Sette tesi sulla questione del controllo operaio
La rivendicatione del controlio ¢ fori & al ven
iro delta ” via democratica e pacifica” iatisme. Le se-
guenti test vogliono fornire tina prima, provvisoria indica
zione per un ampio dibattito che raccolea non solkanto
consributt dt politic ¢ specialist? ma anche ¢ soprattutto te
esperienze del movimento operaio, che sono la sola verifies
canclusiva defla elaharazione del pensicra sockalista.
J) Sulla questione de! passaggio dal capitalisma al sovialisma
Nel movimento operaio & stata a hungo e in periodi successivi discussa Ia que-
stione dei miodi ¢ dei tempi cet passaggio al socialismo, Una tendenza, che si
& presentata solio varie forme, ha creduto di potere schematizzare i tempi di questo
Processo, come sc la costruzione socialists dovesse essere preceduta, sempre @ in ogni
caso, dalla «fase » di costruzione della demnecrazia borghese. Verrebbe cosi assegnato
al proletariato, dove la borghesia non avesse compinto ancora Ta sua rivoluzione, il
compito di condurre Ia sua lotta in vista di un fine delimiteto: quello appunto di
costruire o di favorire Ja costruzione dei mori di produzione © delle forme politiche di
una socicta borghese compiuta. Questa concezione pud essere definita schematica per-
ché pretende di applicare in stratto € senza riferimento a una realt& storica, un mo-
dello prefabbricato. Se infatti & vero che la realt8 delle istituzioni politiche corri-
sponde, in ogni epoca, alla realta economica, & perd un errore credere che Ja realti
economica, (Forze produttive ¢ modi di produzione) si sviluppi secondo una Tinea
sempre graduale, regolare, perfettamente prevedibile porché divisa in precise fasi suc
cessive, Tuna distinta daifaltra. & sufficiente, per capire Ja natura di questo errore,
riflettere su alcuni esempi storici, Allorché, al principio del secolo scorsa, i progresso
tecnico (invenzione del telaio meccanico e della macchina a vapore) determind un
salto di qualita nella produzione (rivoluzione industriale) rimasero tuttavia in vigore,
accento alle nuove le vecehie forme di produzione; e nei Paesi economicamente pit
evoluti fa lotta politica ebbe quindi un carattere assai complesso. Da una parte si
ebbe Ia resistenza delle sopravvivenze feudali, dulaltra parte Taffermazione della
borghesia industriale; © infine, nello stesso tempo. Fapparizione di una nuova classe,
il proletariato industriale. In Russia, al termine della prima ondata rivoluzionaria (feb-
braio 1917), dopo il crollo della autocrazia zarista e del mostruoso sistema capitali-
stico-feudale, una parle del movimento operaio marxista, cadendo nellerrore che si
& deta, sostenne che il proletariato russo dovesse allearsi con la borghesia per realiz-
rare la necessaria
(democrazia borghese) della rivoluzione. Come &
noto, questa tesi fu sconfitia de Lenin e dalla maggioranza del movimento operaio
russo; nel crollo totale del vecchio sistema il solo protagonista effettivo rimaneva il
prolctariato, ¢ il suo problema non era dunque quello di ereare gli istituti tipici detla
borghesia, ma di costruire gli istituti della sua democrazid, della democrazia socialista.
In Cina, tra il 1924 © il 1928. ebbero fa prevelenza nel partito comunista color che
erroncamenie volevano impegnare il movimento di classe a sostenere incondiziona-
tamente i] Kuomintang di Ciang-Kai-scek, afutandoto a realizzare, dopo il crolfo della
831dinastia Mancitt ¢ del sistema feudale, Ia «seconda tappa > (democrazia borghese)
Costoro non tenevano conto della inesistenza di una borghesia cinese capace di porsi
come classe ¢ nazionale », ¢ del fatto che le sterminate masse contadine di quel puese
potevano lottare unicamente per la causa della propria cmancipazionc, ¢ non per per
seguire schemi astratti e incomprensibili.
