Post di Roberto Esposito

Qual è esattamente il problema del PED? Ogni tanto mi capita di leggere critiche piuttosto dure verso chi usa un piano editoriale per gestire la propria presenza sui social. Mi colpisce sempre, perché a conti fatti non riesco a capire dove stia lo scandalo. Il punto è che il PED non è una gabbia. È un orientamento. Una traccia che aiuta a non disperdersi, soprattutto quando si comunica spesso e su temi diversi. E, contrariamente a quanto si pensi, un buon PED ⬇️ - Non costringe a pubblicare “per riempire lo spazio”. - Non rende finta la comunicazione. - Non toglie autenticità a chi lo utilizza. - Non impone post di circostanza (come quello di Natale). - Non elimina la possibilità di improvvisare o di lanciare un contenuto nato mezz’ora prima. Chi crea contenuti con regolarità sa che il rischio non è essere troppo strutturati, ma il contrario: farsi travolgere dall’urgenza, perdere coerenza, smettere di presidiare il proprio racconto. Un PED serve esattamente a questo: a dare continuità, lucidità, direzione. Alla fine, è davvero uno strumento. Nulla di più. La differenza la fanno le idee, il punto di vista, la qualità di ciò che si decide di condividere. Una banalità? Forse. Ma evidentemente non così scontata.

Mi sento chiamato in causa visto che sono uno di quelli che urla PED IS DEAD sotto le finestre dei social media manager 😄 Ma la mia crociata non è contro il PED in sé: tra pubblicare a caso e pubblicare seguendo un piano scelgo sempre la seconda. Il punto è che la strategia che sta alla base di questo piano dev'essere flessibile, modulabile e sostenibile - e il PED "vecchia scuola", fatto con il calendario sotto mano e con la frenesia di riempire le caselline, è un esercizio a metà tra l'onanismo e l'accanimento terapeutico. La vera discriminante è avere qualcosa di rilevante da dire o meno. Se la risposta è negativa, nessuno criticherà il tuo silenzio, nemmeno l'algoritmo.

Concordo pienamente: il PED non limita autenticità o creatività, anzi le potenzia. E' uno strumento che favorisce ragionamento e idee e non impedisce di pubblicare contenuti nati da eventi inaspettati o intuizioni dell’ultimo minuto. La vera criticità non è il PED, ma come lo si usa.

Pur non essendo mai una “gabbia”, a mio avviso, un PED deve avere un “guinzaglio corto”. Ai miei clienti propongo sempre di approfondire mission e obiettivi preliminarmente, per poi lavorare su piani editoriali settimanali.

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