100%(1)Il 100% ha trovato utile questo documento (1 voto) 2K visualizzazioni201 pagineHo Incontrato Gli Extraterrestri - Stefan Denaerde PDF
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo,
rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF o leggi online su Scribd
ho incontrato
gli extraterrestriIndice
Capitolo 1
Navigando nel mare del Nord, nella Schelda orientale -
Strano comportamento della bussola - Collisione con un
ogzetto invisibile - Salvatageio di un naufrago - Intelletto
superiore ¢ grande forza fisica - Confronto con un’intel-
ligenza extraterrestre - Gli esseri spaziali si preoccupano
- L'umanit @ isolata cosmicamente? - Invito ad un col-
loquio interplanetario - Mistero. subacqueo.
Capitolo 2
Superiorita intellettuale ¢ fisica - Il verde pianeta neb-
bioso, Targa - Equita assoluta in cilindri di vetro - Tl
sovrappopolamento non ha pit significato - Ponti occa:
nici galleggianti - Treni fantasma primi di attrito - Auto
sospese con autista elettronico - Un sistema economico
universale © cosmico? - Che cos’ in realti una civilta?
= Il tipo degli abitanti di Targa nasce da difficili con-
dizioni ambientali?
Capitolo 3
Leggi economiche universali cosmiche - Denaro ¢ pro-
prietd sono segni di bassa civiltd - Fabbriche di robot
completamente automatiche - Dischi volanti ¢ battelli
a comando semiautomatico - L'efficienza @ cost impor-
tante? - Anche Ja superproduzione & una follia! - Agia-
teza senza limiti e sicureza dell’esistenza - Governo €
ordinamento mondiali - Il nazionalismo non & civilta
+ Sistema superdemocratico 0 totalitario?
pag.
23
57Capitolo 4
Lusso _ed_abitazione senza portone - Jarga, paradiso del-
Ie_casalinghe - Gli_ Dei jono_a_tavola - Nessuna_ fe
Ticita senza creativita- Singolari _princfpi_matrimoniali
= Gli Targani_sono meno sessuali_e pid creativi_ di
noi? - Una liberti vertiginosa_richiede_una_conforma-
= _Diritto_cosmico_e razzismo - Prigioni, pedaggio delle
discriminazioni.
Capitolo 5
Liideologia_universalmente cosmica_- L’onnicreativita_&
un_nome_diverso per Dio? - La nostra anima & un
esponente della _creativita? — Il senso della_nostra vita
nello _stadio_evolutivo_attuale - Il campo di_forza_del-
ma?_- L/avvertimento_cosmico_di_Cristo_ripetuto - La
realth raccapricciante di_una raza dannata - Una civilta
elevata_2 una_religione evoluta — L'i yento reli
gioso & una formazione mentale creativa.
Capitolo 6
Stabiliti sociale, civilta _cosmicamente _universale_- Lo
stadio originale dei superuomini - Dominio del _cosmo -
La_stabilita_della_super-civilta_- Creativith_in_forma_di
energia_spirituale - Coscienza_collettiva_ed_esplosione
della creativita - La danza elettronica del fuoco come
test mentale - Integrazione cosmica, I'immortalitd uma-
na - Cristo, 'uomo onnicreativo - L’umanité & una raz-
za cosmica? - Giustizia finale dell'ideologia universale.
Pag.
85
117
139
Capitolo 7 157
L’etica_della_massima_sopravvivenza - L’opportunjta_co-
me_valutazione della nozione di norma - Il bel piancta
Targa, una casa_stabile - Siamo alla vigilia di una nuova
etica? - Quando @ scoccata 1’« Operazione Sopravviven-
za Terra? » - Le probabiliti di sopravvivenza_umana -
Navi spazialicosmiche universali - Perché hanno una
forma a disco? - Promessa di tomare.
Conclusione BS
Una_nave spaziale_in_navigazione - Liinizio di_navi
spaziali_universali_- Nubi_gassose_incandescenti_dinanzi
alla_costa_olandese = Corone di nebbia_nellatmosfera_-
‘La_sfida_nocettata,Capitolo 1
Navigando nel mare del Nord, nella Schelda orientale -
Strano comportamento della bussola - Collisione con ut
oggetto invisibile - Salvataggio di un naufrago - Intelletto
superiore e grande forza fisica - Confronto con un’intelli-
genza extraterrestre - Gli esseri spaziali si preoccupano -
L'umanita é isolata cosmicamente? - Invito ad un collo-
quio interplanetario - Mistero subacqueo.
A chi mi chiedera di Iarga, indicherd la strada. I] ver-
de crepuscolo misterioso del suo cielo rosa-scuro non @ un
sogno, ma... sia paziente!
Per rendere reale tutto cid, dovrd prima riordinare la
massa delle mie esperienze sbalorditive ed esporle quindi
con un ordine logico. Di cid ho estremo bisogno anch’io:
mettere un certo ordine nei miei ricordi caotici potra aiu-
tarmi a ritornare quello che ero prima.
Mi costa una certa fatica, ora, ricordarmi come ero.
Come mi sentivo in quella stupenda sera estiva, quando la
mia barca a vela, uno yacht di acciaio, si trovava all’ancora
nelle acque calme della Schelda orientale, come un gran
cigno bianco.
« Sai che Ja bussola @ rotta? », fu lo sbalorditivo annun-
cio del mio bambino.
Non reagii: poteva trattarsi solo di uno scherzo. Sta-8 / Ho incontrato gli Extraterrestri
vo pigramente seduto sottocoperta su una comoda sedia e
sorseggiavo tranquillamente un caffé, guardando nel frat-
tempo la lontana Schouwen-Duiveland dove avevamo in
programma di puntare durante la notte. Sulla striscia sot-
tile dell’orizzonte era gid possibile vedere Ja lanterna di
Burgsluis.
« Papa », insistette mio figlio, «& proprio vero! ».
Mi alzai alquanto incredulo, e un po’ piti tardi stava-
mo tutti (mia moglie, mio figlio, le bambine ed io) intorno
alla bussola, a guardarla come se la vedessimo allora per
Ja prima volta.
C’era, in realta, qualcosa che non andava.
La rosa dei venti era obliqua, ¢ toccava il vetro di pro-
tezione; ma il peggio era che ]’ago puntava in direzione del
ponte Zelanda, ad oriente.
Insospettito, diedi un’occhiata a chi aveva scoperto il
fatto, pensando ad un possibile scherzo fatto all’ago ma-
gnetico, Ma purtroppo non era uno scherzo, e cosi detti
inizio ad una minuziosa indagine per trovare le cause del
funzionamento anormale dello strumento.
Nel frattempo, Miriam aveva lavato le stoviglie e mes-
so a letto i bambini. La notte era gia calata quando misi
la prua verso Burgsluis. La bussola non aveva rivelato il
suo segreto, € questo mi irritd in particolar modo.
Miriam mi aveva fatto osservare che non dovevo gua-
stare uno splendido giorno di vacanza perdendo la pa-
zienza con una bussola; tuttavia, dovevo ¢ volevo sapere di
cosa si trattasse,
Infine, giungemmo al porto.
Spinsi l'imbarcazione a tutta forza sulla buia Schelda
orientale. La boa luminosa era gid in servizio, Lessi auto-
maticamente il numero e virai bruscamente a babordo.
In lontananza, si vedeva V’altra boa, che indicava il ca-
nale verso Burgsluis. Ancora sei miglia e ci saremmo arri-
vati!
Ma tutto andd diversamente da come pensavo. Accad-
de qualcosa di incredibile. Nella solitudine assoluta lampeg-
gid improvvisa la luce di un faro bianco-azzurro intenso,Capitolo 1] 9
che mi sembrd provenire da un punto proprio dinanzi alla
prua.
Allo stesso tempo, percepii un suono acutissimo, che
sovrastava quello del motore. Provai una scossa terribile.
Tutto fu cosf improvviso che passarono alcuni secondi pri-
ma che potessi reagire.
Tutta forza indietro! Troppo tardi!
Con un pauroso rimbombo, Ia barca si arrestO su un
oggetto solido. Di cosa si trattava? Come mai c’era qual-
cosa di non illuminato nel canale?
Con mano tremante, arrestai il motore; nel silenzio in-
combente, vidi il volto terrorizzato di Miriam nell’apertura
della cabina.
« Chi va 1a? », gridai verso la superficie dell’acqua. Per
tutta risposta, la luce si spense.
Miriam uscf, e dietro di lei si affollarono i bambini con
occhi spauriti.
« Guarda! Una strana cosa piatta! Sembra un battello
capovolto. E a circa otto metri da noi. Contro che cosa
abbiamo urtato? ».
« Chi va 1a? », gridai per la seconda volta.
Il proiettore balend di nuovo. Un fascio luminoso, mol-
to sottile, scivold sull’acqua, si avvicind allo yacht e gettd una
fredda luce sul fianco dell’imbarcazione. I] mio respiro si
arrest} per un istante.
Trasportato dalla corrente, un corpo umano si avvicind
silenziosamente; apparentemente senza vita, col dorso rivol-
to verso l’alto.
Poi tutto si verificd con estrema rapidita. Un pen-
siero, in me, era dominante: fare un qualcosa velocemen-
te, prima che l’annegato scomparisse sotto la superficie del-
Vacqua. Istintivamente, eseguii le operazioni che tante vol-
te avevo meditato di fare se uno dei bambini fosse ca-
duto fuori bordo. Alcuni secondi dopo, mi tuffai col cavo
del battello di salvataggio in mano
Incredibile! L’acqua non era pitt profonda di un me-
tro, ed io mi ferii caviglie e ginocchia su un fondo duro
come [acciaio. Sorpreso, abbandonai il cavo del battello10 / Ho incontrato gli Extraterrestri
di salvataggio. Barcollai, tentando di restare in piedi, e mi
lasciai andare in avanti per recuperare il cavo, Nuotando
col battello alle spalle, riuscii infine a recuperare |’anne-
gato.
Non si muoveva; ma come fare a metterlo sul battello?
Come sollevarlo oltre il bordo? Dovetti prima assicurarlo
col cavo e salire per primo sul battello. Poi lo sollevai
un po’ ¢ fissai il cavo.
Intanto, un segnale di allarme cominciava a farsi stra-
da nel mio subcosciente.
Strano! Indossava una tuta simile a metallo duro che
lo teneva a galla. Uno strano casco gli copriva la testa ¢
rifletteva la luce blu in modo cos{ intenso che non mi per-
metteva di vedere il suo volto. Di chi si trattava?
Mi venne fatto di pensare a navigatori spaziali; ma co-
me era possibile che si trovassero nella Schelda orien-
tale?
Misi in moto il motore del fuoribordo e cominciai a
dirigermi lentamente verso la mia imbarcazione, trascinan-
do Vannegato di fianco al battello di salvataggio.
E adesso? Che fare esattamente di quello strano cari-
co? Era veramente un essere umano? A che scopo tutta
quella fatica? La mia confusione aumentava sempre di
pid.
La luce blu mi indicava chiaramente che dovevo con-
tinuare. Chi azionava quel proiettore? Qualcuno che mi
vedeva, che aveva osservato il salvataggio e che con quella
luce lo aveva anche permesso? Ma cosa volevano da me,
alla fine?
Terribilmente confuso, feci infine ritorno allo yacht.
A questo punto, la mia presenza di spirito ebbe il colpo di
grazia: improvvisamente fui sommerso da un fiotto di lu-
ce, un gran fascio luminoso diffuso sullo specchio d’ac-
qua.
Arrestai il motore del fuoribordo. Nel silenzio, udii_im-
provvisamente la voce di Miriam e quella della mia figlia
maggiore. Fortunatamente tutto era in ordine. Ma si udiva
qualcosa di inquietante.Capitolo 1 11
Il proiettore venne spento, e dal centro della piatta-
forma una figura scura si avvicind rapidamente a passetti
saltellanti, rapidi e bruschi, Salt in acqua e, in piena lu-
ce, avanzd verso di me. Era una copia fedele dell’esse-
re che avevo portato a bordo, con indosso un abito lu-
cente di metallo e con una sfera trasparente attorno alla
testa.
Mi si avvicind metro per metro. Indietreggiando, sol-
levai il bastone uncinato, Alzd il braccio con gesto paci-
ficatore e volse il viso verso di me.
Indietreggiai, esterrefatto. Un terrore subitaneo mi moz-
zd il respiro. Mi pareva di vivere un incubo. Una sensa-
zione orribile ed indescrivibile si impossessd di me.
L’essere di fronte a me non era un uomo: un volto
simile a quello di un animale, con un’espressione fiera ed
aggressiva. Gli occhi, con grandi pupille romboidali, erano
ipnotici e consapevoli. Da tutto il suo aspetto esteriore spi-
rava un senso di superiorita incredibile. La coscienza di es-
sere indifeso di fronte ad un’altra razza, una razza intelli-
gente, extraterrestre, mi colpf come un fulmine.
Ma perché questo panico irrefrenabile? Non saprei dir-
lo. Se si fosse trattato di un gorilla, sarei saltato a bordo
della mia imbarcazione ed avrei tentato di respingerlo con
Yasta uncinata. Non ci satebbe stato tempo per il terrore
che invece in quel momento mi pervadeva, a causa di una
sensazione di impotenza nel riconoscere la sua superio-
rita.
Un essere con una possibilita di pensiero superiore al-
la mia: il terrore si impossessava di me insieme con una
angosciosa tendenza alla fuga.
Fuggire, fuggire prima che sia troppo tardi.
Saltai nuovamente fuori bordo e arrancai nell’acqua bas-
sa verso l’imbarcazione, come se avessi avuto il diavolo al-
le calcagna. Ansante, saltai a bordo ed avviai il motore con
tutta la rapidita possibile.
Indietro a tutta forza! Via, via di qui! Ma l’imbarca-
zione rimase immobile. Davanti a me, un po’ di fianco, vi-
di quell’essere che, dopo aver tirato il battello di salvatag-12 / Ho incontrato gli Extraterrestri
gio sulla piattaforma scura, si allontanava con passo da ro-
bot, portando l’annegato fra le braccia.
Improvvisamente, tutto divenne buio, ed entrambi scom-
parvero. Con un presentimento angoscioso arrestai il mo-
tore.
Risalii a bordo, ¢ trovai che la situazione era ancora re-
lativamente tranquilla. I bambini non avevano nessuna idea
del dramma reale. Erano in certo modo fieri e orgoglio-
si dell’atto di salvataggio compiuto dal loro papa. La mag-
giore, poi, aveva sviluppato tutta una sua teoria, e con-
cluso che ci eravamo posati su un sottomarino. Cosa del
resto non del tutto improbabile, dal momento che ci tro-
vavamo in una zona di esercitazione della marina.
Solo Miriam presentiva che qualcosa non andava. Mi
guardava come un estraneo, e la sua inquietudine aumen-
tava di secondo in secondo, Non mi aveva mai visto in
quello stato. Mi versd un whisky, e mandd i bambini a
Tetto con la scusa che avevamo qualcosa da dirci. Il whisky
mi fece bene, ma intanto era accaduto qualcosa di strano.
Sembrava che mia moglie non mi credesse.
«Sei sovreccitato, Stef, devi calmarti. Nella Schelda
orientale non ci sono davvero marziani! ».
Quasi per autodifesa continud a patlare per dare co-
raggio a me ed a se stessa. Non potevo restare fermo pit
a lungo. Dovevo vedere se all’esterno accadeva qualcosa. Co-
sf, dopo un po’, andai sul passavanti, con una lanterna ed
un’asta uncinata, e feci scorrere il fascio luminoso sulla piat-
taforma,
«E fa! ».
Era proprio sulla superficie dell’acqua. Una « cosa » si-
nistra, rotonda e grigio-scura. I] suo diametro era all’incir-
ca come la lunghezza della nostra imbarcazione, che misu-
ra 16 metri. Poggiava su un bordo rialzato, che sembrava
essere di vetro, a giudicare dal riflesso da esso prodotto.
Al centro dell’oggetto si ergeva una colonna di metallo
leggermente contorta, alta circa due metri e larga un me-
tro e mezzo. Le dimensioni complessive della massa mi stu-
pirono. Sapevo che sott’acqua doveva esserci ancora dell’al-Capitolo 1} 13
tro. La piattaforma emergeva per un’altezza di tre o quat-
tro metri sulla superficie dell’acqua, e proseguiva con una
patte immersa. Si trattava per caso di uno dei famosi di-
schi volanti?
Erano veramente cos{ grandi e potevano operare sot-
tacqua?
Spensi la lampada e cominciai a sondare sistematica-
mente l’oggetto con l’asta uncinata. Davanti, a prua, circa
40 centimetri e¢ dietro il doppio, circa 80 centimetri di
profondita. Lo strano era che ogni volta dovevo ritirare
dal fondo |’asta uncinata con uno strattone, come se qual-
cuno la trattenesse. Questo mi spiegava lo strano compor-
tamento della bussola: si trattava di magnetismo.
Eravamo bloccati su un grosso corpo magnetico! Era-
amo saldamente « incollati » ad un potente magnete.
Eravamo in balfa di extraterrestri.
L’unica possibilita di fuga era il battello di salvataggio
di plastica: in caso di emergenza, potevamo starci tutti.
Il battello di salvataggio si trovava ancora allo stesso-
punto della piattaforma. Nel silenzio assoluto di questa
solitudine completa, elaborai un piano audace. Per di pit,
il battello di salvataggio si trovava a soli otto metri da
me.
Per la terza volta, quella sera, saltai in acqua, arran-
cai il pid velocemente possibile verso di esso € lo trasci-
nai con me. Mezzo minuto piti tardi ero di nuovo a bor-
do ed avevo legato il battello al fianco della mia imbarca-
zione.
Cos{ ce l’avevo fatta? Cominciavo a riprendere fiducia
in me stesso. Ma l’angoscia mi aggredf ancora quando udii
un suono stridente e sibilante. Stava per accadere qualco-
sa. Afferrai il proiettore e ne diressi il fascio sulla piatta-
forma. Sul bordo si stava sollevando lentamente e regolar-
mente una specie di coperchio incernierato.
Dall’apertura, due forme, nei costumi spaziali che or-
mai mi erano noti, strisciarono all’esterno e sollevarono ver-
so l’alto alcuni oggetti collegati con cavi o corde. I loro
movimenti facevano pensare a vecchi film, nei quali le im-14 / Ho incontrato gli Extraterrestri
magini si muovono rapidamente e a scatti. Saliti in co-
perta, i due fecero un inchino lento e solenne, nella mia
direzione, portandosi una mano sulla sfera all’altezza della
fronte. Capii immediatamente, e cid mi dette un meraviglio-
so senso di sollievo!
Era un saluto, un saluto rispettoso ed amichevole. A
rapidi passetti, essi arrivarono al bordo della piattaforma.
La ripeterono il loro inchino con enfasi, e poi restarono
immobili come statue nella luce della mia lampada.
Indubbiamente, si trattava di una scena bizzarra e dram-
matica: sulla Schelda orientale, avveniva un incontro e un
confronto di un uomo con l'intelligenza « extraterrestre ».
Ma purtroppo quell’uomo non era preparato a quell’incon-
tro; era solo un veleggiatore messo alle strette, che si sen-
tiva tremare le gambe negli abiti_ bagnati.
Le due forme dinanzi a me erano non piti alte di un
metro e quaranta, e a distanza esse sembravano molto
simili ad uomini. Braccia, testa e gambe, tutto al posto giu-
sto; le loro gambe, perd, erano molto pit corte delle no-
stre e¢ le loro braccia arrivavano quasi alle ginocchia.
I costumi metallici erano lisci e senza giunte; solo alle
spalle ed ai gomiti si potevano scorgere le pieghe delle ar-
ticolazioni.
Le gambe, corte e massicce, poggiavano su piedi ampi,
che si estendevano anche posteriormente. Sulla calzatura,
al centro della parte anteriore del piede, si notava una fen-
ditura.
Le mani erano protette da guanti elastici. A differenza
delle nostre mani, non soltanto il pollice, ma anche I’in-
dice era opposto alle altre dita. Erano molto simili ad ar-
tigli.
Cid che decisamente colpiva era la larga cintura dora-
ta che avevano alla vita e da cui pendevano strani attrez-
zi. Uno di essi era chiaramente un martello, con una pen-
na affilata. A destra era appeso un tubo con un’impugna-
tura, qualcosa che faceva pensare ad una pistola. In mezzo
all’addome portavano una sorta di aspo (1) con un filo sot-
(1) Strumento su cui si avvolge il filo per farne una matassa (N.d.R.).Capitolo 1 / 15
tile risplendente. Gli altri attrezzi mi erano del tutto ignoti.
Non solo dalle loro braccia robuste ¢ lunghe e dalle lo-
ro spalle, ma anche dai loro rapidi movimenti, ebbi ]’im-
pressione di una forza fisica enorme. Esseri di forza pri-
mitiva, a giudicare di primo acchito! Le sfere intorno al-
le loro teste erano meno trasparenti di quanto avessi pen-
sato all’inizio. Appena vi diressi sopra il proiettore, esse
sfavillarono come palle di un albero natalizio. Solo con lu-
ce piti indiretta potevo distinguere debolmente le loro te-
ste. Il silenzioso confronto fu bruscamente interrotto da
una voce dura e metallica, che si esprimeva staccando le
parole Puna dall’altra.
«Can understand you us? ».
Mi spaventai da morire. Sorpreso di essere interpel-
lato in inglese, non mi resi conto che mi era stata rivol-
ta una domanda. A prescindere dalla strana costruzione,
suonava come un comunicato espresso meccanicamente.
«Can understand you us? » (2).
Lo stesso comunicato si diffuse di nuovo alla superfi-
cie dell’acqua.
Incredibile, parlavano inglese!
« Yes, I do» (3).
«We you thank. You save life one of us» (4).
«Ob... allright; who are you? » (5).
«We visitors an other planet » (6).
« Santi numi! », gridai di rimando, ed in quel momen-
to, sentendomi come un pazzo, non seppi dire altro.
Un breve attimo di silenzio cadde fra noi. Pensai suc-
cessivamente alla voce miracolosa in cui mi sembrava di
percepire sia toni femminili che toni maschili. Tra una pa-
rola e l’altra esisteva una pausa breve e definita, che dava
alla voce una sfumatura meccanica innaturale.
La voce tornd a farsi sentire e sulle acque tranquil
(2) Puoi tu capire noi? (NAR)
(3) St. (NAR).
(4) Noi te ringraziare. Tu salvare vita uno di noi. (N.
(5) Oh.., non ce di che; € voi chi siete? (NAR),
(6) Noi visitatori di altro piancta, (N.4.R.).16 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Je ¢ scure ebbe luogo un dialogo incredibile, che riporto
nella forma corretta.
« E danneggiata la tua imbarcazione? ».
«No, almeno per quanto sappia ».
« Vuoi spegnere la luce? ».
« Certamente, lo fard subito ».
«Grazie. L'imbarcazione 2 di tua proptietd persona
le? ».
«Si».
« Hai una radio trasmittente a bordo? ».
«No».
« Vogliamo esprimerti la nostra gratitudine per il sal-
vataggio del membro del nostro equipaggio ».
«Non @ assolutamente necessario. Siete qui da molto
tempo? ».
« Non precisamente qui, ma siamo gid da lungo tempo
su questa terra ».
« Perché vi tenete nascosti? Perché non avete contatti
con noi? ».