Queste considerazioni non conducono affutto a esaltare un intellettualistico volon-
tarismo rivoluzionario (ad aflermare cio’ che Ia rivoluzione possa essere il frutto di
un atto di voloni& di un gruppo d'avanguardia), ma solo a mettere in luce come, prim:
di tutta, ciascuma forza politica, anziché inseguire modelli prefabbricati, debba pren-
dere coscienza della realta, sempre complessa e specifica nel cui ambito essa si muove
E Ia socialdemocrazia, in tutte le sue forme. che per coprire il suo opportunismo ©
giustificarlo ideologicamente, confonde sistematicamente Je carte in tavola e tiduce ogn
posizione conseguente di sinistra rivoluzionaria a quelle di un intellettualistico volon-
larismo. La sostanca storica della esperienza socialdemoeratica comsiste del resto pro-
prio in questo: nell'assegnare, con il pretesto della lotta contro il massimalismo,
proletariato il compito di sostenere la borghesia 0 addirittura di sostituirsi ad css
nella costruzione della democrazia borghese: © con cid stesso essa nega i compiti =
Fautonomia rivoluzionaria del proletariato, ¢ finisce per assegnargli un ruolo dj fore
subalterna,
Nella societi italiana odierna il dato fondamentale 2 costituito dal fatto che
Ja borghesia non @ stata mai, non 8, non pud essere una classe « nazionale 9: un
classe capace cio8 (come é@ avvenuto in Inghilterra e in Francia) di assicurare,
Pure in un certo periodo di tempo, lo sviluppo della societ& nazionale, nel suo insic
me. La borghesia italiana @ nata su basi eorporative ¢ parassitarie e cio8: 1) attre
verso a formazione di singoli settori industriali che non si sono costituiti un mer
cato mazionale, ma sono vissuti sullo sfruttamento di un mercato di tipo quasi colo
nial (Mezzogiorno); 2) mediante il ricorso permanente alla protezione al sostegno
ative dello Stato; 3) con V'alleanza con i resti del feudalesimo (blocco agrario de
Sud). Il fascismo 2 stato Vespressione esasperata di questo contraddittoria equilibr
¢ del dominio, in questa forma, della borghesia: es30, anche attraverso interventi: mas.
sicci dello Stato totalitario » favore delle industrie private in fallimento (IRI), ha
vorito al massimo la trasformazione di deierminati settori industriali in potenti stru~
ture monopolistiche (FIAT, Montecatini, Edison, @ce.). Dopo il erollo del fascismo
monopoli hanno irovato, nella intensificazione dei rapporti con la grande industria sme-
ricana ¢ alla subordinazione ad essa, Ja continuazione della loro vecchia politica ant
nazionale (le grandi industrie italiane sono tutte, in un modo o nell'altro, cartellizza:-
con i grandi monopoli internazionali; uno dei casi in cui questi legami sono apron
con maggiore evidenza, @ stato quando Fiat, Edison © Montecatini hanno sostenuto
Tealia In campagna del cartello internazionale del petrolio; e in generale Iatlantismo
partiti di centro-desira & Vespressione dei legami di subordinazione che abbiamo ix
dicato, Prima che dai partiti politici, il piano Marshall, espressione dell'imperialis~
americana, ® stato accettata dai monopoli italiani). Si @ cost determinata una si
zione nella quale accanto ad aree monopolistiche coesistono larghe ares di profi
depressione ¢ arretratezza (molte zone di montagna e di collina, il delta padano =
pit! in generale, il Mezzogiorno ¢ Ie isole); si accrescono enormemente le di
tra ceto sociale e ceto sociale, tra regione e regione: aumentando gli squilibri :
832zionali della produzione industriale; crescono le strozzature monopolistiche (le limi
tazioni ¢ le distorsioni, cio, che il potere ¢ 1a politica dei monopoli oppongono a un
pieno ed equilibrate sviluppo delle forze produttive); si registra una disoccupazione
di massa che diviene un elemento permanente della nostra economia; si riproducono
augeavati i tradizionali termini del massimo problema della nostra struttura economico-
sociale (questione meridionale).
