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Un Venerdì Di Passione - Il Bombardamento Di Treviso Del 7 Aprile 1944 PDF

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INSURAN INSURA ‘BROKER DUOMO SERVICE “AL PORTELLO SILE” ze Spazio Culturale degli Alpini ‘Via Tasso - Piazza Garibaldi - Tel. 0422546161 TREVISO (COMUNE DI TREVISO UN VENERDI DI PASSIONE Il bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944 3 aprile - 2 maggio 2004 ore 10.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00 Chiuso tutti i lunedi e domenica 11 aprile Questa mostra é dedicata a Mario Altarui, Alpino, fondatore e strenuo sostenitore del bosco delle “Penne moze”, il pitt grande monumento dedicato ai caduti alpini, che, con varie pubblicazioni, fece conoscere la citta di Treviso distrutta dai bombardamenti del 1944 - 1945, “AI Portello Sile” ¢ gli Alpini della Sezione ringraziano Anselmo Lemesir: e Emanuele Meneguzzi per aver gentilmente permesso di riprodurre le foto della loro collezione del bombardamento del 7 aprile 1944. Molie di queste sono state ricavate da spezzoni di negativi di Pier Maria Bianchin impiegato e giornalista accreditato e da Gilmo Gobbi che aveva bottega di specialita alimentari in piazza Esperia. Ringraziano inoltre Neno Acquistucci, Toni Basso, Fabio Bruno, Enco Demaute, Nino Faganello e Cino Bellotto ¢ Giorgio Zanetti per i loro interventi in questo catalogo, Giorgio Nicolini per la ricerca sulla veechia polve- riera e Brugar, la “Pojana del Montello”, per i disegni degli aerei che hanno bombardato Treviso. Ancora un ringraciamento ai collezionisti Bruno Marcuzzo e Sergio Zannol del circolo culturale “Armigeri del Piave” ed al Museo Storico di Alano per tutto il materiale che completa la mostra. La tela esposta, “Il bombardamento di Treviso", @ opera della pittrice Maria Luisa Franchin. Il costo di cartoline-invito, locandine, cataloghi e stendardi é stato sostenuto da “Duomo Servizi" di Mario Riedi OBIETTIVO VENERDI SANTO di Neno Acquistucci, disegni di Brugar 11 pit devastante hombardamento su Treviso Sono passati 60 anni da quel teribile evento del 2° conflitto mondiale eppure, nonostante siano emerse Ie vere motivazioni strategiche larg mente documentate, permane ostinatamente nell immaginario coliettivo l'idea di motivazi ni improntate a pura fantasia, Un errore di pilo- ti che confusero Treviso con Tarvisi. La presenza di alti gerarchi nazi-fascisti all! albergo Stella d’ Oro di Treviso. L’ acquartieramento di un consistente nume- ro di truppe schierate a difesa della citt, Perché questa ostinazione a rifiuta- re la realta? Ma proprio per- ché non si voleva credere che a Treviso ci potesse essere qualche obiett- vo dit interesse milita- re, Llaver saputo che le aree ferroviarie— la Stazione Ferroviaria elo Scalo Motta -cosi integrate nel tessuto a abitativo della cit, erano state considerate obiettivi di interesse militare & rimane peri ‘Trevigiani difficile da accettare tanto da preferime delle altre, appunto fantasiose, emer- se a ridosso di quel evento. Cosa ha veramente determinato quel famoso.bombardamento & quindi da collegare alla situazione del fronte esistente nei primi mesi del 1944. Gili Alleati erano attestati a Cassino e ad Anzio, bloceati dalla furiosa resistenza tedesca e da un inverno particolarmente inclemente. E’ stato in quel periodo che & maturata la possi- BATE FOING RORTRESS' bilita, da parte degli Alleti, di attuare un'ope- razione denominata Strangle, che vuol dire strangolare, per cercare di interrompere il flus- 0 dei rifernimenti (materiale, uomini e mezzi) dalla Germania e dal” Austria, verso il fromte. Loperazione Strangle inizid il 19 marzo e si concluse I'I1 maggio del 1944. Studiata e ‘messa a punto dal Comando Aereo Alleato, si ayvalse di tutto il potenziale in quel momento disponibite, costituito da bombardieri medi, schierati in Sardegna e in Corsica, e da quel- |i pesanti orbitanti nell'area di Foggia e di Lecce. Ai bombartieri medi fu affi- dato il compito di colpire tutte Je lee, i pont, i viadott © i tunnel a ridosso del front, ai bombardie- ri pesanti quello di atlaceare le aree ferroviarie ed i Ponti che incideva no lungo la direzio- ne del tlusso det vifornimenti Leapporto maggiorealope revione fu dito dai bombardieri medi. Quelli pesanti, che costtuivano le forze strategiche, avevano il compito primario 4 attaccare gli obietivi in Germania, in Austria © Romania Percid il loro contributo in questa operazione fu limitato a colpire aree ferroviarie fuori dalla portata dei bombardieri medi. Treviso & stata purtroppo prevista in uno di questi atacehi di bbombardieri pesanti: i B-17, le famose Fortezze Volant Dalla documentazione, rilasciata dall’Ufficio Storico dell’ USAF, & possibile rilevare come le aree ferroviarie di Treviso erano gia state cata- logate e studiate come obiettivo militare nel- agosto 1943 e che il piano di attaceo su ‘Treviso esisteva dal 6 marzo 1944. Un piano beffardamente chiamato Venerdi Santo, quasi con il desiderio palese di dissacra- re il giomo di maggiore raccoslimento