Focus Storia Wars 11
Focus Storia Wars 11
SOLDATI
SOLDAT
TI E B
BATTAGLIE
AT TA GLIE NEI SECOLI
ALPINI
Sui
Su
ui ghiacciai nel 1915 -18
1188
Vita al fronte in Afghanistan.
I Ranger del Monte Cervino
GUERRA
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR
LA
IN MONTAGNA
Focus Storia Wars n° 11
ARMI CHIMICHE
Economiche,
Econnomiche facili da produ
produrre
urre
e letali, ora tornano alla ribalta
AGRIPPA VIDEOGAME
Il generale
l di Augusto
A t che
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Battle
efield
eld 4 e Call of Duty: Gh
Ghosts
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fece grande l’Impero romano più realistici grazie ai veterani
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DA COLLEZIONARE DA INCORNICIARE
WARS SOMMARIO
Dagli elefanti 4 PROTAGONISTI
AGRIPPA, IL BRACCIO DESTRO DI AUGUSTO
agli Alpini Fu il suo fidato generale, l’amico di una vita, lo stratega che contribuì
a conquistargli un impero, l’ammiraglio che gli allestì una flotta.
Gli “uomini con le ali” che presero la fortezza
della Sogdiana per Alessandro Magno
8 APPROFONDIMENTI
LA MINACCIA È NELL’ARIA
Economiche, facili da produrre, le armi chimiche sono tornate alla
sono gli antenati dei nostri Alpini che, non ribalta con la guerra civile in Siria.
24
che nei secoli hanno caratterizzato questo ANDRA
ASOS 960
0
particolare teatro bellico. Come scoprirono L’IMBOSCATA DEL LEONE
Arabi contro bizantini sui monti del Tauro, alla vigilia dell’Anno Mille.
infatti a loro spese gli Alleati in Italia nel
1943, combattere in montagna richiede degli 29 SVIZZEERI 1315
5
I FANTI ELVETICI
Nel Medioevo le truppe cantonali tennero testa agli Asburgo.
specialisti. Non per niente la 10th Mountain
Division della US Army, oggi in Afghanistan,
ebbe il suo battesimo del fuoco proprio sugli
30 NARVA
A 1700
VINCERE SUGLI SCI
Fra le nevi dell’Estonia gli Skiløper svedesi ebbero la meglio sullo zar.
Appennini, dopo il massacro di Cassino.
Jacopo Loredan direttore
35 CHASSEURS DEES MONTTAGNES 1808-1814
GLI “ALPINI” DI NAPOLEONE
Arruolati fra i montanari di frontiera, combatterono sui Pirenei.
52
Romano, 50 anni, medievista, MONTE CASSIN
NO 1944
ha scritto vari saggi di storia militare LA CAMPAGNA D’ITALIA
e romanzi storici di successo Gli Appennini costrinsero gli Alleati a cambiare tattica.
(andreafrediani.it).
60
degli Alpini paracadutisti. Reporter BATTAG
GLIONE “MONTE CERVIN
NO”
di guerra, collabora con molte testate I PARÀ NELLE PENNE NERE
giornalistiche. Dai primi lanci, fino all’Afghanistan. Ecco gli Alpini Paracadutisti.
IN COPERTINA
Un Kaiserschützen austriaco e, sullo sfondo, vedette italiane in tenuta
76 VIDEOGAME
NEL FANGO DELLA MONTAGNA
Due giochi di culto alzano l’asticella del realismo
mimetica bianca sul fronte alpino durante la Prima guerra mondiale. bellico, grazie anche alla consulenza di veterani.
Illustrazione di G. Rava e foto Archivio Centrale dello Stato.
