BREVE PANORAMICA SULLE TOE PIU' IMPORTANTI (In Particolare La Teoria Olografica)
BREVE PANORAMICA SULLE TOE PIU' IMPORTANTI (In Particolare La Teoria Olografica)
Pierfrancesco Roggero
Abstract
Riassunto
1
nella radiazione cosmica di fondo) , e qualche
°°°°°°°°°°°
2
Di TOE , Teorie del Tutto che possano unificare
quella definitiva.
3
metteremo il numero di Riferimento finale per
4
TABELLA 1
simmetria Fibonacci Cunicoli Radiazione Entang.
TOE↓ ** Spaziotemp. cosmica di
Elementi (8) (topolog. fondo
simili alle
principali stringhe)
→
E8 si Si Si? (vedi
(Garrett Lisi) E8 in tutti i Rif.)
(1) gruppi Entangl.
eccezionali Come
di Lie conseguen-
(8) za delle
teorie di
stringa
Gravità si*
quanristica a
loop
(Carlo Rovelli)
(2)
(3)
Superstringhe E8 x E8 Si
Es. stringhe Entangl.
eterotiche Come
(vari autori) conseguen-
za delle
(4) teorie di
stringa
Gribbin si
(indizi nei (10)
cunicoli e nei
buchi neri)
5
(5)
Frank Close si
( indizi nella
radiazione
cosmica di
fondo
(6)
si
Entanglement+
informazioni
(teoria
olografica)
(7)
Entanglement+ si
informazioni+
Fibonacci
(Di Noto –
Nardelli
Roggero)
(7)
6
SPIN
Osservazioni
8
radiazione cosmica di fondo proposta da Frank
definitiva),
Conclusioni
10
concludere che il nostro elenco qui proposto
TOE
↑ ↑
GRAVITA’ ← → FISICA QUANT.
↑ ↑ ↑
(Relatività) Supertringhe
↑ (Supersimmetria SUSY)
(E6, E8, E8xE8, So(32)
↑
Spazio→ entangl.+ informazioni ← particelle e forze
(cunicoli s.t.,buchi neri ← (stringhe , no gravità)
radiaz.cosmica di fondo)
↑ ↑
spin seminteri (fermioni)
spin interi (bosoni)
1 per fotoni
2 per gravitoni
Dimensioni
↑
(Compattificate 2F o no) ↑
↑
14
generale e la fisica quantistica.. E grazie ad essa
di fondo.
15
2017 (Rif. 19), e anche nel Rif.18, ai quali
IN GENERALE
16
Teoria del tutto
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La teoria del tutto, conosciuta anche come TOE (acronimo dell'inglese theory of everything), è
una ipotetica teoria fisica che sarebbe in grado di spiegare interamente e di riunire in un unico
quadro tutti i fenomeni fisici conosciuti.
Inizialmente il termine fu usato con connotazione ironica per riferirsi alle varie teorie
supergeneralizzate. Per esempio un bisnonno di Ijon Tichy, personaggio di una serie di storie di
fantascienza di Stanisław Lem degli anni sessanta, era al lavoro sulla "Teoria Generale del Tutto".
Il fisico John Ellis afferma[1] di aver introdotto il termine nella letteratura tecnica in un articolo della
rivista Nature nel 1986.[2] Nel tempo il termine si affermò nelle popolarizzazioni della fisica
quantistica per descrivere una teoria che avrebbe unificato tutte le Interazioni fondamentali della
natura, nota anche come teoria del campo unificato.
Ci sono state molte "teorie del tutto" proposte dai fisici teorici nell'ultimo secolo, ma nessuna è stata
confermata sperimentalmente. Il problema principale nel produrre una tale teoria è che le due teorie
fisiche fondamentali accettate della fisica moderna, la meccanica quantistica e la relatività
generale, sono attualmente inconciliabili.
....
Ad oggi la cosiddetta Teoria del tutto non è ancora stata raggiunta nonostante le numerose teorie
fisiche della fisica moderna proposte e validate nel secondo dopoguerra, fermandosi all'unificazione
di tre interazioni fondamentali con la GUT, proprio per la difficoltà di conciliare la meccanica
quantistica del mondo microscopico e relatività generale del mondo macroscopico, con alcune
teorie fisiche che dovrebbero unificare, secondo i proponenti, queste ultime due teorie:
17
b - Superstinghe
Dualità
T-dualità · S-dualità · U-dualità
Fisica
Glossario Fisico
Calendario degli eventi
Portale e Progetto Fisica
La teoria delle superstringhe è un tentativo di teoria del tutto, ovvero di descrivere tutte le
particelle e le forze fondamentali della natura in un'unica teoria che considera queste entità come
"vibrazioni" di sottilissime stringhe (o corde) supersimmetriche.
c- supergravità
Supergravità
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Una teoria della supergravità è una teoria di campo che combina la supersimmetria con la
relatività generale.
18
Come ogni teoria di campo della gravità, una teoria della supergravità contiene un campo di spin 2
il cui quanto è il gravitone. La supersimmetria richiede che il campo del gravitone abbia un
superpartner con spin 3/2 e un quanto detto gravitino. Il numero dei campi del gravitino è uguale al
numero delle supersimmetrie. Si pensa che le teorie della supergravità siano le uniche teorie
coerenti dei campi interagenti privi di massa con spin 3/2.
...
