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Enrico Caruso
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – Napoli, 2 agosto


1921) è stato un tenore italiano. Viene considerato il tenore
per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e
all'inconfondibile malìa dello strumento vocale.

Indice

1 Biografia
1.1 Infanzia ed esordi
1.2 Un amore sfortunato
1.3 Fischi al Teatro San Carlo. Verità o leggenda?
1.4 Primo cantante a incidere dischi
1.5 Caruso e il Metropolitan
1.6 Gli ultimi anni
1.7 Malattia e morte
2 Giudizio critico sull'artista
3 Nella cultura popolare
4 Repertorio e debutti Enrico Caruso.
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni

Biografia
Infanzia ed esordi

Nacque a Napoli, in via SS. Giovanni e Paolo 7, nel quartiere di


San Carlo all'Arena : proveniva da una povera famiglia di
Piedimonte d'Alife (ora Piedimonte Matese, in provincia di
Caserta). Il padre, Marcellino (1840 – 1908), era un operaio
metalmeccanico; la madre, Anna Baldini (1838 – 1888), faceva
la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17
figli, tutti morti. Dopo di lui nacquero altri tre fratelli.

Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a


Targa commemorativa sulla casa lavorare col padre in fonderia, ma sotto l'insistenza della madre
dei coniugi Caruso a Piedimonte si iscrisse a una scuola serale, dove scoprì di essere portato per il
Matese. disegno: iniziò a elaborare progetti di fontane per l'officina dove
lavorava. Nel frattempo qualcosa stava crescendo in lui: la sua
voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli vennero insegnate dai maestri Schirardi e
De Lutio.

Nel 1888 la madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.

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Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche


apparizione in spettacoli teatrali. La sua voce nel frattempo si
era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono a non
bastargli più. La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo
Missiano, sentendolo cantare, si entusiasmò a tal punto che lo
presentò al maestro Guglielmo Vergine, il quale accettò di dargli
lezioni per migliorare la voce, ma pretese da lui il 25% dei suoi
compensi con un contratto che sarebbe durato cinque anni.

Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un


mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e a un
maggiore che era amante della musica, venne congedato e
mandato a casa per permettergli di continuare a cantare e a
studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine, Caruso si
sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di
Ambroise Thomas non venne accettato. Esordì il 16 novembre
1894 con una parte ne L'amico Francesco di Domenico Morelli, Caruso posa accanto a un elegante
percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due grammofono modello Victrola.
a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona
critica).

Un amore sfortunato

Iniziò a esibirsi nei teatri di Caserta, Napoli e Salerno, e fece la sua prima esibizione all'estero al
Cairo, percependo 600 lire per un mese di lavoro. Nel 1897, a Salerno, Caruso conobbe il direttore
d'orchestra Vincenzo Lombardi che gli propose di accompagnarlo nella stagione estiva a Livorno.
Qui Caruso conobbe il soprano Ada Botti Giachetti, sposata e madre di un bambino. Con lei ebbe
una relazione che durò undici anni, da cui nasceranno due figli: Rodolfo (1898 – 1951) ed Enrico
junior (1904 – 1987). Ada lo lasciò per fuggire con Romati, il loro autista, con il quale cercò anche
di estorcergli denaro. La vicenda finì in un'aula di tribunale con la dichiarazione di colpevolezza per
la Giachetti, condannata a tre mesi di reclusione e a 100 lire di multa.

Fischi al Teatro San Carlo. Verità o leggenda?

« La vita mi procura molte sofferenze. Quelli che non hanno mai provato niente, non possono
cantare. »
(Enrico Caruso)

Nel 1898 Caruso esordì al Teatro Lirico di Milano nel ruolo di Loris in Fedora di Umberto
Giordano; seguirono poi tournée in Russia, a Lisbona, Roma, Montecarlo e al Covent Garden di
Londra dove interpretò il Rigoletto di Giuseppe Verdi; l'anno dopo si esibì a Buenos Aires.

Nel luglio 1899 fu Parpignol nella prima rappresentazione nel Royal Opera House, Covent Garden di
Londra di La Bohème di Giacomo Puccini.

