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Aleramic Rulers of Thessaloniki

Il documento descrive la presenza della dinastia dei Monferrato nel regno di Tessalonica all'inizio del XIII secolo. Bonifacio di Monferrato aveva ottenuto il regno di Tessalonica in seguito alla quarta crociata, ma la sua morte improvvisa nel 1207 pose fine ai progetti espansionistici della famiglia. Il regno iniziò quindi un declino a causa delle discordie interne e dell'ascesa del principe Teodoro Dukas dell'Epiro.

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Aleramic Rulers of Thessaloniki

Il documento descrive la presenza della dinastia dei Monferrato nel regno di Tessalonica all'inizio del XIII secolo. Bonifacio di Monferrato aveva ottenuto il regno di Tessalonica in seguito alla quarta crociata, ma la sua morte improvvisa nel 1207 pose fine ai progetti espansionistici della famiglia. Il regno iniziò quindi un declino a causa delle discordie interne e dell'ascesa del principe Teodoro Dukas dell'Epiro.

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Fra Occidente e Oriente:

la «crociata » alerarnica per Tessalonica



di jVIario Gallina

I, T essalonica come [ulcro della uocazione mediterranea degli Aleramici.

La dinastia dei Monferrato, sino alIa meta del secolo XII prcoccupata pili che altro di accrescere e consolidate i propri domini in Lombardia, estese successivamente la propria sfera d'azione verso il bacino orientale del Mediterraneo, con uno slancio che non ebbe eguali tra le grandi famigHe aristocratiche italiane, dando 1uogo ad uno dei mornenti pili singolari nello svolgersi dei rapporti fra Occidente latina e Oriente greco. Fu allora che alcuni fra i pili intraprendenti rnernbri di questo lignaggio S1 trovarono a condividere le sorti - certo in un ruolo non secondario - della cavalleria occidentale volta alle favolose conquiste in Outremer e in Bisanzio stessa '.

In effetti i fig1i del marchese di Monferrato Guglielmo il Vecchio avevano precocemente intravisto nelle irnprese d'Oriente l'occasione per mostrare 1£1 propria forza e il proprio valore e per intrecciare calcolo politico e spirito di avventura. Soprattutto Corrado e Bonifacio - anche per le crescenti diflicolta provocate in ambito Italiano dall'ernergere di forze comunali semprc pili vivaci 2 - non avevano esitato a cogliere le opportunita offerte dal movirnento crociato, mirabilmente adeguando agli ideali cavallereschi I'indubbio coraggio e il desiderio di un titolo regale J.

All'inizio del secolo XIII la fortuna, COS! a lungo perseguita in terre

1 Per tanti versi insoddistaccnte, I'opera di L. USSEGLlO, 1 Marcbesi di Mon/errato in l t alia e in Orien.te durante i sccoli XII (' Xlf1, voll. I-II, Casale 1926 (13S5S, 'C-Cl}, rimane tuttora 10 studio piu compieto sull'argomento.

1 Nonostante i ben noti giudizi sui Piemonte «feudale », solo produttore, in Italia, di principati territorial; di tipo mitteleuropco (E. SESTAN, [talia medievale, Napoli 1966, pp. 358.67), indagini recenti tenJono a valor izzare la funzione degli stessi comuni .subalpini , pur in qud contesto generale, nella costruzione di arnbiri signorili cospicui: G. SERGI, La ieudalizzazione delle circoscrizioni pubblicbe net Regno [talico , in Structure,- [eodales et /eudallSme dans l'Occident medit erranern (Xl'-XI/Ie siecles), Roma 1980, pp , 260-61, e, soprattur to, R. BORDONE, «Civitas nobilis et antiqua». Per una storia delle origini del movimento corn un aie in Piemonte, in questa stesso volume.

J Le vicende del figli di Guglielmo sono riassunte in A. CARILE, Per una storia dell'im pero Latino di Cottontinopoli (I2o~'I26I), Bologna 1978', pp , 6,·63. Per un racconto piu minuzioso efr. s. RUNCIMAN, Storia delle crociate , voll , I·ll, trad. it. Torino 1966. Sui prccoci rapporti con 1'0· rienre a1 tempo di Ranieri, si veda ora w. HABERSTU:\tIPF, Ranieri di i.\1onfcrrato: ricercbe sui rapporti Ira IJisanzio e gli /sleramici nella seconda meta del XII secolo , in «BSAS », LXXXI (1983), pp. 603'39.

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Mario Gallina

lontane, pareva finalmente trovata. Anche se le ambizioni di Bonifacio quale capo rnilitare dell'esercito conquistatore di Costantinopoli, non si erano completamente realizzate, poiche la dignita Imperiale era toccata a Baldovino di Fiandra, il suo prestigio restava grande e la concessione del regno di Tessalonica - ove era lecito attendersi la costituzione di un forte principato regionale - costituiva pur sempre un mirabile risultato '.

Nei primi anni del Duecento l'insediamento della dinastia aleramica, in virtu anche di una struttura interna chiaramente definite su base feudale, pareva saldamente ancorato al suolo greeo attorno a Salonicco e la volonta di Bonifacio di radicarsi in questa terra trovava riscontro sin nel nome dato al suo secondogenito: Demetrio, in onore del santo protettore di Tessalonica ': Ma la maturazione politica del nuovo regno, che scmbrava ormai prossima, fu irrimediabilmente interrotta dalI'improvvisa morte del marchese monferrino, caduto nel settembre del 1207 in un'imboscara tesagli dai Bulgari delle zar Kaloyan ". La sua scornparsa pose bruscamente fine alla volonta espansionistica COS1 ostinatamente perseguita dalla famiglia dei Monferrato: can Bonifacio, infatti, veniva a rnancare la personalita in grado di coagulare intorno a un unico progetta aristocrazia greca e forze latine di divers a origine.

Lacerate dalle discordie interne e non pili sostenuto, come ai tempi di Enrico di Fiandra, dall'impero latino di Costantinopoli, indebolito da! ritorno in patria di molti cavalieri monferrini e lombardi, tormentato dai Bulgari, il regno di Tessalonica non fu pili in grado di contrastare la nascente potenza dell'energico e risoluto principe epirota Teoeloro Dukas 7, futuro fondatore eli cio che impropriarnente chiamiamo «Despotato d'Epiro» '. Questi - assicuratasi la benevola neutralita eli Serbi e Alba" nesi - seppe rapielamente conciliarsi le simpatie eli quella popolazione

4. GEOFFROY DE V'ILLEHARDOUIN, La con quet c de Constantinople) a cura eli E. Faral, III Paris 1939 (Les Classiques de l'histoire de France au Moyen Age, I9), p , 70, § 264. Cfr., da ultimo, CARILE, Per una storia dcll'impero Latino cit., pp. 187-99.

5 Nel cosciente tcntativo di legare a sc le piG. intraprcndcnti fra le fane grechc) Bonifacio nel maggie del 1204 aveva sposato in secondc nozze Marnherita, vedova dellimperarore bizantino Isacco Angelo (1185.95). Cfr. VlLLEHARDOUlN, La conquete cit., II, p. 68, § 262. L'uso del nome Dcrnetrio e qui atrestato per la prima e unica volta, dr. R. MER LONE, Prosopografia aleramica (seco X e prima meta deii'x i), in «llSBS », LXXXI (I983), pp. 451.)85.

6 VILLEHARDOUIN, La con quite cit., II, pp. 312-14, § 498-99; ROBERT DE CLARI, La conquete de Constantinople a cura eli Ph. Lauer, Paris 1956' (us Classiques de I'histoire de France au Moyen Age, 40), p. 107, § CXVI (trad , it. La conauist a di Costantinoooli, 1198·I216. Studio critico, traduzione e note eli A. M. Patrone, Genova 1972).

7 Fondamenrale per la ricosrruzione di questi eventi e HENRI DE VALENCIENNES,Histoire de l'empereur Henri de Constantinople, a curu eli ]. Longnon , Paris 1940 (Documents relatifs it lhiswire des croisades, 11), pp. 60-72, 75 c passim. Sintetica, rna accurata analisi delle vicende in K. M. SETTON, The Papacy and the Levant (I204·1571). I, Philadelphia 1976, pp. 27~29. Pit! par ti-

colareggiatarnente efr. USSEGLIO, I Marchesi di Monferrato cit., II, pp. 262 sgg. .

a ]. LOENERTZ, Aux origines du Despotat d'Epire et de la principaute d'Achaie, in «Byzantion », 43 (1973), pp. 360.62.