Gravifotone e graviscalare[modifica | modifica wikitesto]
Attraverso le forze di deriva delle masse si dimostra l'esistenza del gravitone come l'entità
energetica che interagisce con la materia alla medesima velocità del fotone e il cui campo di forza
vettoriale ha comportamenti elettromagnetici. La nuova particella, che sarebbe quantisticamente un
bosone vettore di gauge con spin 2, dimostra un campo d'azione infinito come la luce e segue le
dinamiche fisiche del campo di forza newtoniano relativizzato in c come prevede la relatività
generale. Il gravifotone e il graviscalare sono campi che compaiono, tra gli altri, nelle teorie di
supergravità accoppiata a certi campi vettoriali (simili al fotone) in 4 dimensioni con 4 generatori di
supersimmetria. Questi al momento sono il risultato della richiesta che la teoria sia
supersimmetrica, in quanto ancora non sono stati rivelati partner supersimmetrici delle particelle
elementari note.
La gravità quantistica a loop (LQG, dal termine inglese Loop Quantum Gravity), conosciuta
anche coi termini di gravità a loop, geometria quantistica e relatività generale canonica
quantistica, è una teoria fisica di gravità quantistica, ovvero una teoria quantistica dello spazio-
tempo che cerca di unificare la meccanica quantistica e la relatività generale.
...
19
Fa parte di una famiglia di teorie chiamata gravità canonica quantistica ed è stata sviluppata in
parallelo con la quantizzazione a loop, una struttura rigorosa della quantizzazione non perturbativa
della teoria di gauge a diffeomorfismo invariante. In parole più semplici è una teoria quantistica
della gravità nella quale lo spazio reale in cui accadono i fenomeni fisici, o eventi, è quantizzato
(vedi anche più avanti al secondo paragrafo).
Essa conserva gli aspetti fondamentali della relatività generale, come ad esempio l'invarianza per
trasformazioni di coordinate, e allo stesso tempo utilizza la quantizzazione dello spazio e del tempo
alla scala di Planck, caratteristica della meccanica quantistica; in questo senso combina le due
teorie. Tuttavia non è una ipotetica teoria del tutto, in quanto non affronta il problema di dare una
descrizione unificata di tutte le forze fondamentali, ma descrive unicamente le proprietà
quantistiche dello spaziotempo, e quindi della gravità.
I critici della LQG fanno spesso riferimento al fatto che non predice l'esistenza di ulteriori
dimensioni dello spazio tempo, né la supersimmetria. La risposta dei suoi autori è che allo stato
attuale, nonostante ripetute ricerche sperimentali, non vi è alcuna evidenza di altre dimensioni né di
particelle supersimmetriche, che devono essere considerate solo ipotesi speculative.
La teoria ammette anche una formulazione covariante, chiamata a "schiuma di spin" (spinfoam).
e - Multiverso
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In fisica moderna il multiverso è un'ipotesi che postula l'esistenza di universi coesistenti fuori del
nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele; è la possibile conseguenza di alcune
teorie scientifiche, specialmente la teoria delle stringhe e quella delle bolle ("inflazione caotica").
20
Il termine fu coniato nel 1895 dallo scrittore e psicologo americano William James.[1] Il concetto di
universi paralleli fu ripreso dallo scrittore di fantascienza statunitense Murray Leinster nel 1934, e
in seguito da molti altri, come Jorge Luis Borges, divenendo un classico della fantascienza.
Dal punto di vista filosofico, l'ipotesi è antica, seppur posta come pluralità dei mondi simili alla
Terra già dagli atomisti greci, e ha trovato vigore nella scoperta della grandezza effettiva
dell'universo, contenente miliardi di galassie, a partire dalla rivoluzione copernicana in poi. Un
precursore dell'idea moderna di multiverso fu il filosofo rinascimentale Giordano Bruno.[2][3][4]
Dal punto di vista scientifico il concetto di multiverso fu proposto in modo rigoroso per la prima
volta da Hugh Everett III nel 1957 nell'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica.
L'ipotesi è fonte di disaccordo nella comunità dei fisici che la collocano nella scienza di confine.
Alcuni affermano che la teoria deve essere oggetto di appropriati studi scientifici per poter essere
validata.[5] Tra i sostenitori di almeno uno dei modelli del multiverso ci sono Stephen Hawking,[6]
Steven Weinberg,[7] Brian Greene, Michio Kaku, Neil Turok, Lee Smolin, Max Tegmark, Andrej
Linde e Alex Vilenkin. Tra coloro che non accettano l'ipotesi così com'è formulata, o che la
criticano, ci sono David Gross,[8] Paul Steinhardt (che ha affermato la possibilità di due mondi-
brana che collidono, ma non di infiniti universi, dato che è stato uno dei fondatori della teoria delle
stringhe)[9], Roger Penrose (che ne propone una sua versione molto differente da quella "classica") e
Paul Davies, per i quali la questione è più filosofica che scientifica, quindi dannosa per la fisica
teorica in quanto semplicemente pseudoscienza,[9] essendo una speculazione teorica non confermata
da dati o evidenze sperimentali, ed essendo le teorie stesse da cui deriva non confermate
sperimentalmente.
Mappa della radiazione cosmica di fondo, dopo la rimozione dei contributi dovuti a sorgenti locali e
dell'anisotropia di dipolo.
La CMBR venne scoperta nel 1964 dagli astronomi statunitensi Arno Penzias e Robert Woodrow
Wilson[2] al termine di uno studio avviato nel 1940, che li portò a conseguire il Premio Nobel per la
fisica nel 1978.