«La ragione @ che voi non conoscete ancora Je leggi
di un’alta civilta »
«Questo mi risulta incomprensibile ».
« C% ben altro che gli uomini di questa terra non com-
prendono ».
Esitai. Che cosa sapevano di noi?
« Ci conoscete? ».
« Abbiamo studiato la vostra societa a lungo. Cid spie-
ga il fatto che noi possiamo parlare, attraverso una mac-
china, nella lingua che pitt di ogni altra viene usata nelle
vostre comunicazioni radio ».
«Com’é possibile? ».
La nota umoristica che esseri spaziali si impegnassero
nello studio dell’inglese mi fece sorridere.
« Cosi voi avete studiato la nostra societa. Allora non
avrete certo ricavato un concetto di noi molto elevato ».
«La tua osservazione é intelligente ».
« Voi allora vi comportate meglio di noi? ».Capitolo 1 J 17
«Proprio cost ».
« Allora non capisco perché non prendiate contatto con
noi. Probabilmente ci potreste aiutare ».
«No, perché cid significherebbe violare le leggi natu-
rali ».
Alzai le spalle e, nonostante Ia situazione confusa, mi
sentivo sempre piti a mio agio, Era un incontro di impor-
tanza estrema. Come potevo soddisfare il mio desiderio di
informazioni su questi esseri? In questa occasione unica
avrei potuto magari venire a conoscenza di cose che l’inte-
ra umanita sarebbe forse stata in grado di raggiungere solo
dopo lunghi secoli. Soprattutto, dovevo cercare di venire a
sapere qualcosa sulle loro navi spaziali
« Vogliamo darti qualcosa come segno della nostra ri-
conoscenza: un oggetto con cui potrai provare la nostra
esistenza e che quindi avrd certamente un valore inesti-
mabile. Speriamo tu lo voglia gradire. E sterilizzato ».
« Di che oggetto si tratta? ».
«E un blocco di metallo inerte molte volte pit resi-
stente del vostro miglior acciaio e di meta peso. E un
supetconduttore di elettricita, e possiede un potere lineare
tale che la corrente pud fluire solo quando un elettrodo
positivo venga sistemato di fronte ad un elettrodo nega-
tivo secondo linee strutturali. Se si sposta uno degli elet-
trodi, anche soltanto di uno spazio infinitesimale, la cor-
rente si interrompe.
Con questa struttura @ possibile far fluire, mediante
due strisce di contatto applicate, un fascio di corrente eli-
coidale attraverso il blocchetto. Il risultato finale @ che,
se si collega ai due fili terminali una sorgente di corren-
te continua, si ha un supermagnete con un impiego di
energia trascurabile. Inoltre, il metallo ha una temperatu-
ta di fusione che @ multiplo di varie volte della migliore
lega metallica esistente sulla terra. Con questo metallo vie-
ne costruito, fra l’altro, l’involucro esterno di navi spa-
ziali reali. Questo @ il dono che intendiamo farti. Speria-
mo che tu voglia gradirlo ».
Ero molto impressionato.18 / Ho incontrato gli Extraterrestri
« Questo @ un dono straordinariamente prezioso. Ve ne
sono profondamente riconoscente. Per il salvataggio non
voglio alcun regalo, ma suppongo che con cid voi vogliate
aiutare il nostro sviluppo relativo ai voli spaziali. Solo
per questa ragione lo accetterd con tutti i miei ringrazia-
menti ».
« Apprezziamo il tuo atteggiamento disinteressato. Ma
vogliamo richiamare la tua attenzione sul fatto che questo
blocchetto @ il risultato di una tecnica troppo avanzata
per poter venire impiegato nelle vostre ricerche; quin-
di, dal punto di vista tecnico non ha per voi nessun va-
lore. La tua ipotesi che il nostro regalo abbia anche un
altro significato & in realta esatta. Non si tratta, infatti,
di un tentativo di accelerare il vostro sviluppo tecnico, ben-
si di accelerare quello sociale, Ti diamo, in altre parole, la
ptova che siete osservati da razze extraterrestri intelligen-
ti, le quali vi conoscono cos{ bene da essere in condizione
di comunicare con voi, ma che non vogliono farlo espressa-
mente.
Viviamo nella speranza, un po’ disperata, che vi sia-
no uomini i quali, sulla base di questi dati, possano ca-
pire le cause della nostra riluttanza ».
« E quali sarebbero queste cause? ».
« Voi non avete il concetto di norma, l’etica di un’al-
ta civilta. Per questo motivo, la razza umana non ha pro-
babilita di sopravvivenza, e nello stesso tempo cid blocca
Ja strada all’integrazione cosmica ».
Non sapevo come rispondete: non avevo mai sentito
parlare di « cosmic integration ». Intanto, perd, cominciavo
a provare un lieve senso di irtitazione. Li trovavo decisa-
mente arroganti.
« Ci considerate ancora bambini? ».
«No, le cose non stanno cosf. Un adulto non si irrita
con un bambino per il fatto che non ancora adulto ».
« Allora ci rimproverate qualcosa? ».
« Ebbene, si, ed in particolare alla razza bianca ».
« Capisco. E. che cosa avreste da rimproverarci? ».
« Qualsiasi negro o cinese potrebbe darti la risposta ».Capitolo 1 | 19
Il dialogo non prendeva proprio la piega che avevo spe-
rato. Dovevo escogitare qualcos’altro pur facendo in modo
di non interrompere il contatto. Ora mi preoccupava l’even-
tualita che potessero rientrare nel disco, Sapevo che non
li avrei_ pitt rivisti.
«Credo di capire che cosa volete comunicarci, e tra-
smetterd il messaggio. Tuttavia, se mi & permesso, vorrei
fare ancora un paio di domande. Penso che una simile oc-
casione non mi si ripresentera mai piti ».
« Giustissimo. Quest’occasione non si ripresenterd pitt
per la generazione presente ».
« La risposta a queste domande mi sembra molto pit
importante di quel blocchetto di metallo ».
«La tua intelligenza ci sorprende. La risposta alle do-
mande, se ben poste, @ certamente molto pit importan-
te».
Francamente, ero sbalordito della loro improvvisa di-
sponibilita. Ora mi sembravano molto piti amichevoli.
« Mi piacerebbe sapere come sono fatte le vostre navi
spaziali e vorrei conoscerne soprattutto il sistema di pro-
pulsione ».
«Ci deludi con queste domande di carattere tecnico.
La legge naturale piti importante, che regola il processo di
civilizzazione di una razza intelligente, @ la seguente: uno
sviluppo tecnologicamente elevato deve eliminare tutte le di-
scriminazioni, sotto pena di autodistruzione. Cid significa
che l’estensione delle nozioni tecnologiche ad una razza di-
scriminante @ un delitto gravissimo, secondo le norme giu-
ridiche cosmiche. II rischio della rovina aumenta enorme-
mente. L’ultima cosa di cui avete realmente bisogno sono
informazioni che possano darvi, tecnicamente, uno scarto
ancora maggiore tra la vostra tecnologia e il vostro svilup-
po sociale, inammissibilmente troppo arretrato. Attualmen-
te, per esempio, per giocare con i missili nucleari, lasciate
che una buona meta della popolazione mondiale continui
a vivere in poverta e sottonutrizione. II solo tipo di infor-
mazioni del quale abbiate effettivamente bisogno sono quel-
le relative ai rapporti sociali ».20 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Terribilmente deluso, sentivo sfumare il mio bel sogno
di venire a conoscenza di scoperte tecniche entusiasmanti.
«Temo che non vi siano molti uomini disposti ad ac-
cettare questo tipo di suggerimenti ».
« Purtroppo, anche noi abbiamo lo stesso timore ».
« E quando sara secondo voi il momento buono per dar-
ci informazioni sui voli spaziali? ».
« Liisolamento cosmico di una razza intelligente pud ve-
nire annullato solo quando sia stato raggiunto il livello
minimo di civilta, che noi chiamiamo ” socialmente stabi-
Te” ».
« Capisco; che cosa potrete dirmi, allora, nel nostro
dialogo? ».
«Ci sembra giusto dare, invece che nozioni tecniche,
alcune modeste informazioni che possano far riflettere l’uma-
nita attuale ».
« Che cosa intendete con civilta socialmente stabile? ».
« Vorremmo risponderti, ma non siamo sicuri che tu
sia in grado di capirci ».
«E possibile, ma vorrei avere lo stesso una risposta ».
« Rifletti attentamente. Per rispondere a cid che chie-
di occorretanno almeno due giorni di spiegazioni in parole
ed immagini. Inoltre, dovrai scegliere fra il regalo materia-
le (il blocchetto di metallo) e il regalo immateriale sotto
forma di informazioni. Non possiamo darteli entrambi ».
«Non capisco che relazione possa esserci fra i due ».
«Ci sono ancora molte altre cose che voi non potete
capire, ma dopo la nostra spiegazione anche questo proble-
ma sara chiato ».
« Siete veramente pronti a darmi una spiegazione che
duri due giorni? ».
Tl tono della mia domanda esprimeva chiaramente la
mia sorpresa.
«Certo, almeno due giorni. E il tempo minimo neces-
sario per poterti dare le nozioni pid importanti. Noi non
abbiamo limiti di tempo. Chi viaggia nello spazio non ha
fretta. Tuttavia, dobbiamo avvertirti di nuovo: 1a probabilitaCapitolo 1 / 21
che tu sia soddisfatto di queste informazioni minima. At-
tenzione a quello che fai! ».
Mi strinsi nelle spalle. Mi sembrava che questi esseri
esagerassero un po’. Qualunque cosa fosse, un dialogo con
una civilth cosmica @ una situazione talmente incredibile,
che non mi passd minimamente per la testa di perdere una
tale occasione.
«Sono disposto a correre il rischio. Che cosa debbo
fare? ».
« Sfortunatamente, abbiamo soltanto un piccolo vano
di decompressione che possa venire sterilizzato: stando 1a,
potrai ascoltarci ¢ guardare le immagini su uno schermo.
Cibi e¢ bevande dovrai portarli da te. La tua imbarcazione
dovra restare qui. Ti diamo un ulteriore avvertimento:
diverrai piti saggio, ma non piti felice ».
« Possiamo veramente andarcene con la nostra imbar-
cazione quando vogliamo? ».
« Naturalmente. Se tu te ne vai @ per sempre. Noi ci
attendiamo da te e da tua moglie la promessa solenne di
non prendere alcun contatto con altri uomini finché restia-
mo qui, e che farete di tutto per celare la nostra presen-
za».
«Desidero parlare prima con mia moglie ».
« Benissimo, fa’ pure! ».
Una cosa era chiara; avevo deciso. Non vi annoierd
dunque con tutte le obiezioni di Miriam, e né con lultima
parte del colloquio con quegli esseri, che consisteva in un
certo numero di istruzioni per l’ancoraggio, Villuminazione,
i segnali di avvertimento. La mia visita fu programmata
per il mattino successivo, molto presto. Essi avrebbero de-
dicato la notte ai preparativi. Quindi, presi gli accordi, le
due « figure » si voltarono e, con il loro carico di attrezzi,
scomparvero con la stessa rapidita con cui erano apparse.
Come un sonnambulo, andai a prua, e calai J’ancora,
come promesso, sul duro fondo di metallo, con un trat-
to di catena supplementare. Immediatamente la piattafor-
ma si immerse con un ronzio; vi fu uno scatto, ¢ l'imbar-
cazione si trovd nuovamente nel suo elemento.22 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Pit tardi, nel silenzio della notte, udii un suono ter-
tificante che mi fece sussultare: una specie di ronzio, mi-
sto ad un tono lamentoso e stridente come quello di una
sega circolare. La catena dell’ancora sub{ uno strappo vio-
lento, e la superficie dell’acqua comincid ad agitarsi stra-
namente. La nave spaziale fungeva da rimorchiatore sot-
tomarino, Eravamo trascinati in una larga scia di spuma,
illuminata dal di sotto da un chiarore di luce verde. Il ru-
more aveva qualcosa di ultraterreno.
Rimasi a guardare affascinato, e cominciai a chiedermi
in cosa mi ero imbarcato.Capitolo 2
Superiorita intellettuale e fisica - Il verde pianeta nebbioso,
Targa - Equita assoluta in cilindri di vetro - Il sovrappopo-
lamento non ha pitt significato - Ponti oceanici galleggian-
ti - Treni fantasma primi di attrito - Auto sospese con au-
tista elettronico - Un sistema economico universale e co-
smico? - Che cos’? in realtd una civilta? - Il tipo degli
abitanti di larga nasce da difficili condizioni ambientali?
«Oh... terribile! », L’esclamazione di Miriam, nel pri-
mo mattino, esprimeva una via di mezzo tra stupore ed
orrore. Al mio bussare ripetuto, la grande piattaforma ro-
tonda era tornata ad emergete alla superficie. Ma adesso,
in piena luce diurna, lo spettacolo era molto piti impo-
nente.
Il terrore di Miriam nasceva dall’angoscia del confronto
con questi strani esseri intelligenti che si sarebbe svolto di
If a poco.
La piattaforma, di forma quasi circolare, esattamente
come il giorno prima, emergeva appena dalla superficie
dell’acqua. Era fatta di un materiale liscio come pietra
smerigliata, di colore grigio. Qua e Ia erano visibili mac-
chie di colore, che variavano dal cachi al bianco, simili
all’effetto di un deposito di polvere. Sopra questa struttu-
ra liscia e compatta correvano innumerevoli scanalature24 | Ho incontrato gli Extraterrestri
sfilacciate ¢ bruciacchiate, di cui alcune sboccavano in un pic-
colo cratere, come se qualcosa vi fosse esploso.
Quasi tutte le scalfitture e scanalature correvano in una
sola direzione, dando Vimpressione che la nave spaziale
avesse subito un fuoco nemico di soli colpi di striscio. Pa-
revano addirittura fatte con un cannello da taglio. Tutto
sommato, quella che appariva ai nostri occhi era una na-
ve spaziale sinistra e un po’ temibile, e Pesclamazione di
Miriam esprimeva queste sensazioni.
« Stef, tu non ci andrai, vero? Non credo che un es-
sere umano possa mai entrarci. Non tocca a noi essere i
primi. Non andarci! ».
Aveva ragione. Un uomo non poteva entrarvi. Ma an-
che il senso di angoscia latente, simile a quello che mi ave-
va afferrato la sera precedente all’apparizione di quella
piattaforma, non poteva trattenermi.
Un po’ piti tardi sedevo sul bordo della piattaforma
e mi asciugavo i piedi dopo il passaggio in acqua. Misi
nuovamente calze ¢ scarpe e mi avviai, armato di cibo,
thermos e blocco per note, alla ricerca della botola che mi
avevano descritto.
Avevo appena fatto due passi quando una specie di
porta rotonda a paratia, sommersa, incernierata al bordo,
si alzd lentamente, respingendo con aria compressa I’ac-
qua e la sabbia fuori del bordo. Avvicinatomi, guardai in
basso, in un’apertura rotonda di circa un metro, e vidi
al di sotto uno spazio cubiforme di circa due metri quadra-
tie mezzo.
Quasi subito, udii la voce metallica col suo inglese pri-
mitivo e meccanico:
« Benvenuto a bordo. Scendi con circospezione perché
la scala & pericolosa ».
Infatti « la scala» non eta nient’altro che un’asta con
sporgenze alternate a destra e a sinistra su cui potevo po-
sare il mio piede. All’ultimo momento, con la testa all’al-
tezza della coperta, feci un cenno di saluto a Miriam e le
dissi:
«Non preoccuparti, cara. Stai tranquilla. Tornetd alleCapitolo 2 | 25
cinque precise. L’accoglienza & cordialissima, e per essere
un forziere ci si sente veramente a proprio agio! ».
Quindi, mi introdussi completamente nell’apertura, che
si richiuse, e diedi uno sguardo in basso, a quella che do-
veva essere la sala macchine. Apparecchiature incredibil-
mente complicate erano fissate in pit punti del soffitto e
delle pareti. La sola cosa di cui potevo piti o meno capire
il significato erano dei grossi aspi contenenti fili e tubi di
ogni dimensione.
In terra, proprio sotto i mici piedi, si trovava una
porta di acciaio che presentava, in modo del tutto umano,
un pulsante rotondo al centro, su cui rischiai di inciampa-
re. In un angolo del cubo scorsi, su una specie di scrit-
toio con una enorme quantita di pulsanti, uno schermo lun-
go circa un metro e alto circa 60 cm. che emetteva una
luce fluorescente di un verde tenue. Dinanzi a questo scrit-
toio si trovava, come una strana composizione di me-
tallo e similpelle, una sedia vera e propria.
La voce mi invitd ad accomodarmi, spiegandomi che
Ja sedia aveva illimitate possibilita di adattamento. Tutta-
via, furono necessarie molte istruzioni prima che potessi
sedere con un certo comfort.
« Grazie di tutto. Cosa accadra adesso? ».
«Una conoscenza reciproca mi sembra sia il miglior
inizio. Vuoi rispondere ad alcune domande? ».
« Naturalmente ».
«Come dobbiamo chiamarti? ».
« Chiamatemi semplicemente Stef ».
« Vuoi ripetere il tuo nome, per favore? ».
« Stef ».
« Bene, Stef, abbiamo introdotto il tuo nome nella no-
stta macchina traduttrice e udrai la tua stessa voce. Tutte
le parole che senti sono frammenti di conversazioni di uo-
mini terrestri. Noi non possiamo parlare la vostra lingua
e voi la nostra per una struttura molto diversa degli or-
gani vocali. Voi avete una diversa frequenza vocale a causa
della bassa pressione esistente sul vostro pianeta. Pertan-
to, possiamo parlarci solo attraverso una macchina ».26 | Ho incontrato gli Extraterrestri
« Capisco ».
« Quanti anni hai? ».
« Quarantatré ».
« Hai una buona salute? ».
« Si, ottima ».
« Hai un’alta funzione sociale? ».
« Alta? Che vuol dire alta? Sono direttore di un’im-
presa con circa duecento persone ».
«Cosi sei un rappresentante della classe dirigente del
blocco occidentale? ».
«Non capisco bene. Che cosa intendete per blocco oc-
cidentale? ».
« Allora, diciamo meglio: sei un difensore dell’econo-
mia libera? ».
«Certamente, senza alcun dubbio ».
« Adesso tocca a te. Ci vuoi vedere un po’ da vici-
no? ».
Involontariamente, tesi i muscoli, e¢ il cuore mi co-
mincid a battere pit forte.
«Temo che mi spaventerd, vedendovi ».
«E molto probabile. Nulla & piti impegnativo del con-
fronto con un’altra specie intelligente. Ti senti abbastanza
forte da non essere preso dal panico? ».
« Sf, Adesso che so che da voi non ho nulla da te.
mere ».
«Non devi temere assolutamente niente da parte no-
stra, anzi, noi ti siamo profondamente grati. Guarda la fi-
nestra a destra dello schermo. Appena accenderemo la Iu-
ce, potrai osservare la nostra cupola di navigazione. Atten-
to, adesso! ».
Il mio sguardo spazid in una grande sala rotonda di
15 metri di diametro e di circa 3 metri di altezza. Dalla
camera di decompressione al bordo della cupola di navi-
gazione potevo scorgere gran parte della cupola, con una
quantita incredibile di apparati, strumenti e pannelli di
controllo. Strane apparecchiature erano fissate sul e nel
pavimento, con corsie laterali limitate da grate verticali
che giungevano fino al soffitto.Capitolo 2 / 27
Tutto era di un colore blu scuro, quasi nero, ¢ dava
luogo ad un particolarissimo effetto luminoso. Le super-
fici di un nero-blu dominante fungevano da fondo quasi in-
visibile contro cui tutti i bottoni, maniglie ¢ strumenti
di metallo lucido e bianco spiccavano con riflessi lumi-
nosi chiari, quasi sorgenti luminose. La parete verticale
tutto intorno alla cupola sembrava fatta di vetro.
IL materiale lucentissimo aveva un notevole effetto ri-
flettente ¢ produceva bizzarti effetti luminosi.
Su molti pannelli di controllo occhieggiavano piccole
luci di colore diverso alternate da strisce scure trasparen-
ti su cui si potevano vedere guizzi luminosi o linee cur-
ve vibranti, Un livello tecnico impressionante!
In quel momento mi resi conto che in questo spazio
non si vedeva anima viva.
«Dove state in realta? ».
« Preparati; adesso ci vedr:
Una luce si accese improvvisamente e illumind lo spa-
zio direttamente di fronte alla finestra. Feci un salto in-
dietro! Nonostante la preparazione psicologica, la sensa-
zione paralizzante di angoscia mi assali nuovamente. Uno
strano formicolio mi passd dalla nuca, lungo il collo e le
scapole.
Dall’altra parte della finestra sedevano in semicerchio,
come intorno ad un tavolo da conferenza, otto strani es-
seri di forma umana. I loro volti e Je loro figure espri-
mevano tin aspetto quasi animalesco ed una grande for-
za fisica, ed al tempo stesso manifestavano un’altera supe-
riorita intellettuale. Mi assali la stessa angosciosa insicu-
rezza che avevo provato la sera precedente, di fronte alla
consapevolezza della loro superiorita ed alla loro altera si-
curezza.
Credo che qualunque altro uomo al mio posto avrebbe
provato la stessa sensazione, e che questa reazione @ in-
sita pid o meno nella nostra natura. Mi sentivo solo, in
un ambiente estraneo, tra quelle pareti di acciaio che non
avrebbero potuto proteggere da un confronto con un grup-
po di esseri appartenenti ad un livello di civilta molto28 / Ho incontrato gli Extraterrestri
piti evoluto del nostro, con cognizioni ed esperienze enor-
mi, provenienti da un mondo lontano.
T loro volti, in certo qual modo bestiali, almeno ai no-
stri occhi, con la loro espressivita dinamica, sottolineava-
no questa differenza di origine in modo tale che gia allo-
ra fui assolutamente convinto che queste diversita raggiun-
gevano un livello per noi ancora inconcepibile, un limite
che toccava Vorigine della creazione.
Quando qualcuno non sa disegnare, come pud far di-
segnare ad un altro un volto di cui il disegnatore non ha
mai avuto la pit pallida idea? Come si pud creare con
parole un volto che abbia una qualche somiglianza con la
realta?
Il mio amico Rudolf Das, che @ Vautore di illustra-
zioni estremamente ben fatte, @ stato portato alla dispe-
razione dai miei lunghi tentativi di trovare una immagine
efficace, che potesse dare un’idea della loro superiorita.
Egli mi ha convinto, alla fine, che neppure una fotogra-
fia avrebbe potuto esprimete quello che avevo in mente,
e che dovevo accontentarmi di una rappresentazione che
desse le sole caratteristiche dell’immagine fisica.
L’espressivita del volto, purtroppo, deve essere lascia-
ta alla immaginazione dei lettori.
Cid che mi impressiond pit di ogni altra cosa furo-
no i loro occhi infossati, dalle grandi pupille romboidali,
e la loro forza ipnotica,
Gli occhi che mi fissavano con benevolo sguardo in-
quisitorio erano pensosi e calmi: esprimevano la concen-
trazione di un intenso pensiero e di grande saggezza.
