GIOSU BORSI
B)NFESSIONI
A GIULIA
A CURA E CON INTRODUZIONE
DI
PIERO MISCIATTELLI
II
EDIZIONE INTEGRA
PQ
4807
084C
1920
e.
ROBA
JIGI
BUFFETTI
editore in
ROMA
^^^
.
iPL-'^'^h^ (f^^o^
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GIOSU BORSI
CONFESSIONI
A GIULIA
A CURA E CON INTRODUZIONE
DI
PIERO MISCIATTELLI
EDIZIONE INTEGRA
ROMA
LUIGI BUFFETTI
PROPRIET LETTERARIA DELL'EDITORE
5/ riterranno contraffatte tutte
le
copie
non contras-
segnate dalla seguente sigla:
U.
,?^
^^^
\-\,,
\^
GROTTAFERRATA
Scuola
Tipografica
Ilalo-Orienfale
" S. Nilo
,.
1920.
L'AMORE
DI
GIOSU BORSl
L'AMORE
Narra
volume
GIOSU BOKSI
DI
Padre Qiovannozzi nella prefazione
il
dei Colloqui
come Giosu
il
lunga storia di pianto.
visamente,
il
piccolo
che a
il
padre;
nipote
lu stesso
cui
dopo
tuosamente vissuta
fatte
16
dopo
18 luglio 1912,
improv-
al Borsi,
marzo del 13
manc Dino,
gli
faceva da padre.
pochi
mesi
impe-
trascorsi d'una breve esistenza
tra le illusioni
manifeste nella loro
puri-
per morire glorioso dinanzi
di Dio,
i
sua
la
rimanevano a vivere, perdonato e
ficato nel cospetto
agli uomini,
il
il
Nel 1910 mor
ri-
mensa eucari-
giorno anniversario della morte di Laura,
giovane bellissima sorella, spentasi
primo
Borsi finisse di
trovare la vera pace, con l'accostarsi alla
stica,
al
tragica
che
la
Morte
vanit,
gli
avea
Giosu Borsi
volle consacrarli alla salute dell'anima sua, nell' adempi-
mento
di tutti
In fronte al
doveri di
uomo
e d' italiano.
primo quaderno dei
<
Colloqui
queste parole ammonitrici delPevangelista
dunque che
il
lume, che
in te,
non
scrisse
Luca
Vedi
sian tenebre. Se
viit
poi
tuo corpo sar tutto lucido, senza parte alcuna di
il
come
tenebre, tutto sar luminoso, e
illuminer
Un
fulgida lucerna
ti
>.
amore che
desiderio infinito di luce e di amore, di
fosse luce e di luce che fosse amore,
sommuove, a l'ini-
zio della sua vita nova, l'anima del giovine poeta, cui a-
vea un tempo sorriso
bellezza.
Nascono
seducente malia della pagana
la
Colloqui
tanee della fede che unisce, in
mo
a Dio. Essa
come
manifestazioni spon-
modo soprannaturale, l'uo-
presuppone fiducia e fedelt reciproche,
basate su la bont, la veracit e l'immortalit divine, ap-
parse sensibili
al
cuore ed
bio che in questo libro di fede
dell'Amore secondo
la
parola
Noi abbiamo creduto l'Amore
Nella prima pagina dei
solenne promessa
fa la
Ogni mattina,
il
Borsi tocchi la
sublime di
v'ha dub-
S.
realt
Giovanni:
(Epist. IV, 16).
Colloqui
, il
maggio
1915,
nelle ore piti limpide e solerti del gior-
no, all'alba, mentre gli
immersi
Non
all'intelligenza.
nell'orribile
uomini, servi
mondo, sono
del
pantano del loro sonno cieco e
tor-
bido, ancora oppressi dai pesi della crapula e dell'ozio,
io
vorr essere desto col
primo
sole, salutato dal
guettio degli uccelli, e voglio offrirti su
mio Dio,
Il
ra,
cin-
queste pagine,
primi pensieri della mia giornata
desiderio del primo risveglio matutino nella preghie-
fu sentito dai grandi mistici,
nella crisi decisiva della
come da molte
loro conversione.
anime,
IX
poeta francese moderno, Arthur Rimbaud, paga-
Un
namente vissuto
defin
morto da
un mystique
lasci scrtto
la
forts le Christ vient -
venit -
dans
les plus
C'est cette minute
sion de la puret
cette
minute -
Per
mo
le
d'eveil qui
Si j'tais
ci.
hom-
les
villes .
on va
l'esprit
m'a donne
vi-
bien veill partir
de
dalle volutt terrene
raggio del sole nascente dunque
il
visibile
il
sopra
diffondere
ricchezza della sua carit rinnovatrice.
la
lui,
pri-
messag-
sensazione della vita che prodigiosamente
svegliava in
la
gero della Grazia divina che torna a
Tale
anime disingannate
ogni giornata
Le Bonheur
sombres
quand pour
Nous ne sommes pas au monde Par
Dieu
mort, m'avertissait au chant du coq-
ad matutinum, au Christus
mes
che Paul Claudel
sauvage, une source perdue
l'tat
qui ressort d'un sol sature
Sa dent, douce
cristiano,
come
tra
rosei fuochi d'un'alba
si
ri-
di pri-
mavera, Giosu Borsi l'espresse nel primo capitolo delle
sue meditazioni.
Ora l'anima mia verdeggia come un
giardino, smaltata di
vi
susurrano,
profumi
luce vi scherza, le
fiori, la
vi
linfe
ondeggiano. Ecco un'immagine
sciocca, povera e inefficace, per dare un'idea del lavorio del
mio spirito. Che giardino, che
rito era
prima
di ceneri e
1
lo
fiori,
che profumi!
11
mio
spi-
smisurato regno della morte, cosparso
imbevuto
di veleno
oggi un
mondo
vivo.
pensieri ora rigurgitano in me, pensieri di vita e di ve-
rit .
Il
sentimento Suggerito dall'immgine del giardino e
veritiero
ma
il
poeta rifiuta l'immagine, quasi temendo
rendere inefficacemente
di
verirlo
con
Borsi
homo novus
il
lustro d'un
suo stato d'animo, d'impo-
piccolo
redivivo,
ciarpame del suo vecchio
monumento
il
di sincerit
artifizio
spirituale
saldamente
Testamento spirituale
gevole impresa.
Il
costruito
ritrovata.
non
Ma
Colloqui
sempre
il
fu certo un'a-
sentiero della conversione cosparso di
pungentissime spine, insidiato dalle vecchie passioni
nanti
al
un
Colloqui sono
ritorno di quest'anima alla fede, apparito nei
Il
guarda con disgusto
mondo.
su la pietra schietta e ferma della fede
consacrato nel
letterario.
all'assalto, fatto
ritor-
buio e pauroso dai dubbi,
dai crudeli sconforti, dai rimorsi, dal martirio d'una sensibilit raffinata e
punta continuamente dalla coscienza,
minimi moti del cuore, implacabile
scrutatrice vigile dei
giustiziera.
La dolorosa
storia di questa crisi
ci
narrata da Giosu
intiero.
libro
Essa s'annuncia,
s'inizia, fra
che adesso diamo
re e di
amare
in
Dio
nei suoi
Borsi
alle
fanciulla che fu
Nella chiusa dei
veramente
<!^
madre,
per
il
nostro poeta
amore per una vaga genla
Colloqui*,
al fratello, ai
Colloqui^
lampi e tenebre, nel
sua Beatrice.
alla
vigilia
soldato volontario per la guerra, in quel
alla
il
stampe. Prima di ritrova-
intravide la salvezza nel grande
tile
<
bene supremo,
il
interna,
dell'anima non
secreto processo della misteriosa catarsi
di partire
sublime addio
nemici perdonati ed agli ami-
ci
riuniti
diletti,
d'una suprema
nell'invocazione
tutti
preghiera, cosi ricorda la
suo
fanciulla del
finalmente prego per la mia donna. Signore,
cuore
non ho mai
ma sai bene
osato parlartene in queste pagine,
<
che
suo
il
pensiero mi spesso apparso alla mente durante questi
Ma-
dialoghi. In questi ultimi giorni, nel pregare te e la
donna,
bene che
sai
con pi frequenza
rezza.
il
Oh, Signore, tu
fermato su
si
hai benedetto questo
mia nuova
amore
all'alba
ne hai fatto
vita, anzi
misterioso strumento della mia salvezza. Signore, pro-
teggi la mia donna, nella cui bellezza imparai ad
la
tua bont amorosa e sapiente.
Come
penser ?
amore semplice
ti
lei
lungamente, con pi dolce tene-
e pi
incerta e torbida della
il
mio pensiero
chiedo per
lei
vivr ?
Che
Che
sar di lei?
Concedimi sempre d'amarla d'un
e puro, rassegnato e devoto.
e per
amare
me
Di pi non
Della superba ed impetuosa fiamma purificatrice che
arse, per questa
rie delle
donna,
il
suo cuore, bruciandovi
basse cupidigie, non resta ora mai che una luce
tranquilla.
di potersi
L'amor divino, congiunto
immolare per
la patria,
al
fervido desiderio
occupa l'anima
su Borsi. La visione della vagheggiata
felicit
tica riappare nell'ultima lettera scritta dal
campo
dre,
il
ma
sco-
le
gi l'ombra d'un sogno, dalla quale
morituro.
<
fianco della bella e
tu conosci ed apprezzi, che
di
Gio-
domesalla
si
ma-
diparte
buona giovinetta che
ho sempre, sempre
ramente, timidamente e fedelmente amata,
cos tene-
anche
attra-
kit
verso
ai
miei errori e trascorsi coipevoH, potevo sperare
un buono sposo ed un buon padre. Vi sono
di riuscire
al
mondo
tante sante e nobili battaglie
per l'amore, per
per
la giustizia,
e per qualche tempo, lo confesso,
presuntuoso, creduto
arduo e
pito
da combattere,
per
la libert,
la
fede
mi sono anch'io, povero
predestinato
com-
e designato al
vincerne qualcuna. Tutto questo
terribile di
era bello, era lusinghiero, era desiderabile, ne convengo,
ma non
non so
mia sorte
vale la
d'ora, ecco la verit, e
veramente contento
se sarei
questa lettera. Egli abbandona
davvero
di avere scritta
il
senza
passato
pianto e guarda a l'eterno, con piena
invano
rim-
dedizione di
s.
Signore, nella sua infinita bont chiaroveggente, mi
< Il
ha riserbato proprio
che occorreva per
destino
il
rapido
destino facile, dolce, onorevole,
patria in battaglia.
compiendo
il
pii
verso la terra che
tacco, tra
una
il
Con questo
ambito
gli
diede
rimpianto di
vita di cui gi
tra
tutti
buon
cittadino
ecco che io mi dis-
il
fastidio e
peccato, lascio
il
la
coloro che mi amano, da
troppo sentivo
Lascio la caducit, lascio
morire per
bel trapasso encomiabile,
doveri del
natali
me
il
il
disgusto.
triste
ed ac-
corante spettacolo dei piccoli e momentanei trionfi del
male
sul
bene
di tutte le
lascio la
mie catene, e volo
te libero, lass nei cieli
si
fa
mia salma umiliante,
sempre
la
via, libero, libero,
dove
sua volont
il
il
peso grave
finalmen-
Padre nostro, lass dove
Quanto
egli
aveva deside-
kilt
rato di conquistarla cotesta libert dello spirito,
come
l'aveva dantescamente sofferta!
documento psicologico che offriamo
Il
tori di
Giosu Borsi, queste
Confessioni a Giulia
sangue del cuore, quasi
lui scritte col
lucida ebrezza, a
notte
alta,
ammira-
agli
nel
in
quieto
uno
da
stato di
studiolo
della
casa fiorentina vegliato dal simulacro di Dante, piena e
febricitante l'anima di ci che nella
duto, appreso, udito, indovinato,
uomini, in mezzo
gli
nalistica
pensiero
gine,
al faticoso
che forse meglio d'ogni
giornata
aveva ve-
sentito, sui libri e fra
tumulto della vita gioraltra
mette un
uomo
di
contatto delle pi diverse realt; queste pa-
al
non destinate
al
pubblico, disvelano compiutamente
umana
l'intima tragedia
di quel
nobilissimo spirito, lo
sforzo eroico di una volont protesa, con disperato slan-
verso
cio,
le
vette della
pi
gloriosa
esistenza
che
la
morte degnamente coron.
dolore predispose l'anima di Giosu Borsi ad acco-
Il
un grande amore. La prima pagina del
gliere e vivere
nostro
I
Diario reca
la
data: Gioved 5 dicembre 1912.
mesi precedenti furono per
cibili.
Il
sona amica
per
lui
colmi di amarezze indi-
15 gennaio 1912 scriveva da Firenze ad
:
me una
<
sola
una
Questi ultimi tre mesi di vita sono
tempesta
ininterrotta.
perstati
Quanti dolori
Quanti disinganni atroci
estenuanti
Sempre
Quante
fatiche esasperanti ed
sempre incalzato da pen-
in viaggio,
sieri dolorosi e da intrighi urgenti, dove potevo trovare
per
la serenit
Da
iscriverle,
Marmi,
Forte dei
morte della
la
mio
Per
io
me
si
il
mi sento
si
Ho
ma
altro
sciagura
c' pi pace.
solo, stanco e scoraggiato
che disinganni e dolori.
gli sta
agonia ininterrotta, una
to insieme. Si
pu
ci
il
fantasma
della
la
tremenda
Due mesi
malattia crudelissima e com-
polmonare, enteroraggie,
tut-
le ansie, le incertezze,
colpi
ridotti all'esasperazione e la nostra
un inferno. Dopo tanto
Cielo ha avuto piet
portata via. L'ha conosciuta,
cara,
riser-
dire che ce la siamo vista morire d'in-
avevano
vita era diventata
decimata,
L'avvenire per
sempre dinanzi, e
nanzi venti volte. All'ultimo
mente
11
non potr
riavviva anche in questa lettera
si
che
molto tempo.
La mia famiglia
plicata, tifo, nefrite, ipostasi
cuore
sempre sperato
pur troppo se aspettassi
protrarrebbe ancora
povera sorella morta
al
pieno di oscurit e di incertezze, e
barmi
di
ritorno d'una relativa serenit capisco
silenzio
me non
dileguasse un po' e questa oppres-
alleviasse alquanto,
si
a scriverle
il
medesima persona inviava
alla
messaggio
che questa oscurit
dopo
10 settembre 1912,
in data
sorella,
quest'altro lagrimoso
sione
per farle sapere mie notizie ?
soffrire, final-
di lei e di tutti e ce l'ha
lei,
pu sapere quanto era
buona, allegra, intelligente, un cuore d'oro. Vederla
andar via
cos,
nel fiore degli anni,
dopo aver
sofferto
XV
tanto,
dopo
essere stata essa stessa la prima vittima della
Quando
sua bont, mi creda, stato uno schianto.
portata al
mio padre, Dio solo
un dolore
in
Su
di
pianto
ed
gola stretta
la
Giosu Borsi medit
la tragica sorte della sorella
certo profondamente
di
preda a
in
fatto,
Ancora mentre scrivo ho
frenetico.
un nodo
che cosa ho
sa
l'ho
tomba
cimitero e son passato dinnanzi alla
io
credo che l'esempio di tanta
sventura valse, anzi tutto, a fargli comprendere che nella
donna non bisogna
ricercare solo
corporea
bellezza
la
fatta vva dal sorriso del piacere,
fugace e labile
ma una
piena
la
giovent,
degna
luce
intellettual
di riverenza infinita, cio
ed
l'eterna
come
d'amore
poesia
alta
dell'Eterno Femminino.
Mentre
il
la notte
dell'anima era pi buia, incerto e aspro
cammino, ecco, all'improvviso, quasi
per
la salute del
inviata dal Cielo
Poeta, farsi innanzi la
<
Gentile
testa fanciulla egli l'aveva conosciuta qualche
vanti, nel 190Q, e subito
ma non
gli
domin sovrana
rificati
tempo
a-
sua mente;
strumento della propria salute,
averla novellamente mirata con gli occhi pu-
dalla
tempesta dolorosa abbattutasi su di
Quando prima
(1)
Co-
era mai apparsa in tanta chiarit di bellezza
interiore, quasi necessario
come dopo
la
la
conobbe, pens
di
farne l'eroina d'un
brani di queste lettere furono pubblicati nella riyis^
da Vincenzo Bentivegna (FascicolQ 30 settembre
lui.
1919).
Volont^
XVI
romanzo, intorno
quale spese
al
le forze migliori del
ingegno e che doveva avere, per l'appunto, questo
<
La
Gentile
>
(1).
quale
nista, dietro al
Di costui
lifilo.
Finalmente
La donna ha nome
si
nasconde
si
l'autore, si
Il
titolo:
protago-
chiama Po-
legge a pagina venti del manoscritto:
amava, non per
ej^li
Giulia.
suo
s,
ma
per
lei,
non per
un piacere temporale, o per orgoglio o per vanit o per
vizio,
ma
no
Nel terzo quaderno del nostro Diario
>.
di
vero amore, d'un amore disperato e tacitur-
d una larga idea
in
Borsi stesso
che avrebbe voluto significare
di ci
questo romanzo, e
il
dispensa quindi dal parlarne qui
ci
pi diffusamente: stimiamo, tuttavia, che possa interessare
lettore
il
viene offerto
il
seguente
quale
ritratto della Giulia,
ci
pagina undici della narrazione sud-
alla
detta.
La bellezza
tezza,
della Gentile era perfetta, d'una delica-
d'una minuzia, d'una soavit senza pari.
Bastava
osservarla attentamente, per comprendere che nessun'altra
poteva mai agguagliarla. L'osservatore non s'accor-
geva
sul subito di tante meraviglie,
giasse ad ascoltare
il
minasse di proposito
(1) Il
sia
suono della sua voce,
il
mento,
mano,
la
che s'indusia
che esa-
l'orecchio,
un
manoscritto di questo romanzo, rimasto incompiuto, conprende
cento pagine di appunti e richiami. Segue
reca nella prima pagina
gine 483.
ma
Ma
la
data
il
testo della
narrazione,
l'opera semplicemente abbozzata, e l'autore
di rifonderla in
che
Forte dei Marmi, 5 luglio 1910, ed di pa-
una redazione perfetta e
definitiva.
si
proponeva
XVII
moto, un sorriso,
modo
il
camminare quasi indolente,
di
tutto gli appariva perfetto.
Cercava invano
pi piccola
la
capolavoro. Niente aveva di
isfolgorava maestosa
come
menda
vistoso,
di
in
quel minuto
Salmace, non faceva
la
stoso sorriso e la floridezza giovanile di Doris,
un po' languida
vit
una
insieme, per
ed
di
ma
boliche di Alcina,
monna
non
Chiara,
altre figure femminili
ed
incognita
loro natura, qual'era apparsa
Chiara, la dottrina
cina,
vizio
il
Queste
>.
una particolare
la
Salmace,
la lulina,
Dafne, l'alloro
ro-
signi-
intima
realt
della
ad esso manifesta ne
il
il
l'e-
doveva incarnare
sperienza della vita. Doris, ad esempio,
;
grazie dia-
avrebbero avuto ciascu-
dell'autore,
ficazione simbolica rispondente alla
piaceri sensuali
fa-
la soa-
che dovevano muoversi nel
manzo, umiliate dalla Gentile,
le
non
il
tutto era in lei delicato e vittorioso
virt interiore
na, nell'intendimento
pompa
non possedeva
dell'energia irrompente della lulina,
Non
brillante.
culto della forma;
monna
favore dei coetanei
madamigella
Al-
Giletta, le gra-
zie barbare.
Alcune
Borsi
chi
di queste
non ricorda
mace, a Bianca,
leta
Ma
donne furono un tempo amate
alla
le liriche offerte
Ad
di questo libro di versi
inspirato dal
a Doris, alla Sal-
Suavina, nel volume Serata Obso-
ricordare l'ultima poesia,
udito
dal
il
bisogna sopra tutto
congedo
Che non sar bene
primo raggio d'amore
della Gentile.
intonare questo canto, volutamente oscuro,
il
poeta
ri<
XVIII
E intendami
dest l'eco d'un verso del Petrarca:
ch'i'
m' intend'io
Nel
Congedo
l'immagine della
medesime
liricamente, con le
romanzo,
ma
sul
chi pu,
tinte
che ha nel
fondo d'un paesaggio
s'anima
Gentile
ritratto del
che
fantastico,
paradiso terrestre del poeta; ove, nel mezzo, sorge
il
il
trono,
lavorato in modi saldi
e leggieri, ricchi e
fini,
a crisoliti e rubini,
Su questo trono
iacinti
ei
ed a smeraldi.
sogna
di
vedere assisa
la fanciulla,
degna imperatrice.
Tutti gli altri fantasmi di
femmine impure vagheggiate
nella vita e nell'arte di questo libro svaniscono al soprag-
giungere della nova creatura cui
..
non vnce alcuna cosa-in
purezza ed in chiarezza . Ella sola sepravvive di quel
mondo
defunto d'immagini e di suoni, di pensieri e di sensazioni
racchiuso in Scruta Obsoleta
Oggimai
pe' suoi begli occhi
queste perle destiniamo
onde un tempo adornavamo
tutti
Per
lei
nostri idoli sciocchi.
sola e canto e soffro
e gioisco e regno e servo.
XIX
Quando
Borsi licenziava per
il
condo volume
il
stampe questo
se-
ventidue anni, e
gi
le
di versi (1), era sui
suo spirito maturava, insofferente delle catene, un pro-
fondo rivolgimento che doveva renderlo severo anche
verso
la
propria
arte.
Sempre
Borsi
nel
consape-
alla
volezza del proprio ingegno ed alla fiducia nella propria
forza s'accompagna un'autocritica implacabilmente sincera.
11
29 ottobre 1910, scrivendo
ricordate, cos giudica
che
di spirito
tificioso
suo
al
amico
solito
nuovo
libro
delle lettere
Son
troppo arcaico, italiano, lambiccato
S'avverte nella secca frase di
un giudizio
il
rivolto,
Scruta Obsoleta
con sdegno,
ma
liri-
e ar-
condanna non solo
contenuto artistico di
al
l'avversione per lo spirito
artifi-
cioso ond'era stato inspirato nello scrivere queste poesie
e nel dedicarle, quasi tutte, a
passioncelle
il
futili
donne vane,
omaggio a
in
e indegne. Solo nell'ultima lirica passa
soffio dell'Amore vero e
grande
la vita
del
l'arte
Poeta doveano per esso rinnovellarsi e meravigliosamente
fiorire
in luce di verit.
Amore
intollerabile
(1)
una parola
sacra, di cui
abuso nella
vita quotidiana,
La sua prima raccolta
si
di poesie dal titolo
fa
purtroppo un
come
nella
Primas Fons
blicata pei tipi del Zanichelli nel 1907. Alcune liriche di
mag-
fu
pub-
questo' volume
risalgono alla seconda met del 1903. L'autore aveva allora 15 anni.
XX
gior parte dei romanzi. Su la
suono d'una moneta
falsa
ma
bocca dei pi rende
poi che irradia
pre un aureo splendore, perch d'origine divina, siccome
vino
e
di-
sentimento ch'essa dovrebbe esprimere, trae uomini
il
donne
in
gran numero ad ingannarsi vicendevolmente,
a tendersi insidie, complici
camere profumate, finch
mente dai
sensi,
fioriti sentieri in
volti degli attori e la miseria della
nell'ultima scena
d'una
tre quarti degli
ramente
lungo
maschera cade improvvisa-
la
mata, ad occhi aperti o chiusi,
il
pur sem-
di
si
manifesta talvolta
e delle
amare quando sentonsi
come
d'un dramma.
farsa, e tal' altra
uomini
frode consu-
donne credono veinvasi ed attirati
re-
ciprocamente dalla voluttuosa potenza di Cupido, allora
che
si
mente
il
trovano sotto
fisiologica, nella quale
prospera ed ingigantisce
loro egoismo. Cotesto pseudo amore, figlio del Piace-
re,
torbido, cieco,
non
sotto la
forma
rito alla parte
che
il
dominio d'una passione esclusiva-
il
s'
intitola
di
al
non
lo
si
concepisce se
un ignobile asservimento dello Spi-
pi grande poeta
alcune
mente assorta
pura e perfetta, che
pi che
l'istinto
corporea. Vi ha poi una
quale nasce in
glio della
come
la
specie
d'amore
filosofo dell' Eliade,
persone pel misterioso travanella contemplazione d'una Idea
donna o l'uomo, come
incarnare in s stessi
individui,
sembrano indicare
telletto dell'amante, irradiando, a
all'in-
somiglianza dell'antica
Venere Urania, una luce splendida e fredda, lontanissima
dal
mondo
reale.
XXI
L'amore, che, primieramente, fu rivelato dal Cristo con
la
sua nascita,
amore
zione,
ma
Hua
di terra e di cielo, di
camera
cio
sua morte,
vita, la
corpo ed anima gloriosi
di
rito,
ma
la
tempio
la
sua risurre-
corpo e
anima,
di
primo dello
il
di vita eterna, veste corruttibile nel
Spi-
tempo,
destinata a trionfar della morte. Questo amore,
soppesa
sacrificio,
il
cui
intimamente congiunto ad una
forte volont di purificazione e di libert morale.
Quando
uomo
l'anima ricca d'un
ad ospitarlo,
riesce
quest'amore, che solo l'occhio puro di donna gentile pu
accendere, quell'anima diventa
conde
battaglie fra le forze del
no e s'agitano oscuramente
la palestra di
bene
in lei.
11
tacolo di queste lotte interiori
e del
aspre
ma
fe-
male che dormo-
pi nobile e vivace spet-
dall'amore
suscitate
cri-
rtiano eroicamente vissuto, l'abbiamo ne l'opera di Dante:
nella
dia
Vita
Nova
14) ci
d'un
tre atti
reno aspirante
la
nima umana
nel
Canzoniere
nella
Comme-
dramma grandioso dell'Amore
ter-
Convivio
(Ili.
alla divinit. L'Alighieri nel
ragione di questo supremo desiderio dell'a:
Siccome
il
divino
cos conviene che sia eterno
cose sieno quello che Egli
Giosu Borsi,
al
il
Amore
tutto eterno,
suo oggetto, sicch eterne
ama
principio
del
suo
Diario, scrive
Parler sub specie aeternitatis, poich questo divino a-
more m' insegna ad eternarmi ed
che forse
il
cielo
come
un'anticipazione
ha voluto concedermi sulla
ed immortale che sar ris^rbata all'anima
2. Borsi, Confessioni,
vita eterna
mia dopo
il
XXll
L'inspirazione
dantesca del
che
suo trapasso
intitoliamo
Confessioni a Giulia appare evidente,
non
fu cercata
con
libro
artificioso intento di letterato
ma
sorge
invece spontanea, dal profondo del cuore, per consonanza
suo grande mae-
di affetti e di pensieri del discepolo col
medesima esperienza dolorosa e
stro, in virt della
Non invano Giosu
stiana ch'ebbero entrambi dell'amore.
Borsi aveva inciso sotto
busto dell'Alighieri, eretto nel
il
suo studio, l'ammonimento
La
vita di
di
Dante
quando
pito a morte,
della Divina
cino al
la
Servando mio solco
questo giovine italiano, cos piena di
steriosa bellezza, ci
il
appare pervasa dal
egli
mi-
soffio dell'amore
in battaglia, a Zagora, col-
cadde
suo sangue pi puro irror
Commedia
cri-
ch'egli teneva
le
sempre
pagine
stretta vi-
cuore. Veramente strano e singolare evento, che
nostra bibbia nazionale dovesse uscir
sangue d'un poeta eroe, ne
combattuta, contro
il
l'ultima
battezzata
guerra
dal
vittoriosa
secolare nemico, per l'unificazione
della patria! E, fatto ancora oltremodo mirabile, questo
giovine moriva nella fede stessa di
gli italiani
non muore
con
la
un fulgido esempio
la
offrendo
verit
a-
religiosa
per volger di secoli. Giosu Borsi riafferm
sua morte
stra stirpe,
che
Dante,
ed a
le migliori virt tradizionali della
lui sorrise,
no-
nell'ultimo istante, insieme a
l'immagine venerata della madre, quella della donna gentile
nella quale riconobbe
Anche per questo
le
il
principio della sua redenzione.
pagine del
Diario*
acquistano
XXll
un valore inestimabile che non
agli occhi nostri
autobiografico e d'arte,
ma
di mistico
coscienze. Mentre false e
le delle
tano di minare
nizzando
la
dottrine ten-
saldezza dell' istituto domestico, detro-
la
donna da
una
gana
l'alto
seggio ove
Cristianesimo
il
tempo
ci
stesso
l'
commuove,
blemi
dal
intimo
prosti-
un
dramma
poema,
ed
al
di quell'anima, ci stupisce,
riconduce a meditare sui massimi pro-
ci
sociali, la cui risoluzione
modo
si
societ che vorrebbe tornare ad essere pa-
questo libro del Borsi, che
solu
rinnovamento idea-
nefaste
l'aveva collocata; mentre l'amore ogni giorno
tuisce in
dipende
principalmente
di concepire l'amore e di considerare la don-
na, cio la fonte della vita.
Dall' attitudine
donna amata
si
uomo assume
pu giudicare
del suo carattere.
a
che un
Un
congiunge sempre
si
di perfezione morale.
Cos nel Borsi, che, dopo aver
conosciuta
dell'anima, confessava: Perfezionarmi senza
rendermi degno dell'oggetto amato,
adorarlo da lungi, dare tutto
segreti,
a goccia, immolargli
bizioni,
acerbe e
miei
istinti,
il
donna
riposo per
mio sangue goccia
mio amor proprio,
vincere in
la
fargli mille sacrifizi
il
nome suo
tentazioni, consacrargli
irresistibili
alla
infallibilmente la dignit
vero amore
un vivo e sincero desiderio
di fronte
le
mie
tutte
am-
le
un amore
pi
in-
sieme benigno ed umile, frugale e signorile, generoso e
casto, silenzioso
lora.
E non
ed operoso, ecco quello che sognavo
tutto
al-
questo amore che mi proponevo di
XXIV
trapasso qual' la vera grandezza
completa
successo,
bene
il
il
sacrificio, e l'o-
immedesimare
considerai
l'
il
piaceri
premio dei mediocri.
voluto sacrificare
la
il
Finii
idea di te con quella della stirpe
come un simbolo
veracemente,
odiare
trionfi effimeri, le facili indulgenze,
alla cui gloria avrei
ti
facile
natura forte e
Imparai
altrui.
lussuosi e brillanti che sono
cosi per
d'una
macchia
la purezza senza
blio pieno di s per
un
con
indovinare
nutrire per te m'aveva fatto
me
tutto
vivo ed incarnato
luminosa
sostanza
stesso,
Tale,
dell'amore
cri"
stiano.
L'uomo non contempla ne
uno specchio,
sitivo
non riconduce
s stesso;
ogni bene, ma, dimentico
simbolo di perfezione,
il
come
l'oggetto amato,
al
in
proprio io sen-
di s, fa di quell'oggetto,
sole della propria vita,
sole
il
dell'universo. Nel meraviglioso terzo libro dell' Imitazione
di Cristo,
il
quale risale
al
tempo
di S.
Francesco e che
Dante certo medit, inspirando forse ad esso
gli affetti
poema, pu
dirsi rac-
ed
pensieri
chiuso
il
legge
pivi
divini del
codice cavalleresco dell'amore
Amore tende
da veruna cosa bassa
di
me, e
davvero,
suo
me
all'alto,
.
della tua luce
la
te,
Ivi si
n soffre d'esser trattenuto
Ed ancora: Ch'io ami
solamente per
come vuole
cristiano.
e in te quelli
te pii
che t'amano
legge d'amore, ch'
un
raggio
il
maglio
Tutta la poesia del Diario sfavilla sotto
di questa verit vissuta
con ardore
infinito,
sino
l'o-
XXV
blio perfetto di s stesso, sino a l'ultimo
more, come in ogni cosa, sono
sacrificio. In a-
che contano, non
gli atti
le
parole. Orbene, Giosu Borsi tenne fede al suo
le
grandi promesse non furono foglie disperse
davvero ad immedesimare l'idea
egli riusc
con quella della
tile
a Dante fu sacro
mente
della sua
giovinetta
dice che
l'Alighieri
li
non sapeano che
stero,
Dell'eroina
inspiratrice.
ove
va presso
chiamare
si
ricco
di
se ne
o per quella che l'ama.
adorna,
pieno
fess questa religione del
di fatalit
nome
infatti nel terzo
per
Giulia, Giulia, Giulia.
periale.
steriosi,
Come
pi dolce di
che
volta che lo pronunzio
nuovo.
Un
mi-
tutti
abbia
Borsi
11
in
un
il
pi
nomi.
dirti
amata.
Diario
pro-
Il
a fior di labbro,
nome,
cos
il
pi
un nome
im-
sensi
mi-
bello,
infiniti
potere
ha sempre per
giorno avr da
cos vi-
persona che
bello questo
Mi pare che racchiuda
solenni,
di
verso la donna
breve, liquido, scorrevole, soave.
il
qua-
gli Egiziani,
la
quaderno del
nome mi echeggia perpetuamente
armonioso,
incomprensibili agli
virt
ma
tuo
nome
religione del
uomini volgari,
Leggiamo
dense
Parole
popoli antichi e particolarmente
come per un segno
Nova
Vita
della
fu chiamata da molti Beatrice,
adombra quella
si
donna
della gloriosa
Giosu Borsi quello della pura
cos a
Gen-
della
di battaglia.
nome
il
vento:
al
alla gloria della stirpe gli
campo
fu concesso di morire sul
Come
ed
stirpe,
amore
Ogni
magico.
me un
su questo
sapore
nome
tante
XXVI
memorabili che
pensieri
cose, Giulia, narrandoti tutti
mi ha ispirato, perch un
nome che
me
a tante idee, immagini,
e di bellezza
reca la data 28
uno
dei
scriveva
ottobre
gennaio del
nel
1915,
La trascriviamo per
cartolina
la
intiero,
documenti pi preziosi
grandezza
di
campo, dodici giorni prima
fanciulla, dal
battaglia.
Cos
reminiscenze,
per
collega
si
1913.
inviata alla
di
giacch
cadere
in
sembra
ci
quell'anima:
di
28 ottobre 1915
tra
Gentile Amica,
un'ora
muovo
all'attacco alla testa del
tone e soltanto in questo
fare quello che sinora
mio
all'assalto.
dovr ringraziare
voglio
lei
che non sono
vita per la nostra
legri r idea
porta
il
come
il
(1)
suo
meno
adorata
che questa
nome
dirle
(1),
Oitilia,
osato,
il
che,
intrepido
coraggio di
inviarle
mondo, prima
dopo
plo-
d'an-
Signore,
il
soldato.
un
il
mio
voglio
altero e felice di offrire la
mia
quel che non mi
ral-
Italia, di
terra, riscattata dal nostro sangue,
gentile amica,
sacro talismano della mia
La Venezia
il
se avr la forza di fare tutto
dovere da buono, leale e
dirle
trovo
non ho mai
che invio verso
saluto, l'ultimo
dare
momento
mio
nome che
stato
sorte, dal giorno in cui
XXVII
ho avuto
infine,
suprema
la
che se cadr
in battaglia,
sar quello che intreccer,
per
il
come
mente sar
sempre
voglio dirle,
mio ultimo pensiero
il
unico palpito, l'amore
in
nostro Signore, per mia madre, per
miei morti e per
gioia di conoscerla.
l'
Se torner, ebbene, spero che
lei.
felice in terra
in grazia sua.
prima
Mi
per
Italia,
final-
di essere felice in Cielo,
ricordi ai suoi.
Suo
Giosu Borsi.
La bellezza
sublime
del
torna ad irradiare
le
pregustato
pagine di questo suo libro doloroso
e nostalgico, a conferirgli
un pregio
po mostrer sempre pi grande.
libri
mo
che
di nobilt
che
il
l'
oblio.
In
esso l'uo-
riconosce e ritrova la parte migliore dell'uomo
v'ha
in lui
di eterno.
La
tem-
Diario uno di quei
Il
che non possono cadere ne
ne possiede un
oggi
sacrificio
letteratura
italiana
ci
non
che l'assomigli, e possa vincerlo
altro
per sincero fervore. Abbondano, insieme alla nostra,
straniere letterature,
ove trionfa
ma
la
del senso
di liriche e
romanzi ed
le
epistolari
passione per la donna nella divorante fiam;
vi
sono varie opere,
frutti talora di
amare
esperienze personali, veri capolavori d'arte, che analizzano
acutamente
si
drammi
moti pi segreti del cuore umano,
della psiche,
problemi complicati ed
appassionanti dell'amore,
ma
su quelle
misterioi
drammi
non scende mai
XXVIII
da
di
l'alto
il
raggio di tanta fede nella potenza redentrice
questo sentimento appreso
ma
plicemente umana,
la
maniera dantesca,
come una
religiosa,
il
virtti
non sem-
capace di convertire,
peccatore;
riormente, di condurlo attraverso
di
al-
rinnovarlo inteterreno
l'affetto
e la
contemplazione della bellezza femminile ad intendere ed
amare
la
bont e
la bellezza divine.
sta ideale virt d'amore,
salire a
Dante,
tani accenti
sempre,
agli scrittori cattolici
amorosi
Per
medievali
potrebbero
pienamente
moderna
ma
ri-
lon-
non rispondono
di quei grandi antichi
vibrazioni della nostra
ritrovare que-
che salva e redime, bisogna
rispondere
sensibilit
alle
affettiva.
Ed
ecco che un un giovine ritrova, quasi perla
negli abissi
del mare, questa ricchezza
progressivo
affievolirsi del
perduta
sentimento cristiano
con
il
nelle
anime
la
ritrova per virt di fede.
Riconosciamo, tuttavia, che un libro come questo,
to
ad un'altissima temperatura
spirituale, in
cisiva di coscienza e di vita del
a lasciare indifferenti
tutti
una
scrit-
crisi
de-
suo autore, destinato
coloro -che pensano e vivono
abitualmente, senza fremiti interiori, nella povert soddisfatta del
mondo moderno
ze dell'anima.
N potremo
verso
le
disconosciute ricchez-
stupirci, a
meno
di
non essere
ingenui, delle prevenzioni che talune di queste pagine sol-
XXIX
leveranno
Colloqui
in molti spiriti timorati,
unicamente come un
ammirarono
quali
libro di piet, incuriosi
di ricercarne la genesi profonda.
Nel
Diario
esuberanza di
vi tanta
nezza di giovent ed angosciosa ricerca
come
s'avvertono, talvolta,
tici,
vita,
tanta pie-
che
di perfezione,
nelle opere dei
grandi
mis-
alcuni squilibri di forma, audacie di pensiero, intem-
peranze verbali della passione irrompente, per cui rimar-
ranno sconcertati quei
sanno
le
tempeste
critici
dell'amore
che non
e pedanti
gelidi
divino
ed umano.
Ma
coloro che preferiscono alle bene architettate costruzioni
romanzi,
letterarie, agli intrecci artificiosi dei soliti
virtuosit stilistiche,
non mancheranno
alle
gridi sinceri e immediati delle anime,
riconoscere
di
la
bellezza
umana
di
queste confessioni.
Quando l'uomo
parla in prima persona, e narra le pro-
prie vicende intime
tenzioso, futile,
vano
s, nella solitudine,
tali
od
produrranno
esteriori, riesce quasi
sopra tutto allorch, scrivendo di
pensa a
Convivio
torici.
alcuno
parlare.
s,
pi
di s
manifeste
grande
che
suoi gesti men-
o dei posteri.
un vero saltimbanco. Bene avvert
:
Non
si
concede per
li
ret-
medesimo senza necessaria cagione
Ed imprendendo
aggiunse
l'effetto
sul pubblico dei coetanei
In quest'ultimo caso
l'Alighieri nel
sempre pre-
a discorrere pubblicamente di
due sono
intra le altre necessarie cagioni
l'una
quando senza ragionare
infamia e pericolo
non
si
pu cessare
di
s,
e allor^
XXX
si
Io
concede per
meno
sit
ragione che
la
reo, quasi
mosse Boezio
delli
due
sentieri,
prendere un buono.
di s
medesimo a
prendere
questa neces-
parlare, acciocch sotto
pretesto di consolazione scusasse la perpetuale infamia del
suo
mostrando quello essere ingiusto
esilio,
scusatore
non
si
levava. L'altra
di s,
grandissima
trina
e questa ragione
a parlare di s
fu di
malo
in ottimo,
in
che per
buono,
altrui
mosse Agostino
lo
vero testimonio ricevere non
Borsi
la luce.
