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KAISKON.HOFERKE BIBLIOTHEK
Alt
100
. 2 . 29.
DELLE IMPRESE
DEL DOMINIO DEI GENOVESI .
NELLA GRECIA
LIBRI QUATTRO
DI CARLO PAGANO
GENOVA
TIPOGRAFIA DEI FRATELLI PAGANO .
1846 .
ALLO
ILLUSTRISSIMO SIGNORE
D . PRIAMO MANCONI
CAVALIERE
DEI SS. MAURIZIO E LAZZARO
MAGGIOR GENERALE NEL REGIO ESERCITO
INTENDENTE GENERALE
DELLA REGIA MARINA ·
Sllustriſsimo Signore
III122
Scomefu mai sempre lodevolipimocostume
di ognuno il vedere cui raccomandarele opere sue
o d'altrui, e cercare a chi potefsero andar gradite, a
me non fu d'uopo rimanerein ciö lungamente dub
bioso, eſsendo io uno tra quellii quali, per il Mois
nistero che la S. V . Ilustriſsima esercita, devono
efserle oſsequiosi e soggetti. Per il che subito mi
deliberaidi offerire alla S. V. Ilustriſsima questo
saggio storico sulle imprese e sul dominio dei ce
novesi nella Grecia ed isole, di un mio fratello
rapito alla famiglia ed agli amici nell'infausta
spoca del 1835, e dallo steſso lasciato inedito. To pro
curai, con quello studio e quella diligenza che per
me si poteva maggiore, di portarlo a compimento e
di ridurlo nella forma ed ordine più convenevole,
raffrontando ed esaminando gli sparpagliati mano
24 MU m
scritti che mi erano per avventura rimasti,ed ag
12A on
giungendo quelle notizie, ed illustrazioni che sem
bravano fare al bisogno. .
Confidopertanto che la S. V. Hlustriſsima
2402pc PI
vorrà accogliere colla solita sua gentilezza questa
mia qualunque siasi fatica, lo che sara'certo per me
uno dei maggiori premii che io poſsa desiderare.
Laonde anzichépregarla a voler aggradire que
sto sincerotributo diomaggio,mi veggo tenutoa do
vernela ringraziare, ed a protestarmele col pii pro
fondo rispetto sommamente obbligato e riconoscente.
Dell S. V . Illustrifsima
Umil.mo Obb.mo Dev .mo Servitore
GIOVANNI MATTEO PAGANO .
AL LETTORE
Pubblicandosi questo saggio di storia patria di mio fratello
Carlo Pagano sulle imprese e sul dominio dei Genovesi
nella Grecia , potrebbe sembrare ben fatto premettere al
cune cose che lo stesso riguardano , per ismentire le di
cerie di alcuni sul conto di questo qualunque siasi la
voro ; ma noi poco o niun caso facendo di tutto ciò che
abbiano essi potuto dire, scrivere, o stampare accusandoci
di negligenza o dimenticanza , ci basterà il dire che
dall' epoca funesta del 1835 in cui moriva l' Autore ,
fino al presente , fu mai sempre nostro pensiero di man
dar alla luce siffatto lavoro , e che sola cagione fu di
tanto ritardo la perdita dei documenti , dell' originale
corretto , della parte del saggio medesimo già stampata ,
ed il disordine in cui trovammo i fogli manoscritti, oltre
la mancanza di alcuni altri fatti e carte originali che ab
bisognavano a comprovarli; del resto noi già da lungo
spazio di tempo usammo ogni diligenza per tutto racco
– VIII -
gliere , disporre , accrescere ed illustrare , perchè doleaci
rescere
grandemente che fosse lasciata inedita un 'opera da nessun
altro tentata .
Dissi da nessun altro tentata , imperciocchè se noi svol.
giamo gli annali dei Liguri qualunque tempo od epoca
essi riguardino , ci incontriamo in fatti guerreschi, in
narrazioni di civili discordie e siffatte cose , le quali a
mio credere , siccome effetti di antecedente causa avere
si debbono, per poi divenir essi pure altrettante cagioni
di fatti maravigliosi ; ma poco o nulla ricordano di que’
fonti perenni e difficili da cui trasse origine la grandezza
dei Genovesi, il Commercio , pel quale si conosce l' anda
mento di un popolo , e la perfezione cui tende ogni colta
città . E siccome Genova a cagione del luogo in cui dalla
natura fu collocata , dovette necessariamente nascere dal
commercio e per esso crescere e conservarsi ; così noi
abbiamo al certo onde dolerci che dagli scrittori delle
cose nostre un così importante argomento sia stato negletto
o dimenticato.
Perlaqualcosa qualunque sia stata la cagione per cui tanti
scrittori si tücquero , fosse o intrigo di politica , o ragione
di tempi, o spiacevolezza di tema, o difficoltà di cavare
dagli archivj i monumenti al bisogno, non parea da soffrire
che lo straniero ci potesse più oltre tacciare di biasimevole
dimenticanza o di negligenza.
Laonde dopo lunghe consultazioni fatte meco medesimo ,
e senza i predetti motivi , incoraggiato da' quei gentili
- IX -
che aveano in qualche stima mio fratello , e dalla favore
vole circostanza de' tempi, in cui gli studii di Storia Patria
sono grandemente apprezzati , presi il partito di metter
mano al lavoro , e ( come di sè scriveva l' abate Cesari )
« sentendo le mie forze, vedere fino a quanto elle mi
dovessero poter condurre : e secondo che nel processo
io trovassi di me, secondo fare: ed o tirar innanzi il
lavoro , o levarlo d' in sul telajo » . Ma la Dio mercè ,
pervenni se non con quella perfezione che io avrei desi
derata , certo con buona volontà a portar comecchessia a
compimento le presenti istoriche notizie , le quali ora pre
sento al Pubblico per aver agevolata la via a chi volesse
per l'avvenire mettersi alla grande opera di una storia
commerciale , già in parte formata nelle pregievolissime
memorie del P. Semini, e che ora va pubblicandosi dal
l' erudito ed infaticabile Avvocato G . M . Canale.
Molle e grandi furono le difficoltà ch 'io ebbi ad incon
trare in esso lavoro , le quali più lievi mi sarebbero anzi
riuscite coll' imprendere a nuovamente compilarlo , che a
raccozzarlo sulle traccie dell' Autore. E comecchè io fossi
stato capace di estenderlo di mio proprio pugno, non mai
però avrei ciò intrapreso , essendo sempre stata in me
ferma intenzione che di mio fratello venisse da ognuno
riguardato , il quale se meritevole fosse tenuto di un
qualche encomio a lui appartener si dovesse .
Nè credo ingannarmi in questa speranza se non altro,
almeno per essere lui stato primo a ragunare in un sol
corpo i cenni storici sul commercio dei Genovesi nella
Grecia ed isole massime in quelle di Cipro e di Scio.
OL
Che poi questo lavoro possa riuscire gradevole a' miei
1
concittadini, io di leggieri mi reco a crederlo , « perchè
( sono parole di mio fratello ) invero strana cosa sarebbe
che mentre i letterati stranieri si prendono premura, in
traprendono viaggi, e si recano a visitare la nostra città
per trarre dalla polvere degli archivj le nascose glorie di
Genova , noi primi volessimo affatto ripudiarle . Chc se
già il De-Sacy ed altri si diedero alcuna cura delle cose
nostre, il fecero a nostro disdoro quasi che noi non
fossimo da tanto , e togliendoci i rari monumenti , ci
tolsero di mano sì bella gloria. E il Depping nella eru
nano ru
ditissima opera Del Commercio tra l' Europa ed il Le
nova un
vante, ha destinato egli pure a Genova un solo capitolo ,
in cui tutte le relazioni di Lei volle comprendere ; ma
la vastità dell' argomento altro richiede che lo spazio di
poche pagine. » E qui l'aver egli ricordato il Depping
mi tira a dire la rampogna che ci fa nella sua prefa
zione , ove accenna « Génes ne possède pas encore une
histoire commerciale » colla quale sentenza egli mostra
di non conoscere le celebri memorie del sullodato P.
Semini.
Or se a quest' ultime si vogliano aggiungere le storie
che le relazioni del Comune nel mar nero comprendono
dell’Abate Oderico , e l'opera in cui il Cavaliere Lodo
vico Sauli ha con somma lode trattato della Colonia dei
- XI -
Genovesi in Galata , potrassi dire di aver noi già qualche
storia sul commercio , e sulla navigazione dei Genovesi :
al tutto adunque era da dare un complemento a questi
tre autori.
Ed è appunto ciò ch' ebbe di mira in questo lavoro
mio fratello , continuarsi cioè a quanto già ne dissero i
sopralodati autori, i quali, scriveva egli , « di molti luoghi
soltanto toccarono di passaggio , e lasciarono di dire di
non poche parti dell'Europa , e di alcune dell'Africa e
dell'Asia , principalmente su ciò che alla storia dei secoli
XIII. XIV . e XV. si riferisce. »
Ma evvi ancora una parte , la quale benchè breve non
è però di minore importanza, e di cui gli scrittori tennero
appena discorso ; ed è il commercio ed il dominio che il
comune di Genova ebbe per più secoli nella Grecia ed
isole ; perciocchè quelle classiche terre furono in gran
parte genovesi , e da genovesi principi governate , e da
genovesi colonie popolate. E difatti Candia , Cipro, Scio ,
Metelino , Negroponte ed altre molte inalberarono per
lungo spazio di tempo il genovese vessillo.
Ora di queste isole dal decadimento dello impero ro
mano , fino alla fondazione dell' ottomano non vi ha storie
di alcuna sorte , fuorchè brevissime nozioni qua e là
sparse nei numerosi storici bisantini, e dai quali nem
meno per grande fatica avrebbe egli potuto , tentandolo ,
raccogliere quanto sarebbe stato d 'uopo perchè riuscir ne
polesse una estesa e perfetta storia. Ma non però furono
XII -
questi da lui trascurati; e nel tessere la storia del com
mercio di un popolo dovendosi di necessità seguire la serie
dei casi politici , ei procurò di farlo serbando la mag
giore imparzialità , tanto più che essi storici non si mo
strano troppo favorevoli ai Genovesi. Nè a questi solo
si limitava l'Autore, perchè gli storici Veneziani, Pisani
e Francesi erano da lui pure consultati.
Io non tralasciai di usare tutto lo impegno e fatiche
per rendere questo lavoro , per quanto il comportano le
mie cognizioni, più esatto e perfetto che mi fu possibile ,
& degno del pubblico suffragio , ed allontanandomi da quel
silenzio da non pochi antichi scrittori posto in uso , e al dì
d ' oggi saviamente biasimato , cercai d' illustrarlo di note e
citazioni, di notizie e documenti che potevano accrescergli
pregio , allegando di mano in mano gli scrittori da cui fu
rono tolti i fatti in esso descritti.
Ed oltremodo mi fu propizia fortuna , poichè per la
esimia cortesia degli Illustrissimi Signori Marchesi Mas
similiano Spinola , e Pantaleo Giustiniani potei valermi
Scio dai medesimi posseduti, e che inutilmente cerche
rebbonsi altrove; e trovai non lieve ajuto nella genti
lezza del Molto Reverendo Luigi Grassi, Assistente Biblio
tecario della Regia Università , il quale graziosamente di
non pochi documenti mi favoriva .
E siccome quelli che con fatiche e dispendii si avea mio
fratello provveduti onde compensare la perdita dei Libri Ju
- XIII
rium ', da lui non conosciuti, sul commercio in generale
e non altrimenti si aggiravano, e ad una più estesa storia
anzichè ad un saggio sopra di una sola colonia si conve
nivano , così stimai prezzo dell' opera il riportarne , in
luogo di questi , altri che più in particolare possono mo
strare più chiari i fatti , lasciandoli nella stessa ortografia
come si trovano scritti nei libri e pergamene da dove ebbi
ad estrarli. Di molti altri che riguardano pure la Grecia
avrei potuto arricchire la presente operetta ; ma perchè
già per altri pubblicati , ne citai soltanto il titolo e gli
autori in cui possono facilmente trovarsi.
Or di questa fatica certo io spero che i miei concitta
dini me ne vorranno saper grado , e vorranno accogliere
del buon animo questi scritti qualunque essi sieno con
tanta cortesia , quanto fu l'affetto e la fatica con cui fu
rono da me riuniti e condotti a compimento. Della qual
cosa io ne sarò oltre ogni dire lieto e riconoscente , im
perocchè la loro accettazione sarà la migliore ricompensa
dell'opera.
Ed in ultimo poichè mio fratello intraprendeva siffatto
lavoro onde dare una pubblica testimonianza di riverenza
1 Il prefato Luigi Grassi in una sua lettera sulla Biblioteca della
Regia Università inserita nella Guida di Genova compilata dal sig. Giuseppe
Banchero fasc. XVIII dei monumenti pubblici pag. 458 , dice che all' Ilu
strissimo sig . Marchese Massimiliano Spinola dobbiamo noi l' aver riacqui
stati questi due preziosissimi volumi, i quali sarebbero al certo andati
perduti s' egli non li avesse tolti in buon punto di mano a chi ignaro del
loro pregio e valore stava negoziandone la vendita con un battiloro.
– XIV –
e di affetto verso Colui " che tanto di cura e di amore
avea posto nello educarlo fin dalla prima adolescenza e
farlo crescere sotto i suoi occhi e dirigerlo nelle scienze
e nelle letterarie discipline; io a buon diritto potrò cre
dere di aver servito , così operando , alla loro lode met
tendo dinanzi al Pubblico le benemerite fatiche del nipote
dirette a mostrare il non scarso frutto che le istituzioni
carso
dello amantissimo zio avevano in lui prodotto .
di Genova , Socio di più Accademie , zio paterno dell' Autore .
DELLE IMPRESE
DEL DOMINIO DEI GENOVESI
NELLA GRECIA
LIBRO I.
A chi diligentemente ad investigare si faccia la cagione per cui
da umile condizione e da piccoli principj un popolo divenga cosi
ricco e potente da pareggiare le più colte nazioni de' tempi suoi,
si farà chiaro molto conferire a così grande conseguimento l'es
sere in luogo siffatto dalla natura collocato , che gli sia d 'uopo
procacciarsi tutto ciò , di che gli è avaro il suolo natio , e colla
vigilanza le brame antivenire , e colla gagliardia del braccio di
ſendersi dagli agguati sì degli emuli, che dei più potenti 1.
Un popolo posto di mezzo a queste bisogna , fatte ancora maggiori
quanto è più grande il desiderio di conservare sè stesso , non può
non diventare famoso. Ne è l' uitimo dei modi , onde vedere che sì
buon ' essere fiorisca , il costume serbato sempre integro e puro in
fra di esso , che allontanandolo dalla mollezza e dal lusso cor
rompitore , gli pone in mano la palma delle più chiare viltorie ,
per cui se alle belle opere nel campo l' industria si accompagoi
dei ciltadini, i quali e dentro le patrie mura , e in lidi stranieri
i Illustrazione prima.
- 2 --
dieno efficace opera al trafficare , egli è allora che prendendo
sperienza dei mari, conoscendo le vie di terra , portando ricchezze
in patria , avvezzandosi a dispregiare ed a vincere tutti i pericoli ,
gli altrui costumi coi proprii raffrontando , va a poco a poco cre
scendo in virtù , in conoscenza , in ricchezza , e giunge poi a quel
grado summo di gloria , cui possa l' umana forza pervenire.
Le felici Repubbliche , che da tali principj nacquero , crebbero
e si mantenero , furono cerlamente la Genovese , e la Veneziana ,
e di quest' ultima fu mirabile la conservazione, perchè, quantunque
fosse sovente da lurbolenze ciltadinesche , che in ogni paese ve
n ' ba , fieramente comballula , nulladimeno si fece altrui grande
mente temere , locchè tutto debbe alle savie sue leggi , alla li
bertà del suo governo ed al valore de' suoi cittadini , i quali
nel favorire la grandezza nascente , tulti in affermare furono con
cordi, precipuo mezzo essere l'aumento dei confini dello stato ,
e la cultura del commercio , onde fiorire la pubblica felicità . Difalli
volsero appena due secoli , e vidersi compiti i voti di quei gene
rosi, e quale interna forza , e vigor d'animo debba essersimesso
nel popolo , e a qual floridezza sia giunta , non tanto a grande
utile della ragione degli uomioi , e del pubblico governo , quanto
insieme per la privata condizione sua , abbastanza lo si addimo
sira nelle liguri istorie
Incitamento lodevolissimo ad opere memorande furono mai sem
pre pei Genovesi la gloria della Patria e della Religione di Cristo
e l' emulazione , ch' è una virtuosa invidia di azioni ancor più
grandi produttrice ; e se l' una li fe' conoscere e dominare sulle
asiatiche terre , loro proccaciò l'altra una fama europea : per la
qual cosa prima ch' io entri a dire del come siano essi giunti al
possedimento di una gran parte delle famose terre della Grecia ,
reputo non esser fuor del proposito il toccare con rapidi cenni
intorno al dominio ed alle relazioni coi diversi paesi dell' Europa ,
dell' Africa e dell' Asia , onde porre sotto gli occhi d ' ognuno lo
stalo , e la condizione della Repubblica durante il secolo XIII ,
epoca appunto nella quale accaddero le imprese nelle isole
dull' Arcipelago.
Genova adunque in istima presso i Romani, onorala , e protetta
dagli imperatori germanici1 conquistate sopra i Pisani la Sardegna ,
sopra i Saraceni Minorca , presa la Corsica , sfuggita al dominio
dell' imperator Federico , il quale avevala minacciata nella sua
libertà 2 ; Iroyossi alla fine del X secolo 'in istato di opporre a
qualunque nemico un popolo industre , ricco , e bellicoso , e di
por mano alla sommessione delle principali ciltà della riviera
ligure a ponente e lungo le coste della Provenza3, alle quali
conquiste per soprappiù confederazioni onorevolissime coi re di
Francia , e coi duchi di Narbona , di Borgogna , e del Brabante si
aggiunsero . Ma , merce le savie cure del proprio governo , essendo
pervenuto il commercio ad essere parte delle cose politiche , così
ancora fu avuto , ed era in fatto pel bene che di sè partoriva ,
il sostegno di tutto lo Stato ; e furono visti uomini ragguardevoli
per grado , condizione e ricchezze , attendere al maneggio non solo
delle pubbliche bisogna , ed alle militari discipline ; ma ben anche
alle cose riguardanti il commercio : e questo sistema efficacissimo
fu con arte e prudenza posto in opera , allorchè non si volle aver
trascurata la vantaggiosa amicizia coi Saraceni e coi principi delle
Spagne. Le armi dapprima e quindi la politica aveano sgombrato
il Mediterraneo dai pirali , ed aperta un ' agevole e ricchissima
via , sicura a far crescere la gloria e la industria della nazione.
Ond' è che , soggiogate le città d ' Almeria , di Tortosa , l' isola di
S . Lorenzo , ed allre terre ; i re di Aragona 5 , di Castiglia 6 , di
Granata 7 , di Majorca 8 ambirono l' alleanza dei Genovesi , sic
come degna della propria grandezza , e proficua agl' interessi dei
Joro paesi.
Intanto però che con si caldo animo eransi iGenovesi rassicurati
nei paesi al ponente dell' Europa , non fatti , ( come suole avvenire
alla maggior parte degli uomini ) insolenti , ed invanili delle buone
· Illustrazione seconda . $ Illustrazione sesta .
· Illustrazione lerza. • Illustrazione sellimui.
· Illustrazione quarla. 7 Illustrazione ollavu .
* Ilustrazione quinta . & Illustruzione nona .
fortune , ma sibbene affidatisi nella propria virtù , aveano nel
tempo medesimo volto lo sguardo alle terre del Levante , e del
Nord dell' Italia : perlocchè ridotta a soggezione la riviera , e non
poche fra le più nobili città dell' Etruria ", più loro non era d' uopo
dell'altrui consiglio per governarsi, nè necessità d ' invocare le
armi straniere a propria difesa : chè di consiglj e di soccorsi
erano anzi larghi a principi e governi stranieri; quindi amici e
sostenitori caldissimi dei Papi? , sommamente onorati nelle Sicilie 3 ,
alleati delle repubbliche di Amalfi * e di Ragusa , dei marchesi
di Monferrato , dei duchi di Savoja 6 , favorivano con maravigliosa
industria non men che lucro il commercio della Lombardia , del
l' Alemagna , della Polonia e della Ungheria ? , nei quali paesi erano
ricambiati di privilegi , di esenzioni e di onori.
Contuttociò i limiti dell' Europa non bastarono alla loro gran
dezza ; perchè fino da più secoli , incorrotti germi di gloria sui lidi
della opposta Africa e sulle asiatiche terre avevano trapiantato , ed
ivi pure essendo in fiore il commercio , e alle cose di guerra, giusta
il costume di coloro cui l'amor della patria sollecita e spinge ,
dandosi opera , contennero quelle barbare tribù , o collo spegnerle ,
o coll' allontanarle dai mari d ' Italia , e si prepararono in quel
suolo , ricco ed ubertoso sicure e comode sedi ad utile e ad
onore comune. Batluti , e vinti i sovrani di Cetta nel Marocco , vi
si fondò un consolato generale 8; si ottenne da Busacharino signore
dell’ Africa accesso e libero traffico 9 in Bugeja , in Tripoli 10 dal
re di Tunisi protezioni ed agevolezze 11 ; e come che bene spesso
le armi contro gli Algerini si maneggiassero , pure non fu meno
proficua la commerciale relazione con i Dey che colà avevano
impero 12
1 Ilustrazione decima. 7 Illustrazione decimasesta .
Illustrazione decimaprima. 8 Illustrazione decimasellima.
s Ilustrazione decimaseconda. 9 Illustrazione decimaottava .
• Illustrazione decimalerza. 10 Ilustrazione decimanona .
* Mustrazione decimaquarta . 11 Illustrazione ventesima.
& Illustrazione decimaquinta . 12 Illustrazione ventesimaprima.
- 3 -
Appo le coste della Barberia Alessandria , ciltà di molto utile
produttrice sì per la sua vicinanza alla Grecia , al mar rosso , ed
al mar nero , che pel facile approdo dei bastimenti da qualsi
voglia parte essi giungano , fu pure un emporio antichissimo e
doviziosissimo di genovesi mercatanzie 1; e per essere sopravvenute
le crociate , le cose del Comune vi cominciarono a risorgere a mag
gior floridezza , e vigore. Dall' Italia , dalla Francia , dalle Spagne
discacciato il paganesimo, e in Oriente ridotto , a grave danno
della Religione, divenne l' infausta origine di sanguinose battaglie.
La Chiesa Latina non si cessava di mostrarlo ai fedeli , siccome il
profanatore di que' luoghi santi ov' ella era nata , e veniva invi
tando l' Europa a discacciarnelo . Tardi non erano in quello i
Genovesi a mellersi al cimento delle armi, e soyvenivano con
mano efficace all' aumento della Religione coll' estenderne la cre
denza ; al prosperamento della mercatura coll' agevolare le comu
nicazioni; alla conservazione degli aplichi stabilimenti di com
mercio coll' opporsi all' ingrandimento degli Arabi e de' Turco
manni , che già minacciavano invasioni e rapine. Dalla prima
crociala , che fu nel 1090 , fino alla decima nel 1968 , con pari
pietà e valore conseguirono dessi le palme delle più chiare e
nobili vittorie. Ve li incitavano dall’un lato la sempre viva emu
lazione cogli altri popoli concorrenti e navigatori veneziani ,
pisani, marsigliesi , catalani; dall'altro i caldi e pressanti inviti
dei principi, che per l' incorrotta lor fede , e per l' efficacia delle
armi a compagni li richiedevano in si memorabile impresa. Nacque
da ciò , che Riccardo 1.0 re d ' Inghilterra , prima di muovere alla
volta della Soria , volle aver visitata Genova , dal che derivarono
i vantaggiosi convegni con Francesco re di Francia ? , gli onori
da Baldovino re di Gerusalemme concessi , le conquiste di nobili
e ricche città 3 , le agevolezze commerciali in esse per via di
patti oltenule " , e per ultimo la loro prosperità e buona fama di
cui godevano nella Cilicia . Ora tanta prosperità ed onoranza
Doraza
i Mustrazione vigesimascconda . : Illustrazione vigesimaquarta .
· Mustrazione vigesimalerza . * Ilustrazione vigesimaquinta .
- 6 -
avevano , com ' è ben naturale , tirato con sè questa fatale conse
guenza , che i Veneziani vedendo gli emuli loro con si gran pompa
ed ardire avanzarsi in commercio e in imperio sulle fertili terre
dell' Asia e dell'Egitto , a Joró poco fa riserbate, giurarono pren
derne la vendetta da qualsivoglia parte , ed in qualunque tempo
si presentasse. Questa sfrenata ambizione di soverchiare altrui se
non colla virtù , col mal' animo e coll' inganno almeno , consi
gliava la veneziana repubblica a colpir senza pausa e gagliar
damente i Genovesi , i quali mellevansi in giusto timore di doversi
di bel nuovo tenere navigando nei mari dell' Italia , e della Spagna.
Pressava intanto per una parte la invidia , il timore per l' altra ;
pressavano gli avvenimenti.
, Deliberatasi in Francia , e preparata nel 1200 1 una possente
crociala , il conte Baldovino , il conte di Tolosa e gran numero
di baroni e pellegrini convennero in assemblea nella Borgogna
per eleggersi un abile condolliero . Cadde la scella sopra Boniſa
cio signore di Monferrato 2 , uno dei più celebri guerrieri del
tempo , e de' più possenti Sovrani d' Italia. 3 Accettata la carica
onorevole da esso lui , Goffredo Villardoino sea venne presso i
i crociati sulle coste della Siria . Era allora Doge di Venezia
Enrico Dandolo , uomo saggio , onesto e grazioso nei modi della
persona : questi veduto l' utile dell' impresa , accolse la proposta
dei Franchi, e si stipulò con trattati ", e le astute insipuazioni
della politica veneta tanto seppero far presso i capi di quell'eser
cilo , che corrispondendovi le circostanze dei tempi , venne lor
consigliando un fatto d ' importanza maggiore nella conquista di
Ducange , histoire de l' Empire de Constantinople sous les empereurs
francais , lib . I , pag. 2.
d ' Justria .
3 Chroniques nationales françaises dal XIII alXVI secolo , tom .IV , pag. 21.
* I crociati stipularono pel trasporto di 4800 cavalieri, avendo ognuno
due scudieri , e di 20 ,000 uomini di fanteria ; dovevauo quindi pagare due
marche d ' argento per uomo , e quattro per cavallo .
- T
Costantinopoli. Questo ardilo progello fu guidato a buon porto ,
dacchè espugnata l' isola di Zara ", a Venezia ribelle , sciolto
Isacco Comneno dalle catene nelle quali gemea per l'inumana ribal
deria dell'usurpatore fratello ? , posto in fuga un secondo usurpatore
l' omicida Murtzulfo 3 , occupavano i Franchi la capitale dell'Impero
Greco , e Baldovino conte di Fiandra e di Hainaut , uomo pio
e modesto eletto dal consiglio dell' armata * , indossava la por
pora , e cingeva la corona dei Cesari. Ma siccome a lutto ciò non
si sarebbe tanto felicemente riuscito , senza che i consigli e le
armi della repubblica veneziana non v 'avessero data man forte ;
cosi è che, ad essa accordato l'esclusivo commercio del Bosforo a
danno di qualunque altra nazione , calpestando ogni umano dirit
to , erano tratti a rovina gl' interessi commerciali e politici dei
Genovesi in quelle contrade. Oltre di che, siccome l' esercito la
tino di principi e popoli di nazione diversa si componeva, e ca
duta la capitale , il resto dell' impero mal rello e mal difeso sde
gnava l' odialo potere degli imperatori orientali , e pronto a mu
tarlo non opponeva resistenza a chi avesse voluto acquistarne il
dominio ; i novelli conquistatori non si lasciarono fuggir di mano
· Zara, città della Dalmazia situata sopra una piccola isola del mare
Adriatico . Erasi essa sollevata contro i Veneziani, ed avea ricorso per ajuto
a Bela III re d' Ungheria , il quale v’ avea posto una forte guarnigione. I
crociati la presero in onta al divieto del Papa Innocenzo III.
· Costui era Alessi Comneno soprannominato Andronico . Sfuggì almeri
talo castigo col passare a Scutari , e recarsi nell' Anatolia .Ciò accadeva ai
17 di luglio 1203.
o Murtzulfo chiamavasi di vero nome Ducas ; costui ha posseduto per
qualche tempo l' impero di Costantinopoli ; egli era in allora prolovestiario
dell' Imperatore. Niceta , storico bisantino , dice che egli era sopranno
minalo Murtzulfo , perchè avea le due sopracciglia riunite .
" I dodici elettori furono i francesi Nevelon , vescovo di Soissons ; Cor
rado , vescovo di Halbertstadt; Garnier , vescovo di Troja ; Pietro , vescovo
di Betlemme, legato del Papa ; Giovanni, arcivescovo d ' Acri; Pietro,
abate di Loca in Lombardia , poi patriarca d ' Antiochia ; i veneziani Vi
tale Dandolo ammiraglio veneto , Ottone Quirini, Bertuccio Contarini, Ni
colò Navagero , Pantaleo Barbo , Giovanni Baseggio ( e secondo alcuni )
Giovanni Micali. J. A . Buchon .
- 8 -
la preda operando separatamente a proprio vantaggio 1. Quindi
pieni d' ardore, e di desiderio quei cavalieri e quei baroni dalla
Borgogna , dalla Champagna, dalla Germania , e dall' Italia appro
davano sulle coste della Grecia , e Guglielmo di Champelitte s ’ im
padroniva di Patrasso e dei paesi vicini, e collegato a Goffredo
di Villardoino , già elelto da Baldovino maresciallo di Romania ,
atlendeva alla conquista della Morea ? , e venuti a battaglia coi
Greci sul territorio di Megara , fondavano la sede del loro princi
del Peloponneso , Bonifacio marchese di Monferrato , avutone il
dono dall' Imperatore , e dall'armata , e dopo aver soggiogato Na
poli e Corinto , assoggettava il regno di Tessalonica , e l' isola
di Candia 3 : ai Veneziani toccava la maggior parte delle isole
del mare Egeo , e dell? Arcipelago. Le vicende infine procedet
lero in guisa , che la massima parte della Grecia obbediva alle
leggi italiane , e francesi. La Morea divenne tosto una colonia
tanto formidabile , che i di lei vicini ne agogoavano l' alleanza, e
l' appoggio . Non solamente però la gloria delle imprese guerrie
re, ma ancora il desiderio delle ricchezze , l' animo di quei nuovi
conquistatori allettava : a ciò s 'aggiungeva il vedere , che la Gre
cia poteva in ciò ad essi non poco giovare , e l' Attica loro mo
strava i suoi ulivi, l' Arcadia la ricchezza delle sue lane, e le
verdi rive del Ciparisso , dell' Eurota , e dell' Alfeo loro metteano
sotto gli occhi la fertilità di quei popoli.
Il vetro , industrioso trasportato dalla China , sotto il regno di
Giustiniano erasi moltiplicato nel Peloponeso per filare la seta , e
1 I Franchi non solo si divisero quelle terre che in allora erano sotto
il dominio de' Greci , ma quelle eziandio che già se n ' erano sottratte .
· Guglielmo di Champelitte s' impadroni della Morea e dell' Acaja nel
1207 colle truppe che avea tolte dal campo del marchese di Monferrato , e
di altre che eransi a lui riunite. Cronaca di Goffredo Villardoino pag. 130.
• Terminate le feste dell' incoronazione di Baldovino, l'Imperatore asse
gnò al marchese di Monferrato , giusta le anteriori convenzioni, e dietro
il di lui desiderio , il regno di Salonicchi, e l'isola di Candia — DUCANGE
lib . I. pag. 29.
- 9
quindi numerose manifatture di sela , di lane, di lini rendevano
alla Grecia tributarj tutti i popoli d' oriente . In questo il popolo
genovese vedeva assai bene di quanto utile sarebbero riuscite si
belle conquiste ; ma egli in tale occasione non era stato così for
tunato come i suoi avversarj : l'umanità , e la giustizia vi si frap
ponevano ; quindi per non aver egli colle sue schiere ingrossato
l' esercito franco , nè contribuito all' usurpazione dell' impero ,
non era in lui diritto a premio e compenso ; e quindi ancora ,
poichè preso consiglio dalla buona fede e dall' amicizia , non do
veva per veruna ragione intendere a rovina contro i greci impe
ratori suoi confederati. Ciò non pertanto andando a ruba ogni
cosa ed ogni principato , entrarono i Genovesi in determinazione
di usare del proprio valore , soggiogando il Negroponte , ed altre
terre adiacenti nella Grecia , le quali non furono da essi che ser
bate per poco tempo , avendole quasi subito cedute ai nuovi do
minatori 1. Fedeli intanto all' alleanza della greca dinastia vollero
seguitarla nell' esilio ; ed essa riconoscente a così disinteressato
attaccamento , sulle sponde del mar nero fondati i tre nuovi regni
di Nicea , di Trebisonda , e di Tessalonica , ve li accolse amiche
volmente , e usando dei meritati favori, vi conquistarono in pro
gresso di tempo , lungo tratto di paese e regoi, e vi fondarono sta
bilimenti, e colonie 2
Furono appena i padroni del commercio di tutto il mar nero ,
che incominciarono ad applicar l' animo al riacquisto del per
dulo in Costantinopoli : perlocchè più maturatamente riflettendo
sui mezzi atti ad ottenerlo , trovavano , che l' aver trascurato
di procacciarsi alcun fermo dominio sulle terre della Grecia
era cosa di forte danno , e grave intoppo al progettato conse
| Democratia autem Ligurum (Genuenses ) Euripi insulam , et alia loca
sortita est . . . . . . Genuenses Euripi insulam , aliaque loca sortiti , postea
adversariis cam dederunt. Et Bonifacius Marchio Montisferrati Cretam sor
tilus eam Venetis pretio vendit. Giorgio FRANZA Chronicon lib . 1 . Cap.
XXXVII. pag. 93. edizione lugolstad 1604. unito alla storia di Teofilatto
Simocalta .
3 Illustrazione vigesimasesla .
- 10 -
guimento : riflettevano pure essere l' Arcipelago luogo molto
acconcio per giovare , e portare a buono stato le cose loro : per
ciocchè sparso d ' innumerevoli isolette , di seni, e di porti capa
cissimi avrebbe moltissimo la navigazione e il traffico loro av
vantaggiato , sia che il tenessero come per essere un opportuno
sito ove deporre le mercatanzie , che potrebbero poscia verso le
coste dell' Asia , o dell' Africa trasportare ; sia per essere un ac
concio , e sicuro ricovero contro l' assalto delle tempeste , o che
nei viaggi di lungo corso potessero i loro navigli approdarvi , e
rimpalmati , o carichi di nuove merci , volgersi di bel nuovo al
loro destino. Pertanto allettati da tutti questi riflessi di utilità e
sicurezza, fu per essi deliberato prender parte nelle faccende della
Grecia , e tanto più necessarie e lodevoli divenivano siffatte de
terminazioni , allora che profferta al Comune di Genova dal
marchese di Monferrato l' isola di Candia 1 , e per imperdonabil
lentezza del Consiglio non accettata , fu tosto acquistata dai Vene
ziani ? , i quali cominciaronvi a dettar leggi a tutti quei naviganti,
che verso le coste della Siria o della Sicilia volgevano le prue;
per la qual cosa fu forza al comune di Genova di deliberare , che
i bastimenti, i quali a quelle parti navigassero , fossero scortati , e
convogliati da altri legni dello stato . Tali deliberazioni erano bastanti
prove dell' inferiorilà genovese a petto delle esigenze veneziane
sulle acque dell' Arcipelago . L' onore della nazione n' era con
tristato ed offeso ; ma pure era allor d ' uopo acconciarvisi , ed
abbenchè da una parte l' idea della propria grandezza suggerisse
ardite intraprese ; una sana e rella politica consigliava dall' altra
il rispetto a ciò ch ' era d ' altrui.
Erano a questo stato le cose , e seguiti questi ed altri avveni
menti travagliavansi i Genovesi nelle parti orientali ad altre im
prese rivolti , allora quando le vicende d ' Italia fattesi quasi co
L' antica Creta , famosa per le cento città , per lo spirito bellicoso
de'suoi abitanti , e per la fertilità del suo terreno.
° SERRA GEROLAMO . - Storiu dell' Antica Liguria e di Genova vol. II ,
lib . IV, capo I.
muni con quelle della Grecia , li portarono a poco a poco a conse
guire ciò che da lungo tempo desideravano.
Tiravano innanzi con più ardore tra i comuni di Genova, e
di Pisa le antiche inimicizie , e correva il 1204 , quando occu
pata dai Pisani la città di Siracusa nei mari della Sicilia , si di
sposero i Genovesi a riconquistarla , non tanto pel vantaggio che
al potere ed al traffico loro ne sarebbe tornato , quanto per averla
ottenuta già in dono dall' Imperator Federico Barbarossa . Confede
rati pertanlo ad Enrico Conle di Malta 1, calarono a Siracusa , che
dopo sette giorni di assedio e di battaglia ricuperarono , e guar
nita di sulliciente presidio , in dono ad Alamando Costa la diedero.
Non si frenava con tuttociò l' odio nemico , poichè infestando in
gran numero i pirati pisani le acque della Sicilia e della Grecia
pon lieve detrimento ai genovesi naviganti arrecavasi. Alamanno
Costa prima di avere il comando di Siracusa era intento , d' ordine
del Comune, a sbaraltare i Pisani, che d 'ogni parte lo molesta
vano , ed iva incrociaodo a tal uopo con forte naviglio nell' Arci
pelagn. Avvenne un giorno , che dando la caccia ai pirati con una
sola nave la Carrocia , fu all'improvviso sorpreso da un bastimento
pisano il Leopardo guarpito di 500 combattenti ; ma incominciata
Ja zuffa , tanto fu l' impeto con cui venne all' assalto , che posti in
iscompiglio i nemici , tosto li vinse , riportandone un ricco bot
tino ?, e rimorchiò la nave prigioniera alla vicina isola di Candia ,
ore per lema e di nemici e di pirati , e per avvisi avutine da Ala
manno Costa , altri liguri bastimenti dalla Soria , e dall' Egitto
erano convenuti .
· Alcuni storici, fra quali il Giustiniani, lo chiamano pure Enrico Pe
scatore , conte di Malea , che è un promontorio nella Morea distante 60
miglia dal Capo S . Angelo , noto in oggi sotto il nome di golfo di Volo .
GIUSTINIANI lib . III. Il Ducange concorre a sostegno di questa opinione di
cendo che Enrico Pescatore (Pêcheur) reggeva alcune piazze nella Morea
dalla parte del Capo di Malea . Ciò giustificherebbe sommamente il desi
derio che negli anni successivi egli dimostrò per la conquista di Candia .
I Genovesi presero in essa 253 armature di ferro , ed una gran quan
tità di giubbonidi maglia , di celate , di targoni e molte altre armature. Giust.
- 12 -
Da qui prese forma la colonia dei Genovesi in Candia ; poichè
i cittadini quivi raccolti , con buona messe di mercatanzie , die
dersi tosto a vedere, come ad ogni loro bisogna prorveder si po
tesse , facendo in fra di essi la scelta di quattro rettori , Lamberti
Fornari, Belmusto Lercari , Uggieri dalle Isole , ed altro Belmu
sto Lercari più giovine , i quali poscia si volle che il titolo di
consoli assumessero 1.
Erano appena trascorsi due anni dalla vittoria di Siracusa , al
lorchè Enrico conte di Malta , reduce da onorevoli imprese , ri
volse desiderii ed armi all' isola di Candia. Ributtavanlo i Vene
ziani , ed egli inviava Arnaldo Baldovino ambasciatore a 'Genovesi,
onde implorarne l'ajuto .
Disputavasi nel consiglio del Comune sull' inchiesta del copfe
derato , ed abbenchè per la leale amicizia onde a lui si le
gava la Repubblica , la maggior parte a suo favore inclinasse ;
sorsero nondimeno discussioni e dispareri non lievi. Opponevansi
gli uni allegando , che nel mentre stava ancora aperta la guerra
contro i Pisani, non si dovessero impiegare le forze in pro d 'uno
straniero , il quale pel colmo de’ daoni avria potuto attirare l'ini
micizia evidente dei Veneziani. Opipavano in contrario coloro
che sotto le mura di Siracusa avevano ammirato il valore del
conte , dicendo convenirsi più alla grandezza della Repubblica
il curarsi delle vere e ferme amicizie , che delle incerte e sup
poste inimicizie temere ; troppo grave essere il biasimo che tor
nerebbe al decoro di lei, se in tali urgenze l'amico non soccorres
se ; che all' occasione potrebbele toccare il ricambio e trovarsi
ella stessa nel bisogno medesimo abbandonata ; riflettesse starsi la
maggiore riputazione de' potentati nella forza dell' armi, tanto più
se per mezzo di essa sappiano le paci e le amicizie procacciare ,
ed a loro pro mantenere.
Queste , ed altre giuste ragioni ottennero infine l'approvazione
del consiglio : perlochè deliberati i Genovesi di associarsi a quel
l'impresa , non furono si tosto al conte Arrigo collegali , che fallo
1 GIUSTINIANI. lib . III , CICALA M . S. anno 1201.
- 13
impeto contro l' isola di Candia con cinque navi , e ventiquattro
galere ", ed espulsi i Veneti , se la rendevano tributaria , dandone
il dominio al principe greco .
Nel successivo anno 1207 , Rainieri Dandolo che , profugo da
Candia ove poc' anzi teneva il comando de' Veneziani, sortiva
dalle Lagune , e navigando verso la Grecia , assicuratosi del dominio
di Corfù colla morte vituperosa data a Leone Ventrano , che in
viato con forte naviglio dal comune di Genova per le cose di
Candia , se ne era impadronito ; tolte le città di Corone e diModone
sopra i Genovesi, che sotto gli ordini di Belamuto ne guardavano
con poche navi i porti , e le andavano meltendo in soggezione 2 ;
si volse a riconquistare sopra Arrigo l'isola perduta . Ma i Greci
ed i Genovesi di Candia che sempre pronti alla pugna spiavano ,
anzi con ognimaggior certezza aspettavano l'avvicinarsi dell' oste ,
vidersi all'improvviso provocati da Rainieri al cimento dell' armi,
e sostenuto l' attacco , respinte le schicre nemiche , ebbero la vit
toria. Dandolo fu prigione e mori 3.
Contultociò la Repubblica di S. Marco mai non si ristava dal
molestare con frequenli ed improvvisi assalti Enrico nel possesso
di Candia , il quale ridotto all'estremo delle cose , già perduta una
parte dell' isola , sfornito di sostegno e soccorso per reggere alle
rappresaglie , venne in persona a Genova onde veder modo che la
Repubblica soccorrere in quella guerra per la terza volta il vo
lesse. Molto onorevolmente ricevuto fu nel consiglio del Comune ,
e discorrendo con facondia e sapere sulla potenza dei Veneti nelle
parti orientali , sulla turbolenta ed instabile partizione del greco
impero e sulle forze pascenti dei Saraceni, dimostrò come delle
infinite dissensioni dovessero i Genovesi approfittare , onde nuova
NicetaE CHONIATAE , Annales Balduinus Flander pag. 337. Edizione
veneziana 1729 « Et Genuenses . . . . . V. rotundis navibus et XXIIII trire
mibus comparatis , per mercaturae speciem in Crelam trajecerunt. » Giu
Stiniani lib . III. anno 1206 .
• DUCANGE, lib . II, pag. 99.
* GJUSTINIANI, lib . III. Gli storici veneziani pretendono invece che
Dandolo facesse prigioniero il conte Enrico , e lo discacciasse dall' isola .
fama ed onori al nome loro si conseguissero ; quanto importasse
di maturamente provvedere ai mezzi di opporsi all'ingrandimento :
dei Veneziani in Levante; che a lui per ciò si affidassero , che il
soccorressero, e che in Grecia potente il conservassero : non di
menticherebbe egli mai di essere amico e confederato lcalissimo ,
e che pronto ad ogni sacrifizio in qualsivoglia occorrenza , per gli
interessi della Repubblica si adoprerebbe. Da un così fatto ragio
nare , e da sì belle proposizioni vedeva il Comune ogni sorta di
vantaggi sortire; se non che avendo in animo di ciò solo fare,
risposta : che sommamente avevansi a caro dai Genovesi le esibi
zioni ed i ricordi di lui, e che tenuti del dovuto conto , si ver
rebbe all' impresa allorchè il tempo vi fosse accomodato ; ma che
infrattanto , tra per essere in piedi la guerra contro i Pisani, tra
per essere stimolati dal Papa , volevasi tentare dapprima di veder
mezzo al conciliamento co ' Veneziani1.
Soddisfatto lo stesso Enrico da questi detti , furono tosto de
putati ambasciatori a Venezia , la quale non solo non volle porgere
orecchio alle pacifiche dicbiarazioni ; ma molto si mostrò mal
contenta e sdegnata contro di Genova , che offesa a si grave ed
ingiurioso procedere si dispose a compiacere il Conte , e gli forniva
ollo galee , una galeazza , tre navi , cento cavalli , e gran quantità
dimunizioni e di denari , e deliberata la navale spedizione, stipu
lavasi tra la Repubblica ed il Confederato a ’ 25 luglio 1210 alla
presenza dei consoli Guglielmo de Nicola Embriaco , Enrico Dioti
salvi, Enrico della Domoculta , Gio. Advocalo Guglielmo Malocello
un trattato , nel quale il conte di Malea , che pur s' iotitolava signore
di Candia , promise 2 d ' osservare gli ordini che i Genovesi avessero
dati , di far guerra a ' nemici loro , e non far pace senza espressa
licenza , e nel dichiararli franchi da ogni dazio con libertà di com
mercio nelle sue terre , concedeva ad essi, se l' impresa dell'isola
fosse riuscita , un bagno, un fundaco , un forno uella città di Candia ,
· INTERIANO , Sloria di Genova , vol. 1.
· ROCCATAGLIATA , M . S. 1210 .
- 19 -
ed al loro dominio quattro diversi luoghi nell' isola ed altri ter
reni assegnava ; obbligavasi in ultimo di restituire certa somma di
denari da esso tolta ad imprestito , asseverando che s' egli fosse
venuto a morte orbo di legittimi eredi, la sovranità dell' isola
nel comune di Genova trapasserebbe.
Ora quantunque in tutto ciò non s' indugiasse , anzi grande fosse
la celerità degli armamenti , a nulla giovarono né i provvidi con
sigli , nè i dispendiosi soccorsi , nè le fazioni di guerra , nè le
ribellioni suscitate ; talchè deposta dai Greci e dai Genovesi ogni
idea di rinnovare gli attacchi, per la rotta toccata alla squadra
soccorritrice , e per la prigionia del Costa che fu menato a Ve
nezia , si desistè dal voler conservare quella importante conquista ,
e ritornati i Veneziani nel dominio dell'isola , vi si fortificarono
in modo da assicurarsene un più durevole possesso .
Qui terminava l' impresa diCandia ,ma vi traevano jpfausto prin
cipio gli odii e le inimicizie contro dei Veneziani, i quali predale
in que' mari non poche liguri navi , porgeano i primi occasione
ad avvedimenti calamitosi. Quindi è che venute a conflitto le due
repubbliche , altro non intentarono per più secoli che morte e ro
vina alla propria rivale , siccome un giorno di Roma e di Cartagine
avveniva .
Desiderosi però i Genovesi, che ad altri fatti accendavano, di
liberarsi da un nemico importuno che ad ogni istante ed in ogni
occasione era loro alle spalle , e di vederla finita colle sanguinose
· Dal Pubblico Registro , fogliazzo 41, carte 4 , presso G . B . Richeri nel
suo indice 1 e 2 , p. 345 a tergo, già esistente nell' archivio segreto , appa
riva che nel 1210 Ugo Mazale e Lanfranco Scollo contrattano per pubblico
instrumento d ' impiegare una grossa somma di denaro nelle spedizioni di
Candia e di Malta , per cui il conte Enrico , signore di Candia , obbligava
tutti i proventi dell' isola del Gozzo di cui era padrone. Da M . S. - Giacomo
DA VARAGINE nelle sue Cronache , nel MURATORI Rerum Italicarum script.
a pag. 44 dice che quella somma fosse di 3000 lire , tria milia librarum .
Il GIUSTINIANI ne' suoi apnali nota che queste 3000 lire furono dale ad
Enrico nel 1206 , e che nel seguente 1210 ebbe il conte un soccorso in
denaro , armi e viveri per la somma di 25 ,000 lire.
- 16 -
fazioni, spedirono nel 1212 ambasciatori , Simone Buferio e Nicolò
De-Mari a Venezia , i quali fecero tregua per tre anni con sedare
non solo il veneto livore contro il comune promettendo rispetto
e concordia a Venezia sì per terra che per mare , giustizia per le
offese ricevute da qualsivoglia suddito genovese , restituzione
del mal predato ; ma ben anche col melter fine all' aperta inimi
cizia contro i conti di Malea , di Siracusa e di Sicilia , obbligando
i Genovesi che in quelli stati facevano dimora di giurare ed os
servare pur essi la tregua sotto pena di assalirli e danneggiarli
nei beni e nelle persone , e prometteva il Comune di soddisfare
alla quarta parte delle spese che la repubblica di Venezia facesse
per l'armamento delle sue navi destinate a combattere i Genovesi
dalla Sicilia , od i Conti di Malta e di Siracusa , che facessero
armata contro di essa .
Nè qui sembra d ' uopo dover far ragione e considerare le circo
stanze dei tempi, onde si faccia manifesto quanto saggia ed accorta
sia stata la pace convenuta. Fu saggia perchè cessate le guerre
e le rivalità , era lasciato in quelle acque navigare liberamente ; fu
accorta perchè sebbene fosse tornata Candia nel potere dei Vene
ziapi, vi si usava delle ottenute concessioni , ed il monopolio
mercantile vi si proseguiva ; ond' è che andando le cose a seconda
e per quel verso che più si bramava , si prevalevano i Genovesi
con non minor ardimento e maggiore fortuna degli antichi pri
vilegi e consueludini, non solo in questa ,ma ben anche in altre isole
della Grecia , in Cipro principalmente , dove fin dal 1135 avevano
dal Papa Innocenzo II ollenute franchigie ed immunità 1.
Rispettato e temuto era in quel regno il nome dei Genovesi , e
fin da tempi remoti lucroso e libero il commercio vi praticavano
favoreggiali e protetti dai re di Cipro , dai Papi e dagl'Imperatori :
vicende , onde fu già desolata ed afflitta quell' isola tanto infelice
quanto fertile e bella ?, e caduta in potere dei Lusignani, la ligure
* Caffaro fas. 1.º, pag. 71 , Ediz. Genovese 1828 .
2 Illustrazione Storica ventesima sellima.
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fama e la mercalura preser piede più fermo. Ed in prima la regina
Alice , vedova del re Ugo I di Lusignano , reggente e governatrice
nella minorità del figlio Enrico I !, per confermare la confederazione
avevano all' estinto consorte in circostanze urgentissime sommini
strato ,garantiva , e loro in Cipro accordava sicura e pacifica resi
denza , libero traffico , esenzione di diritti, curia indipendente , fuor
chè per omicidio o tradimento , vice contado e due terre presso Ne
mosia e Famagosta 2. Ciò si affermava e si promelteva nel 1218, onde
sommo il vantaggio pel ligure commercio dell' Egitto e della Siria
tornava ; perciocchè erano soliti rilasciare nell' isola di Cipro i ba
stimenti, che in quel secolo in numero straordinario coi Saraceni
mercanteggiavano , da dove riattali, o di altre merci provveduli ,
nei porli dell’Oriente li trasferivano . Ma non solo i Genovesi si
videro in mano grandi ricchezze portate loro dall'avvantaggiata
mercatura ; ma ben anche ebbero parte alla gloria di belliche
imprese fatte ammirare da tutti , allorquando venivano soccorrendo
e conservando nei loro diritti quei Monarchi, che sul soglio regale
sembravano vacillare per josapa follia di partiti ribelli.
Ora perchè la storia proceda a dovere , e le belle azioni dei Gc
novesi con maggior pregio appariscano , d'uopo è premeltere alcuni
falli che la condizione di quel regno particolarmente riguardano.
Fu morto appena Ugo Re di Cipro , che per provvedere alle
cose dello Stato , essendo Enrico figlio di lui ancor minore di elà ,
si venne all'istituzione d 'una reggenza formata della vedova regina
Alice , e dei fratelli di lei Giovanni e Filippo d ' Ibelin .
Ma altri avvenimenti che minacciavano l' Italia vennero a versar
sopra Cipro tutti i mali e tutte le sciagure della guerra. Federico II
l' Imperatore Infante di Puglia , il quale , colla finzione di portarsi
io soccorso di Terra Santa , avea fatto formidabili preparativi di
guerra al solo oggetto di tormentare l' Italia , fu grandemenle stur
bato in questo suo pensiero da due avvenimenti, i quali contribui
į V . Genealogia dei Re di Cipro e di Gerusalemme ecc .
i V . Documento , anno 1218 .
rono a rilardar la sua marcia verso l' Orienle : l' aver cessato di
vivere e l'Imperatrice sua sposa dopo aver dato alla luce il principe
Corrado , ed il Papa Onorio III morto agli 8 di marzo 1227 dopo un
savio governo di dieci anni e otto mesi. Ma eletto il nuovo Papa Gre
gorio IX1, di un carattere più risoluto e più fermo , invitò Federico
all'adempimento delle sue promesse , minacciandolo dei fulmini
della S . Chiesa , e dichiarandolo decaduto dall' impero e dagli altri
suoi stati. Federico però , sordo alle minaccie del Papa , a tale
eccesso di violenza portava la sua condotta , che il 29 settembre
dello stesso anno gli apatemi della Chiesa gli piombavano sul
capo , e quiodi vieppiù sdegnato , invadeva gli stati del Papa , ne
perseguitava lulli i fedeli sudditi , e volgeva a danneggiare Cipro 2 ,
sulla quale isola , per aver condotto in isposa la sorella di Alice ,
pretese , con poco giuste ragioni, aver diritto e poter gover
nare , assumendo sopra sè stesso la tutela del giovine Re; e
onde l'intento suo più spedito effelto oltenesse , sempre sotto colore
di recarsi al soccorso di Terra Santa , con 70 vele a Limisso nel
mese di luglio 1228 approdava. Qui pervenuto , faceva gentile in
vito a mensa presso di sè con mentite parole di benevolenza e
di affetto a Giovanni d ' Ibelin signore del castello di Berito o
Baruto , ai di lui figli , al piccolo Enrico , e con ogni modo di cor
tesie e di doni li accoglieva. Se non che , terminato il banchetto ,
ecco buon numero di soldati e di cavalieri circondare le sale , e
Federico tener discorso al Signore d' Ibelio in questi termini:
« Signore, io bramo che mi cediate la fortezza di Baruto , siccome
appartenente a mio figlio erede del trono di Gerusalemme 3; e nel
medesimo tempo che mi rendiate stretto conto delle entrate di Ci
pro , che dalla morte di Ugo , or son 10 apni, sta nelle vostre
Fu questi Ugolino cardinale , arcivescovo d ’ Ostia , dei conti di Segna
e di Anagni, nipote d 'Innocenzo III. Platina, Vile dei sommi Pontefici.
• Histoire générale des Royaumes de Cypre , de Jérusalem el d' Egypte
comprenante les Croisades elc. elc . Par le Chevalier DOMINIQUE JAUNA à
Firenze v. a' lib . X , cap. 2 e 3.
3 V . Genealogia dei Re di Cipro e di Gerusalemme ecc.
- 19 -
mani, ed a me poscia , fino alla maggiorità di Enrico , ne rimetliate
il governo , così volendo le costituzioni alemanne. »
Meravigliossi di cotale inchiesta il signor di Baruto , nulladimeno
rispose : « Non cedere il forte , perchè feudo , da Isabella figlia di
Almerico a lui concesso ; non render ragione dei reddili del regno
di Cipro, perchè sotto amministrazione della Regina reggente ; non
aver infine l' Imperatore diritto alcuno sul dominio dell' isola ,
essendo che Alice era l'unica e la tutrice legillima di Enrico
suo figlio . » Federico , mal soffrendo che un animo si fermo e sì
deliberato si opponesse alla sua volontà , infiammato di sdegno,
fe' prigionieri i figli del Contestabile , dichiarando tenerli in ostag
gio presso di sè , finchè il padre citato d ' incanzi alla Corte di
Gerusalemme, a compiacerlo non si risolvesse.
Mesti e dulenti rilornavano in corle Giovanni d'Ibelin ed il giovine
Enrico , e l'Imperatore alla partenza sidisponeva , quando altre cure
e più serie vicende sopravvenpero all'improvviso a conturbarlo
nelle sue macchinazioni , e a richiamarne il pensiero verso i regni
d ' Italia , ove il Papa e Giovanni di Brienne gli moveano guerra
nella Puglia . Sospese pertanto le accennate controversie , rimetteva
in libertà i figliuoli del signor di Baruto ; e composta una tregua
col soldano Gemel, contro cui si era mosso , celebrava in Cipro
le nozze del giovine re Enrico con Alice figlia di Guglielmo IV
marchese di Monferrato cugino di lui, e se ne partiva per l' Ilalia .
Partiva si, ma le traccie della più iniqua tirannia lasciava im
presse su quella misera terra; egli violava ogni umano e divino
diritto ; e dava Cipro in appalto , fino a che il re non fosse pervenuto
ai cinque lustri d' età ; a Camerino Barlas, ad Almerico di Bersan ,
ad Ugo diGiblet , a Guano il Rosso e Guglielmo di Rivet, lasciando
allo stipendio di essi baili molti Alemanni , Fiamminghi e Lom
bardi, ed un misto di gente perversa , ultima feccia od avanzo del
l'esercito suo. Ma i cinque baili non si losto si videro padroni
delle fortezze , e trovando di avere molti cavalieri e pedoni, ven
nero in grandissima superbia , sperando di potere in tal guisa man
tenere quella terra, e contendere col signor di Baruto , dal quale
combaltuti , ebbero la peggio . Nè perciò si arrestava l'odio o il livore
:- 20 - -
dell'animo imperiale , poichè, rassellate appena le bisogne nella Pu
glia , Federico spediva in Cipro sopra 38 pavi e 22 galere un ' ar
mala numerosissima formata di altreltanti ladroni sotto il comando
di Riccardo Filinger mariscalco dell' impero ; riputando abbastanza
compiuta l' opera sua , ed oltenulo lo intento , sia che Cipro cadesse ,
sia che la sua gente fusse vinta e sconitta ; perchè tanto alla ro
vina di questa , che all'usurpazione dell' isola indistintamente ago
goava. Quest' orda di fuorusciti non tardò ad invadere per via
d 'armi e d' astuzie tutto quel regno. Oppressi , incarcerati e morti
furono i buoni; i malvagi trionfarono 1. Occupate Famagosta e Ce
rines, ciltà principali, ed altri siti dell'isola , si volsero gli Ale
manni all' espugnazione del castel di Baruto sulle coste della Siria .
In mezzo a tanta desolazione e sì spaventevole rovina non si
erano fino ad ora ingeriti i Genovesi in quelle controversie , nella
speranza, che oltrepassata la procella , e quegli animi cupidi e ra
paci sazii di sangue e di tesori, ogni cosa al pristino stato di
calma e di prosperità ritornata sarebbe. Osservando però che i
silccessi degli agitatori non si mostravano conformi ai loro desi
derii; ma anzi procedevasi con inaudita barbarie ed aperla ingiu
stizia , si dichiararono sostenitori della reggenza. Per la qual cosa
essendosi il signor di Baruto nella città d ’Acri ridotto , fu da essi,
che polepli e forti vi erano , in modo tale soccorso , che in breve
quali allora occupavano Cipro e Barulo .
Ricevuto il ligure sussidio , diessi principio alla guerra collo
assediare il castello di Barulo , il quale tosto si arrese; e crescendo
la fiducia dei loggiaschi isolani per la viriù dei valorosi alleati ,
verso l' isola sopra tredici navi genovesi navigarono. Qui soprav
venuti, approssimandosi dapprima al forle castello di Cerines, e
poslovi l'assedio , l'occuparono facilmente , e falta una fazione
improvvisa sopra le città di Famagosta e di Limisso , ne sbara
gliavano e ne ribultavano i Longubardi, i quali, siccome è co
stume degli uomini vili e traditori, all'avvicinarsi del pericolo
i M . S. sull'isola di Cipro.
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volgevano paurosi le spalle ; oltrechè slanchi da un lungo ed in .
frultuoso guerreggiare, mal sicuri e mal visti , con onla di loro e
del capo che gli aveva mandati , avviliti e derelitti se ne fuggirono.
Queste vittorie valsero maggiori vantaggi a 'Genovesi , per modo
che vieppiù conciliandosi a proprio favore gli animi dei re di
Cipro , divennero in progresso di tempo i loro più sinceri e più
distinti alleati e diſensori. Ora infrattanto , perchè senza il meri
tato compenso sì belle azioni non rimanessero , il re Enrico , di
sua espressa e spontanea volontà , confermò loro gli aplichi privi
legi, aggiungendovi assoluta proprietà di un casale per nome
Despoire posto nel territorio di Nemosia , privilegio di foro , libero
traffico scevro di dazii, fuorchè per vino, grano e legnami; alcune
case in Famagosla ?, altre nella cità di Pafo 3, altre in Cherina 6
ove i consoli e vice-consoli genovesi tenevano corte e tribunale ;
Jibero accesso alla sua reggia , promeltendo di custodirli e difen
derli sia per mare che per terra . Nel successivo apdo 1233 que
ste concessioni furono estese, anche per tutte le terre poste sotto
il dominio di Enrico nel regno di Gerusalemme, per lo spazio di
cinque anni, cominciando dalle calende di giugno .
Le narrale stipulazioni miravano a far fiorire il commercio
ed a maggiormente assicurare in quell'isola il potere dei Ge
· Documento anno 1232. Nemesia , ossia Limisso , città fabbricata dai Lu
signani, e distrutta negli ultimi tempi, fu città molto acconcia al commercio ,
abbondante di carni, cacciagioni, frutti e legnami: alla sua spiaggia vi ap
prodavano ed ancoravansi molte navi , e principalmente quelle che face
vano traffico colla Soria ed Alessandria , vi venivano a far provvigione di
vino , d 'acqua , tegna e gran quantità di cotoni e di zuccheri.
· Famagosta , dal greco Amocosli, cioè ascosa nell'arena , fu ed è città
di gran commercio e forte con castello , porto ed arsenale . Questa città
cadde in potere dei Genovesi , i quali ne furono signori per molti anni.
3 Pafo , l' antica Pelafo , luogo consacrato a Venere ove sorgeva il tempio
famoso , sulle cui rovine messer Giovanni Badoraro veneziano avea co
strutto un magnifico palazzo del quale più non rimangono che gli avanzi.
Da M . S .
* Cherina , o Cerines , antichissima città fabbricata da Ciro re di Persia ,
con un castello fortissimo riguardato siccome inespugnabile.
– 22 –
novesi sopra le allre nazioni concorrenti. Saliti quindi in più
chiara ripulazione , vi si promoveva con ogni spezie di favore
e d'ardor d ’animo il traſfico in tutti quei generi , de' quali era
fecondissimo quel terreno ; ed i vini delicati , e lo zucchero , l'in
dacò, la seta , i coloni ed altre merci di valore lor procacciavano
un copioso guadagno , oltrechè una straordinaria quantità di le
gnami favoriva all' industria per la costruzione dei bastimenti ,
e per l' uso che n 'era fatto nelle miniere dei metalli e del ferro
massimamente. Ei pare che questa lontana prosperità mercanlile
fosse di non lieve aumento a quella di Genova , perciocchè i traf
ficanti recando in patria i prodotti di quei terreni , ne riporta
vano in cambio (frutto d ' un largo monopolio ) i panni di Francia ,
delle Fiandre, e le stoffe d' Italia , e drappi ordinarii e forti , che
usciti dalle manifatture genovesi , servivano all'uso dei marinai e
ad altre piacevolezze europee. Ond' è che, così avanzandosi nei
propri interessi, assicurato il commercio e guarentite le posses
sioni con editli sovrani, molte famiglie genovesi si trasferirono
ad abitar Cipro , molte la citta dinanza vi ottennero , ed in breve
una colonia floridissima sorse .
Intanto venuto a morte Enrico I nel 1253 , ebbero le redini del
regno i due Ugo l'un dopo l' altro , ai quali successe nel 1284
Giovanni I. Trascorso un anno appena , il dominio dell' isola
passò nelle mani di Enrico II. In lulto questo tempo i Genovesi
colsero il frulto dei privilegi concessi , ed altesero agli uffizii
della mercatura , e si apprestarono alla conquista di Rodi , che ,
tentata , riuscì, mentre n ' era governatore certo Leone Gabalas
Cesare pel suo fratello GiovanniGabalas allora assente.
Valace, imperatore di Nicea ebbe appena contezza di questo fatto ,
che posta insieme con gran diligenza un 'armala navale , ne affidava
il comando a Giovanni Cantacuzeno , per discacciare i Genovesi da
Rodi, i quali vi si erano fortificati. Venuto all'approdo , il generale
greco s' impadroni sul bel principio di alcuni lunghi, e già met
levasi tra via di ridurre il rimanente con ogni facilità , quando
Guglielmo di Villarduino principe di Acaja , ed Ugo duca di Bor
gogna , che appunto allora trovavasi col principe nella Morea ,
-- 23 --
stretta alleanza coi Genovesi , loro furnivapo buon numero di ca
valieri ch' essi conducevano in Terra Santa . Con questi soccorsi ,
preso animo maggiore , gli assediati divennero assalitori, e mostra
tisi in campo , respinsero il Cantacuzeno , forzandolo a dimellere
l' assedio e scacciando tutti i Greci dall'isola. Ma Vatace non in
timorito dall'esito sinistro della prima spedizione, ne inviò all' isola
una seconda, che sotto la condotta del conte Teodoro Conte-Sle
fano , riuscì a discacciarne i Genovesi , cui era tolla ogni speranza
di mantenervisi per la deficienza dei mezzi 1. Le cose di Cipro
continuavano intanto nella maggiore prosperità , e nel 1988 a' 21
settembre , approdato colà Benedetto Zaccaria vicario e sindaco
del Comune , stipulava col nuovo re Enrico II altre convenzioni,
nelle quali interessi di poco momento si regolavano , e che poscia
erano legalmente da Guglielmo D 'Oria ambasciatore genovese a
17 maggio 1292 ratificale .
Erasi intanto accesa la guerra tra il re di Cipro ed il sol
dano Melec , il quale stringendo , d 'assedio la terra e la città
d 'Acri, le più orrende ed inumane crudeltà vi commelteva . Inu
tile riusciva ogni sforzo al re di Cipro , onde l' irruzione delle
orde saracinesche arrestar potesse , quantanque ai Genovesi ed ai
Cavalieri del Tempio , che in Aeri avevaplo seguitato , unito si
fosse . Il perchè le cose procedettero in guisa , che ai 18 maggio
del 1291 Acri cadde in potere degl' infedeli , e le case deiGeno
vesi , dei Pisani , degli Alemanni , il castello degli Ospitalieri
furono arsi e distrutti, più a ' cristiani non restando un sol palmo
di terreno lungo la Siria , ove già un tempo e terre e castelli e
città numerose avevano in propria balia 2 .
· DUCANGE Lib . V , pagine 307 , 308.
Acri, Sur, Jaffa , Ascalona, Guadre, Ybelin , Galilea , Saeta , Belforte ,
Cesarea , Bessan , Crac, Monreal , Santo -Abram , Baliem , San Zorzi, Arsouf,
Caiffa , Caimeni, Nazareth , Belmas , Nefin , Baruto , ecc. Per l'invasione del
soldano di Babilonia i cristiani furono discacciati da tutte queste terre ,
e quindi non è meraviglia se l'affluenza di essi nell' isola di Cipro vi abbia
prodotto una carestia . Da M . S.
- 24 -
Disordinate e pericolanti le cose dei cristiani in quei paesi per
lo approssimarsi del turco, concorreva da ogni parte in Europa
quella gente derelitta e dispersa , che la notizia recava di così in
fausta catastrofe : ne gomevano i principi; ma più di loro il Papa
ne aveva l' animo contristato , siccome di una sventura al sommo
fatale per gl' interessi della chiesa e dei popoli. Proclamavasi per
tanto una crociata . Le protestazioni e gl’inviti della Santa Sede
si fecero dovunque sentire , ma senza frulto . Genova sola commos
sero : e la repubblica deliberava un soccorso di dieci galec, le
quali ad altre dieci , che s' erano dal Papa fatte armare in Ancona ,
accompagoandosi, ad arreslare senza indugio muovessero le turbe
invaditrici , che nella piena della vittoria insanivano ed iocrudeli
vano contro i cristiani, volte a perseguitarli si in terra che in
mare , e principalmente nell' isola di Cipro, ove si erano ricoverati
per la massima parle. Ma la venuta improvvisa di tanti ramioghi
orbi di ogni mezzo e di ogni soccorso , portò seco una carestia
generale , per la qual cosa il re di Cipro cercando mezzi efficaci
per sostenerli , ai Genovesi si rivolgeva , i quali anche a costo di
sacrifizii negli averi e nel commercio , ben fecero vedere un animo
liberale ed viano. Nè tanta liberalità sfuggiva alla gratitudine del
re ; perciocchè alli 6 maggio 1298 faceva convenzione in Fama
gosta ? col vescovo Lanfranchino Spinola , ed Egidio di Quarto
intorno ai danni ne' lempi addietro e nell'ancor fresca occasione
ai Genovesi toccali , e con larga somma di danaro li compensava ,
e di maggiore autorità il loro consolato muniva. Gli affari della
Siria procedettero poscia per modo tale , che il soldano di Babi
lonia , il feroce Melec, fu poco dopo ballulo e discacciato da
Casan gran Can di Tartaria 2, al re dei Giorgiani e ad Aitone re
di Armenia collegato , i quali di concerto mossi in aiuto degli op
pressi cristiani, tanto amore nell'impresa riposero , che nel possesso
delle loro terre e ciltà li reintegrarono.
1 ROCCATAGLIATA , anno 1298. M . S .
9 Illustrazione ventesimaottava .
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Nel mentre però che le sciagure inferocivano al di fuori, la in
gratitudine e la tirannia facevano rumore nello interno di Ci
pro , in mezzo alla famiglia reale : l’ un fratello minacciava l' al
tro , ed Almerico signore di Sur 1 ad usurpare il trono al fratello
cospirava . In tutte siffatte sventure andò quel regno ad ogni sorta
di usurpamenti , di arbilrj e di devastazioni soggetto , e come è
incertezza di politiche vicissiludini, e duranti le guerre , non può
il mercadante ardito nelle intraprese, nei fidi , nelle negoziazioni
mostrarsi. Ora siccome il discutere ed il comporre le cose a tran
quillità in quelle gare domestiche si vedeva difficile , i Genovesi si
tennero avvisati di macchinare io silenzio intorno al modo , onde
con efficacia i diritti di Eorico si sostenessero , e non prendendo
ancora gran parte in quelli affari , si volsero ad altri falli
di guerra ; ed avvende che approdato a Limisso con una galea ar
mata un genovese per nome Giovanni Andrea Vignolo Morescu ,
c chiamato a conferenza con Fulco di Villeret provinciale Maestro
degli Ospitalieri ?, la conquista delle isole di Lango e di Rodi si
deliberò . Conchiusa e convenuta ogni cosa , e prescelto a condottiero
della squadra lo stesso Vignolo , fecero vela a 23 giugno 1506
due galere , una fusta , due galeoni ed una fregata con cinquecento
turcopulli secolari , cinque interpreti di cinque lingue diverse , ed
irono poco lontano ad unirsi a due altre navi genovesi, l' una di
Badin Spina , e l' altra di Michel della Volla .
Volse dapprima il Vignolo l' animo ad espiare la condizione del
l' isola onde sull' opportuno momento dell' attacco gli Ospitalieri
ammonire: ma come la impresa andar parea per le lunghe,dierono
essi principio coll' impadronirsi del castello di Lango . Un greco
fuggito nel trambusto della mischia ammuniva quei di Rodi sul
sovrastante pericolo , ed il Vignolo , che in quel porto stavasene
gueto e tranquillo a prender norma sur ogni moto , che nell' isola
si facesse , videsi allo improvviso con minaccia della vila tratte
i V . Genealogia dei re di Cipro , di Gerusalemme , ecc.
· Illustrazione ventesimanona .
- 26 -
nuto . Ora comunque la cosa avvenisse, sciolto alla fine ed alla li
bertà ridonato, diessi a raggiungere l' armata che per mare e per
terra già ciogea Rodi d 'assedio. Il castello vecchio cadeva il primo
in potere del Vignolo : i Greci con animo forte e risoluto si di
fendevano ; se non che dagli Ospitalieri rinvenuta la via che nel
l' altro castello introduceva , postovi appena il piede , tagliarono a
pezzi i 300 turchi cui erane la difesa aſlidata . Durò l'assedio due
anni, infin dei quali, perduta ogni speranza i Rodiani d ' aver soc
corso da Costantinopoli, a discrezione si arresero, salvo le persone
e gli averi ?.
Le cose di Cipro procedevano intanto di malo passo , e facevano
uno spettacolo commovente e conipassionevole. Almerico tanto
disse e tanto si maneggiò contro lo infelice fratello , che il fè di
chiarare di natura cagionevole , ed inabile al reggimento del
l' isola , e forzò il re , il suo consiglio e la nobiltà del paese ac
ciocchè Reggente governatore lo elegessero : nè a lui fu l' otte
nerlo malagevol cosa , chè l' esilio , la tortura , la morte a con
viocimento altrui adoperava. Minacciato più volte lo sventurato
Enrico , fu per inganno , e poscia astrello da minaccie inumanis
sime a darsi prigioniero volontario al monarca d’ Armenia cognalo
d ' Almerico , col quale erasi a bella posta simulata la guerra .Ma
salito Almerico sul non suo trono, pochi frutti ne colse, poichè ac
coppiandosi tradimento a tradimento , cadeva per mano d 'un servo
traditore , Simone del Monte -Olimpo , intimo e degno suo confidente.
Le franchigie tolte ai vescovi ed ai frati , le imposizioni accre
sciute sulle derrate, i sequestri arbitrarii debilitarono il paese , e
di una fatale decadenza lo minacciarono. Fu poco dopo tal epoca ,
che i Cavalieri del Tempio involti in questa procella politica, per
chè parlilanti del re Eorico , inseguiti e minacciali nella vita , di
ogni sostanza privati dall' usurpatore, dispersi e rinchiusi in di
verse parti del regno , intesero la totale loro abolizione 2 dal ve
scovo di Rodi , nunzio della Santa Sede Apostolica . I Genovesi
1 M . S. sull' isola di Cipro.
2 Ilustrazione trentesima.
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fraltanto ch ' eransi messi nel fermo di non pretermeltere cosa che
alla conservazione dei loro diritti importasse , postisi da parte
negli affari di Cipro , segni non davano nè di approvare o disap
provare il tirannico e dispotico procedere di Almerico , il quale
se per avvenlura fossesi mai fatto accorto come nelle tenebre a
favore del vero re si maneggiassero , decaduti dai privilegii , pri
vati di ogni sostanza, espulsi li avrebbe , ponendo le avare mani
sui loro tesori, che desiderio ne avea. Però la morte dell' usur
patore venne a mutar faccia alle cose , ed allora solleciti intro
mettendosi coll' opera loro , acciocchè alla libertà Eorico si rido
nasse , s' jogegnarono di concerto colla regina Madre e col le
gato del Papa , onde si inducesse il re di Armenia a rilasciarlo ,
perciocchè troppo importava il suo pronto ritorno per altre na
scenti macchinazioni di Guido terzo fratello di lui, il quale all' usur
pazione del trono egli pure intendeva. Ed infatti con esito si
fortunato si adoperarono in questa bisogna che non tardò a cor
rere in Cipro l' inattesa notizia del ritorno del re. Furono in sif
fatta occasione nella cillà di Famagosta grandi le feste , e le il
lumipazioni ; e i banchi , i casali dei Genovesi brillarono sopra
ogni altro : e con balli e canti nelle loggie per cinque giorni ne
celebrarono la venuta , e primi furono nel reale corteggio che lo
accompagoava in Nicosia , ornati giusta il costume loro dei colori
giallo e pavonazzo.
Ridonata l' isola all' antico dominio , fu da cotanti strazj con
una florida pace risarcita ; e venuto a morte nel 1324 Enrico ,
Ugo IV. di Lusignano figlio diGuido il contestabile , ne fu il succes
sore , e diè principio al suo regno con un' azione degna dei più
grandi eroi; perciocchè , memore delle sventure sofferte dall’estinto
suo zio , raunato prima d' altendere alla cura di ogni altro affare ,
il regio consiglio , volle punili i nemici , e premiati i sostenitori
· Nicosia capitale dell' isola , cinta di mura da Pietro Lusignano, le
cui vestigia anche al dì d 'oggi si osservano , posta in una valle vastissima
circondata da innumerevoli e foltissimi alberi; fu residenza di re latini dal
1190 al 1473. Essa fu distrulla ed incendiata dai Saraceni.
2 V. Gencalogia dei re di Cipro, di Gerusalemme, ecc .
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di lui. Che i Genovesi fossero dislioli oltremodo e sopra d' ogni
altro forestiero e cittadino , assai lo dimoslra la regale fiducia e
benevolenza e l'ampia conferma di lutti gli antichi privilegii, nel
1326 1 , estesa anche di più nel 1329 e ratificata tra il re di Cipru
e Nicolò Fiesco detto il Cardinale ambasciatore del Comune 2. Nel
successivo 1330 l' isola sofferiva d ' un infortunio desolatore , poi
chè alla vigilia di S . Marlino cadeva in tanta copia la pioggia , e
talmente i fiumi precipitavano giù dai monti, che innalzate le acque
fino a dieci braccia , rovinavano buon numero di case , fra cui
molle dei Genovesi , e quasi tre mila persone sommerse rima
nevano.
In questo frattempo le cose dell' Impero d ' Oriente erano ile re
trocedendo , ed i Lalini , siccome fu sempre sorte comune a 'con
quistatori , ammolliti dal lusso , dalle piacevolezze dei costumi
orientali ; dalle malaltie e dalle continue fazioni di guerra dimi
nuiti, si avvicinavano all' ultima loro rovina : dimodochè abbando
nando alla invasione dei Greci , ed alle rapine del Turco , che già
d 'ogni parte minacciava , lo stato e i più lontani paesi dello Impero ,
nella sola Costantinopoli eransi confinati.
Ora quanlunque i Greci fossero slati dai loro dominii cacciati ,
continuavano cionondimeno ad eleggere i proprii imperatori. Morto
perlanto Teodoro Lascaris , lasciava l' impero Greco al figlio Gio
vandi, il quale, perchè nella sola età di sei anni , aveva per te
slamento del padre a consigliere e capo della reggenza Muzalon
probo e distinto uomo di stato 3. Ma non bene accolta dalla no
biltà del regno la scelta dello estinto monarca , Muzalon dopo
nove giorni ebbe a tradimenlo la morte. Michele Paleologo , che
allora abitava la città di Magnesia , fu salutato ed al primo di
cembre del 1959 incoronato Imperatore in Nicea " . Non si tosto
· M . S . dei Libri Iurium .
· Roccatagliata , M . S. anno 1329 .
3 Sloria Universale, dal principio del mondo sino al presente, tradotta
dall' inglese . Amsterdam 1769 , vol XVII, pag. 172.
* L'art de vérifier les dates des faits historiques , des charles , des Chro
niques , el autres anciens monuments 1818 , tomo I, pag. 558 .
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trovossi egli alla lesta del governo , che volse l' animo e le armi
alla riconquista degli antichi duminii : ve lo incilavano le circo
stanze dei tempi, i consigli dei Genovesi, ai quali stando a cuore
la veneziana usurpazione del loro commercio in Bisanzio , volevano
melter riparo alla fatalc ingiuria che nel 1204 era loro toccata .
Composta l' armata, della quale i Genovesi formavano non piccola
parte 1, mosse verso le mura di Costantinopoli , e dato un primo
assalto , che riusciva infrulluoso , il generale greco, per nome Ce
sare Alessio Strategopulo , che comandava l' esercito assediatore ,
risolvette di tentare per la seconda volta l' evento , ed essendovi
animato da alcuni abitanti , i quali di nascosto al suo campo pas
sati sè gli offrivano di guida , si avvicinò nel bujo della nolle , e
scalate le mura da pochi de' suoi soldati in parte remota , ucci
dendo le sentinelle , aprirono una delle porte al grosso dell' eser
cilo , il quale nello entrare impetuosamente in città passò a fil
di spada tutti coloro che gli faceano intoppo ; ed affinchè maggior
terrore e maggior confusione nella città si cagionassero ,appiccava
il fuoco a quattro parti diverse. Salvati i latini sulle barche degli
alleati veneziani?, Michele Paleologo entrava trionfante in Costan
tinopoli li 14 agosto 1261 3.
Siffatta mulazione di cose non solo valse alla Repubblica ge
novese nuove riguardevoli prerogative ed utilità in Costantinopoli ;
ma contribuì all' aumento della sua gloria nei mari dell' Arcipe
Jago : poichè in riconoscenza della fedele di lei alleanza alla greca
MATTEO VILLANI, Storie Fiorentine, lib . VI, cap. LXXI. GREGORAS pre
tende che i Genovesi non abbiano avuta parte alla presa di Costantinopoli,
ma i doni e le convenzioni fatte col comune di Genova da Michele Paleo
logo citate dagli stessi autori greci , possono provare il contrario .
· Un autore dice che il numero dei fuggiaschi fu così straordinario , che
molti infra di essi morirono di fame prima che le navi giungessero al
Negroponte.
3 Sloria Universale , tradotta dall' inglese , pag. 173. L ' ACROPOLITA au
tore greco nola la presa di Costantinopoli il 25 luglio , e PACAYMÈRE il 26
1261 ; quindi dal 1204 i latini n' ebbero l' impero per 57 anni, tre mesi e
14 giorni.
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dinastia anche per mutar di fortuna , Michele Paleologo il nuovo
imperatore come nemico ed avverso dei Veneziani, cosi amico e
singolarmente affezionato con manifesli segni verso dei Genovesi
si addimostrava. Ora moito importava a Genova il conservarsi in
quelle parti un principe si amico e si favorevole ; onde sul fi
pire dello stesso anno 1261 furono a lui mandati ambasciatori
Guglielmo Viceconte , Guarnero Giudice per opera dei quali le bi
sogoe della Repubblica in Oriente si trovarono essere in migliore
stato di prima, avendo l' imperatore falto liberal dono alla sua
alleata della città di Smirne e di Scio isola del mare lonio 1 , ol
tre al sobborgo di Pera che fu adornata di superbe fabbriche , e
di abitanti riempiuta e l' isola di Tenedo . Ed ancora nel succes
siyo 1262 donava loro un palazzo a guisa di castello edificato ,
appartenenle prima ai Veneziani, il quale fu da Genovesi a suon
di tromba fino alle fondamenta demolito ; e moltissime pietre dello
slesso mandate alla Patria sulla nave di Ansaldo D ' Oria furono
adoperate nella fabbrica del palazzo di S .Giorgio 2.
Ma nel mentre che il Paleologo così largamente favoriva i Ge
novesi, tenea seco loro segrete intelligenze e si maneggiava onde
Candia , parte della Morea , il Negroponte ai Veneziani, che n ' e
rano allora i padroni , si ribellassero.
In Candia si ordivano congiure: i Greci Stefano Varzagni 3 ,
Calerge ed altri le promovevano : terribili insurrezioni scoppia
vano ; e per la prima volta l' Europa osservava formidabili ed ac
canite lotle tra una potenza maritlima ed una grande colonia : oltre
di che l' Imperatore patteggiava nella Morea con Guglielmo Greco
principe di Acaja , la consegna del castello di Malvasia. Stando
le cose in questi termini, Venezia inquieta e timorosa era a buon
diritto sullo avvenire delle sue fattorie e delle sue terre lungo
i seni dello Arcipelago , ove incrociavano all' uopo numerose flot
· CANTACUZENO , nota al capo X , pàg. 52.
? AceineLLI , GIUSTINIANI lib. II, Foglietta lib . IV .
3 Avv. Gio . Balta Fanucci, dei tre popoli marittimi, lib . III , cap. II ,
pag . 53 , anno 1265.
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tiglie. Genova guatava dal canto suo al corso delle vicende, ed iva
rintracciando un propiziv momento a nuovi acquisti, e della ami
cizia degli imperatori a ciò si prevaleva. Venezia e Genova si
conlendevano infine colla politica e colla spada la supremazia
del commercio e del dominio nell' Arcipelago , nell' Ellesponto , e
nel mar nero , abbenchè gravissimo danno da ciò ad ambedue
conseguitasse: poichè nel consumarsi e nel distruggersi, come usa
vano con non mai interrotte spedizioni armale , e con reciproche
piraterie, gli erarii sommamente ne pativano e deterioravano , onde
sovenli volte loro era forza l' aver ricorso alle sostanze dei pri
vaii cittadini.
I Genovesi pertanto della famiglia dei Zaccaria , che fino dalla
partizione del greco impero avevano soggiogato il Negroponte ,
durante l' impero lalino , e ne erano poi stati espulsi dai Vene
ziani; chiamati in soccorso della patria si rinfacciavano , e a pro
pria colpa ascrivevano l' essere ridotti a così bassa condizione
politica in quelle terre , e volevano ad ogni coslo riconquistare i
perduli paesi. Icario Zaccaria uomo valente e dovizioso non trasse
più per le lunghe la macchinala impresa, e correndo il 1265 , fatto
di avere un grosso corpo di truppe , non si tosto fu presso al
Negroponte, che presolo di assallo , il forte e la terra ne sottomise.
Ma quasichè le sue forze suſficienti non fossero a munire di forte
presidio quella piazza importante , imbarcatosi: a Costantinopoli se
ne venne. Ivi pregava il Paleologo che il volesse soccorrere ; che
prestatagli man forte nella impresa lo sostenesse , e dimostrando
esser quello un acquisto facilissimo ed utilissimo all' impero , pro
mellea grandi cose , e cose onorifiche otteneva , poichè munito del
l' imperiale consenso , fornito di navi e di uomini da sbarco , e
decorato del titolo di gran duca del Negroponte , cioè ammiraglio
della Romania , approdava di bel nuovo alle rive dell' isola .
I Veneziani però che non crano rimasti inoperosi , ricuperata
la lerra , e formala una lega con Giovanni della Roche duca di
Atene e signore di Tebe , rafforzati con nuove truppe venete e
francesi ed altre munizioni, ad una fierissima opposizione stavansi
disposti. Ma lullo questo apparato guerresco non fece argine ba
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slante al valore ed all' ardire del capitano Genovese , nè a lui
s ' impedi, che l' isola non altaccasse , che in un' imboscata i ne
mici batlesse , nè che facesse suo prigioniero lo stesso duca di
Atene 1 .
Uoa tale conquista non mancò di valore alla famiglia Zaccaria i
favori dello Imperatore Bizantino , che nel far ragione ai segna
lati servigj di essa , concesse a Manuele Zaccaria le cave del ma
stice nella Focea , col privilegio esclusivo di trafficarlo , e lo rive
sli ad un tempo della signoria di quelle terre , che per discordie
fra di loro insorte caddero in potere dei Veneziani ? , e poscia
dei Genovesi Caltanei.
La perdita del Negroponte aizzò maggiormente l' invidia , ed
il livore dei Veneli , i quali , perchè non si potessero i loro nemici
delle nuove conquiste prevalere , stabilivano di crociera una flotta
nel canale di Malta , onde serrato il passo tra il Mediterraneo e
l' Arcipelago , i Liguri bastimenti non comunicassero.
Movevansi in Genova forli riclami contro un ostacolo si possen
te e sì dannoso alla libera navigazione , gridavasi esser inutile il
padroneggiare il mar nero , se quello di Malta , che vi conduce ,
conciliare gli animi, e d ' impor line alle controversie , ed al con
battere.
Ma la sorte dettava altrimenti , e si mostrava avversa al bra
malo conciliamento ; anzi esca ad esca aggiungeva vieppiù , poi
chè prevalendosi il comune di Venezia della passeggiera prima
zia per la forza dell' armi imposta nell'Arcipelago , adoperavasi
a portar pure a rovina gl' interessi dei Genovesi nel mar nero.
Avevano questi appunto allora rotta la pace con Gianisbecche
i Ducange , lib . V , pag. 394 .
9 Sequenli vero anno ( MCCXCVI) Veneti armaverunt stolum galea
rum , el Romaniam pergentes , quamdam lerram Janucnsium nomine Pe
ram , quae erat juxta Constantinopolim , omnino immunilam ceperunt ; el
quandam lerram DD. Benedicli , et Manuelis fratrum de Zachariis nomine
Foziam destruxerunt. Cronichon januense JACOBI DE VARAGINE in MURATORI
Rirum Ilalicarum Scriplores . Tomo IX pagina 56.
- - 5.3 –
imperatore nelle provincie del mar maggiore, e non potendo gio
varsi del mercato della Tana per ragion della guerra , rilasciavano
i loro legni nel porto di Caffa , ove con sacrifizj di fortispese ,
per via di terra , le spezierie , ed altre dilicate e rare merci
tiravano .
Questo stato di cose troppo puoceva al loro commercio , ed aman
do meglio mostrarsi di cuor magnanimo e schietlo cogli emuli
italiani, che decadere dalla autorità e possanza , in cui presso
quei barbari erano saliti , mossero ai Veneti invito , che volessero
per qualche tempo abbandonare il traffico della Tana , approfit
tando di Caffa , ove per si grato servigio , fondaco , immunilà ,
franchigie quante volessero avrebbero trovalo , e così ridotto agli
estremi l' Imperatore , con esso loro a patti fosse venuto . Spregiavano
i Veneziani le offerte , e la Repubblica di Genova giudicando ac
conciamente della gravità del caso , le ostilità non che il commer
cio in quelle parti raddoppiava , e vi spediva armate flotte e
mercantili convogli. Avvenne quindi che sopra l' isola di Negro
ponte essendosi undici galere genovesi con quattordici veneziane
incontrate , toccò alle ultime il vantaggio , che carche di ricco
bottino si dirigevano alla vicina Candia , onde nei propri fon
dachi depositarlo. Alla rotta comune due galere campate , appro
davano a Pera , narrando a quei Genovesi la sofferta sventura ,
e quelli non inviliti per ciò , ma come uomini di cuor franco e
di ardire , composero una squadra di sette galere , e nel porto di
Candia improvvisamente comparvero. Era il mese di agosto 1266
quando Obertino D ' Oria , uomo di risolutezza e d ' ingegno , usciva
dal porto condottiero di venticinque galere per dar la caccia ai
nemici , e navigando a danno loro nell’Adriatico e nell' Arcipe
lago , sopraggiungeva a Candia , che tosto assaliva. Si posero i
Veneziani e quei dell' isola -alla difesa , e tutti al porto convenuti
contrastavano ai Genovesi l' assallo e perchè discesi , cercavano
d ' impedire che più innanzi nella terra si mettessero . Ma la forza
della balestra e della ligure spada costringeva i Veneziani alla
fuga , ed incalzati vigorosamente dalle schiere del D 'Oria , si vi
dero gli assaliti e gli assalitori entrare confusamente in cillà.
-- 34 -
Corsero i Genovesi l' isola per ogni lato , vi appiccarono il fuoco ,
le porte della prigione ai loro concittadini sbarrarono , i fondachi
dove le loro predate mercanzie stavano raunate saccheggiarono , e
per tal modo strelta la terra , se ne impadronirono. La forte città
della Canea fondata selte anni innanzi dai Veneziani fu posta da
toltane la campana , di cui poscia facea dono alla chiesa di S. Mat
teo , presi trecenlocinquanta prigionieri , e rimesso il grosso bot
tino in sulle navi, stimò miglior cosa il ritornare in patria vitlo
rioso , che il conservare una terra deserta e ruinata 1.
+ Giustinian lib. III. pag. 438 .
FINE DEL LIBRO PRIMO .
LIBRO II.
Ecco ora il bel giuoco di fortuna per chi, ponendo ogni suo stu
dio a riacquistare il perduto , perde intanto quello che di già pos
sedeva. Gl' imperatori d ' Oriente , avendo nelle vicende degli andati
tempi alcune terre perdute , e volendone qualcheduna aver sog
giogala di nuovo , mentre a ciò s' adoperavano , e questo e quel
popolo bandivano di là ove avea posta la sede , l' impero di Co
stantinopoli , vessato e conquassato da tanti mali , era stato
per così dire abbocconato dai Francesi, che nella Morea si affati
cavano d ' acquistare tutto ciò che per loro si fosse potuto ; intan
to che da tali avvenimenti i Veneziani prendeano per la loro
politica utili cognizioni. E chi sa , a che sarebbe riuscita la
cosa , se il comune di Genova , come forte e potente nella
Colonia di Pera , nello studiare di tenersi in tulta sua polen
za e maestà , e nello aver curato i proprj vantaggi, non avesse
cambattuto i nemici degli imperatori di Bisanzio ; i quali però sicco
me ingrati e sconoscenti , furono appena in sul soglio , che tol
sero ad essi Scio , la Focide e Metelino. Ma prima che a que
- 36
sto fatto contro gli alleati Michele Paleologo allora imperatore
della Romania ? se ne venisse , diede opera a ricuperare la Mo
rea, governata in quel tempo da Guglielmo Villardoino. E giac
chè da queste terre traeva principio la guerra , mi farò breve
brevemente a narrarla , toccando pure in poche note siccome
quelle terre venissero nelle mani dei Francesi. Quando si seppe
in Francia , che i Crocesegnali eransi fatti padroni di Costantino
poli , molti cavalieri e baroni presero la Croce ; e quasichè
l'Oriente fosse una terra a loro promessa , si mossero a volerla
conquistare non serbando più alcuna memoria della antica gran
dezza della Grecia , nè avendo chi loro potesse insegnare essere
quelle terre state una volta l' eredità dei discendenti di Ercole ,
i quali nel medio evo parve vivessero per essi ignari della pro
pria gloria e dimentichi del passato , siccome un popolo senza
antenati.
Guglielmo di Champelitte , fratello al duca di Sciampagna , fu
tra i nuovi conquistatori, e partito da Venezia nel mese di marzo
del 1205 , sbarcò nel successivo maggio sulle rive dell' Acaja , a
15 miglia da Patrasso e frapposto l' indugio di soli due giorni,
avvicinatosi a quella città , la strinse d ' assedio e la forzò a ca
pitolare. La città di Andravida 2 fu seconda a darsi ai Franchi ,
i quali traversando Vostitza , mossero contro Corinto , e l' as
soggettarono ; e gli abitanti di Damalas l' antica Trezene , e di
Agion-Oros avutane notizia vennero a fare omaggio a Guglielmo.
In questo , il marchese Bonifacio di Monferrato , re di Salo
nicchio , e Goffredo di Villardoino , udite le prodezze del Cham
pelitte , vennero a lui, e collegandosi per nuove imprese , s' cb
· Per Romania s' intendeva tutto l' impero greco.
Buchon dice che , conquistata questa città dai Franchi , vi fecero fab
bricare una chiesa gotica , che esistè nel secolo XV e fu la metropoli
dei vescovi latini sotto il titolo di S .ta Sofia .
3 Secondo il POUQUEVILLE , Vostitza è l' antico Ægium , ove Againennone
riunì i capi greci per formare la lega destinata a vendicare Atride dell'
ingiuria faltagli da Paride col rapimento di Elena.
- 37 -
bero la signoria di Argo. 1 Ma Bonifacio , chiamatolo altrove i pro
prii interessi , tornossene in Salonicchio , mentre che il Villardui
no , rimasto col Champelitte e fra loro consigliandosi a intorno a
ciò che si dovesse pel loro meglio operare, lasciato buon presi
dio in Corinto si volsero di bel nuovo in Andravida ove convocali
i principali Greci , il Villardoino cosi lor prese a dire . « Ar
conti , amici , fratelli , compagni ! come uomini saggi ed ac
corti non vorrete , lo spero , avere in mente , che questo princi
pe ( il Champelilte ) sia qui venuto per sottomettere il vostro
paese , e raccolto ricco bottino , voglia , cosi spogliato abbandonarlo .
Altre sono le sue idee generose ; egli vuol rendervi degni degli
avi vostri , e farsi vostro sostegno. Voi , o amici, non avele alcu
no che possa soccorrervi , e se le nostre truppe si mettessero a
percorrere il vostro paese ed a saccheggiarlo , ridurrebbero in
ischiavitù gli abitanti , molli ne ucciderebbero , ed ogni vostro
pentimento sarebbe poi vano. Conviene che provvediate all' utile
vostro . Venite a patti, e come uomini prudenti consigliale gli
altri greci ad una pronta sommessione , se vogliono da sè tener
lontano il saccheggio , la cattività , la morte , che sayraslano
alle loro famiglie. »
· Pare , che Argo e Corinto non đurassero a lungo sotto il dominio
del Champelitte , poichè più tardi , sotto il principato di Guglielmo Vil
lardoino , furono di bel nuovo espugnale .
Il VILLARDOINO nella sua cronaca della Morea , cosi racconta essere
succeduta la sua lega col Champelitte . « Ville-Hardoin ainz parla à
« Gullielme de Chanlite , qui mult ere ses amis , et li dist : « Sire ,
« je viens d ' une terre qui mult est riche , que on apele la Morée .
« Prenez de gent ce que vos en porroiz avoir , et partez de ceste ost , et
« alons par l' aie de Dieu , et conquérons ; et ce que vos m ' en volroiz
« doner de la conqueste , je le tendrai de vos ; si en serai vos hom liges.
« Et celui , qui mult le crut et ama , ala al marchis ( di Monferrato ) ; si
« li dist ceste chose. Et li marchis li abandona qu ' il i alast. Ensi se, par
« tirent de l'ost Gullielme de Chanlite et Joffrois de Ville-Hardoin , et
« emmenerent bien cent chevaliers , avec als , et de serjanz a cheval
« gran part. Et entrerent en la terre de la Morée.
38 -
Sebbero appena per intese siffatle proposte , che i diversi
comuni della Morea spedirono ambasciatori in Andravida a far
omaggio al Champelitte , il quale assicuratosi con trattati dell'
affetto e della ubbidienza dei diversi popoli , col consiglio del
Villardoino , prese a conquistare il forte di Ponticos, l' Arcadia
e Calamata 1.
Frattanto giungevano al Champelitte messaggieri dalla Francia ,
che tutti in pianto 2 gli portavano nuova della morte di suo fra
tello , e lo pregavano a ritornare in patria e succedere nella si
gnoria ; il perchè , sebbene gli sapesse assai male l' abbandonar
quelle terre , pure vi si acconciò proclamando il Villardoino Bai
lo della Morea in vece sua : « a condizione , gli disse , che se
fra lo spazio di un anno io mando un successore scelto tra la
mia famiglia , voi gli rimettiate il mio potere ; se no , è mia
mente , e qui or lo proclamo , che voi restiate sovrano della Mo
rea , col diritto di trasmetterne la signoria ai figli vostri » 3.
Costituito il Villardoino Bailo della Morea , convocò tutto il po
polo di Andravida per fare la partizione delle terre conquistate
ai diversi baroni, ch ' erano concorsi all' impresa . Divise il paese ,
ed alla presenza del consiglio , che di quei baroni, arcivescovi e
vescovi si componeva , fecesi a stabilire le leggi del servizio mi
Jilare , poichè egli opinava , che se il paese conquistato non si
guardasse colle armi, tosto anderebbe perduto .
Composle siffatte cose , l' armata franca si volse a conquistar
Veligosti , Nicli , Lacedemonia , mettendo a sacco , perchè mostra
· Arcadia , soprannominata Cristianopoli , occupa il posto di Cyparissa ,
alle falde del promontorio Platanistas presso il fiume Neda. Calamata nella
di una fortezza costrutta dai Veneziani. ( POQUEVILLE ).
• Il VILLARDOINo nella sua Cronaca così sì esprime : « Sachez que là
« eut mainte larme pleurée de pitié : si eurent moult pitié , et pleurèrent
« moult durement.
3 Chroniques des Français en Romanie , et en Morée. Chronique de
« Geoffroy de Ville-Hardoin marechal de Champagne , et de Romanie .
- 39 -
vano far: resistenza , la Laconia , Vatica ! e Monembasia : e cosi
di guerra in guerra , di conquista in conquista , quei nuovi
signori della Grecia , prevalendosi della costituzione del regno ,
si fortificarono nelle proprie terre ; ed in breve , torri, fortezze
sorsero di ogni parte , sicchè associati insieme formarono una
stretta confederazione militare a difesa sì delle proprie terre ,
che degli abitanti. Era intanto il Villardoino nella Morea eletto
per volontà dei Greci a loro sovrano , e per non mancare ai
palti col Champelitte , e dall'altro lato restar solo nel comando ,
per mezzo di messi al Doge di Venezia , ed a suoi amici e pa
renti di Francia , fece di persuaderli a voler ritardare in bel
modo l' arrivo del successore , e l' ottenne. Perciocchè Roberto gio
vane di eccellenti doti fornito mandato al Villardoino , verso la
Morea s' incamminava ; ma fosse a cagione del ghiaccio trovato
al passaggio delle montagne della Savoja ; fosse per la lunga sua
dimora in Venezia ;-fosse per altre cose incontrate nel viaggio ,
fatto è , che pervenne in Morea quindici giorni dopo il tempo
prefisso ; per il che posta la decisione in fra le manidei magnati
del regno , chi dei due , o Roberto , o Villardoino s'avesse da
avere la sovranità della Morea , fu deliberato , che al Villar
doino si apparteneva. Udila da Roberto questa sentenza , così vi
vo dolore lo prese , che gli tolse le parole e nulla rispose ; ma
solo provvisto di carte , nelle quali fosse dichiarato il fatto , vol
le tornarsene in Francia .