S 3
PROTAGONISTI
FU IL SUOO FIDATOO GENN ER ALE ,
L’UOMO CHE CON N TRIIBUÌ A
CONQUISSTARGLII UN N IMPERO E
AD ALLESSTIRGLI UN NA FLOT TA,
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LO STRAT TEGA DE EL PRIINCIPATO
E L’A MICOO DI UNA
A VITTA
osì dunque morì Agrippa, che si era distinto co-
me il più nobile dei suoi contemporanei e che
aveva beneficiato dell’amicizia di Augusto mi-
rando al maggior vantaggio possibile sia per il
principe stesso che per la comunità. Infatti quanto più prevale-
va sugli altri in quanto a virtù, tanto più si dimostrava volon-
tariamente umile nei riguardi del principe e, mentre metteva a
disposizione tutta la sua saggezza e il suo coraggio a vantaggio
di ciò che era maggiormente utile ad Augusto, impiegava tut-
ti i privilegi e il potere che otteneva dall’imperatore per rende-
re benefici agli altri. Fu proprio questa la ragione per cui non
divenne mai odioso ad Augusto stesso né inviso agli altri; anzi,
non solo collaborò con il principe per rendere salda la monar-
chia esattamente come se fosse un sostenitore convinto di un
regime autocratico, ma si accattivò anche la simpatia del
popolo con gesti munifici, come se fosse in tutto e per tutto
favorevole alla parte popolare”.
Nulla da eccepire riguardo a questo epitaffio tracciato
dallo storico del II secolo Cassio Dione su Marco Vipsa-
nio Agrippa, uno dei figli più grandi dell’antica Roma. Non
molti lo conoscono come tale, visto che scelse di agire all’om-
bra del suo amico fraterno Ottaviano Augusto, ma in realtà fu
lui il maggiore artefice dei successi attribuiti all’imperatore.
Agrippa fu costruttore di edifici come il Pantheon e le terme
che portavano il suo nome, di acquedotti come l’Aqua Virgo e
l’Aqua Iulia, di porti come quello di Capo Miseno (v. riquadro
a pag.7), nonché il fondatore della flotta imperiale. Ma è so-
prattutto come condottiero e ammiraglio che si distinse tanto
da meritarsi più di un trionfo, che però non volle mai celebra-
re per non mettere in ombra il principe. E l’amico non gli lesi-
nò onori e cariche, conferendogli di fatto i suoi stessi poteri; al
punto che il loro comune amico Mecenate arrivò a dire ad Au-
gusto: “Lo hai reso così potente che o lo uccidi o lo fai tuo gene-
DEA/GETTY
L’ARPAX AD AZIO
La Battaglia di Azio (31
a.C.) tra Ottaviano e Marco
Antonio. La tattica studiata
da Agrippa (a sinistra, in
un busto conservato al
Louvre) prevedeva che
le agili liburne romane
colpissero da lontano
le grandi quinqueremi
nemiche per portarsi poi
fuori tiro. Si arrivava però
anche allo speronamento
e all’abbordaggio con gli
RAVA/LEEMAGE
OT TI
D TUROTTI
UROT
ti grandi. Ma le cose andarono diversamente: sebbene fosse- ed della
ella pesante eredità caduta sul capo di O Ot-
t
t-
D. TUR
ro coetanei, Agrippa morì ben 26 anni prima dell’amico, nel ttaviano.