La loro testa era di grandezza simile alla nostra, ma
leggermente piti prominente verso la nuca. Sulla sommita
del capo sporgeva una cresta ossea tondeggiante, dello spes-
sore di due-tre centimetri, la quale scendeva poi, riducen-
dosi, sulla fronte, dando l’impressione che il cranio fosse
diviso in due parti. Tale « striscia » arrivava a congiun-
gersi con la radice delle due folte sopracciglia, ¢ queste
ultime scendevano a spiovente, abbassandosi verso |’esterno.
La protuberanza continuava dietro la testa con un fa-Capitolo 2 / 29
scio muscolare che scendeva fino alle spalle, attraverso la
nuca € il collo, il quale appariva molto pit corto e tozzo
del nostro.
Le orecchie, molto grandi e aderenti, salivano alte,
Ppiatte e aguzze, un po’ simili a ventose. Il viso era piat-
to ed ovoidale. I] naso, molto largo e schiacciato, non era
prominente, seguendo anzi la conformazione del viso, ¢ le
fosse nasali erano grandi, disposte lateralmente.
La bocca, larga e grande, pressoché priva di labbra,
era molto vicina al naso. II mento era inesistente, poiché
in basso il viso terminava con il labbro inferiore, per
poi scorrere indietro verso il collo.
Come aspetto generale, questi esseri erano molto pitt
simili a quelli che noi definiremmo animali che non ad
esseri umani.
Dopo molte descrizioni e correzioni, Rudolf Das @ riu-
scito a ricostruirne l’immagine cos{ come appare nella co-
pertina del volume.
Le loro mani somigliavano ad artigli, con fasci_musco-
lari sorprendentemente visibili lungo i polsi, che le face-
vano ritenere robuste quanto delle morse.
Tutto cid, insieme con un dorso dalle spalle molto lar-
ghe e gambe corte e tozze, conferiva al loro aspetto una
tale sicurezza da far pensare che non avrebbero indietreg-
giato neppure davanti a un gorilla.
Anche il loro tessuto muscolare appariva diverso dal
nostro, pit duro, pit compatto, simile a gomma. La pelle
sottile seguiva i contorni dei muscoli piti fedelmente che
non nella specie umana.
La testa, fino alla nuca, ivi compresa quella protube-
ranza di cui ho parlato, era coperta di una peluria corta
e soffice, Jucente come una pelliccia. I] colore delle loro
capigliature era molto variabile, tanto da apparire diverso
per ciascuno degli otto che potevo vedere: variava tra il
tuggine, oro, giallo, grigio, argento, bianco, nelle piti va-
rie combinazioni.
La pelle era priva di peli, ed aveva un effetto cangian-
te come quello di un vetro opaco. Verso i contorni del30 / Ho incontrato gli Extraterrestri
volto, la carnagione stessa era di un colore grigio-bruno,
un po’ pid scura che al centro. Se agitavano la testa, i
bordi ¢ Ie pieghe della pelle assumevano tonalita di co-
lore diverse, diventando pitt chiare, e viceversa. Tale effet-
to cromatico tanto mutevole colpi la mia attenzione in ma-
niera particolare.
Le chiostre dei denti sembravano due strisce bianche
curve, senza interruzioni, che si chiudevano sovrapponen-
dosi come le lame di un paio di forbici. A causa della
particolare illuminazione, la loro dentatura e il giallo chia-
ro dei loro occhi emanavano uno strano riflesso luminoso,
che conferiva agli occhi un che di artificiale.
Anche il loro modo di muoversi appariva, per noi,
strano, Potevano stare, in piedi o seduti, per lungo tempo,
assolutamente immobili, cosa che facevano spesso. Ma quan-
do, poi, si mettevano in azione, agivano con movimenti
rapidi e scattanti, che tradivano la loro forza impetuosa.
Erano dei veri vulcani. Dopo una fase di quiete ¢ di
rilassamento, prorompevano in un’ondata di energia.
Naturalmente, tutte queste osservazioni e considera-
zioni derivano non soltanto da quella prima impressione
che potei ricavarne vedendoli per la prima volta, ma da
tutte le altre immagini e dalle scene di vita reale che mi
furono offerte in visione, o meglio « trasmesse », succes-
sivamente, e di cui parlerd in seguito. Altri particolari me-
no importanti emergeranno dal resoconto che segue.
Vorrei ora aggiungere qualche nota sul loro vestiario.
Essi indossavano una specie di uniforme simile ad una tu-
ta, fatta di un materiale che pareva un tessuto di seta blu
scuro, con maniche a tre quarti e profonda scollatura a V.
Sotto questa tuta avevano un indumento simile ad una ca-
micia bianca, con un colletto verticale come quelli in uso
tra noi in tempi passati.
Alla vita portavano una larga cintura color oro, con.
motivi ornamentali simili a modellini atomici. Anche
scollatura a V della tuta era bordata da una striscia dora-
ta, con diverse applicazioni ornamentali.Capitolo 2 / 31
Dopo una attenta osservazione di tutti questi partico-
lari, dissi
«Mi dispiace che mi ci sia voluto tanto tempo per
abituarmi al vostro aspetto ».
«Lo consideriamo un complimento. Hai un autocon-
trollo veramente notevole. E una riprova del sangue fred-
do che hai dimostrato nel salvataggio di un membro del
nostro equipaggio, gesto per il quale vogliamo ancora una
volta ringraziarti ».
«Non c’& di che! Ma se penso alle vostre possibilit&
tecniche mi chiedo se il mio aiuto sia stato veramente ne-
cessario ».
«Il valore di un’azione disinteressata non viene mini-
mamente intaccato dal fatto che, visto a posteriori, il sal-
vataggio poteva aver luogo in altro modo. Inoltre, il tuo
aiuto @ giunto cos{ rapido e in modo cosf efficiente, che
non avremmo potuto ticeverlo in tempo pid breve.
Proprio la tua rapidita ed efficienza ci hanno convinti
a sceglierti come l’abitante della terra con il quale avrem-
mo potuto avere un colloquio: il primo con un terrestre.
Pensa bene a quanto chiederai. Tu parlerai con una razza
che si trova avanti, rispetto alla vostra, di migliaia di an-
ni di sviluppo evoluzionistico, e cid comporta non soltan-
to un enorme vantaggio tecnologico, ma anche una grande
differenza nello sviluppo mentale, nella civiltd intima. Ed
@ proprio quest’ultimo tipo di civilta il pid difficile a com-
prendersi; tuttavia, te lo dovremo spiegare, se vorrai ca-
pire, che cosa significa, per noi, stabilita sociale.
Percid, ti guideremo passo passo nei segreti della no-
stra civilté. Lo faremo portandoti, attraverso lo schermo,
sul nostro pianeta Targa, ¢ ti faremo vedere che cosa si-
gnifica in realt la parola ” civilta”. Sard per te un’espe-
tienza interessantissima della quale, al momento, puoi ap-
pena intravedere il valore. Ma cid che non puoi ancora
valutare sono i pericoli personali che te ne possono deri-
vare, Conosciamo benissimo quei pericoli, e ti proteggere-
mo contro di essi. I] punto piti importante, per noi, @ vi-
gilare che la tua liberta di pensiero non venga offesa.32 / Ho incontrato gli Extraterestri
La libertad di pensiero é l’essenza dell’essere umano se-
condo la nostra etica; se le arrecassimo danno commette-
remmo un delitto. Percid instilleremo in te solo ” conoscen-
za”, non persuasione. Non desideriamo discussioni. Rispon-
deremo solo alle tue domande, se non avrai capito qualco-
sa, ma taceremo se non sarai d’accordo con noi. Ti aiute-
remo quindi a percorrere la strada e a salire la scala della
conoscenza. Sarai libero di farne cid che vorrai. Se in segui-
to vorrai trarne dei principi per te, fallo pure, ma non
farlo durante questa conversazione; meglio pitt tardi. Abbi
cura che essi siano principi e convinzioni nati dal tuo pen-
siero indipendente ¢ creativo, e non convincimenti appa-
renti nati dall’impatto con emozioni visive sbalorditive.
Il convincimento apparente paralizza la liberta, e rende ri-
gidi e dogmatici.
La conoscenza & una parte materiale dell’esistenza uma-
na e, come per tutte le cose materiali, se ne possono mec-
canizzare 0 automatizzare tutti i processi. Noi disponiamo
di tecniche che permettono la trasmissione della conoscen-
za mediante una speciale radiazione, con una rapidita di
cui voi non avete la pitt pallida idea.
Sulla tua testa @ montato un riflettore irradiatore, che
rende inutile in massima parte la parola espressa. Sullo
schermo che ti sta di fronte noi faremo passare le nostre
spiegazioni sotto forma di film. Il commento servira sol-
tanto ad indirizzare la tua attenzione su un determinato
soggetto; questo 2 cid che noi chiamiamo ” sintonizzazio-
ne”, La vera e propria trasmissione dell’informazione av-
viene invece per radiazione. In tal modo, non avrai biso-
gno di prendere annotazioni. L’informazione per radiazio-
ne resta nella memoria in eterno.
Accetta quest’avventura con spirito passive. L’indivi
duo critico e pronto a discutere disturba la sintonizzazio-
ne. Non irritarti se diremo qualcosa che urta i tuoi prin-
cipi; se cid accadra, non sara per ferirti, ma per semplice
ignoranza del numero inverosimile di argomenti probiti,
tabi ¢ pregiudizi degli esseri umani ».
Questa fu all’incirca la conversazione preliminare. NonCapitolo 2 / 33
crediate, perd, che tutto sia accaduto cos{ rapidamente; al
contrario: un po’ per il mio vocabolario limitato in lin-
gua inglese, un po’ per la loro macchina traduttrice, che
doveva essere ancora imperfetta.
Con molte scuse, mi spiegarono che la notte prece-
dente avevano avuto poco tempo a disposizione, per po-
ter programmare la loro macchina in modo corretto per
un dibattito in lingua inglese, e dovevo quindi acconten-
tarmi di quanto era stato possibile.
Ma tutti i problemi furono risolti di colpo quando, in-
sieme allo schermo, fu messo in azione l’apparecchio irra-
diatore. AlPinizio non avevo la pit pallida idea di cosa ac-
cadesse; anzi, presi tutto cid con una certa freddezza. Poi
cominciai a sentirmi la testa leggera, come se avessi be-
vuto un pochino di troppo, e provavo una sensazione di
maggiore lucidita mentale, ma nello stesso tempo di un cer-
to torpore fisico.
La proiezione di immagini brillanti era accompagnata
da un commento semplice, quasi infantile, che sottolineava
quanto appariva sullo schermo. Di tanto in tanto, un paio
di parole fermavano V’attenzione sulle dimensioni di qual-
cosa, o sull’altezza, la velocita, la forma, la capacita, la re-
lazione fra due cose.
Una successione continua di parole e brevi concetti da-
va un filo logico alla spiegazione. Ma Vessenza, il conte-
nuto effettivo, mi raggiungeva inavvertitamente, e questa
era un’esperienza sconvolgente.
La scienza, che questi esseri con la loro tecnica pote-
vano instillare nei miei processi mentali, rafforzava la mia
prima sensazione di disagio, di non sentirmi a casa mia,
di una distanza fra loro e€ noi troppo grande e nello stes-
so tempo di sentirmi inerme e indifeso di fronte a una
potenza superiore.
Per quanto possa ricordarmi, l’informazione per irra-
diazione @ una combinazione di informazione visiva e tra-
smissione di pensiero, naturalmente rapidissima. Anche la
successione delle immagini avveniva rapidamente e inizial-
mente mi aveva innervosito. Passate le prime ore di sba-34 / Ho incontrato gli Extraterrestri
lordimento, mi fu chiaro cosa si volesse da me. Dovevo
soltanto fungere da spettatore rilassato, che recepisse con
interesse quanto veniva offerto Essi avrebbero fatto il
resto.
E chiaramente comprensibile che questo sistema di in-
formazione non si presta ad essere descritto con parole,
e ho provato a riproporlo sotto forma di esposizione nar-
rativa. In questo modo, perd, do Timpressione di aver
partecipato attivamente alla discussione, ma non é stato pro-
prio cos{. Il valore della mia presenza in questa conversa-
zione era paragonabile a quello di un registratore a nastro.
La fedeltd dell’immagine era talmente elevata che non si
poteva piti parlare di immagine, ma di « vera vita ». Met-
tendomi con la testa al centro dello schermo panoramico
curvo, mi eta impossibile rendermi conto di una qualsia-
si differenza rispetto alla realta. L’immagine tridimensiona-
le a colori da una illusione di verita talmente completa che
dopo i primi minuti di osservazione guardai dietro allo
schermo per persuadermi che dietro non vi fosse nulla.
Potevo mettere a fuoco le immagini con alcuni dei tan-
ti bottoni e maniglie nel quadro dinanzi a me. Mi resi
conto che il riflettore radiante era in azione quando, sen-
za istruzioni ulteriori, « seppi » con quali bottoni regola-
re il raggio di curvatura dello schermo.
Quando, in seguito mi fu chiesto se non trovassi stra-
na la cosa, mi venne spontaneo rispondere che un uomo
non trova mai strano il sapere qualcosa.
L’immagine di prova, una selva di travi erette, scompar-
ve, ¢ i miei occhi si fissarono in una grande apertura nera
al cui centro era sospesa una sfera accecante. Involontaria-
mente mi ritrassi, e l'immagine si sdoppid, ma ben presto
ripresi il mio controllo. L’apertura era profonda: era uno
sguardo nell’infinito dello spazio cosmico.
Contro il fondo neto che sfumava verso il violetto,
disseminato di migliaia di stelle, stagliava, in solenne ma-
gnificenza, una gigantesca sfera bianco-rosa; il Pianeta
Targa.
Lo spettacolo era maestoso. Mi sentii spazialmente esi-Capitola 2 / 35
stente ed una strana emozione mi assali. La coltre di nu-
bi era, contrariamente a quella della terra, ininterrotta, vi
si potevano scorgere dei vortici e dove la luce solare po-
teva penetrare pit profondamente si vedevano delle mac-
chie rosa.
La cosa piti notevole erano due grandi anelli concen-
trici che si libravano come un alone immenso intorno al
pianeta, Facevano pensare agli anelli del nostro pianeta
Saturno, perd qui l’anello interno sottendeva un angolo di
ampiezza minore rispetto all’anello esterno. Essi gettava-
no larghe e nette strisce d’ombra sulla coltre di nuvole.
Si vedeva anche una grande luna, che aveva lo stesso aspet-
to butterato della nostra.
Targa, il paese di questi astronauti, @ un pianeta di un
altro sistema solare a circa dieci anni luce da noi. Essi non
vollero dire di pit sulla sua posizione. I] diametro e il
volume sono maggiori di quelli della terra, come la forza
di gravita. La velocita di rotazione perd @ minore, cosic-
ché la durata del giorno e della notte @ piti lunga che da
noi. Ma per la regolare rivoluzione degli anelli materiali
intorno a Iarga, e per la loro luce solare riflessa, alcune
notti sono cost luminose che non si pud parlare di notti
in senso vero e proprio, mentre, al contrario, alcuni gior-
ni sono senza luce.
Per questa ragione Iarga non ha una regolarita ben
definita di giorni e di notti cosf come da noi. A causa di
un’atmosfera densa di composizione molto diversa dalla
nostra, ¢ di una pressione molto elevata, Targa non ha una
luce solare pari alla nostra e non le & possibile vedere
qualcosa di simile alla luna o alle stelle.
Una zona nebulosa degli strati atmosferici superiori fil-
tra la luce solare, che permette di percepire il blu solo nei
toni tenui ¢ il verde nei toni brillanti, mentre alla luce
artificiale essi sembrano stranamente blu.
Essi definiscono la terra come un pianeta blu, dalla lu-
ce fulgida, e annoverano Targa fra i pianeti verdi con luce
nebulosa.36 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Le condizioni di vita sembrano essere un po’ diverse
dalle nostre. Le variazioni termiche sono di gran lunga
minori, ma vi sono molte altre cose che @ bene sapere. La
forza dei venti é tripla. La quantita di precipitazione pos-
sibile pud raggiungere valori dieci volte superiori ai nostri
massimi. Tenendo conto che la gravita & molto maggiore
e la pioggia cade con forza di gran lunga superiore, sa-
rebbe un'impresa per noi camminare sotto un temporale!
Considerando che una semplice caduta di due metri in
Jarga poteva considerarsi mortale, mi risultd chiaro il moti-
vo dell’aspetto esteriore degli Iargani, I fasci muscolati di tipo
gommoso, i loro crani corazzati e le loro lunghe braccia, che
potevano servire anche per conservare |’equilibrio, erano
« progettati » per condizioni climatiche molto diverse dal-
le nostre. Anche i terremoti sembrava superassero abbon-
dantemente i nostri in quantita ed intensita.
Proprio quando stavo chiedendomi come potessero es-
sere costruiti le loro case ed edifici, l’immagine cambid, ¢
fu come se guardassimo da una nave spaziale lanciata ad
elevata velocita, appena passata la zona nebulosa nello stra-
to aeriforme superiore. All inizio vidi solo nubi. Al di so-
pra di me, vedevo lo strato nebuloso ininterrotto che ave-
vo visto dall’esterno. Successivamente si presentd una se-
conda coltre nebulosa, anche questa ininterrotta, a grande
altezza (almeno 10 Km), che eta praticamente responsabi-
le della strana luce falsa di questo pianeta. Dal basso si
aveva una mescolanza di nubi grigie, brune e verdi che
davano un‘impressione tristemente minacciosa. Infine, si
aveva uno strato di nubi che era sorprendentemente somi-
gliante come colore, forma ed altezza al nostro. Appena
passato questo strato inferiore, ebbi una visione libera e
non disturbata della superficie del pianeta.
Stavamo sorvolando una illimitata superficie d’acqua di
colore verde chiaro con bianche strisce ondulate. Al di
sopra, corteva diritta una striscia arancione che, nelle vi-
cinanze di un’isola a forma di ferro di cavallo con bian-
che spiagge, si divideva in due parti, che correvano in di-
rezioni opposte. La nave spaziale si abbassava sempre pittCapitolo 2 | 37
finché, come in un baleno, compresi cosa significasse que-
sta strisciay
Era un ponte ferroviario. Su lunghi piloni slanciati, al
di sopra dell’acqua, una trave doppia sospesa si lanciava
verso la lontananza nebbiosa dell’orizzonte.
Lungo questo ponte, nei due sensi, si muovevano velo-
ci dei grandi oggetti simili a torpedini. I] sistema pre-
sentava otto corsie su due piani. La velocita di queste
torpedini era appena inferiore a quella della nave spaziale.
Il numero di torpedini che avevo visto era enorme. Esse
correvano ad una distanza |’una dall’altra pari ad alcune
diecine di volte la loro lunghezza, e la loro velocita era
identica. La rapidita del commento non mi dava il tempo
di riflettere.
Una terra ferma mi si presentd alla vista, una super-
ficie piana senza limiti, solcata da un largo fiume che col-
Jegava fra loro alcuni laghi.
Dinanzi ai miei occhi sbalorditi si estendeva un biz-
zatto panorama extraterrestre. Fin dove l’occhio poteva
giungere, Ja terra era suddivisa in rettangoli da strade fer-
rate di colore arancione. Le lunghe torpedini si muovevano
su di esse, fa edifici di vetro simili a grandi serbatoi di
petrolio con tetti lucidi a forma di cupola. La fascia ver-
de da ambo le parti della strada ferrata dava l’impressione
di un fitto bosco del tipo foresta vergine. Tanto piti mi
soffermavo su questo paesaggio, tanto piti arrivavo alla
conclusione che qui era applicato al massimo il principio
della borgata. Le plaghe centrali sembravano principalmen-
te adibite a scopi agrari, ma anche alle industrie, come te-
stimoniavano alcuni enormi complessi edili.
La macchina da ripresa procedeva oltre. II paesaggio
cambiava. La superficie piana diveniva man mano collino-
sa e degradante. Il terreno era diviso da muri verticali
che trattenevano fra di loro, come gradini di una scala, la
terra, e potevano venire paragonati alle piccole dighe del-
le risaie sulle colline indonesiane. Dietro c’erano le mon-
tagne e tra di esse, in un grande bacino, mi apparve un
lago_rosso-bruno.38 / Ho incontrato gli Extraterrestri
L’apparecchio si spingeva sempre pit avanti finché po-
tei guardare perpendicolarmente in basso. Tutt’intorno al-
la riva del lago si trovavano innumerevoli edifici sormon-
tati da alcune cupole gigantesche. In tre punti balenavano
possenti fasci luminosi di un colore blu chiaro, fiancheggia-
ti da luci arancioni.
Tutto stava ad indicare che la nave spaziale avrebbe
atterrato qui. Proprio negli ultimi secondi, prima che l’im-
magine scomparisse, vidi qualcosa che mi fece trattenere
il fiato. A destra dello schermo, nelle vicinanze del lago,
erano sospesi nel cielo tre dischi, quali sentinelle dello spa-
zio. Avevano la forma di un disco perfettamente aerodina-
mico.
«Ho visto dei dischi volanti! ».
« Hai visto tre dei nostri aerei ».
«A forma di disco? ».
« Sf. Se ti interessano te li faremo vedere ».
«Certamente. Siete giunti qui con qualcosa di’ simi-
le? ».
«No. Questi aerei hanno in comune con le nostre na-
vi spaziali quanto la freccia di un indiano potrebbe ave-
re in comune col vostro razzo Saturno. Ma speriamo che
tu possa farci domande pit interessanti di queste ».
« Oh, certamente! Mi sbaglio, 0 quei grandi serbatoi di
vetro sono le vostre case? ».
«E proprio cosi. Le chiamiamo circoli domiciliari poi-
ché di fatto sono edifici circolari coperti con un tetto a
cupola che circoscrivono un ambiente ricreativo ».
«Tutto il vostro pianeta @ cos{ costruito? ».
« Si. Tutte le zone abitabili sono fabbricate in questo
modo ».
Lo schermo mostrd dall’alto Pimmagine di una tale
zona.
«Cosi voi abitate tutti in case uguali? »,
« Viste dall’esterno sono tutte uguali. Ma all’interno
presentano grandi varianti ».
«L’uniformita mi opprime. Anche voi, esseti superio-
ti, vivete in quegli enormi cilindri? ».Capitolo 2 / 39
In base alla lunghezza del loro treno, che era di circa
50 metri, avevo valutato le dimensioni di quei « serbatoi » do-
miciliari ed ero giunto alla conclusione che essi erano ve-
ramente enormi: almeno 300 metti di diametro e pit di
100 metri di altezza.
«Il termine da te usato, ” esseri superiori”, ci sugge-
tisce qualcosa sul concetto terrestre di differenza di livel-
Jo fra uomini. Tu non penserai, speriamo, che in una ci
vilta di elevato tenore possano esistere norme di giusti-
zia che ammettano una differenza di valori? ».
«Non vedo cosa abbia a che fare la differenza di valo-
ti_con un po’ pit di variazione nell’edilizia. Perché, ad
esempio, non fare case un po’ piti piccole con un po’ piti
di vita privata? ».
« Case piccole con lotti di terreno separati formano un
sistema che voi chiamate ” cittd”’. Una tale inefficienza da
noi @ impensabile ».
Obiettai che se si hanno problemi di sovrappopolazio-
ne, si devono creare grandi cittd per alloggiare le masse.
Mi fu risposto: «Noi non ci possiamo permettere il lus-
so di boschi cosi grandi e€ terreno con fabbricati quali i
vostri ». .
