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ACCOLTI E ANNOTATI
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POPOLARI SICILIANI
I N A G GIUNTA A QUELLI DEL WI G 0
RACCOLTI E ANNOTATI
DA
SALVATORE SALOMONE - MARINO
P A L ER M 0
PREsso FRANCESCO GILIBERTI ED I roRE
Via Montesanto, i 7.
1867,
L'Editore intende valersi dei dritti accordatigli dalle leggi
su la proprietà letteraria.
i
VITO SALOMONE E GIOVANNA MARINO
MIEI DILETTISSIMI GENITORI
Sl fe infinite cute, i docti
coutpenso a
fizi, l'auote iwuendo, e più i 3o 99i e vit
tuosi consigli vostvi, fa via vita stesso ucu
6asterebbe. Come pvino pe9to òi viveteute,
affetto fifiate e Tèi 9totituòitte etevivo, io vi
intitoſo questo volumetto èi Conti èei popofo
nostro èo me vaccoſti. C' poco cose, fo ve99o.
Se to safute e fa mente non mi vetta wetto,
potrò io fotse in ovvenire presentavi coso Oeguo
èi 42oi. Per ovo 9to òite queste po 9ine, e con queſ
cuote col quo ſe il figlio vostro ve fe offerisce.
Palermo, 1 maggio 1867.
PREFAzioNE.
–
a - Cu' voli puisia vegna 'n Sicilia
Ca porta la bannera di vittoria;
Li so' nnimici nn'avirrannu 'nvidia
Ca Diti cci desi ad idda tanta gloria.
Canti e canzuni nn'avi centu milia
E lu pò diri cu grannizza e boria;
Evviva, evviva sempri la Sicilia,
La terra di l'amuri e di la gloria !
Canto popolare.
lettore; se nascesti in quest'Isola, o vi fosti
e conoscesti bene il suo popolo, son sicuro che
non accuserai di orgoglio municipale l'epigrafe
mia: l'ignoto poeta che dettava questo canto
stupendo ben doveva conoscere come inesauri
bile fosse in Sicilia il tesoro della poesia. E come
diversamente può avvenire sotto un cielo si bello
e si limpido, in un suolo dove la vallata ed il
colle, il burrone e la pianura, i giardini dell'0-
doroso arancio, e gli oliveti e i vigneti e le
pittoresche palazzine si succedono, si confondo
no a perdita d'occhio e in una primavera per
VI PREFAZIONE,
petua? L'aura stessa ti desta in cuore un alito
divino di poesia, ti infiamma la mente, ti schiu
de al canto le labbra. – Nasce poeta chiunque
è figlio di questa bellissima, sebbene infelicis
sima, terra del sole; e l'onesto artigiano, l'affa
ticato marinaio, il laborioso contadino, la pulita
massaia, l'innamorata fanciulla improvvisano
mentre attendono alle proprie fatiche, che sce
mano col canto ed allegrano, 1 Cosi dal fondo
del loro cuore sgorga quella poesia ch'è la vera,
che ti passa all'anima, ed è ripiena di quelle
bellezze che il popolo solo sa mettere nei suoi
versi: quelle bellezze che, quando una passione
lo agita, egli ritrae dalla natura sensibile che
lo circonda, o dal suo cuore ricava,
Al poeta del popolo sono ignoti l'orpello e le
freddure dei retori, le deliranti gonfiezze secen
tistiche, le sdolcinature arcadiche, le misteriose
inintelligibili frasi dei filosofi. Guidato dalla na
tural filosofia, egli ti parla col linguaggio del
cuore, con quella poesia ch'è tutta miele, sem
plice, linda, svariatissima, qual'è appunto la
natura sua madre; ben diversa quindi dalla
poesia letterata, che pur troppo « è un gran
1 Questo hanno notato in Sicilia anche gli stranieri, come
puoi vedere nell'opera, del Dally sugli Usi e costumi di tutti
i popoli del mondo.
42
- - - - -
-
-
- - - -
--
-
-
- -
- - - -
-
----
- -
- - -
PREFAZIONE. - vii
piano magnificamente coperto d'un bel manto
di neve 1 ). -
Questa inimitabile poesia, cantata al lume
della luna nelle placide sere di estate, o in
quelle dell'autunno, quando la campagna e l'abi
tato son per vendemmia festanti; cantata dallo
sconsolato prigioniero, mentre appoggia alle in
ferriate del carcere la squallida faccia; cantata
con quella armoniosa melanconia che gli Arabi
ci lasciarono e che il popolo di tutta l'Isola
ha ormai fatta sua º, ti desta in seno tanti af
fetti, nella mente tante ricordanze, e l'animo ti
rapisce in un arcano sentimento che non ha
m0ll10, -
Splendidissima corona intrecciava alla Sicilia
l'illustre Lionardo Vigo, nel 1857, col suo bel
volume ricco di mille e trecento circa canti
popolari. Tuttavia quante gemme a questa co
rona non mancano ? E sì che il Vigo, aiutato
da valenti letterati dell'Isola, die' fuori una
raccolta che si lasciò dietro le altre del resto
della Penisola, e non fu fors'anco raggiunta dalla
toscana del Tigri, alla quale però incontrasta
1 Tommaseo, nell'Antologia di Firenze, vol. 48 della colle
zione, 8 del secondo decennio, ott. 1832.
2 Vedi lo scritto dell'egregio Di Giovanni nel Borghini di
Firenze, anno I, n. 4 (aprile). -
VlII - PREFAZIONE.
bile resta il merito della lingua. – Io ho raccolto
i miei 750 canti in questa provincia di Palermo,
dove il Vigo non fu a spigolare; molti ne ho
trovati in Palermo, in Termini e in qualche
altro paese già da lui spigolato; la qual cosa
mi mostra che, se il simile si facesse nel resto
della Sicilia, specialmente nella provincia di
Trapani, una messe nuova e non iscarsa di canti
si troverebbe, e meglio potrebbe mostrare che
fra noi la poesia popolare è una miniera che,
più scavi, più abbondante la trovi 1. -
Due paroline 0ra, 0 lettore, sulla via da me
tenuta in questa raccolta – Intendendo, anzi
tutto, fare un'aggiunta al Vigo, m'è parso giu
sto di seguire le sue tracce. Ho accettata la
partizione metodica ch'egli fece dei canti ; ma
mi parve troppo diffusa e un po' scapigliata;
l'ho quindi ristretta, e insieme rimpastata in
parte, perchè i canti si succedessero secondo
l'ordine logico che io mi prefissi. Se bene o
male ho fatto, giudicane tu, o lettore; io ti
i Parimenti più ricca delle altre provincie italiane è la Si
cilia di proverbi, come chiarissimamente mostrerà la raccolta
che il mio carissimo G. Pitrè sta preparando, la quale finora
conta novemila proverbi, senza le infinite varianti e i modi
proverbiali, i quali esclude. Cinquemila circa o poco più ne
contiene la Toscana, che pure è la più ricca fra le altre della
Italia 1
5 - º -
- - –-
- - -- - -
-- - - e - - ----
- -- --- - - -
PREFAzioNE. IX
metto qui in nota la partizione del Vigo, che
potrai a tua voglia confrontare colla mia 1. –
Nell'ortografia mi sono attenuto interamente alla
pronunzia del popolo di questa provincia; pro
nunzia che fa sentir chiare e spiccate le pa
role, e che più, fra le altre siciliane, alla ita
liana si assomiglia. Io non iscriverò dunque
sciuri, aiuri, ahiuri per ciuri; sciamma, viam
ma, ahiamma per ciamma; nè janchizzi e var
da per bianchizzi e guarda: questo modo di
scrivere è del 500, 600 e 100; e oggi movereb
be a riso il popolo nostro (parlo di questa pro
vincia) se cosi sentisse pronunciare le su citate
parole; oltre di che il Meli, che noi guardiamo
- - e , º i a s - -
1 Sezione I, lodi della bellezza dell'uomo; II, della bellezza
della donna; III, il nascere; IV, i capelli; V, gli occhi; VI, il
cuore; VII, desiderio; VIII, amore; IX, baci; X, speranza;
XI, doni; XII, dichiarazione; XIII, promessa; XIV, costanza;
XV, pace e riconciliazione; XVI, saluto; XVII, imbasciate;
XVIII, sonno; XIX, sponsali e matrimonio; XX, canto; XXI,
serenate; XXII, il nome; XXIII, canti morali; XXIV, avverti
menti; Xxv, partenza; XXVI, gelosia; XXVII, lontananza;
XXVIII, separazione; XXIX, ostacoli; XXX, lamenti; XXXI,
lagrime; XXXII, corrucci; XXXIII, sdegno; XXXIV, disprez
zo; XXXV, minaccia; XXXVI, ingiurie; XXXVII, abbandono;
XXXVIII, tradimento; XXXIX, sventura, e canti del prigioniero
come appendice; XL, disperazione e morte; XLI, ninne nanne;
-
XLII, canti sacri; XLIII, canti marinareschi; XLIV, canti sati
rici; XLV, indovinelli; XLVI, scherzi; XLvii, canti di vario
argomento; XLVIII, per città e popoli; XLIX, leggende e sto
rie, ec. ec.; b. iº a, º º - e - º
X PREFAZlONE,
come il classico della poesia e del dialetto si
ciliano, non iscrisse mai aiuri, aiamma, 0 sciu
ri, sciamma º.
Nella mia raccolta ho rifiutato qualunque poe
sia la quale, benchè fatta da persone del popolo
e ignoranti, non va per le bocche del popolo :
qualche canto, per lo contrario, ho accettato
che non è fatto da analfabeti, ma che pure è
divenuto retaggio comune. Non ho rifiutato in
fine quei canti popolari che o sui giornali o
altrove son pubblicati ma che non si trovano
nella raccolta del Vigo; appunto perchè un'ag
giunta ad essa, qual'è la mia, riesca incom
pleta il manco possibile, – Sarò brevissimo
nelle note; si perchè tra questo dialetto e la
italiana lingua poco ci corre, si perchè è su
perfluo far note alle parole che in qualsiasi dei
t Confesso che nella c di ciamma v'è un che d'aspirato che
non può pronunziarsi se non da noi Siciliani che riteniamo pure
qualche cosa della greca pronunzia; ma questo che d'aspirato
non è certo la sibilantes, e molto meno la ac, o la ach. Ciam
ma scritto colla x greca si accosterebbe più alta nostra pro
nunzia; ma fra la c e la s o ach ognun vede qual sia da pre
ferire. – E poi, ammesso che io scrivessi sciamma, doman
derci come scrivere sciampagnata, sciabbula, sciacquatta,
Sciarra ec. parole nelle quali la prima sillaba ogni Siciliano
Sa quanto differisca dalla prima di ciamma : cosicchè, adi
esempio, nessuna differenza passerebbe più, nello scritto, fra
ciacca (sia nome, sia verbo) e Sciacca (nome di paese). -
PREFAZIONE, XI
dizionari son registrate. Solo qualche voce o frase
che in essi non si trova io spiegherò; e farò
tutti i confronti possibili coi canti popolari dei
diversi dialetti italiani, perchè meglio spicchi
l'unità di linguaggio della nostra Penisola e la
relazione che corre tra l'una e l'altra provin
cia. Aggiungerò i confronti coi canti illirici e
corsi (che anche all'Italia apparterrebbero), coi
greci e cogli allenanni, quantunque ben diverso
sia il genio della poesia allemanna e della ita
liana 1. º ,
0ltre a fare un'aggiunta al Vigo, ho voluto
finalmente colla mia raccolta concorrere alla
utilissima e nobile opera di quei valentuomini
che in Napoli intendono ( a raccogliere tutti i
( canti popolari tradizionali d'Italia per stam
( parli in un libro, che ritrarrà meglio e più
«« polo
d'ogni
º, altro l'indole A ed il carattere del po
-- a - e
1 Un bello studio comparato e importantissimo potrebbe
esser fatto sui canti popolari delle diverse nazioni; chè nella
popolare letteratura, più che nella letterata, sta la vera indole
di un popolo.
2 Vedi Lo Stivale di Napoli, anno I, n. 6, 20 marzo 1866.
Avrei dovuto fermarmi a discorrere dell'indole della poesia
siciliana, della lingua e di mille altre cose che a tal argomento
appartengono; ma non l'ho fatto; perchè rifare quello che
il Vigo fece nella sua dottissima e importantissima prefazione
non avrei saputo, e sarebbe stato risibile. Nelle mie parole
x 11 PREFAZIONE.
Ho finito, o lettore; vieni meco ora a gustare
la dolcezza , la soavità e la delicatezza delle
immagini della poesia del popolo di questo e
stremo d'Italia; fermatici su un momento, osser
vala nella sua esterna e nella interna armonia,
e poi sammi dire se aveva torto quell'ignoto
poeta che al principio di queste parole ti diceva:
cu voli puisia vegna n sicilia, -,
da porta la bannera di vittoria.....
Canti e canzuni nn'avi centu'milia
E lu pò diri cu grannizza e boria;
Evviva, evviva sempri la Sicilia,
La terra di l'amuri e di la gloria! -
e
i
- Palermo, i marzo 1867.
SALvaroRe SalomoNE-MARINò.
a -- - .
- - , a - - - -
troverai, o lettore, riuniti gli appunti ch'io andava prendendo,
raccogliendo i canti; molte cose dovrebbero esser dette me
glio, molte altre più estese. La tua cortesia passerà sopra a
queste e ad altre cose ch'io veggo da emendare, e ad altre
che non veggo.
º , si - tre º
s .
–------
.
º º i : º
º
cANTI Popolari DEI QUALI MI soNo GIovato
PEI CONFRONTI NELLA MIA RACCOLTA.
i - , . - .
Canti popolari allemanni – Saggio di traduzione di
-e º - - - -,
- º , , Fissore Giovanni.
, , , - -
« calabresi – scelti da Achille Canale.
- « friulani – pubblicati da E.Teza nella
4 - Nuova Antologia (Anno II, marzo
1867).
- « napoletani- pubblicati da Marco Mon
nier nel suo libro « L'Italia è la
terra dei morti? » ,
« sardi – raccolti dal can, Giov. Spano.
(( toscani – raccolti da G, Tigri, º
« toscani, corsi, illirici, greci – raccolti
da N. Tommaseo. ,
(l umbri – pubblicati da G. Ben. Monti
nella Favilla di Palermo (1865, n.7);
e nella Civiltà italiana di Firenze
(anno I, n.9,1865) da Luigi Morandi.
40 umbri, liguri, piceni, piemontesi, la
tini – raccolti da Oreste Marcoaldi.
« veronesi (vilote, matinade, canzonete
storie) – saggio di Ettore Scipione
º , º -, Righi. i º : a
- ( vicentini – pubblicati da Cristoforo
, a Pasqualigo nello Stivale di Napoli
, , , (anno I, n. 5 e seg.) e ai parte.
* Il prof. Morandi, colla cortesia che gli è propria, m'ha in
viato alcuni quaderni dei canti umbri che adorneranno la pros
sima sua Raccolta perchè me ne giovassi nella mia. E me ne
sono giovato, e lo ringrazio cordialmente.
-
COLLABORATORI ALLA PRESENTE RACCOLTA,
Oltre ai moltissimi canti da me stesso raccolti
dalla bocca del popolo, parecchi amici mi prestarono
il loro aiuto. Ringraziandoli pubblicamente, sento il
dovere di pubblicare i loro nomi.
Per Borgetto – La mia affettuosa madre Giovanna
Marino; il signor Benedetto Russo; e il signor
Agostino Messana. -
Carini – Il suddiacono signor Giovanni Badala
menti. - -
Castelbuono e Valle d'Olmo – Il signor Bernardo
Ausiello Calcagni. -
Monreale - Il sac. B. signor Pietro Fiorenza.
Monte S. Giuliano e Salaparuta – L'egregio pro
fessore Vincenzo Di Giovanni.
a Palermo e Ficarazzi – II mio Giuseppe Pitrè a
cui devo tutti quelli segnati dalla iniziale P,
per me appositamente raccolti; poi il signor
Salvatore Giambruno; e il signor Emanuele
Di Marco. - -
Partinico – I miei cari congiunti signor Vito
Russo; signor Emanuele Schiavo; signora Fran
cesca Marino sua moglie; signor Raffaele Pas
salacqua: e gli amici Giuseppe Lo Grasso e
Antonino Ragona.
Ribera - Il signor Giuseppe Salerno, e i signori
Girolamo ed Emanuele Pasciuta, per mezzo
del signor Giovanni D'Angelo.
Termini-Signor Angelo Còppola.
- ,
CANTI POPOLARI SICILIANI.
-, -ae,
*******
* •• • •
~~ ~~~~
|-
- -
-
-
- - - -
" - -.-.- - ------- - - - -
i- --- -------- - - - -- - - - - -
- - I. -
LODI DELLE BELLEZZE
nell'uomo e nella possa
–o- , - cº-o-–
1. Turiddu 1, chi si 2 beddu, chi si duci,
Ca 3 Diu cu li so manu ti furmau ;
Ti fici ssa 4 vuccuzza un meli duci,
La testa d'oru ti la carricau.
- Com'un domanti ss'ucchiuzzu stralluci,
Chissu fu chiddu chi mi 'nnamurau.
Di li biddizzi toi, nun sunnu vuci 5,
Diu stissu chi li fici si 'nciammau 6,
Partinico.
it a º a º i
1 Turiddu, vezzeggiativo di Turi, salvatore -
2 Si', da essere, sci. Senz'apostrofo, si è la congiunzione se.
3 Ca per che congiunzione, come l'hanno molti poeti e pro
satori del secolo XIII. Talora ca è pronome relativo.
4 Ssa, aferesi di chissa. cotesta. Così ssu, ssi, ec. per co
testo, cotesti, cc. dda, ddu per chidda chiddu, quella,
quello.
5 Non son parole, non son fiabe.
6 Vcdi esagerazioni d'innamorati
e
18 - CANTI POPOLARI.
2. Giuvinutteddu tuttu graziusu,
Cchiù biancu di la scuma di lu mari,
Quannu trasisti 1, trasisti affruntusu 2,
L'ucchiuzzi 'un 3 li spincisti a taliari.
Tu si fattu di sangu priziusu;
Oh gran putenza ch'avi lu tò amari!
Di la testa a li pedi si amurusu,
Li petri stissi tu li fa 'nciammari.
Partinico.
5. Binidittu lu Diu chi ti criau, l
E la mammuzza chi ti parturiu,
E lu patruzzu chi ti ginirau,
Lu cumpari chi a fonti ti tiniu;
Lu parrineddu chi ti vattiau
E l'acqua cu lu sali ti mittiu ;
Biniditta cu' 4 fu chi t'addivau 5,
Ca t'ha 'ddivatu pri l'amuri miu 6.
- Borgetto.
1 Trasisti, da tràsiri, entrare: sottintendi in mia casa.
2 Affruntusu, vergognoso. -
3 'Un, l' incontreremo spesso; sta per num, non, che i To
scani accorciano a mo' dei Siciliani, ma nei versi solamente;
così in un canto popolare: Quando sarete vecchi 'n poterete.
In quest'altro esempio c'è l'un siciliano tale e quale: -
. D'un avetti a veder mattina e sera.
E un hanno spesso i Corsi per non :
Cnsì prestu un la cridia.
Un ci n'è au mondu oghi di te più belle.
E l'hanno anche i Liguri, i piemontesi, gli Umbri.
4 Cu' con apostrofo sta per cui, cu senza apostrofo vale C002.
5 Addivari, allevare. - e
6 Il rispetto toscano che riporto è ugualissimo al nostro;
- - -- -- - - --- - - - - - -- - - - - - - - - - --
LODI DELLE BELLEZZE. 19
4. Arvulu carricatu di bon ciuri,
Carricateddu pri sinu a li rami,
Culonna d'una cresia i maggiuri,
Stinnardu di na 2 festa principali,
Nn'hannu vinutu principi e baruni 3,
E nuddu cci ha pututu apparintari 4;
Ora vinisti tu, ciatu d'amuri,
Cci fu lu parramentn e s'avi a fari.
- Termini.
5. Siti lu ciuri di tutti li ciuri,
Siti lu gigghiu di chista citati,
Aviti la prisenza d'un signuri,
Pri biddizzi a lu suli assumigghiati.
Carini,
qual popolo copiò l'altro?
Benedetto quel Dio che l'ha creato
E quella madre che t'ha partorito !
E il padre tuo che t'ha ingenerato;
Benedetto il compar che t'ha assistito !
Il sacerdote che l'ha battezzato,
E alla luce di Dio t'ha istituito !
Benedette parole, e quella mano,
E poi quell'acqua che ti fecristiano !
In maggior numero che nella mia sarebbero i confronti nella
Raccolta del Vigo; egli che, colla Raccolta del Tommaseo,
alcuni li fece, potea farne degli altri; perchè non l'abbia fatto
n0n So.
1 Cresia e chiesa dicesi indifferentemente dal popolo.
2 'Na una.
3 Cioè a chiedermi in isposa.
4 Apparintari, divenir parente, o sposo; qui sott. con me.
V
20 CANTI POPOLARI.
6. Arvulu di domanti carricatu, -
Culonna unni s'appoia l'arma mia,
Quannu ti vju a la seggia assittatu,
L'arma mi scunchi 1, taliannu a tia.
Di granni e picciutteddu t'aju amatu,
Lu sangu aviti duci, armuzza mia !
0 picciutteddu filici e biatu, - -
Ca fa nciammari cu primu talìa 2.
Borgetto e Termini.
- -
7. Turiddu, ca ti ficiru li santi,
Turiddu, ca ti fici lu me Diu,
Turiddu, ca pri tia morinu tanti,
- Turiddu, ca pri tia nni moru iu;
Turiddu, hai l'occhi niuri e fistanti,
E 'nta ss'ucchiuzzi cc'è lu geniu 3 miu;
Cu' mi spia 4 di Turiddu, lu me amanti,
Lu cori di Turiddu l'aju iu.
- , . Palermo.
-
- -
- -
1 Scunchi, da scºnchiri, venir meno, mancare a poco a poco.
2 Sottintendi te. - -
I toscani hanno questo rispetto:
O albero di perle caricato,
Colonna a cui s'appoggia l'alma mia;
Da grande e da piccin l'ho sempre amato.
Felice chi l'ha messo in signoria !
Telice chi l'ha messo il latte in bocca l
Le fece quella stella bianca e rossa.
Un canto calabrese comincia: . -
Arhuru chi di perni carricatu.
3 Geniu, inclinazione, genio.
4 Spja, da spiari, domandare.
4 - – - - - - –
– - – - – - - - - - --- - -
LODI DELLE BELLEZZE. 21
8. Ucchiuzzi beddi chi mi passi e spassi,
Quannu passi di ccà, càlali 'nterra,
Ca taliannu lu cori mi cassi 1,
E 'nta lu pettu m'addumi la guerra.
Ss'ucchiuzzi sempri portanu vittoria,
L'aguali nun cci su 'nta la Sicilia;
. - Ssucchiuzzi ristirannu pri mimoria,
- Ca moriri hannu fattu a centu milia.
Montelepre.
'n
9. Ciuri di rosa. . . .
Aviti l'occhiniuri giuitti 2,
Aviti lu culuri di la rosa 3.
Monreale.
-
i Quegli occhi... vº
Dardi che mi trafiggono la vita. – Da canto corso.
Cassi da cassari, trapassare da una parte all'altra.
ginittu, ch'è quel bitume nero che ha
2 Giuftti, plur. da
un bel lustro
giajetto. quand'è indurito, e che anche in italiano
- - o
- - -
si dice
,
º
3 l Toscani hanno questo stornello:
. . . . . e . . .. . . .
- Avete gli occhi neri come il pepe, e g .
i E siete del colore delle rose,
- E sicie il figurino del paese. -
in Sicilia abbondano, come in Toscana, i fiori, o stornelli che
si voglia; ma difficilmente possono aversi, come un genere di
poesia che dal popolo è tenuto in pochissimo conto. Per pre
sentarne un sufficiente numero ai miei lettori, io e il mio amico
Pitrè abbiamo durate delle belle fatiche onde persuadere a chi
ci dettava i canti che anche questi fiori sono bellissima poesia.
SALOMONE, Canti popolari. 2
22 CANTI POPOLARI.
40. Ti vitti e mi paristi cavaleri,
Ti vitti e nun tipotti salutari;
Ssa bianca manu e ssu pulitu pedi
Piccatu è la terra scarpisari. -
Tu fusti fattu d'amuri e pinseri 1,
O puru ancora di sangu riali;
Binidittu ddu Diu chi ti manteni!
L'amanti sugnu eu chi t'hé 2 'mmuccari.
- - Palermo - P.
41. Oh chi vampa, chi focu, chi maceddu 3!
L'aju supra di tia lu me smiduddu 4:
Tu sulu all'occhi mei mi pari beddu
Capri biddizzi nun t'avanza nuddu.
La to vuccuzza l' hai comu 'n aneddu;
Ssucchiuzzi niuri 'un l'aju vistu a nuddu ;
º Jìti a lu caminari ammascuseddu 5;
E lu cori privui mi lu scucuddu 6,
- Partinico. . . .
1 Impareggiabile! I toscani hanno solo fatta d'amore: -
Mi fa morir costei fatta d'amore.
a
2 Hé scriverò sempre quand'è contrazione di aiu, per di
stinguerlo da è presente d'essere. è
3 Confusione, affollamento; qui intendi dei pensieri ed affetti.
4 Smiduddu, nome da smiduddarsi, discervellarsi.
5 Diminuitivo da ammascusu, mancante in Mortillaro che
registra solo ammascatu e spiega sgherro, brigante, che fa
del bravo. Io avverto però che si può essere ammascatu e
ammascusu ed essere un galantuomo, perchè questi due vo
caboli hanno anche il significato di elegante,
- ,
attillato, -
capric: e
cioso, bizzarro.
6 il Mortillaro spiega scucuddari mozzare solamente, meglio
» , sassº º
LoDI DELLE BELLEzze. 25
12. 'Nta stupittuzzu meu tegnu 'n 1 aneddu
B cunfidari nun lu pozzu a nuddu;
Eu lu cunfidu a tia, curuzzu beddu,
Ca beddu comu tia nun cci nn'è nuddu.
Tuttu lu jornu mi teni a marteddu,
Tutta la notti pri tia mi smiduddu ;
-
- 'Nta lu me pettu addumi un Muncibeddu,
Li to 2 biddizzi 'un li pussedi nuddu.
s .
-
- Borgetto.
- 15. Un beddu comu vui nun cc'è 'nta Franza,
RNè mancu 'nta li parti di Cusenza ;
Longu e minutu 3, di ssa vostra stanza
Tronu di maistà siti 'n prisenza.
Mittisti lu tò amuri 'n sicuranza 4
- E di lu Papa vinni la dispenza 5.
Beddu, cu pigghia a tia du' cosi accanza 6,
Pigghia biddizzi, ed attrova prudenza.
- Partinico.
il Biundi: tor via la colmatura, scolmare. Veramente vale stac
care, rompendola, e con qualche sforzo, una parte di una
cosa dall' intero. e
1 'N per un.
2 Scrivo to coll'apostrofo al plurale, to coll'accento al sin
golare; così si coll'accento al singolare, al plurale su col
l'apostrofo. - a
3 Delicato. - - -
4 In sicuranza, in sicurtà. Sicuranza per sicurtà l'hanno
i nostri antichi. -
5 Per isposarti. -
6 Accanza, ottiene. - . -
24 CANTI POPOLARI. ,
n.
14. 'Na bedda comu tia nun cc'è 'nta Franza,
Nè mancu 'nta li parti di Frurenza;
Ssa tò facciuzza tutti l'autri avanza,
g Tromu di maistà la tua prisenza.
L'amanti cci vurria pri sicuranza,
Di lu papa s'aspetta la licenza:
Bedda, cu pigghia a tia du' cosi accanza.
Pigghia biddizzi e si 'nsigna prudenza.
. . Borgetto.
-
-
º,
45, Nun sacciu chi canzuna aju a cantari :
Chi cunvinissi a la vostra pirsuna;
i Di 'mparadisu la vurria pigghiari,
Chi 'un la sapissi nudda criatura 1 :
Di 'n ancileddu la faria cantari,
Di 'n ancileddu a lu lustru di luina,
Ca sulu 'mparadisu pozzu asciari,
Un cantu chi cunveni a ssa pirsirna.
g, i Palermo.
i 1 in Toscana corre questo rispetto: a º si
a º a - º - - , - s ... : a i , º
Non so quale canzone mi cantare a
si - a
Che s'affacesse a la vostra persona: - , º e
sºv Di sottoterra la vorrei cavare a º s
- e - - Che detta non l'avesse creatura:
Che detta non l'avesse nè sentita
Uomo nè donna nè persona antica. , º
Il siciliano la vince sul toscano per la gentilezza delle in
magini; in questo l'amante vuol cavare di sottoterra una can
zone, in quello la vuol prendere in paradiso, e farla cantare
da un angiolo ! - : : : :
-
-
LoDI DELLE BELLEzzE. 25
n.
16. Vurria sapiri cu fici lu munnu ;
º E eu' lu fici lu sappi ben fari;
- Fici lu suli cu lu circu tumnu,
s n
- la luna
Fici lu mari 'nta
poi Iu
ch'èfari e sfari
senza 1;
funnu,
Fici, la navi pri fu navicari:
Aju firriatu tri voti lu munnu
iE bedda comu tia 'un nni potti asciari 2..
- s Partinico.
i Bella ed energica frase per dire che la luna ora cresce,
ora diminuisce; per indicare, cioè, le sue fasi. si e
2 Trovare. – In Monreale gli ultimi due versi dicono cosi:
Bedda, megghiu di tia nun ccì nni sunnu,
tu sula a rocchi mei bedda mi pari.
I toscaniE hanno questo rispetto:
benedico chi fece lo mondo,
· º
- tre
-
Lo seppe tanto bene accomodare,
. Fece lo mare e non vi fece fondo, e se
Fece le navi per poter passare. i
Fece le navi e fece il paradiso: a
E fece le bellezze al vostro viso.
E altrove: a
Al mondo non si vede la più bella.
in Calabria si canta: e , e º
Sia benedittu cu ſici lu mundu º º
º
E cu lu ſici lu seppi ben fari; e se
rici ſu celucu lu giru tundu, i
Fici li stiddi pe maravigghiari; -
Fici nu mari cu nu bellu fundu,
E pi li timpi li sciuri cchiù rari; º º
'Nta quanti cosi belli su a lu mundu º
La cchiù bella tu, donna, a mia mi pari.
-
-
26 CANTI POPOLARI. -
47. Unni camini tu, unni scarpisi,
Trema la terra unni lu pedi posi 1,
Nascinu ciuri di milli divisi, i
Ciuri di barcu, galofari e rosi 2.
Bedda, ca la dia Vènari ti prummisi,
E ti prummisi vintisetti cosi,
Novi jardina, novi paraddisi,
Novi canti d'aceddi unni arriposi.
Borgetto e Palermo - P.
- -
-
1 La terra fai tremar dove ne vai. Tosc. t .
2. Uno stornello toscano : -
Fiore di felce, ;
Dove passate voi l'erba ci nasce, 2 - 1
Pare una primavera che fiorisce: , -
e in un rispetto: - ºs - - -
Dove levate il piè l'erba fiorisce. . .
Nei canti popolari vicentini del Pasqualigo evvi questo gra
ziosissimo : sº
La me morosa per un pra la passa, e º
Dove la mete un piè l'erba se sbassa;
La me morosa per un pra camina,
Dove la mete un piè l'erba s'inchina;
La me morosa per un pra la core,
Dove la mete un piè ghe nasse un fiore.
Una variante degli ultimi quattro versi del canto siciliano è
questa che riporto qui sotto, ma di minore bellezza:
Biniditta dda mamma chi ti ſicil
Ca 'mmanu porti tanti bcddi cosi, - e º
Setti palazzi e ottu paraddisi, e - º
Novi canti d'aceddi unni arriposi a
LODI DELLE BELLEZZE. 27
18. Bedda, chi trentatrì 1 biddizzi aviti
E tutti trentatrì li cumannati,
D'oru e argentu lu spènsaru 2 tiniti,
Cunveni a ssi carnuzzi dilicati ;
Aviti ssi manuzzi sapuriti
E 'nta un vacili d'oru li lavati:
Bedda, quannu a la chiesa vi nni jìti
Ferma lu Suli e vi dici: – Passati !
Borgetto.
49. Rosa ciurita,
Aviti li billizzi di 'na fata,
- L'omu tirati cu la calamita 3.
- Partinico.
- se
i I liguri, i Toscani, i Veneziani, i Vicentini, i Veronesi,
a nanno la donna di sette bellezze ;
- Sette bellesse a deve avéi 'na fija ec.
Sette bellezze vuole aver la donna ec.
Sete beleze gha d'aver 'na dona ec. a »
Sete belezze deve aver la dona ec. -- -
Sète belezc ghe vole a una dona cc.
il Siciliano va più in là, e nella sua dama scopre trentatrè
bellezze. E mille e mille son quelle che adornano questo canto,
del quale ail solo ultimo verso è impareggiabile,
blime. º, a
e tocca il suº -
2 È lo spenser inglese, o bustino che copre il petto e le
spalle alle donne.
3 Lo stornello toscano e l'umbro :
º e- º
Avete le bellezze della fata, a r º
- va Li amanti li tirate a calamita,
- - - -- -- - -
-- ---
- - -
28 CANTI POPOLARI.
20. Beddu è lu suli,
Bedda è la luna e li stiddi su beddi,
Cchiù bedda siti vui, donna d'amuri.
m
- a Partinico
-
21. La spatulidda 1 ; -
Cchiù di ssu ciuri mi pariti bedda;
pigghia! 2
Biatu ddu picciottu chi vi Borgetto.
a
vi -
22. Cutidduzzu d'azzaru, tagghia e 'nsinga 3;
Mentri chi 'nsinghi lu cori cumanna:
– Pigghiami calamaru, carta e pinna 4
Quantu cci scrivu li billizzi d'Anna.
Anna, chi fusti fatta cu la pinna 5,
'Mpastata fusti di zuccaru e manna, -
- ca a lutò
vidi lutò latu di la minna e
Cc'è nnomu e lu meu, Peppi e Anna.
Borgetto.º
- º
1 Spatulidda, è uno dei più bei fiori delle nostre campagne;
il gladiolus di Plinio (l. XII), l'iride o ghiaggiolo degli Italiani.
2 Felice chi sarà vostro marito. Tosc.
3 Msingari, far segni grafici, linee ec. Mortillaro ha insinga
e 'nsinga nomi, ma non ha il verbo.
4 Piglia la penna il calamaro e il foglio: Tose.
5 A chi non son noti i famosi e insuperabili disegni a penna
dei nostri antichi? – I Toscani hanno questo stornello:
Fiore di canna: - - - - reº
Bellina, siete fatta con la penna, e º º
Siete impastata di zucchero e manna. e º º,
E i Greci dicono: -
O mia impastata di zucchero, miele di tutta dolcezza.
--- --- - -
- ---
- - -- - - - -
LODI DELLE BELLEZZE. 29
25. La luna è bianca, e vu' brunetta siti ;
« -
s
Idda è d'argentu, e vu' l'oru purtati ;
La luna nun ha ciammi, e vu' l'aviti;
Idda la luci spanni, e vu' la dati;
La luna manca, e vu sempri crisciti ;
Idda s'aggrissa 1, e vu nun v'aggrissati;
Adunca ca la luna vu' vinciti,
Bedda, suli e no luna vi chiamati 2.
- Borgetto.
,
24. Siti cchiù finulidda di la sita,
. Cchiù bianca di lu filu marfitanu 3;
Nasciuta 'n Francia, addivata 'n Gaita 4,
E Vattiata a lu ciumi Giurdanu.
- -
s . . . . .
-
i Aggrissarsi dice il popolo per ecclissarsi.
2 Che modo nuovo e gentile di lodare una bella
Bellezze in questi otto versi! as
! E quante e, -
Questo canto calabrese che segue poco differisce dal nostro:
La luna è bianca e vu' brunetta siti,
Iddha l'argentu e vu' l'oru purtati,
La luna ammanca e vu'sempri crisciti,
Iddha perdi la luci, e vu' la dati;
Iddha lu scuru e vu' a iddha vinciti,
Iddha s'accrissa e vu' nun v'accrissati;
º , º Vu' lu suli e la luna ca vi uniti, e º è
. .. Ma nè suli, nè luna vi chiamati. * - º
- -
3 Di Amalfi: è celebre. -
e e
- sa - e si s .
4 I Corsi: - e as a :
e º - º a e ºr sa e , e va -
a Paria nata in Bastia - i ,
Ed allevata in Francia. .. . . . .
s -
- - - -c- - - - -
50 CANTI POPOLARI.
Biatu dd'omu chi v'avi pri zita 1,
Avi lu paraddisu 'ntra li manu !
- Termini.
-
- »
25. Di zuccaru vi fici vostra matri;
Di zuccaru la vesta vi mittiti;
Zuccaru è la finestra unni affacciati,
Di zuccaru la seggia unni siditi;
Di zuccaru la taula 2 unni manciati,
Zuecaru lu biccheri umni viviti;
Di zuccaru è lu lettu unni durmiti,
Si mi curcu cu vui mi 'nzuccarati 3.
Borgetto.
26. Lu suli affaccia e m'abbampa lu cori;
Ciatu di l'arma mia, 'un m'abbannunari ;
Ti vurria diri du suli palori,
Li petri di la terra fa 'nciammari:
g .
Vòtati, bedda, senti sti palori,
Tu sula a l'occhi mei bedda mi pari.
Borgetto.
i n
27. Scorcia di nucidda,
Oh quant'è bedda chista picciridda !
º Palermo. – P.
- i
s -
i Zitu e zita, fidanzato, fidanzata. Questa parola l'avevano,
e nello stesso significato, i primi nostri scrittori; infatti tro
vasi in fra Jacopone, nelle Rime, e in Boccaccio, nel Teseo.
2 Tavola, mensa.
3 'Nzuccarari, o inzuccarari, voce dolce e inzuccherata
quanto i versi che annoto ; ma voi la sconoscete affatto, come
tante altre, signor Mortillaro, nel vostro Dizionario.
LODI DELLE BELLEZZE.
- - i e, m.
28. Rosa d'estati. :
E vi dicinu bedda, e bedda siti,
, Ca di li beddi la parma purtati 1.
Partinico.
29. Stidda sirena di li novi soru,
Tutti criaru a vui l'ancili'ncelu 2;
Quantu biddizzi e grazii cei foru
Tutti l'aviti vui sutta ssu velu.
0 Diu d'amuri, mannami un rizzolu ;
Di petri di domanti è ssu to velu,
Bedda, ca ti guardai sutta l'azolu !
Si 'na stidda sirena e luna 'ncelu.
a Termini.
50. Saprita 3, ca nascisti nutricata,
Disiata di re, principi e duca 4;
Di grazii e di biddizzi si adurnata,
'Nta 'na cima d'amuri mantinuta.
'Nta ssa facciuzza chi si dilicata
Ca d'un pitturi fusti dipinciuta.
l In Toscana:
E ti chiamano bella, e bella sei...
e Bella, che di beltà porti la palma.
a In Calabria ( vedi Marcoaldi): e, . - : -, e
º Bella ti puoi chiamare e bella sei,
-
'Na bella come te non biddi mai. - s. -
-
º
a Gli angeli ti dipinsero e diventasti sì bella. »
a -
.
, Così i Greci. º - s e
È proprio dei
3 Per sapurita. cittadinidi Castelbuono.
1 E plurale; duchi.
- -
-
---- - - -- -
-52 CANTI POPOLARI.
Hai tutti i biddizzi di la fata,
Di li speri di 'ncelu si scinnuta.
Chista è la cantunara 1 di la stidda;
Tu si' cchiù bedda ca si picciridda.
a - Castelbuono.
51. Stidduzza, cumparisti cu la luna,
Passasti li cilesti 'mperiali; -
Varca chi passi lu mari 'nfurtura,
Vascellu ch'arrivasti ad autu mari.
Si spilla d'oru, si cara patruna,
y Patruna d'un gran campu ginirali ;
D'oru e d'argentu ti fazzu 'na cruna,
Di petri di domanti 'na cullana,
Ca tu si' figghia nata di la luna,
E si' niputi a la stidda Diana.
i Castelbuono.
. . . .
- - - . .
-
. - .
52. Rusidda bianca.
Tu spanni lu tò ciauru priziusu,
E pr'essiri rigi maschi t'ammanca?
º Palermo.
- - e º
i Cantunara diceva sempre chi dettava al signor Ausiello
Calcagni i canti di Castelbuono, ma è voce sconosciuta in
questa provincia e in Castelbuono stessa da parecchi. Potreb
be stare per cantunera (cantonata); e potrebbe significare
canzone, facendola venire da cantu un'aria (aria vale can
zonetta), come mi faceva osservare un nostro campagnuolo;
e questa seconda spiegazione parmi colga meglio nel segno
e renda più bello questo ritornello di due versi, sempre colla
voce cantunara, che si trova in parecchi canti di Castelbuo
no, specialmente nelle serenate. a a
LoDi DELLE BELLEZZE. 55
55. Vurria sapiri, unni stati lu 'nvernu
Ca siti friseulidda 'nta la stati?
– Sugnu 'nta li jardina di Palermu,
'Nta lu palazzu di sò Maistati;
Unni si vattio lu re Cugghiermu,
a Unni si crisimavanu li fati: .
Lu 'nvernu a mia mi passa comu 'nvernu ,
La stati a vui, figghiuzzu, comu stati 1.
a º º Palermo. – P.
54. Varcuzza di Vinezia pulita, - -
Quantu mi piaci ssu tò navicari!
'Ntesta purtavi lu velu di sita, i
Du' 'ntinni d'oru pri putiri annari.
'Nta ssu pittuzzu cc'è la calamita,
Ca, all'omu senza sonu fa''bballari.
- Termini.
º
i Bella variante dei 63, XII, di Vigo.
Questo canto, che ben si vede csser nato in Palermo, corre
in parte e con varianti per le bocche dei Liguri, ai quali lo
portò forse qualche marinaro di Sicilia. Eccolo: a
Dund'i sei s'teta, Riisa, quest'invernu,
Ch'i n'an sei tantu fresca e culurita?
N'an sun stèta a lu giardin de Palermu,
Dond'u ſiuriscia' le riise d'invernti.
Uno simile se ne canta a Rossiglione; e in Toscana, pren
dendo una tinta locale, dice: i
. Dove sei stato, o giovenin, d'inverno, º e
- Chc hianco e rosso siete sull'estate? º
'Sei stato sul giardin di là dall'Etmo, . . .
Dove son quelle viole imbalsamate.
L' Elmo è una bella campagna del Cortonese.
54 . CANTI POPOLARI.
55. Saprita, ca nascisti nieanica,
Beddi li modi e la facci 'ncarnata;
Bedda, ca a lu caminu si' pulita,
Megghiu di 'na rigina 'ncurunata.
Patruni fora 1 iu di sta tò vita,
Spissu cci passiria di 'nta sta strata.
- Ora ca t'amu e ti tegnu pri zita
i Ti tegnu cchiù di l'oru cunsirvata.
, º Castelbuono.
56. Bedda, quannu tu affacci all'alba, pari
La stidda ch'a li tri Recci appariu:
Vènari nun ti potti 'nnavanzari 2,
Finu a li setti ninfi spussidiu 3.
Si sapurita e ti nni po' priari:
Viva lu mastru chi ti dipinciu !
Mannau pri carta 'ncelu ed inga a mari,
Pirchì pitturi fu lu stissu Diu.
. Borgetto e Carini.
- . . . . . . . . . - , º
»
57. Rusidda, bedda giuvina chi siti, º
La vostra giuvintù vi nni priati;
Dati un passu in avanti e vitiniti,
Lu suli ntesta pri cruna º purtati:
a º
1 FOSSi.
2 Annavanzari manca in Mortillaro e vale lo stesso che
avanzari.
3 Spussidiu, da spussidiri levare il possesso. Manca nei Vo
cabolari. a, -
4 Contratto da Curuna.
LODI DELLE BELLEZZE. 55
Du' scocchi russi a ssi masciddi aviti,
se Li trizzi cu li pedi vi tirati 1. º ,
Quannu a la spadda di lu zitu siti,
Lu re e lu vicerè vi su criati 2.
- Borgetto.
º v
58. Acqua di lu mari.
Li to biddizzi 'un si ponnu spiari 3.
Borgetto,
59. Siti cchiù bianca assai di la quacina,
Chi si metti 'nta l'acqua e allura adduma;
Siti comu 'na parma grattulina 4,
La vostra facci è lu suli e la luna;
Lu nasu è ſimu comu 'na cannila,
L'occhi e li gigghia su di gran signura:
Ssa tò biddizza a tutti parti grida: .
- Si rigina e ti manca la curuna.
- a Termini.
e
i Vanto, questo d'avere i capelli folti e lunghi fino al piede,
di quasi tutte le donne delle nostre campagne, delle ardite
villane che tanto andavano a genio al buon Parini. Nelle città,
e specialmente fra le agiate famiglie, rara è quella donna che
possa vantare una lunga treccia. Giulio Carcano, nell'Angiola
Maria, se non erro, si ferma a lodare la folta e lunga treccia
delle campagnuole. º º
2 In Castelbuono, dopo questi otto versi, segue questo ri
tornello, al solito: -
- ,
Chista è la cantumara lucenti-Spata, ,
. La tò facci unn'è vista è disiata. º ..
3 Spiari in senso di dire, o meglio di spiegare.
4 Parma grattulina, che fa i datteri. - a
36 CANT] POPOLARI.
40. Siti cchiù bianca vui di la ricotta, i.
· Cchiù bianca di la nivi siti tutta;
Siti comu 'na ficu burgisotta 1,
a Veni lu ventu e vi còtula 2 tutta.
Vidi ch'è murritusa 3 sta picciotta !
Jucari eu nun ci vogghiu, ed idda 'mmutta
Vaja, figghiuzza, parati sta botta,
Sta canzuna pri tia pposta fu fatta.
Palermo. – P.
º . -
44. Nun cc'è cchiù finu di lu miuru pannu,
Li pruna muscareddi 4 duci sunnu:
Sta racinedda niura d'aguannu,
Ea fattu pazziari menzu munnu.
Già li ceusi niuri si sannu,
E l'amureddi cu lu cocciu tumnu.
Ca fora 5 cosa di jittari un bannu,
Cchiù duci di li niuri 'un cci sunnu.
Palermo. – P.
. . . º : -
t Ficu burgisotta, brogiotto. “
2 Còtuta, presente da cutulari, far cadere dagli alberi i
frutti agitandoli o percotendoli variante: v'annacati.
3 Dei mille significati che ha murritusu, il Mortillaro non
mette che ruzzante. Nel caso nostro significa capriccioso,
bizzarro, . .
a Muscareddu, « aggiunto che si dà a diverse sorta di frutte
che hanno un odore simile al moscadello. ) Mortillaro. - In
gencrale, però, si dà quest'aggiunto ad un frutto quando se
ne vuole indicare la migliore qualità. La susina moscadella,
ch'è nera, è una delle migliori specie di susine.
5 Sarobbe. - - -
LODI DELLE BELLEZZE. 57
- - x -
42. Niura mi dicisti? e chi mi fai?
. Si sugnu miura, dimmi, chi nni vòi ?
La nivi è bianca e nni trovi unni vai,
E ti la pista lu sceccu e lu voi:
La spezia ch'è niura è rara assai,
r E senza grana aviri nun la pòi.-
, Picciutteddu, va 'mparati ca 'un sai,
Nè tu, nè autru smaccari mi pòi 1.
- Termini.
a at -
45. Beddu, si sugnu niura, nun m'importa.
Lu nivuru sta beni 'nta la carta 2;
Ti sdegna, quann'è cauda, la ricotta;
L'ardenti spezia tutti cosi appatta 3.
1 Noto la conformità di questo canto con uno dei Toscani
e con un distico greco. - , - a º
- º
Non ha a badar che sia cosi brunetta
cheneve
La tutteè lebianca,
brunette son sireali.
e però calpesta; s . *
Il pepe è nero, e sta in man de speziali.
La neve è bianca, e sta su pei valloni: a º e
Il pepe è nero, e sta in man dei signori. -
Ecco il distico greco: -
Bruna mi l'han detta; e non l'ho a male:
Bruno è il garofalo, e vendesi per una dramma.
E altrove: -
e Bianca, biancona, non me ne giova; come neve
è calpesta. : i
2 Accenna allo scrivere. In Sicilia, come in Toscana, dicesi
metter nero sul bianco lo scrivere.
3 Forse in senso di rendere saporite, ma non è nei Voca
SALOMONE, Canti popolari. 3
- - - ---
se---- --- -
-
- - ma
58 CANTI POPOLARI.
Lu vinu niuru 'ntra carrabbi e gotta;
La nivi a li vadduna si baratta. -
Sai chi mi dissi lu pueta dotta? 1
Cu' è ch' 'un avi niuru si l'accatta 2.
Palermo. – P.
s
44. Lu suli è forti allagmatu di tia,
Li to biddizzi 'un lu fannu affacciari 3;
E l'amcili di celu su cu tia,
“Ca 'mparadisu ti vomnu purtari.
Affaccia a ssa finestra, ciamma mia,
Quantu ti sentu 'na vota parrari;
Cci aju a viviri 'nsèmmula cu tia,
Sapissi patri e matri abbannunari.
/ Ribera.
- - - e
bolari, nè dalla bocca del popolo ho udito, mai simil voce in
tal significato. - a , º º
1 Dotta per dottu ; 0 per la rima, o per accordarlo nella
terminazione con pueta.
2 Accenna alla infamia della compra dei Negri. Vedi, conchiu
de la donna che canta, gli uomini negri anche si comprano i
3 I Toscani: - - -
ºa
La luna si è venuta a lamentare , ,, , º
Inde la faccia del divino Amore ;
Dice che in cielo non ci vuol più stare,
chè tolto gliel'avete lo splendore. -
Ma quanto superiori i due versi siciliani nella loro potente
brevità ! E quanto l'immagine è più dignitosa e grandiosa !
Un canto Piceno dice, e meglio:
Bella, lo sole ti farà citare, -
Dice gli avete tolto lo splendore. -
E in Umbria: La luna sta su 'n cielo e s'allamenta eC. - --
LODI DELLE BELLEZZE. 59
45. Lu suli cu la luna vannu e vennu,
e Puru li stiddi chi 'ncelu si stannu,
- Ed a vidiri a vui, signura, vennu,
“ Vi guardanu ssu visu e si nni vannu.
'Na bedda comu vui nun cc'è 'mPalermu,
Nè mancu a Murriali coi nni stannu :
Si mori la rigina di lu Regnu,
Pri li biddizzi a vui rigina fannu 1.
a º, a - i Partinico.
º - . . . - . . . . . .
º º
a6. Figghia di lu re David, donna ed àcula 2,
L'aricchi toi su 'ngastati ad icula;
Nuddu pitturi ssa biddizza macula;
: Unni camini tu la terra sticula.
Lu suli è raj, e la luna è 'ngastacula,
- 'Mmenzu lu giggliu la parma spampicula.
Bedda, supra di tia nun cc'è 'ma macula,
Li trizzi biunni e la vucca riddicula.
º : Palermo. - P.
A7. La rigina di Francia è la cehiù bedda,
Cu la me amanti nun potti appattari;
i come dire tutte le bellezze ei pregi di questi otto versi?
- Superfluo, dice il Tommaseo, ed inutile additar le bellezze
a chi le sente assai, 0 puntO.
2 Certe canzoni non si possono annotare; annotate si gua
stano. Di questa bellissima, più bella per quegli sdruccioli tutti
di nuovo conio, se io facessi le note, la ridurrei cadavere.