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greca che - venuto menu il pericolo bulgaro per la scomparsa di Kaloyan morro in circostanze non chiare - non aveva tardato a riscoprire i motivi della propria opposizione religiosa e politica nei confronti dei conquistatori latini ". A partire da questo momento le sorti aleramiche in Grecia corninciarono a dedinare rapidarnente. Questo dedino ci proponiamo di seguire.

L'ostilita di Teodoro Dubs verso gli occidentali, damorosamente culminata nella cattura del neoeletto imperatore latino, Pietro di Courtenay, in viaggio verso Costantinopoli ]0. e il suo sforzo espansionistico, organicamente concentrate verso la piana di Monastir, si configurarono come altrettanti segni delle reali intenzioni del principe epirota. Questi indizi si tramutarono in certezze quando, nel 1218-19, Teodoro si imp adroni della fortezza di Platamona 1': la strada per Tessalonica - se non anehe per Costantinopoli - gli era virtualmente aperta, come ben compresero i contemporanei 1'. Al giovane figlio di Bonifacio, Demetrio, nul-

·1'altro rimaneva se non il ricorso all'Occidente: e nella persona del pontefice romano, piuttosto che del fratcllo Guglielmo, successo al padre nel governo del Monferrato.

Le sue speranze di ottenere da parte monferrina consistenti aiuti in denaro si scontravano con 1a situazione economica del marchesato, debolis sima nonostante i1 momenta di relativa pace 11. Una spedizione, che concretamente si pone sse l'obiettivo della difesa di Tessalonica, richiedeva inoltre un numero di uomini - soprattutto cavalieri - assai pili elevatu di quello che la tradizionale sfera d'azione della dinastia poteva garantire. Guglielmo) infine, si era sempre mostrato restio ad interessarsi delle vicende del regno di Salonicco fino ad attirarsi le ire di quei cavalieri lombardi the, giunti in Outremer al tempo di Bonifacio, non avevano esitato a sfidare l'imperatore latino di Costantinopoli nel tentativo di rafIorzare l'autonornia di quel regno che - secondo i loro progetti ~ proprio in Guglielmo avrebbe dovuto trovare una sicura guida po1itica 1'.

9 D. M. NICOL. The Despot ate of Epiros, Oxford 1957, pp, 47-49. l'vla su questa volume efr. la recensione di P. LEMERLE in «Bvzantinische Zeitschritt », 51 (19,8), pp. 401-3 e le osservazioni di L. STIERNON, Les origines du Dcspotat d'Epire . A propos d'un livre recent, in «Revue des Etudes bvzantines», 17 (I958), pp, 90-126 e in Actes du XII" Congres l nternational d'Etudes Byzantines (Ochride, 10-16 septembre 196I), II, Beograd 1964, pp. 197-202.

10 NfCOL, The Despotate cit., p. )1. n Ibid., p. 58.

12 GIOVANNI APOCAUCO, Epistole, a cura di V. G. Vasilievskii, Epirotica sacculi xui, in « Vizantiiskii Vrernennik », 3 (1896), pp. 244-48; efr. anche N. TOM '.DAKIS, SiJ:ij'!J.!-,jJ.~tluali del despotalO_

di EpiroJin grec'.1l,itl.«EEBS»,27 ('9571,p. 13. ~-.-. .

-- .... -OGERiiALPj'ERII Fragmenta de gestis AS£ehsium, a cura di C. Combetti, in HPM, Scriptorcs ,

III, col. 676. .

14 «Fiamrninghi, Francesi, Borgognoni e Lombardi van tutti dicendo che sembrate un bas tardo! [ ... J se non ponete mente al venire perderete buona parte del vostro onore », ELlA CAIREL, Pus cbai la [uelba del iaric, in Poesie pro';enzali storicbe relatiue all'Ltalia, a cura di V_ De Bartholo-

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Nulla lasciava supporre che il rnarchese potesse ora rnostrarsi pili sensibile alle eventuali sollecitazioni del frateIlo Demetrio. Nel marchesato ami, si alzavano dure critiche da parte di un'opinione pubblica che sug~ geriva a Guglielmo di concentrare tutti gli sforzi verso le terre avite, cuIla della dinastia, rimproveranJo in modo esplicito la diversione di fondi e Iorze un tempo operata per perseguire una politica orientale forse di prestigio, rna cerro non redditizia ".

Diverse erano, per centro, Ie prospettive offerte dagli arnbienti papali. Sin dall'inizio del proprio pontificate, nell'agosto del 1216, Onorio III, secondo una linea di condotta che gia era stata del suo predecessore, aveva preso satta la propria tutela il regno di Tessalonica, instaurando un rapporto priviJegiato con Demetrio, cui garantiva il proprio aiuto sino ache fosse giunto «ad annos discretionis » ". Tale protezione veniva confermata, con maggior vigore, circa un anna dopa: nel giustificare le sue attenzioni, accanto alle «iustis precibus » di Demetrio, il papa aveva cura di ricordare i meriti acquisiti nei confronti della sede apostolica dal frateIlo Guglielmo e, pili in generale, dal casato aleramico 17,

Memore, forse, delle discordie sotte a suo tempo fra il regno di Saloniece e l'impero latino di Costantinopoli, Onorio III aveva inoltre operata per ottenere da Pietro di Courtenay - presente in quel momenta a Roma per farsi incoronare irnperatore di Costantinopoli - la conferma nell'interesse di Guglielmo e di suo frateIlo «de universis terris, redditibus, honoribus et iustitiis, de quibus clare rnemorie Bonifacius pater ipsorum ab ipsius imperatoris predecessoribus extitit investitus» 1', La cura papale per Ie sorti di Tessalonica, mai venuta meno negli anni suecessivi, si era nuovamente formalizzata nel dicembre del 1220 in un 50- lenne invito a Giovanni Colonna, legato della sede apostolica a Costantinopoli, affinche continuasse a prendere ogni precauzione per la salvezza

maeis , Rouia 1931 (rst, 71-72), p. 178. Cfr. A. BARBERO, La corte dci marcbcsi di Afanlerrata allo speccbio della poesia trobadorica: ambizioni slgnorili e idcolog:a cauullcrcsca Ira xu e XII! secolo , in «BSBSt>J LXXXI (1983), pp. 64,[-703. Sinrerica visione d'insierne del rapporto tra trovatori e cone di ?vlonferrato anche in s. RONCAGLlA, Lc corti medreuali, in Leueratura italiana Einaudi, 1: ll letterato c le istituzioni, Torino 1982, pp. 107-14. Sull'ambizioso disegno dei baroni lombardi, dr. sopra , p. 66 e nota 7. Cfr. anche G. ORTALLI, Da Canossa a Tebe. Vicende di una [arniglia ieudale Ira xII e XIII seeolo, Venezia 1983, passim.

15 «Abbia 11 malanno Salonicco , tanti ne fa andare mendichi e poveri per la Lornbardia! », FOLQUET DE ROMANS, Una cbanso-siruentes , in -R. Z.ENKER, Die Gedicbte des Folquet von Romans, Halle I896, p. 46.

16 C. A. HOROY, Honorii III Romani Pontificis Opera Omnia, vall. I-V, Paris I879·83 (Medii Aevi Bibliotheca Patristica, series I), II, call. 24.25, n. I5 (cfr. P. PRESSUTTI, Regesta Honorii pap ae III, voll. I·II, Roma I888-95, I, p. 5. n. I9).

17 HOROY, Honorii III Opera cit., II, col. 362, n. 295 (cfr. PRES$UTTI, Regesta cit., I, p. 88, n. 499; efr. ibid., p. 89, n. 506).

B HOROY, l lonorii III Opera cit., II, call. 364-65, n. 298 (cfr. PRESSUTTI, Regesla cit., I, p. 89, n. 508).