Principio olografico
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Indice
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1 Descrizione
2 Definizione
3 Significato
4 Derivazione delle leggi della gravitazione
5 Nella cultura di massa
6 Note
7 Bibliografia
o 7.1 Articoli di divulgazione popolare
Nel 1981 il fisico e cosmologo Stephen Hawking mise in luce un ulteriore paradosso: il paradosso
dell'informazione del buco nero dovuto all'evaporazione quantistica dei buchi neri, fenomeno
previsto dalla termodinamica dei buchi neri e da lui calcolato per altra via, ma con risultato identico,
stimando gli effetti della fluttuazione quantistica in corrispondenza all'orizzonte degli eventi
(radiazione di Hawking). In seguito all'evaporazione quantistica, con conseguente dissolvimento del
buco nero, l'informazione passata oltre l'orizzonte degli eventi, il punto di non ritorno, svanirebbe,
violando il principio di conservazione dell'informazione (ovvero il primo principio della
termodinamica).
Nel 1993 il fisico teorico Leonard Susskind teorizzò una soluzione del paradosso basata sul
principio di complementarità (concetto mutuato dalla meccanica quantistica): il gas in caduta
varcherebbe "o" non varcherebbe l'orizzonte, a seconda del punto di vista. Per un osservatore che
seguisse il gas in caduta, l'attraversamento dell'orizzonte avverrebbe senza particolari fenomeni di
soglia, in conformità al primo postulato della relatività ristretta e al principio di equivalenza dovuti
ad Albert Einstein, mentre da un punto di vista esterno un osservatore "vedrebbe" le stringhe,
ovvero i componenti elementari del gas, allargare le spire fino ad abbracciare la superficie
dell'orizzonte degli eventi, sopra il quale si manterrebbe tutta l'informazione senza oltrepassarlo e
senza alcuna perdita per l'esterno, nemmeno per successiva evaporazione. Fenomeni estremi
avverrebbero nella singolarità, indescrivibili internamente, ma tali fenomeni sarebbero
complementari all'evaporazione, descrivibile esternamente all'orizzonte, dove l'informazione si
disporrebbe tutta in superficie come su un ologramma.
Il principio olografico risolve dunque il paradosso informativo nel contesto della teoria delle
stringhe.
Nel caso del buco nero, la teoria olografica comporta che il contenuto informativo caduto nel buco
nero sia interamente conservato in corrispondenza dell'orizzonte degli eventi nella misura calcolata
di un'area di Planck per ogni bit d'informazione aggiunto (fotone in entrata di lunghezza d'onda pari
al diametro dell'orizzonte).
Il gas in caduta nel buco nero allora varca "o" non varca l'orizzonte degli eventi? La soluzione è
insita nella seguente domanda: quanto è grande una stringa (l'atomo, l'indivisibile)? Ebbene la
risposta dipende dal punto di vista: l'atomo ha dimensioni infinitesime, e però cadendo in un buco
nero ne avvolge l'orizzonte degli eventi come una guaina elastica stirata anche milioni di chilometri.
Se tale soluzione suona strana, ciò è niente rispetto a quel che viene di conseguenza, sempre
secondo Susskind: il principio olografico serve non solo a descrivere condizioni estreme, ma anche
per descrivere la realtà fisica comunemente percepita in relazione all'orizzonte degli eventi cosmico,
ovvero il confine sferico rispetto a un punto di vista al centro, dove l'espansione del cosmo tende
alla velocità della luce. Come per il buco nero, un osservatore situato sulla soglia dell'orizzonte
cosmologico, ma ancora in contatto causale col centro, "vedrebbe" le stringhe, ovvero i componenti
elementari della materia sensibile situata al centro dipanarsi e avvolgersi sulla superficie
dell'orizzonte. Secondo il principio olografico, eventi percepiti internamente all'orizzonte come
tridimensionali (a bassa frequenza e bassa energia, cosiddetti infrarossi) sono componenti a bassa
23
frequenza di eventi estremi (ad alta frequenza ed alta energia, cosiddetti ultravioletti) che
avvengono sulla superficie sferica bidimensionale dell'orizzonte cosmologico. Una soluzione
matematica del principio olografico è stata ricavata per il caso particolare di uno spazio tempo a
curvatura negativa: lo spazio anti de Sitter, ovvero a costante cosmologica negativa, opposta a
quella misurata astronomicamente per il nostro universo, a curvatura positiva, cioè uno spazio di de
Sitter, caratterizzato da una pressione di vuoto (definita impropriamente energia oscura) dunque
instabile, asimmetrico e in espansione inflativa esponenziale (73,2 chilometri al secondo per ogni
3,26 milioni di anni luce), e dunque con un orizzonte degli eventi cosmologico.
....
In base a questa teoria nello spettro olografico delle onde e delle particelle di antimateria emesse dal
buco nero, i vari livelli olografici rendono conoscibile la massa attratta e la creazione di reazioni
anch'esse proporzionali alla massa attratta moltiplicate per le masse solari del buco nero.
Lo spettro olografico identifica la reazione della massa all'attrazione in rilascio di elettroni dalle
masse interne verso le esterne. Può inoltre essere di aiuto nella misurazione delle masse prossime al
collasso gravitazionale per principio di equilibrio di esistenza e relativa gravitazione di due o più
buchi neri. Tale concetto è alla base della teoria per la quale due o più buchi neri possono coesistere
nello stesso spazio-tempo simultaneamente a più livelli olografici di manifestazione gravitazionale
inversa sempre per il principio olografico di trascinamento e rilascio di materia a livello olografico
neutronico ed elettronico di gravitazione.[senza fonte]
complete di Wikipedia
24
SIMMETRIA
rimanda all’originale.
CUNICOLI SPAZIOTEMPORALI
Macroedizioni, 2005
26
“ I fisici sono stuzzicati dall’idea che i cunicoli
Kip Thorne.”
28
possibili wormhole intergalattici, connessi ai
peli”...”
30
“... Che cosa ci dice tutto questo in relazione
persona.