Abbia pazienza chi non è Siciliano, e si sforzi di comprenderla
il meglio possibile. Certe bellezze si comprendono, si sentono,
ts -
ma non si possono esprimere. ' '
r
40 CANTI PoPoLARI.
Idda mi parsi graziusa e bedda,
Quannu cci vaju mi nn'aju a priari.
Sa quantu cci hé appizzari pri 'na bedda !
Tutta la robba me cu li dinari;
Lu sa quantu si pati pri 'na bedda!
Quantu si pati nun si pò cuntari.
- - Ribera.
. » , iº
48. 'Na bedda comu tia mai nun ci fui,
Di principiu di munnu finu ad oi:
Nuddu a lu munnu cci assumigghia a vui 1,
Si la cchiù bedda e vantari ti pòi 2,
Tutti li beddi 'un affaccianu cchiui,
Ca li cummogghi cu li raj toi.
Deva 3 la prima, e cu tia fannu dui,
Ca Diu vifici cu li manu soi.s.i
- - Monreale.
-
' -º - a a ' :
1 Di te non ho trovato il rassomiglia. Tosc.
2 In un canto illirico :
- a -
-e
Dacchè il mondo è nato,
s
Non è cosa più mirabile sorta,
Non Sorta, nè s'è mai vista ...
Dicone una maraviglia la fanciulla Rosanda. –
Deh qual'è ella !...
In quanta è terra alle quattro plaghe, º
Quanta terra turca è infedele, t. -
Che a lei pari in tutta la terra non c'è. º . ..:
- - , a
E in un canto dei Corsi: s e
Un ci n'è au mondu oghi di te più belle. º,
--
i se e -
3. Deva per Eva; l'hanno anche i Toscani e -a
LODI DELLE BELLEZZE. 41
49. Si la cchiù bedda di li jorna d'oj 1,
a Ca cchiù chi crisci cchiù bedda ti fai 2;
Supra li beddi vantari ti pòi,
Ca sunnu tutti sutta li to raj.
Eu mi nn'affliggiu di li peni toi,
Comu la nivi squagghiari mi fai.
a Bedda, cu' guarda ssi biddizzi toi,
Cu' li guarda 'na vota 'un mori mai.
. . . . Borgetto.
- st
50. Chi siti duci, comu siti onesta!
Di caminari vui mni siti mastra;
Ssi capidduzzi chi tiniti 'ntesta,
Su comu li filidda di la pasta:
Bedda, quannu tu affaccia la finestra,
Si spampina 3 un galofaru pri grasta.
- - Termini.
i Dei dì mestri. Una variante dice:
Siti cchiù bedda di lu jornu d'oj,
supponendo un bel giorno di primavera quello in cui si can
tano le lodi dell'amata.
2 I Toscani: i - - se , º º º
* * * Com' più che cresci più bella ti fai.
E i piceni: - -
Più ti fai grande e più diventi bella. . . .
23 Spampinari in siciliano vale non solamente levar via i
pampani, ma anche sbocciare, aprire i pampani, preso intran
sitivamente.
«che appressoQuest'ultimo
vedremo. senso ha in questo canto, e in altri
, a
- - ---------
-- --- - - - - -- - -
42 . CANTI POPOLARI.
51. A menzu mari vurria fari un ponti,
Pri poi passari la me cara amanti,
Atturniata di baruni e conti, º
Comu fussi 'na figghia di rignanti.
Fu vattiata a li novi fonti, º
Di li celi calaru li strumenti; º
Quannu fu misa sta bedda a li fonti,
Calaru li tri re di l'Orienti 1.
Ficarazzi. – P.
- n. -
52. Acqua di lu mari. :
Chi siti lesa 'nta lu caminari 2.
Ficarazzi. – P.
- - n. sa º
55. Spiritu di lumia. i
La bedda siti di la Bagaria 3.
Ficarazzi. – P.
n
54. Ciuri pirfettu. -
Siti la bedda vui di lu Burgettu.
Borgetto. - -
a - º
1 simile questo canto al 76, II, di Vigo, ma più bello.
2 E qui da avvertire come in Ficarazzi intendano per fiori
gli stornelli di tre versi, e anche le ottave o canzoni, gli stor
nelli di due versi, come questi di sopra, li chiamano muttetti,
cioè piccoli motti. -
3 Questo stornello ha quella tinta locale che distingue i canti;
un villico di Borgetto, sentendomelo leggere, m'interruppe
dicendo: – Anche noi abbiamo la bella di Borgetto; - e mi
dettò lo stornello che segue. -
- - -
- - - -- -
-
- --- --- --- - - - - -- - - - - -
LODI DELLE BELLEZZE. 45
- -
55. Acqua di cavaleri ben firmata,
Mariedda si chiama la me' zita:
a 'Nta un fonti d'oru fusti vattiata,
Cu fasci d'oru e cu fasci di sita:
Cu' ſicissi biddizzi fu 'na fata,
Ca l'omini li tiri a calamita 1.
Partinico.
, a
56. Spiritu di rologiu ti furmai,
Fermati ddocu, un caminari cchiui,
e Ca stu jornu pri mia nun scura mai,
Ogni quartu chi passa pensu a vui. -
Suli nun siti, e faciti li raj,
Luna nun siti e stralluciti cehiui,
Bedda, dissi biddizzi mi 'nciammai,
'Nciammativi d'amuri ancora vui.
- - Partinico.
-
- n. -
57. Arsia 2 cci passai di nni Pidduzza;
Era ch'arraccamava li chiumazza;
Cci jeva e cci vineva dda manuzza,
Nun si lassava nè spaddi nè vrazza.
- - Ficarazzi. – P.
-
- º
58. Ciuri viola; -
Ognunu chi ti guarda si cunsola.
- - Borgetto.
1 Torno qui a notare il verso toscano
Gli amanti li tirate a calamita, -
-
perchè ha qui il siciliano la stessa forma tirare a calamita.
- -
2 Jeri sera. -
º
- -- - -
- -
--- --- --- --- --- ---
M4 CANT1 POPULARI.
59. Arsira di 'na strata cci passai,
Du' soru mi chiamaru tuttidui;
Dissi una: – Beddu giuvini, chi fai?
Dipinci cu è cchiù bedda di li dui.
– La cchiù grannuzza è sapurita assai,
La nicaredda è cchiù bedda di vui 1:
Quannu vi vitti, a tuttidui vi amai,
Ca siti 'nnamuranti tuttidui.
Ficarazzi e Borgetto.
- -
60. Vitti a tri soru e mi stetti 'ncampana 2,
Sempre guardannu dda gran pasta fina:
Viva l'amanti mia siciliana !
Ognunu chi la vidi si cei 'nclina.
La granni avanza la stidda Diana,
La nica l'alba chi spacca 'a º matina;
E quant'è bedda la soru mizzana,
'Ncurunari si pò pri 'na rigina! -
- - Ficarazzi. – P.
-
-
-
-
- -
1 Sentiamo gli Umbri, presso Morandi: -
E due sorelle assieme rimirai
Stavano alla finestra tutt'a due;
La piccola mi disse: «Tu lo vai?
Chi te sa º la più bella de noi due?» -
- (Sc piccolina e mi piacete assai: -
Vostra sorella è più bella di voi.
2 Starisi in campana, fermarsi, piantarsi. -
3 La. Vedi la nota 1 del canto seguente. !
-a : i
* Sapere, per sembrare, parere. Nov. ant. – « Messer Bran
cadoria il vide; seppegli reo. » M. et º
LODI DELLE BELLEZZE. 45
mi
61. Rusidda d'oru china di splennuri, e
Nun t'aju pututu 'na vota parrari:
Nascisti 'nta l'ottava d''u 1 Signuri,
'Nta un jornu di putiricci pinsari:
E cu' ti vatti) fu Bonsignuri 2,
- Ti crisimò un Papa e un Cardinali.
- Di quantu beddi cc'è sutta lu suli,
Una megghiu di tia nun si pò 'sciari;
Eu mi nni vaju e ti salutu, amuri,
Lu nnomu di cu' t'ama 'un ti scurdari.
- - -a Termini.
- - , - nº a
62. Facci d'allegra-cori, occhi-piacenti,
e
Bedda, ca grazii e biddizzi nn ha tanti;
Labbra un curaddu e perni su sti denti,
Li gigghia su du' archi triunfanti;
. La facci l'hai un suli risplinnenti,
La frunti luci cehiù di lu domanti:
Quannu camini cu sti passi lenti,
'Nciammi la terra e fa moriri a tanti.
- - Palermo.- P.
t.
1 D' 'u sta per di lu, ed è ellissi usitatissima: così udrai
spessissimo d' 'u patri, d''a matri ec. Quest'ellissi l'hanno
anche in Corsica come nei seguenti esempi:
Ulò fiancu è da pugnale. -
U tò vapu (babbo) è guernadore, r º
Utò ziu è monsignore: -
A tò mamma è guernatrice.
2 Bonsignuri più spesso che Monsignuri dice il popolo; e
Bonsignore diceva (e forse ancor dice) il Modanese, come rica
via mo dal Tassoni, nella Secchia Rapita. -
46 CANTI POPOLARI.
65. Amuri, addumu, si mi cridirai,
Quantu su beddi ssi ucchiuzzi toi;
La tò vuccuzza è graziusa assai,
La frunti e li masciddi su du' gioj.
Di lutò latu nun mi movu mai,
- Mi pari un paraddisu avanti e poi;
Avi quantu Nuè lu sò campari,
Cu' si pussedi ssi biddizzi toi.
Termini.
, - , n
64. Rusidda, chi su beddi ssi capiddi,
Ssi to ucchiuzzi fannu funtaneddi;
Damminni un cerru di chissi capiddi,
Quantu fazzu lu giummu a l'autri beddi.
º Cantanu risignoli cu cardiddi, -
Pensa chi ponnu fari l'autri aceddi!
A Termini cci nn è centu e middi,
Tu sula si lu ciuri di li beddi !
- Termini.
e -
65. Du' rosi russi su li tò masciddi,
E quannu ridi fannu funtaneddi 1.
Cantanu risignola cu cardiddi, i
- -- Chi beddu cantu chi fannu l'aceddi l e º
E di lu celu calanu li stiddi, - - -
Pri fari onuri a ssi biddizzi beddi;
'Nta stu cuntornu cci nn è centu e middi;
Vu' siti la rigina di li beddi. 2
- Palermo. – P.
- - a º : - -- - -
1 Pozzette. - - - -
2 In Umbria: Voi siete la regina de le beffe.
-
LODI DELLE BELLEZZE. 47
66. Rusidda, ca nascisti di jinnaru,
Nascisti 'nta lu misi di la nivi;
Li so bianchizzi a tia tutti arristaru,
Nun cc' è cchiù bianchi di ssi carni fini.
Si' la stidda ch'affaccia a jornu chiaru i
E fai lu lustru a tutti li vicini 2.
Borgetto.
-- -
67. Rosa d' estati: -
º E 'ntra li beddi la rigina siti, º
E 'ntra l'onesti la parma purtati 3.
Palermo.
1 Jornu chiaru è pei Siciliani il momento che corre fra lo
sparire delle stelle e l'apparire del sole, nel qual tempo luce
la stella Diama. Jornu chiaru usasi ancora per accennare in
generale che è giorno da un bel pezzo. -
2 Fra i canti popolari umbri del Monti evvi questo :
Bellina, che nascevi di gennaro
Quando la bianca neve componeva, -
La vostra madre sempre disegnava
Di farvi più bellina che poteva. - .
Vi fece bella, poi vi diede un fiore,
Ti rassomiglia la stella d'amore, º
vi fece bella e vi diede una rama, e
vi pose a la finestra a far la dama.
Anche in un canto dei Toscani:
i
o bella che nasceste di gennaio, 1.
Nasceste il mese della bianca neve, ec.
3 In una delle canzoni popolari del dialetto sardo
-
centrale
De sas bellas angelica rcina,
De sas honestas sola capitana.
a
- -- - - - - - - - - -- -- -
--
------ = --- -
48 - CANTI POPOLARI.
-
-
- - -
68. Ciuri di linu; º
Bedda, lu corpu tò tuttu è divinu.
a - - Partinico.
i - - -
a 69. Ssi labbra di curaddu minutiddi,
Ss occhi stidduzzi di lu paraddisu,
Oru filatu sunnu li capiddi,
Da l'ancili filatu 'mparadisu.
Bedda, ca di li beddi avanzi a middi,
E suli e luna amuri t'hannu misu,
, Amuri t'hannu misu anchi li stiddi;
Cunsidirati a mia si nni sù prisu 1.
Partinico.
-
- - -
º 70. La stidda affaccia addabbanna 2 di vita,
C' un filu d'oru si inci un ataru 3.
Vaju circannu a chidda sapurita,
Chidda chi tessi 'nta lu sò tilaru. -
º
- . . . .
1 Un rispetto toscano dice:
Avete i labbri fatti di corallo, -
Gli occhi per riguardarlo il Paradiso.
Al mondo sete nata senza fallo, s
Sete più bella che non fu Narciso.
Vostri capelli son di color giallo,
E pargono filati in Paradiso:
vostri capelli, e teste bionde chiome
M'hanno cavato il core, e non so come, a
2 Al di là. . . . . - , , ,
3 Ataru: i Dizionari hanno otaru e altaru, ma ataru è
molto comune.
-
LoDi DELLE BELLEzzE. 49
E la matina mi tessi la sita,
A menzujornu lu villutu chiaru:
e Comu luci lu pettu a la me zita!
Luci comu la luna 'nta jìnnaru.
Borgetto.
-
, e -
. . . . .. º º
71. Ciuriddu di granatu,
Quannu la tò prisenzia 1 camina
- S'annetta l'ariu 2, sidd'è 3 annuvulatu.
- - Termini.
- - n. - r .
72. Mi 'nnamurai di ssi biddizzi toi;
La prima cosa li biunni capiddi;
L'occhi e li gigghia l'hai comu li groi,
Li labbra di curaddu minutiddi.
Ssu biancu pettu scriviri cci pòi;
. L'hai du' pumidda d'oru ssi maseiddi:
Quannu affacci a 'na porta di li toi
Pari 'na luna ch'è 'mmenzu li stiddi 4.
- , - . Borgetto.
75. 'Nta un gottu d'acqua su li to billizzi,
Du' cannola d'argentu ssi to vrazza ;
E t) mammuzza cu tanti grannizzi -
A cu' duna lu cori, a cu lu strazza.
Quannu ti guardu ssi capiddi rizzi
Lu cori 'nta ſu pettu s'arrimazza;
1 Come al duecento, - - - -
2 Divicn netto, limpido, º
3 S'idd'è, se esso è. Avverto qui una volta e per Sempre
che s'iddu sta spessissimo pel semplice si.
4 Simile al 54, II, di Vigo, ma più bello. ,
50 CANTI POPOLARI.
Eu pri l'amuri di li to billizzi
Pri finu a Roma ti purtiria”mbrazza.
º, 2 º 3 Partinico.
e - - e
74. La testa d'oru e li pedi d'argentu,
Funtana di billizzi d'oru fintu;
L'occhi su beddi, la vucca strumentù 1,
Di petri priziusi è lu tò cintu;
'Ntra ssu pittuzzu temi un guarnimentu,
Ogni amanti chi passa teni 'mpintu;
Doppu deci anni chi travagghiu a stentu,
Ora 'un mi fidu cchiù, mi viu abbintu 2.
- Palermo. – P.
75. Si grossa e tunna comu 'na campana,
Figghiuzza, veni senti sta canzuna.
Quannu cadisti 'mmanu a la mammana,
Ca t'aduraru fu suli e la luna,
º Lu santu Papa cu li Cardinala,
Tuttu lu regnu e la riali cruna.
- Ribera.
i Bellissimo, adattatissimo questo cpiteto alla bocca di vaga
donzella. -
2 In Ribera varia così - -
Pedi di perla, e li gammi d'argentu,
Funtana di billizzi e d'oru pintu
Chi nta lu menzu fa un monumentu,
Cu' ti lu fici Ss'annarcatu cintu ? -
Lu pettu è gioja, la gula strumentu,
Li to billizzi a lu celu su pinti;
E l'omu nun pò aviri autru turmentu -
D'amari a donni e po 'rristari 'mpintu. º
LODI, DELLE BELLEZZE. 5l
º
76. E di sta strata mi sentu chiamari,
Mi vòtu 1 e viu 'n'amanti d'amuri;
Quant'è mudernu lu sò caminari!
Li pedi 'llorgiu 2 li manu su' l'uri ;
La sò tistuzza è un areu triunfali,
Li capidduzzi galofari e ciuri,
L' occhi su stiddi, la frunti è lu mari,
Lu pettu è l'alba, la facci è lu suli 3.
Ribera.
n.
77. Aviti ssi capiddi rizzi e biunni;
Fustivu gimirata senza affanni ;
Si senza feli comu li palummi,
Ncurunari ti vòi di gigghi e parmi.
Unni cci, abiti tu cessanu l'urli;
'Ntesta mi porti li veli, e li sparmi.
La tò biddizza lu suli cunfunni;
Ccà cc'è l'amanti tò, dàcci cumanni 4.
- , a Palermo. – P.
i Vötu, volto, da voltare. Lo scrivo coll'accento circonflesso
per distinguerlo da votu , vuoto : così v6ta e vota (volta,
vuota). - e
2 Allorgiu o 'llorgiu dicesi in Ribera: noi diciamo roggiu
o rologgiu sempre. - -
3 Vedi quante immagini, quanto orientalismo in questi otto
versi !
M. In Umbria:
- Fiore di abete. - v, º -.
Bellina, comandate, comandate, a
Che io vi servirò come volete. . . . . e
52 -
- CANTI POPOLARI.
º
78. Quannu nascisti, ciuri di billizza,
Tò mamma parturiu senza duluri;
Nascisti un beddu jornu d'alligrizza,
E li campani sunavanu suli.
Lu zuccaru ti detti la ducizza,
E la cannedda ti lassau l'oduri.
Bedda, quannu ti pettini ssa trizza,
º i 'Ntra l'ariu fa' manteniri lu suli 1.
- . Borgetto.
79. Quannu nascisti tu, stidda divina,
Ti vattiaru lu suli e la luna 2;
Siti 'mpastata di 'na pasta fina,
Doru e d'argentu è la vostra pirsuna:
Vi miritati d'essiri rigina,
i D'jiri a la spadda di la sacra cruna 3.
E chi t'ammanca ad essiri rigina?
'Mmanu la parma, e'ntesta la curuna.
- Castelbuono.
s -
1 Questo canto riunisce egregiamente le bellezze del 7 c.19
(III) del Vigo. -
-
- ,º -
- -
-
-
Fra i canti greci del Tommaseo evvi questo:
Quando ti partoriva la madre tua, le chiese suonavano;
Gli angeli dai cieli, salivano e discendevano.
Quando partoriva la mamma tua gli era di di festa. º
2 Un canto dei Corsi dice : e
Quando poi nascesti vui e
Vi portornu a battizzani. -
La cumari fu la luna -
E lu soli fu cumpari,
3 Sacra corona; il re.
LODI DELLE BELLEZZE. 55
- n
80. Quannu nascisti tu, rosa marina,
Ficiru festa lu suli e la luna: v
L'amici foru Palermu e Missina,
Chi ti purtaru avattiari a Roma.
La parrinedda tua fu la Rigina,
- Lu parrineddu lu Papa di Roma:
L'ancilu ti la tinni la cannila;
Bedda accussì nun nn'era nata ancora.
. Monreale.
an
84. 'Nta chista strata ce'è 'na Missinisa
Chi va vistuta a la napulitana;
(Cc'è don Giuvanni chi cci cogghi i 'mprisa,
iCa setti voti cei va la simana.
- Cci vai la sira, cci vai la matina,
Lu menzujornu chi cci torni a fari?
- - Cci tornu prividiri a Catarina,
Cchiù bianca di la scuma di lu mari.
- Partinico.
- - - - ar
82. Bedda, ca di duminica nascisti,
Lu lùnidi ti jìsti a vattiari;
“Lu martiri nasceru ssi to trizzi,
Lu mèrcuri ti jeru a crisimari;
Lu jòvidi sparmaru ssi biddizzi,
º Vènniri ti jìttasti a caminari ;
Lu sabbatu a tò matri cci dicisti:
– Matri, quannu m'aviti a maritari?
- Borgetto.
1 In senso di prendere, mettere. Così usasi cogghiri annuri,
affizioni cc.
SALoMoNE, Canti popolari. º
54 CANTI POPOLARI. -- -
85. Rosa, si vera rosa di jardinu,
E fai l'oduri priziusu e vanu;
'Na vota ti tuccai, ch'era vicinu,
L'oduri mi lassasti 'nta li manu.
Pensa si ti tuccassi di cuntinu !
Staju comu lu pisci 'mpintu all'amu.
E si fussi malatu eu, lu mischinu,
Bedda, vidennu a tia prestu mi sanu.
- Palermo. – P.,
-
84. D'un paru d' occhi sugnu 'nnamuratu,
Circannu vaju si li pozzu aviri:
A tia, biddizza, l'aju dumannatu,
Tu mi dicisti: – Gioja, pigghiatilli;
Nun 'stanti l'occhi; lu cori e lu ciatu,
E tutta la me' vita è a tf putiri.
Borgetto.
-
85. Occhi di calamita 'nganna-amanti,
Ca cu l'ucchiuzzi to 'nganni l'aggenti;
Siti 'na vurza di petri domanti, e
Li raj di lu suli sunnu nenti.
Bedda, ca mi fa jìri ranti ranti 1,
Mi fa jìttari suspiri e lamenti; -
Tannu un cci passu cchiù di ccà davanti,
Quannu parru cu tia e mi fa' cuntenti.
º - - Termini.
- - e -,
1 Propriarnente vale: rasente rasente; ma nel caso nostro:
mi fai andar male, con dolore, con stento. º º
-
- 3 e -- - -
- -
- - - - - - - - - -
-
-
-
- - -
-
- - i r - - - --
- -
-
-
-, -
Lodi neLLE BELLEzzE. 55
- - . º a º i s
86. Ssi capidduzzi chi tiniti 'ntesta .
L'arrassumigghiu ad un ciuri d'alastra:
Lu re cu la rigina fici festa,
Lu suli cu la luna si cuntrasta.
Vui a lu caminari siti onesta,
E di lu bon parrari siti mastra:
Bedda, quannu tu affacci a ssa finestra,
Ciurisci lu galofaru a la grasta.
- -
º
º
º - e º º - Borgetto.
e. . . . º , i
87. Aviti li capiddi 'ncannulati,
Supra ssa frunti l'oru cci tiniti;
Scioti supra lu coddu li lassati,
E centumilia 'mpazzari faciti.
vEd a la sira, quannu vi curcati,
La luna fa di guardia e vu' durmiti;
E la matina, quannu vi livati,
Li raj di lu suli 'mpettu aviti.
- Borgetto. -
88. Bedda cu ssi capiddi 'ncannulati,
Chi sempri avanti l'occhi li tiniti,
D'oru e d'argentu l'aviti 'ngastati,
Di petri priziusi vu' l'aviti.
Quannu affaccia la luna, lumi dati;
Quannu affaccia lu suli, stralluciti;
La stissa terra chi vu' scarpisati,
Ciurisci pri li grazii ch'aviti.
Monreale.
- a.
89. Nun cci nni levu granni o nicareddi,
-
- , - - - -- -- - - - - - - - -
- /
56 CANTI POPOLARI.
Ca vu'pri l'oru di chissi capiddi
Rigina siti di tutti li beddi.
Borgetto.
90. Bedda di facci, e di cori anciledda,
Lesa a lu caminari, e picciridda,
Vi guardu e mi pariti palummedda
Russa 'ntesta e di pettu bianculidda.
Quannu m'affaccia, luci la vanedda;
L'arma mi nesci si nun viu ad idda;
La vurrissi a la spadda a st'anciledda,
Capri l'amuri sò lassu a Rusidda.
Monreale.
– ss a 2
a e - : -
- e' - e
º e
t ; - -
º . . !
- - a i
-
II.
e - e -
DESIDERIO, SPERANZA
- –o-o:Q oo–
91. Oh Diu, ch'addivintassi palummedda!
L'ali mi vurria mettiri e vulari:
Virria 1 a pusari 'nta ssa cammaredda,
Quantu ti virria vestiri e spugghiari.
Oh Diu, chi l'arti mia fussi pitturi! -
Ca un ritrattu di tia m'avirri a fari:
Bedda, chi sempri pensi a lu me amuri,
Amuri, lu me nnomu 'un ti scurdari 2.
. . -
Borgetto,
a,
i virria, accorciato da viairia, vedrei.
2 Variante : -
Bedda, nun ti scurdari, duci amuri,
Canotti e jornu mi fa piniari.
Un canto toscano principia così:
Dio lo volesse fossi un uccellino!
Avessi l'ale da poter volare!
Vorrei volare su quel finestrino.
-- --- --- --- --- --- -- - - - - - -
-
--
7 -
58 , e caNti popolani, a
-k
92. Oh Diu, fussi cardiddu o risignolu,
E pri cantari nun avissi paru !
'Nta la finestra di lu me tisoru
Prima di l'alba cei jìrria a cantari.
Idda mi grapi, e 1 di supra cci volu,
- E dda vuccuzza cci vaju a vasari...
O Diu, fammi cardiddu o risignolu,
Quantu a l'amuri meu vaju a vasari ! ?
Borgetto. -
- n.
95. Oh Diu, chi fussi aceddu e chi vulassi,
Quantu vulassi e vinissi nni tia! 3
Supra di 'na spadduzza ti pusassi,
Cu l'aluzzi carizii ti faria . ,
-
1 E' accorciato da eu, io.
2 Nel canto allemanno i tre voti d'amore è detto :
Se rosignolo io fossi, notte e dì io verre a cantare sulla
tua finestra; – d'una vaga canzone d'amore, io vi verre' a
cantare, se rosignolo io fossi. a è . . .
Una serenata che cantasi a Zante dice:
-
Canarino diverrò, per posarmi sulla tua pergola, e canterò
finchè tu ti desti....
Ai fulmini, alle tenebre, ai tuoni e alla pioggia, presso la
tua porta aspetto per un dolce bacio (Cantù, Letteratura greca,
pag. 516). - ºg
- - - - , e
Un distico pur greco riportato dal Tommasco dice: Rondi
-
nella diverrò, per posarmi sulle labbra tue, – per i baciarti
una e due, e rivolare. º
3 Allo zante si canta: – vola, pernicetta mia, - e vieni
nel mio senino.
4 Rondinella diventassi, per posarti sul ricciolo... Grec.
º
--- --- --- --- --- --- -
pesineRio, sPERANZA. 59
Li to parenti mi tennu li passi,
E nun vonnu ch'eu pratticu cu tia:
Vaja, figghiuzza, finemu sti spassi,
E un jornu tu arricordati di mia.
Parco.
-
94. Ciuri di ciuri:
Ssi fussi apuzza cugghiria lu meli,
Cci lu purtassi 'mbucca a lu me amuri.
Borgetto.
n , -
95 oi piu' si fora oceddu ed eu vulissi,
'Nfinu nni lu me beni mi nni jìssi;
Iddu comu ocidduzzu mi trattassi,
Comu ocidduzzu pri l'ariu jissi;
Supra la spadda sua eu m'aggiuccassi,
Cu l'aliteddu sò m'addurmiscissi:
º Nun mi nni curu no si m'ammazzassi,
Basta ch'a lu me beni eu lu vidissi.
Monte S. Giuliano.
- e “. e - l
96. Cci fussi cu mi dassi modu e addrizzu 1,
Di veniria la casa ddà nni tia,
T'ajutiria a passari lu lizzu 2,
Li fila rutti ti l' attacchiria.
Eu puru ti farria'n 3 autru survizzu,
- - - r -
1 Addrizzu per 'ndrizzu, indirizzu, nel senso di maniera,
indirizzo, via cc. manca nei Dizionari. Mortillaro ha 'ndrizzu,
che non spiega perchè rimanda a indirizzu ; ma quest'ultimo
vocabolo lo cercheresti invano, nelle sue pagine.
2 Liccio, o calza, come pur dicesi - .
3 Un. Il popolo pronunzia (clidendo la u e unendo la n ad
autru) nautri, come fosse unica parola.
- -
- - - - - - - -
- --- - - - -
- - - - - - -- - - - - - - - - -----
60 CANT1 POPOLARI.
Ca tu tississi ed eu ncatasciria 1 ;
E quali giuvinottu farria chissu, a
Di jinchiri canneddi è comu mia?
Borgetto.
97. Oh ch'è bedda la cirasa.
Nina mia, ti vurria 'ncasa.
Borgetto.
-
98. Funtana d'acqua, funtana argintata,
Funtana ch'a la vista m'arricria,
Quantu si' bedda, quantu si' annivata!
'Na vota sula mi nni viviria!
Si cci putissi 'ncugnari 'na vota,.
Sti labbra asciutti cci l'appuzziria;
- Sicci putissi 'ncugnari 'na vota,
St'arma ch'adduma l'arrifrischiria !
-, e - Borgetto.
99. Quannu ti viju, pedi di lumia,
Lu spinnu mi fa veniri a la gula;
La manuali to rami stinniria,
Cogghiri ti vurria 'na vota sula.
O lumiedda, si tu fussi mia, i
Quantu carizzi ti facissi ogn'ura!
Eu passu e lu me cori t'addisia,
Si t'avissi, saria la me' vintura!
- . Borgetto. -
i , - º
º e º -
i Dar bozzima all'ordito delle tele, imbozzimare. Mortillaro
2 Jinchiri canneddi, riempire di ſllo il cannello se prenº
ne possa servire chi tesse. - º, i º
----------
- – - – --- --- --- ---
- v
s- DEsibERIo, sperANZA. 64
- se , - -,
- m “ “
400. Oh Diu chi fussi amenta o majurana 1,
O puru ciuri di qualchi mancra !
Di quantu beddi vennu a sta funtana,
Tu sula mi spincisti la bannera.
Tu si' comu la varca viniziana 2,
Si niputi a lu duca di Bavera.
Si sapissi stu cori quantu t'ama,
Quantu senti pri tia duluri e pena!
Si fussi amenta, o ciuri, o majurana,
'Nta ssu pettu virria di 'na manera.
- Montelepre.
n
401. Oh Diu, sapissi l'arti cumannari ! 3
Pri lu tò amuri la cumanniria.
Chi vita dispirata mi fa fari !
Si manciu, vivu, dormu, pensu a tia.
Un'ura cchiù di sonnu 'un pozzu fari,
Ca sempri la me testa l'aju a tia:
Senziu nun aju cchiù di travagghiari,
Ca zoccu sgarru, lu sgarru pri tia.
Palermo. – P. -
e si m .
102. La donna quann'è schetta dormi sula,
Si vòta e sböta 'nta ddu biancu lettu ;
1lu purci cci va a muzzica la gula,
v
Stampi stampi cci fa lu biancu pettu.
- .e - “ , - r i
I Piceni: che fossi 'na viola, Dio volesse º
2 n Bucintoro, forse. A chi non era noto? – Una variante
di Palermo – P. ha questo verso cosi :
A - º , i e
Ca di li beddi si la capitana. -
3 L'arte magica.
- - -- -
- - - -- - -- -- - --- - -
-- - - - - - - - --
-- - -
62 CANTI POPOLAR1. - -
Idda si vòta arrabbiata allura:
– Stu purci fussi un picciutteddu schettu !
Cci avissi a dari tanti muzzicuna,
, Quantu nni duna a mia stu purci 'mpettu.
a r . - Borgetto.
e
405. Vurrissi 'na mugghieri;
Ma nun la pozzu asciari, -
Comu lu me pinseri
Mi la fa 'ddisiari. . . . . .
Vitti 'na picciuttedda, -
Chi jeva sgherra sgherra ;
Mi parsi la cehiù bedda,
a Chi cc'è supra la terra:
Mi parsi 'na palumma, e
Ch'è bianca e senza feli;
i La sò tistuzza è biunna, -
La sò vuccuzza è meli. ,
, . Oh Diu! chi mi la dassi,
La sò mammuzza a mia!
Eu mi la maritassi, e
- E mi l'aduriria! 1
Partinico.
.
104. Vaju circannu e nun pozzu truvari,
'N' amanti comu dici lu me cori;
-
º
i Quantunque io abbia rifiutate un numero infinito di can
zonette di questo genere (che in Sicilia vengono chiamate Arie)
appunto per non fare un'opera interminabile; nondimeno per
alcune ho fatto eccezione; a ciò mi ha spinto la loro candida,
bellezza, la dolcezza, l'affetto. I lettori, spero, me ne sapran
grado. - - -
- --- --- ------------- -- -
ce-a--- =--- = = -
- -- -- -- --- ---
DEsiDERuo, sperANZA. 65
Mi scantu si m'avissiru a 'ngannari,
º Ca li donni su tutti novi modi 1.
Un cunfortu vurria, ca m'hé pigghiari
'Na picciuttedda chi mi voli beni;
i 'Ntra li so vrazza vogghiu abbanmunari 2,
Ca propriamenti è 'na scocca d'amuri.
- e - - Monreale,
º , e , e mi º i a
405. oh Diu chi sta carera 3 fussi mia, a
Ch'è la cchiù bedda di chista citati !
Un tilareddu d'oru cci faria,
Cu quattru arvulicchi atturniati,
Unu d'aranciti, n'autru di lumia,
º Unu di parma e 'n'autru di granatu.
Oh Diu t'avissi, Catarina mia,
Ca cchiù nun patiria chiddu chi patu .
Palermo – P.
. . . . .
i Mutabili come le mode dei di nostri. Infatti le donne, dice
il Toscano: Le donne sono simili alla luna,
- , Fanno i quarti ad ogni settimana. -
2 svenire, venir meno. - . . -
3 Tessitora.
4 Un canto calabrese: . . . -
Si Catarina un jornu fussi mia
Riali noi farria cu ddignitati;
Un tulareddu a'oru nci faria
Ammenzu di quattrº arburi sciurati,
Unu d'arangiu, n'atru di lumia,
N'atru di gerstimini spampanati ec.
E un rispetto toscano:
Un albero di pepe vo' tagliare
.Per fare lo telaro a Caterina; - a
Le casse d'oro li ci voglio fare ec.
- --- --- -------------
64 - CANTI Popolari.
, e
106. oh Diu ch'avissi 'na muntagna d'oru,
Quattrucent'unzi di rènnita l'annu;
Di lu Granturcu vurria lu tisoru,
. E di lu Gran Signuri lu cumannu,
Vurria Palermu cu tuttu lu Molu,
D'ogni mircanti 'na badda di pannu;
Ogni fratuzzu mi dassi la soru,
E li mugghieri d'autru a me cumannu 1.
- - Palermo.
a
a , e , . . . . . . .
107. Eu addisiu ed aju addisiatu,
Cu un muzzicuni scippari ssu neu,
Pri mettimillu 'nta un lazzu 'ncarnatu,
E 'ncoddu mettimillu pr'agnusdeu.
Vaju nni lu Papa e mi lu binidici,
E cu lu tocca cc'è lu giubbileu;
A tia dicu, galofaru sparmatu,
Nun lu tuccari ca lu neu è meu.
Palermo.- P. ,
- - , - ea a
108. Vurria fari un palazzu marmuranti 2, -
Atturniateddu di petri 'ccillenti; A
La scala vurria fari di domanti,
Pr'acchianaricci tu, suli splennenti:
Vurria fari 'na ninfa a novi lampiº
Pri fari lustri a ssu visu ridenti,
Culonna d'oru, specchiu di domanti,
Stidda di litri re di l'Orienti. . .
Palermo. -
1 Troppo poco modesto nei suoi desideri questo poeta l
2 Di marmo. Manca nel Vocabolari. - . . .
--- --- --- --- --- e--- ---
a - -
,
- - - - - -
DESIDERIO, SPERANZA. 65
n
109. Vurria fari 'na casa 'mmenzu mari,
Frabbicata di pinni di pavuni;
D'oru e d'argentu li scalini fari,
Di petri priziusi li balcuni :
Quannu Ninedda mia po' va a 'ffacciari,
Ognunu dici: – Ccà spunta lu suli 1.
- - Partinico.
440. A menzu mari cc è na casa sparti,
D'oru e d'argentu li mura e li porti;
'Na picciuttedda a quinnicianni fatti,
China d'amuri, di vintura, e sorti:
Cc'è sò mammuzza chi cci desi latti,
Capuru a dàlla a mia cci pari forti:
Ma eu, cu li me 'ncegni e li me' arti 2,
T'avrò a la spadda mia sinuBorgetto.
- a -
a la morti.
1 Questo canto è uguale ad uno napoletano che ho trovato
nel libro del Monnier e che io qui sotto riporto nella traduzione
italiana ch'è nel libro stesso, non avendo potuto avere il testo
in dialetto. Volendo cercare qual popolo abbia copiato l'altro,
parmi che dal canto stesso si possa rilevare, e dire il canto nato
, in Napoli. Infatti quel Ninedda non è siciliano, ma pretto ma
poletano, Mennella, perchè noi, volendo far il vezzeggiativo di
Nina, facciamo Ninuzza e Minetta sempre. Ma ecco il canto
napoletano:
-- - - - - - o - º : è
Mi vo' far una casa 'n mezzo al mare,
Fabbricata con penne di pavoni; º
D'oro e argento le scale vo' formare, º -
F di pietre preziose i suoi balconi; · i
E quando trarrà ad essi lo mio amore, º º
Dirà ognuno: «Ecco 'l sol che spunta fuore! » ,
2 Ed io co lo mio 'ngegno e la mi' arte ec. C, latino.
66 CANT1 POPOLARI.
141. Eu vitti 'na palumma e 'na pirnici,
Una di chissi dui m'aju a pigghiari:
La granni sapi fari li catini,
La nicaredda sapi 'ncatinari:
Oh si putissi li riti stinniri !
Cu sta spiranza nun cci aju a ristari 1.
-
- Montelepre.
112. Bedda, cu' ti criau fu un sarafinu,
- E t'ha criatu c'un ciuriddu 'mmanu 2;
Ti ſici lu pittuzzu palumminu,
La facci tunna e l'occhiu juculanu 3;
'Nta lu pittuzzu cci fici un jardinu,
O Diu ! chi nni fuss'èu l'urtulanu ! 4
- r Pedi d'aranciu cu lu zuccu ſinu,
Tantu appiccichirò 'nsina chi acchianu.
- - - Borgetto e Carini.
1 Pernicetta adornata che nei boschi passeggi, e
Reti e panie porrò, per fare che tu ci rimanga.
così i gentili Greci.
rn canto ligure: - e
són namuratu delle due sorelle,
vi Da una all'altra non so qua' piare. e
º
sa
º - - - - -- - ::o -- -
La piccolina mi parla più bella, -
Ma la grande non la posciò lasciare...
2 In Ribera, dopo questi due versi, seguono questi altri:
La me mammuzza mi vulia parrinu,
Eu pri l'amuri tò vinni viddanu; º
i quali con lieve variazione vedremo principio di un altro canto.
3 Allegro, festevole; ma dice più. - -
4 Varianto; lu jardinaru. -
º º e - . . . . . . . . . -
-
- - -- - -
- - - - - -- - - - - - - - -- - - - - - - - - --
DESIDERIO, SPERANZA. 67
-
445. Sugnu affirratu a li capiddi toi,
Affirrateddu, e nun li lassu mai;
Tu mi dasti lu tossicu e l'aloi,
Iu pri l'amuri tò mi li pigghiai;
Iu sugnu mortu, e cchiù mortu mi vòi;
E doppu mortu chi gloria nn'hai?
Attenni a fariminni quantu pòi,
Un jornu a li me manu vinirai 1.
Castelbuono,
n.
114. Ardu e abbruciu, si tu mi cridirai,
, Ca a mia muriri fannu ss occhi toi;
Ssa tò vuccuzza è graziusa assai,
La frunti e li masciddi su' du' gioj.
Cutia num mi vurria spartiri mai,
O ccà, o 'mparadisu, o unni t'attrovi;
º r Munti cu munti 'un si iuncinu mai,
Eu speru di juncirimi cu vui.
Palermo.
115. Tu di ddocu, eu di ccà, nui nni videmu,
- E tuttidui 'na gran pena nni damu,
Ca nni vulemu amari e nun putemu,
Cu l'occhi rispittusi nni guardamu.
Ma cu cci curpa ca 'nsèmmula 'un semu
Pozza patiri quantu patiu Adamu :
Vinirà un jornu ca 'nsèmmula semu 2,
Nni scuttamu 3 ddu tempu
a
ch''un nn'amamu.
Palermo. – P.
1 Un giorno alle mie mani hai da venire. Tosc. º
2 Qui il presente pel futuro. Lo incontreremo sovente. -
3 Nel senso di compenseremo: anche qui il pres. pel fut. -
- - - -- Tra i ti
68 cANTI popoLARI.
- mi -
116. Sunnu un'ura di notti e ancora aspettu,
E su' du' uri e nun pozzu aspittari; -
A li tri uri mi conzu lu lettu,
A lu quattr'uri mi vaju a curcari:
A lu cinc'uri mi susu e m'assettu;
Li linzola mi dicinu: – Chi hai?
Arriposa, arriposa, giuvinettu,
Dd'amanti:cch'addisidiri avirai 1.
Palermo. – P.
n
117. Nni speri tu ed eu, 'ntramu 2 spiramu,
Cadi la spranza la notti 'un durmemu;
La sira, beni miu, quantu ti chiamu,
Spranza di lu me' cori, amuri stremul
Stu focu forti quannu l'astutamtu?
L'ura quannu sarà chi nni juncemu?
quannu a un lettu d'amuri nni curcamu,
La vampa cissirà chi 'ncori avemu.
Ribera.
448. Beddi violi l -
º Misiru 'nnamuratu spera e spera,
i Cu la spiranza dispiratu mori.
- - a . i Palermo.
a i . .
-
i in Piemonte:
Mi vadu in lettu e non possu durmire,
E li lensoi mi disu: cosa l'hai?
Risponde la coverta de lu lettu :
Spusa 'na dona bela e 'i durmirai.
2 Entrambi, a r - - - - - -
-
, , , -
i , º a
l
DESIDERIO, SPERANZA. 69
- - - e -
119. Mannata appi na littra a la spagnola
i. E cu l'ha fattu, l'ha mannatu allura;
Sacciu ch'aviti un'amicizia nova;
Forsi è megghiu di mia chissa pirsuna?
No, ca lu munnu 'un è finutu ancora,
Sù picciriddu e aspettu la vintura.
- - Termini.
- º xt -
120. Guardu li mura di lu tò palazzu,
Guardu, e guardannu la vista coi appizzu ;
Dimmillu tu, curuzzu, comu fazzu,
Ciatu di l'arma mia, cèrcacci 'ngrizzu;
Avi se anni e cci perdu lu strazzu,
Lu sonnu 'un veni cchiù a lu me capizzu ;
Lu sa, curuzzu, pirchì nun m'ammazzu?
La spranza mi susteni lu capizzu.
Partinico.
a
421. Veni, spiranza mia, veni spiranza,
'Nfasciami stu curuzzu cu na lenza ;
Firutu l'aju cu 'na puntuta lanza
E nuddu a midicarilu cci penza.
Cu' ama a donni, duluri nn'accanza,
Peni e duluri, e mala spirienza;
Sulu nni teni 'mpedi la spiranza,
Quann'idda manca, la morti cumenza.
Palermo.
422. Sugnu affirratu a un arvulu di pignu,
Cu tuttidu' li manu mi cci tegnu ;
SALoMoNE, Canti popolari. 5
-- - - - - - --- --- -
70 CANTI POPOLARI.
Finu a chi veni ddu visu binignu
Risistu, e cu la spranza mi mantegnu.
Balestrate.
n.
125. Nun dormu nè riposu a tia pinsannu,
Passu li notti 'nteri senza sonnu,
Sempri la tò biddizza cuntimplannu;
'Ccussì 1 passu lu tempu 'nsina a jornu.
Mi vòtu e mi firriu suspirannu,
Mentri li carni mei soffriri 'un ponnu:
Bedda, d'amari a tia nni sentu affannu,
Sulu la spranza mi teni a lu munnu.
Palermo. – P.
1 Da accussì, così. – Gli Umbri fan pure accussi:
Accussì bella, accussì costumata.
sº
- a º, a
- -
, º º
-
' , - s .
! º a - -
- -
- n
124. Jornu d'amuri fu quannu t'amai,
Bedda, chi tantu 'ncori mi trasisti;
Tu cci trasisti ed eu ti cci firmai,
Di 'na manera chi nun nesci cchiui:
Nun ha nisciutu e mancu niscirai 1,
i Nè mancu si la norti nni spartissi.
Ti pregu, morti, a nun viniri mai,
Quantu cu la me bedda mi gudissi.
- Borgetto.
-
- , -
1. Riporto una delle graziose canzonetis friulane pubblicate
dal Teza: - -
- - - - e -
, Benedete tu ses stade,
a , Benedete tu saras:
Nel mio curiu ses intrade, i
Che mai plui tu ieseras.
:: i t . ti º
- ----- ---------- - - - - - - - - - --
72 CANTI POPOLARI.
125. Specchiu di l'occhi mei, ti pensu ogn'ura;
Comu scurdari mi pozzu di tia?
Nun pozzu amari a nudda criatura,
Li senzii mi nescinu pri tia.
'Ntra lu me pettu cc'è la tè figura,
Vaju pri amari ad autru e pensu a tia.
Addiu, biddizza, guvernati 1, amuri,
Nun ti scurdari lu nnomu di mia.
- Borgetto.
n.
126. Spiritu di lumia;
- L' occhi a lu celu e la me menti a tia.
Palermo. – P.
N.
427. Lu primu amuri chi principiai,
Ciatu di l'arma mia, fustivu vui; ?
E chista cosa 'un mi cridenmu mai,
D'amarinni di cori tuttidui. i
Oh ch'amanti fidili ch'attruvai!
-
Spargiu lu sangu miu pri amari a vui.
– E tu, figghiuzza, 'nta lu cori m'hai,
- Tu sula mi piacisti e nudda cchiui.
- - a e Termini.
-
128. Tutta la notti mi teni a marteddu,
. Puru lu jornu eu mi smiduddu:
Lu focu l'astutaru a Muncibeddu,
E lu me focu nun l'astuta nuddu.
Lu sa chi t'aju a diri, amuri beddu?
Casidd'ha'amaria mia'un ha''maria nuddu.
Termini.
1 Abbiti cura, statti bene. -
-- - - - - - - - -- - - - - - - - -- - - -- - - -- - - - - - - -
AMORE, BACI. 7
429. Cocciu di pumidoru.
Pri tia nni spinnu e moru.
- Ficarazzi. – P.
e
-
a 450. Gigghiu di la campia 1.
Tu nun la sai quant'è la ciamma mia!
:: - Termini.
si y. . . e -
» 151. A sbrizza a sbrizza comu cira squagghiu 2,
Sugnu 'mmenzu lu mari supra un scogghiu,
Sensu nun aiu cchiù 'nta lu travagghiu,
Quant avi chi l'amuri, cu tia cogghiu ;
Cu chista lima du' curuzzi smagghiu 3, -
s Catu m'attacchi ed eu prestu mi sciogghiu ;
Ora ca semu tuttidui 'ntra un tagghiu, -
Si m'ami t'amu, si mi vòi ti vogghiu.
.. Palermo, – P.
ts , a - » a -
152 Poviru galantomu, nesciu pazzu,
Lassu jiri prºamuri lu 'nteressu,
s Ca notti e jornu sta vanedda passu,
Pri a Sarafina staricci cchiù 'mpressu.
D''i galantomi lu maceddu fazzu,
Chiddi chi t'hannu amatu,o vennu appressu:
Saraſina, un rigordu ti lu lassu, i
e Ama sempri a Vicenzu e vacci appressu.
- , - a Ribera. º
: i
1 Campagna. - - - - ,
- , a
- - - -
e
- -
sº
2 l'iù breve che il Toscano: -
E mi sento mancare a dramma a dramma
Come la cera in sull'ardente ſiamma.
3 Levo le maglie.
74 CANTI POPOLARI.
x.
155. A li du jorna di lu picuraru 1,
Parrava cu 'na bedda e nni fu privu;
Jeu cci lu mannava lu rigalu,
Riciviri 'un lu vosi amuri finu.
E com'un pisci sugnu 'mpintu all'amu,
Com'un aceddu ch'è misuºncaminu ;
Pri 'na picciotta bedda sempri abbramu,
Nun è luntanu no, l'aju vicinu.
º e º i Ribera. -
º
154. Allura chi ti vittimi 'nciammai,
Pirchì lu sangu mi fici 2 cu vui;
Allura chi la pratica 'mpignai,
Nni 'nciammamu d'amuri tuttidui 3.
Chista è catina chi mi 'ncatinai,
º Lu me cori pigghiai, lu detti a vui,
Chista è catina chi 'un finisci mai,
Un jornu speru moriri cu vui.
Partinico.
- . e
155. Sugnu picciottu e campu 'nnamuratu;
º 'Na picciuttedda 'un nni la potti aviri;
- - - -
-
, -
- - - º , r
- - - . , e
1 Ultimi due giorni del Carnovale, così detti da una storiella
curiosa per un anacronismo, la quale corre fra il popolo.
2 Fari lu sangu cu unu, andargli a sangue, a genio.
3 Notinsi queste simiglianze toscane:
Subitamente che noi ci vedemmo,
Subitamente noi c'innamorommo. - -
. . . . . . . . . . . . . . vidi voi, -
Subitamente me ne innamorai,
--- - - - - - - - - - - --- -
- AMORE, BACI. 75
Eu di la pena nni caju 1 malatu,
, Idda lu sappi e mi vinni a vidiri. -
Nta lu fadali mi purtò un granatu,
Nta lu pittuzzu du' puma gintili;
Mi dissi: – Te, arrifriscati, malatu,
Cc'è cosa ca pri mia tu vo' muriri?
-Nun vogghiu nè pumidda, nè granatti,
Nta ssu pittuzzu tò vogghiu muriri.
- - Ribera.
- n.
456. Dammi lu cori ch'arrubbatu m'hai;
Judici nun ci vonnu tra di nui;
Mi l'arrubbasti e ti latinirai,
A darimillu nun cci pensi cchiui.
Va' cunfessati, latra, e coi dirai,
Si ad arrubbari cori cci va cchiui 2.
Si nn'avissimu a spartiri, 'nsamail º
Eu restu senza cori e tu nn ha dui 4.
- Partinico.
- - s º - -
1 Invece di cadu. L'ha il Meli. -
Un canto simile a questo è in Vigo. -
2 Giovanottino, non ti par peccato
Rubare il cuore, e non lo render mai?
Chi è quel prete che t'ha confessato?
- Risp. Tosc.
E altrove: , e
Tu m'hai rubato il cuore e non lo rendi:
Va' a confessarti e me lo renderai. º
E i veronesi in una matinada molto simile al rispetto to
scano di cui sopra citammo i versi:
Tu m'hai rubato el cuor, no me lo rendi.
3 'Nsamai ! non sia mai. - -
A poco diverso da questo è il canto VI, 5 di Vigo.
--- - - - -- - -- - - -
76 - CANTI PoPoLARI.
-
- , i
-
157. Stanotti mi sunnavi, oh chi tirruri !
Ch'eramu morti 'nsemi, armuzza mia:
E 'mmenzu di la chiesa tri dutturi
Nni stavanu facennu la tumia 1.
Cu li strumenti fini e cu valuri,
Nni spaccaru lu pettu a mia ed a tia.
Tu lu sa ch'attruvaru, duci amuri?
- Truvaru a tia du' cori e nenti a mia 2
Borgetto e Termini,
1 Tumia per amatumia, ma meno comune. - -
2 In Sardegna: -
Attende, Venus mia,
Cantu ista notte in sonnu m'hat costadu.
Mentras dormidu ſia
M'incontro totalmente in mal'istadu,
º Timo de mi isplicare -
Pensende de mi poder dismajare.
