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Casagrande - Vecchio La Classificazione Dei Peccati Tra Settenario e Decalogo

Il documento discute la classificazione dei peccati nella cultura medievale tra il sistema dei sette vizi capitali e il decalogo. Viene presentata una panoramica bibliografica sugli studi sul tema, evidenziando il dibattito tra la fortuna del settenario e la crescente importanza data al decalogo a partire dal XIII secolo. L'obiettivo è ricostruire l'evoluzione dei rapporti tra i due schemi tenendo conto anche di altre classificazioni proposte.

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Il documento discute la classificazione dei peccati nella cultura medievale tra il sistema dei sette vizi capitali e il decalogo. Viene presentata una panoramica bibliografica sugli studi sul tema, evidenziando il dibattito tra la fortuna del settenario e la crescente importanza data al decalogo a partire dal XIII secolo. L'obiettivo è ricostruire l'evoluzione dei rapporti tra i due schemi tenendo conto anche di altre classificazioni proposte.

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DOCUMENT!

E STUDI
SULLA TRADIZIONE FILOSOFICA
MEDIEVALE
Rivista della Societ4 Internazionale
per lo Studio del Medioevo Latino

v
1994

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO


SPOLETO

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

La classificazione dei peccati tra settenario e decalogo


(secoli XIII-XV)*

In una storia del peccato che non sia esclusivamente una storia del
pensiero teologico , rna che consideri il problema della colpa anche nella
sua dimensione antropologica e nel suo rilievo sociale, la maniera in cui
i peccati sono stati classificati costituisce un elemento di prima ria importanza. Adottare l'una o l'altra classificazione del peccato non rappresenta mai un'opera zione neutra che si svolge nello spazio rarefatto e
asettico della teoria, rna coinvolge l'intero sis tema di valori ai qua li una
societa fa riferimento . Questo e tanto pili vero in un'epoca come il Medioevo, nella quale l'attenzione al problema morale si e spesso tradotta
proprio nel tentativo di disegnare una mappa del peccato, individuando
e distinguendo in maniera sottile le singole colpe e organizzando i peccati in sistemi forti , cioe teoricamente coerenti e capillarmente diffusi,
rna al tempo stesso agevolmente adattabili alle gerarchie di valor i nelle
quali la societa medievale si e volta a volta riconosciuta 1 .
Gli studi condotti sul tema del peccato nella cultura medievale h a nno
pili volte sottolineato la straordinaria diffusione del sistema dei sette
vizi capitali. Illibro di Morton Blooomfield, The seven deadly sins , ormai
divenuto un classico, ha tracciato le linee essenziali per una storia del
settenario, mettendone in evidenza la lunga durata e la incredibile fortu na anche in ambito letterario e artistico e collocando proprio fra XIII e
XIV secolo la fase della sua piena maturita 2 .
'' Questa saggio costitu isce il prima risultato di un lavoro avvia to da lle autrici nell'am b ito della ricerca . Defi ni zione e classi fi ca zione dei peccati nella teologia e nella pastorale
dei secoli XII-XV, fi na n zia ta da l CNR peril tri enni a 1993-95. Silvana Vecchi o ha cura to
Ia prima par te, Carla Casagrande Ia seco nda.
1
Per una visione d'insiem e sui tem a del pecca to e sulle sue classifica zioni, co n particola re riferimento a ll'epoca med ievale, cfr. T. DEMAN, Peche, in Dictionnaire de Theologie
Catholique, XII.! , Pa ri s 1933, coil. 140-275; P. GERVA IS, Peche-Pecheur, in Dictionnaire de
Spiritualite Ascetique et Mistique , XII .! , Paris 1984, coli. 790-853; J . LE GoFF, Peccato, in
Enciclopedia, vol. X, Torino 198 0, pp . 561-5 8 1
2
M. W. BLOOMFIELD, The Seven Deadly Sins. An Introduction to the History of a Religious
Concept, with Special Re[e1ence to Medieval E nglish Literature, East La nsing (Mich .) 195 2.

332

333

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

II ponderosa repertorio di opere sui vizi e sulle virtu, che lo stesso


Bloomfield con la collaborazione di altri studiosi ha messo a punto, consente di quantificare tale fortuna negli oltre 6000 incipits catalogati 3 . I
rapidi accenni di Bloomfield ai segni di una qualche insofferenza per il
sistema dei vizi capitali sono ampiamente ripresi e sviluppati dall'importante saggio di Siegfried Wenzel, che individua nel dibattito teologico duecentesco sulla natura del settenario uno dei momenti fondamentali per la storia del peccato . E su questo terreno che emergono le pili vistose tracce di insoddisfazione nei confronti di quello stesso schema che
4
appare invece trionfante a livello pastorale, letterario e artistico .
Sul trionfo del settenario e sulla sua perdurante vitalita anche oltre i
termini convenzionalmente fissati per il Medioevo , ha insistito pili recentemente il ricco studio di Jean Delumeau, che attribuisce al sistema
dei vizi capitali un ruolo centrale nell'organizzazione della pastorale cristiana anche al di la della Controriforma 5 .
D'altra parte diversi studi hanno segnalato , almeno a partire dal XIII
secolo , accanto al vasto impiego del settenario, anche la presenza del decalogo nei manuali per la confessione e nelle opere di carattere
catechetico 6 . E chi , come Philippe Delhaye, ha seguito la storia del decalogo , ha indicate nel XII secolo una sorta di riscoperta della legge mosaica, ed ha mostrato, a partire dal XIII secolo, l'inizio di una crescente
fortuna di questo schema nella casistica e nella manualistica morale,
7
fortuna destinata a culminare nel trionfo del catechismo tridentino .

Non a caso John Bossy nel segnalare il ruolo assolutamente centrale del
decalogo nella pastorale cinquecentesca tanto cattolica quanto pratestante, parla di una vera e propria svolta di portata rivoluzionaria 8 . E lo
stesso Bossy ad affrontare il problema dei rapporti fra settenario e decalogo in un articolo suggestivamente intitolato Moral Arithmetic: S even
Sins into Te n Commandements 9 , nel quale individua le tappe del percorso che conduce a quella svolta . La sostituzione del settenario con il decalogo nella codificazione della morale cristiana si disloca nell'arco di
diversi decenni e manifesta al suo interno problemi e sfasature; pili decisa in ambito teologico, incontra invece sul terrene pastorale la forte resistenza del tradizionale settenario , rna finisce comunque per imporsi
grazie alla maggior precisione del decalogo nel fissare le norme della
vita cristiana. Questo comporta, secondo Bossy, l'accentuazione degli
aspetti pili teologici della morale ed una maggior attenzione alla dimensione verticale del problema morale (rapporti uomo/Dio) a scapito della
dimensione orizzontale (rapporti uomo/uomo) .
II sia pur rapido panorama b ibliografico ha fatto emergere i nodi
centrali attorno ai quali si muovono gli studi sulla classificazione dei
peccati. La fortuna del decalogo ed il su o impiego sempre pili vasto nella
dottrina e nella pastorale cristiana e un dato incontestabile che sollecita
una serie di interrogativi ed apre diverse direzioni di ricerca. Occorre
chiedersi innanzitutto se, quando e con quali modalita le norme mosaiche , riscoperte dopo la lunga latenza altomedievale, sono riuscite a soppiantare il fortunate schema gr egoriano, o se hanno dovuto in qualche
modo raccordarsi ad esso . L'indagine sulla fortuna del decalogo deve allora procedere di pari passo con una parallela ricerca che metta in evidenza tutti i segni di disaffezione o di insoddisfazione nei confronti del
sistema dei vizi capitali; rna deve anche tener conto delle sue possibili
trasformazioni , nonche della presenza di altri schemi e altre classificazioni che continuamente si intrecciano coni due sistemi principali e che

Sulla diffusion e d el se ttenario grego ri a no cfr. anche A. SouGNAC, Peches capitaux, in Diet.
Spir. ci t., coli. 853-862 ; R . WASSELYNCK, Les 'Mora lia in Job' dans les ouvrages de morale du
hau t moye11 age /ati11, Rech erch es d e th eologie a n cienne et medi evale '', 31 , 1964, pp. 5-31;
ID., La presence des 'Moralia' de S aint Gregoire le Grand dm1s les ouvrages de m orale du Xlle
siecle, ibid ., 35 , 1968, pp . 197-240.
3 M. W. BLOOMFIELD- B. G. GuYOT - D. R . HowARD - T. B. KABEALO, ! ncipits of Latin Works
on the Virtues and Vices, I 100-1 500 A. D., Cambridge (Mass.) 1979 .
4 S . WENZEL, The Seven Deadly Sins: Some Problems of Research , Speculum , 43 , 1968, pp.
1-22; cfr. anche Id., The Sin of Sloth : 'Acedia' in medieval thought and Literature, Chapel Hill
1967, pp. 38-46; 18 1-1 82. Per Ia fortuna del settenario in ambito artisti co vedi infra, p. 376.
5 J . DELUMEAU, Le pee he et /a peur. La culpabilisation en Occident (XII!e-XVII!e siecle),
Paris 1983, trad . it . Bologn a 198 7.
6 P . MICHAUD-QUANTIN, A propos des prem ieres 'Summae co11fesso rum'. Theologie et droit
canonique, " Rec h . Theol. Anc. Med . , 26 , 1959, pp. 292-306 ; R. RuscoN I, 'Ordinate confiteri'. La confessione dei peccati nelle 'Summae de casibus' e nei manuali per confessori (meta
XII- in izi XIV secolo), in L'aveu. Antiquite et Moyen Age , Actes de Ia tabl e ronde organisee
p ar \'Ecole Fra n ~ a ise d e Rome avec le con cours du CNRS et de l'Univer site d e Tries te,
Rome 28-30 m ars 1984 , Rom a 1986, pp . 305- 307. Per \'a na li si di questa letteratura si veda
Ia parte II .
7 P . DELHAYE, Le decalogue et sa place dans /a morale ch1etienne, Bruxelles-Pari s 1963 .

Cfr. an che E. DuBLANC HY, Decalogue, in Diet. Thea/. Cath. , IV, coli . 161-176; E . MANGENOT,
Catechisme, ibid ., II, coli. 1896-1901.
8
J. BossY, Christian ity in the West . 1400-1700, Oxford 198 5, tra d. it. Torino 1990, pp.
42-46. Sui ruol o del decalogo n ella pastora le pos tridentina cfr. L. W . SPITZ , Further Lines of
Inquiry for the Study of the 'Refonnation and Pedagogy', in C. TRINKAUS - H . A. OBERMAN, The
Pursuit of Holiness in Late Medieval and Renaissance Religio11, Leiden 1974 , pp . 295-300. Si
ved a a n che, sopra ttutto in rela zione ai catechismi illustra ti , G. PALUMBO, Speculum Peccatorum. Frammenti di storia 11ello specchio delle immagini tra Cinque e Seicento , Napoli
1990.
9
In E . LEITES, Conscience and Casuistry in Early Modem Europe, Ca mbr idge-Paris
1988 , pp . 214-2 34.

334

335

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VE CC HIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

delineano un panorama del peccato estremamente varia e articolato.


Deve cioe ripercorrere nel corso dei tre secoli che vanno dal Concilio Laterano IV alla vigilia della Riforma protestante, tutte le piste maestre
dell.::1 riflessione teologico-morale, rna deve anche addentrarsi nei meandri spesso tortuosi e intricati della pratica pastorale. La scelta di separare la riflessione teorica dalla pratica pastorale non nasce dalla convinzione che teologia e pastorale siano rigidamente separate, ne tantomeno
che la pastorale sia una semplice tradu zione sul piano pratico di elaborazioni condotte in sede teologica. E semmai la certezza che nulla vi sia
di scontato sui rapporti tra teologia e pastorale che ci induce a tenere separati i due piani . Sea volte le mediazioni , le interferenze e le r eciproche
influenze appaiono evidenti, in altri casi le scelte si presentano diverse o
quanta meno compiute in tempi e modi diversi. Si tratta dunque di cogliere di volta in volta sia le co nvergenze sia le divergenze che il complesso rapporto fra teologia e pastorale comporta, e per questa ci pare
utile mantenere i due piani in un prima momenta separati, per poi tentaP.: in sede conclusiva un possibile bilancio .

mente trascurato dopa la riflessione agostiniana, si trova inopinatamente installato nel cuore della morale cristiana e perfettamente raccordato
con i precetti della carita evangelica sui quali essa si fonda . I commenti
alle Senten ze, nei luoghi classici della distinzione 42 del II libro e delle
distinzion{ 37-39 del III, costituiscono cosi una pista obbligata perrintracciare lo sviluppo della riflessione teologica su questi due argomenti
e gli eventuali accenni ad una qualche relazione reciproca.
Il dibattito teologico sul settenario si incentra attorno al problema
della sufficientia : si tratta per gli scolastici di trovare nella scansione tradizionale dei vizi una coerenza ed una necessita interne che ne giustifichino il numero e la successione .
In effetti per secoli il settenario si e affidato al modello genealogico
che i due padri , Cassiano e Gregorio gli avevano impasto 11 : i vizi nascono l'uno dall'altro secondo un ordine preciso che nel corso del tempo
ha subito variazioni anche importanti, rna che non ha infranto mai la logica generativa che lo sorreggeva. Anzi, il modello genealogico si e continuamente riprodotto al suo interno e, utilizzando anche la fortunata
metafora dell'albero, ha dato vita ad una sempre pili estesa famiglia >>
dei vizi 12 .
La filiazione dei peccati costituisce un'idea certo suggestiva e largamente utilizzabile nell'iconografia e nella pratica pastorale , rna difficile
da tradurre nei termini rigorosamente scientifici della teologia 13 . Di fat-

I.

IL DISCORSO TEOLO GICO

) .

Le difficolta del settenario


Il discorso teologico costituisce il terreno sul quale settenar io e decalogo , diversi per origine, per tradizione, per fortuna, si trovano per la
prima volta. Nel corso del XII secolo una serie di opere teologiche compaste sulla scia della riflessione abelardiana affronta no con rinnovata
attenzione il te~a del peccato, dell'atto morale, della legge. In questa
elaborazione teologica, che culmina nelle Senten ze di Pier Lombardo 10 ,
destinate a diventare il manuale per eccellenza dello studio e della ricerca teologici, il problema dei rapporti tra settenario e deca logo non viene
mai posto: i due sistemi si affiancano , rna non si incontrano. Si tratta
tuttavia p er entra mbi di una s volta importante: il settenario, gia ampia mente utilizzato nella letteratura monastica, nei penitenziali e nei trattati morali, viene investito da uno sguardo teorico che ne sanziona l'importanza e ne articola la problematicita; il decalogo , quasi completa10

Ysagoge in theologiam, in A. LA, DGRAF, Ecrits theologiques de /'ecole d 'Abelard, Lo u vain 1934 , pp . 104-106, 132-139; Summa sententiarum , PL 176, coli. 11 3-114, 120-1 25; H u.
GONJS DE SANCTO VJCTORE De sacramentis , PL 176, co li. 343-364 , 52 5-526; PETRI LoM BARDI Sententiae in IV lib ris distinctae, Ed. Coll egii S . Bo navent u rae , Ad Cl aras Aquas 1971-1 98 1, J.
II, d . 42, c. 6-8 , pp. 570-572 , l. III, dd . 37-40, p p. 206-2 29.

II J. CASSIEN, Conferences , ed . E . PtCHERY, So urces Chreti ennes 42 , Par is 1955, p . 209 ; S.


GREGORII MAGN l Moralia in Job, XXXI, XLV, ed . M . ADRIAEN , Corpus Christianorum , Series
Latina 143 B, Turnholti 198 5, pp . 1610-1 6 11.
12
Si veda ad esempi o lo pseudo-bonaventuriano Speculu m conscientiae, inS. B ONAVEN
TURAE Opera Omnia , Ad Claras Aquas 1882-1902 , VIII, pp. 623-645. Per Ia m etafora arborea
appli cata ai vizi cfr. M. REEVES - B. HIRSH R EICH, The Figurae of Joachim of Flore, Oxford
1972 , p. 25; C. FRUGONJ, La mala pianta, in Storiografia e storia. Studi i 11 onore di V. Du pre
Th eseider, Rom a 1974, II, pp . 651-659; J. O'REILLY, Studies in the Iconography of the Virtues
and Vices in the Middle Ages, New Yo rk- Lo ndon 1988, pp. 323-449 .
13
Si vedano ad esempio le difficolta incontrate da Gi ovanni d ella Rochelle nel tentative di spiegare com e un vizio n asca da un altro : << Ad quod dixerunt qui da m quod multipliciter dicitur generare unum vicium aliud; nam quandoque gen erat p er natura m m ediationi s, ut scilicet m ediante illo vitio adquirat suum fin em sicut avar icia gener at fu rtum et
fraudem , sicut inanis gl oria ia ctanciam; aliquando p er similitudinem ut gula ineptam let iciam, cum enim n on semper p ossit delectari in com ed endo querit delectacion em in simili
scilicet in aliis sensibus; aliqua ndo p er m od urn contr ari etati s sicut gula h eb etudinem m en tis, quia p er earn co ntr ari a tur intellectus. Sed hie con sideretur gen eracio viciorum ut di ceremus illud vicium ex illo et ex illo gen erar i sicut patebit; ideo m elius videbitur dicere
quod generacio viciorum es t flu xu s immedia tus vicii ex vicio , ra cio n e voluntatis vel compar is , unde ubi cumqu e immediatio non invenitur n o n debet illud vicium nasci ab ali O>>
(S umma de vitiis, Pa ri s, Bib!. Nat. , m s . la t. 16417 , f. 125r a/b ).

336

CARLA CASAGRAN DE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFI CAZIO NE DE I PE CCATI TRA SETTE NARIO E DECALOG O

to gia nelle S enten ze di Pier Lombardo la concatenazione gregoriana ha


ceduto il posto ad una pura e semplice enumerazione dei vizi, rna il modello genealogico ha lasciato nel vocabolario teologico vistose tracce che
costituiranno altrettanti problemi peril dibattito successive .
I teologi scolas tici hanno per lo piu tentato di legittima re la scansione
gregoriana ricorrendo a modelli piu solidi, che individuano le origini dei
vizi nelle parti dell'anima o nelle possibili deviazioni della volonta umana. E soprattutto quest'ultimo schema che , adottato dai piu importanti
teologi del '200 finisce per imporsi in maniera quasi assoluta: i singoli
vizi rappresentano altrettanti << disordini della volonta che o desidera
qualcosa che non deve essere desiderate o fugge qualcosa che non deve
essere fuggito; le modalita con cui questi due moti dell'animo si manifestano e gli o ggetti che essi di volta in volta investono determinano i sette
vizi capitali 14 . L'operazione degli scolastici none facile ; il tentative di legittimare uno schema che, si ricordi, non ha origine scritturale, comporta non p0chi problemi. Per tutto il XIII secolo e ancora all'inizio del XIV
la lunga serie di questioni che accompagna la distinzione 42 sulla classificazione dei peccati testimonia l'intensita di un dibattito che ripropone
in contesti ed in tempi diversi le difficolta strutturali del settenario .
Un primo p r oblema riguar da l'assetto interne del sistema. Nella genealogia gregoriana l'ordine era per cosl dire << naturale >> : alla superbia,

origine di tutti gli altri vizi spettava il primo posto nell'universo del
15
peccato . Radice di ogni male, inizio di tutti i peccati, comandante dell'esercito delle GOlpe, madre di una lunga serie di figlie nefaste , la superbia ha per sec~li conservato un primate che , espresso in una molteplicita di metafore, indicava un dato incontrovertibile: la superbia e il vizio
gerarchicamente piu importante dal memento che non esiste alcuna colpa che direttamente o indirettamente non tragga da essa la sua origine.
Ma, nelle Senten ze, alla citazione gregoriana Pier Lombardo aveva affiancato il testo paolino (I Tim. 6,10) che individua nella cupiditas laradice di tutti i mali; di fronte al problema della duplice gerarchia che immediatamente si presentava , egli aveva spiegato che tutti i generi di peccato potevano volta a volta essere ricondotti alla superbia o alla cupiditas; non solo, le stesse due radici potevano manifestare una sorta di
interdipendenza reciproca al punto che a seconda dei casi la superbia
poteva nascere dall'avarizia o viceversa 16 .
La pacifica giustapposizione di Pier Lomba rdo che attribuiva ad entrambi i vizi il ruolo di radice di ogni male costituisce un problema spinose e ricorrente per le riflessioni teol ogiche, strette nella m orsa di una
doppia citazio ne autorevole, rna obbligate a districare il nodo insolubile
di un duplice prima to 17 . I teologi che hanno voluto rimanere aderenti
alla pagina del Lomba rdo hanno dovuto ricorrere a sottili distinzioni
che permettessero di aggirare la contraddizione di una doppia gerarchia: i termini radix , in itium, caput , p rincipiu m si sono spogliati di ogni
valenza metaforica e sono stati trasferiti sul pia no astratto della loo-ica

14

S. BoNAVENTURAE Comm. in II Lib. Sententiarum, in ID . Opera Omnia cit., II, d. 42,


dub. III. p. 978; JOHANNES DE R UPELLA, Summa de vitiis, ms . cit. , f. 113rb-va ; ALEXAN DRI DE H ALES Glossa in quatuor libms Sententiarum Petri Lombardi, Ad Claras Aqu as 1952, II, d . 42 ,7,
p . 404; I D. , Su mma theologica, Ad Clar as Aquas 1924-197 9, III, pp . 4 84-489; ALBERTI MAGNI
Commentarium in II lib rum Sententiaru m , in ID . Opera Omnia, ed . A. BoRGNET, Parisiis
1890-1 899, t . XXVII, d. 42, a. 6, p . 664 ; S . THOMAE DE AourNo S umma theo logiae , I , II, q. 84 ,
a. 4 ; I D., Quaestiones disputatae de malo, in ID. Opera Omnia, ed . Leonina , t . 23 , Ro m a -Par is
1982, q . 8, a . I , p . 194 . Per Ia discu ssio n e sull 'organi zzazio n e intern a d ei sette vizi, quella
ch e co n termine scolasti co vien e d efi nita la sufficientia d el settenario, cfr. WENZEL, The seven deadly sins ci t ., pp. 3-12 . AI di Ia d elle diffe ren ze individuali , l'impia nto generale del
p roblema puo esser e illustrato dallo schem a seguente:
INANIS GLORIA

AVARITIA
GULA
LUXURIA

voluntas
deordinata
fu git n o n
fug iendum

sp ec tu
o ni proprii

sp ectu
o ni a lieni

ACEDIA

~x.terius

interius

INVIDIA
IRA

'

15
_

S. GREGORI! Moralia cit., p . 16 10: Rad ix q uippe cun cti m ali superbi a est , d e qu a
scnptura attesta nte, di citur: In itium o mni s peccati superbi a . II r iferimento scr ittural e e
Eccli. 10,15 .
16
PETRI LOMBARDI Sententiae cit. , II, d . 4 2, 7-8, pp. 57 1-572 . La dupl ice m a t rice dei vizi
era gia sta ta eviden zia ta da Agos tin o (De Ge11esi ad litteram, XI, l 4, ed . I. ZYCHA, Pragae-Vindob onae-Lipsiae 1894 , CSEL 28,III, pp. 346-3 47), il qu ale tut tavia aveva trova to n el p asso
paolino un a ulteri ore con fe rm a d el prima to dell a superb ia. Cfr. W . M. GREEN, Jnitium omnis peccati supe1bia. Augustin on p1ide as the {i1st sin, Uni v. o f Ca li fo rni a Press 194 9, p . xm,
n. 13.
17

a ppetit b o num
no n a ppeten d um

337

Si ved an o ad esempl o le oscillazio ni di Gugli elmo di Auxe rre, ch e insiste sull a do ppla r ad1 ce, a n che se fi nisce per a t tribuire a li a su perbi a il ru olo di regina dei vizi (Summa
aurea, ed . J . R IBAILLfER, Pa ri s-G ro tta ferrata 1982, II , II, pp . 593 -596). Pili vicini a ll'auto ri ta
gregoriana n ell'afferm ar e il pr im a to d ell a superbi a riman gon o invece Gi ovanni d ell a Rochelle, peril qua le Ia contra pposizio ne e co munqu e n on tanto superbi a-ava ri zia quanta sup erbia-lussuri a (S umma de vitiis, m s . cit., ff. 114va-11 5ra) ; Riccardo di Medi avilla (S uper
IV libros Sententiarum Petri Lombardi Questiones , Br ixiae 1590-1 59 1, II, d . 42 , p . 507); Pietro di Gi ova nni Oli vi (Quaestiones in II librum Sententiarwn, ed . B. JANSEN, Ad Claras
Aquas 1928, vol. III, q. 98, p . 223 ). Sulle implicazio ni sto ri co-socia li co nnesse ali a crescente importa n za dell 'avari zia nel sistem a dei vizi vedi infra, p. 368, n . 102 .
.

338

339

CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

mentre la riflessione sui due termini chiave, superbia e cupiditas ne ha


evidenziato la polisemia e ha consentito di giocare ora sull' uno ora sull'aJtro dei lora significati .
Alessandro di Hales, Bonaventura, Alberto Magno, Pietro di Tarantasia, Egidio Romano hanna distinto nei termini superbia e cupiditas un
sensa stretto che allude al vizio capitale vera e proprio , ed un senso largo
che identifica cupiditas con ogni sorta di concupiscenza e superbia con
l'amore del proprio bene e il disprezzo di Dio . Cosl intese, non solo entrambe possono essere radici di peccato, rna entrambe concorrono di
fatto nel compimento di ciascun peccato, nella misura in cui ogni peccato comporta un mota di separazione e allontanamento da Dio (aversio ),
che si manifesta come superbia, ed un ripiegamento su un bene mutevole (conversio) , che corrisponde alia concupiscenza 18 . Superbia e cupiditas sono sempre e comunque la duplice rna inestricabile radice di ogni
peccato , :1 tramite necessaria fra la volonta umana e l'universo del male.
La riflessione sui vari sensi di s uperbia e cupiditas puo essere la via
per risolvere un ulteriore problema inerente alia classificazione dei peccati: il rapporto tra il settenario ed un altro fortunato schema, quello
della triplice concupiscenza. La concupiscentia earn is, la concupiscentia
oculi e la s uperbia v itae , le tre tentazioni del Cristo , riconducibili rispettivamente a lussuria, avarizia e superbia, possono agevolmente essere
comprese in quel sensa larghissimo di cupiditas che, come si e visto, presiede ad ogni atto peccaminoso 19 .
Questa soluzione , che sembra risolvere molti dei problemi relativi
alia struttura interna del settenario , non e accettata da tutti . Tommaso
contesta espressa mente nella Summa theologiae la dilatazione dei significati di superbia e cupiditas; se questi due vi zi sono radice e inizio di

ogni male, lo sono in quanta vizi particolari e specifici e non in quanta


tendenze generalissime alia colpa. Le autorita agli occhi di Tommaso
parlano chiaro: radice di ogni vizio e l'avarizia, intesa nel suo sensa proprio di inordinqtus amor div itiarum, inizio di ogni male e la superbia,
cioe l'inordinatus appetitus proprie excellentie . E a questa livello, e non
trasferendo i termini su un piano di maggiore generalita, che Tommaso
propane una soluzione del problema, soluzione che ancora una volta individua nell'atto del peccato due aspetti : l'intenzione e l'esecuzione. Il
fine che muove all'atto peccaminoso e sempre la ricerca della propria eccelienza, cioe la superbia, mentre per quanta riguarda l'esecu zione, il
primato spetta ali'avarizia, alia brama di quelie ricchezze che consentono di realizzare ogni desiderio peccaminoso 20 .
Anche Durando di San Porziano condivide le critiche tomiste alia soluzione comunemente accettata, fondata sulla definizione << larga ,, di superbia e cupiditas, rna si dichiara al tempo stesso insoddisfatto della soluzione di Tommaso : non necessariamente tutti i peccati appaiono riconducibili alia superbia neli'intenzione che li muove; il desiderio dei
piaceri turpi ad esempio difficilmente potrebbe essere vista come manifestazione dell'inordinatus amor sui; ne d'altra parte e sempre vera che il
desiderio di ricchezze sia origine di ulteriori peccati , dal momenta che
l'avaro tende piuttosto ad accumulare i beni che non a utilizzarli per
tentazioni , a !oro volta m esse in r a pporto coi tr e n em ici dell'uo m o ; i tern ari sono poi collegati tra !or o grazie a! rapporto di concatenazio n e genera ti va ch e inter corre tr a i vizi. Lo
sch ema puo esser e cosi illustra te :
superbi a
superbia vitae
(dia bolus)

invidia
ira

18

ALEXA DRt DE H ALES Glossa cit., II, d . 42 , 16, pp. 407-408; ID. S umma theologica cit., t .
III. pp . 48 1-482; S . BONAVENTURAE Comm . i11 II Sent. cit ., q . 42 , dub. IV, pp . 978-979 ; ALBERTI
MAGN t Comm. in II Sent. cit., d . 42 , a . 6, pp. 665-666 ; INNOCENTI! V (Petr i de Tara nta sia) In
Iibras Sententiarum Commentaria, Tolosae 164 9, ri st . a n as t. Ridgewood 1964 , II , d. 42 , q .
3, a. 2, p . 351 ; AEGID IUS RoMAN US, Opus super secunda libra Sententiarum, Ven etii s, p er Lucam Ven etum 1482, d . 42 , q . 3; ID., Sermones de tribus vitiis, in Io., Opera omnia, 1.6, Repertorio dei sermo11i, a cura di C. L uNA, Fi1en ze 1990, pp. 343, 349-350 , 36 1-363 .
19
AEGID tus R oMANUS, Opus super II Sent. cit ., d . 42 , q . 3; Ia ri cer ca disordi nata del bene
che nasce dalla con cup iscen za si tr a duce n ei qu a ttro vizi principa li : super b ia, avarizia,
gola e lu ss uri a . Si n o ti ch e Egidio s i di sco sta d alla tra dizio ne, interp retando Ia terza co ncupi sce n za in relazio ne a li a go la piuttost o ch e alia luss u ria (cfr. Sermones de tribus vitiis
cit. , pp . 341 -387). Un a co nn essio ne m olto stretta tra setten ario e sch em a dell a tripli ce con cupi scen za e indica ta da Wycli f nel Trialogus (ed . G . LECHLER, Oxo nii 1869 , pp . 160- 161);
Wyclif, ch e ritien e in ta l m od o di p a ter ga ranti re a l set ten ario una b ase scritturale, propa ne un se ttenari o s tru tturato in tre terna r i , ciascuno d ei qua li co t-risp o nde a una delle tre

concupi scentia
(mundus)

oculoru~ accidia
avariti a

co ncupi scentia
(caro)

carnis~ gula

lussuri a
Sui tem a d ella tripli ce con cupisce n za cfr. D . R . H owARD, The Three Temptations. Medie val Man in Search of the Wod d, Princeton 1966 . Sui tre n emi ci cfr. S . WENZEL, The Three
Enemies of Man, Mediaeval StudieS>>, 29, 1967, pp . 48-66.
20
Su mma theol, I , II, q. 84 , a . 1-2; nel Commento aile Sentenze Tommaso sembrava invece accettare qu esta solu zio n e (Comm. in II Se11t., d. 42 , q . 2, a. 3, in S. T HOMAE Ao utNATIS
Opera Omnia, t . VI, Parm ae 185 6, pp . 76 8-770). La di stin zio ne tomista tra ordo intentionis
e ordo executionis e ripresa da Pietro d e Tra bibus (Super II Sententiarum, d . 42 , Firen ze,
Bib!. Naz ., m s. Co nv. So ppr. B . 5. 1149, f. 178ra-b).

