0 valutazioniIl 0% ha trovato utile questo documento (0 voti) 768 visualizzazioni14 pagineScarpi - Diventare Dio
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I DONI DI MNEMOSYNE
STUDI SULLE « LAMINETTE ORFICHE >
Grazie alla cortesia del Direttore di « Museum Patavinum » ci @
possibile presentare in forma unitaria i primi risultati degli studi dé
un gruppo di ricerca, attivo da alcuni anni presso I’Istituto di Filo-
logia Greca di questa Universita. Gli interessi di questo gruppo si
erano fin dall’inizio concentrati sui ‘ culti di mistero’ dell’antica Gre-
cia, in ragione della posizione centrale che essi sembrano occupare
nello sviluppo storico della religiosita del mondo antico e insieme
della problematicita dei loro rapporti con i politeismi di quel mondo.
I modesti contributi erogati dal C.N.R. [nei confronti del quale Paolo
Scarpi era stato il responsabile scientifico] hanno permesso al gruppo
di continuare Vattivita. Ora si attende la costituzione ufficiale di un
«Centro per lo studio dell’orfismo ».
Il problema dei limiti e dei caratteri delle manifestazioni religiose
che abbiamo chiamato ‘ culti di mistero’ non pud ritenersi ancora ri-
solto, Essi, comungue, pur nelle loro differenze e al di la di ogni docu-
mentabile fenomeno di interazione, ci sono apparsi ad una prima ana-
lisi morfologicamente accomunabili su una base descrittiva. Questa &
necessariamente fondata sulla documentazione relativa ai misteri di
Eleusi, e percid risulta in qualche misura condizionata da questa sorta
di modello eccellente. Senza alcuna pretesa di sistematica e organica
completezza, ed anzi con la coscienza di una certa approssimazione e
genericita, ct 2 sembrato che per ‘ culti di mistero’ si possano inten-
dere soltanto i complessi mitico-rituali che appaiono qualificati: dalla
proibizione di rivelare aspetti e contenuti di particolari atti rituali; da
un insistito (ma variamente espresso) riferimento alla sfera della fe
condita; da un profondo rapporto personale dei fedeli con la divinita
(0 con il mondo divino); dalla prospettiva di accedere ad una condi-
zione privilegiata. Questa @ garantita da una promessa che é efficace,
in maniera dialettica e tipica, sia sul piano individuale che su quello
collettivo, e che si realizza eventualmente — ma allora in modo del
tutto significativo — anche nell’altra vita. ¥
1937SCARPI - COSI - TESSIER
Trai moltioggetti di indagine che, sulla base di un simile modello
escrittivo, potevano essere affrontati, si 2 ritenuto in una prima fase
| di concentrare Vattenzione sopra un fenomeno particolare e limitato.
Si 2 scelta percid la documentazione tradizionalmente assegnata al-
Vorfismo, anche se la sua collocazione all’interno dei ‘culti di mi.
“ stero’ non 8 certamente pacifica, ma appunto da verificare.
Lorfismo 2 apparso in primo luogo estremamente problematico
nella sua stessa definizione; d’altra parte nell’esteso arco di tempo
della sua esistenza, scandita da fasi alterne, in cui ora Pare attenuarsi
e ora riftorire, esso risulta indubbiamente connesso e variamente in-
trecciato con numerose altre manifestazioni religiose appartenenti al
medesimo ambito culturale. Gia gli antichi infatti erano stati condotti
a confondere Vorfismo per esempio con il Pitagorismo, e a connetterlo
con il culto eleusino, se non addirittura a Porlo all’origine di esso.
I Su questo quadro gid da solo intricato si 2 insevita una letteratura
critica di vaste dimensioni e decisamente poco omogenea, che ha pro-
Posto numerose e contraddittorie interpretazioni globali del fenomeno,
fino al punto di negarne talora Vesistenza,
Una successiva selezione ci ha condotto 4 trascegliere come primo
oggetto d’analisi le cosiddette ‘laminette orfiche’. La scoperta del
testo di Hipponion, Vattuale Vibo Valentia, di cui G. Pugliese Carra.
telli ba fornito la prima edizione,' nell’ultimo decennio ha dato nuovo
¢ vivace impulso allindagine in questo campo, soprattutto perché si
tratta del documento pit antico della serie.
Sulla matrice religiosa di questi documenti, peraltro, ancora si di.
scute. Nel corso della presente trattazione essi Saranno chiamati ‘ or-
Aci’ solo per convenzione, e saranno indicati nella forma lam, Orph.
Si tratta di sottili foglie d’oro, frutto di occasionali ritrovamenti
archeologici, connesse con una sepoltura e sulle quali sono incist dei
brevi testi, che rivelano una Particolare attenzione al destino del-
Vuomo dopo la morte e ne descrivono Vitinerario ultramondano, ac-
compagnandolo con un formulario di istruzioni.
Per comodita del lettore anticipiamo che faremo riferimento a que-
sti testi secondo la sigla proposta dall’edizione di Zuntz? Il prospetto
che segue risulta integrato con Vindicatione della laminetta di Hip.
9 oT G- Pucumsn Cannareris, Un sepolero di Hipponion ¢ un nuovo testo
orkco, «La parola del passato », XXIX, 1974, pp 91-1s6s tee as
Te ZUNT? « The Gold Leaves », in Ip., Persephone. Three Essays on Religion
and Thought in’ Magna Graecia, Oxford, Clarendon Press| 1971, pp. 275-393,
— 1944
I DONI DI MNEMOSYNE.
orion, che ciameremo BO, ¢ dé quell edit da Merkelbach? che
veiameremo BS. Esso ® presentato in sinossi con Vedizione di Kern
e con la raccolta di Colli?
COLLI 4 (A 65)
” aT sea 4 (A 66)a
SB 32e = 4 (A 66)b
i 32 4 (A 67)
as 32g 4 (B 31)
(A 62)
= Hipponion (vacat) 4
a tn 32a = i ts ea
B2 = Pharsalos ee ASN
B3 = Eleuthera 4 (a 70
= ma 32b IL
BS Elcuteon 32b III ‘ ta ra
B6 = Eleutherna (vacat) tare
B7 = Eleuthera (vacat) Ae
BS = Eleutherna (vacat) = 4 (a To}
B9 = Thessalia(?) (vacat)
C = Thutii = 47 = 4 (A 68).
5 . iden
A conclusione di questa presentazione, ci pare opper tin’ ee
ziare come le lam. Orph. debbano essere saggrupate in de gran
i in caso del tutto particolare
famiglie (laddove C costituisce « Neeereicaae Leal
i i i. tante cid, si pud ossert
base dei testi in esse contenuti. Nonost ‘ i ee
ie i i abbic ferito esaminare questo
la maggior parte degli studiosi abbia pref samitia weil
riale te modo unitario. Sembra inoltre che la critica sia ea eas
nata dalla difficoltd, sentita ma non ancora del tutto $04 aa i
dare una adeguata collocazione cane . oreo reese
i "2 chi li vuole orfici, chi li consi
juesti documenti. Cost c’e chi li vuol 5, st ae
par chi distingue un gruppo orfico da un gruppo Dee
prudentemente evita di pronunciarsi sulla loro col oe Ee ol
temporaneamente in molti studiosi (e sicuramente anche in cl oo
queste pagine) appare vivo V'impulso a tracciare una « se a ys
7 i etture si sommant =
sti testi, religiosa 0 meno, dove le cong es ” je
getture, a volte scarsamente verificabili o addirittura improbabili, ep-
perd suggestive. i Bn ceantTy
> R. Menkexpacty, Ein neues ‘orphisches’ Goldblitichen, « Zeitschrift fir Pa-
pyrolope und Epigrphik», XXV, 1977, p. 276.
40. Kenn, Orpbicorum fragmenta, Berolini, Weidmas
5G, Count, La sapienze greca, 1, Milano, Adelphi 1977.
