Casagrande - Vecchio La Classificazione Dei Peccati Tra Settenario e Decalogo
Casagrande - Vecchio La Classificazione Dei Peccati Tra Settenario e Decalogo
E STUDI
SULLA TRADIZIONE FILOSOFICA
MEDIEVALE
Rivista della Societ4 Internazionale
per lo Studio del Medioevo Latino
v
1994
In una storia del peccato che non sia esclusivamente una storia del
pensiero teologico , rna che consideri il problema della colpa anche nella
sua dimensione antropologica e nel suo rilievo sociale, la maniera in cui
i peccati sono stati classificati costituisce un elemento di prima ria importanza. Adottare l'una o l'altra classificazione del peccato non rappresenta mai un'opera zione neutra che si svolge nello spazio rarefatto e
asettico della teoria, rna coinvolge l'intero sis tema di valori ai qua li una
societa fa riferimento . Questo e tanto pili vero in un'epoca come il Medioevo, nella quale l'attenzione al problema morale si e spesso tradotta
proprio nel tentativo di disegnare una mappa del peccato, individuando
e distinguendo in maniera sottile le singole colpe e organizzando i peccati in sistemi forti , cioe teoricamente coerenti e capillarmente diffusi,
rna al tempo stesso agevolmente adattabili alle gerarchie di valor i nelle
quali la societa medievale si e volta a volta riconosciuta 1 .
Gli studi condotti sul tema del peccato nella cultura medievale h a nno
pili volte sottolineato la straordinaria diffusione del sistema dei sette
vizi capitali. Illibro di Morton Blooomfield, The seven deadly sins , ormai
divenuto un classico, ha tracciato le linee essenziali per una storia del
settenario, mettendone in evidenza la lunga durata e la incredibile fortu na anche in ambito letterario e artistico e collocando proprio fra XIII e
XIV secolo la fase della sua piena maturita 2 .
'' Questa saggio costitu isce il prima risultato di un lavoro avvia to da lle autrici nell'am b ito della ricerca . Defi ni zione e classi fi ca zione dei peccati nella teologia e nella pastorale
dei secoli XII-XV, fi na n zia ta da l CNR peril tri enni a 1993-95. Silvana Vecchi o ha cura to
Ia prima par te, Carla Casagrande Ia seco nda.
1
Per una visione d'insiem e sui tem a del pecca to e sulle sue classifica zioni, co n particola re riferimento a ll'epoca med ievale, cfr. T. DEMAN, Peche, in Dictionnaire de Theologie
Catholique, XII.! , Pa ri s 1933, coil. 140-275; P. GERVA IS, Peche-Pecheur, in Dictionnaire de
Spiritualite Ascetique et Mistique , XII .! , Paris 1984, coli. 790-853; J . LE GoFF, Peccato, in
Enciclopedia, vol. X, Torino 198 0, pp . 561-5 8 1
2
M. W. BLOOMFIELD, The Seven Deadly Sins. An Introduction to the History of a Religious
Concept, with Special Re[e1ence to Medieval E nglish Literature, East La nsing (Mich .) 195 2.
332
333
Non a caso John Bossy nel segnalare il ruolo assolutamente centrale del
decalogo nella pastorale cinquecentesca tanto cattolica quanto pratestante, parla di una vera e propria svolta di portata rivoluzionaria 8 . E lo
stesso Bossy ad affrontare il problema dei rapporti fra settenario e decalogo in un articolo suggestivamente intitolato Moral Arithmetic: S even
Sins into Te n Commandements 9 , nel quale individua le tappe del percorso che conduce a quella svolta . La sostituzione del settenario con il decalogo nella codificazione della morale cristiana si disloca nell'arco di
diversi decenni e manifesta al suo interno problemi e sfasature; pili decisa in ambito teologico, incontra invece sul terrene pastorale la forte resistenza del tradizionale settenario , rna finisce comunque per imporsi
grazie alla maggior precisione del decalogo nel fissare le norme della
vita cristiana. Questo comporta, secondo Bossy, l'accentuazione degli
aspetti pili teologici della morale ed una maggior attenzione alla dimensione verticale del problema morale (rapporti uomo/Dio) a scapito della
dimensione orizzontale (rapporti uomo/uomo) .
II sia pur rapido panorama b ibliografico ha fatto emergere i nodi
centrali attorno ai quali si muovono gli studi sulla classificazione dei
peccati. La fortuna del decalogo ed il su o impiego sempre pili vasto nella
dottrina e nella pastorale cristiana e un dato incontestabile che sollecita
una serie di interrogativi ed apre diverse direzioni di ricerca. Occorre
chiedersi innanzitutto se, quando e con quali modalita le norme mosaiche , riscoperte dopo la lunga latenza altomedievale, sono riuscite a soppiantare il fortunate schema gr egoriano, o se hanno dovuto in qualche
modo raccordarsi ad esso . L'indagine sulla fortuna del decalogo deve allora procedere di pari passo con una parallela ricerca che metta in evidenza tutti i segni di disaffezione o di insoddisfazione nei confronti del
sistema dei vizi capitali; rna deve anche tener conto delle sue possibili
trasformazioni , nonche della presenza di altri schemi e altre classificazioni che continuamente si intrecciano coni due sistemi principali e che
Sulla diffusion e d el se ttenario grego ri a no cfr. anche A. SouGNAC, Peches capitaux, in Diet.
Spir. ci t., coli. 853-862 ; R . WASSELYNCK, Les 'Mora lia in Job' dans les ouvrages de morale du
hau t moye11 age /ati11, Rech erch es d e th eologie a n cienne et medi evale '', 31 , 1964, pp. 5-31;
ID., La presence des 'Moralia' de S aint Gregoire le Grand dm1s les ouvrages de m orale du Xlle
siecle, ibid ., 35 , 1968, pp . 197-240.
3 M. W. BLOOMFIELD- B. G. GuYOT - D. R . HowARD - T. B. KABEALO, ! ncipits of Latin Works
on the Virtues and Vices, I 100-1 500 A. D., Cambridge (Mass.) 1979 .
4 S . WENZEL, The Seven Deadly Sins: Some Problems of Research , Speculum , 43 , 1968, pp.
1-22; cfr. anche Id., The Sin of Sloth : 'Acedia' in medieval thought and Literature, Chapel Hill
1967, pp. 38-46; 18 1-1 82. Per Ia fortuna del settenario in ambito artisti co vedi infra, p. 376.
5 J . DELUMEAU, Le pee he et /a peur. La culpabilisation en Occident (XII!e-XVII!e siecle),
Paris 1983, trad . it . Bologn a 198 7.
6 P . MICHAUD-QUANTIN, A propos des prem ieres 'Summae co11fesso rum'. Theologie et droit
canonique, " Rec h . Theol. Anc. Med . , 26 , 1959, pp. 292-306 ; R. RuscoN I, 'Ordinate confiteri'. La confessione dei peccati nelle 'Summae de casibus' e nei manuali per confessori (meta
XII- in izi XIV secolo), in L'aveu. Antiquite et Moyen Age , Actes de Ia tabl e ronde organisee
p ar \'Ecole Fra n ~ a ise d e Rome avec le con cours du CNRS et de l'Univer site d e Tries te,
Rome 28-30 m ars 1984 , Rom a 1986, pp . 305- 307. Per \'a na li si di questa letteratura si veda
Ia parte II .
7 P . DELHAYE, Le decalogue et sa place dans /a morale ch1etienne, Bruxelles-Pari s 1963 .
Cfr. an che E. DuBLANC HY, Decalogue, in Diet. Thea/. Cath. , IV, coli . 161-176; E . MANGENOT,
Catechisme, ibid ., II, coli. 1896-1901.
8
J. BossY, Christian ity in the West . 1400-1700, Oxford 198 5, tra d. it. Torino 1990, pp.
42-46. Sui ruol o del decalogo n ella pastora le pos tridentina cfr. L. W . SPITZ , Further Lines of
Inquiry for the Study of the 'Refonnation and Pedagogy', in C. TRINKAUS - H . A. OBERMAN, The
Pursuit of Holiness in Late Medieval and Renaissance Religio11, Leiden 1974 , pp . 295-300. Si
ved a a n che, sopra ttutto in rela zione ai catechismi illustra ti , G. PALUMBO, Speculum Peccatorum. Frammenti di storia 11ello specchio delle immagini tra Cinque e Seicento , Napoli
1990.
9
In E . LEITES, Conscience and Casuistry in Early Modem Europe, Ca mbr idge-Paris
1988 , pp . 214-2 34.
334
335
mente trascurato dopa la riflessione agostiniana, si trova inopinatamente installato nel cuore della morale cristiana e perfettamente raccordato
con i precetti della carita evangelica sui quali essa si fonda . I commenti
alle Senten ze, nei luoghi classici della distinzione 42 del II libro e delle
distinzion{ 37-39 del III, costituiscono cosi una pista obbligata perrintracciare lo sviluppo della riflessione teologica su questi due argomenti
e gli eventuali accenni ad una qualche relazione reciproca.
Il dibattito teologico sul settenario si incentra attorno al problema
della sufficientia : si tratta per gli scolastici di trovare nella scansione tradizionale dei vizi una coerenza ed una necessita interne che ne giustifichino il numero e la successione .
In effetti per secoli il settenario si e affidato al modello genealogico
che i due padri , Cassiano e Gregorio gli avevano impasto 11 : i vizi nascono l'uno dall'altro secondo un ordine preciso che nel corso del tempo
ha subito variazioni anche importanti, rna che non ha infranto mai la logica generativa che lo sorreggeva. Anzi, il modello genealogico si e continuamente riprodotto al suo interno e, utilizzando anche la fortunata
metafora dell'albero, ha dato vita ad una sempre pili estesa famiglia >>
dei vizi 12 .
La filiazione dei peccati costituisce un'idea certo suggestiva e largamente utilizzabile nell'iconografia e nella pratica pastorale , rna difficile
da tradurre nei termini rigorosamente scientifici della teologia 13 . Di fat-
I.
) .
Ysagoge in theologiam, in A. LA, DGRAF, Ecrits theologiques de /'ecole d 'Abelard, Lo u vain 1934 , pp . 104-106, 132-139; Summa sententiarum , PL 176, coli. 11 3-114, 120-1 25; H u.
GONJS DE SANCTO VJCTORE De sacramentis , PL 176, co li. 343-364 , 52 5-526; PETRI LoM BARDI Sententiae in IV lib ris distinctae, Ed. Coll egii S . Bo navent u rae , Ad Cl aras Aquas 1971-1 98 1, J.
II, d . 42, c. 6-8 , pp. 570-572 , l. III, dd . 37-40, p p. 206-2 29.
336
origine di tutti gli altri vizi spettava il primo posto nell'universo del
15
peccato . Radice di ogni male, inizio di tutti i peccati, comandante dell'esercito delle GOlpe, madre di una lunga serie di figlie nefaste , la superbia ha per sec~li conservato un primate che , espresso in una molteplicita di metafore, indicava un dato incontrovertibile: la superbia e il vizio
gerarchicamente piu importante dal memento che non esiste alcuna colpa che direttamente o indirettamente non tragga da essa la sua origine.
Ma, nelle Senten ze, alla citazione gregoriana Pier Lombardo aveva affiancato il testo paolino (I Tim. 6,10) che individua nella cupiditas laradice di tutti i mali; di fronte al problema della duplice gerarchia che immediatamente si presentava , egli aveva spiegato che tutti i generi di peccato potevano volta a volta essere ricondotti alla superbia o alla cupiditas; non solo, le stesse due radici potevano manifestare una sorta di
interdipendenza reciproca al punto che a seconda dei casi la superbia
poteva nascere dall'avarizia o viceversa 16 .
La pacifica giustapposizione di Pier Lomba rdo che attribuiva ad entrambi i vizi il ruolo di radice di ogni male costituisce un problema spinose e ricorrente per le riflessioni teol ogiche, strette nella m orsa di una
doppia citazio ne autorevole, rna obbligate a districare il nodo insolubile
di un duplice prima to 17 . I teologi che hanno voluto rimanere aderenti
alla pagina del Lomba rdo hanno dovuto ricorrere a sottili distinzioni
che permettessero di aggirare la contraddizione di una doppia gerarchia: i termini radix , in itium, caput , p rincipiu m si sono spogliati di ogni
valenza metaforica e sono stati trasferiti sul pia no astratto della loo-ica
14
AVARITIA
GULA
LUXURIA
voluntas
deordinata
fu git n o n
fug iendum
sp ec tu
o ni proprii
sp ectu
o ni a lieni
ACEDIA
~x.terius
interius
INVIDIA
IRA
'
15
_
S. GREGORI! Moralia cit., p . 16 10: Rad ix q uippe cun cti m ali superbi a est , d e qu a
scnptura attesta nte, di citur: In itium o mni s peccati superbi a . II r iferimento scr ittural e e
Eccli. 10,15 .
16
PETRI LOMBARDI Sententiae cit. , II, d . 4 2, 7-8, pp. 57 1-572 . La dupl ice m a t rice dei vizi
era gia sta ta eviden zia ta da Agos tin o (De Ge11esi ad litteram, XI, l 4, ed . I. ZYCHA, Pragae-Vindob onae-Lipsiae 1894 , CSEL 28,III, pp. 346-3 47), il qu ale tut tavia aveva trova to n el p asso
paolino un a ulteri ore con fe rm a d el prima to dell a superb ia. Cfr. W . M. GREEN, Jnitium omnis peccati supe1bia. Augustin on p1ide as the {i1st sin, Uni v. o f Ca li fo rni a Press 194 9, p . xm,
n. 13.
17
a ppetit b o num
no n a ppeten d um
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Si ved an o ad esempl o le oscillazio ni di Gugli elmo di Auxe rre, ch e insiste sull a do ppla r ad1 ce, a n che se fi nisce per a t tribuire a li a su perbi a il ru olo di regina dei vizi (Summa
aurea, ed . J . R IBAILLfER, Pa ri s-G ro tta ferrata 1982, II , II, pp . 593 -596). Pili vicini a ll'auto ri ta
gregoriana n ell'afferm ar e il pr im a to d ell a superbi a riman gon o invece Gi ovanni d ell a Rochelle, peril qua le Ia contra pposizio ne e co munqu e n on tanto superbi a-ava ri zia quanta sup erbia-lussuri a (S umma de vitiis, m s . cit., ff. 114va-11 5ra) ; Riccardo di Medi avilla (S uper
IV libros Sententiarum Petri Lombardi Questiones , Br ixiae 1590-1 59 1, II, d . 42 , p . 507); Pietro di Gi ova nni Oli vi (Quaestiones in II librum Sententiarwn, ed . B. JANSEN, Ad Claras
Aquas 1928, vol. III, q. 98, p . 223 ). Sulle implicazio ni sto ri co-socia li co nnesse ali a crescente importa n za dell 'avari zia nel sistem a dei vizi vedi infra, p. 368, n . 102 .
.
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invidia
ira
18
ALEXA DRt DE H ALES Glossa cit., II, d . 42 , 16, pp. 407-408; ID. S umma theologica cit., t .
III. pp . 48 1-482; S . BONAVENTURAE Comm . i11 II Sent. cit ., q . 42 , dub. IV, pp . 978-979 ; ALBERTI
MAGN t Comm. in II Sent. cit., d . 42 , a . 6, pp. 665-666 ; INNOCENTI! V (Petr i de Tara nta sia) In
Iibras Sententiarum Commentaria, Tolosae 164 9, ri st . a n as t. Ridgewood 1964 , II , d. 42 , q .
3, a. 2, p . 351 ; AEGID IUS RoMAN US, Opus super secunda libra Sententiarum, Ven etii s, p er Lucam Ven etum 1482, d . 42 , q . 3; ID., Sermones de tribus vitiis, in Io., Opera omnia, 1.6, Repertorio dei sermo11i, a cura di C. L uNA, Fi1en ze 1990, pp. 343, 349-350 , 36 1-363 .
19
AEGID tus R oMANUS, Opus super II Sent. cit ., d . 42 , q . 3; Ia ri cer ca disordi nata del bene
che nasce dalla con cup iscen za si tr a duce n ei qu a ttro vizi principa li : super b ia, avarizia,
gola e lu ss uri a . Si n o ti ch e Egidio s i di sco sta d alla tra dizio ne, interp retando Ia terza co ncupi sce n za in relazio ne a li a go la piuttost o ch e alia luss u ria (cfr. Sermones de tribus vitiis
cit. , pp . 341 -387). Un a co nn essio ne m olto stretta tra setten ario e sch em a dell a tripli ce con cupi scen za e indica ta da Wycli f nel Trialogus (ed . G . LECHLER, Oxo nii 1869 , pp . 160- 161);
Wyclif, ch e ritien e in ta l m od o di p a ter ga ranti re a l set ten ario una b ase scritturale, propa ne un se ttenari o s tru tturato in tre terna r i , ciascuno d ei qua li co t-risp o nde a una delle tre
concupi scentia
(mundus)
oculoru~ accidia
avariti a
co ncupi scentia
(caro)
carnis~ gula
lussuri a
Sui tem a d ella tripli ce con cupisce n za cfr. D . R . H owARD, The Three Temptations. Medie val Man in Search of the Wod d, Princeton 1966 . Sui tre n emi ci cfr. S . WENZEL, The Three
Enemies of Man, Mediaeval StudieS>>, 29, 1967, pp . 48-66.
