Jacques-Alain Miller
Langoscia
Introduzione al Seminario X di Jacques Lacan
Presentazione di Antonio Di Ciaccia
QuodlibetPrima edizione: gennaio 2006
© 2006 Quodlibet
Via Padre Matteo Ricci, 108 - 62100 Macerata
www.quodlibet it
Stampa: Litografica COM, Capodarco di Fermo (AP)
ISBN 88-7462-053-5
Langoscia. Introduzione al Seminario X di Jacques Lacan
Testo stabilito da Catherine Bonningue a partire da Llorientation lacanienne III, 6, (corso
tenuto per il Département de Psychanalyse de Paris VIII e la Section clinique Paris-
Saint-Denis, lezioni del 28 aprile, 5 ¢ 12 maggio, 2, 9 € 16 giugno 2004), approvato dal-
Tautore e pubblicato in “La cause freudienne”, 58, 2004 e 59, 2005 con il titolo Intro-
duction a la lecture duu Séminaire de Langoise de Jacques Lacan
Traduzione italiana di Laura Ceccherelli.
Redattori: Ezio De Francesco, Antonio Di Ciaccia, Franco LolliIndice
b
20
28
BS
36
40
51
54
Presentazione di Antonio Di Ciaccia
O Pangoscia 0 il concetto
1. Da un libro all’altro
Perturbante - Oltrepassare - Un posto concettuale - Divisione
2. Una via d’accesso al reale
Una distanza - Scomposizione del piano speculare - Un atelier - Tranello -
Resto assoluto
3. Dalla realta al reale if
Al di la dell’imbarazzo - L’assenza del mazzo di fiori - Recupero di un resi-
duo - I taglio
Una bussola
1. Un effetto di sorpresa
Una dimensione inedita - Un termine eterogeneo
2. Un’innovazione
Eccezione paradossale - Un’assenza - La meccanica dell’Altro
3. Il rovescio della sessualita femminile
Reviviscenza - Un organo paradossale - Fallo organo - Elogio della fem-
minilita - Due fantasmi paradigmatici
tm. Piattaforma girevole
1. Uno scavo
Ogeetto irriducibile - Cambiamento di coordinate
2. Detumescenza
Demitologizzazione - Un torsolo di mito - Funzione generalizzata59
69
73
80
87
90
99
104
107
110
115
INDICE
3. Resto reale
La dimensione del piccolo a - amore, velo dell'angoscia - Significante
innominabile - Segnale del reale - ®, un'esca
W. Aldi qua del desiderio
. Un mobile
Un’arte da retore - Momento fenomenologico e costruito - Antinomia del
desiderio
al
Oxggetto-mira e oggetto-causa
DalPintenzionalita alla causaliti - Condizionamento del desiderio - Ogget-
to veritiero e oggetto posticcio - Cid che non si lascia significantizzare -
Langoscia, momento logico
3. Apparizioni, perturbazioni e separazioni
Certezza dell’ angoscia - Angoscia produttrice - Immaginario perturbato
. Una linea di rottura
. Losanga lacaniana
Disaccordo - Vecchi riferimento di Lacan
s
Lesca della potenza
Un oggetto non specularizzabile - Dallansiogeno all’erogeno - Un prelie-
vo corporeo - Lroggetto a, scacco del Nome-del-Padre - La via dell’analisi
. Un filo d’Arianna
. La Triebregung
Una piccola matrice - Uno stadio dello specchio dissimmetrico - Un resto
libidico
N
.. Oggetto strano e perturbante
Non senza oggetto - La scena e il mondo
. Lutto e melanconia
Atto e inconscio - Il reale contro la verita
»
~
Operatore di separazione
Tra fallimento e incontro - Oggetto meccanico - Effetti principali del lin-
guaggio sul godimento
BibliografiaPresentazione
di Antonio Di CiacciaChe cos’é l’angoscia?
E un senso di oppressione che genera ansia, agitazione e affanno. E
una spaventosa sofferenza fisica e morale. E uno stato di malessere che
attanaglia quando ci si sente minacciati nell’esistenza senza riuscire a
comprenderne le cause 0 senza essere capaci di porvi rimedio,
Conosciuta da sempre dalla medicina, I'angoscia é oggi il campo di
predilezione della farmacologia, sempre piti capace di intervenire per
alleviatla pur rimanendo ignara delle sue cause. Da parte sua, la psico-
logia situa la problematica dell’angoscia in un’anomalia del giudizio 0
dell’adattamento, a cui si dovrebbe poter far fronte con un approccio
capace di modificazioni e di riorganizzazioni.
Langoscia diventa, nella filosofia moderna, una problematica centra-
le: si trata del turbamento che prende il filosofo che si interroga sul suo
essere al mondo. Qui si impongono, tra gli altri, i nomi di Kierkegaard,
Heidegger e Sartre.
Tuttavia & proprio nella filosofia esistenzialista che l’angoscia, fino
allora considerata nella sua evidente negativita, rivela una faccia che era
rimasta oscura al medico ¢ allo psicologo. E l’angoscia si colora cosi di
un’inattesa e inedita positivita, poiché é il concetto capace di aprire alla
riflessione soggettiva.
E in Freud perd che questa positivita acquista una nuova dimensio-
ne, sebbene essa non appaia immediatamente, ma solo dopo che la teo-
ria psicoanalitica ha subito una profonda trasformazione. Da una teo-
rizzazione dell’angoscia che é ancora di ordine medico, nel cui registro
possiamo situare le nevrosi d’angoscia, Freud passa piit chiaramente al
piano psicoanalitico quando ipotizza nella libido la determinazione cau-
sale dell’angoscia. Ma sara solo in Inibizione, sintomo e angoscia! che
" §. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, in Opere, 12 voll., Boringhieri, Torino 1966-
1980, vol. X, pp. 231-317.10 PRESENTAZIONE
Freud proporra una nuova, inedita e avvincente teorizzazione: l’ango-
scia é un segnale che non ha un’utilita, ma una funzione. La sua fun-
zione @ quella di causare la rimozione, dando cosi awvio alla formazio-
ne del sintomo.
Lacan riparte da Freud. Anche per lui l’angoscia @ un segnale del
reale, Anzi, Lacan accentua la positivita dell’angoscia, poiché essa é una
via di accesso al reale. Il che vuol dire che I’angoscia é la via che porta
al dia del significante, la via che porta al di la di cid che si lascia signi-
ficantizzare: con I’angoscia si coglie cié che é il resto di ogni significan-
tizzazione.
Freud diceva che l’angoscia é senza oggetto. Vero, risponde Lacan.
E senza un oggetto che sarebbe riconducibile al significante, come il
cavallo del piccolo Hans che serve al bambino per sviluppare la sua
fobia ma che gli risparmia la pura angoscia. Ma, ricorda Lacan, é esat-
to dire anche il rovescio: l’angoscia non @ senza oggetto, ’angoscia ha
un oggetto, se per oggetto intendiamo quel resto che non si pud risol-
vere né dissolvere nel significante e che Lacan chiama l’oggetto a. Si
passa cosi, tramite l’angoscia, dal campo dell’oggetto che é docile al
significante al campo dell’oggetto che é refrattario al significante e che
@ il campo del godimento.
Di tutto questo, e di altro ancora, Lacan parla nel suo seminario del
1962-1963 L’angoscia®. Come, per esempio, del fatto che l’angoscia &
Tunico affetto che non mente; che c’é un parallelismo tra amore e ango-
scia rispetto al godimento e al desiderio; che questo parallelismo com-
porta una signifitiva divergenza rispetto all’oggetto del desiderio, poi-
ché uno quello a cui tende e Paltto @ quello che lo causa; egli parla
ancora dell’impensabile ribaltamento della mancanza rispetto alla posi-
zione maschile ¢ alla posizione femminile; e via dicendo.
Si tratta quindi di un seminario di non facile lettura. Non facile, poi-
ché Lacan opera proprio qui quel ribaltamento di tutta la sua pasizio-
ne teotica per approdare dallimpero del significante a quel resto irri-
ducibile, refrattario ai poteri della parola, che egli chiama godimento.
Non facile, inoltre, a causa di quella situazione istituzionale che avra
come risultato l’abbandono di alcuni dei suoi allievi e linterdizione
all’insegnamento da parte dell’Associazione Psicoanalitica Internazio-
nale che segnera l’inizio di una svolta senza ritorno.
2J, Lacan, Le séminaire, Livre X, L’angoisse, Seuil, Paris 2004. La traduzione italiana
sara pubblicata prossimamente dalla casa editrice Einaudi.PRESENTAZIONE i
Questo libro di Jacques-Alain Miller & un’introduzione al Seminario
Langoscia di Lacan. Si tratta di una serie di lezioni del suo Corso tenu-
to al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Universita di Parigi VIII nel-
l'anno accademico 2003-2004.
Jacques-Alain Miller, che Lacan chiama “il mio unico lettore”, ci
servira da guida a questo seminario che é stato, come tutti i seminari di
Lacan e su suo volere, da lui redatto a partire dalle trascrizioni e regi-
strazioni.
Del Seminario ’angoscia di Lacan, Jacques-Alain Miller ne delinea
la struttura, ne rivela la complessita, ne mette in luce quel capovolgi-
mento di un’impostazione teorica inedita che ci permettera di cono-
scere un altro Lacan*: non pitt il Lacan del simbolico ¢ del significante,
ma il Lacan, ai pit sconosciuto, del reale e del godimento.
> Cf. J.-A. Miller, Un altro Lacan, in J. Lacan et alii, Il mito individuale del nevrotico,
Astrolabio, Roma 1986, pp. 83-90.Langoscia
Introduzione al Seminario X di Jacques LacanL
O l’angoscia 0 il concetto
1. Da un libro all altro
Perturbante. Per qualche tempo ci siamo soffermati su un lavoro
consacrato alla valutazione delle psicoterapie, per riassumerlo, chiarir-
lo, per smantellarlo con quello che forse potremmo definire un certo
sadismo lacaniano!. Adesso si tratta di un altro libro, un libro che sto
per presentarvi, sebbene cié di cui tratta vi é, sotto altri aspetti, fami-
liare. Col tempo il contenuto é trapelato in questo corso, come in altri,
¢ in innumerevoli articoli. Qualcosa tuttavia capita quando un’insieme
di appunti acquista la forma di un libro. E quello che mi accade nel
lavoro di dare forma a quello che ho percorso e, come voi, meditato. Si
tratta della pubblicazione di un nuovo volume del Seminario di Jacques
Lacan, Vangoscia, il libro X2.
Vi porto le riflessioni di chi é ancora, non direi nel mezzo del guado
ma tra le prime e le seconde bozze. Chi vi parla @ dentro, al lavoro, ¢
non solo da oggi, in un contesto di cui voi sapete fino a che punto que-
st’anno é stato movimentato e che non é forse indifferente alla mia scel-
ta di pubblicare proprio questo volume. In un contesto dove la regola
mentazione delle psicoterapic ha fatto parlare i giornali, in un contesto
che pitt ampiamente & marcato dalla passione per la valutazione, ’usci-
ta di un tale libro non potrebbe essere che sconveniente, in contrap-
punto, stonata. Da un lato non si poteva desiderare di meglio per que-
+ fe, Rapport de VINSERM, Psychothérapie, Trois approches évalouées, INSERM, Paris
2004, commentato da J.-A. Miller ¢ dai suoi colleghi nelle lezioni del 3, 10, 17, 24 e 3
marzo 2004 di questo stesso corso. Faremo riferimento al libro di J.-A. Miller e J.-C. Mil-
ner, Voulez-vous étre évaloué? Entretiens sur une machine dimposture, Grasset, Paris 2004;
al testo diJ-A. Miller L’ére de l’bomme sans qualités, “La Cause freudienne”, 57, 2004, pp.
73-97; ea Le Nouvel Ane, Navarin éd., Paris 2003-2004.
2J. Lacan, Le séminaire. Livre X. Llangoisse, Le Seuil, Patis 2004.16 LANGOSCIA, INTRODUZIONE Al. SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
sto seminario: venire alla luce e arrivare al pubblico in un momento in
cui si pud star certi che spicchera perché é perturbante, strano.
Oltrepassare. Sarebbe inoltre comico, ma ben me ne guardo, redi-
gere il confronto tra un libro e Paltro, tra il rapporto dell’ INSERM e il
Seminario L’angoscia. Sarebbe da fare sul genere della satira.
Cosa se ne direbbe? Che uno é un lavoro d’équipe che abbraccia
tutta la psicopatologia o quasi, mentre l’altro é il lavoro di un ricerca-
tore solitario e per di pit autoproclamato. E cosi vero che l’anno suc-
cessivo a questo seminario, all’inizio del seguente, I quattro concetti fon-
damentali della psicoanalisi>, questo stesso ricercatore ha messo in
discussione il fatto di essere autorizzato a esprimersi in quel modo,
senza essere garantito dalla collaborazione e dal controllo di quello che
oggi sembra essere lo strumento indispensabile per un tale lavoro, ossia
esser controllato dai propri pari.
Soltanto nel suo modo di fare ci si rende conto che, nei confronti
della psicoanalisi, deve restare qualche pregiudizio che tocca l’intuizio-
ne geniale e solitatia. Da dove lo apprende? Perché si affida solo a se
stesso? Egli si consacra solo, in modo apparentemente stringato, a un
unico fenomeno prelevato da un vasto dominio che oggi chiamiamo psi-
copatologia.
