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ERBE MEDICINALI Parte 1

Il documento parla di Padre Atanasio Cristofori, un frate cappuccino nato nel 1885 che divenne famoso come esperto di erbe medicinali. Trascorse la sua vita facendo il predicatore e raccogliendo conoscenze sulle erbe grazie ai suoi studi autodidatti e frequentando corsi universitari. Scrisse un libro sulle erbe medicinali che ebbe molto successo.
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ERBE MEDICINALI Parte 1

Il documento parla di Padre Atanasio Cristofori, un frate cappuccino nato nel 1885 che divenne famoso come esperto di erbe medicinali. Trascorse la sua vita facendo il predicatore e raccogliendo conoscenze sulle erbe grazie ai suoi studi autodidatti e frequentando corsi universitari. Scrisse un libro sulle erbe medicinali che ebbe molto successo.
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LE ERBE MEDICINALI DI FRATE

ATANASIO

Biografia di p. Atanasio
La V edizione del libro di P. Atanasio Cristofori Erbe medicinali di frate
Atanasio vede la luce a quarantadue anni dalla precedente e alle soglie
dell'anno 1985 che segna il centenario della nascita dell'Autore.
Nonostante il passare del tempo pensiamo per che l'apparire del volume nelle
librerie e speriamo anche e soprattutto nelle case delle nostre valli
trentine, sia salutato come il ritorno di un amico, come l'affacciarsi alla
porta di casa della veneranda e bonaria figura del frate che ne l'Autore: una
figura ieratica sull'altare e sul pulpito, ma buona, affabile, umile e
accostabile negli incontri personali e nella vastit e tenacia delle amicizie.
Cos intima e affettiva era infatti ritenuta universalmente la connessione fra
l'uomo, il frate sacerdote, e la sua opera di raccoglitore e distributore di
erbe medicamentose, tra la parola viva e parlata che sapeva accostare l'uomo a
Dio, e quella scritta nel suo libro che sapeva indicare nella natura la
manifestazione della bont e provvidenza di Dio, da divenire universalmente
conosciuto e chiamato il frate delle erbe.
Crediamo pertanto che non sar discaro a quanti lo hanno conosciuto e a quanti
ne hanno sentito parlare, premettere a questa edizione postuma un breve profilo
dell'Autore, perch la sua memoria rimanga ancora unita alla sua opera.
Sacerdote cappuccino
Padre Atanasio Cristofori Angelo al battesimo nasceva a Grauno, minuscolo
centro della Valle di Cembra il 24 luglio 1885. A sedici anni scendeva a Trento,
accompagnato da mamma Cecilia, per chiedere di essere ammesso tra i frati
cappuccini. Aveva frequentato con profitto le tre classi elementari esistenti
nel paese: possediamo l'attestato della III classe del 1899, nel quale la brava
maestra Speranza Balduzzi lo giudicava molto buono in tutte le materie: solo
in storia naturale e fisica lo gratificava con appena un sufficiente. Un po'
poco veramente per un futuro naturalista!... Un certificato del parroco di
Grumes dichiara che il giovinetto era stato istruito da lui per due anni nella
lingua italiana e latina specialmente, non trascurando la storia, la geografia e
la letteratura, nelle quali materie dimostr grande diligenza e non mediocre
capacit.
Non gli mancava quindi una preparazione scolastica, sia pure rudimentale, ma
sufficiente per essere ammesso agli studi conventuali.
Ma quando il giovinetto, imbarazzato e tremante (lo raccontava lui, da vecchio,
sorridendo) si trov davanti alla figura austera del Provinciale dei cappuccini,
allora P. Ignazio Zanol da Rovereto, e si sent dire: siete troppo gracile per
la nostra vita austera: dovete mangiare ancora due some di polenta, si sent
perduto. Intervenne mamma Cecilia col coraggio e l'autorit materna: el varda,
padre, che l' ben semplizot (in dialetto, piccolo, mingherlino) ma l' san,
salo?. E fu accettato.
Entr nel noviziato a Condino il 24 settembre 1901 ed ebbe l'abito di San
Francesco. Comp e termin gli studi ginnasiali nel convento di Arco, la
filosofia a Terzolas e la teologia a Rovereto e Trento. Fu ordinato sacerdote il
14 febbraio 1909. Ma non ancora predicatore e confessore: termin gli studi di
teologia nel 1912 ed inizi il suo lungo itinerario nei vari conventi e nelle
parrocchie che vi facevano capo. Incominci a Rovereto, poi a Trento e
finalmente, nel 1940 approd a Terzolas, da dove non si mosse pi, se non per
morire, nell'infermeria di Rovereto l'11 giugno del 1961.
Possediamo un libriccino in cui, fino al 1924 annot diligentemente le sue
prediche: titolo, data, luogo dove le singole prediche furono recitate. Aveva
quindi un repertorio che, almeno nei primi anni mandava a memoria, come del
resto era consuetudine di tutti i predicatori popolari. Poi l'esperienza gli
insegn a conservarne il materiale catechistico e l'ossatura della predica,
adattandolo per ai luoghi, alle circostanze e all'ambiente, vivacizzandolo con
bozzetti e aneddoti dell'esperienza quotidiana. Predicazione eminentemente ed
esclusivamente popolare, dunque. Lo aiutava a farsi ascoltare anche il suo

aspetto prestante, dalla barba fluente del profeta e la voce tonante:


raccontava, compiacendosene, di quel prete di montagna (Ruffr, per
l'esattezza), che temeva per le vetrate della piccola chiesa!
Cos per cinquant'anni: quaresime, missioni popolari, sagre di paese, con
lunghissime ore di confessionale, con lunghe camminate da un paese all'altro,
sempre pronto a rispondere a chi lo richiedeva e a chi lo mandava. E lungo la
strada trovava anche i suoi Nicodemi che lo aspettavano per fare la Pasqua,
per i quali non c'erano tempi stabiliti, ma tutto l'anno era aperto alla
misericordia di Dio che P. Atanasio portava con s.
Durante la prima guerra mondiale fu anche cappellano militare al Tonale e sulla
Presanella, ma solo per qualche mese, perch la vita militare non era fatta per
lui e la divisa gli era pi pesante e ingombrante del saio francescano.
Il frate delle erbe
All'interno della sua vocazione francescana ne nacque ben presto un'altra, in
piena armonia e sintonia con la prima: quella dell'interesse per la natura, gli
animali, le erbe, i funghi: anch'essi creature di Dio, dono di Dio agli uomini.
Come san Francesco avrebbe voluto cantare e cant di fatto con la sua vita e con
il suo entusiasmo:
Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa
e produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.
Fu certamente una vocazione innata, un'inclinazione tutta personale. Forse port
con s dal piccolo borgo natio l'amore alla natura e qualche nozione attinta
alle conoscenze popolari, ma certo che in convento trov un clima adatto alla
sua crescita e la possibilit di apprendere e approfondire ci che gi sentiva
nell'anima. In ogni convento francescano c' sempre un giardino per i fiori, un
claustro ingentilito di corolle. Francesco stesso, come narrano i suoi primi
biografi consigliava all'ortolano di adattare a giardino una parte dell'orto,
dove seminare e trapiantare ogni sorta di erbe odorose e di piante che producono
bei fiori, affinch al tempo della fioritura invitino tutti quelli che guardano
a lodare Dio, poich ogni creatura sussurra e dice: `Dio mi ha fatta per te, o
uomo" (Legg. perugina).
quanto P. Atanasio stesso ci conferma nella sua Prefazione alla prima edizione
del suo libro: La causa che mi spinse a dare alle stampe questo modestissimo
libretto doppia: remota e prossima. La prima risale alla mia giovinezza, e fu
l'amore di predilezione alla Botanica. Quest'amore, crescendo sempre con gli
anni, mi diede occasione, in convento e fuori, di dedicare tutti i ritagli di
tempo disponibili a questo studio, mediante mezzi didattici, esperimenti e
conversando con persone competenti. Da qui lo studio applicato alla
Fioricoltura, alla Frutticoltura ed alla Terapeutica della nostra superba e
lussurreggiante Flora.
Chi sono le persone competenti che lo aiutarono a formarsi la cultura
botanica?
P. Atanasio non pot conoscere di persona il suo confratello cappuccino e
conterraneo P. Placido Giovanella da Cembra che fu micologo e naturalista e
avvi alla conoscenza dei funghi l'abate Giacomo Bresadola, perch questi moriva
nell'infermeria del convento di Rovereto nel 1903, mentre fra Atanasio era alle
prese con i latinucci nel vicino ma allora irraggiungibile, convento di Arco. Ne
conobbe per i molti discepoli e visse nel desiderio di raccoglierne l'eredit
culturale, anche per diritto di patria.
Pi tardi, ormai sacerdote, conobbe e fu amico del Bresadola stesso: bench
applicato, pi che alla micologia, alla fitologia e alla fitoterapia, conosceva
a fondo, l'opera bresadoliana, tanto da poterne citare a memoria le pagine dei
due volumi pi diffusi, per ogni fungo che gli fosse mostrato: la
testimonianza di un suo collaboratore. Molti altri sono gli amici competenti
che l'hanno aiutato a crescere nella conoscenza della botanica: egli stesso ne
nomina qualcuno nella citata prefazione, come il Comm. Giovanni Pedrotti, il
maestro Biasioni, il Comm. Osvaldo Orsi, direttore dell'Istituto Agrario
Provinciale di S. Michele, Guido Sette, farmacista di Cembra, ecc. Non possiamo
tacere il nome del Prof. Guido Rovesti del Ministero dell'Agricoltura e Foreste,

Medaglia d'Oro della Cultura, suo grande amico e ammiratore al quale si deve la
Prefazione alla IV Edizione del libro di P. Atanasio.
In seguito, nel 1936-37, a oltre cinquant'anni, ebbe modo di frequentare i Corsi
di Erboristeria presso l'Universit di Padova, dove trov nuove cognizioni e
altre conferme ai suoi studi autodidattici. Il Prof. Giuseppe Gabrielli,
dell'Universit di Ferrara, solandro e erborista, commemorando P. Atanasio nel
XV anniversario della morte presso il convento di Terzolas, diceva: A questo
proposito (di P. Atanasio, studente universitario) ebbi occasione di attingere
chiari ragguagli dallo stesso direttore dei corsi, il Prof. Felice Gioelli, che,
divenuto in seguito ordinario di questa disciplina, quindi rettore dell'Universit di Ferrara, il caso volle fosse anche mio maestro, e che con lui
sostenessi la tesi di laurea. Ricordava distintamente il Gioelli del nostro
frate la partecipazione diligente e appassionata alle lezioni, nonch le
spiccate qualit di cui aveva dato prova nelle esercitazioni e nei
riconoscimenti. Di questa partecipazione diligente alle lezioni
testimonianza un piccolo blok di appunti, scritti con meticolosa pazienza,
come da uno scolaretto diligente, durante l'insegnamento e gli esperimenti dei
maestri, dei quali ben presto divenne pi che discepolo, amico e collaboratore,
mantenendosi in frequente corrispondenza. Il notes molto sciupato e porta i
segni di una continua e diuturna consultazione.
Frutto di questi studi, ma soprattutto della sua consumata esperienza, della sua
innata intuizione e della conoscenza dei luoghi, e dietro sollecitazione dei
molti amici e ammiratori, il suo libro Piante ed erbe medicinali della nostra
Regione Tridentina, vero vademecum della medicina pratica popolare, che ebbe
nelle nostre valli ma anche fuori, una insperata diffusione. Si proponeva di
scrivere per il popolo: Il libretto scritto in modo semplicissimo per essere
alla portata di tutti. Per questo ho evitato la terminologia medica, ho
tralasciato quasi tutte le piante velenose' (nella I Edizione), perch
nella cura delle malattie, non si avesse a sorpassare. arbitrariamente le
dosi... (prefaz. alla I Edizione). Il libretto andr poi arricchendosi e
rimpolpandosi nelle successive edizioni. Basta osservare la data e il
progressivo aumento delle pagine per farsi un'idea della diffusione del libro e
della cura meticolosa con cui l'Autore lo ha curato e seguito.
Ecco l'elenco delle varie Edizioni:
I EDIZIONE: P.A.C. (Padre Atanasio Cappuccino ) - Piante ed Erbe Medicinali
della nostra Regione Tridentina - Ardesi, Trento 1931 - pag. 72.
Prefazione dell'Autore - duplice indice alfabetico: delle piante descritte nel
libro e delle malattie e corrispondenti cure.
II EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - Cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
della nostra Regione Tridentina - II Edizione migliorata, ampliata e illustrata
con figure colorate. Ardesi - Trento - 1934 - pag. 150.
Vi aggiunto un Atlantino in 12 Tavole a colori, con nome delle piante in
italiano e latino. L'Atlante stampato ad Esslingen in Germania dalla J.F.
Schreiber Verlag come appendice al libro di Christiansens A. Taschenbuch
einheimischer Pflanzen. Munchen, 1916.
III EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
della Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1937 - XV - pag. 253.
IV EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
d'Italia con speciale riguardo alla Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1942,
pag. 281.
IV Edizione riveduta, ampliata con nuovo ricettario. La pubblicazione porta
tutti i segni del tempo di guerra: carta, stampa e soprattutto la mancanza
dell'Atlante illustrativo, che si pot avere solo in un numero limitato di copie
per la difficolt dell'importazione. Porta la prefazione del Prof. Guido
Rovesti, Consigliere Superiore del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste.
Alla fine di questa forse troppo lunga enumerazione mi sembra di poter dire che
due sono principalmente i meriti dell'opera di P. Atanasio, prescindendo dal suo
valore scientifico: quello di essere riuscito a volgarizzare e rendere
elementare ed accessibile a ogni classe di persone una scienza che non delle

pi facili, illluminando soprattutto i pi sprovvisti ad apprezzare la ricchezza


che li circonda nella natura; e lo spirito di carit e di fede da cui tutto il
libro animato.
Scriveva nella Prefazione alla II Edizione del 1934: Possono queste pagine
istruire, consolare e sanare tanti esseri sofferenti ed irrequieti, e dire a
tutti: Nel vostro corpo sano, sana sia pure la vostra mente: "mens sana in
corpore sano": affinch, essi commossi alla considerazione di questo dono di
Dio, nel grande e svariato mondo delle piante, lodino e glorifichino il Divino
Creatore.
Ma l'attivit scientifica di P. Atanasio non si ridusse alla composizione del
libro, a correggere, aggiungere, chiarire meglio le procedure pratiche per la
preparazione delle erbe medicinali, lavoro riservato ai mesi invernali lunghi e
solitari nel convento di Terzolas, ma appena si apriva la stagione e i primi
fiori e le prime erbe comparivano sulle montagne circostanti, incominciavano
anche per il frate le lunghe escursioni nei boschi, solo o con amici e
collaboratori e al ritorno, il sacco da montagna era sempre pieno e fragrante di
mille odori e colori.
Intensa anche la sua collaborazione al Consorzio Erboristico Regionale di cui
era membro della Commissione scientifica fino dal 1929 e la partecipazione sua
sempre entusiastica alla fondazione e alla manutenzione dell'orto botanico alle
Viotte di Monte Bondone. Continua e appassionata anche l'opera di divulgazione
con conferenze e lezioni a gruppi botanici e in particolare ai maestri
elementari. Con questi in particolarmente faceva opera di educazione ecologica.
Proprio in una conferenza ai maestri si augurava di non vedere pi quelle
frotte promisque e incoscienti di gitanti e di turisti, salire e scendere dai
nostri monti con la testa nel sacco, calpestare e distruggere vandalicamente
quanto di bello e di autentico il Signore ci ha regalato nelle nostre stupende
montagne....
Uomo tra gli uomini
La lunga carrellata nella vita e tra gli scritti di P. Atanasio probabilmente
non ancora riuscita a darci la sua fisionomia umana verace e autentica, come
l'hanno conosciuta le genti della Valle di Sole e di Non che lo incontravano
sulle loro strade nelle sue scorribande pastorali e scientifiche. Chi non lo
conosceva? L'apparire della sua figura ieratica di patriarca dalla barba fluente
e dal sorriso ilare di bambino rimasto tale anche se cresciuto e invecchiato,
era sempre una
sulle piazze dei paesi, nelle baite di montagna, nelle chiese e
case.
P. Atanasio fu veramente un semplice, un umile, un buono: come San Francesco
voleva i suoi figli.
Per questo am la natura con ammirazione ed. entusiasmo, nelle sue espressioni
pi semplici e pi belle: i monti, i fiori, le erbe, gli alberi, le acque, gli
uccelli, i cervi e i camosci, che ospit in convento per salvarli dalla
rigidezza dell'inverno: tutte le creature del buon Dio. Per questo am gli
uomini, senza eccezione e senza distinzione. Credo non abbia mai avuto non solo
nemici, ma neppure avversari, competitori, invidiosi o malevoli. Avvicinava
tutti con la medesima confidenza e sicurezza. Per tutti i mali del corpo aveva
il suo pizzico profumato di erbe aromatiche, accompagnato da una benedizione e
da un ammonimento morale; per tutte le occasioni gioiose e tristi aveva il suo
fiore e la sua partecipazione umana e francescana; per ogni incontro l'aneddoto
arguto, la battuta caustica, le caratteristiche rimele eco di un mondo di
fiaba, ingenuo e buono, sereno e semplice, tipicamente francescano. Con la
medesima confidenza e disinvoltura dava e chiedeva, ammoniva, rimbrottava e
lodava, lasciando sempre tutti con l'animo pacato e contento.
Ci auguriamo che il ritorno di P. Atanasio attraverso le pagine del suo libro
valga non solo a portare sollievo a quanti soffrono nel corpo e nello spirito,
ma anche a ricordarci che Dio ci vuoi bene e che le creature che ci ha messe
vicine sono l'attestazione concreta della Sua bont e della Sua Provvidenza.

BREVE NOZIONE DI FITOTERAPIA


Sar sempre cosa difficile anche per l'uomo studioso il poter valutare
adeguatamente i beni immensi apportati all'uomo dalle piante medicinali, tanto
nell'uso profilattico, che in quello terapeutico: il loro uso si pu dire abbia
avuto principio all'apparire del primo uomo sulla terra.
Purtroppo per questi mezzi di cura che la divina Provvidenza ci diede a larga
mano e gratuitamente, col progresso di tempo e con l'avvento di nuovi sistemi,
andarono in disuso, fino a essere addirittura disprezzati.
Anche gli stessi sanitari, abbandonando i fitofarmaci, formatisi sotto
l'influsso di quel potente reattivo chimico, che il sole, prestarono
volentieri l'orecchio alle interessate lusinghe di quei fabbricanti stranieri,
che riversavano continuamente sul nostro mercato, sotto diversi nomi reboanti,
la loro produzione di materie coloranti, spacciate per medicamenti di ammirabile
efficacia.
Gi sullo scorcio dei secolo passato un discreto numero dei nostri medici
italiani studiarono e seppero valutare i benefici apportati dalle piante ed erbe
medicinali, all'umanit sofferente; e nel 1882 il professor Oreste Mattirolo
propose alle sfere governative un progetto di legge a tutela del patrimonio
costituito dalla nostra flora medicinale.
La guerra mondiale poi fu quella che aument in modo straordinario lo studio
dell'Erboristeria, per la mancanza di quei prodotti e sottoprodotti di materie
coloranti che non si potevano pi ritirare dall'estero belligerante, preoccupato
a preparare con esse gli esplosivi e i gas asfissianti.
Nel dopoguerra questo studio delle piante medicamentose s'intensific sempre
pi, finch arriviamo alla legge Acerbo del 1930.
Con questa legge, approvata il 6 gennaio 1931, Giacomo Acerbo, Ministro
dell'Agricoltura e Foreste, riuniva una Commissione di agronomi, chimici, medici
industriali per uno studio serio, destinato allo sfruttamento razionale della
nostra flora officinale.
A questa legge, che disciplina la coltivazione e la raccolta delle piante
officinali, fecero seguito due altre disposizioni importanti: quella che si
riferisce all'autorizzazione per raccogliere le piante, e quella che riflette il
conseguimento del Diploma di Erborista, ovviando cos all'ignoranza o ingordigia
di certi raccoglitori, poco coscienziosi, i quali, strappando radici o togliendo
alle piantine i mezzi di riproduzione, fecero s che alcune di esse
scomparissero dalla flora di certe regioni.
Frutto di questa legge provvidenziale fu lo studio appassionato in seno a tutte
le classi e in tutta la nazione; il programma dell'Erboristeria introdotto nelle
scuole; il ritorno di tanti medici all'uso dei semplici; l'istituzione di
parecchi Consorzi Erboristici Regionali, di Istituti Chimici per la preparazione
di medicinali a base di puro vegetale e di interessantissimi Corsi Erboristici
tenuti nelle diverse Regie Universit per il conseguimento del Diploma di
Erborista legale specializzato.
Frutto di questa provvida legge sull'Erboristeria furono le belle e interessanti
opere edite da valenti uomini nostri, quali: un dottor Negri con il suo: Erbario
figurato; un dottor Fidi con le sue: Erbe e Piante medicinali; un dottor
Alessandro de Mori con le sue: Piante officinali e il chiarissimo dottor Carlo
Inverni con le sue opere riflettenti questo vago, utilissimo e redditizio campo
dell'Erboristeria.
NB Ma forse il pi grande studioso in questa materia il chiarissimo
professor Guido Rovesti con le sue interessanti monografie sul Ginepro, sul
Lauro, sulla Ginestra, sull'Autarchia italiana attraverso i secoli nel
campo delle piante officinali.

CONOSCENZA E UTILIZZAZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI


Non occorre dirlo che per dedicarsi di proposito all'erboristeria
assolutamente necessario non solo conoscere le piante ed erbe medicamentose cos
in generale, ma di saper discernere secondo la diversit del clima, del terreno,
dell'altitudine e della localit le piante d'una stessa specie. Giacch
provato che la forma, il colore e le dimensioni, come pure la potenzialit
terapeutica dipendono da questi fattori. Cos pure l'Erborista deve porre grande attenzione per non confondere una pianta medicamentosa con altra di specie
affine, il che molto facile ad avverarsi non solo con piante d'una stessa
famiglia, ma anche con quelle di famiglia e generi diversi.
E questa precauzione oculata deve aversi sempre presente, trattandosi di piante
velenose (p. es. Veratrum album e Gentiana lutea, ecc.).
L'Erborista deve usare questa pratica specialmente con le piante o erbe gi
essiccate, perch, in tale stato, rappresentano forme e colori diversi dallo
stato verde. Quindi l'obbligo di tenerle separate le une dalle altre, e mettervi
per tempo a ciascuna la propria etichetta.
Di qui anche la necessit di conoscere le parti utilizzabili della pianta, se si
debba cio raccoglierla intera, o le foglie, o i fiori, o le sommit fiorite o
la corteccia, radici, rizomi, semi, bacche, libro, o una o pi di queste parti
combinate insieme.

EPOCA DELLA RACCOLTA


La raccolta si deve iniziare allorch la pianta o le parti di essa che
interessano contengono il massimo dei principii attivi. L'epoca della raccolta
varia secondo le diverse piante, e secondo le diversi parti d'una stessa pianta
che si vuole utilizzare. Per avere un raccolto pi o meno abbondante, pi o meno
ricco di principii attivi, si deve fare attenzione alla qualit del terreno, al
clima, al luogo e anche alla coltivazione. In quanto alla coltivazione si fa
notare che le piante spontanee sono pi ricche di principii attivi che non
quelle coltivate, a meno che la coltura si faccia in un ambiente voluto
dall'attitudine e dal terreno delle piante spontanee. Nella raccolta delle
foglie, dei fiori e sommit fiorite si deve fare attenzione di non danneggiare
le piante. Le radici, i tuberi, i bulbi e i rizomi devono essere interi, ben
puliti e ben conservati. Ogni raccolta deve farsi in giornate serene o almeno
asciutte.
Le radici, i tuberi, i bulbi e i rizomi si raccolgono preferibilmente in
primavera, quando incominciano a spuntare le foglie, o in autunno, dopo la
caduta delle foglie o del caule, se la pianta biennale. Generalmente per si
preferisce l'autunno, perch in tale stagione le radici sono pi ricche di
succo. Per il medesimo titolo si raccolgono pure d'autunno le cortecce e le
parti legnose: anzi, per queste, preferibile l'inverno.
Gli steli e le foglie si raccolgono in principio di fioritura, perch prima le
piante sarebbero troppo pregne di acqua; pi tardi invece, i principii attivi
passerebbero nei fiori. I fiori vengono raccolti al tempo della fecondazione,
cio quando si aprono.
Le foglie e i fiori delle labiate si raccolgono quando le piante sono in piena
fioritura. Per quanto riguarda la raccolta dei frutti e dei semi si consiglia di
prenderli a perfetta maturit, fatta eccezione delle piante ombrellifere i cui
semi devono raccogliersi prima della maturazione, perch non avendo la
maturazione simultanea, andrebbero perduti i semi pi sviluppati. I ritardatari
si possono maturare con l'essiccazione. E questi semi, perch di maturazione
irregolare, devono essiccarsi al sole. Le foglie, specialmente se sono destinate
al commercio, devono essere monde, cio senza picciolo.