Gi
una profonda necessit
vita, la
la
quale per pi
certo
che potessero un
dicemmo: esse rispondono ad
del suo spirito. Egli appare dun-
que immune da ogni sospetto
di esibizionismo, dal quale,
ad esempio non saprebbe liberarsi
il
Rousseau. Potremmo,
tuttavia, essere rimproverati noi di aver violato,
gerezza,
il
segreto del suo cuore, se
sarci
Punico fine che
rio
alle
>
avemmo
stampe, e che trova
analogia e fatte
le
le
rivivere
Giosu Borsi non
la
si
una
utilit
con
leg-
valesse a scu-
presente nel dare
il
<
Dia-
sua giustificazione, per
Confessioni di
stimammo che grandissima
anime dal poter
non
debite differenze, in quella
che Dante addusse per
quale
decise a scrivere queste con-
si
lo
poteva
si
fidenze personali, non pensava
giorno veder
nelle Confessioni
in migliore e di migliore
ne diede esemplo e dottrina,
Quando Giosu
per via di dot-
processo della sua
buono
di
poich altro
quando per ragionare
ne segue
utilit
S.
medesima
Agostino. Noi
ne seguirebbe a molte
cos alta esperienza d'amore.
presenta mai in queste pagine
come
XXXI
un esemplare
di
di perfezione
umana, ma, umile,
in veste
amante indegno e peccatore. Ed qui per l'appunto
che manifesta
la
sua grandezza. Per quanto discende e
sue de-
s'indugia nell'analisi spietata dei suoi vizi e delle
tanto sale e rifulge l'anima di lui in bellezza
bolezze,
morale.
chi gli
poco a poco sog-
avvicina, viene a
si
giogato dalla forza persuasiva delle sue parole, e peneaperto dalla sua ro-
tra, insensibilmente, nel solco di vita
busta inflessibile volont.
che l'autore aveva molto
libro,
ghi e
Come
le Lettere di
sente bene, in questo
letto e
meditato
gli scritti,
Dialo-
affettuosa e riverente ammirazione egli parla
sua donna della grande santa senese
alla
santa Caterina da Siena, ed erasi nutrito
della loro sostanza divina
Con quale
si
egli dice, tanta
V' in que-
<
profonda umanit, tanta pro-
digiosa divinazione, che leggendoli mi pareva di ascoltare
messaggi
preda
un
tracciati
alla disperazione,
fallo
imperdonabile.
la seconda virt.
nito della mistica
in
due,
Il
me
solo. Ieri scrivendo ero in
ma anche
Non
quello del disperare
senza cagione
Guai a chi
si
arrende
<
Diario
mio timore
gli
tutt'altro
uomini, n
le cose,
io
Il
che sono
io l'arbitro del
le vittorie
temo
di
me
le ancipiti
destino, perch sento bene che in
vittoria,
speranza
la
fiero
mo-
Soltanto le imprese ar-
cimenti aspri mi attirano. Odio
temo n
popolana del Trecento fortemente risuona
queste parole del
cili.
per
me
mio
il
troppo
stesso.
fa-
Non
vicende del
segreto della
destino. ...
Il
mio
XXXII
avversario pi temibile sono
gurati
istinti,
con
la
io, io
con
tutti
mia incostanza, con
infingarde, con la vanit.
La
le
mie debolezze
una dura
vita
miei scia-
milizia, a
esercitare la quale occorre pertinacia di propositi, purezza
immacolata
d'intenti,
che non concede un attimo d'oblio,
di vilt, d'incertezza, e
petuamente
impone
desti, vigili, in
la necessit d'essere per-
arme. Io temo di non esser
sempre degno dell'amore che nutro, un amore operoso
coraggioso, attivo e benefico, costante e
una specie
di perfezione astratta
sogno, a cui tendo disperatamente,
dall'avere raggiunto
voci lusinghevoli,
Esso
che intravedo, che
ma
che sono lungi
Chi sperasse di trovare nel
le
infallibile.
Diario
molli abbandoni,
sospetti, le gelosie, le
sane dell'amore, s'inganna. Qui spira
il
morbidezze malsoffio d'una pas-
sione tutta virile nell'ansito della sempre rinnovata battaglia
interna.
libro
Il
si
legge, fin dalle prime pagine, con tras-
porto, giacch l'immediatezza delle
uno
stile
commozioni fermate
semplice, colorito, incisivo, tocca le corde
in
pii
segrete della nostra sensibilit.
Nei
tre
quaderni
di
questa singolare autobiografia,
quale va dal 5 dicembre 1912
corrono
le
al
27 gennaio del
'13, si
la
per-
tappe faticose d'un'anima che riconquista Dio,
cio l'assoluto.
Nel terzo quaderno confessa
Ahim, sono solo e
lontano, e mi sento ancora cos indegno e misero, cos
povera
cosa, cos sperduto nel
mio buio dove brancolo
XXXIIi
ansiosamente in cerca della mia luce, della mia
quante colpe mi sono macchiato
quella della mia purificazione
Che impresa
Ma
benedir sempre
pensando a
coraggio mi
di
mia
la
fatica
Che
ed
inaudito dis-
Amore beato
vissuto, per altezza
d'animo, solo da coloro che intendono l'esistenza
una missione
eroica.
Io
gno,
La
o,
diciamo pure il
uomo,
realt nel
riflesso piccolo
sogno
astratta dei romantici,
ma
sia la vita
la
concezione
quali vagheggiano l'ideale fuori
mondo,
sici
che sempre cercano di adeguare e conformare
piuttosto
il
d'un so-
d'una grande realt
non secondo
del
come
ho sempre pensato, scrive
Borsi, che la vita mortale d'ogni
mio affanno. Tutto,
il
pu essere
e doloroso, dunque, quale
eroica sar
mia salvezza
coster la
mi parr agevole e leggero
te,
Di
Quante lacrime, quanti
spasimi, quanti sudori e quanto strazio
pendio d'energe e
vita.
secondo
alla bellezza
suprema d'un'
l'umanesimo
latino, cio cattolico
la
disciplina dei clas-
Questa
idea.
;
ove
la realt
l'essenza del-
movimenti delle
pi accese passioni ubbidiscono ad una legge interiore
per cui l'individuo procede diritto verso
la
propria uni-
ficazione. Le forze disperse dall'istinto, la volont raccoglie, sorretta dalla ragione,
soccorsa dalla Grazia.
Ci che travaglia forse pi duramente
delle
anime moderne, degli
spiriti colti
duta l'antica fede, dopo aver bevuto
la
maggior parte
che hanno per-
alle fonti della filo-
sofia materialista, la coscienza della propria disintegra-
zione, sentimento lucido che ogni cosa vanit, e che al
XXXlV
di l d'ogni miraggio
noscono che
ciano
Ma
il
per
tutto nel
nulla.
il
mondo
credenti,
illusione,
quando
quando
rico-
strac-
velo di Maia, veggono, luminoso, l'occhio di Do.
gli scettici,
quali
fatuo gregge di Epicuro,
si
sdegnano d'imbrancarsi nel
spalanca, in quel punto,
l'os-
cura voragine del nulla, e piombano sovente, disperati,
ne
Giacomo Leopardi
l'abisso.
stesso
nella
famosa
compiutamente questo
rilev
lirica *
stato d'animo, in-
dicando a molte anime disperate, come bene supremo,
suicidio.
chi dispera,
manca
la
il
fede dell'amore. Solo
l'amore, e gi lo disse Platone nel suo dialogo immortale,
ci
rinfranca nell'antica nostra condizione; facendo a pi
potere di due uno, risana la natura dell'uomo.
un graduale progressivo risanamento
di
Borsi,
leggendo
il
suo diario.
nella sincerit di questo grido
Il
secondo
si
chiude fra
le
profetico nell'ultimo
Il
commiato
amor
tuo, in tuo
preghiera
la
affinch
te
si
Notarti
al
nome
Ma
11
primo quaderno termina
T'amo per non morire
alla
sua donna
qua solo
meam.
compiuto, per
nostro Signore, che t'ama e
in
gli sforzi
Addio,
e lontano alla
e a tua gloria sempiterna.
fac mihi vam,
terzo s'arresta nella ferma
tutto sar
degni di favorire
levavi animarti
scorgiamo nel
vera via. Alita un soffio
la
Giulia mia benedetta. Io sono
guerra, ai miei rischi.
processo
vertiginose altezze d'una vi-
sione di perfetta beatitudine.
speranza di poter ritrovare
lo
Il
ti
te,
mia
per
Qui inalzo
predilige,
che io compio per
qua ambulam
qua ad
te
XXXV
Non siamo pi
dinanzi alla
donna
terrestre
suo fantasma immateriale, glorioso. Tutta
l'abbaglia.
tala,
con
vanit.
II
suo sorriso divino.
alto mistero,
Ormai
la vittoria,
la
ecco
non volge pi
meta
la
II
vicina.
Dopo
vediamo
la luce del cielo
poeta, contemplail
capo a riguardar
tanta guerra, ecco
pace.
Piero Misciattelli.
^^i:^i^~4x^.
il
CONFESSIONI A GIULIA
3.
- Sorsi, Confessioni.
FIRENZE,
gioved 5 dicembre 1912.
Non ho voluto dirtelo, non oso quasi dirlo
neppure a me stesso, tanto questa speranza mi
sembra vana e presuntuosa, ma ieri, Giulia, le
mie parole ti hanno scossa, ti hanno turbata. Prego
Iddio che non sia un inganno, il mio, ma da ieri
mi pare finalmente di non esser pi solo. Ho
lasciato Roma col cuore ricolmo di speranze, amor
mio benedetto, rinvigorito da una prode e sicura
baldanza, e mi sembra che da oggi in poi avr
bandito per sempre dal mio spirito tutte quelle
perplessit che hanno turbato sinora la mia solitudine. S, Giulia, mia vita, mia salvezza, amer
sempre te sola, sar sempre tuo. Ormai non un
atto, non un gesto, non un pensiero sar compiuto
da me se non per te, se non per averti, se non
per rendermi degno dell'amor tuo. Ti consacro
tutta la mia vita e soltanto in questa suprema
dedizione di tutto me stesso son certo che ritrover la mia libert.
Da oggi comincio a scriverti in questo mio
quaderno, come ti promisi ieri sera. Ho tante,
Quasi mi sgomenta l'idea di
tante cose da dirti
!
questa immensit lussureggiante di speranze, d'affetti,
di pensieri e di sogni,
che
mi accingo a
svelarti a
uno
a uno, giorno per giorno.
troppo vasta, troppo
troppo
ricca,
troppo,
varia e
complessa. Le sue debolezze codarde e la sua
forza invitta, le sue squallide miserie e la sua
magnificente dovizia, le sue sinistre disperazioni
e
le
sue
speranze
lusinghiere
sue incertezze,
le
suoi errori,
le
gigantesche ambizioni che ha
generato e nutre in me, fanno del mo amore un
poema
infinito e
inesauribile,
perpetuamente
rin-
un vivo universo, ad esprimere il quale
mi sembra che tutta la mia vita intiera non possa
bastare. Ma non importa: tenter egualmente,
novantesi,
senza curarmi del risultato. Tutto il pregio di
questo tentativo nella nobilt delle sue intenzioni.
Et
voluisse satest. Parler sub specie ceter-
nitatis, poich questo divino amore m' insegna ad
eternarmi ed come un'anticipazione che forse
cielo ha voluto concedermi sulla vita eterna e
mmortale che sar riserbata all'anima mia dopo
suo trapasso. Parler soltanto per me stesso,
senza pensare se forse un giorno queste parole
saranno destinate a cadere sotto
questa sar
la
tuoi occhi, e
miglior garanzia della mia libert
un giorno potr mocome una chiara testimonianza del mio fedele e costante amore
per te, ebbene, questo sar un beneficio della
sorte sul quale non avr contato, tanto pi dolce
e della mia sincerit. Se
strarti
questi miei
e soave quanto
vittoria
scritti
pili
che corona
giornalieri
come
la
soldato,
il
sar insperato. Sar
gli
sforzi di
un
quale abbia intrapreso una lotta per una
giusta e santa pur
disperando
di
causa
vincere.
gi scrivendoti ogni giorno, dicendoti
Ma
miei pen-
mie vicende, ispirando a te
la mia vita, improntando ogni mio atto del mio
amore per te, consacrando a questo amore tutti
miei sforzi migliori, tutte le mie energie pi
nobili e sante, mi parr di aver gi in precedenza vissuto con te, al tuo fianco, amor mio. Da
oggi non sono pi solo. Da oggi comincia finalsieri,
narrandoti
le
mente
la
mia vera
vita.
Venerd, 6.
Io t'amavo gi prima di conoscerti. Anche
prima che io ti incontrassi, tu eri gi l'oggetto di
tutte le vaghe e malcerte aspirazioni che ondeggiavano nel mio spirito, sin da quando ha cominciato a palpitare in me il primo timido barlume di
ragione. T'aspettavo, con l'intima certezza che mi
saresti
apparsa un giorno e che
conosciuta, regina del cuor
destino. Tutto
mondo
al
e di questa verit io
ti
mio ed
avrei sbito
arbitra del
ri-
mio
stabilito per legge eterna
debbo a
te la chiara
coscienza.
che gi una specie di
presentimento subitaneo, una divinazione arcana
mi avvert eccola^ dessa. Ti riconobbi, riconobbi
T'avevo appena
intravista
il
tuo volto,
il
tuo incedere,
il
tuo sorriso,
la
tua
voce,
tuoi sguardi,
nome, come
rabili
tuoi gesti, persino
altrettanti ricordi lontani e
il
tuo
immemo-
repentinamente ravvivati. Se da allora qual-
che volta ho dubitato, errato, distolto da te miei
sguardi (un giorno ti parler qui dei rimorsi
i
che mi straziano atrocemente l'anima per questi
falli) la colpa sempre stata della mia miserabile
ragione,
istante.
ma
il
cuore non
ha
mai
dubitato
un
Sentivo di non ingannarmi, con una cer-
tezza assoluta e irremovibile, superiore a qualsiasi
ragionamento. La mente altrettanto fallace quanto
cuore infallibile. Chi sa ascoltare il cuore,
il
Il
cuore m'avvert che tu
mio amore
incorruttibile, indivisi-
ascolta la parola di Dio.
eri
l'oggetto del
ed eterno, eterno nel futuro come nel passato.
momenti sento tutto quello che v' in
questo amore di prestabilito e di fatale, di superiore alla mia piccola e futile volont d'uomo.
Mi pare che potrei perderti di vista, allontanarmi
volontariamente da te, non fare un passo per
cercarti, non compiere un gesto, non pronunziare
una parola per avvincerti a me, fare tutti gli sforzi
possibili per perderti tutto questo sarebbe inutile
di fronte ai decreti del destino. Nel settembre
scorso tu mi sei riapparsa proprio nel momento
in cui credevo d'essere pi lontano da te. Ogni
strada pi tortuosa in cui mi smarrisco, mi riconduce a te sempre. Questa intima certezza non
mi ha mai abbandonato.
Nei primi tempi che ti ho conosciuta sono
bile
In certi
stato agitato
sce tanto
ti
da un singolare timore che mi
difficile
spiegarti,
rie-
perch cos espresso
parr vanitoso e presuntuoso, quasi offensivo
Mi pareva dunque che mi sarebbe riuscito
ispirarti
un affetto passeggero ed
effimero. Fin dal primo momento in cui ti vidi
mi entr nel cuore un desiderio prepotente di
amare
riuscirti accetto, di farmi profondamente
da te ma volevo ispirarti un amore perfetto e
sublime, volevo sopratutto che tu mi conoscessi
per
te.
assai facile
intimamente^ senza fermarti
esteriori.
te,
E poich mi
alle
prime apparenze
sentivo ancora indegno di
poich mi sentivo incapace
vero e profondo e intuivo
di
d'ispirarti
un amore
essermi sconciamente
guastato aspettandoti, mi proposi di rifarmi sano,
di
tendere con tutte
zione ideale.
ebbi allora
te
mie forze ad una perfe-
desiderio impreciso,
dire,
le
Che momenti di impetuoso fervore
Che esaltazione, che sogni Era un
ma
forte e potente oltre ogni
supremamente benefico ed
alto.
Avevo per
impeti di venerazione e di gratitudine,
mavo
ti
chia-
cagione d'ogni mia virt,
cielo t'avesse posta sulla mia via
l'ispiratrice e la
pensavo che il
unicamente per disvelare a me stesso quanto c'era
in me di buono, di prode, di bello e di nobile.
Ma quante volte, guardandoti e standoti a fianco,
sentii vacillare l'austerit dei miei propositi Quante
volte mi sentivo assalire da impazienze frementi
Quante volte mi venne la tentazione di affrettare
il destino, di
piacerti subito cos com'ero, ma!
mentendo
gari dissimulando e
Allora purtroppo
ero un vanesio capace di mascherare
vanit
cello
con
orpelli
avvezzo
alle finzioni,
alle
guastato da mille piccoli
falsit,
mia vuota
un istrionmenzogne, alla
la
e luccicanti, ero
fittizi
trionfi miserevoli
e indegni. Ah, se tu sapessi quanto mi vergogno
a
dirti
queste cose! In quei momenti m'irrigidivo
me
contro
stesso,
come
per un istinto benedetto,
chiamando disperatamente a
cora conservavo in
me
di
raccolta quanto an-
puro e
di onesto,
per
resistere alla vilissima tentazione
di sciupare e
disperdere con un gesto prematuro il meraviglioso tesoro che indovinavo in te. E mi dicevo, in-
vocandoti e parlandoti
No, Giulia, non voglio
che il tuo amore sia dovuto alle mie grazie fatue,
n a lusinghe e importunit sciocche, n a tranelli
:
e malizie calcolate. Tu non puoi giudicarmi se
non da quello che mi sento capace di fare. Eb-
bene voglio essere grande, compiere imprese
sublimi ed opere immortali, dominare il mondo,
conquistare
la potenza e la gloria, e intanto voglio
rassegnarmi a non essere stimato, a non essere
compreso, a non essere ben udito, se non dopo
molti anni di fatiche,
d'ambasce,
di
studio, di
senza ricompensa, senza incoraggiamento, fors'anco dopo la morte E m'i-
lotta, di
sacrifici
nebriavo in quest'idea, e mi pareva
il
germe d'una
erma e sublime grandezza. Talvolta mi pareva
persino troppo vanitosa ed
l'idea,
il
ambiziosa.
Persino
miraggio, la speranza d'una ricompensa
immune
lontana mi pareva non
gnobilt e
non pensavo pi ne
al
d'impurit e
d'i-
premio dell'amor
tuo n a quello della vittoria e della gloria. Allora
mi proponevo
sempre
di amarti
in
di
silenzio,
raccogliermi, in una solitudine ignorata ed oscura,
in
una
puro
vita di
sacrificio per
il
uomini, della mia patria, della mia
bene degli
stirpe.
Che
m'importa d'essere amato ? dicevo allora a me
L'essenziale che l'ami, che le consacri
tutta la mia vita e tutti i miei pensieri. Se ella
non lo sapr mai, tanto meglio. Forse quando
stesso.
sar morto, interrogher con passione e fervore
le
mie
carte,
pianger
miei
tutte le
libri,
sulla
mia memoria
lacrime dolci, spasimose, dispe-
In quel tempo vagavo
Roma, stavo per ore ed
ore sotto le stelle al Colosseo, vagavo per la gran
piazza deserta dinanzi a San Pietro, salivo sull'Aventino e sul Oianicolo, sempre in preda ad una
esaltazione immensa, chiamandoti per nome. Finalmente amavo, non per me, ma per te, non
per un piacere temporale e fugace, o per orgoglio,
rate della sua tenerezza
spesso a notte
alta
o per vanit, o per
amore
taciturno
per
vizio,
ma di
e disperato,
vero amore, d'un
che
m'ispirava
la
che nobilitava ogni mio atto col
incrollabile, di giungere ad una per-
vita e le opere,
pensiero fisso,
fezione ideale.
la
E mi pareva che
gloria dell'Empireo,
Iddio stesso, dal-
sorridesse a questo
amore
e m'inviasse dal Cielo alla terra una moltitudine
d'angeli
con messaggi
di allegrezza e di conforto.
10
Perfezionarmi senza riposo per rendermi degno
dell'oggetto amato, fargli mille sacrifizi
a goccia, immolargli
ambizioni,
le
miei
pi acerbe e
il
istinti,
segreti,
mio sangue goccia
mio amor proprio, le mie
adorarlo da lungi, dare tutto
il
vincere in
nome suo
irresistibili tentazioni,
tutte
consacrargli
un amore insieme benigno ed umile, frugale e
signorile, generoso e casto, silenzioso ed operoso,
ecco quello che sognavo allora. E non tutto:
Questo amore che mi proponevo di nutrire per
te m'aveva fatto indovinare con un facile trapasso
grandezza
qual' la vera
completa:
la
ficio, e l'oblio
pieno di
Imparai a odiare
facili
d'una
natura
forte e
purezza senza macchia e
indulgenze,
per
il
il
sacri-
bene
altrui.
il
successo,
piaceri lussuosi e brillanti
trionfi effimeri, le
che
sono il premio dei mediocri. Finii cos per immedesimare l'idea di te con quella della stirpe
alla cui gloria avrei
stesso,
considerai
ti
incarnato.
Mi parve
naturale. Pensai
voluto sacrificare tutto
me
come un simbolo
ed
di vivere in
d'essere
stato
una
vivo
vita
sopran-
designato
volont del Cielo a compiere chi sa mai
dalla
quale
impresa portentosa e terribile, chiss mai quale
opera gigantesca e penosa. Quante cose avrei da
Giulia, lo scrivere mi fa spadirti su questo
simare di rabbia, perch le troppe immagini mi
!
fanno una ressa tumultuosa allo spirito e sento
che non posso esternarne alcuna. Sono sgomento.
Non
so
come
fare a farti capire tutto.
11
Non
credere che
tutti
questi pensieri ed
centomila che son costretto a
fortemente
nassero cos placidamente e
spirito
come pu
esprimo.
tutto
Non
uno
sfolgorante
mo
mi
mio pensiero fosse
apparire dal
credere che
il
modo con
altri
domi-
tralasciare
il
tripudio
di
cui
grandezza.
Prima di tutto dubitavo di me stesso. Alle volte
mi apparivo ridicolo, mi dileggiavo, mi credevo
un allucinato, un visionario, un pazzo, un imbescoragcille. Poi non mi sentivo da tanto, mi
giavo, ricadevo facilmente negli stravizi e nelle
miserie d'un tempo, pur sentendone ormai sempre
pi
il
senso
la
ripugnanza appunto per quel
di perfezione
morale che ormai m'era ap-
disgusto e
parso una volta. Avevo insieme, con angosciose
alternative^ le mille
zioni
la
che
ritrovano pi o
si
giovent
felicit
talvolta pigliavo
le
meno
il
mille
dispera-
attive in tutta
sentimento vago
della mia forza per una ferma volont e naturalmente m'ingannavo sul calcolo delle mie facolt;
talvolta il pi piccolo inciampo contro cui urtassi
mi faceva rotolare anche pi in basso di quel
che non sarebbe accaduto a chiunque altro;
concepivo piani vastissimi, sognavo la gloria, mi
disponevo al lavoro, ed ogni distrazione pi futile, una
gozzoviglia d'un'ora, una tresca d'un
giorno mi trascinava via con s ogni velleit. E,
quel che peggio, il vago ricordo delle mie
grandi concezioni abortite mi lasciava certi ba.
gliori ingannevoli che mi avvezzavano a confidare
12
in
me
stesso,
pur senza darmi l'energia
di pro-
durre.
Ed anche
a questo proposito, quante cose
da dire! Stasera m'accorgo di non avere
scritto altro
che sciocchezze incomprensibili,
maldestre e monche. Sono sgomento, sgomento
Non sono punto contento di quel che dico
perch mi sembra di parlare un linguaggio
avrei
non famigliare alle abitudini del mio
spirito, mi sembra di balbettare una lingua non
mia. Questo amore mi soverchia, Giulia, o
donna in cui la mia speranza vige . Un sentimento non si pu esprimere bene, intendo nel
senso letterario, se non si domina, se non si
in qualche modo gi superato ed elaborato mentalmente. Ma io non domino questo mio cuore,
ignoto,
anzi desso che mi trascina e mi travolge, che
mi opprime e mi vince. Non mi sento pi padrone di me e, se mi abbandonassi ai miei veri
impulsi, non farei altro che erompere in parole
sconnesse, in lagrime, sospiri, singhiozzi, appelli
appassionati e suJDplichevoli. Giulia, Giulia,
t'amo,
come
come t'amo!
Sabato,
7.
Quanto cammino ho percorso da quando
tu
hai cominciato a regnare sull'anima mia, Giulia!
Il
corso della mia passione pu
avere
avuto
13
suoi gorghi,
sue giravolte tortuose, pu esse-
le
da scogliere contro
re stato precluso
sua poderosa
ma
giand,
corrente
ha sempre ripreso
trionfale e irresistibile.
secondo
le
le
il
suo cammino
mio amore
Il
quali la
schiumeg-
rotta
sia
si
s'
svolto
leggi della natura, per gradi talvolta
insensibili, lenti e inafferrabili, talvolta bruschi e
repentini,
sempre
ed ha
partecipato
mia
della
imperfetta e povera natura d'uomo, debole, mortale,
corruttibile,
pieno d'incertezza e
di perples-
Ma vince, lo sento. Se
mi considero, mi ritrovo
tanto pi maturo, consapevole e forte. Ora sono
gi in grado di giudicarmi con una severit
sit,
oggi
di
dubbi e
d'errori.
m'interrogo
Non
assai pi fiera e risoluta.
coscienza tutte
le
trovo
arrendevoli e
d'un tempo. Ogni pi piccolo
pi
nella
indulgenze
facili
lascia in
fallo
me
sempre pi cocenti e so gi
rimproverarmelo con durezza inesorabile e senza
piet. Ora le vittorie su me stesso si fanno sempre pi frequenti ed agevoli, il mio pensiero si
abbandona meno spesso alle lusinghe dei mi-
un solco
di rimorsi
raggi ingannevoli,
Sento gi in
me
che precedono
si
scoraggia
meno
lunghi
fremiti
quei
di
poco
vittorioso
il
di tanti sforzi angosciosi.
tene gi accorta, dal
Tu
stessa
mio modo
di sovente.
trepidanti
coronamento
devi
esser-
di parlarti, tanto
pi preciso ed incalzante d'un tempo. Prima mi
compiacevo
di
parlarti
per
per figure e per immagini
parabole
bizzarre
indirette,
ed enigma-
14
con un sorriso ambiguo che talvolta ti ha
lasciata incerta persino sulla mia sincerit stessa,
che ti faceva dubitare d'un dileggio o per lo
meno d'una stravaganza del mio spirito. Ora non
pi cosi! Prima il mio amore era come tutto
tiche,
assorbito e raccolto in s stesso, ora
si
sviluppa,
si
occhi su di
ora
stenti.
miei
te e
modi
Prima
d'una
felicit
svolge,
gli
trepidavo all'idea d'interrogarti,
si
fanno quasi petulanti e
insi-
mio
due destini, il pensiero
vicendevole mi pareva un sogno
l'idea di farti mia, di
nome, d'unire
si
apre. Prima non osavo gettar
darti
il
nostri
vago e lontano su cui non ardivo fissarmi, oggi
lo vagheggio amorosamente come un evento
prossimo ed immancabile. Oh, se tu sapessi!
Quest'idea la delizia e l'incanto della mia vita,
un sogno casto e probo nella cui visione l'anima mia si strugge di tenerezza e di dolcezza.
Gi ti chiamo compagna fida della mia vita, gi
vedo tutto il mio avvenire occupato dalla tua
figura soave e ridente, o mia squisita, o mia bella,
o mia perfetta Giulia. La mia solitudine mi pesa
ormai. Un tempo sono stato cos stolto e cos
superbo da credere che il mio destino m'imponesse di essere solo e che in questa solitudine
fosse la libert d'ogni mio pensiero e d'ogni ma
azione, ma oggi comprendo in grazia tua che la
famiglia la salute, la virt, l'ordine della
il
fondamento
della societ.
L'uomo
vita,
solo mo-
15
struoso.
esse
ha detto
Signore
Il
hominem solum
Non
bonum
est
>
Domenica,
Stasera ho
zione per
varie
scritto
me
lettere
uggiosissima,
questa
di
noia mi
Scrivendo a te
puerile, poich in
illusione
te.
non a te. Come sarei
potere chiudere in una busta anche
realt scrivo a
felice di
un'occupa-
delia cui
ricompenso ora scrivendo a
Sorrido
8.
queste parole,
e inviartele
me
stesso,
come
tutte le
or ora,
altre scritte
quanto cerchi
In realt per
dermi, per quanto focoso e
immenso
d'illu-
sia l'amor
mio, per quanto infinite sieno le ragioni e le
maniere che egli trova in s stesso per confortarsi e gioire, pure molto malinconico e triste
questo mio
querulo
monologo amoroso! Non
accorante che un
sentimento
molto gagliardo e veemente, allorch non n
partecipato n inteso e si consuma e si agita
c' niente di pi
isolato in s stesso.
Nulla pu vivere
nutrimento
v'hanno
tano con volutt,
scritti,
doni
certi altri di
mondo
al
certi
senza un qualche
amori che
piaceri, baci,
certi
altri
sacrifici,
che vivono
certi
altri
di s stesso,
la
di
di
Il
rancore,
rabbia o di
mio
sua voracit non pu
dispetto o di gelosia o di altro.
s'alimen-
parole, carezze,
si
pasce
saziarsi
16
che di silenzio e d' incertezza, dappoich tu sei
ancora per me un idolo divino, sfolgorante di
grazia leggiadra, ma un idolo immobile e taciturno.
Mi prostro dinanzi
te,
ma non
so an-
mie preghiere e quale senticora se
mento ti agita vedendo la mia adorazione. Del
mio amore tu sai ben poco, e adesso queste
pochi
cose che ti scrivo le serbo per me. S
giorni or sono a Roma, qualche mese fa a Pracchia, ed anche prima vagamente, m' sempre
parso d'indovinare in te un certo favore per me,
una vaga prevenzione pi benigna che no, ma
prima di tutto non oso abbandonarmi a questa
speranza se non trepidando e col timore che il
mio cieco amore m'inganni e il futuro poi mi
riserbi qualche disinganno atroce
e poi in ogni
modo anche questa certezza ben poco per me.
Questo mo amore non ha qualche volta nulla
di etereo o di soprannaturale
umano
conascolti le
privazioni, il silenzio, la lontananza lo
trasti, le
fanno profondamente soffrire. S, Giulia, gli sforzi
che faccio per imprimere al mio amore un carattere superiore, olimpico, eroico, al disopra di
tutte le
debolezze,
pi delle volte
esserti
sono
sforzi
pietosamente
lontano e nulla^ nulla
che riescono
vani. Io
al
il
soffro di
mondo pu
con-
solarmi di questa lontananza. Io mi struggo dalla
smaniosa bramosia
di
rivederti, di riascoltare la
tua voce, e questa privazione mi avvilisce e mi
costerna orribilmente.
Vorrei
avere
almeno
la
17
consolazione
rammentarmi a
di
esser certo che
il
te
pensiero
tuo
si
ogni giorno,
fissa
qualche
provo a pensare
con una tensione cos
volta su di me. Certe volte mi
a te cos intensamente
frenetica di nervi
la
da
costringerti a volgere a
tua mente attraverso lo spazio,
sapere
se
sono vani o
ma non posso
questi lontani e
efficaci
amorosi.
richiami
silenti
me
Non
so nulla^
nulla.
Tutto questo mi tiene in un vago disagio, in un
continuo
senso
di
malessere.
Anche
in
queste
pagine che traccio si sente benissimo l'imbarazzo e r impaccio sono, in questo vagabondaggio
;
capriccioso del mio spirito,
bendato, smarrito in una
come un viandante
contrada che non co-
nosce: parlo come potrei brancolare, mi sembra
di
andare a
tentoni.
male, appunto perch
Non ho mai scritto cos
non ho coercizioni esteriori,
linee direttive, punti d'appoggio. Scrivo,
trei
anche
tralasciar di scrivere, e questa
godo mi
ma
po-
libert
L'uomo non fatto
per obbedire al proprio arbitrio, non pu essere
abbandonato a s stesso, non nato per esser
di cui
libero.
paralizza.
Ecco perch
egli
tanto
felice
quanto
pi governato da leggi inflessibili, quanto pi
obbedisce
genio,
ai
alle leggi
sociali,
morali, naturali, al
caratteri e agli istinti della propria stir-
pe, alle tradizioni della sua patria. Religione vuol
dire legame, vincolo. L'arte pi
che
si
fisse,
adatta
meglio a forme
grande quella
schematiche pre-
che obbedisce pi fedelmente a leggi di
Bosai, CoHfesstonU
18
equilibrio, di simmetria e d'ordine, a regole precise, a tradizioni elaborate e
longeve. Cos di
questo mio amore, che soffre di essere cos ab-
bandonato a s
ma
il
stesso,
come una
libero.
capace
indisciplinata,
male e
troppo solo
troppo
creatura vigorosa e robusta,
di fare indifferentemente
bene.
il
Ma io mi lamento a torto. Questo amore, anche con tutte le sue pene ed angustie, anche
con le sue perplessit, pur sempre tutto per
me, la mia gioia e la mia salvezza.
Luned,
9.
Oggi mi sono procurato un po' di carta da
musica e vi ho ricopiato la mia piccola Barcarola con proposito di inviartela domani. una
sciocchezza,
Ieri
nulla.
basta a farmi
che
il
felice,
mio amore
un'affermazione perfettamente
ratami da
ma
ma
scrivevo qui
raggiante.
si
nutre di
stolta, ispi-
un momento di tetraggine sconsolata,
mio amore ingegnoso e induil
in realt
strioso oltre ogni dire e sa trovare in ogni piij
piccola cosa
una fonte abbondevole
di consola-
zioni, di gioie e di diletti. Certi ricordi fugaci e
minuziosi sono per
sissimi, ai
me
quali ritorno
mi faranno sempre
altrettanti
mille
fiorire sul
tesori prezio-
volte, sicuro
che
labbro un sorriso.
19
Son parole che
sti,
m'hai detto, circostanze, ge-
tu
nonnulla
infiniti
tutti
squisiti,
tersi,
lucenti,
Ricordo il giorno in cui dinanzi a te
mi strappai dal dito un anellino d'oro e lo scaadorabili.
Reno
gliai nel
dalla
spalletta
d'un
ponte, per
mio
gettar via la traccia sciocca e indiscreta d'un
antico amorazzo. Ricordo
per
la
prima volta
la
il
giorno in cui
mia ode
ti
dissi
Che non sar
che tu non volevi ascoltare, ed io
t' indussi a porgermi orecchio assicurandoti che
nella prima parte non si parlava di te e prometbene udito
tendoti che mi sarei limitato a
proseguii.
l
un
dirti
certo punto la
quella. Invece
memoria mi
fal-
per un attimo e tu l'osservasti con un sorriso
un p schernevole. Tante cose ricordo, e tutte
mi son care pi della mia vita stessa
son felice che abbiano lasciato in me una caccia incancellabile. Di te serbo gelsamente una lettera
scritta alla mia povera sorella morta, un biglietto
scritto a me, un tuo indirizzo scritto di tuo pugno e non so dirti quanto mi sieno cari. Oggi
l'idea che riceverai la mia piccola musica basta
a farmi felice e vado immaginando il momento
in cui la riceverai, ne sorriderai, leggerai scritto
in testa
alla
Gentile
l'aprirai
sul leggio del
tuo pianoforte per leggerla. Troverai in quel do-
no esiguo un senso riposto, esso
mio amore, magari ti compiacerai
zienza di
copista
guizzare per
le
innamorato.
ti
parler del
della
mia pa-
E questo mi
fa
vene un giubilo soave e grato.
20
Vedi dunque di quanto poco so contentarmi, io
che pure ho un animo pieno di desideri avidi,
protervi e insolenti, io che sono per indole un
uomo
perpetuamente incontentabile, capriccioso,
cocciuto,
irrefrenabile,
Tu m'hai
volubilissimo.
modiche
mia benefica
maestra d'ogni virt migliore, tu, mia viva saggezza, tu, largitrice unica d'ogni mio bene pii
insegnato ad appagarmi anche
e discrete, a dar pregio a tutto,
di gioie
tu,
puro e pi santo.
Marted, 10.
Soventi volte ho l'anima straziata dai rimorsi,
punto di lasciarmi sopraffare da una sispaventosa disperazione. Tante volte ho
paura che tutta la mia vita non possa bastare
miei falli
ad espiare degnamente e rimediare
odiosi, le mie vergognose colpe. Mi raccomando alla misericordia di Dio perch m'aiuti a salfino
al
nistra e
varmi. Se vero
un principio
gi
che
di
il
pentimento lacerante
io son
salvezza, oh, allora,
gi sulla via del bene, perch Dio solo sa quanto
il
pensiero delle offese che t'ho arrecato, de-
mi son lasciato cadere, delle inmi son macchiato mi tortura angosciosamente. Dio solo sa con che ferocia implacabile, con che inesorabile giustizia io mi ricopro di contumelie e di rimproveri, mi rendo
gli oblii
in cui
fedelt di cui
21
aspramente conto dei miei torti e delle mie debolezze, senza dissimularmene la gravit e la
turpitudine.
marmi,
lo
soltanto
questa certezza pu cal-
sguardo onniveggente del mio Giudice
che pu leggere la sincerit d'ogni lacrima del
mio cuore e un giorno me ne terr conto lass,
quando tutto sar detto, quando io avr gioiosamente abbandonato, col peso della mia povera
salma, anche
e delle
la
responsabilit terribile della vita
dure prove a cui sono stato sottoposto.
Voglia Iddio che
corrimi,
che
la
la vittoria
mi
assista, e tu soc-
non abbandonarmi mai, fa
immagine mi sia sempre vicina fino
Giulia mia,
tua
Senza di te mi sento come
una festuca in balia delle tempeste, senza di te
sono perduto per sempre, ed a te mi aggrappo disperatamente, col cuore stretto dall'ambascia. Qui mi confesso a te, Giulia, nella speranza
che un giorno tu legga queste parole con un
all'ora della morte.
brivido
la
di piet
tua severit mi
di sollecitudine. L' idea del-
fa tremare,
no sar una grazia che mi
dolce quanto
meno
donami, Giulia,
le
ma
il
riuscir
tuo perdotanto
pi
sentir d'averla meritata. Per-
offese che t'ho arrecato.
Sono
ma
che pregio avrebbe la tua
benignit, la tua indulgenza, se non compiesse
uno sforzo nel perdonarmi ? So che la tua indulgenza non mi dovuta, che non ho diritto
di chiedertela, che sar un tuo dono, ma appuninescusabili, lo so,
to per questo
ti
supplico di darmela. Se tu sa-
22
pessi come sono colpevole, e perci degno di
commiserazione
Se tu sapessi come ho sospirato, come ho pianto, quanti disgusti, quante
amarezze ho sopportato Se tu sapessi con quanmiei torti
ta acrimonia mi rinfaccio
E sono
gi punito, sai ? Ogni ritardo a compiere il bene
!
gi punizione a s
Io
ho
il
rimorso
di
d'essermi troppo
oggi pi lontana
stato
stesso,
espia
si
in s.
essermi fermato troppo spesso,
spesso
la
fuorviato e
gran
un lavoratore pi
meta.
alacre
di
vedere
Forse, se fossi
e sollecito, a que-
terra quel bene che
dovr forse guadagnarmi
soltanto in Cielo, forse ho gi firmato di mia
mano la sentenza della mia eterna condanna.
Ed io, io solo, sono il colpevole mea culpa,
mea maxi/mi culpa, perch ho disprezzato mille
volte
benigni avvertimenti del Cielo. Tu mi
sei stata inviata, angelo mio, come una messaggiera di pace e di salute, di gioia e di felicit
t'ho riconosciuta per quello che eri, eppure un
tanto dono del destino m' riuscito inutile. Anche quando gi ti conoscevo, anche quando gi
sapevo che eri una creatura di questo mondo
e non della mia fantasia trepidante, anche quando per me avevi gi un corpo, un nome, un
volto, un sorriso, una voce, anche allora ho
potuto dimenticarti, inseguendo immagini false e
ingannevoli. No, troppo orribile questa colpa.
st'ora avrei gi
dopo immensi
trovato in
sospiri
23
e
non posso
senza
considerarla
raccapriccio,
senza disperare ancora di me.
Eppure nulla mi mancava ip me sovrabbondava il vigore, la forza, l'ardore, avevo lo spirito alacre, attivo e lucido, una coscienza florida.
Non c'era impresa, per quanto ardua, folle, disperata, che io non mi sentissi capace di compiere. Ero tale virtualmente, che ogni abito de
stro avrebbe fatto in me prova mirabile. Bastava
che volessi e non ho voluto. Ho preferito obbedire ai miei istinti pi pravi, sono stato un ignavo e un lussuoso, un vanitoso e un negligente.
Ma non sai, Giulia, quanto tempo ho perduto
irrimediabilmente, quanto tempo prezioso e quan:
te
energie
preclare,
magnifiche,
eccellenti,
sperperato stoltamente e miserabilmente
gono
sori,
le
vertigini soltanto a pensarci.
che erano
tuoi,
consacrare e serbare
che
a te
Mi ventanti te
avevo promesso
sola, sono andati
ti
ho
di
di-
fogne ripugnanti, cos, per un
debolezza imperdonabile. Andavo
spersi in tante
momento
di
a ciondolare
nell'ozio per la
via nelle ore con-
sacrate al lavoro e allo studio. Le sventure che
mi hanno
colpito,
miei
lutti
micizie, le invidie, le traversie,
di ispirarmi
famigliari, le inii
rovesci, invece
una maggior forza ed un maggior
coraggio erano per
me
tante scuse che tentavo
accampare per giustificare la mia ignavia.