Nel novembre 1899 nel Teatro Costanzi di Roma interpretò Osaka nella ripresa di Iris di Pietro
Mascagni, Enzo nella ripresa di La Gioconda di Amilcare Ponchielli e con Faust in Mefistofele
termina nel mese di dicembre.

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Nel dicembre 1900 Caruso cantò nuovamente alla Scala, in


occasione della ripresa di La Bohème, serata inaugurale della
stagione lirica, diretta da Arturo Toscanini e, nel 1901 a Napoli
al Teatro San Carlo dietro un compenso di 3.000 lire a recita.
Qui, la tradizione o forse la leggenda vogliono che durante
l'interpretazione de L'elisir d'amore abbia avuto la sua più
grande delusione: la sua emozione e un'insicurezza malcelata
non lo avrebbero fatto cantare al meglio. Fortemente deluso
dalla reazione dei suoi concittadini e dalle critiche che gli
Il San Carlo di Napoli sarebbero state rivolte (centrate sul fatto che la sua voce fosse
portata maggiormente al registro di baritono piuttosto che a
quello di tenore), avrebbe deciso di autoesiliarsi e di non cantare mai più nella sua città natale.

Le cronache del 31 dicembre 1901 e del 5 gennaio 1902 su Il Pungolo, il quotidiano che seguiva la
vita teatrale di Napoli, riportano in realtà dell'emozione che irretì il tenore nel primo atto, rotta dagli
applausi sempre crescenti fino alla richiesta del bis[1]. E ancor meglio andarono le repliche. Semmai
sarebbe stata la severa ma non prevenuta critica di Saverio Procida sempre su Il Pungolo a infastidire
fortemente Caruso, cui il critico rimproverò la scelta di un repertorio al di sotto delle sue possibilità
vocali e interpretative. Caruso effettivamente non cantò più a Napoli, ma in realtà non cantò più in
Italia[2] andando incontro al suo successo negli Stati Uniti e in Sud America.

Sempre nel 1901 interpretò Florindo nella première nel Teatro alla
Scala di Milano de Le maschere di Pietro Mascagni diretto da Arturo
Toscanini, e il duca di Mantova nella ripresa nel Teatro Comunale di
Bologna di Rigoletto di Giuseppe Verdi. Nel febbraio 1902, nella
Salle Garnier del Théâtre du Casino di Montecarlo con Nellie Melba,
fu Rodolphe nella prima rappresentazione de La vie de bohème di
Giacomo Puccini, e ancora il duca di Mantova nella ripresa di
Rigoletto.

Primo cantante a incidere dischi

Dopo l'episodio napoletano Caruso cercò comunque di curare di più


la sua voce per correggere i difetti, e di crearsi un repertorio.

L'11 aprile del 1902, a Milano, incise dieci dischi con arie d'opera per
conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter
Company. Il cantante napoletano fu il primo a cimentarsi nella
"nuova tecnologia", fino ad allora snobbata dagli altri cantanti, con Shellac record (1908),
grande successo. Fu il primo artista nella storia a vendere più di un fabbricati ad Hannover
milione di dischi, con l'aria Vesti la giubba dall'opera Pagliacci di (Germania). Aria dall'opera
Ruggero Leoncavallo, incisa nel 1904[3]. La Forza del Destino, cantata
Enrico Caruso. Registrazione
Nel maggio 1902 interpretò ancora il duca di Mantova nella ripresa al
del 1906.
Royal Opera House, Covent Garden di Londra di Rigoletto e in
dicembre nella ripresa al Teatro Costanzi di Roma. Il 6 novembre
1902 fu Maurizio nella première nel Teatro Lirico Internazionale di Milano di Adriana Lecouvreur
di Francesco Cilea.

Nel gennaio e marzo 1903 si esibì ancora come Faust in Mefistofele al Teatro Costanzi di Roma.

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Caruso e il Metropolitan

A novembre del 1903 si recò negli Stati Uniti[4], quando ancora


stava con la sua amata Ada: il contratto col Teatro Metropolitan
di New York lo ottenne grazie alla mediazione del banchiere
Pasquale Simonelli, e il suo debutto avvenne il 23 novembre con
il duca di Mantova nella ripresa di Rigoletto. Il pubblico gli
chiese di bissare La donna è mobile.