ESSICCAZIONE
In via generale l'essiccazione delle foglie, dei fiori e delle piante erbacee si
fa all'ombra, in ambienti arieggiati e difesi dall'azione diretta dei raggi
solari. Le piante aromatiche possono, in un primo tempo, esporsi al sole, mai a
bagnomaria o al forno; tutt'al pi, in via eccezionale, si possono essiccare in
una stanza riscaldata.
Le radici, i tuberi, i rizomi devono essiccarsi al sole, o nelle stufe, o nei
forni, badando bene per che nei forni non vengano cotti o addirittura
abbruciati. Per l'essiccazione sia all'ombra che al sole o al forno,
necessario che la pianta, o i fiori, o le radici siano bene distese; e prima di
mettere a fissa dimora la parte di pianta che si vuoi utilizzare, deve essere
talmente secca, che stropicciandola, si possa polverizzare. Perch le piante, le
foglie e i fiori possano mantenere, nel miglior modo possibile, il colore, e
quindi renderle commerciabili, non si devono mai pressare nello stato verde in
ceste o altro, ma praticare subito l'essiccazione giusta le norme qui
prescritte.
Per l'essiccazione di radici, bulbi, rizomi, tuberi e cortecce, necessario
siano tagliati in pezzetti orizzontali o verticali, secondo le prescrizioni
farmacologiche. L'essiccazione di piante minute o acquose si fa legandole a
mazzetti e sospendendole in aria a una corda.
Prima dell'essiccazione delle piante necessario prati-care accuratamente la
pulitura, la lavatura, se occorre, e lo scarto delle parti marce o deteriorate.

MODO DI PREPARARE LE DROGHE


Gi dopo la prima edizione di questo mio libro, alcuni de' miei lettori si
lamentarono di non aver trovato in alcune piante la dose specifica da adoperarsi
per ogni singolo preparato. Altri mi domandarono la distinzione che passa tra
th o infuso e decotto, come pure la spiegazione delle parole estratto, tintura,
succo, tisana, ecc.
Cercher di accontentare tutti nel miglior modo possibile, sempre persuaso,
per, di non arrivarvi, perch so che certuni sono un po' troppo esigenti e
capricciosetti come scattanti bambini.
Dir, primieramente, che la dose per ogni th o infuso ordinariamente di 8-10
gr. quando, in questolibro, non indicato altrimenti e anche quando non fosse
indicata dose alcuna. Questa dose pu essere aumentata o diminuita a piacimento
dell'individuo, secondo la propria costituzione fisica e l'effetto che produce.
Tutto questo per le piante ed erbe non venefiche, perch per le venefiche
necessario stare all'indicazione o consultare il medico.

THE, INFUSO, INFUSIONE


Il th, o infuso, o infusione consiste nel versare ac-qua bollente (un quarto di
litro) in un recipiente nel quale sia stata messa in precedenza la pianta
sminuzzata, avendo cura di coprirlo subito per impedire l'evaporazione. Dopo
circa 15 minuti si filtra e si zucchera, o meno, secondo i gusti. In via
generale per si ha fretta di gustare il preparato, e io consiglierei a far
bollire per 2 minuti la droga, tenendola sott'acqua con una forchetta e
lasciandola sedare, come sopra, per soli 5 minuti. Per certe piante,
specialmente amare, consigliabile usare una seconda volta, aggiungendovene
met di nuove.

DECOTTO O DECOZIONE
Il decotto o decozione, l'indica la stessa parola, si fa con il bollire la
pianta o le piante a completa cottura, ossia dai 20 ai 40 minuti, notando che se

per un decotto si adoperano piante molli e dure (ad esempio: rizomi, radici),
queste devono esser bollite prima delle molli (foglie e fiori), riuscendo cos
pi efficace il decotto.

ESTRATTO
Si ha l'estratto di una pianta, quando si adoperano dei solventi, che possono
essere acquosi, idroalcoolici, alcoolici ed eterei, conforme se si adopera acqua
distillata, o alcool diluito, o solo alcool, o etere.

TINTURA

La tintura si ottiene mettendo a macerazione la pianta ridotta in polvere


nell'alcool. Questa operazione si compie in due volte, e precisamente: si mette
la droga nella met dell'alcool che si vuoi adoperare per 4-5 giorni, poi si
versa in un recipiente, immettendovi l'altra met di alcool per altri 5 giorni;
indi si versa, si spreme il residuo, si uniscono insieme i due liquidi, e poi si
filtrano.

SUCCO

Il succo si ottiene spremendo la pianta verde in un torchietto o in un mortaio,


badando che la pianta sia ben lavata e sufficientemente tagliuzzata. La pasta
ottenuta si spreme in un sacchetto di tela. Il succo cos ottenuto, si deve
chiarificare con il metterlo in un vaso di vetro e immergerlo in acqua quasi
bollente, finch sia chiarificato. Quando poi raffreddato, si filtra, si
imbottiglia, mettendovi sopra un piccolo strato di olio d'olivo, si tappa
ermeticamente e si pone in luogo fresco e asciutto. Mancando l'alcol,
specialmente alla gente povera, si procede alla stessa operazione con vino
generoso ad alta gradazione. Per piante e radici mucillagginose, viscose
necessario pestarle, inumidirle con acqua e lasciarle per qualche. tempo in
macerazione prima della spremitura.

TISANA
La tisana una pozione nella quale il principio attivo in piccola quantit, e
si pu prendere senza alcun inconveniente.

SPIEGAZIONI DI ALCUNI TERMINI MEDICI CHE SI RISCONTRERANNO NEL LIBRO


AMENORREA : ritardo o mancanza delle mestruazioni. AMARO: che aumenta
l'appetito, facilita la digestione, rinforza.
ANALETTICO: che ristabilisce le forze, specialmente nei convalescenti.
ANESTETICO: che priva della sensibilit.
ANTIDOTO: Contravveleno.
ANTIELMINTICO: che scaccia i vermi.
ANTIPIRETICO: rimedio contro la febbre.
ANTISETTICO: contro la putrefazione tanto dei liquidi che dei tessuti.
ANTISPASMODICO: medicamento contro le contrazioni involontarie dei muscoli.
APERITIVO: che eccita l'appetito, ristabilendo le funzioni dello stomaco.
ASTRINGENTE: che diminuisce o arresta la secrezione con il suo contatto.
BECHICO: contro la tosse.
CARMINATIVO: che espelle i gas intestinali.
CATARTICO: purgante blando.
CAUSTICO: che brucia.
CEFALICO: che combatte i dolori di testa.
COLAGOGO: che serve a espellere la bile.
DEPURATIVO: che serve a purificare il sangue. DETERSIVO: che pulisce le ferite e
le cicatrizza. DIAFORETICO: eccitante il sudore.
DIURETICO: che provoca abbondanza di orina. DRASTICO: purgante energico.
EMETICO: che provoca il vomito.
EMMENAGOGO: che provoca i mestrui.
EMOLLIENTE: atto a rammollire le parti irritate o in-fiammate.
EMOSTATICO: che arresta le emorragie.

ESPETTORANTE: che fa espellere le materie contenute nei bronchi.


FEBBRIFUGO: che allontana la febbre.
IPNOTICO: che eccita il sonno.
LASSATIVO: purgante che non irrita.
LEUCORREA: perdite bianche delle donne. METRORRAGIA: perdita di sangue
dall'utero.
NARCOTICO: che produce torpore, sonno, stupore. PETTORALE: atto a curare le
malattie della respirazione.
REVULSIVO: che serve a deviare verso l'esterno una secrezione morbosa, portando
la parte malata allo stato di prima.
RUBEFACENTE : che porta maggiore quantit di sangue alla superficie della pelle.
SINERGICO: rimedio simile a un altro.
STIMOLANTE: che eccita l'attivit organica, ravvivandone la circolazione
sanguigna.
STOMACHICO: che fortifica lo stomaco.
STOMATICO: che serve per le malattie della bocca. SUDORIFERO: eccitante il
sudore.
TENIFUGO: rimedio contro il verme solitario.
Tossico: che eccita e fortifica in modo durevole le funzioni dei tessuti.
ToPICo: rimedio che si applica all'esterno, come: empiastri, cataplasmi,
unguenti, ecc.
VERMIFUGO:. che scaccia i vermi dall'intestino.
VULNERARIO: atto a curare le ferite.

1 PARTE
PIANTE ED ERBE MEDICINALI

SPIEGAZIONE DELLE ABBREVIAZIONI

H.: Habitat. P.: Parti.


R.: Raccolta. F.: Famiglia.
NOMI BOTANICI
Allioni: ALLIONI CARLO (1725 - 1804) botanico italiano.
D.C.: DE CANNELLE AUGUSTIN (1778-1841) - botanico svizzero, professore in
Montpellier, contribuisce alla sistematica con Teo-ria elementare della
botanica. Inoltre autore di molte altre opere di fisiologia e organografia
vegetale.
DE CANNELLEALFONSO (1806-1893) - figlio di Augustin, botanico, termina l'opera
Padronus del padre e prosegue con Monografia sulle fanerogame.
Ehr.:
EHRENBERG CHRISTIAN (1795-1876) - zoologo, botanico, medico, al
seguito della spedizione asiatica con Humbled.
Gaert.: JOSEPH GAERTNER (1732-1791) a Pietroburgo - Fondatore del-la morfologia
moderna, 'autore di Morfologia dei frutti e semi. Il figlio continua la sua
opera.
Koch: WILLHELM DANIEL KOCH (1771-1849) - botanico ed entomologo.
L.: KARL VON LINNE (1707-1778) - medico svedese - ricercatore botanico eccezionale classificatore. Il suo erbario con oltre 7000 specie in possesso
della Linean Society London.
Mnch: MONCH KONRAD (1744-1805) - Professore di botanica in Kassel Specializzato nella flora di Hessen.
Neck.: NECKED HEDWIG insieme a Schimper autrice di Sistematica dei licheni.
Pers.: CHRISTIAN HENDRICK PERSOON (1755 Citt del Capo - 1837 Parigi) - medico,
per primo tent- di classificare i funghi. Autore di Micologia europea.
Schip.: SCHIMPER KARL FRIEDRICH (1803-1867) - Scopritore della nuova morfologia delle piante. Il figlio ed il nipote Willhelm
(1856-1901) proseguono la sua opera. Autore di Sistematica
delle fanerogame.
Schr.: FDNZ VON SCHDNK (1747-1835) e Paola von Schrank. Direttore dell'orto
botanico di Monaco - Studiosi della Flora Bavarese.
Spr.:
SPRENGEL CHRISTIAN (Berlino 1750, Brandeburgo 1816) Sistematologia della impollinazione con insetti.

Abete bianco

Abile pectinata, D.0

NOMI DIALETTALI: Avz, Avc, Avzzo, Paghra, Avo, Avdin, ecc.


DESCRIZIONE: Albero che pu raggiungere l'altezza di 25 metri, con fusto a rami
quasi orizzontali; foglie persistenti, piegate in due serie opposte, lineari e
percorse di sotto da due righe bianche; pinne erette con squame caduche.
Habitat: comune nella zona montana e subalpina.
Parti usate: le gemme e le foglie, come pure la resina.
Raccolta: le gemme in primavera, le foglie in pieno sviluppo.
Famiglia: Conifere.
Le foglie (500-1500 gr.) bollite fortemente nell'acqua (3-4 litri) e poi versato
il tutto in un bagno con dentro acqua calda, giovano assai nell'artrite,
reumatismo, asma, etisia iniziale, scorbuto e malattie della pelle.
Le gemme bollite servono quale stimolante sudorifero, urinifero, nelle debolezze
di ventricolo, idropisia, sifilide cronica e impetigini. La resina produce la
trementina di Strasburgo, che serve a fare empiastri. Dalle pine si estrae olio
per ferite; cos pure la trementina che si estrae dalle piccole cellule che
sporgono dal tronco liscio.

Abete rosso
Abies excelsa, D.0
NOMI DIALETTALI: Pc, Pazzi, Piec, Pici, Dasa. H: la zona montana e subalpina.
P: la trementina con i residuati. R: preferibilmente in autunno. F: Conifere.
DESCRIZIONE: Albero (25-35 m.) con fusto irregolarmente ramoso; i rami
orizzontalmente arenati e ramettipendenti; foglie persistenti, solitarie,
rigide, sottili, quasi tetragone, acute, volte per ogni verso sui rami, affatto
verdi; pine pendenti con le squame persistenti.
La trementina, detta anche Acqua ragia, si ottiene incidendo il tronco; l'olio
dalla distillazione e il residuo la pece bianca o di Borgogna. Tanto la
trementina che la pece, specialmente se unita a cera vergine, servono per uso
esterno come empiastro o unguento nelle suppurazioni, reumatismi, lombaggini e
negli ascessi.
Per uso interno nei catarri cronici delle vie respiratorie, urinarie e
dell'intestino; si usa prenderne da 1 a 4 grammi al giorno, a diverse riprese,
in capsule o in altro modo. Le gemme si usano contro i catarri bronchiali e
della vescica, come pure nella blenorragia e nella cistite. Dose: 30 grammi in
infusione in un litro d'acqua.
Per chi soffre di petto (tossi, catarri o predisposizione alla tubercolosi o
in stato di convalescenza) trover grande sollievo passeggiando o riposando
all'ombra delle conifere. Per chi non ha tale possibilit, si faccia portare un
fascio di rami verdi di conifere (piceo, abete, pino); li collochi nella sua
stanza e di quando in quando li agiti. Cos si sprigionano le sostanze
balsamiche; una volta al mese li sostituisca con nuovi rami.

Achillea atrata
Idem, L.

DESCRIZIONE: Fusto ascendente o eretto, brevemente pubescente (10-12 cm.);


foglie bislunghe, pennattofesse, con lacinie lineari, mucronulate; capolini
piccoli in corimbo terminale, con brattee involucrali orlate di nero.

Achillea moschata
Idem, Wulf.
DESCRIZIONE: Fusto ascendente o eretto (10-15 cm.); foglie sparse sul caule,
sessili, glabre con lobi lineari, paralleli; capolini piccoli, in corimbo
terminale, bianchi, con le squame involucrali orlate di rossastro o nero.

Achillea nana
Idem, L.

DESCRIZIONE: Fusto ascendente, semplice (6-15 cm.); foglie bianco-tomentose,


bislunghe, pennatosette, con segmenti lineari interi, dentati o incisi; capolini
picco-li, bianchi, in corimbo terminale compatto, sferico; squame involucrali
ottuse e brune nel margine.
Tutte e tre queste composte di alta montagna, unite all'Artemisia mutellina
danno il Genep o th svizzero che giova assai nell'atonia del basso ventre,
nella digestio-ne ritardata, nelle conseguenti flatulenze; usasi pure quale
vulnerario. amabile, stomatico e giova anche nei raffreddori e mal di montagna.

Acetosella
Oxalis acetosella, L.
NOMI DIALETTALI: Pan e vin, Pan de cuco, Pan del ciel, Pan de oro, ecc.
DESCRIZIONE: Rizoma sottile con squame carnose, embricate, rossicce; foglie
tutte basali cuoriformi e picciuoli assai lunghi; stipole lungamente vellutate,
picciolari; peduncoli basali uniflori con una brancola nel mezzo; sepali ovali,
bislunghi; petali obovali, bianchi o rosei convene pi cariche. H: luoghi umidi
e ombrosi, specialmente nei boschi di conifere. P: tutta la pianta. R: estate e
autunno. F. Ossolidacee.
Questa graziosa pianticella efficace nelle febbri intermittenti, nelle
costipazioni, nei tumori, nelle piaghe. Si prepara il decotto con una manata di
foglie in 500 gr. di acqua. Per tumori si preparano i cataplasmi con le foglie
cotte nel grasso di maiale; anche il succo, plasmato su piaghe ulcerose, assai
efficace. Per le costipazioni si mangiano le foglie crude con sensibile
giovamento; per occorre non abusarne per l'acido ossalico che contengono.

Aconito

Aconitum Napellus, Stoerk.

NOMI DIALETTALI: Mapl, Radis del diaol, Fior dalla mort, Luc, Ludo.
DESCRIZIONE: Aconito, dal greco acne = roccia per la stazione della pianta.
Rizoma con due tubercoli allunga-ti, fusto eretto, un po' angoloso; foglie 5
partite e segmenti cuneati a ventaglia, divisi in lacinie lineari; fiori
violaceo-azzurri in racemo; elmo emisferico, rostro del nettario breve, carpelli
appressati all'asse; semi solcati in una sola faccia. H: nei luoghi umidi e al
margine delle rocce e dei boschi della zona montana e subalpina. P: i tuberi. R:
all'epoca della fioritura e da essiccarsi all'aria aperta. F: Ranuncolacee.
Questa pianta velenosissima in tutte le sue parti, serve nelle nevralgie, nei
dolori reumatici e gottosi, nella sciatica, nell'angina, nel mal di cuore e
nelle congestioni polmonari. Per l'uso si deve sempre interrogare il medico.

Actea spicata, L.
NOMI DIALETTALI: Barba de capra, Barba de bech.
DESCRIZIONE: L'Actea ha un rizoma grosso, nerastro; foglie bi-tripennate, con
foglioline ovate incisoseghettate; fiori in racemo denso; petali spatolati,
bianchicci; bacca nera, lucida. H: luoghi ombrosi della zona montana e
subalpina. P: la radice. R: estate, autunno. F: Ranuncolacee.
La radice di questa pianta ha propriet purgative e sudorifere; venne pure
adoperata nel gozzo e nell'asma, e anche nelle malattie della pelle. Essendo
velenosa, deve essere adoperata con prudenza e in piccolissime dosi.

Agarico bianco o Fungo del larice


Polyporus officinalis, Fries.
Questo fungo si sviluppa sul tronco delle conifere e specialmente del larice
nelle foreste della zona montana subalpina. Ha forma di zoccolo o mensola,
sugheroso, coperto di crosta dura, segnata da zone di diverso colore. Si pu
raccogliere in qualunque stagione. Si raschia la parte superficiale, per
liberarlo dalla parte legnosa. Contiene una resina speciale. Bollito nella dose
di 4-5 gr. purgante violento e anche vomitivo. Nella dose di 1 gr. si adopera
con successo nei sudori dei tisici. Serve pure nelle emorragie, come anche nella
fabbricazione di certi liquori, quali, a esempio, il Fernet.

Agave americana
Idem, L.

Pianta vivace della famiglia delle Amarillibacee, con rizoma grosso dal quale
hanno origine le foglie carnose e lunghe fino a un metro. Essa originaria
dall'America, ma acclimatata anche da noi. Lungo le coste del Mediterraneo
cresce spontanea. Si usa il succo che si estrae dalle foglie e dal rizoma. Esso
rinfrescante, depurativo, diuretico. Come rinfrescante interno si usa l'infuso
di 50 gr. di foglie in 1 litro d'acqua che si addolcisce con miele. Si prende a
tazzine.
Per uso esterno giova assai quale lavaggio nelle infiammazioni degli occhi.
Le foglie secche, polverizzate, in dose di una cucchiaiata al giorno, servono
contro l'itterizia e i mali di fegato. Da non confondere, come fanno taluni,
l'Agave con ll'Alo.

Aglio

Allium sativum, L.

H: ignoto allo stato spontaneo; viene comunemente coltivato negli orti. F:


Liliacee.
Preso per bocca considerato quale stimolante delle vie respiratorie e
digestive; ottimo preservativo nelle malattie infettive; bollito nel latte
(meglio ancora nel vi-no) potente vermifugo; pestato si applica come
cataplasma nei dolori reumatici; pestato e unito a grasso di maiale e olio si ha
la cosiddetta Senape del diavolo che si usa quale unguento nei tumori freddi,
contro la tigna e la scabbia, come pure nelle paralisi e nei reumatismi cronici.
Quest'unguento deve essere usato caldo. Contro l'artrite e reumatismo di
grande effetto anche la tintura che si prepara con 20 gr. di aglio pestato messo
in infusione per20 giorni in 100 gr. di alcool; se ne prendano 10 gocce al
giorno sullo zucchero, aumentando giornalmente di una goccia fino a che la
tintura finita, e se occorre, si ripeta la cura.

Aglio orsino

Allium ursinum, L.

DESCRIZIONE: Bulbo inserito sopra un rizoma obliquo od orizzontale; foglie piane


larghette; tepali lineari, lanceolati; stami lunghi, acuti; ovario con caselle a
due ovoli. H: prati umidi e lungo i margini dei boschi dalla collina alla zona
alpina. P: le foglie. F: Liliacee.
Questa pianticella compare in principio di primavera. Ha propriet depurative, e
si pu cuocere, a tale scopo, in grande quantit, nella minestra o in insalata.
Ha il sapore e la forma simile al porro. Non vi forse pianta pi salutare per
purificare lo stomaco, gli intestini e il sangue.

Aglio serpentino

Allium victorialis, L.

DESCRIZIONE: Bulbo bislungo. scapo foglioso fino


alla met, angoloso in alto; fiori' bianco-verdognoli in ombrello globoso; stami
lunghi il doppio del perigonio; cassula globosa-trigona. H: luoghi umidi e
ombrosi e nei margini dei prati di montagna. P: il bulbo. F: Liliacee.
Il bulbo ha virt fortemente astringente e si usa quale empiastro nei dolori
reumatici, artritici, gottosi, co-me pure sui flemoni e sui tumori. Nel mal di
denti, di orecchi e delle articolazioni si applicano i bulbi contusi, e i dolori
spariscono.

Agrifoglio
Ilex aquifolium, L,
NOMI DIALETTALI: Vialr, Lassimistar, Sprgil, Laurano, Spina Christi.
DESCRIZIONE: Arboscello sempre verde; foglie alter-ne, coriacee, ovali o
ellittiche con margine ondulato o irregolarmente dentato, spinoso; fiori in
corimbi ascellari o solitari; drupa globosa, rossa. H: localit fresche e riparate, specialmente fra le querce e castagni. P: foglie e corteccia. R: tutto
l'anno. F: Aquifoliacee.
Le foglie di questo arbusto servono contro l'artrite e reumatismo in dose di 3040 gr. in un litro d'acqua; la corteccia rammollita con l'acqua unita a
trementina, cera, burro e miele d un sapone giovevole contro tumori ed
enfiagioni; il decotto serve contro la febbre e isteria; la corteccia pesta,
unita ad acqua, d un buon vischio per gli uccellatori.

Agrimonia

Agrimonia eupatoria, L,
DESCRIZIONE: Agrimonia da agros = campo e mone = abitazione. Pianta irsuta,
fusto eretto (30-50 cm); foglie pennatosette, a segmenti ovali grossolanamente
seghettati; fiori gialli in racemo terminale a forma di spiga; achenio unico. H:
frequente nei luoghi erbosi, nelle siepi lungo il margine dei sentieri, dal
piano fino alla zona montana. P: sommit fiorite e foglie. R: all'epoca della
fioritura; F: Rosacee.
Questa pianta contiene un olio etereo e una certa quantit di tannino. Essendo
astringente si prescrive il th di foglie e sommit fiorite nel principio di
angina, di faringiti croniche delle persone obbligate a parlare o cantare in
pubblico. Il succo e il decotto (10% ), da prendersi 3-4 volte al giorno,
giovano per i medesimi mali, come purenella dissenteria, diarrea, nelle
affezioni del fegato, della
milza, dei reni, nelle glandole mesenteriche e intestinali.
Esternamente si suole usare quale cataplasmo nei tumori,
piaghe e vene varicose.

Alchimilla

Alchemilla vulgaris, L. TAV. 4 - N. 31

NOMI DIALETTALI: Foie dala bruma, Erba stela.


DESCRIZIONE: Radice grossa, legnosa; fusto eretto o
ascendente (5-20 cm); foglie basali picciolate, reniformi,
divise fino a '/5 dal margine in 5-9 lobi semicircolari,
dentati in tutto il contorno, piegate a ventaglio; fiori in
corimbi terminali, verdognoli; calice con lembo a 8 denti
ovali, quasi uguali.

Alchimilla alpina
Alchemilla alpina, L.

TAV. 4 - N. 32

DESCRIZIONE: Radice grossa, legnosa; foglie basali


palmeto partite in 5-7 lacinie lanceolate, seghettate all'apice, serico-argentine di sotto; fiori quasi verticillati in corimbo allungato; calice con lembo a 4 divisioni, 3-4 volte
pi larghe dei lobi del calicetto.
Tutte e due queste piante hanno propriet vulnerarie
e astringenti e si adoperano in infuso contro le diarree e
flussi sanguigni in dose di 60 gr. in 1 litro d'acqua. Esternamente si usa nelle contusioni. Vi ha pure chi l'adopera
quale afrodisiaco per le bestie.
Queste due specie cotte nell'acqua e bevute a caldo
servono per tutti i dolori di testa, specialmente per indigestione di acqua nella stagione estiva, nei raffreddori, nelle
infiammazioni degli occhi e nel mal di denti, facendo
gargarismi. salutare l'una o la seconda nelle rotture o
ernie, facendo degli impacchi. H: prati umidi di montagna. P: foglie. R: estate. F: Sanguisorbacee.

Alloro

Laurus nobilis, L,

DESCRIZIONE: Lauro dal celtico Lauer = verde, perch pianta sempre verde; foglie bislunghe-lanceolate; coriacee e a margine ondulato; frutto drupa. H: da noi
coltivato nella regione Vezzano-Riva. P: le foglie e le
drupe. R: a maturazione. F: Lauracee.
Le foglie di alloro, oltre che adoperate come condimento, si preparano in infusione quale stomachico, sudorifero e carminativo. Dalle drupe si estrae un olio per frizioni nel reumatismo e nell'emorroidi. Tale olio si adopera
pure in veterinaria.
L'infuso delle foglie si fa con 5-10 foglie in una tazza
di acqua bollente. Esso giova anche nelle flatuosit, nella
debolezza di stomaco e nelle gastralgie, eccitando l'appetito, facilitando la digestione. Nella paralisi si danno 8
gocce dell'essenza delle bacche.

