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INSURA ‘BROKER
DUOMO SERVICE
“AL PORTELLO SILE” ze
Spazio Culturale degli Alpini
‘Via Tasso - Piazza Garibaldi - Tel. 0422546161
TREVISO
(COMUNE DI TREVISO
UN VENERDI DI PASSIONE
Il bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944
3 aprile - 2 maggio 2004
ore 10.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00
Chiuso tutti i lunedi e domenica 11 aprileQuesta mostra é dedicata a Mario Altarui, Alpino, fondatore e strenuo sostenitore del bosco delle “Penne
moze”, il pitt grande monumento dedicato ai caduti alpini, che, con varie pubblicazioni, fece conoscere la
citta di Treviso distrutta dai bombardamenti del 1944 - 1945,
“AI Portello Sile” ¢ gli Alpini della Sezione ringraziano Anselmo Lemesir: e Emanuele Meneguzzi per aver
gentilmente permesso di riprodurre le foto della loro collezione del bombardamento del 7 aprile 1944.
Molie di queste sono state ricavate da spezzoni di negativi di Pier Maria Bianchin impiegato e giornalista
accreditato e da Gilmo Gobbi che aveva bottega di specialita alimentari in piazza Esperia.
Ringraziano inoltre Neno Acquistucci, Toni Basso, Fabio Bruno, Enco Demaute, Nino Faganello e Cino Bellotto
¢ Giorgio Zanetti per i loro interventi in questo catalogo, Giorgio Nicolini per la ricerca sulla veechia polve-
riera e Brugar, la “Pojana del Montello”, per i disegni degli aerei che hanno bombardato Treviso.
Ancora un ringraciamento ai collezionisti Bruno Marcuzzo e Sergio Zannol del circolo culturale “Armigeri
del Piave” ed al Museo Storico di Alano per tutto il materiale che completa la mostra.
La tela esposta, “Il bombardamento di Treviso", @ opera della pittrice Maria Luisa Franchin.
Il costo di cartoline-invito, locandine, cataloghi e stendardi é stato sostenuto da “Duomo Servizi" di Mario
RiediOBIETTIVO VENERDI SANTO
di Neno Acquistucci, disegni di Brugar
11 pit devastante hombardamento su Treviso
Sono passati 60 anni da quel teribile evento del
2° conflitto mondiale eppure, nonostante siano
emerse Ie vere motivazioni strategiche larg
mente documentate, permane ostinatamente
nell immaginario coliettivo l'idea di motivazi
ni improntate a pura fantasia, Un errore di pilo-
ti che confusero Treviso con Tarvisi.
La presenza di alti gerarchi nazi-fascisti all!
albergo Stella d’ Oro di Treviso.
L’ acquartieramento di un consistente nume-
ro di truppe schierate a difesa della citt,
Perché questa ostinazione a rifiuta-
re la realta? Ma proprio per-
ché non si voleva credere
che a Treviso ci potesse
essere qualche obiett-
vo dit interesse milita-
re, Llaver saputo che
le aree ferroviarie— la
Stazione Ferroviaria
elo Scalo Motta -cosi
integrate nel tessuto a
abitativo della cit, erano
state considerate obiettivi di
interesse militare & rimane peri
‘Trevigiani difficile da accettare tanto da
preferime delle altre, appunto fantasiose, emer-
se a ridosso di quel evento. Cosa ha veramente
determinato quel famoso.bombardamento &
quindi da collegare alla situazione del fronte
esistente nei primi mesi del 1944.
Gili Alleati erano attestati a Cassino e ad Anzio,
bloceati dalla furiosa resistenza tedesca e da un
inverno particolarmente inclemente.
E’ stato in quel periodo che & maturata la possi-
BATE FOING RORTRESS'
bilita, da parte degli Alleti, di attuare un'ope-
razione denominata Strangle, che vuol dire
strangolare, per cercare di interrompere il flus-
0 dei rifernimenti (materiale, uomini e mezzi)
dalla Germania e dal” Austria, verso il fromte.
Loperazione Strangle inizid il 19 marzo e si
concluse I'I1 maggio del 1944. Studiata e
‘messa a punto dal Comando Aereo Alleato, si
ayvalse di tutto il potenziale in quel momento
disponibite, costituito da bombardieri medi,
schierati in Sardegna e in Corsica, e da quel-
|i pesanti orbitanti nell'area di Foggia e di
Lecce. Ai bombartieri medi fu affi-
dato il compito di colpire tutte
Je lee, i pont, i viadott
© i tunnel a ridosso del
front, ai bombardie-
ri pesanti quello di
atlaceare le aree
ferroviarie ed i
Ponti che incideva
no lungo la direzio-
ne del tlusso det
vifornimenti
Leapporto maggiorealope
revione fu dito dai bombardieri
medi. Quelli pesanti, che costtuivano le
forze strategiche, avevano il compito primario
4 attaccare gli obietivi in Germania, in Austria
© Romania
Percid il loro contributo in questa operazione fu
limitato a colpire aree ferroviarie fuori dalla
portata dei bombardieri medi. Treviso & stata
purtroppo prevista in uno di questi atacehi di
bbombardieri pesanti: i B-17, le famose Fortezze
VolantDalla documentazione, rilasciata dall’Ufficio
Storico dell’ USAF, & possibile rilevare come le
aree ferroviarie di Treviso erano gia state cata-
logate e studiate come obiettivo militare nel-
agosto 1943 e che il piano di attaceo su
‘Treviso esisteva dal 6 marzo 1944.
Un piano beffardamente chiamato Venerdi
Santo, quasi con il desiderio palese di dissacra-
re il giomo di maggiore raccoslimento della
popolazione nel periodo pasquale.