Ora Goffredo Villardoino morì poco dopo , lasciando il princi
pato a Goffredo II suo primogenito , e questi avendo in animo
di procacciare allo stalo sicurezza e splendore , nè trovando in
Morea famiglia , che a lui si convenisse , lolse in isposa la prin
cipessa d' Acaja figlia dell' imperatore di Costantinopoli ? , ch ' era
promessa in consorte al re di Aragona , e di Catalogna. Ed ecco
1 Vatica è situata nella Laconia a tre ore da Scutari , e ad una da Kc
lokythia . Sir William GELL.
· Pietro di Courtenay , terzo imperatore di Costantinopoli dopo Baldo
vino, eletto per la morte di Enrico nel 1216 , e morto nel 1218 .
- 40 -
come ciò avvenne. Nel mentre , che le galere portavano la fi
glia dello imperatore alle nozze del re d ' Aragona, insorta nelle
acque dell' Arcipelago una tempesta , furono costrelte ad ancorarsi
d ' innanzi al castello di Ponticos; fatto di ciò consapevole il Villar
doino , e inteso , come in esse vi fosse la figlia di Pietro , venne
a prestarle omaggio , e la invitò a riposarsi in sua corte. Ma tra
scorsi due giorni, confortato da' suoi consiglieri , avutone prima
il consenso della giovine, la quale era stata a ciò persuasa con
efficaci ragionamenti dal vescovo di Olena , senz' altro indugio la
condusse in isposa .
Terminate le feste , che in occasione del suo matrimonio avea
Goffredo ordinate , le galere ritornarono a Costantinopoli. Grande
fu lo sdegno dello imperatore , all' udire , dai cavalieri che aveano
accompagnata la principessa, la narrazione del fatto , e maggiore
divenne nel trovarsi deserto di mezzi , ed in circostanze poco fa
vorevoli per vendicarsi del procedere di Goffredo , il quale lo avea ,
cosi operando , privato di quei vantaggi ch' ei sperava ritrarre
disposando sua figlia al re di Aragona. Ma Goffredo non appena
le galere imperiali si furono partite che ei spedì ambasciatori a
Costantinopoli, affinchè narrando allo imperatore , come era il
falto accaduto , e per quale strano avvenimento era egli divenuto
suo genero lo volessero persuadere che , nè per ambizione , nè per
recargli offesa si era indotto a ciò fare ,ma sibbene per il vantag
gio grandissimo che a lui da siffatta alleanza ne sarebbe venuto .
Promelteva inoltre di essergli devoto e fedele , e di soccorrerlo di
truppe ogni qual volta ne fosse richiesto , onde collegato con lui,
rivolgere le armi contro i Greci, i quali facevano ad essi conti
nua guerra nella Romania . In tal guisa , sedata nell' animo dell'
imperatore l' ira contro del Villardoino ; si recò tosto a Larissa 1
dove si era pure il genero affrettato di venire, e quivi assai gen
tilmente l' imperalore ricevendolo , e come appartenente alla sua
i Larissa è situata sul Peneo , a 9 leghe dal mare , dalla parte di Pla
tamona ; a 12 dal porto di volo ; 32 da Salonicchi; 54 d ' Atene ; 37 da
Janitza , e 114 da Costantinopoli. POQUEVILLE tom . III , pag. 45.
famiglia riguardandolo , non solo gli accordava in dote tutta la
Dodecanesa 1 ma lo oporava del titolo di principe ? e lo nominava
domestico 3 di tutta la Romania . Per la qual cosa Goffredo ricol
mo di gloria , e pago di aver amichevolmente terminata ogni con
troversia , e ottenuto il suo intento , oltremodo lieto ritornava in
Morea.
Morto senza prole Goffredo, la Morea toccò a Guglielmo di
Villarduino Calamiti, signore di Calamata , fratello di lui.
Allorquando Guglielmo riceveva il comando , e la signoria del
regno , i Greci si continuavano ad occupare Monembasia , Corinto ,
Napoli , ed Argo , le quali cillà dominavano i principali porti della
Morea , e dai quali potevasi dai greci imperatori * , che già si
davano attorno per ricuperare Bisanzio , mandare pronti soccorsi
a quei Greci , che non tolleravano di buona voglia il governo dei
Franchi. Per il che , fatta lega colla repubblica di Venezia , col duca
di Nasso 5 , coi tre signori d' Euripo , e con quelli delle altre
isole 6 , cominciò Guglielmo dall' impadronirsi di Napoli , di Corinto ,
di Modone , e di Corone7, e fece una seconda lega col conte di
· Così chiamavansi le Cicladi, le quali , secondo STRABONE erano dap
prima dodici , e quindi divennero più numerose . Le prime dodici erano
! Apud Eustath ) Cythinos, Paros o Bara , Amorgo, Delo , Tenos o Tine ,
Jos , Seriphos , Miconi , Sira , Sifanto , Andro e Nasso . Allorchè la repub
blica di Venezia si impossessò diNasso , vi stabilì un doge , della famiglia
dei Sanuto , che comandava tutte le cicladi.
9 Dapprima si chiamava Signore.
3 Era una fra le ragguardevoli cariche della corte di Bisanzio .
" S ' intende degli imperatori greci che regnavano in Nicea . A quest'
epoca governava Teodoro Lascaris , a cui succedette Michele Paleologo ,
quegli che nel 1261 riconquistò Bisanzio .
• Marco Sanuto avea soggiogato le isole di Nasso , Melos , Paro , ed
Erinna , e le reggeva col titolo di duca .
Andrea e Girolamo Ghisi signori di Sciro e di Micone ; Pietro Giusti
niani e Domenico Michel, di Cea o Zia ; Filippo Navagero ; di Lenno e
Marino Dandolo , di Andro.
* Modone , e Corone toccarono ai Veneziani per ragion di trattato fatto
- 42 -
Cefalonia ; se non che allettato da questi successi, portando più
Junge la guerra con grave dispendio degli averi, e col pericolo an
cor della vita , stava per perdere lo stato .
Michele Paleologo era frattanto tornato in Costantinopoli , e per
che non si volea riconoscerlo imperatore , s' era messo in guerra
contro Angelo Calojanni Controulis 1 despota dell' Elade, a cui il
Villardoino erasi collegato per essergli divenuto cognalo . In que
sta guerra malaugurata , nella quale dopo ch ' ebbero i Franchi
ci, Guglielmo , e suo nipote , signore di Caritena , fur fatti pri
gionieri di guerra , e condotti in Bisanzio. Dopo pochi giorni
l' imperatore Michele faltolo a sè venire , gli disse , che dovesse
cedere a lui la Morea , che acceltasse in cambio dei tesori, e se
ne ritornasse in Francia : a cui Guglielmo rispose : che siccome
la Morea non era nè di suo padre nè sua , non poteva cederla a
chicchessia ; chè conquistata con altri nobili Francesi , era stata tra
di loro divisa , e che suo padre , come saggio ed onesto che
egli era , fu scelto da essi a loro capo , collo stabilire con.
venzioni , per cui non poteva farsene assoluto signore , nè alcuna
cosa operare senza il consiglio degli altri : non poter lui iofine
cedere quel paese , poichè ciò non era in ordine alla carta di
conquista 2 . Nondimeno per liberarsi dalla prigionia in cui gemeva
da tre anni, s ' indusse a dar nelle mani dell' imperatore tre delle
più forti e migliori piazze , che avessero i Franchi nella Morea.
Sicché la libertà di Guglielmo , comprata al caro prezzo della
libertà di lullo il popolo , produsse in esso il più vivo dolore , e
le donne istesse non rividero con gioia gli sposi , che a tal con
dizione erano ritornati ai loro amplessi dopo la schiavitù di tre
anni. Le cose poi della Morea procedettero in guisa , che il giorno
della sua decadenza non tardò ad essere molto vicino , e il fine
del regno di Guglielmo fu tutto desolazione , e guerra .
1 Michel Angelo Comneno , Manuele Controulis morì nel 1269. Ducange
• In questo breve discorso è perfettamente dichiarato della sovranità
feudale , 6 simostra pure il modo, con cui allora si governaya la Morea.
- 43 -
Altre vicende ed altre guerre allontanavano lo imperatore dalla
Morea pago dell' ottenuto , e i Catalani e gli Aragonesi venuti
in prima a soccorrerlo contro i Turchi, lo misero poscia in an
gustie , per cui fattogli di avere di bel nuovo l' alleanza dei Ge
novesi , per mal intesa gelosia poco fa abbandonata , venne ad
essere più sicuro sul trono.
I Catalapi , e gli Aragonesi erano giunti nella Romania scor
tati da un certo Ruggiero da Flor figlio di Riccardo da Flor ale
manno , uomo di grande animo e desideroso di gloria militare ,
il quale venuto a Genova e quivi ben accolto dagli amici suoi ,
messa insieme tanta somma , che bastasse per comperare una ga
lera , si diede al servizio del re Federico di Sicilia , il quale pei
suoi buoni servigi lo fece ammiraglio , e partecipe del reale con
siglio. Quindi avvenne che , fatta la pace in Sicilia , mercè il ma
trimonio contratto tra Federico e Leonora figlia del re Carlo
di Francia , Ruggiero tratto all' amore de' suoi calalani e del re ,
fatlosi a lui , gli fece manifesto , siccome egli era venuto in de
terminazione di parlirsene , ed offerire la sua opera all' impera
tore di Costantinopoli, il quale , derubato dai turchi di molto spa
zio di terreno , avea mestier di soldati. Federico volentieri s 'ac
contento , e l' imperatore Andronico 1 ancor più volenlieri accolse
l' offerto soccorso ; sicchè Ruggiero con 1500 cavalieri armati,
e 5000 pedoni 2 volgeva le prue verso l'Oriente , ornato del titolo
1 Figlio dell' imperatore Michele Paleologo.
? Fra questi 5000 pedoni eranvi compresi 4000 Almogarvi. Ecco quanto
accenna di essi il Ducange nella storia di Costantinopoli. « Les Almoga
« vares étaient des soldats aguerris de l'Espagne , qui descendaient origi
« nairement de ces nations harbaras qui y abolirent le nom romain ; d'où
« l'on croit qu 'ils ont été ainsi appelés du nom des Avares , ou Huns ,
« qui s'emparèrent d 'une grande partie des Gaules et de l'Espagne . . . .. .
« Ces peuples septentrionaux ayant été chassés de l'Espagne par les Sarra
a sins , quelques uns d 'eux se retirèrent et tinrent fort dans les monta
« gnes du pays , d 'où ils firent continuellement la guerre aux Maures ;
« et ils étaient en très grande réputation de valeur et d'adresse . Leurs
« armes principales étaient , outre l'épée , une coiffe de maille dont ils
« se servaient en guise de casque. »
- 44 -
di megaduca dell' impero , ossia generalissimo di tutta l'armala ,
colla promessa che sarebbe stato innalzato al grado di grande
ammiraglio , e che tutle le isole della Romania e le spiaggie
marittime dovevano essere a lui soggette 1. Giunto quindi in
Costantinopoli , quanto fu dall' imperatore , e dal popolo ben
veduto , altrettanto era guardato di mal occhio daiGenovesi di Pe
ra , i quali ben prevedevano il danno , che ne sarebbe venuto so
prattutto al loro potere , giacchè nulla fino a quel tempo avea
fatto l' imperatore , che ad essi non fosse stato a grado , se quelli
stranieri avessero colà preso posto .
Ed in fatti tanto favore addimostrò Andronico verso Ruggiero
che , onde averselo viemeglio obbligato , a lui diede in consorte
sua nipote Maria , figlia di Giovanni Azan re di Bulgaria , giovine
sui sedici anni fornita di virtù e bellezza quanto altra mai. Or
mentre coteste nozze si celebravano , Genovesi e Catalapi ven
nero tra loro a contesa : Roso di Finar , dato di piglio alla
bandiera nazionale , seguito da pochi, scese alla piazza bra
vando e proverbiando coloro , che erano di fresco venuti , del
che poi ebbesene forte a pentire ; perciocchè gli Almogarvi e
i marinaj, che andavano presso Ruggiero , gli furono addosso
coi cavalli e lo ebbero morto . Nel continuare poi una strage
spictata fra i Genovesi , avriano voluto assalir Pera , e farsi
padroni dei tesori, che ivi erano raccolti ; ma l' imperatore avuto
a sè Ruggiero, in tal guisa fece di distorlo dalla meditata im
presa . a Deb ! figlio mio , gli disse , vedi che fai , e non voler
perderci; va , tratlieni la tua gente ; perchè se dessa devasta
Pera , l' impero è perduto ; perciocchè noi tutto abbiamo per i
Genovesi , i quali ci fanno ricchi, e potenti. » Ruggiero come
l' imperator disse , così fece.
Quindi avendo deliberato di andar contro dei Turchi, che si
sforzavano di passare lo stretto di Abidos, nol volle però fare ,
senza che prima l' imperatore non gli promettesse , che i Ge
1 Chronique du très-magnifique seigneur En RAMON MUNTANER , vol. II,
pag. 135 , cap. CCI.
- 49
novesi non avrebbero portata guerra ai Catalani ; del che egli
molto temeva ; e come gli parve di essere in ogni cosa assicu
rato , si mosse agli ordini , ed al servizio dell' imperatore.
Ma siccome è miserabil vezzo della umana nalura , che quanto
più si vede salire in alto l' altrui fortuna, tanto più si crede es
lo ; così accadde , che Kir Michele figlio dell' imperatore, fosse
gelosia , o alcun danno sofferto per parle di Ruggiero , che il
consigliasse , fatto è , che venuto a Gallipoli contro di lui le ar
mi rivolse , e fu da un certo Gircone ferito , e morto nel men
tre che era fatta dei Catalani miserabile strage dal furore delle
truppe imperiali. Per questo falto così fuori d ' ogni giustizia e
umanità , spedivansi ambasciatori a Costantinopoli intimando la
guerra all' imperatore , e pur questi , contro ogni data fede, e
diritto di genti, erano uccisi a tradimento. Intanto Beranger di
Entenza , condottiere delle armi catalane , ed aragonesi , scor
rendo le terre dell' impero , distruggeva la città di Recrea , an
tica sede di Erode , colui che ordinò la strage degli innocenti ; e
fatto un grosso bottino , lieto per le ottenute vittorie , tornava a
Gallipoli , nel mentre che tra Planido e il capo di Gano gli
furono incontro diciotto genovesi galere , che verso Costantinopoli
memoria della sconfitta avuta in Costantinopoli , e tra per essere
questi gli alleati dei Greci imperatori, si venne tosto al fatto
delle armi. La battaglia fu sanguinosa ; trecento genovesi vi per
deltero la vita ; ma di loro fu la vittoria , perchè, fatto gran
numero di prigionieri , fra cui il comandante Berenger d ' Enlenza ,
presero parecchie galere con ricco bottino , ed uccisero dugento tra
Catalani ed Aragonesi 1. Poi giunti a Pera ivi deposero i prigio
nieri , e proseguendo il loro tragitto verso il mar maggiore , poco
dopo vi ritornaruno , e ripigliati i prigionieri, si volsero a Genova.
· Il MUNTANER , che scrisse questa cronaca, era Catalano , e benchè si
trovasse a questa battaglia , non sarebbe cosa temeraria il dubitare che
nel numero dei morti vi possa essere un poco di parzialità . Tanto anche
in questo può l' amore de'suoi.
- 46 -
Ramon Muntaner, che volea libero il prigioniere Berenger , of
fria per riscatto diecimila perperi d ' oro 1 ; ma i Genovesi di
null' altro avari che di lode , amarono meglio render più grande
il loro trionfo in patria , che l' acquisto di grosso cumulo d ' oro :
e la offerta di Muntaner rifiutarono.
La compagnia (che così chiamavasi l' armata dei Catalani ) si
continuava con più vigore alla guerra contro l' impero , ed in
questo,mezzo l' imperatore vedendo come per frequenti incur
sioni e vittorie essi divenissero formidabili , cominciò di bel
nuovo ad avvicinarsi ai Genovesi di Pera, ed a richiederli del loro
ajuto . E difatti trovandosi appunto a Costantinopoli Antonio Spi
nola con diciotto galere , lo imperatore fatto di averlo a sè gli
disse , che se egli fosse disposto a prestargli mano e soccor
rerlo contro la compagnia dei Catalani , ayrebbe dato per marito
alla figlia di Opicino Spinola suo figlio , che dovea essere mar
chese del Monferrato. Spinola accettò la proposta , e sciolse dal
porto con due galere , e venuto a Gallipoli , provocò i Catalani a
nome del comune di Genova , e loro impose di uscire del suo giar
dino ( chè l' impero di Costanlinopoli chiamavasi il giardino del
comune di Genova ) e che se ciò non facessero , ei li sfidava per
parte di Genova , e di tutti i Genovesi 2 . Era risposto dalla com
pagnia che si accettava la disfida , sebbene si fosse certi che
il Comune non volesse quella guerra , essendo da lunghi anni ,
ed allora più che mai , legato con nodi d' amicizia alle case
d ' Aragona , di Sicilia , e di Majorca ; onde i Catalani non po
cata fino alla terza volta la disfida , e niuna delle parti avendo
voluto lasciare la presa determinazione , lo Spinola tornossene a
Costantinopoli , da dove, aggiunte alle sue diciotto altre sette ga
impiegati a preparar scale ed altre macchine in tutta fretta , sa
· Ogni perpero valea 10 soldi barcellonesi, e dividevasi in bisanzii 3 ,
e caratti 4 .
• MUNTANER , Cronaca pag. 202 ,•anno 1308.
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pendo che la compagnia era lontana , e che in città eranvi pochi
uomini : per il che Ramon Muntaner diedesi pur egli d ' attorno
per la difesa , e fatte armare tutte le donne dei Calalani , che
d ' armi non mancavano gli assediati , ne guarni le muraglie : fece
collocare per le strade botti di vino e pane , acciocchè ognuno
potesse cibarsi e dissetarsi a suo piacimento : ordinò che ogni
uomo fosse ben armato di corazza , poichè conosceva già appie
no come i Genovesi pugnassero , che ben forniti di palestre, ave
vano per costume di tirar senza tregua giavellotti , nè lasciar
campo al nemico di cogliere l' avversario . Disposte così le prin
cipali cose alla battaglia , le galere , ch ' erano giunte al sabbato ,
si avvicinarono alla domenica per prender terra , e sbarcare le
truppe ; quando sopraggiunto il Muntaner con buon numero di
cavalieri , a forza di giavellotti e di lance si opponeva allo
sbarco fino all' ora terza ; pur finalmente dieci galere presero
terra al lunedì , e mentre Muntaner abbattuto da cinque ferite
si ritiraya al castello , quei delle dieci galere , che discendevano
avendo gridato avanti ! avanti ! il comandante è morto ! piom
biamo sopra i Catalani ! tutto il naviglio genuvese e greco prese
terra , e si dispose all' assalto . Lo Spinola però avea così ordinato
le cose , che sopra ogni galera era rimasta la metà dei soldati ,
l' altra metà era discesa a terra colla bandiera. E ciò avea egli
fatto coll' intento , che se qualcuno, che nella pugna fosse stato
ferito , avesse avuta necessità di cibo o di bere , potesse an
darsene sulla propria pave ; e se un lanciere o balestriere
fosse caduto morto , subito era messo un' altro in suo luogo ve
nuto dalla nave , e l' armata rimaneva sempre intiera , sia che
i soldati morissero , fossero feriti , o si ritirassero dalla pugna
per qualsivoglia motivo . Accanito e sangainoso fu il combatti
mento , ed i Genovesi lanciarono contro gli assediali si folto nembo
di dardi , che fatta per aria siccome una nube , de toglieva , al
dire del Muntaner , la luce del giorno , e gli asscdiati dalle mura
tolli quanti ne furono feriti 1.
· MUNTANER Cronaca, lib . II.
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Intanto le donne guerriere a colpi di pietra e di frecce non
si cessavano dal combattere, tuttochè laluna di esse fosse più volte
ferita nel volto . Ma già sopravvenuta la notte , e tuttavia com
battendosi con incerta vittoria da ambe le parti , Antonio Spinola
voltosi a' suoi, lor disse : « Che ? un pugno di vigliacchi colà en
tro rinchiusi 1 ardisce continuarsi alla battaglia contro di noi ?
Oh siete voi ben dappoco , se non prendete il castello ! » delle
queste parole , avuli a sè quattrocento uomini valorosi , e delle più
chiare famiglie di Genova , con cinque altre bandiere andò verso
le mura , e valorosamente pugnando venne fino alla porta ferrata
del castello , ove una lolta sanguinosa per luoga pezza fu fatta .
Pugnavano i Catalani senza armatura , messi in puro farsetto ,
chè correndo la metà del mese di luglio , suffrivano un caldo
e palivano sete ed un caldo eccessivo ; tanto che stanchi dal
lungo battagliare, e senza speranza di ristoro e di soccorso ,
chè questa volta erano tutti venuti a batlaglia , furono sopraffalli
da fresche truppe nemiche , e perdettero . In questo Ramon Mun
laner , che si tenea nel castello , quando gli parve tempo , ne
usci co ' suoi cavalieri, e molti pedoni armati alla leggiera , e fa
cendo impeto sopra i Genovesi ormai dalla fatica e dal caldo
infievoliti , non ebbe a durar molto a costringerli a lasciare il
luogo ; ma lo Spinola , anzichè fuggire, amo meglio morire sul
campo: il qual nobile esempio imitarono tutti quei gentiluo
mini, che a quell' assallo gli erano stati compagni , e finita la
lotta si trovò, che seicento Genovesivi avevano gloriosamente
lasciata la vila . Rimanevano ancora quaranta di loro , che erano
in guardia sopra un colle vicino , e che sotlo la scorta del più
forte capitano , Antonio Boccanegra, stavano pur fermi e non du
vano segno di voler cedere ; intanto che i Catalani e gli Ara
gonesi sani , o feriti com ' erano , sopravvenero col mal talento
di volersi vendicare col sangue di quelli, dei danni , che i suoi
da tutto il resto dell'armata genovese avevano dovuto sopportare.
1 Il testo dice : « Comment! trois leigneux qui sont là dedans clc. »
- 49 -
Venutosi pertanto a baltaglia , e come era cosa facile ad ac
cadere , sconfitti i nostri , fu lasciato tutto solo il valoroso capi
lano , che rotando destramente una spada a due tagli facea si ,
che nessuno ardiya di avvicinarsegli; e Ramon ammirando si grande
fermezza e valore , volea pure averlo salvato , e lo esortava ad
arrendersi ; ma quegli non ponendo mente agli altrui delli , e
continuando a ferire , e ad uccidere tutti quelli , che lo veniano
minacciando, provocò a tanto quella gente adunata , che risoluta
di perderlo , gli fu sopra , e lo ebbe morlo con singolare glo
ria di lui.
Dopo questa sconfitta , maggiori difficoltà e danni ne consegui
tarono all' imperatore ; poichè venne la compagnia in maggior ar
dimento , e confederatasi al turco Xi-Melich , prese la Natolia , de
vastò la Romania , e fuorchè Costantinopoli , Adrianopoli , Cristo
poli e Salonicchio , non fu cillà la quale da essa saccheggiata e
manomessa non fosse . In questo il re d 'Aragona chiese, ed ottenne
dai Genovesi che fosse lasciato in libertà Berenger d ' Entenza , il
quale raggiunti i suoi in Romania , e questi avendo per selle anni
dimorato in Gallipoli , all' insorgere di malaugurate discordie tra
i capi loro , giurata soggezione all' infanle Ferrando di Majorca ,
che a nome di Federico di Sicilia era venuto in Romania a pren
dere il comando della compagnia , abbandonarono Gallipoli , ri
volgendosi verso il regno di Salonicchio . Intanto Ramon Mun
taner , dopo aver distrutto i castelli di Gallipoli , e di Medito ,
imbarcati i marinari , le donne , i fanciulli sopra ventisei navi ,
uscì dallo stretto d ' Abidos , e si volse a Cristopoli , navigando
con sommo riserbo temendo di rinvenire i Genovesi , che in quelle
acque davano ad esso la caccia .
Prima però ch 'egli si mettesse in cammino , e che giungesse
l' infante , vennegli fatto di tentare la presa della Focide , spintovi
dal caso che Ticino Zaccaria genovese , nipote a Benedetto Zac
caria , approdava a Gallipoli con un bastimento di ottanta remi,
armato di tulto punto , e qui arrivato , chicdeva salvo condotto , e
di presentarsi a Muntaner, al quale così leneva discorso . « Sappia
le , o capitano , ch ' io m ’ ebbi per cinque anni il governo del ca
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stello di Foglie a nome di Benedetto Zaccaria mio zio , il quale
essendo testè uscito di vita , altro mio zio a lui succedette nel
dominio , e venuto alla Focide mi richiese conto del mio governo.
Io glielo resi , ma a lui non parve a dovere , e fra di noi nacquero
dispareri. Ora , per quanto a me fu comunicato da mio cugino fi
glio di lui , egli pensa di ritornare della Focide , e prendermi al
l' agguato , e condurmi a Genova per farmi torto e vendicarsi ;
nè volendo esser collo cosi, a voi me ne venni a prestarvi fede
ed omaggio , e mellermi nella compagnia . » E come chiese ottenne.
Pertanto ammesso che fu nella compagnia , propose la conquista
del castello della Focide, e fatti armare cioque bastimenti , na
vigò verso quelle terre nelle feste di Pasqua. Appena ivi giunto ,
fatte salire le mura da' suoi soldati , all'apparire del giorno oltanta
uomini armali e pronti a combaltere si trovarono colassù , men
tre il resto dell' armata si approssimava alle porte colle macchine
per atlerrarle. Quelli ch ' erano dentro al castello , udito il rumore ,
presero le armi, e si misero sulle difese : i molti Genovesi di Ti
cino , ed i Catalani, falta man bassa su quelli che difendevano
le mura e le torri , ne uccisero cinquanla , e ne fecero prigionieri
cinquecento e più . Quando furono padroni del castello passarono
nella città occupata daiGreci, che erano in numero di 3,000 , la
maggior parte occupali a fabbricare l'alume, e sparsisi per ogni
contrada la saccheggiarono e devastarono per ogni lato racco
gliendo molle ricchezze e preziosissime reliquie 1. Il Zaccaria sod
disfatto di questa vendella , ritornossene a Gallipoli , e di là se ne
venne all' isola di Tasso , ove già signore di un forte castello ,
poco andò che prese anche il dominio della città , e lungamente
la governò 2. Era intanto avvenuto , che per ignote cagioni di dis
sidii tra l' impero e la repubblica , Scio più non fu dei Geno
vesi , finchè venuto a morte Michele Paleologo , Benedetto Zacca
ria , di nobile famiglia Genovese , eletto dal comune di Genova a
un pezzo della vera Croce.
· MUNTANER Cronaca , vol. II , Drcange lib . VI.
- 51 -
comandare l' armata navale destinata a combattere i Saracini, nel
1301 1 se ne faceva signore , e conclusa la pace con Andronico
figlio di Michele tulto allora occupato nelle guerre contro dei
Turchi , otteneva l' isola a condizione, che libero da tributo , per
dieci anni la possedesse a nome dell' Imperatore , e ne fosse
lo stemma affisso alle mura , e che , finito quel tempo restituir la
dovesse .
In questo Zaccaria pose mano e perfezionò molti lavori e
munizioni della citlà , e ne ridusse gli abitanti solto il suo imme
diato polere ; sicchè passati i dieci anni , l' imperatore tra per
la difficoltà di poterla riavere, e tra perchè era pregato dal Zac
caria a non fargliene molestie , in due volte ed alle medesime
condizioni gli concesse altri dieci anni : morto poi il Zaccaria , i fi
gli di lui Martino e Benedetto , che non solo furono ercdi dei
beni del genitore , ma ben anco dell'accortezza , prima che ter
minasse il corso degli anni concessi, fecero di chiederne dei nuovi.
Già era stabilita l' alleanza , quando Calotete uomo potente andò
alla madre dell' imperatore , e mostrò quanto fosse disdicevole
che i latini tenessero l' Isola di Scio , non essendo cosa da di
sprezzare e lasciarsi fuggir di mano , potendo render ogni anno
grossa somma di oro . Aggiungeva doversi spedire ambasciata a
Martino Zaccaria , che allora comandava Scio , accusandolo ,
perchè senza l'ordine imperiale fabbricasse castelli , tanto più
ch ' era vicino il termine del suo reggimento ; e perciò ponesse giù
l' opera , e si recasse in Bisanzio , onde meglio por sesto alle co
se , e far nuova alleanza a quelle condizioni, che ad Andronico ,
non a lui , fossero piaciute ; ed erano : che Martino presiedesse di
nuovo all' Isola per un dato tempo: che, se non cessasse dal fab
bricare, nè a nuovi patti venisse, come se avesse già stabile pos
sesso di Scio , se gli dovesse mandar contro un' armata , ed inter
dire a nome dell' imperatore di fabbricare agli Sciotti. Come fu .
· MICHELE Giustiniani nella Scio Sacra del rito latino assicura invece
leologo, portò in dote l' isola di Scio .
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proposto , fu fatlo ; ma nulla valse : chè Martino vieppiù altese al
Javoro. In questo avvenne , che Benedetto Zaccaria minore fra
tello ricorreva ad Andronico , onde gli facesse ragione contro di
Martino , il quale ingiustamente gli contrastava l' annuale tributo di
sei mila ,fiorioi a cui pretendeva per diritto di successione, e ne
otteneva favorevole risposta , e certe promesse.
Allestita infrattanto una flotta di centocinque galere con ca
valleria e provvigioni al bisogno , si fece vela alla volta di Scio ,
nè l' imperatore era forse di lutto il mal animo verso di Martino,
se questo gli fosse ilo incontro pregandolo ; ma il Genovese , forte
in suo diritto , fu invece sollecito in darsi attorno per porsi sulle
difese , e messi in mare i suoi legni, e ben munite le porte della
cillà , dispose intorno alle mura le sue milizie , acciocchè respin
gessero l' assalto degl' imperiali. Così era dichiarata la guerra, e i
segni se ne vedevano in sulle mura ed io sulle torri, ove sventolava
la bandiera genovese. Calotete si stava in forse per timore dei Latini,
ma lenepasi co ' suoi pronto al volere del suo signore , e già
arrivato l' imperatore , si accingeva per dare l' assalto , quando
Benedetto , per odio contro del fratello , fece dimettersi viemme
glio in grazia di lui consegnandogli il castello , onde Martino , av
vedutosi di essere tradito, e abbandonato dalla speranza che gli
era rimasta nella difesa , stimò cosa prudente , avendo a fare con
uno più forte di sè , di rimettersi alla volontà dell'imperatore ,
accettando quei palli che avesse voluto stabilire . Ma Andronico più
non volle venire a condizioni, ordinando al contrario che la moglie
e i servi di Martino partissero con tutte le cose loro dall' isola , ed
esso fosse cacciato in prigione; poi falto venire a sè Benedetto ,
e dopo avergli per acconcia maniera manifestala in parole la
gralitudine del suo animo per la fedeltà a lui professata , disse ,
siccome egli aveva deliberalo di commettergli la prefettura di
Scio ed assegnargli in appannaggio la terza parte del reddito ;
ma Benedetto non si tenea punto contento di ciò , che anzi si cre
deva disprezzato , quasiché non fosse reputato degno di cose mag
giori; per lo che rigeltava il dono dell'imperatore , dicendo non
voler aderire non solo a ciò che or gli era proposto , ma nemmeno
- 53 -
volere oltener Scio a quelle condizioni che l' aveano avuta il padre
ed il fratello ; che gliene sarebbe grato se l' imperatore la cedesse
tulta per sè , libera dalla soggezione dei Romani; che se no , non
gli facesse neppur parola di benefizio , poichè esso non ne voleva
sentire. E qui rispondeva l' imperatore , essere ingiusta la domanda
di Benedetto , perchè , se era per lasciare in mano altrui il governo
ed il possesso assoluto dell' isola , senza che i Romani nè allora ,
nè in avvenire vi avessero neppure il nome, non sarebbe conve
nuto mettersi in tante fatiche e dispendii di guerra , onde meglio
sarebbe stato l' averla lasciata a Martino .
A quesle ragioni piente fu mosso Benedelto , e slette fermo nel su:
proposilo ; ciò nondimeno gli fu dato tempo a deliberare , facen
dogli sapere che l' imperalore più non l'avrebbe ascoltato in
appresso , se non dopo essersi consultato coi suoi amici e parenti.
Da li a tre giorni Andronico ebbe di nuovo a sè Benedetto , e
avendogli le passate proposte ricordato , e ammonito di nuovo a
provveder bene a sè stesso , lulto fu vano ; chè Benedetto se gli
mostrò avverso , dicendogli perder esso la sua fatica , perchè se
egli non volesse l' assoluto dominio dell' isola concedere, chiedeva
gli fossero almeno date tante triremi, quante ne volevano a tras
portare le sue sostanze , e andarsene ad abitare cogli altri suvi
concittadini genovesi nel sobborgo di Galata .
Allora l' imperatore , per cassare a sè la taccia d ' ingrato e di
menlitore , lo prese in sulla sua parola , e volentieri si acconciò
alla sua domanda , e date a lui le triremi, lo lasciò partire , spe
rando ancora , che in questo spazio di tenspo avrebbe preso mi
glior consiglio . Allora Benedetto non fe' più parole , ardente di
sdegno e quasi offeso da ingiuria da non sopportare , si ritirò
verso Galata.
Ma cosi non finiva la cosa , perciocchè ritrovandosi in Scio
poca munizione di soldali , e Benedetto Zaccaria volendo vendi
carsi di Andronico, giunto che fu in Galata , trasse con sè alcuni
genovesi di colà per navigare contro) quell' isola , sicuro nella
speranza che di leggieri soggiogata l' avrebbe .
Giunte le navi alle sponde dell' isola , discesi a terra gli armati,
- 54 -
diedero la scalata al castello ; ma gli Sciotti, quanti erano in armi,
scagliatisi addosso ai latini, li vinsero , ed uccidendone più di
trecento , li costrinsero di ricorrere alle navi. All' indomani, non
restando più alcuna speranza d ' impadronirsi dell' isola , quei che
rimanevano ritornarono indietro , e Benedetto Zaccaria vinto tutto
dalla disperazione , preso da un improvviso malore , quasi sette
giorni dopo morì ' .
Il Papa Benedetto XII e Filippo di Valois re di Francia ave
vano intanto spedite lettere all'imperatore onde ridonasse alla
libertà Marlino, che fino all' anno 1338 fu ritenuto prigione .
Conluttociò la famiglia degli Zaccaria non mancò di farsi potente
in Grecia , chè nell'acquisto del principato d ’Acaja , d ' una parte
dell’ Elide, della città di Pilo , della estesa e fertile Messenia , del
Peloponneso mostrava di volere allargati i confini della propria
potenza fin nella Licaonia 3 . Sembraci or qui necessario che
per noi si noti come tutte siffalte conquiste da non pochi autori
greci attribuite agli Zaccaria , vengono pure da altri riguardale
siccome opera dei Centurioni, altra genovese famiglia . Il Franza
porta opinione che Zaccaria e Centurioni fossero una sola ed islessa
famiglia .
Giusta preziose carte rinvenute e citate dal Ducange , li Cenlu
rioni trovavansi in corte di Maria di Borbone , la quale perchè
vedova dell' imperatore Roberto , era principessa d 'Acaja . Pare
anzi che uno di questi Centurioni avesse il grado di suo consi
gliere, e che usasse non lieve influenza sopra gli affari del prin
cipato . Nel 1387 eslinta Maria , succedelte Luigi di Borbone nipote
di lei , ed essendo le cose del principato venute ad essere nella
maggior confusione , i Centurioni, che ivi erano molto potenti ,
occuparono la massima parte delle città che già appartenevano
all'imperatrice', e presero i titoli di signori d 'Arcadia , di baroni
1 Cantacuz. lib . II , cap. X , XI, XII.
1 Ducange lib . vi, pag. 60.
3 Calcondita lib . IV, pag. 86 e lib . V .
^ Ducange tom . II , pag. 308 .
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di Chalatritza ( ciltà ch'essi tolsero sopra d ' un certo Bartolo
Rendinelli, che n'era signore ) , e di contestabili d’Acaja . Che
questa famiglia portasse poi indistintamente i due soprannomi di
Centurione Zaccaria, fassimanifesto colla testimonianza del Calcon
in consorte un Ceolurione figlio di Azen Centurione-Zaccaria , il
quale allora portava il titolo di principe d 'Acaia. Lo slorico
Ducas, al capo xx delle sue storie , narrando i progressi del lurco
e lo innalzamento di Maometto alla dignità di Sultano per la
morte di Baiazel padre di lui , riferisce come lulli i principi greci
inviassero ambasciatori a prestargli omaggio ed obbedienza , e
come fra questi vi si trovassero quelli dei Centurioni-Zaccaria prin
cipi di Acaja. Nondimeno poco tempo dopo Tommaso Despota
della Morea prese sopra di esso la città di Chalatritza , ma con
Centurioni-Zaccaria , e le nozze furono celebrate nella città di
Sparta nel 1431 al mese di gennaio. Furono trascorsi appena
trent'anni , che tutta la Morea cadeva nelle mani di Marello , e
con essa il principato di Acaja , dopo di essere stato rello per più
di 200 anni da principi francesi e latini.
Proseguendo ora il corso delle guerre dell'imperatore Andronico ,
la sorte ed avversi casi venivano pure a cadere sopra altre terre
da genovesi famiglie conquistate ed otienule dalla greca dinastia .
Andrea Cattaneo , già della volta , tolse colle armi la Focide ,
paese di fertilità somma ed abbondante , e di alcune merci di traf
fico lucrosissimo: pel qual principato a lui ceduto per ragion di
procura era tenuto a pagare in ogni anno un tributo all'impero .
Per la qual cosa, a certi tempi coloro che ad altri in quella
prefeltura succedevano , richiamavano con nuove lettere del bisan
tino monarca la già fatta donazione , aflinchè, lasciato passare
lungo spazio di tempo , l' imperatore non si vedesse all' impensata
fuor di dominio 1
Ora , sicuri di mantenersi a lungo pel comando di quelle terre ,
· Niceph . Greg. Bisant. Isi. lib . XI, pag. 260,
- 56 -
si diedero a mudirle , riparando le mura ed il castello della città ,
e fabbricando un forte per arrestare le orde turchesche gli die
dero il nome di Nuova Focea , che poscia crebbe in una grande
e forte città. Era intanto venuto a morte Andrea Callaneo , e Do
menico figlio di lui ebbe appena assunto le redini del governo ,
che , siccome quegli il quale di grosso tesoro era fornito , preso
ardire e fiducia in sè medesimo, meditava erigersi in princi
pato dall' impero indipendente. Ed a far ciò si voleva che maggiori
terre conquistasse e più potente addivenisse. Così formava , e cosi
i suoi progetti eseguiva ; e molto essendo propinquo all'isola diLesbo ,
o Metelino , allora agitatissima per intestine discordie e per assalti
stranieri , molto opportuna e a ' suoi disegni vantaggiosa la reputo .
Per la qual cosa falte armare in Genova a sue spese updici triremi,
ed associate ad una ch' egli avea nella Sicilia , ed a cinque altre
che i Cavalieri di Rodi unitamente col duca delle Cicladi gli ave
vano provvedute , facea impeto contro l' isola di Lesbo. Ed ivi ab
battendo i Mitilinesi ( atterriti dalla improvvisa avventura perchè
colli non preparati) ed espugnando senza incontrar molta difficoltà
i castelli tulti che nell' isola erano , in breve spazio di tempo
ogni cosa in suo potere ridusse . Tentò pure Cidonia ', Erissi ? e
Metinna 3, ma conosciuta la pochezza delle sue forze, dall' impresa
ristette: di Lesbo si accontento , e chiamati dalla Focea la moglie ed
i figliuoli , vi fermò sua dimora; avendo lasciato colà buon presidio .
In questo l' imperatore Andronico il giovine tornava da Tessa
lonica in Bisanzio , e come ebbe inteso la presa di Mitilene , e visto
che nei luoghi vicini i Genovesi potenti si facevano , cercò danneg
giarli dovunque , e cinta Pera all' improvviso , pose il fuoco a
quei grandi e muniti edifizii innalzati sul colle , e si apparecchiò
alla guerra di Mitilene , benchè i Genovesi di quella colonia vi si
opponessero. Correva il mese d ' agoslo quando l' imperatore con
1 CANTACUZENO cap. XXIX , lib . II , pag. 252.
2 Erissi ciltà nell' isola di Lesbo.
3 Metinna città primaria dell'isola stessa dopo quella di Mitilene, cclcbre
per la squisitezza dei vini.
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tulta l' armata navale da Costanlinopoli moveva . Era essa composta
di ottantaquattro navi, ventiquattro delle quali erano a due o tre or
dini di remi, le altre di un sol ordine di remi; seguivano pure altri
bastimenti da carico , su cui era imbarcata la fanteria , le vettovaglie
ed altre cose necessarie all'esercito. Tosto che fu giunta la flotta
imperiale a Gallipoli vicino all'Ellesponto , essendo quivi venuti
da Lesbo gli esploratori su lunga e celere nave , saputo l' arrivo di
Andronico , essi i primi, con mirabile prestezza e somma espe
rienza nel navigare , annunziarono a quei di Lesbo lo approssi
marsi. Con tutto ciò venne in pensiero ai Genovesi , senza cono
scere qual fosse il numero delle navi, tentar la fortuna dell' armi;
perciocchè il Caltaneo , ormai rassicuratosi , aveva fortificato Mi
tilene e fatto venire gran numero di soldati e copiose vetto
vaglie ; e mandate nella Focea due triremi all'oggelto preparate ,
mise in opera tanta diligenza , che ad una medesima guisa a sè
ed alla città provvedeva. Ma l' imperatore intanto insieme ad una
parte dell' esercito si recava egli stesso alla Focea , e per mare
e per terra il castello assediava , dopo aver lascialo il suo cop
piere Filantropero con un'armata di fapteria e di cavalleria per
ridur Metelino. Siccome l' imperatore temeva , che per la parti
zione delle sue forze stato non fosse al caso di soggiogare quei
due paesi , inviava perciò ambasciatori al turco Sarcane , che le
neva impero all' oriente della Focide , e faceva alleanza con esso
lui , perchè lo dovesse aiutare con eserciti di terra e di mare ad
assediar la Focea e Metelino : e diffatti Sarcane , a lui venuto con
armala di fanti e di cavalieri , si dispose all' impresa .
Già cinque mesi era durato l' assedio dei Focesi e dei Meteli
nesi , e contro dei primi soprattutto con attrezzi murali e macchine
era animato il combattimento , e non pertanto per la solidità delle
mura e per lo difendere che facevano fortemente e costantemente
i Genovesi , non si poteva espugnare. Ma essendo tratto a lungo
l' assedio , e prendendo a mancar loro le provvigioni , forte teme
vano che i nemici non avrebbero levato l' assedio prima che essi o
dalla fame o dalle armi ridotti , non cedessero. Videro però modo
onde potersi più alla lunga difendere , e fatti uscir fuori ciascun
- 58 –
dei Romani qnanti abitavano la Focea , insieme colla propria fa
miglia , raccolsero e trasportarono nel castello , prima con nuovo
presidio fortificato , tutto il grano ed altre cose necessarie alla vita ,
per le quali sottilmente vivendo , l'assedio potessero comportare.
Verso la fine però dello solstizio invernale giungevano per so
prappiù i Persi con grande soccorso all' imperatore , ed i Focesi
poichè ebbero conosciuto essere così fermo il Paleologo , che ne
rigore d ' inverno nè lunga assenza da suoi , nè niancanza di alcuna
cosa necessaria a vivere agiatamente lo aveva potuto vincere , pre
sero a disperare , e più ancora quando si trovarono aver più poche
provvigioni in città ; impertaplo mandano legati ai Cavalieri di Rodi
pregandoli a non volerli abbandonare jo quel pericolo , interponen
dosi presso l'Imperatore , onde volesse far levare l' assedio ; e ilGran
Dumneslico tenuta conferenza nel suo padiglione con Giovanni Spi
nola genovese , tentava con molte parole ed anche buone ragioni
d ' indurlo a persuadere agli assediati la resa della città 1. Lo Spi
nola dopo aver lungamente taciuto e considerato come sì accon
ciamente se gli fosse venuta spiegando la condizione in che erano
i suoi, e deplorando la circostanza di essere troppo tardi venuto
a parlamento con lui, poichè molti mali e danni avrebbero potuto
cessare , proponeva al Domestico essere mestieri che egli alla do
mane in città ritornasse , e agli altri ancora questo consiglio ma
l' assenso dal Gran Domestico , ritornò in Focea , e quivi espose a
Odoardo 2 che da Domenico Cattaneo n 'avea ricevuto il governo , ed
agli altri principali personaggi, quale fosse il progetto , che avuto
da tutti per ottimo ed utilissimo , dichiararono sè essere preparati ad
eseguirlo. Ritornò pertanto lo Spinola al Domestico e gli diede in
risposta che la Focea al lutto si dava allo imperatore , ma che
nulladimeno doveasi per loro comunicare la cosa a Domenico ,
· Cantacuzeno lib . II. cap. XXIX. XXX. XXXI. Sauli della Colonia di
Galata .
· Il Cantacuz. non dice che Odoardo , onde non si può sapere a quale
famiglia appartenesse.
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il quale era assediato in Mitilene e tenea presso di loro il luogo
di principe e la dignità ; perciocchè niente poteasi fare senza il
consenso di lui. Datagli quindi una nave s'avviò a Mitilene e
venuto alla presenza del Cattaneo , tenne con esso lui ragiona
mento della pace , ed avendolo trovato pronto ad acconsentirvi ,
ritornò in Focea , conducendo seco un inviato , il quale a nome di
Domenico dovesse salutare l' Imperatore. Così pure quanti fra
nobili focesi erano assediati, il figlio di Sarcane che era rimasto
prigione ed altri ostaggi , si presentarono ad Andronico il quale
cortesemenle accogliendoli , disse che lor concedeva la Focea prin
cipato del popolo romano , da cui, finchè a lui piacesse , ne ca
vassero il frutto siccome prima, e lor permetteva che per tutte
le isole e città dei romani mercanteggiassero 1 .
In cotal guisa perdevano i genovesi le isole di Scio , di Mele
lino e la Focea , tolte allo impero nel 1261 e dagli imperatori
greci loro concesse e confermate : nè si potrebbe ben dire quanta
molestia e danno da questa perdita al commercio conseguitasse
ro , e massimamente di qual forte risentimento gli animi si ac
cendessero , poichè lor nun pareva esser questa la giusta retribu
zione che si doveva alla lealtà ed ai sacrifizj con cui essi ave
vano sul trono di Bisanzio la greca dinastia a dispetto dei fran
cesi e dei veneziani ricondotta .
Ma tanta ingratitudine ed ingiustizia non restarono a lungo in
vendicate , chè le terre ed i perduti diritti , trascorsi appena dieci
anni , ricuperaronsi.
Ora però prima di dire in qual modo e per quali falti a buon
fine l' intento si conducesse , debbonsi per la maggiore chiarezza
del racconto accennare le circostanze per cui ne venne il pensiero ,
e il principale oggelto onde si formava l' armata intrapren
ditrice.
Fino a che i Genovesi con caldo animo e con uno stesso vo
lere all' esaltazione della patria mirarono , salirono ad alto grado
1 CANTACUZENO cap. XXIX . lib . II. pag. 232. NICEPHORO GREGORA Bisant.
ist. lib . II. pag. 260. SS V. VII. IX .
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di autorità e di potenza ; ma messasi fra di loro quella pestilenza
di tutte le repubbliche, la discordia cittadinesca , non puossi ben
descrivere come in breve spazio di tempo , non solo dalla loro gran
dezza , ma ben anche dalla propria virtù siano decaduti. Di ciò si
potria dar la colpa o a quel non saprei se naturale procedimento
od incostanza delle umane vicende , o alla mollezza ed agli odj
privali dei cittadini. Ben egli è vero ciò nonostante che provvido e
saggio era stato negli andati secoli il governo diGenova , e onde
maggiormente fosse a grado del popolo eransi creati due dogi po
polari Simon Boccanegra nel 1339 e Giovanni da Murta nel 1345
pei quali dogati i nobili privi del comando rimasero .
Quindi avvenne che da siffalta elezione fu sconvolto lo stato e
tosto sorsero due fazioni, l'una del popolo contro la premioenza
dei nobili , l' altra di questi che a ridurre aspiravano la Repub
blica sotto l' autorità dei pochi , ed a convertirla iu un governo
oligarchico , stato il più tristo ed il più intollerabile. E quantunque
la Repubblica nella sua buona forma avesse mai sempre lasciata
aperta la via ad ognuno di poter salire con proprii merili ai gradi
malincuore soffrivano che le men nobili potessero pareggiarle
negli onori e nelle dignità dello stato .
E difatti causa di gravi danni furono sì accanite discordie :
imperciocchè intenti i nobili alla sovranità , e intento non meno il
popolo a scuoterne il giogo , lunghe e sanguinose fazioni altrista
rono e contaminarono la Repubblica. Il peggio si fu che a tanti
cessazione ; ma di più in tanto odio ed ira montarono i due
partiti , che doveltero in fine venire ad una aperta rottura .
E perciocchè male e difficilmente si possa trionfare d ’un popolo
che nell' impeto d ’un vivo desiderio di libertà fassi a difendere
le proprie leggi ed i propri diritti; cosi accadde allora , che
mal reggendo al confronto ed all' ardor popolare , i nobili al me.
più grave il loro delitto congiurando a distruzione ed a morte a
Monaco ed a Roccabruna siricoverarono. Nè cosi tosto eransi rac
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colti colà , che messa in ordine un' armata di diecimila pedoni 1
e trenta galere , si disposero a minacciare la patria , mostrandosi
lungo la riviera .
Già si scuoteva il popolo per lo improvviso rumoreggiare di sì
terribili apparecchi di guerra , già lo spavento si dilatava ; ma a
chi difende la patria si fa piana ogni cosa ; ond' è che nè l'ar
dire nè la saggezza mancando , congregato il Consiglio del comu
ne , diessi l' incarico di far allestire un esercito a Giovanni Tarrigo ,
Domenico diGaribaldo , Pasquale del Forneto e Tommaso Morando
di Levanlo onorevoli cittadini, i quali con tanta sollecitudine tosto
vi si applicarono , quanta l'urgenza del negozio ne richiedeva. Ma
avvegnachè la Repubblica , per lo enorme dispendio a cui nelle ve
nete guerre erasi trovata in impegno di soddisfare , fosse di muni
zioni e di denari esausta , nè vedesse in lei modo di poter porre
in piedi la flotta pure avuto ricorso alla generosità de' suoi cit
tadini , non pochi, ed erano dei generali nobili popolari , rispo
sero all'urgente chiamata della Patria , e prontamente offerironsi a
prestarle soccorso in tulto ciò che a compir quella impresa fosse
mancato .
Il Comune pertanto dal canto suo l' obbligo s' imponeva di ri
parare per qualunque modo ai danni che ai padroni delle galere
fossero occorsi , assegnando perciò il fondo di ventimila lire sulle
compere dei luoghi del capitolo della città , acciocchè da questi
redditi potesse ognuno in proporzione del capitale i dovuti frutti
ritrarre 2 Accettata e convenuta ogni cosa con mirabile fiducia ed
amore fra il governo ed i cittadini , ecco nello spazio di un mese
comparire nel porto una flotta di ventinove galere armate a car
tella , d 'armi , di munizioni fornite , da duecento circa uomini per
ciascheduna ( fra i quali erano da venticinque a cinquanta ba
lestrieri ) difese , e da esperti maridaj governate.
Simon Vignoso uomo popolare , distinto e prode guerriero ne
· L ' INTERJANO a pag. 107. dice che erano soli novemila .
· Da questa convenzione fra i cittadini ed il Comune trassero origine
le compere di S . Giorgio .
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assumeva il comando il 22 gennajo 1346 sulla piazza di S. Lo
renzo , ove raunatosi il Consiglio , riceveya per mano del Doge
da Murta , fra le acclamazioni del popolo , l' onorato vessillo di
S . Giorgio. Nessuna dimora alla partenza frapposta , accompagnato
da gran moltitudine di cittadini fino alla Chiesa di S. Marco ove
stava la galera capitana , facea vela ad incontrare i nemici 1 , i quali
più per l' opta di essere alla patria ribelli, che pel poco animo
ed impotenza loro), avpiliti , andarono dispersi: e parte con tren
taquattro galere non compiutamente armate nel porto di Marsi
glia rifuggiatisi , sotto il re Filippo nello esercito francese si as
soldarono , e a militare contro il re Odoardo d'Inghilterra si die
dero, e parte assoggettandosi a quei patti che alla fazione popolare
fossero piaciuti , a discrezione si arresero 2. Abbassato così il ne
mico domestico , non tollerava il Vignoso che l'armala navale con
tanli sacrifizj e tante spese composta , senza fare altra impresa si
rimanesse . Per il che onde l’ opra affallo inutile ed infrultuosa
non fosse , vennegli in mente di attendere al sostegno delle geno
vesi colonie nel mar maggiore , contro di cui i Tartari si affatica
vano , e di tentare per soprappiù nelle acque del Levante ad utile
ed ingrandimento della Repubblica qualche dovella impresa : a
ciò lo stimolava il pronto soccorso che lo imperalore di Costanti
nopoli avea poco tempo addietro prestato ai Veneziani a dango
dei Genovesi.
La flotta del Vignoso pertanto con l'autorità del comune volte le
prue verso il Levante ponea mano alle divisate intraprese , quan
do una conquista inaspettata in quel tragitto la ratlenne alcun
tempo. Perciocchè giunta ai tre di maggio dinanzi alla città di
Terracina , trovò che Nicolò conte di Fondi, fiero nemico dei Ge
novesi , la stringeva d' assedio ; ma all' apparire dell'armata , gli
affanni dei rinchiusi abitatori cessarono , ed inalberando , in segno
di sommessione , il genovese vessillo , invitarono l' almirante che
a lor difesa si approssimasse . Sbarcate quindi le truppe , il Vi
· GirstINIANI, anno 1346.
· ROCCATAGLIATA , M . S.
. - 63 -
gnoso spingeva a vergognosa ritirata il conte assediatore , rido
nava la liberlà a Terracina e verso Gaeta sciogliendo quindi le vele
e navigando su per lo fiume Garigliano faceasi signore di parec
e per così felici successi il corso di bel nuovo volgeva alle acque
del Negroponte .
Era in quel tempo l' impero di Costantinopoli declinato in guisa
dalla primiera maestà e potere, che quasi non riteneva sembianza
dell' antica sua condizione ; perchè la negligenza dei greci impe
ratori nelle cose del governo lo aveva di tal sorta infiacchito ,
che non solo dalle nascenti orde turchesche e da altri principi
dell' Asia e della Grecia era bersagliato e battuto ; ma di più an
cora potenli e doviziosi sudditi greci fattisi a lui ribelli, intiere
provincie usurpavansi a propria utilità 2 .
Per la qualcosa volendo i Genovesi della propizia occasione va
Jersi , si avvisarono di dover ricuperare l'amena e popolosa isola
d 'Oriente opportunissimo ; e a ciò non solo sollecitavali il vantag
gio che partitamente ogni capitano di quella flotta si ripromette
va ; ma molto più il desiderio della precedenza sopra Venezia
loro ostinata competilrice , la quale pareva appunto allora alla
conquista della Focea e dell' isola vivamente agognare. Nè mal
si apponeva il Vignoso : perciocchè ventisei galere , parte vene
ziane, e parte della religione di S. Giovanni , da Umberto Delfino
di Vienna , o come altri vogliono da fra Ingiberto Delfino cava
valiere della religione medesima comandate 3 , costeggiavano qnei
lidi, e in onta al divieto del Papa nelle cose dei Greci si ingeri
vano : ma nel far le viste di accorrere in ajuto della città di
Smirne dai Turchi minacciata , tenevansi bordeggiando nelle acque
dissimo sospetto perchè i Genovesi fossero colà venuti ; e come
į V . Documento ( n .° 1 . ) anno 1346.
· Bosio parte III. pag. 753.
3 Id . id . » id .
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quegli che poca e mal fondala fiducia poneva nelle proprie forze ,
e consigliato da forte presentimento che il Vignoso a quelle terre
intendesse voltarsi , pensò spedirgli parlamentarj e fargli proporre
un' annua pensione di diecimila fiorioi per lui, e trentamila scu
di d 'oro o in denaro od io gioie per i padroni delle galere , se
da quell' impresa si desistesse 1.
Il Ligure generoso sprezzava sì ricche offerte , e quasi sdegnan
do mandar risposta al condottiero dell' armata nemica , ai 14 di
giugno si avvicinava all' isola di Scio , ed iva impadronendosi di
bel nuovo della Morea , eccettuata la Lacedemonia , Mopembase ,
e la Focea nel mare Jopio 2. In questo mezzo si appressava la
tempesta contro di Scio ; ma i Greci dati all' orgoglio ed alla mol
lezza , tranquilli e sicuri della propria sorte si riposavano .
Ora il Genovese non volendo porger motivo con proditorio as
salto a future querele tra l' Impero e la Repubblica , spedi un
araldo nell' isola , acciocchè , facendo sapere l' approssimarsi della
forte armata dei Veneziani , invitasse gli Sciotti che a ' Genovesi
per ributtarla si collegassero , o nelle inani loro ad onorevoli patli ,
siccome ad antichi padroni, si arrendessero ; aggiungesse quindi
che più non avriano avuto cagione di timore degli inimici, poi
chè contro di questi la genovese flotla avrebbe per essi ogni sua
forza adoperata : che se venerazione gli tenesse sospesi per non
fallire verso l' autorità dell' impero , dovesse lor piacere di man
dare ambasciatori all' Imperatrice , che per quel tempo governava
l' imperio , ad impetrarne l' assenso .
il patroni erano Lanfranco Drizzacorne , Guglielmo de Solario , Gu
glielmo Arangio , Giacobo Morando di Savona , Nicolò Tarigo , Antonio Ru
beus per Matteo Babo da Savona , Ansaldo Olivieri , Melliado Adorno ,
Agostino di Bennato , Antonio Viviano , Francesco di Coronato , Meliano di
Ferrando per Leonardo di Cornasca , Giovanni di Setta , Nicolò Cicogna ,
Federico Osbergerio , Filippone Alpano , Luca di Guano , Lodisio Perone ,
Raffo di Pesina , Tommaso d ' Ilione , Ciacobo di Ulino , Andreolo di Sella ,
Andreolo Pessario , Cosmaele Salvago , Pietro Norasco , Francesco Gale
gario , Ampegino Cantelli , e Lodisio Pansano.
Ducas Ist. Bis . cap. II.
- 65 -
Ma superbamenle rigellarono gli isolani siffatte proposte , e
come quelli che nè ad autorità , nè a freno di sorta erano da lunga
pezza accostumati , dileggiarono l'araldo e chi lo aveva manda
to , disfidando non solo le genovesi , ma ben anche le veneziane
galere ; quantunque a danni loro si fossero insieme collegale .
A tale insulto la bontà del genovese comandante si mulò in un
giusto risentimento : e siccome mal sopportava le ingiurie ed i
dileggiamenti altrui, ben conscio della millanteria , natural vezzo
dei greci, si propose di spegnere e di cacciare di Scio quelli
altieri dominatori , che all'imperio poc' anzi l' avevano car
pito . Ond' è che spinte a golfo lanciato le sue galere nel porto ,
diede principio deliberato allo assalto , armi e macchine d ' ogni
sorta adoperando. Ora essendo venuta a termine , e rimasta senza
effelto la prima giornata dalla parte del mare , del giorno appresso
si avvisò l' ammiraglio che , ponendo a terra le fanterie , ed innal
zando macchine , e scavando mine , dar si potrebbe un più terribile
e generale assalto alle mura ; ma nella zuffa sendo caduti cinque
cento de' suoi , e non essendovi per allora speranza di farsi pa
drone della città , prese a scorrere impetuosamente per ogni lato
quella terra , e nello spazio dei primi quattro giorni della cava del
maslice , e di sei castelli si impossessava ; e nei secondi qualtro
l' isola totta sottometteva. Cionondimeno la capitale salda sulle
difese durava ; il perchè risoluto il Vignoso di condurre per qua
lunque modo ad un fine la guerra , si pose a maggiormente strin
gere l'assedio , deliberato a imprese anche maggiori ; perlocchè
innalzando dalla parte di terra un contro muro , e da quella del
mare formando una catena di legnami millecinquecento cubiti
lunga , chiudeva per ogni parte l' entrata nella città , la quale , e
non erano per anco trascorsi tre mesi intieri , per la coplinua
guerra , e costretta dalla mancanza delle vettovaglie , alle armi
vittoriose dei Genovesi fu forza che si arrendesse .
Fiaccata così l'alterigia e l'audacia degli isolani , posto fra
di loro il terrore ed il disordine nel governo , Calojaoni Civoo
Capitano e signore del castello di Scio , si mostrò propenso di
venire a patti e di assoggellarsi agli ordini dell' ammiraglio geno
- 66 - -
vese , a condizione che lo si ammeltesse alla cittadinanza di Ge
nova , a cui giurava fedeltà in perpetuo : che gli si pagassero per
tre anni seltemila perperi sui redditi di Scio , che gli si conser
concessi ; promettendo anco di rimanere nella soggezione di Ge
nova siccome erasi fin allora in quella dell' imperio mantenuto ;
che gli si lasciasse il possesso delle due case e del monastero detto
di Santa Maria presso alla torre; che gli fosse permesso di par
tire, ritornare , dimorare nell' isola a suo piacimento , essendo
tanto esso che Costa suo fratello , e Michel Coresi suo nipote di
chiarati esenti e franchi dalle avarie reali e personali , escluse
quelle dei negozii ".
A questi palti convenuti li 12 setlembre 1346 Simon Vignoso
occupava il castello di Scio , e perciocchè era uomo d' acuto e
destro ingegno altese a procacciarsi un 'assoluta autorilà sopra gli
abitanti dell' isola , che, venuti agli accordi , al Comune di Genova
si soltomisero , giurandogli solennemente fedeltà e sudditanza col
toccare e baciare ginsta il costume la figura di Cristo , il per
chè tennero sempre nelle cose ecclesiastiche intatte le consue
tudini, libera elezione del metropolitano , possesso indipendente
dei loro beni, libertà di risiedere o partirsi di Scio , conserva
zione dei privilegi ai nobili appartenenti ; oltredichè si obbligaro
no di pagare al Comune per due anni quel tributo , come per lo
addietro verso l' imperio per loro si praticava : il castello , e
duecento case per abitazione dei latini ottennero : furono asso
luti di ogni delitto , e si convenne che la giustizia a norma delle
leggi di Genova sarebbe per lo innanzi amministrata : che i ma
rinaj e balestrieri sciolti alle medesime discipline che i genovesi
sarebbero soggetli : che Calojanoi ed altri fra i principali citta
e i chierici sarebbero obbligati verso del Comune , come già lo
erano allo Imperatore, e che i delinquenti fin dal giorno 13 di
1 V . Documento ( n . 2. ) anno 1346. RoccataGLIATA anno 1346 .
· Documento ( n .° 3. ) anno 1346 . Roccatagliata anno 1346.
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Per tal modo gli abitanti di Scio in ogni loro diritto e privile
gio garantiti , inalberata la bandiera Genovese , l' isola fu soggetta
al comune.
Giace l' isola di Scio , una delle sporadi, nel mare Egeo, e verso
Oriente risguarda la Natolia , all' occidenle Negroponte , a tramon
tana l' isola di Lesbo. Io luogo così opportuno è collocata , che , al
dire di Tucidide , sarebbe ella molto al caso di ridursi all' obbe
dienza tutta la Grecia . E già a cagione dei seni , e dei porti suoi
capacissimi , per cui riesce non difficil cosa a qualunque legno
l' approdarvi, era stata nei traffici floridissima ; perciocchè tutte le
merci, che dall' Asia provenivano , traversando il passaggio del
castello di Perama , in Scio , siccome in ricco e comune emporio ,
si accumulavano , ove una straordinaria affluenza di stranieri mer
catanti vi concorreva .
Dividevasi l' isola in due parti , Epanomenia , cioè superiore a
tramontana e ponente ; e Catomenia inferiore a mezzodi.
Numerose città , borghi, castella , guarnivanla d' intorno e la
rendeano forle e popolatissima; poichè contavansi in essa più di
110 ,000 abitanti 1 : un aere limpido e sereno la cresceva di pre
1 La presente condizione dell' isola di Scio , così ne viene descritta dallo
erudito storico Michaud nella sua opera Correspondance d'Orient sotto la
data 7 dicembre 1830 . L ' autore dice che navigando alla sinistra del capo
Cara-Bournou , o Capo- Nero non tardò a vedere l' isola di Scio ; l' antica
sua capitale ( prosegue egli ) ci si presentò nel mezzo di una vasta pia
nura , vicino al mare ; alle spalle della città s' innalzano aride monta
gne. I viaggiatori che percorsero questi paraggi ne calcolarono la popola
zione a centodiecimila abitatori. . . . il mastice , un esteso commercio , e
l' amore della fatica ne aumentavano ogni dì la prosperità ; si vantava la
bellezza , la grazie e la decenza delle donne : la città contava diverse
scuole rinomatissime in Oriente , (come in appresso vedrassi , fondate dai
genovesi Giustiniani) ma le rivoluzioni successero , e tutta questa prospe
rità e gloria si dileguò.
Veggonsi ancora in alcune parti le mura della città quasi demolite e
prive di abitanti. Evvi ora un pascià poc' anzi Mutselim di Smirne che
si adopera onde riparare ai gran mali dell'ultima rivoluzione ; ma inutil
mente poichè non vi rimane che sabbia e rovine.....
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gio nella sua fertilità ; il terreno benchè per la maggior parte
ineguale e montuoso era abbondante di olivi , di agrumi e di ogni
sorta di frutti. Ma ciò che più favoreggiava la frequenza del suo
commercio era un gran numero di mulini ad acqua, che di conti
nuo lavoravano il bambace , il miele squisito ed il mastice , merce
Geluso ora impertanto il Vignoso di continuarsi al possesso di
ciò che con sommo onore avea acquistato , trovò acconcio modo
essere il vedere in primo luogo di regolare in maniera il governo
delle interne bisogna , che gli agguati e le minaccie sì de'nemici ,
che degli emuli ne dovessero andare a vuoto , facendo in un me
desimo tempo prova di valore e di giustizia. Ed a memorabile
esempio di queste sue volontà , accadde nei primi giorni, che en
tralo appena nell' isola , e volendo, onde vieppiù aſſezionarsene gli
abitanti , guarentite le altrui proprietà ; fece comandamento che
chiunque à danneggiare le vigne ed i giardini degli Sciolti fosse
ritrovato , venisse sottoposlo alla pena ignominiosa della frusta .
cesco , figlio del Vignoso , senza avvisar chi si fosse , al padre lo
presentarono, ed esso in ordine alla militar disciplina volle tosto
che subisse il decretato castigo , e perchè maggiore fosse l' umi
liazione , la rapina , che in pochi grappoli d ' uva consisteva , al
collo fecegli apporre , ed abbenchè a por giù il rigore l' armata
tutta e gli Sciotti medesimi lo scongiurassero , nulladimeno amo
indulgente genilore 2.
Lo spirito guerriero del Vignoso tale non era da doversi di
una sola vittoria accontentare , e molto standogli a cuore la glo
ria della repubblica, fece pensiero di sottomettere parecchie altre
terre della Natolia , giacchè a quel tempo propizia se ne mostrava
occasione. Lasciata quindi ai 17 di setlembre sotlo buono e fido
1 GIROLAMO GIUSTINIANI.
• ^ GIUSTINIANI , Annali anno 13.46 . — FOGLIETTA , Clarorum Ligurum ,
carte 89 .
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presidio l' isola conquistata , si mise in mare drizzando le prue
alle Focee , città situate nel continente dell' Asia , l' una alle ra
dici del monte Sardene , dove fu già l' antica Cuma , e l'altra alla
marina nell' intimo di un seno nel Chersoneso .
Era quello un terreno abbondantissimo di alumi: ivi erano nu
merose fabbriche di questo genere di mercatanzia ; e grande lu
cro, non tanto dalla vendila del già perfezionato , ma ancora dalla
semplice terra si ritraeva 1.
Pervenulo colà , fece da prima di aver esortato per mezzo diam
basciatori gli abitanti di Foglie Vecchie , che sollo il dominio dei
loro antichi padroni ritornare volessero , per lo che ad onorevoli ed
utili patli sarebbesi con esso for convenuto ; ma spregiarono pur
essi le offerte degli assalitori, e come gli Sciolti , presero a vo
lersi difendere: in quel che i Genovesi avendo fermo di prender la
ciltà , l' attaccarono dalla parte del mare, poichè da quella di
terra , tanto era il numero dei Turchi in soccorso dell'antica Fo
cea sopravvenuti , nulla di vanlaggioso imprendere si poteva.
Si venne pertanto a battaglia , e cosi fu combattuto , che forate a
colpi di macchine le mura del castello , e presolo a viva forza, in
men di quattr ' ore la terra tutta assoggettarono. Ciò fatto , più non
rimaneva che Foglie Nuove da essere espugnata ; laonde il Vi
gnoso non fu tardo a muoversele contro al successivo giorno 20.
Ivi quantunque buon presidio di fanleria , e di cavalleria si fosse
i Di ciò fa fede la seguente autentica notizia estratta dal fogliazzo dei
notari tom . III , pag. I , cap. XXVIII. Istrumento dei 27 febbrajo 1311 ove si
legge: Elianus Salvaigus et Luchelus de Mari emunt canturia 1000 aluminis
de Fogia et cantaria 1500 lerre pro alumine faciendo . A quale stato siano
al presente ridotte queste terre e ciltà cel dinota Michaud nella citata
opera vol. III , pag. 438 . . . . « Le lendemain matin , nous avons pu
« voir les ilots et les roches grisâtres, qui entourent la nouvelle Phocée ,
« autrefois célèbre par ses mines d 'alun qu'exploita long-temps l'industrie
« des Génois ; l'ancienne Phocée était bâtie sur la côte à quelques lieues
« de là ; le voyageur peut à peine aujourd 'hui retrouver quelques vesti
« ges d 'une ville qui, dans l'antiquité , avait fondé des colonies jusque
« dans les Gaules. »
- 70 -
alla difesa preparato , cionullamenu riputarono i Focesi essere inu
tile cosa lo spargere il proprio sangue contro le valorose armi
nemiche , e pacificamente alla Signoria di Genova fecero sommes
sione 1. Ond'è che Simon Vignoso ed i capilani delle galere sulla
riva del mare radunali in consiglio , coi greci commissarii delle
Fucee patteggiarono , che la terra , il castello di Foglie Nuove si
assoggettava al dominio del comune di Genova : che l' ammiraglio
genovese tenesse in suo potere quella terra per abitazione di co
loro , che seco lui erano venuti all' impresa : che i Greci coi Greci,
ed i Latini coi Latini possano coabitare : che se il Vignoso avesse
mestieri delle case dei Greci , questi sieno tenuti a fargliene la
vendita a prezzo stabilito : che i Greci possano partire dalla Fo
cea, e vendere i loro beni a condizione che ne sia pagata la quarta
parte al giusdicente , e che , continuando a dimorare nella lor pa
tria , possano liberamente godere dei loro beni: che la giustizia
sia giusta le leggi di Genova amministrata : che giurino fedeltà al
Comune : che godano di tutte le franchigie , siccome i cittadini:
che possano aver Arcivescovo da Costantinopoli : liberi nell'eser
cizio della loro religione : assoluti d' ogni delitto : sciolti dal do
minio degli imperalori di Costantinopoli , e che infine nessuno della
famiglia Callaneo e della parentela dei Zaccaria , loro antichi signori,
possa più avervi nè casa, nè possedimenti , nè abilar l'isola , nè
avervi uſlizio od impiego nelle cose di stato 2.
Fermali questi palti , il Vignoso facea pensiero di rivolgersi
ad espugnare le vicine isole di Metelino e di Tenedo ; perciocchè
non solo al commercio dei suoi compatriotti , ma ben anche pel
lor governo supremo su quei mari utili le riputava ; ma nata di
scordia fra le ciurme dei marinari, non vollero , come quelle che
al remo erano destinate , spigner più oltre le navi; per la qual cosa
nel porto di Scio obbligato a ritornare, pose in ordine l'esercito
e fece vela per Genova ; ove nel giorno del giovedi 9 di novem
bre approdando , per si segnalate conquisle con chiarissime lodi
· Giorgio STELLA , M . S.
i V . Do . anno 1516 . RoccaTAGLIATA 1316 .
- 71 -
fu la virtù di quei cittadini sommamente csaltata ; tanto più che
con raro esempio di liberalità alla repubblica l' assoluto dominio
ne trasferirono.
Pervenuta a Costantinopoli la notizia , come i Genovesi si fos
sero impossessati di quelle terre, ne fu dolentissima l' imperatrice,
e tanto più che in lei non era mezzo di conservarle all' impero ,
sia per mancanza di denaro , che per l'impossibilità di poter met
tere insieme un ' armata , che fosse di pari forze all' italiana. Ciò
nondimeno falto equipaggiare un piccolo numero di galere , delle
quali diede l' impero ad un certo Facciolati , cognato di Cumano
Mistico , ordino, che si rincorassero gli abitanti di Scio e della
Focide, e cercassero ribellarsi contro gl'italiani, promettendo soc
corerli in qualsivoglia evento .
Facciolati giunse troppo tardi , perchè la sua venuta riuscisse
efficace ; e nel mentre che tornavasene a Costantinopoli , scon
trato un bastimento genovese , lo abbordó , ed uccisa gran parte
dell' equipaggio , saccheggiò il carico.
Saputasi questa nuova dagli abitanti diGalata , fecero un decrelo
per cui, dichiarato il Facciolati loro particolare nemico , ordinarono
a tutti i loro compatriotti, che per avventura lo avessero trovato , di
attaccarlo 1. Laonde andata a vuoto la spedizione marittima, s'invia
rono da Costantinopoli ambasciatori a Genova , onde osservando
il convenuto nei trattati anteriori per via di giuramenlo , fossero
all' impero restituite. Iacopo Ermirio ed Antaro Pinello furono al
lora dal Comune deputati a dichiarare alla corte imperiale il mo
do con cui i Genovesi avevano operato quelle conquiste , e come
lo imperatore non ne aveva che il diritto del mero e misto im
pero ; ma iosistendo egli del proposto che la Repubblica obbligasse
gli occupatori di Scio ad abbandonar l' isola , si veppe in questo
modo agli accordi; che i conquistatori avessero per dieci anni
la cillà capitale coi redditi , pagando all' imperatore 22,000 fio
ripi d 'oro per ogni anno ; inalberassero sulle torri bandiera impe
riale ; ricevessero il Vescovo da Costantinopoli ; che il resto del
I CANTACUZENO , lib . III , cap . XCV .
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l' isola appartenesse all' impero , e fosse goveroato da un pre
fetto greco 1. Firmati i capitoli , gl’ inviati genovesi e greci sen
vennero in Sciu , onde proporli a Simon Vignoso . Se non che
egli, che a forza di taoto valore e di tanti sacrifizii l' isola
avea conquistala , li rifiutò , dichiarando essere quella una terra
divenuta proprietà dei Genovesi , si pel valore delle armi , che pei
trallati cogli abitanti ratificali e convenuti. Ma se intanto con que
sli detti generosi, ed autorevoli facilmente dal canto suo scio
glieva ogui questione e le minaccie dell' imperatore non curava ,
dovetle bene colla forza delle armi guardarsi, ed essersi provve
duto contro gli agguali , che la più sordida invidia ed il più nero
tradimento avevano ordito a suoi danni. Perciocchè uno della fa
miglia dei Cibo , che in premio dei soccorsi prestati nella conqui
sla di Scio era stato eletto dal Vigooso a governatore di Foglie
Vecchie , sia che fosse d ' un animo pessimo affalto , sia che mal
soddisfatto si tenesse della ricompensa toccatagli , presentossi a
Cantacuzeno , e gli disse esser lui pronto a mettere Scio di bel
nuovo nella soggezione dell' impero , e che se a prestargli suc
corso si determinasse , avea onde strappar l' isola dalle mani dei
suoi concilladini, e discacciarneli prontamente. Accolse l' impe
ralore le offerte , e Cibo con un pugno di Greci occultamente na
vigò alla volta di Scio , ed all' improvviso attaccando i Geno
vesi li riduceva a ricoverarsi nella cillà . Simone allora che
erasi prontamente lanciato nel campo ad arrestare l'audacia degli
aggressori , vi restava neilo scontro ferito , e riducendosi assieme
all' esercito nella città vi restava assediato . Ma frattanto che que
sti alla difesa , e quelli all' assedio si disponevano , discorrendo
in quelle acque Andrea Petrillo navigator genovese , e della cri
tica situazione di quell' isola informalo , volava al soccorso dei
suoi rinchiusi compatriotti. Sbarcate quindi le ciurme e i bersa
glieri , atlacali alle spalle gli assalitori con grande impeto ,
fra un' improvvisa pioggia di dardi, e spessi colpi di spada e
di lancia li disperse e li distrusse , facendone prigioniero il coli
I Cantacuzeko , lib . III, cap . XCVII.
— 73 —
dottiere , che poscia puniya colla morte, lieve pena ai traditori 1.
Per la morte di Cibo il governo della Focea Vecchia toccava a
Giovanni Adorno : e dopo di lui a Percival Pallavicini, sotto il
cui reggimento fu tenuto fino alla conquista che ne fece Mao
metto II 2.
Entrata la Repubblica adunque e rassicurata da ogni lato nel
dominio di Scio , gli armatori delle ventinove galere ritornati in
Genova opusti di gloria , ma spogli di botlino , fecero di averla ri
chiesta del promesso compenso per le duecentotre mila genuine
per essi impiegate in allestire, corredare e mantenere la squadra in
quelle spedizioni. Il governo però quanto bramoso di soddisfare
alle giuste inchieste di quelli , altrettaolo ipabile di poler ve
nire al palto , e per le strellezze dell' erario non vedendo
modo di potersi sciogliere da un obbligo così forte , convoco
il consiglio del Comune , e per non trascorrere in novità , entrò
coi Giustiniani di Scio o Maonesi , nome assunto di partecipi e
dai padroni dell' armala , nei patti seguenti :
Che l' isola di Scio , Foglie Vecchia e Nuova siano tenule a
pro dei partecipi, e che ogni anno nel mese di febbraio sia eletlo
il podestà ed il castellano di Scio , i quali scelti fra gli stessi
Maonesi da un consiglio di venti cittadini di Genova , giurino di
conservare il castello ad onore e nome del Comune, ed a sicurezza
e nome dei partecipi.
Che il podestà di Foglie Vecchie e Foglie Nuove , che terrà pur
luogo di castellano , venga eletto colle norme istesse.
Che gli altri uffiziali del governo di Scio possano eleggersi dal
podestà e dal suo consiglio , e prendano giuramento di fedellà
verso del Comune ed i partecipi.
Che possa il podestà riformare e regolare le sentenze falte da
gli uffiziali , sulli statuti di Genova .
Che debba inviare e sollomettere i processi sia riſormali, sia
approvati , all' esame dei sindaci del comune di Genova.
· GIORGIO Stella. CantACCZENO , lib . IV , cap. XII. .
· Ducas, capo XX , XXVII , XXVIII.
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Chc Scio e le Focee siano governate nel civile e nel crimi
nale secondo le leggi di Genova , e dove queste mancassero , giu
sta le romane.
Che il podestà di Scio abbia sei consiglieri scelti fra i Maonesi ,
e che non possa deliberare intorno ai lavori di difesa e di fortifi
cazione senza il parere dei consiglieri , dei massari e dei parlecipi.
Che , eccettuate le cause civili e criminali, nulla possa operare
senza il consiglio di detli massari e consiglieri.
Che abbia il potere di obbligare gli abitanti dell' isola a prender
le armi per la difesa di quei luoghi , non mai però contro i Mao
nesi o partecipi.
Che il podestà di Foglie Nuove abbia sei consiglieri.
Che quello di Scio riceva uno stipendio di 1250 perperi coll'
obbligo di alcune spese particolari.
Che tanto il podestà di Scio quanto quello delle Focee , pos
sapo tenere fino a 25 servi, i quali giurino però secondo la vo
lontà di chi avranno a servire.
Che la proprietà , il dominio , l' ulile , i diritti di Scio e territo
rio con lulle le rendite , vantaggi , frulli e comodi siano e spetlino
ai Maonesi.
Che tutti i redditi , frutti , emolumenti, vantaggi , condanne ec.
sieno esatti per i massari scelti dai Maonesi, e il tutto serva per
le spese del governo ; e che i massari siano tenuti a render rat
gione, e ad inviare i conti ai maestri razionali di Genova , depo
sitando per ciò una sigurtà di L . 1000 .
Che il podestà di Scio abbia sei consiglieri popolari tratti dai
Maonesi ; che debba far ragione a chiunque del popolo volesse
riacquistare le sue possessioni, assogettandosi però a pagare i fatti
miglioramenti , e la quarta parte ai massari.
Che si debbano riguardare siccome appartenenti alla classe
del popolo quelli che lo sono al presente , e non coloro che sel
facessero in avvenire .
Che non possa alcuno del popolo , nè nobile diGenova abitare
in quelle parti ove non avranno ricetto nè i banditi , nè i forestati
dalla ciltà di Genova.
- 78 1
Che se la città di Genova più non si reggesse col governo del po
polo , il podeslå , castellani, reltori si tengano Scio ad onore dello
stato del popolo e dei Maonesi , rimanendo annullata ogni sicurtà ,
che al Comune avessero data , e ne abbiano quindi piena proprietà ,
dominio e giurisdizione i partecipi.
Che il podestà possa far battere moneta d' argento coll' iscri
zione Dux Januensis Conradus Rex Romanorum .
Che le galere naviganti in Romania ed in Soria stanzino per
un giorno nel porto di Scio , e che li padroni e mercadanti geno
vesi vi sieno franchi d ' ogni dazio per le mercataozie che vi por
tassero , ma soggetti a un lieve diritto per quelle che togliessero
dall' isola . Che nelle Focee vi siano trattati come in tempo dei
Greci.
Che il comune di Genova fra venti anni possa riacquistare tutti
i luoghi di Scio per Lire 203 mila ; delle quali , volendo, possa
dare la sesta parte per ogni rata : nondimeno i Maonesi restino
padroni dell' isola fino all' estinzione del debilo . Che se entro il
tempo prescritto non avrà la Repubblica adempiuto all' obbligo
suddelto , la proprietà , i redditi ec., restino ai partecipi , e la
giurisdizione e il mero e misto impero' al Comune. Se poi fra
detto tempo il Comune avrà pagato parte del debito , parteciperà
dei redditi in proporzione , e potrà comperare i luoghi o parti
dai partecipi , che ne volessero fare la vendita .
Che il Comune non possa trasferire il dominio di Scio in altri
senza il consenso dei partecipi, e che Filippono Albano , Cosmo
Salvago , Luigi Pansano , Giacobo Morando , Matteo Babo ed An
tonio Rubeas di Savona, padroni ed armatori delle galere si deb
bano trattare e riputare come popolari di Genova.
Che il podestà non possa impedire agli ufficiali di raccogliere il
mastice in qualunque modo e luogo abbjano i partecipi delibe
rato .
Che il Comune resti obbligato a difendere quei luoghi da qua
lunque nemico a spese dei partecipi.
Che il podestà di Pera , ed altri ufficiali di Levante non ab
biano giurisdizione , o superiorità alcuna su quelle terre.
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Che i padroni dei bastimenti possano lecilamente sbarcare in
Scio i marinaj, siccome a Pera , ciò malgrado gli statuti e decreti
dell'uflizio di Gazaria 1.
In seguito di così fatte convenzioni colla Repubblica, essendosi
dissipati i gravi timori che dell' impero greco si avevano , non
eravi cosa che maggiormente importasse di quella , che fra i par
tecipi ad ogni particolare interesse fosse provveduto ; ond ’ è che
per sagacemenle riescire nell' intento , avendo preso il possesso
dell' isola fu stretto fra di loro un cumulo ed una società d ’ o
gni diritto istiluita , per cui il nome poscia di Maonesi di Scio
ne derivava . Slabilita per cosi facile procedimento la Maona ,
molte famiglie cospicue entrarono nel desiderio di esservi am
messe , e farne parte unitamente a quelle , che per successione
legittima o per compera già eranvi associate . Ma venuti a di
scutere intorno al modo onde fare di tanti creditori un solo , e .
siccome per la più parte spettavano cotali crediti alla illustre
ed antichissima famiglia dei Giustiniani , la quale con singolare
prontezza era stata delle proprie sostanze ai bisogoi della patria
liberalissima, ed aveva preso sopra di sè i crediti , e soddisfatto
co'proprii denari a quelle genovesi famiglie , che volendo essere
delle contribuzioni loro indennizzale , a qualunque giurisdizione
sulle nuove conquiste rinunciavano ; così fu deliberalo che un
solo albergo di tutti i creditori fosse composto ; che il nome di
Giustiniani assumesse , e che al dominio dell' isola fosse fallo
provvedere. Perlocchè si aggregarono tosto alla famiglia Giusti
piani quella di Tommaso Longo , Francesco Garibaldo , Giovanni
ed Andreolo de Campis , Raffaele di Forneto e Leone Arangii ,
le quali case già illustri per antichità nella Repubblica e per do
vizie , una parte non poca d' interesse e di crediti avevano nella
Mauna 2. Ma per un accordo cotanto maraviglioso di tutte que
Documento anno 1347.
· Michele GIUSTINIANI, Scio Sacra , M . S. pag. 9 . Il Giustiniani negli
annali della repubblica di Genova, oltre alle citate famiglie che institui
rono il suddetto albergo cita pur quella dei Banca , ed aggiunge avervi
. - 77
ste differenti famiglie , quantunque la Giustiniana nell' assoluto
dominio di Scio , e nell' autorità suprema entrata fosse , pure
non volle mai dalla Repubblica separarsi , ed ebbe anzi ad onore
l'esserne integral parte tenuta ; perciocchè d' un podestà richie
dendola , che a nome di lei alle deliberazioni ed ai consiglii
presiedesse e ve la rappresentasse , dava segno non lieve di
sommissione. Considerando però , che il nerbo d ' ogni governo
in una savia e costante maniera di governare è riposto; così, ac
ciocchè fra di loro dispareri e dissidii intorno alla supremazia
nell' aulorità , insorgere non potessero , addoltossi un sistema, per
il quale , mentre che con regolare corso e governo le pub
bliche bisogna s' incamminavano , si trovava alle giuste pretese
di tulta la famiglia avere soddisfallo, essendo con saviezza e pru
denza le cariche ed i doveri del governo equamente ripartite . .
Per la qual cosa dal comune di Genova il podestà fra i Giustiniani
scegliendosi , ed il mioor consiglio di dodici o quattordici sena
tori , tolti pure fra i Giustiniani, formandosi, all' esercizio d' ogni
civile e criminale giurisdizione si provvedeva ; e poscia da tulla
la famiglia adunata con altre cento persone per elà e per autorità
e dottrina dislinte , il gran consiglio si componeva , nel quale
dovevasi per le più importanti e più urgenti bisogne dello stato
deliberare.
Datasi or dunque colle condizioni accennate l' isola ai Giusti
niani, questi per lo spazio di venti anni d 'appalto la ressero , fa
cendola nell' abbellimento interno della città , nell' agricoltura ,
nelle belle arli oltremodo fiorire. Ma sopraggiunto il termine pre
quindi preso parte i Monelia , gli Ugheti, i Di Negro, i Rocha, Recanelli ;
gli Olivieri , i di Castello , i di S . Bindoro e di Pagana. « Ma donde, (sono
parole del lodato autore ) e per qual cagione i sei fondatori sopraddetti pi
gliassero questo nome Giustiniani non è ben certo . I Veneziani dicono, che
la famiglia dei Giustiniani , la quale in Venezia è antichissima e nobilis
sima, e la famiglia dei Giustiniani di Genova hanno un principio ed una
medesima origine , da due fratelli cognominati Giustiniani, ch ' erano di
scendenti dell' antico Giustiniano imperatore di Costantinopoli; ed uno di
loro andò anticamente ad abitare in Venezia e l' altro venne ad abitare in
Genova . )
- 78 -
fisso , inviarono ambasciatori a Genova , onde sul pagamento nuora
instanza facessero , affinchè Scio fosse lasciata di bel nuovo in
loro balia . Erano appena composte codeste pratiche di conven
zione , che essendo nata controversia tra Maonesi non tanto
sul modo di governare , che di partecipare alle rendite , si ebbe
ricorso all' autorità del Comune, acciocchè , appianate le insorte
difficoltà , alla quiete ed all'ordine della Maona con convenienti
deliberazioni si provvedesse : e pertanto Simon Boccanegra al
lora doge di Genova ammiraglio generale , il suo consiglio , e
i protettori della Maona di Scio stabilirono addi 8 marzo 1362 ,
che il Comune loglieva ai Maonesi qualsivoglia pretesa , doven
dosi d ' allora innanzi affiltar l' isola a dodici appaltatori scelti fra
i Maonesi , senza che alcuno avesse potestà di cedere ia ap
palto ad altri la propria parte : che i protettori di tutte le ren
dite profitterebbero anche di quella su cui era sorta discordia :
che il Comune per dodici anni le ragioni che aveva sopra di
Scio prima della presente transazione si riserberebbe : che fra
venti anni l' isola dal Comune riacquistar si potrebbe ; e che
pol facendo , più non la dovrebbe riavere , e molte altre condi
zioni nel primo trattato inserite , fra cui le principali erano : che
i Maonesi non potrebbero alienare in alcun modo l' isola e sue
adiacenze , e che se la città di Genova più non fosse nel go
verpo popolare, il mero e misto impero di Scio spettare dovesse
ai Maonesi , restandone il Comune in perpetuo privato 1.
Ora nel mentre che la Repubblica accresceva i suoi dominii
nella Grecia , il Papa nulla avea trascurato onde pacificarla coi
Veneziani; anzi parea che a comporne le ostili differenze fosse
molto felicemente pervenulo ; ma le venienti vicende provarono il
contrario , e dimostrarono quella non essere stata che un' astuta
teneva l' inimicizia fra i due Comuni , ed erane il maggiore , che
essendosi i Genovesi fortificati nella colonia di Pera , domina
vano con assoluta potestà lo stretto dei Dardanelli che al mar
i V . Doc. anno 1362.
- 79 -
nero conduce , onde assoggettando a forti dirilti pel passaggio
non solo i bastimenti armati de ' popoli stranieri , ma quelli ben
anche dello stesso imperatore di Costantinopoli ” , è fama, che
in ogni anno dalle loro dogane quattro milioni di lire, o trecento
mila pezzi d 'oro ritraessero , di cui all' impero il solo decimo ap
partenesse 2 . Oltre di ciò sulle coste del mar nero possedevano
gran numero di banchi , di paesi e di città , fra cui Teodosia ,
Caffa comperata sui tartari , da dove , poichè fu venuto con tutti
siffatli acquisti nelle lor mani il commercio esclusivo della quarta
parte dell' impero romano , trasportavano giù pel Tanai, pel Bo
ristene , pel Niester , pel Danubio dall' Asia e dalla Persia preziose
mercanzie , che deposte nell' imperio di Caffa , in Costantinopoli ,
in Grecia , in Italia , nelle Spagne ed in tulle le altre parti del
mondo le trasfondevano.
lo vista di così prospero traffico non avevano i Veneziani for
za che a reprimere bastasse l' odio negli animi, siccome altret
tanto cosa malagevole quanto più sia dall'invidia alimentato ;
quindi è che nell' anno 1349 movendo un naviglio di trentacinque
galere comandate da Marco Ruccinio e da Marco Morosini 3 alla
caccia d ' una squadra genovese , di cui aveano saputa la partenza ,
soprappreso sulle alture di Negroponte da un' improvvisa procella ,
fu ridotto a pigliare terra a Caristo . Ma quivi per avventura tro
vandosi sull’ àncora quattordici navi genovesi, da Nicolò Magberri
dirette , le quali cariche di truppe al rinforzo di Pera erano de
stinate , sorse a Ruccinio il pensiero di farle prigioni; ed a tale
effetlo , tirata colle sue pavi una linea lungo l'ingresso della baja ,
messa a terra buona schiera di soldati , che alle spalle le navi
ma quanlunque i Genovesi con animosa speranza di vincere ,
l' urto della squadra nemica e delle truppe vigorosamente soste
nessero , pure fattisi accorti della propria inferiorità e della syan
· Gibbon , Sloria della decadenza dell' impero romano cap. LXIII.
· Niceph. GREG . Slor. Bisant.
3 DARU , Storia della Repubblica di Venezia , lib . VIII.
* JANUA , lib . XVI, cap. VI.
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taggiosa posizione in cui erano , spiegando tutto ad un tratto le
vele , si determinarono a tentare una ritirata degna di essi, traver
sando tra la fronte dell'armata nemica e l' irta petrosa banda
della rada .
Quattro navi con grandissima meraviglia dei Veneziani trovarono
per tal mezzo la propria salvezza . Tentarono le altre dieci di fare
altrettanto ;ma il Morosini, chiusa loro la via , le prese all'arrembag
gio , e ne diede cinque alle fiamme, poichè gli equipaggi geno
vesi si mostrarono restii a passare sul bordo nemico , facendo
mille uomini prigioni fra quali dodici gentiluomioi genovesi 1.
Intanto le quattro galere sfuggite a quel disastro eransi ricove
rate nel porto di Scio , ed avendo esposta coi più neri colori
la ingiusta aggressione e la sostenuta baltaglia , forte dispetto
mettendosi nell'animo di quei genovesi , furono prontamente ar
mate nove galere , e Simon Vignosi) , allora podestà , ne eleggeva
al comando Filippo D 'Oria . Allestite che furono , il genovese
capitano prese , ed era il 10 di ottobre , il corso alla città di
Negroponte , che a ' genovesi erasi ribellata, e di questa imposses
satosi , liberava prima i mille prigionieri lasciativi dal Morosini, e
quindi la metteva a sacco ed a fuoco schiantandola fin dalle fon
damenta . Iosieme a molte spoglie e molti prigionieri , fra cui
ventitre pobili veneziani, in segno di eterna memoria per una
vittoria sì chiara , seco portossi le chiavi della distrutta città , e le
appese nel suo ritorno alle porte di Scio . Armate ancora nell' anno
medesimo tre galere genovesi pel dominio di Scio , e navigando
sulle traccie de' veneziani , con virile prodezza presero ad essi
l' isola ed il castello di Cia nel mar Egeo , lra le Cicladi Hydrussa
terra celebre per i suoi paschi 2.
Ma queste brevi lotte furono il preludio di più gravi disa
stri. Il comune di Genova , avveduto sull' ostile intento degli
inimici , invitava nobili e popolari , mercalanti ed artefici sì della
· Bosio . Giustiniani, Annali di Genova , lib . IV. Stella, M . S .
· Ovidio così di Cia o Zia accennò « Cui pinguia Cea tercentum nivci
londens dumela juvenci.
- 81 -
città che delle riviere a tor su le armi in sostegno della patria
virtù , e tanto mostrossi pronta la buona volontà in quei leali
cittadini , che tosto guernivansi sessanta galere , le quali nel mese
di luglio 1351 governate da Paganino D ' Oria entravano nel
golfo di Venezia .
Ivi dapprima altesero a far danno alle terre , ed ai bastimenti
nemici, e volte poscia ai mari della Grecia , a Negroponte , nell' in
tento di torre per sempre ai Veneti quella colonia , si approssi
marono.
Vigilantissimi i Veneziani eransi inlanto ad altri principi col
legati , e disposti alla difesa con forte rinforzo lor procurato dal
Pisani, che in quelle acque un naviglio comandava. S' avvidero i
Genovesi , che nonostante i risoluti attacchi e l'asprissima battaglia ,
che avevano poc' anzi sostenuta , non potevano soggiogar quella
terra , senza che molto sangue cittadino lor non venisse a costare :
laonde ritornati di bel nuovo a bordo delle galere , abbandonarono
quell' impresa , e si volsero a molestare l' isola di Candia .
In questo giungevano a ' Veneziani le nuove delleminacciate sven
ture pei loro stabilimenti nell' Arcipelago , e troppo apprezzando il
valore degli emuli , e ben conoscendo la propria impotenza, si
nell' attaccarli , che nel difendersi , contrassero alleanza co ’ Cala
lani, cogli Aragonesi acerrimi nemici dei Genovesi , e coll' im
peratore di Costantinopoli; ed affinchè le terre assediale si rin
cuorassero , ed in niun modo cedessero , nè agli attacchi, ne
alle lusinghe nemiche , pensarono farle avvertite sui grandi appa
recchii di guerra , e sul pronto soccorso . Quindi spedita all' effetto
una sotlile galea , già tenevano per fermo che le provvidenze
loro erano per sortire un ottimo fine: ma la missione fu al
conlrario sventurata ; poichè lungo il tragitto essendosi la veneta
naye con una genovese scontrata , dopo breve conflitto fu vinta e
presa , ed i genovesi ebbero nelle mani denari, lettere ed avvisi
importanti sopra di ciò che contro di essi andavasi macchi
nando 1.
MATTEO VILLANI.
- 82 –
Frattanto politici cambiamenti nell' impero di Bisanzio chiama
vano la flotta del D ' Oria ad altre vicende : imperciocchè essendo
venuto a morte l' imperatore Paleologo , Cantacuzeno , il gran
tenera età , e quindi mal alto al governo. Ora l' imperatrice
Anna , figlia del duca di Savoja , temendo che la sitibonda
brama di regno spingesseº l' usurpatore a togliere la vita al
figliuolo , parlà dalla capitale , e nel regno di Salonicchio si
ritirò ; e siccome , non aveva del tutto perduta la speranza
di riconquistar l' impero , memore della leale amicizia dei
Genovesi verso i Paleologhi , e conscia come essi fossero di
venuti al Cantacuzeno nemici, per aver egli stretto alleanza co '
Veneziani , a loro si rivolse promettendo grandi cose, e van
taggi, ove il figlio di lei nella signoria dell' impero avessero ri
messo . Fermo pertanto fra di loro un trattato , si lolsero i Geno
vesi dall'assedio di Candia e di Negroponte , e verso di Salonicchio
drizzarono le prue , nel qual paese fino dal 1261 godevano im
munità e privilegi, ed avevano per regolare i negozidi commercio ,
il proprio console residente 1. Ma quale non fu la loro meraviglia ,
quando dopo essere colà pervenuti , ed avere per luoga pezza
aspettato che l' imperatrice col figlio a loro venisse , e seco all'
impresa s'incamminasse , sentirono che in niun modo vi si voleva
più attendere, e che la crociata contro i Turchi, che avevano favo
rito Cantacuzeno nella usurpazione del trono , proclamata dal Papa
Clemente VI era riuscila vapa 2 ! Per la qual cosa il D ' Oria s’n
za frappor tempo dimezzo salpò da quel mare , e navigando verso
i Dardanelli occupava Tenedo, isola ricca di averi e di gente , allora
soggetta all' impero. E qui facendo lunga dimora , e gran parte del
verno fino al natale trascorrendo , attese a danneggiare le vicine
terre dei Veneziani 3 . Intanto la flotla veneta , composta di settanta
quattro galere , ai Catalani ed aiGreci collegata , moveva piena
1 Depping Hist. du Commerce entre le Levant et l'Europe , t. II, pag. 37.
· Ducange Lib . VIII. pag. 227 .
3 MATTEO VILLANI.
- - 83 -
di stizza e di vendetta contro ainemici , e giunta alla Propontide ,
trovossi a fronte delle sessanta galere genovesi discosto due mi
glia da Costantinopoli 1. Non si potè a lungo frenare l' impeto dei
soldati , e verso sera si diè principio alla battaglia e le flotte di
quattro nazioni marittime le più potenti che vi fossero allora ,
combattevano alla vista dell' Europa , e dell' Asia . Con pari ardire
c valore pugnando d 'ambe le parti la vittoria rimase lunga pezza
indecisa. La notte erasi infrattanto avanzata , le correnti avevano
gia posto il disordine nelle file , e benchè una spaventevole bur
rasca si sollevasse , cionondimeno tale fu l' accanimento onde
inferociva l' un contro l' altro , che fra mezzo alle tenebre ed alla
tempesta non si cessava di tribolarsi , di distruggersi. Sorse alla
fine il nuovo giorno , e fu speltatore d ' un ' orribile vista di strage
e di morte : vide navi affondate e prive di alberi, o fra gli sco
gli e le scabbie , o dagli equipaggi abbandonate alla ventura : ca
daveri e frantumi di legni e di viveri galleggianti qua e là in
un mar rosso di sangue. Ma la vittoria , benchè colla perdita di
molti patrizj e di dieciotto pavi , fu dei Genovesi. I collegati per
dettero quattordici galere veneziane , dieci catalane, due greche , e
quasi duemila prigionieria. Questa battaglia non ebbe nè ordine ne
modo, anzi fu avviluppata e sparta come la tempesta marina : è
fama che in essa perissero più di ottomila italiani , e questo
solo per attizzamento d ' invidia fra due popoli che ciascuno vo
leva tenere sè per il maggiore 3.
· GIUSTINIANI, lib . IV . DUCANGE , tom . II, pag. 247.
