iscrizioni nabatee, oltre a epigrafi greche, tamudene e minee;
alcune sono su pietra ma la maggior parte sono scolpite sulla roccia; in
genere molto brevi, sono tutte di natura votiva; il nome della divinità
compare nelle due forme 'lt e 'ltw (fig. 92b). Sulla strada che da Petra
porta ad Aqaba, presso il wadi Thalageh, un'iscrizione rupestre ricorda
la costruzione di una diga eretta nell'anno 3 I d.C. (Syria I 9 5 8). Nell'area
1 Questi Minei sono storicamente diversi dai carovanieri che si erano insediati nella
parte settentrionale dello Yemen; probabilmente si tratta di un gruppo che, giunto nel-
1 'Arabia nordoccidentale dall'area del Golfo Persico insieme con altre genti poi scese
nello Yemen, si era sedentarizzato in questa zona; cf. G. Garbini, The Origins of South
Arabians, in ScTipta Yemenica, pp. 203 -209 (per questo libro cf. la nota bibliografica alle
iscrizioni minee, sotto, p. 295).
21 5
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
a b
Figura 9 3 . Iscrizioni nabatee. a) Bilingue di Bayir, safaitico (bustrofedica, inizio
a destra in basso): lqdmt bn km rf,'l Il S'm wr'y 'b'r «Di Qadimat, figlio di
Komo, della tribù di Sha'm; ha pascolato presso le sorgenti»; nabateo: lqdmt br
ponimo moderno derivi dall'antica forma nordarabica). - b) Iscrizione presso
kwmw wr�' «Di Qadimat figlio di Komo; ha pascolato» (è possibile che il to
al-Hima: bly slm 'frk br S'mw Il byr� 'lwl snt Il r7 lrb'l «Ecco, pace ad Ashrik
figlio di Shamo; nel mese di Elul, l'anno 17 di Rabel» (88 d.C.).
dell'oasi di Bayir è stata trovata recentemente una breve bilingue in na
bateo e safaitico (fig. 93a).
Nel Hegiaz, esclusa la già ricordata Hegra, le iscrizioni nabatee non
sono molte. A Rawwafa una grande iscrizione bilingue, che alterna il te
sto greco e quello nabateo, ricorda l'erezione di un tempio agli impera
tori Marco Aurelio e Lucio Vero (tra il 1 66 e il 1 69) da parte di una co
munità di Tamudeni (CIS n 364 1 ). Dall'area di Teima provengono al
cune brevi iscrizioni di carattere votivo e funerario (in una viene men
zionata la dea TDH); qualche iscrizione funeraria è presente anche a
Dedan. L'Arabia Saudita meridionale ha finora restituito un paio di
graffiti nabatei: uno, con la data dell'88 d.C., a non molta distanza da
al-Hima (fig. 93b), l'altro presso Qaryat al-Faw, città situate lungo l'an
tica carovaniera che da Nagran conduceva al Golfo Persico (Macdonald
1994).
Nell'area settentrionale, il Negev ha restituito iscrizioni nabatee di
notevole interesse. Come abbiamo già ricordato, dall'antica Elusa pro
viene la più antica iscrizione nabatea, mentre il sito di Oboda (odierna
Avdat) prende il nome da un sovrano nabateo (ve ne furono tre con que
sto nome) al quale fu qui costruito un tempio dopo essere stato diviniz
zato; scavato alla fine degli anni Cinquanta, in questo sono state trovate
una dozzina di iscrizioni votive, alcune delle quali dedicate da un'asso
ciazione religiosa (marzea� ) , altre da membri della famiglia del re Areta
1v; una è datata 88 d.C. Tra i diversi graffiti presenti nella zona, partico
lare importanza riveste un'iscrizione pubblicata nel 1986 (fig. 94): scol-
216
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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61J1,JJjuJ.uiJfi[pSAJ �j\)J� >-
�J'lll�J �"�l ('1ll�l 1�110112J5 l
6J1')S�v\�10'��]�6'
11 10J1)5�J �\>-
Figura 94. Iscrizione votiva nabatea con testo poetico arabo. dkyr btb qr' qdm
'bdt 'lh ' Il grm 'lhy br tym'lhy #m lqbl 'bdt 'lh ' Il fyf'l l' fd' wl' 'tr' fkn hn '
yb'n ' 'lmwtw l' Il 'b" fkn hn ' 'rd grbw l' yrdn ' Il grm 'lhy kt(b) bydh «Sia ri
cordato nel bene al cospetto del dio Oboda colui che legge. Garmalahi figlio di
Taimalahi ha scolpito una statua per il dio Oboda: 'Non è la necessità né la
scelta, che opera: accade che la morte cerca noi, anche se io non la cerco e acca
de che se anche io la rifiuto, la ferita non rifiuta noi'. Garmalahi ha scritto di
sua mano» (è stata omessa la seconda riga dcli'epigrafe, malamente leggibile; nel
testo in arabo il segno aramaico p è stato reso con f L'autore dell'epigrafe, tor
nato vivo da una battaglia, ringrazia il dio Oboda per avergli salvato la vita: è
lui infatti (non il fato, non la libertà dell'uomo) che ha agito a favore di Garma
lahi. Si noti che il nome aramaico Oboda, che richiama il greco Euergetes
«Benefattore», è formato con la radice 'bd «fare» che corrisponde a quella ara-
ba['/).
pita su una roccia presso la gola di En Avdat per ricordare l'offerta di
una statua al dio Oboda, l'epigrafe contiene nella parte centrale dei ver
si in lingua araba che costituiscono la più antica testimonianza di tale
lingua (l'iscrizione è databile al I sec. d.C.). Dalla località di Horvat Ra
qiq, circa 1 0 km a nord-ovest di Bersabea, proviene un'iscrizione di ca
rattere magico dipinta su un ciottolo.
a b c
Figura 9 5 . Iscrizioni nabatee sul Sinai. a) dkyr bl�t br bry'w Il wbry'w brh Il btb
wslm «Sia ricordato Halisat figlio di Barayo e suo figlio Barayo. In bene e pa
ce». b) slm 'lyw br L Il dk(yr) 'lyw br Il smrbw «Pace. Aliyo figlio di Si(m
raho). Sia ricordato Aliyo figlio di Simraho». c ) slm 'wS' br Il 'bd'lb'ly «Pa
-
ce. Auso figlio di Abdilbali».
217
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Figura 96. Iscrizione nabatea da Teli
Shuqafiya. d' rb't ' dy 'bd whb'lh[y]
Il br 'bd'lg ' br 'ws 'lhy Il ldwfr'
'lh ' dy bdpn ' Il m�ryt 5nt 1 8 lmlkt
Il qlptrw dy 5nt 26 I l [l]mlkw mlk
nbtw dy hy snt 11 2 l '?fh byr� nysn
«Questa è la pietra squadrata [del
santuario] che ha fatto Wahabalahi
figlio di Abdalga figlio di Aushalahi
per Dusara, il dio che sta a Dafne
l'egiziana. L 'anno 1 8 della regina
Cleopatra, che è l'anno 26 di Malico
re dei Nabatei, che è l'anno 2 di Ada,
nel mese di Nisan» (il suffisso fem
minile -t della parola mlkt è stato
scritto nella riga sottostante, forse per una dimenticanza del lapicida).
La regione che contiene il maggior numero di iscrizioni nabatee è la
penisola del Sinai, nella quale sono stati rilevati circa tremila brevissimi
graffiti, databili per lo più al II e III sec. d.C. Definite inizialmente «iscri
zioni sinaitiche», queste epigrafi nabatee sono quasi tutte del tipo «sia
ricordato NN» (dkyr NN), che indica un atto devozionale, ovvero «pa
ce. NN» (slm NN) che ha lo stesso significato; tra gli autori delle iscri
zioni figurano talvolta dei sacerdoti (fig. 9 5 ). È molto verosimile che que
ste iscrizioni fossero collegate a luoghi di culto meta di pellegrinaggi; ma
tale spiegazione potrebbe non essere esclusiva e resta comunque ipote
tica; difficilmente spiegabile è anche l'alto numero di epigrafi in luoghi
non di transito ma frequentati intenzionalmente.
La zona più occidentale raggiunta dalle iscrizioni nabatee è l'Egitto:
abbastanza numerosi sono i graffiti su roccia presso le diverse vie caro
vaniere che dal Mar Rosso giungevano al Nilo attraverso il Deserto
Orientale; importante anche per stabilire la cronologia di alcuni sovrani
nabatei è la seconda iscrizione monumentale trovata nel tempio di Dusa
ra a Tell Shuqafiya, non lontano dalla città di Bubasti, nel Delta orientale;
l'epigrafe è datata al 36 a.C., al tempo della regina Cleopatra VII e del re
Malico I (fig. 96).
Sporadiche iscrizioni di tipo monumentale, in genere di natura voti
va, sono state trovate, con una sola epigrafe per sito, a Sidone, Mileto
(bilingue), nelle isole di Cos e Delo (bilingui); due sono le iscrizioni
trovate a Pozzuoli, presso Napoli, e tre quelle di Roma, tra le quali un
piccolo frammento bilingue in nabateo e latino. Sono forse nabatei al
cuni graffiti in scrittura aramaica scoperti a Pompei.
A questo materiale epigrafico in senso stretto bisogna aggiungere al-
218
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
cuni papiri, scoperti negli anni Sessanta in una grotta presso il Mar
Morto insieme con molto materiale giudaico. Si tratta di sei papiri, più
o meno mutili, contenenti documenti di natura legale (compravendita,
garanzie), e di alcune sottoscrizioni apposte da nabatei su documenti
legali redatti in aramaico giudaico. I testi risalgono agli ultimi anni del
regno di Rabel II e ai primi decenni della provincia romana; il loro mag
giore interesse è costituito dall'aspetto paleografico, dato che si tratta
della sola testimonianza diretta della scrittura corsiva.
Vanno infine ricordate le leggende monetali, che recano per esteso il
nome dei re e di alcune regine, da Oboda II (62-60 a.C.) a Rabel II, ulti
mo sovrano.
La quantità e dispersione del materiale e la mancanza di studi adegua
ti non consentono ancora di tracciare un profilo dell'evoluzione della
scrittura nabatea; esiste tuttavia qualche punto di riferimento. L'iscri
zione di Elusa, la più antica, rivela che nella prima metà del II sec. a.C.
una scrittura nazionale nabatea ancora non esisteva; le non molte iscri
zioni immediatamente successive mostrano che la scrittura nabatea si de
finì nel corso del I sec. a.C. Le forme dei segni, inizialmente simili a quel
le dell'aramaico giudaico, conobbero un'evoluzione abbastanza rapida,
in particolare i segni alef, w, k, I, s, q. Lo sviluppo della scrittura monu
mentale fu determinato, com'è ovvio, dall'influenza di quella corsiva,
con le legature dei segni e il ductus fortemente curvilineo. L'aspetto più
caratteristico della scrittura nabatea è costituito dalla forma stretta e al
lungata dei segni (tale fenomeno non si riscontra però nelle leggende mo
netali), i quali tendono a ridurre sempre di più i tratti non verticali che
li individuano; il risultato, nel corsivo più schematico, è una forte ridu
zione del segno stesso: un semplice tratto verticale può rappresentare an
che nove segni diversi, come accade talvolta anche nella scrittura neo
punica. Nelle iscrizioni più tarde l'allungamento dei segni scompare,
mentre la scriptio continua cede il passo alla distinzione fra le parole, iso
late da un maggiore spazio.
Iscrizioni palmirene
Due furono le scritture autonome che furono create nella Siria cen
trale e settentrionale: quella di Palmira e quella di Edessa (attuale Urfa,
in Turchia) nella quale da due millenni si esprime la lingua siriaca. Si trat
ta di due scritture affini, come lo sono la nabatea e la giudaica, come que
ste nate da varianti locali della scrittura aramaica di età seleucide; lo scar
sissimo numero di iscrizioni attualmente note assegnabili agli ultimi se-
219
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
���J�s.
f\hj� � ì1 ì __)'
a b
Figura 97. Iscrizioni in scrittura «protopalmirena». a) Pietra da el-Mal: 5nt tlt
...
mh Il w�ms yqym Il br �mlt br Il n�rmlk I l bnh byt 'lh « ... l'anno trecento
cinque Yaqim figlio di Hamlat figlio di Nasarmilk ha costruito la casa del dio».
- b) Sarcofago di Gerusalemme, aramaico di Siria: �dn mlkt '; aramaico giudai
co: �dh mlkth «Sadan la regina».
coli del I millennio a.C. e al I d.C. non permette affermazioni più preci
se sull'effettivo luogo di origine di tali scritture, che potrebbero essere
sorte inizialmente non in questi due centri, diventati famosi solo più
tardi, ma altrove, ad esempio in santuari di grande richiamo come quel
lo di Hierapolis, non lontano da Edessa. La scrittura di Palmira era già
definita almeno verso la metà del I sec. a.C. (la più antica iscrizione da
tata è del 44 a.C.) mentre la prima attestazione della scrittura siriaca è
fornita da un'iscrizione del 6 d.C., già molto diversa dalle epigrafi pal
mirene: è dunque evidente l'origine indipendente delle due scritture.
D'altra parte, il fatto che alcune iscrizioni, come quella della pietra di
el-Mal (7 a.C.) e la brevissima bilingue (siriaco e aramaico giudaico) su
un sarcofago di Gerusalemme (CIS n 1 5 6; databile intorno al 50 d.C. se
si tratta, com'è possibile, della regina Elena di Adiabene) (fig. 97) pre
sentino segni uguali sia a quelli palmireni sia a quelli siriaci mostra la
persistenza di varianti locali accanto alle due scritture che si andavano
affermando (si tenga presente che la pietra di el-Mal ha anche segni di
tipo tradizionale e che questa località si trova presso il confine dello
stato di Israele). Anche l'iscrizione arcaica di Dura-Europos (32 a.C.)
(fig. 98b) contiene qualche variante locale rispetto alla scrittura palmi
rena in cui è redatta. Un ulteriore elemento di giudizio sull'origine di
queste scritture è fornito dalla circostanza che entrambe hanno creato
segni diversi da quelli aramaici tradizionali per certe consonanti: tale è il
caso per s e p nel palmireno e per �, s e � nel siriaco; se si tiene conto
della forte presenza arabofona nel primo (in arabo la consonante p è
sostituita da f) e del probabile parastrato non semitico del secondo non
220
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
a
Figura 98. Iscrizioni palmirene. a) Iscrizione votiva da Palmira: qrb tbr' br
zbdlh Il wmqym br zbdbwl 's'd Il lblbl�mwn wmnwt «Ha offerto Tabira
figlio di Zabdilah e Moqim figlio di Zabdibol Ashad per Bel-Belhammon e
Manawat» (le divinità a cui viene fatta l'offerta sono di natura ctonia: la prima è
di origine cartaginese, la seconda araba). b) Iscrizione votiva da Dura-Euro
-
pos (32 a.C.): byrh sywn snt 2 00 Il 79 hw zbdbwl Il br b'y�w dy mn bny Il
gdybwl wmlkw br I l rmw dy mn bny kmr' Il 'bdw hykl !bi Il wyrhbwl «Nel
mese di Siwan, l'anno 279 Zabdibol, figlio di Bayahwo della confraternita di
Gaddibol, e Malico, figlio di Ramo della confraternita dei Komara, hanno co
struito un tempio per Bel e Yarhibol».
è assurdo pensare che la creazione di nuovi segni per le consonanti in
questione fosse dovuta a ragioni fonetiche.
L'oasi di Palmira si trova all'incirca a metà strada tra la Siria e la Me
sopotamia, ed era attraversata anche dall'importante carovaniera che col
legava Damasco con l'Eufrate che bagna la Siria settentrionale. Abitata
da genti semitiche fin dall'inizio del II millennio a.C., le testimonianze
epigrafiche ed archeologiche non sono anteriori al 1 sec. a.C.; il periodo
di massimo splendore della città si ebbe durante la dominazione roma
na, tra la metà del 1 sec. e la fine del II sec. d.C. Il breve periodo di indi
pendenza di Palmira, con il re Odeinato e poi la sua vedova Zenobia
(23 5 -273), terminato con la vittoria di Aureliano sulla regina, costituì il
preludio della decadenza della città, saccheggiata e incendiata dopo una
rivolta contro i Romani seguita immediatamente al ritiro di Aureliano.
L'alternarsi di menzioni e di silenzi nelle fonti antiche sulla storia di
Palmira lascia intuire che questa conobbe periodi di abbandono e di ri
popolamento; se l'archeologia è finora muta a questo riguardo, elementi
linguistici, epigrafici e specialmente religiosi hanno rivelato che durante
il periodo persiano i re achemenidi insediarono nell'oasi una colonia fe
nicia composta da gubliti e cartaginesi.1 La totale assenza di nomi feni-
1 G. Garbini, Palmira colonia fenicia, in PdP, 1996, pp . 8 1 -94; Gli dèi fenici di Palmira,
in RANL IX, 9 ( 1 998), pp . 23 - 37.
221
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 99. Iscrizioni votive palmirene. a) Da Roma (bilingue con testo latino):
'lt ' d' tmtkbt wl'thy tdmr 11 qrb tbrys qlwdys plqs 11 wtdmry' tthyhn slm
«Questo altare è per Malakbel e per gli dèi di Palmira. Hanno offerto Tiberio
Claudio Felice e i Palmireni ai loro dèi. Pace». b) Da Palmira: [']lt' dh dy
-
'b[d] mlkw br byrn Il [br 'g]yl[w] lbwl'str 'lh' Il ... wbyy bnwhy w 'b[w]hy
Bolastar (per la sua vita) e la vita dei suoi figli e dei suoi fratelli». e) Da Dura
«Questo è l'altare che ha fatto Malico figlio di Hairan figlio di Ogeilo al dio
-
Europos (su un bassorilievo): yrbbwl 'lh ' Il tb' msb' dy Il 'yn "bd bny 11 myt'
q#' « Yarhibol, il dio buono. La stele della Sorgente l'ha fatta la confraternita
della 'Morte Arciere'» (per questo appellativo cf. il dio fenicio 'Reshef della
freccia': rsp b�).
ci nell'onomastica della città romana fa supporre che nel periodo elleni
stico l'elemento fenicio si ridusse drasticamente e che la città conobbe
una nuova fase di ripopolamento verso l'inizio del I sec. a.C.
Le iscrizioni palmirene attualmente note sono poco meno di tremila
e si distribuiscono cronologicamente tra la metà del I sec. a.C. e la fine
del III d.C.; la più antica delle iscrizioni datate è del 44 a.C., la più re
cente del 272 d.C. Le iscrizioni provengono in massima parte dalla città
di Palmira (fig. 98); alcune decine sono state trovate nella regione intor
no alla città, mentre poco meno di un centinaio sono state scoperte nel
la città di Dura-Europos, sull'Eufrate, a est di Palmira. Epigrafi spora
diche provengono da Hatra e dalla regione del wadi Hauran in Iraq (qual
cun'altra è di provenienza sconosciuta), dal Libano, da Israele e dall'Egit
to; la presenza di reparti militari palmireni nell'esercito romano ha fatto
trovare iscrizioni palmirene (talvolta redatte in lingua latina) anche in
Algeria, a Roma (fig. 99a), in Inghilterra, in Ungheria e in Romania. Re-
222
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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a b
Figura 1 00. Iscrizioni da Palmira. a) byr� sywn snt 3 5 0 Il [q]rb mqymw br
khylw br zbdbl Il [dy] mtqr' br zbydy dy mn p�d bny Il [gd]ybwl 'lwt' 'ln
trtyhn Il [l] 'lqwnd' 'lh ' tb' «Nel mese di Siwan, l'anno 3 50 ha offerto Moqimo,
figlio di Kohailo figlio di Zabdibel, che è soprannominato Bar Zebidai, della
tribù dei Bene Gaddibol, questi due altari ad Alconda, il dio buono» (questa
divinità, sconosciuta, corrisponde al greco Posidone, menzionato in greco alla
fine di questa iscrizione; la data corrisponde al 39 d.C.). - b) Frammento di iscri-
zione con parole fenicie: . . . bqrn ' m'rbyt ' Il ... ['g]lbwl wgd tdmr Il ... 'nwky
[']/' "ns t Il ... m ' 'm 'nwky I l ... m ' 'qbl 'lh Il ... wmtwtwt' Il ... bn 'ys w 'dllr'
Il ... ky 'n�nw b'dm . .. Incomprensibile nel suo insieme, questa iscrizione in
comincia in palmireno («nel lato occidentale»); dopo la menzione di «Aglibol e
la Fortuna di Palmira» si trovano parole fenicie come 'nwky «io», bn 'ys «figlio
di un uomo», 'n�nw «noi», 'dm «uomo».
centissima è la scoperta di un'iscrizione palmirena, incisa su una tavo
letta di legno, in una grotta dell'isola di Soqotra. 1 Nonostante il loro nu
mero elevato le iscrizioni palmirene forniscono un'informazione relati
vamente modesta, a causa della loro ripetitività e della tipologia poco
varia: poco meno della metà sono di natura funeraria, più di seicento
sono le «tessere», specie di piccoli documenti per lo più in terracotta re
canti raffigurazioni di natura religiosa e brevissime epigrafi con nomi di
divinità, personaggi o brevi annotazioni; molti sono i graffiti costituiti
da un semplice nome e i testi frammentari inutilizzabili.
L'iscrizione più importante è una bilingue greco-palmirena che con
più di 1 60 righe costituisce la più lunga epigrafe nordsemitica (PAT 2 5 9 =
1 Una nuova iscrizione palmirena è stata pubblicata da F. Briquel Chatonnet, Un cratère
palmyrénien inscrit: nouveau document sur la vie religieuse des palmyréniens, in Aram 7
( 1 995), pp. 1 5 3- 1 63; si tratta di un grosso cratere di pietra, con figure ad altorilievo al
l'esterno del bordo, analogo ad altri, interi o frammentari, già noti. Il perfetto stato di
conservazione dell'oggetto, alcune stranezze nell'iconografia delle figure scolpite e spe
cialmente l'inverosimile espressione byr� b'lwl fanno dubitare fortemente dell'autentici
tà dcli'oggetto e dcli' epigrafe.
223
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
CIS II 391 3); si tratta di un testo datato al 1 3 7 d.C. che, con diverse la
cune, riporta un decreto del senato cittadino nel quale sono fissate le
nuove tasse sulle merci in transito; nella seconda parte dell'iscrizione è
riportato il testo della tassazione precedente seguito da un commento
redatto in forma di editto dal governatore romano Licinio Muciano
intorno al 68 d.C. Le notizie più interessanti fornite dalle iscrizioni
palmirene riguardano il settore religioso; le dediche di templi o di loro
componenti da parte di cittadini facoltosi o di confraternite religiose ma
specialmente le frequenti iscrizioni votive, in genere su altari, ci fanno
conoscere il ricco pantheon venerato nella città (fig. 99b.c). In esso han
no larga parte divinità di origine fenicia, come Baalshamin, Bol nei suoi
derivati Yarhibol e Aglibol, Malakbel, Baal Hammon; accanto al babi
lonese Bel e all'aramaica Atargatis non mancano divinità arabe come la
dea Allat; l'aspetto notevole della religione palmirena è costituito dal
processo di trasformazione, ancora in atto nei tre secoli della documen
tazione epigrafica, subito dalle antiche divinità semitiche. Di ecceziona
le interesse è un'iscrizione (fig. 1 00), purtroppo molto rovinata, con la
menzione di Aglibol e della Fortuna di Palmira nella quale sono pre
senti forme linguistiche tipicamente fenicie, se pure non si tratta di una
epigrafe completamente redatta in tale lingua nonostante la scrittura pal
mirena (PAT 2767). Numerose sono anche le iscrizioni onorifiche,
spesso in greco e in palmireno, che si trovano incise sulle basi di statue
o sulle colonne di edifici e del grande colonnato che attraversava la cit
tà, nelle quali erano ricordati i cittadini che avevano contribuito all'ere
zione dei monumenti stessi o che si erano resi benemeriti per azioni di
pubblica utilità (fig. 1 0 1 ). Le moltissime iscrizioni funerarie si trovano
incise per lo più a fianco dei bassorilievi che riproducono i ritratti idea
lizzati dei defunti e che rappresentano forse l'aspetto più caratteristico
dell'arte palmirena; vi sono tuttavia iscrizioni più complesse che ricor
dano la costruzione di tombe monumentali oppure la cessione di parti
di queste ad altre persone. Le iscrizioni di Dura-Europos sono tipologi
camente analoghe a quelle di Palmira: qualcuna funeraria, diverse votive
(con qualche bilingue) su supporti vari e onorifiche; originali sono alcu
ne iscrizioni dipinte su una parete con affreschi; abbastanza numerosi i
graffiti (un semplice nome) apposti su muri, anche di templi; non man
ca qualche iscrizione vascolare. Le iscrizioni lasciate dai soldati palmi
reni in varie parti dell'impero romano sono prevalentemente votive (fig.
99a), ma non manca qualche epigrafe funeraria.
Lo studio della paleografia palmirena e della sua evoluzione è stato in
fluenzato negativamente dall'impostazione data nel 1 922 da J.-B. Cha-
2 24
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura I O I . Iscrizione onorifica da Palmira (159 d. C.). �lm 'lpys mrqs yr�y
br I l �yrn 'bgr dy 'qym lh Il �dwdn br �dwdn prmyn bdyl Il dy 'drh bkrk
my5n lyqrh Il byr� sywn snt 70 «Statua di Ulpio Marco Yarhai, figlio di Hai
ran Abgar, che gli ha innalzato Haddudan figlio di Haddudan Firmion perché
lo ha aiutato a Karak Maishan; per onorarlo, nel mese di Siwan, l'anno 70» (è
sottinteso «400»; la città si trovava nella Characene-Mesene, nell'estremo sud
della Mesopotamia).
bot; secondo questo studioso tutte le iscrizioni provenienti da centri di
versi da Palmira stessa sarebbero state redatte in una scrittura «corsiva»,
diversa dalla «monumentale» impiegata nella capitale, pur essendo tali
iscrizioni quasi sempre di natura monumentale. Il trasferimento sul pia
no paleografico («scrittura corsiva») di un dato puramente sociologico
(«scrittura provinciale») costituisce un errore metodologico che non è
stato ancora sconfessato ma che ha impedito finora uno studio adegua
to della scrittura palmirena nel suo sviluppo storico. ' La scrittura pal
mirena monumentale nacque dalla formalizzazione di una scrittura cor
siva e si caratterizza per una forte tendenza, peraltro non sempre pre
sente, verso una forma unciale dei segni. Abbiamo già ricordato la cir
costanza che nella sua fase iniziale la scrittura palmirena mostra talvolta
dei segni comuni anche a quella siriaca; lo stesso fenomeno ricompare
più tardi, specialmente nelle iscrizioni non provenienti da Palmira. Quel
lo che si può dire al momento attuale è che i rapporti tra queste due scrit
ture sono alquanto più complessi di quanto si è finora pensato e che il
crescente prestigio della scrittura siriaca si è fatto sentire anche sulla
scrittura palmirena. D'altra parte sembra difficile che la scrittura palmi
rena non abbia subito talvolta qualche influsso di quella nordmesopota
mica, che rappresentava l'aspetto culturale della potenza panica.
1 Qualche buona osservazione sulla scrittura palmirena e sulla fuorviante distinzione tra
•monumentale» e •corsivo» si trova in A.C. Klugkist, The Importance of the Palmyrene
Script for Our Knowledge of the Development of the Late Aramaic Scripts, in M. Soko
loff (cd.), Arameans, Aramaic and the Aramaic Literary Tradition, Ramat Gan 1983, pp.
5 7-74.
22 5
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
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Figura 1 02. Iscrizioni nordmesopotamiche. a) Iscrizione da Assur: dkyr mnbz
... Il bryk br ... 11 qdm 'sr 'lh ' Il ltb «Sia ricordato Manabaz ... Berik figlio di
... davanti al dio Assur, in bene». - b) Iscrizione da Hatra: byrh tfry Snt 5 00 I l 4 9
?lmt' dwspry brt Il sntrwq mlk' br 'bdsmy' Il mlk' Il wbrt smy 'm ' dy pzgryb'
I l ... 'gyly br stnbl r�mh «Nel mese di Tishri, l'anno 549 (23 8 d.C.). Statua di
Dushapri, figlia del re Sanatruq figlio del re Abdasamia, e figlia di Sami, madre
dell'erede al trono ... (Abd)agilo figlio di Satanbel suo amico» (la prima conso
nante del nome Dushapri può essere anche r). - e) Serie alfabetica sul muro di
un tempio di Hatra: ' b g d h w z � ? y Il k l m n s ' p ? q r s t.
Iscrizioni nordmesopotamiche
La scrittura aramaica nata in Cappadocia e adottata dai re di Armenia
nel II sec. a.C. e nella città partica di Nisa in quello successivo conobbe
un imprevedibile sviluppo nella Mesopotamia settentrionale durante i
primi secoli dell'era cristiana. La presenza di iscrizioni aramaiche di età
partica in Assiria fu segnalata già nell'Ottocento da studiosi che si era
no recati a Hatra, località che si trova una cinquantina di chilometri a
nord-ovest di Assur; ma soltanto la campagna condotta in quest'ultima
città da una missione tedesca all'inizio del Novecento fece conoscere
diverse iscrizioni di Hatra, che furono pubblicate nel 1920 insieme con
quelle di Assur. La grande maggioranza dei testi hatrei attualmente co
nosciuti è stata scoperta durante gli scavi che gli Iracheni hanno con
dotto nella città a partire dagli anni Cinquanta. I vecchi scavi di Assur
226
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
hanno portato alla luce poco più di un centinaio di brevi iscrizioni (i 44
numeri di inventario della raccolta di B. Aggoula riuniscono talvolta
diverse epigrafi sotto un unico numero); queste furono trovate nella cit
tà panica che fu costruita nell'area dell'antica capitale assira. Le iscri
zioni si scaglionano dall'inizio del I sec. d.C. fino a poco prima del 240,
quando la città fu distrutta dai Sassanidi; la distruzione di Assur prece
dette di poco quella di Hatra, che cadde nel 240. Le iscrizioni di Assur
sono quasi tutte di natura votiva, con un formulario uniforme; esse so
no incise su statue o sulle loro basi, su altari, stele figurate, lastre di pie
tra, rocchi di colonne; altre sono graffite su pareti (fig. 102a). Molto in
teressante una grossa anfora, frammentaria, sulla quale brevi iscrizioni
sono dipinte accanto a raffigurazioni di divinità ed esseri umani. Le
iscrizioni di Assur documentano un aspetto della tarda religione meso
potamica, nella quale sopravvivono ancora antiche divinità come Assur,
Bel, Nabu e specialmente Nergal, il dio degli inferi assimilato ad Eracle,
accanto alla dea Nanai, la «Signora».
La città di Hatra, centro carovaniero famoso per le sue fortificazioni,
sorgeva in una zona desertica ma era ricca di acqua; ospitava un grande
santuario di Shamash, il dio sole. Essa ebbe una certa importanza tra il I
sec. a.C. e il 240 d.C.; situata presso il confine tra l'impero romano e
quello panico, essa costituiva un avamposto difensivo di quest'ultimo.
Governata da un signore locale, nella seconda metà del II sec. d.C.
questi assunse il titolo di re (Sanatruq 1); suo nipote Sanatruq II cercò di
difendersi dai Sassanidi alleandosi con Roma, senza tuttavia riuscire a
salvare la città. Tre iscrizioni latine, datate rispettivamente al 2 3 5 e agli
anni compresi tra il 2 3 8 e il 246, documentano gli ultimi anni di Hatra
(fig. 1 02b). La città ha restituito circa cinquecento iscrizioni, in gran par
te di natura votiva o commemorativa; le epigrafi votive sono incise su
statue o basi di statue, altari, sculture, elementi architettonici, ma pos
sono essere anche graffite o dipinte sui muri e le pareti degli edifici sa
cri; interessante la presenza di una serie alfabetica completa graffita sul
muro di un tempio (nr. 1 4; fig. 102c). Diverse iscrizioni funerarie sono
incise sulle statue che raffigurano i defunti (una contiene una maledi
zione contro coloro che avevano ucciso la defunta, una giovane sposa).
Importanti per conoscere gli ordinamenti della città sono alcune epigra
fi su pietra che riportano il testo di decreti delle massime autorità citta
dine emessi contro chi sottrarrà materiale appartenente ai luoghi sacri e
contro il personale femminile dei templi che abbandonerà il suo posto
(fig. 103a); contro i ladri di materiale un'altra iscrizione lancia una ma
ledizione, ma non si presenta come un decreto ufficiale. Vanno ricorda-
227
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
a b
Figura 1 03. Iscrizioni da Hatra. a) Decreto: byr� knwn d46J bmlk ' dy Il 'lh '
'stbw smsbrk rbyt['J 11 w�try ' qsyS ' wdrdq' w'rb ' 1 1 kthwn wkwt dy 'mr
b�tr' whkyn psq Il { 5 } dy kwl dlgnwb lgw mn ml' hdyn Il wlgw mn swr' bry '
'yn gbr' Il hw gwy ' lqtyl bmwt ' dy Il 'lh' w 'yn gbr' hw bry ' Il lrgym «Nel
mese di Kanun del 463 (1 p d.C.), per consiglio del dio si sono accordati Sha
mashbarik il maggiordomo e gli Hatrei, anziani e piccoli, e tutti i nomadi e tutti
quelli che risiedono in Hatra, e ha deciso così: che chi commetterà un furto al
di qua di questo fossato e al di qua delle mura esterne, se quell'uomo è un cit
tadino sarà ucciso con la morte (stabilita) dal dio, e se quell'uomo è uno stra
niero sarà lapidato». b) Leggenda monetaria: �tr' dsms «Hatra del Sole» («re
-
cinto di Shamash» ).
te infine le leggende di alcune monete che recano il nome della città
(�tr' dsms «recinto del sole», «Hatra del sole») e quelli di alcune divini
tà (fig. 1 03b).
Iscrizioni tipologicamente e paleograficamente analoghe a quelle di
Assur e Hatra sono state trovate in diverse località della Mesopotamia
settentrionale: da Dura-Europos provengono qualche graffito e un'iscri
zione bilingue (greco) di natura votiva; votive sono anche le due epigra
fi di Saadiya (una ventina di chilometri a est di Hatra) e di Tell Shekh
Hamad (zona del Khabur inferiore), mentre è funeraria quella di Qabr
Abu Naif (nei pressi di Assur); due iscrizioni quasi identiche da Khir
bet Giaddala (50 chilometri a nord-ovest di Hatra) ricordano la costru
zione di un palazzo; di interpretazione incerta è qualche altra breve epi
grafe di diversa provenienza. Materiale sporadico è stato rinvenuto an
che in regioni più lontane: due epigrafi rispettivamente a Sari e Hassan
Kef, nella regione del Tur Abdin (Turchia); un'iscrizione mutila a Gar
ni (fig. 104) e un'altra su una coppa d'argento da Sisian in Armenia; di
versi testi in Georgia. Tra questi ultimi riveste particolare importanza
un'iscrizione funeraria in aramaico e greco scoperta ad Armazi (una
ventina di chilometri a nord di Tiflis); essa ricorda la moglie di un alto
228
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
funzionario della corte (fig. 105);
una seconda iscrizione aramaica
fornisce importanti dati storici su
questi personaggi, vissuti nella pri
ma metà del n sec. d.C. Iscrizioni
minori sono state scoperte in di
verse località georgiane: l'iscrizio
ne su un vaso d'argento da Bori ri
Figura 1 04. Iscrizione di Garni . ... I l corda quella di Sisian, alla quale si
mlk rb zy 'rm I l b r hzy wlgs Il mlk
«•••il grande re di Armenia, figlio di accostano anche le brevi iscrizio
Hazay, Vologeso il re». ni che compaiono accanto alle fi
gure di animali e cacciatori incise
su un gruppo di tavolette trovate a Dedoplis Mindori; quando si tratta
di testi molto brevi, con soli nomi propri, non è da escludere la possibi
lità che ci troviamo di fronte a iscrizioni partiche in scrittura aramaica.
) (' >fy & > Cf1 'r ( � �
Figura 1 0 5 . Iscrizione di Arma
l""� 1 7 1r v�y"'> Y> '- ry1 ) )
zi (parte iniziale). 'nh s'rpy! brty
MlfV' / /
zy Il zyw� qlyl b!�s zy prsmn Il
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) r p 1,1> ->I� ()d ) r-1-
<. 'r' f!;,/ ) J...
I"
Serapit, figlia di Zewah il giova
-tr> > r man, moglie di Yodmangan - il
ne, intendente reale del re Pars
L
)> >S / J'J > n 7
glorioso e potente vincitore -
intendente reale del re Khsepar
nug, figlio di Agrippa intenden
te reale del re Parsman» (l'aramaico rb trb�, letteralmente «grande della corte»,
corrisponde alla forma persiana grecizzata pitiaxes, resa con b!N nell'aramaico
dell'inizio di questa iscrizione).
Per quanto concerne la paleografia di questo materiale, mentre è evi
dente una sostanziale unità di fondo, risalente alla comune origine, ap
paiono innegabili anche tendenze di sviluppo autonomo nelle diverse
aree (tav. 9). La regione assira si rivela maggiormente conservatrice, ma
l'evoluzione del segno h, che viene a coincidere con quello �' mostra in
atto un processo di cambiamento fonetico. Nel Tur Abdin e in Arme
nia la nuova forma assunta dal segno s rivela un'influenza della scrittura
siriaca, percepibile anche nel punto aggiunto superiormente al segno r.
L'evoluzione più marcata è quella della scrittura della Georgia, che non
solo si trova in un'area periferica ma è anche maggiormente esposta al
l'influsso della scrittura partica, come appare evidente dai segni p e s.
2 29
2 3 4 5 6 7 8 9
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Tavola 9. Scritture aramaiche di età ellenistica e romana. r . Arebsun. 2. Sevan.
3 . Nisa. 4. Assur. 5 . Hatra. 6. Sari e Hassan Kef '. 7. Garni '. 8. Armazi. 9. Eli
maide.
r Il segno s vie e utilizzato a Hassan Kef e Garni anche per s etimologico, che a Sari ha
�
un segno propno.
230
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
Figura 1 06. Iscrizione da Tang-i Sar
vak. L'iscrizione è incisa sopra un bas
sorilievo rupestre raffigurante un per
sonaggio maschile sdraiato su un diva
no, con un oggetto rotondo nella destra
sollevata; a sinistra due divinità sedute
in trono: #m ' znh zy wrwd Il n 'syb
kwrsy' Il brbldwS' zy rb 'ny lii w 'syry'
w'ty(!)k' Il zy btr' brb'sy Il n 'syb kwrs'
«Questa è l'immagine di Orode che as
sume i troni. Bar-Beldusha il rabbani, Aseria e Antioco cortigiani [letteralmen
te: «quelli che stanno alla porta»]; Bar-Basi che assume il trono» (la divisione
delle righe non corrisponde a quella originale, tranne dove si trova il tratto triplo;
l'interpretazione dell'iscrizione rimane incerta; la parola interpretata come «An
tioco» è scritta 'tyk ' in un'epigrafe parallela presente nello stesso complesso).
Iscrizioni elimaiche
La povertà della documentazione rende assai mcerta la situazione
dell'epigrafia aramaica nella zona sudoccidentale dell'impero partico.
Nel Fars (Perside) la persistenza della scrittura e della lingua aramaica è
documentata delle leggende delle monete dei frataraka, governanti lo
cali che si rifacevano direttamente agli Achemenidi (prima metà del II
sec. a.C.); quando però verso il 1 40 a.C. questi assunsero il titolo di «re»
le leggende monetali conservarono la scrittura aramaica, che incomincia
a presentare qualche tratto di tipo nordmesopotamico, ma la lingua è
persiana come mostrano le desinenze aggiunte agli ideogrammi aramai
ci; ' a partire dalla seconda metà del I sec. a.C. anche la scrittura subì
qualche modifica, con l'introduzione di segni specificamente partici.
Nella parte settentrionale della Perside, che prendeva il nome di Eli
maide in quanto corrispondente all'antico Elam, e nell'area adiacente
della bassa Mesopotamia (Characene) compare nel I e II sec. d.C. un nuo
vo tipo di scrittura aramaica impiegata sulle monete dei re di Charace
ne. La stessa scrittura si ritrova nelle brevi epigrafi che accompagnano
alcuni rilievi rupestri a Tang-i Sarvak (fig. 1 06) e a Tang-i Butan (Shim
bar) (fig. 1 07), nel Khuzistan; non lontano da quest'ultima località si
trovano anche alcuni graffiti (a Pul-i Nagin), che però non sono stati
pubblicati. Non mancano alcune iscrizioni monumentali: una, frammen-
1 Le lingue partica e mediopersiana erano scritte con una scrittura fonetica derivata da
quella aramaica ma che utilizzava anche parole aramaiche, per così dire «cristallizzate»,
' ?me ideogrammi c.:he venivano letti come parole rispettivamente paniche e medioper
s1ane.
23 1
Le iscrizioni nordoccidentali nel periodo ellenistico e romano
'th zy 'tyd 11 sptw br 11 rs mn 11 'yrsy «Que
Figura 1 07. Iscrizione da Shimbar. #my ' Il
ste sono le immagini che ha fatto Shapto fi
glio di Shash da Ersay» (le immagini raffigu
rano uomini e divinità).
taria, è stata trovata a Bard-i Nishande,
non lontano da Masgid-i Suleiman;
un'altra, piuttosto consunta, a el-Qatif,
sulla costa araba poco a nord dell'isola
di Bahrein; una brevissima epigrafe è
infine incisa vicino a quella aramaica
sulla base di statua di cui abbiamo par
lato sopra (p. 203). L'aspetto più interessante delle poche iscrizioni eli
maiche finora conosciute è rappresentato dalla loro scrittura. Si tratta di
una forma autonoma, anche se ovviamente connessa con le altre scrittu
re derivate dall'aramaica seleucide, che presuppone uno stadio inter
medio tra quest'ultima e la documentazione attuale non solo nella for
ma dei segni ma anche a livello fonetico: appare infatti evidente che il se
gno alef, ad esempio, deriva da quello h della scrittura siriaca; né man
cano affinità con qualche segno partico (z). Il dato più notevole è che la
scrittura elimaica si pone come diretto antecedente di quella mandaica,
che peraltro apparirà soltanto qualche secolo più tardi. Com'è evidente,
la scrittura aramaica sviluppatasi nella Mesopotamia meridionale e nelle
aree circostanti all'inizio dell'era cristiana ha una storia che resta ancora
ignota.
Nota bibliografica
In questa nota sono segnalate solo quelle iscrizioni che non sono presenti
nelle raccolte citate nella guida bibliografica posta alla fine di questo volume o
nella nota bibliografica relativa alle iscrizioni aramaiche trattate nel capitolo pre
cedente.
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ques du pays de Moab, in LA 9 ( 1 9 5 8 - 1 95 9), pp. 3 30-34 r . - J.S. Holladay,
Khirbet el-Kòm, in RB 78 ( 1 9 7 1 ), pp. 593 - 5 9 5 . - J. Naveh, The Aramaic Ostra
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sons, Te! Aviv 1973, pp. 79-82; The Aramaic Ostraca from Te! Beer-Sheba
(Seasons 1971-1976), in TA 6 ( 1979), pp. 1 82-198. - A. Biran, Teli Dan 1976, in
IEJ 26 ( 1976), pp. 204-205. F.M. Cross, An Aramaic Ostracon of the Third
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Century BCE from Excavations in ]erusalem, in El 1 5 ( 198 1 ), pp. 67':- -69':- . -
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in IEJ 3 8 ( 1988), PP- 1 5 8- 1 76.
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d'argent à inscription araméenne. Collection de M. Foroughi, in IA 4 (I964),
pp. I I9- I 32. - W. Rollig, Zwei aramaische Inschriften von Tali Sé!J lfasan/
Syrien, in Semitica 39 (I990), pp. I49-I 5 1 .
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cueil d'archéologie orientale vm, Paris I924, pp. 229- 2 5 7 (prima iscrizione di
Tell Shuqafiya). - R. Savignac, Le sanctuaire d'Allat à !ram, in RB 42 (I93 3),
pp. 405 -422; 43 (I 934), pp. 5 73-578. - R. Savignac, Le site d'et-Tannour et son
tempie, in RB 46 ( I 93 7), pp. 402-4 Io. - E. Littmann, Nabataean Inscriptionsfrom
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Oboda); I7 ( I 967), pp. 2 50-2 5 5 (iscrizioni sinaitiche); 2I (I97I), pp. 50- 5 2 (epi
tafio dalla Transgiordania); 27 ( I 977), pp. 2 I 9-2 3 I (iscrizioni sinaitiche); 3 I
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23 3
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l'Arabie du Nord-Est, in Semitica 27 ( 1974), pp. 8 3 - 1 2 5 .
8. Origine e diffusione
della scrittura meridionale
Come l'origine della scrittura alfabetica, anche quella della scrittura se
mitica meridionale rimane ancora avvolta in una notevole oscurità, an
che se conosciamo alcuni dati abbastanza sicuri. Una certa somiglianza
tra la forma di alcuni segni nordarabici e sudarabici e quella di segni
della scrittura protosinaitica è stata rilevata fin dalla scoperta di que
st'ultima; bisogna aggiungere tuttavia che poiché non tutti i segni pro
tosinaitici sono stati finora identificati non sappiamo fino a che punto
la somiglianza esteriore corrisponda allo stesso valore fonetico. Poiché
la stessa cosa si è ripetuta più tardi con l'enigmatica scrittura della stele
di Balua e quella delle tavolette di Deir Alla e poi con i segni isolati sui
cocci di Kamid el-Loz,1 ha preso una certa consistenza l'ipotesi che la
scrittura semitica meridionale avesse le sue radici nell'area siro-palesti
nese. D'altra parte non si era mai dubitato che tale scrittura derivasse in
ultima analisi da quella fenicia, non soltanto per la sua natura consonan
tica ma anche perché le due scritture hanno in comune alcuni segni iden
tici (z, l, n, 'ayn, s, t) e qualche altro molto simile (g, q). Questa ipotesi è
divenuta certezza dopo che l'interpretazione della tavoletta di Beth She
mesh e la successiva scoperta di un'altra tavoletta da Ugarit hanno rive
lato che nel XIII sec. a.C. in Siria e in Palestina si conosceva già l'ordine
alfabetico tipico delle scritture meridionali, espresso però nel cuneifor
me alfabetico di Ugarit (v. tav. 1 e fig. 1b).2 È dunque in questa area set
tentrionale che nel xiv e XIII sec. a.C. esistevano i presupposti per la scrit
tura meridionale che sarà documentata a partire dall'inizio del 1 millen
nio a.C. Il problema dell'origine della scrittura meridionale consiste nel
la ricostruzione di ciò che è accaduto nei due-tre secoli, attualmente
senza documentazione, che dividono le testimonianze del Tardo Bron
zo siro-palestinese dalla comparsa delle prime iscrizioni meridionali.
1 Cf. la parte finale del cap. 3 .
• Cf. sopra, pp. 5 5 - 5 6. L'ordine alfabetico seguito d a Nordarabici e Sudarabici è stato ri
costruito negli ultimi decenni del Novecento, grazie alla scoperta di alfabetari parziali e
allo studio di serie alfabetiche incise su pietre che in precedenza non erano state ricono
sciute come tali. È curioso rilevare che le scoperte di alfabetari completi sono avvenute
solo dopo quelle di alfabetari parziali.
23 5
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Tavola 1 0. Contatti tra scritture settentrionali e meridionali. 1 . Segni protosinai
tici (valori fonetici a sinistra). 2. Kamid el-Loz. 3. Balua. 4. Deir Alla. 5 . Segni se
mitici meridionali.
Le più antiche iscrizioni sudsemitiche attualmente note provengono
da zone diverse: Yemen, Palestina, Mesopotamia, Iran; nessuna di esse è
databile con sicurezza anteriormente al IX sec. a.C., mentre la data più
probabile per i documenti più arcaici si pone verso il IX-VIII sec. a.C. È
legittimo e giustificato ammettere, data anche la non trascurabile pre
senza di iscrizioni nelle zone settentrionali, che l'area siro-palestinese
sia stata il primo centro di irradiazione della nuova scrittura, ma il pro
cesso storico è stato più complesso. Il dato fondamentale da tener pre
sente è che la scrittura meridionale è stata usata da popolazioni che fa
cevano largo impiego del cammello e che questo animale è stato intro
dotto nell'Asia Anteriore dall'Arabia orientale, dove esso era noto alme
no fin dal III millennio a.C., non molto prima dell'inizio del I millennio
a.C. Questa constatazione implica che le genti sudarabiche che trovia
mo installate nello Yemen non giunsero qui direttamente dall'area del
Golfo Persico ma passarono prima in Palestina, dove appresero la nuo
va scrittura e dove peraltro hanno lasciato diverse tracce della loro pre-
Origine e diffusione della scrittura meridionale
senza, e di qui si trasferirono poi nel sud della penisola araba. Il discor
so è naturalmente più semplice per le popolazioni nordarabiche, resi
denti nell'area siro-palestinese, che dopo aver appreso l'uso del cam
mello penetrarono anch'esse nella penisola araba come carovanieri. Le
migrazioni delle tribù dal Golfo Persico e dalla bassa Mesopotamia dap
prima verso la Palestina e poi verso lo Yemen e l'adozione del cammel
lo da parte dei Nordarabici e la loro trasformazione in carovanieri sono
i fenomeni storici che si verificarono nei secoli a cavallo del 1000 a.C. e
che giustificano il vuoto cronologico che abbiamo rilevato. Importante
è anche il fatto che all'inizio della documentazione epigrafica appare già
definita e pienamente in funzione la rete commerciale costituita dalle
carovaniere che univano fra loro i tre vertici del triangolo in cui si svol
sero le vicende della scrittura meridionale: Siria-Palestina, Yemen, Me
sopotamia - Iran occidentale.
Esaminando i fatti più da presso è facile constatare che la scrittura me
ridionale possiede segni che sono più vicini a quelli dell'area transgior
danica che a quelli protosinaitici (tav. 1 0); è dunque qui, piuttosto che
nei deserti a sud della Palestina, che fu elaborata la nuova scrittura. Que
sto dato viene avvalorato da un'interessante testimonianza letteraria ve
nuta alla luce nel 1975, quando fu reso noto un testo luvio dell'vm sec.
a.C. nel quale Yariris, re di Karkemish, si vantava di conoscere dodici
lingue e quattro scritture; 1 una di queste era la «scrittura di Taiman».
Era inevitabile che in questa indicazione si vedesse un riferimento all'oa
si di Teima, chiamata spesso Teman nella Bibbia ebraica e Thaiman in
quella greca; tale identificazione, tuttavia, esatta sul piano linguistico è
erronea su quello storico e geografico. A parte la scarsa verosimiglianza
che un re di Karkemish conoscesse l'esistenza di un'oasi situata nel de
serto a quasi 1 5 00 chilometri di distanza le cui iscrizioni sono state scrit
te due secoli più tardi, è necessario ricordare che Teiman non è origina
riamente un nome geografico bensì un etnico. Ora, intorno al 900 a.C. i
Teimaniti si trovavano nel Tur Abdin (Turchia), dove furono attaccati
dal re assiro Adadnirari II (9 1 1 -89 1 a.C.); un secolo e mezzo più tardi
essi, insieme con altri gruppi di carovanieri nelle «terre dell'occidente»,
versano tributo a Tiglatpileser III (74 5 -727 a.C.). A questo proposito è
interessante la testimonianza dell'Antico Testamento, che colloca Te-
1 Di questa iscrizione ha dato una notizia preliminare J.D. Hawkins, The Negatives in
Hieroglyphic Luwian, in AS 2 5 ( 1 975), pp. 1 5 0- 1 5 1 ; nell'anno 2000 l'epigrafe era ancora
inedita e circolavano soltanto notizie private: si veda la nota 105 a p. 71 dell'articolo di M.
C.A. Macdonald citato alla nota seguente; a quanto riferisce quest'ultimo studioso, sem
brerebbe che Yariris non fosse un re ma soltanto il reggente di un sovrano minorenne.
237
Origine e diffusione della scrittura meridionale
man nella regione di Bostra (Amos l , 1 2 ) , cioè nel Hauran, nell'vm sec.
a.C., mentre un testo molto più tardo mette Teman in parallelismo con
Paran (Abacuc 3,3), situandolo perciò nel Sinai. Questi dati letterari ri
velano che i Teimaniti, che al tempo di Nabonedo (vI sec. a.C.) avevano
già dato il loro nome ali' oasi nordarabica, si erano progressivamente spo
stati verso sud, partendo dall'estremo nord semitico. Possiamo perciò
concludere che la scrittura di Taiman conosciuta dal sovrano luvio era
quella impiegata dai carovanieri che avevano il loro centro più impor
tante a Bostra.
La notizia del testo luvio riveste una notevole importanza anche da
un altro punto di vista. Il re di Karkemish conosceva ovviamente la scrit
tura che noi chiamiamo nordarabica e che per noi è legata quasi esclusi
vamente (a parte quelle lihyanitiche) alle iscrizioni rupestri diffuse a de
cine di migliaia per tutto il deserto siro-arabo; è però evidente che quel
sovrano non si riferiva ai graffiti che conosciamo noi, bensì a documen
ti scritti che poteva leggere nel suo palazzo; vale a dire che la scrittura
di Taiman, come le altre tre ricordate nel testo luvio (luvia, cuneiforme
mesopotamica e fenicio-aramaica), circolava negli ambienti di cultura
sedentaria, dove peraltro erano sorte le sue premesse nel XIII sec. a.C.
Non è da escludere che proprio la città di Bostra sia stata la patria stori
ca della scrittura semitica meridionale; ma ciò comporterebbe una pre
senza di Teimaniti nella città anteriore all'vm sec. a.C., cosa del resto
non impossibile; è tuttavia possibile ipotizzare anche che sia stato un al
tro il centro in cui tale scrittura fu elaborata e che i Teimaniti ne furono
soltanto gli utilizzatori più noti.
Esiste dunque una ragionevole certezza che la scrittura meridionale
ebbe la sua origine nell'area siro-palestinese verso il XIV-XIII sec. a.C. e
che da qui essa si diffuse qualche secolo più tardi, dopo che questa zona
fu raggiunta dalle popolazioni che vi introdussero l'uso del cammello.
Per quanto riguarda invece le modalità della sua diffusione, che la por
tarono ad affermarsi in tutta la penisola araba, in Etiopia, nella Palestina
meridionale e in Mesopotamia, con una presenza sporadica anche nel
Luristan (zona dei monti Zagros), tutto resta ancora molto incerto e so
no possibili soltanto delle ipotesi. I documenti più antichi che testimo
niano tale diffusione sono estremamente scarsi e di interpretazione in
certa; le iscrizioni nordarabiche sono molte migliaia, ma ancora in gran
parte inedite e spesso pubblicate in maniera inadeguata; inedite restano
le iscrizioni arcaiche scoperte nel Hadramaut dagli anni Settanta ai pri
mi anni Novanta; la mancata pubblicazione di queste ultime è partico
larmente deprecabile perché proprio i dati forniti dagli scavi nell'Arabia
Origine e diffusione della scrittura meridionale
meridionale hanno rimesso in discussione la teoria consolidata sullo svi
luppo della scrittura meridionale. Non ultimo elemento di confusione è
la terminologia impiegata per designare i gruppi di iscrizioni nordarabi
che, basata talvolta su dati assai discutibili, non di rado modificata da
qualche studioso e comunque inadeguata: oggi non esiste ancora un no
me, tranne quello generico di «nordarabiche», per le iscrizioni non suda
rabiche dell'Arabia meridionale, mentre ne esistono diversi per quelle
dell'Arabia nordoccidentale. Per non parlare, infine, del fatto che per le
iscrizioni semitiche meridionali la classificazione per scritture non sem
pre corrisponde a quella delle lingue; dialetti nordarabici sono scritti in
grafia sudarabica, mentre l'arabo userà inizialmente la scrittura nabatea.
Nella nostra trattazione cercheremo di esporre nel modo più chiaro
possibile la nostra posizione e la nostra terminologia, entrambe diverse
da quelle correnti, giustificando criticamente le nostre scelte.
Il punto di partenza è costituito dalla testimonianza del re luvio Yari
ris: nella Siria dell'vm sec. a.C. era conosciuta una scrittura «palatina»
che prendeva il nome da una tribù di carovanieri, i Teimaniti, allora in
sediati nel Hauran. Taie scrittura è da identificare, con ogni probabilità,
con quella documentata da alcuni sigilli cilindrici mesopotamici databili
all'vm-vn sec. a.C. e da qualche sigillo a timbro di tipo palestinese dello
stesso periodo; a queste iscrizioni vanno aggiunti pochi segni incisi su
vasi trovati a Gerusalemme e datati all'inizio del VI sec. a.C. e due sigilli
e una spada provenienti dal Luristan la cui datazione, peraltro incerta, è
stata posta al IX-VIII sec. a.C. Questo materiale è stato classificato come
«dedanita» (dalla città di Dedan, menzionata anche dalla Bibbia, situata
nel Hegiaz) per quanto riguarda i sigilli palestinesi, e «caldeo» per quel
li mesopotamici; 1 successivamente tutte queste iscrizioni, escluse quelle
di Gerusalemme pubblicate più tardi, sono state riunite in un gruppo
unico etichettato «protoarabo».2 Le parole di Yariris ci consentono di
dare a questo materiale epigrafico il nome che esso aveva originariamen-
1 Nello studio di M.C.A. Macdonald, Reflexions on the Linguistic Map of Pre-lslamic
Arabia, in AAE l l (2000), pp. 28-79 le iscrizioni «caldee» sono state classificate con
l'etichetta «Dispersed Oasis North Arabian», considerate cioè come una manifestazione
lontanamente periferica della scrittura originatasi nelle oasi di Dedan, Teima e Duma
(pp. 29. 33); questa singolare classificazione presuppone che il Hegiaz sia stato la zona di
origine della scrittura nordarabica, a causa dell'errata identificazione del Taiman della
ricordata iscrizione luvia con l'oasi di Teima, ma non tiene conto del fatto che i sigilli
mesopotamici sono di circa due secoli anteriori alla più antica documentazione di Teima
e che i più antichi dati archeologici relativi a questa risalgono al VI sec. a.C.
2 G. Garbini, Le iscrizioni proto-arabe, in AION 36 ( 1976), pp. 1 6 5 - 1 74; F. Bron, Sur
quelques sceaux à légendes sudarabiques et proto-arabes, in Syria 62 ( 1 98 5), pp. 3 37-
34 1 .
239
Origine e diffusione della scrittura meridionale
te, e cioè «teimanita», in quanto corrisponde ai documenti scritti che cir
colavano nei palazzi reali. Dal punto di vista paleografico bisogna osser
vare che le varie epigrafi non presentano una grafia uniforme ma i segni
possiedono sempre, sui sigilli, un aspetto monumentale e una forma mol
to prossima a quelli del II millennio a.C. Un punto essenziale che va te
nuto presente è che la scrittura teimanita era usata molto probabilmente
da genti di lingua diversa: l'onomastica è molto varia e in un sigillo si tro
va la parola aramaica br «figlio» invece del nordarabico e sudarabico bn.
Diffusa dalla Palestina alla Mesopotamia e all'Iran nella sua forma tei
manita, la scrittura meridionale conobbe il massimo successo nella sua
espansione verso sud, nelle due varietà sudarabica e nordarabica. La pri
ma si presenta in genere elegantemente incisa su pietre e con segni di ti
po squadrato, molto simili a quelli della scritrura teimanita; la seconda
invece è caratterizzata quasi sempre da una disposizione molto irrego
lare sulle pareti delle rocce su cui si trova e da segni che, pur non essen
do corsivi, sono tracciati in maniera approssimativa e con una tendenza
ad arrotondare le forme. Le datazioni correntemente accettate qualche
decennio fa per il materiale allora noto rendevano plausibile l'ipotesi che
la scrittura nordarabica si fosse formata verso il VI sec. a.C. da quella al
lora chiamata «protoaraba» e che quella sudarabica «monumentale» rap
presentasse uno sviluppo autonomo, realizzatosi nel v sec. a.C., della
stessa scrittura «protoaraba». Questo quadro è stato messo in discus
sione da una serie di fatti: l'inizio della scrittura monumentale sudarabi
ca risalirebbe, per la maggioranza degli specialisti, all'vm e non più al v
sec. a.C.; le più antiche iscrizioni sudarabiche dello Yemen, quelle va
scolari di Hajar Bin Humeid e di Yalà, che sembrano databili al IX-VIII
sec. a.C., sono anteriori alla scrittura monumentale e presentano segni
nordarabici e non sudarabici; a Raybun, nel Hadramaut, le iscrizioni
1
monumentali sabee sono state precedute da una scrittura monumentale
che accompagnava vasi dipinti e che usava segni nordarabici. 2 Il venir
meno della cosiddetta cronologia corta e l'acquisizione dei nuovi dati,
che rappresentano comunque solo una minima parte del materiale epi
grafico scoperto nell'Arabia meridionale e tuttora largamente inedito,
rendono necessaria una nuova ricostruzione delle vicende relative all'in
troduzione della scrittura nella penisola araba e in Etiopia; la povertà
1 G. Garbini, Sulla più antica scrittura sudarabica, in RSO 69 (I 99 5 ), pp. 2 7 5 -294.
2A.V. Sedov, On the Origin of the Agricultural Settlements in Hadramawt, in C.]. Ro
bin (ed.), Arabia antiqua. Early Origins of South Arabian States, Roma 1 996, pp. 67-86.
Lo stesso fenomeno è stato riscontrato, sempre nel Hadramaut, nella zona di Shabwa:
cf. J. Pirenne, Les témoins écrits de la région de Shabwa et l'histoire, Paris 1 990.
Origine e diffusione della scrittura meridionale
dei dati attualmente disponibili impedisce tuttavia che tale ricostruzio
ne abbia un solido fondamento e che risulti pienamente soddisfacente.
Il dato fondamentale che emerge dalla nuova documentazione è la
contemporaneità dell'apparizione della scrittura teimanita a nord e di
quella nordarabica nel sud della penisola araba. Dopo quanto abbiamo
detto in precedenza appare però inevitabile la conclusione che la secon
da deve essere considerata come uno sviluppo della prima verificatosi
nell'area palestinese,' anche se qui non troviamo documenti che attesti
no l'anteriorità della scrittura teimanita. È vero infatti che in Palestina
troviamo solo qualche sigillo dell'vm-vn sec. a.C. ma le tribù carova
niere erano già presenti in precedenza e doveva necessariamente esistere
un missing link che legava queste alle scritture del Tardo Bronzo. In al
tri termini, la continuità evidente tra la scrittura nordarabica del Hegiaz
e quella teimanita può legittimamente essere proiettata verso l'alto ipo
tizzando una scrittura teimanita usata dalle tribù non sedentarie che poi
si trasferirono nell'Arabia meridionale. La conclusione di questo di
scorso è che la più antica scrittura semitica meridionale, che abbiamo
chiamato teimanita, era usata contemporaneamente in ambienti seden
tari (sigilli cilindrici in Mesopotamia e a timbro in Palestina e presumi
bilmente in Siria) e in ambienti nomadi siro-palestinesi; la varietà e la
dispersione di coloro che usavano tale scrittura spiegano le non poche
varianti grafiche che incontriamo nelle epigrafi e le forme meno regolari
che prevalgono nelle iscrizioni redatte su supporti non monumentali,
come i graffiti vascolari e quelli rupestri. Questo fatto pone un proble
ma terminologico che è necessario affrontare subito, per evitare di ca
dere nell'errore commesso in passato a proposito delle iscrizioni chia
mate «tamudene».2 Noi chiameremo «teimanite» le iscrizioni e la scrit
tura delle regioni settentrionali nel periodo più antico fino al VI sec. a.C.,
in Siria-Palestina e in Mesopotamia; chiameremo «nordarabica» la scrit
tura derivata da quella teimanita e introdotta nella penisola araba e in
Etiopia; «sudarabica» la scrittura che fu elaborata in Yemen nella sua
1 Per una conferma archeologica in questo senso cf. l'articolo di Sedov citato alla nota pre
cedente.
2 Con questo termine si indicarono inizialmente le iscrizioni dell'Arabia nordoccidenta
le diverse da quelle monumentali attestate nella città di Dedan e da quelle presenti nella
Siria meridionale e chiamate safaitiche; la scelta del nome era giustificata dall'esistenza
di una tribù Tamud (tmd nelle iscrizioni) ancora esistente in età romana, con i Thamu
deni che fornivano truppe di cavalleria all'esercito romano. La progressiva scoperta di
iscrizioni «tamudene» in tutta la penisola araba, Yemen compreso, e in Etiopia ha reso il
termine «tamudeno» praticamente sinonimo di nordarabico; non sono mancati tentativi,
mche recenti, di definire meglio l'estensione di ciò che deve essere considerato «tamu
deno»; cf. sotto, pp. 2 6 1 s s .
Origine e diffusione della scrittura meridionale
forma «classica» tra la fine dell'vm e l'inizio del VII sec. a.C.; parleremo
invece di iscrizioni «nordarabiche» per le epigrafi redatte in dialetti nord
arabici, anche quando la loro scrittura è diversa da quella «nordarabi
ca», e di iscrizioni «sudarabiche» ed «etiopiche» per quelle prodotte ri
spettivamente da Sudarabici ed Etiopici, indipendentemente dalla loro
scrittura, che nell'Arabia meridionale era dapprima nordarabica e poi su
darabica mentre in Etiopia erano usate entrambe. In altre parole, i ter
mini «nordarabico» e «sudarabico» avranno un valore diverso se riferiti
alla scrittura oppure alla lingua.
Fatta questa precisazione terminologica, cerchiamo di ricostruire le
vicende della scrittura meridionale nell'area arabo-etiopica. Verso il IX
vm sec. a.C. troviamo in Yemen e in Hadramaut iscrizioni sudarabiche
in scrittura nordarabica, portata direttamente dalla Palestina; poco più
tardi da questa scrittura si sviluppa quella sudarabica classica, di tipo
marcatamente monumentale e molto spesso assai elegante quando ap
posta su supporti di pregio. Accanto a questa nuova scrittura continua
ad essere documentata anche la scrittura nordarabica, usata però da gen
ti arabe: l'esempio più evidente è costituito dall'iscrizione nordarabica
lasciata da una signora di alto rango accanto a quelle sudarabiche dei
membri della corte del re sabeo Yathamar nella gola di Yalà: le iscrizio
ni ricordano una grande caccia, forse rituale, svoltasi all'inizio del VII sec.
a.C.' La presenza di questa iscrizione nordarabica in un contesto sudara
bico piuttosto antico pone un problema, che resta però attualmente in
solubile: quando fu introdotta in Yemen la scrittura nordarabica usata
dagli Arabi? Le iscrizioni più antiche, che abbiamo ricordato, sono in
scrittura nordarabica ma sono state trovate in aree di cultura sudarabi
ca; è tuttavia assai probabile che i primi Nordarabici siano scesi nel-
1' Arabia meridionale contemporaneamente o subito dopo i Sudarabici,
dato che essi svolgevano le funzioni di carovanieri. Solo la pubblicazio
ne e lo studio delle iscrizioni nordarabiche dello Yemen e del Hadra
maut potranno dare una risposta a questa domanda. Certo è che, a par
tire dal VII sec. a.C., iscrizioni nordarabiche lasciate da genti arabe so
no presenti in tutta l'Arabia meridionale per tutta la durata della civiltà
sudarabica; esse si trovano in genere su pareti rocciose, spesso graffite
accanto ad epigrafi sudarabiche. Tale contiguità di vita e di frequenta
zione tra Sudarabici ed Arabi ha influito notevolmente sulle rispettive
scritture; nelle iscrizioni nordarabiche non è raro trovare, anche nella
1 G. Garbini, The lnscriptions of Si'b al-'Aql, al- Gafnah and YaLi/ad-Durayb, in A. de
Maigret (ed.), The Sabaean Archaeological Complex in the Wadi Yala, Rome 1 988, pp.
27-28 (Y.8 5 .AQ/9).
Origine e diffusione della scrittura meridionale
medesima epigrafe, la forma di un segno sudarabico accanto a quella nor
darabica; ma è normale anche trovare iscrizioni sudarabiche di carattere
non ufficiale, incise su rocce, con una notevole presenza di segni norda
rabici: indizio dell'esistenza di due tradizioni diverse che la complessa,
e per noi sostanzialmente ignota, situazione etnica e sociale dell'Arabia
meridionale antica faceva incontrare e mescolare. 1
Diversa è stata invece la vicenda della scrittura in Etiopia. Qui trovia
mo, per tutto il I millennio a.C., prima della creazione di una scrittura
consonantica tipicamente «etiopica», iscrizioni in grafia nordarabica re
datte da genti di lingua sudarabica, e specificamente sabea. Non è pos
sibile dare una datazione precisa a tali iscrizioni, ma sembra verosimile
accostarle, almeno le più antiche, a quelle arcaiche in grafia nordarabica
dell'Arabia meridionale. Verso il VII-VI sec. a.C. colonie di Sabei venuti
dallo Yemen introdussero nel Corno d'Africa la scrittura sudarabica
classica e un dialetto sabeo; ma dopo qualche tempo queste colonie ven
nero assimilate dall'elemento locale e tornò a prevalere la scrittura tra
dizionale di tipo nordarabico dalla quale si sviluppò quella etiopica. Sul
significato storico di queste vicende grafiche e linguistiche torneremo a
suo tempo.
Quella che resta ancora misteriosa è la storia delle iscrizioni nordara
biche nella penisola araba con il suo prolungamento nel deserto siro
giordano. La mancanza di una visione d'insieme di tutto il materiale, che
comprende anche le iscrizioni nordarabiche dello Yemen e del Hadra
maut nonché le iscrizioni in grafia nordarabica presenti in Etiopia, ren
de parziali, e pertanto insoddisfacenti, le pur meritorie ricerche di stu
diosi che hanno cercato di classificare le iscrizioni nordarabiche del He
giaz e della Giordania.' Al momento attuale la documentazione più an
tica è quella presente nella zona dell'oasi di Teima, dove è stato ricono
sciuto recentemente il nome del re babilonese Nabonedo; ci troverem
mo dunque intorno alla metà del VI sec. a.C. Questa scrittura, con mol
te varianti e in continua trasformazione, restò in uso fino al IV sec. d.C.,
quando scomparve improvvisamente per ragioni sconosciute. Nell'oasi
di Dedan la scrittura locale conobbe un largo impiego monumentale du
rante il periodo ellenistico. Un piccolo gruppo di iscrizioni nordarabi
che trovate inizialmente nella provincia di Hasa, sul Golfo Persico, è re
datto in scrittura sudarabica.
Questo è il quadro, tracciato a linee molto generali e non senza lacu-
' Cf. l'articolo citato sopra (p. 240 n. l ), pp. 28 1 - 2 8 5 .
2 F.V. Winnett - W.L. Rccd, Ancient Records from North Arabia, Toronto 1 970 e l'arti
colo di Macdonald citato sopra, p. 239 n. 1 .