Fra Occidente e Oriente: la «crociata» aleramica per Tessalonica

di Demetrio ". Tanta premurosa sollecitudine trovava la sua ragione rl'essere nelle benemerenze degli Aleramici, che «semper sicut catholici prineipes extiterunt», rna, pill ancora, nell'evolversi della situazione intern azionale e nei progetti di eroeiata ehe andavano maturando nella mente di Onorio III.

I tempi in cui il pontefiee - rallegrandosi per la volonta di Teodoro Dubs di rimettere in liberta il legato apostolico Giovanni Colonna - paternamente annoverava il principe epirota «inter eeclesie filios speciales» erano trarnontati 20. AUa luce dei successivi cornportarnenti, la sua proc1amata devozione si configurava come una mossa tattica per non alienarsi le simpatie papali in una congiuntura assai delicata. Mentre il pericolo epirota gravava su Tessalonica con rinnovata intensita, dovevano riaHiorare alla memoria di Onorio III Ie espressioni con cui aveva bollata la cattura di Pietro di Courtenay e di Giovanni Colonna - «rem duram, rem amararn, rem perniciosarn » - e le minacce, successivamente rientrate, di inviare contro Teodoro Dubs un esercito di craciati «ad ulciscendum hoc facinus» ". Ben lungi dall'csser~ ancora un «devotus £lius pro patri», questi appariva ora agli occhi del papa uno scismatico meritevale di quella scomunica che veniva ufficialmente resa nota all'arcivescovo di Brindisi I'll dicembre 1220 ".

Quasi contemporaneamente Onorio III - che sin dal momenta dell'assunziane al soglia pantificio si era considerate cantinuatore dei pragetti di craciata del suo predecessore 2l - stava arganizzanda una sped izione militare da inviare in Egitto in soccorsa del cardinale irnperiale Pelagia, vescovo di Albano. La predicazione e l'organizzazione della crociata nei suoi as petti pili delicati - il ricupero del denaro necessario e I'attivita pacifica trice fra le citta lornbarde, lacerate cia conflitti interni e gelosie reciproche - fu aHidata il 14 matzo 122 I al cardinale Ugolino, vescavo di Ostia, che agi nella duplice veste di legato apostolico e di rappresentante del potere imperiale ".

L'esercito trovo, quasi naturalmente, i1 suo capo militate in Guglicl-

19 Ibid., p. 472, n. 2856.

20 HORDY, Honorii III Opera cit., II, call. GOO-I, n. 113 (dr. PRESSUTTI, Resesta cit., 1, p, 174, n. 1024; e anche p. 173, n. 1023; pp. 175'76, n. 1029'31).

21 HOROY, Hononi II] Opera cit., Il, call. 481.82, n. 9 (cfr. "KtSSUTTI, Regcst a cit., T, p. 120, n. 687; e anche p. II9, nn. 684.85; p. 120, nn. 688·89; p. 126., n. 720; p. 146, n. 859). Sullinrero episodic efr. ], LONGNON, L'empire latin de Constannnople et fa pr incipaut e de /vforee, Paris 1949, pp, '54-56.

22 PRESSUTTI, Rezesta cit., I, p. 473, n. 2858; cfr. ibid., p. 472, n. 2856.

21 A. FLICHE e V. MARTIN, Storia della Chiesa, X: La cristianita ramona (II98-I274), trad . it.

Torino 1968, pp. 288-89.

. ,. CI£. THOUZELLlER,. La legation en Lombardie du cardinal Hugolin (I22I). Un episode de la cmquihne croisade, in «Revue cl'Histoire Ecclesiastique », 45 (19.50), PD. 508.42.

J

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mo di Monferrato, fratello di Demetrio '5: fra la casa aleramica e Roma vi era la forza di attrazione di un rapporto antico e collaudato, cui si univa il ricordo del pronto e disponibile apporro fornito alle crociate e delI'avventurosa, anche se non sempre fortunata, espansione orientale. Que-. sto lignaggio inoltre - e cia costituiva un vantaggionon trascurabile - poteva vantare, come pochi altri, una costante tradizione di contatti e di conoscenze dirette dell'Outremer e dei suoi problemi. Le attenzioni e le cure esprcsse da Onorio III nei confronti del regno di Tessalonica, unitamente al ricordo degli interessi che Ii aveva Guglielmo, devono essere interpretate anche in base alle suddette considerazioni, Esse potevano costituire - e come tali dovettero apparire agli occhi dei contemporanei - un ulteriore elemento di pressione da far valere nei confronti del marchese di Monferrato che, dopa un primo momenta di enrusiasmo, a quel punto si rnostrava pili cauto nell'intraprendere la spedi-

• 2h

Zlone .

Le ragioni che orientarono Demetrio verso la corte papale vanno cercate in questa potenziale pluralita di motivazioni. Esse agirono con varia inrensita e con diversa efficacia, rna certo la chiesa diRoma dovette apparite al giovane alerarnico come l'unica Iorza occidentale da cui fosse ragionevole attendersi un aiuto concreto. II primo incontro, di cui siarno ufficialrnente a conoscenza, Ira il pontefice e il re di Tessalonica si svolse il 24 marzo 1222 ad Anagni ", Dobbiamo ritenere che - nonostante la nulla 0 scarsa attenzione prcstata all'avvenimento dagli storici " - questo colloquia abbia aperto prospettive interessanti nei rapporti Ira Onorio III e il giovane reo

. 2. La rice rca di appoggi net retroierra occidentale: Onorio III e Federico II.

Per comprendere 10 svolgimento e i non irrilevanti esiti di tali rapporti occorre ricordare alcuni degli avvenimenti che irnrnediatamente precedettero e seguirono l'arrivo in Occidente di Demetrio.

La raccolta dei fondi per la su menzionataspedizione in Egitto appariva, alia fine del 1221, conelusa. In particolare il problema del ricupero delle 15000 marche d'argento, indispensabili per il finanziamento di

" Ibid., p. 515. 16 Ibid., p. 516.

27 HOROY, Honori; III Opera cit., IV, col. 123, n. I48 (cfr. PRESSUTT1, Reges!a cit., II, p, 52, n.3854).

28 Nulla piu che un fuggevole cenno in USSEGLIO, I Marchesi di Mon/errato cit., II, p. 275 e in NICOL, The Despotate cit., p. 6I.

Fra Occidente e Oriente: la «crociata» alerarnica per Tessalonica

Guglielmo di Monferrato, grazie alia deterrninazione del legato pontificio e ali'attiva eooperazione dei poteri secolari, poteva dirsi virtualmente risolto '. Ma, contemporaneamente all'annuncio del buon esito della missione condotta dal cardinale Ugolino doveva giungere in OCC1- dente Ia notizia che Ia croeiara di Pelagio si era trasformata in un grave disastro: i eristiani avevano abbandonato l'Egitto e con esso Damietta, 1a cui conquista era stata l'unico successo di quella spedizione '. Nel novembre di quel medesimo anno, in una dura letters in cui rimproverava Federico II per ii mancato intervento a favore dei crociati, Onorio III esprimeva il suo «dolor intolerabilis» per Ie sorti dell'esercito cristiano in terra egiziana '. Le notizie provenienti dall'Epiro non erano pili incoraggianti: nel corso del 1221 l'importante citta di Serre era caduta nelle mani di Teodoro Dukas '. La strada ehe univa Costantinopoli a Tessalonica ne risultava irrimediabilmente interrotta can conseguenze assai gravi anche per l'impero latino.

Ma Onorio III, forse non ancora pienarnentc consapevole delle dimensioni del disastro egiziano, rimaneva fenno nei suoi progetti. Al volgere del I 2 2 I confermava a importanti esponenti dell'aristocrazia d'OIrralpe le prornesse in denaro fatte da Guglielmo di Monferrato, a nome della camera apostoliea, purche questi mantenessero l'impegno di farsi crociati ', Nella primavera dell'anno suceessivo ordinava alla medesima camera apostoliea di consegnare al marchese monferrino le 15 000 marche d'argento a suo tempo raccolte per Ia spedizione in Egitto '; scriveva allegato apostoIico Pelagic di aver avuto un incoraggiante colloquio con Federico II circa la questione della Terra Santa 7; si affrettava a cornunicare all'imperatore latino di Costantinopoli la partenza di uri'orrnai prossima spedizione'. Tuttavia, proprio le formule usate costantemente per definire tanta attivita - «succursurn», « subsidiurnr 0 «negotium Terre Sanete» - scmbrano indicare, nella loro indeterrninatczza, i dubbi stessi del pontefice. Non esistevano scopi politici della crociata chiararnente definiti: al di Ia del generico soccorso della cristianita orientale nessun

I THOUZELLIER, La legation en Lombardie cit., p. 523.