· Daru. Storia della Repubblica di Venezia , lib . VIII. Il GIUSTINIANI
narrando questo fatto accenna avere i Genovesi fatte prigioniere trenta
galere veneziane , e dieciotto catalane , e pare nessuna dei greci : imper
ciocchè oltre al non aver essi preso parte alcuna nel combattimento , ve
duto che i loro alleati si avevano la peggio , in Costantinopoli si erano ri
fuggiti. a I Greci , dice egli , stettero a veder la battaglia , e se ne fuggi
rono in Costantinopoli. » Quattromila uomini tra veneziani e catalani e
seltecento genovesi, fra quali molti illustri e valorosi cittadini, vi perdettero
la vita . La maggior parte delle nemiche galere furono , colle ciurme, prese ,
o sommerse , ed i Genovesi riescirono a ricuperare dieci delle loro.
- 84 -
L ' imperatore di Costantinopoli , temendo di cosi straordinario
valore , abbandonò la venela alleanza e fermò la pace co ' Genovesi.
Paganino D ' Oria lasciate le acque dei Dardanelli dopo un nuovo
attacco simulato contro l' isola di Candia , colmo di gloria in pa
tria nel mese di agosto se ne tornava .
Queste buone fortune erano sì frequenti , che a poco a poco i
Genovesi ivano a farsi padroni di tutte le isole e delle più im
portanti terre della Grecia , e perchè fedeli alleati e sostenitori
dell' impero mai non aveano mancato alla fermezza , ed alla
sincerilà della propria indole , Giovanni Paleologo , che governava
Bisanzio , volle prevalersi dell'opera loro , ed invocolli in di lui
soccorso al cadere del 1354 ; nel quale anno trovavasi egli in
aperta guerra contro Cantacuzeno , il quale con esso lui contrastava
dell' impero 1. Il genovese Francesco Gattilusio parlito da Ge
nova con due galere venne eletto Capitano delle truppe au
siliarie , e tanto si destreggiò , e si valorosamente si mosse alla
difesa dell' imperatore , che penetrato furtivamente in Costantino
poli , ripose il Re Bisantino sul proprio trono. Ond' è che per fare
in qualche maniera omaggio alla virtù di lui , l' imperatore do
nogli il principalo di Metelino , oltre le ciltà di Stalimene e di
Lemno ? per ragione di dote , avendogli concessa in isposa la pro
pria sorella 3. Francesco Gattilusio fu uomo probo ed onesto , e di
somma fiducia pei grandi , e di venerazione pei popoli. Entrato
nella corte Bisantina , cercò di farla fiorire , scrisse nell' anno
medesimo 1354 al Papa Innocenzo VI a favore dell' impera
tore , partecipando alla corte romana l' intenzione del Paleologo
di abbracciare la vera Chiesa , e la santa fede. Nel 1369 fu com
pagno all' imperatore nel suo viaggio in Italia , e fu presente alla
professione di fede , ch ' egli fece in Roma. Nel 1372 e 1374 il
Papa Innocenzo VI lo esortò ad interporsi acciocchè persua
desse i Greci ad unirsi e riconoscere la religione Romana , ed
1 Facii de bello veneto clodiano .
, Città nell' isola di Stalimene.
3 Facii de bello venelo clodiano . Dicas.
- 85 -
á mettersi nella lega dei Cristiani , che dovevano convenire a Te
be per moversi contro i Turchi. Venuli pertanto i Gallilusj , che
presero il soprannome di Paleologhi essendo entrati nella famiglia
imperiale , al governo di Metelino , la tennero lungamente , e la
ressero colle loro leggi, e vi fiorirono fino a che venne conquistata
da Maometto II. Succedette a Francesco il figlio Giacomo Gattilu
sio , il quale ebbe fama di savio e giusto principe.Governava egli
appunto l' isola di Metelino , allorquando il duca di Nevers in
compagnia di altri illustri signori francesi rimasti prigionieri nella
baltaglia di Nicopoli , gemevano in ischiavitù nella città di Bras
sa . Troppo sensibile era il cuore del principe Giacomo per non
darsi interesse delle sventure dei cristiani , e pronlamente parte
cipando alla corte di Francia la nuova della rotta toccata ai Fran
chi , entrò in trattative con Bajazet, e si bene riuscì nel suo in
tento , che i ritenuti furono tosto ridonali alla libertà. Sciolti dalle
catene , ricoveraronsi alla corte di Metelino e vi furono accolti
con ogoi sorta di cortesia e di benevolenza 1. Lo storico Froissart
favellando della moglie di Giacomo dice , che ella era molto
gentile e fornita quanto altra mai di grazie e di venustà ; educata
in giovinezza alla corte imperiale di Costantinopoli insieme a Ma
ria di Borbone , aveva ogni modo di gentilezza apparato 2. L ' isola
godeva allora della più florida pace , e venuto il dominio del
principato a toccare a Francesco Galtilusio II , o come lo chiama il
" A giudicarne da memorie citate dal DUCANGE , il principe di Lesbo , che
onorevolmente accolse il conte di Nevers , sarebbe stato Francesco e non
Giacomo Gattilusio ; il quale conte appena fu in salvo nella sua isola ,
inviò messi a Conflans a darne avviso al di lui padre duca di Borgogna :
i messi ebbero in dono seicento seltantacinque lire , e del vassellame d ' ar
gento , oltre molte pietre preziose per i figli e le figlie del signore di Me
telino. - DUCANGE , tomo II , lib . VIII.
9 « Elle étoit moult révérent savoit d'amour tout ce qu 'on en peut savoir ,
a et étoit dame garnie , et pourvue sur toutes autres ; car de jeunesse elle
« avoit été nourrie en l'hotel de l'empereur de Costantinople , avec Maric
« de Bourbon ; si y avait elle grandementappris , et retenu , car en Franco
« tous seigneurs , et toutes Dames sont plus honorables , ctmieux pourvus
a qu'en nulle autre terre – MICHAUD Corr. d 'Orient, vol. III , pag. 316 .
- 86
Ducas , Dorino Gallilusio , o Palamede , o Notaras cosi appellato dal
Calcondila e dal Franza , l' isola fiorì in ricchezze , in commercio
ed in potenza ; e succeduto a Dorino , Domenico Gattilusio suo figlio ,
come più chiaramente a suo luogo si descriverà , uomo di risolu
tezza e di ardire , facendo armata , si portò alla conquista di Enos
città della Turchia Europea presso il fiume Ebro , aggiungendola al
suo principato 1, a cui Maometto II aggiunse l' isola d' Imbros nel
1455 mercè un tributo di due mila sultanipi per ogni anno 2. Ed
ora giacchè me ne vien data occasione , farommi a rettificare un
abbaglio preso dal Veneroso , il quale assevera avere i Gatti
Jusii occupata la città di Atene 3 ; il che sembra a mio parere
non doversi attribuire che ad abbaglio avvenuto certamente nella
lettura del testo , il quale dice Ænum , e non Atene 4. Saria pro
babile che i Genovesi abbiano prima , o dopo la partizione del
greco impero , contribuito alla conquista di quella citla falta dalle
truppe del Champelitte ; ma nè i patrizj nè gli stranieri istorici
giammai ne fecero meozione. Infatti , lasciando le storie antiche ,
al principio del secolo XII scacciati i Greci dall' impero d ' Oriente ,
allorche il Villardoino s' impadroniva della Morea , e dichiarava suoi
vassalli tutti i baroni e principi a cui n ' era toccata una parte ,
Atene cadeva nelle mani d' un gentiluomo della Borgogna Ottone
de la Roche, il quale aveva seguito in quelle imprese ilMarchese
di Monferrato 5. Egli aggiungeva quindi al suo ducalo la città di
· Calcondila , lib. X .
· Ducange , tomo II , pag. 255.
: Il Veneroso dice , che il capitan Gattilusio s' impadroni pure della
cillà d ' Atene pag. 53 , n . 63.
" « Nam venienles ( Gatelusii ) auxilio Grecorum regi , qui Byzantium
tenebal , et eam insulam imperio temperabat , strenue cum adjutarunt ,
atque magna effecerunt. Rex igitur Byzantius , ut virorum illorum virtu
lem aliquo modo veneraretur , iis concessil insulae hujus principatum . Qui
tenentes eam insulam , tandem inde progressi sunt, ut occuparent Aenum
urbem Thraciae , juxta flumen Hebrum . » CalconDILA , 1. 10 , p . 216 .
* ALBERICO parlando di Ollone sotto l' anno 1205 dice « Ollo de Rupe
ejusdem Ponlii de Rupe in Burgandiam filius , quodam miraculo fil dux
Atheniensium , alque Thebanorum .
- 87 -
Tebe, ed assumeva il titolo di MegaskiroMéga -Dux , ossia
Granduca 1. Il Villardoino intanto come principe della Morea pre
tendeva che il de la Roche prestasse come gli altri baroni obbe
dienza alla sua digoità , ma quegli avendo ricusalo , si vende a
contesa colle armi, e il de la Roche , perchè perduta la battaglia ,
rimaneva nella soggezione dell'avversario . Dolenlissimo ilMegaskir
di quest' avverso successo , ne fece appello alla corte di Francia ,
e venne egli stesso in persona a far sua difesa dipanzi al re , ed
ai grandi del trono ; e quantunque da questi fosse giudicato
essere lui tenuto a far omaggio e giurar fede al principe della
Morea , pure avulo riguardo al lungo e travaglioso suo viaggio ,
e per aver egli riposto la sua causa nelle mani d' un così gran
de monarca qual era quello di Francia , fu assoluto e per grazia
sovrana rivestito della dignità di duca di Atene e signore di Tc
be. Ritornato in Grecia , Oltone governò con saviezza , la sua di
nastia non giunse che alla terza geoerazione. Guido de la Roche
fu di lui figlio e suo immediato successore , e dopo di questi go
vernò Giovanni de la Roche , il quale fu fatto da'Genovesi prigio
niero di guerra nella presa di Negroponte fatta sopra i Veneziani.
Guido fu loro amico , e siccome durante il suo regno ottenne da
essi benefizj e servigj bramando l' onore della loro alleanza ,
dichiarava con solenne decreto a Che i nazionali genovesi e i loro
successori , approdando alle sue terre sarebbero liberi da ogni
diritto o gabella , ecceltuati però i panni di seta dagli stessi Ge
novesi tessuti : che avrebbero proprio console : curia particolare
e indipendente , fuorchè per omicidio , furto , o ralto violento di
dopna : che tanto in Atene , quanto in Tebe potranno aver casa
propria e campo , a condizione che il console genovese giuri per
sè e suoi successori di salvare e difendere le possessioni del duca
Ateniese . Per accennare poi brevemente quali fossero i destini
della nobile città di Atene nel seguito del medio evo , dirò che
terminata la stirpe di Ottone de la Roche , il ducato toccò a Gau
thier di Brienne , il quale dopo averlo tenuto per poco tempo, do
MICHAUD, Corr. d 01., tom . I, pag. 184. DUCANGE, t. I. lib . I, pag. 50 .
- 88 -
vette implorare il soccorso dei Catalani contro il despota d ' Ar
ta , col quale venuti a battaglia nel territorio di Atene vicino ai
giardini d ' Academo , e perdutavi il duca la vita , gli ausiliarj si
fecero padroni dell' Attica , d ' Alene e del Partenone , facendosi
usurpatori dei diritti del figlio di Gauthier. I Catalani si manten
nero per più d 'un secolo nel dominio di quelle contrade , allor
chè fra le calamità di quei paesi sorse una nuova dinastia pel
ducato d 'Atene. Carlo II. Re di Napoli pretendeva l' impero di
Costantinopoli , perchè suo padre aveva portato in consorte la fi
glia dell' Imperatore Baldovino II : quindi volendo ricuperare i
suoi diritti sopra Andronico scismatico , che allora governava Bi
sanzio , compose un ' armata d 'avventurieri, la quale spingendosi
a danneggiare le terre dell' impero , s' impadronì di parecchie ciltà
della Grecia , e partite poscia in fra i condottieri , toccò il ducato
d ' Atene ad un gentiluomo fiorentino , Raineri Acciaiuoli , il quale
con grossa somma di denaro avea favorito l'impresa 1.
Tenuto da' suoi successori per molti anni quello stato , ne este
sero il dominio coll'unirvi la città di Corinto , e regnarono sull'
Attica contrastandosela con sempre nuovi partiti che vi aspira
vano. Incessanti rovine e desolazioni portarono alla fine quei
paesi alla totale loro decadenza : può dirsi che la Grecia ba finito
come ha cominciato , con barbarie e delitti : essa doveva pur
finalmente esser preda a popoli più barbari ed i più supersti
ziosi del mondo , da che i Turchi se ne impadronirono 2 .
· Giorgio FRANZA de Rebus Turcicis , cap.XXXVI , p . 38.
• Michaud lib . 1.º pag. 192. Quesť autore parlando dell' attuale condi
zione di Atene accenna una lettera di un greco abitante di Nauplia , il
quale così si esprime, « Athènes ne ressemble plus qu'un squelette in
« forme d'un animal mort depuis nombre d'années. »
FINE DEL LIBRO SECONDO .
LIBRO III.
litorniamo ora alle storie di Cipro , e vi ritorniamo perchè una
nuova ed infausta origine di dissidii e di guerre tra i Genovesi ed
i Cipriotti sia più chiaramente posta sott'occhio , chè pur troppo
le istorie , come non è difficil cosa a vedere, non d ' altro si com
pongono che d 'umane sciagure, poichè non ha frullo che non costi
tivo della rinunzia di Ugo IV Lusignano 1, Pietro figlio di lui ebbe il
governo di Cipro. Vivevano i genovesi riccamente e pomposamente
in Famagosta , città venuta in grande ripomanza pel traffico delle
spezierie e dei cotoni che vi si facea largamente . Tutta tranquilla
era l' isola nell' interno , ma la guerra ardeva al di fuori contro il
turco Tacca , il quale nella Siria tenea stretto d ' assedio il forte
di Satalia. Accadde pertanto che per questa lontana lotta nacquero
dissenzioni fra i Genovesi ed i Ciprotti , imperciocchè avendo il go
vernatore dell' isola ( che il re n' era assente ) ordipato in Fama
gosta l'armamento di quattro galere a danno del Turco, giunto che
IV. Genealogia dei re di Cipro , di Gerusalemme, ecc.
- 90 -
fu il momento della partenza per la Siria , due Genovesi al servi
zio dei Ciprii , disertarono gli equipaggi ; ma presi di bel nuovo
furono con somma barbarie frustati e tronchi d ' un orecchio . Ri
condotti quindi alla nave mal poterono contenersi per così alla
umiliazione, ed invasi da estrema foga di sdegno unitisi ad altri
loro nazionali, si scagliarono contro i Cipriotti , e rozzamente gli
malmenarono 1. Forte dolse al podestà genovese di questo dis
onore, e grave gli sembrava l' insulto fatto alla sua gente , e avrebbe
voluto gliene fosse tosto resa ragione, se non che standosi al pa
rere della ducale autorità ebbe in risposta che i Genovesi tutti
dovessero emigrare dall' isola. Ma divolgatasi la nuova di questi
scandalosi disordini , e dei comandi che erano venuti da Genova ,
pervenne tutto agli orecchi del re, in quello appunto che ritornava
in Nicosia , e come quegli che volle aver provveduto a questa bi
sogna , e allontanati i mali che una nuova guerra con Genova
avrebbe versato sopra il suo regno , pensò a pronlo riparo , per
chè facendo dichiarazione con quel Comune e confermando i pri
vilegi concessi nel 1232 da Enrico I, riconobbe per Genovesi non
solo quelli i quali risiedevano in Genova , e nelle riviere da Corvo
a Monaco abilavano , ma ben anche coloro che sarebbero vissuti
in quei luoghi e in quelle terre per l' avvenire dal Comune in qual
sivoglia parte del mondo acquistate , e ciò onde le liti e le contro
versie venissero tra di loro composte , e la reciproca predilezione
ed alleanza da tempi remotissimi esistente , fosse conservata . Ot
tennero pure facoltà di eleggere per tutto il regno un podestà col.
mero e misto impero sì nelle civili che nelle criminali contro
provveduta di carceri proprie. Oltennero libera la navigazione nei
mari di Cipro , libera entrata in qualunque porto dell' isola , li
bero sbarco d ' uomini e di mercanzie . Fu fatto diritto ai merca
tanti di vendere le merci loro all' ingrosso ed a minuto senza im
pedimento e gabella , od imposizione . Fu loro concesso di fabbri
· M . S. JAUNA , Sloria delle crociate , ecc. , cap. VII , lib . XVII, pag.
806 , 868.
- 91 -
care una casa d ' un solo piano , distante dodici palmi dal muro
della cillà , la quale servir loro dovesse di propria loggia , e di
residenza pel podestà : si convenne, a soddisfazione del Comune, che
fossero fuori dell' isola rilegati in un paese della parte dell' occi
dente cominciando da Rodi, Giovanni di Sur reggente il governo,
ed il signor de Sayssin bailo pell' assenza del re , essendo essi stati
cagione degli scandali , e delle ingiurie contro a 'Genovesi commes
se . Questo trattato fu firmato io Genova , ed approvato nel palazzo
del Comune nel 1365 a 18 aprile 1. Ioviava inoltre ambasciatori
a Genova , e con dulci parole tentava di calmare gli animi giusta
mente irritati , e così scriveva al doge Gabriello Adorno , ed al
consiglio della repubblica sullo la data del 16 maggio 1365.
Amici Carissimi ,
« Poco fa con grande allegrezza del nostro animo abbiamo udilo
« dalla relazione del Padre D . Pietro Patriarca legato della Sede
« Apostolica in Costantinopoli , e per parte ancora del fedele
« nostro maestro e consigliere Guido Regio , i quali già una volta
« poi siccome eravamo bramosi di pace , mandavamo a Voi, che
a finalmenle è cessata la discordia novellamente con maligno ve
« leno falta nascere da raggiratori , fra la vostra amicizia , la
a quale noi ci teniamo cara più di tutte le altre , e fra gli abi
« tanti del regno ; e con più particolare attenzione avendo con
« siderato il trattato di pace , tutte le cose in esso contenute
» ci furono di grandissimo piacere. Or conoscendo chiaro sic
a come l'animo vostro fu sempre inclinato ad amare , oltre tutte
« le cose che fanno per la conservazione della pace ed amicizia
« infra di voi , avete ancora il nostro regno , che con buona fi
« danza il potete riputar siccome vostro , di quel modo che l' ef
« fello dell' opere, e gli stessi ambasciatori faranno conoscere .
« Di più ancora ci riferirono, che tre delle galere armate sono al
a mio piacimento , e loro duole assai , che noi non le possia
| ROCCATAGLIATA , anno 1365 . Documenlo in SPERONI Real Grandezza .
- 92 -
u mo per ora ricevere , perchè siamo sul partire. Pertanto secondo
a tali comandi ordinato il termine per la partenza di esse galere
a alle calende di giugno , insieme col podestà vengano verso il
« regno nostro , e quando a 'Rodi siano pervenute ricerchino di
« nui , e , o noi siamo a Satalia , o in altro luogo circonvicino , a
« noi si facciano incontro , che le aspettiamo con lieto animo , e di
« più vogliamo secondo il nostro desiderio far ad esse buona ed
a onorata accoglienza insieme allo stesso podestà . Se poi noi fos
a simo nel regno , dirigano il corso a Famagosta , e se anco qui
« non fossimo, procureremo nulladimeno che sieno con convene
« vole onor ricevute .Inoltre , Amici , non fate le meraviglie, se noi
« abbiamo tardalo a mandarvi le nostre lettere , perelè qualtro
a giorni avanti che Don Pietro ci si presentasse , il predelto
a maestro Guido tardò a venire essendo stalo impedito da una in
« fermità accadutagli nel viaggio , e non essendo esso presente lo
« stesso D . Patriarca non volle a noi alcuna comunicare delle
a cose operate . Finalmente vi rendiamo infinite grazie dell' onore
a del capitanealo , il quale siccome ci riferirono i suddetti amba
« sciatori, secondo la falta lega davanti al Papa, in nostro favore
« e per mezzo de' vostri ambasciatori , intendete promuovere .
« Noi sopra di questo fatto daremo opera di mandare alla
« curia romana nostri particolari ambasciatori 4. »
Le cose durarono in questo stalo finchè un atroce misfalto
contristò di bel nuovo la famiglia reale , i buoni sudditi ed i fe
feli alleati. I fratelli del re tra pel cattivo animo ed ira con
tro di lui, tra per ingorda brama di regoo , fecero con occulta
congiura di avergli data la morte a tradiniento 2 ,mentre in piena
i V . Doc. anno 1365 .
• Nell' opera intitolata L'art de vérifier les dates des faits historiques ,
des charles , des chroniques , et autres anciens monuments , la morte di
questo re viene ad altra cagione attribuita , la quale però non toglie che
i fratelli di lui, sotto sembianza di vendicare l' offeso Enrico di Giblet , vi
sconte di Nicosia , cercassero di conseguire il desiderato intento . V . Genea
logia dei re di Cipro , di Gerusalemme, ecc.
- 93 -
sicurezza se ne viveva in Nicosia ; ma come suole accadere che
ogni misfallo non rimane mai privo d ' effetto , così avvenne che
il principe Pietro II o Pierino erede del trono essendo pronta
mente posto in luogo di salvezza mercè della sagacità , e pru
denza della regina Eleonora sua madre , furono i traditori delusi
in ogni loro speranza 1.
Come fu il tempo in cui Pierino toccava il quinto lustro e con
esso la maggiorità ; ed essendo sedata ogni discordia , volle Eleo
nora che al possesso del suo reame si mettesse , e che il re si in
coronasse ; la quale cerimonia era molto in voga a quei tempi.
Avvenne in si grande solennità , che tra il console genovese Pa
ganino D ' Oria , e il veneto Malipiero per motivo di precedenza,
nacque nel reale banchetto grave contesa , la quale altrimenti sa
ria forse finita se Genovesi e Veneziani non fossero stati due
popoli fra di loro ostinati , e da aperte inimicizie, e da segreti
rancori ognor mossi , e sospinti.
Or ecco il fatlo : terminata la mensa ivano i Genovesi facendo
giuste doglianze per così ingiusto procedere , rammentando i loro
diritti , e rimbroltando i Veneti, i quali fatti audaci ed orgogliosi
dell' ottenuto favore , tanto li ebbero dileggiati , che si venne alle
mani. Marco Cornaro e Marino Malipiero incrociarono le spade
coi genovesi Giulio Talian e Bernabò Risso. Generale si fece tosto
la zuffa perchè dato ognuno di piglio a trepiedi, ad aste , a ta
vole si diè principio ad un orribile massacro. Fra il rumore e lo
scompiglio presero i Cipriotti a sostenere i perdenti Veneziani ; e
tutti per ogni dove incalzando i Genovesi , uccisero Tommaso Si
galle , Domenico D ' Oria ed up notaro ; molti ne ferirono colle ar
mi; molti ne gettarono dalle finestre , e del palazzo ne li caccia
tenendo dietro , grossa folla di popolo più ad un ricco bottino , che
a vendetta stavasi apparecchiata .
In questo tumulto il re sendo giovine , e nulla dall' esperienza
ammaestrato aveva intanto dato ascollo alle calunnie (armi di cui
· Bosio , apno 1370 , lib . III , pag. 2 .
- 94 -
si valse l' astuzia dei corligiani, i quali gli fecero credere che vo
lessero i Genovesi dargli con quello tradimento la morte ) e acceso
d ' ira concepiva mortal odio , e movea contro di essi i saoi sol
dati. Ma non si tosto ebbe Pierino riflettuto alla commessa ingiu
stizia inviò con una mano d 'armati il conte Rochas , onde l’ im
peto di quel popolo forsenato si raffrepasse. Usò poi sagacemente
della politica , ed affinchè il fatto da lui procedere non paresse ,
mandò pel podestà lagnandosi della condotta de'suoi , ed impo
nendo dovesse reo dichiararsi e darsi nelle sue mani. La strana
non che, audace intimazione sovrana , non dispose in alcun modo
gli animi ad acconciarvisi , volendo invece l' importanza del fatto
che ragione e soddisfacimento se ne ottenesse ; per cui il podestà
diede risposta al regal messo , dicendo , essere vera calunnia lui
essere stato capo ed istigatore della insorta contesa ; non volersi
rendere all'autorità del re , il quale pretendea richiamarsi di lui ;
ma che doleasi egli invece del re e dei suoi per essere stata fatta
strage dei Genovesi , saccheggiati i loro beni, incarcerati e tormenn .
tati i corpi loro : che si rammentasse dei sacri patti e delle so
lenni convenzioni poc' anzi tra il re ed il Comune ratificate : si
ricordasse pure dei servigi della Repubblica a ' suoi antecessori
prestati e del sostegno dalle armi loro al suo regno procacciato.
Ma nulla valsero queste risolute dichiarazioni, chè le minaccie mu
tandosi in un' aperta persecuzione, e di bel nuovo incarcerati
Francesco Squarciafico e Giuliano De Camilla , migrarono all' impro
viso i Genovesi , e volsero verso la patria le navi, seco loro por
tando le ricchezze, le suppelleltili 1 colla più ardente brama di ven
detta . Il Bosio che riferisce questo fatto tragico, assicura essere stato
tale il risentimento del re che ordinò un generale massacro , e che
di quanti Genovesi si trovavano allora nell' isola un solo ferito
polè sfuggire alla morte e portarue la nuova a Genova 2 : ma il
i Vuolsi che il valore delle merci imbarcate in quest occasione per
Genova ascendesse a due milioni di ducati : M . S. sull' isola di Cipro.
· Pregevoli dipinti esistenti in una sala del palazzo Serra in Genova
rammentano tull' ora gli avvenimenti narrati.
- 98 -
Bustron , il Lusignano ed altri autori che scrissero di Cipro assicu
rano essere stati soltanto uccisi quelli che erano nel palazzo ,
per cagion di sospetto che avessero voluto attentare ai giorni
del re. Intanto la regina madre la quale favoriva i Genovesi, in
caricava Marco Grimaldi di dispacci pel Santo Padre , e pel re
di Aragona , e li assicurava del soccorso di lei, quando avessero
voluto che loro fosse reso conto di tale oltraggio 1. Giunsero appena
in Genova le relazioni di questo perverso modo di comandare
tanto ingiurioso e prepotente , che i Genovesi di loro natura fer
vidi ed ardenti , presero di subito tanto sdegno , che abbandonato
ogni allro negozio deliberarono voler perdere vita e ricchezze ,
piuttosto che consentirvi, e restarsene invendicali.
Genovesi, e pronta volendo apporre alla ferita la medicina, spedi
Rainieri le Petit e Germano Giorn ambasciatori al Papa onde es
sere primo ad informare la corte di Roma sull'accaduto , ed in
quel modo che per lui fosse stato più acconcio. A ciò ancora
spingevalo ragion d ' interesse, poichè fra i Genovesi e lui erasi
stabilito , che chi primo avesse rotta la pace dovesse sborzare
cento mila ducati ; per la qual cosa insistendo i Cipriotti presso
il Papa furono i Genovesi citati dinanzi alla corte romapa.
Cionondimeno l' effetto non corrispose al desiderio di loro ;
perchè la venuta dei liguri ambasciatori avviò la bisogna in danno
di Pierino , e quando si seppe come barbaramente si avessero
malmepati i Genovesi , ordinossi dal Papa che fossero dati nelle
mani del Comune quegli che morti li aveano , e loro si restituissero
le sostanze colla compensazione d ' ogni danno sofferto : che quanto
al pagamento dei cento mila ducati dovessero ambedue le parti
restarsene esenti , perciò che la cosa era improvvisamente acca
duta ; e che se il re Pietro a così eque convenzioni si rifiutava ,
fosse tenuto a sborzare i cento mila ducati , oltre la somma delle
spese che per la spedizione d ' un armata contro di lui fossero
necessarie .
· Jauna, cap. VII , lib . XVII , pag. 866 , 868. .
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Intanto il re di Cipro col prendere tempo a rispondere , e fa
cendolo in modo poco soddisfacente , fece sì che il Papa diede li
cenza ai Genovesi di armare una flotta contro quell' isola , ad essi
collegandosi per soprappiù il gran mastro degli Ospitalieri in Rodi,
destinato dal Papa a porre in assesto le cose di quel regno.
La guerra di Cipro si pubblicava in Genova a suono di tromba;
dispiegavasi con solenoilà lo stendardo di San Giorgio ; deposita
vansi per le spese della guerra quattrocento mila ducali , e si
eleggevano quattro capitani, Lamberto Spinula , Giorgio Cibò , Lan
franco Doria e Giorgio Negrone sotto gli ordini di un ammiraglio
in capo Pietro di Campofregoso , uomo per valore , e per senno
ragguardevole. Spedivasi in quello una nave a Limnisso , la quale
facendo le veci di corriere rimetteva leltere a parecchi mercatanti
ch' erano rimasti in Famagosta , e veniva composta una squadra
di trentasei galere , ed altri bastimenti da trasporto con quattordici
mila uomini. Per queste lettere si facevano avvertiti quei nego
zianti della prossima guerra , consigliandoli alla cautela , ed a vo
lersi provvedere e tenersi guardati ; ma conciossiache tutti questi
preparativi e queste mosse bellicose non potessero occultarsi per
lungo tempo , e per tutta l' isola, non che per la corte già ne cor
resse la voce e lo sgomento , temendo il re d ' un vicino rovescio ,
ne volle fare un anticipata vendetta , usando delle rappresaglie di
guerra ; dando ordine pel sequestro dei bastimenti , e delle pos
sessioni genovesi , e vietando che alcuno ardisse uscire dall' isola .
Questi comandi ponevansi in opera sul finire del 1372 , quando
ecco degli ultimi giorni d 'aprile dell' anno successivo comparire
dinanzi a Famagosta sette galere della vanguardia solto gli or
dini di Damiano Caltaneo gran maresciallo della Sedia Apostolica,
senalore di Roma,Genovese illustre per lettere , e per armi 1. Ve
niva sopra una di quesle galere un frate , il quale disceso a ri
va , siccome quegli ch' era stato spedito ambasciatore al re , mo
strava le lettere dei Genovesi , in cui dichiaravasi , essere quelle
nayi venute ad imporre l' osservanza della sentenza del Papa , o
· Burgo , de dignitate Reip . , cart. 4 , fog . 49.
- 97 -
per dare , in caso contrario , principio alle ostilità . Dopo ciò
molti furono i trattati che di quei giorni si fecero , ma tutti rie
scirono a nulla , chè le cose invece di ridursi all' assettamento , in
maggiore confusione ne vennero , e siccome si nelle grandi, che
nelle bisogne di poco momento è sempre dannoso lo temporeg
giare , parecchie barche genovesi avvicinaronsi al borgo di Fama
gosta , ed a scaramucciar cominciarono , in quello che il gran
mastro di Rodi spediva un maresciallo al re , onde la guerra
non si facesse.
Instituironsi diffatti nuovi trattati , e fu invialo Glimin l'Hermin
ambasciatore ai Genovesi , i quali fermi nel proprio diritto ri
chiesero invece l' esecuzione delle primitive proposte , oltre la
consegna di un forte per alloggio e per sicurezza dei loro mer
cadapti. Se non che dai Cipriotti si stelte anche questa volta con
bei modi sulle negalive , per cui le navi presero il largo , ed al
lontanaronsi , mentre che i Genovesi rimasti io Famagosta eran
fatli prigionieri insieme co 'Genovesi bianchi , cosi detti , perchè
Dali in Cipro.
Fu allora che annunziata nell' isola la guerra contro la Repub
blica di Genova , più di due mila abitanti a favore dei Genovesi
si dichiararono , i quali ritornati coll' armata alle sponde del
l' isola , e fatto uno sbarco sulle coste settentrionali di essa ,
sprovveduta come era di truppe , iovasero borghi e villaggi , en
trarono a Limisso , e a devastare le case , e le terre incomin
ciarono, e costeggiando all' intorno tutte le fortezze di Pafo al
Comune sottomisero. Il principe con mille uomini prontamente
v ' accorse ad assediarli , ma vista la difficoltà della impresa ad
dietro se ne tornò , inviandovi ad espiarne imoti il contestabile
suo zio con numerosa armata , il quale pur ebbe a persuadersi
non aver esso onde a tanta forza resistere , e più , che venuto il
primo di ottobre , apparve sullo spunlar del giorno l'armata Ge
novese , che in Pafo erasi radunala forte di trentasei galere , e
di una nave 1.
į Jauns, lib . XVII , cap. VII.
- 98 -
Non si losto il re , che stava in orecchi, e spiava ogni moto ,
ebbe notizia di questo arrivo , che chiamò gente in Nicosia , e
per far armata più grossa diede amnistia generale a tutti i ban
diti del paese , e guarnite le mura di guardie , e di scelti pre
sidii le porte , ordinò che si espiassero le mosse dell' armala ne
mica . Eransi intanto inoltrati i Genovesi sulla strada di Famago
sla , intenti a concertare lo sbarco ; quando il re appariva con due
mila cavalli opponendosi loro nella marcia . Cominciata la zuffa
tra la cavalleria , ed i Genovesi che, tutti erano a piedi , e pel
subitaneo arrivo , non per anco al combattere preparati, si fè per
lo spazio d ' un 'ora sanguinosa battaglia ; e benchè molti dei Ci
priotti vi cadessero morti , nondimeno riuscì al re di traversare la
via e rinchiudersi in Famagosta ancor debole e poco munita ,
ove , e per mare e per terra si fecero tosto ad assediarlo i
Genovesi. .
Se non che stando quelli sempre rinchiusi , nè mai uscendo se
non in piccolo pumero , venir non si poteva ad un ' azione decisiva ,
e andando la stagione invernale , esposti alle pioggie , ed ai venti
rigidissimi del settentrione che fieri in quell' isola soffiano , e
colle galere battute dai venti e dal mare , nel caso di vederle
da un momento all' altro infrante e sommerse , gran danno agli
assediapti sovrastava.
A questo pericolo si aggiungeva quello di rimanere serrati, e
in quella posizione circondati da un improvviso congiungimento
di forze che tentar si potesse da quelli che sotto gli ordini del
re stavansi in Famagosta rinchiusi , e quelli che da Nicosia co
mandali dal contestabile potessero avvicinarsi.
In siffatte dubbiezze a deliberare convenivapsi intorno alla ma
niera che per loro tener si dovesse ; nè alcuna cosa erasi ancora
determinata , quando il maresciallo di Rodi Bertrand d ' Erasmi,
con cinque cavalieri al campo si presentò . E quindi con vagle parole
cercando dissuaderli dalla guerra , e mostrar loro come fossero
dalla parte del lorto , movendo gnerra ad un re amico e devastando
un paese da cui grandi ricchezze avevano per l'addietru riporlate ;
aggiungeva che mentre alla riparazione d ' un ' ingiuria immaginaria
- 99 -
erano intenti, nulla curavano la perdita immensa che per loro ne
conseguitava nelle mercanzie e nei traffichi; e che fosse quindi il
miglior partito la pace , or che dal re loro offerta veniva , perchè
non l'avessero a bramare quando più non fossero a tempo , o più
per loro non riuscisse nè decorosa , nè utile .
A tutte queste cose rispondeva il Cattaneo : « Non potersi le
ragioni dei Genovesi e del re insieme convenire , ma che se ciò
sapere però , che se le sue intenzioni fossero alle loro richieste
contrarie , non punto gli dava pena l' inverno , il dormire a cielo
scoperto , e mille altri disagi e travagli ; sè essere buoni soldati
usi a soffrire della guerra , lui non dover credere che alcuna cosa
li potesse indebolire così presto , poichè se di maggior quantità
di soldati facesse di bisogno, altre venti galere erano pronte al
soccorso con armi e soldali. »
Nulladimeno vedendo i Genovesi che mai non si poteano chia
rire le deliberazioni del re e del consiglio del regno , inviarono
il conte di Rochas a chiedere il castello di Famagosta da dove la
pace sarebbe stata conchiusa ; ed alla fine ottenutolo , l'ammira
glio Pietro di Campofregoso scese a terra ed entrò in Famagosta.
Richiese poscia al re che gli fosse permesso d ' invitare al castello
il contestabile , i baroni , i cavalieri del regno , onde ripigliare i
trattati e venire agli accordi; ma Pierino o diſidasse dei Geno
vesi , temendo d ' una giusta vendetta ; o tentasse , traendoli per
le lunghe , di ridurli agli estremi, ordinò , che il castello ove
erano rinchiusi fosse circondato di fosse profonde, le quali di
acqua ricolme , loro impedissero l'accesso alla città . Or questo
inopporluno divisamento mosse si forte lo sdegno dell'ammira
glio , che chiamata all' armi una forte schiera de' suoi, usci dal
castello , e percorrendo per la città sotto il dominio del comune ,
la vinse : ed inalberata in segno di signoria la bandiera genovese
sulle mura e sul castello , recossi ad albergare al palazzo ove
stavasi rinchiuso il giovine re dagli stessi suoi zii e da suoi mi
nistri abbandonato .
Il principe di Galilea fuggi nel forte del Dio d'Amore ; il sini
- 100 -
scalco suo fratello in quello di Buſfavcolo , ed il contestabile nella
fortezza di Cerines. Intanto il terrore erasi messo nella famiglia
reale e nei principali dell' isola , la cui massima parte già obbediva
ai Genovesi .
Occupata in tal guisa Famagosta , la più ricca e la più forte cillà
di Cipro , stimarono non essere l' impresa a perfetto compi
mento condolta , se Nicosia , la capitale , e l' inespugnabile forte
di Cerines bon fossero venuti in loro potere. Spedi perciò l' am
miraglio una parte delle sue truppe a quell'impresa , e Nicosia
non tardò a cadere, poichè il governatore ciprio Pietro Gassino
fuggi, udita appena la nuova dell'appressarsi del nemico 2. Sola
Cerines restava a soddisfare ad ogni loro desiderio , e dopo lungo
pensare il Campofregoso avvisò esser meglio per venire all' in
tento di indurre lo stesso re a scrivere su tal proposito allo zio
siniscalco , che allora n ' era al presidio ; e come aveva pensato
così fece . Difatti il re non solo mostrò di accondiscendervi, ma ag
giunse che più facilmente sarebbe compito questo consiglio , ove i
Genovesi si recassero a prendere il possesso del castello in compa
gnia della regina sua madre ; e frattanto segretamante esortandola
che dovesse piacerle di adoperarsi in modo che essi differissero la
partenza per cinque o sei giorni, comandava a quei di Cerines di
tender loro un ' imboscata , e distruggerli lungo il tragitto .
Partivano adunque i Genovesi da Nicosia non senza aver prima
obbligato i citadini a deporre le armi nella regia armeria solto
gravissimepene;ma molto 'fu il danno che di siffatto provvedimenlo
loro ne venne , chè i cittadini esacerbati dall' odio e spinti dalla
vendella , li sorprendevano nella notte , mentre che sparsi in pat
tuglie per la città s' aggiravano , e data loro la morte , li seppelli
vano nei pozzi per tener nascosto il delitto . Ciò non pertanto ,
quantunque fosse per essi non troppo sicuro il dominio della città
pel malcontento degli abitanti , mantenevansi ben muniti del castello
che la dominava , e raddoppiavano di vigilanza e valore all' avvi
· Jauna lib . XVIII , cap. I.
* Jiuna lib . XVIII , cap. I.
- 101 -
cinarsi che faceva il contestabile. Tentarono i cittadini di Nicosia
di farglisi incontro e festeggiarne l' arrivo , ma non gliel permi
sero i Genovesi, i quali , benchè in poco numero , fecero fronte
alla sommiossa , ed offendendo parecchi dei citladini , difendevano
sè stessi da 150 balestrieri e 30 cavalli , che il contestabile in
pro degli abitanti aveva spedito , e terminò la scaramuccia , poichè
fu dalla regina intimato al contestabile ed alle sue truppe di rili
rarsi , siccome infalli si rilirarono , lasciando però sulla strada
che dalla regina e dai Genovesi fra poco si dovea tenere , alcuni
che della loro partenza duvessero avvisarlo .
Presa in tal modo e spogliata Nicosia , giusta il costume di
guerra cosi immensa ricchezza d ' oro , d ' argento e di pietre pre
ziose fu dai Genovesi ammassata , che colla sola melà sarebbesi
poluto alle inchieste loro soddisfare ; avvegnacchè anche coll'offerta
di soli 50 a 60 mila ducati , e colla promessa del rimanenle si
sarebbero appagati ; ma la proposizione falta del gran consiglio
dal re , di dare in conto della condanna 300 moggia d 'orzo , fu
ridicola non meno che vergognosa 1.
Il ricco bottino fratlantu spedivasi a Famagosta , quando in
mezzo al cammino sopraggiunsero 500 cavalli del contestabile , e
rapitolo , a Cerines sel riportarono. Acceleravasi perciò con ansia
e desiderio maggiore la loro andata a Cerines, e sollecitata alla
partenza la regina , s' avviarono. Giupli ad un varco , s'avvidero
del più inaudito tradimento ; poichè la regina , spronato d' improv
viso il cavallo , fuggi verso il castello , mentre una mano di Bul
gari al servizio del contestabile avventavasi furibonda sopra i Ge
povesi , che sicuri nella fede altrui, alla pianura si avviavano ;
e si li battevano , e si li respingevano , che , onde non restar so
praffatli dall' ognor crescente numero, dovettero nuovamente a
Nicosia rivolgere la ritirata .
Correva il mese di gennaio 1374 , e ad istanza del gran mastro
di Rodi s' indussero le parti a ravvicinarsi. I Genovesi , benchè
tanto felicemente si fossero fatti padroni delle due principali cillà
M .S. sull' isola di Cipro.
- 102 —
dell' isola , Famagosta e Nicosia , pure esacerbati per le insidie e
pei tradimenti che i Cipriotti con mala fede loro aveano teso , in
sisteltero sulle prime richieste. Se non che o fosse impotenza , o
l'avarizia il consigliasse , il re ed il suo consiglio non solo poco ,
ma nulla affalto esibivano.
Pietro da Campofregoso partì allora da Famagosla soco condu
cendo il giovine Pierino , e con mille tra fanti e cavalli coman
dali da Giacomo Grillo si volse a Cerines , risoluto di assediarla .
I Bulgari interceltavano il passo , quindi , onde non estenuare prima
del tempo le forze delle sue truppe, fu d'uopo attenersi al con
siglio di un prete greco , e passare per una strada remota alle
spalle di quelli , che racchiusi poscia in un centro , furono tagliati
a pezzi e disfatti , lasciando libero il passaggio delle comunica
zioni tra Nicosia e Cerines. Giunti sotto il castello , richiesero il
contestabile della resa , ed essendo ciò denegato , prepararonsi le
scale e gli ordigni necessarii all'assalto . Volle il comandante che il
valore dei soldali fosse anche ravvivato con doni, ed assegnò mille
ducati pel primo che sulle mura piantasse lo stendardo del Comune :
cinquecento al secondo , e così fino al quinto . Intanto si diede prin
cipio alla battaglia che durò per lo spazio di due ore e mezzo. L'as
salto fu ripeluto una seconda volta e prolungato perventicinque giorni,
finchè, partito il Campofregoso per radunare armi e vettovaglie ,
che nel campo incominciavano a venir meno , riceveva in Fama
gosta un messo del contestabile , il quale intimava ai Genovesi di
partire dall'isola e lasciar libero il giovine re che teneano presso
di loro nel palazzo in Famagosta , e ad accontentarsi del botlino
in iscambio delle somme richieste. Rispose l' ammiraglio « che la
riferita ambasciata facea pruova che il messo fosse uomo di molta
eloquenza , ma che in quanto diceva esser eglino vendicati delle
ingiurie e delle morti de' suoi, non era vero, poichè sì alle une
che agli altri aggiunte ne avevano delle nuove ; che i disagi e le
perdite sofferte da quel regno erano vendetta di Dio ; vendetta di
aver vilipesi e traditi i proprii sovrani; che l'accusa loro falla ,
che si volesse usurpare a Pierino il paterno dominio non era che
vera calunnia , che anzi venivano eglino ad istanza del Papa e
- 103 -
della regina per sostenerlo nel libero e sicuro possesso del trono.
Quanto alla partenza , soggiungeva , non poter aver luogo , se non
quando avessero acconsentito ed eseguito la sentenza del Papa. »
genovesi giunsero al 3 di marzo sotto Cerines, ed unite di con
certo all' armata di terra , diedero un vigoroso assalto per cui si
fece strage e rovina d ' ambe le parti 1. Inutili pertanto essendo
andati tutti questi tentativi , nè volendo l'ammiraglio gettare il
tempo e perdere gli uomini in un' impresa , la quale ancorchè
fosse compita , poco vantaggio gli avrebbe reso , fece levar l'as
sedio , e tornossene in Famagosta , lasciando poco presidio a Ni
cosia . Per il che la regina ed il contestabile fecero fra loro
zia , che avendo con doni e promesse corrotto due gentiluomini
(uno dei quali era il duca d 'Urbino) che al soldo dei Genovesi
capitanavano il presidio della capitale , si bene il tutto si concertò ,
che venuta una notte , un buon numero di Cerinoti salirono per
le mura ed assallarono i Genovesi immersi nel sonno. Questi
scossi dall' improvviso trambusto si davano alla fuga , senza cono
scere da chi si fuggissero ;ma quiodi scoperta la trama, e seco stessi
sdegnati , accusandosi d ' indolenza , si volsero addietro , e valoro
samente comballendo , respinsero i Cerinoti , dei quali cbi fu più
destro a fuggire ebbe salva la vita . Per questo fatto le trattative
furono rinnovate , e Daniele Cattaneo recavasi a Cerides presso il
contestabile . Ivi accolto onorevolmente esponeva la sua ambasciata ,
e volea recarlo a cedergli il castello a nome del re , ed a conve
nire coi Genovesi intorno alle dissenzioni; ma inutilmente , chè
contraria pur questa volta si dava la risposta. Perlocchè il ge
novese ammiraglio venuto in sospetto che tanta ostinata oppo
sizione occultamente fosse dal re medesimo voluta , avvisò essere
più conveniente scrivere di proprio pugno al contestabile , e poscia
munire la lellera della firma del re. Lanfranco D 'Oria ebbe
l' incarico di trasınellerla al suo destino : eccone il contenuto :
1 Illustrazione trentesimaprima.
- 104 --
« Mio Zio ,
« Dovete sapere che i Genovesi non vogliono partire dall'isola
« finchè voi tenete Cerines, quindi per l' amore che mi portale
« come parente , e per l' omaggio che mi dovele come vostro
« a voi spedisco con ordine di occuparlo e difenderlo in nome mio.
« Voi però uscirete dell' isola con tutti quelli che vorranno se
« guirvi , e vi porterete ove più vi sarà a grado : a quest' oggetto
« i Genovesi vi assicurano un salvocondotto , e per maggior vo
« stra difesa spediranno con voi ollo dei loro capitani.
« Ciò vi prego ad eseguire onde i Genovesi miei alleali e fedeli
« amici , caccino dalla mente l' opinione che voi occupiate il ca
« stello per conto vostro e non per mio »
A questa lettera un'altra se ne aggiunse alla gente di Cerines,
nella quale Pierino ringraziava quegli abitanti dell'aiuto prestato
al contestabile suo zio nella difesa de' suoi sovrapi diritti , esor
tandoli a volersi sottomettere pacificamente e da buoni sudditi al
nuovo capitano .
Il contestabile e la regina , non che gli altri principi e gover
patori , i quali tenevano diversi castelli e paesi , ricevuta la nuova
dell' aggiustamento del re coi Genovesi , fecero dimostrazioni di
gioia aspettando che altri venisse ad assumere il comando in lor
vece. Ed in vero Damian Cattaneo e Giacomo di San Michele si
recarono tosto a Cerines, ove onorevolmente ricevuti , furono pre
senti alla consegna del castello nelle mani di Luca d ' Antiame, il
quale giurava che lo avrebbe contro ogni nemico difesó . Per le
quali cose fu pubblicata in Nicosia la pace coi Genovesi , dichia
rata la libertà del loro commercio e della loro navigazione , e
stabilito che parlar non si dovesse più mai delle cose trascorse a
pena capitale .
Fratlanto in quest' anno dichiaravasi dal re di Cipro , che egli
accettava il regno , che gli venia restituito da Pietro di Campofregoso ,
ad eccezione però di Famagosta , con obbligo di pagare in ogni anno
quaranta mila fiorini d ' oro di tributo in perpetuo : che per dodici anni
- 103 -
sborserebbe due milioni dodicimila quattrocento fiorini d' oro per
soddisfazione delle spese falte nella conquista di quel regno, e più no
vanta mila per quelle dell' armamento delle galere poste alla difesa
dell' isola : che i Genovesi ritornerebbero nel regno liberi e indi
pendenti, con proprio governatore per amministrar la giustizia : che
lor sarebbero conservati tutti gli aplichi privilegi ed immunità , e
ricompensati di tutti i danni sofferti nelle rivoluzioni: e che per
sicurezza del soddisfare pienamente alla somma di sopra riferita
nel termine di dodici anni , consegnerebbesi la città ed il porto di
Famagosta (pleno jure ) alla signoria di Genova. Che per maggior
guarentigia d'una stretta osservanza dei patti anzidetti la fortezza
di Buffavento resterebbe in potere dei cavalieri dell' ordine di
S . Giovanni; ed il re darebbe per ostaggi le persone reali diGia
como Lusignano suo zio , successore allora del regno , con sua zia
Carlotta di Borbone moglie di Giacomo , e i suoi due cugini
figliuoli del principe d 'Aptiochia 1 .
Per questi convegni i Genovesi rimasero padroni assoluti di Fa
magosta ridonata al commercio , ed il Campofregoso vedendo com
pila la sua missione , se ne partiva per Genova con dicci galere;
se non che verso l' isola di Rodi rivolgendo le prue , meravigliossi
che colà il contestabile ancora abitasse , e temendo che per non
esser lui d' animo pacato e sincero verso dei Genovesi , stesse
qualche nuova ingiuria o vendetta meditando , giacchè l’ oc
casione sè gli mostrava propizia , pensò miglior cosa invitarlo
seco a Genova , ove potesse assistere e rendere più solenne colla
sua presenza la sanzione della nuova pace.
Non poteva il conlestabile esimersi senza sospetto di frode dal
partito proposto , oude vi aderiva; ma giunto a terra , tentò fug
girsene , perchè allora prontamente trattenuto dalla signoria mag
giormente insospeltita , fa condotto e tenuto a guardia della torre
di Capo di Faro 2 . E perchè il Campofregoso erasi portato in
i Speroni - Real grandezza della Serenissima Repubblica di Genova
par D . LOUIS DE GONGOva Alcasar ecc. , anno 1474.
ACCINELLI. GIUSTINIANI , anno 1574 .
quell' impresa sì da valoroso guerriero , che da accorto negozia
tore , furono , tanto esso che Orlando suo primogenito , dichiarati
dalla Repubblica liberi ed esenti da ogni colletta ed angaria in
vita loro , col dono di diecimila fiorini d 'oro. Fu poi statuito , che
in ogni anno , l' undecimo giorno d 'ollobre , in memoria di si
chiara vittoria , il magistrato dovesse visitare la chiesa di S . Fran
cesco , coll' offerta di molte cose , e di un palio d ' oro 1. Cosi
premiavasi allora la virtù dei cittadini, e cosi esterpavasi il
ricordo d ' illustri e grandi avvenimenti.
Mentre però che veniano ad essere terminati gli affari in que
sl' isola con tanto onore e riputazione della Repubblica, le vicende
dell' impero orientale tiravano i Genovesi in una lotta novella ,
per motivo dell' acquisto di Tenedo , cagione poscia della guerra
di Chioggia , tanto memorabile e sanguinosa per la grandezza delle
cose operate , e per la varietà della fortuna .
Giovanni Paleologo imperatore dei Greci avea di sè generato
Andronico e Manuello , e quello maggiore di pescita , non si sa per
qual motivo privò del regno , e questi minore institui suo erede.
Per la qual cosa , morto il padre, nacque tra i due fratelli contesa sul
possesso del regno ; Andronico il privilegio dell'età ed il diritto della
successione, Manuello il testamento paterno adduceva . In questo
contrasto pertanto stabilirono di decidere la controversia colle armi,
e ciascuno invocare a suo favore i soccorsi stranieri. Manuello coi
l' impero del loro padre , e questa , per aversi cattivati gli animi
dei loro alleati , ambedue i fratelli l'avevano in dono promessa ,
l' uno ai Genovesi, l' altro ai Veneziani.
Or Andronico , andando sulle vestigia del padre , tenne invio
labilmente l' amicizia dei Genovesi , che cercò anche di viemeglio
confermare con qualche benefizio nel mentre che maplenevasi in
guerra contro il proprio fratello . Ma i Veneziani, per non lasciarsi
i Gjustiniani lib . IV , pag . 113.
9 MICHAL' D .
- 107 -
fuggir di mano Tenedo , siccome quella che chiude l' imboccatura
dell' Ellesponlo , avendo promesso soccorso a Manuello , manda
rono sull' istanle ad occupare l' isola , e ne guarnirono di buon
presidio la rocca. Del che essendosi sparsa fama in Genova , e
tutli sopportando di mala voglia che loro fosse tolta un ' isola in
cosi opportuno luogo collocata , e ad essi giustamente data da chi
per ragione di nascita a buon diritto ne chiedeva la padronanza ,
deliberarono di portar guerra ai Veseli : ma perchè lealmente
avessero il loro corso gli affari, prima di prender le armi,
mandaronsi ambasciatori a Venezia , per vedere se di buon
grado avesse voluto lasciare il possesso dell' isola ; e pervenuti
aranti al senato così parlarono : « Noi ci meravigliamo , o Vene
ziani, che voi sino a tanto abusiate della nostra amicizia d ' aver
voluto occupare un 'isola che sapevate a noi essere stata data da
Andronico , e ciò dopo aver messo nella rocca una forte guarni
gione , che se si dovrà contrastare il diritto , lo che non ricusia
mo, nessuno per certo vi sarà , siccome crediamo , tanto ignorante
dell' umano giure , che sia di parere non doversi a noi quell' isola
restituire. Andronico figlio maggiore di Calojanni , e al quale per
dirilto nalurale è dovuto il regno paterno , la diede a noi; ma a
voi il fratello minore , il quale nessuna di quelle cose che al pa
terno regno appartengono può ad alcuno contro il volere del fra
tello conferire. Quale dei due impertanto la poteva legalmente
donare ? Forse colui , che ribelle al fratello , contro di lui empia
mente le armi rivolse, o colui, che successore del padre, di buona
ragione deve regnare ? Popete mente quanto sia a voi vergognosa
cosa , mentre per uno smoderato desiderio di dominare volete
per voi difeso Manuello , il prendere ingiustamente le armi contro
di colui , al quale per il consenso di tutti di buon diritto il regno
è dovuto. In vero , che molto più giusta cosa stata sarebbe , o il
portare soccorso a lui che giastamente è signore del regno, o ri
chiamare i discordi fratelli alla concordia ed alla pace , piuttosto
che rompere la nostra pace e la nostra amicizia , la quale da canto
nostro rimarrà stabile e ferma fino a che vi asterrete dal farci
insullo , il quale già voi avete provato non potersi da noi, ne
- 108 -
solcrsi sopportare . Infine , o voi togliete la guarnigione e re
stiluiteci l' isola , o voi non avrete più pace con noi. »
A queste cose così risposero i Veneziani: « Non esservi con
lesa alcuna per l' isola di Tenedo, perchè se credevano i Genovesi
dover loro venir restituita , perciocchè loro era stata dala da An
dronico , il quale non ne aveva il possesso , essi credevano invece
esser cosa equa il ritenersela , perchè loro concessa da chi la pos
sedeva , e chi dare la potera giustamente .Che i Genovesi si ram
mentassero come Andronico fosse stato per la conļumacia e de
lilti dal padre del diritto di successione spogliato , e Maquello
falto) successore del regno. Nè doversi ora per loro indagare, ne
consultare le leggi dei Greci e delle nazioni onde conoscere se
possa il minore fratello regnare , essendo vivo il maggiore : ehe
ai fratelli sta lo disputare di ciò che il padre abbia comandato :
e che essendo essi Veneziani per natura e costumanza così fatti ,
da non poter abbandonar quelli che oppressi implorano il loro
aiuto , non volevano trascurare le nazioni straniere che in loro
riponeano un certo scampo a salute : e quindi avendo ricevuto
l' isola dal suo possessore , nulla aver tolto di ciò che fosse stalo
nelle mani dei Genovesi , nè aver di là cacciato alcun presidio
che loro appartenesse ; e finalmente che se a lor fosse toccata in
sorte l' isola , essi di buon animo sel porterebbero per quella pace
ed amicizia che era tra di loro ; sicchè non voler Tenedo in alcun
modo abbandonare , e se ai Genovesi altrimenti ne sembrasse ,
facessero a lor piacimento . »
In tal modo i legali , senza aver nulla operato , ritornarono a
Genova. Appena i Genovesi seppero che i Veneziani non vo
levano aderire alla loro domanda , di presente col consenso di
lulti gli ordini si accipsero alla guerra ; e dapprima formarono
una flotla di dieci triremi, la quale, mentre che se ne apparecchiava
una maggiore , s'incamminasse verso Tenedo onde vedere se per
avventura potesse dalla rocca respingere la veneta guarnigione.
Preparata la flotta, e guarnitala d ' armi e di vettovaglie , Aronte
Strupa popolare che ne aveva il comando , colto il tempo migliore
per navigare, sciolse dal porto , e verso Tenedo avviandosi , apporto
- 109 -
ai nemici non pochi danni , avendo preso ed abbruciato molte loro
Davi. Era libero a quei tempi per i Genovesi il corso pel mare,
non essendo ancora i nemici ben preparati alla guerra. Giunto
all' isola , e visto che sarebbe stato indaroo tentare l'espugnazione
della rocca , perchè di forte presidio munita , pensò astenersi dal
combattere, e mutato consiglio , prese a trascorrere colla flotta
il mare egeo per impedire alle isole soggette ai Veneziani l'eser
cizio del loro commercio .
Giunta in Venezia la puova di si formidabili armamenti , si mise
insieme una flofta , parte destinata contro Aronte , e parte per
inquietare le spiagge ligustiche , facendo nel tempo stesso lega ,
onde viemmeglio riuscir si potesse nell' intento , con Pierino re di
Cipro , e con Bernabò Visconte sigoore di Milano. Ma Genova usava
pur essa di più forti confederazioni collegandosi con Lodovico re di
Ungheria , col duca d 'Austria , col Patriarca d ’Aquileja , e con Fran
cesco di Carrara signore di Padova 1. Spedivansi intanlo ambasciatori
a Francesco signore di Padova i quali giunti alla sua presenza così
ragionavano: « Se, o imperalore , poi sapessimo non essertiabbastanza
pota la veneziana insolenza ed avarizia , con più lungo e diverso di
scorso da quello che ci siam proposti di farti, dovremmo intertenerci ;
ma tu già ben sai con quanta temerità in addietro si sieno fatti padro
ni dell' Illirico , parte del tuo dominio , e quindi siccome contumace
meute verso degli imperatori romani si sieno addimostrati. Essi i soli
fra tutti i popoli d ' Italia non ti vogliono avere , nè vogliono che tu
sia loro capo : essi a piena bocca si gloriano essere pazione libera , nè
all' imperatore, nè al massimo.pontefice soggetta ; essi cosi disprez
zatori delle santissime leggi delle dodici tavole , le quali da tutta
l'Europa sono avute in onore; che non curano di usarne nem
meno nell' amministrazione della repubblica , e di più a tale sono
giunti d' arroganza , che, cambiato nome al mare Adriatico , Venelo
vollero in quella vece averlo chiamato ; onde più non permettono
che alcuna trireme, o bireme vi possa navigare , se pria non sia .
slato invocato il loro compiacimento. Dell'essere poi avidi di co
· Giustinan lib. IV , Barta. Faccı de_bello clodiano.
- 110 –
mando, noi crediamo poter baslare ad argomento , che essendo
essi solamente padroni di un picciol seno palustre, nel quale
ebbero i natali, le sponde dell' Illirico , l' Eubea , e Creta , e le
altre isole del mare Egeo , non provocati , ma provocanti, fe
cero di avere sotto il loro dominio . Nazione temeraria al sommo
fa tullo di suo diritto , e soggetto al suo volere e crede per sè
che parliamo noi di cose anliche, se ne abbiamo soll' occhi un
esempio novello ? Invasero essi , e con presidio fortificarono
l' isola di Tenedo vicina all' Ellesponto , la quale sapeano da
Andronico imperator greco , nostro alleato ed amico , esserci
stata data : nè si fanno vergogna contro il diritto delle genti
e il consueto costume di regpare, di prender le armi in favore
del minore fratello , e volgerle contro di Andronico , al quale
siccome maggiore si spetta il regno : e credono di tanto sopra
vanzare le altre nazioni, che pensano non essere al mondo sì
grande maestà , la quale dei loro omaggi sia degoa , o cui deb
bano obbedire. Ora , o imperatore , se tu hai in animo di voler
tollerare più a lungo le loro ingiurie , e pur vuoi ridurre sotto
il potere l' Illirico tolto alla tua soggezione , il tempo favore
vole ti si presenta di farlo ; imperciocchè se tu dalla parte di
terra cogli eserciti , e noi da quella di mare colle flotte , uniti
in società vi daremo opera , non abbiamo a temere che per noi
in breve tempo non siego a sommo pericolo ridotti. Perlanto se
ti muove dell' impero la maestà , e la dignilà de' maggiori , per
fermo che tu non sopporterai più a lungo le ingiurie de' tuoi ne
mici. Per la qual cosa si ti preghiamo a volerti risolvere di voler
far guerra concordemente contro i nemici comuni. »
A queste cose tal die risposta l' imperatore :
« Si che io sapeva , o Genovesi , l' arroganza dei Veneziani, e
la loro smania di dominare ; e se a me degli affari del mio regno
fosse stato lasciato il potere di venirne in Italia , già avanti d 'ora ,
siccome penso , avrei loro mostrato con quanto malo animo io
abbia portalo le loro contumelie ed ingiurie ; ma che ! il timore
re
dei Turchi , coi quali noi abbiamo continua guerra , non mi per
- 111 -
mise che alcun tempo io da questa provincia mi allontanassi;
perciocchè fu sempre mio intendimento , meglio che le private
inimicizie , vedere di distruggere i nemici del popolo cristiano ,
che più di tutti avversi ci sono. Nè mi fa meraviglia , nè mi vien
nuova la cosa dell' essere stala da essi usurpata l' isola di Tenedo ,
e dell' aver prese le armi ; chè quella è una scbialta rolla all'am
bizione , e niente le cale di agire giustamente o ingiustamente ;
credono a sè lecito fare checchessia contro gli altri, purchè ab
biano in qualunque si voglia modo fatta potente la loro repub
blica. Ma se non v ' ha presso Iddio delitto più grave dell' inso
lenza (siccome ne pensano i nostri dottori) jo spero che in breve
a $
pagheranno le pene della loro contumacia . Io tosto che il vorrà
la stagione , mi porterò in Italia , o manderò un capitano con
eserciti che dalla parte di terra minacci la rotta ; del rimanente
sarà vostra la cura . »
Tornati i Genovesi con questa risposta, fecero nascere in tutta
la città grande speranza , la quale viemaggiormente si accrebbe ,
allorchè con favorevoli notizie rilornarono coloro che erano stati
inviati al Patriarca d'Aquileja ed a Francesco Signore di Carrara.
Per i quali soccorsi i Genovesi preso animo , con maggiore co
raggio si diedero a preparare la guerra , e affinchè , tolto il timore
della città , più liberamente la gioventù fosse spedita alla flotta , la
si esercitò con quotidiani armeggiamenti , per cui in appresso
riuscì di grande servigio alla repubblica.
Dichiarata in seguito la guerra a Venezia , si cominciarono le
ostilità con non lieve danno di quella repubblica ; finchè , giunto il
1381 , furono mandati ambasciatori veneti e genovesi ad Amedeo VI
duca di Savoia , acciocchè , messa la questione nelle sue mani,
a suo beneplacito ne giudicasse. Il congresso fu teculo in To
rino. Iofatti nel trattato che venne esteso a questo riguardo , fu
stabilito che i Veneziani dovessero parlirsi di Tenedo e rovinarne
il castello alla presenza d 'un sindaco di Genova ", come fu nel
· Indice dei libri Jurium , lib . II , pag. 167. M . S. ACCINELLI. DARU ,
pag. 337 , tom . II .
- 112 -
successivo anno posto ad esecuzione ; per la qual cosa quell' isola
fu cosi fatale ai Veneziani, che loro costò più il darla , che l'averla
presa.
Non era per ancı fermata la pace coi Veneziani , che il re di
Cipro , non contento di aver fatto lega coi nemici della repub
blica di Genova , si dispose a volerli discacciare dall' isola . Fa
magosta , secondo il trattato , era nelle niani dei Genovesi , i quali
provvedevanla di lulto ciò che fosse stato necessario al suo buon
governo . Il Comune eleggeva a presidente di quella città Matteo
Maruffo , il quale venuto appena al suo nuovo officio , benchè
Famagosta di scelto presidio e di fedeli magistrati trovasse guar
dala e governata, pure s' avvide che per le continue dissenzioni
e per le passate disastrose vicende una mano di ladri e di pirati
minacciava la sicurezza della vita , e delle cose di quelli abitanti.
Quindi pensio avere per prima cosa a riparare tanto svantaggioso
disordine , e proferendosi egli stesso ad esempio , cominciò ad
invigilare ed a trascorrere in persona la città , facendo arrestare
molti creduti rei , e punire severamente i colpevoli. Nè poco
giovò l' indefessa vigilia ; chè trovossi in brev'ora sgombro il
paese da quell'avida gente. Solo un famoso bandito ancor restava
da cogliere , il quale si cautamente esercitava il suo tristo me
stiere , che non potevansi in alcun modo provare i di lui Jadro
necci. Quando un bel di parve al Maruffo aver trovato modo , onde
deludere coll' astuzia l'altrui tristizia ; ed ecco il come: Si conti
nuava egli sempre alla sua veglia , mentre una notte aggirandosi
per le strade, vennegli fatto di trovare il ladro allo scoperto ad
dormentato , e stimando essergli caduta l'occasione propizia per
averlo colto sulfatto , diede la sua vesle che se gli mettesse allato ,
col consiglio , che destatosi il ladrone , seco portata l'avrebbe ,
ed il furlo era manifesto ; ma quegli nel destarsi che fece , ben si
avvide della trappola , e disse : « Oh ! quante volte mi tenti , o
Maltco ; ma non vi riuscirai » e così detto , andò via , lasciando al
suo posto la veste del podestà ?.
· Roccatagliata M . S. anno 1580.
113
Ora ecco il perchè si venisse a nuova guerra contro il re di Cipro.
Viveva in quel tempo , chè alle triste occasioni sempre son pronti
gli uomini tristi , della corte diCipro un cavaliere per nome Thebat,
uomo atto a mal fare e di pessimi costumi, accorto nemico dei Ge
novesi e scaltro adulatore di Pierino. Costuida lunga pezza adopera
vasi a venir ricco e possente ; ma riescir non potea nell' intento sno ,
se tulta per sè non avea la confidenza di quelmonarca . Immaginò all'
uopo , e pose in opera un consiglio col quale fomentando le pas
sioni e i desiderii del re , egli persona accetta e gradita a lui di
venisse . E poichè l' ebbe trovato dolente per l' esilio , e la pri
gionia in Genova del contestabile , e quindi crucciato coi Genovesi ,
destava nel regal animo il timore e vi facea nascer l' idea della
vendetta , dimostrando come i Genovesi potessero compier nuova
armata , ed impossessarsi di tutta l' isola ormai ridotta a grande
fiacchezza e miseria per le passate guerre e pei passati disagi:
il consigliava quindi con milantata fidanza a tentare nuovo colpo
di mano , ad assalire il porto e la città di Famagosta , a scac
ciarne i Genovesi , ed aver provveduto in tal guisa al libero
ed intiero possesso del suo dominio . Lo confortava con maggior
calore all' impresa , offerendogli l' allenza dei Veneziani, i quali
l' avrebbero d ' ogni mezzo provveduto , aggiungendo che galere ,
navi , uomini e denari sacrificavano essi di buona voglia senza
mercede di sorta , ove si trattasse di opprimere un popolo ad essi
tanto nemico . Proposta l' impresa , partiva per Venezia , onde con
certar le bisogne con quella repubblica , e sorpreso l' animo del
re al bagliore di sì belle speranze e del lusinghiero progetto
dai Veneziani favorito , si arrese al partito dell' astuto Thebat, il
quale di depari , di cedole provveduto , fece , come dicevamo ,
tacita partenza dell' isola .
Giunto a Venezia trovò agevolmente denari oltre il bisognevole ,
trovò mille scelti soldati, ed una grossa nave carica d' armi e
d ' armati , e fece vela per Cipro .
Non si tosto fu recata a Genova la notizia di così indegna tra
ma , che dal Comune si spedivano due galere , le quali ancor rin
venula nell' Arcipelago la nave su cui navigava il Thebat , e con
- 114 –
essa venute a conflitto , furono in mezzo alla stessa vittoria vinte
per on inganno stranissimo.
Poichè vedule appena dal Thebat le galere genovesi , avendo
timore d 'una inevitabile sconfitta , fece lastricare la coperta della
sua nave dall' albero alla prua con certe tavolette , su cui erano
fitte piccole spide di ferro e di chiodi colle punte all' insù . Or
vennero dopo una breve lotta iGenovesi all'abbordaggio in numero
di duecento , e per la calca sopravveniente spingendosi innanzi,
e correndo pel bordo, trovaronsi in parte fitti nelle spine , cadendo
l' un sopra l' altro tormentati da crudeli ferite , mentre in questo
uscendo l' equipaggio del Thebal, che nascosto sotto coperta ,
aveva il bordo abbandonato , fu sopra i Genovesi , e con pali di
ferro , con lancie , spade e calcina ne fece un orribile macello ,
rimanendo i superstiti nelle mani di un nemico barbaro e vile .
latanto le truppe veneziane salirono a bordo delle liguri navi,
e le condussero a Pafo). Mentre che tali vicende in alto mare ac
cadevano , il capitano di Famagosta invitava il re al pagamento
del tributo , ed incaricava Antonio Campello della missione. Ma
il re , che attendeva il Thebat con il soccorso da Venezia cercò
di temporeggiare col chiedere al genovese legato tre soli giorni
di tempo , passati i quali diceva che gli avrebbe data soddisfa
cente risposta .
Giunse frattanto nell' isola la nuova dell' arrivo , e della vittoria
del Thebat, per cui facendosi gran romore in Nicosia , non tardo
a pervenire all' orecchio dei messi genovesi , i quali a Famagosta
tornati , furono di sentimento che procedere di bel nuovo si do
vesse contro del re Pierino.Non furono infatti tarde a comparire le
ostilità , e contro ogni legge di guerra , con aperte violazioni dei
patti vidersi i Genovesi all' inprovviso chiusi , ed assediati nella
loro città da truppe fresche e ben fornite d 'armi e di munizioni.
Essi , che giammai non si sgomentarono per forza maggiore , ed
anche per contrarietà di fortuna, faceano frequenti sortite portando
la morte , e lo scompiglio delle turbe del Thebat, il quale ca
duto nella disgrazia del re per la doppiezza e la perversità del
l' animo suo , fu posto a morte. Altro capitano straniero era stato
- 115 -
messo al comando dell' armata , ed i soccorsi che per ogni banda
al re pervenivano facevano temere , che i Genovesi potessero dal
numero , non dal valore rimanere sopraffatti. Cinque galce catalane,
sei veneziane , una nave del re d' Aragona , ed altre galee ci
priotte presero il difficile incarco d 'impadronirsi del porto di Fa
magosta , poichè assalendola l' esercito dalla parte di terra , fa
cilmente agli estremi si sarebbe ridotta. Sopraggiunto il giorno
assegnato , la flotta fece impeto contro il porto , e da’Genovesi
gagliardamente respinta , vende la seconda volta all' impresa , ma
gli assediati poco curanti , anzi come si schernissero di sì grossa
forza , per arrestarla collocarono tre sole navi all' imboccatura
del porto . Perocchè i nemici non potendo forzare l' ingresso , si
schierarono ai lati , ed i Catalani avendosi per colà aperta una
strada , entrati nel porto , posero a sequestro tutte le navi e le
galere dei Genovesi. Ottenuto il vantaggio da quel lato , presero
subitamente gli alleati ad assaltare le mura della città dalla parte
del mare , appostando per ogni dove le scale , e minacciando quei
di dentro dell'ultimo eccidio . Ma l' ardire dell' animo , e l' or
goglio nazionale non si perde giammai, anzi maggiormente in
dura col crescere del periglio , e fra tanta confusione , e tanto li
more , che a diffondersi incominciavano nella città , comparve in
piazza un Genovese (di cui per mala ventura non si trasmise in
fino a noi l' onorato none più degli altri forte e generoso , il
quale agli adunati compagni rivolin , così favello : « È dunque
certa e decisa la nostra sconfitta ? E noi dovrem senza causa pos
sente , e per effetto di sconsigliata ignavia lasciarci torre di mano
la città , che è di nostro diritto ? E la daremo noi al nemico senza
far prova dell' antico nostro valore ? Ciò non fia mai , se al pa
rer mio di presente vi accomodate. Egli è mestieri , che in sì ma
nifesto pericolo , con tutte le nostre schiere a difesa del porto ci
rivolgiamo ; e che i pochi dei nostri rimasti a guardia dell' ar
mata di terra c'indichino lo avvicinarsi del nemico, poichè giunti
una volta a combatterlo dall'un dei lati , non ci resta , che a dis
cacciarlo dall'altro , in modo che allora ci appiglieremo a quel
partito , che alle circostanze nostre ci sembrerà più adatto , ed alla
- 116 -
nostra difesa , e libertà più necessario . » Unanimiapplausi accolsero
l' offerto consiglio , ed in numero di soli cinquecento recalisi incontro
al nemico forte di diecimila soldati senza le sopraccennate galere ,
con tanta vigoria ed ardire lo comballerono , che con grave danno
delle sue genti dal porto lo ebbero scacciato . Pertanto le galee ve
neziane volsero senza indugio le prue alle spiagge della Soria , le
altre andarono disperse , e l' armata di terra non mosse dalle sue
tende , pel timore di una certa sconfitta , divenuta vile ed accor
ta . Fatte queste cose, i Veneziani, cui era andato fallilo il colpo
premeditato aggiungevano alla prima una seconda ingiuria , poichè
mentre in Cipro tali avvenimenti sopravvenivano , i Genovesi ar
mavano nel loro porto una grossa nave per nome la Pechianena ,
la quale era pel levante destinata , e siccome per invincibile era
tenuta , molti negozianti vi si imbarcarono con mercanzie pel
valore di cinquecento mila ducati. Onde fu , che i Veneziani ven
nero in pensiero d ' arrestarla , avidi delle ricchezze che conte
neva , e a quest' effetto spedirono Carlo Zeno con sedici galere ,
il quale recalosi dapprima all' isola di Cipro , alcune altre
barche forestiere aggiunse alla sua squadra. Poscia stando egli at
tento all' ingorda caccia , incontrava la nave genovese, che tran
quilla dirigeva la sua prora al Levante. Il Zeno vistala appena le
piombava sopra quale affamato avoltojo ; nè perciò cadde al
momento , chè una lotta tanto ineguale di dicianove bastimenti
contro uno durò un giorno ed una notte , finchè la nave
piegò agli sforzi nemici , imperocchè l' eccessivo numero che
d ' ogni intorno la circondava e la colpiva nei fianchi , ed il fuoco
che i Veneti erano giunti ad appiccarle alle vele , la ridussero mal
alla al navigare , ed alla difesa , quindi fatli prigionieri cento
sessanta mercadanti e tutti i marinari , toltone il ricco bollino
l' affondarono.
Essendo frattanto morto senza prole il re Pierino successe al
trono di Cipro per legittima autorità il di lui zio Giacomo I Lusi
gnano 1 , Siniscalco , che colla famiglia trovavasi allora in ostag
IV. Genealogia dei re di Cipro , di Gerusalemme, ecc .
- 117 -
gio presso dei Genovesi. Per la qual cosa uditane la notizia il
doge della repubblica recossi in persona a visitare il nuovo re
e porlo in libertà , offerendo d 'ajutarlo se fosse bisogno nella suc
cessione del regno e dargli comodo e sicuro passaggio per con
dursi all' isola .
Il re Giacomo commosso a sì larghe dimostrazioni di affetto , e
di amicizia ringraziunne il doge e la repubblica , e promise , che
sempre gliene sarebbe stato riconoscente . Quindi acclamato ed
onorato in Genova, prima di partire confermò ai Genovesi il pos
sesso della città di Famagosta con mero e misto impero in per
petuo , oltre due leghe di territorio all' intorno coll' obbligo di
di non fabbricarvi fortezze : di non far porto , fuorchè in Fama
gosta : di pagare la somma di cento mila ducati avendone in pe
gno le gabelle di mare ; oltre molte altre franchigie , e privilegi
anteriormente concessi 1. Partì adunque il re Giacomo da Genova ,
e giunto in Cipro vi fu ricevuto fra le festive dimostrazioni di gioia.
Ma trascorsi ventidue anni, e venuto a morte fu incoronalo suo
figlio Giapo ( cosi chiamato perchè in Genova avea avuto i natali )
2 il quale per la morte di Lionetto re d ' Armenia , prese pure il
titolo di re di Gerusalemme e d ’Armenia .
Giano fu principe avvenente , valoroso e quanlunque riguardar
si volesse protettore degli uomioi virtuosi , punitore severo della
colpa ; ciononpertanto il suo regno fu rinomato per le continue
guerre e sventore a cui soggiacque. Accaddero in quel torno gravi
disordini in Genova , e Giano pensò profittarne per liberarsi dal
tributo e per ripigliarsi e soggettare Famagosta . Posli pertanto
in non cale i benefizj dalla repubblica ricevuti, raccolse un eser
cito e si mosse all' assedio di quella città ; ma sortito vano l' ef
fetto dei primi attacchi, si volse alle insidie ed alle frodi.
In questa sua idea avrebbe egli potuto facilmente riuscire per
opera del vescovo , il quale gli procurava il favore ed il partito di
parecchi uſfiziali , che a forza di denari avea indotti a dargli nelle
· Bosio . V . Doc. in Carlo SPERONI, Real Grandezza , tit XII , pag. 116.
· Burgo de Dign . Reip . cap . IV , e tutti gli storici genovesi.
-- 118 -
mani le porte della ciltà , ed a star per lui appena fosse penetrato
nelle mura . Ma, o che troppo numero di persone fusse a parte
del segreto , o una figlia del generale Fregoso , che erasi maritala
al barone Giovanni Denores uno fra i principali del consiglio , af
fezionata agl' interessi della patria , appena informata del tradi
mento , ne abbia avvisato il governatore genovese Antonio Guarco ,
fatlo è , che questi , messi in carcere e pupili i congiurati, raddoppiò
accuratamente le guardie della città e del castello , onde giuolo il
re con sei mila uomini, e falto jovestire dal Caffrano il porlo , trovò
un' improvvisa resistenza per cui fu costretto a ritirarsi dopo
aver perduta molta gente e sofferti non lievi danni. Il cattivo
esito di questo tentativo non impedi al re Giano di assediare la
cillà , malgrado le rimostranze de' suoi uffiziali , che gli faceano
vedere l' impossibilità del successo ; e siccome egli tenea dietro
più al suo coraggio ed alla sua passione , che ai prudenti con
sigli delle persone di lunga e matura esperienza , cosi dichiarava ,
che chiunque parlasse di partire dall' assedio fosse reo di morte ,
poichè egli non pensava ritrarsene finchè non gli fosse imbianchita
la barba sul mento . Ma venuto a conferenza col governatore ge
novese senza niuna cosa oltenere, e più volte maneggiate inel
ficacemente le armi, ebbe finalmente a convincersi, che nelle cose
della guerra non sempre sono sufficienti l'ardire e la risolutezza ;
per la qual cosa dopo parecchi attacchi più ostinati dei primi
fu costretlo a levare l' assedio per non veder perire le sue truppe
ed i suoi bastimenti ; e più ancora l' avvicinarsi della flotla ge
novese vel consigliava , perchè Antonio Grimaldi con dodici ga
lere veniva in soccorso degli assediati con munizioni e viveri.
Pertanto sì da una parte che dall' altra cessarono le ostilità
senza far parola d ' accomodamenti. Il re Giano si ritirò a Nicosia
intento a fortificarvisi , ed a far armata protetto dai Veneziani, e
pronto a ricominciare l' impresa tosto che se ne fosse presentata
l'occasione. Fece intanto troncare la testa a Simeone de Mopfre , ed
a Giovanni Denores , sospetti di aver scoperto ai Genovesi la tra
ma. Grimaldi poco tempo dopo partì di nuovo da Famagosta ,
per la ricevuta nolizia di essersi in patria suscitale nuove turbo
- 119 -
lenze. Per il che Giano ricominciò l' assedio , ma per quanto studio
menti. Sicchè pare , che la prigione , ove ebbe i natali siagli stata
di up sinistro presagio per le sue future intraprese ; poichè per
tutto il suo regoo ebbe a provare , ed a sostenere una successione
continua di avversità. Batteva egli ancora Famagosta , finchè po
slisi i Genovesi sotto la protezione del re di Francia , ebbero a
governatore il maresciallo de Boucicaut, il quale ben affetto ai
loro interessi, passò in Cipro con una squadra di nove galere, e
giunto a Famagosta allaccò il campo del re , e postolo in rotta si
volse ad assediarlo in Nicosia ? . La peste , che sopravvenne impuse
fine alla guerra, e venuti a patti , fu dal re Giano e da Genovesi
firmato un nuovo trattato di pace, nel quale confermate le paci an
teriori, Giano promise di trattar bene i Genovesi abitanti in Cipro ,
confermando le già accordale franchigie coll' obbligo di mantenere
alla Maona Vecchia tutte le assicurazioni fatte , fuorchè alcune
somme; sottomettendosi egli a pagar loro buon numero di bisan
tini: a non riscuotere le gabelle , se non conforme alla tariffa : e
ad indeonizzare i Genovesi sopra ciò che avessero perduto nelle
loro sostanze e nel commercio .
Dal 1411 fino al 1432 i Genovesi si mantennero nel libero pos
sesso di Famagosta. Morto nel 1432 il re Giano , incorodossi re
di Cipro Giovanni III di lui figlio , il quale condusse in ispusa
Medea di Monferrato , che mori due mesi dopo gli sponsali. La
sorella del re per nome Agnese fu maritata al duca di Savoia , da
cui nacque un figlio nominato Luigi , che secondo le leggi della
natura e delle genti e le instituzioni del regno era l'erede legittimo
ed immediato del trono , avendo tolta in moglie sua cugina , Car
lotta , figlia di esso Giovanni 2. Or nel 1441 essendo approdato
in Cipro il signor Giames Villamuto con quattro galeazze , e tro
vandosene allora altre quindici ed otto navi catalane in armamen
to , parve al re esser quella una novella occasione di lentar Fa
JANUA , lib . XIX.
2 V . Genealogia dei re di Cipro , di Gerusalemme ecc .
- 120 -
magosta , ed infatti , e per mare e per terra le mosse contro
quattro assalti , ma inutilmente. Vedendo quindi , che l' effetto del
l' intrapresa mancava , levò l'assedio e statuì nuovi patti coi Ge
novesi nel 1442 nei quali obbligossi a soddisfare il perpetuo tri
buto di seimila settecento cinquanta ducati di Venezia in oro al
l'uffizio di S . Giorgio 1. Ma i Veneziani che di mal occhio vede
vano Famagosta star così a lungo nelle mani dei Genovesi , irono
macchinando risolutamente il loro totale esilio da quell' isola , anche
a costo delle più infami pratiche e dei più inauditi raggiri ; e vi
riuscirono .
Il re Giovanni , oltre la figlia Carlotta che allora regnava in Cipro
col consorte , ebbe Giacomo figlio naturale , il quale , perchè ordina
to sacerdote , reggeva in quei tempi l' arcivescovato di Cipro.
Istigato costui dai Veneziani, sorse ad usurpare colle armi alla
mano il trono a suo cugino. Fu indegna la trama , ma più vile an
cora l' usurpazione , poichè colla mala fede , coll' inganno e coll'
ingratitudine condotta a compimento . L ' Arcivescovo a quest' og
getto recossi in Egitto e fatto convegno con quel Soldano , onde
lo proclamasse e lo riconoscesse re di Cipro , ed il facesse scor
tare da una flotta armala per impossessarsi del regno , prometteva
in compenso l' aumento del tributo da cinquanlamila a centumila
ducati. Udita la terribile congiura ed il prossimo arrivo d ' una
formidabile armata , quasi tutti gli abitanti di Nicosia partirono , e
la regina col consorte a Cerines si ritirò . Comparve tosto , come
ne era giunto l' annunzio , l' armata moresca forte di ottanta vele ,
ed avvicinatasi alla terra ne sharcò il traditore ambizioso . Pochi
erano più rimasti i fedeli aderenti alla regina , e tra questi i Ge
novesi: ma questa loro fedeltà fu pur finalmente la causa delle
perdite loro e nel commercio principalmente. Invitati ad interporsi
contro Giacomo il pretendente , ed insospeltiti che nella sua pro
sperità non li volesse più a lungo soffrire in Famagosta , che go
vernavano da novanta e più anni, irruppero tumultuosamente sul
cantone di Carpasso . Tarrentino Alessandro che vi comandava ,
IV. Doc. in Carlo Speroni, titolo VII, n .º 42, pag. 130.
- 121 -
si dava tosto alla fuga , abbandonava il castello e spediva un cor
riere a Giacomo ammonendolo dell' ostile assalto dei Genovesi.
Tosto egli si mosse ed attaccolli vantaggiosamente , ritolse loro
il bottino e prese fra gli altri prigionieri uno dei Cibo , capitano
di una galera il cui equipaggio era disceso in soccorso dei suoi ,
e condottili a Nicosia ve li fece perire di miseria 1. Ad onta di
tuttociò le truppe genovesi si continuavano alle spedizioni per
mare ed alle escursioni per terra a favore della tradita regina .
Giacomo infine temendo che il soccorso dei possenti alleati della
regina Carlotta potesse sturbargli i progetti e la causa , e minac
ciarlo col tempo nella vita e nel trono , fece deliberazione prima che
giungessero soccorsi da Genova di attaccar Famagosta . Accampa
tosi perciò sotto le mura della città , mai non venne all' assallo ;
quando una notte avendo fatto le viste di partirne per Nicosia ,
segretamente avvicioossi alle mura dell' arsenale da dove intendeva
mover l' attacco ; ed ivi con scale e torri , con zapponi e ferri pe
tentò l' entrata . Svegliati al rumore i Genovesi, accorsero da tutte
le bande ed animosi lo discacciarono , perlocchè, oltre alla perdi
ta , toccogli a sopportare il disonore.
Ciò non pertanto i Genovesi non stettero inoperosi , e spedi
rono per soccorsi a Genova , a Tunisi ed in altri scali e stabili
menti. Poco tempo trascorse che approdava sopra una nave il
nuovo podestà , Davila Gentile , e giungevano veltovaglie sopra una
fusta ed una gripparea portate da Imperial D ' Oria , e da Tripoli
venivano soldati , polvere , artiglierie ed altre cose necessarie alla
guerra. Cominciarono allora i Genovesi a far le loro sortile e co
strinsero Giacomo alla ritirata , e munendo di vettovaglie e dimu
nizioni i paesi rimasti ancor fedeli alla regina , v ’ inviarono intor
no con pavi Luca Lomellino , ed Imperial D ' Oria . Erano in questo
stato le cose , ed a null' altro attendevasi , se non che alla diſesa
da una parte , alle aggressioni dall' altra . Ma l' Arcivescovo so
stenuto dagli Egiziani, dai Veneti e d 'altri occulli alleati , venuto
superiore di forze , aveva sottomesse lutte le città ed i castelli
- 122 -
dell' isola , e vedendo i Genovesi che gli affari andavano a male e
che il re e la regina dopo tollerati per quattro anni gli incomodi
volta di Roma , e quegli verso il Piemonte , cominciarono a sce
mare il fervore per la guerra che in loro difesa erasi incomin
ciata .
Il re Giacomo allora adunate tutte quante le forze del regno
e a quelle degli alleati riunite , bloccò d ' ogni banda Famagosta ,
laonde i Genovesi furono ridotti ad entrare in questo consiglio ;
che se dentro lo spazio di quindici giorni arrivasse il soccorso da
Genova , si dovesse far tregua per un anno e levare l' assedio ; in
caso contrario fossero tenuti ad arrendersi , a condizione che tutti
gli abitanti , sia padroni che servi , d 'ambo i sessi , fossero sal
vi nella vita , e sicuri nelle lor possessioni: che tutti i casali
e feudi nel regno di Cipro spettanti a 'Genovesi fossero loro re
stituiti : che fossero confermate tutte le franchigie in Famagosta :
tempo dei Genovesi , e se al re non piacesse dovesse a sue spese
rifarla : che Famagosta sarebbe retta da governatori cristiani :
che le armi , munizioni ec. trovate nell' ufficio di S . Giorgio si
restiluissero al Capitano : che si rilasciasse la libera entrata e sor
tita delle navi genovesi ; e che dovesse il re Giacomo prestar giu
ramento di osservare le suddette condizioni , le quali furono fatte
ai 2 di gennaio 1468 tra il re Giacomo e Babilano Gentile 1.
Giunto il prefisso termine diquindici giorni veleggiava da lunge
verso Famagosta una caracca da Genova con veltovaglie , ma sic
cone non fu al punto di sbarcare il carico , il re diede pronta
mente per ogni parte l' assalto alla città e tolse agli abitanti la
speranza di salvezza privi come erano di viveri e di soldati, Per
duta cosi Famagosta , perdettero in Cipro quella grande prospe
rità che nella politica e nel commercio tanto li aveva avanzati
sugli altri popoli. Venezia intanto emula e nemica della gran
1 SPERONI, Real Grandezza di Genova .
- 123 -
Il re Giacomo avea preso in matrimonio Caterina Cornaro ,
nobile veneziana , dichiarata figlia adotliva della repubblica . Cele
brate le nozze in Famagosta del 1472 un anno dopo morì il re
Giacomo , lasciando la moglie presso che vicina a divenir madre
d 'un figlio , che morì nelle fasce . Per la qual cosa sciolta la repub
blica di Venezia da questi due ostacoli , disprezzali i giusti e sacri
dirilli della regina Carloita e di Luigi , indusse la Coroaro a ce
dere ad essa le redini del governo ed a ritirarsi in Venezia , ove
visse custodita e rispettata con splendidezza ed onoranza .
In tale maniera il regno di Cipro ai 26 di marzo 1489 era ri
dullo a provincia veneziana .
FINE DEL LIBRO TERZO .
LIBRO IV .
Dopo che Giovanni Paleologo fu ricondotto in Costantinopoli per
opera di Francesco Galtilusio nobile genovese, volse la mente e
le armi a riacquistare l' impero tale quale lo aveva in prima per
duto : perciocchè le sciagure alle quali era ito incontro pei dissidj
e per le guerre fra lui ed il suocero suo Cantacuzeno , e Matteo
suo cognato , l' aveano diviso e manomesso in guisa, che per ogni
banda parea venire ad una inevitabile ed imminente rovina. A ciò
si era aggiuoto l' approssimarsi dei Turchi , i quali nell' apno pri
mo del suo regno passarono l' Ellesponto ; ed Omur figlio di Atin ,
capo dei Turchi nella città di Smirne , di Efeso e vicinanze , ed
Orcane figlio di Ottomano , partirono da Brussa e traversato lo
stretto , devastarono il Chersoneso , saccheggiando la parte ma
rittima della Tracia fino a Didimoteco e Selivri ; e siccome
Orcane avea fatto per sè costrurre gran numero di galere , per
corse i mari dello Arcipelago , e portò gran danno alle isole di
Mitilene , di Scio , di Samos , di Nasso ed altre molte .Morto Or
cane, gli succedette Amurat suo figlio , il quale postosi ad assediare
Adrianopoli ed a sottomettere i Serviani, fu ucciso a tradimento .
- 126 -
nel suo padiglione. Bajazet , quello che con armi vittoriose mi
nacciò poscia pel primo Costantinopoli , prese il comando della
armata turca e tolse a danneggiare l' impero 1. Con tutte queste
sventure sofferte già in parle , ed in parte imminenti , il Paleologo
provincie , la Morea principalmente e le isole dell' Arcipelago :
occulte non erano alla corte bisantina siffatte jotenzioni , e
chiare abbastanza apparivano dagli apparecchj di guerra . I Giu
stiniani di Scio che con perspicace politica lenevano dietro allo
andamento delle cose dell' impero , ordinavano ai loro agenti
particolari in Costantinopoli di vegliare e spiare avvedutamente
sul procedere del Paleologo , sia che favorire o danneggiar li vo
lesse nel dominio del principato di Scio .
A lungo non andarono le cose che i sospetti si cangiarono in
realtà , perciocchè i Giustiniani ebbero avviso da Costantinopoli
che dovessero provvedere senza dimora ai mezzi onde opporsi alla
risoluzione dell' imperatore , che si muoveva a ricuperare l' isola
di Scio colla forza delle armi. Per la qual cosa non volendo per
der tempo e lasciare che il progetto venisse a piena maturità , i
Maonesi scelsero ambasciatori Giovanni Giustiniani Oliverio , Ra
faele Giustiniani di Forneto , e Pietro Giustiniani Recapello 2 , i
quali venuti alla corte dell' imperatore , trattati e ricevuti molto
onorevolmente , mostrarono la stima ed il rispetto che sempre
aveano avuto verso l' impero , ciò che avevano sofferto a suo
donde per tutte queste cose venivano , nei loro antichi diritti
confidali , chiedendo per ioro e per gli altri Giustiniani Mao
nesi la conferma e la legale investitura del dominio dell'isola .
· Ducas , cap. XI.
: Pietro Giustiniani Recanello , fu consorte a Margherita Adorno , e
cognato a Santa Caterina da Genova. Da questo stipite discendono l' Emi
nentissimo Cardinale Alessandro Giustiniani, nunzio della S . Sede a Lis
bona nel 1834 ,morto li 11 ottobre 1843 ; ed ilMarchese Pantaleo Giustiniani
di Jui fratello .
- 127 -
Giovanni Paleologo prestata fede e riconosciuta la giustizia e la
veracità del dire degli inviati, loro fe' tosto consegnare una bolla
aurea munita della imperiale sua firma 1 della quale così si
esprimeva :
« Essendosi presentati i nobili personaggi genovesi , i signori
Giovanni Giustiniani Oliverio , Rafaele Giustiniani di Forneto , e
Pietro Giustiniani Recanello giusti ed amici al nostro impero ; ed
avendo fatto vedere il loro buon animo col serbarcelo sempre fe
dele , volle e decretò la nostra maestà ricambiarli con,beneficio, e
dare loro l' isola di Scio . Per la qual cosa avendo i sopraddetti
nobili personaggi richiesto che a sicurezza , e testimonio di que
sta donazione fosse ad essi concessa una bolla aurea imperiale ,
che dichiarasse certa e sicura la stessa grazia e beneficio di no
stra maestà , e di più ancora mostrasse la infrascritta costituzione
e concordia che noi a loro pro abbiamo stabilito e firmato ; accon
sentendo noi prontamente ai desiderji ed alle preghiere dei suddelli
personaggi , concediamo e doniamo loro quest' aurea bolla e que
sto editto , nel quale la maestà nostra si compiace di beneficare
i suddetti personaggi, dopando ad essi l' isola di Scio colla città
e tutti i castelli e campi che in essa havvi , e dentro il recinto
di lei , e questa si abbiano fermamente e stabilmente e secondo
ragione di stirpe ; cioè che ai loro figli siccome ad eredi e suc
cessori la trasmettano, o ancora ad altri cui essi abbiano rive
renza. Inoltre dovranno essi signori, cominciando da questo per cia
scun anno seguente nel mese di maggio o giugno , portare e nu
merare nel nostro vestiario che è posto solto la costodia d' Iddio ,
nell' insigne città di Costantinopoli , cinquanta perperi 2. Pertanto
secondo prescrive la presente aurea bolla , e secondo noi coman
diamo , s' avranno i sulodati signori e possederanno l' isola di Scio
colla sua città e tutti i castelli ed abitazioni nel suo distretto
contenute in ragione di schiatta e discendenza loro , col potere
? SPERONI, Real Grandezza di Genova. ALESSANDRO Vlastos, Storia di
Scio . Michele Giustiniani, Scio Sacra.
· Monete d ' argento cinque delle quali valevano uno scudo d ' oro.
- 128 -
di trasmetterla ai figli ed eredi , e ancora ad altri cui essi ab
biano devozione. Laonde ed essi nobili personaggi, ed ancora
altri Genovesi per i successivi apni godranno e riscuoteranno i
frutti ed i redditi dalla stessa isola di Scio provenienti , e li
faranno suoi , senza che sieno affatto tenuti a renderne conto a
nessuno. Oltre a ciò se fosse che la nostra maestà , o alcuno de
gli imperatori nostri antenati di cara memoria , per via di alcuna
aurea bolla , o comandamento avesse compartito ad alcuni Greci,
o Genovesi , o a qualuoque altro alcuni diritti , o redditi della
stessa isola di Scio , vogliamo che tale dopazione sia al tutto vana
ed inutile . )
Questa fu la prima concessione di Scio che ottennero i Giusti
niani dall' imperatore greco ai 7 di giugno 1363 ; ma nel suces
sivo 1367 ai 18 dello stesso mese di giugno loro ne fece la con
ferma in questi termini:
« Noi Giovanni Paleologo imperatore e governatore sempre au
gusto dei romani , serbando memoria di certa grazia e donazione
fatta di nostro comaodameplo dell' isola di Scio a Pietro Giusti
niani Recanello , che la riceveva per sè , e per altri suoi reggitori
ed alleati , della quale grazia fa certa fede l' aurea bolla con no
stro privilegio fregiato della josegna del nostro impero ; volendo
ora detta grazia o donazione ratificare ed approvare a favore di
Tommaso Giustiniani che ne chiede per sè e per i govenatori di
detta isola e per altri suoi alleati , secondo l' autorità del pre
sente privilegio noi retifichiaino , approviamo , e confermiamo la
suddetta grazia o donazione, e tutte le cose in esso privilegio
contenute : per nostro speciale favore approviamo siccome parola
per parola si trovano ampiamente espresse nel detto privilegio ,
quantunque abbisognasse specialmente ed espressamente in questo
privilegio far prima menzione di ciascuna cosa espressa nel
l' accenato favore; e ciò tulto purchè dallo stesso Tommaso , e da
suoi alleati governatori di delta isola , ci siano attenute quelle
cose che esso Pietro a suo nome ed a quello de' suoi alleati al
tempo di detto favore promise di osservare . »
Or come suole addivenire in ogni principio o cangiamento di
- 129 -
governo e di regno che per la grande espettazione in cui sono i
popoli , e per il fervido desiderio di novità i puovi provvedimenti
e le nuove leggi per lo più tengonsi in poco o niun conto , e alla
propria opinione e volontà tutto credendo , poco acconci si vo
gliono alle circostanze ed ai tempi; cosi gli Sciolli che accostu
mati allo strano e libero dominio costantinopolitano , nè autorità
nè legge più riconoscevano ; temendo passare da libertà a servilù ,
mal loro pesava il loro governo , e non sapendo accomodarvisi ,
lutto dispregiavano e rifiutavano. Quindi abbenchè non fossero
venuti ancora a manifesta ribellione ; pure essendo ogni cosa piena
di sospetto e di mal contento , nel silenzio di una congiura tenta
Sebbene non si abbia certezza del tempo in cui sia stato insti
è verosimil cosa che ciò possa essere accaduto al principio e
durante l' imperio dei latini in Oriente , cioè dal 1204 , nel quale
fu conquistata quell' isola , sino all' 1260 in cui fu dai Greci ricu
perata ; oppure nel 1283 , quando cadde nel dominio di Benedetto
Zaccaria , e ciò con maggior certezza , standosi alle parole del
Cantacuzeno , il quale narrando il riacquisto di Scio fatto nel
1328 dall' imperatore Andronico , nota , che nella città risiedeva
vescovo Latino , creato dal Papa , e vi abitavano per occasione di
traffico Genovesi , Veneziani ed anco Feraresi. Nel 1346 venuti i
come al tempo deiGreci per le cose ecclesiastiche, il greco Metro
polita , vollero losto che a questa dignità si aggiungesse un vica
rio di rito latino , o suffraganeo del Patriarca di Costantinopoli. I
Giustiniani assegnarono ai vescovi di rito latino trecento fiorini
d ' oro , il quale slipendio aumentava poscia fino a qualtrocento .
Occupata l' isola dai Turchi, quei vescovi non si ressero che per la
liberalità di que' pochi cittadini cristiani , e de' Sommi Pontefici 1 .
La nuova autorità ecclesiastica era dai signori dell' isola proclamata
e dal Patriarca confermata ; perciocchè siccome i Giustiniani alla
Mich. Giust. Scio Sacra .