24 3
Origine e diffusione della scrittura meridionale
ne, che oggi è possibile ricostruire sulla base della documentazione co
nosciuta in merito alla nascita e alla diffusione delle scritture semitiche
meridionali. Evidente è la sua ipoteticità per la scarsa base documenta
ria, mentre di non poco peso sono le questioni che restano aperte e che
soltanto ricerche future potranno risolvere. Quella più importante ri
guarda le iscrizioni dell'Arabia nordoccidentale: se, come sembra, i do
cumenti più antichi nel Hegiaz non sono anteriori al VI sec. a.C., perché
le genti arabe cominciarono a scrivere solo allora, in concomitanza con
la presenza di Nabonedo? Un'altra questione concerne la nascita della
scrittura sudarabica classica, che sembra doversi porre tra la fine del
l'vm e l'inizio del vn sec. a.C.: perché vi fu allora questo cambiamento ?
Sono domande che troveranno una risposta solo quando conosceremo
meglio la storia della penisola araba.
9. Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
Nei precedenti capitoli 4-7 dedicati alle iscrizioni settentrionali il para
grafo iniziale è sempre stato intitolato «introduzione storica»; affron
tando ora le iscrizioni nordarabiche e quelle teimanite ad esse immedia
tamente precedenti bisogna ammettere che per le forse 40 ooo iscrizioni
di cui si parlerà in questo capitolo non è possibile tracciare un profilo
storico generale dell'ambiente in cui esse furono prodotte. La natura
delle iscrizioni, che nella quasi totalità sono rappresentate da brevissimi
graffiti rupestri consistenti molto spesso in semplici nomi propri, giu
stifica la scarsa attenzione che gli studiosi hanno in genere prestato a
questo materiale: le circa dodicimila iscrizioni rilevate dalla missione
belga nell'inverno 1 9 5 1 - 1 9 5 2 nell'Arabia Saudita meridionale sono an
cora inedite dopo più di mezzo secolo dalla loro scoperta - questo solo
per citare un esempio. Le numerose ma poco significative testimonian
ze lasciate dai nomadi nordarabici non potranno certo fornire molte
informazioni di valore storico; uno studio sistematico di queste epigrafi
consentirebbe comunque di gettare qualche luce su un millennio di sto
ria araba che resta tuttora sostanzialmente ignoto. La situazione non è
diversa per le iscrizioni teimanite: quello che sappiamo attualmente del
la Siria-Palestina e della Mesopotamia tra l'vm e il VI sec. a.C. non ci è
di nessun aiuto per comprendere la presenza e poi la scomparsa di gen
te che condivideva la cultura materiale di quelle popolazioni sedentarie
ma che usava una scrittura diversa per esprimere anche una lingua di
versa da quelle dell'ambiente circostante, dove dominavano i dialetti
cananaici, l'aramaico e l'assiro-babilonese. In fondo, si tratta della stessa
situazione che esisteva in Siria e Palestina alla fine del Tardo Bronzo.
Al momento attuale, esistono soltanto due punti di riferimento cro
nologico che possono indirizzare la ricerca storica in qualche direzione:
l'inizio e la fine delle iscrizioni teimanite. In linea generale possiamo
affermare che nei decenni intorno all'8oo a.C. varie fonti ci danno noti
zia di un grande sviluppo del commercio carovaniero, che le fonti stesse
registrano ovviamente soltanto nei suoi tratti settentrionali; sembra per
tanto naturale mettere in relazione la comparsa delle iscrizioni teimani
tc con questa attività commerciale che interessava, ovviamente, special-
24 5
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
mente la Mesopotamia. All'altra estremità del periodo, non si può non
rilevare come la fine della documentazione teimanita coincida con l'ini
zio di quella nordarabica, indizio di probabile continuità diretta; e che
tale inizio si abbia proprio nell'area di Teima e in concomitanza con la
presenza di Nabonedo, l'ultimo re di Babilonia, non può essere una sem
plice coincidenza. Le campagne militari condotte dal sovrano babilone
se nel Hegiaz non possono essere estranee a notevoli cambiamenti nello
svolgimento delle attività commerciali che interessavano la penisola ara
ba, specialmente se si tengono presenti alcuni fatti verificatisi intorno a
quel periodo: verso la metà del VI sec. a.C. si insedia in Yemen un nuo
vo gruppo di genti minee; dopo Nabonedo a Teima troviamo stabiliti
gli aramei; a Dedan le iscrizioni nordarabiche incominciano poco dopo
che a Teima e più tardi si affiancano a queste le iscrizioni minee. Nono
stante le incertezze di ordine cronologico che avvolgono questi avveni
menti, è innegabile che l'attività di Nabonedo nell'Arabia nordocciden
tale ebbe notevoli ripercussioni anche nell'assetto delle popolazioni che
abitavano la zona.
Per il periodo successivo, solo Dedan, con le sue iscrizioni monumen
tali lihyanitiche, ci offre una serie di notizie storiche. Nulla sappiamo di
tutte le altre tribù che nei primi secoli dell'era cristiana si spinsero verso
nord fin quasi a Damasco e che in Yemen acquistavano un peso politico
crescente, come apprendiamo dalle iscrizioni sudarabiche. Possiamo ri
levare differenze onomastiche, di divinità venerate, di scrittura fra i di
versi gruppi, ma nulla di più. È un fenomeno sociologico piuttosto cu
rioso quello dei Nordarabici che amavano tanto la scrittura ma scrive
vano solo i loro nomi, con al più qualche parola di circostanza. Il fatto
più inspiegabile rimane tuttavia quello della scomparsa della scrittura e
delle iscrizioni nordarabiche. Verso la fine del IV sec. d.C., contempora
neamente o poco dopo il venir meno delle iscrizioni nabatee, spariscono
anche i dialetti nordarabici con le loro iscrizioni. Dopo due secoli e mez
zo di vuoto assoluto, nell'Arabia ci sarà una sola lingua, l'arabo, venuto
da due città del Hegiaz (Mecca e Medina) dove prima del Profeta non
fu mai scritta un'epigrafe, e scritto in una scrittura estranea ali' Arabia.
ISCRIZIONI TEIMANITE (IX-VI SEC. A.e.)
Come abbiamo già detto nel capitolo precedente, nel presente lavoro
sono chiamate teimanite le iscrizioni che in questi ultimi decenni sono
state definite «protoarabe» e che in precedenza erano spesso dette «de
danite». Si tratta di un piccolo numero di iscrizioni, databili complessi-
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
2 3
Figura 108. Sigilli teimaniti. 1 . /Jmmhw (da destra). 2. 'bymn' Il f?if,mm (idem).
-
- 3· skr Il brf (da sinistra; dal Hauran). 4· 'gdy (idem). 5 · ybf?r'l (da destra).
- -
Sono tutti nomi propri, con vocalizzazione incerta.
vamente tra il IX-VIII e il VI sec. a.C., provenienti da ambienti di cultura
sedentaria; queste si dividono abbastanza nettamente in due gruppi:
uno è chiaramente mesopotamico, con un prolungamento nel Luristan,
l'altro è giordano-palestinese; tale provenienza è dedotta non tanto dal
luogo di provenienza del materiale (sempre sconosciuta, tranne che per
i vasi di Gerusalemme e per un sigillo detto provenire dal Hauran, CIH
779) quanto invece dalla tipologia dei sigilli e dall'onomastica; per gli
esemplari più recenti, assegnabili al VI sec. a.C. con qualche incertezza,
non è esclusa una provenienza da una città del Hegiaz, presumibilmen
te Dedan o Teima. 1
Le iscrizioni teimanite occidentali sono costituite da una ventina di
sigilli a stampo: una tipologia che presuppone un tipo di cultura seden
taria e nello stesso tempo un ambiente siro-palestinese; a questo ripor
tano anche i motivi iconografici che compaiono sui sigilli: il leone (fig.
1 08), animali vari, disco alato in alto; un paio di esemplari presentano la
1 Ai sigilli palestinesi già noti ritengo che debbano aggiungersi CIH 779, 799, 822, 866
per il tipo antico; a quelli più recenti i sigilli della Bibliothèque Nationale di Parigi noti
rnme Seyrig 4, 7- I O, in CIAS 1/2, Louvain 1 977, pp. 5 8 1 -600.
2 47
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
n ) o ?X� n
2 3 4
6 7
-
Figura 1 09. Sigilli teimaniti. I . 'lyhb sg 'dhd (da destra). 2. t},brk bn Il drd'
(idem) «I). figlio di D.». - 3. frbl! (idem) «Piruballit» (nome assiro). - 4 . kfty
(idem). - 5 . ltrtqd ... msbly (idem). - 6: yf' br ygr (da sinistra) «Y. figlio di Y.».
- 7: frby (da destra). Nomi propri.
figura di un carro con auriga ma anche animali affrontati ai lati di un al
bero sacro. Quest'ultimo motivo è tipicamente mesopotamico e insie
me con la tipologia dei sigilli a stampo provenienti dall'area orientale ri
vela l'esistenza di contatti diretti tra la zona siro-palestinese e quella me
sopotamica. Tale materiale è databile all'vm e VII sec. a.C.; più recenti
sono da considerare altri sigilli che presentano una forma diversa, a per
la ovale con una superficie piatta sulla quale si trova una figura di ani
male con una brevissima epigrafe (ma alcuni esemplari sono anepigrafi);
sembra probabile una loro datazione al periodo neobabilonese. L'ono
mastica presente su tutti i sigilli è di tipo nordarabico, ma non mancano
nomi tipicamente sudarabici; abbiamo qui una conferma degli stretti rap
porti e di una parziale convivenza tra Nordarabici e Sudarabici testimo
niata dalle fonti assire dell'vm e VII sec. a.C. a nord della penisola araba
e dal materiale epigrafico proveniente da tutta la penisola. Oltre alla lo
ro presenza, nessun dato è desumibile dalle brevissime epigrafi trovate a
Gerusalemme ma venute certamente da fuori; la loro datazione all'ini
zio del VI sec. a.C. fa comunque escludere un'origine sudarabica, come
affermato dall'editore.
L'esistenza di documenti epigrafici in scrittura teimanita in Transgior
dania e presumibilmente in aree adiacenti pone il problema di chi ne
fossero gli autori. Questi dovevano essere, con tutta probabilità, dei ca
rovanieri, in primo luogo i Teimaniti che avevano il loro centro a Bo
stra; un indizio in questo senso è costituito, oltre che dal nome dato alla
scrittura, dalla provenienza del già ricordato sigillo CIH 779, la cui
onomastica, skr !Jrf, è nordarabica ma è diffusa anche in ambiente suda
rabico. Bisogna tuttavia tener presente che esistono molte indicazioni,
anche se generalmente trascurate o sottovalutate, di una presenza suda
rabica in Palestina e nel nord-ovest della penisola araba: nell'vm secolo
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
a.C. i Sabei erano ancora nel nord 1 e molto più tardi, verosimilmente ver
so il V-Iv sec. a.C., sono testimoniati predoni sabei e caldei che scorraz
zavano nel deserto siro-arabo (Giobbe I , I 3 - I 7), contemporaneamente a
un «re dei Minei» che compare tra i protagonisti dello stesso libro (Giob
be 2, I I secondo il testo greco, confermato da un frammento di Aristea,
Jacoby nr. 72 5 , scrittore giudeo di età ellenistica che ci ha lasciato noti
zie sul personaggio Giobbe); gruppi minei sono ricordati dall'Antico
Testamento nel IX e VIII sec. a.e. (1 Cronache 4,41 ; 2 Cronache 20, 1 ),
mentre i «figli dei Minei» che compaiono tra i reduci dall'esilio babilo
nese (Ezra 2, 5 0) erano verosimilmente un gruppo che era rimasto in Giu
dea nel VI sec. a.e. Questa non trascurabile presenza minea nell'area
palestinese pone in una nuova luce il fatto che furono soltanto minee le
colonie commerciali sudarabiche documentate nel Hegiaz e in Egitto.
In tale situazione etnicamente complessa è difficile, per non dire impos
sibile, dare un'origine precisa ai pochi documenti epigrafici teimaniti oc
cidentali: Teimaniti e Minei sono comunque i più probabili autori di
queste iscrizioni. 2
Più ricco e vario è il gruppo delle iscrizioni teimanite orientali, costi
tuito da una diecina di sigilli cilindrici (fig. 1 09) di stile assiro (di questi,
uno proviene dalla città di Anah sull'Eufrate e un altro dal Luristan),
alcuni sigilli a stampo (uno proveniente dal Luristan), due tavolette di
terracotta trovate rispettivamente a Uruk e Nippur, un mattone iscritto
da Ur, diverse iscrizioni vascolari (una da Abu Salabikh, una da Khirbet
al-Diniya, località irachena presso l'Eufrate a circa 50 km dalla frontiera
con la Siria, e varie da Ur), una spada da Shir-i Shiqat (Luristan). I dati
desumibili da questo materiale sono tuttavia molto scarsi per la brevità
o la frammentarietà dei testi e per l'incertezza delle letture, sì che la stes
sa onomastica resta di difficile interpretazione; questa sembra comun
que distribuirsi tra aramaico, accadico, nordarabico e sudarabico (fig.
l 10 ). La differenza principale tra queste iscrizioni e quelle occidentali
sta nel fatto che i loro supporti rivelano una cultura ben radicata nel-
1 Cf. I. Eph'al, The Ancient Arabs, Jerusalem 1982, pp. 87-90; G. Garbini, I Sabei del
nord come problema storico, in Studi in onore di F. Gabrieli nel suo 80° compleanno 1,
Roma 1984, pp. 373-380.
2Alcune brevissime iscrizioni incise su mattoni trovate a Hama in Siria e datate all'vm
sec. a.C. (B. Otzen, The Aramaic lnscriptions, in P.J. Riis M.-L. Buhl (eds.), Hama.
-
Fouilles et recherches 193 1-193 8 n 2, Copenhague 1 990, pp. 301 -304) sono state talvolta
considerate ipoteticamente semitiche meridionali; nonostante diversi segni grafici co
muni, tali iscrizioni vanno tuttavia assegnate all'epigrafia anatolica per la presenza di un
segno a forma di A: questo si trova infatti in diverse scritture anatoliche ma è totalmente
assente in quelle semitiche meridionali.
2 49
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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Figura 1 1 0. Iscrizioni teimanite orientali. a) Mattone da Ur (bustrofedica da
sinistra): dnly zbh klldr lfn «Danalai ha sacrificato un gallo cedrone a Sin» (let
fabbro» (interpretazione incerta). e) Spada dal Luristan (da destra): l�fhn ' «Di
tura e interpretazione incerte). b) Coppa da Ur (da sinistra): krs nfb «Kirsu il
-
H.». d) Tavoletta da Uruk (da destra): ... gwl I Il ... bbl sqb 1 11 nby 1 11 .y I
h. 11 I nbk ' 11 . .. ?T I (testo troppo frammentario per essere tradotto; alla secon
-
... ..
···
da riga vi è forse il nome «Babilonia»; le parole sono divise da una linea vertica
le con punti alle estremità).
l'ambiente mesopotamico e nello stesso tempo in contatto con l'Iran
occidentale. Nel quadro del popolamento della Mesopotamia nei primi
secoli del I millennio a.C. appare legittimo attribuire i testi in scrittura
teimanita a una popolazione distinta da quella babilonese e da quella ara
maica, e cioè a quella dei Caldei, che abitavano nel sud della Mesopota
mia e che a partire dal VI sec. a.C. hanno dato il loro nome alla regione
che chiamiamo Babilonia. ' L'affinità dei Caldei con i Sudarabici viene
dimostrata dalla toponomastica,' oltre che dal loro stesso nome, che nel
le diverse rese straniere rivela contenere una consonante lateralizzata ti-
1 I «Caldei» delle fonti classiche e dello stesso Antico Testamento («Ur dei Caldei») so
no semplicemente dei «Babilonesi».
2 I toponimi relativi alle tribù caldee ricordati dalle fonti assire trovano largo riscontro
nell'onomastica nordarabica e sudarabica, come ha rivelato una tesi della signora Ger
mana laccarino discussa nel 2002 all'università di Roma « La Sapienza».
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
pica del sudarabico. 1 Il solo dato linguistico sicuro ricavabile da queste
iscrizioni è la parola br «figlio» presente su un sigillo; questa ci riporta
all'aramaico (in nordarabico e sudarabico si ha bn), ma è da ricordare
che in sabeo esiste, oltre a bn, anche la forma brw «figlio» e dunque non
si possono escludere varianti dialettali. La definizione di «caldee» data
dall'Albright a queste iscrizioni ' appare quindi pienamente giustificata.
Ci si potrebbe chiedere come mai alcuni gruppi caldei abbiano volu
to adottare la scrittura teimanita invece di quella aramaica; la spiegazio
ne più semplice ci sembra essere che in Babilonia, a differenza dell' Assi
ria, all'inizio del I millennio a.C. la scrittura aramaica era pochissimo
praticata (di fatto, non abbiamo nessuna iscrizione), mentre il traffico
carovaniero e lo spostamento di tribù metteva a diretto contatto la Ba
bilonia con l'area transgiordanica. Fu la situazione creatasi con Nabo
nedo a mettere in crisi questo sistema di rapporti.
Di difficile classificazione è la brevissima iscrizione vascolare (tre soli
segni) scoperta nel 1998 a Muweilah (Emirati Arabi); i caratteri sono di
tipo teimanita o sudarabico, ma la direzione destrorsa della scrittura ren
de preferibile la prima possibilità; la datazione archeologica del manu
fatto (escluse le date calibrate) si pone verso l'vm-vn sec. a.C. Poiché il
vaso appare di fattura locale, l'assegnazione dell'epigrafe al gruppo tei
manita orientale appare più probabile di quella di un'origine sudarabica.
Nota bibliografica
Non esiste una raccolta sistematica delle iscrizioni teimanite; buona parte del
materiale si trova in B. Sass, Studia Alphabetica. On the Origin and Early His
tory of the Northwest Semitic, South Semitic and Greek Alphabets (Orbis Bi
blicus et Orientalis 102), Freiburg/Schweiz-Gottingen 1 99 1 , pp. 3 8 -68. - F.
Bron, Vestiges de l'écriture sud-sémitique dans le Croissant fertile, in H. Lozach
meur (éd. ), Présence arabe dans le Croissantfertile avant l'Hégire. Aetes de la Ta
ble ronde internationale (Paris, 1 3 novembre 1 993), Paris 1 99 5 , pp. 8 1 -9 1 .
Questo materiale va integrato con W.W. Miiller, A Bronze Sword [rom Lu
ristan with a Proto-Arabic lnscription, in AfO 3 5 ( 1988), pp. 149- 1 5 2. - C.J.
Robin, Documents de l'Arabie antique III, in Raydan 6 ( 1 994), pp. 86-87. - F.
Bron, Sceau à inscription sudarabique, in Semitica 5 1 (2001 ), p. 1 47,
e probabilmente con
W.W. Miiller, Zur lnschrift auf einem Krugfragment aus Muweilah, in AAE
I O ( 1999), PP· p - 5 3 .
1 La forma ebraica kaSdim «caldei» dimostra l'esistenza della consonante s con pronun
cia lateralizzata che è tipica del sudarabico.
z W.F. Albright, The Chaldaean lnscriptions in Proto-Arabic Script, in BASOR 1 2 8
( 1 95 2), pp. 39-4 5 .
ISCRIZIONI NORDARABICHE
Teima
Le iscrizioni nordarabi
Petra•
che della zona circostante
•lram
all'oasi di Teima costitui
•Duma
scono il momento di pas
saggio dalle iscrizioni che
s:.
:i.. •Tabuk abbiamo definito teimani
te a quelle nordarabiche
•Rawwafa
vere e proprie. In questa
•Teima
Hoil• area sono state individua
•Hegra te, già da diversi decenni, le
•Dedan più antiche iscrizioni nord
arabiche dell'Arabia set
tentrionale, che ora possia
mo datare con sicurezza al
tempo di Nabonedo, ver
•Medina
so la metà del VI sec. a.C.;
precedentemente confuse
nel mare magnum delle co-
Carta 9. Arabia nordoccidentale. siddette «tamudene» ' tali
iscrizioni sono state isolate come gruppo autonomo da F.V. Winnett '
che dette loro il nome di «teimanite», com'era ovvio. Nonostante quan
to abbiamo detto nelle pagine precedenti, è preferibile conservare loro
questa definizione non soltanto perché essa indica la loro provenienza
geografica ma anche perché queste iscrizioni rappresentano l'ultima ma
nifestazione della scrittura che i Teimaniti avevano usato per diversi se
coli. Bisogna infatti tener presente che dopo Nabonedo Teima cesserà
di essere un centro culturalmente nordarabico per trasformarsi in cen
tro di lingua aramaica, come rivelano le iscrizioni del periodo acheme
nide e più tardi quelle nabatee.
Le iscrizioni di Teima attualmente note sono circa duecento, la mag
gior parte delle quali scoperte dai domenicani Jaussen e Savignac e più
tardi da Philby nell'area di Khebu al-Gharbi e Khebu al-Sharqi insieme
a epigrafi più recenti. Oltre a quattro epigrafi su pietra di natura fune
raria trovate presso l'abitato di Teima (fig. 1 I I ) , che hanno rivelato la
sostanziale identità della scrittura monumentale con quella delle iscri-
1F.V. Winnett - W.L. Reed, Ancient Records from North Arabia, Toronto 1 970, pp. 88-
108.
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
a b
Ef-<\ ��e'\� �i
\1)6'-z.Xrì)lv\\
e d
Figura 1 1 1 . Iscrizioni da Teima e dintorni. a) Bustrofedica, da sinistra in alto:
lm sgg I b 'bllds3r I b qr�n «Di Saggag figlio di Abdosiris figlio di Qirsan-[sim
bolo]» (il segno s3, di origine sudarabica, è documentato solo a Teima). b) Bu -
e) Lettura da destra: l�br .kh «Di Sabir ... » (il terzultimo segno è incerto). d) Bu
strofedica, da sinistra in basso: bdmt Il b �dqn «Bidomat figlio di Sidqan». -
strofedica, da destra in basso: bhfrkt n�r bll�r ddn yrh l�lm «Bihshirkat ha pre
sidiato nella guerra contro Dedan ... per Salmu» (è sconosciuto il significato del
la parola yrh ).
zioni rupestri, rivestono particolare importanza i graffiti su roccia sulla
cima del Gebel Ghunaym (poco più di quaranta), e quelli della zona di
Ramm (qualcuno nordarabico e uno aramaico); a questi vanno aggiunte
le iscrizioni graffite sulle pietre di una torre nella località di Mantar
Bani Atiya (una ventina) (fig. 1 1 2). Questi tre gruppi di iscrizioni costi
tuiscono un insieme abbastanza omogeneo, perché tutti contengono
espliciti riferimenti a Nabonedo, al re di Babilonia, a Salmu (personifi
cazione divina dello stesso re) e alle guerre da questo condotte contro
Dedan, Massa e i Nabayat. Tutte le iscrizioni usano un formulario co
mune, assai schematico, al quale si adegua anche l'iscrizione in aramai
co; 1 l'uso dello stesso verbo da parte di tribù diverse per indicare il rap
porto di alleanza con il sovrano babilonese fa pensare a un atto ufficia
le, a una specie di cerimonia che aveva sancito il rapporto stesso. Natu
ralmente molte sono le iscrizioni costituite da semplici nomi, con al più
una brevissima frase, in genere di difficile interpretazione, che ricorda la
circostanza per la quale l'iscrizione è stata scritta. Molto interessante è
un'iscrizione del Gebel Ghunaym che ricorda l'acquisto di una sposa,
alla quale una seconda mano ha aggiunto uno spiritoso commento (fig.
I I 2b ).
1 V. sopra, p. 1 64 fig. 6 1a; l'espressione «quando salì» è probabilmente l'equivalente del
nordarabico 'tw «venne» .
253
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
Figura 1 1 2. Iscrizioni da Teima e dintorni. a) Lettura da destra: n�r : b 'gl : hlk :
zn krfty : hrkb «Nasr figlio di Igal è arrivato; questo è Karafti, il cammello» (no
tare i segni di interpunzione; dopo la parola zn i segni sono capovolti). - b) Iscri
zione doppia: una mano ha scritto le prime due righe (sinistrorse), una seconda
ha aggiunto le altre tre (una destrorsa e due sinistrorse): z 'b . b �gg . k 'l smt
Il 'ft . wndrt lii kl' y 'znk Il zt hn 'n Il bgml 'yr «Zaib figlio di Hagag ha ba
rattato una cammella per una moglie e una pepita. - Il cattivo carattere (della
glio) un asino». - e) Lettura sinistrorsa: 'n mrdn plm nbnd mlk bbl Il 'twt m'
moglie) ti insegnerà che è questo il (vero) guadagno: per un cammello (è me
rbsrs kytllnm bfls tlw bdt l'q «lo, Mardan, amico di Nabonedo re di Babilonia,
sono venuto con il capo dell'esercito quando questi è giunto a Fals inseguendo
i beduini per respingerli».
Il confronto tra le iscrizioni note in precedenza e quelle scoperte re
centemente da studiosi sauditi nell'area di Ramm consente di fare osser
vazioni molto interessanti. Prima di tutto, che queste ultime sono state
scritte da persone molto vicine a Nabonedo: non soltanto qui si trova
254
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
anche un'iscrizione aramaica, ma gli autori delle epigrafi nordarabiche
conoscono il titolo babilonese di rbsrs (rab sa resi, letteralmente «gran
de del comando», comandante in capo). Evidentemente si tratta di una
tribù diversa da quelle che hanno lasciato le altre iscrizioni; tale diversi
tà è confermata sia dalla scrittura (forme non teimanite di alef, k, f) sia
dalla fonologia (verbo ntr invece di n�r; la consonante ?, con il relativo
simbolo grafico, è assente nel dialetto di Teima).' Tale constatazione
porta ad allargare il discorso anche a un'altra variante dello stesso ver
bo, ntr, documentata in un'iscrizione del Gebel Ghunaym; diventa or
mai difficile parlare di errore grafico. In effetti ci troviamo di fronte a
dialetti diversi, attestati tutti nella zona di Teima nello stesso momento:
accanto a b «figlio di» troviamo anche bn, accanto alla preposizione lm
«da» è attestata nm; le diverse forme dei segni � e t fanno supporre di
verse realizzazioni fonetiche dello stesso fonema. A ciò si deve aggiun
gere che un'iscrizione su pietra e un paio di graffiti mostrano elementi
sudarabici (sabei), sia nell'onomastica (nomi in -n) sia nella scrittura (se
gni sudarabici diversi per la consonante �). Questi dati mostrano quanto
grande sia la difficoltà di definire e raggruppare il materiale epigrafico
nordarabico sia dal punto di vista paleografico sia da quello linguistico:
nell'area di Teima abbiamo incontrato almeno tre varianti, senza conta
re la presenza sudarabica,2 per le iscrizioni del VI sec. a.C. Solo quando
saranno disponibili raccolte sistematiche e criticamente valide di iscri
zioni sarà possibile procedere a uno studio serio dell'epigrafia nordara
bica; purché si tenga sempre presente che, specialmente nel settore della
fonologia, i dialetti nordarabici sono molto diversi tra loro e tutti diver
si dall'arabo classico.3
1 Tutti i dialetti nordarabici differiscono dall'arabo classico e dal sudarabico per il fatto
di possedere un solo fonema interdentale enfatico anziché due (? e i;{); questo comporta
corrispondenze fonetiche con l'arabo che variano da una varietà dialettale all'altra. A
Teima, per esempio, esiste il fonema </. mentre il corrispondente dell'arabo ? è confluito
in �; il verbo n�r che compare nelle iscrizioni non corrisponde all'arabo n�r «aiutare» (non
•vincere»!) bensì a n?r «sorvegliare, presidiare». L'esistenza della variante n!r mostra
che il fonetismo dei dialetti nordarabici era simile a quello dell'ugaritico, dove esisteva un
fonema unico corrispondente all'arabo ? il quale, tuttavia, nei vari testi si trova espresso
anche con le consonanti s, ! e ghayn.
i Nelle iscrizioni di Teima si trova un segno corrispondente alla consonante sudarabica
s i , oltre agli altri due resi tradizionalmente con s e s. Non è per ora possibile dire se
questa presenza sudarabica a Teima sia dovuta a elementi che provenivano dallo Yemen
o se invece si tratti di una sopravvivenza del periodo in cui i Sabei, in stretto contatto
con i Teimaniti, si trovavano ancora nel nord dell'Arabia.
l Anche la consonante ghayn non è molto frequente; nelle iscrizioni di Mantar Bani
Atiya è presente due volte, con forme diverse, ma solo una di queste iscrizioni risale
certamente al v1 scc. a.C.
25 5
2 3 4
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Tavola 1 1 . Scritture sudsemitiche. 1 . Scrittura teimanita. 2. Scrittura di Teima.
3. Scrittura dedanita. 4. Scrittura lihyanitica.
Nota bibliografica
È ancora fondamentale la raccolta di Jaussen e Savignac (v. guida bibliografi
ca), voi. II (le iscrizioni teimanite si trovano tra quelle tamudene) nonché il vo
lume di Winnett e Reed (v. guida bibliografica), pp. 8 8 - 1 08; inoltre: G.L. Hard
ing, Preliminary Survey in Northwest Arabia 1968, in BIA 1 0 ( 1 9 7 1 ) [1972],
pp. 40-46. - A. Livingstone, Taima': Recent Soundings and New Inscribed
Materiai. 1402 AH - i 982 AD, in Atlal 7 ( 1 983), pp. 1 1 2- 1 1 3 . - H. Hayajneh,
First Evidence of Nabonidus in the Ancient North Arabian Inscriptions [rom
the Region of Tayma', in PSAS 3 1 ( 200 1 ), pp. 8 1 - 9 5 .
Dedan
Questa oasi è la più importante delle tre (le altre sono Teima e Hegra,
odierna Medain Salih) che nell'antichità ebbero un ruolo notevole nel
commercio carovaniero dell'Arabia nordoccidentale, conoscendo anche
uno sviluppo architettonico monumentale. La più antica menzione del
la città si trova in alcune iscrizioni di Teima che ricordano una guerra di
Nabonedo contro di essa. La notizia più antica è forse quella fornita da
un testo di origine fenicia, riportato nel libro biblico di Ezechiele (27,
20), che ricorda Dedan tra i partners commerciali di Tiro.' La docu
mentazione epigrafica dell'oasi ha inizio poco dopo di quella di Teima,
quindi presumibilmente tra la fine del vr e l'inizio del v sec. a.C.; questo
dato si desume dalla paleografia che mostra, tra i segni comuni alle due
scritture, le forme di h e f più evolute (tav. r r ) . A differenza di Teima, a
Dedan la scrittura nordarabica durò piuttosto a lungo, fino a quando la
città cadde sotto il dominio dei Nabatei, che vi introdussero la loro lin
gua e la loro scrittura; non è tuttavia possibile fissare una data precisa
per questo cambiamento, sia perché si trattò verosimilmente di un fe
nomeno graduale sia e specialmente perché la cronologia di tutte le
iscrizioni di Dedan resta ancora sconosciuta. Quello che si può dire at
tualmente è che esiste una fase antica, definita comunemente «dedani
ta», calcolabile approssimativamente in circa un secolo, durante la quale
vi fu anche un «re di Dedan»; seguendo l'evoluzione della scrittura, che
non mostra cesure, a questa seguì un lungo periodo durante il quale la
città fu abitata e governata dalla tribù dei Lihyan, che ebbero anch'essi i
loro re; di questa esistono testimonianze esterne relative al periodo per-
1 Il testo presenta una situazione riferibile all'vm sec. a.C. L'analisi filologica e lo studio
linguistico di questo passo hanno rivelato che la città araba non esportava gualdrappe di
cavalli, come dice il testo ebraico, o animali per i carri, come dice il greco, bensì schiave
(icrodule?) per i postriboli di Fenicia e Palestina.
257
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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� lJ ) 0 )1--! n 1 8 o S I CD > � CD I $� f:i D Dl)X,\11)H P!o
a b
Figura 1 1 3. Iscrizioni dedanite. a) Iscrizione funeraria: khf I kbr'l I bn mt"l
I mlk Il ddn I wfrw I n'm I bh I n'rgd «Grotta funeraria di Kabiril figlio di
Matiel, re di Dedan. Che Naargad gli dia ricchezza di felicità». - b) Iscrizione
funeraria: mt"l I bn gr� 'l Il hn'm I �wl Il 'd 'rl I htndd - disco lunare «Ma
tiel figlio di Dharahil. O Benigna (= luna), volgi lo sguardo verso l'eterna di
mora dei dispersi» (interpretazione difficile: la luna (qui maschile), è invocata
là»); per la parola finale si segue la spiegazione di Fy. Winnett).
come divinità che visita periodicamente gli inferi ('rl babilonese arallu «aldi
=
siano e a quello ellenistico. A Dedan fu presente per lungo tempo anche
una comunità dei sudarabici Minei, con un proprio rappresentante uffi
ciale; anche costoro hanno lasciato numerose iscrizioni (che vedremo
nel prossimo capitolo), sia monumentali sia rupestri; purtroppo non si è
finora riusciti a dare una datazione precisa nemmeno alle epigrafi mi
nee, per molte delle quali appare comunque probabile l'attribuzione al
periodo ellenistico ma di cui sarebbe importante conoscere l'inizio e la
fine della loro presenza.
Le iscrizioni di Dedan sono circa seicento; di queste, poco più di una
trentina sono di tipo monumentale su pietra, tutte le altre sono incise
sulla roccia. Le iscrizioni «dedanite», quelle riferibili al periodo più an
tico dal punto di vista paleografico, sono una sessantina, tutte rupestri e
molto brevi, costituite per lo più da semplici nomi propri. Tra queste
spicca un piccolo gruppo, caratterizzato da una particolare onomastica
con nomi teofori menzionanti il dio Il e da una maggiore cura nell'ese
cuzione delle epigrafi; un paio di queste iscrizioni, di natura funeraria,
sono particolarmente interessanti: una ricorda «Kabiril re di Dedan»,
l'altra suo padre Matiel, senza titolo regale; non è chiara la formula re
ligiosa che chiude l'iscrizione, ma il disegno di una luna piena alla fine
dell'epigrafe fa supporre un'invocazione a un dio lunare psicopompo
(fig. 1 1 3). Una trentina di graffiti lihyanitici si trovano a Hegra; due
iscrizioni in scrittura dedanita sono state scoperte presso il wadi Ramm,
nella parte giordana della regione di Hisma.
Le iscrizioni più notevoli del periodo lihyanita sono quelle che costi
tuiscono il complesso scoperto negli anni Sessanta nella zona di Udhayb,
a nord-ovest del centro di Khereybeh. Si tratta di poco meno di duecen
to epigrafi scolpite sulle pareti di blocchi di roccia appositamente prc-
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
Figura 1 1 4. Iscrizioni votive lihyanitiche.
a) ... I wfn I b ll[n] 1 .. sn I w 'mn I bll[n] ... I
.
4bsn I fll[r�yh] .. I ws'dh « Wafan figlio
'#w I htll [ll I ... ltfJ gbt I hm4 I t Il ... 'l I
. •••
di ... e Amin figlio di ... hanno compiuto la
cerimonia tll.... per Dhu-Ghabat, secondo
... la tribù Basan; che egli ac(contenti lui
... ) e lo renda felice» (il tipo di cerimonia è
ignoto; notare la consonante t per ?} -
b) ... bn hdb I flllh I 4?;bllt I 'dy 1 llllh I
h#mn 1 11 fr�yh I wlls'dh I « figlio di Ha
•••
dab devoto di Dhu-Ghabat ha dedicato al
dio questa statua; egli lo accontenti e lo
renda felice».
parata; molte iscrizioni sono scolpite a
rilievo, con cornici e linee di divisione
tra le righe, altre sono incise, più o me
a no regolarmente. Si tratta di iscrizioni
0 ,n 1 1<
votive dedicate al dio locale Dhu-Gha
\/
'iJ l\J � I /J' ')
bat con un formulario comune, in ri
1 0 1 ç o ) f,7 1 X'
cordo di una cerimonia religiosa com
piuta sul posto della quale tuttavia non
1 � )) 0 ..R 1 1 -1 è chiaro lo svolgimento; la stessa ceri
I".) ç ffi ) O monia è ricordata anche in un'iscrizio
ne su pietra, proveniente presumibil
o o
mente da un centro vicino (fig. r I 4tZ). I
b numerosi altri graffiti presenti nell'oa-
si sono costituiti prevalentemente da nomi propri, ma non mancano
testi interessanti: dichiarazioni di proprietà su tombe, divieto di pratica
re la magia in un determinato luogo, ricordo di qualche avvenimento
(che però rimane oscuro); non manca un alfabetario, con l'ordine dei se
gni meridionale (fig. r r 5 ). Più vario è il contenuto delle iscrizioni su
pietra; votive per lo più, con dedica a divinità diverse, qualcuna ricorda
il nome dell'artigiano che scolpì la statua dedicata (figg. r r 4b e r r 6); ac
canto a epigrafi di natura funeraria ve ne sono anche di un tipo partico
lare, apparentemente di tipo penitenziale (come se ne incontrano nel
l'epigrafia sudarabica); lo stato quasi sempre frammentario delle pietre
limita fortemente le informazioni che si potrebbero ottenere dal mate
riale. Sporadiche allusioni a nomi di «re di Lihyan», a cariche ammini
specie di «governatore») e a datazioni basate sugli anni di r'y (specie di
strative come kbr e fo.t (termine di origine babilonese che indica una
«ispettorato») mostrano l'esistenza di una struttura politica e ammini-
2 59
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
n )<.. n J .3 <D�2.-i 1 1\
9 � /j\ 1 t1 J cj (])/
1 f"1 X 8.$ 11
a b
e
Figura 1 1 5 . Iscrizioni rupestri lihyanitiche. a) b'lsmn I '�rm I hqrt I Il mn I
mh I trqh I mr't I Il lbhny I hn 'fklt «Baalsamin ha interdetto questa roccia,
che una donna non vi salga. Da Bahani, la sacerdotessa» (l'interdizione può
tradursi anche come «eserciti la magia»). - b) h l � m q w s r b t s Il wdr
hl�my Il lsmt 'l «H L 1:1 M Q W S R B T S - Che il mio HLJ:IM sia prospero.
Di Shamtiel» (la prima riga è costituita dall'inizio della serie alfabetica semitica
nella riga successiva). e) mrrh I w�!lh I bnw Il n!r I 'b<Jw I hqbllr I <Jh I hm I
meridionale; il significato religioso dell'alfabeto in quanto tale diventa esplicito
w 'bwhm I w llmrr mrrh I wh!lh Il wn's 111 hnfyslly I wgrm Il lw I S ' Il qt I I
«Marara e Hatilah figli di Natir hanno acquistato questa tomba; essi, i loro fra
telli e Marara. - Marara e Hatilah e Nuas. - (a sinistra:) i due monumenti fune
rari e le ossa sono esclusi da questo contratto di» (la posizione dell'ultima pre
posizione rende probabile che essa alluda ai nomi propri che costituiscono l'ul
tima riga del testo maggiore).
strativa piuttosto complessa sulla quale nient'altro è possibile dire. Re
sta enigmatica la figura di un «re di Lihyan» ricordato in alcune brevis
sime iscrizioni nabatee presenti nell'area di Teima. La perdurante im
possibilità di dare una datazione alle iscrizioni lihyanitiche lascia ncl-
1'oscurità alcuni secoli di storia di questa importante città dell'Arabia
settentrionale.
Nota bibliografica
Oltre ai lavori specifici riportati nella guida bibliografica e alle raccolte di J aus
sen e Savignac (voi. r, pp. 262-270; voi. n, pp. 363 - 5 34) e di Winnett e Recd
(pp. 1 2 2 - 1 29), si veda: A. van den Branden, Nouveaux textes lihyanites de Phil
by-Bogue, in al-Machriq, 1 962, pp. 347-368. - R. Stiehl, Neue li�yanische In-
260
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
1 1'1"17 � X l <D ) (D -1\ 1 � n l � > l
I ) 3 _rJ I � t7 \ � .1 l) I <3 <;> M fì
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b ([) ? 17\ 1 o o) a> 1 � n 1 'j._ n x 6 r'l l 1 D ) D
�)� O )( }li òì n o
n / 11
e < /J\ /)M rt f-7 1 < 17 1 x� ��-z D
Figura r 1 6. Iscrizioni rupestri lihyanitiche. a) nrn I bn I �ij.,rw I tq? I Il b 'ym I
gsm I bn I shr 1 11 w'bd I fo.t I ddn I br' [y] ... «Naran figlio di Hadhru ha scrit
to il suo nome al tempo di Gasham figlio di Shahar e di Abdo governatore di
quella originale). - b) grmhn 'ktkbt I bn I wd' I �yw «Garim-Hanaktubat fi
Dedan, sotto la prefettura di ... » (la divisione delle righe non corrisponde a
bilonese Nabu). - e) 'bdç!gbt '�rh Il bn nm 't I bn I 'b'l�n «Abd-Dhu-Ghabat
glio di Hayw» (il primo nome è un teonimo con l'epiteto «lo Scrittore», cioè il ba
Asra figlio di Namat figlio di Abialhan».
schriften aus al-' Urj,aib, in F. Altheim - R. Stiehl, Christentum am Roten Meer
1, Berlin 1 9 7 1 , pp. 3 -40. - G.L. Harding, Preliminary Survey in Northwest
Arabia 1968, in BIA r o (1971) [1972], pp. 36-39. - D.F. Graf, Dedanite and
Minaean (South Arabian) Jnscriptions from the Jjisma, in ADAJ 27 ( 1 98 3 ), pp.
5 5 5-5 69. - F. Bron, Une nouvelle inscription li�yanite, in Semitica 46 (1 996),
pp. 1 6 5 - 1 68. - F. Scagliarini, Sahr figlio di Han-aws: il nome di un nuovo so
vrano in un testo li�yanitico inedito, in SEL I J ( 1996), pp. 9 1 -97. - F. Scaglia
rini, The Dedanite Inscriptions from Gabal 'Ikma in North- Western Hejaz, in
PSAS 29 ( 1999), pp. 1 4 3 - 1 50. - A. Sima, Neue Beitrdge zur lihyanischen Epi
r,raphik r, in AAE r l (2000), pp. 2 5 2-260.
Iscrizioni tamudene
Contro la tendenza attualmente presente negli studi di epigrafia se
mitica meridionale a creare nuovi termini per definire determinati grup
pi di iscrizioni (tutti quelli finora proposti sono privi di una adeguata
giustificazione, o a livello storico o sulla base del materiale), sembra op
portuno conservare il nome tradizionale di «tamudeno» per designa
re un complesso epigrafico che si presenta, tutto sommato, abbastan
za omogeneo. Ancorché convenzionale il termine «tamudeno» è giustifi-
2 3
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Tavola 1 2 . Scritture sudsemitiche. 1 -2. Scritture tamudene. 3. Scrittura safaitii:a.
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12
Figura I I 7 . Iscrizioni tamudene di Medain Salih e dell'area a nord di questa.
1-6 (dall'alto in basso): 1 . zn lqf bnt 'bdmnt «questa è Laqas figlia di Abd
manat» (bilingue del 267 d.C.); 2. w 'n fin «e io sono un tale»; 3. wddt ['41 f «ho
;1mato Adii e»; 4. n 'mt 'n bt ms «N. della tribù di M.»; 5. zn �lwt bnt zlt
•questa è H. figlia di Z.»; 6. zn wbs bn 'd «questo è W. figlio di Ad». - 7. (da
destra): blhy wdd ksr bn m'. . ff lw' dwd «per dio misericordioso; K. figlio di M.
levita (?) di David». - 8. (da sinistra): lq� zd bdr 'bd rbs�y «la cammella di Z. è
nell'accampamento del servo di R.» (con disegno di cammello). - 9. (da destra):
/b 't bhtmd «L. dei Tamudeni». - I O . (da destra): h'trsmn I 'dd wns n�r lmtbfr
•O Atarsamin! Volgiti e porta aiuto a M.». - I I . (da destra): l&bb 'l hbkrt «la
l"ammella è di H.». - I2. (da destra): sn 'lt ls �by w 'l'dd «S. ha (?) S. e Iladad».
cato dal fatto che almeno alcune delle iscrizioni riunite in questo grup
po furono redatte da membri della grossa tribù araba che si dava questo
nome; finito ormai il tempo in cui erano chiamate «tamudene» tutte le
iscrizioni in scrittura nordarabica ad esclusione di quelle provenienti
dall'oasi di Dedan e di quelle dette «safaitiche», argomenti di tipo pa
leografico, storico e geografico permettono di considerare come un'uni-
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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Figura 1 1 8. Iscrizioni tamudene di Teima ( 1 -6) e Hail (7-9). I . (dall'alto): zn mhb
zt rft «Questo è M., questa è R.». - 2. (dall'alto): ltqd ç/n 'lb «di T.; questo è
A.». - 3 . (da destra in basso): yd' bn wgz fr'y «Y. figlio di W.; ed egli ha pasco
lato» (il segno g è reso dalla pallina scura). - 4. (da destra): z strt ltq «questo è il
riparo di L.». - 5 . (da destra): gmr 'mrl - (bue) «Amari! ha arrostito». - 6. (da
sinistra): z 5zt tmt wtj,m k'm «questo è S.; egli è vecchio, ma ha fatto l'amore
abbracciato». - 7. (da destra): bdtn I qr�n I wmg't «da Dathan (viene) il nostro pa
ne e il pascolo». - 8. (da destra): bdtn I tmdh I wdyy «da Dathan è la gloria del
mio palmeto» (Dathan è una divinità; la radice mdh corrisponde ali' araba md�). -
9. (da destra): bnhy str I wgyt «da Nahay (viene) protezione e aiuto» (Nahay è
una divinità; il segno y ha un cerchietto in basso che lo rende simile a t).
tà la documentazione epigrafica dell'Arabia nordoccidentale (Hegiaz)
con il suo naturale prolungamento settentrionale (wadi Sirhan e Trans
giordania) e nordorientale (Giauf). Mentre è stato ragionevole il distac
co, operato da F.V. Winnett, delle iscrizioni di Teima dall'insieme «ta
mudeno», non altrettanto felice è stata la sua distinzione tra iscrizioni
del Najd (già «tamudeno B» ), del Hegiaz (già «tamudeno C» e «D») e
di Tabuk (già «tamudeno E») (tav. I 2). L'attribuzione delle singole iscri
zioni all'uno o all'altro gruppo era basata su criteri che appaiono al-
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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Figura 1 1 9 . Iscrizioni tamudene dal Giauf 1 . (da destra): l'kbl I l ldd lm' Il zn
nsr «di Akbal; L. ha (?); questo è N.». - 2. (da destra): hr<f,w s'lt klb bz «O Rul
da, qui c'è la domanda di K.» (Rulda è una divinità; la consonante <f, in sudara
'wd 'h «O Rulda, abbi misericordia di Aus, aiuta: è malato». - 4. (da destra):
bico ha una pronuncia lateralizzata). - 3 . (da destra in basso): yr<f,w wdd 'ws
hr<f,w I wnhy I w'trsm I s'dn 'l wddy «O Rulda, Nahay e Atarsam(in), aiuta
temi per il mio amore». - 5 . (dall'alto): wdd fbrm Il w 'n kny «sono innamora
to di H., e io sono K.» (wdd è probabilmente un participio). - 6. (dall'alto):
wl'bs «W.». - 7. (bustrofedica, dall'alto a destra): l-/n wtswq 'l �gy «di Z., egli
si strugge per H.» . - 8. (dall'alto): zn l�y m�b... «questo è L., amante di ... ».
quanto approssimativi; 1 d'altra parte la mobilità delle popolazioni che
hanno lasciato queste iscrizioni rende poco probabile l'esistenza di spe
cifiche peculiarità regionali; se a questo aggiungiamo l'impossibilità di
dare una qualsiasi datazione alle iscrizioni stesse, risulterà evidente quan
to lavoro sia ancora necessario prima di poter dare un giudizio, sia pure
generale, su questo materiale epigrafico.
Per il momento non si può dire molto a proposito delle iscrizioni ta-
' Cf. G. Ryckmans, Notes épigraphiques. Deuxième série, in Muséon 5 0 ( 1 9 3 7), pp. )28-
337 ·
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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Figura 1 20. Iscrizioni tamudene dal Wadi Sirhan. 1 . (bustrofedica, da destra):
l'krb bn mgnn Il hdr «questo accampamento è di Ak. figlio di M . » . - 2. (da si
nistra): l'fi bn 'ws «di Af. figlio di Aus». - 3 . (bustrofedica, da destra in basso):
lglm bn 'b'ns wrmy «di G. figlio di Ab.; e fu ferito». - 4. (bustrofedica, da de
stra in alto): khl I bhs wsllm wnbhn w'lqrb w 'yls ws. I wgyr - serie di nomi
propri preceduti dalla congiunzione w- dopo il primo; questa è caduta davanti
a bhs. - 5 . (verticale bustrofedica, da destra): lbgt bn gdyn w�gn «di B. figlio di
G.; ed egli ha ( ?)». - 6. (circolare, poi a zigzag; inizio in basso a sinistra): lmr bn
m�lm t}'l grm wwgm 'I 'bh w'l 'ys w'l yg! w'l gyr'l «di M. figlio di M., della
tribù di G.; egli ha posato una pietra su suo padre e su Ays e su Y. e su Gh.»
(ricordo del rito funebre wgm, posare una pietra sopra una tomba; la pietra era
talvolta iscritta).
mudene, che secondo la nostra definizione sembrerebbero essere circa
settemila ma di cui la maggior parte sono ancora inedite. Dal punto di
vista cronologico esse si distribuiscono sull'arco di circa un millennio: a
giudicare dalla scrittura, appare probabile che le iscrizioni più antiche
possano risalire anche al v sec. a.C. e che siano contemporanee o di po
co posteriori a quelle dedanite; il limite cronologico inferiore non è de
terminabile con sicurezza, ma anche qui appare ragionevole supporre
che le iscrizioni tamudene siano scomparse nello stesso periodo in cui
sono venute meno quelle nabatee e quelle safaitiche, cioè verso la fine
del IV sec. d.C. Dal punto di vista geografico l'area delle iscrizioni ta
mudene si presenta piuttosto compatta, da Medain Salih a sud fino al
deserto del Negev e della Giordania a nord, con un prolungamento ver
so est; in tale area tuttavia il materiale non è distribuito in maniera uni-
266
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
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fedica, da destra}: l'qrb bn ngf/,lh t;f,'l m'n 'l Il wt;f,krt lt 'bsmt wtllmlh wbhd(l}t
Figura 1 2 1 . Iscrizioni tamudene. 1 . Su pietra, provenienza sconosciuta (bustro
wmqm (segni vari} Il wtm wbhn (parole aggiunte in basso a destra} «di Aq.
figlio di N. della tribù M. Che Allat si ricordi di Ah. e T. e B. e M. - e T. e B.».
- 2. Serie alfabetica nella Transgiordania settentrionale (a spirale, inizio in alto a
sinistra): l b t d h w z � ? y k m n � r ' f q s t g g t;f, ef ? s - b (notare diverse pecu
liarità; il segno finale potrebbe essere un alef}. - 3. Nel Negev (dall'alto}: zn
'mr bn 't b'n qt;f,l bt «questo è Amir figlio di Ath; ha passato la notte presso la
fonte di Qodhal». - 4. Su pietra, dai pressi di Amman (dall'alto; poi da destra,
bustrofedica}: ltm'bt;f,t wt;f,krt lt bln Il wt;f,krt lt kl lgy'n w'bdgn w�ttn «di T.;
che Allat si ricordi di B. - E che Allat si ricordi di tutti i L., di Ab. e di H.» (nel
primo nome il componente 'bd «servo» presenta l'interdentale sonora invece
della dentale d; più che un errore di scrittura è probabilmente una variante dia
lettale).
forme, almeno secondo le notizie attualmente disponibili: di contro alle
circa duemila iscrizioni note nell'Arabia nordoccidentale se ne contano
circa cinquemila nella regione di Hisma, la zona desertica che si estende
nella parte meridionale della Giordania e nell'estremità nordoccidentale
dell'Arabia Saudita. Questa differenza quantitativa si accompagna ad al
tre due caratteristiche che pongono un serio problema storico: la prima
è che le iscrizioni di tale zona appartengono per lo più a quella che vie
ne considerata la fase più recente della scrittura tamudena ( «tamudena
E»); il secondo aspetto è che sia tale tipo di scrittura sia la tipologia del-
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
le iscrizioni presentano una forte affinità con il materiale epigrafico sa
faitico. La questione si presenta piuttosto delicata e finora è stata affron
tata, in maniera peraltro puramente preliminare, soltanto dal punto di
vista della classificazione: qualcuno ha proposto di staccare le iscrizioni
tamudene della Giordania dal gruppo tamudeno per aggregarle a quelle
safaitiche come una varietà «safaitica meridionale»; 1 altri invece ha pre
ferito fare di tali iscrizioni un gruppo autonomo nell'ambito del nordara
bico.2 Allo stato attuale delle ricerche qualsiasi soluzione appare prema
tura, anche perché gran parte del materiale in discussione è ancora ine
dito.} La sola considerazione di ordine storico che è possibile fare deve
basarsi su una valutazione quantitativa: se si tiene presente che a sud
delle iscrizioni tamudene di Giordania vi sono duemila iscrizioni tamu
dene mentre a nord ve ne sono ventimila safairiche, è difficile negare che
ci troviamo di fronte a una forte pressione etnica e culturale esercitata
da nord verso sud e che la situazione dell'epigrafia giordana è il risultato
dell'incontro tra il nuovo gruppo nordarabico che ci ha lasciato le iscri
zioni safaitiche e le antiche tribù che vivevano ai margini delle vie carova
niere che interessavano le oasi del Hegiaz; il tipo di scrittura, peraltro,
rivela che in tale incontro furono queste ultime le maestre del primo.
Un dato che aiuta a comprendere la natura delle iscrizioni tamudene
è fornito dalla loro ubicazione: le iscrizioni, costituite esclusivamente da
graffiti su roccia o su pietre staccate, si trovano prevalentemente ai mar
gini, piuttosto lontani, dei centri carovanieri che ci hanno lasciato altre
iscrizioni (teimanite, dedanite, lihyanitiche, minee, nabatee). Questo si
gnifica che gli autori di tali iscrizioni non erano carovanieri, bensì no
madi o seminomadi di lingua nordarabica che si dedicavano prevalente
mente alla pastorizia. La mobilità sul territorio e la mancanza di un cen
tro che fosse un punto di riferimento spiegano la grande varietà e il me
scolarsi delle scritture, pur essendo evidente la sostanziale unità di fon
do; nel corso dei secoli le varie strutture tribali con le rispettive culture
dovevano necessariamente subire delle trasformazioni, che solo ricerche
molto dettagliate e sistematiche potrebbero precisare. La presenza di
1 E.A. Knauf, Sudsafaitisch, in ADAJ 27 ( I 98 3), pp. 5 87- 596; secondo questo autore il
safaitico meridionale sarebbe una lingua espressa in due diverse scritture, la safaitica e la
«tamudena E».
2 M.C.A. Macdonald, Reflections on the Linguistic Map of Pre-lslamic Arabia, in AAE
I I (2000), pp. ) 2-3 5 . 43-4 5 .
} Tutte l e affermazioni d i M.C.A. Macdonald sulle iscrizioni tamudene d i Giordania so
no basate sulle ricerche esposte in una tesi di dottorato discussa dalla signora Geraldine
King nel I 990 e rimasta inedita, come inedite sono gran parte delle cinquemila iscrizioni
su cui è basata la ricerca stessa.
268
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
iscrizioni tamudene all'interno o in prossimità di centri abitati (era fre
quentato specialmente il tempio di Allat a Iram) constatata per il perio
do più recente ( m-1v sec. d.C.), rivela un certo cambiamento di abitudi
ni, almeno da parte di qualche gruppo particolare.
I graffiti tamudeni (fig. 1 1 7- 1 2 1 ) non forniscono molte informazioni:
molto brevi, ci fanno conoscere una ricchissima onomastica, a livello sia
personale sia tribale: un'onomastica che, costituita prevalentemente da
una semplice forma nominale, molti studiosi si affannano invano a
«tradurre» sulla base dell'arabo classico, con risultati talvolta strani; chi
può conoscere veramente il lessico di base di queste genti che conserva
vano certamente elementi linguistici semitici di estrema arcaicità? Molte
iscrizioni alludono a un momento specifico vissuto dal loro autore in
quel determinato luogo: un incontro d'amore, un malore, una preghie
ra, spesso la sola presenza; come per l'onomastica, l'interpretazione di
queste forme verbali rimane spesso incerta. Nel nord della Transgior
dania un'iscrizione a spirale presenta una serie alfabetica secondo l'or
dine fenicio, desunto dall'aramaico. 1 Recentissima è la scoperta di una
lunga iscrizione votiva presso Madaba (Transgiordania), nella quale un
malato chiede la guarigione al dio Sa'b e alla dea Allat; si tratta ovvia
mente di un'iscrizione della fase più recente.
È impossibile tracciare una linea di sviluppo della scrittura tamudena
sulla base di criteri paleografici; come è stato osservato, la breve iscri
zione tamudena che accompagna un'iscrizione nabatea di Medain Salih,
con la quale è connessa, con il criterio paleografico sarebbe stata datata
ad un periodo piuttosto arcaico, mentre il testo nabateo rivela che essa
fu scritta nell'anno 267 d.C. È dunque evidente che le differenze grafi
che rivelano non tanto un'evoluzione cronologica quanto piuttosto una
maggiore o minore cura nel tracciare le epigrafi. Questo non significa che
non vi fu un'evoluzione, ma soltanto che questa ci sfugge in gran parte;
l'unico dato chiaramente percepibile è la recenziorità dell'uso di un sem-
1 Questo alfabetario pone diversi problemi: è preceduto dal segno /, come in quelli di
natura religiosa nei quali esso indica la preposizione /- «per», che però poi non compare
in seguito; manca il segno alef all'inizio e il segno r è fuori posto; i segni per le conso
nanti nordarabiche assenti in aramaico sono aggiunti alla fine. Singolare è la posizione di
alcuni segni che rivela una situazione fonetica molto diversa da quella comunemente
ammessa: il segno � si trova al posto di s e quest'ultimo al posto di i; evidentemente la
consonante s aveva perduto l'enfaticità e la s si era palatalizzata. Difficilmente spiegabile
appare invece lo scambio tra i segni g e t, con quest'ultimo presente tra b e d e il primo
posto nel gruppo delle consonanti nordarabiche aggiunte dopo la t; più che a un fenome
no di evoluzione fonetica, come è stato interpretato a proposito delle iscrizioni della
Transgiordania, bisogna forse pensare a una innovazione esclusivamente grafica dovuta
;\ ragioni, forse connesse con la natura religiosa dell'alfabeto, che ci sfuggono.
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
plice punto per indicare il suono n. Per quanto concerne invece conso
nanti come le sibilanti e le cosiddette interdentali enfatiche vale anche e
specialmente per le iscrizioni tamudene quanto abbiamo detto a propo
sito delle iscrizioni di Teima: il confronto linguistico con l'arabo classi
co e il sudarabico epigrafico (i cui fonemi avevano realizzazioni foneti
che che conosciamo poco e che comunque variavano secondo i dialetti
e i periodi) non aiutano a chiarire una situazione molto più complessa e
che era stata anticipata nel xm sec. a.C. dalla fonetica dell'ugaritico.
Quanto al modo di scrivere, appare evidente una cura maggiore, e quin
di più regolarità e monumentalità, per la redazione di testi di una certa
importanza, cioè relativi a personaggi di rilievo; in generale, tuttavia,
l'assenza (almeno apparente) di individui importanti favorì un modo di
scrivere approssimativo, senza regole fisse, guidato soltanto dall'estro
dell'autore. Troviamo così iscrizioni disposte orizzontalmente destror
se e sinistrorse, nonché bustrofediche; queste ultime tendono poi a for
mare una curva passando da un riga all'altra; spesso le iscrizioni sono
disposte verticalmente, ma quando sono su due colonne si manifesta la
tendenza a fare una curva e a ritornare indietro, di modo che la seconda
colonna va letta dal basso verso l'alto; l'esito finale (sul piano logico,
non necessariamente su quello cronologico) di questa tendenza è costi
tuito dalle iscrizioni disposte a spirale, ovviamente in maniera poco re
golare.
Nota bibliografica
Oltre ai lavori specifici riportati nella guida bibliografica e alle raccolte di Jaus
sen e Savignac (voi. I, pp. 2 7 1 -291; voi. II, pp. 5 3 5 -640) e di Winnett e Reed
(pp. 74-87. 1 08- 1 1 2. 1 3 1 - 1 3 8) si veda: A. Jamme, The Pre-Islamic lnscriptions
of the Riyadh Museum, in OA 9 ( 1970), pp. 1 2 5 - 1 29. 1 3 8. - G.L. Harding, Pre
liminary Survey in Northwest Arabia 1968, in BIA 1 0 ( 1 97 1 ) [1972], pp. 46- p .
- J. Naveh, Thamudic lnscriptions from the Negev, in El 1 2 (1975) pp. 1 29- 1 3 l
(in ebraico). - E.A. Knauf, Zwei thamudische lnschriften aus der Gegend von
Geras, in ZDPV 97 ( 1 98 1 ), pp. 1 88 - 1 92. - E.A. Knauf, A South Safaitic Alpha
bet from Khirbet es-Samra', in Levant 1 7 (198 5 ), pp. 204-206. W. Rollig, The
-
Thamudic lnscriptions, in M.M. Ibrahim - R.L. Gordon, A Cemetery at Queen
Alia Airport, Wiesbaden 1 987, pp. 43-4 5 . - P. Bikai F. al-Khraysheh, A Tha
-
mudic E Textfrom Madaba, in ADAJ 46 (2002), pp. 2 1 5 -224. Molte iscrizioni
tamudene sono pubblicate sulla rivista giordana ADAJ.
Per quanto concerne l'iscrizione monumentale su una scultura pubblicata da
J. Naveh - E. Stern, A Stone Vessel with a Thamudic lnscription, in IEJ 24 ( 1 974),
pp. 79-8 3, si tratta di un evidente falso, come mostra la figura umana, di tipo gre
co arcaico (ipoteticamente datata tra vr e v sec. a.C.; che l'oggetto sia di origine
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
sudarabica, secondo l'ipotesi alternativa di E. Stern, è escluso proprio dall'iscri
zione); quanto all'epigrafe, assegnata da Naveh al «tamudeno B», sono da rile
vare diversi fatti: a) è poco verosimile che un'iscrizione monumentale (l'unica!)
contenesse segni rovesciati (i tre d); b) appare singolare la forma curvilinea dei
tratti orizzontali di z; e) il segno � appartiene al «tamudeno CD»: sembra chia
ro che il falsario, che aveva come modello la tavola dei segni del volume di Win
nett-Reed 1 970, trovando vuoto lo spazio di � nella colonna del «tamudeno B»
ha utilizzato la forma della colonna successiva, ignorando che la tavola di que
sto volume andava integrata con quella che lo stesso Winnett aveva posto in ap
pendice al suo volume del 1937: qui si trovano le forme di � del «tamudeno B»,
che sono diverse da quelle del «tamudeno CD». Non sarà inutile ricordare che
il nome �dd, nel quale il falsario ha rivelato la debolezza delle sue conoscenze,
è un nome biblico.
Iscrizioni safaitiche
L'aggettivo che definisce questo gruppo di iscrizioni nordarabiche è
puramente convenzionale: esso tra il nome dal rilievo montuoso Safa
che si trova a sud-est di Damasco, ma le iscrizioni si trovano all'esterno
del monte stesso, nella regione pianeggiante della Harra ' ricca di rocce
e pietre basaltiche. Nel paragrafo precedente abbiamo già parlato del rap
porto che unisce queste iscrizioni a quelle tamudene, un rapporto non
facilmente definibile; la successione cronologica, determinata sostan
zialmente dalla paleografia, e il progressivo spostamento delle iscrizioni
tamudene dall'area delle grandi oasi del Hegiaz verso nord porterebbe
ro a considerare le iscrizioni safaitiche come la più recente e la più set
tentrionale manifestazione di quelle tamudene, con il materiale epigrafi
co della Transgiordania come fase di passaggio; una serie di argomenti
(tipologici, linguistici e specialmente di distribuzione quantitativa) ren
dono troppo semplicistica questa conclusione. In questa zona del de
serto siro-giordano sembra manifestarsi una nuova entità etnica che vi
si afferma tra il I sec. a.C. e il IV d.C., per scomparire dopo mezzo mil
lennio così improvvisamente come era comparsa.
Si calcola che le iscrizioni safaitiche attualmente note siano circa ven
timila, anche se in buona parte ancora inedite; esse sono diffuse nella
Siria meridionale, nella Giordania orientale e nel nord dell'Arabia Sau
dita, Hisma, Giauf (wadi Sirhan) e Ar'ar (presso il confine iracheno).'
r Diffuso nella toponomastica araba attuale, questo nome (�arrah) indica un «terreno roc
cioso con pietre nere».
2 Sembra inesatto considerare safaitiche le iscrizioni in grafia «tamudena E» presenti
nella regione di Hail, che si trova all'altezza di Teima ma molto più a est.
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
e
Figura 1 22. Iscrizioni safaitiche dalla Giordania. a) (bustrofedica, da sinistra in
alto): lb?st bn s... bn grm'l['.frllq snt hn ' fblllt slm «di H. figlio di S. figlio di G.;
egli è andato verso oriente nell'anno di Hani. E, o Allat, salute». b) (bustrofe
dica, da sinistra in alto): lwhblh bn zn'l bn whblh bn mli wbny lhn ' hstrt · · I l · · ·
-
snt btr ' [ tf,fjblt slllm w'wd bhmsrt m 't frs «di W. figlio di Z. figlio di W. figlio
tribù di Dhaif. E, o Allat, salute. E tornarono nel campo cento cavalli». e) (bu
di M.; egli ha costruito una difesa per Hani nell'anno in cui fu fatta a pezzi la
-
strofedica, da destra in alto): lmrb� bn ymlk w#r jblh �nn wgyrt wslm w'wr
lmn y'wr hsfr «di M. figlio di Y.; egli ha scritto e, o Allah, (concedi) benevolen
za, prosperità e salute, e cecità a chi distruggerà questa iscrizione».
Documenti sporadici si trovano a est presso l'Eufrate (Dura-Europos),
a nord presso Hama, a ovest nel Libano e nel Negev; alcuni graffiti so
no stati individuati in una casa di Pompei (1 sec. d.C.) Il ragguardevole
numero di epigrafi scoperte in Giordania (circa cinquemila) è dovuto
probabilmente alle intense ricerche effettuate in tale nazione durante la
seconda metà del Novecento (fig. 1 22-1 23).
Come tutte quelle rupestri, anche le iscrizioni safaitiche sono in ge
nere brevissime e costituite quasi esclusivamente da nomi propri; i testi
diventano talvolta più ampi quando sono ricordate lunghe genealogie.
Abbastanza frequenti sono i riferimenti al momento in cui è stata scritta
l'epigrafe (una partenza, un avvenimento) né mancano allusioni a fatti
storici, come guerre e rivolte in cui sono implicati Nabatei e Tamudcni;
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
n j 'l'Y o
XI
l) � b J) I )- �\
a b
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Figura 1 2 3. Iscrizioni safaitiche. a) (a spirale, partendo da sinistra in basso):
lwsm'l bn y'mr bn 'sq bn bz ' bn mdd bn bny wqy? brkt nwy snt nr smm - sole
«di W. figlio di Y. figlio di Ashq figlio di H. figlio di M. figlio di B.; egli ha pas
sato l'estate a Barikat, partendo l'anno in cui apparvero le rondini» (smm è an
Il lbsn mtsm «di A. figlio di K.; di H. M.». e) (bustrofedica, da destra): lbr bn
che «tempesta di sabbia»). b) Due graffiti da Pompei (da destra): l'mr bn kdz
-
's bn br ç/'l mskt wwld bhdr snt mrd mbrb wsnt mrd dm�y . «di H. figlio di
..
Aus figlio di H. della tribù di M.; egli nacque in questo luogo nell'anno della ri
bellione di M. e nell'anno della ribellione di D.».
è però prematuro qualsiasi tentativo di interpretazione storica di tali
allusioni. Le iscrizioni safaitiche sono spesso di natura funeraria e non
di rado si trovano associate a tumuli funerari (chiamati «cairns» nella
bibliografia corrente) costituiti da mucchi di pietre che venivano gettate
sopra la tomba; questi tumuli venivano talvolta riutilizzati con funzioni
diverse. La localizzazione delle iscrizioni safaitiche corrisponde a quella
delle iscrizioni tamudene, cioè all'esterno delle zone frequentate dai ca
rovanieri; anche gli autori di queste iscrizioni erano dunque nomadi o
seminomadi che praticavano la pastorizia, ma i loro contatti con i se
dentari dovevano essere più intensi e frequenti di quanto si sostiene
wmunemente, altrimenti non avremmo trovato epigrafi safaitiche in una
casa di Pompei.
La scrittura safaitica si presenta come una prosecuzione di quella ta
mudcna, non tanto nella forma dei segni che rimangono sostanzialmen-
27 3
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
te gli stessi quanto piuttosto nel modo di tracciarli, molto libero, e di
disporli: la spirale non è rara nelle iscrizioni più lunghe. Questa libertà
grafica, che giunge talvolta al limite della comprensibilità e che forse ha
voluto imitare la scrittura legata dei manoscritti, ' trova un riscontro an
che in una sorta di alfabetari, nei quali i segni si susseguono in un ordine
che non è né quello fenicio-aramaico né quello semitico meridionale: 1
probabilmente si tratta di creazione estemporanea di singoli individui.
Nota bibliografica
Oltre ai lavori specifici riportati nella guida bibliografica sono fondamentali i
numerosi articoli pubblicati sulla rivista ADAJ a partire dal 1 9 5 1 ; si veda inol
tre: A. Jamme, A Safaitic Inscription from the Negev, in 'Atiqot 2 ( 1 9 5 9), pp.
1 50-1 5 1 . - A. Jamme, Safaitic Inscriptions from Saudi Arabia, in OA 6 ( 1 967),
pp. 1 89-2 1 3 . - A. Jamme, New Safaitic and ljasaean Inscriptions from North
ern Arabia, in Sumer 2 5 ( 1969), pp. 1 4 1 - 1 52. - A. Jamme, The Pre-Islamic In
scriptions of the Riyadh Museum, in OA 9 ( 1970), pp. 1 29- 1 32. 1 39. - A. Jam
me, Safaitic Inscriptions from the Country of 'Ar'ar and Ra 's al-'Ananiyah, in
Christentum am Roten Meer (cit.; cf. nota bibliografica a «Dedan» ), pp. 4 1 -
1 09. - A . Jamme, The Safaitic Collection of the Art Museum of Princeton Uni
versity, in JAOS 9 1 (1971), pp. 1 36- 1 4 1 . - A. Jamme, Safaitic Vogué 402, in
JNES 3 1 ( 1972), pp. 1 6-2 1 . - R.M. Voigt, Einige altnordarabische Inschriften,
in ZDPV 97 ( 1 98 1 ), pp. 1 78 - 1 87. - J. Calzini Cysens, Graffiti safaitici a Pom
pei, in Dialoghi di Archeologia, 1 987, pp. 1 07-1 1 7.