2 Til. C. VAN CLEVE, The fifth Crusade, in K. M. SETTON, A History of the Crusades, IT, Philadelphia 1962, pp. 377-428.

3 J. L. A. HUILLARD-BR,hIOLLES, Historia diplomatico Frederic; Secundi, vall. I·V. Parisiis 1852·6I, HII, pp. 220-22; dr. ihid, pp. 200-7.

, PRESSUTTl, Re zesta cit., II. p. 56, n. 3877.

5 Ibid., p. 23, n. 3662; p. 27, n. 3696 (cfr. flOROY, Ilonorii III Opera cit., IV. call. 67-68.

TI.82).

, « pro te [i.e. \'ijillelmol ac pro militibus tecum in Terre Sancte subsidium profecrur-is », Atchivio Segreto Vatican», Citta del Vaticano (d'ora in poi ASV), Reg. Vat., lib. II, episr. 397. f. 2420 (eft. PRESSUTTT, Regesta cit., II, p. 74, D. 4005).

1 HUILLARD-BREHOLLES. Historia dipiomatica cit., II/I. pp. 240-42.

, HOROY, Honorii HI Opera cit., IV, coli. 203-4, n. 228 (efr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, p. 83, nn. 4059-60).

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traguardo preciso era in vista. La speranza della crociata voluta dal IV concilio lateranense, che tanta parte aveva occupato nell'orizzonte mentale di una non trascurabile area della cristianita, rischiava ora di essere definitivamente delusa.

Demetrio e il tatello Guglielmo seppero inserirsi con abilita in questi avvenirnenti di ordine cosigenerale e di portata tanto arnpia , indirizzandol'inccrtezza di Onorio III verso un fine precise: 1a difesa del regno aleramico di Tessalonica. Che l'esito della spedizione non abbia poi risposto alIe speranze accarezzate dai due fig1i di Bonifacio, non diminuisce l'intuito politico che ne fu all'origine. E in effetti le richieste alerarniche per i1 SOCCOTSO a Tessalonica non cadevano nel vuoto: al contrario, l'ambiente circostante bisognoso solo di essere spinto in quella direzione era pronto per raccoglierle. Oltre ad un'esigenza ideologica attinente allo spirito di crociata, vi era per il pontefice 1a necessita di non disperdere un esereito radunato con fa tic a politic a e con sacritici finanziari non indifierenti, e cia appunto mentre Ie ulteriori oscillazioni di Federico II sembravano rendere vana qualsiasi imminente prospettiva di crociata '.

A cia si aggiungevano i non trascurabili interessi economici che la chiesa poteva vantare in terra di Grecia. La controversia, sorta nell'impero di Costantinopoli fra clero e potere secolare "super liberalitatibus, possessionibus et iuribus ecclesiarurn», aveva infine trovato una composizione che appariva alle due parti «rationabilern et honestam»: questa era stata come tale accettata e giurata anche da Guido Pallavicino « baiuIus regni Thesalonicensis, pro rege ac regno Thesalonicensi» nel marzo del 1222 ". I vantaggi che, dalla prevista restaurazione delle proprieta ecclesiastiche, era lecito attendersi, rischiavano, tuttavia, di essere vanificati dalle perdite territoriali, sempre pili gravi, che il regno di Salonicco subiva ad opera di Teodoro Dukas.

L'insierne di questi fattori, rendcndo oggettivamente convergenti gli interessi di Onorio III e quelli di Demetrio e Guglielmo di Monferrato, concorse ad orientate diversamente i progetti a suo tempo concepiti dal pontefice. Era trascorso poco pili di un an no dall'arrivo ad Anagni del secondogenito di Bonifacio quando la spedizione - voluta per soccorrere I'esercito cristiano in Egitto - veniva deviata verso il regno di Tessalo-

9 Cfr. oltre, p. 76, nota }O e p. 77, nota 34.

10 A. L. TAUTU, Acta Honorii III (I216-I227) et Gregorii IX (I227-1241), Citra del Vaticano 1950 (Fontes Pontificiae Commissionis ad redigendum Codicern Iuris Canonici Orientalis, series lIl, vol. JIl), pp. US·32, n. 95 (cfr. PRESSUTTI, Re gesta cit., II, p. 53, n. }86}). Esarne della centroversia in R. L. WOLFF, Politics in the Latin Patriarchate of Constantinople. 1204-I26I, in «Dumbarton Oaks Paper">, 8 (1954), pp. 225·}03.

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nica: uguali erano i fondi con cui essa era Iinanziata, le 15000 rnarche raccolte dal cardinale Ugolino, immutato il capo militate, Guglielmo di Monferrato. II 13 maggio 1223 Onorio III proclamava solennemente la partenza di una spedizione per Tessalonica, al comando del marchese di Monferrato, con un'epistola che anticipava, in forma gia chiaramente definita, tutti gli elernenti - e in specie il nesso fra necessita pelitiche ed esigenze religiose - con cui, anche in seguito, egli giustifichera il suo nuovo progetto e Ie sue nuove speranze.

Nell'avanzata primavera di quell'anno, I'intcresse del pontefice per la causa aleramica in Grecia, da tempo evidente, si collocava in una prospettiva pili ampia - la difesa della Romania latina - arricchendosi di nuovi temi: e in primo luogo della coscienza che Ie sorti dell'impero latino di Costantinopoli erano intimamente legate, data la congiuntura internazionale, a quelle del regno di Tessalonica. La sopravvivenza di questo avrebbe comportato la salvezza di queIlo, e 1a spedizione del marchese di Monferrato sarebbe stata di grande utilita all'imperatore Roberto di Courtenay. Se la politica, pili ancora della religione, giustificava agli occhi di Onorio III la spedizione per Tessalonica, egli non trascurava, per altro, proprio per garantirne un esito soddisfacente, di richiarnarsi sui piano formale alla tradizione su cui era statacostruita l'ideologia della crociata. Ricordando come dalla «corroboratio» dell'impero latino di Costantinopoli sarebbe derivato un grande aiuto al «Terre Sancte negotio», il pontefice legava, con un procedimento sillogistico, le fin alira politiche a quelle spirituali sino a enfatizzare questo secondo aspetto con la concessione della «plena peccatorum venia» a coloro che «vere contriti» avessero seguito il marchese di Monferrato oltremare. COS1 legittimata, la spedizione per la difesa del regno di Tessalonica acquisiva i caratteri di una vera e propria crociata il cui esito riguardava l'intera cristiani ra 1\.

Tutti gli strurnenti, che una tradizione ben sperimentata aveva elabora to nelle precedenti croci ate, furono ora usati da Onorio III per organizzare Ia spedizione dei figli di Bonifacio di Monferrato: indulgenze furono concesse, a pili riprese, ai partenti 1'; i beni dei crociati furono presi «sub speciali Apostolice Sedis defensione» "; i rapporti com merciali con Teodoro, nuovamente colpito dalla censura ecclesiastica, furono interdetti con espresso divieto di trasportare nelle sue terre «equos,

1\ HOROY, Ilonarii III Opera cit., IV, coil. 349-50, n. 129 (cfr. PRESSUTTI, Re gest a cit., II, p. 134, n. 4353).

u HOROY, Honorii III Opera cit., IV, col. 350, n. 130; col. 351, n. 132 (dr. Pl<ESSUTTl, Regeria cit., II, p. I34, n. 4355; p. I35, n. 436o).

J3 ASV, Reg. Vat., lib. 12, epist, 247, f. 150V (cfr. PRESSUTTI, Regcsta cit., II, p. '97, n. 4704).