- 130 -
gloria propria non solo lavoravano, ma più particolarmente a
quella di Dio ; avevano preso per sè il dirilto della elezione ac
ciocchè venissero proclamati personaggi, che per integrità di
costumi, e per dottrina fossero stati esemplari. Il Melropolita
greco d' animo perverso come era, non volendo che altra auto
rità ecclesiastica che la sua fosse nell' isola riconosciuta ; rac
colti presso di sè tutti coloro che amanti delle novità e malcon
tenti del nuovo dominio si addimostravano , ordi una empia con
trucidarli, o discacciarli dall' isola si doveva. Era capo di quella
trama egli medesimo, non già per zelo , nè per carità verso la
patria ; ma per proprio interesse , temendo che fosse per venire
quel dì, in cui il vescovo lalino gli togliesse ogni preminenza: e
così aveva congiurato che si dovesse assalir la città nel solenne
giorno di Pasqua , affinchè colti nelle chiese in tempo degli uf
ficii divini li Maonesi , fattone sanguinosa strage, posta sossopra
ogni cosa e distrutto il governo , si ritornasse Scio all' antico do
minio . Accadde però , che mentre s' apparecchiavano i faziosi alla
audace intrapresa col far congrega e deliberare del punto , del
l'ora e de' mezzi di mandarla ad effello ; alcuni infra di loro
turbali e mossi dal rimorso vennero segretamente ai signori
dell' isola , ed ogui cosa fecero ad essi manifesta . Allora fu che
pronti ripari e provvidi divisamenti diedero fine alla congiura ,
perchè rinforzati dai Giustiniani i presidii alle porte della città ,
circondata la chiesa di S . Giorgio Cataratis ov' eransi raccolti a
consiglio i traditori , e presili all' agguato , li sotlomisero a rigor
della legge.
Il greco Metropolita fu posto in bando , e l' aulorità dei Giusti
niani si rese più ferma e più potente nell' isola 1. Ed avvegnacche
il comune di Genova che per lunga esperienza ben conoscea qual
fosse lo amore e la fedeltà di quei cittadini verso di lui , somma
mente encomiasse ed approvasse il loro riserbo tenuto , si verso
lo impero, che nel dominio di quei nuovi popoli ; nondimeno vo
i J . S. sull' isola di Scio , nella Biblioteca della città .
- 131 -
lendo che il mondo si avesse una solenne testimonianza della mo
destia e dell' attaccamento de' Maonesi alla Patria , loro propose
di vendere alla Repubblica la medesima isola di Scio e le due
Focee ; ed essi sebbene forniti di autorità indipendente e di po
tenza non minore , si acconciarono all' invito del Comune , mo
strando quanto da un cuor che ami la virtù si possa gloriosamente
aspettare , ed ai 21 di novembre del 1373 il duce cogli anziani
ed ufficiali di moneta ne stipularono la convenzione 1. Ma tutta
via durando la crudel guerra contro i Veneziani, i Pisani ed il
re Pierino di Cipro , e l' erario della Repubblica trovandosi quasi
esausto ed incapace di pagare il prezzo di quella cessione, fu nel
l' atto medesimo stipulata la rivendita di Scio ai Maonesi, coll'
obbligo di un annuo censo di duemila fiorini d' oro , pel quale
aumento il Comune contrasse l'obbligo di difendere Scio , con
tro i tentativi di qualunque re , principe, o comune che volesse
molestare i Giustiniani nel possesso , e nel dominio di quelle ter
re 2. Furono in questa condizione per lo spazio di sette anni
le bisogna e le relazioni fra la Repubblica e i Giustiniani , nel
qual tempo essendo stata turbata e in somme angustie per le san
guinose e lunghe guerre contro i re di Cipro ed i Veneziani (come
si è già narrato ne' libri precedenti ) e più di tutto per la perdita
fatale sofferta in Chioggia , trovavasi anche in maggiori streltezze
i Conventiones Insule Chii inter comune lanue et Iustinianos. Codice
M . S. in pergamena ; istrumento in atti del notaro cancelliere Aldobrando de
Corvaria .
Ibid. « Videlicet , quod commune Ianuie tenealur defendere dicta loca
contra quemcumque regem , principem , vel baronem comilem , et quemcum
que alium et quamcumque aliam personam , qui vel que vellet offendere
dicla loca , seu alterum ipsorum aliquo quovis modo et ad ipsa loca de
fendenda et pacificanda suum prestare auxilium consilium et favorem ex
pensis dictorum emplorum et corum successorum quas facere teneantur di
cli partecipes qualenus durarent, et sufficerent proventus, el redditus dic
torum locorum ad ordinationem dicti domini ducis et sui consilij , visa et
examinata ratione dictorum introitorum pro sciendo reddilus supradiclos,
quibus deficientibus commune lanue de sua propria pecunia defendere
teneatur. »
- 132 - -
per bisogno di denaro , e onde far fronte all’emule nazioni e prov
vedere ai continui ed eccessivi dispendii , si vide ridotta a ce
dere due dazii di pubblico diritto , e il censo sopra l' isola di Scio ,
alla casa di S. Giorgio per la somma di mille lire genuine. Ond ' è
che divenuto l' uflizio di S. Giorgio il padrone del censo , il quale
si traeva dai tredici capitanati dell' isola in ragione della legittima
entrata , prese deliberazione aſlin di riscuoterla più facilmente di
cederla in appalto il tutlo osservando fino al 1513. .
A ben comprendere che cosa s ' intenda per capitanato ed ac
ciocchè si conosca il modo col quale si ripartivano fra li Maonesi
il comando ed i redditi dell' isola , è d ' uopo che si dimostri la
instituzione e la forma del governo di Scio .
La signoria deiGiustiniani formossi (come già si è veduto ) dalla
unione di tutta la famiglia in un sol corpo , col nome di Maona , la
qual parola dalla greca , monos cioè uno , unico , o monada , unità
o solo deriva ; o veramente dalla parola genovese mobba cioè
unione di più individui d'una istessa fazione, o volontà. Ora
li Giustiniani insieme congiunti nel dominio e governo di quel
nuovo stalo , facevano valere pubblicamente ed universalmente il
nome di tulla la famiglia , senza che nessuno fosse in particolar
modo come solo signore nominato ; in guisa che nessuna delle
parti poteva portar decisione intorno ai pubblici affari, se prima
ogni cosa non veniva dichiarata col consenso di tutte nelle quali
era il dominio e la supremazia dello stato . E siccome gli ufficii
del governo cd i magistrati erano equamente fra loro divisi, cosi
parve ad alcuni che quello stalo avesse piuttosto la forma di re
pubblica che di principato .
Se non che mettendo a severo esame le diverse specie di go
verno , non v' ha mezzo di rintracciarne una , che al nostro si
coofaccia ; poichè in esse lulle vedonsi aver parte famiglie di
nome, armi ed imprese diverse , nel mentre che in questa dei
Giustiniani la piena podestà e lo imperio è conferito a più fa
miglie in una sola collegate. Ora pertanto siccome negli scrilli
de' legislatori e di quei principalmente che delle repubbliche
Lraltarono , esempio nun barri di una forma di governo eguale a
-- 133 -
questo , unico e meraviglioso , avuto riguardo all'accordo alla
unità ed all' amore con cui dirigevansi dai Giustiniani le pubbli
che bisogne , non sarebbe cosa assurda nè ardita se si volesse
asserire quel governo aver partecipato di due qualità e denomi
narlo Despotalo Aristocratico .
Che partecipasse quinci dell' aristocrazia , è chiaro abbastanza ,
essendo quel governo formato di ottimali ; perciocchè sebbene li
Giustiniani fossero d ' una medesima famiglia , non tralasciavano
di governarsi come se fossero in altrettante famiglie ; ed
in proporzione della somma sborsata nella compera di Scio tene
vano il comando. Era despotato , poichè la famiglia tutta riu
nita creava un principe solo ed assoluto , il quale regolava ogni
cosa di assoluta autorità. Oltre di ciò a formare un governo sag
gio ed antiveggente , ed a cessare le questioni che tra loro fossero
insorte , ripartirono li Giustiniani l' isola solto il reggimento di
tredici governatori o capitanali detti in greco logaristi , cioè te
sorieri , i quali oltre l' amministrazione della giustizia , avevano
cura delle finanze e di riscuoler le rendite ed i filli. Eravi un
governatore o podestà superiore, che risiedeva in Scio , l'autorità
del quale durava tre anni ; egli non potea deliberare di verun
affare se non si fosse consultato dapprima cogli altri dodici
governatori; se l' urgenza poi della bisogna lo avesse richiesto , il
consiglio si compopeva di quaranta membri; ed infine se di cose
d ' alta politica spettanti allo stato , o di spese straordinarie trat
tato si fosse , adunavasi tutta la famiglia Giustiniani dai venti anni
all' insù . I due terzi dei voti decidevano d 'ogni facenda. Lo stalo
della finanza era in tal guisa governato e diretto che la potenza
e la prosperità dello stato non poteva mancare. Li redditi di Scio
d ' anno in anno facevano la somma di cenlovenlimila scudi d 'oro 1
proveniente per la maggior parte dal traffico del maslice , dalle
gabelle , dai Gilti ed altre rendite del principato , e posti prima da
banda i tributi per lo impero greco e per i Turchi, si divideva quindi
fra i membri della famiglia il reddito in ragione dei caratti che
! GEROLAMO GIUSTINIANI, Descrizione dell' isola di Scio .
– 134 –
avevano nella parlecipazione della signoria dell' isola , e secondo
la somma sborsata nella compera dell' isola , la quale erasi divisa
in trecentoqualtro caratti , dagli sciotti chiamati chikia . Veniva
quindi da tutto ciò che , chi più fra la famiglia possedeva caratti,
più a lungo reggeva lo stalo ; di modo che se uno , il quale aveva
contribuito alla compera per un caratto goverpava l'isola per quin
dici giorni , quelli che ne avea pagati due la reggeva per trenta ,
laonde secondo ragione osservandosi una tale regola , le trecento
quattro parti potevano nel giro dell'anno , aver parte al governo e
dare giusta la propria rata delle entrate del pubblico. Ond' è che
bene disse il Foglietta del suo X libro , clie le ricchezze e la di
Le istituzioni civili avevano per norma le leggi romane e quelle
della repubblica , i consiglii di Genova e di Scio concorrevano a
vicenda nel provvedere ai bisogni dello stato ; ma vendula poi
l' isola ai Maonesi nel 1373 , il Comune rimase privo del mero
e misto impero, e li Giustiniani ne reggevano senza alcuna sogge
zione il governo.
Era pertanto stabilito nell' isola un ' oflicio detto del mare , com
posto di qualtro membri , che formato secondo quello della re- .
pubblica avea diritto di trattenere , rilasciare , armare , fornir
di carico , servirsi a difesa si delle genovesi che delle navi slra
niere , coll' autorità di condappare , fissar multe contro i capilani
dei bastimenti. Su questa foggia medesima erano pur costituiti
molti altri ordini e magistrati , come l' ufficio della moneta , della
sanilà , delle munizioni del porto 1.
Le disposizioni e le leggi intorno alla vila civile ed alla ra
gione degli uomini erano equamente stabilite sui dirilli umani e
divini e sulle leggi della repubblica di Genova , fuorchè po
che eccezioni adaltate agli usi del paese , come ad esempio ;
le disposizioni testamentarie erano così regolate , che chi moriva
senza figli e facea testamento a favore del padre o della madre
1 Le istituzioni di siſalti magistrati sono registrale in alti autentici
nelle convenzioni tra Scio e la Repubblica .
- 135 -
ecc. , quel testamento dovea essere legalizzato dal governo : il le
statore avea obbligo di lasciare parte de' suoi averi alla Signoria ;
perchè in caso contrario essa se ne prendeva un terzo , e cosi
praticava anche per testamenti tra marito e moglie , come per
quelli che moriva ab intestato , o che delle sue facoltà ne isti
tuiva legati. I beni di colui che moriva senza parenti , senza allini
spettavano alla Signoria , la quale ritenendo per sè due parti della
eredilà , ne impiegava la terza per l' anima del trapassato ecc. 1 .
Nella città di Scio fra gli altri magistrati eravi il Dicheolato ,
luogo ove si amministrava la giustizia ; ivi perciò convenivano
quattro giudici, due de' signori dell' isola , un nobile cittadino ed
un gentiluomo greco , ed insieme collegati davano sentenza sopra
alcuni delitti ; quali erano che niun venditore di merci potesse
esporre cosa alcuna alla pubblica vendita , se prima da questo
tribunale non fosse stata tassata , e dove ciò non seguisse , e con
frode la merce si vendesse , i quattro giudici condannavano alla
pena corporale e pecuniaria il colpevole. Questo magistrato con
tro cui non era appello mutava di tre , in tre mesi , ed era nella
medesima autorità che gli antichi edili romani.
Quanlo alla milizia e fortificazioni, la cillà di Scio era a me
raviglia difesa da spessi baluardi, da larghe fosse e da alte mu.
ra , ed , i Giustiniani eranvi talmente avanzati , che potevano fa
cilmente mettere insieme numerose truppe , perchè quella fami
glia , che in centoventi famiglie si divideva , somministrava tre
cento soldati ben equipaggiati, i quali unili agli abitapli parte
greci e parle genovesi potevano in buon numero impugnar le
armi a difesa della comune libertà ed alla conservazione della
pubblica pace. Ma niuna cosa più della Religione di Cristo era in
fiore in quella terra per una rara e generosa pielà . Li Giustiniani
avevano fatto innalzare tenipii , scuole, accademie , spedali ; ond' è
che Scio cosi adornata poteva a buon dritto andar del paro colle
più leggiadre e più gentili ciltà italiane. Eravi vescovato 2 , clero
| Documento in antico dialello genovese.
2 V . Tuvola dei vescovi di rilo latino in Scio .
- 136 -
di rito latino , qualtro monasteri, ed olto conventi. Ciò che ſu
poi di maggior utile alla cristianità , fu lo amore e lo studio , la
cui mercè il governo prendea cura degli schiavi cristiani, che
fuggendo dalle mani dei Turchi ivi trovavano asilo sicuro . A tale
oggetto era stato istituito un magistrato 1 , il quale avea lo inca
rico di accoglierli , alimentarli e tenerne celalo l' arrivo , fino a
che giunta la opportunità ed avutone in pronto i mezzi si in de
naro che in masserizie, s'inviassero sani e salvi alle loro famiglie .
Di questo modo i Giustiniani liberavano più di mille schiavi per
ogni anno 2 , anche a proprio rischio , perchè alla fine fu questa
la causa principale della loro caduta . Ma in tutta sillalla gran
dezza di principalo indipendente , a testimonianza di scrittori
degni di fede e di autorilà , li Giustiniani si tennero cosi alle
zionati alla repubblica , che in tante guerre civili da cui fu
agitata e commossa , e in tante mutazioni di governo a cui per
più secoli soggiacque , mai non si dipartirono , nè furono mai in
terrolte le alleanze amichevoli fra Genova e Scio , se non fosse
stalo che uoa favilla di picciol fuoco non avesse fatto nascere
grave incendio , che fu a dando si all' una che all'altra ciltà.
Reggeva nel 1408 il comune di Genova , a nome del re di
Francia , il governalore Buccicaldo, che lungi dal portar quiete
e tranquillità allo stato , produsse sturbamenti e mal contento del
popolo. IGenovesi di Scio sdegnando essi pure il giogo fran
cese , per mostrare quanto non fosse lor gradito , insorsero a
ribellione , e fra le grida di viva il popolo e viva S. Giorgio , fe
cero impelo contro le guardie del castello occupandone il posto ;
attaccarono la casa del governatore costituito dal Comune, e depo
sto dalla autorità altro ne elessero insieme a nuovi ulliziali, quinci
provvedutisi di denaro del pubblico erario , si rinforzarono , nel
caso che il governatore avesse voluto far resistenza , o ributtan
doli gagliardamente ridurli alla soggezione. Non si loslo fu per
MiguelE GIUSTINIANI , Scio sacra .
· Casoni, Annali di Genova , lib. VII, pag. 286 .
- 137 -
venuta in Genova la nuova della insurrezione, che si mise un forle
dispetto e sdegno nel governo , che tultavia vi risiedeva a nome
del re di Francia , e per lo spazio di un anno non essendovi stata
nè via nè verso da vedere nell' isola ricostituita l' autorità del
Comune , fu decretato che una squadra di tre grosse navi, e di
tre galee comandata da Corrado D ' Oria dovesse muoverle contro.
Iolanto però che il tutto stavasi preparando , la repubblica avvi
sava essere oltimo consiglio di avere in ostaggio presso di sè i
Giustiniani di Genova , che allora tenevano stanza in Castel
letto , onde per compassione del soffrir dei parenti , e per lo ti
more che non si facesse insulto al loro nome ne conseguitasse
l' effetto desiderato . Ai 18 di giugno la flotta mostrossi sulle rive
di Scio . Sbarcate le sue genti , il D ' Oria cominciò le opere mili
tari, e in quattro giorni sottomise gran numero di terre e di bor
ghi; il che vedendosi dagli abitanti della cillà , e nel presentimento
di una durevole e sanguinosa lotta , vi si rinchiusero e si prepara
rono alle difese , facendo con gran diligenza lulte quelle provvi
sioni ch' erano nel caso . Ma sì gli assediati che gli assediatori falli
iofine da lunga esperienza più accorti del pericolo che correvano
entrambi , e per dispiacere che la guerra fosse in fra di loro ,
perchè qualunque vittoria sarebbe sempre riuscita una perdita
certa per la propria nazione ; furono con quei di dentro a par
lamento , e convennero della loro riconciliazione colla repubblica
sottomettendosi di buon grado all' autorità di lei; onde lielo pel
cessato disordine e per l' esito fortunato della sua missione , il
D ' Oria posti in bando alcuni fra i più audaci ed i più indomabili
dell' isola , volgeva al patrio suolo le navi.
In questo il feroce Bajazet'insolentito pei prosperi suoi successi ,
a tale era giunto d' audacia , che spregiando ogni pericolo e qua
Junque minaccia che da altrui venuta gli fosse , era entrato in
aperta guerra contro il Tamerlano. Costui venuto dalla Scizia ,
di vile e bassa condizione , cresciuto col mezzo di ladrocinii a
così alto segno di possanza da soggiogare popoli e principi, fu
mosso dalle preghiere dell' imperatore Manuele , e avendo in odio
le stragi e le usurpazioni di Bajazet, giurò di perderlo , e lo
- 158 -
sconfisse alla montagna appellata la Stella 1. Sicche Costantinopoli
e tutti i principati della Grecia furono liberi da un inevitabile
eccidio per la caduta di Bajazet. Cionondimeno l' ingordigia e .
l' avarizia del Tamerlano non furono sazie delle ricche spoglie
dell' esercito nemico , poichè continuando a profiltare di sua buona
fortuna , e percorrendo le asiatiche terre con un'armata numero
sissima le ebbe alla più misera condizione ridotte , ed ammas
sando immense ricchezze e tutto ciò che di più prezioso potea
rinvenirsi nella Lidia , Sardi, Filadelfia ed Allalia , se ne vende a
Smirne. Prima però ch ' egli giungesse pell’ lonia , le due Focee
usando politicamente inviarongli ambasciatori e n ' ebbero la pace ;
talchè venuto a confermarla suo figlio minore , e a visitar quelle
città , vi fu accolto dai Genovesi molto onorevolmente , e trattato
con magnificenza e con ricchi doni tornossene soddisfatto , la
sciando salvi i Focesi 2.
Ma per la morte di Bajazet e per la partenza del Tamerlano lo
impero ed i principali della Grecia non avevano da sè cacciato
il timore di nuove aggressioni; perchè Maometto figlio di Ba
jazet , morto Musa di lui fratello , e preso il comando dell'ar
mata , già si moveva sulle orme del padre: Perciocchè l' imperatore
vedendo continuarsi i Turchi alle loro militari imprese , spedili
alcuni fra i più distinti personaggi della sua corte a Maometto ,
ebbe da lui, secondo le promesse già falte in Costantinopoli , i
forti del Ponto Eusino , della Tessalia e della Propontide. Maometto
erasi fratlanto avvicinato a Smirne, e non si tosto si sparse la
nuova del suo arrivo , che i principi ed i governatori delle isole
vicine vennero a fargli omaggio , non tanto per la potenza delle
sue armi, quanto per la dolcezza e rara bontà de' costumi. Vi
dersi quindi i principi della Focea , e il gran maestro di Rodi otte
nere da lui amicizia e protezione 3 , e Dorino Gattilusio principe
di Metelino essere ammesso nell'alleanza e nell'amicizia di Mao
1 Ducas , cap . XV .
2 Ducas , cap. XV .
a Ducas , cap . XXI.
– 139 –
metto ; ma i Giustiniani di Scio furono distinti sopra tutti gli altri,
poichè loro concesse , salutandoli signori di quell' isola per la
recente conferma dello stesso Manuele imperator greco 1 , facoltà e
ragione di libero commercio in tutti i porti dell’Asia soggelti alla
dizione ottomana mercè quattromila ducati d 'oro per ciascun anno 2 .
Permise di più che tutti quelli , i quali venissero a Scio per ca
gione di mercanteggiare , benchè nemici dei Turchi, liberi e sicuri
come in terra all' impero straniera potessero risiedere ; giurò
infine solennemente imprendere la difesa dei Giustiniani contro
chiunque li avesse voluti offendere , e promise che dessi ver
rebbero mai sempre si da lui , che da ' suoi successori conser
vali salvi e sicuri 3. Lo che fu cagione che più sicuro e con
utilità somma si estendesse non solo il commercio dell' isola ; ma
ben anche quello di Genova € . Se non che Maometto accogliendo
per una parte con rara urbanità e benevolenza tutti questi diversi
principi , minacciava per l'altra coloro che venuti non erano ad
incontrarlo , e pervenuto a Gallipoli equipaggiava una flotta contro
il duca di Nasso ed altre isole vicine. Messe in mare le navi,
sotto il comando di Gialibeg sbarcarono le armi Ollomane alle isole
di Andro , di Paro e di Milo a cui fecero gravi danni e tolsero
gran numero di abitanti. Questa fu la cagione della prima e san
guinosa guerra tra Veneziani e Turchi. Maometto intanto , dopo
aver baltuto Mustafà suo avversario e ribelle , devastata la Va
lacchia , venne in Adrianopoli , ove colto da improvvisa morte
tenersi nelle buone grazie dell' impero e degli altri principi con
fermò le alleanze e le paci dal padre suo contralle e ratificate 5.
1 M . S. sull' Isola di Scio. Casoni, Annali , Lib . VII. FOGLIETTA .
9 Epitome Storico dei dirilli uppartenenti alla famiglia Giustiniani sui
luoghi di S. Giorgio surrogali , ed ultrellanti delle antiche compere di Scio ecc.
3 MICHELE GIUSTINIANI, Scio Sacra .
• FOGLIETTA , lib . X . MICHELE GIUSTINIANI, Scio Sacra. GIROLAMOGIUSTI
NIANI, Sloria di Scio .
* Ducas, cap. XXII , XXIII.
140 -
Con ciò non cessarano le vicende guerresche , e pochi anni
trascorsi , Scio , sfuggita alla turchesca rapacità dovette gemere
sotto il giogo nemico . Eransi in quell' anno ( 1431) maneggiate
le armi tra Genovesi e Veneziani, onde danni e perdite gravis
sime si deploravano ; nulladimeno i Veneti tuttora dolenti per lo
acerbo ammaestramento che nelle acque sopra Cremona era loro
toccato pel valore di Giovanni Grimaldi, nuove rovine e mali
contro l'emula repubblica meditavano ; ed appena riavutisi dalla
sconfitta , coi Fiorentini congiuntisi, attaccarono nelle acque di
Portofino le genovesi galere, e le dispersero. Quindi dopo questa
vittoria , ben sapendo che Genova abbastanza si trovava in angu
stie per lo stato delle cose vicine , allettati dal favore della fortuna
pensarono essere venuto il tempo per invadere i suoi lontani do
minii. Noio loro era appieno quanto importasse l' acquisto dell' isola
di Scio , tanto più che di mal occhio scorgevano da essa derivare
il prosperamento delle cose commerciali degli avversarii in tutte le
altre terre del Levante. Perlaqualcosa volte alle sue sponde le prue,
vi approdavano ai primi di povembre con tredici grosse navi, dieci
galere e tre galeotte , governate da Andrea Mocenigo , e benchè
rigido corresse in quell' anno l'inverno , e lento e pericoloso riu
scisse il navigare ; pure tanto animo e tanta celerilà posero i
Veneziani nella deliberata intrapresa , che improvvisamente sor
presero l'isola ed a meraviglia universale videsi dinanzi al
porto sventolare lo stendardo di S . Marco . Per tutte siffatte cose
alteraronsi gli animi dei cittadini di Scio , e lor diedero motivo ,
dubitando di altre avversità , di doversi provvedere di nuovi e più
efficaci rimedii; perciocchè parve che grave timore loro incutesse
la presenza del rinomato Scaramuccia pavese , capitano valoroso ,
e nell' arte della guerra perito assai , il quale guidava in favore
dei Veneli settecento scelti soldati.
Accadde perciò che mentre i nemici allo sbarco delle truppe ,
alla formazione delle trincee , al collocamento delle macchine e
delle bombarde altendevano , ebbero campo gli Sciotti di rinchiu
dersi dentro e ripararsi alla meglio nella città col munirla di
soldali , col ristorare le mura in gran parle per vecchiezza de
- 141 -
boli e cadenti, e prendere consiglio intorno a ciò che si dovesse
per loro operare in propria difesa . Adunata l'assemblea dello stato ,
prevalse la sentenza che Rafaele diMontaldo avesse , come ge
nerale d 'armata , l' incarico di condurre l'impresa , la quale non
potè essere più saviamente affidata , si pel valore e sì per l' espe
rienza delle cose di guerra ond ' egli era fornito : e che le mura
e le torri fossero guarnite di soldati , di balestre e di grossa
quantità di lancie e di giavellotti. Cusi disposte le cose per quei
di dentro , si misero ad aspettare che gli assedianti venissero ai
fatti. Ne punto s' ingannarono , perchè giunti al terzo giorno , il
Mocenigo guidò le sue truppe alla battaglia ; e siccome nullo era
il dominio dell'isola se non cadeva la capitale , non vedendo soldati
da combattere in campo aperto , posesi vigorosamente a bombar
darla. Accanito e vigoroso fu il primo altacco, e con tanta ga
gliardia , anzi ferocia si comballé , che d 'ambe le parli grande fu
in quella giornata il numero dei morti ; e finchè non sopravvenne la
notte , e dalle tenebre ogn'opera non fa coperta , non si pose fine
alla pugna. Tali e tante erano state le prove di valore che in questo
scontro avevano dato gli Sciolti , che lo Scaramuccia fece pensiero
di ritirarsi di presente da quell' impresa , la quale nella suamilitare
prudenza e singolare avvedutezza avevala perigliosa e difficilissima
argomentata .Ma il Mocenigo dolente invece che una città come
Scio situata in pianura d' ogni parte accessibile , d ' aiuto e di difesa
straniera sprovveduta , non si fosse arresa fino allora , ed anzi
vieppiù minacciasse di voler far prova di lunga e risoluta resi
stenza , per niun modo da quell'assedio si volle dipartire. .
Erano in tali termini le vicende di quell' isola , e pronta la
fama n ' era percorsa fio per entro il consiglio diGenova , il quale
venuto in grande timore nel presentire le conseguenze funeste che
sariano potuto derivare dalla perdita di Scio , unico baluardo di
fensore delle altre colonie , pose all'opera ogni possibile dili
genza ed ogni studio che per lui si poteva maggiore, onde ces
sare da sè la minacciala sciagura , e njun altro all'uopo pur tro
vandone , veone nella deliberazione di scrivere ad Amurat gran
turco , acciocchè volesse piacergli di aiutare i Genovesi di Pera e
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di Scio contro gli attacchi dei Veneziani 1 e loro vietasse di
fabbricare nell' isola di Tenedo. Frattanto alli 7 dicembre incari
cavasi Andrea De Marini d'una segreta missione ad un certo prin
cipe amico ?, esortandolo ad intraprendere la guerra contro l' isola
di Candia , acciocchè entrati i Veneli nel timore di perdere le
proprie terre partir si dovessero dalla impresa di Scio . Oltre di
tutto ciò spedivasi il 3 di febbraio 1432 ambasciata al duca
di Milano , e nel farlo partecipe dell'assedio di Scio richiedevasi
di mille soldati , duemila lancie e quattrocento casse di verettoni e
certa somma di danaro , pregandolo che, veduta l'urgente necessità ,
fosse sollecito all' opera , poichè il Comune avea in mente di ar
mare trenta navi da guerra e tremila uomini. Dovevano gli amba
sciatori procacciarsi pure un ingegnere e due bombardieri, mentre
che in Asti , in Ceva e vicini paesi si teneva dietro a reclutare un
corpo di seicento balestrieri. Dati siffatli provvedimenti altro non
rimaneva al Comune che di ammonirne gli Sciotti, affinchè te
mendo essi che la patria li abbandonasse in sì critica circostanza ,
alla forza ed alla necessità non cedessero. Deliberavasi pertanto
d ' inviare in Levante Pietro Re commissario di due galere coll’in
carico di far avvisati quelli di Scio tuttora assediati , che dovendo
in breve far vela dal porto di Genova per la loro liberazione
l' armata di Pietro Spinola , tenessero fermo e per niun modo ai
nemici si arrendessero . Doveva inoltre Pietro Re sbarcare nel
porto di S. Anastasio Tommaso Giustiniani onde per di lui mezzo
dar si potesse ricapito alle lellere pel podestà ed altri fra i prin
cipali di Scio , e navigando quindi in traccia di Tommaso Sci
pione , e ad esso lui congiunto , facesse danno ai Veneziani che al
Capo Sant'Angelo , a Milo ed isole vicine stavano in agguato dei
Genovesi ; che s' egli poi udisse notizia dell' essersi Tommaso
Giustiniani da Scio trasferito a Pera , a lui scrivesse o dalla Focea
o da Palatra , porgendogli notizia su tutto ciò che gli fosse
· Roccatagliata , anno 1431.
2 Lo stesso Roccatagliata dice di non saperne il nome, benchè nella
istruzione data a Pietro Spinola rilevi essere il fratello dell' imperatore.
- 143 -
occorso , e che infine invitasse il signore di Melelino a provve
dere in pro di questa causa un conveniente soccorsn ."
Nel mentre però che con somma perspicacia e sollecitudine
si preparavano e si operavano io Genova lali efficacissime spedi
zioni, i Veneziani, per la dilazione maggiormente sdegnati , al
tendevano con maggior calore all'espugnazione di Scio , e per ogni
parte baltevano la città con colpi incessanti di bombarda. Le mura
quindi per le replicate percosse andavano da ogni lato cadendo,
e minacciavansi gli abitanti di Scio dell' ultima rovina , tanto più
che pel gran numero dei morti non si polea , quanto saria
stato necessario , provvedere alla difesa della città . Cadute in parle
le mura , stettero le armale siccome in aperta campagna l' una a
fronte dell' altra , finchè fatti dalla stessa disavventura più ani
si cessavano dall' offenderli colle bombarde, fecero impelo al di
fuori , e spingendosi innanzi vennero ad attaccare animosamente le
schiere veneziane. Fu sanguinoso il conflitto , e dalla mala forluna
provocati i Genovesi , fecero in quel giorno prove di valore e di
coraggio degne di onorata memoria ; ma sopraggiunta la notle , si
ritrassero dalla pugna seco recando l' onore d ' una vittoria e il
desiderio di cimentarsi al nuovo giorno.
Conosciuta dai Veneti l' inutilità di tentarli e di molestarli dalla
parle di terra , lor cadde in mente di provocarli da quella di
mare . Era il porto di Scio difeso da due forti torri all' entrare , e
due navi cariche di ricche merci servivano al di dentro , quanto
per loro si poteva , di opposizione, o facean vista di farla ; onde
riputando essi malagevole il condurre ad effetto questa nuova
jotrapresa in pieno meriggio , dopo maturo esame vennero a que
sto partito. Spedirono a notte avanzata parecchi schifi e fuste le
quali fra mezzo a certi scogli tacitamente aggirandosi , con gente
armala riuscirono a penetrare nel porto , e impadronendosi delle
due navi, posero il fuoco a Santa Barbara , per il che le guardie
che le torri del porto custodivano , scosse all'improvviso fragore,
nella città , lasciando il nemico padrone delle torri e del porto.
- 144 -
Grande fu lo spavento che in sulle prime invase gli assediati;
ma tosto mutossi in coraggio maggiore , poichè di gran passo jonol
travansi , senza saperlo , ad un ' impensata salvezza. La fortuna fe’
ciò che l' ingegno umano non avea in quei frangenti sapulo immagi
nare ; imperciocchè per la venuta in città di coloro che alla guar
dia del porto e delle torri erano destinati per lo innanzi , essendo
ingrossato il numero dei difensori , presero animo gli Sciotti , e
tanto salirono in arditezza, che le mura più non erano a loro d 'im
pedimento , e faceano frequenti sortite a mipacciare e ad assalire il
nemico. I Veneziani però giudicando da quello stato di decadenza
che la conquista sempre più facile fosse addivenuta , nutrendo fi
ducia nelle loro forze , fecero avvicinare alle mura le navi con scelte
truppe, e circondata dalla parte di terra la città coll' esercito ,
vennero ad impetuoso assalto , scagliando in quel giorno più di
oltocento palle di bombarda , colle quali da prima anche di lontano
si combatteva . Ma nel mentre che intenti erano gli Sciotti a difen
dersi dalla parte di terra , indebolivansi e cedevano da quella di
mare. Conciossiachè le truppe che nelle venete navi stavano in
tente all'attacco, in mezzo al furore della mischia eransi avvici
cinate alle mura tentandone la scalata e minacciando e ferendo
di sulle antenne coloro cui la difesa n ' era affidata . L 'esperto
capitano , il Montaldo , ravvisò allora la prossimità del periglio ,
e mosso all' esempio più che alle parole l'animo dei soldati, ebbe
ricorso ad un espediente non tanto mirabile per la novità , quanto
lodevole pel coraggio e per la prontezza con cui fu concepito e
condotto a fortunato compimento . Stavansi adunque i Veneti ad
acconciar le scale ed a salire sulle mura , allorquando il Mon
taldo comandava che le porte della città venissero aperte , ed esso
alla testa delle schiere uscivane d' improvviso , ed assalendo alle
spalle gli aggressori, rovesciando le scale , ne faceva sanguinoso
macello. Della qual cosa non mancò di fare lo Scaramuccia le più
grandi maraviglie , apprezzando , e nel tempo medesimo temendo
il genovese valore. Ma non abbandonato nè dal coraggio , nè dalla
ostipazione dell'impresa , diè l'ordine a ' suoi clie si scavassero
mine , e per mezzo di strade sotterranec si giungesse alla perfine
- 145 -
a penetrare nel mezzo della città ; quando , stando egli disar
mato sollecitando i guastatori e gli scavatori all' opera , un gia
vellotto lo trafiggeva , facendolo in pochi giorni mancare di vita.
Non per questo si perdeva speranza di conquistar quella terra .
La prima disavventura toccata ai Veneziani nella perdita del
capitano seco ne trasse una seconda , e fu la maggiore. Imper
ciocchè mentre una flotta di tre grosse navi e due galere co
mandate da Tommaso Ceba si era mossa da Genova in soc
corso di Scio , uditasi alla vicina colonia di Pera la trista nuova
delle strettezze dell' isola , Damiano Grillo , 'giovine animoso e
per valore e per prudenza esemplare, esortò quella genovese gio
ventù ed infiammolla di si caldo amore di patria e di onor nazio
nale , che tosto raudossi in uno scelto drappello di settanta giovani ,
s ' imbarcò sopra piccole fuste , navigò sopra Scio , e traversato ar
ditamente il naviglio nemico , penetrò nell' assediata città . Quanto
fu lo stupore del nemico , altrettanta fu la gioia dei rinchiusi pel
sopraggiunto soccorso , onde inorgogliti e fatti audaci oltremodo ,
trassero i Veneziani alla più misera condizione cui trar si possa
un nemico , perchè stanchi ed infiacchiti per le durate fatiche ,
levarono l' assedio, ed a foggia di vinti e di fuggiaschi di notte alla
volta di Rodi navigarono 1.
Continuavansi nondimeno per parte del Comune tutte quelle prati
che che in danno del nemico ed a vantaggio di sè e de' suoi nelle
acque dell'Arcipelago fosser potute sortire,poichè un mese dopo la
liberazione di Scio , essendo i Veneti ed i Fiorentini in maneggi
insidiosi, la repubblica deliberava di fare una nuova spedi
zione sotto la scorta di Pietro Spinola , commettendogli di na
vigare al Capo Sant' Angelo ove avrebbe trovato Tommaso
Scipione con due galere e tre navi , e poscia andando in
nanzi, a lui si sarebbero congiunte altre galere, due chiamate da
Caffa , una da Metelino , una da Pera e due da Scio : che per
isturbare l'attenzione e destar gelosia o far danno al nemico ,
avria potuto attaccar Negreponte o Candia , massimamente se
· GIUSTINIANI , Annali. Accinelli , anno 1431.
- 146 -
Andrea De Marini fosse riuscito a cattivarsi l'animo d' uno dei
fratelli dell' imperatore di Costantinopoli : tutto ciò era ciononper
tanto confidato alla vigilanza di lui col tenersi informato dei
movimenti del nemico , col provvedere di guardia Famagosta e
Pera , e col conservarsi nell'amicizia del signore di Metelino 1.
Ma a nulla montarono siffatte istruzioni , poichè lo Spinola tro
vata ogni cosa già composta nell' Arcipelago , nè nemici da com
battere, poichè se ne erano allontanati, si mise a molestare gli
aderenti e le terre in piena soggezione di Venezia , nel qualmodo
egli si impadronì a composizione di Nasso isola del mare Egeo e di
Andro vicina all’Eubea 2.
Scacciati ed ioseguiti i Veneziani da Tommaso Giustiniani, che ,
più non avendoli raggiunti , loro saccheggio Caristo nel Negro
ponte , e seco ne portò le chiavi in segno di vittoria ; i principi
di Scio per viemeglio assicurarsi delle scorrerie dei nemici ri
cinsero la città con nuove mura e fossi , ma pria di por mapo al
l' opera convennero colla Repubblica che se essa deliberasse di
riscattarsela , od altro principe a viva forza la si usurpasse ,
fosse tenuta a rimborsar loro la spesa , di qualtrocentoquattro
mila genuine , oltre ai trecento mila scudi dell' antica compera.
Eppure sia colpa degli uomini o arcana forza di natura , sembra
che le umane cose giunte alla perfezione siano costrette a de
clinare , e come tanto più son buone e vantaggiose , altrettanto
hanno breve la vita ; così dopo che con tanto onore di patria e
con lanto studio fu da' Giustiniani formato e difeso nell' isola
di Scio un governo degno di meraviglia e di lode somma , co
minciarono le cose di quelle terre a decadere rapidamente , e alla
venuta del Turco avvicinarsi la totale rovina della potenza ita
liana in quelle conlrade. Dopo numerose vittorie e sanguinose
battaglie Maometto stanziava sotto le mura di Bisanzio e si ap
parecchiava all'assalto . Costantino Paleologo ultimo imperatore
greco accolse Giovanni Giustiniani, il quale con settemila uomini
1 RoccaTAGLIATA .
Orbis maritimi etc. Barty. MORISOTTO lib . II. cap . XIII. pag. 518 , 619.
- 147 –
di presidio sì valorosamente per due mesi ne tenne lontana l' ar
mala nemica forte di trecento mila Turchi e duecento navi 1 , che
Maometto , conosciute le grandi doti di così valoroso capitano ,
ebbe a dire « far lui più conto di un solo Giustiniano che di tutta
l' armata .
Avvicinavasi intanto il giorno della fatale caduta , e mentre che
Maurizio Giustiniani con tre navi portava soccorso all'assediata
città , GiovanniGiustiniani cosi esortava i genovesi soldati : « Inop
portuna cosa sarebbe , o Genovesi , se le gloriose geste de' vostri
antenati or rammentar vi volessi, ma d ' uopo è bensì che vi ri
cordi come essi con piccol numero di bastimenti hanno più volte
numerose flotte distrutto , come quante terre hanno in Egitto , in
Grecia , in Asia , nel mar maggiore soggiogato ; terre , isole , città ,
fendendo l' impero , difendete le terre vostre ; ma siccome è a me
ben noto il valor vostro , tengo per fermo che le operazioni in
questo dì saranno conformi alla grandezza ed alla fama della vo
stra Repubblica. È questo un giorno memorabile per la gloria ge
novese , voi sarete riguardati da tutto il mondo siccome i soste
nitori e difensori dell' impero orientale . Si bella gloria or si pre
senta a voi soli e vi tepde le braccia , afferratela e fatela vostra .
Voi ben già sapete quanto formidabili vi siate resi ai Turchi, fa
tevi ora sempre più degni della corona trionfale , io ve ne scon
giuro e come genovese e come cittadino , ve ne prego per la fede
di Dio e per S. Giorgio di cui portate l' insegna ! » .
Voltosi poscia agli Sciotti aggiungeva poche parole , quando il
rimbombo delle artiglierie gli fu nunzio che lo pugoare avea già
avuto cominciamento. Maometto co ' suoi giannizzeri dava un ga
gliardo assalto alle mura , su quel punto medesimo pugnava il co
raggioso Giustiniani , e da lui solo pendeva la sorte dell' impero
orientale . La sua vita valeva la salvezza o la servitù di Bisanzio :
eppure Bisanzio fu schiavo ; perciocchè il Giustiniani nel furor
della mischia colto da improvviso colpo dovette desistere dal
i Accinelli anno 1453 .
- 148 -
comballere e ritirarsi dal campo ; invano lo scongiurava l' impe
ratore a rimanersi , invano l' esercito tutto volgeva uno sguardo
di speranza su quella fronte impallidita ; egli era vicino a morire .
Per la mancanza di lui cadde il valore e la forza ai Greci ed ai
Gepovesi , che respinti ed incalzati con grande vigore cedettero il
luogo ai Turchi 1 . Costantinopoli era già nelle mani di Maometto
II , e Giovanni Giustiniani trasportato a Scio dopo pochi giorni
aggravato dal male uscì di vita 2.
Questa fatale cadula fece temere ai principi cristiani sparsi
nell' Asia e nella Grecia che un infortunio eguale fosse loro riser
bato dal nuovo conquistatore. E siccome i Giustiniani erano al
lora più d ' ogni altro fiorenti in commercio e di maggiore poten
za , temevano a buon diritto che le armi calamitose di Maometto
venissero a combattere ed a ridurre Scio nella miseranda condizio
ne di Bisanzio . Per il che consultando intorno alla loro salute , de
liberarono d ' inviare ambasciatori al Sultano , affinchè ossequiatolo ,
volesse lor confermare gli aplichi privilegj. Ioorgoglito l'Ottoma
no e fallo superbo dalla propizia fortuna non volle accontentarsi
nè del tributo di quattromila scudi pel commercio dell' Asia , nè
dei cinquecento perperi pagati al Protovestiario per l' investitura del
feudo della camera imperiale , e prevalendosi della forza portò il
tributo a diecimila ducati d ' oro.
Con questi mezzi i Giustiniani di Scio ottennero non solo
la conferma di quel principato , ma ancora delle isole vicine
Nicaria , Samos e Kora 3 le quali isole furono abitate dai
I CALCOndila de Rebus Turcicis lib . VIII.
• La sua spoglia mortale fu deposta nella Chiesa di S. Domenico in
Scio nella sua capella con questo epitafio :
« Hic jacet Joannes Justinianus inclitus dir , ac Genuensis Patrilius ,
« Chius Maonensis qui in Constantinopolis expeditione principe Turcorum
« Mecmet , Serenissimi Constantinopolitani Orientalium ullimi Christianorum
« Imperaloris magnanimus Dux lelhali vulnere ictus interiit. »
Serva la testimonianza di Papa Paolo V ad abbattere e confutare i rac
conti degli storici greci ( nemici a' Genovesi ) che poco onorevolmente
scrissero di Giovanni accusandolo di tradimento . Michele GiustiniaNI.
: Foglietta lib . X . Bosio lib . XXXVI. Descrizione diScio. M . S. lib . IX .
- 149 -
latini fino al 1475 ; perchè moltiplicando i pirati ed infestando
quelle terre e quei mari, parve meglio ed umano ai Giustiniani
di trasferire quelle reliquie di popoli nell' isola di Seio. Nicaria
però rimase ancora abitata , chè essendo senza porto , poco avea
timore de' corsali. Samos e Kora dopochè i Genovesi ebbero per
duta l' isola di Scio , tornarono a ripopolarsi di gente nuova e
straniera 1.
Trascorsi due anni dalla conquista di Costantinopoli , i cava
lieri di Rodi vennero pur essi a trattato con Maometto , il quale
nel far loro diritto al libero traffico sì in Bisanzio che nella Li
cia , mostrò desiderio di vedersi per siffatto favore corrisposto
con un qualche atto di manifesta sommessione e coll' esigere un
annuo tributo.
Gli ambasciatori di Rodi ricusarono ciò mentre i Visir li an
davano consigliando ad acconsentirvi, acciocchè la pace non si rom
pesse , ed a volersi sottomettere come gli Sciotti , i Metelipesi ,
i Lemnesi ed altri popoli della Grecia , se non volevano trarre
a rovina l' isola di Rodi e le sue vicine. It gran Maestro dell'
ordine a ciò rispue : che la sovranità dell' isola non stava ri
posta nei cavalieri , ma bensì nel Papa ; e che perciò loro era
vietato di soddisfare a tributi di sorta ; che se poi Maometto
reputava ben fatto l' averseli per amici, invierebbero eglino ogni
anno ambasciatori a salutarlo come vicino e possente principe ?
Queste parole non andarono a verso del tiranno , il quale forte
sdegoato mosse guerra ai Rodiani e permise ad ogni suddito ot
tomano di danneggiarli dovunque ed in qualunque modo. Pronti
al comando alcuni Turchi della Provvidenza e di Caria furono i
primi ad armare trenta galere , e fare un' incursione nelle isole
di Rodi e di Coo .
Al principio della primavera una flotta di cento ottanta vele
salpava dal porto di Gallipoli e veniva a Lesbo sotto l'impero
dell'ammiraglio Hamza 3. Il principe di Lesbo Gattilusio , il quale
1 GEROLAMO GIUSTINIANI Descrizione di Scio lib . XI.
· Ducas cap. XLIII.
3 DE HAMMER .
-- 150 -
già aveva salutato Maometto in Adrianopoli , e se n ' avea procu
rato l' alleanza mercè un tributo di tremila scuti , diè l' incarico
allo storico Ducas, che si recasse a far omaggio al generale
oro , di sete e di viveri; il che prontamente eseguito a soddis
facimento di Hamza , due giorni dopo la flotta turca salpò da
Metelino e si mostrò dinanzi a Scio. Ora avvegnachè tenesse
chè non appena aveva fatto annunziare la sua venuta , che ad
essi per comandamento del suo signore chiedeva quarantamila
scuti ai quali pretendeva aver diritto , e ripeteva dagli Sciolti
certo Francesco Drapper di Galata per affari di traffico , e siccome
Hamza doveva danneggiare l' isola nel caso che gli abitanti non
avessero voluto soddisfare al preteso credito , così il Turco ri
cevuta la ripulsa si venne ad ancorare in faccia alla chiesa di
S. Isidoro . Da quivi scesi a terra alcuni Turchi furono pagbi di
saccheggiare le ville ed i giardini , piun ' impresa potendosi per
loro azzardare contro la città , perciocchè al di fuori era difesa
da buon numero di valorosi soldati, e al di dentro da bravi e
coraggiosi italiani. Oltre di che circondata da doppj fossi larghi e
profondi tre tese , aveva il porto guarnito da venti e più basti
menti genovesi forniti d ' uomini e d 'armi. Per siffatti apparati
Hamza non volle affidarsi alla via delle armi, ma tentò quella
delle insidie , e spediti nell'isola due inviati , pregava gli abitanti
a voler mandare due fra di loro alla sua nave onde conferire e
convenirsi con Drapper sugli interessi. Domenico Giustiniani ed
ua giovine furono i messi , e non si tosto furono saliti sulla galera
che si scoperse la perfidia del Turco. La nave salpò all' istante e
navigò verso Rodi. Hamza durante il tragitto venne a ragionamento
col Giustiniani , e tanto lo mise tra la morte e la vita , che non
solo pel suo , quanto pel bene dei compatriotti, promise che gli
abitanti di Scio avrebbero per lo innanzi inviati i più distinti
fra di loro a prestare omaggio al Gran Signore . A questi patti
fu ricondotto a' suoi , cosi sembrando terminata ogni cosa : ma a
- 151 –
questo passo la maligna fortuna tramò contro gli Sciotti nuove
sventure.
Scesi dalle galere alcuni Turchi jovasi dal vino si diedero a in
solentire , ed uno fra questi salito sul tetto d 'una chiesa ne an
dava togliendo le tegole : per il che un italiano da giusta ira com
mosso gli fu sopra battendolo . La zuffa si fece allora generale , '
Cristiani e Turchi furono alle mani: senonché sopraffatti i secondi
dal numero sempre crescente degli Sciotti, si diedero a fuggire e
salirono confusamente sopra una nave , la quale cedendo al suver
chio numero si affondava fra l' onde. Per questo malaugurato avve
nimento eransi di bel nuovo destati nell' animo degli Sciotti i più
vivi timori ; onde postisi al riparo d'ogni sciagura sborsavano ad
Hamza il doppio del valore della nave sommersa. Questi se ne
mostrò soddisfatto , ma non così il Sultano , il quale informato del
l'accaduto disse a Drapper. « Mi addosso il tuo credito di qua
rantamila zecchini e l' esigerò doppio in risarcimenlo dei Turchi
di Scio . Dorino Gattilusio principe dell' isola di Lesbo era frat
tanto venuto a morire , e la somma delle cose era passata a suo
figlio Domenico . Ora questi ben conoscendo la perfidia e la pre
potenza ottomana , pensò doversi acquistare la benevolenza di
Maometto coll' inviargli ambasciata e tremila scuti per l' isola di
Lesbo , e duemila trecentoventicinque per quella di Lemno. Dopo
che Maometto ebbe ricevuto dall' ambasciatore il tributo , gli fe '
chiedere alla domane le nuove del principe Dorino ; ma sendogli
data risposta quegli esser morto , e governare il figlio , minacciò
di spogliarlo del principato se non veniva a riceverne investitura
per le sue mani.
Per la qual cosa il principe di Lesbo accompagnato dalla mag
gior parte dei grandi della sua corte sì italiani che romani se ne
venne ad Islate nella Bulgaria a salutare il Gran Signore. Que
sti voleva in ogni modo spogliarlo del dominio di Lesbo ; ma non
avendo giusti motivi che ve lo tirassero , ne volendolo fare aper
- 139 -
tamente , onde pascondere la prepotenza gli fe' chiedere dappri
ma l' isola di Tasso , che gli fu tosto lasciata , e poscia imposto un
doppio tributo : per il che indispeltito il principe genovese , disse,
che questo era sproporzionato alle sue finanze , e che poteva
quindi, volendo , usurparsi l' isola tntta . I visir intercessero in
favore di lui, ed il tributo fu aumentato di soli mille scuti , e
indossata al Gattilusio una vesle aurea , fu dichiarato principe di
Lesbo ; ma ben poco ei ne godette : poichè già era segnata nella
mente d ' un suo fratello naturale per nome Nicolò l' inevitabile
di lui caduta .
Michele Giustiniani accennando le più rare qualità di mente e
di cuore onde andava fornito Domenico Gattilusio e principalinen
te l' affetto e la carilà sua conjugale , racconta che Domenico con
sorte a Maria Giustiniani de' principi di Scio , rinomata per la
più meravigliosa bellezza de' tempi suoi , benchè fosse divenuta
leprosa , non si cessava giammai di usarle tutte quelle premure
che a comprovarle tulto il puro amor suo fossero bastanti. Ella
corrispose degnamente a sì generoso e sincero affetto : chè Dome
nico trovandosi assalito a tradimento da Nicolò suo naturale fra
tello e da di lui seguaci , non solo mai lo abbandono ; ma stret
tamente in quel punto difficilissimo abbracciandolo , volea che am
bidue trafiggessero. Nondimeno Nicolò che al solo fine mirava
morte. Maria tornava in Scio presso i parenti , e dopo brevissimo
spazio terminava la vita , oppressa dal più vivo dolore.
Genuse () Tupis pascià trascorreva allora le acque dell' Ar
cipelago con un naviglio ottomano forte di trenta legoi. In que
sto dava la caccia ai bastimenti cristiani , e vistone uno lo inse
guiva nel porto di Lesbo , ov' erasi ricoverata la massima parte
della sua flotta , sbattuta poc' anzi dalla tempesta. Era quella
una nave inviata dal fratello del principe Gattilusio a Scio , onde
aver nuova se i pirati catalani fossero ancor giunti dall' occidente
ad infestare que' mari. Tunis pretese esser quella nave e tutto il
carico sua preda, e Nicolò Gattilusio non volle cederla in alcun
- 153 –
modo ; perciocchè in essa veniva alla corte di Lesbo la suocera
del principe. Il Turco minacciò i Lesbiani dell' ira diMaometto , e
venuti alla corte bisantina furono condannati alla multa di dieci
mila scuti per non mettersi in guerra contro il Soldano. Tunis pa
scià falto audace dai modi omani e leali con cui si procedeva
dai principi cristiani , nell' intento di conservarsi nei principati e
nei commerci tanto particolari quanto di Genova loro patria ,
deliberò di volgersi alla conquista della Focide. Foglia vecchia era
allora sotto il governo dei Gattilusii ch ' eransene fatti signori ?
solto l' impero di Andronico il giovine. Quindi navigando a quelle
sponde spedì pei magistrati acciocchè venissero a fargli ricevi
mento , e giunti alla sua presenza lesse uno scritto di Maometto ,
in cui lor minacciava di farli schiavi , e di abbattere fino alle fon
damenta la loro cillà , se non si arrendessero . I Greci aprirono to
sto le porte , e siccome i Genovesi che colà trafficavano fecero vista
di volersi porre in sulle difese , saccheggiata ogni loro dovizia
farono fatti prigionieri ed inviati a Costantinopoli. Fra questi si
videro cento fra donzelle e fanciulli fare il tragitto a piedi da
Gallipoli a Bisanzio . Di questo celerissimo passo marciavano verso
la loro decadenza le cose dei Genovesi in quelle contrade. Con
tutto ciò Maometto che non erasi punto dimenticato come una
sua nave si fosse sommersa nel porto di Scio , stava equippag
giando un 'armata a danni dell' isola : del che informati i Giusli
niani inviarongli ambasciatori e gli pagarono in risarcimento tren
lamila scudi di presente e diecimila per apno. In questo mentre gli
abitanti di Lemno spedirono segretamente al Sultano richiedendo
lo di un governatore. Giunta sì ipfausta notizia a Nicolò Galtilusio
che vi aveva lo impero , spedi cento uomini sotto la condotta di
Giovanni Fontain e Colombotto Spinola , incaricandoli di trattare
con ogoi modo di cortesie quegli abitanti onde più facilmente
ridurli al dovere ; ma che se poi li trovassero ostinati nel
proposito , si partissero di colà e gli abbandonassero al loro de
stino. Ma questi usarono altrimenti degli avuti poteri e delle
* Ducange pag . 253. CANTACUZENO .
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proprie forze , e venuti alle mani furono dagli abitanti batluli e
dispersi. Hamza richiamato dal Sultano ebbe il governo di Lemno .
Sempre più funesta e più dura facendosi la condizione delle bi
sogne dei Latini in Grecia , il Papa Calisto III cercò via di portar
loro quel sollievo che pei travagli onde erano oppressi si ri
chiedeva di necessità . Allestite quindi undici galere , e poste sotto
il comando del Patriarca d' Aquileja , le destinò a soccorrere
le isole di Rodi, Scio , Lesbo , Lemno, Imbro , Tasso , ed altre
minacciate dalla crescente potenza maomettana. Il Patriarca ven
ne pertanto verso quei popoli , che , con sua gran meraviglia ,
riovenne pronti piuttosto a cedere i loro diritli anzi che assogget
tarsi a maggiore tributo . Informato il tiranno di tutti questi soc
corsi guerreschi, ne incolpò il principe di Lesbo , e gli spedì con
tro una flotta collo scopo di spogliarlo per ultimo del principato .
Ma venuto il Turco sotto le mura diMelionea , capitale dell' isola ,
battute e minate invano le mura , dopo un breve assedio e per
dita grande di uomini, si ritrasse dall'opera e portossi a minac
ciare i despoti della Morea 1 .
Maometto però reduce dalla Dacia volle proseguire l' impresa ,
e mostrando di vendicare la morte di Domenico Galtilusio venne
all' isola di Metelino con numerose truppe e fatta un' improvvisa
scorreria verso di quella , la saccheggiò , traendone seco pochi
schiavi. Quindi spedi un ambasciatore al duca di Lesbo , il quale a
lui dovesse intimare di partirsi dalla città , e che se ciò avesse ese
guito , avria dal Sultano ricevuto un altro e assai più grande
paese . Il principe di Lesbo trascinato non si sa da quale malo
animo rifiutò la pace. Laonde i Turchi assaltarono la città par
tendo le truppe in torme e bande di soldati , e con bombarde bat
tendola da venti giorni ne avevano già non piccola parte rovinata .
Quando que' di Lesbo essendo a caso discesi in soccorso di alcu
ni pirati , usciti dalla città vennero alle mani col nemico : le cose
quindiandarono alla peggio , perchè i Turchi aizzati da quei di Lesbo
eransi approssimati alla città e con grande audacia si attentavano
· Ducas cap. XLV.
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di averla. Ora essendo questa in grande pericolo , perchè i nemici
erano superiori in numero , il principe dell' isola spedì ambascia
tori , dichiarando lui essere pronto a consegnare la cillà e gli al
tri piccoli castelli , ma che chiedeva gli fosse assegnato altro paese
che gli portasse uguale rendita ; prometteva ancora che avrebbe
ubbidito agli ordini ogni volta che per comando dell' imperatore
avesse dovuto militare . Maometto come intese il volere del prin
cipe , si rallegrò tutto e di tutto il buon animo accettò le proposte
di lui e disse che a questi patti gli avrebbe data la sua alleanza
e la pace . Per una parte e per l'altra dichiarata ogni cosa e la
fede di confederazione per mezzo del giuramenlo , già uscia dalla
città il duce dell' isola , e poichè fu dinanzi a Maometto , così
prese a favellare. « Tu ben sai , o re , che da quando presi a go
vernare quest' isola , non mai ho violato la fede del giuramento ;
perchè poi io non abbia dato ricovero agli schiavi tratti via dali
tuo paese dalla forza dei pirati , lo puoi sapere da coloro che
abitano l’ Asia. Imperciocchè essi schiavi subito presi erano per
me ai loro padroni restituiti , perciò io procurai con ogni maggior
diligenza che da ognuno mi fossero condotti gli schiavi vostri ,
unde a ' loro signori rimandarli. L ' aver io accollo i pirati si fu
perchè non depredassero il mio paese , e devastandolo lo man
dassero a male. Non però io mai ad alcuno di loro porsi occa
sione , nè diedi consiglio perchè il menomo danno al tuo paese
apportassero. Or poi io vengo a te a consegnare la città e tutta
l' isola , e con preghiere ti scongiuro che siccome fino ad ora fu
per me mostrato tutto il buon animo per le cose lue , cosi a noi
tu ne renda il contraccambio.
Dette queste cose Maometto , prese la ciltà a composizione e
comandò che il principe dovesse andare nelle altre città dell' iso
Ja , onde pure le rocche di essa si arrendessero . Il principe senza
frappor tempo di mezzo ubbidiente ai comandi , insieme coi pre
fetti di lui andò a quelle città e le sottomise al reale governo.
I Turchi munirono tosto con presidii la città affinchè non avvenis
se qualche nuova cosa , ed i cittadini Mitilinesi furono distribuiti
in tre parli , lasciando nell' isola la parte inutile del vulgo ; un '
- 156 –
altra concedendone ai pellegrini, e la terza che per ischiatta e ric
chezze teneva il primo grado , si trasportò in Bisanzio . Trecento
pirati , raccolti in lungo fuori la città , furon fatti morire , e Mao
metto dopo aver data la custodia della città , perchè i cittadininon
si ribellassero , a cinquecento soldati , comando che il Duce di
Lesbo lasciasse l' isola ed in Bisanzio tutte le cose sue seco tra
sportasse , ove vennero pure condotti in servilù ottocento tra ma
schi e femmine dei maggiori personaggi di Lesbo 1.
Nel successivo 1463 privi gli Sciotti della forte assistenza di
di Genova , la quale per le angustie fatali in cui si trovava in quei
funestissimi tempi non vedea modo di far ragione a suoi figli , de
boli riconoscendo i mezzi di difesa e le militari provvisioni de
stinate a scacciare le troppo potenti forze turchesche , si volsero
per la seconda volta a Roma. Pio Il Pontefice di grande e som
ma erudizione tutto ardente di zelo pel bene della cristianità nelle
parti orientali , consapevole assai dell' importanza di Scio sì pel
bene delle cose della Religione che per l' impresa da lui meditata
di una nuova crociata , che egli in persona si era proposto di
condurre , non potendo somministrare ai Giustiniani soccorsi ne
d ' armi nè di denari , si prevalse delle spirituali indulgenze e ne
compartì a coloro che personalmente col ’ armi o con denari aves
sero qualche soccorso somministrato %. Tutto ciò non riuscì a porre
un argine bastante alla turchesca ingordigia .
A questa di Lesbo si aggiunge ben losto la perdita della fer
tilissima colonia di Caffa : che dopo la caduta di Pera la prospe
rità e la maestà della Repubblica sosteneva in quei mari.
Giaceva questa nobile colonia in riva al mare Eusino , floridis
sima per il commercio , per ricchezze ragguardevole , ed ammi
rabile pel governo 4. Dessa per mezzo di un console eletto
· LEONICI CHALCONDYLAE Hist. Bisant. lib . X .
· Bolla di Pio II in Michele GIUSTINIANI M . S .
· Illustrazione trentesimaseconda .
^ Nell' archivio di S . Giorgio avvi un preziosissimo codice , contenente
le leggi e le disposizioni governative , intitolato , Statuti di Gazaria , ora
stampato per cura dello R . Deputazione sulli studi di Storia Patria .
- 187 -
dalla repubblica si governava. Il console avea due consiglieri ed
altri quattro deputati de'quali formavasi poscia un magistrato di
grande autorità , detto della Compagna poichè soventi volte nelle
faccende tra Genovesi e Turchi interveniva . Se a questo tribunale
univasi il governatore deputato dallo imperatore dei Tartari, era
supremo ed inappellabile anche nei giudizii portati contro i Tar
tari medesimi in occorrenza di straordinaria importanza. Ora ab
benchè presso quei popoli fossero i Genovesi in somma stima e
reverenza , dovettero cionondimeno cedere alla forza di un arcano
consiglio che li volle umiliati. Quindi del come essi perdessero
Caffa è d ' uopo ch ' io dica , onde conosca la posterità e appren
dano gli uomini, come talvolta le cose che con più studio e cura
maggiore s’ istituiscono e si reggono , per frivole e lievi cause o
per propria colpa , vadano finalmente perdute. Mori in Caffa
sul finire del 1475 il governatore tartaro Mamac , Eminec
gli succedeva per volere testamentario dell' estinto , ma la ve
dova di Mamac a cui non piacque siffatta disposizione , poichè
perdere Eminec , e siccome donna scaltra e saperba ch ' ella era ,
affidò con grosse somme di denaro il delicato e difficile incarco a
certo Costantino Pietrarossa. Quest' uomo che per sordidezza ed
avarizia avea fatto l' animo vile e tale di tradire e defraudare agli
interessi della sua patria , tentò con ogni modo di basse e vili
promesse l' onestà e l' onoratezza dei due consoli Goffredo Ler
caro e Giambattista Giustiniani per ottenere coll' opera loro lo
innalzamento di Seilac. Punto non porsero ascolto alla vitupere
vole jochiesta que cuori magnanimi, e però il Pietrarossa co
mechè fiogesse di passarsene per allora , pure non istimò del
tutto svanita la speranza. Egli dissimulò le sue mire intantochè
venuto il consolato a cadere per somma sventura nelle mani di
Antoniotto della Gabella , a cui erano consiglieri Oberto Squarcia
fico e Francesco Fieschi, ed ulliziali di compagna Nicolò Torri
glio , Giuliano Fieschi, Bartolomeo di S . Ambrogio e Cipriano
de'Vivaldi, la trama ebbe il suo effetto , poichè indotti ad ante
porre il privato al pubblico bene. Dimesso Eminec , Seitac fu go
- 138 -
vernatore di Caffa , abbenchè l' imperatore dei Tartari ne prote
stasse il suo mal contento. Irritato Eminec di sì mala ventura
giuronne la vendetta contro dei Genovesi, ed unitosi a Caraimerza
e ad Aidar sultano e co 'più ricchi ed autorevoli fra i Tartari
fece invito al Turco che muovesse contro Caffa le vittoriose sue
armi e se ne rendesse signore. Quindi un ' armata ottomana di
quattrocentottantadue vele , che contro l' isola di Candia stavasi
in pronto , navigò tosto contro la Genovese colonia . Eminec
intanto riunita un' armata poderosa l' assediava dalla metà di
aprile fino agli ultimi di maggio , e da quattro lati posta l' ar
tiglieria all' avvicinarsi della flotla alleata , cominciò a battere si
dappresso quell' infelice città , che ai 2 di giugno 1477 videsi
nella dura necessità di capitolare per la resa . Il bassà Acmet ne
prese possesso a nome del sultano , ed oltre un ricco botti
no , seco trasse in ischiavitù a Costantinopoli millecinquecento
giovani e gran numero di Latini e di Greci, ai quali impose di
lavorare nelle terre e di fabbricare case nel sobborgo di Pera.
Oberto Squarciafico primo istigatore della trama ebbe la morte
pel suo mal talento , ed alla Repubblica toccò la misera sorte di
deplorare colla caduta di Caffa la perdita di quanto avea di più
grande e di più vantaggioso nei mari del Levante . Questa sven
tura non mancò poi per soprappiù di risvegliare in essa il timore
che l'ottomana potenza non venisse ad invaghirsi della vicina e
prospera isola di Scio : nè fuor di modo erano cotali timori , con
siderando con quanto ardore ed interessamento il Turco all' im
perio di tutto l' Oriente non solo , ma ben anche degli stati oc
dentali e della stessa Italia aspirasse. Perciocchè con ottima prov
videnza venne il Comune in determinazione di spedire a Scio soc
corsi in armi e sussidii in danaro , finchè ne era il tempo favore
vole . Inviava inoltre al Pontefice Sisto IV , il giureconsulto Fran
cesco Soffia 1 chiedendolo d ' ajuto contro del Turco , che quan
tunque ad altre conquiste si mostrasse rivolto , cionondimeno fa
ceva danno continuo agli interessi dei Maonesi, e minacciava
. : FOGLIETTA , lib . II.
- 159
da un' istante all' altro di approssimarsi alla occupazione dell' i- ,
sola. Il Papa soccorreva gli Sciotti di cinquemila ducati , ed
il comune di Genova eleggeva Tommaso Giustiniani di Forneto ,
uomo di virtù esemplare e di valor sommo , a capitano generale
di una squadra di cinque grosse navi, e colà lo spediva. Tutto
vi rinveniva per allora tranquillo , ma trascorsi parecchi anni ,
la procella venne a scoppiare sopra quella terra sventurata . Scio ca
deva per un intrico di corte , il perchè essendo morto Rostan
bascià che occupava la carica di gran-visir , due furono i preten
denti successori , Ali-bascià , a cui la carica si doveva per diritto
di anzianità e di merito , e Mechemet bascià che la pretendeva
per essere genero del principe Selim . Solimano seguendo lo impulso
della giustizia , elesse Ali. Era questi amico e fautore caldissimo
della famiglia Giustiniani, e salito al posto di gran -visir favorilla
di protezioni e di nuovi privilegi , con essa trattando importan
tissimi negozii.
E siccome lo impero era per questo diviso in due partiti
uno di Alì , e l' altro di Maometto , ed avendo i Giustiniani ragio
nevolmente seguita la causa del proprio sostenitore , così venuto
Maometto gran visir per la repentina morte del suo competitore,
scagliossi con tutte le sue forze e con terribili intrighi a far ven
detta contro li Maonesi 1. Diede pertanto principio a suoi maneggi
presso Solimano , e tanto si adoperò , e sì bene seppe colorire le
sue prave intenzioni, che pervenne a persuadere al sultano , essere
la città di Scio fortissima e ricchissima non solo di pubblici ,
ma di privati beni ; quindi una preda da non lasciarsi sfuggire ;
i Maonesi congiurare contro la Porta , e aver chiamato in loro
soccorso un presidio spagnuolo ; essere quell' isola molto oppor
tupa allo impero per la impresa nella Grecia e nell' Asia ; tenere
i Maonesi i principi cristiani informati di tutto ciò che nella
corte ottomana avveniva , e particolarmente aver essi avvisato
nello scorso anno i cavalieri di Malta sulla ottomana spedizione,
per cui tapto jofelicemente e con tanta perdita di uomini era riu
i Bosio , Storia di Malta , lib . XXXV .
- 160 -
scita . Solimano standosi a tutto ciò che gli veniva riferito , ordinò
tosto a Piali-pascià di portarsi alla conquista di Scio , ma lo am
moniva che destramente il facesse , acciocchè colti all' improv
viso ed a tradimento , tagliare a pezzi tutti i Maonesi si do
vessero .
Terribile giornata invero e da essere sempre ricordata con
grave dolore fu per la famiglia dei Giustiniani, quella dei 15
di aprile correndo l'anno 1566 , allorquando a turbar la letizia
delle feste di Pasqua del canale di Scio compariva Piali-pascià
con numerosa e formidabile flotta. Vedeasi a dodici miglia dalla
città veleggiar verso di essa su cento venti galee accompagnate da
infinito numero di alıre navi minori, una feroce moltitudine di
Turchi , accesa dal barbaro desiderio di distruzione e di rapina ;
mentre sopra una di quelle navi incatenato gemeva sulla sua sorte ,
e detestava la mala fede ollomana l' ambasciator Giustiniani, an
dato poc' anzi a Bisanzio per soddisfare all' omaggio che al Gran
Signore si doveva , ed in offerirgli l' annuale tributo pregarnelo
che gli dovesse confermare i patli e le condizioni in addietro sta
bilite . Ma quando si sparse il grido che Piali-pascià al suo com
parire non rendeva il solito saluto d ' artiglieria segno di amici
zia e di pace, si mise negli Sciotti un grave timore sull' appren
sione del loro funeslo avvenire . Nondimeno per non mostrare ne
sinistro prevedimento nè timore , secondo il costume , dodici am
basciatori di lunghi manti di velluto cremisido vestiti , porlando
doni ricchissimi di tappeti e drappi preziosi , si mossero dalla
città a salutare Piali; e giunti colà la stessa sorte dello amba
sciatore incontrarono , perchè appena ebbero messo piede sulla
nave ottomana furono senz' altro presi e posti in catene.
In questo mezzo l' armata turchesca entrò nel porto , e Piali da
gran moltitudine di Gianpizzeri e di Azapi accompagnato discese
a terra , ed avviandosi al palazzo della signoria , chiamò a consi
glio i signori dell' isola , e loro , a nome di Solimano favellando ,
disse : « dar essi ricetto a Turchi fuggiaschi; provvedere con gran
danno dell' inviocibile Porta , agli interessi dei cristiani, ed avere
essi da molti anni trascurato il giusto annuale tributo ; dando
- 161 -
così loro la colpa di tutti quei delitti , dei quali Maomello presso
il Sultano aveali calunniali. Come ebbe in tal guisa parlato , pre
sentò alla Signoria una lettera del gran Sultano , e nel mentre
che questa rettificavasi, i seguaci di lui diedero mano agli stocchi
ed alle scimitarre che fino a quel puuto areano solto le vesti te
nule nascoste. Questo era il tenore di quella letlera , la quale
quanto più di brevi sensi composta , tanto più porgeva agli Sciolti
ragionevole argomento di gravi pensieri e cure.
a Chi prontamente non presta obbedienza agli ordini della cc
« celsa Porta corre pericolo della vita , poichè la taglienle
a nostra scimitarra , che tutta ha in sè la giustizia , farà la ra
« gione. Pertanto le accuse dei nostri fedeli mussulmani contro di
a voi essendo gravi e molte , voi siete decaduti dalla grazia nostra,
« poichè a chi pecca volontariamente è imposta doppia la pena.
« Ora mando a voi il nostro schiavo Piali , generale della in
« vincibile e potente armata nostra , il quale a viva voce vi farà
« palese la nostra volontà. »
Ma come se questo fosse ancor poco , Piali aggiungeva che i
Giustiniani sopra tanti tributi , erano ancora di grossa somma de .
bitori. Perciocchè si credettero li Maonesi di provvedere ai loro
bisogni, onde far cessare da sè la rovina da cui erano minac
ciati , satollando l' ingordigia dei Turchi , siccome quelli che
per oro voleano vender la pace, ed oro per via di guerra acqui
stare. Ma siccome il pubblico erario era in allora a povero stato
ridotto , inutile sarebbe riuscito ogni loro prudente consiglio , se
in quella miseria non fosse venuta in soccorso la generosità dei
cittadini , i quali non solo di buona voglia all' imposto tributo
risposero ; ma ancora le donne istesse si fecero vanto di spogliarsi
delle proprie gemme ed oro , per avere ancor esse la comune
libertà procacciata .
Tutti cotesti sforzi però a sole vane speranze riescivano , e co
me se nulla per migliorar la loro sorte avessero tentato , frutto
nessuno producevano. Riceveva il Turco e doni e ricchezze , e
quanlunque parea mostrasse pielà , e udendo le scuse dei Maonesi
fingesse esserne forte commosso , nondimeno si conlinuava a per
suaderli che duvessero acconciarsi a fare la volontà del Sultano.
- 162 -
Frattanto , nel mentre che nel Divano si prendeva deliberazio
ne di togliere ai Maonesi le proprie case, l'isola lulta ; il Bassà
Piali incalzando con forze poderose gli sprovveduti cristiani, man
dava dicendo : « Agli infedeli e perfidi poca fede si presta , e noi
« siccome coloro , cui era tutto il vostro pessimo procedere ma
« nifesto , avremmo certo secondo l' animo nostro verso di voi
« adoperato , e la vostra rovina per noslro mezzo oppresso vi
« avrebbe , se la somma clemenza di Dio , del quale noi siamo
« i ministri, non avesse i nostri consigli a più miti deliberazioni
« rivolti. Ond' è che noi vogliamo che senza spargimento di san
« gue il dominio di Scio sia a quello tra voi posto nelle mani,
« il quale come a noi fedele , così alla nostra eccelsa Porta , la
« quale Dio feliciti ed aumenti ognora più , sia creduto bene af
« felto e costante . Che se mai folle ardir vi prendesse di resi
a stere ai nostri voleri , vi annunzio che incorrerete nel nostro
« formidabile furore , e proverete a vostro danno , siccome ai ri
« belli e prevaricatori principalmente si nega il perdono. Or dun
« que voi , o signori Giustiniani, facendo parte della repubblica
« di Genova , abbiam noi ragione di temere e sospettar della vo
« stra fede , perchè è egli opportuno consiglio il fare che un
« solo tra voi tenga il governo dell' isola , il quale ci stia paga
« tore per tutti voi del tributo e della ubbidienza in Scio . .
Conosciute coteste cose , e poco o nulla giovando ai Giustiniani
il far redere siccome ciò era grande ingiustizia ed infedeltà ai
giurali trallati , e con esso inutili ancora riuscendo tutte le rimo
stranze , per essersi ben chiarili del fatto , pregarono Piali che
loro volesse trasmeltere le ordinazioni , le quali fossero state so
pra di questa cosa dal Sultano medesimo emanate. Ebbe sdegno
il Bassà di questa domanda , perchè con questa avevano aperta
mente dimostrato non essersi all' affezione di lui fidati. Ond' è che
presa risoluzione d ' invadere l' isola , ordinò che fossero presi e
condolti a bordo delle sue navi il govercatore e tulti i Giustinia
ni, e salito poscia alla torre del palazzo dove sventolava la
gloriosa insegna della Croce , per insulto prese egli primo colla
scimitarra a percuoterla , e poco andò che videsi l'albero e
la bandiera precipitare , e con essa tutta insieme la libertà di
- 103 -
Scio essere perduta ; e a dir lutto in breve e porre soll’ oc
chio alcun poco quanto la licenza , il furore , l' ingorda bra
ma dell'oro abbia potuto nei pelti di quelle barbare soldate
sche , che da ogni parte baldanzose avanzavano , basti l' aver
inteso , cosa invero mirabile e degna di essere ricordata , che
ammucchiati alla rinfusa sopra una nave ottomana gli arredi
tolti alle chiese ed al vescovo , e le preziose suppellettili ed ite
sori delle più ricche case dei Giustiniani , stando il mare in per
fettissima calma , alla vista di tutta l'isola improvvisamente scom
parvero , poichè la navemal reggendo all'insolito peso s ' affondava.
Giunse intanto la nuova della presa di Scio in Costantinopoli ,
ed il Sultano mandò subito ordine all' ammiraglio Piali che la
maggior parte dei Giustiniani seco a Costantinopoli conducesse e
lasciasse nell' isola i meno sospetti ed i meno amatori di nuove
cose. E difatti esso posto un presidio ed un governatore turco nell'
isola , volse le navi verso la capitale dell' impero , conducendo
seco prigionieri colle loro famiglie molti dei Giustiniani , tra quali
era un numero di fanciulli per il serraglio del Gran Signore de
stipati. Ma quanto grave sciagura ricevettero i Giustiniani nella
perdita di lor potenza in Oriente , altrettanto maggior frutto
di gloria immortale riportarono : imperciocchè i diciotto fanciulli
di lor famiglie in età poco più di due lustri, come furono nel
gran serraglio trasportali , così si tennero fermi nella religione
di Cristo , che anzichè violarla , della buona voglia ogai più tor
mentoso martirio sopportarono , di che il Papa Pio V n ' ebbe a
piangere per tenerezza , mentre che dinanzi al venerando conci
storo faceane commuvente ragionamento , e la genovese repubblica
facea dipingere il memorabil fatto ed esporre alla pubblica am
mirazione 1. Ma non era però ancor venuto l' ultimo giorno della
dimora dei Giustiniani nell' isola di Scio ; perchè morto il crudele
Solimano , Vincenzo Giustiniani , uno fra quelli che erano stati scac
ciati dall' isola , per mezzo di Carlo re di Francia , di cui godeva
intima amicizia , ottenne da Selimo II nuovo sultano , che fossero
liberati i miseri suoi parenti , che nella rimota Caffa da più anni
^ Mustrazione trentesimalerzu. .
- 164 -
rilegati gemevano. Ritornati questi in Costantinopoli supplicarono
vivamente il Sultano , che volesse piacergli che fosse con giustizia
ed imparzialità esaminata la causa loro , e che quando fossero
siccome innocenti riconosciuti , li volesse al loro primiero stato
restituire. E sebbene a queste cose rispondesse Selimo non tro
vare esempio in sua corte di cosiffatte restituzioni , e non volere
lui essere il primo a proporle , nulladimeno diede il carico di
quello esame al Mufti da cui uditane la sentenza in favore deiGiu
stiniani propunziala , deliberò ch ' essi dovessero ritornare in Scio
e quivi godere di nuovi privilegi , fra quali sarebbe libertà di
culto : assoluto possedimento dei loro beni ; che avrebbero avuti
quattro deputati , due di diritto greco , due di latino , e di questi
sarebbe stato uno dei Giustiniani , al cui giudizio sarebbesi delle
cause che a loro si appartenessero , presa deliberazione. Ond ' è
che si continuarono a vivere in Scio i Giustiniani in codesto stato
di vassallaggio , finchè videro sorgere l' anno 1694 che portava
seco l' estrema rovina dell' isola .
Perocchè i Veneziani ad alcune fra le potenze cattoliche con
federati più volte vennero a battaglia colle forze ottomane ,
ed altrettante rimastide vincitori , nella Morea solto la scorta del ge
nerale Zeno all' espugnazione di Scio si rivolgevano. Quinci messe
a terra le truppe , fatti ripari contru il castello dalla parte di terra ,
assediato il mare , e così chiusa ogni via per cui polesse alcun
soccorso nell'isola pervenire , la tennero in tali angustie, combat
tendola ad un tempo con armi da fuoco , che le fu forza alla fine
di venire a convenzione. Non si può narrare a parole quale fusse
l'allegrezza dei Genovesi nella speranza di scuotere il giogo otto
mano , e se non ritornare al primo splendore, essere almeno solto
la signoria di gente cristiana. Senonche fu pure di breve durata
questo contento , come quello che invece di mutar la loro sorte
e farla migliore , quello fu cui doveva conseguilare la caduta
estrema di Scio.
Era a quel tempo governatore di Scio un turco Bassà, genero
dell’ estinto sultano Acmet , il quale a cessare i rimproveri del suo
signore per essersi lasciato vincere, trovò modo a ciò nelle calunnie .
E nel vero fatto vedere alla signoria dell'impero come i cristiani
- 165 -
dell'isola avessero preso parte ed interposte preghiere presso i
nemici affinchè le: rivolgessero contro le armi, fece si che il Sulta
no , udito ciò , ne fu forte sdegnato , e nel primo impeto del suo
furore ordinò che , ritornata l' isola al suo potere , ne fossero tutti
gli abitanti passati a fil di spada ; che un' armata di cinquan
tamila uomini si radupasse a Cime sulla costa dell'Asia Minore ,
rimpetto e non mollo lontana da Scio ; e che una flotta di venti
grosse sultane e varii brigantini facesse vela e muovesse all' as
sedio dell' isola .
Mezzomorto ( tale era il nome dell'ammiraglio turco ) com
parve pertanto dopo breve tempo in veduta di Scio , e nei primi
giorni del mese di febbraio del successivo apdo 1695 venne
parecchie volte alle mani coi Veneti senza che per alcuna delle
parti si fosse la vittoria dichiarata . Ma dovea pore alla fine
il Turco , si per la quantità degli uomini, che per il maggior
numero delle navi trionfare; perchè ritiratisi i Veneziani nel
porto , fra di loro ebbero consiglio , e deliberarono essere per
essi migliore il lasciar quell'impresa , ed al tempo medesimo
mossi da pietà verso quegl' infelici , che per loro colpa erano
venuti a tanta miseria , gli fecero sapere siccome avevano
ad essi piaciuto , a farsi loro compagni. A questa nuova non è a
dire se somma confusione e timore si sia sparso per ogni
luogo dell' isola. Due erano le vie da doversi seguire , l'una o di
rimanere e cadere in ischiavitù del Turco ; o di partire l' altra ,
e andare incontro all'estrema miseria . Quindi un avvicendarsi
di dolore , di timore , di morte, di povertà ; quinci un andar va
gando qua e là per le vie senza consiglio , senza speranza : e chi
sa mai che avrebbe consigliato a que' nostri patrizii l' amor della
gloria , se non fosse stata la cura de' figli, e dell' onestà delle
loro famiglie che li avesse fatti risolvere a lasciare quelle terre e
quei lidi, ed a mettersi in mare sopra venete navi?
Abbandonata pertauto l' isola dai Genovesi e dai Veneziani,
mandarono greci ambasciatori all' ammiraglio , facendogli sapere
la volontaria loro partenza. La flolla turca si avvicinò allora alla
città ; furon messe a terra le truppe , occupato il castello , imposti
- 166 -
gravi tributi , i beni dei fuggiaschi confiscati , messi in catene i
sospetti di contrario partito , privati i Giustiniani dei loro privile
gii, le Chiese fatte moschee , interdetto ai cattolici il culto divino ,
l'impero ollomano vi risorse. Perlocchè quell' isola un giorno si
ricca e florida , sede tranquilla e sicura della religione di Cristo ,
divenne nido ai settarji di Maometto , e si giacque per sempre in
sedo della squallidezza e della miseria ,
Ed ora giunto al termine della prefissa narrazione , acceonate
le varie vicende dell' impero grēco e latino , e la venuta degli ot
tomani per riguardo alla Grecia ; fatto vedere come la genovese
repubblica ottepesse e conservasse il dominio del regno di Cipro ,
ed all'illustre famiglia de ' Giustiniani toccassero le isole di Scio ,
di Saino, di Nicaria ; ai fratelli Cattaneo ambe le Focidi ;alli Zac
caria -Cattaneo il Negroponte e una parte dell' Elide ed altre fertili
terre nel principato di Acaja ; ai Gattilusio Metelino : mostrato
come Candia cedesse alle liguri spade ; fosse distrutta la Canea ;
sottomessa per ben due volte l'importante Tenedo ; soggiogate
Andro, Nasso , Tarso , Sciro ; e come infine decadessero i Geno
vesi da lanta prosperità : pare che debbaosi confortare gli animi
dolenti della perduta grandezza colla dolce idea che se più non è
in essere la primiera potenza ; l'onore però sempre rimane di
essere stati gloriosi , perchè la memoria delle grandi azioni non
si pone giammai in dimenticanza; tanto più se di un' illustre città
serbisi intalto e fiorente il valore e l' industria . A questo infalti
attesero sempre i Genovesi, i quali procurarono che noi loro ne
poti nei monumenti che ci hanno lasciati potessimo conoscere quali
sieno essi stati una volta , quanto grande il loro affetto per la
patria , e quanto magnanime le cose che per essa operarono. Per
la qual cosa falli gli uomini accorti sulla condizione propria , istruiti
dalle vicende degli andati tempi possano ancora procurare che si
bella gloria non si deturpi, e rinvenire la propria felicità nell'amore
e nella concordia universale.
FINE DEL LIBRO QUANTO ED ULTIMO,
NOTIZIE STORICHE
DI ILLUSTRAZIONE
ILLUSTRAZIONE PRIMA.
Genova sorta alle falde di sterili montagne sulle rive d ’un seno
va seno
remoto del Mediterraneo , cinta da nudi scogli all' intorno ,dovelle
a lungo lagnarsi della palura , che appena appena provvedeva ai
bisogni d ' una vita pastorale : pochi frutti e pochi pesci forma
vano la ricchezza de' suoi primieri abitanti. Ma, sebbene la na
tura imponga talvolta alla volontà dei mortali , sta nondimeno
anche al dominio dello spirito umano obbligata e soggetta , per
ciocchè sdegnose quelle genti di cosi ingrata aridità , si stu
diarono con ogni modo di fatica e d' industria di provocarla ,
cercando nelle viscere della terra e nello spazio dei mari quei
prodotti , quei tesori e quella fama che lor dovevano un giorno
meritare una grandezza senza pari ed un' eterna universale ono
ranza . Nè quindi è strano che i Liguri , giusta il parere di
Cicerone , di Strabone e d ' altri, prima che un più agiato ed at
tivo governo delle agresti cose e del commercio fra lor fosse in
sliluito , avessero rivolti e sforzi e cure alla caccia , all' agricoltura
ed alla pesca , e le medesime donne non isdegnassero a quei
tempi la vanga , per cui la terra joaffiata dai sudori di fronte
femminile più benigna e più cortese si dimostrasse. Oltre i diversi
prodotti necessarii alla vita di cui erasi reso fecondo il ligure
suolo , favorivano per acconcia maniera il nascente commercio i
grossissimi fusti d ' albero, che nelle circostanti foresle frondeggia
- 170 –
vano numerosissimi 1; ed asserisce il Borzino a che posli quei rozzi
tronchi fra le mani industriose dei Genovesi, furono cambiati in
opera di vario genere , siccome tavole e vasi, le quali cose con
pecore, pelli d' animali , miele , olio e vino in sul mercato ba
rattati, diedero il cominciamenlo al traffico. Quindi a tal segno
l' industria e l' ardire andarono innanzi presso il popolo genovese ,
che ai tempi di Diodoro con ipaudito coraggio provocando le pro
celle dei mari della Sardegna e della Libia , esercitava in quei
Juoghi la mercatura 3, e prima che i Romani usciti fossero dai
loro fossi , avea desso portato il commercio non tanto nella Grecia ,
quanto nelle ricche e floride regioni dell’Asia . Diventati cosi i Ge
novesi per necessità degozianti e navigatori, volsero la mente a
perfezionarsi coll' ardire e coll' ingegno in queste due arti colanto
per la vita sociale necessarie e lucrose. L ' industria li ammaestrò
nella prima , il coraggio nella seconda, e sì nell' una che nell' al
tra li favorì la fortuna ; che se a ciò si aggiunge la prudente eco
nomia per essi usata pel lusso e nel vivere , la quale fu sempre
di opportuno stimolo alla fatica ed allo studio , si farà chiaro
come grandi ricchezze di generosi cittadini si siano trovate all'uopo
di ornare con monumenti la patria , di armare numerose e formi.
dabili flotte , di conquistare paesi , di che fu Genova , già per
molte parti del mondo ammirata e temuta , celebrata pel suo com
mercio e per le sue ricchezze , vantata per la sicurezza ed am
piezza del suo porto " , e per l' opporluuità del sito eccitò l' invidia
* STRABONE .
• Opera m . s. nella biblioteca della città .
a Mercaluram exercent ligures naviganles per Sardonicum Libycumque
pelagum sponte de gravibus periculis objectantes. Diad., lib . VI.
Stimo esser pregio dell' opera il riferire i due seguenti estratti del
Roccatagliata , ne' quali si hanno preziose notizie intorno al porto , al molo
di Genova ed alla torre della Darsina assai antichi. Queste nozioni tro
1312. Nella torre della Darsina rovinata l' anno 1979 era una pietra
di marmo con parole di questo tenore :
M . C . C , C . XII. Regnante D . Enrico Romanorum Imperatore semper
Augusto Dominicus Silvalicus el Joannes Merellus operarii porlus et moduli
- 171 -
ed il rispetto delle straniere nazioni: laonde quantunque i Ro
mani avessero conosciuto quanto di forza e di lustro sarebbe stato
l’averla soggetta ; pure sagacemente apprezzando il valore e l'in
dustria de' suoi abitatori, si accontentarono della alleanza di lei.
Or questa fe' sì, che dopo essere stata da Magone distrulta ,
vollero essi che dentro il giro di due anni fosse riedificata .
Sembra nondimeno che la sofferta disavventura al commercio di
lei funesta addivenisse; essendo che, rovinata e sconvolta ogoi
cosa , più non avendo sicurezza nè di porto nè di magazzini ,
erasi tulto il mercato rivolto alla vicina Luni, la quale ai Davi
ganti un porto ampio e sicuro avea dalla nalura preparato . Che se
vorrem far ragione del prospero traffico in Vado , dove i Romani
avevano , siccome in luogo di maggior sicurtà , i loro magazzini
di negozio stabiliti , Genova allora vedrassi posta quasi in centro
inopportuno e dannoso , da dove non poteva far allontanare da se
la rovina di cui era minacciata .
Ben dolse a Roma la cessazione del genovese commercio , e
tutla si volse a rifiorirlo ; perchè Marco Emilio Scauro decretava
la strada Emilia che da Pisa a Luni, e da questa a Genova , e
proseguendo ionanzi, a Savona ed a Vado continuava ?. Per ciò più
facile essendo l' accesso ed il transito delle mercatanzie per la
città , partecipasse , siccome emporio della Liguria , di tutti i var
taggi di un florido traffico. Risorti bentosto i Genovesi per tale
opera alla primiera prosperità , eransi falti formidabili e temuti
in mare , navigando e traſlicando dovunque , e sotto il regno di
Augusto , epoca in cui nuovamente fioriva il loro mercato , veni
fecerunt fieri juxta locum istum cantum profundum palmis XIIIIturrim , que
fuit per girum canne 173 Jacopo Merino existente consiliario dictis operis.
Lo stesso Annalista soggiunge poscia :
1323. Nella torre rovinata alla Darsina 1179 oltre la pietra dell'anno
1312 , ve n 'era un ' altra del presente in cui era scritto :
M . C . C. C . XXIII die prima junii hoc opus fecit fieri D . Pricival
Marabolus, et D . Andalo de Gelasio Salvatores porlus et moduli .
1 STRABONE , lib. V .
Omnem oram maris peragrabant. Livio , lib . XXXIV .
-- 172 –
vano ad essi i mercatanti Albinganesi , Ventimigliesi e Sabatini, e
tulli i Liguri circostanti ?.
Quanlunque nelle opere dei Greci e dei Latini venerabili per
autorità e per scienze, sia non solo dimostrata la ragion mercan
lile e civile di Genova ; ma molto più provata la sua politica li
bertà : pure opinarono talnni che pei sofferti disagi , per la distru
zione avvenuta sotto Magone , per la dispersione degli abitanli ,
per la somma opportunilà del luogo abbia il proconsole teplalo
ridurla in colonia romana. Ma questi s'ingannarono di gran lunga ,
poichè tutto ciò che la libertà d' un paese a costituir si richiede
tutto era allor proprio del governo di Genova , al quale , indipen
deple da qualunque straniero dominio , appartenevano rappresen
tanza di magistrati , arbitrio di carceri, deposito di pubbliche en
trate , preeminenza sui popoli vicini 2. Il più antico monumento
che valga a ricordare alla posterità la sua onorevole confedera
zione coll'impero romano, è la tavola di bronzo nel 1506 in Iso
secco val di Polcevera disotterrata. In essa Q . e M . Minucii
Rufi di Q ., giurisperiti romani, da' Genovesi richiesti danno sen
tenza sopra contese di confini tra i Veiturii , Langensi e Genoati
insorte . Nè fuor del proposito è siffatta mia sollecitudine in toc
cando lievemente sul maneggio degli affari politici, dovendosi un
nuovo e perenne fonte di potenza e di floridezza rinvenire nella
libertà del governo. Infatti per le lunghe e disastrose vicissitudini
sibbene che per alcun tempo il fervore si rallentasse nel com
mercio e nella navigazione; ma sola valse da sè l' indipendenza a
preservarla dalla fatale rovina in cui tutte furono ravvolte , per
non risorger piú mai, le terre italiane. Imperciocchè le invasioni
dei Goti e dei Longobardi, che tante traccie di sanguinosa bar
barie impressero per ogoi dove , a Genova non nocquero , mira
? Giustiniani, lib . 1 , Annali di Genova.
2 Discorso sopra un antico monumento trovato nella Polcevera ecc.
dello dall' accademico March. Girolamo Serra all' Istituto Ligure nell' adu
nanza del 31 dicembre 1806 .
- 175 -
bilmente campandone perchè assicurata nella sua libertà , e mentre
Italia d ' un sol lamenlo gemeva, essa maggiore in dovizie , e più
forte in armi diveniva 1 : essendochè da Roma , da Milano , da
Napoli e da molte altre terre e ciltà venendo in gran numero
antiche e ricche famiglie perseguitate , in Genova siccome in città
libera ricoverayansi, e la loro dimora vi stabilivano.
ILLUSTRAZIONE SECONDA .
Gelosa a maggior diritto , e più che mai iolenta a mantenersi in
libertà , quantunque il dominio degl' imperatori in Italia sopravve
nisse; non si lasciava Genova essere in balia del governo principesco:
che anzi questo a lei valse la confederazione e l' amicizia dell' im
pero : poichè e Carlo Magno e Pipino ebbero a caro di proteggerla
e di conservarla , in sommo conto tenendo i vantaggi che lor ne sa
rebber torpati per la sicurezza dei mari ; per ciò è che singolari e
copiosi privilegii la resero immune dalla sommessione, non meno che
dagli annuali tributi , a cui tutte le altre città d ' Italia andavano
indistintamente soggette . Il primo documento che l' indipendenza
di lei dall' impero ci faccia manifesto , è la conferma dei privilegii
da Berengario II e da Adalberto suo figlio re d' Italia nel 958
concessa. Fu giusta la consuetudine che quei sovrani corroborarono
e confermarono ai cittadini di Genova i dirilti , le possessioni e
tutte quelle cose che nominare si possono , e ch ' erano in loro di
ritto 2 . Nel 972 l' imperatore Ottone I ritirossi in Germania , e per
conservare l' Italia nell' antica devozione dell' impero , libera ne
dichiarava ogni città , col diritto di eleggere i proprii magistrati ,
obbligali però aila soddisfazione dei tributi da Carlo Magoo insti
tuiti 3. Ma Genova non ebbe a valersi di queste concessioni; poi
1 Ex adventu Longobardorum in Italiam Genua crevit, ACCINELLI , anno
586 , et Murat., t. X , Ital.Med . Evo.
· CAFFARO, fasc . II , p . 181, ediz. di Genova.
3 SIGONIO .
- 174 -
chè fin dai tempi di Carlo e di Pipino era da proprii magistrati
governata e retta , e per liberi partili i suoi consoli creava 1.
Succeduto Ottone II all' impero , riconfermò gli anteriori decreti 2
che vennero poscia dall' imperalore Enrico di bel nuovo ratifi
cati 3.
La comparsa dei Saracini aveva fatto temere di un eccidio funesto
alla cillà ; ma ristorata e fatta più bella alla fine del secolo , sentissi
a giuoco di opporre a qualunque nemico un popolo guerriero ed
industrioso, spinto a magpanime imprese dal più ardente amore di
patria e d ' indipendenza. Correva il 1070 allorquando i Genovesi
per l'acquisto della Corsica a lottar cominciarono contro i Pisani.
Queste guerre accanite e sanguinose che trassero origine da diritti
di precedenza , coll'umiliazione di quei Toscani toccarono il fine :
se non che eglino che a quell'epoca nel commercio del Levante
fiorivano , con armate formidabili e soldati agguerriti le fomentavano,
e le allrui spedizioni impedivano : laonde dovettero i Genovesi ar
mare numerose flotte non tanto per la difesa delle terre , quanto
per la sicurezza e per la guarentigia del loro commercio . Conqui
stata la Corsica , aggiunsero ben tosto la Sardegna al loro dominio ,
e nel 1164 ne fecero dall' imperator Federico incoronare re Ba
risone e s' impadronivano di Minorca sopra i Saracini.Ma nell'as
sicurarsi ch' essi facevano di quei possedimenti , i Pisani si procac
ciavano la grazia dell'imperatore a danno della Liguria , e tanto iosi
co , il quale a caso non era certamente disceso a visitare l' Italia , e
che fra sè stesso andava macchinando di riconquistarla , nel far
vista di giustizia verso di Genova nelle differenze con Pisa , avea
molto più atteso a proprii interessi che a quelli della sua confe
derala , essendochè , se pretendendo al dominio diGenova , più ne
aumentava il territorio , più grande era l'acquisto per l' imperio
di lui. Venulo quindi nel 1176 in Genova , annunziò come egli in
i FOGLIETTA .
· ROCCATAGLIATA , Annali M . S .
3 FOGLIETTA .
- 178 -
tendesse aver diritto sullo stato , e come essa fusse tenuta al pa
gamenlo delle decime , ponendo in non cale i privilegii e le con
cessioni de' suoi predecessori.
Or qui sarà facile il supporre quale commozione destasse nella
città un tale procedimento , il quale a poco meno tendeva che al
distruggere l' indipendenza di lei, e con essa ogni ben essere ed
ogni prosperità nazionale. Per la qual cosa, vista l'urgenza e l' im
portanza della bisogna , furono inviati ambasciatori all' imperatore
Federico , i quali sostenendo i diritti della Repubblica , l' incon
gruenza e l' ingiustizia delle pretese di lui rappresentando , espo
sero lo stato della patria dicendo : « Essere cosa ingiusta e inde
goa di un imperatore, che Genova venga tenuta al pagamento dei
tribuli e posta a comunanza colle altre città d ' Italia : possedere
queste fertili terreni, rendite lucrose : non aver ella che una costa
di terra sterile e stretta , la quale appena porge , e non sempre ,
il necessario alla vita : non aver mai per questo pagato all' impero
alcuna somma: reggersi solo e vivere pel suo commercio ed indi
pendenza , e lo imporre a lei nuove tasse essere lo stesso che volere
avvilita ed estinta l' industria de' suoi abitanti : che tributo già
assai gravoso erano i diritti a cui andavano soggetti in tutli quei
luoghi ne' quali trafficavano : avesse l' imperatore riguardo ai
grandi servizii resi all'impero coll' espulsione dei pirati, e che
infine se la navigazione del Mediterraneo era allora fatta sicura
e libera doveasi unicamente alle flotte loro. » L ' imperatore venne
in seguilo di ciò a traltato coi Genovesi e li lasciò indipendenti.
ILLUSTRAZIONE TERZA E QUARTA .
Soliralla agli artigli dell'aquila imperiale , die mano ad estendere
il suo dominio lungo le riviere della Liguria e al di là dei gio
ghi. Albenga, Noli , Ventimiglia , Portomaurizio , Savona ed altre,
non tardarono ad inchinarla signora e sovrana, altra ridottavi colle
armi, altra di spontaneo valore , altra per vendita o cessione dei
-- 176 –
propii capi " , e cosi innanzi proseguendo lungo le coste francesi
acquistò dal fiume Varo lin oltre Arles ov'ebbe nobilissimi paesi
nella Provenza , Nizza 2 , Mompellieri, Monaco , e libero traffico
pelle terre al duca di Naibona soggelli , non che in quelle di Ugone
i Conventiones inter Rempublicam Ianue , et Saonenses anno 1181.
In nomine Domini Amen . Nos populos Saonensis ab hac die in an
tea faciemus ostem et calvalcatam et colleclas secundum posse nostrum per
omnes maritimas partes in ordinatione consulum communis Tanue qui pro
tempore fuerint, sicut lanue ea fecerint. Deveta que consules communis lanue
fecerint et nos faciemus et tenebimus ea firma sicut nobis mandaverint.....
Lignum exinde de Saona non ibit in pelagus ullra Sardineam , aul Bar
chinoniam , nisi prius iverit in portum Janue, et ex eo porlu non exhibit ,
nisi cum majori parte hominum Janue qui in ligno illo causa negotiandi
ire debeant et in eodem portu ad discarricandum redibit . . . . . ec . Iuravit
Ionathas consul Saone in presentia consulum de communi ec.