340

341

CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

scopi peccaminosi. Sulla base di queste osservazioni Durando finisce


per contestare radicalmente il primato di superbia e avarizia e per ricon c- <>cere agostinianamente la radice unica di tutti i peccati in una forma
deviata di amore (inordinatus amor sui ) che sottende tanto la superbia
quanto l'avarizia e quindi l'universalita dei peccati 21 .
Il vivace dibattito sulla gerarchia interna del settenario rimanda ad
un altro ordine di problemi, che toccano il nodo centrale: la definizione
e la natura stessa dei vizi capitali . Tutti i teologi escludono decisamente
che la specificita dei vizi capitali sia da r icercarsi nella particolare rilevanza o gravita delle colpe che costituiscono il settenario; i sette vizi non
sono ne i vizi principali, ne i peccati piu gravi; tantomeno possono essere
identificati tout court con la categoria dei peccati mortali, cioe dei peccati che conducono alla dannazione eterna, alla quale pure uno dei sensi
di capitak , potrebbe alludere; la scansione peccati mortali!peccati veniali interseca l'intero settenario e guarda all'universo del peccato in
un'ottica completamente estranea ad ogni logica di generazione . Perche,
di fatto, questo rimane, a] di la dello svuotamento della metafora gregoriana , il punto fermo nella definizione dei sette vizi: capitali sono quei
vizi che in qualche modo possono essere considera ti origine di altri vizi.
La discussione sembra cosi a vvolgersi su se stessa e riproporre di
continuo gli stessi problemi ; perche se solo la produzione >> di ulteriori
vizi determina Ia qualifica di capitale, essa sembra spettare a rigore unicamente a superbia e cupiditas, radici , come si e vis to , di tutti gli altri;
se invece a tutti gli elementi del settenario viene riconosciuta una potenza generativa , si arriva ad annullare la specificita delle radici o quanto
meno a squilibrare fortemente il sistema. Il settenario finisce cosi peressere una compagine alquanto biz zarra all'interno della quale ogni vizio
appare come il capo di un suo piu o meno vasto corteo di colpe, rna nella
quale si incrociano anche ra pporti trasversali di gerarchia o di mutua dipendenza difficili da conciliare; se i sette vizi sono insomma i vizi capitali , appare evidente che fra essi ce ne sono due (o forse tre) piu capitali
degli altri .
D'altro ca nto definire i vizi capitali come quelli ex quibus alia vitia
oriuntur 22 apre un altro problema, quello della completezza e dell'esaustivita del settenario: si tratta cioe di capire se i vizi che nascono dai sette
costituiscano Ia totalita dell'universo della colpa, oppure se dalla compa-

gine dei sette rimangano esclusi vizi importanti e significativi. Pier Lombardo aveva dichiarato a chiare lettere che non esiste nessun peccato che
non tragga origine da uno dei vizi 23 , e molti teologi hanno riproposto
nella definizione di vizio capitale questa idea di onnicomprensivita 24 ,
rna hanno dovuto comunque ricercare nella ~atura del settenario la legittimazione di tale pretesa. Al tempo stesso hanno dovuto faticare non
poco per adattare e costringere in quello schema peccati che sembravano
restarne esclusi e che tuttavia parevano troppo gravi ed importanti per
non aver un posto di primo piano nell'organi zzazione complessiva del
sistema 25 .
Il dibattito sulla << sufficienza >> del settenario ha dovuto cosi da una
parte spiegare perche solo quei sette potevano rientrare nella definizione
di vizio capitale, dall'altra legittimare alcune assenze che agli occhi di
molti costituivano un problema. Alessandro, Pietro di Tarantasia, Bonaventura, Riccardo di Mediavilla, Tommaso conco rdano nel riconoscere
nei sette vizi i fini principa li che muovono all'a zione peccaminosa e utilizzano la metafora del caput per illustrare la fun zione direttiva che essi
hanno nei confronti di una molteplicita di altre colpe. Ma devono al tempo stesso giustificare l'esclusione d al settenario di due colpe gravissime
quali haeresis e in fidelitas che certamente costituiscono il caput e l'origine di ulteriori peccati e potrebbero quindi legittimamente a spirare a!
rango di vizio capitale. La necessita di tener ferma la scansione gregoriana ha costretto i teologi a complicati escam otages logici: all'infidelitas e
stato riconosciuto un ruolo causale rispetto ad altre colpe, rna puramente
accidentale 26 , o del tutto indiretto , media to cioe d a lla concupiscenza 27 ;
per lo pit) si e tentato di ricondurre questi peccati ad uno dei tradizionali
sette vizi 28 , o addirittura, assimilandoli all' errore , di sottrarli all' ambito
della volonta e alla definizione stessa di vizio 29 .
Per altri tuttavia queste assenze rimangono troppo gravi e insanabili
al punto di compromettere la coerenza dell'intero settenario : Pietro di

21

D uRAN Dus DE S ANCTO P oRCIANO, In Petri Lombardi Sententias Commenrarioru m Libri IV ,


Ve n e tii s 157 1, r is t . a n as t . Ridgewood 1964 , II , d . 42 , q . 4 , ff. 201 v-202r.
22
Cfr. S . B o NAVENTURAE Comm. in II S e11t. c it ., d . 42 , dub. III, p . 977 ; TH OMAE DE Ao uiNO
Summa theol ., I, II, q. 8 4 , a. 3 .

23

P ETRJ L oMBARDI S ententiae c it., d . 42 , cap . 6, p . 570 .


ALEXANDRI DE H ALES Glossa c it ., d. 42 , 1 1 , p . 405 ; I D. , Summa theol. c it., III, p . 4 83.
25
Sui tenta tivi di dila tare il se tte n ario cfr. infia , pp. 3 7 1-374 .
26
I NNOCENTII V I n Iibra s Sent. c it. , II , d . 42 , q. 3 , a . 2 , ad 3; AEG IDI US R oMANUS, I n II Sent.
c it. , d. 42 , q. 3 , ad 7 .
27
G UILLELMI ALTI SSI ODORENSIS Summa aurea c it., II, I, pp . 3 8 6 - 3 88.
28
P er Alessa ndro di Hal es l'infidelitas e r ic onduc ibil e a li a s upe rbia (Glossa c it ., II, q.
4 2 , 11 , p . 405 ); T o mm aso indiv idua Ia m atri ce d e ll 'eres ia n e ll 'acc idi a (De malo c it. , q . 8,
a. 1, 7, pp . 19 5- 196).
29
S . B oNAVENTURAE Comm . in II Sent. ci t. , d . 4 2 , dub . III. p. 977 ; AL BERTI M AG NI Comm.
in II Sent. c it ., d . 42 , a. 6 , p. 66 3 .
24

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

342

Giovanni Olivi individua proprio nella mancanza di haeresis e infidelitas


il punta debole della schema gregoriano e finisce per definire i vizi capitali unicamente come i comandanti di un esercito del male dai ruoli interscambiabili, r iuniti nella compagine del sette pili per ragioni di con30
gruenza che di in ~rinseca necessita .
Duns Scoto si spinge ancora oltre : i sette vizi non sono ne le radici
prime del male , ne i peccati principali, rna semplicemente gli elementi
aggreganti e le occasioni pili diffuse all'interno di un universe di colpe
che non coincide con i contorni della schema gregoriano . Sgombrato il
campo da ogni discussione sui termini radix e caput e sulla struttura interna del settenario, Scoto finisce p er denunciarne apertamente l'insufficienza: la pretesa di rappresentare e comprendere la totalita del male
puo essere avanzata solo da un sistema che riproduca in negative la
struttura stessd del bene, cioe il settenario delle virtu, oppure che si modelli specularmente sulle norme della Iegge divina; le clamorose assenze
di infidelitas e desperatio rendono il settenario carente rispetto al prima
modello, mentre la sfasatura tra i sette vizi e i dieci precetti del decalogo
31
impedisce di ravvisarvi il secondo .
La drastica conclusione scotista segna una svolta decisiva nella riflessione sul settenario . Ai seguaci del dottor sottile appare ormai del
tutto inadeguata la concezione dei sette vizi come radici di tutti i peccati , ed il settenario puo essere letto soltanto come il catalogo dei peccati
pili diffusi nei comportamenti umani 32 . Questa concezione empirista
del settenario sembra o r mai l'unica possibile, rna denuncia anche apertamente l'esaurirsi di un dibattito . Per circa un secolo i teologi si sono
impegnati in un'operazione quasi impossibile: trovare una colloca zione
30

PETRUS IoANN IS Ouvi, Quaest. in II Sent . cit. , q. 98 , p . 22 3.


IoANN IS DuNs ScoTI Quaestiones in librum II Sen ten tiarum , d . 42 , q. 5, in Io., Opera
Omnia, Parisiis 1893, rist . a nast . Fa rnboro ugh 1969 , t. XIII , p . 478; cfr. a nche d . 3, q . 7,
ibidem, t. XII, p . 364 .
32 PETRI AuREOLI Commentarium in I V Iibras Sententiarum, Rom a 1596-1 605, II, d . 42 , a .
4, t. II, p . 321: Divisio peccatorum mortalium in septem duces est con grue assigna ta et
divisio ilia potest acc ipi secundum ilia quae fre quentius ap pa rent in nobis in conver satione humana ; LANDULPH US CARACCIO LUS, Comme11tarium in II Sententiarum, d . 42 , Firen ze,
Bibl. Naz. , m s. Conv. Sop pr. A. 3. 64 1, f. 247ra: Quarta concl usio quod divisio ista septem
capitalium vitiorum non videtur di stin cti o penes gr avitatem et deformita tem m aximam
peccatorum sed ta ntum penes commun em usum qu o homines peccant qu ia plus et usi tatius in istis delinquitur. II Caracciolo ripre nde a nche esplicitam ente il tem a scotista della
sfasatur a tra settena ri o e decalogo: Hoc p roba tur quia omni a ista septem vitia capitalia
directe videntur ordin a ri contra precepta secunde tabule, nullum saltern non di recte contra m aiora p recepta p rime tabule sic ut est dil ecti o dei uncle periuriu m est maius peccatum
quam aliquod is torum . Melior ergo divisio esset per oppositionem ad decem precep ta decalogi , licet is tis septem homines usita tius peccent >> (ibid.).
31

343

coerente ed una definizione rigorosa per uno schema che, nato e cresciuto al di fuori del terreno teologico, poneva pili problemi di quanti ne
risolvesse. L'autorevolezza del testa gregoriano ed il grande successo pastorale del sistema dei sette vizi capitali ne hanna in qualche modo impasto l'accettaz1one anche sui piano teologico, sul quale tuttavia esso ha
creato difficolta quasi insormontabili . Su questa terreno il settenario e
stato discusso , analizzato , sviscerato; rna raramente e stato utilizzato
come strumento per classificare i peccati 33 ; la discussione sulla sufficientia si e per lo pili ridotta ad una sorta di tributo pagato alia tradizione senza conseguenze sugli sviluppi della riflessione morale . La posizione scotista non e che !'ultimo atto della lunga avventura teologica del
settenario. D'ora in avanti la distinzione 42 del II libra dei commenti alle
Sentenze sara commentata sempre meno e, quando lo sara, vedra una ripetizione passiva di commenti dei teologi del passato ormai divenuti di
scuola. Di fatto la discussione sui peccato e sulla sua classificazione e
destinata a percorrere altre strade 34 .

Il sis tema delle virtu


La co ntestazione del settenario gregoriano da parte di Duns Scoto
propane, come si e vista, due modelli alternativi per la classifica zione
dei peccati: il sistema delle virtu e il decalogo della Iegge mosaica. Non
si tratta di modelli astratti; nell'intenso dibattito chela prescolastica e la
scolastica hanna svolto sui temi della teologia morale entrambe le soluzioni sono state di fatto sperimentate ed utilizzate proprio nel sensa indicate da Scoto.
Che la scansione dei peccati dovesse trovare un suo naturale pendant
nella classificazione delle virtu e stato evidente fin da lle prime riflessioni sulla morale cristiana 35 ; di fatto pero i due sistemi, nati in contesti
33

Tre importanti opere teologiche utili zzano la rgam ente il se ttenario co me con ten itore di peccati : Ia Summa de vitiis di Gi ovanni d ella Rochelle , Ia S umma theologica a ttribuita
ad Alessandro di Ha les, Ia Summa theologiae di Alberto Magno (in Opera Omnia c it., t.
XXXIII, qq. 115-122, pp. 345-404). Per tutti e tre i teologi tu ttav ia il settena ri o rappresenta
soltanto un o d ei possib ili schem i per classificare i peccati.
34
Sui crescente di sinteresse della scolasti ca nei co n fro nti del settenar io areuoria no
cfr. WENZEL, The Seve11 Deadly Sins cit ., pp . 13-14; L. CovA, 'Super septem vitia ' e"'-De<>propor~
twnzbus '. Due opuscoli inediti di Ludovico da Pirano (XV secolo) , in Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, 17, 1986-87, pp . 9 1-95 .
35
II combattimen to delle virtu contra i vizi cos titui sce Ia struttura porta nte d ella Psicomachia di Pruden zio (ed . M. LAVARENNE, Paris 1948), pun to di riferi m ento essen zia le per
Ia trad izione, sop rattutto fig urat iva, delle ba ttaglie tra vizi e virtu . Cfr. J. HouLET, Le com bat des vertus et des vices, Paris 1969; J. S . NoRMAN, Metamo rphoses of an Allegory. The l eo -

344

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

culturali ed in momenti storici molto diversi, hanno seguito nel corso


dei secoli vie spesso distanti l'una dall 'altra _ E anche quando , tra XII e
XIII secolo ;:i sette vizi si contrappongono sette virtu (le quattro virtu
cardinali e le tre teologali), e la corrispondenza tra settenari si presenta
come l'impianto classico del discorso morale, si tratta di una corrispondenza puramente estrinseca, che si limita a contrapporre due serie numericamente equivalenti senza stabilire ulteriori rapporti all'interno
delle rispettive compagini 36 .
Il settenario dei vizi non e speculare al settenario delle virtu; essi possono essere giustapposti, rna non contrapposti, e anche la radicale opposizione delle due radici , superbia e umilta, che sorregge l'intero impianto appare piu un espediente retorico che una soluzione coerente con i
due sistemi 37 . Di fatto e impossibile vedere nei vizi che costituiscono il
settenario gregoriano il rovesciamento puntuale delle sette virtu .
Dei due sistemi quello dei vizi si presenta con le credenziali di una

tradizione piu compatta ed autorevole, rna il sistema delle virtu e certamente quello teoricamente piu forte. Solidale con una psicologia ed una
teologia che consentono di agganciare il discorso morale alle potenze
dell'anima da una parte e ai doni dello Spirito Santo dall'altra, il settenario delle virtu puo effettivamente fornire ai teologi il punto di partenza per costruire una classificazione del peccato meno fragile e problematica. Si tratta di modellare il sistema dei vizi in maniera effettivamente speculare rispetto alle virtu, rna ridisegnare in questo modo la mappa
del peccato vuol dire mettere visibilmente in crisi il settenario gregoriano, o almeno ridimensionarne duramente le pretese di esaustivita.
A questa operazione allude evidentemente la polemica di Scoto, rna
di questa operazione si possono trovare vistosi esempi gia in importanti
opere morali della prima meta del '200.
La Summa de virtutibus et viti is (c . 1227) del vescovo parigino Guglielmo d 'Alvernia non dedica molto spazio alla classificazione dei vizi, rna
afferma a chiare lettere quello che ne e il principia ispiratore, e cioe la
corrispondenza con il sistema delle virtu. I vizi si collocano cosl in uno
schema particolarmente complesso che prevede un triplice ordine di virtu relative alle tre potenze dell'anima (razionale, concupiscibile, irascibile) e si definiscono aristotelicamente come deviazioni per eccesso o per
difetto rispetto al giusto mezzo della virtu. In tal modo non solo Guglielmo arriva a catalogare un numero molto alto di vizi (61 per la precisione),
rna svolge una polemica diretta contro le classificazioni tradizionali tanto il settenario gregoriano, quanto lo schema dei tre vizi principali >>
-delle quali dichiara apertamente l'inconsistenza e l'inutilita 38 .
La moltiplicazione del numero dei vizi e l'utilizzazione del principia
aristotelico del giusto mezzo si ritrovano in alcuni trattati morali fondatamente attribuibili a Roberto Grossatesta e databili prima del 1246 . Il
trattato sulla confessione Deus est ed il compendia morale Templum Dei,

nographv of Psychomachia in Medieval Art , New York- Bern - Frankfurt am Main -Pari s
1988. Tra i testi pili sig ni ficativi AMBRosn AuTPERTJ Libel/us de conflictu virtutum atque vitiorum, ed . R. WEBER, Turnholti 1979, CCM 2 7 B, pp. 907-931. La metafora guerresca si trova anche in un passo della pseudo-agostiniano De spiriLU et anima (PL 40 , col. 794: anima
habet virtutes qui bus instruitur et armatur contra viti a>>), p ass a ch e costi tuira il riferimento obbligato p er l'analisi scolastica delle virtu ; cfr. 0 . LaTTIN, Les vertus cardinales et leur
ramifications chez les theologiens de 1230 a 1250, in Io., Psychologie et morale aux Xlle et
Xllle siecles, Louvain-Gembloux 1949, II,2 , pp. 153-194.
36
L'origine delle corrispondenze settenarie e AucusTJNUS, De sennone Domi11i in monte,
ed . A. M uTZENBECHER, CCL 35 , Turnholti 1967. Fondamentale per Ia ripresa del tema n el XII
secolo e il De quh1que septenis di Ugo di San Vittore (Six opuscules spirituels, ed . R . B ARON,
Sources Chretiennes 155 , Paris 1969, pp. 41-59), che m ette in relazione vizi, petizioni del
Pater Noster, do ni della Spirito Santo, virtu e beatitudini. Le sette virtu cui qui si fa riferimento non son o tuttavia le quattro cardinali e le tre teologali destinate ad assestarsi n el
settenario canoni co, rna humilitas, mansuetudo, compunctio, esuries iustitiae, misericordia, cordis mw1ditia, pax. Lo stesso Ugo invece, quando nel De sacramentis affronta il r apporto dei vizi con le virtu tradizion a li , si limita a stabilire una gene ri ca corrispondenza tra
i due set tenari, ricorr endo a li a metafora medica malattia-rimedio (PL 176 , coil. 526-527).
Un tentative di con trapposizione pili puntuale tra vizi capita li e virtu cardi n ali e rintracciabile nella Ysagoge in theologiam cit ., pp. 104-106. Nella definitiva sistemazion e della
materia morale delle Sententiae di Pi er Lom bardo il problema d ei vizi e delle virtu e affrontato separatamente, senza preoccupazioni di corri spondenza (Sententiae cit. , II, d. 42, cap.
6-8 , pp . 570-572; III , dd. 23-33, pp. 141 -189). Di fa tto opuscoli e tratta ti sui vizi e sulle virtu
affrontano raramente , a! di Ia della corrispondenza numerica, il pro blema dei rapporti interni fra settenari ; si veda, fra gli altri, 0 . LaTTIN, Le traite d'Alain de Lille swles vertus, les
vices et les dons du saint Esprit , in Id ., Psycho logie et m01ale ci t. , VI, pp. 45- 92. Sulla cos ti tu zione del sistema delle virtu e sulla su a s truttura interna, cfr. A. MICHEL, Vertu , in Diet.
Theol. Cath. , XV,2, coil. 2739-2799, e 0 . LaTTIN, Les premieres definitions et classifications
des v~rtus au Moyen Age , in Io. , Psycho logie et morale cit., III, 2, pp. 99-50.
31
De fructibus camis et spi1itus, PL 176, coil. 997-999; H UGON JS DE SANCTO VJCTORE De sacramentis cit ., coli. 525-527. Cfr. i11fra, p. 374 .

38

345

GuJLLELMUS PARISJENS JS, De vitiis et peccatis, in Io., Opera Om nia, Parisi is 1674, t. I , p.
283: Quare apparet division em eorum imperfectam esse; di viserunt enim omnia vitia in
septem ut eis vis um est; nos autem iam ostendimu s in prima pane tractatus istius septem
esse vi ti a notissima virtuti s n ostrae rat ionalis, sive secundum ipsam, octo con cupi scibilis,
quadraginta et sex irascibilis, sive secundum ipsam, et posuimus n omin a ti o nes eOJ-um et
rationes nominati onum ; diximus etiam quia quadraginta ista et sex sunt secu ndum superfluitatem et indigen ti am, et mediae virtutes inter ea 23 et quia ista nota sunt tam nominibus quam operibus a pud n os intelligentes, noli decipere animam tua m , et ne labores in divis ionibus, quae parum utiles su nt ... Similiter et in divisionibus, quae leguntur a pud
Apostolum, vel potius enumerationibus, vel in evan geli o n e laboraveris, tamquam omnia
vitia ibi enumeren tu r, ve l ad enum erata redi gantu r; neutrum enim h orum necesse est; magis exempla sunt , quae ibi ponuntur, q u am enun ciati o uni versalis .

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

347

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

346

ancorche mossi da ~ini squisitamente pastorali, presentano un impianto


teorico particolarmente solido ed articolato nel quale le virtu svolgono il
ruolo fondamentale 39 . A partire dalle sette virtu, tre teologali e quattro
cardinali , rimedio rispettivamente contro la corruzione dell'anima e del
corpo , si definiscono sette coppie o gruppi di vizi che non coincidono affatto con il settenario tradizionale . I sette vizi capitali, tuttavia, si ricompattano, all'interno del sistema grossatestiano , nella contrapposizione
ad una sola delle virtu, la carita nelle sue sette manifestazioni ; rna tanto
nel Templum Dei quanto nel Deus est i sette vizi rappresentano rispetto
alle sette virtu figlie della carita solo una meta delle possibili colpe che
possono consistere sia nell'eccesso sia nel difetto rispetto al giusto mezzo rapnresentato dalle virtu. In entrambi i trattati i vizi capitali vedono
cosl. d;asticamente ridimensionata la loro pretesa di contenere le radici
di tutti i peccati e possono legittimare l'attributo capitale , solo in rela40

zione alla virtu principale , la carita .