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arrna, victualia seu edam milites aut aliud quodquam auxilium» ", La chiesa romana si fece inol tre carico di parte dei finanziamenti aneora mancanti e si pose come fulcro della necessaria mobilitazione: lettere furono inviate all'alto clero dell'Italia e del Sud della Francia con inviti " piessanti a versarecontributi economici «de pecunia Terre Sancte» \5 e a sollecitare, tramite «sedulis exhortationibus», i propri fedeli perche direttamente e attivamente partecipassero alla dlfesa del regno alera-

• )6

mlco .

L'attivita diplomatic a con signori e potenti dell'Oriente e dell'Occidente fu altrettanto vivace. L'imperatore di Costantinopoli e i massimi rappresentanti della feudalita d'Outremer furono invitati a non esporre le proprie milizie a inutili pericoli sino all'arrivo di Guglielmo di Monfenato: solo allora, unite le forze, «taliter humiliabuntur scismatici supradicti [i.e. Greci] quod de cetera contra Romanam Eeclesiam vel Latinos erigere calcaneum non presument» ". Rapporti furono intrecciati con Bianca di Castiglia affinche sollecitasse il proprio marito, Luigi VIII, a reear soecorso ai latini di Romania dove «quasi nova Francia est creata» u e anche, e forse con maggior realismo, con il corsaro genovese Alamanna da Costa. Questi, nei suoi tentativi di «crearsi un dominio in Romania» 1', si era impegnato ad aiutare Guglielmo di Monferrato «cum duabus navibus et totidem galeis ac cerro numero bellatorum» in cambio di «centum rnilitiasseu centum feuda militaria» nel regno di Tessalonica 0 di «mille rnarcas argenti». Conferrnando ora quel patto, che gli appariva particolarmente gradito (e gratus »}, Onorio III prendeva ufficialmen te sotto la sua speciale tutela i beni del genovese 10.

L'insierne di questi provvedimenti, allo stesso tempo di ordine ternporale e spirituale, il loro dispiegarsi in un lungo arco eronologico, testimoniano della volonta del papa di giungere a un risultato concreto nella consapevolezza, sempre pili matura, che la mappa politica dei terri tori gia appartenuti all'impero bizantino stava mutando. La marcia di Teo-

" TA()Tl.J, Acla Honorii III cit., p. 1;1, n. II2 (efr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, p. 134, 0·4354).

15 HaRDY, Honorii III Opera cit., IV, coIl. 549.51, no. 138-40 (efr. PRESSUTTI, Regesla cit., II, p. 217, no. 4814-17).

J6 ASV, Reg. Vat., lib. 12, epist. 248, ff. I50V·I5Ir (efr. PRESSUTTI, Regesia cit., II, p. 205, 0·4753)·

J) ASV, Reg. Val., lib. 12, epist. 249, f. 15"·V (efr. PRESSl.JTTI, Regest a cit., II, p. 206, n. 4754; eft. anche p. 208, n. 475S).

ia HOROY, Honorii III Opera cit., IV, coil. 6)3-54, n. 227 (cfr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, pp. 25°.51, n. 5006).

19 S. BORSARI, II dominic ueneziano a Creta nel XIII secoto , Napoli 1963 (Universira di Napoli, Seminario di Storia Medioevale e Moderna, I), p. 37.

20 ASV, Reg. Val., lib. 12, epist. 250, if. 1;2V·I53' (efr. PRESSUTTI, Regesta cir., II, p. 207, n.4757).

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dora Dukas attraverso I'Epiro rischiava di compromettere ben pili che la dominazione aleramica su Tessalonica: seguendo la serie delle vittorie . del principe epirota era facile comprendere che egli avrebbe presto minacciato Costantinopoli. Pur non trascurando le questioni religiose, le preoccupazioni di natura politica acquisi vano cosi, agli occhi del pontefice, un valore prerninente e 10 spingevano, al volgere elel 1224, a chi arire nuovamente il proprio pensiero. Una serie eli epistole rivolte al clero latino delJa Romania e di Tessalonica ", al marchese di Monferrato ", ai baroni ai soldati e a tutti i latini di Romania ", riproponevano i provvedimenti adottari ela Onorio III proprio alla vigilia della spedizione aleramlCa.

Le esigenze temporali, non menu eli quelle spirituali, richieelevano, a detta del papa, che si recasse un fattivo aiuto a Guglielmo eli Monferrato spinto in Oltrernare «tum generositate magnanimitatis innate tum desiderio prosequendi suam et caris simi in Christo filii nostri Demetrii illustris regis Thesalonicensis, fratris sui, iustitiarn». Ben consapevole di quantocio fosse«necessarium negotio Terre Sancte», Onorio 111 ricordava di essersi proeligato in aiuti economici e in appoggi spirituali: denaro era stato dato al marchese aleramico «in multa quantitate» e uomini valorosi (« strenui») 10 avevano seguito, a questa imp res a convinti da «apostolicis indulgentiis». Ma le spese di tanto esercito e di una cosi grande spedizione richiedevano ancora uno sforzo finanziario. Occorreva, per non vanificare i risultati raggiunti, che la meta dei redditi ecclesiastici - ivi compresi quelli dei Templari, degli Ospitalieri e dei Cistercensi - fossero consegnati a Guglielmo di Monferrato: i chierici dell'impero latina Iacessero dun que «de necessitate virtutern» e «hilariter» adernpiessero a quesr'ordine, pen a la scomunica ". Da parte loro i poteri secolari dovevano contribuire in prima persona alla spedizione combattendo «unanimiter » e coraggiosamente (« anirnosiores») « contra excommunicatos et scismaticos», consapevoli dell'opportunita offerta di procurarsi con un «brevi labore» una «Iongam quietern ». In questa pros pettiva Onorio III concedeva, infine, allegato apostolico la facolta di sciogliere i «non feudati» da qualsivoglia vincolo di croce () di pellegrinaggio precedentemente contratto, tutte le cure dovendo essere rivolte alla

21 TAtITU, Acta Honorii III cit., lOP. I69'7I, n. 126; pp. I72'75, n. I28 (cfr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, p. 274, n. 5132; p. 28" n. 5I86).

21 TAUTU, Acta Honorii III cir., p. 171, n. I26a (cfr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, p , 274, n·5I33).

1J HOROY, Honorii III Opera cit., IV, call. 724-25, n. 35 (cfr. PRESSUTTI, Regesta cit., II, p. 284, n. 5I89; efr. anche p. 286, n. 5202; p. 298, n. 5270; pp. 299-300, n. 5277).

24 TAUTU, ilcta Honorii III cit., pp, I69-7I, n. 126 (efr. PRESSUTTI, Regest a cit., II, p. 274, n.5I32).

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difesa di unacitta Ie cui sorti apparivano naturalmente colle gate a queUe dell'impero latino di Costantinopoli 15.

Paral1elamente all'attivita diplomatica mirante ad interessare sernpre pili saldamente Onorio III alle vicende del regno di Tes.salonica, un'altra, egualmente intensa e dall'esito non meno efficace, era svolta da Guglielmo e Demetrio di Monferrato in direzione di Federico II di Svevia nel tentativo di trovare un ulteriore e immediate aiuto econornico; raccogliere gli arrnati, predisporre il vettovagliamento e organizzare il trasporto per mare, implicavano un onere estremamente gravoso, cui non bastava il pur rilevante apporto finanziario procurato dal pontefice; rna non era certo all'esauste casse del marchesato paterno che i due figli di Bonifacio potevano far ricorso, bcnsi a quelle, assai pill cospicue, dell'imperatore.

L'evolversi della situazione politica e l'interesse per le coste balcaniche, le cui vicende, per posizione geografica non meno che per attitudine ideologica e culturale, non potevano lasciare indifferente il regno di Sicilia ", autorizzavano nei marchesi di Monferrato la speranza di una risposta positiva da parte di Federico II. Fra Aleramici e Svevi, inoltre, esistevano rapporti consolidati da tempo", affievolitisi, forse, in occasione dei tentativi espansionistici in Occidente ad opera del basileus bizantino Manuele Comneno ", rna in nessun memento veramente interrotti in virtu di una prudente valutazione delle forze e secondo un' accorta ricerca di eguilibri, rafforzati anche da saldi vincoli parentali.