Dal libro Iurium , pag. 41.
Conventiones inite de anno 1179 inter Republicam Ianue et Albinga
nenses .
Ab hac die in anlea . Nos populos Albinganensis faciemus ostem et
cavalcatam secundum nostrum posse per omnes maritimas partes in ordi
natione consulum communis lanue qui sunt et pro tempore Janue fuerint
et infra terram pro succursu faciendo alicui castrorum vel terrarum quas
habent Januenses vel decetero habebunt. .. . . Lignum Albingane ex inde in
pelagus non navigaverit, quando marinarii et omnes euntes in ipso et pe
cunia etiam primo expedianlur in ordinatione consulum communis Tanue ,
el collam solvent eis , vel eorum nuntiis secundum quod a civibus suis ipsi
consules in simili viagio acceperint hoc dicimus exceplis lignis , que pro
sale iverint .... elc. Hanc totam conventionem jurabunt consules et sera
ginta de melioribus Albingane ..... et de quatuor in quatuor annis renova
bunt juramentum ec. ec . »
Dal libro lurium , pag. 41 .
Gli uomini della Lengueglia ribelli, prostrati a piedi dei consoli stetlero
all' ordinazione. Caffaro , idem 1182. « Ecce homines Vinguilie lanuam
venerunt el mandato consulum sleterunt et jurandum fidelitatem Communi
Janue Castrum , et lolam terram consulibus reddiderunt. »
? || Giustiniani sollo l' anno 1228 nola . « La Comunità acquistò Diano ,
il Portomaurizio , il Castellaro , Tabia , la villa di S. Giorgio e di Dolcedo
da Odone e da Bonifacio marchesi di Clavesana con pensione di lire 250
annue . »
- 177 -
duca di Borgogna 1, col quale nel 1190 fecero contralto ; e nella
Gallia Narbonese fu in antichissima e stretta amicizia coi si
gnoridi Antipoli (Antibo) donde nel 1138 ne convennero i palli 2.
Marsiglia si rese alcun tempo solto l' autorità di Genova ; ma
siccome ciltà marittima e coltivatrice della mercatura , mal reg
gendo alla soggezione di lei ne scosse il dominio stipulandosi
concordemente dalle parti vantaggiosi trattati. Nel 1229 pertanto
i comuni di Genova e di Marsiglia convennero insieme per una
mulua alleanza offensiva e difensiva sì nelle sostanze che nelle
persone , obbligandosi a tener diritto sulle reciproche querele per
l' amministrazione della giustizia e delle liti circa il commercio.
I marsigliesi per servir maggiormente alla quiete ed agli interessi
degli alleati promisero di non ricevere nè flotte nemiche , ne
corsali con prede genovesi , o bastimenti che alla Liguria appar
tenessero , ai quali avrebbero anzi vietato lo sbarcare e lo ven
dere le mercanzie nel porto di Marsiglia 3. Al solo litorale della
Francia non si ristrinsero i privilegi dei Genovesi , chè nell' in
terno del regno ne ottennero degli utili ed onorifici , sempre mai
memorabile essendo quello con cui da Filippo de Valois a Grimaldi
ed a D ' Oria si prometteva per lo spazio di due anni di traspor
tare fuori del regno le mercanzie , riserbandone a' Genovesi l’ es
clusivo commercio lungo le coste del Mediterraneo con espresso
divieto per ogni altro trallicante straniero " .
Tanta era la riputazione in che erano i Genovesi tenuti dallo
slesso de Valois , che esortato ad intraprendere una crociata in
Terra Santa , così rispose : Tra tutte le nazioni che primeggiano
nel navigare e nel combattere sì per valore che per sperienza , è
la Genovese e la Catalana ; ma siccome per disavventura sono ora
Indice dei libri Iurium M . S. , lib . I , n .º 81 , pag. 88.
· P . SEMNI, Opera inedila sul commercio dei Genovesi negli scali del
Levante .
3 Lib . Turium , anno 1229.
* DEPPING , « llistoire du commerce entre le Levant et l' Europe , vol.
II , pag. 198. . 12
- 178 -
in guerra , ed ogni altro popolo marittimo saria di niun effetto ,
cosi d ' uopo è prima che si metla in tra di essi una ferma con
cordia 1. Infatti , come assevera il Lediard 2 , Filippo de Valois
in tutte le sue imprese navali si servì sempre di Genovesi e di
Spagnuoli. I capitani però e gli uffiziali appartenevano la mag
gior parte alla prima nazione 3. Inoltrandosi poi nel Brabante Gio
vanni duca di Lotaringia accolse nel 1315 sotto la protezione e
custodia sua i Genovesi col difenderli e compensarli di qualsivo
glia molestia e danno , loro concedendo traffico e transito libero
nelle sue terre , oltre vantaggiose franchigie il commercio ed il
foro riguardanti ".
ILLUSTRAZIONE QUINTA.
Quanto eroicamente e con quaimezzila corrispondenza coi Sara
ceni e coi principi della Spagna a proprio utile iGenovesi si procu
rassero , è fatto palese abbastanza dalle liguri istorie . I mori di
Africa e di Spagna in mar ricomparsi , con formidabili flotte im
punemente la navigazione del Mediterraneo infestavano , quello di
occidente impedivano e con sommo danno del commercio delle
isole Baleari interamente s ' impadronirono 5. Per un tanto impe
dimento che al libero esercizio della ligure mercatura si frappo
neva , la nazion Genovese seguendo sua nobil' ira mise in opera
tutto lo studio e potere a distruggere e discacciar quegli ostinati
nemici della fortuna e della bandiera genovese. Fu quiodi delibe
rato che una flotta di sessantalre galere e centosessantre basti
· Ann . di Aragona in Capmany , vol. I.
· Sloria navale dell' Inghilterra , vol. I.
3 « Se servio en todos sus empresas des naves Genovesas y Espagno
« las pero los capitanos y officialidad eran casi todos de la primiera
« nacion . »
• Indice M . S . dei libri Iurium , lib . I. n .º 84 , pag. 95.
• CAFFARO.
- 179 -
menti da trasporto e da carico portasse la guerra nel seno della
Spagna , e facendo tremare la baldanza saracinesca , rintanasse
quei barbari popoli nel fondo delle loro città . Quindi le Baleari
non tardavano ad essere sgombrate dagli infedeli , ed Almeria
vide altonita e tremante dalle alte sue torri distrutto il fiore
delle forze de ' suoi: ventimila mori perdettero in quella pugna la
vita , e la città si arrese alla clemenza dell' armata vincitrice. A
questa sola impresa non seppe già arrestarsi il genovese valore,
poichè stretta parimente di forte assedio la città di Tortosa nella
Catalogna , i doppi baluardi di lei dovettero crollare all' urto delle
armi cristiane. Genova fu quindi signora della città d ' Almeria nel
regno di Granata 1 , di Tortosa nella Catalogna , oltre l' isola di
S . Lorenzo ; lutte nuove sorgenti di ricchezza e di potenza. A
lungo duravano ancora le lotte fra i Genovesi ed i Mauri, ma occu
pati i primi nel conservare l' immenso traffico nel mar Nero , nol
vollero aver trascurato , siccome quello che era per loro non meno
vantaggioso che onorevole. Mutaron perciò la politica, e dove pri
ma i popoli della Spagna colle armi perseguitavano , ora procu
ravano di acquistarsi e mantenersi nelle loro alleanze. Infatti molti
ed onorifici furono i privilegii lori concessi dai re di Minorca , di
Aragona , di Castiglia , di Granata , i quali abbastanza e dei van
taggi e della estimazione in cui erano ci fanno non dubbia testi
monianza .
ILLUSTRAZIONE SESTA.
I Catalani benchè nemici 2 ed imitatori ad un tempo dell' in
dustria nel commercio e dell' ardire dei Genovesi, e i quali fin dal
i Il contratto stipulato per la conquista d' Almeria leggesi nel CAFFARO
a pag. 93 , del fas. XI, ediz. di Genova , e la ratifica a pag. 97.
· 11 CAPMANY così parla dell' inimicizia tra Genovesi e Calalani, a na
« turales eternos enemigos de su comercio y prosperidad ; cuyo odio se
hiso universal , non solo en las familias sino tambien en las generacio
« nes , vol. I. »
- 180 -
secolo XI eran tenuti siccome potenza marittima di prim ' ordine ,
fecero con loro alleanza ed amicizia. La contea di Barcellona in
corporala agli stati del re di Aragona 1 fioriva per l' estero com
mercio , ed i Genovesi una straordinaria quantità di mercerie
uscite dalle loro fabbriche vi trasferivano , nel mentre che trattati
solenni la reciproca corrispondenza tra l' una e l' altra città cu
stodivano. Nel 1167 Ildefonso re di Aragona avea con suo diplo
ma promesso di custodire e salvare i Genovesi nelle sue terre
ed in tutte quelle che coll' andar del tempo gli fosse fatto
di conquistare sopra i mori. Loro accordò d 'andare esenti e li
beri dalie imposizioni del ribalico , del leda e dell' upeltico pro
mellendo,di escludere i pisani dal commercio di Tortosa fino a
Nicia . Concessioni siffatte furono dai consoli Genovesi accet
late , i quali diedero fede di prestare al re di Aragona soccorso
d 'ogni sorta nell' imprendere nuove conquiste 2. A questi s' ag .
giunsero poscia novelli privilegii , e nel 1230 Giacomo re di Ara
gona diede loro una piazza nella città di Majorca per fabbri
carvi un tempio al loro culto , confermando tulle le conces
sioni, doni, immunità da Raimondo suo proavo , dall' avo suo ,
e da suo padre ad essi concesse , dichiarandoli esenti da ogni
pedaggio , e col munirli della ragione del consolalo e di corle
Con lulto ciò le gare e la naturale animosità mai non ebbero tre
gua fra di loro ; anzi crebbero ad alto grado nel secolo XIV ,
in cui e Genovesi e Catalani mercanleggiavano nelle Fiandre , in
Inghilterra , nella Provenza , negli scali del Levante , in una
parola , dovunque 4. Il Calcondila 5 e Giovanni Stella 6 sono dalla
forza dei fatli ridolli ad osservare , che questi odii implacabili
i Idem , « Memorias historicas sobre la marina , comercio y artes de
« la antigua ciudad de Barcellona , tom . 1.
9 Lib . Iwium , anno 1167 .
9 Indice dei libri Jurium lib . I, n .º 32 , pag. 90 .
• CAPMANY , tom . 1.
• Anali di Genova , presso il MURATORI, tom . XVII .
- 181 - -
e perpetui valsero molto sangue e molte vittime ; e lo stesso
Foglietta nel paragonare la navigaziane ed il commercio dei
Catalani a quello dei Genovesi , ebbe a dire , che siffatte riva
lità dovevano col tempo produrre una rotlura : infatti guerre
sanguinose ne furono il deplorabile effetlo . Se non che conosciuta
alla fine la necessità di ristabilire le proprie forze , e nato il de
siderio di restiluire il commercio alla propria floridezza , gli spi- .
riti incliparono all' amistà , e nel 1356 fu concesso a tutti i
Genovesi salvo condotto nel porto di Barcellona e libero traſlico ,
la quale buona intelligenza fu rionovata nel 1386 , in cui Be
ranguer de Obella per parte del re di Aragona, e Luchino Esca
ramupo per parte del doge stipularono un trattato di pace con
varj articoli concernente il commercio e la navigazione. Il re
lo ratificò poscia in Barcellona ai 2 di novembre dell' anno me
desimo 1.
ILLUSTRAZIONE SETTIMA.
Ne la Castiglia fu certamente inferiore alle altre provincie
della Spagna per la frequenza del traffico ; perciocchè i Mauri
l' avevano resa foridissima, e passata dappoi nel dominio dei
principi cristiani s' innalzò a più alto grado di prosperità , che
crebbe a maggior perfezione sotto l' impero di Ferdinando. Que
sto principe , per meglio rassicurarsi nel possesso del nuovo
regno , ai negozianti ed agli stessi marinari immense distin
zioni e concessioni accordava , e puossi liberamente accertare che
i Genovesi sopra tutte le altre nazioni furono i privilegiati , per
chè acquistarono in quella cillà il diritto di avervi chiesa , ba
gno , forno , fondaco , di vendervi le loro merci , senza essere
soggetti ad imposizioni , di avervi consoli della propria nazione
ec . ec. ; le quali concessioni loro accordate nel 1251 dal re Fer
· CAPMANY, tom . I.
- 182 –
dipando 1, furono confermate nel 1261, restato però il dovere
del pagamento di alcuni diritti 2 sulle esportazioni e sulle pro
venienze dalle terre del re di Gravata , da Xerel e da Murcia : lor
si promise di più che in lutte quelle terre e paesi che col tempo
si acquistassero goderebbero di tutti quei vantaggi di cui profit
tavano allora nella Castiglia e nella città Hispalense ( Siviglia ) .
Queste conferme furono ratificate con grande solennità , ed il re
Alfonso così terminò il suo diploma 3. « Chiunque non osserverà
il presente , incorrerà nell' ira di Dio e mia , e dovrà in pena
sborsare mille marabottini d ' oro, »
ILLUSTRAZIONE OTTAVA .
Un regno prossimo all' Aragona ed alla Castiglia , degno di me
moria per le grandi vittorie riportate sui Mori dai difensoridella
religione di Cristo , ricco di tesori per una meravigliosa prospe
rità di commercio , potente nelle armi pel coraggio e l' ardire
de' suoi abitatori, era di ragione che fosse l' alleato dei Genovesi.
Il regno di Granata al dominio dei Saraceni soggetto , e stimatis
simo per li capi preziosi di mercatanzie, come marocchini , zuc
chero , sete , ecc. , che vi si traſficavano , era frequentatissimo dai
mercadanti italiani , i quali da ogni parte vi si portavano con ca
richi di stoffe , carte , spezierie , drapperie ecc. ecc. Il porto
d ' Almeria era quello che dava accesso in quel regno , ed un
numero infinito di navi d ' ogni nazione trasportava gli eccel-.
lenti cotoni che uscivano dalle fabbriche saracinesche , nelle
quali v' ha chi pretese che l' arte dello tessere talmente perfe
· Depping , vol. I.
· Il re Alfonso riserbò per sè il cinque per cento maraboltini su tutte
le merci che si fossero vendute o portate fuori del regno : il due per cento
sulla moneta che i Genovesi si ritirassero seco loro , benchè di loro spet
tanza , e un denaro d ' argento , detto de Sibilla , per ogni giarra d ' olio ec.
3 Lib . Iurium ; anno 1261.
- 183 -
zionata si fusse , che i tappeti della Spagoa pareggiassero quei
della Persia e del Levante. Il commercio di Genova dopo di aver
colle armi destata nella mente di quei popoli un ' alta idea della
sua potenza si in mare che per terra , l' affezione e la confidenza
dei loro re si procacciò , e col fornirli in ripetute volte di soccorsi
e di protezioni ne acquistò alleanza ed amicizia : perlocchè con
grao sicurezza per quei mari i liguri navigando , e nelle terre dei
saraceni trafficando meravigliosamente prosperavano nel commer
cio , e nel seno della patria spargevano a piene mani ricchezze ed
onori. Da una convenzione tra il re di Granala ed il comune di
Genova stipulata nel 1979 arguire facilmente si polria quale li
bertà , quale confidenza stata sia fra di loro . In quell'anno adun
que Lemour Boabdile Macometo , e il figlio di luiMacomelo Abensar
re di Grapata signore dei Saraceni Yspan trattarono di pace cogli
ambasciatori Samuele Spinola e Bonifacio Embriaco , e promisero di
difendere i Genovesi e loro alleati in tutto il loro regno per terra
e per mare , nelle terre di Garbo , Barbaria , Spagna , isole e por
ti , ed in quelle che in avvenir conquistasse : che qualunque
naye genovese che baltuta dalla procella in pericolo si trovasse
di naufragare , sarebbe da loro fatta soccorrere e restituir poscia
alla nazione : che i loro consoli aprebbero diritto di risiedere
nelle città del suo regno per trattare le liti che fra di loro in
sorgessero , dovendo punire i loro conciltadini che contro li sara
ceni alcun fallo o delitto avessero commesso , colla promessa di
castigare i suoi che in qualsivoglia modo ai genovesi avessero no
ciuto o falto insulti : che liberi nell' esercizio del loro culto ,
avrebbero avuto una chiesa , un forno , un bagno e magazzini ai
traffichi loro necessarii : che sarebbe stato in lor mano di eleg
gersi uno scrivano della dogana per autenticare la compra e
la vendita di quelle mercanzie che non fossero soggetle ad
imposizioni; che sull' oro , sull' argenlo , sulle pietre preziose
per uso di essi sarebbero tenuti a pagare tre bisapzii per cento :
esenti da qualunque dazio sul grano , orzo , farina , fave , casta
gne cd allre vetlovaglie , non che sulle merci che saranno es.
poste alla pubblica vendita : che a loro piacere imbarcare e sbar
- 184 -
care potrebbero mercanzie , e farle anche , non presenti gli assi
slenti della dogana , imbarcare : che avrebbero avuti i loro pro
prii gabellieri per i cuoi , pelli d 'agnello , conigli e selvaggiume ,
coll' obbligo di dare ai Saraceni due pelli per ogni cento : che
non sarebbero obbligati a pagare diritto alcuno se non quando
vendessero in denari sonanti : si obbligava infine quel re di non
far nuove leggi , nè istituir consucludini in danno dei Genovesi ,
a non far loro pagare gabelle sulla stoppa , pece , legnami, ancore
ed altre cose ad uso della pavigazione necessarie 1. »
Ora con siffatte prerogative chi dubiterebbe che il commercio
in quei paesi, in quei mari tutto non fosse nelle mani dei Genovesi ?
ILLUSTRAZIONE NONA .
. L ' isola di Majorca fu conquistata nel 1115 da Genovesi , ma
pochi anni dopo dovettero abbandonarla . Nel 1230 la soggioga
rono in favore del re di Aragona , e nel 1233 Giacomo re di
Aragona accordò a Oberto della Volta il diritto di possedervi una
casa delta fondaco di Genova , curia libera ecc. , dei quali privi
legi e proprietà erano già da qualche tempo decorati 2.
ILLUSTRAZIONE DECIMA
Soggiogata la ligure riviera , acquistati i diritti di sovranità
sopra i pacsi di Lavagna 3, di Portovenere, della Spezia, di Sar
zana , recaronsi i Genovesi sotto il loro dominio Volterra , Piom
1 Lib . Turium , anno 1297 .
· Lib . Turium , pag. 297 .
2 CAFFARO.
- 185 -
bino 1 Livorno , Lucca 2 , Urbino , Pesaro 3 , Imola e Faenza 4 :
Pisa non isdegnò far loro inchiesta di protezione non che di go
verno 5: e nei mari della Toscana , le isole dell' Elba 6 e Palma
ria 7 , i porti di Telamone ed il Giglio loro appartennero 8.
ILLUSTRAZIONE DECIMAPRIMA.
La religione di cui erano i Genovesi fautori e difensori caldis
pel buon volere e sommessione verso la Santa Sede , e pel so
stegoo e la difesa prestati alla chiesa latina ed al potere pa
pale nelle parti dell’ Oriente , non solo i Papi accrebbero le tran
sazioni tra il loro dominio in Italia e i Genovesi , ma dimostra
rono ben anche apertamente di volerne sostenere in qualsivoglia
terra straniera , e stimolarne l'ardire delle imprese e fatiche
con onorevoli e moltiplici privilegii. Innocenzo IV perlanto li di
chiarava alla scomunica ed all' interdetto non soggetti : si conce
deva in perpetuo al loro arcivescovo il titolo di legato alla
S. Sede : assicuravansi quelli che abitavano in Cipro di fare libe
ramente i testamenti senza tema di essere dal potere ecclesiastico
sulle ultime volontà loro scomunicati : Papa Nicolò IV loro per
mise il trasporto dei pellegrini in Terra Santa , il traffico nelle
1 GIUSTINIANI, lib . II , FOGLIETTA , lib . I.
· GIUSTINANI , lib . IV , Giov. Villani, lib . X . Questa città fu conqui
stata da Gerardo Spinola .
3 U'Rbino e PESARO furono rette dai della Rovere , famiglia genovese .
FEDERICO , n . 137.
* Idem , n . 138 .
* RoccaTAGLIATA , FEDERICI , n . 52 , GUICCIARDINI, lib . VI.
6 RoccataGLIATA , STELLA , FOGLIETTA.
7 Idem , MALAVOLTI, nell' Istoria di Siena . BRACELLI in Descriptione
Liguria .
8 Idem .
- 186 - -
terre dei Turchi e dei Saraceni : Innocenzo V confermò i privilegi
ad essi accordati da Alessandro IV , da Nicolò IV e V , coll' ag
giungere molte altre prerogative , onde si vollero distinguere so
pra tutti gli altri popoli della cristianità . Una piccola città per
nome Nettuno , sul littorale della Romagna , che ad essi apparte
peva , servi per acconcia maniera di piccolo deposito , e favori
grandemente i traffici , che nelle terre della vicina Etruria , pel
l' interno degli stati Papali e nelle Sicilie si praticavano.
ILLUSTRAZIONE DECIMASECONDA .
Ad epoca antichissima e remota d ' assai d ' uopo or sarebbe il
risalire se rintracciar si volesse il cominciamento delle relazioni
della Liguria con i regni delle Sicilie . Genova al X secolo , come
poc' anzi fu per noi accennato , era divenuta ricca e floridissima ,
ed il suo commercio che nella Sicilia intorno al 1200 esercitava ,
saria da reputarsi siccome lo addentellato d ' una fabbrica , che
talora si lascia per nuove edificazioni: perciocchè non era esso
che un avanzo di quello che negli andati tempi da loro si facea
pel Levante , e che serviva ora di fondamento e di appoggio alle
transazioni del nuovo . Tanto più adunque era da aversi in pre
gio la confederazione coi re di Sicilia e coi loro popoli, in quanto
che, essendo quello il paese più vicino ed il più adattato a
portar più lunge la ligure navigazione, potea più facilmente dar
luogo al rinnovellamento delle perdute pratiche di commercio in
Grecia e negli scali del Levante. Per le quali considerazioni ca
tivatisi gli animi dei re di Sicilia con ossequiosi servigi , da Fede
rico * , da Guglielmo I , e II * * , da Manfredo * ** ottennero in
munità , esenzioni, e molti altri privilegi , e quindi furono esenti
* Federico nel 1200 diede al Comune diecimila oncie d ' oro , oltre ad
un ' assoluta franchigia di dazi, pedaggi, privilegio di estrarre i frumenti
senza pagar dazio alcuno, una casa in Messina, in Saragossa, in Trapani,
-- 187 -
d ' ogni dazio in Messina : conquistarono Siracusa , poscia data ad
Alamanno Costa , le citlà di Mazzara Augusta , il Lilibeo 1 e l'isola
di Paptalureta presa pei Saraceni. I documenti ci danno bastanti
e sicure notizie intorno ai grandi vantaggi di cui godettero nelle
Sicilie , pei quali avevano acconcio mezzo di coltivarvi l' industria
colle manifatture ed insieme il commercio : perciocchè in qnei re
goi erasi atteso di buon ' ora alla fabbricazione delle sete , ed ol
ricchita l' agricoltura colla coltivazione degli zuccheri.
ILLUSTRAZIONE DECIMATERZA.
Amalfi antichissima città marittima nel regno di Napoli , che
fino dal IX secolo era riputatissima per la sua potenza e per la
sua floridezza nei traffici dell’ Oriente , fu da lunga pezza'oggetto
d ' invidia e di gelosia per le repubbliche italiane e pei re di Si
un fondaco in Napoli , e libera residenza dei loro consoli. Indice dei libri
lurium , lib . I , n . 24 , pag. 40 .
* * Nel 1187 Guglielmo conferma ai Genovesi i privilegi di cui anterior
mente godevano in tutte le città della Sicilia , designando che però debbano
essi pagare un soldo per ogni butega , due per ogni collo di mercanzia
esportata , un tarì per 4 salme di grano: diano il 3 per cento sulle mer
canzie vendute : abbiano porto franco in Palermo , paghino un tarì e mezzo
per ogni cantaro di cotone ec. , che le loro navi non possano essere de
tenute. Indice dei libri Iurium , lib . I , n . 23, pag. 39.
* ** Manfredo fece nel 1261 alleanza offensiva e difensiva col comune di
Genova , concesse ai suoi consoli poteri civili e criminali , fuori che per
omicidio: diede loro terre in Gaeta , Napoli , Saragozza, Augusta , Siponto ,
Trapani onde possano fabbricar loggie : permise di più che potessero in
ogni anno estrarre diecimila palme di grano per Genova , solamente esi
mendoli da qualunque gravezza presente e futura : Promettendo il Co
mune di cooperare pel riacquisto di Fallastollio allora nelle mani di Luca
Grimaldo , Indice dei libri Iurium , lib . I , n . 24 , pag. 39.
1 GIUSTINIANO , lib . III.
- 188 -
cilia , i quali tutti per una quasi tacita convenzione altende
vano ad apnientare la fortunata sua condizione. Ma le gelosie
che sempre mai germogliavano fra le potenti emule Genova e
Venezia favorivano a tale si maligne voglie , che a quella repub
blica , sprovveduta di civile libertà , e rimasta vittima degli odii e
delle gare straniere , fu forza accontenlarsi dell'alleanza altrui. I
00
Genovesi pertanto nonon
ne trascuravano l' amicizia , e sotto l' anno
secondo del dominio del re Carlo , fu conchiuso cogli Amalfitani
un trattato , nel quale ad oggetto di conservare ed aumentare
l' antica e pura predilezione tra i due Comuni , Luigi Calvo no
taro e cancelliere pel comune di Genova , e Filippo di Massa de
Dassitano per quello d ' Amalfi , convennero nel palazzo ove abitava
l’ Abate del popolo , addi ventinove gennaio 1302 , sulle seguenti
reciproche promesse d ' alleanza offensiva e difensiva : Che gli uo
mini della città di Genova e suo distretto , e quelli che si mo
strano e per Genovesi si appellano , possano recarsi in Amalli ed
in tutte le sue terre e porti a vendere , cambiare, negoziare e
comperare qualunque merce , non che abitarvi e dipartirsene a lor
beneplacito , prometlendo proteggerli e far loro diritto in qualsi
voglia quistione; dichiarando salvarli e ricoverali sani e naufraghi,
e farli franchi, Jiberi ed immuni dalle percezioni dovute per la
compra , vendita , permutazione , entrata e sorlita delle mercatan
zie : e che se sopravvenisse mai che il re Carlo , il quale allora
regnava sul ducato d ' Amalfi , fosse venuto a decadere o ne per
desse il dominio , il sindaco del Comune protestava che si sarebbe
adoperato presso il nuovo Signore , onde i Genovesi fossero esenti
e scevri da qualsivoglia imposta , oltre la strella osservanza delle
convenzioni anzidette : che questi patti dichiarati ed accettati , e
del pari promessi dal comune di Genova in favore degli Amalfilani ,
si dovessero rigorosamente osservare sotto pena di mille marche
d ' argento 1.
· Lib . Iurium , anno 1302.
- 189 -
ILLUSTRAZIONE DECIMAQUARTA.
Un' altra repubblica non meno antica e trafficante di Amalfi
esisteva nel golfo del mare Adriatico , vogliam dire Ragusa ,
ciltà pel commercio ed uomini celebri rinomata . Essa molto vi
cioa a Venezia videsi non di rado agli estremi ridutta ; e sicco
me allora quando si voglia por fine alle contese fra due stati ,
poverire il nemico ; cosi Venezia ora con guerre sanguinose, or
con esigenze pecopiarie tentava colpire Ragusa ; motivo per
cui fino dal 1225 vide essa modo di procacciarsi destramenle
la grazia di potenze straniere , e fra queste quella dei Genovesi ,
i quali accolsero di buon grado l'inchiesta vantaggiosa d ' assai
pel traſlico terrestre che lor si apriva nelle provincie illiriche e
nella Slavonia , paesi alleati ai Ragusei 1. Per le quali confede
razioni vidersi le due potenze unir soventi volte lor flotte a danno
de' Veneziani; e nel 1371 posle in rotta le navi di S. Marco ,
molle terre nell' Italia furono conquistate dai Genovesi 2. Riono
infelice , pure i Genovesi per non mostrarsi sconoscenti agli al
leati rinnovarono coi Ragusei più ampii ed utili patti di commer
cio . Da quel tempo fin al 1600 , o in quel torno , Genova fu riputala
da quei di Ragusa la principal piazza pel loro traffico nel Medi
terraneo 3 . Oltre di che in conferma di sì buona e leale corrispon
denza , ne piace riferire una lettera del secolo XVII , nella quale
i reltori della Repubblica di Ragusa addimostrarono con quanta
stima , e con quanto sincero desiderio si conservassero nell'ami
cizia dei Genovesi. Questo autentico documento scritto il dodeci
luglio 1666 , ci prova d ' altra parte con quanto studio allendes
· TORIO , parte II , lib . II.
: GRABENG DE HEMso , Antol. di Firenze , luglio 1831 , Jorio , lib . II.
s lorio , parte II , lib . II.
- 190 -
sero essi a rannodare ed a far rifiorire il più volte perduto
traffico nelle parti orientali.
Ecco il testo della lettera :
« Veneratissimo Sig . Col.mo
« Incontriamo l'occasione che vostra Serenità ci porge di ser
« virla con quel nostro antico genio dal quale sempre riceve
« maggior impulso il nostro ardentissimo desiderio di conservarci
« la sua grazia. Il triplice dispaccio per Costantinopoli per via di
« Venezia ed il duplicato per via d’ Ancona ricevuti assieme al
« l' umanissime lettere di vostra Serenità , si spedirono a fido ri
« capito ed abbiamo l'avviso della consegna , e finalmente il terzo
a dispaccio pervenutoci per via di Napoli con l' istessa accura
« tezza si avvierà in Adrianopoli dove al presente si trova la
« corte e se risposte giungeranno per le mani nostre ci obbliga
a il nostro ossequio a puntuale invio , pregando intanto vivamente
« vostra Serenità voglia con nuovi favori dei suoi comandi, pri
« vilegiare la non mai inalterabile devozione nostra. Godiamo
« dell' apertura delle contrattazioni negli stati del Gran Signore
« dei turchi col nostro slato , aprindoci nuova strada di dimostrare
a nelle occasioni in quanta stima tenghiamo la Repubblica Geno
a vese e con quanta cordialità accompagneremo gli affari de' suoi
« negoziati, e qui col fine affeltuosamente baciamo le mani a
« Vostra Serenità e preghiamo Iddio per l' adempimento dei suoi
« eroici desiderii. »
ILLUSTRAZIONE DECIMAQUINTA .
Dal fin qui detto puossi facilmente intendere la floridezza del
commercio il vantaggio delle alleanze colle terre ed i regni col
laterali a Genova ; ma non men utili e da essere apprezzati fu
rono quelle certamente col vicino Piemonte e colla Lombardia ,
- 191 -
perciocchè nel 1233 Bonifacio marchese di Monferrato di accordo
coi Castellani fe convenzione con Genova e promise a Pietro
D ’Oria e Guglielmo Pietavino per favorire il ligure commercio ,
di mudire e conservare la strada che da Asti a Torino conduce,
acciochè le persone e le mercatanzie polessero intatte e libera
mente tra l' una e l'altra città trapassare , imposevi un pedaggio
di 55 soldi Genovesi per far riattare all'uopo la strada , sotto la
pena di mille marche d' argento 1, Della tempra medesima fu al
principiare del secolo XIII l' amichevole intimità dei Genovesi colla
Savoja , lasciando sempre da parte le liguri quistioni o di prece
denza o di confini. Ed infatti trattati di alleanza e di pura ami
cizia si videro reciprocamente corrispondere ai rispettivi interessi,
ed Amedeo conte di Savoja , riceveva nel 1300 sotto la sua spe
ciale protezione e salvaguardia i mercadanti genovesi e distrettuali
coll' assicurarli d ' una piena libertà di commerciare negli stati suoi
e coll' abolire in loro favore tutti gli antichi pedaggiº , e nel
1535 Carlo duca di Savoja , concedeva ad essi ed alle merci loro
salvocondotti per tutto lo stato 3 ; la quale reciproca benevolenza
farassi abbastanza chiara, se vorrassi prestare la debita fede ad
una lettera del 23 gennaio 1655 , in cui dopo ch' ebbe il Doge di
Genova soddisfatto alle inchieste del duca , porta a motivo di sif
falta condiscendenza « il vivo desiderio di non voler alterare in
modo alcuno la buona corrispondenza fra i Liguri Stati e quelli
dell' altezza sua cotanto per l' una e l' altra parte desiderabile;
colla quale continuazione dichiara il Doge a nome dei Genovesi
voler sempre contribuire al bene della Savoja ed al conseguimento
dei desiderii dėl duca in ogni occorrenza e in tutto ciò che po
tesse da loro provenire; che con questa buona volontà coglieraono
ogni altra occasione per offerirgli il loro servigio in corrispondenza
dei nuovi segni d ' affetto dal Duca a loro dati poc' anzi 4 .
i Libro Iurium , anno 1232.
• Indice dei libri Iurium M . S . , lib . 1. pag. 89.
3 Idem , lib . IV , pag. 230 .
Da M . S.
- 192 :
Comeche poche città dell' alta Italia al dominio di Genova ap
partenessero , non avendo essa che Gavi , e parecchi diritti sulle
cilià di Alessandria , di Tortona e di Asti , i quali paesi nel 1700
furono tra Genovesi ed altri principi ripartiti ; pure la Lombar
dia tulta dovea riconoscere di avere dalla Liguria avvantaggio e
ben essere commerciale . Si ravvisa ora chiarissimo dalle istorie ,
che coll' industria e coll' esercizio d ' un traffico ben regolato di
fundevasi dai Genovesi lutto ciò che pella vita e pel lusso era 0 та
dalle ciltà dell' alla e della bassa Italia richiesto e necessaric. Mi
lano capitale e centro , per così dire , delle provincie lombarde ,
perchè lontana dal mare , in verun modo poteva intraprendere il
commercio marittimo e atlendere da per sè stessa alla negozia
zione coi popoli dell' Oriente. Quindi è che ai Genovesi ricorre
vano i Lombardi e si formava in Milano un richissimo ed ab
bondantissimo emporio di merci e di produzioni straniere e
liguri , da ripartirsi e da trafficarsi tra l' Italia e l' Alemagna.
Conosciuta pertanto l' importanza di sì proficuo modo di com
mercio nel 1430 venne dai consoli regolato in un contratto
di federazione tra il duca di Milano e la Repubblica . La con
venzione racchiudeva 35 capitoli in cui furono dichiarati i di
rilli ed i pedaggi per le mercatanzie 1. E cotanto si stimava la
Genovese industria , e in tanta fama era salita che un ' ampia ed
onorevole strada aprivasi nell'Alemagna lungo il Reno ed il Meno ,
nella città di Norimberga 2 , ove oltre alle granaglie ed ai tessuti
provvedevasi una gran quantità di aromi e di armi. Liberi d ' ogoi
dazio percorrevano i Genovési le sponde del Danubio , nelle terre
della Dalmazia , nell' Ungheria , nella Polonia. Avevano per privi
legio dal re di Ungheria nel 1379 accordato , i loro consoli con
* Idem dei lib. Iurium M . S. , lib. III , pag. 185.
2 DEPPING , lom . II.
- 193 -
mero e misto impero in diversi luoghi di quel regno , nei quali
potevano abitare e ricoverare le loro merci ; avevano un 'alleanza
strettissima colla Boemia , talchè nel 1358 Carlo IV imperatore e
re loro confermava privilegii, libertà , dominii, esenzioni ec. 1 Delle
quali tutte agevolezze usavano essi per favorire il commercio ;
erano in contraccambio trasferite nel Levante, e nel mentre che.
ai loro guadagni provvedevano , soddisfacevano pure ai bisogni di
popoli diversi.
ILLUSTRAZIONE DECIMASETTIMA .
Il primo paese nell' Africa che riguardare si debba come un
capo luogo di traffico , perchè situato sull' estremità della costa
africana e molto vicino al Portogallo , ed alla Spagna , è la città
di Setta o Ceuta , nell' impero del Marocco . Colà ricorrevano
tutti gli abitanti delle fattorie e dei mercati genovesi tanto nel
l' Africa quanto nella Spagna , non solo per l' esercizio della
mercatura , ma ancora per rivolgersi nelle loro liti e dispute al tri
bunale ivi collocato per l' amministrazione della giustizia al quale
potevasi ricorrere come a corte superiore. Fino dal 1235 con
trenta galere e sette navi avevano iGenovesi ridotto il re di Selta 2
a comporsi con loro dopo averlo sconfitto , e fra le condizioni di
pace ad esso imposte , molte al commercio utilissime ve ne fu
rono incluse 3 . Resa perciò più stabile e più sicura la lor resi
denza in quella città , nel 1268 il Comune vi aveva eretto un
consolato generale da cui dipendevano tutti i consoli residenti
nelle Spagne coll' incarico e il diritto , giusta il costume, di re
i Indice dei libri Iurium , lib . II , pag. 99.
· FOGLIETTA , lib . III. STELLA , Annali.
3 CAFFARO , anno 1235.
• FOGLIETTA . 3
--- 194 -
golare con facilità ed attenzione rigorosa gl' interessi della Re
pubblica , non che quelli dei negozianti accorrenti in quelle
contrade .
ILLUSTRAZIONE DECIMAOTTAVA.
Busacharinu signore dell' Africa conchiuse nell' anno 1236 un
trattato co ' Genovesi, nel quale dichiarò instituirsi reciproche re
lazioni di commercio lungo le coste tutte della Barberia e loro
principalmente concesse libero adito in Bugia , in Tripoli , e per
tutto il suo regno ?. Venuto Maometto a corte di Costantinopoli
favoreggiava il commercio dei Genovesi lungo le coste Africane ,
ed oltre la protezione propria e guarentigia , raccomandavali con
lettere ed ordini agli stati barbareschi ai quali ingiungeva di ri
spettarli e difenderli siccome amici ed alleati. Una lettera scritta
dal Caimacan presso il Gran Sultano che qui sotto si riferisce nel
proprio testo come autentico documento , perchè copia estralla
dalle carte esistenti prima della calata dei Francesi in Italia , nel
l' archivio segreto della Repubblica , ci assicura della benevolenza
ottomana a pro del genovese commercio .
Traduzione di lellera scrilla dal Caimacan
che è presso il Gran Signore , alli barbareschi.
Soprascritto conforme il solito in Carla . . . . . Borsa .
« Piaccia al Signore Iddio che questa lellera sia data almagnifico
ed altissimo Bassà di Tripoli. — Dopo l' offerta delle sincere e
pure preghiere come le perle per la sanità e prosperità dell' ec
celsa persona
S003
del magnifico ed altissimo Bassà quello che averà
da sapere sinceramente è questo .
1 P . SEMINI.
« Havendo mandato il duce del Regno di Genova al Liminare
Regio (li sostentacoli del quale , e li buoni fondamenti siano per
pelui ) ambasciatore per esponere l' osservanza e sincera amici
zia , la quale è slata ricevuta ed avendo in appo havuto le capi
tolazioni sacre per traficare nel regno nostro cautamente e sicura
mente li mercanti genovesi, come gli altri confederati cristiani
senza ricevere fastidio nè molestia da nessuno , per questa ca
gione è stata scritta la presente lettera , la quale quando sarà
arrivata , voi che siete magnati et Heroi di cotesta parte haverete
da osservare li patti , e la pace concordata con buona concordia
et unione , et userete ogni diligenza che non sia fatto alcun moto
contro le sacre capitolazioni le quali sono date dal felice Liminare
e non apporterete alcuna molestia alli vascelli genovesi , nè alli
mercanti loro per mare e per terra , e procurerete con ogni as
siduità nel tempo di questo imperio giusto , che possino trafficare
Ji mercatanti di questa nazione sicuramente , e con ogni comodità,
e sopra ciò userete ogni diligenza di non fare contro le sacre ca
pitolazioni , e non dare nessuna sorta di fastidio a mercanti ge
novesi e sia sempre a voi onore e prosperità .
I sincero amico
Mustafa'.
Del medesimo tenore sono altre due per Tunisi et Algeri ?.
Ma nel 1204 essi avevano conquistata Bugeja situata nel regno
d ' Algeri , la quale essendo poscia caduta nelle mani d ’un principe
barbaro ne perdettero bensì il dominio , ma non già il diritto di
mantenervi un consolato , oltre grandi franchigie, le quali colanto
erano vantaggiose che gli emuli aragonesi n ' ebbero vivissimo
desiderio ; ed iofatti avendole addimandale a quel re per nome
Ali - Abou - Zagri le ottennero nel 1309. Egli concesse loro lutti
i privilegj di cui godevano i Genovesi nella sua città , eccetluata
però la franchigia nella vicina città diGrighe o Griwhy.
i Da M . S .
- 196 -
ILLUSTRAZIONE DECIMANONA.
La città di Tripoli fu certamente una delle prime che dalle co
ste africane contraesse amicizia col comune di Genova. E quan
tunque nel 1289 Alfr, soldano d' Egilto , l'attaccasse e se ne im
padronisse , non fu perciò meno frequente o punto ritardato a ' Ge
novesi lo spingere a quelle parti i loro naviglj , che anzi appro
dativi siccome prima , loro furono facilmente accordati tutli quei
favorevoli patti che il loro valore e la industria loro avevano
procacciato. Trascorsero frattanto tre secoli, nello spazio dei quali
traſficarono liberamente ed in pace in quel bascialaggio , ma in
sorte contese fra i Tripolini ed essi , nè trovando via d 'accomo
damento ebbero ricorso all' armi e nel 1355 Filippo D ' Oria bal
questa vittoria innalzava a maggiore prosperità il nome ed il
commercio di Genova , provava l' ammiraglio una grave amarezza
della vittoria .
generali , e volendo riscaltare i prigionieri , lor promise la summa
di cinquantamila ducati , sborsati i quali sciolsero i Genovesi
le vele. Ma quale non fu la loro sorpresa quando giunti in Patria
s 'avvidero essere quelle monete false per la metà ? Or da ciò si
potrebbe inferire che se l' Europa si andava perfezionando nella
maniera del vivere e nel commercio , gli Africani non erano
men di lei industriosi ed anche all' occasione più accorti e più
diligenti di quello che generalmente fossero riputati. Con ciò non
si sciolse l'alleanza con quel popolo , che anzi cercossi dal Co
mune di mantenerla viva . Infatti nel 1712 Acmet Bey dichiarava
in una sua lettera di accettare le proposizioni di pace e di buona
1 MATTEO VIllani libro V .
- 197 -
relazione che il capitano Bartolomeo Griffo aveagli fatte a nome
dei Genovesi. In essa esprimeva il desiderio di ristabilire il com
mercio con essi , assicurandoli della sua protezione e non assog
gettandoli che ad una lieve imposizione. Il modo e lo stile con
cui è scritto questo documento m ’ induce a trascriverlo qui , sic
come sta nella copia autentica da cui si ricava.
Traduzione fatta sopra de galee della Repubblica
di una lettera scritta dal Re ossia Bassà di Tripoli alla Repubblica .
Soprascritto — Questa lettera va chi comanda Genova se di
Piacerà .
« lo raccomando a ' Chrestiani che credano in Dio , è il più gran
de dei Comandanti de Chrestiani, promettono in Christo e prega
tutti li Comandanti sopra la Chiesa di Iddio come amici della
Croce e Campane di Gerusalemme huomioi di una parola e Co
mandatti di Genova et a tutti quelli che sarano Nostri Amici se
li raccomandiamo et darò delle sue risposte ancor altre risposte
e prego tutti grandi e piccoli del Consiglio e li prego salute che
Dio li libera da ogni disgratia di questo mondo vivendo Noi in
bona salute e credendo in Dio Grande , habbiamo visto in que
sto porto Capitano Bartolomeo Griffo che a parlato davanti a Noi
in sua lengua e si spiegò il desiderio che vorrebbe fare il traffico
libero tra detto Tripoli e Genova con pace e cosi con le vostre
lettere dirette se volette con noi la Pace et il Comercio e se non
volette lasate d 'acordo , e de Capito Bartolomeo Griffo sentire
che quello noi desiramo e se vi piacerà manderete un huomo per
trattare con noi e aggiustare ogni cosa e quelli capitoli se vo
lette per la pace li parlarette a noi per aggiustarsi con noi di
rette le vostre pretensioni , e se faremo pace venirà li vostri a
nostri Paesi , e nostri in vostri Porti tutti come buoni amici ,
portar dinari e compra tutte mercanzie che tenir dentro dostri
paesi e non pagherà solo la piccola Capella giusto come Algeri o
altri che vengano in nostro paese, e se dentro vostro core non
- 198 -
volette che facciamo pace e traffico voi sentarelle al vostro pae
se , e salute e sani e salvi e noi senlamo al nostro sani e salvi
e nostra parolla è una e me raccomando a lutti.
Firma – Ainetto Bai di Tripoli l' anno 1124 metà agosto era
turca 1 .
ILLUSTRAZIONE VENTESIMA.
Il Genovese commercio si fe' strada ancora nella citlà di Tu
nisi fin dal 1200 ? ed un solenne contratto ratificato col re di
Tunisi , Mir Boabdil ( Abou-Abdallah Monstanser Billah ) sotto
l'anno 1250 3 ai 18 di ollobre assicurò loro la più estesa pro
tezione e le maggiori agevolezze onde poterono prevalersene per
lungo tempo , essendo nel 1972 riconfermate da una nuova con
venzione " , e nel 1287 fu alla presenza del console catalano ed
altre persone in Tunisi stabilita tariffa sulle merci genovesi e
regolati i loro crediti sopra i Tunisini 5. Simili concessioni ven
nero poscia aumentate d 'assai alloraquando movendo i Genovesi
in soccorso di Lodovico il Santo contro il re di Tunisi con qua
rantacinque bastimenti e diecimila soldati impadronitisi del ca
tributo di 2500 once d 'oro 6 ed alloraquando nel 1389 rivolte
le armi contro quel re riconquistarono l' isola dei Gerte di cui
eransi resi padroni fin dal 1290 , con venti galere , sotto il co
mando di Ruggero Barca . La vicina Biserta fu presa essa pure e
saccheggiata nel 1516 con dieciotto galere 7.
i Da M . $. inedilo .
Caffaro anno 1200 .
3 Depping Cap. IX . pag. 153 ,
* De Sacy Rapport sur les recherches failes dans les Archives de Gênes.
$ DE SACY e DEPPING .
6 GICstiniani lib . III.
7 GIUSTINIANI lib . VI. FOGLIETTA lib . XII.
- 199 -
ILLUSTRAZIONE VENTESIMAPRIMA .
L ' indipendenza del Dey dall' Impero Ottomano e da qualunque
altro Bassà ed una certa caparbia e dispregio per le armi cristia
ne , parve che siano state un ostacolo continuo al fare convenzioni
tra Genova ed Algeri.
Ereditaria infatti fu al certo questa superbia medesima , chè
nè lo Spagnuolo nè il Britanno han poluto umiliare , tanto l' osti
natezza e le credenze religiose padroneggiavano qnegli animi
serbati barbari e rozzi fino all' età nostra in cui la politica e l' in
dustria della Francia a gran pena fan di raccoglierne colonie e
mettere in esse in amore il vivere culto ed umano , benchè
sieno essi di lor natura turbidi e sanguinarj come erano tre o
quattro secoli addietro.
Non pochi furono i martiri cristiani , che nelle umiliazioni, ne'
disagi , nei tormenti della più inumana schiavitù incontrarono su
que lidi la morte . Genova fratlanto in continue lotte con Algeri
ricevea di sovente nel di lei porto le navi cariche di barbari
fatti prigionieri di guerra .
E fra le ultime spedizioni fu memorabile quella del capitano
Castellino genovese , che con una sua nave mando a picco e fu
gò una squadra nemica 1.
· Gli Algerini poi che erano in Genova trattenuti in ischiavitù
godevano del privilegio di esercitare in pubblico la loro indu
stria , onde meno misera e meno trista riuscisse la prigionia .
Compassionevole e curioso ad un tempo si presentava il mercato
di Genova. Il piano di S .to Andrea e la Darsina erano i posti in
cui concorrevano gli schiavi a vendere le loro merci. Quanto
vaga cosa non era ella il vedere la rozza mano africana ingenti
lire con prontezza e diligenza il volto europeo in radendo la bar
· Di sopra alla porta di S . Francesco di Paola se no conserva anche
al di oggi una pittura , in cui viene rappresentata la ballaglia navale .
- 200 -
ba : quanto graziosi i coppieri algerini nel versare e vendere l'ac
quavite , il caffè , e molte altre simili cose. Le pipe , il tabacco , le
calze , il formaggio erano le principali lor merci , che lucrose loro
riuscivano a motivo della mediocrità dei prezzi ; alle quali vendite
però presiedeva ( vezzo umano ) si per parte del compratore che
del venditore la più furba astuzia . Ma quanto meno infelice e meno
penosa era in siffatto modo la scbiavitù di questi miseri, altrettanto
crudele e barbara era quella che tormentava in Algeri gli schiavi
cristiani. Inutile è ch ' io dipinga lo stato miserabile di quegli in
felici , chè a tanto giunse la barbarie del Dey contro di essi che
nel 1675 ebbero ricorso a tutti i principi europei onde insieme
riuniti mettessero un freno all' ira e alla malignità del Dey che
inferociva contro di essi. I Sacerdoti , ministri del culto cristiano ,
furono i primi a patire la sua feroce persecuzione , perchè con
essi sembrava di prendersela più da vicino contro la Religione di
Cristo ; e perciocchè colpa non aveano quegli ipfelici, macchino pre
testi a minacciarli e strappazzarli. Giovanni le Vaccher vicario apo
stolico in quelle parti scriveva alla Repubblica , cbe in conse
guenza delle querele fatte dagli schiavi maomettani ed algerini
in Genova , voleva quel Dey che i Sacerdoti chierici e regolari
fossero alla presenza di tutto il Divano , dal Dey istesso e dall'
Agà condannati a deporre gli abiti sacerdotali , ad aver rasa la
barba , i capelli e le sopracciglia e dopo un traltamento cotanto
ignominioso fossero attaccati come gli animali alla carretta e for
zati a lavorare intorno al molo . L ' animo pon regge a tali descri
zioni rese certe dall' autorità del console genovese in Algeri Gio
vappi Tommaso Cipioni corso e da gran numero di firme apposte
dagli stessi Sacerdoti 1 alla lettera d ' uffizio inviala al comune
di Genova. Ma intanto i Genovesi non dormivano eglino ; sibbene
: Eccone i nomi. Giovanni Orticoni Sacerdote corso – Padre Raffaele
Cappuccino - D . Bernardo di S . Bernardo monaco cisterciense - Fr. Jo .
de Aquado – Francesco Malignano – Fra Carlo Maria da Milano Cappnic
cino – Matteo de Quesada - Fr. Domingo de los Reges – Fr. Matteo
Gonzales — Bartolomeo de Vega ecc . Da M . S. inedito .
- 201 -
cercavano ogni miglior modo che la religione e la pietà loro sug
gerivano , per cessare e a quelli gl' insulli , ed a sè stessi la
vergogaosa taccia di servi ; nè lavorarono indarno ; chè e la Spa
gna é Livorno e Civitavecchia e Malta e Marsiglia vennero con
essi all' impresa e insieme mandarono al Divano di Algeri a que
relarsi forte di quell' ingiusto procedere. Ed ora basti questo tanto
che io solamente ho voluto toccare per servire alla storia , e piut
tosto farò di avere ben ragguagliata la memoria delle nostre mise
rie cul racconto della gloria al nostro nome acquistata .
ILLUSTRAZIONE VENTESIMASECONDA .
Appo le coste della Barberia un luogo sommamente vantag
gioso al commercio non tanto per la sua vicinaoza alla Grecia ,
al mar nero ed al mar rosso , quanto per l' opportuna sua po
sizione onde molto accessibile riusciva ai bastimenti che dalla
Italia , dalla Francia e dalla Spagna provenivano , ſu Alessandria
d ' Egitto , rinomata tuttora e frequentata dai populi di ogni na
zione. Quella città era fino dai più remoti tempi dell' impero
romano un vastissimo e ricchissimo emporio del traffico delle Indie
orientali e dell' Arabia principalmente . Il commercio che antica
mente avevano i Genovesi nella vicina Bisanzio , in Armenia , in
Antiochia , nella Palestina e nella Siria , fu portato parimente
agli scali dell' Egitto . Uomini d ' ogni nazione : Genovesi , Veneti ,
Pisani, Catalani , Armeni , Greci venivano d ' ogni lato a questa
ricca città e fra il negozio degli aromi, delle spezierie , delle
veltovaglie ed altre merci , l' infame mercimonio della spezie
umana anatematizzata dalla religione ebbevi luogo. Questo nefando
traffico tenne la sua vera sede sulle coste della Circassia 1 dove i
mercatanti cristiani si recavano a comperare i fanciulli per tra
1 Antologia . Giornale di Firenze mese di luglio dell' anno 1831.
- 202 -
sportarli e venderli nell' Egitto . Ma siffatto procedere sol consi
gliato agli Egiziani da un indolente ferocia a lor naturale , fu da
Dio severamente punito . Gli schiavi conosciuti sotto il nome di
mammalucchi crebbero in Egitto in numero sì straordinario che
pervennero ad abbattere ed a signoreggiare i loro padroni, i quali
per isfuggire la schiavitù dovettero ai loro antichi servi assog
gettarsi 1. Facendusi adunque in Egitto il traffico dai Genovesi ne
furono regolati gli interessi con quel soldano Almalic - Almansor nel
1290 2. Avevano essi in Alessandria il loro console da cui dovevano
unicamente dipendere 3 , vi godevano esenzione di parecchi dazj ,
ma vi erano pure soggetti ad alcuni altri , dalle quali esenzioni
ed imposizioni risulta l' arte più fina e la politica più scaltra con
cui nei consigli di quei soldapi fin d' allora si procedeva. A questo
luogo si sarebbe dovuto riferire il documento che tanto merita ,
e che avrebbe aggiunto un qualche pregio a quest' opera ; ma io
lo lasciai, imperciocchè fu già messo in luce da riputatissimiscrit
tori " ; ma ei mi pare che qui cadrebbe in acconcio il riflettere
e brevemente considerare l' importanza dei trattali e delle con
venzioni fatte dai Genovesi , dalle quali rifulge una politica rara
e sommamente avveduta . Perciocchè tanto più lievi e di poco in
teresse sembrano talvolta le cose che altrettanto vantaggiose ed
onorifiche sono poi per riuscire. Aveano di mira i Genovesi nel
chiedere privilegj riguardanti al commercio , di avere in essi la
preemioenza sopra ogoi altra nazione : e più caro fu ad essi
d ' ogni altro privilegio l' esenzione delle gabelle sulle mercatan
zie di più facile traffico , perchè il potere liberamente ricettare e
mandar fuori le merci è fonte e principio di ogni guadagno ,
ma non potrassimai abbastanza encomiare l'accortezza di cui fe
· Veneroso pag. 132 n . 269.
• DEPPINC. P . SEMINI.
• Quod omnes Januenses sint sub consulatu Januae in Alessandria ad
faciendam rationem ( DESANS ).
" Questo documento che trovasi nelle memorie inedite del P . SEMINI
fu già pubblicato dal De Sacy e dal Depping .
- 203 -
cero prova nella sollecita ed accorta loro premura di allonlanare
dai diversi paesi tutti gli altri popoli (rafficanti , Pisani e Venezia
ni principalmente , perchè a loro soli essendo lasciato il diritto di
negoziare , di essi soli era ancora il vanlaggio .
ILLUSTRAZIONE VENTESIMATERZA .
Nel 1190 Filippo re de' Francesi invitò iGenovesi alla conquisla
di Terra Santa , d ' infipili privilegii e concessioni munendoli in tutte
quelle terre che si acquistassero , esimendoli da qualsivoglia tri
buto ; di chiesa , corte e libero tribunale provveduti , nè in alcun
modo sottommessi alla sua giurisdizione ? ; e Riccardo I scrisse let
tere a 'Genovesi nel 1194 pregandoli a navigare in Soria , opera
necessaria la presenza loro per liberare dalle mani de' Saraceni
quelle terre , e ricuperare la citlà d 'Alessandria ? , essendochè
tanto il nome loro presso que' barbari popoli era temuto , che
alla sola notizia del venire , o comparir loro davansi a fuga pre
cipitosa come se già battuti fossero , o sconfitti 3.
· Lib . Jurium , anno 1190.
· Lib . Jurium , anno 1189. Oltre a ciò antichissima è stata la confede
razione che la repubblica cogl' Inglesi mantenne , di cui sono argomento la
somiglianza dell' arma che portano, e l' avere l' uno e l'altro popolo S . Gior
gio per protettore. Più tardi nel 1279 volendo Riccardo II passare il mare
contro i Saraceni richiese di galere i Genovesi. Roccatagliata. VENEROSO ,
pag . 45 , n . 56 .
3 Quocumque Saraceni fugere, quacumque erupere, ibi præsto Genuenses
cuin validis classibus fuere, nec qui Genuensibus resisteret post Saracenos
inveniebalur , si Pisani, Venetique hostes defuissent. MORISOTUS Hist. Orb.
mar. lib . II. VENEROSO pag . 27 , n . 40.
- 204 --
ILLUSTRAZIONE VENTESIMAQUARTA .
Primi fra i popoli concorrenti alle crociate si segnalarono e pri
meggiarono i Genovesi ; poichè , posto appena il piede sulle si
riache terre,mentre che nell'acquisto di Gerusalemme , di Antio
chia ,di Laodicea, di Tortosa in favore di stranieri principi combat
tevano , le città di Seleucia , Gibello ?, Cesarea ed Assur al proprio
dominio sottomettevano ; le quali città furon loro con privilegii del
re Baldovino , dal re d' Inghilterra e di Navarra soleonemente con
cesse 2. E in tanto pregio si ebbe dai conquistatori della Giudea
l' alleanza dei Genovesi afin di reprimere le continue piraterie
dei Saraceni, che Baldovino non volle prender possesso di Geru
salemme , se prima non ebbe ottenula la loro amicizia . Usarono
essi destramente di sì fiduciosa lega e tutti ne rivolsero i bene
fizii all' incremento del loro commercio . Quindi nel 1105 il re di
Gerusalemme loro concesse la terza parte di quei paesi 3 che in
comune venissero conquistati dalla ciltà di Sidone verso tulle le
parti orientali e meridionali , oltre la gloriosa inscrizione : Pre
potens Genuensium præsidium di Bengherio Bengheri scolpita sul
Santo Sepolcro 4. Il primo paese di cui s' impadronirono i Geno
vesi nella Siria fu la ciltà di Ioppe o laffa , ove ottennero una
contrada 5 che di lucro non lieve derivò loro pel traffico che in
pappi, sete e spezierie vi si faceva . San Giovanni d ' Acri , l' an
tica Tolemaide , porto principale della Siria , ove approdavano le
il consoli per volontà di tutti i consiglieri diedero in feudo per anni 29
alla famiglia degli Embriaci, Gibello e Gibelletto per 270 bisanzii all'anno
e tutto ciò che la repubblica possedeva in Acri per 50 bisanzii annui,
oltre 100 soldi di denari di Genova per l' investitura , come pure delle
pertinenze esistenti in Antiochia per 80 bisapzii all' anno. GIUSTINIANI.
· Caffaro , Foglietta , Giustiniani, ecc .
3 CAFFARO , anno 1105.
* Cicala , Annali Genovesi M . S .
• VENEROSO , pag. 82 , n .62.
- 203 -
spedizioni delle crociate , caduta nelle mani dei cristiani ?, fu fra
di loro divisa ed all' uso di deposito mercantile destinata . I Ge
novesi , conosciuta l' opportunità del luogo , volsero l'animo ad
impadropirsene, e dopo sostenuta una sanguinosa rissa contro i
Pisani nel 1249 , e battuti e discacciati i Veneziani, soli eb
bero tutto il commercio di quella città . Ivi avevano non pochi
poderi in città ed in villa siccome in Sidonea e nella vicina Tiro ,
la moderna Sur , ove per validissimi e nobilissimi privilegii si
erano stabiliti. Qui risiedeva il console principale che presiedeva
a tutti gli altri che per le città diverse lungo la Siria erano sparsi.
ILLUSTRAZIONE VENTESIMAQUINTÀ.
Tancredi,i Boemondo I , II, III , ed Enrico marchese di Monfer
rato onorarono e favorirono iGenovesi con particolari privilegii, ri
confermati poscia nel 1198 da Corrado loro successore. Ottennero
essi con questo mezzo possessioni e diritti si civili che mer
cantili a Tiro , ad Antiochia , a Laodicea , a Tortosa , a Gabala ,
a Seleucia 3. Dopo di che, onde riparare ai danni arrecati al com
mercio per la contesa avuta coi Pisani in Accon nel 1264 , Filippo
di Monforte signore di Tiro, amico intimo dei Genovesi, dichia
rolli sì nelle possessioni che nelle persone liberi , col diritto di
entrare ed uscire dal porto coll'esenzione da qualunque contribu
zione : loro concesse libera curia criminale e pecuniaria , con
certe eccezioni però “, dovendosi per essi pagare una karobla per
Bisanzio per qualunque mercanzia fosse portata o trasportala al
trope , ritraendo per sè il terzo del prodotto sulla catena come
· Di Tolemaide espugnata con settanta galere ebbero iGenovesi la terza
parte. FEDERICI , n . 38.
· Sidone o Saetta con porto destinato all'esportazione del cotone e del
grano fu presa coll' aiuto dei Genovesi nel 1111.
. 9 De Sacy , Recherches dans les Archives de Gênes etc .
* Lib . Jurium , anno 1264.
- 206 -
per lo passato , la cui metà doveano impiegare a fabbricare il molo
ed a curare il porto . Che potessero fabbricare chiese, palazzi ,
Joggia , forno , ecc. fuorchè torri , o ciò che riguardasse il genere
di fortificazioni nel luogo a ciò destinato. Che avessero un cambio
particolare per le monete , e che godessero del diritto di pesare
profittando sul cantaro quattro denari, sul modio uno , sulla bucia
un obolo , assoluta proprietà di San Giorgio.
Rosetta , Damielta sul Nilo , Ascalona e Laodicea erano altret
tapti porti vantaggiosi alla navigazione ed al commercio deiGeno
vesi. Damietta ſu presa ,pel soccorso delle armi loro nel 1919 e
riconquistata poscia nel 1249 1. Or per ciò che molto importava
ai Genovesi di conservare il commercio di Tripoli, rinomato per
le sete bianche, per la cera e per l' olio eccellente nelle fabbriche
del sapone , nel 1289 Benedetto Zaccaria sospettando che quei di
Tripoli in Soria più non volessero osservare i privilegii ai Geno
vesi concessi anteriormente dal conte di Sant' Egidio , il quale
nel 1109 aveali esentati da qualunque tributo , venne in Tripoli ,
ove da Madonna Luciana gli furono riconfermati 2. Tripoli fioriva
allora per l'immensa quantità di operai messi a tessere sloffe di
seta 3. A questa città non molto lontano è Baruti , l'antica
Berito , la quale riguardar si dovria come il porto di Damasco ,
più entro terra situata a due giornate di viaggio. Veleggiavano
verso questo porto pumerosi bastimenti di nazione diversa , ove
ognuna i proprii banchi teneva . Baruti presa nel 1110 dai Geno
· La nuova della presa di Damiata fu portata in Genova da Pietro Ca
stello , il quale aveva annunziato fin dal 1218 che l' esercito cristiano aveva
posto l'assedio alla città di Damiata e che speravasi un esito favorevole ; .
il che risulta dalle lettere del re Giovanni di Brienne , del patriarca , del
duca d' Austria , dell' arcivescovo di Nicosia , ecc. Caffaro ed Archivio .
• Ipso etiam anno Benedictus Zaccaria perpendens homines Tripolis
velle recedere a promissionibus eidem factis pro communi lanue ut dixit
postea in Janua cum dicta Domina Luciana ipse sibi previdens ivit ad ca
strum nephim ubi dicta Domina cum Magistro Hospitalis venerat perexit
cum una galea , cum qua foedus et pacliones inivit , quae scriptae fuerunt
per manum . . . . . . . de Portuveneris notarii 1289. Da Documento .
• Mem . de l'Academie de Paris , tom . XXXVII, pag. 467.
- 207 - -
vesi , fu conservata ai signori d ' Ibelin , i quali non mancarono di
gratificare i loro alleati con protezioni ed agevolezze nel loro do
minio : quindi Giovanni signor di Berito nel 1221 e 1223 conferi
a ' Genovesi amplissimi privilegii in Gerusalemme, in Accone ,
in Tiro ed in Berito , ma non valse a soddisfare l'ardenle loro
bramosia di primeggiare e furon solo contenti alloraquando venuti
in aperta guerra coi Veneziani nel 1403 ne li discacciarono total
mente . Quindi conquistata nel 1098 Antiochia per Boemondo I ,
ebbero 30 case , chiese , fondaco , ecc . in compenso dei prestati
soccorsi. Le relazioni che sempre mantennero coi principi d 'Ao
tiochia giovarono sommamente al ligure commercio ; essendochè
navigando i bastimenti per l’Oronte , fiume che scorre fra Tripoli
ed Antiochia , carichi d 'ogni sorta di mercanzia , mantenevano
vivo e continuo il traffico fra quelle città , ed anche nell' interno
in Aleppo , in Gabala , io Palmira portavano più facilmente le loro
mercadlanzie. Tripoli ed Aptiochia , come situate al mare , fiori
vano per un gran commercio coll' Europa , coll'Africa e coll'Asia
istessa , ed i Genovesi non vi mancarono di protezioni e di comodi.
I privilegii che nell’uodecimo secolo vennero loro concessi, furono
confermati ed ampliati ne' seguenti ; ed è perciò che nel 1205
Boemondo principe d 'Antiochia e conte di Tripoli alla città di
Genova, ai Genovesi e figli loro assoluta libertà 1 accordava in
Tripoli di vendere , comprare, entrare ed uscire a loro benepla
cito ; concedeva libera curia e conforme a tutti i privilegii dal
padre suo loro concessi. Rupino , poscia Re d 'Antiochia , decreto
nel 1216 che niun Genovese fosse tenuto a render ragione di
furto od omicidio senonchè alla propria curia ed alla presenza
del suo vice- console , accordando loro libertà individuale , esen
zione da qualunque diritto in tutto il suo regno , fuorchè nel porto
di S. Simeone , ed acciocchè il trattato più valido e più solenne
riuscisse , volle ratificarlo alla presenza del patriarca d 'Antiochia
e del re d 'Armenia 3.
i Liberam libertatem , Lib . Turium anno 1205 .
? San Simeone , posto a poca distanza di Antiochia .
3 Lib . Jurium , anno 1216 .
- 208 -
ILLUSTRAZIONE VENTESIMASESTA .
Trabisonda divenne l'emporio dei Genovesi , potendo facilmente
per essa praticar dal mar Nero al Caspio . In questo regno ebbero
lungo la marina un luogo fortificato che serviva di deposito alle loro
mercanzie . Le galere genovesi portavano da Costantinopoli i panni
francesi, fiamminghi ed italiani, le tele della Sciampagna , gli olii
d ' Italia , le chincaglierie alemanne , ed i frutti secchi di Spagna 1.
Grande era il commercio che facevasi in granaglie provenienti dalla
Tauride. Le altre mercanzie che al porto di Trabisonda si tras
portavano dovevapsi certamente trasmettere nella Persia , nel
Diarbekir lungo l' Eufrate , e navigando pel golfo Persico , passato
lo stretto d 'Ormus, recarle anche nel regno della China nella città
di Raiton , o Caiton , ove non esitarono a spingere le loro navi ed
ove fin da tempi remoti negoziavano , e nel 1348 volendo Genova
vendicarsi di un insulto fattole dal greco imperatore Alessi Com
neno , e perchè il popolo in una sommossa aveale distrutto i ma
gazzini , inviò nel mar Nero una flotta la quale attaccò e distrusse
Trabisonda. Sopraggiunse .quiodi Megollo Lercari il quale mipac
ciando di distruggere quel regno , ridusse Alessi a venire a patti
ed a concedergli una fattoria ed un consolato. Secondo una bolla ,
Genova possedeva in Trabisonda un terreno o quartiere , e corte
che fosse il commercio assicurato e fiorente se un terreno in
quel mare remoto acquistato non avessero. Perciò la Crimea , o
Gazaria , penisola che divide il mar Nero in due golfi e diritto
comunica colla palude Meotide, parve esser secondo le loro mire.
DEPPING , vol. II.
· V . Giornale Ligustico , fasc. V , anno 1831.
--- 209 -
ILLUSTRAZIONE VENTESIMASETTIMA.
Plinio Erodoto , Plularco nella vita di Cimone , e vari altri
storici greci tennero discorso dell' isola di Cipro nei tempi fa
volosi , ed in quelli dell' antica Grecia. Ravvolta nell' invasione
degli Egiziani , rimase per ben trecento anni sotto il dominio dei
Tolomei fino a Tolomeo zio di Cleopatra , il quale siccome ne ac
cenna Ruffo Sesto , essendo dal popolo romano invitato a cedere il
regno e le ricchezze, si lolse piuttosto la vita col veleno. Catone
Uticense vi si recò per il primo , ed a null' altro altese se non che
al dilapidamento del regio erario , riparando così alle strettezze
di quello della repubblica. Tentarono gli Arabi di torla ai Roma
ni , ma Eraclio li rispinse nel loro tentativo. Rimasta l' isola di
Cipro sotto l'imperatore greco , fu governata , cominciando da Co
stantino , dai duchi delegati dalla corte di Costantinopoli. Isacco
Comneno , ultimo di questi , profittando della decadenza dell' im
pero si eresse in Sovrano indipendente di quell' isola , ma poco
ne godette , chè pagò cara la sua ribellione e la male acquistata
indipendenza ; poichè nel 1190 navigando in quelle acque per soc
corso di Terra Santa Riccardo I , re d ' Inghilterra , spinto dalla
tempesta sulle rive dell' isola , Isacco accolse malamente i pau
fraghi, e richiestogli ingresso nel porto di Limisso al naviglio sul
quale stavano Berengaria di Navarra , e Giovanna regina di Sici
lia li ributiò oltraggiosamente , e minacciò il re d ' Inghilterra .Ma
Riccardo , quell' istesso che avea mosso guerra al proprio padre ,
e privatolo del regno , mal sofferì un ' ingiuria siffatta : attaccò
l' isola e vi esercitò la più sanguinosa vendetta . Isacco fu pri
gioniero , ed ebbe tronca la testa . Riccardo fu signore dell' isola
e non potendo risiedervi , la vendelle ai Templari che, scacciatine
in una sollevazione dagli abitanti , vidersi forzati nel 1192 a ce
derla a Guido Lusignado re di Gerusalemme per la somma di
centomila ducali.
- 210 -
ILLUSTRAZIONE VENTESIMAOTTAVA .
Il gran Can di Tartaria diede avviso anticipalo al re Enrico
della sua venuta colla seguente lettera.
« Casan , salute ad Enrico re di Cipro , al tempio ospitale , e
capitani degli eserciti.
Signore , il vostro buon apo aveva scritto per avanti , che se
l' esercito del Can cavalcava delle parti vostre , che voi cavalche
rete per acquistare Babilonia , e li dareste aiuto tutli. Lui ha ca
valcato , e voi altri non veniste. Hora avemo mandato Bubanata
ambasciatore in Franza , che avemo messo in ordine da cavalcar
noi di qui , et venire ancora voi altri di lì , et eseguir l' ordine
dei vostri antecessori. Però noi havevamo cavalcato con cento e
mandemo il nostro messo Caraidin a voi per cavalcar , et trasfe
rirvi con il re d ' Armenia , et con tutte le vostre genti verso di
noi , che saremo alli XV della luna del primo mese d ' inverno a
Sem . Scritta a Averal alli 21 di ottobre l’anno del porco. Il messo
giunse in Cipro ai 3 di novembre 1298 ed il gran Can disper
deva l' armata del soldano ai 20 dicembre dell' anno istesso.
ILLUSTRAZIONE VENTESIMANONA.
Giacchè qui cade in acconcio spero non riuscirà discaro un breve
cenno sull'origine del sacro ospitale di S. Giovanni Battista di
Gerusalemme, il quale secondo le antiche e le sacre istorie a
tempi remotissimi risale .
Narra la storia come dopo la liberazione di Gerusalemme per
Giuda Macabeo fosse cosa santa riputata lo implorare la misericor
dia Divina e lo provvedere al risanamento dei feriti , "per cui
vinne gran parle del tesoro del re impiegato nella fabbricazione
- 211 -
d ' un Xenodochio , collegio ed ospedale in cui gli ammalati rice
vuti , curali e nutriti fossero. Pervenuti i tempi di Tito e di Ve
spasiano , le armi romane in Gerusalemme distrussero i più grandi
monumenti della religione cristiana e con essi anche l' antichis
simo ricettacolo dell' umanità sofferente ; quindi in progresso di
tempo moltiplicati in quelle contrade i peregrinaggimovea compas
sione e pietà la vista di non pochi infelici , i quali alla crudeltà
e brutal cupidigia degli infedeli abbandonati , olocausti volontarii
della loro religione morivano. Un pellegripo per nome Girardo
riparò a sì deplorabile mancanza, chè implorato ed ottenuto il
permesso di gettare le fondamenta di un nuovo ospedale sotto
il patrocinio di S. Giovanni Battista , egli , e i compagni suoi con
giuramento promisero di prestare umili e necessarii servigi ai
poveri , agli ammalati ed ai pellegrini, che al pio istituto fossero
accorsi. L 'ospedale col volger degli anni venne in sommo onore e
riputazione , e di larghe dovizie provveduto : onde protetto dai
Papi e sotto la special loro protezione riposto , elessero il detto
Girardo a capo e rettore. Il Pontefice Lucio II dichiarò che i suc
cessivi presidenti fossero eletti dalla unanimità della sacra Con
gregazione e non da altri. Formati poscia in sicura e numerosa
compagnia cominciarono in tempi diſlicili e disastrosi , a fornirsi
di armi per difendere se stessi non che gli altri dagli assalti e
dagli insulti dei Barbari. Morto Girardo fu affidala la direzione
del luogo a Raimondo da Podio , il quale nominato maestro ot
tepne dal Papa Eugenio II l' istruzione delle regole , l'abito della
Croce bianca ottagona ed il mantello nero. Sotto regolamenti det
tali da uno spirito di religione e di filantropia prosperarono
gli ospitalieri , ed operarono fatti memorabili si in armi che in
senno .
Ecco la regola stabilita dal primo maestro dell' ordine Rai
mondo da Podio .
« In nome del nostro Signor Gesù Cristo .
« Io Raimondo servo dei poveri di Cristo , e dell' Ospedale di
Gerusalemme , custode di consiglio del capitolo dei frati , ordino
queste cose nella chiesa di S . Giovanni Ballista di Gerusalemme:
- 212 -
io raccomando che tutti i fratelli , che verranno al servizio dei
poveri e a difesa della Fede cattolica osservino e promellano
a Dio castità , obbedienza , e povertà . »
ILLUSTRAZIONE TRENTESIMA .
I cavalieri del tempio erano istituiti sotto il patrocinio di S . An
tonio Abbate , e per segnale distintivo portavano un T sugli a
biti , privilegio loro concesso da Papa Eugenio . L' origine della
loro abolizione vuolsi sia derivata dal poco conlo e riguardo ,
in cui dal maestro dei Templari alcune lettere dal Sommo Pon
tefice indirittegli , furono tenute ; le quali lettere benchè mupile
del sigillo papale furono date dal maestro alle fiamme , dicendo ,
che le regole dell' istituto non gli permettevano di eseguire gli
ordini di Sua Santità. Quindi giustamente sdegnato il Papa Cle
mente V con sua lettera aboli e diseredo i Templari, ordinando
che tutte le sostanze e beni di loro fossero agli Ospitalieri tras
smessi.
ILLUSTRAZIONE TRENTESIMAPRIMA.
In quest' occasione fecero mostra i Genovesi del loro mirabile
ingegno nella maniera di costrurre macchine di tre fatte ; l' una
chiamala crua che lanciava le pietre dentro della città ; l' altra
zate ch ' era un castello di legno con tre piani, nel primo dei
quali stavansi li zappatori a far breccie delle mura, nel secondo,
che quasi agguagliava i merli della città , i balestrieri, che get
tavano giavellotti e freccie dalla destra e dalla sinistra , il terzo
era si alto che sopravanzava le muraglie e vedeva nell' interno,
dalla cui sommila si offendevano con sicurezza , gagliardamente
quei di dentro. La terza macchina avea per nome falcon la quale
- 213 --
era un castello pieno di uomini posti in ordinanza e pronti a sa
lir sulle muraglie. Anche dalla parte di mare furono costrulli al
tri ordini. Fece l'ammiraglio legare insieme due galere prua eon
prua , e poscia ai due alberi fu assicurata una trave, sulla quale
fu collocato un tavolato da dove i balestrieri combattevano il
castello , e siccome gli soprastavano di tre cappe almeno alcun
non osava useir fuori, tanta era la tempesta dei giavellotti e dei
varetoni che i Genovesi tiravano .
Servivansi pure di una maechipa destinata a lanciar pietre co
me gli arieti. Le pietre lanciate erano del peso di qualtro can
rovinando le case e le muraglie .
ILLUSTRAZIONE TRENTESIMASECONDA .
Il promontorio di Caffa , presso l' antica Teodosia fu destinato
alla fondazione della nuova colunia , poichè oltre un vasto porto
situato in una provincia abbondantissima di capi di commer
cio , avea il vantaggio di dominare il bosforo cimmerio che dà
l' ingresso nella meotide, e di essere un luogo di mezzo per co
no. A ciò si aggiunga che da quel punto potevano facilmente
conoscere il commercio che i Veneziani stabiliti alla Tana ,
esercitavano nel mare di Azof. Molti altri furono gli stabilimenti
tissima la Crimea di grani , lane, pelli preziose , cuoja , canape, lino e
pesce secco ; quest' ultimo genere doveva essere della massima importanza
a quei tempi, in cui non si era per anco scoperto il banco di Terra Nuo
va , che è il vivajo dell' Europa Cattolica . - Bianca sulla Grandezza e De
cadenza di Genova .
- 214 -
che nel mar Nero 1 ebbero i Genovesi , come la Soldaja (Sudack )
Ja Gotia , il Cervo , il Tamaco , oltre diverse terre nella Mingre
lia , in Sayastopoli , nella Coppa.
ILLUSTRAZIONE TRENTESIMATERZA .
Non sarà fuori di luogo se qui riporterò un si grande e si
esemplare avvenimento come venne esposto con alti di pubblico
notaro , Giacomo Maria Castello di Genova il 9 di novembre del
1644 da Teodora figlia di Angelo Giustiniani , consorte a G . B .
Foglietta nobile genovese , allorquando ella fece ritorno in patria
dopo essere stata cogli altri Giustiniani rilegata in Caffa .
« Nel tempo che li Turchi s ' impadronirono di Scio , anni set
tanl’otto sono incirca , io era in detta città , e fui da essi presa in
compagnia di molti signori Giustiniani che allora si ritrovavano
io delta cillà , e vi erano fra gli altri tutti quelli signori Giusti
niani, che detlo anno governavano l' isola suddetta o altre adia
centi. Presi che n ' ebbero ci condussero sopra le galere dell' ar
mata in Costantinopoli ; ove giunti che fummo , li Turchi suddetli
separarono li fanciulli di dodici , quattordici , e sedici anni in
circa da noi, per fare che rinnegassero la fede di postro Signor Gesù
Cristo , per poi servirsene nel serraglio , e noi altri rinchiusero
dentro un Monastero intitolato S . Giovanni Decollato . Et fra delli
fanciulli mi ricordo , che vi erano li signori Filippino , Georgio e
Paolo fratelli Giustiniani , figli del sig . Bernardo, e Bartolomeo fi
ill commercio dei Genovesi nel mar nero è tanto grande e glorioso
che per sè stesso richiederebbe una storia separata. Caſſa ne è il centro e
gli statuti di Gazzaria ne porgono testimonianze chiarissime. L 'ODERICO nelle
sue lettere ligustiche , il P . SEMini nelle sue memorie inedite ne hanno da
to , cogli eruditi loro lavori, una assai estesa e chiarissima contezza , ond' è
ch ' io mi ritengo dal trattarne più ampiamente .
- 219 -
glio unico in quel tempo del sig . Andrea Giustiniani. Quali insti
gati a rinnegare con lusinghe e minaccie , e loro ricusando , erano
da Turchi tormentati , mettendogli cannette infocate tra mezzo le
unghie delli diti de'mapi, e piedi;, e detli fanciulli , ch ' erano
molti , stavano sempre costanti nella fede , invocando l' ajuto
della Beatissima Vergine del Rosario , ed ogni giorno recitavano
l' officio della Madonna. E mentre cosi stavano de' tormenti ,
li Turchi li violentavano , che alzassero il dito indice della
mano , segno usato da Turchi quando vogliono fare che alcuno
rioneghi la Santa Fede di Cristo ; essi fanciulli allo incontro strin
gevano fortemente la mano dimostrando la loro saldezza. Tullo
ciò a noi veniva rifferto da due delle madri di detti fanciulli ,
una delli quali era la signora Maria moglie del signor Germano
Giustiniani , il nome dell' altra non mi ricordo ; e di giorno in
giorno ci davano notizia di quello che seguiva , poichè avevano
ottenuto licenza sotto altri pretesti dalli Turchi di poter andare a
vedere loro figli e gli facevano animo , che fossero costanti nei
martirii e saldi nella fede. Le madri degli altri fanciulli tormen
tati , che si trovavano in nostra compagnia , sentendo ciò che dalle
suddette ne veniva riferito , ed intendendo li martirii che loro
figli soffrivano, e che li disprezzavano , piangendo di tenerezza
rendevano grazie a Dio , e dicevano : poco importa che nostri
cari figli perdino ne' tormenti i corpi , mentre fermi nella fede
conservino l' anima a Dio . Così morirono detti fanciulli ne' tor
menti : e due , o tre di loro morti furono ritrovati con la mano
tanto stretta , che non se gli poteva aprire.
GENEALOGIA STORICA
E D ' ARMENIA
GUIDO LUSIGNANO
1192. Figlio di Ugo le Brun signore di Lusignano e secondo il
Cantacuzeno , di Amalrico di Lusignano re diCipro e prin
cipe di Tiro. Nel 1186 tolse in moglie Sibilla regina di
Gerusalemme , e ne fu re ; ma comballuto dai Mussulmani,
fu cacciato dal regno di cui nel 1189 per la morte di
sua moglie perdette anche il titolo. L ' anno 1192 ebbe
jo dono da Riccardo re d ' Inghilterra l' isola di Cipro ?, la
quale , secondo si legge in un M . S. posseduto dall' Ill.mo
Sig . Marchese Massimiliano Spinola , avrebbe invece com
prata dal Maestro degli Ospitalieri per la somma di cento
mila ducati. Dopo la morte di Lione o Livone fu chia
mato dalla corte di Costantinopoli al regno di Armenia ,
e ne fu coronato re . Guido pop ebbe prole, e dopo la sua
morte avvenuta , al dire del Sinut , l' anno 1194 , il regno
di Cipro pervenne in Amalrico fratello di lui , e quello
di Gerusalenne ad Isabella sorella di Sibilla .
I a Puis , c' est Richard Coeur-de-Lion , qui, du premier choc, anéantit
a l'armée d'Isaac Comnène , s'empare de l'empereur de Chypre, et le charge
a de chaînes d'argent, donant ce royaume à Lusiguan roi de Jérusalem . »
A . ÉgRox. La Terre Sainte.
- 220 -
AMALRICO LUSIGNANO
1194. Contestabile di Cipro ; nel 1196 ne fu coronato re dal ve
scovo di Hildesheim delegato dall' imperatore Enrico VI.
Fu marito a Ceeca de Ibelio da cui ebbe Ugo , Guido ,
Giovanni, Borgogna che prima fu moglie a Raimondu VI
conte di Tolosa , quindi a Gualtiero di Montbéliard , ed
Helvis maritata a Rupio figlio di Raimondo III cople di
Tripoli. Morta Cecca la prima moglie , Amalrien uni nel
1197 la corona di Cipro a quella di Gerusalemme pas
sando a secunde nozze colla regina Isabella vedova di En
rico conte di Seiampagna col quale aveva avuto una figlia
per nome Alice , sposa ad Ugo Lusigoan . Amalrico mori
in Tolemaide o S.Giovanoi d 'Acri il 1.º di aprile del 1205
lasciando della seconda moglie , Sibilla upita in matrimonio
con Lione re d'Armenia , e Melissena sposa a Boemondo IV
principe di Antiochia.
UGO 1.
1205. Durante la minorità di questo principe ſu reggente di Cipro
Gualtiero di Montbéliard suo cognato. Nel 1211 Ugo fu
coronato a Nicosia con la regina Aliee figlia di Eorico
conte di Sciampagna , che avea sposata l' anno 1208 , da
cui ebbe Enrico detto il Grosso , Maria maritata a Gual
tiero di Brienpe ed Isabella moglie di Enrico figlio di
Buemondo IV principe di Antiocbia . Ugo mori in Tripoli
nel mese di gennaio del 1219.
- 221 --
1219. Nato il 3 maggio 1218 : successe ad Ugo I nell'età di nove
mesi sollo la reggenza della regina Alice sua madre e de'
suoi zii Giovanni e Filippo d ' Ihelin . Cinse la corona di re
di Cipro all' età di sette anni: ebbe tre mogli : Alice figlia
di Guglielmo IV marchese di Monferralo , cugino dell' Im
peratore Federico : Stefanina sorella di Aitone I re di Ar
menia ; e Piacenza d 'Antiochia da cui ebbe Ugo. Morì
addì 8 di gennaio del 1953 in Nicosia.
UGO II
1253. Nato pochi mesi dopo la morte di Enrico , gli fu successore
sotto la reggenza di sua madre Piacenza , la quale benchè
alquanto ambiziosa , seppe però governare il regno con
prudenza ed accuratezza . Ugo morì nel 1267 nell' età
di quattordici circa anni.
UGO III detto Il GRANDE
1267. Fu questi bailo di Cipro di cui fu coronato re il giorno
di Natale 1267 dal patriarca di Gerusalemme. Nel 1969 ,
al 24 di settembre ascese il trono di Gerusalemme per la
a sopportare con Maria figlia a Boemundo IV principe di
Antiochia , la quale gli disputava il possesso di quella co
rona. Passata quindi Maria nel 1277 in Occidente, cedette
ogni suo diritto a Carlo I re di Sicilia , il quale spediya
- 222 -
tosto in Palestina ( 1278 ) una flolla sotlo gli ordini di
Rogiero di S . Severin , che s' impadroniva di S . Giovanni
d 'Acri. Rivolse Ugo molte volte le sue armi contro gl' infe
deli ma senza nessun esito felice , comecche fosse di sommo
valore .Mori in Tiro il 26 dimarzo del 1284 . Da Isabella sua
sposa , figlia di Guido d ' Ibelin , ebbe Giovanni ed Enrico
suoi successori , Boemondo , Amalrico principe titolare di
Tiro , e Guido contestabile di Cipro , oltre Maria o Marietta
che fu moglie a Giacomo II re di Aragona, Margherita
sposa a Thoros principe di Armenia , Alice maritata a
Balian d 'Ibelin , ed Helyis .
GIOVANNI I
1284 . Fu coronato re di Cipro l' 11 di maggio del 1284 in Nico
sia , e di Gerusalemme in Acri lo stesso anno. Morì senza
prole il 20 di maggio del 1285 in età di trentatre anni.
ENRICO II
1285 . Nato nel 1271 : successore di Giovanni I suo fratello pri
mogenito . Il 27 di dicembre del 1286 fu coronato a San
Giovanni d 'Acri re diGerusalemme. Tristo fu il suo regno
e per l' usurpazione del trono fatta da Amalrico e per la
congiura di Guido , fratelli di lui. Morì il 31 di marzo
del 1324 a Strovilo , presso Nicosia . Non ebbe prole , e
Costanza moglie di lui, figlia a Federico re di Sicilia ,
passò nel 1329 a seconde nozze con Lione III re di
Armenia .
– 223 -
UGO IV
1324 . Ascese al trono dopo la morte dello zio l' anno 1324. Al
dire di Enrico Giblet avrebbe abdicato nel 1360 in favore
di Pietro suo primogenito . Oltre questo principe , ebbe da
Alice sua sposa , Guido principe di Galilea e contestabile di
Cipro maritato a Maria figlia di Luigi I di Borbone,
Giacomo che fu re di Cipro , Giovanni assassinato nel 1375 ,
Tommaso morto affogato con sua sorella Isabella il 15 di
novembre del 1340 , e Cecca sposa a Ferdinando infante di
Maiorca . L'go morì in Cipro nel 1361 d 'anni sessantaquattro.
PIETRO I
1361. Figlio di Ugo IV e di Alice , coronato re di Cipro nel 1360 ,
successe al padre nel 1361. Fin dalla sua prima gioventù
avea giurato tale un odio contro i Mussulmani che per non
raffreddarsi in questo pensiero , era uso di portare al collo
una nuda spada. Infatti , collegato ai cavalieri di Rodi ed ai
Catalani , soccorse il re d ’Armenia ch' era in 'guerra cogli
infedeli e s' impadroni di Satalia : rivolse quindi le armi
contro la città di Smirne che assoggetto . Nel 1365 prese
ad assediare Alessandria d 'Egitto , la quale per mancanza
di forze, essendo stato abbandonato dagl' Inglesi , lasciò
in preda alle fiamme.Gli Egiziani irritati fortemente da ciò
si scatenarono contro i cristiani , e non paghi di tor loro
gli averi ne facevano orrendo massacro. Molte furono e
considerevoli le perdite ed i danni incontrati dai Veneziani
in quest' occasione , i quali inviarono tosto ambasciata a
Pietro , pregandolo a non voler continuare più oltre la
guerra. Nel 1366 , unito aiGenovesi ed ai Rodiani con una
- 224 -
flotta di centoquaranta vascelli si volse ad espugnare Tripoli
sultapo d ' Egitto , recossi in Roma (1368 ) onde veder modo
di oltener nuovi soccorsi , e Giacomo fratello di lui ap
profittando della sua lontananza s' impossessava del trono.
Pielro avuto di ciò contezza ritornò tosto di Roma ma
cadde in gravissima malattia che per lo spazio di quarantatre
giorni lo ebbe travagliato. La sua morte fu cagionata da
un fatto che gli tolse tutta quella fama di giusto e valo
roso che si era acquistata colle gloriose sue gesta contro
gl' infedeli. Ecco il come. Durante la convalescenza , ve
nuto un giorno in pensiero di recarsi alla caccia , comandò
a suo figlio di torre ad Enrico diGiblet, visconte di Ni
cosia , due bellissimi cani che questi possedeva. Per la qual
cosa nata questione fra il Giblet ed il figlio di Pietro , que
sli unendosi al figlio , non solo volle vendicarsi su di Giblet
condannandolo a lavorare co ' schiavi jo un palagio ch' ei
faceva fabbricare , ma ben anche sulla figlia di lui, la quale
per aver ricusato di unirsi in matrimonio con uno fra i
domestici di lui, metteva in vendita alla presenza delpadre
di lei , dei fratelli del re , di molti baroni e persone.
Laonde tutti coloro che furono presenti a siffatio inumano
procedere , giurarono , nè i fratelli di lui furono ultimi, di
prenderne la vendetta . E nel vero la seguente notte , enlrati
nell' appartamento dove accanto alla sposa in tranquillissimo
sonno giacea , lo assassinarono. Fu questa pertanto la fine
di Pietro , avvenula secondo la maggior parte degli storici,
il 18 di gennaio del 1368 , epoca appunto in cui era stato
elelto ad occupare il trono di Armenia. Eleonora d 'Aragona
gli fu sposa e lo fece padre di Pietro JI o Pierino , e di
tre figlie , Cecca , Maria moglie di Giacomo re di Cipro si
gnore di Buirut , e Margherita maritata a Carlo V . Visconti
signore di Parma.
- 225 -
PIETRO II O PIERINO
1369. Fu coronato re di Cipro il 10 di ottobre del 1369 d ' anni
tredici. Nel 1375, onde soddisfare al desiderio di sua madre ,
durante la minorilà di lui , per vendicare la morte di suo
padre di cui n ' era stato principale autore. Morì il 17 d 'ot
tobre del 1382 di ventisei anni. Valentina figlia di Ber
nabò Visconti signore di Milano fu sua moglie , da cui non
ebbe prole .
GIACOMO I
1382. Figlio di Ugo IV . Fu contestabile di Cipro . Alla morte di
suo nipote Pierino si trovava in ostaggio in Genova. Rila
sciato ad inchiesta dei Cipriotti , venne coronato nel 1384
re di Cipro in Nicosia dove ricevette pure (1393 ) la co
rona di Gerusalemme , e poco dopo , essendo morto suo
cugino Lionetto o Livone V, quella di Armenia . Da Agnese
figlia di Stefano l’Algrafé duca di Baviera ebbe nove figli :
Giovanni suo successore, Ugo cardinale arcivescovo di Ni
cosia , Filippo contestabile di Cipro , Enrico principe di
Galilea , Maria o Marietta sposa a Ladislao re di Napoli,
Isabella moglie di Pietro re di Cipro , ed altre due figlie
morte in tenera età . Giacomo cessò di vivere addi 20 di
seltembre del 1398 d'anni sessantaquattro.
- 226 -
GIOVANNI II 0 GIANO
1398 . Nacque in Genova durante la prigionia del padre a cui suc
cesse nei regni di Cipro , di Gerusalemme e d’Armenia in età
di ventiquattro anni. Dopo essersi impossessato di Botron ,
Bairut, Laodicea, Tripoli ed altre città , rivolse le armi contro
Alessandria (1426 ) dove comballuto dal sultano Boursbai
Ascraf -Seiffadin , fu condotto prigioniero in Egitto : Del suc
cessivo 1427 fu rimesso in libertà . Morì il 19 di giugno del
1432 d 'anni cinquantotto . Benchè valoroso , fu però sempre
sfortunato. Da Carlotta di Borbone sua moglie , figlia di
Giovanpi di Borbone conte della Morea , ebbe Giovanni
suo successore , Giacomo siniscalco di Cipro ed Anna ma
ritala con Luigi duca di Savoia 1.
GIOVANNI III
1432. Ascese al trono all'età di dicioll' anni sotto la reggenza di
sua madre l' anno 1435. Dopo la morte di Aimea o Medea
di Monferrato sua prima moglie passò a seconde nozze con
Elena figlia di Teodoro Paleologo despota della Morea.
Questa principessa , oltremodo ambiziosa , conosciuta la de
bolezza del marito , l' obbligo a pubblicamente dichiararla
reggente il regno. Il suo governo fu assai tormentato da
turbolenze , imperocchè affezionata al rito greco , abolì il
latino nell' isola di Cipro, cagione di non lievi sciagure. Elena
morì l' 11 aprile , e Giovanni il 26 di luglio del 1458. Car
lolta fu loro figlia.
1 Margherita de Charnì vedova di l'mberto , signore di Villars-Sciſſel , dono
a Luigi duca di Savoia nel 1452 la S. Sindone che al presente si conserva in
- 227 –
CARLOTTA
1458. Era essa vedova di Giovanni di Portogallo , fatto avvelenare
( 1457) da Elena sua matrigna. Ascesa al trono nel mese di
agosto del 1458 , perchè le leggi del regno ammettevano la
successione delle femmine, si maritò nel seguente anno
a suo cugino germano Luigi conte di Ginevra , secondoge
nito di Luigi duca di Savoia , e fu coronato re di Cipro ,
di Gerusalemme e di Armenia . Poco durò il suo regno ,
imperocchè Giacomo figlio naturale del padre di lei gliene
contrastò il possesso , e benchè arcivescovo , pretese di
succedere al padre. Laonde coll' aiuto del soldano di
Egitto , a cui per più facilmente conseguire il suo in
tento avea fatto omaggio del regno di Cipro , s'impa
droni della corona !. Il re e la regina all'arrivo di Gia
como si ripararono in Cerines , che fu per lo spazio di
quattro anni dalle armi mussulmane assediata . Dopo la
morte di Luigi avvenuta nel mese di agosto del 1484 , Car
lotta , tentato , ma invano , di ricuperare il perduto trono , si
recò in Roma presso il pontefice Sisto IV , dove due anni
prima della sua morte accaduta il 16 di luglio del 1487
donò e cedette tutte le sue ragioni sul reame di Cipro e
di Gerusalemme al duca di Savoia Carlo I ed a tutti i di
scendenti di lui, i quali d 'allora in poi sempre ne conser
varono il titolo .
Torino. Creò egli primo addì 18 di marzo del 1459 il Senato di Torino ed
il consiglio di Giustizia di Ciamberi , che poi prese il titolo di Senato .
Geneal. Hist. tomo II , pag. 72.
! « Chypre devint à la fois le théâtre et la proie des révolutions ; un
« fils illégitime (Giacomo II) du dernier roi (Giovanni III) fut couronné
« roi de Chypre dans la ville du Caire , sous les auspices et en présence
« des mameluks , et le nouveau roi promit d'être fidèle au sultan d'Égypte ,
« et de payer cinqmille écus d 'or pour l'entretien des grandes mosquées de
« la Mecque et de Jérusalem !! – A . ÉGRON. La Terre Sainte .
- 226 -
GIOVANNI II O GIANO
1398. Nacque in Genova durante la prigionia del padre a cui suc
cesse nei regni di Cipro , di Gerusalemme e d 'Armenia in elà
di ventiquattro anni. Dopo essersi impossessato di Botron ,
Bairut, Laodicea, Tripoli ed altre città , rivolse le armi contro
Alessandria (1426 ) dove combattuto dal sultano Boursbai
Ascraf-Seiffadin , fu condotto prigioniero in Egitto : nel suc
cessivo 1427 fu rimesso in libertà . Morì il 19 di giugno del
1432 d 'anni cinquantotto . Benchè valoroso , fu però sempre
sfortunato. Da Carlotta di Borbone sua moglie , figlia di
Giovanni di Borbone conte della Morea, ebbe Giovanni
suo successore , Giacomo siniscalco di Cipro ed Anna ma
ritala con Luigi duca di Savoia 1.
GIOVANNI III
1432 . Ascese al trono all' età di dicioll' anni sotto la reggenza di
sua madre l' anno 1435 . Dopo la morte di Aimea o Medea
di Monferrato sua prima moglie passò a seconde nozze con
Elena figlia di Teodoro Paleologo despota della Morea.
Questa principessa , oltremodo ambiziosa , conosciuta la de
bolezza del marito , l' obbligo a pubblicamente dichiararla
reggente il regno. Il suo governo fu assai tormentato da
turbolenze , imperocchè affezionata al rito greco , aboli il
latino nell' isola di Cipro ,cagione di non lievi sciagure. Elena
morì l' 11 aprile , e Giovanni il 26 di luglio del 1458. Car
lolta fu loro figlia .
" Margherita de Charnì vedova diUmberto , signore di Villars -Sciffel , donò
a Luigi duca di Savoia nel 1452 la S, Sindone che al presente si conserva in
- 227 –
CARLOTTA
1458. Era essa vedova di Giovanni di Portogallo , fatto avvelenare
(1457) da Elena sua matrigna. Ascesa al trono nel mese di
agosto del 1458 , perchè le leggi del regno ammettevano la
successione delle femmine, si maritò nel seguente anno
a suo cugino germano Luigi conte di Ginevra , secondoge
nito di Luigi duca di Savoia , e fu coronato re di Cipro ,
di Gerusalemme e di Armenia . Poco durò il suo regno ,
imperocchè Giacomo figlio naturale del padre di lei gliene
contrastò il possesso , e benchè arcivescovo, pretese di
succedere al padre. Laonde coll' aiuto del soldano di
Egitto , a cui per più facilmente conseguire il suo in
tento avea fatto omaggio del regno di Cipro , s'impa
dronì della corona !. Il re e la regina all'arrivo di Gia
como si ripararono in Cerines , che fu per lo spazio di
quattro anni dalle armi mussulmane assediata . Dopo la
morte di Luigi avvenuta nel mese di agosto del 1484 , Car
lotta , tentato , ma invano , di ricuperare il perduto trono, si
recò in Roma presso il pontefice Sisto IV , dove due anni
prima della sua morte accaduta il 16 di luglio del 1487
donò e cedette tutte le sue ragioni sul reame di Cipro e
di Gerusalemme al duca di Savoia Carlo I ed a tutti i di
scendenti di lui, i quali d 'allora in poi sempre ne conser
varono il titolo .
Torino. Creò egli primo addì 18 di marzo del 1459 il Senato di Torino ed
il consiglio di Giustizia di Ciamberì , che poi prese il titolo di Senato .
Geneal. Hist. tomo II , pag. 72.
1 « Chypre devint à la fois le théâtre et la proie des révolutions ; un
« fils illégitime (Giacomo II) du dernier roi (Giovanni III) fut couronné
« roi de Chypre dans la ville du Caire , sous les auspices et en présence
« des mameluks , et le nouveau roi promit d 'être fidèle au sultan d'Égypte,
« et de payer cinqmille écus d 'or pour l'entretien des grandes mosquées de
« la Mecque et de Jérusalem !! – A . ÉGRON. La Terre Sainte .