“
— 195 —ay
DIVENTARE DIO
La DEIFICAZIONE DEL DEFUNTO
ELLE LAMINE AUREE DELL’ANTICA THURII*
Nel quadro delle credenze umane relative alla «vita dopo la
morte », alla vita nell’Aldila, all’anima che sopravvive alla morte
del corpo ..., € di cui le civilt& affacciantisi sul bacino del Medi-
terraneo hanno offerto immagini ¢ itinerari diversi ¢ non sempre
convergenti,! la deificazione dell’uomo dopo la morte si tivela
jl frutto di elaborazioni dottrinarie che hanno in comune con quel
quadro solo una fede in una vita ultramondana, fede che perd
non deve necessariamente essere ricondotta ad una stessa matrice.
Si potrebbe, per analogia, riconoscere nella deificazione del. de-
funto un proceso analogo a quello che presso alcune civilta
preletterarie conduce gli antenati a trasformarsi in esseri sovru-
mani Ma anche ptescindendo dal fatto che i documenti offerti
dalle civilta etnologiche sono di gran lunga posteriori alle testi-
monianze lasciate dal mondo antico in cui é attestata la deifica~
zione del defunto; ed ammettendo pure che alla base della deifi-
cazione vi sia un ateaico retaggio della trasformazione dell’ante-
nato in essete sovrumano, il processo di deificazione sembra
tivelare una sua specificita nel diverso atteggiamento che da esso
pare trasparire nei confronti dell’esistenza dell’uomo. Se, come
essere sovrumano, l’antenato opera o ha operato in una prospet-
tiva culturale e in funzione degli uomini, la deificazione del de-
* Ho avuto modo di presentare i risultati di questa indagine presso PUni-
versita degli Studi di Torino il 16 marzo 1988, per cortese invito della Facolti
di Lettere € Filosofia ¢ di Adriano Pennacini.
1 Si veda L. Monarpr, L’ Aldila dell’somo, Milano, Mondadori 1985.
_# Che, D. Samarucer, 1 mite, if ria ¢ la seria, Roma, Bulzoni 1978 (« Chi
siamo», 7), pp. 29 58g.
— 197 —PAOLO SCARPI
funto sembra invece sisentire di un rifuto della condizione
uumana ¢ di un’ansia di superarla, tale da vincere in qualehe cao
morte stessa. Ed & questo Patteggiamento che seine nee
riconoscere nei testi forniti da alcune lamine Pore porches
“dall’area del?antica Thurii, dove & espressamente ent
aun uomo é diventato dio ». pores
test) beevi document lascia i
: 20 dungue intra
i v7
doveina zlisios,ancorché non si possibile delinesrve oon
dott a, ancor i A. cer
BACCO Ed @ parimenti superfluo sottolineare che il
peso, quale che eso sia stato, delle dam. Orth non pad inal
odo essere inteso nel senso voluro a suo tempo di Compresen
quale in esse vedeva il riflesso di ioe ene
i una zeligione, «la sola 2
nnon essendo che mito ¢ culton? Ne se que Cait misters
hon exsendo u questi testi si doves:
pe poral : orfismo », si potrebbe parlare, per la dottrin; a
8 » ai un generale adeguamento ae
AlPintern i
in eal complesso patrimonio religioso offerto dal
rondo grec, & facile distinguere una seligiosith « olimpica »,
vico politico, d igiosit’ :
‘ 1 ico , da una reli
Femmo chiamare «mistetica », a volte Heed
Particolarmente attenta al destino inframoy é
eric al ndano, ed in
tramondano, dell'uomo. In questo universo si Dae
ono
tuttavia rico: r inami
moscere forme dinamiche associate ad un intenso
* Laminette orf in i
fete, Fisenze, Tipogratia Galletti ¢ Cocci 1910, p. vir
4 Storia dei Greci, 1, Fis
i Grai, 1, Fitenze, La Nuova Italia 1939, pp, 307308, L'stteggi
nde quello di Comparctti (v. nota 3), ¢ reel
itcolante nel campo degli studi sull’orfisme »,
juesto secolo, di cui si trova un ulteriore esempio
GE, Critique historique, 1, Les Mystres: Orphise,
» anche se occultato dietro il velo di Maya della
almeno fino i
: ai primi decenni d
nellopera del Padre M. J, Taonan
Paris, Gabalda 1937, p. 1 © sge,
ricerca scientifica della verita,
DIVENTARE DIO
scambio delle informazioni religiose, dove i due orientamenti
interagiscono tra di loro e convivono.' Cosi & quasi automatico
ticonoscere nelle Jan. Orpb. una telazione con la generale tipo-
Jogia dei culti di mister, ampiamente diffusi nel mondo greco
ed il cui modello eccellente @ senza dubbio rappresentato dai
Misteri di Eleusi. Ma al di 1a della individuazione di questa gene-
rica matrice religiosa, se cosi si pud dire, @ difficile andare,* so-
prattutto in un sistema cosi complesso ¢ dinamico come quello
reco, dove influssi « pitagorici », « orfici », « eleusinii», « bac-
chici >, ... possono essere facilmente riconosciuti in documenti
¢ testimonianze che parlano delle forme religiose di quel mondo.
Da ultimo, parlare di influssi o di modelli allinterno di un
universo cos) configurato non pud implicare Passunzione di un
«culto» o di una «dotttina » come matrice o come principio
@irradiazione per forme rituali e dottrinarie analoghe. Proprio
i Misteri di Eleusi, la cui azione diretta e indiretta sugli altri culti
di mistero del mondo antico é fuori discussione, subirono a loro
volta influssi esterni, non ultimo quello dello stesso movimento
orfico,’ e del pari essi reagivano sulle forme generali della reli-
giosita greca.
Cosi, ferma restando Pevidenza di una ripartizione delle Jam.
Orph. nelle serie A ¢ B, anch’esse rivelano influssi ¢ modelli, senza
peraltro che sia possibile desumere da questi la matrice esatta
da cui le laminette dipendono. A complicare poi questo quadro
gia da solo intricato, interviene un testo, classificato come C,
incomprensibile ¢ praticamente indecifrabile, il quale perd doveva
5 Questo non significa in assoluto che i due orientamenti fossero tra di loro in
contraddizione, come testimonia il fatto che i Misteri di Eleusi erano un culto pub-
blico di Atene, Le due forme in Atene conosceranno destini diversi solo con il
declino politico ateniese ¢ con Paffermarsi dell'universalismo alessandrino: cfr.
M. P. Nitsson, Gessbichte der griecbischen Religion, 11, 2% cd., Minchen, Beck 1961
(«Handbuch der Altertumswissenschaft », V.2.2), pp. 345-346; D. Sapmarucct,
Saggio sul misticiomo greco, Roma, Ateneo 1965 (« Quademi di S.M.S.R. », 4), p. 1755
P. Scanot, ZI picehio e il codice delle api, Padova, Bloom 1984 (« Figure del!’antico »,
2), p. 154.
© Cf. D. Must, Le lamine orfiche ¢ la religisita @area locrest, « Quadetni urbi-
nati di cultura classica», XLV, 1984, pp. 61-83: 64-65 © passim.
7 Cfr. P. Bovanct, Le culte des Muses chez, les philosophes grecs, Patis, De Boc-
card 1937, pp. 28-31, e pitt recentemente F. Grar, Eleusis und die orphische Dichtung
‘Athens in. vorbelleistiscber Zeit, Berlin-New York, de Gruyter 1974 («RGVV »,
XXXID, passin.
— 199 —PAOLO SCARPr
in qualche modo rapportarsi alla serie A, se, pi
avvolgeva Ad." A questo dettaglio, che git Hifferencn ap te
solo dalle altre laminette della serie’ A ma anche da quelle deli
a Hs 1 a
ae agli a tre scavati nel Timpone Pic
fatta per AS, rinvenuta a Rot
AS, ma ed alquanto pit i
ae nN F quanto pid tarda, il pruy
‘ Peer all ‘area thurina, laddove il gruppo B ean Pe
By x pi istribuzione nella Seografia del mondo antico; k I.
ete di questa serie sono state infatti ri Pee
i . (jnfatti ritrovate oltre che
igna Grecia, nella Grecia continentale e nelPisola ds cae
» eccezione
defunto in di uomo sei diy in A4, e
lio: «da uomo sei di i i lege
in venuto dio » si I i
legge
«satai dio invece che mortale » si legge in A1 /
Indubbiamente Panalogia tra Al e Ad é resa ancora pid stretta
« capretto caddi nel latte »] &, tha &
pretto sei caduto nel ea Oe ote ae
ee erate ne della serie A e neppure della serie B E una
Patticolarmente suggestiva, forse di origine patemio.