Mi ponzo a cuntemplare
DeEtlagrimas fattende funerates,
bido in s'appusentu i
Intrare subitaneoS duos tales. - i
Osservan ambos duos a
Chi morti mi ruesi in brazzos tuos.
Duplicados dolores
Mi leant sos ispiritos potentes,
Prontos giamant dutlores,
E mi visitant totu diligentes;
Mi faghent notomia,
Osservant chi su coro non giughia.
si ponent in consulta
Sulbra de unu fattu tant' OScrirti :
-- AMORE, BACI. 77
ai
158. Curuzzu, ca mi sentu allammicari,
Quannu scura lu jornu e nun ti viu ;
Ca notti e jornu 'un pozzu arripusari,
Bedda, ca semu arrassu di lu sbju.
Ti pregu, ciamma, nun m'abbannunari,
“Nun vidi capri tia moru 'ndisiu?
Ammenu fa la finta d'affacciari,
A chi 'un ti pozzu aviri, ti taliu !
-
s a º . Ribera.
m.
159. Ciuri di centu pampini adurnatu,
Tu l'ha 'mputiri la pirsuna mia ;
Curuzzu, ca mi teni 'ncatinatu,
Comu mi 'ncatinasti, armuzza mia!
Ti vogghiu beni cchiù di lu me ciatu ;
Nun sacciu s'accussì vo beni a mia:
Lu sonnu di la notti m'ha livatu,
sCa vaju pri durmiri e pensu a tia.
Ribera.
a
Finalmente risulta
· De fagher notomia a tie puru,
e Et abberint sos poros
- Et l' incontrant in pettus duos coros!
Los cherent disunire,
Essende ànidos cun forte unione.
Lis paret de avvertire
Esser iscrittu cun fort'impressione;
Sighint a cuntemplare
Et leggent, chi Eo morzo pro ti amare. -
Similissimi a questo ha il vigo due canti, (XVIII, 13). Egli
dice: «Il pensiere sa d'arte, ma non è artefatto: l'ho trovato
« dovunque, e sempre in bocca del popolo.» -
, - -
- – -– - - sa- --- - - - -
78 CANTI POPOLARI.
n.
140. Cci vitti dari focu a lu Livanti,
Vitti abbruciari tutta la Turchia;
Finu a lu celu arrivanu li vampi,
Nuddu li po' 'stutari, armuzza mia.
Cci voli latti di ssi minni bianchi,
E forsi chi sti vampi abbachiria 1.
'Un è lu focu, no, chi fa li vampi,
È lu me cori quann''un vidi a tia.
- Borgetto.
a
141. Eu tegnu la me menti a lu sigretu,
Sigretu di lu veru amuri amatu,
Pri tia, bedda, nun aju cchiù cuetu,
Pri spusa ti vurria a lu me latu.
, Natu pri tia sugnu e divinutu,
a Pri tò amanti sugnu distinatu:
Si ciuri di biddizzi e si ciurutu,
Binidittu ddu Diu chi t'ha criatu.
- Monreale.
442. Curuzzu beddu, cocciu di granatu,
Aranciu di Partanna culuritu,
Quann' 'un ti viu mi nesci lu ciatu,
E lu curuzzu meu mi l'allammicu 2.
Eu m'allammieu, e vui v'allammicati,
A stizza a stizza comu l'acquaviti:
Quant' amanu sti dui curuzzi amati !
Eu v'amu, e vu' cchiù beni mi vuliti.
Partinico. -
...,
- A a t.
1 Farebbe scemare.
2 variante di Termini: - - -
Dicennu: armuzza mia / cu m'allammicu.
–- - - - -- - - - - -- -- -
a AMoRE, BACI. 79
n.
145. Ninfa d'amuri, pri tia 'un aju abbentu;
Quantu ti vogghiu beni tu lu sai:
Eu pri l'amuri tò patu turmentu,
, Tu pri l'amuri meu turmenti e guai:
Bedda, si tu m'ha fari un tradimentu,
Pensa lu nnomu meu e nun lu fai.
- Borgetto.
144. Du' cori semu e un cori vennu a fari 1,
'Na 'pinioni tuttidui e 'na menti;
Du' cori chi 'un si ponnu cunnannari,
. E mai s' hannu truvatu diffirenti 2.
Lu veru amuri è nni l'ammirari,
Ca semu nati e 'un nascemu prisenti;
A l'ammucciuni 'un ti pozzu parrari,
Taliami 'nta l'occhi ca mi senti.
i Palermo. – P.
o - - a - i
145. Comu ti vitti persi lu 'ntillettu,
- Di lu celu calò ssa trizza d'oru;
. Nun mi cridennu mai simuli effettu,
Putiri aviri ssu riccu tisoru.
- Comu mi vitti s'abbrazzò a stu pettu;
Facia oduri di 'ncenzu, era tutt'oru
Si spaccau l'arma, si rumpiu lu pettu,
E dissi: – Rosa mia, pri, tia nni moru !
r , Palermo. – P.
1 In un canto dei Corsi: - - - -
E formisi di due cuori un sol cuore.
2 Rispetto toscano:
E siamo due, e siamo d'un'altezza,
E d'una qualità, d'un proprio amore.
.80 CANTI POPULARI.
- sx
º 446. Sulu, suliddu marina marina
Jia caminannu, e cc'era genti assai;
Mi 'ncontru cu lu duca di Missina,
i Di 'na figghia ch'avia mi 'nnamurai:
La vavaredda l'aveva turchina,
Li capidduzzi d'oru e comu raj;
Ssi tò capiddi foru la catina,
Lu me cori a lu tò lu 'ncatinai.
i Palermo:
. . . .
A47. Bedda, pri amari a tia 'un tegnu paura,
Ca ti cummattiria 'na guerra 'ntera:
Vonnu chi lassu a tia, lucenti luna,
Stidda di litri re di primavera.
Nun mi nni curu si mi tennu a cura;
Lu nostru amuri porta la bannera:
– 'Nta li gargi 1 cci arresta a ssa pirsuna,
Ca 'un ti pò aviri, e nni mori di pena.
-
-
-
-
- -
-
a --
a Termini.
-
448. E com'hè fari ca la notti 'un dormu !
Nun sacciu chi rimediu circari;
Pigghiu la paparina pri lu sonnu,
E cercu si mi pozzu addurmintari:
- Mentri chi dormu tu mi veni 'nsonnu,
e Tuttu scantatu mi fa ºrrisbigghiari;
- Mi bastanu li peni di lu jornu,
'Mmenu la notti fammi arripusari! , i
Borgetto.
1 Fauci. Ristari 'nta li gargi una cosa ad uno vale non pO
terla ingluiottire, non poterla avere, restarne col desiderio.
--- 2 --
-- - - -
AMoRE, BAci. 81
- n
149. Ciuri viola. s - .
Sù varvi ricchiu e sfilu li rasola;
Eu sugnu lu rasolu e tu la mola.
- Partinico.
- - - sº
res --
- - º .
-
. - - - e
-
150. Vuccuzza sapurita, focu-ardenti,
- v
- Specchiu di l'occhi mei, focu-addumanti ;
e Cu' ti l'ha fattu ss ucchiuzzi piacenti?
Diu ti l'ha fattu pri 'nciammari a tanti.
Nun vogghiu cchiù ch'amati ad autrigenti;
r Bedda, nuautri dui semu bastanti: i
- Tu sula mi trasisti 'nta la menti,
e
Livari 'un ti cci pò nissuna amanti.
Termini.
- º
154. Spiritu di rologiu mi furmai,
- Ora mi fermu, e un vaju avanti cchiui.
Suli nun siti e tiniti li raj,
E cchiù di l'oru stralluciti vui.
Un jornu ch''un ti pensu 'un scura mai,
Ch ogni quartu ehi sona pensu a vui.
Lu suli 'mpernu 1 e vi detti li rai,
Quannu vostra mammuzza ſici a vui.
º Chista è la cantunara d' 'a lumia,
l Si manciu o dormu, sempri pensa a tia.
- - Castelbuono.
152. Ossu d'oliva sicca. - 3 -
. L'amuri chi ti portu nun è picca.
e, Ficarazzi. - P.
a º º º º º 3.
- e
1 Sottintendi era. º
- , º
-
- - -- - - - - - -- - - ºi
82 cANTI PoPoLARI.
º
155. Ti vogghiu beni assai, mali pri mia !
D'unni mi vinni st'amuri e st'affettu?
Mancu pri 'lluminata 1 eu ti sapia 2,
Ora l'arma mi nesci di stu pettu;
Si manciu o vivu, sempri pensu a tia;
Si dormu e si nun dormu, 'un aju risettu.
a 'Na sula cosa sapiri vurria,
S'è comu chiddu miu lu vostru affettu.
. .. Borgetto.
ae - -
º x -
154. E 'nta sta strata cci tegnu 'na spranza,
Lu me curuzzu a 'na picciotta penza;
Si cc'è qualchi pirsuna chi s'avanza,
-
Ti cridi ca pri tia nuddu cci penza?
Eu 'nta 'na manu cci tegnu 'na lanza,
'Nta l'autra cci tegnu la putenza 3.
Spica di Franza mia, spica di Franza,
Nu' nn'àmu 4 a amari e cci ha'aviri pacenza.
Castelbuono.
155. Bedda, cu l'occhi toi l'arma mi tiri,
Tu fa trimari li mura e li scogghi;
- Cridi, curuzzu meu, cridimi, cridi,
Cali peni d'amuri 'un sunnu 'mbrogghi 5.
a º in : e º.
1 Per nome, per fama.
2 Sapere per conoscere.
3 Ricorda il toscano: . -
- a . . . . . . . non aver paura
curio ti difendo colla spada nuda.
4 Contratto da avemu, abbiamo. Si usa spessissimo.
5 Giunterie, trappolcric.
- AMORE, BACI. 85
Tu mi dasti la manu ed eu la fidi,
Forsi chi si cuetanu sti vogghi?
- Cridi, curuzzu meu, cridimi, cridi,
- Ca li peni d'amuri 'un sunnu 'mbrogghi.
- - .. - - Termini.
- - - - » . . . . r:
156. Suli di innaru, - -
- . L'amuri l'assumigghiu a lu citrolu,
Cumenza duci e va finisci amaru 1.
, Carini.
º
1 Il pensiero di questi versi è stato sempre ripetuto in mille
modi dai poeti letterati e dai poeti del popolo, ma non mai
con immagine così vera e nuova come nel siciliano, Ecco
- alcuni confronti di canti popolari. sa
I Toscani: , º .
L'amor comincia con suoni e con canti
E poi ſinisce con dolori e pianti. :
v I Vicentini: - . - - -
L'amor comenza con soni e con canti
E la finisce con sospiri e pianti; -
. L'amor comenza con canti e con soni
E la ſinisce con sospiri e toni. º è
-
di Bergamaschi (presso Pasqualigo): - º -
L'amor comenza a ridare a scherzà,
- E po el ſiniss a pianz e sospirà. i
Nella Nuova Antologia testè uscita (fasc. di maggio) tra i
canti popolari
Vittorio di Somma,
Imbriani, evvi: Lombarda e varese pubblicati
a º da ai -
e - , a -
El s'incomenza a rider e scherzare,
l
El se finiss col piang e sospirare l v
I Greci han poi questo distico: sº e n. º
L'amore (maledeggio!) sul primo è dolce; zº, e
- Nel mezzo sa di pepe, e nella fine gli è amaro. -
,
-- - - - - - - - - - -- - - - º --
--- --- --- -- -
84 - CANTI POPOLARI.
“ e -
157. Mi partu di Palermu a menzu jornu,
Tutta la via mi la fazzu cantannu ; .
Vitti l'amanti mia 'nta stu cuntornu,
C'un specchiu 'mmanu si ieva mirannu,
E cu 'na manu la scrima spartennu,
Li capiddi cu l'autra jia allisciannu.
Bedda, nun minni curu si 'un cci vegnu,
Cu l'occhi mi sazziu taliannu. ,
e Castelbuono.
- t
-
-
- -
158. Vurria sapiri si cu' m'ama è ddocu, i
. . . Finestra, falla tu la 'mmasciatura;
- Cuntari ti vurria eu lu me focu, . --
- Quant'è la vampa mia, la me primura. -
Tu ti cridennu chi l'amuri è jocu, ss
Bedda, ti liggirò la me scrittura; - -
Finestra, fatti vascia 'n' autru pocu,
Quantu cci parru e mi nni vaju allura. -
Borgetto.
r - º
- n - -
159. Si nn'àmu a amari, giuramentu ha fari;
Giura supra di tia si si fidili: -
S'iddu è lu certu chi nn'avemu a amari,
Eu ti lu dugnu stu cori 'mputiri.
Nun ti fidari no, nun ti fidari, º
Nun ti nni fari cuntu e ti nni ridi;
si ti viu n'autru amanti praticari, --
º ..
-
Fa cuntu ca murivu 1 e nun mi vidi.
-
-
s .
-
- - Ribera.
.
1 In Ribera amano terminare in u la prima persona del pas
sato dei verbi; così invece di murii, amai, purtai, dicono mu
rivu, amavu, purtavu. Io ho conservato questo modo.
r- »
AMORE, BACI. 85
460. Dimmillu tu, curuzzu, comu fazzu,
Ca mi porta a la morti stu duluri;
Sugnu arriduttu di nesciri pazzu,
Chistu fa fari lu mettiri amuri;
La testa pri li mura m'arrimazzu,
La dugnu forti e nun sentu duluri;
Si nun m'amati vui, veru m'ammazzu,
Moriri vogghiu pri lu vostru amuri.
Borgetto.
164. Vurria sapiri quantu m'accattasti,
Ca ti facisti patruna di mia;
Quantu dinari a lu mircanti dasti,
Si lu sapissi m'arriscattiria;
E si l'oru e l'argentu 'un abbastassi,
Scavu mi jìssi a vinniri 'n Turchia,
Ddà nni li Turchi pri pignu ristassi,
E 'un si dicissi ca moru pri tia.
Borgetto.
- n
A62. 'Mmenzu quinnici magghi 'ncatinasti,
Catina longa, chist'armuzza mia i ;
Lu sonnu di la notti m'arrubbasti,
. Ti lu purtasti a dormiri cu tia.
Fusti magara chi m'ammagarasti,
O mi facisti fari magaria;
Cu' mi la fici, fammilla livari,
'Mmenu 'un si dici ca moru pri tia.
Borgetto.
i variante: catina longa di quinnici maggiº,
Comu mi 'ncatinasti, armuzza mia.
SALoMoNE, Canti popolari.
86 CANTI POPOLARI.
n.
165. Gràpimi, bedda, lu dissi to matri,
Ca quantu venivu cci spiriti.
- Vu' siti mariolu e m'ingannati;
Quantu veni me matri trasiriti.
- Chi pena a mi' a stu cori chi mi dati ! ,
Sugnu darrè li porti e un mi grapiti.
, Dicitimi, biddicchia, si m'amati....
- Nasì 1, curuzzu meu , nun vi muviti...
- Borgetto.
- m
164. Gàlofaru chi fai stu bell'oduri,
Mannami a diri comu t'aju a amari;
Ti l'aju cugghiutu l'affettu e l'amuri,
La vicinanza mi l'ha fattu fari.
Va dormi, si hai sonnu, duci amuri,
Ca lu lettu è cunzatu 'nta stu cori.
-- Termini.
-
-
º
165. Munzeddu d'oru e di petri domanti,
- Si semu picciriddi 'un cci fa nenti,
Nni cugghiemu l'amuri nta stu 'stanti;
Forsi chi nn hannu 'nvidia l'aggenti?
s Ssa tò vuccuzza ch'è ancora lattanti,
Ss'ucchiuzzi su du' stiddi rilucenti;
E quannu affacci tu 'mmenzu di tanti
Mi pari 'na rigina veramenti.
Termini.
. . .
- n.
166. Ciuri di primavera.
Si tu nun m'ami, eu moru di pena.
Palermo. – P.
1 Lo stesso che gnursì. - - - ---
AMORE, BACI. 87
-
167. Jvi a lu 'nfernu, oh mai cci avissi statu !
i Quant'era chinu ! mancu cci capia:
Attornu attornu lu focu addumatu,
E 'mmenzu cci truvai l'amanti mia.
Quannu mi vittim'ha accarizziatu,
Dicennu: - Ora vinisti, armuzza mia:
Ti l'arricordi lu tempu passatui
Quannu middi carizzi ti facia? i
- Palermo.
1 Ecco un rispetto toscano uguale: : . . . .
Sono stato all'inferno e son tornato;
Misericordial, la gente che c'era! :”
º i v'era una stanza tutta illuminata,
E dentro y'era la speranza mia.
º Quando mi vedde, gran festa mi fece,
E poi mi disse: – Dolce anima mia,
Non t'arricordi del tempo passato -
i Quando tu mi dicevi, anima mia? ec.
Una variante di Carini porta, dopo il quarto verso: a
Era dintra un quadoru assai 'nfucatu e a
E li carnuzzi fini s'arrustia.
Quannu mi vitti la manu m'ha datu,
Dicennu: - Ora vinisti armuzza mia?
Anche questa variante trova il confronto toscano; e ricorda
i tre versi piemontesi:
- . Misericordia, quanta gent ch'u j'éra!
e Al me' amur biijiva ant 'na caudera:
spettava ch'a i' andéisa a déj la manu.
I Napolitani hanno: - * , . .
sognai che nell'inferno io me n'andava,
E ch'era in quello tanta gente accolta,....
Quando vidi colei ch'i' aveva amata, i
Ch'éntro una gran caldaia era a bollire....
38 CANTI POPOLARI.
, 168. Eu di tutt'uri passu di ssa strata
Pri vidiri la me amanti unn'è ch'abbita;
Mi vaju privutari, idda si vòta,
Mi ridi cu dda vucca sapurita.
Guarda chi pena prova la sò vita
Quannu sò mamma si trova affacciata!
La vita di 'na schetta 'nnamurata
Riposu 'un trova mai nni la sò vita.
Ribera.
169. Vurria abitari unn'abbita la stidda
A chiddi parti unni soli abitari;
Mi 'nnamuravi di 'na picciridda,
Sugnu 'nciammatu, chi cci pozzu fari !
E 'nta lu menzu quant'è minutidda!
Quantu la vurria strinciri e abbrazzari !
Ora mi iettu 'nta li vrazza d'idda,
Tantu pri tantu 'na morti aiu a fari.
Monreale.
o - ! -
a º a - ,a
170. Di niuru 1 è vistutu lu me amanti,
Di niuru è vistutu veramenti;
'Nta li manuzzi soi teni li 'nguanti,
e Cci teni un anidduzzu strallucenti: se
Lu sa comu si chiama lu me amanti?
Si chiama don Pidduzzu veramenti.
- -
Partinico.
s - i ,
1 Di nobili panni; perchè il nero indica nobiltà e signoria.
Così trovi nei canti toscani: e
Veddi una donna vestita di nero º i
E poi la vedi coi ferri alla mano, i
s , ,
l
AMORE, BACI. 89
171. Mamma, mannatimicci a lu mulinu,
Lu mulinaru m'ha còtu l'amuri; -
Allura chi mi vidi cumpariri
. Mi scàrrica, e mi stuja lu suduri.
E di li primi mi fa macinari,
- La farina mi cogghi addinucchiuni...
s - , º - Carini.
a - a
472. Vurria sapiri la via d'unni jiu,
E lu tirrenu d'unni scarpisau;
Vurria sapiri di l'amuri miu
Si a salvamentu a lu locu arrivau.
s . Di quantu l'amu eu lu sapi Diu;
- Mancu sò mamma chi lu nutricau;
E l'ha criatu l'Ancilu di Diu 1,
Tuttu chinu d'amuri lu criau. :
- - Borgetto.
- e - - -
475. Facciuzza d'un galofaru splennenti,
'Un dimurari tantu a la stranìa;
S'iddu addimuri, dumannu a l'aggenti:
- L'ati 2 vidutu la spranzedda mia?
1 I Greci:
Che angelo...
E che pittore ti fece con pennel d'oro?
2 Avete. I Toscani hanno ete contratto da aete più spesso
che ate,
a
ma l'han tuttiedue. Così nei rispetti si legge:
L'ete un par d'occhi, paion margherite. a º -
Davanti all'uscio ci ate un melagrano,
E ate hanno nel Piceno:
M' ate cappato come gran dal gioglio, -
- - - - - - - - - - - - - - - - - e ia a
90 CANTI POPOLARI.
Lu vitti docu jusu a lu punenti
Chi travagghiava pri vossighuria; º,
'Mmanu tinia 'na carraffa d'argentu,
Ddà intra l'acqua rosa eei tinia.
º Ribera.
. , i . ?
474. Cugnata, cugnatuzza quantu v'amu !
Cugnata, vi cci portu a lu jardinu?
Ddà cc'è lu pedi di lu virdi ramu,
Jetta li faidduna d'oru finu.
Pri cogghiri stu pedi'i 4 virdi ramu
Cci voli la licenzia di Ninu :
- 'Nfazzi chi fai la fatta d'Adamu
Ca pr un pumiddu persi lu jardinu? 2
i - , Ficarazzi. – P.
. . . º º a - , s -
-
475. Nn'aju manciatu meli di cardiddu
e Supra 'na pampinedda di violi;
l Cci l'aju misu l'amuri a stu figghiu
- A raggia di sò matri chi nun voli:
Mi l'aju nutricatu picciriddu,
Mi l'aju nutricatu a mustazzoli;
Si veni 'n'autr'amanti e si lu pigghia,
Pigghiu un cuteddu e cci cassu lu cori.
l Borgetto.
ai - º
176. Pettu di stu pettu. . .
Si nun m'amati, santiuna jettu, e
, a v . Borgetto. -
- º - , a * a * a º
1 Di. Elisione frequente nel popolo. º - r .-
2 Uno stornello del Piceno:
ai e 4
Bella,
Che nonil fate
perse come feceperAdamo,
suo giardino un pomo.r
- --- - --- - - -
.- - -
-- - - - --
- - - - --
- - - - - -- - - - -
A
- iº
s AMORE, BACI. 91
n.
177. Amuri semu ed amuri siamu,
Amuri, ca cchiù beni nni vulemu ;
Quannu 'nta li vaneddi nni scuntramu
La faccia russa e bianca nni facemu ;
E quannu è russa, signu ca nn'amamu ;
E quann'è bianca, beni nni vulemu ;
E 'nfrunti poi un scrittu cci purtamu,
Curuzzu, ca giammai nni spartiremu.
- . . . Termini.
x
478. O ninfa d'oru china di splennuri,
Mancu ti pozzu 'na vota parrari! 1 -
a Eu nn'aju arrimuddatu cori duri,
Lutò nun nni lu pozzu arrimuddari.
E m'ha firutu lu cori ammucciuni,
Cu li to modi mi lu vo' 2 samari.
Vidi ca mi nni vaju, duci amuri,
Ricordati di mia, nun ti scurdari.
Borgetto.
x
179. La prima vota chi cu tia parrai
Lu senziu sirenu eu l'avia;
Ma nun ti cridica mi la scurdai
, La paruledda ch'avi a diri a tia.
. . Lu vo'sapiri pirchì ti spiai ?
Ca si pr amanti tu vulivi a mia:
i Lu vo' sapiri pirchì ti spiai?
Ca paluredda ferma eu vulia.
a-
º ,
e
e
- -
- - -
-
Monreale.
a - a - º i ..
1 Il ciel mi concedesse una sol ora al
Che ti potessi una volta parlare. Tosc. ,e
2 È giusto che me lo sani. . . . . . . .
- - - -- -- - - - -- - - -- - - - - --- --- --
92 -
CANTI POPOLARI.
480. Mi nni voggh'jiri unn'abbita lu suli,
E la me vita 'nta voscura fari;
Cummattiri 1 cu serpi e cu scursuni,
Puru cu la Sirena di lu mari;
Pri acqua viviria lu me suduri,
Pri pani manciria li cibi amari.
Vidi quantu si pati pr un amuri,
Me ma mi ſici, e tu, bedda, m'ha sfari.
- - Palermo. - P.
181. Ivi a la fera lu sabbatu santu 2,
- Ed era megghiu s'iddu nun cci jìa;
Ddà vitti a tanti beddi cu lu mantu,
Cc'eranu tutti e nun cc'era la mia.
Eu mi nni jvi a ddu solitu cantu
Nni chiddu cantu un'idda si mittia,
E sfugau tantu lu me cori a chiantu,
Cu' mi videva chianciri, chiancia.
-
Palermo.- P.
1 Cummattiri cu unu non propriamente combattere, ma
aver che fare con lui, nel qual senso, che in Sicilia è tanto
comune, manca questo verbo in Mortillaro. – E combattere,
spiegato nel senso siciliano di aver che fare, ci spiegherebbe
esattamente quel verso di Dante, sopra il quale tanto hanno
tempestato gli annotatori, senza mai poterlo bene spiegare ;
voglio dire del verso 66 del V dell'inferno: -
Che con amore alfine (Achille) combatteo.
Così spariscono tanti dubbi, tante stiracchiate e false inter
pretazioni, pelle quali si giunse a spiegare il combatteo per
capitar male c perire, Che Dante avesse potuto prendere questa
voce dai Siciliani è facilissima cosa, avendolo nel poema fatto
altre volte per altre voci. “ ,
2 La fiera che in Palermo suol farsi ogni anno per la Pasqua
comincia quasi sempre il Sabbato santo. º
- --- - -- - - - -
- --- --- --- ---
-
- -
--- ---- -
AMORE, BACI. 95
a
182. Quattru suspiri ti vurria mannari
E tutti quattru suspiri d'amuri;
Cu lu primu ti mannu a salutari,
L'autru cuntirà lu nostru amuri ;
Ma cu lu terzu ti mannu a vasari,
L'autru ti sta davanzi addinucchiuni;
A tutti quattru li farria gridari:
- Giustizia di Diu cu sparti amuril 1
- Ribera.
s -
485. Ciuri lumia.
Eu t'amu tantu e tu nun ami a mia!
Vidi lu cori meu quantu pinia!
Palermo. – P. e Borgetto.
1 Molto simile a questo è il seguente rispetto toscano:
Mando all'idolo mio da questo petto
Cinque mesti sospir figli d'amore;
Gli parla il primo de l'antico affetto,
E l'altro li racconta il mio dolore;
Il terzo l'offerisce questo petto;
º, ſi
Il quarto cerca aiuto a tanto ardore;
tal
Il quinto, genuflesso al caro oggetto,
ſteft,
Pietà ne cerca e l'offerisce il core.
tel
Mando all'idolo mio da questo petto -
haſſi Cinque mesti sospir figli d'amore. -
E quest'altro del Lazio: -
Quattro saluti ti voglio mandare
iſºltº Come quattro fedeli ambasciatori:
0 ſi Uno verrà nella porta a bussare,
li L'altro si metterà ginocchioni,
il L'altro ti toccherà la bianca mano, -
L'ultimo conterà le sue ragioni.
asſi
94 CANTI POPOLARI.
184. Facci di specchiu, strallucenti amuri,
Sempri l'aju cu tia la 'pinioni;
Di quantu beddi cc'è sutta lu suli
Tu sula mi trasisti 'nta lu cori.
È vampa chi m'adduma tutti l'uri, -
Chi dintra adduma e di fora nun pari 1:
v Talè 2 quantu si pati pr un amuri !
A tia ti nesci l'arma, a mia ſu cori.
- Termini.
-
185. Spiritu d'acquaviti. -
Eu v'amu, e vu' cchiù beni mi vuliti.
Borgetto.
- -
- - - -
486. Ciuri di ciuri ;
Vu' lu sapiti si vi portu amuri. . .
Palermo. – P.
e - » . - - -
187. Calati ss occhi e un li jìsati cchiui
Ca vu' l'aviti pizzuteddi assai;
Eu sempri stava vicinu di vui
Ed ora mi nni trovu arrassu assai.
Facemu un pattu, 'un nni parramu cchiui,
Ca quannu parru a vui su li me guai:
Ora ca sù 'ntra un focu eu privui
Mi lassi 'ntra la vampa e ti nni vai... -
Palermo. – P.
- a e , -
1 Il Toscano: - - - - -
Dentro al mio petto è una candela accesa, r
Di dentro brucia e di fuori non pare.
2 Talè, da taliari, guardal
–------- =-------
-- -
AMORE, BACI. 95
-
188. Amuri, chidda vota chi firisci,
Suspiru novu 'nta lu cori nasci
-
Chi ad ogni jornu s'aumenta le crisci
E ch'ogni cori cu ducizza pasci.
Lu stissu mortu quasi ch'arrivisci,
Nesci di li balati e di li casci;
Pirchì l'amuri di l'omu 'un spirisci
Nè quann' è vecchiu, nè quann'è a li fasci.
- - Monreale.
189. M'ardu, m'abbruciu, e mai suspiru cogghiu;
Tu ti cridennu chi cuntentu sia;
S'ardinu li me carni comu l' ogghiu,
È pri lu granni amuri ch'aiu a tia.
Viju lu fruttu magnu e nun lu cogghiu;
E l'aju 'nterna la gran pena mia.
Di mia tu lu vo' dittu zoccu vogghiu,
E tu lu sai cchiù megghiu di mia.
- Borgetto.
190. Un ancilu di celu mi pariti,
Un ancilu di celu assumigghiati 1.
Quannu lu pedia la porta mittiti
Prima ridi la vucca e po' parrati.
Sacciu ca 'nta lu, geniu m'aviti,
Geniu faciti a mia s'iddu m'amati.
Mentri sti du' curuzzi sunnu uniti
Amamunni nu' dui, cu' pati pati.
e Palermo. – P.
-
1 i. A un angelo del ciel t'ho assomigliato. Tosc.
. - . -
-
- E mi parete un angiolo d'amore, -
Un angiolo d'amore mi sembratc. Lazio.
96 CANTI POPOLARI.
194. Quannu passu di ccà, siati onesta, - º
Pri l'aggenti nun diri ca nn'amamu.
Tu cali l' occhi ed eu calu la testa,
Ghissu è lu signu ca nni salutamu.
L'ucchiuzzi di l'aggenti su balestra,
Li guai tuttidui nni li cuntamu;
Ad ogni santu veni la sò festa
E nu” la festa nostra l'aspittamu 1.
: Ficarazzi. – P. e Borgetto.
492. Ligenti chi di mia tennu li cunti
Eu li lassu cantari tutti quanti;
Jettanu lu vilenu junti junti, -
Mi l'agghiuttu comu spicchia d'aranci.
'Nta la facciuzza mia ch''un tegnu affrunti?
Chi sù comu 'na Greca di Livanti ?
, Quantu stimu l'onuri di la frunti
Nun cci stimu un palazzu di domanti !
Ficarazzi. – P.
1 In Toscana: -
Quando passi di qui, passaci onesta
Chè la gente non dica che ci amiamo.
Tu abbassi il capo, e io abbasso la testa,
E noi due di buon cuor ci salutiamo.
Di tutt'i santi ne vien la sua festa,
Un dì verrà la nostra, se ci amiamo:
Di tutti i santi la sua festa viene; i
Verrà la nostra, vogliamoci bene.
Quale più bello, il toscano o il siciliano? Osserva bene, o let
tore, e giudica. Lo stesso non è d'uopo che ti ripeta pci canto
seguente 193.
--- ----- -
- º -- - – -- -- – - =e - - - -
--
- --
AMORE, BACI. 97
495. Chista è la strata di lu malu diri,
l. Un omu cu 'na donna 'un pò parrari;
Li genti allura si nescinu a diri 1 :
– Lu tali fa l'amuri cu la tali. » .
- 'Mmenzu la strata 'un hannu cchiù chi diri,
Tràsinu dintra e fannu cufulari 2.
Mali gintazzi ch' 'un aviti fidi, e
Vajtivinni almenu a cunfissari 3.
e Ficarazzi. – P.
n
s
A194 'Nta stu curtigghiu cci su tali e quali,
iCci su 'na maniata di faccioli ;
'Un ponnu vìdiri a nuddu pratticari: s
– Lu tali cu la tali fa l'amuri.
frill
Trasinu dintra e fannu cufulari,
Nescinu fora e mettinu rumuri.
i! i Niscirisi a diri una cosa vale metterla fuori, senz'essere
vera, inventarla. - -
2 Fari cufulari, unirsi in parecchi a dir male dei fatti altrui;
metafora presa dal focolare (cufularu), intorno al quale seden
do in inverno la famiglia, o la brigata, sparla questo e quello,
tanto per ciarlare.
3 Veggasi la somiglianza del canto siciliano con questo della
e Toscana:
E questo è il vicinato del mai dire:
Non ci si puole una volta passare.
Se ci si passa, cominciano a dire:
Chesto l'è innamorato della tale. r
Sia chesto vicinato maledetto ! - a
Dov'è la pace mettono un lamento.
0!
Sto vicinato maledetto sia i
I ci Dov'è la pace metton gelosia.
- --- --- -
98 CANTI POPULARI.
Figghiuzzi, jìtivinni a cunſissari,
Cc è 'nfernu e paraddisu, e ccà si mori
- a - Palermo. – P.
. * s . « - -
495. Ciuri pirfettu. ,
; Bedda, ca lu tò nnomu l'aiu scrittu -
º, 'Nta la parti sinistra di lu pettu ;
Si tu m'ami di cori com'ha dittu,
Di mia mancari nun tipò l'affettu.
- , Partinico.
496, Ciuri varcocu :
Sù cu mia, si cu tia, sù ccà, sù ddocu
Palermo. - P.
-
;
-
- .
497. E di lu mari; - -
Unni l'amuri cc'è l'obbligu pari.
- Palermo. - P.
-
198. Figghiuzza, a
si ti voi sarvari varma
l'arma, i ...
a , vinni lu tempu di fari piaciri: , e
si veni un picciutteddu e t addimanna,
Fallu cuntenti,s'è
Massimamenti e nni lu lassi
orfanº iri: º i
di mamma ,
a - e . . . ---- . a o . - - . . . . . - ,
º li metti imprucintu di farlu muriri; ,
E s'iddu mori, l'armuzza s' addanna,
Lu piccatu chi fa tu l'hº ,º chianciri.
--- --- a -º
Palermo.
- i - P. s
- - , a - , . . .
199. Arsiracci passavi di ddu
c'era tri picciutteddi º
comu l'Oru ;
una mi fici signu cu la manº,
E l'autra mi tirau lu firriolu.
AMORE, BACI. 99
Adaciu, 'un mi tuccati stu cuddaru
Ca è di sita arriccamatu d'oru ;
La sita mi l'ha datu lu sitaru,
E l'oru mi l'ha datu vostra soru.
- Partinico.
- - n.
200. Facci di specchiu, risplinnenti suli,
Amuri, t'aju a vidiri affacciari; .
Sona lu roggiu ed iu nni cuntu l'uri,
E lu tò amuri mi fa pazziari,
È vampa chi m'adduma tutti l'uri,
a Chi dintra adduma e di fora nun pari;
- i Su ssi labbruzza to focu d'amuri,
'Ncùgnali cu li mei, falli addumari.
- - Termini.
- , - a - - s - : .
20l. (illi cc è ? chi dici ssa vostra biddizza?
Quant' avi st' occhi chi 'un vidinu a tia!
Ssu visu è specchiu ed è dilicatizza,
Munarca chi 'nmavanza ad ogni Dia.”
Ciumi di grazii e mari di biddizza,
Eu criu ca 'un cc'è 'na bedda comu tia;
Si arrivassi a vasari ssa biddizza
Eu com' un picciriddu chianciria 1.
- - - Borgetto.
e -
202. Ciuri di maju.
. Si tu mi vasi 'mparadisu, vaju 2. - º
Borgetto. - , ,
1 per la sºlai giacche, come dice lo stornello:
o Ciuri d'aranci.
railigrizza o pri pena si chianci. -
eº - -
2 in Grecia: col bacio tuo volo ai cieli, º . .
- cogli angeli siedo, con essi ragiono.
100 CANTI POPOLARI.
--
-
- « -
205. Idda si cala e cci vinni la tussi;
Oh Diu chi si vutassi a jiri a mia ! i
Ilda si vòta cu ddi labbra russi...
Amuri, ca vasari ti vurria !
Termini.
204. Ciuriddu abbuttunatu di varcocu,
Veni lu ventu e ti fa spampinari;
Sugnu 'mpidutu di veniri ddocu
Cadi la strata nun pozzu passari.
Tu ancora 'un m'ha pututn dari locu,
Tu ancora 'un m'ha pututu cuitari.
Avidu' anni ch'eu nun arriposu,
E 'nta ssi to vrazzudda hé ripusari:
Ssi to' labbruzza, russi comu focu,
Junciuti cu li mei s'hannu a vasari 2.
- - Termini.
2os Grapiti, porta di petra 'ntagghiata;
Dintra cc' è 'na picciotta sapurita.
D'un picciutteddu siti addisiata
'Mpriculu d'appizzaricci la vita:
0 bedda, fatti dari 'na vasata,
Libira un omu di 'ngalera 'nvita.
º Borgetto.
1 A jiri a mia, verso di me. Avverto qui per una volta e
per sempre che i Siciliani pronunziano jiri (e le altre parole
che io scrivo con ji) come se dicessero giri, o ghiri, che
meglio s'accosta alla nostra pronunzia. Per avere esatto il
suono del jiri dovrei scriverlo colla º greca, Viri,
2 Il Vigo (IX, 3) ha un canto quasi uguale a questo, però
mancante del 7 e 8 verso. - --
a º,
- - - - - -- - -
AMORE, BACI. 401
- -
206. Curuzzu, lu me cori si sminuzza
A lu vidiri ssa vostra billizza, -
Unni scarpisa la vostra scarpuzza -
Lassa petri domanti a la munnizza.
Quannu vi pittimati ssa tistuzza
Luci comu lu suli ssa tò trizza;
Quannu ti vasu ssa duci vuccuzza
Nun sputu ca nun perdu la ducizza 1.
Borgetto.
-
- a e e
207. Avi quinnici iorna eh un ti viu,
Com' un canuzzu a la catina staju ;
Cu me patri e me matri mi sciarriu
Pirchì nun sannu l'amuri chi t'aju.
Di porta 'n porta li vicini spiu :
– Unn'è l'amanti mia, quantu cci vaju ?
Affaccia, bedda, quantu ti taliu, - -
Ti dugnu un baciuneddu e mi nni vaju.
-
Borgetto e Carini.
-
208. Mi basta l'armu jiri supra mari,
Jiri a chiantari un pedi di nucidda;
- Mi basta l'armu di fallu fruttari
Carricateddu comu la murtidda; r
E supra l'annu 'n'autra cosa fari,
Jiri a li celi e pigghiari 'na stidda:
º
i vedi delicatezza 1 per non perder la dolcezza del bacio non
sputa. - Al Greco che baciò la sua fanciulla odorò la bocca
quarantun dì: -. -
- ,
Una brunetta baciai, un dì d'agosto:
E odorò la mia bocca quarantun di.
SALomoNE, Canti popolari. 7
/ 402 CANTI POPOLARI.
Ma la me' zita 'un la pozzu vasari,
E vasu lu biccheri unni vivi idda.
- Borgetto.
209. Un jornu salutavi la me Dia:
– Bedda, cci dissi, mi vòi vasari?
ldda mi dissi: – Eu ti vasiria,
Ma po' mi nn'aju a jiri a cunfissari.
– Patri, cci dici, la culpa 'un è mia ;
'N'amanti avia e lu vidia pinari ;
M'ha dumannatu un baciu in curtisia,
Mi mossi a piatà, cci l'appi a dari 1.
-
a Termini.
210. Bedda, stanotti 'nsonnu mi vinisti,
'Nta fu pittuzzu meu t'arripusasti ;
i In un grazioso canto piemontese l'amante si confessa per
un bacio: - -,
-- - Sun stat ai pe' del pader cunfessure,
I' ho ditt ch'a j' ho basà la me signora:
Oh ! fat an sa, me car, ch'ha t bencdissa,
La basreiva anca mi se ghe l'avissa. -
l Così ancora in un altro lombardo (Nuova Antologia, fasc. di
maggio): - - º
Mi sono stato a confessam del pappa
Ci hoo dito che ho basaa la mia morosa.
El m'ha rispost: – Te fisset benedett,
La basaria anch mi se ghe l'avess. , , , ,
I Friulani a confessarsi per un bacio non ci vanno; per essi
nel baciare le belle fanciulle non v'è briciolo di peccato:
A bussà fantâtis biélis
No l' è frégul di pcchiat. l
- - - -- -- - - -- -
-
-.
- .
-
-
AMORE, BACI. 405 -
Centu e middi carizzi mi facisti, -
Centu baci d'amuri mi lassasti,
a Quannu m' arrisbigghiai, bedda, spiristi;
. Menu è la pena, pirchì mi vasasti.
Vàsami, ca sanari mi facisti,
Cu ssi vasuna saluti mi dasti 1.
- Montelepre.
244. Vitti viniri 'na galera armata,
Gu li so veli sparmati vinia,
Cu li so veli di sita 'ncarnata;
Lu, timumeri d' oru strallucia.
E 'mmenzu cc'era la me amanti amata
C' un libriceddu d'oru chi liggia.
Eu cci jìvi pri dari 'na vasata...
Lu bastimentu 'nfunnu si nni jìa.
- Palermo. – P.
n.
212. Lu risignolu cu la bedda vuci,
Cu lu sò cantu li petri cumpiaci;
Ora parrati vui, donna amurusa,
E lu vostru parrari a tutti piaci.
1 Nei canti greci del Tommaseo trovo questo:
Oimè muoio,
E nessuna medicina ritrovo l
Non si trova erba
Al mondo per sanarmi,
Fuorchè un bacio rugiadoso.
E in nota è riportato il seguente distico:
Mi baciasti, e ammalai ; baciami ch'i guarisca.
E anche ribaciami; ch'io non ricada e muoia.
- - - - -- - - -
7 )
404 CANTI Popolari.
La luna cu li stiddi vi cunnuci,
Li stidduzzi cu vui ficiru paci:
. E si vi vasu ssa vuccuzza duci, -
Campu cuntenti e moru in santa paci.
Chista è la cantunara di l'amuri;
Vàsami, e 'ncelu vaiu nni lu Signuri.
- Castelbuono.
215. Dammi 'na vasatedda ca mi squagghi !
Lu sangu vugghi e 'ntesta s'arricogghi ;
Li vasateddi d'amuri su magghi,
Ogni vasata m'attacchi e mi sciogghi.
L'arvulu è beddu quannu cc'è ramagghi,
Beddu è l'amuri si vasati cogghi;
Dammi 'na vasatedda ca mi squagghi,
Si no nun si cuetanu sti vogghi.
Borgetto.
- -
a º a? º º, º o
-
-
-
º - ,
tSQ a 2a -
º ,
or e 3
a º
º
o
e º
-
-
-
-
--- –- - - .
- -
-
; -
º , -
- a -
-
-
i - a º
- e
cANTo, se RENATE.
-
-o-o-Q:cc--
214. Amuri, amuri, tu mi fa cantari,
Pri tia pueta sugnu addivintatu;
Lu mari tuttu nun lu pò astutari
Lu focu chi a lu cori aju addumatu.
E cantu e cantu, e cantu pri sfugari,
Cantu, e cantannu mi nesci lu ciatù:
Si tu, Rusidda, aricchia un mi vo' dari,
Eu murirò, cantannu, dispiratu 1. -
-
Palermo.
» -
va
-
-
e - º
1 Una variante di Borgetto al 7 e 8 verso porta :
vurria chi lu me cantu avissi rali, -
Purtassi nni Rusidda fu me ciatu. -
Nel rimanente, il canto di ºBorgetto, che
i
pur avrebbe qualche -
altra variante, è molto scorretto. - º
–- -- - - - -
106 CANTI POPOLARI.
-
-- -
- . - - -
215. Vogghiu cantari mentri sugnu schetta 1,
Ca quannu mi maritu po' mi passa 2;
Cummattu cu me soggira la vecchia
Ch'ogni palora lu cori m'attassa. -
Cci dugnu cosi duci e nun l'accetta,
La pigghiu cu li boni e m'amminazza;
Sorti, com'aju a fari cu sta vecchia?
Morti, levala tu sta mala razza! ,
- Partinico.
m
216. A menzu mari cci sta la Sirena,
Cu' passa, cu lu cantu si lu tira ;
Cci pigghia la varcuzza cu la vela,
Li sipillisci 'nfunnu 'nta la rina;
E cu cci 'ngagghia, forti si lu teni
Cu li canti chi fa sira e matina. -
Bedda, si' di lu mari la Sirena,
Cu lu cantu mi temi a la catina 3.
i Partinico.
-
- - - - e r º ,
1 Un rispetto dei Toscani comincia: . s -
- --
Giovanetti, cantate ora che scte,
Ora che sete giovanetti e belli.
2 Il desiderio, la voglia di cantare.
3 Questo bel canto trova un raffronto in un altro del Vicen
tino che è pur bello ma resta di sotto al paragone. Eccolo :
In mezzo al mar ghe canta la sirena,
Che la fa indormenzare i barcaroli; , e
La fa voltar le barche soto l'aqua ,
Quando la canta come innamorata;
La fa voltar le barche sotto e sora
Quando la canta ben la traditora.
CANTo, SERENATE. 407
- r
217. Vitti affacciari 'ma Palazziota 1,
'Ntesta purtava 'na fascia di sita;
'Na picciuttedda cu la lingua sciota 2,
Nun avi quinnicianni e si fa zita.
A lu cantari cci duna la mota 3,
L'omu si tira cu la calamita :
Si ti sentu cantari 'n'autra vota,
Tu cci appizzi 4 l'onuri ed eu la vita 5.
e - -
Borgetto.
218. M'abbasta l'armu cusiri un rubbuni
Senza l'agugghia e senza jiditali;
- M'abbasta l'armu di fari un liuni
E senza pedi fallu caminari ;
-
1 Palazziota, di Palazzo Adriano, comune in provincia di
Palermo.
2 Lingua sciota, molto spedita; un rispetto toscano ha i lin
gua sciolta. c anche Dante l'ha. -,
3 Daricci ta mota vale dare una musica collo strascico, con
veniente alla canzone.
4 Appizzaricci, perderci, lasciarci.
5 Chi potrebbe dire la bellezza di questi due versi ultimi 2 e
in qual lingua potrebbero tradursi colla stessa forza e brevità?
– In Partinico questo canto dice così:
Cc'era 'na picciuttedda Capaciota (di Capaci),
'Ntesta purtava un paliu di sita; -
'Na picciuttedda cu la lingua sciota,
Nun avi quinnicianni e si fa zita.
'A lu cantari cci cugghia la mota
E mi tirava cu la calamita.
-
Si cci arrivu a passari 'n'autra vota -
Tu cci appizzi l'ontri ed eu la vita.
108 CANTI POPOLARI.
M'abbasta l'armu fari un muschigghiuni,
Frabbicari Palermu e Murriali;
Ml' abbasta l'armu cu li me canzuni
Amari a cu' vogghi' eu senza dinari.
- Partinico.
x
219. M'abbasta l'armu di fari un vapuri,
Senza li veli girari lu mari ;
M'abbasta l'armu cusiri un jìppuni
Senza l'agugghia e senza jìditali;
M'abbasta l'armu cu li me canzuni
Tutti l'amanti farili affacciari.
Termini.
- -
220. M'abbasta l'armu supra un zappagghiuni
Carricari a Palermu e Murriali;
M'abbasta l'armu cu lu me ciatuni
Frabbricari naturri supra mari;
M'abbasta l'armu cu li me canzuni,
M'abbasta l'armu 'n' amanti vuscari 1.
- Termini. -
-
i La stessa virtù e potenza dànno i Calabresi ai loro versi.
Ecco un loro canto:
Mi basta l'arma mi 'ttaccu lu suli
Puru dducentu stilli ncatinari, v,
–
Mi basta l'arma mi fazzu un pauni
D'oru e d'argentu mi nci mentu l'ali,
Mi basta l'arma mi vaju a natuni
M'arrivu nu vascellu ammenzu mari, -
Mi basta l'arma cu li me canzuni -
Si ssi malata ti fazzu sanari.
Non è d'uopo avvertire che io segua il Canale nell'ortografia.
r - -
--- --- --- --- --- --- --- ---------
CANTO, SERENATE. 409
221. Cantu, ma lu me cantu nun è cantu,
Cantu pr allianarimi lu senzu i ;
Li genti chi mi sentinu ca cantu
s . Dicinu: – Miat'idda! avi bon tempu !
Tegnu malincunia, pri chistu cantu;
Mi scantu s'iddu moru 'nta stu tempu:
Sugnu picciotta e vogghiu scialu e cantu,
Ca quantu moru mi cuetu lu senzu 2.
-
Palermo. – P.
222. E di lu mari.
s
Vu lu sapiti cu mi fa cantari.
Palermo, – P.
- .
-
1 senzu sta per senziu, mente, pensiero. -
2 Il popolo canta dunque per istogare il dolore, spesse volte;
Canta la lingua e addolorato è il cuore.
Il Lombardo (M. Antologia fase di maggio) dice:
Non canto nè per Spass nè per legria
Ma per scacciare la malinconia.
IEcco uno sfogo del Toscano: -
Quanti ce n'è che mi senton cantare,
i)iran: buon per colei c'ha il cor contento !
S'io canto, canto per non dir del male;
Faccio per iscialar quel ch'ho qua drento:
Faccio per iscialar mi afflitta doglia; -
Sebben io canto, di piangere ho voglia:
Faccio per iscialar l'afflitta pena;
Sebben io canto, di dolor son piena. E
. Anche il Ligure canta sebben sia addolorato: º
Sciben che cantu, e ridu, e fazzu festa,
Fazzu l'allegra, vivu cun dulure.
º - ,
- - -
- a - - -
140 cANTI PopoLARI.
n
225. Vinni a cantari e cantaturi sugnu,
Annintuvatu 1 pri tuttu lu Regnu ;
Di quantu cantaturi chi cci sunnu,
Tutti custritti 'nta un pugnu li tegnu 2.
A cantari cu tia nun mi cunfunnu,
A cantari cu mia cci ha aviri mpegnu ;
Cantami zoccu vòi, ca t'arrispunnu,
D'amuri, gilusia, spartenza e sdegnu.
- , Palermo. – P.
n -
224. Vitti lu celu firriari 'ntunnu, º
Tutti li stiddi d'appressu cci vannu;
+u vitti la me Dia 'nta 'n'autru munnu
Ca quattru ninfi davanti cci stannu.
A cantari cu tia nun mi cunfunnu, º
A cantari cu mia nn ha aviri 'ncegnu; º
Quali canzuna canti t'arrispunnu,
D'amuri, gilusia, spartenza e sdegnu.
Palermo. – P.
- -
-
225. OSSu di varcocu. . :
Peppi di Napuli e Ninu Lu Cocu 3.
Ficarazzi. – P.
1 Annintuvatu, ammuntuatu, celebre. - -
2 Questi primi quattro versi in Ribera variano così:
Vegnu di Parma e Parmitanu sugnu, - -
Ammuntuatu pri tuttu lu Regnu; .
Tutti li cantatura di stu munnu
Cu 'na ferra a li manu li cumannu.
3 Cioè, a fare un buon canto vi vogliono questi due.
« Essi erano due buontemponi che durante la raccolta del po
cANTo, seRENATE. 444
- » , -
226. Vinni, a cantari 'nta sti Denisinni 1,
Cc'è l'acidduzzi e fannu festa granni:
- E fu lu corvu, e si mutò li pinni;
Tu, cantaturi, chi ti senti granni,
Lu sa chi t'aju prigatu? ilritinni;
Pochi palori e vistiti di panni 2;
Si senti lu me nnomu trematinni,
Ca tu si' nieu ed iu sugnu cchiù granni.