Odioso, orribile a dirsi Questa confessione mi
costa una pena spaventosa, Giulia, e arrossisco
di
24
nell'onta. Ecco,
come ho
perseguito, misere, este-
immagini
nuanti, disonorevoli
no compiaciuto di successi
schi, mi sono appagato di
di
rinchiudermi in
dine,' in
nefico.
lesca,
di piacere
Mi
so-
lodi indegne, invece
feconda
un'austera e
un lavoro
effimeri e ciarlatane-
solitu-
nobile, virtuoso, tenace e be-
Ho obbedito alla mia lascivia pi animami sono insozzato nelle volutt pi impu-
ed ho anche osato profanare in esse quanto
ancora mi restava di puro e di degno, mascherando nei modi pi ipocriti, con le parole pi
re,
menzognere
la
loro
esageri per farmi
Non
bassezza.
una specie
di
franchezza: no, no, dico assai
credere che
merito della mia
meno
di quel
dovrei. Potrei raccontarti particolari orrendi,
che
che
basterebbero
a farti perdere quel po' di stima
che puoi avere di me. E non te li narro, non
perch tema di essere disistimato da te, perch
la
tua collera e
merito
la
non
te
disprezzo quel che mi
il
tuo
li
narro
tua immagine, troppo
perch
ti
troppo venero
adoro, troppo ho p
sto in alto la tua figura pura, santa, incorruttibile
e casta, per poterla mescolare ad
mie sozzure e
delle
una sola
delle
mie miserie.
Giulia, ho scritto queste parole in preda ad
un dolore angoscioso sento che questo dolore
mi purifica, un dolore che benedico con tutto
:
il
cuore e vorrei fosse mille volte pi atroce ed
intollerabile di
cos, per
certo della sua
potenza
essere
mille volte pi
espiatrice.
Giulia,
non
25
voglio
promesse vane^ non voglio formu-
farti
lare
proponimenti
ma
voglio trovare
presuntuosi e magniloquenti,
la
forte soltanto nella
garanzia d'un avvenire pi
fermezza che tu hai saputo
nuovamente dare all'animo mio. Sono pi
ma
oggi, pi risoluto e determinato,
per tua so-
lo spero in te sola, io confido in te sola,
la virt,
te solo
invoco^ tutto attendo dalla tua sola grazia.
Mercoled,
Ieri
saldo,
e oggi
ho molto
letto e
loghi di Santa Caterina e
stupore quando ho trovato
role tante risposte
stato d'animo.
in
dirti
Dia-
il
mio
in quelle divine pa-
consolanti
risolute e
V'
meditato
non so
11.
quegli
mio
al
pro-
tanta
scritti
fonda umanit tanta prodigiosa divinazione, che
leggendoli mi pareva di ascoltare messaggi trac;
ciati
alla
un
per
me
fallo
scrivendo
S,
nanzi a
ero
ma anche quello del
imperdonabile. Non senza
speranza
de
solo. Ieri
disperazione,
la
seconda
Giulia, io
te, di
virt.
preda
cagione
Guai a chi
ho bisogno
in
disperare
si
la
arren-
di umiliarmi,
di-
chiederti perdono, pur proclaman-
domi indegno di ottenerlo, ma frattanto questo
mio moto di pentimento e di umiliazione non
deve essere quella vile paura servile che la
Santa riprova con parole cos cocenti. Io debbo
confidare in me stesso. vero
in fondo alia
:
26
via che percorro
ho
e sfolgorante di
tutti
visto la tua figura sorridente
i
segni
della beatitudine,
che mi convitava a un supremo simposio felice,
eppure non ho avuto la forza di correre a te,
anzi, per saziare
fermato qua e
neppure
turpi
l alle piti
l'eternit
ma
ritardo,
pochi
mi sono
appetiti,
lorde bettole.
vero
questa una ragione di pi per
con fede
potr compensarmi di questo
af-
con ansia rinnovata. Coraggio, coraggio Longa via est: propera! Per troppo tempo sono stato un ingrato
e uno sconoscente, ho dispregiato
doni pi
opulenti che il destino mi ha elargito. Ora ti
frettarmi
rinvigorita
voglio regina del
perch
pena
il
tuo
cuor mio,
Giulia
imperiale beneplacito
benedetta,
mi
ordini,
sempre la mia
lunga e abominevole codardia. Come son felice
d'amarti
morte, di
la
Una
letizia
fonte d'ogni bene,
umano, amo
per
vincere
la virt,
serena e fulgida m' inonda.
amando
amo
la
te
mia
amo
il
genere
patria, la
fede
Servendo te, servo il Signore, in
Icetitia, tutto mi si
converte in gioia, anche il
dolore, anche la fatica, anche il sacrificio. Aldei miei avi.
l'infuori di te tutto
sei
il
imperfetto
e perituro,
bene che non sazia mai. Questo gaio
vore mi avverte che sono nel giusto.
Ma
da noi ritorca
il
chi la gioia in cor
viso
non
ha.
Chi quaggi non ha sorriso
certo in ciel
non
sahr.
tu
fer-
27
mia gaiezza incarnata, mia
Oh, se tu sapessi come,
come mi struggo di tenerezza e d'amore per te,
o sorriso, o luce del mondo Che fai in questo
Io sorrido a
te,
Giulia gentile e forte.
momento? Che dici? Che pensi? Dove sei?
Non indovini che questo tuo servo lontano
qua
adora? Nessun
nessun palpito segreto e
misterioso ti fa tremare il core?
If I love you, what is that to you ? We
say so, because we feel that what we love is
not in your will but above it. It is the radiance
of you, and not you. It is that which you know
not in yourself and can never^ know (Emertutto tuo,
presentimento
che t'invoca, che
ti
ti
agita,
son).
(1)
Gioved, 12.
Ieri
t'ho
t'ho spedito
spedito
il
quest'anno
di
la
mia Barcarola.
programma
in
Stasera
delle letture dantesche
Orsammichele.
Domattina
spedir un numero della Rivista di Roma.
appena comparir,
ti
far avere
il
mio
ti
Poi,
articolo
Se io vi amo che cosa ve ne importa? Noi diciamo
perch sentiamo che ci che amiamo al disopra
della volont della persona amata. E' la sua irradiazione,
non la sua persona. E* ci ch'ella non conosce in se
stessa e non pu mai conoscere .
(1)
cos
28
SU santa Caterina.
cos conto di
farti
sovente qualche segno che mi ricordi a
ti
dia prova della
d'aver
terminato
mia
attivit.
Crismiti
Quanto mi tarda
avere.
il
avere di
te
o che
Non vedo
l'ora
per potertili fare
mio lavoro
lento e
laborioso, penosissimo, e richiede soprattutto
grande pazienza,
ma
certe
una
mi afferrano
volte
violenti impeti d'impazienza e vorrei affrettarmi,
me
sforzarmi, abusare di
stesso e delle mie forze,
tanto la fretta mi angustia.
Adesso
mio lavoro intorno
il
ai
Crismiti s'
mi occorre compiere un certo
studio piutosto arduo e raro sulla civilt del
arrestato perch
Califfato
terzo
nel
secolo
dell'Egira.
Domani
andr a trovare un mio dotto amico per ottenere
da lui di potere accedere alla biblioteca delle
discipline
riori.
orientaliste all'istituto di
Studi
supe-
Prevedo che dovr passare anche qualche
giorno
alla
Nazionale e
raccolto tutto
il
alla
Marucellana,
materiale che m'abbisogna,
poi,
ripi-
mio buon lavoro, su cui
sono assai vicino a
qualche vittoria, ma gli ultimi momenti che di
pi febbrili e
poco la precedono sono sempre
glier allegramente
il
ho
Forse
tante speranze.
intollerabili.
poi questo lavoro proprio este-
ed
opprime come un tedioso sgobbo scolaresco.
Eppure non pu essere altrimenti. Anche monumenti pi maestosi sono stati costruiti pietra per
pietra, mattone per mattone, con tanti piccoli
nuante, piccolo, minuzioso, gretto. Esaspera
29
gesti faticosi,
ogni
nare
ed giocoforza rassegnarsi a fregenerosa impazienza. Non c'
pi
uomo
che non preferisca esercitare in un solo
attimo e con un solo sforzo magari immane
tutte le energie che invece gli bisogna spendere
in uno oscuro e paziente lavoro
eppure io credo che in questo sia
ben pi egregio ed ammirabile il merito, che in
questo si misuri la tenacia intrepida e la tempra
invincibile dei pi grandi spiriti. Coraggio, dunque, per te, in nome tuo, mia Giulia! Quante
volte, Giulia, il solo pensiero di te basta ad infondermi forza ed ardire, franchezza e costanza
Rammenti quel giorno in cui a Pracchia mi dicesti sorridendo: - Bisogna esser forti -? Quante
volte mi son ripetuto quelle parole Quante volte
poco a poco
giornaliero,
esse m'hanno
aiutato
stanchezza e di conforto
immondo
di peccati e di
l'accidia quello di cui
Ogni
Io
debolezze,
pi
volta che lo vinco
perch da
con
te
sola
un attimo di
sono un ricettacolo
vincere
attingo
ma
fra questi
il
dominio.
sento
una grazia d'amore,
quell'ardore
risoluto
posso debellare quel pravo
istinto d'in-
fingardaggine e di neghittosit. Mia
benedetta!
cui
Come
sarei
misero e meschino,
e spregevole senza di
te,
rosa, dispensatrice di
bene e
il
mio cuore
quello
che
si
moltiplica per
varr,
come
sarei inetto
regina benefica e genedi virt
la
T'amo ed
gratitudine. Tutto
poco o molto,
sar tuo, lo
30
riconosco e lo proclamo
fin
d'ora tuo
dono
in-
sperato.
Venerd,
Che
per
tata
dolce, che cara abitudine
me
gi
questa di non coricarmi
13.
diven-
ogni
sera
senza prima aver tracciato qualche parola su
questo quaderno! Son parole sconnesse, manchevoli,
vagabondaggi capricciosi
ma
della
tasia inebriata e
innamorata,
un
un pregio che supera
significato e
doppi
l'atto
il
mia
a
loro miserrimo valore intrnseco.
che
vale, la fede
con
fan-
attribuisco loro
cui
si
mille
Non
compie,
l'intenzione intima che v' riposta.
per
te
ad avere
pi
un
i
culto,
suoi
riti
11 mio amore
una religione che comincia
giornalieri
un moto vago ed
costanti.
Non
una
serie
inafferrabile,
di impeti senza consistenza e senza forma. Si
esprime, e nell'atto stesso di esprimersi acquista
una pi chiara coscienza di s. Un pensiero
inespresso
come
se
non
esistesse,
sboccia soltanto nell'attimo stesso in
nasce
cui
si
e
ri-
veste di parole. Nei tentativi che fa per cercare
sua forma definitiva comincia a vivere la sua
vita individuata ed esteriore, una vita propria
la
secondo le sue leggi. Soltanto in questo momento
mi rendo conto dell'importanza della preghiera
nella fede. Che lampo subitaneo m'illumina Oh,
!
31
Giulia,
debbo
Giulia,
a te anche questa grazia.
Dante dice:
Veramente, n forse tu t'arretri
Movendo l'ali tue, credendo oltrarti,
Orando, grazia convien che s'impetri
Soltanto adesso
mi
appare
tutta la
(i).
sublime
santa giustezza di queste parole immortali. Senza
dell'anima sono vani e
La preghiera la guida
dell'anima, che la conduce al suo destino, il sostegno dello spirito. Ora queste parole che scrivo
qui ogni sera sono la mia preghiera a te, valgono
quanto le prime formule rozze ed ingenue a cui
la
parola anche
possono
si
Io
dischiude
ti
voli
fuorviarsi.
e adorabile.
labbro del proselite
il
prego e
ti
catecumeno.
adoro, o mia Giulia deprecabile
Non considerare la mia inettitudine
ma vedimi cos come sono, pro-
ad esprimermi,
tutto fisso in te, tutto palpitante
strato e raccolto,
e fremente d'amore.
medesimo
in te.
Son
tutto
Ah, perch
cosa
tua,
mi im-
non trovo parole
roventi e sfolgoranti e sfavillanti
come
vorrei?
Perch non so dire nulla di questo mio amore
cieco ed impetuoso, insaziabile e ansioso, che
mi strugge e mi consuma, in cui mi smarrisco
ebbro ed attonito ? Fiero e gagliardo signore del
cuor mio, esso mi ha vinto, mi ha fatto suo
schiavo per sempre, ed ora io non
(1)
Paradiso,
XXXII,
145.
concepisco
32
che quella d'obbedire
altra felicit
alla
sua legge.
mia
Giulia, Giulia, Giulia mia, sento tutta l'anima
barcollare e vacillare sotto
il
peso
di
questa tene-
rezza soverchiante. Vorrei scoppiare
balbettando
il
tuo nome,
in
lacrime
tenderti le braccia sup-
plichevoli, chiamarti, chiederti l'elemosina
sguardo benigno.
Come
Non posso
pi,
d'uno
non posso
pi.
mi
mia ragione si smarrisce.
Cara Oh, mia cara Oh, mia diletta, delizia
mia unica! Come sei bella! La tua bellezza
quasi una delicata efflorescenza del tuo spirito
E' troppo.
sento impazzire,
far a
la
squisito
Dio mio,
vivere?
gentile,
l'immagine
sensibile
d'una
bellezza interiore, incorruttibile e immortale. Creatura eletta, benedico
il
destino che
ti
volle
far
nascere nel tempo destinato al mio increscioso
ed importuno esilio mortale, che dispose il nostro
incontro, e mi fece conoscere
il
tuo sorriso
ascoltar la tua voce, dolcezza mia,
mia
ed
beatitu-
mia luce, pensier mio trepidante ed unico, mia sempiterna, gaudiosa e sedine,
cura
mia
gloria,
felicit.
Sabato, 14.
Oggi
per
me una
Uno spasimo
giornata
tempestosa
mi tiene e mi
opprime. Sono scontento di me^ trascorso da
fremiti collerici. Mille incertezze mi ondeggiano
tristissima.
irrequieto
33
nell'animo e
il
pensiero di
non basta a rasserenarmi.
mia
la
vita
te,
In
che me le ispira,
questo momento
come una
avvenire mi appare
petua battaglia, piena d'ansie e di
per-
struggimenti
uno sforzo continuo senza tregua n
riposo. Che pena insostenibile, anelar sempre
ad una pace suprema, ad una felicit senza turincalzanti,
bamenti, sapere che mi aspetta soltanto se sapr
guadagnarmela, che l'otterr soltanto a prezzo
d'angosce Talvolta quest'idea mi par
benefica e provvidenziale, ma oggi ne sento soltanto lo strazio e l'impazienza. Capisco che il
mio patire necessario, che senza di quello non
vi sarebbe altro modo di misurare la tempra del
mio spirito, che il bene che m'attende non sar un
dono gratuito ma un premio, e un premio ottenuto
ogni patimento che mi sar costato mi
il quale
parr ben futile; pure andare incontro a questa lotta
sapendo gi prima quali aspre lotte ininterrotte
mi coster, ebbene, un passo che io non posso
muovere senza sgomento. Non mi fraintendere,
Giulia. Non la lotta materiale che mi spaventa.
pericoli umani, le privazioni,
sacrifici,
disinganni acerbi di questa vita mortale son tutte cose
che considero con un franco sorriso di sprezzo.
di fatica e
Mi sento
fortissimo, invincibile.
gesto mi possa bastare a
la sorte del
Mi pare che un
nel pugno
stringere
mondo. Ho ambizioni immense, che
manifestate sembrerebbero assurde
ma
sulla cui realizzazione
5.
BoBsi, Confessioni.
e pazzesche,
prossima ho una fede
34
cieca e assoluta.
Non
esteriore, anzi
mio
prode
mi
desidera,
li
Soltanto
coli.
il
attirano.
cerca,
li
invoca,
li
imprese ardue,
le
Odio
le
timore
tutl'altro: io
temo
uomini, n
gli
pavento di alcun ostacolo
ardimentoso, altiero
istinto
vittorie
temo
le
troppo
di
me
cose, n
osta-
gli
cimenti
facili.
aspri
mio
Il
Non
stesso.
ancipiti
le
vi-
cende del destino, perch sento bene che in
me il segreto della vittoria, che sono io l'arbitro
del mio destino. Appunto per questo mi sento
sfiduciato ed ansioso. Se dovessi contare soltanto
sull'acume e sulla infallibilit del mio ingegno,
sulla robustezza del mio braccio, sulla mia astuzia,
sul
mio valore
di
combattente,
allora
sarei
fin
da ora intrepido ed impavido e affronterei la
lotta con invitta baldanza; ma devo contare pi
sulla mia virt che sulle mie forze. Il mio avvermiei
sono io, io con tutti
con la mia incostanza, con le
mie debolezze infingarde, con la vanit. La vita
una dura milizia, a esercitare la quale occorre
pertinacia di propositi, purezza immacolata d'intenti, che non concede un attimo d'oblio, di vilt,
sario pi temibile
sciagurati
istinti,
d'incertezza, e
petuamente
impone
la
necessit d'essere
desti, vigili, in
arme.
Io
temo
di
per-
non
un
degno dell'amore
amore operoso e coraggioso, attivo e benefico,
costante e infallibile. Esso una specie di perfeche
esser sempre
zione astratta che intravedo, che
tendo disperatamente,
ma
che
nutro,
sogno,
cui
sono ben lungi
35
raggiunto.
dall'avere
esempio, mi sembra
momento, per
questo
In
star qui
di
perdermi
in
mi
ciarle inconcludenti e in vanesie millanterie,
par d'essere un parolaio querimonioso, a
a volta piagnucoloso e spaccone.
dialmente, nutro contro
di
volta
Mi odio
me una
cor-
invincibile
ripugnanza, mi considero un inetto e un cialtrone.
L'avversione per
l'amore per
namente
te.
me
altrettanto
grande quanto
si pu uma-
Soffro, soffro quanto
soffrire.
Domenica,
Anche oggi ho
di risposta alla
aspettato invano un tuo
musica e
spedito. Niente, niente.
Che
pensi di
dilaniano
il
me?
cuore,
Il
ti
tuo silenzio mi opprime.
mille timori
immaginare
almeno per un senso
cenno
rassegna che t'ho
sospetti
mi
intollerabili.
Se
Mille angosciosi
tu potessi
certo che
alla
15.
quanto
mi fai soffrire,
femminile son
a togliermi da questo
di
affretteresti
inferno con una parola.
piet
Oggi son rimasto
pi
d'un'ora qui in questa stanza stordito ed attonito,
mio
una torbida immobilit.
Se qualche sventura improvvisa
mi piombasse sul capo, sarebbe un rabbioso sollievo per me, l'accoglierei come una provvida
a covare
Non
il
strazio in
resisto pi.
liberazione. Tutto, tutto
sinistro dissolvimento.
preferibile
questo
36
notte alta.
Ho
questo quaderno e
brile e
forsennato
deliberato di chiuder presto
di
pormi
per
domani e sempre, senza
al
lavoro
respiro.
far
Mi sento
affer-
rare dagli impeti ciechi d'una furia
affannosa.
Come
pi febcos
istordirmi.
anelante ed
t'amo, Giulia, mio idolo severo
mia terribile ticon una furia tremante e convulsa, t'invoco con una insistenza
dolente e supplichevole. Vedi la mia vertigine,
contempla la mia miseria^ ascolta il mio terribile
ululato, il pianto del mio cuore,
miei sospiri,
e silenzioso, mia inaccessibile,
ranna! Ti tendo
le
braccia
e soccorrimi, per piet, soccorri questo tuo servo
Ho bisogno della tua cleNon rifiutarmela, se non vuoi
smarrito ed esanime.
menza per
vivere.
miei lache sia perduta per sempre. Ohim^
menti non ti giungono si perdono e si dileguano
i
sordamente dopo avere echeggiato un attimo
nella tetra caverna del mio spirito. Tu non mi
ascolti, ed io debbo ringoiare amaramente tutta
la disperazione che sgorga, che rigurgita da ogni
varco dell'anima mia.
Al lavoro,
al
lavoro, che
non
la
pace
tezza, se
mi
dia
la
spossa-
Luned, 16.
Stanotte ho lavorato fino all'alba intorno alla
sesta novella
dei
Crismiti,
quella
del
Fumo.
37
Stamane sono stato varie ore alla Marucelliana
sono tornato carico di libri e d'appunti.
Oggi ho scritto un piccolo studio su Santa Caterina. Stasera ho lavorato per il giornale. Sono
stanco morto e mi sono cos procurato per
stanotte un sonno pesante e duro. Era il mio
scopo. Un po' d'oblio quello che chiedo, un
e ne
po' d'annientamento sordo e cieco. Stamani tor-
nando
dalla biblioteca
sono entrato nella Chiesa
sono rannicchiato
della Santissima Annunziata, mi
in
un angolo
pregare.
con
Ho
dell'ultima cappella a sinistra
per
pregato con tanto fervore, a lungo,
tutta l'anima astratta.
sarmi e comunicarmi
presso
alla
tomba
Presto voglio
dei miei cari.
Croci,
l,
sogno
di sollievo, di luce, di purezza,
la
di rifarmi l'anima,
confes-
Chiesa del Monte
perch sento
che
Ho
alle
bi-
ho bisogno
sto
male,
che brancolo nel buio, che mille pesi mi opprimono, che soffoco. Cos solo, amarti cos
solo, in mezzo a tante incertezze, quasi senza
speranza, per me una tortura indicibile, che
non posso pi sopportare. Soffro, proprio come
pu soffrire ogni innamorato deluso e incorrisposto, per questo mio amore assurdo e infelice,
contrastato e disperato. Mi considero vittima della
Ho un
mente come un chiodo,
quello di rivederti al pi presto. Oh, s, voglio
rivederti, Giulia. Aspetto di avere una scusa qualunque per venire a Roma, magari un giorno
sorte, di
qualche ingiustizia irrimediabile.
solo pensiero
fitto
nella
38
solo,
magari poche
derti,
parlarti, di
ore
ripeterti
strartelo, di dissipare
Giuro a
me
soltanto,
pur
che t'amo,
di
di
tuoi sospetti, se
stesso che questa
volta
rive-
dimone hai.
non
la-
ti
scier senza prima averti costretto a dire quello
imposto un reciso
dilemma. Voglio, voglio che tu mi ami, Giulia!
Senza questa certezza la vita non ha pregio per
che pensi
di
me, senza
averti
me: voglio conquistarmi
il
tuo
cor
prezioso o recidere per sempre ogni
speranza abbarbicata
in
me.
gentile
radice
e
di
che
Stolto, stolto
sono! Che dico? Che penso? Ohim, sono
di me, ho smarrito ogni senso di equanimit e
di pazienza, mi sento prepotente, bizzoso, avido,
impaziente e febbrile. Ma perdonami, Giulia, t'amo
troppo e questo amore per me una questione di
vita o di morte. Anche questi impeti ciechi son
pur sempre prove palesi della mia sincerit. Oh^
se tu sapessi come t'amo! Se tu potessi averne
un'idea anche pallida, monca, imprecisa, son certo
fuori
mi
che
patire
ameresti
e tribolare.
compenso a tanto
mio sitibondo e
amor
Oh,
subito, per
impetuoso! Umile pi d'ogni
altro
superbo, docile fino
sacrificio e all'oblio
alla
prepotenza,
alla
alla
completo
altro e pi
d'ogni
rassegnazione,
di s,
avido
al
fino
pervicacia e all'indiscrezione,
unica mia gioia, unico mio tormento, mia schia-
mia libert, esso mescola in s ogni dissonanza ed ogni contrasto. E non poterlo esprimere In tutte queste pagine che ho gi tracciato
vit e
39
non ne
potresti
vedere
ne una traccia fugace.
una
ombra
pallida
Non rammento
d'aver mai
mia tentativi pi vani e schernevoli.
laddove dovrei gridare con voce
maschia, possente, risoluta e secura. il mio linguaggio impacciato e manchevole. Io racimolo
qui a stento pochi detriti sbriciolati ed informi,
mi smarrisco ad ogni passo, vorrei dire una
cosa e ne dico un'altra. C' nel mio modo d'esprimermi qualche cosa della inconsapevolezza
fatto in vita
Io
balbetto
inesperta propria dell'infanzia.
ancora fanciullo ed
con ansia
S,
mio amore
il
immaturo ed
indicibile e trepidante
sar forte ed armato. Ricorro
al
il
aspetto
io
giorno
soccorso
in cui
irrisorio
poche frasucce viete, d'indole letteraria, perch
non ho di meglio. La mia vena, lungi dall'esser
vivida, limpida, fresca e corrente, una torbida
fanghiglia, un rivoletto lotulento e carico di detriti estranei. Io sogno ed ambisco
invano una
di
parola calda, spontanea
persuasiva,
folta
sensi fausti e solenni, regolata dal ritmo
rioso d'un'armonia musicale
di
io
di
miste-
spero inutilmente
dare dell'amor mio una figura placida
se-
un nume austero e tranquillo. Ma come posso raggiungere quell'ideale
compiacimento grave ed imperturbato, se tanti
rena,
come
quella di
pensieri strazianti mi
muovon
guerra implacabile?
Soffro, Giulia, soffro. Sospetto che
il
tuo silenzio
prova d'un qualche tuo rancore contro di
me, d'una collera o d'un dispregio che non so
sia la
40
spiegarmi, di cui
non conosco
mio conto.
Perch non mi
narti sul
biti?
me?
detto di
incertezza mi
turba
S,
rassere-
Ma
che hai? Che cosa dupresti fede? Che ti hanno
voglio rivederti, perch questa
mi
uccide,
mia pace, fiacca
la
Vorrei
causa.
la
conoscerla per potermi scagionare, per
ogni
toglie
serenit,
mie forze.
tutte le
Marted,
17.
Oggi mi sento un po' pi calmo. Guai se il
mio amore non mi concedesse qualche momento
di tregua e di serenit: la mia vita sarebbe un
inferno. Stasera mi sento un po' meglio disposto.
Non ne so bene il perch. L'amore non obbedisce alla logica, guidato da impulsi che hanno
tutta
l'apparenza del capriccio,
trovano
la
ma
che certamente
qualcosa di
loro ragione d'essere in
non
mio lavoro, ho passato
superiore, d'arcano e d'inconoscibile. Oggi,
sono soddisfatto
tutta la mia giornata
so,
del
speso proficuamente
il
tutto
il
mio dovere,
al
e tutto questo
d'esserti pii vicino, d'aver
mio
ti
mi d
fedelmente
parlo troppo di
me
d'avere
e d'aver fatto
un tuo espresso comandamento. Ora
basta! Io
stesso.
l'idea
obbedito
io...
Ma
Questo
diario stupidamente egoistico e vanitoso.
Non faccio
di
sento
tavolino,
mio tempo
altro
che parlare
me, che impietosirmi
di
sulle
me, che occuparmi
mie stesse queri-
41
monie, esaltarmi sui miei stessi
io
non son
nulla,
non sono
tripudi.
che
altro
Invece
un tuo
miei giorni
servo inutile e indegno, che passo
a pavoneggiarmi allo specchio, invece di servire
i
con sollecitudine instancabile. Non mi scorder
mai una cosa che tu forse avrai dimenticato,
ma che io ho sempre impressa nel cuore. Tutto
quello che ti riguarda ha per me l'importanza
d'un evento grave e solenne. Fu nei primi giorni
te
di
settembre del 1909, sulla strada di
Tornavamo
io
ti
dicevo per
ispirati
da
te.
con
dai Sette Ponti
la
prima volta
Quando
Ivi
giunsi
io regno, e
ai
altra
miei
versi
Pracchia.
gente
ed
ottonari
che dicono
son tiranno
ostinato e rozzo e scabro.
col
mio sdegnoso labro
senza speme altrui condanno
tu,
che pure facevi mostra
orecchio distrattamente,
dirmi che
insomma
non
di
>,
prestarmi appena
potesti trattenerti dal
parlavo troppo di me. Le
io
fitte in mente fino al
punto che ne ricordo persino il tono preciso e
potrei indicarti esattamente il luogo dove eravamo
e la mossa con cui le accompagnasti. Sovente
mi sono tornate alla memoria come un ammaestramento, a cui purtroppo disobbedisco spesso.
tue parole mi son rimaste
E ancora mi accorgo
lora^ di
stesso
d'essere
il
il
medesimo
d'al-
mia figura e far di me
protagonista delle mie vicende amorose.
dare importanza
alla
42
E invece io sono soltanto l'indegno ricetto d'un
amore che non merito e questa la mia fortuna,
una ventura di cui debbo esser beato pur non
avendo la minima ragione di compiacermene o
vantarmene meco stesso. Io non voglio ormai fare
altro
il
che adorare
mio sguardo
te,
Te voglio lodare, in te
Oh, se potessi a poco
inebriato.
rapirmi, obliarmi in
senza mai distogliere date
te.
poco giungere a dimenticare
tutto
l'esser mio,
a cancellarmi dalla mia memoria, scivolar via dai
mia persona come da un
odioso carcere e sentirmi libero da questo peso
della mia coscienza che mi trascino dietro da ventiquattro anni
Confondermi in te sarebbe allora
come un conquistare la mia libert. Rimarrei astratto e sospeso in un'estasi che mi farebbe obliare
il mio nome, il mio viso,
miei sensi carnali, questa
salma opaca, fragile e pesante. Non vedrei pi
che te, ius'^ensibile e morto a ogni altra cosa. Tutta
la somma della mia energia vitale, ora sparpagliata
limiti
angusti
della
e sminuzzata, affluirebbe e
si
accoglierebbe in un
punto solo, in te. Giulia, mia perfezione, ecco
che io ti vedo dinanzi a me con l'immaginazione,
ecco che io t'ascolto. Come sei bella Come sei
sublime Che dolcezza incantevole nella tua voce,
!
cos soave, cos vellutata!
Quando
parli, tu sorridi
sempre.
Che
Tutte
volte che sollevi e apri dinanzi a
le
vivida armonia in
ma gentile!
me
le
guardandomi con quei tuoi
io trattengo a stento un grido
tue ciglia abbassate,
grandi occhi puri,
te,
43
spasimosa e di giubilo infinito.
La tua bellezza ha qualcosa di magico, che trascende la vaghezza e la venust dei tuoi tratti materiali. Sembra un puro pensiero sbocciato, un
che di imponderabile e sovrannaturale. Non so
neppure come dirlo. Tu hai su di me una specie di
potere magnetico ed io ti vedo sempre attraverso
di
meravglia
un
fluttuare e palpitare di fugaci fremiti luminosi,
come
potrei vedere un'apparizione
gelica. Al tuo
confronto ogni
grossolana e volgare.
reggere
al
Non
paragone con
c'
la
sovrumana, an-
cosa rozza,
musica che possa
altra
tua
fulgore che valga quello del pi
voce, non c'
vago
e fugace
armonia snella che possa
paragonarsi a quella del pi rapido e impensato
dei tuoi gesti. La tua sola vista la pi prelibata
delle consolazioni. L'anima dell'uomo tende invano all'assoluto. Ogni cosa che lo circonda imperfetta, ha la sua macchia, il suo difetto, la sua
tara, la sua magagna. Questa rosa vellutata e ricca
ha un petalo risecchito e una lumaca strisciando
su di lei l'ha insozzata della sua sbavatura. Questo
diamante grosso come un uovo d piccione,
sfaccettato con una simmetria perfetta: attesta nel
modo pi eloquente la grandezza d Dio, il supremo
geometra; ma no, ecco qui una piccola scheggiatura che lo guasta. Che silenzio profondo mi
dei tuoi sorrsi,
non
circonda stanotte!
done
ai
gorgheggi
che quasi
ai
c'
Che
delicato stormire tien bor-
di quest'usignolo!
miei piedi
Ed ecco
molesti ranocchi inco-
44
minciano
il
loro gracidio.
Ma
tu
appaghi quel de-
siderio
sempre inassopito
soluta,
d'armonia perfetta e impeccabile che
di perfezione ideale, asin
fondo all'anima di tutti noi come un bisogno istintivo, come un presentimento della beatitudine immortale alla quale Iddio ci ha destinati. Giulia, tu
sei divina e l'ammirazione che io tributo alla tua
perfezione sconfinata e assoluta, senza restrizioni
e senza tara. Allorch
a
te,
ti
contemplo, allorch penso
non ho nessun bisogno
miei sguardi o
di
circoscrivere
miei pensieri, per evitare l'incontro
menda, della pi piccola imperLa mia gioia piena e immacolata,
senz'ombra e senza sforzo. Il supremo Artefice ha
voluto creare in te un capolavoro squisito, spendendo in te la sua cura pi amorosa, minuziosa,
della pi piccola
fezione.
vigile e sottile.
parli,
parlato,
sfiorare
ti
tu vivi, pensi,
ti
muovi,
gestisci,
Se penso che ti conosco, che t'ho
che le mie labbra hanno potuto una volta
la tua mano, che due settimane or sono
sorridi.
parlavo, che fra qualche giorno forse
ti
rivedr
ancora, m'invade un'infinita tenerezza^ un soave
incanto, un giubilo insostenibile. Benedico la sorte
che mi ha voluto cos avventurato, largirmi un
dono cos cospicuo e darmi la facolt di com-
prenderlo e gustarlo.
la
mia sorte
nistra,
la
e dir di
Qualunque possa essere
futura, la pi sciagurata, la
pi infausta, io benedir sempre
non
pi
si-
la vita
averla trascorsa invano, poich rac-
45
chiudo
in
me
la
tua immagine,
sono gi ricco
di
questo tesoro inestimabile.
Mercoled, 18.
La tua bellezza corporea
ben lungi
dall'es-
sere la sola dote che ammiro, che adoro in
te.
Io
indovino che essa soltanto l'involucro perfetto
d'una perfezione interiore. Oh, non posso ingannarmi. L'amore ha
le sue chiaroveggenze ed io
conosco, Giulia, e t'amo perch ti conosco. In
realt io ho sempre pensato che la bellezza sia
ti
come
l'espressione sensibile dell'anima, cos
come
una parola non che il simbolo del concetto che
designa. Regola assoluta, che non soffre eccezioni.
Tutte
le
sare a
volte che la credi contraddetta, devi pen-
un errore
hai letto male.
fabeti, e la
rata e
del tuo giudizio.
Anche
la
Vuol dire che
bellezza ha
suoi anal-
sua conoscenza una disciplina igno-
mal conosciuta. Cos
io
penso che
la
tua
bellezza sia l'espressione pura e impeccabile d'una
anima
altrettanto
ammirabile e adorabile. La pu-
rezza incomparabile della tua bella e casta fronte
non pu racchiudere
legiata,
il
in s
che una mente
privi-
limpido bagliore dei tuoi occhi profondi
non pu esprimere che
la vita
d'un pensiero eletto
mente s' dischiusa, hai
parlato, hai espresso una tua idea, un'opinione,
un giudizio, e sempre ho trovato in te la medee raro. Pi volte la tua
46
sima penetrazione squisita, una chiarezza perspicua e cristallina di concetti, una visione giusta e
vera. La tua intelligenza rapida, sottile, vivida,
precisa. Non t'ho mai sentito esprimere un pensiero frivolo, non t'ho mai sentito pronunziare una
frase sciocca. Hai una mente seria e pensosa, ir-
una maturit
requieta e riflessiva, sviluppata in
tutta intima e personale. Sei saggia, e
queste son
cose che so, che ho potuto riscontrare.
e
me
Tu
credi,
rimproverato un giorno, che io mi sia
l'hai
sempre poco curato di leggere nell'anima tua, ma
non vero sai ? non vero. Il mio istinto mi ha
sempre avvertito di non fidarmi al mio raziocinio,
fallace per sua natura ed in me sempre molto immaturo ed inesperto. Ho preferito sempre abbandonarmi ciecamente agli impulsi, alle divinazioni,
alle impressioni del mio cuore innamorato, e mi
sono poi accorto d'essere nel giusto, poich fin
ora non ho mai provato a tuo riguardo il minimo
disinganno, anzi tutto ha confermato sempre le
mie intuizioni. Ma non per questo devi credere
che nel considerarti
io sia stato disattento,
pigro
e svogliato. Piuttosto umile e timido, se mai.
ho osato
minare
Non
Mi pare che nell'atto dell'esagi un principio di giudizio e che
guardarti.
ci
cosa sono
dicarti? Io
sia
io,
per potermi arrogare
non
siderarti per
ti
giudico, t'amo.
soppesare
il
il
tuo valore,
diritto di giu-
poi, nel
le
con-
tue virt
mi pare che ci sarebbe stato un moto di diffidenza quasi oltraggioso per te, come nel soppe-
47
sare e sbirciare una
Tu
sei
moneta per vedere se
indiscutibilmente
perfetta, sei
priori, e questa certezza assiomatica
discussioni,
non permette dubbi o
sorta. Per questo
lato,
falsa.
perfetta
non ammette
incertezze di
intorno a questa persuasione,
ho sempre goduto d'una
serenit alta, inaccessibile
e imperturbabile. L'anima un mistero
guardarla
con l'occhio della ragione come un violarla e
profanarla. Queste sono tutte cose di cui soltanto
ora, si pu dire, comincio a rendermi conto come
in un barlume, ma ne ho sempre avuto una vaga
coscienza, che mi ha salvato da molti pericoli e
da molti errori irreparabili. Quante cose vorrei dirti
su questo! Ma non so, non vedo ancora bene,
non leggo ancora chiaro in me stesso. A poco
a poco spero di poter giungere a svolgere questo
viluppo, e allora
ti
che tutto ci non
vie
spiegher,
sia tutto
Coeurs profondes,
comme
Dieu
une prparation
l'a faite;
il
la
la premire
tombeau. Alors
commence
dir meglio, posto
inutile.
esprits sages,
c'est
prenez
la
une longue preuve,
inintelligible la destine incon-
nue. Cette destine,
rhomme
ti
vano ed
il
lui
vraie,
commence pour
marche de
l'intrieur
du
apparait quelque chose, et
distinguer
le dfinitif.
Le
dfinitif,
songez ce mot. Les vivants voient l'infini le dne se laisse voir qu'aux morts. En attendante aimez et souffrez, sperez et contemplez.
Malheur, hlas qui n'aura aim que des corps,
des formes, des apparences! La mort lui tera
;
finitif
48
tout.
Tchez
'^'aimer des
mes, vous
les retrou-
verez (Hugo).
Gioved, 19.
Certe volte mi sento agitato da
certi
dubbi
buon senso, dubbi rache certamente devono essere
suggeritimi dal semplice
gionevoli e logici,
stati
spesso anche l'oggetto delle tue
riflessioni,
Son dubbi che non ho mai avuto il
coraggio d'affrontare deliberatamente. Ogni volta
che hanno cercato d'affacciarsi timidamende al
mio raziocinio,
ho sempre respnti in fretta, li
ho sempre fatti tacere come seccatori importuni.
Vogliamo ascoltarli, una volta, Giulia, questi dubbi ? Bisogna esser benigni con tutti, aver coraggio
e serenit. Vogliamo avventurarci a questa contesa
amebea ? Vogliamo essere una volta buoni loici ?
Ebbene, sia. A dirti la verit, non mi avventuro
a questo certame senza un vago senso di treGiulia.
li
pidazione,
alla fine
ma mi
sorregge
qualche perplessit
pi di pace.
E adesso
Ecco il dubbio
un benedetto cervello
:
cato che di tutte
la
speranza
di
meno
di trovare
un po'
basta coi preamboli.
Giosu, amico mio, tu hai
cos complicato e lambic-
cose non vedi
che il
lato pi astruso e difficile, il pi complesso ed
insolito. Tu ami questa donna, non vero ? Tu
ami questa Gentile ? Ebbene, perch vuoi sule
altro
49
bito cercare in questo
amore
lato
il
soprannaturale
e romanzesco?
Perch
ti
precipiti a testa
mondo ambiguo
chiusi nel
delle figurazioni
ritualiste,
bassa e
ad
occhi
delle astrazioni
simboliche,
spi-
delle
al-
legorie complicate ? Essa una creatura di carne
e d'ossa,
una
ha una casa, una
fanciulla che
fa-
miglia, e tu sei un giovane letterato e pubblicista,
oggi dottore in giurisprudenza, un uomo dunque
positivo e reale. Tu non sei l'Uomo . Essa non
l'Anima della stirpe
Non hai paura che
mondo come un
questa ostinazione a vedere
quadro allegorico
sia
il
una ostinazione
di
natura
qualche cosa di scioccamente leted anche un po' ridicolo ? E perch non
sei capace di amare questa donna nel modo pi
semplice, probo, naturale, senza tante complicazioni esaltate ed assurde ? Perch non hai sbito
cercato di guadagnarti la sua stima, il suo rispetto, il
suo affetto ? Perch non hai sollecitamente pensato,
perch non ti sei premurosamente adoperato a
crearti un solido avvenire, come fanno tutti valentuomini che accarezzano la bella e santa idea
di crearsi una famiglia ? Non pensi d'essere stato
un po' sventato e disonesto, a impegnare la tua
tutta libresca,
terario
modo
cos ambiguo e sconcertante,
minima prova della seriet dei tuoi
propositi ? Anzi, si pu dire che hai fatto tutto
il
possibile per provare il contrario, rimanendo
parola in
senza dar
la
per mesi e mesi senza dare alcuna contezza di
fi.