Nel marzo del 1223, confortati dal sicuro rapporto instaurato con Onorio III, Demetrio e Guglielmo di Monferrato, unitamentc a \'7arino arcivescovo di Tessalonica, si trovavano a Ferentino presso la corte di Federico II 29 che viveva un momenta assai delicate avendo dovuto, pubblicamente e presenti i tre grandi maestri degli ordini cavallereschi, fissare, sia pure con riluttanza, al I225 la propria partenza per una nuova crociata 30. Le relazioni erano proseguite nell'aprile a Celano ove Guglielmo, ottenuto da Federico II il riconoscimento in perpetuo dei diritti che

2S HOROY, Honorii III Opera cit., IV, colI. 724-25, n. 35 (cfr. PR£SSUTTI, Regesta cit., II, p. 284, n. 5I89).

26 G. TABACCO) Lmpero e Regno meridionale, in Potere, societa e po polo tra eta normanna. ed eta sucoa. Bari-Concersano, 26·28 ottobre 1981, Bari 1983, in particolare p. IS.

Z7 A. HAVERKAMP, Herrscbaitsiormen der Frubstauter ion Reicbsitaiien, voll , I-II, Stuttgart 1970-71 (Monographien zur Geschichte des Mittelalters , I/Il), passim.

18 HABERS1'lj"MPF, Ranieri di Afon/errato cit., pp. 605~8.

29 ave appaiono in qualita di testimoni in un ano di Federico II datato II marzo 1233:

HUll,LARD-BREHOLLES, Historia diolomatica cir., II/I, p , 329 (dave Warino i: erronearnente chiamato Martino, eft. R. JANIN, L'egiise latine a Tbessaionique de 1204 a La con quete turque , in «Revue des Etudes Byzantines», 16, 1958, pp. 209-10).

30 HUILLARD-BREHOLLES, Hisioria diplomatica cit., II/I, p. 327. Cfr. TH. C. VAN CLEVE, The Crusade 0/ Frederick II, in K. M. SETTON, A History of tbe Crusades cit., II, p. 438.

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gli spettava.no su al~uni ~a~telli e luo~hi monferrini J\, p~o~abilmente continuava 1 colloqui relativi a Tessalonica, gettando le basi di quel tratrate di Catania che, nel rnarzo del 1224, segnera il culmine dell'attivita diplomatica svolta dagli Aleramici negli anni precedenti ". In virtu di questa trattato - stipulato mentre Demetrio si recava a Venezia per coinvolgere, come e stato ipotizzato, Ia repubblica nelle operazioni relative al rrasporto in Grecia delle truppe e delle arrni JJ - il maggiore dei figli di Bonifacio otteneva a Catania «riovem milia marcarum argenti rnercatal(is) ad pondus Colonie» dando in pegno a Federico II «omnia bona sua immobilia que habet in civitatibus, castris et villis sive in allodio, sive in homagio, sive in servitio, sive in pedagio, sive in pheodo, sive in redditibus aliquibus seu iuribus, sive angariis, sive perangariis seu aliquibus exactionibus, specialiter ilIa que habet pro allodio suo».

Per rnolti versi irnportante, l'accordo di Catania formalizzava la composizione degli interessi monferrini con quelli federiciani nella pros pettiva di una concreta e irnrncdiata cornurianza di interessi. In un memento in cui Federico II era impegnato a consolidare il suo potere in Italia, Ie 9000 marche concesse a Guglielmo costituivano uno strumento quanto mai efiicace per condizionare l'appoggio dei Monferrato alle scelte imperiali. Pill ancora, mentre gia l'imperatore stava meditando una nuova proroga per quella crociata che, sin dal momenta dell'assunzione della dignita imperiale, aveva promesso di guidare in Terra Santa ", esse dovevano garantire Onorio III della buona volonta e della serieta dei propositi imperiali mitigando, almeno momentaneamente, grazie all'insperata diversivo offerto dalla crociata per Tessalonica, il malumore poritificio.

Con raffinato intuito politico Guglielmo aveva saputo coglierel'oeeasione propizia in cui rivolgersi a Federico II ben sapendo ehe, per quanto riguarelava Ia spedizione in Greeia, l'imperatore sarebbe statu a1 suo naneo, rna cio non signifieava che gli Alerarnici non avrebbero pagato in futuro un rilevante prezzo politico. In effetti appunto nell'atto di Catania vanno ricercate le origini eli quei diritti che Federico II, approfittando deU'inasprirsi delle condizioni econorniche del rnarchesato, vantera successivamente sul Monferrato. Tuttavia nell'imrnediato esso rappresentava un successo, frutto mature di una volonta eli risollevare le pro-

Jl HUILLARD-BRElIOLLES, Historia diplomatica cit., II/I, pp. 355-5('.

32 Nuova e cornpleta edizione in P. C;A:'CIAN, La cart a di mut.uo di Cwdic/mo vr di Afon/errato a [auore di Federico II. Un contributo paleogr afico alla tooonornastu:a picmontese, in «BSBS », LXXXI (1983), pp. 729'49 (efr. HUILLARD·BREHOLLES, Historia diplomatica cir., I1/r, pp. 425'27).

JJ DSSEGLIO, I Marchesi di Man/errata cit., II, p. 276.

34 HUILLARD-BREHOLLES, Historia dip/omatica cit., II/I, pp. 409-13: Federico II ne! marzo del 1224 scrive al papa che, in procinto di dirigersi in Terra Santa, ne era state nuovamente distolto dai Saraceni di Sicilia COS1 da non poter «presentiam suam de Sicilie partibus absentare »,

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prie sorti in Grecia: volonta che non sembra, dall'arrivo di Demetrio in pai, aver conosciuto fluttuazioni.

Anc~e l'investitura sulla valle Stura concessa nell'ottobre del 1223 da GuglIelmo, a nome suo e del fratello, a Manf:redo III marchese di Saluzzo 35 va letta in questa pili ampia prospettiva: mentre da un lato essa rientrava in quell'insieme di investiture e oblazioni tipiche dell'orientarnento feudale del secolo xnr ", al eontempo indica va Ia volonta dei due Aleramici di porte ordine nelle terre degli avi probabilmente in vista del successivo trattato con Federico II. Ne diversarnente va interpretato il matrimonio, appena posteriore al matzo del 1224, della figlia di Guglielmo di Monferrato con Guido Andrea di Vienne 11, grazie al quale il marchese cercava di risolvere alcune pendenze, da tempo sospese, con il Delfinato, cosi da superare anche gli ultimi ostacoli che eventualmente si frapponessero alla partenza per la Greda.

3. La Grecia: un' occasione mancata.

Nella primavera del 1224 il sogno dei Monferrato, per tanti versi anacronistico rna sorretto anehe - oceorre riconoscerlo - da un' arnmirevole ampiezza di prospettive e da un'organica connessione con i problemi del momenta storico, sembrava prossimo aIla sua realizzazione. Liberi da ogni impegno nel marchesato paterno, finanziati da Federico II, 80- stenuti dal favore papale, i due figli di Bonifacio potevano sperare di rinnovare le gesta del padre in terra di Grecia. 11 piano delle operazioni, attentamente studiato, prevedeva il convergere su Tessalonica di due eserciti operanti in stretta eoordinazione fra lora: l'uno - quello crociato al comanda di Guglielmo - proveniente da sud, I'altro - inviato in aiuto dall'imperatore latina di Costantinopoli - da est '. Una serie di imprevisti compromise irrimediabilmente e sin dall'inizio I'esito di una spedizione che avrebbe dovuto coronare gli sforzi sino ad allora sostenuti, ma questa, di fatto, venne a coincidere con la morte di Guglielmo di Monferrato e con l'epilogo della dominazione aleramica nel regno di Tessalonica.

Mentre gia i cavalieri lombardi affiuivano a Brindisi e I'orizzonte pa-

as G. B. ~',i1ORlONDO, )'vfc:numenla Aquensia, II, Taurini 1790, coll, 420-21, n. 178 (cfr. A. TALLO>IEj Regesto dei Marchesi di Saiuzzu, I097-I340, Pinerolo 1906; BSSS, XVI, pp. 74·75, 255).