Sembrava che parlassimo di due cose diverse; ma tut-
to divenne chiaro quando mi domandarono:
«Che cosa intendi per sovrappopolazione? ».
«La nostra piccola nazione annovera piti di 300 abi-
tanti per chilometro quadrato, e mi sembra proprio un
bel numero », risposi.
« Paragonato alla media terrestre di circa 25 per chi-
Jometro quadrato @ in verita molto; perd vorrei che tu
valutassi il numero di abitanti della zona che hai davan-
ti. Ogni circolo domiciliare alloggia circa 10.000 persone.
Calcola adesso per rettangolo ».
« Diecimila per citcolo domiciliare? ».
«Proprio cosf, ed abbiamo, per persona, pitt metri cu-
bi a disposizione di voi ».
Feci un rapido calcolo, Un rettangolo aveva 36 circo-
Ji domiciliari, quindi 36 x 10.000. Santo cielo! 360.000!40 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Mi ero proprio sbagliato. Un rettangolo del genere era cosi
un'intera citta! Doveva trattarsi di un appezzamento vera-
mente notevole.
« Quanvé lungo il rettangolo? ».
« Circa dieci chilometri ».
Ad occhio e croce la larghezza doveva essere di sei
chilometri, ¢ quindi la superficie di 60 chilometri quadrati.
Giunsi cosi alla conclusione che conteneva 600 abitanti
per chilometro quadrato.
«In verita ho sottovalutato la densiti della vostra po-
polazione; 600 abitanti per chilometro quadrato @ esatta-
mente il doppio della nostra. Avevo limpressione che
la nostra fosse di gran lunga superiore; e se considero
lo spazio a vostra disposizione, debbo ammettere che @
una soluzione molto razionale ».
«La tua risposta ci diverte, perché i tuoi calcoli so-
no sbagliati di un decimale ».
Rifeci il calcolo, ed arrivai al numero incredibile di
6.000.
«Non mi direte che si tratta di 6.000? ».
« Ora & giusto, Stef. Quanto qui ti appare ha una den-
sita di popolazione di circa 6.000 abitanti per chilometro
quadrato ».
« Ma @ una follia! Com’é possibile? Si tratta di quin-
dici volte di pid della nostra nazione gid sovrappopolata ».
«II vostro concetto di sovrappopolamento @ un puro
nonsenso. I] nostro pianeta ha una densita di popolazio-
ne almeno cento volte superiore alla vostra, eppure noi non
parliamo di sovrappopolamento ».
Cominciai a sentirmi a disagio. 300 miliardi di uomi-
ni su questo pianeta! Pura follia! Un discorso del genere
non avrei dovuto mai cominciarlo! Non portaya a niente.
Cominciai allora ad osservare il panorama con occhi di
versi, ¢ calcolai lo spazio a disposizione di questi esseri.
Per quanto incredibile, non sembrava per niente sovrap-
popolato. Al contrario! Intorno a questi cilindri abitati
cera tutto lo spazio che si voleva, e le strade che corre-Capitolo 2 / 41
vano attraverso la zona boscosa non erano intasate da per-
sone o dal traffico
«E tutto cos{ diverso da quanto conosco che non so-
no in grado di fare alcun commento ».
« Questo @ |’atteggiamento giusto. L'impatto con un
mondo & cosf diverso, con norme totalmente diverse e con
tutt’altra filosofia, che non devi fare confronti che ti im-
pedirebbero di capire Targa e quindi anche il suo livello
di civilta. Dimentica il tuo mondo personale e prova a com-
prendere quanto accade qui. Prova a seguire la nostra
spiegazione senza preconcetti, sari gia abbastanza diffi-
cile.
Per creare un elevato livello di civilta servono tre con-
cetti: liberta, giustizia ed efficienza, Ti chiariremo questi
concetti grado per grado e cominceremo con ’ultimo, T’ef-
ficienza.
Ti spaventi della nostra popolazione pensando allo spa-
zio, Strano, vero? Non @ cosi strano se ti rendi conto che
in realta cid che ti sorprende non 2 la nostra popolazione,
ma lo spazio che ci rimane disponibile per questa densi-
ta di popolazione ” incredibile ” secondo i vostri concetti.
Sei sorpreso, quindi, dall’efficienza. Per noi si tratta della
cosa pit normale, perché senza questo concetto non po-
tremmo esistere. Senza efficienza, il nostro mondo crolle-
rebbe immediatamente. Nella nostra esposizione ti imbatte-
tai in questo concetto ad ogni pie’ sospinto, poiché dobbia-
mo renderti evidente come sia assolutamente necessario ap-
plicare ciascuno dei tre concetti, cioé liberta, giustizia ed
efficienza, per raggiungere il livello di civilta detto di ” sta-
bilita sociale ”.
La giustizia rappresenta perd una condizione dell’effi-
cienza. Se, per esempio, le case hanno la funzione di evi-
denziare la differenza di livello fra gli uomini, viene a man-
care la giustizia e questo tipo di efficienza & impensabile
Oltre a cid, ci deve essere anche un atteggiamento pit so-
ciale ».
Cosi ebbe inizio il loro commento sul concetto di ef-42 / Ho incontrato gli Extraterrestri
ficacia © efficienza, che poi praticamente & la stessa cosa,
e che ebbi notevoli difficolta ad assimilare.
Chi pud mai attendersi che una spiegazione di un qual-
siasi livello di supercivilté abbia inizio con |'efficienza! A
tutto si potrebbe pensare, ma non a questo. E quasi im-
possibile spiegare quanto siano efficienti questi esseri!
Si prenda, per esempio, il loro ordinamento in esten-
sione. Si tratta semplicemente del massimo numero di per-
sone che si possa alloggiare su un pianeta. Le case ¢ la
rete stradale occupano la minima superficie, nell’intento di
avere il massimo a disposizione per l’agricoltura ed i bo-
schi, Le zone agricole producono la massima quantita di
alimenti, per cui, con la loro tecnica avanzata, sono in con-
dizione e sufficienti a mantenere la loro enorme popola-
zione. Le zone boschive sono necessarie perché la produ-
zione di ossigeno si mantenga sul loro pianeta al giusto li-
vello, ¢ servono come zone ricreative.
Tutto mostra l’impiego di mezzi al massimo delle pos-
sibilita.
Che tipo di mezzo di trasporto si potrebbe immaginare
per una supercivilta? Si potrebbe pensare ad aerei supet-
sonici, a razzi ed a battelli o veicoli a cuscino d’aria!
Nient’affatto! Mezzi cosf inefficienti, con tante parti mobili
scorrevoli e suscettibili di usura e di manutenzione, rap-
presenterebbero, su Targa, una vera e propria follia.
Che cosa, dunque? Semplicissimo! Un sistema di tra-
sporto rotaia-robot completamente automatico, con tipi di
treno a forma di torpedine slanciata che si muovono sen-
za alcun attrito. La sola cosa, in tutto cid, che pud ri-
chiedere manutenzione sono le portiere, ed esse sono di
tale qualita da poter resistere almeno un secolo.
Certo, un abitante della Terra non si arrenderebbe fa-
cilmente e continuerebbe a parlare di aerei che sono in-
comparabilmente veloci ¢ confortevoli e in ogni caso piti
veloci delle torpedini, le quali solo in tratti lunghi e con-
tinui raggiungono una velociti massima di « appena » 400
chilometri all’ora. Se viene fatto di insistere su tale argo-
mento, si ricevono le risposte piti inattese. Gli aerei, se-Capitolo 2 / 43
condo loro, sono non soltanto « inefficienti », ma anche
« asociali »: essi possono avere un significato solo su un
pianeta ne! quale esista ancora una differenza di « livel-
Jo» fra gli uomini. Sono veloci solo per pochi privilegia-
ti, per le classi dirigenti, poiché per il vero movimento
di massa il trasporto aereo @ inadeguato. II « costo », in
termini di lavoro, per chilometro-passeggero viene da es-
si stimato almeno dieci volte superiore a quello del loro
sistema a rotaia.
Inoltre, ho avuto l’impressione che ci considerino mol-
to coraggiosi, proprio perché prendiamo aerei che preci-
pitano a decine ogni anno, Che poi uno muoia non @,
secondo loro, cosi grave, poiché il rischio & stato libera-
mente accettato; ma che qualcuno a terra possa essere col-
pito e che dai danni consegua una certa inefficienza, lo tro-
vano piti gtave.
La sicurezza sembra essere una conseguenza diretta del-
l'efficienza. Infine, espressero il loro orrore per lo sperpe-
ro di petrolio e per la quantita di terreno che veniva « spre-
cata » per la costruzione delle piste degli aeroporti.
Cominciarono poi a parlare della capacita di trasporto.
Il sistema a rotaie a sei binari fra i loro blocchi di abita-
zione, in cui soltanto lo strato superiore, pud, a carico mas-
simo, spostare un milione di passeggeri all’ora. Pensavo
forse che V'impiego di aerei fosse migliore? No, questo
proprio no! Di fronte a cifre di questa portata, qualsiasi
argomentazione @ inutile.
Ma non avevano ancora finito. Pensavo veramente che
i loro trasporti fossero piti lenti dei nostri? Avevo proprio
quest’impressione. Bene: avevo commesso un altro erro-
te. E mi spiegarono che il loro sistema a rotaie raggiun-
geva ogni abitazione ¢ lavorava con frequenza infinitamen-
te superiore, cosi da non avere i nostri tempi morti. I no-
stri aerei erano pitt veloci solo per grandi distanze, ma il
loro numero di passeggeri & cosi ridotto da essere trascu-
rabile rispetto al numero di passeggeri dei nostri treni,
tram, autobus ¢ navi. Dovevo pensare alla velocita me-
dia, questo era i] punto.44 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Scopro cos{ che la loro velocit’ media & almeno cin-
que volte superiore alla nostra, e questo ancora una volta
mi mette a tacere, Se essi abbiano tenuto conto o meno
dei nostri ingorghi di traffico & qualcosa che i nostri esper-
ti devono una volta per tutte controllare.
Non avevo ancora pensato alla comodita? Si, ci avevo
pensato! Ed era molto importante, poiché era anch’essa
un aspetto dell’efficienza. I] treno aveva inoltre, per buo-
na misura, un costo di trasporto molto basso; pertanto era
molto conveniente allontanare quante piti persone possibi-
li dall'uso di mezzi di trasporto individuali e sistemarle
nei treni. Poiché questo era raggiungibile solo con la co-
modita degli stessi. Tale comefort cra un requisito essen-
ziale di questi grandi mezzi di trasporto.
I treni di Iarga si muovevano senza scosse € senza ru-
more, a parte il fruscio del vento. Con la loro posizione
soprelevata rispetto al livello del suolo e a quello dell’ac-
qua e con le loro grandi superfici di vetro, offrivano una
vista splendida. Gli interni erano realizzati con lusso raffi-
nato, in modo da soddisfare tutte le esigenze. Non risenti-
vano delle varie condizioni atmosferiche ed erano eccezio-
nalmente sicuri. La loro frequenza era cos{ elevata che non
erano necessari orari di servizio.
Ne sapevo abbastanza?
Certo, assolutamente!
Mi stavo lentamente persuadendo che qui la parola ef-
ficienza ha ben altro significato che non sulla Terra. Il lo-
ro modo di pensare era imperniato su di essa. Si alzavano
con essa e con essa andavano a coricarsi. Era stata porta-
ta a tali estreme conseguenze da divenire un culto. Traspa-
riva da tutte le immagini che mi facevano vedere. Si pote-
va forse dire che era una parte della loro persuasione di
vita che confinava con Ia religione
Per il lettore con interessi tecnici voglio ancora raccon-
tare qualcosa di tutto cid che nel frattempo mi fecero ve-
dere sullo schermo.
I pit imponenti erano i loro collegamenti a rotaie at-
traverso gli oceani.Capitolo 2 / 43
Una splendida struttura di colore arancione, ad almeno
20 metri di altezza sull’acqua verde e turbinosa, che at-
traversava con strisce diritte tutti i loro oceani. I traspor-
ti via nave erano ormai ignorati.
Dapprima pensai, forse un po’ ingenuamente, che i pi-
loni di sostegno poggiassero sul fondo, ma risultarono es-
sere ponti oceanici galleggianti. I piloni si innalzavano su
sfere enormi che avevano la funzione di galleggianti. Il
potere di galleggiamento era maggiore di quello richiesto
dai carichi massimi, cosicché essi tendevano verso I’alto,
ma pesanti cavi elastici con un ancoraggio sul fondo del-
Toceano tenevano la struttura sott’acqua.
Le sfere erano sistemate sott’acqua ad una profondita
di sicurezza tale che la stessa risultasse calma nelle peggio-
ti condizioni di tempo, mentre il ponte aveva un’altezza ta-
le da restare fuori dalla portata delle onde.
Tl risultato era un ponte galleggiante stabile in tutte le
circostanze.
Un altro punto che mi metteva in forte imbarazzo era
il problema del movimento dei treni senza usura, Come
era possibile! Anche questo non era poi tanto difficile! Cid
che era necessario, erano dei materiali superconduttori ¢
dei supermagneti come la corazza esterna delle loro navi
spaziali.
In breve, risultd che questi treni fluttuavano scorren-
do lungo campi magnetici. Essi posavano su espansioni po-
Jari per tutta la loro lunghezza e queste ultime si muo-
vevano attraverso rotaie cave fortemente magnetiche prov-
viste di un solco continuo, Mediante la polarita e l'inten-
sita del campo fra espansioni ¢ rotaie, le prime fluttuavano
in modo assolutamente libero al centro delle rotaie cave,
quindi senza toccarle. Una struttura veramente fantastica!
I vagoni, lunghi circa 50 metri, con quattro articola-
zioni quasi invisibili, erano nient’altro che grandi scatole
slanciate di materiale apparentemente plastico, con un pe-
so morto incredibilmente basso, sostenute per tutta la lo-
ro lunghezza. Non presentavano nessuna parte mobile. A
bordo non vi era personale; avanzavano o venivano fre-46 / Ho incontrato gli Extraterrestri
nate mediante campi magnetici mobili che avanzavano ra-
pidamente, come pulsazioni in un’arteria, lungo le rotaie
magnetiche cave.
IL servizio aveva luogo a partire da grandi centri di
controllo elettronico, e quasi del tutto automaticamente
Il sistema agiva senza segnalazioni ottiche, in modo che la
velocita stessa non venisse alterata dalle condizioni di vi-
sibilita esterna, e neppure dalla nebbia pit fitta.
Mi colpirono molto anche i treni destinati al traspor-
to delle merci. In effetti si trattava di contenitori a de-
stinazione automatica. Essi venivano caricati, e il program-
ma di marcia era collocato alla loro testa. Poi il « treno fan-
tasma » partiva, senza anima viva a bordo, e individuava
da solo il percorso sulla rete verso il luogu di destinazio-
ne. Si muoveva senza rumori, scosse e vibrazioni ¢ di not-
te anche senza illuminazione, proprio come uno pud im-
maginarsi che uno spirito si muova fluttuando sopra il
suolo.
Non mancavano, perd, le note allegre. Per esempio,
un’attivita popolare definita viaggio con treni-hotel. Con
un gruppo di venticinque persone, si poteva riservare un
treno in tutto e per tutto, costituito come un hotel self-
service, e andare a proprio piacimento. Vi erano inoltre
delle specie di camping, nei quali tali treni potevano ve-
nire parcheggiati per uno o pit giorni. Per prolungare il
viaggio, bastava modificare il programma di marcia. In
questo modo essi potevano, spesso viaggiando di notte,
coprire enormi distanze.
Appena, perd, ponevo una domanda che esulava dal
programma stabilito, ottenevo strane risposte.
«Tutti possono pagare per andare in vacanza in que-
sto modo? ».
«No, nessuno da noi pud pagare, poiché da noi non
esiste denaro, Tuttavia, tutti possono andare’in vacanza
in questo modo ».
A mia richiesta, venne il turno delle automobili. Da-
vanti ad uno dei loro enormi cilindri in vetro abitabili
sostava un veicolo di forma aerodinamica su ruote incre-Capitolo 2 / 47
dibilmente piccole, il quale tuttavia era chiaramente un’au-
tomobile.
Il mio vivo interesse per le auto fu tuttavia in quel-
Vistante distolto dalla vista di due donne di Targa le quali,
in compagnia di quattro bambini piccoli, spiegavano loro
in modo comico il funzionamento dell’auto. Come ipnotiz-
zato, osservavo questi strani esseri esotici e la spiegazione
dell'auto andd in gran parte perduta.
I loro volti erano piti lisci e pitt finemente disegnati di
quelli degli astronauti, ed avevano come acconciature delle
strisce bianche ¢ viola disposte sulla fronte ¢ lungo gli oc-
chi, che mi facevano pensare ad indiani sul sentiero di guer-
ra, Contribuivano a questa impressione anche i motivi dai
colori violenti dei loro vestiti, che consistevano in un lar-
go pezzo di stoffa che passava per la testa con un foro
rotondo ed era fissato alla vita con una larga cintura, Ta-
Je drappo lasciava scoperti i loro lunghi avambracci e i lati
del corpo.
Al loro muoversi, abbondanti tratti del corpo si pre-
sentavano di volta in volta dinanzi alla macchina da presa,
€ questo mi permise di dare un’occhiata del tutto inattesa
all'anatomia di queste donne.
Sotto portavano ampie mutande di stoffa simile alla se-
ta che si chiudevano alle caviglie con un nastro.
I piedi nudi e larghi erano infilati in sandali aperti.
Si comportavano come abili mannequins ¢ si esibivano
in modo intelligente e controllato con movimenti guizzanti,
rapidi e vibranti.
Il loro abbigliamento esterno era portato solo per una
funzione estetica, perché esso non aveva in realtd nessuna
funzione coprente o isolante.
La cosa incredibile in tutta la situazione era il fatto
che esse indirizzavano la loro (per me muta) spiegazione
dell’auto alla macchina da presa, e cosi a me direttamen-
te, in modo che attraverso immagine viva mi sentivo fi-
sicamente presente quale personaggio principale delle loro
attenzioni.48. / Ho incontrato gli Extraterrestri
« E questo il modo corrente di vestirsi delle vostre don-
ne? ».
«Ti facciamo vedere la passeggiata di due madri con
i loro bambini verso una zona di ricreazione ove li segui-
remo con I’immagine. Hanno abiti estivi semplici, atti al
loro soggiorno. Noi non attribuiamo grande importanza al-
V'abbigliamento, ¢ dato che non abbiamo che queste imma-
gini, ti preghiamo di volgere Pattenzione all’auto ».
Le signore, nel frattempo, erano salite in macchina, con
la loro mobilissima progenie, e davano dimostrazione del-
la ditezionalita delle ruote. Risultd poi che queste ruote
avevano un’importanza minima: servivano soltanto a tra-
sportare il veicolo dal blocco di abitazione, attraverso la
strada, alla corsia a rotaie, poiché in seguito risultd che an-
ch’essa era un complesso di veicoli a rotaia, Contrariamen-
te ai treni, qui le espansioni polari magnetiche non erano
montate al di sotto, ma al di sopra del veicolo, cosicché i
veicoli risultavano sospesi alla corsia a rotaie. Il grande
pannello di vetro davanti alla parte inferiore del sedile an-
teriore, che dava a queste auto un aspetto esterno di eli-
cottero, aveva quindi un significato.
L’interno era comodo, con due spaziosi sedili a tre po-
sti e un vano posteriore per bagagli. Di lato, vi era una
porta scorrevole. Non era possibile vedere in nessun luo-
go qualcosa di simile a un cofano, e l'intero spazio era uti-
lizzabile. Il tutto dava l'impressione di una scatola auto-
portante senza telaio, né altro di analogo. La piastra di
fondo fungeva anche da pavimento.
Mi dava una strana impressione vedere questa insolita
« cosa » muoversi sulle sue rotelline. Da due piccole fen-
diture nella carrozzeria sporgevano le ruotine anteriori, di
circa 25 cm. di diametro, mentre le ruote posteriori erano
sistemate di piatto, Puna vicino all’altra, all’incirca sotto
il centro del sedile posteriore, e davano Vimpressione di
un triciclo.
Queste ruote posteriori, azionabili e manovrabili elet-
tricamente, permettevano al mezzo di girare completamente
su se stesso. La manovrabilita poteva percid essere para-Capitolo 2 | 49
gonata a quella di un battellino, il cui motore fuori bor-
do potesse ruotarlo di 360°. Si potevano vedere le caprio-
le pitt pazze. Poteva, per esempio, muoversi lateralmente,
all'indietro € ruotare su se stesso sul posto. In qualsiasi
modo lo si considerasse era Pideale per il parcheggio, am-
messo che ve ne fosse il problema.
Dopo Ia dimostrazione, le signore se ne andarono se-
guendo una larga strada color ocra che portava verso la
grande corsia centrale, fra i blocchi di abitazione.
In quel momento vidi qualcosa che superava quanto
fino ad allora avevo gia visto. Le grandi arterie, che dal-
Lalto sembravano solo strisce arancione, erano in realta un
sistema di strade e rotaie a tre strati sovrapposti, con una
intensita di traffico per noi terrestri inimmaginabile. L'ester-
no di tale arteria era dominato dagli edifici a pontoni sus-
seguentisi senza fine, il tutto in un arancione violento, su
cui si trovava, a guisa di pavimento, una struttura a ca-
selle a circa sei metri dal suolo. Al di sopra si trovava una
rete di rotaie a sei corsie su cui si snodavano lunghe tor-
pedini.
Le quattro corsie interne per il trasporto veloce a lun-
go percorso e le due esterne per il traffico locale.
Potevo constatare che i viaggiatori avevano da quel
punto una vista ridente di cid che li circondava.
Per le auto era la stessa cosa. Si muovevano come ac-
rei, a circa cinque metri dal suolo ¢, con quell’enorme pan-
nello di vetro davanti ai piedi, non vi era pericolo di ver-
tigini.
Delle dodici corsie a binario, quelle esterne erano adi-
bite al traffico lento di circa 40 km/h e diventavano sem-
pre pit veloci verso |’interno.
II sistema era completamente automatico: il guidatore
doveva scegliere solo Ja corsia, andarvi ed uscire. II resto
era compito del sistema a binari.
Se mai arriveremo su un tale pianeta, cid che faremo
per prima cosa sari giocare alle automobiline. A parte la
scelta del binario, non resta altro da fare. Il sistema rag-
gruppa le auto in gruppi di dieci, paraurti contro paraur-50 / Ho incontrato gli Extraterrestri
ti, a grande distanza dal successivo gruppo di auto, e cia-
scuno pud mettersi a suo piacimento: diritto, di traverso o
a rovescio.
Cid che si pud anche fare, cosa che mi & sembrata mol-
to popolare a Iarga, @ tenere |’amata tra le proprie brac-
cia. A prima vista la maggior parte degli abitanti di Iar-
ga sembrava avessero senza dubbio un’amante, dal momento
che a noi non sembrerebbe necessario abbracciare cosi for-
te la propria moglie a cinque metri dal suolo: non avrebbe
potuto certamente cadere.
Sotto intero stadio di rotaie si trovava una strada
principale a sei corsie color ocra, La superficie era prov-
vista di una specie di sistema a scaglie, ed in ogni sca-
glia si trovava un foro circolare, probabilmente con fun-
zioni di scarico. Su questa strada principale circolavano so-
prattutto autoveicoli personali sulle loro miniruote, ma an-
che alcuni « oggetti » simili a grandi carrelli per il traspor-
to di merci dalle stazioni agli edifici di abitazione, ed an-
che questi si muovevano a bassa velocita.
