ERBE MEDICINALI Parte 1
ERBE MEDICINALI Parte 1
ATANASIO
Biografia di p. Atanasio
La V edizione del libro di P. Atanasio Cristofori Erbe medicinali di frate
Atanasio vede la luce a quarantadue anni dalla precedente e alle soglie
dell'anno 1985 che segna il centenario della nascita dell'Autore.
Nonostante il passare del tempo pensiamo per che l'apparire del volume nelle
librerie e speriamo anche e soprattutto nelle case delle nostre valli
trentine, sia salutato come il ritorno di un amico, come l'affacciarsi alla
porta di casa della veneranda e bonaria figura del frate che ne l'Autore: una
figura ieratica sull'altare e sul pulpito, ma buona, affabile, umile e
accostabile negli incontri personali e nella vastit e tenacia delle amicizie.
Cos intima e affettiva era infatti ritenuta universalmente la connessione fra
l'uomo, il frate sacerdote, e la sua opera di raccoglitore e distributore di
erbe medicamentose, tra la parola viva e parlata che sapeva accostare l'uomo a
Dio, e quella scritta nel suo libro che sapeva indicare nella natura la
manifestazione della bont e provvidenza di Dio, da divenire universalmente
conosciuto e chiamato il frate delle erbe.
Crediamo pertanto che non sar discaro a quanti lo hanno conosciuto e a quanti
ne hanno sentito parlare, premettere a questa edizione postuma un breve profilo
dell'Autore, perch la sua memoria rimanga ancora unita alla sua opera.
Sacerdote cappuccino
Padre Atanasio Cristofori Angelo al battesimo nasceva a Grauno, minuscolo
centro della Valle di Cembra il 24 luglio 1885. A sedici anni scendeva a Trento,
accompagnato da mamma Cecilia, per chiedere di essere ammesso tra i frati
cappuccini. Aveva frequentato con profitto le tre classi elementari esistenti
nel paese: possediamo l'attestato della III classe del 1899, nel quale la brava
maestra Speranza Balduzzi lo giudicava molto buono in tutte le materie: solo
in storia naturale e fisica lo gratificava con appena un sufficiente. Un po'
poco veramente per un futuro naturalista!... Un certificato del parroco di
Grumes dichiara che il giovinetto era stato istruito da lui per due anni nella
lingua italiana e latina specialmente, non trascurando la storia, la geografia e
la letteratura, nelle quali materie dimostr grande diligenza e non mediocre
capacit.
Non gli mancava quindi una preparazione scolastica, sia pure rudimentale, ma
sufficiente per essere ammesso agli studi conventuali.
Ma quando il giovinetto, imbarazzato e tremante (lo raccontava lui, da vecchio,
sorridendo) si trov davanti alla figura austera del Provinciale dei cappuccini,
allora P. Ignazio Zanol da Rovereto, e si sent dire: siete troppo gracile per
la nostra vita austera: dovete mangiare ancora due some di polenta, si sent
perduto. Intervenne mamma Cecilia col coraggio e l'autorit materna: el varda,
padre, che l' ben semplizot (in dialetto, piccolo, mingherlino) ma l' san,
salo?. E fu accettato.
Entr nel noviziato a Condino il 24 settembre 1901 ed ebbe l'abito di San
Francesco. Comp e termin gli studi ginnasiali nel convento di Arco, la
filosofia a Terzolas e la teologia a Rovereto e Trento. Fu ordinato sacerdote il
14 febbraio 1909. Ma non ancora predicatore e confessore: termin gli studi di
teologia nel 1912 ed inizi il suo lungo itinerario nei vari conventi e nelle
parrocchie che vi facevano capo. Incominci a Rovereto, poi a Trento e
finalmente, nel 1940 approd a Terzolas, da dove non si mosse pi, se non per
morire, nell'infermeria di Rovereto l'11 giugno del 1961.
Possediamo un libriccino in cui, fino al 1924 annot diligentemente le sue
prediche: titolo, data, luogo dove le singole prediche furono recitate. Aveva
quindi un repertorio che, almeno nei primi anni mandava a memoria, come del
resto era consuetudine di tutti i predicatori popolari. Poi l'esperienza gli
insegn a conservarne il materiale catechistico e l'ossatura della predica,
adattandolo per ai luoghi, alle circostanze e all'ambiente, vivacizzandolo con
bozzetti e aneddoti dell'esperienza quotidiana. Predicazione eminentemente ed
esclusivamente popolare, dunque. Lo aiutava a farsi ascoltare anche il suo
Medaglia d'Oro della Cultura, suo grande amico e ammiratore al quale si deve la
Prefazione alla IV Edizione del libro di P. Atanasio.
In seguito, nel 1936-37, a oltre cinquant'anni, ebbe modo di frequentare i Corsi
di Erboristeria presso l'Universit di Padova, dove trov nuove cognizioni e
altre conferme ai suoi studi autodidattici. Il Prof. Giuseppe Gabrielli,
dell'Universit di Ferrara, solandro e erborista, commemorando P. Atanasio nel
XV anniversario della morte presso il convento di Terzolas, diceva: A questo
proposito (di P. Atanasio, studente universitario) ebbi occasione di attingere
chiari ragguagli dallo stesso direttore dei corsi, il Prof. Felice Gioelli, che,
divenuto in seguito ordinario di questa disciplina, quindi rettore dell'Universit di Ferrara, il caso volle fosse anche mio maestro, e che con lui
sostenessi la tesi di laurea. Ricordava distintamente il Gioelli del nostro
frate la partecipazione diligente e appassionata alle lezioni, nonch le
spiccate qualit di cui aveva dato prova nelle esercitazioni e nei
riconoscimenti. Di questa partecipazione diligente alle lezioni
testimonianza un piccolo blok di appunti, scritti con meticolosa pazienza,
come da uno scolaretto diligente, durante l'insegnamento e gli esperimenti dei
maestri, dei quali ben presto divenne pi che discepolo, amico e collaboratore,
mantenendosi in frequente corrispondenza. Il notes molto sciupato e porta i
segni di una continua e diuturna consultazione.
Frutto di questi studi, ma soprattutto della sua consumata esperienza, della sua
innata intuizione e della conoscenza dei luoghi, e dietro sollecitazione dei
molti amici e ammiratori, il suo libro Piante ed erbe medicinali della nostra
Regione Tridentina, vero vademecum della medicina pratica popolare, che ebbe
nelle nostre valli ma anche fuori, una insperata diffusione. Si proponeva di
scrivere per il popolo: Il libretto scritto in modo semplicissimo per essere
alla portata di tutti. Per questo ho evitato la terminologia medica, ho
tralasciato quasi tutte le piante velenose' (nella I Edizione), perch
nella cura delle malattie, non si avesse a sorpassare. arbitrariamente le
dosi... (prefaz. alla I Edizione). Il libretto andr poi arricchendosi e
rimpolpandosi nelle successive edizioni. Basta osservare la data e il
progressivo aumento delle pagine per farsi un'idea della diffusione del libro e
della cura meticolosa con cui l'Autore lo ha curato e seguito.
Ecco l'elenco delle varie Edizioni:
I EDIZIONE: P.A.C. (Padre Atanasio Cappuccino ) - Piante ed Erbe Medicinali
della nostra Regione Tridentina - Ardesi, Trento 1931 - pag. 72.
Prefazione dell'Autore - duplice indice alfabetico: delle piante descritte nel
libro e delle malattie e corrispondenti cure.
II EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - Cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
della nostra Regione Tridentina - II Edizione migliorata, ampliata e illustrata
con figure colorate. Ardesi - Trento - 1934 - pag. 150.
Vi aggiunto un Atlantino in 12 Tavole a colori, con nome delle piante in
italiano e latino. L'Atlante stampato ad Esslingen in Germania dalla J.F.
Schreiber Verlag come appendice al libro di Christiansens A. Taschenbuch
einheimischer Pflanzen. Munchen, 1916.
III EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
della Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1937 - XV - pag. 253.
IV EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinali
d'Italia con speciale riguardo alla Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1942,
pag. 281.
IV Edizione riveduta, ampliata con nuovo ricettario. La pubblicazione porta
tutti i segni del tempo di guerra: carta, stampa e soprattutto la mancanza
dell'Atlante illustrativo, che si pot avere solo in un numero limitato di copie
per la difficolt dell'importazione. Porta la prefazione del Prof. Guido
Rovesti, Consigliere Superiore del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste.
Alla fine di questa forse troppo lunga enumerazione mi sembra di poter dire che
due sono principalmente i meriti dell'opera di P. Atanasio, prescindendo dal suo
valore scientifico: quello di essere riuscito a volgarizzare e rendere
elementare ed accessibile a ogni classe di persone una scienza che non delle
ESSICCAZIONE
In via generale l'essiccazione delle foglie, dei fiori e delle piante erbacee si
fa all'ombra, in ambienti arieggiati e difesi dall'azione diretta dei raggi
solari. Le piante aromatiche possono, in un primo tempo, esporsi al sole, mai a
bagnomaria o al forno; tutt'al pi, in via eccezionale, si possono essiccare in
una stanza riscaldata.
Le radici, i tuberi, i rizomi devono essiccarsi al sole, o nelle stufe, o nei
forni, badando bene per che nei forni non vengano cotti o addirittura
abbruciati. Per l'essiccazione sia all'ombra che al sole o al forno,
necessario che la pianta, o i fiori, o le radici siano bene distese; e prima di
mettere a fissa dimora la parte di pianta che si vuoi utilizzare, deve essere
talmente secca, che stropicciandola, si possa polverizzare. Perch le piante, le
foglie e i fiori possano mantenere, nel miglior modo possibile, il colore, e
quindi renderle commerciabili, non si devono mai pressare nello stato verde in
ceste o altro, ma praticare subito l'essiccazione giusta le norme qui
prescritte.
Per l'essiccazione di radici, bulbi, rizomi, tuberi e cortecce, necessario
siano tagliati in pezzetti orizzontali o verticali, secondo le prescrizioni
farmacologiche. L'essiccazione di piante minute o acquose si fa legandole a
mazzetti e sospendendole in aria a una corda.
Prima dell'essiccazione delle piante necessario prati-care accuratamente la
pulitura, la lavatura, se occorre, e lo scarto delle parti marce o deteriorate.
DECOTTO O DECOZIONE
Il decotto o decozione, l'indica la stessa parola, si fa con il bollire la
pianta o le piante a completa cottura, ossia dai 20 ai 40 minuti, notando che se
per un decotto si adoperano piante molli e dure (ad esempio: rizomi, radici),
queste devono esser bollite prima delle molli (foglie e fiori), riuscendo cos
pi efficace il decotto.
ESTRATTO
Si ha l'estratto di una pianta, quando si adoperano dei solventi, che possono
essere acquosi, idroalcoolici, alcoolici ed eterei, conforme se si adopera acqua
distillata, o alcool diluito, o solo alcool, o etere.
TINTURA
SUCCO
TISANA
La tisana una pozione nella quale il principio attivo in piccola quantit, e
si pu prendere senza alcun inconveniente.
1 PARTE
PIANTE ED ERBE MEDICINALI
Abete bianco
Abete rosso
Abies excelsa, D.0
NOMI DIALETTALI: Pc, Pazzi, Piec, Pici, Dasa. H: la zona montana e subalpina.
P: la trementina con i residuati. R: preferibilmente in autunno. F: Conifere.
DESCRIZIONE: Albero (25-35 m.) con fusto irregolarmente ramoso; i rami
orizzontalmente arenati e ramettipendenti; foglie persistenti, solitarie,
rigide, sottili, quasi tetragone, acute, volte per ogni verso sui rami, affatto
verdi; pine pendenti con le squame persistenti.
La trementina, detta anche Acqua ragia, si ottiene incidendo il tronco; l'olio
dalla distillazione e il residuo la pece bianca o di Borgogna. Tanto la
trementina che la pece, specialmente se unita a cera vergine, servono per uso
esterno come empiastro o unguento nelle suppurazioni, reumatismi, lombaggini e
negli ascessi.
Per uso interno nei catarri cronici delle vie respiratorie, urinarie e
dell'intestino; si usa prenderne da 1 a 4 grammi al giorno, a diverse riprese,
in capsule o in altro modo. Le gemme si usano contro i catarri bronchiali e
della vescica, come pure nella blenorragia e nella cistite. Dose: 30 grammi in
infusione in un litro d'acqua.
Per chi soffre di petto (tossi, catarri o predisposizione alla tubercolosi o
in stato di convalescenza) trover grande sollievo passeggiando o riposando
all'ombra delle conifere. Per chi non ha tale possibilit, si faccia portare un
fascio di rami verdi di conifere (piceo, abete, pino); li collochi nella sua
stanza e di quando in quando li agiti. Cos si sprigionano le sostanze
balsamiche; una volta al mese li sostituisca con nuovi rami.
Achillea atrata
Idem, L.
Achillea moschata
Idem, Wulf.
DESCRIZIONE: Fusto ascendente o eretto (10-15 cm.); foglie sparse sul caule,
sessili, glabre con lobi lineari, paralleli; capolini piccoli, in corimbo
terminale, bianchi, con le squame involucrali orlate di rossastro o nero.
Achillea nana
Idem, L.
Acetosella
Oxalis acetosella, L.
NOMI DIALETTALI: Pan e vin, Pan de cuco, Pan del ciel, Pan de oro, ecc.
DESCRIZIONE: Rizoma sottile con squame carnose, embricate, rossicce; foglie
tutte basali cuoriformi e picciuoli assai lunghi; stipole lungamente vellutate,
picciolari; peduncoli basali uniflori con una brancola nel mezzo; sepali ovali,
bislunghi; petali obovali, bianchi o rosei convene pi cariche. H: luoghi umidi
e ombrosi, specialmente nei boschi di conifere. P: tutta la pianta. R: estate e
autunno. F. Ossolidacee.