BoRsi, Confessioni.
te,
50
perseverando nella tua
vita scioperata e libertina,
svogliata e fantastica. Adesso,
riempi di
fitta
per
esempio, tu
accumuli
scrittuia queste pagine,
parole vacue, astratte, mediocri,
offri
a te stesso
questa prova di costanza tra sentimentale e
mantica, e di questo
essa
e intanto
quello che
i
fai,
ti
appaghi, credi che
lontana,
ignora
ro-
basti,
perfettamente
quello che tu pensi, quali sieno
tuoi veri propositi sul
conto suo. Di'un
po',
Gio-
un po' francamente poich siamo
soli fra noi
non ti vien mai il dubbio che
in questo momento tu sei momentaneamente
su, parlami
stanco di tresche volgari
saziet
assumendo dinnanzi
ghiera e
plastica
attitudine
ti
consoli di questa
a te stesso
del
la lusin.
giovine
senza
non corrisposto? Di',
Giosu, sei ben certo di non essere ancora
un vanitoso e uno sciocco, un cialtroncello e un
speranze, dell'innamorato
parolaio? Perch, per esempio, dici di amare senza
speranza? E perch? Lo dici tu. Tutto dipende
da te. La donna che ami una giovinetta seria,
proba e ritenuta, come conviene ad ogni donna
schiva, che senta fortemente la propria dignit.
Vuoi forse che essa ti confessi di amarti, che ti
assicuri singhiozzante di
non potere pi
vivere
suo silenzio stato finora pi
eloquente di ogni parola.
Tu, Giosu, sei avvezzo ancora a tutte quelle
donnicciole disoneste e indegne, spudorate e
procaccianti, che t'hanno dato fino ad oggi la
senza
di te?
Il
51
piccola, estenuante, umiliante,
farti
malsana
gioia
di
facilmente trionfare del loro pudore gi tante
volte devastato e violato.
Ma non
osar neppure,
sciagurato e svergognato, di tentare il pi vago
paragone tra codeste miserabili e quella Gentile
Pensa piuttosto che essa ancora non pu stimarti,
che tu sei ancora indegno della sua indulgenza
e della sua benignit, che il suo ammirabile e
delicato istinto di donna vereconda e onesta l'avverte di diffidare ancora di te e di negarti anche
una stretta della sua mano, anche un frettoloso
e compassato ringraziamento. Ebbene, Giosu,
amico mio, smetti di perderti in ciarle.
Bisogna fare , ti ha detto essa con un sor!
riso la sera del cinque
poco dopo
di
E poich
dicembre.
tu continuavi in quelle
stupide
tue
querimonie da mendicante, essa ha avuto ben
ragione di dirti Oh, adesso poi basta Ha forse
:
voglia di
non
ricominciare ? Perch
dirtelo ?
Quella sera io temo che tu abbia in ultimo dissipato anche quel po' di turbamento e
mozione che avevi saputo
ispirarle
prime parole calde e sincere.
Che
requisitoria inesorabile,
non
di
con
com-
le
tue
vero, Giu-
Se non ti amassi cos profondamente, io sarei
veramente imbarazzato a rispondermi. Ma ti amo,
e la risposta mi sgorga facilissima e spontanea:
Il fatto stesso che ora sono
in grado di formularmi questi rimproveri e questi dubbi in modo
lia?
cos preciso, netto e inesorabile^
il
fatto
stesso
52
che ora son capace
con
spalle al
le
di
mettermi
incalzarmi e di
muro con domande
cos risolute
quanto il mio
amore s' fatto grande e forte. Questo amore si
immedesima tanto con la vita e le vicende del
mio spirito, che ne assume fedelmente le mutevoli colorazioni e l'aspetto. Esso una cosa sola
con la mia virt, con la mia forza, con la mia
fede, con la mia vita. Quando mi sbocci nell'animo, fecondato dalla tua presenza, quel germe
d'amore che Iddio vi aveva posto, esso trov
prova
e stringenti, la migliore
tutto
il
terreno
ingombro
di
erbacce, di ortiche,
di
La sua
di vepri, di loglio e di zizzanie.
vita fu
da principio disagiata e angosciosa, ma esso era
un fiore, cos potente e robusto, cos fatalmente
destinato a una rigogliosa immortalit che nulla
valso a soffocarlo.
Oggi
tutto estirpato, tutto
nessun'erba parassita succhia per
vita malefica,
il
succo
vepri, loglio,
ortiche,
morto e
distrutto.
s,
per
destinato
vitale
vittorioso e trionfale dell'amor mio.
che mi movevo or ora sono
in
la
Oggi
propria
al
fiore
rimproveri
gran parte rim-
proveri retrospettivi, sguardi all'indietro. La
co-
scienza del male gi gran parte della guarigione.
mi sento
guarire a
ventiquattro anni, nel fiore della vita,
quando ho
Io
mi sento
guarire,
ancora dinanzi a me tutta una lunga esistenza da
spendere in nobili battaglie, in gloriosi certami.
Io son risoluto a farti mia. Lavoro per questo,
mi adopero per questo, non penso ad
altro.
Se
53
scrivo in questo quaderno,
non
questa per
me
un'occupazione sentimentale e romantica. Scrivo
per pensare meglio, scrivo come potrei abban-
donarmi a riflessioni intime. Solo, di tanti pensieri
che mi aleggiano vertiginosamente nell'animo ne
afferro ogni tanto qualcuno e lo fisso qui in
parole, n ho bisogno di lambiccarmi il cervello
per questo. Basta che appoggi la penna alla carta
perch
il
torrente irrefrenabile dei miei
pensieri
amorosi cominci a sgorgare con
do intorno ad un varco ahim troppo angusto e
ristretto, cosicch di ogni centomila uno solo
posso fissarne ed sempre il pi inetto e grossolano, il pi lontano e sconnesso dal precedente.
Il
mio amore si va facendo sempre pi semplice
e securo. I suoi propositi sono ogni d pi penfragore, ribollen-
sosi e gravi.
presto, presto, Giulia mia, presto
con l'occhio scintillante
ho lavorato, ho vinto,
di offrirti una vita lieta
forte,
sono
in
grado
sono
e felice, sono un valentuomo intemerato, rispettato ed amato. Vuoi essere la mia sposa ? Vuoi
condividere il mio destino?
Soltanto allora sentirai la mia voce suonare
balda e squillante come una fanfara di vittoria.
Non mi vedrai pi perplesso e supplichevole,
non sentirai nella mia voce tremare le tracce
d'una vergognosa esitazione. Perch non ho
mi vedrai giungere da
di gioia per dirti
te
Giulia,
cercato sbito di conquistarmi
tua stima?
Perch me ne
il
tuo affetto e
la
sentivo indegno. Questa
54
esitazione, questo scrupolo,
prova della sincerit e
della
sono anch'essi una
purezza
dell'amor
mio. Avrei potuto ostentare davanti a
da
te fin
principio le facili qualit brillanti e superficiali di
cui disponevo.
Non
mentire fino
punto
al
c' niente di pi facile
ingannarci
di
noi
che
stessi,
lo sono sempre stato un parolaio, un ciancivendolo insigne. Sai che torrente, che profluvio
di soffici e infronzolate
riversare su di
Sai in quanti
lusingare
la
menzogne
avrei
ingenua?
innocente, pura ed
te,
modi
avrei
cercato
tentare
di
tua vanit ? Credi forse
potuto
e
che non mi
accorgessi allora di suscitare intorno a
me
nelle
donne le pi malsane curiosit? Credi forse che
non sapessi che si parlava delle mie tresche e
dei miei romanzetti, che avevo intorno al mio
capo l'aureola seducente e luccicante del piccolo
Don Giovanni? Se tu sapessi quante volte me
ne sono accortamente servito per annodare qua
La cosa
e l a capriccio mille futili amorazzi
1
era diventata per
con
te,
me un
gioco
Ma
no, no, sarebbe stato orribile e indegno.
Che dico? Sarebbe stato
tu non eri come tutte le
riosa,
facilissimo.
non
vanitosa,
non
inutile.
altre,
Indovinavo che
che non
pettegola,
e che mi sarei perduto dinanzi
ai
eri
cu-
non sensuale,
tuoi occhi, se
con tutte le
benedetto
per
un
te,
per
amore
mio
altre. Al
pensiero
nessun
istinto, non ho mai mescolato
avessi tentato di metterti alla pari
profano e irrispettoso.
Ho
accolto
la
tua
mi-
55
magine
nel sacrario pi
geloso
inaccessbile
dell'anima mia, t'ho sempre tenuto lontana dalle
mie miserie e dalle mie sozzure. Il pensiero che
pi sovente m'ha straziato e torturato il cuore
era il timore di non giungere in tempo, a farti
mia. Nei giorni in cui ero pi lontano da te, in
cui ignoravo tutto della tua vita, de' tuoi pensieri,
un'orribile paura mi opprimeva come un incubo
- Che far adesso ? Forse
e dicevo a me stesso
amer gi un altro, forse impegner la sua fede.
Forse in quest'attimo stesso io la perdo per
:
sempre.
questi sospetti
piombavo
nelle pi
mi abbandonavo ai
miei istinti pi perversi con una specie di rabbia amara ed accanita; poi tornavo in me, contemplavo la mia rovina come un demente, corroso
nere e torve
dai rimorsi,
disperazioni,
allibito
dallo
spavento, annientato
dallo scoraggiamento.
Mi ricordo ancora come un sogno miracoloso
il
giorno in cui ti rividi a Pracchia. Fu il tre di
settembre. Avevo lasciato Bologna con l'anima
tutta lorda e infangata. Mi ero trattenuto l alcuni
giorni in compagnia d'una frivola e indegna
creatura e tornavo via pieno di saziet e
di di-
sarebbe passato
il convoglio
da Pracchia mi opprimeva e mi confondeva ed
io mi agitavo come se sentissi posato su di me
il
tuo sguardo collerico e saturo di severi rimsgusto. L'idea che
proveri. Proprio in quel
voce che pronunziava
il
momento
sentii
mio nome. Bont
la
tua
divina.
56
al cuore! Ebbi un momento di vertinon credevo a me stesso. Pensai in un
lampo ad un benigno avvertimento del cielo, mi
che colpo
gine,
annientato dalla bont del destino. Per
cinque minuti non potei connettere nessuna risentii
flessione, tanto era
s'era scatenato in
confuso:
Mia
il
tumulto dei turbamenti che
me. Tu mi parlavi
sorella....
fidanzata....
sentivo in
-e
intanto
un'aspra e violenta beatitudine sopraffaceva anche
il
cocente strazio dei miei rimorsi. Eri
a me, tu, angelo mio, mia salvezza,
tu,
dinanzi
mia
gioia,
Oh,
mi
dava
preCielo
ancora un segno della sua
il
dilezione per me. Tutto non era perduto. Potevo
rifarmi. Potevo riconquistarmi ancora. Una festosa
fanfara di speranze rinnovate mi squillava nel
cuore. Ah, no, non possibile il dubbio t'amo,
Giulia, t'amo pi d'ogni cosa al mondo, d'un
tu libera, sorridente, bella, dolce, squisita!
amore
perfetto e valoroso, fatale ed
surabile, e tanto
il
amo
te
mio passato indegno,
incommen-
quanto odio e disprezzo
i
miei errori,
miei
falli,
mie incertezze. E tu lo saprai, voglio che tu
sappia quanto mi domini, quanto sei la regina
invitta e sempre pi sfolgorante dell'anima mia.
Si, questo amore compir il supremo miracolo
di sopraffare anche te con la sua violenza sfrenata, di avvolgerti con me in questa fiamma
avvampante, di farti mia per sempre. O vita
Come sar bello
intera d'amore e di pace
vivere sotto il tuo limpido sguardo amoroso,
le
57
tue
blandito dalle
facendoti
carezze,
partecipe
Sento che la forza
della mia volont onnipotente, capace di miracoli inauditi. Vedrai, vedrai, mi vedrai alla prova
e rimarrai stupita degli incalcolabili tesori che
di tutte le
mie
lotte vittoriose
ancora serbo per
Voglio far
te.
donna
mondo.
come un semi-
di te la
gloriosa
pi altera, pi felice, pi
del
Son giovane, bene armato, forte
dio, ho mille belle battaglie da combattere
in
pr' della giustizia, della virt, della fede, della bellezza, di tutto
quanto ha
santo. Poi di tutto far
che naturalmente
ti
il
mondo
dono
te,
di nobile e di
come
di
cosa
perviene, Giulia.
Venerd, 20.
Forse
io
canto vittoria troppo presto.
dico forse? Certamente cos:
la
Ma
che
mia baldanza
prematura e soltanto l'avvenire mi dir
se
le
mie speranze sieno legittime o no, ma pure, interrogando me stesso, trovo gi tante ragioni
di sicurezza e di tranquillit, che la mia presunzione fausta e lieta non mi sembra, no, non mi
sembra troppo temeraria. Da qualche tempo a
accorgo d'essermi fatto della
mia coscienza una guardiana vigile, sagace e
pensieri cattivi e maligni
solerte. Prima d'ora
questa parte mi
trovavano pi agevole
il
varco per penetrare in
58
me, trovavano pi
lanza.
si
rilassata e negligente la vigi-
Ora invece so
travestono in
lusinghiero
per deludermi, mi accorgo
di penetrare
strisciando
quando
riconoscerli anche
modo
seducente
quando tentano
di
cautamente per astuzia o per inganno,
come
vore dell'oscurit,
serpenti, approfittando del
fa-
momenti in cui l'anima
sonnecchia. Le cose che ho scritto iersera te
lo provano. Tutto questo una garanzia di vittoria. Non sono senza difesa, ho le mie scolte
e sopratutto ho un coraggio fermo e deliberato,
un'alterezza che non mi consentir di arrendermi
mai. Ah,
Venire
fitto
al
s,
nei
piuttosto la morte
tuo cospetto per
dirti
un'idea di cui soltanto
mi riesce
intollerabile.
S,
il
che la disfatta.
che sono sconvago barlume
in grazia
tua conosco
anch'io, Giulia, quel magnifico e disperato corag-
combattente anche sopraffatto da
forze mille volte pi grandi delle sue, non cede
d'un passo, d tutto il suo sangue, si fa tagliare
gio per cui
il
ma non chiede merc. Cos far io,
Ecco perch voglio che ogni mia prodezza
sia compiuta sotto
tuoi occhi, per togliermi
anche la pi vags idea di piegarmi e di cedere.
Se sapessi d'esser solo il mio egoismo ripiglierebbe il sopravvento con tutto il corteo di miserie e di debolezze che porta con s, vilt,
a pezzi,
sai ?
acquiescenza, interesse personale, rassegnazione,
istinto di
conservazione.
Ma
avendo
te
dice mi parr di sentirmi centuplicate
per giule
forze.
59
Ora capisco perch
battevano sotto
tornei cavallereschi
si
com-
occhi delia propria donna e
gli
del proprio signore. In essi
bisogna vedere
il
segreto di quella rabbia indomita, di quell'accani-
mento mortale,
di
ogni campione.
sguardo
di
quella
Tutto
compassione,
che
furia
preferibile
di
animavano
a un tuo
disprezzo o di scher-
non ammetto una via di mezzo fra
due termini di questo dilemma o vincere o mono, perci
rire.
Ma
vincer, Giulia, son certo che vincer.
Sabato, 21.
Sono appena
al
Eppure mi accorgo
sue pagine.
che scrivo su
diciassette giorni
questo quaderno e son gi quasi
termine delle
non aver
di
detto ancora nulla di quel che volevo. Tutto al
pi posso considerare questo albo cos ricoperto
di
fitta
scrittura
come un
piccolo
preambolo
Non neppure un tentanulla. Non t'ho ancora detto
misero ed incompiuto.
non
tivo infelice,
mi
sodisfazione. Ecco:
nulla d'essenziale e di definitivo,
dia
il
pi piccolo
mio amore
rato, vi sono
senso
di
deserti arroventati, foreste
trabili,
laghi
immensi e profondi
non
vede
la riva opposta,
le
si
cui vette
si
che
un vastissimo continente inesplo-
il
nulla
perdono
nelle
dalla
impenecui
riva
montagne eccelse
nubi. Io stesso non
60
ne conosco l'estensione e
tutto
ho
che
quello
tentato di tracciare sinora sulla carta devi consi-
derarlo
come
tentativi
d'esplorazione.
sono
Io
approdato a capriccio qua e l in una delle coste
frastagliate di questo continente, mi sono internato di qualche passo, ho errato a capriccio
qua e l, poi son tornato indietro smarrito, per
ricominciare da un altro punto il giorno dopo.
ho
Mille volte
intravisto tra le
fonde un sentiero
nel quale avrei desiderato d'inoltrarmi,
ma
capivo
m'avrebbe guidato lontano
lontano, che forse mi sarei smarrito nelle sue
ambagi, e tornavo indietro per disperato. Spesso
mi son trovato alla riva d'un fiume immenso e
che
quel
sentiero
superbo, gonfio
risalirlo,
mi
grandi acque, e avrei voluto
di
fino alla sua scaturigine,
accinto a
sarei
ma
tralasciavo l'impresa troppo ardua.
non
continente
immensa
vastit,
capivo che
un lunghissimo viaggio
per
soltanto
mirabile
ma anche
per
la
poi questo
la
variet
sua
delle
sue contrade lussureggianti, gremite di fiori singolari e bellissimi, di cui ciascuno meriterebbe
d'esser considerato foglia a foglia.
possibile
farti
Come, come
conoscere tutto? Avrei bisogno
d'un' intera eternit.
questo punto intravedo una verit sublime,
la necessit della costanza
in
questo
momento me
stanza una
Soltanto
ne rendo conto. La co-
condizione
L'uomo dispone
nell'amore.
essenziale
dell'amore.
di forze misere, deboli, ristrette.
61
La sua mente e
limitatissimo.
rere
Io
hanno un potere
suoi muscoli
L'uomo
spazio
l'altro della
che
una formica: per cor-
intercede
tra
sua piccola cittaduzza
un punto e
deve met-
egli
tere l'uno dinanzi all'altro centinaia
de' suoi minuti passettini. Per
centinaia
costruire
una
di
quelle piccole scatolette che sono le sue case egli
deve accordarsi con altri cinquanta piccoli compagni suoi e murare uno sull'altro migliaia e migliaia dei suoi piccoli mattoncini. Ogni atto che
vuol compiere gli costa infiniti sforzi inutili e tentativi abortiti. Tutto quello che compie di grande,
lo deve soltanto alla sua perseveranza accanita
e minuziosa. E' la sua costanza che gli ha per-
messo di esplorare la terra, studiare il firmamento,
accumulare cognizioni, produrre capolavori d'arte,
elevare monumenti, tagliare ismi, scrivere libri.
L'unica condizione necessaria ad eccellere la
costanza
Iddio, diceva
ci vende li
Vuoi essere uno
Leonardo,
suoi beni a prezzo di fatica
schermidore invicibile
per dieci anni sulla
? Stai
medesimo esercizio, una cavazione, una battuta, un filo, una
parata di contro. Vuoi essere un perfetto suonapedana a ripetere mille volte
il
tore di pianoforte ? Perdi tutte le ore
giornata a pestare
la
lini
medesima
la tastiera,
scala,
il
medesimo
esercizio del Ber-
e dello Czerny. Vuoi essere
un economista
infallibile,
filosofo illuminato,
della tua
ripetendo mille volte
uno
un dotto
statista
un poeta sublime
insigne,
sagace,
?
un
Consuma
62
pi bei giorni delia tua giovinezza curvo sui
trattati,
rinchiuditi in
una solitudine
e sconsolata, sacrifica tutte
al
tuo ideale. Perfino
le
vizio e
il
ascetica, arida
tue energie migliori
il
delitto
richie-
impongono una dura disciplina, un tirocinio aspro e laborioso, e non ti
concedono le loro acri gioie se non avrai saputo
dono pene
vincere
le
e sacrifici,
prime mosse,
primi disgusti. In questa
et sciagurata tutto
mediocre e
male e
bene,
il
pensieri, perch
e sminuzzati.
e
l'arte
tutti
superficiale,
la dottrina,
gli
sono
sforzi
cos dell'amore
gli affetti
esso
il
i
incostanti
si
consuma
sperpera in tentativi incostanti ed effimeri,
si
giunge
al
disgusto e
dopo una fioriDove sono pi quelle
alla saziet
tura prematura e stentata.
grandi e sublimi passioni che assorbono in s
energie d'una vita intiera ?
Esse son proprie delle anime d'acciaio incor-
tutte le
ruttibile,
rose.
lia.
Ora
instancabili e pertinaci, pazienti e vigoio voglio avere
Io voglio
un'anima
che quest'amore mi
cosiffatta,
faccia
Giu-
sacro,
mi richieda mille spasimi e mille pene, prima di
concedermi una sola delle rade e supreme gioie
a cui tendo. Io sono assetato soltanto di sacrificio e di abnegazione. Tu m'insegni ad eternarmi,
Giulia, poich neppure l'infinito ormai mi sgo-
menta
pi. Io vivo, io vivo nella eternit.
63
Domenica^ 22.
Stasera
ho
le
paturne. Tante piccole contrariet
mi esasperano. Vorrei lavorare
posso.
Ho
scrivere, lettere
improvvisi da levarmi di
tidi
giornate sembrano quelle
Eppoi
avrei forse
libro, se
modo
ad ogni passo
il
Sisifo
di
lavorare
di
all'Inferno.
intorno
al
mio lavoro non mi
consultare
libri,
prendere appunti. Oggi sono stato
Marucelliana a riportare
alla
non
da sbrigare,
da rispondere, fastorno, che le mie
fosse interrotto dal bisogno di
far ricerche e
Crismiti e
faccende
tante piccole
da
articolucci
ai
varii libri
a cer-
C' un bibliotecario che si farebbe
a pezzi per me, ma che oggi non m'ha potuto
carne
altri.
soccorrere in nulla. D'una
trattati
di
lista
interminabile
giurisprudenza araba che
gli
ho
di
chiesto,
non ne aveva neppure uno. Oli ho chiesto gli
Annali deW Islam del Caetani. Nossignore, mi
toccher andare alla Nazionale. Un libro che mi
sarebbe neccessario. La civilisaiion des Arabes,
credo del Sedillot,
che
in
Capisci ?
se
per
le
in prestito.
questo momento,
Non
cose di
L'ha
il
Corradini
Roma.
Roma, dove,
questo basso mondacelo andassero
contento
beato
di
lui,
essere a
loro verso, dovrei essere io in vece sua,
mi tiene anche sequestrati
h'bri che occorrono
al mio lavoro. E poi, perch a Roma, costui ?
Per fare il nazionalista al congresso, per far votare
il
gli
ordini del giorno. Mentre io mi guarderei bene
64
dal perdermi
codeste
in
invece sarei presso di
eterno
te,
Quanto tempo
E ho
pare un secolo
vedrei,
non
che
ti
E invece son qua
in mille piccole miserie quotidiane,
ad un lavoro ingrato e
faticoso,
lento da far di-
sperare. Aspetto di giorno in giorno
gio che mi chiami a
Roma
terreno mi brucia sotto
gi mi trema e mi batte
forse fra tre
Dio
vedo Mi
parlerei.
ti
tanta sete della tua vista,
Giulia mia leggiadra e squisita
ad arrabattarmi
sciocchezze. Io
risibili
ti
il
un messag-
e puoi capire che
piedi.
Non
il
connetto pi,
cuore, all'idea che presto,
o quattro giorni,
ti
rivedr.
Non
so per-
ma un animo mi porge che questo prossimo inNon so n sperare n temere, ma quest'ansia, questa trepida-
ch,
contro sar decisivo e solenne.
zione vaga ed imprecisa mi rode l'anima e mi
mozza
il
respiro.
Luned, 23.
il secondo anniversario della mormio padre. La sera del 22 dicembre, due
anni or sono, tu eri in casa mia, dove ti donavo
Ricorre oggi
te di
quella minuscola antologia poetica del Barbra.
la
mattina di poi partivo disperato per trovare
qua a Firenze la salma esanime di mio padre.
Quante speranze tronc quella sciagura Io mi
trovai solo a combattere, da un giorno all'altro,
solo con la mia inesperienza e con la mia inge!
65
nuit. Tutta la
mia
vita sovvertita,
con
mille pro-
blemi angosciosi ed incalzanti che mi premevano
da ogni parte, oh, fu ben terribile la mia sorte
Oggi son salito con mia madre a S. Miniato^ sotto
una pioggia torrenziale. Nella chiesa di S. Salvatore, deserta, con due vecchi mendicanti, abbiamo ascoltato una messa in suffragio dei nostri morti, poi siamo stati al cimitero delle Porte
Sante a pregare sulla tomba. Per quanti sforzi
possa fare, non saprei ridirti neppure una minima
parte del tumulto di pensieri che mi hanno tur!
binato nell'anima in questa mattinata.
in citt,
ho
sentito
il
bisogno
rarmi a quest'unico conforto.
Tornando
di lavorare, d'affer-
Sono corso
alla Bi-
blioteca Nazionale e mi son trattenuto l per molte
Ho studiato faticosamente grandi volumi deAnnali delV Islam del Caetani. Il VI, che l'ultimo pubblicato, in quasi cinquecentocinquanta
grandi pagine in quarto grande, considera soltanto un anno del califfato di Omar, il 23 dell'Egira. E nota che il grande orientalista, dopo aver
premesso che spera di lavorare ancora vent'anni
alla sua opera gigantesca, aiutato da un esercito
di dotti, calcola di poter giungere appena all'anno
132 dell'Egira, e quando avr compiuto questo
miracolo rimarranno ancora inesplorati ed intatti
ben otto secoli di storia islamica, dal principio
ore.
gli
del Califfatto abbasside in gi.
Aggiunge che
stesso giudica imperfetto o incompleto
dove
7.
egli
riconosce
BoRsi, Confessioni.
di
il
egli
suo lavoro,
avere appena sfiorato
al-
66
cune
giuridiche, amminis-
delle questioni fiscali,
che
trative e religiose
mi dimostra una volta
e trascurabile
il
vi
pertengono. Questo
si
di pi
quanto
lavoro dell'uomo, se
sia
misero
suoi sforzi
pi sovrumani attingono resultati cos pietosi e
malcerti.
Eppure
problemi orientali sono urgen-
tissimi per l'avvenire dell'Italia, e tutta l'azione politica
del Caetani dimostra
veda sotto
modo,
una luce
quanto
egli stesso
falsa e malsicura.
l'avere io pensato di porre tra
smiti anche
un quadretto animato
li
In certo
miei Cri-
della civilt
araba pi matura e complessa, parr col tempo
un sicuro presentimento di tutto un indirizzo spirituale ora appena in germe. Ma queste sono quisquilie letterarie ed io ho ben altro per il capo.
Oggi leggendo la storia di Maometto, di Abu Bekr
e di Omar, l'esempio dell'opera compita da loro
mi esaltava in un modo incredibile e incitava energicamente gli impeti pi risoluti della mia ambizione. Ah, Giulia, se tu sapessi quali intuizioni divinatorie
dirti
mi balenano
allo
Se potessi
spirito!
a che cosa mi sento chiamato!
se tu potessi
comprendere quanto debbo a te delle mie sfolgoranti visioni, che mondo mi hai illuminato! Credo
che ne rimarresti esteref atta e rapita. Ma tu non sai,
non sai, ed io non oso dirti nulla Dio eterno e be!
soccorso della tua infinita
provvidenza. Dammi tu una sicurezza senza iattanza, illumina quanto nella mia mente v' ancora
nedetto, io invoco
d'annebbiato
il
confuso,
conforta
ciba
di
67
speranza buona
la
mia
folle temerit.
Tu
nulla io chiedo per me, che di quanto
tutto sar di
questa Gentile ci che
in gloria e in felicit, e
la fatica
il
per
me
sai
che
compir
convertir
si
serber l'amore,
rischio.
Marted, 24.
Questo mio albo ha ormai per me un'utilit
immensa. Da che l'ho incominciato la
mia vita giornaliera s' grandemente arricchita
pratica
arricchita, perch il corso dei miei
amorosi s' fatto pi abbondante e
regolato ed io penso a te ininterrottamente, senza
sobbalzi capricciosi e con una insistenza instancabile purificata, perch di questo albo ho finito col
fare una specie di vigile tribunale della mia coscienza. Da quando son tornato da Roma, ho ben
poco da rimproverarmi, ho sfuggito saggiamente
molte tentazioni pensando appunto che il giorno in
cui mi macchiassi verso di te o verso di me di
qualche colpa, non so come potrei trovare il corag-
e purificata
pensieri
gio di aprir queste pagine e tracciarvi
le
mie parole
d'amore. Bisognerebbe che mi confessassi qui
del
male
pace,
ma
fatto,
per lo
per
riconquistare
meno un
po'
non
dico
la
di franchezza.
soltanto questo pensiero basta a trattenermi dal
male. La sola cosa che
me
te
sarebbe
una
non
saprei tollerare
dissimulazione
tra
una
68
menzogna. Son certo, e te lo giuro qui solennemente su quanto ho di pi sacro al mondo
sul capo di mia madre, sulla memoria dei miei morti,
se mi rendessi - Dio non voglia - indegno
di te in qualsiasi modo, con qualsiasi colpa o
torto,
il
non
silenzio
saprei
questo amore,
tenertelo nascosto.
l'inganno
di
sarebbe
mo
d'
Dio, cos
per
rovina
di
questo mio bene supremo nel
quale ho riposto ogni mia speranza.
un uomo
Sento che
la
pio
fronte
di
mio animo
di
Come per l'ani-
al
tribunale
fronte
di
te
la
colpa nascosta sarebbe un peso intollerabile.
come l'uomo
il
pio
sente
la
sarsi, cos io la sentirei di
necessit
confessarmi a
essere giudicato e perdonato.
sublime
di
confes-
di
questo ammirabile
questa
te
per
l'essenza
rito cattolico.
Se tacessi o se negassi
ci che confessi,
la
colpa tua: da
Ma
non fora men nota
tal
giudice sassi!
quando scoppia
dalla propria gota
l'accusa del peccato, in nostra corte
rivolge s contro
il
taglio la rota.
Fede e compunzione, amore e leale franchezza sono una cosa sola, e come imperfetta una
fede a cui la compunzione manchi, cos misero, indegno, nullo, un amore menzognero e
dissimulatore. Ed ecco perch questo mio albo
mi giova e in lui trovo una cagione di remora
al mal fare. Giulia mia divina, questo amore
69
la
mia religione,
la
salute del
mio
Certe
spirito.
considerando con ardore insaziabile la
purezza e la perfezione di questo amore, io mi
volte
sento struggere di dolcezza.
sovrumano, non ha niente
Esso veramente
della precariet, della
imperfezione, della effimera temporaneit umana.
immortale perch
eterno,
non avr mai
fine
perch non ha mai avuto principio. Io l'ho gi
trovato nell'anima mia nascendo, insieme coi
mie qualit innate e fondamentali, con quel nucleo di doti divine che l'eterno Creatore mi ha destinato creandomi a sua
simiglianza. Esso unico. Come non aveva in
s alcun germe di corruzione, cos non ne tollera l'intrusione adesso che ha acquistata tanta
coscienza di s. Tutti
falsi amori periscono e
si consumano perch accettano la falsit, l' incostanza, e trovano il loro fondamento in cose perimiei
istinti,
con
le
ture e passeggere,
come
sensi, la vanit, la
menzogna. Non cos questo,
la
carne, le passioni dei
perfetto e insuperabile, giusto e saggio, benedet-
to
da Dio.
L'ora in cui scrivo queste parole un'ora di
pace e di speranza. la notte di Natale, la notte
della redenzione umana. Al di l del silenzio che
mi circonda immagino tutti gli uomini desti, festanti, in
preghiera, lo scalpiccio nelle chiese
luminate. Forse tu
sorta in
nato
il
in
questo
un pensiero sereno
momento
9
pio.
sei
Stasera
Redentore degli uomini, Colui che
il-
as-
riscat-
70
t col suo sangue tutte
mondo. Chiss
le
colpe e
miserie del
le
questo momento, quanti
cuori inconsapevoli sentono un involontario tremito di dolcezza, come il presentimento vago d'una
ora,
in
prossima festa pacifica e possente, d'un evento
grande e solenne. Questa un'et di pre-
lieto,
sagi e di aspettazione,
credo
una
vigilia.
io, io
di avere gi interpretato questi presagi,
sento di avere in
me come
che
che
certezza quello che in
una speranza imprecisa e malferma,
io che vedo gi luce dove tutti vedono un barlume indistinto, io son qua solo ed unito a te col
pensiero, Giulia, solo col mio amore e col mio
tutti
ancora
silenzio, e in
ma mia
si
questo raccoglimento intimo
dilata e
si
l'ani-
eleva in un palpito indicibile
sembra che voglia avvolgere ed assorbire il
legami di solidariet e d'amore
che mi avvincono ai miei fratelli viventi e
aspettanti, e poich non posso ancora innalzare
su loro il mio grido amoroso, ecco, io concentro
in te tutto il mio amore, Giulia, e m' intrattengo
con te, e in te mi oblio, e te adoro. Pace in
terra agli uomini di buona volont! Essi si
scambiano
loro doni,
loro auguri, si raccolgono intorno ai loro deschi, animano le vie
notturne, entrano nelle chiese aperte, al suono
delle campane. Oggi nasce il Salvatore nel
presepe e l'umilt della sua nascita sembra ammonirci di quanto pu essere esiguo il princie
mondo. Sento
pio d'ogni opera pi immensurabile.
71
Che prodigio
questo? In questo
momento
un mondo
irreale,
mi sembra ancora
soprannaturale. Quest'ora solenne, questo grande
ed augusto silenzio appena rotto da un confuso
di vivere in
scampanio lontano, me rinchiuso nella stanza del
mio lavoro e del mio studio e curvo su queste
pagine destinate a
te,
pensieri e
sogni espressi
or ora, tante piccole circostanze di questi ultimi
tempi,
d'ieri,
d'oggi, di stasera, di adesso, tutto
mi sembra che concordi armonicamente a dare
a quest'attimo
un
significato riposto e al disopra
mio potere mentale. Che posso dire? Non so,
mi smarrisco in questo mistero e mi sembra di
annegarvi dolcemente. Adesso ti racconto passata di pochi minuti la mezzanotte ed ecco che
proprio mentre svoltavo la pagina e riprendevo
del
penna per scrivere il primo rigo di questa,
mia madre dalla sua camera e s' accostata
a me. Mi ha detto con voce tremante di commozione:
Giosu, Ges nato da poco. Ho
pregato or ora per noi e per
nostri morti. Dio
la
entrata
ti
benedica, figliuolo
assista.
mio,
speriamo
che
ci
Stava per allontanarsi quando mi sono
Mamma, damsono corso a lei per dirle
mi un bacio.
E cos ci siamo abbracciati a lungo, strettamente, lacrimando, mentre quella martire continuava a dirmi parole semplici, belle, confortanti.
alzato e
cosa
grado
di
un minuto
fa,
di descrivertela, tanto
eppure non sono in
m' parsa indicibile
n
uno
e sublime,
cui
due anime
momenti
compenetrano
di quei
si
rari nella vita in
palpitano
al-
Son tornato a sedermi alla scrivania
mia madre rimasta ancora un momento a
l'unisono.
parlarmi, tutta raggiante e splendente di bont.
Mi diceva:
ci
assiste.
steriosa
Son tranquilla. Capisco che Dio
Mi pare una cosa profonda
mimi devi compatire, perch non mi so
ma
certe volte, coi dolori che ho, coi
mi tormentano, un animo mi dice
tranquilla e di sperare. inutile che provi
spiegare,
pensieri che
di star
Ho
a mettermi in pensiero.
questa certezza mi-
steriosa dentro di me, che mi rida la pace,
contro
la
mia volont. Mi capisci? Vedi,
sta nel fare
sti,
e poi
il
anche
tutto
bene, nel lavorare, nel sentirsi one-
Dio non
ci
sericordioso, perdona
abbandona. buono, minostri
peccati,
ci
legge
nel cuore.
Ho
provato a trascriverti qualcuna
sue parole benedette,
ma non
semplicit convincente e
di
quelle
c' nulla della
indicibile.
andata lasciandomi tutto sereno e sollevato.
ora m'accorgo di
non
poterti
dir
sua
cos se ne
nulla di
Ed
quel
che sento, Giulia. M' parso come se avessi chiamato io mia madre per chiederle il suo parere
sopra una mia idea segreta e che essa mi avesse
letto tutto nel cuore meglio che se glielo avessi
espresso in parole e m'avesse risposto punto per
punto. Di fronte a questo miracolo io rimango
sospeso ed attonito, ma come agitato da una
73
specie di tremolio indistinto di pensieri scintillanti,
come
se avessi un grido represso in gola e
troppa gioia mi impedisse di esalarlo.
anche
come
di
aver sentito
la
la
Mi pare
tua presenza, qui, Giulia,
se tu fossi entrata silenziosa e sorridente.
Ti sento ancora
nanzi a me.
se chiudo
gli
questo, questo
occhi
il
ti
vedo
di-
grido che non
T'amo, Giulia, mia perfezione
posso esalare
incarnata, mia virt viva, mia verit, mio sogno
T'amo e son tuo per sempre. Questo amore mi
trascina nel cerchio vorticoso d'una fatalit superiore, mi fa partecipare direttamente alla vita
:
del creato, fa di
un esecutore
me un
veggente, un combattente,
privilegiato, per
quanto indegno
sonnolento, della volont d'Iddio. In
trovo
la
pace sicura e imperturbabile
te
;
da
sola io
te sola
attingo la forza illimitata ed invincibile; soltanto
servendo, adorando, obbedendo ciecamente
te io
mia verace^ la mia
suprema, la mia consapevole libert.
Un segreto presentimento mi avverte che stasera son giunto alla fine di una faticosa tappa
del mio amore. Qui non mi fermo: la meta
ancora ben lontana. Ma di qui riprendo il mio
cammino con coraggio rinfrancato e con fede rinnovata. Come Dante su per la montagna del Purriconquisto
alfine
tutta
gatorio, su per la va
la
della
redenzione, sentiva
suo corpo farsi sempre pi leggero e spedito
ad ogni girone, cos anch'io di balza in balza acquisto sempre maggior forza e maggior coraggio.
il
74
E questa
gi
una prova che
io
sono
sulla
buona
strada e che, ad ogni passo che far, sempre pi
scongiurer
il
pericolo di smarrimi ancora.
T'amo, t'amo, t'amo, Giulia mia. Non senti?
ascolti ? Non mi comprendi? Ah, se fossi
certo che in questo momento tu pensi a me e
Non mi
sollevi
il
viso quasi per tendere l'orecchio a que-
mio forsennato ed affannoso richiamo, magari che senti soltanto una leggera scossa inespli-
sto
cabile e
rimani cos, sospesa e pensosa,
sapere bene
ne morrei
il
senza
perch, ah, se fossi certo di questo,
di gioia.
Ma
che importa? Nulla de-
sidero, nulla aspetto per me.
Una
sola necessit
incombe
sulla
mia
assoluta e inevitabile
la
vita, quel-
amarti, ed io t'amo, t'amo, t'amo, Giulia
di
divina, Giulia perfetta, Giulia sublime e incantevole,
t'amo per non morire, t'amo perch questo
amore
mia
la sostanza, la ragione, lo
vita,
questo amore
la
mia
scopo
della
vita stessa.
FIRENZE,
Domani
cost
Mercold, 25 dicembre 1912.
notte alle tre parto per
venerd
mattina
ore del pomeriggio
ti
alle
otto
Roma, sar
prime
nelle
rivedr. Giulia mia, tu
non
puoi immaginare con che gioia traccio queste
Sono beato
parole.
e la
mia
felicit
mi stordisce.
Credi, mi par d' impazzire. Stasera nel corridoio
come una mariocantando a squarciagola. 11 mio giubilo mi
guizza e mi serpeggia nelle vene come un'onda
di
casa mia saltavo e ballavo
netta,
calda,
il
palpitare
mio cuore
batte a precipizio e lo sento
come dopo una gran
ro oppresso e
la
gola
stretta.
corsa,
ho
il
respi-
Ti rivedr, Giulia.
Dio mio, non posso pensarci senza sentire un
ancora il suono della tua
voce cos melodiosa e incantevole. Vedrai che
appena sar dinanzi a te, avr bisogno di sor-
tuffo al sangue. Sentir
reggermi
per
non
cadere,
balbetter,
non
sa-
76
pr che
dirti,
la
pi magra e sciagurata
mondo. Non importa. Ho una
far
figura di questo
bramosia cos avida e rabbiosa di rivederti, che mj
fa male al cuore. Figurati se non rimarr sbalordito
nell'attimo in cui potr disbramarla Figurati che
stasera non so che dirti, tanto mi sento scombus1
solato ed ottuso
sto qui a scrivere a casaccio e
ad ogni parola m' interrompo per cinque minuti
per alzare il naso nell'aria e rimanere incantato
ad
assaporarmi
Stasera
di
beatitudine.
comprendo che non posso
vivere senza
Come
di te.
questa
specie
possa fare
esistenza lontano da
te,
in
trascorrere
una
citt
la
diversa,
mia
come
possa stare settimane e settimane senza vederti,
ai
uno
di
quali
il
quei miracoli incomprensibili, di fronte
mio raziocinio
plesso. Sarei assai
meno
si
ribella e
rimane per-
meravigliato se vedessi
un morto passeggiare. Ma ecco la verit io, lontano da te, non vivo. Faccio finta di vivere, fino al
punto di trarre in inganno tutte le persone che
frequento e con cui discorro, ma a me non la
si fa, a me non mi riesce di darmelo ad intendere.
La mia vita un assurdo in termini, un letargo
automatico, un'agitazione senza senso comune.