Esso faceva parte di un piano pitt ampio chia-
mato “Baker” con il quale si volevano neutra-
lizzare contemporancamente le 4
aree ferroviarie di Treviso,
Mestre, Ferrara e Bologna,
situate proprio Iungo il
flusso diretto a su
Per assicurare la satu
rarione della dife-
a aerea avve
ria, ridurre al minimo
Ie perdite e garantire
il successo dei bom-
bardamenti furono coin-
volti nell’azione 159 B-17,
264 B-24, 113 P-38 e 45 P-47 per
un totale di 581 velivoli tuti americani?
Scorrendo i dati statstici si rileva che i piano
and® a buon termine, le perdite furono molto
contenute ed i risultati det bombardamenti piit
cche sodidisfacenti. Solo per Treviso ci fu searsa
precisione. Anche se si rilevarono molti danni
sull'area ferroviaria, molte bombe caddero
sulla cit,
Osservando i tempi dell'attacco del 7 aprile
1944 si puo notare come gli attacchi alle quat-
8-24 ‘LIBERATOR®
{ro citd sono contenuti in 27 minuti I dato pit
significativo, perd, & che il primo attaceo é stato
su Mestre, con un anticipo di 22 minuti su quel-
Io portato'a Treviso.
Se si considera che Ie formazioni su Mestre
dovettero ingaggiare combattimenti_ con 25-30
caecia nemici (Me 109, Fockewulf 190 e qual-
che Mc 202 ¢ RE 2001), si capisce perché quel-
le a Treviso non trovarono contrasto aero.
La capacita difensiva tedesca ed italiana, al
sopragaiungere dei B-17 che dovevano sgan-
ciare a Treviso, si era ormai esaurita.
117 aprile il blocco dei velivoli
destinato a Treviso, era com-
posto da 5 formazioni per
un totale di 159 B-17
scortati da 31 caecia
38, Incasodicati-
vo tempo 0 nell’im-
2 possibiitt di sgan-
a ciare le bombe sul-
area ferroviaria tutte
le formazioni avevano
come obiettivo alternato
Tore ferroviaria di Vieenza.
‘Tutti velivoli interessati a que-
sta operazione decollarono dai vari
eroporti di nuova costruzione nella pianura di
Foggia: Amendola, Tortorella, Celone, Lucera,
Salsola
Dopo un lungo e laborioso ricongiungimento, i
velivoli si diessero a Nord risalendo PAGritico
¢ furono raggiunti dai P-38 all altezza di Ancona
Proseguirono direti su Jesolo e San Dona di
Piave, i due punti iniziali dai quali sistemarsi
con tutti i parametri giusti (quota, velocita &posizione dei velivoli in formazione) prima
della fase finale.
La pianificazione prevedeva che tute le cinque
formazioni, una di seguito allaltra, fossero sul-
Pobiettivo alle 13.20. Per qualche ritardo accu-
mutato lungo la rota le formazioni si sgranaro-
no, La prima attaccd alle 13.24 ¢ Pultima alle
13.29.
Delle 5 formazioni, 4 attaccarono Ia Stazione
Ferroviaria sganciando 2.216 bombe (340.2
tonnellate) ed una lo scalo Motta sganciando
420 bombe (105 tonnellate)..
Lultima delle formazioni sulla
Stazione, per _completare
Popera ‘di distruzione,
sganeid. bombe incen-
diarie da 50 kg. Le
altre bombe furono
tutte da 250 ky ad
uso generale e di
demolizione. La dif-
ferenza fra le bombe
da demolizione e quel-
le ad uso generale era data
dalla quantita di esplosivo che
per le prime poteva arrivare a pitt del
‘50% del peso complessivo dell'ordigno. Tutte
Je bombe avevano un innesco (spoletta) a
tempo ritardato in punta ed in coda, per cui
esplodevano frazioni di secondo dopo T'impat-
to.
Abbiamo detto che i caccia, git in numero limi-
tato, impegnati su pid aree attaccate, non pote-
rono intervenire su Treviso,
In compenso ci fu una sostenuta reazione della
contraerea sia nei pressi della Stazione
Poi THUNDERBOLT"
Ferroviaria sia a sud di Treviso e questo risulta,
dai rapport effettuati dagli equipazgi.
Si parla di contraerea pesante, costtuita da can:
noni di 8 mm, in dotazione ai tedeschi e asser-
Viti al radar, capace di raggiungere e superare le
quote di bombardamento che in quella circo-
stanza variarono tra i 6.400 ed i 7.500 metri
Evidentemente i tedeschi avevano compreso il
disegno deat alleati di colpire i nodi ferroviari
pit importanti e percid avevano deciso giusta-
mente di difendere Treviso con una contraerea
efficace,
Laccuratezza del bombardamento, si
8 detto, risultd la peggiore dei
/ quattro obiettivi colpiti
(oltre a Treviso- ricor-
diamo- Mestre,
Ferrara ¢ Bologna),
E cid per diversi
fattori. Uno di que-
sti sembra essere
stato - stando a
quanto é seritto in un
rapporto dei caccia - il
fumo che si sarebbe levato
prima dellattacco, con la conseguen-
te difficolti peri bombardieri di mirare nel punto
previsto,
Un altro fattore potrebbe essere individuato
nelle eccessive distanze mantenute fra i velivo-
Ii 0 a causa della contraerea o per un avvicina-
mento finale non del tutto regolare.
Dilatando queste distanze, le formazioni, anzi-
cché coprite un’area di sorvolo di circa 400
metri possono aver coperto in larghezza anche
500 metr.In questo modo é facile ipotizzare che lo sgat
cio abbia interessato un'area maggiore, coin-
volgendo nel disastro buona parte della cit
I danni fuori € dentro le mura furono, come
noto, gravissimi,
Un grande patrimonio umano, artistico, religio-
soe culturale fu spazzato via in quei terribili 5
minuti!