Mentre il primo libro che abbiamo spulciato si appoggia su di una
massa enorme di altri lavori, questo si accontenta di un minor numero
di autori e di opere, si nutre di svariate contingenze, viaggi, incontri,
mostre, che troviamo cammin facendo. Vi troviamo mobilitate solo un
esiguo numero di opere contrariamente a cid che si pué riscontrare in
certi altri seminari di Lacan,
Mentre nel primo libro, quello dell’ INSERM, non si perde mai di vista
il trattamento dei disturbi cercandone sempre quello piii appropriato,
nel secondo, quello di Lacan, non si pud dire che ’angoscia sia consi-
derata come un disturbo o una disfunzione. In questo seminario non
mi sembra di aver trovato l’indicazione che l’angoscia, diciamo l’ango-
scia lacaniana (e per arrivarci ’autore procede a un totale sgombero
delle molteplici forme d’angoscia e delle occasioni della sua apparizio-
ne), debba essere guarita, ma tutt’al pitt oltrepassata. Cosi l’autore, l’o-
ratore trasformato in autore, nel confronto di questo testo con I’altro,
3 J. Lacan, II seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalist,
Einaudi, Torino 2003.I. O LANGOSCIA O IL CONCETTO 7
spicca per la sua indifferenza al trattamento mostrandosi del tutto preso
dalla sua propria passione. Quale? Egli non la nasconde: quella di pro-
seguire il proprio discorso, articolare dei termini, congiungerli, dando
a ciascuno il suo posto esatto.
Ecco il filo di questa ricerca, ed é vano trovare una risposta diretta
a cid che mobilita le éguipe. Tutto quel che é dell’ordine della psicote-
rapia é assente, in modo superbo e arrogante, da questo lavoro. E forse
per questo aspetto che si trova propriamente fuori luogo al momento in
cui siamo chiamati (e da chi?) a rispondere sul trattamento e sulla sua
efficacia.
Un posto concettuale. Questo seminario va letto supponendo che cid
che concerne la direzione della cura, a proposito dell’angoscia e di cid
che essa porta con sé, & consegnato e confidato a coloro che ascoltano.
Spetta a ciascuno trarne il proprio beneficio, darne la traduzione prati-
ca. E del tutto legittimo che un insegnamento si dispieghi nella sua con-
tinuita in un certo mistero che circonda le sue elaborazioni, senza che
nessuno imponga, a chi parla, di guarire l’angoscia, di disangosciare: in
questo testo non é all’ordine del giorno. Ho accentuato questi aspetti.
Ricorderé tuttavia che in questo Seminario X la dottrina della cura é
altrettanto presente, in un modo che peré resta da parte, poiché vi tro-
viamo delle letture accurate ma limitate di un certo numero di testi
angloamericani concernenti il controtransfert, la cui questione sara ripre-
sa da Lacan a partire dal desiderio dell’analista. In questa via che chiamo
laterale, dato il posto che occupa nel seminario e dato che Lacan ne dele-
ga ’introduzione ad altri, si trova, qualunque sia il prezzo delle osserva-
zioni che vengono fatte, un’enclave preparatoria invece che degli svi-
luppi propriamente detti.
‘A confrontare i due libri, sarebbe un buffo paragone, si scivolereb-
be facilmente nel privilegiare il punto di vista dell’INSERM. Difatti que-
sto punto di vista non é un loro privilegio, ma é cid che ci é giunto, che
ci ha inchiodati per un po’ di tempo a questo lavoro. Ne abbiamo dun-
que subito lo choc, la sorptesa, l’avvenimento, e abbiamo creduto di
far bene a sottolinearlo, a impadronircene. Ecco che adesso, poiché nei
ripiani ci sara un altro libro, quello di Lacan, dobbiamo staccarci da
comandamenti del tipo: “Sei venuto per guarire”, “Hai a che fare con
dei disturbi, con delle disfunzioni”, “Rispetto a un’altra modalita come
pensi di cavartela meglio?”.
Ecco le evidenze di oggi. Perd anche questo libro sta per essere pub-18 LIANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
blicato, ed esige che ci si separi da questa esigenza del desiderio del-
PAltro e che si entri in un’altra dimensione. E difficile? Come condurvi
in questa dimensione? Come ritrovare quella che é forse la nostra linea
lacaniana di discorso, quando abbiamo impiegato tutti i nostri sforzi per
parlare la lingua dell’Altro, a costo di contro-argomentare?
Molti di voi hanno un rapporto con la pratica della psicoanalisi,
sono in analisi, sono stati analizzati. La dimensione da ripristinare €
quella in cui la questione della valutazione della terapia non @, a ogni
istante, incombente. Pué esserlo ogni tanto, in particolare quando I’an-
goscia resiste, ma tutti i giorni c’é un’altra dimensione.
Le grida del desiderio dell’Altro non si fanno pitt sentire, le grida
dell’ INSERM tacciono. Esse si faranno forse sentire di nuovo se si colle-
gano a quest’opera di Lacan. Lo faranno? Vi lascio immaginare come
considereranno quest’opera, l’occhiata che daranno a questo meteorite,
a un oggetto cosi fuori luogo. Essi proveranno senza dubbio una certa
strana inquietudine per il fatto che un libro possa introdurre, con il tito-
lo L'angoscia, questo tipo di proposte. Con il titolo L’angoscia abbiamo
un testo in cui l’angoscia non é propriamente un disturbo: non si trat-
ta di trattarla, ma di darle il suo posto concettuale, in riferimento a I/
concetto dell’angoscia di Kierkegaard‘,
Dal loro punto di vista il Seminario L'angoscia sara collocato al
meglio nell’ordine della creazione letteraria. Bisogna respingere una
simile classificazione? Forse no. Nel Seminario L'angoscia c’é un elogio
della finzione letteraria che fa eco a quello che Freud ha annunciato
nella sua opera II perturbante?. Lacan, sulle tracce di Freud, ringrazia la
finzione letteraria, la prende come guida nel suo dare stabilita a delle
esperienze fuggevoli, una stabilita che dipende da una migliore artico-
lazione. La finzione letteraria fornisce, dice Lacan, “una sorta di punto
ideale”®,
Divisione. Potremmo rovesciare forse la prospettiva chiedendoci
come s’inscrive il rapporto dell’ INSERM secondo il Seminario Langoscia.
Questo lavoro testimonia di uno sforzo di quantificazione, di conteg-
gio, di numerazione che ha la sua dignita e anche la sua necessita nella
misura in cui traduce cid che viene valorizzato e costruito nel Semina-
rio Langoscia, ossia Viscrizione del soggetto nel campo dell’ Altro come
+, Kierkegaard, I! concetto dell’angoscia, Paravia, Torino 1990.
°§, Freud, Il perturbante in Opere, 12 voll., Boringhieri, Torino 1966-1980, vol. IX
6J. Lacan, Le séminatre X cit., p. 61.1. O LANGOSCIA 0 IL CONCETTO 19
luogo del significante. Il soggetto vi si pud iscrivere solo segnato dalla
ciclicita, dalla ripetizione della cifra 1. B quello che esprime la scrittu-
ra detta del soggetto barrato. La passione per la quantificazione e la
valutazione rinvia a cid che viene isolato nel Seminario L’angoscia come
il primo marchio del tratto unatio dell’identificazione soggettiva. A tale
proposito troviamo uno schema che non é mai stato stampato da Lacan
neanche in uno dei suoi scritti, uno schema elementare di divisione.
Avendo per una volta a disposizione, sull’esemplare stenografato, la
scrittura stessa di Lacan, ho fatto fotografare la sua scrittura per stabi-
lire questo schema per questo seminario.
B/K
Non pué essere pitt semplice: una linea verticale dove si trovano
scritte alcune delle lettere che da tanto tempo abbiamo imparato a
maneggiare e che servono per presentare quel che Lacan indica come
divisione, una divisione dell’ Altro da parte del soggetto.
Perché la parola divisione? E retroattivamente che possiamo afferra-
re cid che Lacan isola per designarla. Divisione perché Lacan attribuisce
un valore alla funzione del resto, e questa nozione di resto comporta la
costruzione di una divisione. Una divisione dove otteniamo come primo
risultato la stessa cifratura del soggetto, il suo assorbimento nella ripeti-
zione dell’Uno, e dove si isola e viene iscritto in modo supplementare il
resto sotto forma della famosa lettera ¢ minuscola scritta in corsivo.
Isolare questo resto é la condizione affinché I’Altro non sia soltan-
to l’Uno. Se il campo dell’Altro non fosse fatto che di Uni, esso sareb-
be riducibile a questi Uni, almeno a titolo del loro insieme. Cié che diri-
ge la lettura del seminario é di non dimenticare che I’Altro é Altro per-
ché c’é un resto.
Altro « Uno
Questa costruzione elementare é gia sufficiente per sostenere le
obiezioni che abbiamo potuto fare al rapporto dell’INSERM. Queste
obiezioni poggiano su quello che abbiamo acquisito da questo semina-
tio e dal suo seguito: esse poggiano sul resto, sulla nozione di un resto
non quantificabile, un resto che non é Uno. Questo vuol dire: c’é qual-
cosa nell’Altro che non é il significante.20 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
Lacan iscrive cid che gli corrispondera: !’A barrato come cid che mi
costituisce come inconscio, I’Altro in quanto non lo raggiungo, dicia-
mo l’Altro in quanto desiderio.
Disegno questo schema solo a titolo dell’obiezione che la funzione
del resto fa alla passione della valutazione. Ad un certo punto del semi-
nario troviamo un altro schema dove il piccolo a viene scritto questa
volta prima di S barrato. Esso & correlativo di un rovesciamento teori-
co che é suscettibile di passare del tutto inosservato poiché poggia sulla
punta di uno spillo.
A
a
g
2. Una via d’accesso al reale
Una distanza, Perché ha scelto l’angoscia? Perché, come decimo dei
suoi seminari, Lacan ha scelto l’angoscia? Osserva, nel suo seminario, la
sorpresa dei suoi ascoltatori per i quali, bisogna crederlo, questo tema
non era evidente rispetto al punto in cui Lacan era rimasto nello svol-
gimento del suo insegnamento.
Diamo subito una risposta: ’angoscia scelta da Lacan, l’angoscia
lacaniana, é una via d’accesso all’oggetto piccolo a. Essa é concepita
come la via d’accesso a cid che non é significante. Langoscia come tale
non é significante. Come via d’accesso al resto, che non é significante,
Lacan sceglie una via equivoca, una via che appare poco chiara, quella
di un affetto. A dispetto del titolo di Kierkegaard, Il concetto dell’an-
goscia, che Lacan definisce ardito, l’angoscia non @ un concetto, essa ¢
piuttosto cid che viene al posto di un concetto. E nello scegliere l’an-
goscia come svincolata dal concetto che I’anno successivo Lacan, per
controbilanciare, di concetti ne introduce quattro: I quattro concetti fon-
damentali che, come i cavalieri dell’ Apocalisse, vengono a trascinarvi
con loro. Essi restano influenzati dal fatto che la via precedentemente
scelta @ stata aconcettuale. Vi porters il dettaglio che mostra che cid
che sto dicendo non @ un’eccessiva elucubrazione. Evidentemente
sarebbe un’eccessiva elucubrazione nella misura in cui molti di voi ne
siano a conoscenza. Dunque bisogna che vi dia un supplemento di cid
che mi é apparso personalmente, nel corso di questo lavoro, e partico-
Jarmente in modo generale, rispetto allo stile di questo seminario.I. O LANGOSCIA 0 IL CONCETTO 21
In parte si potrebbe dire che sono io a dargli uno stile con il taglio
della frase, dei paragrafi, delle parti. Nella stenografia c’é qualcosa che é
dell’ordine della fluidita verbale. Il lessico resta lo stesso nonostante si
arrivi qua e 14 a ricostruirlo, pero il lato della costruzione grammaticale
devo prendermelo spesso in carico. In questo lavoro io stesso mi sono
reso conto che sembrava pitt adeguato all’argomento in questione lascia-
re, a livello dello stile, meno inversioni nella costruzione grammaticale.
Avendolo riletto pitt di una volta mi sembra ora che nell’insieme vi sia un
fraseggio pitt scorrevole. Bisogna che me ne assuma la responsabilita. Mi
& sembrato che nel 2004 bisognava rinunciare ad alcune delle inversio-
ni grammaticali che Lacan adottava per il suo auditorio.
Rassicuratevi, non tocca I’essenziale. Ma mi é sembrato che fare cosi
facilitasse l’accesso all’argomento in questione. Non bisogna farne vera-
mente un’esagerazione: é molto lieve. Non so se si sarebbe percepito se
non l’avessi segnalato. Resta, malgrado quest’operazione di trascrizione,
dato che mi sembrava fondamentale, questo tratto di stile, diciamo una
distanza, fatta pet marcare la differenza e P’eterogeneitd del piccolo
dal significante,
Scomposizione del piano speculare. Non si pué parlare di oggetto a
per come esso appare nel Seminario L’angoscia, cioé con tutto il suo
valore patetico, senza una certa precauzione che potremmo chiamare
la messa in parentesi. Costantemente, nel seminario, le parole prima di
essere pronunciate vengono accuratamente ponderate. Parlare d’ango-
scia, e specialmente d’angoscia in quanto via d’accesso all’oggetto a,
esige una delicatezza speciale, precisamente perché non é un oggetto
come gli altri.
Lo sappiamo che non é un oggetto come gli altri, ma vi siamo ricon-
dotti nel momento in cui si trata per Lacan di costruirlo, di estrarlo da
oggetti come gli altri. Quest’ oggetto a l’abbiamo talmente maneggiato
e utilizzato che ritornando al Seminario L’angoscia si ha la possibilita di
vederlo emergere come fosse la prima volta. Per coloro che praticano e
si orientano a partire da Lacan c’é questo sapore di prima volta riguar-
do all’oggetto a, e che produce cid che egli stesso annuncia a un certo
punto: una reviviscenza. Quando é gia ben impegnato nel seminario,
egli indica che ha proceduto a partire dall’angoscia “perché questa stra-
da rivivifica tutta la dialettica del desiderio”’. C’é dunque questa revi-
7 Ibidem, p. 265.22 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
viscenza del desiderio che per noi oggi porta sull’emergere di un ogget-
to che non é come gli altri.