- 226 -
GIOVANNI II O GIANO
1398 . Nacque in Genova durante la prigionia del padre a cui suc
cesse nei regni di Cipro,di Gerusalemme e d ’Armenia in elà
di ventiquattro anni. Dopo essersi impossessato di Botron ,
Bairut, Laodicea, Tripoli ed altre città , rivolse le armi contro
Alessandria ( 1426) dove combattuto dal sultano Boursbai
Ascraf-Seiffadin , fu condotto prigioniero in Egitto : nel suc
cessivo 1427 fu rimesso in libertà . Morì il 19 di giugno del
1432 d 'anni cinquantotto . Benchè valoroso , fu però sempre
sfortunato . Da Carlotta di Borbone sua moglie , figlia di
Giovanpi di Borbone conte della Morea , ebbe Giovanni
suo successore, Giacomo siniscalco di Cipro ed Anda ma
ritala con Luigi duca di Savoia 1.
GIOVANNI III
1432. Ascese al trono all'età di dicioll' anni sotto la reggenza di
sua madre l' anno 1435. Dopo la morte di Aimea o Medea
di Monferrato sua prima moglie passò a seconde nozze con
Elena figlia di Teodoro Paleologo despota della Morea .
Questa principessa, oltremodo ambiziosa , conosciuta la de
bolezza del marito , l' obbligo a pubblicamente dichiararla
reggente il regno. Il suo governo fu assai tormentato da
turbolenze , imperocchè affezionata al rito greco , aboli il
latino nell'isola di Cipro , cagione di non lievi sciagure . Elena
morì l' 11 aprile , e Giovanni il 26 di luglio del 1458 . Car
lolta fu loro figlia .
" Margherita de Charnì vedova di Umberto , signore di Villars-Sciſfel , donò
- 227 -
CARLOTTA
1458. Era essa vedova di Giovanni di Portogallo , fatto avvelenare
( 1457) da Elena sua matrigna. Ascesa al trono nel mese di
agosto del 1458, perchè le leggi del regno ammettevano la
a suo cugino germano Luigi conte di Ginevra , secondoge
nito di Luigi duca di Savoia , e fu coronato re di Cipro ,
di Gerusalemme e di Armenia . Poco durò il suo regno ,
imperocchè Giacomo figlio naturale del padre di lei gliene
contrastò il possesso , e benchè arcivescovo , pretese di
succedere al padre . Laonde coll' aiuto del soldano di
Egitto , a cui per più facilmente conseguire il suo in
tento avea fatto omaggio del regno di Cipro, s 'impa
droni della corona 1. Il re e la regina all'arrivo di Gia
como si ripararono in Cerines , che fu per lo spazio di
quattro anni dalle armi mussulmane assediata . Dopo la
morte di Luigi avvenuta nel mese diagosto del 1484 , Car
lotta , tentato , ma invano , di ricuperare il perduto trono, si
recò in Roma presso il pontefice Sisto IV , dove due anni
prima della sua morte accaduta il 16 di luglio del 1487
donò e cedette tutte le sue ragioni sul reame di Cipro e
di Gerusalemme al duca di Savoia Carlo I ed a tutti i di
scendenti di lui, i quali d 'allora in poi sempre ne conser
varono il titolo .
Torino. Creò egli primo addì 18 di marzo del 1459 il Senato di Torino ed
il consiglio di Giustizia di Ciamberì , che poi prese il titolo di Senato .
Geneal. Hist. tomo II , pag. 72.
1 « Chypre devint à la fois le théâtre et la proie des révolutions ; un
« fils illégitime (Giacomo II) du dernier roi (Giovanni III) fut couronné
« roi de Chypre dans la ville du Caire , sous les auspices et en présence
« et de payer cinqmille écus d ’or pour l'entretien des grandes mosquées de
« la Mecque et de Jérusalem !! – A . ÉGron . La Terre Sainte .
- 226 -
GIOVANNI II O GIANO
1398. Nacque in Genova durante la prigionia del padre a cui suc
cesse nei regni di Cipro , di Gerusalemme e d ’Armenia in elà
di ventiquattro anni. Dopo essersi impossessato di Botron ,
Bairut, Laodicea, Tripoli ed altre città , rivolse le armi contro
Alessandria (1426) dove combattuto dal sultano Boursbai
Ascraf-Seiffadin , fu condotto prigioniero in Egitto : nel suc
cessivo 1427 fu rimesso in libertà . Morì il 19 di giugno del
1432 d 'anni cinquantotto .Benchè valoroso , fu però sempre
sfortunato . Da Carlotta di Borbone sua moglie , figlia di
Giovanpi di Borbone conte della Morea , ebbe Giovanni
suo successore ,Giacomo siniscalco di Cipro ed Anda ma
rilala con Luigi duca di Savoia 1.
1432. Ascese al trono all'età di dicioll' anni sotto la reggenza di
sua madre l' anno 1435. Dopo la morte di Aimea o Medea
di Monferrato sua prima moglie passò a seconde nozze con
Elena figlia di Teodoro Paleologo despota della Morea.
Questa principessa , oltremodo ambiziosa , conosciuta la de
bolezza del marito , l' obbligo a pubblicamente dichiararla
reggente il regno. Il suo governo fu assai tormentato da
turbolenze , imperocchè affezionata al rito greco , aboli il
latino nell'isola di Cipro,cagione di non lievi sciagure . Elena
morì l' 11 aprile , e Giovanni il 26 di luglio del 1458. Car
lolta fu loro figlia.
1 Margherita de Charnì vedova di Umberto, signore di Villars -Sciſſel , donò
a Luigi duca di Savoia nel 1452 la S . Sindone che al presente si conserva in
- 227 -
CARLOTTA
1458 . Era essa vedova di Giovanni di Portogallo , fatto avvelenare
(1457) da Elena sua matrigna. Ascesa al trono nel mese di
agosto del 1458, perchè le leggi del regno ammettevano la
successione delle femmine, si maritò nel seguente anno
a suo cugino germano Luigi conte di Ginevra , secondoge
nito di Luigi duca di Savoia , e fu coronato re di Cipro ,
di Gerusalemme e di Armenia . Poco durò il suo regno ,
imperocchè Giacomo figlio naturale del padre di lei gliene
contrastò il possesso , e benchè arcivescovo , pretese di
succedere al padre. Laonde coll' aiuto del soldano di
Egitto , a cui per più facilmente conseguire il suo in
droni della corona !. Il re e la regina all' arrivo di Gia
como si ripararono in Cerines , che fu per lo spazio di
quattro anni dalle armi mussulmane assediata . Dopo la
morte di Luigi avvenuta nel mese di agosto del 1484 , Car
lotta , tentato , ma invano , di ricuperare il perduto trono , si
recò in Roma presso il pontefice Sisto IV , dove due anni
prima della sua morte accaduta il 16 di luglio del 1487
donò e cedette tutte le sue ragioni sul reame di Cipro e
di Gerusalemme al duca di Savoia Carlo I ed a tutti i di
scendenti dilui, i quali d'allora in poi sempre ne conser
varono il titolo .
Torino. Creò egli primo addì 18 di marzo del 1459 il Senato di Torino ed
il consiglio di Giustizia di Ciamberì , che poi prese il titolo di Senato .
Geneal. Hist. tomo II , pag. 72.
! « Chypre devint à la fois le théâtre et la proie des révolutions ; un
« fils illégitime (Giacomo II) du dernier roi (Giovanni III) fut couronné
« roi de Chypre dans la ville du Caire , sous les auspices et en présence
« des mameluks , et le nouveau roi promit d 'être fidèle au sultan d'Égypte ,
« et de payer cinqmille écus d ’or pour l'entretien des grandes mosquées de
« la Mecque et de Jérusalem !! – A . ÉGRON. La Terre Sainte.
- 226 -
GIOVANNI II O GIANO
1398. Nacque in Genova durante la prigionia del padre a cui suc
cesse nei regni di Cipro , di Gerusalemme e d 'Armenia in elà
di ventiquattro anni. Dopo essersi impossessato di Botron ,
Bairut, Laodicea, Tripoli ed altre città , rivolse le armi contro
Alessandria (1426 ) dove combattuto dal sultano Boursbai
Ascraf- Seiffadin , fu condotto prigioniero in Egitto : pel suc
cessivo 1427 fu rimesso in libertà . Morì il 19 di giugno del
1432 d 'anni cinquantotto . Benchè valoroso , fu però sempre
sfortunato . Da Carlotta di Borbone sua moglie , figlia di
Giovanni di Borbone conte della Morea , ebbe Giovanni
suo successore ,Giacomo siniscalco di Cipro ed Anda ma
rilala con Luigi duca di Savoia 1.
GIOVANNI III
1432 . Ascese al trono all' età di dicioll' anni sotto la reggenza di
sua madre l' anno 1435 . Dopo la morte di Aimea o Medea
di Monferrato sua prima moglie passò a seconde nozze con
Elena figlia di Teodoro Paleologo despota della Morea.
Questa principessa, oltremodo ambiziosa , conosciuta la de
bolezza del marito , l' obbligo a pubblicamente dichiararla
reggente il regno. Il suo governo fu assai tormentato da
turbolenze , imperocchè affezionata al rito greco , aboli il
latino nell'isola di Cipro,cagione di non lievi sciagure . Elena
morì l' 11 aprile , e Giovanni il 26 di luglio del 1458. Car
lolta fu loro figlia .
" Margherita de Charnì vedova di Umberto , signore di Villars-Sciffel , donò
a Luigi duca di Savoia nel 1452 la S, Sindone che al presente si conserva in
- 227 -
CARLOTTA
1458. Era essa vedova di Giovanni di Portogallo , fatto avvelenare
( 1457) da Elena sua matrigna. Ascesa al trono nel mese di
agosto del 1458 , perchè le leggi del regno ammettevano la
successione delle femmine , si maritò nel seguente anno
a suo cugino germano Luigi conte di Ginevra , secondoge
nito di Luigi duca di Savoia , e fu coronato re di Cipro ,
di Gerusalemme e di Armenia . Poco durò il suo regno ,
imperocchè Giacomo figlio naturale del padre di lei gliene
contrastò il possesso , e benchè arcivescovo , pretese di
succedere al padre. Laonde coll' aiuto del soldano di
Egitto , a cui per più facilmente conseguire il suo in
tento avea fatto omaggio del regno di Cipro , s' impa
dronì della corona 1. Il re e la regina all'arrivo di Gia
como si ripararono in Cerines , che fu per lo spazio di
quattro anni dalle armi mussulmane assediata . Dopo la
morte di Luigi avvenuta nelmese di agosto del 1484 , Car
lotta , tentato , ma invano , di ricuperare il perduto trono , si
recò in Roma presso il pontefice Sisto IV , dove due anni
prima della sua morte accaduta il 16 di luglio del 1487
donò e cedette tutte le sue ragioni sul reame di Cipro e
di Gerusalemme al duca di Savoia Carlo I ed a tutti i di
scendenti di lui, i quali d' allora in poi sempre ne conser
varono il titolo .
Torino. Creò egli primo addì 18 di marzo del 1489 il Senato di Torino ed
il consiglio di Giustizia di Ciamberì , che poi prese il titolo di Senato .
Geneal. Hist. tomo II, pag. 72.
1 « Chypre devint à la fois le théâtre et la proie des révolutions ; un
« fils illégitime (Giacomo II) du dernier roi (Giovanni III) fut couronné
« roi de Chypre dans la ville du Caire, sous les auspices et en présence
« des mameluks , et le nouveau roi promit d 'être fidèle au sultan d'Égypte ,
« et de payer cinqmille écus d 'or pour l'entretien des grandes mosquées de
« la Mecque et de Jérusalem !! – A . ÉGRON. La Terre Sainte.
- 228 =
GIACOMO JI
1464. Figlio naturale del re Giovanni III e di Maria di Patrasso ,
rimase pacifico possessore del regno di Cipro dopo la partenza
di Carlotta e di Luigi, e la resa di Cerines avvenuta il 25 di
agosto del 1464. Conquistò Famagosta da novanta e più apni
posseduta dai Genovesi. Ricompensò assai male i servigi
dei Mussulmani che lo aveano posto sul trono ; imperocchè
parendogli ch ' essi volessero dominare in Cipro , li fece
tutti in un sol giorno trucidare.Da qui ne vennero le in
finite cospirazioni che si tramarono contro di lui, per le
quali il 5 di giugno del 1473 nell' età di trentatre apni fu
morto per mano d' uno dei congiurati. Caterina Cornaro
adottata figlia di San Marco dalla veneziana repubblica, fu
sua sposa da cui ebbe Giacomo.
GIACOMO III
1473 . Fa proclamato re di Cipro , di Gerusalemme e di Armenia
il giorno della sua nascita . Dopo la sua morte ( 1475 ) Ca
terina molto si adoperò per far valere i suoi diritti. I Ve
neziani la soccorsero e la mantennero in possesso dell' isola .
Quindi Caterina , cedendo alle richieste della repubblica
si ritirò in Venezia , la quale ebbe il dominio di Cipro addi
16 di marzo del 1489.
VESCOVI DEL RITO LATINO
IN SCIO .
MANFREDO dell' ordine dei Minori di S . Francesco , primo
vescovo di Scio , ottenne con bolla del 1.0 di aprile del
1363 da Urbano V facoltà di poter avere presso di sè per
suo servizio e della Chiesa due religiosi dello stesso ordine.
Quanto abbia egli operato è del lutto ignoto .
II. Fra GIOVANNI BAPicio , non si sa di qual ordine , fu succes
sore a fra Manfredo nel 1391. Convenne co 'Giustiniani, si
gnori dell' isola , intorno alla riduzione delle rendite del
vescovato .
III. Carlo GIUSTINIANI genovese , figlio di Francesco conte Pala
tipo , nato nel 1378 , fu assunto al vescovato di Scio nel
1394 .
IV . Tommaso Pallavicini genovese , vescovo di Scio nel 1400.
- 230 -
V. LEONARDO PALLAVICINI genovese , fu quinto vescovo di Scio
per la morte del suo predecessore avvenuta nel 1408. Inter
venne nel 1409 in Pisa al concilio e morì nel 1421 , sic
come risulta dagli atti concistoriali nell'elezione del successore
VI. Antonio Pallavicini vescovo di Scio nel 1423.
VII. FRA LODOVICO dell' ordine di S. Agostino , di cui non son
noti nè la patria né il nome della famiglia : era vescovo
nel 1423. Fu zelantissimo della propagazione della Fede
di Cristo .
VIII. Antonio , il cognome, la patria , il tempo di sua elezione
ed azioni non sono conosciute , trovasi nominato vescovo di
Scio nella proposizione come predecessore di
IX . FRA GIROLAMO CAMOGLI genovese dei Minori di S . Francesco,
assunto nel mese di gennajo 1470 alla chiesa di Scio ,
la governò per molti anni con non minor zelo ed intre
pidezza , che accuratezza e prudenza .
FRA PAOLO GIUSTINIANI Dato in Moneglia nel 1444 , patrizio
genovese , dell' ordine dei Predicatori fu promosso il 1 .º di
febbrajo del 1499. Inviato dal Papa nunzio in Ungheria
passò a miglior vita in Buda verso l' anno 1502.
XI. BENEDETTO Giustiniani patrizio genovese , per la morte di
fra Paolo , fu eletto vescovo di Scio da Alessandro VI nel
1502 ai 16 di novembre, fu nipote del cardinale Beneven
tapo , alcuni vogliono di Lorenzo Cibo , altri di Lorenzo
De Mari. Ebbe nel 1494 la prepositura della metropolitana
diGenova , e nel 1503 fu nunzio in Inghilterra. Fra Bartolo
meo Bergagli genovese , famoso teologo , fu vicario generale
in Scio per l'assenza del vescovo . Benedetto morì nel 1533.
FRA GIROLAMO VIGERIO dell' ordine de'Minori, fu fatto ve
scovo di Scio nel 1534 . Vedi LEQUIEN, Oriens Christianus ,
il quale lo chiama Viginus in luogo di Vigerio , come lo
nomina il Vlastòs bella Storia di Scio.
- 231 -
XIII. PAOLO FIESCO , patrizio genovese , ebbe nel 1550 per ri
nunzia del predecessore il vescovato dell' isola : mori nel
1564.
XIV . FRA TIMOTEO GIUSTINIANI , patrizio genovese , nato in Scio
nel 1502 , figlio di Giacomo Giustiniani uno dei signori
dell' isola , dell' ordine dei Predicatori; fu trasferito dal
Papa Pio IV dalla Chiesa Calamonese a quella di Scio il 14
d ' aprile del 1564. Nel 1550 era stato eletto da Giulio III a
vescovo d ' Arieno nel regno di Candia ; morì nel 1571.
XV. Fra BenedETTO Garetto di Scio dell'ordine dei Minori Os
servanti eletto da Papa Gregorio XIII addi 30 di gennajo
del 1579 : mori nel 1597.
XVI. FRA GIROLAMO GIUSTINIANI, patrizio genovese , pato in Scio
nel 1554 , dell' ordine dei Predicatori, successe a fra Bene
detto nel 1597. Nel 1604 per cagione di mala salute lasciò
il vescovato : morì nel 1618 .
XVII. Fra Marco GIUSTINIANI MASSONE , patrizio genovese , dell' or
dine dei Predicatori, ebbe per rinunzia del predecessore il
vescovato di Scio nel 1604 dal Papa Clemente VIII.
XVIII. ANDREA Soriano dato in Scio : dalla chiesa di Santerino
fu da Urbano VIII trasferito in patria l' apno 1641 ; Leone
Allazio quando scriveva il libro sul Consensu delle due Chiese
occidentale e orientale (libro III , capo X , n .° 3 , col. 1057)
dice che Andrea Sofiano era ancora vescovo di Scio . Leone
pubblicava la sua opera nel 1648 .
XIX . Anonimo. Nell' appendice di un giornale francese dell' anno
1674 , pag. 76 leggesi , che nell' anno precedente 1673 ri
siedeva in Scio un vescovo di rito latino con coadiutore , i
quali col clero e religiosi accolsero nel mese di ottobre
suddetto anno 1673 l' ambasciatore di Luigi XIV che ri
tornava dalla corte del Saltano, con cui avea rinnovate certe
convenzioni.
XX . ANONIMO. Questi dovrebbe essere il sopra nominato coadiu
tore , il quale pare sia al suo vescovo succeduto . Altro non
Balsarini , o Bellarini.
DOCUMENTI
( ANNO 1203 )
CU
Conferma di antichi , e concessione di nuovi privilegii di scali e
case in Romania e specialmente nella città di Costantinopoli
lore Oltobono della Croce . Questo documento ch ' io mi sappia
non fu mai pubblicato . - Estratto dal vecchio libro Jurium
pag 78 , verso .
Mense octubri tertiadecima die . Indictionis quinte . Divum et indeclina
bile Imperiale preceptum traditum est nobis continens sic. Pansavaste se
vaste et familiaris imperio meo prothonotarie domine Constantine pediatila .
et lu cancellarie scriba pansevaste sevaste domine theodore trivlatica (sic )
unianimidesnotato. Johanni anzeus et tradite prudentissimo legato Jan . Ol
tobono de cruce iure civitatis el terre ianue quam prius Januenses habe
bant in magna urbe habitacula etmaritimas scallas que prius donata sunt
eis. Insuper autem tradite ipsi et que nunc plus eis donata sunt ab Im
perio meo civitati et terre Jan . habitacula monasterij dicti ypsilis et sunt
prope habitacula que prius a Januensibus habebantur. que habitacula sunt
hec . habitaculum quod habetur aciancario pro pensione iperperi unius et
dimidij . habitaculum eulica pro pensione yperperorum trium cum dimi
quinque. aliud inferum quod tenetur a Quiriaco pro pensione yperperi
unius. alia superiori feratria habentia pro pensione yperpera novem
cum dimidio . aliud superum cum duobus solariis habens pro pensione
yperpera quinque aliud superum cum duobus solariis habens pro pen
sione yperpera septem . aliud quod habetur a quadam eudochia pro pen
sione yperperorum quator Insuper et quod iuxta Janunses aliud habitacu
lum monasterij dicti patrorchij teodoxij habens pro efiteosi yperpera no
vem . aliud habitaculum prope ipsos et altidens monasterio dicto apologo
- 236 –
eidem legato Januen . tradite iure civitatis et terre Jan. et unam mariti
mam scallam . que estmonasterij dicti Manuel que sita est iuxta aliam scalam
que a Januensibus prius habebatur habentem per emphiteosim annuatim
yperperorum libram unam . quod divum imperiale ac indeclinabile prece
ptum habebat. Mense octubri Indictione quinta . per litteras rubeas imperialis
et dive manus. Secundum igitur comprehensionem predicti imperialis et in
declinabilis precepti . ad perdonata venimus habitacula que declarata sunt
in facto pratico de traditione ipsorum mense aprilis decime indictionis . et
descriptionem similiter et traditionem predictorum fecimus prudentissimole
gato Ottobono de cruce nos sequenti. et iure civitatis et terre Jan .recipienti .
Insuper et de specifice declaratis . in nunc facto indeclinabili precepto su
perius scripto . de his que ultra prius donata et tradita fuerant ipsis et
habent sic . Conscripta ex quondam principio mensura loci emboli et eo
rum que circa illam sunt . que incipit a semita que ab oriente dividit
inde habitacula que sunt. confessoris Vasiani , videlicet mithoch elegmoi. ubi
est adhuc et murus comentictus que mensura protenditur ad occidentem
contra habitacula que sunt monasterij ypsilis habens in longitudine cubi
tos vigintiquinque et latitudinem a publico embolo et versus meridiem
usque ad murum luteum habitaculorum medici que attinet Januensibus
cubitos decem et novem . Versus orientem predicte mensure iuxta predi
clam semitam habitaculum superum cum sala superedificata in muro co
mentitio qui est super eamdem semitam cum et balatorio infero versus
meridiem et versus occidentem cum supero balatorio sub quo stillicidium
extat ergasterij macelli habita a Johanne rapsomato . pro emphiteosi yper
perorum duorum eo quod ab eo fuerunt edificata . et a parte occidentis
horum habitacula terranea tria cum salis zigomatikis et stillicidio horum
legente fenestras . habita a leone stoviliato pro emphiteosi yperperorum
quatuor eo quod ab eo fuerant edificata a fine vigintiquinque cubitorum
secundum equalitatem horum descriptorum cuvudium superum unum cum
sale due versus orientem et meridiem . quorum infera remorum ergaste
rium habita ab uxore quondam Exarchi Alexij Caparme pro emphiteosi
yperperorum quatuor . a fine ipsorum vigintiquinque cubitorum . et ad
occidentem usque ad finem tenumenti emboli quod desinit cum principio
lutei muri . super quem habentur alia habitacula monasterij patrikij te
doxij qui usque ad semitam sunt. fundus vacuus habens in longitudine
cubitos sexagintaquinque. secundum prioris traditionis praticum et latitudi
nem a publico embolo . et ad meridiem videlicet ex parte occidentalis
positionis habitaculorum patrikij theodosij cubitorum novem cum dimidio .
ex parte vero orientis cubitorum decem usque ad habitaculum ypsilis.
In fine descripti talis fundi versus occidentem habitacula supera duo
pro sala cum et balatorio ad meridiem quorum infera cum ergasteriis
remorum et iuxta hec yersus orientem habitaculum terraneum . habita
- 237 -
hec a duobus fratribus obsiquiariis pro pensione yperperorum decem
et octo versus septemtrionem tenumenti descripte mensure. a priore dicta
semila et versus occidentem usque ad suprascriptam aliam semitam per
quam exeunt a scotyriarij (sic ) pensionarij. Monasterij dicti apologotheon .
fundus qui protenditur pariter cum predicta mensura habens latitudinem
a situ loci emboli et usque ad septemtrionem cubitorum duodecim . usque
ad vie pubblice divisionem super quo fundo inventus est et puteus cum
ore marmoreo et communi lapide depersuplus. Dimissa vero via publica .
que est ante portas ascotiriariorum debet custodiri ut prius pro communi
transitu . Versus occidentem in ultima parte talis fundi habitaculum supe
rum ad remiferum ergasterium . per salam ziegomacam (sic ) et balatorium
versus orientem per tropicam dupliciter stillantem habitum a Johanne pa
sto per emphiteosim yperperorum quinque eo quod ipse ipsum edificave
rit . et versus orientem extremitatem talis vacui fundi embolo coniuncti
habitaculum terraneum per stillicidium quadrangulum cauponis ergaste
rium habitam (sic) a leone strovriolata pro imphiteosi yperperorum quatuor
eo quod ab eo fuerit edificatum , ad meridiem vero descripti a principio
fundi et equaliter adiacentis semite . domus cum cuvuchio duorum sola
riorum et sala supera versus occidentem cum balatoriis et stillicidiis ex
tragutantibus terraneis duobus versus septemtrionem et curia versus occi
cidentem habita a leone stroviolata pro pensione yperperorum decem et
octo . quod ab eo fuerit edificatum in longitudine usque ad habitacula
y psilis que versus occidentem sunt cubitos viginti quatuor , et in ampli
tudine fundi hospitij tantum usque ad semitam dividentem ea que auinent
saete dinumi cubitos octo . Et versus septentrionem iuxta cauponis predi
ctum ergasterium habitacula supero ( sic) infera tria cum sola disfera quam
tenent usque cursum dividentem habitacula monasterij perivletri quorum
infera sunt ergasteria remificum latitudo vero eorum a semita que ver
sus orientem est et usque ad occidentem cubitos octo cum dimidio habita
a Matrogeno pro pensione yperperorum viginti unius . versus meridiem
transitus qui est versus occidentem et secundum equalitatem predicti em
boli habitacula supera duo . quorum infera remificum ergasteria que sunt
usque ad transitum introducentem ad eorum aulam habita a predictis opsi
rianis pro pensione suprascripta scilicet decem et octo yperperorum . ver
sus septentrionem determinati emboli et ipsius transitus et post pasti ha
bitacula . habitaculum superum per salam ypoſferam . quod in latitudine
extenditur equaliter tenumento ergasterij in quo est furnus secundum
equalitatem amplificatum et per totum ab embolo introitum et exitum in
quo puteus est et versus orientem huius . et ex latere habitaculorum
que sunt pasti sala supera cuius inferum est stabulum . Que vero nunc
ex imperiali precepto debent dari sunt hec . versus meridiem teni
menti emboli et secundum equalitatem huius habitacula supero infera
- 238 -
tria cum tectis . ex duobus lateribus stillantibus . quorum pensio Iper
pera novem cum dimidio altinentia monasterio dicto Ipsilis . . . . . que
ex latere semite habitacula duorum solariorum . quatuor cum salis zigo
maticis quorum cum terraneis solariis yperpera viginti unum . Et versus
orientem eorum sala supera zigomatica divisa cuius pensio cum suo ter
raneo yperpera novem et hec monasterij ypsilis dicti horum vero mensura
cubitos habet trigintaduos ab aula habitaculorum medici usque ad semitam
cuius semite versus occidentem habitacula monasterij dicti Manuel et la
titudo ad ipsam semita ( sic ) et usque determinationem emboli cubitos vi
ginti Introducitur etiam tali mensure et fundus stillicidij terranei quo
stillicidium est versus occidentem extremum et fundus partis predicte duo
rum solariorum . habitaculi secundum equalitatem ipsius stillicidij quod
est Monasterij apologotheon . versus orientem aule prescriptorum habita
culorum . habitacula patrikij theodoxij . et ut versus meridiem cuyul
dium altum et versus meridiem huius et inferius cuvulucum et sala et
versus septentrionem horum . et versus occidentem sala et cuvucluum
cum et balatorio orientem versus . et duplici stillicidio ecclesie cir
cumclausa et cum ostiis cum suis terraneis , a Curte hac versus occi
dentem habitacula supera duo unum supra portam cum ostiis cum in
fero et porta ab aula circumclauditur per hec et suprascripta et murum versus
meridiem fundus talis aule et habitaculorum habet longitudinem cubitorum
vigintiquinque et latitudinem usque ad ligneas columpnas balatorij su
prascriptorum cubitorum tresdecim . quorum emphiteosis yperpera novem .
Versus occidentem predictorum sunt in tenumento ergasterij in quo est
furnus sala supera que est iuxta murum cementinum in cuius terraneo est
statio molendini . quod attinebat monasterio apologotheon habitum a vi
dua muliere eudokia pro emphiteosi iperperorum decem . mensura huius
habet cubitos duodecim usque ad muros predicti monasterij . apologotheon
equaliter cum aliis suprascriptis existes (sic) in huius latitudo est cubi
torum octo . De maritimis scalis . Maritima scala que prius tenebatur ab
ipsis Januensibus , que est extra portam yeteris rectoris et est determi
nala versus orientem per canale quod dividit exinde aliam scalam mona
nasterij dicti Manuelis . et directa versus occidentem et ultra lurrem que
est ex latere ipsius porte qui cubitorum septem cum dimidio . Ita ut sit
tota longitudo cubitorum triginta trium et latitudo a muro usque ad ha
renam versus occidentem . cancelli introitus huius et secundum quali
latem (sic) publice vie habitacula infima quatuor per stillicidia cum et
ſenestris coniunctum turri et ante stillicidium ad duo ergasteria et versus
orientem canale quod egreditur per ipsam portam nummulariorum . mensa
cooperla per stillicidium in turris angulo septem cum dimidio cubito
rum . stillicidium superum . et ante hoc terraneum cum ergasteriis . ver
sus orientem porte et secundum equalitatem muri aliquantulum a muro
- 239 -
distantia habitacula infima tria utrinque . . . . . stillans et ex alia parte
vie contra hoc . et secundum equalitatem littoris et iuxta canale ha
bitaculum infimum utrinque . . . . . stillans . versus occidentem huius
sala infima cum fenestra ergasterij. Sunt etiam in eadem maritima
scalla in littore maris scalle lignee due alia scalla versus orientem huius
incipiens ab eodem toto canali et directa versus orientem usque ad pro
pinquationem canalis quod versus orientem est contra turrim anguli que
est in medio curtine muri habens cubitos in longitudinem trigintanovem
cum dimidio et quanta sinus et latitudinem a muro usque ad fluctum maris
juxta murum et versus orientem utrinque stillantia infima duo cum estil
licidio ergasterij habita a vastagario ecosilacto ut ab eo edificata . versus
occidentem introitus eiusdem scalle equaliter cum publica via . habitacula
supera tria per salas zigomaticas cum et balatorio versus mare per stillici
dium magnum et dupliciter stillans , in tali scalla inventa est in mari
lignea scalla . et in cubito turris cancelli repositionis . Insuper tradita
est eis nunc ex gratia donata eis et alia scalla que fuit venerabilis mo
nasterij dicti Manuelis que est versus occidentem predicte scalle ab eis
babite . que determinata est versus orientem per vacuam semitellam ad
aque cursum extensa versus occidentem usque ad aliam scallam eiusdem
monasterij . et habens per mensuram cubitos tresdecim . et versus me
ridiem eiusdem scale ex eadem mensura tresdecim cubitorum habitacula
infima duo cum sala et ergasteriis et recto linea eorum versus orientem
habitaculum superum per salam deductum usque predictam vacuam semi
tellam cuius infimum est ergasterium et ex latere huius . versus septem
trionem cuvuclium superum cuius inferum est ergasterium cauponis .
extenditur autem talis scala a publica via que est antea ostia predi
ctorum ergasteriorum et usque ad extremitatem scale et ipsam inunda
tionem maris . et econtra iuxta hanc murum habitacula infima quatuor
cum ergasteriis que constituta sunt infra mensuram tresdecim cubitorum .
babent autem hec annuatim pro emphiteosi secundum continentiam incli
nabilis (sic) precepti yperperorum libram unam . Que autem sunt domus
dicti votaniati prius ipsis tradite iuxta Caluvasite habent . sic sancta ec
clesia cum trulla unius anguli cum columpnis quatuor una alba vithma .
zona vero et circumvolutio vimatis per errectas marmoreas tabulas cum
fornicibus indumentum angulorum que versus occidentem sunt per
testas de nicomidia cum cosmita supradictam sunt figure ornate musio au
reo et de colloribus cum trulla et quatuor fornicibus tribus cum vitro
circumspecto vimatis per quatuor columpnas stemoparias dictas virides cum
zonis eneis pectoralibus perforatis duobus cum cosmita marmoreo et tem
plo ligneo deaurato marmoreum vellum cum columpnis tenuibus quatuor
sacro altare quatuor riglis marmoreis substentato in circumclusione po
stes duo et pectoralia duo cum ostiis canzellatis et fenestris . desuper au
- 240
tem occidentalem postem ymago marmorea sculptilis Christus . pavimentum
autem de viridibus marmoribus et diversis coloribus concinnatum . ver
sus meridiem huius trepica figura et unius anguli cum musio circumscri
ptio huius anguli per tres tenuas columpnas armos fenij et cosmite mar
moreo duo introitus cum marmoreis postibus et alio circumspecto . et pa
vimentum per alba marmorea incisionis . et omfaliorum . et extra bala
torium vetus ruine minans cum tenuibus columpnis duabus et pavimento
marmoreo . versus septentrionem huius tropica picta cum angulo non clauso
pavimentato tantum per marmora versus occidentem . circumscriptio per
columpnam unam et pectoralia duo cum ostiis canzellatis et subtilibus co
lumpnis duabus poste uno et rectis cancellis duobus et in fenestris defi
ciebant opera vitrea eas claudere debentia . versus occidentem ecclesie
tropica cum angulo ruine minans substenta muris et columpnis duabus
cum fornicibus et alia columpna exterius in divisione que est versus me
ridiem postes marmores et versus septemtrionem duo cosmite . versus se
ptemtrionem cuyulum cum subtilibus columpnis videlicet in leploralamis
duabus et pavimentum per alba marmorea concinata extra hoc cuvucluum
medius girus ruine minaps circumscriptio perfendaria ( sic ) et pavimentum
per tabulas et non integrum . versus occidentem huius cancoxillum ruine
minans fenidariis circumscriptum pavimentum per frusta marmorum . Ver
sus occidentem et recta linea eorum pavimentum ruine minans et defi
ciens in quo columpne quinque postis unus et letocalamum unum cui ,
adheret ovatum non clausum scissum et ruine minans cum subtilibus co
lumpnis tribus et letocalamis septem et recto cancello et cosmitis tribus
versus meridiem est predicti pavimenti . et ut versus occidentem cuyudium
et stillicidium latrine cum columpois duabus pectorali et poste marmoreo
pavimentum cuvidij per alba marmora , versus orientem stillicidium un
dique stillans cum pectoralibus duobus columpnis duabus et pavimentum
per frusta incisum et quinque umbilicis in quo et postis , versus orien
tem huius cupidium cum columpnis quatuor poste cosmita et fendariis et
pavimentum per marmora incisa et deficiens . versus meridiem horum
sala cum pavimento de tabulis cum postibus septem et columnis duabus .
versus occidentem orientem horum balatorium sine coopimento (sic) pa
vimentum per marmoreas tabulas deficientes et albas paucissimas . versus
septemtrionem cuius cuyidium pavimentatum per marmoreas tabulas albas
rubeas et per incisionem defitientem . ex latere sale. Et ut versus orientem
cuviduum et stilicidium ex duobus lateribus stillans cum columnis sex etpe
ctoralibus duobus pavimenta per horum putrida et deficientia versus occi
dentem horum pavimenta sala secundum duas partes defitientem in qua co
lumne due et postes . versus meridiem vero balatorij columna substinens for
pices , versus meridiem eorum que sunt ex latere sale et ut versus orientem
duorum habitaculorum edificia corrupta cum columnis sex, versus occidentem
- 241 -
superscriptorum structure magne sale terranee non tecte . in qua et cisterna
et columne due omfaite . Et versus meridiem horum muri et versus occi
dentem inferius cum fornice super qua fornice sala . Et versus septentrio
nem huius structure per quam dividitur talis domus a monasterio sancti
demetrij . cum columnis quatuor et postibus duobus versus septemtrionem
ipsius magne sale structure in quibus adiacet altissimum caricoxilum ruine
minans , et pars tropice cum columnis septem . Et extra hanc versus septem
trionem structure balatorij versus septentrionem horum solarium et infe
rius ovati versus occidentem huius pavimentum cum leptocalamo . versus
occidentem horum et ut versus septemtrionem structure destructe ecclesie
per angulum cum musio et frontibus cum quatuor columnellis veli et pe
ctoralibus duobus aliis duobus pectoraliis (sic ) clausure cum cancellatis
fenestris et rectis cancellis duobus poste uno et columnis quinque . ver
sus septemtrionem suprascriptorum aula et versus orientem huius habita
culum superum ruine minans . ad orreum et versus septemtrionem cir
cumseptio per murum et iuxta hunc murum habitacula supera . . . . que
divestiorium porta cum poste marmoreo . Et versus occidentem horum
sala ad aliud orreum cum balatorio versus curiam in qua et puteus cum
marmoreo puteali et conca . versus occidentem curie structure comenticee
pro camino ubit (sic ) calefit aqua fluentis balnei et tepidi super quod te
pidum balneum et super inferum in quo lecti balneantium sternuntur stru
cture cum columnis duabus . versus occidentem quorum curia que est su
per cisternam salvatoris nostri Jehsu Christi antifornice cuius curie versus
meridiem et iuxta murarum , (sic ) habitaculorum monasterij sancti deme
trij . habitacula novem infima que tenent usque ad introitum publice vie
habentia pro pensione yperpera novem et versus septemtrionem huius in
parte et versus occidentem abitacula novem per salam quorum penssio
est yperpera decem . Versus occidentem tenumenti descriptorum eorum que
sunt predicte domus curia cuius versus meridiem sala usque ad putridum
et discopertum cuvudium cum aliud tectum ex parte orientis ciciderit .
cum pavimento circumclauditur versus orientem per murum dividentem
habitacula gloriosissimi principis a . . . . . et in medio eius circumseptio
non alta cum et versus occidentem angulo quod est versus monasterium
mantilis in quo est puteus et os cisterne cum duobus hostiis porta cum
postibus marmoreis deambulatorio balatorij ecclesie columne tres et alie due
in balatorio versusmeridiem sale . His sic enunciatis descriptis et traditis
presens praticum traditionis nobis est compositum mense et indictione
suprascriptis . Sexmilesimi septingentesimi decimi anni . Subscriptiones .
Servus potentis et sancti nostri Imperatoris Constantinus Sevastus et pro
thonotarius . ive (sic ) pediatita . Servus potentis et sancti nostri Imperato
ris theodorus sevastus trivlatita desimotatus Johannes Anzas.
Ego Alto Placentinus Not. sacri Palatij hoc exemplum ab autentico la
- 242 -
tino translato a Greco autentico domini Alex . constantinopolitani Impe
ratori secundum quod dictum autenticum latinum quod cum prefato erat
Greco in eodem volumine continebat . sicut in eo vidi et legi transcripsi
per omnia et exemplificavi nichil addito vel diminuto . preter forte litte
ram vel sillabam tilulum seu punctum et hoc absque ulla omnino muta
tione corruptione seu diminutione dictionum vel sensus ad quod corrobo
randum iussu prescripti domini Jacobi de Balduino Janun . pot . propria
manu subscripsi . practico concessionis embolum scalarum donatarum ex
palatio domini alex . constantinopolitani Imperatoris cominiano per Otto
bonum de cruce Januen . communitatis legati tempore domini Guifredi
grasselli Januen . potestatis . M .° CC.º tertio Indictione quinta mense madij.
Spatia vero superius in quibusdam partibus dimisi quia littere erant
in dicto taliter autentico comminute quod legi no poterant ullo modo . ubi
ipsa spatia sunt dimissa . Cosi si trova scritto alla fine del documento .
( ANNO 1218 )
Concessioni e privilegii accordati ai Genovesi per mezzo dello am
basciatore Pielro Gontardo da ALICE Regina di Cipro. -- Dal
vecchio libro Jurium , pag. 75 .
IN NOMINE SANCTE ETRINITATIS ET INDIVIDUE UNITATIS PATRIS ET FILIJ SPI
RITUS SANCTI. AMEN .
Notum sit omnibus tam presentibus quam futuris quod ego Aeliz dei gratia
regina cipri dono in perpetuum per manum petri Gontardi nobilis civis
lanue et filiis lanuen . et dictis lanuensibus scilicet qui habent mansio
nem infra districtum lanue libertatem emendi et vendendi adducendi et
extrahendi in terra et in mari per totum meum regnum cypri sine aliqua
drictura , et sine aliqua consuetudine ex inde persolvenda . Insuper dono
per manum dicti petri gontardi predicto comuni lanue sicut superius est de
claratum liberam curiam in terra mea cypri videlicet consulatum viceco
mitatum super omnibus factis . exceptis tribus subscriptis proditione ra
pina : et homicidio . Et dono etiam predictis lanuensibus duas petias terre
scilicet unam apud Nimotiam aliam vero apud famagustam : ut in qualibet
predictarum petiarum terre possint domos edificare , prepterea si aliqui
vassalli communis lanue sicut superius est prescriptum in cypro fregi con
tigerit. Ego tenebor pro posse meo personas et res eorum indempnes con
servare . Istud igitur donum sicut per ordinem est declaratum . et prescri
ptum feci de consensu philippi de ybelino baiuli regni cipri et de consilio
hominum meorum . Ut autem predictum donum in perpetuum ratum ma
- 245 -
neat et inconcussum · presens privilegium sigillo meo sigillari precepi . et
testibus subscriptis corroborari feci . quorum testium hec sunt nomina .
Iohannes de ybelino dominus biruth . Galterius cesariensis conestabulus
cypri . Ostus tiberiensis . Beltramus bibliotensis . Galterius de Bethsan .
Cormundus de Bethsan . Almaricus camerarius cypri . Aymericus barlais .
Laurentius de morfo . petrus cape . lacobus de Rivet . Gavamus . Dat .
autem fuit et factum fuit hoc privilegium . anno incarnationis dominice .
M .º CC.° octavodecimo mense Iulio In aula regia per manum Radulfi regni
cypri cancellarij et picosiensis archidiaconi . .
Atto Placentinus Not . Sacri Palatij hoc exemplum ab autentico et ori
ginali instrumento Domine Aeliz regine cypri ejus sigillo cere rubee sigil
lato in quo erat forma quasi columbe stantis alis extensis cujus circum
scriptio erat talis . of S . AELIS REGINA CYPRI. sicut in eo vidi et legi tran
scripsi per omnia et exemplificavi nichil addito vel diminuto in litterarum
oratione preter forte litteram vel sillabam titulum seu punctum . Et hoc
absque ulla omnino mutatione corruptione seu diminutione dictionum vel
sensus , ad quod corroborandum iussu prescriptidomini lacobi de balduino
lan . pot . propria manu subscripsi.
( ANNO 1232 )
Concessioni e privilegii dati ai Genovesi da Enrico re di Cipro.
Dal vecchio libro Jurium pag. 76 verso .
IN NOMINE SANCTE ET INDIVIDUE TRINITATIS PATRIS ET FILII ET SPIRITUS SAN
CTI AMEN .
Nos henricus dei gratia rex cypri Notum facimus universis tam presenti
bus quam futuris quod nos in plena curia nostra voluntate et consilio
nostrorum hominum ligiorum ob merita benefitiorum et servitiorum quod
commune lan . ac cives ipsius communis nobis et nostris predecessoribus
contulerunt per nos et successores nostros donamus cedimus et tradimus
atque concedimus in perpetuum vobis Ingoni ferrario et Guillelmo de orto
consulibus et vicecomittibus lanuensium in Syria per commune lan . con
stitutis recipientibus nomine eiusdem communis lan . et pro ipso communi
et universis et singulis Ianuen . et dictis lanuen . liberam et meram cu
riam tam consulatus quam vicecomitatus in toto regno cypri et per totum
ipsum regnum de omnibus causis et in omnibus causis libere et quiele coguo
scere et indicare possint. consules et vicecomites qui in ipso regno cipri et
per ipsum regnum pro communi lan . per lanuenses secundum consuetudinem
lan . fuerint constituti . lali videlicet conditione quod nos vel successores
- 244 -
nostri vel aliquis pro nobis , vel pro successoribus nostris non possimus .
nec debeamus aliquem lanuen . vel dictum lanuensem in nostra vel aliena
curia vocare vel convenire . vel vocari vel conveniri aliquot substinere
et nullum lanuensem vel dictum lanuensem per quem in curia lanuen .
ob aliquod factum vel crimen substinere vel compellere respondere . his
tribus tamen exceptis , videlicet proditione homicidio atque raptu . Super
quibus etiam volimus et concedimus . reum alicuius predictorum trium
criminum in Ianuen . curia debere conveniri primitus et convinci . et con
victum tradi regali curie puniendum . Item donamus concedimus et tra
dimus et concedimus vobis predictis consulibus modo superius declarato .
quod omnes et singuli lanuen . et lanuenses et omnes descendentes ex eis
in perpetuum per totum regnum et in toto regno cipri exerceat et possit
exercere omnes negotiationes omnium et singularum rerum libere quiete
sine molestia et in pace . Ita quod tam venientes undecumque quam exi
stentes in ipso regno cipri vel recedentes ab ipso regno quocumque velint
vel debeant navigare . nullum driclum nullum teloneum seu veligal nul
lam dricturam seu dacitam nullam exactionem . nullumque mensuragium
nobis vel nostris successoribus vel alicui persone solvere teneantur. Excepto
quod aliquis lanuen . vel dictus Januen . emerit vinum vel furmentum vel
ordeum vel legumina vel aliquod aliud quod consistat in pondere vel men
sura noluerit quod illud mentiantur servientes nostri qui ad mensurandum
vel ad portandum talia fuerint constituti : de singulis decem modiis quos
mentientur . solvat eis ipso lanuen . denarium unum tantum . Item pro
vino de singulis decem .bisanciis denarium unum tantum et de quolibet
cantario aliarum rerum vel mertinm denarium tantum . Et dicti servientes
nostri ponderare et metiri pro dicto pretio predicta omnia teneantur . Ita
quoque quod ementes ab eis vel ipsis vendentes . vel cum eis de aliquo
modo contrahentes occasione ipsius contractus vel contractuum nullum
drictum nullam exactionem seu consuetudinem solvere cogantur . Unde
fiat deterior conditio vel libertas lapuen . predictorum . Item donamus
cedimus tradimus et concedimus vobis memoratis consulibus nomine com
munis lan . ac universis et singulorum Januen . et dictorum lanuen . ca
sale unum positum iu territorio Nimocen . quod dicitur dispoire cum omni
iure suo et omnibus redditibus et introitibus suis . et omnibus suis perti
nentiis et divisis . Item cum omnibus rusticis tam masculis quam feminis
eidem casali pertinentibus et cum omnibus liberis in perpetuum descen
dentibus ex eisdem . Item cum omnibus terris cultis et incultis domesticis
vel silvestribus vineis arboribus agris pascuis nemoribus atque aquis .
Item cum omnibus molendinis et furnis et demum cum aliis omnibus iuri
bus que eidem casali pertinent vel in posterum pertinebunt . Item in
civitate nicosie domos que fuerunt Silvestri quibus coheret antea via pu
blica et flumen publicum . retro et ab uno latere ager Raimundi de
- 245 -
furno . ab alio latere domus Bertrami de vitri . In quibus consules et vi
cecomites Ianuen . qui in codem regno pro tempore fuerint congrue valeant
habitare . vel in eis vel de eis quicquid aliud voluerint facere sicut eisdem
pro communi lan . videbitur expedire . Item balneum unum in civitate
Nicosien . quod est coram domibus que fuerunt quondam Revaildine Scis
soris cum omni suo iure : et omnibus pertinentiis suis . de quo prenomi
pati consules et vicecomites lanuen . pro communi lan . similiter faciant
quicquid velint . Item donamus et concedimus vobis consulibus modo et
nomine supradicto in civitate Nimocien . domos quasdam quas possidebat
olim . Ugucio de calcionaria cum turri que est in littore maris coram do
mibus nominatis quibus domibus coheret antea litus maris et predicta
turris via publica mediante a duabus partibus via publica a quarta
vero parte domus corvitij . Itom in civitate famaguste domos quasdam .
quas olim possidebat Bernardus anconitanus quibus coheret antea via
publica retro mare ab uno latere quedam ardua via . qua itur versus
maro ab alio vero latere domus quedam . Item in civitate paphen . et in
loco quod dicitur carine domos quasdam habitabiles et edificatas . In qui
bus hoibs ( omnibus ) et singulis domibus supradictis similiter consules
et vicecomites lanuen . habitare possint congruo ac decenter . et ex ipsis
facere sicut eis melius expedire videbitur pro communi . Item donamus
et concedimus similiter vobis consulibus nomine prelibato . quod in quo
libet predictorum locorum consules et vicecomites Januen . pro communi
lan · possint construere furnum unum in quo libero omnes et singuli
lanuen . possint excoquere panes suos . Et si forte aliqui lanuen . nolue
rint in domiciliis suis furnos facere ad panes proprios ct aliorum Ianuen .
excoquendos inde licitam habeant potestatem . Item convenimus et promit
timus vobis consulibus memoratis nomine communis Ian . et pro ipso com
muni et pro omnibus et singulis lanuen . et dictis Januensibus per nos
et successores nostros et universos et singulos nostros subditos salvare cu
stodire tueri manutenere atque defendere universos et singulos lanuen .
et dictos lanuen . tam in personis quam in rebus tam in mari quam in
terra . tam sanos et incolumes . quam naufragium patientes per totam ter
ram et per totum mari ipsius regni cypri . adeo quidem quod occasione
alicuius malefitij quod committeret vel faceret aliquis lanuen . vel dictus
lanuen . vel occasione alicuius debiti quod solvere teneretur nullum alium
lanuen . vel dictum Ianuen . in toto regno cipri tam in mari quam in
terra vel nos vel successores vel subditos nostros conveniri vel molestari
vel impediri in persona vel in rebus modo aliquo permittemus . sed uni
versos et singulos lanuenses et dictos lanuen . in pace et in tranquilitate per
omnia conservabimus et indempnes . predictas quoque donationes et con
cessiones atque conventiones universas et singulas facimus tradimus et
concedimus vobis sepedictis consulibus pro communi lan . et nomine com
- 246 -
munis eiusdem et omnium et singulorum lanuen . et dictorum lanuen .
sive contradictione aliqua . mere atque libere inter vivos . Ita quod ipsis
donationibus vel pro aliqua earumdem nullum servitium nobis vel nostris
successoribus facere vel exhibere debeat dictum commune lan . vel aliquis
lan . Sed ipsas omnes et singulas ob merita benefitiorum precedentium
teneat et possideat in perpetuum sine contradictione et calumpnia nostra
et successorum nostrorum . absque tributo vel servitio in pace libere ac
quiete ut autem omnia et singula supradicta in perpetuum plenum robur
obtineat firmitatis . presens privilegium fieri iussimus ipsumque sigilli no
stri plumbei impressione fecimus roborari . testes huius rei sunt Johannes
de Ibelino dominus biten . (beriten .) Iohannes dominus cesanen . Iohannes
de Ibelino iunior . ansaldus de bya . lohannes de Antiochia . Guillelmus
vicecomes . Iohannes delmert Balduinus de morte poncardo . Guillelmus
Beimundi , Bertrandus de balma . Paulus philippus lebel . Beimundus de
furno Guillelmus de mogisardo . dat . famaguste per manum Bonivassali
de aldo regis cipri cancellarij . anno incarnationis dominice M°CC°XXXII°
Indictione Illa die Xa mensis lun .
( ANNO 1251 )
Trattato di pace e convenzioni del comune di Genova colla repub
blica di Venezia in cui si accordano pure sui falli di Romania -
Dal vecchio libro Jurium , pag. 234 .
In nomine domini amen . Anno ab incarnatio domini nostri Ihesu
Christi . Millesimo ducentesimo quinquagesimo primo. die decimo intrante
mense Iulio . Indictione viii ln palatio ducatus venet . in Rivoalto urbis
felici . S Nos Marinus maurocellus dei gratia venet . Dalmat . atque
chroatie dux . dominus quarte partis et dimidij totius imperij Romanie .
permittimus et convenimus vobis provido viro Iacobo Candellerio ( sic ) not .
Sindico procuratori et nuntio . nobilis viri Menaboi de turricella lan . ci
vitatis potestatis et ipsius communis Jan . ad hoc specialiter destinato sicut
apparet ex instrumento publico manu Enrici de bisamne not . confecto recci
pienti nomine et vice ipsius potestatis et communis lan . per nos et suc
cessores nostros quod tam per nos quam per homines venetos et districtus
venet . et omnes qui veneti appellantur et per venetos se distringunt ( sic)
et defendunt . per diversas mundi partes . tam burgenses quam alios obser
vabimus et observari faciemus veram firmamque pacem alque concordiam .
a die lun . xxv lun . nuper preterito usque ad octo annos proxime com
pletos supradicte potestati et eius successoribus et omnibus hominibus
- 247 –
lan . et de districtu lan . et omnibus qui lanuen . appellantur et per
lanuen . se distringunt et defendunt . per diversas mundi parles . lam
burgensibus quam aliis in personis et rebus . et in toto posse et fortia
venet . terra et aqua et ubique non offendemus . nec offendi faciemus .
per nos nec per aliquem supradictorum . de parte nostra supradicte pote
stati . nec alicui supradictorum de parte sua . neque cum aliquo vel ali
quibus confederabimur vel associabimur aliquo modo vel ingenio pro of
fensione facienda supradicte potestati . nec alicui de parte sua . neque cum
aliis ipsum vel suos supradictos offendemus vel offendi faciemus . Et si per
nos vel aliquem supradictorum . de parte nostra predicte potestati . vel
alicui supradictorum de parte sua offensio facta fuerit vel rapina seu ar
robariam . Nos dux qui puuc sumus vel pro tempore erit in ducatu venet .
faciemus vel fieri faciemus rationem ei qui lesus fuerit vel damnum ha
buit . nulla appellatione recepta . aut nuncio suo vel heredi aut successori
in xl . dies post factam reclamationem . nisi remanserit licentia conque
rentis . Quod si de voluntate reclamantis fuerit . terminus vel termini
reclamanti facere vel fieri facere rationem tali quidem ordine. quod si
publicum et manifestum erit etc . Dopo aver continuato la convenzione mi
nulamente e lungamente per tulle le debile condizioni si trova scrillo :
Nos quoque idem dux pro nobis et communi venet. quantum pro parte
nostra concedimus quod commune lan , et homines districtus lan . esse
debeant in imperio romanie secundum quod erant tempore alexij Impera
loris et quod licenter uti et negotiari debeant in ipso imperio cum his
dationibus tamen quas dare consueverunt tempore ipsius Imperatoris
et quod permittemus commune perfrui et gaudere possessionibus et
iuribus illis quas et que habebant in constantinopolim tempore dicti Im
peratoris solemppibus exceptatis usque ad tempus huius pacis . promitti
mus nos quoque dux vobis predicto lacobo candelario (sic) not . sindico .
procuratori et nuntio predicte potestatis et communis Jan . quod per nos
et nuntium nostrum bona fide iurare faciemus potestates duces et consules
venet . constitutos in constantinopolim in creta in ultramarinis partibus
in Romania et in omnibus aliis partibus ubicumque sint vel fuerint pro
nobis et communi venet . initio suorum regiminum prescriptam pacem et
concordiam altendere et observare usque ad supradictum terminum octo
annorum et de raubatoribus facere si poterunt bona fide sicut nos dux de
eis in civitate Venel . facere tenemur . ad quod faciendum opem dabunt
et consilium . hoc sane intellecto quod si quis in his dignitatum offitiis
positus semel iuraverit et denuo contigerit cum eisdem offitiis deservire
prescriptam pacem iurare non compellatur . Item concedimus et faciemus
nos dux quod heredes Balduini guertij postquam ab eis vel eorum nuntio
fuerimus requisiti habebunt et possidebunt possessiones illas quas dictus
— 248 –
Balduinus habebat extra constantinopolim . tempore Manuelis Imperato
ris . si sunt in nostra et communis venet . quarta parte et dimidia Imperij
Romanie . Salvo eo quod si aliquis alius eas auctoritate vel successione
nostra tenet vel possidet debemus nos dux per nos vel nostrum nun
tium . aut possessiones ipsas aut cambium equale eisdem hominibus vel
nuntio suo tradere et concedere usque ad supradictum terminum . fa
cientibus ipsis nobis et nostris successoribus omnia que dictus Balduinus
consueverat facere memorato imperatori . Nos quoque dux presente vobis
lacobo candelario not . sindico procuratore et nuntio predictorum potestatis
et communis lan . suprascriptam pacem et concordiam atque predictas
conventiones iuramus attendere et observare . usque ad predictum termi
num huius pacis . Si tantum steterimus in regimine ducatus venet . feci
mus etiam nos dux consiliatores nostros sex qui nunc existunt circa nos
iurare pacem istam et concordiam attendere et observare . Et quandocum
que et quotienscumque dux vedet . renovabitur in regimine venet . infra
dictum terminum huius pacis . Commune venet . faciet ipsum ducem iu
rare prescriptam pacem et concordiam atque predictas conventiones . intra
diesocto posteaquam dux fuerit renovatus. Infra quem terminum extra venet.
et lanuam utrinque sic ratio fiat . videlicet lanuen . venetum trahat . de
quocumque iure sibi teneatur in curiam baiuli venet . que ibi erit . vel
consulum et non alibi . Et e contrario venetus trahat lanuen . ad curiam
lanuen . et non alibi . Excepto quod sinon fuerit ibi curia eius quiconven
tus fuerit . nec habuit . seu fieri possit . curia vel baiuli seu consulis vi
cissim se trahere possint ad curiam illius loci . Actum est hoc in palatio
ducatus venet. die suprascripto . presentibus nobilibus viris . laurentio teu
pulo comite veglen . Iohanne de canali . leonardo quirino . Marino bado
vareo . dominico arimundo . Marco plebano ecclesie sancti Germiniani .
taliamento not . et scriba ducatus venet . et aliis pluribus Ante dictus do
minus Marinus maurocenus . dei gratia venet , dux et sui sex circumstantes
consiliarij . Stephanus Iustiniano . Stephanus marignoni. thomasius lanne .
philippus cantarono . Nicolaus navigaioso et Iohannes Iuliano . in eo quod
eis contingebat tactis corporaliter sanctis evengeliis iuraverunt.
Ego Gabriel paulini Not . et ducalis aule Venet . cancellarius predictis
interfui et Rogatus scripsi complevi et Roboravi .
Ego Guillelmus de Sancto Georgio Sacri Imperij Not . Rogatus transcripsi
et exemplavi ut supra de registro et autentico scripto manu predicti Ga
brielis et transcripto et exemplificato manu magistri Nicolosi de sancto
laurentio not . nichil addito vel diminuto nisi forte littera sillaba titulo
seu puncto plusve minus de mandato domini Guidoti de rodobio lan . ci
vitatis pot . testibus presentibus infrascriptis Rubeo de orto magistro al
berto de casali et lanuino osbergerio scribis communis lan . M .º CC. LXVII
die novembris . X .e Indictionis .
— 249 –
( ANNO 1261)
Addì 10 di luglio . Convenzioni del comune di Genova col greco
· Imperatore Michele DUCA ANGELO Connexo PALEOLOGO. = Dal
vecchio libro Jurium , pag. 260 verso.
In nomine domini nostri Ihesu xpi feliciter . Cum viri nobiles Guillelmus
vicecomes et Guarnerius . serenissimum ludex nuncij et ambaxatores commu
nis lan . iverint ad excellentissimum Imperatorem Grecorum . serenissimum
dominum . Micaelem ducam angelum . Comnenon Paleolegum . et fecerint con
venciones cum ipso Serenissimo Imperatore nomine et vice communis lan .
cujus tenor talis est . In nomine domininostri Jhesu xpi . et gloriose matris
Marie amen . Micael in xpo deo fidelis . Imperator moderator Grecorum duc
angelus comnenus paleologus . Ex quo Guillelmus vicecomes etGuarnerius
Judex delegati fueruntmandato dominorum suorum . Videlicet dominiMartini
de fano potestatis lan . domini Guillelmi boccanigre capitanei Ian . consensu
et communi consilio octo nobilium et ancianorum populi et communis lan .
ad nostrum Imperium Sindici . nuncij et procuratores . ad loquendum peten
dum tractandum confirmandum affirmandum et complendum cum Impero no
stro . Omnia que ipsis commissa fuerunt . a predictis eorum dominis potestati
et capitaneo et toto communi lan . .venerunt ad Imperium nostrum . Impe
rium nostrum reccepit eosdem illariter honorifice et benigde . et locuti fue
runt cum imperio nostro omnia capitula que ipsis commissa fuerunt pe
tenda . el pecierunt ab ipso imperio nostro effectum eorundem descendimus
et nostrum imperium condescendit ad predicta capitula complenda , et
juravit et promisit dictis nunciis et procuratoribus atque Sindicis recipien
tibus nomine et vice communis lan . ipsa capitula per presens privilegium
de aurea bulla Imperii nostri munitura , ad sancta dei evangelia . et ho
norabilem et vivificatricem crucem et omnes sanctos . In primis quod a
presenti die in antea habebit Imperium nostrum et successores ejus amo
rem et pacem perpetuam cum communi lan . et districtualibus eius et quod
habebit guerram decetero cum communi veneto et cum venetis omnibus ini
micis nostris et quod non faciet pacem cum ipso communi treuguam neque
concordiam sine conscientia et voluntate communis Jan . et dictum commune
lan . non faciet pacem treugam neque concordiam cum ipso communi ve
neto . sine conscientia et voluntate nostri Imperij . Item quod salvabit per
se et homines dicti imperij quod habet et dei misericordia aquisierit in
mari et terra in portubus et insulis quos et quas habet et decetero divina
pietate aquisiverit . universos lanuenses et de districtu lan . et eos omnes
qui lanuen . appellabuntur in personis et rebus sanos et naufragos . dum
- 230 -
tamen testificent per litteras potestatis lan . seu capitanei . vel consulum
Jan . qui tunc fuerint in partibus romanie eos esse lanuen . vel de districtu
lan . vel dictos lanuen . Item dedit et concessit dictis nunciis et sindicis
recipientibus . nomine et vice communis lan . et singulorum lan . liberta
tem franchigiam et immunitatem decetero in perpetuum in mari et terra
in portubus et insulis nostris . quos et quas punc habet et decetero dei mi
sericordia aquisierit . Ita tamen quod omnes lan . et de districtu lan . et
dicti lanuenses siut franchi liberi et immunes . in toto predicto Imperio
nostro ab omni commergio dacita el exatione . intrando Imperium nostrum
et exeundo stando et eundo de terra in terram per mare et per terram .
cum mercibus vel sine mercibus illud delatis vel illic emptis et alio defe
rendis personaliter vel realiter . Item dedit et concessit in terris infrascri
ptis et qualibet earum ad liberum proprietatis iure et dominium . In anea .
Smirnis in landrimita et dei misericordia in Constantinopoli . et in parti
bus Salonichi . apud Cassandriam et in infrascriptis insulis et qualibet
earum . Silicet in Metelino . in Syo . et dei misericordia in Creti in Ne
grapo . logiam palacium ecclesiam balneum furnum et lardinum . et domos
suficientes ad stallum mercatorum qui ibidem utentur causa negociandi .
ita tamen quod ex ipsis aliqua pensio peti non debet . nec exigi . Et in
predictis terris et insulis habere debent et possint Ian . et in qualibet
earum ad eorum velle consules curiam et jurisditionem . meram et mistam
in civilibus et criminalibus omnibus super omnibus lan . et de districtu
lan : qui dicuntur lan . Et si questio erit utrum aliquis esset lan . vel
de districtu vel appellatur . credatur et stetur assercioni consulum lan .
qui tunc temporis fuerint . promisit autem et convenit quod non reccipiet
aliquem lan . nec de districtu in vassallum hominem seu fidelem . quin
semper sit sub curia et Iurisditione consulum lan . et sub ipsis respon
dere teneatur tamquam civis et habitator fan . Item promisit et convenit .
quod non impediet vel impediri faciet nec permittet in toto nostro Imperio .
quod habet et dei misericordia aquisiverit aliquem lanuensem vel de di
strictu lan . vel dictum lanuen . pro facto vel delicto alterius . occasione
aliqua in personis vel rebus . sed pena suos teneat actores ita quod ceteri
rapina . Et si quis esset accusatus . velinculpatus vel requisitus. de aliquo
debito rapina seu delicto aliquo . cognoscatur de his sub curia et jurisditione
consulum lan . Etsi aliquis de terra nostri Imperij . vel aliquis qui non
sit de nostro Imperio nec sit lan . offendet aliquem predictorum lan . vel
esset debitor de aliqua quantitate Imperium nostrum procedet et faciet
iusticiam šummariam et expedictam . Item quod non permittet decetero in
tota terra nostra et insulis nostri Imperij quas habet et dei misericordia
acquisierit aliquam armatam fieri . que armata sit et esse debeat contra
commune lapue vel lanuen . et districtum . non recceptabit nec receptari
- 281 - -
permiltet aliquam armatam contra lan . factam in toto dicto imperio . ne
que concedet inimicis communis lan . mercatum aliquod exceptis pisanis
qui sunt fideles nostri Imperij . et omnes piratas contra commune lanue
de toto nostro predicto Imperio expellet et persequetur eosque atque puniet
secundum iustitiam offensores . Jtem promisit convenit et confirmavit jura
rationes et privilegium jurium et edificiorum . divina misericordia favente .
quod commune lan . seu aliquis pro communi consuevit habere in urbe
magna Constantinopoli . Et si dominus omnipotens concesserit imperio no
stro recuperare et capere dictam civitatem . tunc dabit in civitate predicta
palacium communi lan . stallum possessiones . et introitus et gratiam faciet
dicto communi . videlicet quod dabit dicto communi ecclesiam sancte ma
rie quam modo tenent veneti . cum logiis que sunt circa ipsam ecclesiam
et cimiterio ipsius atque solum castri veneticorum quod est in ipsa civitate .
si dictum commune instanter et efficaciter ad dictam civitatem capiendam
succursum miserit galearum . Item dedit et concessit jure proprietatis et
dominij . cum plena iurisditione mera et mixta civitatem sive locum Smir
narum et eius portum . cum suprapositis possessionibus et districtu et
habitatoribus introitu exituque maris et terre liberam et expedictam perpe
tuo possidendam . videlicet totum illud quod pertinet imperatorie majestati .
salvis iuribus episcopatus et ecclesiarum ipsius civitatis . et eorum mili
tum qui sunt privilegiati in ipsa civitate in hereditate ab imperio nostro .
in ordine milicie que civitas est utilis ad usum mercacionum et habet bo
num portum et est aMuens bonis omnibus . promisit interea et convenit
dare annuatim communi Ianue pro solempnis perparos quingentos et duo
palia deaurata . et archiepiscopatui lan . annuatim perparos sexaginta et
palium unum deauratum ut memoratum in privilegio felicis memorie do
mini Emanuelis Imperatoris quondam Grecorum . Item promisit et convenit
quod non faciet decetero communi lan . develum aliquod in toto dicto
imperio quod habet et dei misericordia acquisiverit . de aliquibus merca
tionibus , victualibus atque grano . Sed ipsas mercationes victualia et granum
permittet extrahere . de toto jamdicto imperio omnibus et singulis lan .
et deferre libere et expedicte , sine aliquo impedimento dacite commergij
seu exactionis . Item promisit et convenit quod non detinebit . nec detineri
faciet nec permittet aliquam navim neque lignum alicuius lan . aliqua oc
casione nec aliquem lanuen . in persona vel rebus . Sed ipsos et ipsas
semper exire permittet . de toto imperio personaliter et realiter , nisi in
culpatus foret de aliquo debito furto vel rapina de quibus sub curia lan .
debeat iudicari . Item promisit et convenit quod non imponet nec exiget .
nec exigi faciet . ab aliqna persona aliquod novum commergium dacitam
seu exactionem . in toto imperio predicto . quod habet vel aquisierit dei
misericordia de illis mercacionibus quas emerit a lanuen . nec ipsis ven
diderit . nec qui dicantur lan . nisi ut hinc retro tempore felicis memorie
- 282 -
domini Imperatoris Kaloiani agnati nostri de similibus mercacionibus
solitum fuit exigi et haberi . promisit iterum et convenit quod non per
mittet ire decetero negociatum intra maius mare aliquem latinum • nisi
lan . et pisanos et eos qui defenderent pecuniam seu res nostri vestiarij .
quibus lan . devetum non faciet eundi intra maius mare et redeundi cum
mercibus vel sine mercibus . sed libere possint ire et expediri ab omni
commergio et reddire . promisit insuper et convenit firmatis et ratificatis
per sacramentum his que continentur in presenti privilegio per potestalem
lan , capitaneum lan . et octo nobiles et ancianos et totum commune atque
consiliarios (sic ) Ian . versus Imperium nostrum . quod liberabit et solvet
a carceribus et vinculis omnes lanuen . et de districtu lan . et qui dicun
tur lan . et sunt in carceribus nostri Imperij et ipsos reddire et recedere
permitlet , predicta vero omnia et singula ut continentur superius promisit
et convenit Imperium nostrum et iuramento confirmavit per se et succes
sores . predictis sindicis nunciis et procuratoribus recipientibus nomine et
vice communis lan . et singulorum lanuen . Ex quo ergo predictas peticio
nes dictorum nunciorum reccepit et adimplevit imperium nostrum et per
iuramentum confirmavit . iuraverunt namque et predicti nuncij . videlicet
Guillelmus Vicecomes . et Guarnerius Iudex ad sancta dei. evangelia et
honorabilem et veram crucem et omnes sanctos . et receperut super animas
suas et dominorum suorum potestatis et capitanei et octo nobilium et an
cianorum consiliariorum et totius communis . ut adimpleant . et isti vide
licet potestas capitaneus et commune omnes peticiones Imperij nostri sub
scriptas et iurare debeant mihi tociens dicti videlicet potestas Capitaneus .
anciani octo nobiles et commune lan . ut adimpleant isti et per iuramen
tum confirment et ratificent infrascripta . In primis quod commune lan .
habebit decetero pacem et amorem perpetuum . cum imperio nostro et
successoribus eius . et non pacem treugam nec concordiam cum omnibus
inimicis nostris venec . (sic) sine conscientia et voluntate Imperij nostri .
sicut Imperium nostrum tenetur non facere treugam pacem nec concordiam .
cum communibus inimicis nostris venec . ( sic) sine voluntate et conscientia
dicti communis Ian . Item quod salvabunt custodient et defendent et hono
rabunt in lan . et districtu lan . quem habent et decetero acquisierint
omnes nuncios et homines et fideles nostri Imperij . Item quod omnes
mercatores et singuli qui sunt de terra nostri Imperij possit ire lan . et
facere mercanciam et totum districtum eius quem babent et decetero acqui
sierint ; et extrahere de lan . et districtu eius de omnibus mercimo
niis et armis et equis libere sine aliqua dacita vel commergio et quod
sint liberi et franchi in lan . et districtu eius quem habet et acquisierit
eundo et reddeundo et quod custodiri debeant sani et naufragi. Item quod
non permittent aliquam armatam fieri in lan . vel districtu eius habito
vel habendo per aliquos inimicos Imperij nostri. vel per aliquos alios con
- 253 --
tra dictum imperium . vel gentes seu insulas imperij nostri . Item quod
omnes lan . et de districtu lan . qui voluerint venire inser vicium nostri
Imperij . possint venire cum galeis armis navibus et equis et quod dictum
commune potestas et capitaneus . non possint ipsos detinere . Item quod
omnes lan . et de districtu lan . et qui pro lanuen . so appellant qui fue
rint in imperio nostro adiuvabunt ad defendendum et defendent terram
nostri Imperij et homines bona fide . non tamen propterea possintdetineri
personaliter vel realiter , quin semper ad eorum voluntatem de nostro Im
perio exire possint et recedere personaliter vel realiter . Item si aliqua
navis mercatorum lan . fuerit in Imperio nostro . et Capitaneus seu ducas
vel castellanus loci ubi iam dicta navis esset requireret de hominibus navis
predicte pro muniendo castrum , et pepigerit cum ipsis lanuensibus per
tantum tempus quantum pactum fuerit cum ipsis dando ipsis solidos . videli
cet decem dierum vel viginti . vel unius mensis . vel plus vel minus . quod
dicti Jan . qui pepigerint teneantur debito castrum illud defendere et salvare
sicut castrum proprium lan . et non facere aliquam maliciam dicti castri. seu
traditionem dicti castri . teneantur commune lan . capitaneus et potestas
contra ipsos correctionem et vindictam facere , sicut essent in simili casu
traitores communis lan . Item quod nuncij imperij nostri semper ad eorum
voluntatem possint extrahere de civitate lan .etde districlu habito et habendo
libere sine aliquo commergio arma et equos . Item quod si neccesse ha
buerit Galearum imperium nostrum et eas petere voluerit pro serviendo
imperio nostro commune Jan . Capitaneus et potestas ab una Galea usque
in quinquaginta cum expensis Imperii nostri. Sicut apparet et scriptum
est de expensis in isto privilegio sacramento videlicet quod homines unius
cuiusque Galee . Quolibet mense habeant pro victualibus cantaria nona
ginta panis biscoti . que sunt ad pondus librarum Romanarum libre qua
tuordecim milia quadringente . Item fabas modia . decem ad modium
constantinopoli . Item carnes sallitas cantaria sex Jan . que sunt libre
nouigente sexaginta Romane . Item caseum libre Mille Romane. Item
vinum ad melram niffi ducentas quadraginta . Item quod homines predi
ctarum Galearum debent habere soldum imperij nostri pro quolibet
mense et quolibet homine.Sicut hic continetur. Videlicet comitus uniuscuius
que Galee . perparos sex et dimidium . quatuor nauclerij uniuscuiusque
Galee • perparos tredecim . videlicet quilibet nauclerius perperos tres et
karatia sex . Suprasalientes uniuscuiusque Galee quadraginta perparos cen
lum . Videlicet pro quolibet perparos duos et dimidium petentarius unius
cuiusque Galee perparum unum et karatia XVIII . Vogerij centum octo
uuiuscuiusque Galee perparos octuaginta novem videlicet pro quolibet per
parum unum et karatia XVIII . predictos namque solidos et victualia da
bit et solvet Imperium nostrum populo dictarum Galearum ab ea die qua
recessorint de portu Jan . dicte Galee in antea . et commune Jan. tenea
-- 254 -
tur debito dictas apparare bene et integre. de totis sarciis earum apparatu .
Que Galee et homines ipsarum servire debent imperium nostrum . contra
homines omnes inimicos imperij nostri. excepto contra ecclesiam romanam
et contra illas communitates et barones . cum quibus commune Jan . pacem
seu convencionem habet qui debent nomipari et cognosci et dari in scriptis
ea die qua iurabunt versus Imperium nostrum . potestas capitaneus octo nobi
les anciani consiliarij et commune Jan. et imperium nostrum Galeas sibimis
sas licensiabit de imperio nostro facto servicio imperij nostri. Et si acciderint.
quod ipsas licensiaret infra diem primam intrantis mensis octubris . quod
homines ipsarum Galearum habuerint dictos soldos et dispendium dierum
quadraginta . tunc proxime fucturorum . ex quo licentiate fuerint. Si vero
ante dictum terminum dierum quadraginta dicte Galee accesserint por
tum Jan . teneatur dictum commune restituere imperio nostro solidos et
dispendium que superessent illorum dierum que superessent. de quibus fa
ciat imperium nostrum voluptatem suam . Et si acciderint quod imperium
nostrum licentiaret dictas Galeas transacta dicta primadie octubris . quod
dabit imperium nostrum solidos et dispendium hominibus ipsarum Galea
rum per tantum tempus quantum moram fecerint ad accedendum por
tum Jan. teneantur tamen admiratus comitti et nauclerij dictarum Galea
rum juramento . quod licet imperium nostrum ante dictum terminum ipsas
licenciet vel post ire cum dictis Galeis efficacius omnibus modis nullo
tardatij apud Janua commode ad corum posse . Item quod aliquis mercator
Jan . vel de districtu . vel qui dicatur Januen . non portabil res ali
cuius extranei . intrando terram imperijnostri nec exeundo de ea in frau
dem commergij nostri Imperij . Et hoc cognoscatur litteris vel testimonio
consulum Jan. qui tunc fuerint Romanie . Item quod omnes merca
tores Jan . et districtum habebant licentias faciendi. et exercendi et
extrahendi de toto Imperio nostro ompes merces . excepto auro et argento .
nisi foret de voluntate Imperij nostri . perparos autem et turchefaros li
ceat eos extrahere ad eorum voluntatem et deferre . Ex quo autem dicti
sindici nuncij et procuratores . requesiverunt ab Imperio nostro logiam
apud Landrimitum in Syo . Annea Metelino Cassandriam et Smiriis ( Smirnas)
et deo volente in Constantinopoli et in negroponti et in Creti . et dedit
et concessit ista ipsis . promiserunt et promitunt ipsi nuncij . quod nego
ciatines quas Januen . et qui nominati sunt Jan . offerent. ad domos
suas quas negociatores apportabunt de partibus exteris . et eas negocia
tiones in scripto et per sacramentum dabunt et manifestabunt el denun
ciabunt certissime commergeariis imperij nustri . Ut emergarij ius suum
accipiant et ab illis extraneis prepter a Jan. Alie autem mercaciones quas
offerent alij mercatores Greci . et alie generaciones extra Jan . poni
debent ad domos Imperiales et ibi ipsas comparare debeant Januen .
ut isti . quidem liberi sint. alij aulem solvant ius commergij . predicta
- 253 –
omnia et singula promittit Imperium nostrum . per preses privilegium
sacramentum . salvare et attendere . si potestas capitaney Jan . octo nobi
les et auciani . et consiliarij . et totum commune Jan . iurabunt conven
ciones predictas juratas a predictis nunciis sindicis et procuratoribus de
legatis videlicet Guilelmo vicecomite et Guarnerio Iudice . et salvabunt et
confirmabunt ipsas omnes iuratas et firmatas per predictos sindicos nun
cios et procuratores secundum quod continetur in privilegio in frascripto ,
Acta fuerunt predicta in Romano Imperio in aula imperiali que est apud
niffum . M . CC . LXI . a nativitate domini nostri Jesu Christi . Inditione
quarta die XIII. marcij. Ad requisitionem et instanciam nobilium virorum
dilectissimi avuncli ipsius excellentissimi Imperatoris parachimemoni . ma
gni anuli imperij sui Isachij ducis . et pansebastis . Sebastis familiaris
eiusdem Serenissimi Imperatoris . domini theodori crivicioti et venerabile
archidiaconi benedicti cleri Imperij sui .domini leonis habencium plenum
mandatum ab ipso felicissimo imperatore ut constitit per instrumentum ma
nu lacobi Mazuchi notarij . factum . M . CC . LXI . die XVIIIaprilis inditione
quarta . bulla autem sui imperij roboratum Illustres et potentes viri , do
minus Iohannes de rahalvengo potestas . et dominus Guilelmus bucanigra
communis et populi Jan . Capitaneus die X . mensi lulij feliciter amen .
Congregato universo consilio more solito cornu et campana et voce preco
nis in quo fuerunt octo nobiles , anciani populi consiliarij magni consilij.
Omnes Consules misteriorum et quatuordecim viri de nobilioribus melio
ribus et dicioribus communis Jan . per compagnam . ad hec specialiter ad
brevia vocati . esposita et lecta forma ipsius convensionis per lanfranco
de Sancto Georgio Communis Jan . notarium et cancellarium coram eis .
ipsorum autoritate consensu decreto voluntate ordinacione et consilio pre
sentibus ipsis ambaxatoribus eiusdem Imperatoris in ipso consilio existenti
bus . tactis corporaliter evangeliis iuraverunt ad sancta dei evangelia et
ad vivificatricem crucem . et ad omnes sanctos dei ipsam convencionem
promissa factam firmatam et iuratam cum excellentissimo imperatore Gre
corum Magoifico et Serenissimo domino . per iam dictos nuncios et am
baxatores communis Jan . et nomine et vice ipsius communis sicut distincte
el aperle in ipsa per omnia continentur . decetero altendere et observare
et observari facere bona fide et sine fraude . Salvis semper his omnibus
exceptuatis que inferius denotantur . que ipsis nunciis et ambaxatoribus
eiusdem domini Imperatoris in ipso consilio legi fecerunt et exiberi in scri
ptis sicut per ipsam convencionem excitatur ordinatum . postmodum vero
octo nobiles anciani populi . consiliarij . consules misteriorum et quatuor
decim viri iam dicti . quorum nomina inferius denotantur . similiter ipsis
evangeliis corporaliter tactis . sicut ipsi domini potestas et Capitanens iu
raverunt ut superius continetur . ita iuraverunt attendere et observare
bona fide et sine fraude . qua iurata ipsam convencionem cum addi
- 286 –
tionibus inscriptis approbarunt ratificarunt et per omnia confirmarunt .
eodem serenissimo Imperatore grecorum ipsam convencio nem sicut nunc
scripta est . et in presenti pagina omnia continentur inviolabiliter cum
ipsis addicionibus observante et observari faciente bona fide et sine fraude.
Que omnia et singula supradictam cum his que subscribuntur inferius et
or predios. faciet pacam dicti
specialiter quod dominus Imperator predictus . cum omnibus illis qui vo
luerint pacem habere cum communi Jan . faciet pacem cum eis . Si ipse
voluerit habere pacem et concordiam cum eis . iam dicti ambaxatores
eiusdem Serenissimi Imperatoris tactis corporaliter evangeliis in presencia
Supradictorum omnium in ipso generali Consilio iuraverunt ad sancta dei
evangelia et ad vivificatricem crucem . et ad omnes sanctos . et in animam
ipsius domini Imperatoris attendere et observare hec omnia . et quod
ipse Serenissimus Imperator ipsam per omnia observabit inviolabiliter et
faciet a suis subditis et fidelibus observari . cum addicionibus sepe di
ctis . Nomina autem illorum que exceptuata sunt de presenti convencione .
qui habent convencionem cum commune Jan . sunt hi . In primis Sa
crosanta Romana ecclesia . Imperium romanorum . Civitas Romana . Rex
francie . Rex castelle . Rex anglie . Rex sicilie . Rex aragonie . Rex ar
menie . Reges et regina Cypri et Ierusalem comes tolosanus . comes provin
cie . dominus philippus de monforti. dominus tyri . et heredes eius . Om
nes baroni Regnorum ierusalem cypri et Syrie christiani. hospitale sancti
Iohanni Ierosolymitani. et omnes alie masiones religiose . civitas anco . Rex
tunesim . Soldanus babilonie . damasci et alapij (Alep). Soldanus turchus .
Marchio Montisferrati . et omnes Lombardi . civitas pisarum .Guillelmus de
villa Ard . princeps archaie (Achaiae) et successores eius. Item ipsi dominus
potestas . dominus capitaneus et comune Jan. promiserunt eisdem ambaxato
ribus reccipientibus nomine et vice ipsius domini Imperatoris . quod si ali
quis ex infidelibus vel proditoribus ipsius in civitate Jan. vel suo districtu
inventus fuerit . commune Jan . ipsum puniet tanquam proditorem et offenso
rem communis Jan . et quod persequentur piratas omnes anelantes ad of
fensionem sui Imperij in toto posse et districtu Jan . quemadmodum idem
Serenissimus Imperator communi Jan. facere promisit et superius conti
netur . Nomina supradictorum qui pacem et conventionem presentem iu
raverunt sunt hec . In primis octo nobiles lacobus Mallonus . Iacobus de
Galiana . Martinus tornellus . pascalis vicecomes . Guillelmus reflatus . Ni
colaus de Serrino . Matthias pignolus et lanfrancus de guixulſo. Anciani
Andreolus embronus . Marinus adalardus . Jacobus Manens . lohannes bo
sus . Bonusvassalus garafia . Nicolaus de bulgaro . Jacobus Guaranus. Wil
lelmus de romana . paschalis de oliva . Ido de murta . Symon de zuffa .
Raimundus bucucius . fredericus brondus . Bernardus de begali . Iacobus
bestagus . Guillelmus boccarius . Guillelmus calvus ., pascalinus de arcu .
Benvenutus pinellus .Guillelmus lercarus quondam ugonis . lohannes ugo
- 287 –
nis . Guillelmus de porta . Guillelmus de alpis Spaxius . Guillelmus de
premontono . lanfrancus pelliparius . Nicolaus nigrinus. Consiliarij . Con
sules Misteriorum et alij viri quatuordecim per compagnam . Jacobus usus
maris . Martinus de Guisulfo . Nicolaus lucensis . Gabriel de grimaldo . tho
mas de nigro . lohannes de moniardino . lacobus auricula . paschalis de
oliva . Symon frumentus . Belmustus de carmadino . Bonaventura contar
dus . Castellinus de Savignono . Leonardus calegarus . Iohannes curlaspeu .
henricus faber . Iohannes calegarus. Bartholomeus brillo . Symonetus de
claritate . Nicolaus de volta . Guillelmus de volta . Conradus Ventus . pa
schalis resta . Nicola de volta . Symon quatuordecim . Nicolaus de madio .
Guillelmus arcantus . Obertus advocatus. Marinus de vultabio . petrus ga
bernia . Raimondinus cigala . Iacobus pinellus . Henricus aurea . Bonifa
cius picamilius . lanfrancusCibo . lanfrancus gabernia . Guido spinola . Lu
chetus de grimaldo . Ansaldinus aurea . Luchas de Grimaldo . Nicolaus de
savignono . Uguetus alpanus . Symon tartaro . Nicolaus aurea . Gilietus de
nigro . Guidetus baionus spinula . Nicolaus aurea . Oberti . Symon de ca
milla . Guillelmus lercarius . Andrea de nigro . Reinaldo ceba . Guillel
mus de castro . Raimundinus turdus . Iacobus boginus . lacobus picami
lius . Uguetus fornarius . fulcho Zacharias . Nicolaus squarsaficus . petrus
fornarius . Janfrancus de sancto romulo . lambertus fornarius . Symon ma
locellus . paganus peliparius . Ugo caligarius . Armanus tintor . Marchus
tintor . Raimundus macellarus . Symon grillus . Obertus bassus . Thomas
corrigiarius . Ansaldus ferrarius . Symon de levanto . Illionus draperius .
Andreas gatiluxius . Bonusvassalus de Cassinis . Symon garrius .Nicolaus de
vedreto . Bonifacius piper . Andriolus pignolus . Grimaldus piper . Guirardus
capsiarius . lacobus amoinus . obertinus bucanigra . Manuel, de loco . Sy
mon bonvaldi Judex dominicapit . Notarius ogerius bucanigra . Rainaldus
bocanigra . lohannes Albericus . Armanus pinellus. Enricus picamilius. Sy
mon bonaventura . Paschalis traverius . Willelmus de Sancto Syro . Symon
de bruxeto . Jacobus Iudex . Vivaldus fantolinus. Guillelmus tartaro . En
ricus passius . Obertinus mignardus . Cigala ferrarius . Valens capsiarius .
Dominicus barberius . Conradus tornator . Obertus de Levanto . loannes
Ugo . Conradus Marrochus . Marchus portonarius . Enricus bellemanus . An
dreas negrinus . Arlandus de pomario . Apsaldus mallonus . Lanfrancus
Cibo . Enricus Malfiliaster . lohannes de furno . Lanfrancus de rocatalia
ta . Vivaldus spavrius . Bernardus de begarius . Guido acimator . Lan
francus pelliparius . Symon pelliparius . Arduinus remularius . Secundus
barrillarius . petrus de fossatello . Rubaldus calegarius . Rollandus talia
tor . Guigonus de mercato . Guillelmus garbernia . Symon Specia . Freso
nus malocellus . Nicolaus bucanigra . Ottolinus vicecomes.Guarnerius ludex.
Alexander de carlo . Lanfrancus ususmaris . Enricus calvus. lohannes de
Monterubro . Andreas pignolus. Grimaldo piper . Andreas gatilusius. Ober
17
- 258 –
tus stanconus . Enricus drogus . lacobus mallocellus. Guillelmus pitella .
Baldoinus de Salvo . Iacobus de bonogaidone . Enrico de porta . festa de
riparolo . Lanfrancus de sancto Georgeo . Symon rosus . Rollandus magi
ster . loannes Marosa . lacobus de jardino . Rollandus scutarius . Martinus
zocolarius . lacobus bambaxarius . Petrus guanterius . Guillelmus gintilis .
Guillelmus bocia . Rollandus tornator . Nicolaus de damiata . Obertus de
cogoleto . lacobus dalmacius . Rubertus tabernarius. lacobus donatus . An
dreas spanrius . Oberlus de rozo . Rainaldus carnigia . Albertus spaerius .
Obertus ferrus . Matheus draperius Iohannes de lavania . Obertus zocolarius.
Guillelmus Magister . Guirarcherius Iohannes tintor . Ambrosius baste
rius . Petrus mazarosa . Lanfrancus sellarius . Guillelmus clavonerius . Ste
phanus batifolius . Guillelmus desiderius . Ruſlinus barberius . Ruffinus
Albergatur . Bonaiunta pexarius . Alegrinus cultellarius . Amicus Spaerius.
lohannes gaffa . Martinus ferrus. Amicelus ferrus . lohannes capelletus .
Lanfrancus de Mezano . Scotus capelletus . otto Sartorius . Lombardus
macellarius. henricus Macellarius. Symon Stricaportus. Eoricus nepitella .
Marinus ususmaris . Marinus de Serrino . Marinus Strallarius . Bonaiunta
faber . Armanus faber. Ventura tintor . lacobus balisterius. Lanfrancus de
reco . Paganus barberius . Petrus embronus . Actum Jan . in palacio illo
rum aurie M . CC . LXI . Inditione IJI• die decima lulii feliciter amen .
Presentibus testibus Lanfranco de Sancto Georgio . Festa de riparolio et
lohanne Aresca .
Ego Ogerius buccanigra Sacri Imperij et communis Jan. notarius et ipsius
Communis Cancellarius supradicta omnia scripsi et meo Signo Signavi.
Ego Guilbertus de Nervio Sacri Imperij Notarius transcripsi et exem
plificavi ut supra de registro autentico communis Jan . ab illis videlicet
que lacobus bonacursus notarius exemplavit de instromento autentico scri
pto manu Ogerij bucanigre notarij sicut in subscriptione dicti Iacobi con
tinetur et heo feci de mandato domini Guidoti de rodobio potestatis Jan .
presentibus Ruberto de Orto magistro Alberto de Casali et lanuino Osber
gerio . nihil addito vel diminuto nisi forte lillera vel sillaba M . CC . LXVII.
die VIII Novembris.
– 289 –
( ANNO 1261 )
Bolla aurea con cui il suddello Imperatore riconosce come fatto a
nome suo e dell' impero quel che ſaranno come suoi nuncii e
procuratori ISACCO DUCA suo zio , T'EODORO CRUVICIOro , e LEONE
ARCIDIACONO. -— Dallo stesso vecch. libro Jurium pag. 262 , v.
+ Nos Michal in Christo dominus fidelis . Imperator et moderator Greco
rum Ducangelus Comnenus palealogus. per stipulationem solempnem et
robur iuramenti . promittimus . et imperium nostrum promittit . tibi sub
scripto notario . Stipolanti nomine et vice cuiusqumque intererit quod si
acciderit . quod dilectissimus avunclus Imperij nostri parachimumenos ma
gni anuli imperij nostri dominus Isachius duca . Sive pansebastus seba
stus familiaris imperij nostri . dominus theodorus cruviciolus seu vene
rabilis archidiaconus benedicti cleri Imperij nostri . dominus leo accepe
rit vel acceperint ab aliqua persona seu aliquibus mutuo pecunie quan
titates . quod nos et imperium nostrum solvet et satisfaciet de ipsis quan
titatibus pecunie et lucro eorundem universis et singulis personis qui ipsas
pecunias dictis nostris nunciis seu ipsorum alteri muluabunt secundum
formam et tractatum atque ordinamentum lucri sortis et termini . quod
cum ipsis nostris nunciis sive ipsorum altero pacto fecerint . Insuper fa
cimus et constituimus ad omnia et singula generalia et specialia predi
ctos nuncios nostros et quolibet eorum Insolidum nuncios nostros atque no
stri imperij et procuratores promillentes nos et imperium nostrum om
nia et singula attendere et observare et complere per omnia que ipsi no
stri nuncij generaliter et specialiter duxerint facienda promittenda et atten
denda et ut fides plenior predictis omnibus apponi . debeat iussit imperium
nostrum presens instrumentum bulla aurea nostri imperij . munire robo
rari et subscribi litteris rubris presente manu Impressis . predicta omnia
iuramus et imperium nostrum lactis corporaliter sacrosanctis evangeliis at
tendere complere et observare et non contravenire in aliquo . presentibus
testibus Guillelmo vicecomite et Guarnerio ludice . Acta sunt hec in curia
Imperiali M . CC . LXI . die XXVIII . aprilis Indicione IIII.
Ego lacobus Mazuchus Notarius Sacri Imperij . Rogalus scripsi.
- 260 -
( ANNO 1275 )
Trallato tra il comune di Genova e MICHELE PALEOLOGO impera
tore di Costantinopoli. – Trovasi nel Sauli al n.° VIII dei
documenti annessi all' opera : Della COLONIA DEI GENOVESI IN
GALATA.
( ANNO 1303 )
Delimilazione del borgo di Galata dalo ai Genovesi :
presso il lodato SAULI N .º IX.
( ANNO 1304 )
Convenzione tra l' imperatore ANDRONICO ed il comune di Genova :
presso il citato Autore al n .º X .
( ANNO 1315 )
Diploma di FILIPPO Imperatore (titolare) di Costantinopoli con cui
costituisce re e despola dell'Asia Minore MARTINO ZACCARIA e gli
fa molle donazioni. — Leggesi nello Speroni Real Grandezza
di Genova , a pag . 201.
( ANNO 1317 )
Regolamento per l' amministrazione della Colonia di Galala :
presso il Sauli al n .º XII.
( ANNO 1346 n.° 1. )
V. Documento anno 1347 , in cui molto si parla dell'acquisto
di Trajelo fallo dall' ammiraglio genovese SIMONE Vignoso .
– 261 -
( ANNO 1346 n . 2 )
Prima donazione dell' isola di Scio fatla ai Genovesi da CALOIANNI
Civoo. — Estralla dal secondo libro delle convenzioni di Scio
pag. 3 , presso il March . Pantaleo Giustiniani.
In nomine domini amen . Magnificus dominus Symon Vignosus hono
rabilis pro communi Janue Armiratus galearum viginti novem cum quibus
mina quorum consiliariorum inferius describuntur nomine communis Janue
ex una parte . et dominus Constantius de Syo procuratore et procurato
rio nomine domini Caloiane Civo nunc capitanei et domini castri Syi ut
de procura constat publico Instrumento scripto manu Johannis de Vassallo
notarij hoc anno die presenti habensad infrascripta speciale mandatum ex
altera ex pactis habitis et conventis in datione Castri Syi predicti que pre
sentialiter fit eidem domino Armirato nomine communis Janue adjutorio et
favore dicti Caloiane ipsis pactis tractatis per providos viros dominos . Salvum
de Branducio et Guliermum de Solario de Varagine partium communes
amicos pervenerunt ad infrascriptam compositionem concordiam el pacta
ad invicem videlicet quia dictum dominum Caloiane Civo . in premium
dationis dicti castri quam presentialiter facit dicto domino Armirato .no
mine communis Janue dictus dominus Armiratus nomine dicti communis
recepit in civem Janue . et tamquam civem Janue decetero tractare pro
missit et dictus dominus procuralor juravit nomine dicti Caloiane quod
dictas Caloiane erit fidelis et legalis communi Janue in perpetuo . Item
promissit dictus dominus Armiratus nomine dicti communis dare et dari
facere dicto Caloiane Civo per annos tres proximos solvendos ypperperos
septem millia videlicet solvendos ex hijs qui procedunt ex introytibus In
nuata incepta anno presenti . Item promissit dictus dominus Armiratus
quod dictus Caloiane Civo conservabitur in gracijs sibi concessis per domi
num Imperatorem Romeorum de quibus appareat commandamentum cum
bullis aureis sive litteris virmilijs pro quibus gracijs ipse Caloiane Civo
sit et teneatur communi Janue obligatus et submissus sicut tenebatur do
mino Imperatori predicto occaxione dictarum graciarum et voluit ipse pro
curator dicto procuratorio nomine deinceps dictas gracias recognoscere a
communi Janue et non a domino Imperatore. et de predictis gracijs predi
ctum commune habeat illam jurisdicionem bailiam et potestatem auctori
tatem et regresum contra dictum Caloiane quam habebat imperator . Item
- 262 -
quod eidem Caloiane remaneant et observentur omnes possessiones sue .
tam hereditarie quam emple a quibuscumque personis.
Item quod monasterio dicti Caloiane vocato Sancta Maria iuxla turrem
Sicilie remaneant et reservate sint omnes intrate sibi assignate de bonis
ipsius per dictum Caloiane vel alias personas . Item quod dicto Caloiane
liceat stare et morari in Syo et inde recedere et iterum redire sine impe
dimento ad suam liberam voluntatem . Item quod dictus Caloiane inquie
lari. impediri vel agravari seu mollestari non possit in ludicio vel ex
tra de aliquibus gestis factis vel administratis de bonis Insule Syi tam
pro domino Imperatore seu domino Zaccaria . vel aliqua alia persona quam
alia gente . Item quod ipse Caloiane non possit impediri vel molles!ari in
judicio vel extra nec civiliter nec criminaliter de aliquibus rapinis incen
diis offentionibus vel aliis usque in presentem diem per ipsum vel alium
suo nomine factis vel comissis contra aliquos Januenses vel alias gentes
in personis vel here ab, hodie tam in antea voluit et consensit dictus
procurator quod dictus Caloiane tractari debeat sicut Januensis in omnibus
et per omnia . Item promissit dictus dominus Armiratus nomine commu
nis Janue quod dictus Caloiane et frater ejus Cosla predictus et nepos ejus
nomine Michali Corasi de Syo erunt immunes et exempti in vita sua tam
ab omnibus dacitis cotimis et avariis et prestationibus realibus fiendis per
commune Janue ita tamen quod non intelligatur esse nec esse debeat im
munis a commercijs . Que omnia et singula dicte partes . promisserunt
atendere complere et observare et perpetuo contra non facere vel veni
re . sub pena ypperperorum quindecim millium et sub ypoleca et obliga
tione bonorum eorum nomina quorum consiliarorum sunt hec . Laufran
cus Drixacorne . Guliermus Arangius et lacobus Morandus.
Aclum in civitate Syi in ecclesia Sancti Nicolai anno dominice nativi
talis M . CCC . XXXX° sexto . Indicione XIIIe die Martis duodecima Septem
bris . hora tercia presentibus Gabriele de Rosa . Nicolao de Saliceto et
Johanne de Vassalo . notario . civibus Janue.
( ANNO 1346 N .º 3 )
Convenzione fra i Greci di Scio ed il capitano SIMONE Vignoso .
Dal primo libro delle suddelte Convenzioni, pag . 159.
In nomine domini Amen . Cum Strenuus vir dominus Symon Vignosus
civis laudabilis et popularis Civitatis Janue pro communi Janue et exce
lenti domino Januensium duce honorabilis Armiralus felicis exercitus ga
learum viginti novem Januensium et gentium ipsarum una cum patronis
- 263 -
et armaloribus ipsarum . quorum nomiva inferius describuntur et tum gen
tibus ipsarum galearum husque die sexta decima mensis lunij proximi
ad subjugandum sibi Insulam Sij et castrum Siy et incolas ipsius Insule
et castri tamquam odiosos et inimicantes Januen . hostiliter descendisset
in Insulam predictam et circa castrum predictum cum dicto exercitu suo
in obsidionem stetisset tam per mare quam per terram dictum castrum
quotidie debelando el invadendo et totam aliam Insulam predictam vide
licet omnes partes et contractas masticis Cardomini Caliso Lopetio cum
omnibus suis pertinentiis sibi subjugasset iamdiu et de tota insula utilita
tibus et introitibus totius Insule predicte nunc habeat plenum dominium
et possessionem et iamdiu habuerit nisi de solo castro Siy et ex dicta pos
sessione et guerra homines dicti castri reclusi in dicto castro. ad multa
incomoda et lacturas sint deducti et propterea homines dicti loci dicte guerre
velint et desiderent finem imponere et tot incomoda pro concordia evitare
deo volente et ad onorem et exaltationem communis Janue et populi Januen
sis et domini ducis Januensium ac ipsius domini Armirati et sociorum pa
tronorum predictorum et eorum nomine ex una parte et proto lerachari
tragoniti . Costa civo . micali corusi . mega Sachilari. sevasto coresi . et
Georgius Agelasto Sindici et procuratores domini Caloiaui Civo Capitanei
castri Syi et universitatis hominum dicti loci habentes ad infrascripla ple
num et generale mandatum ut palet publico instrumento inde scriplo
hodie manu Iohannis de vassallo notarij suo et dicto Sindicatorio et pro
curatorio nomine ex altera parte . sub tractu providorum virorum domi
norum Salvi Bighi et Guillelmi de solario de varagine inter ipsas partes
communium Amicorum etmediatorum . Pervenerunt ad infrascriptam com
positionem pacem et concordium videlicet quia dicti sindici el procuratores
nomine suo et dictis nominibus et pro eorum heredibus et successoribus .
Se et Castrum Siy dederunt et dant dicto domino Armiralo et patronis
nomine et pro parte communis Janue sub observacione pactorum et articu
lorum infrascriptorum videlicet quia primo se dant et castrum Syi cum
juramento et juraverunt dictis nominibus lactis sacrosanctis Scripturis cor
poraliter more grecorum in obsculo el tactis figure Domini nostri lhesu Xpi
et Sanctorum deinceps esse fidelles et legales Januensibus et obedire lega
liter et fideliter mandatis communis Janue et ipsum castrum et Insulam
contra quascumque personas cuiuscumque nomine censeanlur et si qui
forsitam contrafecerint communi Janue vel fuerint ipsi communiproditores
quod perdant et perdere debeant personas et bona sua omnia . sed tenean
tur esse fidelles et legales communis Janue sicul veri Januenses habendo
ipsi ecclesias suas et monasteria sua et lolum clerum suum vivendo secun
dum consuetudines suas usilalas et secundum eorum fidem cum eorum
introytibus omnium ecclesiarum que sunt in Tosula Syi reservatis et ex
- 264
ceptis juramentis et promissionibus per dictum armiratum factis quam
pluribus monasteriis Insule que non includuntur in istis . Et si forsitan
eorum metropolitanus moreretur alium more consueto possint elligere .