20
Su mma theol, I , II, q. 84 , a . 1-2; nel Commento aile Sentenze Tommaso sembrava invece accettare qu esta solu zio n e (Comm. in II Se11t., d. 42 , q . 2, a. 3, in S. T HOMAE Ao utNATIS
Opera Omnia, t . VI, Parm ae 185 6, pp . 76 8-770). La di stin zio ne tomista tra ordo intentionis
e ordo executionis e ripresa da Pietro d e Tra bibus (Super II Sententiarum, d . 42 , Firen ze,
Bib!. Naz ., m s. Co nv. So ppr. B . 5. 1149, f. 178ra-b).
340
341
gine dei sette rimangano esclusi vizi importanti e significativi. Pier Lombardo aveva dichiarato a chiare lettere che non esiste nessun peccato che
non tragga origine da uno dei vizi 23 , e molti teologi hanno riproposto
nella definizione di vizio capitale questa idea di onnicomprensivita 24 ,
rna hanno dovuto comunque ricercare nella ~atura del settenario la legittimazione di tale pretesa. Al tempo stesso hanno dovuto faticare non
poco per adattare e costringere in quello schema peccati che sembravano
restarne esclusi e che tuttavia parevano troppo gravi ed importanti per
non aver un posto di primo piano nell'organi zzazione complessiva del
sistema 25 .
Il dibattito sulla << sufficienza >> del settenario ha dovuto cosi da una
parte spiegare perche solo quei sette potevano rientrare nella definizione
di vizio capitale, dall'altra legittimare alcune assenze che agli occhi di
molti costituivano un problema. Alessandro, Pietro di Tarantasia, Bonaventura, Riccardo di Mediavilla, Tommaso conco rdano nel riconoscere
nei sette vizi i fini principa li che muovono all'a zione peccaminosa e utilizzano la metafora del caput per illustrare la fun zione direttiva che essi
hanno nei confronti di una molteplicita di altre colpe. Ma devono al tempo stesso giustificare l'esclusione d al settenario di due colpe gravissime
quali haeresis e in fidelitas che certamente costituiscono il caput e l'origine di ulteriori peccati e potrebbero quindi legittimamente a spirare a!
rango di vizio capitale. La necessita di tener ferma la scansione gregoriana ha costretto i teologi a complicati escam otages logici: all'infidelitas e
stato riconosciuto un ruolo causale rispetto ad altre colpe, rna puramente
accidentale 26 , o del tutto indiretto , media to cioe d a lla concupiscenza 27 ;
per lo pit) si e tentato di ricondurre questi peccati ad uno dei tradizionali
sette vizi 28 , o addirittura, assimilandoli all' errore , di sottrarli all' ambito
della volonta e alla definizione stessa di vizio 29 .
Per altri tuttavia queste assenze rimangono troppo gravi e insanabili
al punto di compromettere la coerenza dell'intero settenario : Pietro di
21
23
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343
coerente ed una definizione rigorosa per uno schema che, nato e cresciuto al di fuori del terreno teologico, poneva pili problemi di quanti ne
risolvesse. L'autorevolezza del testa gregoriano ed il grande successo pastorale del sistema dei sette vizi capitali ne hanna in qualche modo impasto l'accettaz1one anche sui piano teologico, sul quale tuttavia esso ha
creato difficolta quasi insormontabili . Su questa terreno il settenario e
stato discusso , analizzato , sviscerato; rna raramente e stato utilizzato
come strumento per classificare i peccati 33 ; la discussione sulla sufficientia si e per lo pili ridotta ad una sorta di tributo pagato alia tradizione senza conseguenze sugli sviluppi della riflessione morale . La posizione scotista non e che !'ultimo atto della lunga avventura teologica del
settenario. D'ora in avanti la distinzione 42 del II libra dei commenti alle
Sentenze sara commentata sempre meno e, quando lo sara, vedra una ripetizione passiva di commenti dei teologi del passato ormai divenuti di
scuola. Di fatto la discussione sui peccato e sulla sua classificazione e
destinata a percorrere altre strade 34 .
Tre importanti opere teologiche utili zzano la rgam ente il se ttenario co me con ten itore di peccati : Ia Summa de vitiis di Gi ovanni d ella Rochelle , Ia S umma theologica a ttribuita
ad Alessandro di Ha les, Ia Summa theologiae di Alberto Magno (in Opera Omnia c it., t.
XXXIII, qq. 115-122, pp. 345-404). Per tutti e tre i teologi tu ttav ia il settena ri o rappresenta
soltanto un o d ei possib ili schem i per classificare i peccati.
34
Sui crescente di sinteresse della scolasti ca nei co n fro nti del settenar io areuoria no
cfr. WENZEL, The Seve11 Deadly Sins cit ., pp . 13-14; L. CovA, 'Super septem vitia ' e"'-De<>propor~
twnzbus '. Due opuscoli inediti di Ludovico da Pirano (XV secolo) , in Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, 17, 1986-87, pp . 9 1-95 .
35
II combattimen to delle virtu contra i vizi cos titui sce Ia struttura porta nte d ella Psicomachia di Pruden zio (ed . M. LAVARENNE, Paris 1948), pun to di riferi m ento essen zia le per
Ia trad izione, sop rattutto fig urat iva, delle ba ttaglie tra vizi e virtu . Cfr. J. HouLET, Le com bat des vertus et des vices, Paris 1969; J. S . NoRMAN, Metamo rphoses of an Allegory. The l eo -
344
tradizione piu compatta ed autorevole, rna il sistema delle virtu e certamente quello teoricamente piu forte. Solidale con una psicologia ed una
teologia che consentono di agganciare il discorso morale alle potenze
dell'anima da una parte e ai doni dello Spirito Santo dall'altra, il settenario delle virtu puo effettivamente fornire ai teologi il punto di partenza per costruire una classificazione del peccato meno fragile e problematica. Si tratta di modellare il sistema dei vizi in maniera effettivamente speculare rispetto alle virtu, rna ridisegnare in questo modo la mappa
del peccato vuol dire mettere visibilmente in crisi il settenario gregoriano, o almeno ridimensionarne duramente le pretese di esaustivita.
A questa operazione allude evidentemente la polemica di Scoto, rna
di questa operazione si possono trovare vistosi esempi gia in importanti
opere morali della prima meta del '200.
La Summa de virtutibus et viti is (c . 1227) del vescovo parigino Guglielmo d 'Alvernia non dedica molto spazio alla classificazione dei vizi, rna
afferma a chiare lettere quello che ne e il principia ispiratore, e cioe la
corrispondenza con il sistema delle virtu. I vizi si collocano cosl in uno
schema particolarmente complesso che prevede un triplice ordine di virtu relative alle tre potenze dell'anima (razionale, concupiscibile, irascibile) e si definiscono aristotelicamente come deviazioni per eccesso o per
difetto rispetto al giusto mezzo della virtu. In tal modo non solo Guglielmo arriva a catalogare un numero molto alto di vizi (61 per la precisione),
rna svolge una polemica diretta contro le classificazioni tradizionali tanto il settenario gregoriano, quanto lo schema dei tre vizi principali >>
-delle quali dichiara apertamente l'inconsistenza e l'inutilita 38 .
La moltiplicazione del numero dei vizi e l'utilizzazione del principia
aristotelico del giusto mezzo si ritrovano in alcuni trattati morali fondatamente attribuibili a Roberto Grossatesta e databili prima del 1246 . Il
trattato sulla confessione Deus est ed il compendia morale Templum Dei,
nographv of Psychomachia in Medieval Art , New York- Bern - Frankfurt am Main -Pari s
1988. Tra i testi pili sig ni ficativi AMBRosn AuTPERTJ Libel/us de conflictu virtutum atque vitiorum, ed . R. WEBER, Turnholti 1979, CCM 2 7 B, pp. 907-931. La metafora guerresca si trova anche in un passo della pseudo-agostiniano De spiriLU et anima (PL 40 , col. 794: anima
habet virtutes qui bus instruitur et armatur contra viti a>>), p ass a ch e costi tuira il riferimento obbligato p er l'analisi scolastica delle virtu ; cfr. 0 . LaTTIN, Les vertus cardinales et leur
ramifications chez les theologiens de 1230 a 1250, in Io., Psychologie et morale aux Xlle et
Xllle siecles, Louvain-Gembloux 1949, II,2 , pp. 153-194.
36
L'origine delle corrispondenze settenarie e AucusTJNUS, De sennone Domi11i in monte,
ed . A. M uTZENBECHER, CCL 35 , Turnholti 1967. Fondamentale per Ia ripresa del tema n el XII
secolo e il De quh1que septenis di Ugo di San Vittore (Six opuscules spirituels, ed . R . B ARON,
Sources Chretiennes 155 , Paris 1969, pp. 41-59), che m ette in relazione vizi, petizioni del
Pater Noster, do ni della Spirito Santo, virtu e beatitudini. Le sette virtu cui qui si fa riferimento non son o tuttavia le quattro cardinali e le tre teologali destinate ad assestarsi n el
settenario canoni co, rna humilitas, mansuetudo, compunctio, esuries iustitiae, misericordia, cordis mw1ditia, pax. Lo stesso Ugo invece, quando nel De sacramentis affronta il r apporto dei vizi con le virtu tradizion a li , si limita a stabilire una gene ri ca corrispondenza tra
i due set tenari, ricorr endo a li a metafora medica malattia-rimedio (PL 176 , coil. 526-527).
Un tentative di con trapposizione pili puntuale tra vizi capita li e virtu cardi n ali e rintracciabile nella Ysagoge in theologiam cit ., pp. 104-106. Nella definitiva sistemazion e della
materia morale delle Sententiae di Pi er Lom bardo il problema d ei vizi e delle virtu e affrontato separatamente, senza preoccupazioni di corri spondenza (Sententiae cit. , II, d. 42, cap.
6-8 , pp . 570-572; III , dd. 23-33, pp. 141 -189). Di fa tto opuscoli e tratta ti sui vizi e sulle virtu
affrontano raramente , a! di Ia della corrispondenza numerica, il pro blema dei rapporti interni fra settenari ; si veda, fra gli altri, 0 . LaTTIN, Le traite d'Alain de Lille swles vertus, les
vices et les dons du saint Esprit , in Id ., Psycho logie et m01ale ci t. , VI, pp. 45- 92. Sulla cos ti tu zione del sistema delle virtu e sulla su a s truttura interna, cfr. A. MICHEL, Vertu , in Diet.
Theol. Cath. , XV,2, coil. 2739-2799, e 0 . LaTTIN, Les premieres definitions et classifications
des v~rtus au Moyen Age , in Io. , Psycho logie et morale cit., III, 2, pp. 99-50.
31
De fructibus camis et spi1itus, PL 176, coil. 997-999; H UGON JS DE SANCTO VJCTORE De sacramentis cit ., coli. 525-527. Cfr. i11fra, p. 374 .
38
345
GuJLLELMUS PARISJENS JS, De vitiis et peccatis, in Io., Opera Om nia, Parisi is 1674, t. I , p.
283: Quare apparet division em eorum imperfectam esse; di viserunt enim omnia vitia in
septem ut eis vis um est; nos autem iam ostendimu s in prima pane tractatus istius septem
esse vi ti a notissima virtuti s n ostrae rat ionalis, sive secundum ipsam, octo con cupi scibilis,
quadraginta et sex irascibilis, sive secundum ipsam, et posuimus n omin a ti o nes eOJ-um et
rationes nominati onum ; diximus etiam quia quadraginta ista et sex sunt secu ndum superfluitatem et indigen ti am, et mediae virtutes inter ea 23 et quia ista nota sunt tam nominibus quam operibus a pud n os intelligentes, noli decipere animam tua m , et ne labores in divis ionibus, quae parum utiles su nt ... Similiter et in divisionibus, quae leguntur a pud
Apostolum, vel potius enumerationibus, vel in evan geli o n e laboraveris, tamquam omnia
vitia ibi enumeren tu r, ve l ad enum erata redi gantu r; neutrum enim h orum necesse est; magis exempla sunt , quae ibi ponuntur, q u am enun ciati o uni versalis .
347
346
CARITAS
IUSTITIA
FORTITUDO
PRUDENTIA
TEMPERANTIA
Humilitas
E xultatio
Patientia
Lar gitas
Occupa tio
Abstinenti a
Co ntinentia
o destia
erecundia
udicitia
Infideli tas
Desp eratio/Pr a esumptio
Superbia/H ypocrisis
Invidia/Pusilla nimitas
Ira/Negli gentia
Avar i tia/Prodigali ta s
Accidia/Cur iosi tas
Gula/E vacu a tio
Luxuri a/lnsen sibilitas
Iniustitia
Timor/Audacia
StultitiaNer sutia
Immod es tia
Inver ecundi a
lmpudicitia
toil suo primato nella sfera del peccato , rna anche l'analisi dei dodici articoli della fede , dei sette sacramenti , delle sette opere di misericordia
spirituale e corporale, nonche delle colpe che ad essi ineriscono 4 1 ; d'altro canto la carita , compimento delle virtu , diventa, come si e visto, il
punto di.raccordo col sistema dei sette vizi capitali, rna , nel suo doppio
aspetto di amore di Dio e del prossimo , si presta agevolmente anche a
con tenere le due tavole del decalogo 42 .
Questa funzione di enorme contenitore del discorso sulle virtu celebra il suo trionfo nella summa morale per eccellenza del XIII secolo la
seconda parte della Summa Theologiae di San Tommaso. Il procedim~n
to piu compendioso e piu rapido per chi vuole affrontare l'analisi detta gliata della materia mor ale , dichiara Tommaso, consiste nell'anali zzare
nel medesimo trattato in primo luogo la virtu ed il dono corrispondente
e poi i vizi contrapposti ed i precetti tanto negativi quanto affermativi 43 .
Le sette virtu corrispondono dunque puntualmente ai sette doni dello
Spirito Santo e si articolano in una serie di virtu secondar ie , cui si contrappone una serie di vi zi aristotelicamente intesi come deviazione per
eccesso o per difetto dal giusto me zzo . Quello che caratterizza, all'interno del sistema tomista, la classificazione dei peccati e la polverizzazione
del set~enario dei vizi capitali . Anche se Tommaso ha piu volte teori zzato la sufficientia dello schema gregoriano e l'ha di fatto utili zzato nell'impianto del De malo, quando costruisce il suo sistema morale, non ali
attribuisce nessuna fun zione: non solo il settenario non struttura la cl:ssificazione dei peccati , rna non esiste nel sistema delle virtu un punto di
aggregazione per i sette vizi capitali . I singoli vizi si di sperdono nella
contrapposizione all'una o all'altra delle virtu principali o delle loro filiazioni, e possono perfino presentarsi piu di una volta in relazione a diverse virtu; antiche gerarchie o solida rieta tradizionali vengono spezzate , mentre colpe assenti dal sistema gregoriano, quali l'in fidelitas , occupano posizioni di primaria importanza .
La medesima dispersione sembr a essere il destino dei precetti del decalogo, dal momento che nel sistema tomista molti di essi sono posti in
rela zione con una virtu specifica: il primo con la fede, il quarto con la
:~WENZEL , Robert Grosseteste cit ., p p. 250-2 60 .
GROSSETESTE, Temp/wn Dei cit. , pp. 34-3 6.
43
.
THOMAE DE AQUINO S umma theol. , II, II, Prol. Per l'organi zzazio n e del sistem a m orale
d1 ~omma so e p er Ia circolazion e d ell a II, II, cfr. S . PtNCKAERS, Les sources de Ia morale
chretzem_1e (Sa methode, so11 contenu, son histoire), Fribo urg 1985, trad . it. Mil a no 1992, pp .
~~~~~71 , L. BoYLE, The Settmg of the 'S umma theologiae' of Saint Thomas, Toron to 1982 , pp .
348
speranza, quinto , sest.:> e nono con la temperanza. Ma d'altro ca~_to , ricorda Tommaso, tutte le virtu comprendono in qua_lche _~odo l m~ero
. la fede che fondando il primo precetto h legittlma tutti, la
d ecal ogo .
.
.
d
.
d 79
Jl 41 5.b
v
o di Beauvais (Dou a1 1624 , Ill, I , .
., co
Speculum morale a tt n Ul tO a m cen z
. .
I
533 - 535; DI041 8) Cfr a nche PETRI AuREOLI Commentarza Cit ., Ill, d . 37, q . 1, a . l , t. I ' pp . . 1903 d
NISIU~ CA~THUSIA us, [J1 librum III Sentent iarum, in Id ., Opera Omma, t. 23, T01 n ac1
44
37, ~ 1, pp . 604-605.. S
I I II II q 140 a . 1 ad 3. Sull'interesse tutto somma to
o THO MAE DE AQU INO umma t 1eo .,
, ,
. M
z- d
mita to d i Tom m aso nei con fro nti d el decalogo, cfr. P. LuMBRERAS, Theologza ora zs a
l
l
Decalouum
An creh. cum >> , 20 , 1943, PP 265-2 99
d
,
46 : Sec~ndu~ diversa p recepta n on diversificantur peccat~ sec_un urn spec1 e~
72 a 6 ad 2). Si noti tuttavia co m e nell amb1to della p ast01 ale
'
.
d.
t" fr J p ToRRELL
(Summa t h eo I., I , II q.