Passato l'impasse della prima, ebbe un tale successo con le


successive rappresentazioni da diventare l'idolo dei melomani
Il Met nel 1905. dell'epoca. Sempre nel 1903 al Metropolitan Opera House fu
Radamès in Aida, Cavaradossi in Tosca (bissando E lucevan le
stelle), Rodolfo ne La bohème, Canio in Pagliacci (bissando
Vesti la giubba) e Alfredo ne La traviata. Nel gennaio 1904 interpretò Edgardo ne Lucia di
Lammermoor e Nemorino ne L'elisir d'amore.

Caruso stesso commissionò a Tiffany & Co. la produzione di una medaglia in oro 24 carati col suo
profilo, per ricordo delle sue recite al Metropolitan di New York, da distribuirsi tra i suoi intimi.

Caruso pretendeva ingaggi esorbitanti, ma era anche capace di cantare gratis per allietare gli
emigranti. Non ci fu solo la fama in America per Caruso: il tenore subì anche la gelosia e l'invidia di
chi lo fece accusare di molestie sessuali a una giovane sconosciuta e gridò allo scandalo per un bacio
scambiato in scena con la soubrette Lina Cavalieri. Caruso venne condannato a pagare un'ammenda,
subendo un'ingiustizia e una cocente umiliazione.

Nel 1904 in marzo fu ancora il duca di


Mantova nella ripresa nella Salle Garnier Medaglia raffigurante Enrico Caruso
del Théâtre du Casino di Montecarlo di
Rigoletto; in aprile comparve nella prima La medaglia fu regalata da Enrico Caruso a Pasquale
rappresentazione nel Théâtre Sarah- Simonelli, il suo impresario di New York nel 1903.
Bernhardt di Parigi con Lina Cavalieri;
ancora al Met nel novembre 1904 fu Enzo
ne La Gioconda; in dicembre interpretò
Gennaro nella Lucrezia Borgia, bissando
Com'è soave, e nel febbraio 1905 Raoul de
Nangis ne Les Huguenots e Riccardo in Un
ballo in maschera.

Nel maggio 1905 fu Loris Ipanov nella


prima rappresentazione nel Théâtre Sarah-
Bernhardt di Parigi di Fedora di Umberto Diritto: Caruso a Rovescio: Musa della
Giordano, ancora con Lina Cavalieri. sinistra. In basso a destra: Musica con lira. Sopra
Salanto, firma dell'autore PER RICORDO. Attorno
Al Metropolitan nel 1905 in novembre fu della medaglia. al bordo: TIFFANY &
Fernando ne La Favorita; in dicembre Co. 24 carati GOLD
Elvino ne La sonnambula; nel 1906 in (oro) Y (27 mm.).
gennaio Faust nell'opera omonima; in
febbraio Lionel in Martha, bissando

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M'appari e Don José in Carmen; in dicembre il Conte Loris Ipanov in Fedora, sempre con Lina
Cavalieri: visto l'entusiasmo del pubblico al termine del II atto, Enrico Caruso e Lina Cavalieri ne
bissarono la scena finale.

Nel gennaio 1907 interpretò Maurice nella prima rappresentazione alla French Opera House di New
Orleans di Adriana Lecouvreur, con Lina Cavalieri; al Metropolitan, Vasco de Gama ne L'Africaine
e Des Grieux in Manon Lescaut con Lina Cavalieri; ancora al Met in febbraio fu Pinkerton in
Madama Butterfly; in novembre Maurizio in Adriana Lecouvreur con Lina Cavalieri; in dicembre
Osaka in Iris; nel 1908, in marzo, Manrico ne Il trovatore; e in dicembre Turiddu in Cavalleria
rusticana, diretto da Toscanini.

Gli ultimi anni

Nel 1909 Caruso incise una serie di ventidue canzoni napoletane che comprendeva anche Core
'ngrato, scritta da Riccardo Cordiferro e da Salvatore Cardillo e ispirata alle sue vicende sentimentali
dopo l'abbandono da parte della Giachetti. Nello stesso anno venne operato a Milano per una
laringite ipertrofica, intervento che sul momento non compromise la sua carriera, tanto da
consentirgli di continuare le sue tournée per il mondo, senza trascurare recite per beneficenza
durante il periodo della guerra.