Ora che son vicino al momento di rivederti, mi
:
sento
come
de
risvegliarsi. Soltanto
tu
il
mi
felice.
lo
sei
in quell'agitata
indispensabile.
Mio bene
mi struggo per
dormiveglia che prece
con
te
posso vivere,
Soltanto venerd
sar
unico, cara creatura inimitabile,
te e
sento tremare in cuore una
77
tenerezza indicibile.
Ma come
fai
ad esser cos
bella? Per quale miracolo sei cos adorabile, tesoro
mio, mia diletta? Chi t'ha infuso codesta grazia
infinita?
chi devi
il
dono
di
codesta leggiadria
armoniosa? Che mi dirai quando ti vedr?
Se tu sapessi come sono trepidante e commosso! Mi par d'essere un accusato in procinto
d'ascoltare la sua sentenza di vita o di morte.
Vengo a Roma con l'anima ricolma di pensieri
tumultuosi e confusi. Vorrei trovare per te poche
parole semplici, austere, nobilissime, per farti ben
cos
capire
vigore dei
il
miei
propositi,
la
salda
proba profondit del mio bello e diritto amore;
ma sento che non mi riuscir, che sar confuso,
che balbetter, che ti parr insistente e noioso,
supplichevole e querimonioso. Ma che importa?
Ti vedr, e questo tutto per me. Come mi sembra bello
il
mondo! Come amo
mi sento buono, generoso,
tu sia benedetta! Vorrei
Grazie del bene che mi
vita!
la
Come
affabile! Giulia,
adorarti
in
che
ginocchio.
fai.
Gioved, 26.
Io
non vivo
gi stata per
che mi
devo
si
certe
l'equilibrio
letteralmente pi. La giornata d'og-
me un
diceva,
arie
delle
sogno.
Non
capivo quel
sorridevo a sproposito, pren-
melense da far dubitare delmie facolt mentali. Mi sar
78
mormorato a fior di labbra la parola
domani per lo meno cento mila volte. Fra quattro ore sar in treno, domani a quest'ora t'avr
gi parlato. Dio mio, certe volte mi pare imposripetuto e
sibile.
Ho
gi pensato a tutto quello che
far
domani appena arrivato. Andr alla biblioteca
Vittorio Emanuele a studiare la civilt araba e ci
star dalle nove al tocco, poi andr a ravviarmi
un po', poi alle due e mezzo salir a casa tua.
questo punto le idee mi si confondono, perch non posso prevedere quel che sar di me. Ho
me
ma non
chiesto a
stesso se
albi,
mi sono ancora dato una risposta
parler di questi miei
ti
soddisfacente. Risolver ogni cosa
Senti
ho
non posso
detto a mia
vivere senza di
caso che mi riesca
di
a venire ella stessa a
per
l.
madre che t'amo e che
te.
L'ho persuasa, nel
conquistarmi
Roma
il
tuo affetto,
a chiederti in isposa
per me. Scrivo queste cose in preda ad uno stato
d'animo
indicibile,
come
soffocato dalla
commo-
Non so come dirti, mi pare d'essere in un
mondo diverso. Come vero che l'amore inezione.
sprimibile! Figurati che
mestiere.
chiacchierare
il
mente fredda dammi
pi futile degli argomenti e
pra dodici tomi in folio
Sono come quel poeta
il
il
mio
pi tenue e
il
sapr ricamare sodi mille pagine l'uno.
ci
del Seicento,
non rammento
pi quale, che scrisse un bellissimo capitolo in
ter-
una mosca che gli era caduta nel calamaio. Ebbene, ecco qua due temi magnifici Primo
zine sopra
79
la donna che
amate. Secondo: Voi avete confessato a vostra madre il vostro amore ed essa vi ha risposto
lodandovene, con esortazioni e consigli amorevoli,
e vi ha promesso di benedirlo col suo santo
consenso . Argomenti magnifici che si preste
Voi
siete in
procinto di rivedere
rebbero a mille graziose dissertazioni psicologiche,
a mille riflessioni garbate, galanti ed eleganti, a
mille agili digressioni, a mille
particolari descrit-
non
sforzami e lambiccarmi un
po' il cervello e forse riuscirei a racimolare qua
e l tra le vecchie ciarpe retoriche ammucchiate
nelle soffitte della mia cultura cartacea, tanto da
mettere insieme una cicalata passabile, ma una
cosa a cui non posso pensare senza sdegno. Ah,
tivi,
a mille fioriture fantastiche. Ebbene, io
so dir niente. Potrei
come mi riE come sono addo-
miserabile mestiere di scribacchino,
pugni
in
questo momento!
non
mai dismettere del tutto!
Da te ho imparato
che per diventare cittadini del regno dell'amore
non occorre neppure la licenza elementare. Ecco
qua: io son qui beato, placido, con l'anima cullata da tanti vaporosi e rosei sogni senza forma
e senza nome.
lorato
di
saperti
Vorrei essere analfabeta, Giulia.
Questo mondo non ha nomenclatura, non ha
vocabolario, non ha morfologia, non sintassi, non
regole di ortoepia e ortofonia. In paradiso
non
bisogno di parlare. Tutte le anime beate e festanti indovinano direttamente
loro amorosi penc'
80
sieri,
non
offuscati,
non
resi
grossolani,
non
al-
da quel misero e maldestro intermediario
che la parola, ma accogliendoli intatti ed interi
per la via pi diretta. Che m'importa dunque di
parlare ? Se mi risolvo a scrivere queste miserie
in queste povere paginucce, egli perch intuisco che il mio amore ancora per tanti versi
imperfetto ed umano e che mi giocoforza rivestirlo di questa povera e stracciatella vesticciuola
verbale ma una necessit momentanea, a cui
del resto non mi adatto senza rammarico ed avversione grandissima. Ma non sar sempre cos, lo
sento. Verr giorno in cui questo amore sar tutto
terati
libero e sciolto dal
si
il
dorr pi
di tanti
suo mortai pondo e non
impacci che gli impediscono
volo.
Ho
detto
che voglio
pazienza
dunque
mia. Vedi in
perch la fretta comincia ad angu-
farti
si,
madre che t'amo e
questo una prova d'im-
a mia
si fanno ogni giorno pi
Voglio che questo amore sia presto
palese a tutti, che sia benedetto e consacrato. Voglio dar prova al pi presto di quel che valgo
stiarmi e gli indugi mi
intollerabili.
e di quel che sono, operare, combattere, vincere,
esser forte. Possibile che tanti tesori di
lere,
che
buon vo-
d'ingegno, d'operosit, di saggezza pratica,
io sento in
gano ancora
me
pronti a manifestarsi, riman-
rinchiusi in un'agitazione spossante
ed infeconda? Nessuno sa quanto valgo,
di
che
energie disciplinate e docili io dispongo. Nessuno
al
sa quanto mi sono logorato a prepararmi. Gi da
troppo tempo ho lasciato
che sono
tocca a me.
telo,
vaneggiare, cin-
questo branco di egregi
cisciiiare e arrabbattarsi
citrulli
ciarlare,
miei contemporanei.
E adesso vengo
Adesso
a vederti per
e per attingere coraggio
dir-
dal tuo sguardo.
domani, a domani, mia regina
ROMA,
Venerd, 27.
T'ho riveduta, ho stretto or ora la tua mano.
Oh, vivaddio, questo si chiama vivere Giulia, sei
meravigliosa. Oggi eri incantevole. Non t'ho mai
!
veduta cos viva, cos spigliata, cos sfolgorante
di
grazia e d'arguzia.
Ho
abbarbagliati di te e negli
ancora
gli
orecchi
occhi
mi
tutti
perdura
l'eco delle tue parole garrule, volubili.
Nell'ultima mezz'ora che son rimasto
con
te,
mi sono un po' rianimato e sollemia vita s'era raccolta nelle
pupille e m' parso che anche tu ti rendessi conto
dell'incanto che producevi in me e che te ne com-
l'avrai osservato,
vato.
Mio Dio,
piacessi
un poco.
amo, e ne
vedevo dai
dal
tutta la
modo
sei
Si,
lieta,
si,
il
tuoi gesti, dal
di parlare, dai
bene quanto ti
mio amore t' caro. Lo
lo senti
modo
d'inclinare
il
viso,
moti repentini con cui
al-
capo dal tuo merletto e ti abbandonavi un
poco con la persona. Due volte m'hai sfiorato le
zavi
8.
il
Bossi, Confessioni.
a^
mani per togliermi di mano quel tuo merletto, e
mi hai comunicato per tutta la persona un brivido magnetico. Quante cose belle hai detto Mi
si affollano tutte in confuso alla memoria. Parlavi
della tua puerzia irrequieta, di quel lembo di cielo
azzurro che guardavi con desiderio mentre sedevi
compunta e con le braccia conserte sui banchi
!
Hai espresso tante idee giudime, mi hai dileggiato con garbo,
per qualche volta mi hai anche ascoltato con
un'aria riflessiva, approvandomi in cuor tuo. Non
ho potuto dirti nulla di quel che volevo, ma mi
della tua
scuola.
ziose, hai riso di
rimasta l'impressione che fra noi s'
comunione
al
di
istituita
una
sopra delle parole tronche pro-
come un pensiero appena intravisto
ed accennato, ma forse pi che se avessi potuto
parlarti a lungo da sola a solo. Sono contento,
insomma. Come ti adoro Oggi ti covavo con l'occhio, provando una gioia intensa ed ingorda nel
rimirarti cos presso a me. Non mi pareva neppure vero. Come sei bella! Mi pare che potrei
stare cent'anni ai tuoi piedi, muto ed estatico, ed
appagarmi cos di quel mio vagheggiarti amorosamente. Tu sei una fonte perpetua di grazie semnunziate, cos,
pre rinnovantisi, uno scrigno inesauribile di perle
e
gemme
preziose d'ogni sorta.
Oggi ho
gi avuto
dinanzi agli occhi l'immagine reale di quella vita
che sogno per noi due
una gaiezza intima e do-
mestica, un'intimit pura e serena, tu curva sopra
un lavoro
delicato e imponderabile,
degno
delle
83
tue
manine
fatate,
seduto presso a
io
te
per
posare del mio aspro lavoro, rasserenandomi
ri-
alla
soave sorUscendo dalla tua casa, per assaporarmi me-
vista della tua fronte candida, del tuo
riso.
il
mio intimo giubilo, sono andato sull'Avenpassando dal Campidoglio, rasentando il Foro
e il Palatino. Lass tutto era deserto e silenzio.
Mi sono fermato alla piazzetta di fronte al Priorato di Malta e mi sono seduto in una di quelle
panchine a ridosso del muro del convento di
Sant'Anselmo. Quivi son rimasto un'ora, immemore, senza pensieri, con gli occhi fissi alle stelle,
come immerso nella corrente placida d'una gioia
fluida e agevole. Ero beato, Giulia, ed ero solo
a godermi quella erma gioia senza turbamenti,
gioia solenne e consapevole a cui partecipavano
in festa tutte le forze del mio spirito: istinto, ragione, sentimento, intuito. E domani ti vedr ancora, ti vedr ancora Come mi sembrer lungo
questo tempo!
glio
tino
Sabato, 28.
Oggi sono stato assai meno contento d'ieri.
T'ho veduta appena, sempre fugacemente, sempre
con altri intorno, senza poterti dir nulla, e infine
ho dovuto salutarti subito. Prima che tu entrassi nel
salotto passato molto tempo, ed io stavo sulle
spine.
Quando
poi tua
madre ha
detto che dor-
84
mivi, mi son sentito morire per il timore di
dovere andarmene senza averti riveduta. Adesso ti
racconto una cosa. Sul principio sono rimasto
un poco solo con tua madre: abbiamo parlato
un po' di matrimonio, di famiglia, di amor materno. A un certo punto io ho detto:
Ah, Signora, ella pu essere felice d'avere due figlie,
cos adorabili, cos
cos
serie,
giudiziose, cos
buone!
Dopo questa frase venuto tra noi
un silenzio alquanto prolungato, non d'imbarazzo
o perch fossimo a corto d'argomenti, una pausa
di natura tutta speciale. Non so come mi son
trattenuto dal balzare in piedi e mettermi a gri-
come un ossesso
dare
la
sua Giulia
Ed
L'amo, e voglio
renderla felice
Non
io l'amo, signora,
farla mia, e
l'ho fatto, cos,
voglio
perch mi
pareva intempestivo ed anche un po' curioso;
ma
certamente tua madre deve averlo ben capito che
quelle parole mi
labbra.
sono venute proprio
fin
sulle
proposito: io ho sempre pensato che
meno quanto
quanto te del mio amore, prima di tutto
perch credo se ne avvedrebbe anche un cieco
sordo, e poi perch tu avrai fatto certamente il
tuo dovere di informare tua madre a puntino
di quanto te ne ho detto. Per esempio, come mi
tuoi di casa sieno istrutti per lo
me
dicesti la volta scorsa
con
lesse
te la lettera
il
che
ti
scrissi a
Roma, essa
Viadana. Eb-
per questo riguardo non mi do
minimo pensiero. Non mi preme n che
bene, curiosa
mai
quando venni
85
Io
di
sappiano n che Io ignorino, non sono curioso
sapere quel che possono pensare di me, che
conto mio.
si possono essere fatti sul
Immagino su per gi che mi tengano in conto
d'un buon figliolo, un po' sventato, un po' stravagante, d'un certo ingegno, ma supremamente ingenuo e perfettamente alieno dalla vita pratica e
positiva; tutto sommato, il peggior partito cheti
possa capitare, almeno per adesso; eppure n
opinione
m'importa
disincerarmi su questa vaga indu-
di
un gesto o una parola per cercare
mutare codesta opinione.
Il
mio amore ha certe sue segrete certezze
zione, n farei
di
impavide, che considerate a lume di ragione pos-
sono parere assurde. Mentre a certe cose d una
importanza enorme, specialmente a cose intime,
di sentimento, a certe altre, di indole piti pratica
ed
esteriore,
come
che pure
tutti
sogliono considerare
non concede
la bench minima parte del suo interesse e della sua attenzione.
Su questo argomento ho tante cose da dirti, ma
mi contento d'averlo enunciato e mi riserbo di
rilevantissime,
svolgerlo e analizzarlo in seguito,
tutti gli
in
altri
del resto
questi quaderni.
Stasera partir di
di
come
che ho sfiorato ed accennato finora
non aver
fatto
qua
assai soddisfatto, sicuro
un viaggio
infruttuoso!
Ho
l'i-
dea d'essere entrato un po' pi nell'intimit dei
tuoi pensieri. Ed ancora una volta ho ben capito
quanto io sia l'arbitro e il padrone del mio de-
86
stino. Tutto
dipende da
me
e dai miei sforzi
Firenze mi attende un periodo di lavoro
febbrile ed affannoso.
di
Dante, finire
Devo preparare
Crismiti,
commedie
citazione delle
la
prepararmi
assai
lettura
alla
re-
e tragedie greche, lavo-
rare alla nostra rivista bibliografica, scrivere sui
giornali, iniziare la
la compoema, scrivere l'ode
causa per riacquistarne
propriet, avacciarmi nel
nuziale, concludere varie faccende tutte d'un certo
rilievo.
Penser a
l'orologio
te,
ti
settecentesco,
mander Shakespeare,
il
Diadest,
qualche
mio conto. Ah, come
son contento! Forse tra pochi mesi, prima che
sopraggiunga l'estate, vedr qualche frutto solido
e positivo della mia operosit, quanto basti per
considerare con tranquillit il mio avvenire. E poi,
e poi! Io non son uomo da fermarmi ai' primi
passi. Ho tutti
miei immensi disegni da maturare.
Mi sento il bernoccolo dell'agitatore, dell'apostolo,
articolo e ragguaglio sul
dell'organizzatore, del condottiero di genti. Basta
che
io sappia essere risoluto e costante,
per
me
il
resto
sar un giuoco da fanciulli. Arrivederci,
Giulia mia.
Torno
al
lavoro.
FIRENZE, Domenica,
29.
Ancora lontano, ancora qui solo, a tu per tu
con me stesso Ecco, si chiusa anche quest'ai!
87
tra parentesi
non mi
quanto
luminosa, e per
riesce vincere questo senso di
mi sforzi
vuoto e di
smarrimento.
triste
sauribile.
vivere lontano da
te,
mio tesoro
ma,
Sar un pensiero codardo,
non posso difendermene
presso a
per vivere
ine-
credi,
magari soltanto per vederti di lontano, io accetterei anche la vita pi oscura e mediocre,
te,
rinunzierei a cuor leggero
pi lusinghieri e
felicit
occhi.
che valga quella
Ieri,
quando mi
l'angolo del Corso,
sguardo mentre
ti
salivi
tutti
Non
ambiziosi.
averti
di
c'
sogni
miei
mondo
al
dinnanzi
agli
fu giocoforza salutarti, al-
alquanto con
seguii
verso
il
lo
avendo
Tritone,
a fianco quella tua paffuta e rubiconda barbarella.
Non
senso
puoi figurarti n
di gioia
io
sapr mai
acuta con cui seguivo
il
dirti
il
tuo snel-
che un latino chiamerebbe pernix.
te spontaneo e agevole
Tutti
nel portamento e nei gesti abbiamo sempre allo incedere,
Come
cunch
tutto
in
di studiato.
essere sgradevoli, e
Bisogna osservarci per non
non sempre la nostra pi
minuziosa vigilanza pu bastare.
Ma
tu puoi es-
impunemente negletta, trascurarti, non porre
il
minimo studio in quel che fai, nelle tue pose,
nelle inflessioni della voce, e sempre sei perfetsere
ta,
inimitabile e sovrammirabile, regina di belt, ar-
monia suprema e indicibile. Quello che in te pi
piace la mancanza assoluta dello sforzo: quella sapienza innata, dalla quale non si pu fare
88
meno
di indovinare
interiore inpeccabile
un
si
equilibrio e un'armona
capisce che in
te pensieri
e sorrisi, immaginazioni e gesti, parole e porta-
mento, tutto sboccia e fiorisce da una medesima
ed unica virti misteriosa. Che miracolo celeste
Che incanto Che dolcezza Dio mio, l'idea che
non ti vedo mi d un senso di struggimento tre!
pidante,
e vero che
ti
ho ben
fissa
viva nel
ma
prima di tutto la mia immaginazione
mai
darmi la millesima parte della gioia
potr
non
che mi darebbe la realt e poi essa pu riprodurre in s il gi visto, mentre tu sei un tesoro
cuore,
sempre nuovo di attimo in attimo.
perdono per me, mi sfugche di quel cornon
dispongo
gono, mentre io
redo limitato di ricordi che la mia memoria serba
inesauribile e
Infinite bellezze tue si
gelosamente.
Ma
ors, bisogna che mi rassegni. Stasera mi
consoler
nuziale.
un po'
Sar
prima poesia
la
la mia ode
che scriver
vagheggiare
lirica
Che non sar bene udito . Ho
pochissima fiducia in me stesso ed ho una gran
paura d'essermi un po' arrugginito. Vedr. Gi mi
ondeggiano pel capo molte idee vaghe. Domat-
dopo
tina
ti
il
congedo
spedisco
il
Dladest.
Ho
gi trovato sette
degli otto volumi dello Shakespeare
sesto,
ma l'ho
la
mi manca
il
tardi. Domani lavorer
buona lena, anche ai Crismlti. Finita la noveldel Fumo, potr dire d'aver tolto di mezzo il pi.
chissimo del viaggio ed
di
ordinato a Parigi. Stanotte sono stan-
89
Luned, 30.
Non
le
so se potr giungere in tempo a com-
carmi che avrei divisato di scrivere per
nozze della tua sorellina. Il disegno mi sembra
pire
tre
buono
tre
forme classiche tiper nozze, di cui il primo sarebdi andatura molto snella, in set-
carmi nuziali
piche di canti
tre
be uno scolio
tenari o in ottonari, di intonazione anacreontica;
il secondo un epitalamio condotto come un coro
amebeo
di fanciulle
giovani,
di
terzo
il
un
imeneo d'andatura grave e solenne. Sei tu che
me li ispiri, Giulia, e spero che quando li leggerai
comprenderai con quanto ardore io abbia cercato
di infondervi
del
il
migliore,
mio amore per
dir che
il
giuste
mondo
pi
nobile
palpito
In quei canti voglio esal-
te.
tare la bellezza delle
il
nozze;
rinnova
si
nel
si
primo
perpetua
per sola virt d'amore; nel secondo adombrer
e accenner a qualcosa dei forti doveri e
delle
austere cure coniugali e domestiche in contrap-
poste
ai
sogni e
al
nel terzo esalter
folleggiare dell'et pi verde;
il
valore civile
coniugio, e dalla virt
nodo
umano
matrimoniale,
dal
del
sacro
indissolubile trarr gli auspici d'una patria
pi gloriosa e pi forte. L'ispirazione
sar
per
ma
sar
cri-
le
forme
stilistiche
paganeggiante,
stiana la filosofia su cui
sar antico nello
schema
teocritea e catulliana;
si
fonder. L'epitalamio
e apparir d'ispirazione
ma, moderno e semplice
90
nei
sar umanissimo e appropriato
tratti,
nostro
al
tempo
resto, ho idea di
componimenti quando
saranno compiuti; per adesso sono appena ab-
nella
un po' qui
analizzare
Del
sostanza.
i
tre
bozzati nelle loro linee principalissime. Stasera
il
lavoro della verseggiatura mi riusciva un po' sten-
ma
tato,
m' sempre accaduto cos sul principio.
Son
felice di lavorare a questi carmi,
tutti
tuoi, Giulia,
zati
mia
vita
te,
ispirati
che non
quali son
sono scritti per te sola, indirizda te. Ma gi, che cosa v' nella
sia tutto
tuo? Io respiro per
te,
sono assorto in te, tutte le mie
facolt in te convergono. Mi desto e tu sei il mio
primo pensiero. Mi addormento e l'ultimo pensiero
che il sonno annebbia e cancella nella mia mente
sempre un pensiero in cui fluttua la tua immagine
adorata. E fra questi due termini d'ogni mia giornata
vige sempre ininterrotto, unico, immobile, predominante, il pensiero di te. Non una espressione
iperbolica, la pura e semplice verit. Ogni momento mi chiedo: - Che fa ella? Dove ? Che
pensa? A volte dico: - Come sarei contento che mi
vedesse in quest'attimo Ho sempre l'illusione di
vivere sotto tuoi occhi, sempre vigilato, seguito,
protetto da te. Passo da una strada e dico a me
stesso: Chiss che un giorno non passi di qui,
altero e felice, al suo fianco Vedo una cosa brutta e il mio pensiero si rifugia in te per isfuggire
l'urto spiacevole o per consolarsene. Vedo una
cosa bella ed essa mi richiama a te, come se in
io
vvo per
te, io
91
non vedessi che un
essa
pur sempre
riflesso
imperfetto della tua grazia vittoriosa.
riconduce a
te
T'invoco,
sogno,
te,
ti
per contrasto,
il
che
lo
pervade,
vita
il
male mi
bene per
affinit.
ricordo, tutto mi parla di
ti
direttamente o indirettamente, in
diversi, tu sei la
Il
senso
riposto
modi
mille
mio mondo,
del
che
la
lo
luce
anima.
Marted, 31.
Sempre pi precise, sempre pi frequenti ed
sempre pi grate e dolci, mi allietano
insistenti,
l'anima mille visioni ed immagini di
tura.
Il
fu-
felicit
mio avido cuore palpita perpetuamente
in
un sogno che considera prossimo ad avverarsi.
Gi mi fingo le parole ed i gesti con cui un giorno tu mi dirai di amarmi. Gi mi raffiguro l'avvicendarsi dei giorni della nostra
cendevole. Gi sento
il
felicit
comune
e vi-
tuo capo piegarsi dolcemen-
mio omero, gi sento le tue braccia rinchiuamorosamente intorno al mio collo, gi
sento la tua guancia premere la mia. Tu mi dirai
Amico mio dolce, consolati e rallegrati, poich
da oggi finito per sempre il tuo lungo soffrire. T'amo, son tua, non ti lascer pi per tutto
jl
tempo che ti resta della tua vita mortale n
te sul
dersi
per l'eternit che
lia,
la
tua
ci
compagna
aspetta.
diletta,
Sono
la
io, la
tua Giu-
tua amica fida e
92
Vengo
sicura.
per rallegrare
marla di me. Confidami
la
tua casa, per ani-
tuoi sogni, narrami le
mio fedele, mio prode, mio caro compagno, mio sposo. Ti ascolto, ti comprendo.
Nulla al mondo mi pi caro di te. 11 tuo amore
mi ha vinta.
Ah, Giulia^ non posso pi oltre smarrirmi in
questa immaginazione troppo inebriante. Sento
che tutta l'anima mia vi si consuma e vi si dis-
tue pene,
solve ed io indietreggio
come
spaventato, tutto
pallido e tremante, incapace di sostenere la vio-
lenza palpitante e furibonda della mia passione.
Ma
ma
pensa, mio unico
Se io
volessi qui indugiarmi e rintracciare e seguire ad
una ad una le infinite dolcezze, le gioie interminabili e sempre nuove che la vita coniugale
riserba a due nature ricche e complesse come
sono le nostre, avrei trovato per la mia immaginazione un pascolo veramente inesauribile. Dai
primi giorni all'estrema vecchiezza, attraverso una
piena e consapevole maturit, pensa quanti quadri
pensa,
bene!
luminosi e coloriti potrei tracciare e
Tutte
le
dipingere!
gioie idilliache, vivide, intense, fresche dei
primi tempi, quelle sacre e sublimi della maternit e della paternit, e poi tutte quelle
con s
la
diuturna dimestichezza,
la
che porta
placida fidu-
cia reciproca, la perfetta alleanza dei nostri
muni
co-
ognuna di queste gioie
mia analisi un poema intero
intenti e propositi,
potrebbe
offrire alla
da spigolare. Eppure, sento, ad avventurarmi
in
93
codesto campo, un senso
istintivo
ripulsa
di
Forse perch anche nel
di timore.
mondo
del
sentimento vige un rigoroso codice di onest
e di probit,
il
disporre d'un tesoro affidatogli con
di
ritto
quale inibisce a chicchessia
il
di-
l'es-
pressa proibizione di spenderlo e di servirsene.
io custodisco
un tesoro che non ancora mio,
ossia che mi appartiene soltanto per met. Della
non mi ancora lecito servirmi.
non debbo, io non posso fare
parte che tua
Per adesso io
altro
che amarti;
ma
desiderare l'amor
pi ancora, considerarlo
come
tuo,
una consolazione che ancora non
per me.
fa
Solus ac sine spe, ecco l'impresa che reca
sone a cui debbo dar
o,
gi vivo e vegeto,
gloria
lustro e
bla-
il
miei
nei
tornei.
Da
pochi
istanti spirato
Tanno, che io vedo
Un solo augurio
morire con ben poco rimpianto.
formulo
in
core per
me
stesso
sempre pi e sempre meglio.
porta, o, per dire pi giusto,
bordinato, lo
sento,
Il
quello di amarti
resto
non m'im-
resto tutto su-
il
all'esaudimento
di
questa
grazia suprema.
Mercold,
gennaio 1913.
ed oggi ho molto lavorato intorno ai
ai Carmi nuziali. Per
Crisolito, ho dovuto fermarmi al primo in-
lersera
Crismiti e intorno
smiti, al
C4
un punto
sui libri.
avrei voluto andare in biblioteca,
ma ho
toppo:
Oggi
la
necessit di studiare
preferito rimanere a casa tutto
vorare
ai
Carmi.
11
il
giorno per
la-
primo, che lo Scolio, gi
compiuto; a terminare il secondo, che V Epitalamio, mi manca poco pi d'una ventina di versi,
che completer prima di coricarmi. Entro domani
spero d'aver finito anche il terzo, che Vlmeneo,
e cos son certo di giungere in lempo a darli
alle stampe per il giorno stabilito. Non avrei mai
sperato di ritrovare in me tanta spontanea facilit
al
comporre
e, tutto
sommato, non son punto
questa, mia benedetta,
scontento dell'opera mia.
una gioia che debbo a te. Non ti so dire fino a
che punto m'esalti e m'inciti il pensiero che tu
dovrai giudicarmi, che questi miei carmi son detuoi occhi,'che sono anzi
stinati a cadere sotto
un messaggio per te sola. Questo pensiero m'infonde un non so che di febbrile e d'infiammato,
desso che mi suggerisce e mi detta ogni pensiero. Tale dovrebbe essere sempre il fine e l'ufficio d'ogni amore valoroso e giusto, infondere
i
ogni
ogni energia, condurre
suo massimo rendimento.
virt, moltiplicare
l'anima a dare
il
Gioved, 2.
lersera m'ingannavo. Stasera
ho
riletto
due
carmi ormai compiuti e mi son parsi ben miseri
95
non posso
e meschini, tanto che
bia potuto per
un
capire
come
ab-
compiacermene. Adesso
istante
ho una voglia pazza e feroce di distruggere ogni
cosa, tanto l'opera mia mi sembra al tutto indegna di te e del fantasma interiore che ne vagheggiavo. Questi versi hanno un valore vagamente approssimativo dove essi dovrebbero apparire sobrii sono soltanto scarni e flebili, dove
dovrebbero apparire caldi son tiepidi e riscalducciati, dove dovrebbero apparire gagliardi son
:
Ho
burbanzosi e pretenziosi.
i
dinanzi agli occhi
modelli: Anacreonte, cos snello e spigliato, e
Catullo,
colorito
cos
onesto e squisito,
il
vario,
il
cos
Parini,
Leopardi, cos severo e pro-
fondo, e persino quel grazioso e agevole epitala-
mio d'Elena
sono appunto questi
Teocrito, e
di
esemplari perfetti che mi fanno disperare e ver-
gognare
di
me
stesso.
Non
che
vevole e difforme quel che ho
sia tutto
scritto.
ripro-
Son pur
sempre un mestierante abbastanza scaltro e, per
esempio, lo Scolio ha qualche mossa felice
:
Tutto
mondo
al
or languisce or
brilla
pon
il
ciel
moto
in
dopo
la
l'Aprile in fuga
piova,
il
verno.
Ecco un movimento molto
cipio dello Scolio
alterno
rinnova,
si
Tidea
famigliare all'orecchio. C'
agile. Tutto
il
prin-
d'una melodia gi
una
certa compattezza
%
verbale, c' semplicit e sobriet.
ben
tina
Ecco una quar-
costruita:
Ogni
nido, ogni corolla,
ogni speco, ogni boscaglia,
pie pispiglia, agili scrolla,
cupe rugge, immense scaglia
lodi a voi.
li
pispigliare
tamente
cupo
il
conviene
gentile scrollarsi
alle grotte e
L'abitudine
chiusa, per
delle
come
nido,
al
fiori,
ai
il
ordina-
ruggire
l'immenso fragore
alle foreste.
rime
invece
una specie
alternata
di
che
piacevole sbadataggine e
noncuranza popolaresca; ci sono allitterazioni
onomatopeiche; la chiusa della frase gettata al
seguente
principio della stanza
Ma
slancio del tratto.
vanno bene
al
son
questi
verseggiatore
e,
conferisce
tutti
rilievi
allo
che
del resto, lo Scolio
indubbiamente il meno peggio.
Pi inadeguato il secondo, specialmente se ripenso alle intenzioni. Io volevo fare un canto
amebeo molto leggiadro nella classicit del movi-
dei tre carmi
mento, come Consurglte, juvenes, e nello stesso
tempo ammodernare il tipo. Cos ho messo le
chicchere fumanti,
Invece
come un
m' venuto
particolare veristico.
tutto
in
un componimento
quasi prosastico, incoloro e soprattutto senza
minima
fiori
energia.
a cui
II
la
particolare delle ghirlande di
alludono
reminiscenza teocritea,
le
fanciulle
una buona
arrotondata e rinfrescata
97
dal riscontro delle illusioni e dei sogni,
ma anche
mi pare che ben poco traspaiano
intenzioni.
Figurati, Giulia
dere in
s, chiuso, intenso,
le
doveva racchiu-
quell'epitalamio
sobrio e simmetrico,
un profondo pensiero filosofico. Ecco, per
adombrarlo qui alla meglio: il matrimonio il
primo passo nella vita, la sua estate, come la
tutto
giovent libera e scapola ne
la vita
triste, sacrificio,
abnegazione.
plina,
la
primavera.
Ora
battaglia, disci-
matrimonio ha la sua
esso il dovere da
Il
austera bellezza, perch in
compiere,
sono
finiti
ma con
esso
giovanili
dolci incanti
per sempre. Per ci nelle parole
dei
giovani agli sposi c' una esortazione a considerare
il
coniugio
come una pena
Da
quelle parole
del
legame nuziale come
nobilissima e santa.
dovrebbe dunque balzare
l'idea
vera ed unica base
Concetto antichissimo
modi. Appunto per quela
della patria e della societ.
ed espresso gi
sto,
in tutti
appunto perch
pi nulla di
la
nuovo da
questi tre carmi offrire
definitive,
che
complete
la civilt
di lari
dei
figli
l'ultimo
dove
verecondi.
Il
dire, io
come
alle
si
tre
avrei
voluto in
forme
Il
tipiche,
concetto
nozze, accennato
parla di spelonche e poi
concetto che
l'educazione
ufficio della madre, accennato
semicoro delle
donna non potr
non sia quello della
la
y.
poesia nuziale non offre
poesia nuziale.
di
dovuta
gi nello scolio,
BoBsi^ Confessioni.
fanciulle,
come
l'altro
nel-
che
aspirare ad altro regno che
casa, e quivi soltanto, arbitra
98
e regina, sar
com' stentata
degna di venerazione. Ma vedi
e poco espressiva quella strofa,
specialmente se pensi all'altezza sublime dell'argomento. Se l'avessi voluto svolgere a lungo,
forse avrei potuto cavarne
la
una
lirica
necessit di raccogliere tutto in
robusto,
sintetico e
pido,
in sei
manchevole.
un'espressione
dato
uno
buona,
scorcio
mi
versi,
ma
ra-
ha
La virt che
sono un diva-
ancora mi manca la sobriet. Io
gatore, un ciarlone, mi piace di fiorettare, ricamare,
sovrabbondando. Certo l'Epitalamio troppo
scarno e manca quasi
al tutto di
quei
tratti
energici
ed essenziali in cui maestro inimitabile Dante,
ed ha esempi sublimi il Foscolo nei Sepolcri e
Leopardi nelle Ricordanze, nella Sera del d di
il
festa, neW Infinito, nella canzone Alla sua donna.
concetti dell'Epitalamio avrei voluto svolgerli
in
un
ma
terzo carme,
male che forse non
domani non sapr
lo
questo m' venuto cos
stamper neppure, se entro
far di meglio.
Son proprio
pensando a te, mia donindegno e povero amatore.
costernato, specialmente
na, di cui
son cos
Dove sono
che
le
soffro.
tutti
miei disegni smisurati ? Sento
mie forze non rispondono
Che Dio m'aiuti!
al
desio, e ne
Venerd, 3.
Leopardi
il
Ah, tu non
sai,
Giulia mia, quanto
Leopardi m'abbia insegnato ad amarti
Dimmi^,
99
hai tu presente la
Ebbene,
ti
canzone
dir adesso
Alla
come
io
sua donna ?
l'ho intesa,
saprai, saprai di quali spasimi, di
tu sei stata
il
segno e
la
sospiri
quali
meta, o Giulia divina, o
Giulia immortale e miracolosa, o creatura predestinata del Cielo per consiglio eterno.
Leopardi
t'ha
amata. Sei tu
amore da
la
Giacomo
cara belt che
gli
nascondendogli il viso.
Quando egli disper d'incontrarti viva, indovin
pure che la sorte ti preparava agli avvenire. E
ispirasti
diceva
lungi,
Fra cotanto dolore
quanto all'umana et propose il fato,
se vera e quale il mio pensier ti pinge
alcun t'amasse in terra, a lui pur fora
questo viver beato
Ah,
S,
beato, beato, o
sciagurato maestro
viva, io
mio
Giulia,
tristissimo, o mio
da che t'ho incontrata
non ho mai potuto rileggere questo cansenza che un impetuoso torrente
to divinatore,
di gioia
mio, se
m'inondasse
ttt
sei
tutto
l'essere.
maestro,
veramente com'io credo, xax' a-
cpoSeXv Xet{i()va, tu
non
hai pi ragione
d'invi-
diarmi, e puoi contemplare sorridendo tutta questa
mia beatitudine. Da codesta peregrina stanza
ignudo e solo per novo calle giunto
ormai il tuo spirito, tu vedi questa Gentile e forse
dove
t'accorgi di
quanto essa supera quella medesima
che le dava la tua immaginazione.
alta specie
100
Eccola, ben dessa,
riconosci,
e tu la
questa
perduta speme dei tuoi giorni, quella a cui pen-
sando ti svegliavi palpitante. questa, questa,
ed io l'amo, ed essa la mia gioia. Sono felice,
felice, e la mia vita mortale veramente come
tu la pensavi:
simile a quella che nel cielo india.
In
tutti
ho
lei
ritrovato
eterna,
l'idea
poeti, rivestita di
forma
sospiro di
sensibile.
Essa
perfezione di cui tu portavi in te l'immagine,
la
e che hai cercato disperatamente invano nel
do
viva, per
tutti
brevi e
tristi
trambasciato esilio terreno. Se
mon-
del tuo
anni
tua et fu cos
la
nefanda e incresciosa, fu appunto perch questa
donna non era ancor discesa tra la gente. Oggi essa vive, perch il mondo gi si prepara a
conoscerla e adorarla. Sento intorno a me questa irrequietezza, questa impazienza vaga e tor-
mentosa che agita
le
anime
arcano presentimento. Ed
io,
io avventurato, io beato, l'ho
in attesa,
io felicissimo,
io,
riconosciuta per
primo e ardo nel desiderio impaziente
al
mondo
Eccola,
come un
riconoscetela
tutti,
il
di gridare
adoratela,
questa mia donna, questa nostra donna. Vedete
in essa
la
vostra
perfezione
palese. Adoratela, tendete a
forza,
gloria
(1)
ed essa
(1).
vi
lei
incarnata
con
fatta
tutta la vostra
dar qualche riflesso della sua
Cercate assiduamente
V Anima della Stirpe.
in voi tutto
quel
lO
poco
la
vostro che pi
di
ricorda,
quello
cercate di sviluppare e
Regolate
il
far
ritmo
vostro
della sua vita perfetta.
benedetto dal Cielo e
rassomiglia e che pi
le
soltanto amate
ritmo
inimitabile
Ogni vostro sforzo sar
sar poi compensato ad
usura, con lauta magnificenza. Amatela,
la
vostra signora,
la
suprema e inappellabile
essa
Stamani mi son
compiuti.
Anche
senza gusto,
vostra regina, l'arbitra
della vostra sorte!
Sabato,
cuore, a portare
con amore.
fiorire
sul
voi
in
4.
ma
molto a malindue dei tre carmi
loro stampa sar affrettata e
risolto,
alla tipografia
la
come
la
composizione. Per l'appunto
sono anche andato a capitare alla vigilia di due
feste e con un tempo ristretto per giunta. Tanto
meglio, del resto: roba scritta da cani, gi
per ragioni d'armonia,
sto,
condo
che
sia
suoi meriti, cio male. Sar
stampata
se-
un opuscoletto
stampato in rosso e
nero e su carta ruvida, una cosuccia insomma
col nastrino color crema,
pretenziosa e volgaruccia,
come
componimenti
che racchiude.
Riaprendo poco fa questo giornale mi son
sott' occhio le parole che scrivevo iersera
e mi accorgo che esse avrebbero bisogno d'un
-
cadute
102
lungo e laborioso commento per esser comprese
al loro giusto valore, anzi chiarite nel loro senso
verace. Sono insomma dinanzi ad una di quelle
misteriose ed inesplorate regioni dell' amor mio,
nelle quali debbo intraprendere un lungo viaggio
e per adesso ho appena vagamente e confusamente intravisto in capo a qualche sentiero. Io
non posso avventurarmi in quelle ignote plaghe
senza un gran senso
di trepidazione e
di
sgo-
mento. Mi prover; e valga il buon volere.
La donna che il Leopardi invoca come l'
in-
carnazione fantastica d' una idea perfetta, un' idea
agognata e
presentita, della cui realt egli stesso
era incerto e perplesso:
Se dell'eterne idee
l'una sei tu, cui di sensibil forma
sdegni l'eterno senno esser
e fra
provar
s'
fra'
vestita,
caduche spoglie
gli
affanni di funerea vita:
altra terra ne' superni giri
mondi innumerabili
t'accoglie,
vaga del Sol prossima stella
t'irraggia, e piti benigno etere spiri:
di qua dove son gli anni infausti e brevi
questo d'ignoto amante inno ricevi .
e pili
Ebbene, perch io non sono agitato da queste
perplessit? Perch il mio cuore non ondeggia nel
dubbio? Perch da quando ti conosco, o mia Giulia, mi anima questa intima e incrollabile certezza,
che tu sei veramente quella, che tu sei finalmente
103
discesa in terra e
sibii
ti
mostri a noi rivestita di sen-
forma? Perch son certo che un'idea eterna
e imperitura, perfetta, immacolata,
intangibile
ha potuto assumere un corpo umano,
venire qui dove gli anni sono infausti e brevi ?
inviolabile,
La tua, Giulia, pure una spoglia caduca. Tu
pur destinata a provare gli affanni d' una vita
una creatura umana
sei
fu-
dunque,
non dico degli orrori e delle manchevolezze, ma
certo delle pene e degli affanni che la vita destina ad ogni creatura umana. Talvolta la mia ragione m'ha susurrato che io m'illudo, che sogno, che vaneggio. Uno spirito malvagio, armato
di tutti gli artifici della logica, ha tentato di innerea. Sei
e partecipi
sinuarmi, questo gelido, questo squallido, questo
orrido sospetto,
ma sempre
l'amor mio invinci-
bile l'ha sopraffatto, debellato e respinto da s
con una forza inperturbabile. Io son certo che
tu sei un' idea incarnata, che in te assommi tutte le
qualit e tutte le virt d'un concetto astratto e
universale.