Con una precisione del genere
il bombardamento, cosid-
detto selettivo degli
americani, diventava
un puro eufemismo
f spesso provoca-
va pitt morti del
bombardamento
area - quello
effettuato dagli
inglesi di notte,
perché realizzato
di giomo, cost da
sorprendere, oltre ai
residenti, la popolazio- ~
P38 LIGHTNING?
ne proveniente da fuori
citta impegnata nelle varie
attivith lavorative © sociali, come
successe a Treviso in quel tragico venerdi
santo. Ne morirono circa 1,600, esclusi i
tedeschi, per i quali non e"® mai stato un cen-
simento ufficiale ma si sa per certo che fu un
numero consistente,
Molte persone morirono, come top, nei ifugi
pbblici che erano stat alsin modo precaio senza
Ja protezione contro la penetrazione di bomibe e senza
rispetare le normative previ
Questo essenzialmente per mancanza di fondi ©
per le radicata convinzione che Treviso non
ppotesse subire alcun bombardamento di quel
‘genere perché senza grossi impianti industrial 0
alti obietivi di effettiva valenza militar. Oggi,
dopo un arco di tempo cost lungo, si continua a
parlare di questo bombardamento. Esso ha pro-
otto una ferita che Ia veri storica non pud €
non ha la pretesa di rimarginare.
E difficile far accettare a chi ha
perso i propri cari la casa ed
ha visto scomparire inte-
ri quartieri che lobiet-
tivo della. Stazione
Ferroviaria era da
considerare un
“fy Siportante bie
tivo militare da
distruggere asso-
Jutamente.
Ed @ soprattutto
amaro rilevare che
/ i risultati dell’attac-
co furono_pressoché
ininfluenti ai fini di tutta
Foperazione Strangle. Aver
conosciuto come sono andate le cose
ci deve far meditare sugli effetti distruttivi di
tutte le guerre e come la logica perversa di que-
se prevarichi qualsiasi buon senso.
Dobbiamo anche rilevare come i trevigiani di
allora seppero reagire a tanta tragedia
Con dignita e laboriositi, iniziarono una rico-
struzione lenta e difficile fino & riportare la
cit, cost terribilmente mutilata, al quello
splendido centro urbano che oggi possiamo
godere ed apprezzare,ERA UN GIORNO COST
di Enzo Dematte
Del 7 aprile, fase per fase, conservo ricondi
lucidissimi, come fosse ieri. Frequentavo quel-
anno la T del liceo classico al “Canova”; ma
quel giomo, per le vacanze pasquuli, ero a casa,
nel “palazzo” dei ferrovieri_ in Zermanesa:
vacanze tranquille, nonostante tutto, per come
Ie vivevo io.
Mentre infatti la maggior parte det miei com-
pagni di scuola, in maggioranza di ceto abbien-
te, a seguito dell'intensificarsi degli allarmi
aerei © dei voli, aveva. git
abbandonato Treviso, i fatto
‘che nessuna delle ventiquat-
tro famiglie dei_ferrovieri
fosse ancora sfollata dalla
cit bastava a conservare al
nostro ambiente popolare
Panimazione solita, ed anzi
ad accentuarne gli aspetti
festosi. Era un mondo vero ¢
complety, it easamento,
Anche i fatti di contorno, fi
rammento proprio tutti, con
nitidezza di particolari
La sera precedente, giove
santo, con un gruppo di amici
di San Martino eravamo —
andati_per la confessione ~~
nella chiesa di San Teonisto,
contigua al seminario, resa solenne ai mici
‘occhi, dal numero di grandi tele che decorava-
no le pareti. Le guardavo con rispetto, senza
immaginamne Vimminente distruzione di i a
qualche ora.
Loceasione ci rendeva allegri ed eccitati
Alluscita uno dei compagni scherzd con il
prete chiedendo se gli avrebbe dato T'assoluzio-
he nel caso che avesse ammazzato Mussolini.
“Tela do in anticipo”, rise il sacendote:e la cosa
non mancd di turbarei come una punta di irrive-
renza, in quella circostanza ed in quella sede. I
‘iti ripresero il mattino seguente, venerdi santo,
ccon altre cerimonie cui partecipai compunto,
con un’aggiunta di serenita prodotta appunto da
quel sentirmi a posto dopo la confessione.
Il tempo del disastro precipitava, trovandoci in
1 paleo va Zermanee dove bil fami del professor Ena Demat
camicetta sotto il pitt dolce sole d”aprile,
Quando verso il mezzogiomno suond lallarme,
stavo a tener banco nel cerchio dei coetanei,
felicemente incosciente e svagato, come tutti: €
Ii lasciai con vicino appuntamento git al rifu-
gio, risalendo per dare una mano al trasporto
delle usuali cose che mia madre recava nel sot-1 soi dela cies Son Teco anda compteanente
‘arate ia Fobardament de 948
terranco in quelle occasioni, per lo pit pentole
tolte dal fuoco, con i loro preziosi contenu
Ma quel giomo era venerd santo e non si sen-
tivano odori di cucina. Il papa era al lavoro. La
‘mamma ci spinse fuori in fretta, me e mio fra-
tello, perché subito era cominciato il tiro della
ccontracrea.
La contraerea, che impressionava le madri, noi
giovincelli ci divertiva, Fra gid sucesso parec-
chie volte, anche di giomo. Un tamburezgiare
provvisorio di scoppi, quindi not subito fuori in
cerca di schegge, di cui facevamo scambio €
confronto.