Item quod omnes nobiles et ceteri habitatores civitatis et castri Syi rema
neant in possessione suarum possessionum sicut erant ante adventu exer
citus dicti domini Armirati in Insulam videlicet tam de possessionibus eis
spectantibus jure empcionis quam jure hereditario et tam eisdem venditis
per imperium quam per alias personas sive fuerint Januenses sive aliarum
personarum promittentes ipsi sindici dictis nominibus dicto Armirato pro
se et patronis predictis quod si ipsi vel aliquis 'psorum patronorum volue
rint sive voluerit aliquam vel aliquas ex possessionibus que fuerunt Januen
sium quod ipsi restituent dabunt et traddent ipsas pro illo precio quo eme
runt et ultra solvendo pro melioramento si in ipsis melioratum fuerit se
cundum quod fuerit conveniens et si pelioratum fuerit quod debeant ar
bitrari et in codem gradu sint omnes fautores et sequaces dictorum de Syo
qui sunt in Insula . dum tamen se presentent ad mandata dicti domini
Armirati infra dies quatuor proxime venturos. quod melioramentum et
pelioramentum taxari debeat per duas bonas personas . videlicet unum Gre
cum et unum Latinum per curiam ad hec deputatos. et si ipsi duo fue
rint discordes tunc per magistratum debeat addi una bona persona pro
tercio ad dictam taxationem faciendam . Item quod ipsi de castro Syipos
sint facere de suis possessionibus ad eorum liberam voluntatem cum con
dicionibus supra dictis . videlicet vendere . alienare . livelare . donare et
locare et dimittere procuratori et procuratoribus et si voluerint possit re
cedere cum familiis suis et absque familiis et ire quo voluerint habitatum
et iterum redire ad habitandum in Syo et suas possessiones gaudere . Et
si forte aliquis ipsorum de civitate et castro Syi vendicionem faciat de pos
sessionibus suis recedere voluerit seu recedet de loco Syi pro habitando
extra losulam Syi quartam partem precij dictarum possessionum sic ven
ditarum solvere teneatur communi Janue . Item quod omnes nobiles civi
tatis et castri qui habeant gracias sive concessiones sive privilegia a
domino Imperatore Romeorum de quibus appareat comandamentum cum
bula auri sive litteris virmilijs quod nuncupatur prostamala lingua greca .
dictas gracias et concessiones salvas habeant et decetero ipsas gracias re
cognoscant a communi Janue et pro ipsis graciis sint obligati communi
commune Janue super ipsos occaxione graciarum ipsarum illam polesta
tem et regaliam quam contra ipsos imperium habebat . Item quod com
mune Janue non possit infra duos annos proxime venturos aliquod mu
tuum vel cotimum Imponere super homines dicti castri et civitatis qui sunt
in dicto castro teneantur tamem ipsi de castro Syi solvere communi Janue ea
que solvebant domino Imperatori . Item promisserunt ipsi de dicta civitate et
- 265 -
castro dare dicto domino Armirato nomine communis Janue castrum et colla
expeditum et in castro domos ducentas bonas et suſficientes pro habitando
expeditas in presenti pro habitacione illorum Januensium et latinorum quos
habitare et eodem modo infra Kalendas maj proximi debeant et teneantur
expedisse omnes reliquas domos que sunt intra dictum castrum vel tot
quot ipse dominus Armiratus vel potestas Syi pro communi Janue declara
raverit velle pro habitacione latinorum quas omnes domos ipsi habitatores
possint conducere vel emere . Ita quod ipse pensiones vel precia vendicio
nis ipsarum domorum debeant tassari per duos bonos homines unum Gre
chum et unum latinum quod si discordes fuerint per curiam addatur tercius
bonus homo et hec omnia fiant tam de primis ducentis domibus supradictis
quam alijs . Item quod omnes homines dicte civitatis et castri in tantum
teneantur et sint obbligati et submissi communi Janue sicut erant domino
Imperatori Romeorum et quod in ipsis et super ipsos commune. Janue ha
beat illam jurisdicionem quam in ipsis habebat Imperator Romeorum .
Item quod omnes et singuli homines qui sunt in dicto castro et ceteri eo
rum sequaces et eorum fautores habitatores Insule et qui sunt in insula
Syi in quibus eciam sint noininati cum duobus sociis adamala et sex ma
rinarij qui cum ipso adamala exiverunt de castro Syi de mense augusti
proxime preteriti sint liberi et absoluti ab omnibus criminibus et delictis
et offensionibus comissis per ipsos usque in presentem diem contra et ad
versus lam Januenses quam alias quaslibet personas . in personis et here .
Item promixit quod commune Janue eis dabit potestatem et rectorem qui
teneatur eis observare predicta et ipsos regere et gubernare in Jure et
Justitia sicut et prout reguntur cives Janue in civitate Janue tam civiliter
quam criminaliter . Item quod marinarij el balistarij dicti castri non aliter
angarizentur in personis vel here nisi sicut Januenses . Item quod omnes
stipendiarij qui sunt in dicto castro vel extra sequaces vel fautores eorum
possint stare et habitare in Insula et recedere et exire ad suam voluntatem
sine molestia . Item quod liceat domino Civo et ceteris bonis hominibus
dicti castri tenere usque in eqnos duos . Item quod Commune Janue te
neatur ipsos defendere et manu tenere contra imperium et contra quascum
que personas tamquam districtuales communis Janue . Item voluerunt et
consenserunt quod ecclesie et monasteria et cleri dicte Insule que sunt
obligata in aliquo domino Imperatori deinceps sint obligata et submissa
communi Janue prout erant domino Imperatori. Item quod si qui fau
tores vel sequaces dictorum hominum de Syo a die crastina in antea de
linquerint puniri debeant in arbitrio domini Armirati . Que omnia et sin
gula dicte partes sibi ad invicem promisserunt attendere . complere et
observare et in nullo contrafacere vel venire sub pena heris et persona
rum et juraverunt dicte partes tactis scripturis predicta facere . complere
- 266 -
et observare . Actum in ecclesia Beati nicolai de Syo anno dominice nati
vitatis millesimo tercentesimo quadragesimo sexto ludicione tercia decima
secundum cursum Janue die martis duodecima septembris inter nonam et
vesperas . Presentibus lanino de planis de vulturo . Gabriele de Rossa .
Nicolao de Saliceto et lohanne de Vassallo notarijs de Janua ad hec lesti
bus vocatis et rogatis . Nomina patronorum sunt hec . Lanfrancus Drica
corne . Gnliermus de Solario . Guliermus Arangius . lacobus Morandus .
Nicolaus Tarigus . Cosme Salvaygus . Phyliponus Alpanus . Matheus Babo
de Saona . Franciscus de coronato . Nicolaus Cigonia . FranciscusGatega
rius . Petrus Norascus . Andriotus Pexarius . Andriolus de Septa . Ansal
dus de Olliverio . Ampuginus de Cantello et Mellianus Ferrandus pro Leo
nardo de Cornascha . Lodisius Pansanus . Fredericus Osbergerius . lacobus
de Urmo . Antonius de Viviano . Thomas de Ilionibus . Raffus de Pis
sina , Lodisius Perronus . Augustinus de Benato . Meliadus Adurnus .
lohanes de Septa . et Luchinus de Goano.
Ego lobannes de Vassallo Sacri Imperij notarius ut supra fideliter extrasi
et exemplavi de Cartulario Instrumentorum compositorum manu pelegrini
de Bracelis notarij et cancellarij communis Janue et hoc de mandato dicti
domini Armirati nobis hodie facto .
( ANNO 1346 )
Convenzioni stabilite fra il capitano genovese SIMONE Vignoso ed i
commissarii delle Focee. – Dal suddetto primo libro delle Con
venzioni di Scio .
In nomine domini Amen . Magnificus et Probus dominus Simon vignosus
honorabillis Civis popullaris Civitatis Janue . pro Potenti communi Janue
et Excellentissimo domino lohanne de murta dei gratia Januensium duce
honorandus admiratus fellicis extollei gallearum viginti novem Januensium
nunc existencium . et discurrentium per maria agios pellagi romanie et
loca ipsarum parcium submittentium domino . possessioni et iurisdictioni
sue proprie et patronorum dictarum gallearum consortiorum suorum et dicti
communis Janue . quorum patronorum nomina sunt hec Lanfranchus Dri
zacorne . Guillelmus de Sollario . Guilermus arangius . Iacobus morandus
de Saona . Matheus babo de Saona sive Antonius rubeus de Saona pro
eo . Ansaldus de Olliverio . Melliadus adurnus . Augustinus de Bennato .
Anthonius de Viviano . Franciscus de coronato . Leonardus de cornascba .
lohannes de Seta . Dicollaus cigonia . Fredericus osbergerius . Filipponus
alpanus . Lucas de guano . Lodisius peronus . Rafus de pesina . Thomainus
- 267 —
de Illionis . lacobus de ullino . Andriollus de septa . Andriollus pexarius .
Cosmael Salvaigus . Petrus noraschus . Nicolaus larigus . Franciscus gate
garius . Ampeginus Cantelli et Lodisius Pauzanus et ipsi patroni seu illi
ex ipsis patronis qui inferius sunt scripti cum dictis eorum galleis appo
siti luxta castrum Folie nove ad dictum locum vi armorum vel allio pacto
sibi subiugandi. Agentes suis proprijs nominibus . et nomine . et honore
communis Janue supradicti ex una parte . et papa Michalli Papia de Folia
Dimitri slamatico de Folia . et Manolli Cersonergi de Nifio et quilibet
eorum in solidum nominibus suis propriis et tamquam procuratores , et
procuratorio nomine . et sindicatorio nomine Providi viri leonis Petrona
de Nifio Capitanei castri . et loci ac terre Folie nove de turchia agentis
nomine suo proprio . et vomine . et vice omnium etsingullorum hominum
universitatis castri . el terre follie nove predicte . et suorum heredum .
et successorum . et heredum et successorum hominum ipsius universitatis .
habentes ad hec plenum et generalle mandatum A dicto leone vigore pub
blici Instrumenti inde scripti manu mei peregrini de Bracelis notarij hoc
anno et die ex altera parte super datione ipsius castri convenerunt ad in
vicem et pervenerunt ad infrascriptas convenciones . compositiones . pacta .
concordia . et pacem perpetuo duraturas renunciantes exceptioni dictarum
convencionum . compositionum . pactorum . et ceterorum predictorum non
factorum non conventorum rei ut supra et infra non geste . vel aliter se ha
bentes dolli malli vix (vis ) metus et omni allij exceptioni et jure . videlicet
quia dicti Micalli Dimitri . et Manolli dictis nominibus . et quilibet eorum
de voluotate et beneplacito . et consensu ut dixerunt omnium et singulo
rum hominum dicte universitatis seu majoris partis ipsorum dederunt . et
submisserunt se discretioni . et Cohretioni communis Janue . et sub domi
nio ipsius Communis . vollentes . et consentientes quod dictum commune
Janue in ipsis . et super ipsis . et dicta universitate cum observatione
pactorum infrascriptorum habeat dominium potestatis . et Iurisditionis
correctionis et punitionis lam in Civilibus quam in Criminalibus Cum
gladij potestate . Item dederunt et tradiderunt dictam lerram follie et Ca
strum ipsi domino Symoni . et patronis per istum modum videlicet quod
in Castro sive colla posint stare et habitare ille persone quas ipse dominus
Symon voluerit pro custodia dicti castri . Et prout sibi videbitur . Et in
burgo grecorum posint et debeant libere habitare et stare omnes greci in
colle Follie predicte in Burgo vero latinorum habitare debeant et posint
latini seu illi quos ipse Dominus Symon et patroni , et eorum officialles
voluerint et ultra quod in dicto Burgo habitare possint greci qui in dicto
burgo habeant domos suas proprias emptas per ipsos . vel per ipsos hedifi
catas . tamen si ipse Dominus Simon . et sotij vel sui offitialles noluerint .
quod ipsi greci qui in dicto burgo latinorum domos suas proprias habue
rint in dicto burgo . debeant habitare . teneantur dictas domos grecorum
- 268 -
emere pro pretio quo ipsis grecis constitissent . et de domibus per ipsos
grecos hedificatis dare pretium quod fuerint Apretiate vallere per duos bonos
viros unum grecum . et unum latinum qui si discordes fuerint iu dicta
extimatione per potestatem addatur tercius et si forsitam in domibus per
grecos emptis esset factum melioramentum per dictos grecos a tempore sue
emptionis citra extinctum dictum melioramentum per dictum modum et
solvatur una cum preciis ipsarum domorum dictis quorum fuerunt . et facta
dicta extimatione et ipso domino Symone et patronis vel eorum officiallibus
volentibus solvere dictum pretium dicti greci qui in dicto burgo latinorum
domos suas habuerint ipsas sibi vendere teneantur . Item voluerunt quod
omnes domos . et posessiones que fuerint latinorum que sunt in dicto
burgo latinorum vel in districtu Follie et similiter in burgo grecorum sint
et esse debeant ipsius domini Symonis et patronorum , et que in ipsos
pervenire debeant cum omni eorum commodo et utillitate . ad faciendum
de ipsis ad eorum voluntatem . Item voluerunt et consenserunt quod si
contigat per tempora aliquem grecum habitatorum Follie velle desserere
habitationem loci Follie . et ire alibi habitari et propterea vendiderit po
sesiones suas quas haberet in Follia . quod tunc teneatur dare et solvere
dicto domino admirato . et sociis vel suis officialibus quartam partem
precii quod ex ipsis posessionibus perceperit . Item voluerunt et petierunt
quod liceat cuilibet greco dicti locij exire de Follia . et ire habitatum ubi
volluerit . et bona sua vendere . Item voluerunt et petierunt quod omnes
greci de Folia salvis predictis libere et pacifice habeant . teneant et posi
deant omnia eorum bona . mobillia et immobillia . Item voluerunt et
pecierunt quod eis detur potestas et rector per commune Janue qui ipsos
regere et gubernare debeat iuste et iusticia et in ratione et secundum
deum tam in Civilibus quam in Criminalibus secundum formam Capitul
lorum Janue quantum poterit promittentes eisdem communi Janue . et sue
potestati . et officialibus esse fidelles perpetuo et obedientes . et devoti
tamquam veri districtualles ipsius Communis promittentes eciam fidellitatem
et homagium perpetuum ipsi communi et suis oflicialibus promittentes.eciam
facere vivam guerram cum omnibus inimicis communis Janue et cum qui
bus ipsum commune mandaverit . et veram pacem cum omnibus amicis
communis Janue . Item voluerunt et petierunt quod potestas et rector qui
ipsos regere debuerit ut supra pro communi Janue ipsos regere debeat se
cundum formam consuetudinis . et capitullorum civitatis Janue et sicut
reguntur in civitate Janue . cives Janue tam in civillibus quam in cri
mivalibus . Item voluerunt et pecierunt debere tractari decetero tamquam
cives . et districtualles Janue . et esse franchi ubique sicut Cives Janue
et tractari sicut Cives Janue et habitatores communis Janue . tam in Janua
quam in diversis mondi partibus . Item voluerunt et petierunt quod tractare
- 269 --
ita tractentur . et tractari promittantur per commune Janue et dictum do
minum Armiratum et patronos et eorum officiales . Item quod eorum ec
clesie in dicto loco follie constitute et dictarum ecclesiarum rectores
urbe Constantinopollis eorum usitalo more . Item quod eorum ecclesie in
dicto loco follie constitute libere habeant teneant posideant et gaudeaut
suas posesiones et bona et Jura que hodie habent . Item voluerunt et pe
cierunt quod omnes ofensiones . ranchores . Inimiticie . dappna . rapine .
robarie . delicta . iniquitates et homicidia per ipsos de Follia comissa
usque in presentem diem et perpetrata contra quascumque personas tam
latinos quam grecos sive Januenses vel allios sint eis remisse . et quod
amplius de tallibus contra ipsos de Follia nec eorum bona non posit dari
molestia nec questio fieri nec in judicio , nec extra juditium .nec aliquo
modo . nec realiter . nec personaliter . Item voluerunt et petierunt quod
omnes et singulli mortati . et marinaij insolle . et habitatores dicti locij
tractari debeant tamquam proprij Januenses et districtualles Janue . nec
aliter angariari posint vel debeant quasi proprij Januenses . et sicuti in
Janua tractarentur . Et quod quando commune Janue capere debeat vel con
tingat ad suum stipendium gentes quo predicti marinaij . et mortates in
eorum arbitriis liceat dictum stipendium accipere et non accipere . Item
voluerunt et requisierunt per pactum expressum et expresse observandum
quod aliqua persona de parentella Cataneorum de Janua nec de parentella
Zacchariorum de Janua non posint habere domum aliquam . nec habita
tionem aliquam . nec posesionem aliquam in follia . nec in districtu follie
nec aliquo modo posit aliqua persona de dictis parentellis morari nec ha
bitare in terra follie nec in districtu follie nec unquam habere posint .
nec debeant aliquis de dictis parentellis officium aliquod nec jurisdicionem
aliquam in dicto loco . de introitibus autem et proventibus pensionibus
et aliis utillitatibus qui colliguntur et capiuntur in dicto loco follie . Item
voluerunt et consensierunt quod dictus dominus armiratus et patroni
cum sotiis ipsius faciant et facere possint ad suam voluntatem . Item vo
luerunt et consenserunt fore decetero submissi communi Janue et sue
jurisdicione et sub protectione ipsius communis et non amplius lurisdi.
tionis Imperatoris romeorum nec alterius persone sed pro domino tenere .
et reputare commune Janue . Item promisserunt dictum locum et terram
follie tenere . salvare et custodire nomine ipsius Communis . et ipsam de
fendere contra omnes et singullas personas eo modo nomine ipsius communis
bona fide fideliter et legalliter et absque fraude . et dictum locum nec
dominium ipsius loci unquam ellevare nec consentire elevari de dominio
communis Janue . et ejus gubernationi nec ipsum locum traddere . nec con
sentire tradi alicui alteri domino vel genti . nec pallam . nec oculte . Et
versa vice dictus dominus Symon Armiratus et patroni suis propriis nomi
– 270 –
nibus el nomine et vice omnium . et singullorum patronorum sui exlollei .
et nomine . et vice communis Janue et dicti domini ducis Januensium . et
sub observacione dictorum pactorum et dictorum articullorum dictorum
pactorum per diclos procuratores requisitorum promissorum et superius
conventorum . Receperunt dictas partes dictis nominibus . et dictam uni
versitatem ad graciam et benevolenciam et protecionem communis Janue et
tamquam cives Janue et districtualles ipsius communis promisserunt dece
tero ipsos tractare . salvare , et defendere contra quascumque personas et
dictam universitatem numquam submitere dominio vel iurisdictione ali
cuius persone vel dominij iuxta ipsius communis ac promiseruntdicta pacta
et compositiones secundum quod superius sunt requisita declarata et promisa
attendere et observare . et attendi et observari facere perpetuo integre et
solempniter per commune Janue . Que omnia et singulla dicte partes sibi ad
invicem promiserunt et juraverunt tactis Sacris sanctis Evangelliis dictis no
minibus actendere et observare perpetuo . et actendi et observari facere per
peluo . et contra non facere vel venire nec de jure . nec de facto sub pena
heris et personarum . et sub ypotheca et obbligacione bonorum suorum . et
qui juraverunt et interfuerunt pro dictis sunt hij procuratores predicti. pre
factus dominus Symon admiratus. Laffrancus Drizacorne. Gulliermus de Sol
lario .Guilliermus Arangius. Nicollaus tarigus. Nicollaus Cicogna. Andriotus
pexarius . Iacobus de Ullino . Filliponus alpanus . Luchinus de Guano. Tho
mainus de Illionis . Lodisius perronus . Anthonius rubeus de Saona . Me
liadus adurnus . Frederigus osbergerius . Mellianus Ferrandus nomine
leonardi corvascha et Niccollaus de vedereto nomine lodisij panizani .
Actum feliciter in Ripa maris follie nove juxta menia dicti castri anno
dominice nativitatis millesimo tricentesimo quadraxesimo sexto Indicione
tercia decima secundum cursum laoue die vigesima septembris hora ve
spertina presentibus Gabrielle de Roxa . lohanne de Vassallo notario .
Lodisio de dominis de Cucurno . Anthonio de Saullo . Nicolaus Saliceto
millite dicti domini Amirati . Damalla protocomito de Syo et protoserachari
Argenti de Syo et allia multitudine copiossa testibus ad hec vocatis et
rogatis .
Peregrinus de Bracellis Sacri Imperij Notarius et Chancellarius communis
Janue predictis interfui et rogatus scripsi . – Notario lodisio de dominis
de cucurno .
– 271 -
( ANNO 1347 )
Primo Trattato fra il comune di Genova è i partecipi della Maona
di Scio , al tempo di GIOVANNI DI Murta duce di Genova.
Dal citato primo libro delle convenzioni di Scio pag. 1 .
In nomine domini amen . Cum per magnificum et egregium . d . do
fensorem et per eius Consilium habitis scrutinio et consilio quamplurium
et multorum civium Januensium et omnium officialium officiorum civita
tatis Janue insimul concordancium cognoscentes grandia pericula tunc im
minentia civitati Janue et districtu et statui prefati domini ducis et eius
consilij et populi Janue provisum fuit et ordinatum fieri debere per com
mune Janue et homines Janue et districtus armatam galearum viginti
quinque vel plurium et ipsam armatam fieri utilissimum fore imo neces
sarissimum ipsi commune Janue ad se defendendum contra exercitum ga
learum triginta vel plurium et magnum exercitum peditum armatorum
quos parabant rebelles Inimici et emuli communis Janue et status presen
tis qui receptantur in castro monaci contra honorem et bonum statum .
d . ducis et communis Janue et status presentis populi et in preiudicium
civitatis Janue et districtus et propterea per prefatum . d . ducem et eius
consilium et commune Janue fuerint ellecti quatuor officiales videlicet Jo
hannes tarigus . dominicus de Garibaldo . pasqual de furneto et Thomas
morandi de levanto cum larga potestate et bailia videlicet cum tota illa
potestate et bailia quam totum commune Janue habet vel habiturus ple
nius in actis cancellarie prefati . d . ducis et eius consilij et in regulis
officij dominorum regulatorum civitatis Janue continetur . Et cognoscentes
quod per predictos officiales pro expeditione dicte armate notificatum fuit
quod omnes et singuli volentes armare aliquam galeam in extoleo predicto
deberent coram dicto officio dictorum quatuor ellectorum super dicta armata
comparere . Et cognoscentes quod nulli alij reperti fuerunt qui voluerint
de dictis galeis aliquam armare suis expensis preterquam viginti novem
cives Janue et districtuales Janue de pecunia eorum et suorum comparti
cipum qui ob specialem devotionem status presentis galeas viginti novem
armandas susceperunt et qui personas et hes eorum viriliter exposuerunt
ad augumentum et manutentionem status prefati.
Et cognoscentes quod ob armamentum galearum predictarum per com
mune Janue fuit eisdem patronis conventa indemnitas eorundem super
armata predicta seu occasione dicte armate et eisdem fuit conventum quod
usque ad integram satisfationem indemnitatis eorum ipsi patroni dictarum
- 272 -
galearum et participes ipsarum et armate predicte deberent habere omnia
commoda et utilitates quorumcumque terrarum et locorum que per admi
ratum et patronos et homines ipsarum galearum acquirerentur.
Postquam prefati patroni pro se et particibus et sociis eorundem arma
verunt galeas viginti novem quarum galearum extolei per ipsum . d .
ducem et eius consilium et per dictum officium dictorum quatuor offi
cialium armate factus fuit admiratus discretus vir Simon vignosus civis
popularis Janue qui admiratus una cum dictis galeis accessit versus par
tes orientales . Et primo civitatem terracene acquisiverunt et etiam castrum
traieti castri comitis fondorum manu armata viriliter acceperunt in detri
mentum comitis fondorum Inimici et emuli manifesti communis Janue
ibique ceperunt plures galeas et galeotas que dudum antea et tunc armate
modo pirratico damnificaverant et damnificabant . Januenses et eorum
res et merces navigia et personas ibidemque ceperunt quam plures et
quam plures pirratas qui in ibi receptabantur quos ultimo supplicio pu
nijt ipse . d . Admiratus cum magno favore et ad bonum et pacificum sta
tum communis Janue .
Et postmodum accedentes ad partes orientales invenerunt quod propter
conditiones guerrarum in dictis partibus vigentium . cum Inimicis fidei
christiane et maxime Insulam sij devenire debere in ......... nationes Ja
nuensium et Januensium nationi et romeorum seu grecorum odiosas ex
quo de facili Civitas Janue et districtus ipsius esset quain plurimum dimi
nuta et quod deterius esset Si loca predicta in alios devenissent certissi
mum apparebat quod Januenses cum eorum mercationibus in partibus ro
manie maris maioris et alijs partibus orientis non sine gravi periculo
personarum et heris navigare potuissent et etiam ex hoc seta perfidorum
obprobrio christianorum ac damno immenso omnium Januensium et dis
Volentes occurrere tam grandibus periculis accesserunt cum dictis vi
ginti novem galeis ad Dictam Insulam sij et ibidem se obtulerunt defen
sioni loci predicti contra predictos requirentes ipse Admiratus et patroni
ab hominibus dicte Insule quod vexillum Sive banderam communis Janue
cederent ad dominam Imperatricem romeorum cum eo ut juxta volunta
tem eiusdem . d . Imperatricis fieret de dicta Insula et locis partium pre
dictarum ne pervenire possent in alias nationes ut predictum est . Et cum
dictus Admiratus et patroni invenirent habitatores dicte Ipsule casuros in
pericula predicta . et requisitiones dicti Admirati et sociorum penitus con
temptores ipsi Admiratus et patroni et homines dictarum galearum pro se
et participibus dicte armate pro manutentione favoris nationis Januensis et
communis Janue steterunt per menses tres seu circa in obsidione civitatis
- 273 -
et castri Sij . Et finaliter ceperunt manu armata et sue potestati totali su
bjugarunt totam dictam insulam et postea castrum civitatis Sij cum
certis pactis et conditionibus que fecerunt cum grecis habitatoribus dicti
loci prout aparet pubblico Instrumento scriptu manu peregrinide Bracellis
notarij M . CCC . XXXXVI . die . . . . . Et postmodum foliam veterem et
foliam novam que etiam ipsum extoleum offendebant et ipsa loca ipsorum
potestati favorabiliter subiugarunt . Et cum prefati Admiratus et patroni
pro se et aliis participibus dicte armate a dicto . d . duce et eius consilio et
commune Janue sibi satisfationem fieri de expensis per eos factis in dicta
armata in eundo stando et reddeundo et de eorum damnis et interesse
quorum expensarum damnorum et interesse summa dicti Admiratus et pa
troni dictis nominibus asserebant ascendere ad maiorem quantitatem li
brarum CCL /m . Jan. ac etiam pro indemnitate predicta sibi provideri tam
quam benemeritis de ipsorum labore requirebant ad voluntatem dictorum
dominorum ducis et consilij et communis Janue et prout iustum et con
veniens foret et esset incertum et dubium quid et quantum ipsis patronis
lium et commune Janue ex una parte et dictos Admiratum patronos et
participes dicte armate ex altera . Tandem habitis colloquio et deliberatione
per ipsum . d . ducem et eius consilium cum multis et multis ex civibus
sentis in multitudine copiosa et post varios tractatus habitos per commu
nes amicos inter dictas partes et ipsum dominum ducem et eius consilium
cognitoque infrascripta explicari debere spectant et pertinent et spectare
et pertinere expresse et manifeste visum fuit ipsi . d . Duci et eius con
silio ad statum et augmentum presentis status populi civitatis Janue et
cum per ipsum . d . ducem et suum consilium declaratum fuerit infra
scripta fieri fore utilia pro salvamento seu augmento status presentis ut
heo plenius apparent in actis cancellarie prefati dominiducis et eius con
silij scriptis manu Lazari de zoalio notarij et cancellarij dicti domini du
cis anno presentis die . . . februarij . Tandem prefatus dominus dux in
sius . d . ducis et consiliarij ipsius consilij in quo consilio interfuerunt in
frascripti consiliarij dicti consilij nomina quorum sunt hec . d . magister
Christoforus de amicis phisicus prior consilij predicti . ugolinus Bonegum de
clavaro . Carbus de casali . Iohannes de panerio notario . Iacobus carrega la
nerius. petrus de rivemaria speciarius. oglerius de ponte de campomorono .
Guliermus frascario de vulturo . nicolaus de clavaro cultelerius. Baldasal
Adurnus. Antonius de salus q . Iachini,. petrus guidoni rubei de bisanno
et simoninus de monelia sartor nec non dicti consiliarij et consilium pre
dictorum in presentia auctoritate et consensu dicti . d . ducis exposito prius
verbaliter per priorem predictum dicti consilij dicti . d . duci et eius con
18
- 274 -
silio si placebat eis quod presens transactio et compositio poneretur ad po
stam et quod fiat declaretur et statuatur super contentis in ea an non et
deliberatum fuit quod sic et postea per modum examinis per dictum prio
rem utrum fieri debeat presens transactio seu compositio an non delibe
ratum fuit inter eos quod ad finalem determinationem procederetur et
quod presens transactio et compositio fieret et dato partito inter ipsos con
siliares unde se absolventes ad balotolas albas et nigras invente fuerunt
balotolas albas a XIII . computata illa domini ducis nulla existente nigra .
Et sic obtentum fuit quod dicta presens transactio et compositio fieret ut
inferius continetur nominibus eorum et nomine et vice communis Janue
ex una parte et dictus simon vignosus olim Admiratus dicti extolei et pa
tronus seu armator unus ex dictis galeis et Ioannes tarigus. dominicus de
Garibaldo prior. pasqual de furneto . Guliermus de solario de varagine ci
vis Jaune. Thomas morandi de Levanto . Ampelinus cantellus ferrarius pro
curatores patronorum et participum dicte armate habentes potestatem et
baliam ad infrascripta ex forma Instrumenti scripti manu dicti peregrini
de Bracellis notarij M . CCC . XXXX . VI . die . . . . . et nicolaus de ca
stello notarius procurator additus ex forma Instrumenti scripti manu dicti
peregrini notarij nominibus eorum et nomine et vice omnium et singulo
rum participum dicte armate ex altera parte .
Et ad infrascriptas compositionem et transactionem communiter et con
corditer pervenerunt intra dictas partes dictis nominibus solemniter Stipu
latione vallatas et pervenisse sibi ad invicem dictis nominibus confessi
fuerunt respondentes dicte partes dictis nominibus sibi ad invicem exce
ptas dictarum compositionis et transactionis non interventarum rei ut su
pra et infra sic non esse vel non fuisse seu sic non se habentis doli mali
metus in factum actioni conditioni sine causa et omni Jure.
Videlicet quia prefati simon et procuratores nominibus quibus supra
voluerunt et consenserunt quantum in eis est quod commune Janue ha
beat merum et mixtum Imperium et omnimodam Iurisdictionem in dictis
locis et terris et quolibet ipsorum . Ita etiam quod dicta Loca et quamli
bet seu quodlibet ipsorum cum omnibus locis et terris ipsorum Locorum
appendentiis et dicessoriis regantur et gubernentur tam civiliter quam
criminaliter sub nomine communis Janue et pro commune Janue et ad
favorem et honorem domini ducis et status presentis populi et communis
Janue nec non proprietatem et dominium castri et Civitatis Insule sij et
castrorum et burgorum folie nove et folie veteris in forma infrascripta et
ut infra dicetur et non aliter .
In primis quod ipsa Loca regantur et gubernentur nomine et vice commu
nis Janue tantum et etiam custodiantur pro securitate dictorum patronorum
et participum dicte armate et pro ipsis et nomine ipsorum hoc modo vide
licet quod dominus dux et suum consilium annuatim de mense februarij
- 273 - -
debeant dare inscriptis viginti homines populares Civitatis Janue et bur
gorum Illis ex participibus dicte mahone qui per ipsos participes ad hec
deputati sunt vel deputabuntur . Qui de ipsis viginti elligant quatuor quos
digniores crediderint officium potestatie dicte Insule sij et ipsos quatuor
representent in scriptis domino duci et consilio suo et tunc dominus dux
et suum consilium teneantur eligere in potestatem dicti loci sij quem vo
luerint ex ipsis quatuor . Et si forte predicti constituti seu constituendi re
quirerent sibi dari alios viginti a domino duce et suo consilio non con
tenti de primis tunc et eo casu dictus . d . dux et suum consilium eis de
beant dare in scriptis alios viginti . Ex quibus viginti tam primo quam
secundo datis dicti constituti teneantur et debeant eligere quatuor ut sų.
pra et dictos quatuor domino duci et suo consilio representare et tunc ex
ipsis quatuor prefatus dominus dux et consilium teneantur eligere unum
quem voluerint in potestatem dicti Loci . Qui potestas iuret et promittat
dictam Insulam sij et homines et habitatores ipsius regere et gubernare
in Iure et Iusticia secundum formam capitulorum et regularum civitatis
Janue et secuudum formam conventionum quas dictus . d . simon fecit
cum grecis sij salva semper presenti compositione.
Castellanus vero castri civitatis sij eligatur hoc modo, videlicet quod
prefati constituti per predictos participes dare debeant in scriptis domino
duci et suo consilio sex homines populares de civitate et burgis Janue
quorum sex ipse dominus dux et suum consilium eligere debeant in ca
stellanum dicti castri unum quem voluerint . Et si forte . d . dux et con
silium vellent sibi dari alios sex teneantur dicti constituti sibi dare ex
quibus primo et secundo datis dictus . d . dux et consilium eligant in ca
stellanum quem voluerint . Qui castellanus sic ellectus teneatur et debeat
promittere et iurare notario publico officio publico stipulanti et recipienti
ad honorem domini ducis et sui consilij et communis Janue et nomine et
vice dictorum participum dictum castrum tenere custodire et salvare bene
et legaliter nomine et vice participum dicte mahone et ad honorem favo
rem et bonum statum domini ducis et sui consilij et boni status populi
predicti et pro cautella et securitate ipsorum participum donec dictum com
mune dicta Loca quesierit a dictis participibus titulo emptionis ut infra di
cetur et de predictis inviolabiliter observandis idem castellanus sit elligen
dus prefato . d . duci et consilio suo recipienti nomine et vice participum
prectiotornm et pro securitate ipsorum et dictis participibus recipientibus
prestet idoneas securitates et fideiussores de libris tribus millibus lanuinorum
de ipsis Locis custodiendis et salyandis ut supra nomine et vice ipsorum
participum et pro securitate ipsorum et ad honorem et exaltationem et bo
num statum domini ducis sui consilij status presentis et communis Janue
et quod finito dicto tempore idem castellanus teneatur eius successori
modo simili elligendo dictum castrum libere consignare traddere et ponere
- 276 -
in sua fortia et virtute omni fraude dolo et malignitate cessantibus ad
mandatum . d . ducis et sui consilij et communis Janue et dictorum par
ticipum nomine et vice ipsorum participum pro ut superius est expres
sum sub pena dicte securitatis et heris et persone ipsius Castellani con
trafacientis.
Et si forte per commune Janue seu per aliquam personam nomine di
cti communis aliter quod dictum sit requireretur castellani dicti castri qui
nunc est et pro tempore fuerit sine voluntate participum . seu suprascri
ptorum constitutorum per ipsos quod ipsum castrum restituent ipsi com
munis Janue seu alicui persone corpori collegio seu universitate teneatur
ipse castellanus vinculo Sacramenti ipsum castrum non restituere ipsi com
muni Janue . sed ipsum tenere debeat nomine dictorum participum et
pro dictis participibus ut supra . Nec propterea contra ipsum castellanum seu
eius bona seu fideiussores ipsius et bona ipsius possit procedi per commune
Janue seu aliquem magistratum per commune Janue constitutum vel con
stituendum realiter vel personaliter vel alio quovis modo . nec propterea
dici possit rebellis vel contra faciens seu inobediens communi Janue . et
hoc nisi essent a dictis participibus empta dicta Loca per dictum commune
ut supra dictum est. et inferius dicetur et infra tempora infrascripta .
Qui castellanus suo iuramento teneatur tractare omnes amicos domini
Ducis et sui consilij et status presentis populi pro amicis et Inimicos pro
Joimicis . et de non receptando aliquem Inimicum rebellem et cursarium
vel forestatum communis Janue vel alicuius officialis communis Janue .
sed polius quemlibet Inimicum rebellem et cursarium vel forestatum ho
minem qui ad manus suas vel in fortiam suam devenerit vel habere po
terit consignabit in fortiam et virtutem . d . potestatis sij.
Et eodem modo procedatur ad ellectionem potestatis et castellani folie nove
qui tenere debeat dietum castrum nomine et vice dictorum participum et
pro ipsorum securitate et ad honorem communis Janue . domini ducis et
sui consilij.
Et eodem modo fiat ellectio castellani folie veteris qui castellanus teneat
Locum potestatis qui tenere debeat dictum castrum nomine dictorum par
ticipum et ad honorem communis Janue ut supra.
Aliorum vero rectorum Locorum communium dicte Insule sij fiat elle
clio per protestatem dicte Insule sij modo predicto ellectum cum consilio
sibi ordinando de quo infra dicetur.
Qui Rectores sic ellecti iurent et promittantdicto potestati sij et notario
publico stipulanti nomine communis Janue dicta Loca regere et guberpare
et nomine dictorum participum dicta Loca tenere et salvare et custodire
ad honorem favorem et bonum statum domini Ducis et sui consilij et com
munis Japue et nomine dictorum participum et reddere lus et lusticiam
unicuique in civilibus causis . A quorum sententijs per ipsos vel aliquem
- 277 -
ipsorum latis possit appelari et recursum haberi ad dictam potestatem
sij . Qui potestas sententias jnique vel Iniuste latus possit reformare se
cundum quod ei iustum videbitur secundum formam regularum et capitu
lorum civitatis Janue presentium et futurorum .
Qui potestates et castellani sij et folie veteris et folie nove de male et
non recle gestis per eos vel aliquem ipsorum contra aliquem vel aliquos
non habitantes in dictis Locis possint et debeant sindicari per sindicato
res communis Janue secundum formam capitulorum et regularum com
munis Janue et per sindicatores. sij de quibus infra dicetur et non per
alios magistratus ,
De gestis vero non recte seu non recte aut male vel iniuste contra
grecos et alios habitantes in dictis locis sindicentur et sindicari possint per
quatuor bonos viros ex habitatoribus dicte Civitatis sij eligendos per po
testatem chij, et suum consilium et potestas successor teneatur mittere pro
cessus sindicatoribus communis Janue . ut videant si bene gesserintet quid
quid videant faciendum .
Et eodem modo sindicetur potestas el castellanus . folie veteris et nove
in illis Locis . Alij vero officiales et rectores dictorum Locorum sindicentur
per sindicatores bonos homines elligendos per . D . potestatem sij et suum
consilium .
Et qui potestates sif et folie veteris et nove regere et gubernare de
beant dicta Loca civiliter et criminaliter -cum plena Iurisditione et mero
et mixto Imperio et gladij potestate sibi concedendis per Dominum Ducem .
et suum Consilium nomine communis Janue et homines habitantes et con
versantes in dictis Locis secundum formam capitulorum et regularum et
bonas consuetudines civitatis et communis Janue el secundum formam con
ventionis grecorum ut supra . et ubi bec deessent. secundum Jura romana .
Et quod dictus potestas sij teneatur et debeat habere sex consiliarios
illos videlicet qui ellecti fuerint per dictvs patronos et participes seu per
illos qui electores constituti fuerint per ipsos patronos seu participes de
consilio et cum consilio quorum consiliariorum dictus potestas sij tepea
tur et debeat dictam Insulam regere et gubernare et exceptum circa defen
sionem et fortificationem dictorum locorum et portuum . ipsorum facere si et
pro ut potestati et consilio . et cum consilio dictorum suorum consiliario
rum et massariorum participum predictorum videbitur.
Nec aliquid possit ibidem gerere et facere vel fieri facere vel mandare
nisi de consilio et cum consilio ipsorum consiliariorum et massariorum
vel maioris partis eorum salvo in quistionibus seu causis civilibus vel cri
minabilibus coram eo vertentibus super quibus teneatur et debeat lus et
iustitiam reddere et facere prout superius dictum est . cum consilio vel
absque consilio dictorum consiliariorum pro ut sibi videbitur.
Et cogere homines dictorum Locorum Civitatis et Insule sij et folie ve
- 278 -
teris et nove facere exercitum et cavalcatam ad dispositionem ducis et
sui consilij non tamen contra participes dicte mabone ad salvamentum
dictorum Locorum .
Et eodem modo teneatur et debeat habere sex consiliarios potestas folie
nove. Quorum omnium officialium et rectorum salaria inferius declarata
solvantur per massarios elligendos ut infra dicetur de pecunia condemna
lionum que sunt per ipsos potestates officiales seu rectores et si condem
nationes non sufficerent solvantur per dictos massarios de alijs Introitibus
dictorum Locorum .
Videlicet potestas Civitatis et Insule sij habere debeat pro suo salario
et provixione et pascimentis suis et sue familie seu pro expensis cibi et
potus ipsorum et equorum infrascriptorum perperos mille ducentos quin
quaginta ex qua pecunia teneatur facere ut infra nec ultra dictam sum
mam possit petere vel habere nec recipere aliqua persona quovis modo
vel ingenio nisi forsitan poculentum et exculentum quod infra triduum
consumi possit . Et. qui perperi sint de pecunia currente in Insula pre
dicta qui siot karatijs viginti vel circa.
Qui potestas teneatur de dicto suo consiliario facere sibi et suo vicario
annuatim duo paria vestium novarum pro quolibet eiusdem panni et colo
ris pulcrarum et decentium cui vicario teneatur dari pro dictis vestibus
foraturas sufficientes et decentes sive de sindone sive de penna . familia
autem quam dictus potestas de pecunia predicta in domo sue habitationis
secum tenere et pascere teneatur et debeat est hic . vicarius unus suffi
ciens et discretus et honorabilis . millex unus discretus et valens . Scriba
bonus et sufficiens qui sit de numero notariorum matricule Janue el
ligendus modo predicto castellani sij . Domicellos quatuor sufficientes et
bones . torcimanus sive Interpretator lingne romee unus . coquus unus .
Ragacij sive scuterij tres . trombatores duos . navaratus unus . et ultra
ex dicto suo salario teneatur emere et tenere et pascere continue toto
tempore sui officij equos sex pulcros idoneos et sufficientes , familia vero
predicta habere debeat pro suo salario ut infra et non aliud nec ultra ex
quibus suis salarijs dicti familiares teneantur facere infrascripta . quod sit
et esse debeat de moneta perperorum currentium in sio qui sunt karattia
viginti vel circa ut supra . vicarius predictus perperi CXX . Millex predi
ctus perperi LXXX . torcimanus perperi XXXV ex quibus teneatur sibi
facere annuatim upum par vestium valoris perperorum X . domicelli qua
tuor perperi CXX qui ex predictis teneantur sibi facere annuatim duo paria
vestium novarum et semper se vestiant de eodem panno et eodem colore .
quoquus perperi XVIII de quibus teneatur se vestire de una "rauba nova .
Ragatij tres perperi XXIIJI de quibus teneantur sibi facere pro quolibet
unum par vestium . trombatores et navaratus perperi LX de quibus te
neantur sibi pro quolibet facere et tenere unum par vestium valoris
- 279 -
perperorum VI . usque in VIII . pro quolibet summa est perperorum
CCCCLVII.
Castellanus castri civitatis sij semper habere debeat et tenere secum do
micellos duos Idoneos et fideles quos vestiat annuatim de eadem rauba et
vestitos de eadem rauba teneat et ultra semper habere debeat unum equum
qui castellanus tam pro suo salario et pascimentis suis et dicte sue fami
lie et omnium predictorum habere debeat annuatim de moneta sij pre
dicta perperos CCCC.
Potestas folie nove in toto suo officio tenere debeat et habere et pascere
domicellos quatuor decentes et idoneos et coquum unum . quos domicellos
vestire debeat bis in anno et vestitos tenere de eadem rauba et panuo
eiusdem coloris et habeat et habere debeat tam pro suo salario et dicte
sue familie et' eorum pascimentis de moneta folie nove perperos de kara
tijs XVIII pro quolibet in anno perperos DC.
Castellanus folio nove tenere debeat pascere et habere continue domi
cellos duos et unum equum , quibus domicellis faciat unam raubam eius
dem coloris et panni eiusdem in anno . et habeat et habere debeat annuatim
de moneta folie nove qui sunt de karatijs . XVII. perperos D . pro suo
salario et pascimentis vestibus et omnibus supradictis.
Castellanus folie veteris habere debeat pascere et tenere semper domicel
los duos el unum coquum . quibus domicellis faciat unam raubam in anno
eiusdem coloris et panni et habere debeat in anno pro suo salario et om
nium predictorum pascimentis et ceteris perperos D . de karatijs XVIII .
et alijs officialibus et rectoribus pro ut in eorum ellectione continetur.
Qui potestas et Castellani sij et folie veteris et nove possit et quilibet
ipsorum habere servientes XXV . pro quolibet quos voluerit ex illis qui
fuerunt in dictis locis de quibus fuerint contenti . qui teneantur iurare
ipsis rectoribus ad voluntatem ipsorum .
Item quod proprietas et dominium utile et directum dicte Insule sij te
ritorij folie nove et veteris sint et esse intelligantur et pertineant et per
tinere intelligantur ad dictos patronos et participes dicte armate cum om
nibus redditibus, introitibus . proventibus . obventionibus et comodis qui
buscumque dictorum locorum et quod omnes redditus . introitus et pro
ventus . obventiones et comoda dictorum locorum et condempnationes di
ctorum potestatum et aliorum rectorum colligantur et exigantur per dictos
massarios elligendos per predictos patronos seu participes dicte armate seu
per dictos ellectores qui ad hec per ipsos seu pro ipsis constituti fuerint
ex quibus redditibus . comodis . et utilitatibus . proventibus et obventio
nibus et condempnationibus dicta sallaria et sallaria ipsorum massario
rum persolvantur et fiant omnes alie expense fiende in dictis locis et que
deliberabuntur per dictum potestatem sij et consilium ordinatum et ordi
nandum pro utilitate et deffensione dictorum locorum .
- 280 -
Qui potestas habere teneatur consiliarios sex de populo elligendos per
silio seu maioris partis eorum dictus potestas possit facere expensas et non
alio modo. Quibus solutis totum residuum pertineat ad ipsos participes
pro eorum damnis et interesse et remuneratione personarum suarum et
ex causa presentis transactionis et inter ipsos dividatur per modum
ordinatum per participes predictos dicte mahone seu illos qui constituti
fuerint.
Proprietas vero castrorum Sij folie veteris et nove et burgorum sit et
esse intelligatur communis Janue ut superius dictum est et infra dicetur.
Quimassarij teneantur reddere vel mittere rationes predictorum annua
tim Janue magistris racionalibus communis Janue et securitatem prestare
pro quolibet ipsorum de suo officio bene et legaliter exercendo . et pre
dictis omnibus attendendis et observandis de libris mille lanuinorum .
Item quod predictus potestas sij teneatur redere . et facere rationem cui
libet persone de populo requirenti possessiones suas . seu quas diceret fuisse
suas solvendo precium . et pro melioramento arbitrio duorum bonorum vi
rorum elligendorum . et solvendo dictis massarijs pro dictis participibus quar
tam partem illius pretij quod valeret possessio recuperata ultra pretium
pretaxatum per dictos bonos viros.
Et intelliguntur populares et de populo illi qui modo sunt de populo
et gremio populi . et non aliqui alij qui in futurum se facient de
populo .
Nec possit aliquis predictorum de populo . nec aliquis nobilis Civitatis
Janue vel districtus vel aliunde qui videretur esse suspectus dicti do
mino potestati et suo consilio vel patronis . et eorum Massarijs habitare
in dictis locis . nec bona sua recuperare . et intelligantur suspecti ut su
pra illi qui fuerint abiti et reputati pro suspectis per potestatem et ca
stellanum dictorum locorum et per massarios prefatos Consiliares dicti do
mini potestatis.
Nec possiut in dictis locis vel aliquo ipsorum morari vel receptari ali
quis ex bannitis forestatis vel condemnatis commune Janue.
Et si casus accideret quod absit quod civitas Janue non esset sub statu
populi. tunc et eo casu dicti potestates et rectores dictorum locorum ipsa
loca et terras teneant nomine patronorum et participum dicte mahone seu
armate tantum ad onorem et manutentionem status populi quo casu eo
rum . et cuiuslibet eorum securitates et promissiones quas comuni Janue
prestitissent sint casse et nullius valoris in quantum sint seu esse possint seu
aliqualiter se extendant in favorem communis Janue.
Non sint autem casse in preiudicium dictorum participum . et dicto casu
plena proprietas et dominium et lurisdictio spectet ad dictos participes .
Ita quod nullum lus habeat commune Janue in alio statu quam populi
- 281 –
remanendo et in forma predicta intelligatur translata lurisdictio in com
mune Janue ut supra socundum formam presentis Instrumenti et non
aliter .
Item quod dictus potestas nomine communis Janue possit endere et endi
facere in Insula sij monetam argenti de liga et pondere de qua melius
videbitur ipsi potestati in qua moneta sint littere monete Januensium et
figure ut deliberabitur per potestatem sij et suum consilium . videlicet fi
gure domini ducis Januensium et que littere dicant dux Januensium con
radus rex in cuius monele fabricatione si fuerit utilitas convertatur in uti
litatem et proficuum dictorum participum .
Item quod ducatur de Janua unus bonus et sufficiens sazator.
· Item quod omnes patroni galearum euntium in romania vel de roma
mania in siriam vel de siria in romaniam . ire teneantur in portum sij cum
dictis galeis . et ibi stare per unam diem naturalem .
· Non tamen propterea patroni ipsarum galearum seu mercatores ipsarum
aliquid solvere teneantur . et quod Januenses sint franchi in Insula sij de
rebus portatis . et inde extrahendis salvo de rebus natis in Insula Sij .
In folijs nova et veteri tractentur sicut tempore grecorum tractabantur .
Item quod fiant loca de quantitatibus supradictis quemadmodum loca
comperarum communis Janue que privilegientur et fortificentur et privile
giata et fortificata esse intelligantur in omnibus et per omnia cum omni
sollemnitate pro ut sunt loca dictarum comperarum communis Janue.
Item quod commune Janue possit semper et quando voluerit usque ad
annos vigiuti proxime vencturos emere iusto titulo et acquirere de dictis
locis que fient et ordinabuntur de dicta quantitate pecunie de dictis fru
ctibus redditibus et obventionibus dictorum locorum civitatis et Insule sij
et folie veteris et nove quo communi Instante vel legitima persona pro eo
sibi vendi de dictis locis ad minus usque in sextam partem in vice totius
summe infrascripte librarum ducentarum trium milium quod predicti par
ticipes et patroni teneantur et debeant dictam sextam partem et ultra si
ultra vellet dictum commune pro vice vendere et in ipsum commune trans
ferre pro rata pretij et quantitatis supradicte ipsum commune de pre
dictis sollutionem faciente nihilominus semper tamen dicti participes intel
ligantur veri et legittimi possessores dictorum locorum donec omnia loca
predicta fuerint a dicto communi empta et solupta ut est dictum et pro
dictis partibus quas commune Janue emeret dicti Massarij teneantur com
muni Janue respondere de proventibus .
Et postquam per commune Sanue dictis participibus fuerit integre solutum
de tali quantitate dictarum librarum ducentarum trium milium omnis pro
prietas et dominium commoda et proventus dictorum locorum castrorum
civitatis burgorum et Tosule et territorij sint et esse intelligantur communis
Janue et nil remaneat in ipsos participes .
- 282 -
Si vero per ipsum commune intra dictum tempus non fuerit facla dicta
solutio dictis participibus dominium et proprietas dictorum castrorum sij
civitatis ipsius et Insule et folie veteris et nove et territorij ipsorum loco
rum cum omnibus introitibus et comodis ac utilitatibus locorum ipsorum
remaneant in ipsos participes et sola lurisdictio merum et mixtum Impe
rium remaneant in communi Janue et supradictis formis intelligatur trans
lata proprietas ipsorum locorum communi Janue secundum formam pre
sentis Instrumenti et non aliter .
Si vero infra dictum tempus commune Janue solverit dictis partibus par
tem dictarum librarum CCIII/m non possit dictum commune elapso dicto
tempore sine voluntate participum aliquod Ius acquirere in proprietate vel
posse dictorum locorum nisi solumodo quod ipsum commune habeat et ha
bere possit partem reddituum dictorum locorum pro parte quam .commune
Janue solvisset ul supra .
Hoc declarato quod commune Janue possit iusto titulo acquirere a sin
gularibus personis participibus dicte mahone loca ipsorum dum tamen non
habeat se intromittere de negociis dicte mahone nisi ut supra dictum est
imponere aliquod contimum vel expendium pro dando vel mutuando
communi Janue . quod eis liceat nec propterea dicti participes eis possint
aliquod gravamen inferre vel eos in predictis impedire dirrecte vel per
obliquum .
Hem quod commune Janue dictam Insulam et alia loca aut foliam veterem
et novam vel aliquam partem ipsarum aut Iurisdictionem predictam non
alienabit vel in alium transferret quoquo modo causa vel ingenio sive volun
tate dictorum participum . Item quod idiotus Alpanus sive filipponus alpa
nus . cosme salvaigus et lodisius pansanus qui fuerunt patroni et arma
tores trium galearum dicto armate in favorem et pro favore populi Janue
et lacobus morandus de saona et Matheus Babo de saona sive Antonius
rubeus de saona eius consocius patroni duarum galearum ex dictis galeis
dicte armate tractari debeant in omnibus predictis et circa tamquam po
pulares de Janua et sunt ceteri patroni dicte armate .
Item quod officiales dictorum participum constituendi et deputandi super
laborerijs sive recolectis masticis in Insula sij possint licite et sine metu
alicuius pene et absque contradictione potestatis sij vel alterius officialis
facere masticum laborari et colligi servari et consignari officialibus ipsorum
participum secundum modos et consuetudines usitatas in dicta Insula . Ac
possint dictos laboratores et operarios masticis complere ad dicta labureria
exercenda et adimplenda secundum consuetudinem ipsius Insule . et con
tradictionem ipsorum potestatum et rectorum non obstante .
Item quod dicti potestates castellani et rectores dictorum Locorum et
- 283 -
quilibet eorum presentes et futuri tam per se quam familias eorum te
neantur dare auxilium consilium favorem et luvamen quibuslibet massa
riis et officialibus ipsorum participum qui in dictis locis vel aliquo ipsorum
fuerint deputati et constituti super percipiendis colligendis . et exigendis
seu comercijs acresticis . seu condemnationibus . et quibuscumque alijs
introitibus seu angarijs pro ipsis participibus in omnibus. et per omnia ad
nudam et simplicem requisitionem ipsorum massariorum et officialium et
cujuslibet eorum totiens quotiens fuerint requisiti . et ad ipsorum massa
riorum . et officialium ufficium exercendum semper et quandocumque
per bonorum et captionem seu penarum impositionem personarum deten
tionem et omnibus Iuris remedijs opportunis compellere quascumque per
sonas ad dandum et solvendum dictis massarijs et officialibus quascumque
Castellani et rectores qui fuerint requisiti cognoverint dare vel solvere de
bere . Versavice prefatus dominus dux et dicti eius consiliarij et consi
lium predictum nomine et vice communis Janue acceptaverunt predicta
ut supra et ipsa ex causa predicte transationis et compositionis versus dictos
patronos et participes dicte armate et me petrum de reza notarium et Can
cellarium communis Janue et dictorum domini ducis et consilij tamquam
publicam personam officio publico stipulantem et recipientem nomino et
vice omnium et singulorum participum dicte armate et ex causa predicta
dicti domini dux et consiliarij predicti et ipsum consilium dicto nomine
libere dimisserunt quantum in eis est dictis patronis et participibus et mihi
dicto notario infrascripto dicto nomine dictorum participum dictas Insulam
Civitatem et terras et castra predicta et Loca predicta cum omnibus terris
de Locis accessorijs et ascendentijs ipsorum et cum omnibus luribus quovis
modo in dictis terris et qualibet vel aliqua earum quovis modo quesitis
seu quomodolibet competentibus seu competituris et cum omni Iure colligendi
habendi et percipiendi et colligi et baberi faciendi omnes et singulos in
Ita quod ipsi communi non remaneant aliqua lura in dictis locis seu
pro ipsis et occasione ipsorum nisi lura meri et mixti Imperij et luris
dictionis et alia superint communi Janue seu prefatis domino duci et eius
Consilio nomine et vice communis Janue secundum formam presentis lo
strumenti promissa et proprietas et dominium dicti castri et Civitatis sij
et dictorum Castrorum folie veteris et nove in forma predicta et per mo
dum supradictum ut superius est dictum et non aliter nec alio modo . Et
ex causa predicta transationis et compositionis prefati domini dux et eius
consilium dicto nomine promiserunt dictis patronis et participibus dicte ar
mate superius nominatis et mihi dicto notario stipulanti et recipienti no
mine et vice omnium et singulorum participum dicte armate quod per
ipsum dominum ducem et eius consilium communiter vel divisim seu per
– 284 –
commune Janue seu per aliquem alium pro ipsis domino duce el eius con
silio seu pro communi Janue nulla in perpetuum contra dictos patrones
et participes vel aliquem ipsorum heredes vel bona ipsorum vel alicuius
eorum seu de dictis et pro dictis terris et locis et quolibet vel aliquo vel
aliquibus ipsorum sou pro luribus seu de lure ipsorum velalicuius eorum
fiet questio molestia et impedimentum aliquod vel gravamen seu lex aliqua
actio seu questio inferetur . requisitio vel controversia monebitur in iudicio
vel extra aliqua ratione occasione vel causa que modo aliquo vel ingenio
de Iure vel de facto dici vel excogitari possit salvis tamen supradictis .
Item quod commune Janue teneatur defendere dicta loca contra quem
cumque principem regem vel baronem Comitem et quemcumque alium
seu alterum ipsorum aliquo quovis modo et ad ipsa defendenda et pacifi
canda suum prestare auxilium consilium et favorem expensis dictorum
participum quas facere teneantur dicti participes quatenus durarent et
sufficerent redditus et proventus dictorum locorum ad ordinationem do
mini ducis et sui consilij visa et examinata ratione dictorum introituum pro
sciendo redditus supradictos quibus deficientibus commune Janue de sua
propria pecunia defendere teneatur .
Que omnia et singula dicle partes dictis nominibus sibi ad invicem et
una alteri solemniter promisserunt attendere complere et observare et in
nullo contrafacere vel venire de lure vel de facto sub pena librarum mille
Januinorum in quam penam incidat pars non observans parti observanti 10
tiens quotiens fuerit contrafactum vel non observatum ratis manentibus
supradictis .
Et pro inde et ad sic observandum omnia bona ipsarum partium una pars
alteri pignori obligavit videlicet dicti domini dux et consilium omnia bona
communis que per capitulum obligari non prohibentur . Et dicti patroni et
participes et procuratores dictis nominibus omnia bona ipsorum et cuius
Insuper prefatus dominus dux et eius consilium et consiliarij dicti con
silij per franciscum de fonte marco cintracum communis Janne de man
dato voluntate et decreto prefati dominiducis et sui consilij in animas suas
et omnium et singulorum Januensium et Districtualium communis Janue.
luraverunt ad sancta dei evangelia corporaliter tactis scripturis predicta
omnia et singula rata et firma habere et tenere et contra predicta dirrecte
vel indirrecte principaliter vel incidenter non facere vel venire aliqua
ratione occasione vel causa que modo aliquo vel ingenio de Iure vel de
facto dici vel excogitari possit . Et dicti Simon et alij patroni et procura
tores superius nominati tactis scripturis nomine ipsorum et aliorum parti
cipum et in animas eorum et aliorum participum et patronorum simile
sacramentum fecerunt et iuraverunt ut supra .
– 288 –
Item quod potestas peire vel aliquis alius rector officialis velmagistratus
FUS
in partibus orientalibus constitutus pro communi Janue nullam habeat vel .
Mirಡಿಕೆ
habere possit vel pretendere lurisditionem cohertionem vel potestatem
aliquam in dictis vel pro dictis locis seu terris vel aliquo vel aliqua ipso
rum . Sed separata sit Iurisditio dictorum locorum a Iurisditionibus alijs
in quavis mondi parte orientali pro communi Janue constitutorum et se
cundum quod superius in presenti Instrumento dictum est .
Item quod patroni vasorum navigabilium possint licite scaporare quos
cumque marinarios suos et acordatos quoscumque in Civitate sij seu in
que portu sij quemadmodum scaporantur in rodo vel peira non obstantibus sta
tutis et decretis Communis Janue seu officij Gazarie .
ducis et sui consilij anno Dominice nativitatis millesimo trecentesimo qua
dragesimo septimo Indictione decima quarta secundum cursum Janue die
vigesimo sexto februarij circa nonam . presentibus testibus Lafrancho de
valle . loanne de Laurentijs de Gavio . et Lafranco de zoalio notarijs et
cancellarijs communis Janue . Manuele de Lagneto notario et Antonio de
passano quondam Andree subscriba cancellarie vocatis et rogatis .
( ANNO 1352)
Trattato fra l' imperatore GIOVANNI CANTACUZENO
ed il comune di Genova . – V . il sopralodato Sauli al N .° XI. '
( ANNO 1362 )
Secondo trattato fra il Comune ed i parlecipi della Maona di Scio
al tempo di SIMONE BOCCANEGRA duce di Genova . – Dal sud
detto primo libro delle Convenzioni di Scio , pag. 15.
In nomine domini Amen . Cum iam diu est . multe fuerunt lites et
versio inter
controversio inter .ccomune a parteex.una
om alterJanue et eparte ictis littibseu
char d. eetdparticipes us etprotectores
mahone veteris sij ex altera parte . et eciam appaltatores seu mabonam
troversijs seu aliquibus articulis earum aliqua etiam fuerit prolata arbi
trali sententia de qua constat quodam publico Instrumento scripto manu
- 286 -
Raphaelis de Guasco de monelia notarij millesimo tricentesimo sexagesimo
die ultima Augusti mediante compromisso vigore cuius lata fuit dicta sen
tentia de quo constat quodam publico Instrumento scripto manu Raphaelis
de Guasco de monelia notarij predicti millesimo tricentesimo sexagesimo
die vigesimo nono lulij . et in quo quidem compromisso evidenter apposite
sunt questiones et controversie que inter dictas partes dictis nominibus
vertebantur de quibus etiam littibus ex inde facta fuerunt plura compro
missa unum scriptum manu dicti Raphaelis notarij dicto millesimo tricen
tesimo sexagesimo die vigesimo sexto octobris . et aliud scriptum manu
dicti Raphaelis dicto millesimo tricentesimo sexagesimo die tertio decem
bris ac etiam aliud manu dicti Raphaelis millesimo tricentesimo sexage
simo primo die nono septembris . et subsequenter aliud manu dicti Raphaelis
dicto millesimo die decimo tertio octobris et plures processus ex inde facti
coram arbitris ex illis assumptis finaliter . Excelsus etmagnificus dominus
dominus Simon bucanigra Dei gratia Januensium Dux et populi defensor et
Imperialis vicarius ac etiam Admiratus generalis in presentia consilio et con
sensu sui consilij duodecim sapientum Antianorum et ipsum consilium in
quo interfuit legittimus et sufficiens numerus ipsorum consiliarorum in pre
sentia consensu auctoritate et Decreto ipsius Domini ducis et quorum qui
dem Antianorum qui interfuerunt nomina sunt hec . videlicet . Benedictus
de Dalfinis de passano prior . d . Bartolomeus de Jacob Jurisperitus . An
tonius conte de cornilia . Nicolaus lavorabem . thealdus de cornario .
Januensium Antonius griffiotus . Joannes de zinugnano notarius . Anto
nius de benedicto de burgo sancti stephani et thomas barrabinus de rip
parrolio nomine et vice communis Janue et bono et utilitate ipsius com
munis et quieto et pacifico statu totius civitatis et omnium Januensium et
pro conservatione salute et defensione Insule sij que ad presens multis
dignoscitur subiacere periculis et insidijs Inimicorum et multis etiam plu
ribus subjaceret si per ipsos dominum ducem et consilium pro infrascipta
eiusdem Insule saluti et defensioni non provideretur . Et infrascripti pro
tectores mahone veteris sij suis propriis nominibus et nomine et vice
omnium participum ipsius mahone veteris et Raphael de furneto filius et
heres universalis q . pasqualis de furneto et petrus de Oliverio filius et
heres universalis q . Ioannis de oliverio olim appaltatorum eorum propriis
nominibus et nomine et vice aliorum appaltatorum seu participum mahone
nove sij et eorum quicumque ab ipsa mahona veteri causam habuerunt .
Quorum quidem protectorum mahone veteris nomina sunt hec . videlicet
Baldasal Adurnus prior . Lafrancus drizacorne . Nicolaus de caneto nota
rius . Nicolaus oliverius de tivegoa . Nicolaus de sancto theodoro . Qui
licus Bondinarius bancherius . thomas longus et Ioannes de campis ad
infrascriptam transationem compositionem et pacta pervenerunt et perve
nisse ad invicem confessi fuerunt solemni stipulatione hinc inde yalala .
- 287 -
Rennuciantes dicte partes dictis nominibus sibi Invicem et vicissim exce
ptioni dictarum transactionis compositionis et pactorum infrascriptarum el
infrascriptorum non pervenisse ex dicta ea causa rerum sic ut supra et
infra non gestarum et non se habentium doli mali in factum metus actioni
conditioni sine causa vel cum causa lusta vel Iniusta . et omni alij exce
ptioni et luri .
Videlicet quia predicti . d . dux et consilium nomine et vice commu
nis Janue tam coniunctim quam divisim et omni lure modo et forma qui
bus melius possunt et ex quacumque balia et potestate eisdem coniunctim
vel divisim attributa et omni debita solemnitate servata liberaverunt et
absolverunt per acquilianam stipulationem et acceptationem ex inde so
lemniter subsecutam predictos protectores mahonenses veteris sij sou ad
cautellam me notarium infrascriptum stipulantem et recipientem nomine
et vice dicte mahone veteris . et quorumcumque participum eiusdem et
appaltatorum ac etiam nomine et vice appaltatorum sive mahope nove
et quorumcumque participum eiusdem ab omnibus et singulis litlibus et
controversiis seu querimonijs que hactenus in compromissis vel aliter inter
commune Janue sen pro commune Janue es una parte . Et dictam maho
nam vel protectores mahone veteris seu etiam dictos appaltatores sive di
ctam novam vel participes eiusdem vel aliquos ex ea . ex altera hactenus
fuerint sive lata sit inde sententia arbitralis sive non et ab hijs omnibus
que in dictis sententiis vel compromissis fuerint quomodolibet agitata vel
petita condemnata vel reservata vel quomodolibet agitari possent predi
ctorum occasione . Ita ut illa omnia que petebantur ab iis libere et sine
aliqua molestia penes ipsos remaneant . Adeo quod eis vel eorum occasione
vel aliquibus alijs que hactenus ex dicta vel in dicta Insula vel eius occasione
gesta habita vel collecta sint vel in futurum colligentur vigore presentis
transactionis vel quocumque alio iure non possint quomodolibet inquetari
vel conveniri nec contra eos possit contra eos aliqua audientia exhiberi
sane intellecto in presenti capitulo pro hijs tantum pro quibus et occasione
quorum dictum commune aliquid adversus dictos protectores participes et
appaltatores . . . . . seu petere possit vel occasione processuum in dicto
capitulo contentorum quantum pro facto dicti communis et Iurium sibi com
petentium . Actum est in presenti transactione quod liceat predictis parti
cipibus mahone veteris et quibuscumque causam habentibus ab eis et mihi
dicto notario stipulanti . et recipienti pro eis locare dictam Insulam sij
cum Locis adiacentibus eiusdem seu Loca dicte mahone veteris cum omni
bus obventionibus utilitatibus comodis Iuribus introitibus redditibus veti
galibus et alijs quibuscumque quecumque per dictus appaltatores mahone
nove hactenus collecta fuerint dum tamen pro hijs que ementur dicta In
sula sij per patronos vel marinarios quorumcumque vasorum navigabilium
Januensium pro eorum compagna nihil solvatur.
- 288 –
Item quod dicta Josula sij possit appaltari ad tempus annorum duodecim
appaltatoribus duodecim et non minus qui sint populares ex participibus
dicte mahone et qui placeant ipsi proprio domino simoni Duci predicto
tantum . Ita quod alijs in Locatione predicta Locari non possint dicta In
sulam quam talibus prout supra Quorum quilibet habeat duodecimam
partem in ipso appalto . et quod nullus ipsorum appaltatorum vendere
possit suam duodecimam partem vel aliquam partem ipsius alicui ex consocijs
appaltatoribus . Possit tamen vendere quilibet ipsorum appaltatorum per
se suam partem subrogando unum alium appaltatorem qui placeat dicto
. d . Duci . Ita quod dicta appaltatio seu condutio dicte Insule semper re
maneat in duodecim personis semper popularibus ad minus . quod bene
placitum ipsius . d . Ducis duret in vila ipsius domini simonis tantum .
Ita tamen quod post vitam usque ad finem dicti appalti semper sint et re
maneant duodecim appaltatores populares . Et quod ipsi appaltatores et
participes dicte mahone vendere possint Loca sua quibuscumque personis
popularibus quibus placuerit et prout placuerit eisdem .
Preterea actum est in transactione presenti quod semper licitum sit non
obstantibus quibuscumque conventionibus in preteritum initis ipsimahone
veteri et eius participibus et mihi dicto notario stipulanti pro eis colligere
a quibuscumque personis seu colligi facere et libere habere atque legitime
omnes introitus . omnes obvenciones et omnia comoda quecumque hactenus
collecta fuerunt per appaltatores seu conductores ab eis quecumque sint et
qualitercumque collecta sint et quocumque nomine censeantur etiam ea
omnia de quibus in dictis controversiis fuerat agitatum ita ut semper ur
gere presentis transactionis licite atque legitime illis omnibus gaudere pos
sint et frui et inde facere ad suam liberam voluntatem . Ita quod ex nunc
habeantur ea omnia pro institutis legitime et libere atque plenario acqui
sita dicte mahone veteri et participibus eiusdem .
Et versa vice predicti protectores nomine et vice mahone predicte ve
teris et participum eiusdem convenerunt atque solemniter pacti fuerunt
versus dictos dominum Ducem et consilium nomine et vice dicti communis
solemniter stipulantes quod et in ipsis duodecim annis et etiam illis finitis
communi Janue remaneant omnia lura sua salva in dicta Insula sij et Locis
adiacentibus eiusdem quecumque sibi competebant vigore prime conven
tionis ante presens Instrumentum salvis hijs que in presenti transactione
continetur salvo quia si infra tempus infrascriptum ex dictis duodecim
annis predictum commune non solverit dictis participibus mahone veteris
nec Insulam redimerit prout infra dicetur . Tunc commune Janue pre
dictum nihil plus luris habere intelligatur in dictam losulam quam ex
prima conventione remanere debebat post elapsum viginti annorum non
facta solutione infra ipsos viginti annos de quibus in dicta conveutione
plenius continetur . Dum tamen similiter eidem mahone veteri et parti
- 289 –
cipibus remaneant etiam lunc ultra premissa omnia sua lura salva dicte
Insule et Locorum suorum quocumque ante presens Instrumentum eidem
competebant in nihilum diminutam non obstantibus aliquibus in presenti
transactione et Instrumento contentis .
Ac etiam convenerunt et promisserunt ipsi protectores dictis nominibus
versus dictos dominum ducem et consilium dictis nominibus stipulantes ex
dicta causa transationis quod usque ad finem dictorum viginti annorum qui
finientur die vigesimo sexto februarij annimillesimi tricentesimi sexagesimi
septimi liceat dicto communi redimere dictam Insulam sij cum Locis adia
centibus solvendo ipsi mahone veteri sive eius participibus . seu protecto
ribus eiusdem integre pecunia de qua in dicta prima conventione contine
tur et non minus et prout in ea plenius continetur.
Post vero elapsum dictorum viginti annorum est actum in transatione
presenti quod non liceat dicto communi per solutionem in alicuius quanti
tatis pecunie magne vel parve redinere dictam Insulam vel aliqua Loca
eiusdem usque ad annum millesimum tricentesimum septuagesimum die
qui habebunt causam ab ea libere sine aliqua facultate communis redi
mendi infra nunc dictum tempus uti frui et gaudere possint dicta Insula
cum omnibus comodis quibuscumque et Locis adiacentibus eiusdem usque
ad dictum annum de millesimo tricentesimo septuagesimo die vigesimo
sexto februarii .
Alium vero ultra usque ad annum de millesimo tricentesimo septuage
simo quarto die vigesima sexta februarij et non ultra possit et licitum sit
dicto communi Janue redimere dictam Insulam cum Locis adiacentibus
eiusdem et Loca dicte mahone ipso commune libere et effectualiter solvente
gulo loco . Remanere debente cum ipsis participibus omni mastico ubicum
que esset et omnibus alijs obventionibus quod seu quas usque tunc parti
cipes predicti habuissent . Ita quod de solo nudo loco dentur libras seplua
tempus dictum commune si vellit omnia dicta Loca solvere et redimere
possit ad rationem librarum septuaginta quinque predictarum pro singulo
loco ut supra partem vero Locorum solam acquirere non possit sed vel omnia
in solidum loca ad dictam rationem recipiat vel omnia dimittat .
Promisserunt etiam et solemniter convenerunt predicti protectores dictis
nominibus versus dictos . D . Ducem et consilium dictis nominibus stipu
lantes et convenientes ex dicte transactionis causa seu in transactione pre
senti quod predicta mahona vetus seu protectores et participes eiusdem
non vendent universaliter nec vendere possint proprietates dicti Loci seu
dicte Insule sij cum Locis adiacentibus eius infra dictum tempus annorum
duodecim . 19
-- 290 –
vetus teneatur et debeat in se recipere omuia illa Loca que fuerunt Nicolai
ciconie et oliverij carene et que omnia Nicolaus de caneto emit et acquisi
vit de mandato communis Janue et in se recipere omnia onera obligatio
nes pretiorum et perventum solutiones et alia que assumpserat dictus ni
colaus de caneto et ipsum nicolaum de caneto plene indemnem conservare
a dictis locis et acceptatione eorum ut ab ipso principio usque ad finem nul
lum damnum vel onus penes ipsum nicolaum de caneto remaneat .
Et versavice ipsum commune promissit solemniter ipse mahone atque
convenit quod ipsa mahona et participes eiusdem habeant pro ipsis Locis
omnia privilegia Decreta libertates et defensiones ab omnibus et omnia
alia quecumque facta fuerunt dicto Nicolao ciconie et in omnibus et per
omnia prout in decretis scripturis et Instrumentis ipsi Nicolao ciconie ple
nius continetur et se facturum et curaturum ita et taliter quod predicta
omnia Decreta privilegia defensiones et libertates et alia supra dicta pro
ipsis locis penes ipsam mahonam et participes eiusdem effectualiter rema
nebunt et inviolabiter observabuntur eidem .
Item est actum in transatione presenti inter dictas partes dictis nominibus
tam in principio medio quam in fine quod si casus contingeret et quod absit
quod civitas Janue non esset sub statu populi quod ex nunc prout ex tunc
et non obstante presenti transactione vel hiis que continentnr in ea ipsa ex
inde ipso lure toia Insula cum Locis adiacentibus eiusdem et omnibus
luribus et lurisdictionibus eiusdem mero et mixto Imperio et omnibus aliis
libere sit et in solidum semper remaneat et spectet et pertineat ad ipsam
mahonam et eius participes nihil in ipso communi retento prout in ipsa
convenctione prima plenius continetur . Sane intellecto in presenti capitulo
quod redeunte statu populi reintegretur commune in luribus suis in statu
quo erit tempore admissionis predicti status populi quod deus advertat .
Insuper predicti . d . Dux et consilium dicto nomine promisserunt dictis
protectoribus dictis nominibus stipulantibus et recipientibus et mihi dicto
notario ut supra quod ad cautellam omnium predictorum fieri facient de
predictis et infrascriptis omnibus et singulis et toto presente Instrumento
capitulum speciales abrogatorium et derrogatorium omnibus aliis quantis
obviarent presenti Instrumento et ipsum non revocabit imo in perpetuum
ipsum fieri mandant primis capitulatoribus in posterum fiendis .
Que omnia et singula supradicta predicti . D . Dux et Consilium dicto
nomine predictis protectoribus et ad cautellam versus me notarium pre
dictum recipientem nomine et vice dicte mahone veteris sij et nove et
participum earum et cuiuslidet earum . Et ipsi protectores suis propriis
nominibus et nomine et vice dictorum participum seu mahonc promisse
runt inter se se ad invicem dictis nominibus attendere complere et obser
- 291 -
vare et contra non facere vel venire de Jure vel de facto aliqua ratione
occasione vel causa que dici vel excogitari posset etiam si de Iure venire
posset .
Sub pena florenorum centum milia auri boni et iusti ponderis in quam
penam incidat pars non observans parti observanti et per partem observan
lem a parte non observanti possit exigi cum effectu et totiens committatur
quotiens fuerit contrafactum vel ut supra non observatum .
Ralis nihilominus manentibus omnibus et singulis supradictis .
Et pro inde et ad sic observandum dicti . D . Dux et consilium nomine
et vice dicti communis Janue et pro ipso communi omnia bona dicti com
munis Janue quo per ipsius communis capitula obligari non prohibentur .
Et dicti protectores dictis nominibus omnia bona ipsorum et participum
dicte mahone veteris , ac dicti Raphael et petrus eorum propriis nominibus
et nomine et vice olim appaltatorum et participum mahone sij similiter
eorum bona sibi ad invicem et vicisim pignori obligaverunt.
Insuper Nicolinus de petra cintracus et preco communis Janue ibidem
presens ex mandato dictorum dumini ducis et consilij luravit ad sancta dei
evangelia corporaliter tactis scripturis in animam omnium Januensium et
totins communis Janue . Ac etiam predicti protectores in animam suam et
omnium participum dicte mahone Iuraverunt predicta omnia et singula
attendere complere et observare et in nullo contrafacere vel venire dolure
vel de facto aliqua ratione occasione vel causa que dici vel excogitari posset
sub dicta pena et obligatione .
Acta fuerunt predicta Janue in palacio Ducalis communis Janue videlicet
in terratia dicti palatij in quo Loco consilia reguntur et communis Janue
negotia exercentur anno dominice nativitatis millesimo trecentesimo sexa
gesimo secundo Inditione quartadecima secupdum cursum Janue die octava
martij circa nonam presentibus domino Bartholomeo Bucanigra germano
dicti . D . Ducis et Andriolo de finario . petro de reza . Raphaele de Guasco
de monelia et Guidoto de Bracellis notarijs ad predicta pro testibus vocatis
et rogatis .
Conradus mazzurrus sacri Imperij notarius et cancellarius prefatorum
magnifici . D . Ducis Consilij et communis Janue predictis omnibus interfui
el rogatus scripsi .
- 292 –
( ANNO 1363 )
Conferma di privilegii ai Genovesi nell' isola di Cipro dal re PIETRO
Dal secondo volume dei lib . Jurium .
Universis et singulis . has presentes patentes litteras inspecturis vel
audituris . Nos petrus dei gratia Ierusalem et Cipri Rex salutem prospe
ram et felicem . Universitati vestre . tenore presentium denotamus . quod
Cum Inclitus et Magnificus dominus Symon Bucapigra dei gratia Januen
sium . . dux pro se et communi Janue . nobis requisiverit in gratia spe
ciali . ut quoddam privillegium alias ipsi communi . per Serenissimum
principem dominum quondam henricum bone Memorie . olim Cipri ke
gem . Inclitum nostrum predecessorem . Concessum et datum . ejusdem
dignaremur . Nos actendentes et considerantes . Sincerum et ferventem
amorem , quem penes nos . et nostros predecessores . semper usque nunc .
fideliter gessit . et gerit . ac geret . Nostrosque successores ut speramus .
commune prelibatum . Requisitioni predicte voluimus et volumus . annuere
graciosse . Et dictum privilegium approbare . Cujus est tenor talis . In no
Amen . Nos Henricus dei gratia . Rex Cipri . Notum facimus universis
tam presentibus quam futuris quod . Nos henricus . etc . e qui segue il Di
ploma che abbiamo riportato nel documento anno 1232 a pagine 243 e
quindi continua : Quod autem privillegium fore bonum et iustum . Confi
tentes ex nostra certa scientia . Rattificamus . Confirmamus , ac etiam ap
probamus. pro dicto Communi . et omnibus quorum interest et Intererit va
liturum . In quorum omnium testimonium et cautellam presentibus . phi
lipo de Brezwihc contestabulo et lohanne de Ybelino . Senescalco . Iero
solomitanis . philipo de Mayzeriis . Regni Chipri Cancellario . Symone de
Tinori et Guidone de Megeo . bas presentes litteras fieri fecimus . et eas
appensionis sigilli Nostri Secreti iussimus munimine Roborari . Datum
Janue mensis Marcij die quinta anui Nativitalis dominimillesimiCCCLXIII.
-- 293 -
( ANNO 1363 )
Bolla aurea di GIOVANNI PALEOLOGO imperatore di Costantinopoli
con cui concede e dona l' isola di Scio a GIOVANNI OLIVIERI ,
RAFFAELE DI FORNETO , E PIETRO RECANELLO genovesi dell' al
di Genova , nella Storia di Scio in greco moderno di ALESSANDRO
(ANNO 1365)
Lellera del re PIETRO al duce di Genova GABRIELE ADORNO
senza dala , ma pure del 1365. — Dal secondo lib . Jurium .
Hoc est Exemplum eujusdam lictere per dominum . . Regem Chypri
domino . , duci Januensium . et Consilio destinate . Cujus Epigrame talis
est. Incliter magnificencie domino Gabrieli Adurno dei gratia Januensium . .
duci ecc. ecc. . ejusque consilio Amicis nostris karissimis . In Cujus etiam
lictere superficie sub dicto Epigramate scriptum erat sic .
Ierusalem et.
Petrus – Cinni Rox
Amici Karissimi . Sedatam discenssionem Satore Zizanie operante . in
ter amicitiam vestram . quam inter ceteras reddimus cariorem . et incol
las Regni nostri . dudum ortam . pestiffere . Reverendissimi patris domini
Petri Patriarche Constantinopolitani apostolice sedis legati . Ac fidelis no
stri Magistri Guidonis . de Regio consiliarij nostri . quos olim ad vestram
presentiam . Voluimus tamquam pacis avidi specialiter destinare. Relatione
nuper animo audivimus affectanti ac tractatu pacis . Mente vigili . parti
cularius intellecto . Singula in eo contencla . Nobis gratissima extiterunt .
cognoscentes expresse . pro ut continue . suo noster animus gessit . in corde
amoris affectionem . quam ad ea que pacis sunt. et amicicie conservande
inter vos Regnum nostrum . aput vestrum fiducialiter reputare potestis .
habelis prout effectus operis demonstravit . Et prout iidem Ambaxato
res . nobis insuper relulerunt . de vestris . tres galee armate , nostro de
bent beneplacilo desservire . Dolentes . ab intimis . quod eas non possu
mus . in nostro presenti habere recessu , cum transfrectacio nostra ad pre
sens instet . Actamen ordinetis quod in kallendis Iunij pro recessu ip
sarum termino galearum prestatuto . versus Regnum nostrum . cum ves
- 294 -
tra potestate recedant . et cum ' aplicuerint roddum . ubi simus inquirant.
Et si Satalie fuerimus vel alicubi circha . ad nos accedant . quas ani
mo expectamus lectanti . Ac eas intendimus cum ipso potestate honori
fice recipere . ut optamus . Si vero fuerimus in regno nostro . verssus Fa
magostam dirrecte . dirrigant gressus suos . quas ibi si non fuerimus .
convenienti recipi procurabimus cum honore . Insuper si nostras litteras .
que ad quartam diem . ante datam presentium . prefatus Magister G . ad
nostrum aspectum pre egritudine qua fuit occupatus in via . venire tarda
vit . Etiam ipso absente . idem dominus patriarcha nobis de gestis ali
nostro papa . pro nobis . per vestros nuncios intenditis promoveri . vobis
gratiarum immensas reddimus actiones . Nos enim ad Romanam Curiam
Super eodem . nostros speciales nuncios . curabimus destinare . Scriptum
Venecijs . mensis Maij die XVI.
( ANNO 1365 )
Nuova conferma di privilegii ai Genovesi nell' isola di Cipro dal
suddelto RE PIETRO. - Dal secondo volume dei lib . Jurium .
Declaratio et corroboratio privilegij Januensium in Cipro . In nomine Pa
tris . Individue trinitatis . Beate Virginis Gloriosse , et tocius Curie celes
tis Amen . Cum inter Serenissimum . et Inclitum Principem . Dominum Pe
trum Dei Gratia Jerusalem . et Cipri Regem . Ac Gentem et subidictos
suos . ex una parte , el Magnificum et Excelsum dominum dominum Ga
brielem Adurnum Dei Gratia Januensium . . ducem et populi deffensorem .
suumque Consilium Antianorum nomine communis Janue . Nec non ci
ves et disctrictuales communis Janue ex altera . Lites questiones et con
troversie oriri possent. Ex eo maxime quia per prefalum dominum . .
ducem suumque Consilium nomine communis Janue . Ac Civium et dis
ctrictualium ipsius diceretur . et allegaretur . quod Januensibus et dictis
Januensibus . per prefatum dominum Regem et officiales suos . effe
ctualiter non observabatur . quodam privillegium concessum . ex anticho
Januensibus et dictis Januensibus . per Recollende memorie . Illustrem
principem . dominum Henricum tunc Cipri Regem . Anno incarnationis
Domini MCCXXXII . die X . Iunij . Et Cuius privilegij tenor . de verbo .
ad verbum . inferius est insertus . In nomine sancte . et Individue Trini
tatis . Patris . et Filij et Spiritus Sancti . Amen . Nos Henricus Dei gratia
- 295 -
Rex Chipri . Notum facimus universis . tam presentibus quam futuris .
quod nos in plena Curia nostra . voluntate et consilio nostrorum hominum
ligiorum . ob merita , multiplicum beneficiorum el serviciorum . quod com
mune Janue . ac Cives ipsius communis . nobis et nostris predecessoribus
contullerunt . per nos et successores nostros donamus . Cedimus . tradi
mus . atque Concedimus in perpeluum vobis . Hugoni Ferrario et Guillel
mo de Orto . . . . .
Propter que tempore Potestacie . providi et discreti viri Guillelmi . Er
mirij civis Janue . Nec non Retrohactis temporibus quam plura scandala .
dissensiones . et discordie intervenerunt . Inter officiales prefati domini
Regis . et antecessorum suorum , et Gentem suam ex una parte . Et Ja
nuenses . et dictos Januenses . ex altera . pro quibus ceddandis , ac con
cordandis . seu ad concordiam redducendis . transmissi fuerunt solempnes
ambaxatores et nuncij ad dictum dominum ducem . suum consilium et com
mune Janue . pro parte prefati domini .. Regis . Reverendissimus in Xris
plo pater et dominus dominus frater petrus . dei et appostolice sedis gra
tia patriarcha constantinopolitanus . Ac ipsius sedis legatus . Et honorabi
lis et discretus vir . dominus magister Guido de Regio , consiliarius Regius.
ac Sciencie medicinalis doctor eximius . Cum plena potestate et Baylia .
super predictis omnibus et singulis . tractandi . conveniendi. finiendi. seu
componendi . prout et sicut apparet . per publicum instrumentum scri
ptum et compositum Venecijs manu Nicolai Eraudide novicimo clerici pu
blici . apostolica sacra . et Imperiali auctoritate notarij . anno a nativitate
domini MCCCLXV . Indicione tercia . mensis Januarij . die XXVIII . Ponti
ficatus Sanctissimi in Xrisplo patris et domini nostri Urbani . digna dei
providencia pape . quinti . anno tercio . ac magni sigilli Regij pendentis . de
cera Rubea cum . Sirico rubeo munimine Roboratum . Et cujus instrumenti .
tenor per omnia talis est . In nomine domini amen . Per hoc presens pu
blicum Instrumentum . Contis evidenter appareat , et sit . notum . quod
anno nativitatis ejusdem domini . MCCCLXV . Indicione tercia . mensis Ja
nuarij die XXVIII . Pontificatus Sanctissimi in Xrisplo patris et domini
nostri . domini Urbani. digna dei providencia pape quinti , anno tercio .
presente me notario publico , et testibus infrascriplis . ad hec vocatis spe
cialiter et Rogatis . illustrissimus princeps et dominus dominus Petrus. dei
gratia Ierusalem et Cipri . Rex Inclitus . Monitus , stimulatus . ymo quasi
choatus . viscerossa ferventi . ct avida affectione . quam habet, ad inchoa
tionem . executionem . et consumacionem sancti passagij jam indicali . Et
zizaniarum calido salori . Cupiens pro dissenssionibus et discordiis pacem
et tranquillam dillectionem seminando . totis viribus . ne sanctum . ejus
occaxionem . et in deffectu suo passagium Impediatur , obviare . Omni mo
do . lure . et forma . quibus melius potuit . fecit . constituit creavit . ordi
navit . et ellegit . suos veros et legiptimos . procuratores , aclores . facto
- 296 -
res . et nuncios speciales . Reverendissimum in Xplo patrem . et domi
num petrum dei gratia patriarcham constantinopolitanum et venerabilem .
ac Circonspectum virum . magistrum Guidonem de Bayguollo doctorem in
medicina . presentium exibitores . ibidem presentes . et onus presentis
procurationis in se sponte suscipientes , ac eorum quemlibet Insolidum . Ila
quod occupantis condicio melior non existat . sed quod unus eorum ince
perit . Alter prosequi mediare valeat et finire . Specialiter ad eundum in
Januam . comparendum . et se presentandum . coram Inclito domino Ga
briele Adurno . duce Januensium et ejus Consilio . Et ad tractandum Inien
dum faciendum . firmandum . et perficiendum . pro dicto domino . . Rege .
suis cunctis heredibus et successoribus . subdictis et colligatis . adheren
libus et sequacibus quibuscumque . presentibus et futuris . cum prefato do
mino . . duce . ejus consilio et communitate Januensium . vice et nomine suo .
successórumque suorum . ac eis adherencium . colligatorum . sequatium et
subdictorum suorum quorumcumque presentium et futurorum . treugas . vel
Inducias . veram . et perfectam . puram . firmam . et perpetuam pacem . ac
concordiam . unionem . compositionem . tractatus . conventiones et pacta .
confederationem . collegationem . et ligam . de et super . quibuscumque
guerris . discordiis . contencionibus , discepssionibus. controversiis . iniu
riis . Invassionibus et contumeliis . ac quibuscumque aliis . temporibus re
trohactis . verssis . et nunc vertentibus . et vertendis in futurum , inter
eos . vel aliquos eorumdem . precipue . et specialiter . occaxione. cujusdam
discordie guerre . contencionis . discenssionis controversie . sive litis versse.
seu vertentis . seu que in futurum verti possent evidenter et emergi .
quacumque et ac occasione sive causa . inter predictos . vel eorum ali
quem . ad scructandum distincte . videndum et de verbo ad verbum exa
minandum . privilegium libertatis . franchixias et conventiones . quibus
utuntur uti debent . et semper sunt usi . indicto Regno Cipri Januenses .
Altercandum addendum . corrigendum . emendandum . et minuendum si
fuerit oppus . discernendum declarandum . et concorditer concludendum .
quomodo . quando . et qualiter eis frui perpetuo debeatur . Et ea fieri vi
dendum . et conseenciendum . faciendum et firmandum cum predictis .
domino duce . ejus consilio et communitate Januensium . Et ab eis reci
piendum super predictis . et quolibet premissorum , ac omnibus aliis ne
gociis quibuscumque . omnia pacta conventiones . tractatus , compositio
nes . confederationes . et ligas . nomine dicti Regis . constituentis . here
dum suorum . Successorum et subdictorum quorumcumque . modernorum .
et in antea venturorum . de quibus predicti procuratores. vel alter eorum .
secundum quod illis . vel alteri eorum . placuerit . et videbitur fore bo
num . cum prefatis domino . duce et ejus consilio . et communitate Januen
sium . convenerint. et concordaverint. et de eis tocius generis Instrumenta
vel alias obligatorias scripturas . nomine predicto . dandum et recipiendum .
- 297 -
Et ad promictendum et jurandum in animam ipsius domini . . Regis . con
stituentis . quod Idem dominus . . Rex constituens . Ratifficabit expresse .
per suum luramentum . omnia et singula supra dicta . El que circa ea ge
sta fuerint infra mensem postquam fuerit requisitus et cujuslibet alterius
generis . sacramentum prestandum . et faciendum . in solempnitatem .
firmitatem . coroborationem et Inviolabilem observationem . omnium pre
missorum et eis competencium . quorumcunque . Nec non . ad stipulan
dum . et proptestandum nomine dicti domini . . Regis , constituentis . quo
ciens et quando fuerit opportunum . Et generaliter ad omnia alia et sin
gula dicenda . facienda . et exercenda . que fuerint utilia . necessaria . vel
etiam opportuna. et requirentmerita premissorum . Ipsemetque dominus. .
Rex constituens faceret . seu facere posset . Si in premissis exequendis .
presens. vel personaliter interesset . etiam siqna forentminora expressis .
vel majora que mandatum exigerent speciale . Dans et concedens . Idem
dominus Rex constituens , iam dictis procuratoribus suis . et eorum cuili
bet . in predictis et circa ea plenum et liberum posse . ac generale man
datum cum plena . libera . et generali . ac mera administracione . nec
non . potestatem . ligandi, atque solvendi . unumque vel plures loco sui
procuratores qui consimilem in totum vel in partem . Habeat vel habeant
potestatem substituendi . Et eum vel eos . revocandi . alium vel alios . de
novo creandi . vel substituendi. prout et quando . eisdem . vel eorum al
teri videbitur expedire . Et promisit pro se suis heredibus . et successo
ribus . cunctis solempniter dictis procuratoribus suis . et cuilibet ipsorum .
michique nolario publico infrascripto . tamquam persone publice solempni
ter stipulanti et recipienti vice et nomine preditorum omnium et singulo
rum . quorum interest . vel interesse poterit. quomodolibet in futurum .
snos predictos procuratores . vel substitutum ab eis . kel altero eorumdem
substitutos et quemlibet eorum . Ab ompibus expensis . interesse . Sinis
tris et tampnis que in premissis exequendis incurrere possent . usque
quaque et penitus relevare et reddere relevatos et indempnes ac predicta
omnia et singula . et quecumque circa ea . dicta . gesta . concordata .
tractata . composita . ordinata . promissa . et facta fuerint . per dictos .
suos procuratores . vel eorum alterum . ab eis . vel ipsorum uno , substi
tutum . vel substitutos se perpetuo firma . grala . rata . et acepta abiturum .
et habere . tenere . ac in nullo contrafacere vel venire . quoquo modo .
per se . alium . an alios . publice . vel occulte . Et quod presens procura
torium . non revocabit . aliqualiter in futurum . nec dicet . allegabit. vel
proponet . ullo unquam tempore . sive modo . per se . aut alium . aut
alios . in Iudicio . vel extra clam seu palam , se presens procuratorium
revocasse . Revocationem dictis procuratoribus suis . vel eorum alteri in
timasse . aut . dicta . facta . et gesta . per eos . an aliquem eorumdem .
non valere . ymmo si contingeret quod absit ipsum dominum .. regem con
- 298 -
clarat . pronunciat . et vult . dictam revocationem nullam esse . ac etiam
non vallere . maxime nisi prius revocatio dicti mandati . plene . debite .
et sufficienter . prefatis domino . . duci ejus consilio . et communitati Ja
nuensium . Et predictis procuratoribus . et eorum cuilibet fuerit intimata .
Et hec sub expressa ypoteca et obligatione . omnium bonorum suorum mo
bilium et imobilium presentium . et futurorum quocumque loco et con
ditionis existentium . cujuscumque heredum suorum ac etiam successorum .
More Regioque luravit . Quibus de premissis omnibus et singulis . pre
fatus dominus . . Rex ut sibi . et prefactis suis procuratoribus. Confice
rem publicum instrumentum . me notarium publicum infrascriptum requi
sivit . et rogavit . Acta fuerunt . Hec Veneciis . in hospicio quod tunc ina
bitabat . Idem dominus . . Rex silicet in camera pro sua requie . Noctuali
ordinata . Sub anno . Indicione .mense . die pontificatuque predictis . pre
sentibus . Inclito et magnifico domino Hugone de lizignano . principe
gallileo . dominis lohanne de castrillon . domino de duri philipo de mai
zeriis Cancellario Regni Cipri , Symone de Finori Manescalco lerosolomi
tano Bernardo . al . Tiercelletto de Barra . preposito , et magistro aulici
hospici dicti domini . . Regis . testibus ad premissa vocatis . specialiter et
rogatis .
El Ego Nicolaus herandi. de noviomo Clericus publicus Apostolica sacra .
et Imperiale auctoritate nolarius . premissis omnibus et singulis . dum sic
ut superius est expressum agerentur . una cum prenomipatis testibus .
presens fui. et ea in hanc publicam formam per alium me. negociis aliis
occupato scriptam reddata meo proprio solitoque Signo . signavi . et pub
blicavi . et hic me propria mea manu subscripsi . Rogatus et requisitus in
testimonium premissorum .
Nos autem petrus . dei gratia Ierusalem . et Cipri Rex predictus ad pre
missorum . de nostri conscientia , voluntate et consensu . et ad nostram
requestam . sic integraliter gestorum . compositorum . factorum . et scri
plorum maiorem cautellam . certitudinem . et Robur , presentibus im
pressionem nostri magni Sigilli . quo utimur pendentem ut apparet duxi
mus in testimonium veritatis apponendam .
Volentes prefati . Ambaxiatores et nuncij nomine prefato .dicti domini ..
Regis . Et prefatus magnificus dominus .. Dux Januensium . et suum con
silium duodecim Antianorum . quorum nomina sunt hec . Laurus leardus
prior . Jacobus de Franciscis . Hector Vincentius . Petrus de Sigestro .
Pambellus de Casali . Thealdus de Corvaria lanerius . Bartholomeus de
Viali . Bartolomeus Portonarius . lullianus de Castro . lohannes de fonta
negio notarius . Tomas de azario , et lacobus de Ponte de pulcifera . No
mine communis Janue . predictis . litibus . et controvertiis . debitum finem
Imponere . ac etiam providere . ut omnia scandalla . dissentiones et Rixe .
- 299 -
que futuris temporibus occurre possent . Inter prefatum dominum .. Regem
oſliciales suos , et gentem suam . ex una parte . Et Januenscs . et diclos
lanuenses . ex altera . Cessent . ex toto . ac eis totaliler obvietur . Et ut
amor et dilectio . qui et que temporibus retroactis viguit . Inter prefatum
dominum .. Regem et antecessores suos et commune Janue . futuris temporibus
actencius . ei ferventius conservetur . Et maxime cum per Sanctissimum
in Xrispto patrem . et dominum dominuin Urbanum papam quintum . per
Sanctitatis ipsius litteras . scriptum fuerit . et transmissum prefacto domi
no . . duci et suo consilio , tamquam filijs et devotis Sedis apostolice , ac
sancte matris Ecclesie quod ipsi se debeant . ad dictas lictes et contro
versias cum prefato domino . . Rege et gente sua totaliter soppiendas. cujus
mandatis tamquam filij et devoti ipsius domini nostri pape . Obedire dis
positi . puro corde . totis viribus studuerunt . ut per rei evidentiam . de
mostralur moniciones . ac precepta . ipsius adimplere . Pervenerunt. et
pervenisse . confessi fuerunt. ad Infrascripta . pacta . conventiones com
positiones . concordium ac declarationes solempni stipulatione . inter di
ctas partes . dictis nominibus valatas et vallala . Renunciantes in predi
ctis et infrascriptis . exceptioni dictorum pactorum . Compoxitionis concor
die . et declaracionis , sic ut supra . et infra . non factorum . rei sic non
se habentis dolli . mali . metus . infactum . condicioni. sine causa et omni
juri . Videlicet quia ex causa predictorum pactorum . compositionis . con
cordij et declarationis ut supra . dicti Ambaxiatores nominibus quibus
supra habentes plenam scientiam de omnibus et singulis contentis , in di
clo privillegio . ex certa scientia . et non per aliquem errorem Turis
seu facti . approbaverunt. Ratifficaverunt. confirmaverunt . et Emologa
verunt. prefatis domino . . duci . et Consilio recipientibus. nominibus qui
bus supra . dictum privillegium . et omnia et singulla contenta in eo .
volentes consencientes . et approbantes dictum privilegium . et omnia et
singulla contenta in eo . Actendi et observari. et effectualiter adimpleri.
sine licte . molestia seu aliqua contraditione . Iuris . seu facti debere . qui
buscumque Januensibus . ac dictis Januensibus . per prefatum dominum ..
Regem . quecumque successorem suum . Oficiales ipsius . et quoscum
que subdictos et districtuales suos.