Altea officinale

Althaea officinalis, L

DESCRIZIONE: Pianta cinerino-tomentosa; fusto eretto, (60-120 cm.); foglie quasi ovali pi o meno angolose,
crenato-dentate con stipole lesiniformi, caduche; peduncoli con 1-3 fiori, calicetto con 7-9 divisioni lineari-lanceolate; carpelli molti reniformi a margini ottusi, rugosi sul
dorso. H: assai rara come spontanea; si trova invece coltivata ed di facile coltura. P: principalmente le radici e
anche le foglie e i fiori. R: autunno per radici; le foglie
e i fiori a maturazione. F: Malvacee.
Le radici sono lassative, calmanti, diuretiche, emollienti, espettoranti. Si usa l'infuso di 20-30 gr. in tutte le
infiammazioni acute, nella diarrea, dissenteria, nelle malattie delle vie respiratorie, nei bruciori d'orinare, nella
leucorrea, e in fomenti nei foruncoli, nelle erisipole e nelle
piaghe.
L'infuso di foglie e fiori (10-15 gr.) in 1 litro di
acqua rimedio nelle tossi ribelli; le foglie si applicano
sui tumori come emollienti.

Amarella
Artemisia vulgaris, L.
NOMI DIALETTALI: Erba legn, Erba per la fever, Medemaistro mat.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (70-110 cm.); foglie verde-cupo di sopra, bianco-tomentose di sotto, le inferiori
picciolate, le superiori sessili, tutte pennato partite con
segmenti larghi inciso-dentati; capolini ovoidi piccoli biancastri in racemo composto stretto; squame involucrali. H:
comunissima nei luoghi incolti, aridi, lungo le siepi. P: le
foglie e le sommit fiorite. R: in pieno sviluppo delle
foglie e prima che sboccino interamente i fiori..F:
Composte.
Il th si prepara con 30 gr. in un litro d'acqua, quale
stimolante nei disturbi gastrici, nelle regole soppresse o

dolorose come emmenagogo, nelle metrorragie e nelle difficili mestruazioni (un bicchiere la mattina alcuni giorni
precedenti). Viene pure adoperata per le bestie nelle cosiddette engropade e nel mal del sangue.

Anemone dei boschi


Anemone nemorosa, L.

DESCRIZIONE: Erba rizomatosa con foglie radicali simili alle bratte dell'involucro, brevemente picciolate, ternate con segmento
medio generalmente trifido e bifidi i
due laterali, tutti dentati; fiore solitario bianco o roseo con peduncoli
curvati a maturit; achenio pubescente, terminato da una punta glabra. H: comune
nei boschi della zona montana e subalpina. P: le foglie e i fiori.
R: primavera. F: Ranuncolacee.
La pianta fresca pestata viene adoperata come cataplasma contro la tigna e quale vescicatorio, producendo
sulla pelle eritema pi o meno grande a seconda della
durata dell'applicazione.

Angelica

Angelica silvestris, L.

-TAV. 1 N. 3

NOMI DIALETTALI: Angelica, Sambughi mati, Car.


DESCRIZIONE: Dal grego angelos = angelo per le sue
propriet medicinali. Fusto eretto, grosso, cavo ramoso in
alto, foglioso (50-150 cm.); foglie triangolari grandissime,
tripennatosette con segmenti discosti, bislungo-lanceolari,
acuminati, inegualmente seghettati; fiori bianchi; ombrelle con 20-30 raggi; frutto ellittico con coste dorsali
ottuse.

Arcangela
Angelica Archangelica, L.
DESCRIZIONE: Radice grossa, aromatica; fusto grosso, cavo (100-120 cm.); foglie basali assai grandi, tripennatosette, con segmenti ovolo-bislunghi inegualmente seghettati; il terminale trifido; ombrelle grandi con molti
raggi; frutto con coste sporgenti, acute a vallicelle, senza
canaletti. H: tutte e due nei luoghi umidi e nei fossi della
pianura alla zona subalpina. P: la radice (raccolta dopo la
fioritura) le foglie e i frutti. F: Ombrellifere.
La radice in dose da 3-4 gr. sola o con zucchero in
decozione giova nella gonfiezza del basso ventre, nei disturbi gastrici e nei catarri di petto; messa in infusione
per otto giorni nel vino bianco, serve nelle coliche prodotte da bibite fredde o da freddo ai piedi; masticata serve
quale preservativo nelle malattie contagiose.
Facendo l'infuso di 15-30 gr. in 1 litro d'acqua, si
ottiene un delizioso stomachico, eccitante l'appetito, facilita l'espettorazione; indicato contro l'isteria. L'infuso di
foglie e di fiori anticatarrale e depurativo del sangue.

Anice
Pimpinella Anisum, L.
DESCRIZIONE: Fusto glabro, ramoso (30-50 cm.); foglie basali cuoriformi, rotonde, lobate, inciso dentate, le
medie pennato-lobate a lobi cuneati o lanceolati; frutti
pubescenti con pochi peli sparsi. H: d'ordinario coltivato
negli orti. P: il seme. F: Ombrellifere.
I semi assai profumati di questa pianticella sono carminativi, sudoriferi,
sedativi, espettoranti e si usano in
infusione (15 gr. in 1 litro d'acqua). Il th (un cucchiaio
di semi in una tazza di acqua bollente) eccellente nelle
difficili digestioni, nelle ventosit, negli spasimi nervosi
delle vie respiratorie, nei dolori di ventre dei bambini, nel
mal di capo. Per gli asmatici giova assai fumare i semi.

Antennaria

Gnaphalium dioicum, L.

TAV. 6 N. 49

DESCRIZIONE: Pianta con stoloni radicanti; fusto


eretto, semplice (5-15 cm.); foglie lanceolato-lineari verde-cinerine e tomentose di sotto, le basali obovato-spatolate assai ottuse, le superiori acuminate quasi uguali; capolini mediocri in piccolo corimbo di color bianco o roseo.
H: nei luoghi aridi e boschi chiari della zona subalpina e
alpina. P: la pianta intera. R: in fioritura. F: Composte.
Questa pianticella simile nella sua forma alla Stella
alpina, si trova assai spesso associata a questa. Si usa
l'infuso nelle malattie di petto in dose di 20 gr. in 1 litro
d'acqua. Ma, oltre che espettorante, sudorifera, antielmintica e vulneraria. Vi pure chi asserisce come detta
pianta, posta negli armadi, scacci insetti nocivi. Lavandosi, con il decotto la testa, fa morire altri insetti schifosi.

Arnica

Arnica montana, L.

- TAV.1 - N. 5

DESCRIZIONE: Erba perenne con foglie radicali a rosetta, 5-nervate; fusto eretto (20-40 cm.), con 1-2 coppie
di foglie lanceolate opposte; il caule verde e peloso al
vertice termina con una infiorescenza a capolino color
giallo; achenio cilindrico, coronato da un papo di setole
bianche uniseriate. H: comune nei prati di alta montagna.
P: fiori e radici. R: i fiori in luglio, ben distesi ed essiccati
all'ombra, le radici in ottobre ed essiccate all'aria aperta.
F: Composte.
Anche questa bella e graziosa pianta delle nostre
Alpi ha parecchie virt medicamentose, tanto per uso interno che esterno. Internamente si prepara l'infuso nel quantitativo di 10-12 gr. in 250 di acqua. Se ne prende un
cucchiaio ogni due ore negli assalti nervosi, nel principio
della gotta, negli avvelenamenti, nella gonfiezza al basso
ventre e contro le perdite sanguigne emorroidali. Giova
pure nelle peritoniti, nelle febbri intermittenti ostinate
con infiammazioni ai piedi e idropisia. Esternamente si usa
il decotto nelle lividure, slogature, piaghe, tagli, punture,
ascessi freddi, cadute, punture.
Per fanciulli idrocefali si usano 15 gr. di fiori d'arnica in 90 gr. di aceto bollente e 150 gr. di acqua pure bol-

lente, mettendo la miscela sul capo del malato quale


impacco e cambiandola spesso. Fare attenzione, perch
una dose troppo elevata per uso interno potrebbe cagionare nausee, vomiti, oppressione, vertigini.
Nelle paralisi, frizioni con lo spirito sulla spina
dorsale.

Aro

Arum maculatum, L.

TAV. 1 N. 6

DESCRIZIONE: Rizoma a tubero; foglie grandi astate,


con macchie brune, donde il nome, con infiorescenza a
spadice di color rosso. H: sporadico nella zona montana
in luoghi ombrosi e freschi (Folgaria, Bondo, Giustino,
ecc.). P: il rizoma. R: dopo la fioritura. F: Aracee.
Il rizoma si usa come antielmintico e antireumatico;
schiacciato si applica con buon esito sulle piaghe, paterecci, porri e calli.
Per uso interno si raccomanda molta prudenza (4 gr.
in polvere pro dose) perch rimedio pericoloso.

Asparago
Asparagus officinalis, L.
DESCRIZIONE: Pianta erbacea perenne che ci d in
primavera il noto eccellente ortaggio. Della famiglia delle
liliacee, qua e l inselvatichito, ma pi comunemente coltivato. La radice ha propriet diuretica, calmante del cuore.
Si fa il decotto con 50 gr. di radici in 1 litro di acqua da
prenderne tre bicchieri al giorno tra i pasti. Questo decotto pure indicato nell'idropisia e nella pinguedine.

Assenzio

Artemisia absinthium L. TAV. 12 N. 86

NOMI DIALETTALI: Medemaistro, Mdech, Erba bianca, Erba bona, ecc.


DESCRIZIONE: Pianta bianco tomentosa; fusto eretto
ramoso (60-80 cm.); foglie ovali le inferiori tripenatosette
con lacinie lanceolate, ottuse, le superiori pennatosette;
capolini gialli mediocri in pannocchia fogliosa, volti da un
lato. H: luoghi incolti, asciutti, sui muri e ai margini delle
strade. P: foglie e sommit fiorite. R: in fioritura. F:
Composte.
Il th si prepara con le foglie e le sommit fiorite
nella dose di 8 gr. in un litro di acqua bollente che si
lascia riposare per un'ora. indicato contro il mal di
mare, come diuretico, digestivo, antielmintico, antiitterico
e stomachico. Da prendersi in piccole dosi (tre-quattro
cucchiai alla volta); come vermifugo da prenderne una
tazza la mattina a digiuno per gli adulti, per i bambini in
quantit minore. Non abusarne, perch l'abuso potrebbe
portare a gravi disordini.

Avena

Avena sativa, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto (60-120 cm.); foglie lineari piane; pannocchia grande, ramosa in tutti i sensi;
spighette biflore, aristate; gemette glabre. H: coltivata. P:
i semi. R: a maturit. F: Graminacee.
I semi sono nutritivi, aumentano le forze vitali, sono
antiemorroidali e rinfrescanti. Contro le costipazioni ed
emorroidi si prendono ogni mattina due o tre tazze di
caff preparato con avena torrefatta. Contro l'idropisia
ribelle si usa il decotto di un litro di avena in 2 litri
d'acqua fino a ridurla a 1 litro che si beve tutto durante
il giorno. Per catarri di petto, nelle infiammazioni del
tubo digerente, delle vie urinarie, nei calcoli vescicali e
nella renella si fa il decotto di avena mondata in dose di
25-30 gr. in 11/2 di acqua fino a ridurla a un litro. Si beve
in giornata tra i pasti. Anche la farina di avena cotta bene
nell'acqua con un po' di burro riesce eccellente e nutritiva
minestra per gli anemici, deboli, vecchi, per le nutrici e
per i convalescenti di malattie contagiose.
Con una manata di paglia d'avena, ben tritata, messa
a bollire per 25-30 minuti in un litro d'acqua si ottiene
una bevanda ottima contro gli acidi urici cagionanti la
gotta, la podagra, l'artrite, la calcolosi e la renella. Se ne
bevono 2-3 bicchieri al giorno. In ogni cura per bisogna
procedere con fiducia e costanza!

Barbaforte

Cochlearia armoracia, L.

Nomi DIALETTALI: Crm, Ravanada, Crn, Rdech.


DESCRIZIONE: Radice grossa, fusiforme, carnosa; fusto eretto, ramoso (40-60 cm.); foglie basali ovatobislunghe, crenulate; le cauline inferiori pennatofide, le superiori lanceolate; fiori bianchi; siliquette ellittiche gonfie. H:
coltivata. P: le radici. R: a preferenza autunno, inverno.
F: Crocifere.
La radice di questa pianta ha propriet depurative,
antiscorbutiche e anticatarrali, e grattugiata con aceto e
zucchero serve quale companatico. Eccedendo nella quantit, produce ritenzione di orina od orina sanguigna. Giova nel mal di denti, nei crampi di stomaco, in caso di
asfissia, congestione cerebrale, capogiro, mal di testa e
simili. Per questi casi si fa l'empiastro di radici grattugiate
sulla parte dolorante. Messa in acquavite o alcool, d un
liquore giovevole per l'artrite e reumatismo, fregando fortemente. Per facilitare la digestione, nei catarri di petto o
intestinali, nell'idropisia e nella ritenzione di orina si fa
l'infusione di 80-120 gr. di radici tagliuzzate in 2 litri di
vino o birra; da prendersi a bicchierini. La radice grattugiata e posta nell'aceto, spirito o latte serve a levare le
macchie (lentiggini) dal viso e dalle mani, passandovi sopra con un po' di ovatta inzuppata nel liquido.

Barbabietola

Beta vulgaris, L,

La radice di questa pianta da tutti conosciuta, perch


coltivava, oltre essere ottimo alimento, specialmente per il
bestiame, pure medicinale. Essa conviene a preferenza
alle persone irascibili, biliose, irrequiete. Con essa furono
guariti molti individui affetti da gastro-enterite cronica.
Le foglie, cotte e condite con molto olio e poco sale,
giovano nella stitichezza. Il decotto di foglie (40-50 gr. in
1 litro d'acqua) eccellente nelle infiammazioni intestinali, nei bruciori d'orinazione, nelle emorroidi e nelle malattie della pelle.
La pianta appartiene alla famiglia delle Chenopodiacee.

Bardana
Lappa maior, Gaertn.
Nomi DIALETTALI: Petolara, Baldana, Slavacioni,
ecc.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, striato, ramoso
(100-150 cm.); foglie grandi, cuoriformi, quasi tomentose
di sotto, tutte piciolate; capolini rosei, grandi tutti in
racemo basso cuoriforme; squame involucrali tutte pi
lunghe dei fiori; disco epigino con orlo ondulato. H: assai
comune vicino alle case, negl'incolti, lungo le strade, presso depositi di rifiuti. P: la radice e le foglie. R: autunno e
primavera per le radice, per le foglie in pieno sviluppo. F.
Composte.
La Bardana, usata da tutti i medici e farmacisti fino
avanti mezzo secolo, ha propriet sudorifere, diuretiche,
depurative e cicatrizzanti. Il decotto di radice in dose di
60 gr. in i litro d'acqua, fino a ridurlo a met purificante, risolvente, rinfrescante; giova quindi come sudorifero,
nei disturbi d'orinazione, nelle ulceri, nella gotta, nella
podagra, nell'artrite, nella pietra e nella renella: giova
ancora nei catarri polmonari, e in tutte le malattie della
pelle. Con le foglie fresche pestate, unite a chiaro d'uovo,
si fanno impacchi sulle piaghe, sui tumori vecchi, geloni,
nodi emorroidali, indurimenti e ferite. Si possono adoperare anche le foglie secche, polverizzate, ma in dose alquanto
pi elevata. Il sapone si prepara pestando radici e foglie,
che si cuociono nel burro, filtrando il ricavato. E indicatissimo nelle scottature. La tisana si prepara con 25 gr. di
radici in '/2 litro di acqua. risolutivo efficace ai bambini
colpiti da rosolia, dandone a bere un cucchiaino ogni 5
minuti. In due ore la eruzione completa, e il bambino,
tenendolo ben caldo, in tre giorni guarito. Un empiastro
ben caldo di foglie cotte nel latte fa cessare i dolori locali
ordinari, risana in breve le ferite, i tumori, le emorroidi,
le croste lattee e la tigna.
Per le ulceri (vene) varicose delle gambe, si unisce a
un mezzo bicchiere di succo di foglie mezzo bicchiere di
olio d'olivo; si agita fortemente fino a renderlo a consistenza d'unguento; si applica all'ulcera con una fascia di
cotone trasparente, ricoprendo con una foglia fresca di
bardana.
Mezzo per far crescere i capelli. In un litro di acqua si
aggiungano tre litri di aceto; vi si cuocia insieme il quanti-

tativo di 3-4 grosse radici di Bardana per lo spazio di


15-20 minuti; si filtri e si lavi, fregando fortemente a
guisa di massaggio, la testa 2-3 volte il d, e se il bulbo
non morto, si ottiene realmente la crescita dei capelli.
Ognuno deve capire che la crescita non subito pronta,
ma bisogna attendere un tempo pi o meno lungo, senza
stancarsi.

Basilico

(Basalic)

Ocymum basilicum,

Questa labiata, perch coltivata negli orti, abbastanza conosciuta, senza dover farne la descrizione. pianticella molto aromatica, anche dopo l'essiccazione; oltre essere
ornamentale e servire quale condimento nella confezione di diversi cibi, ha pure virt medicinali stimolanti e
stupefacenti. Si usa l'infuso di 10 gr. di foglie in un litro
d'acqua contro la tosse, nel vomito, nella dispepsia nervosa, e quale
gargarizzante nell'angina. Il succo giova nel
male d'orecchia, inzuppando dell'ovatta con alcune gocce.
Il decotto usasi esternamente nelle screpolature. Il sapone
composto di grasso di maiale e di succo di basilico, serve
per le labbra e per i capezzoli feriti. Con l'olio essenziale si
fanno frizioni contro la caduta dei capelli e nelle paralisi.
Per eccitare lo scolo soppresso dal naso si fiuta la polvere.

Beccabunga

Veronica beccabunga, L.

Nomi DIALETTALI: Grasson, Erba del tai, Sempreviva.


DESCRIZIONE: Fusti grossetti, cavi, radicanti alla base e rossastri (20-60 cm.); foglie ellittiche, ottuse, picciolate, superficialmente seghettate; calice quadripartito con
lacinie uguali; cassula glabra quasi tonda oppure marginata o intiera. H: presso le sorgenti, lungo i rigagnoli, nei
fossi e nelle paludi, quasi sempre associata al Crescione.
P: foglie e germogli. R: giugno, luglio. F: Scrofulariacee.
Il succo Succus herbae Beccabungae scorbutico,
risolvente e giova nelle costipazioni, nelle eruzioni cutanee, nella ritenzione di orina. Dose: da 40-70 gr. al giorno. Le foglie e i germogli danno un'ottima insalata primaverile.

Belladonna

Atropa belladonna, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (50-150 cm.);


foglie ovate, affatto intiere, accoppiate o solitarie; peduncoli uniformi; corolla di coloro rossastro livido, campanulata; bacca nera. H: nei boschi freschi o recentemente
tagliati della zona montana e subalpina. P: foglie e radici.
R: le foglie dopo la fioritura; le radici, di 3-4 anni, in
autunno o in primavera. F: Solanacee.
Questa pianta velenosissima deve essere trattata solamente dai chimici, dai medici e farmacisti. La si prescrive
dagli oculisti per dilatare e immobilizzare l'iride dell'occhio e la pupilla. Le foglie, ma pi specialmente le radici,
vengono usate nelle nevralgie facciali, nelle gastralgie, nella tosse asinina e nell'asma.
Sia dovere preciso dei genitori e dei maestri che la
conoscono di mostrarla ai loro rispettivi figliuoli e discepoli avvertendoli di non manipolarla o coglierne le bacche
per mangiarle. Tre-quattro bacche bastano per dare la
morte a un adulto; una sola pu essere letale a un bambino! Per fortuna rara da noi! Io la trovai abbastanza
diffusa sul Monte Baldo, tra S. Valentino e Canalette, qua
e l sul Pasubio, sui monti di Ala verso la Sega, in Lavarone, tra Monte Rover e Luserna e nell'anno 1936 ne vidi alcuni bei esemplari sul Monte Cengio, di qua da Asiago, in
occasione dell'Escursione Erboristica fatta con i miei Professori e Colleghi durante il Corso Erboristico tenuto all'Universit di Padova, ordinato dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste, per il conseguimento del Diploma Ministeriale.

Betonica

Betonica officinalis, L. TAV. 2 N. 14

DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-60 cm.); foglie inferiori lungamente picciolate, ovato-bislunghe; brattee ovato-mucronate; spiga bislunga, speronata alla base; calice
pi o meno peloso, non reticolato, venoso; corolla porporina o bianca. H: nelle radure, luoghi erbosi e incolti, ai
margini dei boschi. P: tutta la pianta. R: durante la fioritura. F: Labiate.
Le foglie giovani e i germogli cotti nell'acqua salata
danno un cibo saporito. Le foglie secche in dose di 8-10
gr. in 1/2 litro d'acqua offrono un th pettorale risolvente i
catarri. Sono bens amare e sgradite, ma giovano assai
nello sputo di sangue, nella debolezza di nervi e nei disturbi di respirazione. La pianta, cotta nel vino, serve, per uso
esterno, a medicare ulceri varicose e piaghe infette. La
radice purgativa.

Betulla

Betula alba,

TAV. 3 N. 17

NOMI DIALETTALI: Bedl, Bel, Bogla, Bedi.


DESCRIZIONE: Foglie romboidali-triangolari, lungamente picciolate, non reticolate nella pagina inferiore,
ementi fruttiferi lungamente peduncolati. H: qua e l nella zona montana e subalpina. P: le foglie e le gemme. F:
Betulacee.
Per malattie di cuore con edemi diffusi, contro i
vermi, per attivare le funzioni dei reni, nella gotta e nel
mal della pietra si fa l'infuso di foglie di 20-40 gr. in 1
litro d'acqua, o il decotto di 25-40 gr. in 1 litro d'acqua
fino a ridurlo a met.
Il decotto di gemme si fa con 100-150 gr. in 700 di
acqua, riducendolo a 500. Tanto dell'infuso che del decotto se ne pu prendere alcuni bicchieri al giorno. Per uso
esterno il decotto serve contro l'erpete, sudor di piedi e
artrite.
Contro l'artrite giova assai procurarsi una specie di
pagliericcio riempito di foglie disseccate; vi si entra in
mezzo, spogli dei vestiti; in tal modo si produce molto
sudore che si continua restandovi dentro un 20-30 minuti; indi ci si asciuga, ci si veste, evitando l'aria.
Il cos detto carbone vegetale, calcinato in recipiente
chiuso, si usa nelle dispepsie flatulenti, nelle diarree fetide, nelle gonfiezze del basso ventre. Dose: 2-3 cucchiai
dopo il pasto in una tazza d'acqua.

Biancospino
Crataegus oxjacantha, L.
NOMI DIALETTALI: Marendelr, Brugnolr, Piratolr,
Amperlr, Perletn, ecc.
DESCRIZIONE: Da cratos = forza e agem = condurre. Arbusto con rami spinosi; foglie coriacee, fatte a ventaglio e pennatifide con 3-5 lobi inciso dentati; fiori bianchi
o rosei in corimbo di pochi fiori; peduncoli glabri, sepali
glabri ovati; petali obovati, quasi tondi; stili 1-2; frutto
piccolo bloboso, quasi rosso corallo. H: nelle macchie e
nelle siepi dalla pianura alla montagna. P: sommit in
fioritura. R: in principio della sbocciatura dei fiori. F:
Rosacee.
Il th dei fiori prezioso tonico del cuore. Dose: un
buon pizzico in una tazza d'acqua da prendersi 2-3 volte il
d. La tintura cardiotonica per le persone a sistema
nervoso molto debole (15-20 gocce al giorno); come antispasmodico, nelle vertigini e nell'insonnia si pu arrivare
fino a 40 gocce, da prendere prima di coricarsi. Il biancospino pure rimedio specifico contro l'angina.

Billeri
Cardamine amara et pratensis, L,

DESCRIZIONE: Cardamine amara: fusto eretto, ascendente, angoloso (20-50 cm.); foglie pennate tutte, a foglioline
osavate, o bislunghe sinuate, o dentato-angolose, la
terminale un poco pi grande; petali bianchi, raramente
violetti, lunghi 3 volte il calice; silique lineari strette.
Cardamine pratensis: rizoma corto, fusto eretto
(30-40 cm.); foglie basali pennate, tondo-ovate; la pi
grande terminale reniforme; fiori lilla a corimbo corto;
petali lunghi il triplo del calice. H: la prima lungo i fossi
e le sorgenti; la seconda nei prati umidi, paludosi. P:
tutta la pianta. R: dopo la fioritura. F: Crocifere.
Il succo Succus herbae Cardaminis S. Nasturtii pratensis aperitivo, impedisce la decomposizione degli
umori, migliora le funzioni del basso ventre, e si usa nelle
idropi, nello scorbuto e nelle eruzioni cutanee. Dose: da
15-30 gr. da solo o con acqua.

Biondella

(Centaurea minore)

Erythrea centaurium, Pers. TAV. 10 - N. 77

DESCRIZIONE: Fusto eretto ramoso superiormente


(20-40 cm.); foglie basali ovato ottuse in rosetta; fiori
rossi, sessili, solitari nelle dicotomie e fascicolati nell'apice
dei rami, i laterali accompagnati da due bratteole; stimma
bifico. H: nei pascoli e nelle radure dei boschi fino a
mezza montagna. P: tutta la pianta. R: in fioritura. F:
Genzianacee.
Questa simpatica ed elegante pianticella ha propriet
toniche, stomachiche, febbrifughe e leggermente purgative.
Si usa il the di tutta la pianta in dose di 10-15 gr. in
1/4 di litro d'acqua.
Questo th, assai prezioso, giova nelle
debolezze di ventricolo, inappetenze, nelle febbri, nei mali
di stomaco, nel catarro gastrico, nella diminuzione dell'attivit digerente, nell'acidit. Esternamente si applicano
fasciature del decotto nelle malattie della pelle (erpete,
eczema, tigna, ascessi, ecc.).
II vino amaro stomachico si prepara mescolando in
parti uguali Biondella e Trifoglio fibrino, un po' di Assenzio, un pizzico di fiori di Camomilla e alcune scorze di
Arancio in 2 litri di vino nero. Si lascia in deposito per 8

giorni al caldo; poi si filtra e il liquido filtrato e spremuto


si mette in bottiglie ben chiuse. Se ne beve un bicchierino
due volte al d.