Quel giorno tuttavia effetto quasi pirotecnico
del fenomeno si annuncid diverso: gli spari
assunsero presto un’ intensita insolita, isuonan-
do fiti ¢ rabbiosi nel rifugio, che proprio per
pericolo delle schegge si colm® di frequentato-
+i occasionali, passanti 0 vicini che fossero. Era
tun locale d'angolo attrezzato con panche ed
impalcature di sostegno, che io conoscevo
‘meglio di chiunque altri perché era stato ricava-
to proprio dalla nostra cantina, obbligandoci a
lasciarla per occupare meta locale di una fat
alia vicina,
Il rifugio, ufficialmente abilitato per una tret
na di persone, in genere non ne ospitava pitt di
venti, perché alcuni inquilini preferivano diser-
tarlo, affermando di non voler fare la morte del
topo: cos! vieini che si era alla ferrovia,
Quel mezzogiomno Ia cantina si trovd invasa
fuori misura, con parecchia gente stipata nel
corridoio: forse una cinquantina di persone, fra
Je quali stentd a farsi largo il papa, seappato
contro il suo solito dal deposito locomotive.
Ricordo benissimo il suo grido di liberazione
nel raggiungerci, ¢ il sospiro di mia madre al
constatare quella tranquillizzante riunificazione
familiare. “Cosa succede fuori?” gli domand®
qualcuno, “Mah, seappano anche i tedeschi”,
comment lui
ii che inquietudine aleggiava nel locale una
strana forma di eccitazione, restia a prendere
coscienza. Per un poco dur) un brusio di
‘domande, richiami e spostamenti: noi tre stava-
‘mo sulla panca, in piedi il papa, al quale lasciai
il posto: mi sedetti davanti a’ loro per terra,sopra il foglio dell’acquarello. II rumore delle
batterie si alzd ancora, diventando frastuono,
finché dietro una suggestione di ordine diverso
le voci dei rinchiusi dapprima cedettero, poi si
smorzarono, e il ifugio gi senza luce, isuond
unicamente di rimbombi forsennat.
Non saprei precisare di pili sul come e sul quan-
do, Nel mio distacco di rannicchiato — assente
‘ogni altro segnale ~ rammento di qver avvenito
in un guizzo di coscienza la frase del trapasso
tra i corpi sparati ele
bombe piovute al basso, il
cui maglio implacabile
prese a scuotere da presso il
terreno e la casa, Nel rico-
Yero tutto incomincid a tra-
ballare, quindi a sobbalzare
con violenza dietro il senso
i_un tracollo. imminente.
Lo schianto annunciato si
accostava con Teffetto tra-
volgente della frana 0 del
terremoto: eppure a noi,
bersaglio designato, ese-
cuzione della sentenza si
comunicava in forme fisi-
che ovattate, sotto Fimpo-
tenza di un torpore provvi-
denzialmente rassegnato ¢ inconsapevole.
Un totale abbandono della mente, un completo
distacco dalla coscienza; da ultimo solo il senso
che la mostruosa cavaleata si scaricava diretia-
‘mente sopra il nostro capo. La bomba che
palazzo — una del grappolo destina-
toci — segnd Ia fine di quell’incubo indolore.
Scoppid nelle orecchie e avvolse i sensi da ogni
parte con limpressione di una soluzione defini-
tiva, Mentre gli occhi restavano chiusi, un buio
impossibile a dissolversi si raccolse tutto al di
dentro. Per molto? Per pochissimo? Fai il
primo a balzare fuori da quello stato, pur per-
‘manendo nell'incoscienza: "Toh, mort - dietro
tuna logica automatica ~ Meno male che mi ero
confessato, Perd questo morire non & mica cosi
Alfie nralissima” Cost il pensiero,
esattamente; € nent altro.
tice casio Canova
Poi di colpo (minut, secondi) mentre io ero in
piedi, ma perdurava nel rifugio uno stato di
ipnosi generale, mi accorsi di respirare: anzi
che respiravo a fatica peril denso fumo di pok
vere che occupava il locale; quella polvere acre
e soffocante delle macerie.
“Forza, su, in piedi!” ~ mi misi a gridare contutti i polmoni —"Su fuori, usciamo fuori, sennd
ci si soffoca”. Gridavo scotendo i miei familia-
ri, mentre a vicenda ci scoprivamo vivi. Subito
il ricovero si sveglid in un tumulto di urli di
agridi e di pianti. Qualeuno dal corridoio grid
che s'era aperta un’uscita, verso cui tutti quan-
ti si accalearono; e fu allora che per terra accan
to ai miei piedi scorsi i fagotto di un bambino
dimenticato: un piccolo di pochi mesi che boc:
cheggiava senza piangere nel semibuio. 1 ripa-
10 in cemento del rifugio era caduto bloccando
la finestra, percid tutta aria ci veniva solo da
tuna crepa al muro. Ve lo accostai con la bocca,
gridando riuscfi a farmi intendere dai suoi
familiari intontiti.
La massa dei rifugiati sciamd in disordine
allesterno, noi per ultimi, in un panorama di
polvere, di pali e fili spezzati e cumuli maleo-
doranti. Fuori, la mia famiglia gird gli occhi
dietro un presentimento che toccava noi soli:
quando anch’io trovai il coraggio di alzarmi, in
luogo del nostro appartamento incontrai il
‘yuoto. Scoppiammo tutti in lacrime, papa com-
preso: il disastro era troppo grande e ci puniva
pit! di ogni altro inquilino. La nostra casa non
era che briciole, sparso nell’intero raggio del
prato; sul cratere aperto da una bomba e subito
riempito dall’acqua di risorgiva, galleggiava in
‘brandelli il mio testo greco dell? Odissea
Il furore mi prese in mezzo ai singhiozzi: ricor-
do che alzai i pugni al cielo: "Maledetti! ~ gr
dai_ sul panorama del nostro mondo disfatto ~
Maledett inglesi, infami, assassini!”