aviano. Insieme dovettero sgomitare parecch parecchio hio
12 a.C. appena cinquantunenne, ma fortunatamente per Au- p
pe
per
er oottenere
ttenere visibilità a Roma e un ruolo nell’eser nell’eser-r-
gusto e per Roma, quando l’impero era ormai una realtà. E lui ccito
ito dei
dei consoli Irzio e Pansa, che nel 43 a.C. condus condus- s-
aveva avuto una parte enorme in quella straordinaria impresa. ssero
ero lele loro legioni a Modena contro Marco Antonio, im- im
m-
Cursuss honoru um. Pochi generali romani possono vantare ppegnato
pe egnat atoo ad aassediare
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re u no ddeglili assassini
egli
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sinini di Cesare,
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Cesa sare Decimo
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una carriera militare come quella di Agrippa, “uomo di gran- BBruto
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suppremii caddero
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dissimo valore, invincibile dalla fatica, dalla veglia, dai perico- cciò
ci iò favorì
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Ottaviano,
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no usci
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li, consapevole di dover obbedire, purché a un solo capo, deside- Scaram
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Sccararam ammuc
ucce ce c coon Anton
on Anton nioiio.. L’
L’erede
L’erede d di C Cesare,
esare, a d dispet-
ispett-
roso però di comandare agli altri, in ogni circostanza insofferen- to della sua giovane età, divenne console solo pochi mesi do-
te agli indugi, solito a passare dalla decisione all’azione” scrive po, poi si mise d’accordo con Antonio e Lepido costituendo
Velleio Patercolo. Come ammiraglio tolse di mezzo i due prin- il triumvirato, e con il primo marciò in Oriente per regolare i
cipali rivali di Ottaviano, Sesto Pompeo e Marco Antonio; co- conti con i cesaricidi. Non conosciamo il ruolo di Agrippa nel-
me condottiero allargò i confini dell’impero e pacificò secolari la decisiva Battaglia di Filippi del 42 a.C., nella quale caddero
focolai di ribellione; come diplomatico risolse più di una grana. Bruto e Cassio, ma quel che è certo è che Ottaviano vi ebbe ben
Agrippa nacque ad Arpino (Campania), il paese di Cicero- poca parte. Il merito della vittoria cesariana se lo prese dunque
ne, probabilmente lo stesso anno di Augusto, il 63 a.C., e sep- Antonio, che da quel momento volse la propria attenzione a
S 5
OLTRE CHE INGEGNERE ERA ANCHE CARTOGRAFO: SUA LA
in campo il suo campione. A Nauloco (v. riquadro a sinistra),
La Battagllia di Naulloco
o Agrippa colse una vittoria netta, sotto gli occhi di Ottaviano,
che osservava lo scontro dalla riva. E si guadagnò un’onori-
N
ella guerra contro Sesto rendeva impossibile recidere le
Pompeo (36 a.C.) le cose funi; né l’ordigno era conosciuto ficenza del tutto nuova, la corona rostrata, una corona d’oro
andavano male per Ot- prima così da porre delle falci in adorna di prue di navi.
taviano; una tempesta aveva cima a delle lance: una sola solu- Dopo aver eliminato la minaccia di Pompeo, Ottaviano e
distrutto parte della sua flotta zione escogitavano nella situazio- Agrippa si spostarono per un biennio in Dalmazia, dove c’era da
all’inizio dell’offensiva contro ne inattesa: tirare indietro la nave consolidare un confine molto incerto. Ma, soprattutto, Ottavia-
la Sicilia, poi lo stesso erede di remando a ritroso. Ma poiché lo
Cesare era stato sconfitto dall’av- stesso facevano gli avversari e no era in cerca di gloria militare, dopo la latitanza mostrata a Fi-
versario a Naxos. I due antagoni- uguale era la forza degli uomini, lippi e contro Pompeo, e riteneva di poterla acquisire contro le
sti convennero infine di affron- l’arpax compiva il suo ufficio”. tribù croate, che non sembravano rappresentare un avversario
tarsi in una battaglia decisiva, Colpite e affondate. Grazie an- insormontabile. Ma i giapidi diedero loro filo da torcere: quan-
stabilendo di utilizzare ciascuno che allo strumento inventato da do i romani assaltarono la loro capitale, Metulum (nei pressi di
300 navi munite di torri e di ogni Agrippa, gli arrembaggi furono
tipo di arma da getto. frequenti e lo scontro cruento, Munjava, Croazia), i due amici dovettero lanciarsi su una delle
L’invenzione di Agrippa fu decisi- con 600 navi stipate in un ristret- passerelle di accesso alla palizzata della roccaforte, sotto il tiro
va, scrive Appiano: “Soprattutto to tratto di mare; Agrippa riuscì dei proietti nemici dagli spalti, per esortare i soldati a ripren-
aveva successo l’arpax che, per a capire solo dai colori delle torri dere un attacco che sembrava essersi arenato.