Bistorta
Polygonum bistorta, L

DESCRIZIONE: Rizoma rossastro piegato due volte su


se stesso; fusto semplice (20-60 cm.); foglie inferiori ovali,
bislunghe, glauche di sotto scorrenti sul picciolo, troncate o cuoriformi alla base; fiori rosei in spiga compatta
a spigoli acuti. H: prati e pascoli umidi della zona montana e subalpina. P: il rizoma. R: autunno e primavera. F:
Poligonacee.
La radice, che si essicca rapidamente al forno o al
sole, contiene oltre ad acido tannico e gallico, un poco di
acido salicilico e molto amido, e si usa in decozione di 60
gr. in 1 litro di acqua nelle infiammazioni delle mucose e
sanguigne come astringente, come pure nelle diarree, febbri intermittenti e denti malfermi.
Esternamente si usa quale cataplasma nei tumori,
ferite e indurimento delle gengive. Internamente si prende la polvere in dosi di 2-4 gr. in un bicchier d'acqua nei
catarri gastro-intestinali. Le foglie si preparano come le
spinacce.

Bonaga

(Ononide )
Ononis spinosa, L. TAV. 6 - N. 41
NOMI DIALETTALI: Malaighe, Bunaga, Bonaghe,
Binaghe.
DESCRIZIONE: Fusto prostrato o eretto, vellutato da
una parte, spinoso (20-60 cm.); foglie ovali bislunghe,
ottuse, dentate; fiori ascellari a coppie o solitari, rosei;
lacinie del calice lanceolato lineari acuminate; legume ovalo-eretto; semi tubercoloso-scabri. H: pascoli aridi, sui
margini delle strade fino alla zona subalpina. P: le foglie e
il fittone. R: estate. F: Leguminose.
Il decotto del fittone da 20-25 gr. in 1 litro di acqua,
fino a renderlo un terzo, si prescrive in tutte le infiammazioni delle vie respiratorie, urinarie, nelle cistiti e nella
gotta. Essendo fortemente diuretico si usa con buon effetto nelle idropisie, nelle emorroidi e nei calcoli renali e
vescicali. Per i medesimi mali si adoperano le foglie e i
fiori, ma in modo pi blando.

Borrana

Borrago officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto grossetto, eretto (20-40 cm.);
foglie grandi ovali o ellittiche, ristrette in lungo picciolo,
le superiori bislunghe; racemo foglioso alla base; corolla
celeste, piana, rotata. H: campi asciutti, siepi, nei ruderi.
P: la pianta. R: in fioritura. F: Borrinacee.
Il the si prepara con 15-20 gr. di foglie, preferibilmente fresche, in 1 litro di acqua bollente. Giova nei
reumatismi, provocando traspirazione e per curare le tossi; come sudorifera, diuretica, emolliente e depurativa si
prescrive il decotto (da 50-100 gr. in 1 litro d'acqua) da
prendersi molto caldo nelle infiammazioni polmonari, nella nefrite, nelle febbri esantemiche (rosolia, scarlattina,
vaiolo) come pure nelle malattie della pelle. Come depurativo si cuoce la pianta nel vino che si beve a bicchierini.

Borsapastore

Capsella bursa pastoris, TAV. 6 N. 44


Mnch.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, semplice o ramoso
(20-40 cm.); foglie basali a rosetta, bislunghe, intere o
pennatofide, le cauline saettiformi lanceolate; fiori bianchi; siliquette triangolari, sopra peduncoli quasi orizzontali. H: ovunque nei luoghi incolti e coltivati dal piano alla
zona subalpina. P: la pianta (meglio fresca). R: al principio di fioritura. F: Crocifere.
Il decotto si prepara con una manata di piante fresche in tre tazze di acqua fino a ridurla a un terzo, che si
beve in due volte con qualche intervallo. Giova moltissimo nelle febbri intermittenti (malariche e terzane) nei
passaggi sanguigni, nella diarrea, nell'itterizia, nelle scrofole al collo, nelle emorroidi, nell'albuminuria (morbo di
Bright) e nella renella.
La Borsapastore, oltre essere prezioso astringente ed
emostatico, ha pure grande propriet radioattiva, agendo
magnificamente quando si fanno applicazioni esterne per
curare malattie interne. Cos, a esempio, per curare le
febbri malariche si applica la Borsapastore fresca bene
tagliuzzata ai polsi e alla pianta dei piedi e la febbre cessa
quasi subito.
Cos chi porta con s in tasca uno o due tuberi di
ciclamino, pure radioattivo, si libera in brevissimo tempo
dalle emorroidi pi ostinate. Cos si dica di altre piante
radioattive: la cipolla, applicata sui reni schiacciata, contro
le malattie di fegato, milza, bile, reni; la cariofillata, applicata al collo per infiammazione agli occhi, l'imperatoria,
l'aglio orsino, il geranio roberziano e lo spino cervino.
Nella cura delle metrorragie di soggetti giovani o
nella menopausa si fa il the di 50 gr. di Borsapastore e 50
gr. di Amarella (Artemisia vulgaris) in 1 litro di acqua. Si
lascia sedare per 10 minuti; poi si filtra e se ne beve un
bicchiere ogni ora.
Il succo gocciolato a caldo nelle orecchie, giova nelle
otiti purulenti, e all'esterno giova pure, fregando, nella
podagra e nei tumori infiammanti. La polvere stagna il
sangue da naso e si usa anche sulle piaghe fresche. Da
notarsi che la pianta, per avere un buon effetto, deve
essere usata possibilmente fresca.
Lo stesso decotto utilissimo nelle urine sanguigne,
dando ottimi risultati. Dose: 30-60 gr. in un litro d'acqua.

BOSSO

Buxus sempervirens, L,

NOMI DIALETTALI: Martl, Ardescol, Berverde,


Verzl.
DESCRIZIONE: Arboscello con rametti giovani un po'
pelosi; foglie opposte, ovali, brevemente picciolate, lucide, sempre verdi (2-3 cm.), con picciolo un po' peloso ai
lati. H: inselvatichito e coltivato nei parchi e nei. giardini.
P: le foglie e la corteccia. R: in ogni stagione. F:
Buxacee.
Questa pianta ha propriet diaforetiche, purgative e
colagoghe, e si usa per questi scopi la decozione di 40 gr.
di foglie in 1 litro d'acqua, fino a ridurlo a 1/3. Il decotto
della corteccia in ragione di 60 gr. in 1 litro d'acqua, serve

a provocare il sudore nelle affezioni reumatiche, erpetiche


e sifilitiche. Attenzione alle dosi, perch pianta velenosa!

Brionia
Bryonia dioica, Iacq.
NOMI DIALETTALI: Zucra selvadega, Zucra mata.
DESCRIZIONE: Fusti gracili, erbacei, angolosi, rampicanti (2-3 m.); foglie picciolate, ruvide, palmatoquinquelobe e lobisinuato dentate, le superiori pi lunghe e pi
acute; fiori in racemi ascellari con brevi peduncoli; calici
pi corti della corolla; bacca rossa piccola. H: nelle siepi
e negli avallamenti riparati e caldi. P: la radice. R: terminata la vegetazione. F: Cucurbitacee.
Questa pianta velenosa deve usarsi con molta discrezione. La radice per essere molto grossa, deve essere tagliata a fette per ottenere pi facilmente l'essiccazione:
potente vomitivo, purgativo, diuretico, antireumatico. Per
dissipare tumori, umori freddi, glandole sono ottimo rimedio le frizioni fatte con la radice fresca raschiata. Nei dolori
reumatici si applica la polpa fresca di questa radice. Nelle
congestioni, nelle bronchiti, pleuriti, grippe, epilessia, artrite e quale purgativo si usa l'infusione di 8 gr. di polvere
di radice in 1 litro di acqua. Il vino di Brionia si ottiene
con 60 gr. di radici poste a macero per 24 ore in un litro
di vino. Se ne prendono 2 cucchiai prima del pranzo e
della cena quale diuretico e lassativo nella cura dell'idropisia. La radice fresca pestata e cotta col sego rimedio
efficace contro la rogna. Quattro o sei frizioni bastano per
ottenere la guarigione. Attenzione per l'uso interno, essendo potente veleno.

Brunella

Brunella vulgaris, L.

NOMI DIALETTALI: Morella, Moratola, Sanzula.


DESCRIZIONE: Pianta alta 10-30 cm.; foglie picciolate con denti divaricati e l'inferiore diviso fino a met;
corolla lunga il doppio del calice; stami con punta lesiniforme diritta. H: comune nei prati e lungo i luoghi erbosi
delle vie. P: pianta intera. R: estate. F: Labiate.
Questa pianta leggermente astringente si usa in infuso da 30-40 gr. in 1 litro d'acqua, nelle infiammazioni
intestinali e quale gargarismo nelle irritazioni della bocca
e della gola. La pianta intera fresca, ridotta in poltiglia, si
usa come cataplasma nei gavoccioli (giavizzi).

Buglossa
Anchusa officinalis, L.
DESCRIZIONE: Foglie lanceolate, le superiori dilatate
alla base; fusto eretto (30-50 cm.); calice 5-fido; corolla
porpora-violacea con tubo quasi uguale al lembo e squame vellutate; stima unico smarginato; carpelli acuti. H:
nei campi e nei luoghi incolti.
Questa pianta ha le stesse qualit della Borrana.

Calamo aromatico
Acorus calamus, L,
DESCRIZIONE: Erba perenne alta da 50 cm. a un
metro con rizoma grosso, cilindrico, orizzontale; foglie
alterne, lunghe da 20 a 50 cm. ensiformi, guainanti, fusto
la capsula con due o tre semi ovati. H: nei fossi e nelle
paludi, specialmente nella valle del Po. P: il rizoma. R:
primavera e autunno. F: Aracee.
Il rizoma aromatico-stimolante, tonico e febbrifugo
e si usa nei catarri gastro-enterici, nella cattiva digestione,
florifero triangolare; fiori piccoli verdastri; frutto a picconelle febbri intermittenti, nell'acidit di stomaco, negli
ingorghi renali e nelle palpitazioni di cuore. Si fa il decotto del rizoma tagliato a pezzettini. Da 15 a 25 gr. in 500
di acqua o vino. usato anche per rischiarare la voce e
per bagni o lozioni ai bambini rachitici o scrofolosi.

Calendola
Calendula officinalis, L. TAV, 9 N. 64
DESCRIZIONE: Pianta glandolosa-pubescente; fusto
angoloso, lanceolato eretto (20-50 cm.); foglie inferiori
bislungo-spatolate, le superiori lanceolato-cuoriformi abbraccianti;
capolini grandi aranciati con linguette lunghe
il triplo dell'invoglio; acheni tutti con margine intero,
tutti curvati. H: pianta assai rara o coltivata. P: la pianta
intera. F: Composte.
Foglie e fiori sono sudoriferi, aperitivi. Si usa l'infuso
di 30-40 gr. in 1 litro d'acqua nei disturbi di ventricolo,
della matrice, per ristabilire i mestrui impediti da debolezza. Il succo (1/2-1 gr.) si adopera nei cancri della pelle,
nelle ulceri, nelle scrofole e nell'emorroidi. Da notarsi:
se alla mattina i fiori non si aprono, segno di pioggia.

Camedrio

Teucrium Chamaedris, L.

DESCRIZIONE: Pianta pubescente; fusto molto ramoso dalla base (10-12 cm.) ; foglie ovali od ovali-lanceolate,
brevemente picciolate, pubescenti doppiamente dentate;
fiori in racemo foglioso; calice rossastro pubescente; corolla porporina a lobo mediano concavo, obovato, cuneiforme. H: luoghi incolti sassosi, sui muri dei campi, nei
luoghi secchi e ben esposti. P: l'intiera pianta. R: maggio,
giugno. F: Labiate.
Questa graziosa pianticella, detta anche Querciola,
ha propriet stomachiche e digestive. Si fa l'infuso di 15
gr. di foglie e sommit fiorite in 1 litro d'acqua. Se ne
prendono 4 tazzine al giorno nell'inappetenza, nei mali di
stomaco e nei disturbi intestinali.

Camedrio alpino
TAV. 10 N, 73
DESCRIZIONE: Fusti frutticosi, ramosissimi, prostrati
(10-20 cm.); foglie ellittico-bislunghe, profondamente crenate, ottuse, picciolate, bianco-argentine di sotto; stipole
lineari; fiori bianchi, grandi, solitari; petali ordinariamente 8,
lunghi il doppio dei sepali; carpelli con lungo stilo
piumoso. H: abbondante da formare veri tappeti sui ciglioni e pascoli della zona subalpina e alpina. P: le foglie
e le sommit. R: settembre. F: Rosacee.
Anche questa simpatica pianticella delle nostre Alpi
assai preziosa per le sue virt cardiotoniche, diuretiche e
astringenti. Si fa l'infuso di 20 gr. di foglie in 1 litro
d'acqua per rinforzare il cuore, per pulire il capo e facilitare
l'orinazione.

Camomilla

Matricaria chamomilla, L.

Pianta nota a tutti per essere dispensato dal darne la


descrizione. H: luoghi aridi e incolti, nei campi, lungo le
strade, negli orti. P: i fiori disseccati all'ombra e messi in
recipienti ben chiusi. R: durante la fioritura. F:
Composte.
I fiori di questa pianta sono tonici, stimolanti, febbrifughi, emenagoghi, antispasmodici, sudoriferi. Con un pizzico di fiori secchi in una tazza di acqua bollente si ha un
buon the giovevole nei disturbi di stomaco, nell'insonnia
nervosa, nelle difficili digestioni, nell'isterismo, nelle febbri intermittenti, nei crampi di stomaco, nella tosse asmatica e nelle coliche.
Per uso esterno si usano i fiori posti nello spirito o
nell'olio contro i tumori infiammati, nelle scrofole e nello
scorbuto.
Sacchetti di 30 gr. di Camomilla, fiori di Sambuco e
farina di Segala in parti uguali si applicano caldi e con
buon esito nei reumatismi, mal di occhi, di orecchi, negli
ascessi e foruncoli.

Cambiare i fiori ogni anno: diversamente perderebbero della loro virt terapeutica.

Campanelline
Leucoyum vernum, L. TAV. 10 - N. 71
DESCRIZIONE: Scapo eretto, cavo (20-40 cm.); foglie
lineari, ottuse; fiore unico terminale bianco in cima, verdognolo; segmenti allungati; stilo a forma di clava. H:
prati umidi di monte. P: il bulbo. F: Liliacee.
Si usa il bulbo in piccole dosi come vomitivo; esternamente si applica alla gola, dopo esser stato in composta
nell'aceto, per fare scomparire il gozzo.

Canapa acquatica

Eupatorium cannabinum, L.

DESCRIZIONE: Pianta erbacea, perenne con fusto eretto alto 60-170 cm. rossiccio, striato con foglie opposte,.
picciolate e infiorescenza composta di numerosi capolini a
fiori rossi o bianchi. H: comune nei boschi umidi, nei
fossi e nelle paludi. P: sommit fiorite, foglie e radici. R:
le radici in primavera, le foglie e le sommit in principio
di fioritura. F: Composte.
La radice un ottimo purgante, come il rabarbaro,
senza produrre coliche o debolezza. Le foglie hanno azione tonica e si fa il th o decotto di 30-60 gr. in 1 litro di
acqua nelle debolezze generali, nell'anemia, nella clorosi e
nelle cattive digestioni. Esse sono toniche, aperitive, stimolanti e purgative e danno buoni risultati nelle idropisie,
nei catarri cronici e negli ingorghi di fegato e di milza.
Come purgante la radice tagliuzzata nella dose di
30-60 gr. si mette a macero in 1 litro di vino: un bicchiere la mattina a digiuno.

Canna

Arundo Donax L.

DESCRIZIONE: Pianta selvatica, comune lungo i fiumi, nei luoghi umidi, sabbiosi, nei parchi da tutti conosciuta per gli usi quale sostegno alle piante di ortaggio, o per
cancelli, o bastoni da pesca, ecc.
Il suo rizoma sotterraneo medicinale quale sudorifero e diuretico. Si usa il decotto di 40-60 gr. in 1 litro
d'acqua che si beve a piccole tazze 5-6 volte al giorno.

Capelvenere

Adianthum Capillus Veneris, L.

DESCRIZIONE: Foglie molli (10-20 cm.) a piccioli


neri, lucenti, sottili, bipennatosette con lobi a forma di

ventaglio sostenuti. H: sulle rupi e sui muri bagnati da


stillicidi permanenti, alle pareti di cascate, e in genere nei
luoghi umidi poco illuminati. P: pianta intera. F: Polipodiacee.
Tutta la pianta ha leggera azione aperitiva, pettorale,
emolliente. Si usa l'infuso di 10 gr. di foglie in 120 di
acqua nelle affezioni di petto, nelle tossi, nelle bronchiti e
nelle difficili e scarse mestruazioni. Si usa pure nell'asma,
negli ingorghi di fegato e di milza. Il decotto si usa per
lavare la testa, rinvigorire i capelli e allontanare la forfora.

Caprifoglio

(Madreselva)
Lonicera Caprifolium, L.

DESCRIZIONE: Fusti volubili pubescenti nei rami giovani; foglie caduche, un po' coriacee, ellittiche, quasi tonde; fiori porporini o bianco-giallastri verticillati; un capolino terminale
sessile; corolla con labbro superiore a 4 lobi,lungo appena 1/3 di essa; bacche
ovali rosse. H: nei boschi riparati e caldi della zona submontana; pianta
piuttosto rara. P: foglie e fiori. F: Caprifogliacee.
Le foglie e i fiori sono sudoriferi e diuretici. Si fa
l'infuso con un pizzico in una tazza di acqua. E gustoso e
si presta quale collutorio nelle infiammazioni della bocca
e
delle fauci. La corteccia ha azione pi forte e si usa in
decozione di 25-50 gr. in 1 litro d'acqua nella gotta, nell'itterizia, nella renella, negl'ingorghi di fegato e di milza. Al
decotto si pu sostituire la macerazione di 1 litro di vino
bianco in 150 gr. di corteccia.

Carciofo
Cynara Scolymus, L.
DESCRIZIONE: Pianta da tutti conosciuta, della famiglia delle Composte e
coltivata negli orti. Oltre servire quale insalata, esso ha pure virt
medicinale per il ferro e tannino che contiene e si usa quale astringente,
tonico e diuretico. Si prescrive il decotto di radici (20 gr. in 100 gr.
di acqua) contro la gotta, artrite, reumatismi, idropisia e renella. Mangiato
crudo (4-6 al giorno) giova contro le diarree ostinate. Il carciofo per,
mangiato crudo, e di difficile digestione. Il fiore coagula il latte.

Cardo santo
Cnicus benedictus, L. TAV. 2 - N. 13
DESCRIZIONE: Pianta annua, erbacea; fusto eretto,
angoloso con rami divaricati (30-100 cm.) ; foglie alterne,pubescenti,
biancastre con nervature sporgenti, sinuato-dentati
con lobi picciolate, le inferiori bislunghe, le fiorali piu' lunghe dei
capolini;i capolini giallicci con involucro conico-campanulato; ricettacolo
pianocon poli molto lunghi e aderenti. H: da noi molto raro in alta montagna
(Stelvio). P: tutta la pianta. F: Composte.
Questa pianta si adopera nelle difficili digestioni, nei
catarri bronchiali cronici e nelle malattie della vena porta.
Dose: il decotto di 5-15 gr. in 1 litro d'acqua. E' pure
febbrifugo, e giova nelle diarree e atonia gastrica, come
pure nell'itterizia.

Cariofillata
Geum urbanum, L.

TAV. 9 N. 67

DESCRIZIONE: Rizoma corto, fusto eretto (40-70


cm.); foglie pennatosette con 5-7 segmenti bislunghi inciso dentati, il termine pi grande; stipole grandi fogliacee;
fiori gialli terminali al fusto e ai rami eretti; sepali reflessi
nel fusto; petali quasi uguali al calice; carpoforo nullo;
carpelli con coda lunga, nuda, articolata al 1 quarto superiore. H: boschi freschi, lungo i rivi. P: la radice. R:
autunno e primavera, prima della fioritura. F: -Rosacee.
La radice contenendo molto tannino, adagramantina,
gomma e altre sostanze, tonica, astringente, eccitante e
vulneraria. Si usa l'infuso di 30-50 gr. in 1 litro d'acqua
nei catarri cronici intestinali, nella debolezza di nervi e di
digestione, nei flussi di catarro e di sangue, nelle diarree,
nei disturbi di petto e di fegato. Il vino di radici si prepara
con 70 gr. di radici tagliuzzate in 1/2 litro di vino buono
vecchio. Se ne prende un bicchierino nelle difficili digestioni, nel mal di testa e di petto, per lo stomaco debole
dei convalescenti quale eccellente stomachico.
Simili virt ha pure la CARIOFILLATA DI MONTE =
Geum rivale, L. con fiori giallo-lividi, grandi curvati in
basso; rizoma corto; fusto eretto (20-40 cm.).

Carlina

Carlina acaulis, L.

NOMI DIALETTALI: Articiochi de mont, Spini de pr,


Formaiele, Segnatempi, Spini d'asen, Chesedr, ecc.
DESCRIZIONE: Fusto grosso cortissimo o alto fino a
20-30 cm.; foglie grandi prostrate in larga rosa, picciolate,
nervose, lanceolate-pennato-partite, a lobi divisi in lobetti
dentati e spinosi; capolino molto grande solitario terminale, quasi sessile; squame involucrali raggianti lineari in
clava e ottuse in alto. H: pascoli aridi, sassosi dalla zona
submontana alla subalpina. P: la radice. F: Composte.
La radice di questa pianta ha virt stomachiche,
stimolanti, diuretiche, sudorifere e antielmintiche. Si usa
il decotto di 15 20 gr. in 200 di acqua. La radice
secca polverizzata in ragione di 4-5 gr. in 1/2 litro d'acqua,
scaccia il verme solitario, apre il fegato e la milza otturati,
rammolisce i tumori acquosi, provoca l'orina, liberando la
vescica dalle pietre ed efficace contro la peste. La pianta, bollita nell'aceto, giova nelle eruzioni cutanee, tigna,
croste, mal di denti, risciacquando.

Carota

(Rave zalde)

Daucus carota, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, un po' ramoso, striato e
glabro da 10 a 60 cm.; foglie bipennatosette, a segmenti
ovali, inciso dentati; infiorescenza a ombrella composta;
fiori bianchi, raramente rosei o giallicci. H: da noi coltivata. P: le radici. F: Ombrellifere.
La radice ha propriet emollienti, risolutive, diuretiche e antisettiche. Si prescrive il succo (1 bicchiere diluito
in due bicchieri d'acqua), da prendersi a caldo in 4-5 volte
al giorno nelle irritazioni dello stomaco e del duodeno,nell'itterizia,
nella perdita della voce, nelle tossi ribelli,
nella renella, nei raffreddori di petto e nelle malattie della
pelle dei bambini. Le foglie si applicano con esito buono
sui panerecci e nell'erisipola.

Carpino

Carpinus betulus, L

DESCRIZIONE: Foglie ovali bislunghe, doppiamente


seghettate, con nervi lungamente pelosi; amenti maschi e
squame cigliali nel margine, brattee fruttifere trilobe con
lobi lanceolati, il mediano lungo il doppio dei laterali e
alle volte dentellato. H: nei boschi della zona montana.
P: le foglie e i semi. R: estate. F: Cupulifere.
Con le foglie si prepara la decozione (30 gr. in 1 litro
d'acqua), per gargarismi nelle affezioni catarrali della bocca e della gola. Dai semi si ottiene un olio grasso.

Castagno
Castanea vesca, Gaertn.
DESCRIZIONE: Pianta ad alto fusto ramoso, con foglie bislunghe e lanceolate, acuminate, coriacee, grandi,
con la punta superiore glabra e lucida; frutto bruno-lucente a larga base biancastra. H: ordinariamente nei terreni
freschi e ricchi di silice. P: le foglie. R: in pieno sviluppo.
F: Cupulifere.
Le foglie di castagno sono raccomandate in infusione
nella cura della dissenteria e tosse convulsiva: una manata
in 1 litro d'acqua.

Castagno d'India
Aesculus Ippocastanus, L.
DESCRIZIONE: Albero ad alto fusto con chioma ovale; foglie
opposte, lungamente picciolate, composte, palmato-digitate, con sette foglioline spatolate, acute, doppiamente dentate; fiori bianco-rosei a pannocchia; calice campanulato con petali distesi, pubescenti; stami declinati e
curvi. H: coltivato quale pianta ornamentale dei viali. P: i
frutti e la corteccia. F: Ippocastanacee.
Tanto la corteccia, specialmente dei rami giovani,
come il frutto, sono astringenti, antispasmodici e ottimi
vaso-costrittori delle vene superficiali riducendole, se dilatate, allo stato normale. Dose: 60-70 gr. di corteccia in 1
litro d'acqua o nel vino bianco in macerazione. Se ne beve
1/2 bicchiere per volta.
L'estratto delle castagne serve contro l'emorroidi,
contro le mestruazioni troppo durature, come pure contro
i geloni, prurigine, reumatismi, facendo fregagioni, pennellature o lavaggi. Il decotto delle foglie preso in piccole
dosi giova assai nella tosse canina dei bambini.