della popolazione nel periodo pasquale. Esso faceva parte di un piano pitt ampio chia- mato “Baker” con il quale si volevano neutra- lizzare contemporancamente le 4 aree ferroviarie di Treviso, Mestre, Ferrara e Bologna, situate proprio Iungo il flusso diretto a su Per assicurare la satu rarione della dife- a aerea avve ria, ridurre al minimo Ie perdite e garantire il successo dei bom- bardamenti furono coin- volti nell’azione 159 B-17, 264 B-24, 113 P-38 e 45 P-47 per un totale di 581 velivoli tuti americani? Scorrendo i dati statstici si rileva che i piano and® a buon termine, le perdite furono molto contenute ed i risultati det bombardamenti piit cche sodidisfacenti. Solo per Treviso ci fu searsa precisione. Anche se si rilevarono molti danni sull'area ferroviaria, molte bombe caddero sulla cit, Osservando i tempi dell'attacco del 7 aprile 1944 si puo notare come gli attacchi alle quat- 8-24 ‘LIBERATOR® {ro citd sono contenuti in 27 minuti I dato pit significativo, perd, & che il primo attaceo é stato su Mestre, con un anticipo di 22 minuti su quel- Io portato'a Treviso. Se si considera che Ie formazioni su Mestre dovettero ingaggiare combattimenti_ con 25-30 caecia nemici (Me 109, Fockewulf 190 e qual- che Mc 202 ¢ RE 2001), si capisce perché quel- le a Treviso non trovarono contrasto aero. La capacita difensiva tedesca ed italiana, al sopragaiungere dei B-17 che dovevano sgan- ciare a Treviso, si era ormai esaurita. 117 aprile il blocco dei velivoli destinato a Treviso, era com- posto da 5 formazioni per un totale di 159 B-17 scortati da 31 caecia 38, Incasodicati- vo tempo 0 nell’im- 2 possibiitt di sgan- a ciare le bombe sul- area ferroviaria tutte le formazioni avevano come obiettivo alternato Tore ferroviaria di Vieenza. ‘Tutti velivoli interessati a que- sta operazione decollarono dai vari eroporti di nuova costruzione nella pianura di Foggia: Amendola, Tortorella, Celone, Lucera, Salsola Dopo un lungo e laborioso ricongiungimento, i velivoli si diessero a Nord risalendo PAGritico ¢ furono raggiunti dai P-38 all altezza di Ancona Proseguirono direti su Jesolo e San Dona di Piave, i due punti iniziali dai quali sistemarsi con tutti i parametri giusti (quota, velocita & posizione dei velivoli in formazione) prima della fase finale. La pianificazione prevedeva che tute le cinque formazioni, una di seguito allaltra, fossero sul- Pobiettivo alle 13.20. Per qualche ritardo accu- mutato lungo la rota le formazioni si sgranaro- no, La prima attaccd alle 13.24 ¢ Pultima alle 13.29. Delle 5 formazioni, 4 attaccarono Ia Stazione Ferroviaria sganciando 2.216 bombe (340.2 tonnellate) ed una lo scalo Motta sganciando 420 bombe (105 tonnellate).. Lultima delle formazioni sulla Stazione, per _completare Popera ‘di distruzione, sganeid. bombe incen- diarie da 50 kg. Le altre bombe furono tutte da 250 ky ad uso generale e di demolizione. La dif- ferenza fra le bombe da demolizione e quel- le ad uso generale era data dalla quantita di esplosivo che per le prime poteva arrivare a pitt del ‘50% del peso complessivo dell'ordigno. Tutte Je bombe avevano un innesco (spoletta) a tempo ritardato in punta ed in coda, per cui esplodevano frazioni di secondo dopo T'impat- to. Abbiamo detto che i caccia, git in numero limi- tato, impegnati su pid aree attaccate, non pote- rono intervenire su Treviso, In compenso ci fu una sostenuta reazione della contraerea sia nei pressi della Stazione Poi THUNDERBOLT" Ferroviaria sia a sud di Treviso e questo risulta, dai rapport effettuati dagli equipazgi. Si parla di contraerea pesante, costtuita da can: noni di 8 mm, in dotazione ai tedeschi e asser- Viti al radar, capace di raggiungere e superare le quote di bombardamento che in quella circo- stanza variarono tra i 6.400 ed i 7.500 metri Evidentemente i tedeschi avevano compreso il disegno deat alleati di colpire i nodi ferroviari pit importanti e percid avevano deciso giusta- mente di difendere Treviso con una contraerea efficace, Laccuratezza del bombardamento, si 8 detto, risultd la peggiore dei / quattro obiettivi colpiti (oltre a Treviso- ricor- diamo- Mestre, Ferrara ¢ Bologna), E cid per diversi fattori. Uno di que- sti sembra essere stato - stando a quanto é seritto in un rapporto dei caccia - il fumo che si sarebbe levato prima dellattacco, con la conseguen- te difficolti peri bombardieri di mirare nel punto previsto, Un altro fattore potrebbe essere individuato nelle eccessive distanze mantenute fra i velivo- Ii 0 a causa della contraerea o per un avvicina- mento finale non del tutto regolare. Dilatando queste distanze, le formazioni, anzi- cché coprite un’area di sorvolo di circa 400 metri possono aver coperto in larghezza anche 500 metr. In questo modo é facile ipotizzare che lo sgat cio abbia interessato un'area maggiore, coin- volgendo nel disastro buona parte della cit I danni fuori € dentro le mura furono, come noto, gravissimi, Un grande patrimonio umano, artistico, religio- soe culturale fu spazzato via in quei terribili 5 minuti! Con una precisione del genere il