Cid che avevamo subito come famiglia mi
bastava in abbondanza per quell’ esecrazione: ©
non avevo ancora veduto le rovine ed i morti
che scopersi solo pitt in 1a, senza peraltro rice-
verne una maggiore emozione. Tutto il dolore
del’ offesa si era come consumato nella visione
della casa demolita.
Solo venticingue anni pit tardi I'esperienza vis-
suta il 7 aprile mutd il ricordo in frutto di poe-
sia: € ne uscl questa manciata diversi, che
riporto (in un aprile tanto simile) dopo un altro
quarto di secolo, con T’offeso stupore di allora,
rinnovando la dedica a mia madre, agli scom-
pparsi ¢ agli scampati di quel lontano giomo di
passione,
TAPRILE
Bra.un giorno cosi, me lo ricordo,
quando vennero ad ucciderci dalt alto.
che la mia casa fu fumo di polvere,
In povera ricchezca di mia madre.
Come ingannava
Ia trepida brezza di aprile
Come rideva crudele sugli amici mort!
Tuti coetanei dei miei sedici anni
Ricordo ta mia citta di fanciullo,
Ia mia precoce sofferenza
alla disperazione muta
della sua vita sconfitea,
Era un giorno come questo,
‘ostranieri, il vostro rimprovero:
tuna simile artesa di meraviglia
fra le prime foglie delle fragole.LANTIVIGILIA DI PASQUA
di Toni Basso
117 aprile 1944 era Pantivigitia di Pasqua, it
‘giomo che la liturgia cattolica chiama Venerdi
Santo perché commemora la passione © la
morte di Cristo, Fu anche per Treviso giornata
di passione ¢ di morte a causa del pit tragico
dei bombardamenti aerei subiti nella guerra che
si combatteva ormai tra Tedeschi e Americani:
Ia citta conobbe cost oltre alla viotenza degli
invasori anche quella dei liberator. 1 bombar-
damenti su Treviso furono 35 con
1600 mort tra la popolazione civi-
lee 3783 edifici distrutt o danneg-
siati pari all’82% del patrimonio
edilizio urbano. Liimmagine della
citta ne usci sconvolta, travolta. Ad
aprile inoltrato del 1945 Ia fine
della guerra coincise con la fine
del regime fascista:dell'una e del-
altro i Trevisani erano davvero
stufi, Prepotente era la necessita di
cambiare: Varia tiepida della pri-
‘mavera sembrava anch essa invita-
re alla novit2. I giovani tomavano
dalla guerra, dalla prigionia milita-
re, dalla clandestinita della lotta
partigiana, Per le strade della citta
disseminate di buche e cosparse di
polvere, fra cumuli di macerie gira-
vvano Ie jeep e i dodge dei soldati inglesi e ame-
ricani, mentre la ricostruzione cominciava fati-
cosamente a muoversi ancora col passo dei
carritirati dai cavalli 0 di agonizzanti autocarti
alimentati a gasogeno. Gli americani non ave-
‘vano solo i camions, ¢ la benzina, e il pane
bianco, ¢ le sigarette, e il cioccolato: gli
Americani avevano la gomma da masticare che
chiamavano chewing-gum, e una musica vorti-
cosa, il boogic-woogie, che metteva addosso
tuna gran voslia di vivere e di far festa; erano
pieni di soli, le am-lire, che spendevano per
divertrsi facendo la fortuna di quanti (e quan-
te) avessero avuto qualcosa da offrire.
‘Leemtusiasmo per America raggiunse lepopea
del mito: a volte bastava il solo uso d’una paro-
la dal suono anche vagamente inglese per dare
fascino alle cose. Fu tale il suecesso di questa
operazione cosmetica che ancor oggi, dopo
quarantacingue anni, & per molti difficile sot-
trarvisi. Il bisogno di annullare le memorie del
passato non ando tanto peril sottile nelle diseri-
minazioni storiche. L'importante era andare,
possibilmente correre, verso il futuro.
L’America apparve il modello da imitare. Tlmattone venne soppiantato dal cemento, il
legno dal metallo, gli archi dalle piattabande
diritte, le facciate articolate dalle paret lisce, le
Piccole case dai grandi condomini, il ciottolato
dallasfalto, ali alberi dalle automobili. Ma non
’era solo da ricostruire I'abbattuto o da ripara-
re il danneggiato. Alla intraprendenza dei nuovi
ardori edilizi occorrevano anche le case rispar-
miate dalle bombe, ¢ inizid cosi una progressi-
ya demolizione del vecchio tessuto urbano.
Treviso non mai stata una citta monumentale
né per dimensioni né per opere. L'arte la cultu-
ra, la bellezza, piuttosto che aggregarsi intorno
ad alcune architetture di rilievo, si sono diluite
in un contesto ambientale di acque e di. verde,
di spazi e di edifici modulando un equilibrato
dosaggio di elementi natural e di opere dell uo-
‘mo, con il risultato di una confortevolezza del
vivere che ha finito per plasmare anche il carat-
tere degli abitanti. Una dimensione di quotidia-
nita questa, riemersa appena in anni recenti gra-
zie a una rivalutazione turistica e residenziale
dei centri urbani a misura d’uomo, che segna
tun'inversione della tendenza che esaltava solo
le grandi e monumentali citi. Appartengono
ormai alla leggenda le battaglie di coloro che
allora avevano intuito, per istinto affettuoso 0
per coscienza culturale, come la perdita del-
identita fisionomica di una citta avrebbe fini
to per travolgere anche la qualita della vita,
L’immagine certamente pit vistosa ed emble-
matica di Treviso & costituita dal Palazzo dei
Trecento, il grande edificio in mattoni che
domina la Piazza dei Signori all’ombra della
Torre Civica. Fu eretto nel secolo XIII ed &
costituito da un grande salone, sotto il quale
10
"Polaco es Tecene, Lo rapa de anco orientate al ahs
“ads Pgiete, Lotte fanco rime a pmb
Pad Teves Moloney adam dmaPalacio det Tecmo, Scat metrioonaia. Uno spammed
‘iawn met del mao (anc oremale tena mde ore
Linen del sale de "Treen" dopo Ht hombardonete
‘iF apae Td
ul
corre un giro di portci, aperto nel Cinguecento
su di un lato a formare una ariosa loggia.
