Note bibliografiche
Goupsmara Ravmonp W., Sistensi fi
nanziari premoderni. Uno studio
storico comparativo. Cariplo-La-
terza, Milano-Bari, 1990. Presenta-
zione di Marcello de Cecco, pp.
‘XIV+392 (edizione originale: Pre-
modera Financial Systems, A Histo-
rical Comparative Study, Carabridge
University Press, 1987).
1. L’analisi delle relazioni tra fi-
nanza e sviluppo economico ha cono-
sciuto negli ultimi trent’anni notevoli
approfondimenti: nelf’ambito tecrico,
a partire dai lavori di John G. Gurley
ed Edward §, Shaw; in quello storico-
istituzionale, con gli studi comparati
di Alexander Gerschenkton, Rondo
Cameron e Charles P. Kindleberger;
in quello contabile-desctittivo, con i
contributi di Raymond W. Goldsmith.
La Collana di Studi di storia mone-
taria e finanziaria moderna, della C
di Risparmio delle Pr
barde e Laterza, si artiechisce - dopo
a Storia della finanza nell’Europa occi-
dentale di C. P. Kindleberger - della
traduzione dell’ultimo lavoro di R. W.
Goldsmith, Premodern Financial Sys-
tems. A Historical Comparative Study.
La Collana copre cosi i due versanti
dell’approccio comparato, quello
stotico dla Kindleberger e quello con-
tabile-quantitativo 4 la Goldsmith
(Revell 1987).
2. Il libro di Goldsmith, recente-
mente scomparso,! analiza contabil-
mente alcune strutture finanziarie del-
Pantichita e il loro contributo allo svi-
lupo economico. Le esperienze, per
le quali si dispone di un minimo
informazioni, si collocano tra il V
secolo a.C. e il XVII secolo d.C.: dal-
VAtene di Pericle, ca. 430 2.C., al-
PImpero Romano di Augusto, 50 4.C.,
al Califfato Abbaside, 800 «.C., alla
Firenze dei Medici, 1430; attraverso
VImpero Ottomano, 1550, I'India
Mogol, 1600, il Giappone Tokugawa,
1650; per finire con I"Inghilterta di
Elisabetta, 1600, ¢ le Province Unite
all’epoca della Pace di Minster, 1650.
Premodern Financial Systems costi-
tuisce un complesso di case studies sin-
golarmente fruibili (Capp. 2-11), in-
seriti nello schema di analisi com-
parata delle relazioni tra finanza e svi-
lupo reale che ha reso famoso PA.
(Capp. 1 e 12): vedi Financial Structure
and Development (1969) e Comparative
National Balance Sheets. A Study of
Twenty Countries, 1668-1978 (1985).
La recensione privilegia quest’ultima
chiave di Jettura, e non entra nel
merito della scelta dei case studies,
' Si cinvia alla commemorazione di Wru.14s
M, Pansex (1989) e alla voce stesa da Eowano
Denison (1987) per il Pelgrave's Dictionary.2 Moneta ¢ Credito
della bonta dei riferimenti_biblio-
grafici e dei metodi di stima?
Nel capitolo introduttivo, G. pre-
senta in forma succinta V’approccio
metodologico ¢ il contesto analitico
che hanno guidato la sua pluride-
cennale attivita di studio. La “Presen-
tazione” all’edizione italiana di de
Ceeco inquadra efficacemente Pre-
modern Financial Systems entro Ja ri-
cerca complessiva e ambiente acca-
demico ove questa prese forma
vecchio istitvzionalismo americano
degli anni ’30, Vimpostazione quanti-
tativa di Wesley C. Mitchell e la fon-
dazione del National Bureau of Eco-
nomic Research). Nei punti 3-4 sono
indicati il quadro teorico ¢ le implica-
zioni interpretative della sua ricerca,
usuftuendo di lavori precedenti pii
orientati in questa dizezione (ad es., i
citati contributi del 1969 e 1985).