Non dalla
Non dall' einconciliabili. Non
Di dove mi deriva questa certezza?
scienza, fonte di tutte le incertezze.
sperienza, accozzo di contrasti
dalla logica e dalla ragione,
insanabili.
una
queste
due
cecit
certezza che intuisco per forza
d'amore, una fede:
Fede sostanza di cose sperate
ed argomento delle non parventi >.
io4
Dio mio, come mi soffermerei su questo conQuante cose vorrei dire su queMa non voglio divagare e procedo innanzi
sto
senza indugio. Io credo, dunque. Io credo che
cetto volentieri
non
tu Giulia,
assumere
tale, perfetta,
me
senza
assoluta, sarebbe riuscita incompren-
mia misera,
sibile alla
uomo
avresti potuto svelarti a
miei caratteri. La tua purezza immor-
ristretta e relativa
mente
di
caduco, debole e mortale.
sono in questo momento dinanzi
ad un mistero, quello della Incarnazione. Anche
Dio, per essere verbo fu carne Verbum caro
Giulia, io
factum
est . Cristo fu
uomo,
fu mortale, fu ten-
redimere
tato, soffr, pianse,
mor, per poter
mondo, n poteva
evitare la passione
per
il
rag-
suo scopo. Questa luce mi abbaglia,
Dante, per
Giulia, e mi pare d'impazzire. Vedi
spogliarsi
istante
per
un
vedere Iddio, dovette
Ti prego . dice Berdelle sue qualit umane
nardo alla Vergine, che tu ogni nube gli digiungere
il
laghi di sua mortalit,
perch
il
sommo
Valor
gli si
dispieghi
Dunque un uomo non pu vedere Iddio se
non trasumanandosi, come Dio non pu svelarsi
uomini se non si carca della nostra salma.
Che sia di questo mistero io non so e non domando. So anzi che il mio domandare sarebbe
agli
vano.
Veder voleva come
l'imago
Ma
al
cerchio, e
non cran da
si
convenne
vi s' indova
proprie penne .
come
ci le
105
Quello che io non posso negare, e sento, e
conosco, la nostra doppia natura, e la mia fede
mi insegna che per l'una e per l'altra parte di
in terra sua
noi destinata la gioia eterna
:
duplicia possidebunt, laetltia sempiterna erit eis
come
rabile,
dice Isaia. Giulia, questo
tuo corpo
ado-
umano
dell'anima
tua,
questo involucro
con te dopo il bando novissimo.
r amo sono dunque nel giusto. Quanto vor-
salir in cielo
Se
io
rei
ancora dire su questo
Ma
ormai sento
di es-
sermi un po' smarrito in questa immensit. Le pa-
ho scritto son cenni vaghi ed enunciano
appena un barlume delle idee che racchiudono.
Ogni frase, si pu dire, avrebbe bisogno d'essere
lungamente svolta. Si, scrivendo qui sento molto
la fatica del cammino, e mi stanco, e mi scoraggio, e mi dispero ogni momento. Ah, che tormento quello di non sapersi esprimere! Ma
spero, spero, e ti dir tutto un giorno, quando
role che
anch'io tutto sapr.
Curiosa idea, del resto, quella che mi
salta in
mente alle volte Mi pare che il giorno in cui sar
in grado di conoscere ed esprimere tutto l'amor
mio, sar anche il giorno in cui sar perfettamente
inutile che te lo esprima a parole. Quel giorno
ci indovineremo. Prender allora questi albi, quanti
!
saranno, trenta, quaranta, cinqwanta volumi, e
dir
Essi
ti
Anima mia, inutile che tu ne legga un
non potrebbero dirti nulla di nuovo,
direbbero peggio quello che
sai
ti
rigo.
anzi
perfettamente
106
di gi. Essi
cammino che ho perte. Che
t'importa di
sia giunto? Tu vedresti una
e piena di giravolte. Son
rappresentano
il
corso per giungere fino a
conoscerlo, purch io
via faticosa, tortuosa
giunto. Basta.
Domenica,
lersera nel coricarmi ebbi
non so bene,
confuso,
ma
5.
un momento o un'ora,
Ne ho un ricordo
di estasi divina.
dolcissimo.
Non
saprei
dirti.
timo indescrivibile. Avevo pregato allora
Un
il
at-
buon
il
piccolo Crocifisso che appeso
mio capezzale e m'ero disteso aspettando il sonno e pensando, come sempre faccio,
intensamente e fissamente a te. Ogni sera il torpore mi conquista a poco a poco ed io vi annego dolcemente, disperdendo insieme in me l' a-
Dio, baciato
presso
il
la tua immagine. lersera,
dicendo stamattina, perch
da vario tempo io non mi corico mai prima
delle cinque, non ho potuto addormentarmi prima
d'un certo periodo ben vigile e lucido, ma di
gitazione della veglia e
ma
sarei pi proprio
l' anima in pace,
un momento di stupore e di
poi una dolcezza acutissima,
natura tutta speciale. Figurati tutta
sorridente, contenta,
esaltazione estatica,
non mai provata, poi
il
il
ritorno alla coscienza, poi
il mio primo penmomento, poi tutto il giorno
sonno. Stamani ridestandomi,
siero stato per quel
107
ne sono stato come inebriato, in preda per altro
ad un'attivit mentale stranamente alacre ed inquieta. Mi pareva di essere sull'orlo di quella ver-
come una
tigine e sentivo,
specie di certezza in-
termittente e balenante, che sarebbe bastato per
me
chiuder
gli
occhi, isolarmi, allontanarmi dagli
uomini e dalle cose per ripiombarvi d'un colpo,
perci sentivo come un fastidio della mia vita
usuale ed incresciosa, sciocca e volgare. Non ricordo nulla della mia estasi, come, a male aggua-
d'un bellissimo
gliare,
cordi pi n
la
libro letto di
materia n
cui
l'argomento,
non
ri-
ma
di
il
godimento che ne ho
che in quel momento non ho
pi sentito alcun legame col mio corpo, che tutto
il
mondo materiale dal cui peso compatto e irremovibile sempre oppressa l' anima mia, in quel
momento si dissolse, sprofond, scomparve: ma
cui ricordi la bellezza e
Posso
ritratto.
dire
della vera delizia
non desidero
provata nulla potrei
altro
ora spero soltanto che quei momenti
in
me sempre
pisco che
ridire!
si
desiderarli, e
Ma
ca-
che occorre gua-
dagnarli, e guadagnarli a forza d'amore.
Ed
io
t'amo, Giulia, t'amo sempre pi, sempre pi m'
nabisso
Sento
in
la
i-
questo amore esemplare e sovrumano.
tua voce dirmi
me
facciano
pi intensi e pi frequenti.
non basta
Ora
che tornare a quella altezza
Modicum,
et
vos
vi-
ed io corro, anelando, col respiro
mozzo dall' affanno, per vederti, Giulia, per vederti.
debltis
FIRENZE,
Ho un
soltanto,
ho saputo, grazie
la
un pecuna tentazione che
peccato da confessarti: oh,
cato d'intenzione
questo
luned, 6 gennaio 1913.
al
cielo,
Non
vincere.
per
scuso, sai ? Anzi mi rendo conto della
sua gravit imperdonabile, e
me
considero con ripugnanza e con
ne dolgo, e
ira,
come
il
nero degli abominii. Per questo appunto
la
pi
sento
bisogno di confessarla. Io conosco dunque
una donnicciuola di nessun conto, presso la
quale mi sono accorto di godere un certo fail
vore, caso del
resto
assai
comune
dico,
e lo
con
credimi, senza alcuna vanagloria e piuttosto
un senso di fastidio. Ieri sapevo d'essere
tato da costei e sapevo anche che sarei
accolto nel
modo
stato chiaramente
io
so
purtroppo,
pi
lusinghiero,
promesso.
e
Non
ti
aspetstato
come mi
era
meravigliare
disgraziatamente
per
mia
no
nefanda esperienza personale, quanto il pudore
sa virt rara in una donna. Or dunque io rimasi lungamente
di
in forse se fosse
o no
cedere a questa tentazione. Questo
il
caso
il
mio
pure per un tratto
brevissimo di tempo, ammettere come possibile
peccato
un
l'aver potuto,
cos stolto,
sia
indegno e
tua immagine. Dir di pi
siderato
come
possibile
libertino oltraggio alla
:
l'ho tanto
che a un
bene conpunto
certo
mi sono alzato, preparato, mosso, avviato per
cedere. Ci che m'ha arrestato stato un qualsiasi ostacolo materiale, una circostanza da nulla
e puramente casuale, un piccolo inciampo, come
potrebbe essere l'incontro fortuito d'un conoscente, una piccola faccenda da sbrigare, un
tranvai che non veniva, d bastato quello a farmi
indietreggiare e a ridarmi la coscienza del male
che stavo per commettere. Dopo poco ero nella
mia camera tutto confuso, tremante, pieno di
sdegno e d'ira e di disprezzo contro me stesso,
e quivi cadevo in ginocchio presso il mio capezzale per ringraziare Iddio d'avermi protetto ed
aiutato. Poi mi sono addormentato chiamandoti
per nome, chiedendoti mille volte perdono di
averti cos stupidamente e bestialmente offesa.
Tutta questa vicenda
qualche
stesso
non
stata per
me
senza
perch ho potuto vedere in me
procede lo spirito del male per
profitto,
come
sopraffare, conquistare e pervertire
pi imperterrito e meglio disposto.
anche l'animo
Ad
onta
di
Ili
tutti
no
rabbiosi che
risoluti e
mi
io
andavo
ripetendo, sentivo benissimo che quella mia
in-
menzodeliberato
perfettamente
a non
che
ero
gnera, e
dare ascolto ai miei buoni proponimenti. Mi
dignazione era
formale,
tutta
dissimulavo accuratamente
austeri,
chiudevo
gli
fittizia
argomenti pi
tutti gli
occhi alle ragioni migliori.
Che congegno complicato,
e malfido
traditore
l'anima umana, che insidie ingegnose dissimula
in s! In quelle
poche ore
che infine
pur rimasto scrupolosamente
t'ero
dele per tanto
di
mi
lotta
tempo e che una
dicevo
fe-
infedelt
futile
senza importanza era gi stata quasi compensata
da tanta
in anticipo
virt.
Mi dicevo persino
scellerato cialtrone, ipocrita furfante! - che
ero
tempo a pentirmene sinceramente dopo
e a chiedertene perdono. Mi dicevo che infine
poi in
certi
piccoli
trascorsi
giovanili
specialmente se l'anima non
pu
se ne
ai
cos
vi
comodamente addossare
nostri poveri istinti carnali, a
buon
sono, scusabili,
partecipa
diavolaccio
di
corpo,
questo
questa
la
se
colpa
povero
specie
di
nostro servitore fedele pronto ad assumersi tutte
le
colpe e
le
responsabilit delle
nostre
monel-
E dimenticavo, e volevo
che appunto perch il corpo
un servo, siamo noi
responsabili delle sue azioni e bisogna avere la forza e l'energia di
comandarlo, dominarlo, costringerlo all'obbe-
lerie
discolaggini.
anzi dimenticare,
dienza, e alla disciplina. In
diritto
romano
era
112
il
padrone che rispondeva
delie
colpe e dei de-
come
dei suoi schiavi, precisamente
litti
stava a
danni causati
dalle sue bestie.
Cos e non altrimenti noi risponderemo presso
il
tribunale di Dio di tutti
misfatti compiuti dal
lui a risarcire
nostro corpo,
giover dire che
ci
ne avevamo colpa e che
ai
suoi
istinti
il
non
noi
corpo aveva obbedito
irrefrenabili e ai suoi impulsi irresi-
Che colpa ne ho io - diceva l'agricol.
romano al giudice - se la mia capra ana brucare l'erba del mio vicino? - Tu do-
stibili. -
tore
data
vevi sorvegliarla, guardarla
La
vista, legarla.
tua negligenza inescusabile, perch tu
le
capre non hanno discernimento
non sono
nate a s stesse
in
sai che
abbando-
grado
di
rico-
noscere l'erba che possono mangiare da quella
che non
- dice
lecito toccare. -
peccatore - se
il
Che colpa ne ho
miei
m'hanno
istinti
condotto presso questa femminetta sfrontata? -
come non
sai - gli
si
io
risponde - che
il
Ma
corpo
abbandonato ai suoi istinti non discerne tra il
bene e il male? Perci, come di tutto il bene
che far sar tuo
di tutto
Ma
iersera,
il
merito, cos sar tua la colpa
male che commetter.
questi argomenti non
anzi quel senso di vago
il
tutti
me
li
ripetevo
rimorso
che
sentivo, lungi dal trattenermi^ - vedi la perfidia
umano
mi dava anzi un certo senso
perch mi
dicevo: - Dal momento che nel commettere il
dell'animo
di
baldanza
d'incoraggiamento,
113
maJe sento
in
me
questo rimorso e questo scon
ne di molto diminuita
tento, vuol dire ciie gi
E non mi accorgevo che
gravit.
la
un
anzi
peccato tanto pi inescusabile, quanto pi
si
ci
rende conto della sua natura e della sua gra-
vit.
Mi sono
salvato, e stasera
umiliazione e
fallo e la
la
mia
vergogna
completa,
vilt
basta a ridarmi
la
non ho
l'estrema
di narrarti qui
ma
mio
non
il
questo
pace, perch nelle intenzioni
ho peccato e questo pensiero mi rode e mi
strazia l'anima. Che importa se mi son trattenuto
dal compiere il gesto, se ho avuto tutte le pi
deliberate intenzioni di compierlo, se l'ho
desi-
derato? Talvolta ho pensato
desi-
derio
della
colpa
che
il
solo
non pu essere imputabile
all'uomo e che anzi rende pi meritorio
sacrificio:
non
inutile
Oggi capisco quanto
concetto. Tutto
io qui stasera
cato,
il
desiderium
il
suo
oblatione
sia falso e sofistico
codesto
peccato nell'intenzione, perci
mi confesso a
non meno
in
te
d'un vero
scellerato e odioso di
tutti
pecgli
sono colpevole contro di
te, ti ho offesa, mia Giulia, e ne soffro con tutta
l'anima, e ancora una volta ti chiedo perdono.
E poich da questa mia colpa posso trarre qualche
insegnamento, uno mi sforzer di trarne, e sar
quello d'esser sempre pi vigile con me stesso,
sempre pi austero nel compiere il mio dovere^
altri
10.
gi compiuti. S,
Borsl, Confessioni.
114
sempre pi inesorabile nel rimproverarmi fall,
miei miserabili
sempre meno indulgente con
i
istinti.
Marted,
Ah,
voluto
peccato forse pi grave di cui
opposto
la
quello
che
vagheggiava
dignitosa coscienza e netta
come
Se
sia
troppa indulgenza
propri errori. Si direbbe che essa abbia
imporsi precisamente un esemplare di
coscienza
Dante
11
giovent d'oggi
infetta la
verso
7.
t'
voialtre
picciol fallo
amaro morso!
donne poteste conoscere per un
istante la vera natura, la vera indole,
veri gest,
che noi vi dissimuliamo con
tanta cura, oh, quanto sareste pi severe e guardinghe con noi! Dinanzi a voi noialtri maschi
atti,
ci
portamenti
sforziamo a parere dignitosi,
corretti, garbati,
amabili; ma appena siamo fra noi, che
cambiamento! 11 nostro linguaggio ripieno di
nosconce bestemmie e di oscenit sguaiate,
o
stri modi farebbero vergognare un facchino
raffinati,
uno
sguattero.
Copriamo
di
dileggi
spietati
vostra pudicizia, offendiamo e dispregiamo
modo
pi atroce
la
vostra arrendevolezza
prendiamo giuoco e spasso
delle
medesime
la
nel
ci
pas-
115
sion che
abbiamo potuto
dendo
vostra innocenza e
la
suscitare in voi, deri-
per qesto
vi
credula
vostra
la
ingenuit. Se voi siete sfrontate e
non
franche
perch allora parliamo
salvate,
voi col pi oltraggioso disprezzo.
facciamo altro che spifferarci a vicenda
nostre buone fortune,
ci
di
non
Fra noi
tutte le
mostriamo ridendo
le
vostre lettere con una spavalderia sacripantesca,
ci
indugiamo a descrivervi,
le
vostre pi intime e gelose debolezze, sghignaz-
zando. Usciamo allora dalle
abbiamo
profferito in quel
vostre
momento
braccia,
mente
frattanto
ci
mani con una smorfia
la prima fantesca che
Mentre voi ci immaginate
le
piedi.
stima,
di
freghiamo
acciuffiamo
vi
mille giura-
menti di fedelt, di purezza, d'amore,
di rispetto,
tutte
spiattellarci
calorosa-
di
fastidio
ci
capita
e
tra
pensosi,
soli,
rinchiusi nella stanza nostra a ripensare
di voi,
siamo forse in un luogo
femminacce di malaffare, a cantare
e sognarvi, intanto noi
equivoco,
tra
canzonacce sconce, a piantare
le
scarpe sull'orlo
dei tavolini, a sbuffare in un'aria mefitica e sof-
focante
il
fumo
nostre pipe.
delle
Eppure
nostre
tutte
sigarette
queste
cose
delle
non
le
facciamo per cattiveria, per perversit. Le facciamo senza annettere loro la minima importanza,
per leggerezza, per un certo atteggio di disinvoltura e di spavalderia.
In
fondo siamo
bravissimi figliuoli^ pieni di cuore, di
coraggio, spesso
vi
tutti
lealt,
amiamo sinceramente
di
con
116
l'anima
tutta
tutto
il
saremmo
pronti
nostro sangue e tutta
sacrificarvi
nostra
la
vita.
Ecco
ci
manca: una coscienza rigida e
Siamo troppo indulgenti con noi stessi.
Ci diciamo - E perch non dovremmo far cos,
quello che
austera.
momento che
dal
paura
cos fanno
parere troppo ridicoli facendo
di
tani, gli scandalizzati,
rispetto di noi stessi.
cos pi degli
altri.
ciato di
io,
vedi, io
sfrontato
pi
il
ho sempre bestemmiato
mi sono millantato pi degli
malinconia,
di
puriil
stato
Nelle combriccole schiamaz-
sempre calpestato e profanato pi
senso
sono
tutti,
gni altro,
manca
ingenui. Ci
gli
Ed
son sempre stato
zanti
Abbiamo
tutti? -
sfac-
d'o-
altri,
ho
di tutti quel
ribrezzo e
di
pi
di indigna-
zione che spesso mi saliva su dall'anima invincibile, di fronte a tanto
scempio. Tanto che oggi
un pensiero no-
se esprimo dinanzi a qualcuno
vedermi
Generalmente si crede che io
voglia scherzare e la mia seriet suscita un'ilarit
bile,
virtuoso e severo,
ho
lo strazio di
frainteso e deriso.
vivissima,
come
scherzi. -
Ah,
Proprio
Che
rai
lui!
pi faceto e sollazzevole degli
il
che
Ah,
faccia tosta
sei
!
Ma
burlone,
di'
un po'
un po' il capo a partito?
Se talvolta passo due o
chkiso in casa, a lavorare
nella pi severa solitudine,
fuori di casa
che capo ameno!
impagabile!
un coro
tre
Che sfacciato!
Quando mettesettimane
come un
rin-
certosino,
appena metto il naso
risate: - Ebbene,
di
117
tutto questo tempo? Com' che
vede pi? Chiss che ripeschi! Chiss
che imbrogli! Guarda come sei smunto, furfante! Amico, riguardati. Non ti sprecare tanto.
A proposito vieni con noi dal Paoli stanotte ?
Sai, c' la tale. Si fa un po' di baccano. Se
manchi tu manca il meglio. Che dici? Hai studiato? Non ti sei mosso di casa? Poverino!
Mettetegli un ditino in bocca, povero innocente
E della biondina che ne hai fatto? O quella
che hai
non
ti
fatto
si
brunetta?
la
signora tale?
Perch, vedi, Giulia,
gli
simi di riscontrare negli
esagerati.
La purezza,
festate dinanzi a loro
altri
di
signora
loro
la virt,
il
sgomento che
tal'altra?
tutti
felicis-
difetti,
magari
l'austerit
sono come
rimproveri di cui sentono
senso pi
O la
uomini son
mani-
altrettanti taciti
disagio e un vago
di
buoni
costringono a
fastidio.
esempi fanno loro noia, perch li
ai casi loro con un po' di seriet, e tutte
le volte che vedono in altrui qualit e pregi di
pensare
non
sentono capaci, ne provano un ranmentre per contrario sentono il pi
vivo e sincero sollievo ogni volta che siffatti pregi
e qualit risultano fittizi e fallaci.
Meno male
Respiro - dicono tra s - Costui mi rassomiglia.
Per questo, vedi, mi addolora e mi costerna
il
non vedermi considerato abbastanza sincero,
per questo io sento
miei trascorsi pesare su di
me come un gastigo. Perch il mio sogno, Giucui
core
si
istintivo,
lia,
il
mio gran sogno
d'oro, quel
sogno santo e
su-
118
blime che m' ispira
d'essere
modello
il
di fortezza,
uomo
come
quello
della
spiriti forti
cos nel
un numero
di tutto
vili
far dimenticare a tutti
noscono
che ora
esempio dei primi, ora
dall'
dei secondi. L'opera a cui mi accingo
:
virt
genere
vizio.
sterminato di mediocri, di deboli e di
questa
un
Il
del
composto di pochi
bene e cos nel male, e poi
fanno sopraffare
sarebbe
costanza, di probit, di
di
umano
si
te,
esemplare,
Anche l'esempio
castit, di severit.
contagioso
mio amore per
parere un
di
dunque
coloro che mi co-
caratteri che ora mi attribuiscono e
mia condotta aveva sino ad oggi giustificato, e poi essere il primo a dar l'esempio della
che
la
virt per essere seguito e imitato. Perch, lo sento,
ormai
assetata di virt:
l'Italia
lezza, la vilt,
il
l'egoismo, hanno stancato
e
scontenti
il
desiderio dei bassi e
ed
esausti.
vizio, la
futili
tutti, tutti
debo-
godimenti,
ne sono
Dappertutto
sazi
vedono
segni di questo scontento e di questa ripugnanza.
Solo non ancor
forte,
sorto
un uomo abbastanza
eloquente, persuasivo,
che scagli
sulle moltitudini
denzione, che dia
indugi e che sia
il
il
risoluto
grande
grido santo della
re-
primo esempio, che vinca gli
di persona
pronto a pagare
l'esperimento col pieno sacrificio di s. Voglio
esser io
voglio io trovare quel magico
quello,
grido che echeggi nell'anima di
sacrificarmi per
Prima sar
tutti,
solo,
pagare
poi mi
tutti,
io col
voglio io
mio sangue.
seguiranno
dieci,
poi
119
cento, poi mille, poi
tutti,
Giulia, quel giorno sar
mio
animati dal
raggio e dalla mia abnegazione.
degno
di te.
Mercold,
Forse, se tu potessi leggere
le
tracciato su questi miei quaderni,
se tu
che
potessi conoscere
me
le
hanno
co-
quel giorno,
8.
parole che ho
e pi
sentimenti
ancora
impetuosi
dettate e di cui esse sono, ahim,
un ben pallido e misero riflesso, forse, Giulia,
anche non dubitando della mia sincerit, mi
crederesti ancora un visionario. Ma non cos,
sai? Queste cose vivono in me con una chiarezza,
una sicurezza precisa e infallibile. E non sono
neppure tanto lontano dalla vittoria. Intorno a
me, nelle persone che mi accostano, che mi
conoscono, che vivono meco in qualche intimit,
scorgo talvolta un sentimento ancora perplesso
e mal sicuro
ma
che
in
gran parte
di
speranza
e di aspettazione. Tutti mi aspettano alla prova per
convincersi,
e
li
ma
fa pensosi,
mia parola li scuote
perch una parola calda, ar-
certe volte la
dente, travolgente, persuasiva.
Son
molti
quelli
mia bont; che
pure scuotendo benignamente il capo come increduli, fissano su me gli occhi attenti ed ansiosi,
come aspettando quella parola, quel gesto che
che mi amano, che credono
alla
120
li
faccia ricredere, che
specialmente
uno
convinca, che
li
giovani,
seguo
che hanno gi
ed entusiasta ed impa-
quelli
spirito fresco, ardente
ziente. Alle volte
di
lontano
le
politiche, le discussioni filosofiche
tono
sui giornali, nelle
sui libri, e
ciascuno sfiora
sta per colpire
una
le
controversie
che
radunanze,
nd
si
tutti
quei
confusi e rabbiosi, vedo che
la verit,
il
combat-
congressi,
mentre osservo attentamente
dibattiti complicati,
trascini,
li
punto
frase approssimativa.
che
vi si
accosta,
che
giusto, che pronunzia
allora
mi scuotono
pi generose e frenetiche impazienze, e vorentrare nel dibattito, interloquire, levare la
rei io
voce, dire io questa verit che sfugge ad ogni
altro.
Ma
sento, intuisco che l'occasione
non
o che sarei inascoltato, che io stesso
non sono ancora abbastanza agguerrito e maturo
per la battaglia, e aspetto in silenzio, e mi preparo, e mi ammaestro, e mi studio, e osservo, e
noto, e rammento, e faccio mille raffronti laboriosi. Certe volte mi accorgo che una mia parola
gettata l a caso suscita intorno a me qualche
eco inaspettata, c' sempre qua e l qualcuno
che volge il capo per iscrutare colui che l'ha
pronunziata, che ne aspetta una seconda pi preancora
cisa
sorta,
pi vigorosa. Intorno a
me
si
gi
fati-
cosamente e lentamente formato un piccolo moto
di curiosit; mi si cerca, mi si ascolta, mi si chiede
la mia opinione, si discute, si ribatte. Ho gi qualche amico, qualche discepolo, qualche fido, qual-
121
che avversario, ho gi molti a cui comincio a dar
noia. Vedo qua e l taluni che son certo di conquistare un giorno alla mia causa, altri con cui
dovr misurarmi in campo
aperto e che gi mi misurano e mi squadrano
con diffidenza subodorando in me un futuro
nemico inesorabile ed implacabile, uno di quei
nemici che non perdonano e che bisogna abbattere o esserne abbattuti. Sono tanti piccoli segni vaghi ed incerti, ma indizi preziosi per me,
per
quali le mie certezze si fanno ogni giorno
pi precise e sicure. Ed io mi scaltrisco sempre
pi, acuisco in mille modi la mia chiaroveggenza.
Ma perch ti scrivo queste cose, Giulia mia?
Ah, tu sei veramente la mia adorata confidente
un giorno o
l'altro
inconsapevole.
nulla,
senza saperlo
il
Tu non
sai,
non
sai,
non indovini
o mia ignara e divina creatura,
mio scopo,
il
la
consigliera della
mio segnacolo,
il
luce e l'anima,
l'
mio
tu
che
sei
vessillo,
ispiratrice e la
mia impresa Divina Giulia Mia
o tu, la pi amata delle donne,
!
mia vita,
ma perch ancora non sai nulla? Io t'ho gi
detto d'amarti, io, con queste mie labbra, eppure
diletta,
tu
non
sai
niente
di
mondo
quel
sconfinato che nascondevano
role balbettate. Ti
mento
mie povere pa-
rivedo ancora ascoltarmi col
reclinato sul petto,
biguo errante
le
indicibile
sulle
con quel sorriso amIo mi protendevo
labbra.
con un moto avido, appassionato e fremente, pi che amoroso, supplichevole, e tu, mia
verso di
te
122
donna,
in tutta la tua grazia
sembravi ascoltarmi
candida
divina,
in un'attitudine indicibilmente
ambigua. Eri attenta? Eri assorta in un pensiero
tuo? Quel sorriso che ti sfiorava era d'incredulit
o di compiacenza? In quel rilassarsi delle tue membra, in
quel
volto
reclinato
sul
petto
dovevo
vedere l'abbandono o l'indifferenza? Eri tu impas-
come un idolo o fremente come una creaumana ? Certo eri bellissima. Certo compendiavi in te tutta la bellezza del mondo e si sasibile
tura
rebbe detto che su
te sola si
fosse raccolta tutta
luce del creato innamorata di
te.
Tutto
il
la
resto
mi pareva tenebroso e sinistro al confronto, come
perduto in un barlume livido, confuso, crepusco-
me
lare, e in
sentivo agitarsi e rombare tutto
il
tormento irrequieto dell'uomo dinanzi alla bellezza
pura e suprema, prossima e irraggiungibile, nostra
ed estranea. T'amo,
Giulia, t'amo, e vorrei alfine
mondo, con
tutta la gran possa della
mia voce tonante e vittoriosa. Ahim, sono solo
e lontano, e mi sento ancora cos indegno e misero, cos povera cosa, cos sperduto nel mio
buio dove brancolo ansiosamente in cerca della
mia luce, della mia via. Di quante colpe mi sono
macchiato Che impresa eroica sar quella della
mia purificazione Quante lacrime, quanti spasimi
quanti sudori e quanto strazio, e che inaudito
dispendio d'energie e di coraggio mi coster la
mia salvezza! Ma benedir sempre la mia fatica
gridarlo
al
123
ed
mio affanno.
il
pensando a
Tutto,
te,
mi parr
agevole e leggero.
Gioved, 9.
mio unico pensiero. Non
vivo che per te, la tua imagine non mi abbandona mai un momento. Tu mi sei sempre viva
T'amo. Tu
sei
il
e presente. Ti parlo,
ti
chiamo, t'invoco.
nome mi echeggia perpetuamente
non
faccio altro
Il
tuo
animo. Io
che sussurrarmelo continuamente
a fior di labbra,
Giulia,
Giulia,
bello questo
nome, cos breve,
vole, soave!
pi dolce di
tutti
il
pi bello,
i
nomi.
Mi pare che racchiuda
il
nell'
pi armonioso,
un nome
in s
Com'
Giulia.
liquido, scorre-
infiniti
il
imperiale.
sensi miste-
che abbia un potere magico. Ogni
volta che lo pronunzio ha sempre per me un sapore nuovo. Un giorno avr da dirti su questo
riosi e solenni,
nome
tante cose, Giulia, narrandoti
che mi ha ispirato, perch un
lega per
me
tutti
pensieri
nome che
si
col-
a tante e tante idee, immagini, remini-
scenze di grandezza e di bellezza. Poich tutto io
amo
in te, tutto ci
mente, tutto di
te
che tuo ti si addice armonicami piace. Ma quando mai sa-
pr darti un' idea di questo mio amore assoluto
ed
invitto,
sono
tutt'
poderoso e smisurato,
ora attonito e sbigottito
di cui
come
io
stesso
d'
un pro-
digio ? La cosa che pi sento la sproporzione
124
enorme tra me e l' amore che ospito. Mi par d' esnon so, come un povero lazzaro che accogh'e
un re di corona nella sua catapecchia. Sono come
un mendicante con istinti da gran signore. Sono
altero d'amarti e nello stesso tempo mi sento sgosere,
mento, umiliato e confuso per la mia indegnit
che non mi consente slanci generosi. Io son pieno
di difetti, di debolezze e di colpe. Ho un animo,
come dire? un animo maleducato, a cui non ho mai
imposto alcuna disciplina, che ho lasciato svilupparsi nella massima libert, senza inibizioni. Ora eccolo qui
come un monello
trasandato, scarmigliato,
sudicio, graffiato, irrequieto, incapace di fermezza,
di gentilezza, di garbatezza, di finezza.
Esso
cre-
sciuto senza arte ne parte, fannullone, bighellone,
prepotente,
soverchiatore,
vorrei donartelo, darti su
in verit
m' accorgo
da
spronato
scomposte e malvage. Vorrei farne
il
voglie
tuo servo,
ogni dominio,
lui
ma
un dono bene inpregi di un'anima
di offrirti
degno di te. Tutti
migliori
sono quelli di sapersi rattenere, frenare, dominare. La virtij non che una serie di remore e
di astensioni. Ed io sono costernato di vedere
cos poco disciplinata l'anima mia e mi vergoi
gno
di porla
dinnanzi a
te in
questo stato inde-
cente.
Tutta
la
mia
vita giornaliera
serie di battibecchi e
non
di
non
altro che una
contese fra
me
e me,
fo che redarguirmi, riprendermi, farmi gli oc-
chiacci, tenermi
il
broncio, strapazzarmi, e a que-
125
sta rissa
perpetua assiste
come
testimone
la
tua
immagine. Questa tua presenza fa s che il pi
delle volte finisco con l'avere ragione di me
stesso, perch questo mio animo rabbuffato, scontroso e selvatico soltanto alla tua vista
e
si
ammansa,
si
addolcisce e
si
si
acqueta
umilia. Nei suoi
sguardi torbidi passano lampi di dolcezza
sueta,
al
come
nelle pupille fosforescenti delle tigri
passaggio
senza di
te
man-
di
Orfeo.
Tu
sola puoi vincerlo e
sento che gi da gran tempo avrei
abbandonato impresa per disperato. Rammento
un piccolo episodio eravamo nella tua casa, il
giorno 27 dicembre scorso. Io t' avevo detto che
per te avevo gremito di scritti un grosso albo
e l'avevo portato con me. Mi esibii subito di
mostrartelo, e aspettavo da te un moto di curiosit. Invece tu sorridevi e mi guardavi senza dir
nulla. Allora io dissi:
Vado - e mi mossi per andare a prendere l'albo nella tasca della mia pelliccia. Non avevo fatto tre passi che tu gi mi
avevi arrestato con poche parole di dileggio:
Ma non vede, mi dicesti a un dipresso, che
muore dalla voglia di farmelo vedere ? - Era vero.
Mi vergognai moltissimo che tu avessi sorpreso
in me quel moto di debolezza e difat^i, se ben
ricordi, tornai indietro e mi sedetti borbottando
che avevi ragione. Spesse volte ritorno con la
mente a quel piccolo episodio il quale, come
l'
tutte le
per
me
cose che
ti
riguardano, ha poi assunto
un'importanza enorme e fondamentale.
126
Con
l'immaginazione
io
ti
rivedo sempre vicina
a me, scrutandomi, leggendomi in fondo all'anima
tutti
miei pensieri pi reconditi, di cui io stesso
non mi rendo conto,
e mi par di sentire la tua
voce placida, dolce, serena, armoniosa, divenuta
la voce stessa della mia coscienza, svelarmi a me
stesso, rendere inescusabile ogni mio fallo. Mi accorgo che su questo argomento avrei ancora
troppe cose da dirti. Vi ritorner su un' altra volta
di proposito.
Per ora sono appena
al
principio di questa lun-
ghissima e laboriosissima dissertazione ed esplorazione amorosa, e per forza debbo essere un
po' confuso e affollato.
Sono sgomento. Come
far ad assuefarmi, a mettere
questa confusione caotica ?
un po' d'ordine
Sono sgomento,
in
sgo-
mento.
Venerd, 10.
Sono sgomento. Non posso nasconderti che
lo scrivere ogni giorno in questo diario per
me un
gravissimo disagio, quasi insopportabile.
Sul principio credevo che fosse solamente un
diletto,
ma
che dico ? una consolazione imparegcon te, confimiei pensieri, ogni sera, in questo
giabile. Scrivere a te, intrattenermi
darti
qui
grato e intimo silenzio che mi circonda
Che
so-
127
gno, che beatitudine, che deh'zia! l'amore senza le sue amarezze, suoi disgusti, le sue nausee,
i
sue
le
piccole debolezze.
l'amore
spogliato
d'ogni elemento formale, esteriore, grossolano,
un amore
fatto tutto di sacrificio, di solitudine, di
sempre trovato nel mio cuore
il mio
mestiere,
scribacchino
uno
per
nulla
sono
Non
diamine
tanto considerevole: Scrivere un epistolario a forma
esaltazione. Io avrei
argomenti
inesauribili. Intendi,
di soliloquio
che magnifico sforzo
me E
letterario, ve-
un giornon getti l'occhio su questa pagine, e
chiss che non abbia a compiacersene, ad amarle
(Intendi queste pagine io non le scrivo per
ramente degno
no
poi chiss che
e,
ella
me,
le
di
ma
in vista del
giorno in cui essa
le
vedr,
commossa, turbata
perch no? anche ammirata). Insomma a poco
legger, ne rimarr stupita,
a poco,
di scritto
man mano che procedevo
nel coprire
queste paginette, un formicolio di pen-
mi ha cominciato
mi son chiesto se in
questi scritti sono sempre e scrupolosamente e
compiutamente sincero con me stesso e con te.
Ho dovuto rispondermi apertamente di no. Talvolta scrivo, cos, perch so scrivere, perch bene
o male posso cavarmela. Parlare d'amore la
cosa pi facile di questo mondo, per chi ha la
sieri,
di scrupoli, di
ad invadere. Prima
sospetti,
di
tutto
pazienza di pigliarci un po' d'esercizio. Sull'amore
io
ho Ietto non libri, ma biblioteche intere e su quetema semplicissimo: io t'amo , ho stu-
sto
128
diato e
zioni,
conosco un numero sterminato
cami ed arzigogoli,
Io so
gli
tutte
in
le
in tutte le civilt, in tutti
l'et,
d varia-
fioriture, svolgimenti, smerlettature,
trilli,
come
si
esprimono
paesi del
in fatto
esquimesi della Groenlandia,
ri-
lingue, in tutte
mondo.
d'amore cos
come
selvaggi
Pomot, gli indiani pelli rosse del Farbeduini nomadi dell'Arabia Petrea. Ho let-
delle sole
West,
to in proposito poesie cinesi, giapponesi, persiane.
Greci, come LaSo come parlavano d'amore
poeti del dolce
come Provenzali, come
Stil Nuovo
so a mente mezzo Petrarca, conoi
tini,
Cinquecento, il Seicento,
Romantici, tutta la produzione odierl'Arcadia,
nissima e poi ho una discreta cultura anche
sco
il
Quattrocento,
il
nei
campi
delle letterature
inglese,
francese,
desca, spagnuola di vari secoli. Aggiungi che
io stesso
una
raccogliere
pratica
sta parte potrei
Se potessi
amorosi che ho dis-
strabiliare.
gli epistolari
tutti
seminato qua e
da
te-
ho
da una diecina d'anni a queradunare tanto materiale da farne
volumi in ottavo grande, corpo
l
una ventina di
nove elzeviro, d'un duecento cinquanta o trecento pagine l'uno a un bel circa. E figurati che
son tutte bugie, le quali per aver dunque almeno
l'aspetto vago e approssimativo del vero, mi son
costate un'abilit letteraria dieci volte maggiore
che se avessi avuto
in
cuore
la
pi
bile favilluzza di sincerit. Figurati
razza d'esercizio
ho dovuto
impercetti-
dunque che
fare per addestrarmi
129
e che sforzo possa essere ormai per
me
scrivere
a volo venti o trenta pagine di concettini erotici.
Una cosa da
tutto
perch
sincero
nulla. Ti
prima
dicevo questo
di
queste pagine non sono mai tanto
in
come quando
me
inferocisco contro
stes-
poi per darti una
quanto sia
menzognera l'anima mia, e quanto sia da gran
tempo assuefatta ed incallita nella falsit, nella
leggerezza infine per farti comprendere vagamente l'enorme, lo smisurato cumulo di energie
che tra l'adolescenza e la giovinezza ho misera-
so
pallida idea di
bilmente e pazzamente sperperato.
Or dunque,
mi
nasce
il
talvolta scrivendo in questi
fierissimo
sospetto che
non
albi
faccio
con te nelle mie pessime
consuetudini. Non sempre la parola risponde esattamente al mio pensiero. Per quanto cerchi in
altro
che continuare
queste pagine di far parlare solamente
talvolta, quasi
per necessit,
suo antico sopravvento,
la
mente
allora
il
cuore,
ripiglia
scrivo
il
come
scriverei un romanzo o un articolo, con piacere,
con un piacere di natura pi frivola e pi tepida. E poi, appunto perch t'amo, appunto perch
tu sei veramente il primo, l'unico, il supremo,
l'immortale amore della mia vita, sento una specie
d'invincibile ripugnanza ad adoperare per parlarti
proprio quelle medesime parole di cui ho tante
volte e in tanti
modi sconciamente abusato. Ogni
volta che porto nel
puro e
inviolabile, nel sacro
e sublime regno dell'amor mio, qualche
U. Borni, Confessioni,
traccia
130
delle grazie fittizie e sciocche d'un
corgo d'avere ancora un po'
un po'
parrucchino,
di cipria sul
aggraziati
al
giab,
tempo, e m'ac-
di belletto sul viso,
i
miei fiocchettini
le fibbie agli scarpini,
la
ma-
dreperla sull'elsa del mio spadino, io mi vergogno e
mi sdegno con me stesso e mi sento ridicolo come
un esploratore che pretendesse di attraversare
un'immensa e fragorosa foresta vergine in abito
di
complimenti
gala e facendo
sdilinquiti a destra e a sinistra a
a tutte
le
Ogni
di
tutti
volta che in queste pagine mi
aver poi pi nulla da
me
accade
righe e di
non
dire in proposito, la
mia
m'imporrebbe
allora dico tra
tronchi,
belve in cui s'imbatte.
liane, a tutte le
esprimere un concetto in
sincerit
salamelecchi
di
tre
non
Tre righi
sera scrissi dodici pagine?