bombardamento, cosid- detto selettivo degli americani, diventava un puro eufemismo f spesso provoca- va pitt morti del bombardamento area - quello effettuato dagli inglesi di notte, perché realizzato di giomo, cost da sorprendere, oltre ai residenti, la popolazio- ~ P38 LIGHTNING? ne proveniente da fuori citta impegnata nelle varie attivith lavorative © sociali, come successe a Treviso in quel tragico venerdi santo. Ne morirono circa 1,600, esclusi i tedeschi, per i quali non e"® mai stato un cen- simento ufficiale ma si sa per certo che fu un numero consistente, Molte persone morirono, come top, nei ifugi pbblici che erano stat alsin modo precaio senza Ja protezione contro la penetrazione di bomibe e senza rispetare le normative previ Questo essenzialmente per mancanza di fondi © per le radicata convinzione che Treviso non ppotesse subire alcun bombardamento di quel ‘genere perché senza grossi impianti industrial 0 alti obietivi di effettiva valenza militar. Oggi, dopo un arco di tempo cost lungo, si continua a parlare di questo bombardamento. Esso ha pro- otto una ferita che Ia veri storica non pud € non ha la pretesa di rimarginare. E difficile far accettare a chi ha perso i propri cari la casa ed ha visto scomparire inte- ri quartieri che lobiet- tivo della. Stazione Ferroviaria era da considerare un “fy Siportante bie tivo militare da distruggere asso- Jutamente. Ed @ soprattutto amaro rilevare che / i risultati dell’attac- co furono_pressoché ininfluenti ai fini di tutta Foperazione Strangle. Aver conosciuto come sono andate le cose ci deve far meditare sugli effetti distruttivi di tutte le guerre e come la logica perversa di que- se prevarichi qualsiasi buon senso. Dobbiamo anche rilevare come i trevigiani di allora seppero reagire a tanta tragedia Con dignita e laboriositi, iniziarono una rico- struzione lenta e difficile fino & riportare la cit, cost terribilmente mutilata, al quello splendido centro urbano che oggi possiamo godere ed apprezzare, ERA UN GIORNO COST di Enzo Dematte Del 7 aprile, fase per fase, conservo ricondi lucidissimi, come fosse ieri. Frequentavo quel- anno la T del liceo classico al “Canova”; ma quel giomo, per le vacanze pasquuli, ero a casa, nel “palazzo” dei ferrovieri_ in Zermanesa: vacanze tranquille, nonostante tutto, per come Ie vivevo io. Mentre infatti la maggior parte det miei com- pagni di scuola, in maggioranza di ceto abbien- te, a seguito dell'intensificarsi degli allarmi aerei © dei voli, aveva. git abbandonato Treviso, i fatto ‘che nessuna delle ventiquat- tro famiglie dei_ferrovieri fosse ancora sfollata dalla cit bastava a conservare al nostro ambiente popolare Panimazione solita, ed anzi ad accentuarne gli aspetti festosi. Era un mondo vero ¢ complety, it easamento, Anche i fatti di contorno, fi rammento proprio tutti, con nitidezza di particolari La sera precedente, giove santo, con un gruppo di amici di San Martino eravamo — andati_per la confessione ~~ nella chiesa di San Teonisto, contigua al seminario, resa solenne ai mici ‘occhi, dal numero di grandi tele che decorava- no le pareti. Le guardavo con rispetto, senza immaginamne Vimminente distruzione di i a qualche ora. Loceasione ci rendeva allegri ed eccitati Alluscita uno dei compagni scherzd con il prete chiedendo se gli avrebbe dato T'assoluzio- he nel caso che avesse ammazzato Mussolini. “Tela do in anticipo”, rise il sacendote:e la cosa non mancd di turbarei come una punta di irrive- renza, in quella circostanza ed in quella sede. I ‘iti ripresero il mattino seguente, venerdi santo, ccon altre cerimonie cui partecipai compunto, con un’aggiunta di serenita prodotta appunto da quel sentirmi a posto dopo la confessione. Il tempo del disastro precipitava, trovandoci in 1 paleo va Zermanee dove bil fami del professor Ena Demat camicetta sotto il pitt dolce sole d”aprile, Quando verso il mezzogiomno suond lallarme, stavo a tener banco nel cerchio dei coetanei, felicemente incosciente e svagato, come tutti: € Ii lasciai con vicino appuntamento git al rifu- gio, risalendo per dare una mano al trasporto delle usuali cose che mia madre recava nel sot- 1 soi dela cies Son Teco anda compteanente ‘arate ia Fobardament de 948 terranco in quelle occasioni, per lo pit pentole tolte dal fuoco, con i loro preziosi contenu Ma quel giomo era venerd santo e non si sen- tivano odori di cucina. Il papa era al lavoro. La ‘mamma ci spinse fuori in fretta, me e mio fra- tello, perché subito era cominciato il tiro della ccontracrea. La contraerea, che impressionava le madri, noi giovincelli ci divertiva, Fra gid sucesso parec- chie volte, anche di giomo. Un tamburezgiare provvisorio di scoppi, quindi not subito fuori in cerca di schegge, di cui facevamo scambio € confronto. Quel giorno tuttavia effetto quasi pirotecnico del fenomeno si annuncid diverso: gli spari assunsero presto un’ intensita insolita, isuonan- do fiti ¢ rabbiosi nel rifugio, che proprio per pericolo delle schegge si colm® di frequentato- +i occasionali, passanti 0 vicini che fossero. Era tun locale d'angolo attrezzato