Cavolo
Brassica oleracea, L.
Pianta abbastanza nota per essere dispensato a farne
la descrizione. Per la quantit abbondante di minerali che
il Cavolo contiene, cibo assai rinforzante pi delle Spinacee, del Pomodoro e della Carota. Contenendo molto zolfo, la sua acqua, dopo la cottura, ottimo rimedio nelle
malattie della pelle, applicando compresse o facendo lavature, o bevendone un paio di bicchieri al giorno. Quest'acqua pure giovevole nella tosse, raucedine, raffreddori di
petto e bronchite. Con le foglie si ottengono eccellenti
effetti nella cura delle ulceri varicose. La cura si fa in
questo modo: si lavano bene le foglie, togliendo con una
forbice le nervature pi grosse; indi si comprimono con
una bottiglia o con un cilindro di legno, senza lacerarle,
mettendole poi a macerare per qualche ora nell'acqua borica. Pulita la pelle, si sovrappone una o due di dette foglie
sulla piaga che si copre con una garza e si ferma con una
fascia. L'applicazione si ripete due volte al giorno con
grande sollievo dell'ammalato, e la piaga in poco tempo si
chiude. Queste applicazioni (3-4 foglie cambiate 3-4 volte
al giorno) portano buoni risultati anche nei dolori reumatici,
nelle nevralgie facciali, nei raffreddori di testa o di
naso, nella pleurite, nella risipola, applicando le foglie,
cucite insieme, sulla parte dolorante.

Celidonia

Chelidonium maius, L.

NOMI DIALETTALI: Erba dai pri, Zedrnega, Erba


dalle gruse.
DESCRIZIONE: Erba con succo color d'arancio; fusto
eretto, ramoso; foglie molli, biancastre di sotto, pennatosette, con 5-11 segmenti inciso-crenati, il terminale pi

grande trilobo; fiori gialli in ombrelle terminali. H: comune tra i ruderi, le siepi, vicino alle abitazioni. P: l'intera
pianta e il lattice. F: Papaveracee.
L'estratto fluido in dose di gr. 0,5 a 2 si usa nella
gotta, nell'idropisia, nel cancro, se non per la cura diretta,
per arrestare il male e per lenimento. Il lattice per uso
esterno efficace contro i calli, i porri e le verruche.

Chenopodio
Chenopodium bonus Henricus, L.
Nomi DIALETTALI: Spinazzi de mont, Calai, Comde, ecc.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso, solcato (10-80
cm.); foglie verdi farinose, triangolari astate o saettiformi,
intere od ondose nei margini; fiori in racemi brevi, nudi,
in pannocchia terminale a spiga, fogliosa solo alla base.
H: nei prati grassi di montagna, attorno alle stalle e alle
cascine di monte. P: foglie e sommit. F: Chenopodiacee.
Questa pianta, oltre che somministrare una buona
insalata e servire di appresso, preparata come le spinacce,
viene adoperata come cataplasma da applicarsi sulle ferite
e sulle piaghe. Il Mattioli prescrive il succo contro la
rogna, lisciando e pulendo la pelle.

Ciclamino

TAV. 3 N. 21

NOMI DIALETTALI: Pan porzin, Tirac, Pipa, Erba


patata.
DESCRIZIONE: Foglie ovato-reniformi, crenulate, non
angolate; corolla rosea con la fauce formante un anello
intiero e di coloro pi carico. H: luoghi ombrosi della
zona collina e montana. P: le foglie e i tuberi. F: Primolacee.
Pianta velenosa, ma che viene usata contro i vermi e
per provocare le regole. Si usa 1 gr. di polvere in i
bicchiere di acqua. Le foglie verdi, contuse, si applicano
contro le enfiaggioni e sui tagli.

Cicoria selvatica
Cichorium intybus, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto, divaricato, ramoso


(20-90 cm.); foglie lanceolato-spatolate, rancinate o dentate; capolini celesti come quelli della cicoria degli orti;
involucro cilindrico; pappo con fogliette brevissime.
La Cicoria selvatica della famiglia delle Composte,
tonica, depurativa, aperitiva nelle opilazioni del basso ventre e nei ristagni della vena porta. Si fa il decotto delle
foglie, meglio ancora delle radici, nella dose di 20-30 gr.
in 180 di acqua.
Il. succo si spreme dalla pianta intera con la radice.
Preso in dosi da 40-100 gr. solo o bollito col latte, migliora la secrezione, aumenta la potenza digestiva, e si usa
anche nelle malattie che tendono a distruggere l'organismo. sudorifero, aperitivo e quindi utile nelle opilazioni
del fegato, della milza, delle glandole indurite, nelle scrofole, nell'itterizia, nell'idropisia e isteria.

Cicuta rossa

Geranium robertianum, L. TAV. 10 - N. 75

DESCRIZIONE: Pianta spesso rossiccia, peloso-glandolosa, fetida; foglie opposte, palmatosette a 3-5 lacinie picciolettate trifide, pennatifido-incise; sepali ovali lanceolati; petali lunghi il doppio del calice, rossi o rosei, cuneiformi. H: comune nei luoghi ombrosi dalla pianura alla zona
subalpina. P: tutta la pianta. R: in autunno prima della
disseccazione. F: Geraniacee.
La pianta si dissecca all'ombra, sospesa in aria a
mazzetti. Possiede buone qualit astringenti, vulnerarie,
risolutive. Si prende il decotto al 60 per 1000 nell'angina,
nelle emorragie e diarree.
Le foglie fresche schiacciate in un pannolino e applicate a ferite, tagli, punture, piaghe, le guariscono presto.
Questa pianta salutare, che sembra avere anche azione
radioattiva, si usa con buon esito nelle infiammazioni degli occhi, della gola, dei denti, nei dolori nevralgici della
faccia e dei piedi. A tal uopo si fa l'impacco della pianta
fresca, contusa. Viene quindi adoperata ordinariamente
per uso esterno; presa interamente per dolori di stomaco e
di reni si usa sempre mescolata con il vino.

Cinquefoglio

Pontentilla reptans, L.

TAV. 5 - N. 33

DESCRIZIONE: Fusti lunghi (20-60 cm.), gracili, prostrato-radicanti; foglie quinate, lungamente picciolate; foglioline obovate lungamente seghettate nei 2 terzi superiori;
stipole lanceolate intiere; fiori gialli (2-3 cm.) pentametri, ascellari con peduncoli uguali alle foglie o pi lunghi;
tarbelli tubercolosi. H: sui margini delle strade e dei campi. P: tutta la pianta. F: Rosacee:
L'infuso giova contro la dissenteria, diarrea, colerina
e febbre intermittente. Le radici cotte nel vino servono
nell'emorragia e sputo di sangue.
Dose: 30-40 gr. in 1 litro d'acqua.

Cipolla

Allium cepa, L.

Pianta coltivata negli orti e da tutti conosciuta,


della famiglia delle Gigliacee, della quale si adopera il
bulbo. Il decotto di cipolla misto a latte caldo, preso
mattina e sera, giova nei raffreddori, come calmante ed
espettorante. Le Cipolle sono molto diuretiche, prese per
bocca con vino o miele, o, se prese per uso esterno, si
applicano pestate al basso ventre o sui reni. Cotte sotto la
cenere e applicate sui flemoni, hanno azione emolliente;
messe nell'aceto per 3-4 giorni al sole o al caldo, servono
contro i porri e i calli.
Il vino di cipolla rimedio specifico contro la nefrite
e l'albuminuria. Si mettono due cipolle tagliuzzate in un
litro di vino bianco e dopo sei giorni se ne beve un
bicchierino la mattina a digiuno.
Per sofferenti di reumatismo e acidi urici si fa la cura
di un mese circa, bollendo una cipolla ogni giorno in un
quarto di litro di latte zuccherato, bevuto il quale, si
mangia la cipolla.

Cipresso

Cupressus sempervirens, L.

Anche questa nobile e magnifica pianta della famiglia delle Conifere, oltre che essere ornamentale e preziosa per il suo legno duro e persistente, fu riconosciuta fin
dall'antichit come medicinale potentemente astringente
e sudorifera. Si usa il decotto della scorza dei rami
giovani o dei frutti (noci) in dose di 20-40 gr. in 1 litro
d'acqua. fortemente diuretico, astringente, sudorifero,
da usarsi a tazze nel reumatismo cronico, nelle febbri
intermittenti, e per uso esterno quale lavaggio o applicazione nelle emorroidi, nelle varici, nella menopausa, nelle
metrorragie. L'infuso prolungato delle foglie nell'alcool,
diluito con acqua d una lavanda detersiva e cicatrizzante.

Coclearia
Cochlearia officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-30 cm.); foglie inferiori picciolate con lamina quasi tonda, concava, le superiori cuoriformi-ovate dentate; fiori bianchi a corimbo, in
cima a corti fusticelli; pedicelli uguali alle siliquette o
pi lunghi. H: qua e l nei boschi umidi, vicino alle acque,
associato ordinariamente al Crescione. P: tutta la pianta.
F: Crocifere.
La pianta contusa esala un odore irritante che fa
ricordare quello della Senapa. assai apprezzata come
antiscorbutica. Si usa il succo fresco da 50-100 gr. Si
adopera pure solo o con acqua, quale gargarismo, per mal
di bocca e di denti, come pure per applicazione sulle
ferite.

Coda cavallina
Equisetum arvense, L. TAV. 6 - N. 48
Nomi DIALETTALI: Camonzina, Pecii, Coa de caval,
Rasparla, Coa de sghirlat, Couda dal giat.
DESCRIZIONE: Fusti fertili, precoci, semplici che periscono dopo la maturit delle spore, con guaine quasi imbutiformi a 9 denti lanceolati; fusti sterili verdi, con rami
tetragoni. H: comune nei luoghi umidi, nei campi morbidi, lungo le linee ferroviarie. P: tutta la pianta. R: in
pieno sviluppo. F: Equisetacee.
L'. Herba equisetis minoris facilita l'orinazione, giova contro l'idropisia, purifica il sangue, lo stomaco, la
Esso purifica lo stomaco, sconduce le orine, producendovescica. Si prepara il the con 4-6 gr. in 1/2 litro di acqua.
ne in abbondanza, ristagna le perdite di sangue e le
emorragie.
Il decotto serve per impacchi e lavaggi nelle piaghe
marcescenti, nei tumori cancrenosi, nelle fratture e nella
carie ossea. Gettando una manata di gambi in un recipiente di acqua bollente, si ottengono vapori utili per crampi
di vescica, cistite e difficolt d'orinare. Occorre per sedervi sopra in modo che il vapore circondi il basso ventre, e
impedendo con una coperta che il vapore possa sfuggire.
Esso ha un'azione speciale anche sull'acido urico. Conviene
per che la pianta' si rinnovi ogni anno. Da notarsi, infine,
che le odierne cave di carbone sono costituite in gran
parte dall'Equiseto marcito.

Colchicho
Colchichum autumnale, L. TAV. 6 - N. 43
NOMI DIALETTALI: Fior de l'autun, Fior del ligr,
Fior della mort, Gili mati, Ai mat, Lumate, Fior da la
no.
DESCRIZIONE: Foglie larghe, lanceolate o bislunghe
(20-30 cm.) che spuntano in primavera, mentre i fiori
compariscono in autunno; perigonio con lembo circa 1
terzo del tubo, a lacinie erette, bislunghe o lanceolate,
ottuse, tutte screziate con 15-20 vene longitudinali ondulate. H: comune nei prati umidi di collina e di montagna.
P: semi e bulbo. R: i semi quando si apre la capsula, e i
bulbi in ottobre. F: Gigliacee.
Questa pianta ha propriet diuretiche, narcotiche e
drastiche e serve a formare dei preparati contro la gotta e
i reumatismi. Essendo pianta velenosissima, tanto per le
persone che per il bestiame, meglio lasciarla manipolare
dai chimici e dai farmacisti, e avvertire i bambini e i
pastori che non manipolino tale pianta. In caso di avvelenamento, si adoperino vomitivi e la respirazione artificiale.

Comino dei prati


Crum Carvi, L.

TAV. 7 - N. 53

NOMI DIALETTALI: Carf, Caro, Comin, Ciari,


Carieso.
DESCRIZIONE: Radice fusiforme; fusto eretto, ramoso, alto (30-60 cm.); foglie bislunghe bipennatosette con
segmenti opposti divisi; lacinie lineari acute; ombrelle
con 8-16 raggi; involucro e involucretto nulli o con 1-2
foglioline; fiori bianchi; frutto ovoide. H: assai frequente
nei prati magri di montagna. P: semi. F: Ombrellifere.
I semi riscaldano e sono digestivi; cotti nel latte (1
cucchiaio in 1 tazza di latte per 5 minuti) giovano nella
colica, nei crampi di ventre, nelle gonfiezze e nella cattiva
digestione. La polvere, presa nei cibi, nell'acqua, nel latte
o nel vino, mette in ordine lo stomaco, scaccia l'alito
cattivo, eliminandone i gas.
Per uso esterno, si fanno bollire i semi o la polvere
di essi: con quest'acqua si lavano gli occhi, le orecchie, e
giova nei dolori di testa e nei catarri degli stessi organi.

Consolida maggiore
Symphytum officinale, L.

TAV. 11 N. 82

NOMI DIALETTALI: Erba per i pioci, Al, Spolpenazze.


DESCRIZIONE: Radice fusiforme, grossa, bruna; fusto
eretto (30-60 cm.); foglie ruvide, le inferiori grandi ovali
bislunghe lungamente picciolate, sessili e scorrenti; corolla bianca, roseo o violacea con denti corti curvati in fuori.
H: prati umidi e lungo i rigagnoli. P: foglie, fiori e radici.
F: Borraginacee.
Il decotto delle radici d una bevanda rinfrescante,
calmante e astringente. Il decotto non deve essere prolungato, perch in tal caso il tannino svaporerebbe. Questa
bevanda giovevole nei catarri di petto, nelle diarree,
dissenterie, sputi sanguigni; nelle fratture interne ed esterne,
nelle lesioni, graffiature e screpolature della pelle,
nelle piaghe, nei nodi artritici, nelle glandole al petto, nei
dolori della matrice, facendo secondo i casi lavaggi o impacchi. Dose: da 30-60-100 gr. in un litro di acqua bollente. La radice cotta nel vino eccellente nei disturbi polmonari. La polvere della radice, fiutata nel sangue da naso, lo
fa cessare. Il the di fiori (2 gr. in 1 tazza d'acqua) giova
nelle affezioni di petto con catarro. Le foglie giovani, unite
ad altre verdure, si mangiano in insalata. Da notarsi che il
pelo del camello non si lascia lavorare, se non con la colla
che si estrae da questa pianta.

Consolida regale
Delphinium consolida, L.
Nomi DIALETTALI Speranzine, Speroni de caval,

Rpe,

DESCRIZIONE: Fusto gracile a rami numerosi divergenti


(20-60 cm.); foglie biternate, decomposte in lacinie
lineari strette; racemi corti divergenti in pannocchia bassa;
barattee tutte semplici; peduncoli filiformi e patenti;
fiori bleu o bianchi, cassula acuminata. H: comune nei
campi di cereali. P: i fiori. R: in fioritura. F: Ranunculacee.
I Flores calcatripae o di santa Ottilia, vengono
adoperati nelle infiammazioni degli occhi. Detti fiori, tagliuzzati e messi nell'acqua di rose e poi applicati agli
occhi, levano il bruciore e il rossore. Consolidano le ferite
e le piaghe, donde il nome. La polvere, presa in piccole
dosi con acqua, giova nelle acidit, nella secrezione della
bile, nella tosse e nei bruciori della vescica.

Coreggiola

( Centinodia)

Polygonum aviculare, L.
DESCRIZIONE: Fusti prostrati (10-50 cm.); foglie lineari lanceolate; guaine laciniate all'apice; fiori 2-4 all'ascella delle fogliette achenio opaco, con le facce pi o
meno scavate, granelloso-striate in senso longitudinale.
H: comune lungo le strade, negli orti, nelle piazze selciate
incolte. P: tutta la pianta. R: durante e dopo la fioritura.
F: Poligonacee.
Questa pianta preziosa usata fin dai tempi pi remoti, ha azione astringente, disciogliente e depurativa. Il the
di questa pianta assai raccomandato dal Kneipp nella
colica, nell'emottisi di qualunque sorte, nel mal della pietra schiacciando ed espellendo i calcoli, nei disturbi di
reni e di vescica. Questo the purifica la milza, il petto e lo
stomaco. Se ne bevono 2-3 tazze al giorno. Sulle piaghe,
tumori, ulceri si pu usare la pianta fresca pestata o il
decotto (50-60 gr. in 1 litro d'acqua). La pianta cotta nel
vino usata con ottimo successo nella diarrea, nelle mestruazioni sovrabbondanti, nei fiori bianchi, nel bruciore
d'orinare.

Corniolo

Cornus mas, L.

NOMI DIALETTALI: Cornal, Cornalr, Cornelaro, Cornolaro.


DESCRIZIONE: Arboscello; foglie opposte, ellittiche
acuminate; fiori gialli in piccole ombrellette sboccianti
prima delle foglie e fornite di un involucretto di 4 foglioline concave; drupa bislunga rossa. H: nei boschi vicino
alle campagne e nelle siepi lungo le strade di campagna.
P: foglie e frutti. F: Cornacee.
I frutti, quantunque acidi, si mangiano volentieri;
meglio se in composta con zucchero e vino. La conserva
eccellente nella diarrea e dissenteria, specialmente dei
bambini, nelle perdite sanguigne e nella febbre intermittente e palustre. I frutti immaturi e mezzo cotti, con foglie
di alloro e semi di finocchio, si conservano nell'acqua
salata come i peperoni. I semi torrefatti e uniti al caff,
danno un grato odore di vaniglia (il famoso caffe viennese).
Con le foglie disseccate, si ottiene un th eccellente.

Crespino
Berberis vulgaris, L.
NOMI DIALETTALI: Crespin, Spini de croseta, Spino
de grssole, Crespi, Scarp.
DESCRIZIONE: Fruttice; foglie oblungate od ovate,
seghettato-cigliate, in fascetti nell'ascella di una spina 5-3
partita; racemi sostenuti da peduncoli lunghetti e a molti
fiori gialli con 6 sepali, 6 petali e 6 stami; la bacca
rossastra allungata. H: comune in mezzo alle siepi, lungo
le strade e nei boschi cedui. P: foglie, germogli, bacche e

corteccia. F: Berberidacee.
Foglie e germogli giovani si mangiano in insalata e si
cuociono nella minestra. Le bacche servono per far bibite
rinfrescanti. Cotte con miele o zucchero, giovano come
aperitivo, promuovono l'orina e favoriscono l'appetito.
Non devono usarne i sofferenti di ventricolo, d'asma e di
ventosit. Il succo delle bacche somministra un buon aceto.
Un litro di questo succo sufficiente per cambiare in aceto
100 litri di vino buono, se lasciato per alcuni giorni al
caldo. La corteccia interna, specialmente quella della radice, cotta o scottante, rinforza depurando; quindi si usa nei
mali di fegato, itterizia, costipazione, mal di reni e degli
organi secretori l'orina, nella colica renale. Si fa il th in
dose di 40 gr. in 1 litro d'acqua.

Dente di leone
Leontodon Taraxaci, L. TAV. 7 - N. 55
NOMI DIALETTALI: Denti de cagn, Dentinciagn, Zicoria, ecc.
DESCRIZIONE: Rizoma troncato; foglie tutte basali in
rosetta, lanceolate dentate o pennatosette con lacinie strette intere; capolini grandetti gialli, terminali a steli radicanti, dilatati in alto; foglie involucrali e sommit del peduncolo irsuti di peli; acheni pi corti del pappo che niveo.
H: comune nei prati, lungo le strade e luoghi erbosi fino
alla zona alpina. P: pianta e radici. R: le radici in autunno. F: Composte.
Le foglie e le radici sono buona insalata, anche se
cotte come le Spinacce; i bottoni dei fiori, posti in aceto,
sono succedanei ai capperi, come pure le radici tostate
sono succedanee al caff. Questa pianta ha quasi le identiche propriet della Cicoria selvatica. Come depurativa si
pu fare la cura primaverile per 3-4 settimane con dieta
ragionevole, moto e aria.
Vedi: Cicoria selvatica.

Digitale

Digitalis purpurea, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto (60-120 cm.); foglie tomentose, specialmente di sotto, crenulato-dentate; lobi del
calice ovali ottusi; corolla rossa porporina, talora volgente
al bianco, punteggiata. H: da noi coltivata negli orti. P: le
foglie. F: Scrofulariacee.
Quantunque pianta velenosa, essa possiede un'azione
benefica regolatrice del cuore. Dovendo ritirare la droga
dai farmacisti e dietro prescrizione medica, m'astengo dal
dettare le dosi, per evitare gravi inconvenienti. Noto qui
di passaggio che da noi si trova in buona quantit la specie
consimile con fiori giallo-chiari, con foglie e fiori pi piccoli, la Digitalis lutea, L. Essa contiene poco digitalina e
cresce nei boschi cedui dalla zona collina alla subalpina.

Dulcamara
Solanum dulcamara, L.
Nomi DIALETTALI: Zucamara, Amar e dolz, Dolciana, ecc.
DESCRIZIONE: Pianta inerme; fusto legnoso, sarmentoso, cilindrico (50-150 cm.); foglie cuoriformi-ovate,
spesso con orecchiette alla base; fiori violetti in cime
estrascellari; bacche piccole, ovate e rosse. H: frequente
nei luoghi umidi, fra i cespugli ombrosi, lungo i rivi. P: la
corteccia e i gambi giovani. F: Solanacee.
La Dulcamara gode fin dall'antichit fama di depurativo, diuretico e sudorifero. Si usa l'infuso di 20 gr. in 1
litro di acqua bollente nei catarri polmonari cronici, nei
dolori reumatici, nella sifilide e nelle malattie della pelle.
Nei foruncoli, nei tumori, nei reumatismi e nell'eczema si
bolliscono insieme 4 manate di foglie e sommit fiorite,
125 gr. di farina di lino, 200 gr. di sugna e 1000 gr. di
vino rosso. La bollitura si protrae sino a consistenza e si
applica sulla parte malata.

Ebbio
Sambucus ebulus, L.
NOMI DIALETTALI: Sambuch salvadegh, Sambughi
mati, Eglo.
DESCRIZIONE: Fusto erbaceo, eretto (50-150 cm.);
foglie grandi pennatosette con 5-9 segmenti acuminati,
seghettati; stipole fogliacee, seghettate; fiori bianchi tutti
pedicellati; bacche globose, nere con succo color rosso
sangue. H: nei margini dei boschi, dei terreni incolti e
lungo le rive dei fossi. P: foglie, frutti e corteccia della
radice. R: foglie e frutti a maturit; la corteccia in autunno. F: Caprifogliacee.
Il Roob Ebuli si prepara come il Roob sambuci (vedi: Sambuco) ed diuretico, urinifero, sudorifero; per da

TAVOLE ILLUSTRATIVE

TAVOLA 1

1
2
3
4
5
6
7
8

Grespino
Aglio serpentino
Angelica
Potentilla
Arnica
Aro
Ebbio
Eufrasia

TAVOLA 2
9
10
11
12
13
14
15
16

Valeriana
Uva orsina
Licopodio
Aglio orsino
Cardo santo
Betonica
Tragoselino
Tragoselino Becchino

TAVOLA 3

17
18
19
20
21
22
23
24
25

Betulla
Tormentilla
Ortica maschio
Ortica pungentissima
Ciclamino
Musco
Edera
The
Quercia

TAVOLA 4

26 Polipodio
27 Genziana
28 Erica
29 Felce
30 Pino
31 Alchimilla
32 Alchimilla alpina

TAVOLA 5

33 Cinquefoglio
34 Potentilla
35 Ruta
36 Podagraria
37 Verga d'oro
38 Edera terrestre
39 Pelosetta
40 Ranuncolo

TAVOLA 6

41 Bonaga
42 Semprevivo
43 Colchico
44 Borsapastore
45 Farfaro
46 Iperico
47 Lichene
48 Coda cavallina
49 Antennaria

Arnica

prendersi in piccole dosi. La radice o la corteccia in infusione alla dose di 15-30 gr. in 1 litro d'acqua, potente
rimedio contro l'idropisia e purificante dei reni.
Il Sambucus racemosa, L. - SAMBUCO DI MONTE a fusto legnoso (2-4 m.); foglie pennatosette con
3-7 segmenti lanceolati, seghettati; stipole nulle o piccolissime; fiori biancastri pedicellati; bacche globose rosse.
Esso serve come l' EBBIO, per di pi dai semi delle bacche
si estrae un olio eccellente.

Edera

Hedera Helix, L. TAV. 3 N. 23


NOMI DIALETTALI: Erla, Elina, Ellera, Rlo.
DESCRIZIONE: Fusto legnoso, rampicante, ramoso;
foglie sparse, coriacee, persistenti, lucenti, cuoriformi, poligone con 3-5 lobi triangolari acuminati; fiori piccoli verdastri in ombrelle quasi globose con raggi numerosi; frutto: bacca globosa nera. H: comune nei luoghi freschi e
ombrosi. P: foglie e bacche. R: estate-autunno. F: Araliacee.
Le. foglie, cotte a lungo nell'acqua, danno un liquido
salutare per impacchi sui tumori, piaghe maligne, foruncoli, varici; fanno uscire il pus, pulendo cos i tumori. Se
cotte nell'aceto, servono contro la rogna e la tigna, lavando le parti infette mattina e sera.
Le bacche sono purgante drastico e se ne usano da 8
a 10 nelle costipazioni. Schiacciate e poste nel vino scacciano i calcoli e la renella. Si prende di quando in quando
un bicchiere. Attenzione per, perch dette bacche sono
velenose. I semi, ridotti in polvere (100 gr. in un litro di
vino, messi in macera per 48 ore) sono un rimedio eccellente contro le affezioni nervose, nella emicrania, nelle
vertigini, nelle palpitazioni e nell'idropisia. Se ne prende
un bicchiere la mattina e uno la sera. Con l'infuso delle
foglie si lavano e si levano le macchie dai vestiti di lana e
di seta. Prima di lavarli si lasciano in composta qualche
ora.