Le stazioni erano costruzioni ampie. Incombevano su-
gli incroci ferroviari come enormi strutture a crociera at-
traversate da piccoli tunnel contenenti le corsie per auto.
Intorno a queste strutture, al piano terra, era situato un
grande terminale di carico per il trasbordo dei treni merci
su trasporti a ruote.
La strada principale attraversava con un enorme in-
crocio circolare questa stazione.
Su queste rotonde non c’era, in verita, molto traffico.
Ebbi l'impressione che esse avessero piti la funzione di
punto iniziale e finale, e che, fra altro, vi si caricasse-
ro i carri merci.
La macchina da presa effettuava la sua carrellata lungo
le rotaie e seguiva fedelmente le due signore che giocavano
con i loro bambini.
La voce comincid ad attrarre la mia attenzione sulle
loro abitazioni cilindriche. La prima cosa che colpiva da vi-
cino era l’esterno, completamente liscio. Non era possi-
bile vedere alcuna scanalatura o spigolo. Le dimensioniCapitolo 2 / 51
dei pannelli di vetro erano strane, La separazione fra i
piani era visibile solo per una striscia bianco-crema di cir-
ca un metro d’altezza su cui si alzavano pannelli di vetro
di quattro metri e mezzo di altezza e di ben venti metri di
Junghezza. Questi pannelli terminavano su colonne grigio an-
tracite, che attraversavano l’intero edificio dal basso in
alto.
« Non produce troppo calore tutto quel vetro nelle vo-
stre case, auto € treni? ».
« No. Non’ si tratta di vetro normale, ma di una combi-
nazione di vetro e materiale sintetico. Esso comporta due
strati elettroconduttori mediante i quali si pud regolare la
trasparenza. Dall’interno si ha quindi un effetto rifletten-
te maggiore 0 minore. Si pud cosi regolare a volont la coi-
benza termica ».
Era questa, allora, la spiegazione della differenza che
si notava nella riflessione speculare delle varie superfici!
Traversammo un largo fiume muovendoci sull’impressio-
nante struttura di un ponte, e in un lampo scorsi migliaia
di Iargani lungo le rive. Vidi anche centinaia di bat-
tellini che affrontavano l’acqua agitata e un forte vento.
Erano cabinati aerodinamici che poggiavano sull’acqua per
mezzo di due aste fissate su due corpi a forma di cata-
marano.
Questi corpi si trovavano totalmente sott’acqua. La
cosa piti strana era che l’acqua agitata sembrava non ave-
re alcun effetto sul moto dei battellini. Avanzavano rapi-
damente, senza onda di prua.
La machina da presa non mi concesse, perd, altro
tempo per studiarli.
Il paesaggio cambid. Il suolo diveniva collinoso, ¢ in
Jontananza, nella luce confusa e bruna di Iarga, si eleva-
vano minacciosi ¢ alti dorsi montuosi. Fin dove era possi-
bile, sui pendii a perdita d’occhio, gli appezzamenti ret-
tangolari erano costellati da cilindri di abitazione e alte mu-
ta solcavano il paesaggio. Ora mi era possibile vedere da
vicino il paesaggio acquitrinoso prima accennato. I pendii,
suddivisi in appezzamenti piatti, divenivano pitt ripidi, le52 / Ho incontrato gli Extraterrestri
costruzioni terminavano, e termind anche la strada princi-
pale, ma la corsia continuava a serpeggiare attraverso un
paesaggio montano dapprima cortoso, e poi roccioso e de-
serto.
Tl resto del viaggio si trasformd in qualcosa di fanta-
scientifico. La corsia a rotaie correva come un enorme pi-
tone su montagne ed abissi. Enormi strutture di ponti so-
spesi si alternavano agli ancoraggi delle corsie a rotaie con-
tro le pareti verticali lisce. Di tanto in tanto, le auto
si trovavano sospese su grandi voragini € successivamente
su boschi folti e pianori erbosi.
Stazioni e parcheggi si facevano sempre piti affollati
di vetture. Questa regione montana sembrava essere una
enorme zona ricreativa, con bacini deserti e cascate spu-
meggianti.
Proprio quando ci stavamo avvicinando ad un enorme
lago montano verde, presso cui si vedevano di nuovo abi-
tazioni, l’immagine disparve, e fu sostituita dalla nota ve-
duta della zona di abitazioni.
Questa volta, perd, l’osservai con nuovi occhi. Con oc-
chi che cominciavano a comprendere qualcosa della perfe-
zione miracolosa di questo strano mondo esotico. Un mon-
do che dominava Ia sua sbalorditiva densita di popolazione
con un’efficacia raccapricciante. Un mondo senza scarichi,
cattivi odori, gas di scarico, congestioni o confusione. Ma
adesso constatavo qualcosa d’altro, e cioé la « giustizia »
che essi si prefiggevano continuamente. Sebbene fossi an-
cora allinizio della conoscenza di questa lontana civilta,
compresi che qui tutti gli uomini avevano gli stessi di-
ritti. Vivevano nelle stesse case, andavano nelle stesse au-
to e viaggiavano sugli stessi treni. Non vi era traccia di
poverta o ricchezza, nessuna differenza di nazionalita, razza
© colore.
Doveva essere un piaheta a conduzione unica. Ma in
apparenza guidato cosi rigorosamente e universalmente che
tutto era uniforme, pulito e standardizzato, Che terribile
visione!
Non potevo certo ancora sospettare che il mio terroreCapitolo 2] 53
per un mondo talmente monotono si sarebbe trasformato
in nostalgia per casa mia
Cominciai a chiedermi quanto avessero potuto costare
quei milioni, o meglio quei miliardi di chilometri di ro-
taie. Doveva trattarsi veramente di qualcosa di grandioso.
« Potete darmi una vaga idea del costo di tale siste-
ma di comunicazioni? ».
«Non @ facile. Sappiamo bene quanto rappresenta un
dollaro come prestazione di produzione, ma da questo a
passare al prezzo di costo di un’arteria di comunicazione,
il passo & lungo! Bene, tanto per dire qualcosa, poiché
possiamo solo tentare un calcolo approssimativo, con un
miliardo di dollari se ne potrebbe al massimo costruire un
tratto di cinque chilometri ».
« La cosa non mi stupisce; ma non sarebbe stato pos-
sibile farlo con un costo minore? ».
« Certamente, ma avremmo dovuto fare delle conces-
sioni alla qualita ¢ cid per noi @ impensabile. Una tale rete
di binari esiste solo grazie alla sua enorme durata, altri-
menti saremmo sempre occupati con le riparazioni. La no-
stra rete di binari non ha attriti, Resiste per secoli ».
Mi ripromisi con tutta serieta di non stupirmi pid di
niente.
«Se mirate a tali durate, allora non ha prezzo ».
«E di fronte ai tuoi occhi. Cid che @ necessario non &
una casa piena di banconote, ma il potere produttivo. So-
Jo una comunita con un sistema economico estremamente
efficiente pud permettersi il lusso di tali cose ».
I miei dubbi sui discorsi di stabilita sociale e giustizia
afliorarono nella domanda successiva.
«Il sistema che avete qui & dunque qualcosa di si-
mile a quello comunista? ».
«Il sistema economico cosmico e universale & simile,
nello stesso tempo, sia a quello comunista che a quello oc-
cidentale, ma non @ né l’uno né altro ».
La risposta corrispondeva a quanto avevo immaginato.
Ma che cos’era esattamente?
« Perché lo chiamate universale? ».54 / Ho incontrato gli Extraterrestri
«E il solo sistema che pud portare una razza ad un
livello di civilté che si chiama stabile e quindi all’immor-
talita. E la condizione cosmica, ancorata alle leggi natu-
rali ».
Condizione cosmica, immortalita? Cosa volevano dire
esattamente?
«Che cos’é esattamente la civilta? Temo che diate ad
essa un significato diverso da quello che intendiamo noi ».
« Problema grosso, Stef. Civilta @ la misura con cui la
comunitd provvede a coloro che sopravvivono, La misura
con cui si provvede ai malati, ai vecchi, ai poveri, ecce-
tera. In poche parole, la misura del disinteresse colletti-
vo».
« Magnifico! Vi seguo in pieno. Ma l’immortalita come
pud dipendere da questo? ».
« Semplicissimo! Il disinteresse rende una razza intel-
ligente immortale. Ma prima che tu possa capire completa-
mente devi salire con noi i gradini che portano all’inte-
grazione cosmica ».
« Incredibile! Avevo creduto che praticaste I'efficienza
come una forma di religione, ma adesso ho l’impressione
che anche il sistema economico venga considerato in que-
sto modo »,
«Hai capito bene; ma la parola religione 2 impropria
a questo proposito ».
« Davvero? ».
« Davvero ».
«Intendete che per cominciare si debba costruire un
mondo con questo grado di efficienza e qualita? ».
«Lo scoprirete da voi ».
«Ma per noi non va bene, non abbiamo tante tempe-
ste, né tante piogge; non dobbiamo vivere in cilindri [i-
sci. Possiamo migliorare il traffico aereo in modo enor-
me. D’altra parte, si pud regolare la natalita per contenerla
in limiti ragionevoli. Per voi tutto & efficienza e qualita,
anche in natura. Inoltre, siete di costituzione pitt robusta
e stabile della nostra ».
«Non ci ricordiamo di averti detto che dobbiate co-Capitolo 2 / 55
struire corsie a binari o case cilindriche. Non abbiamo
neanche detto che la vostra densiti di popolazione debba
raggiungere la nostra. Stai facendo nuovamente dei con-
fronti, ¢ ti preghiamo di non iniziare pit discorsi del ge-
nere; non portano a niente. Cerca solo di capire come ab-
biamo applicato al nostro mondo i concetti fondamentali
di una civilta elevata, ¢ cioé la liberta, la giustizia e ’ef-
ficienza. Tenta di capire che cos’? veramente la civilta.
Solo allora comprenderai la nostra risposta alla doman-
da che ci hai rivolto ».Capitolo 3
Leggi economiche universali cosmiche - Denaro e proprieta
sono segni di bassa civilta - Fabbriche di robot completa-
mente automatiche - Dischi volanti e battelli a comando se-
miautomatico - L’effictenza é cost importante? - Anche la
superproduzione é una follia! - Agiatezza senza limiti e si-
curezza dell’esistenza - Governo e ordinamento mondiali -
Il nazionalismo non @ civilta - Sistema superdemocratico o
totalitario?
Dopo la loro prima spiegazione sul concetto di efficien-
za, essi passarono senza interruzioni a quello di giustizia.
Nello stesso modo piano ed efficace, fui messo al cor-
rente in breve tempo delle leggi su cui si basavano i loro
sistemi economico e sociale. I] tema principale era sem-
pre lo stesso: V’efficienza della giustizia. Probabilmente vi
interessera sapere che cos’é il sistema economico cosmico
universale. Essi lo definirono in questo modo: @ un pia-
no economico il cui inditizzo @ il modo pit efficace di ot-
tenere, mediante Ia piti completa liberazione dal bisogno,
che gli uomini siano sollevati da esigenze materiali, e che
queste ultime non esetcitino piti alcuna influenza sui loro
atteggiamenti. In altre parole, si deve fare in modo che
ciascuno abbia a propria disposizione, in misura uguale
agli altri, quel tanto che sia sufficiente a renderlo disinte-
ressato nei confronti dei beni materiali, altrimenti si ha l’in-
vidia.58 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Ma anche cosf, una civilta & piti o meno stabile.
Annuii approvando: tutti gli uomini liberati dalle preoc-
cupazioni materiali, nessuna invidia ¢ cupidigia; proprio
cosi. Facile a dirsi! Come si pud raggiungere la reciproci-
ta? Forse con incantesimi al chiaro di luna? Ma anche gli
incantesimi erano chiariti: e¢liminazione di tutte le discri-
minazioni.
Se si spingono le cose alle estreme conseguenze, allora
tutto risulta chiaro. Continuai ad annuire, poiché « discri-
minazione » & una parola folle, di cui dobbiamo liberarci
al piti presto. Bene!
« Qual @ la prima discriminazione che si deve consi-
derare? ».
«E Ja proprietd personale. Qualsiasi forma di proprie-
ta € una discriminazione evidente rispetto ad un altro uo-
mo che possieda poco o nulla. Si hanno solo due soluzio-
ni: © tutti posseggono nella stessa misura o nessuno pos-
siede niente. L'ultima @ la pitt efficiente ».
Mi irrigidii completamente. Cosa dovevo dire io diri-
gente benestante? Abolire la proprieta? Santi numi, quel-
li erano comunisti della piti bell’acqua! Questo discorso
non avrei proprio dovuto cominciarlo! Non portava a nien-
te! Ero in dubbio se esprimere o meno le mie perplessita,
ma nel frattempo la spiegazione proseguiva:
« Coerentemente a quanto detto, deve essere soppres-
so anche il denaro, poiché esso é forma innegabile di pro-
prieta ».
Chiarirono il loro concetto ulteriormente.
«Denaro e proprieta sono indici di un livello di civil-
ta molto primitivo! ».
Quando capitava loro di trovare un pianeta abitato
da una razza intelligente, questa era la prima cosa che pren-
devano in esame. Ebbi la netta impressione che si consi-
derassero come un particolare tipo di scimmie intelligenti.
II fatto che avessimo Vintelligenza che ci rendeva capaci di
costruire missili, ma nello stesso tempo non riuscissimo a
comprendere la necessita di sopprimere immediatamente laCapitolo 3 / 59
legge naturale della giungla ¢ il diritto del pid forte, era
per essi qualcosa da studiare attentamente.
Che cosa avrei potuto fare?
Ingoiai con amarezza una qualsiasi prevenzione e guar-
dai con sospetto alle loro sembianze di scimmia che atten-
devano con interesse una risposta.
Dissi che non ci avevo mai pensato. Cid che essi ave-
vano potuto scoprire sulla Terra in quanto a discrimina-
zioni era molto di pid di quanto avessero potuto pen-
sare.
Essi vedevano i terrestri continuamente affannati a cer-
care nuove discriminazioni. Non facevamo altro che parla-
te di discriminazioni, ma il risultato era che ne compari-
vano sempre di nuove. Notevole era il fatto che non
eravamo mai d’accordo. Non si poteva accennare ad un pro-
getto politico 0 comunitario senza che qualcuno si oppones-
se ad esso.
Non potevo sentirmi irritato dal fatto che questo ciar-
lare inutile, questa vana diatriba suscitasse il loro sorriso.
Draltra parte, era certo pit raccapricciante che comico quan-
do alla differenza di potere intellettuale si accostava l’ar-
senale di armi atomiche con i loro inimmaginabili effetti
distruttivi e contaminanti. E tutto cid premendo un solo
bottone!
Com’era possibile per noi dormire ancora tranquilla-
mente?
Spiegai loro che avevamo imparato a vivere con qual-
cosa che non poteva essere cambiato.
Idea assolutamente folle; un cambiamento & sempre pos-
sibile. Basta porre un termine alle discriminazioni e cam-
biare del tutto Ia nostra legislazione! La sola difficolta @
la proprietd privata. Si pud rinunciare ad essa? Dissi che
io non lo credevo. Convincere l'uomo a rinunciare alla
proprieta personale non satebbe stato possibile, poiché cid
avrebbe toccato direttamente il suo « io ».
Certo, avremmo voluto migliorare il mondo, ma comin-
ciando dal nostro vicino, Tutto qui: egoismo!
Ma anche ad un egoista si pud spiegare che un mon-60 / Ho incontrato gli Extraterrestri
do senza discriminazioni diviene molto pit abitabile, ¢ che
sarebbe possibile creare una prosperita almeno cinque vol-
te maggiore di quella attuale; dal punto di vista mondiale
anche dieci volte! Certo, tutto sarebbe diverso, ma attual-
mente da noi il risultato concreto @ stato che una socie-
tA senza proprieti personale (quella comunista) ha creato
solo una prosperita minore.
« Ah, le cose stanno cosi? ».
Avevano capito, Peccato che gli ideali di tipo comuni-
sta fossero venuti meno per inefficienza, altrimenti avreb-
bero potuto dare una speranza. Mi accorsi, perd, che que-
sto mio ragionamento aveva un vizio di partenza. La ve-
ra inefficienza del sistema stava in un errore di fondo. Es-
so si basa, infatti, su un’economia a conttollo statale e
non su di una proprieta comunitaria.
Anche il blocco occidentale, peraltro, porta piti o me-
no agli stessi inconvenienti poiché anche da noi si ha una
ingerenza statale sempre maggiore. No, la sola buona so-
luzione @ l'economia universale! Questa avrebbe permes-
so una espansione economica senza intralci. A questo pun-
to, gli esperti dell’economia di Targa cerearono di chiarir-
mi le idee.
Per il lettore che si interessi di economia tenterd di
spiegare nel modo piti succinto quanto credo di aver ca-
pito.
La produzione totale di beni e servizi su Iarga @ nel-
le mani di alcune organizzazioni gigantesche, i « trusts ».
Si tratta di organizzazioni potentissime le quali compren-
dono individualmente milioni di prestatori d’opera e che
sono attive sull’intero pianeta. Si hanno trusts primari, i
quali. mediante canali di distribuzione propri entrano in
contatto con il consumatore, e trusts secondari che fanno
capo ai primari.
A Targa nulla & pagato, ma solo registrato. Per ogni
abitante, nel centro di calcolo di ogni cilindro di abita-
zione, viene registrato cid che consuma e si controlla che
non sia pit di quanto abbia diritto a ricevere. Tutte le
registrazioni passano attraverso questi calcolatori collegatiCapitolo 3 { 61
ai grandi « magazzini di blocco » di ogni cilindro di abita-
zione.
In questo modo, non si compra niente. Cose grandi ¢
costose come abitazioni, auto, battelli, oggetti preziosi,
ecc., possono essere solo affittate. Essi chiamano tutto cid
esercizio del diritto d’uso.
Cose meno care non vengono affittate perché non sa-
rebbe efficiente, ma se ne esercita il diritto di uso per
tutta la vita senza considerate il valore globale.
i tratta quindi di qualcosa di simile alla proprieta
com’ intesa da noi, solo che i beni, alla morte dell’uten-
te, ritornano ai trusts.
Infine, ultima categoria: articoli d’uso e prestazioni
di servizi. Di essi non si considera il valore totale e si
ha il diritto d’uso. Accade qualcosa di simile anche da noi,
soltanto che per quanto riguarda i beni non se ne pud ave-
re in dotazione pit di quanto sia ragionevolmente neces-
sario per il proprio uso.
Per un cittadino si tratta in pratica di quello che noi
conosciamo come conto bancario o postale. Soltanto che
essi pongono il controllo all’emissione, noi all'entrata. E
proprio una differenza che vale la pena di considerare.
Giuridicamente parlando, tutti i beni restano in ogni
momento proprieta del trust che li ha distribuiti, ¢ cid
non significa soltanto che il trust garantisce il manteni-
mento, le riparazioni ed una durata determinata, ma an-
che che sopporta il rischio totale della perdita o distru-
zione. Per questa ragione, tutti i beni di consumo sono
di ottima qualita. Infatti, la riparazione non & solamente
costosa ma anche terribilmente inefficiente.
Tradotto sulla Terra, questo sistema segnerebbe la fi-
ne delle compagnie di assicurazione, del commercio al det-
taglio e delle officine di riparazione!
T trusts lavorano sulla base dei prezzi di costo per cui
il nostro termine « rendimento » @ sostituito dai « costi
della continuita ».
Ogni trust conduce una politica di investimenti per
la sostituzione ed ampliamento dei suoi mezzi di produ-62 / Ho incontrato gli Extraterrestri
zione. Fluttuazioni congiunturali sono percid sconosciute.
La loro economia ha la stabilita di una roccia. Tutto pa-
re previsto e pianificato per un ampliamento continuo,
precisamente come nelle nostre grandi societa. Anche qui
vale la patola magica: automazione.
«Ti interesserebbe vedere anche un paio delle nostre
industrie robot completamente automatiche? ».
« Naturalmente! Perché no? ».
Sullo schermo dinanzi a me apparve un enorme edifi-
cio a forma di stella che potrei definire efficacemente so-
lo come una stella marina del diametro di circa un chi-
lometro.
Il terreno intorno alla fabbrica era una selva di strut-
ture a rotaia su cui erano sospese o si muovevano delle
torpedini da carico. Alle punte della stella esse si spinge-
vano fuori e dentro l’edificio. II terreno era, per il resto,
assolutamente sgombro. I carri fungevano evidentemente
da contenitori che portavano le scorte di lavoro alla fab-
brica. Successivamente mi fecero vedere in alcuni minuti
Tinterno della fabbrica, Le punte della stella marina con-
tenevano i dispositivi di scarico automatici dei carri che
portavano il materiale greggio. Per la prima volta potei
udire il loro rumore originale. Serie sonore incredibilmen-
te cupe si alternavano a rumori laceranti e sibilanti. Era
un inferno di rumori che rimbalzavano senza sosta nel pic-
colo spazio di acciaio in cui mi trovavo. Ancora una vol-
ta, avevo lo stesso senso spaziale dell’immagine. A destra,
a sinistra, in alto, in basso, udivo, passando, quali erano
precisamente le macchine che producevano determinati ru-
mori.
Il numero delle macchine era enorme: caldaie, serba-
toi, valvole a cerniera, fornaci con metallo incandescente
e presse che emettevano nubi di vapore aprendosi si al-
ternavano con enormi ferri di cavalo, con Lunghi isolatori
per l’alta tensione e apparecchi scintillatori. Piccole mac-
chine minute ruotavano, si ribaltavano o avevano movi-
menti zigzaganti con i loro prodotti.Capitolo 3 / 63
Alcuni Iargani in tuta arancione ed elmi di tipo spaziale
in testa, che lasciavano scoperti soltanto naso e bocca, la-
voravano qua ¢ 1A. Ma fuori della camera di controllo non
ne ho visti pitt di quaranta.
Verso il centro della fabbrica si concentravano le linee
di montaggio, e subito dopo mi fu chiaro che qui si co-
struivano auto. Ad un certo momento apparvero le porte,
un po” pitt tardi la meta inferiore con le ruotine, eccetera.
Le cose piti impressionanti erano le benne (1) metal-
liche che operavano proprio come braccia e mani umane.
Queste benne erano fissate su un sistema articolato con un
giunto, ed eseguivano movimenti che sembravano tali e
quali a quelli di un braccio umano. C’erano benne grandi
e lente, e ve n’erano di piccole, che lavoravano a ritmo
frenetico. Nell’istante preciso in cui la benna si chiude-
va, il pezzo relativo si trovava sul posto. I] braccio ruo-
tava e sistemava il pezzo al millimetro, nel foro o nel pun-
to in cui doveva.
Nello stesso istante, le altre benne si trovavano 1a
dove dovevano effettuare lo smontaggio. Cosi prendeva
forma la macchina, pezzo per pezzo, fino a divenire un
insieme impeccabile, veloce e senza far ricorso alla mano
d’opera.
Erano soprattutto le benne che davano |’impressione
che quella macchina gigantesca con quel rumore laceran-
te fosse dotata di vita propria come un mostro intelli-
gente.