con panche ed impalcature di sostegno, che io conoscevo ‘meglio di chiunque altri perché era stato ricava- to proprio dalla nostra cantina, obbligandoci a lasciarla per occupare meta locale di una fat alia vicina, Il rifugio, ufficialmente abilitato per una tret na di persone, in genere non ne ospitava pitt di venti, perché alcuni inquilini preferivano diser- tarlo, affermando di non voler fare la morte del topo: cos! vieini che si era alla ferrovia, Quel mezzogiomno Ia cantina si trovd invasa fuori misura, con parecchia gente stipata nel corridoio: forse una cinquantina di persone, fra Je quali stentd a farsi largo il papa, seappato contro il suo solito dal deposito locomotive. Ricordo benissimo il suo grido di liberazione nel raggiungerci, ¢ il sospiro di mia madre al constatare quella tranquillizzante riunificazione familiare. “Cosa succede fuori?” gli domand® qualcuno, “Mah, seappano anche i tedeschi”, comment lui ii che inquietudine aleggiava nel locale una strana forma di eccitazione, restia a prendere coscienza. Per un poco dur) un brusio di ‘domande, richiami e spostamenti: noi tre stava- ‘mo sulla panca, in piedi il papa, al quale lasciai il posto: mi sedetti davanti a’ loro per terra, sopra il foglio dell’acquarello. II rumore delle batterie si alzd ancora, diventando frastuono, finché dietro una suggestione di ordine diverso le voci dei rinchiusi dapprima cedettero, poi si smorzarono, e il ifugio gi senza luce, isuond unicamente di rimbombi forsennat. Non saprei precisare di pili sul come e sul quan- do, Nel mio distacco di rannicchiato — assente ‘ogni altro segnale ~ rammento di qver avvenito in un guizzo di coscienza la frase del trapasso tra i corpi sparati ele bombe piovute al basso, il cui maglio implacabile prese a scuotere da presso il terreno e la casa, Nel rico- Yero tutto incomincid a tra- ballare, quindi a sobbalzare con violenza dietro il senso i_un tracollo. imminente. Lo schianto annunciato si accostava con Teffetto tra- volgente della frana 0 del terremoto: eppure a noi, bersaglio designato, ese- cuzione della sentenza si comunicava in forme fisi- che ovattate, sotto Fimpo- tenza di un torpore provvi- denzialmente rassegnato ¢ inconsapevole. Un totale abbandono della mente, un completo distacco dalla coscienza; da ultimo solo il senso che la mostruosa cavaleata si scaricava diretia- ‘mente sopra il nostro capo. La bomba che palazzo — una del grappolo destina- toci — segnd Ia fine di quell’incubo indolore. Scoppid nelle orecchie e avvolse i sensi da ogni parte con limpressione di una soluzione defini- tiva, Mentre gli occhi restavano chiusi, un buio impossibile a dissolversi si raccolse tutto al di dentro. Per molto? Per pochissimo? Fai il primo a balzare fuori da quello stato, pur per- ‘manendo nell'incoscienza: "Toh, mort - dietro tuna logica automatica ~ Meno male che mi ero confessato, Perd questo morire non & mica cosi Alfie nralissima” Cost il pensiero, esattamente; € nent altro. tice casio Canova Poi di colpo (minut, secondi) mentre io ero in piedi, ma perdurava nel rifugio uno stato di ipnosi generale, mi accorsi di respirare: anzi che respiravo a fatica peril denso fumo di pok vere che occupava il locale; quella polvere acre e soffocante delle macerie. “Forza, su, in piedi!” ~ mi misi a gridare con tutti i polmoni —"Su fuori, usciamo fuori, sennd ci si soffoca”. Gridavo scotendo i miei familia- ri, mentre a vicenda ci scoprivamo vivi. Subito il ricovero si sveglid in un tumulto di urli di agridi e di pianti. Qualeuno dal corridoio grid che s'era aperta un’uscita, verso cui tutti quan- ti si accalearono; e fu allora che per terra accan to ai miei piedi scorsi i fagotto di un bambino dimenticato: un piccolo di pochi mesi che boc: cheggiava senza piangere nel semibuio. 1 ripa- 10 in cemento del rifugio era caduto bloccando la finestra, percid tutta aria ci veniva solo da tuna crepa al muro. Ve lo accostai con la bocca, gridando riuscfi a farmi intendere dai suoi familiari intontiti. La massa dei rifugiati sciamd in disordine allesterno, noi per ultimi, in un panorama di polvere, di pali e fili spezzati e cumuli maleo- doranti. Fuori, la mia famiglia gird gli occhi dietro un presentimento che toccava noi soli: quando anch’io trovai il coraggio di alzarmi, in luogo del nostro appartamento incontrai il ‘yuoto. Scoppiammo tutti in lacrime, papa com- preso: il disastro era troppo grande e ci puniva pit! di ogni altro inquilino. La nostra casa non era che briciole, sparso nell’intero raggio del prato; sul cratere aperto da una bomba e subito riempito dall’acqua di risorgiva, galleggiava in ‘brandelli il mio testo greco dell? Odissea Il furore mi prese in mezzo ai singhiozzi: ricor- do che alzai i pugni al cielo: "Maledetti! ~ gr dai_ sul panorama del nostro mondo disfatto ~ Maledett inglesi, infami, assassini!” Cid che avevamo subito come famiglia mi bastava in abbondanza per quell’ esecrazione: © non avevo ancora veduto le rovine ed i morti che scopersi solo pitt in 1a, senza peraltro rice- verne una maggiore emozione. Tutto il dolore