Nel gennaio 1910 fu Federico in Germania diretto da Toscanini


al Metropolitan; in giugno, Faust e Othello nelle riprese parziali
al Théâtre de l'Opéra di Parigi di Faust di Charles Gounod, e del
3° atto di Othello di Giuseppe Verdi; in novembre, Rinaldo nella
prima rappresentazione di Armide di Christoph Willibald Gluck,
al Metropolitan Opera House di New York, diretto da Arturo
Toscanini; il 10 dicembre, Dick Johnson nella première di La
fanciulla del West di Giacomo Puccini.

Al Wiener Staatsoper nel 1912 fu Gustaf III in Un ballo in


maschera, e Mario Cavaradossi in Tosca; nel 1913, Des Grieux
in Manon (Massenet) diretto da Toscanini; nel 1914, Julien
nell'opera omonima di Gustave Charpentier; e nel 1915 Samson
in Samson et Dalila.
Con Rosa Ponselle ne La forza del
Nel 1915, in marzo, interpretò Arturo Buklaw nella ripresa di
destino.
Lucia di Lammermoor alla Salle Garnier del Théâtre du Casino
di Montecarlo; in aprile, Canio nella ripresa di Pagliacci
Ruggero Leoncavallo; nel 1916, Nadir in Les pêcheurs de perles al Metropolitan; nel 1918, Flammen
in Lodoletta, Jean of Leyden ne Le prophète con Claudia Muzio, Avito ne L'amore dei tre re ancora
con la Muzio, e Don Alvaro ne La forza del destino con Rosa Ponselle.

Il 28 agosto del 1918 sposò Dorothy Benjamin (1893 – 1955), ragazza statunitense di buona
famiglia, dalla quale ebbe una figlia, Gloria (1919 – 1999).

Nel 1919 al Met cantò in un concerto dedicato ai suoi 25 anni di carriera e fu Eléazar ne La Juive
con la Ponselle.

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Malattia e morte

Dopo una lunga tournée in Nordamerica, nel 1920, la salute del tenore iniziò a peggiorare. Varie le
ipotesi al riguardo: suo figlio Franco, per esempio, collocava l'evento scatenante in un incidente
occorso durante il Sansone e Dalila del 3 dicembre, quando il tenore fu colpito al fianco sinistro da
una colonna crollata dalla scenografia. Il giorno dopo, prima della rappresentazione di Pagliacci,
Caruso ebbe un accesso di tosse e lamentò un forte dolore intercostale.

L'11 dicembre, il tenore ebbe una forte emorragia alla gola: la rappresentazione fu sospesa dopo il
primo atto. Il 24 dicembre fece la sua ultima apparizione al Met con Eléazar ne La Juive:
complessivamente Caruso andò in scena per oltre 800 rappresentazioni al Metropolitan.

Solo il giorno di Natale, quando il dolore si era fatto insostenibile, gli fu diagnosticata una pleurite
infetta. Operato il 30 dicembre al polmone sinistro, trascorse la convalescenza in Italia, a Sorrento.
Dopo una lieve ripresa ebbe una ricaduta dovuta, secondo la moglie, alle cure di un inesperto medico
locale. Diretto a Roma per un nuovo intervento chirurgico, morì 11 ore dopo il 2 agosto 1921 in una
stanza dell'albergo Vesuvio a Napoli, assistito dalla moglie, dal medico e da chi gli voleva bene[5]
all'età di 48 anni.

È sepolto a Napoli, in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto in via Nuova del
Campo (Doganella), a pochi metri dalla tomba di Antonio de Curtis, detto Totò.

Caruso interpretò due film come protagonista: My cousin e The splendid romance.

Giudizio critico sull'artista


Poiché fu il primo cantante a sfruttare con
consapevolezza le potenzialità (anche remunerative)
offerte dal disco, la sua fama gli sopravvisse per molti
anni, rendendo sempre aperta la caccia a chi, tra le
grandi voci di tenore, ne potesse essere considerato a
buon diritto l'erede.

Le doti naturali del giovane Caruso, per la verità, non


apparivano indiscutibili: aveva voce poco potente, facile
all'incrinatura sugli acuti e decisamente "corta", sì che, a
volte l'emissione di un semplice "la" naturale poteva
causargli delle difficoltà, al punto che lo si sarebbe I funerali di Enrico Caruso
potuto anche considerare un baritono.