Proprio al centro della stella marina, disposte orizon-
talmente sotto la camera di conttollo centrale, converge-
vano due linee principali. La parte inferiore completa del-
Yauto, con le ruote, il volante e i sedili veniva qui di
un sol colpo riunita alla parte superiore completa di ve-
tro, guida e porta. Qui si trovava la batteria pid im-
pressionante di benne di acciaio sistemate su giunti sno-
dabili.
(1) Apparecchio manovrabile per asportare ¢ portare materiali. (N.d.R.).1. Abitante di Targa, umanoide che vive in tale pianeta, distante
dieci anni luce dalla Terra,
Osservando questa intelligente creatura extraterrestre, dobbiamo
astenerci dal giudicarla pid o meno «bella» di noi. L’abitan-
te di Targa, con le orecchie aguzze, la fronte divisa da un sol-
co centrale e le sopracciglia molto pronunciate e spioventi ci
potrebbe apparire come una « regressione » da un punto di vi-
sta antropologico. Dobbiamo perd tenere presente che molte
carattcristiche esteriori sono una diretta conseguenza dei fat-
tori climatici e gravitazionaliapeuoweyaesSnue ompoosddy «1
oupwwar our *
a1UP[OA ODsIP UN Ip oZZMPS “
prow
Ip ouodsen v pIQIpe yoojoA 2 Iusxy “}
‘aqmo1 9 apens Ip opowuy “¢
z
ooyen Ip eyeweun Ip ajoonmeg *
we (tse
| Yopsshupoot
I = va
®)12/13. 1 ponti galleggianti di Targa sono destinati esclusivamen-
te ai treni, che procedono su dei pattini scorrevoli sopra ro-
taie magnetiche. Dovendo compiere viaggi oltremare, si lascia
a casa la propria automobile, poiché giunti a destinazione si
pud usufruire di un analogo autoveicolo. Lo stare insieme, ¢
quindi anche i viaggi in comune, sono un fattore essenziale
nella vita degli abitanti di Targa. Questi treni-robot sono si-
Ienzosissimi e molto confortevoli.14. Macchina agricola automatica comandata da una stazione di
controllo centralizzata. La macchina opera su un terreno di
m. 250 di larghezza e di Km. 10 di lunghezza (circa 250
ettari). L'acqua e il fertilizeante sono irrorati da un serbatoio.
Alle due estremita della rotaia, lunga Km. 10, il serbatoio au-
tomatico e la gru orizzontale compiono un giro di 180° per
lavorare un’altra striscia di terreno. Nellagricoltura di Targa
non si usano fertilizzanti chimici, né sostanze tossiche. Que-
ste macchine sterlizzano il terreno con un raggio mortale, pri-
ma della semina. Pertanto & molto pericoloso sostare in loro
prossimita quando sono in funzione.15. Particolari di una macchina agricola16. 1. Veduta dall’alto e sezione di un cilin-
dro di abitazione
2. Tre fra i pitt comuni alberi di Targa
3. Fabbrica di robot2/3.
Schema di nave spaziale. In basso a destra 2 riprodotta in
una normale automobile per dare un’idea delle proporzioni.
La nave ha un diametro di circa 250 metri, e i due dischi: mi-
nori sono usati per gli atterraggi
1.
2.
3.
Corazzatura.
Acceleratori di particelle ¢ anello di stoccaggio (anti-mate-
ria?) di propulsione principale.
Connessioni tangenziali fra acceleratori di particelle e anello
di_ stoccaggio.
. Strutture principali
Rivestimento dello scafo e sistema di raffreddamento.
Scafo a pressione.Swan
IL.
. Settore per Pequipaggio dell’unita di atterraggio.
13.
14.
Vano per apparecchiature.
Serbatoi per combustibile (acqua) della nave
Settore per equipaggio, colture alimentari_ ece.
Unita di atterraggio: « disco» per pianeti con superfici ae-
quee {diametro 80 m. circa).
Serbatoi per acqua dell’unita di atterraggio.
Torre-comando a traslazione all’esterno.
Direzione di accelerazione costante (e decelerazione).4
5. Un’arte
ficienza ac
nostri i
radale di Targa. E basata sul principio che V'inef.
resce V'egoismo degli ute
ti; cid appare evidente nei
orghi stradali. La capaciti di quest’arteria 2 circa cen:
to volte superiore di quella delle nostre autostrade a sei cor-
sie e ha in piti un doppio binario; possono percorrerla pitt di
un milione e mezzo di persone l’ora,
Al piano di superficie, vi sono sei corsie per trasporti su ruo-
te a brevi dist 1 di sopra, una struttura gigantesca per il
trasporto su rotaie: dodici bi
ze.
ri per auto sospese e sei binariper treni. Le auto sono introdotte e rimosse dal lato esterno
del sistema di rotaie mediante una rotaia discendente e attra-
verso appositi scivoli, nei quali scorrono i sostegni, simili a pat
tini, posti sul tetto di ogni auto.
Metodi elettromagnetici per il distanziamento nel binario ¢ per
la propulsione rendono possibili velocit2 elevatissime, nella
massima sicurezza, Velocita, fermate va
zoni vengono programmate elettronicamente
joni nelle destina-6. Serione parziale di un cilindro rotante di abitazione
La costruzione @ cosi stabile che lo scheletro (tetto, pavimento
€ parete del cilindro) ha una durata superiore a mille anni,
nonostante i violentissimi terremoti che scuotono Targa.
I moduli abitativi (m. 20x 20x60) costruiti con materiali sin-
tetici, si possono sfilare lateralmente se si rende necessaria la
loro sostituzione. Il diametro dell’edificio 2 di m. 300, V'altezza
dim. 135, L’insieme pud ospitare 10.000 individui, offrendo
a ciascun abitante uno spazio di m* 50. A cid si aggiunge T'uso
in comune del giardino interno riscaldato. Le pareti esterne del
cilindro sono lisce per proteggerlo dalle piogge ¢ dai forti
venti.
Le comodita sono tali che le donne non hanno piti la necesita
di eseguire i lavori domestici
Tuttavia i fattori della sicurezza e delle comoditd di tali ci-
lindti sono considerati secondari: la loro furzione principale &
quella di procurare il maggior numero di contatti « umani» in
assoluta liberta.7. Disegno in scala di un’« automobile» di Iarga secondo i dati
forniti dall’autore. Le misure corrispondono a valutazioni basa-
te su unitt di misura terrestri. Le piccole ruote posteriori so-
no orientabili; all’occorrenza tutte Je ruote sono retrattili, quan-
do il veicolo corre su rotaie.
8./9. (Alle pagine seguenti). Veduta d'insieme di pacsaggio di
Targa. I grandiosi cilindri d'abitazione sono tutti collegati tra
oro e alle grandi arterie di traffico. Sulla destra appaiono 20-
ne coltivate meccanicamente, con apparecchiature automatizzate.Capitolo 3 J 65
di abitazione in loco, ciot dove esse formavano i gtossi
cilindri,
In una zona da adibire ad abitazione, avevano comin-
ciato a costruire un grande cantiere (impossibile chiamar-
lo piccolo!) destinato ad un determinato scopo industriale.
Costruivano allora, solo provvisoriamente, un mostro-
robot, che produceva sezioni complete di abitazione.
Ogni sezione era circa 20 x 20 metri, era alta 6 metri,
€ presentava due piani di abitazione. Erano totalmente
di materiale sintetico e gia complete di vetri, mobili, mac-
chine di tutti i tipi, apparecchiature di comunicazione. Abi-
tabili, cioe, fino all’ultimo dettaglio.
Guardavo, stando sul posto, e quasi non credendo ai
miei occhi. Poggiata al suolo, vi era una possente struttu-
ra a pontoni, a forma di stella, del diametro di oltre 300
metri. La loro copertura aveva la forma di un semidi-
sco con convessita volta verso l’alto, mentre le fondamen-
ta avevano la stessa forma, ma con la convessita volta
verso il basso. Tutti i pontoni convergevano al centro su
un enorme anello e l’altezza del pontone era cola di alme-
no 20 metri.
Questi pontoni erano coperti dal basso in alto con pia-
stre grigio-scure simili all’involucro della loro nave spazia-
le. Il punto essenziale della costruzione era che adesso su
questo disco veniva costruito un pesante cilindro_ solido
di 20 metri di diametro, e piti precisamente di una struttu-
ra in acciaio annegata in qualcosa di simile a calcestruzzo
nero. Lo spessore del muro ottenuto eta di circa 3 metri.
Aveva cosf origine una pura forma a scatola che veniva
scoperchiata dall'alto da una struttura da tetto che come
peso non era da meno della fondazione. Essa veniva ri-
coperta solo di vetro. La « scatola » aveva una tale sta-
bilitd che il tutto avrebbe potuto essere sollevato senza
che nulla si rompesse o incrinasse, Forse resistevano ai ter-
remoti? Ma finora, oltre il settore delle « cantine », si ave-
va solo una carcassa da cui sporgeva una selva di men-
sole pesanti. Ma una volta finito, il resto sarebbe stato66 / Ho incontrato gli Extraterrestri
un nonnulla. A bordo della struttura di copertura in ag-
getto venivano issate Je unita di abitazione complete ¢
sistemate sulle mensole cost da rimanere sospese contro
la parete di cemento. Esse si adattavano l'una all’altra con
estrema precisione e cosi dinanzi ai miei occhi ebbe luogo
in rapida ripresa un cilindro di abitazione di unita abi-
tabili, a sostegno completamente libero.
Che splendida costruzione! Tutte le abitazioni erano ri-
vestite da uno spesso strato tipo piuma, ed erano comple-
tamente indipendenti dalle abitazioni circostanti. Nessun
disturbo acustico, nessun rumore! Se una o piti abitazioni
avessero dovuto essere danneggiate, per esempio da un in-
cendio, esse sarebbero state molto semplicemente rimos-
se € sostituite con altre nuove. La carcassa era di qualita tale
da resistere migliaia di anni, anche perché protetta dalle
intemperie dallo « strato » delle unita di abitazione. Quan-
do le abitazioni erano consumate o invecchiate si rinno-
vava la zona abitabile. La vecchia abitazione veniva ri-
mossa € sostituita con una nuova. Mi dimenticai di chie-
dere che cosa facessero con le vecchie, ma certamente non
le gettavano. Era vera efficienza quella che vedevo, e pen-
sai che sarebbe stato bello averla anche da noi! Perché no?
«Quando vi sento parlare di qualita e durate di mi-
gliaia di anni e di sistemi di binari di secoli, ho l’impres-
sione che Targa si persegua una pianificazione a scadenza
molto lunga. Percid la nostra, che prevede solo alcuni an-
ni, & un giuoco da bambini ».
«La spiegazione non ci sembra difficile. Una razza che
vive sotto la minaccia di annientamento bellico, non per-
segue logicamente piani a lunga scadenza. Per una razza
assoluta le cose stanno diversamente. Con I’aumentare del-
le capacita di guida (livello mentale) dell’uomo il suo sguar-
do si proietta sempre piti lontano.
Abbiamo creato nel nostro pianeta le circostanze con
cui possiamo conservare la nostra razza per secoli. Vivia-
mo in un mondo stabile su un pianeta pulito per cui pos-
siamo conservare Pequilibrio naturale a tempo indetermi-Capitolo 3 / 67
nato. Siamo continuamente occupati a rendere il nostro pia-
neta sempre piti e sempre meglio abitabile. La Terra, al
contrario, vive di oggi e di ieri non preoccupandosi mi-
nimamente delle generazioni future ».
« E stupendo aver cura di una lontana posterita! ».
«Se riuscirai a capire cosa rapptesenti una supercivil-
ta, anche questo atteggiamento ti sara chiaro ».
Dopo questo responso da oracolo, l'immagine passd ad
un panorama marino. Era veramente un gesto amichevole
da parte degli astronauti, poiché volevo vedere come una
vera nave su Targa potesse resistere alla violenza di ac-
que in tempesta e alla violenza dei venti. Avevano, pe-
rd, soltanto navi per scopi speciali ¢ mi fecero vedere dei
rimorchiatori d’alto mare che trascinavano a destinazione
sezioni chilometriche di ponti oceanici, galleggianti al loro
fianco, Erano catamarani, I due corpi erano semigalleggian-
ti, ossia allo stato di quiete galleggiavano proprio a filo di
superficie. Una bassa cabina aerodinamica, non piti gran-
de di un autobus, si ergeva su due grosse rampe telesco-
piche alte circa tre metri sul livello dell’acqua. All’interno,
erano montati in totale quattro sistemi ad elica ruotanti. I
getti propulsori potevano venire orientati in tutte le dire-
zioni, in avanti e indietro, verso V’alto e verso il basso.
Se la nave si dirigeva in pieno mare, allora un disposi-
tivo di controllo faceva in modo che i getti propulsori ti-
tassero i corpi circa sei metri sott’acqua. Le rampe telesco-
piche allora si allungavano, per cui la cabina si veniva a
trovare piti o meno a sei metri al di sopra della super-
ficie. Un dispositivo di stabilizeazione correggeva i getti
propulsori in modo che Ia nave restasse sempre verticale.
Tl risultato era che si vedeva emergere dall’acqua solo la
cabina su due zampe, in modo cosf stabile che sembrava
che le «zampe » stessero appoggiate sul fondo. Queste
navi andavano nello stesso tempo sopra e sotto le onde,
cosi da non dover vincere la loro resistenza. Una tipica
struttura Iargonata, efficiente e confortevole.
Probabilmente questo tipo di nave pud venire impie-
gato anche da noi. Avevo in mente questo, quando chie-68 / Ho incontrato gli Extraterrestri
si loro di poter vedere da vicino un disco volante, ma
purtroppo la loro tecnica era cost avanzata che non ci si
capiva un’acca.
Era un disco aerodinamico, argenteo e stupendamente
rilucente, di circa 30 metri di diametro, Sul lato inferiore,
al centro, aveva un pannello di vetro dove un equipag-
gio di tre uomini sedeva con i piedi in alto, e dall’alto
vidi una cupola di navigazione di vetro. Sul bordo infe-
tiore vi erano delle fessure, e quando volava radente al
suolo sollevava dei turbini di pulviscolo.
Per questo all’inizio avevo pensato che fosse una spe-
cie di elicottero che soffiasse aria in basso.
Avrei dovuto pensare, perd, che essi non avrebbero
mai volato con qualcosa di cosi primitivo. La macchina
volante veniva azionata da un meccanismo che si « oppo-
neva » alla forza di gravita, ¢ il turbine di materia era
causato dall’« eco a terra» di questa macchina funzionan-
te con l’uso della forza di gravita. Le prestazioni di cui
era capace erano inaudite.
Essi mi mostrarono « la cosa » nel trasporto di un ca-
rico di tronchi in un terreno montano inaccessibile. La mac-
china volante trasportava il carico di varie tonnellate, tenen-
dolo sospeso con due cavi di acciaio a manovra univer-
sale; poteva timanere assolutamente immobile su un pun-
to fisso durante una tempesta o un uragano, ed era in grado
di atterrare ed ammarare, di muoversi ovunque pneuma-
ticamente, ma poteva anche uscire dall’atmosfera ¢ rientrarvi.
Quando chiesi loro, stupito, se si trattasse di una nave spa-
ziale, essi mi risposero molto semplicemente:
«No, poiché con questa macchina spaziale ci si pud
spostare solo nelle vicinanze del pianeta. La forza di gra-
vita deve, in altre parole, richiamarla; la sua forza motri-
ce potrebbe anche sollevarla fino ad un punto dal quale
non potrebbe poi tornare indietro, PercidO occorre fare
attenzione a non volare troppo forte, perché se si supe-
ra la velocita di fuga del pianeta, allora dovra intervenire
una vera e propria nave spaziale per riportare la macchina
su Targa ».Capitolo 3 | 69
Purtroppo non mi fu consentito di vedere una vera e
propria nave spaziale. C’erano, secondo loro, cose piti im-
portanti da discutere; cos{, procedemmo nel capitolo del-
Peconomia.
Mi avevano dato, a loro avviso, un’impressione sufli-
ciente dell’efficienza produttiva e della capacita di investi-
mento dei loro trusts; passarono quindi a spiegarmi la lo-
ro interdipendenza strutturale.
A dire la verita, la cosa sul momento non mi entusia-
smo eccessivamente. Una societd senza proprieta @ forse
interessante come curiosita, ma non le riconoscevo un si-
gnificato pratico. In seguito me ne dispiacque molto. Per
mancanza di interesse mi sono lasciato sfuggire le nozioni
circa una parte importante della loro struttura organizza-
tiva.
Non mi ricordo tutto quanto mi venne illustrato. Una
societi cosi imponente e possente opera con divisioni e fi-
liali molto ben distribuite geograficamente e centralizzate
di quel tanto che basti alla produzione automatica.
Alla testa di ogni trust si trova un presidente, che
membro del gruppo di produzione del regime mondiale. I
trusts sono in concorrenza tra loro e i prezzi sono deter-
minati dalla legge della domanda e dell’offerta: quindi, mer-
cato libero. I loro costi vengono espressi in ora-lavoro stan-
dard, denominata ura. Alla domanda di come potessero cal-
colare un costo (per esempio quello di minerali) la risposta
fu che tutti i tesori della terra ed anche quest’ultima so-
no teoricamente gratuiti in una societa che non contempla
la proprieta. Cid significa che il costo deriva da quelli di
ricerca e di estrazione, lavorazione e distribuzione.
«Come pud un trust, che lavora su prezzi di costo,
vendere, poniamo, dell’oro, il cui gettito, per la legge del-
la domanda e dell’offerta, si trovera al di sopra del prezzo
di costo? ».
«Tu prendi come esempio loro, ma in molti settori
si possono indicare solo pochi articoli simili, il cui gettito
superi il prezzo di costo. Percid non vi sono problemi. I
trusts sono cosi grandi e hanno una gamma cosi vasta70 / Ho incontrato gli Extraterrestri
di lavoro che tali gettiti extra vengono assorbiti, ed infine
vanno a favore degli altri articoli dell’assortimento. Inol-
tre, partendo dalla pianificazione centrale, si pud influen-
zare, mediante adattamento della produzione, sia la do-
manda che l’offerta. Per gli alimentari si pud inoltre, col
nostro sistema di pasti gid preparati, stimolare la scelta
del consumatore in una certa direzione. Se, infine, si vuole
raggiungere la meta dell’economia universale si dovri avere
un adattamento di produzione tale che, malgrado la libera
scelta del consumatore, la legge della domanda ¢ dell’of-
ferta non possa piti esercitare alcun effetto pratico ».
«Ma si pud raggiungere quanto voluto con la pubbli-
cita! », intervenni io, Questo provocd nuove reazioni da
parte loro. Mi spiegarono che dal loro punto di vista quel-
lo che noi facciamo sotto la denominazione di « pubblici-
ta», « propaganda » e « relazioni pubbliche » & molto re-
moto da tutti i limiti della razionalita, dell’efficienza e del-
la normalita. La grande quantita di denaro e di lavoro, cioé
la parte di produzione che consumiamo per questo tipo di
attivita, ed in misura sempre maggiore, @ veramente |'ul-
timo limite che una mente non efficiente pud raggiungere.
Ma guarda che bella idea hanno avuto i terrestri! Indo-
vinate un po’: l'invecchiamento artificiale!
Con una rapida progressione di modelli apparentemen-
te nuovi, una parte di pubblico, caratterizzata da una fre-
nesia verso « simboli di stato », viene invitata a procurarsi
sempre l’ultimo tipo di qualsiasi cosa, e questo prima che il
periodo tecnico di effettivo invecchiamento dell’oggetto stes-
so sia trascorso.
La conseguenza di tutto cid @ una grande dissipazio-
ne di beni ed una forma diretta di diminuzione di prospe-
rita, perché significa sciupare inutilmente capacita produt-
tiva e materie prime, oltre a non sfruttare a fondo e
completamente cid che si @ prodotto con un alto costo, sul
quale Ia stessa pubblicita incide in misura non_ indiffe-
rente.
Tra Valtro, la maniera piatta con cui siamo spinti al-Capitolo 3 / 71
Vinvidia reciproca e all’egoismo, secondo la loro etica, &
considerata criminale. Questa incitazione al materialismo,
pericolo morale per una razza intelligente, & contraria ad
ogni sentimento di giustizia.
Pensai, a questo punto, che avessero finito, ma I’ar-
gomento pit interessante doveva ancora venire.
La nostra pubblicita era qualcosa di scandaloso e di
assurdo, inaccettabile da un punto di vista razionale, eco-
nomico ed etico.
In una societ socialmente stabile si ha diritto non so-
lo alla libera espressione delle opinioni ma, e soprattutto,
alla libera formazione delle opinioni, La propaganda, V’in-
formazione parziale e pressante, continuamente ripetuta,
hanno attaccato Ja libera formazione delle opinioni e que-
sta, per loro, era una discriminazione inaccettabile. E bene
lo si sappia!
Alla mia timida domanda di come potessero farsi con-
correnza senza pubblicita fu data ancora una volta un’ampia
risposta:
«I rapporti concorrenziali hanno otigine esclusivamen-
te dalla libera scelta del consumatore, e non hanno nien-
te a che fare con l’indirizzo che intendiamo dare alla scel-
ta che @ una conseguenza della pubblicita ».
Liindirizzo alla scelta era dato da loro (naturalmente!)
in modo pit efficiente. Su Iarga vi sono due organizzazio-
ni di consumatori mondiali, che operano una ricerca di mer-
cato totale. Esse analizzano i valori d’uso e la qualita di
tutte le merci, ed aiutano ed indirizzano il pubblico illu-
minandolo nel modo piti oggettivo sull’assortimento dispo-
nibile. Queste due organizzazioni stimolano i trusts a pro-
durre merci di cui si sente la necessita.
I trusts non sono autorizzati a fare pubblicita o ad
adoperarsi in qualsiasi altra opera di persuasione, vista e
considerata Pimpossibilita di obiettivita da parte loro. So-
lo le organizzazioni dei consumatori informano il pubbli-
co. Cosi la scelta di un pubblico inesperto ¢ senza idea di
che cosa siano prezzo e qualita & stata sostituita da una
scelta fatta da scienziati che esaminano i prodotti in la-72 | Ho incontrato gli Extraterrestri
boratorio. Essi fanno inchieste presso il pubblico e si preoc-
cupano anche della possibilita di libera scelta. Se si inten-
de, per esempio, che il pubblico debba scegliere fra cin-
que marche di apparecchi televisivi, allora essi hanno cu-
ra che vi siano cinque trusts che li producono.
Eppure, per quanto avevo visto, mi sembrava che a
Targa non vi fosse molto da scegliere. Tutto uguale! Stes-
se automobili, stessi beni, stesse case. Avrebbero dovuto
farmi presidente di tale trust di consumatori, ed allora avrei
dato un bello scossone! Con loro rincrescimento, dovette-
ro darmi ulteriori spiegazioni.