Come sono gli altri oggetti? E come é diventato nel corso del tempo,
Poggetto a stesso, a causa dell’usura dovuta al maneggiamento che ne
abbiamo fatto, visto che lo abbiamo troppo accarezzato, come é evoca-
to, in un punto del seminario, a proposito dei buddha in tante citta del
Giappone e in differenti luoghi di culto? E quello che d’altro canto si
trova anche sul caminetto di Montesquieu: egli scriveva sulla gamba
appoggiando il piede sul bordo del caminetto, e visto che ha dovuto
lavorare parecchio per scrivere Lo spirito delle leggi, in quel punto ’é
una curvatura della pietra.
E il momento di ricordarsi che gli altri di “come gli altri” sono degli
oggetti modellati sull’immagine. Nel momento in cui si entra nel Sezi-
nario L’angoscia siamo ancora con la nozione che l'immagine speculare
@ il prototipo del mondo degli oggetti, che il mondo é fatto di oggetti di
cui il prototipo é la vostra propria immagine. Conosciamo tutti gli effet-
tiche Lacan ha estratto da questo riferimento nel primo movimento del
suo insegnamento.
Al contrario questo seminario realizza passo per passo, proprio per-
ché punta a un oggetto che non & come gli altri, una scomposizione di
quello che egli chiama il piano speculare. Mano a mano che si costrui-
sce l’oggetto a, si costruisce e si scompone allo stesso tempo il piano
speculare che sostiene lo stadio dello specchio, Uno degli aspetti attra-
verso cui questo seminario potrebbe essere presentato é una critica del-
Vimmaginario, precisamente una critica dello stadio dello specchio.
Questo oggetto a é un oggetto che quando lo si avvicina con la paro-
la, come ci prova e ci riesce Lacan, esige che si proceda per approssi-
mazione, Quando lo si avvicina con il discorso si pud fare un cortocir-
cuito usando la scrittura, ma se lo si avvicina con la parola si é tenuti a
una posizione di diffidenza. Lacan pratica cosi, e specialmente in que-
sto seminario, una messa a distanza, un distanziamento dal riferimento.
Ed é per questo che ho creduto essenziale lasciare cid che sarebbe stato
pitt semplice cancellare: “cid che si chiama...”, “cid che chiamo con
questo...”, “per noi”, 0 i “se si pud dire”, o “cid che si pud nominare
come...”. Tutte espressioni che danno un leggero tremito, ma che
rispondono esattamente a cid che si tratta di far emergere come ogget-
to “non come gli altri”. Potete evidentemente estenderlo agli altri semi-
nari di Lacan poiché egli é in rapporto da molto tempo con questo
“non come gli altri”. Cid comporta uno stile che é d’aggiramento, labi-I. O LANGOSCIA 0 IL CONCETTO. 23
rintico, uno stile digressivo e concentrico allo stesso tempo. Conoscete
il gusto di Lacan di parlare di cid che si tratta di circoscrivere. C’&, spe-
cialmente qui, uno stile anatomico, una prudente dissezione del riferi-
mento. anche un trattamento dell’oggetto come fosse un cristallo, che
brilla, che abbaglia, che bisogna trattare con uno stile da gioielliere, con
le pinzette, guardando accuratamente le differenti faccette.
Un atelier. Entriamo in un mondo che non ha niente a che vedere
con quello del grido univoco dell’imperativo in nome dell’Uno, quello
da cui stiamo uscendo. Nella dimensione in cui oggetto a verra a pren-
dere il suo posto, siamo in un campo dove niente va da sé, dove le evi-
denze sono disfatte, sospese, una dimensione che esige quello che Hus-
serl chiamava ’époché, in greco sospensione, nell’attesa di una appari-
zione pura’, La fenomenologia resta dominata dallo speculare, dal
campo del visibile, quando qui al contrario lo speculate @ oggetto di
una forzatura. Lacan stesso @ portato a infrangere i suoi schemi dello
speculare. Rompe, torce i suoi schemi di costruzione dell’immaginario
che tanto lo avevano occupato in precedenza. Nella prima meta del
seminario gli schemi ottici vengono a loro volta sfruttati e degradati,
nella seconda parte restano fuori gioco. In seguito si apre un’altra
dimensione dove lo speculare trova nuovi termini e nuove funzioni che
non rassomigliano affatto allo stadio dello specchio.
Non avviene lateralmente. Mano a mano che si elabora l'oggetto a si
costruisce sottomano, se posso dire, una nuova concezione dello spe-
culare. Al punto che nell’ultimo capitolo di questo libro si trova,
costruito sul modello dello schema che figura nel primo capitolo, cid
che gli risponde a livello speculare. Pud apparire come una sorpresa,
che Lacan non ha piti ripreso, é perd il percorso stesso di questo semi-
nario dal capitolo I al capitolo XXIV, che porta a mostrare il risultato
ottenuto sul piano speculare,
Questo seminario @ dunque una costante messa in causa del privi-
legio accordato dallo stesso Lacan alla dimensione speculare nella psi-
coanalisi. Cosa che si rivela tramite ’emergenza dell’ oggetto a, che @ la
dimensione in cui l’oggetto a é pit: difficile da catturare. La dimensio-
ne speculare, nella quale si dispiega Poperazione dello stadio dello spec-
chio, un riferimento che noi non respingiamo ma che occorre conside-
rare dal punto di vista del Seminario Liangoscia, & per eccellenza la
SE. Husserl, Meditazioni cartesiane, Bompiani, Milano 1960.24 LANGOSCIA, INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
dimensione in cui ’oggetto a viene ridotto a zero. Lacan lo definisce
utilizzando un termine freudiano: “Il campo speculare é il campo in cui
il soggetto @ maggiormente difeso rispetto all’angoscia”®. Il termine
freudiano é quello di difesa, termine che si ritrova in Inibizione, sinto-
mo e angoscia di Freud"°.
Nel Seminario L'angoscia ci si sposta in un campo in cui l’adegua-
mento dei nomi alle cose non va da sé, nella faglia tra l’immaginario e il
reale, e da qui il seminario esplora la faglia tra il simbolico e il reale. La
prospettiva dell’INSERM, che ha tutta la sua dignita per come I’abbiamo
considerata, comporta che il reale sia esaustivamente attraversato dal
significante. Non é che una simulazione di quel che viene chiamato
scientifico. LINSERM non dice soltanto che c’é del sapere nel reale, si
immagina che questo sapere sia ridotto al significante contabile. Questo
punto di vista, che rileva di una sorta di positivismo, comporta che il
reale si riduca a questo sapere e che ugualmente si volatilizzi in esso. E
tun positivismo per il quale Pangoscia @ un disturbo che fa ostacolo
all’accesso al reale, il contrario di quel che avviene nel Seminario Lan-
goscia in cui l’angoscia é una via d’accesso al reale.
La faglia del simbolico in rapporto al reale richiede che si sospenda
Vassenso a tutto cid che é gia praticato, d’abitudine, di prassi. Lappel-
lo di questo Seminario L’angoscia &: non lasciatevi suggestionare dal-
Limmagine, né assopitevi a causa del significante messo in opera nella
parola, Questo seminario va contro la suggestione, ma potrebbe indur-
re a sua volta un’ipnosi. Quello che vorrei tentare di apportarvi é un
anti-ipnotico, dunque invitarvi ad accogliere questo seminario come
fosse un atelier, invitarvi a restar desti a quel che architetta Lacan in
questo seminario.
Lo stesso Lacan da un aiuto per risvegliarsi. E la difficolta propria
del suo discorso che vi blocca, che é fatta per mettervi in un certo imba-
razz0.
Tranello. Il termine di imbarazzo viene introdotto in prima battuta
da questo seminario a partire dalla scomposizione del termine freudia-
no di inibizione che inaugura la serie di Inibizione, sintomo e angoscia.
Linibizione di una funzione vitale é cid che del resto viene smarrito nel
termine passe-partout di disfunzionamento. Linibizione é il nocciolo, il
culmine del disfunzionamento. II seminario esordisce con la scomposi-
9J. Lacan, Le séminaire X cit., p. 386.
108 Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, in Opere cit., vol. X.1. O LANGOSCIA 0 IL CONCETTO 25
zione dell’inibizione, una scomposizione concettuale che separa il fun-
zionamento e l’impedimento al funzionamento. Questi non sono i ter-
mini che utilizza Lacan. Lo si reperisce nel primo capitolo di Inibizione,
sintomo e angoscia di Freud e sulla funzione, in special modo messa in
evidenza, della motricita. Dunque questa scomposizione non si chiama
funzionamento e impedimento, ma movimento e difficolta. A partire
dal termine di inibizione si costruisce una matrice: il movimento e la
difficolta costituiscono i due vettori, uno verticale ¢ I’altro orizzontale.
E qui che Lacan introduce quattro termini a partire da numerosi com-
mentari etimologici che si distribuiscono due a due su questi due vet-
tori: ’emozione e il turbamento sul vettore del movimento, con un certo
gradus del movimento che si libera; al contrario ’impedimento e l'im-
barazzo sul vettore della difficolta, con un certo gradus di difficolta che
si allevia. Questa matrice é stata costruita per circoscrivere l’angoscia
che rimane Pultimo termine, insieme a un altro che si pud aggiungere,
ossia il sintomo.
: Difficolta
Movimento
Emozione Sintomo x
Turbamento x Angoscia
Questa costruzione Lacan non la riprendera, e occorre notare da
quale tranello essa sia animata. Ci sono nove posti delimitati dai riqua-
dri della matrice. All’inizio restano due posti vuoti. Nella prima lezio-
ne del seminario Lacan tira fuori, non dal cappello ma dal dizionario, le
nozioni di turbamento, d’impedimento, di imbarazzo, (un capogiro!)
che fanno credere che dei significanti possano inquadrare Pangoscia. E
una rete, la parola rete figura, che sembra fatta per imbrigliare, se posso
dire, il pesce dell’angoscia. Questa immagine del pesce la ritroviamo in
questo seminario a proposito di un caso clinico che Lacan riprende da
un autore, e la ritroviamo nel Seminario I quattro concetti fondamenta-
Ji quando Lacan da di sfuggita la rappresentazione della nassa che si
apre per intrappolare il pesce dell’oggetto a.
Questa costruzione di Lacan é carne 0 pesce? La ritroveremo benin-
teso messa in funzione in seguito quando riutilizzera i termini di turba-
mento e imbarazzo. Ma resta il fatto che l’inizio del Seminario Langoscia
con un tale inquadramento significante é giustamente fatto per pren-26 ‘ANGOSCIA, INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
derne la dovuta distanza. Allo stesso modo, quando Lacan introdurra i
suoi schemi ottici, facendoli funzionare alla meno peggio, sara l’indice
che anche qui c’é una distanza da ptendere. E per questo che mi é sem-
brato che fosse proprio questa l’annotazione che Lacan voleva dare all'i-
nizio del suo Seminario Langoscia: un confronto dell’angoscia con i
mezzi del significante. Il seguito mostrera il contrario, ossia che non &
proptio cosi che il pesce restera imbrigliato.
‘A questa prima lezione, basandomi su una frase di Lacan, ho dato il
titolo de “L’angoscia nella rete dei significanti”, di cui il senso giusta-
mente é che l’angoscia non vi si lascera intrappolare. Allo stesso modo
il termine di imbarazzo — che figura in cima allo schema precedente e
che Lacan commenta con una sfolgorante presentazione etimologica e
linguistica che sottolinea come il termine di imbarazzo comporti una
relazione alla barra e al soggetto barrato, indicando che il soggetto del
significante qui non ci sa fare — si chiarisce soltanto facendo un salto
all’ultimo capitolo dove al primo grafico se ne sovrappone un altro,
quello che ho detto che dava un’articolazione della dimensione scopi-
ca che viene scomposta ¢ criticata lungo tutto il seminario. E precisa-
mente nel grafico corrispondente, omologo del piano ottico, che Lacan,
sembra in modo bizzarro, scrive il titolo di Kierkegaard, II concetto del-
Langoscia. Questo titolo, reinterpretato in un senso antihegeliano, che
d’altronde é conforme al piti profondo intento di Kierkegaard, fa obie-
zione alla dialettica che é la vera risposta a quello che sviluppa lo stes-
so Lacan, fin dal suo capitolo II, su Hegel ¢ il desiderio dell’ Altro, in
rapporto al quale egli prende le distanze.
Concetto d’angoscia
eae
Resto assoluto. Il punto di vista neo-hegeliano che all’inizio sembra
occupare la scena é fatto per lasciare il posto a qualcosa che non si pre-
sta alla dialettica, anche se qui in Lacan il significante persiste ancora.
Questo seminario puntualizza cid che non si presta alla dialettica, cid1. O 'ANGOSCIA 0 IL CONCETTO 27
che non si presta al significante. E il resto. Questo seminario si allonta-
na dalle analogie e dai rapporti per focalizzare il resto come assoluto.
Assoluto vuol dire — Hegel Pha chiamato Aufhebung e Lacan V’ha ripre-
so in un punto preciso dei suoi Scritti"! — cid davanti a cui ogni Aufhe-
bung si rivela impotente.
Il Seminario L’angoscia é una messa a punto del resto, lo si sa, ma cid
che bisogna afferrare @ che qui il resto viene portato all’assoluto. Asso-
luto vuol dire separazione dalla dialettica e dalla logica del significante,
nel senso che questo resto rimane insolubile, nel senso che non si pud né
risolverlo né dissolverlo. Sotto questo aspetto la funzione del resto &
antinomica all’Aufbebung che costituiva la chiave dell’insegnamento pre-
cedente di Lacan, alla quale per lo meno faceva richiamo per esprimere
la trasposizione del significabile in significante. Occorre che vi rinvii a
quel passaggio de La significazione del fallo’* dove Lacan fa giustamen-
te richiamo all’Aufhebung hegeliana, che in fondo é un utilizzo del resto.
Il significabile & per eccellenza l’immaginario, & tanto il significante
quanto lo speculare, ed & precisamente proprio per questo che il mondo
degli oggetti trova il suo prototipo nell’immagine speculare.