5 tuttavia sarebbe un
nascondere,
fave errore ribadire la esistenza di questi dati di fatto per
come pure é stato fatto in questi anni, gli elementi nuovi. Non v8 dubbio
che, a partice soprattutto dal 1951-52, in alcuni settori il capitalisme italiano ha po-
tuto sfruttare la congiuntura internazionale favorevole ¢ i considerevole progresso
tecnologico: si é cosi avuta una fase di espansione (rapido aumento della produzione,
aumento del teddito, repida accumulazione del capitale © intenso incremento del ¢a-
pitale fisso) che tuttavia, svolgendosi sotto il controllo dei monopoli, @ rimasia ristretta
alla loro area, ed ha addirittura provocato Paggravamento degli squilibri fondamen-
tali dell'economia italiana.
La situazione contraddittoria, dominata da larghe arce di depressione © di crisi
che abbiamo descritto, ¢ destinata a non migliorare © ad aggravarsi, sia per un pos-
sibile rovesciamento della congiuntura internazionale, sia per un aumento probabile
della disoccupazione teenologica, sia per gli effetti negativi del MEC, sia infine perché
fe caratteristiche del mercato interno italiano (sua ristrettezza, sua povertA) non forni-
seono un’area adeguata di sbocco alla capacita produttiva ¢ tecnologica maturata, ¢ che
va ulteriormente maturandosi nell’area monopolistica,
Una analisi di questo tipo non mira ¢ non serve naturalmente ad avvalorare la
prospettiva di una crisi < catastrofica » del capitalism; ¢ del resto una polemica sul
terreno delle profezie, e in questi termini, servirebbe solo a paralizzare ¢ a isterilire
Tezione del movimento di classe. Cid che soltanto da questa analisi discende & Lesi-
stenza di cette condizioni reali e il riconoscimento della tendenza di sviluppo in esse
implicita; ¢ 1a conclusione che, nell'ambito di quelle condizioni e di quella tendenza il
movimento operaio deve agire.
Allg luce di queste considerazioni appaiono percid del tutto astratte ¢ irreali (spe-
cilicamente oggi in Italia) le tesi secondo le quali: a) il movimento di classe dovrebbe
sostanzialmente limitarsi a dare il suo appoggio alla classe capitalistica (0 a gruppi
borghesi determinati) nella costruzione di un regime di democrazia borghese com-
piuta; 6) il movimento di classe dovrebbe sostanzialmente sostituirsi ulln classe capi-
talistica e assumere in proprio il compito di costruire un regime di democrazia bor.
ghese compiuta.
Viceversa le contraddizioni che Jacerano acutamente Ja societ& italiana, il peso
che i monopoli hanno assunto © sempre pid tendono ad assumere, Ia contraddizione
833
5h. Mondo Operaintra lo sviluppo tecnologivo e i rapporti capitalistici di produzione, I debolezza delle
borghesia come classe nazionale, conducono il movimento operaio ad affrontare in
sicme compiti di natura diversa; a Jottare insieme per riforme che hanno un conte
nuto borghese e per riforme che hanno un contenuto socialista. Sul piano politic:
id significa che forza dirigente dello sviluppo democratico in Italia 8 la classe operaiz
€ sotto Ia sua direzione pud realizzarsi l'unico efficiente sistema di alleanze, con ei
intellettuali, con i contadini, con i gruppi della piccola e media produzione borghese
F questo il sistema di alleanze e il tipo di direzione che corrisponde alla prospatt
reale.