31
DS: se un buco nero è rotante, al suo cuore
potrebbe non esserci una singolarità intesa nel
senso di un posto con densità infinita, ma una
singolarità in forma di anello. E questo ci porta
a riflettere sulla possibilità che qualcosa non si
limiti semplicemente a cadere in un buco nero,
ma venga di fatto ad attraversarlo. Ciò
significherebbe lasciare l’universo per come lo
conosciamo. E Stephen W. Hauking conclude
con una ipotesi provocante: che, cioè, dall’altra
parte potrebbe esserci qualcosa.”
Conclusioni
33
proposta teorica di Gribbin citata all’inizio e
WORMHOLE
38
Leggendo la concisa ma minuziosa analisi di Close,
sembra legittimo sospettare che una teoria del tutto
continuerà a sfuggirci per lungo tempo, magari
regalandoci di tanto in tanto l’illusione di averla
conquistata. << Sono commosso e preso da un’estasi
inesprimibile davanti allo spettacolo divino
dell’armonia celeste >>, scrisse Johannes Kepler,
convinto di aver trovato la spiegazione per la struttura
del sistema solare basata sui cinque poliedri
regolari:Non aveva previsto di essersi sbagliato”.
Marco Motta
Nostro commento:
VISUALIZZA COPERTINA
Frank Close
39
avrebbe ribaltato le conoscenze e l’immagine del mondo fino allora date
per certe con la teoria della relatività e aprì una sorprendente nuova
fruttuosa stagione nella comprensione delle leggi che regolano l’universo.
Ancora nel 1980 Stephen Hawking ipotizzò che la fine della fisica teorica
fosse vicina, e che in cambio sarebbe presto comparsa una teoria del tutto
che avrebbe finalmente trionfato nella definitiva comprensione della natura.
E si sbagliava, ovviamente.
Ma cos’è una teoria del tutto? Frank Close è chiaro: «Una teoria che si
basa sugli studi in ogni campo rilevante del sapere attuale – fisica,
astronomia, matematica – per cercare di spiegare tutto ciò che sappiamo a
oggi dell’universo».
È così che in questo breve e compatto libro inizia il viaggio attraverso le
più note teorie del tutto: dall’universo – meccanismo perfetto – di Isaac
Newton, al Sistema del mondo di Pierre-Simon de Laplace,
dall’unificazione delle leggi dell’elettricità e del magnetismo, ad opera di
James Clerk Maxwell – che fece baluginare la quasi-fine dell’indagine sul
mondo –, fino alla spiegazione meccanica alla base della termodinamica
che sembrò, davvero, permetterci di spiegare ogni cosa – il calore, la luce,
la materia. E ancora le più recenti strade battute dai fisici: dalle
superstringhe (rese popolari da Brian Greene) alla quantum loop gravity
(resa popolare da Carlo Rovelli), e il Multiverso (di Max Tegmark), la
materia oscura e molte altre strane cose. Ogni volta che ci sembra di averlo
compreso, il tutto si sposta, scarta di lato, spalanca alla vista intere regioni
inesplorate di cui non si sospettava neppure l’esistenza.
Il tutto è lì, sembra di toccarlo, ma sfugge sempre un po’ più oltre, mentre
noi, nell’inseguirlo, avanziamo di un altro passo.”
Link
40
6b: “Il buco nero al principio del tempo” di
44
Secondo noi, potrebbe essere l’universo deca
o sulla supergravità.
46
NUMERI DI FIBONACCI
CUNICOLI SPAZIOTEMPORALI
Roggero
Abstract
Riassunto
°°°°°°°°°°°°°
49
qualche accenno alle nostre proposte di TOE,
Link
EFFETTO ENTANGLEMENT
9 - L’ EFFETTO ENTANGLEMENT
(dalle particelle alle TOE via Fibonacci, (con
accenno al teletrasporto macroscopico)
Ing. Pier Franz Roggero, Dott. Michele Nardelli,
P.A.
Francesco Di Noto
Abstract
In this paper we show a possible contribute of
quantum effect know as entanglement , to TOE
50
(Theory Of Everything) with some connection with
teleportation.
Riassunto
In questo lavoro seguiremo la presenza dell’effetto
quantistico noto come entanglement (già
considerato una conseguenza delle teorie di
stringa), dal microcosmo quantistico (dove è
stato scoperto ma bollato da Einstein come il
famoso “effetto fantasma a distanza”). Rif. 1
(Wikipedia) all’universo intero, passando dalla
biologia quantistica (Rif.2) e altri fenomeni
naturali Rif. 3 ai computer quantistici ecc. , dal
teletrasporto quantistico di particelle a possibile
teletrasporto di oggetti macroscopici ( anche
questo possibile conseguenza delle teorie di stringa,
con un eventuale principio simile all’entanglement.
Rif. 4 e 12). Ma anche coinvolto nello spazio tempo
cosmico, come si accenna in LE SCIENZE di
questo mese (gennaio 2016), pag.98, “Nel prossimo
numero” che brevemente riportiamo:
“Enranglement e geometria dello spazio”
Di Jan Martin Maldacena
Cento anni dopo la formulazione della teoria della
relatività di Einstein,i fisici cercano ancora una
descrizione quantistica dello spazio e del tempo. Un
contributo alla soluzione potrebbe forse arrivare dal
51
fenomeno dell’entanglemet quantistico – che pure
dette tanto da pensare al grande fisico tedesco – che
potrebbe spiegare la continuità spazio – temporale .”