Tommaso finisca per utili zzare il decalogo com e co ntemtore l pecca di, c S. . . . s Phllo:
d'Aqum Revue es c1ence
' d s Tl
Les 'Collationes ~e decem prec6e9pt1zs9 85e az ~ :40 1~;-z;_~6 3 . Per ~li sviluppi d ella predica zione
soph1ques et Theolog1ques,, .'
' PP
"
dom eni cana sul d ecalogo, cfr. mfm, pp . 384-3 85.
349
Il decalogo e i peccati
L'integrazione del decalogo nel sistema della morale cristiana e, all'altezza del XIII secolo, un fatto : il discorso sulle virtu consente, come
si e visto , dive;se modalita di raccordo coni singoli precetti e costituisce
una delle vie per assimilare la << riscoperta legge mosaica nel corpus ormai consolidate della dottrina cristiana. Le corrispondenze ed i legami
che i teologi stabiliscono tra i diversi schemi morali consentono di stemperare in un discorso che si muove nel solco della tradizione gli eventuali elementi di novita o di rottura che le mode teologiche portano con se
e di annullare nella sistematicita del metodo scolastico le diverse vicende culturali che ogni sistema sottintende .
L'esempio forsepiu evidente del tentativo di integrare il decalogo nel
sistema morale tradizionale si puo trovare nella Summa aw'ea di Guglielmo di Auxerre. L'analisi dei singoli precetti , infatti, mette in evidenza una serie di corrispondenze che da una parte legano i comandamenti
alle quattro virtu cardinali e ai sette doni dello Spirito santo, dall'altra
consentono di esplicitare in essi la proibizione dei sette vizi capitali : la
superbia e l'invidia sono escluse dal primo precetto, l'accidia da l terzo ,
la gola, assimilabile alla lussuria, e vietata dal sesto, mentre del tutto
evidenti sono le corrispondenze dell'avarizia col settimo e dell'ira col
quinto 47 . Anche per Bo naventur a il decalogo << contiene l'intero settenario: all'interdizione esplicita di lussuria e avarizia si affiancano infatti
le proibizioni implicite dei restanti vizi, secondo una formula leggermente diversa da quella di Guglielmo, rna destinata ad una notevole fortuna, soprattutto nella pastorale francescana 48 .
Colmare la sfas a tura fra i divieti del decalogo ed i vizi del settenario
costituisce dunque uno dei modi per integrare la legge mosaica nella morale tradizionale ed apre la possibilita di utili zzare le due tavole come
strumento di classificazione del peccato. L'operazione apparentemente
neutra delle corrispondenze tende in realta ad annullare la profonda dif47
GuiLL ALTISS. S umma aurea cit., Ill, 2, pp . 846-84 7. Pe1 un 'ana lisi d ettag lia ta dell a
rifl essione di Guglielmo sui decalogo , c fr. L. J. SMITH , Academic commentaries on the ten
commandements (c. 1150 - c. 12 70), D. Phil. Thesis, Trinity Term 1983, pp . 90-12 3.
48
S. BoNAVENTURAE Comm. in III S ent., in ID. Opera Omnia cit. , Ill, d. 37 , q . 1, p . 824 . Lo
schema delle corrispond en ze e il seguente:
Superbi a - I e IX precetto
Invidia/Ira - V precetto
Accidia - III p recetto
Lussuria/Gola - VI e IX p recetto
Avari zia - VII precetto
Per Ia rip resa di queste corrisponden ze in a m bi to pas torale cfr. infra, pp . 389-390.
350
Ad Deum
deli tas
ever en ti a
[ ]mul a tus
d ebitum r edde re
opere
Ad
proximum
non
nocere
ore
co r de
~lvln:
pe_rson a coniuncta
r e1 possesswn es
V. Non occides
VI. No n m oechaberis
VII. Non furtum fac ies
~t1m o mum
rue
351
352
tecipato 55 . L'ampio spazio chela Summa dedica alla morale, infatti, appare scandito da due grosse partizioni, il discorso sul peccato e quello
sulla legge 56 . L'analisi delle virtu, mai completata dall'equipe francescana che ha collaborate all'opera, appare comunque in una certa misura
secondaria rispetto alla struttura morale presente nella Summa 57 . Il peccato con le sue molteplici classificazioni e la legge nella sua complessa
ed articolata struttura sembrano infatti esaurire la totalita del discorso
morale , proponendosi come i due grandi modelli, in negativo ed in positivo, ai quali il cristiano deve ispirare il proprio comportamento .
L'analisi del peccato e nella Summa Halensis particolarmente ricca;
una pluralita di definizioni che mettono a fuoco ora la materia, ora la
forma , ora la causa delle colpe, consentono di impostare altrettante classificazior.i: il peccato, sottoposto ad una serie di sguardi diversi appare
cosi identificabile a partire dalla gravita (veniale/mortale), dal suo rap porto con l'azione (delictum/comm iss um), dallo strumento con cui viene
perpetrato (pensieri/parole/opere), dalle potenze dell'anima che lo muovono (7 vizi capitali) , dalle matrici che lo generano (ex infirmitate, ignorantia, industria), dalle passioni che lo alimentano (amore/timore), dalle
forme che in esso assume la concupiscenza (concupiscentia carnis, concupiscentia oculoru m , superbia v itae ), dalla persona verso la quale e diretto (Dio, il prossimo, se stessi) 58 . Sottoposto ad una sorta di dissezione
anatomica, il peccato sembra quasi perdere la sua consistenza unitaria
e si presenta come un concetto, imbrigliato in una serie di relazioni che
ne definiscono la natura . Quello che emerge da una tale vertigine classificatoria e da una parte l'esigenza di cogliere la totalita dell'oggetto peccato , dall'altra l'impossibilita di fare riferimento ad una sola delle classificazioni o comunque di stabilire fra esse una sorta di gerarchia di valore. Non prive di corrispondenze , rna mai perfettamente sovrapponibili ,
tutte e ciascuna sono ugualmente importanti, perche ciascuna costituisce uno specifico punto di vista sul peccato che evidenzia aspetti non
percepibili attraverso le altre.
et preceptis' in der 'Summa' Alexa11ders vo11 Hales vo11 Joannes von Rupella?, Fran ziska nische Studi en , 26 , 193 9, pp . 1-22 , 234-2 58.
55 DoucET, Prolegome11a cit. , pp . Lxxvm-Lxxrx; cfr. I. B RADY , Jean de Ia Rochelle, in Diet.
Spir., VIII , coli. 599-602.
56 PI NCKAERS, Les sou rces de Ia morale c it. , pp. 25 8-259 .
57 ALEXANDRI S umma cit., IV, p. 420 : Dicendum quod lex sive praecepta legis n aturaliter sunt p r iora virtutibus .
58 Ibid ., III. p p . 28 1-282. La m edesima scan sion e in ALBERTI MAGN I Summa theologica
cit., q . 115 , pp. 345-347 . Cfr. an ch e le di eci di visi o ni del pecca to secondo Gi ovanni della
Rochelle (S umma de vitiis, m s. cit. , ff. 82vb-83ra).
353
59
Cfr. AcosTI NO, Contra Faustum, XXII, 27, ed . I. ZYC HA, Pr agae-Vindo bo n ae-Lipsiae
189 1, CSEL 25 , p. 621. A ques ta d efi ni zio ne, des tina ta a di veni re Ia d efini zio n e classica del
peccato, Ia Summa Halensis, in linea con le Sententiae di Pier Lo mba rd o (II , d . 35, c. 1, p .
52 9), a ffianca Ia de fini zio ne di Amb rogio (De paradiso, ed . C. ScHENKL, Pragae -Vindobonae-Lipsiae 1896, CSEL 32,1, p . 296), che pure eviden zia il cara ttere di infraz ione alia Iegge: << Pecca tum est p raeva ri ca tio legis di vinae et coelestium ino bed ie ntia m a nda to rum ''
(ALEXAND RJ Summa cit. , t. III, pp . 274-275 ).
60
0 . LaTTIN, La loi etemelle chez saint Thomas d'Aquin et ses predecesseurs, in Psychologie et morale cit., II, 1, pj:> . .52-5 8.
354
creato e della sua moralita. Dalla legge eterna derivano, piu o meno direttamente tutte le altre leggi, nella misura in cui contengono un principia di legittimita: innanzitutto la legge naturale, sua filiazione piu prossima e diretta, quella che la riflette in maniera immediata e puntuale , e
poi, via via sempre piu lontane dall'archetipo, la legge divina (mosaica
ed evangelica) e le leggi umane positive 61. Il riferimento al decalogo si
colloca quindi nel contesto di un'amplissima analisi del tema della legge,
che traccia una linea di continuita tra i dettami della legge eterna e della
legge naturale e i precetti morali della legge mosaica, completati, rna
non annullati dalla legge evangelica. L'operazione di raccordo del decalogo coi sistemi morali tradizionali appare cosi risolta alia radice: i precetti mosaici sono per lora stessa natura la morale cristiana, dal momenta che si trovano all'incrocio di quel sistema di leggi che definisce i confini dellecito e dell'illecito, del bene e del male. I dieci comandamenti, il
nocciolo morale e quindi eternamente valido della legge mosaica, sono
per il cristiano la norma per eccellenza; norma autorevolissima ed indubitabile, perche dettata da Dio stesso, essi indicano tutto quello che si
deve fare e vietano tutto quello che non si deve fare. Il decalogo puo allora tranquillamente essere usato , come Giovanni fa nel De decem preceptis , per catalogare i peccati; quell a che importa e tener presente che
non si tratta di un ulteriore schema che si affianca agli otto previsti dalla
Summa ; classificare i peccati a partire dal decalogo vuol dire individuare l'essenza del peccato, prima ancora delle sue diverse manifestazioni,
la dove si evidenzia la sua vera natura, nella relazione con la legge.
Il peccato e la legge
La scuola francescana impone all'attenzione dei teologi il problema
della legge in tutta la sua ampiezza. La distinzione fra le diverse leggi, i
lora reciproci rapporti , il ruolo specifico che in questa sistema svolge la
legge mosaica costituiranno per tutto il XIII secolo un passaggio obbligato di commenti alle Sentenze, di somme teologiche, di trattati morali .
L'impianto della morale non puo non uscire profondamente modificato
da questa ampia riflessione che, non a caso, coincide con il tentativo
messo in atto dalla Chiesa di darsi un piu rigoroso apparato giuridico. Il
dibattito sulla legge infatti sembra scandire a distanza la costituzione di
quel Corpus Juris Canonici che e destinato a diventare la legge della
61
ALEXAN DRI Su mma cit., IV , pp . 313-412. Cfr. 0 . LOTTI N, La loi etemelle cit. , p. 53 ; I. BRA
DY, Law in the 'S umma fratris Alexandri ', Proceedings o f the Ameri can Catholic Philosophical Associa ti on >>, 24, 1950, pp . 133-147.
355
.
1versa esi. .
I ega Ismo. L Impiego ormai costante non solo nei testi dei cano
~~~~Ia::eanche_ :ella _l~tteratura pastorale e perfino in quella teologica d~
~.
quah :"ravi_ta del peccato, responsabilita personale, oiudizio
~~m:I~nn~ soddisfazw_ne: re~tituzione, ecc., collocano il proble~a dell~
p
n quadro di nfenmento di carattere prettamente a .d.
modellando se
,
:;,Iun 1co,
d.
mpre pm spesso 1a nozione di peccato su quella di c . .
.
r:mm~
o I reato e rinviando la sua definizione ad un .
prefissate 62 L'obbl"
d 11
f
.
Sistema di regale o dileggi
.
Igo e a con esswne annuale .
d 1C
..
Laterano IV (1215)
f
.
Impasto a
onciho
' con 1a tras ormazwne della peniten .
dura giuridica assimilabile in qualche misura al
za In una proceq
t
d. .
processo, appare da
ues o punta I VIsta la conferma piu evidente dei cambia
t. .
ealtem
t
'ld .
.
menimatto
suto ste~s~ sdeelslsaociultisposi~iv~ ca~~ce di modificare in profondita il tesura cnstrana .
~~~s~l:;:~c:f~::~c!e~~s::,::':::~;e':::ad:~\;;;;,~~:~~: :~e~:r;~a;~~"x~~;
ar~ ~ Imp~fna I PI~ ms~gm rappresentanti del pensiero scolastico ap-
""""
356
condurre ad un contesto unitario l'analisi delle singole leggi (legge naturale , mosaica, evangelica, positiva) 64 . Francescani e domenicani concordano perfettamente nel riconoscere nel decalogo mosaico una sorta di
compendia della legge naturale, dotato come tale di validita atemporale
e assoluta. Legge divina per eccellenza, la legge mosaica si impone per
l'autorevolezza di colui che l'ha promulgata, rna la sua aderenza al piano
della legge naturale ne garantisce la validita universale ed esclude che
essa possa subire eccezioni o dispense. Nessuno ha il potere di sospendere, neppure per un momenta, l'obbligatorieta dei singoli precetti,
espressione congiunta della volonta divina e della forza della ragione;
nessuno , nemmeno Dio stesso, potrebbe dispensare dalla loro stretta
osservanza 65 .
Proprio dalla nozione di dispensabilita riparte invece l'analisi scotista del decalogo . La constatazione che in qualche momenta della storia
sacra Dio !1a di fatto sospeso la validita dei precetti , imponendo l'omicidio , il furto o la fornicazione , fa emergere un'evidente sfasatura fra il
piano della volonta divina e quello della legalita naturale. Di fronte all'evidenza dei fatti , il presupposto della coincidenza tra legge di natura e
decalogo appare agli occhi di Duns Scoto insostenibile : i precetti mosaici non sono la legge naturale, o meglio, non tutti i precetti rappresentano la traduzione di quella legge; solo la prima tavola, quella che tocca i
rapporti con Dio, impone obblighi immediatamente riconducibili alla
legge naturale; i precetti della seconda tavola e almeno in parte il terzo
64 Ai t eolog i fran cescan i ri corda ti sopra si aggiungano: JoHANN IS W ALLENsrs Legiloquium
de decem p1eceptis, Oxford , B o d!., m s . Lincoln 67 , ff. 142ra-144va ; RrcARDI DE MEDIAVILLA S u per IV Iibras Sententiarwn cit. , III, dd. 37-40 , pp. 439-48 8; M ATTHAE I AB AQUASPARTAQuaestiones d isputatae de anima separata, de an ima beata, de ieiunio et de legibus , ed . C. PlANA, Ad
Claras Aquas 1959, pp . 431-5 7 1. Pe ri do m enicani cfr . PETRUS DE TARANTASIA, Questiones de
lege et preceptis, Bib!. Vat. , m s . B orgh es . 13 9, ff. 104v-110v; ALBERTI MAGN I De bono, ed. H.
K uEHLE - C. FECKES - B. GEYER - W . K uEBEL, Munster 1951, pp. 283-2 88; THOMAE DE AQUINO
S umma theol. , I, II, qq. 90-1OS ; I D., Collationes de decem praeceptis cit., pp . 24-25 . Per il di battito scolas tico sui te m a della Iegge, cfr . 0 . LoTTI N, La loi en general. La definition thomiste et ses antecede11ts, in Psychologie et morale cit, t. II, 1, pp . 11 -47; I D., La loi etemelle cit. ,
ibidem, pp. 49-67; ID., La loi naturelle depuis le debut du XIIe siecle jusqu'a saint Thomas
d'Aquin, ibid ., pp . 71-100.
65 Cfr. INNOCENTII V (P ETRI DE TARANTASIA) In lib. Sent. cit ., III, d . 37, q . 1, pp . 296-300 ;
T HOMAE DE AQUINO S umma Theol, I, II, q . 100, a . 8; RrcARDI DE MEDI AVILLA Supe r IV Iib ras Sententiarum cit., III, d . 37, q . I , pp. 441-443 ; q . V, pp . 447-44 8,. II p r oblem a della di sp e n sabilita dei precetti era s tato affronta to d a Bern a rdo d i Chiaravail e n el contesto di un diba ttito
sull'osservan za della regola (De praecepto et dispensatione, in SANCTl B ERNARD I Opera, vol.
III, Ro m ae 1963 , pp . 241-294); in q u est o ambito Bernardo di stingu e tra Ia inviolabilita dei
precetti divini ch e n o n p osson o esser e modifi cati d agli u o mini e Ia incom mutabilita della
ragione divina et erna , ch e n e mm e no Dio p u b muta r e.
357
precetto della prima possono essere collegati solo per via indiretta ai
dettami della ragione e come tali possono essere modificati o sospesi
dalla volonta divina senza che questo implichi contraddizione 66 .