D'altro canto il ruolo centrale delle virtu all'interno del discorso morale si manifesta non solo nella possibilita di definire a partire da esse
una gamma sempre piu vasta e articolata di vizi, rna anche nel raccordo
delle singole virtu con altri importanti elementi della dottrina e della
morale cristiana. Nei trattati di Grossatesta fede e Carita si contendono
il ruolo di protagonisti del panorama morale: la fede, fondamento delle
virtu , consente di sviluppare non solo un ampio discorso sul vizio che le
si contrappone direttamente, quella infidelitas che vede cosl. riconosciu39 S . WENZEL, Robert Grosseteste Treatise on Confession 'Deus est', Fra n ciscan Studies>>
30 , 19 70 , pp. 21 8-293; Rob ert Grosse teste, Templum Dei, ed . J. GoERING - F . A. C. MANTELLO,
Toro nto 1984 .
40 WENZEL, Robert Grosseteste cit., p . 264 : H aec sunt septem capita b estiae [Apoc. 13,
1] id est vitia capitalia. Et n o n dicuntur capitalia qui a sunt r a di ces vitiorum , sed qu ia capi~alem virtutem , scilicet caritatem , i mpugnant >> . II com plesso sistema d ei vizi e delle virtu
elabora to da Grossates ta pub essere illustr ate dallo sch em a seguente:
FIDES
SPES

CARITAS

IUSTITIA
FORTITUDO
PRUDENTIA
TEMPERANTIA

Humilitas
E xultatio
Patientia
Lar gitas
Occupa tio
Abstinenti a
Co ntinentia

o destia

erecundia
udicitia

Infideli tas
Desp eratio/Pr a esumptio
Superbia/H ypocrisis
Invidia/Pusilla nimitas
Ira/Negli gentia
Avar i tia/Prodigali ta s
Accidia/Cur iosi tas
Gula/E vacu a tio
Luxuri a/lnsen sibilitas
Iniustitia
Timor/Audacia
StultitiaNer sutia
Immod es tia
Inver ecundi a
lmpudicitia

toil suo primato nella sfera del peccato , rna anche l'analisi dei dodici articoli della fede , dei sette sacramenti , delle sette opere di misericordia
spirituale e corporale, nonche delle colpe che ad essi ineriscono 4 1 ; d'altro canto la carita , compimento delle virtu , diventa, come si e visto, il
punto di.raccordo col sistema dei sette vizi capitali, rna , nel suo doppio
aspetto di amore di Dio e del prossimo , si presta agevolmente anche a
con tenere le due tavole del decalogo 42 .
Questa funzione di enorme contenitore del discorso sulle virtu celebra il suo trionfo nella summa morale per eccellenza del XIII secolo la
seconda parte della Summa Theologiae di San Tommaso. Il procedim~n
to piu compendioso e piu rapido per chi vuole affrontare l'analisi detta gliata della materia mor ale , dichiara Tommaso, consiste nell'anali zzare
nel medesimo trattato in primo luogo la virtu ed il dono corrispondente
e poi i vizi contrapposti ed i precetti tanto negativi quanto affermativi 43 .
Le sette virtu corrispondono dunque puntualmente ai sette doni dello
Spirito Santo e si articolano in una serie di virtu secondar ie , cui si contrappone una serie di vi zi aristotelicamente intesi come deviazione per
eccesso o per difetto dal giusto me zzo . Quello che caratterizza, all'interno del sistema tomista, la classificazione dei peccati e la polverizzazione
del set~enario dei vizi capitali . Anche se Tommaso ha piu volte teori zzato la sufficientia dello schema gregoriano e l'ha di fatto utili zzato nell'impianto del De malo, quando costruisce il suo sistema morale, non ali
attribuisce nessuna fun zione: non solo il settenario non struttura la cl:ssificazione dei peccati , rna non esiste nel sistema delle virtu un punto di
aggregazione per i sette vizi capitali . I singoli vizi si di sperdono nella
contrapposizione all'una o all'altra delle virtu principali o delle loro filiazioni, e possono perfino presentarsi piu di una volta in relazione a diverse virtu; antiche gerarchie o solida rieta tradizionali vengono spezzate , mentre colpe assenti dal sistema gregoriano, quali l'in fidelitas , occupano posizioni di primaria importanza .
La medesima dispersione sembr a essere il destino dei precetti del decalogo, dal momento che nel sistema tomista molti di essi sono posti in
rela zione con una virtu specifica: il primo con la fede, il quarto con la
:~WENZEL , Robert Grosseteste cit ., p p. 250-2 60 .
GROSSETESTE, Temp/wn Dei cit. , pp. 34-3 6.
43
.
THOMAE DE AQUINO S umma theol. , II, II, Prol. Per l'organi zzazio n e del sistem a m orale
d1 ~omma so e p er Ia circolazion e d ell a II, II, cfr. S . PtNCKAERS, Les sources de Ia morale
chretzem_1e (Sa methode, so11 contenu, son histoire), Fribo urg 1985, trad . it. Mil a no 1992, pp .
~~~~~71 , L. BoYLE, The Settmg of the 'S umma theologiae' of Saint Thomas, Toron to 1982 , pp .

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

348

speranza, quinto , sest.:> e nono con la temperanza. Ma d'altro ca~_to , ricorda Tommaso, tutte le virtu comprendono in qua_lche _~odo l m~ero
. la fede che fondando il primo precetto h legittlma tutti, la
d ecal ogo .

.
.
d

speranza che li sottintende , la carita che SI articola nei ue pre_cetti ev~n


gelici compendia dell'intero decalogo , la ?r~~e~za che presiede a cia~
scuno di essi, la forza che rinvia ai precetti divmi anche se non n~cessa
riamente alle tavole mosaiche. Esiste tuttavia un luogo.~el qu~le Il dec~
logo trova una sua piu specifica collocazione; i prec~tti ~nfa~ti, nell~ mi. ui Impongono l'obblicro di rendere agli altn (D10 e Il prossimo)
sura m c
"'
.
1 t'
, che e
' loro dovuto si riferiscono evidentemente alla gmstizia, a vir u
0
ci
'
l. l . L'.
d
lo
che concerne obblighi e divieti nei confronti deg I a tn. mtero eca_ go si disloca cosl nel vasto panorama di virtu che co~pre_n~on~ la gmsti zia: la prima tavola con i precetti che riguarda~o DI~ si _nfer_Isce alla
religio, il quarto precetto , che impone di onora re I gemton ,_ att~e~e alla
pietas' i restanti sei precetti si collocano variamente nella gmstizia pro44
priamente detta .
.
.
d ll
Le singolari modalita con cui il decalogo SI rappo~ta ,al Sist~~a e e
virtu, ora concentrandosi nel riferimento ad ~na virtu . specihca,_ or~
stemperandosi in un generico rinvio a tutte e a ciascuna di ess~, testimo
nia un'indubbia attenzione al tema della le~g_e nel~a costruzwne .d~lla
ostra anche i limiti della sua utihzzazwne nella classihc~mora l e , rna m
d.
zione dei peccati . La legge mosaica comprende una sene I pn~Cipi P:I~
mi che debbono essere noti a tutti piu che una rassegna dettagl~ata ~~"'h
obblighi cui il cristiano deve attenersi e delle col~e che ~eve ~~I tare . Il
decalogo non puo in alcun modo essere il con~e~Itore_ di tutti~ ~ec~ati ~
di fatto nella Summa i peccati che infrangono I smgoh precetti SI disper
dono nell'arco dell'intero sistema morale 46_
12 2 La posizione tomista e r ipresa dallo
II
THOMAE DE AQUI NO Summa t I1eo I II ' ' q .

.
d 79
Jl 41 5.b
v
o di Beauvais (Dou a1 1624 , Ill, I , .
., co
Speculum morale a tt n Ul tO a m cen z
. .
I
533 - 535; DI041 8) Cfr a nche PETRI AuREOLI Commentarza Cit ., Ill, d . 37, q . 1, a . l , t. I ' pp . . 1903 d
NISIU~ CA~THUSIA us, [J1 librum III Sentent iarum, in Id ., Opera Omma, t. 23, T01 n ac1

44

37, ~ 1, pp . 604-605.. S
I I II II q 140 a . 1 ad 3. Sull'interesse tutto somma to
o THO MAE DE AQU INO umma t 1eo .,
, ,

. M
z- d
mita to d i Tom m aso nei con fro nti d el decalogo, cfr. P. LuMBRERAS, Theologza ora zs a
l
l
Decalouum
An creh. cum >> , 20 , 1943, PP 265-2 99
d

,
46 : Sec~ndu~ diversa p recepta n on diversificantur peccat~ sec_un urn spec1 e~
72 a 6 ad 2). Si noti tuttavia co m e nell amb1to della p ast01 ale
'
.
d.
t" fr J p ToRRELL
(Summa t h eo I., I , II q.
Tommaso finisca per utili zzare il decalogo com e co ntemtore l pecca di, c S. . . . s Phllo:
d'Aqum Revue es c1ence
' d s Tl
Les 'Collationes ~e decem prec6e9pt1zs9 85e az ~ :40 1~;-z;_~6 3 . Per ~li sviluppi d ella predica zione
soph1ques et Theolog1ques,, .'
' PP

"
dom eni cana sul d ecalogo, cfr. mfm, pp . 384-3 85.

349

Il decalogo e i peccati
L'integrazione del decalogo nel sistema della morale cristiana e, all'altezza del XIII secolo, un fatto : il discorso sulle virtu consente, come
si e visto , dive;se modalita di raccordo coni singoli precetti e costituisce
una delle vie per assimilare la << riscoperta legge mosaica nel corpus ormai consolidate della dottrina cristiana. Le corrispondenze ed i legami
che i teologi stabiliscono tra i diversi schemi morali consentono di stemperare in un discorso che si muove nel solco della tradizione gli eventuali elementi di novita o di rottura che le mode teologiche portano con se
e di annullare nella sistematicita del metodo scolastico le diverse vicende culturali che ogni sistema sottintende .
L'esempio forsepiu evidente del tentativo di integrare il decalogo nel
sistema morale tradizionale si puo trovare nella Summa aw'ea di Guglielmo di Auxerre. L'analisi dei singoli precetti , infatti, mette in evidenza una serie di corrispondenze che da una parte legano i comandamenti
alle quattro virtu cardinali e ai sette doni dello Spirito santo, dall'altra
consentono di esplicitare in essi la proibizione dei sette vizi capitali : la
superbia e l'invidia sono escluse dal primo precetto, l'accidia da l terzo ,
la gola, assimilabile alla lussuria, e vietata dal sesto, mentre del tutto
evidenti sono le corrispondenze dell'avarizia col settimo e dell'ira col
quinto 47 . Anche per Bo naventur a il decalogo << contiene l'intero settenario: all'interdizione esplicita di lussuria e avarizia si affiancano infatti
le proibizioni implicite dei restanti vizi, secondo una formula leggermente diversa da quella di Guglielmo, rna destinata ad una notevole fortuna, soprattutto nella pastorale francescana 48 .
Colmare la sfas a tura fra i divieti del decalogo ed i vizi del settenario
costituisce dunque uno dei modi per integrare la legge mosaica nella morale tradizionale ed apre la possibilita di utili zzare le due tavole come
strumento di classificazione del peccato. L'operazione apparentemente
neutra delle corrispondenze tende in realta ad annullare la profonda dif47

GuiLL ALTISS. S umma aurea cit., Ill, 2, pp . 846-84 7. Pe1 un 'ana lisi d ettag lia ta dell a
rifl essione di Guglielmo sui decalogo , c fr. L. J. SMITH , Academic commentaries on the ten
commandements (c. 1150 - c. 12 70), D. Phil. Thesis, Trinity Term 1983, pp . 90-12 3.
48
S. BoNAVENTURAE Comm. in III S ent., in ID. Opera Omnia cit. , Ill, d. 37 , q . 1, p . 824 . Lo
schema delle corrispond en ze e il seguente:
Superbi a - I e IX precetto
Invidia/Ira - V precetto
Accidia - III p recetto
Lussuria/Gola - VI e IX p recetto
Avari zia - VII precetto
Per Ia rip resa di queste corrisponden ze in a m bi to pas torale cfr. infra, pp . 389-390.

LA CLASSIFICAZION E DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASAG RANDE- SILVAN A VE CCHIO

350

ferenza che separa i due sistemi , ben al di la della sfasatura numerica. Di


fatto , quale che sia la logica che sorregge i due sistemi e la tradizione che
essi hanna aile spalle, essi appaiono in questa operazione perfettamente
omologati: il settenario ha perso , lo si e vista nelle pagine precedenti,
ogni riferimento ad un modello generativo (albero o fa miglia) per diventare uno schema astratto con un vago riferimento gerarchico facilmente
49
assimilabile alia struttura decisamente gerarchizzata del decal ago . II
decalogo , dal canto suo, tenta di spogliarsi del carattere fortemente legalistico e veterotestamentario che accompagna la sua storia per proporsi
come paradigma morale atemporale e assoluto . Sorretti entrambi da un
criteria di intrinseca razionalita, la sufficientia , che ne delimita l'ampiezza e ne lecrittima
le articolazioni 50 , settenario e decalogo esprimono in
b
formule quasi identiche la stessa istanza: definire attraverso l'analisi dei
corr.portamenti umani e delle motivazioni che li muovono una tassonomia delle colpe : Una volta riconosciuta la sua specularita rispetto al sistema dei vizi , il decalogo pua , come e meglio del settenario, assumersi
il compito di classificare i peccati, conferendo a tale classificazione l'ordinata struttura gerarchica e l'indiscutibile autorevolezza delle tavole
mosaiche e colmando le lacune che lo schema gregoriano presentava.
Ma, allimite,l'operazione delle corrispondenze none neppure strettamente necessaria. Giovanni della Rochelle , ad esempio, non si nasconde le difficolta che incontra chi vuole stabilire puntuali relazioni tra i
dieci comandamenti e i sette vi zi da una parte e le sette virtu dall'altra.
49 Il tentati vo di assimila r e il d ecal ogo al se ttenari o si spinge fi n o ad a pplicare Ia m etafo ra d ell'alber o a n che al sistem a d ei precetti ; cfr . R. GROSSETESTE, De decem mandatis, ed .
R . C. DALES - E . B . K.l NG, Oxford 1987 , pp. 2-4.
50 Immancabilment e di scu ssa da tutti i teologi, Ia sufficientia del decalogo puo esse re
illustra ta dallo sch em a segu ente :

Ad Deum

deli tas
ever en ti a
[ ]mul a tus
d ebitum r edde re

I. Non h a b ebis d eos a lien os


II . Non assumes n om en Dei in vanum
III. Mem ento ut di em sa bba ti san cti fices
IV . Hono r a patrem tuum et matrem tuam
propria p erson a

opere
Ad
proximum

non
nocere

ore

co r de

~lvln:

pe_rson a coniuncta
r e1 possesswn es

V. Non occides
VI. No n m oechaberis
VII. Non furtum fac ies

Nonl oqueri s contra p roximum tuum fa lsum

~t1m o mum

rue

Non con cupi sces rem p roximi tui

~o n desider abis u xorem proximi tui

Per Ia sufficientia del setten ari o c fr. supra, p . 33 6 n. 14 .

351

Questa operazione, quasi automatica per alcuni dei precetti, e destinata


comunque a rimanere incompleta e pretestuosa proprio per la natura diversa delle tre classificazioni. La struttura unitaria della morale e garantita non gi& dalla corrispondenza numerica di virtu , vizi, precetti, rna
proprio dalla distinzione e dal raccordo degli specifici ambiti cui ciascuna classificazione si riferisce 5 1. Quell a che e comunque garantito e il carattere onnicomprensivo del decalogo : i dieci precetti prescrivono tutto
cia che deve essere fatto e vietano tutto cia che non deve essere fatto, delimitano cioe i confini del bene e del male morale 52 . Di fatto queste considerazioni che concludono il De decem preceptis di Giovanni della Rochelle, gli consentono di articolare l'analisi di ogni singolo precetto in un
catalogo delle colpe che esso esplicitamente o implicitamente comprende, inaugurando una tradizione di trattati sui decalogo che sembra avere
un successo particolare proprio in ambito francescano 53 .
Le riflessioni rupelliane sui tema del decalogo non si limitano al De
decem preceptis ; il maestro francescano ha dedicato al problema della
Iegge mosaica una serie di questioni disputate, in larga parte confluite
nella Summa Halens is 54 , alia cui composizione egli ha attivamente par51 J OANNES DE R uPELLA, De preceptis et consiliis , Oxford , Bod!. , m s. Bod!. 2, f. 70ra: No n
es t ergo qu er er e precepta virtutibus r espo nde nti a n ee pro hibi tio nes res po ndentes viciis,
n a m secundum aliud et a liud multipli caientu r vi rtutes et vicia et precepta . Nam num em s
vir tutum sumi tur sec undum num erum po ten ciarum vel vir ium a nim e quas pe rficiunt et
ha bilita nt ad m o tum in De um , ut di citur su o loco. N um em s vero capita lium vicio rum sumitu r secundum ac tu s prim os vir tu tum a ni meet in ordinac io ne m a m o ris in ipsis. Numerus
ver o precepto rum secundum actus con sequ entes scili cet compositi, h oc est hominis p rout
di stinguimus actum cordi s o ri s et o peris, pro ut secundum ipsos es t m er eri , h oc est prout
secundum ipsos es t ordin a ri ex carita te ad Deum et ad proxim u m . Il tra tta to d i Gi ovanni
della Rochelle e stato in buo n a parte inserito n ell a Summa Halensis col titolo di B1evis explanatio praeceptorum ad instructionem simplicium (ALEXAN DRI S umma cit. , t. IV, pp. 5875982; p er il p asso cita to si ved a la p. 598 . Cfr. DouCET, Prolegomena , ibid ., pp. CCXII I- ccx1v.
2
'
IoHANNES DE R uPELLA, De preceptis, m s. cit. , f. 77va: Sc iendum ergo quod o mn e fa ciendum qui a de natura su a b o num in gen er e precipitur in decalogo, omne non fac iendum
quia d e natura su a m a lum , hoc es t secundum ra ti o nem gen er a lem qu a est o rdin a ri ex carit a~~ p ro hib etu r>; cfr. ALEXANDR I S umma cit., p . 597.
,, L'analisi dei si ngoli prece tti e co ntenuta n ei ff. 68va-77 r b ; cfr. ALEXAN DRJ Summa cit. ,
pp . 589 -597. Fra i tratta ti fran cescani sul decalogo basti ri corda r e il Legiloquium de decem
preceptis di Gi ovanni del Ga lles (Cfr. BLOOMFIELD, Incipils c it. , n . 5345 , p . 460 ), il De decem
p1eceptis a ttribui to a Pietro Au reo lo (cfr. BLOOMFIELD, ! ncipits cit ., n . 3266, p. 282), e il De
decem preceptis di Fra ncesco di Meyr o nne (ed. Paris 151 9, c fr. B LOOMFIELD, Incipits c it., n .
4532 , p . 38 3)
54
Le Questiones d isputate de legibus et preceptis, de lege naturale, de lege mosaica di
Giova nni dell a Roc helle so no contenute in due m ss. (Assisi, Bib!. Co m ., m s. 138, ff. 213232 ; Bib!. Vat., m s. Vat. La t. 78 2, ff. 129r a-1 33 rb ). Per l'analisi delle ques ti oni r upellia ne e
peri !oro rappo rt i co n la S umma Halensis cfr. F . H ENOUINET, Ist der Traktat 'De legibus

352

CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

tecipato 55 . L'ampio spazio chela Summa dedica alla morale, infatti, appare scandito da due grosse partizioni, il discorso sul peccato e quello
sulla legge 56 . L'analisi delle virtu, mai completata dall'equipe francescana che ha collaborate all'opera, appare comunque in una certa misura
secondaria rispetto alla struttura morale presente nella Summa 57 . Il peccato con le sue molteplici classificazioni e la legge nella sua complessa
ed articolata struttura sembrano infatti esaurire la totalita del discorso
morale , proponendosi come i due grandi modelli, in negativo ed in positivo, ai quali il cristiano deve ispirare il proprio comportamento .
L'analisi del peccato e nella Summa Halensis particolarmente ricca;
una pluralita di definizioni che mettono a fuoco ora la materia, ora la
forma , ora la causa delle colpe, consentono di impostare altrettante classificazior.i: il peccato, sottoposto ad una serie di sguardi diversi appare
cosi identificabile a partire dalla gravita (veniale/mortale), dal suo rap porto con l'azione (delictum/comm iss um), dallo strumento con cui viene
perpetrato (pensieri/parole/opere), dalle potenze dell'anima che lo muovono (7 vizi capitali) , dalle matrici che lo generano (ex infirmitate, ignorantia, industria), dalle passioni che lo alimentano (amore/timore), dalle
forme che in esso assume la concupiscenza (concupiscentia carnis, concupiscentia oculoru m , superbia v itae ), dalla persona verso la quale e diretto (Dio, il prossimo, se stessi) 58 . Sottoposto ad una sorta di dissezione
anatomica, il peccato sembra quasi perdere la sua consistenza unitaria
e si presenta come un concetto, imbrigliato in una serie di relazioni che
ne definiscono la natura . Quello che emerge da una tale vertigine classificatoria e da una parte l'esigenza di cogliere la totalita dell'oggetto peccato , dall'altra l'impossibilita di fare riferimento ad una sola delle classificazioni o comunque di stabilire fra esse una sorta di gerarchia di valore. Non prive di corrispondenze , rna mai perfettamente sovrapponibili ,
tutte e ciascuna sono ugualmente importanti, perche ciascuna costituisce uno specifico punto di vista sul peccato che evidenzia aspetti non
percepibili attraverso le altre.

Il primato del settenario riceve in questo modo un colpo durissimo;


l'antico e glorioso schema gregoriano none il sistema dei peccati, la rappresentazione di una eterna genealogia del male; esso e solo uno fra i
tanti modi di.- classificare il peccato; come gli altri e importante e utile,
rna non unico e non esaustivo. In effetti moltiplicare le classificazioni
vuol dire ridimensionare notevolmente ciascuna di esse e allimite ridimensionare il senso stesso di ogni impresa classificatoria, ormai leggibile come un'operazione puramente convenzionale, volta a finalita pratiche piu che a investigare la vera natura del peccato . Gli otto schemi della
Summa Halensis possono essere visti come il momento di massima attenzione al problema delle classificazioni, rna al tempo stesso come l'avvio di un processo che nel volgere di pochi decenni portera i teologi a disinteressarsi completamente di questo aspetto della teologia morale.
Piu che classificare e importante peri teologi definire esattamente la
natura del peccato e nelle varie definizioni che la Summa elenca un elemento sembra assumere un rilievo particolare, il riferimento alla legge:
il peccato e, Secondo la definizione di Agostino , un pensiero , una parola,
un'azione contrari alla legge eterna 59 . La legge si manifesta cosi effettivamente come l'altra faccia del peccato, il necessaria presupposto per
poter parlare di esso ed il vero fondamento di ogni affermazione che su
di esso puo essere fatta.
Il discorso sulla legge, che occupa tutta la seconda parte dellibro III,
quasi sicuramente opera di Giovanni della Rochelle, rappresenta, per la
sua ampiezza e per la pluralita dei temi trattati, una indubbia novita all'interno di una summa teologica e testimonia in maniera tangibile il
profondo interesse con cui la prima scuola francescana ha studiato questo tema 60 . Anche l'analisi della legge si articola in una pluralita di distinzioni, rna , a differenza dalle classificazioni del peccato , i diversi tipi
di legge cui la Summa fa riferimento si incastrano l'uno nell'altro, a costruire un complesso ed articolato sistema unitario . Tutte le leggi rimandano in ultima analisi ad un fondamento unitario, la legge eterna, che si
identifica con la razionalita divina, principia immutabile dell'ordine del

et preceptis' in der 'Summa' Alexa11ders vo11 Hales vo11 Joannes von Rupella?, Fran ziska nische Studi en , 26 , 193 9, pp . 1-22 , 234-2 58.
55 DoucET, Prolegome11a cit. , pp . Lxxvm-Lxxrx; cfr. I. B RADY , Jean de Ia Rochelle, in Diet.
Spir., VIII , coli. 599-602.
56 PI NCKAERS, Les sou rces de Ia morale c it. , pp. 25 8-259 .
57 ALEXANDRI S umma cit., IV, p. 420 : Dicendum quod lex sive praecepta legis n aturaliter sunt p r iora virtutibus .
58 Ibid ., III. p p . 28 1-282. La m edesima scan sion e in ALBERTI MAGN I Summa theologica
cit., q . 115 , pp. 345-347 . Cfr. an ch e le di eci di visi o ni del pecca to secondo Gi ovanni della
Rochelle (S umma de vitiis, m s. cit. , ff. 82vb-83ra).

353

59
Cfr. AcosTI NO, Contra Faustum, XXII, 27, ed . I. ZYC HA, Pr agae-Vindo bo n ae-Lipsiae
189 1, CSEL 25 , p. 621. A ques ta d efi ni zio ne, des tina ta a di veni re Ia d efini zio n e classica del
peccato, Ia Summa Halensis, in linea con le Sententiae di Pier Lo mba rd o (II , d . 35, c. 1, p .
52 9), a ffianca Ia de fini zio ne di Amb rogio (De paradiso, ed . C. ScHENKL, Pragae -Vindobonae-Lipsiae 1896, CSEL 32,1, p . 296), che pure eviden zia il cara ttere di infraz ione alia Iegge: << Pecca tum est p raeva ri ca tio legis di vinae et coelestium ino bed ie ntia m a nda to rum ''
(ALEXAND RJ Summa cit. , t. III, pp . 274-275 ).
60
0 . LaTTIN, La loi etemelle chez saint Thomas d'Aquin et ses predecesseurs, in Psychologie et morale cit., II, 1, pj:> . .52-5 8.

354

CARLA CASAGRAN DE - SILVANA VECCHIO

creato e della sua moralita. Dalla legge eterna derivano, piu o meno direttamente tutte le altre leggi, nella misura in cui contengono un principia di legittimita: innanzitutto la legge naturale, sua filiazione piu prossima e diretta, quella che la riflette in maniera immediata e puntuale , e
poi, via via sempre piu lontane dall'archetipo, la legge divina (mosaica
ed evangelica) e le leggi umane positive 61. Il riferimento al decalogo si
colloca quindi nel contesto di un'amplissima analisi del tema della legge,
che traccia una linea di continuita tra i dettami della legge eterna e della
legge naturale e i precetti morali della legge mosaica, completati, rna
non annullati dalla legge evangelica. L'operazione di raccordo del decalogo coi sistemi morali tradizionali appare cosi risolta alia radice: i precetti mosaici sono per lora stessa natura la morale cristiana, dal momenta che si trovano all'incrocio di quel sistema di leggi che definisce i confini dellecito e dell'illecito, del bene e del male. I dieci comandamenti, il
nocciolo morale e quindi eternamente valido della legge mosaica, sono
per il cristiano la norma per eccellenza; norma autorevolissima ed indubitabile, perche dettata da Dio stesso, essi indicano tutto quello che si
deve fare e vietano tutto quello che non si deve fare. Il decalogo puo allora tranquillamente essere usato , come Giovanni fa nel De decem preceptis , per catalogare i peccati; quell a che importa e tener presente che
non si tratta di un ulteriore schema che si affianca agli otto previsti dalla
Summa ; classificare i peccati a partire dal decalogo vuol dire individuare l'essenza del peccato, prima ancora delle sue diverse manifestazioni,
la dove si evidenzia la sua vera natura, nella relazione con la legge.

Il peccato e la legge
La scuola francescana impone all'attenzione dei teologi il problema
della legge in tutta la sua ampiezza. La distinzione fra le diverse leggi, i
lora reciproci rapporti , il ruolo specifico che in questa sistema svolge la
legge mosaica costituiranno per tutto il XIII secolo un passaggio obbligato di commenti alle Sentenze, di somme teologiche, di trattati morali .
L'impianto della morale non puo non uscire profondamente modificato
da questa ampia riflessione che, non a caso, coincide con il tentativo
messo in atto dalla Chiesa di darsi un piu rigoroso apparato giuridico. Il
dibattito sulla legge infatti sembra scandire a distanza la costituzione di
quel Corpus Juris Canonici che e destinato a diventare la legge della
61

ALEXAN DRI Su mma cit., IV , pp . 313-412. Cfr. 0 . LOTTI N, La loi etemelle cit. , p. 53 ; I. BRA
DY, Law in the 'S umma fratris Alexandri ', Proceedings o f the Ameri can Catholic Philosophical Associa ti on >>, 24, 1950, pp . 133-147.

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

355

Chiesa, e la riscoperta e la fortuna del decaloao acquistano un


ticola
t
.
""
sensa par.r~en e pre~nante m un momenta storico che segna l'epoca d 'oro
d e1 Intto canomco In q
t f
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cultura e dell '
.
~es. a ~se I massima gmridicizzazione della
ll
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'd~pparato ~c~ ~siastico la nozione stessa di peccato sembra
a a_ nc~~ca I una deflmzwne piu rigorosa e di una fondazio
.,
Scie~tific~ . _La riflessione sul peccato, nata nel XII secolo ro ~i: ~m
tentatiVe di svmcolare la prospettiva teologica da quella giuri~ic~ a =~
re nel corso del XIII contrassegnata invece da una nuova e d. ' PP.
genza d ' 1 1

.
1versa esi. .
I ega Ismo. L Impiego ormai costante non solo nei testi dei cano
~~~~Ia::eanche_ :ella _l~tteratura pastorale e perfino in quella teologica d~
~.
quah :"ravi_ta del peccato, responsabilita personale, oiudizio
~~m:I~nn~ soddisfazw_ne: re~tituzione, ecc., collocano il proble~a dell~
p
n quadro di nfenmento di carattere prettamente a .d.
modellando se
,
:;,Iun 1co,
d.
mpre pm spesso 1a nozione di peccato su quella di c . .
.
r:mm~
o I reato e rinviando la sua definizione ad un .
prefissate 62 L'obbl"
d 11
f
.
Sistema di regale o dileggi
.
Igo e a con esswne annuale .
d 1C
..
Laterano IV (1215)
f
.
Impasto a
onciho
' con 1a tras ormazwne della peniten .
dura giuridica assimilabile in qualche misura al
za In una proceq
t
d. .
processo, appare da
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t. .
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.
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ella_p~htica, rna al tempo stesso risponde all'esigenza di razion .


e legittrmare la pretesa stessa della Chiesa di darsi una sua
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62

sull'argomento, ed il riferimento cos~ante ad


g hta pnmigema ed archetipica consente ai sincroJi teoloai d . .
""
"" In-

Cfr. S. KuTTNER, Kanon istische Schuldlehre


G. b
.
IX, Citta del Va ti can o 1935 pp 8 _22 . p M
von mtzan zs auf dze Dehetale11 Gregors
nuels de confession au moyel~ a a~ (XII-Xvi . :c/HAU)D LQ UANTJN, Sommes de casuistique et ma63 N B
,
szec es, o u va m-LI!I e- Mo nt r' 1 1962
ERJ OU, La confession dans lese
. z .
ea
, pp. 35-3 8.
cation de l'ame ou dema rche ,udic. . . J Cll lLs ;11eo ogzques et pas to raux du XII l e siecle: medizalle. , m aveau, Clt ., pp. 26 1-282.