(Rif.5)
Un altro elemento di continuità eventualmente
unificatrice microcosmo – macrocosmo è la serie di
Fibonacci (vedi Rif. 6 parte finale, Rif.2 e Rif.3)
INFORMAZIONI
(buchi neri)
SIMMETRIA
(gruppi di Lie)
simmetrie e la TOE:
sul link
NUMERI DI FIBONACCI
NUMERI DI FIBONACCI
58
13. I NUMERI DI PARTIZIONE
Pierfrancesco Roggero
Abstract
partitions.
Riassunto
60
alcuni numeri pentagonali sono anche numeri
di partizione).
Brani:
“Le partizioni hanno applicazioni in quasi tutte le
scienze naturali; per esempio, in fisica statistica si
presenta il problema di ripartire un certo numero
di quanti di energia tra particelle, o di particelle
tra livelli energetici possibili. “
...
(L’evidenza in rosso è nostra per evidenziare la loro utilità in
fisica: la nostra relazione tra i numeri di Fibonacci e i livelli
energetici è esposta in Rif. 10, e ricordiamo che i livelli
energetici degli atomi, espressi da numeri reali e mai
immaginari, sono connessi anche, oltre che con le partizioni
dei numeri, anche con la funzione zeta di Riemann, tramite la
stretta somiglianza tra la spaziatura dei livelli energetiche la
spaziatura degli zeri di zeta: Marcus du Sautoy scrive, nel suo
libro “L’enigma dei numeri primi” Rizzoli, pag. 260, a
proposito delle partizioni:
“ ... sono numeri che spuntano nel mondo fisico quasi con la
stessa frequenza dei numeri di Fibonacci. Per esempio, dedurre
la densità dei livelli energetici in certi sistemi quantistici si
61
riduce a comprendere il modo in cui cresce il numero delle
partizioni” (N.d.A.A.)”
NUMERI DI FIBONACCI
(effetto Hall quantistico, cariche frazionarie ,masse
dei quark, numeri quantici, stabilità nucleare)
Gruppo “B. Riemann”*
62
stabilità nucleare e atomici (stabilità nucleare)) e la
sezione aurea ed i numeri di Fibonacci.
Link
La serie di Fibonacci nel microcosmo. (effetto Hall
quantistico ...
docplayer.it/56379637-La-serie-di-fibonacci-nel-
microcosmo-effetto-hall-quantistico-...
EFFETTO ENTANGLEMENT
15 a - L’EFFETTO ENTANGLEMENT SU
LARGA SCALA
(dalle stringhe al mondo quantistico e poi anche al
mondo sensibile)
Gruppo “B. Riemann”*
Francesco Di Noto, Michele Nardelli
*Gruppo amatoriale per la ricerca matematica sui
numeri primi, sulle loro congetture e sulle loro
connessioni con le teorie di stringa.
Abstract
63
In this paper we show some phenomena connected
with the quantum effect “entanglement”, as
strange metals.
Riassunto
In questo lavoro riepilogativo mostriamo come
l’effetto quantistico entanglement, gia dimostrato
come conseguenza della teoria delle stringhe, non
si limita al solo mondo quantistico, ma spesso si
estende nel nostro mondo sensibile e in alcuni
fenomeni osservabili con sensi e/o strumenti, come
la fotosintesi clorofilliana, l’orientamento degli
uccelli, i metalli strani, ecc.
La stessa cosa potrebbe verificarsi anche per altri
effetti quantistici come conseguenze della teoria di
stringa, per es. effetto tunnel, effetto fotoelettrico,
ecc.”
15c -
01 marzo 2017
Grovigli nello spazio-tempo
È possibile che lo spazio-tempo sia formato da
minuscoli elementi fondamentali di informazione? Se
così fosse, questi componenti potrebbero essere tenuti
insieme dall’entanglement quantistico, in cui due
particelle mantengono un collegamento istantaneo
anche separate da una grande distanza. Gli scienziati
perseguono questa idea con un programma di ricerca
chiamato «It from Qubit», che mette insieme
informatici quantistici e fisici che studiano la relatività
generale e la teoria delle stringhe. L’obiettivo è
trovare una teoria quantistica della gravità che possa
67
fondere le teorie incompatibili della meccanica
quantistica e della relatività generale
di Clara Moskowitz
link
15 d.
APPUNTI SU UNA POSSIBILE NUOVA TEORIA
DEL TUTTO (TOE)
(Possibile coinvolgimento finale dei numeri di
Fibonacci, peraltro già connessi con l’entanglement
su larga scala e come possibile conseguenza
matematica delle teorie di stringa)
Francesco Di Noto, Michele Nardelli, Pierfrancesco
Roggero
Abstract
In this paper we will show some connections
between Fibonacci numbers and quantum
entanglement in a possible new quantum gravity
theory based on AdS/CFT (Space-Time as final
product of entanglement (Ref. 1)
68
Riassunto
In questo lavoro , insieme divulgativo e di ricerca,
mostriamo una possibile connessione tra i numeri
di Fibonacci e una nuova possibile teoria di gravità
quantistica (basata sull’effetto entanglement e
l’AdS/CFT) con la nuova ipotesi dello spazio e del
tempo emersi dall’entanglement quantistico di
minuscoli frammenti di informazioni
NUMERI DI FIBONACCI
(dimensioni spaziali, quindi gravità)
69
Università degli Studi di Napoli Federico II, Largo S.