la sua leggerezza, veniva lan- di aver distrutto la maggior parte Azio, ill capolav voro. E venne il tempo della resa dei con-
ciato da lontano sulle navi e vi si delle navi nemiche ed esortò i
conficcava non appena veniva suoi allo sforzo decisivo, provo- ti con Marco Antonio e Cleopatra: la posta in gioco era l’impe-
trascinato indietro dalle funi; che cando la fuga dei pompeiani. ro. Alla vigilia del combattimento di Azio, nel 31 a.C., Antonio
fosse troncato da quelli che veni- Solo in 17, fra i legni di Sesto arringò i suoi soldati rimarcando la differenza tra sé e il coman-
vano danneggiati non era facile, Pompeo, riuscirono a evitare dante avversario, asserendo che Ottaviano era “molto debole fi-
a causa del ferro che lo rafforzava l’accerchiamento di Agrippa, che sicamente”, e che non aveva “mai vinto nessuna battaglia im-
tutt’intorno, e la sua lunghezza perse appena tre imbarcazioni.
portante”. Ma si guardò bene dal citare la presenza, nella flot-
ta nemica, di Agrippa, già in possesso di un curriculum di tut-
to rispetto. O forse non gli diede peso, considerandolo ancora
Oriente e a Cleopatra, lasciando a Ottaviano campo libero in troppo giovane. E invece, fu Agrippa a decidere la tattica: Ot-
Italia. Fin qui, di Agrippa si sentì parlare ben poco. Il giovane taviano intendeva lasciare che Antonio forzasse il blocco po-
salì alla ribalta intorno al 41-40 a.C. con la Guerra di Perugia, sto dalla sua flotta per inseguirlo in mare aperto, ma Agrippa lo
dove condusse una delle armate che assediarono e costrinsero convinse che l’inseguimento fosse troppo soggetto a incognite,
alla resa il fratello e la moglie di Antonio, autori di un tentativo e schierò le navi a battaglia. Quando capì che Antonio, dispo-
di colpo di Stato. Subito dopo, Ottaviano lo mandò in Aquita- sto sull’ala destra, aveva in mente di aggirare sul fianco sinistro
nia per un biennio, a sedare una rivolta gallica. lo schieramento cesariano, si pose personalmente all’estremi-
Agrippa fu il secondo generale romano, dopo Giulio Cesare, tà sinistra, a circa un chilometro e mezzo dall’avversario, per
a varcare il Reno e ad avventurarsi in Germania, sconfiggendo prevenirlo. Dalle sue navi fu lanciato l’arpax che agganciò l’am-
gli ubii e stanziandoli nel territorio di Colonia. Fu la prima oc- miraglia di Antonio, costretta a subire un abbordaggio, prima
casione in cui lo stratega si meritò il trionfo, cui rinunciò vo- della fuga che avrebbe determinato l’esito della battaglia a fa-
lentieri per rispetto all’amico. vore di Ottaviano.
Il nemiico: Sesto o Pompeo o. Poi gli toccò affrontare un av- Rimasto questi il padrone dell’impero, migliorò anche la posi-
versario davvero temibile: Sesto Pompeo, figlio più giovane di zione di Agrippa, che però si trovò in contrasto con l’erede pre-
Pompeo Magno e probabilmente uno dei più abili pirati dell’an- scelto dal principe, suo nipote Marcello. Il condottiero scelse
tichità, padrone della Sicilia e spina nel fianco del triumvira- pertanto di andarsene in Oriente a riorganizzarne le province,
to. Nel 36 a.C. Agrippa collaudò la sua invenzione, l’arpax, un evitando la prospettiva di uno scontro per il potere. Ma quan-
uncino lanciato da una catapulta su una nave per agganciarne do Marcello venne a morte Augusto richiamò l’amico per se-
un’altra, affrontando a Milazzo il luogotenente di Pompeo, Pa- dare i tumulti che stavano scoppiando a Roma e, già che c’era,
pia; pur affondandogli una trentina di navi e perdendone solo per dargli in moglie la figlia, affinché fossero i nipoti a rivesti-
cinque, non riuscì a evitare che l’avversario si ritirasse in buon re il ruolo di eredi.