2) La via demoeratica al socialismo @ ta via della democruzia operaia
E uma falsa dedusione, la quale discende da una analisi errata della situazione
italiana, ¢ da una semplicistiea interpretazione della svolta registrata con le tesi pro-
clamate dal XX Congresso del PCUS, affermare che Ia via italiana al socialismo, demo-
eratica © pacifica, coincida con una via « perlamentare > al socialismo. B infatti giusts
Vaffermazione de! carattere democratico della via al socialismo, nel senso che sono
Tifiutare tutte Je vecchie concezioni secondo le quali il passaggio al socialismo é
atto di volonta rivoluzionaria, 0 opera di una minoranza isolata, sonza che siano 2
turate Ie condizioni politiche ed economiche; casi come & da respingere la con:
vione che lega il passaggio al socialismo al verificarsi automatico della « catusirofe »
del capitalismo. Ma non si pud ridurre le via democratica a una via sempre e neces
sariamente pacifica, dal momento che, anche quando in un determinato Paese le co:
dizioni per il socialismo sono mature e Je suz forze ottengono la maggioranza de
consensi, pur tuttavia Ja resisienza della classe capitalistica ¢ il suo ricorso alla vic
Jenza_possono condurre 2ll'urto armato, e alla necessiti della violenza proletar
C8 oggi tuttavia in Malia per il socialismo una prospettiva democratica e pac
fica, Ma chi identifica Jo strumento esclusive (o anche soltanto sostanziale a carat
Tizzante) del passaggio pacifico al socialismo nel Parlamento, syuota Ja stessa indice
Zione della via democratica ¢ pacifica di ogni consistenza reale, Si resuscitano in ques
modo invece le antiche mistificazioni borghesi, le quali presentano lo Stato rap:
sentativo borghese non gia, quale csso &, come uno Stato di clusso, ma come uno S:
al di sopra delle classi; Iaddove il Parlamento @ solo la sede dove si ralilicano © «
registrano i rapporti di forza tra Je classi, che si sviluppano e si determinano al
fuori di esso, ¢ l'economia resta la sfera nella quale si producono i rapporti reali =
ha sede la reale fonte del potere.
Giusto & invece affermare che l'utilizzazione anche degli istituti parlamentari 2 woo
dei compiti pit) importanti che si pongono al movimento di classe ¢ che quegli stes«
istituti potranno essere trasformati (per la pressione esercitata dal basso dal_m
mento operaio attraverso i suoi nvov? istitufi) da sede rappresentativa di diritti me
ramente politici, formali, ad espressione di diritti sostanziali, politici ed economi:
nello stesso tempo.
3) Il proletariato educa se stesso costruendo i suoi istirs
Allorché si definisce, in generale, democratica la via al socialismo, ¢ si voglion
834garantire al massimo le prospettive del passaggio pacifico, si afferma di conseguenza
¢ in sostenza il seguente concetto: che vi & continuit nei metodi della lotta politica
prima durante ¢ dopo il salto rivoluzionario, e che quindi gli istituti del potere pro-
letario devono formarsi non gid dopo il salto rivoluzionario, ma nel corso stesso dit
tutta la lotta det movimento operaio per il potere. Questi istituti debbono sorgere
nella sfera economica, laddove & la fonte reale del potere, ¢ rappresentare percid
Tomo non solo come cittadino ma anche come produttore: e i diritti che in questi
istituii si determinano debbono essere diritti politici ed economici insieme. La forza
reale del movimento di classe si misura dalla quota di potere e dalla capacita di
esercitare una funzione dirigente all'interno delle strutture della produzione. La distanza
che separa gli istituti delia democrazia borghese dagli istituti delia democrazia operaic
% qualitativamente la medesima che separa la societd borghese divisa in classi dalla
societ socialista senza classi. E da respingere percid 1a concezione, di ingenua deri-
vazione illuministica. 1a quale vuole genericamente del proletariato (e a chi spetterebbe il ruolo di « educatore >?); ma tutti
sanno che impsra a nuotare solo chi si butta in acqua (e percid, tra Paliro, & auspi-
cabilo che in acqua cominci col buttarsi proprio Tilluminato « educatore >).