«I presidenti di questi due trusts fanno parte del grup-
po centrale di pianificazione del governo mondiale. Questo
gruppo cerca di guidare la specie e di condurla al risultato
finale di una vera civilta. Per cominciare, essi devono, con
cambiamenti della produzione, rendere non operante la leg-
ge della domanda e dell’offerta; quindi, dovranno promuo-
vere un’agiatezza talmente elevata da far s{ che nessun uo-
mo si preoccupi piti di problemi materiali. Questo gruppo,
in tal modo, stimola anche lo sviluppo mentale della no-
stra specie. Prendi ad esempio le auto e le case. Ad un
certo momento, listituto sociale e con cid il livello civi-
le, ha raggiunto un tale limite che esse non rappresentano
piti un simbolo di condizione sociale,
Da che cosa & determinata, allora, la scelta del pub-
blico? Principalmente da due argomenti: il comfort e il
prezzo. Comfort massimo per costi di produzione minimi
possono venire raggiunti solo con l’automazione per mez-
zo dei robot. Che accade allora? Si decide per l'auto pid
efficiente e per il tipo di casa piti efficiente. E cost lo svi-
luppo continua e va sempre oltre.
Per concludere, ancora un ultimo argomento su cid che
determina la scelta del consumatore, e cioé I’importanza
dell’economia in materie prime. Una raza che vive proiet-
tata verso il futuro tende al massimo sfruttamento delle
materie prime, che divengono sempre piti scarse quanto pitt
vecchio diviene il pianeta. Su tutto cid, i presidenti deiCapitolo 3 { 73
trusts di consumatori esercitano una notevole influenza, poi-
ché essi hanno il pubblico alle loro spalle.
« Capiseo. Adesso che ho chiare le relazioni fra i trusts
¢ il pubblico, vorrei sapere quanto guadagna un tale pre-
sidente in confronto al lavoratore meno pagato ».
« La domanda cos{ come I’hai posta non pud avere ri-
sposta, II fine ultimo del sistema universale economico &
naturalmente il livellamento dei salari, ma nel periodo ini-
ziale della stabilit’ sociale questo non @ ancora possi-
bile.
Per un basso tenore di vita e con un istituto asociale
della massa, la motivazione di atteggiamento della stessa
deriva da considerazioni materiali. Ci dev’essere cosi uno
sprone per stimolare i giovani a compiere i lunghi studi
richiesti da una civilta ad elevato sviluppo tecnico,
Lo stesso sprone & anche necessario per stimolare gli
uomini ad un maggior impegno di lavoro e a responsabi-
lita piti elevate. Nello stesso tempo, si deve cominciare
con lo stabilire un minimo sociale per !’uomo. La prima
cosa cui si deve aspirare @ la sicurezza dell’esistenza per tut-
ti gli uomini, dall’infanzia alla vecchiaia. Anche le donne
devono avere un reddito indipendente.
Il minimo sociale non deve contenere nessuna discri-
minazione. Deve essere fissato anche un massimo, ed esso
non deve mai essere, sommando i guadagni individuali del-
T'uomo e della donna, superiore a quattro volte il mini-
mo ».
« Pensate che per un reddito cosi modesto si possa tro-
vare sulla nostra terra qualcuno che faccia il presiden-
te? ».
« Certamente! Basta fare in modo che il minimo sia suf-
ficientemente alto ». Per chiarirmi il concetto, mi dettero al-
tre precisazioni,
«Un presidente con moglie, ad esempio, guadagna 8
ura per ogni ora lavorativa, e il minimo @ stabilito in 2
ura.
Nell’apparato governativo mondiale convergono, attra-
verso il gruppo di pianificazione e produzione, tutte le74 / Ho incontrato gli Extraterrestri
linee di contatto. Da una parte si conosce il reddito totale
della popolazione mondiale in ura, e dall’altra si stabilisce
il prezzo di costo di produzione del benessere in ura.
Come si ripartisce, allora, il benessere nel modo pitt
semplice? Si divide il prezzo totale dei beni per il reddi-
to totale, e si ha il ” macrofattore”. Questo sara il nu-
mero per cui il prezzo di costo di un bene prodotto dai
trusts deve venire moltiplicato per determinare il prezzo
per il consumatore.
In altre parole, la produzione, considerando le scorte
necessarie, viene semplicemente suddivisa fra il numero to-
tale di persone esistenti e in proporzione al diritto d’uso
(reddito).
Tutto cid, ovviamente, elimina completamente il pro-
blema delle tasse ».
Ma che cosa accadeva per i costi generali per i quali
sulla Terra si devono pagare le tasse? Essi pagavano i co-
sti generali con un sistema di ripartizione proporzionale
di tali costi sui prezzi delle merci e dei servizi. Dissi che
dovevano essere terribilmente cari. Al contrario, mi rispo-
sero, erano terribilmente a buon mercato!
Essi ripartivano pur sempre la produzione di benesse-
re, e cosi la sola cosa importante era la mole di questa
produzione. Quando essi raggiungevano, mondialmente par-
Jando, una produzione decupla della nostra, i prezzi erano
solo un decimo rispetto al reddito medio.
Non potei fare a meno di esprimere la mia ammira-
zione per la loro avanzata tecnica di produzione e automa-
zione, e per la loro estrema efficienza.
Dovevo imparare a pensare nei termini di efficienza ¢
di benessere dell’intero sistema comunitario, non del sin-
golo individuo. Deve esistere una relazione diretta fra la
produzione di benessere effettiva e il massimo teorico rag-
giungibile con il livello tecnico disponibile. Questo pro-
dotto di rendimento era il prodotto di altri tre fattori:
il fattore professionale, il fattore di produttiviti e quello
di qualita. I] massimo teorico si sarebbe avuto quando l’in-
tera popolazione professionale, senza eccezioni, avesse pre-Capitolo 3 | 75
so parte al processo di produzione diretto di beni e ser-
vizi col massimo grado di meccanizzazione 0 automazione
e per cui i beni dovevano avere Ja migliore qualita otte-
nibile. Naturalmente, questo risultato & pressoché impossi-
bile, ecco perché l’efficienza del benessere ha sempre un
valore numerico inferiore a uno.
A questo punto, essi avrebbero comparato questi tre
fattori con quelli della nostra economia libera. Comincia-
rono con l’esaminare il fattore professionale. Cioé la per-
centuale della popolazione che prende parte al processo di
produzione effettivo.
« Vediamo dunque quali istituti ¢ servizi della Terra
non esistono su Targa, il cui numero di persone rispettivo
@ inserito nella produzione effettiva. Si tratta di una quan-
tita di individui veramente impressionante.
Nessuna banca, assicurazione, borsa valori e nessun
ufficio di collocamento né agenzie di intermediari. Nessun
commerciante, nessuna pubblicita, niente relazioni pubbli-
che, nessuna ditta, nessun dettagliante. Nessun partito po-
litico, nessun sindacato. Nessun ministro degli affari eco-
nomici, di commercio e trasporti, nessuna amministrazio-
ne delle acque ¢ delle dighe. Niente servizi provinciali ¢
comunali, Tutto @ affidato ai grandi trusts. Nessun architet-
to, nessun urbanista, nessuna commissione per la protezio-
ne del paesaggio o di qualsiasi altro tipo.
Confronta tutti i vostri piccoli esercizi e quelli minuti
con i grandi esercizi efficienti. Essi devono avere tutti una
direzione con amministrazione, contabilita, settore vendite,
eccetera. Devono avere a che fare con associazioni di clien-
ti, pianificazione di prodotti, con la ricerca scientifica, con
la ricerca di mercato, con il personale, con la pubblicita,
eccetera. Alcuni tipi di meccanizzazione 0 automazione da voi
esistenti nel settore indiretto non possono o quasi essere
presi in considerazione in quanto troppo piccoli. In-ulti-
mo, ma non meno importante, non vi & produzione di ar-
mi né per difesa, né, tantomeno, per offesa: niente produ-
zione bellica, niente esercito, niente generali, niente guer-76 | Ho incontrato gli Extraterestri
re, niente perdite economiche, niente distruzioni, niente
eccidi di vite umane ».
Mi suggerirono di fare una stima della percentuale di
popolazione professionale che nelle nazioni occidentali in-
dustrializzate prende parte al processo di produzione rea-
le effettivo. Osservai che non era giusto mettere in causa
anche gli apparati difensivi, dal momento che, una volta
raggiunto un elevato livello di civilta, essi sarebbero scom-
parsi anche da noi.
Mi risposero che questo era nient’altro che un erro-
neo pensiero occidentale. La libera economia @ basata sul
diritto della giungla: il diritto della forza economica e la
stabilité nello statu quo attraverso l’equilibrio di potere.
Quest’ultimo richiede l’appoggio della potenza militare, Una
civilta ad alto livello tecnologico @ dominata da un certo
numero di leggi naturali. Una di esse afferma: le discri-
minazioni possono essere mantenute solo con I’ausilio di
altre discriminazioni. Ogni discriminazione richiama cosf
altre disctiminazioni. Potenza significa discriminazione del
forte rispetto al debole, ed @ una parola che ha origine dal
diritto della giungla.
Non vi erano, evidentemente, possibili dubbi: Ia libera
economia non potrebbe esistere senza il sostegno degli ar-
mamenti. Nella mia valutazione dovevo cosf coinvolgere one-
stamente la difesa.
Bene. Stimai che un terzo delle forze economiche e
produttive concorresse alla difesa. Su questo punto non fu-
rono d’accordo con me: avrei potuto limitarmi al 25%;
tuttavia, mantennero la mia valutazione.
Successivamente trattammo il settore della produttivi-
ta, Cio’ il problema di che cosa la nostra popolazione pro-
fessionale effettiva avrebbe potuto produrre al massimo gra-
do di meccanizzazione ¢ automazione di cui siamo attual-
mente capaci. Tenendo conto di tutti i nostri piccoli eser-
cizi, ho stimato la produttivitd al 609 del massimo otte-
nibile.
Infine passammo al fattore qualité. Evidentemente, be-
ni che durano per sei anni hanno un effetto doppioCapitolo 3 / 77
sulla produzione di benessere rispetto a quelli di durata
limitata a tre anni.
Confrontando, quindi, la nostra qualita con quella di
Targa credo che una valutazione del 60% possa considerarsi
giusta, Pertanto, non annoierd il lettore con tutte le per-
centuali, ma la conclusione finale & talmente sbalorditiva
che lo interessera certamente.
Il nostro coefficiente di benessere &, secondo la mia
valutazione, di circa 0,1, mentre gli abitanti di Tango
affermano che un quoziente 0,6 pud essere ragionevolmen-
te conseguibile, partendo dallo stato della tecnica attuale.
Cid significa, quindi, che se avessimo vissuto secondo la
loro efficienza € le loro norme di giustizia il nostro benes-
sere avrebbe potuto essere oggi il sestuplo di quello at-
tuale. Dal punto di vista mondiale, almeno il decuplo.
La produzione degli abitanti di Targa viene stimata ol-
volte maggiore della nostra produzione mondiale;
tutto cid pro capite.
Naturalmente non si tratta di un confronto, ma se le
altre cifre sono vere, come ci dobbiamo regolare? Sareb-
be veramente possibile una struttura economico-sociale che
potesse creare con gli attuali mezzi produttivi e tecnologici,
un benessere cinque o sei volte superiore al nostro? Sono
convinto che sarebbe molto importante se gli economisti
sociali con un po’ di immaginazione creativa sottoponesse-
ro queste cifre ad una analisi critica, Si potrd obiettare che
Vefficienza raggiunta da questi esseri @ per noi al momen-
to irraggiungibile, e pertanto la possibilita che il nostro be-
nessere possa sestuplicarsi 8 molto lontana dalla nostra por-
tata. Bene, allora facciamo Vipotesi che si raddoppi! Si pen-
si che con cid potremmo raddoppiare il potere di acquisto
del nostro lavoro.
Sembravano veramente lieti che d’un_tratto mi fossi
svegliato € avessi iniziato a capire che Tefficienza ¢ la giu-
stizia non sono vuoti richiami ideali
Ma una densita di popolazione moltiplicata per cento €
una capacita produttiva moltiplicata per venti, non avreb-78 / Ho incontrato gli Extraterrestri
be forse avuto come conseguenza una inarrestabile sovrap-
popolazione e una sfrenata sovrapproduzione?
«Non & cosf. Noi non conosciamo affatto il significato
della parola sovrapproduzione e tanto meno sovrappopola-
zione, Con il termine sovrappopolazione si vuole esprimere
Vinefficienza della struttura economica e di ordinamento spa-
ziale. Con sovrapproduzione si indica all’incirca la stessa
cosa, cioé il potere di acquisto troppo limitato del reddi
to medio a causa dell’inefficienza di una economia asocia-
le quale @ quella terrestre
Allorché cominceremo a distribuire la produzione in
modo equo ¢ giusto, allora si vedra che sulla Terra esiste
solo il problema di una produzione troppo scarsa ».
« Infatti, caro Stef, non puoi sbagliarti su cid che I'uo-
mo consumera al momento in cui sara in grado di farlo.
Prendi come esempio i livelli dei consumi di famiglie nelle
quali, secondo il vostro modo di vedere, non ci si deve ne-
gare “nulla” per ragioni economiche. Ebbene, tale me-
dia corrisponde ad oltre venti volte la nostra media mon-
diale. E se da una parte si assiste impassibili a questa eco-
nomia dello sperpero, dello spreco incondizionato e ingiu-
stificato, da un’altra parte si assiste altrettanto insensibili
allo spettacolo di milioni di uomini, di intere popolazioni
che muoiono letteralmente di fame, che mancano dello stret-
to necessario per sopravvivere, oltre che, naturalmente, dei
comfort ¢ delle comodita dei paesi pit ricchi.
Quindi, lusso sfrenato da una parte, indigenza assoluta
dall’altra. Ci vorra ancora molto tempo e molto lavoro
finché sulla Terra possa essere realizzata una sovrapprodu-
zione effettiva.
Essa si esprime con una importanza decrescente per
un reddito piti elevato, se ad esso & legata una prestazione
di lavoro superiore o una responsabilité maggiore. I] rime-
dio & semplice. Lavorerete meno. E un’arma a doppio ta-
glio; un minor lavoro abbassa il reddito e stimola il con-
sumo, Lo sprone del guadagno aumenta di nuovo. Allo
stesso tempo, si pud fare un passo verso il livellamento dei
salari aumentando il salario minimo. Appena si manifestaCapttolo 3 / 79
la saturazione del mercato, allora il livellamento dei sala-
ri procedera rapidamente. I ” ricchi” resteranno ricchi esat-
tamente come lo erano prima, e i ” poveri” verranno gra-
dualmente portati allo stesso livello di benessere. Solo cosi
si crea con efficacia e giustizia un mondo stabile! ».
«E ciascuno guadagna come gli altri! », osservai io.
« Certamente, L’agiatezza viene suddivisa, senza riguar-
do alla persona, in egual misura fra tutti gli uomini. Agia-
tezza illimitata @ sinonimo di assoluta sicurezza di esisten-
za».
« Credete veramente che noi terrestri possiamo mai rag-
giungere una tale condizione ideale? ».
«Certamente! L’'uomo & chiamato a raggiungere ad un
certo momento Pintegrazione cosmica. Cid che tu chiami
adesso condizione ideale non sara altro che Vinizio di uno
sviluppo molto maggiore, in campi molto diversi e molto
piti importanti di quello economico e sociale ».
« Questo non riesco proprio a immaginarmelo ».
«Sari un po’ difficile capite perché la completa sicurez-
za dell’esistenza & solo l'inizio di una superciviltd. Fa’ del-
le domande; prova a scoprirne il significato ».
« Lavorate meno di noi? ».
« Certamente molto meno ».
«Tutti gli uomini hanno uguali diritti, essi sono ugual-
mente retribuiti. Allora non vi & pit differenza fra colletto
© camicia? »,
«No, tutti, di tanto in tanto, indossano una tuta. Per
questo detestiamo lavori di manutenzione e di riparazio-
ne. Capisci ora perché teniamo tanto alla qualita? ».
« Sf. E qualcosa che richiama di nuovo I’efficienza. Da
voi esiste tutt’altra ripartizione di compiti fra gli uomi-
ni».
« Giusto. Non si ha piti una classe guida ed una di
servizio, e questo non & soltanto conseguenza di un be-
nessere illimitato. La preparazione media molto piti qualifi-
cata ed un istituto mentale ¢ sociale creano un livello men-
tale piti elevato e pitti uniforme ».80 / Ho incontrato gli Extraterrestré
« Anche il presidente mondiale su Targa indossa una
tuta qualche volta? ».
« Certamente! Non vi @ piti una classe dirigente ed una
classe esecutrice. Soltanto una differenza fra lavoro diretti-
vo ¢ lavoro di esecuzione. Quando si parla di un breve pe-
tiodo di lavoro si intende lavoro esecutivo, non creativo,
e questo tipo di lavoro lo devono fare tutti, anche i presi-
denti. La dirigenza & un lavoro puramente creativo; @ un’at-
tivita che noi svolgiamo nel nostro tempo libero, quindi
disinteressatamente ».
« Cid significa, quindi, che tutte le alte cariche sono una
specie di impiego del tempo libero? ».
«Da noi non esiste la differenza fra cariche alte e bas-
se. Per la dirigenza scegliamo uomini che oltre a capacita
individuali presentano anche interesse e premura per vive-
re questo lavoro come espressione della loro creativita, quin-
di come cid che da voi sarebbe un hobby ».
Successivamente, mi fu chiarito il concetto della ge-
stione collettiva e come essa era realizzata nel loro gover-
no mondiale. Vi @ sempre un gruppo di quattro saggi in
carica, uno dei quali @ il capo, il presidente mondiale. Que-
sti quattro saggi sono alla testa dell’apparato governativo,
e sono coadiuvati da due gruppi di vice-presidenti, uno
alla testa del gruppo di pianificazione e uno a quella del
gruppo di produzione. Se ho ben capito, il gruppo di pro-
duzione comprende poi i presidenti dei trusts che produco-
no, e il gruppo di pianificazione i presidenti dei trusts che
non producono. Questi ultimi sono esecutivi sul terreno
dell’assistenza sociale, medica, dell'istruzione, della giusti-
zia, delle organizzazioni di consumatori ecc... Tutto viene or-
ganizzato nell’ambito dei trusts.
Tutti i trusts hanno il compito di realizzare un con-
tinuo miglioramento dell’efficienza del benessere.
Se un trust viene meno allo scopo, la direzione viene
cambiata. Il gruppo di pianificazione consiglia quello di
produzione ¢ inversamente. I saggi intervengono soltanto
quando un avvertimento sembra non venire seguito. Altri-Capitola 3 / 81
menti, essi controllano che tutto vada bene (atteggiamen-
to che loro era proprio).
Ero curioso di sapere se presso di loro esistesse anco-
ta qualcosa di simile a gruppi o governi nazionali. Asso-
lutamente no! La sola parola nazionalismo causava loro fa-
stidio. I] nazionalismo, in realta, non era altro che la co-
pertura del protezionismo di gruppo, dell’egoismo di grup-
po, dell’aggressivita e dello spirito di rivalsa. Erano discri-
minazioni belle e buone, e proprio di quelle che causano
gli armamenti. Era chiaro per essi che avremmo dovuto ri-
nunciarvi il piti presto possibile.
« Quindi, voi respingete i nostri legami nazionali? »,
chiesi allora.
Anche questo non era del tutto esatto! Nella societa
primitiva del diritto della giungla, i legami nazionali era-
no necessati per far fronte alle discriminazioni esterne.
Tuttavia, & ormai necessario cominciare ad abolire le
discriminazioni e portare l’apparato totale di produzione e
servizio in grandi trusts internazionali, Fatto questo, non
sara difficile fare a meno dei govetni nazionali per il sem-
plice fatto che essi causano una diminuzione del reddito.
Non vi é@ soltanto il macrofattore per raggruppamento na-
zionale, ma anche il microfattore, costituito da una ritenu-
ta sul salario, per tutti, per provvedere ai costi di questo
tipo di governo. Appena il governo mondiale sara capa-
ce di imbrigliare le discriminazioni, allora si potranno vo-
tare alle prime elezioni quei candidati che: sosterranno una
contrazione dei governi partecipanti. Ci vorranno alcune
diecine di anni per liberarsene completamente. L’efficien-
za ¢ la giustizia risolvono tutti i problemi.
« In cosa consistono precisamente le elezioni di cui par
late? Che cosa c’é da scegliere in un mondo con un sistema
totalitario di giustizia? ».
« Vuoi dite che cosa ci sari da scegliere appena vi sa-
rete liberati dei governi parziali? La risposta &: i presi-
denti, i vicepresidenti ¢ i saggi del governo mondiale. In
realta, queste elezioni a noi interessano appena, in quanto82 / Ho incontrato gli Extraterrestri
seguiamo le indicazioni e le raccomandazioni delle istanze
che hanno selezionato i candidati.
Capirai meglio, tra un po’, quando saprai da quale grup-
po di uomini scegliamo detti candidati. In tutta franchez-
za, non riusciamo a capire il comportamento della popo-
lazione terrestre, la quale continua a sceglicre uomini che
dopo essere stati eletti fanno solo il proprio comodo e an-
tepongono i propri interessi a quelli della comunita. Se-
condo noi, tutto cid ha poco a che vedere con l’autogover-
no. In un mondo di uomini veramente liberi, un’idea del
genere non avrebbe corso. Noi non accettiamo alcuna alte-
razione o cambiamento nelle nostre condizioni di vita sen-
za avere avuto la possibilita di esprimere singolarmente la
nostra opinione. Noi non deleghiamo ad altri il compito
di decidere per noi. Iarga viene governata attraverso dei
referendum, Ci viene proposta una lista con domande con-
crete circa le quali abbiamo possibilita di risposta effetti-
ve. Gli indirizzi di governo da seguire vengono determi-
nati da noi stessi. Per problemi mondiali mediante vota-
zioni mondiali con maggioranza di due terzi e per proble-
mi locali con votazioni locali. E questo che noi intendia-
mo per autogoverno. Confrontata con la vostra democra-
zia questa & certamente superdemocrazia! ».
« Significa che gli elettori sono considerati in grado
di prendere decisioni di tipo governativo? ».
« Certo. Il livello mentale della massa & qualcosa a cui
anche voi dovete pensare ».
«E una cosa meravigliosa. Sono convinto che sia la
forma migliore di governo democratico che si possa realiz-
zate con la partecipazione effettiva e attiva di tutti i cit-
tadini. E ora vorrei chiedervi: non sarebbe possibile che
ci spiegaste come funziona questo vostro sistema di irra-
diazione di onde di pensiero? Questo ci permetterebbe di
compiere un grande passo in avanti nel campo della cono-
scenza ».
« Rabbrividiamo al pensiero di rivelarvi il metodo di
trasmissione della conoscenza tramite radiazione immate-
tiale. In breve tempo I’umanita lo impiegherebbe come ar-Capitolo 3) 83
ma, con conseguenze immaginabili di annientamento. Inol-
tre, chi potrebbe trarre profitto della maggiore conoscen-
za? Solo le nazioni sviluppate, poiché l’apparecchiatura &
tecnicamente difficile da realizzare, laboriosa e costosa. Cid
significherebbe mettere la razza bianca in una posizione
discriminante ancora piti forte rispetto alle altre razze. Una
razza che non ha il senso della responsabilita non deve es-
sere ajutata ».Capitolo 4
Lusso ed abitazione senza portone - larga, paradiso delle
casalinghe - Gli Dei seggono a tavola - Nessuna felicita
senza creativita - Singolari principi matrimoniali - Gli Tar-
gani sono meno sessuali e pitt creativi di noi? Una li-
berta vertiginosa richiede una conformazione creativa - Il
massiccio trasferimento delle masse - Diritto cosmico e raz-
zismo - Prigioni, pedaggio delle discriminazioni.