Questo richiamo ha lo scopo di far capire perché Lacan ha fatto
ricorso all’angoscia come una via d’accesso. Ha fatto ricorso all’angoscia
come una via alternativa in rapporto a quella dell’Aufhebung, per
cogliere cid che sfugge a ogni Aufhebung, per cogliere quello che non é
significabile, per cogliere quello che @ il resto di ogni significantizza-
zione. Bisogna soffermarsi in quest’ ultima lezione del seminario per rea-
lizzare la posta in gioco del Seminario Langoscia. Cid che ha animato
Lacan nella sua scelta singolare, in questa elaborazione, é la domanda:
cos’é che da “la presa esata sul reale”? - @ una citazione. E la via del
concetto? E la presa simbolica? Oppure é la via aperta dalla funzione
dell’angoscia? Nella sua stravaganza, nella stravaganza che I’ha soste-
nuto, questo seminario é retto da un “o l’angoscia o il concetto”. C’é
una rinuncia alla via del concetto. E per questo che I’ultima lezione del
libro fa da contrappunto alla prima lezione. La prima lezione fa risplen-
dere il significante: meno male, apri il dizionario, ti troverai a tuo agio!
Allinizio si prepara una rete, ma nel corso del seminario questa rete di
significanti, come lo stesso piano speculare, si rivela colpita da una certa
impotenza, e l’angoscia, il satisfecit che Lacan si da alla fine, costituisce
1 J, Lacan, Scrtti, Einaudi, Torino 2002.
2, Lacan, La significazione del fallo, in Scriti cit.28 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
“Ja sola apprensione ultima, e come tale, di ogni realta”. Perché utiliz-
za la parola “realta” e non dice “del reale in quanto tale”? Allo stesso
tempo c’é l’aggettivo “ultima”. Bisogna intendere che ci sia nell’ango-
scia un attraversamento della realta? Lungo tutto il seminario l’ango-
scia @, tutto sommato, messa in mostra molto poco.
3. Dalla realta al reale
Al di la dell’imbarazzo. Ho detto che c’era del patetico. C’é del pate-
tico, perd l’angoscia viene messa poco in mostra. L’angoscia lacaniana &
speciale, certo essa viene da Freud. Lacan ripete di tanto in tanto che
“Vangoscia é un segnale, che proprio Freud I’ha detto”, ma é altrove
che si ispira a Freud, in un punto non sottolineato da Lacan. Vango-
scia @ cosi speciale che, per evocarla, a un certo punto Lacan la com-
para al secondo tempo della costruzione del fantasma in Un bambino
viene picchiato”, ossia viene ricostruito ma non viene provato. Lo dice
molto in fretta, ma é certo che quello che egli chiama angoscia é cid che
connota il passaggio dalla realta al reale, I’attraversamento della realta
nel senso del reale, e che l’angoscia é correlativa a un venir meno del
significante. In che modo il venir meno del significante sarebbe meglio
messo in evidenza dal riferimento cosi abituale, cosi familiare da non
apparirci pid estraneo, ma che ritorna perd in questo seminario, all’e-
pisodio primordiale della nascita come riferimento ultimo dell’ango-
scia, come prototipo dell’angoscia? FE un riferimento che Freud prende
da Otto Rank. Otto Rank in modo ricorrente é presente in questo semi-
nario. Lacan fa riferimento al saggio di Rank sul doppio e al suo lavo-
ro sul Don Giovanni!. Lacan si mette al seguito di Otto Rank e di
Freud per implicare l’angoscia della nascita nella teoria dell’angoscia.
Egli avvalora questa implicazione dell’angoscia della nascita come pro-
totipo dell’angoscia.
Se si pensa all’INSERM siamo del tutto altrove, poiché quello che
credo di aver potuto comprendere dell’essenza del trattamento cogni-
tivo-comportamentale é di prendere l’angoscia qui ¢ ora, ¢ trattarla col
significante imperativo, modulato come consiglio. Per essi 'angoscia &
5 §. Freud, Un bambino viene picchiato (contributo alla conoscenza delle perversioni
sessuali), in Opere cit., vol. IX.
4, Rank, La figura del Don Giovanni: la funzione sociale dell'arte poetica, Sugarco,
Milano 1987.1, OVANGOSCIA O IL CONCETTO. 29
suscettibile di risolversi. Contrariamente l’approccio analitico dell’an-
goscia ha una profondita storica, che fa si che la nozione stessa di gua-
rire 'angoscia sia qualcosa di vano, di fuori luogo. Cid vuol dite che
qui l’angoscia prende posto fuori dai limiti tracciati dal soggetto del
significante. E questo che vela cosi bene il primo grafico che Lacan pro-
pone. Certo c’é un al di la dell’imbarazzo, quell’imbatazzo che @ pro-
prio del soggetto barrato. Va fino allo sconforto. Nelle analisi freudia-
ne, rankiane, lacaniane, si va fino all’ Hilflosigkett, fino allo smarrimen-
to, al di la dell’imbarazzo, 1a dove @ assente qualsiasi orientamento in
quanto significante.
Lassenza del mazz di fiori. In questo punto, facendo un cortocir-
cuito, possiamo realizzare che il perno del Seminario L’angoscia & un
perno invisibile, perché il perno del seminario @ qualcosa che non c’é.
Al cuore di un seminario che si intitola L’angoscia ci si dovrebbe aspet-
tare ’angoscia di castrazione, che ’angoscia sia affrontata a partire dalla
castrazione, a cui |’insegnamento di Lacan aveva dato una funzione emi-
nente e strutturante per ogni relazione oggettuale. L’angoscia di castra-
zione é l’assenza di questo mazzo di fiori, con tutto il romanzo che essa
comporta. Cercate pure, non troverete il romanzo edipico. Esagero.
Lacan non arriva a farne scomparire ogni traccia, ma nella prospettiva
dell’angoscia che egli ha scelto c’é un bye bye Edipo. Esagero, ma a met-
tere in funzione l’angoscia non vi troverete la minaccia del padre. Vedia-
mo Lacan staccarsi dalla costruzione fondamentale, talmente meravi-
gliosa, precisa, che tiene botta: quella costruzione che abbiamo rifatto
sulla sua scia e che si dispiega nel Seminario IV La relazione d’oggetto.
I Seminario X ne riprende qualcosa, |’Aufbebung, ma é come il negati-
vo del Seminario La relazione d’oggetto, il cui perno é in effetti l’ango-
scia di castrazione che é proprio al centro del caso del piccolo Hans.
Ne La relazione d’oggetto, Lacan, certamente con i suoi riferimenti
al significante, al desiderio ¢ alla domanda, dunque con quello che
apporta, segue fondamentalmente le orme di Freud sulla questione, in
particolare quando dice: “L’angoscia — non faccio che riprendere Freud
che l’ha perfettamente articolata — @ qualcosa che non ha oggetto”».
Tutto il Seminario Langoscia & fatto proprio per spiegare e per costrui-
re la nozione che l’angoscia non é senza oggetto.
15), Lacan, Il seminario. Libro IV. La relazione d'oggetto, Einaudi, Torino 1996, p.
267.30 L’ANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
C’ in questo punto una contraddizione. Ed é proprio in questo rife-
rimento al Seminario IV di Lacan, per questo consenso incondizionato
che apparentemente da a un enunciato di Freud, che d’altronde non &
il solo sulla questione, del quale possiamo valutarne la torsione. E que-
sto che bisogna tenere a mente quando si legge la formula del Semina-
rio Langoscia secondo cui Pangoscia non é senza oggetto. La nozione
dell’oggetto @ nel frattempo cambiata, rielaborata nel Seminario Lian-
goscia. . per questo che ho messo in evidenza, in quella che ho deli-
neato come seconda parte, che Lacan compiva una revisione del con-
cetto d’oggetto, poiché con il concetto d’oggetto precedente, oggetto
dell’angoscia resta invisibile, inafferrabile.
Recupero di un residuo. In correlazione all’accento messo sull’as-
senza dell’oggetto d’angoscia, del tutto essenziale, nel Seminario IV, la
fobia come rimedio all’angoscia, la fobia come la paura di un oggetto.
Vediamo allora Lacan fare tutti gli sforzi, passare anche per Cechov'$,
ancora un’altra finzione letteraria, per mostrare precisamente che que-
sta frontiera tra ’'angoscia e la fobia non conta, che questa frontiera non
& essenziale, Per esempio il piccolo Hans parla di cavalli d’angoscia,
Angstpferde. Lacan lo corregge: “No, assolutamente, non sono dei
cavalli d’angoscia. Quello che prova davanti ai cavalli @ paura”. La
paura, a differenza dell’angoscia che non ha oggetto, ha un oggetto e
concerne qualcosa di articolabile, di nominabile, di reale.
Nel Seminario IV, il reale & ancora concepito come articolabile ¢
nominabile. Nel piccolo Hans, nella concezione di Lacan, concezione
che si sostiene su Freud e sui detti di Hans, é la fobia che disangoscia
perché essa compie una ristrutturazione significante del mondo. E que-
sto che interessa Lacan ed @ su questo punto che mette tutto I’accento.
Langoscia non ha oggetto, ma la fobia, essa, rilascia al contrario un
certo numero di oggetti. Ma che cosa fanno? Danno Pinterpunzione,
funzionano come segnali, tracciano dei limiti, delle soglie, un interno e
un esterno. Nel Seminario IV Lacan manipola l'oggetto esattamente
come dei significanti. Si tratta di un oggetto significantizzato.
Rileggendolo a partire dal Seminario L’angoscia, ci si rende conto
che l’Aufhebung dell’angoscia da parte della fobia non sopprime del
tutto ’angoscia. Lacan lo sottolinea con un tatto straordinario: c’é un
resto. Non tutta I’angoscia senza oggetto é abolita dalla fobia e dalla
16 AP. Chechov, Paura, Stampa alternativa, Roma 1996,1. O LANGOSCIA 0 IL CONCETTO 31
sua creazione significante. C’é un resto: “un residuo del tutto singola-
re”. Coloro che si ricordano questo seminario sanno che egli focalizza
un istante fugace in cui il piccolo Hans indica che sulla bocca del caval-
Jo o sul frontale della testiera c’é come una macchia nera. Lacan riman-
da aun quadro di Tiziano dove figura questa macchia.
Nel Seminario Llangoscia, a Lacan non interessa la costruzione della
fobia, il disangosciare tramite la fobia, ma gli interessa recuperare que-
sta macchia, questo residuo del tutto singolare, che é anche qualcosa di
vago, al fine di ottenere un oggetto, al fine di ottenere l’oggetto a. In
quello che Lacan ha costruito ed edificato sulla logica della relazione
@’oggetto, non ha tenuto del tutto nascosto che si trattava di oggetti
significanti. Infatti ha definito il cavallo d’angoscia come “significante
tutto fare” della fobia. La sua dimostrazione in effetti tende a mostrare
tutta la polivalenza semantica del cavallo. Tutta quest’analisi poggia sul-
Tautonomia del significante in rapporto al significato, sulla cesura saus-
suriana. Quello che ci trattiene nell’afferrare cid di cui si trata nell’an-
goscia é proprio la simbolizzazione dell’oggetto.
Il taglio. Il percorso del Seminario Langoscia, che & un percorso dif-
ficile, con la risonanza che questa parola pud prendere a partire dallo
schema precedente, @ il percorso di una desimbolizzazione dell’ ogget-
to, di una designificantizzazjone dell’oggetto a cui corrisponde anche
una deimmaginarizzazione¥ Questo non pud compiersi che toccando
uno dei pilastri che Lacan ha'stabilito come costituente il suo insegna-
mento, toccando la nozione che ci ha trasmesso del fallo come signifi-
cante. E precisamente cid che viene messo in causa nel Seminario Lan-
goscia, e in un modo cosi radicale da rimanere del tutto invisibile, poi-
ché non é formulata.
E la significazione del fallo ¢ quella della mancanza d’oggetto la
chiave che Lacan sceglie all’inizio de La relazione d’oggetto, e che ci da
tutta quella mirabile costruzione che porta verso la privazione, la fru-
strazione e la castrazione. In tutta la sua diversita e in tutte le sue moda-
lita, la mancanza d’oggetto @ sempre riducibile a una mancanza di signi-
ficante. Ora lo sforzo di Lacan nel Seminario L'angoscia & precisamen-
te quello di elaborare una mancanza irriducibile al significante. Sotto
questo aspetto L’angoscia risuona come un “finiscila di giocare col signi-
ficante”, poiché c’é un’affinita tra il gioco e il significante, quando il
significante ovunque e sempre sostituibile alla mancanza. Qui si assi-
ste al contrario all’elaborazione di una nuova struttura della mancanza,32 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X BI JACQUES LACAN
una struttura non significante della mancanza, che passa per la topolo-
gia, e che libera uno statuto inedito del corpo.
Prima, di Lacan, conoscevamo essenzialmente il corpo dello stadio
dello specchio, un corpo suscettibile di essere significantizzato. Nel
Seminario L’angoscia é la sola volta che il corpo viene restituito, con un
tale amore per il dettaglio, in quel che egli chiama tutte le sue partico-
larita anatomiche. Non é un corpo fuori significante e, come Lacan stes-
so precisa, l’anatomia comporta la funzione del taglio. La parola
“taglio” deve essere risvegliata, essa é al centro del Seminario Lango-
scia, lo strumento elettivo di questo seminario.
Ecco una parola che abbiamo utilizzato. Per svegliarla occorre pen-
sare ad oppotla al tratto. Cié che presiede nella funzione significante é
Poperazione del tratto, in particolare nell’ Aufbebung che ha come risul-
tato di annullare ed elevare il tratto. La funzione del tratto si iscrive nel
contesto dell’Aufhebung, essa trasforma il significabile in significante,
mentre la funzione del taglio é un’altra cosa, ed é questa funzione che
si dispiega nel Seminario 'angoscia. Essa separa un resto che precisa-
mente non é significabile.
