Accumulo energetico: il pilastro invisibile della transizione per le imprese
Nel dibattito sulla transizione energetica si parla spesso di fotovoltaico, eolico e rinnovabili. Ma c’è un elemento chiave, spesso poco visibile, senza il quale nulla funzionerebbe: i sistemi di accumulo energetico.
Mentre cresce il numero di imprese che scelgono di autoprodurre energia, si pone una sfida concreta: gestire l’intermittenza delle fonti rinnovabili. Il sole non splende sempre, il vento non soffia a comando. Ecco perché lo stoccaggio diventa strategico: consente di immagazzinare energia quando c’è, per usarla quando serve.
Un dato su tutti: al 30 giugno 2024 risultavano installati 650.010 Sistemi di Accumulo (SdA), per una potenza complessiva di 4.496 MW (fonte: Terna). Il 99.2% riguarda il settore residenziale, ma è il comparto industriale a dover crescere rapidamente.
Secondo un approfondimento de Il Sole 24 Ore, la crescita delle rinnovabili in Italia procede spedita, e con essa anche lo sviluppo dei sistemi di accumulo. Solo nel 2024 sono stati installati oltre 200.000 nuovi impianti di storage, portando la capacità complessiva a 5,92 GWh. Un risultato che dimostra come l’Italia stia già affrontando con concretezza le sfide infrastrutturali legate alla transizione energetica.
Per le imprese, adottare un sistema di accumulo significa:
Il futuro dell’energia richiede una visione integrata: produzione, gestione e accumulo.
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