- Palermo. -
- - a - e
227. S'avissi un tammureddu, cantiria
Sta canzunedda chi nisceru ora ;
S'avissi carta e pinna, scriviria,
Farfa 'na littra a la me amanti nova. .
'Un sacciu s'è pri mari, o s'è pri via,
i
midoro e del frutti, comprandone, ed imbarcandone per Na
poli, Livorno e Genova, se le sbirbavano in Ficarazzi, intrat
tenendo le brigate con canti di tutti i generi. Vissero nel prin
cipio di questo secolo, e qualche vecchio Ficarazzese ne serba
ancora memoria. Il primo era napoletano, il secondo di Mi
silmeri; al qual proposito noto che, verso lo stesso tempo,
molti Misilmeresi venivano in Ficarazzi a cantar fiori in gran
numero, e Serenate. » – P.
i Luogo delizioso frai giardini ad occidente di Palermo, e
notevole per l'acqua freschissima e limpidissima che vi scorre;
talchè in un canto, che non ho potuto avere intero, si dice:
Cu' vivi l'acqua di li Denisinni
Campa quantu Nuè novicent'anni.
2 È questo verso un proverbio, ma vi si sottintende il com
pimento. Eccolo intero: -- -
Pochi palori e vistiti di pannu
Mai a lu munnu nni ficiru dannu.' º
- -- --- --- --- --- --- --- --- --- --- ---
112 CANTI Popolari.
'Un sacciu la me amanti unni si trova:
Chi duluri chi tegnu all'arma mia!
Aceddu, portaminni bona nova.
Palermo. – P.
-
- -
228. Quantu basilicò cc'è 'nta ssa grasta!
Eu nni cugghissi 'na cimidda apposta;
Vidi chi pena cc'è s'iddu si guasta,
Cc'è pena di la vita a cu cci accosta.
- Lu me curuzzu cu lu tò si 'ngasta,
Pari 'na cunucchiedda fatta apposta:
Pocu palora a 'ntinnituri basta,
Si cantatura e dunami risposta.
Palermo. – P.
-
229. Scusati, amici mei, s''un cantu bonu,
Pirchì la persi la vuci ch'avia i ;
Vu' datimi manciari e vinu bonu
Ca eu vi cantu cu vuci sirena;
Datiminni un biccheri vinu boau,
0 puramenti sia muscatu finu;
Mittitimiliu 'nta 'na tazza d'oru
º
Capri cantari
-, º
- -
mi lu vegnu a vivu. - -
, re-.
-
Palermo. - P.
-
- º
250, Ciuri di musca. - - - - - -- -
. Cu' canta fa l'amuri, e cu'parra abbusca 2.
- Palermo. – P.
1 Non posso più cantar come solevo
Perch'ho perduto il fior della mia voce. Tosc. . . .
2 Busca legnate. -
La donna quando canta è innamorata, Tosc.
cANTo, seRENATE. A1
251. Ciuri di ciuri. -
Cantu pri fari onuri a lor signuri.
Palermo. – P.
-
ſe si s . n. - -
252. Cantu, ma chiddu meu nun è cantari,
Ca cantu pri sbjarimi lu senzu;
Li genti chi mi sentinu cantari
Dicinu : – Miat iddu ! avi bon tempu !
Signuri, chi lu pozzanu pruvari
Chiddu chi patu eu, pena e turmentu:
Sù comu la Sirena di lu mari ,
Ca canta quannu cc'è lu malu tempu.
- º Palermo. – P.
255. Ciuri di fraula. -
Ha stunatu la testa anchi a la neula;
Va zittiti 'na vota, brutta ciaula 1.
Partinico.
- - r. - n
254. Pagghia a li venti 2.
Va 'ncuitannu macari a li Santi;
Lassa cantari a cu' 'un ti dici nenti.
- -
- Monreale. "
i Un rispetto toscano comincia:
Stattene zitta, brutta cicalina a .
I tuoi rispetti m'hanno stomacato...
E uno stornello poi dice: - - -
Fiorin di fragola.
Lasciatela cantar quella pettegola,
Chè mi pare un gattino quando smiagola.
2 I tuoi detti son paglia al vento.
114 CANTI POPOLARI.
255. Ajeri si partiu la me pirsuna, .
Vinni a cantari sta canzuna nova:
Gintili donna, gintili signura,
Gintili comu vui nun si nni trova.
'Ntesta purtati 'na parma e curuna,
'Nta ssu pittuzzu 'na lucenti gioja;
Ora ch'aju finutu la canzuna,
Addiu, biddizza, guvernati, gioia.
- Palermo. – P.
. . .
256. Quannu passu di ccà, Rosa mi chiama,
Voli cantata 'n' estrema canzuna;
S''un cci, la cantu si nni pigghia pena,
Zoccu temi 'mputiri 'un mi nni duna.
Sacciu ca teni 'na bedda funtana,
Quann'aju siti a viviri mi duna:
Vaja, Rusidda, 'un ti pigghiari pena,
Affaccia, veni senti la canzuna.
Ficarazzi. – P.
257. Affaccia lu suli e coda la stidda,
Sintiti sta canzuna quant'è bedda;
Mi la 'nsignò 'n' amanti picciridda,
Chidda di sidicianni la cchiù bedda.
Mi va a la missa comu 'na cardidda 1,
Lu caminari sè d'un'anciledda.
T'avissi a lu me latu, picciridda,
'Mbucca ti la daria na vasatedda.
e º
Termini,
-
1 Cardellino femmina. - -
-- ---
CANTo, sERENATE. 445
258. Firmamu ccà, sunatimi, picciotti 1,
Ca nni l'amuri meu semti arrivati.
Susi, curuzzu, darrè li to porti
Li su natura già sunnu firmati 2.
Si ti sconsu lu sonnu di la notti, -
Pensa quantu pri tia perdu nuttati:
Affaccia, bedda, 'un lassari stanotti,
'Un lassari a lu scuru li vitrati.
-
Palermo.
-
-
259. Sùsiti, amanti mia, susi ch'è iornu,
Calu dormiri assai ti fa dannu ;
Lu tò amanti cc' è 'ntra stu cuntornu,
Cu 'na citarra 'mmanu va su nannu ;
E sona di la sira 'nsinu a jornu,
Tutti li beddi li va 'rrisbigghiannu:
Di quantu beddi cc'è 'ntra stu cuntornu
Tu sula mi fa jàri pazziannu 3.
- - e Borgetto.
- -
1 Fermi, compagni miei, non più avanti. Tosc.
2 In Grecia: -
Dèstati, e intendi e senti, che son venuti i suonatori
Per suonare le bellezze,le grazie che tu hai, o fanciulla.
3 Un rispetto toscano ha ,
* * . In aria porti la tua bella voce, ,
Chè tutti i tuoi amanti vai svegliando. “
Amanti, amanti, non dormite piuc
Perchè il troppo dormire assai fa danno... “
E in altro: - a -
- voi siete la più bella ragazzina -
Di quante ce ne sono nel contorno.
- -
- - - -- -- - - - - - - - - - - -
446 CANTI POPOLARI.
240. Sùsiti, amanti mia, sùsiti, susi,
Lassa lu lettu d'oru unni arriposi; -
-
Pri tia su', fatti li sonnura duci,
Pri mia su fatti li mali riposi.
Li ſinistreddi sempri attro vu chiusi,
Sentu appena l'oduri di li rosi.
Idda, la mariola, mi rispusi:
– L'oduri lu fazz'eu, nun su' li rosi.
. . Partinico.
t - -
241. Pampina di ficu.
Scinni ccà jusu ca tuttu ti dicu:
- - - Ficarazzi. – P.
-
-- - -
242. Auta e vascia, la rigina siti, º
- Biddizzi ca 1 nn'aviti 'nquantitati;
Di la stidda Diana figghia siti,
La luna soru, lu suli v'è frati 2.
Tutti li stiddi attornu li tiniti,
Triunfi ca nn'aviti 'nquantitati:
Lu vostru servu cantari sintiti,
Ca s''un vuliti scinniri, affacciati.
Palermo – P.
a a - r. i
1 Usa il popolo, specialmente nei versi, posporre la congiun
zione al modo dei Greci, e ciò per ottenere maggiore armonia
e per fare precedere la parola che più vuole che colpisca. L'arte
della natura val cento di quella dei letterati e dei retori !
2 In Toscana: - - º
Sete compagna de 'I sole e la luna.
In Corsica:
Dſella luna e del sol sei la sorella.
CANTo, seRENATE. 147
-
-
245. Un'àcula d'argentu mi pariti
Quannu ssi bianchi robbi vi mutati;
Vostra mamma vi teni 'nta li riti,
Cu nuddu 1 voli chi chiacchiariati.
Sacciu ca 'nta lu geniu m'aviti,
Eu puru l'aju cu vui la vuluntati ;
Si a Piddu Còrdua 2 cantari sintiti,
Si nun putiti scinniri, affacciati.
-Ficarazzi. – P.
244. Eu vinni pr arrubbariti lu cori,
Si 'nsemi cu lu me putissi stari;
Gràpimi, bedda, e nòta sti palori,
Ca nun vogghiu nè robba, nè dinari;
Vogghiu li filicissimi tisori
Chiddi chi tu m'ha fattu piniari;
Nenti mi 'mporta si sta vita mori,
Basta chi 'ncasa tua mi fa acchianari.
Ribera.
245. Quannu 'ngorgia la calanniredda
E l'omu a la campagna s'arrisbigghia,
Vinni a cantari 'ntra la tò vanedda
Pri dari spassu a tia, gintili figghia.
Taliàtila, taliàtila ch'è bedda,
Capri biddizzi a lu suli assumigghia!
1 Muddu contiene la negazione; equivale a non alcuno.
2 Ho lasciato il nome di Giuseppe Cordova che dettava que
sto canto: facendo la serenata, il nome dell'amante (canti egli
o facci cantare) è quello che si sostituisce.
SALoMoNE, Canti popolari. 8
-
-- - - - -- - - - - - --- - - - -- - - - -
448 CANTI POPOLARI.
Vurria sapiri ora Giusippedda
'Ntra tanti chi cci semu a cu' si pigghia.
Borgetto.
246. Vinni a cantari 'nta chisti cuntrati,
Nun siti surda no, ca lu sintiti;
Porti e finestri, tinuti firmati,
Mi salutati a cu' dintra tiniti.
Vu' chi dintra la figghia vi tiniti,
Cu du' chiavuzzi d'oru la firmati,
Facitimilla a vìdiri, faciti,
Un jornu sarrà mia, chi cci ammucciati?
Borgetto.
247. Vinni a cantari nni Rosa la bedda
Ca'nta lu munnu nun cc'è megghiu d'idda;
'Ncarnata la purtò la zagaredda
E bianca e biunna comu èni idda.
Avi l' jìdita so' chini d'aneddi
Ca l'oru cci stralluci paru ad idda:
A cu' mi spia di Rosa la bedda,
'Ncelu cci sta la luna e 'nterra idda.
Termini.
a
248. Bedda, l'amanti tò cantannu veni,
Darrè li vostri porti s'arriduci;
Duna tri passi avanti, e si manteni,
Sempri chi pensa a tia, sanguzzu duci.
stannu durmennu ss ucchiuzzi sireni,
stannu facennu lu sunnuzzu duci ;
Curuzzu, vita mia, si mi vo beni,
'Rrispigghiati e canuscimi a la vuci.
- Borgetto,
CANTo, seRENATE. 419
249. Pampina di viti. - - -
'Rrispigghiativi, bedda, e nun durmiti.
Ficarazzi. – P.
-
-
-
250. Vinni a cantari a puntu di durmiri,
Strubbariti 1 lu sonnu è gran piccatu 2.
Affaccia, donna amata di piaciri,
Cu ti l'ha dittu ca t'avia lassatu ?
Eu nun ti lassu ſinu a lu muriri,
Mentri chi dura stu cori e stu ciatu;
Quannu a la fossa mi vidi scinniri,
Tannu m'ha diri ca t'avia lassatu.
Chista è la cantunara d''u furmentu ;
Capiddi d'oru e pittuzzu d'argentu.
Castelbuono.
x- -
251. Vinni a cantari a stu locu prisenti
Pri daricci piaciri a la me amanti:
Eu vi salutu, populu ed aggenti,
Puranchi a sti signuri ccà davanti 3.
Di la me zita nni sugnu cuntenti
Ca è comu 'na rosa triunfanti.
Termini.
1 Sturbarli.
2 In una serenata toscana : -
Vengo di notte e vengo appassionato,
Vengo nell'ora del tuo bel dormire; -
Se ti risveglio faccio un gran peccato,
Perchè non dormo e manco fo dormire,
Se ti risveglio un gran peccato faccio ;
Amor non dorme, e manco dormir lascia.
3 Tutta 'sta gente voglio salutare..
Uomini e donne che so qui presente. Canto piceno.
-
420 CANTI POPOLARI.
252. E tu chi dormi, nun stari a durmiri;
- Pazza, a chi dormi ? statti vigilanti;
Vidi ea veni l'amicu fidili 1,
Chiddu chi t'ama cu cori custanti.
Nun cci fari pigghiari dispiaciri,
Nun fari fari lu saziu a tanti;
Quannu pri sorti lu vidi viniri
- Ti l'abbrazzi a lu pettu pri domanti.
Chista è la cantunara d''a nucidda;
T'amavi di quann'eri picciridda.
Castelbuono.
255.. Citarredda di lignu, sona sona 2,
Quantu ti cantu 'na bona canzuna;
“Oh Diu ! ch'avissi la vuci sirena
Quantu cantassi avanti sta Signura !
Sugnu com'un aceddu, vola, vola,
Ti vegnu a viu centu voti l'ura:
Diri ti vogghiu 'na sula palora,
L'amuri spartirà la sipnitura.
Sta cantumara è di ciuriddu tunnu ;
Nn'àmu ad amari mentri chi cc'è munnu.
- Castelbuono.
l 0 tu che dormi, e riposata stai
'N testo bel letto senza pensamento,
Risvegliati un pochino, e sentirai
Tuo servo...
- Serenata toscana,
2 Una matina da Veronese comincia :
Sona pur, zembalin, sona pur sona.
CANTO, SERENATE. 121
n -
254. Vu' chi durmiti 'nta ssu lettu letu, -
- Pirch' 'un pinsati a mia lu sfurtunatu?
L'acqua chi curri a lu ciumi d'Oretu
Su' li lagrimi mei ch'aju jittatu.
Vurria sapiri si lu munnu è letu,
Si li me' cosi s'hannu cuitatu :
Lu vo' sapiri quannu mi cuetu ?
Quannu parru cu tia ciatu cu ciatu 1.
Palermo. – P.
255. Affaccia a la finestra e dammi un signu,
Dunamillu d'amuri e no di sdegnu :
Cu' fu ssu mastru ca ſici lu signu,
Ca fici lu ritrattu ed eu lu tegnu.
Bedda, pri amari a tia nun mi cunfunnu,
Primu aju a amari a tia, e po' a lu munnu.
Termini.
256. Affaccia a la finestra, torcia d'oru,
Cc'è un picciutteddu chi mori pri tia.
'Nfazzi chi fa affacciari a l'autra soru?
Nun mi nni vaju si nun vidu a tia;
Ca quannu affacci tu, luci lu solu,
Strallucinu li petri di la via:
E quannu grapi ssa vuccuzza d'oru
Fa' mettiri l'amanti in gilusia 2.
- Termini.
-
1 Nelle serenate del Vigo èvvene una poco diversa da que
sta, ma con soli sei versi.
2 Una simile si legge in vigo, XXIV, 64.
--- -– –-
J22 CANTI POPOLARI.
257. Affaccia a la finestra, bedda figghia,
Chista 'un è ura di stari curcata ;
Su mazza di galofari ssi gigghia,
Stiddi sireni di la matinata.
Li to biddizzi su scritti a Marsigghia,
Finu a Lònniira jìu la 'lluminata ;
Tuttu lu munnu prenni 1 maravigghia
Di li biddizzi toi, Ancila amata 2.
Parco.
n - -
258. Bedda, cali biddizzi li po' scriviri,
Biddizzi nni po' dari a ricchi e a poviri,
E l'amuri chi t'aju nun lu po' cridiri
Ca di lu latu tò un mi pozzu moviri.
Affaccia a la finestra e fatti vidiri,
Ca l'arma di lu pettu mi fa smoviri;
Quannu staju menz'ura a nun ti vidiri
L'occhi fannu funtana senza chioviri.
Palermo. – P.
i 259. Eu sempri passu e spassu di sta strata,
Svampa stu cori cu 'na vuci ardita;
Jettu un suspiru a sta finestra amata
Ca dintra cc' è 'na rosa culurita.
Rosa, ca di li rosi fusti amata,
Capri Rusidda cci appizzu la vita,
Sta canzunedda vi lassu stampata:
L'amuri tira cchiù di calamita.
Palermo. – P.
1 Prenni da prènniri, disusato per pigghiari.
2 Il Vigo (XXI, 37) ha una serenata poco diversa.
--- -- --- -
CANto, SERENATE. 12:5
-
260. Affaccia, veni senti sta canzuna,
Ca ti la cantu a la tò cantunera;
Bedda, ch'hai la facciuzza cu du puma,
Si' bianca, russa, saprita e mudera i ;
Porti lu rassumigghiu 2 di la luna,
E di lu suli nni porti la spera.
ora, si voli Diu, nni junci 3 l'ura,
Si junci lu stinnardu e la bannera.
Chista è la cantunara di lu suli;
Nun ti scurdari a cu' ti porta amuri.
Castelbuono.
-
261. Iu di Siculiana sù vinutu,
Ricòrdati di mia ca t'aju amatu :
Sù quattru misi chi nun t'aju vidutu,
Ti cridi calunnomu m'aju scurdatu.
Tu sulamenti mannami un salutu,
Ed eu suspiru e mi veni luciatu:
Tu nun lu sai quant'aju patutu,
Quantu pr amuri tò nni soffru e patu:
Vaja, bidduzza, scinnimi ccà jusu,
Ca nun vidennu a tia moru 'ddannatu.
- - Partinico.
-
262. Ciuri di paparina.
Moru di sonnu pri 'na signurina.
- Borgetto.
1 Di belli modi? modesta? Non è nei vocabolari.
2 La somiglianza.
3 Qui junciri vale arrivare, giungere; nel seguente verso
vale unire.
124 CANTI POPULARI.
- - si
265. Vinni a cantari ca cci fu mannatu, , -
D'un amicu fidili 'mmasciaturi;
Cu li dinocchia 'nterra m'ha priatu
Pri veniri a cantari du' canzuni.
Si lu viditi com'è addivintatu !
Carnuzza supra l'ossa 'un teni cchiui.
Quannu veni, vi sia raccumannatu;
Nun lu lassati darrè Iu purtuni 1.
- Carini.
n. -
264. Grapìti la finestra, o 'ngrata Dia,
E c' un suspiru mannati un salutu ;
Ccà cc è l'amanti di vossignuria
Chi si lamenta e vi dumanna aiutu.
Avi tant'anni chi mori pri tia,
Tu sempri 'ndiffirenti t'ha finciutu.
Pri l'autru munnu sta pri fari via,
Canta ca voli l'ultimu salutu.
- Partinico.
1 Un canto umbro presso Morandi:
Io so' venuto, chè ci so' mandato
Da un giovine che t'ama e ti vo bene.
A piè de piedi me s'è inginocchiato,
M'ha riccontato le sue amare pene.
Se lo vedessi come è consumato l
Non so come la terra lo sostiene l ec.
In provincia di Verona si canta:
Son vegnù quà per far 'na matinada
A la morosa del compagno mio,
E in Grecia: -
l'er amor dell'amico mio son venuto a cantare,
A dire canzoni belle, a fargli piacere.
– -
– –
CANTO, SERENATE. 125
265. Vinni a cantari all'ariu scuvertu,
Ristatu quali fu lu nostru pattu ;
E tò fratuzzu m'avi pri suspettu,
Odiu mi porta a mia; chi cci aju fattu?
Tò mamma mi strinciu 'nta lu sò pettu,
Mi dissi 'na palora, e fu cuntrattu:
Eu ti lu giuru e ti lu cumprumettu,
Mentri sù vivu nun ti lassu affattu.
Termini.
-
. Vinni a cantari ad ariu scuvertu ;
Dimmillu, comu fu lu nostru pattu?
Si mi dici di sì, cent'anni aspettu ;
Si mi dici di no, cassamu l'attu.
Tu ti cridi ca sugnu giuvinettu?
- La me palora è megghiu di cuntrattu;
S''un vo' cridiri a mia, spacca stu pettu,
Dintra cci truvirai lu tò ritrattu.
Partinico.
- -
Guardu ssi mura to', m'assettu e chianciu,
Pigghiu la carta, la pinna e po' scrivu;
Cu' sa unn'è lu beni miu ! lu chianciu !
Affaccia, beni miu, quantu ti viiu.
Si mi duni qualcosa, mi la manciu,
Vilenu mi farà lu cibu miu ! ,
– Ah, nun chianciri, no, ca nun ti canciu;
Tu ha statu, e tu sarai lu beni miu.
Ribera.
268 Ciuriddu biancu.
Darrè la porta tua fazzu gran chiantu.
Partinico.
-
126 CANTI POPOLARI. -
- ne
269. Figghiuzza, un affacciati ca cc'è ventu,
Ca cc' è lu ventu e vi vola lu mantu,
Vi la scummogghia la scarpa d'argentu,
Muriri mi faciti di lu scantu.
Ora cercalu tu stu spirimentu,
Pirchì m'ha fari piniari tantu?
Siti 'na donna di cunsulamentu,
Donna, cunsola a mia, sparma ssu mantu 1.
- Ficarazzi. – P.
270. Sugnu vinutu di luntana via, -
Sù vinutu privui, bedda patruna;
E prividiri s' iddu amati a mia
D'amuri vi la cantu la canzuna.
Fa' vidiri ss'ucchiuzzi, o nata Dia,
Cchiù beddi su di stu lustru di luna!
Cunfortami st'afflitta armuzza mia,
Dunamilla 'na vota sta furtuna ! 2
- Monreale.
1 In Carini il 4, 5 e 6 verso variano così :
E tu sula nni mori di lu scantu.
L'omu chi si nn'adduna 'un avi abbentu,
Sempri chi vurria stari a lu tò cantu,
Un'altra variante ho anche avuta degli ultimi due versi, ma
indccente nel senso, se non nella forma; l'ho perciò rifiutata.
2 Una serenata allemanna dice così:
Colla gironda e col liuto io vengo ; – vengo di lontano
paese; – vengo per farti la serenata: – vuoi tu sentirmi, o
bella ? –
La notte è tranquilla: – le stelle brillano in cielo; – vuoi
tu sentire la serenata? – apri la tua finestra.
cANTo, seRENATE. 127
-
271. Ninicchia d'oru, Ninicchia d'argentu,
Eu sempri vurria stari a lu tò cantu ;
Du jorna ch' 'un ti viu nun aju abbentu,
Subitu l' occhi mei sfoganu a chiantu.
Ora cercalu tu stu spirimentu,
Pirchì m'ha fari piniari tantu?
A la fossa mi portu stu turmentu,
Un jornu ha essiri mia tantu pri tantu.
Ficarazzi. – P.
- 272. Sugnu arrivatu a chista cantunera,
Ccà mi 'ngagghiaru li lazza d'amuri:
Cc'è 'na picciotta chi porta bannera,
E 'nfacci porta ciàcculi d'amuri 1.
Aviti ssa facciuzza ch'è 'na spera,
E cu' l' arriva a vidiri, nni mori;
Ed eu, l'amaru ! 'nta sta cantunera
Vi cantu pri sfugarimi lu cori!
Montelepre.
1 I toscani hanno :
Eccomi giunto a questa cantoniera
Dove fui preso nei lacci d'amore.
Cc'è una ragazza che porta bandiera,
In faccia porta fiaccole d'amore.
Dove quel cantoniera in senso di cantonata, che in Toscana
non s'usa, nè negli scrittori si trova, mi fa sospettare che i
Toscani abbiano imitato dai Siciliani, perchè pretta siciliana
è la voce cantunera.
Ecco un canto piceno simile:
Voglio cantare in questa cantonèra,
Poco distante dallo tuo balcone :
Bellina, tu che porti la bandiera,
E porti lo stendardo dell'amore cc.
–--- - -- - - ---
428 CANTI POPOLARI.
275. 'Nsina a li pedi vostri sù vinutu,
Vu' lu sapiti quantu v'aju amatu,
Binchì lu nostru amuri 'un s'ha saputu;
Nun sacciu si m'aviti abbannunatu.
Aju lu pettu meu tuttu firutu,
Cci aju 'na vampa di focu addumatu:
Affaccia, ciatu meu, dunami aiutu,
Levami di sti peni ch'eu patu.
Borgetto.
-
274. Vaju cantannu pri li strati strati,
Li porti e li finestri attrovu chiusi 1;
Cu nesci di stu cori cchiù 'un cci trasi 2,
Cacci tegnu du' spini vilinusi.
Ati manciatu persichi e cirasi 3,
Li donni comu vui sunnu vavusi.
Si vo' sapiri quannu fazzu paci,
Quannu l'acqua di mari si fa duci 4.
- , Borgetto.
1 Dal saggio di canti popolari umbri, pubblicati nella Civiltà
Italiana di Firenze da 1.uigi Morandi, tolgo i seguenti due
versi che equivalgono all'uno siciliano:
Passo e ripasso, le porte so' chiuse;
Nemmeno le finestre voi m'aprite.
2 Chi esce del mio cor, mai più non c'entra. Tosc.
3 Varianti di Palermo: - -
Canciasti l'amarena pri cirasi.
Canciasti li piridda pri cirasi.
s .
4 Variante di Palermo – P. : - -
Quannu si'a lu 'nfernu e dilà t'abbruci.
-r-–
CANto, sereNATE. 129
sa
L' amante. e -
275. Vacci, suspiru meu, di lu me pettu,
Va prestu e nun tardari pri la via;
Ti va 'ddinocchi avanti lu me oggettu,
Salutamillu tu pri parti mia.
Dicci si voli tempu, ca l'aspettu -
Fermu senza mutari fantasia:
Nun mi nni curu starivi a suggettu,
Sapissi certu ch'amassivu a mia.
Borgetto.
n.
La donna.
Sapissi certu ch'amassivu a mia
Di quantu v'amu eu la terza parti,
'Mputiri la me vita vi daria,
Di lu me cori nni faria du' parti.
Ma vu' m'amati cu vigghiaccaria,
E m'amati cu modi, 'ncegnu ed arti ;
Quannu cu l'occhi taliati a mia,
Lu senziu l'aviti a 'n'autra parti.
Borgetto.
n
276. Affaccia a la finestra, ascuta e senti,
Lu chiantu di lu tò misiru amanti;
Jiri nun si nni voli onninamenti ;
Li ciammi di l'amuri su custanti.
Siti 'na vera stidda rilucenti
'Mmenzu di l'autri stiddi triunfanti.
Bedda, nun dari scànnalu a l'aggenti,
Finci ca nun sugn'eu lu vostru amanti.
- Partinico. s
450 cANTI Popolari.
ai
277. Affaccia a la finestra, donna 'ngrata,
Vidi ca sugnu mortu, dammi vita;
Aju lu cori e l'alma trapanata,
Pinsannu a li to modi, a la tò vita.
Ca vu' siti na donna disiata,
'Nta lu cori sanati la firita;
Lu sa' chi t'aju a diri, Rosa amata,
Ca s''un m'ajuti cci appizzu la vita.
Ficarazzi. – P.
n.
278. Vu' chi durmiti sutta di ss'alcova 1,
Vu' di la libertà nni siti priva:
Siti assittata 'nta ssa seggianova,
Biatu dd'omu chi ddoc'intra arriva!
Lu gran duluri l'arma mia m'accora,
Vannu pri l'aria li chianti e suspira 2.
Chi la niscisti tu ssa liggi nova,
Ca morta si pri mia, e pr autru viva?
Ficarazzi. – P.
a.
279. Pampina di murtidda.
Affaccia pri 'na vota, donna bedda,
L'arma mi nesci dicennu Rusidda. .
Borgetto.
1 Ecco com'è raccontato il fatto che diede origine a questo
canto. Un marinaro, ritornando da lungo viaggio, andò per
isposare l'amante che aveva lasciata alla partenza. La madre
gli rispose ch'ella era già morta; ma in vero cr ita sposa a
un calzolaio. Un giorno il marinaro la vide a una loggia; la
notte andò a cantargli questi versi,
2 Plurale di Sospiro.
CANTo, senENATE. 451
n.
280. Affaccia a la finestra, ascuta e senti,
Affaccia, ccà ritrovi lu tò amanti;
Ti porta lu sò cori coa prisenti
'Nta un cannistreddu d'oru e di domanti :
Ti manna a diri: – Statti allegramenti,
Allegramenti, filici e custanti;
Ti manna a dici: – 'Un amari autri genti,
0 bedda, ca nu' dui semu bastanti.
- - Termini e Ficarazzi. – P.
n - -
281. Dormi, spiranza mia, dormi, spiranza;
Dormi, spiranza mia, riposa e penza;
Semu pisati a la stissa valanza,
Fra mia e tia cc'è poca diffirenza.
Si tu mi porti granni amurusanza,
- Lu me amuri pri tia nn'avi putenza:
semu pisati a la stissa valanza,
Dormi, spiranza, ca 'un cc'è diffirenza 1.
Partinico.
n.
282. Rama d'argentu.
Bidduzza, avi cincuri chi vi cantu,
Ca fora megghiu cantari a lu ventu.
º - Palermo.
1 I primi quattro versi di questo canto sono gli stessi dei
primi quattro d'un rispetto toscano: -
- Dormi, speranza mia, dormi speranza; -
Dormi, speranza mia, riposa e pensa?
Siamo pesati a la stessa bilancia,
Fra me e te c'è poca differenza.
152 CANTI POPOLARI.
ai
285. Sugnu darrè sti porti, fazzu runna;
Siti com'un pauni quannu sparma;
Siti cchiù bianca assai di 'na palumma,
'Ccussì vi sappi fari vostra mamma.
Siti 'na funtanedda misa all'umbra
Ca quannu passu m'arrifriscu l'arma:
Vu' siti bianca, siti russa e biunna,
Nata siti pri mia, cu' manna manna.
Partinico.
-
284 Vinticeddu chi ciusci lentu lentu,
Portala a Nici tu la vuci mia;
Biatu fussi eu si a stu mumentu,
- Arrispigghiannusi, mi sintiria.
Idda mi dici ch'è cori-cuntentu
Pirchì la vogghiu beni cchiù di mia;
Ma crisci la me pena e lu turmentu
Quannu cci passu ed idda 'un mi talia
Partinico.
n
285. Stanotti la me casa fu lu celu 1, -
Foru li stiddi chi m'arripararu;
Pri matarazza l'àmitu tirrenu,
Pri capizzu appi un carduneddu amaru:
Tutta la notti stetti a lu sirenu
Di prima sira 'nsina a jornu chiaru;
Affaccia, bedda, e vidi comu tremu,
Vidi comu mi va lu gangularu.
1 In Toscana: Stanotte son dormito a cicl sereno.
E una rilota veronese: -
L'è tanto tempo che no dormo in leto,
Dormo su la to porta, anima mia.
cANTo, seRENATE. 455.
- n
286. Oh chi turmentu mi duna la luna
Massima quann'è notti 'nta li strati !
Nun pozzu jiri nni la me patruna.
Quantu su beddi li cosi cilati !
O nuvuli, vi pregu ad una ad una,
Vogghiu chi 'nta stu puntu m'aiutati;
Faciti un pocu scurari la luna,
Parru cu la me dia, e poi agghiurnati 1.
Partinico.
-
287. Di sta vanedda nni fu amminazzatu,
Nun vonnu ch'eu cci cantu 'nta stu locu ;
Ed eu cci cantu comu stimuratu
Pirchì la vita mia la curu pocu.
Ad ogni cantunera cc'è un armatu
Cu armi bianchi e saitti di focu ;
Eu mi cuntentu d'essiri ammazzatu,
Basta chi parru a lu me beni un pocu.
Termini.
-
288. Mi nni vaju, Rusidda, ti salutu,
Ti vurria 'ngastatedda a lu me latu,
Cumpinsari vurria zoccu aiu patutu.
Carini.
289. Rosa marina.
Lucinu l'alba e la stidda Diana:
Lu cantu è fattu, addiu, duci Rusina.
Palermo,
1 Una simigliante trovasi in vigo, XXX, 14.
SALOMONE, Canti popolari. 9
454 cANTI PoPoLARI.
290. Chi bedda matinata ch'agghiurnau,
E spacca l'alba e sia lodatu Diu !
La bedda a la finestra m'affacciau,
Mi fici attu cu l'occhi e si nni jìu.
Binidittu ddu Diu chi ti criau !
Cchiù assa mi 'nciammi quantu chiù ti viiu.
Ora lu cori meu si cuntintau,
Finisciu lu me cantu e dicu addiu 1.
- . - Borgetto.
1 Vi do la btuona sera e mi ritiro. Tosc.
-
-
V. ; -
DICHIARAZIONE,
PR 0 M E SS A, C 0 STAN Z A.
- ,
- - -x-o:Qio o– – - -
- - v
291. Me patri mi vulia fari parrinu,
Eu pri l'amuri tò vinni viddanu;
Mi susu cu du uri di matinu,
Lu pani 'ncoddu e la zappa a li manu.
Chistu pr amari a tia, ciuri divinu,
- Chi lu me cori ti lu teni 'mmanu;
Nun disprizzari no ca sù mischinu,
Dammi lu cori, vidi comu abbramu !
- Borgetto.
1 In questo canto è accennato un gran guaio. 0 per l'am
bizione d'avere il prete in famiglia, o per scemare una bocca
alla pentola di casa, come lepidamente diceva il Giusti, molti
padri costringono i figli al sacerdozio, o alla marra se questi
han tanto coraggio di rifiutarsi alle voglie paterne. Senza la
--- - -- - - - - - s
- 456 CANTI POPOLARI.
n - e
292. Quantu guaj patisciu ca sù schettu,
E lu me affettu vurria prufissari;
Chiancennu jettu sangu di lu pettu,
Dicennu : - Amanti mia, com'aju a fari !
Specchiu di l'occhi mei, tu primu oggettu,
Dimmillu si mi vòi cunfurtari:
'Na paluredda sula di tia aspettu,
Vurria sapiri si tu mi vo' amari.
- - - Monreale,
295. Tuttu di rosi 1 mi vurria vistiri
Ca di li rosi nni sù 'nnamuratu;
- E di li rosi palazzi e casini,
E di li rosi un vasceddu sparmatu,
E di li rosi 'na scala gintili -
Unni acchianassi eu lu furtunatu :
Prima ch'acchianu ti lu vogghiu diri,
Curuzzu, ca pri tia sugnu malatu.
-
Termini.
-
- - - -
-- - - :
libera clezione, che razza
- ,
di ,preti ne vengano lo veggiamo
tuttodi.
Anche nella Corsica il guaio stesso, come rilevo dal ser
seguente canto popolare: - - - - - - - -
E avia pensato e º
Di farli sacerdote :
Ch'io non potia
Darti più bella dote. - . . . .
1 Forse allude al nome dell'annata, come il Petrarca troppo
spesso a quello di Laura.
In Grecia:
Di foglia di rosa vo' fare un vestito,
DicHIARAzioNE, Ecc. 457
294. Sugnu malatu di malancunia,
E di malancunia malatu sugnu;
Lu medicu 'un canusci 'a malatia,
La 'nfirmità ch'avemu tuttidui ;
Ca si nn ha jutu 'na spiziaria -
Pri li midicamenti di nu dui.
Sa quannu finirà sta malatia?
Quannu jamu a la chiesa tuttidui.
-c - , - - Palermo. – P.
- - - -
295. Figghiuzza, li me littri t'arrivaru
Chi foru scritti a carta e pinni d'oru?
Cu zuccaru e canneddati 'mpastaru,
Acqua d'amuri ardenti, e vasu d'oru.
'Nta un fonti marmurinu ti calaru 1
Pri dariti battisimu e tisoru ;
Ti misiru Rusidda e ti chiamaru;
Rusidda, vita mia, pri tia nni moru.
- - -
-,
-- -
-
-
Palermo. – P. -
- -
296. A tia, figghiuzza, chiamati i cani,
'Un li lassari cchiù 'mmenzu la via;
M'hannu sfardatu un paru di stivali,
Li megghiu stivaletti chi tinia;
L'aju purtatu a lu mastru a cunzari,
- Dinari nn'aju spisu 'na chimia 2:
Ma tu, Pippuzza, si mi vo' pagari,
Lassa a tò matri e veni a trovi a mia.
Borgetto. -
1 Non è questo canto dell'epoca del battesimo per immer
siene? – Questo verso il fa supporre.
2 Fin dove non è entrata la Chinca l - -
–- –- –
-- --- --- --- --
-
-
-
-
-------- -
158 CANTI PoPoLARI,
- - - - -
- n. - - - -- - - -
297. Scorcia di granatu. ,
S''un aju a tia arrestu scunsulatu.
Palermo. - P.
- si :
298. Eu mannavu nni tia pri, partitu,
Ma lu me nnomu 'un era palisatu ;
Vurria sapiri si mi vo pri zitu,
O puru pozzu stari a lu tò latu.
Si mi dici di sì, nun mi maritu;
Ca nun cc'è nuddu chi m'ha talintatu.
Ora, figghiuzza, ti lu mannu a dicu,
Si nun ti pigghi a mia resti in piccatu.
s - , e Ribera.
299. Bedda, ca di li beddi bedda siti
E di li beddi la parma purtati 1,
Faciti pazziari a li rimiti
Chiddi chi 'nta li voscura su' nati.
- Bedda, si a diri sì m'accunsintiti -
- La saluti di l'anima mi dati. - ,
- , Partinico.
- - - - ri
500. Bedda, ca di libeddi hedda siti
E di li beddi la parma purtati,
Faciti pazziari a li rimiti
Chiddi chi 'nta li voscura su' nati;
1 Un rispetto toscano comincia con questo verso :
- Bella che fra le belle siete bella;
e la fine di un altro ha: --
Bclla, che di beltà porti la palma.
DICHIARAZIONE, ECC. - A 59
A li malati livati la siti
Ed a li morti l'arrisuscitati:
Una di chisti dui, ch'arrisurviti ?
O vu' mi dati morti, o vu' m'amati 1.
Borgetto.
- 501. Bedda sù capitanu di galeri,
'Com'un caiccu sù jìttatu a un scogghiu ;
Affaccia luna e stiddi speri speri
. . E cu li to biddizzi li cummogghi.
Ti dicu sti palori certi e veri
- Ch'a costu di la morti eu ti vogghiu:
- Figghiuzza, ti l'ha mettiri mpinseri,
Cu la tò vucca m'ha diri: – Ti vogghiu.
- Borgetto.
502. Quannu t'affacci tu, cori cuntenti,
Mi passanu a mia tutti li me guaj;
Ssi to biddizzi sunnu risulenti
Ca di lu suli tu porti li raj.
Figghiuzza, ascuta, sta palora senti,
Ca amari ti vurria si tu lu sai ;
Cunfurtata vurria sta me menti,
Figghia, ca di tia sula mi 'neiammai.
- - Monreale.
- - n. -
505. Ciuri di lumia. -
Ti l'aju dittu ca si' la zita mia.
- Palermo. – P.
1 Gli ultimi due versi a Monte S. Giuliano dicon cosi:
Dilirva, curuzzu, finemu Sta lili, -
Amamunni ilu' dui, cu' pati pati.
- - -- - -- - -- - - - -- - - - - - ' - - - - - - -- - - --
140 CANTI POPOLARI.
504. Nun cc'è cchiù petra ferma di lu scogghiu
Canotti e jornu l'abbatti lu mari;
Mi pirciavu la testa ca ti vogghiu,
Mi 'nciammavu di tia, chi cci aju a fari ?
Mi vòtu e sbòtu com'un pisci all'ogghiu,
Sintennu lu tò nnomu ammuntuari:
Comu ti fici tò mamma ti vogghiu,
Disti manuzzi me nun ha scappari.
- . . . - Ribera.
-- - -
505. Eupri li to biddizzi mi straformu,
Li to' biddizzi accalari mi fannu ;5
Di dormiri a la notti 'un aju forma,
Capaci ca lu senziu m'avverma.
Nun pozzu asciari 'na simuli donna,
M'aju jucatu l'amuri a la scherma.
Cerca lu modu, ch'eu cercu la forma
Ca nni la damu la palora ferma.
- - Palermo. – P.
506. Mammuzza, quantu grazii ch'aviti !
A vostra figghia schetta la lassati ?
Lu zitu sugnu eu, vu' lti sapiti,
E comu mi vuliti mi truvati.
Eu pri la robba nun vi fazzu liti,
Mi cuntentu di chiddu chi mi dati :
Ma si la vostra figghia 'un mi la dati
Eu vi l'arrobbu mentri chi durmiti 1.
Termini.
-
Fiore di pepe.
Se la vostra figliuola non mi date -
Io ve la ruberò, voi piangerete. – Storm. Tosc.
– 1
-
DICHIARAZIONE, ECC. 141 e
507. Vurria fari 'na navi o 'na filua l
A via di 'ncegnu, pratica e mastria,
Cu lu timuni, la puppa e la prua
Pri navicari 'nsèmmula cu tia.
Ma si lu ventu nni veni di prua
Nun mi nni curu si m'annighiria:
Bedda, l'ha diri cu la vucca tua
S'iddu ti fa lu geniu cu mia.
Borgetto e Ribera.
-
- -
508. Donna, chi mi pariti sapurita
- Ora ch'aviti ssa facci lavata!
- - Vi miritati li scarpi di sita,
E a li capiddi 'na scocca arrasata.
Vostra mammuzza pirch' 'un vi marita
- Cavi teni accussì a la spinsirata?
ſu me curuzzu vi vurria pri zita,
Pri stari cui teddu a la me casa 2.
Partinico.
509. Mi nni vogghjìri addabbanna Milosi
Unni cc'è centu e tri milia casi:
- Cci su'tri picciutteddi comu rosi,
Una di chisti tri mi dissi: - Trasi.
Mi dèttiru a manciari beddi cosi,
Puma, piridda, castagni e cirasi :
Ma eu cci dissi: - Nun vogghiu cchiù cosi,
Vogghiu la zita, la robba e li casi.
Termini.
1 Feluca.
2 Il Vigo ne ha uno simile, XII, 21.
- – -–-– -
442 CANTI POPOLARI. º,
- m -
510. Mi vulau la palumma di li manu
Ed a lu volu mi lassau li pinni.
Dda 'ncostu mi scuntrau lu palummaru,
Pri chistu la palumma nun cci vinni.
Ma po' la vitti a lu ciumi Giurdanu
Chi si lavava lu pettu e li pinni ;
Ed eu cci dissi: - Dunami la manu,
Facemunni la truscia e jamuninni.
- Partinico e Carini.
sa
511. Chi ti sta beddu ss'abitu di niuru
Ca di luntanu nni sentu lu ciauru ;
Tutti li schetti l'hai sutta dumimiu
E di li schetti nni porti lu paliu.
A raggia di tò patri tortu e tighiru i
º Nni nn'àmu a jiri a cavaddu a lu sauru;
Si mi vo beni nni nn'avemu a jìri,
(Cissamu tuttidui di piniari. -
- - Ribera.
512 Pampina di nucidda. -
Nun Vogggiu a Vui ca vogghiu a vostra figghia.
- - - - Palermo. – P.
515. Erva hianca.
E pri cu'manca? -
, Ribera.
- n.
544. Pedi d'oliva bianca.
Ti l'aju dittu ca pri mia nun manca.
Palermo. – P.
1 Cuore di tigre.
– -–- – - –- -
DI CHIARAZIoNE, ECC. 4h3
515. Na culonna d'argentu mi pariti
Quann'àti misi ssi trizzi arrutati;
Vostra mamma vi teni 'nta la riti,
Nun voli chi cu mia vu'cci parrati.
Sacciu di certu ca vu' mi vuliti,
- Puru cci l'aju eu la vuluntati ; -
Vaia, figghiuzza, finemu sta liti,
Venitinni cu mia, lassa a tò matri.
Partinico.
-
516. Vitti 'na donna acchianata a 'na parma
Ca 'nta la parma dàttuli cugghia;
Nn'avia cugghiutu 'na manata tanta,
- Ancora 'nta la pettu nni mittia.
Cci va lu guardianu di la parma
E cci dici: – Arrifrisca l'arma mia;
- a Tu sta vidennu ca mi nesci l'arma,
- Ca staju bramannu e murennu pri tia.
- - Termini.
- n.
517. Vitti l'amanti mia supra 'na parma,
Cu li manuzzi dàttuli cugghia;
Eu stava sutta e m'arraggiava l'arma,
Dicennu : – Cala jusu, armuzza mia ! i
Pri mala sorti arrivau ddà la mamma,
Nun potti aviri chiddu ch'eu vulia.
- Curuzzu, jamuninni a chista banna, -
Fa' cuntenti 'na vota l'arma mia. -
Partinico.
1 Un canto greco presso Tommaseo dice così: – In un giar
dino cntro, e trovo un melo – Di mele carico, e sopravi una
fanciulla. – Lc dico: vien giù, che facciamo amicizia !
- – - –- –- – - –-
144 CANTI POPOLARI.
518. Zagara e violi.
T'aspettu, venitinni, arrobba-cori!
- º Palermo e Termini.
519. Mi fu mannata 'na littra d'affanni
Carricatedda pri finu a li 'ntinni:
Un picciutteddu di vintiduanni
A la me casa cu gustu cci vinni;
- E mi talia cu l'occhi tiranni,
Mi dici : – Arrobba-cori, jamuninni !
- - - Partinico.
-
-
-
-
520. Arsira cci passai di san Giuvanni,
'Ntisi sunari lu toccu e li signi;
'Na picciuittedda di quattordicianni,
Calata di lu celu, 'nterra vinni.
Sò mamma l'ha 'ddivatu bedda granni,
Ora a lu maritalla si cunfunni :
Idda si vòta cu l'occhi tiranni ;
Tu, bedda, fa la truscia e jamuninni.
- Termini.
- «
521. Figghiuzza, chi cci vonnu Gesuiti
Pri mannarivi a vui milli 'mbasciati ?
Comu autu e vasciu vi mittiti
Vu' vi criditi ca megghiu truvati.
- Diciti un sì o un no; chi cci mittiti ?
Tutti sti tempi longhi chi mi dati?
Un jornu s'avi a speddiri sta liti;
Venitinni cu mia, cu' pati pati. -
- Termini.
v,
DICHIARAZIONE, ECC. 4.45
-
522. Si mi vuliti vi mannu a spiari,
Li me suspiri mannu 'mbasciaturi;
Scunfitti 'un li faciti riturnari,
Nun mi dati a lu cori stu duluri.
Mentri cc è munnu eu vi vogghiu amari,
Vi vogghiu a la me spadda, duci amuri:
Si risposta cuntraria m'ati a dari,
Datimi prima un corpu 'nta lu cori.
Montelepre.
-
525 Pampina di lumia.
S''un t'aju, moru di malancunia.
Palermo. - P.
-
52.4 . Curuzzu, supra un pernu mi fa stari,
Nè mai la morti o la vita mi duni;
Cunnànnami, si m' ha di cunnannari
Ngalera nvita o 'nta un lettu di ciuri:
Eu pri l'amuri tò passu lu mari,
setti scali di focu addinucchiumi.
Tu vo' sapiri quannu t'hé lassari?
Quannu l'arvulu siccu fa li ciuri.
Borgetto.
-
525. Ciuri di chistu ciuri.
Ti l'aju dittu ca si lu primu amuri.
Palermo. - P.
-
-
-
526. Acula d'oru.
Tu si' l'amuri meu, pri tia nni moru.
Borgetto,
-
146 CANTI POPOLARI.
527. Aieri vitti'na Calavrisella,
Cu 'na lancedda i di l'acqua vinia;
Cci dissi : – Di chiss'acqua frisca e bella
Un muccuneddu mi nni viviria.
Idda mi rispunniu, la bardascella 2:
- Acqua nun si nni duna pri la via;
Ma si tu veni a la me cammarella,
L'acqua ti dugnu e la pirsuna mia.
Partinico.
1 specie di brocca.
2 Diminuitivo femminino di bardascia.
Questo canto in Borgetto varia così : -
Vitti passari 'na Calavrisella,
Tutta vagliata di l'acqua vinia ;
Ed cu cci dissi 'na palora bella:
- Un muccuni di ss'acqua vivirria,
Idda rispusi tutta ammagnatella:
- Acqua nun si nni duna pri la via;
Ma si tu veni a la me cammarella
Ti dugnu l'acqua e la pirsuna mia.
Altra variante:
-
Calavrisedda mia, Calavriscdda,
Tutta vagnata di l'acqua vinia:
-
– Tu dammi a viviri di ss'acqua bedda -
Quant'arrifriscu la pirsuna mia. - - - - -
- Mi scantu si mi rumpi la lancedda,
Dipo' mi 'ncappa la mammuzza mia.
– Si ti la rumpu ti l'accattu bedda,
Dinari spennu di la sacca mia.
- Curuzzu, venitinni 'ncammaredda,
Nun sta 'nta l'acqua la pirsuna mia.
Castelbuono,
– - –- – - –- – - –
dichiARAzioNE, Ecc. 147
528. Ora ca la me amanti pigghiau portu,
Mi dissi d'aspittari ed eu l'aspettu:
Mentri nun sugnu nè vivu nè mortu
Ti lu vogghiu mutari lu suggettu.
Chista palora m'arristò pri muttu,
Tu scrivitilla 'nta ssu biancu pettu :
Si sai quant'è l'amuri chi ti portu !
Bedda, s''un pigghiu a tia m'arrestu schettu.
- Termini.
-
529. Curuzzu, vita mia, nun dubitari;
Cu dici ca nun t'amu, su palori ;
L'amuri nun si divi palisari,
Si teni pri siggillu 'nta lu cori.
Si su li genti, lassali parrari, -
Lassa parrari a cu' parrari voli;
Eu quannu fazzu finta d' 'un t'amari,
Tannu t'aju 'ngastata 'nta lu cori.
Palermo. – P.
550. Pirfunni l'occhi mei su di lu mari.
Tu vascellu chi vai senza li veli,
Cchiù bedda chi tu si' nun tipo fari,
Si' un'ancila calata di li celi.
Eu t'aju amatu e ti sècutu a amari;
Nn'aju vivutu scuteddi di feli:
Sunnu l'aggenti, lassali parrari
Cala lapa 'un si sparti di lu meli.
Palermo.
551. Spiritu d'acqua forti.
Nn'avemu a amari pri ſinu a la morti.
Borgetto.
448 CANTI POPOLARI.
552. Ciatu di l'arma mia, tunicu oggettu,
Vita chi dumi vita all'arma mia,
Nun campari cu scannalu e suspettu,
Campa cuntenti e senza gilusia. -
A tia detti palora, e a tia aspettu,
Nun cridiri ch'aju n'autra fantasia:
Forsi chi nn'aju milli cori 'mpettu ?
Unu cci nn'aju, l'aju datu a tia 1.
- Termini.
555. Sù battu 2, sù battutu, e sempri battu,
Ed a li pedi vostri mi suggettu; -
Di ccà in avanti vogghiu fari un pattu,
Dimmi chi tempu vòi ca eu t'aspettu.
Chistu curuzzu meu ch' 3 è moddu e sfattu,
Sangu nun aju cchiù nni lu me pettu :
La me' palora passa pri cuntrattu,
Bedda, s''un aju a tia mi rcstu schettu 4.
r . - Ficarazzi. - P.
1 Simile al siciliano è questo canto calabrese:
Specchiu di l'occhi mci, unicu oggettu,
Di mia tu ti mentisti angilusia;
Un sulu cori, o bella, aviva 'n pettu,
Unu ndaviva e ti lu desia tia. ec.