28 aprile 2004IL
Una bussola
Ancora L’angoscia, il seminario che tento di rendervi inaspettato
1. Un effetto di sorpresa
Una dimensione inedita. Non sono scontento di essere riuscito a
produrre un certo effetto di sorpresa, in un uditorio, il vostro, il mio,
dove si conosce Lacan, dove si studia il suo insegnamento, dove si son-
dano i suoi enunciati. Ho ottenuto questa sorpresa formulando, evi-
dentemente per provocare, che l’angoscia di castrazione era I’assenza
del mazzo di fiori da questo seminario. Con questa formula facevo allu-
sione a Mallarmé, e guardavo anche a cid che, in questo seminario, si
sviluppa a proposito del mazzo di fiori rovesciato, schema che ritrova-
te riprodotto negli Scritti, dove Lacan l’ha presentato anni dopo averlo
introdotto nel suo seminario, in occasione di un commento fatto sulla
relazione di uno psicoanalista dell’epoca, Daniel Lagache.
Misono state fatte delle obiezioni che si sono presentate dopo, non
qui, ma in privato, e che non si é mancato di farmi pervenire, del tipo:
Ma come! Ma come! L’angoscia di castrazione non é peré del tutto
assente da questo seminario, al contrario, essa vi costantemente richia-
mata da quel che viene presentato attraverso la sya sigla, (~~), che desi-
gna loggetto della castrazione come immaginario/Senza dubbio Lacan
mantiene a questa sigla il suo posto centrale per tutto il seminario. Allo
stesso modo da allo stadio fallico, come si dice nella letteratura psicoa-
nalitica, un posto centrale in relazione ai diversi stadi dell’oggetto, In
effetti in questo seminario si pud trovare, e non una volta, che -¢ é I’an-
goscia di castrazione in rapporto all’ Altro. Questo non impedisce che io
mantenga cid che ho detto su questo punto.
Nel Seminario L'angoscia Lacan s’interroga innanzitutto sul modo
di definire la questione nel momento in cui avvalora esplicitamente che
Pangoscia é un affetto, che essa é provata, sentita in quanto tale. Egli
distingue tre modi di definire la questione, per poi rifutarne due e34 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES L
tenerne solo uno. Sono, se si vuole, le tre c, poiché é l’iniziale delle paro-
Je che egli enumera ed etichetta. Lacan rifiuta di fare un catalogo degli
affetti, come rifiuta altrettanto di farne una classificazione, cosi da sce-
gliere questo approccio che egli definisce quello della chiave. Egli r
. ta le enumerazioni sia ordinate che gerarchizzate, e al contrario offre
come via d’accesso qualcosa che qui é di un altro ordine.
Occorre saper mettere quello che si gira nella porta d’entrata per
accedere a una nuova dimensione. Nel Seminario L’angoscia viene aper-
ta, in relazione a quello che Lacan ha articolato negli anni precedenti, una
dimensione inedita, che per certi aspetti rimane piuttosto inedita per noi,
poiché sono i primi anni del suo insegnamento ad aver fissato, questo &
un fatto, la piti nota delle concezioni che egli ha apportato. Tra il Seri-
nario I ¢ il Seminario VP, e negli Scritti ne La direzione della cura e La
significazione del fallo, a cui possiamo aggiungere la Nota sulla relazione
di Daniel Lagache si fissa il lacanismo. 8 nel Seminario Langoscia che ini-
zia a delinearsi un altro Lacan. Per questo, leggendolo, occorre senza
dubbio che io apporti non una chiave, ma, per essere esatti, una bussola,
Un termine eterogeneo. Beninteso, in questo seminario potete tro-
varci una quantita di elementi che potrebbero adagiarvi nella prima con-
cezione di Lacan: lui stesso @ alle prese con quello che ha gia decto.
Quando tende a staccarsi dalla letteratura psicoanalitica, si pud dire che
quello che egli stesso ha formulato appartiene a cid da cui si distacca. E
per questo che l’anno successivo, nel Seminario I quattro concetti fonda-
mentali, egli mettera in guardia i suoi nuovi ascoltatori, precisando loro
che se essi si introducono al suo insegnamento attraverso i suoi scritti,
pubblicati in diverse riviste prima di essere raccolti, ebbene devono
sapere che questi sono gia datati. Questa notazione comporta che essi
abbiano qualcosa di superato, innanzitutto rispetto a quello che appor-
ta il Seminario Langoscia.
Come bisogna leggere questo Sevzinario X? Come la difficile estra-
zione di cid che Lacan ha gia detto, e che lascia molte tracce e molte
contraddizioni per tutto il seminario. La chiave che introduce Lacan é
quella di una divisione dell’Altro tramite l’interrogazione del soggetto.
A/S
g
1J. Lacan, Il seminario. Libro I. Gli scritti tecnici di Freud, Einaudi, Torino 1978.
2). Lacan, Le séminaire. Livre VI. Le désir et son interprétation, inedito, tranne le
lezioni su “Amleto”, “La Psicoanalisi” 5, 1989.IL, UNA BUSSOLA 35
Di che cosa si tratta in questa divisione? Di situare nuovamente cid
che avviene in una psicoanalisi, e anche i concetti che sono stati pro-
dotti, le teorizzazioni che sono state fate, a partire — elementare — dal
rapporto del soggetto con I’Altro. Se spostate solo un po’ la divisione da
questa parte, potete allora gia percepire che quel che leggerete a pro-
posito della divisione soggettiva nel Seminario Langoscia & cid che, ’an-
no successivo, trovera la sua formula negli schemi che supportano I’a-
lienazione ¢ la separazione.
Ho detto che Langoscia era un atelier: @ un dato di fatto che Lacan
non abbia presentato questo seminario sotto forma di uno scritto, ma
che l’abbia presentato nel 1964 commentandolo nel Seminario I quattro
concetti fondamentali della psicoanalisi sotto forma dello schema che si
trova in questo seminario, al quale si riferisce nel suo sctitto Posizione
dell’inconscio’. 1l Seminario Llangoscia & V’atelier del Seminario I quat-
tro concetti fondamentali della psicoanalisi. E. qui che sobbalzando, ince-
spicando, e dopo tutto nascondendo un certo numero di termini fon-
damentali, si elabora cid che per noi resta puntualizzato dal binario del-
Palienazione e della separazione.
La divisione soggettiva, come Lacan la introduce qui, é una divisio-
ne che rilascia innanzitutto il soggetto barrato, il soggetto marcato dal
significante. Ci aggiunge perd un termine eterogeneo al significante che
egli chiama piccolo a.
Per tutto il Seminario L'angoscia ci si chiede in modo contradditto-
tio, seguendo le formulazioni di Lacan, da che lato stia quest’oggetto. E
dal lato del soggetto o dal lato dell’Altro?
A Ss
iA
a
?J. Lacan, Posizione dell’inconscio, in Scritti cit.36 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
Non correggo Lacan, lo trascrivo, e sposo cosi i meandri della sua
riflessione su questo punto, e man mano che si segue il seminario pote-
te dare delle risposte divergenti. Da che parte @ il piccolo a? Quella che
chiamo bussola serve per darvi le coordinate della mia lettura, di cui
spero che esse comportino una certa obiettivita in relazione al testo.
Mi accingo a rispondere alle obiezioni fatte alla formulazione che
ho azzardato, non per avere ragione, me ne infischio, ma per cercare di
chiarire quello che Lacan intende con la castrazione e l’angoscia di
castrazione.
2. Un'innovazione
Eccezione paradossale. Vi parlo di un seminario di Lacan che sta per
essere pubblicato. Si chiama L’angoscia. Eccone il titolo. Ma il titolo
dice qualcosa di quel che viene trattato? I] titolo é ’oggetto?
Per metterlo in dubbio ho messo I’accento sull’alternativa: o l’ango-
scia o il concetto. Il concetto é lo strumento della presa simbolica sul
reale. Vale a dire che questo seminario che s'intitola L’angoscia non fa del-
T'angoscia il suo tema, il suo oggetto, ma la pone soltanto come una via.
Langoscia in questo seminario & un accesso che si rivolge ad altro.
Ilriferimento che ho utilizzato ne dice molto. E che cos’é questo altro?
Langoscia é una via che si indirizza al reale, utilizzando altro rispetto al
significante.
Affrontare il reale per mezzo del significante era proprio cid che
fino allora era stata la via di Lacan, la via prescritta da Funzione e campo
della parola e del linguaggio'. E stata una via unilaterale, che ha avuto
per risultato, come ho avuto modo di mostrare e di puntualizzare, una
significantizzazione generalizzata dell’esperienza analitica e dei concet-
ti inventati per renderne conto’.
Loperazione di Lacan sulla psicoanalisi tino al Seminario Langoscia
é consistita nel dimostrare che quello che é in gioco in questa esperien-
za trova il suo posto solo se viene ripensata come significante. E cid che
sievince dalla lettura del Seminario V Le formationi dell’inconscio®, dove
si vede che tutto diviene significante. Quando s’impone questo tutto-
4. Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, in Scritt cit.
5J.-A. Miller, [sei paradigmi del godimento, in I paradigm del godimento, Astrolabio,
Roma 2001.
6J, Lacan, I! seminario. Libro V. Le formazioni dell inconscio, Einaudi, Torino 2004.I. UNA BUSSOLA 37
significante, quando il significante pud essere preso come un tutto,
quando diviene totalitario, allora, correlativamente, s’impone cid che
non é significante, cioé cid che si presenta, dato questo inizio, come la
funzione d’una eccezione antinomica e paradossale al tutto-significante.
Posso scriverla prendendo in prestito dei termini da Lacan che egli
stesso ha preso dalla logica matematica. E la formula che fa da bussola
alla lettura del Seminario L’Angoscia: dove inizialmente ogni x & signifi-
cante, in seguito esiste almeno una x che non lo é. In qualche modo
questa é la formula che indica la struttura stessa dell’Altro. Per la via
che ha scelto, quella dell’angoscia, una via non concettuale, questo
seminario mette in risalto che, in ogni caso, si scopre comunque un ter-
mine che non é significante. Questo termine che fa eccezione, eccezio-
ne paradossale - i] paradosso si evidenzia nel non sapere da che parte
iscrivere questo termine tra il soggetto ¢ I’Altro — questo elemento para-
dossale é quello a cui Lacan riserva il termine di piccolo a che, in que-
sto seminario, emerge come un’eccezione.
A= Vx Sx/ dx Sx
sseesnSUseene) oeebeedldrennnt
Piui tardi, Lacan ne fara tutt’altro. Molto pitt tardi, dieci anni pid
tardi, giungera al contrario a puntualizzare che cid di cui si tratta nel pic-
colo a non é dell’ordine dell’eccezione, ma piuttosto dell’ordine di cid
che Lacan ha chiamato il non-tutto. II non-tutto é il contrario dell’ecce-
zione. II non-tutto vuol dire che cid di cui si tratta col piccolo a — cid che
illustra e dimostra il Seminario Ancora’ — & ovunque, si estende all’insie-
me di cid che é significante. Questo prende forma da alcune dichiara-
zioni che troviamo in questo seminario, come il mettere in risalto il godi-
mento del bla bla bla, di cui altre volte vi ho dato la trascrizione®. C’é
un’alleanza costante del significante e del godimento. In effetti siamo in
tutt’altro registro rispetto a quello del Seminario Langoscia.
Ma in questo seminario, & cosi che bisogna leggerlo e provarne l’o-
riginalita, il piccolo a, cio’ il godimento, appare nell’ordine dell’ecce-
zione. Quello che mostra e dimostra questo seminario é che nella strut-
tura del linguaggio c’é qualcosa che non pud essere ridotto al signifi-
cante, e che é dunque assimilato, volgarmente, al corpo in quanto viven-
7J, Lacan, Il seminario, Libro XX. Ancora, Einaudi, Torino 1983,
8J.-A. Miller, I! rzonologo de V'apparola, “La Psicoanalisi”, 20, 2001, pp. 20-39.38 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
te. Esso emerge dapprima sotto questa forma di resto, resto dell’ope-
razione soggettiva che concerne |’Altro.
Un’assenza. Per quelli che sono abituati alla dimensione aperta dal
Seminario Ancora, in un certo qual modo qui torniamo indietro. Ritor-
niamo a un mondo tutto significantizzato che si presenta come un
deserto di godimento, e questo seminario si sforza nel farlo tornare
sotto forma di eccezione. Quando lo si accosta per la via del significan-
te, @ un resto invisibile, un resto imprendibile, e ’angoscia pud essere
detta senza oggetto, ma accostandolo per la via dell’angoscia stessa, allo-
ra, a essa, le si restituisce un oggetto. E su questa base di annullamento
significante che Lacan formula che “I'angoscia non é senza oggetto”.
Ho realizzato che questo oggetto, anche per accorti lettori, rimane
avvolto da qualche mistero. In effetti, a essere esatti, l’oggetto dell’an-
goscia non é designato da Lacan in questo seminario. C’é un mistero?
Giacché l’oggetto é confuso con il significante, vale a dire concepito
come significantizzato, nell’angoscia ¢ nell’angoscia di castrazione in
effetti si pud e si deve dire che esso é assente. Langoscia di castrazione
qui é cruciale, In Freud essa @ legata alla percezione dell’assenza del-
Yorgano fallico nella donna, e tutto tende, nella donna e nell’uomo, alla
negazione di quest’assenza.
Se, grazie a Lacan, prendiamo l’angoscia come strumento, qui scri-
verei il suo posto con una parte della piccola losanga lacaniana, met-
tendo in evidenza che quest’angoscia non pud che essere in rapporto
con un’assenza. E in quest’assenza che verra a collocarsi ad esempio cid
che la fobia é suscettibile d’apportare come contrassegno per colmarla,
per orientare.
oggetto simbolico
Frustrazione: danno immaginario + oggetto reale
Castrazione: debito simbolico -» oggetto immaginario (--)
La privazione, concepita come un buco reale, conduce a un oggetto
simbolico. Questo é il punto di partenza, l’abc di Lacan. E cid che si
recita, ma é proprio quello che & demolito dal Seminario Langoscia, Da
qui, in effetti, si sviluppa la frustrazione definita come un danno imma-
ginario. Bisogna dire che abbiamo qui una macchina significante che
funziona a meraviglia. Un danno immaginario nella misura in cui una
qualche mancanza di soddisfazione potrebbe procurare Poggetto reale.