L'esigenza di salvaguardare l'assoluta liberta divina grazie allo scarto
tra potenza assoluta e potenza ordinata, che costituisce uno dei tratti
specifici del pensiero di Scoto, si manifesta nella discussione sul decalogo in forma quasi paradigmatica. Legge stabilita e imposta da Dio , il decalogo e percio stesso la pili giusta e la migliore delle leggi; rna, assolutamente vincolante per gli uomini, non lo e in alcun modo per Dio, che
puo - de potentia absoluta - sospenderlo o sostituirlo in qualunque momenta con un'altra legge, destinata a diventare, peril fatto stesso di essere scelta da Dio, pili giusta e migliore della precedente .
E stato pili volte sottolineato come l'impostazione giuridica del problema dell'onnipotenza conduca Scoto a costruire un'immagine di Dio
molto vicina a quella di un sovrano assoluto 67 . Quello che ci interessa
sottolineare in questa sede non e tanto la traduzione in termini politici
dell'immagine di potere che si intravede nelle pagine scotiste, quanto
piuttosto la strutturale ambivalenza implicita nella dialettica potenza
assoluta-potenza ordinata ed i suoi risvolti in campo etico. La discussione sulla dispensabilita dei precetti finisce paradossalmente per rinforzare l'obbligatorieta del decalogo, espressione diretta della volonta divina
e percio stesso positiva manifestazione della legge morale. La scelta del
decalogo , ancorche arbitraria e contingente se osservata dalla parte di
Dio, si manifesta agli occhi degli uomini come l'imposizione di una norma definitiva e vincolante, l'unica legittimata a guidare i loro comportamenti, l'unica in grado di definire le loro colpe.
66
IoANNIS DuNs ScoTI In Librum III Sententiarum, in Opera Omnia, t . XV , Parisiis 1894,
d . 37 , q . unica, pp . 741-742 , 783-86,825-2 7,843-45 ,8 51. Cfr. R . P. P RENTICE, The contingent
element governing the natural law on the last seven precepts of the Decalogue, according to
Du ns S cot us , Anto nianum 42 , 1967, pp . 259-29 2 ; M . DAMIATA, I e II tavo la. L 'e tica di Giovanni Duns S coto, Firen ze 1973; A. B . W oLTER, Duns Scotus on the Will and Morality,
Washingt o n 1986, pp . 57-64 .
67 C f r. E . R AND J, II sovrano e l'orologiaio. Due immagini di Dio nel dibattito sulla
potentia abso luta fra X II e X IV secolo, Firen ze 198 6, pp. 56-65 ; W . J . CouRTENAY, The dia lectic of omnipotence in the high and late Middle Ages, in Divine Omniscience and Omnipotence in Medieval Philosophy, ed . T. R uDAWSKY, Dordrec ht-Bos ton-La ncast er 1985, pp . 25325 5; ID ., Capacity and voli tion . A history of the distinctio11 of absolute and ordained powe r,
Bergamo 1990, pp . 101-103. Sugli sviluppi in senso giuridico-politico di qu est a pros pettiva
nella scu ola scot ist a, cf:r. E . RAND!, 'Lex est in potestate agentis'. Note per una storia dell 'idea
scotista di 'potentia absoluta', in S opra Ia volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta
di Dio tra medioevo e eta modema, Bergam o 1986, pp . 128-13 8; ID., A Scotish Way of distinguishing between God's Absolute and Ordained Powers , in From Ockham to Wyclif, ed . A.
H uDSON - M. WrLKS, Oxford 1987, pp . 43-50 .
358
Nonostante le profonde differenze che, proprio sul tema dell'onnipotenza divina, separano Scoto da Ockham 71 , le conclusioni nell'ambito
della morale sembrano essere le stesse: che si consideri, come fa Scoto,
il piano della p_otentia Dei absoluta come una possibilita reale da parte di
Dio di infrangere le sue stesse leggi, o che si veda piuttosto nell'assoluta
onnipotenza una possibilita logica mai tradotta in atto, cosi come la intende Ockham, per entrambi l'esigenza di salvaguardare la totale liberta
divina si accompagna al riconoscimento dell 'insostituibile valore delle
leggi che Dio ha promulgate. Definibili solo a partire da esse, bene e male
trovano nel decalogo il compendia esaustivo della loro articolazione.
La dottrina scotista sul decalogo segna profondamente la teologia soprattutto francescana del XIV secolo 72 , rna i percorsi della morale volontarista si snodano anche al di fuori dei confini dell'ordine 73 . La provocatoria dottrina occamista dell'odium Dei si riaffaccia con la medesima carica eversiva nelle affermazioni di Giovanni di Mirecourt 74 e compare
spesso, almeno come obiettivo polemico, nelle pagine dei teologi impegnati a ridefinire i confini della morale 75 . A cavallo tra XIV e XV secolo,
68
GuiLLELMI DE OcKHAM S criptum in librum I Sententiarum. Ordi natio, d. 48, q . uni ca,
ed. G. I. E TZKORN -F. E . K ELLEY, in Opem theologica, vol. IV, New York 1975, p . 690:
Dice ndum es t qu o d si Deus vult eos non hon o rari n ee a b is to nee ab ali o, is te p eccat in
h on o rando parentes s u os .
69
ID. , Quaestiones in librum II Sententiarum (Reportatio), q. IS, ed . G. GAL- R . W ooD,
in O.foera Theologica, vol. V, New York 198 1, pp . 352-353 .
0 ID ., Quaes tiones in librum IV Sementiarum (Repo rtatio), qq. 10-11, ed . R . Woo D- G.
GAL- R . GREEN, in Opera Theologica, vol. VII, New Yo rk 198 4 , pp . 195-199. Sui fo ndam enti
d ella morale occa mista, cfr. A. GARVENS, Grundlage 11 der E thik Wilhelms von Ockham ,
Franziskanisch e Studie n , 21 , 1934, pp. 243-2 73, 304-408; E . BoNKE, Doctrina nominalistica de f~mdame11to ordin is moralis apud Guglielmwn de Ockham et Gabrielem B iel,
Collectanea Franc iscana , 14, 1944 , pp . 57-70; L. VEREECKE, L 'obligat ion morale selon
Guillaume d'Ockham, La vie s pirituelle . Supple m e nt , 45 , 1958 , pp . 123 -143 , tra d. it. lD .,
Da Guglielmo d'Ockham a sant'Alfonso de' Liguo ri: saggio d i storia della teologia morale
modema Cinisello Balsam o 1990 , pp . 170-1 88; L. URBAN, William of Ockham's theological
eth ics, Franciscan Studies, 33 , 1973 , pp . 310-350 ; S . PI NCKAERS, Les sources de Ia mora'le
chretienne c it , pp. 284-300; L. FREPPERT, The basis of morality accmding to William Ockham,
Chicago 1988, sop ra ttutto pp . 112-140.
359
71
. _ Sulla dottrina d ell'onnipotenza divina tra Scoto e Ockham si vedano, oltre ai saggi
c1tat1 alia n . 6 7, M . A. PERNOU D, The Theory of the 'Potentia Dei ' according to Aquinas, Scot us
an d Ockham, Antonianum , 47 , 1972, pp . 69-95; A. GHISALBERTI , Onnipo tenza divina e con tmg~~na del m ondo in Guglielmo di Ockham, in S opra Ia volta del mondo cit, pp . 33-5 5.
La d1stmz10ne scotls ta tra prima e seconda tavola in relazione alia Iegge di natura
.
ntorna m F RANCISCI DE MARONJS Decalogi seu decem preceptorum Do mini expla natio, Parisiis
1519, f. 8r; PETRI AuREOLI Com mentariu m in Se11t. cit., III, d . 37, q. 2, p . 542 ; JOHANNES DE
BAssou s, In III Sen tentiaru m , Parisiis 1517, d. 37, q . uni ca , f. 100 ss ; PETRUS DE AQ UILA
QuaiJstiones in fi! S ententiaru m , ed . C. PAOLI NI, Levan to 1907-1908, d . 37, q. 1, pp. 242-243.'
. Per un rap1do profilo della dottrina volontarista cfr. A. MICHEL, Vo lo ntarisme, in Diet.
Theol. Ca th., XV, 2, coil. 3309-3322 ; W. J. Co uRTENAY, N ominalisme and Late Medieval R eligio n , in The Pursuit of Ho liness in Late Medieval and R enaissance Religio n, ed. C. TRI NKAUS
-H. A. OBERMAN , Le iden 1974, pp. 26-59, o ra in W . J . CouRTENAY, Covenant and Cau sality in
Med;gval Thought , London, Variorum Reprint 1984, IX.
Per Ia condanna delle proposizioni occamiste (1324-28) , cfr. A. PELZER, Les 51 articles
de Gu illaume Occam censures en Avignm1, en 1326, Revue d 'histoire ecclesiastique , 18,
1922, pp. 240-270; perle proposizioni condannate di Gi ovanni di Mirecourt, cfr . H . DEN IFLE
- E . CHATELAIN, Chartu lariu m Universitatis Parisiensis, Paris 1891, rist. anas t. Bruxelles
1964, t. II , pp. 610-614 e G . TESSIER, Jean de Mirecourt ph ilosophe et theoloaien in H istoire
Litt~r_aire de Ia France , vol. 40, Pari s 1974, pp . 36-46 .
"'
'
' Cfr. Tractatus de principiis theologiae , ed . L. BAU DRY, Paris 1936, p . 46, n. 8: ,, De us
potest virtuose odiri a voluntate creata ; RoBERTI HoLKOT In qu atuor Iibras Sententiarum
questiones , Lugduni 1518, ri s t. anas t . Frankfurt 1967, I. I, q . IV, a . II, cone!. III: " Homo potest od1re s umm e deum meritor ie , sta nte lege que modo es t . Si veda anche GREGORil ARI
MINENSIS Lectu ra super primum et secund um Sentent iarum, ed. D. TRAPP- V. MARCOU NO, Ber lm- New York, dd. 34-37 , q . 1, p . 239; H uGO LI NI DE URBEVETERE Commentaria in quattu or libros Sententzarum, ed . W. E cKERMANN - V. MARCOLINO , Wurzburg 1988, t. IV, d . 37 , q . unica
p . 125.
'
361
nuovo testamento rappresentano per l'uomo una norma stabile, immutabile, assoluta. In questo contesto i precetti del decalogo possono costituire una sorta di compendia di tutti gli altri precetti tanto divini quanto
umani; i peccati che infrangono i comandamenti possono essere letti
come una summa dell'intero universo del peccato 80 .
360
76 PETRI DE ALLI ACO Quaestiones supe1 1ibros Sententiarum, Lugduni 1500, Principium in
I Sent., D-H . Cfr. F. OAKLEY, Pierre d 'Ailly and the Absolute Power of God, Harvard Theological Review, 56, 1963 , pp . 59-7 3, ora in Io ., Natural Law, Conciliarism and Consent in the
Late Middle Ages, Londo n , Variorum Re prints 1984, III ; W. J . Co uRTENAY, Covenant and
Causality in Pierre d'Ailly, Speculum ,,, 46 , 1971 , pp. 94-119, ora in Io. , Covenant and Causality cit. , IX.
77 J. GERSON, De vita spirituali animae, in Io. , CE.uvres completes, ed. P . GLORI EUX, III, Pari s - Tournai- Ro m e - New York 1962 , pp. 113-202; si veda in particolare alla p. 124: nihil
est malum nisi quia prohibitum , e t nihil bonum nisi quia Deo acceptum>>; omni s rectitudo moralis ipsius vo luntatis resultat ex conformitate ei us aut suorum actuum vel omissionum ad divinam legem et eius rectam ratio ne m >>.
78 Ibid e m , pp. 133-140. Cfr. L. VEREECKE, Droit et morale chez Jea11 Gerson, Revue Historique de Droit Fran <;:ais e t Etranger ,, , 34, 1954, pp. 417-427 , trad it. in lo ., Da Guglielmo
di Ockham cit. , pp. 243 -259.
79 GABRIELIS BI EL Collectoriwn circa quattuor Iibras S ententiarum, ed . W. W ERBEK - U.
H oFMANN, Ti.ib in gen 1979, III , d. 37 , q . uni ca, a. 2 , pp. 636-638; Cfr. Ba NKE, Doctrina nomi11alistica cit., pp . 70-93.
G. BIEL, Collectoriwn cit. , p. 639: '' Omnia cetera praece pta ad d ecalogum reducuntur>>. Per le rifl ess ioni di Biel sulla Iegge divina in generale e s ul decalogo, cfr. H. A. OsER
MAN, The Harvest of Medieval Theology. Gabriel Biel and Late Medieval Nominalism, Cambridge 1963 , pp. 90-119.
81
Sui di ver si generi le tterari del di scorso pastorale vedi P. M! CHAUD-Q UANT!N, Les methodes de la pastorale du Xllf au X TV'' siecle, in Methoden in Wissenschaft und Knust des Mittelalters (Miscellanea Mediaevalia 7), ed . A. ZIMMERMANN, Be rlin 1970, pp. 76-91 e L. E. Boy.
LE, Sum mae confessorum >>, in Les genres litteraires dans les sources theo logiques et philosophiques medievales, Ac tes du Co ll oque international de Lo uvain-La -Neuve, 25-27 mai
198 1, Louvain-La Neuve 1982 , pp. 227-237.
362
ter essere di volta in volta adattata a ciascuno di questi interlocutori nella sua individualita; non basta, bisogna anche che essa sia completa, per
consentire l'individuazione di tutti i peccati . La confessione, ripetono i
testi con insistenza, ribadendo l' obbligo sancito dal Canone 21 di confessare tutti i peccati, deve essere integra: un solo peccato non confessato e
sufficiente per condurre alia morte eterna 82 .
II settenario dei vizi capitali si presenta da subito come lo schema
che meglio puo rispondere a tutte queste esigenze. Gli studi ormai numerosi sulla letteratura penitenziale del secolo XIII hanno pili volte sottolineato l'importanza che in essa assume l'antico schema dei vizi capitali . Gia invocato, se pur in modo marginale ed episodico, come utile
schema di inte::.J.-ogazione del penitente in una serie di testi considerati
momenti di passaggio tra gli antichi penitenziali e i nuovi generi letterari legati all 'istituzione della confessione moderna 83 , il settenario si impone con tutta la forza e l' estensione della sua struttura ramificata in
due opere che segnano la nascita di questa letteratura, il Liber poenitentialis del canonico vittorino Roberto di Flamborough, scritto tra il 1208
e il 1215, e la Summa confessorum del chierico inglese Tommaso di
Chobham, databile 1210- 1215 . In entrambi i casi l'appello al settenario
assume un tale rilievo da influenzare l'intera architettura del testo: Roberto di Flamborough dedica un intero libro del suo trattato all'analisi
dettagliata sotto forma di interrogatorio dei singoli vizi e delle loro filiazioni, Tommaso di Chobham riserva alia rassegna dei peccati compresi
nel settenario circa la meta della sua Summa 84 .
Piace del settenario la sua pretesa di totalita, il suo tentativo di dominare con un numero limitato di categorie, alcune pili generali (i sette
vizi), altre pili particolari (le filiazioni), l'intero universo del peccato; dai
peccati carnali , individuati dalla gola e dalla lussuria, a quelli spirituali,
ascritti alia s.uperbia , all'ira, all'avarizia e all'invidia, cosi come insegna
la partizione gregoriana, che e quella prediletta dai nostri testi , nessun
peccato puo sfuggire aile strette griglie del settenario; diventa cosi possibile rimediare alia dimenticanza e all'ignoranza, soccorrere chi ha dimenticato i propri peccati e chi non li sa riconoscere, come capita soprattutto nel caso dei peccati spirituali, meno popolari tra i fedeli rna
spesso pili gravi dei pili noti peccati carnali 85 . Se accompagnato dallo
schema delle circostanze 86 ed esemplificato coni casus ricavati dalla legislazione canonica, il settenario consente di arrivare fin aile pili determinate e individuali forme di peccato , rendendo possibile , cosi come impone uno dei principi della " nuova confessione, quello dell 'arbitrarieta
delle pene, stabilire di volta in volta una penitenza diversa, commisurata
alia specifica gravita della colpa effettivamente commessa in quell'occasione da quella persona 87 . In tal modo una casistica di tipo giuridico trova posto all'interno di categorie di natura teologica e i due filoni che sostanziano la letteratura penitenziale, il teologico e il giuridico, convivono e si compenetrano tra loro tanto che Michaud-Quantin ha potu to parlare di una vera e propria " morale juridisee ,, 88 .
Ma quello che soprattutto piace del settenario e la sua struttura ordinata e coerente, che consente, come spiega Roberto di Flamborough in
un passo giustamente famoso, di superare quel disordinato racconto di
fornicazioni, spergiuri, omicidi, incesti, adulteri, furti e sortilegi, con il
quale i fedeli sono soliti passare " biograficamente ,, in rassegna i loro
peccati. A questa informe, caotica ed episodica enumerazione di peccati,
che confonde il penitente e mette a dura prova la memoria del sacerdote,
Roberto contrappone l'ordinato sistema delle colpe offerto dal settenario gregoriano : << Mi piace invece che incominciando dalla superbia, che
82 Cmwne 21, Concilium Lateranense IV (1215 ): Omnis utriusque sexus fidelis, postquam ad annos discretioni s pervenerit, omnia sua solus pecca ta confiteatur fidelite r, salte rn semel in anno proprio sacerdoti (i n Co11eiliorum Oecumenicorum Decreta , ed. G. AL
BERJGO, G. L. DossETT!, P .-P. J oANNU, C. LEONARDI , P . PRODJ, Bologna 1991 , pp. 245) . Cfr. N.