Certamente queste cose non sono nuove. Sono l'esperienza storica del movimento
operaio ¢ del marxismo, dai Soviet del ‘17 al movimento (orinese dei consigli di fab-
brica, ai consigli operai polacehi e jugoslavi, ugli svolgimenti necessari delle tesi del
XX Congreso, che vanno prendendo corpo sotto i nostri occhi. Tanto pid superfiuo
dovrebbe essere il ricordarle nel Partito Socialista che proprio su questo tema, negli
ultimi anni, ha fornito il suo pit originale contribute all'intero movimento operaio
4) Sulle condizioni attuali del contralto operaio
Oggi le rivendicavione del controllo dei lavoratori (operai ¢ tecnici) non si pone
soltanto in rapporto con i motivi che sono. stati esposti, ma si collega a una serie
Gi condizioni nuove che renilono questa rivendicazione fortemente attuale ¢ la pon-
gono al centro della lotta del movimento di classe:
a) la prima di queste condizioni ¢ costituita dallo sviluppo della fabbrica
moderna. Su questo terreno nasce la pratica ¢ Videologia del monopolio contempo-
raneo (rclazioni umane, organizzazione scientifica del lavoro, etc. che mirano ad
usservire in modo integrale — anima e corpo — il lavoratore al suo padrone ridu-
cendolo a una piccoki ruota dell'ingranaggio di una grande macchina che, nel suo
complesso, gli rimane ignota. L'unico modo di rompere questo processo di ussogget-
tamento totale della persona del lavoratore &, da parte del lavoratore stesso, quello di
prendere innanzitutto coscienza della situazione quale essa & nei suoi termini aziendali-
produttivi; ¢ di contrapporre alla « democrazia aziendale » di marca padronale ¢ alla
mistificazione delle della classe cupitalistica, ogei assistiamo tuttavia 2 una compe-
835netrazione ancor maggiore che nel passato tra lo Stato e i monopoli: six perché it
monopolio, seguenco la sua logica interna, & portato ad assumere sempre pi
Controllo diretto, sia perché Je operazioni economiche del monopolio (¢ sono ormai
cadute a questo proposito Je illusioni liberistiche) esigano in modo crescente I'aiuto
e l'intervento amico dello Stato. Proprio perché, dunque, le potenze dell’economia
esiendono Je loro dirette funzioni politiche (€ dietro la finzione dello Stato di diritto
ereseono Ie funzioni reali e dirette dello Stato di classe) il movimento operaio impa-
rando la lezione del'avversario, deve spostare sempre pitt il centro della lotta sul ter-
reno del potere reale ¢ delegante, E, per lo stesso motivo, la lotta del movimento di
classe per il controllo non pud esaurirsi neppure nel'embito dello singole aziende, ma
deve essere collegata ed estesa su tutto il settore, su tutto il fronte produttivo. Conce-
pire il controllo dei lavoratori come qualeosa che vada ristretto a una singola azienda
non vuol dire solo ¢limitare » la rivendicazione del controllo, ma svuotarla del suo
reale significato, ¢ farla degcnerare sul piano corporativo;
©) vi @ infine unvultima condizione nuova che 2 alla radice della rivendicazione
del controllo dei lavoratori. Lo sviluppo del capitalismo moderno, da un lato, ¢,
dalValtro, 10 sviluppo delle forze socialiste nel mondo e la grave problematica de!
potere. che si @ imposta con forza nei Paesi nei quali i] movimento di classe ha fatto
ai Ja sua rivoluzione, indicano limportanza che oggi assume la difesa e la garanzia
dell'autonomia rivoluzionaria del proletariato, sia contro le nuove forme del riformi-
smo, sit contro 1a buroeratizzazione del potere, cio’ contro la subordinazione rifor-
mistica @ contro le concezioni di « guida » (partito-guida, Stato-guida).
La difesa, in questa situazione, dell‘autonomia rivoluzionaria del proletariato si
conereta nella creazione dal basso, prima e dopo In conquista del potere, degli istituti
della democrazia socialista, € nella restituzione del partito alla sua funzione di stru-
mento della formazione politica del movimento di classe (strumento, cio’, non di una
guida paternalistica, dall'alto, ma di sollecitazione ¢ di sostegno delle organizzazioni
nelle quali si articola Tunitd di classe). Il valore stesso dell’autonomia del partito
socialista in Italia sta proprio in cid: non cerlamente in quanto esso anticipa 0 prean-
nuncia Ja scissione del movimento di classe, non nel contrapporre una « guida> a
un'altra « guida », ma nel garantie Peutonomia dell'intero movimento operaio da qual-
siasi direzione esterna, burocratica e paternalistica,
Affermare cid non wuole dire certo che si dimentichi la questione del potere,
condizione essenziale per la costruzione del socialismo: ma Ia natura socialista del
potere € appunto determinatx dalla base di democrazia operaia sulla quale essa pog-
gia, € che non pud essere improvvisata all'indomani del ¢ salto» rivoluzionario nei
rapporti di produzione. E questo Yunico modo serio, non rifermista, di riftutare
prospettiva del sacialismo burocratico (stalinismo)
5) Hl senso del unit di classe e la questione
del collegamento tra lotte partiali © fini generali
La rivendicazione de! contrallo dei lavoratori, i problemi che solleva, Pimposta-
zione teorica ad essa connessa implicano necessariamente Lunita delle masse, e il
rifiuto. di ogni rigida concezione partitica Ia quale ridurrebbe Ia tesi stessa del con-
trollo a una meschina parodia, Non c’® controlio dei lavoratori senza T'unita neWazi
836di tutti i lavoratori della stessa azienda, dello stesso settore, dell'intero fronte pro-
duttivo: una unit non mitologica, 0 puro adornamento della propaganda di un par-
tito, ma che sia realt che si attui dal basso, presa di coscienza da parte dei lavo-
ratori della loro funzione nel proceso produttivo, creazione concorde degli istitut!