* «Notizie degli scavi di antichit
rN ntichita », 1879, p. 156,
Hi P. 81; ibid, 1880, p, 154 spp. 3
+9 Comunque B3-8 proven
r a ono tutte da Eleuthe
isola di Creta. Chr. prospetto a p. 195 di questa tithe,
1 Ibid, 1879, pp. 79-81, i
= id
Reign Pe, dine ee Zunrz, The Gold Leaves, in Perse} 1. Three Fiss
Pe atte Grecia, Oxford, Clarendon Press 1971, p. 289; St is
Sprttrs Goanowec, Laminet aie oft -aanlpebion, «ioe ie
meant Pes a oral HAD, Scritt weld sulle rbgime gree droves eee
ee eu ao ae noe) Pp. 71-96: 76), Waleed ae
ee siete ‘unto del Timpone Grande possa es: re identif =
amp (Le lenin are ta Oro Lamon Beh a erie
«Atti del XIV Conve
‘ Convegno di studi sulla Magna Grecia»
Napoli, Arte Tipografica 1975, pp. 81-104" aig eae cha
nella parte centrale del-
— 200 —
DIVENTARE DIO
logica,# ma che rimane una crux per gli studiosi, Nonostante
questo, tra A1 ed Ad @ possibile riconoscere una sottile diffe-
renza nel processo di deificazione. Infatti in A1.8 @ detto che il
defanto sara Zons) «dio», Inddove in A4.4 2 gi¢ «dio », come
rivela Péyévov, « sei divenuto » 0 «sei nato » dio, come qualcuno
preferisce. Pensare per analogia al ciclo delle rinascite o alla na-
scita simbolica dell'iniziato dopo il petiodo di Aaining, sarebbe
nel secondo caso suggestivo, né Puna ipotesi escluderebbe Paltra,
in quanto i testi delle due serie Jasciano intravedere un’ideologia
religiosa che discrimina tra chi puro ¢ chi non lo & (serie A) 0
tra chi possiede il mot de passe ¢ chi non ne & a conoscenza (serie
B)#4 Qui tuttavia ci limitiamo a rilevare come Al ed A4 cono-
scano una differenza di status tra i defunti, benché differenza de-
stinata ad essere superata.
‘Trascurando AS, alquanto pit tarda, proveniente da Roma e
forse isolata testimonianza di una telativa diffusione della dot-
trina, Al e A4, al di IA delle differenze che le separano, appaiono
per cosi dire « personalizzate » rispetto allo schema di A2 e di A3
- cosa che analogamente si deve riconoscere per BO, B1 e B2
tispetto al gruppo B3-B9. Al e A4, infatti, propongono un passo
ulteriore tispetto al disegno escatologico che traspare indiscu-
tibilmente dalle Jam. Orph. « Diventare dio» non pud essere ri-
condotto semplicemente alla fede nell’immortaliti dell’anima ¢
nel suo destino ultramondano, Nel panorama della religiositi
greca, anche allinterno di culti misterici che prevedessero uno
speciale destino nell’Aldila per gli iniziati, esso costituiva un pri-
vilegio di cui godevano pochi eletti. L’idea della divinizzazione
non era un dato generalmente diffuso nel patrimonio teligioso
greco. Se PédovariZew dei Geti, seguaci di Zalmoxis, aveva
attratto la cutiosita di Erodoto (4.93-94 sgg.) e Pattenzione del
mondo greco per la sua eccezionalita,* tanto pid doveva essere
considerata eccezionale ogni forma di deificazione.t*
8 Chr. Zunre, Persephone cit.. pp. 326-327; Guanpuccs, Laminette auree orfche:
aleuni problemi cit, p, 23 (= Seristt scelti cit., p. 87). :
4 Si veda oltre.
© Si pensi anche al silievo che di Socrate alla singolare figura di Zalmoxis
in Plat. Charm. 156 d-e. Cfe, M. Eutape, De Zalmoxis & Gengis-Khan, Patis, Payot
1970, pp. 39 seg.
48 Cf. E. R. Dopns, The Greek and the Irrational, Berkeley-Los Angeles, Uni-
— 201 —PAOLO SCARPL ‘ +
&
Il mondo greco conosce la deificazione nel motto, nel quadro
della religione ufficiale, in epoca piuttosto tarda; @ un fenomeno
che si afferma in eta ellenistica ed anche allora @ un privilegio
tiseryato ai sovrani.1? Del pari, nel panorama degli studi, la dei.
ficazione o divinizzazione del morto é stata spesso trattata alla
stregua dell’eroizzazione, se non confusa con essa." Ma se la
discriminante tra dei ed eroi non sempte @ stata rispettata sul
piano rituale ed in particolare su quello sacrificale, resta che il
mondo greco distingueva nettamente tra dei eroi ed uomini
(quando non distingueva anche la categoria dei demoni, come
in Plat. Crat. 397c sgg.)20 Se poi il titolo di heros, attribuito al
motto, cosi come ricorre nelle iscrizioni sepolerali pud essere
interpretato alla stregua di un titolo onorifico che coronava parti-
colari qualita civili e morali del defunto, espressioni come « sa-
tai dio», « sei diventato dio», si segnalano immediatamente per
laloro eccezionalita. Ci sembra qui che la struttura compositiva dei
testi delle laminette impedisca di ammettere qualunque forma di
confusione, E in esse infatti trasparente il rispetto di una scala
gerarchica. _In questa prospettiva non c’é pero omologia tra la
serie A ¢ la serie B. Quest’ultima si segnala in primo Inogo per il
versity of California Press 1951, pp. 144-145 sgg. (= trad. it. Virginia Vacca De
Bosts, J Greci ¢ PIrragionale, Firenze, La Nuova Italia 1973, pp. 181-182 sgg.).
1 Clr. Nitsson, Gesebichte der griecbischen Religion, UL, cit., pp. 689-690.
4 A titolo di esempio cf. L. Genwer A. Boutancir, Le ginie gre dans la reo
Uigion, Paris. La Renaissance du Livre 1932 ¢ A. Michel 1970 (si cita secondo quest’ul-
tima edizione), pp. 389-390; Nusson, 9p. cif, pp. 117, 139-143, *
We sgh Ds Nock, The Cult of Heroes, «Hatvard Theological Review
XXVIL, 1944, pp. 141-174. Si veda petd anche J. Ruotianpr, Notions fondamentales
te a pensée religiuse ot actes constitutife du culte dans la Grice classique, Geneve, Dron
1958, pp. 250 sgg., 285 seg. et
® Distinzione che si fonda su Hes. Op. 122; oft. anche Plat. Resp. 3922. Su
questa problematica cfr. A. Bretict, Gli eroi greci. Un problema storiee-religios,
Roma, Ateneo 1958 (« Nuovi Saggi », 21), pp. 8 sgg. Si veda anche M, DETiENNE,
sv. Demoni, in Enciclopedia, WV, Torino, Einaudi 1978, pp. 559-571,
* Oltse al « testamento» di Epitteta ([G XIL 3.330), che da solo richiede-
rebbe untindagine storico-religiosa, ricordo alcune iscrizioni di varia provenienza,
in eui si possono riconoscere forme di eroizzazione: IG I1/Ill? 13104-5; XII 3,
863, 864, 865, 866, 878; XII 5, 15, 303; XII 7, 447, 515. Si veda anche P, M. Fra.
ser, Rhodian Enverary Monuments, Oxford, Clarendon Press 1977, pp. 76-81. Si
deve infine ricordare anche l'eroizzazione a cui erano a volte sottoposti gli atleti
che risultavano vincitori nei vati tipi di agoni: eft. Crt. SzGat, Messages fo the Un-
dernoria: An Aspect of Poetic Immortalization in Pindar, « Amesican Journal of Phi
lology », CVI, 1985, pp. 199-212,
— 202 —
DIVENTARE DIO
divieto tivolto
“gttendono pres
i i altre «anime » che
al defunto di mescolarsi con le e» che
so la prima fonte (B02; B11-3; BAa):m di
i nella serie A. A questo segue
ei eke e Re aeeeYaNaehsats pel Aa ee i
ia ’ di Mnemosyne (B0.15-16; B1.10-11).