Questa graziosa pianticella efficace nelle febbri intermittenti, nelle
costipazioni, nei tumori, nelle piaghe. Si prepara il decotto con una manata di
foglie in 500 gr. di acqua. Per tumori si preparano i cataplasmi con le foglie
cotte nel grasso di maiale; anche il succo, plasmato su piaghe ulcerose, assai
efficace. Per le costipazioni si mangiano le foglie crude con sensibile
giovamento; per occorre non abusarne per l'acido ossalico che contengono.
Aconito
NOMI DIALETTALI: Mapl, Radis del diaol, Fior dalla mort, Luc, Ludo.
DESCRIZIONE: Aconito, dal greco acne = roccia per la stazione della pianta.
Rizoma con due tubercoli allunga-ti, fusto eretto, un po' angoloso; foglie 5
partite e segmenti cuneati a ventaglia, divisi in lacinie lineari; fiori
violaceo-azzurri in racemo; elmo emisferico, rostro del nettario breve, carpelli
appressati all'asse; semi solcati in una sola faccia. H: nei luoghi umidi e al
margine delle rocce e dei boschi della zona montana e subalpina. P: i tuberi. R:
all'epoca della fioritura e da essiccarsi all'aria aperta. F: Ranuncolacee.
Questa pianta velenosissima in tutte le sue parti, serve nelle nevralgie, nei
dolori reumatici e gottosi, nella sciatica, nell'angina, nel mal di cuore e
nelle congestioni polmonari. Per l'uso si deve sempre interrogare il medico.
Actea spicata, L.
NOMI DIALETTALI: Barba de capra, Barba de bech.
DESCRIZIONE: L'Actea ha un rizoma grosso, nerastro; foglie bi-tripennate, con
foglioline ovate incisoseghettate; fiori in racemo denso; petali spatolati,
bianchicci; bacca nera, lucida. H: luoghi ombrosi della zona montana e
subalpina. P: la radice. R: estate, autunno. F: Ranuncolacee.
La radice di questa pianta ha propriet purgative e sudorifere; venne pure
adoperata nel gozzo e nell'asma, e anche nelle malattie della pelle. Essendo
velenosa, deve essere adoperata con prudenza e in piccolissime dosi.
Agave americana
Idem, L.
Pianta vivace della famiglia delle Amarillibacee, con rizoma grosso dal quale
hanno origine le foglie carnose e lunghe fino a un metro. Essa originaria
dall'America, ma acclimatata anche da noi. Lungo le coste del Mediterraneo
cresce spontanea. Si usa il succo che si estrae dalle foglie e dal rizoma. Esso
rinfrescante, depurativo, diuretico. Come rinfrescante interno si usa l'infuso
di 50 gr. di foglie in 1 litro d'acqua che si addolcisce con miele. Si prende a
tazzine.
Per uso esterno giova assai quale lavaggio nelle infiammazioni degli occhi.
Le foglie secche, polverizzate, in dose di una cucchiaiata al giorno, servono
contro l'itterizia e i mali di fegato. Da non confondere, come fanno taluni,
l'Agave con ll'Alo.
Aglio
Allium sativum, L.
Aglio orsino
Allium ursinum, L.
Aglio serpentino
Allium victorialis, L.
Agrifoglio
Ilex aquifolium, L,
NOMI DIALETTALI: Vialr, Lassimistar, Sprgil, Laurano, Spina Christi.
DESCRIZIONE: Arboscello sempre verde; foglie alter-ne, coriacee, ovali o
ellittiche con margine ondulato o irregolarmente dentato, spinoso; fiori in
corimbi ascellari o solitari; drupa globosa, rossa. H: localit fresche e riparate, specialmente fra le querce e castagni. P: foglie e corteccia. R: tutto
l'anno. F: Aquifoliacee.
Le foglie di questo arbusto servono contro l'artrite e reumatismo in dose di 3040 gr. in un litro d'acqua; la corteccia rammollita con l'acqua unita a
trementina, cera, burro e miele d un sapone giovevole contro tumori ed
enfiagioni; il decotto serve contro la febbre e isteria; la corteccia pesta,
unita ad acqua, d un buon vischio per gli uccellatori.
Agrimonia
Agrimonia eupatoria, L,
DESCRIZIONE: Agrimonia da agros = campo e mone = abitazione. Pianta irsuta,
fusto eretto (30-50 cm); foglie pennatosette, a segmenti ovali grossolanamente
seghettati; fiori gialli in racemo terminale a forma di spiga; achenio unico. H:
frequente nei luoghi erbosi, nelle siepi lungo il margine dei sentieri, dal
piano fino alla zona montana. P: sommit fiorite e foglie. R: all'epoca della
fioritura; F: Rosacee.
Questa pianta contiene un olio etereo e una certa quantit di tannino. Essendo
astringente si prescrive il th di foglie e sommit fiorite nel principio di
angina, di faringiti croniche delle persone obbligate a parlare o cantare in
pubblico. Il succo e il decotto (10% ), da prendersi 3-4 volte al giorno,
giovano per i medesimi mali, come purenella dissenteria, diarrea, nelle
affezioni del fegato, della
milza, dei reni, nelle glandole mesenteriche e intestinali.
Esternamente si suole usare quale cataplasmo nei tumori,
piaghe e vene varicose.
Alchimilla
Alchimilla alpina
Alchemilla alpina, L.
TAV. 4 - N. 32
Alloro
Laurus nobilis, L,
DESCRIZIONE: Lauro dal celtico Lauer = verde, perch pianta sempre verde; foglie bislunghe-lanceolate; coriacee e a margine ondulato; frutto drupa. H: da noi
coltivato nella regione Vezzano-Riva. P: le foglie e le
drupe. R: a maturazione. F: Lauracee.
Le foglie di alloro, oltre che adoperate come condimento, si preparano in infusione quale stomachico, sudorifero e carminativo. Dalle drupe si estrae un olio per frizioni nel reumatismo e nell'emorroidi. Tale olio si adopera
pure in veterinaria.
L'infuso delle foglie si fa con 5-10 foglie in una tazza
di acqua bollente. Esso giova anche nelle flatuosit, nella
debolezza di stomaco e nelle gastralgie, eccitando l'appetito, facilitando la digestione. Nella paralisi si danno 8
gocce dell'essenza delle bacche.
Altea officinale
Althaea officinalis, L
DESCRIZIONE: Pianta cinerino-tomentosa; fusto eretto, (60-120 cm.); foglie quasi ovali pi o meno angolose,
crenato-dentate con stipole lesiniformi, caduche; peduncoli con 1-3 fiori, calicetto con 7-9 divisioni lineari-lanceolate; carpelli molti reniformi a margini ottusi, rugosi sul
dorso. H: assai rara come spontanea; si trova invece coltivata ed di facile coltura. P: principalmente le radici e
anche le foglie e i fiori. R: autunno per radici; le foglie
e i fiori a maturazione. F: Malvacee.
Le radici sono lassative, calmanti, diuretiche, emollienti, espettoranti. Si usa l'infuso di 20-30 gr. in tutte le
infiammazioni acute, nella diarrea, dissenteria, nelle malattie delle vie respiratorie, nei bruciori d'orinare, nella
leucorrea, e in fomenti nei foruncoli, nelle erisipole e nelle
piaghe.
L'infuso di foglie e fiori (10-15 gr.) in 1 litro di
acqua rimedio nelle tossi ribelli; le foglie si applicano
sui tumori come emollienti.
Amarella
Artemisia vulgaris, L.
NOMI DIALETTALI: Erba legn, Erba per la fever, Medemaistro mat.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (70-110 cm.); foglie verde-cupo di sopra, bianco-tomentose di sotto, le inferiori
picciolate, le superiori sessili, tutte pennato partite con
segmenti larghi inciso-dentati; capolini ovoidi piccoli biancastri in racemo composto stretto; squame involucrali. H:
comunissima nei luoghi incolti, aridi, lungo le siepi. P: le
foglie e le sommit fiorite. R: in pieno sviluppo delle
foglie e prima che sboccino interamente i fiori..F:
Composte.
Il th si prepara con 30 gr. in un litro d'acqua, quale
stimolante nei disturbi gastrici, nelle regole soppresse o
dolorose come emmenagogo, nelle metrorragie e nelle difficili mestruazioni (un bicchiere la mattina alcuni giorni
precedenti). Viene pure adoperata per le bestie nelle cosiddette engropade e nel mal del sangue.
DESCRIZIONE: Erba rizomatosa con foglie radicali simili alle bratte dell'involucro, brevemente picciolate, ternate con segmento
medio generalmente trifido e bifidi i
due laterali, tutti dentati; fiore solitario bianco o roseo con peduncoli
curvati a maturit; achenio pubescente, terminato da una punta glabra. H: comune
nei boschi della zona montana e subalpina. P: le foglie e i fiori.
R: primavera. F: Ranuncolacee.
La pianta fresca pestata viene adoperata come cataplasma contro la tigna e quale vescicatorio, producendo
sulla pelle eritema pi o meno grande a seconda della
durata dell'applicazione.
Angelica
Angelica silvestris, L.
-TAV. 1 N. 3
Arcangela
Angelica Archangelica, L.
DESCRIZIONE: Radice grossa, aromatica; fusto grosso, cavo (100-120 cm.); foglie basali assai grandi, tripennatosette, con segmenti ovolo-bislunghi inegualmente seghettati; il terminale trifido; ombrelle grandi con molti
raggi; frutto con coste sporgenti, acute a vallicelle, senza
canaletti. H: tutte e due nei luoghi umidi e nei fossi della
pianura alla zona subalpina. P: la radice (raccolta dopo la
fioritura) le foglie e i frutti. F: Ombrellifere.
La radice in dose da 3-4 gr. sola o con zucchero in
decozione giova nella gonfiezza del basso ventre, nei disturbi gastrici e nei catarri di petto; messa in infusione
per otto giorni nel vino bianco, serve nelle coliche prodotte da bibite fredde o da freddo ai piedi; masticata serve
quale preservativo nelle malattie contagiose.
Facendo l'infuso di 15-30 gr. in 1 litro d'acqua, si
ottiene un delizioso stomachico, eccitante l'appetito, facilita l'espettorazione; indicato contro l'isteria. L'infuso di
foglie e di fiori anticatarrale e depurativo del sangue.
Anice
Pimpinella Anisum, L.
DESCRIZIONE: Fusto glabro, ramoso (30-50 cm.); foglie basali cuoriformi, rotonde, lobate, inciso dentate, le
medie pennato-lobate a lobi cuneati o lanceolati; frutti
pubescenti con pochi peli sparsi. H: d'ordinario coltivato
negli orti. P: il seme. F: Ombrellifere.
I semi assai profumati di questa pianticella sono carminativi, sudoriferi,
sedativi, espettoranti e si usano in
infusione (15 gr. in 1 litro d'acqua). Il th (un cucchiaio
di semi in una tazza di acqua bollente) eccellente nelle
difficili digestioni, nelle ventosit, negli spasimi nervosi
delle vie respiratorie, nei dolori di ventre dei bambini, nel
mal di capo. Per gli asmatici giova assai fumare i semi.
Antennaria
Gnaphalium dioicum, L.
TAV. 6 N. 49
Arnica
Arnica montana, L.
- TAV.1 - N. 5
DESCRIZIONE: Erba perenne con foglie radicali a rosetta, 5-nervate; fusto eretto (20-40 cm.), con 1-2 coppie
di foglie lanceolate opposte; il caule verde e peloso al
vertice termina con una infiorescenza a capolino color
giallo; achenio cilindrico, coronato da un papo di setole
bianche uniseriate. H: comune nei prati di alta montagna.
P: fiori e radici. R: i fiori in luglio, ben distesi ed essiccati
all'ombra, le radici in ottobre ed essiccate all'aria aperta.
F: Composte.
Anche questa bella e graziosa pianta delle nostre
Alpi ha parecchie virt medicamentose, tanto per uso interno che esterno. Internamente si prepara l'infuso nel quantitativo di 10-12 gr. in 250 di acqua. Se ne prende un
cucchiaio ogni due ore negli assalti nervosi, nel principio
della gotta, negli avvelenamenti, nella gonfiezza al basso
ventre e contro le perdite sanguigne emorroidali. Giova
pure nelle peritoniti, nelle febbri intermittenti ostinate
con infiammazioni ai piedi e idropisia. Esternamente si usa
il decotto nelle lividure, slogature, piaghe, tagli, punture,
ascessi freddi, cadute, punture.
Per fanciulli idrocefali si usano 15 gr. di fiori d'arnica in 90 gr. di aceto bollente e 150 gr. di acqua pure bol-
Aro
Arum maculatum, L.
TAV. 1 N. 6
Asparago
Asparagus officinalis, L.
DESCRIZIONE: Pianta erbacea perenne che ci d in
primavera il noto eccellente ortaggio. Della famiglia delle
liliacee, qua e l inselvatichito, ma pi comunemente coltivato. La radice ha propriet diuretica, calmante del cuore.
Si fa il decotto con 50 gr. di radici in 1 litro di acqua da
prenderne tre bicchieri al giorno tra i pasti. Questo decotto pure indicato nell'idropisia e nella pinguedine.
Assenzio
Avena
Avena sativa, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (60-120 cm.); foglie lineari piane; pannocchia grande, ramosa in tutti i sensi;
spighette biflore, aristate; gemette glabre. H: coltivata. P:
i semi. R: a maturit. F: Graminacee.
I semi sono nutritivi, aumentano le forze vitali, sono
antiemorroidali e rinfrescanti. Contro le costipazioni ed
emorroidi si prendono ogni mattina due o tre tazze di
caff preparato con avena torrefatta. Contro l'idropisia
ribelle si usa il decotto di un litro di avena in 2 litri
d'acqua fino a ridurla a 1 litro che si beve tutto durante
il giorno. Per catarri di petto, nelle infiammazioni del
tubo digerente, delle vie urinarie, nei calcoli vescicali e
nella renella si fa il decotto di avena mondata in dose di
25-30 gr. in 11/2 di acqua fino a ridurla a un litro. Si beve
in giornata tra i pasti. Anche la farina di avena cotta bene
nell'acqua con un po' di burro riesce eccellente e nutritiva
minestra per gli anemici, deboli, vecchi, per le nutrici e
per i convalescenti di malattie contagiose.