Il Palazzo venne cosi chiamato perch ritenuto
la sede in ett comunale dell'arengo civico,
costituito appunto da trecento membri, Recent
ricerche pare dimostrino come esso fosse fin dll
‘origine - cosa ben nota peril period della domi-
nazione veneziana (1388/1797) - il luogo dove
veniva amministrata la giustizi, dove ai conten-
denti veniva data ragione o torto nelle litigiudi-
ziarie, per cui edifici analoghi di altre ctta vene-
te portano pitt propriamente il nome di Palazzo
della Ragione,
Degradato nella sua dignitharchitettonica e fun-
zonale durante la dominazione austriaca, venne
restaurato agli inizi del Novecento per essere
destnato a prestigiosa sede di esposizioni e con-
vegni. 17 aprile 194 una bomb lo colpi dalla
parte della loggia, Un terzo delle spesse pareti del
Salone caddero; altrettante subirono una pauro-
sa inclinazione con uno strapiombo che giunse
4 misurare oltre un metro. 1! comando tedesco
voleva abbattere i muri pericolanti, ma il
soprintendente ai monumenti Ferdinando
Forlati con intelligente menzogna convinse le
autorta che le decorazioni affrescate all’ interno
erano nientemeno che di Paolo Veronese e che
bisognava procedere allo staceo degli afreschi
prima della demolizione. Furono ottenuti cos
alcuni vagoni ferroviari di mattoni ~ materiale
allora preziosissimo - per contraffortare i muri
pericolanti onde consentie senza rischi l'opera
di recupero degli affreschi da parte di maestran-
ze altamente specializzate, che dovevano sem-pre arrivare e che perd non
Arriva invece la fine della guerra e i muri stra-
piombanti furono raddrizzati con una ardita
‘opera di ingegneria; quelli caduti vennero rico-
struti con gli stessi materiali recuperati e messi
da parte dopo il bombardamento. Anche la
Loggia dei Cavalieri, innalzata nel 1276, subi il
crollo di meta della costruzione nel bombarda-
mento del 14 maggio 1944.
Questo edificio, aperto su tre lati, ha
la fronte principale prospicente la via
anticamente chiamata regalis, forse
perché era quella percorsa dall'impe-
ratore quando giungeva in cittt per
ricevere omaggio della nobilta loca-
le, Si sa che in quell’epoca l'annun-
ciato arrivo dell’ Ospite poteva regi-
strare ritardi diore quando non di
stiomi cosicché — io credo - i cavalieri
convocati peril ricevimento, al fine di
ripararsi dal sole o dalla pioggia, in un
primo tempo innalzavano un padigl
ne estemporaneo nel quale potevano
anche ingannare ’attesa con qualche
‘gioco da tavolo come i dadi. Solo pit
tardi la costruzione potrebbe aver assunto
impianto stabile in muratura, sia per averla
pronta © confortevole per ogni necessita, sia
perché ritenuta dai cavalieri opportuna anche al
di fuori dell occasione della visita imperiale per
incontrarsi a conversare e giocare. Subito dopo
il bombardamento travi e mattoni, tegole epi
stri furono raccolti tra le macerie e messi da
parte con un coraggio e una diligenza che in
12
quelle ore di pericolo e di ristrettezze sfidavano
le miserie del presente per proittarsi nelle spe-
ranze del futuro. Quando alla fine della guerra
il mito delle strade larghe si affaccid in
Consiglio comunale minaceiando la conserva
ione della Loggia allorché si dovette decidere
se ricostruirla o demolirla per allargare la sede
stradale, il monumento si salvd con una delibe-
La Loggie dei Cava’ dopo i bombardments del 7 apie
pet
ra passata a maggioranza risicata e solo perché
un obiettore dell’opposizione antepose alla
disciplina del partito amore per le testimonian-
ze storiche della ett. Non si pud non ricordame
il nome: erail prof. Mario Prevedello.
Ma un altro nome occorre qui ctare, quello di
Mario Botter, ispettore della Soprintendenza ai
Monumenti dei quali fu difensore di rigorosa
documentazione storica ¢ restauratore di abilis-sima capaciti tecnica © sensiblita artstca
lire che in Palazzo dei Trecento nella Logaia
dei Cavalier, fu costantemente presente in tutte
le alire imprese - piccole e grandi, quelle di
sito felice e quelle purtroppo infaustamente
conclusesi, nelle quali si giocarono le sorti del
patrimonio artistico ¢ ambientale di Treviso.
‘Alcuni tra i pit significativi recuperi portano la
sua firma: dalla Casa da Noal al Palazzo de"
Ricchi, dalle Canoniche Nuove del Duomo al
Capitolo dei Domenicani, dalla Chiesa di Santa
Margherita a quella di Santa Maria Maggiore, a
quella di Santa Caterina dove scope restaurd le
testimonianze trecentesche del tempio servitano
stravolte dalle manomissioni ottocentesche che
avevano trasformato la chiesa in caserma,
E sari proprio in questa chiesa che Mario Botter
fard affiorare la pit antica immagine di Treviso:
in un affresco la citth & tenuta nel palmo della
mano dalla Santa ttolare che la accosta al suo
dolcissimo volto in un gesto di affettuosa bene
volenza
Per questa sua impresa che sfidava i continu
bombardamenti, |'arroganza degli speculatorie
Ia poverta culturale di molt tecnici e politic,
armato solo di rigore professionale, amore per la
Citta e fede religiosa, Mario Botter era stato del
nito da Giovanni Comisso “il folle di Dio”.