Edera terrestre
Glechoma hederacea, L. TAV. 5 - N. 38
DESCRIZIONE: Fusti prostrati, radicanti (20-80 cm.);
foglie reniformi-rotonde, crenate, tutte picciolate; fiori in
fascetti ascellari di 2-3; calice tuboloso a denti ovali acuminato-setacei; corolla rosso azzurra, lunga il triplo del
calice con lobo medio piano a cuore rovesciato. H: comunissima ai margini dei campi, nelle siepi, nei luoghi erbosi
e localit fresche. P: tutta la pianta. F: Labiate.
Il the e il succo (20-50 gr. in 1 litro d'acqua),
giovano nello sputo di sangue, in tutte le malattie di petto
con espettorazione mucosa, nella tisi incipiente, nel gozzo,
nel mal di gola, nella tosse secca, ribelle, nella polmonite,
nelle malattie urinarie. Questo the e anche gustosissimo, e
si presta meglio del th cinese. L'erba si pu usare anche
come insalata e nella minestra.
Come the pettorale si pu unire benissimo con il
Millefoglio, Farfaro e Veronica officinale.

Enula

Inula Helenium, L.

DESCRIZIONE: Radice grossa, carnosa; fusto eretto,


grosso, striato (90-150 cm.); foglie ovato-lanceolate, acute, dentate, vellutato-lanose di sotto, le inferiori grandi
(30-50 cm.) picciolate, le superiori cuoriformi abbraccianti; capolini grandi gialli; linguette numerose, strettissime,
acheni tetragoni, glaberrimi. H: sporadica qua e l nei
luoghi umidi montani. P: le radici. F: Composte.
L'Enula ha propriet antispasmodiche, disinfettanti,
purgative, moderatrice della secrezione bronchiale, come
pure eccitanti delle vie digestive e urinarie. In decozione:
15-30 gr. di radici in 1 litro d'acqua e la macerazione di
80 gr. per 8 giorni in 1 litro di vino. Questo specialmente
da usarsi nelle bronchiti cagionate da influenza.

Epatica
Anemone Hepatica, L.
NOMI DIALETTALI: Viole mate, Erba Trinit, Viole.
DESCRIZIONE: Rizoma breve, nerastro; foglie inferiori nerastre cuoriformi, trilobe a lobi ottusi; steli lunghi
quanto le foglie; uniflori; fiore violetto o biancastro, rare
volte rosa; involucro a foglioline intere ovali; carpelli
bislunghi tomentosi, terminanti in punta corta e glabra.
H: comune nei boschi fino alla zona subalpina. P: le
foglie. R: l'estate. F: Ranunculacee.
L'Anemone epatica fra le prime pianticelle che ci
annunciano la primavera. Essa possiede qualit astringenti, e il the di foglie disseccate vale contro lo sputo di
sangue. Le foglie fresche pestate servono quale vescicatorio, applicate sui paterecci (panarizzi).

Epitimo

Cuscuta epithymum, Murr.

DESCRIZIONE: Fusto ramoso; fiori rossastri o bianchi, raccolti in glomeruli; lobi del calice piani o subcilindrici; corolla 4-5 partita con tubo uguale al lembo o pi
lungo; squame ipostaminee occludenti il tubo, moltidentate; stili due distinti pi lunghi dell'ovario; stimmi filiformi; cassula deiscente. H: comune fino alla zona alpina. P:
la pianta intera. F: Convolvulacee.
Questa pianta parassita, di molteplici variet, che porta ingenti danni alle colture e che i nostri contadini chiamano Erba dal foc, perch distrugge, pur pianta medicinale. Essa leggermente lassativa, colagoga, ma molto
pi usata per le sue virt carminative. Si prescrive il 2%,
dell'estratto, da berne 2-4 cucchiai prima dei pasti.

Erba cornacchia
Sysimbrium officinale, Scopoli
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso, divaricato
(20-30 cm.); foglie inferiori lirato-roncinate, le superiori
astate; fiori piccoli gialli in racemi terminali nudi; silique
lineari lesiniformi, appressate alla rachide, con tramezzi
sottili, trasparenti. H: nei luoghi incolti, lungo le strade di
campagna, intorno ai depositi di macerie. P: tutta la piante. R: in fioritura. F: Crocifere.
Tutta la pianta contiene una sostanza solforosa, la
quale, a contatto con la mucosa, provoca secrezione boccale e faringea, e per continuit anche laringea e bronchiale.
Quindi si usa nella raucedine, nella secchezza di gola, nei
dolori e infiammazioni delle vie respiratorie. Si fa il decotto di 16 gr. in una tazza d'acqua. preferibile la pianta
fresca; se secca, deve essere all'asciutto e riparata dall'aria.

Erba s. Barbara
Barbarea vulgaris, R. Br.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, angoloso, ramoso in alto; foglie lucenti, le basali lirate, con lobo terminale rotondo, cuoriforme; le superiori obovate, dentate a denti disuguali, ottusi; fiori gialli; peduncoli grossetti, arcuati, ascendenti; silique lunghe, lineari, le pi giovani eretto-patenti.
H: nei luoghi umidi e lungo i fossi e corsi d'acqua. P:
tutta la pianta. F: Crocifere.
L'Herba sanctae Barbarae si usa per le fistole e
tumori, applicando l'erba contusa.
Le foglie sono un ottimo alimento e si usano come le
spinacce o in insalata, essendo la pianta verde anche l'inverno, associata al Nasturzio.

Erba fragolina

Sanicula europaea, L. TAV. 9 N. 65

DESCRIZIONE: Fusto eretto, striato semplice (20-40


cm.) con uno-due rami in alto; foglie quasi tutte basali,
lungamente picciolate, palmato-partite, con 3-5 lobi romboidali inciso dentati; ombrella terminale irregolare con
2-8 raggi disuguali; fiori quasi sessili poligami, rossicci;
frutto ovoideo irto da aculei uncinati. H: nei boschi umidi, ombrosi della zona montana e subalpina. P: foglie e
radici. F: Ombrellifere.
L'<<Herba Saniculae sanctae Diapensae inodora e
di sapore acre. Le foglie e le radici servono quale empiastro sulle ferite e ascessi. Il the unito con miele serve
come gargarismo contro il mal di gola e di bocca. Le foglie
polverizzate (una punta di coltello) sono stomachiche e
digestive. Il succo, preso sullo zucchero, stagna il sangue e
ferite interne.

Erba peperina

( Filipendola)

Spiraea Filipendola, L.

DESCRIZIONE: Radice con fibre ingrossate in tubercoli; fusto eretto semplice, poco foglioso (30-60 cm.); foglie
lanceolate allungate, pennatosette a segmenti numerosi
(15-20 coppie) pennatifido seghettati; fiori bianchi in cima terminale; petali obovati con lingua corta; stami pi
corti dei petali. H: qua e l nei prati di montagna e nei
boschi chiari erbosi. P: foglie, fiori e tuberi. F: Rosacee.
Con le radici di questa pianta si preparano decozioni
astringenti e diuretiche; quindi si adoperano contro la
diarrea e dissenteria e nella ritenzione d'orina: dose:
30-60 grammi in 1 litro d'acqua.
Anche le foglie e i fiori hanno propriet astringenti e
purgative.

Erba radioli
Asplenium adianthum nigrum, L
DESCRIZIONE: Foglie lucenti d'un verde scuro bitripennatosette; lobi dei segmenti dentati. H: sui muri vecchi delle strade e delle case diroccate. P: tutta la pianta.
R: in ogni tempo. F: Polipodiacee.
Tutta la pianta ha una leggera azione aperitiva, pettorale, emolliente, come il Capelvenere, bench inferiore a
questo.

Erba vescicaria

(Senna falsa)
Colutea arborescens L
DESCRIZIONE: Arbusto a foglie impari pennate, con
3-5 coppie di foglioline obovate, spesso smarginate; stipole piccole lanceolate; fiori 2-6 gialli in racemo ascellare
peduncolato; calice a tubo corto, coperto di peli neri applicati; legume pendente a guisa di vescica, con pareti traslucide venate. H: nei boschi cedui esposti al sole della zona
collina e montana. P: le foglie. F: Papilionacee.
Questa pianta ha un'azione lassativa, simile alla vera
Cassia proveniente dall'Africa. Si adoperano i semi, ma
pi spesso le foglie. Infuso: 30 gr. in 1 litro d'acqua.

Erba vetriola

Parietaria officinalis, L

NOMI DIALETTALI: Vedriola, Erba cristallina.


DESCRIZIONE: Fusti erbacei eretti (20-40 cm.) per lo
pi semplici; foglie ovato-lanceolate; fiori poligami in cima. H: nelle macerie e sui muri. P: la pianta. F: Urticacee.
Tutta la pianta contiene mucilaggine & molti nitrati,
ai quali dovuta l'azione diuretica, emolliente, pettorale,
risolvente, conosciuta fin dall'antichit. Si fa l'infuso di 30
gr. in 1 litro di acqua. sempre meglio adoperare la
pianta fresca. Si adopera nell'idropisia, nella nefrite, nei
calcoli, nella renella e in tutte le affezioni della vescica.

Pestata, si usa come cataplasma sui tumori e sulle ferite. E


pure usata ovunque per pulire i vetri.

Erba vetturina
Melilotus officinalis, Desr.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (30-100 cm.);
foglioline lunghe 1, 2'/2 cm.; obovate nelle foglie inferiori, bislunghe nelle superiori, seghettate; fiori odorosi in
racemi lunghi, calice intiero con 5 nervature e denti disuguali; frutto ovale reticolato, rugoso, ottuso. H: nei campi,
sui muri e nei luoghi incolti. P: le foglie e sommit
fiorite. R: da maggio a giugno. F: Leguminose.
Pianta simile all'erba medica (erba spagna) ma con
foglie pi piccole e pi ramificata, con fiori gialli a spica
(pi raro bianchi) d'un aroma assai gradevole. Le foglie e
le sommit fiorite sono emollienti, carminative e -risolutive.
Si impiegano contro le infiammazioni, nelle malattie
degli occhi, e in cataplasmi nei tumori, tagli, ferite. A tal
uopo si prendono 200 gr. di olio di olivo, una manata di
Meliloto e si lascia in infusione a bagnomaria per 2 ore;
indi s'imbottiglia e si usa a tempo opportuno. Per dolori
della matrice si usano compresse.

Erica minore
Calluna vulgaris, L.

TAV. 4 - N. 28

DESCRIZIONE: Fusto eretto molto ramoso; foglie opposte


in 4 serie, trigone, gibbose alla base; calice scariosopetaloideo. H: nei boschi cedui della zona montana. Fiori-,
sce in autunno, a differenza della Erica carnea, L., detta
dai nostri contadini Brocon, Farlet che fiorisce in
principio di primavera. P: tutta la pianta. F: Ericacee.
Le foglie e le sommit fiorite hanno propriet astringenti, decongestionanti, toniche e diuretiche. Si prescrive
la decozione di 15 grammi di foglie e fiori in 100 gr. di
acqua. Si usa pure con buon effetto nelle cistiti.

Erioforo
Eriophorum latifolium
Hoppe
NOMI DIALETTALI: Piumini, Spazzeti de pal, Piumazzi bianchi.
DESCRIZIONE: Rizoma corto, obliquo; fusti quasi
trigoni (30-50 cm.), foglie lineari piane, trigone all'apice;
spighette nemorose, alla fine pendenti; peduncoli assai

- TAV. 12 - N. 9

scabri, quasi divisi; acheni bruni, obovato-bislunghi, arrotondati e senza punta all'apice. H: nelle torbiere, stagni,
prati paludosi delle valli. P: fiore. F: Ciperacee.
L'Erioforo rimedio specifico e pronto contro la
diarrea, tanto degli uomini che delle bestie. Si fa l'infuso.
Eguale virt hanno pure le foglie di rovo di monte, mangiate cos quale companatico con il pane.

Eucalipto
Eucaljptus globulus, Labil.
Albero originario dell'Australia, ma ora acclimatato
e coltivato in molte regioni d'Italia. Foglie alterne coriacee, persistenti, piegate a falce, d'un bel verde scuro; fiori
tetrametri, solitari o raggruppati all'ascella delle foglie;
frutto a bacca. P: le foglie. R: in ogni stagione. F:
Mirtacee.
Le foglie sono toniche, astringenti, febbrifughe,
antispasmodiche e si usano quindi con efficacia nell'asma,
nelle bronchiti croniche, in tutte le forme catarrose e nelle
malattie del tubo digerente. Si fa l'infuso di 20-30 gr. in 1
litro di acqua. Nell'asma si fanno fomentazioni di un pizzico
di polvere su di una lamina di metallo arroventata.
Sono pure indicate contro il diabete (bollire 7 gr. in 150
di acqua).

Eufrasia

Euphrasia offtctnalis, L.

TAV. 1 N. 8

DESCRIZIONE: Fusto eretto (5-20 cm.); foglie sessili


ovate con denti ottusi nelle inferiori e acuti nelle superiori; calice glandoloso, villoso; fiori bianchi, striati violetto
con palato giallo. H: ama i pendii erbosi, i prati con
piante latifoglie, i prati magri di monte, fino alla zona
alpina. P: tutta la pianta. R: in fioritura e dopo. F: Scrofulariacee.
L'Herba euphrasiae si usa per il mal di occhi,
lavandoli con l'acqua bollita della pianta, o sovrapponendovi una pezza bagnata nella stessa acqua. L'acqua per gli
occhi si prepara con queste dosi: 60 gr. di acqua di eufrasia, 60 gr. di acqua di rose (petali bolliti), 4 gr. di alo, e
un grammo e mezzo di sale 'di piombo; si mischia bene
agitando prima dell'uso. Se ne fanno cadere ogni sera
alcune gocce sugli occhi, mediante il contagocce, o con
una spugnina pulita. Nelle malattie di occhi, si pu usare
anche internamente sia il the, come il sugo: migliora il
sangue, favorisce la digestione, rinforza lo stomaco e migliora i succhi gastrici. La polvere, immersa nel latte, brodo o acqua, rimedio popolare contro l'itterizia e la debolezza di ventricolo.

Evonimo
Evonymus europaeus, L.
NOMI DIALETTALI: Barete da pret, Cor de frate, Ciopetine, Bassibch, Bine de pan.
DESCRIZIONE: Frutice con rami giovani tetragoni, lisci; foglie opposte, bislunghe lanceolate, acuminate, seghettate; petali bislunghi biancastri; stami eguali al calice;
cassule 4 lobe e lobi ottusi. H: comune nelle siepi e nei
boschi, fino alla zona subalpina. P: la corteccia della radice e i semi. F: Celastracee.
I frutti di questa pianta sono fortemente emetici e
purgativi. Tre o quattro sono bastanti per ottenere un
effetto energico, quindi poco consigliabili, perch drastici
e velenosi. La decozione per uso esterno, tanto dei frutti,
come della corteccia della radice, serve come impacco e
insetticida, nella cura della scabbia e della rogna. Dal. suo
legno si ricava un carbone eccellente per la polvere da
schioppo. Anche la cenere proveniente dall'evonino serve a
pulire la testa dalla forfora e dai parassiti.

Faggio

Fagus silvatica, L.

Nomi DIALETTALI: Fvo, Fo, Fvi, Fo, Faghr,


Fagro.
DESCRIZIONE: Foglie ovali, superficialmente denticolate,
cigliate nel margine, a nervature sporgenti. H: comune nella
zona montana. P: faggiole, corteccia, libro. F: Copulifere
Le faggiole contengono i 16-17% di olio; 50 kg.danno
6 kg. di olio fino e 2 di torbido: il primo sostituisce
benissimo l'olio d'olivo; il secondo serve per ungere e bruciare.
La corteccia dei rami giovani serve come quella della
quercia, se raccolta in primavera, specie nelle febbri intermittenti. Dose: 15 gr. di corteccia secca, o 30 di verde,
bollita, in un quarto d'acqua.
Il creosoto si ricava pure dal legno di faggio. Il medico
lo prescrive nelle malattie polmonari, nella diarrea,
nelle fermentazioni eccezionali del ventricolo, nella dissenteria, nel catarro intestinale, nel diabete, contro i vermi.
Per uso esterno si adopera nei cancri, negli ascessi, nell'infiammazione alla bocca, nei denti infetti e cavi. Attenzione
per, perch il creosoto infetta i denti sani. La cenere
bollita d un'eccellente potassa.

Farfaraccio
Petasites officinalis, Mnch
NOMI DIALETTALI: P d'asen, Capelazzi, Patacrem,
Baldana, Rodele, Pi de mussa.
DESCRIZIONE: Fusto eretto lanoso (30-50 cm.); foglie basali grandi cuoriformi o reniformi, angoloso-dentate, con lobi basali sporgenti nell'insenatura, pubescenti di
sotto; capolini rosei o biancastri in tirso conico, alla fine
allungato; foglioline involucrali lineari-bislungo ottuse.
H: luoghi umidi, vicino alle sorgenti, lungo i corsi d'acqua. P: le foglie, i fiori e i rizomi. F: Composte.
Le radici o rizomi cotti nel vino giovano contro
l'asma unita a tosse, nell'artrite, nella febbre, nei dolori
della vescica; emolliente, aperitiva. e sudorifera. Con le
foglie e i capolini si fanno infusi espettoranti e calmanti
della tosse. Dose: 50 gr. in un litro d'acqua. Le foglie
pestate servono quale detersivo contro le piaghe ulcerose.
La polvere della radice si usa essa pure a cospargere le
piaghe e i tumori maligni.

Farfaro

Tussilago Farfara, L.

TAV. 6 N. 45

NOMI DIALETTALI: P d'asen, Erba de la toss, Capeleti, Capule, Rodele, Stlfera, ecc.
DESCRIZIONE: Fusti eretti, semplici, lanosi (10-20
cm.); rizoma grosso; foglie basali svolgentisi dopo i fiori,
cuoriformi, rotonde, angolose, bianco-tomentose di sotto
con cauline lanceolate squamiformi. H: luoghi umidi, argillosi e lungo i rivi e i fiumi. P: fiori, foglie, radici. R:
fiori quando stanno per sbocciare, le foglie in estate, le
radici in primavera e autunno. F: Composte.
I fiori gialli sono i primi che compariscono in tutte le
zone, appena sdiacciato il terreno, o appena sparita la
neve. Fioriscono e sfioriscono prima che spuntino le foglie; da qui il nome filius ante patrem. Il the dei fiori
(un pizzico in un quarto d'acqua), preso nella stagione
umida e fredda, giova contro la tosse e i catarri. Se ne
prende una tazza mattina e sera. Eguale virt hanno pure
le foglie. Le radici, raccolte prima della fioritura, danno
un buon the per i polmoni, nelle febbri etiche, nei flussi
catarrosi e nelle scrofole. Il decotto forte, fatto di fiori,
foglie e radici, serve per impacchi nei tumori. Nell'asma e
tosse si fumano le foglie.

Felce maschio
Polypodium filix mas, L. TAV. 4 N. 29
NOMI DIALETTALI: Fles-i, Far, Farni, Flse, Flefs,
Flees,
DESCRIZIONE: Rizoma grosso; foglie bislungo-lanceolate (40-80 cm.), pennatosette con segmenti lanceolati,
pennato-partiti, a lobi bislunghi, ottusi o quasi troncati,
scabri. H: comune nelle radure dei boschi, nei luoghi

ombrosi e fra i cespugli. P: la radice. R: autunno-primavera. F: Felci.


La radice della felce maschio, che ha odore sgradevole, sapore pizzicante e amaro, rimedio insuperabile per
l'espulsione della tenia (verme solitario). Si libera il rizoma da tutte le squame, senza lavarlo nell'acqua, si estrae
la parte giallo-verde interna. Si prende la dose di 12-15
gr. di polvere a digiuno, in 200 gr. di acqua. Due ore
dopo, si prende una buona dose di olio di ricino. Per
aiutare l'evacuazione del parassita, si usa prendere un'insalata di aglio, cipolle e arringhe. Per sempre meglio
interessare il medico, per evitare seri inconvenienti, perch
detto rizoma e assai velenoso.
Il letto pi salutare per le persone che patiscono
crampi, dolori alle articolazioni, reumatismi, quello di
involgere il corpo in un sacco ripieno di Felci secche. Il
sonno, in questo letto singolare, porta il perfetto riposo.
Per di pi, in tal letto non vi possono regnare n pulci, n
cimici. La radice di felce maschio cotta nell'aceto, si adopera per far frizioni contro il gozzo, con buon esito. Nel
reumatismo, nelle lombaggini, nei dolori articolari, nella
sciatica, nei nodi artritici, si fa l'impacco delle foglie verdi
sulle parti doloranti. Dapprincipio si sente un dolore pi
forte, ma poi svanisce affatto. Per sordit, causata da
raffreddori, si usa riposare la testa su di un cuscino ripieno di foglie verdi, e l'udito ritorna interamente.
Il Professor Antonelli direbbe che nella pozione che
si d per espellere la tenia, non si pu far susseguire olii,
ma calomelano, gialappa o convolvolo delle siepi. I bagni
ai piedi fatti per alcuni giorni con queste radici bollite
fortemente, levano i dolori spasmodici e gottosi; applicate
ai piedi, levano l'infiammazione.

Fieno greco
Trigonella foenum graecum,
DESCRIZIONE: Pianta erbacea importata dall'Oriente
e da noi coltivata nei giardini e nei prati. Raggiunge l'altezza di 30-40 cm. simile al Trifoglio con foglie trifogliate,
ovali, bislunghe e cinericce nella pagina inferiore; fiori
bianco-giallastri; frutto una siliqua lunga terminante in
forme di corno; semi giallo-dorati, duri, solcati. R: giugno-settembre. F: Leguminose.
I semi sono molto medicinali, usati ancora dagli Arabi come emollienti e dissolventi.
Il the dei semi (bollirne due cucchiai in 1 quarto di
litro di acqua) serve quale stimolante degli organi digerenti, nella diarrea, colica, ventosit e nelle infiammazioni
della pelle. Con la farina si fanno impiastri contro tumori,
foruncoli, ulceri, gonfiori, piedi piagati; disciolgono le
materie putride, puliscono, chiudono le ferite e guariscono.
Con l'acqua si fanno gargarismi per le tonsilli infiammate. I cataplasmi si fanno con 3-4 cucchiai di farina, un
)o' di acqua con dell'aceto da renderli consistenti.

Finocchio

Foeniculum officinale, Allioni

H: qua e l nei luoghi incolti e secchi, coltivato


ovunque.P: il frutto. F: Ombrellifere.
Il frutto del finocchio usato in medicina, come
l'anice e il cumino tedesco. Esso stomachico, diuretico,
carminativo, risolvente, galatoforo (che favorisce
la secrezione del latte). Si usa l'infuso al 10% d'acqua.
Anche le radici,
specialmente allo stato fresco, sono diuretiche e
carminative. Si fa l'infuso: da 20 a 50 gr. in un litro acqua.
Le radici si mangiano in insalata come il sedano.
Il finocchio arresta pure il singhiozzo e il vomito.
Per uso esterno sono raccomandati i cataplasmi per conservare e migliorare la vista, negli ingorghi delle mammelle e
nei tumori maligni.
L'acqua, nella quale si sono bolliti i semi serve per la
testa contro le croste e la tigna e per gargarismi.

Fiordaliso
Centaurea Cyanus, L.
NOMI DIALETTALI: Batisgola, Conovani, Scoate turchine, Flor blavta, Glorini.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (30-80 cm.); foglie basali trifide, pennato-partite o intiere, le successive
inferiori dentate alla base, le superiori sessili lineari, affatto intere; capolini mediocri terminali ovoidi; squame involucrali ovato-lanceolate, dentato-cigliate, con cigli piani
argentini; fiori del raggio azzurri, di rado bianchi o rosei;
pappo quasi uguale all'achenio. H: nei campi di cereali.
P: la pianta fiorita. F: Composte.
Questa pianta, una volta in rinomanza, oggi ha perduto il suo primiero prestigio; tuttavia adoperata anche
adesso contro la tosse, ed diuretica e lassativa. pure
usata contro il bruciore degli occhi. A tale scopo si fa il
decotto di fiori, e con l'acqua si lavano gli occhi rossi o
infiammati.

Fiori di fieno
L'infuso, con 3-5- manate nell'acqua bollente e chiuso
in un vaso, o lasciato bollire per 15 minuti, utile per
molte malattie, quale aperitivo, risolvente e tonico. Si usa
di solito: per pediluvi, nel caso di piedi gelati, sudore
putrido, ferite, schiacciamenti, stasi nella circolazione del
sangue, artrite, incallimenti, duroni, tumori delle unghie,
e piedi suppuranti aperti. Per impacchi e involti, nel reumatismo, anche articolare, artrite, male di stomaco, scrofole, tumori, gonfiezze, ascessi.
Gli involti giovano pure nella rosolia (rosa pila, risipola), se l'infuso usato a caldo, nell'orticaria, scarlattina
e nefrite.
Nelle intossicazioni del sangue, si involge per tempo
nell'infuso caldo e cocente, osservando che la fasciatura
che copre con i fiori la parte malata deve restar ferma per

parecchie ore, bagnandola invece con acqua caldissima


dell'infuso. In tal modo il veleno viene cacciato.
I vapori di fiori di fieno si usano, come quelli della
d'orinazione e nei mali di vescica di tutte le specie.
coda cavallina, contro l'idrope incipiente, nelle sofferenze

Fragola
Fragola Vesca, L.
Pianta conosciutissima, e quindi non ha bisogno di
descrizione. H: ovunque fino alla zona alpina. F:
Rosacee.
Il frutto giova nell'artrite, nella disposizione all'apoplessia, nella pienezza di sangue, nell'obesit, nei mali di
fegato, nei disturbi intestinali, nell'emorroidi, nei disturbi
generali della sensibilit. Si prendono sempre con zucchero e vino. A certe persone, specialmente donne, dal mangiarne avvengono eruzioni cutanee; per tale conseguenza
non n pericolosa, n dannosa.
Il succo indicato nell'artrite, nella podagra, nel mal
della pietra, contro i vermi, e in modo particolare nella
stitichezza.
Il rizoma e le foglie in decozione (2 gr. per una tazza
d'acqua) servono contro i catarri intestinali, nelle affezioni
della mucosa boccale, per i sedentari, per i nervosi e nelle
costipazioni.
Questi frutti sono indicatissimi per espellere gli acidi
urici; cos pure possono usarne con grande vantaggio i
tisici, gli anemici, i clorotici per gli elementi minerali che
contengono.