BERIOU, Autour de Latran IV ( 12 15): la naissance de la confession modeme et sa diffusion, in
L' aveau c it. , pp. 73-93.
83 B uRCHARD! WORMACENSJS Decretum, l. XIX , PL 140, 976-977; BARTOLOMEO DI E xETER,
Poenitentiale, in A. MoREY, Bartholomew of Exeter, Bishop and Canonist, Cambridge University Press, pp. 175 e 203 ; ALAIN DE LILLE, Liber poenitentialis, ed . J. LoNGERE, Louvain-Lille
1965 (Anal ecta Mediaevalia Namurcensia 17-18 ), II, p . 27 . Per queste ed altre testimonianze c fr. R uscoNI, 'Ordi nate confiteri ' cit. (ve di supra, p. 332, n . 6), pp. 298-302 .
84
ROBERT oF fLAMBOROUG H, Liber poenitentialis, ed. J. J. fiRTH, Toronto 1971 , l. IV, pp .
179-202. THOMAE DE CHOBHAM Summa Confesso,-um , ed. F. BROOMFIELD, Louvain-Paris 1968,
(Analecta M ediaevalia Namurcensia 25 ), art. VII, dd . II-XIII, pp . 330-572. Sulla struttura
d ei due testi e in particolare sull'importanza che in essi assume il settenario dei vizi si veda
MI CHAUD-Q UANTIN, A propos des premieres Swnmae confessm-um >> cit. (ved i supra, p. 332, n.
6) , in particolare le pp. 276-296.
85
363
364
365
366
367
368
sante notare come la struttura genealogica del sistema si vada progressivamente smorzando _ Si attenua la concatenazione genealogica di un
vizio dall'altro; ne resta qualche traccia nell'indicazione di rapporti di
causalita tra due vizi elencati in successione (classico e per esempio il
rapporto di causa-effetto tra gola e lussuria, piu volte ribadito , rna non
mancano accenni anche ai legami tra superbia e invidia, o tra invidia e
ira) e nell'ordine con cui i vi zi vengono in molti casi passati in rassegna
(superbia, vanagloria, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria = sviiaagl) , senza pero che si faccia in genere riferimento al modello concatenativo che si nascondeva dietro questa sequen za 99 . Il piu delle volte i vizi
vengono passati in r a ssegna secondo criteri che nulla hanno a che vedere con la loro origine: a volte si comincia con i vizi carnali per passare
poi a quelli Sf.n rituali, altre volte si sceglie la successione fondata sul termine saligia (superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia), successione che mette in primo piano i tre vizi considerati piu importanti e
che presenta indubbi vantaggi di memori zzazione 100 .
Anche il ruolo di radice della superbia rispetto agli altri vizi viene attenuata. Ribadito da molti testi, viene pero in parte ridimensionato dal
rilievo sempre maggiore dato alla triade superbia, avarizia, lussuria,
identificate con le tre concupiscenze dell'epistola giovannea 10 1, dall'assi milazione, piuttosto frequente dopo il XIII secolo, di vanagloria e superbia, che finisce col ridurre le distanze tra la superbia e gli altri vizi, e dal
primato assunto in alcuni casi dall'avarizia, sulla spinta di una situazione sociale nella quale i comportamenti legati all'accumulazione dei beni
acquistano un rilievo sempre maggiore 102 .
Resta invece il rappori:o di filiazione dei peccati dai vizi sulla base del
quale e possibile procedere alla classificazione dei singoli peccati in categorie piu ampie, rna e interessante notare che per designare i gruppi di
peccati dipendenti dai vizi, accanto, e a volte in sostituzione, ai termini
filia e e rami si usano con sempre maggiore frequenza termini come species, div isiones , satellites , m embra , proprietates , che spostano l'attenzio99 Sulla cris i d el m od ello con ca tena ti vo vedi supra, pp . 33 5-340 .
100
Peri di versi ordini di enum erazio n e d ei vizi, ri conducibili sostan zialme nte a t re , il
primo fa tto r isalire a Cass ia n o (glaitavs) , il seco nd o a Gregorio (siiaagl o viiaagl), il ter zo a
En r \g? di Sus a (saligia) , s i ve da B LOOMFIELD, The S even Deadly Sins c it., pp . 68-9 1 e 105-106.
Sullo sc hem a d elle tre con cup1 sce n ze n spetto a! se ttenar io d ei vizi, vedi supra , p .
339 , n . 19.
102
Cfr. L. K. L ITTLE, Pride Goes before Avarice: Social Change and the vices in Latin Christendom , Am erica n Hi stori cal Review, 76 , 1971 , pp . 16-49; e A. MuRRAY, Reason and S ociety i11 the Middle Ages, Oxford 1978 , trad . it. Ro m a 1986, pp . 67-90 .
369
Solo qualche esempi o : PERA LDO, Summa cit. , u sa le catego ri e species, satellites, filiae,
divisiones , se n za di stingu ere con precisio ne, co m e del r es to a nch e gli altri autori, tra qu esti termini ; il Fasciculus Marum, un tra ttato sui vizi e sull e virtu scritt o n ei primi anni del
sec . XIV da un fra n cescan o inglese ad u so dei p i-edi cato ri (ed. S . WENZEL, Pennsylva nia State University, Uni versity Park and Lo ndon 1989), usa membra e propri etates; ALEXANDER
CARPENTARIUS, Destructorium vitiorum, N uremb erge, per Anto nium Koberger , 1496, usa p er
tutti i vizi Ia suddivisio n e in species, tra nne che p er Ia van aglo ri a, d istinta in fi liae; su qu esta voluminosa somm a di vizi compos ta in Inghilterra nel sec. XV, cfr. G. R . OwsT, The 'Destruct07ium vitiorum ' of Alexande r Carpe11ter, Lo ndo n 195 2.
370
371
pio la lussuria viene distinta in lux uria cordis et operis) che al contenuto
della colpa (per esempio la tradizionale partizione delle superbia in interiore, se rivolta alle qualita intellettuali e morali della persona, ed esteriore, se riguardante beni esteriori, come la bellezza e la prestanza del
corpo , la potenza e la nobilta della stirpe, la ricchezza e la raffinatezza
degli ornamenti) . Un altro criterio utilizzato rinvia ai diversi obiettivi
che i peccati possono perseguire : per esempio all'interno dell'ira si distinguono gli atti di ira verso di se da quelli verso il prossimo e all'interno della superbia gli atti contro la fede (eresie e varie credenze sospette),
quelli contro Dio, gli angeli, i padri spirituali e carnali (tutti gli atti di irriverenza e disubbidienza). Per la lussuria funziona una particolare categoria di peccati , gli incitamenta , peccati che risultano attinenti a quel
vizio in quanto capaci di provocarlo, categoria che consente a Peraldo di
dedicare largo spazio ai temi dell'ozio , dei rapporti con le donne , del potere seduttivo della musica e del canto. Un ulteriore criterio, che Peraldo
usa con una certa frequenza , distingue i peccati in base alla figura del
peccatore : per esempio all'interno della lussuria vengono distinti i peccati che riguardano lo stato laicale da quello clericale, bipartizione che
funziona anche per l'accidia e per la superbia, dove i peccati che riguardano gli uomini di Chiesa vengono ulteriormente ripartiti a seconda che
siano commessi da prelati o da sudditi , da chierici o da claustrali ; all'interno dell'avari zia si riserva un'analisi particolare ai peccati dei mercanti, a quelli degli avvocati, dei ministri della Chiesa, dei giocatori.
I criteri con cui procede la somma di Peraldo sono piu o meno quelli
di tanti altri testi dello stesso genere , precedenti e posteriori a quello del
domenicano francese . A volte l'impianto appare << meno disordinato >>: alcuni autori scelgono lo stesso tipo di suddivisione per ogni vizio invece
di riservare a ogni vizio una sua a rticolazione particolare come avviene
in Peraldo . Altre volte, a seconda dell'ampiezza e del tipo di testo, l'enumerazione delle suddivisioni interne e molto rapida . Ma la dove , come
accade nella somma di Peraldo e in molti altri testi , le potenzialita tassonomiche del settenario vengono esperite fino in fondo , allora il settenario si riempie di innumerevoli peccati .
E allora si scopre che quei vizi, << monastici >> per origine e tradizione,
erano sta ti scelti a suo tempo con provvidenziale acume : funzionano infatti benissimo per descrivere i comportamenti peccaminosi delle donne
e degli uomini che vivono nel mondo .
Certo grazie a una serie di aggiunte, precisazioni, distinzioni. Siegfried Wenzel, in un libro ormai classico dedicato all'accidia, ha mostrato
come questo vizio , chiamato in ambito monastico a designare gli stati
d'animo, dal torpor alla vagatio men tis fino alla desperatio , che provocano una specie di ottundimento progressivo della tensione spirituale, col
passare del tempo si dilati fino a comprendere tutti i comportamenti indolenti , negligenti, oziosi nei confronti di Dio e del prossimo che si manifestano nella vita religiosa come in quella sociale 104 . La stessa dilatazione e laicizzazione che subisce l'accidia riguarda anche altri vizi: clamoroso e il caso dell'avarizia nella quale rientrano tutti i peccati legati
all'affermarsi di un'economia mercantile e monetaria, dalla frode commerciale all'usura, alle quali viene spesso dedicato ampio spazio 105 . E
non meno significativo e il trattamento riservato alla lussuria che prevede una regolamentazione precisa e circostanziata della sessualita dei
laici, uomini e donne , in sintonia con la dottrina sacramentale del
matrimonio 106 . Si potrebbe continuare cita ndo altri esempi: l'analisi
della conflitt ualita sociale, nelle forme dell 'odio e della diffamazione,
considerate aspetti dell'invidia 107 e in quelle della rissa , dell'omicidio e
della guerra, collocate all'interno dell 'ira, la codifica di una disciplina
delle pratiche alimentar i, che interviene sulla quantita, la preparazione
e i modi di assunzione dei cibi , prevista all'interno della gola 108 , l' attenta valutazione sui modi di abbigliarsi, ornarsi e truccarsi delle donne
che trova posto nella superbia, nella vanagloria o nella lussuria a seconda dei casi 109 . Importante e comunque sottolineare la capacita del settenario di aderire alla complessa situazione che e chiamato a interpretare
proponendosi come il contenitore di tutti i comportamenti peccaminosi
che la societa degli uomini presenta in gran copia e varieta.
Contenitore che diventa sempre piu capiente se alla dilatazione interna dei singoli vizi si aggiunge un 'opera di integrazione rispetto alla stessa struttura del settenario . Non sono pochi i casi in cui ai sette vizi si aggiunge un altro vizio, e in qualche caso anche piu vi zi, in cui catalogare
peccati che nei vizi tradizionali non trovano posto o che, occupando una
104
372
spergiuro, trasgressione dei voti e infidelitas 115 ; Dionigi il Certosino, nella Summa de vitiis et virtutibus , si preoccupa di aggiungere alla fine del
settenario peccati di complicita e peccati della lingua 11 6 _
Ma certamente il testa che presenta un maggior numero di integrazioni esterne al settenario e il Tractatus de vitiis dell'agostiniano Enrico
da Frimaria, composto nella prima meta del XIV secolo, dove si mostra
che sette sono i generi dei peccati, come le sette teste della bestia dell'Apocalisse, rna che il settenario e solo una di queste, le altre sei corrispondono ad altri sei generi di peccati, che Enrico elenca e analizza con cura:
i peccata clamantia , peccati di tale enormita che gridano vendetta a Dio;
i peccata muta, peccati innominabili a causa della I oro turpitudine; i peccata in Spiritum sanctum , i peccati irremissibili; i peccata aliena 117 , i
peccati che si commettono consentendo in varia modo ai peccati altrui ,
i peccata maledicta, i peccati individuati dalle dodici maledizioni divine
elencate in Deut . 27, 15-26; i peccata venialia, i peccati meno gravi 11 8 .
Manon basta : esistono, e ancora una volta l'autorita di Greaorio Mauna
"'
"' si
e decisiva, altri peccati, i peccata occulta , cioe tutti quei peccati
che
presentano sotto le mentite spoglie della virtu, e ad essi Enrico di Frimaria dedica un intero trattato in cui arriva a contare ben 42 tipi dipeccata
. . capita
. l e I I 9 . Al d i l a d ei problemi che questa
occu lt a, se1. per ogm. VlZlO
complesso sistema dei peccati pone, problemi relativi alla sua coerenza
interna e alle tradizioni cui fa appello, dal nostro punta di vista e interessante notare come nuovi e diversi tentativi di classificare i peccati in
base ai piu diversi criteri, la gravita, le conseguenze penali, le modalita,
l'autorita della Scrittura, avvengano all'ombra del settenario : le nuove
classificazioni non si pongono come alternative al settenario ~a lo inte-
373
110
Tommaso si preocc upa di g ius ti ficare in qualch e m odo J'a nalisi di questi peccati all'inte rno del setten ario: Ia dis tin zione s ui sortil egio, pas ta di seguito a quella d edi cata all 'ir a d ove si e a lungo t ratta to d ell e varie fo rm e di omicidi o, vien e cosi introdotta: " Quia
m e ntione m fe cimus d e ve ne fi c iis non est inco ngruum d e sortibus e t sortilegiis aliquid
inter serere (Summa confesso rum ci t. , p . 466 ); pe r Ia m e n zogna , ch e segue Ia superbia:
<< Quia vero tam ex invidi a q uam ex s upe rbi a sepe nascitur m e nda cium, pauca de m e ndacio
dicenda sunt (p . 539 ); per lo scanda la, c he chiude Ia parte dedicata ai peccati: Pos t hec
r es ta t ut di camus de scanda la qui a m axi mum peccatum es t >> (p . 566) .
111
C. CASAGRAN DE - S . VECCHIO, I peccati della li ngua, Disciplina ed etica della parola nella
cu ltura medievale, Roma 1987, pp. 103-140. A Pera ldo basta de nunciare l'assen za di un vizio ta nto diffuse dalle tr adi zi onali classific a zi o ni p er giusti ficar ne l'aggiunta a! settenario:
" Ultim o inter peccata dicendum es t d e peccato lin gu e qui a istud peccatum r emane t post
alia peccata. Multi ca ve nt sibi d e aliis p eccatis qui n o n cavent sibi a peccato lingu e >> (S umma cit ., II , p. 371) .
112
BARTHO LOMAEUS DE SANCTO CONCORDI O, De docu m entis an tiqu oru m , Ta rvisii 1601.
1 13
H uGo RIPELI N DE ARGENTI NA, Compendiu m theo logicae veritatis cit. , pp . 119-121 .
11 4
IAcosus DE B ENEVENTO, Viridarium consolationis, in Bibliotheca Casinensis, IV, Mo ntecassino 1880 , pp . 263-315 .
115
ANTONINUS DE F LORENTJA, S umma theologtca, II, Ve n etii s, p er Leo nardum Wild de Ratisbona
et Raynaldum de Novimao-io
1480-1481
I 16
~
DroNYSII CARTUSIANI Summa de virtu tib us et vitiis libri duo, in I D. Opera Omnia,
XXXIX, Tornaci 1910, pp . 146-160.
11 7
Sulla categoria dei peccara aliena nell e opere di alcuni predicatori (in pa rti colare
Bertoldo di Rati sbona e Gi ovanni He ro lt ), cfr . R . N EW HAUSE R, From Treatise to Sermon:
Johannes Herolt on the 'novem peccata aliena', in De o1e Domini. Preach e1 and Wmd in the
Middle Ages, ed . T. L. AMos - E. A. GR EEN - B. M. KI ENZLE, Ka lamazoo Michi 0o-a n 1989 pp.
185-209.
'
I
11 8
H ENRJ cus DE F RIEMAR, Tractatus de vitiis, Basel, Uni ver sita ts bibliothek , m s. A.
VIII.34 , ff. 87v-121r. Cfr. C. STROICK, Hei mich von Friemar. Lebe11, Werke, philosophischetheologische S tellu ng in der Scholastik , Freiburg 1954, pp . 67-71 , dove si riproduce l'indi ce
dell'8~era; BLOOMFI ELD, l ncipits cit., n . 6456 , p. 55 8.
.
H ENRICUS DE FRIEMA R, Tractatus de occultatione vitiorum sub specie virtu lwn , Basel ,
Umv., ms. A. VII .34 , ff. 168v-1 88r. BLOOMFI ELD, l ncipits c it ., n . 1982, p . 180. Peril passo di
Gregorio c he e all'origin e del tra ttato , vedi S . GREGOR II MAGNI Moralia in l ob III XXXIII
65-69 , ed. M . ADRIAEN, CCL 143 , Turnho lti 1985, pp . 155-15 7.
'
'
'
374
grano o lo attraversano finendo in tal modo per accrescerne la gia tradizionale e , almeno dal punto di vista pastorale , indiscussa autorevolezza.