6 G. TABACCO, Egemonte sociali e strut lure del pot ere net medioeuo italiano, Torino 1979, PP.262·63·

J7 USSEGLlO, I Marchesi di Manferrato cit., I, pp. 178.79.

, LONGNON, L'empire latin de Constantinople cit., pp. r63"64.

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reva definitivamente rischiararsi, una «repentina infirrnitas», che colpi con violenza il marchese monferrino «tempore quo debebat iter arripere», costrinse i crociati a posticipare la partenza ' che vena ulteriorrnente differita per le condizioni del mare e nell'attesa di una stagione pili propizia alla navigazione. I prolungati rinvii si rivelarono assai gravi: fra l'ottobre e il dicembre del 1224 Teodoro d'Epiro si era irnpadronito di Tessalonica' ed anche le truppe inviate da Roberto di Courtenay, nella speranza che potessero ricongiungersi con quelle provenlenti dall'Itaria, erano state costrette a ritirarsi '.Quando nella primavera dell'anno seguente l'esercito, al comando di Guglielmo di Monferrato e con al scguito illegato apostolico Nicola vescovo di Reggio, pote finalmente salpare, i piani militari studiati circa un anno prima risultavano ormai gravemente compromessi e i tempi dell'azione sfalsati. Ne a cia poteva pill mettere riparo Onorio III che, in una serie di lettere inviate ai vassalli di Morea' e al clero latino di Romania', ribadendo alcuni terni che gli erano stati cari negli anni precedenti, confortava gli animi scossi dai suecessi epiroti, esortava alla fiducia nella Provvidenza e, soprattutto, rivolgendosi al doge di Venezia in un'estrema ricerca di aiuti, sottolineava i vantaggi materiali che alIa repubblica sarebbero derivati da un recupero del regno di Tessalonica ',

Ben poco si sa intorno alle modalita del viaggio e all'itinerario seguito. 11 silenzio 0 il disinteresse dei cronisti contemporanei accornpagno la spedizione monferrina quasi prefigurando il crollo delle speranze aleramiche. Riccardo di San Germano, notaio imperiale di Federico II - c dunque in una posizione ideale per venire a conoscenza degli eventi -, si limita a indicare genericamente la meta di Guglielmo', preferendo piuttosto sottolinearne la dipendenza economica e politica rispetto all'imperatore. Una rapida notazione di Giovanni Apocauco, metropolita

1 TAUTU, Acta Honorii III cit., p , I73, n. f28 (cfr. PRESSlJTTI, Regesta cit., II, p. 283, n. 5I86). , J. LONGNON, La reprise de Saionique par les Crees en 122';, in Actes du VI" Congr2s International d'Etudes Byzantines (Paris, 27 iuillet - 2 aoiit I948), I, Paris I950, pp. 14I·46; ll. SlNOGO· WITZ, Zur Eroberung Tbessalonikcs im Herbst I224, in «Bvzanrinische Zeitschrift », 45 (I952), p.28.

• GEORG II ACROPOLI1"AE Opera, a cura diH. Heisenberg, I, Leipzig "903, p, 35. Cfr. NICOL, The

Despotate cit., p.63.

5 PRESSUTTI, Regesta cir., II, p. 304, n. 5304. 6 Ibid., II, p. 305, n. 5308.

7 ASV, Reg. Vat., Jib. "3, epist. 295, f. 54 (cfr. PRESSUTTl, Rezes:a cir., II, p. 304, n. 5304):

Onorio invita il doge eli Venezia a soccorrere Guglielmo di Monferrato «viriliter et potenrer quod Regni Thesalenicensis recuperatio et per consequens corroborario status totius Imperii ac preparatio subsidii Terre Sancte vestre magnificentie principaliter ascribatur vosque preter fructurn commodi ternporalis, quem ex hoc procul dubio assequernini, Domino et hominibus et specialiter Sedi Apostolice placeatis ».

, RYCCAROI DE SANCTO GERMANO NOTARII Cbronica, a cura di G. H. Pertz, in MGH, Scriptores, XIX, p. 344: «Marchio Montisferrati [ ... J venit Brundusium, profecturus in Rornaniarn in succursum civitatis Thessalonicensis ».

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di Naupatto', non esplicita rna lascia soltanto intuire i progetti del marchese: sbarcare nel Iiorente emporio di Almira e di la, giovandosi forse dell'aiuto veneziano, aprirsi 1a via, lunge strade militari da tempo prati. cate, sino a Tessalonica 10 .'

In mancanza di informazioni pili precise bastera qui ricordare l'epi: _ logo della spedizione di cui solo gli esiti ultirni sana ben conosciuti. Un'epidemia - forse quella stessa contratta a Brindisi e probabilmente non cornpletamente debellata al memento dell'imbarco - decirno nel settembre del 1225 l'esereito in Tessaglia provocando la motte di Guglielmo di Monferrato e il rapido disperdersi dell' armata aleramica che non giunse rnai a Tessalonica ". Solo assai pili tardi, nelle eronache monferrine - commissionate nei secoli XV-XVI con chiari intenti propagandistici da una corte che non aveva rnai comp1etamente perso la memoria delle leggendarie imprese aleramiche in Oriente 11 - si preferi accreditare la tesi dell'avvelenamento dell'acqua dei pozzi e delle sorgenti da parte dei Greci d'Epiro IJ. Questa spiegazione era senza dubbio semplieistiea e riduttiva, ma aveva il pregio di mettere in primo piano la per£idia orientale - grazie a un luogo cornune divenuto consueto sin dai tempi delle prime croci ate - e di spingere nel vago la rice rca delle cause di una sconfitta cosi repentina e ingloriosa.

11 malinconico epilogo della spedizione per Tcssalonica cbbe pesanti ripercussioni sulla politica orientale degli Aleramici e raflorzo aneor pili quella parte dell'opinione pubblica che nel rnarchesato chiedeva di abbandonare definitivamente ogni progetto riguardante l'Outremer. Bonifacio II, figlio di Guglielmo, tomato in Italia nel settembre del 1226 insieme a110 zio Demetrio, valse tutte le sue attenzioni al riordino della situazione econornica e politica del Monferrato " preferendo costantemente la salda signoria marchionale alIa corona, orrnai solo ipotetica, di un regno lontano e sostanzialrnente estraneo. Demetrio, al contrario, le-

9 GIOVANNI APOCAU·CO, Epistole cit., p. 292, 11. 14-15, parla dcile « navi dcll'arrogantc marchese [Guglielmo] chc solcavano il rnare » e dei e caval.l i the percorrevano la piana di Almiro ».

m Cfr. SETTON, The Papac» and the Levant cit., I, p , 53.

11 RYCCARDI DE SANCTO GERMANO Cbronica cit., p. 345: «Mense septernbris rnarchio Montisferrati in Romania natural; rnorre defungitur». Cfr. il Necrologium Ecclesiae beati Evasii Casalensis, a cura di G. Avogadro, in HPM, Scrip/ores, III, col. 496.

12 Cfr. su cia le rccenti pagine di HABER STUMPF, Ranieri di .i.'vfon/errato cit., pp. 625 sgg.

B BENVENUTO SANGIORGIO, Cronica, a cura di G. Vernazza, Torino 1780, pp. 60-61; GALEOTTO DEL CARRETTO, Cronica di Man/errata, a cura di G. Avogadro, in IIPM, Scrip/ores, III, col. roo. Cfr. anche GroFFREDD DELLA CHIESA, Cronaca di Soiuzzo , a cura di C. Muletti, in ibid., col. 897. Cornune a queste cronache e inoltre la notizia, errata, secondo cui la morte di Guglielmo sarebbe avvenuta non in Tessaglia, rna a Tessaionica.

14 Cfr. A. BOZZOLA, La politico imperiale di Boni/acio II di Mon/errato e una pretesa danaiionc di Federico II, in «Atti dellAccademia delle Scienze di Torino», XLV (19IO), PP.70G-13.