Frangola

Rhamnus Frangula, L.

DESCRIZIONE: Fruttice o arboscello; foglie alterne,


caduche, ellittiche, acuminate, affatto intiere; stipole lesiniformi; fiori ermafroditi, pentandri; stimma a capolino
drupa globosa, rossa e poi nera. H: nei boschi umidi e
freschi, lungo i corsi d'acqua. P: corteccia. F: Ramnacee.
La corteccia di frangola antipiretica (contro la febbre) antielmintica (contro i vermi), e anche purgativa:
un comodo succedaneo del costoso rabarbaro. Giova contro l'emorroidi, nei dolori di fegato e di milza, negl'ingorghi e nell'idropisia. Si prescrive l'infuso di 30-40 gr. in '/2
litro d'acqua. L'estratto della corteccia interna si adopera
quale lavaggio contro la rogna, tenia e altre malattie della
pelle.
Quale blando, ma efficace, purgante, si usa il decotto
di 15-20 gr. di scorza ben secca in 1 litro di acqua. Esso
non produce n irritazione delle mucose, n rilasciamento
intestinale, n intossicazione; anzi il Dottor Leclerc
Lo indica perfino alle donne in stato interessante, e a tutti
che patiscono stitichezza proveniente da dolori intestinali.

Frassino comune

Fraxinus excelsior, L.

DESCRIZIONE: Albero; foglie dispari pennate, con


foglioline da 9-13 ovali lanceolate o bislunghe, seghettate,
sessili. H: comune nelle localit fresche della zona montana e subalpina. P: la corteccia e le foglie. R: quando le
foglie distillano una specie di gomma (manna), il che
avviene in maggio-giugno. F: Oleacee.
Le foglie e la corteccia, specialmente quella della
radice, contengono molto tannino e sono febbrifughe, antireumatiche,
diuretiche e purgative. Si usa la decozione Dose: 20 gr.
di foglie in 200 d'acqua, nelle affezioni
reumatiche e gottose. Le foglie hanno un'azione purgativa
simile a quella della senna: (decozione di 15 gr. in 250 di
acqua). Nell'idropisia, si adopera il decotto della radice al
10%. Eguale dose si adopera pure nelle febbri e nei mali
di fegato. Si pu usare anche un cucchiaio di samare, in
una tazza d'acqua bollente. Samare vien chiamato il
frutto.
Le foglie di Frassino sono pure efficaci nel reumatismo e nella gotta, come pure nell'artrite. Dose: infuso di
8-10 gr. di foglie tagliuzzate in 250 di acqua che si lascia
sedare per 15-20 minuti, che si beve a caldo, o la decozione per 6-8 minuti nella stessa dose, lasciando raffreddare.
La radice ha pi forte azione diuretica.

Fumaria

Fumaria officinalis, L.

DESCRIZIONE: Pianta un po' glauca; foglie bipennate


e a segmenti piani, bislungo-lineari; sepali ovato-lanceolati, dentati, lunghi circa 1 terzo della corolla e di questa
pi stretti; frutti eretto-patenti, pi larghi che lunghi, globoso-troncati e quasi smarginati all'apice. H: comune nei
campi, negli orti, lungo le strade e sui muri vecchi. P:
tutta la pianta. R: in fioritura. F: Papaveracee.
Questa piantina ha propriet toniche, risolutive, depurative, sudorifere. Si usa nell'itterizia, nello scorbuto,
nelle malattie della pelle. Dose: infuso: 100 gr. di fumaria in 250 d'acqua. Se ne prendono due o tre tazze al
giorno, per una settimana, come tonico e depurativo, nell'itterizia, e negli ingorghi del basso ventre. Nell'arteriosclerosi riesce ottimo ipotensore.
L'infuso di fumaria adoperato con grande vantaggio nelle serpigini e malattie cutanee, lavando con esso le
parti malate. Tanto nell'infuso, come nel succo, si pu
unire il dente di leone che possiede quasi le stesse qualit.
L'estratto si ha scottando l'erba secca nell'acqua bollente;
si lascia sedare e, filtrando il liquido, si cuoce con zucchero fino a renderlo denso. Se ne prendono 3-4 gr. al d,
solo con acqua.

Gallio giallo
Gallium verum, L. TAV. 7 N. 54
DESCRIZIONE: Fusto rigido eretto, oscuramente angoloso (20-50 cm.); foglie in verticelli di 8-12 (1-3 cm.),
strettamente lineari, quasi setacee, lucenti di sopra, biancastre o brevemente pubescenti di sotto; fiori gialli, odorosi,
in pannocchia bislunga, ramosissima e densa; frutti lisci,
glabri o pelosi. H: comune in tutti i prati e luoghi erbosi
asciutti. P: tutta la pianta fiorita. F: Rubiacee.
Il Gallio giallo fu gi adoperato come antiisterico e
antiepilettico, e si usa anche adesso come rimedio contro i
flussi di sangue e nelle scottature. In qualche luogo si
adopera l'infuso per preparare bagni ai bambini deboli. La
polvere dei fiori stagna il sangue da naso, cos pure cosparsa sopra altre ferite sanguinanti.

Genip

Artemisia Genip, Weber - Glacialis, L.


DESCRIZIONE: Pianta bianco-sericea; fusti ascendenti
semplici fogliosi (5-15 cm.); foglie picciolate 5-partite e
segmenti trifidi con lacinie strette lineari lanceolate; capolini agglomerati in numero di 3-6 in corimbi compatti
quasi in ombrello con 40-50 fiori; corolle glabre. H: sulle
rocce della zona alpina. P: la pianta intera. F: Composte.
Pianticella preziosa p er le sue virt toniche, corroboranti, digestive. Ha le foglie simili a quelle dell'assenzio,
ma pi piccole, color cenere-argento; la pianta raggiunge
appena l'altezza di 10-12 cm. Unita alle altre Artemisie di
alta montagna, quali: la Spicata Wulf, la Glacialis L., la
Mutellina Will, serve a fabbricare parecchi liquori, quali il
Genip, l'Iva, il Vermouth.

Genziana
Gentiana lutea, L. TAV. 4 N. 27
DESCRIZIONE: Fusto semplice (20-60 cm.); foglie
grandi, ellittiche, le basali picciolate; fiori peduncolati in
fascetti; calice spataceo, fesso da un lato; corolla gialla
con lacinie lunghe il triplo del tubo, patenti, lanceolate,
acute. H: abbastanza comune nel suolo calcareo, nella
zona dai 1200 ai 2000 m. P: la radice. R: in primavera o
autunno tardi. F: Genzianacee.
La radice possiede qualit toniche, digestive, spasmodiche, vermifughe, e si adopera nelle dispepsie, nelle diarree croniche, nei mali di stomaco, nella podagra ostinata.
Mancando di azione astringente, esercita, senza irritare il
suo potere tonico stimolante, aumentando la secrezione
salivare e gastrica. Inoltre essa sostituisce il chinino nelle
febbri intermittenti. La polvere si prende con una punta di
coltello, diluita nell'acqua, alcune volte al d. La macerazione si fa con 3 gr. in una tazza d'acqua fredda, per 4 ore.
La tintura, fatta con le radici nello spirito di vino, si
prende a gocce (40-50) prima dei pasti sullo zucchero, o
con vino leggero. Si pu fare la macerazione anche nel
vino bianco. Dose: 30 gr. di radici in un litro di vino. Si

prende a bicchierini.
La cosiddetta Bevanda celeste si compone di genziana, borragine, origano, miele e vino. Le radici, cotte in
quantit di 30 gr. in 250-300 di acqua, danno un lavacro,
per fasciare ferite purulenti, ascessi, tanto dell'uomo che
delle bestie. L'acquavite di genziana un eccellente stomachico.

Genzianella

Gentiana acaulis, L.

NOMI DIALETTALI: Cuchi, Cioche, Braghie del cuc.


DESCRIZIONE: Fusto brevissimo (6-10 cm.) unifloro;
foglie ovali o lanceolate in rosetta basale; lobi del calice
ovali appressati; corolla del calice punteggiata, a tubo
clavato-campanulato; stimmi semirotondi. H: comune nei
prati della zona montana, alpina. P: tutta la pianta. F:
Genzianacee.
Questa bellissima pianticella, con un solo fiore, grande, azzurro, quasi senza gambo e con radici gialle, ha le
stesse propriet della genziana maggiore, ma meno attive.
rimedio contro la stanchezza, nell'esaurimento nervoso,
nelle difficili digestioni. Si mette a macero la pianta con le
radici in vino bianco, generoso. Dose: 3 gr. in 1 litro di
vino.

Ginepro
Juniperus communis, L. TAV. 11 - N. 80
NOMI DIALETTALI: Zinver, Ginver, Zinvro, Ginvro, Ginivrio, Brusn, Giniver, Zeneoro..
DESCRIZIONE: Fruttice; foglie leggermente solcate di
sopra; coccole nere o nero-violacee, per lo pi piccole e
assai numerose. H: sui pendii dei colli e dei monti, nelle
radure, nei pascoli aridi e luoghi incolti. P: i frutti e il
legno. R: quando le bacche sono nere. F: Conifere.
Le bacche sono stimolanti, digestive, urinifere, carminative e sudorifere. Esse alzano la temperatura del ventricolo, fanno crescere l'appetito, cacciando i gas. Dose: da 4
a 8 gr. in '/2 litro di acqua. Versando birra calda sulle
bacche un po' schiacciate e unite ad alcune foglie di assenzio, si ha un rimedio salutare contro le idropi ostinate.
Nei sudori soppressi, gonfiamenti al ventre o artritici,
nell'asma dei vecchi, nei flussi catarrali per rilassatezza di
vescica con conseguenti perdite notturne, giovano assai le
bacche cotte o crude, o prese nell'acqua naturale, minerale
o nell'acquavite. Preservativo della peste.
Quale sudorifero si pu bollire 125 gr. di legno in
1500 gr. di acqua fino a ridurlo a 1000; vi si aggiunge
125 gr. di vino bianco. Se lo prende in quantit di 100
gr. tre volte al giorno, a caldo, possibilmente al mattino.
La pappa fatta con pane grattugiato, aceto e bacche
di ginepro schiacciate, posta sulla fronte o sulla nuca,
giova per il mal di testa ed emicrania.
L'olio di ginepro, preso a gocce sullo zucchero,
salutare nell'itterizia, nei calcoli biliari, nell'artrite,
nella ritenzione d'orina e nell'idropisia.
L'olio inzuppato nell'ovatta, e questa messa in un

orecchio, guarisce spesso e in fretta il mal di denti, ed il


dolore di testa. Carta asciugante inzuppata in quest'olio e
applicata ai piedi agghiacciati e tiratevi sopra le calze,
riscalda i piedi e impedisce conseguenti malattie.
Il Roob Juniperi si prepara con un quinto di bacche
e quattro quinti di acqua che si cuoce adagio: indi si
schiacciano le bacche: con il sugo, al quale si aggiunge
zucchero, si cuoce nuovamente adagio, fino a renderlo
sciropposo. assai gustoso, e si d a preferenza ai bambini raffreddati.
L'acqua di ginepro si ottiene versando acqua bollente
sulle bacche; con ci si ottiene una specie di vino assai
gustoso, che pu conservarsi in bottiglie.
Come diuretico si fa l'infuso di 10-15 gr. di bacche
schiacciate in 1 litro di acqua bollente; si lasciano le
bacche in infusione per circa un'ora, e se ne bevono 4-5
tazze al giorno. Il the fatto con le sommit dei rami giovani serve quale depurativo del sangue. Dose: una manata
in una tazza di acqua bollente. Per rinforzare lo stomaco
si consiglia mangiare masticando adagino parecchie bacche
al giorno. Fa buon sangue, si digerisce meglio.
Per uso esterno, tanto le bacche che i rami e le radici
bollite, servono per fare fregagioni nell'artrite e nei reumatismi.

Ginestrella

Genista tinctoria, L.

NOMI DIALETTALI: Erba zalda, Gialdine.


DESCRIZIONE: Fusto ascendente eretto, striato
(40-100 cm.); foglie ovato bislunghe o lanceolato-acute,
pubescenti nel margine; fiori solitari, ascellari, racemosi;
pedicelli uguali al tubo del calice, con due bratteole all'apice; calice e labbra quasi uguali; corolla gialla glabra; legumi lineari glabri; semi compressi, olivastro-opachi. H: comune in tutti i boschi dalla zona collina alla montana. P:
a preferenza i fiori, ma anche i polloni giovani e le foglie.
R: i fiori prima che cominci il frutto. F: Papilionacee.
I polloni, le foglie e i fiori si cuociono insieme; si
mescola il succo ricavato con zucchero o miele, e si cuoce
nuovamente. Serve contro i calcoli, alle persone troppo
ricche di sangue e nei catarri intestinali. Si d raramente e
in piccole dosi, altrimenti provoca il vomito. I fiori si
adoperano anche sulle ferite e tumori.

Gittaione
Agrostema Githago, L
NOMI DIALETTALI: Rosola, Grfoi de camp, Viciarol.
DESCRIZIONE: Pianta pelosa (30-100 cm.); fusto
eretto semplice o ramoso; foglie lineari acute; fiori grandi
solitari, lungamente peduncolati; calice con coste larghe e
lacinie pi lunghe del tubo, lineari acute; petali porporini,
nudi alla fauce; carpidi ottusi. H: nei campi di cereali. P:
semi e radici. F: Diantacee.
Una volta i semi e le radici venivano adoperati contro le eruzioni cutanee e quale purgante. E opportuno
levare le sementi dal grano, perch la farina, contenente
in gran copia il Gittaione, si renderebbe tossica e nociva.

Giusquiamo

Hyosciamus niger, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-50 cm.); foglie cuoriformi, rotonde, inciso-dentate, tutte picciolate; corolla con
lembo non reticolato da vene colorate, bianca; filamenti
degli stami bianchi. H: negli incolti, lungo le case diroccate e vicino alle abitazioni. P: le foglie e i semi. R: le
foglie nel secondo anno di vegetazione, all'epoca della
fioritura. F: Solanacee.
Questa pianta, detta anche Erba de santa Apollonia o
Erba dal mal de denti, e velenosa assai e insieme medicinale. Ha la stessa propriet della Belladonna. Viene usata
negli affetti da mania, contro il tremito senile, contro
l'isterismo, nelle tossi convulsive, nell'insonnia e nell'incontinenza di orina. Essendo pianta velenosa, le dosi devono essere somministrate dal medico.
Noto qui solamente che il nostro popolo suole masticare, e poi gettare fuori di bocca i semi per il mal di denti
e gengive infiammate, o, anche fare inalazioni per detti
mali; da qui il nome di Erba di santa Apollonia, perch
protettrice contro il mal di denti.

Gramigna

Triticum repens, L. TAV. 9 N. 69

Nomi DIALETTALI: Agram, Agran, Gramgna, Ras


de ciamp.
DESCRIZIONE: Rizoma lungamente strisciante; fusti
eretti o ascendenti (50-100 cm.); foglie piane scaberrime
con parenchima trasparente; spiga gracile, compressa in
spighette distinte, ovali, cuneiformi nella fioritura; glume
1 quarto pi corte della spighetta, lanceolate, acuminate.
H: comune nei campi, una delle male erbe pi temute.
P: il rizoma. F: Graminacee.
Sebbene questa pianta sia una vera peste per i campi, essa
ha pure delle belle virt medicinali, come depurative, rinfrescanti, decongestionanti e diuretiche.
La farina del rizoma, mescolata in parti eguali con
farina di frumento, d un pane eccellente, nutritivo. Il
decotto serve nelle affezioni di petto, nelle oppilazioni del
basso ventre, mitigando, sciogliendo, promovendo l'orina
e nutrendo. Dose: si fa la decozione di 30 grammi di
radici pestate, in un litro di acqua.
L'estratto si prepara cuocendo le radici, finch diventano molli; si filtra ispessendo il liquido con nuova cottura, senza zucchero. Se ne prende di quando in quando un
cucchiaio nell'acqua, vino, brodo, ecc.
Il decotto di questi rizomi ottimo rimedio contro le
malattie dei bambini: febbri, tosse, tosse convulsiva, rosolia, eruzioni cutanee, macchie del corpo, malessere generale.

Granoturco
Zea Mays, L.
NOMI DIALETTALI: Formentac, Maiss, Panocce.
H: coltivato nei campi. P: gli stimmi. F: Graminacee.
Gli stimmi del granoturco, ossia quella barbette che
escono fuori dalle pannocchie, hanno forte virt diuretica,
fino a quadruplicare l'emissione in 24 ore, senza alcun
inconveniente e senza affaticare il rene. E preferibile pure
l'estratto fluido in dose di gr. 0,5 per ogni volta, ripetuta
dalle 2 alle 4 volte in un giorno.
Si fa il decotto di 20-50 gr. in 1 litro di acqua. Se ne
bevono due tazze al giorno, prima dei pasti. Essendo
fortemente diuretico indicatissimo per cacciare l'acido
urico, nell'albuminuria, nelle coliche nefritiche, nella cistite e nei calcoli renali, e in tutti i casi nei quali necessario promuovere l'orinazione.

Graziola
Gratiola officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto inferiormente radicante
(20-30 cm.); foglie opposte lanceolate, dentellate; fiori
bianchi o rosa ascellari dentellati con due bratteole sotto a
calice e lunghi peduncoli. H: luoghi paludosi e prati umidi. P: la pianta intera. F: Scrofulariacee.
La Graziola purgante con propriet drastiche e
violente, da evitarsi specialmente da coloro che soffrono
di malattie gastrointestinali.
Si adopera contro i vermi, nella clorosi, nelle mestruazioni scarse o ribelli, nelle malattie di cuore con complicazioni renali, nella febbre quartana, nell'idropisia e
nella melanconia. Dose: l'infuso o la decozione di 5-8 gr.
in '/2 litro di acqua; niente di pi, perch pianta velenosa.
In qualche luogo viene adoperata anche nelle forti indigestioni.

Grespino dei campi


Sonchus arvensis

- TAV. 1 - N. 1

DESCRIZIONE: Radice strisciante; fusto eretto, cavo


(50-100 cm.); foglie un po' glauche, strettamente lanceolate, sinnato-roncinate e pennatofesse con lobi triangolari,
dentellato-spinosi; capolini gialli grandi in corimbo terminale; foglioline involucrali esterne, peloso-glandolose come i peduncoli. H: assai frequente nei campi di cereali.
P: la pianta intera. F: Composte.
Questa pianta si adopera quale impiastro, con buon
esito, sulle ferite, nelle punture di vespe o d'altri insetti a
pungiglione o nocivi, nelle scottature e nelle enfiagioni.

Imperatoria
Imperatoria obstruthium, L.

- TAV. 8 58

DESCRIZIONE: Fusto cilindrico, grosso, eretto, cavo


ramoso spesso rossastro, striato, poco ramificato in alto
(40-80 cm.); foglie inferiori grandi ternato o biternatosette a segmenti picciolati ovali, larghi, irregolarmente seghettati e inciso lobati acuminati; fiori bianchi in ombrelle, le
superiori con guaine larghe grandi; con 30-40 raggi; involucro ovale; involucretti di poche foglioline; frutto quasi
tondo con coste acute. H: pascoli umidi, ombrosi della
zona subalpina e alpina. P: la radice. F: Ombrellifere.
La radice dell'imperatoria stimolante ed eccitante
l'appetito e la digestione, presa in infuso da 15-20 gr. in
un litro di acqua. Masticata, giova contro l'emicrania. Giova pure nelle coliche, nella ritenzione d'orina, e, come
clistere, per facilitare il parto difficile. Messa in infuso con
il vino, giova nella tosse cagionata da raffreddori, nei
catarri polmonari, nell'epilessia, nei crampi di stomaco,
nel mal della pietra; eccita il sudore; pure indicata nella
idropisia e nell'itterizia. Messa nell'aceto, si applica compressa, nelle parti doloranti di podagra.

Iberico
Hypericum perforatum, L.

TAV. 6 N. 46

Nomi DIALETTALI: Preferata, Erba sbusa, Prico, Erba del sangue, Erba dal tai, Erba de strie.
DESCRIZIONE: Fusto eretto biangoloso (20-50 cm.);
foglie opposte ovali-bislunghe, lucido-puntate; fiori gialli
in cima cuoriformi; sepali lineari, lanceolati, acuti, intieri;
cassule con 2 striscie longitudinali in ogni valva. H: comune nei luoghi erbosi, al margine dei boschi, sui muri dei
campi. P: le sommit fiorite. F: Ipericacee.
I fiori masticati colorano la saliva, e, stropicciati,
colorano in rosso le mani. Si usano come th o tintura di
30 gr. in un litro d'acqua. Giovano per il mal di capo, o
nella congestione causata da indigestione. E pure rimedio
per male di polmoni, di bocca, nei vermi, per facilitare
l'orina e nei dolori della matrice. Il the di fiori, unito a
fiori di millefoglio e di tiglio, giova nel mal di capo, di
stomaco, nel catarro di petto e per le persone che bagnano
il letto. Questo th pure raccomandato nello sviluppo
dei giovani d'ambo i sessi. Fiori e semi, messi nel vino in
infusione, giovano nelle intossicazioni, facilitano l'orinazione e regolano i mestrui. Le foglie e i semi, pestati e messi
a modo di empiastro sulle ferite brucianti, le guariscono.
L'olio contro le scottature si prepara in 1/2 litro di
fiori ben puliti, in 1 litro d'olio d'oliva, mettendolo al sole
in bottiglia ben chiusa. Dopo alcuni giorni si filtra l'olio,
con un pezzuola si spremono i fiori e vi si immettono di
nuovi. Quest'olio, oltrech nelle scottature, giova nelle
ferite, nella dissenteria epidemica; facendo fregagioni sul
ventre, fa cessare il dolore e chiude il corpo.

Issopo
Hyssopus officinalis, L
DESCRIZIONE: Fusti eretti o ascendenti (30-60 cm.);
fogli sessili bislungo-lineari o lanceolate; verticillastri volti
da un lato, ravvicinati in spiga terminale; corolla ceruleoporporina. H: sporadico qua e l nella zona montana, ma
pi spesso coltivato negli orti. P: le foglie e le sommit
fiorite. F: Labiate.
L'Issopo ha propriet stimolanti, carminative, toniche, stomachiche e pettorali. L'infuso di 15 gr. in un litro
d'acqua aiuta la digestione, rinforza la mucosa polmonare,
giova nei crampi di petto, nei reumatismi, nelle coliche e
nei raffreddori. Contro l'asma, si mischia la polvere finissima d'issopo con miele, fino a rendere una poltiglia consistente. Se ne prende la quantit di una nocciola mattina e
sera. Giova pure contro i vermi, per rinforzare gli occhi e
per gargarismi.

Lamio albo

Lamium album, L.

TAV. 10 N 76

DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-40 cm.); foglie ovato


cuoriformi, acuminate, seghettate; corolla bianca a tubo
curvato ristretto alla base, con una tacca davanti e sopra
la strozzatura; fauce poco dilatata, doppiamente carenata
sul dorso.
H: luoghi freschi e prati umidi, nelle siepi, ai margini delle strade. P: fiori e foglie. F: Labiate.
I Flores lamii sono ancora in gran pregio presso i
farmacisti. I germogli e i fusti giovani danno una buona
insalata. L'infuso giova nelle malattie di petto e polmonari, nella dissenteria, nei flussi di sangue, nei disturbi di
utero e nei fiori bianchi. Il th serve pure contro le scrofole, nell'impurit di sangue; e il suo vapore serve contro il
mal d'orecchie e mal di gola. Dose: 10 gr. in un litro
d'acqua.
Lampone

Lampone

Rubus idaeus, L.

Nomi DIALETTALI: Ampomolr, Ampomr, Ampomola.


DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (10-100 cm.)
con piccoli aculei setacei diritti; foglie impari pennate con
3-5 foglioline ovali, acuminate, seghettate, bianco-tomentose di sotto, la terminale maggiore; fiori piccoli bianchi
in racemi poveri; petali obovato-cuneati eretti; frutto odoroso, rosso, tomentoso. H: nelle radure, nei boschi freschi
e sassosi, dalla zona collina a quella alpina. P: foglie e
frutti. F: Rosacee.
Il lampone ha propriet rinfrescanti, antiscorbutiche,
astringenti, nutritive. Si usa lo sciroppo con due parti di
zucchero e una parte di sugo dei frutti cotti insieme fino a
rendere la massa densa. Si d agli ammalati quale rinfrescante contro la febbre, con acqua o limonata. I polloni

giovani e le foglie cotte nell'acqua danno un th eccellente


contro la diarrea, la dissenteria, la colica e nelle mestruazioni irregolari. Questo the serve pure quale lavaggio contro le eruzioni cutanee, negli ascessi, negli occhi lagrimanti o purulenti, e quale gargarismo nel mal di bocca e di
gola. Viene ancora adoperata nei dolori reumatici di testa.
Le foglie fresche, applicate sul ventre, levano il calore di
stomaco e di fegato.