Marcellino, 10
80138 Napoli, Italy
2 Dipartimento di Matematica ed Applicazioni “R.
Caccioppoli”
Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Polo
delle Scienze e delle Tecnologie
Monte S. Angelo, Via Cintia (Fuorigrotta), 80126
Napoli, Italy
Riassunto
In questo lavoro si mostrano semplici ma interessanti
connessioni tra i numeri F di Fibonacci F = ,2,3,5,8,13
e i numeri D corrispondenti alle dimensioni spazio
-temporali coinvolte nelle teorie di stringa, con
D = 2F, formula che potrebbe essere la condizione
limitante (o una delle condizioni limitanti) circa i
modi di vibrazioni delle stringhe, le quali possono
vibrare solo con certi numeri D, come 10 e 26 per le
stringhe eterotiche, e non con altri. Inoltre potrebbe
esistere una connessione tra le simmetrie dei gruppi
algebrici di Lie, importanti nel Modello Standard, e i
numeri D = 2F.
Se così fosse veramente, l’intero nostro universo
visibile poggerebbe, dal punto di vista matematico,
quasi interamente sui numeri di Fibonacci, oltre che
sui numeri primi, i numeri primi naturali, ed anche sui
70
numeri di partizioni p(n),coinvolti nelle teorie sulla
gravitazione ma anche nelle teorie di stringa, e i
numeri p-adici, coinvolti nelle teorie di stringa. Ci
sarebbe quindi un solido ponte tra la fisica teorica e
alcuni settori della teoria dei numeri (numeri di
Fibonacci con la formula D =2F, numeri primi
sottoforma di numeri primi naturali, di forma 6F + 1,
numeri p –adici, e infine i numeri di partizione; tutti
numeri con curve logaritmiche, molto diffuse in
parecchi fenomeni naturali.
Sul sito eprints.bice.rm.cnr.it/640/1/Nardinot02.pdf
dal quale riportiamo, da pag. 2 e 3:
“9. Proviamo ad esaminare la ricompattazione in
termini di una completa stringa eterotica, dotata di due
vibrazioni diverse: una nel contesto di uno spazio
– tempo a 26 dimensioni e l’altra nel comune spazio –
tempo a 10 dimensioni.
Giacchè 26 – 10 ci dà 16, possiamo ipotizzare che 16
delle 26 dimensioni si siano ripiegate, vale a dire
“ricompattate” in una qualche varietà, consegnandoci
quindi una teoria decadimensionale. Chiunque si
trovasse a passeggiare lungo una qualsiasi di queste
sedici dimensioni si ritroverebbe nello stesso posto”.
Ma il mondo decadimensionale poi si scinde, a sua
volta, in un mondo a 4 dimensioni (tre spaziali ed una
temporale, il mondo in cui viviamo) e in un gruppo di
6 dimensioni compattate. Pag. 303:
71
“ … Il Big Bang, come vedremo, si è probabilmente
originato dal collasso di un universo
decadimensionale ( da 10 = 26 -16, vedi brano
precedente, N.d.A.A.), che si è spaccato in due
universi, uno dotato di quattro dimensioni, e uno
dotato di sei dimensioni (ecco due numeri più piccoli,
4 e 6, ai quali accennavamo prima, N.d.A.A.).
Di conseguenza possiamo considerare la storia del Big
bang come la storia dello smembramento dello spazio
decadimensionale e quindi di tutte le simmetrie
unificate che gli appartenevano (e da qui la relazione
con i gruppi algebrici di simmetria, o gruppi di Lie,
vedi Rif. 2, N.d.A.A.)
Si tratta quindi del tema di questa nostra esplorazione,
anche se alla rovescia.
Ora possiamo capire perchè ricostruire le dinamiche
del Big Bang sia estremamente difficoltoso non c’è
proprio da meravigliarsene! In effetti, procedendo a
ritroso nel tempo, stiamo contemporaneamente
ricomponendo i cocci dell’universo decadimensionale
“.
Ora, abbiamo già i numeri (oltre al 42 non più usato),
in ordine decrescente: 26, 16, 10, 6, 4
Manca però ancora il 2, che ritroviamo nel brano
seguente, pag. 276:
“…Giacchè 4 -2 =2, i quattro campi originari di
Maxwell vengono ridotti a due.
72
Analogamente, una stringa relativistica vibra in 26
dimensioni. Tuttavia, allorché spezziamo la simmetria
della stringa, possiamo rimuovere due di queste
modalità vibratorie, lasciando le altre 24, che sono
proprio quelle che compaiono nella funzione di
Ramanujan”
(Vedi Rif. 3- On some mathematical connections …
Ramanujan’s modular function…”)
Link eprints.bice.rm.cnr.it/640/1/Nardinot02.pdf
Michele Nardelli
sul link
75
sistema) di un gran numero di unità
2017.
78
20 - L’informazione che cade nei buchi neri è
persa?
Michele Nardelli
olografica):
79
Lo spazio AdS (Anti de Sitter) è curvo e la curvatura è negativa. La famosa incisione
di Escher Limite del cerchio IV (vedi immagine in alto) è una “mappa” di uno spazio
a curvatura negativa che mostra esattamente come apparirebbe una fetta
bidimensionale di uno spazio AdS. Come si può notare, le figure si alternano senza
fine, sfumando in un bordo frattale infinito (anche qui, quindi, è presente il numero
aureo ). Ora aggiungiamo il tempo e mettiamo tutto insieme in una figura che
rappresenta uno spazio anti de Sitter. Mettiamo il tempo lungo l’asse verticale.
Ciascuna sezione orizzontale rappresenta lo spazio ordinario ad un particolare istante.
L’Ads si può quindi pensare come un’infinita sequenza di sottili fettine di spazio che,
impilate una sull’altra, formano un continuo spaziotemporale di forma cilindrica.