F bere alla fonte di V yyne
> facile per gli studiosi proporre in questo caso analogie on
oie ressioni teligiose del mondo greco, come i Mister i
a come il mito platonico di Er. Questo destino privile-
2 cevso al defunto trova una sua configurazione nella stra-
en dl utoran xa Gdreyor in BO.15-16, ed in una sovr
nied condotta S[ddou: ye") Fodecowy [« insieme agli altri erof »]
in Bi.11. a : ae
aq imi! ine non meno pat:
lle destino corrisponde una origi n iS
i. Bere uishug dal mot de passe con cui il defunto ee i
ero accesso alla fonte di Mnemosyne. La formula ricorze con E
Becaze poco rilevanti in tutta la serie B, dove il morte si BE
enta ai guatdiani della fonte come « figlio di Ge ¢ di Ou! a
ftellato ® Solo B17 B9.6 aggiungono il yévog obpdvov
stirpe cel i discende il defunto. ;
i. ge del ryévoc, appare invece are ely ner
i minette della serie A, dove esso & bABtov ed & qu
Bey cisuroe Deak (A123) 0 dei ag fotnes (A2.2-3, e,
. differenza ¢ problema, A3.2-3). |
; a grading pitt alto di questa scala si eee ovviamente,
} i 1 si coll i .
‘ali dei, che perd nella serie B (B0.2,9; B1.1; B21) son
Bunk gella sola figura di Hades, mentre nella setie ee
2 ivinit’ ¢ ad un generico ma significative sick 4
i Beno, Beat (A125 Aas ‘A3.2), la figura di maggiote spicco
@ Persephone (A2.6; A3.6; A4,6).#
a
i
w
tm nuovo testo orfico, «La pa-
2 Gia segnalato da G. Pucuiese CaRRATELLI, move «La ae
‘ola del passto, NSIX i974, pp. 108-126: 120, ¢ da F. Prowrzna, Sul omit
di Hipponion, «La parola del passato », XXXII, 1978, pp. 48-58: a
Per BO.10: Brgéxg o Tatas (per la prima lettura: Puotsise Cannarenas,
it, p. 112, ¢ M. Groanre, Per Desegesi del testo orfico vibonese, «La parol dl
ato», XXX, 1975, pp. 223-225: 224; per Ia seconda letrura: G. Zn ane
sldlamette von Hipponion, «Wiener Studien» N.F., X, 1976, pp. 129-1 :
ig in BIG e B26; Taz in B3-9.4. : : *
4 Cfe, Puciatss Cannataits, art ily p. 124. Escludiamo qui A17, dove
compare il termine déspoina, anche se questo & ben noto come epiteto di Persephone,
— 203 —PAOLO ScARPI
eae
Da questo rapido
confronto tra le di
gtuppo B sottolinei Soptattutto la condi:
tro a chi era dutinros © 2 i
rH uinzog ¢ dréeotos, il destin i
Biacere & BorBépq, una volta nelle case dt Idee ny
atone che segnala la funzione liberatoria dei nedvon
epot
€ delle ceherat. (Phaedr. 244 ¢ Platone tuttavia non fornisce
2
alcun elemento A indiv: ? ‘i
' iduare questi ritual
feun elemenr ‘iduare questi rituali, come d é
senesced alusione di Platarco (Moral, 47 oe
Cedere at quails Th Vapproccio agli studi Slosofic, ber ac,
Saotibe Heese, Come pet le «inisasionl y be wo.
intenvienaline ne catsambi, pur cosi lontani nel tempo sen
Teale Senetici, ia quanto alludono ad un modelle
. 363 c-e, 364 b-d)
), nei confronti di queste
me esse si inserissero male
tuttavia che erano in qual-
imonio religioso greco.2
tessuto tradizionale della polis, resta
* Chr, Zune, Persephone
: » Pervphone cit., p. 307.
% Si veda anche R. Tucan, Be
4 ln sigtgatin der nope LUNCH Basel on Baschants? De
a ee et fa dissidence dee vivants
siagne dans les sovittés anciennes, « Actes
‘ yma 1986,
tome 24-25 mai 19 » PP. 227-244: 242-244, che con-
‘on Plat. Phzedr. 250 ¢, ¢ che li intende aan ee
de la table ronde » Rome 2:
fronta i nostri test con Pee
“orci »,
— 204 —
DIVENTARE DIO
Ritornando ora al confronto condotto tra le due serie, & pos-
sibile silevare come nel gruppo B si conosca una ripattizione in
divinita (Hades); eroi, assieme ai quali il defunto « dominer’ »
(B1.11); misti e dacchoi, assieme ai quali il defunto percorrera
Ia sacra via (BO.15); « iniziati » in possesso del mot de passe, con-
trapposti alle anime che attendono di « raffreddarsi » alla prima
fonte. Il gruppo A, invece e pit semplicemente, sembra distin-
guete tra dei ed uomini, secondo Io schema della teligiosita greca
atcaica, che contrapponeva gli &9dvator Yeot ai Svqtol &vBew-
not, introducendo perd all’interno di questi ultimi un’implicita
discriminazione tra xaSapot e «non» xadapot.
La setie A si discosta perd dalla serie B anche per ’introdu-
zione di un elemento etico, limitato tuttavia alle sole A2.4 e A3.4
[rowdy 8 dvranérero’ Eoyov ever? ote Sixatov: «pagai la
pena per opere non giuste »], dove il defunto aspita ad accedere
alle sedi dei beati [23p23 &¢ ebarygav] (A2.6-7; A3.6-7). Con gli
eberyeic si conosce cosi un ulteriore gradino nella gerarchia pre-
vista dal gruppo A, ma anche si desume che i defunti di A2 e A3
non si trovavano nelle stesse condizioni ¢ quindi non dovevano
godere dell’identico destino riconosciuto per i defunti di Al
¢ A4. Un destino tuttavia che presentava una sottile differenza
anche nel caso di questi ultimi, come si @ visto. II morto di Al
& si volato via dal «tertibile xbxho¢ di pesante dolore» ed &
salito alla « desiderata corona » (A1.5-6), ed & parimenti salutato
come 62105 € paxuprords, (A1.8), saluto certamente degno di
un uomo particolare2? ma la sua deificazione é proiettata nel fu-
turo. In A4, invece, «divenire dio» @ un fatto acquisito, forse
il risultato del réSqux «sofferto, prima non ancora sofferto »
(A4.3). E possibile che Paspirazione a diventare dio fosse comune
a tutti gli adepti della comuniti religiosa che ha lasciato nella
serie A frammenti della sua dottrina, ma non tutti potevano pro-
babilmente attuarla, Infine il defunto di A4@il solo ad aver subito
la cremazione, oltre ad essere il solo a godere di un unico sepolcto
e di onoranze rituali petiodiche.*
2 Zuverz, Persephone cit., p. 322.
8 Zuntz (ibid., p. 289 € nota 4) attribuisce P'assenza di doni funcrari allosser-
vanza di una costituzione che, secondo la tradizione egli collega con le leggi di Za-
Ieuco ¢ Caronda, sfuggendogli perd l’evidente anacronismo: per cui cft. F. SAR-
‘ort, Problemi di storia costitugionale italiota, Roma, «L'Erma» di Breischneider
— 205 —PAOLO ScaRPr
ficazione del defunto,
ae a {pegerimento avanzato d:
‘tle thurina tracce dell, ir
hurina- la dottrina pi
“esseti intelligenti in dei, uomini Cf ene
Pud solo condurre alPipotesi
distingueva gli
Fi , 3 gli
ni ed in gue come Pitagora »,
Pub solo condare i di un’influenza pitagorica nel
ee divinsoe mend perp le conde eel al
i z e ure i Pi i
guano at Ghee PP il fatto che tanto i Pitagorici
pollonio di Tiana sostiene in un’e
¢. 16), illumina le forme et i
« diventare dio », Dvaltronde i
1953 (« Universita degli
Antica», 1), p. 110. ©
* Cosi invece per esemy
pio W. K.