FIa Occidente e Oriente: la «crociara» aleramica per Tessalonica

8r

gato anche spiritualmente e culturalmente a quel regno in cui era nato, e che aveva, sia pure di riflesso, vissuto i motivi leggendari della cavalleria e [incanto dell'avventura, preferi alla corte aleramica quella di Federico II nell'illusione di ottenere ulteriori aiuti da parte dell'imperatore is. Ma i progetti diFederico erano rivolti altrove e neppure la cessione a suo favore, nell227,di tutti i diritti che Demetrio ancora vantava su Salonicco " 10 convinsero a intraprendere una nuova spedizione. L'imperatore rimase completamente insensibile alla prospettiva di aggiungere un'altra corona alla propria e negli anni successivi, rispetto a qualsiasi forma di intervento diretto preferi costantemente una disinvolta politica di equilibrio con gli stati greci sorti dallo smembramento dell'impero bizantino, cercando di accentuarne, a proprio vantaggio, 1a reciproca rivalita e nel tentativo, spes so riuscito, di servirsi del Iota rancore antilatino in funzione anti papale !7.

La cessione dei diritti aleramici su Salonicco e, poco dopo, la scornpars a di Demetrio IS sembrarono interrompere definitivamente i pur tenui legami ancora esistenti fra i Monierrato e l'Oriente. Ridimensionato a quell'orizzonte locale da cui i suoi avi avevano tentato di emergere mostrando una rilevante ampiezza mentale, rovinato economicarnente, limitate dalle ipoteche su quasi tutte le sue terre e pesanternente condizionato da Federico II, il nuovo rnarchese di Monferrato tento di sottrarsi aIle pressioniimperiali schierandosi a fianco dei cornuni contro l'impero 19.

Si tratto in verita di una breve parentesi. La protezione offerta dalla Lega Lombarda non tarde a rivelarsi occasionale e poco rispondente ai suoi bisogni: ben presto gli antichi vincoli di amicizia con la casa di Svevia furono rinsaldati e Bonifacio II ritorno nell' alveo di una politica tradizionale ben sperimentata, confermandosi Fedele sostenitore della causa Imperiale. I vantaggi furono immediati. Se nel febbraio del 1227 Federico II, pur avendo revocato ogni condanna precedentemente pronunciata nei confronti del marchese di Monferrato, non rinunciava a mantenere -scontra praedictum marchionem omnia iura omnesque ac-

15 BENVENUTO SANGJORGIO, Cronica cit., p. 6r; GALEOTTODEL CARRETTO, Cronica di Man/errata cit., col. 1148.

16 R. J. LOENERTZ, Les seigneurs tierciers de Negrepont de 1205 a I280. Reeestes et Documents, in «Byzantion », 35 (1965), p. 245, nota 27; elr. BENVENUTO SANGIORGIO, Cronies cir., p. 61, che erroneamente collega la notizia can 1. morte di Demetrio; dr. anche oltre, nota 18.

17 S. BORSARI, Federico II e l'Oriente bizantino ; in «Rivista storica italiana », LXIII (I951), pp. 279'91; E. MERENDlNO, Federico II e Giovanni Vatatz"" in Byzantino·Sicula, II, Palermo 1975, pp. 371·83.

18. BENVENUTO SANGIORGIO, Cronica cit., p. 6r data 1a rnorte di Demetrio 31 1227, rna essa deve essere posreriore al1uglio 1230, anno in cui I'alerarnico 'compare come testes in un documento di Federico II: HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplomatica cit., III, pp. 205"9.

iv 110ZZ0LA, La poluica imperiale di Bonifacio II cit., pp. 7°5'7.

Mario Gallina

tiones» che ancora vantava in base a1 trattato di Catania 20, in seguito ezli non fece pili alcuna menzione di quegli obblighi. Di pili, a suggel1are1a rinnovata fedelta aleramica, il 4 agosto del 1239, a Chivasso, due messi imperiali concedevano a Bonifacio II un privilegio in cui Federico si impegnava a non chiedere ragione di quanto poteva reclamare come erede di Demetrio 21. AHa fine di quello stesso mese la volonta dell'impetatore di premiare i buoni servigi resi dal marchese monferrino e dai suoi avi veniva ulteriormente ribadita can la rinuncia «in perpetuum» a «omne ius et actionem quod vel quam habemus vel habere possumus in bonis tam mobilibus quam immobilibus, patrimonialibus seu feudalibus, . ex successione quondam Demetrii regis Thessalonicensis qui nos sibi hetedem de omnibus bonis suis in ultima voluntate relinquit» ". Nessun cenno era pili riservatoal debito di 9000 marche contratto a Catania dagli Alerarnici e data che diiEcilmente Bonifacio avrebbe potuto restituire in quegli anni tale somma si e pensato ad una rinuncia di Federico II dovuta ai buoni rapporti nuovamente instaurati 23_

In seguito a questi accardi, saldata ogni pendenza con gli Svevi, gli Aleramici tornarono, almeno formalmente, titolari del regno di Tessalonica, rna la corona di Salonicco non era che un sernplice pretesto araldico. Degli anni spesi in Grecia poco 0 nulla era rimasto. L'essere stati sovrani di quel regno rappresentava e rappresentera ancora a lungo un ricordo glorioso e una fonte di prestigio, rna da quelle irnprese non erano derivati conered vantaggi politici ed econornici. La Grecia ave va per un attimo aperto ampi orizzonti culturali e offerto larghe possibilita anche in tema di rendite e diritti patrimoniali 2 .• , ma nel momenta decisivo si era configurata come uno sbocco e un'occasione mancati.

Ma quei pretesti araldici, da cui gli Alerarnici non traevano pili alcuna «utilitatem» ", ebbero esiti inattesi. Usati con intelligente accortezza, essi furono concessi nel I 284 da Guglielmo VII rnarchese di Monferrato come dono dotale per le nozze della figlia Iolanda con il basileus bizantino ". Da quellenozze nacque Teodoro Paleologo che nel 1305,

2D HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplornatica cit., II/l; pp. 712-13.

21 E. WINKELMANN, Acta imperii inedita sacculi XIII et XIV, I, Innsbruck 1880, pp. 527-28,

D.66I.

22 HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplomatica cir., VII. pp. 381-82. 13 BOZZOLA, La politico imperiale di Bonifacio II cir., PP. 7II-I2.

24 Cfr., in questo senso, le osservazioni di D. JACOBY, Les hats latins en Romanie: phenomenes sociaux et economiques (12°4-1350 environ), in XV, Congres International d'Et udes By!antines (Asbenes 1976), ora, con alcune modifiche, in !D., Recherches sur la Mediterranee orientale du XII' au XV' sieele.London 1979, III, pp. 139'52; e di A. CARILE. Signoria rurale e [eudalesimo nell'impero latina di Costantinopoli, in Structures [eodales et [eodalisrne cit., pp. 667-78.

2S SALIMBENE DE ADAM, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, II, pp. 790-91.

26 A. E. LAIOU, Constantinople and the LAtins. The foreign policy of Andronicus II, I282- I328, Cambridge (Mass.) 1972, pp. 45-48.

Fra Oc<:idcnte e Oriente: la «crociata» aleramica per 'I'essalonica

ulia morte dell'ultimo rnarchese aleramico, divenne signore del Monterrata 17, dando origine in terra piemontese a una nuova dinastia di Paleologi destinat~ a r~nnova~e per o_ltre d\le s~coli Ie glor"~e degli Aleramici e a rinsaldare 1 mal spent; legami con 1 Oriente greco : .

21 Cfr. H. CONSTA_:..jTINIDI-BIBICOl}, Yolande de .lYfont/errat im peratricc de Evzance, in «L'Hellenisme Contemporain», 4 (1950), pp. 425-42; A. E. LATOE, A byrantinc prince: l atinizcd: Theodore Paiaeoiogus, Marquis 0/ Mont/erral, in «Bvzarition », 38 (1968), pp , 386.410; A. A. SETTlA; «Sont inobediens et rej usent scrutr »: it prtncipe e l' cscrcito net 1.\1on/errato dell' etu autgnonesc , in questa stesso volume:

23 II professor Silvana Borsari, con la sua consueta "dlsponibilita, e stato prodign di consigli su questa levoro. 10 ringrazio per 11 suo insegnarnento, prczioso in questa come nelle precedenti occasioni.

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