Immaginiamo adesso di zoomare su una regione prossima al bordo della figura in alto
e di farne un ingrandimento tale da far apparire il bordo quasi rettilineo. Se
semplifichiamo l’immagine sostituendo le figure scure con quadrati, l’immagine
diventa una specie di reticolo fatto di quadrati sempre più piccoli man mano che ci si
avvicina al bordo frattale infinito. Possiamo immaginare l’AdS come un “muro”
infinito di mattoni quadrati: scendendo lungo il muro, ad ogni nuovo strato la
larghezza dei mattoni raddoppia.
Nel 1997, il teorico delle stringhe Maldacena sostenne che due mondi matematici che
80
sembrano del tutto diversi sono in realtà esattamente uguali. Uno ha quattro
dimensioni spaziali ed una temporale (4 + 1), mentre l’altro è (3 + 1)-dimensionale,
come il mondo a cui siamo abituati. Maldacena affermò che la QCD (cromodinamica
quantistica, una teoria dei campi) piatta è “duale” ad un universo anti de Sitter (3 +
1)-dimensionale. Inoltre, in questo mondo tridimensionale materia ed energia
esercitano forze gravitazionali: in altre parole, un mondo a (2 + 1) dimensioni che
include la QCD ma non la gravità è equivalente ad un universo a (3 + 1) dimensioni
con gravità. Come può essere? Tutto sta nella distorsione dello spazio anti de Sitter,
che fa sembrare gli oggetti vicini al bordo più piccoli di quelli nelle regioni più
interne dello spazio. Le descrizioni duali di Maldacena erano una realizzazione del
principio olografico: tutto ciò che accade all’interno dello spazio anti de Sitter “è un
ologramma, un’immagine della realtà codificata su una lontana superficie
bidimensionale”. Un mondo tridimensionale con gravità è equivalente ad un
ologramma quantistico situato sul bordo dello spazio stesso. Il fisico teorico Edward
Witten collegò la scoperta di Maldacena al principio olografico scrivendo il suo
articolo “spazi anti de Sitter ed olografia”.
Lo spazio anti de Sitter è come una “lattina di minestrone”. Le sezioni orizzontali
della lattina rappresentano lo spazio, mentre l’asse verticale rappresenta il tempo.
L’etichetta all’esterno della lattina è il bordo, mentre l’interno rappresenta lo
spaziotempo
vero e proprio. Lo spazio AdS puro è una lattina vuota, che può essere resa più
interessante riempiendola di “minestrone” – ossia materia ed energia. Witten spiegò
che, ammassando abbastanza materia ed energia nella lattina, è possibile creare un
buco nero. L’esistenza di un buco nero nel “minestrone” deve avere un equivalente
sull’ologramma al bordo, ma che cosa? Nella sua “teoria di bordo” Witten sostiene
che il buco nero nel “minestrone” è equivalente ad un “fluido caldo” di particelle
elementari – essenzialmente gluoni. Ora, la teoria dei campi è un caso particolare di
meccanica quantistica, ed in meccanica quantistica l’informazione non viene mai
distrutta. I teorici delle stringhe capirono immediatamente che Maldacena e Witten
avevano dimostrato senza ombra di dubbio che non è possibile far sparire
informazione dietro l’orizzonte di un buco nero.
Maldacena aveva scoperto che due diverse teorie matematiche sono in realtà la stessa
– sono teorie “duali”. Una è la teoria delle stringhe, con tanto di gravitoni e buchi
neri, seppure in uno spazio anti de Sitter (4 + 1)-dimensionale. Tutto ciò che accade
nello spazio AdS è completamente descrivibile per mezzo di una teoria che ha una
dimensione spaziale in meno. Dato che Maldacena è partito da quattro dimensioni
spaziali, la teoria olografica duale ne ha soltanto tre. Il duale olografico è
matematicamente molto simile alla cromodinamica quantistica (QCD), la teoria dei
quark, degli adroni e dei nuclei.
Quindi:
Gravità quantistica in AdS QCD.
L’interesse maggiore del risultato di Maldacena era il fatto che confermasse il
principio olografico e gettasse luce sul funzionamento della gravità quantistica.
81
Riprendiamo in considerazione l’AdS, visto da un punto molto vicino al bordo:
chiameremo questo bordo UV-brana. La UV-brana è quindi una superficie vicina al
bordo. (Ritorniamo nuovamente all’immagine dell’AdS come un “muro” infinito di
mattoni quadrati: scendendo lungo il muro, ad ogni nuovo strato la larghezza dei
mattoni raddoppia. Ricordiamo, inoltre, che il bordo è un “bordo frattale infinito”).
Immaginiamo di allontanarci dalla UV-brana e dirigerci verso l’interno dove i
quadrati si allargano e gli orologi rallentano indefinitamente. Gli oggetti che in
prossimità della UV-brana sono piccoli e veloci diventano grandi e lenti quando ci
addentriamo nello spazio AdS. Ma l’AdS non è la cosa più adatta per descrivere la
QCD. Chiamiamo questo spazio anti de Sitter modificato Q-spazio. Come l’AdS, il
Q-spazio ha una UV-brana dove le cose rimpiccioliscono ed accelerano ma,
diversamente dall’AdS, possiede anche un secondo bordo, chiamato IR-brana. La
IRbrana
è una specie di barriera impenetrabile dove i quadrati raggiungono la loro
estensione massima. Immaginiamo di mettere una stringa quantistica in un Q-spazio,
dapprima in prossimità della UV-brana. Essa apparirà minuscola – forse con diametro
paragonabile alla lunghezza di Planck – e rapidamente vibrante. Ma se la stessa
particella (stringa) viene spostata verso la IR-brana sembrerà ingrandirsi, come se
fosse proiettata su uno schermo che si allontana. Ora prendiamo in considerazione le
vibrazioni. Queste costituiscono una sorta di “orologio” che, accelererà avvicinandosi
all’UV-brana, e rallenterà quando si muove verso la IR-brana. Una stringa in
vicinanza della IR-brana non solo apparirà come un’enorme gigantografia della
propria versione miniaturizzata UV, ma oscillerà anche molto più lentamente di
quest’ultima. Se le particelle ultrapiccole (alla scala di Planck) della teoria delle
stringhe “vivono” in prossimità della UV-brana e le loro versioni ingigantite – gli
adroni (particelle strettamente parenti del nucleo atomico: protoni, neutroni, mesoni e
glueball. Gli adroni sono costituiti da quark e gluoni) – vivono nei pressi della
IRbrana, quanto distano esattamente le une dalle altre? Secondo la figura prima
riportata, per andare dagli oggetti planckiani agli adroni bisogna scendere di circa 66
quadrati. Ma ricordando che ogni “gradino” è alto il doppio del precedente,
raddoppiare 66 volte corrisponde grosso modo ad un’espansione di un fattore 1020.