Con un’occhiata all’orologio mi accorsi che era passata
Yuna ed era il momento di pensare al sostentamento della
persona. Su loro consiglio mi ero portato dei panini e del
caflé e percid chiesi una sosta per il pranzo, Mi sentivo
stanco? No, non ero stanco, ma avevo voglia di mangia-
re. E voi non mangiate? No. Erano talmente immersi nel-
la conversazione con tne che non davano alla cosa nessu-
na importanza. Lo avrebbero fatto pitt tardi. Potevo seder-
mi tranquillamente ¢ mangiare senza fretta, Nel frattempo
mi avrebbero fatto vedere un filmetto introduttivo sul se-
condo argomento: la liberta.
Detto fatto, ebbi subito modo di imparate il giusto
comportamento che uno studente deve tenere allorché si
sottopone alle irradiazioni di informazioni.
Sedersi con disinvoltura, mangiare con calma e guar-
dare, stando completamente rilassato, le immagini dello scher-
mo che la voce illustrava con pochissime parole86 / Ho incontrato gli Extraterrestri
Il filmato mostrava una visita minuziosa dell’interno
di un cilindro domiciliare. La ripresa ebbe inizio sulla pit
bassa strada anulare del sistema, esternamente all’edificio,
proprio mentre la macchina da presa si muoveva verso la
facciata esterna.
Una porta scorrevole automatica sembrava costituire |’ac-
cesso ad un garage di parcheggio per auto nel sottosuolo,
Erano ben allineate su quattro file, con le ruote anteriori in
scanalature al suolo, che terminavano contro un arresto. La
lunghezza del garage pareva interminabile, la larghezza era di
circa venti metri, ¢ l’altezza di circa due. La macchina da pre-
sa si spostd lungo questo spazio e passd attraverso una
seconda porta che immetteva nella zona centrale del cilin-
dro domiciliare, che era cavo.
Fu grande la mia sorpresa allorché vidi un piazzale di
ricreazione splendidamente situato di almeno 250 metri
di larghezza. Un quarto di segmento di cilindro era (pre-
scindendo da una pesante struttura a colonne) chiuso so-
lo da una parete di vetro ed esposto al sole. Un grande ¢
robusto tetto di materiale simile al vetro, a pii di 100
metri di altezza, isolava il tutto dall’ambiente esterno.
Una serra gigantesca! Per tutta l’altezza si vedevano gal-
letie correre contro la parete. Vagoncini a rotaia avanzava-
no lungo la galleria inferiore pit’ grande. Rispetto alle no-
stre gallerie, essi in casa erano cosi. La piazza stessa era
un grande giardino di piante e fiori di tipo tropicale. Tl
centro era segnato da una grande formazione rocciosa in-
torno ad una grande colonna centrale, con una profusio-
ne di fiori dai colori pit diversi. Cascatelle si versavano in
vasche ove nuotavano, dietro grandi lastre di vetro, pesci
strani e molto colorati.
Verdi prati muschiosi si alternavano a fiori e cespugli.
Vidi campi sportivi e¢ giardinetti per giuochi con grandi
apparati dall’aspetto tecnico
Vidi anche dei laghetti dove sguazzavano dei bambini,
ed una piscina completa con attrezzi sportivi e da giuoco,
fra cui una grande ruota verticale girevole dalla quale si
tuffavano dei nuotatori. Ovunque vi erano sedili in circo-Capitolo 4 / 87
lo 0 a semicerchio. Che magnifico punto di incontro per
vecchi e giovani! Gli abitanti di Iarga non dovevano man-
dare i loro figli sulla strada. La cosa che colpiva maggior-
mente erano i bambini nei laghetti da giuoco. Questi es-
serini danzavano come palle di gomma nell’acqua e sul-
Pacqua sotto l’occhio vigile di alcune donne.
Mi spiegarono che questo blocco di abitazione era, se-
condo Je nostre norme, un villaggio completo. I capo di
ognuna di queste costruzioni-tipo era una specie di borgo-
mastro, con un compito sociale specifico, sebbene fosse an-
che responsabile (ancora a turno?) di un amipio parco mac-
chine. L’intero edificio aveva aria condizionata ed era a
tenuta stagna rispetto all’esterno.
Per mantenere Varia pura, aveva una funzione molto
importante la crescita del giardino. Ogni blocco di edifici
produceva la propria energia elettrica, provvedeva al suo
bisogno idrico a partire da un circuito di canali e trattava
i suoi rifiuti in modo del tutto indipendente.
Un particolare notevole era l’approvvigionamento ener-
getico. Esso avveniva mediante tubature sotterranee attra-
verso cui I’acqua veniva alimentata a temperatura e a pres-
sione esterne. Questa forma di energia viene da loro usa-
ta in un processo senza attrito per la generazione della
elettricita necessaria per le pompe d’aria e liquidi, ¢ na-
turalmente per il riscaldamento. Sembra essere piti efficien-
te della distribuzione di elettricita.
Al di sopra del sottosuolo, con questo parco macchine
ampio e silenzioso, si trovava un garage di parcheggio sud-
diviso in due piani. Qui si trovava anche il posto di con-
trollo e riparazione per le auto. Quando un’auto era in
riparazione se ne poteva avere subito un’altra.
Al di sopra, in uno o due strati, gli ambienti di pro-
duzione in cui lavorava una parte della popolazione pro-
fessionale, Ambienti, percid, con macchine di produzione
e dove venivano prodotte merci non troppo grandi.
Mi sorpresi a chiedermi se fosse del tutto logico ave-
re il proprio lavoro in casa. Nella maggior parte dei bloc-88 / Ho incontrato gli Extraterrestri
chi di abitazione lavorava anche la popolazione profes-
sionale.
Che cosa dovevano fare, in definitiva? Numeravano
qualcosa. Servizio e manutenzione dell’apparecchiatura to-
tale del blocco di abitazione, l’officina auto, il negozio cen-
trale delle abitazioni con lapprowvigionamento di casa in
casa, il centro amministrativo dei salari, il servizio sociale
che sembrava avere anche una funzione giuridica, V’istru-
zione (scuole ai piani superiori), un ospedale completo, an-
che al piano superiore (solo per feriti leggeri) eccetera.
Al di fuori degli ambienti di produzione, di fronte ad
uno dei trusts, si trovavano alcuni blocchi di abitazione
provvisti inoltre di camere di controllo centrali per le ar-
terie di comunicazione e le zone agricole, i grandi campi
fra i blocchi di abitazione.
Cosi per il proprio lavoro nessuno doveva uscire! Se
non proprio a casa, si lavorava nelle immediate vicinanze.
Su Targa si cercava di ottenere il meglio portando il
lavoro verso l’'uomo anziché l'uomo verso il lavoro. Cid
che noi facciamo ogni giorno nelle ore di punta @ un in-
comprensibile errore.
Seduti in enormi veicoli, lottiamo con impazienza e ir-
ritazione negli imbottigliamenti; ci muoviamo tutti nelle
stesse ore, ¢ nel maggior numero possibile. Su Targa que-
ste ore di punta non esistono. Non esiste neppure il traf-
fico smisurato di uomini d’affari e commercianti che con
auto adeguate si muovono in tutte le direzioni
« Si tratta di uno sciupio di tempo, di energie e di
mezzi assolutamente inutile, che ha come effetto un abbas-
samento di benessere. Calcola almeno una volta Peffetto
di questo inutile andirivieni sull’efficienza del benessere.
Tutti questi spostamenti significano tempo morto di pro-
duzione. Inoltre, si da fondo a tutti i mezzi di trasporto
che costituiscono una parte notevole della produzione di
benessere solo per degli spostamenti non _necessari.
Nel calcolo terrestre dell’efficienza del benessere si de-
ve considerare con la massima attenzione il fattore ” sciu-
pio” >.Capitolo 4 / 89
Ancora una volta eravamo nel loro campo. La nostra
« anti-efficienza » costituisce per loro motivo di grave dis-
senso.
Prima di passare a descrivere le loro abitazioni, vor-
rei presentare un breve panorama delle scuole ¢ ospedali.
Essi erano sistemati insieme ad altri ambienti sociali al
piano superiore, col tetto di vetro come soffitto. Le clas-
si erano raggruppate a quattro a quattro in un quadrato.
Le pareti tagliavano questo quadrato secondo le diagonali,
per cui si avevano quattro triangoli a vertici convergenti.
Ciascuno di questi vertici conteneva un grande schermo, sul
quale si proiettava la lezione o istruzione. Il modo di tra-
smettere la conoscenza avveniva come per me, con l’im-
magine accompagnata da un semplice commento. La radia-
zione faceva il resto.
Nell’ambiente quadrato che si trovava fra i quattro
schermi sedeva l'insegnante, che perd non aveva nulla a
che fare con l’insegnamento, ma fungeva da psicologo sor-
vegliante. Egli (od ella) osservava i bambini, con il dop-
pio compito di vigilare su di essi e di dare notizie ai ge-
nitori sull’educazione dei loro figli. Le lezioni venivano
impartite con un sistema elettronico, ed erano uguali in
tutto il pianeta ¢ procedevano ovunque di pari passo. In
un certo giorno, in tutte le scuole dello stesso grado si
insegnava la stessa lezione. Di passaggio, si pud dire che
essi avevano un linguaggio artificiale che si adattava bene
ad essere manipolato da un sistema elettronico memoriz-
zatore. Notevole argomento in proposito era il fatto che
un trasferimento, anche in un’altra parte del mondo, non
presentava nessun problema. Il bambino procedeva con la
stessa lezione con cui era occupato nella scuola prece-
dente.
L’addestramento di queste scuole «a casa» si esten-
deva fino alla puberta; quindi, secondo il nostro concetto,
fino a 15 0 16 anni. Era una cultura di base standard,
uguale per tutti i bambini.
Quando penso a quante nozioni essi abbiano potuto
mettermi in testa in soli due giorni, mediante I’uso di que-90 / Ho incomtrato gli Extraterrestri
sta radiazione, allora mi chiedo davvero cosa devono co-
noscere su Iarga i bambini dopo dieci anni di lezioni! La
loro cultura di base deve essere all’incitca al nostro li-
vello universitario!
Per intendere nel giusto modo Ie loro abitudini di vi-
ta @ necessario sapere tutto cid. Dopo questa scuola, co-
mincia Ia loro specializzazione in grandi istituti di istru-
zione (normali cilindri di abitazione) dove gli studenti
vivono insieme. La visione di tale classe triangolare delle
loro scuole di base vale la pena di essere commentata.
£ra ad anfiteatro diretto verso lo schermo. Non vi era-
no banchi. I bambini dovevano, almeno a prima vista, ¢s-
sere seduti a terra su cuscini spessi, con le gambe in bas-
se scanalature. Ma la maggior parte di essi era nei piti di
versi atteggiamenti. Alcuni stavano di fianco o sul ventre,
un paio erano inginocchiati e molti facevano un esercizio
ginnico consistente nello stendere le braccia sollevandosi
quindi dal suolo a gambe tese in avanti. Tuttavia, essi pre-
stavano, senza eccezioni, grande attenzione alle istruzioni!
L’ospedale che mi fecero vedere non era uno dei nor-
mali blocchi di abitazione, ma un grande ospedale per in-
terventi chirurgici. Questo tipo era caratterizzato da un
grande livello di specializzazione in un determinato cam-
po della scienza medica. Ve n'era uno, dall'aspetto ester-
no uguale ad un normale cilindro di abitazione, che per
pit della meta era occupato da abitazioni normali per il
personale del blocco di abitazioni e dell’ospedale. A ca-
po di esso si trovava un borgomastro, che non era me-
dico, ma un esperto di organizzazione. La disposizione del-
la parte ospedaliera era estremamente complessa. Le « ca-
mere », ciascuna con sei letti, erano in comunicazione I’una
con V’altra attraverso un largo passaggio. I pazienti giace-
vano in letti verticali con afflusso costante di aria calda
sterilizzata, che veniva nuovamente aspirata lungo il lato
superiore del letto, sotto il lenzuolo superiore. Inoltre, es-
si erano forniti di servizi igienici incorporati. Il persona-Capitolo 4 / 91
le di servizio nell’ambiente ospedaliero era vestito in tute
verde-chiaro, a tenuta, con un casco sottilissimo trasparen-
te intorno alla testa, che veniva teso ¢ chiuso a pressione
a partire da un cassetto posto alle loro spalle. L'aria espi-
rata veniva dapprima sterilizzata.
Tutto quanto poteva toccarsi era sterilizzato. I letti
erano posti con la testa contro una parete di due metri di
spessore che conteneva all’interno un passaggio per il per-
sonale « tecnico », Nelle lunghe corsie, di almeno 100 me-
tri di Iunghezza e 20 metri di larghezza, i sistemi di pas-
saggio erano disposti a spina di pesce. Le complicate ap-
parecchiature erano, con cid, sottratte all’occhio del pazien-
te. Al contrario dei piccoli ospedali che erano nei cilin-
dri di abitazione normali, qui non ammettevano visite,
ma in loro sostituzione ogni paziente aveva a sua dispo-
sizione tre mezzi di comunicazione: il primo era un visa-
fono (sostanzialmente un grandissimo schermo con cui si
poteva parlare con tutti e allo stesso tempo vederli); quin-
di, vi era uno schermo, che era qualcosa di simile a un
televisore a colori tridimensionale, con moltissimi program-
mi; infine, faceva parte dell’arredamento una scatola piat-
ta con una lastra di vetro su cui e con cui si poteva leg-
gere a distanza. Giornali, riviste e libri sembrava non esi-
stessero piti a Targa. Premendo un certo numero di bot-
toni (numero telefonico) sulla piastra di vetro apparivano
delle lettere, ed essi le leggevano come noi leggiamo un li-
bro. Con un « tasto di continuazione » apparivano sempre
nuove pagine. Sul corpo dei pazienti si vedeva un numero
incredibile di bende e cerotti dai quali si dipartiva un
gran numero di cavi © tubicini flessibili che si raccoglic-
vano in un grosso fascio e sparivano nella parete. Ogni
paziente era cost « collegato » ad uno dei calcolatori adi-
biti alla « vigilanza » dei pazienti.
Era grandioso vedere, una volta di pit, fino a che pun-
to era spinta ’efficienza. Il calcolatore controllava e rego-
lava tutto, fino al battito del cuore del paziente, stabilen-
do inoltre la diagnosi. I dottori visitavano i pazienti solo
quando dovevano fare qualcosa, e i contatti successivi av-92 / Ho incontrato gli Extraterrestri
venivano per visafono. Anche la composizione ¢ il servizio
dei pasti venivano eseguiti dal computer. Sospese ad un
sistema a rotaie situate sul soffitto, andavano e venivano
tavolette di servizio fermandosi senza fallo ai bordi del
Jetto per essere impiegate dai pazienti. Pid o meno occa-
sionalmente, il calcolatore interveniva anche per calmare
il dolore. Per rendere possibili questi effetti, essi si ser-
vivano di oscillazioni elettromagnetiche. In questo modo,
potevano eseguire anche operazioni o tenere un paziente
incosciente a tempo indeterminato senza recare disturbo a
qualsiasi funzione fisiologica. I pazienti dormivano su « or-
dine » del calcolatore.
«E se non vogliono? ».
« Allora non dormono. La liberta personale @ sacra ».
« Eseguite anche dei trapianti? ».
« Certamente ».
«Non potete aiutarci per caso con nozioni utili in
questo campo? ».
« Purtroppo no, Stef! La tecnica del trapianto richie-
de conoscenze relative all’origine della vita, e voi ne siete
ancora ben lontani ».
«Che cos’é la vita, in effetti? ».
«Te lo possiamo chiarire solo schematicamente median-
te un esempio, del resto non molto appropriato. Pensa per
un istante ad un apparecchio radio! Esso @ cosa morta
se si trova fuori del raggio d’azione di un emettitore. Si
possono udire solo rumori di fondo, ma nient’altro, per
quanto esso sia in perfetto ordine. Soltanto la stazione
emittente lo risveglia alla vita. Ora sostituisci a ” stazio-
ne emittente” il termine ” creativita umana”, poiché in
tutto cid che l’emettitore fa vi é alla base una certa crea-
tivita.
Pensa all’apparecchiatura tecnica, alla parola espressa,
alla musica... La creativita umana riesce a dare vita ad un
apparecchio radio. Piti o meno la creativita cosmica da vita ad
un corpo animale od umano. Il campo energetico per cui
cid accade viene da noi chiamato radiazione biologica ed &
solo una piccola parte del campo di creativita onnicom-Capitolo 4 / 93
prensivo, chiamato irradiazione immateriale. Se proseguia-
mo nel paragone della radiazione biologica col campo di
una stazione radioemittente, allora si potra dire che ogni
essere vivente ha il proprio ” tono ”.
Quindi, si pud operare un trapianto di organi e par-
ti fisiologiche fra uomini che hanno all'incirca lo stesso
”tono”. In altre parole, la tecnica del trapianto richiede
un’identificazione precisa dei tessuti 0, come potremmo di-
re in altra forma, una tecnica di misura della modulazione
di radiazione biologica.
Dopo il trapianto, il nuovo tessuto deve essere susci-
tato a vita indipendente con una radiazione biologica ap-
plicata artificialmente. Solo con questa tecnica di trapian-
to si pud ridare ad un uomo piena salute. Una specie che
sia in grado di dominare la radiazione biologica, pud an-
che dominare — all’interno dei propri ospedali — sia la
vita che la morte ».
« Allora da voi non muore piti nessuno ».
« La capacita di dominare la morte ci obbliga ad un’eti-
ca medica diversa dalla vostra. Ci sentiamo autorizzati al
ristabilimento delle possibilita di essere felici e non al pro-
lungamento della vita, se essa deve terminare per dispo-
sizione naturale ».
« Capisco. Se noi facessimo cosi, con l’andar del tem-
po la meta della popolazione mondiale dovrebbe venire
curata in ospedali ».
« Pit della meta, tenendo conto delle nostre norme di
efficienza; tuttavia, vi sarebbero da fare qui altre consi-
derazioni, sulle quali torneremo pitt tardi. Per il momen-
to, interrompiamo questo argomento e torniamo alle no-
stre case »
La visita al palazzo di abitazione proseguf. Ascensori
silenziosi, azionati ad aria compressa e con arresti elettro-
magnetici provvedevano al trasporto verticale. Larghi pas-
saggi o gallerie assicuravano i collegamenti orizzontali. Da
questi ultimi si aveva una vista magnifica sul giardino.
Ogni casa aveva un grande ingresso che comunicava con
la galleria. Chiunque passava in essa poteva vedere il det-94 / Ho incontrato gli Extraterrestri
to ingresso, che non sarebbe stato niente di particolare se
su una parete non avesse avuto dei locali per la doccia.
A questo punto ebbe inizio il mio confronto diretto
con le abitudini di vita degli abitanti di Targa e con la
liberta incredibile che caratterizzava le loro relazioni. Qui
tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, avevano il notevo-
le dovere sociale di lavarsi da capo a piedi tornando a ca-
sa dal lavoro, dalla scuola o comunque dall’esterno.
Non si poteva entrare senza prima essersi lavati. Che
cosa accadeva in realtd? Ciascuno si toglieva in questo in-
gresso i propri abiti con tutto comodo ed entrava in una
cabina con doccia. Erano cabine rotonde, di un metro di
diametro, con schermo di vetro. Sul fondo si trovavano due
gradini sui quali si doveva salire. Contro la parte posterio-
re si trovava un’asta verticale, che andava dal pavimento fi-
no al soffitto, ed un altro tubo di forma elicoidale circon-
dava la parete interna, Appena chiuso lo schermo di ve-
tro, si premeva un bottone, e immediatamente dall’ellis-
se cominciavano a sprizzare numerosi getti violenti, bian-
chi e schiumosi, mentre essa si muoveva lentamente ver-
so l’alto ruotando e salendo lungo Vasta verticale. Il ba-
gnante veniva cosi a trovarsi al centro di questo apparato
a getto di schiuma, e in alcuni secondi veniva coperto di
schiuma. Quando aveva raggiunto l’estremitd superiore,
Tellisse si arrestava, cominciando a spruzzare acqua pu-
ra. In circa venti secondi, si abbassava lentamente e¢ ri-
muoveva la schiuma. Infine, l’ellisse si sollevava poi nuo-
vamente ¢ si riabbassava emettendo aria calda per asciu-
gare. In tre minuti, la doccia automatica aveva lavato e
asciugato una persona con un consumo d’acqua minimo.
Quindi, ci si metteva in tenuta da casa.
In realta, si trattava soltanto di una specie
mano-pantalone, uguale per uomini e donne, che lasciava il
tronco scoperto. Ovviamente, in detta tenuta non vi era
nulla di scandaloso, Le donne avevano seni poco pronun-
ciati. La loro femminilita appariva in modo molto piti spic-
cato dalla struttura del corpo, che era piti minuta e fra-
gile rispetto a quella dell’uomo, e si manifestava nell’as-
asciuga-Capitolo 4 / 95
sumere un certo atteggiamento di dipendenza nei confron-
ti dell’uomo non appena questi faceva la sua apparizione
nell’ambiente domestico.
Gli uomini si distinguevano per la loro muscolatura
possente, evidenziata dalla loro pelle liscia e piatta. Il fat-
to che essi non sembrassero cos{ « nudi» come noi era
dovuto all’effetto cangiante della loro pelle scura ed al
pelo del dorso e del lato esterno delle loro braccia, Come
ho detto in precedenza, cid dava luogo a quell’effetto can-
giante, specie alla luce artificiale, di colori bruscamente va-
riabili dal bruno chiaro al grigio-bruno scuro. I loro movi-
menti veloci e il loro comportamento quasi saltellante da-
vano ai loro corpi e volti una vivace forza espressiva. Era
estremamente interessante osservarli.
Il modo in cui si trattavano era altrettanto interessan-
te. Non ho mai visto una sola volta un uomo seduto o
in piedi vicino ad una donna senza che egli le tenesse al-
meno il braccio attorno. Un abbraccio completo era il sa-
luto normale. Visto e considerato che tutti si abbracciava-
no, era da escludersi che si trattasse di marito e moglie
secondo il concetto terrestre. Anche i bambini erano coin-
volti nel diffuso cerimoniale di abbracci e contatti.
Successivamente, la macchina da presa segui il gruppo
all’interno. “
L’ingresso immetteva nell’angolo di una grande sala di
circa 20x 20 metri che era l’ambiente di soggiorno del-
Labitazione. II settore per dormire era situato nella parte
sottostante. La prima cosa che colpiva era l’enorme lastra
di vetro, che offriva una veduta ininterrotta dei dintorni
per tutta la sua lunghezza. Cosi mi fu possibile vedere l’im-
ponente arteria di comunicazione lungo il tratto di bosco
folto ¢ sulla parte superiore altri due cilindri di abitazio-
ne. La veduta, € percid il contatto con il mondo esterno,
era molto bella, in quanto la sala terminava in direzione
di questa finestra con alcuni dislivelli a gradini. A tre me-
tri da essa, il pavimento si sollevava, ¢ il bordo era cir-
condato da una specie di balaustra. La finestra, tuttavia,
cortteva verso il basso fino a mezzo metro circa al di sopra
Potrebbero piacerti anche
Citazioni
Nessuna valutazione finora
Citazioni
3 pagine
Italia
Nessuna valutazione finora
Italia
25 pagine