Con una manata di paglia d'avena, ben tritata, messa
a bollire per 25-30 minuti in un litro d'acqua si ottiene
una bevanda ottima contro gli acidi urici cagionanti la
gotta, la podagra, l'artrite, la calcolosi e la renella. Se ne
bevono 2-3 bicchieri al giorno. In ogni cura per bisogna
procedere con fiducia e costanza!
Barbaforte
Cochlearia armoracia, L.
Barbabietola
Beta vulgaris, L,
Bardana
Lappa maior, Gaertn.
Nomi DIALETTALI: Petolara, Baldana, Slavacioni,
ecc.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, striato, ramoso
(100-150 cm.); foglie grandi, cuoriformi, quasi tomentose
di sotto, tutte piciolate; capolini rosei, grandi tutti in
racemo basso cuoriforme; squame involucrali tutte pi
lunghe dei fiori; disco epigino con orlo ondulato. H: assai
comune vicino alle case, negl'incolti, lungo le strade, presso depositi di rifiuti. P: la radice e le foglie. R: autunno e
primavera per le radice, per le foglie in pieno sviluppo. F.
Composte.
La Bardana, usata da tutti i medici e farmacisti fino
avanti mezzo secolo, ha propriet sudorifere, diuretiche,
depurative e cicatrizzanti. Il decotto di radice in dose di
60 gr. in i litro d'acqua, fino a ridurlo a met purificante, risolvente, rinfrescante; giova quindi come sudorifero,
nei disturbi d'orinazione, nelle ulceri, nella gotta, nella
podagra, nell'artrite, nella pietra e nella renella: giova
ancora nei catarri polmonari, e in tutte le malattie della
pelle. Con le foglie fresche pestate, unite a chiaro d'uovo,
si fanno impacchi sulle piaghe, sui tumori vecchi, geloni,
nodi emorroidali, indurimenti e ferite. Si possono adoperare anche le foglie secche, polverizzate, ma in dose alquanto
pi elevata. Il sapone si prepara pestando radici e foglie,
che si cuociono nel burro, filtrando il ricavato. E indicatissimo nelle scottature. La tisana si prepara con 25 gr. di
radici in '/2 litro di acqua. risolutivo efficace ai bambini
colpiti da rosolia, dandone a bere un cucchiaino ogni 5
minuti. In due ore la eruzione completa, e il bambino,
tenendolo ben caldo, in tre giorni guarito. Un empiastro
ben caldo di foglie cotte nel latte fa cessare i dolori locali
ordinari, risana in breve le ferite, i tumori, le emorroidi,
le croste lattee e la tigna.
Per le ulceri (vene) varicose delle gambe, si unisce a
un mezzo bicchiere di succo di foglie mezzo bicchiere di
olio d'olivo; si agita fortemente fino a renderlo a consistenza d'unguento; si applica all'ulcera con una fascia di
cotone trasparente, ricoprendo con una foglia fresca di
bardana.
Mezzo per far crescere i capelli. In un litro di acqua si
aggiungano tre litri di aceto; vi si cuocia insieme il quanti-
Basilico
(Basalic)
Ocymum basilicum,
Questa labiata, perch coltivata negli orti, abbastanza conosciuta, senza dover farne la descrizione. pianticella molto aromatica, anche dopo l'essiccazione; oltre essere
ornamentale e servire quale condimento nella confezione di diversi cibi, ha pure virt medicinali stimolanti e
stupefacenti. Si usa l'infuso di 10 gr. di foglie in un litro
d'acqua contro la tosse, nel vomito, nella dispepsia nervosa, e quale
gargarizzante nell'angina. Il succo giova nel
male d'orecchia, inzuppando dell'ovatta con alcune gocce.
Il decotto usasi esternamente nelle screpolature. Il sapone
composto di grasso di maiale e di succo di basilico, serve
per le labbra e per i capezzoli feriti. Con l'olio essenziale si
fanno frizioni contro la caduta dei capelli e nelle paralisi.
Per eccitare lo scolo soppresso dal naso si fiuta la polvere.
Beccabunga
Veronica beccabunga, L.
Belladonna
Atropa belladonna, L.
Betonica
DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-60 cm.); foglie inferiori lungamente picciolate, ovato-bislunghe; brattee ovato-mucronate; spiga bislunga, speronata alla base; calice
pi o meno peloso, non reticolato, venoso; corolla porporina o bianca. H: nelle radure, luoghi erbosi e incolti, ai
margini dei boschi. P: tutta la pianta. R: durante la fioritura. F: Labiate.
Le foglie giovani e i germogli cotti nell'acqua salata
danno un cibo saporito. Le foglie secche in dose di 8-10
gr. in 1/2 litro d'acqua offrono un th pettorale risolvente i
catarri. Sono bens amare e sgradite, ma giovano assai
nello sputo di sangue, nella debolezza di nervi e nei disturbi di respirazione. La pianta, cotta nel vino, serve, per uso
esterno, a medicare ulceri varicose e piaghe infette. La
radice purgativa.
Betulla
Betula alba,
TAV. 3 N. 17
Biancospino
Crataegus oxjacantha, L.
NOMI DIALETTALI: Marendelr, Brugnolr, Piratolr,
Amperlr, Perletn, ecc.
DESCRIZIONE: Da cratos = forza e agem = condurre. Arbusto con rami spinosi; foglie coriacee, fatte a ventaglio e pennatifide con 3-5 lobi inciso dentati; fiori bianchi
o rosei in corimbo di pochi fiori; peduncoli glabri, sepali
glabri ovati; petali obovati, quasi tondi; stili 1-2; frutto
piccolo bloboso, quasi rosso corallo. H: nelle macchie e
nelle siepi dalla pianura alla montagna. P: sommit in
fioritura. R: in principio della sbocciatura dei fiori. F:
Rosacee.
Il th dei fiori prezioso tonico del cuore. Dose: un
buon pizzico in una tazza d'acqua da prendersi 2-3 volte il
d. La tintura cardiotonica per le persone a sistema
nervoso molto debole (15-20 gocce al giorno); come antispasmodico, nelle vertigini e nell'insonnia si pu arrivare
fino a 40 gocce, da prendere prima di coricarsi. Il biancospino pure rimedio specifico contro l'angina.
Billeri
Cardamine amara et pratensis, L,
DESCRIZIONE: Cardamine amara: fusto eretto, ascendente, angoloso (20-50 cm.); foglie pennate tutte, a foglioline
osavate, o bislunghe sinuate, o dentato-angolose, la
terminale un poco pi grande; petali bianchi, raramente
violetti, lunghi 3 volte il calice; silique lineari strette.
Cardamine pratensis: rizoma corto, fusto eretto
(30-40 cm.); foglie basali pennate, tondo-ovate; la pi
grande terminale reniforme; fiori lilla a corimbo corto;
petali lunghi il triplo del calice. H: la prima lungo i fossi
e le sorgenti; la seconda nei prati umidi, paludosi. P:
tutta la pianta. R: dopo la fioritura. F: Crocifere.
Il succo Succus herbae Cardaminis S. Nasturtii pratensis aperitivo, impedisce la decomposizione degli
umori, migliora le funzioni del basso ventre, e si usa nelle
idropi, nello scorbuto e nelle eruzioni cutanee. Dose: da
15-30 gr. da solo o con acqua.
Biondella
(Centaurea minore)
Bistorta
Polygonum bistorta, L
Bonaga
(Ononide )
Ononis spinosa, L. TAV. 6 - N. 41
NOMI DIALETTALI: Malaighe, Bunaga, Bonaghe,
Binaghe.
DESCRIZIONE: Fusto prostrato o eretto, vellutato da
una parte, spinoso (20-60 cm.); foglie ovali bislunghe,
ottuse, dentate; fiori ascellari a coppie o solitari, rosei;
lacinie del calice lanceolato lineari acuminate; legume ovalo-eretto; semi tubercoloso-scabri. H: pascoli aridi, sui
margini delle strade fino alla zona subalpina. P: le foglie e
il fittone. R: estate. F: Leguminose.
Il decotto del fittone da 20-25 gr. in 1 litro di acqua,
fino a renderlo un terzo, si prescrive in tutte le infiammazioni delle vie respiratorie, urinarie, nelle cistiti e nella
gotta. Essendo fortemente diuretico si usa con buon effetto nelle idropisie, nelle emorroidi e nei calcoli renali e
vescicali. Per i medesimi mali si adoperano le foglie e i
fiori, ma in modo pi blando.
Borrana
Borrago officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto grossetto, eretto (20-40 cm.);
foglie grandi ovali o ellittiche, ristrette in lungo picciolo,
le superiori bislunghe; racemo foglioso alla base; corolla
celeste, piana, rotata. H: campi asciutti, siepi, nei ruderi.
P: la pianta. R: in fioritura. F: Borrinacee.
Il the si prepara con 15-20 gr. di foglie, preferibilmente fresche, in 1 litro di acqua bollente. Giova nei
reumatismi, provocando traspirazione e per curare le tossi; come sudorifera, diuretica, emolliente e depurativa si
prescrive il decotto (da 50-100 gr. in 1 litro d'acqua) da
prendersi molto caldo nelle infiammazioni polmonari, nella nefrite, nelle febbri esantemiche (rosolia, scarlattina,
vaiolo) come pure nelle malattie della pelle. Come depurativo si cuoce la pianta nel vino che si beve a bicchierini.
Borsapastore
BOSSO
Buxus sempervirens, L,
Brionia
Bryonia dioica, Iacq.
NOMI DIALETTALI: Zucra selvadega, Zucra mata.
DESCRIZIONE: Fusti gracili, erbacei, angolosi, rampicanti (2-3 m.); foglie picciolate, ruvide, palmatoquinquelobe e lobisinuato dentate, le superiori pi lunghe e pi
acute; fiori in racemi ascellari con brevi peduncoli; calici
pi corti della corolla; bacca rossa piccola. H: nelle siepi
e negli avallamenti riparati e caldi. P: la radice. R: terminata la vegetazione. F: Cucurbitacee.
Questa pianta velenosa deve usarsi con molta discrezione. La radice per essere molto grossa, deve essere tagliata a fette per ottenere pi facilmente l'essiccazione:
potente vomitivo, purgativo, diuretico, antireumatico. Per
dissipare tumori, umori freddi, glandole sono ottimo rimedio le frizioni fatte con la radice fresca raschiata. Nei dolori
reumatici si applica la polpa fresca di questa radice. Nelle
congestioni, nelle bronchiti, pleuriti, grippe, epilessia, artrite e quale purgativo si usa l'infusione di 8 gr. di polvere
di radice in 1 litro di acqua. Il vino di Brionia si ottiene
con 60 gr. di radici poste a macero per 24 ore in un litro
di vino. Se ne prendono 2 cucchiai prima del pranzo e
della cena quale diuretico e lassativo nella cura dell'idropisia. La radice fresca pestata e cotta col sego rimedio
efficace contro la rogna. Quattro o sei frizioni bastano per
ottenere la guarigione. Attenzione per l'uso interno, essendo potente veleno.
Brunella
Brunella vulgaris, L.
Buglossa
Anchusa officinalis, L.
DESCRIZIONE: Foglie lanceolate, le superiori dilatate
alla base; fusto eretto (30-50 cm.); calice 5-fido; corolla
porpora-violacea con tubo quasi uguale al lembo e squame vellutate; stima unico smarginato; carpelli acuti. H:
nei campi e nei luoghi incolti.
Questa pianta ha le stesse qualit della Borrana.
Calamo aromatico
Acorus calamus, L,
DESCRIZIONE: Erba perenne alta da 50 cm. a un
metro con rizoma grosso, cilindrico, orizzontale; foglie
alterne, lunghe da 20 a 50 cm. ensiformi, guainanti, fusto
la capsula con due o tre semi ovati. H: nei fossi e nelle
paludi, specialmente nella valle del Po. P: il rizoma. R:
primavera e autunno. F: Aracee.
Il rizoma aromatico-stimolante, tonico e febbrifugo
e si usa nei catarri gastro-enterici, nella cattiva digestione,
florifero triangolare; fiori piccoli verdastri; frutto a picconelle febbri intermittenti, nell'acidit di stomaco, negli
ingorghi renali e nelle palpitazioni di cuore. Si fa il decotto del rizoma tagliato a pezzettini. Da 15 a 25 gr. in 500
di acqua o vino. usato anche per rischiarare la voce e
per bagni o lozioni ai bambini rachitici o scrofolosi.
Calendola
Calendula officinalis, L. TAV, 9 N. 64
DESCRIZIONE: Pianta glandolosa-pubescente; fusto
angoloso, lanceolato eretto (20-50 cm.); foglie inferiori
bislungo-spatolate, le superiori lanceolato-cuoriformi abbraccianti;
capolini grandi aranciati con linguette lunghe
il triplo dell'invoglio; acheni tutti con margine intero,
tutti curvati. H: pianta assai rara o coltivata. P: la pianta
intera. F: Composte.
Foglie e fiori sono sudoriferi, aperitivi. Si usa l'infuso
di 30-40 gr. in 1 litro d'acqua nei disturbi di ventricolo,
della matrice, per ristabilire i mestrui impediti da debolezza. Il succo (1/2-1 gr.) si adopera nei cancri della pelle,
nelle ulceri, nelle scrofole e nell'emorroidi. Da notarsi:
se alla mattina i fiori non si aprono, segno di pioggia.
Camedrio
Teucrium Chamaedris, L.
DESCRIZIONE: Pianta pubescente; fusto molto ramoso dalla base (10-12 cm.) ; foglie ovali od ovali-lanceolate,
brevemente picciolate, pubescenti doppiamente dentate;
fiori in racemo foglioso; calice rossastro pubescente; corolla porporina a lobo mediano concavo, obovato, cuneiforme. H: luoghi incolti sassosi, sui muri dei campi, nei
luoghi secchi e ben esposti. P: l'intiera pianta. R: maggio,
giugno. F: Labiate.