356

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALO GO

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

condurre ad un contesto unitario l'analisi delle singole leggi (legge naturale , mosaica, evangelica, positiva) 64 . Francescani e domenicani concordano perfettamente nel riconoscere nel decalogo mosaico una sorta di
compendia della legge naturale, dotato come tale di validita atemporale
e assoluta. Legge divina per eccellenza, la legge mosaica si impone per
l'autorevolezza di colui che l'ha promulgata, rna la sua aderenza al piano
della legge naturale ne garantisce la validita universale ed esclude che
essa possa subire eccezioni o dispense. Nessuno ha il potere di sospendere, neppure per un momenta, l'obbligatorieta dei singoli precetti,
espressione congiunta della volonta divina e della forza della ragione;
nessuno , nemmeno Dio stesso, potrebbe dispensare dalla loro stretta
osservanza 65 .
Proprio dalla nozione di dispensabilita riparte invece l'analisi scotista del decalogo . La constatazione che in qualche momenta della storia
sacra Dio !1a di fatto sospeso la validita dei precetti , imponendo l'omicidio , il furto o la fornicazione , fa emergere un'evidente sfasatura fra il
piano della volonta divina e quello della legalita naturale. Di fronte all'evidenza dei fatti , il presupposto della coincidenza tra legge di natura e
decalogo appare agli occhi di Duns Scoto insostenibile : i precetti mosaici non sono la legge naturale, o meglio, non tutti i precetti rappresentano la traduzione di quella legge; solo la prima tavola, quella che tocca i
rapporti con Dio, impone obblighi immediatamente riconducibili alla
legge naturale; i precetti della seconda tavola e almeno in parte il terzo
64 Ai t eolog i fran cescan i ri corda ti sopra si aggiungano: JoHANN IS W ALLENsrs Legiloquium
de decem p1eceptis, Oxford , B o d!., m s . Lincoln 67 , ff. 142ra-144va ; RrcARDI DE MEDIAVILLA S u per IV Iibras Sententiarwn cit. , III, dd. 37-40 , pp. 439-48 8; M ATTHAE I AB AQUASPARTAQuaestiones d isputatae de anima separata, de an ima beata, de ieiunio et de legibus , ed . C. PlANA, Ad
Claras Aquas 1959, pp . 431-5 7 1. Pe ri do m enicani cfr . PETRUS DE TARANTASIA, Questiones de
lege et preceptis, Bib!. Vat. , m s . B orgh es . 13 9, ff. 104v-110v; ALBERTI MAGN I De bono, ed. H.
K uEHLE - C. FECKES - B. GEYER - W . K uEBEL, Munster 1951, pp. 283-2 88; THOMAE DE AQUINO
S umma theol. , I, II, qq. 90-1OS ; I D., Collationes de decem praeceptis cit., pp . 24-25 . Per il di battito scolas tico sui te m a della Iegge, cfr . 0 . LoTTI N, La loi en general. La definition thomiste et ses antecede11ts, in Psychologie et morale cit, t. II, 1, pp . 11 -47; I D., La loi etemelle cit. ,
ibidem, pp. 49-67; ID., La loi naturelle depuis le debut du XIIe siecle jusqu'a saint Thomas
d'Aquin, ibid ., pp . 71-100.
65 Cfr. INNOCENTII V (P ETRI DE TARANTASIA) In lib. Sent. cit ., III, d . 37, q . 1, pp . 296-300 ;
T HOMAE DE AQUINO S umma Theol, I, II, q . 100, a . 8; RrcARDI DE MEDI AVILLA Supe r IV Iib ras Sententiarum cit., III, d . 37, q . I , pp. 441-443 ; q . V, pp . 447-44 8,. II p r oblem a della di sp e n sabilita dei precetti era s tato affronta to d a Bern a rdo d i Chiaravail e n el contesto di un diba ttito
sull'osservan za della regola (De praecepto et dispensatione, in SANCTl B ERNARD I Opera, vol.
III, Ro m ae 1963 , pp . 241-294); in q u est o ambito Bernardo di stingu e tra Ia inviolabilita dei
precetti divini ch e n o n p osson o esser e modifi cati d agli u o mini e Ia incom mutabilita della
ragione divina et erna , ch e n e mm e no Dio p u b muta r e.

357

precetto della prima possono essere collegati solo per via indiretta ai
dettami della ragione e come tali possono essere modificati o sospesi
dalla volonta divina senza che questo implichi contraddizione 66 .
L'esigenza di salvaguardare l'assoluta liberta divina grazie allo scarto
tra potenza assoluta e potenza ordinata, che costituisce uno dei tratti
specifici del pensiero di Scoto, si manifesta nella discussione sul decalogo in forma quasi paradigmatica. Legge stabilita e imposta da Dio , il decalogo e percio stesso la pili giusta e la migliore delle leggi; rna, assolutamente vincolante per gli uomini, non lo e in alcun modo per Dio, che
puo - de potentia absoluta - sospenderlo o sostituirlo in qualunque momenta con un'altra legge, destinata a diventare, peril fatto stesso di essere scelta da Dio, pili giusta e migliore della precedente .
E stato pili volte sottolineato come l'impostazione giuridica del problema dell'onnipotenza conduca Scoto a costruire un'immagine di Dio
molto vicina a quella di un sovrano assoluto 67 . Quello che ci interessa
sottolineare in questa sede non e tanto la traduzione in termini politici
dell'immagine di potere che si intravede nelle pagine scotiste, quanto
piuttosto la strutturale ambivalenza implicita nella dialettica potenza
assoluta-potenza ordinata ed i suoi risvolti in campo etico. La discussione sulla dispensabilita dei precetti finisce paradossalmente per rinforzare l'obbligatorieta del decalogo, espressione diretta della volonta divina
e percio stesso positiva manifestazione della legge morale. La scelta del
decalogo , ancorche arbitraria e contingente se osservata dalla parte di
Dio, si manifesta agli occhi degli uomini come l'imposizione di una norma definitiva e vincolante, l'unica legittimata a guidare i loro comportamenti, l'unica in grado di definire le loro colpe.
66

IoANNIS DuNs ScoTI In Librum III Sententiarum, in Opera Omnia, t . XV , Parisiis 1894,
d . 37 , q . unica, pp . 741-742 , 783-86,825-2 7,843-45 ,8 51. Cfr. R . P. P RENTICE, The contingent
element governing the natural law on the last seven precepts of the Decalogue, according to
Du ns S cot us , Anto nianum 42 , 1967, pp . 259-29 2 ; M . DAMIATA, I e II tavo la. L 'e tica di Giovanni Duns S coto, Firen ze 1973; A. B . W oLTER, Duns Scotus on the Will and Morality,
Washingt o n 1986, pp . 57-64 .
67 C f r. E . R AND J, II sovrano e l'orologiaio. Due immagini di Dio nel dibattito sulla
potentia abso luta fra X II e X IV secolo, Firen ze 198 6, pp. 56-65 ; W . J . CouRTENAY, The dia lectic of omnipotence in the high and late Middle Ages, in Divine Omniscience and Omnipotence in Medieval Philosophy, ed . T. R uDAWSKY, Dordrec ht-Bos ton-La ncast er 1985, pp . 25325 5; ID ., Capacity and voli tion . A history of the distinctio11 of absolute and ordained powe r,
Bergamo 1990, pp . 101-103. Sugli sviluppi in senso giuridico-politico di qu est a pros pettiva
nella scu ola scot ist a, cf:r. E . RAND!, 'Lex est in potestate agentis'. Note per una storia dell 'idea
scotista di 'potentia absoluta', in S opra Ia volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta
di Dio tra medioevo e eta modema, Bergam o 1986, pp . 128-13 8; ID., A Scotish Way of distinguishing between God's Absolute and Ordained Powers , in From Ockham to Wyclif, ed . A.
H uDSON - M. WrLKS, Oxford 1987, pp . 43-50 .

358

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

Ma la dialettica dell' onnipotenza consente di an dare ancora oltre.


Anche quel nocciolo di legge naturale che Scoto aveva salvaguardato
nell'analisi dei primi tre precetti appare agli occhi di Guglielmo di
Ockham un'incongrua limitazione dell'assoluta liberta divina. Da un
punto di vista strettamente logico, Dio potrebbe, se lo volesse, non solo
sospendere i precetti che riguardano il prossimo 68 , rna abo lire il fondamenta stesso dell'intera morale cristiana, potrebbe imporre perfino all'uomo di odiarlo senza che questo implicasse contraddizione; l'odio di
Dio diventerebbe, peril fatto stesso che Dio lo impone, un atto meritorio
peril cristiano e la base di ogni moralita 69 . La provocatoria dottrina dell'odium Dei , paradossale corollario logico della concezione occamista
dell'onnipotenza divina, conferma e rafforza l'analisi di Scoto . Certo,
Dio potrebbe, in un orizzo~te di assoluta onnipotenza che e definibile
solo in termini logici, sovvertire completamente i fondamenti dell'etica
ed imporre i comportamenti piu inspiegabili e bizzarri; di fatto pen) Dio
ha scelto una volta per tutte di incanalare la sua potenza entro un ordine, al quale rigorosamente si attiene. Questo ordine, con le sue regole e
le sue leggi , costituisce l'orizzonte invalicabile entro il quale gli uomini
ritagliano la propria esperienza e definiscono i propri comportamenti.
Questo ordine ed esso soltanto consente di definire , in maniera puramente formale, che cosa e merito e che cosa e peccato: e solo perche Dio
li ha proibiti e non perche intrinsecamente malvagi che determinati
comportamenti costituiscono altrettanti atti peccaminosi; e solo in base
ad un inappellabile decreta divino che questi atti e non altri comportano
la pena eterna e possono quindi essere definiti peccati mortali 70 .

Nonostante le profonde differenze che, proprio sul tema dell'onnipotenza divina, separano Scoto da Ockham 71 , le conclusioni nell'ambito
della morale sembrano essere le stesse: che si consideri, come fa Scoto,
il piano della p_otentia Dei absoluta come una possibilita reale da parte di
Dio di infrangere le sue stesse leggi, o che si veda piuttosto nell'assoluta
onnipotenza una possibilita logica mai tradotta in atto, cosi come la intende Ockham, per entrambi l'esigenza di salvaguardare la totale liberta
divina si accompagna al riconoscimento dell 'insostituibile valore delle
leggi che Dio ha promulgate. Definibili solo a partire da esse, bene e male
trovano nel decalogo il compendia esaustivo della loro articolazione.
La dottrina scotista sul decalogo segna profondamente la teologia soprattutto francescana del XIV secolo 72 , rna i percorsi della morale volontarista si snodano anche al di fuori dei confini dell'ordine 73 . La provocatoria dottrina occamista dell'odium Dei si riaffaccia con la medesima carica eversiva nelle affermazioni di Giovanni di Mirecourt 74 e compare
spesso, almeno come obiettivo polemico, nelle pagine dei teologi impegnati a ridefinire i confini della morale 75 . A cavallo tra XIV e XV secolo,

68
GuiLLELMI DE OcKHAM S criptum in librum I Sententiarum. Ordi natio, d. 48, q . uni ca,
ed. G. I. E TZKORN -F. E . K ELLEY, in Opem theologica, vol. IV, New York 1975, p . 690:
Dice ndum es t qu o d si Deus vult eos non hon o rari n ee a b is to nee ab ali o, is te p eccat in
h on o rando parentes s u os .
69
ID. , Quaestiones in librum II Sententiarum (Reportatio), q. IS, ed . G. GAL- R . W ooD,
in O.foera Theologica, vol. V, New York 198 1, pp . 352-353 .
0 ID ., Quaes tiones in librum IV Sementiarum (Repo rtatio), qq. 10-11, ed . R . Woo D- G.
GAL- R . GREEN, in Opera Theologica, vol. VII, New Yo rk 198 4 , pp . 195-199. Sui fo ndam enti
d ella morale occa mista, cfr. A. GARVENS, Grundlage 11 der E thik Wilhelms von Ockham ,
Franziskanisch e Studie n , 21 , 1934, pp. 243-2 73, 304-408; E . BoNKE, Doctrina nominalistica de f~mdame11to ordin is moralis apud Guglielmwn de Ockham et Gabrielem B iel,
Collectanea Franc iscana , 14, 1944 , pp . 57-70; L. VEREECKE, L 'obligat ion morale selon
Guillaume d'Ockham, La vie s pirituelle . Supple m e nt , 45 , 1958 , pp . 123 -143 , tra d. it. lD .,
Da Guglielmo d'Ockham a sant'Alfonso de' Liguo ri: saggio d i storia della teologia morale
modema Cinisello Balsam o 1990 , pp . 170-1 88; L. URBAN, William of Ockham's theological
eth ics, Franciscan Studies, 33 , 1973 , pp . 310-350 ; S . PI NCKAERS, Les sources de Ia mora'le
chretienne c it , pp. 284-300; L. FREPPERT, The basis of morality accmding to William Ockham,
Chicago 1988, sop ra ttutto pp . 112-140.

359

71
. _ Sulla dottrina d ell'onnipotenza divina tra Scoto e Ockham si vedano, oltre ai saggi
c1tat1 alia n . 6 7, M . A. PERNOU D, The Theory of the 'Potentia Dei ' according to Aquinas, Scot us
an d Ockham, Antonianum , 47 , 1972, pp . 69-95; A. GHISALBERTI , Onnipo tenza divina e con tmg~~na del m ondo in Guglielmo di Ockham, in S opra Ia volta del mondo cit, pp . 33-5 5.
La d1stmz10ne scotls ta tra prima e seconda tavola in relazione alia Iegge di natura
.
ntorna m F RANCISCI DE MARONJS Decalogi seu decem preceptorum Do mini expla natio, Parisiis
1519, f. 8r; PETRI AuREOLI Com mentariu m in Se11t. cit., III, d . 37, q. 2, p . 542 ; JOHANNES DE
BAssou s, In III Sen tentiaru m , Parisiis 1517, d. 37, q . uni ca , f. 100 ss ; PETRUS DE AQ UILA
QuaiJstiones in fi! S ententiaru m , ed . C. PAOLI NI, Levan to 1907-1908, d . 37, q. 1, pp. 242-243.'
. Per un rap1do profilo della dottrina volontarista cfr. A. MICHEL, Vo lo ntarisme, in Diet.
Theol. Ca th., XV, 2, coil. 3309-3322 ; W. J. Co uRTENAY, N ominalisme and Late Medieval R eligio n , in The Pursuit of Ho liness in Late Medieval and R enaissance Religio n, ed. C. TRI NKAUS
-H. A. OBERMAN , Le iden 1974, pp. 26-59, o ra in W . J . CouRTENAY, Covenant and Cau sality in
Med;gval Thought , London, Variorum Reprint 1984, IX.
Per Ia condanna delle proposizioni occamiste (1324-28) , cfr. A. PELZER, Les 51 articles
de Gu illaume Occam censures en Avignm1, en 1326, Revue d 'histoire ecclesiastique , 18,
1922, pp. 240-270; perle proposizioni condannate di Gi ovanni di Mirecourt, cfr . H . DEN IFLE
- E . CHATELAIN, Chartu lariu m Universitatis Parisiensis, Paris 1891, rist. anas t. Bruxelles
1964, t. II , pp. 610-614 e G . TESSIER, Jean de Mirecourt ph ilosophe et theoloaien in H istoire
Litt~r_aire de Ia France , vol. 40, Pari s 1974, pp . 36-46 .
"'
'
' Cfr. Tractatus de principiis theologiae , ed . L. BAU DRY, Paris 1936, p . 46, n. 8: ,, De us
potest virtuose odiri a voluntate creata ; RoBERTI HoLKOT In qu atuor Iibras Sententiarum
questiones , Lugduni 1518, ri s t. anas t . Frankfurt 1967, I. I, q . IV, a . II, cone!. III: " Homo potest od1re s umm e deum meritor ie , sta nte lege que modo es t . Si veda anche GREGORil ARI
MINENSIS Lectu ra super primum et secund um Sentent iarum, ed. D. TRAPP- V. MARCOU NO, Ber lm- New York, dd. 34-37 , q . 1, p . 239; H uGO LI NI DE URBEVETERE Commentaria in quattu or libros Sententzarum, ed . W. E cKERMANN - V. MARCOLINO , Wurzburg 1988, t. IV, d . 37 , q . unica
p . 125.
'

361

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

Pietro d'Ailly ed il suo discepolo Giovanni Gerson, entrambi cancellieri


dell'universita di Parigi ed entrambi personaggi di spicco della politica
ecclesiastica, ridiscutono, proprio a partire da quelle affermazioni, la
nozione di legge morale e di peccato . L'analisi che Pietro d'Ailly conduce
sul concetto di legge finisce per riconoscere la radice di ogni legalita nella pura volonta divina, a partire dalla quale soltanto e possibile definire
il peccato; legge giustissima per definizione, la legge divina, cosl come si
manifesta nei precetti mo.saici e nella legge evangelica, costituisce il
principia di ogni obbligazione morale ed il fondamento della nozione
stessa di peccato 76 . Gerson riprende e sviluppa l'idea che nessun atto e
buono o cattivo in se rna solo in relazione alla volonta divina cosl come
si manifesta direttamente nella legge rivelata 77 . L'impossibilita di definire il peccato in altro modo che in relazione a questa legge conduce Gerson a mettere in crisi la stessa distinzione tra peccati mortali e veniali
che costituisce dal XII secolo uno dei cardini della dottrina morale . Ma
l'enfasi port2ta sulla nozione di legge divina consente anche di stabilire
una netta linea di demarcazione tra le leggi che sono state promulgate
direttamente da Dio (decalogo e vangelo) e la pletora di precetti e di obbligazioni che da quelle leggi i poteri costituiti e la stessa Chiesa hanno
creduto di poter dedurre 78 .
Alla fine del XV secolo Gabriele Biel, il teologo francescano tradizionalmente considerato il trait d'union tra Ockham e Lutero, ripropone la
dottrina della dispensabilita del decalogo di impianto scotista sullo sfon79
do di un volontarismo assoluto di ispirazione occamista . Il fondamento di ogni giustizia e di ogni legalita puo consistere solo nella libera earbitraria volonta di Dio, rna le leggi che Dio ha impasto nell'antico e nel

nuovo testamento rappresentano per l'uomo una norma stabile, immutabile, assoluta. In questo contesto i precetti del decalogo possono costituire una sorta di compendia di tutti gli altri precetti tanto divini quanto
umani; i peccati che infrangono i comandamenti possono essere letti
come una summa dell'intero universo del peccato 80 .

360

76 PETRI DE ALLI ACO Quaestiones supe1 1ibros Sententiarum, Lugduni 1500, Principium in
I Sent., D-H . Cfr. F. OAKLEY, Pierre d 'Ailly and the Absolute Power of God, Harvard Theological Review, 56, 1963 , pp . 59-7 3, ora in Io ., Natural Law, Conciliarism and Consent in the
Late Middle Ages, Londo n , Variorum Re prints 1984, III ; W. J . Co uRTENAY, Covenant and
Causality in Pierre d'Ailly, Speculum ,,, 46 , 1971 , pp. 94-119, ora in Io. , Covenant and Causality cit. , IX.
77 J. GERSON, De vita spirituali animae, in Io. , CE.uvres completes, ed. P . GLORI EUX, III, Pari s - Tournai- Ro m e - New York 1962 , pp. 113-202; si veda in particolare alla p. 124: nihil
est malum nisi quia prohibitum , e t nihil bonum nisi quia Deo acceptum>>; omni s rectitudo moralis ipsius vo luntatis resultat ex conformitate ei us aut suorum actuum vel omissionum ad divinam legem et eius rectam ratio ne m >>.
78 Ibid e m , pp. 133-140. Cfr. L. VEREECKE, Droit et morale chez Jea11 Gerson, Revue Historique de Droit Fran <;:ais e t Etranger ,, , 34, 1954, pp. 417-427 , trad it. in lo ., Da Guglielmo
di Ockham cit. , pp. 243 -259.
79 GABRIELIS BI EL Collectoriwn circa quattuor Iibras S ententiarum, ed . W. W ERBEK - U.
H oFMANN, Ti.ib in gen 1979, III , d. 37 , q . uni ca, a. 2 , pp. 636-638; Cfr. Ba NKE, Doctrina nomi11alistica cit., pp . 70-93.

II. IL DISCORSO PASTORALE

La lunga durata del settenario


A un primo sguardo il discorso pastorale si presenta come illuogo del
trionfo del settenario dei vizi. Un trionfo celebrato da innumerevoli testimonianze provenienti da tutti i generi letterari della pastorale, dal
sermone a l trattato di vizi e virtu, dal manuale per confessori all'interrogatorio per penitenti, dal compendia di teologia morale al trattatello
catechetico 8 1 . Un trionfo che ha anche il sapore della rivincita: pressoche scomparso >> dal dibattito teologico dopo il XIII secolo, il settenario
prospera nei testi pastorali , dove resta uno dei grandi protagonisti almena fino a tutto il secolo XV se non oltre.
Le fortune pastorali del settenario vanno in primo.luogo rintracciate
nei testi per la confessione composti tra la fine del sec. XII e la prima
meta del XIII secolo. Di questa letteratura, che precede e segue l'istituzione della confessione nella sua forma moderna, sancita dal Canone 21
del Laterano IV (1215), che impone a tutti i fedeli l'obbligo della confessione annuale, la classificazione dei peccati e argomento centrale: senza
una mappa delle forme che puo assumere il peccato, neil riconoscimento delle colpe da parte del penitente ne l'interrogatorio e la valutazione
da parte del sacerdote sono possibili. Occorre predisporre una geografia
del peccato che sia sufficientemente ampia, per poter essere usata nei
confronti di tutti i fedeli, qualunque sia il sesso e la condizione che li distingue, rna anche sufficientemente flessibile e particolareggiata, per po80

G. BIEL, Collectoriwn cit. , p. 639: '' Omnia cetera praece pta ad d ecalogum reducuntur>>. Per le rifl ess ioni di Biel sulla Iegge divina in generale e s ul decalogo, cfr. H. A. OsER
MAN, The Harvest of Medieval Theology. Gabriel Biel and Late Medieval Nominalism, Cambridge 1963 , pp. 90-119.
81
Sui di ver si generi le tterari del di scorso pastorale vedi P. M! CHAUD-Q UANT!N, Les methodes de la pastorale du Xllf au X TV'' siecle, in Methoden in Wissenschaft und Knust des Mittelalters (Miscellanea Mediaevalia 7), ed . A. ZIMMERMANN, Be rlin 1970, pp. 76-91 e L. E. Boy.
LE, Sum mae confessorum >>, in Les genres litteraires dans les sources theo logiques et philosophiques medievales, Ac tes du Co ll oque international de Lo uvain-La -Neuve, 25-27 mai
198 1, Louvain-La Neuve 1982 , pp. 227-237.

362

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

ter essere di volta in volta adattata a ciascuno di questi interlocutori nella sua individualita; non basta, bisogna anche che essa sia completa, per
consentire l'individuazione di tutti i peccati . La confessione, ripetono i
testi con insistenza, ribadendo l' obbligo sancito dal Canone 21 di confessare tutti i peccati, deve essere integra: un solo peccato non confessato e
sufficiente per condurre alia morte eterna 82 .
II settenario dei vizi capitali si presenta da subito come lo schema
che meglio puo rispondere a tutte queste esigenze. Gli studi ormai numerosi sulla letteratura penitenziale del secolo XIII hanno pili volte sottolineato l'importanza che in essa assume l'antico schema dei vizi capitali . Gia invocato, se pur in modo marginale ed episodico, come utile
schema di inte::.J.-ogazione del penitente in una serie di testi considerati
momenti di passaggio tra gli antichi penitenziali e i nuovi generi letterari legati all 'istituzione della confessione moderna 83 , il settenario si impone con tutta la forza e l' estensione della sua struttura ramificata in
due opere che segnano la nascita di questa letteratura, il Liber poenitentialis del canonico vittorino Roberto di Flamborough, scritto tra il 1208
e il 1215, e la Summa confessorum del chierico inglese Tommaso di
Chobham, databile 1210- 1215 . In entrambi i casi l'appello al settenario
assume un tale rilievo da influenzare l'intera architettura del testo: Roberto di Flamborough dedica un intero libro del suo trattato all'analisi
dettagliata sotto forma di interrogatorio dei singoli vizi e delle loro filiazioni, Tommaso di Chobham riserva alia rassegna dei peccati compresi
nel settenario circa la meta della sua Summa 84 .
Piace del settenario la sua pretesa di totalita, il suo tentativo di dominare con un numero limitato di categorie, alcune pili generali (i sette

vizi), altre pili particolari (le filiazioni), l'intero universo del peccato; dai
peccati carnali , individuati dalla gola e dalla lussuria, a quelli spirituali,
ascritti alia s.uperbia , all'ira, all'avarizia e all'invidia, cosi come insegna
la partizione gregoriana, che e quella prediletta dai nostri testi , nessun
peccato puo sfuggire aile strette griglie del settenario; diventa cosi possibile rimediare alia dimenticanza e all'ignoranza, soccorrere chi ha dimenticato i propri peccati e chi non li sa riconoscere, come capita soprattutto nel caso dei peccati spirituali, meno popolari tra i fedeli rna
spesso pili gravi dei pili noti peccati carnali 85 . Se accompagnato dallo
schema delle circostanze 86 ed esemplificato coni casus ricavati dalla legislazione canonica, il settenario consente di arrivare fin aile pili determinate e individuali forme di peccato , rendendo possibile , cosi come impone uno dei principi della " nuova confessione, quello dell 'arbitrarieta
delle pene, stabilire di volta in volta una penitenza diversa, commisurata
alia specifica gravita della colpa effettivamente commessa in quell'occasione da quella persona 87 . In tal modo una casistica di tipo giuridico trova posto all'interno di categorie di natura teologica e i due filoni che sostanziano la letteratura penitenziale, il teologico e il giuridico, convivono e si compenetrano tra loro tanto che Michaud-Quantin ha potu to parlare di una vera e propria " morale juridisee ,, 88 .
Ma quello che soprattutto piace del settenario e la sua struttura ordinata e coerente, che consente, come spiega Roberto di Flamborough in
un passo giustamente famoso, di superare quel disordinato racconto di
fornicazioni, spergiuri, omicidi, incesti, adulteri, furti e sortilegi, con il
quale i fedeli sono soliti passare " biograficamente ,, in rassegna i loro
peccati. A questa informe, caotica ed episodica enumerazione di peccati,
che confonde il penitente e mette a dura prova la memoria del sacerdote,
Roberto contrappone l'ordinato sistema delle colpe offerto dal settenario gregoriano : << Mi piace invece che incominciando dalla superbia, che

82 Cmwne 21, Concilium Lateranense IV (1215 ): Omnis utriusque sexus fidelis, postquam ad annos discretioni s pervenerit, omnia sua solus pecca ta confiteatur fidelite r, salte rn semel in anno proprio sacerdoti (i n Co11eiliorum Oecumenicorum Decreta , ed. G. AL
BERJGO, G. L. DossETT!, P .-P. J oANNU, C. LEONARDI , P . PRODJ, Bologna 1991 , pp. 245) . Cfr. N.
BERIOU, Autour de Latran IV ( 12 15): la naissance de la confession modeme et sa diffusion, in
L' aveau c it. , pp. 73-93.
83 B uRCHARD! WORMACENSJS Decretum, l. XIX , PL 140, 976-977; BARTOLOMEO DI E xETER,
Poenitentiale, in A. MoREY, Bartholomew of Exeter, Bishop and Canonist, Cambridge University Press, pp. 175 e 203 ; ALAIN DE LILLE, Liber poenitentialis, ed . J. LoNGERE, Louvain-Lille
1965 (Anal ecta Mediaevalia Namurcensia 17-18 ), II, p . 27 . Per queste ed altre testimonianze c fr. R uscoNI, 'Ordi nate confiteri ' cit. (ve di supra, p. 332, n . 6), pp. 298-302 .
84
ROBERT oF fLAMBOROUG H, Liber poenitentialis, ed. J. J. fiRTH, Toronto 1971 , l. IV, pp .
179-202. THOMAE DE CHOBHAM Summa Confesso,-um , ed. F. BROOMFIELD, Louvain-Paris 1968,
(Analecta M ediaevalia Namurcensia 25 ), art. VII, dd . II-XIII, pp . 330-572. Sulla struttura
d ei due testi e in particolare sull'importanza che in essi assume il settenario dei vizi si veda
MI CHAUD-Q UANTIN, A propos des premieres Swnmae confessm-um >> cit. (ved i supra, p. 332, n.
6) , in particolare le pp. 276-296.