Non
dire altro.
Ma
mentre
ieri-
soli,
Bisogner
va.
E allora
che aggiunga qualche altra cosellina.
panna
far
la
a
divagare,
mi metto a fiorettare, a
montata, giuoco,
i
cui risultati
siasi
tore.
come
son capaci
ti
ho
detto, facilissimo e
di trarre in
inganno qual-
occhio pi esperto, persino quello dell'auPoi sento indistintamente lo scontento e
l'artificio
di
quel che sto facendo e
mi
arresto
d'un colpo con l'animo in tempesta e agitato da
dubbi atrocissimi.
ho un argomento vastissimo sotto
che richiederebbe volumi di
argomento
mano, un
mille
Altre volte
scritto, ordine, cautela,
sciplinato
un fervore misurato
come potrebbe
richiederne
e di
un'opera
131
lunga lena. Invece son costretto a tagliar
rimandare a un'altra
Quella sera avr fatto tardi al teatro, avr
d'arte di
corto, accennare appena,
volta.
un lavoro urgente, una
stanco, sar
triste,
lettera
da
scrivere, sar
sar confuso, dovr interrom-
permi. Insomma, una vera disperazione.
Aggiungi poi che
siderare,
non
ti
in
queste pagine a ben con-
dico mai nulla. Ciarlo, ciarlo,
vago, spesse volte
infilo
significano nulla di solido e
ti
ripeto,
siero di
di preciso.
non sono sincero come
arrotondare
la
di-
pagine intere che non
frase
vorrei.
d sempre
poi,
Il
pen-
al
mio
pensiero qualcosa di azzimato e agghindato. Invece
bisognerebbe, non so, che cominciassi una frase e
mi interrompessi, che riempissi queste pagine di
soprassalti bislacchi, di
salti, di
pianti, d'esclamazioni, di
trapassi, di grida, di
nenie monotone ed esa-
speranti, di suppliche, di sentenze contraddittorie
legame
una tempesta
dipinta piuttosto male
e senza alcun
fra loro. In queste
non
vera,
c'
in
pagine
una tempestina
una piccola tela, che
c'
puzza di ragia e di vernice. E poi, vedi, Giulia,
mia santa, per essere sincero come vorrei, dovrei
essere libero e sciolto da ogni cura di parere
o mostrarmi migliore di quel che sono. I rime le rampogne di cui mi opprimo son
sempre troppo retorici e magniloquenti. Nel momento in cui li esprimo ho sempre l'aria di ammirarmi e di pavoneggiarmi. Se tu sapessi in-
proveri
vece che misero omuncolo odioso e antipatico,
132
tronfio e ridicolo che
pessi quante umilianti
sono in realt'J Se tu sae vergognose miserie ti
nascondo, quante circostanze che farebbero aruna statua, che costerebbero a me tanti
rossire
vanit,
sacrifici di
ti
dentro! Per
dissimulo qui
esempio, della sciocca avventura a cui accennavo
prime pagine di questo scartafaccio, non t'ho
nelle
narrato
la
parte e
le
circostanze che porrebbero
mia indegna miseria, unicamente perch penso che un giorno tu potresti
veramente leggere queste pagine e ti parrei veramente il pi volgare, il pi spregevole di tutti
gli uomini. Ancora una volta, non credere che
esageri o che ecceda in questa collera contro me
in
evidenza
tutta la
stesso, e che voglia eccedere di
farmi
un merito
avvilito.
cisa
In
mia severit. Sono molto
momento ho l'impressione prevano. Mi pare di perdermi in
sia
chiacchiere.
Temo
lunga serie
di pallidi e grigi disinganni.
d'illudermi su
per
della
questo
che tutto
proposito
me
che l'avvenire mi
riserbi
una
Ho
paura
stesso, sulla misura delle mie
forze e d'essere lo zimbello e
la
vittima di tutte
mie esaltazioni vanitose e vacue, della mia fantasia presuntuosa e puerile. Ma che faccio? Ma
perch sto qui a scribacchiare queste melensagle
gini? Basta, basta, basta!
Sabato,
11.
Eppure eccomi ancora qui a tormentarmi e stilil cervello.
una tortura che mi piace trop-
larmi
p perch io possa rinunziare!. E poi, senti,
Giulia, ho tante cose da dirti Non ne posso pi
Ne ho tutta l'anima riboccante. Credimi, sono pazzo d'amore per te, vita del cor mio. Mi sento strugmiei palpiti mi soffocano In certi momenti
gere,
I
quest'amore per
me come
un'ossessione
fre-
mia diletta, mia idolatrata, mia ambita Giulia! Ah, che vocativi teneri ed appassionati vorrei
trovare in fondo al mio cuore per te, idolo mio,
mio tesoro, mio bell'angelo tutelare Senti ieri
l'altro sera ed anche ieri sera ho avuto dal cielo
la grazia di due estasi come quelle di cui ti
scrivevo alla fine del quaderno precedente. Ierisera meno, appena un barlume incipiente, perch
l'aspettavo con ansia e quando me ne sentii conquistare ebbi una specie di soprassalto che bast
a distrarmi. Comincio a credere alla verit di quello che insegna un certo filosofo spiritualista americano, Prentice Mulford, in un suo libro che
ho letto, intitolato Le forze che dormono in noi .
L'abitudine salutare della preghiera prima di coricarmi d al mio spirito una tranquillit e una
placidezza molto propizia agli slanci dell'anima.
Anche se sono stanco e crucciato o inquieto, nell'atto d'inginocchiarmi, di farmi il
segno della
Croce e di pronunziare le parole semplici e sublimi del Pater noster, dtWA ve Maria e del Gloria
Patri,
miei nervi si distendono, la mia irrequietezza si placa. Cos, quando mi rialzo per baciare
il Crocifisso, una calma sorridente e soave mi donetica,
134
mina e mi sento sgombro da tutti gli impacci, le
scorie e le impurit che la mia vita giornaliera ha
lasciato in me. Allora mi caro pensare a te e
fissare nella tua immagine tutta la potenza del
mio spirito. Ancora, mentre scrivo queste cose,
il
cuore mi batte a precipizio e son tutto turbato
palpitante. Cos mi accade ogni sera mentre
l'anima mia
scienza di
impetuosamente verso di
perdo la come, mi sento come sospeso e cullato.
Ma come
descrivere questa indicibile vertigine?
te.
un
slancia
si
tratto tutto si trascolora,
impossibile, impossibile. Dico tutto si
ma non
lora,
cos,
pu dire chi non ha di
minima idea e che vuol
Dico che perdo
vero
affatto.
ste parole
la
una
trasco-
frase falsissima, che
quelle estasi neppure la
descriverle di
coscienza
Parlo di estasi, di
maniera.
ma non
vertigine, ma que-
di
me,
non dicono
nulla, sono simboli convenDel resto, che importa descrison mica qui per fare un'esercitazione
zionali e inesatti.
vere ?
Non
letteraria!
Quel che mi preme
tre estasi a
di rilevare
distanza di quattro o
cinque
che
giorn'
sono per me una prova preziosa di quanto io
sia nel vero e di quanto m'assista, contro ogni
mio merito, la grazia di Dio. Ospitando la tua immagine nel mio cuore appassionato, o mia pura,
o mia impassibile, o mia angelica Giulia, io sento
di ospitare in
Dio
me come
sulla terra^
via del
il
sorriso della bont di
e questa esaltazione
mio bene. E dev'essere
d'amore
la
cos, necessario.
135
Io
t'amo perch ho questa certezza e
guenza
di
questa certezza
conse-
in
altrimenti a che pr'
non fossi la perfezione incarnata^
una donna come tutte le altre, se tu
amarti ? Se tu
se tu fossi
non
fossi per
me
tutta la virt, tutto l'amore, tutta
che
la bellezza, tutto ci
una
mondo ha
il
d'impec-
d'incontaminato, se tu fossi infine soltanto
cabile,
qualsiasi creatura
umana, che ragione
avrei
d'amarti, di desiderarti, di tendere a te, di con-
mia vita? Se io
una creatura impastata di male
sacrarti tutta la
ma
circoscritta, peritura,
per
me n
n meno
pi
ti
concepissi
come
e di bene, limitata,
allora
tu
non
varresti
d'ogni altra donna che
ho conosciuto, che ho anche avuto. Tutte le donne che ho conosciuto, avevano loro difetti, ma
loro pregi questa era vanitosa, ma era
anche
bellissima; quella era sciocca, ma era buona;
quest'altra era perfida, ma era uno spirito adorno
e incantevole. Tutte le donne su per gi si valgono, cio tanto vale averle o non averle, ceri
carle o fuggirle
ti
l'una solletica la tua vanit, l'altra
diverte, la terza
ti
fa deliziosamente soffrire, la
quarta pu soddisfare
tutte le
sensi, e tutte tutte saziano,
immancabilmente col
voli,
stancano,
riuscirti
insopportabili, tutte
disinganno. Per
ti
me sono
bramosie dei tuoi
finiscono
uggiose, stucche-
preparano un diverso
state tutte
come
altret-
mondani, e tutti beni
mondani stancano presto o tardi, stanca il vizio,
tante incarnazioni di beni
stanca
la
fama, stanca
il
benessere, stanca
la
glo-
l36
ria,
il
stanca
la ricchezza,
stanca
la bellezza,
piacere, stanca la potenza, stanca
la
stanca
scienza.
Tutto vano o irraggiungibile, e perci io non
ho pi voglia di cercare il mio bene per le vie
mondo. Ora
mi aggrappo a te come alla
mia ultima speranza, ma se un giorno acquistassi
la certezza che tu sei soltanto una creatura umana,
del
io
una creatura di questo mondo, una donna solamente bella, graziosa, gentile, saggia, intelligente,
arguta, allora mi allontanerei da te scoraggiato
e sfinito, per me la vita non avrebbe pi ragion
d'essere, morrei, mi pianterei un pugnale nel cuore con le mie mani, perch sarei certo che ogni
sforzo per averti
quanto
gli
conquistare
sforzi
altri
sarebbe
sprecato
che ho gi
varrebbe
fatto altre volte
beni imperfetti e indegni,
per
fallaci
No, no, perch io t'ami devi esnon devi essere una creatura di questo
mondo, devi unire e compendiare in te tutte le
virt supreme e perfette. Anche su questo, inutile dirlo, avrei troppe cose da
aggiungere. Fa
e manchevoli.
sere tutto,
conto, Giulia, che tutte queste
parole
tracciate,
cos povere, capricciose e sconnesse, racchiudano
un mondo, un vasto e palpitante universo.
Dio, Dio, quando potr dir tutto? A domani, a
domani. Il mio istinto mi dice che tutti questi
in s
sforzi per esprimermi, lutti questi
disperati
non sono
dei tutto vani.
sforzi atroci e
137
Domenica,
72.
Non so se tu ranimenti, Giulia, che fin dai primi tempi del nostro incontro io concepii e cominciai una vasta opera intitolata La Gentile. Vi ho
lavorato intorno per quasi due anni e conservo
ancora
sa,
mie carte parecchi scartafacci
tra le
primi venti capitoli e
di
un'enorme quantit
esdi
note, appunti, studi, schemi e disegni. L'ho tralasciata
perch mi sono accorto
d'
essere ancora
troppo immaturo per un cos ampio sforzo. Adesso te ne dir qualche cosa, perch spero che
questo mi aiuti ad esprimerti qualche barlume
mio infinito e sfolgorante amore per te. Essa
dunque una specie di narrazione autobiogra-
del
era
fica,
in parte
prosastica e in parte poetica, nella
quale con un procedimento tropologico avrei vo^luto
significare
uelle della
umano. Con
azione di
tutte
mia
te,
le
vicende del mio
larghi
tratti,
della tua figura.
narrata, talvolta
vi
talvolta in tutti
Icolari, talvolta
renti
una esalUn uomo ne il
tutto ci essa era, e sar,
)rotagonista e la sua vita
\
spirito,
stirpe e quelle di tutto lo spirito
ordinatamente
pi minuziosi parin
una
serie di e-
simultanei e consecutivi, talvolta in
pido e compendioso sguardo
all'
indietro.
un raQue-
st'uomo s'imbatte in varie figure di persone,
uomini, donne, vecchi, fanciulli e passa attraverso
gli
eventi, le
avventure,
le
peripezie,
le
gioie,
136
dolori, pi
svariati,
sempre incontentabile, irreabbandonandosi al male,
quieto, fantastico, ora
bene, lasciandosi sedurre volta
a volta da cento speranze diverse, ingannandosi,
pentendosi, ravvedendosi, ricadendo. Infine, do-
ora ricercando
il
molti amori tutti fallaci e indegni per una ragione o per un'altra, s' imbatte in una donna che
ama. Da allora incomincia la dolorosa e difficile
resurrezione del suo spirito, resurrezione che av-
po
viene attraverso infinite vicende di speranza e di
sconforto. Per farti ben capire ogni cosa biso-
trama dell' opera, e
tanto varrebbe scriverla tutta, perch ogni particolare pi minuto e insignificante ha la sua im-
gnerebbe che
ti
esponessi
la
portanza fondamentale. La ragione per cui pensai
di intraprenderla era appunto il desiderio di dar
forma, vita e colore a tutto un
immenso
com-
plesso concetto che palpitava oscuramente in me
e di cui volevo persuadere gli uomini tutti. Volevo insomma creare un'opera d'arte che avesse
battaglia o, che
il valore pratico e civile d'una
so io? d'un' azione
sarebbe stata! Immagina
svariata, la pi ricca
Per
la densit del
E che opera
politica.
la
pi
e fastosa opera del
un
rebbe
significato proprio e
stata vera e fantastica,
Avrebbe contenuto esempi e
generi
d'arte
la
pi
mondo.
pensiero che racchiudeva basti
dire che essa avrebbe avuto
cato,
diversa,
letterarii prosastici
un triplice signifidue smboli. Samoderna ed antica.
prototipi di
tutti
e poetici. In essa avreb-
139
bero vissuto centinaia
di
personaggi
gran
diversissimi e tutti di
rilievo,
di caratteri
si
agitate avventure complicatissime, ora
sarebbero
comiche
burlesche, ora tragiche e solenni. Sarebbe stata
l'immensa epopea della razza
Vi avrei
italiana.
sperperato uno sfoggio di dottrina inaudito, ve-
ramente enciclopedico, curiosit storiche, fantasie
fantastiche, bisticci, giuochi,
novelle, fiabe, apologhi,
rigide leggi
bizzarrie, aneddoti,
tutto
governato dalle
d'un' armonia superiore e d'un
e-
Pensavo con tripudio
di
quilibrio impeccabile.
gioia e di palpiti
di
il
ai
dieci, ai venti,
lavoro che mi sarebbe costata.
to abbastanza di questo gran
ai
Ma ho
gi det-
sogno. Domani
parler di alcuni particolari che mi
in rilievo
trent'anni
ti
preme porre
all' amor mio. Stanotte tardi,
debbo interrompermi. Credimi,
riguardo
sono stanco
Giulia, questa
impresa
di dirti tutto un'
impresa
formidabile.
Luned, 13.
meglio, no. Lasciamo da parte
miei ipotetici capolavori
tempo
di tornare a
l'ozio pi ignobile
quello che egli
sui
letterarii,
per ora
quali
ho
comodo, senza contare che
e
d'un
artista
indugiandosi
sui suoi
disastroso
trascorre
vaghi disegni, prova quasi sempre di una vera
e propria
sterilit
ed impotenza.
Il
vero grande
140
non
dice
mai far
ma
vorrei parlare d' altro. Stamani
un
biglietto di
visita dei tuoi
ho fatto . Oggi
dunque m' giunto
genitori accompa-
gnato da un cartoncino pi piccolo di tua sorella, dov'erano tracciate queste quattro parole:
Col pi vivi HngraziamentL Poco, non vero?
Anche come ringraziamento formale e di disimpegno veramente poco. Non che dia molto
pregio alla mia cortesia e che stimi il mio miserrimo dono degno d'un ricambio molto pi entusiastico e caloroso di cos. Perci non mi sogno neppure di lamentarmene, tanto pi che in
fatto di liberalit ho certe mie idee particolari e
penso che un dono non si fa per essere ringraziati o per avere in
cambio
bench minimo
segno di gradimento o di riconoscenza. Il dono
un piacere per chi lo fa ed scopo a s stesso.
L'obbligato sono io e son io che debbo ringraziare d' averlo accettato con buona grazia. Ma mi
nata in testa un'idea, un sospetto: io comincio
a credere che un ringraziamento cos asciutto sia
il
stato fatto di
tuoi
proposito.
hanno stimato
Molto probabilmente
che inopportuno di
i
tutt' altro
darmi prova della loro freddezza. Non cos?
molto facile che sia cos: e in tal caso sarei
curioso di sapere che ne pensi tu. Io ho avuto
il torto
in quest'ultimi tempi di mostrarmi un
po' troppo assiduo presso di voi, d'un' assiduit
per ora ingiustificata.
tuoi
positive e rigide, del che
li
sono persone molto
lodo
altamente. Io
141
non d,
parer
Sono
seriet.
nesssun affidamento di
un tipo alquanto fantastico
loro,
inoltre
poco adatto
e stravagante,
cui l'avvenire malcerto,
malsicuro. Sar bene
dunque tenermi ancora lontano
prova dei
fatti.
mio avvenire
io
dinanzi a
vita,
alla
e aspettarmi alla
Che diamine! Quando
parlo del
dico di voler conquistare
la
Fran-
cia e l'Inghilterra, oppure proclamo che il mio
sogno di rinchiudermi frate in un cenobio, e
discorsi pi asi capisce che non son questi
i
datti a rassicurare la
gente
miei propositi e persino
sull'
sul
assennatezza de'
equilibrio
perfetto
mie facolt mentali. N osservo queste cose
col minimo senso di amarezza. Per quanto non
sembri e per quanto nessuno lo immagini neppur
vagamente, io sono un uomo equilibratissimo,
pieno di sagacia, di senno pratico, e provvisto
d'una buona dose di buon senso, perch non
solo mi rendo conto dell'opinione disastrosa che
delle
fo concepire di
me
ai
miei simili,
ma
anzi l'ap-
approvo
tuoi, mi piace la loro
prudenza, ammetto le loro giuste apprensioni, e
provo.
cos
nei loro piedi farei lo stesso anch' io tale e quale.
Io,
verbi-grazia, son
uno
dire,
certo purtroppo d'essere
uomini destinati, come oggi si suol
a fare molta strada. Sono ambizioso, cal-
di quegli
colatore,
pertinace,
lavoratore
instancabile,
ho
un'aria candida, un aspetto piacevole, sono gentile,
affabile,
socievole, untuoso;
hanno un po'
l'aria di
tutti
proteggermi,
amandomi
il
che
lusin-
142
ga assaissimo la vanit loro; tutti quelli che mi
fanno del male son poi rosi dai rimorsi, tanto
ho l'aria d'un innocente veramente innocuo, coloml)ino, un angelo di candore. Sul mio conto
sono arrivato a ingannare persino miei amici pi
intimi, persino mia madre. Non c', credo, al
mondo un uomo pi idolatrato di me. Tutte le
mie antiche amanti continuano ad avere per me
una tenerezza commoventissima e credono ani
cora
d'
avere avuto a che fare col pi adorabile,
col pi dolce, col
di
me
prima
cherubino
affettuoso
Domanda
questo mondo.
ne pensi
pi
d'
di
a chicchessia che cosa
ogni
altra
cosa
ti
sar
sono un buon ragazzo. Far strada
per forza, ti ripeto. La far anche se non vorr,
e mi dispiace. Si mi dispiace, perch t' amo. Da
che ti amo, in realt sento che odio gli onori,
risposto che
le ricchezze,
benessere,
il
la
fortuna, la potenza,
postuma. Per amarti non
m' importa di niente, non mi occorre niente. Vivo
bene, e ti amo in mezzo agli agi. Vivo male, e
la
fama, anche
la gloria
amo cento volte di pi in mezzo alle angustie.
Muoio? E che m'importa, se muoio in grazia
ti
Dio? Di
di
me
ti
amer infinitamente meglio. Per
tutto indifferente.
Domani
l'imperatore d'Europa, e questo
rebbe
di amarti.
mo bambino,
(1)
Dino,
il
(1)
Se non
potrei diventare
non m'impedimadre e il
avessi mia
probabilmente a quest' ora sarei
piccolo nipote cui teneva
e che gli premor.
le veci di
padre
143
frate
per amarti meglio, lontano dal
mondo,
pi
prossimo a Dio. Purtroppo, non sar cos. Purtroppo, e lo dico con supremo fastidio, purtroppo verr presto il giorno in cui si parler
di me, mi si vedr sempre pi potente e temuto,
purtroppo avr ricchezze ed onori anche troppi,
ed allora, se tu non sarai gi perduta per me,
allora
tuoi
dersi sul
saranno
mio conto,
felici
di
rimanere
me,
di ricre-
stupefatti di fronte
forse
Come
io
miracolo.
all'inaudito
di darti a
chiss?
Forse
sono un uomo,
cio una creatura impastata d' anima e di corpo,
cos la mia vita non deve essere soltanto un sogno,
ma anche una realt. Io ho sempre pensato che
d'ogni uomo sia la vita d'un
la vita mortale
sogno, o, diciamo pure, il riflesso piccolo d'una
grande realt. Forse, anzi certamente, come la
mia anima deve tendere all'idea di cui tu sei
un'incarnazione, cos il mio corpo deve tendere
bene che sia cos.
te,
sia
alla tua
conquista,
al
tuo possesso. Ebbene,
pure cos. Sta bene. Siamo
suali,
viviamo un po'
perch tu non
sei
soltanto un'idea
su
sola,
pratici,
siamo u-
questa terra, appunto
appunto perch non sei
persona, che hai un
ma una
nome, una casa, una famiglia. Vedrai dunque di
che cosa saremo capaci, noi, Giosu Borsi, dottore in giurisprudenza, pubblicista, letterato,
logo, drammaturgo, e via
In
ogni
pensi tu di
modo
filo-
discorrendo.
sarei curioso di sapere
che cosa
me, dell'opinione che hanno
di
me
144
ti
addolora, che so?
un enigma per me, Giulia Io di te non
so niente, pur sapendo quel che tu stessa non
immagini neppure vagamente di te.
Stasera son contento di quel che ho scritto
in quest'albo. Son discorsi sconnessi e incomprensibili, quasi citrulli nell'apparenza. Io solo posso
tuoi, se la credi giusta, se
Ah, tu
sei
capirli,
e ne son felice, perch vuol dire che su
quest'albo comincio a scrivere per
me
solo.
Marted,
Torniamo
alla Oentle. In
essa
dunque
14.
io de-
scrivevo molti amori del mio protagonista, con
varie donne, varie d'indole, di caratteri, di condizioni,
sima,
tempo
d'aspetto.
f rescoccia,
stesso,
di carattere,
Ve
Ve
n'era una bella, giovanis-
rubiconda, timida e sfrontata
un po'
al
sempliciotta, rozza e incolta
per quanto vaguccia e piacevolona.
n'era un'altra, che, mentre la prima era ple-
bea d'origine e d'educazione, era invece borghese.
Bellissima nel viso, ma nell'insieme d'una bellezza
un po' troppo appariscente, molto vanitosa e volubile, d'ingegno facile e irrequieto, ambiziosa. Ve
n'era una terza, pure bellissima, ma d'una bellezza
prossima allo sfiorire, capace d'ogni abnegazione
e d'ogni sacrificio, ma irruente ed eccessiva negli slanci della passione. Ve n'era una quarta,
145
una
giovinetta, frivola
L'amore con
bella.
ed etereo, tutto
ma
pura, pi graziosa che
costei era squisitamente ideale
sacrificio, tutto
Ve
candore.
n'era
sangue patrizio,
letterata, coltissima, un po' matura; pretensiosa, smorfiosa, uggiosa, per quanto
buona di cuore e ancora piacevole di persona.
Ve n'era una sesta bella, e pi che bella eccitante,
una quinta nobile
una saccente, una
spiritosa,
di nascita, di
capace d'ispirare
vivace,
versit e tutte le bassezze.
tutte
le
per-
cos molte altre, ora
figure fugaci e rapide, ora figure di laborioso
che
lievo. Inutile dire
contro a tutte queste
di
ri-
fi-
gure una sola campeggia trionfale, sublime, perquella ispiratami da te. Allorch
fetta, vittoriosa,
il
protagonista
di rivolgere
do ormai
ama
a tutta
fatto
la
questa Gentile,
sua
vien fatto
uno sguar-
acuto e chiaroveggente dall'amore.
allora s'avvede cos in
di quelle
gli
vita trascorsa
confuso come ognuna
donne pu apparire come
l'incarnazione
d'un' idea, d'una virt, d'un male. Osserva certi
riscontri, certe circostanze,
nomi,
le
date,
come una
ammaestramenti, come
ghi e s'accorge d'aver vissuto
gorica, densa di
le
luo-
vita alle-
se tutte
sue vicende non fossero che l'esatto e rigoroso
mondo astratto, monpensieri. E allora tutta la sua
riscontro mitologico d'un
do
delle idee e dei
vita
assume per
come
abbandona
il
un che di sopranun ammonimento del Cielo. Non
lui l'aspetto di
naturale,
di
si
subito a questa certezza,
cauto e
12.
vigile, si
osserva, osserva
Borsi, Confessioni.
ma
si
fa
tutto, tutto co-
i46
assumere per lui un senso nuovo,
un significato pi profondo. I dubbi lo assediano,
ma talvolta la certezza lo abbaglia col suo fulgore.
S'accorge che le vicende della sua vita sono misteriosamente e strettamente connesse a quelle del
suo popolo, della sua stirpe. Oli errori, le svenmincia
ad
grandezze,
ture, le vittorie, le
della sua gente,
sue colpe,
alle
vizio, quest'altra
za,
quest'altra
tutte
sue
il
alle
vittorie.
miserie, le colpe
sue miserie,
alle
Questa donna
piacere, quest'altra la scien-
gloria.
la
le
simili ai suoi errori, alle
sue sventure,
alle
sue grandezze,
il
sono
E pensa,
Giulia,
che
queste cose, che sembrano immaginate, anzi
lambiccate dalla fantasia d'un poeta e d'un ro-
manziere che
del sogno,
trighi,
si
sia sbrigliato a piacere nei
campi
della leggenda, della fantasia, degli in-
delle favole, delle
sottigliezze scolastiche,
scrupolosamente vere. Questo romanzo dell'anima mia io l'ho vissuto trepidante
giorno per giorno, ora per ora. Talvolta mi acca-
sono
tutte vere,
deva di non comprendere il significato d'un fatto
o d'una circostanza se non dopo molto tempo,
all'improvviso, dopo una laboriosa e spesso inconsapevole quantit di lavoro mentale e d'intuizio-
giungevo a
ne, talvolta invece
vinazione e di preveggenza.
seggo una doppia
me
amo
io pos-
stesso a certi miracoli in-
credibili di cui io stesso
se tu sapessi,
ti
mi sento indovino ed au-
vista,
spice, assisto entro
veri prodigi di di-
Da che
rimango
stupefatto.
Giulia! Ah, se potessi
Ah,
dirti tutto
147
Ah, se potessi dare anche a
te la certezza asso-
mia fede. Ah, se
che misteriosa e sublime fatalit ha dinostro incontro Perch del resto, non
luta di quel
che
io credo, della
tu sapessi
sposto
il
dovresti crederlo?
dunque che
Tu
tutto al
sei pia,
mondo
non
vero?
Tu
sai
stabilito per legge
da una
mente imperscrutabile di
Dio ci governa tutti secondo suoi fini incogniti.
Nulla al mondo casuale e fortuito tutto, anche
eterna, che ogni nostro gesto determinato
volont
infinita,
che
la
la
caduta ondeggiante,
sa d'una foglia, anche
il
lenta,
il
lavoro d'un insetto,
errabonda, capriccio-
precipitare d'una meteora,
il
passaggio d'una nuvola
nel cielo, tutto prefisso sin dall'eternit; obbe-
disce ad una legge, regolato dall'armonia e dal
ritmo d'una mente creatrice. E noi stessi, Giulia,
siamo ben piccoli di fronte a una cos vertiginosa e inesplorabile immensit, ma ci facciamo
grandi per
il
sentimento e per l'intelligenza.
o comincia la conoscenza
he noi sappiamo del mondo
delle cose e
il
Da
poco
visibile basta a farci
mondi superiori dove l'adove mi sento trascinato dal
presentire l'immensit dei
more non
perisce,
torrente delle mie speranze. Niente stabile quaggi.
miei errori mi hanno ammaestrato e so ormai che le passeggere felicit degli amori terrestri
sono come altrettanti barlumi che svelano a certe
I
anime
l'aurora di felicit imperiture,
spiriti privilegiati la
come
per
certi
scoperta d'una legge di natura
basta a farne intravedere
il
sistema del
mondo
148
Attraverso tanti amori fallaci io ho sempre amato,
ho sempre cercato te sola, in tutti, ci che mi attirava e
seduceva era soltanto quel poco che mi
te, ed ora tutti li ritrovo in te uniti e
e vedo che in te hanno perduto quanto
parlava di
perfetti,
avevano
di effimero e di
manchevole.
Ma
dimmi,
non vero questo che io dico. Ma dimnon vero che il nostro fragile bene di
Giulia, se
mi se
quaggi certamente l'accettazione d'un altro bene completo, cos come la terra, impercettibile
frammento del mondo, attesta l'universo. Noi non
possiamo misurare Torbita immensa del pensiero
divino, di cui
non siamo che una
trettanto esigua
particella, al-
ma
quanto Iddio grande,
noi
possiamo sempre presentirne l'estensione, noi possiamo inginocchiarci, adorare, aspettare.
Merco Idi,
15.
Giulia mia amata, lasciami
regioni del mistero, dove
il
abbandonare queste
mio spirito miserrimo
ed immaturo respira a stento, soffre e
Questi
assalti
per conquistare
la verit
si
tribola.
mi spos-
sano e mi straziano perch mi sento piccolo,
perch non so se sono sulla strada, perch
dubbi mi soffocano e mi schiacciano. Lasciami
riposare. Ecco, io ritorno nel mio mondo usuale,
i
ridiscendo a respirare quest' aria grossa e impura
149
ai miei polmoni. Amica mia, voglio dirti
che lavoro, che ho tante cose da fare. Tra pochi
giorni comincer a pubblicarsi una rassegna bibh'o-
adatta
sono compilatore. Cominmia lettura dantesca in Orsammichele. Il lavoro mi opprime veramente, ma
lo sopporto con grandissima serenit, anzi con
piacere. Tra pochi giorni inizier una lotta contro
un avversario odioso, alle cui grinfie debbo strappare le condizioni della mia fortuna e le garanzie
del mio avvenire. Sar una bella lotta, una lotta
grafica mensile, di cui
cio a lavorare alla
onesta e coraggiosa, contro
e la diso-
la perfidia
nest. Vedrai che vincer, perch tutto
dipende
mia fermezza e dalla mia risolutezza. Purtroppo una lotta a cui sono mescolati volgadalla
rissimi interessi, questioni di danaro,
gali, tutte
cose contro
disprezzo e
la
le quali
pi invincibile
nutro
intrighi leil
pi vivo
Sono
avversione.
pi contento di pensare che nel febbraio aiuter
il
mio grande Ettore
(^)
nella sua bella opera di
ravvivatore della antica bellezza classica.
primi
mese venturo andr a Padova per le prove
commedia. Gli ultimi del
mese sar a Milano per le tre rappresentazioni,
poi torner per esser qua il 6 di marzo, per la
del
delle tragedie e della
lettura dantesca.
di
sta
Gennaio
sarei potuto venire a
speranza mi
(1)
Speravo che prima
si fa,
Ettore Romagnoli.
con mio
della
fine
Roma, ma que-
infinito
rammarico,
15J
sempre pi malsicura e improbabile. Che sete di
Vorrei portarti io stesso le
rivederti, Giulia mia
opere dei Shakespeare, perch ho quasi la certezza che spedendotele mi sarebbero respinte e
non so come potrei fare a sopportare questo
dolore e questo smacco. Invece a voce sarei sicuro di indurti ad accettarle. Eppoi ho bisogno
di rivederti e di aggiungere nuova forza dalla
vista di te, mia bellissima, mia squisita e incantevole creatura. Se tu sapessi come mi avvilisce
!
questo senso di abbandono
cui
mi par
d' essere
Ah
di
solitudine in
veramente il mio
forza della mia vita.
tu sei
mio sostegno, la
Questo amore che mi consuma e si divora in s
stesso, che io debbo alimentare sempre a mie
spese, senza mai un attimo di contraccambio, con
le sole risorse del
mio spirito, sempre solo, e
sempre incerto, sempre pauroso di disperdere
sole,
il
invano
tutto
il
dispendio di energie che richiede,
a cui poche tempre umane
potrebbero resistere impunemente. Sono senza
soccorso, Giulia, e t' invoco, e vorrei vederti,
un amore
credimi,
ascoltarti,
rianimarmi cos della tristezza opprimen-
m' immerge la mia desolazione. Quanto
poco basterebbe! Stringerti la mano, incontrare
il
tuo sguardo, scambiare con te poche parole
indifferenti e cerimoniose, sembra nulla, eppure
per me sarebbe tutto. Qui sono in balia di tutte
le tentazioni possibili e non sempre, non sempre so vincerle con tutta la sicurezza e la bai-
te in cui
151
danza che
vorrei.
Da
certi piccoli
combattimenti
esco talvolta amareggiato e malconcio. Sono giovine, ho ventiquattro anni e disgraziatamente non
mi son mai curato di temprare il mio corpo a
lotte, di avvezzarmi alla rinunzia e al sapeccati di incontinenza sono quelcrificio. Certo
pi perdonabili,
che meno offendono Iddio,
li
presto
pi
agevolmente
pi
e
si vinquelli che
cono. La lonza non fece tremare il pellegrino
queste
smarrito nella selva,
come
il
leone e
come
la lupa.
Ma vedi,
anche questo pensiero mi spaventa. Quasi mi pare di prepararmi le mie scuse e, parlando cos, di cercare una giustificazione e un' indulgenza colpevoli. Ma come sarei pi forte presso di te! Giulia, Giulia mia, come saprei amarti!
Ah, tu non sai che immensi tesori di affetto, di
tenerezza d'ardore ho qui racchiusi nel mio petto
Questo tesoro mi pesa, mi soffoca e non ho altro
desiderio che dilapidarlo, sperperarlo con prodigalit inesausta.
Gioved, 16.
Si,
mi sento come una pianta che
Giulia, io
racchiuda
in s
succhi
pi opulenti e fecondi
e a cui sia proibito di fiorire.
Nessuno sa quanto
valgo, quanta forza d'amore racchiudo in me.
(p'
uomo
al
mondo che possa
Non
valermi, lo sento,
152
Sento che se un giorno potessi aprire tutti vardell'amor mio, potrei riversarne ed espanderne tanto da imbeverne l'universo intero.
Giulia, io mi sento capace di soffocarti di
i
chi
di
felicit,
beata del
fare di te la donna pi
mondo. Se un giorno mi
altera,
pi
sar con-
cesso di amarti da
presso, son certo che ti infiammer d'un ardore divorante e insostenibile
sento che
oltrepasserei
umano, sento che
instancabile,
il
ti
tutti
darei
pi
il
del
limiti
pi inesauribile,
il
tenero,
potere
il
pi
pi squisito,
il
amore che anima umana abbia mai
coltivare,
potuto
ospitare ed espandere. una
pi gagliardo
me sopportare tutto questo gran
peso e non potermene alleviare mai. Dev'essere
simile questo tormento a quello d'una nutrice che
abbia il seno pieno di latte e non abbia una bocca infantile che possa alleviarla, ma in me questo
tormento infinitamente pi grande. S, questo
amore mio vita, come un nutrimento vitale,
potrebbe saziare la fame pi vorace e rinnovarsi
ancora. Se il tuo sogno, Giulia, di essere divinamente amata, ah, tu puoi subito, ora, anche in
vera tortura per
questo
tra le
istante, fuggire dalla tua casa, precipitarti
mie braccia,
rifugiarti
qui sul
mio
petto,
certa d'essere esaudita al di l d'ogni tuo pi
folle e
temerario desiderio.
luta del
Tu
cuor mio. Qui posso
lavorato in
sarai la regina assooffrirti
modi
e leggeri, ricchi e
saldi
fini.^
il
mio soglio
153
crisliti
o rubini,
a jacinti ed a smeraldi,
e tu puoi assiderti in questo magnifico trionfo certa
non essere mai pi spodestata per tutta l'eterMia regina! Mia gioia unica! Mia diietta! Mio
sogno! Mia vita! Come saprei amarti! orribile
che io sia qua solo ed inutile, a consumarmi nello
di
nit.
spasimo e
nella pena. Soccorrimi, soccorrimi.
Il
troppo amore mi spossa, mi fa languire.
Verterd^ 17
Che
orrore
Io
non so come trovo
il
coraggio
impugnare la penna e tracciare queste parole
Perdonami, Giulia, sono io che te lo chiedo, io
che te ne supplico piangendo, io il tuo fedele, il
di
tuo Giosu, cos indegno, cos sciagurato. Perdo-
nami
d'averti offesa. S, lo sapevo, lo sentivo in
questi giorni che sarebbe venuto
il
momento
della
codardia e della debolezza. Giulia, oh, sono
degno
di scrivere
il
tuo
nome Ma
ma come ho
essere cosi debole e inetto,
in-
perch debbo
potuto
obliarmi e lasciarmi vincere cos facilmente? Qualti esprimevo qui, il mio rimorso per
una semplice intenzione. Mi accorgo ora che il
rimorso non basta a salvare. Si pu essere corrosi dai rimorsi e ricadere. Invece bisogna pentirsi e questo io non ho saputo. Ed ora la sconto.
che giorno fa
154
Mi
sta bene.
Lo
merito. S,
sono ferocemente con-
tento di gettare l'anima mia
getta
rimorso come
al
si
un brandello di carne. Che soffra,
altro non chiedo. Ma questa volta mi
cani
ai
che soffra,
pento e sento gi che questo pentimento salutare. Giulia, t'ho offesa. Ecco, te lo dico: ho passato parte della notte fra le braccia d'una donna.
Ma
giuro che anche in quegli attimi, per can-
ti
memoria dei quali darei con tripudio
mio sangue migliore, anche in quegli atti-
cellare la
tutto
il
mi soffrivo ed avevo orrore di me stesso. E l' ho
detto anche a costei, povera creatura che del mio
male non aveva nessuna colpa. S, sono stato ingeneroso, non ho saputo neanche fingere come
un tempo sapevo, non ho voluto nascondere il
mio disgusto e la mia rabbia. Quando l'ho lasciata,
non avevo mosso dieci passi che mi son fermato
come impietrito, mi son coperto il viso colle palme
e un fulmine che m'avesse incenerito sarebbe stato il ben venuto in quel momento. E che orrore
quando mi son ti ovato nella mia camera! Come
mi sentivo sozzo e macchiato Che indignazione,
che collera mi ribolliva nel seno Son caduto prono sul mio origliere, incapace di pregare, misero
!
non ho potuto stendermi sotto
le coltri se non r'opo un penoso sforzo. Ed oggi,
che giornata sinistra, spaventevole Avevo mille
cose da fare e non ho fatto niente. Sono uscito
come un
cencio, e
per disperato, sono andato
nato indietro con molti
alla
libri,
Nazionale, son
e poi,
appena
torrin-
155
casato,
non ho
divano
all'altro,
che trascinarmi da un
senza forza, e mi assopivo pesanfatto altro
in un torpore brutale, bestiale, miserabile.
Ecco a che son ridotto. Adesso basta, non voglio
pi scrivere niente. A domani. Il male troppo
recente e non posso neppure fissarci il pensiero.
temente
Sabato, 18.
Privo di
te,
privo del tuo soccorso, io sono mol-
ecco la verit. Senza di te non
posso vivere, anzi mi meraviglio che pur lontano
da te posso resistere cos strenuamente al male e
condurre una vita abbastanza dignitosa ed austera.
Ma se basta l'amore che ti porto a salvarmi cos
spesso e, le poche volte che cado o mi fuorvio,
a ispirarmi un cos vivo e profondo disgusto del
male commesso, non solo dopo, ma anche nell'atto
tesso del compierlo, figurati che cosa sarebbe
er me la vita presso di te, amato da te, sotto
tuoi occhi
Ma son solo, Giulia, sono solo a combattere e a difendermi, ed terribile, credimi, il
cimento e il repentaglio a cui mi metto. Ho tanto
desiderio d'amore, tanta tenerezza in me da prodigare, ho tanto bisogno di espandermi, di vivere,
di attrarre e stringere a me la vita, che talvolta
il pensiero
di dover rimanere sempre cos solo,
to debole, Giulia,
jiisperato, rinchiuso in
me
stesso, e forse senza
156
un giorno mai
probabilit di potermi sfogare
un pensiero che mi
sfogo qualsiasi, anche
fa
nascere
il
pi,
desiderio d'uno
all'infuori di te. Talvolta
pen-
so che cos amandoti trascorre la miglior parte
dei miei anni pi verdi, che presto sopraggiunger
la maturit, la
questo mi esorta a godere in
tura, e
quelle gioie
vent.
vecchiezza, forse una morte imma-
Si,
nabili e
lo
un po'
so,
fretta tutte
materiali e carnose della gio-
questi
non bastano
pensieri
sono imperdo-
a giustificarmi, se pure
non
mia colpa. Ma io te lo confesso non
gi per cercare una scusa, ma per ispiegarmi.
una ragione, per quanto cattiva, pure umana, com-
aggravano
la
prensibile.