Il punto di vista più eccitante, è che le stringhe nucleari e quelle fondamentali sono
davvero gli stessi oggetti, visti attraverso una “lente” che ne distorce l’immagine e ne
rallenta il moto. Secondo questo modo di vedere, quando una particella (o stringa) si
trova in vicinanza della UV-brana appare piccola, energetica e rapidamente
oscillante: ha l’aspetto di una stringa fondamentale, si comporta come una stringa
fondamentale, dunque deve essere una stringa fondamentale. Una stringa chiusa
situata in prossimità della UV-brana, ad esempio, sarebbe un gravitone. (Notiamo
che una stringa chiusa ha grosso modo una forma “circolare”, quindi in essa è
insito che per la semplice relazione arccos0,2879è connesso con il numero
aureo. Inoltre le vibrazioni emettono “frequenze” in ottimo accordo con gli
esponenti del numero aureo). Ma la stessa stringa, se si avvicina alla IR-brana,
rallenta e si espande. Da tutti i punti di vista si comporta come una glueball (adrone
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costitutito solo da gluoni). In questa interpretazione il gravitone e la glueball sono
esattamente lo stesso oggetto, situato in punti diversi del fascio di brane. (Quindi, un
bosone – il gravitone – ed un fermione – la glueball – sono in corrispondenza
biunivoca, cioè dall’uno si ottiene l’altro e viceversa, secondo la relazione
fondamentale del modello Palumbo-Nardelli (P-N) ...
...
Ricordando che in meccanica quantistica l’informazione non
viene mai distrutta, non vi è più alcun dubbio che non è possibile far sparire
informazione dietro l’orizzonte di un buco nero. Il buco nero, quindi, evapora in una
varietà di particelle, ma l’informazione “si conserva” pur se in un'altra forma. La
viscosità e l’evaporazione sono solo due delle tante proprietà che il brodo di quark ha
in comune con l’orizzonte degli eventi.
La gravità trova il suo pieno compimento nei buchi neri. I buchi neri non sono
semplicemente stelle molto dense: sono piuttosto giganteschi serbatoi di
informazione, in cui i bit sono fittamente stipati. È di questo che si occupa in ultima
analisi la gravità quantistica: informazione ed entropia fittamente stipate
Sul link
Sul link
[PDF]1 The mathematical theory of black holes.
Mathematical connections ...
empslocal.ex.ac.uk/~mwatkins/zeta/nardelli2010c.pdf
84
Michele Nardelli, Antonio Nardelli, Francesco Di
Noto, Pierfrancesco Roggero
Buchi neri e buchi bianchi
Nella relatività generale, si definisce buco nero una
regione dello spaziotempo con un campo
gravitazionale così intenso che nulla al suo interno
può sfuggire all'esterno, nemmeno la luce. La velocità
di fuga di un buco nero è superiore alla velocità della
luce, e poiché la velocità della luce è un limite
insuperabile, nessuna particella di materia o nessun
tipo di energia può allontanarsi da quella regione. Il
paradosso dell'informazione del buco nero (traduzione
dell'inglese black hole information paradox) risulta
dalla combinazione della meccanica quantistica e
relatività generale.
Implica che l'informazione fisica potrebbe "sparire" in
un buco nero, permettendo a molti stati fisici di
evolvere nello stesso identico stato. Questo è un
argomento controverso poiché esso viola la dottrina
comunemente accettata secondo la quale
l'informazione totale riguardo a un sistema fisico in un
punto temporale determinerebbe il suo stato in ogni
altro tempo
85
dal quale riportiamo il brano che si riferisce alla
sezione aurea, che noi proponiamo come elemento
unificatore di una futura teoria del tutto:
Sul link
87
“…But now we see Fibonacci connections
1 = r1
196884 = r1 + r2
21493760 = r1 + r2 + r3
864299970 = 2r1 + 2r2 + r3 + r4
20245856256 = 3r1 + 3r2 + r3 + 2r4 + r5
333202640600 = 5r1 + 5r2 + 2r3 + 3r4 + 2r5 + r7
Now we can write first column also in this way:
0r1 ...
1r1...
1r1...
2r1...
3r1...
5r1...
We can see, with a good evidence, that numbers in
red are Fibonacci numbers. This could be
important for the Fourier expansion and its
applications in string theory, symmetries and so
on. We have find Fibonacci numbers in some
natural phenomena connected with gravity (Ref.1),
strings Ref.2) and other ( Ref. 3 and Ref. 4)
Conclusion
We can conclude that Fibonacci numbers are
present in quantum world and in macroscopic
world (human level, planets level and cosmic level),
and this could be useful for a possible future
Theory Of Everything (TOE).”
88
sul link
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Caltanissetta 1.6.2018
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