85

363

RoBERT OF f LAMBOROUGH, Liber poe11itemialis ci t , p. 179. TH OMAE DE CHOBAHM Summa


Con fessorum c it, p. 327: Et num eret ei sep tem pecca ta qui a multi e tiam d e quibus d a m n esciunt utrum sint p ecca ta, et ideo oportet re du cer e e is in m emoriam genera p ecca torum,
quia fau ci sunt qui co nfitea ntu r peccata s piritualia .
8
Sull'uso d e ll e c ircos tan ze nella peniten za cfr. J. G RONDEL, Die Lehre vo11 den Umstiinden der menschlischen Handlung im Mittelalter, Mi.ins ter W est f. 1963 (BeitJ-age zur Gesc hichte der Philosophie und Theo logie d es Mitte la lters 39/5) , in particolare le pp . 393-418.
87
Si veda ad ese mpi o co me To mmaso di Chobham gius ti fica Ia n ecessita peril sacerdote di conoscere lo sc he m a d e i sette vizi cap itali : H aec a u tern omnia oportet sacerd o te m
considerare dilige nter, ut scia t attendere ge n era peccatorum et c ircum sta ntias secundum
quas maior ve l minor est iniungenda p e nite ntia (Summa confessorum ci t. , p . 15).
88
MICHAUD-Q UANTLN, A propos des premieres c it. , p. 295 .

364

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VE CCHIO

e la radice di ogni male, tu confessi i singoli vizi, co n le lora specie , per


gradi a seconda di come uno nasce e procede dall'altro; e cioe in prima
luog; la vana gloria, in secondo l'invidia, in terzo l'ira, in quarto l'acci sett1mo
.
l a l ussuna
. >> 89 L' ordia, in quinto l'avarizia, in sesto 1a go1a, 1n
dine genealogico del settenario, che governa la successione dei ;i~i secondo uno schema di progressiva concatenazione causale e che s1 nproduce poi all'interno di ogni vizio attraverso la proliferazione delle filiazioni, mette a disposizione del sacerdote un universo del peccato dalla
struttura ben riconoscibile , nella quale ogni elemento e classificabile e
prevedibile: il peccato , in tutte le sue forme, puo essere riconosciuto,
90
previsto e quindi, quando e possibile, anche prevenuto .
La scelta di Roberto e di Tommaso sara ben presto condivisa da molti: riproposto ai confessori in due brevi trattati compresi negli statuti sinodali emanati tra il 1224 e il 123 7 dal vescovo inglese Alessandro
Stavensby 9 1 e da un'anonima Summa de poenitentia , composta in lnghilterra poco dopa il 1234 92 , il settenario dei vizi mantiene la sua centralita
nell'interrogatorio del penitente anche nei primi trattati domenicani pe~
la confessione di Paolo d'Ungheria e di Raimondo di Peflafort, compost1
negli anni '20 del secolo XIII , dove pure, soprattutto nel ~aso ?i Ra.i~on
do e ai testi del nascente diritto canonico che viene lasc1ata 1 anahs1 e la
93
valutazione dei singoli peccati .
89 RoBERT oF FLAMBOROUGH, Liber poenitentialis cit., p . 62. Cfr. MI CHAUD-QUANTI N, A propos
des premieres ci t. , p . 279 e R uscoN I, 'Ordinate confiteri' cit., p . 303 .
'9o Si ved a qua nta scrive Tommaso di Chobha m Ia dove insiste sui vantaggi che Ia conoscen za del settenario dei vizi com porta per il confesso re: et sciat (sacer dos) etiam que
peccata ex quibus nascantur , ut sciat premunire penitentem ne ab un o peccato ruat m
.
aliud (Summa confessorum cit ., p . 15).
9 1 Cfr. F. M. PowiCKE _C . R. CHENEY, Councils and Synods with Other Documents relatzng
to the English Church, I, Oxford 1964, pp. 207-226, in particola re le pp . 214-2_20 peril tra ttato De VII criminalibus e le pp . 220-22 6 peril De confessione, nel quale per l mterroga zwne del penitente si consiglia l'uso d el setten ario insiem e a circostanze, status e membra del
corpo . Sul ru olo della legislazione sinodale all'interno del rinnovamento pastoral_e del secolo XIII, cfr. R. f oREVILLE, Les statuts synodaux et le renoveau pastoral du Xllle szecle da ns
le Midi de Ia France, Cahiers d e Fanj eau x>>, 6, 1971 , pp . 119-1 50 e piu in ge nerale le considerazioni di 0 . PoNTAL, Les statuts synodaux, Turnhout 1975 (Typologie d es sources du
Moxen Age 0 ccidental11 ), pp . 44-51.
.
.
92 J. GoERI NG, The 'S umma de penitentia ' of Magister Serlo, Media eval StudieS, .35,
1976, pp . 1-53. Si tratta di un testo quasi interam en te dedicato all'a nalisi del setten ano e
d elle su e fili azioni .
.
. .
,
93 Si fa qui riferimento a lia versione lunga d ella Summa de poemtentza d1 ,PaolodUncrheria edita in Bibliotheca Casisensis, IV, Mon tecassino 1880, pp . 19 1-21 5; l espoSIZione
d el settenario d ei vizi e d elle quattro virtu cardinali manca n ella versione corta , che Michaud-Qua nti n e p ropenso a considerare com e un' abbreviazione su ccessiva d ella verswne
]unga; lo studi oso fra ncese val uta l'omissione del settenario com e un sintom o d ella ere-

LA CLASSIFICAZIONE DEI PE CCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

365

Dopa questi primi significativi successi la fortuna del settenario nella


letteratura per la confessione non si affievolisce: dal XIII al XV secolo, e
anche oltre, non c'e testa che non vi faccia riferimento . Non sempre utilizzato nella sua forma pili completa ed elaborata, a volte ridotto a una
rapida enumerazione dei vizi e delle lora principali filiazioni , il settenario compare immancabilmente per almena tre secoli in tutti i sistemi di
classificazione delle colpe proposti dalla letteratura per la confessione ,
dove , pili o meno ramificato, pili o meno popolato di peccati, pili o meno
integrato con altri schemi, continua a svolgere presso confessori e penitenti la sua preziosa funzione di guida all'interno della variegata compagine dei peccati 94 .
Nel frattempo i sette vizi capitali si impongono anche in altri ambiti
della letteratura pastorale. I numerosi testi volti all'istruzione del clero e
dei fe~eli, dalle disposizioni sinodali ai manuali per sacerdoti, dai trattati di perfezionamento spirituale ai compendi di istruzione teologica
fino ai trattattelli catechetici per laici, si mostrano unanimi, pur nella
diversita di articolazione e di approfondimento che li caratterizza, nel
dedicare sempre ampio spazio all'esposizione dei sette vizi. Il cui crescente successo trova conferma anche nella predicazione: oltre ai sermoni dedicati al settenario o ad alcuni dei vizi che lo compongono, val
la pena di segnalare la presenza di alcuni sermonari interamente dedicati a questa schema, sui quali avremo modo di tornare; come pure torneremo, attraverso alcuni esempi significativi, su alcuni degli innumerevoli testi espressamente dedicati al settenario, che, tra scarni trattatelli e ponderose somme, popolano numerosi la letteratura latina e quelle
in lingua volgare dei secoli tardo-medievali e che costituiscono la testimonianza pili clamorosa della diffusa e permanente presenza dei sette
vizi capitali 95 .
scente prevalen za nei testi per Ia confessione di materi ale p roveni ente dalla legisla zione
canonica a scapito di qu ello di origine teologica , cfr. MI CHAU D-Q UANTIN , A propos des prem ieres cit., pp . 297-2 99. D'altro canto nella Summa de casibus poenitentiae di Raimondo di
Pefiafo r t, che porta fin o in fondo questo p rocesso di giurid icizza zione >>, dedi cando le prime due parti dell'opera all'analisi dei peccati indi viduati dalla legislazione can onica, J'indicazione del settenari o r itorn a qua ndo si tratta di dettare le norme per l'interrogazi one
del penitente (RAYMUN D! DE P ~NIAFORT Summa de poenitentia, Ro mae 1607, l. III, 31 , pp . 465466); cfr. MICHAUD-Q uANTI N, A propos des premieres cit. , pp. 300-305.
94
Per una rassegna di alcuni testi significativi d ella m a nu alisti ca peni tenziale dal XIII
al XV secolo e un'analisi del p osto da essi assegnato a l settenario e ad altri schem i m orali
cfr. infra, pp. 378 -3 8 1.
95
Sulla fortuna m edi evale del settena ri o nella tradizione la tina e volgare si rinvia alia
bibliografi a citata supra, pp. 33 1-332; in parti colare per i tra tta tti sui vizi e le virtu cfr. R.

366

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

Questa enorme successo del settenario in ambito pastorale merita


una riflessione . Si tratta di capire come uno schema, concepito da monaci per monaci all'interno della spazio pacificato del monastero, abbia
potuto non solo essere usato per individuare comportamenti di uomini
e donne che vivono nel mondo rna conoscere proprio in quello spazio,
che gli era inizialmente estraneo, il suo successo pili ampio e clamoroso .
E questa mentre i teologi, come abbiamo vista , lo sottoponevano a una
serie di revisioni e di critiche arrivando in qualche caso a negarne qualsiasi efficacia come strumento di individuazione dei peccati .
Sui meriti del settenario dei vizi abbiamo gia registrato le autorevoli
opinioni degli autori dei manuali di confessione, tra i primi ad impadronirsi di questa schema monastico per esportarlo nel mondo : di fronte al
succedersi disordi'1ato dei peccati , il settenario, grazie alla sua struttura
ordinata, garantisce un sistema di riconoscimento e di classificazione in
cui ogni peccato trova un nome, una classe di appartenenza, un criteria
di valutazione . L'opinione e ampiamente condivisa. Del settenario sermonari , somme, trattati di istruzione religiosa apprezzano e recuperano
la potenzialita tassonomica facendone un capiente contenitore di peccati. E nella misura in cui i vizi della schema settenario si mostrano sufficientemente potenti come categorie classificatorie dei peccati la pastorale continua a farvi riferimento senza porsi necessariamente il problema di giustificarne la natura, il numero e la successione, senza cioe preoccuparsi necessariamente di fondare il settenario all'interno di una
teoria del peccato che ne mostr i l'origine e il procedere .
Non mancano certo tentativi anche in ambito pastorale di giustificare l'uso del settenario ricorrendo ai vari modelli che abbiamo vista di scussi a livello teologico. Sono tentativi che fanno appello ora al modello
della concatenazione genealogica di un vizio dall'altro, come fa Roberto
di Flamborough , ora alla teoria della voluntas deordinata , come propane
il domenicano Ugo di Strasburgo nel Co m pendiu m theologicae veritatis ,
influente somma di volgarizzazione teologica , ora alla teoria agostiniana dell'amor inordi natus , come suggerisce un altro domenicano , Guglielmo Peraldo, autore della pili diffusa e autorevole somma di vizi e virtu
del secolo XIII 96 .
NEWHAUSER. The treatise on Vices and Virtues in Lati11 w1d Vernacular, Turnho ut 1993,
(Ty~o l og i e des sources du Moyen Age Occidenta l, 68) .
6
R OBERT OF FLAMBOROUGH, Liber poenitentia/is cit ., p . 62 ; H UGO RI PELIN DE ARGENTI NA,
Compendium theologicae veritatis, in ALBERTI MAG NT Opem Omnia, ed . A. B oRGNET, Paris iis
1895 , t. XXXIV, pp. 104-105; GuJLLE LMI PERALD I S umma virtutwn ac vitiorwn, II , Par is iis
1669 , pp . 213-2 14; Ia teo r ia d ell'amor inordinatus com e origine di tutti i vizi si trova a m eta

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

367

Ma il pili delle volte la giustificazione del settenario dei vizi sulla


base dell'effettivo procedere dell'atto peccaminoso e tema di riflessione
estraneo ai tes.ti pastor ali; quando viene affrontato , lo e in modo marginale. In quest i testi la parte pili consistente e articolata e sempre quella
dell'enumerazione dei vari peccati all'interno dei vizi come accade nel
testa di Peraldo, dove si ricorre alla teoria del procedere dei peccati dall'amor inordinatus in un breve inciso a meta della trattazione.
E se mai interessante notare che la dove una teoria compiuta e coerente sull'origine e sul procedere dei sette vizi viene formulata, come accade nei testi di Grossatesta, in cui i singoli peccati vengono ricondotti
alle forme di corruzione subite dall'anima e dal corpo 97 , o nella Specchio
de' peccati del frate predicatore Domenico Cavalca, in cui i peccati vengono ordinati a seconda del movimento interiore che li ha generati 98 , la
classificazione scelta none certo quella del settenario dei vizi: in un caso
e il sistema delle virtu, nell'altro quello delle passioni che diventano
schema di classificazione dei peccati . Si tratta comunque di proposte
minoritarie, nonostante la diffusione delle opere che le sostengono . La
dove si tratta di classificare peccati, il settenario resta infatti lo schema
preferito; la sua presenza, rispetto a quella di altri schemi , risulta senza
dubbio preponderante.
E il modo pili comune di servirsi del settenario e quello di farne, al di
la di ogni giustificazione, un grande repertorio classificatorio. A conferrna di questa uso prevalentemente tassonomico del settenario e interesdell. II, dopo l'analisi di gala, luss ur ia, avari zia e a ccidia e prima d ell'analisi di superbia,
ira e invidia. Introdotta a giustificazione dell'ordine seguito dall 'autore, mostra come ogni
vizio nasca dall'amore di sordinato di un b en e o di un m ale. Gola, lussu r ia e avari zia sono
definite amo ri eccessivi p er b eni minori , l'accidia un amore troppo tiepido p er un grand e
bene , Ia superbia un am or e eccessivo p er il proprio b en e, invi di a e ira am ori peril m ale del
prossimo . Sull'or igine e Ia fo rtuna di questi modelli , cfr. WENZEL, The S even Deadly S ins cit,
pp. S-8 e supra, pp. 335-33 6.
97 Sulla classifica zio n e dei p eccati n elle opere p as torali di Ro berto Grossatesta vedi supm , ~P 346-347 , nn. 39-42.
9 Nella Specchio de' peccati di Cavalca (ed . F . DEL FuRIA, Firen ze 1828), op era di su ssidio p er Ia confess io ne che p oteva servi re an che p er Ia predi ca zio n e, co mposta verso il
1333, i peccati ve ngono cla ssifi cati prima in b ase a sei fo nda m entali << affetti o movimenti
del cuore ,, (amor e, odi o, dol or e, gaudio , timore, speranza ) e po i ulteriorm ente suddi visi in
base ad altri sch emi (cu ore\lingua\oper e\o missione e contra Dio\i l p rossimo\se stes si). La
classifica zion e dei p eccati sulla base d elle p assioni , a una pr ima indagine, che andrebbe
ulteriormente appro nfo ndita, non r isulta m olto di ffu sa . Nelle esuber a nti liste di p eccati
prop oste dall a m anualis ti ca p er Ia confessione del XIV e del XV secolo, p assate in rassegna
piu avanti , solo il Confessionale di Mar chesino da Reggio, n ella versione presente nelle
opere di San Bon aventura (VII, Romae 1596, p. 52 ), co nti en e un rapido accenno allo schema delle se tte affectiones, n ell'ordine spes, tin~or, gaudium, maeror, amor, pudor, odium.

368

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASA GRANDE- SILVANA VECCHIO

sante notare come la struttura genealogica del sistema si vada progressivamente smorzando _ Si attenua la concatenazione genealogica di un
vizio dall'altro; ne resta qualche traccia nell'indicazione di rapporti di
causalita tra due vizi elencati in successione (classico e per esempio il
rapporto di causa-effetto tra gola e lussuria, piu volte ribadito , rna non
mancano accenni anche ai legami tra superbia e invidia, o tra invidia e
ira) e nell'ordine con cui i vi zi vengono in molti casi passati in rassegna
(superbia, vanagloria, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria = sviiaagl) , senza pero che si faccia in genere riferimento al modello concatenativo che si nascondeva dietro questa sequen za 99 . Il piu delle volte i vizi
vengono passati in r a ssegna secondo criteri che nulla hanno a che vedere con la loro origine: a volte si comincia con i vizi carnali per passare
poi a quelli Sf.n rituali, altre volte si sceglie la successione fondata sul termine saligia (superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia), successione che mette in primo piano i tre vizi considerati piu importanti e
che presenta indubbi vantaggi di memori zzazione 100 .
Anche il ruolo di radice della superbia rispetto agli altri vizi viene attenuata. Ribadito da molti testi, viene pero in parte ridimensionato dal
rilievo sempre maggiore dato alla triade superbia, avarizia, lussuria,
identificate con le tre concupiscenze dell'epistola giovannea 10 1, dall'assi milazione, piuttosto frequente dopo il XIII secolo, di vanagloria e superbia, che finisce col ridurre le distanze tra la superbia e gli altri vizi, e dal
primato assunto in alcuni casi dall'avarizia, sulla spinta di una situazione sociale nella quale i comportamenti legati all'accumulazione dei beni
acquistano un rilievo sempre maggiore 102 .
Resta invece il rappori:o di filiazione dei peccati dai vizi sulla base del
quale e possibile procedere alla classificazione dei singoli peccati in categorie piu ampie, rna e interessante notare che per designare i gruppi di
peccati dipendenti dai vizi, accanto, e a volte in sostituzione, ai termini
filia e e rami si usano con sempre maggiore frequenza termini come species, div isiones , satellites , m embra , proprietates , che spostano l'attenzio99 Sulla cris i d el m od ello con ca tena ti vo vedi supra, pp . 33 5-340 .
100
Peri di versi ordini di enum erazio n e d ei vizi, ri conducibili sostan zialme nte a t re , il
primo fa tto r isalire a Cass ia n o (glaitavs) , il seco nd o a Gregorio (siiaagl o viiaagl), il ter zo a
En r \g? di Sus a (saligia) , s i ve da B LOOMFIELD, The S even Deadly Sins c it., pp . 68-9 1 e 105-106.
Sullo sc hem a d elle tre con cup1 sce n ze n spetto a! se ttenar io d ei vizi, vedi supra , p .
339 , n . 19.
102
Cfr. L. K. L ITTLE, Pride Goes before Avarice: Social Change and the vices in Latin Christendom , Am erica n Hi stori cal Review, 76 , 1971 , pp . 16-49; e A. MuRRAY, Reason and S ociety i11 the Middle Ages, Oxford 1978 , trad . it. Ro m a 1986, pp . 67-90 .

369

ne dal rapporto di discendenza a quelli di inclusione, partecipazione ,


modalita, somiglianza 103 .
Cosi come viene utilizzato nei testi di pastorale, il settenario tende
dunque a pres entarsi come un r epertorio tassonomico che non ha la pretesa di rivelare l'effettivo procedere dei peccati rna che risponde all'interesse primario dei protagonisti della pastorale: disporre di fronte al popolo dei fedeli di un sistema classificatorio sufficientemente potente da
consentire la descrizione e la valutazione di una grande quantita e varieta di comportamenti peccaminosi rna anche sufficientemente semplice
da far rientrare queste molteplici e variegate forme del peccato in un numero limitato e controllato di categorie.
Come tale il settenario si mostra di straordinaria efficacia. Gia nella
sua formulazione piu semplice, quella prevista dal modello gregoriano,
che a ssegna un certo numero di filiazioni a ciascun vizio , il settenario
raggiunge una buona quantita e varieta di azioni peccaminose; se questa
formulazione, come accade in molti casi, viene ulteriormente elaborata,
facendo intervenire altri criteri , che si affiancano a quello della filiazione o vi si aggiungono in seconda battuta dando origine a un procedimento di progressiva suddivisione, la mappa dei peccati individuati si estende ulteriormente. I criteri che intervengono all'interno dei vizi per individuare e classificare vari tipi di peccati sono molteplici: e soggetti a variazione : ogni testa ne privilegia piu di uno e spesso variano da vizio a
vizio all'interno di un singolo testo.
Basta guardare al piu importante trattato sui vizi del XIII secolo, la
somma di Peraldo , per verificare come vi si proceda variamente alla suddivisione interna dei vizi. Ogni vizio viene distinto in species o divisiones . Nel caso di superbia e ira e prevista anche la presenza di filiation es .
In queste categorie trovano poi posto vari peccati (molti sono quelli della tradizionale enumerazione gregoriana) che vengono poi ulteriormente suddivisi in base a diversi criteri . In primo luogo quello binario fondato sulle opposizioni anima\corpo, interno\ esterno, spirito\ carne, che
puo essere riferito sia alle modalita di esecuzione dei peccati (per esem103

Solo qualche esempi o : PERA LDO, Summa cit. , u sa le catego ri e species, satellites, filiae,
divisiones , se n za di stingu ere con precisio ne, co m e del r es to a nch e gli altri autori, tra qu esti termini ; il Fasciculus Marum, un tra ttato sui vizi e sull e virtu scritt o n ei primi anni del
sec . XIV da un fra n cescan o inglese ad u so dei p i-edi cato ri (ed. S . WENZEL, Pennsylva nia State University, Uni versity Park and Lo ndon 1989), usa membra e propri etates; ALEXANDER
CARPENTARIUS, Destructorium vitiorum, N uremb erge, per Anto nium Koberger , 1496, usa p er
tutti i vizi Ia suddivisio n e in species, tra nne che p er Ia van aglo ri a, d istinta in fi liae; su qu esta voluminosa somm a di vizi compos ta in Inghilterra nel sec. XV, cfr. G. R . OwsT, The 'Destruct07ium vitiorum ' of Alexande r Carpe11ter, Lo ndo n 195 2.

370

371

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALO GO

pio la lussuria viene distinta in lux uria cordis et operis) che al contenuto
della colpa (per esempio la tradizionale partizione delle superbia in interiore, se rivolta alle qualita intellettuali e morali della persona, ed esteriore, se riguardante beni esteriori, come la bellezza e la prestanza del
corpo , la potenza e la nobilta della stirpe, la ricchezza e la raffinatezza
degli ornamenti) . Un altro criterio utilizzato rinvia ai diversi obiettivi
che i peccati possono perseguire : per esempio all'interno dell'ira si distinguono gli atti di ira verso di se da quelli verso il prossimo e all'interno della superbia gli atti contro la fede (eresie e varie credenze sospette),
quelli contro Dio, gli angeli, i padri spirituali e carnali (tutti gli atti di irriverenza e disubbidienza). Per la lussuria funziona una particolare categoria di peccati , gli incitamenta , peccati che risultano attinenti a quel
vizio in quanto capaci di provocarlo, categoria che consente a Peraldo di
dedicare largo spazio ai temi dell'ozio , dei rapporti con le donne , del potere seduttivo della musica e del canto. Un ulteriore criterio, che Peraldo
usa con una certa frequenza , distingue i peccati in base alla figura del
peccatore : per esempio all'interno della lussuria vengono distinti i peccati che riguardano lo stato laicale da quello clericale, bipartizione che
funziona anche per l'accidia e per la superbia, dove i peccati che riguardano gli uomini di Chiesa vengono ulteriormente ripartiti a seconda che
siano commessi da prelati o da sudditi , da chierici o da claustrali ; all'interno dell'avari zia si riserva un'analisi particolare ai peccati dei mercanti, a quelli degli avvocati, dei ministri della Chiesa, dei giocatori.
I criteri con cui procede la somma di Peraldo sono piu o meno quelli
di tanti altri testi dello stesso genere , precedenti e posteriori a quello del
domenicano francese . A volte l'impianto appare << meno disordinato >>: alcuni autori scelgono lo stesso tipo di suddivisione per ogni vizio invece
di riservare a ogni vizio una sua a rticolazione particolare come avviene
in Peraldo . Altre volte, a seconda dell'ampiezza e del tipo di testo, l'enumerazione delle suddivisioni interne e molto rapida . Ma la dove , come
accade nella somma di Peraldo e in molti altri testi , le potenzialita tassonomiche del settenario vengono esperite fino in fondo , allora il settenario si riempie di innumerevoli peccati .
E allora si scopre che quei vizi, << monastici >> per origine e tradizione,
erano sta ti scelti a suo tempo con provvidenziale acume : funzionano infatti benissimo per descrivere i comportamenti peccaminosi delle donne
e degli uomini che vivono nel mondo .
Certo grazie a una serie di aggiunte, precisazioni, distinzioni. Siegfried Wenzel, in un libro ormai classico dedicato all'accidia, ha mostrato
come questo vizio , chiamato in ambito monastico a designare gli stati

d'animo, dal torpor alla vagatio men tis fino alla desperatio , che provocano una specie di ottundimento progressivo della tensione spirituale, col
passare del tempo si dilati fino a comprendere tutti i comportamenti indolenti , negligenti, oziosi nei confronti di Dio e del prossimo che si manifestano nella vita religiosa come in quella sociale 104 . La stessa dilatazione e laicizzazione che subisce l'accidia riguarda anche altri vizi: clamoroso e il caso dell'avarizia nella quale rientrano tutti i peccati legati
all'affermarsi di un'economia mercantile e monetaria, dalla frode commerciale all'usura, alle quali viene spesso dedicato ampio spazio 105 . E
non meno significativo e il trattamento riservato alla lussuria che prevede una regolamentazione precisa e circostanziata della sessualita dei
laici, uomini e donne , in sintonia con la dottrina sacramentale del
matrimonio 106 . Si potrebbe continuare cita ndo altri esempi: l'analisi
della conflitt ualita sociale, nelle forme dell 'odio e della diffamazione,
considerate aspetti dell'invidia 107 e in quelle della rissa , dell'omicidio e
della guerra, collocate all'interno dell 'ira, la codifica di una disciplina
delle pratiche alimentar i, che interviene sulla quantita, la preparazione
e i modi di assunzione dei cibi , prevista all'interno della gola 108 , l' attenta valutazione sui modi di abbigliarsi, ornarsi e truccarsi delle donne
che trova posto nella superbia, nella vanagloria o nella lussuria a seconda dei casi 109 . Importante e comunque sottolineare la capacita del settenario di aderire alla complessa situazione che e chiamato a interpretare
proponendosi come il contenitore di tutti i comportamenti peccaminosi
che la societa degli uomini presenta in gran copia e varieta.
Contenitore che diventa sempre piu capiente se alla dilatazione interna dei singoli vizi si aggiunge un 'opera di integrazione rispetto alla stessa struttura del settenario . Non sono pochi i casi in cui ai sette vizi si aggiunge un altro vizio, e in qualche caso anche piu vi zi, in cui catalogare
peccati che nei vizi tradizionali non trovano posto o che, occupando una
104

W ENZEL, The sin of sloth: 'Acedia ' c it. (vedi supra, p. 33 2, n . 4 ).