del’ offesa si era come consumato nella visione della casa demolita. Solo venticingue anni pit tardi I'esperienza vis- suta il 7 aprile mutd il ricordo in frutto di poe- sia: € ne uscl questa manciata diversi, che riporto (in un aprile tanto simile) dopo un altro quarto di secolo, con T’offeso stupore di allora, rinnovando la dedica a mia madre, agli scom- pparsi ¢ agli scampati di quel lontano giomo di passione, TAPRILE Bra.un giorno cosi, me lo ricordo, quando vennero ad ucciderci dalt alto. che la mia casa fu fumo di polvere, In povera ricchezca di mia madre. Come ingannava Ia trepida brezza di aprile Come rideva crudele sugli amici mort! Tuti coetanei dei miei sedici anni Ricordo ta mia citta di fanciullo, Ia mia precoce sofferenza alla disperazione muta della sua vita sconfitea, Era un giorno come questo, ‘ostranieri, il vostro rimprovero: tuna simile artesa di meraviglia fra le prime foglie delle fragole. LANTIVIGILIA DI PASQUA di Toni Basso 117 aprile 1944 era Pantivigitia di Pasqua, it ‘giomo che la liturgia cattolica chiama Venerdi Santo perché commemora la passione © la morte di Cristo, Fu anche per Treviso giornata di passione ¢ di morte a causa del pit tragico dei bombardamenti aerei subiti nella guerra che si combatteva ormai tra Tedeschi e Americani: Ia citta conobbe cost oltre alla viotenza degli invasori anche quella dei liberator. 1 bombar- damenti su Treviso furono 35 con 1600 mort tra la popolazione civi- lee 3783 edifici distrutt o danneg- siati pari all’82% del patrimonio edilizio urbano. Liimmagine della citta ne usci sconvolta, travolta. Ad aprile inoltrato del 1945 Ia fine della guerra coincise con la fine del regime fascista:dell'una e del- altro i Trevisani erano davvero stufi, Prepotente era la necessita di cambiare: Varia tiepida della pri- ‘mavera sembrava anch essa invita- re alla novit2. I giovani tomavano dalla guerra, dalla prigionia milita- re, dalla clandestinita della lotta partigiana, Per le strade della citta disseminate di buche e cosparse di polvere, fra cumuli di macerie gira- vvano Ie jeep e i dodge dei soldati inglesi e ame- ricani, mentre la ricostruzione cominciava fati- cosamente a muoversi ancora col passo dei carritirati dai cavalli 0 di agonizzanti autocarti alimentati a gasogeno. Gli americani non ave- ‘vano solo i camions, ¢ la benzina, e il pane bianco, ¢ le sigarette, e il cioccolato: gli Americani avevano la gomma da masticare che chiamavano chewing-gum, e una musica vorti- cosa, il boogic-woogie, che metteva addosso tuna gran voslia di vivere e di far festa; erano pieni di soli, le am-lire, che spendevano per divertrsi facendo la fortuna di quanti (e quan- te) avessero avuto qualcosa da offrire. ‘Leemtusiasmo per America raggiunse lepopea del mito: a volte bastava il solo uso d’una paro- la dal suono anche vagamente inglese per dare fascino alle cose. Fu tale il suecesso di questa operazione cosmetica che ancor oggi, dopo quarantacingue anni, & per molti difficile sot- trarvisi. Il bisogno di annullare le memorie del passato non ando tanto peril sottile nelle diseri- minazioni storiche. L'importante era andare, possibilmente correre, verso il futuro. L’America apparve il modello da imitare. Tl mattone venne soppiantato dal cemento, il legno dal metallo, gli archi dalle piattabande diritte, le facciate articolate dalle paret lisce, le Piccole case dai grandi condomini, il ciottolato dallasfalto, ali alberi dalle automobili. Ma non ’era solo da ricostruire I'abbattuto o da ripara- re il danneggiato. Alla intraprendenza dei nuovi ardori edilizi occorrevano anche le case rispar- miate dalle bombe, ¢ inizid cosi una progressi- ya demolizione del vecchio tessuto urbano. Treviso non mai stata una citta monumentale né per dimensioni né per opere. L'arte la cultu- ra, la bellezza, piuttosto che aggregarsi intorno ad alcune architetture di rilievo, si sono diluite in un contesto ambientale di acque e di. verde, di spazi e di edifici modulando un equilibrato dosaggio di elementi natural e di opere dell uo- ‘mo, con il risultato di una confortevolezza del vivere che ha finito per plasmare anche il carat- tere degli abitanti. Una dimensione di quotidia- nita questa, riemersa appena in anni recenti gra- zie a una rivalutazione turistica e residenziale dei centri urbani a misura d’uomo, che segna tun'inversione della tendenza che esaltava solo le grandi e monumentali citi. Appartengono ormai alla leggenda le battaglie di coloro che allora avevano intuito, per istinto affettuoso 0 per coscienza culturale, come la perdita del- identita fisionomica di una citta avrebbe fini to per travolgere anche la qualita della vita, L’immagine certamente pit vistosa ed emble- matica di Treviso & costituita dal Palazzo dei Trecento, il grande edificio in mattoni che domina la Piazza dei Signori all’ombra della Torre Civica. Fu eretto nel secolo XIII ed & costituito da un grande salone, sotto il quale 10 "Polaco es Tecene, Lo rapa de anco orientate al ahs “ads Pgiete, Lotte fanco rime a pmb Pad Teves Moloney adam dma Palacio det Tecmo, Scat