Post di Eleonora Chioda

A 26 anni e senza capitali fonda #Unobravo, piattaforma di psicoterapia online. E lo fa da sola. Sei anni dopo, ha 300 dipendenti, ha realizzato 7 milioni di sedute psicologiche e 250 aziende offrono ai loro dipendenti i suoi servizi Ho raccontato tra i primi la storia di Danila De Stefano, eppure ogni volta che la sento parlare mi emoziona... Così l’ho invitata come speaker alla giornata che ho organizzato per ABI - Associazione Bancaria Italiana, dal titolo D&I in Finance E lei ha iniziato così. «A 19 anni soffrivo di attacchi di panico. Intorno a me, tutti mi dicevano: «È morta tua nonna, sei stata bocciata, è normale che tu stai male».   No, non era normale. Normalizzare la sofferenza è pericoloso. Avevo un problema e non riconoscevo l’importanza di chiedere aiuto. Ho deciso di studiare psicologia per aiutare gli altri e me stessa». Nel 2016 Danila si laurea in psicologia clinica alla Sapienza, parte per il Regno Unito (non c'è ancora la brexit) e inizia a lavorare. La sua prima esperienza è al Teresa House, un centro di assistenza per pazienti affetti da disturbi psichiatrici che duravano da tempo. «Dopo qualche mese, ho sentito il bisogno di cercare qualcuno con cui confrontarmi e ricevere supporto psicologico. Ma i costi erano molto elevati e le liste d’attesa infinite. Mi sono chiesta: come fanno tutti gli italiani all’estero?». Inizia a cercare terapie online non le trova. In Europa, l’uso della tecnologia nel campo della salute mentale era quasi inesistente, mentre negli Usa era già una realtà. «Ho capito che la salute mentale doveva diventare più accessibile e la tecnologia poteva aiutarci». Non c'è una soluzione? La creo io. Mette insieme un team di 9 psicologi (di cui 5 erano ex compagni di università) e fonda Unobravo «Un percorso bellissimo, di gioie, dolori e duro lavoro. Se guardo indietro vedo i tanti che mi mettevano in guardia e mi dicevano di non farlo». Difficoltà moltissime. Ma lei ha imparato a fare tutto. «Non ho mai detto questa non è una cosa che faccio io, mi sento sempre spinta oltre». Ora Unobravo indaga sulla salute mentale «Oltre il 90% degli italiani dichiara di aver sperimentato difficoltà legate alla salute mentale. Le cause? Per 1 su 3 è lo stress da lavoro. È un dato che si ripete spesso. Il 65% dei 30-39enni ha lasciato o pensato di lasciare il lavoro per stress o burnout. Il 49% dei giovani ha preso giorni di pausa per salute mentale ma dichiarando un’altra ragione Il 66% teme di perdere il posto se ammette un calo dovuto allo stress». E sul successo di ChatGpt come terapeuta, dice «È facile da usare, non costa nulla, è sempre disponibile anche alle 2 del mattino, non ti fa sentire giudicato... Il mercato sta cambiando per tutti, ma un chatbot non potrà mai sostituire un medico in persona» Molto è da fare anche per sradicare lo stigma che ancora circonda la salute mentale, ma Danila non si arrende... Che ne pensate? buon lunedi! Grazie Danila, sei una brava! #salutementale

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Una bella storia quella di Danila De Stefano perché non ha sprecato energia a discutere con gli altri ma prodigata per trasformare il suo dolore in una leva al servizio delle persone. Innovare come espressione del proprio essere, trovare uno scopo che rende onore alla perseveranza, laddove andare avanti e oltre è la sola scelta. Gli equilibri arrivano col tempo ma lei è Unabrava 👏🏻. Trovare la strada e camminare, i sogni sono possibili se finiamo per crederci ma è un gran bel viaggio introspettivo.

Secondo un report di PwC, il 40% dei clienti preferisce ancora l'interazione umana per gestire problemi complessi o emotivi, un dato che valida strategicamente il modello ibrido rispetto alla pura automazione. Il successo di piattaforme come Unobravo risiede proprio nell'usare la tecnologia come infrastruttura per democratizzare l'accesso, mantenendo però l'essere umano al centro della cura, a differenza di un chatbot generalista. La vera evoluzione sarà integrare l'AI non per sostituire il terapeuta, ma per potenziarlo, magari liberandolo da task amministrativi o supportandolo nel triage iniziale.

Che gran bell'esempio per tutti Danila De Stefano!

300 dipendenti o 300 collaboratori?

A volte una storia ti obbliga a soffermarti perché mostra più di quanto prometta. Eleonora, la vicenda di Danila nasce da un disagio che molti vivono e pochi riconoscono. Prima dell’impresa c’è un percorso personale che la porta a creare ciò che non aveva trovato per sé. È lì che si vede la differenza tra un’idea e una visione. Il suo lavoro dimostra che la tecnologia può facilitare l’accesso, ma il motore resta umano. Coraggio, disciplina, lucidità. Unobravo è cresciuta perché alla base c’era una necessità concreta e qualcuno disposto a farsene carico. I dati che riporti confermano quanto sia urgente affrontare la salute mentale senza timori o etichette. Sul ruolo dell’AI concordo. Gli strumenti aiutano, ma la relazione non si automatizza. E non è un limite tecnico. È la natura delle persone. Storie come questa ricordano che innovare significa rispondere a un bisogno autentico. Danila lo ha fatto con serietà e continuità. E il risultato si vede.

Complimenti per i risultati raggiunti, soprattutto per aver pensato "out of the box" senza lasciarti influenzare dalla visione tradizionale di come fare e ricevere la consulenza psicologica.

Storie come quella di Danila colpiscono perché tengono insieme due cose rarissime: la capacità di trasformare una fragilità personale in un progetto che migliora la vita degli altri e la forza di costruire un’impresa vera, solida, che oggi dà lavoro a centinaia di persone. E sul ruolo dell’AI ha ragione: può supportare, ma non sostituisce la relazione umana. Per me la tecnologia amplifica, l’imprenditore crea valore.

Bravissima, bella idea, i giovani e non solo, in un periodo come il nostro hanno più bisogno di salute mentale di quello che si pensa....a volte sottovalutando il problema...complimenti e buon lavoro

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