Pare che in questo canto i Calabresi abbiano imitato dai
Siciliani. - -
2 Per battutu, abbattuto : così pure in fine del verso.
3 Che, plconasmo. -
4 Il Toscano:
Non m'innamoro più se io lo perdo.
- --- --- - --- --- --- --- --
DICHIARAZIONE, Ecc. 149 -
554. Fermati, suli, un jiri avanti, luna,
. Puru si fermanu li stiddi ancora;
E là prumissa è debitu e si duna,
Pinsati ca mi dastivu palora i
-
Vu l'ati fatti di 'na fimminuna,
Ed iu la ſici d'omu di palora i
a Si voli Diu e la nostra furtuna,
- Chistu di dintra avi a nesciri fora.
e e e ermini.
-
-
-
555. Sta ferma, bedda, ch'eu nun vòiu mai,
La morti sula pò spartiri a nui;,
Sempri amanti fidili m'avirai,
Nun cridiri ch'eu pr'autru canciu a vui.
Tu ha statu lu me oggettu e tu sarai,
Gilusu sugnu assai supra di vui:
- Tu si' la gioia e 'nta stu pettu stai,
e A tia sula vo' 1 amari e a nuddu cchiui.
i- - Borgetto.
m
556. Stilla lucenti, pirchì si' adurata? ...
Cu' sa cu t'ama, ed eu moru pri tial
- -
Chista fu la spartenza svinturata;
--
- -
Guarda chi chiantu fa la vita mia!
a Pirdunami si t'aju disprizzatu, e . - º
- Ch'è statu tutt'amuri e gilusia; º
-
i
'Nta stu pittuzzu t'aju siggillata,
Megghiu la morti e no lassari a tia.
a i Ribera. -
1 Raro in siciliano, più comune vogghiu. a
SALoMoNE, Canti popolari. 10
450 caNTI Popolari.
557. Tintari un noci, ed eu sécutu ancora;
Tu a dirimi di no, ed eu a prigari;
Tu ti cridennu ca ti lassu ora?
Finu a la morti ti sècutu a amari.
Ed è lu ferru ch'è cchiù duru ancora,
cu lu marteddu si veni a spizzari;
Ccussì lu corità, cchiù duru ancora,
a cu li prigheri l'aju a rrimuddari.
- Partinico.
558. Vitti viniri a Turiddu di fora
c'un cavadduzzu russu chi vulata;
Sutta li me finestri e li hateuna
C'un fazzulettu all'occhi lagrimava.
Siddu vinissi un re cu la curina,
Mi dicissi: – Ti vogghiu 'ncurunari;
Eu sempri cci dicissi 'na palora:
º – Vogghiu aTuriddu,nunvogghiucuruna
Palermo. – P. 1.
a
559. Scuma di mari; º
Fina chi vivu eu ti vogghiu amari.
i
- e 4 i º
Borgetto.
? .
t Noto la conformità di questi quattro ultimi versi coi sc
guenti quattro latini: a
se Il Papa mi donasse tutta Roma, º
E il principe Borghese l'Amentana,
E mi dicesse: Lascia andar chi t'ama,
Io gli direi di no, sacra corona.
Il primo,toscano
stornello terzo del
e quarto
Tigri. di questi versi so no uniti- ,in uno
sº - iº i
-– - – -– - –- - - -
DichiARAzioNE, Ecc. 151
-
540. Stinnardu, chi vittoria chi porti !
'Na bedda comu tia 'un ce'è a nudda parti;
Tu fa 'nciammari li vivi e li morti,
Li pittura pri tia persinu l'arti 1.
Bedda, a pigghiari a mia fu la t) sorti,
Eu ti mantegnu cu zuccaru e carti;
Bedda, s' 'un cc'è disgrazia di morti,
Lu me eori e lu tò cchiù nun si sparti.
- Borgetto.
541. Tuttu Palermu è fattu fossa fossa,
Firriatu di mura, e nun si passa;
Li carugnuna ficiru 'na smossa,
Cu' passa passa, cc'è lu spacca e lassa 2:
l Pistati e ripistati li so' ossa,
Pistati e ripistati comu sassa 3;
- Mentri chi sunnu 'mpedi sti quattr'ossa,
L'amanti pri paura nun si lassa 4.
Ficarazzi. – P.
l A Roma si lamentano i pittori,
Non trovan tinte de' vostri colori. - º
Bei versi del popolo toscano questi, ma inferiori all'uno si
ciliano. ,
2 « Questo verso a me pare stupendo e di fattura inimita
bile. m – P.
3 Salsa.
4 Accenna a rivoluzione, e quel fossa fossa, firriatu di mura,
indica forse le barricate. Ma a qual rivoluzione accenna fra
tante che Palermo ha fatte? – Il poeta era da essa impedito
a venire in città all'amante; perciò si lamenta.
- - - - - - -- -- - - - - - - -- - - --
i -
-
I
-
CANTI PoPoLARI.
e ,
542. Quannu passu, di ccà, eu chi ti fazzu,
O bedda, chi ti levu la vintura?
Nun ti manciu nè casi, nè palazzu,
Mancu fussiru d'oru ssi to mura,
Unu di li to frati m'amminazza,
L'autru è dintra cu la spata nura;
º Cu nesci fora, cu'è dintra amminazza;
Ma l'amanti 'un si lassa pri paura t.
-.
Termini.
n -
5. Cu' ti lu dissi ca t'avia a lassari ? ºè
Dari si vonnu la testa a li mura;
Si 'ncatinatu, cchiù nun po' scappari,
L'aju 'mputiri eu la tò pirsuna
- .
1 Questo canto in Partinico ha sei versi; dopo i primi due
seguono questi quattro: -
- - -
Ca li to frati cu tantu'amminazzu
Sassinari mi vonnu la pirsuna;
Veru ca tuttidui sunnu smargiazzi,
Ma l'amanti 'un si lassa pri paura. -
Fra le somiglianze noto queste:
- , Passo per questa via, non ti fo danno. Tosc. ; s
Si passu di cc'ammenzu chi ti fazzu ? e
Ancoddhti non mi levu li to mura, e a º
No sbasciu li to turri e lu palazzu, - ſi
E mancu a tia ti levu la vintura. - c .
Tu mi mandasti a diri lu mminazzu , , , ,
Chi nu vappu mi manda an sipurtura; º ei
Dinci mi nesci fora ssu smargiazzu, 9 ri: -,
La bella non si dassa pi paura. a 1 . .
Canto calabrese.
-
picHIARAzioNE, ECC. 155
Sècuta, amuri, si vo sicutari,
- L'amanti nun si lassa pri paura;
; Veni la morti e nni veni a pigghiari,
La spartenza sarà a la sepultura.
- ' Palermo. – P.
; - , sº , . - ---
544. Tira la spata e cummàttiti, Amuri,
Colpu 'nta colpu, e mi fa 'na firita;
Si mi fa sangu nun sentu duluri,
Lu tò risguardu 1 mi duna la vita.
Si t'aju amatu 'un aju fattu erruri,
Tu m'ha tiratu cu la calamita;
e Tannu si spartirà lu nostru amuri
Quannu muremu e jamu a l'autra vita.
- sºs
- - su º i
- e - Palermo. - P. -
. - - i
- 345. Guardami, amuri me', chi mi fa fari,
- Ca l'affettu chi t'aju è granni amuri ;
e Quannu mi vòtu mi fa giriari
Comu gira l'apuzza attornu a un ciuri 2.
- Pri tia nun pozzu un'ura cuitari,
Nemmenù trova pacistu me cori; ..
Tannu si dici ca t'aju a lassari,
Quannu la vita mia trapassa e mori 3.
e - º . a i Ribera.
- 41 Sguardo. , e ,º a
2 Uno stornello toscano: - - -
- -- -
-
-
Fiore di pepe. -
Io giro intorno a voi come fa l'ape, - r
che gira intorno al fiore della siepe.
3 In quanti modi, con quanta novità è spesso ripetuto que
sto pensiero nei canti del popolo ! - .. .
454 CANTI PoPol.ARI.
546. Vinni un picciottu, a Roma curIfissatu
Pri vuliri, a 'na donna stremu, beni;
Lu papa dissi: – Figghiu, si addannatu,
Amari donni d'autru nun cunveni.
- – Patri, cci cuntu tuttu lu passatu:
Idd' avi lu me cori e si lu teni.
– E quann'è chissu, ti sia pirdunatu;
V Pri pinitenza vògghiala cchiù beni 1.
- - - a , Partinico.
- i a e -
1 Nel n. 46, XIV, del Vigo evvi, con parecchie varianti, questo
canto, ma resta vinto dal mio. Sentiamolo ora in un rispetto
toscano: -
l'andicdi a Roma, e mi fu confessato:
E dissi: – Padre, a una donna vo bene.-
E lui mi disse: vo' fate peccato.
Amar la donna d'altri non conviene.
Nelle vilote veronesi trovo questa: -
Son andà a Roma a dimandarghe al Papa
e Se a far l'amor se fà nessun peccato;
È saltà fora un padre dei più veci: -
– Fè pur l'amor, che siestu benedeti, e
Un canto ligure: -
Sun stat' a Roma e col Papa j'ho parlatu;
I h6 dicc se a fé l'amur se l'é peccatu :
M' ha dicc' ch'u n'è peccatu e così sia,
Bas'ta fè l'amur cu 'na bella ſia.
Questo che segue, ch'è di Piemonte, s'accosta più al vero
nese: -
Son stat' a Roma e al Papa j'ho parlatu,
J'ho dit'se fè l'amure l'è peccatu:
Rispond' in cardinal de li piii vecchi: .
Fate l'amur, che siatebenedetti! s .
Dopo i confronti sorge spontanea la domanda: qual nacque
DichiarazioNE, ecc. 155
i
547. Tutti mi l'hannu datu stu cunsigghiu, -
Ca vonnu ca ti lassu, armuzza mia,
Vonnu chi lassu a tia e ad autru pigghiu 1;
Quali cori di petra lu faria?
º gi Eu nni mannu a lu ventu ssu cunsigghiu,
Sempri custanti sugnu, e vogghiu a tia 2.
- Borgetto.
- i » , i a
548. Sù addivintatu com'un siccu lignu,
Paci nun aju, cchiù, persi lu 'ncegnu.
- i Sugnu affirratu a un arvulu di pignu,
Cu 'na rama d'amuri mi mantegnu.
Fussi spignatu, 'un eci avirria lu pignu:
D'appressu 'un cci vinia, ora cci vegnu.
Guarda lu cori meu quant'è binignu,
Ch'amuri portu a cu' mi porta sdegnu.
Palermo.
a -
549. Amuri, sù riduttu a malatia, -
Quasi chi sù riduttu a l'ogghiu santu;
a - , º si e
primo fra questi canti ? Senza dubbio di propendere ai Sici
liani per soverchio amor del patrio loco parmi potersi asse
rire essere il toscano canto, un'imitazione del siciliano, e gli
altri imitazione del toscano. e i 2–
1 Un distico greco dice così: a º
Il cielo e il mare e la terra e tutto ogni cosa
o Mi dice ch'i' ti lasci, non ti pigli a marito. ºº
2Invariante
Toscana:
del canto 9, Xiv, ºdi vigo.a
- : º
- -- -- , º
Quanti ce n'è che braman ch'io ti lasci!...
Li perderanno i passi e le parole: -
A voi vo bene, a voi dono il mio core.
- e
-
456 cANri popolari.
- E pri lu stremu amuri ch'aiu a tia ,
Sugnu cu quattru medici a lu cantu. -
e Lu medicu maggiuri mi diciai,
iº º – si vòi campari nun l'amari tantu.
Eu, cori ginirusu, rispunnia:
º ai
– .Di cori l'aju a- amari, o mori o campu 1.
Borgetto.
-
n
550. Fidili ti vurria, custanti e forti,
custanti e forti e fidili cu mia;
e riti i vari sinº a morti
º catti un ti movi di lamenti mia 2:
Si 'neasu, bedda, mi scontra la morti,
: Allura chi farò senza di tia?
Lassu lu scrittu arreri li to porti
ea Ca lu spiritu miu resta cu tia.
Chista è la cantumara di la cima,
Ca di li beddi vu siti la prima 3.
s e ; i : Castelbuono.
1 Ecco una variante di Ribera: a is ,
Figghiuzza, ca mi teni in malatia,
Ch'era dannatu ed ora sugnu un santu ;
- iº e Figghiuzza, cu lu tanto amari a tia
- sº ºn Sugnu cu quattru medici a fu cantu ; -
is º o unu di chisti dotti mi dicia: º º
– Si vo' campari, nun l'amari tantu; fa
Eu cu arma e curaggiu cci dicia: º ai
, – Idda sula aju a amari, o moru o campu.
2 Ricordano quei versi vicentini presso il Pasqualigo:
Costante costantin, costante fldo, a
Costante te sarò ſina che vivo ; :
costante costantin, costante forte, sº, so
costante te sarò fin a la morte, i
3 Ineffabili , bellezze,
-
in º
insuperabile affetto.
, , , , , ,
–- sº 9 - -
–- – -- l
-
-
\
º
- e
.
-
- VI. -
SALUTI, DONI.
–: --
–
i
- - - -
- - -
i : :
,
-
551. Scocca di zagara, e ciuri di ciureddu ;
. L'amanti vostru nun cci veni iddu,
Vi manna a salutari c'un aceddu 1.
.: i Monreale.
e , , , , ,
1 i Toscani: e i
Ti mando a salutare per gli uccelli.
I Greci: - -
-
-
e io
r- -
Ti mando saluti coll'usignuolo,
E col mare lettera, e con la rondine.
Più bellamente i Friulani: - -
se chell uzzielutº che a i svole, º - a e
A 'l vess schene di puartà, i - r
Un salut al mio bel zovin, ,
Là che a l'è º, voress mandà.
º Ucceltetto.
-
-
-
-
* Dov'è. -
--------
--------- -
-
458 CANTI POPOLARI.
-
- - - -
-
552. Ciuri d'aruta.
Lu vostr'amanti vi manna a saluta,
A rivirirvi manna 'na filuca 1.
Palermo. – P.
555. Cu l'occhi a salutari t'aju mannatu,
Cu l'occhi m'arrinnisti lu salutu:
Cu l'occhi 'na saitta m'ha mannatu,
Cu l'occhi t'aju dittu: – Sù firutu !
Cu l'occhi tu lu 'nguentu m'ha purtatu,
Cu l'occhi t'aju dittu : – Sù guarutu:
Occhi cu occhi s'hannu cuntrastatu,
Viva l'ucchiuzzi mei ch' hanno vinciutu I
Termini,
.554 Partiti, littra mia, marcia e camina,
E cu' ti spia 'un cci diri unni vai;
E vai nni chidda nobili rigina,
e Chidda chi teni lu suli e li raj 2.
Dicci chi scatinassi sta catina, » . ,
Catina chi mi teni 'nta li guaj;
Dicci ca la disiu sira e matina,
Dicci chi mi livassi di sti guaj.
- Patermo.
- a
- - , º i
1 Ancora non era trovato il vapore. .
2 In Toscana: -
a -
Vanne, foglio gentil, carta meschina,
Vanne a trovar delle bellezze il fiore:
Vanne a trovare quell'alta regina
Ch'è 'n mezzo nata alle palme d'amore.
–- ºre- ---
SALUTI, DONI. 459
-
555. O Diu, chi pena mi dastivu a mia,
Ch'aju la lingua e nun pozzu parrari !
Passu davanzi di l'amanti mia,
La viu e nun la pozzu salutari !
O Diu di 'ncelu, o Virgini Maria,
Dicitimillu vu' com'aju a fari;
Eu la taliu, idda mi talia,
. . Nè eu, nè idda putemu parrari il
Carini.
1 Un rispetto toscano: -
o Dio del cielo, che pena è la mia, º º
- Aver la lingua e non poter parlare !
Passo davanti a la ragazza mia, º
La veggo e non la posso salutare º
E la saluto colla mente e il core,
Giacchè la lingua mia parlar non puole ;
La saluto col core e colla mente, º
Giacchè la lingua mia non puoi dir niente.
Nel vicentino corrono così i primi quattro versi:
Se tu savessi che pena è la mia .
Aver la lingua e no poder parlare, , ,
- Passar davanti a la morosa mia
Vederla e no poderla Saludare l
Una pilota veronese dice: - , º
0 Dio del cielo, che pena è la mia, - i
Aver la lingua e no poder parlare:
Esser da rente a la morosa mia,
Vederla e no poderla saludare, r,
I Liguri hanno: -
0h che disperaziun l'è mai la mia, º
Avèi la lingua e nun pudéi parlare l .
Passu davanti a la galante mia,
La vedu e nun la possu saliitare. - -
– –- -- -
-
-.
160 CANTI POPOLARI.
556. Li stiddi di lu celu li cuntati,
Quant'è la rina e li petri minuti;
s Li pisci di lu mari li summati,
Quant'arvuli chi cc'è, e pampini 'nfuti 1,
E l'omini chi su a lu munnu nati,
Aprili quantu fa di li ciuruti 2,
Tutti li frutti chi liga la stati;
ra
Tanti nni mannu a vui di mei saluti .
Borgetto.
º º
i Folti. -
2 Fioriture. Manca nei Dizionari. 5
3 Ecco un rispetto toscano colle stesse idee, colle stesse
immagini, benchè con ordine diverso. -
Quanti salutivi mandai ier sera ! .
Più che di giugno granelli di grano.
Quanti fiorini fa ma primavera, a º -
E quante foglie il valoroso ontano.
- E quanti ne ho mandati dei saluti ! - - - -
più che n è pesci in mar grossi e minuti, º
E quanti ne ho mandati daddoverol a
Più che 'n è pesci in mare e stelle in cielo.
E quanti ne ho mandati di mia parte! ”
Più che parole scritte in sulle carte.
Non sia discaro udire questi altri otto versi della terra del
Lazio: - º se -, i ,. . . . . .
Tanti saluti, o bella mia, te manno
Per quanti fili d'erba in prato sonno,
Per quante goccie d'acqua in mare stanno,
Per quante arene gli stanno d'intorno, . . . .
Per quanti nccelli sa per l'aria vanno,
Per quante miglia fa lo sole il giorno, i
Per quanti fior carica aprile e maggio, i
Altrettanti i saluti e d'avvantaggio. -
- -
-
SALUTI, DONl, 464
n.
557. Acidduzzi, chi in aria vulati, º
Cantannu inni d'amuri vinni iti,
Tini sta littra mia, pri caritati,
Ca dari a lu me'amuri cci l'aviti.
i 'Nta li dinocchia soi cci la pusati,
- Po'pri li fatti vostri vi nni jìti :
Eu vi ringraziu e v'invidiu la sorti,
Ed è crudili cu' vi duna morti.
Termini.
-
558. Amuri, te'sta littra chi ti mannu
Cati la mannu cu middi saluti.
Bedda, l'amuri meu t'arraccumannu,.
Pensacci a chiddu chi m'ha prumittutu.
Un cannistru di zagara ti mannu,
'Mmenzu lu cori meu cci aiu mittutu:
Bedda, 'na grazia sula t'addumannu,
Nun lu fari patiri, assa ha patutu.
e - Borgetto.
-
559. Appi mannatu un aneddu domanti ai
A l'ammucciuni di li me parenti;
- Mi l'ha mannatu lu me caru, amanti,
Jornu e notti lu portu e un dicu nenti 1.
º , , . Montelepre.
1 M'è stato regalato un bel diamante; i- º
Lo porto in dito e mamma non sa niente;
-
E me l'ha regalato lo mio amante, º
- - Stornello toscano,
Quattro versi quasi uguali ai quattro del testo ricordo aver
udito dalla bocca di un Napoletano. it
-- - --
-
,
.
462 CANTI Popol AR1.
»
560. Appi mannatu un mazzetu di perni
Carricateddu pri priariminni;
Aütru fici li stenti e l'affanni,
Lu primu ciuri a li me manu vinni.
E un picciutteddu di quattordicianni
S'arrubbò lu me cori e si lu tinni; -
Mitaliava eu l'occhi tiranni... e
Tirannu, arrobba-cori, jamuninni i !
si
- Ficarazzi. – P.
ne -
561. Amanti, amanti, te'stu muccaturi,
Va portatillu a lu ciumi a lavari;
-
- Punta pri punta cci metti lu ciuri,
- a
º E 'mmenzu lu tò cori pri signali.
E po' lu stenni all'occhiu di lu suli
º Supra 'na petra pr 'un si macchiari.
º Stasira mi lu manni a l'ammucciuni
Pri tò mammuzza nun pinsari a mali.
, Palermo.
4
562. Appi mannatu un mazzettu di ciuri
Firriateddu di zagara e violi;
Mi l'ha mannatu lu me primu amuri
i :º Ch'è chiddu chi pri mia nni spinna e mori.
º Affaecia a la finestra, o beddu ciuri,
Quantu ti dicu du suli palori:
Si tu vo'ripusari, duci amuri,
Lu lettu esti cunzatu 'nta stu cori 2.
. . . . . . . - Montelepre.
1 in vigo (x1, 15) sonvi sei versi di questo canto, e con
-
più varianti.
2 Veggasi negli scherzi la parodia di questo bel canto,
i sAt UTI, DoNI. 465
- -
565. Bedda, lu 'nnomu tò chiamatu è Anna,
Oh quant'è duci ssu nnomu d'amuri !
Mi porti lu galofaru a la banna,
Di centu migghia nni sentu l'oduri.
Si passa qualchidunti a m'addumanna:
2 – Cu' ti lu detti ss'odurusu ciuri ?
Allura eu mi nni vaju canna canna i
E cci rispunnu cu vuci d'amuri:
– L'aju cugghiutu 'nta lu pettu d'Anna
Unni affaccia la spera di lu suli 2.
i Borgetto e Montelepre.
, º º
564. Un mazzettu di ciuri appi mannatu,
'Nta stu pittuzzu chi cei sta pulitu l
, i l Mi l' ha mannatu lu me 'nnamuratu
Ca mi lu mettu lu cori a partitu.
; Ma lu viditi chi mi sta 'mmascatu?
. Ma lu viditi chi mi va pulitu ?
-
-
.1 Jirisinni canna canna, o canni eanni, andare in sollu
chero, i
a? Il, Vigo (XII, 6) ha un canto poco diverso da questo, ma
di soli otto versi. I Toscani hanno quest'altro:
Bella ragazza, vi chiamate Anna;
Quanto mi piace lo vostro bel nome !
Voi portate un garofano da banda,
Dall'altra parte un gelsomin d'amore.
se arriva il vostro amante e vi domanda:
Dove fu colto codesto bel fiore?
Io l'ho colto nel bel giardin d'amore,
Dove si leva la spera del sole;
Dove si leva, dove si riposa.
Vòltati verso me, vermiglia rosa.
464 CANTI PoPoLARI.
Di stu picciottu nni sugnu 'nciammatu
- -- Ca un jornu m'avi ad essiri maritu.
- a , e , Partinico.
-
565, Chistu è lu fazzulettu chi mi dasti
Firriateddu di petri cilestri; -
- 'Ntra lu menzu un galofaru stampasti,
Attornu attornu li billizzi vostri:
Nun cc'era nè pittura e mancu mastri;
s: Si forsi foru li manuzzi vostri: -
e Cussi, manuzzi comu m'attaccasti!
Amuri, sugnu a li cumanni vostri.
Borgetto.
:
-
. . . . "- : . . .
566. Rosa, Rusidda di milli culuri, -
Dunami la 'mprummisa chi m'ha dari;
Mi prumittisti un biancu muccaturi,
a Doru e d'argentu mi l'ha riccamari;
E 'mpunta 'mpunta cci metti lu ciuri,
E 'nta lu menzu un cori pri signali 1.
, ,, Chissu è lu veru donu di l'amuri, º,
Chissu è lu donu ch''un si pò scurdariº
Borgetto e Carini.
e º - : : : : i
567. Mi partu di Palermu a vintun'ura,
Vaju circannn la me' parrucciana:
Ti portu un panareddu cu tri puma,
Quattru ficuzzi di la megghiu rama,
A l'acchianari eu cci appi furtuna,
A lu scinniri si rumpiu la rama.
- a Termini.
e, º - ,
1 Simile il Toscano nei rispetti.
SALUTI, DONI. 465
568. Mi fu mannatu un cannistru di puma
Di 'na picciotta schetta Pulizzana;
Mi fu mannata 'na rappa di racina
Di 'na picciotta schetta Gangitana;
Mi fu mannatu un vrodu di gaddina
Di 'na picciotta schetta Parmitana;
Li fimmini purtaru la ruina, -
Ca m'asciucò la vurza cu li grana.
- - - Valle d'Olmo.
n.
569. Vaju di notti comu va la luna,
Vaju circannu la me parrucciana
Ca mi prummisi un panaru di pruna,
Quattru ficuzzi di la megghiu rama;
A l'acchianari cci appi la furtuna,
A lu scinniri si stuccau la rama.
Aspettu chi sti cosi idda mi duna,
Aspettu chi mi dici: – Beddu, acchiana.
Montelepre.
n
570. Grapimi, amanti mia, sa chi ti portu?
Ti portu cosi ch''un ha vistu mai ;
Portu 'na vesta agualaggiata a vui 1,
Milli e secentu scuti l'accattai.
Buttuna d'oru cci nn'è trentadui,
Petri domanti cci nn'è veru assai.
Chiancinu l'occhi mei pinsannu a vui,
Fannu funtana e nun stagghianu mai.
Palermo. – P.
1 Chc è degna di voi.
SALOMONE, Canti popolari. 11
66 CANTI PoPoLARI.
-
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571. Pigghiati stu rigalu, amanti mia, º
Ca ti lu portu a la casuzza tua;
oggi è festa di santa Rusulia,
l La virginedda prutittura tua.
Rusuliedda ti misiru a tia; -
Pri facci e cori si 'na figghia sua.
M'arraccumannu a la tò curtisia,
M'arraccumannu a la cuscenza tua.
Palermo.
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VII.
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- 572. Signu di gilusia, zagra 1 d'aranciu,
Sugnu arrassu di tia e malu pensu
La notti un dormu e lu jornu nun manciu,
- - - -- Bedda, di . . . a lu tò amurilº pensu.
i .longu - il -
Bedda, mi lu dirai, o morti o campu,
º Si amari a tia è perdita di tempu ;
- ---
Nun curu tronu no, nun curu lampu,
- Capri tia curru cu lu malti
º
tempu. -
Ribera -
- -
- - - º e , - º ra -
- -
, - -
575. ciuri di lumia. e
; 2 ,
Sentu li spini di la gilusia.
- vi i a Borgetto,
- - , º s ea
- , º -- i
i zagara. - - -
-
-
- r s e i ti º º º º
168 CANTI POPOLARI,
574. Curuzzu, quant'è laidu l'aspittari
Massimamenti a cu' si voli beni l
Mi mettu a la finestra a taliari,
Ogn'ùmmira chi viu pari ca veni.
Com'ora si partiu... pocu pò stari...
Cu' sa si 'n'autra amanti si lu teni 1 !
. E si nun veni, comu vogghiu fari?
Moru di pena eu pri lu me beni.
Borgetto.
575. Sugnu arrassu di tia ducentu migghia,
Lu me'curuzzu s'allamunica e squagghia;
Vurria essiri amica cu la megghia
Pri vidi lu me amanti unni travagghia 2:
Ch'è laidu l'amuri lenta e pigghia
Comu lu ferru 'mpintu a la tinagghia!
Partinico.
- e i “. . . .
a 516, o megghia, o neghial
La gilusia lu cori mi squagghia;
, : i cºsa te
si Rosa nauti.
amanti pia!
i ” artinico.
. . . . . . . . . .
I Che domin fa il miº amor che non ci viene...
c'è qualche bella dama che lo tiene. Tose.
2 Un canto calabrese ha -
su luntanu di tia triccentu migghia , ,
E stu me cori s'alambica e squagghia...
vurria siri aceddhuzzu di la nigghia
“Mi yidu lu me beni undi travagghia.
Un distico greco :
Sapessi la tortora mia su quale albero posa, º
Su quale albero ha fatto il nido, e mc non rammental
GELosIE, Ecc. , 169;
-
577. Acidduzzu di l'aria, cala, cala,
Nun mi fari pirdiri sta vintura;
Fammi 'na carità, 'mprestami un'ala
Privulari 'nta l'aria quant'un'ura.
Vurria fari 'na casa a du'sulara -
'Nta l'aria frabbicata senza mura,
Ed eu ddà supra a guardari, l'amara!
Unni l'amanti meu la sira scura,
a Borgetto e Palermo. -P.
578. Aiu luiardineddu a tramuntana,
Lu. risignolu a cantari cci veni;
Veni a pusari 'nta la megghiu rama,
Ddà supra tuttu jornu si manteni,
Cu cantu duci tuttu jornu chiama:
rAffaccia, Rosa mia, si mi voi beni.
A la vicina gilusia cciacchiana,
Sinni dispera e cci scatta lu feli 1.
Borgetto,
... - -
579. Ciuri cu lu pidicuddu,
Sha'amaria mia 'un ha taliari a nuddu.
Palermo,
1 Simile è questo rispetto toscano:
in del miº orto c'è nata una canna:
Foglia per foglia ha un bel filino d'oro.
In de la vetta ci canta una starna,
Nel pedone ci canta il rosignolo,
0 starna benedetta, statti queta,
Che c'è la mia vicina che ci crepa.
– E se ci crepa lassata ereſiare
Ci siamo amati, e ci volemo amare.
-
-
170 CANTI POPOLARI.
º s
n.
580. E vòta la via. - o
E chi fa la me amanti?
Cu' sa si pensa a mia! i
e Partinico,
. . . . . si s ... i -
581. Amuri e focu di cuntinu adduma,
Ardi lu zuccu e cunsuma la rama:
Quannu parri cu autru e'un mi nn'addunu,
La stissa gilusia mi manna a chiama.
Quantu peni e saitti chi mi duni !
Cu dici ca nun t'amu è un omu 'nfami:
e Mentri sta 'mpedi lu suli e la luna,
Sempri stu cori di cuntinu t'amai
Termini.
º º e
582. Quannu caminu eu li petri smovu,
Chiancennu mi lu fazzu lu caminu:
– Unn'è l'amanti mia ca nun la trovu?
' 'Llura ch'arrivu spiu a lu vicinu. -
'Nta lu pittuzzu meu chiantasti un chiovu,
Mi lu chiantasti, cori di Cainu; “ º
Ti dissi d'un canciari amuri novu
Ca a mia la gilusia m'avvampa vivu.
Termini.
585. O luna, o lunatº e le e e ai
E chi cci fici a l'amanti mia º
Ca nun m'adduma cchiù li lampiuna?
Partinico.
- e º
584. Spiritu d'acquaviti. . . . . . .
La malacera pirchì mi faciti?
Palermo. - T.
- – . --- - -- - - -- - - ----
–
-
GELOSIE, ECC. - 471
sa
585. Figghiuzza, cu' vi teni e servi a vui
Vi teni cu li Ninſi e culi Dei,
Capri lu tantu amuri ch'aiu a vui
Certu su persi li senzii mei. -
Ora, figghiuzza, parramu tra nui:
Chista 'un è liggi mancu 'ntra l'Ebrei:
Ha successu 'na donna amari a dui,
Ma no amarinni quattru, cincu e sei.
Palermo. – P.
º
586. Vurria sapiri quantu cori aviti,
Ca a tutti bona cera cci mistrati,
Ed a mia sulu, quannu mi viditi,
La facci di dda banna vi vutati.
Vurria sapiri, comu vi chiamati?
– Comu mi chiamu chiamu, chi vuliti?
Mi chiamu Catarina; e chi spirati
Ora ca lu me nnomu lu sapiti?
Partinico.
- vi
587. A scriviri si misi lu me sensu » ,
Pri mannari la me risposta a tia;
Mi mannasti 'na littra cu lu ventu,
E cu lu ventu la mannavu a tia.
- Ti scrivu ca si fimmina di 'ntentu,
Ch'amasti ad autru e disamasti a mia;
Ti mannu a dicu cu lu stissu ventu:
Nn ha avutu, e nn'avirai pena di mia.
- - - Ribera.
n
588. Rosa spampinata.
Dimmi, pirchì mi fai la nichiata?
e - Ficarazzi. – P.
172 CANTI POPOLARI.
589. Sdegnu cu gilusia, siati uniti,
Faciti tuttu chiddu chi cumannu ;
Sta donna dati ducentu firiti,
- Idda ha statu la causa e lu dannu.
Ammàtula a priari mi viniti,
Iu cchiù lu cori mi fazzu tirannu:
L'ultimi palureddi chi sintiti, -
Ca nun nni spiju e mancu nni dumannu.
Palermo.
-
590. Cu quali cori stati amannu a dui,
Comu ti nni vo' serviri di mia ?
Fici lu votu d''un t'amari cchiui,
S'iddu t'avissi amari è gran pazzia.
Lu focu s'astutau, 'un adduma cchiui,
- 3 -
Nè mancu fa ddi vampi chi facia:
Un tempu muria eu pramari a vui,
Ora muriti vui pramari a mia. -
- Palermo. – P.
m
591. Chissi biddizzi toi servinu a nenti -
Pri causa di fari cera a tanti ;
Si fussi onesta quantu si putenti,
Ognunu t'amiria pri vera amanti:
Lu suli s'iddu è biancu nun fa nenti;
Lu gesunninu si cogghia l'istanti:
Eu, l'amaru di mia, stava cuntenti,
Cridia d'essiri sulu e semu tanti.
Borgetto.
592. Pampina di violi, e ,
Vurria sapiri pirchì nun mi voli.
-
- . . Ficarazzi. – P.
– . --- --- -
--- --- -
-
gELosIE, Ecc. 175
595. La notti è notti, e lu jornu è splennuri;
Chi avissi a cu' disidira lu me cori !
- La rosa a primavera fa li ciuri,
E fa lu fruttu e cogghiri si voli. - -
Chi t'aju fattu a tia, riversu amuri,
-
Ca giusti nun li cunti li palori?
a E si tu canci a mia pri 'n'autru amuri,
Gran cuntu ha dari a Diu si st'arma mori.
e Termini,
e sº - - - .
394. Oliva sicca.
º . Ti l'aju dittu ch'ha parrari picca.
- a Palermo. – P.
, e , -
i 595. Pampina di varcocu. - : :
Ti l'aju dittu ch'ha parrari pocu.
Palermo. – P.
at
596. Vinni a cantari 'nta sti Denisinni e
Ca l'acidduzzi fannu festa granni.
- Chi nn ha fari di mia? Dispisatinni;
- Nun vogghiu chi pri mia l'arma t'addanni.
Mi dispiaci ddu tempu ch'eu ti tinni,
Dd'uri, ddi quarti, ddi mumenti e dd'anni:
Ora, ch'ha fattu diversi disigni,
- Eu nun ti vogghiu cchiù, a cu'manni manni.
, Palermo. – P.
- m -
597. Ciuri di lumia. e
e , Si tu nun m'ami... .
a Nni pigghiu n'autra ch'è megghiu di tia.
Palermo. - P.
. . . . - - -, i , - 's:
--------- - - - --- - -
174 CANTI POPOLARI.
M. -
598. Tacca d'oliva d'ogghiu. -
- Si tu nun m'ami, eu mancu ti vogghiu.
Palermo. – P.
. : ai i
599. Giuri di cutugnu.
Quannu t'arrassi tu ed eu 'ncugnu.
a , Palermo. – P.
, º
400. T'ardi, t'abbruci li carni a lu focu,
- Ca t'ardi comu l'ogghiu a la cannila;
Tu va' circannu di parrarmi un pocu,
Ma mi guardi cu l'occhi e nni si priva.
Figghia, comu cci reggi nni ssu focu ?
Ti cunsidirut eu comu si viva !
Lu sa quannu di ccà cci vegnu ddocu?
Quannu l'armuzza tò a lu 'nfernu arriva.
Ribera.
n - -
404. Schiavu nun sugnu, nè libiru sugnu,
i Nun patu cchiù li peni chi patia;
. Com'un farcuni mi tinivi 'mpugnu 1,
Tu facivi lu cantu ed eu vinia.
Era lu stissu e lu propriu sugnu;
Nov amanti pricuru e lassu a tia:
Rusicatillu bonu lu cutugnu 2 -
Quannu passu di ccà e vidi a mia.
. - Borgetto.
Da questo verso può rilevarsi essere, forse, questo canto
del secolo XIII o XIV, prima cioè della scoverta della polve
ro, e quando nelle nostre contrade si andava alla caccia coi
falconi. . .
2 Cutugnu, figuratamente, amarezza, dolore, dispiacere.
GELosie, EGC. - i75
i 4
402. Ciuri di partugallu. . . . .
Si tu nun m'amimi nni 'mporta un callu.
Palermo. – P.
r .- - -
105. Aranciu di manciari.
Si tu nun m'ami 'un aju chi nni fari.
- - Palermo. - P.
- o . :
404. Bedda, prºamari a stia nun aju 'mpegnu,
Ml'ha passatu l'amuri chi t'avia; e
Comu acidduzzu mi tinivi 'mpugnu,
Senz'essiri chiamatu ti vinia.
Di Iu statu ehi era megghiu sugnu
Ca 'n'amanti truvai megghiu di tia:
- Rusicatillu bonu stu cutugnu,
Mori di pena quannu vidi a mia.
- Termini.
s . : :
A05. Affaccia, ca du' versi ti li cantu,
E quannu ti vo' chiudiri ti chiudi;
Di li parenti toi nun minni seantu,
Ti parru chiaru e tunnu e'un minmi pentu.
Quannu mi senti ha sfugari a gran chiantu,
Dicennu : – Quannu fu stu cassamentu ?
di Eramu amici e 'nnimicamu tantu,
L'amuri si nni jiu 'ntempu un mumentu !
- Montelepre.
i , i -
n
406. Unni ieru lito' prumissioni,
Unni i' 1 chiddu amuri chi m'avivi,
1 J" dicono in Ribera per jiu.
N
-
- -- --- --- --- --- ------------
476 CANTI POPOLARI.
Unni j' chidda strema passioni
Ca tu pri amari a mia foddi niscivi ?
; E tutti foru sonni e finzioni !
In ch'eri focu, in chi turnasti nivi!
Ora chi tu mutasti 'ntinzioni,
Iu cchiù prima di tia mi nni pintivi.
º - - Ribera.
i -
407. Figghiuzza, t'aju un odiu murtali,
Mancu lu nnomu nni pozzu sintiri;
Malatedda ti vogghiu a lu spitali
Cu du'frevi maligni 'nta li vini.
E supra l'annu li maschi purriti,
a Li nervi di lu coddu attirantati;
a Cu,'na canna a li manu vi mittiti
Ca ognunu vi la fa la caritati.
- - - Termini.
e -
408. Di ssa tò carni nni farissi codda, -
L'ossa mi li canciassi pri cannedda;
Ammàtula ti metti modda modda,
a Ti l'hai a nfradiciri li vudedda. -
Ora nun cc'è cchiù nuddu chi m'accorda;
Nemmenu passu di la tò vanedda.
- ,, , Tanti peni thé dari a lu tò cori
'Nsina chi ti lu fazzu 'mpustimari.
Palermo.
- - - se -
409. Facciazza di carduni vilinusu,
Ancora 'nta lu stomacu nun t'aju ;
'Un ti finciri no tantu 'ngannusu
Ca nun si omu, e nun cci ha statu mai ;
GELosrE, Ecc. 177
Ca si' un canazzu greviu, stuffusu 1,
e Ca cchiù nun ti cueti quann'abbai:
Vidi chi aria misi stu fitusu
'Nta quattru jorma chi lu pratticai !
- - - Palermo. – P.
- - - - - - - -
a º - - -
n -, - -
440. Tignusu, si t'arrisichi a guardari
Stu finistrumi d'amuri eccillenti,
'Na grasta 'ntesta ti vogghiu tirari
Cu tuttu ca ti senti lu valenti.
Ca cu mia ti vonnu apparintari
Ssivavusazzi di li to parenti ? . .
Vidi ch'erruri putisti pigghiari,
Bardascia, culazzuni, omu di nenti !
Ficarazzi. - P.
- º vi i
411. Corvu, curvazzu, chi cci passi a fari ?
, i Ca'nta sta strata nun cc'è vuceiria 2;
: L'amanti chi mannasti a salutari
Ti manna a diri ca nun voli a tia.
Ssa catinetta chi facisti fari 3,
Cci l'appizzasti l'oru e la mastrial
Cònzati un lettu di carduni amari
º Ca si cci strica la tò tinturia. -
e -
Ribera.
ºf ,i i » . . . .
- -
e . . . . . - - -
i Greriu, scipito; stuffusu, nauseoso.
2 in Ficarazzi: -
- . . . . .
i , º a º - -
Corvu, curvazzu, chi va curviannu ?
'Nta sta vanedda 'un cc'è donni pri tia ec.
3 catenella d'oro che l'amante aveva fatto fare per com
plimentarne l'amata a se -
-
e - .
-
2478 CANTI POPOLARI.
: i , , , , ,
412. Si' com'un cagnuleddu abbaiaturi
Chi sempri abbaia e nun muzzica mai:
! Unni prattichi tu cessa l'amnri,
- Unni tu speri nun cci po' arrivari.
Nn'aju megghiu di tia, si vogghiu amuri,
Ca tu mancu a criatu cci poi stari :
Pochi palori e rampogni d'amuri,
i S''un ti cuntenti, ti li fazzu dari 1.
; et e º y Ficarazzi. - P.
415. Vavasu, vavuseddu, metti sennu,
E si nun l'hai, ti lu fa 'mparari; -
Eu cci lu dicu a stu frati chi tegnu,
Stasira stessu ti li fazzu dari.
Vavusu, vavuseddu, 'un ti 'mmiscari,
i 'Mbucca t'ha misu li patrunà toi; e,
- Picciotta comu mia 'un nni po' truvari,
FE mancu nn'hannu vistu l'occhi toi.
Palermo. – P.
414. Sdegnu, cu ti sdignau fu tuttu sdegnu,
Ca sdegni a cu' ti fici e ancora t'ama.
Tu chi ti cridi ch'appressu ti vegnu?
Ch'ancora lu me cori ti sdisama.
Nn'aju megghiu di tia, nn'aju e nni tegnu,
Nn'aju cu cchiù caràttari e cchiù fama:
Ed aiu tantu di modu e di 'ncegnu, ,
Ca cu mi vidi m'addisia ed ama.
Palermo - P.
e
i Farili dari ad unu vale, come il fargliele dare degli fta
liani, farlo bastonare.
GELOSIE, ECC. 479
m
415. Sdegnu cu sdegnu, comu mi sdignasti,
Petra di l'aria si ti sentu cchiui;
E la me lingua mmenzu tanti spati
Si la me” vucca parra cchiù eu vui.
i Si spartinu li soru cu li frati,
º 'Ccussì mi vogghiu spartiri di vui ;
. Mi spartii di lu latti di me matri
Ch'era cchiù duci chi nun siti vui !
. . . . . Palermo. – P.
n.
446. zittu, tignusu, nun stari a parrari,
Vidi comu l'ha diri ssi palori ;
Ti va jìnchennu ssa vucca di vavi,
- Te', stujatilla cu stu muccaturi !
Vattinni a l'Ucciria 1 spinci-quadari,
Vattinni a ministrari maccarruni;
Va levati di ccà, nun mi 'ncuitari,
º i Masinnò ti lu dugnu un timpuluni.
. . Palermo. - P.
417. Tappi 'nta l'occhi e tappi sempri cci aju;
Sa chi fazzu pri tia quannu ti viu ?
Comu un cani maltisi sempri abbaju,
Di li to peni mi nni jocu e riu 2;
Ed assittata circannu ti vaju,
E quannu dormu tannu ti taliu;
Tantu è l'amuri e l'obbligu chi t'aju,
º º Ca mi dispiaci di quannu ti viu. si º
Partinico.
- e
1 Ucciria e Vucciria. In Palermo è il pubblico mercato.
2 Rido. i
480 CANTI POPOLARI.
- -
º
148. Chi nni voli di mia stu picciutteddu
Ca va dicennu ca eu vogghiu ad iddu ?
5 Cci vegna lu malannu a lu cappeddu
; Ca la me''ntinzioni nun è iddu;
Ca nn'aju unu comu un aneileddu
Capri robba e dinari avanza ad iddu;
“E si sapissi lu 'nnomu ch'è beddu !
Comu mi chiamu eu si chiama iddu.
º e, Partinico.
-
419. Quann'eri bianca e biunna, mia figghiola,
'Nta lu me pettu ti tinia cara ;
Com'è ch'addivintasti campagnola
Cu l'acchianari e scinnirissa scala?
º Eu cci durmivu 'nta ssi to linzola
iDi prima sira finu all'alba chiara:
Eratu 1 bianca e tènnira 'na scalora,
. Ora 'un nni manciu cchiù, mi pari amara.
Ribera,
-
i 420. Figghiu, a sta cantunera chi faciti?
: Sempri a stu finistruni taliati :
Nun siti beddu no, comu pariti,
- Nè mancu riccu comu v'ammustrati.
Lassa parrari a l'omini puliti
Chiddi ch' hannu dinari 'nquantitati:
r . . - n. 3
1 In Ribera amano sempre unire il pronome al verbo di se
conda persona, cosa che trovo anche fra i Corsi, come può
vedersi da questi esempi:
Èrati la me grandezza. - - - - ,
Mi duviate mandà a di. a
Li duviate fa d'argentu.
GELOSIE, ECC. 48 i
Cchiù megghiu di la chiurma vi sintiti,
Siti Vavusu e nun vi nn'addunati.
Palermo. – P.
421. 0 picuraru vistutu di lana,
Chi vai annannu prestu a la matina,
Cu tri tarì chi vuschi la simana
Tu mancu po' campari 'na gaddina.
Si vo' viviri, vai a la funtana,
Nuddu ti duna sucu di racina:
Si' picuraru e mancu va' du' grana,
Si comu 'na tiràntula ballarina.
º e º - - Termini.
-
-- - - v . . . . .. . . º º
122 Cci voli cori a canusciri aggenti,
Massimamenti sti donni birbanti !
Prima duni palora e po' ti penti;
Bisugnanti di fari patti avanti.
Bedda, a lassari a mia facisti nenti,
Lu tortu arresta a tia, donna birbanti;
Sti palureddi singatilli a menti,
Nn'aiu megghiu di tia, si vogghiu amanti.
- , Borgetto.
425. Si mannavi nni tia, ti fici onuri,
Lu me cori pri spusa ti vulia;
Tu ch'eri figghia di qualchi baruni
ca disprizzasti la pirsuna mia?,
Ora mi maritai, pigghiai migghiuri,
Pigghiavi a n'autra cchiù bedda di tia;
A la morti ti porti ssu duluri,
Mori di pena quannu vidi a mia.
Borgetto e Partinico.
SalomoNE, Canti popolari, , , º 12
t
l'82 cANT Popolani.
v, l- 7 a vi a º e
424. Vavusu, vavuseddu, hai fattu e fai,
'Mbucca t'ha misu li patruna toi ;
'Na donna comu mia 'un l'ha vistu mai,
Mancu nni vidirannu l'occhi toi.
A la tò casa eu cci vinni assai,
Tutti i sacciu l'amiciuzzi toi;
Ma ssa mugghieri chi pigghiasti ed hai
La tegnu 'mpinta a li carcagni mei.
- , Borgetto e Partinico.
- e - m e,
425. Donna chi siti davanti ssa porta,
Vu' mi pariti 'na pupa di carta:
Si nun m'amati cchiù pocu mi 'mporta,
A lu scrivanu nun cci manca carta.
Mi l'aju pricuratu 'na picciotta
Ca si vaju 'ngalera m'arriscatta:
pigghiati sta botta,
Vaja, figgliuzza,
Sta canzuna pri tia 'pposta fu fatta.
Palermo. – P.
-
:
-
: : - , -
426. Aju l'armuzza mia mpinta "nta un chiovu,
La vaju pri pigghiari e nun cci arrivu 1;
Sacciu lu tuttu e mi inciu lu novu,
La virità la cernu cu lu crivu;
Aiu scuvatu lu pilu ntra l'ayu,
Aiu cirnutu l'acqua cu lu crivu,
Mentri nun si tuccata nuh ti movu,
schetta l'ha stari mentri ch'eu sù vivu.
e º i Borgetto.
- , ea
1 Un rispetto toscano ha questo principio :
Ho visto un cor d'amante attacco a un chiodo;
Vado per istaccarlo, e non ci rivo. “
a
eELosIE, Ecc. 185
- n. - -
427. Di sta vanedda nni fu amminazzatu,
i Nun vonnu chi cci passu di stu locu;
Ed eu cci passu com'un stimuratu
Pirchì la vita mia la stimu pocu.
Ad ogni cantunera cc'è un armatu,
- A ogni finestra 'na vucca di focu ;
S''un mi dati la bedda ch'aiu amatu
Stasiracci sarà un jocu-di-focu 1.
i s . -, i Borgetto.
º e s .
428, 0 mari, o mari !
sº: º Cu voli mali a mia pozza scattari 2.
e a Borgetto e Partinico.
n - - -- - -
.429, Ciuri di notti. - - - -
i Cu voli mali a mia mora stanotti.
Borgetto e Partinico.
- ,4 - i , i º -
i Essirci, e succediri un jocu-di-focu, vate succedere un
casa del diavolo. In Vigo (XXXV, 6) trovo un canto poco di
verso; e in Tigri: . . . -
M'è stato ditto e m'è stato avvisato
Ch'io non passassi più di questo loco;
E io ci passo come un disperato,
. Perchè la vita mia la curo poco. ,
. A ogni canton ci fusse un birro armato, e
A ogni finestra una bocca di fuoco, - s ..
Tanto ci vo' passar la notte e il giorno, º
Inſin che campo e vivo in questo mondo:
- Tanto ci vo' passa' 'l giorno e la notte: º
Vostri begli occhi mi dànno la morte.
2 Il Toscano: s . . . . . - i
eº º º
E chi vuol male a me possa morire. *
, e r - ,
484 CANTI POPOLARI.
450. Ciuri di linu. - a
Cu' voli mali a mia mora a lu matinu.
Borgetto e Partinico.
- - - - º n. -
451. Eu jìvi a caccia cu la me balestra i
'Nta li muntati di Santa Maria 2; -
Cc'era 'na palummedda russa 'ntesta
Ca era morta e sangu cci curria,
Affaccia lu patruni a la finestra:
– Cu l'ha ammazzatu la palumma mia?
Eu cci aju dittu 'na palora onesta 3:
– S''un vòi a la palumma, ammazzu a tia.
Valle d'Olmo.
452. 'Nta sta vanedda cc'è un pedi di rosa,
Nun la tuccassi nuddu ch'è la mia;
1- Si qualchidunu cci cumanna cosa º,
Livari si la pò ssa fantasia 5;
a - Unni ha li pedi la testa cci posa º, a
Eu cci lu juru pri l'amanti mia
Mi raccumannu a tia, pedi di rosa,
Ca l'ha''mputiri tu la vita mia.
- Partinico.
1 Questo canto nacque probabilmente prima della scoperta
della polvere. Qualche modificazione ha subito forse, com'è
facile, restando sulla bocca del popolo fino ai di mostri,
2 In vicinanza di Valle d'Olmo, ,
3 Onesta davvero ! -
4 Modo ironico e minaccevole che vale: se vi ha pretese.
5 Questo verso in Borgetto varia nel seguente modo:
Passa a sta banna e si sfida cu mia. 3 e
6 Unni ha li pedi la testa cci posa; minaccia che vale; gli
farò metter la testa ove ha i piedi, ossia lo ammazzerò.
GELOSIE, ECC. 485
455. Pedi di cutugnu
Lu tempu è longu e risposta ti dugnu.
-
Palermo. – P.