Cfr. M uR RAY, Reason and Society c it.
106
Sulla regola rn entazion e d e ll a sess u a lita all 'int ern o d el m a trim o ni o n ei tes ti p er Ia
confession e d el t ard o rn edioevo c fr . T . N . T ENTLER, Sin and Confessio11 in the Eve of Reformation, Prin ceton 1977, p p . 162-2 32 .
107
M. VJ NCENT-CAssv, L'E nvie au Moyen Age, Annal es E. S . C. , 35, 19 80 , pp . 25 3-2 7 1
e C. CASAG RAN DE, 'Denactio' e 'fama ' nella letteratum teologica e pastorale del secolo XIII , di
pross irna pubbli cazio n e in R icerch e Sto ri c h e .
108
Cfr. M. M o NTANARI, Alimentazione e cultura nel Medioevo , B ari-Ro m a 1988, pp. 3-12 .
109
Su superbia e omatus fe mminile cfr. C. CASAGRAN DE, La donna custodita , in Storia
delle do n ne , a c ura di G. D us v e M . P ERROT, II , II Medioevo, a cura di C. KLAP ISCH -Z UBER,
Rom a -Ba ri 1990 , pp. 113-11 7.
105

372

CARLA CASAGRANDE- SILVAN A VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

posizione marginale, meritano invece un rilievq particolare. Tommaso


di Chobham, tra i primi a servirsi del settenario nella confessione, e anche uno dei primi ad arricchirne l'intelaiatura complessiva inserendo
nella sua rassegna dei vizi alcune distinzioni dedicate al sortilegio, alla
menzogna, alla trasgressione dei voti e allo scandala, peccati esclusi dalle enumerazioni tradizionali del settenario 110 . Peraldo aggiunge al suo
settenario un otta:vo vizio, ilpeccatum linguae, in cui raccoglie e descrive
ventiquattro peccati di parola, peccati che appaiono sempre piu gravi e
diffusi in un mondo che, dall'ambito politico e a quello religioso, si mostra sempre piu attento ai poteri della parola parlata 111 . L'integrazione
di Peraldo avdt grande successo, rna none l'unica che il settenario abbia
subito . Bartolomeo di San Concordia ai peccati di lingua si preoccupa di
aggiungere i peccati delle donne, a riconoscimento della importanza del
pubblico femminile come destinatario del discorso pastorale, soprattutto mendicante 112 ; peccati contra lo Spirito Santo e peccati di pensieri,
parole, opere e omissioni sono invece le integrazioni proposte dal Compendium theologicae veritatis di Ugo di Strasburgo 113 ; prima di lora un
altro domenicano, Iacopo da Benevento, nel Viridarium, un fortunato
trattato di vizi e virtu, aveva fatto seguire a una parte sui sette tradizionali vizi un'altra parte intitolata De aliis peccatis, in cui venivano passati
in rassegna tutti i peccati << dimenticati nella parte precedente 114 . Le integrazioni continuano anche nei secoli successivi: Antonino da Firenze
chiude la sua analisi dei vizi del settenario, che occupa l'intera seconda
parte della sua Summa, con una serie di capitoli dedicati a menzogna,

spergiuro, trasgressione dei voti e infidelitas 115 ; Dionigi il Certosino, nella Summa de vitiis et virtutibus , si preoccupa di aggiungere alla fine del
settenario peccati di complicita e peccati della lingua 11 6 _
Ma certamente il testa che presenta un maggior numero di integrazioni esterne al settenario e il Tractatus de vitiis dell'agostiniano Enrico
da Frimaria, composto nella prima meta del XIV secolo, dove si mostra
che sette sono i generi dei peccati, come le sette teste della bestia dell'Apocalisse, rna che il settenario e solo una di queste, le altre sei corrispondono ad altri sei generi di peccati, che Enrico elenca e analizza con cura:
i peccata clamantia , peccati di tale enormita che gridano vendetta a Dio;
i peccata muta, peccati innominabili a causa della I oro turpitudine; i peccata in Spiritum sanctum , i peccati irremissibili; i peccata aliena 117 , i
peccati che si commettono consentendo in varia modo ai peccati altrui ,
i peccata maledicta, i peccati individuati dalle dodici maledizioni divine
elencate in Deut . 27, 15-26; i peccata venialia, i peccati meno gravi 11 8 .
Manon basta : esistono, e ancora una volta l'autorita di Greaorio Mauna
"'
"' si
e decisiva, altri peccati, i peccata occulta , cioe tutti quei peccati
che
presentano sotto le mentite spoglie della virtu, e ad essi Enrico di Frimaria dedica un intero trattato in cui arriva a contare ben 42 tipi dipeccata
. . capita
. l e I I 9 . Al d i l a d ei problemi che questa
occu lt a, se1. per ogm. VlZlO
complesso sistema dei peccati pone, problemi relativi alla sua coerenza
interna e alle tradizioni cui fa appello, dal nostro punta di vista e interessante notare come nuovi e diversi tentativi di classificare i peccati in
base ai piu diversi criteri, la gravita, le conseguenze penali, le modalita,
l'autorita della Scrittura, avvengano all'ombra del settenario : le nuove
classificazioni non si pongono come alternative al settenario ~a lo inte-

373

110

Tommaso si preocc upa di g ius ti ficare in qualch e m odo J'a nalisi di questi peccati all'inte rno del setten ario: Ia dis tin zione s ui sortil egio, pas ta di seguito a quella d edi cata all 'ir a d ove si e a lungo t ratta to d ell e varie fo rm e di omicidi o, vien e cosi introdotta: " Quia
m e ntione m fe cimus d e ve ne fi c iis non est inco ngruum d e sortibus e t sortilegiis aliquid
inter serere (Summa confesso rum ci t. , p . 466 ); pe r Ia m e n zogna , ch e segue Ia superbia:
<< Quia vero tam ex invidi a q uam ex s upe rbi a sepe nascitur m e nda cium, pauca de m e ndacio
dicenda sunt (p . 539 ); per lo scanda la, c he chiude Ia parte dedicata ai peccati: Pos t hec
r es ta t ut di camus de scanda la qui a m axi mum peccatum es t >> (p . 566) .
111
C. CASAGRAN DE - S . VECCHIO, I peccati della li ngua, Disciplina ed etica della parola nella
cu ltura medievale, Roma 1987, pp. 103-140. A Pera ldo basta de nunciare l'assen za di un vizio ta nto diffuse dalle tr adi zi onali classific a zi o ni p er giusti ficar ne l'aggiunta a! settenario:
" Ultim o inter peccata dicendum es t d e peccato lin gu e qui a istud peccatum r emane t post
alia peccata. Multi ca ve nt sibi d e aliis p eccatis qui n o n cavent sibi a peccato lingu e >> (S umma cit ., II , p. 371) .
112
BARTHO LOMAEUS DE SANCTO CONCORDI O, De docu m entis an tiqu oru m , Ta rvisii 1601.
1 13
H uGo RIPELI N DE ARGENTI NA, Compendiu m theo logicae veritatis cit. , pp . 119-121 .
11 4
IAcosus DE B ENEVENTO, Viridarium consolationis, in Bibliotheca Casinensis, IV, Mo ntecassino 1880 , pp . 263-315 .

115

ANTONINUS DE F LORENTJA, S umma theologtca, II, Ve n etii s, p er Leo nardum Wild de Ratisbona
et Raynaldum de Novimao-io
1480-1481
I 16
~
DroNYSII CARTUSIANI Summa de virtu tib us et vitiis libri duo, in I D. Opera Omnia,
XXXIX, Tornaci 1910, pp . 146-160.
11 7
Sulla categoria dei peccara aliena nell e opere di alcuni predicatori (in pa rti colare
Bertoldo di Rati sbona e Gi ovanni He ro lt ), cfr . R . N EW HAUSE R, From Treatise to Sermon:
Johannes Herolt on the 'novem peccata aliena', in De o1e Domini. Preach e1 and Wmd in the
Middle Ages, ed . T. L. AMos - E. A. GR EEN - B. M. KI ENZLE, Ka lamazoo Michi 0o-a n 1989 pp.
185-209.
'
I

11 8

H ENRJ cus DE F RIEMAR, Tractatus de vitiis, Basel, Uni ver sita ts bibliothek , m s. A.
VIII.34 , ff. 87v-121r. Cfr. C. STROICK, Hei mich von Friemar. Lebe11, Werke, philosophischetheologische S tellu ng in der Scholastik , Freiburg 1954, pp . 67-71 , dove si riproduce l'indi ce
dell'8~era; BLOOMFI ELD, l ncipits cit., n . 6456 , p. 55 8.
.
H ENRICUS DE FRIEMA R, Tractatus de occultatione vitiorum sub specie virtu lwn , Basel ,
Umv., ms. A. VII .34 , ff. 168v-1 88r. BLOOMFI ELD, l ncipits c it ., n . 1982, p . 180. Peril passo di
Gregorio c he e all'origin e del tra ttato , vedi S . GREGOR II MAGNI Moralia in l ob III XXXIII
65-69 , ed. M . ADRIAEN, CCL 143 , Turnho lti 1985, pp . 155-15 7.
'
'
'

374

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

grano o lo attraversano finendo in tal modo per accrescerne la gia tradizionale e , almeno dal punto di vista pastorale , indiscussa autorevolezza.
Autorevolezza che finisce con l'assegnare al settenario compiti che di
partenza non gli competono : da schema privilegiato per la classificazione dei peccati diventa infatti in qualche caso contenitore di tutte le norme positive e negative cui il fedele deve attenersi, una specie di somma
settenaria del buon cristiano. I procedimenti sono quelli gia descritti a
proposito dell'immissione di nuovi pecca ti e ora utilizzati per aumentare la portata catechetica dello schema: dilatazione dei contenuti dei singoli vizi (per esempio: analisi degli articoli di fede all'interno della super bia, delle opere di misericordia nell'avari zia, di alcuni sacramenti,
eucarestia e penitenza, nell'accidia) 120 e integrazione del sistema con
l'aggiunta della sua parte positiva , il settenario delle virtu. Incuranti della non corrispondenza del settenario dei vizi con il settenario tradizionale delle virtu, costituito dalle tre virtu teologiche e dalle quattro cardinali, molti testi, a partire da quello autorevole di Peraldo, giustappongono
12 1
senza problemi i due sistemi , analizzandoli in successione . La soluzione, che alcuni teologi , tra cui Tommaso, avevano proposto , di far
emergere l'analisi dei peccati da quella delle virtu trova nei testi pastorali alcuni esempi importanti: i gia citati testi pastorali del Grossatesta , il
Deus est e il Templu m d01nini 122 , cui valla pena di aggiungere l'influente
Liber de virtutibus et vitiis (1277-1285) del francescano Servasanto da
120 Si veda a d esempio come il Fasciculu s morum dil ata Ia fun zione catechetica d el se ttenario: nel capitola dedicato a ll'i nvi di a e inserito un lungo brano sui Cristo (nascita, vita,
passio ne, resurrezione, ascens ione), sull'azione della Spirito Santo e sull a Trinita, che ha
Ia funzione di mostrare come si possa recuperare il bene perdu to della carita, considerata
virtu contra ria all'invidi a (Fasciculus cit ., pp . 200-3 10); all'intern o dell'acc idia so no previ sti capi toli sulla m essa (pp. 404-416), sulla penitenza, sull'elem osina, sui di gi uno, e sulle
virtu , fede , speran za, carita, pr ud enza, temperan za, forza, che assistono l'uomo nella battagli a contra i tre nemici , mondo, carne e d iavolo (pp . 428-624). Altri esem pi della dilatazione catecheti ca dei vizi nel Dest1uctoriwn vitiorum del Carpentaria (vedi supra, n. 103):
lunga disamina delle opere di misericordia spiritua le e corporale a ll'intemo della obdwatio cordis, specie dell'avarizia; an alisi d egli art icoli di fe de n ell'infidelitas, figlia dell a pertinacia, che e figlia della va nagloria, a su a volta specie della su perbia.
121 In realta Ia prima parte della Sum ma virtutum ac vitiorum di Peraldo non comprende solo le virtu, teologali e cardinali, rna anche i doni della Spirito Sa nto e le beatitudini
evangeliche. La m olteplicita di schemi m o rali , che il testa prese nta , conferm a Ia dilatazione del oenere trattato sui vizi e sulle virtu ,, a somma co mpl essiva della morale cristiana;
d'altro "canto gli sch emi restano sostan zialmente indipend enti tra !oro, a parte Ia corrispo nd en za stabilita da Peraldo tra i doni della Spir ito Santo e le beatitudini, mostrand o le
diffico lta di ten uta e le in coeren ze di un sistema cos truito per sovrapposizione. Sui problemi relativi alia contrapposizione del settenario a quello delle virtu, cfr. supra, pp. 343-344.
122
Cfr. su pra, pp. 345-347 .

375

Faenza. Esempi importanti , che comunque, lo ricordiamo, non comportano la scomparsa del settenario dei vizi, rna solo una limitazione dei
suoi privilegi pressoche esclusivi in fatto di classificazione dei
peccati 123 ; e in ogni caso esempi numericamente limitati rispetto alla
gran copia di testi che fanno invece appello al settenario dei vizi. Capita
se mai di trovare testi che, per risolvere il problema della corrispondenza dei vizi con le virtu , piuttosto che modificare il sistema dei vizi preferiscono intervenire sul sistema delle virtu approntando appositi settenari di virtu in grado di porsi come effettivi contrari de( vizi 124 .
Insomma il grande successo pastorale del settenario risulta alla fine
ampiamente giustificato da tutti i requisiti che il vecchio schema mostra
di possedere: capace di individuare un numero sempre piu alto di peccati , pronto a prendere le misure di fronte a peccati << nuovi che si impongono e a' peccati << vecchi >> che si trasformano, disponibile a tutte le integrazioni interne ed esterne che il variare delle situazioni impone tanto
da diventare veicolo di un intero progetto morale e catechetico, rna nello
stesso tempo sempre uguale a se stesso neUe sue componenti fondamentali, fedele alla semplicita della sua struttura, facile da ricordare, agevole
da usare. Domina nel colloquia tra fedele e confessore, ritorna piu volte
12 3

Servasanto ad ese mp io parla esplicita m ente di puntuale contrapposizione trail settenario delle virtu e quello dei vizi e di fatto recupeta i s ingoli vizi a ll'interno dell'ana lisi
delle virtu . Cfr. SERVASANTO DA FAENZA, Liber de virtutibus et viti is, di st. I, ca p. 15: Quod septem sunt virtutes et vitia principalia, Fire n ze, Bib!. Naz., ms. Conv. sopp. E . 6. 1046, f. 6rbva: His itaque suppositis est sciendum quod sicut septem virtutes sic et sep tem sunt vitia.
Quia si uni vi rtuti plura sint opposita vi tia u t uni m edi a duo extrema tame n septem sunt
peccata capitalia a d que poss unt re duci omnia a lia ... De oppositione vera virtu tum et vitiorum quod cui sit oppositum patebit in prosecutione singulorum dum statim post virtutem
vitium ponetur contrarium >>. Di fatto i due settenari non si rivela no poi tra !oro speculari:
gola, luss uri a, superbia, avarizia, ira e acc idia vengono individuati come vizi oppos ti a lia
temper.apza, o m eglio a una serie di virtu com prese nell a te mperanza (sob rietas , castitas,
humilitas, paupertas, dementia, spiritualis letitia ), l'invidia com e vizio co ntrario alia carita;
vengono poi enum erati vizi che non appartengono a! setten ario, e cioe infidelitas, desperatio e stultitia, rispetti vamenti definiti come vizi contra ri a fede, speran za e prudenza. Cfr.
P. L. O LIGER, Servasanto da Faen za e il suo 'Liber de virtutibus et vitiis " in Miscellanea F.
Ehrle. Scritti di storia e paleografia, I , Roma 1924, pp. 148-1 89, che ne pubblica anche !'indice aile pp . 175-176; BLOOMFIELD, fncipits cit., n. 6137, p. 530.
124
Cfr. per ese mpi o l'elenco delle opposizioni vizio\virtu c he presen ta il Fasciculus morum : superbiaVzumilitas, im\paciencia et mititas, invidia\caritas, avaritia'VJaupertas, accidia\occupacio sancta, gula\sobrietas, luxuria\castitas. Parti colarme nte a ttento a! problem a
delle contrapposizioni tra vizi e vir tu si m ostra Wyclif che, non se nza esitazion i soprattutto nel caso delle virtu opposte all'avarizia e a ll'accidia, giunge in fi ne a questa solu zione:
superbiaV1wnilitas, invidia\caritas, ira\mimi levitas, accidia\servitium debitum Dei, avaritia\ordinatus amor temporalibus usitw1di, gula\abstinentia, luxuria\castimonia (Trialogus
cit., pp . 158-210).

LA CLASSI FI CAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CAS AGRANDE - SILVANA VECC HIO

376

nelle parole dei predicatori, si impone infine anche alla vista. Jerome
Baschet, in uno studio recente, ha mostrato come a partire dagli affreschi del Camposanto di Pisa (c. 1330) il settenario diventi lo strumento
per la rappresentazione dell'inferno, raffigurato come uno spazio diviso
in sette parti in cui sette tipi di peccatori , individuati a partire dai sette
vizi capitali , subiscono le pene che si sono meritati. Scelta questa che secondo lo studioso francese va messa in rapporto con le scelte compiute
a livello della confessione dove il settenario era divenuto lo schema privilegiato per la classificazione dei peccati del penitente: l'interrogazione
settenaria rende riconoscibile ed efficace l'immagine infer nale, questa a
sua volta, in un rapporto di continua interazione , prepara all'atto della
confessione aiutando a ricordare i peccati e mostrandone le drammatipche conseguenze - ~.
Al successo pastora le del settenario contr ibuisce poi un vasto repertorio di immagini capace di imporlo all'attenzione, allo sguardo , alla
memoria di qu anti se ne devono servire. I modelli iconografici del settenario sono molteplici: un albero ramificato , la bestia dalle sette teste citata n ell'Apocalisse, un corpo umano mostruoso da cui escono sette draghi, una cavalcata di sette divers i personaggi montati su sette diversi
animali 12 6. Alle immagini affidate ai fogli dei codici o alle pareti delle
chiese si aggiungono poi le immagini verbali utili zzate in gran copia nei
sermonari, nei trattati di vizi e virtu , nei testi letterari di tutta Europa.
Animali e malattie sono le immagini preferite all'interno di un vasto repertorio di figure che viene continuamente incrementato . Solo a titolo di
esempio val la pena di segnalare alcuni testi dedicati al settenario che
presentano il loro oggetto all'interno di un discorso tutto figurato: il gia
citato Speculum conscientiae pseudobonaventuriano , tutto organizzato
sull'immagine di un albero, del quale vengono accu ratamente descritti

radice (cupiditas vel concupiscentia) , tro nco (voluntatis consensus), rami


principali (septem v itia) e secondari (filiationes), foglie (mala verba) e
frutti (malae opemtiones) 127 ; un fortuna to testa, probabilmente opera di
un francescan9 inglese vissuto tra XIII e XIV secolo, nato come Venenum Malachiae , dove all'interno della metafora principale del peccato
come veleno e della virtu come medicina trovano posto una serie di metafore secondarie, per lo piu tratte dal mondo animale e naturale, applicate in gran copia ai singoli vizi e alle singole virtu 128 ; un'opera , che va
sotto il nome di Ethymachia, che ha una buon circolazione tra XIV e XV
secolo, dove vizi e virtu sono presentati come comandanti di due eserciti
contrapposti 129 .
Si potrebbero fare molti altri esempi, rna preme qui soprattutto di
sottolineare la presenza di questa grande repertorio di immagini relative
a] settenario dei vizi che finisce per costituire un'ulteriore giustificazione della lunga durata di ques ta schema . Rinunciare al settenario infatti
avrebbe significato rinunciare anche a questa repertorio figurato che
per secoli ha saputo tenere viva l'attenzione, la tensione e la p aura nei
confronti del peccato dei fedeli dell 'Europa medievale.

Settena7'io e decalogo
La lunga durata del settenario nella letteratura pastorale non impedisce a questa letteratura di sperimentare altri sistemi di classificazione
del peccato . Abbiamo gia piu volte fatto riferimento a un sistema di classificazione fondato sulle virtu , proposto in forme diverse da Roberto
Grossatesta e da Servasanto da Faenza e anche a un sistema fondato sulle passioni, elaborato dal Cavalca. Abbiamo pen) anche ricordato che
questi sistemi, pur proposti da autori di rilievo in testi che hanna cono127

J . BASCHET, Les justices de l'au-dela . Les representations de l'enfer en France et e11 Italie
(Xlle-XVe siecle), E cole Franr;:aise de Rome, Rom a 1993, in particolare le pp. 293-349, dedicate all'affresco del Giudizio Universale dipinto d a Buon am ico Buffalmacco per II Camposanto pisano nel 1330; l'autore sottoli nea !'influenza della cultura domenicana nella
scelta della schema setten ario dei p eccati come modello icon ografico per la rappresentazione dell 'inferno e insiste sui mutamenti ch e l'uso del settenario comp orta nella raffigurazi one delle pene. Per le su ccessive ri prese del m odello iconografico in l talia e in Fran cia,
cfr. ibid ., pp. 35 1-497.
126 Cfr. A. KATzENELLENBOGEN, Allegories of the Virtues and Vices in Medieval Art , London
1935; R . T uvE, Allegorical Imagery. So me Medieval Books and their Posterity, Prince ton
1966, pp . 57- 143; J . O'REILLY, Studies in the Iconography cit. (vedi supra , p. 335 , n . 12);_ M.
V!NCENT-CASSY, Un modele franr:ais: les cavalcades des sept peches capitaux dans les eglzses
rurales de Ia fi 11 du XVe siecle, in Artistes, artisans et production artistique au Moyen Age,
Actes du Colloque de Ren n es, dir . X. Barra! y Altet, III , Paris 1990, pp. 461-4 87.
12 5

377

Cfr. supra, p. 335 , n . 12.


MALACHI HI BERNICI Libel/us septem peccatorum mortalium eonunque remedia ... qui
dicitur Venenum Malachie , Parisiis, in officina Henri ci Steph ani , 1518. Cfr. BLOOMFIELD, Incipits cit. , n. 5102 , pp . 437-438 . Pi u in ge neral e sui rapp orti analogici e metaforici che intercorrono tra discorso medico e d iscorso morale cfr. J. AGRIM I- C. CRJSCIA NI, Medicina del
corpo e medicina de/l'anima. Note sul sapere del medico fino all'i11izio del secolo XIII , Milano
1978 e L. J. BATA ILLON, Les images dans les sermons du XII Ie siecle, Freiburger Zeitschrift
fur Philosophie und Theologie , 37/3, 1990, in p arti colare pp . 330-336 (ora in Id ., La p1edication e11 France et en l talie. Etudes et documents, a cura di N . BERJOU - D. D'AvRAY, Variorum Reprints, London 1993{.
129
Su questa testa , ch e c ircola da solo rn a a n ch e in appendi ce a] Lumen Anime, cfr.
BLOOMFIELD, The Seven Deadley Sins cit. , pp. 138-139; M. A. RousE - R . H . RousE, The texts
called 'Lumen Anime ', Archivum Fratrum Praed icatoru m , 41, 197 1, pp . 36-38; NoRMAN,
Metamorphoses of a11 Allegory cit . Sui modello della battaglia vedi supra, p. 343 , n. 35.
128

378

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

sciuto una buona diffusione, incontrano una fortuna che e imparagonabile per dimensioni a quella del settenario. Altri sistemi, come quello di
classificare i peccati a seconda della figura e della condizione (status) di
chi pili frequentemente li commette o quello di distinguerli a seconda
dei modi in cui vengono commessi (peccati di pensiero\parola\opera\omissione) e a seconda degli obiettivi cui si rivolgono (contro Dio\il prossimo\se stessi), ricorrono con una certa frequenza rna , come abbiamo
avuto modo di vedere, vengono usati spesso all'interno o a fianco del settenario, che mantiene e rafforza in tal modo la sua posizione di primato.
L'unica classificazione che puo vantare una fortuna paragonabile a
quella del settenario e la classificazione fondata sul decalogo.
Se ritorniamo ai testi per la confessione, nei quali avevamo visto il
settenario dar inizio al suo trionfo, vediamo che con un decalage di pochi
anni un identico destino tocca anche al decalogo. Infatti se e vero che la
scelta del settenario per ordinare i peccati del penitente, fatta dai primi
manuali di confess~one, viene ripetuta poi da tutti i testi successivi, senza eccezioni, e anche vero pero che ben presto il settenario cessa di essere il solo schema classificatorio impiegato.
Proliferano infatti altri settenari: ai sette vizi vengono via via affiancati i sette sacramenti, le sette virtu, le sette petizioni del Padre Nostro,
i sette doni dello Spirito Santo 130 ; rna contemporaneamente si ricorre
anche al decalogo, agli articoli di fede , ai cinque sensi, aile membra del
corpo, aile opere di misericordia corporale e spirituale, alla rassegna degli status. Si costituisce insomma un ricco inventario di classificazioni
possibili al quale i singoli autori attingono in modo diverso: si va da una
combinazione minima, in cui si ricorre a due o tre schemi, a una combinazione multipla, che prevede l'uso in contemporanea di quasi tutti gli
schemi elencati. La scelta a favore di una molteplicita di classificazioni,
al di la della varieta delle opzioni percorse, diventa un tratto comune a
131
tutta la letteratura penitenziale dal XIII al XV secolo . Si impone nelle
sue forme pili articolate gia prima della meta del sec. XIII nei modelli di
interrogatorio proposti da Ugo di San Caro e Guglielmo d 'Alvernia come
132
nella complessa architettura dei testi di Roberto Grossatesta . In pieno
130 Sulla proliferazione dei settenari, cfr. supra, p. 344 , n . 36.
131 C. CASAGRANDE, La moltiplicazione dei peccati. I cataloghi dei peccati nella letteratura
pastorale dei secoli XIII-XV, in La Peste nera: dati di una realta ed elementi di una interp7'etazione, Atti del XXX Convegno del Centro Italiano di Studi sui Basso Medioevo , Todi I 013 ottobre 1993 , Spoleto !994, pp. 253-284.
132 II modello d 'interrogatorio proposto dal domenicano Ugo di San Caro nel Commento ail e Sentenze (c. 1230) si svolge seguendo l'ordine dei settevizi e dei cinque sensi e si

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

379

XIII secolo la moltiplicazione degli schemi morali per l'interrogatorio


del penitente e ormai un fatto acquisito: lo testimoniano i due testi per
la confessione del cancelliere Roberto di Sorbona insieme ad alcuni formulari anonimi di grande diffusione 133 . Sulla stessa linea si collocano i
testi per la con'fessione elaborati dai francescani tra XIII e XIV secolo: e
il caso del rapido interrogatorio di Marchesino da Reggio, della compendiosa somma di Astesano da Asti, degli agili manuali di Giovanni
di Erfurt e Giovanni Rigaud, del voluminoso trattato di Durando di
Champagne 134 .
conclude con !'invito a considerare i peccati "professionali >>, i peccati d'intenzione, quelli
contra i dieci comandamenti, gli articoli di fede e i sette sacramenti (cit. da Paris, Bib!.
Nat. , ms. Lat. 3073 in P. MICHA UD-0 UANT1N, Deux fonnulaires pour Ia confession du milieu du
XII!e siecle, "Revue de Theologie ancienne et medievale >>, 31 , 1964, pp. 44-45) ; Guglielmo
d'Alvernia (Supplementwn trgctatus novi de poenitentia, in Opera Omnia, Aureliae-Parisiis
1674, II Suppl. , pp. 244-246 ) propane un interrogatorio strutturato su sette vizi, cinque sensi, dieci precetti con un rapido richiamo a virtu, opere di misericordia e pensieri\ parole\opere; per l'attribuzione a Guglielmo d'Alvernia di questa testa cfr. P. GLOR1E ux, Le 'Tractatus
novus de poenitentia' de Guillaume d'Auverg11e, in Miscellw1ea Momlia in honorem A. Jan ssen ,1H, Louvain-Gembloux 1948, pp. 551-565. Per Grossatesta vedi supra, pp. 345-347.
RoBERTO DI SoRBONA, Ad sane/am et rectam confessionem e Cum repetes a proximo, in
Maxima Bibliotheca Veteru m Patru m, XXV, Lugduni 1677, pp. 352-354 , 354-358. I due testi, che dipendono da Guglielmo d'Alvernia (cfr. N. BER10U , Robert de S01bon , in Dictionnaire de Spiritualite, XIII, Paris 1988, coli. 820-821), sono costituiti da un esame di coscienza
per penitenti, il prima, e da un interrogatorio ad uso dei sacerdoti, il secondo, e propongono una successione di schemi che comprende sette vizi, dieci precetti, virtu, opere di misericordia e pensieri/parole/opere; solo il settenario dei vizi presenta una serie di esemplificaz!Om m forma di domanda , gli altri schemi vengono richiamati brevemente per lo piu
con l'aiuto di versi mnemotecnici. Vicini al modello di Ugo di San Caro sono invece i due
interrogatori composti verso Ia meta del secolo, denominati Confessio debet e Ad habendum salutiferae confessionis ordinem (editi in M1CHAUD-QUANTIN, Deux formulaires cit.): nel
prima viene proposto il binomio sette vizi e cinque sensi, nel secondo una rapida rna articolata rassegna di schemi che comprende peccata puerilia , sette vizi, sette sacramenti , dieci precetti, cinque sensi, membra del corpo.
134
II Confessionale di Marchesino da Reggio , scritto prima del 1315, ed. cit. (vedi supra, p. 367 , n . 98) , pp. 48-52, elenca nell'ordine settenario, decalogo , peccati di complicita,
circostanze e poi, molto rapidamente, cinque sensi , sette affectiones, peccati della lingua.
La Summa de casibus conscientie di Astesano da Asti, composta verso il 1317 (Venetiis, per
Johannem de Colonia et Johannem Manthen de Gherretzen, 1478), nel capitola dedicato
all'interrogazione del penitente propane Ia triplice combinazione dieci prece tti, sette vizi,
cinque sensi cui aggiunge un esame delle circostanze, dei peccati contra naturae degli status. La S umma de poenitentia di Giovanni di Erfurt, scritta verso il 1295, prevede Ia rassegna del binomio settenario\decalogo (per l'indice dell'opera cfr. B. K uRTSCHEID , De studio
iuris canonici in Ordine Fratrum Minorum saeculo XIII , Antonianum >>, 2, 1927, pp. 187189). La Formula confessionis di Giovanni Rigaud , composta trail 1309 e il 1312, elenca
cinque sensi, sette vizi, dieci precetti , opere di misericordia, virtu, sacramenti, circostanze
aggravanti (per l' indice vedi A. TEETAERT, La 'Fonnula con{essio11is' du Frere Mineur Jean Rigaud (t 1323), in Miscellanea historica in honorem Alberti De Meyer, II, Leuven-Brussels

380

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

Le uniche voci che si discostano da questa comune presa di posizione


a favore della molteplicita delle classificazioni, restando fedeli ai modelli
di interrogatorio di Paolo d 'Ungheria e Raimondo di Penafort fondati sui
settenario, vengono da parte domenicana, e sono quelle di Giovanni di
Friburgo , Bartolomeo di San Concordia e Iacopo Passavanti 135 , rna e
molto significativo che una serie di testi che rielaborano successivamente
alcune di queste opere si preoccupino di integrare l'inter rogatorio
<< settenar io , con l'aggiunta di altre classificazioni morali: e il caso dei
trattati a ttr ibuiti al cardinale Berengaria Fredol, composti tra XIII e XIV
secolo , del compendia della Summ a di Giovanni di Friburgo che il domenicano Guglielmo di Cayeux-sur-Mer scrive nei primi anni del XIV, del
Supplem ento alia Summa Pisana di Bartolomeo di San Concordia compiuto dal francescano Nicola di Osimo verso la meta del sec . XV 136 . Numerosi sono poi gli autori del XV secolo , tra i piu noti esponenti della

letteratura per la confessione alia fine del Medioevo , che continuano a


riproporre una lista piu o meno ampia di possibili classificazioni: i fran cescani Bartolomeo Caimi, Michele Carcano, Pacifico da Novara e Angelo da Chivasso, i domenicani Antonino da Firenze e Giovanni Nider l'agostiniano Giacomo Filippo Foresti , il benedettino Andrea di Escoba; 137 .
Ora, di questa sistema multiplo di classificazione dei peccati, del
quale si danno nel corso del tempo varie formulazioni , settenario e decalogo sono il nucleo centrale . Sono infatti i soli due schemi che sono
sempre presenti qualunque sia la combinazione di liste che ogni singolo
autore sceglie di fare propria e sono i due schemi nei quali si raccoglie il
piu vasto numero di peccati . Insomma quella stessa tipologia di testi che
decreta la fortuna pastorale del settenario come schema di classificazione dei peccati mostra di fare altrettanto con il decalogo.
E come per il setten a rio , anche per il decalogo il successo avuto nei
testi per la confessione viene confermato e amplificato da tutti gli altri
testi della letteratura pastorale . Quello stesso sistema di liste, che abbiamo vista imporsi progressivamente nei testi per la confessione come
strumento per la classificazione dei peccati, e d el quale decalogo e settenario sono parti integranti ed essenzia li, viene incessantemente proposto nei sermoni, nei manuali di istruzione dottrinale, nelle somme di divulgazione teologica, nei trattati di perfezionamento spirituale come
piccola enciclopedia dottrinale del buon cristia no , indice ideale di tutto
cia che deve essere creduto , fatto o evitato, come viene detto, con una
formula di successo, nel De tribus pu netis religionis ch ristianae, uno dei
primi e piu diffusi compendi dottrinali per chierici e per laici, composto
nel 1316 da Tommaso d'Irlanda 138 .