Iscrizioni nordarabiche dell'Arabia centrale e meridionale
Iscrizioni nordarabiche sono diffuse su quasi tutta la penisola araba,
sia da sole sia insieme con iscrizioni in altre lingue e scritture che in
parte abbiamo già visto. È tuttavia innegabile che le decine di migliaia
di piccole iscrizioni rupestri lasciate dalle tribù nomadi o seminomadi
sono quelle che meno hanno interessato gli studiosi occidentali di epi
grafia semitica. Il fatto più emblematico è costituito dalla spedizione
Philby-Ryckmans, che nell'inverno 19 5 1 - 1 9 5 2 percorse l'Arabia Saudi
ta nel triangolo tra Gidda, Nagran e Riyadh raccogliendo novemila iscri-
1 M.C.A. Macdonald, Cursive Safaitic lnscriptions? A Preliminary lnvestigation, in
M.M. Ibrahim (ed.), Arabian Studies in Honor of Mahmoud Ghul: Symposium at Yar
mouk University December 8-1 1, 1984, Wiesbaden 1 989, pp. 62-8 1 .
1 M.C.A. Macdonald, ABCs and Letter Order in Ancient North Arabian, i n PSAS 1 6
( 1 986), pp. 1 0 1 - 1 68, i n particolare pp. 1 0 1 - 104; G . King, The Basalt Desert Rescue Sur
vey and Some Preliminary Remarks on the Safaitic lnscriptions and Rock Drawings, in
PSAS 20 ( 1 990), pp. 5 5 -78, in particolare pp. 62-63.
2 74
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
zioni nordarabiche e tremila sudarabiche, tutte scolpite sulle rocce. A
parte qualche importante iscrizione storica sudarabica di età tarda, tutto
questo materiale è rimasto totalmente inedito fino ad oggi. Dopo que
sta spedizione vi è stata qualche sporadica edizione di testi e nulla di più.
Come la maggior parte delle iscrizioni nordarabiche anche quelle del
!'Arabia centrale e meridionale sono opera di popolazioni non sedenta
rie, linguisticamente e culturalmente frazionate; com'è ovvio, le epigrafi
dell'area di cultura sudarabica presentano una scrittura fortemente in
fluenzata da quella sudarabica. Il problema più difficile da affrontare,
quando saranno pubblicati i testi, sarà quello di precisare, se vi sarà, una
linea di demarcazione tra iscrizioni nordarabiche influenzate dal sudara
bico e iscrizioni sudarabiche influenzate dal nordarabico: ciò vale non
soltanto per la scrittura ma anche per la lingua e l'appartenenza etnica.
Le iscrizioni nordarabiche nello Yemen sembrano più numerose nel
la fase avanzata della storia sudarabica, quando la titolatura regale dei
sovrani yemeniti menziona espressamente gli «arabi» (cioè i «nomadi»)
come sudditi; questo resta comunque un aspetto della civiltà sudarabica
che deve essere ancora studiato in maniera adeguata.
Un dato epigrafico che rimane tuttora isolato ma che riveste un gran
de interesse è la presenza di una breve iscrizione nordarabica (v. sotto,
p. 299 fig. I 34), relativa a un personaggio femminile, nel contesto total
mente sudarabico delle iscrizioni lasciate nel wadi Yalà dai membri del
la corte di Yathamar Bayin, il sovrano sabeo che regnò immediatamente
prima di Karibil Watar nella prima metà del vn sec. a.C. (cf. p. 242).
Nota bibliografica
Mancano pubblicazioni d'assieme; ma si veda, oltre al volume di A. van den
Branden nella guida bibliografica (pp. 475 -478): J. Ryckmans, Graffites «tha
moudéens» du Yémen septentrional, in Muséon 72 ( 1 9 5 9), pp. 1 77-1 89. - A.
Jamme, Sabaean and ljasaean Inscriptions from Saudi Arabia, Roma 1 966 (vari
graffiti considerati sabei sono in realtà nordarabici). - A. Jamme, Inscriptions
Photographed at Qaryat al-Faw by Ambassador Parker T. Hart, in RSO 4 1
(1 966), pp. 2 89-301 . - A . Jamme, Li�yanite, Sabaean and Thamudic /nscrip
tions from Western Saudi Arabia, in RSO 4 5 ( 1970), pp. 98- 1 0 1 (regione del
l'Asir). - G. Garbini, The /nscriptions of Si'b al-'Aql, al-Gafnah and Yalii/ad
Durayb, in A. de Maigret (ed.), The Sabaean Archaeological Complex in the
Wad"i Yalii, Rome 1988, pp. 27-28.
27 5
Iscrizioni hasee
Questo piccolo gruppo di iscrizioni nordarabiche è stato individuato
poco dopo la metà del Novecento. Si tratta di una quarantina di epigrafi
redatte in scrittura sudarabica e distribuite lungo la fascia costiera del
l'Arabia orientale: presso le città moderne di Thaj e Qatif nella regione
di Hasa (donde il nome), dove fiorì l'antica città di Gerrha, nel Gebel
Berri e più a sud, negli Emirati, presso la città di Shariqa (Sharja per gli
anglosassoni) nella parte più meridionale del Golfo Persico; un'iscri
zione proviene dall'antica città mesopotamica di Uruk.
Le iscrizioni sono di tipo monumentale: si tratta in genere di epigrafi
funerarie, su pietra o su mattoni, caratterizzate talvolta da genealogie
femminili; diverse sono mutile. Vi sono inoltr.e brevissime iscrizioni va
scolari e su oggetti di bronzo. L'incertezza della documentazione rende
problematica la stessa esistenza di alcune iscrizioni su roccia rese note
da A. Jamme nel 1 966. A questo materiale si possono aggiungere alcune
monete con leggende in caratteri sudarabici emesse dai re di Hagar in
età ellenistica.
Diversi sono i problemi legati alle iscrizioni hasee. Resta incerta la lo
ro cronologia, anche se per alcune di esse l'età ellenistica appare molto
probabile; per il momento non è possibile ricorrere a criteri paleografi
ci. Dal punto di vista storico rimane oscura la causa che portò questo
gruppo di genti nordarabiche, che sembrano legate all'ambiente del He
giaz, ad adottare la scrittura sudarabica invece di quella nordarabica; la
forma peculiare del segno g complica ulteriormente il problema (fig.
1 24). L'iscrizione trovata a Uruk, presumibilmente anch'essa di età elle
nistica, mostra l'ampia dimensione geografica della cultura hasea e ne
conferma ulteriormente, oltre ai dati desumibili dalle iscrizioni stesse, la
natura prevalentemente sedentaria; analogamente ai Minei, ai Nabatei e
ai Palmireni, anche gli autori delle iscrizioni hasee dovevano essere pre
valentemente dei carovanieri.
Nota bibliografica
F.V. Winnett, A Himyarite Inscription from the Persian Gulf Region, in
BASOR 1 02 ( 1946), pp. 4-6. - A. Jamme, Sabaean and ljasaean Inscriptions
from Saudi Arabia, Roma 1 966, pp. 63-87. - A. Jamme, New ljasaean and Sa
baean Inscriptions from Saudi Arabia, in OA 6 ( 1967), pp. 1 8 1 - 1 87. - A. Jam
me, The Pre-Islamic Inscriptions of the Riyadh Museum, in OA 9 (1 970), pp.
1 23 - 1 24. - C. Robin, Monnaies provenant de l'Arabie du nord-est, in Semitica
24 ( 1 974), pp. 8 3 - 1 2 5 . - A. Livingstone, A Linguistic, Tribal and Onomastica/
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
Study of the Hasaean Inscriptions, in
Atlal 8 ( 1984), pp. 86- 108. C. Robin,
-
Documents de l'Arabie antique, m.8.
Premières inscriptions en caractères su
darabiques trouvées dans les Émirats
arabes unis, in Raydan 6 ( 1994), pp. 79-
84. - M. Maraqten, An Inscribed Ha
saitic Bronze Plaque, in AAE 8 ( 1 997),
pp. 282-283.
Prima di chiudere questo capitolo
sulle iscrizioni nordarabiche è op
portuno fare almeno un rapido cen
no ad alcune questioni connesse con
tale materiale. In primo luogo vi è il
problema dei dialetti nordarabici e
il loro rapporto con l'arabo che sarà
Figura 1 24. Iscrizione hasea da Thaj reso «classico» dalla cultura islami
(da destra): wgr I wqbllr I 'ws,hn ll ca. In linea generale si è sempre se
'lt I bn I sdl'd I bn I gs.jlnt I d'/ I guita la tendenza a far corrisponde
ydll'b I d'/ I s,llwdb «Pietra e tom re un determinato dialetto con una
ba di Aus-Hanilat, figlio di S. figlio
determinata scrittura, almeno nel
di Gh., della tribù di Y. appartenente
alla tribu Sh.» (Han-ilat, «la dea», è l'ambiente degli specialisti del setto
una divinità nordarabica). re: si parla così di un dialetto lihya
nita, tamudeno, safaitico, ecc. Ab
biamo tuttavia visto nelle pagine precedenti quanto labile e approssima
tivo sia il confine tra i diversi tipi di scrittura, definiti oltretutto in base
a criteri puramente convenzionali; abbiamo visto altresì, a proposito del
le iscrizioni di Teima, come esistano varianti dialettali all'interno di uno
stesso gruppo, costituito per di più da un limitato numero di iscrizioni.
Se prendiamo in considerazione il lungo arco cronologico (circa mille
cinquecento anni) e l'immensa estensione geografica in cui si sono ma
nifestate le iscrizioni nordarabiche insieme con il carattere nomade o se
minomade dei loro autori che, con l'eccezione di Dedan, non hanno mai
avuto un centro di riferimento, dobbiamo ammettere che la lingua dei
Nordarabici, sostanzialmente unitaria come rivela l'isoglossa costituita
dall'articolo h(n)-, doveva necessariamente suddividersi in una miriade
Ji dialetti differenziati nel tempo e nello spazio. Il recente tentativo,' ba
sato del resto sulla tradizionale ripartizione per scritture, di una nuova
1 M.C.A. M acd o na l d , Reflections on the Linguistic Map of Pre-Islamic Arabia, cit.,
z H - 79; si veda lo schema di p. 29.
pp.
2 77
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
e più articolata suddivisione dialettale appare insoddisfacente per il fat
to di basarsi esclusivamente su un unico dato fonetico, 1 la cui validità è
stata peraltro fortemente contestata 2 anche se essa trova numerosi so
stenitori. Lo studio dei dialetti nordarabici deve ancora essere affronta
to con una metodologia adeguata.
Un secondo problema è costituito dalla presenza, nel materiale epigra
fico aramaico, sudarabico e nordarabico di età tarda, di tracce dell'arti
colo l-, corrispondente all'arabo al-, sia nel nord che nel sud della peni
sola araba. Appare dunque evidente che in Arabia esisteva, accanto ai dia
letti nordarabici, almeno un dialetto (ma verosimilmente saranno stati
più di uno) che possiamo definire arabo. Il fatto curioso è che per mol
ti secoli questi arabi non hanno scritto una sola iscrizione, anche se nel
lo stesso tempo hanno lasciato arabismi in iserizioni redatte in altre lin
gue (sudarabico, nabateo, nordarabico) : 3 la prima iscrizione veramente
araba è quella funeraria di lmru al-Qais, scoperta a Namara in Siria t'
redatta in scrittura nabatea; è datata all'anno 328 d.C.; la seconda, data
ta al 568 d.C., proviene anch'essa dalla Siria ma usa invece la scrittura
siriaca. L'inevitabile conclusione che emerge da questi dati è che nella pe
nisola araba e nel suo prolungamento nel deserto siriano sono vissute
per più di un millennio4 tribù arabe, linguisticamente distinte da quclk·
nordarabiche, che non hanno mai scritto nella loro lingua, pur essendo
1 Si tratta delle diverse corrispondenze nordarabiche alle tre consonanti «protosemiti
che» s, s, i; si veda la tavola di p. 4 5 .
2 La «protosemiticità» della consonante i, tenacemente difesa per l a sua presenza nd
l'ebraico masoretico dove è individuata da un segno diacritico, è contraddetta da numl'
rosi fatti linguistici che non vengono presi in considerazione dai suoi sostenitori, a co
minciare dalla documentazione contraddittoria dello stesso ebraico masoretico. Non 1·
questa la sede per esporre i dettagli di una discussione pseudo-scientifica originata d.1
posizioni apologetiche di natura confessionale; per chi voglia averne un'idea rimando .1
un mio breve articolo, Scialòm!, pubblicato nel 1 998 come estratto (pp. 67-73) di un vo
lume in onore di S. Noja Noseda (I primi sessanta anni di scuola) che però non è stato a n
cora edito ufficialmente.
3 Tutto questo materiale, classificato come «arabo safaita», «arabo dedanita», ecc., è s t .1
to esaminato nel già ricordato articolo di Macdonald; di esso tratta anche C. Robin, /.1·1
plus anciens monuments de la langue arabe, in L'Arabie antique de Karib'il à Maho1111·1
(Revue du Monde Musulman et de la Méditerranée 6 1 ), Aix-en-Provence 1 992, pp. 1 1 \
1 2 5 ; occorre tuttavia rilevare che nell'esame linguistico delle singole iscrizioni si S l' l l l <'
qualche forzatura per accentuarne il carattere arabo della morfologia. La preoccupazi1 1
ne ideologica di questo studioso è particolarmente evidente nel saggio pubblicato di .w
guito a quello ora citato, a pp. 1 27- 1 3 7, dove tutte le scritture sudsemitiche, compl'l'·' ·'
quella etiopica, sono unificate sotto l'etichetta di «alphabet arabique, écriture 'nation;1l1· '
des Arabes avant l'alphabet arabe», come dice il sottotitolo di p. 1 27 e come mostra il �l'.t
fico che chiude il saggio.
4 Giova ricordare che la più antica attestazione dell'articolo arabo al- è fornita d a ll o s 1 1 1
rico Erodoto che ricorda l a dea araba Alilat, cioè al-Ilat.
Le iscrizioni teimanite e nordarabiche
talvolta in grado di scrivere in lingue diverse. Tale fenomeno appare as
solutamente inspiegabile, dati gli stretti rapporti di natura commerciale
che univano gli Arabi, quanto meno quelli del Hegiaz, con i carovanieri
che venivano dal sud e dal nord; solo una motivazione di ordine religio
so potrebbe spiegare un atteggiamento tanto ostile alla scrittura: una mo
tivazione che peraltro ha dato vita all'atteggiamento opposto dopo il pas
saggio degli Arabi all'islam. In ogni caso, questo fatto può aiutare a com
prendere quello che è accaduto verso la fine del IV sec. d.C.: la totale
scomparsa delle iscrizioni nabatee e di quelle nordarabiche potrebbe es
sere legata ad uno sviluppo demografico degli Arabi, che si sarebbero
sostituiti agli ultimi Nordarabici e agli ultimi Nabatei e che sono pene
trati in gran numero anche nello Yemen. Quando si conosceranno i graf
fiti rupestri dell'Arabia centromeridionale e dello Yemen, in grafia sia
nordarabica sia sudarabica, sarà forse possibile valutare meglio la possi
bile esplosione demografica araba che abbiamo ipotizzato tra la fine del
IV e l'inizio del v sec. d.C.
1 0. Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
(Ix-n sec. a.C.)
INTRODUZIONE STORICA
La civiltà sudarabica è stata scoperta solo in età moderna (le prime
iscrizioni furono note verso l'inizio dell'Ottocento), grazie a spedizio
ni scientifiche, che soltanto negli ultimi decenni del Novecento hanno
potuto condurre regolari campagne di scavo. 'Al numero relativamente
grande di iscrizioni non corrisponde perciò altrettanta ricchezza di dati
archeologici (e non tutti quelli forniti dagli scavatori sono scientifica
mente affidabili); questa situazione comporta che la ricostruzione delle
vicende storiche dell'Arabia meridionale antica, condizionata dai dati
disponibili, risulti ampiamente lacunosa e inevitabilmente provvisoria,
specialmente per il I millennio a.C.
La civiltà sudarabica fu creata da genti semitiche che, come si è detto
nel cap. 8, erano originarie della zona nordorientale dell'Arabia e che sce
sero nel sud della penisola dopo essersi trasferite nell'area siro-palesti
nese, dove si fermarono più o meno a lungo e dove alcuni gruppi rima
sero stabilmente; tali spostamenti, resi possibili soltanto dopo l'adozio
ne del cammello (dromedario), si verificarono a partire dal xn sec. a.C.
È presumibile che i diversi gruppi sudarabici siano giunti nello Yemen e
nel Hadramaut in momenti successivi. Nulla è possibile dire sull'impat
to che l'arrivo di queste nuove genti ebbe con le popolazioni preesi
stenti, la cui cultura, pur con la conoscenza del bronzo, era rimasta a li
vello di villaggio neolitico; più evoluta appare la «cultura di Sabir», pre
sudarabica, che si manifestò nella Tihama (la pianura costiera yemenita
sul Mar Rosso) tra il XIV e il IX sec. a.C.; con qualche edificio monu
mentale, sembra essere stata distrutta verso l'inizio del IX sec. a.C., pre
sumibilmente da genti sudarabiche. Apparentemente la civiltà sudarabica
non ha assimilato le culture locali, nonostante le tracce di una loro pre
senza, mentre è possibile che qualcuna di queste sia stata parzialmen
te sudarabizzata. La distribuzione territoriale delle genti sudarabiche, le
cui sole capitali Marib Timna e Shabwa ebbero dimensioni di vere città,
doveva essere molto frazionata e consistere essenzialmente di vi l l ag� i
agricoli, con piccoli centri dalle strutture monumentali con funzioni d i
280
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
rappresentanza politica e specialmente religiosa; questo significa che ap
pare poco verosimile una convivenza, nello stesso territorio, di Sudara
bici e di discendenti degli antichi abitanti; se questi non furono assimi
lati dovettero ritirarsi in zone periferiche, come la pianura costiera (Ti
hama) che con i suoi monumenti megalitici offre un esempio di questa
situazione.
Un elemento che ha condizionato per tutto il Novecento lo studio
della civiltà sudarabica è stata l'incertezza della cronologia relativa alla
sua fase più antica. Dopo diverse oscillazioni che avevano trovato mag
giore o minor seguito, ha prevalso per diverso tempo la cronologia «cor
ta» proposta da A.F.L. Beeston e, contemporaneamente ma su diverse
basi, da Jacqueline Pirenne 1 che l'ha tenacemente sostenuta; questa fu
posta seriamente in discussione non dalle opinabili ricostruzioni crono
logiche di H. von Wissmann 2 ma dai primi risultati di regolari scavi ar
cheologici, che nonostante l'incertezza di molti dati riportavano all'vm
sec. a.C. l'inizio della scrittura monumentale che la cronologia «corta»
aveva abbassato al v sec. a.C. Una valutazione critica dei più antichi
monumenti epigrafici sabei e delle notizie fornite dai testi storici assiri
sui Sabei ha permesso di precisare la portata del cosiddetto sincronismo
assiro, acriticamente accettato nella sua forma più banale e scorretta dai
sostenitori della cronologia «lunga».3
Dopo questa necessaria premessa, si può delineare un quadro, peral
tro assai generico, delle vicende sudarabiche nel I millennio a.C.4 La pri
ma documentazione scritta compare in Yemen e nel Hadramaut verso il
IX sec. a.C.; si tratta di una scrittura non monumentale che usa segni di
tipo teimanita. Verso la metà dell'vm sec. a.C. si hanno le prime iscri-
r A.F.L. Beeston, Problems of Sabaean Chronology, in BSOAS 1 6 ( 1 9 5 4), pp. 37- 5 6;
ponendo il 1 1 5 (o I I o) a.C. come inizio dell'era «sabea» nella quale i sovrani assunsero
il titolo di «re di Saba e Dhu-Raydan» (su ciò si veda appresso), lo studioso inglese cal
colava in circa due secoli (il II e III a.C.) il periodo in cui regnarono gli undici «re di Sa
ba» allora noti e in circa 2 5 0-300 anni (rv-vI sec. a.C.) quello dei quindici mukarrib; è
stato questo studio, più che la teoria «greca» della Pirenne, a far accettare la cronologia
•corta» a diversi studiosi. J. Pirenne, La Grèce et Saba. Une nouvelle base pour la chro
nologie sud-arabe, Paris 1 9 5 5 ; Paléographie des inscriptions sud-arabes, Bruxelles 1 9 5 6;
di questa studiosa è stato largamente condiviso, anche dai sostenitori della cronologia
•lunga», il metodo paleografico, che si è poi rivelato insoddisfacente, specialmente quan
do applicato rigidamente.
z Cf. l'ultima sintesi: H. von Wissmann, Die Geschichte von Saba ' II (SOAW 402), Wien
1 9 8 2.
1 G. Garbini, La più antica storia sabea e il sincronismo assiro, in RANL ser. IX, 9 (I998),
PP · 3 8 7 - 394.
4 Nelle trattazioni correnti la storia sudarabica del I millennio a.C. si riduce praticamen
te alla narrazione delle imprese di Karibil Watar narrate in un'iscrizione.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
zioni monumentali nelle città minee; intorno al 700 a.C. giungono nello
Yemen i Sabei, che si insediano a est dei Minei in un piccolo territorio
precedentemente abitato da Qatabaniti. I Sabei strinsero un'alleanza con
i Minei e rapidamente si imposero, non sappiamo con quali mezzi, a
Qataban e a Hadramaut che divennero loro alleati; nella seconda metà
del vn sec. a.C. il sabeo Karibil Watar attua una politica imperialista ri
volta specialmente contro il regno qatabanico di Ausan, che in quel
momento era il più importante stato sudarabico e il cui sovrano portava
il titolo di mukarrib (parola di significato incerto e con vocalizzazione
convenzionale), lo stesso adottato da quelli sabei. Le conquiste di Kari
bil si rivelano effimere e dopo qualche generazione un altro sovrano, Ya
thamar Bayin (m) è costretto a ripercorrere le orme del suo predecesso
re. La potenza di Saba sta però volgendo al termine; abbiamo notizie spo
radiche e incerte di varie guerre fra i diversi stati sudarabici, con tempo
ranee supremazie ora di Qataban ora del Hadramaut; la quasi totale as
senza di iscrizioni storiche presso questi due regni lascia nel vago secoli
di storia sudarabica. Intorno al 400 a.C. presso i Sabei troviamo un nuo
vo ordinamento politico, rivelato dal fatto che i loro sovrani abbando
nano il titolo di mukarrib e assumono quello di «re». Questo primo pe
riodo della storia sabea, denominato appunto «periodo dei mukarrib»,
ha avuto una durata imprecisata, che si può calcolare esclusivamente
sulla base del numero dei mukarrib conosciuti. Il calcolo del Beeston,
che conosceva solo quindici sovrani attribuendo loro un periodo medio
di regno tra i quindici-venti anni, va riveduto sulla base di due elementi:
il primo è che oggi il numero dei mukarrib noti è quasi raddoppiato;
nello stesso tempo, tuttavia, il nuovo materiale epigrafico ha conferma
to l'istituzione della coreggenza tra due o più sovrani (un mukarrib si
associava al trono il suo successore designato) e ha rivelato che la «pa
ternità» dei mukarrib esibita nelle iscrizioni non era quella naturale ben
sì quella ufficiale riferita al sovrano adottante. ' Questo significa, in pra
tica, che una generazione naturale corrispondeva in media ad almeno
due mukarrib 2 e che talvolta mukarrib designati non arrivavano mai a
regnare come veri reggenti. In conclusione possiamo però affermare che
1 G. Garbini, La successione dei « mukarrib» di Saba, in É tudes sud-arabes. Recueil of
fert à facques Ryckmans, Louvain-la-Neuve 1 99 1 , pp. 93 -99.
2 Le liste genealogiche di alcune nobili famiglie sabee con i relativi mukarrib redatte, sul
le pareti del Gebel Balaq non distante da Marib, all'inizio della storia sabea mostrano ad
esempio che quattro generazioni (Amkarib-Haythil-Ilkarib-Amkarib-Sumhukarib) cor
rispondono a sei mukarrib, compreso Karibil Watar, menzionati, ai quali vanno aggiunti
altri due non ricordati nelle liste (Yadail Yanuf, che ebbe la damnatio memoriae, e Sum
hualay Bayin coreggente del ricordato Karibil).
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
il calcolo di circa 2 5 0-300 anni fatto dal Beeston per il periodo dei mu
karrib può essere ancora valido in linea di massima, con il vantaggio
che attualmente possiamo calcolare abbastanza esattamente il punto di
partenza, cioè l'inizio del VII sec. a.C. La tendenza attuale a porre que
sto periodo tra l'vrn e la fine del VI sec. a.C. deriva da un lato dall'accet
tazione del sincronismo assiro tradizionale e dall'altro dal presupposto,
completamente infondato, che i re di Qataban prima e del Hadramaut
più tardi abbiano adottato il titolo di mukarrib solo dopo che questo fu
abbandonato dai Sabei; in realtà, un sovrano del Hadramaut ha usato il
titolo di mukarrib in un'iscrizione assegnabile al VII-VI sec. a.C.'
Molto meno informati siamo sul periodo successivo, quello dei «re di
Saba», per il quale sono noti i nomi di una ventina di sovrani che però
non regnavano da soli: molto pochi per un lasso di tempo che va ap
prossimativamente dalla fine del v sec. a.C. alla fine del II (se si ammette
la data del 1 1 5 ( 1 10) a.C. come inizio della dinastia dei «re di Saba e
Dhu-Raydan») o alla fine del I sec. a.C. La povertà della documentazio
ne fa supporre una fase di profonda crisi dello stato sabeo, culminata
con la comparsa, alle porte di Marib, della spedizione militare romana
condotta da Elio Gallo nel 24 a.C. - spedizione che peraltro si concluse
con un nulla di fatto. Coincidente o meno con l'inizio della nuova mo
narchia sabea, la data del 1 1 5 - 1 1 0 a.C. sembra avere un'importanza sto
rica, perché segna l'inizio ufficiale della presenza in Yemen di una nuo
va popolazione, quella dei Himyariti; non sappiamo però per quale ra
gione l'uso di questa era ebbe inizio solo nel I sec. d.C. e divenne co
mune nel periodo finale della civiltà sudarabica. Un fatto piuttosto inte
ressante, che riguarda non solo i Sabei ma anche i Minei, è che intorno
al III sec. a.C. tornano in uso antichi riti, antiche formule politiche e per
fino titolature ormai desuete come quelle di «re di Haram» o «re di Ka
minahu»; questo rivolgersi verso il passato, questo «arcaicismo», è un
fenomeno che non di rado caratterizza la fase finale di una civiltà.
Sulle altre formazioni politiche sudarabiche sappiamo ancor meno
che sui Sabei; dall'iscrizione storica di Karibil Watar (RES 394 5 ) appren
diamo che Qataban e Hadramaut erano alleati di Saba; poi fu un conti
nuo alternarsi di alleanze e di guerre e di temporanee supremazie politi
che che non possiamo valutare per mancanza di documenti. I Minei,
inizialmente frazionati in piccole città-stato e i soli che non ebbero mai
un mukarrib, dopo Karibil furono in parte colonizzati dai Sabei; questi
tuttavia permisero la creazione di un regno di Main con capitale Qar-
' Si tratta di Yadaab Ghaylan; per la sua iscrizione v. A. Avanzini, La missione italiana
m·l Dhofar (1997), in EVO 1 9 ( 1 996), pp. 1 8 1 - 1 87.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
naw (odierna Main) che sopravvisse fin verso la fine del II secolo a.C.'
L'origine di questa entità politica, alla quale è connesso strettamente il
commercio carovaniero mineo che tante tracce epigrafiche ha lasciato nel
Hegiaz, va forse messa in relazione con la campagna militare che il mu
karrib autore di RES 3943 condusse nel nord contro Minei nomadi:
parte di questi furono forse insediati nella città di Yathil che si era ribel
lata e che era stata riconquistata dallo stesso mukarrib.
•Gebel el-Laudh
Manhiyal• •Nashq
•Haram •lnabba
Nashan•
•Qamaw
Khamir•
•Yathil
•Riyam
Kuhal•
•Amran
•Kutal
Ararat•
Alaw• •Haz
•Huqqa
Sirwah•
•Ghiras
•Marib
Yalà•
Sana•
•Ghaiman
Timna•
Hajar bin Humeid•
Carta 10. Yemen settentrionale.
La povertà di iscrizioni con riferimenti storici, l'impossibilità di aSSl'
gnare una datazione qualsiasi alla maggior parte delle iscrizioni, l'urn
sabeo di soli cinque nomi dinastici (quello di Yakrubmalik resta ccn·
zionale) con quattro appellativi che crea molte omonimie, sono le Glll�1·
principali che hanno provocato il decisamente scarso interesse per q ua., i
un millennio di storia sudarabica, che resta pertanto sostanzialmc1111·
sconosciuta. Bisogna inoltre tener presente, per comprendere la sitll.1
zione degli studi sudarabici, che la maggioranza degli specialisti op1·
ranti in questo settore hanno una formazione arabistica e manifcsL1111 1
interessi che li portano a indagare più le strutture tribali degli Arabi i 1 1
sediatisi i n Yemen in u n secondo momento che l'organizzazione e k vi
cende degli stati sudarabici.
1 C.J. Robin, La fin du royaume de Ma'in, in Res Orienta/es 1 1 ( 1 998 ), pp. 1 77- 1 8 8 .
ISCRIZIONI MINEE
Pur nella perdurante incertezza che caratterizza la storia sudarabica,
diversi elementi consentono ora di affermare che nello Yemen le più an
tiche iscrizioni e le più antiche dinastie furono quelle minee; per quanto
riguarda il Hadramaut, che ebbe comunque insediamenti sudarabici
molto antichi, il troppo scarso materiale epigrafico arcaico e la poca
affidabilità delle date proposte dagli archeologi per la fase iniziale della
documentazione non consentono un confronto diretto con la situazio
ne minea. Il primo argomento a favore della priorità minea su quella
sabea è costituito dal fatto che prendendo come punto di riferimento
storico il mukarrib sabeo Karibil Watar le iscrizioni sabee documenta
no solo tre sovrani precedenti (Yathamar Bayin, Sumhualay Dharih e
Yadail Y anuf) mentre nelle città minee i re contemporanei di Karibil
Watar erano stati preceduti da un numero superiore di sovrani: a Na
shan, Sumhuyafa Yasiran aveva avuto almeno cinque predecessori; a
Kaminahu, Nabatalay Amar ne aveva avuti almeno sei. Ancora più im
portanti sono tuttavia i dati forniti dalla paleografia: nelle iscrizioni mo
numentali di Kaminahu sono presenti segni della scrittura teimanita o
forme locali, come quelle del tempio di Athtar a Nashan, che mancano
nella scrittura sabea (tav. I 3); qualcuna di queste forme si manterrà piut-
c b
1-'ii.;ura r 2 5 . Iscrizioni minee arcaiche. a) Iscrizione scolpita su due lati di un al
i .Ire da Kaminahu: blyd' Il bn I 'lws3q «Khalyada figlio di Ilwasiq». b) Iscri-
-
1.ionc su pilastro da Kaminahu (parte centrale): ... qyn 11 nb(ly I s3ll/' I mdhww Il
'ms,wr I ywllm I <J,b� I mdhllww... « ... amministratore di Nabatalay ha dedi
rato Ammishamar a(l dio) Madahwu, quando ha fatto un sacrificio a Madahwu».
e) Iscrizione dedicatoria del tempio di Nashan (da sinistra): 'b'mr I �dq I
lmy I byt I 'ftr «Abamar Sadiq ha costruito il tempio di Athtar» (l'autore del
l'i�crizione è un sovrano della città; l'epigrafe è incisa sulla sinistra del monu-
111cntalc portale, sulla cui destra lo stesso testo è ripetuto sinistrorso).
2 3 4 5
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Tavola 1 3 . Segni minei arcaici (VIII- VII sec. a. C.) a confronto. 1 . Segni tei
maniti. 2. Segni minei monumentali (con asterisco quelli dei graffiti su pietra di
Kafir). 3 . Segni dell'alfabetario su bastoncino. 4. Segni dell'alfabetario etiopico
di Dekanamo (tra parentesi i segni mancanti, sostituiti con quelli di altre iscri
zioni della stessa località; cf. fig. 1 63b, p. 3 59). 5 . Segni sabei del Gebel Balaq.
286
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
tosto a lungo. Minee sono anche le più antiche iscrizioni non monumen
tali redatte su bastoncini di legno ricavati spesso dalle parti dure delle
foglie di palma (è l'equivalente sudarabico del papiro); i documenti più
antichi, provenienti da Nashan, mostrano anch'essi segni di origine tei
manita o comunque nordarabica (fig. 1 2 5). Da Nashan provengono in
fine alcune iscrizioni di sovrani, certamente anteriori a Karibil Watar, re
datte, su schienali di troni, in una scrittura del cosiddetto «stile B»,1 rite
nuta contemporanea del sovrano sabeo. In altri termini, appare probabi
le che il processo che portò alla formazione della scrittura sudarabica
monumentale, che possiamo definire «classica», si svolse nelle città mi
nee del Giauf anteriormente all'arrivo dei Sabei.
La fase più originale e creativa della cultura minea è quella più antica,
corrispondente all'vm e VII sec. a.C. Dapprima completamente indipen
denti e poi legate, a partire dall'inizio del VII sec. a.C., al regno sabeo
con trattati di amicizia, le città minee non soltanto crearono la scrittura
monumentale che chiamiamo sudarabica ma innalzarono edifici sacri
dalla struttura particolare, con grossi monoliti, e decorati frontalmente
con figure e simboli assai stilizzati e suggestivi nel loro ripetersi; inven
tarono inoltre due tipi di monumenti funerari, quello della figura sedu
ta, presumibilmente una divinità femminile, e la stele con viso umano
schematizzato, spesso ridotto ai soli occhi, le cosiddette Augenstelen
(fig. 1 26a.b ); 2 recente è la scoperta di troni monumentali in pietra, che
dovevano avere una funzione essenzialmente religiosa. In questo perio
do la città più importante fu Nashan (odierna Sauda), con il tempio di
Athtar dhu-Risaf che si trovava all'esterno delle mura e che ci ha con
servato una delle iscrizioni più antiche (fig. 1 27); fu la sola città minea
che si ribellò a Karibil e che pertanto fu conquistata militarmente, senza
però essere completamente distrutta. Altre città con templi monumen-
1 Nel suo lavoro sulla paleografia sudarabica (cf. sopra, p. 2 8 1 n. r) Jacqueline Pirenne
individuò cinque stili grafici, indicati con le lettere da A a E, suddiviso ciascuno in vari
sottogruppi, per le iscrizioni del I millennio a.C. (è da rilevare tuttavia che il materiale
che oggi viene distribuito tra circa la metà dell'vm sec. a.C. e la fine del II o I sec. a.C.
per la studiosa belga si collocava tra l'inizio del v e circa la metà del II sec. a.C.). La
grafia A sarebbe stata caratterizzata da un rapporto r : 2 tra la larghezza e l'altezza dei
segni, rapporto passato a r : 3 nelle grafie B e C; quest 'ultima si distinguerebbe dalla pre
cedente per il fatto di presentare come acuti gli angoli retti del segno n e della parte su
periore dell'ali/ nonché per la tendenza, appena accennata, a non chiudere i due triangoli
dcl segno m; i due triangoli sono ormai scomparsi nelle grafie D ed E, caratterizzate da
un ingrossamento delle estremità dei tratti verticali in alcuni segni (grafia D) e genera
lizzato nella grafia E.
2 Cf. G. Garbini, Iscrizioni sudarabiche, 6. Una nuova iscrizione minea su Augenstele,
in AION 36 (1 976), pp. 308-3 1 5 .
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
0 0
a b e
b) tf,b't nomi propri. e) Oggetto votivo cilindrico in bronzo (iscrizione
Figura 1 26. Iscrizioni minee da Haram. a-b) Stele funerarie con occhi: a) klbm;
- -
svolta): hm'ft I bn I �wr Il kbr I 'rs, I mtbnty l ln «Hammiatht figlio di Sawar, go
vernatore, ha dedicato a Matabnatyan» (è incerto il valore esatto del titolo kbr
«grande» e del verbo 'rs,; cf. fig. 1 29).
tali e numerose iscrizioni erano Haram e Qarnaw (odierna Main); mi
nore importanza sembrano avere avuto Kaminahu (odierna Kamna),
lnabba e Nashq (odierna el-Beida), mentre rimane incerta l'origine di
Yathil (odierna Baraqish), che solo in un secondo momento è sicura
mente inserita nell'area culturale minea. Le iscrizioni più importanti pro
vengono da edifici sacri: si tratta di epigrafi che ricordano la costruzio
ne del tempio o di alcune sue parti e di iscrizioni votive; tra le prime ri
vestono un particolare interesse quelle incise sul portale del tempio del
dio Matabnatyan a Haram e su alcune stele disposte su due file davanti
ad esso: costruttore del tempio, forse già nell'vm sec. a.C., fu il re Ya-
a b e
Figura 1 27. Iscrizioni da Nashan. a-b) Iscrizioni su troni: a) lb 'n I yd' I bn I
yd"b Il B monogramma lb'n «Labuan Yada figlio di Yadaab»; b) mlkwqh I
-
Yadaab». e) Iscrizione su un pilastro del tempio di Athtar dhu-Risaf: yd"b I
ryd I bn I yd"b Il B monogramma mlkwqh «Malikwaqih Rayd figlio di
-
'mr I bn I l s, mhyf' I s3/' 11 'ftr I 4r�f «Yadaab Amar figlio di Sumhuyafa ha dedi
cato ad Athtar dhu-Risaf».
288
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
haril; più tardi questo fu restaurato dal re Wataril Dharhan, che fece di
sporre su due file, procedendo a ritroso dall'ingresso, le stele iscritte
che ricordavano l'opera sua e dei suoi collaboratori, quindi le iscrizioni
votive preesistenti che risalivano al tempo di suo padre Yadhmurmalik,
contemporaneo di Karibil Watar mukarrib di Saba; non per caso queste
iscrizioni sono scritte in sabeo. Riferimenti storici al periodo di Karibil
si trovano anche in iscrizioni commemorative e votive da Nashan.
1 1 n 1 � � (J)1°(J) �1�10 1m 1 h []
. . .J ri1 � 1 ° 9 Y � 1 n > � m n �
a b
Figura 1 28. Iscrizioni da Qarnaw. a) Iscrizione incisa sulle mura della città: sim
bolo 'lrm l fys, I s,w' I wdm I bn Il nb?krb I if,yd' I s3/' I ··· «Ilram Faysh, sacer
-
dote di Wadd, figlio di Nabatkarib di Yada, ha dedicato . . . ». b) Iscrizione de
dicatoria: . . mtbqb? I '/ I w .. I bny I wrf I 'bn I l wif,b� I qbt I s , dt I w'rb I mt'y I
-
wd Il bywm I yt''l I w�yw « ... Matabqabat dio di W .. ha costruito (il tempio)
.
Waraf in pietra e ha sacrificato a Qabat sei (vittime); ha offerto a Wadd offerte,
al tempo di Yathail e Hayw» (è incerto il significato del termine mt'y; il nome
della divinità, qb?, o mtbqb?, sembra essere una variante dialettale di dhu-Qabd
(if,qbf/,); il nome del dedicante è andato perduto nella lacuna iniziale).
Intorno al 600 a.C., circa una generazione dopo Karibil, le città mi
nee sembrano decadere, come il regno sabeo: qui terminano le dinastie
antiche e le iscrizioni di diverse città. Poco più tardi, tuttavia, compare
il regno di Main, con capitale Qarnaw e con la città di Yathil in posizio
ne privilegiata, quasi paritetica con la prima; questo organismo politico
estende la sua sovranità anche su altre città minee, come Nashan, men
tre Haram e Nashq sembrano dipendere direttamente da Saba. Nume
rose sono le iscrizioni, provenienti specialmente da templi, restituite da
Qarnaw, da Yathil e dal vicino tempio di Athtar dhu-Yahriq a Shaqab
al-Manassa. Le iscrizioni sono in parte tipologicamente simili alle pre
cedenti (fig. 1 28), in parte presentano delle novità (si tenga presente che
il regno di Main durò circa mezzo millennio); alle epigrafi di carattere
commemorativo e votivo, prive però di riferimenti ad avvenimenti poli
tici, e a quelle, più rare, di natura funeraria si aggiungono testi con la pub
blica confessione di peccati o errori commessi dalle autorità, altri con di
chiarazioni di proprietà o paternità di manufatti connessi con le attività
agricole e simili. Una serie di testi molto particolari, di interpretazione
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 29. Iscrizione da Yathil. 'myt' I nbt I b n 11 'bkrb
I mlk I m'n 11 wm'n I wyt/ I 'rs, 11 wnt<}r I k'ftr I <i llyhrq
� mmn�I 0 X Y�0 I bhn I ms3r I ' lls 1 tr I 's1d I bn I 'bllyths 1 m I bhgrn I yllt/
I 's 1tr I m'n I w l lmrfds,m I wbhn I f's , I m�r I wqr I
�0�1n1�1n)n nn 41 1hb I yt/ I 4rfd I ' 1 1 1 '/t I m'n I wyt/ li i bn I s,k<J I �wr I
�)hl161 <Pl �o8CD
<}hblln I wbhn I . . «Ammiyatha Nabat figlio di Abka
.
rib, re di Main, con Main e Yathil ha sciolto il voto e
�DX X0nD�X�CD
fatto ammenda verso Athtar di Y ahriq per il fatto che
furono rimosse le iscrizioni dai loro templi nella città
nD � �I� Ynl+)YY
di Y athil, le iscrizioni di Main e le loro dediche; e per
il fatto che furono distrutte le dighe di pietra dell'oasi
nhl1n l �nhDill n
di Yathil che (il re) aveva posto sotto la protezione de
gli dèi di Main e di Yathil contro chiunque devastasse
YI� )1Ynl8n Y X Y
l'oasi; e per il fatto che . . » (la parte finale dell'iscrizio
.
ne è poco comprensibile) ..
CD1 1 o�I) rnnn 11 X tuttora molto incerta, si trovano incisi su alcuni
� YnCD1snx� i) s
pilastri, andati dispersi, che pare si trovassero
presso il tempio di Athtar dhu-Qabd, all'esterno
�I) � 0nr 81 * �o della città di Qarnaw; si tratta di lunghi elenchi
nlq i ) �11 i Y 1 n Y
di donne straniere, provenienti sia da varie parti
dell'Arabia meridionale, sia dal Hegiaz, sia infi
1i Y(J)l�0 81X1n1 ne da regioni settentrionali: Gaza, Egitto, Palesti
nY�D(J)r1��� 1� n
na, Fenicia e perfino Grecia; queste provenienze
. . . . . IL, ynCD1�
rispecchiano le zone in cui si svolgevano i com
merci minei. Queste donne sembrano essere sta
te comprate e sposate da cittadini minei, secon-
do l'interpretazione corrente delle iscrizioni; è
l tuttavia l'eccezionalità del documento epigrafico
che rende molto dubbia tale interpretazione, certamente riduttiva ri
spetto al significato del testo, più giustamente definito «liste delle iero
dule» dagli studiosi tedeschi di metà Novecento. 1
L'inaffidabilità del metodo paleografico rende aleatoria qualsiasi ipo
tesi cronologica, e quindi storica, sul regno di Main, i cui inizi sono cer
tamente posteriori alla morte di Karibil; questo fatto, insieme con la man
canza quasi totale di riferimenti storici, ci rende completamente scono
sciuta la storia di questo piccolo regno, che certamente si trovò implica
to nelle guerre tra i vari stati sudarabici; una curiosa notizia, a questo
1 L 'interpretazione «nuziale» del verbo causativo s, krb è stata proposta da A.F.L. Bee
ston, Two Epigraphic South Arabian Roots: hy' and krb, in Al-Hudhud. Festschrift Ma
ria Hofner zum Bo. Geburtstag, Graz 1 9 8 1 , pp. 24-34; lo studioso britannico ha tuttavia
sottovalutato la componente ideologica (religiosa) che caratterizza la civiltà sudarabica
specialmente nella sua fase più antica. La circostanza che tali iscrizioni sono state scritte
in periodi diversi, come mostra la forma dei segni, non facilita la loro comprensione.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 30. Iscrizione rupestre a De
dan. A destra dell'iscrizione si tro
vano due alif sovrapposti: n�s,tb I
dt' I 'gr wd I l �n ' I s,ttr I '/ mtbr 1 1 1
wdq I k�myn I brn «Nahastab Da
tha servo di Wadd, artigiano, ha
scritto con fedeltà e precisione per
Hamyan Baran» (interpretazione incerta).
proposito, è fornita da un'iscrizione di Qarnaw che ricorda come la tor
re presso una porta della città fu costruita da un re del Hadramaut. La
sola eccezione è costituita da un'iscrizione da Yathil (RES 3022) che nel
suo lungo contesto di natura votiva fa un accenno ad una guerra tra i
«Medi» (cioè i Persiani) e l'Egitto che si era ribellato: il riferimento più
probabile è alla rivolta antipersiana che si verificò nel 343 a.C.; gli auto
ri dell'iscrizione erano carovanieri che operavano appunto nel nord.
Nel periodo finale della storia di Main tutto il Giauf fu interessato da
due fenomeni: la progressiva sabeizzazione etnica e culturale e l'insedia
mento stabile di tribù nordarabiche che a poco a poco trasformarono
l'aspetto etnico della regione. Il prevalere dell'elemento arabo è partico
larmente evidente nella città di Haram, che aveva ormai una forte pre
senza sabea (come vedremo nel prossimo capitolo), ma si fece sentire an
che nelle altre città minee, come N ashan e Yathil. Qui vogliamo ricor
dare in particolare un fenomeno attinente alla sfera religiosa; l'iscrizio
ne minea RES 2980 (fig. 1 29), di età piuttosto antica, ricorda cerimonie
religiose compiute come atto di riparazione in relazione a certe vicende
concernenti l'area agricola di Yathil, che si trovava sotto la protezione
delle divinità cittadine; sembra probabile che l'iscrizione si riferisca alle
devastazioni che questa zona subì da parte del re sabeo Yathamar Bayin
(m) durante una delle sue campagne militari narrate in RES 3943. Qua
le che sia, in ogni caso, l'episodio a cui si riferisce l'iscrizione minea,
appare evidente che non si tratta in alcun modo di una «confessione di
colpa», bensì di un danno subito dallo stato. Questo significa che è in
giustificato porre in relazione questo testo del VI sec. a.C. con quelli di
Haram e del tempio di Nikrah a Darb es-Sabi (per non parlare di quelli,
ancora posteriori, di Marib) che si datano mezzo millennio più tardi;
anche se le iscrizioni di Darb es-Sabi sono redatte in mineo, quelle che
fanno riferimento a confessioni di colpe collettive (a Haram) o indivi
duali (a Haram e Darb es-Sabi) rispecchiano un atteggiamento, estraneo
alla cultura sudarabica antica, che va considerato tipico di quella norda
rabica; la presenza araba a Darb es-Sabi è del resto documentata nel tem
pio di Nikrah da un'iscrizione in caratteri nordarabici.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
L'attività carovaniera e commerciale dei Minei li portò a fondare co
lonie stabili, di tipo commerciale, anche al di fuori dello Yemen. Dedan
e Hegra hanno restituito iscrizioni minee abbastanza numerose, ma pur
troppo tutte quelle monumentali, su pietra, ci sono giunte mutile; erano
di natura votiva e funeraria, oppure recavano decreti relativi a proprie
tà.' Diversi sono anche i graffiti su roccia, specialmente a Dedan (fig.
1 30); in genere si tratta di semplici nomi, ma non mancano testi più lun
ghi di un certo interesse, come RES 3707 che ricorda presso una cava di
pietra quando un re di Main purificò (?) la città di Qarnaw sacrificando,
a quanto sembra, vittime umane, o come RES p72 che contiene una cu
riosa maledizione contro gli estranei che utilizzassero una certa tomba.
Da ricordare sono due iscrizioni trovate rispettivamente in Egitto, nella
zona del Fayum, e nell'isola di Delo.
Le iscrizioni minee, che raggiungono ormai quasi il migliaio, com
prendono anche le brevissime epigrafi (semplici nomi) incise sulle stele
funerarie e su sigilli; a questo materiale bisogna aggiungere le iscrizioni
su bastoncini di legno provenienti da Nashan, le quali ricoprono tutto
il periodo della documentazione minea ma che restano tuttora quasi to
talmente inedite.
La parziale colonizzazione sabea delle città minee provocò una pro
gressiva limitazione nell'uso di questa lingua, che negli ultimi secoli del
periodo ellenistico subì anche l'influsso del nordarabico parlato da tri
bù che si erano insediate nel Giauf; la fine del regno di Main fu deter
minante per la scomparsa definitiva della lingua minea, che venne sosti
tuita dalla sabea.
Per quanto concerne la paleografia è importante fare una considera
zione preliminare valida per tutte le iscrizioni sudarabiche: a differenza
di quanto abbiamo visto nelle iscrizioni fenicie, aramaiche e, in una cer
ta misura, in quelle nordarabiche, la scrittura monumentale sudarabica
è rimasta sostanzialmente inalterata per più di un millennio: eliminate le
forme arcaiche delle più antiche iscrizioni minee, furono probabilmente
i Sabei a fissare il canone «classico» della scrittura sudarabica usando il
modello mineo. A partire da un certo momento i segni rimasero sempre
gli stessi e solo in età tarda questi subirono qualche modifica nella loro
struttura. La conseguenza evidente di questa constatazione è che qual
siasi considerazione di natura paleografica non può basarsi sulla forma
dei segni, che rimane sempre la stessa, bensì soltanto sul loro aspetto sti
listico, più o meno elegante, più o meno slanciato; è il supporto mate-
' A.F.L. Beeston, A Minaean Market Code, in BSOAS 41 ( 1 978), pp. 1 42-145 ha indivi
duato un decreto di carattere commerciale nel testo mutilo RES 369 5 .
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 3 1 . Iscrizione minea su picciolo di palma. lmrtdm I rmln I w 'bhs 1 Il
m'hdtn I mbmrn I 'mn I mlkwllqh I w 'ntmw I rdn I �ywm I bn Il wddm I bms 1 I
'ym I bqnt I 'llln bwb w's 1 bs 1 I bwrb I 4trdllhy I 4brf I 'rt I ys,k'l I 411 't'b I «A
Marthad Ramlan e a suo fratello questo accordo è stato concesso da parte di
Malikwaqih: quanto a voi, donate a Hayw figlio di Wadad cinque asine (?) e una
somma equivalente a un cammello da trasporto e al suo noleggio. Nel mese dei
TRD dell'anno della supplenza di Yashkil di Athab» (interpretazione incerta;
'ym è la forma maschile di un animale femmina: forse «asina» o «mula»; 'In è il
relativo plurale riferito al plurale qnt, nome di una misura e di una moneta; per
bwb cf. arabo bubt, collettivo, «cammelli a due gobbe»; la grafia dell'iscrizione
è piuttosto tarda, ma non databile).
riale dell'iscrizione e specialmente il grado di ufficialità di questa che de
terminano il modello grafico. Il criterio paleografico proposto da J. Pi
renne nel 19 5 6, 1 basato appunto su criteri stilistici, risulta privo di fon
damento, ma nonostante clamorose smentite ' esso continua ad essere
utilizzato dagli specialisti del settore come unico criterio per la crono
logia delle iscrizioni.
La scoperta recente di documenti epigrafici non monumentali, cioè
delle iscrizioni su bastoncini (fig. 1 3 r ), ha permesso di scoprire la vera
evoluzione della scrittura sudarabica; gli studi sono ancora in una fase
iniziale perché soltanto una minima parte del materiale è stato pubblica
to; ciò nonostante qualche dato è stato acquisito. Il più notevole è che
anche questa scrittura non monumentale è stata creata dai Minei nella
loro città più importante, Nashan: una scrittura che trasferiva su mate
riale più leggero le forme della scrittura monumentale più antica, ricca
di segni teimaniti. Poiché questi sembrano essersi conservati abbastanza
a lungo, possiamo affermare che la scrittura di uso corrente non fu con
dizionata, come quella monumentale, dal modello sabeo. Taie scrittura
subì una notevole evoluzione, che per ora non è valutabile sul piano ero-
1 V. sopra, p. 2 8 1
n. 1; cf. anche p. 287 n. 1 .
2Le diverse grafie con cui sono redatte le iscrizioni di Karibil Watar hanno indotto C.
Robin e J. Ryckmans ad avanzare l'ipotesi, immediatamente ritrattata, di due mukarrib
omonimi vissuti in epoche diverse (cf. Raydan 3 [1 980), pp. 1 66- 1 69 e 4 [ 1 9 8 1 ) pp. 9 1 -
97); cf. inoltre quanto detto all'inizio del paragrafo a proposito dei troni d i Nashan.
29 3
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
nologico, nel senso di una corsivizzazione nel tracciato di alcuni segni;
acquistata una forma corsiva, tuttavia, questa rimase poi sostanzialmen
te inalterata per molti secoli, senza conoscere le legature dei segni. La
pubblicazione dei primi bastoncini iscritti scoperti a Raybun, nel Ha
dramaut, mostra che questi ultimi sono tipologicamente simili a quelli
minei sia nella forma dei bastoncini sia nella scrittura, che negli esem
plari resi noti è ancora molto vicina a quella monumentale. La posizio
ne periferica di Raybun rende improbabile che tali documenti rappre
sentino una creazione originale: con ogni probabilità si tratta di una imi
tazione locale del modello mineo.
Rispetto alle iscrizioni sabee, quelle minee sembrano caratterizzate
da un maggiore conservatorismo, che si manifesta anche in forme di ri
cercato arcaismo, come ad esempio nell'iscrizione Sauda 5 2 dove solo la
forma di r tradisce l'età tarda di una scrittura volutamente arcaizzante,
pur trattandosi di un'epigrafe in lingua sabea.
Nota bibliografica
Oltre ai lavori citati nella guida bibliografica (sezione A vr), è indispensabile
consultare i volumi della rivista Raydan; si veda inoltre: G. Ryckmans, Inscrip
tions sud-arabes, xxrre série, LVIII. Graffites minéens relevés par H.St.]. Philby
et R. G. Bogue dans le ljigaz septentrional, in Muséon 78 ( 1 96 5 ), pp. 2 1 7-228.-
Abdul Monem Sayyed, A New Minaean Inscription from al-Ola, in JFAH 2
( 1982), pp. 5 1 -65. - C. Robin, Quelques observations sur la date de construc
tion et la chronologie de la première digue de Ma'rib, d'après !es inscriptions, in
PSAS 1 8 ( 1988), pp. 1 0 1 - 1 04 (due iscrizioni inedite). - S. al-Theeb, A New Mi
naean Inscription from North Arabia, in AAE 1 ( 1990), pp. 20-23. - A. Sima,
Drei neue mindische Inschriften aus al-'Ut},ayb (Saudi-Arabien), in AAE 7
( 1996), pp. 279-286. - G. Garbini - V.M. Francaviglia, I troni dei re di Nashan,
in RANL ser. IX, 8 ( 1 997), pp. 239-2 5 2 . -J. Ryckmans, Un abécédaire sud-arabe
archaique complet, gravé sur un pétiole de palme, in I primi sessanta anni di
scuola, pp. I I -26 (cf. sopra, p. 278 n. 2; questo estratto fu pubblicato nel 1 997).
- ]. Ryckmans - A.G. Loundine, Un pétiole de palme inscrit en minéen, in R.G.
Stiegner (Hrsg.), Aktualisierte Beitrdge zum I . Intemationalen Symposion
Siidarabien. .. , Graz 1 997, pp. 1 7 1 - 1 80. K.A. Kitchen, Three Unusual Sabaean
-
Inscriptions in Bronze, in PSAS 28 ( 1 998), pp. 1 5 2 - 1 54. - A. Avanzini, Two In
scriptions from Nashan: New Data on the History of the Town, in Studi sul Vi
cino Oriente antico dedicati alla memoria di L. Cagni III, Napoli 2000, pp.
1 23 1 - 1 243. 1 Gajda, Un autel brùle-perfum minéen avec une dédicace au dieu
- .
BS, MM, in Semitica 5 l (200 1 ) [2003], pp. 1 27- 1 3 2. C.J. Robin, Vers une meil
-
leure connaissance de l'histoire politique et religieuse de Kaminahu Uawf du
Yémen), in Studies on Arabia in Honour of Professor G. Rex Smith, Oxford
2 94
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
2002, pp. 1 9 1 - 2 1 (pubblica iscrizioni inedite). - F. Bron, Nouvelles inscriptions
sudarabiques sur bronze, in Scripta Yemenica. Issledovanija po ]uinoj Aravii.
Sbornik ... M.B. Piotrovskogo, Moskva 2004, pp. u 8 - r 2 1 .
ISCRIZIONI SABEE (I)
Nell'anno 71 5 a.C. il re assiro Sargon riceve il tributo da Yathamar,
sovrano sabeo, insieme con quello del faraone egiziano, di una regina
araba, dei re della costa e del deserto: il contesto storico e geografico ri
vela che i Sabei non si trovavano lontani dalla costa mediterranea. Tren
t'anni più tardi, nel 685, il re assiro Sennacherib riceve il tributo di Ka
ribil, re dei Sabei, che si trovava molto lontano da Babilonia ma che era
in contatto con Dilmun, cioè la costa araba lungo il Golfo Persico. Que
ste due notizie fanno ragionevolmente supporre che i Sabei scesero nel
lo Yemen dopo il 7 1 5 e prima del 68 5 a.C.; la più antica documentazio
ne epigrafica sabea conferma, come ora vedremo, questa affermazione.
Figura 1 3 2. Iscrizione centrale del Gebel Balaq (complesso A). ybs,'l I bn I
'byd' I mwd I yd"l I 4bll Il 'l'mr I bn I ybs,'l I mwd I krb'l I 4bll Il 'm
rt' I bn I 'l'mr I 'b I yhqm I mwd I ykrbmlk I 4bll li s,'b'mr I bn I 'mrt' I mwd I
s,mh'ly I 4bll li 'l'mr I bn I s,'b'mr I mwd I t},mr'ly I 4bll li 'byd' I bn I 'l'mr I
mwd I yf"mr I 4bll li 'b 'mr I bn I 'byd' I mwd I krb'l I �s,k I 4bll li 'bkrb I bn I
'b'mr I mwd I s,mh'ly I ··· I 4bll «Yabshil figlio di Abyada amico di Yadail dhu
Khalil Il Ilamar figlio di Yabshil amico di Karibil dhu-Khalil Il Amrata figlio
di Ilamar, fratello di Yuhaqim, amico di Yakrubmalik dhu-Khalil Il Shabamar
amico di Dhamaralay dhu-Khalil Il Abyada figlio di Ilamar amico di Yathamar
figlio di Amrata amico di Sumhualay dhu-Khalil Il Ilamar figlio di Shabamar
dhu-Khalil I Abamar figlio di Abyada amico di Karibil f:IS K dhu-Khalil Il Ab
karib figlio di Abamar amico di Sumhualay ... dhu-Khalil (dopo i primi sei no
mi, i mukarrib assumono un epiteto; quello del secondo Sumhualay, al tempo
del quale fu redatta l'epigrafe, era Dharih).
29 5
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
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b X L, n 1<? L,Q YI O li 9 / 1 n o Cf 9/
Figura 1 3 3. Iscrizioni arcaiche sabee. a) Iscrizione sul Gebel Balaq (complesso
A) (bustrofedica): dmrhmw I bn I 'm'mr I dbll 11 ywm I s,qy I 'ftr I brs,wthw Il
'dnt I bn I yhwr I 'd I �mrm I wllk/ I gwm I brf l wdf' I dh'llntn I bs,b't I qwmm Il
bmlk I s,mh'ly «Dhamarhumu figlio di Ammamar dhu-Khalil, quando Athtar
dissetò, durante la sua carica di reshu, (il wadi) Adhanat da Yahur fino a Hamar
e tutto il popolo, in estate e in primavera, lui (= Athtar) che è il soccorso, per
sette piene. Per il re Sumhualay» (il termine brf è usualmente tradotto con «au
ne sono un'iperbole). - b) Iscrizione rupestre nell'area di Marib (bustrofedica):
tunno», ma il monsone, a cui si riferisce l'epigrafe, spira d'estate; le «sette» pie
mrfdm I bn I 'mn I mwd I krb l l '/ I qyn I mryb I d?s,s, I wqyn Il yd"l I ynf l hqny I
bnt «Marfad figlio di Aman, amico di Karibil, amministratore di Marib-'fSS e
amministratore di Yadail Yanuf, ha dedicato una figlia».
La zona occupata dai Sabei nel periodo più antico della loro storia si
trova immediatamente a est del Giauf, abitato dai Minei, e si estende
verso sud fino al paese di Qataban, la cui capitale Timna dista da quella
sabea, Marib, appena 70-80 km in linea d'aria. Prima dell'arrivo dei Sa
bei la regione doveva appartenere a Qataban: l'onomastica delle iscri
zioni vascolari di Durayb (Yalà) databili al IX-VIII sec. a.C. e redatte in
scrittura arcaica di tipo nordarabico, offre un fondamento epigrafico a
quanto viene suggerito dalla geografia. '
Anche se non manca qualche iscrizione più antica, il punto di riferi
mento per l'inizio della storia e dell'epigrafia sabea è costituito dai due
complessi di iscrizioni incise sul Gebel Balaq, qualche chilometro a sud
di Marib (fig. 1 32). Si tratta di due gruppi di epigrafi, tra loro contem-
1 Oltre a nomi comuni all'onomastica nordarabica (i}mr, sb') e a quella minea (rymn) è
attestato un nome comune a tutto il sudarabico (l�y'tt) e quattro nomi qatabanici (ygr,
ij!Jrt, tfs, grb: quest'ultimo è comune al nordarabico).
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
poranei, redatte in varie riprese tra l'inizio del regno del mukarrib Sum
hualay Dharih e il regno di Yathamar Bayin (n), su un totale di quattro
generazioni che coprono approssimativamente il periodo 670-600 a.C.
e i regni dei più importanti sovrani sabei: Yathamar Bayin (1), Karibil
Watar, Yadail Dharih. Nel primo gruppo di iscrizioni alcune famiglie
nobili sabee vollero in un primo momento ricordare la loro fedeltà al re
Sumhualay Dharih dopo aver ricordato la fedeltà dei loro antenati ai ri
spettivi sovrani risalendo per sette generazioni; queste liste furono suc
cessivamente aggiornate per altre quattro generazioni; accanto a queste
liste si trovano altre iscrizioni nelle quali alcuni personaggi affermano
di aver rivestito una carica, peraltro di natura incerta, relativa alla distri
buzione dell'acqua raccoltasi nel wadi Adhanat (attuale Dhana, presso
Marib) durante le piogge monsoniche (fig. 1 3 3a); forse è stata la ceri
monia religiosa celebrata durante la più antica di tali cariche l'occasione
che ha dato origine alla redazione delle liste genealogiche. Il secondo
gruppo di iscrizioni, che la menzione degli stessi sovrani rivela contem
poraneo del primo, presenta un aspetto meno regolare e «ufficiale» del
precedente; si tratta di iscrizioni di diversi personaggi, scaglionati nel
tempo, che ricordano di aver rivestito la stessa carica (rs 2wt) menziona
ta nel primo gruppo di testi; a queste epigrafi si aggiungono semplici re
gistrazioni di nomi. L'insieme di queste iscrizioni costituisce un bloccc·
unitario che consente di ricostruire la successione dei mukarrib 1 non
soltanto per tutto il primo secolo della presenza sabea nello Yemen ma di
gettare uno sguardo anche sul periodo precedente. L'elenco dei primi sei
mukarrib, che possiamo definire «preyemeniti», termina con uno Yatha
mar nel quale non si può non riconoscere il sovrano ricordato da Sargon
e con le sue sei generazioni ci riporta fin verso la metà del IX secolo a.C.
Bisogna tuttavia osservare che questo elenco costituisce non un vero do
cumento storico bensì un documento di ricostruzione storica: la grafia
più accurata con cui esso è stato redatto non dimostra la sua recenziori
tà, come hanno erroneamente supposto J. Pircnne e H. von Wissmann,2
bensì il suo carattere ufficiale: un testo preesistente che è stato trasferito
1 Nelle iscrizioni del Gebel Balaq è assente il nome del mukarrib Yadail Yanuf, il prede
cessore di Sumhualay Dharih, «padre», cioè adottante, di quest'ultimo; tale sovrano subì
una damnatio memoriae di cui è un'eloquente testimonianza una iscrizione di Yathamar
Bayin (1) trovata ad Asahil nella quale il successore di Sumhualay fece scolpire il suo te
sto dopo aver eraso quello precedente di Yadail Yanuf, il cui nome è tuttora leggibile no
nostante la scalpellatura.
2 H. von Wissmann, Die Geschichte von Saba ', rr. Das Grossreich der Sabaer bis zu sei
nem Ende im friihen 4. ]h. v. Chr. (SÒAW 402), Wien 1982, pp. 2 2 5 -243; J. Pirenne, La
lecture des rochers inscrits et l'histoire de l'Arabie du sud antique, in BO 4 1 ( 1984), coli.
5 76- 5 89.
2 97
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
sulla parete rocciosa. La parziale artificiosità della sequenza dei più an
tichi mukarrib è dimostrata sia dalla durata del regno di ciascun sovra
no, fatta sempre corrispondere a una generazione (mentre le stesse iscri
zioni successive dello stesso Gebel Balaq mostrano regni molto più bre
vi e non corrispondenti alle generazioni di coloro che ricordano i so
vrani), sia dal fatto che ogni mukarrib ha un nome diverso: di fatto ci tro
viamo di fronte alla presentazione della futura onomastica che sarà tipi
ca ed esclusiva dei re sabei.
Sul Gebel Amud, che si trova nei pressi del Gebel Balaq, si trova un
terzo gruppo di iscrizioni rupestri, contemporanee delle precedenti,
non ancora adeguatamente pubblicate.
Il periodo più antico della storia sabea ha lasciato una documentazio
ne epigrafica non solo piuttosto ricca ma anche significativa dal punto
di vista storico (fig. 1 3 3b). Le iscrizioni monumentali, inserite spesso
nelle mura di cinta delle città e in quelle di edifici particolarmente im
portanti, rivelano attività edilizie e opere di idraulica nell'area di Marib
e la creazione di centri abitati fortificati a ridosso dell'area minea (Ku
tal, odierna Khirbet Saud; Ararat, od. Asahil; Kuhal, od. Gidfir ibn Mu
neikhir; Yathil) verso oriente nonché, significativamente, verso occiden
te, dove Yathamar Bayin fece erigere la città di Manhiyat (od. Hizmet
Abi Thaur), chiamata talvolta anche «città di Yathamar»: evidente è lo
scopo di tenere sotto stretto controllo le città minee. Fu lo stesso sovra
no sabeo, immediato predecessore di Karibil Watar, che costruì parte
delle mura di Marib e fece innalzare nella zona di Marib un tempio a
Wadd, il dio nazionale mineo; l'epiteto del dio, dhu-Masma' «quello
della testimonianza», rivela l'origine del tempio, che doveva «testimo
niare» l'alleanza stretta tra Sabei e Minei (più tardi un re di Main farà
una dedica, in lingua sabea, nello stesso tempio). Yathamar Ba yin fu in
fine il protagonista di una caccia che non solo fu ricordata da alcune
iscrizioni monumentali ma della quale l'archeologo italiano A. de Mai
gret ha ritrovato nel 1 987, nel wadi Yalà non lontano da Marib, le iscri
zioni incise sulla roccia, con una studiata disposizione gerarchica, lascia
te dai membri più importanti della corte che avevano preso parte alla
caccia (fig. 1 34). Anche se gli specialisti del settore non ne hanno anco
ra tratto le conseguenze, i dati forniti da questo complesso unitario d i
iscrizioni sono essenziali per l a ricostruzione della storia sabea: i l primo
dato riguarda la parziale contemporaneità di Yathamar Bayin e Karibil
Watar, che smentisce l'interpretazione tradizionale del sincronismo as
siro su cui si è sempre basata la cronologia «lunga»; il secondo è costi
tuito dalla conferma dell'istituto dinastico della coreggenza tra due mu-
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 34. Iscrizioni rupestri presso il wadi Yalà. a) yt''mr I byn I bn I s,mh'ly I
11 mkrb I s,b' I �d I dnm I w'rdy I yllwm I �d J �d J 'ttr J wkrwm J «Yathamar
Bayin figlio di Sumhualay mukarrib di Saba ha cacciato a Danam e Araidi, quan
do ha compiuto la caccia di Athtar e Karu» (Karu è una divinità cacciatrice). -
b) (bustrofedica): krb 'l J wtr J bn J <J,mr'ly J mk JJrb J s,b' J �d J 'rydy J wdnm J 1)
e Danam - DH(u-)KH(alil). - e) Iscrizione nordarabica: krbm J hll J ghrt J 4mfS
lj «Karibil Watar figlio di Dhamaralay mukarrib di Saba ha cacciato ad Araidi
«Karib, Hilal, Gahirat di Mafish» (il terzo nome è femminile, «Bella»).
karrib; la terza indicazione riguarda l'esistenza dei genitori e dei figli
naturali dei mukarrib, completamente diversi da quelli che figurano nel
le titolature ufficiali: il Sumhualay di cui si dichiara figlio Yathamar Ba
yin non era suo padre bensì il mukarrib che l'aveva designato suo suc
cessore.' La successione al trono di Saba avveniva per adozione, non per
discendenza naturale, e comportava l'assunzione di un nome e di un epi
teto dinastico.
Tra i più antichi mukarrib sabei ha un'eccezionale rilevanza Karibil
Watar, che regnò nella seconda metà del vn sec. a.C.; tale posizione gli
è stata assegnata non tanto dalle sue imprese militari e dall'intensa atti
vità di organizzazione agricola del territorio quanto piuttosto dalle due
grandi iscrizioni RES 394 5 e 3946 che descrivono questi due aspetti del
la sua opera. Karibil con i suoi alleati (alcune città minee, Qataban e
Hadramaut) conquistò tutto il sud dello Yemen, giungendo fino al ma
re; si rivolse quindi contro Nashan che si era ribellata e contro le tribù
nomadi del nord, nella zona di Nagran. Le sue conquiste portarono a
1 Dhamaralay «padre» di Karibil Watar era stato il primo coreggente di Yathamar Bayin
ma morì dopo aver adottato a sua volta Karibil; il periodo di coreggenza di Dhamaralay,
che non regnò mai da solo, fu evidentemente brevissimo ma è documentato dai testi del
Gcbcl Balaq.
2 99
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 3 5 . Iscrizione dal Ge
bel el-Laudh. 4n I ms Jndn I
krb 'l Il wtr I bn I qmr'ly 11
mkrb I s,b' I ywm 11 'lm I 'ftr I
#bn I whnrllhw I btrh I ywm
I hwll?t I kl I gwm I 4 'lm I
wlls.ymm I wq I hblm I
w�mrm «Questa è l'iscrizio
ne di Karibil Watar figlio di
Dhamaralay, mukarrib di Sa
ba, quando ha offerto un ban
chetto rituale ad Athtar dhu
Dhiban e gli ha offerto in olo
causto uno stambecco; quan
do ha preso il comando di tut
te le comunità (costituite da)
un dio e un patrono, un ter
ritorio e (uomini) bianchi»
(la espressione finale, dove
«bianco» è letteralmente
«rosso» come in arabo quando si parla di uomini, è riferita alla popolazione
sudarabica in contrapposizione a quella locale, prevalentemente nera).