º e
454. Ciuri di tigna.
Quannu nascisti tu, gintili donna,
T'avissi fattu tossicu dda minna 1.
e- Palermo.
º
-
455. Chi nni voli di mia ss attizza-lampi,
Ssu niuru e 'ngrasciatu veramenti,
Ssu laidu maccagnuni 2 scarfa-vanchi,
Scavusunazzu e figghiu di pizzenti,
; Ca va dicennu ca cci sugnu amanti ?
:0 loccu, sugnu zita e 'un nni sa nenti:
Ma nun passari cchiù di ccà davanti,
º 0 masinnò ti còtulu li denti !
Montelepre.
º a ai
456. Laidu pupu, vistutu di pezza,
a L'omini comu tia sunnu munnizza,
L'omini comu tia sunnu la fezza:
Diccillu a tò matruzza chi t'ammazza.....
Affaccia, Peppi, dunami risposta:
;Chi si' malatu e ti doli la testa?
p º Palermo. – P.
1 Fosse pur stato
e
º , Arrabbiato veleno
Il dolce latte
e º a º
Chi li succhiaste in seno!
- p
Così in un canto dei Corsi
2 Poltrone, tutto d'un pezzo.
--- --- --- --- ---
486 CANTI POPOLARI.
n.
A57. Laidu, mi dicisti, facci tosta?
Laida cci si tu, facci d'agresta;
Lu sa pirchì un ti dugnu 'na risposta?
Sugnu malatu e mi doli la testa.
- e
n
º i -
458. Laidu tuttu, quantu si suttili! :
Cu si curca cu tia subitu mori:
La sira ti curcavi cu li muli,
Manciavi pagghia prº un aviri pani i.
-- a º Termini.
, - m -
459. Cori di canna, cori di cannitu,
Cori comu lu tò nun cci nn'ha statu ;
Ca facisti ammazzari a tò maritu
Pri cuntintari lu tò 'nnamurata:
Ora, ca 'un hai nè amanti, nè maritu,
Si' com' un casalinu sdirrubbatu,
Comu la nivi 'nfilata a lu spitu, º
La nivi squagghia e lu focu è astutatu 2.
- - Borgetto e Partinico.
- n
440. Cutugnedda di Napuli manciati,
Cutugna dugnu comu vu' sapiti;
Sacciu di certu ca vi 'ncutugnati,
Curuzzu, e di la pena nni muriti.
, - e º s
1 Più di dieci canti ho tolto pieni d'improperi fra l'uomo
e la donna, e alcuni veramente terribili.
2 Questo canto ha il Vigo (XXXVI, 9), ma senza i due ul
timi versi. i
----- - - --
t
r---- - - - - -- - -- -
-
GELOSIE , ECC. , 487
Tuttu lu stumacheddu vi guastati,
Finta facenau ca vi nni riditi ;
Vi dicu du' palori disignati:
Chiuviu, scampau, finiu la nostra liti.
- º - i º º - , Termini.
i - - e
441. Arreri mi vinisti 'nfantasia
. Mentri ch'era suliddu arritiratu ;
Quantu peni suffrisciu eu pri tial
Granni è l'amuri chi t'aju purtatu.
Mi dura ancora dda gran fantasia,
Nun mi lu scordu lu tempu passatu:
Un jornu si patruna tu di mia,
Mancu me matri chi m'ha nutricatu.
- Angelo Salerno da Ficarazzi 1.
sº -
. 443. Aiu lu cori comu lu campici ?
Quannu ti viu e un ti pozzu parrari;
- Dimmi, qual'è lu tortu chi ti fici?
i Quantu ti la pigghiasti 'ncriminali l
Ora vogghiu prigari a quattru amici
Forsi la paci putissimu fari 3:
Fu Cristu e pirdunau li so nnimici;
E tu, bidduzza, nun m'ha pirdunari?
Ribera.
-
1 Lo ricorda annena qualche vecchio Ficarazzese; così colui
che dettava questo canto. º -
2 Campeggio, legno notissimo che viene d'America e serve
alle tinture. Ariri tu cori comu lu campici vale averlo oscu
ro, nero per una causa qualsiasi; qui pel dolore.
3 E lo mi amore è scorrucciato mec0 ;
sa Cari compagni, fatelo far pace. Tosc. -
- - e iº, se i
- e sº e
----------------- --- --- --- --- --
488 CANTI POPOLARI.
e -
- » º
445. Di novu mi vinisti a 'nsullintari ?
Va vidi cu cu l'hai lu pinseri!
'Na canzunedda vosi studiari
. Pri vidi si m'ha dari ancora peni.
Picciotta comu mia 'un nni po' truvari,
Nè mancu nn'hannu vistu l'occhi toi.
Sti du' curuzzi s'hannu a 'ncatinari,
Sti du' vuccuzzi si vasanu arreri.
º - - Partinico.
p .
444. Vurria passari lu mari firaci
Pri jìri a nutricari li pirnici;
Sugnu arrisortu di jìri a Capaci
Pri jìri a nutricari du' pirnici.
Senti lu me discursu, si ti piaci;
Nun cc'è cchiù fidiltà, nun cc'è cchiù amici;
'Ntra di nu' dui avemu a fari paci,
Ad onta di cu' è chi parra e dici.
Giov. Buongiovanni da Ficarazzi 1.
p . ºr - - -
445. Bedda la vostra facci, no la mia
Ch'è lu rumuri chi faciti vui ;
Si cc'è qualchi riflessu 2 ccà nni mia
Ca lu riflessu veni di nni vui.
e
Sempri d'appressu eu ti viniria
Si 'n'autra vota m'amassivu vui:
Pri la vostra binigna curtisia,
Siddu mancavi eu, suppliti vui.
- Palermo. – P.
- º . “ e i -
i vive ancora, e ancora fa versi: i Ficarazzesi gli imparano
molto volentieri, -
2 Di bellezza. -
si
- GELOSIE, ECC. º 489 -
n.
446. Vurria la paci, la paci vurria
Casciarriatu nun pozzu campari ;
Lu cori meu ti lu detti a tia,
Ma chiddu to nun lu vulisti dari.
Bedda, 'ngrata nun essiri cu mia,
Dammi lu cori tò, nun lu nigari:
- Nun t'aju fattu nudda offisa a tia,
- Fa paci, ca m'ha fattu assa pinari.
; - - Montelepre.
n
447. Vogghiu fari la paci, o beddu amuri,
Casciarriata nun cci vogghiu stari;
e -
Fannu la paci principi e signuri,
- - - , - - – : 1° - - -
E nui pirchì nun nni l'avemu a fari 1 º
Mittitivicci 'mmenzu, boni amici,
Forsi sta paci si putissi fari 2;
Fu Cristu, e pirdunò li so' 'nnimici;
'Ccussì pirduna a mia, si fici mali 3.
Ficarazzi. - P.
1 Facciam la pace, caro bene mio,
Chè questa guerra non può più durare...
Fanno la pace principi e signori,
Cesì la posson farc due amatori.
Così i Toscani. E i Liguri:
Fiulin-na, femmu pace, femmu pace;
La guerra 'nfra du'nui a nun s'ta bene:
J'han facciu pace i prinzipi e i scignuri,
Cuscì vi pregu fassmu mi e vui.
2 E lo mio damo è Scorrucciato meco ;
Cari compagni, fatelo far pace, Tosc.
V 3 Se ho fallito, mi sia perdonato. Tosc.
v
-
-
------------------------
490 CANTI POPOLARI.
448. Darreri la tò porta, armuzza mia,
Eu sugnu stancu e mi vogghiu assittari;
Si qualchidunu nn'avi gilusia
Niscissi fora a rusicari favi 1. -
Amami arreri, ca eu t'amu a tia;
A lu passatu 'un cci avemu a pinsari.
Si la furtuna fa vinciri a mia,
iComu 'na stidda ti vogghiu adurari.
Palermo. – P.
-
-
- -
- -
1 Minaccia che equivale a questo verso:
Veniccà fora e si sfida cu mia. -
Avverto che questo modo rusicari favi si adopera per lo
più nelle gelosie e nei corrucci di amore. . 3
- -
- - s . - º
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– T-sg º 2 - - -
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MATRIMONIo.
,
–o-»: crºce--
-- -
449. Quannu nascisti tu, rosa finita 1,
La tò biddizza dunni fu criata?
Fusti purtata 'nta un pannu di sita,
'Nta un vacileddu d'oru vattiata.
- Siti 'na vera rosa culurita,
E stati e 'nvernu siti spampinata;
Apposta vinni a vidiri sta zita,
Vinni a vidiri a tia, facci 'ncarnata.
- Chista è la cantunara di lu mari;
Biatu cu' s'arriva a maritari.
- e », Castelbuono.
450. Pampini di scarola.
Pigghiativilla ch'è picciotta bona.
Ficarazzi. – P.
i Finita, che è condotta alla perfezione.
- --- --- --- --- --- - --- -
192 CANTI POPOLARI.
si
451. Eu menzu mari vistiria di sita,
Tuttu lu munnu lu vurria parari;
Vurria parari lu zitu e la zita,
Mi su parenti e cucini carnali.
Lu sunaturi veni di Gaita,
Lu cantaturi di Casteddammari.
Cu'è chi voli vidiri la zita,
Cchiù bedda è di lu suli e di lu mari.
Ficarazzi. – P.
452. Figghiuzzu, quannu zitu ti facisti,
- La paluredda a la zita cci dasti;
Ma quannu la minuta ricivisti,
Figghiu, beddu cuntenti 'un arristasti.
A li parenti to cci lu dicisti ;
– Figghiu 1, cu poca robba t'accurdasti.
Allurtimata la zita 'un avisti
E cu pena a lu cori nn'arristasti.
Palermo. - P.
- a - -
455. com'aiu a fari ? sta figghia m'arresta!
Aguannu nun la potti maritari!
, Idda lu 'ntisi e s'arraspau la testa,
Dissi : – Matruzza mia! com'aju a fari ?
A me soggira cci vegna la pesta l
Avi a sò figghiu e 'un mi lu voli dari 2.
Chi pozza aviri un duluri di testa,
Pipita 'nta la lingua pr 'un parrari.
- - - Palermo. – P.
1 Rispondono i parenti.
2 Possa morir la mamma del mio damo l
M'ha detto che non vuol la nuora in casa. Tosc.
- a -
- - s
- - --- --- ---
-
- --- -- - -- - - - -- - - - -
-
MATRIMONIO. 195
454. Jetta suspiri la donna ch'è schetta,
Cu sò matri si voli sciarriari;
Avi lu fusu 'mmanu e cci lu jetta:
– Mamma, sirvizzu 'un vi nni vogghiu fari;
Ora la vogghiu bona la fadetta 1,
E lu jippuni; 'nfina lu fadali.
L'occhi a lu celu e suspiri chi jetta!
– Mamma, quannu m'aviti a maritari?
Borgetto.
s º ::.
455. Maritati, si ti vòi maritari,
Basta ch''un dici ca manca pri mia.
– Li me parenti su comu li cani,
Maritari 'un mi vonnu, armuzza mia.
- La tò casuzza si pozza abbruciari,
Tutti ddà dintra, e tu sula cu mia.
Ad onta di cu''un voli nn'àmu a amari,
Ad onta di cu' nn'avi gilusia.
Palermo. – P.
º
456. Mi vurria maritari, e 'un sacciu quannu ;
Manteniri a me mogghi 'un mi cunfunnu;
Manciari cci darria pri tuttu l'annu,
Vastunateddi du' voti lu jornu.
Partinico. ,
457. Sidici e dicidotto. e
Pigghiativillu ch'è un beddu picciottu !
Ficarazzi. 4- P.
1 Fadetta, fadedda, vistina, veste.
494 . CANTI POPoLARI.
458. Spezii e camommu. - - -
Ti l'ha fari fu coddu longu longu 1
-
i
Palermo. – P.
- - - i
459. Spusativi, spusativi, figghioli,
Lu matrimoniu è figghiu di l'amuri,
- E vi leva la spina di lu cori.
- Partinico.
ai
460. Ciuri di latti;
Spusativi, sptisativi, picciotti,
Ca li piccati li scuttati tutti 2.
-
-
Monreale.
-
464. Veni la calma doppu la timpesta,
Veni la gioia doppu u duluri,
Doppu lu lavuranti veni festa,
Lu matrimoniu doppu di l'amuri.
Zituzzi beddi, manciastivu agresta,
Ora manciati rappuzzi maturi:
Ad ogni santu veni la sò festa,
“ Ad ogni amanti la paci e li ciuri.
Partinico.
1 Prima che tu possa giungere a sposarti.
2 Lo stesso consiglio in Toscana, e in Umbria (presso Mo
randi): -
Fior di gramato.
Pigliatelo, pigliatelo marito,
Se avete da scontar qualche peccato.
Giovannottina, prendilo marito,
Ti scrve per purgar qualche peccato.
- - MATRIMONIO. - 195
- º º ... e
462. oh chi piaciri avanti lu parrinu
Diri lu sì, pigghiarisi l'aneddu i
Jirisinni a la casa cu fistinu
Misa a brazzettu d'un picciottu beddu !
Aju passatu li guai di Iu linu,
'Nta lu cori aiu avutu un Muncibeddu:
Ora a la cresia, avanti a stu parrinu,
Fineru li turmenti e lui smaceddu.
- Borgetto.
m
465. Spusi beddi, vi vegnu a salutari,
Sempri cuntenti vi vogghiu vidiri ;
Lu cu saluti chi vi vegnu a fari
. Vi pregu d'accittarlu e un v'offinniri.
Poviru aceddu ch''un sapi cantari
Sulu vi dici zoccu sapi diri:
Vu', cavaleri, m'ati a pirdunari,
Senza lu ventu 'un incianu li vili 1.
Palermo.
n
464. Cori cuntenti mi pozzu chiamari
Ora ca m'aju truvatu la mugghieri;
Aju jittatu li lagrimi amari,
Tristi sempri aju avutu li pinseri.
Ma finiu la timpesta di lu mari,
E sugnu in portu ed ammogghiu li veli.
'Na vita longa ora vurria campari A
Pri quantu mi gudissi a me mugghieri.
Borgetto.
1 Forse chiede vino o confetti o checchessia in pagamento.
Anche un poeta ligure dice:
Se canto ben voi cssere pagatu.
196 - CANTI POPOLARI, -
465. Boni signuri mei chi m'onurati,
E tutti attornu attornu mi siditi,
Eu vogghiu chi pri pocu m'ascutati
E li me versi pri pocu sintiti.
Mentri siti picciotti vi spusati;
Pigghiati bedda mogghi, e gudiriti ;
Cu idda un'arma sula addivintati,
Ca filici in eternu vui sariti.
Palermo.
e .
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--- --- - - - -
ix.
PARTENZA, LONTANANZA.
. –e :ogo- –
, v -
466, Pippina mia,
Eu partu e vogghiu la licenza tua; -
Nun ti pigghiari di malancunia.
- l'alermo.
-
, -
A67. Acidduzzu di l'aria, cala, cala,
Nun mi fari pirdiri sta vintura;
'Na paluredda hè diri, cala, cala,
Cati la dicu e ti nni mannu allura.
Parti l'amanti miu, spartenza amara l
Sula restu, chiancennu, arrestu sulal
Accumpagnalu tu finu a Favara 1,
Po mi porti la nova anzi chi scura.
e Borgetto.
- - - - - - a
1 Paese in provincia di Girgenti. - - -
SALomoNE, Canti popolari. 13
498 . CANTI POPOLARI.
, - - -
-
n.
468. Mi nni vaju di ccà, sula ti lassu ;
Forti mi pari la spartenza mia:
Quantu pidati eu di tia m'arrassu,
Tanti suspiri jettu pri la via 1.
Si vo' lu pignu, stu cori ti lassu,
L'armuzza 'un ti la lassu ca 'un è mia;
A Vi pregu, amici mei, daticci "sº, i
Nun si pigghiassi di malancunia. “
Darrè la porta stu scrittu ti lassu :
– Biddizza, tu arricordati di mia.
Ribera.
- n.
469. Scura la sira e scura l'arma mia,
Scura la sira e scura in tantu affannu ;
Scura ca m'aju a spartiri di tia,
E mi nni trasu dintra lagrimannu. -
Te' ccà stu cori, lu cunsignu a tia,
Megghiu di l'autri ti l'arraccumannu:
Curuzzu, la licenzia vurria, º
Tu mi la dasti ed eu ti l'addumannu.
a e Termini.
- - - - i
. . . . . . . -
470. Amuri, ti nni va, sula mi lassi?
Comu 'nta sti gran peni m'abbannuni?
Si tinni vai, ti muru li passi 2;
Accussì fannu li sinceri amuri.
3 ,
1 In un rispetto dei Toscani : ' '
Tu fai li passi ed io fo li sospiri,
Passo per passo sospirar mi fai.
2 Simile nei canti toscani e nei veronesi. e i
:
PARTENZA, LONTANANZA. 499
'N'amanti nun si divi abbannunari,
Nun si cci lassa cu pena a lui cori...
Su tanti ii vasati chi t'hé dari º
º iCa 'mbucca t'hé lassari lu sapuri 1.
Borgetto,
ritirº i ti ti ., l ' '
474. Diu, ch'amara ispartenza fu la mia !
! Tuttu 'nta un tempu t'appi a 'bbannunari;
! . Camu 'un cci fu rimediu pri tia,
i Mancu licenza t'appi a dumannari!
Oh Diu ! si fussi aceddu, vuliria,
Supra ssu pettti ti vegnu a pusari ;
Dul palori d'amuri ti diria, e
Quantu tu lu me nnomu 'un po' scurdari.
! iiii, iº e isr ti i Borgetto.
i
472 Oechi, yuliti chianciri, chiancemu,
Chiancemia la spartenza ch'aspittamu 2;
i Nni nni jamu a la guerra e cummattemu,
Nun nni curamu s'iddu nn'ammazzamu 3.
Eu ti vogghiu pr amanti, e nni vulemu,
Situ mi vài, ed accussì nni stamu : è
: Ma chianciu la spartenza chi facemu,
“ Tu ti disperi ed eu la morti chiamu.
Palermo. - P.
at tiri ti º si . - 1 º
1 Conclusione inattesa e passionata, Chiede all'amante che
non l'abbandoni, e passa improvvisa a fargli una bella pro
messa pel suo ritorno. º
2 q Come volete faccia che non pianga,
Sapendo che da voi devo partire ? Tosc.
, º Fi Giovannin le andàa soldaa,
o la Marietta la piangerà! Iomb.
200 CANTI POPOLARI. º
i
475. Acidduzzu di Prizzi, cala, cala,
Ca m'ha'ifattu pirdiri la vintura;
. Quannu passu di ccà, cu' m'arripara ?
M'arriparati vui, bedda signura.
Mi l'ha fattu un fracassu a du' sulara,
Mi l' ha pututu fari 'ntempu un'ura.
Oh chi duluril o chi spartenza amara!
Cu' sa la prima sira unni mi scura !
5 : : : Ficarazzi – P.
474. Stenni stu fazzulettu ch'è vagnatu
Ca di l'amanti mia sugnu spartutu;
.: Arsira la lassavti, 'un lavia ciatti,'
5
Chi mai nun nni l'avissi canusciutu !
Vacci, suspiru miu, cci si mannatu,
Faccili parti me ch''un cci aju jutu,
i Cci dici chi mi teni pri scusatti,
Pri l'occhi di l'aggenti 'un cci aju jutu.
e i t si ºº Ribera.
, i ai ºi i i
475. Curuzzu, vita mia, semu 'nvalanza,
i Picca cci voli e facema spartenza;
-
Lu cori mi firisti cu 'na lanza,
- -
º - Doppu firutu a chianciri accumenza.
Sacciu ca ti nn ha jìri in luntananza,
ora un laviju cchiù la tò prisenzas e
e Mentri chi senia vivi ec'è spiranza, iº º
La sula morti si chiama spartenza º
º si, º Palermo. - P.
, e º , e b . at a
-
gºº
476. Sugnu arrassu di tia, mi sentu privù
Di stu pettu, di st'arma e di stu clatu;
-
PARTENZA, LONTANANZA. 204
Nun sacciu comu campu e sugnu vivu ;
Pri l'amuri di tia sugnu a stu statu.”
Cu li me proprii lagrimi ti scrivu
- Supra un fogghiu di carta adduluratu ;
S'idd'eu moru, biddizza, e nun ti viu,
- Ricordati di mia chi t'aju amatu. - i
s Borgetto.
º -
477. Partiti, littra mia di sangu scritta 1,
e Vattinni nni la mia cara diletta; º
; º Dicci ca mi 'mbarcai 'nta 'na varchitta,
Nutizia di mia cchiù nun nn'aspetta.
a Cc'è l'unna di lu mari biniditta,
La navi ch'è di supra la suggetta:
La mala sorti 'nfrunti portti scritta,
- Cu' sa l'ultima vota unni m'aspetta l
e si Termini.
e º
478. Nun ti curari si luntani semu,
º Quannu vo' tu ed eu, sempri nn'amanu;
i fa luntananza un abbannuna amuri,
Cchiù tostu metti 'na ciamma a lu cori.
Partinico.
e
rig. spiritu di lumia. “
Quannu nun viu a tia vaiu'mpazzia.
Palermo. – P.
-
. - -
480. Ciuri d'aranci. . . . . . . i
Quannu nun viu atia lu cori chianci.
.gv, e , b Palermo. - P.
; tesi a una tv a
1 Ditegli che una lettera gli mando ... I
Sigillata col sangue del mio core. Tosc. e
302 - canti popotamia i
irri º o si a minºre finº
48i. Galofari, incarnatu.ii i tiri
ti Quann''un ti viiit mi pesci lui ciatu.
i Palermo. – P.
fis is tº º , a 4
482. Gesuminu d'Arabia. o i
Quann''un ti viu mi veni la rabbia.
- - Ficarazzi. – P.
1 e . . . .. .. .t: i
485. Eu passu e spassu e risguarduissi mura
e ! E sempri pensu aſtia, galanti lacu ;
e Quantu la chianciu dda spartenza cruda,
L'amarinni mui du', quantu fu pocu !
: Di prima cci vinia ura pri ura, i
Cu sslocchi arrifriscàvata stui foeu ;
Nun fasi semu arrassu di figura,
Lu corpu unni va va, la menti è ddocu 1.
- Ribera.
.º ,
i484. L'afflitti senzii mei,sempi su ddocu,
i Gioja, pinsannu a tia pena mi pigghiu ;
i , u Risettu 'un trovu no'nta nuddu, locu,
'Na vampa aju a lu cori e m'assuttigghiu.
Tu 'nta un lettu d'amuri, ed eu 'nta un focu,
- Ed eu 'nta un focu nè dormu, nè vigghiu;
, E si pr addurmintarmi vaju un pocu,
: - Mi sonnu ca mi chiami e m'arrisbigghiu.
- - Partinico.
1 Vardu la casa e cianginu i mura,
-
-
- , ,, -
e,.
vaidu ramrittu di dispitatu loeu,
I -Pensu chi ndi vardàvamu d'ogni ura,
Cu l'occhi nd' astutàvanu lu focu ;
Ed ora arrassu di la to' figura - -
La mcnti l'aju ceº e pensil (ilhecu ... C. calabr.
e - - - a
PARTENZA, LoNTANANZA. 265
-
485. Arvulu earricatu di biddizzi
Comu 'na rosa a lu misi di maju,
Tagghiari mi vurria chissi to' trizzi
Pr'ammustrari l'amuri ch'a tia âju:
: Sugnu luntanu di ssi to biddizzi,
i Comu nun t'aju amari ca nun t'aju ?
Ad autru li faciti li carizzi
Ed iu ca mi li meritu nun l'aju.
, Ribera.
486. Aju lu cori tantu, e mi lu sparmu -
Cehiù granni di lu chianu di sant'Elmu ;
Quannu viju la bedda tuttti m'armu,
La spata pigghiu, lu cavaddu e l'elmu 1.
º Li vicineddi chi 'ncostu mi stannu
, Li fazzu firriari supra un pernu.
Comu campari pozzu di bon'armu ?
La me amanti è a Missina, ed eu 'n Palermu !
Palermo.
-
-
487. Carta, ben carta, ti divi tuccari
La mantº bianca di l'amanti mia ;
v . Si lame sorti s'avissi avutari
Pr'addivintari, carta comu tia,
Vucca tu vucca cci fissi a parrari,
La vteca d'idda parrassi, cu mia.
Sugnu liumtanu e 'un cei pozzu parrari;
Carta, parracci tu pri parti mia ?.
, º Borgetto.
.
i Quando questo canto nacque, dovevano ancora essere in
uso queste armi. 4.
2 Carta, parla per me, tu che sai quella. Tosc,
-
204 CANTI PoPoLARI.
-
-
488. Parpagghiuneddu chi 'ntesta mi voli,
Vurria sapiri cu' ti manna a mia ;
- Dicimillu si porti boni novi,
Si ti cci manna l'Anciluzza mia :
Sugnu luntanu e nun nn'aju cchiù novi,
La testa mi scamina e sdillinia 1 : |
Va' portaccilli tu chisti palori; .
Scriviri 'un sacciu, si no scriviria.
Borgetto.
489. Chiancinu l'occhi mei addulurati
Ca arrassu sugnu di l'amanti mia ;
E nuddu cc'è chi m'avi piatati,
E di la sorti mia nuddu nni spia.
Terra, chi teni st'ossa 'ndulurati?
Suli, chi affacci a fari cchiù primia?
'Stiddi chi siti 'ncelu 'nfinitati,
Nova mi dati di l'amanti mia?
Termini.
490. Quann'eu nascivi, era nicu-nicu,
Era lu spassu di lu vostru cori,
Era lu spassu di qualunqui amicu,
Sdignatu di cui bè miri mi voli.
Cci caderu li pampini a li ficu,
La mamma 'un si li scorda li figghioli:
“Sa chi dici lu muttu di l'anticu ?
Luntana d'occhi, luntana di cori.
Palermo. – P.
1 Mi va in delirio. -
, 3 a -. . .
–-sQ A-2- e - º
- X.
ABBANDoNo, TRADIMENTo; -
- D 0 L 0 R E.
-
–so: e se –
«-: e - - e
194. Mennuli amari.
Luntanu d'occhi, luntanu di cori;
Tu sula mi putisti abbannunari.
-
Partinico.
-
-
A92. Si ti lassavu la curpa 'un fu mia,
Di tia vinni la causa e lu difettu;
Ch'amasti ad autra e disamasti a mia,
Tu ti cridennu farimi un dispettu.
Amati, ca nun nn'aiu gilusia,
Vattinni cu cu vòi, cchiù nun t'aspettu ;
Casi a lu cori me veni in disiu,
L'ardu, l'abbruciu, a li cani lu jettu.
Ribera.
206 CANTI POPOLARI.
- es.: - -
º
495. Amuri miu, lu tuttu mi cridia,
Ma sta spartenza un mi crideva mai ;
Eu t'aju vulutu beni sulu a tia
Sti quattru jorna chi tu amatu m'hai.
Ed ora ti nni vai, ti scordi a mia,
Cu 'n'autra amanti ti metti a parrari;
i º A Si fussi 'ncatinata di catini, A e
Puru mi sciogghiu e ti vegnu a truvari.
Ficarazzi. – P.
º
494. Ti lu dissi 'na vota, duci amuri,
Ca cu li genti 'un cci ha aviri chi fari !
Ora mi cunti a mia tutti l'erruri
Chi 'nta lu jornu ti piaciu di fari.
Eu nun sugnu avvucatu o cunfissuri
Capozzu li piccati pirdunari ;
Ma a chiddu chi nni viu, lu tò amuri
A picca a picca va 'nſunnu a lu mari.
i i Termini.
495. Si parti lu papuni i senza veli,
Sparma lu focu e metti a caminari :
Tu ti cridivi tuccari li celi 2, .
- - Cu lito, manu li stiddi pigghiari.
e Prima eri cchiù duci di lu meli
'Cchiù duci di 'n' aranciu dimanciari ;
Ora casi' cchiù amaru di lu feli,
Va' lèvati di ccà, jettati a mari.
. . . . . i Palermo.
1 Vapore. Così quasi sempre dice il basso popolo.
2 È il toscano toccare il cielo col dito.
APBANpo No, ECC. 207
- -
496. Vatinni, ca di inituru mi tinci ; . ?
Cc'è un picciutteddu chimiadura e chianci.
iAmmatula m'aduri e mi dipinci,
Eu nun ti vogghiu cchiù, 'mmàzzati e chianci.
Ammàtula mi ſai sti priamenti 1,
Ammatula mi chianei pri davanti,
sia Eu t'abbannunu pri sti tincimenti,
i , a Vavusu, e nun ti vogghiu cchiù davanti 2.
A Palermo. – P.
\ --
497. Cei pensi, donna ingrata, chi dicisti?
« O si voli o 'un si voli, t'aju a amari 3;
A la funnu di lu mari ti nni jisti
E pri, suspettu ti jisti a ammucciari.
, Amici, nn'aju amatu donni tristi:
e Ch'è dispiratu lu nostru campari !
Pissi Pilatu :-Zoceti scrissi scrissi,
E zoccu scrissi nun s'avi a cassari.
, Ribera.
-
498. Ciuri di ciuri.
Tu, donna, 'nfacci bedda, e tinta 'ncori,
- , M'abbannunasti senza 'na ragiuni.
A Monreale.
1 Preghiere.
2 Variante: , º
Cas''un ti levi di sti tincimenti, i
Dicu di no a la cresia 'mmenzu a tanti,
3 I Toscani in uno stornello: e º il
Te n'arricordi? Mi giurasti al sole
D'amarmi sempre e non m'abbandonare ;
Dove sono i tuoi giuri, o traditore?
s 208 . . CANTI POPOLARI.
499. Si t'allagnasti, eu sugnu lu stissu;
i Donni megghiu di tia nni tegnu 'mpressu;
Cacci vinia a lu spissu a lu spissu,
- , Pratticava fidili e senza 'ntressu. -
Veru ca ti lassavu di me stissu,
i Ca eu cci guadagnavu e tu cci ha persu; º
Sapissi jìri 'nta lu 'nfernu abbissu
Nun cci vinirò cchiù d'appressu appressu.
- .. . . Ribera.
500. Ammatula mi canti e fa li moti,
Donna, supra di mia cchiù nun pinsati;
i Li lazzi di l'amuri sunnu seioti,
Nun cci su cchiù com'eranu attaccati.
Prima cc'era 1 li rappi, ora su' còti,
Eu nun li vogghiu li sganghi ammazzati.
Ammàtula mi canti e fa li moti,
i Nun l'aju cchiù cu tia la vuluntati.
Borgetto.
501. Anzaru, anzaru s! - -
iº ,
- - 4 º .. . . . . i
Senza l'amanti dispirata moru:
Avia du' amanti e sula mi lassaru 2 !
- -
- ,
Partinico.
a : i
1 C'erano. - a - - - i - l
2 Fiorin di pruno. s º
Io son rimasta con le mosche in mano: "
Di tanti amanti non ho più nessuno. Storm. tosc.
Fiori di gran duro: i
Sete rimasta co' le mosche in mano,
Di tanti amanti 'n avete nessuno. St. umbro (Mor.)
-
- --------
ABBANDONO, ECC. 209
- e' » º i,
502. Sacciu ca aviti 'n' amicizia nova ;
Nni sù cuntenti ed iu mi nn'alligrai ;
Va' scippatilli li tacci e li chiova
Chiddi chi tempu avanti ti chiantai.
Un omu comu mia nun po' truvari,
Mancu amanti fidili truvirai: s !
E supra l'annu nni farai la prova ,
S'iddu è megghiu di mia chiddu chi hai.
Termini.
e , tº
505. Cèrcati 'n'autru amanti ca ti lassu,
Nun mi nni curu di lu tempu persu;
- Stu scrittu ch'aju 'mpettu ti lu cassu,
E s'aju offisu a Diu mi nni cunfessu.
Tu ti cridivi ca tagghiava grassu 1,
Lu munnu lu truvasti a lu riversu.
Va', lèvati di ecà, mettiti arrassu,
Nn'aiu megghiu di tia, mi vennu appressu 2.
-
, - Palermo: – P.
- -
- . . . . . . .
504. Tirannu, ha fattu tu sta liggi nova?
. Qual'è la causa ca m'abbannunasti?
º Ca, “nta quattr'anni chi stasti di fora,
Subitu n'autra amanti ti truvasti.
Ea a Livanti, nni sappi la nova,
: i g .
a vessi a usare mille larghezze.
2 , , Provvediti, amor mio, che mete lasso
- vedo le cose mie molto a traverso l a
Tavca scritto nel core e mo ti casso,
Dove pratichi tu, mai più converso:
Ti credi che 'n conosca tua tristizia? º
. . La golpe aofù t'arria per la malizia. C. latino.
210. CANTI POPOLARI,
Di 'n'autra giuvina ti 'nnamurasti.
Sugnu pieciotta, e ti dugnu palota º
Ca tinni pintirai ca mi lassasti.
io ſi è º Palermo. – P.
i
505. Si ti lassavi nun fici mancanza: i
Era 'mputiri tò la me prisenza,
Donna; ma 'tinacci campari di spiranza
, i Caiti la lavu eu sta diffirenza;
La donna amari a dui nun è usanza,
Daricci a tanti cori cunfidenza;
. Donna, tu la facisti la mancanza, º
Ti lassu, chianci tu la pinitenza.
Palermo – P.
a
506. Di l'occhi mi spiristi, e comu fazzu ?
Tintu cu pati cchiù peni e duluri;
Sugnu arriduttu di nesciri pazzu,
-
Chistu fa fari lu mettiri amuri,
- La testa pri li mura m'arrimazzu,
M'abbannunasti senza 'na cagiuni;
. Si nun m'amati, da veru m'ammazzu,
s Eu muriroggiu pri lu vostru amuri.
iº, i Palermo, – P.
-, e i -
507. Tu mi mannastia diri ca un mi vòi,
Eu mancu vogghiu a tia comu tu sai;
Tu mi mannasti lu feli e l'aloi,
Eu pri l'amuri tò mi fu pigghiai.
Si sugnu morta, cchiù morta mi vòi;
Ma di la morti mia chi nn'avirai?
Scilirati, famminni quantu vòi,
Ca un jornu a li me', granfi 'ngagghirai.
. . . si º Palermo, - P.
ABBANDONO, ECC. 214
-
508. Tu, 'ngrata donna, chi curaggiu hai?
Ca chista vampa m'abbrucia in eternu ;
E si ti vulia beni tu lu sai
E puru lu sapivi lu me' 'ntentu.
Tu a perdiri a mia pirdisti assai,
Ed eu a perdiri a tia nun persianenti 1 ;
Vinirà un jornu, m'addisidirai,
Quannu amari mi vòi, eu nun ti sentu.
, Palermo. – P.
509. Donna 'ngrata, chist'è la ricumpenza,
Chist'è l'amuri e l'obbligu chi m'hai ?
Eu sempri stava a la tò benvulenza,
Ca un mancamentu nun ti fici mai.
Penza, quantu t'amai, o 'ngrata, penza;
Doppu chi penziiti nni pintirai.
s- Eu l'appi data a morti la sintenza,
D'amarinni nu' dui nun cc'è cchiù spranza.
a Palermo.
-
540, 0 celu, ehi manteni un tradituri?
O terra, 'un nni lti fari caminari;
Nuvuli, cummigghiaticci lu suli
Pr'aviri scuru nni lu caminari:
O funtanedda mia, fammi un favuri,
Si venia l'acqua 'un cci nni stari a dari:
Lu esa' chi mi ritassi un tradituri ?
'Na badda orva e un pugnu di lupari,
Ribera.
-
: : :
,
1 I Toscani: i - -
Donna, se perdi me, perdi, un amante;
. Ed io, se perdo te, non perdo niente.
212 CANTI POPOLARI.
541. Ti nni ricordi di lu nostru pattu
Di quannu nui nni dèttimu palora?
Di sta palora nni ficimu un attu
Chi nn'àmu a amari 'nsina chi si mori.
Ora vinisti, e vo' canciari l'attu,
Chi ti nisceru li senzii ora?
s Vattinni, ca si omu di barattu,
Ca mancasti di fidi e di palora.
Palermo. – P.
512 Aranciu di Partanna.
Comu si 'nganna 'na figghia di mamma !
-, Palermo. – P.
515. Nè pri mia, nè pri tia lu munnu è persu,
Nun mi mustrari tanta tirannia;
- Lu tempu chi t'amavu 'un fu pri 'ntressu;
Tamavu pri l'amuri chi t'avia.
Ora mi sta lassannu senza versu,
E senza versu lassu puru a tia;
Finiu lu tempu chi ti vinia appressu,
. Ora ha veniri tu 'ppressu di mia.
, , r . Ribera.
- i , tº;
514. O sdegnu ! quantu mausia chi porti !
Bisogna pubblicarsi in ogni parti:
'Na picciuttedda chi avia pri sorti,
e Crudili, mi tinciu eomu li carti.
- Ma l'attruvai 'n'autra bona sorti
Pri pratticari cu li donni scarti;
Eu ti lu giuru, pri sinu a la morti
Lu me cu lu sò cori cchiù 'un si sparti.
sia a º º , ci 1a Borgetto.
ABBANDONO, Ecc. 215
-
515. Mi passau, mi passau la fantasia
Unni cci avia lu 'mpegnu e lu me amuri;
Amati cu cu vòi pri parti mia,
Ca eu nun amu genti tradituri.
Comu na petra a mari mi jittasti,
A mia nissuna specia mi facisti;
. Pena nun aju no ca mi lassasti,
La pena fu la tua ca mi pirdisti.
Termini.
-
º
516. Tuttu jornu suspiru, stremu beni,
Tutti l'uri mi passa a suspirari;
Chiantu nun aju cchiù, cchiù nun nni veni,
Occhi nun aju cchiù pri lagrimari.
La vucca vurria diri e nun pò diri,
. La menti vurria fari e nun pò fari ;
Sai chi ti mannu a diri, stremu beni?
-
-
.
-
Ca eu senza di tia nun pozzu stari.
-
º .
- - Ribera.
-
- º
517. Siti 'na parma di gigghia e di rosi,
Robba di stari 'nta li scaffarrati;
Bedda, pri amari a vui dota nun vosi,
Ed ora 'ndiffirenti mi guardati.
Dici giustu l'anticu ca li rosi
Sempri cu spini tanti l'attruvati;
- e -
s
I Pirchì di vui dubitari nun vosi,
-
-
A farmi un tradimentu v'assajati.
- - , Monreale.
-
º
518. 'Nfùria lu ventu.
Un tradimentu paga un tradimentu.
Palermo.
SALomoNE, Canti popolari, - 14
-
-- - -- - - -- - - -- - -
- ---
244 CANTI POPULARI.
e
n. r
519. Di Napuli mi vinni sta sintenza,
Chista è la causa di lu dannu miu ;
Ma cu avi amuri, cunsidira e penza,
Pozza fari lu chiantu chi fazz'iu.
Di niuru cci aju a vidiri la lenza
A cu' di lu me beni mi spartiu;
Di 'ncelu cci l'aspettu sta sintenza:
Moriri, e 'un vidiri cchiù facci di Diu.
Ribera.
- - - - e -
520. Tu, donna traditura, tradi-amanti, º
Tradisti lu me cori veramenti
E ti pigghiasti un tintu niguzianti
Cafu scumùnica di tutti l'aggenti.
E tò mammuzza a liranti a liranti
Curri pri la giustizia prestamenti,
E po' cci dici a li giustizianti 1:
– L'amara di me figghia nn'è 'nnuccenti.
Amaru mia ! nni fu l'arrigurdanti,
E fu allazzatu 2 senza fari nenti. A
- a Ribera.
, - . n. 5 --- -:
52i. Sù 'ddivintatu com'un siccu lignu,
Paci nun aiu cchiù, persi lu 'ncegnu:
Voli accussì lu distinu malignu !
Mi lassau cu m'amava e m'avi sdegnu.
Ca quant'eu patu 'un si pati a lu limmu,
Mancu si pati 'nta lu funnu 'nfernu.
Tu mi lassasti 'nta un statu malignu,
Di lu duluri 'nta lu erudu regnu.
- Borgetto.
1 Coloro che fanno giustizia.
2 Messo nei lacci.
º
ABBANDONO, ECC. 245
522. Sentu la morti, la sentu viniri 1,
A tantu m'ha riduttu lu tò amuri;
Picca cci voli e mi vidi muriri,
Pirchì nun m'ami moru di duluri.
Sangu nun aju cchiù dintra li vini,
Comu la fogghia sicca aju lu euluri ;
Cuntentu, ciatu meu, fammi finiri,
Dimmi 'na vota ca mi porti amuri 2.
- Montelepre.
-
525. Spiritu d'acquaviti. -
; Senza farivi nenti mi lassati; i
a Chiancinu l'occhi mei comu la viti.
Castelbuono.
- -
-
524. Spartenza chi spartiu lu nostru amuri,
º Chista spartenza un mi crideva mai:
- Eu sempri stava a lu latu di vui,
,4 - Ora mi trovu alluntanatu assai.
t Tutti li peni mei cuntava a vui,
Ed ora a cu li cuntu li me guai?
Chiancinu l'occhi mei pinsannu a vui,
i Su' du' funtani ch' 'un cessanu mai.
Termini.
i
1 Un rispetto toscano comincia:
Vedo la morte, la vedo venire.
2 Nei canti allemanni una preghiera d'amore dice:
Adelaide, se tu m'ami io morrò di contento; – se tu mi
disprezzi io morirò di dolore.....
Non volere ch'io muoia d'angoscia: – di' che tu m'ami;
C0Sì almeno discenderò contento dentro alla fossa. –
216 CANTI POPOLARI.
525. Tu, donna 'ngrata, nun pensi pri mia,
Chistu è lu granni amuri chi mi porti ?
Li senzii mi nescinu pri tia,
e Vaju chiancennu la me mala sorti.
Oh vidi quali pena fu la mia ! -
Ca ti scappò la lagrima di l'occhi.
Ti taliu d'arrassu e nun si' mia,
i Bedda, si' la cagiuni d''a me morti.
. Ficarazzi. – P.
526. Mi partu di Palermu passu passu -
E vaju a Murriali ch'è cchiù 'mpressu;
Mi mettu cu lu chiummu e lu cumpassu
Eu pri a l'amici mei nun dari 'ntressu.
Sugnu comu 'n'aneidda 'nta lu tassu
º
-
Li cosi ca mi vannu a lu riversu; a
Eu portu amuri a cu' mi duna spassu ;
Amari a cu' nun t'ama è tempu persu.
- Ficarazzi. – P.
-
4 e e - -e - - s - ae
527. Aju li vini mei azzoli azzoli,
Sangu mi nesci di milli culuri,
Lu manciari e lu viviri 'un mi coli,
s Sempri pinsannu a tia, Rosa d'amuri.
Trasivi 'nta un jardinu di violi,
Si lu cugghieru lu galanti ciuri! -
Ora mi mettu a chianciri di cori
Ca cu' m'amava mi persi l'amuri. i
Ficarazzi. - P. A
- - - e º -
–sc R 2-º – -
-Se
e - e
- - -
XI.
svENTURA, MoRTE.
a - e - , - - - º
-
º -o: º io o – -
-
.
- - -.
528. Timu, tremu, suspiru, e chianciria
- E sfardiria stu cori progni latu ;
Accussì vosi la furtuna mia,
D'essiri di furtuna sfurtunatu !
Timu pirchì è afflitta l'arma mia, º º
Tremu ca mi viu guerra d'ogni latu,
Suspiru pirch' un tempu èravu mia,
Chianciu pirchì m'aviti abbannunatu.
- . - Borgetto e Termini.
-
a º
a - . -
529. Ciuri d'aranciu. -
La me sfurtuna jornu e notti chianciu !
- Partinico.
-
-
550. Ciuri di ciuri.
Quannu nascivi eu cc'era duluri.
-
e sar º
Borgetto.
-
218 CANTI POPOLARI.
a - - » - . -
551. Vurria sapiri cu fici lu munnu,
Ca cu lu fici lu sappi ben fari;
Fici la luna cu lu circu tunnu,
Fici lu suli ch'è 'inmenzu li raj.
Sa quantu furtunati cc'è a lu munnu !
Una di chisti mi vurria chiamari;
Ma di quantu 'nfilici ec'è e sunnu,
'Nfilici comu mia nun si pò sciari:
lettu la pagghia a mari e mi va 'nfunnu,
Ad autri viiu lu chiummu navicari 1.
Borgetto.
-
552. Quannu nascivi eu cc'eranu fusa
E puru cufulara a la me casa;
Ed eu nascivi cu la porta chiusa,
La me mammana si chiamava Masa ;
Napuli si iunciu cu Siragusa
E l'amarena mi parsi cirasa º
-
1 Lo stesso lamento in Toscana º -
Se delle sfortunate n'è nel mondo,
Una di quelle mi posso chiamare:
a Getto una palma a mare e mi va al fondo,
Agli altri vedo il piombo navigare. -
In Calabria:
Di quantu sfurtunati su a lu mundu
Eu lu cchiù randi mi vogghiu chiamari;
Jettu la pagghia a mari e mi va an fundu,
E all'atri viu lu chiumbu nzummari.
Parimente i Liguri:
I più disfortinà ch'i stin al mundu,
Unu di quelli mi possu chiamare:
Mettu 'na piiimma 'n ma' e n'an va ar fundu,
l'altri lo pumbi lu fan navegare.
svENTURA, MORTE. - 219
Oh Diu chi sugnu mala vinturusa !
Nuddu mi dici: – Camina a la casa...
- Palermo. – P.
555. Quannu nascivi eu, lu sfurtunatu,
Nascivi cu 'na retica furtuna;
Stetti quattr'anni lu suli ammucciatu,
Cinc'anni stetti a 'un affacciari luna;
Se anni stetti l'ariu turbatu,
Stetti sett'anni lu mari 'nfurtura,
Ottu sunnu li donni ch'aju amatu,
Novi fannu cu vui, cara patruna.
Borgetto e Palermo. – P.
554. Sutta 'na fausa stidda fui criatu, , º
Natu chi fui 'un appi cchiù furtuna;
e D'amici e di parenti abbannunatu
E disprizzatu d'ogni criatura.
Lu celu contra mia s'è arrispigghiatu,
- Li stiddi cu la terra e la furtuna.
- Già chi lu me campari è dispiratu,
. Veni tu, Morti, e dammi sepultura.
Ficarazzi. – P.
a -
555. O celu, o terra, dunami cunsigghiu,
Dimmi lu modu tu com'aju a fari ;
Avia 'n'amanti e cci aju fattu un figghiu,
- Chiamatu fui a lu fonti a vattiari.
e Qual'è lu patri chi vattia lu figghiu ?
E l'amanti chiamarila cummari ?
Quannu passu di ddà e viu a me figghiu:
– Addiu, figghiuzzu; bongiornu, cummari!
Ficarazzi. – P.
- - - - --- ---
220 CANTI POPOLARI.
556. O mari, mari !
Chi coi fici a la furtuna
Ca mi porta a travirsari?
Palermo. - P.
-
557. Aranci, aranci.
Di cu' sunnu li guaj si li chianci.
Palermo. – P.
M- -
558. Occhi nun stati cchiù a lu taliari,
Turnati 'n'autra vota a la bascizza,
-Pirchì li cosi duci vannu cari,
Su li grana chi portanu grannizza.
Zittuti, vucca mia, cchiù nun parrari,
Ca cci voli pacenza a la bascizza:
Si furtuna vulia ch'avia dinari,
Com'ora avissi dda rara biddizza.
Borgetto.
n
. Cc'era 'na picciuttedda 'mmenzu mari
'Nta 'na varcuzza cu la vila d'oru ;
Li pisci s'affacciavanu a guardari
D'unni passava stu veru tisoru.
Ma stu tisoru 'un potti cchiù turnari,
Si lu pigghiau lu sciliratu Moru 1 !
Eu pri la praja la cercu e pri lu mari,
La chiamu 'nvanu e di la pena moru !
Balestrate.
1 Anche uno stornello toscano accenna alla pirateria:
All'erta, all'erta, chè il tamburo suona ;
I Turchi sono armati alla marina ;
La povera Rosina è prigioniera.
svENTURA, MoRTE. 221
340. E 'mmenzu mari vitti 'na filuca
Cu magghi e cu catini 'ncatinata;
Ddà dintra cc'era la figghia d'un duca
Pr''un essiri di l'omu taliata.
Biatu dd'omu chi ssi labbra suca,
Suca comu lu meli di la lapa.
Avi vint'anni, addevu 'na lattuca,
Autru ora si nni fa la sò 'nzalata.
º , Castelbuono.
n - --
544. Pedi di lumia.
, Sugnu pigghiatu di malancunia.
-
- :
. -
*
Palermo. - P.
º
542. Furtuna, chi m'ha cursu e curri ancora,
Furtuna, ca cu mia ti l'ha pigghiatu,
Furtuna, ch'era dintra e sugnu fora,
Furtuna, quantu m'hai cuntrariatu;
Dimmi, furtuna, lu megghiu chi fora?
Muriri, e no campari dispiratu,
Ha rispunnutu la furtuna ancora:
– Megghiu muriri, camalu trattatu.
Palermo. –P.
Appi mannatu un cannistru d'aloi,
Spàrtiri nni l'avemu tuttidui;
Tu ti pigghi lu picca ed eu l'assai,
Campamu dispirati tuttidui.
Toi sunnu li peni e mei li guaj,
Si manciu o dormu sempri pensu a vui;
Vurria sapiri la vita chi fai, º
. S'è comu chista mia ca 'un pozzu cchiui.
Termini.
222 CANTI POPOLARI,
544. Spiritu d'acqua forti.
Quantu ti viu 'na vota, e po' la morti.
Palermo. – P.
a
545. La Morti chi di mia voli un piaciri;
Chi piaciri a la Morti cci aju a fari?
Voli chi lassu a cu' tegnu 'mputiri;
Chistu è piaciri ch''un cci pozzu fari.
Idda mi dissi: – Ti farò pintiri.
Chi pèntiri la Morti mi pò fari?
'Un mi pò fari autru chi muriri;
- Megghiu muriri ca malu campari.
- Palermo.
- -
546. Vaju di notti comu va la luna,
valu circannu la me” 'nnamurata;
º Pri strata mi 'ncuntrau la Morſi bruna:
- – Nun la circari cchiù ch'è suttirrata.
S''un vo' cridiri a mia, bella figura,
Vattinni a san Franciscu a la Biata;
Grapi la cciàppula 1 di la sepultura
E ddà la trovi di vermi manciata.
Sagristaneddu, tenimilla a cura,
Tenimiccilla la lampa addumata,
Ca si scantava di dormiri sula,
Ed ora è di li morti accumpagnata º !
Partinico e Palermo.
1 lapide.
2 Il Vigo, meno lievissime varietà, ha uesto canto, ma
come uno dei parecchi brani che riporta di una storia dolo
rosa del 1563. È nella prefazione (SII) e per servirgli di prova
svENTURA, MoRTE. 225
-
- -
e
547. Tra milli cavi e caverni diversi
Circannu vaju, oimè l cu' mi friu,
Vaju circannu l'amanti chi persi,
Comu davanti l'occhi mi spiriu ! º
O celu, o terra, o arvuli di cersi,
Nova mi dati di l'amanti miu?
che la siciliana favella, dal suo nascere a noi, non si sia punto
alterata; però, avendo egli copiato questi versi da antichi ma
noscritti, non li credè forse popolari, e non li riporta fra i
canti. Io li ho trovati popolarissimi non solo in Partinico e
Palermo, ma anche in Termini, Carini, Montelepre, e sempre
senza alterazione d'una sillaba. Ora passo a notare alcune
simiglianze. In Toscana sonvi questi quattro versi:
Vado di notte come va la luna,
e vado cercando lo mio innamorato:
'E ritrovai la Mdrte acerba e dura,
Mi disse: non cercar, l'ho sotterrato i
E in altro rispetto: , e
sSi affaccia la sorella e m'assicura
Che il mio bene è già morto e sotterrato.