Questa graziosa pianticella, detta anche Querciola,
ha propriet stomachiche e digestive. Si fa l'infuso di 15
gr. di foglie e sommit fiorite in 1 litro d'acqua. Se ne
prendono 4 tazzine al giorno nell'inappetenza, nei mali di
stomaco e nei disturbi intestinali.
Camedrio alpino
TAV. 10 N, 73
DESCRIZIONE: Fusti frutticosi, ramosissimi, prostrati
(10-20 cm.); foglie ellittico-bislunghe, profondamente crenate, ottuse, picciolate, bianco-argentine di sotto; stipole
lineari; fiori bianchi, grandi, solitari; petali ordinariamente 8,
lunghi il doppio dei sepali; carpelli con lungo stilo
piumoso. H: abbondante da formare veri tappeti sui ciglioni e pascoli della zona subalpina e alpina. P: le foglie
e le sommit. R: settembre. F: Rosacee.
Anche questa simpatica pianticella delle nostre Alpi
assai preziosa per le sue virt cardiotoniche, diuretiche e
astringenti. Si fa l'infuso di 20 gr. di foglie in 1 litro
d'acqua per rinforzare il cuore, per pulire il capo e facilitare
l'orinazione.
Camomilla
Matricaria chamomilla, L.
Cambiare i fiori ogni anno: diversamente perderebbero della loro virt terapeutica.
Campanelline
Leucoyum vernum, L. TAV. 10 - N. 71
DESCRIZIONE: Scapo eretto, cavo (20-40 cm.); foglie
lineari, ottuse; fiore unico terminale bianco in cima, verdognolo; segmenti allungati; stilo a forma di clava. H:
prati umidi di monte. P: il bulbo. F: Liliacee.
Si usa il bulbo in piccole dosi come vomitivo; esternamente si applica alla gola, dopo esser stato in composta
nell'aceto, per fare scomparire il gozzo.
Canapa acquatica
Eupatorium cannabinum, L.
DESCRIZIONE: Pianta erbacea, perenne con fusto eretto alto 60-170 cm. rossiccio, striato con foglie opposte,.
picciolate e infiorescenza composta di numerosi capolini a
fiori rossi o bianchi. H: comune nei boschi umidi, nei
fossi e nelle paludi. P: sommit fiorite, foglie e radici. R:
le radici in primavera, le foglie e le sommit in principio
di fioritura. F: Composte.
La radice un ottimo purgante, come il rabarbaro,
senza produrre coliche o debolezza. Le foglie hanno azione tonica e si fa il th o decotto di 30-60 gr. in 1 litro di
acqua nelle debolezze generali, nell'anemia, nella clorosi e
nelle cattive digestioni. Esse sono toniche, aperitive, stimolanti e purgative e danno buoni risultati nelle idropisie,
nei catarri cronici e negli ingorghi di fegato e di milza.
Come purgante la radice tagliuzzata nella dose di
30-60 gr. si mette a macero in 1 litro di vino: un bicchiere la mattina a digiuno.
Canna
Arundo Donax L.
DESCRIZIONE: Pianta selvatica, comune lungo i fiumi, nei luoghi umidi, sabbiosi, nei parchi da tutti conosciuta per gli usi quale sostegno alle piante di ortaggio, o per
cancelli, o bastoni da pesca, ecc.
Il suo rizoma sotterraneo medicinale quale sudorifero e diuretico. Si usa il decotto di 40-60 gr. in 1 litro
d'acqua che si beve a piccole tazze 5-6 volte al giorno.
Capelvenere
Caprifoglio
(Madreselva)
Lonicera Caprifolium, L.
DESCRIZIONE: Fusti volubili pubescenti nei rami giovani; foglie caduche, un po' coriacee, ellittiche, quasi tonde; fiori porporini o bianco-giallastri verticillati; un capolino terminale
sessile; corolla con labbro superiore a 4 lobi,lungo appena 1/3 di essa; bacche
ovali rosse. H: nei boschi riparati e caldi della zona submontana; pianta
piuttosto rara. P: foglie e fiori. F: Caprifogliacee.
Le foglie e i fiori sono sudoriferi e diuretici. Si fa
l'infuso con un pizzico in una tazza di acqua. E gustoso e
si presta quale collutorio nelle infiammazioni della bocca
e
delle fauci. La corteccia ha azione pi forte e si usa in
decozione di 25-50 gr. in 1 litro d'acqua nella gotta, nell'itterizia, nella renella, negl'ingorghi di fegato e di milza. Al
decotto si pu sostituire la macerazione di 1 litro di vino
bianco in 150 gr. di corteccia.
Carciofo
Cynara Scolymus, L.
DESCRIZIONE: Pianta da tutti conosciuta, della famiglia delle Composte e
coltivata negli orti. Oltre servire quale insalata, esso ha pure virt
medicinale per il ferro e tannino che contiene e si usa quale astringente,
tonico e diuretico. Si prescrive il decotto di radici (20 gr. in 100 gr.
di acqua) contro la gotta, artrite, reumatismi, idropisia e renella. Mangiato
crudo (4-6 al giorno) giova contro le diarree ostinate. Il carciofo per,
mangiato crudo, e di difficile digestione. Il fiore coagula il latte.
Cardo santo
Cnicus benedictus, L. TAV. 2 - N. 13
DESCRIZIONE: Pianta annua, erbacea; fusto eretto,
angoloso con rami divaricati (30-100 cm.) ; foglie alterne,pubescenti,
biancastre con nervature sporgenti, sinuato-dentati
con lobi picciolate, le inferiori bislunghe, le fiorali piu' lunghe dei
capolini;i capolini giallicci con involucro conico-campanulato; ricettacolo
pianocon poli molto lunghi e aderenti. H: da noi molto raro in alta montagna
(Stelvio). P: tutta la pianta. F: Composte.
Questa pianta si adopera nelle difficili digestioni, nei
catarri bronchiali cronici e nelle malattie della vena porta.
Dose: il decotto di 5-15 gr. in 1 litro d'acqua. E' pure
febbrifugo, e giova nelle diarree e atonia gastrica, come
pure nell'itterizia.
Cariofillata
Geum urbanum, L.
TAV. 9 N. 67
Carlina
Carlina acaulis, L.
Carota
(Rave zalde)
Daucus carota, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, un po' ramoso, striato e
glabro da 10 a 60 cm.; foglie bipennatosette, a segmenti
ovali, inciso dentati; infiorescenza a ombrella composta;
fiori bianchi, raramente rosei o giallicci. H: da noi coltivata. P: le radici. F: Ombrellifere.
La radice ha propriet emollienti, risolutive, diuretiche e antisettiche. Si prescrive il succo (1 bicchiere diluito
in due bicchieri d'acqua), da prendersi a caldo in 4-5 volte
al giorno nelle irritazioni dello stomaco e del duodeno,nell'itterizia,
nella perdita della voce, nelle tossi ribelli,
nella renella, nei raffreddori di petto e nelle malattie della
pelle dei bambini. Le foglie si applicano con esito buono
sui panerecci e nell'erisipola.
Carpino
Carpinus betulus, L
Castagno
Castanea vesca, Gaertn.
DESCRIZIONE: Pianta ad alto fusto ramoso, con foglie bislunghe e lanceolate, acuminate, coriacee, grandi,
con la punta superiore glabra e lucida; frutto bruno-lucente a larga base biancastra. H: ordinariamente nei terreni
freschi e ricchi di silice. P: le foglie. R: in pieno sviluppo.
F: Cupulifere.
Le foglie di castagno sono raccomandate in infusione
nella cura della dissenteria e tosse convulsiva: una manata
in 1 litro d'acqua.
Castagno d'India
Aesculus Ippocastanus, L.
DESCRIZIONE: Albero ad alto fusto con chioma ovale; foglie
opposte, lungamente picciolate, composte, palmato-digitate, con sette foglioline spatolate, acute, doppiamente dentate; fiori bianco-rosei a pannocchia; calice campanulato con petali distesi, pubescenti; stami declinati e
curvi. H: coltivato quale pianta ornamentale dei viali. P: i
frutti e la corteccia. F: Ippocastanacee.
Tanto la corteccia, specialmente dei rami giovani,
come il frutto, sono astringenti, antispasmodici e ottimi
vaso-costrittori delle vene superficiali riducendole, se dilatate, allo stato normale. Dose: 60-70 gr. di corteccia in 1
litro d'acqua o nel vino bianco in macerazione. Se ne beve
1/2 bicchiere per volta.
L'estratto delle castagne serve contro l'emorroidi,
contro le mestruazioni troppo durature, come pure contro
i geloni, prurigine, reumatismi, facendo fregagioni, pennellature o lavaggi. Il decotto delle foglie preso in piccole
dosi giova assai nella tosse canina dei bambini.
Cavolo
Brassica oleracea, L.
Pianta abbastanza nota per essere dispensato a farne
la descrizione. Per la quantit abbondante di minerali che
il Cavolo contiene, cibo assai rinforzante pi delle Spinacee, del Pomodoro e della Carota. Contenendo molto zolfo, la sua acqua, dopo la cottura, ottimo rimedio nelle
malattie della pelle, applicando compresse o facendo lavature, o bevendone un paio di bicchieri al giorno. Quest'acqua pure giovevole nella tosse, raucedine, raffreddori di
petto e bronchite. Con le foglie si ottengono eccellenti
effetti nella cura delle ulceri varicose. La cura si fa in
questo modo: si lavano bene le foglie, togliendo con una
forbice le nervature pi grosse; indi si comprimono con
una bottiglia o con un cilindro di legno, senza lacerarle,
mettendole poi a macerare per qualche ora nell'acqua borica. Pulita la pelle, si sovrappone una o due di dette foglie
sulla piaga che si copre con una garza e si ferma con una
fascia. L'applicazione si ripete due volte al giorno con
grande sollievo dell'ammalato, e la piaga in poco tempo si
chiude. Queste applicazioni (3-4 foglie cambiate 3-4 volte
al giorno) portano buoni risultati anche nei dolori reumatici,
nelle nevralgie facciali, nei raffreddori di testa o di
naso, nella pleurite, nella risipola, applicando le foglie,
cucite insieme, sulla parte dolorante.
Celidonia
Chelidonium maius, L.
grande trilobo; fiori gialli in ombrelle terminali. H: comune tra i ruderi, le siepi, vicino alle abitazioni. P: l'intera
pianta e il lattice. F: Papaveracee.
L'estratto fluido in dose di gr. 0,5 a 2 si usa nella
gotta, nell'idropisia, nel cancro, se non per la cura diretta,
per arrestare il male e per lenimento. Il lattice per uso
esterno efficace contro i calli, i porri e le verruche.
Chenopodio
Chenopodium bonus Henricus, L.
Nomi DIALETTALI: Spinazzi de mont, Calai, Comde, ecc.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso, solcato (10-80
cm.); foglie verdi farinose, triangolari astate o saettiformi,
intere od ondose nei margini; fiori in racemi brevi, nudi,
in pannocchia terminale a spiga, fogliosa solo alla base.
H: nei prati grassi di montagna, attorno alle stalle e alle
cascine di monte. P: foglie e sommit. F: Chenopodiacee.
Questa pianta, oltre che somministrare una buona
insalata e servire di appresso, preparata come le spinacce,
viene adoperata come cataplasma da applicarsi sulle ferite
e sulle piaghe. Il Mattioli prescrive il succo contro la
rogna, lisciando e pulendo la pelle.
Ciclamino
TAV. 3 N. 21
Cicoria selvatica
Cichorium intybus, L.
Cicuta rossa
DESCRIZIONE: Pianta spesso rossiccia, peloso-glandolosa, fetida; foglie opposte, palmatosette a 3-5 lacinie picciolettate trifide, pennatifido-incise; sepali ovali lanceolati; petali lunghi il doppio del calice, rossi o rosei, cuneiformi. H: comune nei luoghi ombrosi dalla pianura alla zona
subalpina. P: tutta la pianta. R: in autunno prima della
disseccazione. F: Geraniacee.
La pianta si dissecca all'ombra, sospesa in aria a
mazzetti. Possiede buone qualit astringenti, vulnerarie,
risolutive. Si prende il decotto al 60 per 1000 nell'angina,
nelle emorragie e diarree.
Le foglie fresche schiacciate in un pannolino e applicate a ferite, tagli, punture, piaghe, le guariscono presto.
Questa pianta salutare, che sembra avere anche azione
radioattiva, si usa con buon esito nelle infiammazioni degli occhi, della gola, dei denti, nei dolori nevralgici della
faccia e dei piedi. A tal uopo si fa l'impacco della pianta
fresca, contusa. Viene quindi adoperata ordinariamente
per uso esterno; presa interamente per dolori di stomaco e
di reni si usa sempre mescolata con il vino.
Cinquefoglio
Pontentilla reptans, L.
TAV. 5 - N. 33
DESCRIZIONE: Fusti lunghi (20-60 cm.), gracili, prostrato-radicanti; foglie quinate, lungamente picciolate; foglioline obovate lungamente seghettate nei 2 terzi superiori;
stipole lanceolate intiere; fiori gialli (2-3 cm.) pentametri, ascellari con peduncoli uguali alle foglie o pi lunghi;
tarbelli tubercolosi. H: sui margini delle strade e dei campi. P: tutta la pianta. F: Rosacee:
L'infuso giova contro la dissenteria, diarrea, colerina
e febbre intermittente. Le radici cotte nel vino servono
nell'emorragia e sputo di sangue.
Dose: 30-40 gr. in 1 litro d'acqua.
Cipolla
Allium cepa, L.
Cipresso
Cupressus sempervirens, L.