Saba una ricchezza che permise al suo successore Yadail Dharih di in
traprendere un'attività di grandi costruzioni monumentali, le cui spese
eccessive potrebbero aver provocato la crisi economica che sembra se
gnare il periodo immediatamente successivo; a Yadail Dharih si deve la
costruzione dei tre grandi templi con recinto semi-ovale eretti al dio
nazionale sabeo Almaqah 1 a Marib, Sirwah e Mesagid, non lontana da
Marib. In un muro interno del tempio di Sirwah erano inserite le due
grandi iscrizioni relative a Karibil Watar: ciò fa supporre che queste fu
rono redatte dopo la morte del sovrano e durante il regno di Yadail
Dharih, cioè verso la fine del vn sec. a.C. La documentazione esistente
non permette di valutare la posizione di Sirwah nell'ambito dello stato
sabeo; più che una seconda capitale sembra aver avuto in questa epoca
una fondamentale funzione religiosa, sia per la presenza delle iscrizioni
commemorative di Karibil sia per il fatto che nei suoi pressi è stata sco
perta nell'Ottocento un'iscrizione rupestre (andata poi perduta e di cui
è rimasto qualche estratto: cf. RES 365 5-365 8) la cui fraseologia è iden
tica a quella delle iscrizioni sulla rs,wt del Gebel Balaq.
I mukarrib celebravano importanti cerimonie religiose con valenze
politiche che venivano ricordate in iscrizioni monumentali, talvolta mol-
1 Per questo nome divino uso la vocalizzazione tradizionale, certamente scorretta; quel
la più probabile è Ilmuqah «il dio che disseta».
3 00
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
to eleganti come quelle ornate da protomi di stambecco in altorilievo
(fig. 1 3 5 ); queste cerimonie erano descritte con formule schematiche e
stereotipe il cui esatto significato almeno in parte ci sfugge; questo è il
caso della cosiddetta «formula federativa», sulla quale ancora si discute;
in realtà questa non riguardava un'ipotetica federazione delle tribù sa
bee ma definiva l'assunzione della regalità da parte di un sovrano, as
sunzione che veniva riconfermata periodicamente ma non sappiamo in
quali circostanze. Un'altra cerimonia consisteva in un banchetto sacro il
cui punto centrale era costituito dall'olocausto di uno stambecco (tr�),
l'animale sacro ad Athtar, il dio lunare capo del pantheon sudarabico;
anche questo poteva essere celebrato più di una volta dallo stesso so
vrano. Dalla documentazione epigrafica esistente apprendiamo che
Karibil Watar con la sua corte non frequentò il Gebel Balaq, ma preferì
invece, almeno per i banchetti sacri, il tempio di Athtar dhu-Dhiban
che sorgeva in cima al Gebel el-Laudh, nell'estremo nord del regno sa
beo. I pochi testi finora resi noti di questo santuario rivelano che Kari
bil, che di fatto regnava da solo pur avendo formalmente un coreggente
da lui stesso designato, Sumhualay Bayin, sembra aver affidato un certo
potere a un suo figlio naturale, Sumhuriyam, che si dichiarava «fratel
lo» del mukarrib Sumhualay.'
Figura 1 36. Iscrizione votiva da Ma
rib (bustrofedica). 'm 'mr I bn I
m'dkrb I hqllny I 'lmqh I r's,hmw I
b'll.ttr I wb I 'lmqh I wb I dt Il hmym
I wb I dt I b'dn I wb Il wdm I wb I
krb 'l I wb I s,mllh 'ly I wb I 'mrym I
wb Il ydrhmlk «Ammamar figlio di
Madkarib ha dedicato Rashumu ad
Almaqah; per Athtar, per Almaqah,
per Dhat-Himyam, per Dhat-Badan,
per Wadd e per Karibil e Sumhualay
e per Ammriyam e Yadhruhmalik».
Il più antico periodo dei mu
karrib di Saba, che copre tutto il
VII e forse l'inizio del VI sec. a.C., è relativamente ricco di iscrizioni re
datte anche da funzionari e personaggi ragguardevoli; le categorie più
rappresentate sono quelle delle iscrizioni votive e commemorative; nei
santuari le epigrafi votive sono incise su piccoli altari, cippi o stele; tra
le offerte si trovano non di rado delle persone, che non sappiamo per
1 L'importante ruolo politico di Sumhuriyam si deduce dal fatto che egli eseguì la ceri
monia del banchetto sacro.
301
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
quale scopo erano dedicate alla divinità (fig. 1 36). Le iscrizioni com
memorative ricordano l'erezione di mura o parti di esse, di edifici e di
installazioni idrauliche, come dighe, canali e simili.
Dopo Yadail Dharih vi fu un periodo di stasi o di regresso economi
co, denunciato dal minor numero di iscrizioni; le maggiori attenzioni
dei sovrani sabei sembrano essere state rivolte alla grande diga di Marib.
A questa situazione cercò di reagire il mukarrib autore dell'iscrizione
RES 3943, che narra imprese che in parte ripetono, a meno di un secolo
di distanza, quelle di Karibil Watar; questa volta il grande nemico non è
più Ausan bensì Qataban e la città ribelle è quella di Yathil; la mancan
za della parte iniziale dell'iscrizione non ci fa conoscere il nome del
mukarrib, ma il confronto tra il testo dell'iscrizione e quello di un'altra
iscrizione (CIH 622) relativa alla diga di Marib .rende quasi sicura l'iden
tificazione dell'autore di RES 3943 con Yathamar Bayin (m), «figlio»
di Sumhualay Yanuf. Le guerre di questo mukarrib non cambiarono
tuttavia la situazione e la decadenza sabea proseguì inarrestabile; abbia
mo iscrizioni sufficienti per seguire la successione dei mukarrib, in ma
niera soddisfacente, fin verso la fine del v sec. a.C. o poco dopo, quan
do si inizia il periodo dei «re di Saba», ma anche il contenuto delle iscri
zioni denuncia un impoverimento culturale; il ritrovamento di RES
3943 a Marib, anziché a Sirwah, lascia intendere che quest'ultimo cen
tro stava perdendo la sua centralità politica a favore della sede dell'altro
grande santuario; le iscrizioni provenienti da Sirwah non mancano, ma
si tratta per lo più di decreti di tipo amministrativo.
Il passaggio della titolatura regale da mukarrib a «re» resta ancora as
sai vago nei tempi, nei modi e nelle circostanze; un segno di voluta con
tinuità con il periodo precedente è costituito dall'onomastica regale, che
presenta gli stessi nomi e gli stessi epiteti dei mukarrib. Tra la fine del v
e l'inizio del rv sec. a.C., quando cioè si verificò il cambiamento della
titolatura, la situazione generale di Saba appare molto diversa da quella
dei tempi di Karibil Watar e dello stesso Yathamar Bayin (m): antiche
città sabee, come Ararat e Kuhal, sembrano abbandonate, mentre so
no ormai completamente sabeizzate alcune città minee come Haram e
Nashq. È difficile comprendere perché il piccolo regno di Main conti
nui a sopravvivere e con i suoi commerci conosca allora la massima flo
ridezza mentre il forte stato sabeo, pur con le grandi risorse agricole ga
rantitegli dalla diga di Marib, sia entrato in crisi; la povertà della docu
mentazione rende completamente oscuri gli ultimi secoli di Saba. È
tuttavia possibile affermare che il periodo iniziale dei «re di Saba» abbia
rappresentato un momento positivo per i Sabei, quanto meno dal pun-
3 02
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
to di vista economico. Il completamento (o rifacimento) delle mura dei
templi nazionali di Marib e Sirwah rivela sia disponibilità finanziarie sia
il desiderio di ricollegarsi alla tradizione; in questo contesto si colloca
anche un eccezionale documento storico, a torto trascurato, costituito
da un donario di bronzo con iscrizione trovato all'interno del tempio di
Almaqah a Marib. Si tratta di una statua, alta quasi un metro, raffigu
rante una giovane divinità maschile con indosso la leonte, cioè la pelle
di leone che caratterizza l'iconografia greca di Eracle a partire dal VI
sec. a.C. Pur essendo di fattura locale, la scultura si ispira a modelli fe
nici e ciprioti del v sec. a.C.; l'iscrizione presenta uno stile grafico rela
tivamente arcaico ma fa riferimento a un «Y adail Bayin re di Saba»,
confermando ancora una volta la totale inaffidabilità del criterio paleo
grafico ai fini della cronologia sudarabica. La menzione, da parte di ter
zi, di un solo re di Saba di contro alla testimonianza di altre iscrizioni
analoghe che ne ricordano da due a cinque, fa supporre che ci troviamo
ancora nella fase iniziale dei re di Saba, calcolabile intorno al 400 a.C.;
l'iconografia della statua, che presuppone un contatto diretto con il Me
diterraneo tra v e IV sec. a.C., ben si inquadra nel periodo achemenide.
La ricchezza delle offerte votive in bronzo che in questo periodo sono
documentate nel tempio di Almaqah conferma una situazione econo
mica decisamente favorevole.
Questa ripresa dello stato sabeo si manifestò anche a livello militare.
Mettendo a confronto le iscrizioni che menzionano re di Saba, le epigra
fi commemorative sulle mura e quelle votive nel tempio di Marib non
ché la notizia storica fornita dall'iscrizione qatabanica RES 3 8 5 8, si può
rilevare una significativa convergenza di dati che rivelano essere stato
Yadail Bayin il primo «re di Saba» e l'artefice del risveglio politico ed
economico di Saba; riunendo intorno a sé, associandoli al trono, altri
personaggi di rilievo riuscì a ricostruire un'unità abbastanza salda da
potersi permettere di muovere guerra a Qataban; l'iscrizione ora citata
parla di «Yadail Bayin, Sumhualay Yanuf, Yathamar Watar e i re di Sa
ba»: sul piano testuale va rilevata la presenza della congiunzione «e»,
spesso tralasciata nelle traduzioni correnti di questa epigrafe, che rivela
la situazione del regno di Saba, frazionato in minuscole comunità ognu
na con il suo «re». Con Yadail Bayin questo cercò di uscire da una si
tuazione feudale di sostanziale anarchia, ma l'assenza di un vero potere
centrale è rivelata dal fatto che nessun re di Saba celebrò riti nel santua
rio del Gebel al-Laudh; l'assunzione del titolo di «re» da parte di qual
che sceicco locale era già cominciata al tempo dei mukarrib: l'iscrizione
Fa 69, nella quale sono menzionati due mukarrib, ha per autore un per-
3 03
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
sonaggio che si definisce «re d egli Arba'». L'assetto istituzionale creato
da Yadail, verso il 400 a.C., si mantenne per qualche decennio: un grup
po di iscrizioni concordano nel presentare una successione regolare di
nove sovrani che regnarono p er lo più contemporaneamente nell'arco
di un paio di generazioni (RES 3 8 5 8, Ja 5 50, Ja 5 5 2, Ja 5 5 5, Ja 5 5 7).1 Do
po questo primo gruppo di re di Saba se ne conosce un secondo com
prendente quattro sovrani (Fa 86 e RES 4 1 98) e diversi singoli re con
relativo patronimico; tutti costoro non sono collegabili né al primo grup
po né tra loro, ma uno di questi, Sumhualay Dharih, fu forse l'ultimo re
di Saba intorno all'inizio dell'era cristiana. È dunque evidente che dopo
la breve ripresa all'inizio del IV sec. a.C. lo stato sabeo ricadde per tre
secoli e mezzo in una situazione di anarchia, tranne brevi periodi nei
quali riuscì a ricostituire una p arvenza di potere centrale con qualche so
vrano più energico. Rimane difficile trovare una spiegazione per questa
lunga e profonda crisi di Saba; l'innegabile prevalenza politica di Qata
ban e di Hadramaut in questo periodo può giustificare un regno di Saba
ridotto nel territorio e scarsa potenza militare, come doveva essere il
piccolo regno di Main, non una compagine statale quasi sempre in pre
da all'anarchia. Un possibile motivo di debolezza potrebbe essere indi
cato in un declino demografico in concomitanza con l'espansione e l'in
sediamento di nuove tribù, in parte estranee alla cultura sudarabica; ri
dotti di numero, i Sabei si trovarono non solo a combattere contro i
tradizionali nemici qatabaniti e hadramuteni ma anche (e forse princi
palmente) a contrastare sia il nascente dinamismo delle tribù dell'alto
piano (quelle sabeizzate a ovest non meno di quelle himyarite a est) sia
la crescente presenza di tribù arabe che scendevano dal nord e che sta
vano già trasformando la cultura delle città minee.
Come si desume facilmente da quanto abbiamo detto finora, la situa
zione dell'epigrafia sudarabica è profondamente diversa non solo, come
appare ovvio, da quella nordarabica costituita da graffiti rupestri, ma
anche da quella semitica nordoccidentale, dove le iscrizioni arricchisco
no più o meno sostanzialmente un quadro storico sufficientemente no
to nelle sue linee generali. Dell'Arabia meridionale le fonti antiche a noi
note hanno parlato solo incidentalmente e in modo estremamente suc
cinto; le vicende storiche e la cultura delle popolazioni sudarabiche so
no ricostruibili esclusivamente mediante la documentazione epigrafica.
1 Come i mukarrib, anche i re di Saba si dichiarano, nelle loro iscrizioni, «figli» del so
vrano che li ha adottati; nelle iscrizioni di terzi troviamo personaggi che si dichiarano fun
zionari anche di cinque o sei re, che evidentemente regnarono insieme, forse in numero
di tre.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
È stato dunque inevitabile che il maggiore sforzo degli specialisti sia sta
to finora dedicato al tentativo di tracciare un quadro cronologico in cui
inserire alcuni avvenimenti ricordati più o meno direttamente dalle iscri
zioni stesse. Per quanto riguarda il I millennio a.C., che costituisce la fa
se «antica» della civiltà sudarabica, questo quadro cronologico è ancora
ben lontano dall'essere definito e specialmente per quanto riguarda la
seconda metà del periodo vi sono ben pochi dati da inserirvi. Restano
così senza risposta alcune questioni fondamentali relative alla storia e
alla cultura sabea; la prima di queste è costituita dal fenomeno di una
innegabile presenza sabea, con influenze a livello linguistico e religioso,
nel Hadramaut. L'incertezza della datazione del materiale epigrafico, so
lo in piccola parte reso noto, non consente di conoscere quando tale pre
senza abbia avuto inizio e specialmente come e quando si sia sviluppata
in seguito; essa è certamente percepibile nel VII sec. a.C. al tempo del mu
karrib Karibil Watar. Il fenomeno della colonizzazione sabea nel Cor
no d'Africa, della quale parleremo fra poco, appare inspiegabile sulla
base delle iscrizioni sabee yemenite, che non vi fanno alcun riferimento.
Quasi totalmente ignoto è il periodo dei re di Saba e nessuna traccia ha
finora lasciato la fase formativa dello stato himyarita: quasi inesistente è
infatti la produzione epigrafica dell'altopiano nel I millennio a.C., an
che se a questa mancanza suppliscono in minima parte le iscrizioni sabee
di Marib e Sirwah che fanno riferimento a personaggi e situazioni del
l'altopiano occidentale sottoposto a influenza sabea.
In questa situazione è difficile valutare il materiale epigrafico non di
rettamente pertinente a una ricostruzione storica, anche perché molte
iscrizioni sono tutt'altro che comprensibili a livello lessicale: i termini
tecnici dei diversi settori di attività sono resi quasi sempre in una forma
approssimativa. Restano pertanto vaghi i riferimenti alle strutture archi
tettoniche e a quelle idrauliche, sono incerti i termini dell'ordinamento
sociale, amministrativo e religioso; poco si ricava dalle lunghe iscrizio
ni, peraltro non databili, relative a decreti. Si nota comunque lo scarso
numero di iscrizioni di natura funeraria (a Marib), esclusi i nomi di
defunti su piccoli monumenti funerari (stele, semplici o con visi umani
ad altorilievo). La pubblicazione di molte iscrizioni senza alcun riferi
mento alla loro datazione e la mancanza di adeguati studi tipologici re
lativi alle singole categorie monumentali rendono impossibile una trat
tazione, sia pure generale, sui vari tipi di iscrizioni; quando si parla di
«iscrizioni sudarabiche» a proposito di qualche tipologia, come quella
delle «confessioni pubbliche», da un lato si presuppone l'esistenza di
una discutibile civiltà sudarabica unitaria rimasta invariata per quasi mii-
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
lecinquecento anni, dall'altro si esaminano di fatto solo iscrizioni sabee
posteriori all'inizio dell'era volgare. Fuori di ogni datazione sono anche
le iscrizioni rupestri che non contengano riferimenti storici; la presenza
diffusa di segni grafici nordarabici nelle iscrizioni sudarabiche rende
ulteriormente complicato il quadro.
Come abbiamo già accennato, non ha senso parlare di un'evoluzione
grafica sudarabica, e in particolare sabea, per tutto il I millennio a.C. La
forma dei segni è sempre rimasta invariata e persino il bustrofedismo,
non infrequente nella fase più antica, ritorna come fenomeno di arcaici
smo anche in età molto posteriore.
•Kohaytò
• Safrà
Addì Qayèh•
Addì KeramatCn• •Kaskasè
o
C"�
•Matarà
•
>:.
Senafè
•Yehà
•Adua
•Aksum
_,..
Anzào
.,...
•Hawhi
o..p •Endà Cherqòs
....
,..
Addì Gelemò•
Macallè•
Carta 1 1 . Altopiano etiopico settentrionale.
Iscrizioni sabee d'Etiopia
La presenza di iscrizioni sabee in Etiopia, e in particolare nel sito di
Yehà, era nota già alla fine dell'Ottocento; negli anni successivi il mate
riale epigrafico fu incrementato sia dalle ricerche di C. Conti Rossini sia
dalla «Deutsche Aksum-Expedition» ( 1 90 5 - 1 9 1 0); i maggiori risultati
furono tuttavia ottenuti nel ventennio che va dai primi anni Cinquanta
306
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
ai primi Settanta dalla sezione archeologica di Addis Abeba che si av
valse di studiosi prevalentemente francesi. Attualmente sono note circa
70 iscrizioni monumentali, per lo più frammentarie, distribuite in due
aree ben distinte ma abbastanza vicine tra loro: una si trova lungo la
strada che si snoda da nord a sud nella regione dell'Akkelè Guzai, in
Eritrea; la zona si estende per una quarantina di chilometri a sud dell'at
tuale Addì Qayèh; l'altra, nella regione etiopica del Tigrai, è costituita da
un'area di circa 3 5 km (est-ovest) per circa 25 (nord-sud) che da Aksum
si estende verso oriente; ' la distanza tra Yehà, che si trova presso l' estre
mità nordorientale di questa seconda area, e il limite meridionale della
prima, situata a nord-est, è di circa 60 km in linea d'aria. L'insediamen
to di genti sabee in questa parte dell'Africa orientale risponde a criteri
geografici (vicinanza allo Yemen) e climatici (altopiano come quello ye
menita superiore ai 2000 metri, piovosità piuttosto abbondante).
Dal punto di vista storico questa colonizzazione sabea pone diversi
problemi; poiché nelle iscrizioni sabee yemenite non si trova alcun rife
rimento a un'espansione in Africa nel I millennio a.C., la collocazione
cronologica di tale vicenda è desumibile soltanto dal materiale epigrafi
co locale. La paleografia di tipo piuttosto antico e la menzione di mu
karrib africani fanno collocare le iscrizioni sabee d'Etiopia verso il vn
vr sec. a.C.; questa datazione si adatta bene anche al contesto storico sa
beo dello Yemen. Nonostante la povertà dei dati forniti dalle iscrizioni
si può dedurre da queste che il periodo in cui i Sabei di Etiopia produs
sero iscrizioni di tipo monumentale fu relativamente breve, forse un se
colo o poco più. Molto più complesso e di difficile soluzione è invece il
problema dei rapporti che vi furono tra questi immigrati sabei e le pre-
1 Gli studiosi che hanno operato in Etiopia nel terzo venticinquennio del Novecento han
no aggiunto a queste due una terza area, che si troverebbe poco a nord di Macallè lungo
la strada dell'Akkelè Guzai di cui è stata fatta menzione. L'esistenza di tale zona di co
lonizzazione sabea appare tuttavia molto improbabile perché non è fondata su solidi ar
gomenti. Essa si basa infatti su due iscrizioni votive, analoghe a quelle trovate nell'area
di Aksum e a Yehà, conservate in una chiesa di Addì Kawèh, e su due monumenti, un al
tare votivo e una scultura con base iscritta, che sarebbero stati trovati, presso Addì Ge
lemò, dagli abitanti del vicino villaggio di Hawila Asseraw sotto una pietra, insieme con
altri oggetti, come uno di bronzo con iscrizione paleoetiopica e coppe metalliche egizia
ne (cf. F. Anfray, in E. Bernand - A.J. Drewes - R. Schneider, Recueil des inscriptions de
l'Éthiopie des périodes pré-axoumite et axoumite 1, Paris 1991, p. 43). Appare evidente che
in entrambi i casi si tratta di oggetti di provenienza esterna che non giustificano un'anti
ca presenza sabea in quella zona. D 'altra parte, la curiosa storia della provenienza dell'al
tare iscritto di «Samrè» (località a sud-ovest di Macallè; cf. A.K. lrvine, An Ethiopian
Sabaean lnscription from Southern Tigre, Ethiopia, in JSS 29 [ 1 984), pp. 4 5 - 5 2) deve in
durre alla prudenza circa l 'origine di monumenti non rinvenuti in regolari campagne di
scavo.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
tèn (bustrofedica): h'qb'l I bn I 'lmt' 1 11 hqny I qt�mym I «Hadhabil figlio di li
Figura 1 3 7. Iscrizioni sabee di Etiopia. a) Iscrizione su altare da Addì Kerama
mata ha dedicato a Dhat-Himyam». b) Iscrizione su altare da Gobochelà (bu
-
strofedica): simbolo �b�hmw 11 1 wl�y I bn fqmllm I qmryb I hqny 1 11 'lmqh I
-
l?f I «Sabahhumu e Lahay figlio di Faqam di Marib hanno dedicato Lata! ad Al
maqah» (l'iscrizione ha inizio su un lato e prosegue poi sulla faccia; sull'origi
nale si notano incertezze del lapicida).
esistenti genti locali di lingua semitica, nonché quello della sorte delle
stesse colonie sabee; di tali problemi si tratterà tuttavia nel capitolo de
dicato alle iscrizioni etiopiche, dove si parlerà anche delle iscrizioni sa
bee scolpite su rocce o su pietre irregolari.
L'estrema povertà dei dati archeologici disponibili e l'insufficienza di
quelli epigrafici non hanno finora consentito di dare una valutazione
adeguata della natura dei vari centri fondati dai coloni sabei. Nell'area
settentrionale, la zona in cui sono le città moderne di Addì Qayèh e Se
nafè, si trovano tre siti (Addì Keramatèn [o A. Gramatèn], Kaskasè e
Matarà) a pochi chilometri di distanza tra loro, dai quali provengono
iscrizioni monumentali sudarabiche (fig. 1 3 7a); a sud-ovest di questi un
centro che sembra essere stato importante è quello di Yehà; nell'estre
mità sudoccidentale, intorno alla città di Aksum, che non ha finora re
stituito iscrizioni sabee antiche, sono stati individuati resti sabei a Hawl
tì, Gobochelà (fig. I 3 7b) e Endà Cherqòs; iscrizioni isolate sono state
trovate anche in altre località della zona. Se l'estensione delle rovine esi
stenti suggerisce una posizione preminente per Yehà, il tenore delle iscri
zioni fa supporre per gli altri siti che si trattasse di templi o santuari: tut
te le iscrizioni attualmente note sono infatti di tipo votivo. Di nessuna
delle ricordate località si conosce il nome antico.
I supporti e la tipologia delle iscrizioni sono analoghi a quelli del ter
ritorio yemenita: lastre di pietra, altari per sacrifici, bruciaprofumi con
alta base; qualche iscrizione è scritta su animali o sfingi, ma non manca-
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 3 8. Iscrizioni sabee di Etiopia. a) Iscrizione commemo
rativa dalla zona di Aksum (bustrofedica): w'rn I �ywt I mlkn I
sr'n I bn I bn Il s ,lmm I ftrn I ws,m'tm I 'rk lltn I bnt I �b�n I
h�ds,w I byt Il hbs, I b'/ I 't},t I ywm I hmlk llhmw I 's,tr I whbs, I
w 'lmqh 1 11 wt},t�mym I wt},tb'dn I w ' l lbk I wdm «Waran Hayaut,
il re che sottomette, della tribù dei Banu Salam Fatar, e Samat
della tribù di Arik, figlia di Sabahan, hanno edificato il tempio di
Haubas signore di Adhat quando li hanno fatti regnare Astar,
b
Haubas, Almaqah, Dhat-Himyam e Dhat-Badan. E che Wadd ti
sia padre» (varianti grafico-fonetiche rispetto al sabeo yemenita: �r'n per tf,r'n,
�ds, per �df, 's,tr per 'ftr; Adhat è probabilmente il nome del tempio costrui
to; la formula finale è una singolare variante di wdm 'bm «Wadd è padre»). -
b) Iscrizione su altare da Gobochelà: ylbb Il grbyn Il hqny Il 'lmqh «Yalbab Gar
biyan ha dedicato ad Almaqah» (l'iscrizione si svolge su tre righe nel lato destro
dell'altare; l'ultima parola si trova sulla faccia principale sotto un simbolo reli
gioso scolpito a bassorilievo; la scrittura è di tipo nordarabico).
no monumenti più complessi, come la nicchia di pietra con bassorilievi
all'esterno da Hawltì o la statua maschile seduta trovata a Addì Gele
mò. Sabee sono ovviamente le divinità venerate dai fedeli (Athtar, Al
maqah, Haubas, Dhat-Himyam, ecc.), ma non mancano forme onoma
stiche o epiteti locali (fig. 1 3 8). Particolare importanza rivestono alcune
iscrizioni dedicate da sovrani, perché rivelano una società non ampia ma
saldamente strutturata in una monarchia; i sovrani si definiscono «re»
ma diversi aggiungono a questo titolo quello di «mukarrib di D'MT e
di Saba»: tali iscrizioni furono redatte in occasione della loro introniz
zazione o della costruzione di edifici religiosi. Il significato della titolatu
ra dei mukarrib etiopici e il valore della parola D'MT sono stati ampia
mente discussi ma con scarsi risultati.
Pur inserendosi pienamente nell'ambito della cultura sabea, queste
iscrizioni sabee d'Africa presentano alcuni eleiventi di indubbia origina-
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
lità: oltre a qualche tratto linguistico, peraltro di scarso rilievo, e un'ono
mastica in cui abbondano elementi nordarabici, emerge una società ab
bastanza diversa da quella sudarabica: nella sua iscrizione un re ricorda
anche il nome di sua moglie con la quale condivideva il trono. La colo
nizzazione sabea dell'Africa orientale presenta qualche analogia con la
posizione di Cartagine rispetto alla madrepatria Tiro. Esiste inoltre un
dato epigrafico molto importante: alcune iscrizioni monumentali sono
redatte non in scrittura sudarabica bensì nordarabica; emblematico è il
caso del re Waran Hayaut (quello che ha ricordato sua moglie), che ha
lasciato le sue iscrizioni in grafia sudarabica ma aveva il suo sigillo e i
suoi emblemi in bronzo in grafia nordarabica. È dunque evidente che in
terra africana i coloni sabei hanno subito praticato una politica che li
portava a fondersi con una popolazione semitica già presente sul posto.
Questo spiega la diversità tra i Sabei dello Yemen e quelli di Etiopia; lo
studio di tale diversità dovrà però essere affrontato su una base seria
mente scientifica, diversamente da quanto è stato fatto nell'ultimo mez
zo secolo; gli studi apparsi in tale periodo sono infatti inficiati da evi
denti presupposti nazionalistici volti ad affermare una anacronistica in
dividualità etiopica contrapposta a un'effimera presenza sabea conside
rata estranea.
Per la grafia delle iscrizioni sabee d'Etiopia vale il discorso fatto per
quelle yemenite: è impossibile fissare criteri paleografici validi per una
cronologia, anche per il fatto che il periodo cronologico in cui si collo
cano le iscrizioni sabee appare assai ridotto.
Nota bibliografica
Dopo l'interruzione del Répertoire d'épigraphie sémitique, i cui ultimi volu
mi erano dedicati alle iscrizioni meridionali e che si arresta agli ultimi anni Qua
ranta, non è stato fatto alcun tentativo per raccogliere sistematicamente le iscri
zioni sabee pubblicate successivamente. Oltre ai lavori citati nella guida biblio
grafica (sezione A v1) e agli articoli pubblicati nella rivista Raydan, sono qui se
gnalati solo gli articoli più importanti con edizioni di iscrizioni sabee riferibili
al periodo cronologico esaminato in questo capitolo (ma che talvolta contengo
no anche iscrizioni più recenti): M. Hofner, Drei sabdische Personenwidmun
gen, in WZKM 5 1 ( 1 948- 5 1 ), pp. 3 8-42. G. Ryckmans, Inscriptions sud-ara
-
bes, in Muséon 64 ( 1 9 5 1 ), pp. 93- 1 1 3 ; 66 ( 1 9 5 3), pp. 267-3 1 7; 67 ( 1 9 5 4), pp. 99-
1 19; 68 ( 1 9 5 5), pp. 297-3 1 2; 69 ( 1 9 5 6), PP · 1 39- 1 63. 369-3 89; 70 ( 1 9 5 7), pp. 97-
1 26; 71 ( 1 9 5 8), PP· I 1 2- 1 19; 72 ( 1 9 5 9), PP · I 59-1 76; 73 ( 1960), PP· 1 - 2 5 . A.
-
28 1 . A.G. Lundin, Novye juinoarabskie nadpisi muzeja v $an'a, in EV 1 5
Jamme, Inscriptions des alentours de Mareb (Yémen), in CB 5 ( 1 9 5 5), pp. 265-
-
3 IO
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
( 1 963), pp. 36- 5 0; 1 9 ( 1969), pp. 1 4-20; 2 1 ( 1972), pp. 10- 1 8. - F. Bron, Une nou
velle inscription sabéenne, in AION, n.s. 1 9 ( 1969), pp. 264-265; Note additio
nelle, pp. 567-568. - G. Garbini, Un nuovo documento per la storia dell'antico
Yemen, in OA 1 2 ( 1 973), pp. 143- 1 63. - G. Garbini, Iscrizioni sudarabiche, in
AION 36 ( 1 976), pp. 293-3 1 5 . - G. Garbini, I primi 'mukarrib ' di Saba, in MUSJ
49 ( 1975-76), pp. 69 1 -706. - C. Robin, Quelques graffites préislamiques de al
l:faza'in (Nord- Yémen), in Semitica 28 ( 1 978), pp. 103-1 28. - Archaologische
Berichte aus dem Yemen r, Mainz a.R. 1 982, pp. 1 0 1 - 1 06 (W.W. Miiller); 1 07-
1 22 (C. Robin - J. Ryckmans); 1 77- 1 80 (W.W. Miiller); III, 1 986, pp. 5 7-60. 66-
72. 97- 1 07. 1 8 3 (W.W. Miiller); III, 1 987, pp. 1 8 5- 1 94 (W.W. Miiller). - C. Ro
bin, Du nouveau sur !es Yaz 'anides, in PSAS 1 6 ( 1 986), pp. 1 8 1 - 197 (anche iscri
zioni antiche da Hizmet Abu Thaur). - C. Robin, Trois inscriptions sabéennes
découvertes près de Baraqish (Republique Arabe du Yémen), ibidem, 1 7 ( 1987),
pp. 1 6 5 - 1 77. - G. Garbini, The Inscriptions of Si'b al-'Aql, al-Gafnah and
Yala/ad-Durayb, in A. de Maigret (ed.), The Sabaean Archaeological Complex
in the Wadi Yala, Rome 1 9 8 8, pp. 2 1 -40. - J. Ryckmans, Une table à libations
avec inscription sabéenne provenant du Gawf du Yémen, in On Both Sides of
al-Mandab. Ethiopian, South Arabic and Islamic Studies Presented to Oscar
LOfgren, Stockholm 1989, pp. 69-8 1 . - A.F.L. Beeston, Sabaean Graffiti [rom
the Wadi al-l:far, in AAE 1 ( 1990), pp. 1 6- 1 9. - G. Garbini, Le iscrizioni su ce
ramica da ad-Durayb- Yala, in Yemen 1 ( 1 992), pp. 79-9 1 . - G. Gnoli - C. Ro
bin, Nouveaux documents sabéens de Baraqish, ibidem, pp. 93-98. - C.J. Ro
bin, Trois inscriptions sudarabiques trouvées aux environs d'al-Bay<f,a' du ]awf
(Yémen), in EVO 1 6 ( 1 993), pp. 173- 1 8 1 . - C.J. Robin, Sumhuriyam, fils de
Karib'il le Grand, et le mukarribat, in R.G. Stiegner (Hrsg.), Aktualisierte Bei
triige zum 1. Internationalen Symposion Sudarabien... , Graz 1 997, pp. 1 5 5- 1 70.
- W. Arnold - N. Nebes, Eine altsabiiische Widmungsinschrift auf einer Bron
zetafel, in ZAL 3 5 ( 1 998), pp. 7- 1 3 . - K.A. Kitchen, Three Unusual Sabaean
Inscriptions in Bronze, in PSAS 28 ( 1 998), pp. 1 49- 1 5 2. - F. Bron - J. Ryck
mans, Une inscription sabéenne sur bronze provenant du Ma�ram Bilqis à Ma
rib, in Semitica 49 ( 1999), pp. 1 6 1 - 1 69. - F. Bron, Deux inscriptions sabéennes
sur bronze provenant d'al-Bay<f,a', ibidem 5 0 (2000), pp. 228-229. - M. Maraq
ten - Y. Abdallah, A Recently Discovered Inscribed Sabean Bronze Plaque [rom
Ma�ram Bilqis near Marib. Yemen, in JNES 61 (2002), pp. 49- 5 3 . - F. Bron, in
Scripta Yemenica, pp. 1 2 1 - 1 26.
Per le iscrizioni sabee di Etiopia si veda la guida bibliografica (sezione A
vn); inoltre: R. Schneider, Note sur l'inscription pré-axoumite de Seglat Mikael,
découverte au printemps 1998 par Gigar Tesfaye, in Semitica 49 ( 1999), pp.
203-204.
ISCRIZIONI QATABANICHE (I)
Le tribù sudarabiche di lingua qatabanica costituivano inizialmente il
gruppo numericamente più importante delle genti che si insediarono nel
lo Yemen verso la fine del II millennio a.C., come si deduce agevolmen
te dall'area da loro occupata: ad eccezione delle città minee, ad esse ap
parteneva tutto lo Yemen colonizzato. Non siamo ancora in grado di
valutare la consistenza delle tribù che si installarono nel Hadramaut, a
est dello Yemen, ma appare poco probabile, allo stato attuale delle co
noscenze, che il gruppo hadramutico sia stato, all'inizio del 1 millennio
a.C., più numeroso di quello qatabanico. L'estensione del territorio qa
tabanico rimase nettamente maggiore di quello sabeo, dopo l'arrivo
delle genti di Karibil bskm,' fino alle conquist� di Karibil Watar; il do
minio qatabanico si estendeva infatti dal Sayhad fino al Golfo di Aden.
Il dato offerto dalle trattazioni correnti, che fa coincidere l'estensione
di Qataban con quella del regno omonimo, e cioè sostanzialmente al
l'area del wadi Beyhan e del wadi Markha, non tiene conto del dato lin
guistico che rivela come il qatabanico fosse la lingua originaria di alme
no una buona parte dell'altopiano; sono significative in tal senso le iscri
zioni del I e II sec. d.C. che sono state definite «qatabaniche marginali».2
Alla notevole estensione geografica della zona in cui si parlava qata
banico non corrisponde tuttavia un'equivalente documentazione epigra
fica: rispetto al materiale sabeo e perfino a quello mineo, le circa mille
cinquecento iscrizioni qatabaniche, in massima parte brevissime o mu
tile e quasi tutte di datazione recente, occupano una posizione decisa
mente marginale. Il fenomeno non ha ancora ricevuto sufficiente atten
zione ma merita di essere indagato. In primo luogo va detto che nessu
na delle iscrizioni databili al I millennio a.C. proviene dall'altopiano e
che la loro grande maggioranza è stata trovata nella capitale Timna (od.
Hajar Kohlan), nella sua non distante necropoli di Heid bin Aqil e nella
città di Ghayl (od. Hajar bin Humeid). Tutte queste iscrizioni apparten
gono al regno di Qataban; ancor più significativa è la loro distribuzione
cronologica: le più antiche, circa una diecina, appartengono al periodo
del sovrano sabeo Karibil Watar; tutte le altre si scaglionano tra il III
sec. a.C. e il II d.C. Questo significa che i Qatabaniti dell'altopiano non
hanno mai scritto per circa un millennio e che quelli del regno di Qata
ban hanno incominciato a scrivere soltanto al tempo dell'alleanza con
1 È questo il nome del mukarrib sabeo che nella lista del Gebel Balaq corrisponde al pe
riodo della discesa sabea nello Yemen.
2 Si veda il lavoro di A. Avanzini citato nella nota bibliografica, pp. 5 1 3 - 5 1 4.
312
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Karibil, per smettere subito dopo per più di due secoli, fino a quando
raggiunsero una posizione politicamente dominante nello Yemen. Ap
pare dunque evidente che a differenza dei loro vicini minei e sabei, i Qa
tabaniti sono rimasti a lungo refrattari alla scrittura, almeno a livello mo
numentale. L'eccezionalità di documenti scritti qatabaniti per il periodo
antico viene confermata da un passo dell'iscrizione di Karibil (RES 3945)
da cui risulta che il grande regno di Ausan, che raggiungeva il mare, non
possedeva una capitale ma soltanto una residenza regale con un tempio
(forse parte integrante del complesso architettonico) ricchi di iscrizioni,
delle quali il sovrano sabeo ordinò la rimozione, cioè in pratica la di
struzione. Non è un caso che la sola iscrizione arcaica qatabanica sia
una breve epigrafe rupestre fatta incidere da un mukarrib di Ausan, an
teriormente a Karibil. La conseguenza della scarsa attitudine dei Qata
baniti a usare la scrittura (segno, questo, di una profonda differenza cul
turale rispetto alle altre genti sudarabiche) è la totale mancanza di docu
mentazione storica relativa a una regione dello Yemen non soltanto no
tevolmente ampia ma di fondamentale importanza per la storia sudara
bica; fu nei lunghi secoli bui dell'altopiano che qui si formò e si svilup
pò, dal ceppo qatabanico, una nuova entità etnica, i Himyariti, che eb
bero un ruolo essenziale negli ultimi sette secoli di quella vicenda.
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Figura 1 39. Scritte qatabaniche arcaiche. 1 - 5 da Hajar bin Humeid: 1 . rtf.,wt (no
me proprio); 2. [w]dm I 'bm «Wadd è padre» (pietra); 3. mbwk (n. p.); 4 . . z 'm
(n. p.; pietra); 5 . wl<}, ... ybl <},hm! wb (interpretazione incerta). 6-9 da Durayb
(Yalà): 6. l�y'tt (n. p.); 7 . gmr (n. p.); 8. �srrn 11 '�mt I (n. p.); 9. tfs, Il grb (n. p.)
-
(le iscrizioni senza indicazione di materiale sono incise su vasi).
La casualità degli scavi archeologici finora effettuati ha fatto sì che le
più antiche iscrizioni sudarabiche siano state trovate proprio nel terri
torio qatabanico. Si tratta di qualche decina di brevissime scritte vasco
lari in grafia di tipo nordarabico, rinvenute a Hajar bin Humeid e a Du-
313
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 140. Iscrizione rupestre a Saqqaf (bustro
fedica). [q]kr'l I lh [yn I bJlln I 'mkrb Il mkrb
'wsrn Il [ I ' ] b I mrt'm Il w'byf' 11 ?rb I r�bn Il
b'ftr I wblw sulla destra: I) H «Dhakaril Lihyan
figlio di Ammkarib, mukarrib di Ausan, padre di
Marta e Abyatha ha preso possesso del (palaz
zo) Rahaban. Per Athtar e Balu - simbolo».
rayb, una città nel wadi Yalà; 1 quest'ultima
si trova in territorio sabeo, ma poiché le
iscrizioni vascolari più antiche risalgono al
IX e VIII sec. a.e. esse furono scritte prima
dell'arrivo dei Sabei dagli abitanti del luo
go, che avevano un'onomastica nordarabica
e qatabanica (fig. r39). Da Durayb provie
ne anche una curiosa tavoletta in terracotta
ricoperta da disegni e con alcuni segni di
scrittura malamente leggibili. Alla prima
metà del VII sec. a.C. risale probabilmente
la già ricordata iscrizione rupestre di un mukarrib di Ausan (fig. 140);
di qualche decennio posteriori sono le iscrizioni monumentali lasciate
dal re Warawil, contemporaneo di Karibil, a ricordo di alcune costru
zioni e quelle votive di alcuni membri della sua corte (fig. 14 ra).
conda riga) wrw'l I ?rb I mbd I ' llhln I if,fr I yf't «Warawil ha acquistato e taglia
Figura 1 4 r . Iscrizioni commemorative qatabaniche. a) (simboli ai lati della se
to questa cisterna e ha ricoperto con pietre Yafat» (Y. è forse il nome della cister
qbyn I bn I s,hr I mk llrb I qtbn I bny I mwdyn I byil�n I bn I s,rs 1 m I 'd I fr'm I
na; se l'interpretazione è esatta notare l'assenza delle congiunzioni). - b) yd"b I
wll,5/lhw I fny I ?llmyw «Yadaab Dhubayin figlio di Shahar mukarrib di Qata
ban ha costruito il canale Beyhan dall'inizio fino alla fine e l'ha coperto con due
coperture».
Solo dal m sec. a.e., in concomitanza con la profonda crisi politica
seguita ai primi «re di Saba», le iscrizioni qatabaniche si fanno più nu
merose. Dalle iscrizioni risultano finora una quindicina di sovrani qata-
1 Questo villaggio non va confuso con quello omonimo che si trova non lontano, situato
nel wadi Raghwan, tra i siti di Khirbet Saud e Asahil.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 142. Iscrizione amministrativa
da Timna (parte centrale) . .. kdm I
.
mn I m[s,]y! I tmn' Il wbrm I s,y!m I
wl I y'rb 11 'd I tmn' I wbdr I bs ,mr I
w l l 'trm I qtbn I bms.!m I w ' l lrmm I
wqnym I bybdr I w ' llrm I ws,s,'m I
bs,mr I bn I kl Il 's,'bm I ... « ... che
chiunque sia un commerciante di Tim
na e dintorni, il commerciante venga
a Timna ed eserciti il commercio nel
la zona consentita; che Qataban abbia
il controllo dell'attività commerciale,
della merce e dei beni in vendita, del
la merce e delle scorte nella zona consentita, da parte di tutte le tribù ... » (l'inter
pretazione dei singoli termini è incerta).
baniti; alcuni di questi sostituirono talvolta il titolo di re con quello di
mukarrib (fig. 1 4 1 b ), senza tuttavia rinunciare al primo; il loro numero
è però insufficiente a coprire il periodo di circa mezzo millennio assegna
to ai re di Qataban; è probabile che tra i vari gruppi di sovrani di cui è
possibile ricostruire la successione vi siano dei lunghi periodi che non eb
bero re di Qataban. Il dominio di questi sovrani, come appare dalla lo
ro titolatura, comprendeva Ausan, Dahas e la Dathina, si estendeva cioè
fino all'Oceano Indiano. L'epigrafia qatabanica, a differenza delle altre
sudarabiche, conta solo sporadici testi di tipo storiografico; per il perio
do trattato in questo capitolo l'unica notizia storica, una guerra condot
ta contro Saba, si trova incidentalmente in un'iscrizione, la già citata RES
3 8 5 8, di tipo amministrativo. Le iscrizioni regali ricordano la costruzio
ne o il restauro di mura e porte cittadine, templi, palazzi, dighe; interes
santi due iscrizioni, redatte rispettivamente da un re e da un suo funzio
nario, che ricordano la costruzione di una strada di montagna e di un
tempio nei suoi pressi. Una breve iscrizione rupestre presso il wadi Fa
ra ricorda una caccia sacra del mukarrib Yadaab Dhubayin. Più interes
santi sono una dozzina di iscrizioni che riportano disposizioni regali in
merito a definizione di confini o attribuzione di terreni (destinati o me
no all'agricoltura), donazione di terre a tribù o a templi; un testo (muti
lo) reca decreti di natura penale mentre una lunga epigrafe incisa su tre
facce di una stele costituisce una specie di codice commerciale (fig. 1 42);
tali iscrizioni sono incise in parte sulle mura della capitale Timna, in
parte sulle pareti rocciose di varie località. Le iscrizioni redatte da pri
vati, ovviamente di alto rango, ricordano l'erezione di palazzi o il loro
contributo al restauro di mura e di templi; abbastanza numerose sono
le iscrizioni votive, incise su tavole o vasi di bronzo, su stele di alaba-
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fin'e di Main
2 3 4
Figura 143. Iscrizioni funerarie qatabaniche. 1 . 'm/.rm I s,flyn. 2. y(m Il grbm.
3· <f.b'n Il dr'n. 4. Y?rm Il 'wln. Sono tutti nomi propri.
-
- -
stro più o meno elaborate, su statuette o bruciaprofumi. Alcune brevi
iscrizioni rupestri presso il wadi al-Hani menzionano, come alcune del
le più antiche sabee, personaggi che ebbero la funzione di rs,w; una vol
ta questa funzione fu esercitata dal sovrano stesso. La produzione più
caratteristica di Qataban è quella delle iscrizioni funerarie (fig. 143).
Queste costituiscono circa i due terzi di tutto il materiale epigrafico, ma
trattandosi di dati esclusivamente onomastici la loro importanza è rela
tiva. La tipologia dei supporti delle epigrafi è piuttosto uniforme, per
ché si tratta delle basi su cui poggiano teste umane, statuette o stele; so
no queste ultime che si presentano in varie forme: lisce e variamente sa
gomate, con figure umane ad altorilievo o bassorilievo, con teste tauri
ne ad altorilievo, con visi umani più o meno stilizzati. Anche se non è
possibile dare una datazione precisa a questo materiale, classificabile sol
tanto con criteri paleografici, si può dire che la grande maggioranza dei
monumenti è posteriore al III sec. a.C.; sono molto pochi gli esemplari
con visi umani stilizzati che ricordano quelli min ei e che potrebbero ri
salire al vn sec. a.C. o comunque essere anteriori al IV.
Verso l'inizio del IV sec. a.C. compaiono le prime monete sudarabiche,
in argento e oro; dapprima semplici imitazioni delle dracme ateniesi,
successivamente su queste si vedono singoli segni o monogrammi su
darabici. Verso l'inizio del II sec. a.C. sulle monete qatabaniche si trova
anche la scritta �rb, verosimilmente il nome della città di Harib.
Nota bibliografica
Tutte le iscrizioni qatabaniche, ad eccezione di quelle molto frammentarie e
delle leggende monetali, sono raccolte in A. Avanzini, Corpus of South Arabian
Inscriptions, I-III. Qatabanic, Marginai Qatabanic, Awsanite Inscriptions, Pisa
Per le monete si veda Y.M. 'Abdullah - 'A.O. Ghaleb - A.V. Sedov, Early Qa
2004.
tabanian Coinage: the a?-$urayrah Coin Hoard, in AAE 8 ( 1 997), pp. 203-229.
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
HA D R A MA U T
O CEA N O INDIA N O
Carta 1 2. Yemen orientale e Hadramaut.
ISCRIZIONI HADRAMUTICHE ( I )
La produzione epigrafica del quarto gruppo di genti sudarabiche,
quello Hadramaut (che ha dato il nome al grande wadi intorno al quale
esso abitava), è la meno ricca ed anche la meno studiata: iscrizioni im
portanti per vari aspetti, dopo la loro pubblicazione non hanno ricevu
to alcuna attenzione. Nell'arco cronologico di circa un millennio le iscri
zioni finora pubblicate sono appena qualche centinaio, per la maggior
parte brevissime o mutile. 1 La natura schematica e ripetitiva delle iscri
zioni votive, che costituiscono una parte ragguardevole del patrimonio
epigrafico, limita ulteriormente il valore documentario delle epigrafi ha
dramutiche del periodo più antico; le pochissime notizie che abbiamo su
di questo sono fornite da iscrizioni sabee e minee, dato il silenzio quasi
totale delle fonti hadramutiche. Tale situazione rende ovviamente im-
1 Nel volume dedicato alle iscrizioni hadramutiche trovate nel santuario di Raybun de
dicato alla dea Astar si trovano 4 5 8 numeri di inventario, ma la loro quasi totalità è co
stituita da minuscoli frammenti insignificanti; le epigrafi che conservano più di una pa
rola sono circa una ventina, quelle con un testo degno di attenzione sono solo quattro o
cinque. Da ormai più di quarant'anni non si hanno notizie dei l 300 brevissimi graffiti
sudarabici copiati in Hadramaut da A. Jamme nell'inverno 196 1 - 1 962: si veda G.W. Van
Beek - G.H. Cole - A. Jamme, An Archeologica! Reconnaissance in Hadhramaut, South
Arabia - A Preliminary Report, in The Smithsonian Report for 1963, Washington 1 964,
p. 54 l (questo articolo è citato secondo l'estratto); notizie preliminari in A. Jamme, Pre
liminary Report on Epigraphic Research in North- Western Wadl Hadramawt and at al
'A bar, in BASOR 172 ( 1 963), pp. 4 1 - 54.
3 17
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
possibile tracciare un quadro sia pure generale dello sviluppo culturale
e storico del Hadramaut; esistono tuttavia alcuni dati che ci fanno com
prendere la peculiarità di questa gente sudarabica.
Se si osserva la dislocazione dei Sudarabici nell'Arabia meridionale
prima dell'arrivo dei Sabei, si nota la posizione per così dire strategica
delle città minee da un lato e di Shabwa, la capitale hadramutica, dall'al
tro: queste delimitano alle estremità il territorio yemenita, la cui parte
centrale è occupata da Qataban, ma nello stesso tempo controllano il
punto di partenza e l'inizio del lungo tratto settentrionale della via ca
rovaniera che portava gli aromi all'area mediterranea. Fin dall'inizio,
per noi oscuro, della storia sudarabica vi dovettero essere stretti accordi
tra Main e Hadramaut con conseguenti relazioni culturali: così diventa
chiaro perché a Raybun era usata fin da epoca· antica la scrittura minu
scola inventata dai Minei. Quando i Sabei si furono insediati, pacifica
mente o meno, nella zona più settentrionale del territorio qatabanico, ap
pare ovvia la loro alleanza con Main, Qataban e Hadramaut, anche pri
ma della loro guerra contro Ausan. Un secondo elemento di giudizio sto
rico viene fornito dalle iscrizioni: tutte le più antiche iscrizioni votive di
tipo monumentale, mai anteriori al VII sec. a.C. e tipologicamente simili
tra loro almeno fin verso il 400 a.e., presentano per l'azione votiva la
forma sabea hqny ((ha dedicato» (lo stesso fenomeno si riscontra, per
un periodo più breve, anche nelle iscrizioni qatabaniche). Questo dato
riveste una notevole importanza se associato con quello che solo nel VII
sec. a.e. compare nel Hadramaut la scrittura monumentale sudarabica:
è logico concludere che furono i Sabei, probabilmente al tempo di Kari
bil come abbiamo visto per il Qataban, a diffondere, se non a introdur
re, la scrittura sudarabica monumentale nella regione. Non si trattò di
una colonizzazione, come qualcuno ha sostenuto, ma soltanto di un'in
fluenza culturale esercitata dall'alleato più forte su quelli più deboli e pri
vi di una solida tradizione propria: non va dimenticato che Karibil ave
va imposto al Hadramaut un suo fedele alleato come kbr, una specie di
((prefetto» (RES 2743).
La colonizzazione sudarabica si realizzò nel Hadramaut in una for
ma un po' diversa da quella nello Yemen. I diversi insediamenti sono di
stribuiti su un'area molto più ampia di quella yemenita e in genere sono
notevolmente distanti tra loro; questo implica una minore coesione del
gruppo iniziale e una situazione di perifericità per qualsiasi centro, com
presa la stessa capitale Shabwa che si trova a una distanza relativamente
grande sia da Marib sia da Timna. Questa dispersione nel territorio ha
favorito da un lato la persistenza di tratti culturali arcaici e la creazione
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
�1 "
b
Figura 144. Iscrizioni hadramutiche arcaiche. a) Iscrizione vascolare: bdt «ha
dedicato». b) Iscrizione vascolare: 'In « ... i quali ... ». - c) Iscrizione rupestre
-
(bustrofedica): yd"l I byn I mlk I b�llrmt I mbd I qtbn I bbl I s1yn Il [wb]bi I bwl
... rl I b�rmt ... Il s,w' I s 1y[n] «Yadail Bayin re del Hadramaut ha battuto Qata
ban con la forza di Siyan e la forza di Hawl ... Hadramaut ... servo di Siyan»
(Siyan è il dio nazionale del Hadramaut, Hawl è un altro nome divino).
di innovazioni locali, dall'altro la possibilità di contatti, sia pure limita
ti, con la popolazione preesistente che si trovava ancora in una cultura
di tipo neolitico: è stato notato che l'uso di microliti nel Hadramaut su
darabico si è protratto almeno per tutto il I millennio a.C. 1 È in questo
ambiente di attardamento culturale sia sudarabico sia indigeno che sono
state prodotte, nei primi secoli del I millennio a.C., le stele funerarie fi
gurate che vengono talvolta datate al III-II millennio a.C.; con paralleli
anche in Etiopia, la presenza della spada con elsa lunata rivela l'origine
settentrionale, prossima al Mediterraneo, della popolazione che ha crea
to questo tipo di monumenti. Il relativo isolamento di gruppi hadramu
teni non direttamente legati ai centri cittadini sta probabilmente alla ba
se di un'innovazione grafica locale: la creazione di due particolari segni,
costituiti da un triangolo apicato rispettivamente con vertice in alto e in
basso, per indicare, probabilmente, alif e �; questi si trovano impiegati in
graffiti o su pietre; ma forse non è un caso che anche nella scrittura su ba
stoncini di legno l'alif presenti una forma diversa da quella tradizionale
sudarabica.
Come si è già accennato, la scrittura monumentale sudarabica non
sembra finora documentata in Hadramaut prima del VII sec. a.C., prima
cioè dell'influenza sabea. Esiste però il problema della scrittura non mo
numentale documentata da iscrizioni su roccia e su ceramica, della qua
le però esiste una scarsissima documentazione; tale scrittura usa talvolta
i segni sudarabici, talaltra segni di tipo nordarabico dei quali è natural
mente impossibile determinare l'antichità (fig. 1 44a.b). Le due scritture
coesistono l'una accanto all'altra nel corso del I millennio a.C., ma men-
1 H. von Wissmann, Zur Archaologie und antiken Geographie von Sudarabien, Istanbul
1 968, pp. 49- 50.
3 19
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
tre siamo in grado di presumere ragionevolmente l'inizio della prima nul
la possiamo dire di preciso su quello della seconda. La testimonianza
più antica di quest'ultima è probabilmente costituita dai pochi segni pre
senti su alcuni frammenti di ceramica dipinta da Raybun, la cui datazio
ne tra XII e x sec. a.C. sostenuta dagli archeologi si basa su analogie con
modelli palestinesi che si iniziano intorno al 1 200 a.C. ma che prose
guono poi fino al VI secolo; ' la presenza di microliti accanto a questa
ceramica non costituisce certo un indizio di arcaicità, dopo quanto ab
biamo detto poco fa. Una datazione di questa ceramica iscritta al IX-VIII
sec. a.C. appare attualmente la più ragionevole, tenuto conto anche del
la forma dei segni. Su questa base la scrittura dei monumenti in cui com
paiono i nuovi segni hadramutici di cui s'è fatto cenno dovrebbe essere
posteriore, dato che sulla ceramica di Raybu n l'alif presenta ancora la
forma arcaica della scrittura teimanita. Tutto ciò ha naturalmente un
valore provvisorio che nuovi dati potrebbero modificare.
Quelle che sembrano essere le più antiche iscrizioni hadramutiche in
scrittura sudarabica sono due epigrafi dovute a sovrani. Nel sito di al
Uqla, dove si trova un massiccio roccioso con iscrizioni di età tarda, M.
Bafaqih scoprì un'iscrizione, resa nota nella sua quasi interezza solo
pochi anni fa, che ricordava una vittoria di Yadail Bayin re del Hadra
maut su Qataban (fig. 1 44c); la sua antichità è rivelata non tanto dalla
disposizione bustrofedica quanto piuttosto dalla forma dei segni, la cui
irregolarità imposta dal supporto roccioso lascia comunque vedere un
tracciato ancora vicino a quello nordarabico. La seconda iscrizione è
incisa in forme molto regolari sul pilastro che sormonta la figura di uno
stambecco di tipo sabeo; in essa si trova il nome del già ricordato mu
karrib Yadaab Ghaylan. Queste due epigrafi rivestono una grande im
portanza e possono aprire uno spiraglio sull'ancora ignota storia del Ha
dramaut più antico. Quale che sia la datazione esatta dell'iscrizione del
museo di Muqalla (qui è infatti conservato il monumento) è indubbio
che il mukarrib hadramita fu contemporaneo dei mukarrib sabei: que
sto dato smentisce il presupposto, sul quale si basano alcune ricostru
zioni storiche correnti, secondo il quale nei regni sudarabici esisteva un
solo sovrano che portava tale titolo: prima quelli di Saba, poi quelli di
Qataban e infine quelli di Hadramaut. La menzione, in un testo antico,
di un re Yadail Bayin deve invece indurre a riflettere su un dato passato
finora inosservato, e cioè la duplice singolarità di questo nome nell'ono
mastica regale hadramutica: si tratta infatti di un nome esclusivamente
1 A.V. Sedov, On the Origin of the Agricultural Settlements in Hadramawt, in C.J. Ro
bin (ed.), Arabia antiqua. Early Origins of South Arabian States, Roma 1 996, pp. 74 - 80.
3 20
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 4 5 . Iscrizione votiva da Hu
reidha. 's 1 mm I bn I tf,rs1m' 1 11 hqny I
s 1yn «Asmam figlio di Darsam ha de
dicato a Siyan» (notare la forma ver
bale sabea).
dinastico sabeo che appare come un corpo estraneo tra i nomi regali ha
dramutici e di un nome che ricorre più volte nella storia millenaria della
monarchia hadramutica. Il caso è piuttosto singolare e la sua spiegazio
ne non è semplice; è tuttavia difficile non collegare questo nome, che
compare ovviamente senza epiteto nell'iscrizione che narra le imprese
di Karibil Watar, con l'alleanza tra questo conquistatore sabeo e il re
gno di Hadramaut e con la forte influenza sabea sui primi secoli della
cultura hadramutica. Il re di Hadramaut che per la prima volta assunse
il nome di Yadail Bayin rende legittima l'ipotesi che tale re fosse di ori
gine sabea o quanto meno talmente legato a Saba da adottarne un nome
dinastico. Il forte legame politico tra Saba e Hadramaut implicito nel
l'uso di tale nome è probabilmente la causa del ricorrere, da parte dei re
hadramuteni, al nome Yadail Bayin per mettere in evidenza la loro po
litica di alleanza con i Sabei. 1 Circa il problema della possibile identità
del re attestato ad al-Uqla con lo Yadail contemporaneo di Karibil non
è possibile dare una risposta (il fatto che questo sovrano abbia combat
tuto da solo contro Qataban potrebbe indicare un momento precedente
alla campagna militare che vide i due regni alleati al fianco del sovrano
sabeo).
Affidata esclusivamente a criteri paleografici, nonostante le regolari
campagne di scavo condotte da missioni francesi e russe, la datazione
delle iscrizioni hadramutiche resta tuttora assai vaga. Si parla talvolta di
un periodo antico, che andrebbe dal vn alla fine del v (H. von Wiss
mann) o alla metà del III sec. a.C. (S.A. Frantsouzoff), seguito natural
mente da uno recente non meglio specificato; paleograficamente è diffi
cile rilevare differenze significative collegabili alla cronologia; in linea di
massima soccorre un criterio linguistico, e cioè la sostituzione della for
ma verbale sabea hqny con quella hadramutica s 1 qny; purtroppo non
1 Oltre al nome stesso esiste un altro dato che conferma lo stretto legame tra i re del Ha
dramaut che portarono questo nome e il regno di Saba. Come ha mostrato chiaramente
A.F.L. Beeston, Observations on the Texts from al-' Uqlah, in PSAS 1 2 ( 1982), pp. 7- 1 3 ,
le cerimonie celebrate d a diversi sovrani hadramuteni e ricordate dalle numerose iscri
zioni incise sulla roccia di questa località erano strettamente connesse con l'investitura
regale dei sovrani stessi; tra questi, solo Yadail Bayin eseguì una caccia sacra, analoga a
quella ricordata nelle iscrizioni presso il wadi Yalà (cf. sopra, p. 298); vedi anche sotto,
P· 3 3 4 n. 1 .
321
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 46. a) Iscrizione rupestre pres
so Shabwa: ' [l]yf' I <)byn I bn 1 11 'm<)br
I mlk I b<f,rmt Il nql I m'rb I hmbny 1 11
byts, I s,b'n I «Ilyafa Dhubayin figlio di
Ammdhakhar re del Hadramaut ha tra
sportato pietre squadrate per costruire
il suo palazzo Shaban». b) Frammen
-
to di pietra, con graffiti d'interpretazio a
ne incerta, proveniente da Hujeira Ha
rufa; da notare il segno, di valore incer
to, a forma di triangolo con apicatura in
basso.
siamo in grado di precisare il mo
mento, cioè il secolo, in cui si veri
ficò tale cambiamento. Restando in
questi termini assai vaghi, possiamo
dire che nel periodo antico, corri
spondente approssimativamente ai
limiti dati a questo capitolo, la mag
gioranza del materiale epigrafico è
costituita da iscrizioni votive trova
te in edifici religiosi a Hureidha (fig.
1 4 5 ), Shabwa e le vicine Barira e Bir b
Hamed, Ba-Qutfa e Raybun; in quest'ultima località sono stati scavati
ben quattro templi. La maggioranza di questi templi era dedicata al dio
nazionale Siyan, ma a Raybun due erano dedicati alla dea sabea Dhat
Himyam e uno ad Astar, il dio sudarabico che qui era però considerato
femminile come la mesopotamica Ishtar; a Barira era venerato un dio
Tidan (vocalizzazione convenzionale, come le altre). Queste iscrizioni
più antiche sono in genere molto brevi e usano formule stereotipe; qua
si tutte sono fortemente mutile. Un'iscrizione votiva databile al III sec.
a.C., dedicata a Siyan, è stata trovata in un santuario di Delo, in Grecia.
Al IV sec. a.C. viene assegnata l'iscrizione RES 3 869 che ricorda il re
stauro delle mura della città di Maifaat (od. Naqab al-Hajar) da parte di
un alto funzionario al tempo di Yadail Bayin e Ilsama Dhubayin che re
gnarono contemporaneamente.
Materiale molto interessante per la storia e la cultura del Hadramaut
nella parte centrale del I millennio a.C. è quello scoperto dalla signorina
J. Pirenne nella regione di Shabwa tra la fine degli anni Settanta e l'ini
zio degli Ottanta; si tratta di epigrafi monumentali, iscrizioni su pietre e
su rocce sia in sabeo che in hadramutico; i testi non monumentali fanno
3 22
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Figura 1 47. Iscrizione su bastoncino. �f �mw ws, ...... hwt Il wdbd bwzzt ..... .
mw I l wdt 'dnt wtwb (linea) Il ts�f �mk ws,t htks1ww «Haf, cognato di W . ... si
è pentito; egli aveva fatto violenza alla ritrosia di lei, ma lei ha dato ascolto e lo
ha perdonato. Egli ha fatto scrivere (un testo) e ha inciso un bastoncino per le
sue colpe» (lettura e interpretazione incerte; si tratta probabilmente dell'espia
zione-risarcimento per una violenza sessuale).
spesso uso di segni di scrittura nordarabica e di forme innovative loca
li; 1 l'inadeguatezza della pubblicazione di questo materiale' non con
sente purtroppo l'utilizzazione scientifica, con la conseguenza che aspet
ti forse essenziali della società del Hadramaut rimangono trascurati. Re
sta comunque acquisita l'iscrizione rupestre lasciata da un re del Hadra
maut finora non attestato (fig. 1 46). Scarsa importanza hanno invece le
brevissime iscrizioni rupestri rinvenute in diverse località: presso Hu
reidha, Shibam, Sayun, Suna (a sud di Terim), Husn al-Urr.
Oltre ad alcune brevi iscrizioni vascolari e a trascurabili leggende mo
netali sono da ricordare diverse iscrizioni su bastoncini scoperti a Ray
bun negli anni Ottanta; la tipologia è analoga a quella dei bastoncini
minei, ma il contenuto delle iscrizioni è diverso (fig. 1 47). Dal pochissi
mo materiale finora pubblicato (un paio di testi) il testo delle iscrizioni
sui bastoncini sembra rappresentare una fase preparatoria di quello che
compare su alcune iscrizioni votive; è da tener presente tuttavia che que
ste ultime appartengono a un periodo più tardo di quello a cui sono sta
ti assegnati i bastoncini. Il tipo di scrittura che compare su questi è in
fatti di tipo molto arcaico, praticamente teimanita, ad eccezione dell'alif
che presenta una forma particolare, quasi a cuore.
Nota bibliografica
Per le iscrizioni hadramutiche vale quanto è stato detto all'inizio della nota
bibliografica annessa alle iscrizioni sabee; principali articoli sono: G. Ryckmans,
1 ]. Pircnne, Les témoins écrits de la région de Shabwa et l'histoire, Paris 1990.
2 Cf. F. Bron, Notes sur les inscriptions de Shabwa, in Syria 68 ( 1 991), pp. 4 5 9-462.
323
Le iscrizioni sudarabiche fino alla fine di Main
Inscriptions sud-arabes, in Muséon 62 ( 1 949), pp. 5 5 - 1 24, nr.i 362 e 363; 7 5
( 1 962), pp. 2 1 3 -23 1 . 441 -4 5 3 . - G . Ryckmans, Graffites rupestres près du iom
beau de Bin Hud, in Muséon 67 ( 1 954), pp. 1 8 1 - 1 8 5 . - S.A. Frantsouzoff, The
Inscriptions [rom the Temples of Dhat lfimyam at Raybiin, in PSAS 2 5 ( 1 995),
pp. 1 5-28. - A. Avanzini, La missione italiana nel Dhofar (1997), in EVO 1 9
( 1996), pp. 1 8 1 - 1 87. - M . Arbach - M.A.Q. Bafaqih, Nouvelles données sur la
chronologie des rais de /fatf,ramawt, in Semitica 48 ( 1 998), pp. 1 09- 1 26. - S.A.
Frantsouzoff, Hadramitic Documents written on Palm-leaf Stalks, in PSAS 29
( 1999), pp. 5 5 -6 5 .
1 1. Le iscrizioni sudarabiche
dalla comparsa dei Himyariti
alla conquista persiana (n sec. a.C. - VI d.C.)
INTRODUZIONE STORICA
La seconda fase della civiltà sudarabica, che in questo libro facciamo
iniziare convenzionalmente nell'anno 1 1 5 ( 1 1 o) a. C. 1 e che si protrae fi
no alla sua scomparsa nella seconda metà del VI sec. d.C., si presenta
molto diversa dalla prima ed è meglio nota sia per la maggiore ricchezza
del materiale epigrafico sia per il maggiore interesse che essa ha suscita
to in tempi recenti. La scelta di tale data come momento discriminante
fra i due periodi della storia sudarabica è giustificata dal fatto che essa
segna l'inizio della cosiddetta «era himyarita» (in passato chiamata er
roneamente «sabea»), anche se di fatto l'uso di tale era e la più antica
menzione di Himyariti compaiono nelle iscrizioni un paio di secoli più
tardi. Sconosciuti nel I millennio a.C., i Himyariti si imporranno pro
gressivamente su tutte le altre formazioni politiche sudarabiche, realiz
zando intorno al 300 d.C. l'unificazione dello Yemen e del Hadramaut
sotto il loro dominio. I Himyariti erano una gente sudarabica di lingua
qatabanica installata nell'altopiano a sud di Main, Saba, Qataban e Au
san; inizialmente estranei alla cultura elaborata dai loro vicini setten
trionali, conservarono più saldamente le loro strutture tribali e le loro
autonomie locali. La grave crisi politica che nel corso del IV sec. a.C.
colpì il regno di Saba e della quale approfittò il regno qatabanico ebbe
probabilmente delle ripercussioni anche nell'altopiano dando inizio a
processi di aggregazione politica che portarono alla formazione del
gruppo himyarita. L'oscurità che avvolge il regno di Saba tra la metà
del IV e la fine del I sec. a.C. diventa ancora più fitta per quel che riguar-
1 L ' inizio dell 'era himyarita, che in alcune iscrizioni è chiamata anche era di Mab�u�, è
stata calcolata sulla base degli avvenimenti relativi alla persecuzione dei cristiani di Na
gran, avvenuta nell 'anno 523, secondo le ricerche più recenti; l 'incertezza su quelle vi
cende aveva però inizialmente fatto proporre l'anno I I 5 a.C. come data iniziale dell'era,
che ora si preferisce porre al I 10 a.C. Cf. J. Beaucamp F. Briquel-Chatonnet - C. Ro
-
bin, La persécution des chrétiens de Nagriin et la chronologie l;imyarite, in Aram 1 1 - 1 2
( 1 999-2000), pp. 1 5 -83; cf. anche C.J. Robin, Décompte du temps et souveraineté politi
que en Arabie méridionale, in Proche-Orient ancien. Temps vécu, temps pensé (Antiqui
tés sémitiqucs lii), Paris 1998, pp. 1 2 1 - 1 p .