Sempre piangeva che sola dormiva,
0r se ne sta coi morti in comitiva.
Senti, Pasqualin mio, abbici cura,
Accendi il lume a quella sepoltura. e º
Un canto umbro, che risponde quasi a verbo a un altro del
Piceno, ha :
Passo e ripasso e la finestra è chiusa.....
S'affaccia la sua madre addolorata :
– Ma quel che cerchi tu l'ho sotterrata.
Se tu 'a ci credi va a Santa Maria
Da quella porta alla prima rivata, º - -
-
Alza una pietra di quel marmo fino, - e
La troverai di vermini naturata. º
I Napoletani, infine, hanno ancor essi questo bel canto che,
º
224 CANTI POPOLARI.
Lu lecu di luntanu fa sti versi:
– Nun lu circari cchiù, pri tia muriu !
Borgetto e Ribera.
º -
548. Vaju a li cimi cimi di li canni,
Vaju circannu li bianchi e li biunni;
Persi l'amanti mia di tant'anni,
- Unni la persi, nun lu sacciu unni.
e Quannu la persi avia quattordicianni 7 -
L'occhi cilestri e li capiddi biunni; -
A mia mi va la testa a tanti banni,
L'omu senza la donna si cunfunni.
e 3 - - Palermo. - P. i
- - a
549. Guarda ch ha fattu, Morti scilirata,
Ca tu stissa nn ha ad essiri pintuta!
Dda donna di biddizzi 'nnuminata'
'Ntempu du jorna mi l'ha sippilluta.
A quinnicianni sutta la balata l
Pinsannucci, la menti si tramuta.
Guarda ch'ha fattu, Morti scilirata,
Chianci tutta la terra sbaguttuta!
º a Borgetto.
-
nato in Sicilia colla suaccennata storia ha fatto il giro d'Italia:
, e ... Ahi ! dal balcon mi dice sua sorella:
La tua Nennella è morta e 'n sepoltinta, a -
Ella piangea perchè dormia soletta,
Dorme or co' morti quella poveretta
Va'n chiesa e fatti aprire la sua bara,
Vedrai com'è cangiata la Nennella l .
Usciano i fior da quella bocca bella,
N'escono adesso vermi. – 0 sorte amaral
Signor pievano, deh ! cura ne prenda;
Alla sua bara i lampanino accenda!
– Tassº A 2
r----
r------ ---
XII. -
e -
CANTI DEL PRIGIONIERo .
-
-
ai -
550. Chiancèru l'occhi mei comu la viti
Quannu mi vitti li manu attaccati ;
A li so sbirri cci dicia: – Strinciti !
Un capitanu senza piatati:
Ma ammàtula, sbirruna, mi strinciti,
Lu lupu cc'è 'nsignatu a li gridati;
'N Palermu finirà la nostra liti
'Mmenzu di setti judici e avvucati.
Borgetto.
- - - - -
- --
1 I Canti del prigioniero, tanto popolari in Sicilia, e man
canti (alimeno fin ora) nelle raccolte di poesia popolare delle
altre provincie d'Italia, io li reputo i più belli, i più passio
nati. È l'amore, il dolore, la disperazione, la religione che li
fa sgorgare dall'intimo del cuore di quei disgraziati che, rei
o innocenti, gemono in fondo di una prigione. “ -
226 CANT'I POPOLARI.
551. E li centarmi 1 a mia m'ammuffularu 2
Cu 'na gran forza e 'na gran cumpagnia.
Subitu in Tribunali mi purtaru,
E la me amanti d'appressu chiancia:
– Zittu ! davanti mia nun ti trubbari,
Nun ti pigghiari di malancunia;
Si manciu, vivu, o dormu, a lu me sdari,
Scurdari nun mi pozzu no di tia.
Palermo.
- n. -
552 . Vurria cantari 'na canzuna nova,
Cantari la vurria a li 'nfamuna ;
Di quantu 'nfami cc'è all'epuca d'ora
Sdignati su li stissi supraiura 3;
Chiddu ch'è omu, unni va sciala e trova
Li beddi amici, e li frati, e patruna;
Ma unni vannu sti tali 'nfamuna
Tagghiati sunnu a corpa di rasola.
- Termini.
ar.
555. Sti cammari sirrati su canali,
A nuddu amicu meu viju viniri;
Chiddi chi mi portanu lu manciari
Sunnu li me parenti; e sentu diri:
– Zittu, figghiuzzu meu, nun dubitari,
Ca stamu caminannu pri nisciri.
All'ultimu mi sentu cunnannari, , , ,
Sangu nun mi nn'arresta 'nta li vini.
Palermo. - P. ,
-
1 Gendarmi.
2 Mi legaron con miſuli (manette di ferro). -
3 Del carcere.
-
CANTI DEL PRIGIONIERO. 227
554. E comu fazzu, e chi 'ngalera moru ?
Pri nesciri di ccà nun cc'è riparu:
Vonnu chi fazzu 'na statua d'oru
Di quantu pisu eu 'n'autru cantaru.
Nun cc'è arginteri chi pussedi st'oru,
Nè mancu lu Granturcu stu dimaru :
E comu fazzu, si 'ngalera moru
Pri li 'nfamuna chi mi 'mpusturaru !
- - Borgetto.
st
555. Vurria abbitari 'nta un'àspiru 1 munti,
Unni sta lu liuni e lu sirpenti; -
'Un vurria sentiri ciati, nè cunti
Chi dicinu di mia li mal'aggenti.
A menzu mari li navi su junti 2
Ed eu, l'amaru l 'un pozzu fari nenti ;
- La me disgrazia portu scritta 'nfrunti,
Sugnu allazzatu 3 senza fari nenti.
A Borgetto e Ribera.
x.
556. Bedda, ca lu tò amanti è carzaratu,
È carzaratu pri sò mala sorti; a
È carzaratu e l'hannu misu sparti,
Cci l'hannu datu la sintenza a morti.
Oh si l'amanti mia cu 'ncegnu ed arti
Cu du chiavuzzi grapissi sti porti!
a Lu jirria pridicannu ad ogni parti
Cala me amanti mi scansò la morti!
v Palermo. – P.
1 Aspro.
2 Forse lo portavan su qualche nave per tenervelo prigione
o per condurlo in qualche isoletta.
3 Stretto fra i lacci.
228 e CANTI POPOLARI,
- n
- 557. Curriti tutti, mastri muratura,
Ora ch'è lesta la Vicaria nova;
Cu la vidi di fora si 'nnamura,
Nun sapi dintra li guaj chi cci trova.
Cci sunnu cammareddi e cammaruna,
Finistreddi chi dunanu intra e fora :
Purtatinnicci vivu 'nsepultura,
No carzaratu a la Vicaria nova.
-- - Borgetto.
-
558. Morsi cu'morsi, e cu' t'amava persi 1,
Comu fineru li jochi e li spassi!
La bedda libirtà comu, la persi l
L'hannu 'mputiri li canazzi corsi.
Chiancinu tutti li liuna e l'ursi,
Chianci me mamma ca vivu mi persi;
Cu' dumanna di mia comu 'un cci fussi;
Scrivitimi a lu libru di li persi.
º. e Palermo. – P.
-
559. Carzara frabbicata fora un scaru,
Ca pr'allistilla cci voli un tisoru,
Cu 'ncegni ed arti poi ti frabbicaru
'Ncigneri e Capimastri, quaptu foru.
Mannaggia cu' li petri carriaru,
Ca eu, l'amaru, di pena nni moru;
Quant' avi chi ccà dintra mi purtaru
Privu di patri, matri, frati e soru !
- Palermo. – P.
- - -
1 Questo canto, il seguente e il 564 e 565 furono già dal
Pitrè pubblicati nel giornale La Sicilia, anno 1, n. 3.
-
CANTI IDEL PR1010NIER0. 229
560. Arsu eu frabbicau la Vicaria,
Arsu cu primu cci la cumannau,
Nun si nn ha vistu mai cosa cchiù ria,
Lu diavulu a falla cci aiutan.
Chianeiti, mammi, chianci, mamma mia,
Lu 'nfernu vivus vivu m'ammuccau ;
º Zoccu patemu, diri 'un si putria,
Faciticci la cruci i a cu''ngagghiau !
- - -
- , Borgetto.
561. 'Mmaliditti 'ncigneri e muratura
Chi frabbicaru sta Vicaria nova;
Ficiru cammareddi e cammaruna,
Biatu del'omu chi fora si trova.
- , E 'nta la stati cci coci lu suli,
E 'nta lu 'nvernu nun si cci pò stari;
Ca quannu affacciu affacciu, di tutt'uri,
Vijn li stiddi, la terra e lu mari.
Palermo. – P.
-
562. Carzara frabbicata a l'Ucciardtini
Ca cu la fici la sappi ben fari;
Attornu attornu cc'è lu bastiuni,
Cci su' li finistreddi pr affacciari.
Tempu di stati cci coci lu suli,
Tempu di 'nvernu nun si cci pò stari.
Sù carzaratu 'nta stu cammaruni,
Me'matri veni e 'un cei pozzu parrari.
Palermo. – P.
1 Farci una croce o un crocione hanno ancora i Toscani
per dire: reputare una cosa come perduta; come se si di
cesse un requiem. - -
SALomoNE, Canti popolari. 15
250 tCANTI POPOLARI, º
565. Carzara frabbicata supra un margiu
Ca, di luntanu mi pari un culleggiu,
i : Ti guardu, ti taliu e m'ammaraggiu,
- Lu misaru di mia, comu cci arreggiu !
gae Ch'è bedda, frabbicata a lu passaggiu !
i Pri nesciri di ccà vonnu lu pergiu.
Carzara di Palermu era un zitaggiu 1,
, Ca chista nni la ficiru pri sfreggiu !
Palermo e Partinico
-
564. Carzara frabbicata 'nta na fossa, º
Ch'è lu currivu di cu' passa e spassa ;
Pozza viniri un'orribuli smossa
Quantu ogni porta si rumpi e scuncassa !
Sta carzara ora a mia mi strudi l'ossa,
L'arma mi nesci e lu cori mi strassa.
, Vicaria nova duri la cchiù grossa
Ca chidda di Palermu cchiù nun passa.
- - Palermo. – P.
n.
565. Vicaria vecchia, fusti abbannunata,
Vinni la nova e ti livò la voca;
Carzara ca si porta 'lluminata
Cu l'omu dintra e fora la rivota.
Eu nni vurria nisciri n'autra vota
. Ccà di sta stritta cammara sirrata;
E si 'ngagghiu ccà dintra n'autra vota,
Meritu aviri la testa scippata. -
º º Palermo. - l'.
la vicaria recelia entro la città, oggi Palazzo delle Fi
nanze. Della nuova i carcerati non ne possonº dir tanto bene.
e
CANT'l DEL Pti IGIONIERO. 254
st
566. Carru,1, saluta a tia 'Nniria d'Arò,
Ti dugnu nova di ddi quattru ciauli;
Vidi ca canta lu cirrincinciò ;
. Appressu vennu li Biati Pauli, e
- 'Nfazzi chi, tu ſai cialà-cialò e
E fa pigghiari lu nidu, di ciauli!
Vo pigghiari la via di Patirnò a
Siddu tu vo sarvari crapi e cavuli.
- , i i ti: e or e Borgetto.
a i: i e e
567. L'omu ci è omu, mai vòta li vogghi 2,
e - E sta cu cori fermu a li travagghi,
La carzara cci pari mari e scogghi,
a Li tratti di la corda li spinnagghi.r.
,a Loau ch'è carzaratu mai fa imbrogghi
Casta cu cori fermu a li travagghi;
; r. Cu' simina virtù, fama arricogghi;
Cu eampa, niscirà di li travagghi.
ai , i forgetto.
iº i
i68s Cola, l'itaggiti, sgarrasti la via,
- Addivintasti lu primu sibirruni ;
M'ha cunsumatu menza Brigaria,
- - Quarteri di lu Capu e l'Ammaciuli 3.
L'aggenti si inni guardanu di tia
Casti facisti sbirru a l'ammticciuni ;
a
1 Parla un brigante libero al compagno prigioniero. – In
questo canto evvi in parte il parlare furbesco; ma non è inin
, telligibile. -
- 2 Risponde il prigioniero ,
- - - - -
3 Tre quartieri di Palermo, i
252 CANTI POPOLARI. ' '
Ma s'arrivi a viniri “n Vicaria,
Ti tocca a jìriºnta lui caseitturni 1.
- ' - º Palermo.
i - g . . .
569. L'omini 'un sunnu ccà, maneu 'ncampagna,
Sunnu 'ntra li dammusi strtta terra:
Quannu cu la Giustizia si parra,
Cu li manu liati e l'occhi ”nterra.
Lu Judici mi dissi: – Figghiu, parra,
Chista 'un è toppa che si grapi e ferma.-
L'omu chi parra assai menti guadagna,
Cu la sò stissa vucca si disterra,
, º - - - - - Palerm6. – P.
. a r.
570. Tri urri, e menza la nostra partenza;
a Cu un rumaneddu a tutti nn'attaccaru ;
Si graperu li eeli e si chiueput;
Li 'nfami! ca di l'acqua 'un si curaru :
Ed a cincuri tutti ddà juncemu,
Cinc'uri e menza susu nn'acchianaru.
A la matina, quannu nni susemu,
C' un gran dultiri 'ntesta nni livamti.
- Palermo. - P.
-
º º
574. Monacu senza tonaca mi ſici ,
Di lu cunventu di la Vicaria, i
. Abbannunatu di tutti l'amici
Pirchì luntana coi veni la via.
, Parravi cu lu ludici e mi dici: i
-
– Si scarciaratu pri la parti mia – a
a
1 Soavissimo bagno a capo all'ingiù che dànno i camorristi
a qualche prigione che sospettano spia, o è.
-
CANTI DEL PRIGIONIERO. 233
Accussì vosi la sorti 'nfilici !
Ristari scrittu pri la Pulizia.
- Palermo.
-
e, -
, 572. Sù carzaratu 'nta stu cammaruni
E nuddu amicu mi viu affacciari;
Avi tri anni chi nun viju suli,
Pri forza vranculiddu m'aju a fari.
M'hannu accusatu a lu me supraiuri
- E puramenti a lu me'ginirali;
S''un fussi pri Rusidda lu timuri,
Chiddu ch''un aju fattu l'aju a fari.
Ficarazzi. - P.
º »
575. Quant'amici ch'avia quann'era fora,
Quantu saluti e quantu scappiddati !
Cu' mi dava la manu cu palora,
Cu' mi dicia: – Stimamunni di frati.
. Ora ca sù ccà dintra e nun sù fora
E privu sugnu di la libirtati,
Nuddu nni veni di dd'amici ora!
Sulu la vicchiaredda di me matri.
Borgetto.
- -
- - - --
574. Eu pensu un pocu e 'ntra mentri riflettu
Comu pri donna l'omu si va 'nganna !
Cuntari 'un pozzu a tutti lu suggettu,
Ca fu quasanti tia la me giurlanna.
, Barbara, mi pirdisti lu rispettu,
E ancora 'un l'aiu ayutu la Gunnanna!
Si senza fidi e senza cori 'mpettu,
l)onna crudili, pèrſita, tiranna.
- - - Palermo. – P.
254 CANTI PoProLARI. º
575. O 'ngrata donna, comu ti pù sonnu ?
a Comu ssa vucca gusta ogni bivanna?
Pensa ca l'occhi mei dormiri 'un ponnu,
'Nfucatu è unti e l'autru chiantu manna.
A pinsarci li senzii mi dònnu, i
Vòtti e giriu e sempri sù a 'na banna;
Mi vòtu pri chiamarſi, e ccà ni’apponnu...
i Donna crudili, pèrfita, tiranna ſi
Palermo. – P.
si vi . i ti º º
576. Nun gci vinisti mai a la Vicaria
Mentr'era carzaratu a cammaruni.
– Sa pirch''un vinni ddà a la Vicaria?
Pirchì me matri mi faeia ruini, i
Eti, quannu 'ntisi ch'arristaru a tia,
Lu sangu mi siccò dintra li vini.
– Nun nni li erju cchiù lito'º palori,
s Lu cori granni mi l'ha fattu fari;
Tu va',dicenni ea megghiu nni trovi;
Megghiu nni trovuºiu, si vogghiu amari.
: Palermo.
º - -
577. Lassarimi accussì nun ti cunveni, -
º Lassarimi accussì senza ragiuni:
- Un tempu mi vulevi tantu beni,
ora sù earzaratu e m'abbannuni !
Ma pensatilla a senzii sireni, º
Pensacci ca fu eu lu primu amuri,
Nta ssu pittuzzu un siggillu ti temi,
Du' palureddi scritti a l'ammucciuni.
: Partinico.
-- - - - -- - - --- - - - -- ---- --- -
-
--- - --- -- - --------
-
CANTI DEL PRIGIONIERO. 255
578. Manciati, amici, nnimici, 'ngrassati,
Ora ca sugnu 'nta la Vicaria;
Tempu arreri, quann'era a libirtati,
A vui tutti 'nta un pugnu vi tinia.
Ma doppu ch'appi li manu attaccati,
Tutti v'arribbiddastivu di mia;
- Niscirò, niscirò, nun dubitati,
Vi la farò passari l'alligria.
Borgetto.
an - - -
579. Tutti l'amici mei cuntenti forti -
Di la cattura, quann'eu fu pigghiatu ;
Cu' mi diceva ca 'ngalera moru,
Cu' mi diceva ch'era cunnannatu.
Ma, 'ngrazia di Din, sti cosi un foru,
» , Sù carzaratu e nun sù cummannatu :
Guardativi di mia, cu' mi traderu,
Nesciu com un sirpenti avvilinatu !
Palermo. – P.
v.
580, Aranci cu li spicchi.
Nun cci 'ncappari nni li me linticchi !
. . Palermo. – P.
' -
581. Nun disprizzati no, nun disprizzati
Pirch in vascia furtuna mi viditi, -
Nun disprizzati sti robbi sfardati,
Un jornu, novi arrè li vidiriti.
Mentri siti marteddu, martiddati ;
Un jornu a la me' 'ncunia viniriti;
Mentri nn'aviti, jucati e scialati;
Un jornu scialu eu, vu' chianciriti. **
Palermo. – P.
256 CANTI POPOLARI. -
582. La sita è sita, e li panni su panni ;
Lu ramu è ramu, e pri ramu si vinni;
L'oru ed argentu dura centu ed anni....
- Ognunu la sò causa difenni.
Lu tradituri cu li forzi e 'nganni
Jetta lu chiaccu, e cu si 'mpenni ’mpenni:
Ch'è bedda la risposta di tant'anni!
Si duna a la calata di li tenni.
Borgetto.
- m
585. Cu dici mali di la Vicaria,
Cci farissi la facci feddi feddi;
Cu dici ca la carzara castia,
Comu vi nni 'ngannati, puvureddi !
La carzara è violu chi vi 'nvia,
Chi vi 'nsigna li strati e li purteddi 1.
Si 'n'autra vota stu pedi passia,
Traditura, guardativi la peddi.
-
Borgetto.
-
584. Sugnu rinchiusu 'nta sti gradi scuri,
Cci curpanu li mali cristiani;
- 'Un fu prigilusia, mancu pramuri,
Ca fu distinu ch'appi di passari.
- Tutti l'amici foru tradituri, º
Jeru contra di mia comu li cani :
Nun vi faciti gabbu di st'erruri,
Ca un jornu comu mia putiti fari.
i º Palermo. – l'.
i º º a
1 Sono nella nostra provincia i celebri passi, ove spesso
vanno i ladri a derubare i viaggiatori. º º
- - --- --- --- --- --- --- -
- -
CANTI DEL PRIGIONIERO. 257
n
585. Sù comu l'acidduzzu di la gaggia,
Chi canta pri la stizza o pri la raggia 1.
Ternini.
- si º
586. Sù carzaratu 'nta sti dammuseddi,
Nun viju nè carrozzi, nè cavaddi,
i Viju li surci quantu li viteddi,
Sparari cci vurria, nun tegnu baddi;
Cci nn era unu cu li ciancianeddi,
'N'autru vinnia saimi e cascavaddi ;
lu terzu mi li fa li passaggeddi, º
- Lu quartu mi tastia l'anchi e li spaddi 2.
- - . a Palermo.
- - v. - ::
587. Jvi a lu 'nfernu e truvavi un tabbutu
Di dintra e fora di focu giratu :
Cc'era ddà dintra un sbirrazzu virrutu
Chi purtava un diavulu attaccatu :
Lu diavulu gridava: – Ajutu, ajutu !
Ajutu, ca mi porta carzaratu !
Talia ch'ardiri stu sbirru curnutu,
- Ca si porta un diavulu attaccatu 3 !
al - Termini.
a e - º e e
M Simile è l'uomo all'uccelletto in gabbia;
a Non canta per amore ma per rabbia. Risp. Tosc.
iº a Ci canta dal velen, ci dalla rabia,
E ci par non aver malinconia; s - - «
Così fa lo mio ben quando l'e in gabbia,
- Ei canta dal velen e da la rabia. Vilota veron.
2 qui si allude, coi topi, ai carcerieri e alle guardie.
º 3 Questo canto ci dà idea della potenza che avevano i birri
in Sicilia e della loro violenza; vedi ardire i va fino in inferno
il birro per arrestare anche il diavolo ºº
258 cANTI PopóLARI.
-
588. Chianciti, matri, chianciti, chianciti,
Chianciti a chisti afflitti e scunsulati,
Ca notti e jornu arraggianu di siti 1,
Ca 'ntra sti quattru mura su jittati.
Lu manciari a la casa mi faciti,
Cu me fratuzzu nicu lu mannati,
'Na quartaredda d'acqua cci mittiti
Ca Diu vi paghirà la caritati.
- - - - - Palermo. – P.
i s . -,
589. Sugnu 'nta un carru cunnannatu a morti,
e nº 'Mputiri sugnu di li me nnimici;
- Cara amanti, paratimi sti botti
Mentri ch'è tempu d'ajutari amici,
Mentri voli accussì la 'ngrata sorti º
E la furtuna chi mi cuntradici.
a Bedda, pri amaria tia vaju a la morti,
i Lu misaru di mia chi mali fici ?
Termini.
. . . . . r - a - i
590. Sugnu 'na petra jittata 'nta un puzzu,
Pocu cci voli a divintari pazzu;
Sempri a lu muru la testa mi truzzu,
Sempri mi trovu 'nta un novu 'mmarazzu.
Digirisciu lu ferru com'un struzzu,
L'arma è granni ma debuli è lu vrazzu;
Viju assai, parru picca, e mi sminuzzu,
Cosi assai vurria fari, e nenti fazzu.
- º se Palermo.
1 a Nelle Grandi Prigioni l'acqua prima era scarsissima. I doc
cioni furono fatti qualche tempo dopo la costruzione di esse. Il
canto dovette csser composto poco dopo il passaggio dei car
cerati dalla Vicaria vecchia alla nuova. » - P,
CANTI DEI, PRIGIONIERO. 259
n - --
591. M'arrusicu li gradi e la catina, º -
La rabbia lu cori mi cunsuma; -
Di notti e jornu, di sira e matina
- Mi vaju dànnu la testa pri li mura.
Mi spirtusa lu senziu 'na virrina,
Sempri davanti l'aju la me sfurtuna.
iMi spacchirò la testa qualchi sira,
Megghiu la morti ehi sta sipultura!
Partinico.
i . i -
592. Petra cchiù fina un cc è di fu brillanti,
i Cchiù forti di lu marmuru putenti:
Ccà dintra malantrini cu brianti
Scappari vonnu e un ponnu fari nenti:
Attornu cci su guardi i bastanti,
Li porti sunnu chiusi fortamenti:
Semu ridutti comu l'Armi Santi,
Cu' chianci, cu suspira e fa lamenti.
a 1, e Borgetto.
a ri . . . . . . - i
595. Sù carzaratu e a sti gradi m'appizzu,
e Pri 'mbraculu di Diu nun nesciu pazzu;
Aiu 'na petra dura pri capizzu,
Setti parmi di terra è matarazzu.
O Ancilu di Diu ! cèrcacci 'ngrizzu,
Cu stu cuteddu ccà stissu m'ammazzu !
Mi vòtu, mi giriu, sù sempri 'mpizzu;
Veni la Morti, la strinciu e l'abbrazzu!
Borgetto.
ai s -
594. MIuta e fa via.
Arrè cei hº jiri a la casuzza mia. s
Palermo. – P.
- - - - - --------- --------- --- --- --
---
240 CANTI PoPoi ARI.
n
595. Amaru mia!
'N'autri trent'anni mi resta di fari
Pri riturnari a la casuzza mia!
e, - Palermo. – P.
596. Pigghiativi sta littra, cara matri,
Ddocu cc'è scritta la me passioni:
- Sapiti chi patemu ccà nuatri?
Peni patemu e tribulazioni,
Priati vui a Diu, mia cara matri,
e i i Priatilu cu fidi e 'ntinzioni:
Nenti vogghiu di vui, mia cara matri,
Sulu la santa binidizioni.
4 r , Palermo. - P.
597, Matri, ca chianciria ura pri ura
Tuttu ddu latti chi da stivu a mia ;
i Vu' siti morta 'nta la sepultura,
'Mmenzu li guaj lassastivu a mia.
Ora 'un mi cci addisiu mancu pr un'ura,
Canotti e jornu sempri chianciria:
La vostr'armuzza pò priari ogn'ura
Di Gesù Cristu libirari a mia.
- Palermo. - P.
iº. - - n.
598, Maria matri rigina, ,
Sciugghitimilla vui chista catina!
, º - Borgetto.
o º
–-sS R2- - -
- - -
º, a ri . - i
e
- -
, - - º i
- - º - a
-
-
- -
- - - - - - - - -
-
º XIII. - e
CANTI SACRI.
-. -
599. Primu a Maria cci avemu a dari onuri;
E sempri lu sò nnomu àmu a chiamari,
Calu nostru nnimicu tradituri,
Chiamannu ad Idda, lu fa alluntanari.
A lu celucci abbita un Suprajuri,
Castia a chiddi chi facemu mali;
Viva la Matri di li piccaturi ,
Ca 'mparadisu a nuinn'avi a purtari.
Salv. Caronda da Borgetto 1.
-
- -
- - Proposta.
600. Nascivi veru Turcu naturali
E sù vinutu di 'nta la Turchia,
1 vive, ma è decrepito. Questi e altri versi suoi, non am
dati ancora a nessuna carta, io ho raccolto dalla bocca del
-
popolo di Borgetto: li fece nel suo ſtore degli anni.
- - - - - -
º
212 CANTI PoPolARI. - e
Cu l'ogghiu santu m'appi a vattiari,
Tutta fu untata la pirsuna mia.
Ora ca sugnu 'nta li cristiani
Pri la virtù di Cristu e di Maria,
. Si si veru pueta naturali,
Mi ha a diri com'è virgini Maria.
- - Borgetto,
Risposta.
601. Pigghia lu cchiù gran specchiu chi cci sia,
E di cristallu ſinu, e sia 'na massa;
Tu guardi ad ildu ed iddu guarda a tia
Pirchì l'ùmmira tua dintra cci cassa :
Tu t'alluntani ed iddu cancia via,
Lu specchiu senza macula si lassa:
- - 'Ccussì fu Cristu 'nventri di Maria,
º si 'ncarna, nasci, e virgini la lassa n ...
-
reso - e º , º e Borgetto,
i 602. Chi siti bedda, Virgini Maria,
chi siti bedda e digna di ludari!
'Nta 'na cànimara chiusa idda liggia
E l'Ancilu la vinni a 'nnunziari:
resi – Maria di grazii ehina, cci dicia,
º e oh chi gran Fruttu beddu ch'ati a fari !
Lu Verbu eternu è 'ncarnatu cu tia,
Tuttu lu munnu s'avi a 'lluminari.
º , -
Partinico.
º
605. La Madunnuzza in càmmara sidia, -
º
iº n
i
e """" "
Pizzulli vecchi e novi cci mi tia
-
Catanti beddi cci l'accumulava.
Lu Bammineddu a la naca chiancia.
nº.
t CANTI SACRI, 245
L'Ancilu Raffaeli l'annacava;
Tri palu reddi duci cci dicia: a .
– Alavò, Gésu, figghiu di Maria.
e ti , Partinico.
i
604. Stanotti mi sunnavi a Gesù Cristu
r 'Nsèmmula cu la Virgini Maria;
A latu drittu cc'era san Franciscu, º
A latu mancu Giuseppi e Maria;
L'Ancilu chi purtava lu cannistru
Pri 'ncurunari a lu veru Missia;
'Na funtanedda a li pedi di Cristu
L'ha fattu cu li lagrimi Maria.
Borgetto, º
605 San Giusippuzzu si susiu matinu
. Pri fari un survizzeddu ammanu ammanu;
La serra si pigghiau, l'ascia e lu filu,
Ed a lu Bammineddu pri li manu.
Si nn hannu jutu assemi ad un jardinu,
; E s ha misu a sirrari un longu travu.
, Passau 'ntra mentri un aceddu divinu,
Lu Bammineddu lu vulia 'mmanu;
E san Giuseppi, stancu, lu mischiaul
Pigghiait l'aceddu e cci lu misi 'mmanu.
Vosi fatta la maca all'arvuliddu
Pri, sentiri lu cantu di l'aceddu:
Lu cani fa bau-bau, l'aceddu ciu,
Oh chi beddu durmiri chi fa Diu !
O lu me caru Bamminu Gesù,
- Ca di lu chiantu accurdari 'un si pò !
– Va', Virginedda, va accordalu tu,
Facci la naca 'nta lu cori tò.
Partinico.
----- - - - -- - -- - - - - - - - - - -
244 CANTI Polºol,ARI.
- - -
-
606. Lu Signuruzzu vinennu, vinennu,
Tutti i picciriddi ſia chiamannu:
- Cei vuliti viniri 'ncelu eternu
Unni si canta la notti e lu jornu ?
ie
i Partinico.
- a ,e - - s - - -
607. Bammineddu picciriddu
Lu me cori lu vol'idolu ; .
Iddu chianei ca lu voli
Bammineddur arrobba-cori.
Partinico.
n s . -
608, Gesuzzu, Gesù beddu tuttu amuri,
Ca quannu si chiamatu allura voli,
A li quattru, a li cincu, a li se uri,
Quannu luci la luna e quannu chiovi:
Quannu va 'ncasa di li piccaturi
Tutta la sò cuscenza si cci smovi.
- - Chi vuliti di mia, duci Signuri ?
Spaccu stu pettu e vi dugnu lu cori.
. . . . . Partinico. -
- si e -
669, 'Na stidda affaccia, la stidda Diana !
a 'N Trapani ec'è la Virgini divina,
- Ilu santu Crucifissu a Giuliana,
- Ddà si canusci la sò santa spina,
s
A Roma cc'è na cresia rumana,
'N Palermu si truvau Santa Cristina;
Evviva la Madonna di la Chiana
Ca pri tuttu lu munnu s'annumina!
Partinico.
, e
CANTI SACRI. 245
610. Lu Signuruzzu 'mprèula acchianau,
Lu cori a Maddalena coi firiu:
Li pompi e li billizzi idda lassau,
'Na tonaca di lana si mittiu.
La genti chi la vitti chi passau:
– Chi avi Maddalena, chi 'mpazziu?
– Nun sugnu pazza no, Diu mi chiamau,
Sugnu 'mpazzata pri amuri di Diu.
Partinico.
611. Sant'Antuninu, quann'era malatu,
Tutti li Santi lu jeru a vidiri;
Cci jiu la Maddalena scapiddata
E cci purtau dui pumidda fini.
Cci dissi: –Te', arrifriscati, malatu,
Ca 'mparadisu nni jemu a vidiri ;
E 'mparadisu cc'è 'na funtanedda,
Firriata di zagara e murtidda;
E inta lu menzu cc'è Maruzza bedda,
La figghia di Sant'Anna, picciridda.
- - Partinico.
-
612. Rusulia, quann'era nica,
S'jiu a vestiri rimita ;
Lu Signuri la chiamau
'Mparaddisu la purtau.
Rusulia supra li munti,
Chi cuntava belli cunti;
Lu Dimoniu cci dicia:
– Va maritati, Rusulia.
– Sugnu bona maritata,
Cu Gesù sugnu spusata ;
SALOMONE, Canti popolari. 16
246 CANTI POPOLARI.
E la robba 'un è la mia,
È di Gésu, e di Maria.
Borgetto.
615. O Santa Rusulia di Cammarata,
Vurria accattari di lu vostru 'nguentu;
Vi vurria fari 'na chiesa parata
Cu cannileri 'ncrustati d'argentu.
- Partinico.
ai
614. Vitti 'na Rosa a Munti Piddirinu
Chi la cuverna lu Palermitanu:
Cci fannu festa ad idda di cuntinu,
Cci acchiana e scinni ogni cristianu.
E cc'è 'na scala di centu scalini,
Si sù mortu, arrivisciu quann'acchianu :
Cu voli grazii, a Munti Piddirinu
Cc'è Santa Rusulia cu Cristu 'mmanu.
- v Ficarazzi. – P.
- . - n. -
615. L'arma mi nesci e lu cori mi sfila
Pr un pocu d'acqua di la tò funtana;
Avi tant'anni chi nni sugnu priva,
Avi tant'anni chi nni sù luntana !
O Diu, dunamilla l'acqua viva
Comu la dasti a la Samaritana!
Angela Agnello, cieca nata di Mon
reale della fine del secolo scorso.
– =ss R-2-
XIV.
C ANTI M 0 R A L I
E SENTENZIOSI.
–a orogoo
616. O piccaturi, 'un siari ostinatu,
Muta pinseri, muta fantasia;
Sa chi ti dicu ? Lassa lu piccatu,
Oh quant'è megghiu tu ascutassi a mia !
Di l'amuri di Diu resti 'nciammatu,
'Nsèmmula t'arristassi 'ncumpagnia:
t s
Simu a la morti fussi accumpagnatu, ,
Po' purtatu a li pedi di Maria.
Salv. D'Arrigo da Borgetto 1.
n.
617. Nun tanti pompino, nun tanti sfrazzi,
Chi ti nni servi st'aria suprana?
1 Vive ed è valente nel poetare, specialmente nelle lunghe
composizioni. Parecchie di queste son popolarissime, e io le
pubblicherò quanto prima. a
248 CANTI POPOLARI.
Chi servinu sti strilli e st'amminazzi -
Si semu fatti di la carni umana?
Finirà 1 li to' pompi e li to sfrazzi,
Semu a lu munnu, cu' scinni e cu'acchiana:
d Nn hannu cadutu casati e palazzi, -
E 'un vo' cadiri tu, casa tirrana 24
a Palermo. – P.
618. Omini dotti chi siti scienti,
Nun cuntrastati di cosi prufani
Ca la manu di Diu tantu putenti
Senza ritardu nni pò castiari.
Lu campari a stu munnu è diffirenti,
Biatu a chistu Diu cu lu pò amari;
Di chistu munnu nun nn'avemu nenti
Restanu 'nterra li cosi prufani.
Borgetto.
- x. -
619. Fimmini chi traditi a li mariti,
Siti comu li lupa assicurati;
Quannu veni l'amanti cci grapiti
Scausi o nudi como vitruvati:
Po, quannu vennu l'afflitti mariti,
La faccia n'autra banna vi vutati.
Fimmini, di stu munnu chi nn aviti?
-
L'anima persa e sdisanurati Borgetto.
- - a
!-
620. Amici, cunfidenza un cunfidati,
Ca a mia successi un tirribuli riu;
sei a - a - e - - -
1- Per finiranntt. , e -
2 Mirabilissima stanza degna di Veneziano, di Fullone e di
Meli.
CANTI MORALI, Ecc. 249
Grapìti l'occhi cu cu' pratticati,
Ca quant'amici finti chi sacc iu !
Nun cc'è cchiù amici, nè soru, nè frati,
L'epuca è rutta e lu munnu finiu.
A mia mi fici un tradimentu un frati !
Mancu chiddu chi fici Giuda a Diu !
- Borgetto.
62i. La rosa chi di cchiù veni adurata
Perdi l'oduri e di culuri muta,
Di modu chi si vidi abbannunata,
Cu' tantu la stimava la rifuta.
E la biddizza tannu è prigiata
Quannu d'un sulu amanti è pussiduta;
Ma quannu a tanti si dimustra grata,
Perdi li pregi e nenti avi valuta.
Ficarazzi. – P.
-
622. Si cci sugnu oggi 'un cci sugnu dumani
Pirchì mi trovu avanzatu d'età:
Sta pruvidenza, sta turri 1, stu pani
Avi a finiri e lu quannu 'un si sà.
Iu, quantu prima, mi cogghiu li lani
E sù a lu passu di l'eternità;
Mentri si metti a 'bbajari lu cani,
Pinsati ca lu lupu si nni và.
- Carini.
625. Ciuri di notti. -
Scòppanu 'nterra li pira cchiù fatti.
i - -
Partinico.
i ti poeta trovavasi su una torre a un buon pranzo. Dicesi
ch'egli fosse un tal Paolo Gambino. . . -
250 CANTI POPOLARI.
v, a evi - - - -
624. Aju l'ùmmira mia cubba e calata 1
Chi 'nsignannu mi va la sipultura;
Mi va dicennu: – La vita è passata,
Sta all'erta, grapi l'occhi, duna accura !
Vulannu sta vinennu la chiamata,
Vidi chi 'un sarà tarda la dimura;
Sta all'erta un po' viniri a la 'mpinsata!
Ca quannu 'un ti lu cridi tannu è ura.
Borgetto.
a º
, e 4
625. Si priculu viditi, arrassu stati,
Guardativi la vita e la saluti ;
Chiddi chi stannu 'mmenzu un taliati
Ca su minchiuna quasati e vistuti;
Nun dati cuntu si siti chiamati,
Facitivi li locchi e li sturduti :
A la finuta di li scupittati
Si vidinu li morti e li firuti.
i - - . Partinico 2.
626. Bedda pignata lu beddu cruvecchiu,
Beddi cavaddi pri lu beddu cocchiu;
'Nta la cammara tua cunveni un specchiu,
Di la grasciura nasci lu finocchiu.
Scusami, donna, si parru suprecchiu,
O puru a lu parrari mi 'mpapocchiu :
La donna ch'avi lu maritu vecchiu
- Sempri chi lu talia di mal'occhiu.
º , - - i Borgetto.
1 È attribuita a un vecchio poeta di Carini di cui la tradi
zione non ha conservato il nome.
e ? L'ho raccolto dal popolo, ma mi si dice sia fatto dal ca
valiere Salv, Defrancisco. , a
CANTI MORALI, ECC. 254
-
627. Fu lu suverchiu creditu chi fici
Ch'a pocu a pocu mi stuccau la nuci,
E mi ridussi poviru e 'nfilici
Scippannumi la robba difci duci.
Ora sù scannaliatu di st'amici;
D'ora in avanti gridu a forti vuci,
Mi servu di lu muttu di l'antichi:
« Lu mortu 'un nesci si 'un veni la cruci.
- Partinico.
a n.
628. Eu picciutteddu nun aveva sennu,
Java li mantillini assicutannu ;
Picciutteddu, un sapia 'ncora lu munnu,
'Un guardava piriculu nè dannu.
Ora l'annuzzi me avanzati sunnu,
Megghiu di salamoria si fannu :
Donni nun guardu cchiù mentri cc'è munnu;
Manciari cercu, e viviri addumannu.
Palermo. – P.
-
629. Fu disprizzatu com' un vacabunnu,
Mancu si fussi un pèrfitu tirannu:
Ma quantu donni cci hannu statu e sunnu
Cci canusciu lu viziu chi hannu,
'Nta lu stomacu sò 'un si trova funnu
Ca vannu cu lu cori disprizzannu;
Ma cu disprezza compra 'nta stu munnu,
Ca supra d'iddi va a cadi lu 'ngannu. :
- - Palermo. – P.
- - - ai -
Vacca, di vacca cunveni chi nascia;
Vulpi, di vulpi lu custumi pigghia;
ot
252 CANTI PoPoLARI.
Furmentu vecchiu dintra di 'na cascia
Pruduciri nun pò si non canigghia:
Porca addivata 'mmenzu di la grascia
A la troja di la matri s'assumigghia:
Chi nasciri purria di 'na bagascia?
Arci-chi-bagascissima 'na figghia.
Francesco Mòdica da Partinico 1.
- - -
651. Jvi in Palermu e cci stetti tri jorna,
Si sapia tantu ci stava tri anni,
Appressu mi vinianu tanti donni
Ca mancu 'nta un cannitu tanti canni.
La navi, supra mari sempri dormi:
Donna, cu l'occhi toi tutti cumanni:
Sapiti chi nn'avemu di li donni?
Ca supra l'ossu nni squagghia la carni.
Partinico e Ficarazzi. – P.
-
-
- 652. Nun vulati tant'autu ca 'un putiti,
Cu' sapi si li gammi vi stuccati !
Cu ssa chimera e ssu sfrazzu ch'aviti
Nun tiniti nè rènniti, nè stati.
Cu quattru grana sarvati ch'aviti
Cchiù di l'oru e domanti cunsirvati,
Dicitimillu chiaru, chi vuliti?
Vuliti principissi e barunati?
Partinico.
-.
- : -
1 Mori nci principio di questo secolo. I suoi versi sono po
polarissimi in Partinico, Borgetto e dintorni. Era valente im
provvisatore, e se ne vantava in un canto che non ho intero
ma che finiva :
Unni senti cantari a Ciccu Mòdica,
Trema di cima, di zuccu e di radica.
–
-- - - -
-–
is F
CANTI MORALI, ECC. 255
655. Lu cacciaturi 'ddisia li lazzola,
Unni vidi viola coi li para ;
Lu scarpareddu lu trincettu ammola;
L'aceddu 'un pò vulari senz'un'ala;
Lu maistreddu si nni va a la scola,
Cu la ferra li 'nsigna li sculara;
La donna ch'è mancanti di palora,
Facci la furca di mennula amara 1.
Ribera.
654. Ch'è beddu l'agnidduzzu quannu nasci
Ca aneddi aneddi la lana cci crisci!
-
Biniditta ddà mamma chi lu pasci
Cu lu sò stissu sangu lu nutrisci.
Aju 'na navi cu li vili vasci,
Ca, d'unni passa passa, pigghia pisci.
Tintu cu metti amuri a li bagasci
Ca pr'iddi perdi l'arma e 'mpuvirisci.
Carini.
-
655. Cu dici ca la donna sta pri l'omu,
Nun lu eriditi, ch'è amuri di ramu;
Tantu è lu forti chi cancia di nnomu,
Ricivi a tutti chiddi chi cci jamu.
Nni duna l'ura assignata; ma comu?
Quantu nissunu nni scannaliamu.
A la ſini, su curti e sunnu 'ntomu,
Amari semu nui ca cci 'ncappamu.
- e º Francesco Modica da Partinico.
º Terribile. I Greci più moderatamente:
Preti e confessori questo trovarono scritto:
Chi ama ed abbandona, non è perdonato.
254 CANTI POPOLARI.
x.
656. Scrissi cu la sò pinna Ciciruni:
– Pazzu chidd'omu chi li donni cridi;
La donna chi tradì lu gran Sansuni
Sutta vesti d'amuri lu custrinsi.
La donna l'assumigghiu a lu pauni
Ca di milli culuri si dipinci;
La donna l'assumigghiu a lu cravuni,
T'ardi, ti mascaria, e po' ti tinci 1.
Ribera.
º
657. Tu dici ca cantau lu cirrinciò 2,
Ca fimmina comu tia mun cci nn'è cchiù;
Cci nni su tanti di lu mercu tò
Ca cuntari 'un si ponnu quantu su';
E nun cc'è nudda chi dici di no,
Tutti fannu lu 'mpegu chi fa tu.
L'omu mentri ch'è vivu sempri pò,
E tu, funcia passata, un servi cchiù.
Francesco Mòdica da Partinico.
1 Canto latino: -
Colla sua penna scrisse Cicerone:
– Misero chi di donna amor dipinge !
- T'inganna se pur fossi un Salomone,
Colli suoi falsi e inganni ognun convince:
Tanto fanno capir la sua ragione : - e
Fanno finta d'amarvi e poi vi finge: .
l La donna è fatta simile al carbone,
Che vivo scotta e quand'è morto tinge.
Quest'ultimo verso è superiore al siciliano; ma l'intero
canto del Lazio resta di sotto a quel di Sicilia.
2 Uccelletto noto, dal becco aguzzo, che sta nelle siepi; fo
rasiepe. Cantari lu cirrinciò, modo proverbiale che significa:
CANTI MORALI, ECC. 255
ai
658. Quantu paisi ch'aju firriatu -
E quantu fimmini aiu canusciutu !
Pri spirienza sugnu addutturatu,
'Nta li cosi d'amuri sù 'nvicchiutu.
a La donna è lu dimoniu 'ncarnatu
- 'Nterra a tintari l'omini vinutu ;
Si in eternu 'un vo' essiri dannatu,
Fuj li donni, tu chi m'ha sintutu.
Borgetto.
am
659. O pazza donna chi all'omini cridi,
Ti cridi ca l'amuri sempri dura;
Pigghia iddu li so spassi e so piaciri
E di ss'amuri tò nun si nni cura.
Palora d'omu nun cci aviri fidi, .
Massimamenti quann'iddu ti jura: - -
Quannu scinni la scala si nni ridi,
Di cu cci veni avanti si 'nnamura.
Termini.
-
640. La donna quann'è schetta è principissa,
- & Lu manciari e lu viviri la 'ngrassa;
a Quannu si vesti e si nni va a la missa,
L'omini fannu largu ed idda passa 1.
A lu nesciri, l'occhi 'nterra appizza,
Idda prega la morti chi la lassa.
Ribera.
è primarera; e ciò perchè il forasiepe fa sentire il suo canto
all'appressarsi e sul principio della primavera.
1 In Calabria: - ,
Quannu vu' pi la cresia vi ndi iti,
L'aggenti fanno largu e vui passati.
256 CANTI POPOLARI.
v- -
641. Chi bedda vita chi fannu li schetti
Senza pinseri e senza firmicia !
Ca, quannu si maritanu, a li schetti
Cci veni allura la malincunia;
Un figghiu chi cci chianci 'nta ſu pettu
'N'autru chi cci chianci pri la via:
Idda si vòta cu chiantu e dispettu :
– Gesù ! chi mala sorti fu la mia 1 !
Palermo. – P.
n
642. L'èrramu cci dicisti a lu me cani;
L'èrramu cci si tu, no lu patruni;
Pirchì cci manni sti gastimi amari,
Comu stu cani 'un avissi patruni?
. Tu portacci rispettu a lu me cani,
Comu porti rispettu a lu patruni :
Lu sai pirchì cci veni lu me cani ?
Pirch ha vistu acchianari a lu patruni.
Palermo. – P.
- n.
645. Lassa parrari a li genti chi vonnu,
S'addannanu l'armuzza e nenti fannu ;
Li cunfissura assolviri 'un li ponnu,
º Mancu li Santi li pirdunirannu.
Giustizia di Diu nni speru un jornu
Di cu' mi fici lu 'nfami a stu munnu.
Termini.
1 Fra i lamenti dei maritati voglio riportare questo bello dei
Piemontesi: -
Tiitti me disu e tiitti me stradisti
Che a maridéss si trova il paradisu:
È tantu tempu che sun maridatu,
E 'l paradisu nun l'ho mai truvatu.
CANTI MORALI, ECC. 257
-
644. L'apuzza di li ciuri preasinni 1,
La palummedda di lu sò vulari,
Lu mari si nni prea di li 'ntinni 2,
Lu bastimentu di lu navicari ;
La schetta di li trizzi preasinni,
Lu 'nnamuratu di lu caminari 3.
- Ribera.
n.
645. Famminni quantu vòi, nàvica sula
Mentri ti vannu prospiri li venti;
- e
Guarda di qualchi botta di furtura!
Ca tu propria stissati nni penti.
- E sti palori mei tenili a cura,
Nun fazzi chi ti nescinu di menti;
'Un cridiri ca 'un t'amai pri paura,
Di cori nun ti vosi, e un semu menti.
- Montelepre.
646. Ciuri d'aranci. -
O pralligrizza o pri pena si chianci.
- Termini.
647. Ciuri viola.
Cu' avi mogghi bedda si cunsola.
Partinico.
r: i
648. Rosa marina.
Lu suli affaccia e squagghia l'acquazzina.
artinico.
1 Lo stesso che si nni prea, ne va gloriosa, ne prova diletto.
2 Le antenne delle navi. -
-
-
3 In Borgetto: i -
La schetta si nni prea di la sò trizza,
L'omu si pregia di la sò varvazza,
258 CANTI POPOLARI.
649. Ciuri di mortu. º. e
Cu' ama donni avi campari curtu.
Borgetto.
º
650. Ciuri amarena.
Quannu li marinara vannu fora
Lassanu li mugghieri cu gran pena.
Palermo. – P.
» i - º
651. Ovu di canna.
Nun ti fidarisi la corda è longa,
Ca cchiù chi longa è di cchiù ti 'nganna.
- Palermo. – P.
652. O Anna, Anna!
La bedda cuntintizza di stu munnu
Dura quantu lu focu di la canna !
- - Montelepre.
- n
655. Lu pouru di lu riccu nni dipenni.
Quann'avi li dinari a sò cumanni
Simina terri boni e terri gemmi,
E di la stuppa nni nesci li manni 1.
Cc'è cu' parra assai e a nuddu offenni 2,
E cc'è cu' parra picca e fa gran danni.
Lu sa qual'è la vencia 3 chi si renni ?
Lu bonu gaddu canta a tutti banni.
- Ribera.
1 Anche dal cattivo trae il buono.
2 Perchè ha denari; il contrario nel verso seguente.
3 « Onta o danno che si fa altrui in contracambio di offesa
ricevuta ; vendetta º Mortillaro. -
– Rsa º 2-- i .
XV.
CANTI PER CITTA'
E P 0 P 0 L I 1.
654. Cu' voli puisia vegna 'n Sicilia
Ca porta la bannera di vittoria;
Li so' mnimici nn'avirannu 'nvidia
Ca Diu cci desi ad idda tanta gloria.
Canti e canzuni nn'avi centu milia
E lu pò diri cu grannizza e boria.
Evviva, evviva sempri la Sicilia,
La terra di l'amuri e di la gloria.
Borgetto 2.
1 Peccano spesso di soverchio amor di campanile, e colle
ingiurie ricordano le antiche gare e le lotte municipali. Li
pubblico perchè oramai, tornati tutti fratelli, ci ridiamo del
le stizze e delle ire dei padri.
2 Anche in Palermo l'ho trovato, ma senza il quarto ed il
seSto verso. -
260 - CANTI POPOLARI.
655. Trapani campa cu l'arma a li manu,
Alcamu e Cunigghiuni massaria;
Cu vinu bonu Casteddu.vitranu,
Palermu cu ricchizza e signuria.
Murriali, stacci e fa lu jardinara.
Carini è pricantari puisia.
Pigghia lu cchiù valenti Burgitanu
Ch'è cchiù tintu di l'erva 'ntra la via 1.
- Borgetto.
656. Li megghiu donni sunnu li Rumani;
Nobili cavaleri li Francisi ;
Su' chiacchiaruna li Napulitani;
Su caca-rocchi li Murrialisi;
Spati e cuteddi li Palermitani ;
Sciddica-cula su li Tirminisi;
Tutti abbuttati su li Miliciani 2;
Cu l'occhi torti li Castiddazzisi.
; - Palermo. – P.
1 Dicesi fatto da una dama di Trapani a un villico del Bur
gio. Costui, poeta, rispose col seguente canto:
-.