Autorevolezza che finisce con l'assegnare al settenario compiti che di
partenza non gli competono : da schema privilegiato per la classificazione dei peccati diventa infatti in qualche caso contenitore di tutte le norme positive e negative cui il fedele deve attenersi, una specie di somma
settenaria del buon cristiano. I procedimenti sono quelli gia descritti a
proposito dell'immissione di nuovi pecca ti e ora utilizzati per aumentare la portata catechetica dello schema: dilatazione dei contenuti dei singoli vizi (per esempio: analisi degli articoli di fede all'interno della super bia, delle opere di misericordia nell'avari zia, di alcuni sacramenti,
eucarestia e penitenza, nell'accidia) 120 e integrazione del sistema con
l'aggiunta della sua parte positiva , il settenario delle virtu. Incuranti della non corrispondenza del settenario dei vizi con il settenario tradizionale delle virtu, costituito dalle tre virtu teologiche e dalle quattro cardinali, molti testi, a partire da quello autorevole di Peraldo, giustappongono
12 1
senza problemi i due sistemi , analizzandoli in successione . La soluzione, che alcuni teologi , tra cui Tommaso, avevano proposto , di far
emergere l'analisi dei peccati da quella delle virtu trova nei testi pastorali alcuni esempi importanti: i gia citati testi pastorali del Grossatesta , il
Deus est e il Templu m d01nini 122 , cui valla pena di aggiungere l'influente
Liber de virtutibus et vitiis (1277-1285) del francescano Servasanto da
120 Si veda a d esempio come il Fasciculu s morum dil ata Ia fun zione catechetica d el se ttenario: nel capitola dedicato a ll'i nvi di a e inserito un lungo brano sui Cristo (nascita, vita,
passio ne, resurrezione, ascens ione), sull'azione della Spirito Santo e sull a Trinita, che ha
Ia funzione di mostrare come si possa recuperare il bene perdu to della carita, considerata
virtu contra ria all'invidi a (Fasciculus cit ., pp . 200-3 10); all'intern o dell'acc idia so no previ sti capi toli sulla m essa (pp. 404-416), sulla penitenza, sull'elem osina, sui di gi uno, e sulle
virtu , fede , speran za, carita, pr ud enza, temperan za, forza, che assistono l'uomo nella battagli a contra i tre nemici , mondo, carne e d iavolo (pp . 428-624). Altri esem pi della dilatazione catecheti ca dei vizi nel Dest1uctoriwn vitiorum del Carpentaria (vedi supra, n. 103):
lunga disamina delle opere di misericordia spiritua le e corporale a ll'intemo della obdwatio cordis, specie dell'avarizia; an alisi d egli art icoli di fe de n ell'infidelitas, figlia dell a pertinacia, che e figlia della va nagloria, a su a volta specie della su perbia.
121 In realta Ia prima parte della Sum ma virtutum ac vitiorum di Peraldo non comprende solo le virtu, teologali e cardinali, rna anche i doni della Spirito Sa nto e le beatitudini
evangeliche. La m olteplicita di schemi m o rali , che il testa prese nta , conferm a Ia dilatazione del oenere trattato sui vizi e sulle virtu ,, a somma co mpl essiva della morale cristiana;
d'altro "canto gli sch emi restano sostan zialmente indipend enti tra !oro, a parte Ia corrispo nd en za stabilita da Peraldo tra i doni della Spir ito Santo e le beatitudini, mostrand o le
diffico lta di ten uta e le in coeren ze di un sistema cos truito per sovrapposizione. Sui problemi relativi alia contrapposizione del settenario a quello delle virtu, cfr. supra, pp. 343-344.
122
Cfr. su pra, pp. 345-347 .
375
Faenza. Esempi importanti , che comunque, lo ricordiamo, non comportano la scomparsa del settenario dei vizi, rna solo una limitazione dei
suoi privilegi pressoche esclusivi in fatto di classificazione dei
peccati 123 ; e in ogni caso esempi numericamente limitati rispetto alla
gran copia di testi che fanno invece appello al settenario dei vizi. Capita
se mai di trovare testi che, per risolvere il problema della corrispondenza dei vizi con le virtu , piuttosto che modificare il sistema dei vizi preferiscono intervenire sul sistema delle virtu approntando appositi settenari di virtu in grado di porsi come effettivi contrari de( vizi 124 .
Insomma il grande successo pastorale del settenario risulta alla fine
ampiamente giustificato da tutti i requisiti che il vecchio schema mostra
di possedere: capace di individuare un numero sempre piu alto di peccati , pronto a prendere le misure di fronte a peccati << nuovi che si impongono e a' peccati << vecchi >> che si trasformano, disponibile a tutte le integrazioni interne ed esterne che il variare delle situazioni impone tanto
da diventare veicolo di un intero progetto morale e catechetico, rna nello
stesso tempo sempre uguale a se stesso neUe sue componenti fondamentali, fedele alla semplicita della sua struttura, facile da ricordare, agevole
da usare. Domina nel colloquia tra fedele e confessore, ritorna piu volte
12 3
Servasanto ad ese mp io parla esplicita m ente di puntuale contrapposizione trail settenario delle virtu e quello dei vizi e di fatto recupeta i s ingoli vizi a ll'interno dell'ana lisi
delle virtu . Cfr. SERVASANTO DA FAENZA, Liber de virtutibus et viti is, di st. I, ca p. 15: Quod septem sunt virtutes et vitia principalia, Fire n ze, Bib!. Naz., ms. Conv. sopp. E . 6. 1046, f. 6rbva: His itaque suppositis est sciendum quod sicut septem virtutes sic et sep tem sunt vitia.
Quia si uni vi rtuti plura sint opposita vi tia u t uni m edi a duo extrema tame n septem sunt
peccata capitalia a d que poss unt re duci omnia a lia ... De oppositione vera virtu tum et vitiorum quod cui sit oppositum patebit in prosecutione singulorum dum statim post virtutem
vitium ponetur contrarium >>. Di fatto i due settenari non si rivela no poi tra !oro speculari:
gola, luss uri a, superbia, avarizia, ira e acc idia vengono individuati come vizi oppos ti a lia
temper.apza, o m eglio a una serie di virtu com prese nell a te mperanza (sob rietas , castitas,
humilitas, paupertas, dementia, spiritualis letitia ), l'invidia com e vizio co ntrario alia carita;
vengono poi enum erati vizi che non appartengono a! setten ario, e cioe infidelitas, desperatio e stultitia, rispetti vamenti definiti come vizi contra ri a fede, speran za e prudenza. Cfr.
P. L. O LIGER, Servasanto da Faen za e il suo 'Liber de virtutibus et vitiis " in Miscellanea F.
Ehrle. Scritti di storia e paleografia, I , Roma 1924, pp. 148-1 89, che ne pubblica anche !'indice aile pp . 175-176; BLOOMFIELD, fncipits cit., n. 6137, p. 530.
124
Cfr. per ese mpi o l'elenco delle opposizioni vizio\virtu c he presen ta il Fasciculus morum : superbiaVzumilitas, im\paciencia et mititas, invidia\caritas, avaritia'VJaupertas, accidia\occupacio sancta, gula\sobrietas, luxuria\castitas. Parti colarme nte a ttento a! problem a
delle contrapposizioni tra vizi e vir tu si m ostra Wyclif che, non se nza esitazion i soprattutto nel caso delle virtu opposte all'avarizia e a ll'accidia, giunge in fi ne a questa solu zione:
superbiaV1wnilitas, invidia\caritas, ira\mimi levitas, accidia\servitium debitum Dei, avaritia\ordinatus amor temporalibus usitw1di, gula\abstinentia, luxuria\castimonia (Trialogus
cit., pp . 158-210).
376
nelle parole dei predicatori, si impone infine anche alla vista. Jerome
Baschet, in uno studio recente, ha mostrato come a partire dagli affreschi del Camposanto di Pisa (c. 1330) il settenario diventi lo strumento
per la rappresentazione dell'inferno, raffigurato come uno spazio diviso
in sette parti in cui sette tipi di peccatori , individuati a partire dai sette
vizi capitali , subiscono le pene che si sono meritati. Scelta questa che secondo lo studioso francese va messa in rapporto con le scelte compiute
a livello della confessione dove il settenario era divenuto lo schema privilegiato per la classificazione dei peccati del penitente: l'interrogazione
settenaria rende riconoscibile ed efficace l'immagine infer nale, questa a
sua volta, in un rapporto di continua interazione , prepara all'atto della
confessione aiutando a ricordare i peccati e mostrandone le drammatipche conseguenze - ~.
Al successo pastora le del settenario contr ibuisce poi un vasto repertorio di immagini capace di imporlo all'attenzione, allo sguardo , alla
memoria di qu anti se ne devono servire. I modelli iconografici del settenario sono molteplici: un albero ramificato , la bestia dalle sette teste citata n ell'Apocalisse, un corpo umano mostruoso da cui escono sette draghi, una cavalcata di sette divers i personaggi montati su sette diversi
animali 12 6. Alle immagini affidate ai fogli dei codici o alle pareti delle
chiese si aggiungono poi le immagini verbali utili zzate in gran copia nei
sermonari, nei trattati di vizi e virtu , nei testi letterari di tutta Europa.
Animali e malattie sono le immagini preferite all'interno di un vasto repertorio di figure che viene continuamente incrementato . Solo a titolo di
esempio val la pena di segnalare alcuni testi dedicati al settenario che
presentano il loro oggetto all'interno di un discorso tutto figurato: il gia
citato Speculum conscientiae pseudobonaventuriano , tutto organizzato
sull'immagine di un albero, del quale vengono accu ratamente descritti
Settena7'io e decalogo
La lunga durata del settenario nella letteratura pastorale non impedisce a questa letteratura di sperimentare altri sistemi di classificazione
del peccato . Abbiamo gia piu volte fatto riferimento a un sistema di classificazione fondato sulle virtu , proposto in forme diverse da Roberto
Grossatesta e da Servasanto da Faenza e anche a un sistema fondato sulle passioni, elaborato dal Cavalca. Abbiamo pen) anche ricordato che
questi sistemi, pur proposti da autori di rilievo in testi che hanna cono127
J . BASCHET, Les justices de l'au-dela . Les representations de l'enfer en France et e11 Italie
(Xlle-XVe siecle), E cole Franr;:aise de Rome, Rom a 1993, in particolare le pp. 293-349, dedicate all'affresco del Giudizio Universale dipinto d a Buon am ico Buffalmacco per II Camposanto pisano nel 1330; l'autore sottoli nea !'influenza della cultura domenicana nella
scelta della schema setten ario dei p eccati come modello icon ografico per la rappresentazione dell 'inferno e insiste sui mutamenti ch e l'uso del settenario comp orta nella raffigurazi one delle pene. Per le su ccessive ri prese del m odello iconografico in l talia e in Fran cia,
cfr. ibid ., pp. 35 1-497.
126 Cfr. A. KATzENELLENBOGEN, Allegories of the Virtues and Vices in Medieval Art , London
1935; R . T uvE, Allegorical Imagery. So me Medieval Books and their Posterity, Prince ton
1966, pp . 57- 143; J . O'REILLY, Studies in the Iconography cit. (vedi supra , p. 335 , n . 12);_ M.
V!NCENT-CASSY, Un modele franr:ais: les cavalcades des sept peches capitaux dans les eglzses
rurales de Ia fi 11 du XVe siecle, in Artistes, artisans et production artistique au Moyen Age,
Actes du Colloque de Ren n es, dir . X. Barra! y Altet, III , Paris 1990, pp. 461-4 87.
12 5
377
378
sciuto una buona diffusione, incontrano una fortuna che e imparagonabile per dimensioni a quella del settenario. Altri sistemi, come quello di
classificare i peccati a seconda della figura e della condizione (status) di
chi pili frequentemente li commette o quello di distinguerli a seconda
dei modi in cui vengono commessi (peccati di pensiero\parola\opera\omissione) e a seconda degli obiettivi cui si rivolgono (contro Dio\il prossimo\se stessi), ricorrono con una certa frequenza rna , come abbiamo
avuto modo di vedere, vengono usati spesso all'interno o a fianco del settenario, che mantiene e rafforza in tal modo la sua posizione di primato.
L'unica classificazione che puo vantare una fortuna paragonabile a
quella del settenario e la classificazione fondata sul decalogo.
Se ritorniamo ai testi per la confessione, nei quali avevamo visto il
settenario dar inizio al suo trionfo, vediamo che con un decalage di pochi
anni un identico destino tocca anche al decalogo. Infatti se e vero che la
scelta del settenario per ordinare i peccati del penitente, fatta dai primi
manuali di confess~one, viene ripetuta poi da tutti i testi successivi, senza eccezioni, e anche vero pero che ben presto il settenario cessa di essere il solo schema classificatorio impiegato.
Proliferano infatti altri settenari: ai sette vizi vengono via via affiancati i sette sacramenti, le sette virtu, le sette petizioni del Padre Nostro,
i sette doni dello Spirito Santo 130 ; rna contemporaneamente si ricorre
anche al decalogo, agli articoli di fede , ai cinque sensi, aile membra del
corpo, aile opere di misericordia corporale e spirituale, alla rassegna degli status. Si costituisce insomma un ricco inventario di classificazioni
possibili al quale i singoli autori attingono in modo diverso: si va da una
combinazione minima, in cui si ricorre a due o tre schemi, a una combinazione multipla, che prevede l'uso in contemporanea di quasi tutti gli
schemi elencati. La scelta a favore di una molteplicita di classificazioni,
al di la della varieta delle opzioni percorse, diventa un tratto comune a
131
tutta la letteratura penitenziale dal XIII al XV secolo . Si impone nelle
sue forme pili articolate gia prima della meta del sec. XIII nei modelli di
interrogatorio proposti da Ugo di San Caro e Guglielmo d 'Alvernia come
132
nella complessa architettura dei testi di Roberto Grossatesta . In pieno
130 Sulla proliferazione dei settenari, cfr. supra, p. 344 , n . 36.
131 C. CASAGRANDE, La moltiplicazione dei peccati. I cataloghi dei peccati nella letteratura
pastorale dei secoli XIII-XV, in La Peste nera: dati di una realta ed elementi di una interp7'etazione, Atti del XXX Convegno del Centro Italiano di Studi sui Basso Medioevo , Todi I 013 ottobre 1993 , Spoleto !994, pp. 253-284.
132 II modello d 'interrogatorio proposto dal domenicano Ugo di San Caro nel Commento ail e Sentenze (c. 1230) si svolge seguendo l'ordine dei settevizi e dei cinque sensi e si
379
380
1946 , p . 662). La seconda pa rte d ell a Summa collectionum pro confessionibus audiendis di
Dura ndo di Cha mpagne , con fess ore della regina di Ft-ancia, m orto verso il1 340 , e tutta d edi cata all 'an a li si di st>~te n ari o (Paris, Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264, ff. 22 r b-103rb ) e decalogo
(m s. cit. , ff. 103rb-260v).
135 IoHANNES DE F RIBURGO, Summa confessorum, I. III, tit . XXXIV, q . 83 , Lugduni 15 18,
ff. 192va- 193rb, dove a p roposito d ell'interrogatorio d el pe nitente vien e ripropos to Io sch ema di Ra imo nd o d i Peiia fort : se ttenari o pili c ircos tan ze e status; sch em a ripreso anc he nel
Confessionale , un m anua le di confess ion e a d uso dei sacerdoti m eno esp erti , dove il m od ello di interrogatorio e diviso in due part i, Ia prim a d edi cata al settenario integra to coni p eccati della lingu a, l'altra a lia rassegn a degli status; cfr. P . MI CHAUD-Q UANTIN, Sommes de casuistique et manuels de confession au Moyen Age (XII- XVI siecles), Louvai n-Lille-Montreal
1962, p p. 49-50 . BARTHOLOMAEUS DE SANCTO CoNCORDIO, Summa Pisana, s. v. Confessor II, 5,
Ve netiis, p er Nicolaum Girardengum , 1481. JACO PO PASSAVANTI, Lo specchio di vera penite J1za, ed . M. LENARDON, Fi ren ze 1925, p. 173, d ove vien e propos to un mod ello di interr ogatorio
costitui to da vizi capita li e circostan ze; !'op era, d eri vata da un ciclo di pred icazion e qua re simale tenu to a Fire n ze nel 1354, e divisa in due parti: Ia p rim a e d edicata a lia p eniten za,
Ia seconda , ch e verte sui vizi ca pita li e sull e virtu contrappos te, e in co mpl eta e si limita all'an a lisi de lla coppia superbi a\ umilta e della prim a fig lia d ella superbia, Ia van aglori a.