3. Diversamente della posizione
egemone in campo teorico € storico -
centtata sul pieno adeguamento della
finanza allo sviluppo economico (de-
mand-following view) — G. ritiene che
Ja struttura finanziaria contribuisca a
spiegare le differenze nei caratteri
della crescita economica. A fronte del-
Tincapacita della teoria neoclassica di
analizzare il fenomeno multiforme
dello sviluppo economico e finan-
ziario, il proprio rettoterra evoluzio-
nista e neopositivista porta G. a un
orientamento quantitative, pet pro-
vare la validita delle intuizioni e otte-
nere risposte attendibili (de Cecco, pp.
‘VIIL-IX).
L’apparato contabile verte su una
serie di indicatori derivati dal sistema
? La valutezione de singoli cose studies e dei
metodi di stima utilizzai richiede una compe-
tenza che pochi ricercatori hanno, Per tali spe-
ciflei punt si rinvin ad alcune review che se-
guitono la pubblicazione dell’opera originale (in
Panticolare, Day 1989 ¢ Muwnoee1988),
degli Stati patrimoniali.’ Il parametro
«pitt ricco di informazionin @ il Fi-
nancial Interrelations Ratio (FIR), cick
il quoziente tra «la sovrastrutturas
degli strumenti finanziari e «la infra-
struttura reale sottostante» (p. 10), Gli
altri indicatori (component ratios)
colgono invece le caratteristiche in-
terne della struttusa finanviaria: 1. il
«rapporto di indebitamento» (pas-
sivita per lira di ricchezza), con la par-
tizione tra capitale azionario ¢ di
credito; 2. il «saggio di intermedia-
zione» (entita relativa dei cizcuiti indi-
retti e diretti); 3. il «rapporto tra si-
stema bancario ¢ altri intermediati;
cosi via (Goldsmith 1969, pp. 26-30).
I parametri hanno Ja funzione preli-
minare di isolare «tipologie finan-
iarien, associando le dimensioni della
sovrastruttura (il valore del FIR) alla
sua forma interna (Pentita degli altri
indicatori). secondo passo @ veri-
ficare se le tipologie finanziarie siano
legate ai livelli di crescita economica.
Per finite
arimane il terzo ¢ pitt arduo compito
di decidere se [le strutture che
emergono] possano venite ordinate in
base a sequenze... non solo [tem-
poralil, ma che giustifichino Vinstau-
tarsi di legami di causalita tea di esse,
traendo cost alcune conclusioni sul-
Pesistenza 0 meno di uno o di pit
sentieri, percorsi da tutti i sistemi f-
nanziati..., 0 se invece ciascun sistema
vada considerato sui generis» (pp.
10-1),
Applicando lo schema contabile alle
fast dellindustrializzazione dei paesi
evoluti ne @ risultato che:
> Per un minimo di indicaaioni bibliografiche
sul conteibuto di G. nel campo della contabilita
Finanziaria ¢ di stock, si veda Denisow (1987).Note bibliogeafiche 3
alevidenza disponibile & favorevole al-
Vipotesi che esista soltanto un sentiero
principale di evoluzione finanziari
segnato da regolarita nella dinamica
del rapporto di interrelazione finan-
tiaria, della quota degli intermediati
sul totale delle attivita finanziarie, ¢
della posizione del sistema bancario...»
(Goldsmith 1969, p. 40).
Il profilo Ingo Ia strada della mo-
dernizzazione & segnato da tre tipo-
logie finanziar
a) Ja ptima - espressione dello
stadio viniziale dello sviluppo finan-
ziario moderno (Europa occidentale
Nord America tra il XVII ¢ la meta
del XIX secolo) ~ @ individuata da un
valote contenuto del FIR (tra 0,20 €
0,50), dall’importanza dei titoli di
debito rispeito alle partecipszioni
azionarie, dal peso limitato degli inter-
mediati organizzati, e dall’egemonia al
loro interno del sistema bancario;
8) accanto alla prima tipologia,
«una [abbastancal simile... & presente
in molti paesi non industrializzati
nella prima meta del XX secolo. (La]
principale differenza sta nel ruolo pit
dello Stato ¢ delle istituzioni
fe statali.., Un'altra differenze
[e data dal] pid alto livello di interme-
diszione creditizian (Goldsmith 1969,
pp. 30-5). Questa tipologia é ritagliata
(eguendo Gerschenkron) sui casi di
«moderato ritardo» tispetto al pro-
totipo inglese. La prima tipologia e Ia
seconda (che costituisce una variante
qualitativa della prima) individvano,
pertanto, i due modelli (anglosassone
ed europeo-continentale) seguiti dagli
attuali paesi sviluppati;
@) la terza tipologia ~ connessa
con la «piena maturita finanziarian ~ &
ipica dei pacsi industrializaati dal-
del XX secolo. Elementi carat-
texistici sono: il valore del FIR intorno
all'unita, il pit alto livello delle azioni
rispetto ai titoli di debito, la maggior
quota degli intermediari, Taccresciuta
diversificazione di questi a cui si sc-
compagna il declino delle banche e
Pincremento delle istituzioni non ban-
catie (Goldsmith 1969, pp. 30-5).