Item volentes dicte partes declarare qui sint Januenses et dicti Januenses .
qui gaudere debeant beneficio . dicti privillegij . Voluerunt dicle partes .
dictis nominibus . et conssenserunt quod dicto privillegio gaudere debeant .
omnes Januenses et descendentes ex eis . et etiam omnes habitantes civi
tatis Janue . et tocius districtus et Ripariarum . a corvo usque Monachum .
inclusive . et etiam omnium locorum et terrarum . qui et que , per com
mune Janue destringuntur . seu in futurum destringentur in quacumque
mondi parte . Et qui habitatores in civitate Janue . sivc locis que per
commune Janue destringuntur seu destringentur subeunt . seu in futurum
- 300 -
subibunt . onera realia seu personalia . dicti autem Januenses intelligantur
omnes alij etiam non habitatores . in dictis locis . qui pro Januensibus se
tractant. et qui. subeunt. seu in futurum subibunt onera realia . seu
personalia . in civitate Janue . Seu locis . que commune Janue distringun
tur . seu distringentur . et specialiter illi de gibeleto . et quicumque alij .
qui in preteritum debite . et Racionabiliter , arbitrio potestatis Jannensium
et sui consilij . quorum declaracioni. pro tunc stari debeat , expedicti et
tractati fuerunt pro Januensibus . seu dictis Januensibus in Insulla Chipri.
Et si contencio fuerit in futurum . de aliquo . seu aliquibus. qui sint. seu
esse debeant . ex predictis . Et pergens gaudere debeant. beneficio dicti
privillegij . Stetur pro tunc , dicto et declaracione. potestatis Januensium .
qui pro tempore fuerit . in dicta insulla et sui consilij . et quid fuerit de
claratum in dictum casum . per dictum potestatem et suum consilium ef
fectualiter debeat observari per dictum dominum . . Regem et quoscumque
officialles suos . Et si forte prefatus potestas . et Consiliarij ejus declara
verint aliquem fore ex predictis . qui esse non debeat . seu non sit. ar
bitrio . prefati domini . . ducis et sui consilij . condempnari et puniri de
beant , arbitrio Sindicatorum communis Janue . Et in dictum Cassum er
.ror corrigatur . per dictum dominum . . ducem et suum consilium . Item quia
forle . ut per dictos ambaxiatores asseritur . temporibus retroactis . aliqui
in Regno Chipri . se expediverunt pro Januensibus . a comerihijs domini . .
Regis . qui Revera . qui non erant Januenses . nec dicti Januenses . et per
gens tenebantur . ad solutionem comerihiorum dicti domini . . Regis . vo
luerunt et Consensserunt . Quod si per dictum potestatem Januensium . qui
in dicto Regno fuerit , et suum consilium declaratum fuerit ipsos . non
fore Januenses . non possint gaudere beneficio dicti privillegij . non ob
stante . quod alias se excusaverint tamquam Janueuses . Et versavice . si
aliqui reperientur . solvisse Comerihia . sive vetigalia . dicti domini . .
Regis . tamquam non Januenses . sive non dicti Januenses . qui essent
Januenses . seu dicti Januenses . iuxta declaracionem dicti potestatis et
sui consilij . quod tunc et in dictum casum . dicti tales qui solvissent .
et qui fuissent declarati ut supra per dictum potestatem et suum consilium .
tractentur . et habeantur pro Januensibus . non obstante . quod alias sol
vissent . Et si forte dictus potestas et Consilium ejus . male declarareut .
tunc dominus.. Rex et officialles ejus . et etiam illi contra quos male de
clararent . possint habere recurssum . ad prefatum dominum . . ducem et
consilium suum . Et ad Sindicatores . ut supradictum est. qui possint et
debeant corrigere et declarare omnes errores predictos . Item intelligan
tur Janucpses . seu dicti Januenses filij naturales et spurij Januensium et
etiam servi eorum . et liberti manumissi a Januensibus . portantes onera
Januensium . post manumissionem . et etiam servitores Januensium . qui
stent . et quam diu steterint . ad cibum et potum . ac stipendium Januen
- 501 -
sium . ltem voluerunt et consensserunt . ac declaraverunt dicte partes .
dictis nominibus . quod dominus . . dux et . . .. . . . seu commune
.. $ Janue . pro ipso communi Janue . possint transmictere ad dictam insulam
e alij. per se . et officiales constitutos et constituendos ab eo . et in qualibet parte
ipsius Regni exerceat et exercere debeat et possit . merum et mixtum Im
perium . et omnimodam Iurisdicionem . contra et Inter Januenses et dictos
Januenses . iuxta formam dicti privillegij . et execucionem facere et fieri
facere contra quoscumque . per se et nuncios et executores suos . prout
sibi videbitur . tam in civilibus . quam in criminalibus Exceptis . tribus
delictis . de quibus in dicto privillegio fit mencio . videlicet homicidio .
prodictione et raptu . de quibus tribus delictis debeat cognosci et Iudicari
per dictum potestatem . seu officiales suos . Et si cognitum fuerit seu sen
tentiatum . illum seu illos contra quem seu quos procederetur . pro ali
quo dictorum delictorum , fore culpabillem . seu culpabilles . et dicta oc
caxione condempnaretur . seu condempnarentur . in dictum casum Bayli
vus sive curia Regia . teneatur , sine aliqua alia cognitione predicti Cri
minis . ad requisitionem ipsius potestatis . seu nuncij sui . execucionem
facere seu fieri facere . in omnibus et per omnia prout per ipsum potes
tatem cognitum et declaratum fuerit. seu sententiatum . Ita quod dictusdo
minus .. Rex seu aliquis officiallis suus . non possit procedere contra aliquem
Januensem . seu dictum Januensem . aliquo quovis modo . seu aliqua occa
xione vel causa . nisi quatenusde ipsius potestatis . processerit . voluntate.
Et qui potestas Januensium possit . habere servientes seu sergentes suos .
usque in decem . et carceres . Et qui potestas familia et servientes ipsius .
possint . portare arma . offendibillia et deffendibilia . Item voluerunt . et
declaraverunt. dicte partes . dictis nominibus . quod prefatus potestas Ja
nuensium . in dicto Regoo et Insulla Chipri. habeat et exerceat . omni
modam lurisditionem ut supra . contra omnes Januenses . seu qui pro Ja
nuensibus tractentur quantumcumque facti fuerint . creati . seu constituti
per dictum dominum . Regem . seu curiam suam homines ligij seu quo
cumque nomine Censeantur . sub proctetione . et deffensione ipsius domi
ni.. Regis . seu in futurum fierent homines ligij. Ita quod prefatus domi
nus . . Rex seu curia sua . per aliquod decretum . statutum . seu ordina
tionem . factum seu factam . seu que . seu quod in futurum fieret . Non
possit aliquem Januensem eximere . a lurisdicione potestatis Januensium .
qui pro tempore fuerit . in dicto Regno . Chipri . seu officiallium ipsius .
potestatis . nec bova ipsius. que non sint feudalia . sed omnimodam po
lestatem et Jurisdicionem . habeat . in eum et eos . et bona eorum predi
cla . tam in civilibus quam in criminalibus . prout habet et habere debet .
in quoscumque alios Januenses . In quantum vero dictus dominus .. Rex.
seu curia sua . procedere vellet a contra aliquem Januensem . qui emeret
- 302 -
feudum ab ipso domino . . Rege quo ad subtractionem . seu privationem
feudi predicti . seu fructuum in totum vel in partem . dictus dominus Rex
in hoc facere possit . ad suam liberam volunptatem . sine aliqua contra
dicione communis Janne . séu officialium suorum item volnerunt et de
claraverunt . quod nullus Januensis . seu dictus Januensis possit abstringi .
seu compelli . in dicto Regno Chipri. ad aliquid dandum seu solvendum
dicto domino Regi seu officialibus suis seu alicui singulari persone . qnan
tumcumque dictus Januensis seu Januensis . fuerint ad stipendium dicti
domini . . Regis . sive officialium suorum sive alicuius communitatis . seu
singularis persone . et quantumcumque occaxione stipendij peteretur . seu
requireretur , quod dictus Januensis aliquid daret seu faceret . sed de eis
debeat de omnibus recurssus haberi. ad dictum potestatem seu officiales
suos , seu commune Janue. qui ius et iusticiam facciat requirenti . prout
debet . et prout sibi videbitur . salvo quod si dicti Januenses . qui habe
rent stipendium a dicto domino . . Rege . seu curia sua . essent in aliquo
loco dicti Regoi . in quo non esset Rector aliquis . pro communi Janue .
qui possit adhiri seu requiri ut supra . tunc et in dictum casum . per of
ficiales Regios possint compelli . occaxione dicti stipendij . ad faciendum .
quicquid debuerint non tamen criminaliter . etiam occaxione predicti sti
pendij . contra eos possit procedi . per officiales Regios . nisi ubi causa
Criminis fuerit . Cappi possit . et quam cicius poterit in virtute dicti po
testatis Januensium presentari . Et si forte dicti stipendiarij fuerint , in
mari ad soldum et stipendium dicti domini . . Regis . seu officialium suo
rum . pro aliquo delicto commisso per eos . non possit procedi per dictum
dominum . . Regem seu officiales suos , ad cognitionem . seu punitionem .
Sed in dictum casum cappi possint per eos . et in vinculis . et sub fida
Januensium . Item voluerunt . Consensserunt et etiam declaraverunt . quod
omnes Januenses . et dicti Januenses . possint libere . et secure . Ire et
navigare super quibuscumque navigijs ad dictam insullam Cipri . Et cum
in dicta insulla fuerint . in continenti . ad eorum liberam voluntatem .
possint . et eis liceat descendere . in terram cum eorum rebus . et
mercibus et servitoribus suis . seu nuncijs . sine aliquo Impedimento dicti
domini Regis . seu officialium suorum . Et navigia quorumcumque Januen
sium . Que navigaverint ad dictam insullam . possint Intrare quoscum
que portus . et tam de Cathenis quam quoscumque alios portus dicte In
sulle sine aliquo Impedimento dicti domini Regis . seu officiallium suorum .
Et absque eo quod teneantur expectare aliquos officiales dicti domini.. Re
gis . qui accedant ad dicta ligna . seu navigia . Et quimercatores Januen
ses . Mercos eorum possint vendere . Minutatim . sive ingrosso . quibus
cumque voluerit . sine aliquo Impedimento . quod dictis Januensibus et
dictis Januensibus fieri posset . per dictum dominum .. Regem . seu officiar
- 303 -
les suos . Et in dicto Regno negociari et mercari Emere et vendere pos
sint . Januenses et dicti Januenses . ad eorum liberam voluntatem , sine
eo quod solvere teneantur aliquem drictum . cabellam seu vetigal . dicto
domino .. Regi seu curie sue . seu aliquibus quibuscumque personis . Seu
seu indirrecte fiat . diminusio Immunitatis dictorum Januensium . salvo et
excepto . non obstantibus predictis . quod si ad portum Famagoste . vel alium
portum . dicte Insule . applicuerint a tribus galeis supra que non sint ga
lee mercationum . quod tunc et in dictum casum . non possint Intrare di
ctum portum nisi prius facta nocticia . et obtempla licencia ab officialibus
Regiis . qui fuerint in dicto loco . de intrando dictum portum . Si vero fue
rint tres galee tantum vel ab inde infra . que applicuerint . ad dictum por
tum Famagoste . vel alium ex dictis portibus . dicte insule . possint libere
Intrare dictos , portus . Et si fuerint a tribus supra et fuerint galee merca
tionum . quod cognosci debeat. per officiales Regios . qui fuerint in dicto
loco . quod tunc et in dictum cassum possint libere intrare diclos portus .
sine aliquo impedimento . possint tamen officiales Regij . tempore quo di
cte galee . seu navigia applicuerint. ad dictos portus. Ire et mictere quo
scumque nuncios voluerint . ad ipsa navigia seu galeas . et Inquirire . et
scrutari homines qui fuerint in dictis galeis . seu navigijs . dum tamen
per hoc nullo modo Impediatur liber introitus dictorum navigiorum et ga
learum . Et non obstantibus supra dictis . si Galee Januensium . pro sa
lute earum . velleut intrare dictos portus . ex eo quod essent insecute .
seu persecute per Galeas seu ligna Inimicorum . seu aliarum nactionum .
quod tunc et in dictum casum . possint Intrare . quot quot sint numero ,
libere dictos portus . pro tuycione . et salute earum . Item voluerunt dicte
partes . consensserunt et declaraverunt . quod Januenses et dicti Januen
ses . qui fuerint in dicto Regno . ad eorum liberam voluptatem . cum eo
rum rebus et mercibus . possint discedere de dicto Regno . et qualibet
parte ipsius . sine aliquo Impedimento . quod possit eis inferri. per dictum
Dominum . . Regem seu officiales suos . seu publicanos , seu collectores dri
cluum et Introytum dicti domini .. Regis , aliquo quovis modo . Teneatur
tamen potestas Januensium . in dicto Regno . iuxta suo posse et bona fide
ante recessum , cujuscumque navigij . per unam diem noctiflicare curie
Regie existenti in loco illius porti . in quo erunt dicta navigia . de recessu
ipsius navigij . Et ante recessum ipsius navigij . recipiat . et recipere de
beat Ydoneos fideijussores. patronis seu ductoribus dictorum navigiorum
arbitrio suo . quod non portabit . neque extrahet de dicto Regno , aliquem
qui non fuerit . Januensis seu dictus Januensis . de quibus supra dictum
est . seu qui non fuerit marinarius seu stipendiarius dicti navigij . sine
Buleta . seu licencia curie Regie . Que curia Regia semper et quandocum
que ante recessum ipsius Navigij · possint facere et fieri facere cercham
- 304 -
de hominibus dicti Navigij dumodo . per hoc non prestetur Impedimentum .
nec mora reccessui dicti navigij . Et si dicti Nuncij . seu aliqui alij Inve
perint super dictis navigijs . aliquem qui non sit Januensis . seu dictus
Jaduensis . seu ex marinarijs . seu stipendiarijs dicti ligni . Quod confestim
patronus teneatur illum talem traddere puncijs Regijs . Quod si non fe
cerit possit et debeat per potestatem Januensium et ejus arbitrio comdem
pnari . Et si potestas iuxta suo posse et bona fide non observaverit con
tenta in presenti capitulo . puniatur et sindicetur ipse potestas . arbitrio
domini . . ducis et consilij . vel Sindicatorum communis Janue . Nec per
hoc commune Janue incurrat in aliquam penam . nec perdat lura aliqua
presentis privillegij . Salvo quod si tempore recessus eorum fuerit penuria
gracij . in dicta insulla . in dictum casum . dicti Januenses non possint de
dicto Regno extrhaere granum sive farinam . Possint tamen extrahere de
dicto Regno , tantum panem sive bischotum . et panaticam . Quantum eis
sufficiat . usque ad finem sui viagij . Et salvo quod dicti Januenses et dicti
Januenses non possiut de dicto Regno Cipri extrahere . res prohibitas .
per sanctam Matrem Ecclesiam . causa portandi seu defferendi ad partes
subdictas soldado Babilonie . que res . sunt iste . videlicet arma ferrum
lignamina . et sclavi . pro vendendo in dicto loco . Item voluerunt et de
claraverunt dicte partes . dictis nominibus . quod patroni Januenses . seu
dicti Januenses . Navigiorum qui fuerint in dicta insulla . cum eorum pa
vigijs marinarijs . et officialibus suis . quantumcumque dicti marinarij
non fuerint Januenses . dummodo dicti qui non fuerint Januenses . fue
rint acepti ad soldum . ante quam venerint ad dictam insullam . et cum
mercationibus . et mercibus eorum . possint discedere de dicto Regno . et
portibus dicti Regni ad eorum liberam voluntatem . Et etiam dicti Mari
narij et officialles . possint de voluntate patronorum predictorum suorum .
discedere . de dicta insulla Cipri super quocumque Januensium et di
clorum Januensium . navigio . dum sint ad stipendium navigiorum Januen
sium predictorum . Item declaraverunt. et voluerunt dicte partes . dictis
nominibus . quod dominus Rex seu officiales sui . aliquo quovis casu .
emergenti seu contingenti . seu quavis causa necessaria . seu utili dicte
Josulle . non possit devetum facere contra Januenses . seu dictos Januen
ses . seu bona . vel merces eorum . seu etiam contra navigia Januensium
generaliter seu specialiter . quin Januenses . et dicti Januenses . cum eo
rum navigijs . rebus . et mercibus . possint exire de dicto Regno , ad eo
rum liberam voluntatem . Item quod de ponderibus et mensuris . fiat , et
observetur in omnibus prout in dicto privillegio . per ordinem contine
tur . Item quod commune Janue seu officiales sui. super territorio com
munis Janue . possint edificare seu edifficari facere domum unam unius
solarij in comoda altitudine . et in latitudine . et in longitudine conde
centi subtus quam sit logia Januensium . in qua domo habitet et habi
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tare possit . decenter et commode potestas Januensium cum familia sua .
Et que domus distet , a muro civitatis palmos XII ad minus . Et si forte
dominus . . Rex non esset contentus . quod dicta domus edifficaretur ut
supra . teneatur ipse dominus . . Rex facere et curare . Ita et taliter , quod
illo domumculle . que sunt ex opposito logie Januensiom vendantur po
testati Januensium . pro communi Janue . precio condecenti . ad hec . ut
de ipsa logia . verssus dictas domumcullas . sive domos . sive teritoria ipsa
rum . possit fieri quidam archus . sive volta . pro qua ad Invicem coniun
gantur dicte domus cum dicta logia . dummodo non impediatur condecens
transitus vie publice . Et si dicte domuncule aliqua occaxione , non possent
haberi . tunc super dicto Januensium territorio . ipsi Januenses possint
facere hediſficari modo premisso . Item quod dictus dominus Rex . sivo
officiales sui teneantur ius et Iusticiam facere . contra un 'imquemque sub
dictum suum . et bona sua de quibuscumque extorsionibus . M :niarijs . et
tributis factis . seu habitis . a quibuscumque Januensibus . seu dictis Ja -.
nuensibus . Et ipsas et ipsa . eisdem seu procuratoribus suis . restitui fa
cere cum effectu . Item voluerunt . et convenerunt . dicte partes . dictis
nominibus quod dominus . . Rex teneatur relegare . et confiniare . de dielo
Regno Cipri. Dominum Iohannem de Su . Amiratum ipsius . ad tutum
tempus vile ipsius Amirati . Et ipsum mittere ad quemcumque locum vo
luerit . a roddo citra verssus occidentem . Et etiam eodem modo dominum
Iohannem de Sayssum Bayliyum dicti domini Regis . Qui tamen Baylivus
possit transmicti . per ipsum dominum . . Regem ad insullam Roddi . Et
ad quemcumque locum voluerit ipse dominus Rex . a Roddo citra versus
occidentem . Et qui amiratus et Baylivus . debeant de dicto Regno exivis
se . causa eundi ad dicta confinia . eorum . lofra dies quattuor ad tardius.
Post quam potestas Januensium Iturus ad dictum Regimen aplicuerint in
portum Famaguste . cum dictis partibus vissum fuerit quod ipsi Amira
tus et Baylivus fuerint precipua causa scandallorum . et iniuriarum occurs
sarum contra Januenses. tempore potestacie supra dicti Guillielmi Ermi
nei . Item voluerunt et consensserunt. ac convenerunt dicte partes . dictis
nominibus quod de illis sciculis et alijs . qui cum armis . currerunt. ad
logiam Januensium . tempore dicti guillelmi. potestatis . per prefatum do
minum Regem et officiales suos . fiet talis . et tanta vindicta . secundum
Justiciam de qua prefatus dominus .. dux et consilium . poterunt Raciona
biliter contentari . Item quod salvis predictis omnes alie compositioues . ac
declaraciones facte . . super dicto privillegio . seu coutentis in eo . hinc Retro
inter dictas partes . dictis nominibus hinc retro . sint casse Irrite et nullius
valoris . Et habeantur penitus pro non factis . quantumcumque. in eis seu
aliqua earum . sint verba abrogatoria . seu derrogatoria . etiam si de eis . vel
altera earum . specialem mentionem fieri opporteret . Que omnia el singuli
supra dicta dicti ambaxalores. dicto procuratorio nomine . prefati domioi. .
20
- 306
Regis . promisserunt . Et ad caulellam in animam dicti domini . . Regis
luraverunt hoc modo . videlicet quia dictus dominus legalus posuit sibi
manus ad pectus moro prelatorum . Et dictus dominus Guido . ad Sancta
dei Evangelia . corporaliter tactis scripturis . Actendere complere et efectua
liter observare . et facere observari . Sub pena florenorum auri centum
milium . In quam penam cadat Ipso lure et cecidisse inteligatur . ipse do
minus . . Rex dicto communi Janue . si per ipsum seu officiales suos . in
predictis seu aliquo predictorum fuerit contrafactum . vel ut supra non
observatum . Et lutelligatur contrafactum . si ipse dominus . . Rex . seu
ejus officialles fuerint requisiti de correctione . Et statim cognito . Racio
nabiliter . quod per dictos suos officiales fuerit contrafactum . non corre
xerit . revocando contrafactum . Et predicta servando . et debitam penam .
et concedentem Imponendo officiali suo contrafacienti . Et etiam intelli
gatur contrafactum . si idem dominus . . Rex non . observaverit predicta .
et eis . vel alicui ipsorum contrafecerit ullomodo . Que pena soluta . vel
non . Rata semper . et firma remaneant . omnia et singula supra dicta .
Et ultra in dictum casum liceat comuni Janue . guerram movere et face
re . debite et licite . eidem domino . . Regi . et genti sue . et in suum
Regnum . et insulam prout ipsum commune Janue disponeret . et ordi
naret et sibi videretur fiendum . Mandantes dicti Ambaxatores . dicto no
mine . Et prefatus dominus .. Dux et consilium suum de predictis per me
Raffaelem de Casanova notarium . et cancellarium infrascriptum confici de
bere presens publicum Instrumentum . Acta . et firmata sunt predicta Ja
nue . in palacio ducali communis Janue . Silicet in terracia in qua consilia
celebrantur per ipsos dominos . .ducem et consilium . anno dominice nati
vitatis MCCCLXV . indicione II . secundum Cursum Janue die Veneris .
XVIII . mensis Aprilis . Hora vesperarum . testes ad hec vocati specialiter
et rogati . Reverendi in Xpto patres domini Guido Septem . Archiepisco
pus Januensis . dominus Fr . Manfredus de coronato Episcopus chiensis .
Nobilis Milles dominus Beliganus de Beliganis . de exio potestas civitatis
Janue . dominus Guillielmus mercali de Luca Turisperitus Vicarius prefati
domini. . ducis . dominus Fr. Andreas de Laturre . ordinis predicalorum .
sacre pagine professor provincialis dicti ordinis . dominus Fr. dominicus
de Lagneto . ordinis predicti . Magister in Theolegia . dominus Iohannes
de Niella decretorum peritus . Vicarius dicti domini Archiepiscopi Januen
sis . dominus Maurinus de Flischo cannonicus Januensis . lanonus Sca
rampus de Ast . quodam Martini . dominus Celestrerius de Nigro . dominus
Leonardus de Montaldo Turisperiti . Marchixius calvus. Rafſus Griffiotus
cives Janue . Andreas de Bononia uotarius . Canzelarius dictorum domi
norum ambaxialorum . Alde de corvaria . et Filipus noitoranus . notarij .
et cancellarij communis Janue . Et quam plures alij ibidem presentes et
audientes . Et etiam hijs fuerunt specialiter presentes . Et testes , ad hec
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vocati . et Rogati infrascripti sex nobilles . et prudentes cives Janue. qui
de, ordinatioue prefati domini . . ducis et consilii fuerunt auditores et tra
ctatores hujus compositionis et concordij . cum ambaxatoribus predictis vi
delicet . Fredericus de Pagana . Lucianus Imperialis . Andriolus de Sancta
Agnete . Thedixius Cibo . Nicolaus de Guarco . et Novellus Lercarius . ,
( ANNO 1367 )
Conferma dell'aurea bolla sopra riferita del medesimo imperatore
GIOVANNI PALEOLOGO. — Presso il citato SPERONI , pag. 207.
( ANNO 1374 )
Capitolazioni accordate dall'ammiraglio genovese PIETRO DI CAMPO
FREGOSO a PIERINO re di Cipro. - V . il lodato SPERONI alla
pag. 100.
( ANNO 1376 )
Donazione dell' isola di Tenedo al comune di Genova fatta da
AndronICO PALEOLOGO imperatore di Costantinopoli. — Estratta
dal secondo libro Jurium .
Hoc est exemplum cuiusdam privillegij . scripti in lingua Greca . et
transsunti de lingua Greca in lingua latina interpretante et Refferente .
Magnocati scriba infrascripti domini Imperatoris . et etiam presentibus et
transferentibus . Bartholomeo de Langascho . et Nicolao Bono de Vernacia no
tario et legentibus dictum privillegium habentem Bullam auream . Ymmago
domini nostri Ihesu Xpli . Sedendis (sic) in una Catreda . cum litteris
sic dicontibus . Ihesus Xptus . Et ab alia parte Ymmago dicti domini
Imperatoris . tenentis in manu dextra virgam crucis . et in Manu Sinistra
quodam Involuto cum litterisGrecis . et Cordono Sirico . Viorete pendente
et signatum in publica cum manibusmei notarij Infrascripti . presentis et
audientis . legi dictum privilegium et transcribentem ipsum . Et vissis
litteris Rubeis Manu propria dicti domini Imperatoris . Sic dicentibus . An
dronicus in Xplo dei fidelis Imperator . et Moderator Romeorum paleologus.
Post quam conventionatus et concordatus fuit . Imperium meum . cum
Nobilibus et sapientibus Viris . Videlicet cum potestate peyre , domino
- 308 –
Bartholomeo pindebem de Verpacia Capitaneo Galearum lanuensium . do
mino Antonioto Squarsafico Consule caffe . domino Leonardo de Rossio .
et cum Massarijs existentibus in peira pro comune Janue , domino Cosma
Squarsafico . domino Nicolao de Marcho , domino Iohanne dentato . Et
promissit per scripturam sacramentalis dicti Imperij . qualiter donavit et
dedit . Vicluriosso communi Janue . Insulam Thenedi . cum Castro et
dacione . quod habet dictum Commune , erga me et pro sincera dilectione
Amore et obsequio ac adiutorio . que presentibus temporibus demonstra
verunt . et demonstrant . erga meum Imperium supradicti ut supra .
ordinaliter descripti . Nobilles viri . et etiam totum commune peire .
demonstravit Similiter Imperium meum dicto communi . per predictam
scripturam precepti Sacramentalis dicti Imperij , homines existentes , et
presensialiter frequentantes ethabitantes dicti Agirioti qui sunt. et reperiun
tur presenti tempore . in dicto loco . Supplicant idcirco presensialiter dictum
commune Janue. quod fiat eidem de predictis bullam auream mei Imperij. Ad
corroboracionem cautellam et confirmacionem suprascripte scripture precepti
Sacramentalis eiusdem Imperij superius denotate . quapropter mittit pre
septem preceptum bullam auream imperium meum . Et ideo precepit et
donat dicto communi . Insullam tenedi cum castro . luribus et actionibus
eiusdem quod ipsum habeant Januenses secundam scripturam . primo fa
ctam de dictorum precepto Sacramentalis mei Imperij . Et donat et dat
dicto communi Imperium meum . omnes qui presenti tempore usque in
diem presentem quod scriptum est presens preceptum bulle auree repe
riuntur et habitantur . prope circa peyram Agirioti . secundum primam
de hoc factam scripturam · per sacramentum et pactum . quos possit et
vallcat comune peyre habere sine aliqua molestia . Reservatis lure crimi
nali . Videlicet quod si quis ex predictis Agiriotis ceciderit in culpa . vel
rixa quo vix niodo , ex qua deberent aliqualiter muniri et iudicari debeant
Januenses ipsos punire et condempnare secundum lus et consuetudinem
Grecorum . silicet sine aliqua punicione Sanguinis . et absque aliqua alia
vindicta et punitione , tortura . quo vis modo fienda . pro quibus aliqua
lexio corporis . vel membri subsequatur . Et quo fieri deberet . secundum
lus et consuetudinem latinorum et non grecorum . Et hoc autem suprascripti
nominati nobiles viri el commune peire . affirmaverunt , promisserunt .
et se obbligaverunt . per scripturam verssus meum Imperium et tenentur
observare . Et hoc semper absque aliqua exceptione et etiam conventum et
promissum fuit absque aliquo dubio exceptis luribus pissium . dedit dicto
Agiriotos communi , Imperium meum . et quis . vel qui ex predictis .
negociaus . vel negociantes artem piscandi . teneantur solvere comerihium
pissium integrum et completum prout alij . absque alia exceptione , vel
dubio . El si aliqui ex subdictis mei Imperij undecumque siul vel de quo
- 309 -
loco sint . venerint in agirio ad habitandum . vel circa peyram . vel intus
peyram , non sint Isti . tales sub dominio vel lurisdicione . vel baylia
Januensium . Sed solum sub lurisdicione et Baylia mei Imperij sint . Que
omnia promisit et ordinavit . per pactum . Imperium meum , cum nobi
libus et sapientibus viris · potestate . Capitaneo . Consule et Massarijs . qui
superius sunt nominati nomine et vice communis precipit . dicit . confir
mat et observat . Rata · grata et firma . Imperpetuum dum tamen . quod
predictum commune Janue et omnes existentes Januenses in peyra . qui
sunt et fuerint pro tempore , observent et actendent firmiter et cum cau
tella et Inconcusse omnia et Singulla que generaliter et Singulariter pro
misserunt . et se concordaverunt et obligaverunt . et se convenerunt . per
scripturam et sacramentum . et per scripturam sacramenti firmas et in
falibilles conventiones et concordie Imperio meo in vita mea et dum
regnavero dei gratia , et dilecte Auguste Imperatrice . et amabili filio
Imperij mei domino Iohanniui Imperatoris . et omnibus nostris heredi
bus et Successoribus nostris . Nec non alijs amicis caris meis , qui in
medio nostro et Januensium . qui per scripturain et sacramentum accordij
reperiuntur scripte . Et ad cautelam omnium suprascriptorum . presentem
nostram bullam auream tradditam fuit . communi Janue et peyre . et
subscripta manu propria mei . litteris rubeis . et coroboratam bullam au
rei mei Imperij nostri . A creatione mondi ectatis sexto Milleno . Octocen
teno Octuacessimo quarto . Indicione XIIII . Secundum cursum Romeorum .
et secundum cursum latinorum a nativitate domini . MCCCLXXVI . do
mense Augusti . die XXIII dicti mensis . Licteris Rubeis . Andronicus in
Xplo dei Fidelis Imperator . Moderator Romeorum Paleologus .
Ego Bartolomeus de Langascho . Auctoritate Imperiali notarius . predictis
omnibus interfui . nec non predictnm privillegium in lingua greca scri
ptum , vidi . legi et fideliter inscultavi . Et quia utrumque concordare .
Inveni me subscripsi . unaa ( sic ) cum infrascriptis . Nicolao bono de vernacia
notario . et Nicolao dondo de varagine Notario et curie peyre cancellario .
Nicolaus Bonus de Verpacia Sacri Imperij notarius . supradictis omnibus
interfui . et Interpretavi de lingua greca in latina interpretante calogiri
greco , sive legenle , et me Refferente Nicolao dondo de Varagine notario
et Scribe curie peire et prout et sicuţ · dictus Callogiri grecus Michi Nico
lao bono dicebat şic contineri ut supra unaa cum suprascriplo bartholomeo
de langascho Notario . Nicolaus dondus de Varagine filius lapoti auctoritate
Imperiali notarius . predictis omnibus interfui , unaa cum suprascriptis
Bartholomeo et Nicolao notarijs . ac etiam cum dictis Magnucali el calogiri
Michi tamquam Scribe curie peire et cancellario eiusdem curic , Pelleren
tibus de lingua greca in latina .
Et quia utrumqne concordare Inveni , ipsam publicam . et siguo muo
Instrumentorum consuelo apposui .
- 310 –
Lettera in antico dialetto genovese sulle disposizioni testamentarie
nell' isola di Scio — senza data , ma credo del 1373. -- Dal primo
libro delle sopraccitate Convenzioni di Scio .
Karo amigo e frae messe Raffe patee . la vostra lettera avemo recevuo . e
visto dezo che voi ne scriveivi de che noi ve regratiemo per lo bom amor
e segurtai che voi mostrae inver de noi . e tuti quelli chiam visto la vo
tia . che voi cerchai che sea faeto quello che a raxom apartem in lo logo .
Noi recevando la vostra lettera e come achi parse bem faito elo mostrai
ali homi ecclesiastici e mondai e si me sum informao de zo che voi me
scrivii . fasendove a savei che in lo faeto de la morte e faeto tae cossa per
lo aviotichi che quella personna che morise et abbia figi tuti li lor bem
sum de li lor figi ma quello che morisse e no avese figi e ello restasse o
avese paer o maire frae nevi e cuxin . quello tae so testamento se de ao
tenticar in che modo ello testasse Inver elli o pocho oaffar che ello lasiasse .
ala segnoria esse ello no lasiasse quello tae testamento e annullao et Im
perso de prende la seguoria lo terzo de tuto so che ello avese et aquello
chi morisse sensa testar semeiammenti la segnoria de avei lo terzo de li
soi bem eli doi terzi se partissan inter li parenti de quello morto e la soa
anima . et digo frai figi de frai e coxim o caschunna femina in quello
grao che apartem parentao . e questo se fa in gramde preger . e se scheise
che alcunna personna no habiando parente nissun proximo ni longi morise
et testasse per atro modo et lasiasse legati . quelli tae legati se dem oten
tichar salvo de lo terzo chi apartem alla segnoria . questo tae capitolo
siefaeto cum grande deliberamento . primeramente se serca li bem de lo
morto e de so che se trova cum veritai de quello terzo la segnoria fa al
cunna lassia . anco se alcunna personna morise sensa testare e no avese
antecessor paere avo o besavo . ni successui figi nevi ni frae coxim zer
main o segundi ni altri parenti proximi che in quello caxo de raxom lo
mario de heredita la moie . Semeiementi la moie de heredita lo mario e
la segnoria prende lo terzo . e se oschrise che alcum no avese moie ni fe
mena mario . che in quello caxo la segnoria de heredita tuto e la segno
ria debia dar lo terso per annima de quello morto . la dicta letera per
mao cautella se sum sotescripti . Niteopoliti Amastridos jocis . Nega eccle
siarchi de la santa gexia de deo dicheofillas . Proto presentis ofillas . Ta
volarios Ieronimon Carsinatis . Lo servo de lo Sancto Imperao Andronico
retachnios . Theodoro pardaleo in la presente lettera per cautella me sum
sotescripto . Nicali fillas per in la presente lettera per cautella me sum
sotescripto . Nicola Sarapdino in la presente letera me sum sotescripto .
- 311 -
( ANNO 1488 )
Il podestà e commissarii per la Repubblica di Genova in Scio ed
i governatori maonesi decrelano che il governo dell' isola non debba
occuparsi delle estorsioni ed avanie falte dai Turchi ai privati che
vorranno avere con essi relazioni o negozii. = Da Raccolta di
carte della Maona di Scio esistente della Biblioteca della R .
Università di Genova , pag. 1 .
MCCCCLXXXVIII . DIE VIII FEBBRAIJ IN CHO
Spectabilles et prudentes domini Leonardus Marrufus Potestas Chij
supranominato spectabile domino Leonardo Maruffo Potestate abentes . am
plissimam potestatem et baliam virtute literarum R .mi et Ill. domini Pauli
de Campofregoxo Cardinalis ac Januensium ducis et magnifici consilij do
minorum antianorum Janue transcriptarum in curia spectabilis domini
Potestatis per me aug.m de Via noctarium et eiusdem curie scribam . nec
non spectabiles domini Gubernatores Mahone eiusdem Insule Chij in cubi
culo palatij in pleno numero congregati ex surrogatione . d . Petri Iusti
niani quondam . d . Gabrielis loco . d . filipi eius fratris . et domini
Dominici Iustiniani domini Iohannis loco domini Lasari Iustiniani eius
fratris ad hunc actum tantum . quorum . d . Gubernatorum nomina sunt
hec . d . Ieronimus lustinianus q . d . X .ºffori - d . Britius Iustinianus g .
d . Fran .. - d . Leonardus lust. q . d . paridis - d . De Lucas lust.& q .
d . Lanciloti - d . Barnabas Paterius q . d . Petri - d . Pet. Inst.s q .
d . Gabrielis surrogati ut s - d . De Baptista lustinianus domini Fran .c .
d . Dominicus lust. d . Iohannis surrogatus ut s - d . dominicus adurnus
d . Gregorij - d . lacobus Justinianus q . d . Iohannis - d . Gregorius
Justinianus d . Pagani et d . Iohannes lust.* q . d . Galeatij . Conoscentes
crebras extorsiones seu avanias a turcis privatorum hominum causa contra
Mahonenses superiori tempore motas fuisse et quotidie moveri ex qua una
re a Mahona ingens peccunie summa in maximum illius detrimentum per
soluta est . ex eaque debita Mahone maximum immodum aucta sunt adeo
ut eius vires multum atricte et imminute inveniantur atque tanto oneri
in futurum non sufficerent . ex eaque re Civitas et insula in periculo
versetur , considerantes preterea huiusmodi avaniarum causam a privatis
hominibus provenire solere . qui sui commodi gratia cum turcis et subditis
regis turcorum negotiis contrahendis implicantur . nec honestum esse quod
-- 312 -
privatorum incommoda a Mahona el res publica perferantur . cum multa
in utilitatem communem reformasseut . volentes saluti Maone atque inco
lumitati insule Chij iusticieque in hac quoque parte recte consulere pro
communi omnium utilitate re inter illos dilligentissimo discusa omni me
liori modo via et forma quibus melius potuerunt et possunt decreverunt
et statuerunt et hoc valido decreto perpetuo duraturo decernunt et statuunt
quod quicumque maonensis mercator civis aliusve quo vis nomine appel
letur qui in futurum quovis modo eum turcis saracenis aut subditis regis
turcorum res aut merces contractaverit aut quovis modo se immiscuerit et
ea decausa illi molestia quomodocumque illata fuerit vel iuste vel iniuste
teneatur et debeat pro illa se defendere sumptibus proprijs atque omne
onus pro ea suscipere . Et demum salisſfacere aut si oporteat ad loca transire
ad que in ludicium ad magistratus turcorum ubicumque fuerint vocatus
sit . Et demum ita providere quod ex huiusmodi avapia iusla vel iniusta
nulum onus ad Maonam perveniat . Preterea si contingat adversus , d .
maonenses avaniam moveri vel ad quempiam ex eis qui illam in Maonam
retorquere vellet ut sepe accidit . volentes providere ne privatorum incom
moda maone inferantur alicuius favore gratia aut opera , decernunt et
statuunt quod de cetero de avania aliqua tractanda vel componenda et de
peccunia pro ea erroganda . decerni non possit nisi a dominis potestate
et gubernatoribus etduodecim participibus maonensibus ellectus ad calculos
albos et vigros sumptis dictis calculis quorum quatuor quinte partes albe
in se convenientes sentenciam faciant nec alio modo super huiusmodi ava
nia et impensa facienda decerni liceat . Que quidem forma si servata non
fuerit a spectabile domino potestate et gubernatoribus ipse spectabilis . d .
potestas et gubernatores teneantur propriis nominibus maone tanta peccu
vie summa satisffacere quanta in huiusmodi avania ex illorum decreto
contra formam huius legis et decreti errogata fuisset quibuscumque in con
trarium non obstantibus .
( ANNO 1488 )
Il podeslá e commissarii della repubblica di Genova in Scio ed i
governatorimaonesi decrelano che le navi ,nell' isola , non possano
fermarsi che nel porto di Scio . — Dalla stessa Raccolta , pag. 2.
MCCCCLXXXVIII DE XX MARCIJ IN CHIO
Spectabilis . d . Leonardus Maruffus Potestas Chij Antonius de Riparolio
et Ludovicus de Flisco commissarij una cum spectabile . d . Leonardo
- 315 -
Marrufo Potestate ex balia eis atributa virtute literarum R .mi domini Car
dinalis et illustris ducis Pauli de Campofregoxo . M .ci Consilij dominorum
Antianorum communis Janue ac spectati officij Chij . Et Prestantes domini
Gubernatores Chij in legiptimo numero in cubiculo Palatij congregati .
Absentibus . d . filipo Iustiniano q . d . Gabrielis et Gregorio lustiniano
q . d . Pagani . Quorum qui iuterfuerunt nomina sunt hec . d . Ieronimus
Iustinianus q . d . Xoffori - d . Britius lust. q . d . francisci - d . Leonardus
lustin . q . d . Paridis - d . Lucius lustinianus q . d . Lanciloti - d . Bar
nabas Paterius - d . Lasarus Just. d . Iohannis - d . De Baptista lust. d .
Francisci - d . Dominicus Adurnus - d . lacobus Iust. q . d . Iohannis et
Chium veniunt mercature causa et inde ad alia loca proficiscuntur novo
consilio in portum Delfini se recipere ibique quamdiu libet mora facta
onerari atque exonerari declinantibus dominis et patronis pavium ac mer
catoribus antiquum et verum urbis portum qui securi nichil de publica
salute cogitantes privatis negotiis intenii sunt tantumque numerum navium
et navigiorum in portu Delfiniaccumulatum esse et quotidie magis accumu-.
lari ut mutata portus et urbis facie novam Chium in Delfino aspicere li
ceat , Considerantes eam esse potissimam causam urbis deserende quotiens
ab oste periculum instaret quia fere quotannis nunciato de classe turco
rum rumore contingere solet cum homines urbe relicta pre timore in naves
se se commodissime transfferre possint ; Volentes saluti urbi recte consu
lere et huic nascenti malo ac teterimo consilio providere re dilligentissimo
examinata omni meliore modo via et forma quibus melius potuerunt et
possunt decreverunt et statuerunt et hoc valido decreto decernunt et sta
tuunt quod de cetero . d . et patronis navium et navigiorum omnis generis
in portum Delfini aliosve insule Chij portus cum navibus vel navigijs ire
atque ineis res aut merces onerare atque exonerare non liceat sub pena
solvendi quindecim pro centenario que exiguntur a corpore navium navi
giorum cuiuscumque generis sint rebus et mercibus ac bonis que in ipsis
mercibus pro quibus solvuntur quinque et quartum decimi pro centenario
que ab hac pena immunes sint . Quam quidem peccuniam supra nominati
potestas commissarij et gubernatores ex nunc atribuunt et assignant operi
fossarum murorum ac urbis reparationi . in quam quidem penam incidisse
et incidere quicumque patronus et mercator intelligatur qui contrafecerit
et decretum non observaverit atque pro ipsis mercatoribus pro mercibus
que onerari aut exonerari contigeret patronus ipse sit etiam obligatus ,
Verum cum non tam necesse quam commodum sit quod naves et navigia
postquam in eis res et merces onuste sunt negotiis ex predictis ut quando
fieri consuetum est se se recipiant interdum in Delfinum interdum in sta
tione ferme ut in his locis ligna acquam et huiusmodi que victui neces
- 514 –
saria sunt magis commode habere possint . Statuerunt quod patroninavium
vel navigiorum quibus ut supradictum est ex portu exire et cum vereum
navibus vel navigijs in portum aut stationem insule excepto loco fosse se
trasfferre continget . Spectabilibus dominis potestati et Gubernatoribus de
ea summa peccupie usque ad duo milia ducatorum que arbitrio ipsorum
s . d . potestatis et gubernatorum statuta erit ex his portubus et stationibus
exeundi quam primum illis videbitur et placuerit idonea curare debeat
non ammicta pena que circa onerationem et exonerationem rerum et mer
cium superius statuta est . Mandantes mihi Augustino de Via infrascripto
notario et curie scribe de his omnibus hoc decretum confici et preconio
publico nunciari .
DIE XXII DICTI
Presens decreto ſuit hodie demandato prefatorum dominorum pu.ce alla
voce ac vulgari sermone publicatum in platea Bancorum et aliis locis con
suetis per Lucam Belogium pu.cum preconem civitatis sicut ipse retulit .
Dichiarazione del decreto precedente -
Dalla stessa Raccolta , pag. 2 bis.
DIE XXIIII DICTI
Prefati spectabiles domini Potestas Commissarij et Gubernatores in le
giptimo numero congregati in supradicto Cubiculo palatii absentibus tan
tum dominis dominico Adurno . lacobo lustiniano q . d . Iohannis et
lohanne lustiniano q . d . Galeatij . volentes ad tollendas dubitationes
que oriri possunt in suprascripto decreto reclamare rerum montes in re
presenti articulo et parte ubi escluduntur res et merces que solvunt quin
que et quartum decimi pro centenario quas immunes esse voluerunt a
supradicta pena solvenda scilicet quindecim pro centenario declaraverunt
et statuerunt quod supradicta inteligantur in exoneratione dictarum mer
cium tantum ut non in oneratione earum pro qua volunt statuunt et de
clarant eas esse obligatas sicut ceteras merces .
Ea die paulo post Lucas Belogius sicut ipse retulit proclamavit supra
dictam declarationem publice vulgari sermone in platea Bancorum et aliis
locis consuetis .
- 315 –
MCCCCLXXXVIU . DIE XXVIH MARCIJ IN CHIO
Spectabiles et prestantes Domini Leonardus Marrufus Potestas Domini
Antonius de Riparolio et Ludovico de flisco Commissarij et . d . guberna
tores Chij in sufficienti numero in cubicolo palatij convocati . Quorum qui
interfuerunt nomina sunt hec . d . Ieronimus Iustinianus - d . Britius lusti
nianus - d . Leonardus lust. q . d . Paridis - d . Lucas Just.s - d . Barna
bas Paterius - d . Lasarus Iustinianus - d . Baptista lust. d . Francisci -
d . filipus Iust. q . d . Gabrielis - d . dominicus adurnus - d . lacobus lust.“
q . d . Iohannis . Cogitantes continuo studio omnia facere que utilitate et
saluti urbis accomodata sint cum inter cetera statuissent firmo commeatu
urbem munire . Cisternam construere pleraque perficere que ad publicum
commodum pertinent ea que de causa decreverunt frumenta ac legumina
omnis generis in rebetis collocari et vendi debere post kalendas maij anni
MCCCCLXXXVIII quemadmodum in institutione super ea re facta Latius
esse denarium unum sub illis modis et formis que in eadem institutione
continetur decreverunt et statuerunt et omni meliori modo via et forma
quibus melius et validius possunt decernunt et statuunt loca imponere supra
exactione . denarij unius a quolibet misario frumenti et legumenis que
coligitur pro persona , rebetarum et porticus ut ex pretio locorum ea pro
ficere possint in commune commodum que superius memorata sunt . Quam
quidem impositionem et locorum institutionem in hunc modum faciendam
decreverunt .
Primum quod ex ea summa peccunie que ex institutione denarij unius
pro misario frumenti et leguminis exigetur pro tempore iuxta pretia qui
bus in annis vendi continget nec non pensio porticus que coniuncta est
rebetis assignata et atributa sit proventui locorum equa portione inter illa
distribuenda . Declarantes nullum certum proventum his locis assignatum
esse nisi quantus ex supradictis membris provenire continget . Statuentes
denarium pro centenario pro proventu ipsorum locorum per annos quatuor
incohandos in Kalendis maij proximi huius anni MCCCCLXXXVIII . quo
niam ex pretio pentionis rebetarum denarij unius per id tempus vendi
tantumdem inter participes pro uno quoque loco distribui potest .
Declarantes preterea participes et creditores locorum teneri et obligatos
esse peccuniam locorum accipere quanta in dies vis dari continget in mi
nutionem et exibitationem sortis locorum et peccuniarum ad rationem
ducatorum quinquaginta singulo loco . Que quidem exbitatio locorum fieri
participes et creditores supradicti sortem peccunie quam nomine locorum
super his istitutionibus exponent nulo jure repetere possint invitis specta
bilibus Dominis potestate et gubernatoribus . sed eam peccuniam tenere de
- 316 -
beant eorum periculo sub institutione predicta . ita ut nullum jus habeant
in ulum maone membrum nisi in rebetas porticum et exactionem seu
pensionem denarij unius pro misario supradicti . sed supradicti spectabiles
domini potestas commissarij et gubernatores volentes quod hec comperula
superius optime gubernelur decernunt et statuunt quod ex numero par
ticipum ipsius comperule duo protectores selligantur singulo anno per
participes ad calculos albos et nigros quorum tres quarte partes senten
ciam faciant . Qui huius com perule administrationem suscipientes potesta
lem et arbitrium habeant pensionem rebetarum denarij unius pro misario
vendendi etiam per id tempus quod illis placuerit pecuniam ipsam ac por
ticus pensionem exigendi ac quoscumque suos debitores ad satisfactionem
compellendi proventus taxandi et luste distribuendi , exbitationem et im
minutiouem locorum ac demum omnia faciendi que ad negotia et admi
nistraſionem comperule pertinere videantur . Ipsique protectores fideiusso
res Idoneos prestare debeant de ducatis sexcentis Chij de bona et lusta
administratione . In quibus fideiussoribus maonenses esse non possint .
sed omnino excludantur . Volentes insuper quod omnis facultas balia et
arbitrium de rebelis pensionibus et reliquis omnibus antedictis que ad
hanc Institutionem comperule pertineant sit penes protectores et partici
pes predicte comperule sub legibus superius memoratis . transferentes in
ipsos protectores et participes omne ius et arbitrium quod spectabiles
domini Potestas et Gubernatores vel eorum alteri in ipsis rebetis ac lota
institutione ista habeant vel habere possint donec debita locorum exbitata
et persoluta fuerint . quo casu et tempore postquam participibus locorum
de sorte plene satisfactum fuerit . volunt et decernunt quod pensio vel In
stitutio denarij unius modo supradicto exigendi ac pensio porticus signata
et atributa sit reparatum urbis et castrorum insule quam ex nunc hoc va
lido decreto illi asignant et atribuunt. ea etiam lege quod supra huius
modi pensione ac pecunia loca instituere liceat ex quorum proventu urbs
reparetur et muniatur nec alio modo pecunia supradictarum pensionum
vel locorum si Institui contingeret in alium quemvis usum converti liceat
pisi in Urbis et castrorum Insule reparationem quemadmodum superius
dictum est . Volentes quod spcctabiles . d . potestas et commissarij hoc
anno tantum duos protectores pro eorum judicio elligant. Reservantes fa
cultatem ipsis spectabilibus dominis potestati et commissarijs scribam li
bri et rationum elligendi eiusque mercedem constituendi . nec non quan
tum protectoribus comperule singulis annis dare honoris potiusque pre
mij causa (manca quod ) equum visum est . Atque hanc omnem peccuniam
ex redditibus pensionis denarij unius rebetarum ac porticus excipiendi .
Reliquum vero peccuniarum pensionem locorum atribuentes ut supra sa
tis declaratum est . Qui quidem scriba supradicte comperule modo ante
dicto elligendus teneatur singulo anno fideiussores Idoneos prestare de du
-- 517 -
catis mille de bona vera et iusta administratione a quibus fideiussoribus
omnino maonenses . exclusi esse Inteligantur . sed ut loca huius compe
rule omni favore muniantur decernunt et statuunt quod loca huius Com
perule omnibus privilegijs et favoribus gaudeant que locis comperarum
Sancti Georgij concessa sunt quodque ad illa regressus et recursus haberi
non possit nisi illis de causis propter quas ius habetur in illa Compera
rum Sancti Georgij . Volentes insuper ut horum locorum firma et stabi
lia . sint fondamenta quod illarum numerus Centesimum excedere non pog
sit nec ulo quovis modo ultra eam summam augeri . Imo útque celerius
ipsa locorum summa minuatur atque exbitetur volunt et decernant quod
omnia emolumenta et commodum quod ex frumentis que continuo pro
munitione urbis assignata sunt vendendo revendendo vel quomodocumque
in dies capi continget huic comperule assignatum deputatum et debitum
sit nec in ulam aliam rem et usum ulo quovismodo converti possit . Ex
quo quidem emolumento commodo exbitatio singulo anno facta sit . sta
tuentes quod hij qui super cura munitionis urbis constituti sunt de emo
lumento et commodo ipsorum frumentorum racionem protectoribus Com
perule quotiens ipsis protectoribus placuerit reddere debeant et solvero
quantum commodum esse invenietur.
MCCCCLXXXVIII . DIE XXVIII MARTIJ IN CHIO
Spectabiles et prestantes domini Leonardus marufus potestas . antonius
de Riparolio et Lodovicus de flisco commissarij excelsi communis Janue
upa cum spectabile domino Laonardo Marufo potestate virtute Balie eis
concesse . habentes amplissimam potestatem et baliam virtute literarum
et cetera ac domini gubernatores in cubiculo palatij Convocati Scientes ab
eis hedificatas fuisse iu urbe Chio stationes quasdam quas rebetas vulgus
appelat in quibus frumenta repoxita vendantur id quod factum esse tum
pro urbis munimento tum pro populi commodo et pro harum rebetarum
pensione statutum ab eis fuisse quod denarius unus pro misario frumenti
ordei farine et legumenis exigatur quemadmodum in institutione de ea re
facta declaratum est . Volentes redditus harum rebetarum quantum licet pro
publica utilitate augere . decreverunt et statuerunt quod in porticu nuper
facta et que conjuncta est ipsis rebetis bancherij tam pecuniarum scriptarum
quam securitatum mensas tenere debeant et obligati sint et pro pentione
mense solvere scilicet quisque bancherius peccuniarum pro singula mensa
ducatos duodecim singulo anno . et Bancherius securitatum ducatos novem
declarantes quod in nulo quovis loco supradictis Bancherijs . vel quimore
Banchixiorum publice super eorum mensis peccuniam scribunt menses
tenere non liceat , quod si aliter factum esset teneantur nichilominus
ante dictam pensionem solvere perinde ac si mensas in ipsa porticu ha
- 318 -
buissent . Statuentes quod peccunia harum pensionum de sex in sex
menses solvi et computari debeat in redditibus rebelarum eamque ex nunc
illis assignant et atribuunt sub illorum gubernatione et administratione .
que rebetis ante dictis erit constituta . Declarantes insuper quod qui cen
sariam securitatem exercere voluerit sub porticu ante dictam mensam tenere
debeant ceteris locis exclusis . Quod si non fecerint nichilominus pensio
nem porticus solvere debeant sub pena ducatorum quinquaginta a quolibet
contrafaciente auferendam quotiens contrafecerit quorum quidem ducatorum
quinquaginta dimidia pars compere rebetarum atributa et asignata sit .
Ducati duodecim ziliati quinque operi fossarum accusatori et reliqui du
cati duodecim zialiati quinque operi fossarum et urbi reparationi.
MCCCCLXXXVIII. DIE XXVIII MARTIJ SUB PORTICU PALATIJ
Spectabilles domini Leonardus marrufus potestas . Antonius de Riparo
lio et Ludovicus de disco commissarij pro excelso Communi Janue . ha
bentes ad hec amplissimam Baliam virtute literarum suarum ac domini
Gubernatores maone Civitatis et insule chij . Volentes procedere ad ven
ditionem suprascripte pensionis rebetarum cum eas pluries subastare fe
cissent landem subastante luca belogio cintraco eiusdem ac dicto domino
antonio uno ex dictis Comissarijs ter ut mos est eam deliberaverunt et
vendiderunt Egregio Luce Iustiniano . d . Bartholomei presenti ementi et
maius pretium ceteris offerenti videlicet pro annis quatuor incoandis die
prima maij proxime venturi pro pretio ducatorum quingentorum singulo
anno coligendum modis et formis contentis in suprascripta Clausula . quod
pretium dictorum annorum quatuor ascendit ad summam ducatorum duo
rum milium solvendorum de decem în decem mensibus videlicet totum
pretium cuiuslibet anni usque ad integram solutionem . et habuit de par
tito ipse Lucas ducatos quindecim singulis annis .
Qui Lucas Constitutus.
Tacto cornu promissit solvere dictum pretium et Idonee cavere in om
Et pro eo intercessit et fideiusit Bartholomeus Iustinianus eius pater
sub etc.
presens etc .
- 319 -
( ANNO 1488 )
Disposizioni del Governo di Scio sulla elezione
degli officiali nell' isola . Dalla citata Raccolta , pag. 5 .
of IESUS MCCCCLXXXVIII DIE XX MAIJ IN CHIO
· Spectabiles domini Leonardus marrufus potestas . Antonius de Riparolio
et Ludovicus de flisco Commissarii Excelsi communis Janue habentes am
plissimam potestatem una cum ipso spectabile domino Leonardo marrufo
potestate ac prestantes domini Gubernatores Chij in cubiculo palatij in
pleno numero Convocati . Quorum qui Interfuerunt nomina sunt hec .
d . Ieronimus lustinianus - d . Britius Iustinianus - d . Leonardus lust.
q . d . paridis - d . Lucas lust. q . d . Lanciloti - d . Lazarus lust. d .
Iohannis - d . Baptista Iustinianus . d . francisci - d . filipus lust. q .
d . Gabrielis - d . dominicus adurnus - d . Iacobus lust. q . d . Galeatij -
d . Gregorius Iust. q . d . pagani . Cum frequentes querelas audissent
de Iniurijs que agrestibus et rusticis Insule ab officialibus et his qui
offitiorum et Casalium administrationi presunt inferruntur . Scientes
nichil magis proprium esse civitates regentium nichilque magis ab illis
prestandum quam subditos et populos ab Iniuria tueri atque recte gu
bernare . Imprimisque iustitiam colere ex qua reipublice tranquillitas
oritur et populi in oſitio et benevolentia Continentur . Volentes huic rei
optime consulere omni meliori modo via et forma quibus melius potuerunt
valido decreto perpetuo valituro decernunt et statuunt quod quispiam ad
administrationem offitij admitti non possit nisi prius acceptis litteris a
spectabilibus . d . potestate et.Gubernatoribus . virtute quarum ad Guber
nationem offilij admittatur et sine quibus offitium Ingredi et exercere non
possit sub his gravioribus penis que in hoc decreto Continentur . et nisi
fideiussores idoneos prestiterit per spectabilem . d . potestatem approbandos . a
quibus maonenses omnino exclusi sint . de ducatis quingentis Chij de bona
et iusta administratione et pari modo fideiubere idonee ludicio spectabilis .
d . potestatis et Gubernatorum in Kal . aprilis . a qua quidem fideiussione
exclusi sint maonenses de promittendo ac solvendo debitis temporibus Ca
ratia refacimenta atque accustica ad Cancelariam pertinentia . Sed ut que
statuuntur rectius observentur volunt et decernunt quod participes cuiusque
d vodeni que vendiderunt vel quomodocumque partem sui offitii in aliquem
transtulerunt obligati sint pro Emptore quousque supradictas litteras a
spectabili . d . potestate et gubernatoribus habuerit . Et pro his omnibus
- 320 -
participibus cuiusque duodeni et venditoribus obligate sint peccupie ille de
quibus creditores sunt et erunt ac quisque eorum in libro spectabilium .
d . Commissariorum que ipso lure intercipi possint per spectabilem . d .
potestatem et Gubernatores a quolibet participe venditore contrafaciente et
supradictam formam non servante . Qui vero non vendiderit si contingat
ab aliquo offitium ipsule occupari contra leges supradictas . Ioteligatur non
esse obligatus . pro eo qui non servata forma supradicta offitij administra
tionem ingressus esset . Et volentes quod rustici et agrestes ea solum fa
ciant ad que iure obligati sunt . decernunt et statuunt quod rustici insule
pulas angarias officialibus facere teneantur . Sed eas tantum que . d . mao
nensibus pro publica Insule et urbis utilitate et necessitate ab illis deben
tur nec ulo modo ad alias angarias alius officialis vel privati hominis cogi
et compelli possint . nec etiam mercede conducti .
Et volentes ut omnis Iniurie Causa tollatur quod condannationes et pene
adversum rusticos ab officialibus facte exigi non possint nisi prius confir
mentur a spectabili . d . potestate cui illas reprobare liceat ac deputate
et asignate officialibus sint durante tempore sortium finiendarum anno
MCCCCLXXXX .
Quo elapso pene et condemnationes ipse statui debeant ab officialibus
que corrigi et reprobari possint a spectabili . d . potestate et cancelarie
sine ula exceptione asignate sint . Sed si post annum MCCCCLXXXX quo
tempore condemnationes et pene Cancelarij atribuantur ut supradictum est
Contingat quod condemnatio per officialem a condemnato vel ex toto vel ex
parte extorqueretur et interciperetur partem condemnationis remitendo vel
non remitendo cumque rem condemnalus spectabili . d . Potestati notam fa
ceret . volunt et statuunt quod integra condemnatio condemnato remitatur et
relasetur atque pars que ab officiale intercepta fuisset illi plene persolvatur .
Sed si condemnatus qui penam et condemnationem ex parte vel ex toto
modo supradicto officiali solvisset condemnationem et solutionem factam
occultam tenuerit nec . d . potestati declaraverit ut supradictum est solvero
cancelarie . d . maonensium teneatur quatuor pro uno eius quod officiali
solvisset vel in peccunia vel in eadem re que officiali pro satisfactione a
condennato dari contigisset . Verum cum non levis Jniuria causa ex hac
una re oriri soleat cum rustici ab officialibus res suas iniustis pretiis illis
vendere cogantur , decernunt et statuunt nemini officialium licere ulo
quovis modo a rusticis et agrestibus sui casalis et offitij emere vinum
frumentum oleum setam ficus carubas aut alia que in eorum agris et
possessionibus nascuntur quovis nomine appelentur sub pena solvendi du
plum pretium eius rei quam emisset quod si in hac parte Contrafuerit ad
ulum Insule officium ad annos quinque admitti non possit . Sed si rusticus
contra formam huius decreti aliquid ex predictis officiali vendiderit hoc va
lido decreto solvere teneatur Cancelarie . d .maonensium duplum pretium
- 321 -
rei que ab eo vendita fuisset . Statuentes his qui de huiusmodi venditione
et emptione . d . potestati noticiam fuerit terciam partem ejus rei que
accusari contingat. Et volentes quod spectabilis . d . potestas de huiusmodi
accusatione noticia habita teneatur statim ius administrare tam adversus
officialem emptorem et eius fideiussorem quam rusticum venditorem . Et
volentes quantum liceat rusticorum et populi commoditati studere . Decer
nunt et slaluunt quod rustici ad satisfacionem caracii ante diem quintam
decimam lulij et refacimentorum ac . . . . ante quintam decimam
diem Augusti cogi non possit . Liceat tamen oficiali ab agrestibus debito
ribus pignora capere post quintam decimam octobris . Statuentes preterea
quod officiales ante quam administrationem officij suscipiant promittere
debeant Iure lurando prestito in manibus spectabilis . d . potestatis a bene
et lusle offitium administraturum ac decreta et leges que in presenti de
creto Continentur integre servaturum . volentes quod rustici de Iniurijs
per officiales sibi illatis spectabili . d . potestati quocumque apni tempore
querelam facere possint . et a spectabili . d . potestate illis lusticia admi
nistrari quotiens a rusticis petita fuerit sine ula differentia . Sed ne ho
mines diutius unum tautum officium continuare possint ex quo insolentiores
erga rusticos fiunt hoc valido decreto statutum est quod Idem offitium a
nemine exerceri possit nec alius pro eo nisi unius anni spatio interiecto
Ita ut qui officium administraverit illud idem sequenti anno exercere non
possil . Volentes quod spectabilis . d . potestas sub pena sui sindicamenti
ad observationem legum supradictarum cogere debeat . Et ut provideatur
quibuscumque modis et vijs ut que supradicta sunt plene observentur .
Volunt imprimis et statuunt quod si quis contra formam supradictam offi
lium Insule administrandum susceperit vel leges huius decreti plene non
servaverit . Inteligatur offitio ipso lure privatus esse nec ad administra
tionem alicuius oſfilij admitti possit nisi post decem annos ab co anno
incohandos et a gubernatione Civitatis et Insule privatus sit . Etiamsi ab
Inclito communi Janue iusta formam conventionum ellectus esset . nec in
numero gubernatorum esse possit exclusus ab omni Civitatis et Insule ad
ministratione . Ad quorum omnium supradictorum observationem spectabilis .
d . potestas quemlibet cogere teneatur sub pena ducatorum ducentorum
venetorum ab eo auferendorum lempore sui sindicamenti . Pro rebus autem
ab officialibus Insule male gestis spectabilis . d . potestas qui nunc est
et pro tempore erit ac quatuor ex gubernatoribus pro tempore secundum
morem gubernantes officiales ipsos corrigere emendare et punire debeant .
Et si quis de angarijs et rebus que a rusticis ementur formam huius decreti
non servaverit a spectabili . d . potestate tantum re ab illo cognita pu
niatur et omnia fiant que circa provixionem utriusque rei decreta sunt .
In numero vero illorum quatuor esse non possint pater filius socer gener
frater filij fratrum patruus et nepos ex fratre , quibus in causis horum
21
- 322 -
propinquorum et graduum nequaquam ludicare liceat . Sed quoniam plu
rimum interest qui homines ministrationi rerum et populis presint hoc
valido decreto cantum est non licere de cetero grecis libertis et servis ulo
quovis modo oMtia Insule administrare atque exercere . sed ab illorum
gubernatione omnino exclusi sivt . Verum Capitanei qui servum libertum
aut grecum administrationi Insule propoxuerit Inteligatur incidere et inci
disse in quascumque penas que in hoc decreto continentur .
( ANNO 1488 )
Il Podestà , e Commissarii della Repubblica di Genova insieme coi
Governatori dell' isola di Scio ad evitare il pericolo di carestia
creano una depulazione sopra l' annona e danno le disposizioni
all' intento . — Dalla citata raccolta della Maona di Scio . 1 .
MCCCCLXXXVIII . DIE XXVIII . MAIJ IN CHIO
Spectabiles domini Leonardus Marrufus potestas D . Antonius de Ripa
rolio et Ludovicus de flisco Commissarij Excelsi communis Janue . Et pre
stantes domini gubernatores Chij in suficienti numero in turri magna con
vocati . absente tantumodo d . Filipo Justiniano q . d . Gabrielis . Consi
derantes nichil esse tam necessarium saluti urbis et insule quam firmo
commeato urbem munire . Et scientes eam rem precipue Cure esse Ex
celse dominationis Janne . Volentes partim illius mandatis obtemperare .
partim saluti Insule bene consulere et vitare pericula que ex frumento
rum inopia sepe contingerunt. Re examinata communi omnium consensu
unus ex Incolis et abitatoribus Chij qui curam et potestatem habeant fru
menta et commeatus gubernandi emendi vendendi distribuendi prout il
lis vissum fuerit inter habitatores urbis et Insule Chij . et demum om
pia faciendi que ad hanc curam et negotia frumentorum et commeatus
scere debeant spectabilem dominum potestatem qui nunc est et pro tem
pore erit et spectatum officium maris de summa frumentorum supradicto
rum et de peccunia ac pretio quando vendi Contingat. Ita quod de ipsis
frumentis ac commeatu nec non de processu illorum Ipsi tres supradicti
nulo modo disponere possint sed obligati sint de illis veram reddere ra
tionem spectabili domino Potestati et offitio maris . qui spectabilis domi
nus Potestas et oſlilium maris eam provissionem commeatus et frumen
torum continuam et firmam in Urbe tenere debeant . Ea Lege quod emo
- 323 -
lumentum quod ex frumentis et commeatu provenire melius contingat as
signatum sit suplemento modiorum mille frumenti et tritici el ea summa
perfecta reliqum quod erit deputatum et signalum sit exbitationi locorum
compere rebelarum et facta integra exbitatione dicte compere reparatione
Castrorum Insule ut in institutione Ipsorum Locorum continetur . Volentes
quod spectabilis dominus potestas et ollitium maris commeatum ipsum et
frumenta vel eorum processum in ulam aliam rem atque usum quovis modo
convertere et assignare non possint nisi in munitionem et firmum urbis
commeatum sub legibus et modis superius memoratis . de quorum quidem
clavibus magaxenorum et locorum in quibus frumenta munitionis colocala
erunt . esse debeant videlicet cujusque magaxeni una clavis in potestate
spectabilis domini potestatis et oſilij maris et altera supradictorum trium
qui eligi debeant per spectabilem dominum potestatem et gubernatores bi
nis annis a presenti die inchoandis et ex nunc ellegerunt et elligunt spe
ctabilem matheum lustinianum et dominum baptistam Iustinianum domini
lohannis ac Ilarium stellam . urbis habitatorem .
( ANNO 1488 )
Vendita ed instituzionedella pensione dei magazzeninell'isola di Scio.
Dal secondo libro delle convenzioni di Scio pag. 247 verso .
Et primo quod emplor et collector huius pensionis possit et valeat exi
gere et percipere denarium unum monete chij pro singulo misario men
sure chij pro omnibus et singulis granis ordeis farinis et legumipibus cuius
vis generis sint tam Januensium quam extraneorum qui inteligantur esse
omnis nationis . que conducentur et exonerabuntur in porto et Insula
Chij ex quacumque mondi parte supra quibusvis navibus navigijs et vasis
navigabilibus a die prima maij anni de MCCCCLXXXVIII.
Item quod patroni cuiusvis nationis sint quarumcumque navium navi
giorum et vasorum navigabilium sint obligati dicto emptori et seu colectori
pro omnibus granis ordeis farinis et leguminibus que conducuntur et exo
nerabuntur in presenti loco et insula chij quousque grana ordea farina et
legumina reposita sint in rebelis inferius declarandis . que postquam in il
lis collocata fuerint patroni a presenti onere et solutione exempti sint . Et
si contingat patronis solutionem facere presenti pensioni pro granis ordeis
farinis et leguminibus ut superius dictum est liceat eis regressum habere
contra dominos granorum ordeorum farinarum et leguminum a quibus pos
sit et valeat (sic) suam consequi solutionem .
Preterea volentes vitare fraudes que in huiusmodi re commiti possent .
Volunt et decernunt quod grana ordea farine et legumina in nulo loco
exonerari possint nisi in ponlem portus . ceteris alijs locis exclusis . sub
pena solvendi charatum unum pro misario . Que grana ordea farine et le
gumina colocari debeant in rebetis ad hoc deputatis . de quibus inferius
fiet mentio . In eis que vendi et non in alio quovis loco qui omnino pro
hibitus esse inteligatur . Et id fieri debeat sub pena supradicta a quolibet
contrafaciente auferenda . Et inteligatur utramque penam supradictum de
beri et assignatam esse dicto collectori . Verum quia contingere posset quod
patroni maonenses navium navigiorum et vasorum cum suis navibus et
navigijs grana ordea farinas aut legumina in chium conducerint utom
nis modo ad debitum presenti pensioni faciendum compellantur . Inteli
gatur posse habere regressus et recursus ad peccuniam ducatorum trecen
torum que ex offitijs singulo anno ad illos perveniunt nec non ad omnem
peccuniam de qua creditores essent tam in libris maone quam domino
rum Commissariorum . que quidem peccunia pro huiusmodi solutione esse
intelligatur.
Ex adverso autem emptor et collector huius pensionis teneatur dare et
consignare illis qui frumenta ordea farinas et legumina in terram exponent
rebetas aptas idoneas et capaces in quibus frumenta ordea farinas (sic )
et legumina recipi et colocari commode possint . et claves cuiusque rebete
que sint in potestate domini frumenti ordei farine et leguminum . Sed
claves duarum portarum majorum intra quas rebete continentur esse de
bent penes emptorem et collectorem huius pensionis qui obligatus sit mane
portas illas aperire et vesperi bene et cum dilligentia claudere . singulis
diebus Dominicis et solemnibus tantum exceptis , quibus aperire non li
ceat . Et pro pensione huius pensionis teneatur emptor solutionem facere
termino mensium duorum incipiendorum die prima maij MCCCCLXXXVIII.
Cui quidem pensioni concessa fuit (sic ) et esse inteligantur omnia privilegia et
clausule tam generales quam speciales que concesse sint collectoribus alio
rum drictuum et charatorum maris que illi favorem prestent . Et que pro
expressis in presenti instilulione esse inteligantur.
Item possit emplor et collector presentis pensionis convenire in Janua
et ubique illos quos sibi obligatos esse intendit , videlicet coram . d . con
sulibus caligarum et alijs locis eorum magistratibus competentibus. Qui
teneantur ius administrare summarie et expedicte.
Item emplor seu collector possit sua propria autoritate delineri molestari
ac arrestari facere omnes quos intenderet suos esse debitores pro solutione
presentis pensionis ac pari modo frumenta ordea farinas et legumina que
huic pensioni obligata esse inteligeret . nec non merces illorum quos in
tenderent huic pensioni obligatas essc .
De diferentijs autem el controversijs que hic quomodocumque orirentur
- 328 -
causa supradictorum omnium vel connexorum aut dependentium ab eis
spectabilis dominus Potestas Civitatis et insule chij qui nunc est et pro
tempore erit sit (sic ) in chio magistratus et ius reddere debeat nec alius
qui vis magistratus de huiusmodi controversijs se se impedire possit . te
neatur quoque ipse spectabilis dominus potestas requirente emptore seu
collectore ius summarie et expedicte administrare.
Verum quia posset lanta summa et copia frumenti ordei farine vel legu
minum in urbe uno tempore cumulari que in rebetis commode recipi non
possint ea causa quotiens non esset in rebetis idoneus locus et capax fru
mentorum ordeorum farinarum et leguminum teneatur emptor habenti grana
farinas ordea et legumina ac magasenum et locum suo sumptu dare et con
signare idoneum et commodum , in quo commode collocare possit . et ad
id faciendum virtute harum clausurarum teneatur.
Item quod patroni priusquam exonerent teneantur dare portatam veram
de summa sui oneris cum luramento et facere slaxum cum missario de
mensura ad quam mensuraverunt vel oneraverunt grana sub pena cha
rati unius pro missario .
Item quod patroni restent obligati pro granis et leguminibus que ven
dentur vel exonerabuntur de eorum vasis et non portabuntur in rebetis.
INDICE
LIBRO PRIMO .
Dedica . . pag. v.
Prefazione . . . . . . . . . . » VII.
Introduzione . ..
Cenni sulle relazioni di Genova cogli Stati d ' Europa , del
ľ Africa , dell' Asia nel secolo XII. . . . . . , 3.
Quinta Crociala – Molti principi e baroni francesi pigliano
la Croce — Negoziano colla repubblica di Venezia per il
trasporto del loro esercito – Espugnano Zara – Rislabili
scono Isacco Comneno sul trono – Occupano Costantinopoli
Partizione del Greco Impero
I Genovesi s' impadroniscono di Negroponte .
Collegati ad ENRICO DI MALTA ricuperano dai Pisani Siracusa
ALAMANNO Costa approda all' isola di Candia . . . .
I Genovesi soccorrono il Conte di Malta nell' impresa di Candia ) 12 .
Conquista di Candia . . . . . . . . » 13.
LEONE VENTRANO occupa Corfu – Sua morte . . . . ) ivi.
I Genovesi difendono Candia dalle armi veneziane – Enrico
moleslalo dai Veneziani viene egli stesso in Genova per
nuovi ajuti . . . . . . . . . . . > ivi.
Soccorrono per la seconda volta Enrico , il quale respinto ,
desisle dalla impresa . . . . . . . . ) 14.
Tregua . . . . . . . . . . . ) 16 .
Ottengono privilegii ed immunilà da Alice regina di Cipro .
GREGORIO IX . . . . . . . . . . . 18 .
FEDERICO II volge le armi a danno di Cipro - Approda con 70
vele a Limisso – Toglie con inganno i figliuoli al Signor di
Barulo reggente il regno per Enrico I – Sue pretese su quel
l' isola . . . . . . . . . . » ivi.
Dà in appalto Cipro a cinque baili - Vi lascia una parte del
suo esercito – Si rivolge verso la Puglia . . . 19.
Spedisce nuova armata contro di Cipro – Caduta di Cipro ,
di Famagosta , di Cerines . . . . . . . » 20 .
I Genovesi soccorrono il Signor di Barulo – Conquistano in
favore di lui le perdute cillà . . . . . . , ivi.
- 328 -
Ottengono nuovi privilegii da Enrico I re di Cipro . . . pag. 21.
Genere di Commercio . . . . . . . . » 22 .
Vi formano una colonia . .
Morle di Enrico I - I Genovesi s' impadroniscono di Rodi . , iyi.
La difendono dalle armi del CANTACUZENO – ne sono cacciati
dal conte TEODORO CONTE -STEFANO . . . . . ) 23 .
Il Soldano Melec assoggella Acri . . . . . . . ivi.
I Genovesi soccorrono i Cristiani della Soria . . . . » 24 .
Disordini e turbolenze nell' isola di Cipro
GIOVANNI ANDREA Vignolo conquista Rodi . . . . ) 26 .
Le cose di Cipro procedono sempre di malo passo – AMALRICO
usurpa il trono al fratello – Enrico II prigioniero del re
d ' Armenia . . . . . . . . . . ) ivi.
Abolizione dei Templari . . . . . . . . , ivi.
I Genovesi contribuiscono alla liberazione di Exrico II – Sua
morte – Ugo IV ascende al trono di Cipro . . . 27 .
Accorda nuovi privilegii ai Genovesi . . . . . 28 .
La dinaslia degli imperatori greci ritorna a Costantinopoli -
Michele PALEOLOGO è coronato imperatore in Nicea . . ) ivi.
Soccorso dai Genovesi prende a ricuperare gli antichi dominii
- Entra in Costantinopoli : . . . . . . )
Dona ai Genovesi la cillà di Smirne , ľisola di Scio , il sub
borgo di Pera , e l'isola di Tenedo . . . . . 30 .
STEFANO VARZAgni ed Alessio Calergi suscitano rivolta in Candia ) ivi.
Gare e polilica delle repubbliche di Genova e Venezia . . » 31.
ICARIO ZACCARIA sollomelle il Negroponte - E soccorso dall’ im
peratore greco Michele PALEOLOGO . ) ivi.
I Veneziani collegati a GIOVANNI DELLA Roche duca di Alene e
signore di Tebe ricuperano la cillà – N ZACCARIA nuova
menle ne li caccia e fa suo prigioniero il duca di Atene –
L' imperatore concede alli Zaccaria le cave del mastice nella
Focea , privilegii e titoli . . . . . . . ) 32.
I Veneziani combattono con quatlordici, undici galere genovesi ) 33.
Candia – La metle in fuga – Distrugge la Canea , fondata
dai Veneziani . . . . . . . . . ) 34 .
LIBRO SECONDO.
I Genovesi combatlono i nemici degli imperatori di Bisanzio -
Come ricompensati . . . . . . . . ) 38 .
i Francesi in Costantinopoli . . . . . . . . 36 .
- 329 -
GuglielMO DI CHAMPELITTE s' impossessa di Patrasso , di Andra
vida , di Corinto . . . . . . . . . pag . 36 .
Bonifacio di MONFERRATO e GOFFREDO DI VILLARDOINO . . hivi.
Falli del VILLARDOINO bailo della Morea . . . . . ) 38.
I Franchi conquistano Veligosli , Nicli , Lacedemonia – mettono
a sacco la Laconia , Valica , e Monembasia
Morle di GOFFREDO VILLARDOINO – GOFFREDO II suo successore
toglie in isposa la principessa d 'Acaja , figlia all imperatore
di Costantinopoli , promessa in consorle al re d ' Aragona .
Contese di GOFFREDO coll' imperatore per questo fatto – Il Vil
LARDOINO riesce a placarlo . . . . . . .
GUGLIELMO VILLARDOINO CALAMATI succede a GoFFREDO II — Suoi
alleali . . . . . . . . . . .
Convenzioni di Guglielmo con MICHELE PALEOLOGO per ollenere
la libertà . . . . . . . .
Ruggiero da Flor soccorre l' imperalore di Costantinopoli con
Tro i Turchi . . . . . . . . . .
Genovesi e Catalani vengono alle mani nel mentre si celebrano
le nozze di Ruggiero con Maria , figlia di Giovanni Asan
re di Bulgaria · · · · · ·
Morle di RuggiERO DA FLOR . . . . . . . )
| Genovesi con dicciollo galere comballono gli Aragonesi ed i
Catalani tra Planido e il Capo di Gano – BERENGER DI
ENTENZA è fallo prigioniero . . . . . . ) ivi.
L ' imperatore ritorna nell' amicizia dei Genovesi e chiede loro
soccorsi . . . . . . . . . . 16 .
.
.
Antonio Spinola a Costantinopoli .
.
.
Baltaglia di Gallipoli . . . . . . . . 47.
Morle di AntoniO SPINOLA
.
Morte di ANTONIO BOCCANEGRA . . . . . . . 49.
Ticino ZACCARIA alla Focide — s’ impadronisce dell' isola di Tusso
Martino e BENEDETTO Zaccaria succedono al padre . . .
BENEDETTO fralello di lui , lo accusa presso l' imperatore – si
unisce ai nemici , e loro consegna il castello dell' isola –
MARTINO è fallo prigione . . . . . . . ) $ 2.
·
Proferte di ANDRONICO a BENEDETTO ZACCARIA rifiutale . .
BENEDETTO assale Scio -- Sua morle . . . . . » 54 .
·
Cenni sulla famiglia ZACCARIA -CENTURIONI principi d ' Acaja
·
ANDREA CATTANEO conquista lu Focide . . . . . ) 55 .
·
Gella le fondamenta della nuova Focea . . . . . ) 56 .
·
Domenico Cattaneo s' impadronisce di Metelino
·
- 330 - -
L ' imperatore ANDRONICO muove guerra ai Genovesi di Pera . pag. 56 .
Collegato al turco Sarcane assedia Foglie vecchie , Foglie nuove e
l' isola di Lesbo . . . . . . . . . ) 57 .
Origine delle dissenzioni civili in Genova . . . 59 .
I nobili abbandonano la ciltà e si ritirano a Monaco ed a Rocca
bruna . . . . . . . . . . . )
Muovono con forte armata contro la patria . . . . ,
Simon Vignoso , popolare è eletto a Capitano della flotta armata
contro i nobili . . . . . . . . . )
Parte di questi si assoldano nell' esercito francese , parle si
soltomeltono alla fazione popolare . . . . »
Simon Vignoso libera Terracina dall' assedio del conte di Fondi
– occupa il castello di Trajeto – Muove alla conquista
di Scio . . . . . . . . . . . » 03 .
Proposte di UMBERTO Delfino comandante ſarmala veneziana
e di S. Giovanni al Vignoso , affinchè desisla da quell' im
presa – Rifiulale . . . . . . » 64.
Contegno degli Sciolti col Vignoso – Assedio e presa di Scio . 65.
Patti convenuli per la resa fermati con CALOJANNI Civoo gover
natore dell' isola . . . . . . . . . » ivi.
Gli Sciolli ritornano all'ubbedienza del comune di Genova . 66 .
Cenni topografici dell'isola . . . . . . . j 67.
Giustizia del Vignoso . . . . . . .
.
Conquista Foglie Vecchie e Foglie Nuove . . . . . , 69 .
Ritorno del Vignoso a Genova . . . . . . . » 70.
.
lacopo Erminio ed Antaro PinellO ambasciatori alla corte di
Costantinopoli . . . . . . .
Tradimento di uno della famiglia dei Cibo – Prodezza di
ANDREA PETRILLO . . . . . . . . . ) 72.
Convenzioni stipulate dal comune di Genova coiGiustiniani di Scio » 75.
Formazione della Maona di Scio – Isliluzione dell' albero dei
GIUSTINIANI . . . . . . . . . .
L'armata genovese sorpresa a Caristo dalla veneziana , condotta
da Marco Ruccinio e MARCO MOROSINI . . . . .
Filippo D ' Oria con nove galere s' impadronisce di Negroponte . »
PAGANINO D ' Oria nelle acque dell' Arcipelago . . . . »
Galea veneziana presa dai Genovesi . . . . . . ivi.
I D ' OriA prende a difendere la vedova imperatrice Anna ,
figlia al duca di Savoja contro il CANTACUZENO — Naviga
verso di Salonicchio . . . . . . . .
Baltaglia della polla genovese colla veneziana -greca -aragonese
alla Propontide . . . . . . . . . )
- 331 -
Per opera di FRANCESCO GATTILUSIO , Giovanni PALEOLOGO è ri- .
condotlo nel dominio dell' impero - Come ricompensato - pag. 84.
Generosità di Giacomo GATTILUSIO . • • . . 85 .
DOMENICO GATTILUSIO succede al padre — Tenta la conquista
di Enos nella Tracia . . . . . . . » 86 .
Considerazioni . . . . . . . . . . ) ivi.
LIBRO TERZO.
Commercio dei Genovesi in Famagosta . . . . . 89.
Dissensioni fra Genovesi e Cipriotli .
Crudeltà del Governatore dell' isola contro due Genovesi .
Il re Pietro I conferma a Genovesi i privilegii loro accordati
da Enrico I e ne concede loro dei nuovi . ivi.
GIOVANNI DI Sur e di Sayssin esiliati . .
Lellera del re Pietro I al doge di Genova GABRIELE ADORNO . » ivi.
Congiura contro del re Pietro I – Sua morle . .
Incoronazione di Pietro II o PIERINO – Funesla contesa fra il
console genovese PAGANINO D ' ORIA , ed il veneziano MARINO
MALIPIERO per motivo di precedenza . . » 93.
1 podestà genovese ricusa di costituirsi all' aulorità del re . » 94.
Pierino cila i Genovesi alla corte di Roma – Sentenza del
Papa in loro favore . . . . . . . . .
Oltengono licenza di far armala contro del re di Cipro . .
DAMIANO CATTANEO approda con selte galere della vanguardia
in Famagosta , ivi.
La Motta genovese comandata da PIETRO DI CAMPOFREgoso giunge a
Limisso - Duemila Cipriotli sidichiarano in favoredei Genovesi
A
Trallative di BERTRAND D ' ERASMI ai Genovesi riescite vane .
A
99 .
Occupano il castello , quindi la cillà di Famagosla
A
Conquistano Nicosia . . . . . . . 100 .
A
Inganno del re onde spogliarli del fatto bottino e perderli nel
l' acquisto del castello di Cerines . . . . . » 101 .
Si viene a patti per interposizione del gran Mastro di Rodi . » ivi.
Assedio di Cerines . . . . . . . . . » 102.
Risposta del CAMPOFREgoso all' inviato del Contestabile . . > ivi,
I Cerinoti tentano di conquistare Nicosia - Sono respinti . » 103.
I Genovesi ollengono il castello di Cerines . . . . » 104 .
Palli conchiusi col re Pietro II . . . . . . » ivi.
I Contestabile Giacomo LUSIGNANO è condotto a Genova per san
zionare la pace – Tenta fuggire – È rinchiuso nella torre
di Capo di Faro · · · · · · 105.
- 352 —
Rilorno del CAMPOFREGOSO – Come ricompensato . . . pag. 106 .
Guerre contro i Veneziani per l'occupazione dell' isola di Te
nedo , donata da AndroNICO PALEOLOGO ai Genovesi . . , ivi.
Ambascialori Genovesi a Venezia . . . . . . 107.
Risposta di quel Senato . . . . . . . . » 108 .
Preparativi di guerra . . . . . . . . . . ivi.
Lega di Genova con parecchie polenze a danno dei Veneti . ) 109 .
I messi genovesi alla presenza del signore di Padova . . D ivi.
Cominciano le oslilità fra Genovesi e Veneziani – La questione
è riposta nelle mani di AMEDEO VIII duca di Savoja
Tregua . . . . . . . . . . ) ivi.
Nuove guerre col re di Cipro . . . . . . . 112.
MATTEO MARUFFO podestà di Famagosla . . . . . ) ivi.
Il THEBAT propone al re di Cipro il riacquisto di Famagosla
- Veneziani vi contribuiscono . . . . . ) 115 .
Strage dei Genovesi a bordo di una nave? venela
venela . . . ) 114.
Assedio di Famagosla . . . ) ivi.
Parole di un Genovese . . 115 .
I Veneziani sono obbligati di levare l' assedio — Attaccano
con dieciotto galere una nave genovese , e lollone il bollino
l' affondano . . . . . . . .
Morte di PIERINO – Il siniscalco GIACOMO I LUSIGNANO è eletlo
re di Cipro . . . . . . . . . . ivi.
È rimesso in libertà – Conferma ai Genovesi il possesso di
Famagosla – Rilorna all' isola . . . . . . 117.
Giano suo successore — Tenta di riacquistar Famagosta . » ivi.
Morte di SimeonE DE Montre e di GiovannI DENORES . . » 118 .
BOUCICAUT con nove galere combatte Giano , e l' obbliga a le
vare l' assedio da Famagosla . . . . . . » 119 .
Nuovo trattato di pace . . . . . . . . ) ivi.
CARLOTTA figlia a GIOVANNI III sposa Luigi duca di Savoja –
Succede al padre – Congiura di Giacomo Il arcivescovo di
Cipro , figlio naturale di esso GIOVANNI - Fa lega col
soldano d ' Egillo e muove alla conquista dell' isola con
otlanta navi . . . . . . . . . » 120 .
| Genovesi imprendono a difendere i dirilli della regina
CARLOTTA . . . . . . . . . » 121.
Progressi di Giacomo II – Il re e la regina abbandonano l' isola » 122.
Cipro diventa una provincia veneziana . . . . . » 123.
- 333 -
LIBRO QUARTO .
Progressi dei Turchi . . . . . . . . pag. 125 .
GIOVANNI PALEOLOGO medita la conquista di Scio . . . ) 126 .
I GIUSTINIANI a Costantinopoli - Disuadono il Paleologo da
quell impresa . . . . . . . . . , ivi.
.
L ' imperatore dona ai GiustiNiANI ľisola di Scio . ) 127 .
. . .
.
Conferma di della donazione . . . . . . . ) 128 .
. .. .
.
Malcontento degli Sciolli . . . . . . . . 129 .
.
Congiura suscitata dal greco Metropolita 130.
.
.
Convenzioni de' Maonesi colla Repubblica . , 131.
.
.
.
Il Censo di Scio passa alla banca di S Giorgio . » 132.
.
Forma del governo di Scio istituito dai GIUSTINIANI . .
.
, ivi.
Sommossa degli Sciolli contro il dominio francese . . . 136.
CORRADO D ’ ORIA muove contro l' isola di Scio – Soltomette
alcune terre – Gli Sciolli rilornano all' obbedienza del
Comune . . . . . . . . . . . 157 .
TAMERLANO O Timur trionfa di BAJAZET · · · · · , ivi.
Le due Focee sfuggono alla rapacità del TAMERLANO per mezzo
di ricchi donativi . . . . . . . . ) 138 .
Concessioni falte ai Giustiniani da Maometto I figlio di BAJAZET
- MAOMETTO rivolge le armi contro il duca di Nasso -
Sua morte – Gli succede AMURAT II . . . . . ) 139.
Andrea Mocenigo e lo SCARAMuccia all assedio di Scio . . 140.
RAFAELE Montaldo è elello a capitano degli Sciolli . ) 141.
Loro valorosa difesa – Misure della Repubblica di Genova
per soccorrerli . . . . . . . . .
I Veneziani veduto vano ogni loro tentativo dalla parle di
terra , prendono a provocarli da quella di mare . . 143.
Ingegnoso ritrovalo del MontALDO . . . . . . 144 .
Morte dello SCARAMUCCIA . . . . . . . 145.
DAMIANO GRILLO con sellanla giovani della Colonia di Pera
libera l' isola . . . . . . . . . ) ivi.
Pietro Spinola nelle acque dell' Arcipelago – Trova ogni cosa
ristabilita in Scio – Si impossessa delle isole di Andro e
Nasso appartenenti ai Veneziani . . . . . ) 146 .
TOMMASO GIUstiniani saccheggia Carislo nel Negroponte . . ivi.
Li GIUSTINIANI cingono di nuove mura l'isola di Scio . . ivi.
Costantino PALEOLOGO successore di GiovANNI accoglie Gio
VANNI GIUSTINIANI il quale con sellemila uomini difende per
due mesi Bisanzio contro trecento mila Turchi . . . . 147 .
- 334 -
Parole di GIOVANNI GIUSTINIANI ai soldali Genovesi . . pag. 147 .
Privilegii accordali da MAOMETTO II ai Giustiniani di Scio ivi.
Maometto invita i Rodiani a sottomettersi – Vi si rifiutano
– Dichiara loro la guerra . . . . . , 149.'
Il turco HAMZA con forle naviglio marcia verso di Lesbo e di Scio , ivi.
Questioni insorte fra il Turco e gli Sciotti intorno a certo credito 150 .
Zufla fra gli Sciolti ed i Turchi – Questi sopraſſulli dal nu
mero fuggono su di una nave , la quale per il grun peso
si affonda . . . . . . . . . . . » 151 .
Il sullano dichiara guerra ai GIUSTINIANI . . . . ivi.
Morte di Dorino GATTILUSIO — Gli succede DOMENICO ) ivi.
MAOMETTO lo conferma nel principalo di Lesbo . 152.
Perfidia di Nicolò GATTILUSIO contro il fratello DOMENICO » ivi.
Tunis pascià toglie ai Genovesi le due Focee . . . 153.
Quei di Lemno si danno ai Turchi -- COLOMBOTTO SPINOLA C
Giovanni Fontain muovono con cento uomini contro i
Lemnesi . . . . . . . . . . . .
Il papa Calisto III melte insieme e spedisce una polla in soc
corso delle isole della Grecia . . . . . . . 134.
MAOMETTO da ciò prende motivo d ' incolpare i Gattilusi di
ribellione e li spoglia del principalo . .
Caſſa – Sua caduta . . . .. » 156 .
Inquietudini dei Giustiniani dalla parte del Turco 158 .
Sono soccorsi da Sisto IV . . . . . . . » 159.
Cagione della caduta di Scio . ivi.
Pialì pascià volge a conquistarla con centoventi galere -
T.
Accusa i GIUSTINIANI di tradimento – Toglie loro il prin
cipalo . . . . . . . . . . . » 160.
La nave su cui aveano i Turchi posta la ricca preda , per il
sovverchio peso sommerge . . . . . . 163.
Martirio di diciolto giovani GIUSTINIANI . . . . . , ivi.
Vincenzo GIUSTINIANI Olliene da SELIMO II la libertà de' suoi
parenti rilegali in Cuſa . . . . . . ivi.
Vien riconosciuta la loro innocenza – Ritornano in Scio . » 164.
i Veneziani navigano all' espugnazione di Scio . . . , ivi.
Il governatore dell' isola accusa presso il Sultano i GiustiNIANI
di tradimento . . . . . . . . . ► 165 .
Il sultano spedisce numerosa folla ed armata contro di Scio
- I GIUSTINIANI abbandonano l' isola . . . . . , ivi.
Conclusione . . . . . . . . . . 166 .
IIIIIIIIIIIIIIIII
- 338 –
ILLUSTRAZIONI.
Illustrazione prima . . pag . 169.
*.
•
· ·
·
Seconda 173 .
.
· · · · · · · · · · · · · · · · · ·
·
Terza e Quarta 175 .
.
·
· · · · · ·
·
Quinta . . . ) 178 .
.
·
·
Sesta . 179 .
·
)
·
.
·
·
Settima 181.
·
· ·
· ·
·
Oltava » 182.
·
Nona
·
. . 184.
·
·
·
Decima : ivi.
·
· · · ·
·
·
Decimaprima 185.
·
·
·
Decimaseconda » 186 .
· .
·
Decimalerza 187 .
.
.
·
Decimaquarla . . 189.
.
.
.
· · · ·
·
Decimaquinta 190 .
.
.
.
·
Decimasesta 192.
.
.
.
Decimaseltima · · 193.
.
.
Decimaottαυα ) 194 .
.
.
·
. .
Decimanona .
·
. . . . . ) 196 .
.
. .
Ventesima . . 198 .
.
.
·
.
Ventesimaprima .
·
199.
.
.
.
· · · · ·
Ventesimaseconda
·
201.
.
.
Ventesimaterza
.
.
·
. 203.
.
.
Ventesimaquarta . . 204 .
.
.
Ventesimaquinta .
. .
. 205 .
.
.
Ventesimasesla .
·
. 208 .
.
.
· · · ·
Ventesimaseltima 209.
.
Ventesimaollava .
.
.
. 210 .
.
.
Ventesimanona
.
. . » ivi.
.
Trentesima .
.
.
·
. 212.
.
.
.
Trentesimaprima .
· · ·
. .
. ) ivi.
.
Trentesimaseconda
·
. 213.
.
.
.
Trentesimaterza . . . . . . . ) 214 .
Genealogia dei re di Cipro , di Gerusalemme e di Armenia . » 219.
Tavola dei Vescovi di rito latino in Scio . . . . ) 229 .
- 336 --
Conferma di antichi, e concessione di nuovi privilegii di scali
e di case in Romania , e specialmente nella cillà di Costan
tinopoli dello imperatore Alessio ai Genovesi per mezzo
PIETRO GONTARDO da Alice regina di Cipro . . . 242.
Concessioni e privilegii dati ai Genovesi da Enrico re di Cipro , 243.
Trattato di pace e convenzioni del comune di Genova colla
repubblica di Venezia in cui si accordano pure sui falli di
Romania . . . . . . . . . . ) 246 .
Convenzioni del comune di Genova col greco imperatore Mi
chele Duca ANGELO Comneno PALEOLOGO . . . . ) 249.
Bolla aurea con cui il suddetto imperatore riconosce come
fallo a nome suo e dell' impero quel che faranno come suoi
nuncii e procuratori Isacco DucA suo zio , TEODORO CRUVI
cioto e LEONE ARCIDIACONO . . . . . . . ) 239.
Prima donazione dell' isola di Scio falla ai Genovesi da CA
LOJANNI Civoo . . . . . . . . ... 261.
Convenzione fra i Greci di Scio ed il capitano Simone VignosO ) 262.
Convenzioni stabilite fra il capitano Simone Vignoso ed i greci
commissarii delle Focee . . . . . . . D 206 .
Primo trattato fra il comune di Genova e i partecipi della
Maona di Scio . . . . . . . . . ) 271 .
Secondo trallato fra il comune ed i partecipi della Maona
di Scio . . . . . . . . . . . 283 .
Conferma di privilegii ai Genovesi nell' isola di Cipro del re
PIETRO . . . . . . . . . . ) 292,
Lellera del suddello re Pietro alduce di Genova GABRIELE ADORNO 293.
Nuova conferma di privilegii ai Genovesi nell' isola di Cipro
dello stesso re PIETRO . . . . . . . ) 294 .
Donazione dell' isola di Tenedo al comune di Genova fatta da
ANDRONICO PALEOLOGO . . . . . . . ) 307.
Lettera in antico dialetto genovese sulle disposizioni testamen
tarie nell' isola di Scio . . . . . . . ) 310 .
Il podestà ei commissarii per la repubblica di Genova in
Scio , ed i governatori Maonesi decretano che il governo
dell' isola non debba Occuparsi delle estorsioni ed avanie
fatte dai Turchi ai privati che vorranno aver con essi re
lazioni e negozii . . . . . . . . 311.
-- 337 -
Il podestà e commissarii della repubblica di Genova in Scio
ed i governatori maonesi decrelano che le navi non pos- .
sano fermarsi che nel porto di Scio . . . . . . pag. 312.
Disposizioni del governo di Scio sulla elezione degli oſficiali
Il podestà e commissarii della repubblica di Genova insieme coi
governatori dell' isola di Scio ad evitare il pericolo di care
slia creano una deputazione sopra l' annona , e danno le
disposizioni in proposito . . . . . . . ) 322.
Vendila ed isliluzione del filto dei magazzini nell'isola di Scio 323.
ERRORI CORREZIONI
Pag. 2 lin la Genovese e la Vencriana . . - la Veneziana e la Genovese
► 8 28 Francesco . . . . . . . - Filippo
92 24 fefeli . . . . . . . . . - fedeli
► 149 19 rispoe · · · · · · · rispose
134 13 Metinpea . . . . . . Melinda
» 156 24 aggiunge . . . . . . . . - aggionse
166 gli fecero . . . . . . . - loro fecero
175 » ult. valore . . . . . . . . . - volere
177 20 si promeileva . . . . si permelleva
·
) 183 18 conquistasse . . . . . . conquistassero
· ·
183 ► nola liguria . . . . . . . . liguriae
200 Plinio Erodoto , . . . . . Plinio , Erodoto
226 nota Villars-Sciffel . . . . . . Villars-Seiffel
231 22 e 26 consensu – Nell' appendice . - consenso - Fra le memorie
19
· · · · · ·
238 19 qualor – Januascs . . . Quatuor – Januenses
» 236 ) 13 quondam . . . . . . . . quodam
212 Janua . . . . . . .. Januen .
► 243 13 Regina . . . . . . . . Regine
> ivi 38 indicari . . . . . . , . iudicari
241 12 e 21 possit – noluerit . . . . . possint – voluerit
249 2 Guarnerius Serenissimum luder - Guarnerius luder
ivi 13 e 22 Impero - munitura . . . . - Imperiu - muoilum
252 consiliarios . . . . . . . - consiliorios
253 inser vicium . . . . . . - in servicium
284 8 e 18 acciderint . . . . . . acciderit
ivi 38 e 37 negotiatines - emergerij Degotiationes - commergarii
285 preses . . . . . . . . presens
287 de begarius . . . . . . . de begario
264 adventu . . . . . . . . - a leveolum
V . Per l' Ecclesiastico .
Fr. RAFFAELE della SS.ma Concezione,
Revisore Arcivescovile .
V . Si permette la stampa.
Sen . ALVIGINI Revisore.
Österreichische Nationalbibliothek
+ Z172142506
GEBUNDEN BEK
F .KRAU
BURGERSD
GEBUNDEN BEY
F .KRAUS
BÜRCERSURG
DIN DE
GEBUNDEN BEY
F . KRAUSS
BÜRCERST 30 PRGER
GEBUNDEN BEY
F . KRAUSS
JURCERSPTotes