‘,, London, Methuen 1952, pp. 178
Persephone cit., p. 338,
™ ambi, A is
VAP. 31; eff. Arist. frg. 192R. = D.Ko Pyth. 7, p. 99,
Manan SEMEN, Dionysos, Archetypat Tries of Indesirvetible Life, transl, by R.
fe, transl, i
stealer
tudi di Padova - Pubblicazioni delPstcuto di Storia
oe JG Gursnts, Orpheus and Greek Religion
seg.
DIVENTARE DIO
comunit2. Ma non si pud eredere che una comunita religiosa,
quale doveva essere quella che ha affidato alle lamine di Thuri
Ia sua fede nell’Aldila, si limitasse a proporre un modello etico
senza porgli accanto un sistema rituale. Purtroppo le informazioni
provenienti dagli scavi dei due timponi non forniscono elementi
sufficienti per individuare nel dettaglio le cerimonie di cui dove-
vano essere oggetto i defunti. Tuttavia lo stridente contrasto tra
la ctemazione nel Timpone Grande ¢ Pinumazione nel Timpone
Piccolo, difficilmente mi sembra imputabile a motivi occasionali
© a mutamenti nel costume funerario dovuti alla diversa crono-
logia dei sepoleri. Sembra piuttosto che i rituali periodici di cui
doveva essere oggetto il defunto nel Timpone Grande come la
particolare forma di cremazione a cui fu sottoposto e come pure,
forse, il lenzuolo bianco che lo copriva,?* stiano a sottolineare
una differenza di sta‘us tispetto ai morti, sepolti nel ‘Timpone
Piccolo. E questo allora coinciderebbe con la differenza rilevata
all’interno dei testi thurini, dove la cremazione, in questa pro-
spettiva, costituirebbe la sanzione dello status « divino » di cui
godeva il defunto di Ad.
aK
Anche se il referente & comunque rappresentato da una se-
poltura, in generale non é possibile condurre confronti, che non
siano generici e parziali, tra le dam. Orph. e gli epigtammi sepol-
crali.s¢ E dagli epigrammi, ad ogni modo, non sembra trasparite
5 «Notizie degli scavi di Antichita » 1879, p. 80.
% Gli epigrammi sepolcrali dell’ Antbologia Palatina sono pits di settecento,
ma solo poche decine (personalmente ne ho individuato 28) lasciano intravedere
una sorta di «eroizzazione » 0 «divinizzazione » del defunto, che per di pid é al-
quanto generica. A titolo di esempio si veda: Anth, Pal. VIL 12.5-6; 26.5-83 27.
61; 62; 92.4; 103.3-65 241.12; 260.7-8; 362.3; 363.3-4; 370.4; 460.4; 570.3-4; 587.25
659.3; 673.3-4; 748.8. Questo numero, gia ridotto perché si sono voluti segnalare
solo quegli cpigrammi che sembravano pasticolarmente significativi, @ poi certa-
mente suscettibile di ultetioti riduzioni, determinate dai vari gradi dell’analisi a cui
gli epigrammi possono essere sottoposti. Accanto a quelli del Ansbologia Palatina
ricordiamo anche gli epigrammi raccolti in G. Karsen, Epigrammata Gratca ex
Lapidibus conlecto, Berlin 1878 u. Frankfurt a.M. 1879 (Hildesheim, Olms 1965),
tra cui in particolare: nn, 59; 67; 68; 75; 107; 151.5-6; 153.9-12; 170.1; 186; 189;
204.11 [da mettere a confronto in particolare con Ja serie B]; 222.1, 8; 235.34
243.5-6 [da confrontate con B1.11]; 261; 320 a; 340; 366; 462; 654; 658; etc. E
tutti questi testi richiederebbero ovviamente un’analisi che qui ora non possibile.
— 207 —PAOLO SCARPI
alcuna dottrina prossima a quella sottesa alle laminette, segnata-
mente della serie A. Un epigramma sepolerale (Kaibel, Ep. ar.
104) proveniente dall’Attica e sia pure di eta romana, rivela tut.
tavia come il nip xadupéy fosse lo strumento attraverso il quale
un professionista della sophia aveva purificato (xadMHeac) il pro-
Prio corpo per poi salite tra gli immortali (&5 @9avdzou<). Inol-
tre, credo, solo in un epigramma, sia pure irrisorio, dedicato ad
Empedocle (Anrh. Pal. VII 123 =D.L, 8.75), si trova ancora
un accenno al fuoco immortale (nip &0dvaroy) attraverso il
quale Empedocle appunto avrebbe purificato (xafeac) il pro-
ptio corpo. Una «putificazione », questa, a cui, seconde Ie
tradizione antica, Empedocle sarebbe ricorso per confetmare
ai suoi contemporanei (forse perd soprattutto ai suoi seguaci)
che era divenuto un dio: ® ma eta anche una « purificazione »
in perfetta sintonia con una dottrina che attribuiva al fuoco una
funzione dinamica nel divenire dei corpi.* Ed inoltre egli aveva
proclamato una dottrina che conosceva, accanto ad un’etica a cui
conformare Vesistenza," una gerarchia tra gli uomini, gerarchia
che collocava sul gradino pid clevato colui che era pit vicino agli
dei.s* Se poi Empedocle ebbe lo scopo di curare Panimo dell’uotno
¢ di liberarlo dalPangoscia dell’esistenza, se fu veramente a
‘Thurii,” dove sarebbe suggestivo pensarlo in contatto con la
scuola medica, per lo meno di ispirazione pitagorica, fondata da
Alemeone di Crotone,® allora potrebbe essere seducente guar-
dare ai defunti sepolti nei due timponi come ad una setta di ispi-
razione empedoclea.
Il panorama dinamico ¢ complesso della civilta greca & perd
dominato da continue forme di interazione. In mancanza quindi
di prove concrete non é prudente assegnare le laminette di Thuri
® D.L. 8.62, 66, 68-70; Tert. de an, 32, U. v.
Glaube der Helleven, TI, (Berlin 1932) Basel, Sch
pedocle per analogia con Ad,
* Cf. D.K.6 31 B 17.18; 37; 52; 62.6; 84.7; 85; 98; 109,
» D.K6 31B 115; 144,
* DKS 31.B 146; 147,
& DL. 8.52 —= Apollod. FGrHis 244 F 32—Glauc. FHG fig. 6 = D.Ks
31A 1 p. 277, 6 seg).
Per Vipotesi del rapporto con Alemcone eft. C, Gattavornt (a cura di),
Empedece, Poema Fitico ¢ Lusiraley Verona, Fondazione 1. Valla~ Mondadori 1975,
P. xvimt. Per Alemeone: D.K.* 24A 1; 3; 12,
Witamowrrz-MOLLENDoRF,
‘abe 1956, p. 201, richiama Em”
— 208 —
DIVENTARE DIO
al pensiero empedocleo, anche se & possibile che esse abbiano
isentit i i i del filosofo di Agrigento. D’altec
risentito degli insegnamenti “ igen o
cmato, se Eropedocle @ passato per Thuti, le cul vicende poi
fiche, a partire dalla fondazione avvenuta nel 446/4 sono pe
altro complesse ¢ divengono oscure nei sec. IV I. Co
& probable che eel vi abba lsciato In sus impzonta, Ma Ie ta,
zi ica vol Je in qualche modo dipen
one antica voleva Empedocle in dente da
eet e del pari nei Katharmoi € nel ie physeos si pee
icon yi le tematiche dottrinatie otfiche.
no riconoscere analogie con le c : ee
Contemporaneamente Pitagorci Onfici che puse € sempre op.
di non confondere, rivelano pro! Finita
cateaaeeall inasio: gli stessi antichi avevano infatti
i eli stessi antichi a
dal punto di vista dottrinario: g si Hee a
nalche diffcolta a distinguere il pensiero degli uni de quello
dezlialtris# Da ultimo, il papio di Derveni, trovato ta rest
i : i a esitazioni dag)
di un rogo funebre € ritenuto senza ‘ Pee
one orfica, rivela analogie con il p
odotto della speculazione orfica, i
Ti impedocle senza per questo voler affermare la dipendenza
dell’uno dallaltro.
itor ionaleitalota cit., pp. 110 sae.