Lo scortimento tra lo stadio della
finanza rudimentale e la piena ma-
turita (cio’, la éraversa tra la prima ¢ la
terza tipologia) @ avvenuto all’interno
di numerose regolarita evolutive. Nel
corso del proceso di sviluppo eco-
nomico, Ja sovrastruttura finanziaria &
eresciuta pitt della ricchezza reale sot-
tostante. In una prima fase, il sistema
bancario si é sviluppato a scapito delle
forme non organizzate; successiva-
mente, legemonia bancaria é stata
erosa dalla crescita degli intermediati
extra-bancari, come processo di sofisti-
cazione e specializzazione. Lo svi-
Tuppo si @ conctetizzato nell’ispessi-
mento della struttura finanziaria (sino
a livelli-plafond del FIR intorno a
1-1,5), nella diffusione di nuove cate-
gorie di strumenti e intermediari, e
nella riduzione delle distorsioni allo-
cative tra aree e settori (Goldsmith
1969, pp. 44ss, 343-60; de Cecco, pp.
TX-X),
4. G, non evidenzia una specifica
politica delle istituzioni finanziarie
ello sviluppo economico; cid nono-
stante, la rilevanza nella sua ricerca
del modello tracciato dai paesi evoluti
porta a ritenere che una politics ef-
ficace debba essere orientata verso il
sentiero percorso da quelle economic
(de Cecco, pp. X-X1), cio’ lungo linee
dirette a favosire la’ diffusione degli
strumenti finanziari @ la specializzs-
zione degli intermedieri creditiz
Le implicazioni analitiche degli
studi di G. sono prossime alla modelli-
stica e alla prassi del liberismo finasi-
ziario — es. Edward S. Shaw, Roy 1.4 ‘Moneta e Credito
McKinnon, Hugh T. Patrick, Maxwell
J. Fry ~ riprese anche da parte della
recente storia comparata delle istitu-
zioni finanziatie, ad ¢s, Rondo Ca-
meron, Richard L. Rudolph, Richard
H, Tilly." In effetti, il quadro empirico
di G. ben si collega con i «financial
development frameworks di McKin-
non ¢ Shaw. Questi ultimi, partendo
dall’analisi dei sistemi finanziati di
Gurley e Shaw, determinarono il supe-
ramento del risultato «paradossalen a
cui era pervenuto James Tobin in una
delle prime formulazioni della model-
listica reale-monetaria della crescita di
steady growth, Nella costruzione di
Tobin, il passaggio dal baratto alla
monetizzazione implicava, per
Poperate dell’effetto-sostituzione tra
moneta ¢ capitale fisico, livelli pit
contenuti i intensita del capitale &
del prodotto pro capite. I modelli
McKinnon-Shaw ribaltarono questo
risultato prevedendo un potente effet-
to-complementaritd tra moneta ¢ ca-
pitale. La giustificazione di questo sta
nel fatto che Ia monetizzazione del-
Peconomia ¢ Pattivita degli interme-
diati, in situazioni storiche di sottosvi
lupo, incidono positivamente sul li-
vello di produzione omogenizzando
mercati frammentati, esprimendo
prezzi di mercato e quindi indicator
efficienti della scarsita relativa dei
beni e servizi, determinando una mi-
sliore allocazione delle risorse.