Con l'applicazione, tuttavia, Caruso, da intelligente autodidatta particolarmente esigente nei propri
confronti, arrivò a sviluppare una personale tecnica vocale (in cui l'intero torace – a un tempo
mantice e organo – vibrava amplificando magnificamente i suoni) tale da correggere tutti i principali
difetti dei primi anni di carriera, utilizzando il naturale colore scuro della voce come un elemento di
virile seduzione.

In un panorama vocale che stava faticosamente abbandonando certe leziosità ottocentesche (quelle
amate a Napoli, dove infatti Caruso fu criticato per la sua esibizione ne L'elisir d'amore) e a cui
mancavano ancora le voci adatte a rendere le violente passioni portate sulla scena dalla giovane
scuola, Caruso fu la personalità giusta al momento giusto: seppe dare un'interpretazione straordinaria
di Canio e di altri ruoli veristi, come Chénier, ma anche di quelli di Aida, Rigoletto, o Faust, opere

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cantate con un gusto del tutto nuovo e ben testimoniate da dischi tecnicamente primordiali, ma
eccezionali sotto il profilo puramente vocale. Entrò quindi anche nelle grazie di Puccini che scrisse
per lui La fanciulla del West.

Dopo l'operazione per eliminare dei noduli alle corde vocali subita nel 1909 la sua voce, come ben
testimoniato dai dischi, divenne ancora più brunita, talune agilità gli furono precluse e sempre più
faticoso divenne l'uso della mezzavoce. Ciò non di meno Caruso rimase un interprete inarrivabile per
impeto e passionalità e, almeno fino al "si" acuto, in grado di afferrare di slancio acuti tonanti che
mandavano in visibilio il pubblico e risuonano anche nelle numerose incisioni di canzoni napoletane.
[6]
Si narra che, durante un'opera, fece un acuto tale da far tremare il lampadario del teatro (senza
amplificazioni).

È importante ricordare che i metodi di registrazione fonografica del tempo non permettevano di
registrare la completa gamma vocale dell'interprete. I supporti avevano una durata massima di 4
minuti e mezzo e molti pezzi furono accorciati per rispettare tale limite.

Nella cultura popolare


■ Il film Fitzcarraldo del 1982, diretto da Werner Herzog, ha come protagonista un melomane
(Klaus Kinski) ossessionato da Caruso al punto da voler costruire, per farlo esibire, un teatro
lirico nella profonda foresta amazzonica, a Iquitos.
■ Gli è stato dedicato un asteroide, 37573 Enricocaruso.
■ Il cantante italiano Lucio Dalla gli ha dedicato una canzone, intitolata appunto Caruso, celebre
in tutto il mondo. Il brano venne scritto a Sorrento, («...davanti al golfo di Surriento...»),
nell'albergo in cui Caruso soggiornò prima dell'improvviso malore che gli avrebbe causato la
morte qualche ora dopo. Lucio Dalla si trovava ospite d'eccezione in loco in attesa del
ricambio di un pezzo della sua imbarcazione guastatasi poco prima.
■ Anna Magnani, Renata Tebaldi, Sophia Loren, Bernardo Bertolucci, Andrea Bocelli, Enrico
Caruso e Arturo Toscanini sono gli unici italiani ad avere una stella nella Hollywood Walk of
Fame, la strada di Hollywood dove sono incastonate oltre 2000 stelle a cinque punte che
recano i nomi di celebrità onorate per il loro contributo - diretto o indiretto - allo star system e
all'industria dello spettacolo.
■ Nella villa Caruso di Bellosguardo a Lastra a Signa è stato aperto dal 25 febbraio 2012 il
museo Enrico Caruso[7], l'unico in Italia dedicato al tenore. Il museo raccoglie cimeli e oggetti
quotidiani appartenuti al grande tenore.
■ Alla vita di Enrico Caruso è ispirata la fiction Caruso, la voce dell'amore, trasmessa in prima
serata su RaiUno il 23 e 24 settembre 2012.