4 Che, Sanront, Problemi di storia. costitiajo 1 :
dice a ap, DIL, 854— D.K# 31 A It (hp. 277,30 ogg} Athen ‘de
#31 All (i p. 284, 2), Cle, Zewre, Peruplone cit, pp. 269 sag, Tl Gal
Sale ey eee eeia a5i2n1) nek aie Crtavia al pitago im
carom ee Orphans and Grck Religion ct, p- 2313 Garsavorrh @.
te, Tuttavia Zunrz, Persephone cit., p. 269, escude che si poss parle
Pr asst orfci in Empedoele, Si veda anche la discussione del problema in Lacnaxct,
Chine Brora gle, pp. 136165. Ad evitare equivoct sa comunguechio che
parle di analogie on equivale a coasiderare «orfica > Empedocle,
docleo » Porfismo. cau
i di flosofa antica, Padova, Antenore
pana oe Una See ea ara iNumes Gece der green
‘elven, 1.3% ed, Minchen, Beck 1967 («Handbuch dex ‘Altertumswistenschaft >
V2.4), pp. 679-680 nota 1. A titolo di esempio si veda il diseusso past oi Eredoxo
st PE Ke 141, 1, pp. 9697). Si pensi anche alla tradi en ere
fagora avrebbe attribuito ad Orpheus alcune sue composizioni (D.L.
D.K# 36B 2).
& Cir. M, L. West. The Orphic Poem
re 4 quanto riconosciueo da West, si pub sitenere che Empedocte fosie sao
erste tence eaciabeogenesieae al cul ve seca fn DLK* 31 B98
oscil: nel papiro di Derveni (per cui ef. Pronrints a7 do, BP. $00
oe si possono neppure escludere altre possibili analogic, anche #6
eee cima in quest sede esaminarle. A. titolo di esempio si veda: y, Boney
eed nd pope df Daren’: de move feimoniance, At del «Symp
teum» 1981, I, Roma, pp. 37-42.
108.
1s, Oxford, Clarendon Press 1983, p.
Lae Empedocle fosse stato
— 209 —DIVENTARE DIO
PAOLO SCARPI
Parimenti sembra uniformarsi a questa stessa concezione Apol-
“Jonio Rodio, quando narra Panalogo episodio di Achillens
- (4.865-875 sgg.)-
Tutte queste tradizioni, che paiono rispondere ad un unico
modello mitico,” se non dicono espressamente che il fuoco opera
una trasformazione che rende Puomo « dio», ammettono comun-
ue che la distruzione del corpo mortale ha lo scopo di far dive-
tire Puomo eOdveros xa éerhpaos. Una dittologia questa che
git nell*Hiade (per esempio 8.539; 12.323) sottolinea il destino
privilegiato degli dei rispetto a quello degli uomini, sui quali
invece sovrastano vecchiaia ¢ morte.* E questo modello trova
ancora in eta arcaica una coerente ¢ perspicua applicazione nel-
Pinno omerico a Demeter (v. 260), quando Ia dea fallisce il ten-
tativo di tendere immortale Demophon.® Queste tradizioni mi-
tiche, dove il fuoco é elemento centtale nel processo di immorta-
lazione, lasciano trasparire ora come essa sia un fatto eccezionale,
tun privilegio che gli dei concedono individualmente agli uomini.
Indipendentemente dal fatto che Vinsipienza degli uomini
impedisca in questi casi il conseguimento di un'immostalith Ii
berata anche del peso della vecchiaia, Vapoteosi di Herakles
sul monte Oeta da sola fornisce il modello € del conseguimento
della divinizzazione e della sua eccezionalita. Tutta Ja vicenda di
Herakles & in questo senso emblematica, dalle prove che egli
deve superare al destino che lo attende tra gli immortali dopo il
rogo sull’Oeta. Del pasi le varianti mitiche di questa vicenda
forniscono in certa misura una traccia del formarsi e dell’affer-
In un orizzonte stotico-
noscere barre ala ae aa ee oe
pee cece rote paiono richiamarsi senza soluzione di ed: a
pean aie struire una fitta rete di analogie che non permett
classificazioni, @ inevitabile risentire gli echi di tal aa
cane anche nelle dam. Orph. vine Gentian
leppure si pud considerare estraneo a inami
& ud ¢ questo dinamic -
pes mention gcc paar Sig com
Inf, anche se aleanl ambient cola adh oe
Taft, a i colti dall’Atene del sec. V a. C.
revano un ateggiamento scettico nel coaftont dellimmote
Ca pati, pitt tardi, ’&QaveriCew di Aristotcle
fee ent é probabilmente da interpretare in senso
Sisecie : me radizione religiosa gteca conosceva, sia pure
eee aha forma « rituale » di divinizzazione al-
imere dell quale il fuoco giocava un suolo determinante gia
ean perce aracaica [v. oltre]. Alquanto pid tardi,
Gainer al ce HII dell’era volgare, il neoplatonico
or ee 11-12, pp. 214.4-216.8) fornira una testimo-
peat foe il Pensiero greco, ma oramai non pitt ¢
cai ae €ss€ sviluppato una coscienza di tale processo
Eee co coneains la materia e attraverso il fuoco cid
Sai . BS eae agli dei [a év juiv dpoporotiv-
Sey eee aa 5.1]. E forse possibile riconoscere
ee sione di una simile concezione nel singo-
Por ele eo Proteo o Peregrino, al quale Luciano
Gon. Gan oh ee sarcasmo appunto nel de morte Pere-
eae a Plutarco aveva ticonosciuto nel fuoco
anes ane i parts) usar del corpo al fine di libe-
Tiemann » quando aveva narrato il fallito tentativo di
ar euaiorele il figlio del re di Biblo (Is. 16 = Moral,
coco Concezione non diversa doverte in qualche modo
cae gate aatore: del Biblioteca, se egli attribuisce a Deme-
ae eae di rendere immortali tispettivamente
pee head Analsy ) € Achilleus (Apd. 3.13.6) attraverso il
> azione doveva distruggere il loro corpo mortale.
«© Questi temi mitici sono studiati in P, Scaner, Letture sulla religine cassia,
Linno omerico a Demeter, Firenze, Olschki 1976 (« Universiti di Padova - Pubblica-
gioni della Facolta di Lettete e Filosofia », LVI), pp. 139-220, in particolare pp. 199
seg.
4 $1 veda per esempio Od. 5.136, 218; [Hom.] bymn. in Ven. 214, 218-240,
dove la vicenda di Tithonos é esemplare. Cli. anche Zunr2, Persephone cit., p. 268.
4 L'episodio di Demophon @ esaminato in Scanvr, Le/ture sulla religione clas-
sita cit., pp. 139 sag. © passim.
s© Molti sono i motivi che si possono a
di questi tentativi di immortalazione, Mi sem
‘Demophon la mancata immortalazione trovi una giust
ne deriva al « gruppo»: ScARPt, op. til p. 218.
81 Cir. C. M, Epsman, Ignis Divinws, Lund, Glerup 1949, pp. 233 sg. Per una
rassegna delle fonti eft. F. Srossst, Der Tod des Heratles, Zurich, Rhein-Verlag
1945, pp. 15-18, 49-56, 80, 88, 121.
ddurre per spiegare lesito fallimentare
‘bra tuttavia che almeno nel caso
ifcazione nel _vantaggio che
Cf. Anistors, Lictique 4 Nicomague, par A. Gauruusn et J. Y. Jour, I,
Louvain-Paris, Publications Uni i
2 ratly Publkatons Universitaires de Louvain-Nauwelaerts 1958, pp. 24.
re 2u1
a
éPAOLO SCARPI v
marsi di una tradizione che guardava a quel rogo come al mezzo
attraverso cui Peroe era entrato a far parte delle divinita olimpiche.