Lantana
Viburnum Lantana, L.
NOMI DIALETTALI: Antana, Lautana, Antsele, Molinare, Lentm, Zimogna, Stropa.
DESCRIZIONE: Arbusto ramoso (1-2 m.); foglie ovali
venose, seghettate, tomentose, intere, barbate nell'ascella
delle nervature, coriacee; fiori bianchi in cime dense terminali con rami tomentosi; corolla con 5 lobi uguali; semi
cornei ovali, molto compressi. H: nei boschi cedui, ariosi,
soleggiati della zona collina-subalpina. P: le foglie e i
frutti. F: Caprifogliacee.
Con le foglie e con i frutti di questa pianta si prepara
una decozione per gargarismi, nella cura dell'angina e come clistere nelle affezioni catarrali dell'intestino. Le foglie
bollite nella lisciva servono a tingere in nero i capelli.

Lappio
Ranunculus bulbosus, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, bulboso alla base con
fibbre radicali gracili (20-50 cm.); foglie ternate o biternate a segmenti trifidi inciso-dentati, il medio con lungo
piccioletto; fiori gialli; calice reflesso; rostro largo arenato;
carpello lenticolare liscio. H: prati umidi e luoghi
erbosi. P: il bulbo. F: Ranunculacee.
Le radici e i bulbi, contusi, si adoperano come cataplasmi revulsivi e vescicatori, nella cura delle ischialgie
(sciatica). Prima di adoperarli bene interpellare il medico,
per conoscere la pressione del sangue ed evitare quindi dei gravi inconvenienti.

Larice

Larix europaea, L.

Nomi DIALETTALI: Lars, Lrsi, Lras, Lrase,


Lerge.
DESCRIZIONE: Albero (25-35 m.); fusto irregolarmente ramoso; foglie ravvicinate sopra un corto ramoscello in fascetto e caduche; pine piccole erette con squame
spesse, smarginate in alto. H: comune dalla zona montana
alla zona alpina. P: la resina. F: Conifere.
La resina raccolta specialmente nel Tirolo e una
volta anche nel Trentino, conosciuta sotto il nome di
Trementina di Venezia; sembra miele, d'un colore giallognolo trasparente, molto densa e attaccaticcia. Giova nelle
malattie sessuali e urinarie, nelle malattie del basso ventre
e nell'idropisia. Mescolandola con saponi e olii, se ne fanno

cerotti; inalata, giova nelle malattie dell'apparato respiratorio. Per uso interno vengono adoperate le capsule in
dose, dalle 10-12 gocce. La corteccia bollita nell'acqua
giova nel mal di ventre e promuove l'orinazione; polverizzata si applica sulle ferite aperte e sui tumori, come pure
sulle ulceri. Le foglie, tagliuzzate e applicate a modo d'empiastro, puliscono le piaghe purulenti; bollite nell'aceto, e
risciacquando la bocca, giovano nel mal di denti.

Lavandola
Lavandula spica, L.
NOMI DIALETTALI: Spigo, Spich.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (30-60 cm.); foglie sessili, lineari, ristrette alla base; fiori in spiga gracile, spesso
interrotta alla base; brattee membranose brune, ovatoromboidali; bratteole nulle. H: da noi coltivata negli orti;
inselvatichita si trova solamente, e rara, alle falde del
Calisio e nei dintorni di Riva. P: fiori e foglie. F: Labiate.
La Lavandola ha propriet toniche, stimolanti, antispasmodiche. Si usa l'infuso di 50 grammi, di sommit
fiorite, in 1 litro di acqua e serve nell'atonia di ventricolo,
nelle congestioni, nel capogiro, nella malinconia e nei
patemi d'animo. Serve pure nella clorosi, nella dispepsia
(cattiva digestione) e nelle affezioni scrofolose. La Lavandola, messa nel vino e bevuta a sorsi per alcuni giorni,
giova assai nei disturbi di fegato e di milza, scaccia l'itterizia, l'idropisia, promuove l'orinazione, i mestrui e favorisce i parti difficili.

Lichene islandico

Cetraria islandica, L.

TAV. 6 - N. 47

DESCRIZIONE: Tallo frondoso, di consistenza cartilaginosa, color castagno da un lato e color oliva-chiaro dall'altro; il margine conformato a lacinie, terminate da una
serie di ciglia. H: comune specialmente nei boschi delle
conifere, dai 1000 metri in su fino alla zona alpina. P: la
pianta purgata dalla terra e dai corpi eterogenei. F: ParmeIl the si usa nella tisi, nella bronchite capillare, nella
diarrea, nella dissenteria, dopo lo stato infiammatorio,
nello scorbuto e nelle malattie di esaurimento. Si fa il
decotto di 10 gr. in un litro di acqua. Dopo la prima
si getta via l'acqua, a cagione dell'amarezza. Si
cuoce di nuovo per mezz'ora, in un litro e mezzo di acqua,
fino a ridurla a un litro. In tal modo si ha una preziosa
bibita tonica, rinforzante, sciogliente il catarro.
Viene pure usato nelle febbri intermittenti e dissenteria cronica. Dopo usato, non si deve gettare via, ma pu
essere mangiato come l'insalata, essendo molto nutriente e
digestivo.

Licopodio
Lycopodium clavatum, L.

TAV. 2 - N. 11

DESCRIZIONE: Fusto lungamente strisciante (60-100


cm.) ; foglie sparse, lanceolate, acute, terminate da lungo
pelo, minutamente denticolate: spighe ordinariamente 2
nell'estremit dei rami. H: nei boschi di conifere della
zona subalpina e alpina. P: le spore. F: Licopodiacee.
La droga e costituita dalle spore, cio da una polvere
leggera, mobile, granulosa, non aderente alle dita, di color
giallo pallido. Posta nell'acqua, galleggia, ma con la bollitura affonda; gettata sulle fiamme brucia scoppiettando,
senza odore e senza fumo. usata, quale polvere aspersoria,
nell'eritema (pelle arrossata) e nell'igiene dei bambini
lattanti, asciugando la pelle. Presa nell'acqua in dose da
1-3 gr., giova nei calcoli della vescica, nei catarri della
stessa, nel reumatismo, e nei crampi di stomaco. La stessa
pianta bollita nel vino, avrebbe le stesse virt; e in generale serve per tutte le malattie della pelle.

Linaiola
Linaria vulgaris, Mill.
DESCRIZIONE: Fusto eretto semplice (30-60 cm.);
foglie sparse, lineari, lanceolate; fiori grandi assai pi lunghi del calice; corolla gialla con sperone a essa uguale o
pi lungo; cassula ovata. H: comune nei campi e nei
vigneti. P: le sommit fiorite. F: Scrofulariacee.
Questa pianticella con fiori bianco-gialli, simili a
quelli della bocca di leone, ha propriet calmanti e diuretiche; quindi giova in infuso contro la ritenzione d'orina.
L'intiera pianta, pesata e applicata come empiastro sulle
emorroidi, vale a calmare rapidamente il bruciore.
Simili virt ha pure la specie consimile, la Linaria
Cymballaria, Mill.

Lino

Linum usitatissimum, L.

H: coltivata. P: i semi. F: Linacee.


I semi di lino hanno propriet emollienti, rinfrescanti, lassative, risolventi e si usano per molte malattie. Si
prepara la droga a freddo in questo modo: si mette un
cucchiaio di semi di lino in un bicchier d'acqua alla sera e
vi si lascia fino alla mattina. Durante questo tempo, esce
il succo mucoso dai semi, da formare una poltiglia gelatinosa; si scalda l'acqua fino che diventa liquido; si filtra e
si beve a digiuno. ottimo rimedio contro le costipazioni

e come emolliente e calmante, nelle infiammazioni delle


vie urinarie. Si pu fare anche il decotto, con una parte di
semi e 25 di acqua.
I cataplasmi di semi schiacciati (farina di lino) servono per risolvere gli stati infiammatori della mucosa bronchiale e intestinale, o per favorire la maturazione di raccolte di pus. Il decotto di semi, schiacciati attraverso un
pannolino e bevuto a tazze, d una cura nel reumatismo,
nei catarri, nella tosse, nelle infiammazioni, nelle febbri e
nel mal della pietra. Anche l'olio che si estrae dai semi si
usa come impacco nei tumori, nei piedi aperti, e sul ventre
nella colica. Dosi: 4 parti di olio di lino e 3 di olio di
mandorle; oppure sulle ferite si possono usare 420 gr. di
olio e 4-5 tuorli d'uovo; oppure ancora: olio di lino e
acqua di calce in parti uguali, che il miglior lenimento
contro le scottature.

Luppolo
Humulus Lupulus, L.
NOMI DIALETTALI: Fioranzs, Bruscanzoi, Orts Bruscndoi, Ligabosch.
DESCRIZIONE: Fusto piuttosto sottile, volubile da sinistra a destra, ramoso; foglie opposte picciolate, palmate
con 3-5 lobi; molto ruvide di sotto; fiori stamiferi in
pannocchie opposte. H: frequente nelle valli e in mezzo
alle siepi. P: i fiori. F: Orticacee.
I fiori di luppolo hanno propriet calmanti, narcotiche, digestive. Si fa l'infuso di 20 gr. in un litro d'acqua,
e si usa nelle insonnie, nelle agitazioni nervose, nei crampi
si usa nelle insonnie, nelle agitazioni nervose, nei crampi
di stomaco e nelle difficili digestioni. L'estratto, preso a
piccole dosi solo o con acqua tre volte al d, giova nell'itterizia e nei dolori di gotta. Anche i polloni giovani servono
quale gustosa insalata primaverile, contro i mali di fegato.

Madreselva

Lonicera caprifolium, L.

DESCRIZIONE: Pianta cespugliosa a rami lunghi flessibili a fiori bianco-giallognoli con scorza grigiastra. H: comune nelle siepi e nei boschi. P: la scorza, le foglie e i
fiori. F: Caprifogliacee.
La scorza fresca ottimo diuretico in decotto di
25-50 gr. per 1 litro di acqua da prendersi a bicchieri
fuori dei pasti. Fa buoni servizi anche nella gotta, idropisia, itterizia, renella e nei disturbi di fegato e milza. Al
decotto si pu sostituire la macerazione di 150 gr. di
corteccia in 1 litro di vino. Con un pizzico di fiori in una
tazza di acqua si fa il th sudorifero e diuretico, mentre
con l'infuso di foglie si fanno colluttori nelle infiammazioni della bocca e della faringe, come pure nel singhiozzo e
nei dolori di testa nervosi.

Malva
Malva alcea
TAV. 8 - N. 57
M. Silvestris, M. rotundifolia, L.
DESCRIZIONE: Malva alcea, L. - Fusti eretti (50-100
cm.); foglie lungamente picciolate, cuoriformi-rotonde,
pi o meno lobate; calicetto a foglioline ovali acute; calice
a lobi triangolari; corolla il doppio o il triplo del calice;
carpelli neri, arrotondati sul dorso o rugosi.
Malva silvestris, L. - Fusto ascendente (30-60 cm.);
foglie cuoriformi rotonde, divise in 5-7 lobi rotondato-dentati; peduncoli pi corti delle foglie; petali assai pi lunghi del calice; carpelli reticolato-rugosi a orli acuti non
dentati.
Malva rotundifolia, L. - Fusti ramosi (20-50 cm.);
foglie rotonde cuoriformi, superficialmente lobate; peduncoli fruttiferi reflessi; foglioline del calicetto lineari; corolla circa il doppio del calice; carpelli lisci, marginati, ma
non dentati. H: luoghi incolti, margini erbosi dei campi e
delle strade. P: foglie e fiori. R: le foglie all'epoca della
fioritura. F: Malvacee.
I fiori e le foglie di tutte e tre le specie, da soli o
uniti ad altre specie emollienti, danno un the nutritivo,
calmante, rinfrescante che agisce direttamente sugli organi
invasi da catarro. Questo th giova pure nei disturbi pettorali, nell'etisia. Dose: 15 gr. in un litro d'acqua.
Anche il the di sole foglie serve contro le coliche e la
dissenteria. Cotte come gli spinaci, facilitano la digestione
e sono aperitive. I vapori cocenti dell'infuso (cui s'aggiungono fiori di sambuco, di camomilla, foglie di senna e un
po' di sale ammoniaco) sono indicatissimi contro la tosse,
tosse asinina, infiammazione di gola e nell'asma; ammolliscono, disciolgono, purificano. Le foglie fresche pestate, le
radici e i semi servono quali empiastri, per rammollire
glandule, tumori, paterecci, ecc. Foglie e radici cotte, poste
nel vino insieme con i semi di finocchio, sollevano i dolori intestinali e mitigano i dolori di evacuazione. A tale
scopo si usano anche i clisteri.

Malvone

Altaea rosea, L.

DESCRIZIONE: Fusto eretto (1-2 m.); foglie grandi


rugose, le inferiori cuoriformi rotonde angolato-lobate, le
superiori pi o meno profondamente lobate; peduncoli
ascellari 1-3, corti; calicetto con 5-8 lacinie; carpelli molti, scanalati sul dorso, rugosi. H: coltivata negli orti. P: i
fiori. F: Malvacee.
I fiori Malvae arboreae servono per il mal di gola,
nei catarri bronchiali, nella costipazione pettorale; mitigano i crampi di stomaco e della vescica. Si fa il the di 15
gr. in un litro d'acqua. Con i vapori cocenti si leniscono i
dolori d'orecchie. Per gli occhi purulenti, cisposi, si usa la
lavatura con 8 gr. di fiori in 200 gr. d'acqua; si filtra a
freddo, e vi si aggiungono 6 gocce di spirito canforato.

Marrobio

Marrubium vulgare, L.

DESCRIZIONE: Fusti bianco-lanosi (40-50 cm.); foglie ovate o rotonde, verdi-lanose o bianco-lanose di sotto,
crenate; verticellastri a molti fiori bianchi; calice con 10
denti lesiniformi patenti, uncinato-ricurvi; corolla bianca
pi lunga del calice con labbro superiore bifido. H: luoghi incolti, asciutti, arenosi e lungo le strade di campagna.
P: le sommit fiorite e le foglie. F: Labiate.
L'Herba marrubii o Lamii Mariae molto amara, aromatica, di odore muscoso. I Greci la conoscevano
col nome di Praison. Il the si prepara con le foglie disseccate, colte durante o dopo la fioritura e giova nell'etisia,
nelle mestruazioni irregolari, nei dolori della matrice, nella tosse e tosse convulsiva e favorisce assai la digestione,
come amaro tonico. L'infuso si fa con 10-15 gr. di foglie e
fiori, in un litro di acqua che si lascia sedare per 10-15
minuti. Le foglie, messe nel vino bianco (30 gr. in un litro
di vino) e lasciate in composta per 8 giorni, servono per
purificare i polmoni e il petto dai catarri, libera il fegato
e la milza da ingorghi e uccide i vermi. Se ne prende un
bicchierino dopo i pasti. Lo sciroppo si ottiene con tre
quarti di litro d'infuso nel quale si versa '/2 kg. di zucchero; si cuoce fino a densit voluta; bollendo pi fortemente e a lungo, si hanno le pastiglie. salutare nell'asma con
espettorazione densa, gialliccia, e in molte altre malattie
della mucosa. Il succo, unito a olio di olivo, introdotto a
gocce nelle orecchie malate, fa cessare il male, specialmente se viene da raffreddore. Le foglie e i semi, uniti a burro,
fanno scomparire il gozzo.

Melissa

(Erba limona)
Melissa officinalis, L.

DESCRIZIONE: Fusti ramosisimi (30-80 cm.); foglie


tutte picciolate, reticolate, ovali, largamente crenulate; cime ascellari di 6-12 fiori bianco-rosei; calice vellutato con
denti cortissimi, mucronati nel labbro superiore e lanceolato-aristati nell'inferiore. H: nelle siepi, lungo i sentieri di
campagna, ai margini dei boschi della zona collina e montana. P: sommit fiorite e foglie. F: Labiate.
La melissa ha propriet toniche, stomachiche, stimolanti. Si adopera il the in dose di 15-20 gr. in un litro
d'acqua. Giova nelle sofferenze leggere di nervi, nei disturbi al basso ventre, nei crampi di stomaco, nelle difficili
digestioni, nei vomiti nervosi delle donne,. in particolari
circostanze, nelle coliche della matrice, nell'emicrania e
nei mali nervosi della faccia, dei denti e delle orecchie.
La melissa, messa in infusione nel vino bianco, e
bevuto a bicchierini per alcuni giorni, serve nei mali sopradescritti, rinforza il cuore e il cervello e giova ancora
nell'avvelenamento di funghi. Le foglie fresche, pestate e
applicate sulle ferite, giovano rinfrescando e calmando i
dolori.

Melograno

Melograno Granatum, L.

DESCRIZIONE: Arbusto (3-5 m.) ; foglie lanceolate o


bislungo-lanceolate, decidue, opposte o alterne, spesso affastellate; fiori grandi sessili solitari o riuniti 2-3 in cima
ai rami; calice carnoso rosso; petali ovali rossi; frutto
globoso depresso coronato dal calice; semi rosso-angolosi,
traslucidi simili a cristalli di granata. H: coltivato. P:
fiori, frutti, corteccia dei rami e della radice. F: Punicacee.
Tutte le parti della pianta sono astringenti, per il
tannino che contengono; ma la corteccia della radice la
pi usata per espellere il verme solitario. Dose: dopo un
giorno di digiuno, si prendono da 40 a 60 gr. di radice in
decozione di 250 grammi di acqua; si prende tre volte di
mattina, a un'ora d'intervallo, a cui si fa seguire un forte
purgante di olio di ricino. In 3-4 ore dopo deve succedere
l'espulsione del temuto e intrigante parassita.
Le stesse propriet, ma meno attive, sono presentate
anche dalla corteccia del tronco e dai fiori; con essi si
preparano pozioni astringenti, specialmente contro la diarrea. Con i frutti si preparano sciroppi rinfrescanti.

Menta peperita

Mentha piperita, L. TAV. 8 - N. 63

DESCRIZIONE: Pianta glabra; foglie picciolate, bislunghe, acute, seghettate, rotonde, smerlate alla base; glomeruli di fiori disposti in spiga cilindrica allungata, interrotta
alla base; calici purpurescenti con denti lesiniformi. H:
coltivata negli orti. P: le foglie. R: durante la fioritura. F:
Labiate.
Questa specie di menta, officinale, la pi ricercata,
ha propriet toniche, eccitanti, antispasmodiche, antisettiche e calmanti. Si usa l'infusione di 30 gr. di foglie fresche
in un litro d'acqua. Presa prima o dopo i pasti, eccita
l'appetito e facilita la digestione. Questo infuso indicatissimo nei dolori di stomaco, nelle insonnie e nella debolezza generale. tonico ed eccitante nell'atonia intestinale,
antispasmodico nel vomito nervoso e nelle coliche. Le
foglie fresche pestate servono ad arrestare la portata lattea.

Menta Crespa, M. acquatica


M. Romana e Mentastro
Mentha crispa, L., Mentha aquatica, L.
Mentha pulegium, L.
et Mentha silvestris, L.
Mentha crispa, L. - Foglie ondoso-increspate, dentate, quasi rugose.
Mentha aquatica, L. - Fusto (30-50 cm.), ramoso
tetragono, foglie opposte, picciolate, ovali, seghettate; fiori in capolini ascellari o terminali, quasi globosi; calice a
denti triangolari alla base, bruscamente e lungamente ri-

stretti in appendice lesiniforme.


Mentha pulegium, L. - Fusti grossetti tetragoni, ascendenti, radicati alla base (10-30 cm.); foglie brevemente
picciolate ellittiche o bislunghe, leggermente dentate; fiorini glomeruli ascellari; calice chiuso da peli.
Mentha silvestris, L. - Fusto eretto (40-80 cm.); foglie sessili, reticolato-angolose, bianche e mollemente tomentose di sotto, ovali od ovali-bislunghe, acute; fiori
rosei o bianchi in glomeruli disposti a spiga cilindrica;
brattee lineari lesiformi. H: tutte e quattro queste specie
si trovano lungo i fossi, corsi d'acqua e prati umidi, dalla
pianura alla zona subalpina. F: Labiate.
La menta acquatica e la crespa hanno le stesse propriet della menta peperita; anzi, nelle affezioni coleriche
e nell'ipocondria la menta crespa pi forte della piperita.
La menta romana e il mentastro sono meno attive
delle precedenti. Da notarsi che il mentastro si adopera
anche come revulsivo e vescicatorio, applicato contuso
quale empiastro sui flemoni.

Mercorella

Mercurialis annua, L

DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (20-40 cm.); foglie opposte di un verde chiaro, ovali, lanceolate, rotondate alla base, crenulate, picciolate; fiori quasi sessili; cassule irte di punti verdi terminate in pelo bianco. H: nei
vigneti ombrosi e freschi, lungo le siepi. P: le foglie. F:
Euforbiacee.
Le foglie si adoperano come impacco emolliente; presa in
decozione (15 gr. in 500 d'acqua), ha virt lassative.
Il succo (10 gr. in una tazza di brodo) arresta la secrezione lattea.

Millefoglio

Achillea Millefolium, L

TAV. 9 - N. 68

NOMI DIALETTALI: Milifi, Erba de caro mat, erba


starnudera, Ciaute.
DESCRIZIONE: Pianta un po' vellutata; rizoma strisciante; fusto eretto semplice o ramoso (20-60 cm.); foglie lanceolate, strette bipennatosette con segmenti principali numerosi e laciniette strette, lineari, mucronate, le
superiori lineari allungate; capolini piccoli ovoideo-campanulati in corimbo denso; fiori del raggio bianchi o rosei.
H: comune nei prati, luoghi erbosi dalla pianura alla zona
alpina. P: foglie e fiori. F: Composte.
Questa bella e preziosa pianticella ha virt antispasmodiche, astringenti, antiemorroidarie, emostatiche (che
fermano il sangue) e vulnerarie.
Le foglie e i fiori bianchi o rosei, a corimbo, sono
tonici, astringenti, e giovano sugli organi del basso ventre
e sulle mucose. I fiori sono calmanti e insieme eccitanti,
come la camomilla. I disturbi di digestione, l'emorroide,
l'artrite, i passaggi sanguigni, le congestioni unite a battiti
di cuore, le febbri intermittenti e le malattie delle donne
vengono tutte curate con tale pianta. Si prepara l'infusione
di 70 gr. di foglie e fiori in 3 quarti di litro d'acqua, e
quindi, lasciato il tutto riposare per 5 minuti, si filtra e se

ne beve di quando in quando una mezza tazza.


Le foglie peste e spesso cambiate sulle ferite, le guariscono presto. Anche usate nei bagni, rinforzano l'organismo.
Il succo serve per cure primaverili e quale calmante
per i crampi di stomaco. Giova nelle mestruazioni mancanti o dolorose, o nelle troppo durature, nelle emorragie
polmonari che dipendono da oppilazione del basso ventre
e dal flusso mestruale. Si usa pure nei flussi mucosi del
polmone, nell'intestino, nei gangli nervosi per dissonanza
prodotta da disturbi digestivi, quali diarrea, acidit, flatulenze. Se ne usa da 70 a 100 gr. al d, spremuto dalle
piante in fioritura. Contro le ragadi del capezzolo, le ulcerazioni delle varici e delle emorroidi, per ristagnare il
sangue e sanare ferite e piaghe, si fa l'infuso di foglie
fresche e fiori in parti uguali d'acqua. Si pestano insieme
50 gr. di foglie e fiori e vi si versa 50 gr. di acqua
bollente: con l'acqua si lava la ferita o la piaga, indi vi si
applica l'erba cotta.

Mirtillo
Vaccinium Myrtillus, L.
NOMI DIALETTALI: Giasenr, Scarlavezr, Calvezri,
Grisonar, Gramagnoni, Baghiar.
DESCRIZIONE: Fusto con rami angolosi e alati (10-30
cm.); foglie caduche ovato-dentate; fiori solitari sopra peduncoli pi corti delle foglie; corolla bianco-verdastra o
rosea; bacche nere. H: comune nei nostri boschi dai 700
m. in su. P: le bacche. F: Ericacee.
Il mirtillo rosso ha propriet astringenti, toniche e
antisettiche. Il succo e lo sciroppo giovano contro la diarrea. Nelle diarree ostinate, si prende del vino nero, vi si
immettono le bacche, dove si lasciano per qualche tempo;
in casi urgenti, si bolliscono in esso. La tintura si ottiene
versando acquavite sulle bacche, in recipienti ben chiusi e
posti al sole o al caldo. avendo queste bacche propriet
antisettiche e astringenti, si usano in pozione (4-5 cucchiai
al giorno) o in tintura (50 gocce prima del pasto) nelle
enteriti acute, nell'atonia intestinale, negli eczemi cutanei
(impacchi), nel mal di bocca e nelle emorroidi (compresse), come pure nel diabete.

Mirtillo rosso

Vaccinium Vitis Idaea, L.

NOMI DIALETTALI: Grantenari, Brocn, Martel Brc,


Gramagnoni, Ambrosinari
DESCRIZIONE: Fusti eretti o ascendenti (10-20 cm.);
foglie persistenti, coriacee, ellittiche od ovate a rovescio
con margini reflessi, pallide o punteggiate di sotto; corolla
campanulata bianca o rosea, orceolato-glabra; bacca globosa rossa. H: comune nei luoghi ove cresce il mirtillo. P: le
bacche. F: Ericacee.
Le bacche rosse, senza osso, si usano nelle febbri
intermittenti e catarrose; promuovono l'appetito e l'urinazione; schiacciate e versatavi sopra dell'acqua con zucchero, danno una bevanda eccellente e rinfrescante. L'infuso
di foglie urinifero.

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