136 La Summa 'Quoniam circa confessiones', ri elaborazio ne del testa di Paolo d 'U ngh eri a attribuita a! cardina le Berengari a Fred ol, si con cl ude co n un vero e proprio t ratta to sui
p eccato, dove, sotto Ia rub rica D~ instrumentis ad cognoscendum peccatwn et quomodo valeamus salubriter confiteri, si elen can o in su ccession e: prece tti , arti coli di fede , sacra m enti,
op ere di misericordi a spirituale e corporale, cinque se nsi , viz i, virtu . Cfr. A. TEETAERT, La
'Summa de paenitentia: Quoniam circa confessiones' du Cardinal Berenger Freda/ Senior, in
Miscellanea Moralia in honorem A. Janssen cit. , II, pp. 567-600 . La S ummula in foro poenitentia/i, com pen di a se mpl ificato de lla somma di Ra imond o di Peiia fort a d uso del clero
m en o prepa ra to, p roba bilmente a n ch 'esso d ovuto a! cardinal e Fredol , riportand o il p asso
di Ra imo nd o d ove si raccomanda l'uso del settena ri o n ell'interrogatori o, n o n m a nca di aggiungervi un invito a servirsi in prima luogo d el decalogo. Cfr. P. MICHAUD -0 UANT!N, La
'S umma in foro poenitentiali' attribuee a Berenger Freda/, S tudia grati a n a >> , II , 1967, pp .
145-167, in parti cola re p . 153. Gu!LLELM US DE CAJOCO, Summa confessontm Iohannis de Friburgo abbreviata, Pavia , Bib!. Un iv. , ms . Aldini 8, f. 77vb, dove a set te na ri o e ci rcosta n ze
381
ven gon o aggiunti cinque sen si e di eci precetti; NiCOLAUS DE AusJMO, Supplementum S umme
Pisanel/e, Ven etii s, per Leo nardum Wild , 14 89: E t non solum interrogati ones fac iende
sunt de hi is vitiis sed etia m de arti culis fi dei et de sacramen tis ecclesie et de preceptis d ecalo~i et de op eribus caritatis ... >>.
17
A p arte i m odelli rela ti vam ente sempli ci d el Confessionale 'Defecenmt' di Ant onino
da Firen ze (Ve netiis, per Joh a nnem d e Colo n ia et J o ha nn em Ma n th en de Gh erret ze n 1480
ff. 30-70) che di vide l'inter roga torio in tre p arti , sett enari o , d ecalogo, status, e d el D~ /eprd
morali di Gi ovanni Nider (Bas ileae, p er Mi ch ae lem Wenssler, 1475) che divide i p eccati secondo se tten ario, decalogo e sacram en ti, gli a lt ri testi p resenta no lungh e liste di sc hemi
deborda nti d i p eccati . Gli sch emi utili zzati , co n qua lche omission e che vari a d a tes ta a testa, sono quelli gia sp erim enta ti da i tes ti dei secoli preced enti e cioe: arti coli di fede vizi
virtu, decalogo, doni della Spirito Sa nto, beatitudini evangelich e, sacra m enti , op ere d i mi:
sen cordta corporale e spi ritu ale, cinque sens i, status. Per un a rassegna di qu es ta manualisti c73~ard omedieval e, cfr. MICHA UD-Q UANTIN, Sommes de casuistiques cit. , pp. 68-83.
Cfr. BLOOMFIELD, Incipits ci t. , n . 5134, pp . 441-442 ; R . H. RousE - M.A . RousE Preachers, Florilegia and Sermons. Studies on the 'Manipulus flo rwn ', Toronto 1979, pp . 1o'l-1 04 .
382
383
.
a
o dai testi volti all'istruzione del ~1~Molte testimomanze proven""on
1 ate nel 1281 al conCiho
. . .
'1 1 ro inglese promu g
ro Nelle costltuzwm per 1 c e
G' '
. Pecham si raccomanda al
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ano wvanm
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b)
. 1483) testo di grande dl sJOne, s
d
te sulla penitenza (ff. 68ra- 7 1r e
p1a ,
II testo originale dell' opera e in francese, Ia vers ione la tin a (cfr. Opera Omnia , I , Antwerpiae 1706, col\. 425-450) e forse opera dello stesso Gerson; peril testo francese, cfr. Le
Miroir de l'A me, in <Euvres completes, ed. P. GLORIE UX, VII. !, Paris 1966, pp. 193-206; Examen de conscience selo11 les peches capitaux, ibid ., pp . 393 -400 ; La Medicine de l'Ame, ibid .,
VII.2, pp. 404-407 , cui vanno aggiunte le du e lettere c he fanno da prologo all'opera complessiva, ibid ., II, Paris 1960, pp . 72-76 , aile quali si rimanda a proposito della destinazione
e'dello scopo dell'opera.
142
SIMONE DI HI NTON, Su mma Iuniorum, in IoHANNIS GERSONII Opera Omnia , I, Antwerpiae 1706, coli . 244-256 (decalogo), coil. 324-3 54 ( settenario). Uc o DI STRASB URGO, Compendium theologicae veritatis cit., pp . 104-119 e 192-193. (PSE UDO) VI NCENZO DI BEAUVAIS, Speculum Morale, Douaci 1624 (rist. anast. Graz 1964), coli. 414-41 8 e 990-1404. Peril piano
dello Speculum conscientiae (Gnotosolitos) di Ar noldo Geilhoven , cfr. A. G. WEILER, La systematique de Ia theologie morale selon A mold Geilhovove11, in Vocabulaire du liv re et de
l'ecriture au Moyen Age, Actes de Ia Table Ronde, Paris 24-26 sept. 1987, ed. 0 . WEJ ERS,
Turnhou t 1989, pp. 11-1 8. ANTONINO DA FIRENZE, Summa theologiae cit., p. I, tit. XIV sui decalogo e p. II, intera m ente dedicata al settenario.
I43 Lo Speculum del vescovo inglese Edmondo di Abingto n , in entrambe le recensioni
in cui viene trama nda to , rispettivamente denominate Speculu m Religiosorum e Speculum
Ecclesie (ed. H . FoRSHAW, Auctores Britannici Medii Aevi III, Oxford 1973) , prevede Ia conoscenza di decalogo e settenario dei vizi, oltre chedi beatitudini , doni dello Spirito San-
384
Non va poi dimenticato l'apporto dei predicatori che si rivela determinante sia peril settenario sia peril decalogo 144 : senza contare i singoli sermoni dedicati al decalogo e al settenario o a ciascuno dei vizi e dei
precetti, valla pena di segnalare alcuni sermonari interamente dedicati
ai due schemi. Ci sono predicatori cui si devono cicli di sermoni su entrambi gli schemi, come Ugo da Prato e Raimondo Lullo tra XIII e XIV
secolo , Michele Carca no e Pel barto di Themesvar nel XV 145 ; altri che
privilegiano il deca logo, e il caso di Bonaventura, di Tommaso e Aldobrandino da Tosca nella nel XIII, Pietro Geremia da Palermo , con un
breve ciclo di sette sermoni, e Enrico Herp, con un voluminoso trattato
di ben duecentotredici sermoni , nel XV 146 ; altri ancora che scelgono il
solo settenario, come fanno i due fra ncescani osservanti Roberto Caracciolo e Antonio da Bitonto sempre nel XV secolo 147 .
E infine una serie di trattati specificatamente dedicati al deca logo ,
alcuni piu br~vi , altri molto elaborati , la cui presenza , p er quanto sicuramente inferiore a quella dei t r attati sul settenario, a un primo lavoro
di cataloga zione si va comunque rivela ndo consistente. Solo qualche
esempio : il De decem m an.datis di Roberto Grossatesta (1230-35), il Legiloquium div ine legis di Giovanni del Galles (XIII 2), il diffu sissimo Preceptorium di Enrico da Frimaria (1324) , il De man.datis div inis di Wyclif
(13 7 5-7 6) e poi nel XV la scarna ed essen ziale Expositio decalogi di Russ
cui si contra ppongono i voluminosi pm eceptoria del domenicano Giovanni Nider (XV 1) , dell'agostiniano Godesca lco Holl en (1461-68 ), del
carmelitano Giovanni Beets (XV 2 ) 148 .
Una cosl ampia promo zione del decalogo in a mbito pastorale viene
certamente favorita dal dibattito che si svolge in sede teologica. II recupero della riflessione patristico-agostiniana che a veva definitivamente
saldato i precetti mosaici a quelli evangelici , una precisa defini zione della natura e del ruolo del decalogo a ll'interno di una piu generale riflessione sulla legge e sulle sue parti zioni , il raccordo dei coma ndamenti
con gli a ltri elementi della dottrina (virtu, doni dello Spirito Sa nto , sa-
to, virtu , arti co li di fe d e, sacram e nti e o p er e di mi se ri cordi a, co m e asp etti d ell a conte mpla zio n e d i Dio a ttraverso Ia Sc z-ittura; s u qu es to punto, com e su a ltr i, il tes to r ise nte d e l De
quinque septenis di Ugo d i Sa n Vitto r e, cfr. H. F oRSHAW, Saint E dmond 's 'Speculum': a classic of Victorine Spirituality , Arc hi ves d 'His to ire Litter a ire et Doc tr in a le du Moyen Age>>,
39 , 1972 , pp . 7-40 . La Dieta salwis (inS . BONAVENTURAE Opem Omnia , Ro mae 1596, VI , pp.
285 -34 8) m os tra un camm ino di pe r fez io n a m e nt o spi r itu a le in sett e ta ppe c h e comin cia
con l'a nalis i d e i sette vizi (pp . 286-294 ) e d e lla pe nite n za, prosegu e co n Ia con osce n za d e i
p rece tti (pp. 301-305 ), d e i co ns igli evange li c i, d ell e vi rtu , d e i d o ni d e ll o S p irito Sa nto e d e lle bea ti tudini; cfr. B .-G . G uYOT, La 'Dieta salwis' et Jean R igaud, Arc hi vum Fra t rum
Praedi c ato rum >>, 82, 1989, pp . 360-393, in parti cola r e le pp . 375-3 88 .
144
S . VECCHIO, II decalogo 11ella predicazione del secolo X III , Cristian es im o n ella s to r ia >>, 10, 1989, p p. 4 1-56.
145
Ugo d a Pra to e Ra im o ndo Lull o inse ri scon o i cicli d i serm o ni s u d ecalogo e se tte
vizi a ll 'interno di serm o nari piu a mpi c h e s i prese nta n o co m e ve re e pro p r ie so m me catech etic he: H uGo DE P RATO, Sermones communes, De virtutibus, De VII vitiis, Super Credo, Pater Noster, De decalogo, cfr. T H. KAEP PELI , Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, II,
R o mae 1975, n . 198 1, p p . 259-260 ; RAYMUNDUS LuLLUS, S umma sennonum (c he co mpre nde
De decem praeceptis, De septem sacramentis, De Pater Noster, De Ave Maria, De virtutibus et
viti is, De septem donis Spi ritus S anc ti, De operibus misericordiae), in I D, . Opera Lati11a, ed .
F . DoMINGUEZ R EBOIRAS - A. SOR IA FLORES, CCM 76, Turnh o lti 1987. L'osservante Mi c he le Carcan e scrive un serm o na ri o s ui sette n ario d e i vizii (Sermonarium triplicatum scilicet per
adventum et per duas quadragesimas ... de peccato, Ve n e ti is, p er Fra nc isc um d e H ai lbru m
et N ico la um d e F ra nc kfordia , 1476), un o sui sette n ari d ei vizi e d e ll e virtu (S ermonarium
de commendatio11e virtu tum et 1epmbatione vitionon, Medi o la ni , per Uld eri c um Scin zen zeler, 1495) e un a ltro s ui d ecal ogo (Quadragesimale de decem preceptis, Ven etiis, pe r Io ha nn em e t Gregorium d e Gregorii s, 1492). II fra n cescano ungh er ese Pe lba rto di Themesvar e
a uto re di un co mplesso qua d ragesi m a le di viso in tre p arti , Ia prima d edi cata alla pe nit enza, Ia seconda a l se tte na ri o d e i vizi, Ia terza a ! d ecalogo (Serm011es quadragesimales , Hagena u , B,er H . Gra u , I SO 1).
1 6
S. B ONAVENTURAE Collationes de decem praeceptis, in ID. Opera Omnia, V, Ad Claras
Aquas 189 1, p p. 507-532 . P eri serm o ni s u i d ec a logo di To mmaso d 'Aquin o, ve di supra, p.
348, n. 46. ALDOBRANDINUS DE ToscANELLA, Expositio Decalogi, cfr. K~E P PELI, S criptores cit. I ,
n . 136, p . 44 ; Ald obra ndin o scrive a nc h e un se rm o n a ri o sui Credo e un o sui Pater Noster
(Kaeppe li , Scriptores cit., n . 133, pp . 40-42 , n. ] 37, pp . 44-45 ). P ETRUS DE HIEREM IA DE PANORMO, Senno11es de decem praeceptis et de quadruplici lege, in Sennones divini Petri Hieremie,
385
Brixiae 1502 , ff. II-XVIII (l 'edi z . co mpre nde a nc he sern1 o ni De adventu, De peccato, De fide,
De oratione, Desanctis); H ENRICUS H ERPH, Speculum aureum decem preceptorum, Mu gunti e ,
pe r P e trum Sc h aeffer, 1474; cfr. B . DE T ROYER, Bio-Bibliographia franciscana Neerlandica
ante saeculum XVI , I , N ie u w koop 197 4 , pp . I 08-12 3.
147
RoBERTUS CARACC IOLUS, Quadragesimale de peccatis , Ve n e tii s, p er Andrea m d e To reani s d e As ul a, 1488 . ANTON IUS DE BITONTO, Sennones quadragesimales de vitiis, Ve n etii s, a pud
J. He rtzog, 1499.
148
Per i testi di Grossates ta e Gi ovann i de l Ga ll es vedi supra, p . 35 0, n . 49 e p . 35 1, n .
53. Sui Preceptoriu m divinae legis di Enri co d a Frim aria, di cu i s i co nta no ci,-ca 400 m a noscritti e una ve n ti n a di e di z io ni q u att roce ntesc he, s pesso sotto il n o m e di N icola d i Lyr a,
cfr. B LOOMFIELD, Incipits c it. , n . 0526, p . 59 e B .-G . G uYOT, Quelques aspects de Ia typologie
des Commentaires sur le 'Credo' et le 'Decalogue', in Les genres litteraires c it. , pp. 244-248;
ed . con s ul tata: Colo ni ae 1501. J oHANNIS W YCLIF Tractatus de mm1datis divinis , e d . J . LosERTH
-F. D. M ATTHEW, Lo nd o n 1922 . J oANN IS H us Expositio Decalogi, ed . W . F LAJSHANS, Prag 1903.
IOHANNES NIDER, Preceptoriwn divinae legis, Me di o la ni , per Leo nard um Pac he l e t Uld e ri c um
Sc in ze n zeler, 1480-14 85; cfr. KAEPPELI, Scriptores c it., II, n . 2540, p p. 507-508. GoDESCALcus
H oLLEN, Preceptorium divinae legis , Co lo ni e, p er J o ha nne m Gulde nschaef, 148 1; cfr . W . E cKERMANN , Gottschalk Hollen OESA (t 1481). Leben, Werke und Sakramentenlehre, Wurzbu rg
1967, pp . 12 7-1 35. J oHANNES B EETS, Commen.twn super decem preceptis Decalogi, Lovanii,
p er A. Va nder H eers tarte n , 1486; cfr. E . VAN ARENBUGH , Jean de Beets, in Bibliographie Nationale, X , Bruxell es 1888-89, cc. 360-3 62. A q u es ti testi se ne posso n o agg iun ge,-e m o lti a ltr i. Nel lavoro di ca ta logazio n e de i tes ti s ui di ec i com a d a m e nti , c he e a nco ra in un a fase
inizia le, a bbia m o co nta to a lm e n o un a c in quan tin a di tito li so lo per Ia tradi zione latin a,
sen za te ne r co nt o dei num erosi a n o mini .
386
cramenti) , tutto questo costituisce una garanzia di coerenza e di ortodossia dottrinale per chi di fronte ai fedeli si trova a fare appello alle tavole della legge mosaica. Ma la fortuna pastorale del decalogo non e una
semplice verifica sul piano della prassi di un discorso tutto concluso a
livello della teoria. Tra XII e XIII secolo, contemporaneamente alla ripresa di interesse teorico sul decalogo, c'e una vera e propria scoperta
delle potenzialita pastorali dei dieci comandamenti, potenzialita sperimentate poi fino in fondo da quella vasta letteratura che nei secoli successivi si porra al servizio dell'azione dottrinale e morale della Chiesa.
Il testo che forse piu di altri illustra il val ore di questa scoperta delle potenzialita del decalogo nei testi pastorali e paradossalmente un testa
che abbiamo gia citato come uno dei piu favorevoli al settenario, la Summa confessorum di Tommaso di Chobham. Nella d . I dell'art. III, interamente dedicata al problema della distinzione dei peccati , il chierico inglese prende in considerazione, accanto al settenario dei vizi, altre classificazioni di peccati, quella paolina (Rom. I, 29-31), quella agostiniana , 149 , rna all a fine la sua preferenza cade su quella ricavata dal decalogo, invocata per sopperire alle mancanze delle altre classificazioni,
che non comprendono peccati gravi come la menzogna, l'idolatria, l'apostasia, il venef:cio, il sortilegio, il peccato contra lo Spirito Santo . Il
decalogo non presenta questi limiti, la sua esaustivita e totale, << nei precetti - scrive Tommaso- sono proibiti tutti i generi di peccati ;non solo,
in esso si puo trovare << tutto cio che e necessaria alla salvezza 150 . Il decalogo assume nel testo di Tommaso una funzione omnicomprensiva
della morale cristiana: individua i peccati non contemplati da altre classificazioni, rna anche quelli da esse contemplati, contiene quindi in se
queste altre classificazioni, quelle negative e quelle positive, rispetto alle
quali assume una posizione di superiorita logica oltre che di priorita genealogica. Tutte le indicazioni presenti in altri schemi morali possono
dunque essere rintracciate nei precetti delle due tavole mosaiche, cosa
che Tommaso puntualmente si preoccupa di fare stabilendo precise corrispondenze tra i singoli precetti, vizi e virtu enumerati dai tradizionali
settenari. Dopo di cio, sulla scia di una concatenazione classificatoria
quasi inarrestabile, propone una serie di corrispondenze tra settenari
(petizioni del Padre Nostro, doni dello Spirito Santo , vizi, virtu, beatitudini e premi eterni) , come gia in voga nel sec. XII 15! .