Anche questa nobile e magnifica pianta della famiglia delle Conifere, oltre che essere ornamentale e preziosa per il suo legno duro e persistente, fu riconosciuta fin
dall'antichit come medicinale potentemente astringente
e sudorifera. Si usa il decotto della scorza dei rami
giovani o dei frutti (noci) in dose di 20-40 gr. in 1 litro
d'acqua. fortemente diuretico, astringente, sudorifero,
da usarsi a tazze nel reumatismo cronico, nelle febbri
intermittenti, e per uso esterno quale lavaggio o applicazione nelle emorroidi, nelle varici, nella menopausa, nelle
metrorragie. L'infuso prolungato delle foglie nell'alcool,
diluito con acqua d una lavanda detersiva e cicatrizzante.
Coclearia
Cochlearia officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-30 cm.); foglie inferiori picciolate con lamina quasi tonda, concava, le superiori cuoriformi-ovate dentate; fiori bianchi a corimbo, in
cima a corti fusticelli; pedicelli uguali alle siliquette o
pi lunghi. H: qua e l nei boschi umidi, vicino alle acque,
associato ordinariamente al Crescione. P: tutta la pianta.
F: Crocifere.
La pianta contusa esala un odore irritante che fa
ricordare quello della Senapa. assai apprezzata come
antiscorbutica. Si usa il succo fresco da 50-100 gr. Si
adopera pure solo o con acqua, quale gargarismo, per mal
di bocca e di denti, come pure per applicazione sulle
ferite.
Coda cavallina
Equisetum arvense, L. TAV. 6 - N. 48
Nomi DIALETTALI: Camonzina, Pecii, Coa de caval,
Rasparla, Coa de sghirlat, Couda dal giat.
DESCRIZIONE: Fusti fertili, precoci, semplici che periscono dopo la maturit delle spore, con guaine quasi imbutiformi a 9 denti lanceolati; fusti sterili verdi, con rami
tetragoni. H: comune nei luoghi umidi, nei campi morbidi, lungo le linee ferroviarie. P: tutta la pianta. R: in
pieno sviluppo. F: Equisetacee.
L'. Herba equisetis minoris facilita l'orinazione, giova contro l'idropisia, purifica il sangue, lo stomaco, la
Esso purifica lo stomaco, sconduce le orine, producendovescica. Si prepara il the con 4-6 gr. in 1/2 litro di acqua.
ne in abbondanza, ristagna le perdite di sangue e le
emorragie.
Il decotto serve per impacchi e lavaggi nelle piaghe
marcescenti, nei tumori cancrenosi, nelle fratture e nella
carie ossea. Gettando una manata di gambi in un recipiente di acqua bollente, si ottengono vapori utili per crampi
di vescica, cistite e difficolt d'orinare. Occorre per sedervi sopra in modo che il vapore circondi il basso ventre, e
impedendo con una coperta che il vapore possa sfuggire.
Esso ha un'azione speciale anche sull'acido urico. Conviene
per che la pianta' si rinnovi ogni anno. Da notarsi, infine,
che le odierne cave di carbone sono costituite in gran
parte dall'Equiseto marcito.
Colchicho
Colchichum autumnale, L. TAV. 6 - N. 43
NOMI DIALETTALI: Fior de l'autun, Fior del ligr,
Fior della mort, Gili mati, Ai mat, Lumate, Fior da la
no.
DESCRIZIONE: Foglie larghe, lanceolate o bislunghe
(20-30 cm.) che spuntano in primavera, mentre i fiori
compariscono in autunno; perigonio con lembo circa 1
terzo del tubo, a lacinie erette, bislunghe o lanceolate,
ottuse, tutte screziate con 15-20 vene longitudinali ondulate. H: comune nei prati umidi di collina e di montagna.
P: semi e bulbo. R: i semi quando si apre la capsula, e i
bulbi in ottobre. F: Gigliacee.
Questa pianta ha propriet diuretiche, narcotiche e
drastiche e serve a formare dei preparati contro la gotta e
i reumatismi. Essendo pianta velenosissima, tanto per le
persone che per il bestiame, meglio lasciarla manipolare
dai chimici e dai farmacisti, e avvertire i bambini e i
pastori che non manipolino tale pianta. In caso di avvelenamento, si adoperino vomitivi e la respirazione artificiale.
TAV. 7 - N. 53
Consolida maggiore
Symphytum officinale, L.
TAV. 11 N. 82
Consolida regale
Delphinium consolida, L.
Nomi DIALETTALI Speranzine, Speroni de caval,
Rpe,
Coreggiola
( Centinodia)
Polygonum aviculare, L.
DESCRIZIONE: Fusti prostrati (10-50 cm.); foglie lineari lanceolate; guaine laciniate all'apice; fiori 2-4 all'ascella delle fogliette achenio opaco, con le facce pi o
meno scavate, granelloso-striate in senso longitudinale.
H: comune lungo le strade, negli orti, nelle piazze selciate
incolte. P: tutta la pianta. R: durante e dopo la fioritura.
F: Poligonacee.
Questa pianta preziosa usata fin dai tempi pi remoti, ha azione astringente, disciogliente e depurativa. Il the
di questa pianta assai raccomandato dal Kneipp nella
colica, nell'emottisi di qualunque sorte, nel mal della pietra schiacciando ed espellendo i calcoli, nei disturbi di
reni e di vescica. Questo the purifica la milza, il petto e lo
stomaco. Se ne bevono 2-3 tazze al giorno. Sulle piaghe,
tumori, ulceri si pu usare la pianta fresca pestata o il
decotto (50-60 gr. in 1 litro d'acqua). La pianta cotta nel
vino usata con ottimo successo nella diarrea, nelle mestruazioni sovrabbondanti, nei fiori bianchi, nel bruciore
d'orinare.
Corniolo
Cornus mas, L.
Crespino
Berberis vulgaris, L.
NOMI DIALETTALI: Crespin, Spini de croseta, Spino
de grssole, Crespi, Scarp.
DESCRIZIONE: Fruttice; foglie oblungate od ovate,
seghettato-cigliate, in fascetti nell'ascella di una spina 5-3
partita; racemi sostenuti da peduncoli lunghetti e a molti
fiori gialli con 6 sepali, 6 petali e 6 stami; la bacca
rossastra allungata. H: comune in mezzo alle siepi, lungo
le strade e nei boschi cedui. P: foglie, germogli, bacche e
corteccia. F: Berberidacee.
Foglie e germogli giovani si mangiano in insalata e si
cuociono nella minestra. Le bacche servono per far bibite
rinfrescanti. Cotte con miele o zucchero, giovano come
aperitivo, promuovono l'orina e favoriscono l'appetito.
Non devono usarne i sofferenti di ventricolo, d'asma e di
ventosit. Il succo delle bacche somministra un buon aceto.
Un litro di questo succo sufficiente per cambiare in aceto
100 litri di vino buono, se lasciato per alcuni giorni al
caldo. La corteccia interna, specialmente quella della radice, cotta o scottante, rinforza depurando; quindi si usa nei
mali di fegato, itterizia, costipazione, mal di reni e degli
organi secretori l'orina, nella colica renale. Si fa il th in
dose di 40 gr. in 1 litro d'acqua.
Dente di leone
Leontodon Taraxaci, L. TAV. 7 - N. 55
NOMI DIALETTALI: Denti de cagn, Dentinciagn, Zicoria, ecc.
DESCRIZIONE: Rizoma troncato; foglie tutte basali in
rosetta, lanceolate dentate o pennatosette con lacinie strette intere; capolini grandetti gialli, terminali a steli radicanti, dilatati in alto; foglie involucrali e sommit del peduncolo irsuti di peli; acheni pi corti del pappo che niveo.
H: comune nei prati, lungo le strade e luoghi erbosi fino
alla zona alpina. P: pianta e radici. R: le radici in autunno. F: Composte.
Le foglie e le radici sono buona insalata, anche se
cotte come le Spinacce; i bottoni dei fiori, posti in aceto,
sono succedanei ai capperi, come pure le radici tostate
sono succedanee al caff. Questa pianta ha quasi le identiche propriet della Cicoria selvatica. Come depurativa si
pu fare la cura primaverile per 3-4 settimane con dieta
ragionevole, moto e aria.
Vedi: Cicoria selvatica.
Digitale
Digitalis purpurea, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (60-120 cm.); foglie tomentose, specialmente di sotto, crenulato-dentate; lobi del
calice ovali ottusi; corolla rossa porporina, talora volgente
al bianco, punteggiata. H: da noi coltivata negli orti. P: le
foglie. F: Scrofulariacee.
Quantunque pianta velenosa, essa possiede un'azione
benefica regolatrice del cuore. Dovendo ritirare la droga
dai farmacisti e dietro prescrizione medica, m'astengo dal
dettare le dosi, per evitare gravi inconvenienti. Noto qui
di passaggio che da noi si trova in buona quantit la specie
consimile con fiori giallo-chiari, con foglie e fiori pi piccoli, la Digitalis lutea, L. Essa contiene poco digitalina e
cresce nei boschi cedui dalla zona collina alla subalpina.
Dulcamara
Solanum dulcamara, L.
Nomi DIALETTALI: Zucamara, Amar e dolz, Dolciana, ecc.
DESCRIZIONE: Pianta inerme; fusto legnoso, sarmentoso, cilindrico (50-150 cm.); foglie cuoriformi-ovate,
spesso con orecchiette alla base; fiori violetti in cime
estrascellari; bacche piccole, ovate e rosse. H: frequente
nei luoghi umidi, fra i cespugli ombrosi, lungo i rivi. P: la
corteccia e i gambi giovani. F: Solanacee.
La Dulcamara gode fin dall'antichit fama di depurativo, diuretico e sudorifero. Si usa l'infuso di 20 gr. in 1
litro di acqua bollente nei catarri polmonari cronici, nei
dolori reumatici, nella sifilide e nelle malattie della pelle.
Nei foruncoli, nei tumori, nei reumatismi e nell'eczema si
bolliscono insieme 4 manate di foglie e sommit fiorite,
125 gr. di farina di lino, 200 gr. di sugna e 1000 gr. di
vino rosso. La bollitura si protrae sino a consistenza e si
applica sulla parte malata.
Ebbio
Sambucus ebulus, L.
NOMI DIALETTALI: Sambuch salvadegh, Sambughi
mati, Eglo.
DESCRIZIONE: Fusto erbaceo, eretto (50-150 cm.);
foglie grandi pennatosette con 5-9 segmenti acuminati,
seghettati; stipole fogliacee, seghettate; fiori bianchi tutti
pedicellati; bacche globose, nere con succo color rosso
sangue. H: nei margini dei boschi, dei terreni incolti e
lungo le rive dei fossi. P: foglie, frutti e corteccia della
radice. R: foglie e frutti a maturit; la corteccia in autunno. F: Caprifogliacee.
Il Roob Ebuli si prepara come il Roob sambuci (vedi: Sambuco) ed diuretico, urinifero, sudorifero; per da
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLA 1
1
2
3
4
5
6
7
8
Grespino
Aglio serpentino
Angelica
Potentilla
Arnica
Aro
Ebbio
Eufrasia
TAVOLA 2
9
10
11
12
13
14
15
16
Valeriana
Uva orsina
Licopodio
Aglio orsino
Cardo santo
Betonica
Tragoselino
Tragoselino Becchino
TAVOLA 3
17
18
19
20
21
22
23
24
25
Betulla
Tormentilla
Ortica maschio
Ortica pungentissima
Ciclamino
Musco
Edera
The
Quercia
TAVOLA 4
26 Polipodio
27 Genziana
28 Erica
29 Felce
30 Pino
31 Alchimilla
32 Alchimilla alpina
TAVOLA 5
33 Cinquefoglio
34 Potentilla
35 Ruta
36 Podagraria
37 Verga d'oro
38 Edera terrestre
39 Pelosetta
40 Ranuncolo
TAVOLA 6
41 Bonaga
42 Semprevivo
43 Colchico
44 Borsapastore
45 Farfaro
46 Iperico
47 Lichene
48 Coda cavallina
49 Antennaria
Arnica
prendersi in piccole dosi. La radice o la corteccia in infusione alla dose di 15-30 gr. in 1 litro d'acqua, potente
rimedio contro l'idropisia e purificante dei reni.
Il Sambucus racemosa, L. - SAMBUCO DI MONTE a fusto legnoso (2-4 m.); foglie pennatosette con
3-7 segmenti lanceolati, seghettati; stipole nulle o piccolissime; fiori biancastri pedicellati; bacche globose rosse.
Esso serve come l' EBBIO, per di pi dai semi delle bacche
si estrae un olio eccellente.
Edera
Edera terrestre
Glechoma hederacea, L. TAV. 5 - N. 38
DESCRIZIONE: Fusti prostrati, radicanti (20-80 cm.);
foglie reniformi-rotonde, crenate, tutte picciolate; fiori in
fascetti ascellari di 2-3; calice tuboloso a denti ovali acuminato-setacei; corolla rosso azzurra, lunga il triplo del
calice con lobo medio piano a cuore rovesciato. H: comunissima ai margini dei campi, nelle siepi, nei luoghi erbosi
e localit fresche. P: tutta la pianta. F: Labiate.
Il the e il succo (20-50 gr. in 1 litro d'acqua),
giovano nello sputo di sangue, in tutte le malattie di petto
con espettorazione mucosa, nella tisi incipiente, nel gozzo,
nel mal di gola, nella tosse secca, ribelle, nella polmonite,
nelle malattie urinarie. Questo the e anche gustosissimo, e
si presta meglio del th cinese. L'erba si pu usare anche
come insalata e nella minestra.
Come the pettorale si pu unire benissimo con il
Millefoglio, Farfaro e Veronica officinale.
Enula
Inula Helenium, L.
Epatica
Anemone Hepatica, L.
NOMI DIALETTALI: Viole mate, Erba Trinit, Viole.
DESCRIZIONE: Rizoma breve, nerastro; foglie inferiori nerastre cuoriformi, trilobe a lobi ottusi; steli lunghi
quanto le foglie; uniflori; fiore violetto o biancastro, rare
volte rosa; involucro a foglioline intere ovali; carpelli
bislunghi tomentosi, terminanti in punta corta e glabra.
H: comune nei boschi fino alla zona subalpina. P: le
foglie. R: l'estate. F: Ranunculacee.