metrioonaia. Uno spammed ‘iawn met del mao (anc oremale tena mde ore Linen del sale de "Treen" dopo Ht hombardonete ‘iF apae Td ul corre un giro di portci, aperto nel Cinguecento su di un lato a formare una ariosa loggia. Il Palazzo venne cosi chiamato perch ritenuto la sede in ett comunale dell'arengo civico, costituito appunto da trecento membri, Recent ricerche pare dimostrino come esso fosse fin dll ‘origine - cosa ben nota peril period della domi- nazione veneziana (1388/1797) - il luogo dove veniva amministrata la giustizi, dove ai conten- denti veniva data ragione o torto nelle litigiudi- ziarie, per cui edifici analoghi di altre ctta vene- te portano pitt propriamente il nome di Palazzo della Ragione, Degradato nella sua dignitharchitettonica e fun- zonale durante la dominazione austriaca, venne restaurato agli inizi del Novecento per essere destnato a prestigiosa sede di esposizioni e con- vegni. 17 aprile 194 una bomb lo colpi dalla parte della loggia, Un terzo delle spesse pareti del Salone caddero; altrettante subirono una pauro- sa inclinazione con uno strapiombo che giunse 4 misurare oltre un metro. 1! comando tedesco voleva abbattere i muri pericolanti, ma il soprintendente ai monumenti Ferdinando Forlati con intelligente menzogna convinse le autorta che le decorazioni affrescate all’ interno erano nientemeno che di Paolo Veronese e che bisognava procedere allo staceo degli afreschi prima della demolizione. Furono ottenuti cos alcuni vagoni ferroviari di mattoni ~ materiale allora preziosissimo - per contraffortare i muri pericolanti onde consentie senza rischi l'opera di recupero degli affreschi da parte di maestran- ze altamente specializzate, che dovevano sem- pre arrivare e che perd non Arriva invece la fine della guerra e i muri stra- piombanti furono raddrizzati con una ardita ‘opera di ingegneria; quelli caduti vennero rico- struti con gli stessi materiali recuperati e messi da parte dopo il bombardamento. Anche la Loggia dei Cavalieri, innalzata nel 1276, subi il crollo di meta della costruzione nel bombarda- mento del 14 maggio 1944. Questo edificio, aperto su tre lati, ha la fronte principale prospicente la via anticamente chiamata regalis, forse perché era quella percorsa dall'impe- ratore quando giungeva in cittt per ricevere omaggio della nobilta loca- le, Si sa che in quell’epoca l'annun- ciato arrivo dell’ Ospite poteva regi- strare ritardi diore quando non di stiomi cosicché — io credo - i cavalieri convocati peril ricevimento, al fine di ripararsi dal sole o dalla pioggia, in un primo tempo innalzavano un padigl ne estemporaneo nel quale potevano anche ingannare ’attesa con qualche ‘gioco da tavolo come i dadi. Solo pit tardi la costruzione potrebbe aver assunto impianto stabile in muratura, sia per averla pronta © confortevole per ogni necessita, sia perché ritenuta dai cavalieri opportuna anche al di fuori dell occasione della visita imperiale per incontrarsi a conversare e giocare. Subito dopo il bombardamento travi e mattoni, tegole epi stri furono raccolti tra le macerie e messi da parte con un coraggio e una diligenza che in 12 quelle ore di pericolo e di ristrettezze sfidavano le miserie del presente per proittarsi nelle spe- ranze del futuro. Quando alla fine della guerra il mito delle strade larghe si affaccid in Consiglio comunale minaceiando la conserva ione della Loggia allorché si dovette decidere se ricostruirla o demolirla per allargare la sede stradale, il monumento si salvd con una delibe- La Loggie dei Cava’ dopo i bombardments del 7 apie pet ra passata a maggioranza risicata e solo perché un obiettore dell’opposizione antepose alla disciplina del partito amore per le testimonian- ze storiche della ett. Non si pud non ricordame il nome: erail prof. Mario Prevedello. Ma un altro nome occorre qui ctare, quello di Mario Botter, ispettore della Soprintendenza ai Monumenti dei quali fu difensore di rigorosa documentazione storica ¢ restauratore di abilis- sima capaciti tecnica © sensiblita artstca lire che in Palazzo dei Trecento nella Logaia dei Cavalier, fu costantemente presente in tutte le alire imprese - piccole e grandi, quelle di sito felice e quelle purtroppo infaustamente conclusesi, nelle quali si giocarono le sorti del patrimonio artistico ¢ ambientale di Treviso. ‘Alcuni tra i pit significativi recuperi portano la sua firma: dalla Casa da Noal al Palazzo de" Ricchi, dalle Canoniche Nuove del Duomo al Capitolo dei Domenicani, dalla Chiesa di Santa Margherita a quella di Santa Maria Maggiore, a quella di Santa Caterina dove scope restaurd le testimonianze trecentesche del tempio servitano stravolte dalle manomissioni ottocentesche che avevano trasformato la chiesa in caserma, E sari proprio in questa chiesa che Mario Botter fard affiorare la pit antica immagine di Treviso: in un affresco la citth & tenuta nel palmo della mano dalla Santa ttolare che la accosta al suo dolcissimo volto in un gesto di affettuosa bene volenza Per questa sua impresa che sfidava i continu bombardamenti, |'arroganza degli