Se infatti PViade (18.117-119 » i
Fgtiedilea ecla Need ian 602-604), dove’ Heestiaa
& collocato nell’Olimpo mentre un suo eiSehoy si trova nell’ Ade
( forse cosi vengono conciliate due tradizion!), si pod sieon’s
scere Vindiio di una credensa che ammetteva la divinizcione
gelferocs Oscars in Sofocle (es. Phila. 1430-1433), al quale
t Jal ben noto episodio de rogo sullOeta (es Trach
1, erakles s¢ i i
Bene présente a Pindar In Buripide, del por dove Pen,
gssieme a Hebe, Ia sua divina consorte olimpica, & iconosciuto
Gan tate al sopdtepon (Herald. 854857), si ova trace
gam coment de che siSutva di collocare Herales nel? Ade
dopo ch sasumato i
deo {in cielo, accanto alla sua Hebe « CaaS
(Levctan war! andy: ibid, 910-916]. B perd in. Esiodo (TP,
sss 5) che Herakles & collocato decisamente nell’Olimpo, con
peo om ci, 7s tn een nc
Debs (v. 26), aivazos nad Zrapee fa oy eau
asst concesione trova infine la sua sistemazione in Apd
sagas Gove il fuoco che permerte Pimmoralazione di Herales
TENE fo schema sicorente nella Bibiatee (v.. Demophon:
Fees deifets: 313.6), Ed 2 una sistemazione che sicuramente
scum in Ovidio (ne, 9.250.255), dove lo stesso. luppiter
annuncia agli dei che Peroe attraverso il fuoco si ibereri delle
eer Sona pes Pol els all’Olimpo.«
r mitico di Herak i spi
considerate alla stregua di Dionyoce go Toon gseeeebbe
% Questi_versi com it
mungue costituiscono un problem: i
fe Quno, Odize rd LEXI, TM, acura di A. Peewee Wee ot:
- Valla-Mondadori 1983, p. 306 ad ‘oe. Smam Vicente, Foudaione
Pind, Nem. 1.70; Nem. 1047-18; Istim. 4.61 see,
S Pet le tradizioni posterior 5
pee Posteriori, compreso Seneca, eft. Epswan, Ignis Divinur
® Una figura in qualche mod
Iche modo analoga a quell
ip vieenda » (The Greck Moteris, Leiden, Brill 1996 [oheooge nets dio
oes Mysteries, Leiden, Brill 1976 [« Iconoge "
Aais2},P, 2), Si pub incite soapetce che il destin, Ie tetas Fee
Presentassero in qualche misuca un modello, se ad esso, selin cudnt
— 212 —
DIVENTARE DIO
ora difficilmente relegabile nello spazio esclusivo del « mito»,
Proprio sull’Octa, infatti, dove Hyllos, il figlio dell’eroe, aveva
frequentemente celebrato sacrifici (Soph. Trach. 1192) ¢ dove
Jo stesso Herakles aveva concluso la sua esistenza mortale, nel
1920 é stato titrovato un grande quadrilatero di ca, m, 20 di lato,
con al suo interno uno spesso strato di cenere. E su di un fram-
mento di vaso rinvenuto #7 /oco & stata letta la dedica «a Hera-
kles ». Era questo uno spazio quasi sicuramente riservato ad
azioni sacrificali e che doveva essere stato attivo gia in etd ar-
caica.s
L’apoteosi di Herakles, a questo punto, non pud non offire
un suggestivo parallelo per la divinizzazione del defunto tinve-
nuto nel Timpone Grande, anche se non é possibile qui dire se
il ciclo mitico di Herakles abbia subito un qualche influsso di
ordine orfico 0 pitagorico, né se la sorte toccata al morto di cui
si celebra la deificazione in A4 fosse stata modellata su quella
del figlio di Zeus. Resta tuttavia che, se i vv. 602-604 della Nekya
sono un’interpolazione operata nel sec. VI a. C. da Onomactito,
come riteneva la critica antica (Kern, O.F, t. 190), essi ticondu-
cono ad un contesto orfico, per la funzione che proptio Ono-
mactito avrebbe avuto nella diffusione di questo movimento."
E nella mitologia orfica la figura di Herakles aveva assunto ora i
tratti del discepolo,5* ora le sue imprese erano state cantate dallo
stesso Orpheus? ora era stato identificato con Xpévog dyhpaos,
generatore dell’'uovo cosmico, da cui alla fine nasceva Protogo-
nos.t?
‘Ancorché possa apparire seducente Pulteriore parallelo of-
ferto ¢ dall’apoteosi di Herakles e dalla posizione dell’eroe al-
Pinterno della mitologia orfica, dopo quanto si @ gia sostenuto
rione raccolta da Diogene Lacrzio (7.29), viene esplicitamente contrapposta la
figura di Zenone, che per salire alle stelle aveva trovato e seguito una strada ben
diversa da quella percorsa dall'eroe.
86 I dati in Nixsson, Gesvbichte der griecbissbon Religion, 1, eit., p. 131} eft. EDSMAN,
Ignis Divinus cit, p. 248.
® Cf. Nusson, op. cit., pp. 683, 721. Si veda anche: Kenn, O.F., testimonia
183, 190, 191-195.
Kern, O.F, testimonia 15, 16, 18, 160 a, 163, 169.
& Kuan, 0.F,, testimonia 148, 160 (Claud,, de raptu Pros. praef. libri TI,
passim © vv. 29 888)
to Kurn, O.F., free. 54, 57, 58.
— 213 —PAOLO SCARPI
in precedenza é necessario ancora una volta sottolineare la per-
meabilita ¢ dinamicita della civilta greca, tale che, in mancanza
di documenti pit precisi, le laminette del gruppo thurino possono
essere ricondotte solo a un generico rapporto con la tipologia di
altre forme culto. Forse una definitiva interpretazione della la-
minetta C, in cui A4 era avvolta, potrebbe dare una risposta pit
precisa. Purtroppo anche la possibilita di riconoscere in essa il
termine rip almeno in tre casi (C.2,5,8) e nupé in un caso (C.7)
non € sufficiente per affermare la centralitt tituale del fuoco.
Analogamente il Protogonos della linea 1 difficilmente inter-
Pretabile: da un lato esso potrebbe ricondurre alle cosmogonie
orfiche, dall’altro, se associato alla « Kybeleia Korra », condur-
rebbe verso altre ditezioni.s:
Dialtronde Vimpermeabilita di questo testo ad ogai tenta-
tivo di lettura giustifica ampiamente lo scetticismo ¢ lo
forto degli studiosi.s Zuntz ha dato avvio alla sua analisi di
questa laminetta con una frase inequivocabile: « A text more
corrupt than this will not easily be found » (p. 345); frase che
trova il suo completamento poco oltre: « The fact is that no cohe-
fent reconstruction is possible on a basis as corrupt as this »
(p. 350). E prima di lui Domenico Comparetti non era stato meno
esplicito (p. 10): « Quando io... presi a studiare questa lami-
netta, dovetti convincermi della inutilita di ogni tentativo ... »,
Tuttavia, il rapporto di C con la serie A ed in particolare con
A4, il cui testo & comunque leggibile anche se la grafia pud appa-
tire incerta, rende almeno dubbiosi nei conftonti di quanti vo-
gliono questo testo irreparabilmente Corrotto, ovvero opera di
uno scriba del tutto ignaro della lingua greca.® Neppute ci sem-
bra plausibile postulare la ptesenza di lacune di considerevole
© Dialtro canto, il fuoco non sembra essere stato estranco alla speculazione
orfica: eft. Kern, O.F., index IV s.v. mip ed in particolare testimonia 191, 210;
fig. aS.