L'Anemone epatica fra le prime pianticelle che ci
annunciano la primavera. Essa possiede qualit astringenti, e il the di foglie disseccate vale contro lo sputo di
sangue. Le foglie fresche pestate servono quale vescicatorio, applicate sui paterecci (panarizzi).
Epitimo
DESCRIZIONE: Fusto ramoso; fiori rossastri o bianchi, raccolti in glomeruli; lobi del calice piani o subcilindrici; corolla 4-5 partita con tubo uguale al lembo o pi
lungo; squame ipostaminee occludenti il tubo, moltidentate; stili due distinti pi lunghi dell'ovario; stimmi filiformi; cassula deiscente. H: comune fino alla zona alpina. P:
la pianta intera. F: Convolvulacee.
Questa pianta parassita, di molteplici variet, che porta ingenti danni alle colture e che i nostri contadini chiamano Erba dal foc, perch distrugge, pur pianta medicinale. Essa leggermente lassativa, colagoga, ma molto
pi usata per le sue virt carminative. Si prescrive il 2%,
dell'estratto, da berne 2-4 cucchiai prima dei pasti.
Erba cornacchia
Sysimbrium officinale, Scopoli
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso, divaricato
(20-30 cm.); foglie inferiori lirato-roncinate, le superiori
astate; fiori piccoli gialli in racemi terminali nudi; silique
lineari lesiniformi, appressate alla rachide, con tramezzi
sottili, trasparenti. H: nei luoghi incolti, lungo le strade di
campagna, intorno ai depositi di macerie. P: tutta la piante. R: in fioritura. F: Crocifere.
Tutta la pianta contiene una sostanza solforosa, la
quale, a contatto con la mucosa, provoca secrezione boccale e faringea, e per continuit anche laringea e bronchiale.
Quindi si usa nella raucedine, nella secchezza di gola, nei
dolori e infiammazioni delle vie respiratorie. Si fa il decotto di 16 gr. in una tazza d'acqua. preferibile la pianta
fresca; se secca, deve essere all'asciutto e riparata dall'aria.
Erba s. Barbara
Barbarea vulgaris, R. Br.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, angoloso, ramoso in alto; foglie lucenti, le basali lirate, con lobo terminale rotondo, cuoriforme; le superiori obovate, dentate a denti disuguali, ottusi; fiori gialli; peduncoli grossetti, arcuati, ascendenti; silique lunghe, lineari, le pi giovani eretto-patenti.
H: nei luoghi umidi e lungo i fossi e corsi d'acqua. P:
tutta la pianta. F: Crocifere.
L'Herba sanctae Barbarae si usa per le fistole e
tumori, applicando l'erba contusa.
Le foglie sono un ottimo alimento e si usano come le
spinacce o in insalata, essendo la pianta verde anche l'inverno, associata al Nasturzio.
Erba fragolina
Erba peperina
( Filipendola)
Spiraea Filipendola, L.
DESCRIZIONE: Radice con fibre ingrossate in tubercoli; fusto eretto semplice, poco foglioso (30-60 cm.); foglie
lanceolate allungate, pennatosette a segmenti numerosi
(15-20 coppie) pennatifido seghettati; fiori bianchi in cima terminale; petali obovati con lingua corta; stami pi
corti dei petali. H: qua e l nei prati di montagna e nei
boschi chiari erbosi. P: foglie, fiori e tuberi. F: Rosacee.
Con le radici di questa pianta si preparano decozioni
astringenti e diuretiche; quindi si adoperano contro la
diarrea e dissenteria e nella ritenzione d'orina: dose:
30-60 grammi in 1 litro d'acqua.
Anche le foglie e i fiori hanno propriet astringenti e
purgative.
Erba radioli
Asplenium adianthum nigrum, L
DESCRIZIONE: Foglie lucenti d'un verde scuro bitripennatosette; lobi dei segmenti dentati. H: sui muri vecchi delle strade e delle case diroccate. P: tutta la pianta.
R: in ogni tempo. F: Polipodiacee.
Tutta la pianta ha una leggera azione aperitiva, pettorale, emolliente, come il Capelvenere, bench inferiore a
questo.
Erba vescicaria
(Senna falsa)
Colutea arborescens L
DESCRIZIONE: Arbusto a foglie impari pennate, con
3-5 coppie di foglioline obovate, spesso smarginate; stipole piccole lanceolate; fiori 2-6 gialli in racemo ascellare
peduncolato; calice a tubo corto, coperto di peli neri applicati; legume pendente a guisa di vescica, con pareti traslucide venate. H: nei boschi cedui esposti al sole della zona
collina e montana. P: le foglie. F: Papilionacee.
Questa pianta ha un'azione lassativa, simile alla vera
Cassia proveniente dall'Africa. Si adoperano i semi, ma
pi spesso le foglie. Infuso: 30 gr. in 1 litro d'acqua.
Erba vetriola
Parietaria officinalis, L
Erba vetturina
Melilotus officinalis, Desr.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (30-100 cm.);
foglioline lunghe 1, 2'/2 cm.; obovate nelle foglie inferiori, bislunghe nelle superiori, seghettate; fiori odorosi in
racemi lunghi, calice intiero con 5 nervature e denti disuguali; frutto ovale reticolato, rugoso, ottuso. H: nei campi,
sui muri e nei luoghi incolti. P: le foglie e sommit
fiorite. R: da maggio a giugno. F: Leguminose.
Pianta simile all'erba medica (erba spagna) ma con
foglie pi piccole e pi ramificata, con fiori gialli a spica
(pi raro bianchi) d'un aroma assai gradevole. Le foglie e
le sommit fiorite sono emollienti, carminative e -risolutive.
Si impiegano contro le infiammazioni, nelle malattie
degli occhi, e in cataplasmi nei tumori, tagli, ferite. A tal
uopo si prendono 200 gr. di olio di olivo, una manata di
Meliloto e si lascia in infusione a bagnomaria per 2 ore;
indi s'imbottiglia e si usa a tempo opportuno. Per dolori
della matrice si usano compresse.
Erica minore
Calluna vulgaris, L.
TAV. 4 - N. 28
Erioforo
Eriophorum latifolium
Hoppe
NOMI DIALETTALI: Piumini, Spazzeti de pal, Piumazzi bianchi.
DESCRIZIONE: Rizoma corto, obliquo; fusti quasi
trigoni (30-50 cm.), foglie lineari piane, trigone all'apice;
spighette nemorose, alla fine pendenti; peduncoli assai
- TAV. 12 - N. 9
scabri, quasi divisi; acheni bruni, obovato-bislunghi, arrotondati e senza punta all'apice. H: nelle torbiere, stagni,
prati paludosi delle valli. P: fiore. F: Ciperacee.
L'Erioforo rimedio specifico e pronto contro la
diarrea, tanto degli uomini che delle bestie. Si fa l'infuso.
Eguale virt hanno pure le foglie di rovo di monte, mangiate cos quale companatico con il pane.
Eucalipto
Eucaljptus globulus, Labil.
Albero originario dell'Australia, ma ora acclimatato
e coltivato in molte regioni d'Italia. Foglie alterne coriacee, persistenti, piegate a falce, d'un bel verde scuro; fiori
tetrametri, solitari o raggruppati all'ascella delle foglie;
frutto a bacca. P: le foglie. R: in ogni stagione. F:
Mirtacee.
Le foglie sono toniche, astringenti, febbrifughe,
antispasmodiche e si usano quindi con efficacia nell'asma,
nelle bronchiti croniche, in tutte le forme catarrose e nelle
malattie del tubo digerente. Si fa l'infuso di 20-30 gr. in 1
litro di acqua. Nell'asma si fanno fomentazioni di un pizzico
di polvere su di una lamina di metallo arroventata.
Sono pure indicate contro il diabete (bollire 7 gr. in 150
di acqua).
Eufrasia
Euphrasia offtctnalis, L.
TAV. 1 N. 8
Evonimo
Evonymus europaeus, L.
NOMI DIALETTALI: Barete da pret, Cor de frate, Ciopetine, Bassibch, Bine de pan.
DESCRIZIONE: Frutice con rami giovani tetragoni, lisci; foglie opposte, bislunghe lanceolate, acuminate, seghettate; petali bislunghi biancastri; stami eguali al calice;
cassule 4 lobe e lobi ottusi. H: comune nelle siepi e nei
boschi, fino alla zona subalpina. P: la corteccia della radice e i semi. F: Celastracee.
I frutti di questa pianta sono fortemente emetici e
purgativi. Tre o quattro sono bastanti per ottenere un
effetto energico, quindi poco consigliabili, perch drastici
e velenosi. La decozione per uso esterno, tanto dei frutti,
come della corteccia della radice, serve come impacco e
insetticida, nella cura della scabbia e della rogna. Dal. suo
legno si ricava un carbone eccellente per la polvere da
schioppo. Anche la cenere proveniente dall'evonino serve a
pulire la testa dalla forfora e dai parassiti.
Faggio
Fagus silvatica, L.
Farfaraccio
Petasites officinalis, Mnch
NOMI DIALETTALI: P d'asen, Capelazzi, Patacrem,
Baldana, Rodele, Pi de mussa.
DESCRIZIONE: Fusto eretto lanoso (30-50 cm.); foglie basali grandi cuoriformi o reniformi, angoloso-dentate, con lobi basali sporgenti nell'insenatura, pubescenti di
sotto; capolini rosei o biancastri in tirso conico, alla fine
allungato; foglioline involucrali lineari-bislungo ottuse.
H: luoghi umidi, vicino alle sorgenti, lungo i corsi d'acqua. P: le foglie, i fiori e i rizomi. F: Composte.
Le radici o rizomi cotti nel vino giovano contro
l'asma unita a tosse, nell'artrite, nella febbre, nei dolori
della vescica; emolliente, aperitiva. e sudorifera. Con le
foglie e i capolini si fanno infusi espettoranti e calmanti
della tosse. Dose: 50 gr. in un litro d'acqua. Le foglie
pestate servono quale detersivo contro le piaghe ulcerose.
La polvere della radice si usa essa pure a cospargere le
piaghe e i tumori maligni.
Farfaro
Tussilago Farfara, L.
TAV. 6 N. 45
NOMI DIALETTALI: P d'asen, Erba de la toss, Capeleti, Capule, Rodele, Stlfera, ecc.
DESCRIZIONE: Fusti eretti, semplici, lanosi (10-20
cm.); rizoma grosso; foglie basali svolgentisi dopo i fiori,
cuoriformi, rotonde, angolose, bianco-tomentose di sotto
con cauline lanceolate squamiformi. H: luoghi umidi, argillosi e lungo i rivi e i fiumi. P: fiori, foglie, radici. R:
fiori quando stanno per sbocciare, le foglie in estate, le
radici in primavera e autunno. F: Composte.
I fiori gialli sono i primi che compariscono in tutte le
zone, appena sdiacciato il terreno, o appena sparita la
neve. Fioriscono e sfioriscono prima che spuntino le foglie; da qui il nome filius ante patrem. Il the dei fiori
(un pizzico in un quarto d'acqua), preso nella stagione
umida e fredda, giova contro la tosse e i catarri. Se ne
prende una tazza mattina e sera. Eguale virt hanno pure
le foglie. Le radici, raccolte prima della fioritura, danno
un buon the per i polmoni, nelle febbri etiche, nei flussi
catarrosi e nelle scrofole. Il decotto forte, fatto di fiori,
foglie e radici, serve per impacchi nei tumori. Nell'asma e
tosse si fumano le foglie.
Felce maschio
Polypodium filix mas, L. TAV. 4 N. 29
NOMI DIALETTALI: Fles-i, Far, Farni, Flse, Flefs,
Flees,
DESCRIZIONE: Rizoma grosso; foglie bislungo-lanceolate (40-80 cm.), pennatosette con segmenti lanceolati,
pennato-partiti, a lobi bislunghi, ottusi o quasi troncati,
scabri. H: comune nelle radure dei boschi, nei luoghi
Fieno greco
Trigonella foenum graecum,
DESCRIZIONE: Pianta erbacea importata dall'Oriente
e da noi coltivata nei giardini e nei prati. Raggiunge l'altezza di 30-40 cm. simile al Trifoglio con foglie trifogliate,
ovali, bislunghe e cinericce nella pagina inferiore; fiori
bianco-giallastri; frutto una siliqua lunga terminante in
forme di corno; semi giallo-dorati, duri, solcati. R: giugno-settembre. F: Leguminose.
I semi sono molto medicinali, usati ancora dagli Arabi come emollienti e dissolventi.
Il the dei semi (bollirne due cucchiai in 1 quarto di
litro di acqua) serve quale stimolante degli organi digerenti, nella diarrea, colica, ventosit e nelle infiammazioni
della pelle. Con la farina si fanno impiastri contro tumori,
foruncoli, ulceri, gonfiori, piedi piagati; disciolgono le
materie putride, puliscono, chiudono le ferite e guariscono.
Con l'acqua si fanno gargarismi per le tonsilli infiammate. I cataplasmi si fanno con 3-4 cucchiai di farina, un
)o' di acqua con dell'aceto da renderli consistenti.
Finocchio
Fiordaliso
Centaurea Cyanus, L.
NOMI DIALETTALI: Batisgola, Conovani, Scoate turchine, Flor blavta, Glorini.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (30-80 cm.); foglie basali trifide, pennato-partite o intiere, le successive
inferiori dentate alla base, le superiori sessili lineari, affatto intere; capolini mediocri terminali ovoidi; squame involucrali ovato-lanceolate, dentato-cigliate, con cigli piani
argentini; fiori del raggio azzurri, di rado bianchi o rosei;
pappo quasi uguale all'achenio. H: nei campi di cereali.
P: la pianta fiorita. F: Composte.
Questa pianta, una volta in rinomanza, oggi ha perduto il suo primiero prestigio; tuttavia adoperata anche
adesso contro la tosse, ed diuretica e lassativa. pure
usata contro il bruciore degli occhi. A tale scopo si fa il
decotto di fiori, e con l'acqua si lavano gli occhi rossi o
infiammati.