32 5
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana ·
da l'origine e i primi sviluppi del nuovo regno sudarabico, ma certa
mente i rapporti che univano le due entità politiche furono molto stret
ti, come risulta evidente dalla situazione che ci si presenta intorno al
l'inizio dell'era volgare, quando ricompare la documentazione epigra
fica. I Himyariti hanno fondato uno stato, con una nuova capitale, Za
far, situata poco più di cento chilometri a sud di Sana (l'attuale capitale
dello Yemen); il palazzo reale di questa, Raydan, dà il nome al nuovo
organismo politico, Dhu-Raydan («quello di Raydan» ). La linea politi
ca del nuovo stato si manifesta in due modi: la titolatura dei sovrani è
«re di Saba e Dhu-Raydan», mentre per tutte le loro iscrizioni i Himya
riti, analfabeti per secoli e di lingua qatabanica, hanno usato esclusiva
mente il sabeo. È dunque evidente che il regno himyarita vuole presen
tarsi come l'erede diretto di quello di Saba, sfruttandone il prestigio
culturale della lingua e quello politico della lunga tradizione di potere:
non è un caso che il fondatore della dinastia, Dhamaralay Watar Yuha
nim, rinnovò dopo secoli le antiche liturgie regali nel tempio del Gebel
al-Laudh. Questa fu la conclusione di diversi secoli di lotte tra Sabei e
Himyariti che avevano di fatto reso inesistente lo stato sabeo: solo così
si spiega la non sporadica presenza di sovrani hadramiti nelle città mi
nee del Giauf. Marib, col suo tempio Awam, restava la capitale religiosa
di Saba e Dhu-Raydan; i Sabei dovettero farsi una nuova capitale a Sa
na. L'effettiva predominanza della componente etnica himyarita su quel
la sabea viene confermata dalla testimonianza di Plinio e del Periplo del
Mare Eritreo (entrambi databili verso la metà del I sec. d.C.).
Il periodo che va dall'inizio del IV sec. a.C. alla fine del I d.C. sembra
essere stato, nell'insieme, un periodo di benessere economico; le conte
se interne tra Sabei e i Himyariti ancora in fase di formazione sembrano
aver favorito abbastanza a lungo una fase relativamente tranquilla dal
punto di vista politico e militare, con due soli protagonisti: Qataban e
Hadramaut. Fu probabilmente all'ombra della prosperità di Qataban e
di un accordo con Hadramaut che anche il regno di Ausan conobbe un
nuovo periodo di indipendenza tra il I sec. a.C. e la metà del II d.C. Nel
II sec. a.C. sembra accendersi un progressivo contrasto tra le due po
tenze sudarabiche, del quale verosimilmente approfittarono i Himyariti
per emergere come terzo protagonista, con l'aiuto dei Sabei. Intorno al
la metà del I sec. d.C. incominciano ad apparire nel tempio Awam di
Almaqah a Marib le sempre più lunghe iscrizioni votive nelle quali so
vrani e nobili sabeo-himyariti ringraziano la divinità per averli protetti
in campagne militari descritte più o meno minuziosamente. Si apre ora
una lunghissima fase di guerre continue con frequenti e repentini cam-
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
biamenti di alleanze: Sabei che reclamavano l'indipendenza contro Him
yariti (ma è difficile stabilire la realtà etnica dietro questi nomi pura
mente politici),' Sabeo-Himyariti che passano dall'alleanza all'inimici
zia nei riguardi del Hadramaut per allearsi di nuovo contro Qataban; è
una continua lotta di tutti contro tutti alla quale nel III secolo si unisco
no anche gli Abissini del regno di Aksum che si sono insediati nella Ti
hama, e che vede i Himyariti imporsi successivamente a tutti i loro av
versari: verso la metà del n secolo scompaiono i regni di Ausan e di Qa
taban; intorno al 275 crolla il regno di Saba, verso il 300 è la volta del
Hadramaut. Ormai vi è una sola capitale, Zafar; Marib viene frequen
tata per il suo tempio, ma solo per pochi decenni: i Himyariti che ave
vano trasformato l'aspetto politico dell'Arabia meridionale ne mutaro
no anche quello religioso, abbandonando il politeismo tradizionale per
adottare una fede monoteista dapprima giudaizzante e poi cristianeg
giante; la prima epigrafe monoteista è datata all'anno 3 84.
L'unificazione politica non fece cessare le attività militari dei sovrani
himyariti; per qualche decennio il Hadramaut tentò di ribellarsi all'an
nessione; poi i nuovi «re di Saba, Dhu-Raydan, Hadramaut e Yamnat»
(le «regioni meridionali» lungo la costa) inviarono i loro eserciti contro
le tribù arabe del nord, sempre più invadenti e aggressive (nel III secolo
si erano anche alleate con gli Abissini); con vittorie militari e con accor
di politici i re himyariti nel v secolo controllavano di fatto una buona
metà della penisola araba, sì che poterono aggiungere alla loro titolatura
anche la sovranità sugli «Arabi dei monti e della pianura». Nessuna no
tizia abbiamo invece sui rapporti tra il regno himyarita e gli Abissini;
nonostante le guerre condotte contro di loro nel III secolo la presenza
aksumita nello Yemen era continuata e, non sappiamo con quali mezzi,
si era estesa e consolidata: all'inizio del VI secolo Zafar ospitava amba
sciatori abissini e una chiesa etiopica. Il silenzio delle fonti epigrafiche
yemenite su questa situazione non impedisce di ricostruire il corso ge
nerale degli avvenimenti; la titolatura del re etiopico Ezana, che regnò
nella prima metà del IV secolo, era «re di Aksum, Himyar, Raydan,
Etiopia, Saba, Salhin, ecc.», dove Salhin indica il palazzo reale sabeo di
Marib che era diventato il simbolo della regalità sabea; anche se questi
titoli regali non corrispondevano alla realtà, essi restano comunque signi
ficativi di certe aspirazioni politiche, non diversamente da quanto avve-
1 F. Bron, La crise du royaume de Saba ' au llème siècle de notre ère, in Orientalia 7 1
(2002), pp. 4 1 7-423 sottolinea le incertezze inerenti alle correnti ricostruzioni storiche;
non va peraltro esclusa una certa frammistione etnica di Sabei, Himyariti e Arabi anche
all'interno delle singole tribù, come conseguenza di plurisecolari contatti.
327
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
niva del resto nelle titolature sudarabiche. È difficile pensare che i Him
yariti non abbiano cercato di contrastare la presenza etiopica nello Ye
men: evidentemente non ci erano riusciti. La soggezione, almeno par
ziale, del regno himyarita a quello aksumita sta alla base dell'introduzio
ne del monoteismo nell'Arabia meridionale; molto più plausibile della
leggendaria evangelizzazione del vescovo Teofilo, è lo stato dei rappor
ti tra Zafar e Aksum che spiega l'improvvisa adozione, da parte di Mal
kikarib Yuhamin, della nuova religione, non genericamente monoteista
come si è a lungo pensato, bensì decisamente giudaica. ' Anche se si trat
tava di un giudaismo approssimativo, era questa la fede largamente dif
fusa tra le tribù arabe del nord, sulle quali i re himyariti probabilmente
contavano per cacciare dallo Yemen gli Abissini cristiani. Le cose non an
darono così e per più di un secolo le due monarchie e le due religioni sem
brano aver convissuto pacificamente; la crisi scoppiò poco dopo il 5 20,
quando il trono himyarita venne usurpato da Yusuf Asar Yathar, un giu
deo troppo zelante che dopo aver trucidato gli Abissini di Zafar e distrut
to la loro chiesa uccise anche i cristiani di Nagran. La vicenda fece mol
to scalpore (se ne scrisse in greco e in siriaco) e provocò un intervento
militare etiopico in Yemen nel 5 2 5 in seguito al quale gli Abissini si in
stallarono stabilmente nella regione; e fu proprio un abissino, il gover
natore ribelle Abraha, l'ultimo grande re dello Yemen e l'autore dell'ul
tima iscrizione storica sabea (CIH 3 2 5 ), datata verso il 5 60. Nessuna trac
cia epigrafica o archeologica hanno lasciato i Persiani, che intervennero
nel 5 70 per cacciare gli Etiopici e che restarono nell'Arabia meridiona
le per cinquant'anni; ma ormai la civiltà sudarabica era finita da tempo,
dopo aver subito un plurisecolare processo di progressiva arabizzazio
ne che ne aveva profondamente cambiato i tratti originari.' Di essa ri
mase, dopo il ritorno al nomadismo di molte tribù che si spostarono al
nord, solo un vago ricordo relativo al periodo finale presso gli Arabi,
che peraltro trasformarono persino il nome del popolo con cui furono
lungamente a contatto: i lfumayr (da cui le forme Homeritai-Homeri
tae delle fonti classiche) divennero così lfimyar.
1 Cf. G. Garbini, La dinastia di Malkikarib Yuha 'min il primo re di Saba giudeo, in
RANL ser. rx, 7 ( 1 996), pp. 237-242 .
2 Gli scarsissimi indizi che abbiamo sulla lingua dei Himyariti in epoca tarda mostrano
una lingua sudarabica (suffissi del perfetto in -k come nel sudarabico moderno e, in par
te, nell 'etiopico) che ha però sviluppato un articolo prefisso am-; cf. Ch. Rabin, Ancienl
West-Arabian, London 1 9 5 1 , pp. 42-5 3; sembra evidente che in questa fase il himyariti
co si presenta come una lingua mista, fenomeno facilitato dalla mancanza di una tradi
zione scritta.
3 28
ISCRIZIONI QATABANICHE (11)
L'impossibilità di dare un ordine di successione ai re di Qataban at
tualmente conosciuti rende assai difficile assegnare una data soddisfa
cente alla maggior parte delle iscrizioni qatabaniche che si collocano tra
il III sec. a.C. e il r d.C. In questo periodo relativamente lungo che vide
l'apogeo della potenza qatabanica e poi la sua progressiva decadenza, il
materiale trattato nel presente capitolo dovrebbe appartenere alla se
conda fase; occorre tuttavia premettere che le datazioni, anche generi
che, assegnate alle iscrizioni qatabaniche sono sempre ipotetiche, quan
do non soccorra qualche riferimento storico a sovrani stranieri. Sotto
un altro punto di vista va detto che lo sviluppo economico e culturale
non è strettamente legato a quello militare e politico; è difficilmente ne
gabile che le più alte realizzazioni dell'arte sudarabica, sempre di natu
ra artigianale, furono raggiunte proprio nel Qataban durante il periodo
della decadenza. Che tali opere, insieme con la stragrande maggioranza
delle iscrizioni, appartengano all'ambito funerario, è dovuto essenzial
mente al fatto che le necropoli hanno goduto finora della preferenza de
gli archeologi.
a
Figura 1 48 . Iscrizioni qatabaniche. a) Iscrizione votiva: 'qrbm I grbyn I 'bd Il
'b'ns, I bn I 's3bm s,qllny I 'm I ry'n I b�tn Il wl I yrd's, I bn'tm «Aqrab Gar
biyan servo di Abanas figlio di Ashab ha dedicato ad Amm Rayan (?); e che (il
dio) lo aiuti nella prosperità» (il significato di b�t, che alcuni traducono con
«fallo», è sconosciuto; Amm è il dio nazionale di Qataban). b) Iscrizione com
-
memorativa: wd 'b I 's,q Il b'rn I r�bt «Wadd è padre. Baran ha preparato il ter
reno coltivabile» (le due parole iniziali sono una specie di giaculatoria molto fre
quente, isolata, nelle iscrizioni).
La tipologia delle epigrafi a partire dal II sec. a.C. non cambia sostan
zialmente, ma non vi sono più le iscrizioni normative di cui abbiamo
3 29
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
a b e
Figura 1 49. Iscrizioni qatabaniche. a-b) Stele votive dalla necropoli di Dali: a)
'lrm I bn I dty'm I s,qll[ny] I y's,r I b<}.tm I tkbrs, 11 'd 1 'rn I 'qrm «Ilram figlio di
Dathay ha dedicato a Yasir, come gli aveva fatto vo�o, nella fortezza di Aqram»
(notare gli spazi predisposti per il nome del dedicante e la formulazione della
Hafra ha dedicato a Yasir in Aqram» (la dedica è fatta da una donna). e) Iscri
dedica); b) .<}.n I <}.t I hfr' I sdl[q]nyt I y's,r I 'd Il qrm «(A)dhan della famiglia di
zione votiva per un re di Ausan defunto: 'ln'd I m�d'n I s,qnllY I mr's, I y�dq 'l I
fllr'm I s,r�'t I mlk I 'wlls,n I bn I wdm I <}.s,bln I 'lld I m�rms, I n'mn «Ilnad
Masadan ha fatto una dedica al suo signore Yasduqil Farium Sharihat, re di Au
san figlio di Wadd di Saba!, nel suo tempio Naman» (Wadd è il dio mineo ve
nerato in tutto lo Yemen e Saba! è il nome di un suo tempio; «figlio di Wadd» è
un epiteto del sovrano; Naman è il nome del tempio funerario del re di Ausan).
parlato nel capitolo precedente. Personaggi di alto rango ricordano la
costruzione di palazzi e di tombe monumentali (fig. 1 48); sempre nu
merose sono le iscrizioni votive di privati, ma un sovrano ricorda l'ere
zione di una stele all'interno di una fortezza con una iscrizione rupestre
(RES 3 5 5 1 ).
Nelle iscrizioni votive si nota tuttavia una novità, anche se non fre
quente: per probabile influenza sabea, un generale racconta le sue im
prese militari contro il Hadramaut al tempo del re Yadaab Dhubayn
Yuhanim, nel II sec. a.C.; questa epigrafe, priva dell'inizio, è stata tro
vata nel Hadramaut (CSAI I 1 1 5); due iscrizioni quasi identiche, poste
in due templi diversi, con menzione di imprese militari furono dedicate
a Ghayl (Hajar bin Humeid) al tempo di Nabat Yuhanim, l'ultimo re di
Qataban (CSAI I 1 56 e 1 57), verso la metà del II sec. d.C.
Verso il I e II sec. d.C. si verifica un fenomeno molto interessante: in
diverse località dell'altopiano compaiono le prime, e ultime, iscrizioni
qatabaniche, scritte nella loro lingua da sudditi del regno himyarita. Una
ventina di iscrizioni, tra cui qualcuna rupestre, ricordano la costruzione
di templi, palazzi, tombe, opere idrauliche; tra queste vi sono anche una
dichiarazione di proprietà, un'epigrafe votiva con riferimenti storici e
3 30
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
un'altra redatta da funzionari del re di Qataban (CSAI I 1 60). Iscrizioni
votive sono state trovate a Dali, la necropoli di Shuka, nell'altopiano
sudorientale (figg. 1 49a.b).
Abbiamo già accennato nel capitolo precedente alle brevissime iscri
zioni funerarie, interessanti specialmente dal punto di vista artistico, che
appartengono in maggioranza alla fase tarda della storia qatabanica. In
questa categoria si colloca un piccolo ma interessante gruppo di monu
menti provenienti probabilmente da un tempio funerario dedicato ai re
di Ausan: tre statuette di medie dimensioni riproducono, in maniera ab
bastanza rudimentale, la figura di altrettanti re di Ausan (di altre resta so
lo la base iscritta); è probabile che a queste fossero collegate (la prove
nienza di questo materiale è sconosciuta) 1 diverse iscrizioni votive de
dicate a uno di questi sovrani, Yasduqil Farium Sharihat (fig. I 49c), di
cui è pervenuto anche il ma ' mar (vocalizzazione convenzionale), cioè la
stele iscritta che ne perpetuava la memoria ricevendo atti di culto.2
I due regni qatabanici conobbero una fine violenta: Timna fu distrut
ta verso la metà del 1 sec. d.C. ma venne parzialmente ricostruita e abi
tata fino all'inizio del secolo successivo, quando la capitale venne tra
sferita nella vicina Ghayl; intorno al 1 4 5 i re himyariti Saadshams Asra
e Marthad Yuhahmid mossero guerra a Hadramaut, Qataban e Ausan
(Ja 629); il re di Qataban era Nabat Yuhanim.3 Non sappiamo se quella
guerra provocò o meno la scomparsa definitiva di Qataban e Ausan; que
sta sopraggiunse comunque entro poco tempo.
Nota bibliografica
Si veda la nota bibliografica alle iscrizioni qatabaniche (1 ) nel capitolo prece
dente.
ISCRIZIONI HADRAMUTICHE (n)
Come per le iscrizioni qatabaniche, non è possibile indicare una linea
di divisione cronologica tra il materiale trattato nel capitolo preceden
te e quello di cui ci occuperemo ora, sia per la continuità tipologica del
la produzione epigrafica sia per l'incertezza del criterio paleografico. Le
1 Si veda però a questo proposito J. Pi renne, Deux prospections historiques au Sud- Yé
men, I. Le cimetière royal de 'Awsan, in Raydan 4 ( 1 98 l ) , pp. 205-209.
2 G. Garbini, Encore quelques mots sur le m'mr, in Raydan 3 ( 1 980), pp. 5 5 -62; nessun
fondamento ha l'idea, molto diffusa, di una divinizzazione dei re di Ausan (o almeno di
uno di essi) mentre erano ancora vivi. 3 CSAI r r 56 e l 5 7 .
331
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
Figura 1 50. Iscrizioni votive hadra
mutiche. a) Iscrizione da Raybun:
'brs,d I bnt I s,'rwd I sdlqnyt I
qrif,wt I 's3trm 11 1 'lhn I 'brs,d I 'lhy
's3trm I qt I � lf,m Il I ms3ndhn I
I mrllif- I 'yns3yw I wtnw's3 I 's3lltrm
I bt}t I n�ft I . . «Abirashad figlia di
.
Sharwadd ha dedicato ad Astar di
Hadhran questa iscrizione che
Astar ha gradito a beneficio di Abi
rashad, a causa della malattia dei
suoi due occhi; Astar le ha chiesto
ciò che lei ha eseguito ... » (nel tem
pio da cui proviene questa iscrizio
a ne Asq1r è una divinità femminile,
come rivelano le forme grammati
(da sinistra): 'nmrm I bn I s,�ywhm
cali). b) Iscrizione da Khor Rori
-
I w lls,y'lt I w 'b'wr I wh4l I (n)s,k
«Anmaram figlio di Sahayuhum e
Shayalat e Abiur e Hudal hanno of-
b ferto una vittima» (notare la lega-
tura di alcune lettere sul tipo dei monogrammi; anche la direzione destrorsa del
la scrittura rivela un ambiente periferico).
iscrizioni votive nei templi continuano a rappresentare il gruppo più
numeroso, ma quelle più recenti sono caratterizzate spesso dal fatto di
essere meno schematiche delle precedenti; a Hureidha, per esempio,
un'iscrizione ricorda la costruzione di installazioni idrauliche; a Shab
wa si specifica l'offerta di aromi, statue; qualche iscrizione ha per auto
re lo stesso sovrano. Dai pochi esempi resi noti finora, una tipologia
più varia sembra emergere dai templi di Raybun (fig. 1 5oa) le cui poche
iscrizioni edite non sono state adeguatamente studiate; iscrizioni voti
ve sono attestate anche nella lontana colonia di Sumara (od. Khor Rori;
fig. I 5ob).
Una maggiore importanza che nel passato assumono le iscrizioni com
memorative, relative specialmente all'erezione di mura difensive, rifles
so di una situazione militare che conosceva alti e bassi. Un nuovo re
stauro subiscono le mura di Maifaat (RES 2640) e nella non lontana Lib
na viene eretto un muro per sbarrare l'accesso a una valle (RES 2687);
viene fortificata Shibam (RES 32 50). Abbastanza numerosi anche i rifa
cimenti di edifici sacri. Un gruppo abbastanza omogeneo di iscrizioni
relative alla costruzione di mura è quello proveniente da Khor Rori,
sito dell'antica Sumara, una colonia commerciale fondata, verso il 1 scc.
332
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
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Il� ·\nl\ 1Di ;1 n. l� 't ì ti IX • iDZ 00
Figura 1 5 1 . Iscrizione rupestre da al- Uqla. yd"l I byn I mlk I �drmt I bn 1 11
rbs,ms 1 I bn I '�rr I yhb'r I ds i qlb 1 11 w!Jrr I hgrn I s,bwt Il wbr' I bytn I s,qr I ..... .
I l whrgw I !Jms 1 I ws,fty I bqrm Il wfty I wfmnhy I �wrw 1 11 w!Jms1t I w's,ry I
?bym 1 11 wfmnwt I 'fhd I bgndln I 'nwdm «Yadail Bayin re del Hadramaut, fi
glio di Rabshams dei nobili Yuhabir, che ha saccheggiato e distrutto la città di
Shabwa e ha costruito il palazzo Shaqar ... ed essi hanno ucciso trentacinque bo
vini, ottantadue giovani cammelli, venticinque gazzelle e otto ghepardi nella for
tezza di Anwad» (le tre righe originali dell'epigrafe sono state spezzate per ra
gioni di spazio; Yadail Bayin era il nuovo re del Hadramaut di origine sabea
che aveva conquistato la capitale del Hadramaut).
d.C., sulla costa del Dhofar (Oman); non si conosce l'origine di questa
città, ma il suo nome (s 1 mrm o s 1 mhrm), che corrisponde a quello di un
sovrano (s 1 mhrm 'lhn), rende plausibile l'ipotesi che questi, o un suo
omonimo, sia stato il fondatore della colonia quando, in età romana, il
commercio degli aromi si svolgeva prevalentemente per via marittima.
Il complesso epigrafico più interessante del periodo finale del regno
del Hadramaut (m sec. d.C.) è costituito dalle quasi cento iscrizioni in
cise su un blocco roccioso che si staglia isolato in una pianura non mol
to distante da Shabwa, nel sito di al-Uqla (antica Anwad). Si tratta delle
epigrafi lasciate dagli ultimi re del Hadramaut e dai loro rispettivi segui
ti in occasione della loro intronizzazione; particolarmente importanti
sono quelle di Ilazz Yalut e Yadail Bayin (fig. 1 5 1 ). Il primo non fa al
cun cenno al tipo di cerimonia compiuta, ma nel suo seguito si trovava-
333
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
no una dozzina di mogli, suo padre, i suoi fratelli e ospiti stranieri, tra cui
due palmireni, due babilonesi (chiamati «caldei») e due indiani; il se
condo si trovava in una compagnia meno brillante ma in compenso ricor
da una caccia, evidentemente connessa con l'investitura regale. ' Un'al
tra caccia dello stesso sovrano è ricordata in un'altra iscrizione rupestre
presso Aqaiba, località anche questa non lontana da Shabwa (iscrizione
chiamata lngrams l ) , dove si trovano anche altre iscrizioni tra cui quel
la che menziona il mukarrib Sumaram Alhan (lngrams 2). Tra le epigrafi
scolpite sulla roccia vanno infine ricordate quelle scoperte a Husn al
Ghurob, un'isoletta di fronte al porto di Qana (od. Bir Ali) in cui sor
geva la città di Mawiyat, cinta di mura.
Poco numerose sono le iscrizioni funerarie; sulle monete la leggenda
s,mhrm va intesa probabilmente come il nome della città, non del so
vrano ornammo.
Dal punto di vista paleografico, le più recenti iscrizioni hadramutiche
usano una scrittura praticamente identica a quella sabeo-himyarita che
sarà esaminata nel prossimo paragrafo.
Nota bibliografica
Oltre alle indicazioni fornite nella nota relativa alle iscrizioni hadramutiche
( r) si veda: J .B. Philby, Three New Inscriptions from Hadhramaut, in JRAS 1 94 5,
pp. 1 24- 1 3 3 . - J. Walker, A South Arabian lnscription in the Baroda State Mu
seum, in Muséon 59 ( 1 946), pp. 1 59- 1 62. - A.F.L. Beeston, Two Shabwa lnscrip
tions, ibidem 60 ( 1 947), pp. 5 1 -5 5. - A. Jamme, Une inscription �aif,ramoutique
en bronze, in Orientalia 22 ( 1 9 5 3), pp. 1 5 8- 1 6 5 . - (W.L. Brown) - A.F.L. Bees
ton, Sculptures and Inscriptions from Shabwa, in JRAS, 19 5 4, pp. 5 l -62. - A.J.
Drewes, Some Hadrami Inscriptions, in BO 1 l ( 1 9 54), pp. 93-94. - A. Jamme,
Two New Hadrami Inscriptions from '?ofar, in BO 24 ( 1967), pp. 1 4 5 - 148. - J.
Pirenne, The Incense Port of Moscha (Khor Rari) in Dhofar, in JOS l ( 1 975), pp.
8 1 -96. - M. Maraqten, An Inscribed Amulet from Shabwa, in AAE 7 ( 1 996),
pp. 88-94. - S.A. Frantsouzoff, Regulation of Conjugal Relations in Ancient
Raybun, in PSAS 27 ( 1 997), pp. I I 3- 1 27. - A.G. Lundin, Eine Grabinschrift
aus der Nekropole Raybun XVI, in ME 1 ( 1997), pp. 27-30. - S.A. Frantsou
zoff, A Parallel to the Second Commandment in the Inscriptions of Raybun, in
1 Le molte analogie esistenti, nonostante il divario cronologico, tra queste iscrizioni di
al-Uqla e quelle del wadi Yalà presso .Marib sono sta!e inspiegabilmente ignorate da
A.F.L. Becston, The Sayhadic Hunt at Si'b al-'Aql, in Etudes sud-arabes. Recueil offert
à ]acques Ryckmans, Louvain-la-Neuve 1 99 1 , pp. 49- 5 7, il quale neppure menziona la
caccia di Yadail Bayin mentre rimprovera agli editori delle iscrizioni sabee di avere
ignorato il volume di R.B. Serjeant che descrive la caccia sacra praticata in Hadramaut
nel xx secolo.
3 34
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
PSAS 28 ( 1 998), pp. 6 1 -67. F. Bron, Une inscriptian �atf,ramawtique sur un
-
bai en argent, LPC 6, in Semitica 49 ( 1 999), pp. 202-203. C. Robin S. Frant
- -
souzoff, Une inscriptian hadramawtique pravenant du tempie de Siyan dhu
Alim à Shabwa (Yémen), ibidem, pp. 1 5 5 - 1 60. 1 Gajda, Caupe en argent par
- .
tant une inscriptian sudarabique, ibidem 50 (2000), pp. 99- I I 1 . - S.A. Frant
souzoff, Epigraphic Evidence far the Cult af the Gad Sin at Raybun and Shab
wa, in PSAS 3 1 (2001 ), pp. 59-67.
ISCRIZIONI SABEE (11)
Il quadro offerto dalla documentazione sabea nel secondo periodo
storico della civiltà sudarabica è profondamente diverso da quello pre
cedente, per una serie di motivi che non è ora il caso di esaminare ma
che possono essere sintetizzati nell'affermazione che la maggior parte
delle iscrizioni sabee furono scritte da genti che parlavano una lingua
diversa dal sabeo, in un ambiente socialmente, culturalmente ed eco
nomicamente diverso da quello che aveva creato la civiltà sudarabica. I
limiti imposti dal materiale attualmente disponibile sono enormi, ma
non tali da sovvertire questo giudizio, che potrà essere solo sfumato e
parzialmente corretto da nuove scoperte. Nel r millennio a.C. l'area oc
cupata dai Sabei era piuttosto limitata: a nord del wadi Dhana e lungo il
wadi Raghwan, con la zona di Marib e Sirwah a sud e piccoli centri for
tificati a nord; l'espansione politica li portò a occupare, con varie moda
lità, una parte del Giauf mineo. Questa è l'area di provenienza delle iscri
zioni sabee antiche, mentre resta incerta l'origine del materiale sabeo
restituito dal Hadramaut. Abbondante nel periodo dei mukarrib, la
produzione epigrafica sabea diminuisce progressivamente in quello dei
«re di Saba», con vistose lacune nella fase più tarda. A partire dal II sec.
a.C. si può tracciare la situazione seguente.
Scomparsi i centri lungo il wadi Raghwan, si trovano iscrizioni sabee
nelle città minee di Nashan e Haram; nella prima si hanno epigrafi voti
ve e decreti; nella seconda, più ricca di materiale, oltre alle tipologie sud
dette sono testimoniate diverse iscrizioni assegnate alla categoria delle
cosiddette «confessioni pubbliche». Due di queste erano incise su altret
tante stele di quelle che si trovavano davanti al tempio di Matabnatyan
ricordato nel capitolo precedente: è presumibile che queste sostituirono
alcune di quelle votive che erano state erette circa mezzo millennio pri
ma; le altre appartengono invece al tipo, usuale per questo genere di iscri
zioni, delle lastre di bronzo; il diverso supporto e la diversa dislocazio
ne sottolineano la diversità del genere di confessione: quelle sulle stele
riguardano le autorità cittadine (è significativo che una terza stele recen-
335
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
Figura 1 5 2. Iscrizione su bronzo con
«confessione» dal tempio di Shudaif
(v. sotto, p. 343). ys,m"l I bn I 'ls,rb
I bygrw I b l lhn I gwz I btbtn I whw'
Il hbs,nyn I tnpy I wtllndr I l{is ,mwy
I l 'br I whn I dkk I 'd I b'llrnhn I
whw' I mbtlm . . . «Yasmail figlio di
Ilsharah il habashanita ha confessa
to e fatto penitenza a(l dio) Dhu-Sa
mawi, nel (tempio) Yaghru, perché
ha attraversato il wadi quando aveva
eiaculato e perché si è sdraiato pres
so i due pozzi quando aveva avuto
una polluzione notturna . » (le pri
..
me du� righe sono fiancheggiate da
simboli a forma del segno Q; i due
pozzi di cui si parla nel testo erano
parte integrante del santuario).
te contenga disposizioni in merito a omicidi), quelle su bronzo concer
nono invece singoli individui (fig. I 5 2). Queste ultime, che costituisco
no una categoria piuttosto diffusa nei secoli successivi, sono quasi sem
pre connesse con infrazioni alle regole sull'impurità, specialmente ses
suale; queste «confessioni» manifestano non tanto un sentimento religio
so nel senso moderno, come vengono generalmente interpretate, quanto
piuttosto una prassi giuridica.' Queste iscrizioni sabee provenienti dal
territorio mineo sono il prodotto di una popolazione araba, gli Amir,
che si era sabeizzata e si era adeguata alla cultura «scritta» dell'ambien
te; il venir meno del regno di Main e dell'uso scritto del mineo portò ben
presto alla scomparsa della scrittura: l'iscrizione più recente, da Haram
(Haram 28), appartiene al r sec. d.C.; quantunque documentate ancora
per alcuni secoli, le città del Giauf non hanno più prodotto iscrizioni.
Il tempio sul Gebel al-Laudh, dove i mukarrib svolgevano cerimonie
inerenti alla regalità, conobbe un'effimera ripresa nel I sec. d.C. con la
dinastia dei re di Saba e Dhu-Raydan, i cui primi sovrani vollero rinno
vare gli antichi riti sabei.2 Le sole città sabee che mantennero la loro im
portanza politica e specialmente religiosa furono Sirwah e l'antica capi-
1 Cf. M. Kropp, Individuai public confession and pious ex voto, or stereotypical and styl
ized tria! document and stigmatizing tablet for the pillory? The Expiation Texts in An
cient South Arabian, in PSAS 32 (2002), pp. 203-208.
2 Il tempio con le sue iscrizioni fu scoperto da una missione francese nel 198 1 ; l'anno
successivo ne furono date notizie preliminari abbastanza ampie, ma le iscrizioni sono
ancora quasi tutte inedite.
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
Figura 1 5 3 . Iscrizione votiva da
Yl� II 1� I � nl� a>6� g? Marib. rtdtwn I bn I qs,mn I
1°n �CZ>ygy9 n 1 � 1 9 �9
h llqny I 'lmqh thwn b'l 11 'wm I
#mn I 4</,hbn I �gn I s,llfthw I
1 1 �7 lfll� YM#l �D 1� / lJ<D/1
lwfyhw I w 'tth ll[w] I �lmtm I
n lwfyhmw I wllwfy I 'wldhmy I
YXiA <D/<DY? �(J)1 / <D V X�
w�mdw Il mqm I 'lmqh I «Ra
thadthawan figlio di Qashman
CD / <DD Y ? � <D1 / J1 X I1 1 i'i l
ha dedicato ad Almaqah Tha
wan, signore di Awam, questa
(D� n 111CD1 rn v� 1<D r, 1 ? 9
statua d'oro come gli aveva pro
CD messo per la propria salvezza; e
. . . . . I Y9I1 7 �/ ll 9 JJ
sua moglie (ha dedicato) una sta
tua (femminile) per la salvezza
loro e la salvezza dei loro (dua-
le) figli. Ed essi hanno lodato la
potenza di Almaqah» (Awam è il nome del grande tempio di Marib; molto
spesso la parola dhb «oro» indica di fatto il bronzo).
tale Marib. La prima ha restituito diverse iscrizioni, testi votivi e decreti
reali, sia del periodo finale dei re di Saba sia di tutto quello successivo,
cioè fin verso la fine del III sec. d.C.; la sua decadenza, segnata dalla fine
della documentazione epigrafica, coincise probabilmente con la defini
tiva supremazia politica himyaritica. Diversa fu la sorte di Marib: sia
pure con periodi più o meno lunghi di decadenza, la più grande città sa
bea mantenne il suo prestigio politico specialmente grazie all'importan
za religiosa del tempio Awam dedicato al dio nazionale Almaqah; que
sto divenne il punto di riferimento comune a Sabei e Himyariti che ve
nivano a lasciarvi le iscrizioni che ricordavano la loro reciproca ostilità;
l'elezione del palazzo reale di Salhin a simbolo della contesa regalità sa
bea rivela il ruolo essenziale che Marib con il suo tempio svolgeva nel
l'ideologia, e forse anche nella liturgia, regale sabeo-himyarita. Tutto
questo venne meno nella seconda metà del IV secolo, quando lo Yemen
abbandonò le proprie tradizioni religiose per abbracciare un monotei
smo giudaizzante.
Le iscrizioni provenienti dal tempio Awam di Marib (qualcun'altra si
trovava nel tempio Baran, dedicato anch'esso ad Almaqah a poca di
stanza dall'altro) costituiscono senza dubbio il più importante comples
so epigrafico sudarabico finora noto. Si tratta di alcune centinaia di epi
grafi monumentali, generalmente in buono stato di conservazione, da
tate tra la metà del I sec. d.C., quando il tempio subì l'ultimo sostanzia
le restauro, e poco dopo la metà del IV. Nonostante il carattere formula
re e ripetitivo delle epigrafi (figg. 1 5 3 e r 54), la loro estensione, sempre
337
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
a
Figura 1 5 4. Iscrizioni votive da Marib (estratti). a ) . .. hgrn Il ['bd]n I wbmlw I
hgrn I qrnm Il [whb]'lw I 'wtqhmw I wl I wz ' I ['lllmqh] I si'dhmw I n'mtm I
wb?Y Il [w]r�w I mr'hmw I s,'rm 1 'wtr I m lllk I s,b' I w<f,rydn I bn 1 'lhn I n llhfn I
mlk I s,b' I . . . « ... la città di Abadan; hanno posto nella città una guarnigione e
hanno preso i loro ostaggi. Che Almaqah confermi ad essi grazia e prosperità e
il favore e la benevolenza del loro signore Shaar Awtar, re di Saba e Dhu-Ray
dan, figlio di Alhan Nahfan re di Saba; ... ». - b) ... wfy I grbhw Il [wbzy I w]rdw
I mr'hmw I ns,'krb I yhl l [mn I yhr]bb I mlk I s,b' I w<f,rydn Il [bn I 'ls,]rb I ybdb I
wy'zl I byn Il [mlky I s,b] ' I w<f,rydn I bny l fr'm I yll[nhb I ml]k I s,b ' I w<f,rydn I
. .. « ... la protezione del suo corpo e il favore e la benevolenza del loro signore
Nashakarib Yuhamin Yuharhib re di Saba e Dhu-Raydan figlio di Ilsharah
Yahdub e di Yazail Bayin, i due re di Saba e Dhu-Raydan figli di Fari Yanhub
re di Saba e Dhu-Raydan ... » (quando si tratta di sovrani sabei, il «padre» di cui
ci si dichiara figli è il sovrano che li ha chiamati alla successione: questo spiega
perché Nashakarib ha due padri che, pur non essendo fratelli, erano «figli» di
un unico padre).
maggiore di quella delle usuali iscrizioni votive, consente di conoscere
non soltanto interessanti aspetti religiosi (come la richiesta della pioggia
dopo alcune stagioni di siccità, una guarigione miracolosa che la divini
tà aveva annunciato in un sogno, espiazione di colpe di vario genere)
ma anche e specialmente le vicende politiche e militari che travagliarono
l'Arabia meridionale per quasi tre secoli. Risale infatti alla fine del 1 sec.
d.C. la più antica iscrizione in cui, nell'ambito formulare di un testo vo
tivo, il dedicante racconta gli avvenimenti di cui fu protagonista: avve
nimenti di solito di natura militare, il cui felice esito sta all'origine del
l'offerta fatta al tempio e ricordata nell'epigrafe. ' I sovrani e i loro luo
gotenenti sono gli autori di questi testi che raggiungono talvolta dimen-
1 Cf. F. Bron, L 'inscription sabéenne Jamme 644: traduction et commentaire, in RSO 72
( 1 998), pp. 1 1 -22, in particolare pp. 2 1 -22.
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
sioni notevoli: l'iscrizione Ja 5 76+ 5 77, che copre la facciata di due gran
di pietre, è costituita da trentacinque righe ognuna delle quali conta qua
si duecento segni. Si tratta di una vera e propria opera letteraria, ampia
quasi come i libri biblici di Rut e Giona messi insieme, che narra le im
prese militari di Ilsharah Yahdub (n), re di Saba e Dhu-Raydan che re
gnò nella prima metà del III secolo; egli combatté contro gli Arabi Kin
da, gli Abissini e Nagran, ma specialmente contro i Himyariti del re
Shamir (Yuhahmid). Ilsharah Yahdub è il penultimo dei sovrani sabei, e
il racconto delle sue guerre costituisce un pendant a quello del mukar
rib Karibil Watar, quasi all'inizio della storia sabea.
Dal tempio di Marib non provengono soltanto iscrizioni votive su
pietra; non mancano quelle redatte su tavole di bronzo, talvolta piutto
sto complesse, ma vi erano anche epigrafi di altra natura, con decreti di
vario genere attinenti alla sfera liturgica. Importanza storica hanno le
iscrizioni scolpite sulle mura perimetrali del tempio, con il ricordo dei
sovrani che le restaurarono. Non lontano dall'Awam vi era una necro
poli che ha restituito epigrafi che parlano della costruzione di tombe e
brevissime iscrizioni incise su stele alte e strette con una nicchia che
conteneva la testa del defunto scolpita a tutto tondo. Da ricordare infi
ne alcune brevi iscrizioni, riutilizzate in opere posteriori, relative a la
vori effettuati presso le due dighe non lontane dalla città; negli ultimi sca
vi sono stati trovati anche alcuni bastoncini iscritti (ancora inediti).
Nel capitolo precedente, incentrato sulla storia del regno di Saba e
sull'evoluzione delle sue strutture politiche, abbiamo voluto lasciare da
parte l'argomento della presenza sabea sull'altopiano perché ci sembra
che il discorso risulti più organico se inserito nella fase storica più re
cente. Abbiamo accennato a suo tempo all'atteggiamento assunto dai Sa
bei nei riguardi dei loro vicini all'inizio della loro storia in territorio
yemenita: alleanza con Main e Qataban, una forma di (larvato ?) predo
minio sul Hadramaut; nessun documento epigrafico antico fa finora
ipotizzare una qualche forma di rapporto ufficiale con le popolazioni
dell'altopiano, anche se sembra ovvio che i Sabei, come anche i Minei e
i Qatabaniti, non potevano certo ignorare i loro vicini meridionali; lo
stato culturalmente arretrato e politicamente debole di tali popolazioni
può giustificare questa situazione. Le cose cambiano qualche tempo più
tardi, probabilmente quando lo stato sabeo incomincia a dar segni di de
bolezza: la documentazione estremamente scarsa (e parzialmente inedi
ta) ci fa ignorare il momento in cui Saba incominciò a occuparsi concre
tamente dell'altopiano; quello che sappiamo è che al tempo degli ultimi
due mukarrib sabei, Yathamar Watar e Yadail Bayin, esisteva già un tem-
339
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
pio sabeo dedicato ad Almaqah nella città di Khamir 1 e un altro analo
go, con il significativo nome di Awam come quello di Marib, nel centro
fortificato sabeo di Alaw, presso Shibam Kaukaban.2 Anche se questa è
la documentazione più antica, è molto probabile che i due centri sabei
esistessero già da diverso tempo. La cosa interessante di questa prima
presenza sabea sull'altopiano è la sua posizione geografica: Khamir si
trova al nord e Alaw al sud del confine occidentale dell'altopiano fin
quasi all'altezza di Sana, cioè al confine occidentale della grande tribù
dei Suma'i; poiché Khamir si salda praticamente con il territorio mineo,
i Sabei controllavano praticamente l'altopiano sia da nord sia da ovest.
Da questi scarnissimi dati si può dedurre che il regno di Saba prestò
sempre attenzione all'altopiano, che cercò di tenere legato a sé con mi
sure militari (costruzione della fortezza di Alaw) e specialmente politi
che, con un atteggiamento di amicizia sostenuto dalla probabile presen
za di qualche colonia in punti strategici. Tale politica ebbe inizialmente
successo e portò in conseguenza a una parziale sabeizzazione dell'alto
piano occidentale, a livello culturale e specialmente religioso: 3 è in que
sto ambiente che si crearono le premesse del futuro regno di «Saba e
Dhu-Raydan».
La fase dei «re di Saba», che vide sempre un gruppo di sovrani regna
re contemporaneamente, fu probabilmente il risultato anche di una si
tuazione che costrinse i re sabei ad associarsi al trono qualche «re di Su
ma 'i» o altro che non si accontentava più di una posizione subordinata.
Le iscrizioni sabee provenienti dall'altopiano sono molto poche per
tutto il periodo dei «re di Saba»: notevoli alcune iscrizioni che ricorda
no due «re di Suma 'i» (padre e figlio) al tempo di un Karibil Watar re
di Saba (CIH 3 7 e RES 4624; nella prima sono menzionati anche impre
cisati «re di Marib») e il voto di un re Yadail Bayin figlio di Karibil Wa-
1 Cf. l'iscrizione Khamir 2, pubblicata alle pp. 1 6- 1 8 del secondo volume del lavoro di
C. Robin citato sotto, alla n. 3. Questa è finora l 'unica iscrizione sabea proveniente dal
l'altopiano sicuramente databile al periodo dei mukarrib.
2 L'esistenza di questo centro sabeo già alla fine del periodo dei mukarrib è stata dimo
strata dalla sua menzione in un testo votivo scoperto recentemente a Marib: cf. M. Ma
raqten - Y. Abdallah, A Recently Discovered Inscribed Sabean Bronze Plaque [rom
Mabram Bilqis near Mtirib, Yemen, in JNES 6 1 (2002), pp. 49- 5 3; in questa iscrizione ;_.
documentato l'etnonimo 'lwnyn che mostra come l'espressione 'rn 'lw di CIH 1 26 s i
gnifichi «la fortezza Alaw» (con vocalizzazione ipotetica) e non «gabal 'lw» come Li
rende C. Robin, Les montagnes dans la religion sudarabique, in Al-Hudhud. Festschriji
Maria Hofner, Graz 1 9 8 1 , pp. 265-267.
J C. Robin, Les Hautes-Terres du Nord- Yémen avant l'Islam, Istanbul 1982, I, pp. 49-
50 e 54 ha mostrato come il culto del dio sabeo Almaqah, in contrapposizione a quello
della divinità locale Talab, sia diffuso solo nella parte nordoccidentale dell'altopiano.
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
tar nel tempio della città di Alaw (CIH 1 26; il Karibil è probabilmente
lo stesso delle iscrizioni precedenti). Allo stesso periodo risale anche una
importante iscrizione rupestre (RES 4 1 76) presso Riyam con il testo di
un decreto di carattere religioso che riguardava la tribù dei Suma'i. La
sporadicità del materiale epigrafico in questa fase cronologica che copre
circa quattro secoli nasconde probabilmente un periodo abbastanza lun
go di totale assenza di documenti; in concomitanza con la ricomparsa
di iscrizioni votive nel tempio Awam di Marib, a partire dalla seconda
metà del 1 sec. d. C. l'altopiano, fino alla regione di Zafar, diventa improv
visamente la zona più ricca di iscrizioni monumentali di tutta l'Arabia
meridionale; sono molte centinaia, anche se spesso mutile, le epigrafi
provenienti da tutti i centri della regione: Sana, Haz, Shibam Kaukaban
(= Shibam Aqyan), Shibam Sukhaim (od. Ghiras), Hadaqan, Huqqa,
Amran, Riyam a nord di Sana e Ghaiman, Hakir, Zafar a sud sono solo
i più importanti. Ad esclusione di Zafar, tutto l'altopiano ha restituito
abbondante materiale dalla seconda metà del 1 alla fine del III secolo; la
distribuzione areale e cronologica non è omogenea, naturalmente, e ogni
centro ha conosciuto il suo momento più o meno breve di fioritura; è
comunque significativo che con l'inizio del IV secolo la produzione di
epigrafi abbia conosciuto un nuovo lungo periodo di crisi (fig. 1 5 5 ) .
È stato dunque il periodo dei «re di Saba e Dhu-Raydan» quello in
cui l'altopiano ha prodotto la grande maggioranza delle sue iscrizioni:
nelle epigrafi ricorrono spesso i nomi dei sovrani, anche come autori dei
testi; sono prevalentemente testi votivi o commemorativi di costruzioni
pubbliche e private; molto meno frequenti sono invece le iscrizioni di
natura funeraria, tra le quali spiccano per originalità alcune stele, di pro
venienza e datazione incerte, con scene figurate, anche su due registri,
di fattura relativamente rozza. I numerosi riferimenti all'erezione di pa
lazzi, che erano forse specie di castelli, e all'esecuzione di opere idrauli
che come dighe e canali rivelano una fase di prosperità economica no
nostante l'instabilità politica e le continue guerre, che evidentemente por
tavano benessere ai vincitori. Nelle iscrizioni votive di maggiore esten
sione non mancano le notizie di ordine politico e militare che si aggiun
gono a quelle fornite da Marib: ricordiamo CIH 1 5 5 da Hakir e CIH
308 da Riyam, che parlano di alleanze con Abissini e Hadramuteni; CIH
269 che menziona una guerra tra la tribù di Bakil e i Himyariti; Iryani
40 che dà la versione himyarita di un episodio narrato in Ja 5 76+ 5 77; no
tizie storiche si trovano specialmente nelle iscrizioni di Riyam. CIH 448,
da Hakir, ricorda il restauro delle mura di questa città da parte di Yasir
Yuhanim e dcl suo coreggente Shamir Yuharish, ma i lavori si protras-
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
a e
Figura 1 5 5 . Iscrizioni sabee dell'altopiano. a) l�y'ft I ç/n's,m Il hqny I s,ms,m I
b'lllt l fnwtm I ms3ndn 1 11 �gn I yqht I bms . ' lllh I ws,ms,m I ltsJllnhw I n'mtm I
wy llfym I «Lahayatht della tribù di Nuas ha dedicato a Shams, signora di Fan
wat, questa iscrizione come ella aveva ordinato nel suo oracolo; e Shams lo ac
cresca di prosperità e protezione» (Shams, «Sole», è una dea protettrice; le for
iniziale passata a y, come nel semitico nordoccidentale). - b) Frammento da
me yqht, perfetto di Ja pers. femm., e yfym, nome, mostrano un dialetto con w
Haz: ç/r� 'l I ybt/,l I wbrqm I w ... «Dharahil Yakhdhul e Bariq e ... ». - e) Fram-
mento da Sana: . . . krb I bnw I rs,mm Il ... ?hmw I ys,r� 'l I 's,[r'] « ... karib della
tribù di Rasam ... il loro patrono Yasrahil Asra» (quest'ultimo è un personaggio
importante ricordato anche in altre iscrizioni; la parola «patrono» è tratta dalla
radice �?y).
sero alquanto, perché un'iscrizione rupestre presso Rada,' lasciata da un
gruppo di persone, dice che queste si stavano recando a Zafar per rico
struire la città per ordine di «Shamir re di Saba e Dhu-Raydan». Shamir
Yuharish fu l'ultimo re di Saba e Dhu-Raydan e il primo che adottò la
titolatura lunga con la menzione di Hadramaut e Yamnat (esplicita te
stimonianza nell'iscrizione Ja 66 1, dal tempio Awam di Marib).
Tra le iscrizioni votive di tipo tradizionale meritano una menzione
quelle su lastre di bronzo provenienti in numero notevole da un tempio
di Amran, senza tuttavia la «confessione» dei peccati. La relativa ric
chezza del periodo è confermata dai non pochi oggetti di bronzo offerti
nei templi: si notano particolarmente le grandi statue virili dedicate da
Dhamaralay Yuhabir e suo figlio Tharan (metà 11 secolo) a Nakhlat al
Hamra e il cavallo conservato a Dumbarton Oaks (Washington); note-
' Cf. C.J. Robin, Documents de l'Arabie antique, m.2. Une inscription rupestre des envi
rons de Rada', in Raydan 6 ( 1 994), pp. 70- 72.
342
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
vole anche la porta (di bronzo?) attualmente riutilizzata nella Moschea
Grande di Sana; diffusi sono anche i bruciaprofumi a base tronco-conica.
La progressiva diffusione del sabeo come lingua scritta in tutta l'Ara
bia meridionale e l'espansione delle tribù himyarite hanno favorito la
produzione di iscrizioni sabee sia nelle zone che in precedenza usavano
il qatabanico o l'hadramutico sia in aree rimaste fino allora illetterate,
come la pianura occidentale sul Mar Rosso o la regione a nord del Giauf
mineo. Iscrizioni monumentali sono state trovate, tanto per fare qual
che esempio, nella zona di Misal (antica Wa'lan) in area qatabanica; sul
Gebel Miswar, a circa 70 km a ovest di Sana; presso il wadi Shudaif, a
nord del Giauf sulla strada per Nagran; qualche sporadica epigrafe sa
bea si trovava anche a Qaryat al-Faw (antica Kahil), in piena Arabia
Saudita, sulla carovaniera che da Nagran portava verso la moderna Ri
yadh; nell'importante centro carovaniero di Qaryat al-Faw la scrittura
sudarabica era usata per esprimere un dialetto nordarabico. Abbastanza
numerose sono le iscrizioni votive su lastre di bronzo provenienti da
Shudaif, dove si trovava un importante santuario, chiamato Yaghru, che
gli Amir avevano eretto al loro dio Dhu-Samawi (figg. 1 5 2 e 1 5 6); alcu
ne epigrafi contengono la «confessione» ma è interessante una piccola la
mina che oltre a una brevissima iscrizione presenta anche la raffigura
zione di una coppia nuda in atteggiamento erotico.
a
Figura 1 5 6. Iscrizioni sabee. a) Iscrizione funeraria da Qaryat al-Faw: qbr I
m'wyt I bn I rb't I <}'1 1 ... I [qJ ll�?nyn I mlk I q�?n I wm<}�g I bny I 'lllh I 'bdh I
hf'm I bn I brn I <}'1 1 'l' «Tomba di Muwiya figlio di Rabia, della tribù di ... , il
qahtanita, re di Qahtan e Madhhig. L'ha costruita per lui il suo servo Hafam
figlio di Baran, della tribù di Ila» . - b) Iscrizione rupestre da Shudaif: 'ls,r� I
y�fj,b I w'b llyhw I y'zl I byn I mlk l lY I srb' I w<}rydn I bny Il fr'm I ynhb I mlk I
s , b ' Il b 'lhn I 'dy I m�rllmn I <}ygrw «Ilsharah Yahdub e suo fratello Yazail Ba
yin, i due re di Saba e Dhu-Raydan, figli di Fari Yanhub re di Saba; quando vi
sitarono in una spedizione amichevole il dio presso il santuario di Yaghru».
343
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
Le iscrizioni rupestri hanno accompagnato spesso la produzione epi
grafica sudarabica, talvolta come indispensabile complemento, special
mente nei pressi di santuari o di tombe; in certi momenti esse hanno svol
to un ruolo fondamentale, come nel caso della fase iniziale della storia
sabea (complessi del Gebel Balaq e del wadi Yalà) e nel momento mi
gliore dell'area qatabanica (i decreti attribuibili all'incirca al III sec. a.C.).
A partire dal I sec. d.C. questo tipo di iscrizioni incomincia a diventare
più frequente: vi sono quelle commemorative qatabaniche del I-II seco
lo (ad al-Hadd) e quelle storiche hadramutiche di Uqla; il fatto che le
prime iscrizioni rupestri in lingua sabea della fase storica recente siano
di origine himyarita conferma che è questo gruppo etnico che predili
geva tale espressione grafica. Le zone di Qaniya e di Misal, non molto
distanti fra loro, presentano diverse iscrizioni, ·databili al I sec. d.C., che
ricordano la costruzione di dighe e canali che dovevano trovarsi lì vici
no; una particolare importanza riveste un piccolo gruppo di testi presso
Qaniya che testimoniano la vicina presenza di un tempio alla dea Sole;
accanto a questi si trova un'epigrafe di ventisette righe, scarsamente in
telligibile sia per la cattiva conservazione di alcuni segni sia per le parti
colarità linguistiche che essa presenta: il fatto che ogni riga termini con
le stesse consonanti -bk (la seconda è probabilmente il suffisso pronomi
nale -ki di seconda persona femminile singolare, almeno nella maggio
ranza dei casi), fa supporre che si tratti di una composizione poetica re
ligiosa in onore della divinità locale; quanto alla lingua, è molto difficile
che non si tratti del himyaritico parlato in quel momento, e cioè una for
ma evoluta di qatabanico con forti influenze nordarabiche: mescolanza
linguistica inevitabile in assenza di una lingua scritta. Un gruppo molto
importante di iscrizioni, non ancora completamente edite, è quello di
Misal; redatte da personaggi diversi, narrano gli avvenimenti militari ac
caduti per buona parte del III secolo, fornendo preziosi sincronismi tra
i vari sovrani nonché la possibilità di agganciare l'era himyarita a quella
cosiddetta di Ab'alay, che ebbe inizio verso il 70 d.C. Oltre all'iscrizio
ne di Rada, per il III secolo va ricordata un'iscrizione a Umm Lailà, 50
km a nord di Sada non molto lontano da Nagran, nella quale si men
ziona una guerra contro gli Abissini e la riparazione di cisterne; una
posizione particolare, proprio per il fatto di essere scolpite (anche ?) sul
la roccia, occupano le iscrizioni lasciate dai re sabei Ilsharah Yahdub e
Y azail Bayin con alcuni personaggi del seguito presso il già menzionato
tempio Yaghru di Shudaif: le iscrizioni ricordano la visita dei sovrani e i
lavori eseguiti per la riparazione di fonti del santuario stesso (fig. 1 5 6b).
All'inizio del IV secolo tutta l'Arabia meridionale è unificata sotto l a
344
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
dinastia himyarita, ma come abbiamo già detto questo non significò l'av
vento di un periodo di pace: le iscrizioni votive di Marib rivelano che le
campagne militari contro il Hadramaut si susseguirono per svariati de
cenni e che ci fu una ribellione nella stessa Zafar (Ja 667), per non parla
re delle spedizioni contro i nomadi. Sul piano della documentazione epi
grafica a partire da questo periodo si riscontra un cambiamento assai si
gnificativo: le iscrizioni di carattere privato, votive commemorative fu
nerarie, diminuiscono drasticamente di numero; il passaggio al monotei
smo, verificatosi intorno al 3 70, comportò il totale abbandono dei tem
pli e dei santuari pagani con relativa scomparsa di iscrizioni votive, non
sostituite da quelle della nuova religione nemmeno nella fase cristiana.
Osservando la documentazione esistente si riceve l'impressione del
l'eclisse quasi totale della società precedente: le iscrizioni sono ormai
appannaggio della famiglia reale e di un ristretto gruppo di nobili, che
quando non si trovavano in guerra si costruivano palazzi nelle loro gran
di proprietà agricole alle quali dedicavano peraltro grandi cure.
Tra le iscrizioni più notevoli del
IV secolo vanno ricordate due epi
grafi rupestri, una presso Masnat
Marya, poco a nord-ovest di Dha
mar, l'altra ad Abadan, presso il wa
Figura 1 5 7 . Iscrizione rupestre presso
Abadan. w 'lm I bn I hrbb I wjjs,m I
di omonimo nel Hadramaut sud-
's,tr I 4n I ms Jndn 11 l'mr'hw I 'lht I occidentale; entrambe sono di età
yz 'n «Wail figlio di Harbakh ha re- premonoteista. La prima, datata al
datto il testo di questa iscrizione per l'anno 434 dell'era himyarita ( 3 24
i suoi signori, gli Yazaniti». d.C.), ricorda la costruzione di stra-
de di montagna; nell'altra, datata al 470 (360 d.C.), alcuni nobili locali
raccontano in maniera dettagliata le loro imprese militari, compiute spe
cialmente verso il centro della penisola araba, e più succintamente i mi
glioramenti apportati alle loro terre, i palazzi costruiti e le loro cacce.
Un dato interessante fornito da questa seconda iscrizione è che accanto
ad essa si trovano brevi iscrizioni che ricordano i nomi di colui che ave
va scritto il testo (fig. r 5 7), di quello che l'aveva inciso sulla roccia e di
quello che aveva diretto l'incisione: epigrafi che testimoniano la rilevan
za sociale di questo tipo di documenti. Malkikarib Yuhamin fu l'ultimo
sovrano menzionato nelle dediche di Marib e il primo che lasciò una
iscrizione monoteista,' datata all'anno 493 ( 3 8 3 d.C.); ' a partire da que-
1 Cf. G. Garbini, Una bilingue sabeo-ebraica da Zafar, in AION 30 ( 1 970), pp. 1 62 - 1 63;
tale iscrizione è quasi identica (cambia soltanto il nome del palazzo costruito) a RES
3 3 8 3, della quale si rnnosccva solo la traduzione di E. Glaser, priva dcl nome iniziale.
345
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
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11 �? �Tl··V �0� P:f,,1Jr,)�u·,11U
a b
Figura 1 5 8. Iscrizioni commemorative. a) Iscrizione giudaica da Zafar: yhwd' I
ykf I br' I whwtrn I whs,qrn 1 11 bythw 1 ... br</! I wbzkt I mr'hw I ç/br' 1 11 nfs ,hw
I mr' I �yn I wmwtn I mr' 1 1 1 s,myn I w 'n/,n I ç/br' I klm I wb#t 11 s,'bhw I ys3r'l I
. .... « Yehuda Yakkuf ha costruito fondato e ricoperto' la sua casa ... con l'aiuto e la
grazia del suo Signore che ha creato la sua anima, il Signore dei vivi e dei morti,
il Signore del cielo e della terra che ha creato tutto; e con la preghiera del suo
popolo, Israele» (le righe non corrispondono a quelle dell'originale; nel mono
gramma centrale di questa elegante iscrizione vi sono alcune parole in ebraico,
tra cui il nome dell'autore yhwdh; nella parola br' della quarta riga l'incisore
dell'epigrafe aveva omesso l'ali/ finale, aggiunto poi con tratti leggeri). - b) Par
ticolare di un'iscrizione da Zafar che ricorda la costruzione di un palazzo (il di
segno è stato tratto, con modifiche, dalla p. 342 di J. Ryckmans, L 'institution
I s,b ' I w 11 . .... I w'rbw I ws,tqfw 11 ..... w I bythmw I wkl 1 11 .....fdw I bythmw I
monarchique en Arabie méridionale avant l'Islam, Louvain 195 1 ): ..... 'm I 'mlk
w '/ 11 ..... tmnyy I wbms, I m 'tm 1 1 . .... « .... (Yan)am, i re di Saba e ... e hanno of-
ferto e consacrato ... la loro casa e tutto ... (hanno dedi)cato la loro casa e ... (nel-
l'anno) cinquecentottanta(due) ... » (cioè nel 472 d.C.).
sta data le iscrizioni monumentali in sabeo provengono in grande mag
gioranza da Zafar, anche se sono state trovate nei villaggi vicini, come
Mankath e Beit el-Ashwal. Negli ultimi decenni del IV secolo e nella pri
ma metà del v le iscrizioni continuano ad essere piuttosto scarse: qual
che epigrafe, frammentaria per lo più, ha consentito la ricostruzione del
le successioni dinastiche; altre ricordano la sistemazione di terreni agri
coli nella regione, tra Qataban e Hadramaut, occupata dalla grande tri
bù di Yazan: una rupestre, datata al 450 dell'era cristiana, presso Azzan;
un'altra proveniente da Nisab; un'altra ancora, di provenienza ignota,
datata al 475 d.C. Intorno al 425 il re Abkarib Asad (11) con suo figlio
coreggente condusse una spedizione militare nel cuore dell'Arabia con
la quale riuscì a stabilire accordi con le grandi tribù locali; di questi av
venimenti dà notizia un'iscrizione rupestre (Ry 5 09) incisa presso il wa-
2 Talvolta si parla dell'anno 378: la differenza deriva dall'anno di inizio dell'era himyari
ta, per il quale molti preferiscono il 1 1 5 a.C. invece del 1 1 0 qui seguito.
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
\� i11 Q)n � ti � m Q) n i' h�i\\czi ?n �
\F'\ 7'1'-1 't n"! q \ >Y q f d�AI f l>l'rn ti
l fl>'t'Jf'1°Q)J>fnR\ i °lfH' "'
. . . \ Jt� �ffico l � h �+ca\ �f\ fi �-\ Li �0�n
'"" 11 i 91 "' "" � nD \� �'oi�m h x 111
' �?q fi 1 1t11ixr� ,�n9 r 1 ;1ilf>a
V1 >P\ì' \"� nY � I F\0\ftl� ?11 lfl!�of1
I R�o \\oo\ r, �n\'h I� R \ D > + Jj<i>\ � FI >0 CD
. . . . \ ')I.'+. f\
Figura 1 59. Iscrizione rupestre a Hima (estratti) . ..... b�rw I mr'hmw I mlkn I
yws if I Il 's, 'r I y(r I kdhr I qls,n I whrg 1 11 '/.Jbs,n I b·?fr I w'ly I /.Jrb 1 11 's,'rn I
wrkbn I wfrs,n I wmpwn I . .... Il wts,!rw I dn I ms,ndn I qyln 1 11 s,rl_J 'l I yqbl I
dyz 'n I kqrn 1 11 b'ly I ngrn I bs,'b I dhmdn I hgrn 1 11 w'rbn I nqrm I bn I 'z 'nn I
w "rb 1 11 kdt I ..... « ... essi accompagnarono il loro signore Yusuf Asar Yathar
quando distrusse la chiesa e uccise gli Abissini a Zafar e affrontò in battaglia gli
Asar, i Rakab, i Faras e Makhwan ... e hanno scritto questa iscrizione il qayl
Sharahil Yaqbul di Yazan quando assediò i cittadini di Nagran con il popolo di
Hamdan, cittadini e nomadi, e l'esercito degli Uzun e gli arabi di Kinda ... » (le
righe non corrispondono a quelle dell'originale; il primo segno del toponimo
Zafar è praticamente indistinguibile da �; notare la presenza di s, invece di s3
nella parola ms ,nd «iscrizione»).
di Masil, press'a poco a metà strada tra La Mecca e Riyadh. ' Qualche an
no più tardi, nel 4 5 4, la grande diga di Marib subì seri danni, ma l'anno
successivo il re Sharahbil Yafur poté erigere una grande stele sui cui
quattro lati egli narrava le riparazioni da lui eseguite (CIH 5 40); il re
gno relativamente lungo di questo sovrano ci ha lasciato diverse iscrizio
ni, tutte relative alla costruzione di palazzi; verso la fine del secolo tro
viamo nel Giauf mineo un'iscrizione datata al 486 nella quale un grup
po di Yazaniti commemora la sistemazione agricola e la costruzione di
un palazzo in quella zona, che evidentemente era rimasta spopolata.
Nei primi decenni del VI secolo non si verificano cambiamenti e la pro
duzione epigrafica continua le tipologie precedenti: nuovi palazzi sono
eretti a Zafar (fig. 1 5 8) (uno ospitava ambasciatori etiopici) e si ha noti
' Le iscrizioni rupestri indicate con le sigle da Ry 506 a Ry 5 ro furono scoperte durante
la missione compiuta da Philby e G. Ryckmans in Arabia Saudita nell'inverno 1 9 5 1 - 1 9 5 2.
347
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
zia anche di uno costruito a Marib nel 5 04 (Fa 74); un'iscrizione rupe
stre presso Yanbuq, non lontana da Maifaat nel Hadramaut, è stata la
sciata nel 5 l 5 da un gruppo di Yazaniti che tornavano da una razzia e da
una caccia; nel 5 2 1 il re Maadkarib Yafur tornò nell'Arabia centrale e
lasciò una sua iscrizione vicino a quella del suo predecessore che vi era
stato un secolo prima (Ry 5 10). Poi improvvisamente si verificarono le
drammatiche vicende provocate dal re giudeo Yusuf Asar Yathar (chia
mato dhu-Nuwas «quello con i riccioli» nelle fonti arabe): strage di
etiopici e distruzione della chiesa a Zafar, guerra contro gli etiopici nel
la Tihama, persecuzione dei cristiani di Nagran, sbarco delle truppe ak
sumite in Yemen (fig. 1 5 9). Questa prima fase della guerra è narrata in
tre iscrizioni rupestri lasciate più di l OO km a nord di Nagran (Ry 507 e
Ja 1 028 a Hima, Ry 508 a Kaukab) dai generali di Yusuf nell'anno 5 22;
gli avvenimenti degli anni successivi, che videro tra l'altro la morte del
re giudeo, sono incerti. Ad essi si accenna sommariamente nell'iscrizio
ne rupestre lasciata da un gruppo militare ostile agli etiopici che si era
fortificato a Husn al-Ghurob, di fronte al porto di Qana nell'anno 5 3 0
(CIH 62 1 ); resta dibattuta l a testimonianza dell'iscrizione frammentaria
Istanbul 7608bis. Dopo diversi anni troviamo sul trono himyarita un
usurpatore abissino, Abraha, probabilmente un governatore di Aksum
che si era reso indipendente; nel 548 toccò a lui riparare per l'ultima vol
ta la diga di Marib, redigendo una lunga iscrizione, tipologicamente si
mile a quella di Sharahbil, in cui narrava anche le ribellioni che aveva do
vuto domare, l'epidemia che era scoppiata durante i lavori e le ambasce
rie di Aksum, Bisanzio e Persia che si erano recate presso di lui (CIH
5 4 1 ). Nel 5 5 2 Abraha lasciò un'iscrizione a Muraighan (più di 200 km a
nord di Nagran), dove si era recato a reprimere una rivolta degli Amir
(Ry 5 06); sei anni più tardi egli è ricordato in una breve iscrizione rupe
stre presso Marib (Ja 54 5). L'ultima iscrizione sabea datata (CIH 3 2 5 ) è
stata trovata nella pianura presso il Mar Rosso, all'altezza del Giauf mi
neo: ricorda la costruzione di una cisterna e risale all'anno 669 dell'era
himyarita (5 59 d.C.) ed è presumibile che non siano state più scritte
iscrizioni in sabeo dopo la fine del VI secolo. 1
Praticamente trascurabile è l'apporto delle monete e dei sigilli all'epi
grafia sabea del 1 millennio d.C.: pochissimi questi ultimi, con soli mo-
1 La testimonianza più recente della scrittura sudarabica è costituita da una brevissima
epigrafe incisa su una roccia nei pressi di Nagr;m, dove un individuo di religione mu
sulmana lasciò due iscrizioni in arabo e una, col suo nome, in grafia sudarabica; l'analisi
paleografica del testo arabo indica una datazione al rx secolo: cf. S. Al-Said, Early South
Arabian-lslamic Bi/inguai lnscription from Najran, in AAE 1 5 (2004), pp. 84 - 88.
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
nogrammi; 1 le leggende monetali del periodo dei re di Saba e Dhu-Ray
dan presentano il nome rydn insieme con quello di alcuni sovrani. Do
po il III secolo lo stato himyarita non batte più moneta propria ma usò
monete etiopiche o romane.
Figura 1 60. Iscrizione sabea su bastonci
no. tty I blttn I r�yllm I qyts,yn I
whbtwll n rf'n I lm'qlm I dll'r'tm I bn I
md'y I bll'mhw 1 lmr'hw I ml ' lln I bwrb
I dn'm I 4brllf I m'dkrb I bn I tb ll 'krb I
bn I fd�m «Due buone monete blt con
le quali Wahabthawan Rafan garantisce
a Muadhal di Arat, figlio di Mudai, di
persona per suo figlio la somma. Nel me
se di Dhu-nim dell'anno di Madkarib
figlio di Tabkarib della tribù di Fadih».
Il nuovo settore dell'epigrafia sudarabica costituito dalle iscrizioni
corsive su bastoncini di legno (talvolta piccioli di palma; fig. 1 60) stenta
a decollare. Scoperti i primi esemplari nel 1 970, solo nel 1 9 8 5 un picco
lo gruppo di studiosi ha avuto accesso a questo materiale, che nel frat
tempo si è molto arricchito: uno studioso ha parlato di migliaia di testi; ì
una prima selezione di sedici testi sabei è stata pubblicata nel 1 994; 3 da
allora hanno visto la luce due testi minei, due hadramutici 4 e sette sa
bei. Quasi tutti i bastoncini in sabeo sembrano datarsi tra il I e il III sec.
d.C., ma il più recente porta la data del 49 5 dell'era himyarita (3 8 5 d.C.).
Queste iscrizioni, che rappresentano l'equivalente sudarabico dei papiri
e degli ostraka semitici nordoccidentali, sono di difficile interpretazione
sia per la scrittura sia per la lingua: attinenti alla vita quotidiana (lettere
private, piccole transazioni economiche) presentano un lessico spesso
diverso da quello usato nelle iscrizioni ufficiali, sia monumentali sia ru
pestri. Degno di nota è comunque il fenomeno dell'uso della lingua sa
bea anche in privato da parte di genti che parlavano ormai una lingua
diversa; il fatto che le lettere siano redatte (come nell'Egitto aramaico)
da scrivani pubblici dimostra che l'amministrazione himyarita conside
rava il sabeo come propria lingua ufficiale a tutti i livelli. Il che natural-
1 I monogrammi costituiscono una caratteristica dcli' epigrafia ufficiale sudarabica: si trat
ta di nomi propri, in genere di sovrani o comunque di personaggi di alto rango, scritti in
un unico blocco di segni armonicamente disposti.
, ]. Ryckmans, nell'articolo del 1997 citato nella nota bibliografica relativa alle iscrizioni
minee nel capitolo precedente (sopra, p. 294).
3 Cf. guida bibliografica, sezione A VI a.
4 Cf. nota bibliografica alle iscrizioni minee (sopra, pp. 294 s.) e alle iscrizioni hadramu
tiche (1) (sopra, p. J 24).
3 49
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
mente non impediva, come accadeva spesso anche nelle iscrizioni uffi
ciali, che elementi nordarabici penetrassero in questa tarda manifestazio
ne del sabeo, per non parlare dell'influenza del himyaritico.