Nella fase di transizione dal sotto-
sviluppo al pieno sviluppo finanziazio,
le istituzioni finanziarie sono «supply-
Teading»; tuttavia, una volta raggiunto
lo stadio di piensa maturita, i benefici
del «financial deepening» si an-
aulleno, in quanto l'effetto-comple-
mentarita tende a scomparire (Della
4 Per un’attonta anelisi degli aspen teorici €
i politica economica del liberismo finanziatio,
fr. Ia recente survey di Maxweut J. Fry (1988)
¢ della Wont Bax (1988),
Torre 1985 ¢ 1990). L’analisi di G.
non sembra avere, invece, molto da
dire per le esperienze contemporanee
det paesi sviluppati, in particolare sul-
Peventuale presenza di una seconde
fase nel processo di sviluppo in cui la
direzione delta causalita trai poli reale
¢ finanziario si inverte e in cui la 6
nanza assume un ruolo sostanzial-
mente passivo («demand-following
view; Hugh T. Patrick 1966 ¢, di
recente, Woo S. Jung 1986).
5. La teoria dello sviluppo finan-
ziario di G. - esposta, in particolare,
in Financial Structure and Development
(£969) — & stata successivamente ap-
plicate ad alcuni paesi in via di svi-
Juppo o late comers (Messico, Jugo-
slavia, Giappone, India, Brasile)> Un
esito positive dell’applicazione al
mondo antico, condotta con Pre-
modern Financial Systems (pp. 7ss), co-
stituirebbe evidentemente un segnale
coerente con la generalita della teoria
liberista che guida l’analisi (de Cecco,
pp. XI, Xi).
Se il volume abbia centrato
Pobiettive @ controverso, per tre
ordini di considerazioni:
a) la tobustezza del modello di
tiferimento (costruito sulle esperienze
contemporanee);
®) il suo grado di generalita ¢ la
possibilita di estensione ad altre espe-
tienze;
©) Vordinabilita dei case studies
dell’antichita entro i] modello di base.
Per il punto a), dubbi sul modello
di riferimento sono stati espressi, su
aspetti diversi, da autorevoli studiosi
(Pierluigi Ciocca, Marcello de Cecco,
? Si veda, ad es,, il raffronto in GoLosmrmy
(1983) ta le storie finanziarie del Giappone e
della (clue cast estremin dal lato delta cre-
scita economica) rispetto al modelo statuni-
tense («prototipo del modetno sviluppo eco-
nomico € finanziation).Note bibliografiche 5
Maxwell J. Fry, Charles P. Kindle-
berger, Jack R.S. Revell) e, sommessa-
mente, dallo stesso Goldsmith (1969,
Cap. 9; 1985, Cap. 1; e 1984). In
particolare, non risulterebbe molto ro-
busto in sede empirica il nesso tra
Pampiezza del sistema finanziario, il
grado di diversificazione e specializza-
zione degli strumenti e degli interm
diari creditizi, la performance sul
vello di crescita reale del sistema
(Della Torre 1990, p. 246).
Il punto 4) esprime la difficolta di
applicare a realtd diverse uno schema
strutturato su ipotesi in parte generali,
in parte specifiche (Tonveronachi
1989, pp. 13ss). Il rischio di calare
un modello costruito sul sistema finan-
ziatio «moderno» - in cui Ja finanza
esercita funzioni crescenti per am-
piezza e complessita, tramite istitu-
zioni sempre pitt vatiegate e specia-
lizzate — in un contesto storico per il
quale:
«manca una visione chiara... del ruolo
della moneta ¢ del credito..
non é del tutto assimi
omologo modernon (de Cecco, pp.
Vii, XIV).
Per il punto ¢), un tentative di or
dinare le dieci esperienze antiche
lungo il modello «moderno» é svolto
nel capitolo conclusive (Cap. 12: “Si-
milarita e differenze”), In quella sede
vengono individuati due «gruppi fic
nanziari premodernin.