Fiori di fieno
L'infuso, con 3-5- manate nell'acqua bollente e chiuso
in un vaso, o lasciato bollire per 15 minuti, utile per
molte malattie, quale aperitivo, risolvente e tonico. Si usa
di solito: per pediluvi, nel caso di piedi gelati, sudore
putrido, ferite, schiacciamenti, stasi nella circolazione del
sangue, artrite, incallimenti, duroni, tumori delle unghie,
e piedi suppuranti aperti. Per impacchi e involti, nel reumatismo, anche articolare, artrite, male di stomaco, scrofole, tumori, gonfiezze, ascessi.
Gli involti giovano pure nella rosolia (rosa pila, risipola), se l'infuso usato a caldo, nell'orticaria, scarlattina
e nefrite.
Nelle intossicazioni del sangue, si involge per tempo
nell'infuso caldo e cocente, osservando che la fasciatura
che copre con i fiori la parte malata deve restar ferma per
Fragola
Fragola Vesca, L.
Pianta conosciutissima, e quindi non ha bisogno di
descrizione. H: ovunque fino alla zona alpina. F:
Rosacee.
Il frutto giova nell'artrite, nella disposizione all'apoplessia, nella pienezza di sangue, nell'obesit, nei mali di
fegato, nei disturbi intestinali, nell'emorroidi, nei disturbi
generali della sensibilit. Si prendono sempre con zucchero e vino. A certe persone, specialmente donne, dal mangiarne avvengono eruzioni cutanee; per tale conseguenza
non n pericolosa, n dannosa.
Il succo indicato nell'artrite, nella podagra, nel mal
della pietra, contro i vermi, e in modo particolare nella
stitichezza.
Il rizoma e le foglie in decozione (2 gr. per una tazza
d'acqua) servono contro i catarri intestinali, nelle affezioni
della mucosa boccale, per i sedentari, per i nervosi e nelle
costipazioni.
Questi frutti sono indicatissimi per espellere gli acidi
urici; cos pure possono usarne con grande vantaggio i
tisici, gli anemici, i clorotici per gli elementi minerali che
contengono.
Frangola
Rhamnus Frangula, L.
Frassino comune
Fraxinus excelsior, L.
Fumaria
Fumaria officinalis, L.
Gallio giallo
Gallium verum, L. TAV. 7 N. 54
DESCRIZIONE: Fusto rigido eretto, oscuramente angoloso (20-50 cm.); foglie in verticelli di 8-12 (1-3 cm.),
strettamente lineari, quasi setacee, lucenti di sopra, biancastre o brevemente pubescenti di sotto; fiori gialli, odorosi,
in pannocchia bislunga, ramosissima e densa; frutti lisci,
glabri o pelosi. H: comune in tutti i prati e luoghi erbosi
asciutti. P: tutta la pianta fiorita. F: Rubiacee.
Il Gallio giallo fu gi adoperato come antiisterico e
antiepilettico, e si usa anche adesso come rimedio contro i
flussi di sangue e nelle scottature. In qualche luogo si
adopera l'infuso per preparare bagni ai bambini deboli. La
polvere dei fiori stagna il sangue da naso, cos pure cosparsa sopra altre ferite sanguinanti.
Genip
Genziana
Gentiana lutea, L. TAV. 4 N. 27
DESCRIZIONE: Fusto semplice (20-60 cm.); foglie
grandi, ellittiche, le basali picciolate; fiori peduncolati in
fascetti; calice spataceo, fesso da un lato; corolla gialla
con lacinie lunghe il triplo del tubo, patenti, lanceolate,
acute. H: abbastanza comune nel suolo calcareo, nella
zona dai 1200 ai 2000 m. P: la radice. R: in primavera o
autunno tardi. F: Genzianacee.
La radice possiede qualit toniche, digestive, spasmodiche, vermifughe, e si adopera nelle dispepsie, nelle diarree croniche, nei mali di stomaco, nella podagra ostinata.
Mancando di azione astringente, esercita, senza irritare il
suo potere tonico stimolante, aumentando la secrezione
salivare e gastrica. Inoltre essa sostituisce il chinino nelle
febbri intermittenti. La polvere si prende con una punta di
coltello, diluita nell'acqua, alcune volte al d. La macerazione si fa con 3 gr. in una tazza d'acqua fredda, per 4 ore.
La tintura, fatta con le radici nello spirito di vino, si
prende a gocce (40-50) prima dei pasti sullo zucchero, o
con vino leggero. Si pu fare la macerazione anche nel
vino bianco. Dose: 30 gr. di radici in un litro di vino. Si
prende a bicchierini.
La cosiddetta Bevanda celeste si compone di genziana, borragine, origano, miele e vino. Le radici, cotte in
quantit di 30 gr. in 250-300 di acqua, danno un lavacro,
per fasciare ferite purulenti, ascessi, tanto dell'uomo che
delle bestie. L'acquavite di genziana un eccellente stomachico.
Genzianella
Gentiana acaulis, L.
Ginepro
Juniperus communis, L. TAV. 11 - N. 80
NOMI DIALETTALI: Zinver, Ginver, Zinvro, Ginvro, Ginivrio, Brusn, Giniver, Zeneoro..
DESCRIZIONE: Fruttice; foglie leggermente solcate di
sopra; coccole nere o nero-violacee, per lo pi piccole e
assai numerose. H: sui pendii dei colli e dei monti, nelle
radure, nei pascoli aridi e luoghi incolti. P: i frutti e il
legno. R: quando le bacche sono nere. F: Conifere.
Le bacche sono stimolanti, digestive, urinifere, carminative e sudorifere. Esse alzano la temperatura del ventricolo, fanno crescere l'appetito, cacciando i gas. Dose: da 4
a 8 gr. in '/2 litro di acqua. Versando birra calda sulle
bacche un po' schiacciate e unite ad alcune foglie di assenzio, si ha un rimedio salutare contro le idropi ostinate.
Nei sudori soppressi, gonfiamenti al ventre o artritici,
nell'asma dei vecchi, nei flussi catarrali per rilassatezza di
vescica con conseguenti perdite notturne, giovano assai le
bacche cotte o crude, o prese nell'acqua naturale, minerale
o nell'acquavite. Preservativo della peste.
Quale sudorifero si pu bollire 125 gr. di legno in
1500 gr. di acqua fino a ridurlo a 1000; vi si aggiunge
125 gr. di vino bianco. Se lo prende in quantit di 100
gr. tre volte al giorno, a caldo, possibilmente al mattino.
La pappa fatta con pane grattugiato, aceto e bacche
di ginepro schiacciate, posta sulla fronte o sulla nuca,
giova per il mal di testa ed emicrania.
L'olio di ginepro, preso a gocce sullo zucchero,
salutare nell'itterizia, nei calcoli biliari, nell'artrite,
nella ritenzione d'orina e nell'idropisia.
L'olio inzuppato nell'ovatta, e questa messa in un
Ginestrella
Genista tinctoria, L.
Gittaione
Agrostema Githago, L
NOMI DIALETTALI: Rosola, Grfoi de camp, Viciarol.
DESCRIZIONE: Pianta pelosa (30-100 cm.); fusto
eretto semplice o ramoso; foglie lineari acute; fiori grandi
solitari, lungamente peduncolati; calice con coste larghe e
lacinie pi lunghe del tubo, lineari acute; petali porporini,
nudi alla fauce; carpidi ottusi. H: nei campi di cereali. P:
semi e radici. F: Diantacee.
Una volta i semi e le radici venivano adoperati contro le eruzioni cutanee e quale purgante. E opportuno
levare le sementi dal grano, perch la farina, contenente
in gran copia il Gittaione, si renderebbe tossica e nociva.
Giusquiamo
Hyosciamus niger, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-50 cm.); foglie cuoriformi, rotonde, inciso-dentate, tutte picciolate; corolla con
lembo non reticolato da vene colorate, bianca; filamenti
degli stami bianchi. H: negli incolti, lungo le case diroccate e vicino alle abitazioni. P: le foglie e i semi. R: le
foglie nel secondo anno di vegetazione, all'epoca della
fioritura. F: Solanacee.
Questa pianta, detta anche Erba de santa Apollonia o
Erba dal mal de denti, e velenosa assai e insieme medicinale. Ha la stessa propriet della Belladonna. Viene usata
negli affetti da mania, contro il tremito senile, contro
l'isterismo, nelle tossi convulsive, nell'insonnia e nell'incontinenza di orina. Essendo pianta velenosa, le dosi devono essere somministrate dal medico.
Noto qui solamente che il nostro popolo suole masticare, e poi gettare fuori di bocca i semi per il mal di denti
e gengive infiammate, o, anche fare inalazioni per detti
mali; da qui il nome di Erba di santa Apollonia, perch
protettrice contro il mal di denti.
Gramigna
Granoturco
Zea Mays, L.
NOMI DIALETTALI: Formentac, Maiss, Panocce.
H: coltivato nei campi. P: gli stimmi. F: Graminacee.
Gli stimmi del granoturco, ossia quella barbette che
escono fuori dalle pannocchie, hanno forte virt diuretica,
fino a quadruplicare l'emissione in 24 ore, senza alcun
inconveniente e senza affaticare il rene. E preferibile pure
l'estratto fluido in dose di gr. 0,5 per ogni volta, ripetuta
dalle 2 alle 4 volte in un giorno.
Si fa il decotto di 20-50 gr. in 1 litro di acqua. Se ne
bevono due tazze al giorno, prima dei pasti. Essendo
fortemente diuretico indicatissimo per cacciare l'acido
urico, nell'albuminuria, nelle coliche nefritiche, nella cistite e nei calcoli renali, e in tutti i casi nei quali necessario promuovere l'orinazione.
Graziola
Gratiola officinalis, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto inferiormente radicante
(20-30 cm.); foglie opposte lanceolate, dentellate; fiori
bianchi o rosa ascellari dentellati con due bratteole sotto a
calice e lunghi peduncoli. H: luoghi paludosi e prati umidi. P: la pianta intera. F: Scrofulariacee.
La Graziola purgante con propriet drastiche e
violente, da evitarsi specialmente da coloro che soffrono
di malattie gastrointestinali.
Si adopera contro i vermi, nella clorosi, nelle mestruazioni scarse o ribelli, nelle malattie di cuore con complicazioni renali, nella febbre quartana, nell'idropisia e
nella melanconia. Dose: l'infuso o la decozione di 5-8 gr.
in '/2 litro di acqua; niente di pi, perch pianta velenosa.
In qualche luogo viene adoperata anche nelle forti indigestioni.
- TAV. 1 - N. 1
Imperatoria
Imperatoria obstruthium, L.
- TAV. 8 58
Iberico
Hypericum perforatum, L.
TAV. 6 N. 46
Nomi DIALETTALI: Preferata, Erba sbusa, Prico, Erba del sangue, Erba dal tai, Erba de strie.
DESCRIZIONE: Fusto eretto biangoloso (20-50 cm.);
foglie opposte ovali-bislunghe, lucido-puntate; fiori gialli
in cima cuoriformi; sepali lineari, lanceolati, acuti, intieri;
cassule con 2 striscie longitudinali in ogni valva. H: comune nei luoghi erbosi, al margine dei boschi, sui muri dei
campi. P: le sommit fiorite. F: Ipericacee.
I fiori masticati colorano la saliva, e, stropicciati,
colorano in rosso le mani. Si usano come th o tintura di
30 gr. in un litro d'acqua. Giovano per il mal di capo, o
nella congestione causata da indigestione. E pure rimedio
per male di polmoni, di bocca, nei vermi, per facilitare
l'orina e nei dolori della matrice. Il the di fiori, unito a
fiori di millefoglio e di tiglio, giova nel mal di capo, di
stomaco, nel catarro di petto e per le persone che bagnano
il letto. Questo th pure raccomandato nello sviluppo
dei giovani d'ambo i sessi. Fiori e semi, messi nel vino in
infusione, giovano nelle intossicazioni, facilitano l'orinazione e regolano i mestrui. Le foglie e i semi, pestati e messi
a modo di empiastro sulle ferite brucianti, le guariscono.
L'olio contro le scottature si prepara in 1/2 litro di
fiori ben puliti, in 1 litro d'olio d'oliva, mettendolo al sole
in bottiglia ben chiusa. Dopo alcuni giorni si filtra l'olio,
con un pezzuola si spremono i fiori e vi si immettono di
nuovi. Quest'olio, oltrech nelle scottature, giova nelle
ferite, nella dissenteria epidemica; facendo fregagioni sul
ventre, fa cessare il dolore e chiude il corpo.
Issopo
Hyssopus officinalis, L
DESCRIZIONE: Fusti eretti o ascendenti (30-60 cm.);
fogli sessili bislungo-lineari o lanceolate; verticillastri volti
da un lato, ravvicinati in spiga terminale; corolla ceruleoporporina. H: sporadico qua e l nella zona montana, ma
pi spesso coltivato negli orti. P: le foglie e le sommit
fiorite. F: Labiate.
L'Issopo ha propriet stimolanti, carminative, toniche, stomachiche e pettorali. L'infuso di 15 gr. in un litro
d'acqua aiuta la digestione, rinforza la mucosa polmonare,
giova nei crampi di petto, nei reumatismi, nelle coliche e
nei raffreddori. Contro l'asma, si mischia la polvere finissima d'issopo con miele, fino a rendere una poltiglia consistente. Se ne prende la quantit di una nocciola mattina e
sera. Giova pure contro i vermi, per rinforzare gli occhi e
per gargarismi.
Lamio albo
Lamium album, L.
TAV. 10 N 76
Lampone
Rubus idaeus, L.
Lantana
Viburnum Lantana, L.
NOMI DIALETTALI: Antana, Lautana, Antsele, Molinare, Lentm, Zimogna, Stropa.