speculatorie Ia poverta culturale di molt tecnici e politic, armato solo di rigore professionale, amore per la Citta e fede religiosa, Mario Botter era stato del nito da Giovanni Comisso “il folle di Dio”. Nel Salone del restaurato Palazzo dei Trecento vvenne allestita nel 1952 una Mostra della rico- struzione degli edtfici storici ed artstici danneg- siti dalla guerra Non fu solo un doveroso rendiconto, eloquente e documentato, delle volonta, dele fatche, delle spese che concorsero per restituire alla citft una parte del volto lacerato dalla guerra, ma fu soprattutto una felice intuizione promozionale dovuta al genio di Giuseppe Mazzotti, direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo, per ripro- porre ai Trevisani i trattifisionomici della loro identita culturale, sollecitandoli ad impegnare in questa direzione entusiasmi ed energie Limeme dC da Noa! IL 7 APRILE AVEVO SETTE ANNI di Giorgio Zanetti Nel 1943 anno XXII come indicato nella pagella scolastica dell’ Opera Balillarilasciata dal Ministero Educazione Nazionale frequen- tavo la prima classe elementare alle scuole De Amicis di Treviso con Ia maestra Maria Pasquali e quel tragico venerdi santo & rimasto per molti anni impresso nella mia memoria, so condivideva con essa il cibo, ma sempre di nascosto 0 dicendo che rifiutava il mangiare per improvvisi mal di testa. Della Lilli non poteva- mo farne a meno, ei dava sicurezza nessuno ‘osava mettere piedi in casa nostra; la mia fami- glia era composta da mamma Maria, Ia nonna Marta, mentre mio zio Giovanni era imboscato opera balilla Ero a casa da scuola per le vacanze pasquiali € in particolare il parroco di S. Bona doveva svol- gore una funzione religiosa nella vicina chieset ta di Santa Filomena. A mezzogiomo avevo gi pranzato, per modo di dire, perché eravamo tutti in dieta forzata di mantenimento € stavo siocando con la mia cagna Lilli, un pastore tedesco, molto bella, alta, fiera e anch’essa in perfetta linea e per sostentarla mia madre spes- in quel di Volpago e mio padre Luigi, soldato del 55° Reggimento di Fanteria “Marche” che aveva la sedea Treviso presso Pattuale Intendenza di Finanza, era in campo di concen- tramento a Solingen in Germania. ‘Verso le ore 13 slavo sulla strada di via 8. Bona Vecchia quando suond la sirena dallarme, alla 4uale ero abituato, ma faceva sempre una certa impressione; vidi in lontananza mio zio Sandro in bicicletta che correva velocemente verso casa e alla mia domanda dove fosse stato, mi rispose gridando “ dal barbiere e adesso svelto e fila a casa”. Rientrai di corsa e, non vedendo: mi, mia madre era gid preoccupata e mia nonna ‘Una don stoi portico de lbergo Baglin in ese di sewcoe lia ancor di pid, perché molto spesso i loro richia- mi cadevano nel vuoto, intento com’ero nei miei frequenti giti per i campi con la Lilli, sem- pre con la fionda in mano a caccia di inseti, 15 rico dle sion freire ed Tec econ rne bombed lucertole e a volte qualche uccellino che poi nel limite del possibile, salvavo ¢ mettevo in gabbia. Vi fu un passagsio di aerei da caccia e subito si sentirono in azione i cannoni antiaerei © contemporaneamente i sordi rumori dei bom- bardieri, o fortezze voltanti come venivano chiamati, in avvicinamento; rumori sordi, cadenzati, monotoni, cattivi che mi rimasero impressi nella memoria per molti anni con sem- pre uno sgradito ricordo, anche perché ci passa~ vano sopra le teste quasi tutti i giorn in alta quota e dalla rotta sapevamo dove erano diretti € quando qualcuno diceva “tranquilli vanno in Germania” mia madre impallidiva visibilmente, All'improvviso comincid il. bombardamento con un fragore impressionante; due signorine si I powe San Marin te centae eerie a fd i Sama arsenite. 16 ‘Un familainpares pe la campuga dpo bombardment, erano sedute lungo un filare di viti sotto un grosso gelso, tulle raggomitolate emettendo forti lamenti di paura. Mia nonna mi mand® a chiamarle perché si accomodassero in casa © quando apersi la porta fui investito da un vio- lento flusso daria, loro mi seguirono ringra ziando e si appoggiarono al muro della cucina. I martellamento si faceva sempre pit forte e, a un iniziale momento di sgomento ¢ sbigotti- ‘mento, seguirono attimi di vera paura, Ci met- temmo sotto gli architravi dei muri maestri per- ché dicevano fosse il posto piit sicuro; mia madre pregava, mia nonna piangeva, mio io, che occasionalmente ¢ di nascosto venuto a Treviso, imprecava violentemente e anche la Lilli era inguieta, guaiva lamentosamente e si spostava di continuo ¢ dopo ripetuti richiami venne da me e non la lasciai pitt stringendola forte. ‘Tanto fragore e poi ilsilenzio, quasi irreale che i spinse tutti come automi verso la porta; un acre odore di fumo ci invase e una nebbia fitta i polvere aveva completamente oscurato il cielo. Il mio sguardo si posd subito sulla gab- bietta del mio lucherino appesa alla vecchia palma da dattero; il povero animaletto giaceva ‘morto per lo spostamento daria e mi fermai a ‘guardarlo quasi piangendo, ripensando a quan- acct di maser inva Colla 7 do pochi