1946 , p . 662). La seconda pa rte d ell a Summa collectionum pro confessionibus audiendis di
Dura ndo di Cha mpagne , con fess ore della regina di Ft-ancia, m orto verso il1 340 , e tutta d edi cata all 'an a li si di st>~te n ari o (Paris, Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264, ff. 22 r b-103rb ) e decalogo
(m s. cit. , ff. 103rb-260v).
135 IoHANNES DE F RIBURGO, Summa confessorum, I. III, tit . XXXIV, q . 83 , Lugduni 15 18,
ff. 192va- 193rb, dove a p roposito d ell'interrogatorio d el pe nitente vien e ripropos to Io sch ema di Ra imo nd o d i Peiia fort : se ttenari o pili c ircos tan ze e status; sch em a ripreso anc he nel
Confessionale , un m anua le di confess ion e a d uso dei sacerdoti m eno esp erti , dove il m od ello di interrogatorio e diviso in due part i, Ia prim a d edi cata al settenario integra to coni p eccati della lingu a, l'altra a lia rassegn a degli status; cfr. P . MI CHAUD-Q UANTIN, Sommes de casuistique et manuels de confession au Moyen Age (XII- XVI siecles), Louvai n-Lille-Montreal
1962, p p. 49-50 . BARTHOLOMAEUS DE SANCTO CoNCORDIO, Summa Pisana, s. v. Confessor II, 5,
Ve netiis, p er Nicolaum Girardengum , 1481. JACO PO PASSAVANTI, Lo specchio di vera penite J1za, ed . M. LENARDON, Fi ren ze 1925, p. 173, d ove vien e propos to un mod ello di interr ogatorio
costitui to da vizi capita li e circostan ze; !'op era, d eri vata da un ciclo di pred icazion e qua re simale tenu to a Fire n ze nel 1354, e divisa in due parti: Ia p rim a e d edicata a lia p eniten za,
Ia seconda , ch e verte sui vizi ca pita li e sull e virtu contrappos te, e in co mpl eta e si limita all'an a lisi de lla coppia superbi a\ umilta e della prim a fig lia d ella superbia, Ia van aglori a.
136 La Summa 'Quoniam circa confessiones', ri elaborazio ne del testa di Paolo d 'U ngh eri a attribuita a! cardina le Berengari a Fred ol, si con cl ude co n un vero e proprio t ratta to sui
p eccato, dove, sotto Ia rub rica D~ instrumentis ad cognoscendum peccatwn et quomodo valeamus salubriter confiteri, si elen can o in su ccession e: prece tti , arti coli di fede , sacra m enti,
op ere di misericordi a spirituale e corporale, cinque se nsi , viz i, virtu . Cfr. A. TEETAERT, La
'Summa de paenitentia: Quoniam circa confessiones' du Cardinal Berenger Freda/ Senior, in
Miscellanea Moralia in honorem A. Janssen cit. , II, pp. 567-600 . La S ummula in foro poenitentia/i, com pen di a se mpl ificato de lla somma di Ra imond o di Peiia fort a d uso del clero
m en o prepa ra to, p roba bilmente a n ch 'esso d ovuto a! cardinal e Fredol , riportand o il p asso
di Ra imo nd o d ove si raccomanda l'uso del settena ri o n ell'interrogatori o, n o n m a nca di aggiungervi un invito a servirsi in prima luogo d el decalogo. Cfr. P. MICHAUD -0 UANT!N, La
'S umma in foro poenitentiali' attribuee a Berenger Freda/, S tudia grati a n a >> , II , 1967, pp .
145-167, in parti cola re p . 153. Gu!LLELM US DE CAJOCO, Summa confessontm Iohannis de Friburgo abbreviata, Pavia , Bib!. Un iv. , ms . Aldini 8, f. 77vb, dove a set te na ri o e ci rcosta n ze

381

ven gon o aggiunti cinque sen si e di eci precetti; NiCOLAUS DE AusJMO, Supplementum S umme
Pisanel/e, Ven etii s, per Leo nardum Wild , 14 89: E t non solum interrogati ones fac iende
sunt de hi is vitiis sed etia m de arti culis fi dei et de sacramen tis ecclesie et de preceptis d ecalo~i et de op eribus caritatis ... >>.
17
A p arte i m odelli rela ti vam ente sempli ci d el Confessionale 'Defecenmt' di Ant onino
da Firen ze (Ve netiis, per Joh a nnem d e Colo n ia et J o ha nn em Ma n th en de Gh erret ze n 1480
ff. 30-70) che di vide l'inter roga torio in tre p arti , sett enari o , d ecalogo, status, e d el D~ /eprd
morali di Gi ovanni Nider (Bas ileae, p er Mi ch ae lem Wenssler, 1475) che divide i p eccati secondo se tten ario, decalogo e sacram en ti, gli a lt ri testi p resenta no lungh e liste di sc hemi
deborda nti d i p eccati . Gli sch emi utili zzati , co n qua lche omission e che vari a d a tes ta a testa, sono quelli gia sp erim enta ti da i tes ti dei secoli preced enti e cioe: arti coli di fede vizi
virtu, decalogo, doni della Spirito Sa nto, beatitudini evangelich e, sacra m enti , op ere d i mi:
sen cordta corporale e spi ritu ale, cinque sens i, status. Per un a rassegna di qu es ta manualisti c73~ard omedieval e, cfr. MICHA UD-Q UANTIN, Sommes de casuistiques cit. , pp. 68-83.
Cfr. BLOOMFIELD, Incipits ci t. , n . 5134, pp . 441-442 ; R . H. RousE - M.A . RousE Preachers, Florilegia and Sermons. Studies on the 'Manipulus flo rwn ', Toronto 1979, pp . 1o'l-1 04 .

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

382

383

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

.
a
o dai testi volti all'istruzione del ~1~Molte testimomanze proven""on
1 ate nel 1281 al conCiho
. . .
'1 1 ro inglese promu g
ro Nelle costltuzwm per 1 c e
G' '
. Pecham si raccomanda al

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di Lambeth dal vescovo rancesc 1


ttro volte all'anno absque
. f d r per a meno qua
sacerdote di esporre al e e 1
h
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articoli di fede , decalogo,
.1. t t ra p antas 1ca "
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cuiuslibet subtl ltatls ex u .
.
.
d'
peccati capitali , virtu, sa.
1' .
ere dl misencor la,
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tessa lmea, con qua c e
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. . lt' al clero secolare tra XI e
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mancano mal, Sl ~o oca~o v olo ualche esempio significative in or lXV secolo , tra cul - per Cltare sf. q
. d ' tl'toli collocati in un quadro
..
d' na 1tta sene 1

ne di tempo all mterno 1 _u


11'1 d 1' Riccardo Wetheringsett, Gu1t
d1lata
toque

spazio-tempora1e mo o
.
G . d d ' Monte Rocherio e Dwmgl
glielmo di Pagula , Ranulfo J:llg~en,_ Ul o tol ambito va dato all' Opus triCertosino 140_ Un rilie_vo partlCO ~re mc~~:~ie tre trattati, il prima sul departitum di Giovanm Gerson, c_ e :a(interamente dedicato all'esame ~el
calogo , il secondo s~lla confesll~wnt d ' ben morire : una specie di mamfe ) , 11 terzo su ar e 1 1'

settenario d el VlZl
.one che nelle intenzwm
.
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radicale evange IZzazl
,
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( . r d ' fede) quelle da fare (decalogo) e


'
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L'opera elenca nell'orci ine le co_se c~i credere aru co l I
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(settenario
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Oxford 1964 II, pp. 900-905.
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' E - c R HENEY'
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( fr B
M
the Englis/1 Church, ed . F . M. OWICK
. . , unt di Ri ccardo Wetheringsett ~ . . LOO :
140 Nel prolocro della Summa quz bene pl es
l
d lla Tn eta del sec . XIII, VIZ! capltah
"
387-388) testo m " ese e
,..
. . .
. . .
FIELD Incipits cit , n. 458 3, pp.
r '
f"che insiem e ad aru coh dl fed e, petlZlOm
e pr~cetti ven gono con sider a ti tr~ g l argom~~t~ e s~cram enti devono essere pili frequend el Padre Nostro, doni dello Spm~o Santo,
"
redisponendo a proposito dl Clascuno
t emente predicati dai sacerdoti . L opera p~o::~~~~te pub attingere; cfr. D. L. D'AvRAY, The .
di questi schemi una sene dl m aten ah CUI rom Paris before 1300, Oxford 1985,_ pp . 82-86,
Preaching of the Friars .. Sermons dzffu~e~ (l L'Oculus Sacerdotis, scri tto verso ll 1320 dal
dove vien e riprodotto ll testo del ~ro o,o. de in considerazione decalogo e settenan o s;:
chierico inglese Gu glielmo dl P agu a , p re nle sia com e materia di predicazione; dr. L. .
com e schemi di interrogazJOne pemtenzla I . works of William of Pagula, " Transacti ons
BoYLE, The " Oculus Sacerdotis ,, an d some o~~~ . 8 1-110. Per lo Speculum curatorum del
of the Royal Historical Society_" V s ..... 5. 194) 'cff' E. J . CROOK - M. JENN INGS, Gradmg ~m. a
b ened ettino inglese R anulfo HJdgen ( I 1~6ur~ AJ~imarum ', " The American Ben edlctme
Medieval English Benedzctme m the Ct" altri testi di area inglese, cfr. W . PANTIN, The
Review>>, 31, 1980 , pp. 335-345. P er ques l e mbridge 1955, pp . 189-21 9. Lo spagnolo GUlEnglish Church i11 the Fourteenth Centu 1~, C~ . (V~netiis, per Andream de Bone_us d e Pa. Monte Rocherio nel Manzpulus cw ato1um I
ta' del sec XIV analizza ll settenad o d1
ffu
cntto verso a me

'
b)
. 1483) testo di grande dl sJOne, s
d
te sulla penitenza (ff. 68ra- 7 1r e
p1a ,

ella secon a par


1
rio com e strumento di interrogaz!One n
. 'd li um (ff. 89rb-93ra); BLOOMFIELD , nczpzil decalogo nella terza, d edi cata allamformatzo ~~ ~471) nel De vita et regimine curatorum ,
ts cit. , n . 50 19, pp . 428-430. DJOmr~~;r~oes~~c~ ~mpio spazio sia al decalogo (pp . 253-264)
)
t per l'esam e di coscien za (pp . 287 -289).
(in Opera Omnza , vol. 37 ' Torn acl
sia al settenario, con siderate come strum en o

dell'autore doveva raggiungere le fasce pili incolte e meno attrezzate dal


punta di vista dottrinale del clero , dei religiosi , della popolazione laica,
coinvolgere bambini e giovani fin dall'infanzia, arrivare fin dentro gli
ospedali presso l,e persone che soffrono e presso colora che se ne prendono cura, affidarsi alia parola parlata di predicatori e maestri e a quella
scritta di tabelle da affiggere in tutti i luoghi pubblici, chiese , scuole,
ospedali, luoghi religiosi 141 .
A questi testi, diretto supporto dell'azione pastorale, si aggiunge una
serie di opere che presentano in forma sistematica i risultati della riflessione teologica proponendosi come canali di trasmissione tra teologia e
pastorale, tra queste: la Summa Iunio rum di Simone di Hinton e il Compendium theologicae veritatis di Ugo da Strasburgo per il secolo XIII, lo
Speculum morale peri primi anni del XIV, e poi alcuni grandi somme del
XV secolo come quelle di Arnoldo Geilhoven e Antonino da Firenze; tutti
testi nei quali il posto del decalogo e del settenario all'interno di un sistema dottrinale complesso , rna ormai definitivamente ordinato , viene
ribadito e ulteriormente analizzato 142 .
Elementi stabili di un patrimonio dottrinale consolidate, rna anche
tappe di un processo di perfezionamento spirituale, settenario e decalogo ritornano anche in testi molto vicini a quelli appena citati , dove la divulgazione teologica si coniuga a finalita di tipo ascetico ed edificatorio ,
come lo Speculum del vescovo inglese Edmonda di Abington (fine XII) e
la Dieta salutis di Guglielmo di Lanicea (ante 1311-131 7) 143 .
14 1

II testo originale dell' opera e in francese, Ia vers ione la tin a (cfr. Opera Omnia , I , Antwerpiae 1706, col\. 425-450) e forse opera dello stesso Gerson; peril testo francese, cfr. Le
Miroir de l'A me, in <Euvres completes, ed. P. GLORIE UX, VII. !, Paris 1966, pp. 193-206; Examen de conscience selo11 les peches capitaux, ibid ., pp . 393 -400 ; La Medicine de l'Ame, ibid .,
VII.2, pp. 404-407 , cui vanno aggiunte le du e lettere c he fanno da prologo all'opera complessiva, ibid ., II, Paris 1960, pp . 72-76 , aile quali si rimanda a proposito della destinazione
e'dello scopo dell'opera.
142
SIMONE DI HI NTON, Su mma Iuniorum, in IoHANNIS GERSONII Opera Omnia , I, Antwerpiae 1706, coli . 244-256 (decalogo), coil. 324-3 54 ( settenario). Uc o DI STRASB URGO, Compendium theologicae veritatis cit., pp . 104-119 e 192-193. (PSE UDO) VI NCENZO DI BEAUVAIS, Speculum Morale, Douaci 1624 (rist. anast. Graz 1964), coli. 414-41 8 e 990-1404. Peril piano
dello Speculum conscientiae (Gnotosolitos) di Ar noldo Geilhoven , cfr. A. G. WEILER, La systematique de Ia theologie morale selon A mold Geilhovove11, in Vocabulaire du liv re et de
l'ecriture au Moyen Age, Actes de Ia Table Ronde, Paris 24-26 sept. 1987, ed. 0 . WEJ ERS,
Turnhou t 1989, pp. 11-1 8. ANTONINO DA FIRENZE, Summa theologiae cit., p. I, tit. XIV sui decalogo e p. II, intera m ente dedicata al settenario.
I43 Lo Speculum del vescovo inglese Edmondo di Abingto n , in entrambe le recensioni
in cui viene trama nda to , rispettivamente denominate Speculu m Religiosorum e Speculum
Ecclesie (ed. H . FoRSHAW, Auctores Britannici Medii Aevi III, Oxford 1973) , prevede Ia conoscenza di decalogo e settenario dei vizi, oltre chedi beatitudini , doni dello Spirito San-

384

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DE CALO GO

Non va poi dimenticato l'apporto dei predicatori che si rivela determinante sia peril settenario sia peril decalogo 144 : senza contare i singoli sermoni dedicati al decalogo e al settenario o a ciascuno dei vizi e dei
precetti, valla pena di segnalare alcuni sermonari interamente dedicati
ai due schemi. Ci sono predicatori cui si devono cicli di sermoni su entrambi gli schemi, come Ugo da Prato e Raimondo Lullo tra XIII e XIV
secolo , Michele Carca no e Pel barto di Themesvar nel XV 145 ; altri che
privilegiano il deca logo, e il caso di Bonaventura, di Tommaso e Aldobrandino da Tosca nella nel XIII, Pietro Geremia da Palermo , con un
breve ciclo di sette sermoni, e Enrico Herp, con un voluminoso trattato
di ben duecentotredici sermoni , nel XV 146 ; altri ancora che scelgono il

solo settenario, come fanno i due fra ncescani osservanti Roberto Caracciolo e Antonio da Bitonto sempre nel XV secolo 147 .
E infine una serie di trattati specificatamente dedicati al deca logo ,
alcuni piu br~vi , altri molto elaborati , la cui presenza , p er quanto sicuramente inferiore a quella dei t r attati sul settenario, a un primo lavoro
di cataloga zione si va comunque rivela ndo consistente. Solo qualche
esempio : il De decem m an.datis di Roberto Grossatesta (1230-35), il Legiloquium div ine legis di Giovanni del Galles (XIII 2), il diffu sissimo Preceptorium di Enrico da Frimaria (1324) , il De man.datis div inis di Wyclif
(13 7 5-7 6) e poi nel XV la scarna ed essen ziale Expositio decalogi di Russ
cui si contra ppongono i voluminosi pm eceptoria del domenicano Giovanni Nider (XV 1) , dell'agostiniano Godesca lco Holl en (1461-68 ), del
carmelitano Giovanni Beets (XV 2 ) 148 .
Una cosl ampia promo zione del decalogo in a mbito pastorale viene
certamente favorita dal dibattito che si svolge in sede teologica. II recupero della riflessione patristico-agostiniana che a veva definitivamente
saldato i precetti mosaici a quelli evangelici , una precisa defini zione della natura e del ruolo del decalogo a ll'interno di una piu generale riflessione sulla legge e sulle sue parti zioni , il raccordo dei coma ndamenti
con gli a ltri elementi della dottrina (virtu, doni dello Spirito Sa nto , sa-

to, virtu , arti co li di fe d e, sacram e nti e o p er e di mi se ri cordi a, co m e asp etti d ell a conte mpla zio n e d i Dio a ttraverso Ia Sc z-ittura; s u qu es to punto, com e su a ltr i, il tes to r ise nte d e l De
quinque septenis di Ugo d i Sa n Vitto r e, cfr. H. F oRSHAW, Saint E dmond 's 'Speculum': a classic of Victorine Spirituality , Arc hi ves d 'His to ire Litter a ire et Doc tr in a le du Moyen Age>>,
39 , 1972 , pp . 7-40 . La Dieta salwis (inS . BONAVENTURAE Opem Omnia , Ro mae 1596, VI , pp.
285 -34 8) m os tra un camm ino di pe r fez io n a m e nt o spi r itu a le in sett e ta ppe c h e comin cia
con l'a nalis i d e i sette vizi (pp . 286-294 ) e d e lla pe nite n za, prosegu e co n Ia con osce n za d e i
p rece tti (pp. 301-305 ), d e i co ns igli evange li c i, d ell e vi rtu , d e i d o ni d e ll o S p irito Sa nto e d e lle bea ti tudini; cfr. B .-G . G uYOT, La 'Dieta salwis' et Jean R igaud, Arc hi vum Fra t rum
Praedi c ato rum >>, 82, 1989, pp . 360-393, in parti cola r e le pp . 375-3 88 .
144
S . VECCHIO, II decalogo 11ella predicazione del secolo X III , Cristian es im o n ella s to r ia >>, 10, 1989, p p. 4 1-56.
145
Ugo d a Pra to e Ra im o ndo Lull o inse ri scon o i cicli d i serm o ni s u d ecalogo e se tte
vizi a ll 'interno di serm o nari piu a mpi c h e s i prese nta n o co m e ve re e pro p r ie so m me catech etic he: H uGo DE P RATO, Sermones communes, De virtutibus, De VII vitiis, Super Credo, Pater Noster, De decalogo, cfr. T H. KAEP PELI , Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, II,
R o mae 1975, n . 198 1, p p . 259-260 ; RAYMUNDUS LuLLUS, S umma sennonum (c he co mpre nde
De decem praeceptis, De septem sacramentis, De Pater Noster, De Ave Maria, De virtutibus et
viti is, De septem donis Spi ritus S anc ti, De operibus misericordiae), in I D, . Opera Lati11a, ed .
F . DoMINGUEZ R EBOIRAS - A. SOR IA FLORES, CCM 76, Turnh o lti 1987. L'osservante Mi c he le Carcan e scrive un serm o na ri o s ui sette n ario d e i vizii (Sermonarium triplicatum scilicet per
adventum et per duas quadragesimas ... de peccato, Ve n e ti is, p er Fra nc isc um d e H ai lbru m
et N ico la um d e F ra nc kfordia , 1476), un o sui sette n ari d ei vizi e d e ll e virtu (S ermonarium
de commendatio11e virtu tum et 1epmbatione vitionon, Medi o la ni , per Uld eri c um Scin zen zeler, 1495) e un a ltro s ui d ecal ogo (Quadragesimale de decem preceptis, Ven etiis, pe r Io ha nn em e t Gregorium d e Gregorii s, 1492). II fra n cescano ungh er ese Pe lba rto di Themesvar e
a uto re di un co mplesso qua d ragesi m a le di viso in tre p arti , Ia prima d edi cata alla pe nit enza, Ia seconda a l se tte na ri o d e i vizi, Ia terza a ! d ecalogo (Serm011es quadragesimales , Hagena u , B,er H . Gra u , I SO 1).
1 6
S. B ONAVENTURAE Collationes de decem praeceptis, in ID. Opera Omnia, V, Ad Claras
Aquas 189 1, p p. 507-532 . P eri serm o ni s u i d ec a logo di To mmaso d 'Aquin o, ve di supra, p.
348, n. 46. ALDOBRANDINUS DE ToscANELLA, Expositio Decalogi, cfr. K~E P PELI, S criptores cit. I ,
n . 136, p . 44 ; Ald obra ndin o scrive a nc h e un se rm o n a ri o sui Credo e un o sui Pater Noster
(Kaeppe li , Scriptores cit., n . 133, pp . 40-42 , n. ] 37, pp . 44-45 ). P ETRUS DE HIEREM IA DE PANORMO, Senno11es de decem praeceptis et de quadruplici lege, in Sennones divini Petri Hieremie,

385

Brixiae 1502 , ff. II-XVIII (l 'edi z . co mpre nde a nc he sern1 o ni De adventu, De peccato, De fide,
De oratione, Desanctis); H ENRICUS H ERPH, Speculum aureum decem preceptorum, Mu gunti e ,
pe r P e trum Sc h aeffer, 1474; cfr. B . DE T ROYER, Bio-Bibliographia franciscana Neerlandica
ante saeculum XVI , I , N ie u w koop 197 4 , pp . I 08-12 3.
147
RoBERTUS CARACC IOLUS, Quadragesimale de peccatis , Ve n e tii s, p er Andrea m d e To reani s d e As ul a, 1488 . ANTON IUS DE BITONTO, Sennones quadragesimales de vitiis, Ve n etii s, a pud
J. He rtzog, 1499.
148
Per i testi di Grossates ta e Gi ovann i de l Ga ll es vedi supra, p . 35 0, n . 49 e p . 35 1, n .
53. Sui Preceptoriu m divinae legis di Enri co d a Frim aria, di cu i s i co nta no ci,-ca 400 m a noscritti e una ve n ti n a di e di z io ni q u att roce ntesc he, s pesso sotto il n o m e di N icola d i Lyr a,
cfr. B LOOMFIELD, Incipits c it. , n . 0526, p . 59 e B .-G . G uYOT, Quelques aspects de Ia typologie
des Commentaires sur le 'Credo' et le 'Decalogue', in Les genres litteraires c it. , pp. 244-248;
ed . con s ul tata: Colo ni ae 1501. J oHANNIS W YCLIF Tractatus de mm1datis divinis , e d . J . LosERTH
-F. D. M ATTHEW, Lo nd o n 1922 . J oANN IS H us Expositio Decalogi, ed . W . F LAJSHANS, Prag 1903.
IOHANNES NIDER, Preceptoriwn divinae legis, Me di o la ni , per Leo nard um Pac he l e t Uld e ri c um
Sc in ze n zeler, 1480-14 85; cfr. KAEPPELI, Scriptores c it., II, n . 2540, p p. 507-508. GoDESCALcus
H oLLEN, Preceptorium divinae legis , Co lo ni e, p er J o ha nne m Gulde nschaef, 148 1; cfr . W . E cKERMANN , Gottschalk Hollen OESA (t 1481). Leben, Werke und Sakramentenlehre, Wurzbu rg
1967, pp . 12 7-1 35. J oHANNES B EETS, Commen.twn super decem preceptis Decalogi, Lovanii,
p er A. Va nder H eers tarte n , 1486; cfr. E . VAN ARENBUGH , Jean de Beets, in Bibliographie Nationale, X , Bruxell es 1888-89, cc. 360-3 62. A q u es ti testi se ne posso n o agg iun ge,-e m o lti a ltr i. Nel lavoro di ca ta logazio n e de i tes ti s ui di ec i com a d a m e nti , c he e a nco ra in un a fase
inizia le, a bbia m o co nta to a lm e n o un a c in quan tin a di tito li so lo per Ia tradi zione latin a,
sen za te ne r co nt o dei num erosi a n o mini .

386

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

cramenti) , tutto questo costituisce una garanzia di coerenza e di ortodossia dottrinale per chi di fronte ai fedeli si trova a fare appello alle tavole della legge mosaica. Ma la fortuna pastorale del decalogo non e una
semplice verifica sul piano della prassi di un discorso tutto concluso a
livello della teoria. Tra XII e XIII secolo, contemporaneamente alla ripresa di interesse teorico sul decalogo, c'e una vera e propria scoperta
delle potenzialita pastorali dei dieci comandamenti, potenzialita sperimentate poi fino in fondo da quella vasta letteratura che nei secoli successivi si porra al servizio dell'azione dottrinale e morale della Chiesa.
Il testo che forse piu di altri illustra il val ore di questa scoperta delle potenzialita del decalogo nei testi pastorali e paradossalmente un testa
che abbiamo gia citato come uno dei piu favorevoli al settenario, la Summa confessorum di Tommaso di Chobham. Nella d . I dell'art. III, interamente dedicata al problema della distinzione dei peccati , il chierico inglese prende in considerazione, accanto al settenario dei vizi, altre classificazioni di peccati, quella paolina (Rom. I, 29-31), quella agostiniana , 149 , rna all a fine la sua preferenza cade su quella ricavata dal decalogo, invocata per sopperire alle mancanze delle altre classificazioni,
che non comprendono peccati gravi come la menzogna, l'idolatria, l'apostasia, il venef:cio, il sortilegio, il peccato contra lo Spirito Santo . Il
decalogo non presenta questi limiti, la sua esaustivita e totale, << nei precetti - scrive Tommaso- sono proibiti tutti i generi di peccati ;non solo,
in esso si puo trovare << tutto cio che e necessaria alla salvezza 150 . Il decalogo assume nel testo di Tommaso una funzione omnicomprensiva
della morale cristiana: individua i peccati non contemplati da altre classificazioni, rna anche quelli da esse contemplati, contiene quindi in se
queste altre classificazioni, quelle negative e quelle positive, rispetto alle
quali assume una posizione di superiorita logica oltre che di priorita genealogica. Tutte le indicazioni presenti in altri schemi morali possono
dunque essere rintracciate nei precetti delle due tavole mosaiche, cosa
che Tommaso puntualmente si preoccupa di fare stabilendo precise corrispondenze tra i singoli precetti, vizi e virtu enumerati dai tradizionali
settenari. Dopo di cio, sulla scia di una concatenazione classificatoria
quasi inarrestabile, propone una serie di corrispondenze tra settenari

(petizioni del Padre Nostro, doni dello Spirito Santo , vizi, virtu, beatitudini e premi eterni) , come gia in voga nel sec. XII 15! .
Strumento di classificazione dei peccati e somma dell'intera materia
morale, ha dunque spiegato con estrema chiarezza Tommaso di
Chobham. E di fatto come tale il decalogo viene recuperato ed usato da
tutta la letteratura pastorale .