Nel Salone del restaurato Palazzo dei Trecento
vvenne allestita nel 1952 una Mostra della rico-
struzione degli edtfici storici ed artstici danneg-
siti dalla guerra
Non fu solo un doveroso rendiconto, eloquente
e documentato, delle volonta, dele fatche, delle
spese che concorsero per restituire alla citft una
parte del volto lacerato dalla guerra, ma fu
soprattutto una felice intuizione promozionale
dovuta al genio di Giuseppe Mazzotti, direttore
dell’Ente Provinciale per il Turismo, per ripro-
porre ai Trevisani i trattifisionomici della loro
identita culturale, sollecitandoli ad impegnare
in questa direzione entusiasmi ed energie
Limeme dC da Noa!IL 7 APRILE AVEVO SETTE ANNI
di Giorgio Zanetti
Nel 1943 anno XXII come indicato nella
pagella scolastica dell’ Opera Balillarilasciata
dal Ministero Educazione Nazionale frequen-
tavo la prima classe elementare alle scuole De
Amicis di Treviso con Ia maestra Maria
Pasquali e quel tragico venerdi santo & rimasto
per molti anni impresso nella mia memoria,
so condivideva con essa il cibo, ma sempre di
nascosto 0 dicendo che rifiutava il mangiare per
improvvisi mal di testa. Della Lilli non poteva-
mo farne a meno, ei dava sicurezza nessuno
‘osava mettere piedi in casa nostra; la mia fami-
glia era composta da mamma Maria, Ia nonna
Marta, mentre mio zio Giovanni era imboscato
opera
balilla
Ero a casa da scuola per le vacanze pasquiali €
in particolare il parroco di S. Bona doveva svol-
gore una funzione religiosa nella vicina chieset
ta di Santa Filomena. A mezzogiomo avevo gi
pranzato, per modo di dire, perché eravamo
tutti in dieta forzata di mantenimento € stavo
siocando con la mia cagna Lilli, un pastore
tedesco, molto bella, alta, fiera e anch’essa in
perfetta linea e per sostentarla mia madre spes-
in quel di Volpago e mio padre Luigi, soldato
del 55° Reggimento di Fanteria “Marche” che
aveva la sedea Treviso presso Pattuale
Intendenza di Finanza, era in campo di concen-
tramento a Solingen in Germania.
‘Verso le ore 13 slavo sulla strada di via 8. Bona
Vecchia quando suond la sirena dallarme, alla
4uale ero abituato, ma faceva sempre una certa
impressione; vidi in lontananza mio zio Sandroin bicicletta che correva velocemente verso
casa e alla mia domanda dove fosse stato, mi
rispose gridando “ dal barbiere e adesso svelto
e fila a casa”. Rientrai di corsa e, non vedendo:
mi, mia madre era gid preoccupata e mia nonna
‘Una don stoi portico de lbergo Baglin in ese di
sewcoe lia
ancor di pid, perché molto spesso i loro richia-
mi cadevano nel vuoto, intento com’ero nei
miei frequenti giti per i campi con la Lilli, sem-
pre con la fionda in mano a caccia di inseti,
15
rico dle sion freire ed Tec
econ rne bombed
lucertole e a volte qualche uccellino che poi
nel limite del possibile, salvavo ¢ mettevo in
gabbia. Vi fu un passagsio di aerei da caccia e
subito si sentirono in azione i cannoni antiaerei
© contemporaneamente i sordi rumori dei bom-
bardieri, o fortezze voltanti come venivano
chiamati, in avvicinamento; rumori sordi,
cadenzati, monotoni, cattivi che mi rimaseroimpressi nella memoria per molti anni con sem-
pre uno sgradito ricordo, anche perché ci passa~
vano sopra le teste quasi tutti i giorn in alta
quota e dalla rotta sapevamo dove erano diretti
€ quando qualcuno diceva “tranquilli vanno in
Germania” mia madre impallidiva visibilmente,
All'improvviso comincid il. bombardamento
con un fragore impressionante; due signorine si
I powe San Marin te centae eerie a fd i
Sama arsenite.
16
‘Un familainpares pe la campuga dpo bombardment,
erano sedute lungo un filare di viti sotto un
grosso gelso, tulle raggomitolate emettendo
forti lamenti di paura. Mia nonna mi mand® a
chiamarle perché si accomodassero in casa ©
quando apersi la porta fui investito da un vio-
lento flusso daria, loro mi seguirono ringra
ziando e si appoggiarono al muro della cucina.
I martellamento si faceva sempre pit forte e, a
un iniziale momento di sgomento ¢ sbigotti-
‘mento, seguirono attimi di vera paura, Ci met-
temmo sotto gli architravi dei muri maestri per-ché dicevano fosse il posto piit sicuro; mia
madre pregava, mia nonna piangeva, mio io,
che occasionalmente ¢ di nascosto venuto a
Treviso, imprecava violentemente e anche la
Lilli era inguieta, guaiva lamentosamente e si
spostava di continuo ¢ dopo ripetuti richiami
venne da me e non la lasciai pitt stringendola
forte.
‘Tanto fragore e poi ilsilenzio, quasi irreale che
i spinse tutti come automi verso la porta; un
acre odore di fumo ci invase e una nebbia fitta
i polvere aveva completamente oscurato il
cielo. Il mio sguardo si posd subito sulla gab-
bietta del mio lucherino appesa alla vecchia
palma da dattero; il povero animaletto giaceva
‘morto per lo spostamento daria e mi fermai a
‘guardarlo quasi piangendo, ripensando a quan-
acct di maser inva Colla
7
do pochi giorni prima lo avevo preso col
vischio, ripulito e alimentato con piccole spighe
‘che ogni mattina andavo a raccogliere apposita-
‘mente nei campi.