Fimmini tutti finti e nudda bona, e
E malidittu cu beni ini dici;
sarvanmu a chidda ch'è misa a l'aurora
Rigina di li ccli 'imperatrici,
L'autri puzzati aviri lampi e trona, - -
0 puramenti cappati di pici; - -
Pozzanu fari la morti di Giona -
Ca morsi 'mmanu di li so nnimici.
2 Altri disse meglio: . g
Curniciumara ii Cifalutani.
PER CITTA' E PoPoLI. , 264
-
657. Venicci, bedda, 'nsèmmula a la Sala 1,
- Beddu paisi e riccu di virdura: -
Po'jamu a lu Burgettu e ddà si sciala
Cu la bon'acqua e cu l'aria pura.
Dipoi ti portu sinu a Murriali,
Cc'è d'aranci e caleca 'na chianura; -
Di Murriali a Palermu si cala;
Ma grana cci nni vonnu un saccu l'ura.
a Andrea Albano da Borgetto 2.
-
658. A Mumcilebri su comu li strati,
Torti, senza viduta, e sdirrubbusi;
Hannu la turri 3 e su 'nturrigghiunati,
Vali a diri superbi e vapparusi.
Andrea Albano.
n
659. A Valguarnera, china di virtuti,
Misiru ſi sardi carzarati 4;
- Jeru eri assicutari li pazzuti 5,
S'assicutaru a panzarrunati.
Borgetto e Partinico.
1 Tal nome fu dato a Partinico per onorare il capitan Sala
che avea purgato la contrada dai ladri che l'infestavano verso
il 1321, epoca della riedificazione del paese che molte sciagure
e distruzioni avea sofferto dai Saracini e dalle soldatesche an
gioine (V. Marino Stef., Storia di Partinico e suoi dintorni,
cap. XV.) - -
2 Mori al 1857 o 58. Dei suoi versi, i più satirici, ne restano
pochi e guasti. Improvvisava e frizzava spesso i compagni suoi
villici mentre lavorava, ed era obbedito da essi e rispettato.
5 Torre quadrata fatta nel 1500. e
4 Ingiuria alla loro pochezza d'animo. . -
5 Per l'aria malsana,
Salomone, canti popolari. 17
262 CANTI POPOLARI.
at -
660. Ad Alcamu, unni nascinu purceddi 1,
Li strati su fitusi, tinti e lordi: -
e Cci sguazzanu 'nfangati l'ancileddi,
Cci jettanu rinali li cajordi. “
– Datimi lu stadduni, vicineddi,
Lu voli la patruna pri tutt'oggi. –
Amici, pripatruna e criateddi
No lu criscenti, cci vurrianu cordi.
2 , Andrea Albano.
- a
661. Supra di quattru timpuna di jìssu 2
Chistu è Salemi, passacci d'arrassu;
Sunnu nnimici di lu Crucifissu,
Ed amici d'Erodi e Caifassu.
O cari amici, nun ci jìti spissu,
Ca sunnu chini di vilenu e tassu;
E Giuda lassau dittu iddu stissu:
-Salemi, lu me'offiziu eu ti lu lassu.
Palermo e Borgetto.
- n.
662. Va taliati a li Salimitani!
º Vannu a la missa senza mantillini;
a resº
Li schetti d'ora si vonnu pruvari
Comu lu gaddu prova li gaddini.
- . . - Borgetto.
1 Per capire il canto bisogna conoscere i proverbi che cor
rono su Alcano. In essi sono ingiuriati gli Alcamesi perche
chiaman purceddi i figliuolini e ancili i porcelli. Stadduni
chiaman poi il lievito che nei nostri paesi suolsi reciproca
mente prestare fra le famiglie. Nel canto si vede l'equivoco
che porta tale parola.
2 Salemi ha nel suo territorio monti interi di solfato di cal
ce, o gesso, e sopra di uno di essi è fabbricata.
PER CITTA' E PoPoLI. 263
665. Mi vogghiu fari un bonu viaggeddu,
Mitati a pedi, mitati a cavaddu ;
Vogghiu jiri a Trapani paisi beddu
Ch'è riccu d'ogni sorta di curaddu.
Allatu d'iddu cc'è misu lu Munti
Capri mia va cchiù assai di Iu domanti;
Di quantu beddi cc'è, nun cei su cunti,
Ca mancu 'mparadisu tanti Santi.
, º Partinico.
n
664. 'N Trapani sunnu li russi curaddi,
Ed a lu Munti li picciotti beddi.
. Palermo.
665. Pri mennuli muddisi a l'Aragona
E pri picciotti beddi a la Favara.
- è Borgetto.
- n.
666. Biddizzi a la Favara cci nni sunnu,
“ Ma a li Muntisi aggualari nun ponnu 1;
Borgetto.
- ºn- -
667. A Caccamu cci sunnu l'abbuttati,
A Termini scavuzzi sapuriti;
A Palermu li rosi spampinati
Beddi di fora e di dintra purriti.
Termini.
a
1 Anche nel veneto questa gara per le belle:
Fior de limone.
Gran bele done xe le Veneziane,
Ma po' le Trevisane xe più buone.
264 CANTI POPOLARI.
668. Li pedi cotti 1 hannu li Catanisi,
Fannu fetu di sulfaru e di fumu ;
A Missina cci su' li scorcia-'mpisi
Ca a lu sulu sintilli tuttu addumu.
Vegnu a Palermu, e mancanu li spisi,
Vegnu a cercu la carni e trovu fumu ;
Megghiu ca mi nni vaju a lu me paisi
Ch'è comu fussi 'na spina di prunu 2.
Palermo.
n.
669. Ciuri di bon ciuri. -
Lu Napulitanu lu maccarruni 3.
Borgetto.
670 ciuri di paisi.
Vrodu e pulenta lu Piramuntisi.
Borgetto.
1 Per la lava dell'Etna.
2 Ignorasi la patria di quest'ignoto poeta, poich'egli, pur
parlandone male, non volle indicarcela.
3 Ama di mangiare.
-
XVI.
-
PER MESTIERI DI VERs1'.
-
º º - - -
i - -
–o, o goº –
-
- - -- - -
-
674. Ta' ch'è massaru lu me scarpareddu
Quannu a li scarpi duna lu puntiddu !
Du' uri pri circari 'u cannaveddu,
Tri uri pri turciri lu fusiddu ,
- Quattr'uri pri circari lu marteddu,
Cinc'uri pri chiantari lu chiuviddu.
– Ivì ! ca mi scurau lu jurniceddu !...
-,
Dumani nni susemu pristuliddu.
Borgetto.
672. Lagnusu cci dicisti a tu scarparu ?
- a Lagnusa cei si', tu, fatta a lu scuru ;
Vidi quant'è pulitu lu scarparu,
. Ca mi travagghia notti e jornu sulu :
Sunnu quattr'uri e nn' ha 'llistutu un paru,
Sunnu di sita arraccamati d'oru ;
- ,e - - -- - - - -
1 Rasentano la satira, anzi sono spesso vere satirc.
266 CANTI POPOLARI.
La sita mi la detti lu sitaru
E l'oru mi l'ha datu vostra soru.
- Palermo.
vi
675. Chianciu 1, mali pri mia, l'amaru figghiu !
Si mi maritu e cu fimmini 'ngagghiu ;
Pinsannu, lu me cori m'assuttigghiu,
Mi mettu a li me pedi un gran ramagghiu.
Tutti l'amici mei cci lu cunsigghiu
Ca l'omu maritatu è 'nta un sirragghiu.
Tu,'ngrata, dormi, ed eu, l'amarulvigghiu 2,
Tu ti pigghi li spisi, ed eu travagghiu.
- Palermo. – P.
-
674. Sti poviri furnara svinturati,
Ah ca la notti jornu la faeiti; - ,
Cu trentacincu grana chi vuscati
Subitu a la taverna vi nni jìti.
Si praecidenti caditi malati,
Subitu a lu spitali vi nni jìti:
Faciti tistamentu, e chi lassati?
La peddi, ed un chiumazzu, si l'aviti.
º Palermo. - P.
- vi
675. Ch'è bedda la me tavula, ch'è netta !
Sta furnatedda chi mi vinni esatta !
e Ch'è beddu lu me panil è 'na cunfetta!
Ca cu' lu tasta la facci, si gratta.
Vaja, figghiuzza, nun faciti fretta,
Lu me' cumpagnu di còllura scatta:
- - - -
1 Questo e i tre canti seguenti appartengono ai fornai.
2 Lavorando.
-------- -–---- ---
PER MestieR. DivERsi. 267
Cu' junci metti manu a la sacchetta,
Cu' passa 'mpinci, e cu'talia accatta.
- Palermo. - P.
676. Curriti tutti, giuvini furnara,
E di gran luttu vistitivi allura;
Morsi Gamminu di cuscenza rara,
Chi nn'avi pena la stissa natura.
Morti crudili, chi vinisti amara!
Livasti un patri d'ogni criatura:
Cunnàcili vurria supra 'na vara
Dd' ossa binigni di la sipultura.
- - a Palermo.
- - n
677. Aviti 'ntisu stu bannu jittari
Quantu su sapuriti sti careri ? ..
Si li viditi a lu sò caminari
Pari chi caminassiru banneri;
Si li viditi a lu sò travagghiari
Fann'jiri la navetta volu-volu. º
Vaia, su mastru, tenitilla cara,
Biatu cu pò aviri 'na carera.
Palermo. – P.
n. a,
678. Amici chi v'aviti a maritari, -
v
Nun vi pigghiati fimmini careri;
Mancu la casa vi sannu scupari;
Li piatta lordi, pignati e biccheri.
Careri cci nni su setti carteddi,
Ca furni si nni ponnu camiari ;
'Un cci nni levu laidi nè beddi,
Sunnu tutti lagnusi pari pari.
mi Palermo, – P.
- ------------º
----- - - -
268 CANTI POPOLARI.
679. Oh quant'è bedda l'arraccamatura!
Ca mi travagghia tutta la simana;
Pri 'nfilari l'agugghia cci sta un'ura,
Pri fari un ciuri cei sta 'na simana.
Mi va a la missa comu 'na signura,
Cu cappilletti e vistuta di lana...
Va lèvati di 'mmenzu, lagnusuna,
Va vinni corda a tri mazza du' grana.
- Palermo
- s
680. Listi supra listi.
Su liccatura tutti li mudisti.
Palermo. – P.
-
681. Listi supra listi.
Chi su stizzusi tutti li mudisti.
Palermo. – P.
682. Meli supra meli.
Chi sangu duci ch'ha lu custureri.
- - - Palermo. - P.
685. Ciuri di stu ciuri.
Chi laida frigi i hannu li muraturi.
- Palermo. – P.
1 Effigie, aspetto.
--- - --- --- -- - - - - -
--
-- ---
-– - – - –-
i XVII.
º,
CANTI SATIRICI.
–so:&o-o-
a 684. Ciuri di spina. - - -
- Vurria 'na furficicchia nova e bona,
e Ritagghiari vurria qualchi facchina.
- Borgetto.
a n.
685. Tutti l'amici di l'epuca d'ora,
'Na vita longa e 'na bona vintura!
Amici comu chisti 'un si nni trova,
Nun cci nn ha statu mai sutta la luna.
Tutti acidduzzi di la bona nova
i Comu su li jacobbi quannu scura;
Quannu la sorti vi 'ncarca li chiova,
V'ammustranu d'arrassu li vurzuma;
Sigreta vi mantennu la palora,
Su' cchiù fidili di lu stissu Giuda.
va Carini.
686. Giuri, di ciuri. . » -
e . Tutti l'amici di l'epuca d'ora
, Assimigghiamu a Giuda tradituri. - º
- Palermo.
CANTI POPULARI. I
27o
n. N
687. Nun cc'è di lu curnutu cchiù stimatu ;
Campa cuntenti e si sta loccu e mutu;
Senza mai travagghiari, spinsiratu,
A spisi d'autru campa ed è vistutu;
Comu un munarca ntesta è curumatu,
D'unni passa, da tutti è rivirutu:
Chi cuntintizza e chi filici statu !
E cu' nun brama d'essiri curnutu?
Partinico.
-
688. Ognunu s'addisia essiri curnutu
Pr'aviri fama e rispettu purtatu ;
Ca quannu va a la chiazza, lu curnutu
Da tutti li donnìnnari è trattatu :
Vidi chi sorti ch'appi stu curnutu
. . - Ca senz'essiri re fu 'ncurunatu !
Partinico.
689. Laidu tuttu, facci di Caronti,
Ca hai li corna 'navanti 'navanti;
- e Quantu l'ha longhi, auti e pinnenti !
Ti li po' misurari cu li junti.
Di lu cchiù nicu si pò fari un ponti
Di Siragusa finu a Chiaramunti:
.Si un cornu di li toi fussi vacanti,
Fussi carricaturi di Girgenti.
- Termini.
690. Aju firriatu Punenti e Livanti,
Ginervia, Francia, Talia ed autri punti,
E Curnelii nn'aju vistu 'un sacciu quanti,
Ma ntra tutti lu paliu tu lu cunti;
CANTI SATIRICI, - 274
Ca li to corna sunnu longhi tanti
Capri fina a lu celu sunnu junti,
E pri putiricci stari li Santi
Cci bisugnarn sirrari li punti.
Andrea Albano.
-
-
-
691. Cori cuntenti mi pozzu chiamari
Ora ca aju 'na pisa di linu ;
Cc'è me' mugghieri chi lu sapi uprari,
Ch'ogni se' misi lu sò fusu è chinu.
'N'autra cosa di cchiù mi sapi fari,
Mi lassa l'acqua e si vivi lu vinu ;
Quattrucent'anni mi vurria campari,
L'ultimu jornu dumani matinu.
- - e Partinico.
-
i -
692. La donna, quann'è schetta, oh ch'è pulita!
Si susi e 'ntrizza cu la matinata;
Supra un pedi si metti la sò vita ,
Per essiri da l'omu taliata.
Appena la mammuzza la fa zita,
Ivì chi pompa! ch'è bedda attillata !
Poi a la fini quannu si marita
È ciocca arripudduta e 'mpasturata 1.
- - - Termini e Borgetto.
- - -a -
695. Ta 2! chi fannu vidiri sti criati,
Ca iddi addivintaru li patruna !
. Mi vannu cu li scarpi arraccamati,
i Cu fazzulettu biancu a la cintura ;
a
1 Il Vigo ha di questo canto sei versi e con varianti.
2 Da taliari, imperativo; guarda!
-
a -
l
272 CANTI POPOLARI.
Ca quannu vennu i fistulitati
Vonnu avanzaria la megghiu signura.
Cu' è licca-piatta, cu' arrasca-pignati,
Ca sempri la sò meta èni una:
Su comu li vaccazzi azzaccanati
Ch'hannu china di zòddari la cuda.
º e , Termini.
º.
694. Eu ora vurria vivu a patri 'Nzunza,
Pridicari 'u farria 'nta l'Udienza,
Cacc'è 'na figghia di arròzzula-strunza
Chi ora voli datu lu 'ccillenza.
Sò patri ancora già fumeri arrunza,
Sò matri va vinnennu la simenza,
e Sò frati sinni va avròcculi e trunza,
Ed idda si lu pigghia lu 'ccillenza.
- - Palermo.
-
695. Chi aria chi misi sta minchiuna
Ora ch'avi du' coccia di farina !
Quannu si senti chiamari Signura
“ Mi pigghia la prisenza di rigina.
Di Trapani calò sta viddanuna,
Ammugghiatedda
Vinnennu cu lae mantillina;
java aranci lumiuna, i
Favi vugghiuti vinnia la matina.
Palermo.
- - -
696. Allegri ! allegri ! mutau la stagiuni ;
“Cc'è santa vita, cc'è santi custumi!
Palermo.
, e n º
697. Sapiti, amici, ca mi maritai? -
Na picciotta pigghiai ch''un cci nn'è cchiui;
- -
CANTI SATIRICI. 275
La prima sira chi mi cei curcai
Cci dumannavi: – Siti, schietta vui ?
Idda mi dissi: – Chi cuntu mi fai?
S''un era schetta nun pigghiava a vui.
– Sa, Rosa bedda, pirchì ti spiai?
Pirchì schetti a lu munnu 'un cci nn'è cchiui.
- º Palermo. – P.
a , ; -
698. Tutti li schetti addivintaru santi,
Ora ca vinni stu Pridicaturi; -
Vannu a la missa cu li scarpi bianchi
E rivirenza fannu a lu Signuri:
º Junti a lu fonti, sparmanu li manti
E l'occhi l'hannu a lu Pridicaturi;
Cu la vuccuzza preganu li Santi
E cu la menti pensanu a l'amuri 1.
Ribera.
x -
699. Figghia, hai tu affacciatu a la finestra 2?
Ed omini nn'hai fattu pazziari?
– Patri, cci aju affacciatu a la finestra
Ed omini nn'aju fattu pazziari;
A cu' mi piaci cci calu la testa,
/
Tiru lu lazzu e lu fazzu acchianari. -
1 Variante del canto 6, XLIV, del vigo.
I Liguri dicono:
fitte le belle se son feite sante
Quandu n'han vistu lo predicatore.
Andava in giesa con le scarpe bianche,
Lo velu in testa che pavan signore;
E côa li occhi ne tirava i santi,
E con lo cuore pensava'ai amanti.
2 E un dialogo fra il confessore e la penitente.
«
274 CANTI POPOLARI.
– Strangugghiu ! figghia, chi mi parri lesta!
Ora ti vogghiu a tò patri accusari.
– Ed a vu', patri, vi vegna la pesta!
Tutti sti cosi m'aviti a spiari?...
Palermo. – P.
n
700. L'omini cchiù valenti e valurusi,
Chi parinu a la vista malantrini,
Pri campari la mogghi su cunfusi,
Si fannu amici cu li so vicini.
Vannu a la casa e nni su gluriusi
Ca vannu a sciari li pignati chini :
Chist'omini valenti e valurusi
Curnuti sunnu cu lu sò piaciri,
- - Borgetto.
-e -
- - - - -
n
-
704. Ciuri di ciurera.
Dici ca è Diu chi manna lu culera !
- --
- - - - Palermo
- n.
702. Persu è lu munnu ! --
Riligioni e fidi cchiù 'un cci sunnu !
- Partinico.
ai -
Parrini corvi, e monaci vuturi,
Su' boni pri la missa e cunfissari; -
Cci su chiddi chi l'hannu per onuri
Falli 'nta li so casi pratticari:
Pri mia (vu' pirdunatimi, Signuri),
Su cosa d''un aviricci chi fari:
Sapiti pirchì vennu ssi 'mpusturi?
o vennu pri scippari, o pri chiantari.
- , Francesco Mòdica da Partinico.
– ss A-2- -
t
IN Dov INELLI , SCHERZI. º
Proposta. -
704. Mi fu mannatu un marzapanu chiusu
- E cc'era scrittu lu S, e lu C;
i 'Mmenzu cc'era un domanti priziusu
Chi 'nta lu munnu l'eguali nun cc'è.
Cc'è n'autra cosa a la punta di jusu
Chi fa lu fruttu e dici all'omu : te'.
Si si veru pueta virtuusu, -
'Ddivinami stu dubbiu chi è 2.
a -, ar . . - Borgetto.
Risposta.
705. Lu eelu è lu marzapanu chiusu,
Lu suli è l'S, e la luna lu C;
Diu è lu domanti priziusu
Chi 'nta lu munnu l'eguali nun cc'è:
1 Gli indovinelli per lo più sono in forma di sfide, le quali
in Sicilia sono antiche per lo meno quanto Teocrito, Mosco
e Bione.
2 Di quest'indovinello ha il Vigo pochi versi e scorretti.
276 cANTI PopoLARI.
La terra è chidda a la punta di iusu
Chi fa lu fruttu e dici all'omu : te'.
Caru pueta, nun stari cunfusu, º
T'aju sciotu lu dubbiu qual'è.
Borgetto.
Proposta.
706. L'omu ch'un senti è 'na testa di rapa,
Ed è comu lu fumu di la pipa;
L'omu chi senti subitu s'accapa;
Lu vinu bonu veni di la stipa:
E l'omu bonu s'assumigghia all'apa
Quannu di meli lu fasceddu attipa.
Si si' pueta tu, Giuseppi Crapa,
Dimmi, qual'è lu mari senza ripa 1 ?
- Salaparuta. -
Risposta del Crapa. -
707. Chiddu prim'omu chi nasciu a lu munnu
È statu Adamu, comu tutti sannu:
- Lucifaru cascau 'ntra lu perfunnu
Pri ia superbia sua, pri iu sò 'ngannu:
Di quantu dotti cci hannu statu e sunnu
La vuluntà di Diu nuddu la sannu.-
Diu è lu mari chi nun avi funnu,
E li grazii soi ripa nun hannu.
. . . . . . aa , Salaparuta.
Proposta. - -
708. Tu si' lu Cola, lu chiamatu Cola:
, Calu putiri, hai di lu vilenu, i
E di la puisia nni teni scola -
E junci e passi a tutti quantu semu ;
s i
i Pubblicato già nella Sicilia, anno I, n. 15, dal prof. Di
Biovanni. La sfida è fra un incognito cſiuseppe Crapa di Sa
laparuta,
INDOVlNELLI SCHERZI. 277
Cu' sa lu senziu tò unni si trova!
Nascisti 'ntempu d'ariu sirenu;
Comu farissi a cociri cent'ova
'Nta 'na funtana d'acqua fridda un jelu?
Borgetto.
Risposta.
709. Or ora mi nn'acchianu sinu 'ncelu
iUnni si temi scola cu duttrina;
Aju lu senziu me annarcatu veru
E cci studiu di sira e di matina;
Curru com un cavaddu senza frenu
E l'oriu mi pari midicina:
'Nta 'na funtana d'acqua fridda un jelu
Vi li cociu cent'ova cu quacina.
Borgetto.
- Proposta.
710. Tu si' lu Cola, lu Cola chiamatu,
O puramenti lu chiamatu Cola;
Di li pueti si lauriatu
E di la puisia nni teni scola.
Ora ti trovi a stu locu assittatu,
Parra, si la po' di ri 'na palora:
Cu' sta 'nta l'aria comu lti dannatur
E senza pinni pri l'aria vola?
Borgetto e Salaparuta.
Risposta.
711. Eu sù lu Cola, lu Cola chiamatu,
E sugnu chiddu chi mi chiamu Cola;
Di li pueti 'un sù lauriatu,
Mancu di puisia nni tegnu scola.
Binchì sugnu di sonnu 'nsunnacchiatu
Tu nun po' dari màcina a sta mola:
SeLoMoNE, Canti popolari. 18
78 CANTI POPOLARI.
La taddarita è comu lu dannatu
Chi sta 'nta l'aria e senza pinni vola.
Borgetto e Salaparuta.
si . Proposta.
T42. Fammi, pueta, tri gregni di ventu,
Pigghiami la furtura cu li manu;
M'hai a fari tri turri senza stentu
M'ha a diri pri cu'è lu munnu 'nchianu.
Senza mulinu macina furmentu,
E senza l'acqua m'ha' a fari un pantanu ;
“E, s''un t'abbasta lu tò sintimentu,
Va' pri cunsigghiu nni Vinizianu.
- Borgetto e Salaparuta,
fisposta. -
745. Unciu tri utri e su gregni di ventu,
La nivi è la furtura 'nta li manu,
Li negghi su' li turri senza stentu,
E quannu dormu eu lu munnu è 'nchianu.
Cu li me' denti macinu furmentu,
Ed unni pisciu eu fazzu un pantanu:
E si va giustu lu me sintimentu,
Nun aju bisognu di Vinizianu. -
- Borgetto e Salaparuta.
La vite. - -
744. Vitti 'na donna di tanti biddizzi
Ch' era assittata cu li so' sullazzi;
Si tagghia li capiddi cu li trizzi,
Di novu jetta li so virdi lazzi,
E vi fa un fruttu di tanti ducizzi
Chi si prisenta 'nta carrabbi e tazzi:
Pari cosa di menti e fa spirtizzi,
L'omini saggi diventanu pazzi.
Borgetto.
INDOVINELLI SCHERZI. 279
La melograna.
715. Aiu tanti fratuzzi tutti uniti,
Li tegnu 'nta 'na cammara firmati;
Cu li voli vidiri ben puliti
La euruna di 'ntesta cci fivati.
Partinico.
La melarancia.
716. 'Mmenzu lu biancu e lu virdi sù natu,
E fra d'un annu sù natu e crisciutu;
La forma di lu munnu m'ha tuccatu,
“E comu un cardinali sù vistutu.
Piaciu a lu bonu, piaciu a lu malatu;
'Nsumma da tutti sù benivulutu.
Cu' voli 'nduvinari stu 'nduvinu
Bisogna chi girassi lu jardinu.
- Monreale.
re
, -
ar
717. Nun aiu vistu mai simuli nasu,
oh quant'è grossu, granni e spavintusu!
Purtari nun lu pò mancu un vastasu,
Spinciri nun si pò quant'è gravusu.
- ora ringraziu a Diu e la terra vasu
Ca 'un aju un nasu accussì machinusu ;
È tortu, russu comu 'na carotula,
Si lu pisati è d'ottanta rotula.
Palermo.
i- n.
718. Ciuri di frasca. - - -
Vitti un munti e du'grutti... ed era nasca...
- Partinico.
719. Un jornu di duminica matinu
Nun era jornu e vespiru su nava;
280 CANTI POPOLARI.
'Ncuntrai 'na crisiotta c'un parrinu,
Sulu suliddu la missa cantava:
La cerva cci pruja l'aggua e lu vinu,
Lu corvu la campana coi suºnava,
Lu surci era vistutu pilligrisºu,
La gatta la limosina cci dava.
- - Palermo. – P.
720. Sant'Antuninu jennu 'mparadisu
Jttau 'na vuci, e dissi: - Cristelèisu /
Era tantu 'nciammatu lu sò visu
Ca si nni 'nnamurò lu stessu Gésu.
Cci dissi: - Veni ccà quantº i frisu,
Tu 'nta la faccia mia, mi pari lesu;
Iddu si gci mustnau tislatisti
Comu un sasizzuneddu partujesu. .
Palermo. – P.
721. Vitti 'na cerva ci du cirviotti -
Ed eu la vitti addabbanna di Patti;
'Nta 'na manu purtava dui ricotti,
'Nta l'autra manu 'na cisca di latti.
'Nta li batii gc'è li heddi picciotti,
'Ntali jardina li piridda fatti;
Ora ca vannu cari li ricotti
Li picciutteddi schetti fannu latti.
Palermo. – P.
n -
722. Appi mannatu un mazzettu di 'ntòntari,
Firriateddu di 'ntòntari e cantari;
Mi l'ha mannatu lu me' duci 'ntòntaru,
Ch'è chiddu chi di mia nni spinna e cantaru.
Affaccia a la finestra, caru 'ntòntaru,
Quantu ti dicu 'na palora 'ncàntaru :
INDoviNELLI, scherzi. 284
Si tu vo ripusari, caru 'ntòntaru,
Eu lettu èsti cunzatu 'nta lu càntaru.
-- . . . . . Palermo. – P.
725. Vidi lu purci quant'è mariolu !
Va caminannu la notti a lu scuru,
E po' si 'nfila sutta lu linzolu
E va tuccannu lu moddu e lu duru 1 !
- - - - 1 - Partinico.
724: Mi partu di Palermu a vintun'ura,
Va' a fazzu culazioni a la Suprana;
Mi manciria tricentu guastidduna
Tuttu lu vinu bonu di la Sala 2;
Mi manciria di ricotta 'na tina,
Tricentu crasti cu tutta la lana ;
Ancora la me panza nun è china,
La toccu e sona comu na campana.
- : Ficarazzi. – P.
n. -
725. Aju un pitittu ca mi manciria
Tuttu lu pani ch'avi lu furnaru;
Pri cumpanaggiu mi cci addubbiria
Un pisciteddu di menzu cantaru.
Mi manciu porci cu tutti li pila,
Mi manciu crasti cu tutta la lana; -
l Di tutti i volanti la pulce ha la grazia,
Che delle fanciulle del seno va e si solazza.
Così un distico greco, con minor grazia di espressioni del
siciliano canto. -
-
2 Partinico. Questo ubertoso paese acquistò nome pel suo
vino da dodici anni in qua ; dunque o il canto nacque in questi
ultimi tempi, o, antico, di recente vi si supplì il nome di Sala,
282 CANTI POPOLARI.
Ancora la me panza nun è china,
Mi sbatti com un toccu di campana.
- Palermo. – P.
N n
726. Era 'na sira a lu lustru di luna,
Era assittatu nni la me vicina;
Lassavi a me mugghieri dintra sula,
Cu' fu lu bonu nni ſici rapina.
Eu 'nta la chiazza misi a 'bbanniari:
– Cu' avi a me mugghieri dassimilla.
D'un parrineddu mi 'ntisi chiamari:
– Dammi lu vivi raggiu, e pigghiatilla.
– Pri vivi raggiu 'un aju chi ti dari ;
Dacci 'na vasatedda e dunamilla.
Palermo. – P.
- -
727. Mamma, lu scarpareddu mi prummisi,
M'avi un paru di scarpi a rigalari;
Nè su tagghiati, nè 'nfurma su misi,
Nun è natu lu voi chi l'avi a fari.
Ed èu cci prummisi dui cammisi
Di lu linu ch'aviti a siminari ;
Ancora un sunnu fatti li maisi,
Mancu è natu lu voi pri lavurari.
- Carini.
728. Ciuri di ridiri. - -
Senti ch'è grossu cu' mi voli bèniri:
Mi jiu 'ntra l'occhiu e nun lu potti vidiri!
Carini.
– Tess º C --
–” ---------- -
XIX.
VA RIO A RGOMENTO.
– o o :oo–-
v
m.
729. Di lu tabaccu assai nni sugnu liccu,
E notti e jornu mi nni sucu un saccu;
Nun minni curu s' è fumeri siccu,
Lignu purritu, nozzulu o summaccu;
A tutti banni li jìdita ficcu
Ed a li tabaccheri dugnu smaccu:
Mittiti manu, su cumpari Ciccu,
Datimi 'na pigghiata di tabaccu.
Partinico 1.
n.
750. Finiu ddu tempu ch'era giuvinazzu
- Quannu sempri facia li versi a muzzu ;
Ora sù vecchiu e cchiù nun cci la fazzu,
Amicu, e cu pueta cchiù nun truzzu.
Passau ssu tempu ! cchiù nun fazzu e sfazzu,
Sù cosa di jittarimi 'nta un puzzu. -
Partinico.
1 Anche questo diconmi essere del cav. S. Defrancisco.
- - -- - - - - - - -
--- --- -- -
- - - - - - - - - -- -----
284 CANTI PoPoLARI.
M.
751. L'olivi sunnu li me pastizzotti 1,
Olivi asciati a la tavula mia;
Nun èci li canciu pri picciuna cotti,
Nè pri la megghiu cosa chi coi sia.
S avissidenti comu li picciotti,
Cu tutti l'ossa li rusichiria; -
Si 'un fussi pri lu sonnu di la notti,
Olivi notti e jornu manciria.
Francesco Mòdica da Partinico.
ar.
752. Quattordicianni di stari a criatu
Cu vui, me 'ccillintissima patruna 2,
M'aju quasi la vita cunsumatu
Stannu all'acqua, a lu ventu, a la furtura;
Nun mi cridenmu, si m'era cuntatu,
Avirmi persu lu rispettu allura:
Allurtimata mi truvai 'ngannatu,
Amuri di cent'anni, sdegnu d'un ura!
Francesco Mòdica da Partinico.
ar.
55. Cumpari 3, si vui fussivu nutaru,
Certu vi la daria, vi l'assicuru;
Appujria la robba e lu dinaru,
E vu' sapiti si vi parru puru.
Ma a cu' la dugnu, a un piscia-calamaru
Chi 'un avi Santi appizzati a lu muru ?
A cu' la dugnu, a un surci di sularu
Chi nun avi ogghiu e si curca a lu scuru?
Francesco Modica da Partinico.
1 Dicesi alludesse al nome d'una sua amante a nome Oliva.
2 Parla alla marchesa Costantino sua padrona che per ischer
zo gli disse che lo licenziava.
3 Parla a uno scrivano di notaio che gli chiedea la figlia.
-- -
VARIO ARGOMENTO. 285
-
754. Piru nascisti 'nta un ortu 'ccillenti
E mai a lu munnu pira avisti a fari 1;
Ora, di piru, cruci ti prisenti,
Cu''un ti canusci ti veni a adurari:
Ma eu ca ti canusciu, piru, senti:
Pira 'un facisti e 'mbraculi vo' fari?
Dissi Sant'Agustinu veramenti:
Cu nasci di natura 'un pò mancari.
Borgetto.
755. Sutta sti vesti rozzi pilligrini 2
Si trovanu li cori sparaggiati:
La rosa nasci 'nta puncenti spini,
'Nta gerbi terri li gigghia su nati;
Li petri priziusi e li rubbini
'Nta li rustichi rocchi li truvati :
Chi maravigghia cc'è all'ultimu fini
Si mi viditi sti robbi sfardati ?
Pietro Fullone.
- Epitaffio del Fullone.
756. Petru cu petra la vita 'mpiau,
Ntagghiannu petra di quannu nasciu;
La petra a Petru già lu sustintau,
La stissa petra a Petru lu strudiu.
Oh quantu beddu tempu cci 'mpiau !
º
1 Parla un giardiniere alla croce, già pero nel suo orto. Il
proverbio dice: Nè piru pira, nè Santu miraculi.
2 Parla Pietro Fullone, il principe dei poeti rustici, il celebre
tagliapietre morto al 1670, ad alcuni forestieri che, attirati
dalla fama di lui, vennero a vederlo in Palermo e, trovandolo
lacero, guardavano maravigliati. -
286 CANTI POPOLARI.
Fici la sipultura e la finiu ;
La stissa petra chi Petru 'ntagghiau,
In jornu pri cummogghiu cci sirviu.
Pietro Fullone.
a
757. Sapiri, ben sapiri eu vurria,
Com' è cumpostu sapiri lu munnu.
– È comu un mulineddu chi ſirria,
Com' 'un aranciteddu tunnu tunnu :
Lu suli nè si movi, nè giria, -
Chi suli e stiddi su sempri unni sunni;
La luna senza suli 'un fa chiaria,
Lu suli la rischiara 'n tunnu 'ntunnu 1. -
- Monreale,
758 ciuri di pipi. - - -
Lu studiu è chiddu chi la menti grapi.
Monreale.
x
759. La tirannia li carcagni 'ncarca,
L'abusu e lu putiri strica e curca;
Ogni Nazioni ch'a sta Terra sbarca
Si diverti cu nui sempri a la turca: -
Sempri lu circu 'nfrunti nni rincarca;
A viviri nni tocca amara urca;
E s'accussì nni sècuta la varca,
Megghiu ca nni nni jissimu a la furca.
Monreale.
- a - - x -
740. Pigghia scupetta, patuncina e fùari,
Santu-di-pantani! viniti a cummattiri:
Sbirri e surdati l'avemu a distràiri,
"Ntempu di nenti l'avemu ad abbattiri.
1 Ecco come la scienza va acquistando popolarità.
---
- , - - - - - - -
-- -
- - - - - -
vARio ARGoMENTo. 287
Viva la Libirtà ! ca li fa fujri,
Viva la Talia ! ca nun li fa battiri.
Fora, Burbuni, ca li nostri fùari
Lu centru di lu cori t'hannu a spartiri 1.
Borgetto,
n
74 l. Vinni cu vinni, e cc'è lu tri culuri,
Vinniru milli famusi guirreri;
Vinni 'Aribaldi lu libiraturi, -
'Nta lu sò cori paura nun teni.
Ora sì ca finiu Ciccu Burbuni,
La terra si cci apriu sutta li pedi:
Fu pri chist'Onu cu la fataciumi
Ca la Sicilia fu libira arreri 2.
Palermo.
- n.
742. Picciotti di Rivela, e ch'àmu a diri?
E cu sta liggi com'avemu a fari?
Tutti surdati nni nn'avemu a jiri,
Li schittuliddi suli àmu a lassari !
lddi d'appressu nni vonnu viniri,
L'amuri nostru 'un si ponnu scurdari...
– O ti lu dicu, o ti lu mannu a diri,
'N'autri ott'anni cci vonnu pri turnari.
1 Siamo ai canti di data recentissima. Questo è della rivo
luzione del 1860, e grande impressione mi fece quando lo udii
dalla bocca d'un celebre uomo da galera, uno dei primi a bat
tersi dal 4 aprile fino alla presa di Capua. Morì ammazzato poi
al 1862. e a e
2 Parecchi poemetti ho avuto sull'ultima rivoluzione e sullo
sbarco e le vittorie di Garibaldi, i quali, benchè fatti dal popolo,
per non esser interamente popolari non ho compreso, nella
mia raccolta. sº
- v
-
– - – ----------- --- --- -
288 CANTI PoPoi,ARI.
- Risposta.
Gesù l chista palora 'un nni la diri
Ca'n'autri ott'anni nun cci pozzu stari !
. - Ribera.
- sa
745 ora ca vinni lu misi di maju
Vaju dicennu ca la leva è veru;
Li schittuliddi fannu un chiantu amaru,
La megghiu giuvintù surdati jeru.
A Napuli nn'aspetta lu Suvranu,
Facemu li sett'anni e poi vinemu:
Quant'è cchiù tintu si nni maritamu !
Cu 'na magghia a li pedi sempri semu.
, Ribera e Borgetto.
744. Oh chi ruina sta leva chi fu
Picciotti schetti nun cci nni su' cchiù.
,
º ir - e
Palermo. . -
745. Vittoriu Manue, fammi un piaciri,
Fa' un riggimentu di Siciliani,
Ca contra li Tudischi avemu a jiri,
A li Tudischi l'avemu a cacciari.
Li birsagghierito facci viniri
'Nsemi e' un battagghiuni di zuavi ;
Sta vota s'avi a vinciri o muriri,
- Vannu a la guerra li Siciliani 1.
-
a -
- - - -
- -
-
-
porgetto.
1 È imitazione d'un canto che i volontari della Toscana can
tavano nel 1860 fra noi; ma una imitazione che può dirsi
creazione. Spiacemi non ricordare esso canto toscano, chè
questa verità apparirebbe subito. Un'altra variante dicc :
Vittoriu 'Manue', fammi un ſavuri,
'Mprestami un battagghiuni di zuavi.
-. o --
-
- - - - - xx.
LEGGENDE E STORIE.
–oo: rio-o-
I Palombi 1.
-
746. Antuninu, lu cchiù granni,
Chi di caccia si sintia,
S'accattò pri fantasia - -
Un firettu se' tarì. -
– L'armaluzzu, arrinisciutu -
Ch'era granni maravigghia,
Mi cacciava li cunigghia,
Li pigghiava a dui ed a tri.
A un amicu sciliratu
Lu firettu lu 'mpristai;
Quannu po' cci lu dumannai .
Mi rispusi un beddu no.
– Prisuntusu e malucriatu !
E di cchiù d'unni ti vinni?
Lu firettu si lu tinni
Comu avissi statu sò.
1 Antonino e Bernardo, celebri banditi di Corleone. Questa
leggenda narra solo una parte delle molte avventure di essi.
290 CANTI POPOLARI.
Cu la vucca nn' attaccamu
A palori 'nciuriusi; -
Quannu vinnimu a li manu,
Cci li detti cchiù di cchiù. - -
A lu paisi si nn'ha jutu,
Bonu bonu m'ha 'nchiuvatu.
Doppu tempu fu' arristatu
Quann' 'un si nni parrava cchiù.
Fu arristatu a Cunigghiuni
Com'un latru mariolu ;
Primu a Palermu e po' a lu Molu
'Nta li carzari di ddà. -
Cci accucchiavi multu tempu
'Nta sti carzari 'nfilici;
Ml'appattai cu quattru amici
Pri scappari eu di ccà.
E 'na fimmina priai
Chi vinnia coffi e cuffuma;
Mi nisciu di ddi graduna
'Nta li coſì a libirtà.
O sintiti, cari aggenti,
La vintura mala mia;
Mi circai pri cumpagnia
'N'autru figghiu di me ma'.
Nni juncemu occultamenti, -
Tutti dui 'nta un casalinu,
E Binnardu ed Antuninu
Veri frati in virità.
Du' scupetti pricuramu,
Du' scupetti e du' vintreti;
Du' pistoli pri darreri,
Frualora a tinghitè. -
-
LEGGENDE E STORIE. 294
Nui di cchiù nni pricuramu
Du' tagghienti cutiddini;
Nni juncemu cui l'assassini
Spezza-coddi ca un cci nn'è.
Nmi stimavamu d'amici
'Nta la nostra cumpagnia;
E ad ognunu cci dicia:
– Rigulativi accussi.
Nu' arrubbavamu a li Ricchi
Benistanti e a li Burgisi;
E gridava ogni paisi :
– Li Palummi chisti su'.
Si la Cumpagnia vineva,
Nni mittevamu a distanza;
Risicavamu la panza,
Cacu' mori è a cuntu sò.
Libirtati nui vulemu;
La Sicilia lassamu, -
Jamu a Sciacca, e nni 'mbarcanu
Cu 'na varca di pisca'.
Nui a Tunisi arrivamu
Cu scalzetti e pedi nudi;
Cu scalzetti e pedi nudi
Nni sintiamu vice-re.
Cuisti Turchi scilirati
Cci abbitamu pri ottu misi ;
E 'ntra tutti l'ottu misi
Nun vuscamu mai un tarà.
- Ccà cci fu 'na quistioni;
cu li Turchi nn'azzuffamu,
A du' d'iddi nn'ammazzamu ;
Chisti vannu a cuntu sò.
CAN I POPOLARI.
Niumi prestu un gran risbigghiu
Pri li casi e pri li strati,
E li Turchi scilirati
Nni vulevanu 'mpala'. -
Ma lu Cunsulu di nui
Giusta pigghia la diſisa;
Nn ha ligatu a tuttidui,
A Palermu nn ha manna'.
Oh chi matriisvinturata !
Oh chi mai coi avissi natu
A stu munnia sciliratu
Cu du figghi tii di cchiù !
Palermo.
za
ar
747. Sicilia, porti la cruna riali,
'Nta ssa tò testa magna coi cunveni,
Ca si' cchiù ricca di lti stissu mari
E li to figghi su tutti guimperi,
Si qualchidunu cci avi a cumannari,
Passassi sutta i si curaggiu teni.
Sicilia, Sicilia, 'un dubitari,
Nuddu ti pistirà sutta li pedi,
Senti la Francia caso:ta :::artoria ;
No ca la Francia 'un veni cchiù 'n Sicilia.
Viva Sicilia ca porta vittoria,
Viva Palermu, fici mirabilia !
Sunati tutti li campani a gloria,
Spinciti tutti l'armi tirribilia, -
Capr in eternu ristirà a memoria
Ca li Francisi arristaru 2 'n Sicilia.
-
Borgetto.
1 Frase del parlare furbesco che vale: venga alla prova con me.
2 Per sempre: cioè vi lasciaron le ossa. – Queste due stanze
LEGGENDE E STORIE. 295
748. La Sicilia è la terra di li rosi,
Binidittu ddu Diu chi nni la fici!
'Nta lu 'nvernu pruduci tanti cosi,
Lu beni surgi di ogni paisi.
Trapani viva! lu sali arricosi;
Viva Missina ca lu portu fici !
Palermu cci ha firmatu tutti cosi
Pri daricci l'assaltu a li Francisi.
E lu Francisi cu la sò putenza,
'N Sicilia facia malacrianza:
Lu pani nni livava di la menza,
Francisi si vidianu ad ogni stanza.
Iddi fidannu nni la sò putenza,
E nu mischini sutta la sò lanza:
'Nta un’ura fu distrutta dda simenza,
Fu pri tunnina salata la Franza 1.
Borgetto e Palermo.
Morte di Gioachino Murat 2.
n
749. ..... Chianci Parigi, chianci Tuluni,
Morsi ribbeddu lu Gran Campiuni
Di l'Allianza suvranità.
sul Vespro io le credo del tempo: oltre al veder dato alla Si
cilia il vanto di aver il re proprio (verso 1), uno dei primi Ara
gonesi forse, veggo nei versi la baldanza che succcde alla vit
toria (v. 5-8).
1 Il Vigo negli scherzi (l!?) ha una stanza bellissima sul Ve
spro, che il Di Giovanni (vedi il Borghini) crede antica: tutte
queste stanze sparse non potrebbero esser frammenti di qual
chc poemetto che dopo il Vcspro ne celebrò le vittorie?
2 Evvi bella poesia e affetto, e la storia non v'c alterata. È
SALOMONE, Canti popolari. 19
294 CANTI POPULARI.
All'isula di Corsica
Rifugiatu stava,
La perdita di Napuli
Muratti lagrimava.
La gula di lu regnu
Lu risi troppu indignti ;
'Nta la sò testa machina
tin tristu sò disignu.
'Ncegna di fari, comu Bonaparti,
Pigghiari a Napuli cu 'ncegnu ed arti;
Senza dimura all'imprisa va.
A dui varcuzzi debuli
Li soi tisori duna ;
Cu pocu soi surdati
Si fida a la furtuna.
A li Calabrii sbarca,
Spèa la sò bannera:
– Viva Muratti ! gridanu
La genti sò guirrera.
Fu canusciutu 'nta un veru 'ndrizzu
Di un capitanu, mentr'era a Pizzu ;
Ognunu all'armi ! gridannu va.
Arricogghi di populi
La 'nfantaria, gridannu,
E tutti l'armi pigghianu,
Contra Muratti vannu.
«Senza timuri ſui l
Muratti svinturatu ;
Mla di li soi surdati
Si vitti abbannunatu.
popolarissima in tutta la Provincia, ma non ho potuto avere
le prime due strofe se non se guaste, anzi inintelligibili.
1 Fu.
LEGGENDE E STORIE. 295
D'aggenti ed armi fu atturniatu,
Di la sò spata fu sdisarmatu,
E priciuneri Murattiva.
Essennu 'nta li carzari,
Prestu fu 'ntirrugatu:
– Diti, qual'è la causa
Pirchì aviti sbarcatu ?
– Si smossi 'na timpesta,
Mi strapurtau, l'afflittu!
Eu vinni pri circarimi
Acqua, ristoru e vittu.
Rispunni un Judici: - La scusa è 'nvanu;
Vittu 'un si cerca cu l'armi a manu;
Ribbillioni circannu va.
Scrissi la gran sintenza
Lu Judici sdignatu :
« Menz’ura di cappella,
« E doppu ſicilatu.
Senti la trista nova
Muratti, e accussì sferra:
– Un jornu avia di moriri,
Mi lu 'nsignau la guerra!
Lu cunfissuri sarvallu penza:
– Patri, ca è netta la me cuscenza:
E cunſissari nun si vosi già.
Scrissi a la sò cunsorti
- Sta nova dulurusa : -
« Ficilatu a momenti - -
« Saroggiu, amata spusa.
« Chianciu li cari figghi
( Orfani e senza regnu,
« Di tutti abbannunati - -
« A lu nnimicu sdegnu.
296 CANTI POPOLARI,
«Nun vi scurdati lu nnomu miu ;
«Nun vinnicati; addiu ! addiu !
« Vinirà un jornu chi mi chiancirà.
Dumanna: – Pri cu'manca
A fari la me tragedia?
Rispusiru : – S'aspetta
La benna cu la sedia.
– Nun vogghiu benna e seggia,
Gridau cu vuci forti,
Cci sacciu jìri 'ntrepitu
Cu l'occhi mei a la morti.
Vogghiu 'na grazia eu dulurusa,
Lu corpu mortu purtati a la spusa. -
E doppu, 'ntrepitu a morti va.
Juntu a ddu locu funibri
Cu passi lenti e sori,
Li granateri préa
Culpillu beni 'ncori.
– Eu vi darò lu signu .
O cari mei surdati ;
Qiannu alzu la manu,
Subitu vui sparati.
Pigghia un aneddu, l'abbrazza e strinci
A lu sò pettu : – la manu spinci...
Veloci sparanu senza piatà.
Cadi ddu corpu a terra
A chidda vampa strema,
'Bbunnanti assai di sangu.
Mortu, ed ancora trema.
Senza mantu riali
Appi lu catalettu ;
Sepultu è 'nta lu sangu
Lu sbacantatu pettu.
LEGGENDE E STORIE. 297
La cara frunti tantu prizzata
D'ardenti palli fu curunata,
E senza craniu Muratti è già.
All'isula di Corsica
Lu corpu sò mannaru
A la dulenti mogghi; -
Oh Diu chi chiantu amaru !
Idda in vidirlu, misira!
Forti un gridu jittau ;
Supra l'afflitta frunti
Svinuta abbannunau.
– Morti crudili, chiancennu dicia,
Svimasti ad iddu, svinami a mia,
Ca a mia la morti vita mi dà. -
Grapissucchiuzzi amabuli,
Guarda li figghi uniti,
Sugghiuzziannu vasanu
-
L'aperti toi firiti.
Oh Diu ! tu 'un arrispunni,
Muratti, miu tisoru;
Li to firiti un parranu,
Oh Diu ! pirchì nun moru?
Di novu subitu svinisci allura;
Li servi currinu cu gran primura.
A sippillirisi Muratti va. -
Populu di Sicilia,
Campa custanti e piu :
Lu vidi li tirribuli
Castii chi manna Diu ?
Castia li re putenti,
Jetta li regni a funnu ;
Vulemu nui distrudiri
Tuttu lu 'nteru munnu ?
298 CANTI Popolari - LEGGENDE E storie.
Ama cu fidi, ca t'ama Diu;
Pri nostr'amuri 'ncruci muriu ;
T'aspetta 'ncelu pri 'n'eternità !
Borgetto e Palermo.
AVVERTENZA
-
Durante la stampa, moltissimi nuovi canti mi sono arrivati
da questo e da quel paese, ma, giunti tardi, non ho potuto
metterli al posto loro. Sono 300 circa: parecchi e bellissimi di
Pietro Fullone, altri importantissimi, fra i quali alcune leggende
e storie. Sento ancora che il Vigo, com'egli stesso per lettera
mi avvisa , ha 2000 canti inediti; questo serve a mostrar più
chiaramente ciò ch'io dissi in principio, essere in Sicilia ine
sauribile il tesoro della poesia. Se a questa raccoltina verrà
fatto buon viso, noi allora con liclo animo ci sobbarcheremo a
nuova fatica, per dare intero a questa nobilissima Isola il mo
numento dei suoi canti popolari tradizionali.
F IN E.
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IN D I C E a -
-
-
i - -
Dedica . . . . . . - . pag. III
Prefazione , - - - - - - - - b V
Canti popolari dei quali mi sono giovato pci confronti » XIII
Collaboratori alla presente raccolta . - y) XIV
CANTI POPOLARI. -
I. Lodi delle bellezze dell'uomo e della donna. » 17
- II. Desiderio, speranza. - - - - - ) 57
III. Amore, baci . . e - - - e ) 71
º IV. Canto, serenate . . . . . . » 105
V. Dichiarazione, promessa, costanza. a - » 135
VI. Saluti, doni . - e - - )) 157
VII. Gelosie, corrucci, pace . - » 167
Viii. Matrimonio • e o s b) 191
IX. Partenza, lontananza . . . . ) 197
X. Abbandono, tradimento, dolore . . . » 205
XI. Sventtira, morte . - - - e ) 217
XII. Canti del prigioniero - e r 225
XIII. Canti sacri - - e - e e ) 241
r XIV. Canti morali e sentenziosi . - - - » 247
- XV. Canti per città e popoli . e ) 259
XVI. Canti per mestieri diversi . - - . ) 265
XVII. Canti satirici . - - - e » 269
XVIII. Indovinelli, scherzi. e - - » 275
XIX. Canti di vario argomento - o - - ) 283
XX. Leggende e storie . . . . . e )) 289
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