% Cf. Zuwrz, Persephone cit., p. 349 nota 5,
& Cf. Nuusson, Geschichte der griechischen Religion, I, cit, p. 243 nota 5, e, prima,
Wiamowrrz-Mottenponr, Der Glanbe der Hellen, UH, cit, p. 200.
“ Cosi recentemente Zunrz, op. cit., p. 345. Gid altei prima, perd, come G.
Mosnax, Critical Appondisc on the Orphic Tablets, in J. E. Hannisox, Proeigomena
to the Study of Greek Religion, 28 ed., Cambridge, University Press 1908, ‘pp. 659-673:
664. Discutibile sembra inoltre essere stato il tentativo di H. Disus, Orpbitcher
Demeteriymnus, in Fessichr, Gomperz, pp. 1 sgg. = D.K.* 1 B 21. Kean, O.F,, fq. 47
«silentio praeterice mavult »; etc.
DIVENTARE DIO
estensione, giacché C presenta una scrittura fitta ¢ compatta,
con caratteri abbastanza omogenei. Infine l’area dell’antica Thurii,
fondata per volontd dello stesso Peticle, era cosi intensamente
impregnata di cultura greca, per cui & quasi impensabile che la
trascrizione di C fosse stata affidata ad uno sctiba totalmente di-
giuno della lingua greca,
Ma anche se Ja lingua in cui C é stata scritta utilizza caratteri
greci, il suo significato rimane oscuro. Forse, come gid voleva
Comparetti, in questa laminetta & da riconoscere un disegno
orientato a rendere volutamente criptico il testo, « un proposito
deliberato », «un saggio dei reydueve dndpenta». Ed allora
si potrebbe sospettare per C una funzione legata al suo indeci-
frabile linguaggio, tale da costituire una sorta di schermo protet-
tivo per un « sapete » forse raccolto in Ad e sintetizzato nellespres-
sione « da uomo sei divenuto dio », In questo modo C fornirebbe
un esempio di glossolalia o addirittura di « antilingua », fenomeno
alquanto diffuso nelle minoranze religiose.**
A questo punto, perd, ogni congettura diviene possibile. Se
C potesse venire interpretata come esempio di glossolalia o di
antilingua, Pattenzione dovrebbe allora spostarsi verso il pto-
blema del linguaggio ¢ del cotretto uso dei nomi, centrale nel
Cratilo di Platone e nel papiro di Derveni,t? ma dovrebbe anche
spostarsi verso quel linguaggio criptico adottato da Orpheus
per trare in inganao i fefArow.!® E procedendo in questa dire-
zione il cetchio potrebbe chiudersi alla fine attorno alla discri-
© Laminetteorfiche city, p. 14. La tesi di Comparetti 2 perd respinta da A, Ou
vinx, Lamellae Aureae Orpbicae, Bonn, A. Maxcus und E. Weber's Verlag 1915
(«Kleine Texte fir Vorlesungen und Ubungen», 133), p. 23.
© Cf, A. M, Mions, Una lingua per Ia religione: problemi socio-lingnistic, in Me-
moria del sacro e tradizions orale, « Atti del III Colloquio interdisciplinare », Padova
46 gennaio 1984, Padova 1984 [= «Il Santo - Rivista antoniana di Storia Dot-
trina Aste», XXIV/I-2, 1984], pp. 277-290: passim € p, 283, Per il termine « glos-
solalia » faccio rifesimento a quanto si legge nel Dictionnaire de linguistique, pat. J.
Desots-M. Giacomo -L. Gussery- Crim, MARcrzirsr- J.-B, Mancentrst -
Meven, Paris, Larousse 1973, s.v.
© Cit, Pronrera, art. cit., pp. 49-50.
% Pap. Derveni, cll. 3.3.5, 8; 5.2-3; 19.2-5. Seguo in queste pagine, oltre al-
Tincompleta edizione di St. G. Kapsomenos (‘0 dpgixde némupng ric Oeanadovlxne,
«A, A.», XIX, 1964, pp. 17-25), il testo pubblicato in « ZPE», 47, 1982, post
p. 300 (Der orphische Papyrus von Derveni). Cf. anche PRontERa, art. cit, p. 50.
Si veda anche, per lincomprensibilita del linguaggio di Orpheus, Procl. in Remp.
1, p. 174.21-27, Kroll.
— 215 —PAOLO SCARPI
minante che la serie A traccia tra chi @ Aatharés € chi non lo &,
¢ la setie B tra chi possiede il mot de passe per accedere alla fonte
di Mnemosyne ¢ chi non lo possiede. Ma questo non permette
di spezzate una lancia a favore di una matrice orfica delle due serie
in ragione delle differenze che le distinguono, senza con cid esclu-
dere punti di interferenza,«
eK
Benché vicine pet Vattenzione che entrambe ptestano al
destino ultramondano dell’uomo, le due setie si separano nel
momento in cui il gruppo A sembra prevedere livelli. gerarchici
diversi alPinterno di quello stesso destino. Ed allota la serie A,
con Al ed A4, acesesce la propria distanza dal gruppo B dive.
nendo una tappa concreta nello sviluppo cosciente dell aspira-
zione a «diventate dio»; aspitazione che Apollonio di Tiana
attribuiva ad orfici e pitagorici e che forse & confluita, non a caso,
nel primo trattato del Corpus Hermeticum (Poin, 26), dove «di-
ventare dio » @ il fine cui aspita chi possiede la « vera conoscenza ».
Ma ecco che quest’ultimo testo, di difficile collocazione cro-
nologica per quanto senz’altro attribuibile all’eta ellenistica, si
discosta dalle dam. Orph. ¢ in patticolare dalla serie A proprio at-
traverso la sua promessa d’immortalita. E una promessa, questa,
che sembra escludere la morte anche come passaggio per conse.
guite Pinmortalita, analogamente alla «ricetta d’immortalita »
del Grande Papiro Magico di Parigi.7
La motte pare dunque decidere la distanza tra le ptomesse
delle dam, Orph. e quelle dei testi ermetici. La morte &, per il fe-
dele di Ermete Trismegisto, riservata a chi non ha la « vera co-
noscenza»; la morte € pet i fedeli che hanno affidato fram-
* A5.3, per esempio, conosce un Mvquoatins ... Bépov, che potrebbe dipendere
da un influsso della serie B. Oltre che per convenzione, sarebbe forse possibile
assegmnare gencricamente le lam. Orpb, allorfismo nei limiti in cui questo pud es-
sere ridotto a denominatore comune pet designare una forma di « misticismo »:
cf, Sappatuccr, Saggio sul misticiomo greco cit, pp. 43 sep.
7 Bibl. Nat. Suppl. ge. 574: Papyri Graecae Magicat, htsg. K. PREISENDANZ,
I, 2s ed., Stuttgart, Teubner 1973, IV 475 sag., pp. 88 sgg. Per le problematiche
inerenti al Corpus Hermeticum si veda A.-J. Frsruciine, La rbvélation a’ Hormés Tri-
smigiste, TUL, Les doctrines de I’dme, Patis, Gabalda 1953, pp. 139-140, 146, 166-174,
Festugiére, ad ogni modo, ritiene che Ia « divinizeazione » si attui pos! mortem,
— 216 —
VORFICO FULMINATO
enti della loro dottrina alle laminette auree, il cadavere sepolto
nek timo am. Orph. hanno ereditato forme di una seligiositd
ror cui Pantenato, dopo la morte, assumeva il rool di un
areaica Ur cumano, come gli uomini del chryseon genos, divenu
Saad pois che la terra ha celato i loro corpi, custodi a gv
He teri di tiechexm (les. Op. 109-126), Fone esse sft
i] prolungatsi di un pensiero che gia affiorav: Grecia
conta, dove fa pratica delPascesi poteva essere uno stru en
aera ein comatto con la divinith; e forse esse anscpano idee
feligiose che considereranno Pacmo fsico come il come tore
Gi ana molecoladivina decaduta in seguito ad una colpa primor
dink (aelfermetin, pe, Orr ione onigiaacia™ Maco
Cote ane imaone & ancora un insostubile pedaggio anche
je lam. Orph.
iventare dio ».
per «diventar uate Seay
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