DESCRIZIONE: Arbusto ramoso (1-2 m.); foglie ovali
venose, seghettate, tomentose, intere, barbate nell'ascella
delle nervature, coriacee; fiori bianchi in cime dense terminali con rami tomentosi; corolla con 5 lobi uguali; semi
cornei ovali, molto compressi. H: nei boschi cedui, ariosi,
soleggiati della zona collina-subalpina. P: le foglie e i
frutti. F: Caprifogliacee.
Con le foglie e con i frutti di questa pianta si prepara
una decozione per gargarismi, nella cura dell'angina e come clistere nelle affezioni catarrali dell'intestino. Le foglie
bollite nella lisciva servono a tingere in nero i capelli.
Lappio
Ranunculus bulbosus, L.
DESCRIZIONE: Fusto eretto, bulboso alla base con
fibbre radicali gracili (20-50 cm.); foglie ternate o biternate a segmenti trifidi inciso-dentati, il medio con lungo
piccioletto; fiori gialli; calice reflesso; rostro largo arenato;
carpello lenticolare liscio. H: prati umidi e luoghi
erbosi. P: il bulbo. F: Ranunculacee.
Le radici e i bulbi, contusi, si adoperano come cataplasmi revulsivi e vescicatori, nella cura delle ischialgie
(sciatica). Prima di adoperarli bene interpellare il medico,
per conoscere la pressione del sangue ed evitare quindi dei gravi inconvenienti.
Larice
Larix europaea, L.
cerotti; inalata, giova nelle malattie dell'apparato respiratorio. Per uso interno vengono adoperate le capsule in
dose, dalle 10-12 gocce. La corteccia bollita nell'acqua
giova nel mal di ventre e promuove l'orinazione; polverizzata si applica sulle ferite aperte e sui tumori, come pure
sulle ulceri. Le foglie, tagliuzzate e applicate a modo d'empiastro, puliscono le piaghe purulenti; bollite nell'aceto, e
risciacquando la bocca, giovano nel mal di denti.
Lavandola
Lavandula spica, L.
NOMI DIALETTALI: Spigo, Spich.
DESCRIZIONE: Fusto eretto (30-60 cm.); foglie sessili, lineari, ristrette alla base; fiori in spiga gracile, spesso
interrotta alla base; brattee membranose brune, ovatoromboidali; bratteole nulle. H: da noi coltivata negli orti;
inselvatichita si trova solamente, e rara, alle falde del
Calisio e nei dintorni di Riva. P: fiori e foglie. F: Labiate.
La Lavandola ha propriet toniche, stimolanti, antispasmodiche. Si usa l'infuso di 50 grammi, di sommit
fiorite, in 1 litro di acqua e serve nell'atonia di ventricolo,
nelle congestioni, nel capogiro, nella malinconia e nei
patemi d'animo. Serve pure nella clorosi, nella dispepsia
(cattiva digestione) e nelle affezioni scrofolose. La Lavandola, messa nel vino e bevuta a sorsi per alcuni giorni,
giova assai nei disturbi di fegato e di milza, scaccia l'itterizia, l'idropisia, promuove l'orinazione, i mestrui e favorisce i parti difficili.
Lichene islandico
Cetraria islandica, L.
TAV. 6 - N. 47
DESCRIZIONE: Tallo frondoso, di consistenza cartilaginosa, color castagno da un lato e color oliva-chiaro dall'altro; il margine conformato a lacinie, terminate da una
serie di ciglia. H: comune specialmente nei boschi delle
conifere, dai 1000 metri in su fino alla zona alpina. P: la
pianta purgata dalla terra e dai corpi eterogenei. F: ParmeIl the si usa nella tisi, nella bronchite capillare, nella
diarrea, nella dissenteria, dopo lo stato infiammatorio,
nello scorbuto e nelle malattie di esaurimento. Si fa il
decotto di 10 gr. in un litro di acqua. Dopo la prima
si getta via l'acqua, a cagione dell'amarezza. Si
cuoce di nuovo per mezz'ora, in un litro e mezzo di acqua,
fino a ridurla a un litro. In tal modo si ha una preziosa
bibita tonica, rinforzante, sciogliente il catarro.
Viene pure usato nelle febbri intermittenti e dissenteria cronica. Dopo usato, non si deve gettare via, ma pu
essere mangiato come l'insalata, essendo molto nutriente e
digestivo.
Licopodio
Lycopodium clavatum, L.
TAV. 2 - N. 11
Linaiola
Linaria vulgaris, Mill.
DESCRIZIONE: Fusto eretto semplice (30-60 cm.);
foglie sparse, lineari, lanceolate; fiori grandi assai pi lunghi del calice; corolla gialla con sperone a essa uguale o
pi lungo; cassula ovata. H: comune nei campi e nei
vigneti. P: le sommit fiorite. F: Scrofulariacee.
Questa pianticella con fiori bianco-gialli, simili a
quelli della bocca di leone, ha propriet calmanti e diuretiche; quindi giova in infuso contro la ritenzione d'orina.
L'intiera pianta, pesata e applicata come empiastro sulle
emorroidi, vale a calmare rapidamente il bruciore.
Simili virt ha pure la specie consimile, la Linaria
Cymballaria, Mill.
Lino
Linum usitatissimum, L.
Luppolo
Humulus Lupulus, L.
NOMI DIALETTALI: Fioranzs, Bruscanzoi, Orts Bruscndoi, Ligabosch.
DESCRIZIONE: Fusto piuttosto sottile, volubile da sinistra a destra, ramoso; foglie opposte picciolate, palmate
con 3-5 lobi; molto ruvide di sotto; fiori stamiferi in
pannocchie opposte. H: frequente nelle valli e in mezzo
alle siepi. P: i fiori. F: Orticacee.
I fiori di luppolo hanno propriet calmanti, narcotiche, digestive. Si fa l'infuso di 20 gr. in un litro d'acqua,
e si usa nelle insonnie, nelle agitazioni nervose, nei crampi
si usa nelle insonnie, nelle agitazioni nervose, nei crampi
di stomaco e nelle difficili digestioni. L'estratto, preso a
piccole dosi solo o con acqua tre volte al d, giova nell'itterizia e nei dolori di gotta. Anche i polloni giovani servono
quale gustosa insalata primaverile, contro i mali di fegato.
Madreselva
Lonicera caprifolium, L.
DESCRIZIONE: Pianta cespugliosa a rami lunghi flessibili a fiori bianco-giallognoli con scorza grigiastra. H: comune nelle siepi e nei boschi. P: la scorza, le foglie e i
fiori. F: Caprifogliacee.
La scorza fresca ottimo diuretico in decotto di
25-50 gr. per 1 litro di acqua da prendersi a bicchieri
fuori dei pasti. Fa buoni servizi anche nella gotta, idropisia, itterizia, renella e nei disturbi di fegato e milza. Al
decotto si pu sostituire la macerazione di 150 gr. di
corteccia in 1 litro di vino. Con un pizzico di fiori in una
tazza di acqua si fa il th sudorifero e diuretico, mentre
con l'infuso di foglie si fanno colluttori nelle infiammazioni della bocca e della faringe, come pure nel singhiozzo e
nei dolori di testa nervosi.
Malva
Malva alcea
TAV. 8 - N. 57
M. Silvestris, M. rotundifolia, L.
DESCRIZIONE: Malva alcea, L. - Fusti eretti (50-100
cm.); foglie lungamente picciolate, cuoriformi-rotonde,
pi o meno lobate; calicetto a foglioline ovali acute; calice
a lobi triangolari; corolla il doppio o il triplo del calice;
carpelli neri, arrotondati sul dorso o rugosi.
Malva silvestris, L. - Fusto ascendente (30-60 cm.);
foglie cuoriformi rotonde, divise in 5-7 lobi rotondato-dentati; peduncoli pi corti delle foglie; petali assai pi lunghi del calice; carpelli reticolato-rugosi a orli acuti non
dentati.
Malva rotundifolia, L. - Fusti ramosi (20-50 cm.);
foglie rotonde cuoriformi, superficialmente lobate; peduncoli fruttiferi reflessi; foglioline del calicetto lineari; corolla circa il doppio del calice; carpelli lisci, marginati, ma
non dentati. H: luoghi incolti, margini erbosi dei campi e
delle strade. P: foglie e fiori. R: le foglie all'epoca della
fioritura. F: Malvacee.
I fiori e le foglie di tutte e tre le specie, da soli o
uniti ad altre specie emollienti, danno un the nutritivo,
calmante, rinfrescante che agisce direttamente sugli organi
invasi da catarro. Questo th giova pure nei disturbi pettorali, nell'etisia. Dose: 15 gr. in un litro d'acqua.
Anche il the di sole foglie serve contro le coliche e la
dissenteria. Cotte come gli spinaci, facilitano la digestione
e sono aperitive. I vapori cocenti dell'infuso (cui s'aggiungono fiori di sambuco, di camomilla, foglie di senna e un
po' di sale ammoniaco) sono indicatissimi contro la tosse,
tosse asinina, infiammazione di gola e nell'asma; ammolliscono, disciolgono, purificano. Le foglie fresche pestate, le
radici e i semi servono quali empiastri, per rammollire
glandule, tumori, paterecci, ecc. Foglie e radici cotte, poste
nel vino insieme con i semi di finocchio, sollevano i dolori intestinali e mitigano i dolori di evacuazione. A tale
scopo si usano anche i clisteri.
Malvone
Altaea rosea, L.
Marrobio
Marrubium vulgare, L.
DESCRIZIONE: Fusti bianco-lanosi (40-50 cm.); foglie ovate o rotonde, verdi-lanose o bianco-lanose di sotto,
crenate; verticellastri a molti fiori bianchi; calice con 10
denti lesiniformi patenti, uncinato-ricurvi; corolla bianca
pi lunga del calice con labbro superiore bifido. H: luoghi incolti, asciutti, arenosi e lungo le strade di campagna.
P: le sommit fiorite e le foglie. F: Labiate.
L'Herba marrubii o Lamii Mariae molto amara, aromatica, di odore muscoso. I Greci la conoscevano
col nome di Praison. Il the si prepara con le foglie disseccate, colte durante o dopo la fioritura e giova nell'etisia,
nelle mestruazioni irregolari, nei dolori della matrice, nella tosse e tosse convulsiva e favorisce assai la digestione,
come amaro tonico. L'infuso si fa con 10-15 gr. di foglie e
fiori, in un litro di acqua che si lascia sedare per 10-15
minuti. Le foglie, messe nel vino bianco (30 gr. in un litro
di vino) e lasciate in composta per 8 giorni, servono per
purificare i polmoni e il petto dai catarri, libera il fegato
e la milza da ingorghi e uccide i vermi. Se ne prende un
bicchierino dopo i pasti. Lo sciroppo si ottiene con tre
quarti di litro d'infuso nel quale si versa '/2 kg. di zucchero; si cuoce fino a densit voluta; bollendo pi fortemente e a lungo, si hanno le pastiglie. salutare nell'asma con
espettorazione densa, gialliccia, e in molte altre malattie
della mucosa. Il succo, unito a olio di olivo, introdotto a
gocce nelle orecchie malate, fa cessare il male, specialmente se viene da raffreddore. Le foglie e i semi, uniti a burro,
fanno scomparire il gozzo.
Melissa
(Erba limona)
Melissa officinalis, L.
Melograno
Melograno Granatum, L.
Menta peperita
DESCRIZIONE: Pianta glabra; foglie picciolate, bislunghe, acute, seghettate, rotonde, smerlate alla base; glomeruli di fiori disposti in spiga cilindrica allungata, interrotta
alla base; calici purpurescenti con denti lesiniformi. H:
coltivata negli orti. P: le foglie. R: durante la fioritura. F:
Labiate.
Questa specie di menta, officinale, la pi ricercata,
ha propriet toniche, eccitanti, antispasmodiche, antisettiche e calmanti. Si usa l'infusione di 30 gr. di foglie fresche
in un litro d'acqua. Presa prima o dopo i pasti, eccita
l'appetito e facilita la digestione. Questo infuso indicatissimo nei dolori di stomaco, nelle insonnie e nella debolezza generale. tonico ed eccitante nell'atonia intestinale,
antispasmodico nel vomito nervoso e nelle coliche. Le
foglie fresche pestate servono ad arrestare la portata lattea.
Mercorella
Mercurialis annua, L
DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (20-40 cm.); foglie opposte di un verde chiaro, ovali, lanceolate, rotondate alla base, crenulate, picciolate; fiori quasi sessili; cassule irte di punti verdi terminate in pelo bianco. H: nei
vigneti ombrosi e freschi, lungo le siepi. P: le foglie. F:
Euforbiacee.
Le foglie si adoperano come impacco emolliente; presa in
decozione (15 gr. in 500 d'acqua), ha virt lassative.
Il succo (10 gr. in una tazza di brodo) arresta la secrezione lattea.
Millefoglio
Achillea Millefolium, L
TAV. 9 - N. 68
Mirtillo
Vaccinium Myrtillus, L.
NOMI DIALETTALI: Giasenr, Scarlavezr, Calvezri,
Grisonar, Gramagnoni, Baghiar.
DESCRIZIONE: Fusto con rami angolosi e alati (10-30
cm.); foglie caduche ovato-dentate; fiori solitari sopra peduncoli pi corti delle foglie; corolla bianco-verdastra o
rosea; bacche nere. H: comune nei nostri boschi dai 700
m. in su. P: le bacche. F: Ericacee.
Il mirtillo rosso ha propriet astringenti, toniche e
antisettiche. Il succo e lo sciroppo giovano contro la diarrea. Nelle diarree ostinate, si prende del vino nero, vi si
immettono le bacche, dove si lasciano per qualche tempo;
in casi urgenti, si bolliscono in esso. La tintura si ottiene
versando acquavite sulle bacche, in recipienti ben chiusi e
posti al sole o al caldo. avendo queste bacche propriet
antisettiche e astringenti, si usano in pozione (4-5 cucchiai
al giorno) o in tintura (50 gocce prima del pasto) nelle
enteriti acute, nell'atonia intestinale, negli eczemi cutanei
(impacchi), nel mal di bocca e nelle emorroidi (compresse), come pure nel diabete.
Mirtillo rosso