A cui si aggiunge quel termine con cui si sublimano queste correlazior
la castrazione, concepita come debito simbolico che conduce a un ogget-
to immaginario, quello che noi in effetti ritroviamo in questo seminario
sotto la sigla di J. Lacan, Le séminaire X cit., p. 297.
‘J.-A. Miller, Scansions dans l'enseignement de Lacan, e Du symptéme au fantasme et
retour, Corsi tenuti al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Universita di Parigi VIII e alla
Sezione clinica di Paris-Saint-Denis, negli anni accademici 1981-1982 e 1982-1983, inediti.54 U’ANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
ti che ritroviamo il -e elaborato precedentemente. Ritroviamo dei ter-
mini, ma questo seminario é da leggere con Pidea che quello che qui si
ottiene con dolcezza é, in effetti, un cambiamento di coordinate.
2. Detumescenza
Demitologizzazione. Cid che ho sottolineato precedentemente vi ha
pteparato a quello che Lacan indica come Postacolo da attraversare nel-
Pelaborazione del Seminario L’angoscia, pet accedere alla funzione gene-
ralizzata di cui si tratta. Questo ostacolo é costituito dall’angoscia di
castrazione che in Freud segna il limite dell’esperienza analitica. A que-
sto proposito Lacan ci indica per quale via egli procede nel suo inse-
gnamento, nel suo modo d’insegnare, diciamo nella sua pedagogia psi-
coanalitica. Questa parola pué scioccare. Essa si riferisce precisamente
aun procedimento della pedagogia scolastica ch’egli definisce nel modo
seguente: “Anticipare le suddette capacita mentali del bambino con dei
problemi che le superino leggermente”. Questa é la metodologia del
Seminario L'angoscia: poco ma non troppo, in modo da poter ottenere
“un effetto di precipitazione sulla maturazione mentale” e degli “auten-
tici effetti d’apertura, perfino di scatenamento”’. Egli nota in proposi-
to che dei pedagoghi hanno rilevato, é la loro posizione, che nel bam-
bino I’accesso al concetto sarebbe contemporaneo all’eta della puberta.
Lacan non avvalora questa osservazione, ma essa gli serve, evidente-
mente, in virti dell’ostacolo in questione.
E allora che Lacan fa saltare l’ostacolo concettuale dell’angoscia di
castrazione ricollocandola a livello dell’organo maschile, a livello del fun-
zionamento di quest’organo nel momento dell’orgasmo nella copula.
Questa potrebbe essere un’annotazione aggiunta che si pone su un altro
piano e che lascia dunque intatti i concetti di castrazione e d’angoscia
di castrazione. E qui che bisogna tocalizzare che egli fa della detume-
scenza dell’organo, della sua carenza, dell’evanescenza della funzione
fallica nell’atto sessuale “il principio dell’angoscia di castrazione”.
Al termine di principio va dato tutto il suo valore. Lacan trova nel
funzionamento dell’organo il principio, ossia il fondamento, la radice, la
causa di cid che nella psicoanalisi viene elaborato secondo le coordinate
edipiche. Ma se a questo livello si tratta dell’organo e del suo funziona-
mento, che é quello del principio, prendendo sul serio questo termine di
3]. Lacan, Le séminaire X cit., p. 299.IIL, PIATTAFORMA GIREVOLE 55
principio la drammaturgia edipica viene cancellata, ossia che il principio
éa livello dell’organo in quanto tale. Questo vuol dire: il principio del-
T'angoscia di castrazione non é a livello di nessun agente di castrazione, di
nessun Altro che proferisce minacce, e non si iscrive nell’Edipo.
C%, lungo tutto il seminario, un’ondata che ci trascina fuori dai ter-
mini fondamentali della psicoanalisi del contesto edipico. E per questo
che ho detto che il Seminario Liangoscia & V anti-Edipo, cosa di cui colo-
ro che ne hanno stabilito il titolo si sono accorti solo dieci anni dopo.
Certamente Lacan non aveva detto anti-Edipo, ma la linea che relati-
vizza e che ricolloca l’Edipo non inizia da nessun’altra parte se non nel
Seminario L’angoscia. Enunciare questo principio comporta una conse-
guenza che Lacan si augurava, quella di un’apertura, in quanto questo
principio permette di costatare che la castrazione potrebbe non essere
un termine unico e ultimo, ma che potrebbe essere ricollocata come un
caso particolare di una funzione generalizzata, quella della sparizione
diun organo.
E per questa via che s’introduce quel termine che I’anno successivo
Lacan monteri in un meccanismo: la funzione di separazione. II valore
del termine di separazione non @ quello di castrazione. Separazione
dagli organi, separazione di organi fa declinare il fallo simbolico dal suo
primato. Questo primato viene attribuito a Lacan, quando il termine é
invece di Freud. La funzione di separazione fa declinare il primato del
fallo simbolico ma, allo stesso tempo, permette di aggiungere dei nuovi
oggetti nell’elenco degli oggetti freudiani. E quello che si inaugura e
inizia a compiersi nel Seminario L'angoscia: la demitologizzazione della
psicoanalisi, che portera Lacan fino a quello che mi sono permesso di
chiamare “II disincanto della psicoanalisi”’. Potete gia reperire nel
Seminario L’angoscia i punti che daranno il via ai seminari dei dieci anni
seguenti.
Un torsolo di mito. Se Yapertura che propongo funziona, in questo
seminario si assiste alla sostituzione della mitologia con la topologia.
Resta da chiedersi in che misura la topologia non sarebbe anch’essa, in
altro modo, una mitologia. Resta un problema aperto, resta da pensare.
Non é sicuro che il mito sia eliminabile dalla psicoanalisi, dal momento,
“Bil titolo che Jacques-Alain Miller ha dato al suo Corso al Dipartimento di Psicoa-
nalisi dell'Universita di Parigi VIM nell'anno accademico 2001-2002. Le prime dieci lezio-
ni di questo Corso sono pubblicate in “La Psicoanalisi”, 33-38, 2003-2005; vedi anche J.-
A. Miller, La “formation” de Vanalyste, “La Cause freudienne”, 52, 2002.56 LIANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
diciamolo in corto circuito, che si tende al reale. Del resto é per questo
che Lacan nel tentativo di sottrarre alla psicoanalisi la sua mitologia edi-
pica le restituisce un pitt-di-mito sotto la forma del mito ultra elementa-
re della lamella, mito che trovate redatto da Lacan nel suo scritto Posi-
zione dell’inconscio e che ugualmente figura nel Seminario I quattro con-
cetti fondamentali, Sottraendo la vecchia, antica mitologia edipica, egli
introduce, in modo progressivo, come per compensazione, un torsolo
di mito, per sottolineare che riguardo al mito c’é n’é bisogno comunque
enon é sicuro che la psicoanalisi possa sostenersi senza di esso.
E un mito generato per dar vita alla libido concepita come un orga-
no. Lacan introduce, come nuovo paradigma dell’oggetto perduto, un
paradigma che rimpiazza il fallo in causa nella castrazione. II punto
essenziale in questo mito, e nell’esplorazione che se ne fa nel Seminario
Langoscia, @ che l’organo perduto non viene separato tramite la castra-
zione. organo perduto non prende senso e valore dalla castrazione,
ma viene concepito come cid che si separa dalla sessuazione della vita,
visto che questa si riproduce attraverso la congiunzione dei due sessi. Il
punto cruciale di questo mito @ che organo libido si isola attraverso
Leffetto di una perdita che si pué dire naturale, una perdita in cui non
c’é agente. Non @ una punizione, non é il risultato di una trasgressio-
ne. Si compie nel mito per il semplice fatto che la vita non proviene
dalla riproduzione di un solo essere, ma prende consistenza dal fatto
che ci sono due sessi che devono congiungersi. Linvenzione é di dir
in questa divisione qualcosa si perde sotto forma dell’organo libido.
Evidentemente @ un mito, ma un mito che espelle la nozione, se
posso dire, della colpa dell’Altro. Eun passo verso l’innocenza. La via
@ cosi aperta per l’elaborazione di Lacan quando mettera a punto i suoi
quattro discorsi, di una perdita di godimento, di una perdita che é tanto
automatica, tanto naturale, tanto inevitabile ¢ tanto necessaria quanto
Pentropia.
Il Seminario Llangoscia compie in contemporanea la disgiunzione
dall’Edipo e dalla castrazione, la generalizzazione della castrazione sotto
forma di separazione, la decadenza del fallo significante, proprio quan-
do la funzione dell’oggetto a inizia a salire allo zenit.
Cosa mai vista. Certo Lacan ha continuato a utilizzare la sua sigla -o
ea parlare di castrazione. Nel suo rendiconto del Seminario La logica del
fantasma dice: Yoggetto a contiene il -@ della castrazione. Ma non biso-
gna leggerlo nell’eternita della concettualizzazione psicoanalitica, quan-
to piuttosto sul fondo di cid che si elabora nel Seminario Liangoscia.Ill, PIATTAFORMA GIREVOLE, 57
Questo a chi lo dico se non a me stesso, visto che I’ho commentato
rapidamente? In questo seminario cid che @ essenziale da capire & che
non si tratta della castrazione edipica. A partire dal Seminario Langoscia
la castrazione rimanda sostanzialmente al principio della sparizione del-
Yorgano fallico nel momento dell’ orgasmo. C’é nel rendiconto de La
logica del fantasma Vindicazione che & proprio cosi che bisogna inten-
dere la funzione della copula fallica. Nel Seminario Langoscia, e-ugual-
mente nel seguito dell’insegnamento di Lacan, la sparizione dell’ orga-
no fallico mantiene un posto centrale. E del tutto differente da quello
che potrei definire una funzione finale. E la castrazione edipica che ha
Ia funzione di punto di capitone. Lacan ’ha espresso in una formula,
famosa tra i lacaniani, molto illuminante trattandosi di cid che dice
Freud: “la retroazione dell’Edipo”’.
Funzione generalizzata. Tracciamo su questo asse la retroazione del-
PEdipo, lo sviluppo cronologico come viene formalizzato da Karl
Abraham a partie da Freud: Jo stadio orale, lo stadio anale e lo stadio
genitale. La retroazione dell’Edipo vuol dire che i differenti stadi pren-
dono senso ¢ valore a partire dal punto di capitone edipico.
Lo rintracciate, per esempio, nell’opera a cui Lacan fa dei riferi-
menti sparsi, il testo di Freud Intbizione, sintomo e angoscia che egli
non legge e non commenta con i suoi uditori. Ne prende dei prestiti,
ne preleva una formula di cui ne fa uno slogan: l’angoscia segnale. Biso-
gna leggerlo, Lacan ne fa un uso molto pitt preciso di quello che appa-
re nel Seminario Liangoscia.
In questo testo di Freud si trova la frase seguente che Lacan tra-
scrive tramite la retroazione dell’Edipo: “Si potrebbe dire che I’espe-
rienza quotidiana dell’evacuazione del contenuto intestinale e la perdi-
ta del seno materno provata al momento dello svezzamento permetto-
no di dare qualche idea della castrazione”. Al lettore? Al soggetto?
7J. Lacan, Una questione preliminare a ogni possibile trattamento della psicosi, in Seri
ticit., p. 551.58 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
Lacan non manca, in altri testi di Freud, di sottolineare che, in effetti,
a partire dal momento edipico che gli stadi anteriori trovano la pro-
pria funzione come fossero le tracce della castrazione.
Si pud dire che qui lo sviluppo viene finalizzato attraverso la castra-
zione. Ho posto laccento sulla frase che in Lacan figura nella sua Que-
stione preliminare: “[...] gli stadi pregenitali in quanto ricevono il pro-
prio ordinamento in funzione della retroazione dell’Edipo”, che di pre-
ciso vuol dire che, per Freud cosi come Lacan lo formalizza, a essere
precisi non ci sono degli stadi pre-edipici. Cronologicamente ci sono
degli stadi pre-genitali, ma non c’é il pre-edipico perché l’Edipo é dap-
pertutto. Gli oggetti in quanto tali, orale, anale, genitale, sono edipici;
cid vuol dire che il fallo domina tutto quel che ne é dell’oggetto. A que-
sto proposito, anni prima del Seminario L’angoscia, Lacan ha introdot-
to la parola fallocentrismo, parola che ai suoi tempi ha fatto scalpore e
ha conquistato tutti, finché Lacan non l’ha svalorizzata, come per far
capire che cid che egli proponeva in un primo tempo non c’era pid in
un secondo tempo.
Nel Seminario Langoscia costatiamo fino a che punto cid che viene
stabilito dalla nozione dell’insegnamento di Lacan sia veramente indi-
ce di cid che precede questo seminario. E la sua trascrizione formaliz-
zata, significante, la sua rielaborazione significante di Freud, che ha fis-
sato l’immagine di quello che Lacan ha apportato.
Vedete al contrario come si disfa, nel Seminario L’angoscia, la retroa-
zione edipica. In un modo che non é del tutto probante, ma che ha il
suo valore se si considera cid che smentisce, ossia la retroazione dell’E-
dipo, Lacan parla di “costituzione circolare” dell’oggetto. Comprendo
questa frase in relazione alla retroazione edipica che scompare. E quan-
to elabora come oggetto a, é una funzione generalizzata che non é edi-
pica, neanche cronologica, ma topologica e, se si vuole, sincronica.
Pitt tardi si ritrova la funzione del tempo. La si ritrova in Posizione
dell’inconscio, la si ritrova ne I quattro concetti fondamentali. E Vanno
successivo che ne appaiono gli sviluppi ne La direzione della cura®, men-
tre nel Seminario Langoscia, la funzione del tempo appare a proposito
delle cure di Freud 0 a partite da qualche esempio che concerne il con-
trotransfert, ma non costituisce il centro dell’elaborazione.