Repertorio e debutti
■ L'amico Francesco (Morelli) - Napoli, 15 marzo
La donna è mobile (info file)
1895 (Primo interprete)
0:00 MENU
■ Faust – Caserta, 28 marzo 1895
■ Cavalleria Rusticana – Caserta, aprile 1895;
■ Camoens (Musoni) - Caserta, maggio 1895 Ave Maria (info file)
■ Rigoletto – Napoli, 21 luglio 1895 0:00 MENU
■ La traviata – Napoli, 25 agosto 1895
■ Lucia di Lammermoor – Il Cairo, 30 ottobre 1895 Vesti la giubba (info file)
■ La Gioconda – Il Cairo, 9 novembre 1895 0:00 MENU
■ Manon Lescaut – Il Cairo, 15 novembre 1895
■ I Capuleti e i Montecchi – Napoli, 7 dicembre 1895 La partida (info file)
■ Malia – Trapani, 21 marzo 1896 0:00 MENU

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■ La sonnambula – Trapani, 24 marzo 1896


■ Marriedda – Napoli, 23 giugno 1896 No! Pagliaccio non son! (info file)
■ I puritani – Salerno, 10 settembre 1896 0:00 MENU
■ La Favorita – Salerno, 22 novembre 1896
■ A San Francisco – Salerno, 23 novembre 1896
■ Carmen – Salerno, 6 dicembre 1896
■ Un Dramma in vendemmia – Napoli, 1º febbraio 1897
■ Celeste – Napoli, 6 marzo 1897 (Primo interprete)
■ Il Profeta Velato – Salerno, 8 aprile 1897
■ La bohème – Livorno, 14 agosto 1897
■ La Navarrese – Milano, 3 novembre 1897
■ Il Voto – Milano, 10 novembre 1897 (Primo interprete)
■ L'Arlesiana – Milano, 27 novembre 1897 (Primo interprete)
■ Pagliacci – Milano, 31 dicembre 1897
■ La bohème (Leoncavallo) - Genova, 20 gennaio 1898
■ I pescatori di perle – Genova, 3 febbraio 1898
■ Hedda – Milano, 2 aprile 1898 (Primo interprete)
■ Mefistofele – Fiume, 4 marzo 1898
■ Sapho – Trento, 3? giugno 1898
■ Fedora – Milano, 17 novembre 1898 (Primo interprete)
■ Iris – Buenos Aires, 22 giugno 1899
■ La Regina di Saba – Buenos Aires, 4 luglio 1899
■ Yupanki – Buenos Aires, 25 luglio 1899
■ Aida – San Pietroburgo, 3 gennaio 1900
■ Un ballo in maschera – San Pietroburgo, 11 gennaio 1900
■ Maria di Rohan – San Pietroburgo, 2 marzo 1900
■ Manon – Buenos Aires, 28 luglio 1900
■ Tosca – Treviso, 23 ottobre 1900
■ Le Maschere – Milano, 17 gennaio 1901 (Primo interprete)
■ L'elisir d'amore – Milano, 17 febbraio 1901
■ Lohengrin – Buenos Aires, 7 luglio 1901
■ Germania – Milano, 11 marzo 1902 (Primo interprete)
■ Don Giovanni – Londra, 19 luglio 1902
■ Adriana Lecouvreur – Milano, 6 novembre 1902 Primo interprete
■ Lucrezia Borgia – Lisbona, 10 marzo 1903
■ Les Huguenots – New York, 3 febbraio 1905
■ Martha – New York, 9 febbraio 1906
■ Carmen – San Francisco, 17 aprile 1906 (la notte precedente il grande terremoto: Caruso
dichiarò che non sarebbe più tornato a San Francisco)
■ Madama Butterfly – Londra, 26 maggio 1906
■ L'Africana – New York, 11 gennaio 1907
■ Andrea Chénier – Londra, 20 luglio 1907
■ Il trovatore – New York, 26 febbraio 1908
■ Armide – New York, 14 novembre 1910
■ La fanciulla del West – New York, 10 dicembre 1910 (Primo interprete)
■ Julien – New York, 26 dicembre 1914
■ Samson et Dalila – New York, 24 novembre 1916
■ Lodoletta – Buenos Aires, 29 luglio 1917
■ Le Prophète – New York, 7 febbraio 1918
■ L'Amore dei Tre Re – New York, 14 marzo 1918
■ La forza del destino – New York, 15 novembre 1918
■ La Juive – New York, 22 novembre 1919.