Del resto, se ieri sono caduto nel peccato,
posso dirti con coscienza che ho fatto soffrendo
l'
e a malincuore. Sentivo che
il
capriccio dei sensi
mi dominava e non potevo pi padroneggiarlo,
ma ho ceduto con rabbia, certo che l' esperimento
solo poteva ormai guarirmi e rendermi la padronanza di me. Dissi a questa, come la chiameremo ?
a questa Astenia d' aspettarmi la sera, ma m'ero
appena allontanato da lei che gi m'ero pentito.
Soltanto la promessa gi fatta e il timore di umiliare quella poveraccia costringendola alla pic-
cola vergogna d'aspettarmi invano,
non mancare. Quando
Astenia (che
la
la
raggiunsi, questa povera
stessa dell'altra volta) mi aspet-
tava gi da oltre un'ora. In tutto
cjetto
m'indusse a
il
tempo avr
forse venti parole, io che pure in quel g-
15?
nere di dialoghi son sempre stato loquacissimo,
sono state altrettante durezze.
Ho detto che facevamo male, che non mi avrebbe
pi veduto, che non vedevo l'ora d'andarmene
e queste venti parole
infatti
stizza,
me
n'andai dispettosamente e pieno di
licenziandomi in piena regola, mentre po-
tevo benissimo trattenermi assai di pi.
Ieri, sta-
domani potrei tornare. Basterebbe da parte
mia una parola o un cenno, eppure mi guarder
bene dal farlo, e per conto mio codesta Astenia
sera,
come se non esistesse. S, lo so, Giulia, tutto quenon basta a diminuire la gravit del mio fallo.
Ma^ credimi, non dico queste cose per iscusarmi.
Credimi, da due giorni non vivo pi dalla pena,
sto
sono oppresso dal rimorso, agitato dal pi sincero
e salutare dei pentimenti. Lungi dal dissimularmi
la gravit del male fatto, io credo di essermelo
rimproverato persino troppo acerbamente, lernotte
nella
mia camera ero disfatto e disperato, e nello
mi trovavo avrei fatto compassione
stato in cui
anche alle pietre.
Ancora una volta, questo breve e deplorevole
trascorso (tanto
tri
meno
grave, del resto, di tanti
al-
gi deplorati altra volta su queste pagine)
mi
prova soltanto come tu mi sia indispensabile, come tu sola puoi essere la mia salvezza e il mio
angelo tutelare. Ma quando verr quel giorno,
quando, quando? Io interrogo ansiosamente il destino ignoto e
netrabile.
m'impauro del suo
Forse tutto
si
silenzio impe-
risolver tra breve e
mi
15S
pare che siano prossimi eventi gravi e decisivi
per
sti
la
mia
ma pu
vita;
essere anche che da que-
eventi nasca la mia rovina e che
come pu
ricominciare da capo,
accada e che
tempo
io
Quando questo
tutto
rimanga ancora per chiss quanto
questa mediocrit,
in
debba
darsi che nulla
questa incertezza.
in
timore mi assedia, io non desidero
che uno scoppio pur che sia, un combattimento accanito, sanguinoso, funesto, ma insomma,
altro
qualcosa, respirare
la
polvere e
il
sangue, procom-
bere, finire, dare e ricevere qualche colpo mortale,
per saziare questa sete di agitazione e di battaglia.
Domenica,
Oggi
stione,
vorrei discutere qui
che
tutt'altro
facile
mondo
combattenti del
si
19.
una importante quea risolversi.
dividono
in
grandi
pi cate-
sono
precursori, vi sono gli apostoli,
sono gli uomini d'azione.
primi son quelli
che prevedono da lungi un moto, un indirizzo
d'idee, uno stato d'animo delle moltitudini. Gegorie. Vi
vi
neralmente
la
dolorosa. Essi
loro vita disgraziata, oscura e
muoiono prima
cipio del loro trionfo, spesso
tutto,
il
o almeno misconosciuti.
nome
di
alle idee, alle scuole, alle
cipia Anch'essi
sono
vedere
sono poi
il
prin-
obliati del
secondi danno
imprese,
ai prin-
vittime della loro purezza e
150
moto che
un
del loro disinteresse. Iniziano
poi
Sono gli uomini di genio,
uomini pi del pensiero che
dell'azione e spesso non si rendono conto pre svolto dagli epigoni.
i
sono
profeti,
gli
non per
ciso, se
via
d'intuizioni e di divinazioni,
n dell'importanza n dei
zione.
terzi
maggior dose
adattamento.
preti,
a-
sono quelli invece che hanno una
di senno pratico e di facolt di
Sono
seguaci,
organizzatori,
gli
della loro
resultati
lottatori, gli inter-
condottieri.
11
loro
in-
gegno pi ristretto e meno puro, ma quello
che manca loro in vastit, in altezza, in purezza,
lo guadagnano in forza comunicativa, pratica, positiva,
contingente. Per
la
fede cristiana fu pre-
cursore san Giovanni, fu profeta Ges, fu operatore san Paolo. Per la civilt islamitica lo stesso
rapporto
il
Maometto e Omar. Per l'infurono precursori nel pensiero
Leopardi nell'azione primi martiri,
il
Mazzini, furono uomini d'azione Ga-
si
dipendenza
e
l'Alfieri
fu profeta
ebbe
tra
italiana
Cavour, Vittorio Emanuele. E cos dap-
ribaldi,
pertutto ed in tutto. Si direbbe che ogni idea astratta,
per trionfare tra
gli
uomini, abbia bisogno di parte-
cipare alquanto delle sue imperfezioni mortali.
asceta
La fama
grinaggi,
a far penitenza in un eremitaggio.
di
muove
le
le trascina.
le genti.
tito
Un
ritrae
lui
le
turbe, le spinge
ai pelle-
conforta all'azione, l'esempio che
Intorno
alla
sua capanna
Ed ecco che un uomo
da questo entusiasmo,
lo
si
raccolgono
pratico trae parregola, lo
aumen-
160
ta,
ne ricava proventi,
mercanteggia, lo
lo
ga ad arte. Si incomincia il traffico delle
genze e delle grazie, la religione diviene
perde
la
sitiva,
utile,
sua purezza originaria,
umana, accoglie
corruzione e
non
accresce,
si
si
indulculto,
fa pratica, po-
primi germi della
fa potente
pi rigida e assoluta,
e pieghevole, percorre tutte
tale,
si
fa
si
le fasi
e ricca,
accomodante
d'una vita mor-
tanto pi florida e durevole quanto pi po-
tente e faticoso stato
il
suo primo
inizio.
queste parole, Giulia, racchiusa tutta
mondo. Anche oggi, come altre volte,
vedo qui, pur sentendomi ancora inetto a
garla chiaramente, una grande verit, questo
corpo all'anima, della materia allo
mi domando quale dovr essere
compito nel mondo, se quello dell'uomo
siero o quello dell'uomo d'azione. La
tarsi del
io
pale virt
del primo, oltre quel
vinazione, che
come
il
dono
presupposto
In
storia
la
del
Ora
isti-
intra-
spie-
adat-
spirito.
il
mio
di
pen-
princi-
della didi
tutto
il
suo sistema, specialmente la rigidezza dogmatica dei principii. Egli deve essere assoluto, reciso, intransigente, con s e con gli altri. Egli
non deve mai recedere d'un sol passo, non deve
mai adattarsi alle circostanze, non accettare transazioni o vie di mezzo. Egli deve accettare la
morte,
il
martirio^
il
sacrificio.
Egli l'incarna-
zione perfetta della sua idea. Invece l'uomo d'azione pi scaltro, ha virt politiche. Egli non
vola,
cammina
sulla terra.
Se
la
via tortuosa.
161
non per questo egli si arresta. Sa fuorviarsi a
tempo, sa accettare poco alla volta, ottiene tutto
passo a passo, poco per volta, gira e supera gli
alle circostanze, cede in un
si adatta
punto per guadagnare qualcosa altrove. Tra la
morte e la sconfitta preferisce la sconfitta, perch
pi pratica e lascia la speranza d'una rivincita.
moti
un uomo di buon senso, asseconda
altrui e non si oppone mai direttamente ad essi,
specialmente quando s'accorge che sono pi forti
ostacoli,
L'uomo
di lui.
di
pensiero pi nobile, pi bello,
pi puro; l'uomo d'azione pi
pi forte.
ce,
come
il
secondo
ne l'uomo
di
mondo
nel
primo
11
al
utile,
necessario
pi effica-
secondo,
al
primo. Senza l'uomo d'azio-
pensiero rimarrebbe
delle astrazioni e
eternamente
non discenderebbe
mai verso terra senza l'uomo di pensiero quello
d'azione sarebbe un corpo senz'anima, una forza
indisciplinata e senza direzione.
Non solo ma come vero chegli estremi si
toccano, cos chi rimane perpetuamente nel mondo
;
dell'assoluto e delle astrazioni
ogni sua forza pratica.
lare
do,
la
noncuranza
l'amore e
tano
-dei
del
suoi problemi,
umana a
come
Paradiso,
il
finisce coH'annul-
disprezzo del monla
mondo,
il
trionfare, la cura degli
trasumanarsi a cond'altra parte
desiderio
interessi
di
BoRsi
Confessioni.
il
troppo
vincere,
di
mondani sono
quel fondo che tiene l'anima incatenata
13.
visione,
desiderio di Dio, dell'assoluto, por-
creatura
la
quistare
amore
il
Il
alla terra
162
e all'argilla vilissima di cui
rivestita.
Eterno
dubbio! Orribile perplessit! Qual' la mia via,
Giulia? Che cosa mi deve ispirare il mio amore
per te?
Dunque, Amor, che mi comandi
(').
Ahim, a questa domanda oggi non so rispondere pi con quella risolutezza e quella chiarezza d'un terripo. Oggi non so pi quel che mi
giover fare. Oggi non so pi bene accarnare
i
consigli d'amore. Giulia, Giulia mia, sappilo
non
ah,
un'anima pi tormentata, un'anima pi malsicura e dubbiosa di questa
mia- Io soffro, soffro, mi sento rodere dal dubbio,
no,
vive sotto
non so che cosa
il
cielo
non
deliberare,
so,
non
so,
non
so nulla.
Luned, 20.
Ho
Son
l'anima
nell'amore che
tanta fede
certo che
mio
istinto
la
donna
conoscere
(1)
del Borsi.
te.
cha apre il miEpimeteo non poteva
dolori e la speranza senza accettare
E' questo
Congedo
nutro per
fa balenare nel-
la chiave
stero dell'essere. Vedi che
mi
luce d'una misteriosa verit metafisica,
la
cio che
il
il
primo verso della terzultima strofe del
il
volume Scruta obsoleta
che chiude
163
dagli Del
il
dono
periglioso di
Pandora
col suo
Illa percussit, ista sanavit *
cofano misterioso.
dice Sant'Agostino e parla delle due donne, Eva
^
e Maria.
La piaga che Maria richiuse ed unse,
quella che tanto bella da' suoi piedi
colei
che l'aperse e che
la
punse
(').
Vedi come San Luca chiama Maria nella
lutazione angelica: Benedicta Inter mulieres.
sa-
Non
il concetto fondamentale dell'eterno femminino? Come chiude le sue estreme parole il
Chorus mysticus del poema goethiano ? Fu compiuto l'inesplicabile e Veterno femminino ci trae
lass . La Donna il nostro intercessore, perch
questo
fu la nostra rovina.
fra tutt'i terreni altri soggiorni
tu sola fosti eletta,
Vergine benedetta,
che il pianto d'Eva
Cos parla
il
in allegrezza torni.
Petrarca hel suo inno alla Ver-
gine e sembra anch' egli parafrasare
verit.
lavit,
Vedi TAnticlaudiano
la
mistica
crimina matris Ista
matremque facit sua nata renasci
an-
cora Sant'Agostino nel diciottesimo sermone, dice:
(1)
Dante - Farad. XXXII,
4.
164
Heva enlm luxit, Maria exultavit , e poi:
Hevae plantiim Mariae cantus cxclusit . E
Chiesa nell'inno
Quod Heva
more incarnano
Se
ti
narrassi
tutte le tue
tristis
l'
qui su questa terra
avverte che
ci
la
Donna
la
A-
l'
infinito. Giulia, io ricorro a te,
in te sola.
tutti
abstulit
almo germine.
uomo ha
sua Beatrice. Tutto
perch confido
la
tu redds
Forse ogni
et
Sono
tanto Infelice, sai?
miei dolori,
ti
farei
piangere
lacrime pi disperate. Vedi, poco
fa,
prima d'aprire questo quaderno, ho avuto un momento di disperazione, perch ero colpito da un
dolore che mi pareva ingiusto e immeritato ed
era tanto pi insostenibile e orrendo, in quanto-
che mi veniva dalla creatura che pi mi ama al
mondo, da mia madre. Io vivo nel bel mezzo d' una
tragedia raccapricciante, sempre sospeso nel dubbio, incerto persino sul valore della bont. Certe
volte mi assalgono impeti furiosi di ribellione^ vorrei
gettar tutto all'aria, fuggire, andare a morire
un cantuccio ignorato. Certe
volte mi stringo
procedano senza
muovere un passo, senza fare un gesto. Dico
inutile, vada come vuole andare, che m'importa?
Sono momenti pi orribili per me. Ma ecco che
adesso son con te, sono felice, sereno, fiducioso.
Ti amo, spero, attraverso una plaga fiorita e prin
nelle spalle e lascio
che
gli
eventi
165
un tripudio di fiori e di luci. Giulia,
me. Io non sapevo prima d' ora
come fosse vera questa frase, che ho sempre stimato una graziosa amplificazione retorica, da usarsi con parsimonia e buon gusto nelle letterine
fumata
in
tu sei tutto per
erotiche o nei duettini sentimentali.
per me,
la verit.
Tu
Tu
sei tutto. Sei
sei tutto
indispensa
Ho
mia vita. Amarti vuol dire vivere, vuol
compiutamente, perfettamente felice.
fede in te e nell'amor mio. Sento che que-
sto
amore
bile alla
dire essere
giusto e santo, voluto e disposto
mia Giulia, mia cara bella adosono tuo, t' amo e nulla al
mondo perfetto se non il mio amore e te.
dal cielo. Giulia,
rabile squisita diletta,
Marted, 21.
Vorrei tracciare queste parole
gue per
darti un' idea
strazio inenarrato.
uno
ravamo
stre
col
mio san-
inadeguata, del mio
Oh, pover' uomo incurabile e
disperato che son io
di
meno
lersera rincasavo a fianco
dei miei amici migliori,
Massimo, e
ci
nar-
a vicenda tutte le nostre sventure, le no-
angosce.
Stretti
l'uno
al
braccio dell'altro,
diguazzando nella mota delle strade deserte, parlavamo con voce equanime e serena, da quei filosofi coraggiosi che siamo entrambi, senza lagnarci^ senza querimonie imbelli, con l'impassi-
166
due giudici al disopra delle passioni umane. Oh, se il mondo ci avesse ascoltati, quel
bilit di
mondo
che
dera due
sa
come
ci
ignora, che tutt'al
letterati
all'intrepida
spaventosi problemi
il
sobborgo
ci
consi-
ci
nostre anime siano gi da gran
le
assuefatte
pi
non
tempo
notevoli e fortunati, e che
siamo
contemplazione dei pi
dell'
essere
lasciati
Ma
cos
che
in
Presso
mezzo
al
parcamente e stringendoci
mani. Eppure ognuno di noi sapeva
fango, sorridendoci
con forza
le
uno sventurato mal vivo e sofferente.
Va, va, Massimo, e anche tu, mio gagliardo Fiore,
che fosti ieri vittima d' una femminetta e che sforzi
il tuo genio ad un lavoro indegno,
e anche tu,
mio grande Ettore, pozzo di scienza, cervello
di salutare
vulcanico, cos odiato e maltrattato dai tuoi coetanei, e
anche
Fernando mio, amico senza
tu,
pari, cos elegante e florido
contemplatore,
co-
grama vita a Ferrara, e
anche tu Francesco, genio comprensivo e delicato, rinchiuso a Lugano e ignorato dall'ingrastretto a pitoccare la tua
titudine del tuo paese, e tu, Gius, bel lottatore ro-
busto e sprezzante, curvo sul tuo tavolino burocratico, e tu, Emilio, filosofo
Pericle,
degno
del
tempo
gentiluomo dell'arte e della dottrina,
vorate, soffrite, rinchiudetevi
nel
di
la-
vostro disde-
gno. Io ho sognato invano di unirvi un giorno
intorno
per essere
mia
gloria.
me, falange
tutti
gli
Anch'
splendida e vittoriosa,
istrumenti e
partecipi
io soffro, anch' io
della
sono legato
167
da mille impacci che mi impediscono
no, no, no, giuro
Ho
sca cos.
che
vi far
la
al
mia
Cielo
Non
Giulia, io,
il
Ma
volo.
voglio che
fini-
ho questa donna
conoscere, che sar
la
regina di noi
amo, e per lei sola voglio compiere tali
miracoli che non furono mai compiuti in terra da
alcun altro uomo. Dovesse costarmi la vita, tutto
Io r
tutti.
sar compiuto, e presto, e senz' altro indugio.
S,
mentre scrivo sono come insensato, come fuori
di me, come invaso dal furore. Che m'importa
di soffrire? Che m'importa di vivere in angustie?
in
miserie? Ben venga
fatica, lo strazio,
prestabilito per la
per
te,
il
dolore, ben venga la
spasimo Tutto disposto e
mia vittoria suprema. Giulia,
lo
per te!
Mercoled, 22.
Stamani m' giunta una
lettera del
mio
che mi chiama a Padova per lavorare
fianco. Star l pi
braio
ai
d'
un mese,
Ettore,
al
suo
dai primi di feb-
mese fecondo di
Adesso lavoro a corpo morto
primi di marzo. Sar un
eventi e bellissimo.
per liberarmi da molte occupazioni e
fastidi.
Ho
mandare la fiaba di Fiorrancino alla
Rassegna Contemporanea soltanto per avere la
pensato
di
gioia di fartela avere stampata.
giorni voglio scrivere tutta
la
mia
Frattanto in otto
lettura dantesca,
158
per il Nuovo Giornale, di cui uno in lode
mio grande Francesco, e poi oltre venti recensioni per Le opere e i giorni. Anche a Padova,
a Milano, a Venezia voglio lavorare come un pazzo.
Ho furia, ho furia. Troppo mi sono indugiato sinora, Giulia mia, mi sento una forza irresistibile,
tale da sollevare il mondo. Mi sono giurato di
non concedermi pi d' un anno di tempo. Tra un
anno voglio che il mio nome suoni con istupore
sulle bocche di tutti, voglio essere in piena battaglia
al cospetto del mondo. Vedrai, vedrai
Quasi mi
dispiace persino V intrattenermi qui con te, perch
so bene che queste mie parole o sono inutili o
sono superflue e mi sembra di sperperare qui qualche minuto prezioso e decisivo. T'amo, Giulia,
ho bisogno di ripeterlo a te ed a me stesso, con
tutto lo slancio del mio gran cuore, con tutta la
furia del mio magnanimo spirito, ed questa neire articoli
cel
cessit che
mi tiene qui curvo su queste pagine
una parte del mio tempo e delle mie
energie. Anche le preghiere che innalzo al Signore o sono indarno, se io son destinato a perdermi, o sono di soverchio se scritto in cielo
che debba salvarmi. Non per questo io tralascio
a spendervi
pure per ispendere quel tempo a comuna buona azione. Chi lavora prega, ma
di dirle, sia
piere
il
pregare certo pi accetto
Anche
il
al
lavorare e Y operare
cere a Dio e di adorarlo,
ma
Cielo del lavoro.
modo
vai
di
compia-
meglio pregare
e contemplare, Lia lippis ocalis,
ma non
cos
169
Rachele, che
mai non
glio e siede tutto
smaga
si
giorno
Ma
da suo mira-
chiss? mentre
scrivevo queste parole, ho sentito
il
bisogno di
Genesi e la Commedia, e
mi sono immerso per oltre un'ora nello studio.
Ora torno a queste pagine dopo aver navigato
miei dubbi: Dovr anin pieno mistero. Ecco
ch'io servire Laban per sette anni, come Giacobbe?
alzarmi per aprire
la
E posso esser certo di ottenere Lia in luogo di
Rachele? Quale oscuro destino mi si prepara?
Penso ora che quando t'incontrai avevo compiuto
per tre volte un settennio della mia vita. Che significa questo?
M'
d'avere indovinato.
nato un pensiero e
Ma
lo
role chiare? Guai, Giosu, guai!
che
la sentenza delia Sibilla
si
Pensa che an-
disperdeva
nello scrosciare delle foglie risecchite.
tare
il
dora.
penso
esprimer qui con paal
vento,
Non
ten-
destino. Aspetta, Giosu, taci, aspetta e a-
Non
tentare
il
mistero.
Gioved, 23.
Stamani m' giunta la scatoletta di confetti
nozze di tua sorella. Essa era chiusa in una
delle
seconda scatoletta di cartone e questa era avun foglio che portava il bollo della posta,
recava un indirizzo scritto da una mano estranea,
ma questo indirizzo era ripetuto sul coperchio
volta in
170
son certo che era scritto di tuo
pugno. Perch non fosse scritto da te bisognerebbe
ammettere una vera identit di scrittura perch
della scatoletta e
l'ho confrontato
un tuo biglietto
di visita, che m'inviasti da Sestola il 24 agosto di
due anni or sono per ringraziarmi d'averti inviato
un numero eW Acropoli, ed identico, ha le stesse caratteristiche grafiche. In quello il mio nome
era scritto cos: Giosu , ed in questo
scritto
Giosu e la differenza dell'elevazione
del O dipende dallo spazio. E cos il mio casato nel primo era scritto Borsi e nel secondo
Borsi . Anche la parola
Firenze
nell'uno
all'indirizzo di
era scritta
Firenze
e nell'altro
Firenze
en-
trambe sottolineate nel medesimo modo. C'qualche diversit, come per esempio nei due F
di Dottor , che erano scritti diversamente nella
parola
vo
teristico
re,
Direttore
che era
il
nell'enne della parola
Nuovo
scritto
ricciolo del
Nuo-
ma vedi com' carat-
D maiuscolo,
il
vu, rer-
renne, ru minuscoli. Insomma son certo
che quest'indirizzo
tresti dire,
di stamani scritto da te. Tu poamor mio, che non capisci come mi possa
occupare
di
questa naturalissima
futilit. Futilit,
Ma
tu non sai, amica mia, che imporenorme abbia per me questo evento. Sai tu
che cosa significa per me? Che tu per un istante
hai pensato a me. Ecco qui la prova evidente,
osi dire?
tanza
irrefutabile.
Borsi,
Mentre
Nuovo
tu
Giornale
scrivevi
,
dottor
Giosu
Firenze, tu hai pensato
171
a me. Eppoi, che so?
Immagino che
sunta l'incarico di scrivere
scatolette
una
fila,
da spedire, che
tu
tu
ti
ne avessi davanti
ti
rivedo nell'atto di
posso lusingarmi nel pensiero che
vere,
nome
sia as-
gli indirizzi sulle
forse sulla scrivania del vostro salottino
a sinistra dell' ingresso, e
sia stato scritto
uno
pare di vivere un po' con
che particolare,
Da
tutti
di
te,
dei primi,
ricostruisco
il
mio
cos mi
con
lontano, un'ora della tua
stamani non faccio che ricoprire
scri-
di baci
qualvita.
que-
beneaugurata scatoletta, che terr rinchiusa tra
mie cose pi preziose. Pensa! Questo cartone
sta
le
stato sfiorato dalle tue dita.
con
le
labbra
le
Io vi
ho
ricercato
tracce della tua carezza. Insom-
ma
mi ha fatto beato per un giorno.
Qualche volta vorr fare l'esame grafologico
della tua scrittura. Ho qui un trattato del Rochetal
e qualche altro scritto di grafologia e poi io stes-
so mi vanto d'essere un grafologo coi fiocchi e
con le gale, perspicace in modo da non si dire.
Di
te
ho cinque esemplari: una lettera
sorella, del 20 marzo 1911, un
povera
me
e una busta a
alla
mia
biglietto
del 24 agosto dello stesso an-
una lettera a mia madre del IQ Luglio
un indirizzo scritto a matita del settembre
no, poi
1912,
scorso e in fine questa scatoletta.
ficente al
di
due
mio
pi che suf-
studio. C' poi lo stranissimo caso
scritture
totalmente diverse, dal marzo
al-
quanto abbiano molte caratteristiche
comuni. Bisogner studiare questa importantissima
l'agosto, per
172
faccenda, perch io credo molto alla grafologa
Tunica scienza veramente infallibile che abbia
mai avuto
il
genere umano,
tra
le
scienze spe-
Vedremo,
ve-
ed oggi ho molto studiato e lavorato
as-
culative e sperimentali. Bene, bene.
dremo.
Ieri
sai
Ne sono contentissimo. Ed ho
troppo da fare, ma ne sono arciconten-
proficuamente.
molto,
tone.
Venerd, 24.
Oggi, dopo molto aspettare, finalmente
l'av-
vocato mi ha telegrafato per dirmi che la citazione legale contro il mio antico socio stata
distesa in buoni termini. Ancora una diecina di
giorni o
decisiva.
fortuna,
poco
pi, e poi si
impegner
Pu darsi che sia
come anche la mia
capire che
non me ne do
L'importante
la
il
la battaglia
principio della mia
rovina, ma puoi ben
minima cura o pensiero.
muoversi, combattere, vincere.
Il
peggio l'inazione. Frattanto penso a mille altre
cose e sono veramente sopraffatto dal lavoro,
tanto che qualche volta pianto ogni cosa per disperato, per immergermi nello studio d'un classico o per andare in cerca del mio Massimo, con
cui scambiare quattro parole. Ma il mio pi caro
riposo sei
tu,
il
mio pensiero gratissimo,
refrigerio
1i73
dell'anima mia.
Non
sapr mai
dirti
quanto mi
mia mente innamorata.
conforti,
tu mi consoli, tu mi
mi
Tu mi inebri, tu
rallegri. E ne ho tanto bisogno! Ah, se tu sapessi
quante amarezze mi angustiano, quante apprensioni mi fanno trepidare, quanto disgusto della
Ma tu, tu basti a
vita e del mondo mi opprime
popolare
di melodie
a
squallore,
mio
ravvivare il
caro e dolce fissare in
te la
ineffabili
le tinte
Or
questo sinistro silenzio, a colorire
festose questo
grigio
di mil-
e morto orizzonte.
ora rileggevo un'opera stupenda del mio glo-
rioso Francesco Chiesa
Istorie e favole , e
mi
assaliva un senso d'invidia per quel mio meraviglioso e lodabile amico, che ha gi potuto dare
il
suo nome a un'opera cos bella e stupenda.
Anch'io vorrei affrettarmi a terminare miei Cristniti e il mio poema satirico, e mi addolora
i
il
pensiero che tra sei giorni sar partito e
sta-
r lontano pi di un mese. Cos dovr tralasciare il mio lavoro per chiss quanto tempo,
e non avr modo di dedicarvi neppure un po'
di studio, perch questi sei giorni non mi baste-
ranno neppurre a condurre a termine tante altre
cosucce di maggior premura. E intanto mille piccoli pensieri ed occupazioni uggiose mi assediano,
e me ne dolgo, e ne sento tutto il fastidio. L'amarezza m'invade, mi sento cader le braccia, la
vita m'appare come alcunch d'ingrato e d'angusto. Non so come possa considerarla con fervore generoso e poderoso, mi sembra al tutto
174
indegna d'esser vissuta, ogni mio sforzo mi par
magrissimo e senza costrutto, mi chiedo il perch
di tante sciocche fatiche, tutto mi par vano e ridicolo. E allora tu sola mi puoi consolare e l'amore
mi diventa come un rifugio provvido e lieto e
festevole. Mi soave ripetermi che t'amo, m'
dolce porgere l'orecchio a questo mormorio indistinto dei miei precordi, m' grato abbandonarmi
a questo brivido incessante dell'anima, o Giulia
mia, o mio amore lontano e misterioso. E son
contento persino di pensare che tu stessa sei ignara di questo miracolo divino. Tu non sai quanto ti amo, nulla te ne avverte, non possibile
che tu lo indovini neppur lontanamente. Tu non
sai quante fantasie albergano in me, quanti bei
romanzi costruisce la mia mente vagabonda, dei
quali tu sei l'eroina graziosa.
Non
sai,
non
sai
questo pensiero mi d uno struggimento
nulla, e
mi culla
in
compiacenza e
rammarico, e
una perplessit squisita. Vorrei che
singolare, tra di
di
che tu non sappia.
te dormiente e di
due desiderii egualmente forper dirti che son qui. pres-
tu sapessi e frattanto preferisco
Mi par
presso
di vegliare
esser combattuto tra
ti,
quello di destarti
so a
te,
di
e quello di contemplarti ancora nel son-
E gioisco e mi tormento,
mi raffreno con un piacere che ha qualcosa di
convulso e di aspro.
no, placida e sorridente.
e
Torno
sempre in
al
lavoro.
fretta e
In
me
questi
ne duole.
giorni
ti
scrivo
175
Sabato, 25.
Sebbene
sero
come
giornali di
due sere or sono des-
certa la notizia
della
pace conclusa,
non potevo adattarmi a crederla. Ero certo, certo, che non poteva finire cos. Infatti, con molto
io
stupore degli
altri
e senza nessuna meraviglia
da
sommossa
parte mia, giunta la notizia della
Costantinopoli. Certamente ne nasceranno nuove
complicazioni. Forse siamo alla vigilia d'una guerra europea. Ti
dicevo
l'altro
ieri
che
il
febbraio
un mese fecondo di eventi. Ed ora vorrei
dirti
Ma no, non oso. un mistero troppo
grande. Sento di vivere una vita soprannaturale.
sar
Certe coincidenze, certe rassomiglianze,
contri
bano
oltre
ire
sono veramente
modo
stranissimi
Ma
mi
certi ris-
contur-
non posso pi
dilungarmi su questo. Troppe cose avrei da
in
e forse
indicibile.
no,
miei pensieri vaghi, manifestati qui
ton quella incompiutezza e inefficacia che comporta la parola umana, parrebbero ridicoli, sogni
da ragazzo. Guarda, per non cedere alla tentazione di parlare, preferisco chiudere questo quaderno. In questi giorni, del resto, mi pi volte
di non scriverti pi, prima che non
sopraggiunto qualche evento solenne e inatteso. Ma no, preferisco scrivere ancora ogni giorno, sia pure poche frasi monche e incomprensibili.
venuta l'idea
sia
176
Forse un giorno mi sar caro tornare a rivederle.
Intanto ti parler di cose indifferenti, ti ripeter
in altri modi quello che gi ti ho scritto altre
volte, e aspetter, aspetter.
Che accadr? Quale
oscuro presentimento mi opprime? Quale forza
misteriosa guida la mia mano nello scrivere queste
parole? Giulia, Giulia, io credo d'essere sull'orlo
della pazzia
Domenica, 26.
Stanotte
tenuto tutto
gno empio
ho
il
fatto
un sogno
orribile,
giorno immerso nella
e maligno e
che mi ha
tristezza, so-
profanatore, certamente
un demonio succubo. Mi pareva
di
essere
in un luogo incerto, ma assai
dunque
vicino a te, tanto da rendermi agevole l'avvicinarmi a te in tutta libert. Mi pareva d'aspettarti
e che tu m'avessi dato promessa di venirmi incontro, e mi pareva anche di liberarmi da non
ispi'atomi da
so pi quali impedimenti e
fastidi
che
si
frap-
ponessero al nostro incontro. Mi rammento che
tu dovevi per tuo conto deludere lo sguardo viquali ero consigile dei tuoi famigliari, presso
derato con avversione e sospetto, e questo m'ini
che tu non avresti mai
tuoi per me. Invece tu
dispettiva, perch ero certo
accettato d'ingannare
giungevi e ridevi quietamente della tua
malizia.
177
Questo mi sconcertava
e sentivo
che tu non avevi
agito dirittamente, sebbene ci fosse a
fitto.
Pure m'industriavo
nostra intimit, in un
di
modo
trarre
mio pro-
partito
dalia
ipocrita e libertino.
Ti dicevo, nel cercare di stringerti a me, che
ti
supplicavo di perdonarmi se non avevo cercato
giungere a
un modo pi
leale ed onesto,
mi avrebbero respinto
per le mie condizioni dolorose e malsicure, che
pure non erano mia colpa. E stavo per sopraggiungere qualche acconcia protesta d'amore, quando tu mi rassicurasti con un sorriso malizioso e
di
te in
e soggiungevo che
tuoi
Taci, amor mio, poich
m'importa della tua condizione. Non
questa che mi piace; sei tu che mi piaci, ed io
cerco e voglio te . Cos dicendo, ti facevi molto
lusinghiero, dicendomi
nulla
gaia, tenera e sfrontata, e cos
con molti
sospiri vicendevoli e
ritrovarci presto.
Appena
solo,
sogno ha du-
il
rato a lungo. Poi mi pareva che
ci
separassimo
con promesse di
io mi sentivo su-
bitamente assalito da una sinistra amarezza, e
me
cevo a
di-
anche lei, come
- e occupato da questa amarezza e dele altre
solazione, mi sono destato.
Se un sogno simile, anche pochi mesi or sono,
mi fosse venuto e ne fosse stata l'eroina un'altra
donna diversa da te, io non ne sarei rimasto minimamente addolorato, anzi lo avrei subito narstesso: - anche
lei,
rato lietamente a costei e ne avrei
accortamente
14.
Bobbi
il
saputo trarre
miglior partito possibile.
Confessioni,
Ma
non
178
COS avrei voluto sognar
Se ho potuto
inviolato.
trovare
altre
le
donne
te,
amor mio sacro
altre volte
desiderare di
maliziose, indocili,
lusin-
invereconde, sia pure non senza qual-
gatrici e
che grazia, non tollero oggi di attribuire a te, neppure in sogno, alcuna di queste piacevoli e tristi
disposizioni
al
male. Mi mille volte pi caro
raffigurarti severa,
dura, insensibile, inflessibile,
che disposta all'inganno, al piacere, alla libert,
alla disobbedienza, alla sfrontatezza. Certo un maligno spirito mi ha tratto nel
sa a coteste
me
tristi
e miserevoli
sogno senza
immagini
dife-
umilianti,
immagine incolpabile verso il
Ora che son ben desto mi
considero con angoscia e rancore, e un solo conforto trova il mio animo inconsolabile nel pensiero che il maligno mi combatte, e dunque mi
considera un nemico terribile su cui sarebbe bene
prevalere. Ma non prevarr, finch avr una stilla di sangue nelle vene e finch soprattutto sar
e con
tua
la
lordo, verso
il
turpe.
cos malaccorto nella scelta delle sue armi. Costui
ha bisogno
cermi,
ma
di
sorprendermi nel sonno per vin-
basta che apra
tornare invincibile.
uno
gli
occhi alla luce per
spirito
tenebroso,
in-
vidioso, frodolento, traditore, che mi assale quan-
do sono
dura,
il
pien di
a svelarmi
(1)
sonno
(')
ma
il
sonno non
sole torna a splendere e la sua luce basta
la
via verace.
Dante. Inferno,
I.
11,
17Q
Luned, 27.
Sono giunto ormai
alla fine di
quaderno e qui ho deliberato
quotidiane scritture.
Non
questo terzo
queste
di tralasciare
senza lunghi pensieri
mi sono indotto a questo, e ben ponderate sono
in me quelle riflessioni che mi fecero proporre di
non dir pia di questa benedetta, infino a tanto che
io non potessi pili degnamente trattare di lei (i).
Non saranno scorsi quattro giorni che io lascer
Firenze per un tempo non breve. Torner qua
soltanto il sei d marzo e da oggi a quel giorno
molte cose saranno mutate per voler mio o d'altrui,
come scritto in Cielo con sentenza irrevocabile.
Io vado incontro a pi d'una battaglia, e mi muovo con deliberata fermezza. Per pi segni credo
di aver letto nel libro del futuro che vincer, pur
non sapendo quanto potr costarmi la mia vittoria. Or dunque all'opera, perch la tregua finita. Lascio queste vane scritture, nelle quali sento
d'avere appena adombrato con piccoli segni mal
certi
te
l'immagine esigua d'un
cose ho tralasciato
di trattare
come un
ri)
mondo
Quan-
infinito.
Quante mi ero proposto
che ancora ho serbato
in
me
tesoro di cui io stesso ignoro
Dante, Vita Nuova, Gap. XLIII.
stesso,
il
valo-
180
re e l'ingenza! Quante purtroppo ho qui sconciamente tradito e stravolto, immiserito e mascherato, cos da renderle pressoch irriconoscibili
non pure ad altri che le potesse leggere, ma an-
che a
me
che per
stesso,
un attimo
me
altro le
ho
sentite pal-
Ma non me
ne dolgo e
con dolore e con rimpianto,
come un cavaliere molto prode che lascia una
lizza dove non ha potuto dar tutta la prova del
pitare
in
lascio queste pagine
proprio valore, per ragioni estranee a
lu.
Non
che ho detto stato poi vano per me.
Oggi mi conosco assai meglio e perci t'amo
tutto quel
assai pi fortemente,
mia
Giulia,
perfetta
e su-
mio unico pensiero, luce e forza della mia
vita. Ora io ti lascio qui per avvicinarmi a te con
l'opera e con l'ingegno. Ti trover? Ti raggiunger? Sarai mia? Che m'importa saperlo? Solblime,
tanto
ch
si
Non si combatte perma perch combattere
per te sarebbe gi per me una
E poi ho dinnanzi a me tutta l'e-
muoversi importa.
il
spera di vincere,
bene. Morire
vittoria ambita.
ternit e
non
il
breve tempo che misurato dal
girare delle sfere.
Dunque
Tu non
amo, ma lo saprai. Tu non immagini di quali miracoli sono capace, ma lo vedrai e
bentosto. Quanto, quanto ti amo Non c' amore
sai
quanto
addio, Giulia, ed a rivederci.
ti
al
mondo che
io
mi son
valga questo mio. Regina
invitta,
fatto tuo
servo e nel mio servire ho tro-
vato e trover tutta
la gioia. Giulia, Giulia, Giulia,
181
o mia donna invocata e adorata,
mio
mondo, o
io m'inebrio nel
frenetico palpito di questo
instancabile richia-
mo, o bellezza
gloria del creato, o
del
mediatrice ed arbitra della mia salvezza. Io per te
benedico il Signore, poich tu sei la viva e luminosa prova di quanto egli sappia maravigliosamente operare, o tu, dotata d'ogni miglior grazia,
otu, improntata della eccellenza divina, o tu, chiaro
vestigio della potest di Dio, mi ragioni di Lui,
tu mi richiami a Lui e servendo te servo Lui, in
tutta armonia e con pace di tutto il mio spirito.
Addio, Giulia mia benedetta. Io sono qua solo e
lontano alla mia guerra, ai miei rischi. Ma tutto
sar compiuto, per te, per amor tuo, in tuo nome
e a tua gloria sempiterna. Qui innalzo la preghiera
al nostro Signore, che t'ama e ti predilige, affinch
si degni di favorire gli sforzi che io compio per
Notam fac mihi vlam, in qua ambulem: quia ad
animam meam
te levavi
(1)
Fa che conosca
perch a
te inalzai
la
(*).
via,
l'anima mia
FINE
nella quale
.
io
cammini
AVVERTENZA.
Crediamo doveroso di far osservare al lettore
cattolico che in alcuni passi, come alle pagine
98-104, 156, 158-164, l'autore trascorso in
alcune frasi e proposizioni che la sua coscienza
di cristiano, ossequente alle verit insegnate dalla
pi, tardi, senza dubbio, rifiuo modificate. Non bisogna dimenticare che
Giosu Boj'si quando scriveva, giovanissimo, que-
Chiesa, avrebbe,
tate
sto
Diario
era proprio
all'inizio della
sua
conversione religiosa, e la sua mente non peranco
nutrita e fortificata
nelle
dottrine
teologiche
morali della nostra Fede.
P.
M.
LUIGI BUFFETTI
EDITORE IN ROMA
VllOVCntU
Discorsi ai giovani di
dolfo Betj^azzi. L.
Ro-
6.
iVlOrd.llL, Conferenze e scritti vari, di
Rodolfo Bettazzi (terza edizione) L. io.
Un
Italiano in
Adolfo Rossi
Italiani in
avventure
di
(terza edizione). L.
Spagna.
di
3,50.
Tipi, scene,
Bernardo Chiara. L.
IjISCU* Romanzo
Pazzi. L.
America
4.
umoristico di Giovanni
2.
Ghermita
al
Pietro Casu. L.
Maddalenna.
cuore
Romanzo
di
5.
Romanzo
Salvi (seconda edizione). L.
di
2.
Edvige