*J. Lacan, La direzione della cura, in Scritti cit.IML, PIATTAFORMA GIREVOLE 59
3. Resto reale
La dimensione del piccolo a. Ho parlato di temi ricorrenti. Nel Seri-
nario Liangoscia di tema ricorrente c’é n’é uno, edipico, e bisogna saper
rimetterlo al suo posto. C’é una formula che ritorna, insistente. Se non
la rimettiamo al suo posto si pud credere che vi risieda la dottrina por-
tata avanti dal Seminario L’angoscia, quando invece il suo compito al
contrario é di aprire a un’altra dimensione. Questa formula, che figura
alla fine di Sovversione del soggetto, @: “Il desiderio é la legge”.
Cié che stabilisce questa equivalenza, che in se stessa meriterebbe di
essere sviluppata, @ Poggetto. “II desiderio é la legge” @ un condensato
dell’Edipo. Significa che il desiderio € la legge hanno lo stesso oggetto,
dato che la legge @ la parola che interdice Poggetto del desiderio e che,
interdicendolo, ditige il desiderio su quest’ oggetto. Vale a dire che il
principio del desiderio @ lo stesso di quello della legge.
Nelle prime elaborazioni di Lacan, che ricalcano Freud, é il padre a
enunciare la legge. Se ci atteniamo alle prime costruzioni in cui Lacan
imbriglia Freud nella rete dei suoi significanti, allo stesso tempo, é il
padre che traccia le vie del desiderio. Se ci atteniamo ai primi tre o quat-
tro anni del suo insegnamento, in effetti, oggi, dov’é un padre degno di
questo nome? Dov’é un padre che osa proibire, che sappia interdire,
dato che @ solo attraverso la proibizione che possono aprirsi, liberarsi
normalizzarsi le vie del desiderio? Tutta una massa di psicoanalisti oscil-
Jano nella detestazione del contemporaneo e si appoggiano su Freud
trascritto da Lacan, su tutti questi problemi che oggi sollecitano, fanno
vacillare e trasformare la nozione della famiglia. Sono delle posizioni
che non vorrei esageratamente svilire qualificandole reazionarie.
Quando Lacan fa ritornare questo tema, non so quante volte, non le
ho contate, bisogna porlo come una sorta di condensato dell’Edipo ¢
constatare che a riguardo di quest’oggetto, che @ quello del desiderio
legge, ’oggetto organo, diciamo il piccolo a, non é determinato dall’in-
terdizione. Loggetto a non é a nessun livello determinato dall’interdi-
zione. Non é determinato dall’interdizione ma dalla pura e semplice
separazione.
Da una parte ritroviamo, nel Seminario Langoscia, una descrizione
del corpo e dei suoi organi che si potrebbe dire naturalistica, estrema-
mente sofisticata, che poggia su di un certo numero di trattati di ana-
tomia, di embriologia, a volonta, e che ha il valore di tenere lontano pit
Pembriologia che la metodologia edipica. Il risultato é che 'Edipo60 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
appare come un’elucubrazione di sapere sulla separazione che &, essa,
pit sul registro dell’auto-mutilazione, mentre l’interdizione, la castra-
zione in questione, é sempre un’etero-mutilazione.
Il Seminario Langoscia punta a uno statuto dell’oggetto che é ante-
riore alla legge e al desiderio, anteriore all’elucubrazione della congiun-
zione dell’identita della legge e del desiderio, E questo statuto dell’og-
getto che Lacan definisce come piccolo a. E dunque in modo molto'logi-
co che il Sevsinario L'angoscia sfocia sulla messa in questione del padre,
che figura, molto rapidamente, alla fine del diciottesimo capitolo, dove
Lacan espone e rielabora un testo di Theodor Reik’, divenuto celebre
grazie a lui, sul suono dello schofar, corno nel quale si soffia nelle occa-
sioni consacrate dalla Sinagoga quando si tratta di segnare il rinnovo del
patto che lega Yahweh al popolo che egli ha eletto.
Questo serve come punto d’aggancio all’inizio dell’elaborazione del-
Poggetto voce, che d’altronde prima era piuttosto un muggito. Lacan
esamina chi parla. E a Dio che si tratta di ricordare il patto? O & Dio
che muggisce? Questo muggito non fara forse eco all’omicidio del
padre? Ee un’ipotesi di Theodor Reik: il mugghio di un toro irritato che
si fa sentire pud essere interpretato in funzione di un sostituto dell’as-
sassinio del padre. Si passa per la Sinagoga, per la Bibbia, ¢ c’é un
richiamo alla funzione eminente dell’assassinio del padre nell’elabora-
zione freudiana. E tutto questo che sottolineano le ultime parole di
Lacan alla fine di questo capitolo: dimenticando I’assassinio del padre,
tutta la catena dell’elaborazione psicoanalitica si disfa. L’oblio della fun-
zione paterna, della funzione del padre morto, consacra la psicoanalisi
alla dispersione, all’incoerenza, poiché la funzione del padre determina
e ordina tutta l’economia del desiderio, vale a dire, che il desiderio ori-
ginale é interdetto e impossibile da trasgredire.
In tutto questo capitolo non c’é l’Edipo ma Totem e tabii'®. Sotto
questo aspetto i due miti sono collegati. Oso dire, piti edipico di cosi si
muore! Merita di essere letta cosi: se trascurate queste funzioni fonda-
mentali potreste non venirne pit fuori. In realta si trova in Freud. Lacan
. Pha formalizzato nel corso di anni. Non é illegittimo menzionarlo, ma
nel Seminario L’angoscia & presente a titolo di richiamo, e non bisogna
lasciarsi sfuggire la piccola frase che da sola fa da contrappeso a tutta
questa elaborazione: “In rapporto alla dimensione dell’oggetto a questo
°'T Reich, Lo schofar, in I mito religioso, Studi psicoanalitici, Boringhieti, Torino 1977.
°°, Freud, Totem e tabit: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevro-
tici, in Opere cit, vol. VIL.Ill. PIATTAFORMA GIREVOLE 61
fatto primitivo é tuttavia secondario”. II termine “secondario” riordi-
na, da solo, tutta la costruzione. Tutto questo é una elucubrazione di
sapere il cui principio é da trovare nella dimensione dell’ oggetto a. Non
entra né l’omicidio del padre, né il toro, né il patto. Nel Seminario
Langoscia la funzione di Dio, se si legge bene, appare come una fun-
zione estremamente ambigua, alquanto malfamata, piuttosto del regi-
stro dell'illusione.
Lamore, velo dell’angoscia. Il “secondario” che colpisce questa
costruzione e che attribuisce alla dimensione dell’oggetto a qualcosa di
primario fa eco a quello che ho appena formulato a proposito del pic-
colo a come anteriore al desiderio. Nel Seminario Langoscia si trata di
accedere a uno statuto d’oggetto anteriore al desiderio, anteriore all’og-
getto del desiderio, anteriore alla legge, alla sua simbolizzazione fallica,
anteriore alla costituzione della funzione paterna. E per questo che, nel-
Vultima lezione dell’anno, Lacan annuncia che la sua elaborazione del-
Poggetto a dovra sfociare sul seminario dei “Nomi-del-Padre™"!,
Si tratta del seminario inesistente poiché egli venne cacciato e “sco-
municato” dall’ Associazione Internazionale!2. Cosi come ricorda, Lacan
mette da parte questo lavoro per cederne il posto al Seminario I quattro
concetti fondamentali. Era normale che Lacan dovesse approdare sulla
messa in questione dell’unicita del Nome-del-Padre e anche sulla sepa-
razione che a sua volta destituisce la castrazione dalla sua funzione fina-
le, il fallo dal suo primato, e che scoprisse il catalogo degli oggetti a.
Diciamo che si trattava, correlativamente, di riportare questi risultati
sulla funzione paterna.
Questo seminario elabora l’angoscia come la via che permette d’ac-
cedere a quello che @ anteriore al desiderio ¢ al suo oggetto. Che cos’é
anteriore all oggetto del desiderio? Non c’é bisogno di rileggere il semi-
nario, otterrete la risposta attingendo al sistema concettuale preceden-
te, Cid che é anteriore all’oggetto del desiderio & loggetto come reale,
il cui paradigma @ il seno, l’oggetto orale. Per esempio nel Seminario La
relaztone d’oggetto trovate menzionato quello che giustifica cid che vi
dico: “Il rapporto al seno é il rapporto pitt primitivo del soggetto con
Poggetto reale”,
" Cf J. Lacan, Dei Nomi-del-Padre seguito da Il trionfo della religione, Einuadi, Tori-
no 2006.
2 ]-A. Miller, I! sensinario inesistente, in Della natura dei sembianti, Corso tenuto al
Dipartimento di Psicoanalisi dell’Universita di Parigi VIII nell’anno accademico 1991-
1992, “La Psicoanalisi”, 12, 1993.62 VANGOSCIA. INTRODUZIONE AL. SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
Com’é concepito il seno nel sistema concettuale precedente? Per
dar tutto il suo valore alla straordinaria trasformazione del seno, del-
Poggetto orale, nel Seminario Liangoscia occotre ritornarci. Viene con-
cepito come un oggetto esterno, un oggetto che é dell’ Altro, all’occor-
renza la madre, come un oggetto di bisogno che soddisfa la fame. Tutta
Yelaborazione di cid che Lacan chiama la dialettica della frustrazione
consiste precisamente nel mostrare come questo oggetto reale diviene
simbolico, ossia come loggetto della soddisfazione si trasforma in
oggetto di dono.
Questo che cosa vuol dire? Tutto lo sforzo di Lacan nella dialettica
della frustrazione é stato di mostrare come l’oggetto reale diventi un
segno d’amore. Leconomia del desiderio nel sistema concettuale prece-
dente é dominata, condizionata, determinata dall’amore. amore lo con-
duce sulla soddisfazione reale del bisogno, l’amore in quanto soddisfa-
zione simbolica. La via privilegiata per accedere all’oggetto del desiderio
é la via dell’amore. E in questo punto che Lacan pud dire che la soddi-
sfazione reale, il bambino sazio, é il sostituto, la compensazione dell’in-
soddisfazione simbolica dell’amore. A questo proposito Lacan impiega
il termine di “appiattimento”. C’é un appiattimento di cid che sarebbe
Pappello all’amore, un appiattimento nella soddisfazione. Ci si abbuffa
e si dorme precisamente perché c’é qualcosa che resta inappagato dal
lato dell’amore. La soddisfazione essenziale ¢ proprio quella che dareb-
bel’'amore. Nel Seminario Llangoscia ce n’é un piccolo accenno.
In queste costruzioni di Lacan, nel rapporto del soggetto all’oggetto,
P’Altro significante, il grande Altro, é presente di primo acchito, Lacan lo
implica come “una simbolizzazione arcaica della madre” correlativa del-
Yoggetto reale. Poi c’é un’inversione: l’oggetto diviene simbolico grazie
al dono della madre, ¢ la madre diviene potenza, potenza reale.
Questo richiamo viene fatto per sottolineare cid che, nell’elabora-
zione di Lacan, oppone la via dell’amore alla via dell’angoscia. La via
dell’amore, quella che Lacan ha seguito fino a quel momento, permette
di accedere all’oggetto simbolico, al fallo come simbolo del Desiderio
della Madre, al desiderio come desiderio dell’ Altro. Per contro la via
dell’angoscia, per come Freud I’ha tracciata in Intbizione, sintomo e
angoscia, conduce all’oggetto reale. Essa é fatta per condurre all’ogget-
to della soddisfazione, una soddisfazione che non é quella del bisogno,
ma é quella della pulsione, una soddisfazione che é godimento.
Come ho detto, l’angoscia non é tanto il tema del Seminario Lango-
scia, ma la via per accedere, che concerne sempre l’oggetto, a un’altraIIL, PIATTAFORMA GIREVOLE, 6
dimensione di quella a cui si accede attraverso la via dell’amore. C’@
una contrapposizione da fare: sul versante dell’amore l’oggetto reale &
clevato alla dignita dell’oggetto simbolico grazie all’operazione del-
LAufbebung. Si passa dalla stupida soddisfazione del bisogno all’inde-
finito del desiderio metonimico. Per contro, sul versante dell’angoscia
quello che appare é al contrario una disgiunzione, la disgiunzione del
godimento e del desiderio. E in queste coordinate che si pud collocare
la proposizione di Lacan di cui ho fatto gia un certo uso illuminante,
ma forse anche un po’ fuori luogo, poiché non teneva conto di tutte
queste coordinate. La proposizione che trovate come aforisma nel Semi-
nario L’angoscia &: “Solo l’'amore permette al godimento di accondi-
scendere al desiderio”¥. Questa proposizione é un sunto della dialetti-
ca della frustrazione. L’amore si presenta come il velo dell’angoscia ¢
di cid che Pangoscia produce, ossia ’oggetto che causa il desiderio.
Significante innominabile. Lopposizione che vi ho delineato della
via dell’angoscia e della via dell’amore mette subito in evidenza che si
procede al confronto tra I/ transfert e Liangoscia. Il Seminario Il tran-
sfert segue evidentemente la via dell’amore per delineare la funzione
dell’ oggetto. Quest’ oggetto lo incontra sotto forma di agalma; Pogget-
to del desiderio prezioso, valorizzato, sovrastimato, che si trova nel
campo dell’Altro e che spiega il transfert. In questo seminario la rela-
zione d’amore viene concepita come elettiva, privilegiata, ¢ si pud dire
che questo seminario é costruito interamente sull’accesso all’oggetto sul
versante dell’amore. Non si incontrano, se posso dire, tutte le schifez-
ze che si ritrovano nel Seminario Langoscia. Ul Seminario Il transfert &
illuminato dallo splendore dell’oggetto agalmatico fino a culminare nel-
Papparizione di una Venere botticelliana.