La signora Barcone che abitava sopra di noi
chiese a mia madre se poteva portarmi via,
cche diede uno stanco cenno di consenso, mi
prese per mano e ci incamminammo verso la
cit; gid alPinizio di vie Luzzatti fui sconvol-
to nel vedere un quantita di gente che si sposta-
va avanti e indietro freneticamente, i pali della
luce erano pendenti sulla strada mezzi divelti e
tenuti su soltanto dai fili specialmente davanti
a un magazzino che vendeva legna ¢ carbone,
dove erano cadute due bombe che avevano anche
reso una villetta prima della Tessitura Castiglioni
¢ Frescura.
La maggioranza delle perso-
ne ere comunque diretta
verso il centro per cercare la
propria casa, i propri parenti
© amici perché le macerie
erano ancora fumanti ein
questa confusione tutti anda-
vano di fretta, aleuni addirit-
tura correndo € mi rimase
impresso un signore di media
eta che procedeva molto
veloce con un carriola vuota
anche piuttosto capiente, nel-
intento forse di recuperare
qualcosa, Entrati in via Fra’
Gioconto la visione diventa-
vva sempre pitt allucinante, il
palazzc che faceva angolo
con via Orsoline era comple-tamente raso a terra e tra le macerie furmanti
scavavano delle persone, alcune in divisa,
mani nude, pity avanti un disastro.
Erano state rovinosamente colpite 1a casa di
Pravato, la caserma del 55° Fanteria ora
Intendenza di Finanza, Casa da Noal e un po’
dappertutto rovine € macerie.
Non c'era tompo per fermarsi © sempre in
affanno verso Piazza dei Signori col Palazzo
dei Trecento sfasciato e una grande trave che
cera uscita e si era conficcata in Piazza Marti
‘ra un mucchio di detrtis si vedeva colpita La
Standa il palazzo che fu poi Sede della Banca
Cattolica e poi scavaleando macerie verso
Albergo Stella d’Oro, Ie cui vicende sono
note, € qui i tedeschi non ci lasciarono passare
perché stavano recuperando i loro morti.
Deviammo per vicolo Rialto € lo spettacolo
continuava nella sua triste visione di distruzio-
ne dal Cinema Edison (allora Cinema Impero),
al Garibaldi per passare dal Ponte della
Madonnetta in via Avogari fino in piazza della
Vittoria e ritornando quindi per via
D’Annunzio dove era stato colpito in pieno un
rifugio dove si trovavano ancora delle persone
intrappolate e si udivano distintamente urla ¢
strazianti lament
Mi ricordo bene che mi venne da piangere
quando vidi un bambino che avrebbe potuto
avere la mia etd morto € disteso sul bordo del
cratere
La signora mi portd via in fretta perché aveva-
‘mo visto anche troppo e poi per molti anni o
forse mai taliricordi si cancellano, Net rientra-
re verso via dei Dall’Oro vidi in lontananza un
signore seduto tra le macerie, con la testa bassa
ma vivo perché si muoveva ¢ scuoteva la testa
«mi ricordo perfettamente che aveva in bracci
una gamba nuda e Ia stringeva in grembo e a
questo punto scappai di corsa verso il Duomo
dove davanti al Battistero stavano gia allinean-
do i morti in attesa di comporli nella Chiesa,
Quando arrivammo a casa_mia madre era pre-
Sccupatissima © chiese alla signora Barcone
cosa Ie fosse passato per la testa di trascinare un
bambino a vedere da vicino morte e distruzio-
ne, ma lei non rispose ¢ sirtird nella sua came-
ra piangendo. Verso le cingue della sera cadde
tuna pioggerellina fine, quasi purificatrice,
‘come per coprire con un velo di pieti € di
mestizia tante vittime innocent
Per molti anni ancora a casa nostra avremmo
ancora ricordato il bombardamento di Treviso,
con i mestirintocchi del campanone anche per-
cché per la nostra famiglia era un giomo di festa:
ricorreva infatti_ il compleanno della mamma
‘che era nata proprio il 7 aprile 1914,
Anche wn paleo por seUN TIEPOLO IN BICICLETTA
di Fabio Bruno
Dopo Vincursione del 7 aprile i bombardieri
alleati continuarono ad accanirsi su Treviso,
nonostante Ia citta fosse ormai straziata e la
gran parte dei suoi abitanti sopravvissuti_ sfol-
Tati nelle campagne.
Nel 1945, mancava poco pid di un mese alla
fine della guerra che nel tardo pomeriggio del
13 marzo le sirene dallarme suonarono ancora
una volta a ragion veduta. Il centro fu nuova
‘mente travolto da una pioggia di ordigni. Con il
tratto ormai smaliziato di chi conosce
Ia guerra e non si meraviglia pid nto
della distruzione sistematiea che si
sta vivendo, Mario Botter quel giomo
segna lapidariamente nella sua
da; “AL matting a San Teon
Capitolo.
Pomeriggio a Merlengo. Portato il
Tiepolo a Treviso (in bicicletta e
nascosto nella cripta del Duomo). Alle
19.30 bombardamento aereo, mi reco
‘con Sara (la moglie, ndr) a Madonna
Granda e la tovo a terra; la casa del
campaner che brucia’
Quella sera, infatt, era stata colpita la
bella Basilica mariana tanto cara ai
trevigiani, nella quale era rimasto
prodigiosamente intatto il tempietto della
Vergine con l'effige alla quale ancora oggi si
rivolge la devozione cittadina, Un ennesimo
duro colpo per il restauratore che, con impeto
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