A conclusione della trattazione delle iscrizioni sudarabiche è oppor
tuno ritornare brevemente sulla paleografia di questo materiale. Abbia
mo detto, dopo aver presentato le iscrizioni minee, che il fallimento del
metodo paleografico di J. Pirenne, il solo esistente attualmente, è dovu
to al fatto di aver affidato a particolarità stilistiche (in primo luogo la
proporzione dei segni) il compito di rivelare un processo di evoluzione
grafica costante e regolare: ma in realtà un tale processo non è mai esi
stito. Nonostante le complesse vicende politiche, la cultura sudarabica è
sempre stata fortemente conservatrice, come dimostra in primo luogo il
mantenimento del sabeo come lingua ufficiale anche da parte delle di
nastie himyarite. Nell'ambito della scrittura monumentale si è verificato
un fenomeno analogo: a differenza di tutte le altre scritture semitiche che
l'hanno preceduta e accompagnata, la scrittura sudarabica (tav. 1 4), con
tre sole eccezioni, non ha mai cambiato la forma dei suoi segni, antici
pando significativamente una caratteristica che sarà tipica della scrittura
araba islamica. L'analisi paleografica delle iscrizioni sudarabiche si pre
senta difficile proprio a causa di questa tendenza conservatrice che osta
cola fortemente i cambiamenti e, una volta verificatisi questi, la loro dif
fusione: perché dovrebbe essere noto (ma non sempre lo è) che nel me
todo comparativo, epigrafico o linguistico che sia, sono gli elementi in
novativi e non le persistenze di arcaismi a fornire una base cronologica
a un processo evolutivo.
Le più antiche iscrizioni sudarabiche (vm e vn sec. a.C.) sono carat
terizzate dall'eventuale presenza di forme che possiamo definire ancora
teimanite. Poi, per qualche secolo, si afferma una scrittura mineo-sabea
comune, «classica», caratterizzata da forme armoniose in cui predomina
l'angolo retto. A un certo momento incominciano a manifestarsi, pres
s'a poco contemporaneamente, due fenomeni che si affermeranno defi
nitivamente solo dopo un certo tempo: gli angoli retti di alcuni segni (alij;
t},, n) diventano obliqui; i due triangoli del segno m tendono a fondersi
in un'unica linea curva. Queste due innovazioni compaiono sporadica
mente al tempo degli ultimi due mukarrib (Fa 69, JNES 2002) ma si af
fermano solo dopo i primi re di Saba (Ja 5 5 5), tranne che per il segno d
che durerà più a lungo nella sua forma ad angolo retto. Il momento d i
questo primo cambiamento, che s i può collocare in u n periodo intorno
al 400 a.C., ha una notevole importanza perché rivela che l'innovazione
grafica si realizzò in concomitanza con la crisi che segnò il passaggio dal
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
la 2a lb 2b
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h � � � ) <D
ca. 400 a.C. Tavola 14.
Evoluzione della scrittura
� t:I � 2 ) CJ)
sudarabica.
III-II sec. a.C.
1. Forme antiche
ca. 1 00 d.C.
A lf l U > CD
(tra parentesi quelle arcaiche).
II-III sec. d.C. 2. Forme recenti.
3. Evoluzione dei segni
Ili 00 lfr 1ll > o Ifil v sec. d.C. più caratteristici.
periodo dei mukarrib a quello dei re di Saba. La mancanza di documen
tazione adeguata rende più difficile precisare il periodo in cui avvenne il
secondo cambiamento, il passaggio del segno r dalla forma curva a quel
la di angolo; probabilmente verso il III-II sec. a.C., in coincidenza con
la supremazia politica di Qataban. In effetti questa forma di r appare
tipica delle iscrizioni qatabaniche, anche se non limitata ad esse, e forse
non è un caso che contemporaneamente le stesse iscrizioni incomincia
no ad esibire le loro tipiche apicature alle estremità dei segni. Il medesi
mo segno r subisce un'ulteriore modifica: le estremità si arrotondano
verso l'esterno e l'angolo scompare: siamo forse verso la fine del I sec.
d.C. (o poco più tardi), quando si affermano i re di Saba e Dhu-Ray-
3P
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
dan. Questa innovazione sembra tipicamente himyaritica, anche se spo
radicamente si incontra anche in qualche iscrizione qatabanica, e avrà
largo successo. Le iscrizioni dell'altopiano, particolarmente numerose
nel n secolo, sono notevoli per la loro monumentalità un po' barocca: i
grossi segni in rilievo, inseriti entro linee orizzontali ben marcate, con
tratti spesso curvilinei e con apicature vistose, producono un innegabi
le effetto estetico. Queste ultime, insieme con la forma di r ad angolo,
fanno sospettare un probabile modello qatabanico per la maggior parte
delle iscrizioni nell'altopiano. Da questo materiale si distacca la bella e
grande iscrizione Iryani 40, databile verso la metà del III secolo; la men
zione del re himyarita Shamir Yuhahmid ci riporta all'ambiente cultu
rale della dinastia che fece di Zafar l'unica capitale: in questa iscrizione
troviamo non soltanto la forma più recente di· r ma anche alcune antici
pazioni delle forme che saranno tipiche delle iscrizioni a rilievo del pe
riodo monoteista, come il trattino aggiunto alla parte superiore di b e lo
sdoppiamento di w in due occhielli; questo è il terzo segno che ha
cambiato forma.
A partire dalla fine del III secolo si nota una netta differenza tra le
iscrizioni incise e quelle a rilievo: le prime presentano forme grafiche
piuttosto slanciate, eleganti, con un sapiente rapporto fra tratti più o
meno incurvati ed apici (questo avviene naturalmente nelle iscrizioni
monumentali); le seconde invece hanno segni più bassi, non di rado tozzi
e larghi, senza alcuno spazio tra loro, dando all'epigrafe un aspetto con
fuso, più ornamentale che grafico (fig. 1 5 8); una maggiore raffinatezza
formale si riscontra tuttavia nell'ultima grande iscrizione con caratteri a
rilievo, quella di Abraha. Occorre tuttavia tenere presente che tali diffe
renze non incidono sulla cronologia delle iscrizioni e che vi sono parti
colari non significativi: così ad esempio il trattino aggiunto superior
mente al segno b può essere completato da un altro trattino verticale o
sostituito da due trattini ad angolo.
Nota bibliografica
Oltre alle indicazioni fornite nella nota relativa alle iscrizioni sabee (1) si ve
da: G. Ryckmans, Une inscription chrétienne sabéenne aux musées d'antiqui
tés d'Istanbul, in Muséon 59 ( 1 946), pp. 1 6 5 - 1 72. - F.V. Winnett, Himyarite
Bronze Tablet, in BASOR I l o ( 1 948), pp. 2 3 -2 5 . - A. Jamme, Inscriptions on
the Sabaean Bronze Horse of the Dumbarton Oaks Collection, in Dumbarton
Oaks Papers 8 ( 1 9 54), pp. 3 1 7-3 30. - A. Jamme, Inscriptions sud-arabes de la
collection Ettore Rossi, in RSO 30 ( 1 9 5 5), pp. 1 0 3 - 1 30. - G. Garbini, Una nuo
va iscrizione di Sarahbi 'il Ya'fur, in AION n.s. 19 ( 1 969), pp. 5 59-566. - G .
352
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Garbini, Una bilingue sabeo-ebraica da ?afar, ibidem 30 ( 1 970), pp. 1 5 3 - 1 6 5 . -
G. Garbini, Un oroscopo himyarita, ibidem, pp. 439-446. - M. al-Iryani - G.
Garbini, A Sabaean Rock-Engraved Inscription at Mosna', ibidem, pp. 405 -
408. - F . Bron, Antiquités sud-arabes dans !es collections suisses, ibidem, pp.
549- 5 54. - G. Garbini, Iscrizione sabea nel Museo Nazionale d'Arte Orientale
in Roma, in Arte orientale in Italia, Roma 1 9 7 1 , pp. 2 5 -30. - G. Garbini, Iscri
zioni sabee da Hakir, in AION 3 1 ( 1 97 1 ), pp. 303-3 1 r . - G. Garbini, Iscrizioni
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sabaische Inschriften aus al-lfuqqa, in NESE 1 ( 1 972), pp. 103- 1 2 1 . - G. Gar
bini, Nuove iscrizioni sabee, in AION 3 3 ( 1 973), pp. 3 1 -46. - W.W. Miiller,
Sabaische Felsinschriften van der jemenitischen Grenze zur Rub' al-Ijalz, in
NESE 3 ( 1 978), pp. 1 1 3- 1 36. - F. Bron, Inscriptions et antiquités sudarabiques,
in Semitica 29 ( 1979), pp. 1 3 1 - 1 3 5 C. Robin - F. Bron, Deux inscriptions suda
rabiques du Haut- Yafi' (Sud- Yémen), ibidem, pp. 1 3 7- 1 4 5 . - C. Robin, Mis
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1978, in CRAI, 1 979, pp. 1 8 5 - 1 90 (Qutra 1 ). - A. Jamme, Pre-Islamic Arabian
Miscellanea, in Al-Hudhud. Festschrift Maria Hofner, Graz 1 9 8 1 , pp. 9 5 - 1 1 2. -
W.W. Miiller, Zwei sabaische Votivinschriften an die Sonnengottin Nami 74
und Yemen Museum I 96 5, in $ayhadica. Recherches sur !es inscriptions de
l'Arabie préislamique offertes . à A.F. L. Beeston, �an'a '-Paris 1987, pp. 68-73.
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353
Le iscrizioni sudarabiche dalla comparsa dei Himyariti alla conquista persiana
Ancient South Arabian Inscriptions, in PSAS 3 1 (2001 ), pp. 241 -248. - S. Wen
inger, More Sabaic Minuscule Texts from Munich, ibidem 32 (2002), pp. 2 1 7-
223. - F. Bron, Trois inscriptions sabéennes sur bronze, in Etudes Bibliques et
Proche-Orient ancien. Mélanges offerts au Père Paul Feghali, Beyrouth 2002,
pp. 3 5-48. - I. Gajda, N. Nebes e S.A. Frantsouzoff hanno pubblicato nuove
iscrizioni in Scripta Yemenica, rispettivamente alle pp. 1 97-202, 274-288 e 3 20-
3 3 2. - S.F. Al-Said - S. Weninger, Eine unvollendete sabaische Urkunde, in AAE
I 5 (2004), pp. 68-71 .
L'iscrizione bilingue in aramaico giudaico e sabeo, attribuita all'inizio del v
sec. d.C., pubblicata da J. Naveh nel 2003 e ristudiata da G.W. Nebe e A. Sima,
Die aramaisch/hebraisch-sabaische Grabinschrift der Lea, in AAE I 5 (2004), pp.
76-83, va considerata un falso, come lasciano intuire la provenienza sconosciuta,
l'utilizzazione di una pietra già rotta al momento dell'incisione e la scarsa vero
simiglianza linguistica della versione sabea (più breve di quella aramaica) che ri
flette la poca conoscenza che oggi abbiamo di questa lingua.
1 2. Le iscrizioni etiopiche
(vm sec. a.C. VI d.C.)
-
Prima di affrontare l'esame dell'ultimo gruppo di iscrizioni semitiche
antiche è forse opportuno volgere indietro lo sguardo per un momento,
per capire meglio il senso di quello che ci aspetta. Scendendo nel tempo
a partire dalla metà del II millennio a.C. e spostandoci nello spazio dap
prima da ovest verso est e poi da nord a sud si sarà potuto notare il di
verso peso che la documentazione epigrafica ha assunto progressivamen
te come testimonianza di fatti linguistici e di avvenimenti storici. Dopo
i primi incerti documenti del II millennio a.C., che hanno fatto intrav
vedere, senza illuminarle, situazioni inaspettate lungo la costa mediter
ranea, il materiale fenicio ci ha consentito dal punto di vista linguistico
di dare uno spessore storico alle varietà del cananaico, di cui l'ebraico
biblico costituisce la fase più recente; dal punto di vista storico esso ha
colmato qualcuna delle molte lacune che la tradizione classica ci ha la
sciato insieme con le notizie su questo popolo.
Le iscrizioni aramaiche del I millennio a.C. ci hanno fatto conoscere
da un lato le fasi più antiche di questa lingua e la vivacità politica degli
Aramei nel periodo più antico della loro storia, dall'altro l'annienta
mento di questo popolo operato dagli eserciti assiri e babilonesi e la sua
sostituzione con altre stirpi che con esso avevano in comune soltanto la
lingua; quando anche queste ebbero raggiunto un alto grado di cultura
e di organizzazione politica, furono a loro volta travolte da nuovi pa
droni stranieri.
Con le iscrizioni nordarabiche abbiamo visto emergere una nuova
lingua, troppo imperfettamente documentata, e nuove genti che erano
rimaste nell'ombra di una sostanziale preistoria; nomi di popoli e di
città dell'Arabia settentrionale menzionati nelle antiche memorie hanno
incominciato a concretizzarsi; questo fenomeno ha assunto dimensioni
grandiose con le iscrizioni sudarabiche, che ci hanno rivelato una nuova
e imprevedibile lingua con i suoi dialetti e una civiltà più che millenaria
di altissimo livello e completamente dimenticata. Più ci allontaniamo dal
Mediterraneo più l'epigrafia semitica diventa importante. Ora lasceremo
la penisola araba e passeremo nel Corno d'Africa, dove neppure l'Egit
to era giunto; e scopriremo che qui le iscrizioni semitiche sono fonda-
355
Le iscrizioni etiopiche
mentali per l'origine stessa di una nuova civiltà e di una nazione mo
derna.1
La parte settentrionale dell'altopiano etiopico ospitò, come abbiamo
visto nel capitolo I o, una colonia sabea che poco prima della metà del I
millennio a.C. lasciò iscrizioni monumentali. Episodio apparentemente
circoscritto, questo si inserisce in realtà in un complesso e lungo pro
cesso storico che portò, intorno all'inizio dell'era cristiana, alla creazio
ne del regno di Aksum. Della fase formativa di questo si ignora prati
camente tutto, dalla lingua alla composizione etnica: gli studi sull'origi
ne della lingua e la cultura etiopica non sono molti, ma va rilevato che
da quando è aumentata la documentazione epigrafica, nell'ultimo mez
zo secolo, si è contemporaneamente affermata un'impostazione ideolo
gica, da parte dei pochi studiosi europei che hanno operato sul terreno,
che non soltanto non ha portato ad alcun risultato concreto ma ha nuo
ciuto alla stessa ricerca scientifica. Le origini etiopiche sono strettamen
te legate alla documentazione epigrafica, peraltro assai povera: solo una
corretta valutazione di questa può fornire qualche indizio per una valu
tazione generale per la quale è indispensabile altresì prendere in consi
derazione i dati linguistici. In questo capitolo saremo perciò costretti a
procedere diversamente che in quelli precedenti: il quadro storico gene
rale sarà la conclusione dell'esame delle iscrizioni, la cui successione
cronologica dovrà essere stabilita con un esame diretto del materiale.
La nostra ricerca prenderà inizio da ciò che è noto, e cioè le iscrizioni
monumentali sabee. Superate ormai le incertezze provocate dalle discus
sioni sulla cronologia sudarabica, oggi appare ragionevole datare tali
iscrizioni, approssimativamente, tra la seconda metà del VII e il VI sec.
a.C., cioè un secolo prima di quanto ipotizzava C. Conti Rossini all'ini
zio del Novecento; ' la lingua, come tutta la cultura espressa da tali iscri
zioni, è sabea, con qualche tratto fonetico di tipo dialettale rispetto a
quella delle iscrizioni yemenite,3 delle quali è opportuno ricordare il
conservatorismo. Come si è già accennato nel capitolo I O (sopra, p. 308),
i coloni sabei venuti dallo Yemen non hanno lasciato soltanto iscrizioni
monumentali ma anche diverse iscrizioni rupestri, specialmente nella
zona a sud di Addì Qayèh: si tratta di iscrizioni in grafia monumentale
il cui tracciato, tuttavia, varia da una stretta aderenza a quest'ultima a for-
1 Attualmente le nazioni sono in realtà due, dopo che l'Eritrea ha ottenuto l'indipendcn·
za nel 1993.
2 C. Conti Rossini, Sugli lfabastit, in RANL, ser. v , 1 5 ( 1906), pp. 39· 5 9, in particolare
p. 5 6; cf. anche Idem, Storia d'Etiopia, Bergamo 1 928, pp. 1 0 1 - 1 02.
3 Cf. G. Garbini, Origini etiopiche, in Mélanges David Cohen, Paris 2003, pp. 269-270.
Le iscrizioni etiopiche
me più libere che si avvicinano a quelle di tipo nordarabico usate nelle
iscrizioni sudarabiche più antiche; l'uso di scrivere testi sulle pareti di
rocce o su pietre isolate fu dunque importato anche in Etiopia. Un par
ticolare significativo è fornito da due iscrizioni che hanno per autore lo
a b
Figura 1 6 1 . Iscrizioni rupestri sabee presso Addì Qayèh. a) Zona di Kelette Afa:
simbolo I wkl'l I bn I g'sry «Wakalil figlio di Gasay». b) Zona di Keban Mo
-
roro {inizio in basso a destra): simbolo I wkl'l 11 bn I g's,y (idem).
stesso personaggio (fig. 1 6 1 ); in un sito egli ha scritto il suo nome in bei
caratteri monumentali delimitati da una cornice (RE 89); non molto
lontano egli ha tracciato lo stesso testo, all'interno di un disegno raffi
gurante schematicamente uno stambecco, diviso in due righe: qui non
solo alcuni segni sono di tipo nordarabico ma le due righe vanno lette
cominciando dal basso, come accade spesso nelle iscrizioni nordarabi
che (RE 1 30). La contemporaneità tra la scrittura sudarabica e quella
nordarabica è ulteriormente confermata dal fatto che esistono iscrizioni
monumentali su pietra in grafia decisamente nordarabica, come ad esem
pio quelle su un altare e su una statuetta raffigurante un bovide prove
nienti dalla zona di Aksum. Questi dati rivelano che i Sabei di Etiopia
possedevano due sistemi di scrittura: quello sabeo monumentale, eviden
temente introdotto dai coloni provenienti dallo Yemen, e quello di tipo
nordarabico che, come abbiamo detto nel capitolo 8, era la scrittura
usata nello Yemen almeno fin dal IX sec. a.C., prima della creazione del
la scrittura monumentale classica.
Tra le iscrizioni rupestri dell'Etiopia rivestono una particolare impor
tanza quelle di Kesàd Qernì (fig. 1 62), pubblicate pochi anni orsono; '
la località si trova nell' Akkelè Guzay, in Eritrea. Si tratta di brevi epi
grafi in una scrittura che può definirsi monumentale per la sua regolari
tà e i cui segni presentano forti affinità con quelli della scrittura sudara
bica preclassica; la tipologia delle epigrafi (un nome preceduto dal sim
bolo a losanga) è la stessa di molte altre etiopiche; Astar, il grande dio
sudarabico, è quello invocato; l'onomastica, come sempre accade nelle
1 Cf. nota biblio�rafica.
357
Le iscrizioni etiopiche
a })X(7o1n't'?/\ I �r'{vv�()
b 0Jn\CD1\ nol' \ \'V g � I
' OIJ;i ( A l \<rt- d q �
d 'ii? A yJ1 \V
Figura 1 62. Iscrizioni sabee. a-e) Graffiti da Kesàd Qernì: a) (da destra) simbo
lo I 's ,hl I ly�k I 's,tr I «Ashahil. Che Astar ti dia vita»; b) (da sinistra) simbolo I
?r'n I b'l I lhmn I «Saran padrone di bovini» (l'iscrizione si trova sotto un dise
gno raffigurante un uomo e un grosso bovino); e) (da sinistra) simbolo I sr'n I
?dqn «Saran Sadiqan» (è presumibilmente il nome completo dello stesso perso
naggio dell'iscrizione precedente; il nome è scritto in mezzo a un gruppo di bo
vini). - d) Iscrizione su pietra da Matarà (da sinistra): ?'tkh (nome di persona)
iscrizioni etiopiche, è sabea ma in maggior parte nordarabica. 1 A tali
iscrizioni rupestri si può accostare, per la grafia, una breve epigrafe su
pietra trovata nello scavo di Matarà, presso Senafè (RE 65). Questo ma
teriale ci sembra sufficiente per affermare che prima dell'arrivo dei co
loni sabei autori delle iscrizioni monumentali, sull'altopiano etiopico si
trovava già un gruppo sabeo giunto in precedenza e che questo usava
una scrittura sudarabica preclassica, la cui spia più significativa è costi
tuita dal segno �· Per valutare adeguatamente, anche sul piano cronolo
gico, questa più antica scrittura etiopica occorre dire che questa non tro
va un riscontro immediato negli scarsi documenti costituiti dai cocci
graffiti provenienti da Hajar Bin Humeid e da Durayb (Yalà), i cui esem
plari più antichi si possono datare al rx sec. a.C.; questo non deve desta
re meraviglia, perché una scrittura a suo modo monumentale non può
essere paragonata a quella usata per graffire ceramiche prima o dopo la
cottura.2 Da un punto di vista generale appare invece proficuo confron
tare la scrittura di Kesàd Qernì con quella che si trova incisa sul più an
tico bastoncino di palma mineo, che oltre tutto presenta un alfabetario
1P. Marrassini, Ancora sulle 'origini' etiopiche, in Studi in onore di Edda Bresciani, Pisa
198 5 , PP· 303-3 1 5 .
2 Si noti tuttavia che il segno y che compare sull'altarino RE 31 in scrittura nordarabica
è simile a uno di quelli documentati a Durayb (Yalà).
Le iscrizioni etiopiche
in scrittura monumentale (sopra, p. 286 tav. r 3); 1 entrambe le scritture
sono infatti estranee all'ambiente ufficiale. L'arcaicità del documento
mineo, rispetto alle iscrizioni monumentali, è denunciata particolar
mente dalla mancanza del tratto verticale inferiore nei segni h e � e dalla
presenza del segno � a forma circolare con tre trattini in basso; le iscri
zioni etiopiche appaiono tipologicamente un po' più recenti, ma il se
gno � ne rivela la relativa antichità, mentre la forma del segno s, orizzon
tale anziché verticale, può essere considerata o come una reminiscenza
della scrittura settentrionale (fenicia) o come una precoce manifestazio
ne di una tendenza della scrittura etiopica che si svilupperà più tardi.
Dopo quanto si è detto, per queste iscrizioni si può suggerire una data
zione tra la fine dell'vm e l'inizio del vn sec. a.C.
a b
Figura 163. Iscrizioni rupestri sabee. a) A Dibdib, a sud di Senafè (sinistrorsa,
inizio in basso): simbolo l fs.t I dwltn I hqllnyt I lhbs, I 'bnllm I mtbbm «Fashat,
(donna) di Daula, ha dedicato a Hobas i figli in sacrificio» (le ultime due parole
potrebbero essere intese, con minore verisimiglianza, anche «una pietra per sacri
fici»; Hobas è una divinità sabea). b) Alfabetario di Dekanamo (bustrofedico
-
da destra in alto): w f r b s k n b � 11 f ' !/, g (?) t ? 4 d y l t �·
Passiamo ora a esaminare un altro gruppo di iscrizioni, incise anch'es
se nella zona a sud di Addì Qayèh. Si tratta di brevi iscrizioni tipologi
camente analoghe a quelle in scrittura sabea ricordate poco fa, ma la lo
ro grafia è decisamente nordarabica: in una di esse (RE 69) il segno m
presenta forme che si incontrano molto di rado in Etiopia ma che sono
usuali in Arabia e compaiono talvolta nella scrittura preclassica suda
rabica (ad esempio Ja 836 da Marib) (fig. 1 63a). È probabile che tali iscri
zioni siano contemporanee o quasi alle iscrizioni monumentali sabee,
ma quello che è importante rilevare è che esse rivelano quanto la pre
senza sabea si sia radicata in Etiopia: non è certo un caso che tali iscri
zioni siano spesso accompagnate da disegni di bovini, il cui allevamento
rappresenta un elemento fondamentale dell'economia etiopica. Questo
1 Cf. l'articolo di ]. Ryckmans 1 997 citato nella nota bibliografica relativa alle iscrizioni
mincc (sopra, p. 294).
359
Le iscrizioni etiopiche
gruppo di iscrizioni trova in un certo senso la sua sintesi in un rozzo
ma prezioso alfabetario scolpito presso Dekanamo (RE 1 6 5 ) (fig. 1 63b):
scritto secondo l'ordine alfabetico sudarabico, esso offre qualche utile
indizio sull'evoluzione della scrittura e della fonetica del sabeo di Etio
pia, anche se la sua lettura è meno sicura di quanto si voglia far credere:
le fotografie pubblicate dal RE sono praticamente illeggibili. Su quelle,
molto più chiare, pubblicate da L. Ricci nel 19 5 9 1 prima del segno w si
vedono, a una certa distanza e in dimensioni molto minori, tre segni di
cui il terzo è certamente s; in tal modo ignoriamo la forma di due segni
essenziali per la paleografia, � e m. È comunque importante rilevare la
posizione orizzontale di f e di t, mentre la strana forma di quello che
dovrebbe essere s fa supporre una scarsa conoscenza di questo segno (di
verso da quello individuabile prima della serie alfabetica). Interessante è
l'assenza dei segni per g e s 3 , mentre � è ripetuto due volte, una al suo po
sto l'altra al posto di ? (non è chiaro se il piccolo segno a forma di y che
precede t voleva rappresentare la consonante sudarabica ?); manca an
che il segno z, al cui posto la foto di Ricci mostra un segno serpentifor
me che potrebbe essere un s verticale. Da queste osservazioni si può de
durre che delle ventinove consonanti del sabeo yemenita, in Etiopia se
ne erano perdute almeno tre (sp g e rf,); la presenza, in questo alfabeta
rio, di segni ripetuti fa pensare che si tratti di un documento che voleva
ricordare una situazione precedente, non sempre ben percepita nella
sua realtà; la presenza di forme grafiche orizzontali (f e t) induce inoltre
a supporre che nel momento in cui l'alfabetario fu scritto, in maniera tan
to maldestra, era già in atto la trasformazione della scrittura, documen
tata dalle altre iscrizioni rupestri: il primo cambiamento fu probabilmen
te quello di �. che fu capovolto, seguito da quello di m, ruotato di no
vanta gradi (di solito verso sinistra, ma almeno in un caso verso destra)
come s, che oscillò nelle due direzioni, e d, che ruotò verso destra; la rota
zione di f comportò anche una leggera apertura su un lato. La scompar
sa dalle iscrizioni del segno t fa supporre una confluenza dell'interden
tale sorda in s, mentre la confluenza dell'interdentale sonora in z com
portò anche la trasformazione del segno rf,, che assunse una forma più
semplice.
Questo processo di trasformazione grafica che preparò il passaggio
della scrittura da nordarabica in etiopica (tav. I 5) è documentato dalle
iscrizioni rupestri sabee; non è tuttavia possibile per il momento asse
gnare una datazione a queste ultime: con molta probabilità esse scesero
1 L. Ricci, Iscrizioni rupestri dell'Eritrea, in RSE 1 5 ( 1 9 5 9), pp. 78 - 84, tav. III, figg. 7 e 7a.
Le iscrizioni etiopiche
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Tavola 1 5 . Scritture di Etiopia. 1. Scrittura sabea rupestre. 2. Scrittura etiopic�.
consonantica.
oltre il vr sec. a.C., ma non sappiamo di quanto. Con queste termina
quella che possiamo chiamare la «fase sabea» della civiltà etiopica: una
fase importante che ha posto le basi linguistiche e culturali di una civiltà
che si è evoluta grazie a una feconda fusione dell'elemento sabeo, venu
to dal di fuori, con la popolazione locale che ha reagito positivamente a
tale incontro. La totale mancanza di documentazione archeologica non
ci permette di valutare lo spazio temporale intercorso tra le ultime iscri
zioni «sabee» e le prime «etiopiche»: entrambe sono presenti nella loca
lità di Dekanamo e il fatto che questo sia finora il solo sito in cui si tro
vi un piccolo ma omogeneo gruppo di epigrafi rupestri etiopiche anti
che (cioè in scrittura non vocalizzata) costituisce un elemento di conti
nuità; questa non basta tuttavia a fare escludere un lungo intervallo cro
nologico tra i due gruppi di iscrizioni.
Il Periplo del Mare Eritreo ci fa sapere che nella seconda metà del r sec.
d.C. esisteva sulla costa africana una città portuale, Aduli, che dipende
va da un re che risiedeva ad Aksum; dopo più di mezzo millennio l'Etio
pia settentrionale conosce di nuovo una solida organizzazione politica
che con i traffici commerciali marittimi raggiunge un notevole grado di
Le iscrizioni etiopiche
H r1l \!}/\ +I H � l n L
?\ 1 H I/\ " n \fJ V I \Vr1i
rh n t w rh H-tJ ?i w r
)r !) &_ ) J W )? n j\ �
a b
Figura 1 64. Iscrizioni etiopiche. a ) Iscrizione funeraria su obelisco da Matarà
(da sinistra): zbwlt I z 'gbr 11 'gz 1 l'bwh I wsllbb I mbzt I 'w' 11 'lfn I wsbln «Que
sto è l'obelisco che ha fatto fare Agaz per i suoi padri; egli l'ha fatto trasportare
tazione incerta). - b) Parte dell'iscrizione di Safrà: 'bgg I zpbst Il zynS' I ngs Il 'fr
dai suoi amici Awa Alfan e Saba!» (la seconda parte dell'iscrizione è di interpre
I wkl't Il dmr I lsw' Il ss I dmr I zm llqbl I ts' I dllmr «Disposizioni relative al pa
ne. Quello che prende il re: dodici parti; al sacrificante: sei parti; quello che spetta
a colui che offre il sacrificio: nove parti» (è incerto il significato della parola dmr).
potenza: a partire dal III secolo ne abbiamo vista la presenza militare
nell'Arabia meridionale. In questo periodo ritornano sporadiche iscri
zioni monumentali su pietra e su oggetti di bronzo, alle quali è tuttavia
impossibile dare una datazione precisa. L'area da cui provengono le più
antiche iscrizioni etiopiche è la stessa che ha prodotto quelle sabee, con
un leggero prolungamento verso sud che arriva a coprire la regione di
Macallè; il centro più importante è però diventato Aksum, la capitale
del nuovo stato edificata, forse verso l'inizio del I sec. d.C., nella zona
che aveva visto notevoli realizzazioni architettoniche nel periodo della
colonizzazione sabea; l'antica capitale Yehà non ha restituito finora al
cuna iscrizione etiopica: probabilmente era stata abbandonata. Rispetto
al periodo antico non si può fare a meno di osservare che il regno di
Aksum, la cui esistenza occupa tutto il I millennio d.C. ma che sembra
essersi avviato alla decadenza verso la fine del VI secolo, dopo la conqui
sta persiana dello Yemen, ha prodotto un numero di iscrizioni alquanto
più ridotto, con vari periodi di assenza totale di epigrafi, nonostante la
recenziorità cronologica che ne avrebbe favorito la conservazione. Le
iscrizioni monumentali assegnabili al regno di Aksum presumibilmente
anteriori al VII secolo sono complessivamente una cinquantina, di cui
quasi la metà provenienti da Aksum; se a queste si aggiungono i graffiti
rupestri e le brevissime epigrafi vascolari si arriva al centinaio: un nu
mero decisamente scarso, anche se tali iscrizioni si distribuiscono pro-
Le iscrizioni etiopiche
babilmente su non più di quattro secoli. L 'importanza politica e cultu
rale del regno di Aksum ha trovato un adeguato riscontro nella produ
zione epigrafica soltanto durante il regno di Ezana (prima metà del IV
secolo), il sovrano che introdusse in Etiopia la religione cristiana.
Lasciando da parte le iscrizioni rupestri di Dekanamo, delle quali ab
biamo già parlato, e non molte altre analoghe di scarsa importanza, le
più antiche iscrizioni del periodo aksumita compaiono in diverse locali
tà (Aksum, Matarà, Anzà e Safrà) con caratteri di sostanziale affinità pa
leografica che presuppongono una fase precedente attualmente non do
cumentata. Quattro semplici pietre da Aksum e un elegante obelisco da
Matarà (fig. 1 64a) sono di natura funeraria, mentre altre tre epigrafi, una
da Matarà e le altre dalle località ora menzionate, restano di significato
oscuro: solo la pietra di Safrà sembra contenere un testo composito con
cernente la distribuzione di carni e di alimenti vari in connessione con
cerimonie religiose (fig. 1 64b). La scarsa comprensibilità di questi testi,
che vengono ipoteticamente datati alla seconda metà del III secolo, è
indice di una realtà linguistica non ancora compiutamente «etiopica»
(ge'ez) ma già lontana dal sabeo epigrafico che conosciamo, molto in
compiutamente, solo dalle iscrizioni monumentali; 1 si tratta forse della
stessa lingua testimoniata dall'iscrizione RE 287, da Tsehuf Emni, re
datta in caratteri sudarabici recenti, simili a quelli usati da Ezana, e in
una lingua dichiarata «sconosciuta» dagli editori del RE. La scrittura di
queste più antiche iscrizioni è tipicamente etiopica e derivata direttamen
te da quella delle iscrizioni rupestri sabee ma con un tratto caratteristi
co: la tendenza a dare una forma più o meno triangolare a segni come alef,
w, y e 'ayn (nelle epigrafi di Aksum la tendenza appare parzialmente
anche in t). In altre iscrizioni, che potrebbero essere un po' posteriori
(ma la cronologia è sempre molto incerta), compare un tipo di scrittura
diverso, caratterizzato dalla presenza di forme tipicamente sudarabiche,
come quelle di alef, y, m e �; sembra ovvio supporre che ci troviamo di
fronte a una conseguenza del contatto diretto con lo Yemen verificatosi
a partire dal III secolo: le iscrizioni sul bronzo trovato a Addì Gelemò e
su una pietra da Matarà (RE 1 80 e 1 8 1) illustrano chiaramente questa
situazione, tanto più che in entrambi i casi troviamo anche il tratto di se
parazione tra le parole.
Il desiderio di riconfermare, anche con questi espedienti grafici, i le
gami che univano il regno aksumita e quello himyarita sul piano politi
co (ovviamente con la supremazia del primo sul secondo) rispondeva a
1 La nostra scarsa conoscenza di questa lingua epigrafica è stata confermata dalle diffi
coltà incontrate nella decifrazione delle iscrizioni corsive su bastoncini.
Le iscrizioni etiopiche
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I D D Y Pl X 4' r\ 1 1 n lll ll X � 7 � J n x n i-t n
. . . . CD (1 Figura 1 6 5 . Estratti dall'iscrizione «trilingue» di
� m r;;J t>< n A bica: 'zn I mlk I 'ks1mm I wrf,bmrm 1 1 wrydnm I
Ezana. a) Inizio della redazione in scrittura sudara
� I V\l � ì l\ � I wbbs,tm I wsr b 'm Il wsrlbm I w�ymm I wks 1 m Il
� /\ rln i V�
wbgm I mlk I mlkn I bn I mhrmm 11 [ 5 } rf,'ytmw' I
n n a: m / r1i 11 y!/,b'mw I wb�bm I bbrm I gnym Il s 1 ds1tm I
'!/,rrm I brf,bm I bgm ll fnn I 'bwnm I s,'rf,nm I wbdfh
n A C'1 f m A ngs.tm I msrl I 'bzbhmm I . ... «Ezana re di Aksum,
.
ti c 1 co � 1 s dei Siyamo, dei Kasu e dei Begia, il re dei re, il figlio
di Himyar, Raydan, degli Abissini, di Saba, Salhin,
l W + � / <D
di Mahram, colui che non è vinto. Quando il popo
ct � © � V IN /
lo dei Begia si dimostrò ostile, allora mandammo i
nostri fratelli Seazana e Hadafaha per combatterli;
IO �n c1n m quando questi giunsero nella loro terra, sei re si sot
C I V:J a )-2<D/\ non corrisponde a quella originale; la parola mlk
tomisero con le loro genti ... » (la divisione delle righe
�I
nrh e ©11 f s «re» è sudarabica; il suffisso -m a molti nomi pro
'?!Ì n p<D vv I n pri è un sabeismo «maccheronico»; Mahram è il dio
Vp / CD cr. + + � tare il segno sudarabico ef, per l'etiopico z; alla riga
della guerra, reso con Ares nella redazione greca; no
1 5 YIN 1 1\ /\A rh Q / 7 la fine -mw della prima parola è un errore del lapi
S 7 W l � rn
cida per -wm). - b) Parte del testo in scrittura etio
pica alfabetica. ... wb l l �bm 'ksllm mngln 1 11 'lbsnhm
li 1 5 1 bsfo. I sllb'm I w ' llsrgwn I n llgstm I w l lfnwnhm
Il [ ro} ybr I bh llr I ml/, I dwl Il bhrn I wknn Il yssywm
I bllhy I wfttn ll!r 5 }hm I ll'bd Il ngs I 'b(d) (spazio vuoto) « ... e quando essi giun
sero ad Aksum presso di noi, li abbiamo vestiti secondo la massa dei loro uo
mini e avendo ornato i re li abbiamo mandati a risiedere nella terra di Madia,
una regione della nostra terra, e abbiamo ordinato che là li nutrissero e abbia
mo distribuito loro, per ognuno dei re ... » (il primo segno della parola 'ksm alla
seconda riga non è corretto; il lapicida ha omesso inoltre il d dell'ultima parola;
il toponimo Madia si trova nella redazione greca: esso rivela che la consonante
!/, aveva ancora una realizzazione fonetica lateralizzata).
Le iscrizioni etiopiche
un chiaro disegno che trovò la più completa manifestazione nelle iscri
zioni del re Ezana. Questi ha lasciato diverse iscrizioni di grande im
portanza storica con il racconto delle sue imprese militari: una di queste
è redatta solo in greco, ma due grandi stele, con contenuto identico,
presentano su una faccia il testo greco, sull'altra il testo etiopico, redat
to prima in scrittura sudarabica poi in etiopico alfabetico (fig. 1 6 5 ); al
tre iscrizioni sono in etiopico vocalizzato, ma ve n'è una in solo etiopi
co scritto in caratteri sudarabici. L'uso di questa scrittura, ma non della
lingua corrispondente tranne che per qualche termine iniziale, voleva
certo dimostrare la sovranità di Ezana su due popoli diversi, ma nello
stesso tempo ricordava l'origine sabea del popolo etiopico che doveva
giustificare l'attuale dominio (o la sua pretesa) sul territorio yemenita;
anche se dalle iscrizioni yemenite la cosa non appare chiaramente, è pro
babile che l'intervento etiopico in Yemen si configurò inizialmente co
me un aiuto portato alle dinastie sabee in lotta contro quelle himyarite.
A distanza di circa due secoli, il re aksumita Caleb, che tornò in Yemen
con un esercito per difendere i cristiani, lasciò a Marib un'iscrizione in
etiopico vocalizzato ma ad Aksum scrisse in greco e in etiopico con ca
ratteri sudarabici; il suo esempio fu seguito da suo figlio Wazab. Il pe
riodo di Ezana si rivela in definitiva fondamentale per la civiltà etiopica
non solo per l'adozione del cristianesimo ma anche per le innovazioni
che apportò alla scrittura: prima di tutto l'invenzione della scrittura sil
labica, ottenuta con piccole modifiche apportate al segno-base (ogni se
gno alfabetico si presenta in sette varianti), ma anche l'adozione del �
sudarabico e specialmente l'abbandono della forma triangolare dei se
gni, tranne che per l 'alef
L'innegabile discontinuità che caratterizza la produzione epigrafica
etiopica nella sua lunga storia 1 trova la sua spiegazione più plausibile nel
la particolare situazione storica in cui vennero a trovarsi le genti semiti
che che si insediarono sull'altopiano etiopico e le cui vicende sono ri
percorribili soltanto sulla base della documentazione epigrafica che ab
biamo esaminato. Per una ricostruzione storica è fondamentale una va
lutazione spassionata del dato linguistico, che per tutto il I millennio a.C.
documenta esclusivamente la lingua sabea, che rappresenta un dialetto,
tipologicamente più recente, del sudarabico.2 Usato da gruppi social
mente diversi da quelli che hanno lasciato le più antiche iscrizioni sabee
r Dopo le iscrizioni di Ezana bisogna aspettare due secoli per trovare quelle di Caleb e
quasi altri tre per le iscrizioni del ha�ani Daniel.
1 Rispetto agli altri dialetti sudarabici il sabeo possiede un maggior numero di morfemi
simili a quelli dcl nordarabico.
Le iscrizioni etiopiche
in Yemen e non condizionato da una tradizione scritta con una forte va
lenza ideologica come è accaduto nell'Arabia meridionale, il sabeo si
presenta in Etiopia dapprima come semplice variante dialettale di quel
lo yemenita e in seguito come una forma linguistica sempre più evoluta;
non siamo in grado di sapere se i contatti che gli Etiopici ebbero con i
Sabei tra il III e il VI secolo ebbero qualche influenza sullo sviluppo del
la lingua, come la ebbero su quello della scrittura.
Come abbiamo visto, sembra probabile che qualche gruppo sabeo si
sia fissato nell'altopiano etiopico, provenendo dallo Yemen, già nell'vm
sec. a.C., prima dell'arrivo in Yemen del grosso della tribù; questi primi
immigrati, che avevano già incominciato a fondersi con la popolazione
locale, furono seguiti nel secolo successivo da nuovi gruppi che intro
dussero la scrittura monumentale sabea e crearono un primo organismo
statale; entro un periodo di tempo non precisabile i nuovi immigrati si
assimilarono al gruppo precedente, proseguendone la politica di fusione
con l'elemento indigeno. Solo verso l'inizio dell'era cristiana si ebbe la
creazione di nuovi organismi politici (oltre al regno di Aksum esisteva
forse un regno Agabo, se è esatta l'interpretazione dell'iscrizione di An
zà). I non pochi secoli intercorsi tra l'organismo politico creato intorno
a Y ehà e quello di Aksum non sembrano aver lasciato alcuna traccia,
nonostante l'evidente continuità della cultura sabea; è difficile trovare
una spiegazione per questo fatto, almeno fino a quando la ricerca archeo
logica, fino ad oggi praticamente inesistente, non avrà indagato sui cen
tri urbani e sulla loro origine ed eventuale continuità: questi avrebbero
potuto esistere anche senza l'uso della scrittura. La presenza semitica sul
l'altopiano prima di Aksum appare piuttosto esile, ma non bisogna di
menticare che fu in questo periodo che si verificò la diaspora che, pro
babilmente in diverse ondate, portò i Sabei a espandersi verso il sud del
l'altopiano, dando origine a quelle che saranno le lingue etiopiche meri
dionali. 1 È possibile supporre che tali ripetuti distacchi di popolazione
sabea dalla zona originaria siano una delle cause che impedirono la for
mazione di un forte organismo politico unitario analogo a quello yeme
nita; quello che è certo è che la formazione della lingua etiopica dalla
sua matrice sabea e la lunga gestazione che portò alla nascita del regno
di Aksum non trovano riscontro nella storia linguistica e politica degli
1 Non è ancora chiaro il rapporto che intercorre tra queste lingue e la lingua classica, che
ha dato vita ai moderni tigrino e tigrè; nonostante la loro maggiore evoluzione le lingue
meridionali non sembrano aver avuto un'origine diversa da quelle settentrionali (e cioè
il sabeo) e comunque sono da escludere gli altri dialetti sudarabici. Talvolta ci si dimen
tica che del sabeo, yemenita o etiopico che sia, noi non conosciamo quasi nulla.
Le iscrizioni etiopiche
altri popoli semitici. L'espansione etiopica nello Yemen tra il III e il VI
secolo segnò il culmine della potenza del regno di Aksum: le guerre vit
toriose contro i Himyariti rivelano indubbie capacità militari, mentre
l'alleanza di Caleb con Bisanzio documenta l'importanza politica dello
stato etiopico; la fine della civiltà sudarabica e poi l'affermazione del
l'islam contribuirono all'indebolimento, almeno temporaneo, dell'Etio
pia cristiana.
Nota bibliografica
Oltre alle indicazioni fornite nella guida bibliografica (Sezione A vn) si veda:
L. Ricci, Iscrizioni rupestri dell'Eritrea. - Kesad Qerni, in RSE 42 ( 1 998), pp.
7 1 - 8 8; Uban Tahsès, ibidem 43 ( 1999), pp. 1 3 3- 1 5 1 ; (Ko�aytò) Sàro. - 11. To
khonda', ibidem n.s. 1 (2002), pp. 63-84; (Ko�aytò), ibidem n.s. 2 (2003), pp.
5 1 -76.
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Tavola 1 6. Segni numerici. a) fenicio; b) aramaico; e) nabateo; d) sudarabico. cx
= 1 ; � = 4; y = 5; Ò = 1 0; E = 20; l;: = 5 0; l] = 100; .!). = 1 000; � = 1 0000. - È eviden
te l'origine fenicia del sistema settentrionale, che nel nabateo rivela una più mar
cata evoluzione; il sistema sudarabico usa le lettere iniziali delle parole che indi
cano i numeri: bms, «cinque», 'sir «dieci», m 't «cento», 'lf «mille»; il segno per
50 è circa la metà di quello per 100.
1 3. Guida bibliografica
Se in nessun campo del sapere esiste qualcosa che possa essere considerato defi
nitivo, questo vale in particolare per un settore come l'epigrafia semitica. Qui
bisogna tener conto non soltanto del naturale approfondimento a cui i testi so
no costantemente sottoposti dopo la loro prima pubblicazione ma anche e spe
cialmente del continuo arricchimento del materiale provocato dalla scoperta di
nuove iscrizioni mediante lo scavo archeologico, ufficiale o clandestino che sia.
Questa situazione fa sì che le opere di carattere generale, come le raccolte di te
sti non antologiche, i lessici e i repertori onomastici, vadano incontro a un rapi
do invecchiamento perdendo in parte la loro utilità. Lo stato generalmente in
soddisfacente dell'epigrafia semitica per quanto riguarda gli strumenti di lavoro
trova pertanto una ragionevole giustificazione.
Nelle pagine che seguono si troveranno indicazioni bibliografiche raggruppa
te in sei sezioni: raccolte di iscrizioni (A), grammatiche (B), lessici (C), reperto
ri onomastici (D), paleografia (E) e sussidi bibliografici (F). L'importanza delle
grammatiche e dei lessici, la cui presenza sarebbe assurda nell'epigrafia greca o
in quella latina o islamica, è legata alla natura stessa dell'epigrafia semitica, che
come abbiamo visto nelle pagine introduttive di questo libro si occupa di lingue
senza tradizione letteraria nota o di fasi linguistiche anteriori a questa. A parte
il Corpus e il Répertoire che lo accompagna, con i quali si inizia la nostra rasse
gna, nell'ambito di ciascuna sezione il settore nordsemitico è tenuto distinto da
quello sudsemitico, dato che questi, ad eccezione del Corpus, non hanno mai
trovato un punto di incontro se non nel lavoro personale di singoli studiosi. Co
me si è già detto, la distinzione tra i due settori dell'epigrafia semitica è deter
minata dal tipo di scrittura impiegata nelle epigrafi. La successione delle opere
elencate segue il criterio della progressiva specializzazione dei settori.
Questo capitolo non vuole essere un repertorio completo dei lavori pubblica
ti nell'ambito dei singoli punti ma soltanto una guida alle opere più importanti.
A. RACCOLTE DI TESTI
Corpus inscriptionum Semiticarum
Ideato da E. Renan nel 1 867, il suo primo fascicolo apparve nel 1 8 8 1 . È sud
diviso in cinque sezioni dedicate rispettivamente alle iscrizioni fenicie, aramai
che, ebraiche, sudarabiche e nordarabiche; della terza sezione non è mai stato
pubblicato nulla.
Pars prima, voli. I - I I I , pubblicati tra il 1 8 8 1 e il 1962. Contiene le iscrizioni
Guida bibliografica
fenicie; a parte poche iscrizioni pubblicate all'inizio del volume I, tutto il resto
riguarda esclusivamente Cartagine [f 1 ]. 1
Pars secunda, voli. I-III, pubblicati tra il 1 889 e il 1 947. Contiene alcune
iscrizioni aramaiche del I millennio a.C. pubblicate all'inizio del volume I, iscri
zioni nabatee e palmirene [a 1], [n 1], [p 1].
Pars quarta, voli. I-III, pubblicati tra il 1 889 e il 1 930. Contiene soltanto iscri
zioni sabee [s 1].
Pars quinta, voi. I , pubblicato nel 1 950. Contiene iscrizioni safaitiche [sf 1].
Répertoire d'épigraphie sémitique
Destinato a tenere aggiornato il Corpus e a prepararne i volumi successivi,
cominciò ad essere pubblicato nel 1 900 ed è stato interrotto nel 1 950. I primi due
volumi contenevano iscrizioni semitiche settentrionali e meridionali; il terzo
volume e il primo fascicolo del quarto (apparso nel 1 9 1 9; i fascicoli successivi
non sono mai usciti) trattavano solo materiale settentrionale; i volumi v-vu, pub
blicati tra il 1928 e il 1 950, si occupavano solo di sudarabico. Un ottavo volu
me, curato da J. Pirenne nel 1 968, contiene gli indici dei volumi v-vn [f 2], [a 2],
[n 2], [p 2], [s 2], [m 1 ], [q 1], [hd 1].
In qualche caso è ancora indispensabile ricorrere alla classica raccolta di M.
Lidzbarski, Ephemeris fur semitische Epigraphik I - I I I , Giessen 1 902, 1 908, 1 9 1 5 .
Iscrizioni del II millennio a. C.
La scarsità e l'incertezza del materiale hanno finora sconsigliato una raccolta
sistematica delle iscrizioni del n millennio a.C., peraltro assai differenziate tra
loro. Per dare un maggiore fondamento alla «teoria americana», le iscrizioni
protosinaitiche e quelle definite «protocananaiche» (compresi i falsi) sono state
raccolte da
Sass, B., The Genesis of the Alphabet and Its Development in the Second Mil
lennium B. C., Wiesbaden 1988.
Iscrizioni settentrionali
Antologie
Cooke, G.A., A Text-Book of North Semitic Inscriptions, Oxford 1 903 (contie
ne l'iscrizione di Mesha, quella ebraica di Siloe, iscrizioni fenicie e puniche,
aramaiche, nabatee, palmirene, giudaiche; vi sono anche leggende monetali)
[f 3], [a 3], [n 3], [p 3], [mo 1], [e 1].
Donner, H. - Rollig, W., Kanaani:iische und arami:iische Inschriften 2 I-III, Wies
baden 1 966- 1 969; nel 2002 è apparsa una «quinta» edizione, accresciuta, del
1 Le sigle usate in questo settore A sono le seguenti: a=aramaico; am ammonitico; e
= =
ebraico; f fenicio; fi filisteo; hd hadramutico; m mineo; mo moabitico; n na
= = = = = =
bateo; p palmireno; q qatabanico; s sabeo; sf safaitico.
= = = =
3 70
Guida bibliografica
fase. 1; non è previsto il II con traduzione e commento (contiene iscrizioni
fenicie e puniche, l'iscrizione di Mesha, iscrizioni ebraiche e aramaiche del I
millennio a.C.) [f 4), [a 4J, [mo 2), [e 2).
Gibson, J.C.L., Textbook of Syrian Semitic Inscriptions I-III, Oxford 1971,
1 975, 1 9 8 2 (il primo volume contiene iscrizioni ebraiche e moabitiche, il se
condo iscrizioni aramaiche del I millennio a.C., il terzo iscrizioni fenicie, ad
esclusione delle puniche) [f 5), [a 5), [mo 3), [e 3).
Gruppi particolari
Tropper, J., Die Inschriften van Zincirli. Neue Edition und vergleichende
Grammatik des phonizischen, sam 'alischen und aramaischen Textkorpus,
Miinster 1 993.
Sigilli
Bordreuil, P., Catalogue des sceaux ouest-sémitiques inscrits de la Bibliothèque
Nationale, du Musée du Louvre et du Musée biblique de Bible et Terre Sain
te, Paris 1986 [f 6), [a 6), [mo 4), [e 4), [am 1).
Avigad, N. - Sass, B., Corpus of West Semitic Stamp Seals, Jerusalem 1 997 [f 7),
[a 7), [mo 5), [e 5), [am 2), [fi 1).
Raccolte parziali
I . Iscrizioni fenicie e puniche
Vedi f 1, f 2.
Antologie
Vedi f 3, f 4.
Slouschz, N., Thesaurus of Phoenician lnscriptions (in ebraico), Te! Aviv 1 942
(iscrizioni fenicie e puniche).
Pisano, G. - Travaglini, A., Le iscrizioni fenicie e puniche dipinte (Studia Punica
1 3), Roma 2003.
Gruppi di testi
a) Iscrizioni fenicie d'Oriente (Levante, Cipro, Egitto e Grecia)
Vedi f 5, f 6, f 7.
Magnanini, P., Le iscrizioni fenicie dell'Oriente, Roma 1 973 (raccolta sistemati
ca con qualche lacuna).
Dunand, M. - Duru, R., Oumm el-'Amed. Une ville de l'époque hellénistique
aux échelles de Tyr, Paris 1 962, pp. 1 8 1 - 1 96.
Masson, O. - Sznycer, M., Recherches sur les Phéniciens à Chypre, Paris 1 972
(studi su molte iscrizioni fenicie di Cipro, anche inedite).
Guzzo Amadasi, M.G. - Karageorghis, V., Fouilles de Kition, III. Inscriptions
phéniciennes, Nicosia 1 977 (raccolta completa).
371
Guida bibliografica
Segai, J.B., Aramaic Texts from North Saqqara with Some Fragments in Phoeni
cian, London 1 9 8 5 (il volume contiene una ventina di ostraka fenici).
b) Iscrizioni fenicie d'Occidente in Europa
Guzzo Amadasi, M.G., Le iscrizioni fenicie e puniche delle colonie in Occiden
te, Roma 1 967 (sono escluse le colonie in territorio africano).
Fantar, M., Les inscriptions, in Ricerche puniche ad Antas, Roma 1 969, pp. 47-
93 (editio princeps delle prime venti iscrizioni - la nr. VI si unisce con la nr.
xm - scoperte in questa località della Sardegna).
Coacci Polselli, G. - Guzzo Amadasi, M.G., Grotta Regina, II. Le iscrizioni pu
niche, Roma 1 979 (edizione definitiva delle iscrizioni scoperte in una grotta
presso Palermo).
Amadasi Guzzo, M.G., Scavi a Mozia - Le iscrizioni, Roma 1 986.
Fuentes Estaiiol, M.J., Corpus de las inscripciones fen.icias, punicas y neopunicas
de Espana, Barcelona I 986.
c) Iscrizioni fenicie in territorio africano
Chabot, J.-B., Punica, Paris 1 9 1 8 (volume che raccoglie una serie di articoli ap
parsi sul ]oumal Asiatique tra il 1 9 1 6 e il 1 9 1 8 e dedicati in larghissima parte
alle iscrizioni neopuniche del Nordafrica; l'opera è ancora utile).
Berthier, A. - Charlier, R., Le sanctuaire punique d'El-Hofra à Constantine,
Paris 1 9 5 5 (contiene circa 280 iscrizioni votive inedite).
Bertrandy, F. - Sznycer, M., Les stèles puniques de Constantine, Paris 1 987
(raccoglie il materiale, analogo a quello del volume precedente, conservato al
Louvre).
Février, J., Inscriptions puniques et néopuniques, in lnscriptions antiques du Ma
roc, Paris 1 966, pp. 8 1 - 1 5 2 (raccolta completa).
Levi Della Vida, G. - Amadasi Guzzo, M.G., Iscrizioni puniche della Tripolita
nia (1927-1967), Roma 1987 (rielaborazione, con nuova numerazione, delle
iscrizioni pubblicate dal Levi Della Vida).
11. Iscrizioni aramaiche
Vedi a 1 , a 2.
Antologie
Vedi a 3, a 4, a 5 .
Koopmans, J.J., Aramiiische Chrestomathie. Ausgewiihlte Texte (lnschriften,
Ostraka und Papyri) bis zum 3. ]ahrhundert n. Chr., Leiden 1 962 (conticnl'
anche testi di aramaico biblico e giudaico).
Rosenthal, F. (ed.), An Aramaic Handbook, Part I, Wiesbaden 1 967 (iscrizioni
aramaiche, papiri, iscrizioni palmirene, hatree e nabatee).
Schwiderski, D. (Hrsg.), Die alt- und Reichsaramiiischen lnschriften (Fontcs et
subsidia ad Bibliam pertinentes 2), Berlin 2004, Band 2: Texte und Biblio
graphie.
3 72
Guida bibliografica
Gruppi di testi
a) Aramaico antico e d'impero (escluso il materiale egiziano)
Bowman, R.A., Aramaic Ritual Texts from Persepolis, Chicago 1970.
Naveh, J., Ketobot arammiyot, in Y. Aharoni, Ketobot 'Arad, Yerushalayim
1975, pp. 1 6 5 -204 (edizione inglese Jerusalem 1 98 1 ).
Fales, F.M., Aramaic Epigraphs on Clay Tablets of the Neo-Assyrian Period,
Roma 1 986.
Lemaire, A., Nouvelles inscriptions araméennes d'Idumée I-II (Suppi. 3,9 Trans
euphratène), Paris 1 996, 2002.
Eph'al, I. - Naveh, J ., A ramaie Ostraca ofthe Fourth Century BCfrom Idumaea,
Jerusalem 1 996.
Gropp, D.M., Wadi Daliyeh, II. The Samaria Papyri from Wadi Daliyeh (Dis
coveries in the Judaean Desert 2 8), Oxford 200 1 , pp. 1 - 1 1 6.
Lemaire, A., Nouvelles tablettes araméennes, Genève 200 1 .
b ) Materiale dall'Egitto
Cowley, A., Aramaic Papyri of the Fifth Century B.C., Oxford 1923.
Aimé-Giron, N., Textes araméens d'Egypte, Le Caire 193 1 .
Kraeling, E.G., The Brooklyn Museum Aramaic Papyri, New Haven 1 9 5 3 .
Driver, G.R., A ramaie Documents of the Fifth Century B. C., Oxford 1 9 5 4 (una
editio minor, emendata, è apparsa nel 1 9 5 7).
Bresciani, E. - Kamil, M., Le lettere aramaiche di Hermopoli (MANL ser. vm,
voi. 1 2, pp. 3 57-428), Roma 1 966.
Segai, J.B., Aramaic Texts from North Saqqara, London 1983.
Porten, B. - A. Yardeni, Textbook of Aramaic Documents from Ancient Egypt
Newly Copied, Edited, and Translated into Hebrew and English I-Iv, Jerusa
lem 1 986, 1 989, 1 993, 1 999 (è previsto un quinto volume; opera da usarsi
con cautela a causa del numero altissimo di letture e interpretazioni stretta
mente personali).
e) Iscrizioni nabatee
Vedi n 1 , n 2, n 3.
Cantineau, J., Le nabatéen n, Paris 1 932.
Meshorer, Y., Nabataean Coins (Qedem 3), Jerusalem 1975.
Healey, J.F., The Nabataean Tomb Inscriptions of Mada 'in Salih (JSS Supple
ment 1 ), Oxford 1 993.
d) Iscrizioni palmirene
Vedi p 1 , p 2, p 3 .
Chabot, J.-B., Choix d'inscriptions de Palmyre, Paris 1 922.
lnventaire des inscriptions de Palmyre I-XII, Beyrouth 1930- 1975 (fascicoli
pubblicati inizialmente da J. Cantineau e poi da altri studiosi).
373
Guida bibliografica
Mesnil du Buisson, R. du, Jnventaire des inscriptions palmyréniennes de Dou
ra-Europos, Paris 1 939.
Ingholt, H. - Seyrig, H. - Starcky, J., Recueil des tessères de Palmyre, Paris
195 5·
Gawlikoski, M., Recueil d'inscriptions palmyréniennes provenant de fouilles
syriennes et polonaises récentes à Palmyre (Mémoires présentés par divers sa
vants à l'Académie des lnscriptions et Belles-Lettres de l'Institut de France
xvi), Paris 1975, pp. 261 -3 77.
Hillers, D.R. - Cussini, E., Palmyrene Aramaic Texts, Baltimore-London 1 996.
Hvidberg-Hansen, F.O., The Palmyrene Inscriptions Ny Carlsberg Glyptotek,
Copenhagen 1 998.
e) Iscrizioni nordmesopotamiche
Vattioni, F., Le iscrizioni di l:fatra (Supplemento AI0N 28), Napoli 1 9 8 1 .
Aggoula, B., lnscriptions et graffites araméens d'Assour (Supplemento AION
43), Napoli 1 98 5 .
Aggoula, B., lnventaire des inscriptions hatréennes, Paris 1 99 1 .
Beyer, K., Die aramdischen lnschriften aus Assur, Hatra und dem ubrigen Ost-
mesopotamien (datiert 44 v. Chr. bis 23 8 n. Chr.), Gottingen 1998.
f) Iscrizioni di Nisa
D'jakonov, I. M. - Livsic, V.A., Dokumenty iz Nisy I v. do n.e., Moskva 1960.
D'jakonov, I. M. - Livsic, V.A., Novye nachodki documentov v staroj Nise, in
Peredneaziatskij Sbornik 2 ( 1 966), pp. 1 34-1 5 7. 1 69- 1 73.
III. Iscrizioni ebraiche
Vedi e 4, e 5 .
Antologie
Vedi e l, e 2, e 3 .
Corpus
Le iscrizioni ebraiche sono le sole che, grazie al numero relativamente mo
desto di testi, sono state riunite fin dall'inizio in corpus anziché in raccolte par
ziali.
Diringer, D., Le iscrizioni antico-ebraiche palestinesi, Firenze 1934.
Moscati, S., L 'epigrafia ebraica antica 1935-1950, Roma 1 9 5 1 (aggiorna l'opera
precedente, escludendo tuttavia gli ostraka di Lachish, per i quali v. H. Tor
czyner, The Lachish Letters, London 193 8).
Davies, G.J., Ancient Hebrew Inscriptions. Corpus and Concordance, Cam
bridge 1991 (dà solo il testo in trascrizione).
Renz, J., Die althebrdischen lnschriften 1 . 2/1. 3, Darmstadt l 995 (non compren
de i sigilli).
3 74
Guida bibliografica
IV. Altre iscrizioni palestinesi
a) Moabitiche
Vedi mo 1 , mo 2, mo 3, mo 4, mo 5 .
b ) Filistee
Vedi fi 1 .
e) Ammonitiche
Vedi am 1, am 2.
Aufrecht, W.E., A Corpus ofAmmonite Inscriptions, Lewiston, N.Y. 1 989.
d) Deir Alla
Hoftijzer, J. - van der Kooij, G., Aramaic Texts [rom Deir 'Alla, Leiden 1 976.
Iscrizioni meridionali
Il materiale epigrafico semitico meridionale si presenta nel suo insieme meno
omogeneo di quello settentrionale, in quanto esso riflette ambienti storici, cul
turali e linguistici più diversificati di quanto lo siano quelli dell'area siro-pale
stinese. Questi ultimi sono riconducibili tutti a un tipo di cultura sostanzial
mente unitaria e a un unico tipo linguistico, quello semitico nordoccidentale,
mentre appaiono nettamente distinte la cultura sedentaria dei Sudarabici e quel
la dei Nordarabici carovanieri e nomadi; sul piano linguistico, nordarabico e
sudarabico-etiopico costituiscono due entità ben distinte. A parte i primi reper
tori onomastici, non esistono strumenti di lavoro che trattino globalmente il
materiale semitico meridionale; i settori nordarabico, sudarabico ed etiopico do
vranno perciò essere esaminati separatamente.
Raccolte parziali
v. Iscrizioni nordarabiche
Gruppi di testi
Jaussen, [J.A.] - Savignac, [R.], Mission archéologique en Arabie 1, Paris 1 909;
n, Paris 1 9 14.
Winnett, F.V. - Reed, W.L., Ancient Records [rom North Arabia, Toronto 1 970.
a) Iscrizioni teimanite (già «protoarabe»)
van den Branden, A., Les inscriptions dédanites, Beyrouth 1 962.
b) Iscrizioni di Dedan
Caskel, W., Lihyan und Lihyanisch, Koln-Opladen 1 954.
Sima, A., Die li�yanischen Inschriften von al-' Utf,ayb (Saudi-Arabien), Rahden/
Westf. 1 999.
375
Guida bibliografica
e) Iscrizioni tamudene
van den Branden, A., Les inscriptions thamoudéennes, Louvain 1 9 50.
Harding, G.L., Some Thamudic Inscriptions [rom the Hashimite Kingdom of
]ordan, Leiden 1 9 5 2·
van den Branden, A., Les textes thamoudéens de Philby I-II, Louvain 1 956.
Winnett, F.V. - Reed, W.L., An Archaeological-Epigraphical Survey of the
lja 'il Area of Northern Sa'udi Arabia, in Berytus 22 ( 1 973 ), pp. 5 3 - 1 00.
d) Iscrizioni safaitiche
Vedi sf I .
Littmann, E., Safaitic Inscriptions (Syria. Publications of the Princeton Uni
versity Archaeological Expedition to Syria in 1 904- 1 905 and 1 909. lV; Sect.
C), Leyden 1 943·
Winnett, F.V., Safaitic Inscriptions [rom ]ordan, Tordnto 1 9 5 7·
Oxtoby, W.G., Some Inscriptions of the Safaitic Bedouin, New Haven 1 968.
Winnett, F.V. - Harding, G.L., Inscriptions [rom Fifty Safaitic Cairns, Toronto
1 978.
VI. Iscrizioni sudarabiche
Antologie
Conti Rossini, K., Chrestomathia Arabica meridionalis epigraphica, Roma l 9 3 l .
Gruppi d i testi
Vedi s l , s 2, m l , q l, hd I .
Pirenne, J., Corpus des inscriptions et antiquités sud-arabes I-II, Louvain 1 977-
1 986.
Bron, F., Mémorial Mahmud al-Ghul. Inscriptions sudarabiques, Paris 1 992.
Jnventaire des inscriptions sudarabiques: I . C. Robin, Inabba', Haram, al-Kafir,
Kamna et al-Jjariishif, Paris 1 992 (iscrizioni minee e sabee). - 2. G. Gnoli,
Shaqab al-Manassa, Roma 1 995 (iscrizioni minee).- 3. F. Bron, Ma'in, Paris
1 998 (iscrizioni minee). - 4. A. Avanzini, As-Sawdii', Roma 1 995 (iscrizioni
minee e sabee). - 5. S. Frantsouzoff, Raybun. Jjadriin, tempie de la déesse
'Athtarum/'Aftarum, Paris 2001 (iscrizioni hadramutiche). - S. Antonini - M.
Arbach - A. Sedov, Collezioni sudarabiche inedite (AION, Suppi. 9 1 ) , Na
poli 2002.
a) Iscrizioni sabee
Beeston, A.F.L., Sabaean Inscriptions, Oxford 1937·
Nami, Kh.Y., Nafr nuqus siimiyyah qadimah min gunub biliid al-'arab wasar
�uhii («Pubblicazione di iscrizioni di grande antichità dall'Arabia meridio
nale e loro spiegazione»), al-Qahirah l 94 3 .
Ryckmans, G., Epigraphical Texts (A. Fakhry, A n Archaeological ]ourney to
Yemen, Part II), Cairo 1 9 5 2·
Guida bibliografica
Jamme, A., Les antiquités sud-arabes du Museo Nazionale Romano (Monu
menti Antichi pubblicati per cura della Accademia Nazionale dei Lincei 43),
Sammlung Eduard Glaser n. M. Hèifner - ].M. Sola Solé, Inschriften aus dem
Roma 1 9 5 5 [ 1 9 5 6].
Gebiet zwischen Marib und dem Go[ (SO AW 23 8,3), Wien l96 r . - 1v. J.M.
Sola Solé, Inschriften aus Riyam (SOAW 243,4), Wien 1 964. - v. A.G. Lundin,
Die Eponymenliste von Saba (aus dem Stamme Jjalil) (SO AW 248 , r .), Wien
1 96 5 . - VI. H. Tschinkowitz, Kleine Fragmente (1. Teil) (SOAW 26 1 ,4), Wien
1 969. - vn. B. Schaffer, Sabaische Inschriften aus verschiedenen Fundorten
(S O AW 2 8 2 , 1 ), Wien 1 972. - vm. M. Hèifner, Inschriften aus Sirwa�, Jjau
lan (1. Teil) (SO AW 29 1 , 1 ), Wien 1973· - x. B. Schaffer, Sabaische Inschriften
aus verschiedenen Fundorten (n. Teil) (S OAW 299,3), Wien 1975· - XI. H.
Tschinkowitz-Nagler, Kleine Fragmente (n. Teil) (SOAW 301 ,3), Wien
1 9 7 5 . - x11. M. Hèifner, Inschriften aus $irwa�, Jjaulan (n. Teil) (SOAW
304, 5 ), Wien 1 976. - xiv. M. Hèifner, Sabaische Inschriften (Letzte Folge)
(SO AW 378), Wien l98 r .
Jamme, A., Sabaean Inscriptions [rom Mahram Bilqis (Marib), Baltimore 1962
(da usare con cautela per l'estrema soggettività delle interpretazioni).
Hèifner, M.: C. Rathjens, Sabaeica III, Hamburg 1 966.
al-Eryani, M.A., In Yemen History. 3 4 New Inscriptions. Explanation and Inter
pretation, Cairo 1973 (in arabo).
Radt, W., Katalog der staatlichen Antikensammlung von $an 'a' und anderer
Antiken im]emen, Berlin 1973.
Jamme, A., Camegie Museum 1974-75 Yemen Expedition, Pittsburgh 1 976.
Grjaznevic, P., juinaja Aravija. Pamjatniki drevnej istorii i kul'tury, Moskva
1978.
Robin, C., Les Hautes-Terres du Nord- Yémen avant l'Islam 1-11, Istanbul 1982.
Ryckmans, J. - Miiller, W.W. - Abdallah, Y.M., Textes du Yémen antique inscrits
sur bois, Louvain-la-Neuve 1 994.
Bauer, G.M. - Lundin, A.G., Epigraficeskie pamjatniki drevnego Yemena, Sankt
Peterburg 1998.
b) Iscrizioni minee
Jaussen-Savignac, Mission.. . n, pp. 236-362.
Nami, Kh.Y., Les monuments de Ma'in (Yémen), Le Caire 1 9 5 2 (in arabo).
Iscrizioni sudarabiche, 1. Iscrizioni minee, Napoli 1974.
e) Iscrizioni qatabaniche
Jamme, A., Pièces épigraphiques de ljeid bin 'Aqil, la nécropole de Timna' (Hagr
Ko�lan), Louvain 1 9 5 2·
Avanzini, A., Corpus of South Arabian Inscriptions, I-III. Qatabanic, Marginai
Qababanic, Awsanite Inscriptions, Pisa 2004.
3 77
Guida bibliografica
d) Iscrizioni hadramutiche
Ryckmans, G., Epigraphy, in G. Caton Thompson, The Tombs and Moon
Tempie of Hureidha (Hadhramaut), Oxford 1 944, pp. 1 5 5- 1 84.
Jamme, A., The Al-' Uqlah Texts, Washington 1963.
Pirenne, J., Les témoins écrits de la région de Shabwa et l'histoire, Paris 1 990
(cf. anche F. Bron, Notes sur /es inscriptions de Shabwa, in Syria 68 [1991],
PP · 459-462).
Sedov, A.V., Monety drevnego Chadramauta, Moskva 1998.