giorni prima lo avevo preso col vischio, ripulito e alimentato con piccole spighe ‘che ogni mattina andavo a raccogliere apposita- ‘mente nei campi. La signora Barcone che abitava sopra di noi chiese a mia madre se poteva portarmi via, cche diede uno stanco cenno di consenso, mi prese per mano e ci incamminammo verso la cit; gid alPinizio di vie Luzzatti fui sconvol- to nel vedere un quantita di gente che si sposta- va avanti e indietro freneticamente, i pali della luce erano pendenti sulla strada mezzi divelti e tenuti su soltanto dai fili specialmente davanti a un magazzino che vendeva legna ¢ carbone, dove erano cadute due bombe che avevano anche reso una villetta prima della Tessitura Castiglioni ¢ Frescura. La maggioranza delle perso- ne ere comunque diretta verso il centro per cercare la propria casa, i propri parenti © amici perché le macerie erano ancora fumanti ein questa confusione tutti anda- vano di fretta, aleuni addirit- tura correndo € mi rimase impresso un signore di media eta che procedeva molto veloce con un carriola vuota anche piuttosto capiente, nel- intento forse di recuperare qualcosa, Entrati in via Fra’ Gioconto la visione diventa- vva sempre pitt allucinante, il palazzc che faceva angolo con via Orsoline era comple- tamente raso a terra e tra le macerie furmanti scavavano delle persone, alcune in divisa, mani nude, pity avanti un disastro. Erano state rovinosamente colpite 1a casa di Pravato, la caserma del 55° Fanteria ora Intendenza di Finanza, Casa da Noal e un po’ dappertutto rovine € macerie. Non c'era tompo per fermarsi © sempre in affanno verso Piazza dei Signori col Palazzo dei Trecento sfasciato e una grande trave che cera uscita e si era conficcata in Piazza Marti ‘ra un mucchio di detrtis si vedeva colpita La Standa il palazzo che fu poi Sede della Banca Cattolica e poi scavaleando macerie verso Albergo Stella d’Oro, Ie cui vicende sono note, € qui i tedeschi non ci lasciarono passare perché stavano recuperando i loro morti. Deviammo per vicolo Rialto € lo spettacolo continuava nella sua triste visione di distruzio- ne dal Cinema Edison (allora Cinema Impero), al Garibaldi per passare dal Ponte della Madonnetta in via Avogari fino in piazza della Vittoria e ritornando quindi per via D’Annunzio dove era stato colpito in pieno un rifugio dove si trovavano ancora delle persone intrappolate e si udivano distintamente urla ¢ strazianti lament Mi ricordo bene che mi venne da piangere quando vidi un bambino che avrebbe potuto avere la mia etd morto € disteso sul bordo del cratere La signora mi portd via in fretta perché aveva- ‘mo visto anche troppo e poi per molti anni o forse mai taliricordi si cancellano, Net rientra- re verso via dei Dall’Oro vidi in lontananza un signore seduto tra le macerie, con la testa bassa ma vivo perché si muoveva ¢ scuoteva la testa «mi ricordo perfettamente che aveva in bracci una gamba nuda e Ia stringeva in grembo e a questo punto scappai di corsa verso il Duomo dove davanti al Battistero stavano gia allinean- do i morti in attesa di comporli nella Chiesa, Quando arrivammo a casa_mia madre era pre- Sccupatissima © chiese alla signora Barcone cosa Ie fosse passato per la testa di trascinare un bambino a vedere da vicino morte e distruzio- ne, ma lei non rispose ¢ sirtird nella sua came- ra piangendo. Verso le cingue della sera cadde tuna pioggerellina fine, quasi purificatrice, ‘come per coprire con un velo di pieti € di mestizia tante vittime innocent Per molti anni ancora a casa nostra avremmo ancora ricordato il bombardamento di Treviso, con i mestirintocchi del campanone anche per- cché per la nostra famiglia era un giomo di festa: ricorreva infatti_ il compleanno della mamma ‘che era nata proprio il 7 aprile 1914, Anche wn paleo por se UN TIEPOLO IN BICICLETTA di Fabio Bruno Dopo Vincursione del 7 aprile i bombardieri alleati continuarono ad accanirsi su Treviso, nonostante Ia citta fosse ormai straziata e la gran parte dei suoi abitanti sopravvissuti_ sfol- Tati nelle campagne. Nel 1945, mancava poco pid di un mese alla fine della guerra che nel tardo pomeriggio del 13 marzo le sirene dallarme suonarono ancora una volta a ragion veduta. Il centro fu nuova ‘mente travolto da una pioggia di ordigni. Con il tratto ormai smaliziato di chi conosce Ia guerra e non si meraviglia pid nto della distruzione sistematiea che si sta vivendo, Mario Botter quel giomo segna lapidariamente nella sua da; “AL matting a San Teon Capitolo. Pomeriggio a Merlengo. Portato il Tiepolo a Treviso (in bicicletta e nascosto nella cripta del Duomo). Alle 19.30 bombardamento aereo, mi reco ‘con Sara (la moglie, ndr) a Madonna Granda e la tovo a terra; la casa del campaner che brucia’ Quella sera, infatt, era stata colpita la bella Basilica mariana tanto cara ai trevigiani, nella quale era rimasto prodigiosamente intatto il tempietto della Vergine con l'effige alla quale ancora oggi si rivolge la devozione cittadina, Un ennesimo duro colpo per il restauratore che, con impeto

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