149 Si tratta della enumerazione dei peccata capitalia e peccata m inuta, attribuita dalla
tradizione ad Agostino, che in realta risal e a Cesario di Aries ; cfr. CAESARII ARELATENSIS Sermones, ed . G. MORIN, CCL 104, Turnholti 1953, pp . 724-725 .
150 THOMAE DE CHOBHAM Su mma confessorum ci t. , pp. 14-43; i bra ni ci tati in traduzione
si trovano a p . 27 .

387

Come somma, repertorio di tutte le norme positive e negative che devono guidare la vita del cristiano, e quanto di piu autorevole ed efficace
si possa trovare . Autorevole perche di origine divina, scriptum Dei , ripetono con insistenza i testi 152 ; efficace perche in grado di dettare regole
precise in ogni aspetto della vita del fedele , nei suoi rapporti con Dio,
con la famiglia , con la comunita sociale, con l'interiorita dei propri desideri, il decalogo si presta ad essere il contenitore ideale della dottrina
e della morale cristiana.
A volte si tratta di richiamare alla memoria i capisaldi di questa dottrina e di questa morale e allora basta l'enumerazione dei precetti con
un breve commento per ciascuno di essi ; altre volte si vuole rendere
e~pl~cita _tu_tta la potenzialita dottrinale e normativa compresa in quei
d1ec1 ordm1 e allora i singoli precetti si riempiono di indicazioni, raccomandazioni, regale e proibizioni che da essi vengono fatte derivare,
come accade soprattutto in alcuni testi , prima citati, i compendiosi praecept~ria di Enrico da Frimaria, Wyclif, Nider, Hollen, Beets, gli imponenti sermonari di Michele Carcano e Enrico Herp, che usano i dieci comandamenti come indice di vere e proprie somme . Accade allora che
tutto l'apparato dottrinale e morale che nel tempo si e accumulato si disponga con ordine all'interno dei singoli precetti : gli articoli di fede nel
primo , le tre virtu teologali rispettivamente nel primo, secondo e terzo,
oppure tutte nel primo, i sacramenti secondo alcuni nel primo e secondo
I5 I

.
Cfr. supra, p . 344 , n. 36 . Sulla visualizzazione di qu es ti sistemi di liste class ificatone cfr. J .-C. SCHMITT, Les images classificatrices, Biblio th eque d e I' E cole des Chartes ,,
147, 1989, pp. 311-341
'
152
Giovanni d el Galles parla a prop osi to de l decal ogo di un a triplice scrittura di Dio,
tam m cordi bus humanis , tam in tabulis lapideis, tam in sacris scripturis, (Legiloquium,
Oxford , Bod!., ms . Lmco ln 67, f. 142rb); il tema del decal ogo come scrittura interiore legato alia defini zione del decalogo come co mpendio dell a Iegge na tural e, ricorre pili v~lte.
Ennco da Fnmana, n el prologo a! Preceptorium, insiste a lungo sulla sc rittura interiore
de1 dteCJ precetti, impressi da Dio su quella p a rticolare pergamena che e il cu ore, rn a par la
anched1 una scnttura corporea, evidente nelle dita dei piedi e delle mani , n on a caso dieci
come 1 precetti , co m e di eci sono i sensi , cinque interiori e cinque este ri ori. I] tema del eucre e del corpo umano come supporti della scrittura di vina del decalogo ritorna pili volte
anche m test! successivi, per esempi o, con una certa a mpi ezza, n el prologo del Precepto rium di God escalco Hollen .

388

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

altri nel terzo , le opere di misericordia nel terzo, nel quarto o nel settimo , i precetti relativi al culto nel terzo, le norme che regolano i rapporti
dell 'individuo con l'autorita familiare, civile, religiosa , nel quarto , quelle
che governano le pratiche giudiziarie nell'ottavo, quelle che presiedono
all'uso della parola nel secondo o nell'ottavo, i criteri che regolano l'aggressivita sociale, dalla lite alla guerra, nel quinto , le regale che devono
governare l'attivita economica nel settimo e nel decimo, quelle che riguardano il desiderio e l'attivita sessuale nel sesto e nel decimo. Insomma il decalogo ricopre con maggiore precisione , completezza e autorevolezza quel ruolo di somma dottrinale e morale che in qualche caso ,
come abbiamo visto, viene riconosciuto anche al settenario.
In piu, come se non bastasse, il decalogo incalza il settenario proprio
sul suo terreno, quello della classificazione dei peccati, e anche li, almena a dar retta a quanta scrive Tommaso di Chobham, sembra essere in
una posizione di vantaggio rispetto al vecchio settenario .
E in effetti tutti quei peccati che non trovavano posto nel settenario
e che attraverso una serie di operazioni di integrazioni interne ed esterne vi venivano fatti rientrare non senza qualche sforzo, si dispongono
quasi naturalmente all'interno dei singoli precetti . Il primo comandamento << Non avrai altro Dio fuori di me diventa illuogo naturale della
condanna di due pec.:ati la cui assenza dal settenario dei vizi tanto inquietava alcuni teologi : quel comando e infatti interpretato come condanna esplici ta di ogni forma di in fidelitas e di haeres is , paganesimo,
giudaismo, islamismo, eresie, rna anche credenze e pratiche sortileghe e
divinatorie, deviazioni superstiziose del culto . Il secondo << Non nominare il nome di Dio invano , che si rivolge direttamente contra la bestemmia e lo spergiuro , e l'ottavo << Non dire falsa testimonianza contrail tuo
prossimo ,, , che colpisce la menzogna, accolgono a partire da questi tre
importanti peccati di parola tutti gli a ltri e diventano lo spazio di analisi
e classificazione di quei peccati della lingua, la cui aggiunta al settenario
era stata una delle piu importanti modificazioni di quello schema 153 .
L'ottavo , nel riferimento al tema della falsita, consente anche l'inserzione di un altro tipo di peccati che erano stati aggiunti all'enumerazione
settenaria, i peccati di simulazione. In altri casi le immissioni di categorie di peccati estravaganti all'interno dei precetti sono meno evidentemente giustificabili, rna e interessante che vengano perseguite comunque a riprova della conclamata esaustivita del decalogo. Enrico da Fri153

C . C ASAG RANDE - S. V ECCH IO, Non dire falsa testimonianza contrail tu o prossi11W. Il
decalogo e i peccati della lingua , in La citta e la corte, a cura diD. R oMAGN OLI , Milano 1991 ,
pp. 83-107.

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTE NARIO E DECALOGO

389

maria, che aveva circondato il suo settenario di una costellazione di altre


categorie di peccati, nel Preceptorium trova il modo di inserirne una buona parte nei singoli precetti : i peccata clamantia e i peccata aliena diventano parte del settimo precetto , i peccata in Spiritum Sanctum del terzo .
Capace di sopperire a tutte le manchevolezze della classificazione settenaria, il decalogo si mostra idoneo, almena quanta lo era stato il settenario, anche ad accogliere i peccati nuovi o vecchi che una serie di trasformazioni di tipo economico, sociale e politico aveva posto alla ribalta
o reso particolarmente diffusi. Tutti i peccati legati a un uso illecito della
sessualita, con particolare riguardo ai rapporti tra coniugi all'interno del
matrimonio, vengono individuati e classificati con cura all'interno del
sesto precetto << Non fornicare ,, e del nono << Non desiderare la donna
d'altri >> . Ma l'attenzione nei confronti della famiglia , che e uno dei tratti
caratteristici dell'apostolato soprattutto mendicante, trova spazio anche
all'interno del quarto << On ora il padre e la madre ,, , dove vengono definiti
con cura i rapporti di affettivita, subordinazione e solidarieta che devono
intercorrere tra moglie, marito, figli, servi e presi di mira tutti quei comportamenti che si discostano per eccesso o per difetto dal modello fissato. Il quarto precetto, grazie alla nozione di << paternita spirituale ,, , si presta poi a una condanna di tutte le manifestazioni di insubordinazione
irriverenza, ribellione contra l'autorita, si tratti di autorita civili (il re, il
giudice, il governo cittadino) , religiose (l'abate, il vescovo, il papa) , morali (i vecchi, i saggi) . Ma l'ambito dove forse il decalogo mostra di piu
la sua capacita di aderire alla situazione sociale e quello dellavoro e delle
professioni, nella varieta delle forme che queste attivita hanno assunto
in un'economia sempre piu dominata dallo scambio e dal denaro. L'attenzione che i testi sul decalogo riservano alle attivita produttive, mercantHi e finanziarie e enorme . Se il terzo precetto << Ricordati di santificare le feste >> , a partire dall'obbligo dell 'astensione dallavoro e dalle deroghe che ne derivano, fornisce l'occasione di un' accurata classificazione dei lavori inutili, utili, necessari e indispensabili, sono soprattuto il
settimo << Non rubare >> e il decimo << Non desiderare la roba d 'altri ,, che
diventano spazi per una analisi circostanziata di tutte le pratiche illecite
legate all'uso del denaro , le frodi , i vari tipi di usura, il commercia di oggetti vani e dannosi, lo smodato e turpe desiderio di guadagno.
Non basta. In grado di individuare peccati di difficile classificazione
e peccati di particola re rilievo sociale, il decalogo si mostra in realta capace di raggiungere tutti i peccati, compresi quelli che erano da tempo
agevolmente distribuiti dentro al settenario. Di fatto tutti i peccati del
settenario, a p a rtire dai sette vizi principali fino all'ultima delle filiazio-

390

391

CARLA CASAGRANDE- SILVANA VE CCHIO

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

ni trovano posto all'interno dei precetti . Gia Tommaso di Chobham, nel


momenta in cui aveva affermato la totale esaustivita del decalogo rispetto a i peccati, si era p r eoccupato di mostrare come il decalogo contenesse
in se il settenario e aveva stabilito precise corrispondenze tra precetti e
vi zi; in base a queste corrispondenze superbia e invidia rientravano nel
primo precetto , accidia nel terzo, ira nel quinto, lussuria e gola nel sesto,
avarizia nel decimo. Si tratta di procedure di inclusione del settenario
nel decalogo che , con esiti a volte diversi da quelli indicati da Tommaso
(l'avari zia in genere rientra nel settimo, la gola oscilla tra terzo e sesto,
l'invidia tra primo e quinto , etc.) , vengono messe in atto da tutta la lettera tura sul decalogo : presenti in alcuni testi di carattere teorico , diventano un tapa s in ambito pastorale 154 .
Capiente summa della morale cristiana, r eper torio completo , minuzioso e aggiornato dei peccati, il decalogo ricopr e insomma i due ruoli
che avevamo vista essere stati assegnati nel tempo anche al settenario , e
in questi due ruoli le sue prestazioni si rivelano pari, se non superiori, a
quelle del vecchio settenario.
La sovrapposizione di funzioni non ha comunque determinato alcun
rappo rto di concorrenza tra i due schemi. I testi per la confessione , i sermonari, le somme m orali , i trattati catechetici, tutti i testi pastorali , che
abbia mo passato in rassegna, mostrano chiaramente che la fortuna del
decalogo tra XIII e XV secolo corre parallela e non alternativa a quella
del settenario : di fatto settenario e decalogo collaborano entrambi nell'interrogatorio del penitente, appartengono entrambi all'apparato dottrinale di cui un clero preparato deve essere in possesso, sono entrambi
oggetto di predicazione, spesso ad opera della stesso predicatore.

Anche gli autori che hanno nei confronti del decalogo un'attenzione
particolare non si mostrano affatto disposti a rinunciare al settenario, a
cominciare da Tommaso di Chobham, che pur ritenendo il decalogo pili
esaustivo del settenario, sceglie poi quest'ultimo quando si tratta di passare all'analisi dei peccati dei penitenti. Doppia scelta ampiamente condivisa dagli autori successivi, in particolare da quelli che dedicano al decalogo opere specifiche: Enrico da Frimaria e autore di un praeceptorium , uno dei pili importanti e influenti , rna anche di due trattati sui
vizi, di cui abbiamo parlato pili sopra, nei quali il settenario fa da struttura portante 155 ; Wyclif parla esplicitamente di una predicazione al popolo fondata sui due schemi, settenario e decalogo, congiunti 156 ; Giovanni Nider scrive un trattato sui dieci comandamenti, che pullula di
peccati disseminati tra un precetto e l'altro, rna in un testa rivolto ai confessori , il De lepra marali , dove si tratta di individuare tutte le forme di
quella lebbra spirituale che e il peccato, si serve contemporaneamente
del settenario e del decalogo, oltre che dei sacramenti 157 ; nella produzione di Godescalco Hollen spicca un praeceptarium rna non manca un trattato sui sette vizi capitali 158 ; e infine, tra i tanti casi che ancora si potrebbero citare, val la pena di richiamare quello di Gerson. Il prelato
francese e infatti uno dei pili decisi sostenitori del decalogo sia a livello
teorico sia in ambito pastorale, rna questo non gli impedisce di proporre
pili volte l'uso del settenario nella confessione, tanto che in un libra recente e stata coniata a proposito di Gerson l'espressione seven-sins
mind-set 159 .
Anche la disseminazione dei vizi all'interno dei precetti, proposta da
Chobham e da tanti altri, non si presenta come una dissoluzione del set-

154

THOMAE DE CHOB HAM Summa de poenitentia c it , pp . 32-33; le corrisp onden ze di Tomm aso di Chobha m son o le stesse indi cate da Guglielmo di Auxerre, cfr. supra , p . 349, n. 47.
Per le corrispondenze di Bo n aventura , ge neralmente acce ttate dai testi p astorali di a mbiente francesca no vedi supra, p . 34 9, n . 48 . Tra i ta nti a u tori ch e ind ican o corri sp onden ze
tra prece tti e vizi va l Ia pe na d i ci tare Simon e di Hinto n c he di scute su due di verse possibilita di raccordo dei vizi a i p rece tti : la prim a , pili sempli ce e usu ale, Ia seconda, pili complessa, co n Ia qua le, ten end o canto d elle inten zioni, d elle finalita e degli effe tti dei singoli
precetti , si da luogo a una rete di corrisp onden ze m olto ampia (Summa Iuniorum cit ., pp.
254-25 6); le du e seri e di co rris po nde nze posson o esse re cosi illustra te:
sup erbi a I I, II, III, IV
invidia IV IV, V, VIII
ira V II, V, VIII
luxu ria VI , IX VI , IX
gul a VI, IX , I I, III, VI, IX
acedi a III III, IV
avariti a VII, X I, IV, VII , X

Vedi supm, pp . 373-374.


Wvcu F, Trialogus cit. (vedi supra, p. 33 8, n . 19) , p. 210 : Et tanta hi e sint di cta de
septem peccatis m orta libus et virtutibus eis oppositis quibus adjunctis decem serm onibus
decalogi, quos diffuse alias explanavi, po test p ra edi cari populo semen vivi fi cum verbi
Dei . II riferimento e a! Tractatus de mandatis divinis (cfr. supra, p . 385, n . 148). Wyclif
torna pili volte sui setten a ri o dei vizi anche nel Tractatus de civili dominio, cfr. BLOOMFIELD,
The Seven Deadley Sins cit., pp . 189-190 .
IS ? Peril De lepra morali e il Preceptoriw n d i Nider vedi supra, p . 38 1, n. 137 e p . 385,
n. 148.
158
Peril Preceptorium di Hollen, cfr. supra , p . 385 , n. 148; sui Tractatus de septem peccati mortalib us, cfr. E cKERMANN, Gottschalk Hollen cit. , pp . 135-140.
159
Cfr. C. BROWN , Pastor and Laity in the Theology of Jea11 Gerson, Cambridge 1987, p.
158. Sulle p osizioni di Gerson in ambito teorico vedi sup ra , p. 360. Sui settena ri o, oltre ch e
nella seconda p arte deli'Opus tripartitum dedi ca ta a lia confessione (cfr. supra, p . 383, n .
141 ), Gerson ritorna in a ltri due piccoli tratta ti: il Modus brevis confitendi, in CE.uvres cit. ,
IX, Paris 1973, pp . 84-86 e i'Enumem tio peccatorum ab Alberto posita, ibid., pp. 158-1 61.
I SS
156

LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO

392

tenario nel decalogo : nei grandi praeceptoria e sermonari sul decalogo


del XIV e XV secolo, i singoli vizi, quando vengono messi in rapporto
con i precetti, mantengono la lora configurazione tradizionale e si installano dentro al decalogo con tutte le specie, le figlie, i gradi con cui si
presentano nel settenario, che viene dunque recuperate nella sua totalita, se pure pezzo dopa pezzo. A conferma del rapporto di collaborazione
tra settenario e decalogo, quando poi i due schemi sono presenti in una
stessa opera, il che accade, come si e vista , quasi sempre da un certo momenta in poi nella letteratura per la confessione e nei testi di istruzione
religiosa, quelle stesse corrispondenze precetto\vizio ritornano sotto la
forma del richiamo: pili spesso riguardano VIe VII precetto, peri quali
i richiami d'obbligo sono rispettivamente a lussuria e avarizia, rna la
possibilita del richiamo a qualche vizio non manca anche per altri precetti; a volte non si tratta di un semplice richiamo rna di un vera e proprio rimando a leggere quanta compete a quel particolare precetto nella
160
parte dedicata a un certo vizio all'interno della stessa opera . Inoltre i
richiami valgono nei due sensi , dal precetto al vizio , rna anche dal vizio
al precetto; tanto che ci sono anche casi di inclusione totale del decalogo
all'interno del settenario, come accade per esempio nel Fasciculus morum, dove all'interno della carita, vizio opposto all'avarizia, si dedica
ampio spazio all'analisi dei dieci comandamenti che della carita sono
16 1

considerati manifestazioni .
Si costituisce insomma un discorso in cui e garantita la possibilita di
passare da un sistema di classificazione all'altro attraverso una rete di
inclusioni e di rimandi reciproci. Di pili, i due sistemi risultano alla fine
traducibili l'uno nell'altro: il settenario e compreso nel decalogo e, forse
con qualche sforzo in pili, anche il decalogo puo essere fatto rientrare
nel settenario. L'operazione e esplicita nell'Opus tripa7'titum. di Gerson:
il trattato sui dieci precetti si chiude con l'immagine del decalogo come
specchio in cui e possibile riconoscere i peccati compiuti attraverso i
sette vi zi; parimenti a conclusione del trattato successive , dedicate al
settenario , si ricorda che attraverso l'analisi dei sette vizi e possibile sa-

E il caso pe r ese mpi o di

Gi ova nni Ri ga ud c he per il VI e il VII precetto rin via totalm ente ai capi toli preced enti sulla lussuri a e sull'avari zia (Form ula confessionis, Paris , Bib!.
Nat. , ms . Lat 3725 , E. 33r) e di Durando di Champagne che limita l'a nalisi d el VI precetto
a ll a Erase: "ea que d e lu xuri a di cta sunt supra su EEiciant >> (S umma collectionum pro confessionibus audiendis, Par is , Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264 , f. 220vb).
16 1 Fasc iculus morum cit. , pp . 180-1 84; un piu rapido esam e del decal ogo e previsto anche all'intern o del ca pito la sull'avari z ia , le cui m a ni fes taz ioni ve n gono d escdtte com e co 71160

trarietates deca logi, cfr. ibid. , pp . 370-372 .

393

p_ere_c~me si pecca contrail decalogo 162 . In tal modo decalogo e settena-

no fimscono con il confermarsi a vicenda: l'autorevolezza, la precisione


e la completezza del decal ago si riverberano sul settenario, che d'altra
parte offre ai dieci comandamenti tutto il peso della sua tradizione e della s_ua forza retotica. Il settenario, sistema morale privo di qualsiasi base
sc_ntturale, trova conferme addirittura nelle leggi scritte direttamente da
Dw e puo in tal modo continuare la sua gia gloriosa fortuna . Dal canto
suo il decalogo, meno popolare presso i fedeli e meno conosciuto trail
cl_ero, puo trovare , nell'accostamento ai sette vizi, un prezioso canale di
d1ffusione.
,.,

;':

In questa continuo andare e venire tra decalocro e settenario senza


dimenticare tutti gli altri schemi morali che in ;ualche modo ~d essi
vengono raccordati, il discorso pastorale mostra una grande capacita di
accu_m ulare, o~dinare, sistematizzare e omogeneizzare elementi di origine d1versa, arnvando cosi ad inserire aspetti di novita all'interno di un
quadro tradizionale. La scoperta pastorale del decalogo nei primi anni
del XIII secolo va di pari passo con la costituzione di un sistema di liste
morali e dottrinali . Lo sforzo di integrare il decalogo dentro quel sistema ~esta costa?te nei secoli successivi. I procedimenti sono quelli che
abb1amo descntto: accostamento al settenario e ad altre liste una rete di
richiami e rimandi, vere e proprie inclusioni reciproche di ' un sistema
nell'altro. Alla fine il decalogo e perfettamente ,, addomesticato >> : omogeneo a tutte le altre componenti della dottrina, funzionale al progetto
pastorale della Chiesa.
Ma in tutto cio non e in gioco solo la costruzione di un co rpus dottrinale e m~r~le coerente in ogni sua parte; c'e anche lo sforzo di prevenire
una poss1b1le contrapposizione tra precetti divini e precetti della Chiesa,
c~e. poteva emergere da un' interpretazione troppo radicale dell'origine
d1vma del decalogo ; come accadde per esempio tra i lollardi in Inghilter162 G ERS ON, L e M'zrou
. d e l'A me CJt.
. , p . 203: Si veez co mm ent co ntre les co mm a nem ens
peche par les sept peches mortels: orgu elh , envie, ire, avarice, paresse, luxure et g]utome, et par les cmq se ns d e na ture qui so nt les ye ul x, les o reilhes, le na is, Ia bouche ~ t I'atou cheme n~. Et p a~ ain s i qui en ce miro ir bien se mi re, bie n se voit e t cogno it, et peu se
pnse, et sa,es est s d lu1 o be1st ; Id. , Examen de conscie nce selon le vices capilaux c it. p.
398. " Notes qu e pa l- ce qui es t dit de ces se pt pec hi ez m ortels o n peut scavo ir quant on ~e
chJe par les cmq se ns de na ture et contre les di x co mm a nd e me ns et co ntre les oe uvres de
m1sencord e et cano-e les a rticles d e Ia foy ... .

o~

394

CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO

ra, che dell'insegnamento del decalogo fecero una priorita e che della
proibizione del culto delle immagini contenuta nel primo precetto si servirono come argomento forte a sostegno della lotta iconoclastica 163 .
John Bossy ha mostrato bene come il progressivo prevalere del decalogo
sui settenario vada collegato a un pili complessivo spostamento dei valori etici dal piano orizzontale dei rapporti comunitari a quello verticale
dei rapporti dell'individuo con Dio; rna see vero che questo processo culmina poi nella Riforma, dove di fatto il settenario viene definitivamente
abbandonato e dove il decalogo trionfa, e pen) anche vero, e lo studioso
inglese lo sottolinea con forza , che tutta la cultura teologica e pastorale
medievale dei secoli XIII-XV aveva mostrato grande interesse peril decalogo e perle implicazioni anche radicali che esso comportava 164 .
Questa << recupero a rischio ,, del decalogo, assunto da un Jato come
garante della tradizione e dall'altro come punto di fuga di un progetto riformatore e anche eversivo , puo a nostro parere spiegare il gioco delle
assonanze, delle reciproche influenze, delle distanze e anche delle differenze che intercorrono tra discorso teologico e discorso pastorale sui
problema decalogo\settenario. Fino al XIII secolo teologia e pastorale
sembrano procedere insieme : c'e accordo sugli oggetti, sulle interpretazioni, sugli intenti, sullinguaggio . Gli scambi continui e le influenze reciproche fanno si che esista una zona in cui i due discorsi si intersecano
e si confondono. Testi per la confessione come quelli di Tommaso di
Chobham e di Roberto Grossatesta sono sostenuti da una continua interrogazione di natura teorica; d'altro canto, autori come Giovanni della
Rochelle , Guglielmo d'Auxerre , Bonaventura e Tommaso mostrano una
forte attenzione per la destinazione pastorale delle loro analisi. La riflessione sulla natura e sulla funzione del settenario dei vizi e del decalogo
rimbalza nei testi per la confessione, nei sermoni, nei trattati di istruzione religiosa, rna d'altra parte e proprio la diffusione dei due sistemi morali in quel tipo di testi a imporli continuamente all 'attenzione dei maestri di teologia.
Dopo questa prima fase le strade delle teologia e della pastorale tendono a separarsi. Le differenze di lessico e di procedure discorsive si
fanno sempre pili evidenti: alla crescente specializzazione dellinguaggio
teologico, favorita dall'assetto disciplinare e istituzionale chela disciplina va assumendo , corrisponde la specializzazione dellinguaggio pasto-

rale , sempre pili affidato, al pari di quello teologico , a generi Ietterari definiti, accuratamente distinti secondo diversi livelli e ambiti di fruizione.
Nello stesso tempo le intenzioni che muovono il discorso teologico tendono a distinguersi pili nettamente che in passato da quelle del discorso
pastorale e vicevetsa: la teologia privilegia il piano della riflessione teorica, la pastorale quello dell'intervento immediato. II discorso della teologia diventa un discorso sempre pili astratto, quello della pastorale
sempre pili strumentale. Lo spazio che si e creato tra i due piani resta
vuoto: una grande somma di teologia morale del sccolo XV, ancora fortemente ancorata all'impianto tomista, come quella di Antonino da Firenze, non si presenta di fatto come luogo di interrogazione teorica, rna
come strumento di intervento pastorale 165 .
La vicenda del settenario dei vizi e esemplare: sottoposto allo sguardo dei teologi ha mostrato ben presto tutte le sue insufficienze e incorenze e viene allontanato dai loro interessi; la sua fortuna non conosce invece appannamenti nei testi pastorali, dove viene pili volte invocato e
utilizzato senza alcuna giustificazione che non sia quella della sua forza
classificatrice e della sua capacita di suggestione retorica. Altrettanto
esemplare e la vicenda del decalogo: dopo una prima fase di comune riscoperta la teologia si volge verso strade che alia pastorale non sono consentite. Mentre a livello pastorale continua il paziente lavoro di raccordo
dei precetti con gli altri elementi della dottrina in un quadro di rassicurante tradizionalita, alcuni settori della speculazione teologica, e il riferimento e alle posizioni dell'etica volontarista, arrivano a posizione di
estrema radicalita sperimentando fino in fondo la potenzialita eversiva
del decalogo .

163

Cfr. M . AsTON, Lollards and R eformers: Images and Literacy in Late Medieval Religion ,
London 1984, in particolare le pp. 101-133 e 135-192. H . LEITH SPENCER, English Preaching
in the Late Middle Ages , Oxford 1993 , pp . 199-200, 223-226.
164
BossY, Moral arith m etic cit.

165

395

Sulla destinazione pra tica della Su mma theo logica di Antoni no , opera compila tiva
scntta m funz10ne d ella predi cazio n e , della confessione e d ella direzione spirituale , cfr. P.
H owARD, Non paru m /abo rat formica ad colligendu m ~mde vi vat , ,. Oral Discou rse as the
Co ntex t of the 'Su mma theologica' of Antoni nus of Flore nce. Arc hi vum Fratrum Pr aedi catorum >> , 59 , 1989, pp. 89-148.
.

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