Tl primo «gruppo» - alquanto nu-
meroso (la Mesopotamia, I’Atene di
Pericle, 'Impero Romano di Augusto,
LImpero Ortomano, PIndia Mogol,
Giappone Tokugawa e «probabil-
mente anche I'Inghilterra elisabet-
tianan) — possedeva soltanto una
struttura finanziaria rudimentale, de-
finita dal basso valore del FIR (
torno a 0,10); un numero contenuto di
strumenti finanziari (monete metel-
liche, crediti al consumo e commer-
ciali a breve); Passenza di mercati or-
ganizzati e di intermediari specializzati
€ autonomi rispetto alle attivita pro-
duttive e commerciali.
‘Nel secondo gruppo - Firenze ¢ le
Province Unite - il sistema finanziario
era considerevolmente pits sviluppato
e ampio (con un FIR tra 0,40 ¢ 0,50) e
numerosi e diversificati erano gli stru-
menti (che includevano molti tipi di
credito commerciale, quello ipote-
cario, e, su scala ridotta, i titoli di
Stato ¢ delle imprese). Gli interme-
dari erano pid specializzati e indipen-
denti, © comprendevano le banche di
deposito (pp. 69-71, 196-8, 267, 270).
‘Di particolare interesse ¢ il collega-
mento che si pone tra il secondo
«gruppo premoderno» e la prima «ti-
pologia moderna». Le due strutture
sono simili dal lato degli intermediari
¢ degli strumenti finanziari, con la dif-
ferenza rilevante dovuta alla comparsa
della moderna finanza d’impresa
(borsa valori ¢ titoli azionari e obbliga-
zionari):
«Dopo 1a dissoluzione dell’Impero
Romano, gli strumenti ¢ le istituzioni
finanziarie si svilupparono, a pattire
dal dodicesimo secolo, in alcane citta
dell'Italia centrale ¢ settentrionale... €
lo sviluppo poteva dirsi quasi del tutto
compinto nel quindicesimo secolo. Da
1... si diffasero in gran parte del-
1'Evropa occidentale © meridionale
[Bruges, Anversa, Amsterdam, Augs-
burg...J. Le sole aggiunte important...
fino al diciottesimo secolo, rispetto al
‘livello aggiunto in Italia nel quindi-
cesimo, furono le obbligazioni ¢ le
ezioni delle persone giutidiche..., ¢ le
borse valori» (pp. 288-9).
Le differenze principali tra le
strutture dei sistemi finanziari premo-
derni ¢ contemporane? sono abba-
stanza chiare:6 Moneia ¢ Credito
cll numero degli strumenti ¢ delle ist:
tuzioni finanziarie era molto pit
piccolo fe] importanti istiruzioni man-
cavano 0 erano poco diffuse (ad
escmpio: le banche centrali, fe banche
commerciali... Le poche organizza-
zioni esistenti eran [monocellulari] e
Pattivita creditizia era prevalentemente
un'attivita sporedica, non specializzata,
svolta da mercanti, proprietari ter-
fieti.. I prestiti erano concessi princi
palmente per il consumo, « tassi elevati
€ pet petiodi brevi» (pp. 282-3, 290),
Non sono, viceversa, evidenti i
confini tra i due «gruppi premoderni»,
perché le caratteristiche sono precisate
in forma essenzialmente qualitativa. T
parametri stimati sono soltanto il FIR
e il rapporto di intermediazione,
neppure in tutti i casi. I capitol
conclusivo &, per questa ragione, privo
delle sicurezze che G. aveva mostrato
{in occasioni precedenti (Muntoe 1988,
p. 807).
In effetti, mentre la presenza ¢ la
ampiezza degli strumenti e degli inter-
mediari creditizi giustificano Ia collo-
cazione dei due gruppi nella tasso-
nomia di G., come stadi finanziati in-
feriori rispetto alla prima tipologia
moderna del XIX secolo (v. punto 3),
i pochi dati disponibili sulle grandezze
reali sono grossolani e sollevano dubbi
su questo punto cruciale (pp. 267-70,
276-8). Le stime del prodotto na-
zionale pro capite a prezzi correnti non
consentono il raffronto tra le diverse
espetienze, per la mancanza di indica-
zioni sul livello dei prezzi e del potere
d'acquisto delle monete nazionali.
tunica comparazione condotta & nei
termini del prezzo dell’oro, ma si
tratta di un ctiterio soggerto a distor-
* Y dati disponibili peril calcolo del FIR sono
all'Tinpero romano, alla Firenze me-
dicea, all'Inghilterra d'Elisabetta, alle Province
Unite (pp. 58-71, 196-8, 227.9, 269-70),
sioni poiché il rapporto con il prezzo
delle merci non & noto, né stabile
nelle diverse esperienze spaziali (pp.