Il termine di privilegio che utilizza Lacan concerne la relazione d’a-
more nel Seminario II transfert, e fa eco al privilegio che Freud ricono-
sce all’angoscia in Intbizione, sintomo e angoscia. Bisogna sapere qual &
la via che si privilegia per accedere all’oggetto e, se si privilegia l'una o
Valtra, il confronto del Seminario Il transfert col Seminario Liangoscta
mostra che non si raggiunge la stessa dimensione dell’oggetto. Ricordo
soltanto che il Seminario Il transfert inizia con una lunga esegesi del
Banchetto che culmina col termine di agalma. Per confermare che °’&
J, Lacan, Le séminaire X cit., p. 209. J.-A. Miller inizid il commento di questa frase
di Lacan nel suo corso L'orientation lacanienne Il, 1, del 1981-1982 (lezioni del 24 marzo
€ 14 aprile 1982), inedito,64 LANGOSCIA, INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
qualcosa di fondato nel parallelo che vi ho delineato, é al discorso di
Aristofane che Lacan fara ricorso per forgiare il suo mito della libido
organo di cui vi ho parlato. Aggiungo che non é impossibile che il mito
della lamella sia stato ispirato a Lacan da un curioso invito di Freud nel
suo testo intitolato Pulsioni e loro destini, invito che non sar l’unico,
come precisa la sapiente annotazione di Strachey, quando Freud sug-
gerisce al suo lettore di immaginarsi lo stato di un organismo vivente
primitivo, un organismo senza difesa, senza orientamento nel mondo, e
che riceve in modo diretto, se posso dire, gli stimoli del mondo esterno.
Questa elucubrazione, questo invito di Freud a immaginare un essere
vivente primitivo, é il ritratto preciso del mito della lamella di Lacan.
Nel Seminario II transfert dopo V’esegesi del Banchetto, che cosa tro-
vate? Trovate, nei suoi ultimi bagliori, espressione che viene da Lacan,
Ia dialettica della castrazione, che passa per gli stadi orale, anale, geni-
tale, e che egli cerca di ordinare e di dedurre in modo sommario. Non
& che abbozzata. Vedrete che nel Seminario L'angoscia & tutto il contra-
rio, poiché Lacan vi indica il suo rifiuto a procedere a una dialettica tra
gli stadi, Non c’é né un movimento a spirale né un movimento pro-
gressivo. Lacan insiste sul carattere disgiunto del rapporto con le diffe-
renti forme dell’oggetto a. E dunque da leggere in qualche modo in
parallelo.
Non riassumerd questa dialettica, che non é che abbozzata, pero
posso sottolineare gli angoli della problematica, che trova una soluzio-
ne rovesciata nel Seminario L'angoscia. Nel Seminario Il transfert si nota
questa mossa, ossia il tentativo di Lacan di andare al di la dell’ angoscia
di castrazione. Lacan accetta e sottolinea il limite freudiano dell’espe-
rienza analitica: “L’analisi, con Freud, é andata dritta a questo punto”
— il complesso di castrazione. “II messaggio freudiano si @ concluso su
questa articolazione, ossia che c’é un termine ultimo [...] al quale si
giunge quando nel soggetto si arriva a limitare ogni accesso alla sua [...]
ripetizione inconscia, quando si arriva a farla convergere verso la roccia
del complesso di castrazione” 4. Tutto questo con I’interrogazione ¢ lo
sforzo di Lacan per risolvere questo paradosso: perché a livello genita-
le c’& qualcosa di incompiuto? Questo limite che viene sottolineato,
indicato e accettato nel Seminario Il transfert, & precisamente quello che
Lacan due anni piti tardi si impegnera a oltrepassare ne L’angoscia. Nel
Seminario II transfert trovate la trascrizione del complesso di castrazio-
ne in termini significanti e la risoluzione dell'impasse sotto P'egida della
4 J, Lacan, Le séminaire. Livre VIII. Le transfert, Seuil, Paris 1991, p. 273.IIL, PIATTAFORMA GIREVOLE 65
formula in cui si esclude ogni considerazione sull’organo in gioco nel
di castrazione: “viene affrontato solo l’organo che é trasfor-
ante”, E proprio perché ha formulato questo nel Semi-
narto II transfert che egli ha potuto aprire la via esattamente opposta ne
Langoscia, dove si inizia a vedere pullulare gli organi che non sono tra-
sformati in significanti.
E sorprendente vedere come viene caratterizzato questo ultimo
punto, questo significante presentato come paradossale in quanto &
innominabile. Questo significante che é il fallo simbolico sul quale
abbiamo gia molto elucubrato — mi accontento di citare Lacan — “ha la
funzione di supplire nel punto in cui nel grande Altro scompare la signi-
ficanza”, “é il significante nel punto in cui manca il significante ”, “il
simbolo nel luogo dove si produce la mancanza di significante”, e anco-
lo sforzo per giustificare che una mancanza di significante sia pos-
sibile, visto che la batteria significante é completa”. Per giustificare que-
sta mancanza, Lacan introduce la questione del soggetto e, al di 1a, il
discorso, la catena significante, dove ciascun elemento si rapporta all’al-
tro con un rinvio indefinito. Questo é quello che gli permette di attri-
buire al significante @ l’incarico di fare da garante della catena signifi-
cante. E, per riassumerlo rapidamente, cid che viene riarticolato nel-
Tultima parte di Sovversione del soggetto.
Segnale del reale. Ho citato tutto questo perché il Seminario L’ango-
scia vi risponde parola per parola. Questa risposta convalida per ulti-
mo il complesso di castrazione. Si tratta per il soggetto di accettare, non
un significante identificatorio, ma un significante che sublimi organo.
Dove il Seminario II transfert iscriveva ®, il Seminario Llangoscia iscri-
ve piccolo a. E il senso dello schema della divisione che ho evocato, un
abbozzo di quello che sara l’operazione di alienazione-separazione.
SA
3
a
I valore di isctivere piccolo a fornisce un’altra risposta alla que-
stione di sapere quale sia la garanzia della funzione dell’ Altro che sfug-
ge nel rinvio indefinito delle significazioni. La risposta del Seminario
Langoscia scarta la risposta significante, per dire: non pud essere cosi
poiché da qualche parte c’é godimento. In seguito, di tappe ce ne saran-
¥ Ibidem, p. 271.66 LANGOSCIA. INTRODUZIONE AL SEMINARIO X DI JACQUES LACAN
no diverse ma abbrevio, occorre, come garanzia dell’ordine significan-
te, della catena significante, un pezzo di corpo, una libbra di carne: que-
sto vuol dire che occorre cedere un organo. Bisogna che il soggetto ceda
un organo, non un organo trasformato in significante, ma un organo
godimento. Nel seguito del suo insegnamento Lacan lo chiamera con-
densatore di godimento, piit-di-godere, ossia quello che del godimento
non si fa tamponare dall’omeostasi, dal principio di piacere.
Si capisce che cid che emerge e ritorna come /eitmotiv del Semina-
rio L’angoscia @ la funzione di cid che non inganna. La formula é: che
cos’é che inganna? Ben inteso, l’amore é ingannatore e ingannato. II
desiderio & ingannato e illusorio. Tutto cié che é dell’ordine dell’im-
maginario é suscettibile di scivolare, secondo la prospettiva, in riflessi,
ombre e luccichii, e il simbolico si rivela gia nella sua dimensione di
sembiante e di finzione. Certo, l’angoscia é cid che non inganna, ma ci
che non inganna é cid che non si lascia significantizzare, cid che non si
lascia prendere dall’Aufbebung. E il resto reale.
Questo resto reale é il godimento, poiché non si fa catturare dal
significante, é i] godimento irriducibile al principio di piacere, e per
questo, é l’angoscia in quanto é I’affetto di dispiacere che in special
modo connota il non significantizzabile. Lacan inizia il suo seminario
con la formula che restera famosa: “L’angoscia é il segno del desiderio
dell’ Altro”, ma da in seguito un’altra formula, nel dodicesimo capitolo,
che di fatti supera la prima: “L’angoscia @ segnale del reale”. La fun-
zione essenziale dell’angoscia non é il suo legame con il desiderio, ma il
suo legame con il reale. Il termine di reale si trova in Freud: etwas Rea-
Tes, E V'angoscia, se non inganna (se ne trova la formula solo una volta
verso la fine che chiarisce retroattivamente tutto il seminario), designa
la Cosa, designa das Ding, designa cid che é reale, cid che @ godimento,
in quanto l’immaginario e il simbolico non possono che girargli attorno.
®, un’esca, In modo analogo, ci si immagina che $ di A barrato, S(A),
sia veramente il colmo del colmo (non si finisce mai di scriverlo né di
scrutarlo), ma esso non pu che rinviare alla mancanza di significante che
un significante “speciale” (@ Pipotesi che viene sviluppata nel Seminario
IL transfert) possa venire a colmare. Per contro, un momento decisivo del-
Yelaborazione di Lacan nel Seminario Langoscia & la costruzione topolo-
gica di una mancanza che é irriducibile al significante.
Egli inventa, per porvi Poggetto a, una mancanza a cui il simbolo
non supplisce, Lacan risponde a se stesso parola per parola. QuestaII. PIATTAFORMA GIREVOLE, 67
mancanza a cui il simbolo non supplisce é quello che costituisce la strut-
tura dell’oggetto a. Non si pud neanche dire che l’oggetto abbia questa
struttura, ma piuttosto che questa struttura é l’oggetto a. Quando leg-
gerete il decimo capitolo del Seminario L'angoscia comprenderete per-
ché Lacan ha potuto dire, molto pit tardi, che la consistenza dell’og-
getto a innanzitutto é logica, da intendere come topologica.
Cid che chiamiamo oggetti a non sono altro che delle incarnazioni,
delle rappresentazioni, delle manifestazioni, delle traduzioni di questa
struttura. Voggetto a é una struttura, una struttura del tutto distinta
dalla struttura del significante, cioé del tutto distinta dall’elemento 1.
Altrimenti non si capirebbe come mai I’analista possa, e non male,
inscriversi cosi bene al suo posto.
Lelenco degli oggetti viene rinnovato proprio nel Seminario L’An-
goscia perché era ordinato e limitato dalla castrazione e dal riferimento
allo sviluppo. Non si usciva dunque dal triangolo o dalla terna orale,
anale, genitale. Mentre ’elenco lacaniano si emancipa da questo limite e
da questo ordinamento. Una volta svincolato dalla castrazione e dal rife-
rimento allo sviluppo, l’elenco lacaniano degli oggetti si regola sulle zone
erogene e in special modo sugli orifizi del corpo. E questo che permet-
te a Lacan di aggiungere agli oggetti freudiani quello scopico e quello
vocale. Qui non si tratta di cavarvi gli occhi, sebbene questo figuri e sia
mostrato nel seminario!®, Non é pitt il modello o immagine dell’evira-
zione che funziona, ma |’immagine della perdita e della separazione.
Aggiungo, per come viene sviluppato nel Seminario L’angoscia, che l’e-
lenco lacaniano é pitt ampio, perché esso assume, anche se in seguito se
ne liberera, la teoria freudiana dell’angoscia che in Inibizione, sintomo e
angoscia integra il contributo di Otto Rank sul trauma della nascita!’.
La castrazione é sostanzialmente un termine improprio. Esso viene
sempre messo in relazione con l’evirazione da parte dell’Altro, come se
il godimento fosse interdetto da questo personaggio. E questo che per-
mette di distinguere Lacan da Freud che alla fine dell’analisi non vede-
va altro che una rivendicazione fallica, una domanda del ®. Mentre nel
Seminario Il transfert ® viene esaltato, nel Seminario Langoscia viene
fondamentalmente svelato come uno specchietto per le allodole.
12 maggio 2004
J, Lacan, Le séminaire X cit., cap. XIL
17, Rank, Il trauma della nascita e il suo significato psicoanalitico, Guaraldi, Rimini
1972.Vv.
Al di qua del desiderio
1. Un mobile
Un’arte da retore. Eun libro quello che ho tra le mani. Pertanto
rileggendolo, riscoprendolo sotto questo aspetto, m’é venuto il detto di
Magritte: “Questo non é un libro”.
Se questo non é un libro, allora che cos’é?, mi sono domandato.
Sarebbe piuttosto qualcosa come un film, la registrazione degli sposta-
menti di un mobile. Questo mobile é un pensiero che percorre uno spa-
zio, che apre una dimensione e che esplora, che traccia una pista, a volte
smarrendosi, a volte incontrando delle impasse, ritornando sui propri
passi e cercando dei punti di passaggio. Un pensiero che a volte disegna
dei panorami, che poco dopo svaniscono per dar luogo a dettagli
ingranditi a dismisura, che alle volte sono dei miraggi verso cui si cam-
mina fino a vederli dissipare. Bisogna perd che questo miraggio ci sia e
che si dissipi, per trovare la via d’uscita che permetta di andare al di la.
Se tentiamo di comporte una dottrina di Lacan sull’angoscia a par-
tire da questo seminario, bisogna fare molta attenzione e non prendere
ogni formula come fosse la soluzione. Rileggendolo, troveremmo una
ventina, una trentina di definizioni, ma nessuna é definitiva. Non c’é
infatti una sola definizione dell’angoscia che non sia condizionata, che
non sia relativa a una prospettiva. Si nota con che arte da retore, con
quale verve Lacan argomenti cid che afferma, come fa il giudice istrut-
tore prospettando le argomentazioni probatorie a favore e contro. Ogni
volta @ cosi persuasivo che vorremmo che si fermasse proprio i, per-
ché é il punto in cui abbiamo capito.
In questo seminario nessuna formula dell’angoscia ci permettera di
evitare di dover ripercorrere il cammino sulle tracce di Lacan. Se doves-
si commentarlo, cosa che non faccio, lo farei paragrafo per paragrafo.
Non cen’é uno che non richieda di essere ponderato, aggiustato, che non