VII. Iscrizioni di Etiopia
Il materiale epigrafico semitico presente nella regione etiopica, comprenden
te gli attuali stati di Etiopia ed Eritrea, si divide in tre gruppi: iscrizioni che usa
no la scrittura etiopica consonantica (quelle in scrittura sillabica, a partire dal IV
sec. d.C., non rientrano nell'ambito dell'epigrafia semitica), iscrizioni in scrittu
ra e lingua sabea, sia pure con qualche tratto dialettale, e graffiti rupestri, di in
certa datazione, redatti in una scrittura di tipo nordarabico. I rapporti storici tra
questi tre tipi di scrittura non sono ancora completamente chiariti, come non è
ancora chiara l'origine della stessa lingua etiopica classica (ge'ez). Per tali ragio
ni e per la relativa povertà della documentazione il materiale etiopico è stato con
siderato finora come sostanzialmente unitario (a parte il carattere chiaramente in
trusivo della documentazione sabea, che comunque riveste una grande impor
tanza nella discussione generale); questa posizione si trova riflessa nelle raccolte
di testi, nelle quali si trovano riuniti i tre gruppi di iscrizioni.
Gruppi di testi
Littmann, E., Sabaische, griechische und altabessinische Inschriften (Deutsche
Aksum-Expedition 1v), Berlin 1 9 1 3 .
Drewes, A.J., Inscriptions de l'Éthiopie antique, Leiden 1 962.
Bernand, E. - Drewes, A.J. - Schneider, R., Recueil des inscriptions de l'Éthiopie
des périodes pré-axoumite et axoumite, I. Les documents; II. Les planches, Pa
ris 1 99 1 (della terza parte, con l'interpretazione delle iscrizioni, è apparso solo
il tomo III A, relativo alle iscrizioni greche, a cura di E. Bernand, nel 2000).
B. GRAMMATICHE
Lo stato delle conoscenze della struttura grammaticale delle singole lingue epi
grafiche non è uniforme, anche se va sottolineato un dato comune a tutte, e cioè
che la mancata registrazione delle vocali e delle consonanti doppie rende assai
lacunosa qualsiasi trattazione grammaticale; questo discorso vale anche per
l'ebraico epigrafico, poiché le profonde discordanze tra la registrazione maso
retica da un lato e le rese greche e latine dei nomi e delle parole bibliche nonché
le scarse testimonianze della Secunda di Origene ' dall'altro rivelano che l'esat-
1 Si tratta della seconda delle sei colonne che costituivano l'edizione della Bibbia ebraica
Guida bibliografica
ta pronuncia dell'ebraico era andata perduta nel corso dei secoli in cui questa
lingua non era più stata parlata. ' Le lingue semitiche nordoccidentali risultano
comunque, grazie anche alla posteriore documentazione letteraria, meglio note
delle altre, caratterizzate da estrema povertà del materiale, come il nordarabico
e l'etiopico, o dalla difficoltà di istituire rapporti diretti con le fasi moderne
della lingua, come il sudarabico. È dunque naturale che il progressivo aumento
della documentazione renda periodicamente indispensabile l'aggiornamento de
gli strumenti di lavoro nel settore linguistico.
Iscrizioni settentrionali
1. Fenicio
Harris, Z.S., A Grammar of the Phoenician Language, New Haven 1 9 3 6.
Segert, S., A Grammar of Phoenician and Punic, Miinchen 1 976.
Friedrich, J. - Rollig, W., Phonizisch-punische Grammatik J , Roma 1 999.
Krahmalkov, C.R., A Phoenician-Punic Grammar (HdO 1, 5 4), Leiden 200 1 (da
usare con estrema cautela).
II. Aramaico
Segert, S., Altaramdische Grammatik mit Bibliographie, Chrestomathie und
Glossar, Leipzig 1 97 5 .
Periodi e dialetti particolari
Degen, R., Altaramdische Grammatik der Inschriften des 10.-8. jh. v. Chr. , Wies
baden 1 969.
Dion, P.-E., La langue de Ya 'udi, Waterloo, Ont. 1 974.
Hug, V., Altaramdische Grammatik der Texte des 7. und 6. ]h. v. Chr., Heidel
berg 1 99 3 .
Folmer, M.L., The Aramaic Language in the Achaemenid Period. A Study in
Linguistic Variation, Leuven 1 99 5 .
Leander, P., Laut- und Formenlehre des Agyptisch-Aramdischen, Goteborg 192 8 .
Muraoka, T. - Porten, B., A Grammar of Egyptian Aramaic (HdO 1, 3 2), Leiden
1 998 (da usare con cautela perché basata sulle personali letture e interpreta
zioni di B. Porten).
Cantineau, J., Le nabatéen I-II, Paris 1 9 3 0- 1 9 3 2.
Cantineau, J Grammaire du palmyrénien épigraphique, Le Caire 19 3 5 .
.,
Rosenthal, F., Die Sprache der palmyrenischen Inschriften und ihre Stellung in-
nerhalb des Aramdischen, Leipzig 1 9 3 6.
realizzata da Origene nel III sec. d.C.; in essa era riportato il testo ebraico, vocalizzato,
in scrittura greca.
1 È da tenere presente anche che nei testi ebraici rinvenuti a Qumran, nel deserto di Giu
da, e datati tra il II sec. a.C. e il I d.C. si trovano talvolta matres lectionis, indicanti vocali
lunghe, anche laddove il testo masoretico presenta vocali brevissime.
3 79
Guida bibliografica
III. Ebraico epigrafico e iscrizioni palestinesi
Gogel, S.L., A Grammar of Epigraphic Hebrew, Atlanta 1 998.
Jackson, K.P., The Ammonite Language of the Iran Age, Chico, Ca!. 1983.
Hackett, J.A., The Balaam Text from Deir 'Alla, Chico, Ca!. 1 984.
Iscrizioni meridionali
IV. Nordarabico
Winnett, F.V., A Study of the Lihyanite and Thamudic lnscriptions, Toronto
1 937·
Littmann, E., Thamud und $afa, Leipzig 1 940.
v. Sudarabico
Hofner, M., Altsiidarabische Grammatik, Leipzig 1 943.
Beeston, A.F.L., Sabaic Grammar, Manchester 1984 (edizione aggiornata, con
molti errori tipografici, di A Descriptive Grammar of Epigraphic South Ara
bian, London 1 962).
c. LESSICI
Il discorso fatto per le grammatiche vale naturalmente anche per i lessici, in
misura addirittura maggiore; mentre una forma grammaticale si inserisce in ge
nere piuttosto agevolmente in un quadro comparativo, un termine lessicale nel
suo scheletro consonantico resta molto più difficile da definire a causa dei sem
pre numerosi omografi, derivati dalla stessa radice (diversi temi nominali) o da
radici omofone aventi significati diversi. A ciò si aggiunga la grande povertà di
documentazione inevitabile nelle lingue epigrafiche insieme con la scarsa cono
scenza del lessico delle stesse lingue letterarie: l'ugaritico resta ancora in buona
parte incomprensibile e l'ebraico biblico presenta non pochi problemi, sui quali
non è il caso di soffermarsi in questa sede.
Iscrizioni settentrionali
Hoftijzer, J. - Jongeling, K., Dictionary of the North- West Semitic lnscriptions
(HdO 1 , 2 1), Leiden 1995 (quest'opera, sostanzioso rifacimento e aggiorna
mento di C.-F. Jean - J. Hoftijzer, Dictionnaire des inscriptions sémitiques de
l'ouest, Leiden 1965, rende superati tutti i lavori precedenti).
I. Fenicio
Krahmalkov, C.R., Phoenician-Punic Dictionary, Leuven 2000 (da usare con
estrema cautela a causa delle interpretazioni spesso fantasiose dell'autore).
Guida bibliografica
Iscrizioni meridionali
I I. Sabeo
Biella, J.G., Dictionary of Old South Arabian Sabaean Dialect, Chico, Ca!.
1 982.
Beeston, A.F.L. - Ghul, M.A. - Miiller, W.W. - Ryckmans, J., Sabaic Dictionary
(English-French-Arabic), Louvain-la-Neuve - Beyrouth 1982.
III. Qatabanico
Ricks, S.D., Lexicon of lnscriptional Qatabanian, Roma 1989.
D. REPERTORI ONOMASTICI
Iscrizioni settentrionali
1. Fenicio
Benz, F.L., Persona! Names in the Phoenician and Punic lnscriptions, Rome
1 972.
Jongeling, K., Names in Neo-Punic lnscriptions, Groningen 1 984.
11. Aramaico antico e d'impero
Maraqten, M., Die semitischen Personennamen in den alt- und reichsaramai
schen lnschriften aus Vorderasien, Hildesheim 1988.
III. Nabateo
N egev, A., Persona! Names in the Nabatean Realm ( Qedem 3 2 ), J erusalem 1991
(da usare con cautela: cf. M.C.A. Donald, review article in JSS 44 [1 999], pp.
2 5 1 -2 89).
IV. Palmireno
Stark, J.K., Persona! Names in Palmyrene lnscriptions, Oxford 1 9 7 1 .
v . Hatreo
Abbadi, S., Die Personennamen der lnschriften aus Hatra, Hildesheim I983.
Iscrizioni meridionali
Ryckmans, G., Les noms propres sud-sémitiques I-III, Louvain 1 934- 193 5 .
Harding, G.L., An lndex and Concordance of Pre-lslamic Arabian Names and
lnscriptions, Toronto 1 9 7 1 .
VI. Sabeo
Tairan, S.A., Die Personennamen in den altsabaischen lnschriften, Hildesheim
1 992.
Arbach, M., Les noms propres du CIS Pars IV, Paris 2002.
Guida bibliografica
VII. Mineo
Arbach, M., Répertoire des noms propres minéens, Aix-en-Provence 1 992.
Arbach, M., Répertoire des noms propres madhabiens, Aix-en-Provence 1 992.
Al-Said, F.S., Die Personennamen in den minaischen Inschriften, Wiesbaden
1 99 5 .
vm. Qatabanico
Hayajneh, H., Die Personennamen in den qatabanischen Inschriften, Hildes
heim 1 998.
rx. Hadramutico
Arbach, M., Répertoire des noms propres �atf,ramawtiques, Aix-en-Provence
1998.
E. PALEOGRAFIA
Iscrizioni settentrionali
Fenicio
Peckham, J.B., The Development of the Late Phoenician Scripts, Cambridge,
Mass. 1 968.
Aramaico
Naveh, J., The Development of the Aramaic Script, Jerusalem 1970.
Sudarabico
Pirenne, J., Paléographie des inscriptions sud-arabes r, Brussel 1 956.
F. SUSSIDI BIBLIOGRAFICI
Lo stato di crisi in cui si trova attualmente l'epigrafia semitica si riflette ov
viamente anche nella situazione degli strumenti bibliografici. Dopo la breve
esperienza della Neue Ephemeris fur Semitische Epigraphik (tre volumi apparsi
nel r 972, r 974 e 1 978), una rivista che abbracciava tutti i settori della disciplina,
non vi sono stati altri tentativi di dare vita ad una pubblicazione periodica dedi
cata espressamente agli studi epigrafici; anche in riviste che includono l'epigra
fia nei loro titoli (come Studi Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente antico,
nata nel 1 984, e Arabian Archaeology and Epigraphy, che ha visto la luce nel
1 990) non si trovano trattazioni di epigrafia semitica in numero superiore a
quello riscontrabile in molte altre riviste orientalistiche. Questo significa che ri
sulta sempre faticoso il reperimento del nuovo materiale epigrafico e dei nuovi
studi, ormai dispersi non soltanto nei più svariati periodici ma anche nelle sem
pre più frequenti pubblicazioni occasionali (Festschrift, convegni e simili).
Guida bibliografica
A questo inconveniente pongono rimedio due rassegne bibliografiche perio
diche che pur estendendosi al di là dell'epigrafia contengono tuttavia anche la
vori epigrafici; tali rassegne riguardano una gli studi fenici l'altra quelli sudara
bici:
la Rivista di Studi Fenici pubblica regolarmente ogni anno, dal 1 973, una Bi
bliografia curata successivamente da vari studiosi;
W.W. Miiller presenta una bibliografia ragionata Siidarabien im Altertum
nella rivista Archiv fiir Orientforschung a partire dal 1973; tale bibliografia è
stata poi raccolta in un volume: Siidarabien im Altertum. Kommentierte Biblio
graphie der jahre 1973 bis 1996, Rahden/Westf. 2001 , ma continua tuttora.
Repertori bibliografici esistenti
Suder, R.W., Hebrew lnscriptions. A Classified Bibliography, Selinsgrove 1 984.
Fitzmyer, J.A. - Kaufman, S.A., An Aramaic Bibliography I, Baltimore 1 992
(iscrizioni aramaiche antiche e d'impero).
Robin, C., Bibliographie générale systématique (Corpus des inscriptions et an
tiquités sud-arabes), Louvain 1 977.
Indice analitico
Aba, 74, 1 00 Abyahu, 1 5 2
Abacuc, libro di, 238 Abyatha, 3 14
Abadan (geog.), 3 1 7, 3 3 8, 345 Achemenidi/achemenide, 1 29 s., 1 3 8, 1 50,
Ab'alay, 344 1 54, 1 5 6, 1 5 8, 1 60, 1 6 5 s., 1 7 1 ss., 202,
Abamar, 295 207, 2 2 1 , 2 3 1 , 2 5 2, 303; v. anche Persia
Abamar Sadiq, 28 5 Acholla (geog.), 1 79
Abanas, 329 Ad, 263
Abdagilo, 226 Adadnirari n, 237
Abdalga, 2 1 8 Adana (geog.), 87 s., 1 09, 1 63
Abdalonim, 36, 1 78 Adayaw, 1 03
Abdasamia, 226 Addì Gelemò (geog.), 306 s., 309, 363
Abdastart, 1 39, 1 8 3 Addì Kawèh (geog.), 307
Abd-Dhu-Ghabat, 261 Addì Keramatèn (Gramatèn) (geog.), 306,
Abdelab, 1 00 308
Abdera (geog.), 1 98 Addì Qayèh (geog.), 306 ss., 3 5 6 ss.
Abdesmun, 1 34, 1 4 1 , 1 76, 1 8 1 , 1 87 Addis Abeba (geog.), 307
Abdhadad, 203 Addu-adar, 1 1 6
Abdhammon, 73 Adhan, 330
Abdilbali, 2 1 7 Adhanat, wadi (Dhana), 296 s., 3 3 5
Abdlaba ' t, 74 Adhat, 309
Abdmanat, 263 Adii, 263
Abdmilk, 1 4 1 Adion, 2 1 3
Abdnergal, 1 76 Admedera (Dmer) (geog.), 2 1 5
Abdo, 2 1 1 s., 261 Adon, 1 49 s.
Abdobodat, 2 1 2 Adonibaal, 1 80 s., 1 86
Abdosiris, 2 5 3 Adoninur, 1 05
Abdsahar, 1 84 Adrason, 1 64 s.
Abdsakun, 1 3 1 Adratan, 1 67
Abialhan, 261 Adriano, 2 1 5
Abibaal, 8 5 Adriatico, Mare, 63
Abido 1 (geog., Egitto), 1 3 8, 1 5 8, 1 77 Adua (geog.), 306
Abido 2 (geog., Anatolia), 1 63 Aduli (geog.), 361
Abiel, 205 Adummatu (geo g.), 2 1 5
Abirashad, 332 Afghanistan, 3 5, 1 70, 204
Abissini, 327 s . , 3 39, 3 4 1 , 344, 3 47, 364; v. Afis (geog. ), 1 09, 1 1 4
anche Etiopi Afrodite, 1 78
Abiur, 332 Agabo, 366
Abiyaw, 1 02 Agaca Kale (geog.), 1 63, 206 s.
Abkarib, 290, 29 5 Agaz, 362
Abkarib Asad, 346 Aglibol, 223 s.
Abraha, 328, 348, 3 5 2 Agrippa, 229
Abu Salabikh (geog.), 249 Ahaz, 1 02, 1 24 s.
Abu Simbel (geog.), 13 1, 1 4 5 Ahiis, 1 8 5
Abyada, 295 Ahimelek, 101
Indice analitico
Ahiqar, Romanzo e proverbi di, 1 5 6 Ammamar, 301
Ahiram, 3 2, 43, 5 2 s., 7 2 s., 76, 9 3 s., 1 3 3 Ammamar dhu-Khalil, 296
Ahiyocol, 1 9 5 Amman (geog.), 7 1 , 1 0 5 ss., 267
Ain Nechma (geog.), 1 9 2 Ammatesmun, 88
Ain Zakkar (geog.), 1 79, 192 Ammdhakhar, 322
Ainel, 143 Ammiastart, 1 8 1
Akbal, 265 Amminadab, 1 0 5 s.
Akdaban, 1 1 6 Ammishamar, 2 8 5
Aki, 77 Ammiyatha Nabat, 290
Akkay, 74 Ammkarib, 3 1 4
Akkelè Guzay (geog. ), 306 s., 3 5 7 Ammone, 194
Akko (geog.), 62, 70, 97, 1 3 5, 1 46, 1 7 5 Ammoniti/ammonita, 20, 82 s., 98 ss., 1 0 5
Aksum, 27, 3 2, 37 s., 306 ss., 327 s., 348, s., 1 2 5 s .
3 5 6 s., 361 ss. ammonitica, scrittura, 1 0 6 s.
Akzib (geog.), 70, 88 s., 93, 95, 1 3 1 , 1 3 5 ammonitico (lingua/iscrizioni), 3 7, 39, 99,
alabastro, iscrizioni su, 1 3 7, J I 5 s. 1 0 5 - 1 07
Alaw (geog.), 2 84, 340 s. Ammriyam, .301
Alconda (dio), 223 Amorrei, 5 7, 6 1 s., 8 1
Aleppo (geog.), 109, 1 1 2, 1 1 4, 1 1 7, 1 60 amorreo (lingua), 49, 62, 2 1 0
Alessandria (geog.), 172 Amos, libro di, 2 3 8
Alessandro Magno, p , 1 29, 1 7 1 , 1 74, 1 77 Amran (geog.), 284, 3 4 1 s.
s., 202 s. Amrata, 295
Alessi, 1 77 Amrit (geog.), 70, 1 3 1 , 134 s., 1 46
alfabetario, 45 s., 50 ss., 5 5, 62, 96 s., 1 2 5 , Amru, 2 1 3
1 59, 1 89, 2 2 6 s., 2 3 5 , 2 5 9 s., 267, 269, Amruni (geog.), 1 94
274, 286, 3 5 8 ss. el-Amud, wadi (geog.), 1 94
alfabeto, 4 3 -60, 62, 67 ss., 77, 92, 2 3 5 amuleti, iscrizioni su, 1 1 2, 1 39, 1 42, 1 76,
Algeria, 34, 1 84 s., 193, 200, 222 200
Alghero (geog.), 90 Amuq (geog.), 1 1 2
Alhan Nahfan, 3 3 8 Anah (geog.), 249
Alilat, 278 Anat, 74
Aliya, 1 24 Anathanno, 1 8 3
Aliyo, 2 1 7 Anatolia, 83, 86, 1 30, 162 s., 1 6 5 , 1 70, 206
Allah, 2 1 4, 272 anatolico (lingua/iscrizioni), 1 1 2, 1 62, 1 64,
Allat, 2 1 4 s., 224, 267, 269, 272 249
Almaqah, 300 s., 303, 308 s., 326, 337 s., «Angelo di Milkastart», 1 7 5
340 Anmaram, 3 3 2
Almaqah Thawan, 3 3 7 Annibale, 193
Almunecar (geog.), 1 3 2 Annone, 1 86 s., 198
Althiburos (Henchir Medeina) (geog.), Antas (geog.), 36, 1 87 s., 195, 3 72
1 83 , 1 90 Antigono di Siria, 2 1 0
Ama, 88 Antilibano, 5 3
Aman, 296 Antiochia (geog.), 172
Amari!, 264 Antioco, 2 3 1
el-Amarna (geog.), 6 1 Antioco (re), 203
Amatunte (geog.), 89, 1 3 6, 1 3 8 Anwad (al-Uqla) (geog.), J 1 7, J 20 S., 3 3 3 s.,
Amenemope, Onomastico di, 8 1 344
Amin, 2 59 Anzà (geog.), 306, 363, 366
Amir, 267, 3 3 6, 343, 348 Apollo, 1 1 3, 1 39
Amkarib, 282 Apuleio Massimo Rideo, 1 94
Amm, 3 29 Aqaba (geog.), 2 1 5, 2 5 2
Amm Rayan, 3 29 Aqaiba (geog.), 3 3 4
Amma, 1 1 2, 204 Aqrab Garbiyan, 329
Indice analitico
Aqram (geog.), 3 3 0 Aroer (geog.), 7 1 , 1 24
Arabi, 1 8, 99, 1 60, 1 7 1 , 205 ' 2 10, 2 1 5 ' 224, Arpad (geog.), 1 l 3 s.
242, 244, 263, 278 s., 284, 304, 327 s., Arpocrate, 1 3 8, 1 77
3 3 6, 339, 347 Arra ("r'), 2 1 3
Arabia, 20, 26 s., 29, 3 2, 34, 63, 1 30, 1 6 1 , Arsace, 1 7 1
1 6 5 , 2 10 s., 2 1 5 , 2 3 2, 2 3 6 ss., 239 ss., 243 Arsame, 1 50, 1 5 3 ss., r 68
s., 246, 248, 2 5 2, 25 5, 2 5 7, 260, 264, 267, Arsinoe, 1 7 5
274, 276, 278, 280, 3 27, 345 L , 348, 3 5 5, Arslan Tash (geog.), 96, 1 09, 1 1 2 s., 1 1 4,
359 1 16
Arabia meridionale, v. Hadramaut; Yemen Artaserse r, 1 5 7
Arabia orientale, 1 30 Artaserse II, r 6 5
Arabia (provincia romana), 2 l 3 Artaserse III, r 62 s., r 6 5
Arabia Saudita, 34, 3 7, 2 1 1 , 2 1 6, 245, 267, Artaxias r, 206 s.
271, 274, 343, 347 Aryawahush, 1 67
«arabo», 1 60, 209, 275 Asa, 1 0 1
arabo (lingua), 20, 45, 1 6 1 , 2 1 4, 2 1 7, 220, Asahil (geog.), 297 s . , 3 1 4
239, 246, 2 5 5, 278, 348 Asar, 347
«arabo dedanita», 278 Ascalona (geog.), 59, 8 1 , 1 00, 1 78
«arabo safaita», 278 Asclepio, 178
Arad (geog.), 36, 71, 123 s., 1 26 s., 1 6 1 , 204 Asdod (geog.), 7 1 , 1 6 1
Arado (geog.), 62, 70, 1 7 5 , 196, 198 Aseria, 2 3 1
Araidi (geog.), 299 Ashab, 329
arallu, 2 5 8 Ashado, 2 1 5
Aram/Aramei, 1 8, 1 9, 59, 8 1 ss., 8 5 , 9 1 , 1 09 Ashahil, 3 5 8
ss., 1 1 2 s., 1 1 5 , 1 1 7, 1 29 s., 1 49, 1 5 1 , 1 54 Ashera, 103
s., 1 60, 1 6 5 , 2 1 0, 3 5 5 Asherat, 99
aramaiche, scritture, 107, 1 1 7 ss., 1 67 ss., Ashima, 1 64
205 ss., 2 1 9, 229 ss., 2 5 1 , 367 Ashoka, 3 5, 202 ss.
aramaico (lingua/iscrizioni), 1 5 ss., 20 s., Ashq, 273
23-40, 59, 62, 75, 82 s., 8 5, 100, 105 ss., Ashrik, 2 1 6
108-1 20, 1 30, 1 3 5' 1 47-1 70, 1 7 1 ss., 202- Asia Anteriore, 5 7, 62, 8 1 , 1 72, 236
234, 240, 2 5 1 , 2 5 3 , 269, 3 5 4 s., 367 Asir (geog.), 275
aramaico d'impero, r r r , 1 29 s. Asiyahu, 1 24
aramaico giudaico, 2 1 9 s., 3 54 Asmam, 3 2 1
Ar'ar (geog.), 271 Asmonei, 198
Ararat (Asahil) (geog.), 284, 298, 302 Asra, 2 6 1
Arat, 349 Assiria/Assiri, 1 6, 8 1 ss., 8 6 , 1 0 0 s., 1 0 6 s.,
Arba', 304 1 09 ss., 1 1 4, 1 1 7, 1 29, 1 42, 148 s., 1 60,
Ardashir, 1 7 1 1 72, 207 S ., 2 1 0, 2 1 5 , 226 S ., 229, 248, 25 I ,
Arebsun (geog.), 1 6 3 , 206 ss., 230 2 8 1 , 29 5, 3 5 5
Ares, 364 assiro-babilonese (lingua/iscrizioni), 3 6,
Areta, 2 1 1 s., 2 1 6 4 5 ' 47, 82, 108 S., I 1 4 S., I 1 7 S., 1 48, l 5 6,
Areta rv, 2 1 5 s. 1 59 s., 1 66 s., 202, 245, 248, 2 50, 2 5 5, 2 5 8-
argento, iscrizioni su, 54, 77, 90, 141 s., 1 59, 260
1 69, 1 88, 205, 229, 233, 3 3 5 assiro, sincronismo sudarabico-, 2 8 1 , 283,
Ariarate, 202 s. Assuan, v . Siene 298
Arik, 309 Assur (geog.), 1 48, 168, 226 ss.
Aris, 1 3 1 , 1 3 7, 1 4 1 , 1 84, 1 8 8 Assur, dio, 227
Arisam, 1 89 Assurbanipal, 1 29, 1 48, 2 1 0
Aristea, 249 Astar, 1 3 5, 309, 3 1 7, 3 22, 3 3 2, 3 5 7 s.; v. an
Armazi (geog.), 228 ss. che Athtar
Armenia, 202, 207 ss., 226, 228 s. Astarte, 86, 90, 1 32 s., 1 3 5 , 1 39 s., 1 7 5 s.,
Armenia Minor, 208 1 78 s., 1 9 1
Indice analitico
Astarte Ericina, l 8 6, l 8 8 Baalsamin, 260
Asvadata, l 5 2 Baalshamain, 1 1 2
Ataidri, l 5 2 Baalshamin, 2 1 4, 224
Atargatis, 202, 2 l l s., 224 Baalsillek, 1 9 1 , 193
Atarot (geog.), 108 Baalsillem, 134
Atarsamak, 1 1 3, 1 1 6 Baalyasha, 1 0 5
Atarshamin, l 1 6, 263, 265 Baalyaton, 1 4 1 , 1 8 1
Atene, 1 39, 1 78 Babai, 1 87
babilonese (lingua/iscrizioni), v. assiro-ba
Ath, 267
bilonese
Athab, 293
Babilonia/Babilonesi, 1 6, l 29 s., 1 48 s., 1 5 l ,
Athtar, 2 8 5 , 290, 296, 299, 301, 309, 3 1 4
I 54 S., l 59 S . , 1 64 S., 1 7 1 S . , 202, 2 10, 246,
Athtar dhu-Dhiban, 300, 301 2 5 0 s., 2 5 3 s., 29s, 3 5 5
Athtar dhu-Qabd, 290 Bagapata, 1 67
Athtar dhu-Risaf, 287 s. Bagay, 203
Athtar dhu-Yahriq, 289 Baghdad (geog.), 109
Atis, 1 8 7 Bagohi, 1 5 3 ·
Ada, 2 1 8 Bahadirli (geog. ), l 6 3 s., 1 68
Augenstelen, v. occhi, stele funerarie con Bahani, 260
Augusto, 1 94 Bahrein (geog.), 1 30, 1 66, 2 3 2
Aureliano, 221 Bahyan, v. Bakhyani
Aus, 265 s., 273 Bakhyani, l 09, 1 1 5
Ausan (geog.), 282, 302, 3 1 3 ss., 3 1 7 s., 3 2 5 Bakil, 3 4 1
ss., 330 s . Balaam, Profezia di, 3 6 , 1 19, 3 8 0
Aushalahi, 2 1 8 Balikh (geog.), 109
Aus-Hanilat, 277 Balu (dio), 3 1 4
Auso, 2 1 7 Balua (geog.), 5 3 , 5 7, 69, 7 1 , 7 8 s., 2 3 5 s.
Avdat, v. Oboda Bambice (Membic) (geog.), 202 s.
avorio, iscrizioni su, 89, 1 0 1 , 1 03, 1 1 2 s., Bana, 1 3 4
I 3 I, 1 79 Banasa (geog.), 1 93
Awa Alfan, 362 Banit, 1 5 5
Awam, 3 26, 3 3 7, 339 ss. Banu Salam Fatar, 309
Aya lrini (geog.), 89, l 36, 1 47 Ba-Qutfa (geog.), 322
Azarman, 1 9 1 Baraksams, l 3 8
Azeqah (geog.), 1 23 Baran, 3 29, 3 3 7, 343
Azerbaigian (geog.), 36, 83 Baraq, 1 1 6
Azor, 1 3 7 Baraqish, v. Yathil
Azuri, l OO Baray, 1 8 1
Azzan (geog.), 346 Barayo, 2 1 7
Bar-Basi, 2 3 1
Baal, 84, 87, 1 3 1 , 1 4 1 , 1 82, 1 84, 1 87, 193 Bar-Beldusha, 2 3 l
Baal Addir, 192 Bard-i Nishande (geog.), 232
Baal Hammon, 1 3 1 s., 140 s., 1 77, 1 8 1 ss., Bar-Gaya, 1 l 3 s.
1 86, 1 89 ss., 224; v. anche Bel-Belham Bar-Gush, 1 12
mon Bar-Hadad 1, 1 1 2
Baal Zebul, 1 8 8 Baria (Villaricos) (geog.), 1 42
Baalai, 1 4 1 Barikat, 193, 273
Baalat, 6 8 Bariq, 342
Baalbek (geog.), 70 Barira (geog.), 322
Baalhilles, 1 3 9 Bar-Rakib, 1 1 o ss., 1 1 8
Baalmilk, l 3 6 , l 4 3 Barzametan, 208
Baalram, 1 37 Bar Zebidai, 223
Baalsamem, 84, l 87 s. Basan, 259
Indice analitico
bastoncini di legno, iscrizioni su, 37, 1 70, Bordj Helal, v. Simitthus
286 s., 292 ss., 3 1 9, 323, 339, 349, 3 5 8, Bori (geog.), 229
363 Bosa (geog.), 90
Batbaal, 1 8 1 Bosforo, 163
Batnoam, 1 34 s. Bostan esh-Shekh (geog.), 1 34
Battriana (geog.), 1 70 Bostra (geog.), 2 1 3 s., 238, 248
Bayahwo, 2 2 1 Bou Atfan (geog.), 1 9 3
Bayir (geog.), 2 1 6 Bozan, 208
Begia, 364 British Museum, 1 3 8
el-Beida, v. Nashq bronzo, iscrizioni su, 63 s., 73, 7 5 , 8 5 , 8 9 s.,
Beirut, 86 92, 1 06, 1 1 3, 1 3 5 , 1 3 8 s., 1 42, 1 6 1 , 1 76,
Beit el-Ashwal, 346 1 87 s., 200, 276, 280, 288, 303, 3 1 0, 3 1 5 ,
Bel, 206 s., 221, 224, 227 33 5 ss., 342 s., 3 62 s.
Bel-Belhammon, 2 2 1 Bubasti (geog.), 2 1 8
Bene Gaddibol, 2 2 3 Bukan (geog.), 36, 83, 1 09, 1 1 5
Beor, I I 9 Bulla Regia (geog.), 1 79, 1 83, 190 ss.
Beqa' (geog.), 74 bullae, 1 06, 1 60, 1 67
Berberi, 1 8 3 Byrsa (geog.), 147, 1 80
Berik, 226
Berito (geog.), 70, 1 96 s. caccia rituale, 242, 298 s., 3 1 5, J 2 1 , 334
Bersabea (geog.), 71, 72, 1 6 1 , 204 s., 2 1 7 Cadice (geog.), 82, 90 s., 99, 141, 1 89, 1 97
Be� 89, 9 1 , 103, 198 Cadmo, 58 s.
Bet-Harapid (geog.), 1 23 Cagliari (geog. ), 1 42, 1 8 7 s., 19 5
Beth Shemesh (geog.), 54, 56, 7 1 , 7 5 , 2 3 5 Calabria, 1 1 3
Betlemme, 7 5 s. Calama (Guelma) (geog.), 1 79, 1 92
Beyhan, wadi, 3 1 2, 3 1 4 Caldei, 249 ss.
Bi-Amm, 1 1 5 caldeo (lingua), 239
Bibbia ebraica, 1 7, 1 9, 2 5 , 3 1 , 40 s., 72, 8 1 Caleb, 365, 367
S., 97, 1 02 S., I I O, I 1 2, l l 9 S., I 2 5 , I 5 6, cammello, 63, 236 ss., 2 5 4, 280
1 59, 1 6 1 , 1 82, 1 89, 2 10, 237, 249 s. Campania, 90
Biblo (geog.), 3 1 s., 50, 5 2 s., 5 5 , 6 1 , 63 ss., Canaan/Cananei, 50, 5 2, 5 6, 59, 62, 67, 69,
67, 70, 72 ss., So ss., 84 s., 89, 92 s., 95 71 s., 76, 82, 197
s., 134 s., 1 42 s., 1 4 5 s., 1 76, 1 96 s., 1 99 cananaico (lingua/iscrizioni), 27, 62, 67,
s., 2 2 1 1 o7, 35 5
Bidomat, 2 5 3 Canarie (geog.), 1 86
Bihshirkat, 2 5 3 Cappadocia (geog.), 163, 202, 206, 208 s.,
Bir Ali, v. Qana 226
Bir Bou Rekba (geog.), 1 92 Caracalla, 1 9 5
Bir Hamed (geog.), 3 2 2 Caria (geog.), 162 s .
Bir en-Nasb (geog.), 66 Carmelo (geog.), 7 1
Bir Tlelsa (geog.), 192 Carpentras (geog.), 2 3, 1 5 8
Bisanzio (geog.), 348, 367 Carso (geog.), 64
Bisutun (geog.), 1 56 Cartagine/Cartaginesi, 24, 83, 90, 93, 1 29
Bit Adini, 1 09 ss., 1 3 5 . 1 39 ss., 1 4 5. 1 47, l p , 1 72, 1 74,
Bit Agushi, 1 09 1 78 ss., 1 86, 1 89 s., 1 96, 198 ss., 2 2 1 ,
Bit Bakhyani, v. Bakhyani 310
Bit Zamani, 1 09 Catomno, 162
Bitia (geog.), 33, 1 9 5 . 1 99 Cauno (geog.), 162
Bizantini, 1 7 1 Cere (geog.), 1 40
Bodastart, 1 3 3 Cerere, 192
Bodmelqart, 1 87, 198 Characene (geog.), 1 48, 225, 2 3 1
Bo!, 224 Cherchel (geog.), v. Io!
Bolastar, 222 Chytroi (geog.), 89, 1 3 6
Indice analitico
Cibele, 1 64 Dedan (geog.), 29, 1 66, 2 1 6, 239, 24 1 , 243,
Cilicia (geog.), 36, 8 5 ss., 93, 99, 1 1 2, 1 4 5 , 246 s., 2 5 2 s., 2 5 7 s., 261, 263, 277, 29 1 -
163 s . , 1 67, 1 70, 1 72 292
çineki:iy (geog.), 87, 9 5 dedanita (scrittura/iscrizioni), 239, 246,
Cipro/Ciprioti, 5 0 , 54, 77, 82 s., 8 5, 89, 93, 2 5 6, 2 5 7-26 1, 266
99, 1 3 0 ss., 1 3 5 s., 1 3 8, 142 s., 1 47, 1 60, Dedoplis Mindori (geog.), 229
1 72, 1 74, 1 77, 1 89, 198 s., 303, 3 7 1 Deir Alla (geog.), 20, 35 s., 53, 5 7, 69, 7 1 ,
Ciro, 1 29, 1 5 0 7 8 S . , 83, 1 09, I 1 7, I 19 S., 2 3 5 S .
Cirta (Costantina) (geog.), 34, 1 79, 1 84 s., Dekanamo (geog.), 286, 3 5 9 ss., 3 6 3
190, 193, 198 Delo (geog.), 27, 1 39, 1 78, 200, 2 1 8, 292,
Cisgiordania, 101 322
Claudio, 1 93 Demetrias (geog.), 178
Cleopatra VII, 2 1 8 demotico, 209
Cnosso (geog.), 90 Der el-Meshquq (geog.), 2 1 5
consonantica, scrittura, 1 6, 1 8 s., 32, 44 ss., Deserto Orientale, 1 5 8, 2 1 1 , 2 1 8
48 SS., 53, 5 8, I I I , 243 Deutsche Aksum-Expedition, 27, 306, 378
Corno d'Africa, 27, 243, 3os, 3 5 5 Dhaif, 272
Corpus inscriptionum Semiticarum, 1 5, 28 Dhakaril Lihyan, 3 14
s., 31, 33, 3 5, 38, 369 s. Dhamar (geog.), 3 1 7, 345
Cos (geog.), 36, 1 78, 2 1 8 Dhamaralay, 299 s.
Costantina, v. Cirta Dhamaralay dhu-Khalil, 295
Costantino, 1 7 1 Dhamaralay Watar Yuhanim, 326
Costantinopoli, 1 7 1 Dhamaralay Yuhabir, 342
Creta (geog.), 4 3 , 6 1 , 90 Dhamarhumu, 296
Cronache, libro delle, 1 2 5 , 249 Dhana, wadi, v. Adhanat, wadi
Ctesifonte (geog.), 148 Dharahil, 2 5 8
cuneiforme, scrittura, 1 s , 43, 5 7 s., 1 5 9, 205, Dharahil Yakhdhul, 342
238 Dhat-Badan, 301, 309
Dhat-Himyam, 301, 308 s., 322
D'MT, 309 Dhiban (geog.), 2 5
Dafne (geog.), 2 1 8 Dhofar (Oman), 3 3 3
Dagon, 1 3 3 , 142 Dhu-Ghabat, 2 5 9
Dahas (geog.), 3 1 5 dhu-Masma', 298
Dali (geog.), 330 s. dhu-Nuwas, 348
Daliyeh, wadi, 4 1 dhu-Qabd, 289
Damasco, 26, 59, 70, 8 2, 1 09 s., 1 1 2 ss., 1 60, Dhu-Raydan, 2 8 1 , 283, 326 s., 3 36, 338 ss.,
173, 2 1 5, 2 2 1 , 246, 2 7 1 349, 3 5 2
Damonikos, 1 3 8, 1 43 Dhu-Samawi, 3 36, 343
Dan (Te! Dan) (geog.), 70, 72, I 1 9, 205 Dibdib (geog.), 3 5 9
Danalai, 2 50 Dilmun (geog.), 295
Danam (geog.), 299 Diodoro Siculo, 2 1 0
Daniel, 365 Dionisio di Siracusa, 1 4 1
Danuna, 86 s. divinatoria, iscrizione, 1 8 8 s .
Darb es-Sabi (geog.), 291 Djebel Massoudj (geog.), 1 84
Dario 1, 1 50, 1 5 6 el-Djem, v. Thysdrus
Dario I I , 1 50 Dmer, v. Admedera
Darsam, 3 2 1 Dor (geog.), 70, 72, 8 1 , 1 3 3 , 1 3 s , 1 46
Daskyleion (Ergili) (geog.), 1 63, 1 67 Dugga (geog.), 1 79, 1 83, 190 s.
Dathan (dio), 264 Dukal, 1 5 2
Dathay, 330 Duma (el-Giauf) (geog.), 2 1 5, 239, 2 5 2
Dathina (geog.), 3 1 5, 3 1 7 Dura-Europos (geog.), 33, 109, 22o ss., 224,
Daula (geog.?), 3 5 9 228, 272
David, 97, 263 Durayb (wadi Raghwan) (geog.), 3 1 4
3 90
Indice analitico
Durayb (Yalà) (geog.), 37, 296, 3 1 3 s., 3 5 8 Eratostene, 62, 1 60
Dusara, 2 l s , 2 1 8 Eretria (geog. ), 3 6, l l 3
Dusara Arra, 2 l 3 Ergili, v. Daskyleion
Dushapri, 226 Erice (geog.), 143, 1 86
DYNMZDYSMS, 206 Eritrea, 38, 307, 3 5 6 s.
Erode il Grande, 72
Ebla (geog.), 3 l Erodoto, 5 8 s., 1 3 8, 1 60, 1 72, 278
ebraica, scrittura, 1 26 s., l 98 Ersay (geog.), 232
ebraica quadrata, scrittura, l 6 5 s. Esmun, 1 3 3 s., 1 75 ' 1 77
ebraico (lingua/iscrizioni), l 5 ss., l 9 s., 3 3 Esmun Merre, 1 87 s.
SS., 39, 4 1 , 8 3, 9 7 SS., 1 02, 104 SS., l 20- 1 28, Esmunamas, 1 87
1 30, 1 50, 173, 278, 346, 3 5 5 ' 378 ss. Esmunazor, 2 5 , 72, 1 3 2 s., 1 3 5
Ebrei, 1 7, 1 9, 83, 1 2 5 s., l p , 1 56, 1 7 1 Esmunhilles, l 80
Edessa ( Urfa) (geo g.), 209, 2 l 9 s . Esmunyaton, 1 8 1
Edfu (geog.), 1 3 8, 204 Esna, 1 24
Edna, 103 Esopo, Vita di, 1 5 6
Edomiti/edomita, 82 s., 98; v . anche Idumea Etiopia/Etiopi, 1 9, 24, 26, 3 2, 37 ss., 4 1 , 238,
edomitica (lingua/iscrizioni), 20, 1 6 1 240 ss., 306 ss., 3 1 9, J 27 s., 3 5 7, 3 59 ss.,
Egeo, Mare, 59, 6 1 s., l 39, 1 74, 1 77, 2 1 l 366 s.; v. anche Abissini
Egeo-Anatolici, 32, 59, 62 s., 8 l , 84, 96 etiopica, scrittura, 5 8, 3 5 6- 3 6 1 , 363 ss.; v.
Egitto/Egiziani, 23, 2 5 s., 33, 39, 4 5 ' 61 s., anche sabea d'Etiopia, scrittura
66, 8 1 , 89, 92, 9 5 , 1 2 5 s., 1 29 ss., 1 3 3 , 1 3 5 , etiopico (lingua/iscrizioni), l 5, l 8 ss., 24,
1 3 8, 1 4 2 s., 1 47 ss., 1 5 3 ss., 1 5 6 ss., 1 69, 27, 37 ss., 5 8, 243, 278, 2 86, 3 5 5-367, 375,
1 7 1 s., 1 74, 1 77, 1 83, 204, 209, 2 1 8, 222, 378
249, 290 ss., 349, 3 5 5, 3 7 1 , 373 Etruria/Etruschi, 1 40
egiziana, scrittura, 47 ss., 5 8, 63 etrusco (lingua), 36, 1 40
Ekron (geog.), 3 7, 99 Eubea (geog.), l 1 3
Elam (geog.), 2 3 1 Eufrate (geog.), 8 1 , 1 09 s., 1 48, 1 60, 2 2 1 s.,
elamita, l 5 6 249, 272
Elefantina (geog.), 2 7 , 1 3 8 , 1 5 1 ss., 204 Ezana, 24, 27, p 7, 363 ss.
Elena di Adiabene, 220 Ezechia, l 20 s.
Eliaqim, l oo, 1 24 Ezechiele, libro di, 2 5 7
Elibaal, 8 5 Ezra, libro di, 1 5 3, 249
elimaiche, iscrizioni, 36, 203, 2 3 1 s., 234 1 Ezra, 1 2 5
Elimaide (geog.), 1 48, 209, 230 s.
Elio Gallo, 283 Fadih, 349
Eliseo, 1 07 Fahru, 2 1 4
Elqoneres, 1 94 Failaka, v. Ikaros
Elusa (geog.), 7 1 , 2 1 l, 2 1 6, 2 1 9 Fals (geog.), 2 5 4
El-Wer, 1 1 2 falsi, 4 1 , 5 2, 75, 8 3 , 96, 99, 1 02, 106, 1 08,
Elyakin (geog.), 72, l J S, 147, 1 6 1 1 1 9, 1 2 5 s., 1 3 8 s., 1 5 3· 1 5 6, 1 59, 1 6 1 ,
Elyashib, l 2 3 1 6 5 s., 2 0 1 s . , 2 2 3 , 270 s., 3 54, 370
Emar (geog.), 3 1 Fanwat, 342
Emesa (geog.), 70 Faqam, 308
Emirati Arabi Uniti, 205, 2 5 1 Fara, wadi, 3 1 5
En Avdat (geog.), 2 1 7 Faras, 347
Endà Cherqòs (geog.), 37, 306, 308 Farasha (geog.), 163, 206 s.
En Gedi (geog.), 71 Fari Yanhub, 338, 343
En Gev (geog.), 70 Fars (geog.), 205, 23 1
Enosim (San Pietro) (geog.), 1 88 Fashat, 3 59
Ephemeris fur semitische Epigraphik, 30, Favignana (geog.), 1 9 5
40, 370 Fayum (geog.), 292
Eracle, 1 79, 227, 303 Fenicia/Fenici, 17 ss., 24 s., 4 1 , 43 S., jO, 5 3,
39 1
Indice analitico
5 5, 5 7, 5 8 S., 6 I, 6 3 S., 70 SS., 76 S., 8 1 SS., Georgia, 208, 228 s.
89 ss., 92 s., 95 ss., 103, 1 1 1 , 1 1 4, 1 1 7, 1 29 Gerastart, 1 3 1 , 1 8 1 , 1 86
ss., 1 3 4 ss., 1 3 8 ss., 1 44, 1 5 1 , 1 5 5 , 1 60, Gerico (geog.), 7 1 , 20 5
1 72, 1 74 ss., 1 8 1 , 1 8 5 s., 1 88, 193 s., 1 96, Geroboamo, 102 s.
198 ss., 2 2 1 , 2 57, 290, 303 geroglifica, scrittura, 47 s., 5 8, 6 3
fenicie, scritture, 7 5 s., 77 s., 93 ss., 1 00, 104, Geronimo di Cardia, 2 1 0
1 44 s., 1 89 s., 196, 198 ss., 367 Gerrha (geog.}, 276
fenicio (lingua/iscrizioni}, 1 5 ss., 23 ss., 28, Gerusalemme, 7 1 , 83, 104, 1 20, 1 22, 1 24,
30, p, 34 ss., 43- 59, 62-69, 7 1 -79, 84- 1 07, 1 26, 1 3 1 , 1 5 2 s., 1 5 7, 1 6 1 , 205, 209, 220,
I IO s., 1 1 8, 1 30- 1 47, 1 5 8 s., 1 72, 1 74-202, 239, 247 s.
222 ss., 2 5 7, 3 5 5, 367 gesso, iscrizioni su, 13 7
«Figli di Anat», 74 Gezer (geog.), 44, 47, 7 1 , 98, 205
«Figura di Baal», 1 76 «Gezer, calendario di», 27, 97 s.
Filistea/Filistei, 20, 34, 37, 5 9, 72, 8 1 ss., Ghayl (Hajar bin Humeid) (geog.), 3 5 , 240,
9 1 , 96- 1 00, 1 26, 1 29 s., 1 4 1 s., 1 49, 1 60 284, 3 1 2 s., 330 s., 3 5 8
s., 1 67 Ghaiman (geog.}, 284, 341
filisteo (lingua/iscrizioni}, 37, 7 5 , 96- 1 00, el-Ghariye (geog.), 2 1 5
1 07, 1 26 Ghiras, v. Shibam Sukhaim
«filisteo-arabe», monete, 1 67, 1 70 Giaffa (geog.}, 72, 96, 1 3 3 , 1 3 5, 1 47
Flavio Dasamau, 196 el-Giauf, v. Duma
«formula federativa», 300 s. Giauf (Arabia Saudita} (geog.}, 2 1 5, 264 s.,
Fortuna, 223 s. 271
fratarakti, 20 5, 2 3 1 Giauf (Yemen) (geog.), 287, 291 s., 296, 316,
3 3 5 s., 343, 347 s.
Gabaraddu, 1 1 6 Gibeon (geog.), 7 1 , 1 6 1
Gadbar, 1 94 Gibilterra (geog.), 82, 1 30, 1 4 1
Gaddibol, 2 2 1 Gidda (gcog.}, 274
Gadimat, 2 1 4 s . Gidfir ibn Muneikhir, v. Kuhal
Gadyaw, 1 0 1 Giobbe, libro di, 249
Gahirat, 299 Gionata, 1 5 2
Gaia, 1 84 Giordania, 37, 243, 266 ss., 2 7 1 s.
Galilea (geog.), 72, 1 02, 1 1 7, 1 30, 205 Giordano, 5 3, 5 7, 62, 70
Gambulu, 1 09 Giosia, 1 2 5 s.
Garad, 149 Giuda (regno), 82 s., 1 02, 1 04, 1 08, 1 20, 1 23,
Garbiyan, 309, 3 29 1 2 5 s., 1 30
Garim-Hanaktubat, 261 giudaica, scrittura, 204, 209, 2 1 9, 346
Garmalahi, 2 1 7 Giudea/Giudei, 72, 82, 1 29, 1 5 1 , 1 5 3, 1 67,
Garni (geog.}, 228 ss. 198, 209, 249
Gasay, 3 5 7 Giza (geog.), 1 3 8, 1 5 8
Gasham, 261 Gobochelà (geog.}, 308, 309
Gashmu l 'Arabo (re di Qedar), 1 59 Golfo di Aden, 3 1 2
Gaza (geog.), 71 s., 82, 99, 290 Golfo Persico, 20, 1 1 0, 1 29, 1 66, 1 70, 205,
Gaziura (geog.), 203 2 1 5, 2 1 � 23 � 2 3 � 243, 27� 295
Gebel Amud (geog.}, 298 Gozne (geog.}, 163 s.
Gebel el-Arbain (geog.}, 72, 1 3 5, 1 46 Gozo (geog.}, 1 79
Gebel Balaq (geog.}, 37, 282, 286, 295 ss., Gramatèn, v. Addì Keramatèn
3 1 2, 344 Grecia, 5 8 s., 62, 82, 1 1 3, 1 30 s., 1 39, 1 42,
Gebel Berri (geog.}, 276 1 7 1 ss., 1 77, 1 86, 290, J 22, 3 7 1
Gebel Bishri (geog.), 109 s. greco (lingua/iscrizioni), 20, 22 ss., 27 , 3 4
Gebel Ghunaym (geog.), 25 3, 2 5 5 ss., 3 8, 5 8 s . , 99, 1 3 7, 1 39, 1 6 3 , 1 72, 1 7 5
Gebel al-Laudh (geog.}, 284, 300 s., 303, ss., 1 82, 1 8 5, 1 86, 1 8 8, 196, 202, 204 ss.,
3 1 6, 3 3 6 209, 2 1 4 ss., 223 s., 228, 365
Gebel Miswar (geog.), 343 Grotta Regina (geog.), 1 4 1 , 1 86, 1 9 5
3 92
Indice analitico
Gubliti, I 29, 2 2 I Hani, 272
Guelaa Bou Sba (geog.), I 92 al-Hani, wadi, 3 I 6
Guelma, v. Calama Han-ilat, 277
Gurgum (geog.), I I 2 Hanno, 204
Guzaiat, 2 I 2 Hanon, I OO
Guzana (Teli Halaf) (geog.), I I 4 Haqlay, 2 I 4
Haram (geog.), 283 s., 2 8 8 s., 29 I , 302, 3 3 5 -
Habi, 2 I 3 336
Hadab, 259 Harbakh, 345
Hadad, I I I , I I 4, I I 6, 202 Harib (geog.), 3 I 6
Hadafaha, 364 Harra (geog.), 27I
Hadaqan (geog.), 3 4 I Harran (geog.), I 6o
al-Hadd (geog.), 344 Hasa/Hasei, 243, 276
Haddudan Firmion, 22 5 Hasalel, Io5 s.
Haddu-yisi, I I 4 hasee, iscrizioni, 276 s.
Hadhabil, 308 Haserot (geog.), I O I
Hadhran, 3 3 2 Hassan-Beyli (geog.), 8 2, 88, I o9
Hadhru, 26 I Hassan Kef (geog.), 228, 230
Hadramaut/Hadramuteni, 29, 3 7, 238, 240, Hathor, 66, 68
242 s., 280 ss., 28 5, 290 s., 294, 299, 304 s., Hatilah, 260
3 I 2, 3 I 7-323, 3 2 5 ss., 330 s., 3 3 3 ss., 3 39, Hatra (geog.), 20, 3 5, 39, I 48, I 7 I ss., 207
34 I SS., 34 5 S. , 348 s., 222, 226 ss., 230
hadramutica, scrittura, 3 20 s., 323, 334 hatree, iscrizioni, 20, 227 s.
hadramutico (lingua/iscrizioni), 29, 3 2, Haubas, 309, 3 5 9
3 1 7-324, 3 3 I -3 3 5 , 343 s., 349; v . anche Hauran (geog.), 2 1 4 s., 222, 2 3 8 s., 247
sudarabico Hawat, 1 8 1
Hadrumetum (Sousse) (geog.), I 79, I 83, I90 Hawila Asseraw (geog.), 307
Haf, 323 Hawl (dio), 3 I9
Hafam, 343 Hawltì (geog.), 37, 306, 308 s.
Hafra, 330 Haya, 86
Hagag, 2 5 4 Haythil, 282
Hagar (geog.), 2 0 5 , 276 Hayw, 261, 289, 293
Hail (geog.), 2 5 2, 264 Haz (geog.), 284, 341 s.
Hairan, 222 Hazael, r I 2 s.
Hairan Abgar, 225 Hazay, 229
Hajar Bin Humeid, v . Ghayl Hazor (geog.), 70, 89, 95
Hajar Kohlan, v. Timna Hazrak (geog.), u 2, I I 4
Hakir (geog.), 3 I 7, 3 4 I Hebron (geog.), 1 24, 1 26
Hala Sultan Tekke (geog.), 5 4, 77, I 3 6 Hegiaz (geog.), 20, I 6 5 , I 70, 209 ss., 2 1 6,
Haldi, I I 5 239, 24 I , 243 s., 246 s., 249, 2 5 2, 264,
Halisat, 2 I 7 268, 2 7 I , 276, 279, 284, 290
Hama, v. Hamat Hegra (Medain Salih) (geog.), I 66, 2 I o ss.,
Hamar (geog.), 296 2 I 6, 2 5 2, 2 5 7 s., 263, 266, 269, 292
Hamat (Hama) (geog.), 70, 8 I , I o9, I I 2, Heid bin Aqil (geog.), 3 1 2
I I � I I � I I � 249, 272 Heleq, I O I
Hamdan, 347 Heles, I O I
Hamlat, 220 Hemite (geog.), I63
Hammamat, wadi, I 3 8, I 5 8 s. Henchir Drombi (geog.), 20 1
Hammiatht, 288 Henchir Ghayadha (geog.), I 9 I
Hamyan Baran, 29I Henchir Guergour, v. Masculula
Hananel, I 24 s., I28 Henchir Medeina, v. Althiburos
Handbuch der nordsemitischen Epigraphik, Hermopoli (geog.), 38, I 38, I 50 s., 1 54 s.
I 5, 2 I , 30, 4 1 , 1 8 1 Heshbon (geog.), 71
3 93
Indice analitico
Hierapolis (geog.), 1 09, 202 s., 220 Ilsharah, 336
Hilal, 299 Ilsharah Yahdub, 338 s., 343 s.
al-Hima (geog.), 2 1 6, 347, 348 Ilwasiq, 28 5
Himilk, 1 87 Ilyafa Dhubayin, 322
Himyar/Himyariti, 28 3, 304 s., 3 1 3, 3 1 7, lmhotep, 1 3 8
3 2 5 ss., 3 37, 3 39, 3 4 1 , 343, 345, 349 s., Imilcone, 1 8 1 , 1 87
363 ss., 367 lmru al-Qais, 278
himyarita, era, 3 2 5 , 344 ss., 348 s. lmtan (geog.), 2 1 4
himyaritica, lingua, 328, 344 Inabba (geog.), 284, 288
Hira (geog.), 2 1 4 s. India, 1 7 1
Hiram, 1 3 5 Inghilterra, 222
Hisma (geog.), 2 5 2, 2 5 8, 267, 2 7 1 Io! (Cherchel) (geog.), 1 8 5 , 193
Hizmet Abi Thaur (geog.), 2 9 8 , 3 1 1 lram (geog.), 2 1 4 s., 2 5 2, 269
Hobas, v. Haubas Iran, 36, 109, 1 30, 1 66, 1 7 1 , 203, 233, 236 s.,
el-Hofra (geog.), 1 8 5 , 1 90 240, 2 5 0
Horawa (geog.), 2 1 5 iranico (lingua), 202, 204, 207 s .
J:!or Bar Punesh, Storia di, 1 5 6 s. Iraq, 3 5 , 1 091 222
Horus, 1 77 Ires Dagh (geog.), 82, 87, 94 s.
Horvat Raqiq (geog.), 2 1 7 Isaia, libro di, 82, 1 89
Horvat Uzza (geog.), 1 24 s. Ischia (geog.), 36, 90, 9 5 , 1 1 3
Hoter Miskar, 1 9 1 Ishtar, 322
Hudal, 3 3 2 Isia, 1 76
Hujeira Harufa (geog.), 3 2 2 Iside, 1 3 8, 1 77
Hulaifo, 2 1 4 Iskishu, 1 5 2
Humaido, 2 1 2 Ismailia (geog.), 1 5 9
J:lumayr, 3 2 8 Israele, 346
Huqqa (geog.), 284, 3 4 1 Israele (regno), 82, 98, 1 0 1 , 1 07 s., 1 26
Hureidha (geog.), 3 2 , 3 1 7, 3 2 1 ss., 3 3 2 Israele (stato), 3 1 , 36, 89, 1 3 5 , 220, 222
Hushaiko, 2 1 2 Italia, 24, 38, 63, 82, 1 1 3, 2 1 1
Husn al-Ghurob (geog.), 3 1 7, 334, 348 lthra (geog. ), 2 1 5
Husn al-Urr (geog.), 323 Ittiti, 6 1 , 8 1 , I I I , 1 6 5
ittico geroglifico, v. luvio
Ibiza (geog.), 1 4 1 s., 1 89, 1 98, 202 lttobaal, 73, 86
Idalion (geog.), 89, 1 3 6 s., 1 77 lulia Caesarea, v. Io!
Idumea, 1 30, 162 Izbet Sartah (geog.), 7 1 , 96 s.
lempsale, 1 90
ieratica, scrittura, 48 Kabiril, 2 5 8
ierodule, 34, 2 57, 290 Kabosad, 1 89
Igal, 2 5 4 Kadu, 1 5 2
lgisan, 1 9 1 Kafra (geog.), 143
Ikaros (Failaka) (geog.), 1 66 Kahil (Qaryat al-Faw) (geog.), 2 1 6, 343
Il, 25 8 Kalbo, 1 3 1
Ila, 343 Kambe (geog.), 1 96 s.
Ilamar, 295 Kamid el-Loz (geog.), 46, 5 3 s., 5 7, 69 s.,
al-Ilat, v . Alilat 77, 79, 23 5 s.
Ilazz Yalut, 33 3 Kaminahu (Kamna) (geog.), 283, 2 8 5 , 288
Ilkarib, 282 Kamna, v . Kaminahu
limata, 308 Kandahar (geog.), 3 5, 203 s., 207
Ilmuqah, v . Almaqah Karafti, 2 5 4
Ilnad Masadan, 330 Karak Maishan (geog.), 2 2 5
Ilram, 3 30 Karatepe (geog.), 3 4 , 8 2 , 86 ss., 94, 1 09, 1 14,
Ilram Faysh, 289 II8
Ilsama Dhubayin, 322 Karib, 299
3 94
Indice analitico
Karibil dhu-Khalil, 295 Koside, 204
Karibil I:I S K dhu-Khalil, 295 ' 3 1 2 Kourion (geog.), 89, 1 3 6
Karibil Watar, 275' 2 8 1 ss., 2 8 5 , 287, 289 s., Ksar Lemsa (geog.), 1 9 1
293, 295 SS., 305' 3 1 2 SS ., J I 8, J 2 1 , J 39 SS. Ksiba Mraou (geog.), 192
Karkemish (geog.), 109, 1 3 5 ' 1 60, 237 s. Ksour Abd el-Malek (geog.), 191, 201
Karnak (geo g.), 1 5 8 Kubaba, 1 3 5, 1 64, 1 6 5
Karu (dio), 299 Kuhal (Gidfir ibn Muneikhir) (geog.), 284,
Kashiari (geog.), 1 09 298, 302
Kaskasè (geog.), 306, 308 Kumillet Ajrud (geog.), 4 1 , 50, 98, 1 03 s.,
Kasu, 364 1 27
Katka (geog.), 1 1 3 s. Kutal (Khirbet Saud) (geog.), 284, 298, 3 1 4
Kaukab (geog.), 348 Kuweit, 1 66
Keban Mororo (geog.), 3 5 7
Kef Bezioun (geog.), 192 Labuan Yada, 288
Kelette Afa (geog.), 3 5 7 Lachish (Teli ed-Duweir) (geog.), 3 3, 3 5 ,
Kemosh, 1 08 44, 47, 53, 7 1 , 7 4 ss., 7 9 s., 96, 1 22 s . , 1 2 5
Kemoshhalil, 204 s., 1 6 1
Kerak (geog.), 7 1 , 204 s. Lago di Tiberiade, 7 0 s .
Kesàd Qernì (geog.), 3 5 7 s. Lahay, 308
Kesecek Koyii (geog.), 163 s. Lahayatht, 342
Kesra (geog.), 1 9 1 Lakhmidi, 2 1 4
Khabur (geog.), 109, 228 Laodicea (geog.), 1 96 s .
el-Khadr (geog.), 71, 74 s. Lapethos (geog.), 1 3 6 s . , 142 s., 1 7 7
Khalde (geog.), 86, 95 Laqas, 263
Khalyada, 2 8 5 Larnaka, v. Kition
Khamir (geog.), 340 Larnaka tis Lapithou, v. Narnaka
Kharayeb (geog.), 70, 1 7 5 s., 200 Larsa (geog.), 1 5 9
Khebu al-Gharbi (geog.), 2 5 2 Lata!, 308
Khebu al-Sharqi (geog.), 2 5 2 latino, bilingui con, 1 8 8, 191 ss.
Kheleifeh (geog.) , 1 3 5 latino-puniche, iscrizioni, 1 9 5 - 200
Khereybeh (geog.), 2 5 8 Latona, 163
Khirbet Beit Lei (geog.), 1 2 2 Lavigerie, collina, 1 80
Khirbet al-Diniya (geog.), 249 Lazio (geog.), 36, 90
Khirbet Giaddala (geog.), 228 legno, iscrizioni su, 89, 223; v. anche ba-
Khirbet el-Kom (geog.), 71, 1 22, 204 s. stoncini
Khirbet Saud, v. Kutal Leonte, v. Litani
Khirbet et-Tannur (geog.), 7 1 , 2 1 5 Leptis Magna (geog.), 1 84, 190, 193 s.
Khor Rori, v. Sumara Levitico, libro del, 1 8 2
Khseparnug, 229 Libano, 36, 46, 52 ss., 59, 7 5 ' So, 1 3 5 ' 1 73,
Khulmi (geog.), 1 70 222, 272
Khuzistan (geog.), 203, 2 3 1 Libano, monte, 1 60
Ki, 1 5 2 Libia/Libici, 1 8 3 s., 1 96
Kilamuwa, 86, 94 s., 1 1 1 , 1 19 libico, 3 3 , 1 8 3
Kinda, 3 39, 347 Libna (geog.), 3 3 2
Kinito, 1 84 Licia, 162 s.
Kirsu, 2 50 Licinio Muciano, 224
Kition (Larnaka) (geog.), 36, 8 5 , 89, 1 3 5 ss., licio, 36, 163
142 s., 1 47, 1 72, 1 77, 1 89, 197 Lidia, 163
KLTYR (dio), 203 !idio, 163
Kohailo, 223 Lihyan, 2 5 7, 2 59 s.
Kohaytò (geog.), 306 lihyanita, scrittura, 2 5 6
Komara, 221 lihyanitico (scrittura/iscrizioni), 26 s . , 29,
Komo, 216 238, 246, 2 5 6, 2 5 8 ss., 277
39 5
Indice analitico
Lilibeo (Marsala) (geog.), 1 86 mandaico, 15 s., 19, 202, 2 3 2
Limassol (geog.), 1 3 5 s. Manhiyat (Hizmet Abi Thaur) (geog.), 284,
Limyra (geog.), 1 63 298
Litani (geog.), 62, 70 Mankath (geog.), 346
Lixus (geog.), 82, 1 86, 198 Mannei, 1 1 5
Luash (geog.), 1 1 2, 1 14 Mantar Bani Atiya (geog.), 2 5 3, 2 5 5
Lucio Vero, 2 1 6 Mar Caspio, 207
Luristan (geog.), 109, 1 1 7, 1 48, 205, 2 3 8 s., Mar Morto, 1 22, 1 5 3, 2 1 9
247, 249 s. Mar Rosso, 1 3 5 , 2 1 8, 2 5 2, 2 80, 343, 348
Luvi, 238 s. Marara, 260
luvio (lingua/iscrizioni), 34, 36, 86 s., 1 1 1 , Marco Aurelio, 2 1 6
237 ss. Marco Aurelio Antonino, v. Caracalla
Luxor (geog.), 1 3 8 Mardan, 2 5 4
Marfad, 296
'
ma mar, 331 Mari (geog.), 26, 3 1
Maadkarib Yafur, 348 Marib (geog.), 26, 3 5 ' 280, 282 ss., 2 9 1 , 296
Maasiyahu, 1 24 ss., 300 ss.,.305, 308, 3 1 7 s., 3 16 s., 334 s.,
Mab1Juçl, era di, 3 2 5 3 3 7 - 342, 345, 347 s., 3 5 9, 3 6 5
Macallè (geog.), 3 7 , 306 s . , 362 Marib-TSS (geog.), 296
Macedoni, 1 7 1 , 202 Marion (geog.), 1 3 6
Macrino, 1 96 Markha, wadi, 3 1 2
Mactar (geog.), 1 79, 1 84, 1 90 s. Marocco, 1 86, 1 90, 1 93
Madaba (geog.), 71, 21 s , 269 Marsala, v. Lilibeo
Madahwu, 2 8 5 Marsascirocco (geog.), 1 3 9
Madhhig, 3 43 Marsiglia, 24
Madkarib, 301, 349 Marta, 3 14
Mafish (geog. ?), 299 Marthad Ramlan, 293
Magharah, wadi, 66 Marthad Yuhahmid, 3 3 1
magiche, iscrizioni, 96, 1 5 5 s., 1 77, 1 8 1 s., marzealJ , 4 1 , 1 3 5, 1 46, 1 5 7, 2 1 6
2 o s , 2 1 7, 224 s. Masculula (Henchir Guergour) (geog.),
Magonam, 1 92 191
Magone, 1 83, 1 8 5 Masgid-i Suleiman (geog.), 232
Mahram, 364 Masi!, wadi, 346 s.
Maifaat (Naqab al-Hajar) (geog.), J I 7, 3 12, Masnat Marya (geog.), 3 4 5
332, 348 Masqalat, 1 9 1
Main, v. Qarnaw Massa, 2 5 3
Main, regno, 283 s., 289-292, 298, 302, 304, Massimo, 194
3 1 7 s., 3 2 5 , 3 3 6, 339 Massinissa, 1 83, 1 8 s , 190, 1 97
Makbanit, 1 5 5 Matab, 1 94
Makhwan, 347 Matabnatyan, 288, 3 3 5
el-Mal (geog.), 220 Matabqabat, 289
Malaga (geog.), 198 Matarà (geog.), 37, 306, 308, 3 5 8, 362 s.
Malakbcl, 222, 224 Matiel, 1 1 3 s., 2 5 8
Malico, 2 2 1 s. Madia (geog.), 364
Malico 1, 2 1 8 Mauretania, 1 96
Malico n, 2 1 5 Mawiya, 2 1 3
Maliwaqih Rayd, 288, 293 Mawiyat (geog.), 334
Malkikarib Yuhamin, 318, 345 Mazdapata, 203
Malta, 23, 36, 1 3 1 , 133, 1 39 ss., 147, 1 79, Mecca (geog.), 246, 347
I 86, I 94, I 96 S., 200 S. Medain Salih, v. Hegra
Manabaz, 226 Medi, 291
Manatant, 205 Medina (geog.), 246, 2 5 2
Manawat, 221 mediopersiano, v. persiano
Indice analitico
Mediterraneo, Mare, 36, 59, 6 1 , 90, 1 1 3, Moqim, 2 2 1
1 29, 1 3 1 , 140, 1 74, 1 78, 1 94, 2 1 0, 303, Moqimel, 2 1 4
3 19, 3 5 5 Moqimo, 223
Megiddo (geog.), 6 3 ss., 7 1 , 98, 1 0 1 , 104 Morro de Mezquitilla (geog.), 90
Meherbaal, 1 87 «Morte Arciere», 222
Melazò, v. Hawltì Mosul (geog.), 1 1 0
Melilla (geo g.), I 9 3 Mozia (geog.), 36, 1 3 1 s., 1 4 1 ss., 1 4 5 s., 1 86
Melqart, 1 1 2, 143, 1 76, 1 79, 1 89, 197, 200 Muadhal, 349
Memshat (geog.), 1 24, 1 26 Mudai, 349
Menfi (geog.), 1 3 8, 1 49, 1 5 1 , 1 5 4 s., 1 77 mukarrib, 2 8 1 -2 8 5 , 289, 295, 297-305, 307,
Mesagid (geog.), 300 309, 3 1 2 ss., po, 334 ss., 339 s., 3 50
Mesene (geog.), 225 Muqalla (geog.), po
Mesha, 2 s , 1 04, 1 07 s., 1 26 s., 371 Murabbaat, wadi, 1 2 2
Mesopotamia, 20, 6 1 , 8 1 s., 8 s , 89, 1 30, 1 48, Muraighan (geog.), 348
I 5 6, 1 60, 1 69, 1 7 1 SS., 205, 208, 2 1 0, 2 2 1 , Murashu, I 59
225 s., 228, 2 3 1 s . , 236 ss., 240 s . , 2 4 5 s., Musri (geog. ), 1 1 3
248, 250 Muttunbal, 192
Metexo, 193 Muweilah (geog.), 2 5 1
Meydanc1kkale (geog.), 1 63, 1 70 Muwiya, 343
Micipsa, 1 84 s., 193
Mididi (geog.), 1 79, 191 Naamel, 1 00
Mileto (geog.), 2 1 8 Naargad, 2 5 8
Milkastart, 1 7 5 , 1 8 5 Nabat Yuhanim, 3 3 0 s.