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Al momento della morte il tenore stava preparando il ruolo di Otello, dall'omonima opera di
Giuseppe Verdi. Sebbene non sia riuscito a portarlo in scena, registrò comunque due magnifiche
selezioni dell'opera: l'aria Ora e per sempre addio e il duetto con Iago, Sì, pel ciel marmoreo, giuro,
insieme al grande baritono Titta Ruffo.

Caruso aveva nel repertorio circa 521 canzoni.

Note
1. ^ Caruso e quei fischi al "San Carlo" mai ricevuti (http://www.napoli.com/viewarticolo.php?
articolo=38882) . napoli.com
2. ^ Enrico Caruso l'emigrante leggendario (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-
ab7f87c5-7c93-4cfc-a45a-a852fdff7ae2.html?p=0)
3. ^ Chronomedia 1904 (http://www.terramedia.co.uk/Chronomedia/years/1904.htm) (html). URL consultato
in data 21-01-2012.
4. ^ Risiedette al Knickerbocker Hotel, ora un prestigioso palazzo con uffici societari chiamato Six Times
Square.
5. ^ L'impressione in tutto il mondo per la morte di Caruso, La Stampa, 3 agosto 1921, p. 5.
6. ^ Gargano P., Una vita, una leggenda. Enrico Caruso: il più grande tenore di tutti i tempi, Mondadori,
1997.
7. ^ Enrico Caruso - home (http://www.museoenricocaruso.it/)

Bibliografia
■ Camillo Antona Traversi, Ricordi parigini, Ancona, La lucerna, 1929.
■ Associazione Museo E. Caruso, Caruso. Mille volti di un uomo moderno, Milano, Finespo,
1993. [Catalogo della mostra organizzata a Milano in occasione del 120º anniversario della
nascita]
■ Gemma Bellincioni, Io e il palcoscenico. Trenta e un anno di vita artistica, Milano, Quintieri,
1920.
■ Augusto Carelli, Emma Carelli. Trent'anni di vita del teatro lirico, Roma, P. Maglione, 1932.
■ Lina Cavalieri, Le mie verità, Roma, Soc. An. Poligr. Italiana, 1936.
■ Antonio Cigliano (a cura di), Enrico Caruso. Una memoria negata, Napoli, De Gregori, 2000.
ISBN 88-87698-01-5.
■ Nicola Daspuro, Enrico Caruso. Illustrato con 8 tavole fotografiche e 19 caricature, Milano,
Sonzogno, 1938.
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■ Mouchon (Jean-Pierre)- "Enrico Caruso. L'homme et l'artiste", 2 volumi (Marsiglia, Terra
Beata, Société littéraire et historique, 2011, 1359 pp., ill.) Questo studio è una nuova edizione
della tesi del 1978 rielaborata, accresciuta, con resoconti completi, iconografia, indice dei
nomi, lettere di Caruso, ecc. È stata pubblicata in due volumi, su CDRom e si trova messa a
disposizione degli studiosi sul sito http://enrico-caruso.dyndns.org/
■ Mouchon (Jean-Pierre)-"Enrico Caruso. Deuxième partie. (La voix et l'art, les
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(Association internationale de chant lyrique TITTA RUFFO, 2012, 433 pp., ill.).
■ Rivero (Pedro Eduardo)- "Caruso en la Argentina" (Buenos Aires Editorial Universitaria de
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■ Springer, Ch. - Enrico Caruso. Tenor der Moderne (Holzhausen, Vienna 2002). ISBN 3-
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Voci correlate
■ Villa I Pini – residenza di Enrico Caruso a Firenze
■ Villa Caruso di Bellosguardo – residenza di Enrico Caruso a Lastra a Signa
■ Museo Enrico Caruso - presso la Villa Bellosguardo di Lastra a Signa

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Collegamenti esterni
■ (IT) Museo Enrico Caruso (http://www.museoenricocaruso.it)
■ (EN) Enrico Caruso Museum of America (http://www.enricocarusomuseum.com)
■ (EN) Archivio incisioni di Enrico Caruso in MP3 (http://archive.org/search.php?
query=creator%3A%22Caruso%22%20AND%20mediatype%3Aaudio)

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