139-8, 268-70),
Con tale avvertenza e quindi molta
cautela:
«il prodotto nazionale annuo pro
‘capite pare fosse vicino a un'oncia ad
Atene, Roma, nel Califfato Abbaside e
nella Repubblica di Firenze, 2 solo
0,25 ... nell'India Mogol, ma a due
once nell’Inghilterta elisabettiana e a
3,5 once nelle Province Unite» (p.
269).
Lutilizzo di questo «scalare realen
evidenzia una probabile rottura nella
costruzione goldsmithiana, non risul-
tando confermata Ia stretta associa-
zione tra tipologia finanziaria (valori
del FIR ¢ degli «indicatori-compo-
enti») e livello di crescita de! sistema
(al pro capite a prezai costanti). L"In-
ghilterra, che per il valore contenuto
del FIR andrebbe ricompresa nel
primo gruppo premoderno, si collo-
cherebbe dal Iato del prodotto na-
zionale ben al di sopra degli altri casi
del primo gruppo. Viceversa, Firenze
avrebbe un livello di sviluppo reale
nettamente inferiore a quello delle
Province Unite e di alcuni casi del
primo gruppo (es. PInghilterra), pur
appartenendo al secondo dal punto di
vista finanziatio. D’altro canto, i valori
del FIR del secondo gruppo. premo-
derno (0,40-0,50) sarebbero pit
elevati dei valori della prima tipologia
moderna (0,20-0,50), in presenza di
tan pid basso sviluppo teale (p. 270).
In sintesi, due casi rilevanti (Firenze e
Inghilterrs) sembrano contraddire Ja
stretta associazione tra stadio di svi-
luppo finanziario stadio di crescita
reale.
A fronte dei limiti del materiale em-
pitico, alcuni recensioni del volume f-Note bibliografiche 7
niscono per appiattirsi actiticamente
sulle regolarita goldsmithiane:
«Spesso Vevidenza empirica & cost
searsa da forzare Goldsmith ad assun-
Zioni molteplici ed inusuali, e a stime
tnolto grossolane... Un minimo di ve-
rifica pad ovviamente derivare dalla
coerenza tra stime indipendenti, che
non esclude, tuttavia, la possibilita che
entrambe siano errate. Nella migliore
delle ipotesi, sono insicute... Pet cui]
molte di ese non dovrebbero essere
indicate come fate. Questo 8 un rischio
che l’Autore corre nel capitolo finale
dove cerca di comparare i diversi si-
stemi finanziari. Nor posso sottacere
Pimpressione che alcune differenze siano
immaginarie, e risultato di un ampi
spetiro di ervori potenziali; pongo i
offidarsento nelle similarit2... che nelle
differenzen? Jlongman 1988, p. 500).
In tal modo, ci si libera della con-
valida empitica del modello teorico,
«interpretando ottimisticamente ri-
sultati ambiguin (de Cecco, p. XIV).
Questa soluzione di comodo non é spe-
Gifica di Premodera Financial Systerss,
2 gia nell’analisi dei sistemi finanziari
«anoderni» (Della Torre 1985 e 1990).
Le considerazioni critiche che se-
guono non riguardano, pertanto, il
presente volume, ma piuttosto l'idea
suggestiva di G. che lo sviluppo finan-
ziario delintera umanith possa essere
rappresentato da un «unico modello»
eda un numero contenuto di stadi 4 la
Gutley ¢ Shaw.
La descrizione analitica del pro-
cesso di sviluppo finanziario, proposta
dai due autori in Money in a Theory of
Finance, era caratterizzata da: a) un
primo stadio di
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