unitari di un potere nuovo. & percid da riflutare, in questo quadro, la riduzione delle
lotte dei lavoratori a puro strumento del rafforzamento di un partito o della sua stra-
tegia pitt o meno clandestina. La questione, lungamente dibattuta, del come si colle-
ghino c si armonizzino Ie rivendicazioni e le Jotte parziali, immediate, con i fini ge-
nerali, si risolve precisamente affermando la consinuiid delle loute ¢ della lore natura.
In effetti questo collegamento a questa armonizzazione sono impossibili, e sono un
imbroglio ideologico, finché rest Vide che vi sia un regno del socialismo, mistero
Pereora inconoscibile, che apparira un giorno come un'alba miracolosa per coronare
il sogno deluomo. L'ideale del socialismo 2 st un ideale che contrasta profonds-
mente ¢ senza possibilitd di conciliazione con Ia societa capitalistica, ma @ un ideale
che occorre fur vivere giorno per giorno, conquistare ora per ora nelle lotte; che nasce
e si sviluppa nella misura nella quale ciascuna lotta serve a far maturare e avanzare
istituti nati dal basso, la cui natura sia per Pappunto gid affermazione del socialismo.
6) Il movimento di classe ¢ to sviluppo economics
‘Una concezione che sia fondata sul controll operaio e sulla unit’ nelle lotte
delle masse porta con sé il rifiuto di ogni atteggiamento o indirizza che sia incardinato
su di una prospetiiva catastrofiea (crollo automatico del capitalisma), ¢ Padesione piena
© incondizionata a una politica di sviluppo economic. Ma questa politica di sviluppo
economico non & un adattamento, una tettifica del corso capitalistico, né consiste in
ung estratta programmuzione che venga proposta allo Stato borghese; essa si realizza
nelle lotte delle masse, € si concreta via vin che rompe le strutture capitalistiche, ©
da cid prende da capo nuovo slancio, Allorché in questo senso si afferma che Ia lotta
del proletariato serve 2d acquisire giorno pet giorno nuove quote di potere non si
intende certo affermare che if proletariato acquisti giorno per giorno porzioni del
potere borghese (0 di compartecipazione al potere borghese) ma che di giorno in
giorno contrappone al potere borghese Ja richiesta, Vaffermazione ¢ le forme di ua
potere nuovo che venga direttamente, e senza deleghe, dal basso.
La classe operaia, mano a mano che, attraverso la lotta per il controllo, diviene
il soggetto attivo di una nuova politica economica, assume su di sé la responsabiliti
di un equilibrato sviluppo economico, tale da spezzare il potere dei monopoli ¢ le
suc conseguenze: squilibri ira regione e regione, tra coto e ceto, tra settore ¢ settore.
Percid, allo stesso modo, rovesclundo Tattuale funzione della impresa publica, 1a tr
sforma da elemento di sosiegne ¢ di protezione dei monopoli, in diretto strumento
dell industrializzazione del Mezzogiorno e delle aree depresse. In pratica cid fa della
politica di sviluppo economico un elemento di aspro contrasto con i monopoli; con-
trasto che si presenter’ anzitutto come conflitto tra il seitore pubblico (alleato con le
piccole e medie imprese) e il settore della grande impresa privata, Va inoltre sottoli
neato che il movimento di classe, portando avanti un equilibrato © adeguato processo
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