Strumento di classificazione dei peccati e somma dell'intera materia
morale, ha dunque spiegato con estrema chiarezza Tommaso di
Chobham. E di fatto come tale il decalogo viene recuperato ed usato da
tutta la letteratura pastorale .
149 Si tratta della enumerazione dei peccata capitalia e peccata m inuta, attribuita dalla
tradizione ad Agostino, che in realta risal e a Cesario di Aries ; cfr. CAESARII ARELATENSIS Sermones, ed . G. MORIN, CCL 104, Turnholti 1953, pp . 724-725 .
150 THOMAE DE CHOBHAM Su mma confessorum ci t. , pp. 14-43; i bra ni ci tati in traduzione
si trovano a p . 27 .
387
Come somma, repertorio di tutte le norme positive e negative che devono guidare la vita del cristiano, e quanto di piu autorevole ed efficace
si possa trovare . Autorevole perche di origine divina, scriptum Dei , ripetono con insistenza i testi 152 ; efficace perche in grado di dettare regole
precise in ogni aspetto della vita del fedele , nei suoi rapporti con Dio,
con la famiglia , con la comunita sociale, con l'interiorita dei propri desideri, il decalogo si presta ad essere il contenitore ideale della dottrina
e della morale cristiana.
A volte si tratta di richiamare alla memoria i capisaldi di questa dottrina e di questa morale e allora basta l'enumerazione dei precetti con
un breve commento per ciascuno di essi ; altre volte si vuole rendere
e~pl~cita _tu_tta la potenzialita dottrinale e normativa compresa in quei
d1ec1 ordm1 e allora i singoli precetti si riempiono di indicazioni, raccomandazioni, regale e proibizioni che da essi vengono fatte derivare,
come accade soprattutto in alcuni testi , prima citati, i compendiosi praecept~ria di Enrico da Frimaria, Wyclif, Nider, Hollen, Beets, gli imponenti sermonari di Michele Carcano e Enrico Herp, che usano i dieci comandamenti come indice di vere e proprie somme . Accade allora che
tutto l'apparato dottrinale e morale che nel tempo si e accumulato si disponga con ordine all'interno dei singoli precetti : gli articoli di fede nel
primo , le tre virtu teologali rispettivamente nel primo, secondo e terzo,
oppure tutte nel primo, i sacramenti secondo alcuni nel primo e secondo
I5 I
.
Cfr. supra, p . 344 , n. 36 . Sulla visualizzazione di qu es ti sistemi di liste class ificatone cfr. J .-C. SCHMITT, Les images classificatrices, Biblio th eque d e I' E cole des Chartes ,,
147, 1989, pp. 311-341
'
152
Giovanni d el Galles parla a prop osi to de l decal ogo di un a triplice scrittura di Dio,
tam m cordi bus humanis , tam in tabulis lapideis, tam in sacris scripturis, (Legiloquium,
Oxford , Bod!., ms . Lmco ln 67, f. 142rb); il tema del decal ogo come scrittura interiore legato alia defini zione del decalogo come co mpendio dell a Iegge na tural e, ricorre pili v~lte.
Ennco da Fnmana, n el prologo a! Preceptorium, insiste a lungo sulla sc rittura interiore
de1 dteCJ precetti, impressi da Dio su quella p a rticolare pergamena che e il cu ore, rn a par la
anched1 una scnttura corporea, evidente nelle dita dei piedi e delle mani , n on a caso dieci
come 1 precetti , co m e di eci sono i sensi , cinque interiori e cinque este ri ori. I] tema del eucre e del corpo umano come supporti della scrittura di vina del decalogo ritorna pili volte
anche m test! successivi, per esempi o, con una certa a mpi ezza, n el prologo del Precepto rium di God escalco Hollen .
388
altri nel terzo , le opere di misericordia nel terzo, nel quarto o nel settimo , i precetti relativi al culto nel terzo, le norme che regolano i rapporti
dell 'individuo con l'autorita familiare, civile, religiosa , nel quarto , quelle
che governano le pratiche giudiziarie nell'ottavo, quelle che presiedono
all'uso della parola nel secondo o nell'ottavo, i criteri che regolano l'aggressivita sociale, dalla lite alla guerra, nel quinto , le regale che devono
governare l'attivita economica nel settimo e nel decimo, quelle che riguardano il desiderio e l'attivita sessuale nel sesto e nel decimo. Insomma il decalogo ricopre con maggiore precisione , completezza e autorevolezza quel ruolo di somma dottrinale e morale che in qualche caso ,
come abbiamo visto, viene riconosciuto anche al settenario.
In piu, come se non bastasse, il decalogo incalza il settenario proprio
sul suo terreno, quello della classificazione dei peccati, e anche li, almena a dar retta a quanta scrive Tommaso di Chobham, sembra essere in
una posizione di vantaggio rispetto al vecchio settenario .
E in effetti tutti quei peccati che non trovavano posto nel settenario
e che attraverso una serie di operazioni di integrazioni interne ed esterne vi venivano fatti rientrare non senza qualche sforzo, si dispongono
quasi naturalmente all'interno dei singoli precetti . Il primo comandamento << Non avrai altro Dio fuori di me diventa illuogo naturale della
condanna di due pec.:ati la cui assenza dal settenario dei vizi tanto inquietava alcuni teologi : quel comando e infatti interpretato come condanna esplici ta di ogni forma di in fidelitas e di haeres is , paganesimo,
giudaismo, islamismo, eresie, rna anche credenze e pratiche sortileghe e
divinatorie, deviazioni superstiziose del culto . Il secondo << Non nominare il nome di Dio invano , che si rivolge direttamente contra la bestemmia e lo spergiuro , e l'ottavo << Non dire falsa testimonianza contrail tuo
prossimo ,, , che colpisce la menzogna, accolgono a partire da questi tre
importanti peccati di parola tutti gli a ltri e diventano lo spazio di analisi
e classificazione di quei peccati della lingua, la cui aggiunta al settenario
era stata una delle piu importanti modificazioni di quello schema 153 .
L'ottavo , nel riferimento al tema della falsita, consente anche l'inserzione di un altro tipo di peccati che erano stati aggiunti all'enumerazione
settenaria, i peccati di simulazione. In altri casi le immissioni di categorie di peccati estravaganti all'interno dei precetti sono meno evidentemente giustificabili, rna e interessante che vengano perseguite comunque a riprova della conclamata esaustivita del decalogo. Enrico da Fri153
C . C ASAG RANDE - S. V ECCH IO, Non dire falsa testimonianza contrail tu o prossi11W. Il
decalogo e i peccati della lingua , in La citta e la corte, a cura diD. R oMAGN OLI , Milano 1991 ,
pp. 83-107.
389
390
391
Anche gli autori che hanno nei confronti del decalogo un'attenzione
particolare non si mostrano affatto disposti a rinunciare al settenario, a
cominciare da Tommaso di Chobham, che pur ritenendo il decalogo pili
esaustivo del settenario, sceglie poi quest'ultimo quando si tratta di passare all'analisi dei peccati dei penitenti. Doppia scelta ampiamente condivisa dagli autori successivi, in particolare da quelli che dedicano al decalogo opere specifiche: Enrico da Frimaria e autore di un praeceptorium , uno dei pili importanti e influenti , rna anche di due trattati sui
vizi, di cui abbiamo parlato pili sopra, nei quali il settenario fa da struttura portante 155 ; Wyclif parla esplicitamente di una predicazione al popolo fondata sui due schemi, settenario e decalogo, congiunti 156 ; Giovanni Nider scrive un trattato sui dieci comandamenti, che pullula di
peccati disseminati tra un precetto e l'altro, rna in un testa rivolto ai confessori , il De lepra marali , dove si tratta di individuare tutte le forme di
quella lebbra spirituale che e il peccato, si serve contemporaneamente
del settenario e del decalogo, oltre che dei sacramenti 157 ; nella produzione di Godescalco Hollen spicca un praeceptarium rna non manca un trattato sui sette vizi capitali 158 ; e infine, tra i tanti casi che ancora si potrebbero citare, val la pena di richiamare quello di Gerson. Il prelato
francese e infatti uno dei pili decisi sostenitori del decalogo sia a livello
teorico sia in ambito pastorale, rna questo non gli impedisce di proporre
pili volte l'uso del settenario nella confessione, tanto che in un libra recente e stata coniata a proposito di Gerson l'espressione seven-sins
mind-set 159 .
Anche la disseminazione dei vizi all'interno dei precetti, proposta da
Chobham e da tanti altri, non si presenta come una dissoluzione del set-
154
THOMAE DE CHOB HAM Summa de poenitentia c it , pp . 32-33; le corrisp onden ze di Tomm aso di Chobha m son o le stesse indi cate da Guglielmo di Auxerre, cfr. supra , p . 349, n. 47.
Per le corrispondenze di Bo n aventura , ge neralmente acce ttate dai testi p astorali di a mbiente francesca no vedi supra, p . 34 9, n . 48 . Tra i ta nti a u tori ch e ind ican o corri sp onden ze
tra prece tti e vizi va l Ia pe na d i ci tare Simon e di Hinto n c he di scute su due di verse possibilita di raccordo dei vizi a i p rece tti : la prim a , pili sempli ce e usu ale, Ia seconda, pili complessa, co n Ia qua le, ten end o canto d elle inten zioni, d elle finalita e degli effe tti dei singoli
precetti , si da luogo a una rete di corrisp onden ze m olto ampia (Summa Iuniorum cit ., pp.
254-25 6); le du e seri e di co rris po nde nze posson o esse re cosi illustra te:
sup erbi a I I, II, III, IV
invidia IV IV, V, VIII
ira V II, V, VIII
luxu ria VI , IX VI , IX
gul a VI, IX , I I, III, VI, IX
acedi a III III, IV
avariti a VII, X I, IV, VII , X
392
considerati manifestazioni .
Si costituisce insomma un discorso in cui e garantita la possibilita di
passare da un sistema di classificazione all'altro attraverso una rete di
inclusioni e di rimandi reciproci. Di pili, i due sistemi risultano alla fine
traducibili l'uno nell'altro: il settenario e compreso nel decalogo e, forse
con qualche sforzo in pili, anche il decalogo puo essere fatto rientrare
nel settenario. L'operazione e esplicita nell'Opus tripa7'titum. di Gerson:
il trattato sui dieci precetti si chiude con l'immagine del decalogo come
specchio in cui e possibile riconoscere i peccati compiuti attraverso i
sette vi zi; parimenti a conclusione del trattato successive , dedicate al
settenario , si ricorda che attraverso l'analisi dei sette vizi e possibile sa-
Gi ova nni Ri ga ud c he per il VI e il VII precetto rin via totalm ente ai capi toli preced enti sulla lussuri a e sull'avari zia (Form ula confessionis, Paris , Bib!.
Nat. , ms . Lat 3725 , E. 33r) e di Durando di Champagne che limita l'a nalisi d el VI precetto
a ll a Erase: "ea que d e lu xuri a di cta sunt supra su EEiciant >> (S umma collectionum pro confessionibus audiendis, Par is , Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264 , f. 220vb).
16 1 Fasc iculus morum cit. , pp . 180-1 84; un piu rapido esam e del decal ogo e previsto anche all'intern o del ca pito la sull'avari z ia , le cui m a ni fes taz ioni ve n gono d escdtte com e co 71160
393
;':
o~
394
ra, che dell'insegnamento del decalogo fecero una priorita e che della
proibizione del culto delle immagini contenuta nel primo precetto si servirono come argomento forte a sostegno della lotta iconoclastica 163 .
John Bossy ha mostrato bene come il progressivo prevalere del decalogo
sui settenario vada collegato a un pili complessivo spostamento dei valori etici dal piano orizzontale dei rapporti comunitari a quello verticale
dei rapporti dell'individuo con Dio; rna see vero che questo processo culmina poi nella Riforma, dove di fatto il settenario viene definitivamente
abbandonato e dove il decalogo trionfa, e pen) anche vero, e lo studioso
inglese lo sottolinea con forza , che tutta la cultura teologica e pastorale
medievale dei secoli XIII-XV aveva mostrato grande interesse peril decalogo e perle implicazioni anche radicali che esso comportava 164 .
Questa << recupero a rischio ,, del decalogo, assunto da un Jato come
garante della tradizione e dall'altro come punto di fuga di un progetto riformatore e anche eversivo , puo a nostro parere spiegare il gioco delle
assonanze, delle reciproche influenze, delle distanze e anche delle differenze che intercorrono tra discorso teologico e discorso pastorale sui
problema decalogo\settenario. Fino al XIII secolo teologia e pastorale
sembrano procedere insieme : c'e accordo sugli oggetti, sulle interpretazioni, sugli intenti, sullinguaggio . Gli scambi continui e le influenze reciproche fanno si che esista una zona in cui i due discorsi si intersecano
e si confondono. Testi per la confessione come quelli di Tommaso di
Chobham e di Roberto Grossatesta sono sostenuti da una continua interrogazione di natura teorica; d'altro canto, autori come Giovanni della
Rochelle , Guglielmo d'Auxerre , Bonaventura e Tommaso mostrano una
forte attenzione per la destinazione pastorale delle loro analisi. La riflessione sulla natura e sulla funzione del settenario dei vizi e del decalogo
rimbalza nei testi per la confessione, nei sermoni, nei trattati di istruzione religiosa, rna d'altra parte e proprio la diffusione dei due sistemi morali in quel tipo di testi a imporli continuamente all 'attenzione dei maestri di teologia.
Dopo questa prima fase le strade delle teologia e della pastorale tendono a separarsi. Le differenze di lessico e di procedure discorsive si
fanno sempre pili evidenti: alla crescente specializzazione dellinguaggio
teologico, favorita dall'assetto disciplinare e istituzionale chela disciplina va assumendo , corrisponde la specializzazione dellinguaggio pasto-
rale , sempre pili affidato, al pari di quello teologico , a generi Ietterari definiti, accuratamente distinti secondo diversi livelli e ambiti di fruizione.
Nello stesso tempo le intenzioni che muovono il discorso teologico tendono a distinguersi pili nettamente che in passato da quelle del discorso
pastorale e vicevetsa: la teologia privilegia il piano della riflessione teorica, la pastorale quello dell'intervento immediato. II discorso della teologia diventa un discorso sempre pili astratto, quello della pastorale
sempre pili strumentale. Lo spazio che si e creato tra i due piani resta
vuoto: una grande somma di teologia morale del sccolo XV, ancora fortemente ancorata all'impianto tomista, come quella di Antonino da Firenze, non si presenta di fatto come luogo di interrogazione teorica, rna
come strumento di intervento pastorale 165 .
La vicenda del settenario dei vizi e esemplare: sottoposto allo sguardo dei teologi ha mostrato ben presto tutte le sue insufficienze e incorenze e viene allontanato dai loro interessi; la sua fortuna non conosce invece appannamenti nei testi pastorali, dove viene pili volte invocato e
utilizzato senza alcuna giustificazione che non sia quella della sua forza
classificatrice e della sua capacita di suggestione retorica. Altrettanto
esemplare e la vicenda del decalogo: dopo una prima fase di comune riscoperta la teologia si volge verso strade che alia pastorale non sono consentite. Mentre a livello pastorale continua il paziente lavoro di raccordo
dei precetti con gli altri elementi della dottrina in un quadro di rassicurante tradizionalita, alcuni settori della speculazione teologica, e il riferimento e alle posizioni dell'etica volontarista, arrivano a posizione di
estrema radicalita sperimentando fino in fondo la potenzialita eversiva
del decalogo .
163
Cfr. M . AsTON, Lollards and R eformers: Images and Literacy in Late Medieval Religion ,
London 1984, in particolare le pp. 101-133 e 135-192. H . LEITH SPENCER, English Preaching
in the Late Middle Ages , Oxford 1993 , pp . 199-200, 223-226.
164
BossY, Moral arith m etic cit.
165
395
Sulla destinazione pra tica della Su mma theo logica di Antoni no , opera compila tiva
scntta m funz10ne d ella predi cazio n e , della confessione e d ella direzione spirituale , cfr. P.
H owARD, Non paru m /abo rat formica ad colligendu m ~mde vi vat , ,. Oral Discou rse as the
Co ntex t of the 'Su mma theologica' of Antoni nus of Flore nce. Arc hi vum Fratrum Pr aedi catorum >> , 59 , 1989, pp. 89-148.
.