Milkaton, 9 1 Nabatalay Amar, 2 8 5
Milkomur, 1 0 5 Nabatei, 1 7 1 , 209- 2 1 3 , 2 1 5 , 2 1 8 s . , 2 57, 272,
Milkyaton, I 3 7 276, 279
minea, scrittura, 28 5 ss., 292 ss., 3 59 nabateo (lingua/iscrizioni), 1 5 s., 20, 22, 24-
Minei, 29, 2 1 5, 246, 249, 2 5 8, 276, 282 ss., 27, 34, 36, 39, 209-2 19, 233, 239, 246,
287-293, 296, 298 S ., 302, 304, 3 I 2, 3 I 8, 260, 266, 269, 278 s., 367
p 6, 3 30, 3 3 5 s., 339 s., 343 Nabatkarib, 289
mineo (lingua/iscrizioni), 26 s., 29, 34, 39, Nabayat, 2 1 0, 2 5 3
246, 249, 2 5 8, 282, 28 5 -295, 296, 3 1 7, Nabda, 1 5 2
p 3, 349 s., 3 5 8 s.; v. anche sudarabico Nabonedo, 37, 1 6 5 , 2 10, 238, 243 s., 246,
minoico-micenea, scrittura, 43, 5 8, 6 1 , 96 2 5 1 ss., 2 5 7
Minorca (geog.), 1 9 5 Nabu, 227, 2 6 1
Misa!, v . Wa'lan Nabucodonosor n , 8 3 , 1 49
Misia (geog.), 163 Nabu-natan, 1 64
Mission archéologique en Arabie, 27, 2 57, Nabusha, 1 5 5
375 Nagran (geog.), 2 1 6, 274, 299, p 5 , p 8,
Mitanni, 6 1 339, 343 s., 347 s.
Mititti, 100 Naham, 1 3 1
Mitra, 206 Nahashtab, 2 1 4
Mitridate 1, 1 7 1 Nahastab Datha, 29 1
Mleiha (geog.), 205 Nahay (dio), 264 s.
Moab/Moabiti, 25, 82 s., 107 s., 1 26, 205 Najd (geog.), 264
moabitico (lingua/iscrizioni), 1 6, 20, 39, 67, Nakhlat al-Hamra (geog.), 342
1 07 s. Naman, 330
Mogador (geog.), 1 8 5 s. Namara (geog.), 278
mo/ok, 1 p, 1 77 Namat, 261
monete, 25, 1 36, 1 42, 1 47, 1 67, 1 70, 1 74, Namatpamo, 193
1 7 5 , 196 s., 202, 205, 228, 2 3 1 , 234, 276, Nanai, 227
3 1 6, 3 34, 348, 349 Nanaihem, 15 5
Monte Sirai (gcog.), 1 H R Napoli, 2 1 8
3 97
Indice analitico
Naqab al-Hajar, v. Maifaat numerici, segni, 367
Naran, 261 Numidia, 1 8 5, 1 90, 1 96
Narnaka (Larnaka tis Lapithou) (geog.), Nursha, 1 1 6
l 36 SS. Nushkuidri, l 5 2
Narsabaresh, 1 96
Nasarmilk, 220 Oboda (Avdat) (geog.), 2 1 6, 233
Nashakarib Yuhamin Yuharhib, 3 3 8 Oboda (dio), 2 1 2, 2 1 7
Nashan (Sauda) (geog.), 2 8 4 s., 2 8 7 ss., 2 9 1 Oboda II, 2 1 9
ss., 299, 3 3 5 occhi, stele funerarie con, 2 8 7 s.
Nashq (el-Beida) (geog.), 284, 288 o. 102 Oceano Indiano, 3 l 5, 3 l 7
Nasr, 2 5 4 Odeinato, 22 l
Natir, 260 Oea (Tripoli) (geog.), 1 94
Nea Paphos (geog.), 1 36, 1 3 8 Ofi (Luxor) (geog.), l 5 4
Nebi Yunis (geog.), 7 1 , 1 6 1 , 177 Ogeilo, 222
Necao, 1 5 7 Olbia (geog.), 1 88
Neemia, 1 5 3 Olimpia (geog.), l l 3
Neemia, libro di, l 59, 1 6 1 Oman (geog.), 3 3 3
Negev (geog.), 4 1 , 1 03, 1 24, 209, 2 1 l , 2 1 6, Omri, 1 07 s .
266 s., 272 Onia, 1 22
Nehtihor,. l 54 Opi (geog.), 197
neoarama1co, l 7 Origene, 378 s.
neoebraico, l 7 Orna (geog.), 1 62
neopunica scrittura, 1 7 5 , 1 77, 1 79, 1 84 s., oro, iscrizioni su, 23, 63 s., 90 ss., 92 s., 1 39
1 89, 198 ss., 2 1 9 s., 1 47, 1 89, 3 3 7
Nerab (geog.), 1 09, l 1 7, 147 s . Orode, 2 3 1
Nergal, 1 67, 227 Oronte (geog.), 5 3 s., 5 7, 6 1 s., 70, 8 1 , 109,
NGR (geog.), 91 206
Nikeratos, 204 Osea, 1 02 s.
Nikrah (dio), 291 Osiride, 1 3 8, 1 5 8
Nilo (geog.), 27, 2 1 8 Osorkon II , 8 5
Nimrud (geog.), 89, 9 5 ' 1 0 1 , 1 09, l 1 6, 1 48, Ossirinco (geog.), l 38, 1 57
168 osso, iscrizioni su, 1 39, 1 77, 1 79
Ninive (geog.), l 1 7, 148 Ozbaal, 1 34, 143
Nippur (geog.), 1 48, l 59, 249
Nisa (geog.), 34, 207 s., 226, 230 Padai, 90
Nisab, 346 Pafo (geog.), 1 3 1 , 1 3 6 s., 1 77
Nisibi (geog.), 1 09, 1 60 Pakistan, 204
Nora (geog.), 90 s., 93, 1 88, 1 9 5 Palaestina, 72
Nordafrica, 26, 3 2, 36, 42, 8 2 , 1 7 1 , 1 74, 1 8 5 paleoebraica, scrittura, 20, l 98
s., 1 90, 1 9 5 , 1 98, 3 7 2 s. paleografici, problemi, 39 s., 44 s., 5 2, 93
nordarabica d 'Etiopia, scrittura, 3 5 7-361 SS., 1 06 S., l l l, 1 46, l 5 0, 207 SS., 220, 232,
Nordarabici, 19, 5 6 s., 81, 1 06, 237, 242, 240, 2 5 5, 269, 281, 287, 292 s., 306, 3 5 0
245 s., 248, 268, 276 s., 278 s., 291 s., ss., 3 5 8 ss.
304, 327 s. Paleokastro (geog.), 89
nordarabico (lingua/iscrizioni), l 5, 1 8, 20, Palermo, 28, 141 ss., 1 74, 1 86, 1 9 5 , 3 72
27, 29, 34, 37, 5 4, 62, 9 1 , 99, 1 06, 1 59, Palestina, 20, 27, 3 l , 44 ss., 5 2 ss., 5 7, 71 s.,
1 6 1 s., 1 64 ss., 173, 205 , 2 1 0, 2 1 6, 2 3 5 - 74 ss., 8 1 ss., 92, 96 ss., 103 s., 1 07, 1 29 s.,
244, 245 -279, 299, 309 S. , 3 l 3 S . , J l 9 S ., 1 3 2, 1 46, 1 6o s., 1 70, 173 s., 1 77, 200, 202,
323, 343 s., 3 50, 3 5 5, 3 5 7 ss., 3 6 5 209, 2 3 2, 2 35 ss., 240 ss., 24 5, 248, 2 5 7'
nordmesopotamiche, iscrizioni, 208, 226- 280, 290; v. anche Canaan
23 l , 234 Palestrina (geog.), 90
Nuas, 260, 342 Palmira/Palmireni, 33, 36, 70, l 29, 1 60, 1 7 1
Numeri, libro dei, r r 9 ss., 276
Indice analitico
palmirena, scrittura, 220, 224 s. Posidone, 223
palmireno (lingua/iscrizioni), 1 5 s., 20, 22 Pozzuoli (geog.), 2 1 8
ss., 33 ss., 39, 1 60, 209, 2 1 9-22 5, 234 pracrito (lingua/iscrizioni), 3 5, 204
Paltibaal, 1 34 Priyadarshi, 203
Panamuwa 1, 1 1 1 protoarabe, iscrizioni, 239 s., 246
Panamuwa Il, 1 10 s. «protocananaiche, iscrizioni», 1 8 s., 44 s.,
Panormos (geog.), 1 74 63, 75
Pantelleria (geog.), 194, 196 s. protosemitico (lingua), 278
papiro, 1 7, 2 5 ss., 33 s., 36, 38 s., 4 1 , 95, 1 22, protosinatica, scrittura, 46 ss., 67 ss.
1 30 s., 1 39, 1 43, 1 4 5 , 1 50, 1 5 5 s., 1 5 9 s., protosinaitiche, iscrizioni, 18 s., 27, 43 s., 46
1 77, 204 s., 2 1 9 ss., 5 2 s., 60, 62, 66-69, 75 s., 97, 2 3 5 ss.
«papiro di Abido», 1 5 6 Psammetico, 1 49, 1 54
«papiro di Aden», 34, 1 49 s., 1 6 8 Psammetico (faraone), 1 5 7
papiro A P 30, 1 5 3 Psammi Yaqa, 1 5 5
«papiro Bauer-Meissner», 1 50, 1 5 5 «pseudo-geroglifica», scrittura, 32, 50, 5 2
«papiro del marzeah», 4 1 s . , So
Paran (geog.), 2 3 8 «pseudo-geroglifica lineare», scrittura, 5 3,
Parsman, 229 65
Parti, 34 s., 1 7 1 , 1 73, 202, 207 ss., 225 ss., «pseudo-geroglifiche», iscrizioni, 63 -67,
231 73, 76, 92
partica, scrittura, 229, 23 I s . Ptah, 1 5 5
Pazuzu, 1 49 Pudens, 1 94
Peqah, 102 s. Pul-i Darunte (geog.), 204
Peqahia, 102 s. Pul-i Nagin (geog.), 23 1
Perea (geog.), 72 Pumai (dio), 9 1
pergamena, 1 7, 1 5 3 Pumay, 1 7 8
Periplo del Mare Eritreo, 3 26, 3 6 1 Pumyaton, 1 3 7
Persepoli (geog.), 38, 1 30, 1 66, 1 67 puniche, iscrizioni, 1 5 ss., 24, 26, 28, 3 3 s.,
Persia/Persiani, 72, 83, 1 29 s., 1 3 3 s., 1 3 6, 39, 42, 178-200.
1 3 8 s., 1 42, 1 5o s., 1 5 3, 1 56, 162 s., 1 6 5 ss., punicus, 178
1 69, 1 72 ss., 1 8 2, 202, 208 s., 2 2 1 , 29 1 , Puqudu, 109
328, 348; v. anche Achemenidi; Parti; Pyrgi (geog.), 36, 140, 145
Sassanidi
persiano (lingua), 1 5 6, 1 66 s., 229, 2 3 1 Qabat, 289
Perside, v. Fars Qabr Abu Naif (geog.), 228
Petra (geog.), 1 73, 209 ss., 2 1 5 , 2 5 2 Qadesh (geog.), 54, 61
phoinix, 178 Qadesh Barnea (geog.), 1 24
Piarat, 1 00 Qadimat, 2 1 6
Pigmalione, 90 Qadum (geog.), 1 60
Pillesbaal, 77 Qahtan, 343
piombo, iscrizioni su, 1 8 1 s. Qana (Bir Ali) (geog.), 3 34, 348
Pireo (geog.), 178 Qaniya (geog.), 3 1 7, 344
Piruballit, 248 Qarnaw (Main) (geog.), 284, 288-292
Pitecusa, v . Ischia Qaryat al-Faw, v. Kahil
Pixodaro, 1 63 s. Qashman, 3 3 7
Plauto, 1 77 Qataban/Qatabaniti, 282 s . , 296, 299, 302
Plinio, 72, 326 ss., 3 1 2 ss., 3 1 7 ss., 325 ss., 3 29 ss., 3 39,
Polibio, 1 40 344, 346, 3 5 I
Pompei (geog.), 1 9 5 , 2 1 8, 272 s. qatabanico (lingua/iscrizioni), 29, 3 5, 39,
Pompeo, 1 7 1 296, 3 1 2- 3 1 6, 3 29-3 3 2, 343 s., 3 5 1 s.; V.
Pontano, 1 92 anche sudarabico
Pontecagnano (geog.), 90, 95 Qatif (geog.), 232, 276
«popoli del mare», v . Egeo-Anatolici Qaus, 2 1 4 s.
3 99
Indice analitico
Qedar, 1 59 ss., 206, 2 1 1 s., 2 1 5, 2 1 7 s., 238, 2 5 8, 260,
Qeriho (geog.), 1 08 268, 274, 276, 292, 306, 3 1 6, 3 19, p 1 ,
Qirsan, 2 5 3 p 3, 3 34, 344 S . , 347 S., 3 5 6 SS ., J 60 S ., 363
Qorsi, 1 23 Ruweisseh (geog.), 70, 74 s.
Qosyada, 204
Q�YW (dio), 2 1 3 Saadiya (geog.), 228
Qubur el-Walaydah (geog.), 7 1 , 99 Saadshams Asra, 3 3 1
Quinto, 1 94 Sa'b (dio), 269
Qumran (geog.), 3 1 , 379 Saba/Sabei, 242 s., 249, 2 5 5, 2 8 1 ss., 287,
el-Qusbat (geog.), 1 94 289, 299-309, 3 1 2, 3 1 4 s., 3 1 7, p 8 ss.,
p 1 , 3 2 5 ss., 3 30, 3 3 3 , 3 3 5 -3 4 1 , 343 s.,
Ra, 92 346, 349 ss., 3 5 3, 3 5 6 ss., 3 62, 364 ss., 3 77
Rabel, 2 1 3 Saba, regina di, 4 1
Rabel II, 2 1 5 s., 2 1 9 Sabahan, 309
Rabia, 343 Sabahhumu, 308
Rabshams, 33 3 Saba!, 362
Rada (geog.), 342, 344 Saba! (tempio), 3 30
Raghwan, wadi, 3 1 4, 33 5 sabea d 'Etiopia, scrittura, 3 1 0, 3 5 6- 3 6 1 ,
Rahaban, 3 1 4 3 63 ss.
Rakab, 347 sabeo (lingua/iscrizioni), 29, 34 s., 3 7, 289,
Rakib-El, 1 10 292 ss., 295-3 1 1 , J2 1 ss., p 8, 3 34, 3 3 5 -
Ramesse II, 1 3 1 3 54, 3 5 6 ss., 3 6 1 , 363, 3 6 5 s.; v. anche
Ramesse v1, 67 sudarabico
Ramm (geog.), 1 64 s., 2 5 3 s. sabeo, alfabeto, 5 6
Ramm, wadi, 2 1 s . 2 5 8 sabeo-ebraiche, bilingui, 37, 346, 3 54
Rammilk, 1 76 Sabir (geog.), 2 5 3 , 280
Ramo, 2 2 1 Sabratha (geog.), 1 79, 1 84, 190, 1 93, 198
Ras el-Haddajah (geog.), 1 94 Sada (geog. ), 344
Rasam, 342 Sadan, 220
Rashumu, 301 Safa (geog.), 271
Rathadthawan, 3 3 7 safaitico (scrittura/iscrizioni), 2 5 s., 29, 3 5,
Rawandakan, 206 2 1 6, 24 1 , 262 s., 266, 268, 2 7 1 -274, 277
Rawwafa (geog.), 2 1 6, 2 5 2 Safatyahu, 1 24
Rayan, 3 29 Safed (geog.), 72
Raybun (geog.), 37, 240, 294, 3 1 7 s., po, Safrà (geog.), 306, 362, 363
J 22 s., 3 3 2, p 6 s., 3 3 8, 364 Saggag, 2 5 3
Re, libro dei, 25, 107, 1 2 5 Sahayuhum, 3 3 2
Refaim, 1 8 1 Saint-Louis, collina, 1 40, 1 80
Répertoire d'épigraphie sémitique, 3 0 s., Salambo (geog. ), 1 80
33, 3 8, 3 1 0, 370 Salamina (geog.), 5 0, 1 36, 1 77
«Reshef della freccia», 222 Salame, 2 1 2
Revadim (geog.), 99 Salhin, p 7, 337, 3 64
Rieti (geog.), 63, 66 Salkhad (geog.), 2 1 4
Riyadh (geog.), 274, 343, 347 Sallustio, 1 90
Riyam (geog.), 284, 341 Salmu, 1 64 s., 2 5 3
Rodi (geog.), 178 Samal (Zincirli) (geog.), 20, 2 5 , 8 2, 86, 109
Roma/Romani, 22, 1 40, 1 7 1 , 1 74, 178, 1 90, SS., I 1 9
198, 202, 208, 2 1 5 , 2 1 8, 2 2 1 s., 227, 241 Samaria (geog.), 4 1 , 7 1 , 1 20, 1 30, 1 5 3, 1 60
Romania, 222 Samaria, iscrizioni della, 20, 27, 98, 1 0 1 -
Rome, 2 1 2 1 04, 1 26 s .
rs,w/rs,wt, 297, 3 1 6 samaritane, iscrizioni, 1 6, 2 2
Rulda (dio), 265 Samat, 309
rupestri, iscrizioni, 37 s., 66, 91, 141, 1 64 Sami, 226
4 00
Indice analitico
Sammetico, v. Psammetico Serapit, 229
Samo (geog.), 36, 1 1 3 Sevan (geog.), 207 s., 230
Samrè (geog.), 307 Severo, 1 94
Samuele, 2 1 3 Sèvres, Trattato di, 72
San Nicolò Gerrèi (geog.), 1 87 s. Shaar Awtar, 3 3 8
Sana (geog.), 26, 284, 3 1 7, 3 26, 340 ss. Shabamar, 295
Sanatruq 1, 226 s. Shaban, 322
Sanatruq n, 227 Shabbetai, 1 5 2
Sanballat, 1 5 3 Shabwa (geog.), 240, 280, 3 1 7 s., 3 22, 3 3 2-
San Pietro, v. Enosim 334
Sant'Antioco, v. Sulci Shadrafa, 141, 1 8 5, 1 94
Sant'Imbenia (geog.), 90 s., 96 Shahar, 1 1 7, 1 64, 261, 3 1 4
Sapatbaal, 32 Sha'm, 2 1 6
Saqqaf (geog.), 3 1 4 Shamash, 1 64, 227 s.
Saqqarah (geog.), 34, J 6, 1 3 1 , 1 3 8, 1 49, 1 5 5 , Shamashbarik, 228
1 5 8, 1 68, 1 77 Shamir Yuhahmid, 3 39, 3 5 2
Sara, 204 Shamir Yuharish, 3 4 1 s.
Sarabit, 194 Shamo, 2 1 6
Saraidin (geog.), 163 s. Shams, 342, 344
Saran Sadiqan, 3 5 8 Shamshi-ilu, 1 14
Sardegna, 24 s., 3 3 , 3 6, 82 s., 90 s., 93, 96, Shamtiel, 260
1 3 2, 1 4 1 , 1 74, 1 86 ss., 1 9 5 s., 201 , 372 Shapto, 2 3 2
Sardi (città), 163 Shaqab al-Manassa (geog.), 289
Sardi (popolo), 81, 1 74 Shaqar, 3 3 3
Sardus Pater, 1 88 Sharahbil Yafur, 347 s .
Sarepta (geog.), 46, 54, 70, 75> 77, 1 3 1, 1 46 Sharahil Yaqbul, 347
Sargon, 83, 1 1 6, 295, 297 Shariqa (geog.), 276
Sari (geog.), 228, 230 Sharja (geog.), 276
Sassanidi, 1 7 1 , 227 Sharon (geog.), 72, 1 6 1
Satanbel, 226 Sharwadd, 3 3 2
Saturno, 1 9 1 , 193 Shash, 232
Sauda, v . Nashan Shayalat, 332
Sawar, 288 Shebna, 9 1
Sayhad (geog.), 3 1 2 Shebnayaw, 102
Sayun (geog.), 323 Sheikh Fadl (geog.), 1 57
scarabei, iscrizioni su, 5 1, 90, 92, 1 1 7, 142 Shemaryahu, 1 23
Sceniti, 1 60 Shemayahu, 1 23
Seazana, 364 Sheshonq 1, 8 5
Seba, 1 3 1 Shibam (geog.), 3 1 7, 323 s.
Seeia (S'y'w), 2 14 Shibam Aqyan, v. Shibam Kaukaban
Sefìre (geog.), 3 3 , 3 5 , 1 09, 1 1 3 ss., 148 Shibam Kaukaban (Shibam Aqyan) (geog.),
Seia (Si ') (geog.), 214 340 s.
Seleucia (geog.), 1 48, 1 72 Shibam Sukhaim (Ghiras) (geog.), 284, 341
Seleucidi, 1 7 1 , 1 96, 208 s., 2 1 5, 2 1 9 Shibat, 1 00
Seleuco, 203 Shillai, 2 14
Semakyahu, 1 2 3 Shimbar (geog. ), 2 3 1 s.
semitica meridionale, scrittura, 2 3 5-244, Shiqmona (geog.), 70, 1 3 5
260 Shir-i Shiqat (geog.), 249
Semzebul, 1 3 7 Shudaif (geog.), 3 36, 343
Senafè (geog.), 306, 308, 3 5 8 s. Shudaif, wadi, 343 s.
Sennacherib, 1 2 1 , 29 5 Shuka (geog. ), 3 3 1
Senq-qale (gcog.), 1 66 Shuri, 1 5 2
Serabit el-Khadim (gcog.), 27, 66, 68, 1 3 8 Si', v. Seia
40 1
Indice analitico
Sibari (geog.), 1 1 3 sudarabica, scrittura, 292 ss., 306, 3 1 9 s.,
Sichem (geog.), 44, 47, 7 1 , 1 0 1 3 5 0 ss., 363 ss.; v. anche hadramutica,
Sicilia, 3 6 , 8 2 , 1 3 1 , 1 4 1 , 1 43, 1 74, 1 86, 1 9 5 scrittura; minea, scrittura; sabea d'Etio
Sid, 178, 1 87, 1 88 pia, scrittura
Sidone/Sidoni, 25, 36, 70, 8 1 , 8 5 , 93, 95, Sudarabici, 1 8, 27, 29, 4 1 , 23 5 s., 242, 248
107, 1 29, 1 3 1 ss., 1 39, 1 4 5 s., 1 7 5 . 1 78, ss., 2 5 8, 275. 2 80-2 8 5 . 290 s., 300 s., 303,
1 8 8, 1 96 ss., 2 1 1 , 2 1 8 304 s., 3 10, 3 1 2 s., 3 1 6-3 20, 325 s., 328,
Sidqa, 1 00 329, 3 3 5, 3 50, 367
Siene (Assuan) (geog.), 1 3 8, 1 p, 1 54 s., 1 5 7, sudarabico (lingua/iscrizioni); 1 5 , 1 8, 20 s.,
168 24 ss., 29 s., 32, 34, 37 ss., 49, 54, 5 7, 79,
Siface, 190 1 0 5 , 1 64, 2 3 5 , 239 ss., 243 s., 246, 248 ss.,
Signora di Biblo, 1 3 4 s. 2 5 3, 2 5 5, 2 59, 265, 270, 275 s., 278 s., 280-
Signore di Biblo, 84 3 24, 3 2 5 - 3 54, 3 5 5 s., 3 5 7 ss., 363 ss., 375;
Sikan (Teli Fekheriyeh) (geog.), 36, 40, 108 v. anche hadramutico; mineo; qatabani
s., I l I , 1 1 4 s., 1 1 7 co; sabeo
Silbaal, 77 sudsemitico (scrittura/iscrizioni), 1 7 s., 20
sillabica, scrittura, 5 8, 6 5 , 3 6 5 s., 24, 26, 28 s., 33, 37, 68 s., 77, 79 s.,
Siloe (geog.), 2 5 , 1 2 1 , 1 26 s . 2 3 5 , 261
Silwan (geog.), 1 22 Sufet, 1 80
Simitthus (Bordj Helal) (geog.), 192 sufeta, 1 86
Simraho, 2 1 7 Sulci (Sant'Antioco) (geog.), 9 1 , 93, 1 3 2,
Sin, 250 1 88, 1 9 5 . 20 1
Sinai (geog.), 22, 27, 50, 54, 5 7, 66 ss., 1 03, Sultaniye Kòy (geog.), 163
2 1 0 s., 217 s., 238 Suma'i, 340 s.
sinaitiche, iscrizioni, 1 6, 23, 27, 2 1 0, 2 1 8, Sumara (Khor Rori) (geog.), 3 3 2
233 Sumaram Alhan, 3 3 4
Singal, 1 64 Sumhualay, 296 s., 299, 301
Sipitbaal, 8 5 Sumhualay Bayin, 282, 301
Sirhan, wadi, 2 1 5, 2 5 2, 264, 266, 271 Sumhualay Dharih, 285, 295, 297, 304
Siria, 26 s., 46, 5 7, 6 1 s., 67, 70 ss., 77, 81 ss., Sumhualay dhu-Khalil, 295
8 5 , 1 09, " 5 . 1 1 7, 1 30, 1 48, 1 59 s., 1 69, Sumhualay Yanuf, 302 s.
1 72 s., 202, 209, 2 1 1 , 2 1 9 ss., 2 3 5 . 239, Sumhukarib, 282
241, 245, 249, 271, 278, 280; v. anche Pa Sumhuriyam, 301
lestina Sumhuyafa, 288
siriaco (scrittura/iscrizioni), 1 5 s., 1 9, 1 56, Sumhuyafa Yasiran, 2 8 5
202, 209 s., 2 19 s., 229, 232, 278 Suna (geog.), 323
Sirwah (geog.), 284, 300, 302 s., 305, 3 3 5- Susa (geog.), 1 5 4
336 Syria, 72
Sisian (geog.), 2 2 8 s .
Siyamo, 364 Taanak (geog.), 54
Siyan, 3 1 9, 3 2 1 s. Taba, 1 5 8
?iyu� (geog.), 1 43, 1 74, v . anche Panormos Tabba, 192
Sobbat, 204 Tabira, 221
Soko (geog.), 1 26 Tabkarib, 349
Sole (dea), 228, 342, 344 Tabnit, 2 5 , 1 32 s.
Solunto (geog.), 143, 1 86 Tabor (geog.), 46, 54, 70, 77
Soqotra (geog.), 223 Tabuk (geog.), 2 5 2, 264
?or'ah (geog.), 1 6 1 Tahapi, 1 5 8
Sousse, v . Hadrumetum Taharqa, 1 57
Spagna, 82 s., 1 30, 1 32, 1 42, 1 47, 1 89, 1 9 5 , Taiba (el-Tayyibeh) (geog.), 22
1 96, 202 Taimalahi, 2 1 7
Sparta (geog.), 1 3 9 Taiman, 2 3 7 ss.
Strabone, 1 60, 1 7 3 Talab, 340
4 02
Indice analitico
Tamassos (geog.), 1 3 6 s. Teli Nebi Mend (geog.), 46, 54, 70, 77
Tamud, 241 Teli Nimrim (geog.), 7 1 , 1 6 1
tamudena (scrittura/iscrizioni), 26 s., 29, Teli Qasile (geog.), 7 1
3 5 , 2 1 5, 241, 2 5 2, 2 5 7, 26 1-271, 273, 277 Teli Qudeirat (geog.), 1 24
Tamudeni, 2 1 6, 24 1 , 263, 272 Teli es-Saidiyeh (geog.), 100 s.
Tanbra, 194 Teli Shekh Hamad (geog.), 1 09, 1 4S, 22S
Tang-i Butan (geog.), 2 3 1 Teli Shoukh Fawqani (geog.), 14S
Tang-i Sarvak (geog.), 2 3 1 Teli Shuqafiya (geog.), 2 1 S, 233
Tanit, 1 40, 1 79, 1 S2, 192 Teli Sifr (geog.), 1 1 5
Tanit Faccia di Baal, 1 S 1 , 1 S3 s., 1 S9 Teli Siran (geog.), 105 ss.
Tanitsheba, S S Teli Sukas (geog.), 70 ss.
Tanuh, 2 1 4 Teli Yoqneam (geog.), 70, 1 60
Tapso (geog.), 1 79, 1 S4 Teman (geog.), 237 s.
Targum, 1 6 1 Teofilo, 32S
Tarhuna (geog.), 194 Terim (geog.), 3 1 7, 323
tariffe, 24 s., 1 40, 1 4 5 , 1 S 2, 2 1 2 Tessaglia (geog.), 1 7S
Tarso (geog.), 1 63 s., 1 67 Teucri, v. Tjeker
Tas Silg (geog.), 1 39, 1 79, 1 S6 Thaiman (geog.), 237; v. anche Teima
Tashi, 1 5 5 Thaj (geog.), 276 s.
Tatlah, 205 Thalageh, wadi, 2 I 5
Taxila (geog.), 204 Thamusida (geog.), 193
el-Tayyibeh, v. Taiba Tharan, 342
TDH, dea, 2 1 6 Tharros (geog.), 36, 92 s., 96, 1 4 1 , 1 47, 1 SS
Tebe (geog.), 1 3 S , 1 5 S s., 1 9 5
Teboursouk, v. Thibursicum Bure Thefarie, v . Tiberio Welnas
Teima/Teiman/Teimaniti, 26, 36 s., 1 30, Thibursicum Bure (Teboursouk) (geog.),
1 59, 1 64 ss., 16S, 205, 2 1 3, 2 1 6, 237 ss., 191
243, 246 ss., 2 5 2-257, 260, 264, 270 s., Thinissut (geog.), 192
277 Thot, 1 5 4
teimanita (scrittura/iscrizioni), 240 s., 245- Thuburbo Maius (geog.), 1 79, 1 S3, 190
2 5 1 , 2 5 5 ss., 2S1, 2 S 5 ss., 293, 3 20, 323, Thusca (geog.), 1 S4
350 Thysdrus (el-Djem) (geog.), 1 79, 1 92
Tekke (geog.), 90, 9 5 Tiberio, 1 94
Te! Dan, v . Dan Tiberio Claudio Felice, 222
Te! Ira (geog.), 7 1 , 1 24 Tiberio Welnas, 1 40
Tel Miqne (geog.), 3 7, 99, 7 1 , 1 0 1 Tidan (dio), 322
Teli Ahmar, v . Ti! Barsib Tiflis (geog. ), 22 S
Teli Ajjul (geog.), 75 Tiglatpileser III, S3, 1 10 s., 237
Teli Anafa (geog.), 70 Tigrai (geog.), 307
Teli ed-Duweir, v. Lachish Tigri (geog.), 109 s., 14S
Teli el-Fara (sud) (geog.), 7 1 , 1 6 1 Tihama (geog.), 2So s., 327, 34S
Teli Fekheriyeh, v . Sikan Ti! Barsib (Teli Ahmar) (geog.), 109, 14S-
Teli Gemmeh (geog.), 7 1 , 99 149
Teli Gisr (geog.), 5 3 , 79, So Timna(Hajar Kohlan) (geog.), 3 5, 2So, 2S4,
Teli Halaf (geog.), 10S s., 1 1 1 , 1 1 4 s., 1 1 7, 296, 3 1 2, 3 1 5 , 3 1 7 s., 3 3 1
14S Tiro/Tiri, 70, S 1 s., S 4 s., S S s., 93, 9 5 , 1 07,
Teli Halif (geog.), 75 I I 2 S., I 29, I 3 I, I 33, I 3 5, I 3 S S . , 14 I, I 5 I ,
Teli el-Hesi (geog.), 71, 75 1 72, 1 74 SS., 1 7 S S., 1 96 S S . , 200, 2 5 7, 3 1 0
Teli Kazel (geog.), 1 76 Tisdabar, 1 9 1
Teli Keisan (geog.), 70 Tjeker-Teucri, S i
Teli el-Maskhuta (geog.), 1 3 S, I 59, 1 6 1 Tobia, libro di, 1 56
Teli el-Mazar (geog.), 1 6 1 , 205 tofet, 1 3 1 , 1 3 9 ss., 1 46, 1 So ss., 1 S 5, 1 SS s.,
Teli Nagila (gcog.), 7 1 , 76, So 193
Indice analitico
Tolomeo 1, 1 36 Wadad, 293
Tolomeo II, 1 77 Wadd, 289, 29 1 , 298, 301, 309, 3 1 3, J 29 s.
Tolomeo III Evergete, 1 7 5 Wafan, 2 5 9
Tommaso d a Novara, 2 2 Wahabalahi, 2 1 8
Traiano, 1 7 1 , 2 1 1 Wahabthawan Rafan, 349
Transgiordania, 5 3 , 7 1 s., 79, 8 1 ss., 1 00, I08 Wail, 345
s., 1 1 7, 1 1 9, 1 30, 1 6 1 , 205, 209 ss., 233, Wakalil, 3 5 7
237, 247 s., 2 5 1 , 264, 267, 269, 271 Wa'lan (Misa!) (geog.), 3 1 7, 343 s.
trb, 300 s. Waraf, 289
Trieste (geog.), 63, 6 5 s. Waran Hayaut, 309 s.
Tripoli (geog.), 70, 1 94 Warawil, 3 14
Tripolitania, 33, 193 s., 1 9 5 s. Warka, v. Uruk
Troia, guerra di, 62 Wasta (geog.), 1 76
Tsehuf Emni (geog.), 363 Wataril Dharhan, 289
Tunisia, 18 3 s., 1 90 ss., 200 Wazab, 365
Tur Abdin (geog.), 1 09 s., 228 s., 237 Wenamun, Racconto di, 84
Turchia, 25, 34, 36, 5 5, 1 09, 2 1 9, 228, 237 wgm, rito funebre del, 266, 273
Turkmenistan, 34, 207
Xanthos (geog.), 3 6, 162 s., 1 6 5 , 168, 207
Udhayb (geog.), 2 5 8
Ugarit (geog.), 1 7, 3 1 s., 4 5 ss., 4 9 s., 5 4 s., Yabshil, 29 5
61 s., 67, 72, 76 s., 8 1 , 1 09, 2 3 5 Yada, 289
ugaritica, scrittura, 1 7, 3 2 , 4 5 s . , 5 4 ss., 62, Yadaab, 288
77 s., 23 5 Yadaab Amar, 288
ugaritico (lingua), 1 8, 2 1 , 45 s., 48 ss., 52, 54 Yadaab Dhubayin, 3 14 s.
ss., 68, 77, 2 5 5, 270, 380 Yadaab Dhubayn Yuhanim, 330
Ulpio Marco Yarhai, 225 Yadaab Ghaylan, 283, J 20
Umm el-Amed (geog.), 38, 70, 17s, 200 Yadail Bayin (mukarrib di Saba), 3 3 9
Umm al-Gimal (geog.), 2 1 4 s. Yadail Bayin (diversi re di Saba), 3 0 3 s.,
Umm Lailà (geog.), 344 340
Ungheria, 222 Yadail Bayin (vari re di Hadramaut), 3 1 9
al-Uqla, v . Anwad ss., 3 3 3 s.
Ur (geog.), 89, 1 48, 249 s. Yadail Dharih, 297, 300, 302
«Ur dei Caldei», 2 5 0 Yadail dhu-Khalil, 295
Urla, v . Edessa Yadail Yanuf, 282, 2 8 5 , 296 s.
Uria, 1 22 Yadamilk, 90
Urikki, 8 8 Yadhmurmalik, 289
Urmia (geog.), 1 09 s . Yadhruhmalik, 301
Uruk (Warka) (geog.), 1 48, 2os, 249 s., Yafat, 3 1 4
276 Yaghru, 3 36, 343 s.
Utica (geog.), 1 79, 1 8 3, 1 90 Yaharil, 288 s.
Uzappa (Ksour Abd el-Malek) (geog.), Yahmalyahu, 1 24
1 79, 1 9 1 Yahriq, 290
Uzun, 347 Yahur (geog.), 296
Uzza, 2 1 2 Yahweh, 1 03, 1 07, 1 2 2 ss., 1 56, 1 6 1
Uzzia, 1 02 s. Yakrubmalik, 284
Yakrubmalik dhu-Khalil, 295
Van (geog.), 1 10 Yalà (geog.), 240, 242, 284, 296, 3 5 8
Vespasiano, 1 94 Yalà, wadi, 3 7, 27s, 298 s., 3 1 3 s., 3 2 1 , 334,
Via Salaria, 64 344, 3 5 8
Villaricos, v. Baria Yalbab Garbiyan, 309
Vologeso, 229 Yamnat (geog.), J 27, 342
Volubilis (geog.), 1 86, 190, 193 Yanam, 346
Indice analitico
Yanbuq (geog.), 348 Yehuda Yakkuf, 346
Yapsar, 1 9 1 Yemen, 20 s., 24, 26, 29, 3 l s., 34 s., 37, 2 10,
Yaqim, 220 2 1 5, 236 s., 240 ss., 246, 2 5 5 , 275, 279-
Yaqimyahu, l 24 s. 2 8 5 , 292, 295, 29 h 299, 30h 3 1 � 3 1 2 5�
Yarhibol, 2 2 1 s., 224 3 1 7 s., 325 ss., 3 3 0, 337 ss., 348, 3 5 6 s.,
Yariris, 237, 239 362 s., 365 ss.
Yasarbai, 1 9 1 Yerafel, l l 6
Yasduqil Farium Sharihat, 3 3 0 s. Yezreel (geog.), 72, 1 0 1 , 1 60
Yashkil, 293 Yiptahad, 77
Yasir, 330 Yodmangan, 229
Yasir Yuhanim, 34 l Yohanan, l 5 3
Yasmail, 3 3 6 Yubzalan, 1 94
Yasrahil Asra, 342 Yuhabir, 3 3 3
Yastatan, l 9 l Yuhaqim, 295
Yata, 1 9 5 Yuratan, 194
Yathail, 289 Yusuf Asar Yathar, p 8, 347 s.
Yathamar Bayin (1), 242, 27s, 2 8 s , 297 s.
Yathamar Bayin (n), 297 Z(Y)P (geog.), l 26
Yathamar Bayin (m), 282, 291, 302 Zabdibel, 22 3
Yathamar dhu-Khalil, 295 Zabdibol, 221
Yathamar Watar, 303, 339 Zabdibol Ashad, 22 l
Yathil (Baraqish) (geog.), 284, 288 ss., 298, Zabdilah, 22 l
302 Zafar (geog.), J 7, J 1 7, p 6 ss., 3 4 1 s., 345 ss.,
Yaudi, 86, l l l 352
yaudico (lingua/iscrizioni), 26, 39, l l l , l 19 Zagros (geog.), 109, 2 3 8
Yaukin, l 24 s. Zaib, 2 5 4
Yavneh Yam (geog.), 7 1 , 1 2 5 Zakar, 1 02
Yazail Bayin, 3 3 8, 343 s. Zakarbaal, 74
Yazan, 346 s. Zakarmilk, 88
Yazaniti, 345, 347 s. Zakur, 27, 1 1 2, u4, u 6, u 8
Yazinyahu, 1 24 Zaritar, 206
Yehà (geog.), 26, 3 7, 306 ss., 362, 366 Zenobia, 2 2 1
Yehauab, l 8 5 Zewah, 229
Yehawmilk, 2 5 , l 34 Zincirli, v. Samal
Yehimilk, J2, 84 s., 94 Zoasan, 192
Indice degli autori moderni
Abbadi, S., 3 8 1 Beyer, K., 374
Abdallah ( 'Abdullah), Y.M., 3 1 1 , 3 1 6, 340, Biella, J.G., 3 8 1
3 5 3, 3 77 Bikai, P., 270
Aggoula, B., 227, 374 Biran, A., 2 3 2
A�ad ha-Am, 3 1 Bivar, A.D.H., 2 3 4
Aharoni, Y., 1 6 1 , 2 3 2, 373 Blau, O., 28
Aimé-Giron, N., 33, 1 5 7, 373 Bordreuil, P., 4 1 , 54, 95, 1 1 9, 1 46, 1 69, 200,
Albright, W.F., 40, 43, 44, 52, 68, 70, 2 5 1 371
Al-Said, S.F., 348, 3 54 Bowman, R.A., 38, 1 66, 373
Altheim, F., 233, 234, 261 Bresciani, E., 38, 1 5 1 , 1 69, 373
Amadasi Guzzo, M.G., 3 3 , 59, 95, 1 47, 1 79, Briquel-Chatonnet, F., 1 69, 1 7 s , 223, 233,
20 1 , 3 7 1 , 372 234, 3 2 5
Anfray, F., 307 Bron, F., 1 1 9, 20 1 , 239, 2 5 1 , 2 6 1 , 29s, 3 1 1 ,
Antonini, S., 376 323, 3 2 � 3 3 5 , 3 3 8 , 3 5 3, 3 54, 3 7� 378
Arbach, M., 3 24, 3 5 3, 376, 3 8 1 , 3 8 2 Brown, W.L., 334
Arnaud, Th.J., 26 Buhl, M.-L., 1 1 9, 249
Arnold, W., 3 1 1 Bulifon, A., 23
Arri, G.A., 24, 29 Bunnens, G., 72
Aufrecht, W.E., 107, 375
Avanzini, A., 283, 294, 3 1 2, 3 1 6, 3 24, 376, Callieri, P., 203
3 77 Calvet, Y., 1 70
Avigad, N., 108, 1 46, 3 7 1 Calzini Cysens, J., 274
Avner, R., 1 47 Cantineau, J., 33, 34, 373, 3 79
Caquot, A., 1 8 s., 1 69
Bàfaqih, M.A.Q., 3 20, 324 Caskel, W., 375
Barnett, R.D., 1 1 9 Caton Thompson, G., 32, 378
Barthélemy, J.-J., 23 s. Caubet, A., 1 46
Bartoloni, P., 201 Cavedoni, C., 28
Bashash Kanzaq, R., 203 Cerny, J., 70
Bauer, G.M., 377 Chabot, J.-B., 32 s., 34, 224 s., 372, 373
Bauer, H., 1 50, 1 5 5 Charlier, R., 34, 372
Bausani, A., 5 1 , 5 2 Chelidze, M., 234
Beaucamp, J . , 3 2 5 Clermont-Ganneau, Ch., 28, 41, 1 5 7, 233
Beeston, A.F.L., 2 8 1 , 282, 283, 290, 292, Coacci Polselli, G., 3 72
3 1 1 , 3 2 1 , 3 3 � 37� 3 80, 3 8 1 Cole, G.H., 3 1 7
Beit-Arieh, I., 1 26 Colless, B.E., 6 s , 66
Bent, J.Th., 26 Conti Rossini, C., 27, 34, 306, 3 56, 376
Benz, F.L., 3 8 1 Cooke, G.A., 30, 3 3 , 39, 370
Berger, Ph., 2 8 Costa, P., 22
Bernand, E., 307, 378 Cowley, A., 33, 1 5 1 , 1 5 3, 373
Berthier, A., 34, 3 72 Cross, F.M., 4 1 , 44, 59, 2 3 2
Bertolino, R., 234 Cunchillos, J.-L., 96
Bertrandy, F., 3 72 Cussini, E., 374
Betlyon, J.W., 147
Indice degli autori moderni
Dankwarth, G., 1 1 9 Friedrich, J., 379
David, M.V., 24 Fuentes Estaiiol, M.J., 3 72
Davies, G.J., 3 74
Degen, R., 1 1 9, 1 5 1 , 1 59, 1 69, 1 70, 379 Gajda, I., 294> 3 3 5 , 3 5 3 , 3 54
Delavault, B., 95, 1 04 Garbini, G., 1 8, 4 1 , 42, 43, 4 5 , 46, 5 1 , 53, 5 7,
Della Valle, P., 22 59, 6 5 , 66, 74, 75, 82, 89, 96, 1 0 1 , 104,
Dempsey, D., 1 70 1 1 2, 1 19, 1 2 1 , 1 2 8, 1 29, 1 47, 1 5 3, 1 7 5 ,
Derenbourg, H., 28 1 77, 1 82, 200, 201, 2 1 5, 2 2 1 , 239, 240,
Derenbourg, J., 28 242, 249, 275, 2 8 1 , 282, 287, 294, 3 I I ,
De Saulcy, F., 24 J 28, 3 3 1 , 345, 3 5 2, 3 5 3, 3 5 6
Desreumaux, A., 2 34 Gardiner, A.H., 68, 70
Deutsch, R., 1 47 Garrucci, R., 28
Devoto, G., 65 Gawlikoski, M., 374
Dhorme, É., 64, 66 Gelb, 1.J., 5 8
Di Costanzo, I., 2 3 Gesenius, W., 2 5 , 28, 29, 30
Dian, P.-E., 1 1 9, 3 79 Ghaki, M., 201
Diringer, D., 16 s., 34, 3 5 ' 374 Ghaleb, 'A.O., 3 1 6
D 'jakonov, l.M., 3 74 Ghul, M.A., 376, 3 8 1
Donald, M.C.A., 3 8 1 Gibson, J. C.L., 39, 1 1 9, 3 7 1
Donner, H., 39, 1 1 9, 370 Gibson, S., 4 1
Dothan, T., 1 0 1 , 1 46 Gitin, S., 1 0 1
Doughty, C.M., 26, 28 Glaser, E., 26, 28, 3 7 , 38, 345
Drewes, A.J., 307, 3 34, 3 5 3, 3 78 Gnesotto, F., 66
Driver, G.R., 3 8 , 1 54, 1 6 5 ' 373 Gnoli, G., 3 1 1 , 376
Dunand, M., 38, 63, 65 ' 76, 3 7 1 Gogel, S.L., 380
Dupont-Sommer, A . , 1 5, 24, 2 8 , 33, 3 5 ' 4 1 , Goitein, S.D., 26
1 5 7, 2 3 3 Gordon, R.L., 270
Durand, O., 5 7 Gorea, M., 2 34
Duru, R., 3 7 1 Gouder, T.C., 1 47
Graf, D.F., 261
Eissfeldt, O., 2 5 Graham, C.C., 26
Elayi, J., 72 Greenfìeld, J.C., 1 46, 233, 234
Eph'al, I., 4 1 , 249, 373 Grelot, P., 1 69
al-Eryani, M.A., v. al-Iryani Grjaznevic, P., 377
Eshel, E., 1 47, 2 3 2 Gropp, D.M., 373
Euting, J . , 26, 28 Gruter (Gruytère), J., 22
Evans, A.I., 43 Gubel, E., 5 J , 1 3 8
Ewald, H., 28 Guy, P.L.O., 6 5
Guyot de Marne, G.C., 23
Fakhri, A., 34
Fales, F.M., 3 73 Habshush, H., 26
Fantar, M.H., 20 1 , 3 72 H ackett, J.A., 3 So
Ferjaoui, A., 201 Halévy, J., 26, 28
Ferron, J., 1 47 al-Hamad, M., 234
Février, J.(G.), 38, 42, 372 Hammond, P.C., 233
Fiema, Z.T., 2 33 Harding, G.L., 39, 2 5 7, 261, 270, 376, 3 8 1
Fitzmyer, J.A., 3 8 3 Harris, Z.S., 379
Folmer, M.L., 379 Hawkins, J.D., 237
Francaviglia, V.M., 294 Hayajneh, H., 1 70, 2 5 7, 3 8 2
Franken, H.J., 79 Healey, J.F., 373
Frantsouzoff, S.A., 3 2 1 , 324, 334, 3 3 5 ' 3 5 4, Helck, W., 49
376 Heltzer, M., 95, 147
Fresnel, F., 24, 28 Henning, W.B., 234
Indice degli autori moderni
Hermary, A., S9 Lacerenza, G., 233
Hill, G.F., 1 47, 1 70, 234 La Marmara, A., 2S
Hillers, D.R., 374 Lanci, M., 24, 2 5 , 30
Hitzig, F., 30 Lazarev, A., 25
Hi:ifner, M., 3 S, 3 10, 3 5 3, 377, 3So Leander, P., 379
Hoftijzer, J., 42, 1 19, 375, 3So Leibovitch, J., 70, So
Hi:ilbl, G., 23, 1 47 Lemaire, A., 95, 9S, 1 0 1 , 1 04, 1 1 9, 1 26, 1 5 7,
Holladay, J.S., 232 1 70, 200, 373
Hommel, F., 2S, 29, 30 Lenormant, F., 2S
Honeyman, A.M., 40 Levi Della Vida, G., 24, 33, 3 5, 1 2 1 , 372
Honroth, W., 1 52 Levine, B.A., 234
Horn, S.H., 2 5 Lewis, N., 2 3 3
Horsfield, G., 79 Lidzbarski, M., 1 5 , 1 6, 1 7, 1 S, 2 1 , 30 s., 3 3 ,
Hospers, J.H., 3 5 40, 4 1 , 3 70
Huber, C., 26 Lipinski, E., 1 69
Hug, V., 379 Littmann, E., 27, 29, 3 1 , 2 3 3 , 376, 37S, 3So
Hvidberg-Hansen, F.O., 374 Livingstone, A., 1 70, 2 5 7, 276
Livsic, V.A., 374
laccarino, G., 2 5 0 Loundine, A.G., v . Lundin, A.G.
Ibrahim, M.M., 270, 274 Lozachmeur, H., 1 59, 1 70, 2 1 0, 2 5 1
Ingholt, H., 374 Luiselli, M.M., 65
lrvine, A.K., 307 Lundin (Loundine), A.G., 5 4, 294, 3 1 o, 3 34,
al-lryani, M., 3 5 3, 377 377
lsrael, F., 1 0 5 , 1 2S, 1 59 Luschan, F. von, 2 5
Izre ' el, S., 200 Lutz, R.T., 1 47, 1 59
Jackson, K.P., 107, 3So McCarter, P.K., 1 3 S
Jamme, A., 34 s., 270, 274, 275, 276, 3 1 0, Macdonald, B., 1 07
3 1 7, 3 34, 3 5 2, 3 5 3, 377, 3 7S Macdonald, M.C.A., 2 1 6, 2 3 3 , 237, 239,
Jaussen, J.A., 27, 2 5 2, 2 5 7, 260, 270, 375, 243, 26S, 274, 277, 27S, 3 S 1
Jean, C.-F., 3So 377 Magnanini, P., 3 7 1
Johnson, D.J., 233 Maigret, A. de, 242, 275, 29S, 3 1 1
Jones, R.N., 233 Manfredi, L.-1., 1 47
Jongeling, K., 3 So, 3 S 1 Mansfeld, G., So
Judas, A.C., 2S Maraqten, M., 277, 3 1 1 , 3 34, 340, 3 S 1
Marrassini, P., 3 5 S
Kamil, M., 3 73 Martin, M., 66
Karageorghis, V., 3 7 1 Masson, O., 1 36, 147, 371
Kaufman, S.A., 3 S 3 Mayer, E., 27
Khairy, N.l., 233 Mazza, F., 75' 1 47
El-Khayari, A., 201 M ' charek, A., 201
Khraysheh, F., 233, 270 Meissner, B., 1 50, 1 5 5
King, G., 26S, 274 Mendenhall, G.E., 6 5 , 66, So
Kircher, A., 22 Meshel, Z., 104
Kitchen, K.A., 294, 3 1 1 Meshorer, Y., 373
Klugkist, A.C., 225 Mesnil du Buisson, R. du, 33, 374
Knauf, E.A., 26S, 270 Michelini Tocci, F., 1 19
Koopmans, J.J., 39, 1 19, 372 Milik, J.T., 2 1 5 . 2 3 2, 233
Kopp, U.F., 30 Mittwoch, E., 32, 33
Kraeling, E.G., 3S, 1 5 1 , 3 73 Mlaker, K., 34
Krahmalkov, C.R., 1 S2, 379, 3So Moorey, P.R.S., 1 69
Krencker, D., 27 Mordtmann, J.H., 2S, 3 2, 33
Kropp, M., 336 Moscati, S., 3 5 ' 374
Indice degli autori moderni
Moscati Steindler, G., 26 Ricci, L., 3 60, 367
Miiller, Ch., l 1 9 Ricks, S.D., 3 8 1
Miiller, D.H., 26, 28 Rigord, M., 2 3
Miiller, W.W., 26, 38, 42, 2 5 1 , J l l , 3 5 3, 377, Riis, P.J., l l 9, 249
3 8 1 , 383 Robin, Ch.(J.), 38, 234, 240, 25 l , 276, 277,
Muraoka, T., 379 278, 284, 293, 294, 3 1 1 , 320, 325, 3 3 5 '
340, 342, 3 5 3, 376, 3 77, 3 8 3
Narni, Kh.Y., 34, 376, 377 Rocco, B . , 1 47
Naveh, J., 40, l oo, 1 0 1 , 1 26, 1 46, l 50, l 5 7, Roche, M.-J., 233, 234 s.
1 70, 2 3 2, 233, 270, 271, 3 54, 3 73, 3 8 2 Roll, I., 200
Nebe, G.W., 3 54 Rollig, w., 39, 60, 89, 9 s , l 1 9, 20 1 , 233, 234,
Nebes, N., 3 1 1 , 3 5 3, 3 5 4 270, 370, 379
Negev, A., 2 3 3 , 3 8 1 Ronzevalle, S., 33
Nehrné, L., 233, 234 Rosenthal, F., 1 59, 372, 379
Niebuhr, C., 24 Rossignani, M.P., 1 79
Nielsen, D., 30, 41 Rowley, H.H., 40
Noldeke, Th., 1 59, 2 1 0 Rubensohn, O., 1 5 2
Ruiz Cabrero, LA., 1 47
Orti, G.G., 2 4 Ryckmans, G., 32, 3 3 , 34, 3 s, 38, 39, 42,
Osiander, E., 29 265, 274, 294, 3 1 0, 323, 3 24, 347, 3 5 2,
Otzen, B., l 1 9, 249 376, 378, 38 l
Oxtoby, W.G., 376 Ryckmans, J., 60, 275, 293, 294, 3 u , 346,
349, 3 5 3, 3 59, 377, 3 8 1
Pardee, D., 41, 54
Pasquali, G., 3 l Saalschiitz, J.L., 30
Peckharn, J.B., 40, 3 8 2 Sachau, E., 1 5 2, 1 6 8
Pellegrini, A., 2 8 Sader, H . , 75 76, 200
'
Pennacchietti, F.A., 234 Said, S., 234, 382
Petrie, W.M. Flinders, 27, 1 5 7 Salem, A., 20 l
Philby, H.St.J.B., 3 2, 34, 2 5 2, 274, 334, 347 Salles, J.-F., l 70
Phillips, W., 34 Salt, H., 24
Pili, F., 201 Sass, B., 60, 70, 1 08, 2 5 1, 370, 3 7 1
Pirenne, J., 3 3, 38, 40, 240, 2 8 1 , 287, 293, Savignac, R., 27, 233, 2 5 2, 2 5 7, 260, 270,
297, 3 22, 323, 3 3 1 , 3 34, 3 5 0, 3 5 3, 370, 3 7 5 , 377
3 76, 378, 3 8 2 Sayce, A.H., 1 6 5
Pisano, G., 371 Sayyed, A . Monem, 294
Pognon, H., 27 Scagliarini, F., 261
Porten, B., 1 69, 373, 3 79 Schaffer, B., 377
Praetorius, F., 29 Schmitt, A., 5 8
Prideaux, W.F., 28 Schneider, R., 307, 3 1 1 , 378
Pritchard, J.B., 1 46 Schroder, P., 28 s.
Puech, É., 60, 76, 78, 9 5 Schultz, E.G., 25
Pugliese Carratelli, G., 3 5, 59 Schwiderski, D., 3 72
Sedov, A.V., 240, 241, 3 1 6, 320, 376, 378
Rabin, Ch., 328 Seetzen, U.J., 24
Rabinowitz, I., 1 59 Segai, J.B., 372, 3 73
Radt, W., 377 Segert, S., 3 79
Raicich, M., 3 1 Serjeam, R.B., 334
Rathjens, C., 32, 3 77 Seyrig, H., 374
Reed, W.L., 233, 243, 2 5 2, 2 5 7, 260, 270, Shaked, S., 1 70, 233, 234
271, 375, 376 Sima, A., 1 70, 26 1 , 294, 3 54, 375
Renan, E., 1 5 , 1 6, 1 7, 28, 369 Slouschz, N., 34, 371
Renz, J., 374 Sokoloff, M., 225
Indice degli autori moderni
Sola Solé, J.M., 377 van den Branden, A., 3 5 , 260, 27s, 375> 376
Starcky, J ., 2 1 5 , 233, 374 van der Kooij, G., l 1 9, 375
Stark, J.K., 3 8 l Vane!, A., 1 46
Stem, E., 1 46, 270, 271 Vattioni, F., u 9, 1 28, 1 69, 3 74
Stiegner, R.G., 294, 3 l l Vincent, L.H., 75, 79
Stiehl, R., 233, 234, 260, 261 Virolleaud, Ch., 46
Strugnell, J., 2 3 3 Voigt, R.M., 274
Suder, R.W., 383 Vogiié, M. de, 2 5 , 28
Swinton, J., 2 3 Vriezen, T.C., 3 5
Sznycer, M., 1 7, l 8, J8, 43, 46, 49, 50, 5 9, 66,
7� 8 � 9 � 1 3 � 1 4 � 1 7� 201 , 3 7 1 , 372 Walker, J., 234, 334
Weippert, M., 72, 1 46
Tairan, S.A., 3 8 l Weninger, S., 3 5 3, 3 54
Tal, O., 200 W etzstein, J., 26
Tawfiq, M., 34
Teixidor, J., 40, 42, 96, l 3 S. 1 46, l 70, 2 34
Windfuhr, G.L., 45
Winnett, F.V., 37, 233, 243, 2 5 2, 2 5 7, 2 5 8,
Tekoglu, R., 95 260, 264, a. 70, 271, 276, 3 5 2, 375 > 376,
al-Theeb, S., 233, 294 380
Torczyner, H., 3 3 , 374 Wissmann, H. von, 32, 2 8 1 , 297, 3 19, 3 2 1
Travaglini, A., 371
Tropper, J., l 1 9, 3 7 1 Yadin, Y., 2 3 3 , 234
Tschinkowitz-Nagler, H . , 377 Yardeni, A., 1 69, 234, 373
Tsereteli, K., 234 Yassine, Kh., l 70
Tushingham, A.D., 37 Younker, R.W., 1 07
Tychsen, O.G., 24
Uberti, M.L., 201 Zauzich, K.-T., 89, 9 5
Zayadine, F., 2 3 4
Van Beek, G.W., 3 1 7 Zucker, F., l 5 2
Indice delle figure nel testo
55 1 . Alfabetari ugaritici.
64 2. Iscrizioni «pseudo-geroglifiche».
65 3 . Iscrizione su pietra da Biblo in «pseudo-geroglifico lineare».
68 4. Tre iscrizioni protosinaitiche.
73 5. Iscrizione di Ahiram; iscrizione vascolare da Biblo.
74 6. Iscrizioni su frecce.
74 7. Iscrizioni fenicie di Palestina.
77 8. Iscrizioni fenicie in cuneiforme alfabetico ridotto.
É. Puech, RB 93 ( 1 986).
78 9. Iscrizioni da Balua e Deir Alla.
79 10. Iscrizioni da Kamid el-Loz, Teli Gisr e Lachish.
84 1 1 . Iscrizione di Yehimilk.
86 1 2. Parte iniziale dell'iscrizione di Kilamuwa.
87 1 3 . Particolare dell'iscrizione d i Karatepe.
88 1 4 . Iscrizioni funerarie d a Tiro e Akzib.
90 1 5 . Medaglione funerario da Cartagine.
91 16. Stele d i Nora.
92 1 7. Anello d'oro da Tharros.
97 1 8 . Ostrakon filisteo da Izbet Sartah.
98 19. «Calendario di Gezer».
J. Naveh, Early History of the Alphabet, Leiden 1 982.
99 20. Ostrakon da Qubur el-Walaydah.
1 oo 2 1 . Sigilli filistei.
101 22. Ostraka d i Samaria.
1 02 23. Sigilli del regno di Israele.
1 03 24. Bacino da Kuntillet Ajrud.
1 03 2 5 . Iscrizione dipinta su un'anfora da Kuntillet Ajrud.
105 26. Iscrizioni ammonitiche.
1 08 27. Parte iniziale della stele di Mesha.
1 10 28. Prima parte dell'iscrizione aramaica di Bar-Rakib.
1 12 29. Iscrizione frammentaria da Arslan Tash su avorio.
1 12 30. Parte iniziale dell'iscrizione d i Zakur.
113 3 1 . Parte iniziale della prima iscrizione di Sefire.
4I I
Indice delle figure nel testo
1 14 3 2. Parte iniziale dell'iscrizione di Teli Fekheriyeh.
115 3 3 . Parte superiore dell'iscrizione frammentaria di Bukan.
115 34. Stele votiva da T ell Halaf.
1 16 3 5. Scritte sigillari aramaiche.
1 20 36. Frammento dell'iscrizione su intonaco di Deir Alla.
121 37. Iscrizione di Siloe.
1 22 3 8. Frammento di iscrizione da Gerusalemme.
1 22 39. Graffito sepolcrale di Khirbet el-Kom.
1 23 40. Due ostraka ebraici.
1 24 4 1 . Sigilli ebraici.
131 42. Iscrizione votiva da Malta.
131 43 . Iscrizione arcaica dal tofet di Cartagine.
132 44. Parte iniziale dell'iscrizione di Tabnit.
1 33 4 5 . Particolare dell'iscrizione di Esmunazor re di Sidone.
1 34 46. Iscrizione da Biblo.
1 34 47. Iscrizione votiva da Amrit.
1 37 48. Iscrizione funeraria da Kition.
1 39 49. Iscrizione votiva da Malta.
140 50. Iscrizione su lamina d'oro da Pyrgi.
141 5 1 . Iscrizione votiva d a Mozia.
141 52. Iscrizione funeraria d a Tharros.
143 5 3 . Leggende monetarie fenicie.
1 49 54. Tavoletta di terracotta da Teli Ahmar.
1 49 5 5. Ostrakon di Psammetico.
1 52 56. Parte finale del papiro giudaico AP 2.
1 54 5 7. Lettera del satrapo Arsame.
155 5 8. Lettera da Hermopoli.
1 58 59. Iscrizioni monumentali dall'Egitto.
1 62 60. Parte iniziale della trilingue di Xanthos.
1 64 6 1 . Iscrizioni dall'area di Teima.
1 67 62. Iscrizioni varie.
175 63. Iscrizione da Umm el-Amed.
1 76 64. Iscrizioni votive fenicie di età tarda.
1 76 6 5 . Iscrizioni vascolari fenicie tarde.
1 78 66. Bilingue di Delo.
1 79 67. Iscrizione votiva su vaso da Malta.
1 80 68. Iscrizione commemorativa da Cartagine.
181 69. Iscrizioni da Cartagine.
1 83 70. Iscrizioni dalla Tunisia.
412
Indice delle figure nel testo
1 84 71. Iscrizioni votive da Costantina.
185 72. Ostraka di Mogador.
1 86 7 3 . Iscrizione votiva da Liii beo.
1 87 74. Iscrizioni votive dalla Sardegna.
188 7 5 . Iscrizioni d a Tharros.
1 89 76. Iscrizione votiva da Cartagine in scrittura neopunica.
191 77. Iscrizioni votive.
1 92 78. Iscrizioni da Guelma.
1 93 79. Iscrizioni dalla Tripolitania.
1 94 80. Iscrizioni dalla Tripolitania.
195 8 1 . Iscrizioni neopuniche.
196 8 2 . Iscrizione latino-punica dalla Tripolitania.
A.F. Elmayer, Libyan Studies 14 ( 1 983).
1 97 83. Tessera e monete fenicie e puniche.
203 84. Iscrizioni in aramaico d'impero di età ellenistica.
204 8 5 . Iscrizioni aramaiche di età ellenistica.
20 5 86. Iscrizioni aramaiche di età ellenistica.
206 87. Iscrizioni aramaiche di età ellenistica.
208 8 8 . Ostrakon da Nisa.
211 89. Iscrizioni da Petra.
212 90. Iscrizione d a Hegra.
213 9 1 . Iscrizione da Hegra.
214 92. Iscrizioni nabatee.
216 9 3 . Iscrizioni nabatee.
a) F. Khraysheh, in Festschrift W. W. Muller, Wiesbaden 1994;
b) M.C.A. Macdonald, ibidem.
217 94. Iscrizione votiva nabatea con testo poetico arabo.
217 95 .Iscrizioni nabatee sul Sinai.
218 96. Iscrizione nabatea da Teli Shuqafìya.
R.N. Jones et al., BASOR 269 ( 198 8).
220 97. Iscrizioni in scrittura «protopalmirena».
J. Naveh, op. cit.
221 98. Iscrizioni palmirene.
b) J. Naveh, op. cit.
222 99. Iscrizioni votive palmirene.
223 1 00. Iscrizioni da Palmira.
225 1 0 1 . Iscrizione onorifica da Palmira.
226 1 02. Iscrizioni nordmesopotamiche.
228 1 0 3 . Iscrizioni da Hatra.
229 1 04. Iscrizione di Garni.
229 1 0 5 . Iscrizione di Armazi.
Indice delle figure nel testo
23 1 1 06. Iscrizione da T ang-i Sarvak.
232 1 07. Iscrizione da Shimbar.
247 108. Sigilli teimaniti.
248 1 09. Sigilli teimaniti.
2 50 1 1 0. Iscrizioni teimanite orientali.
253 1 1 1 . Iscrizioni da T eima e dintorni.
a) M.C.A. Macdonald, JSS 36 ( 1 99 1 ); b-d) F.V. Winnett - W.L. Reed,
Ancient Records from Arabia, Toronto 1 970.
254 1 1 2. Iscrizioni da Teima e dintorni.
a-b) Winnett-Reed, op. cit.
258 1 1 3. Iscrizioni dedanite.
259 1 1 4. Iscrizioni votive lihyanitiche.
260 1 1 5. Iscrizioni rupestri lihyanitiche.
261 1 1 6. Iscrizioni rupestri lihyanitiche.
263 1 1 7. Iscrizioni tamudene di Medain Salih e dell'area a nord di questa.
264 1 1 8 . Iscrizioni tamudene di Teima e Hai!.
1 -6. Winnett-Reed, op. cit.;
7-9. F.V. Winnett - W.L. Reed, Berytus 22 ( 1 97 5 ).
265 1 1 9. Iscrizioni tamudene dal Giauf.
Winnett-Reed, Records, cit.
266 1 20. Iscrizioni tamudene dal Wadi Sirhan.
Winnett-Reed, Records, cit.
267 12 1. Iscrizioni tamudene.
1. F.V. Winnett, A Study of the Lihyanite and Thamudic Inscriptions,
Toronto 1937; 2. E.A. Knauf, Levant 1 7 ( 1 98 5 ); 3 . J. Naveh, El 12 ( 1 97 5 );
4. W. Rollig, in M.M. Ibrahim - R.L. Gordon, A Cemetery at Queen Alia
lntemational Airport, Wiesbaden 1 987.
272 1 22. Iscrizioni safaitiche dalla Giordania.
F.V. Winnett, Safaitic lnscriptions from ]ordan, Toronto 1 9 57.
273 1 2 3 . Iscrizioni safaitiche.
a-b) Winnett, Safaitic, cit.;
e) J. Calzini Cysens, Dialoghi di Archeologia 1987
277 1 24. Iscrizione hasea da Thaj.
28 5 1 2 5. Iscrizioni minee arcaiche.
288 1 26. Iscrizioni minee da Haram.
288 1 27. Iscrizioni da Nashan.
289 1 28. Iscrizioni da Qarnaw.
290 1 29. Iscrizione da Yathil.
H. von Wissmann, Das Grossreich der Sabaer bis zu seinem Ende
im fruhen 4. ]h. v. Chr. , Wien 1 982.
291 1 30. Iscrizione rupestre a Dedan.
29 3 1 3 1 . Iscrizione minea su picciolo di palma.
J. Ryckmans - A.G. Loundine, in R.G. Stiegner, Sudarabien, Graz 1997.
Indice de ll e tii;urc nel testo
295 1 32. Iscrizione centrale del Gebcl Balaq.
296 1 3 3 . Iscrizioni arcaiche sabee.
299 1 34. Iscrizioni rupestri presso il wadi Yalà.
300 1 3 5 . Iscrizione dal Gebel el-Laudh.
301 1 36. Iscrizione votiva da Marib.
308 1 37. Iscrizioni sabee di Etiopia.
309 1 3 8 . Iscrizioni sabee di Etiopia.
313 1 39. Scritte qatabaniche arcaiche.
3 14 1 40. Iscrizione rupestre a Saqqaf.
3 14 1 4 1 . Iscrizioni commemorative qatabaniche.
315 1 42. Iscrizione amministrativa da Timna.
3 16 1 4 3. Iscrizioni funerarie q atabaniche.
3 19 1 44. Iscrizioni hadramutiche arcaiche.
e) M. Arbach - M.A.Q. Bàfaqìh, Semitica 48 ( 1 998).
321 1 4 5 . Iscrizione votiva d a Hureidha.
322 146. Iscrizione rupestre presso Shabwa
e frammento di pietra da Hujeira Harufa.
J. Pirenne, Les témoins écrits de la région de Saba, Paris 1 990.
323 147. Iscrizione su bastoncino.
S.A. Frantsouzoff, PSAS 29 ( 1 999).
329 148. Iscrizioni qatabaniche.
330 1 49· Iscrizioni qatabaniche.
332 1 50. Iscrizioni votive hadramutiche.
333 1 5 1 . Iscrizione rupestre d a al-Uqla.
336 1 5 2. Iscrizione s u bronzo con «confessione» dal tempio d i Shudaif.
337 1 5 3 . Iscrizione votiva da Marib.
338 1 54. Iscrizioni votive da Marib.
342 1 5 5. Iscrizioni sabee dell'altopiano.
343 1 56. Iscrizioni sabee.
345 1 5 7. Iscrizione rupestre presso Abadan.
346 1 5 8. Iscrizioni commemorative.
b) J. Ryckmans, L'institution monarchique en Arabie méridionale
avant l'Islam, Louvain 1 9 5 1 ·
347 1 59. Iscrizione rupestre a Hima.
349 1 60. Iscrizione sabea su bastoncino.
S. Weninger, PSAS 32 (2002).
357 1 6 1 . Iscrizioni rupestri sabee presso Addì Qayèh.
358 1 62. Iscrizioni sabee.
3 59 163. Iscrizioni rupestri sabee.
362 1 64. Iscrizioni etiopiche.
364 1 6 5 . Estratti dall'iscrizione «trilingue» di Ezana.
Indice delle tavole
56 i. Alfabeti.
69 2. I segni alfabetici protosinaitici.
94 3. Scritture monumentali fenicie antiche.
1 18 4. Scritture aramaiche antiche a confronto con la scrittura fenicia.
1 27 5 . Scritture ebraiche.
1 44 6. Scritture fenicie dal VI al IV sec. a.C.
1 68 7. Scritture aramaiche dalla fine dell'vm al IV sec. a.C.
1 99 8. Scritture fenicie di età ellenistica e romana.
2 30 9. Scritture aramaiche di età ellenistica e romana.
236 1 0. Contatti tra scritture settentrionali e meridionali.
256 1 I . Scritture sudsemitiche.
262 1 2. Scritture sudsemitiche.
286 1 3 . Segni minei arcaici (vm-vn sec. a.C.) a confronto.
351 14. Evoluzione della scrittura sudarabica.
361 1 5 . Scritture d i Etiopia.
367 1 6. Segni numerici.
Indice delle carte geografiche
70 1 . Fenicia e Siria meridionale.
71 2. Palestina e Transgiordania.
1 09 3. Siria settentrionale.
1 36 4. Cipro.
138 5 . Egitto.
1 48 6. Mesopotamia.
1 63 7. Penisola anatolica.
1 79 8. Tunisia e Algeria nordorientale.
252 9. Arabia nordoccidentale.
284 10. Yemen settentrionale.
3 06 I I . Altopiano etiopico settentrionale.
3 17 1 2. Yemen orientale e Hadramaut.