ordine. Poco dopo Ottaviano e Sesto concor-
to Pompeo concor
oncor- Nonostante l’imperatore
ll’imp
imp
p avesse ormai uno stuo-
darono di risolvere la contesa in unaa grande batt
batta-
ta- lo di parenti e co
o
collaboratori di fiducia, era sem-
glia navale, e il futuro imperatore fece
ece scendere pre ad Agrippa
Agrip p che preferiva assegnare i
6 S
PRIMA CARTA GEOG
GRAF
FICA MO ALE ORBISS PIC
ONDIA C T US
compiti più delicati. Nel 20 a.C., infatti, lo ritroviamo di nuovo ancora. Una volta tornato a Roma, non ebbe tempo di riposar-
in Gallia e sul Reno, dove le popolazioni erano in lotta tra loro e si: nel pieno dell’inverno all’inizio del 12 a.C. su mandato di Au-
insidiate dai germani, e l’anno seguente in Spagna, a sedare l’en- gusto dovette partire per la Pannonia, a sedare un’altra ribellio-
nesima rivolta dei cantabri. Le fonti non ne parlano, ma dovette ne, forte di “un potere più grande di qualsiasi altro comandante
trattarsi di una campagna difficile: Agrippa arrivò a degradare che si trovava al di fuori del suolo italico”, scrisse Cassio Dione.
un’intera legione per riportare le truppe di stanza nella peniso- Pare che Agrippa riuscisse nell’intento, ma la sua permanen-
la agli standard dell’efficienza romana, poi dovette inoltrarsi tra za al fronte fu di breve durata: doveva essere già malato e di lì a
le montagne della Galizia per stanare i ribelli, attirandoli in pia- poco sarebbe spirato in Campania, prima che il suo amico im-
nura e facendone strage. E anche in questo caso rifiutò il trion- peratore riuscisse a raggiungerlo per stargli vicino negli ulti-
fo che Augusto si sentì in dovere di concedergli. mi momenti di vita. In compenso, Augusto organizzò per lui lo
L’ultim ma campa agna. Il 16 lo stratega si trasferì di nuovo in stesso funerale che avrebbe fatto celebrare per se stesso. Se la
Oriente per sistemare la spinosa questione del regno del Bosfo- Storia ha raccontato una solida amicizia, mai minata dalla bra-
ro, dove Roma aveva bisogno di insediare sul trono un re cliente, ma di potere, dall’invidia o dalle incomprensioni, è stata quella
e nell’arco di un biennio sistemò le cose con
TITOLO un’esibizione
ALWRENCE di for-
DEDGGD di Ottaviano e Agrippa.
za che gli valse la sottomissione e un nuovo
Era del tutto sconosciuto trionfo,
in Gran cui rinunciò
Bretagna durante la Andrea Frediani
guerra. Divenne famoso solo dopo la pubblicazione
delle foto di Lowell Thomas nel 1919, che lo rese
O
ttaviano […] “gli è separata dalla prima me-
affidò l’incarico di diante una piccola striscia
costruire la flotta e di terra; la terza, situata
istruire i marinai. Agrippa all’interno, è paludosa.
[…] provvide con grande Quest’ultima si chiama
impegno alla flotta. Le navi Averno, la seconda Lucrino,
stavano disperse su tutte quella esterna fa parte del
le coste d’Italia: nessuna Mar Tirreno e da esso pren-
di queste coste offriva un de il nome. Nella sezione di
riparo sicuro, perché la mezzo, che sta tra la prima e
maggior parte di esse erano la terza, Agrippa fece scava-
allora prive di porti. Agrippa re stretti canali nella striscia
ideò e portò a termine un di terra che separa il Lucrino
piano grandioso”. Così Cas- dal mare, da una parte e
sio Dione nella sua Storia dall’altra, per tutta la sua
romana racconta come lunghezza, creando così un
Agrippa ricavò un bacino ottimo porto. […] In questo TITOLO ALWRENCE DEDGGD
per costruirvi un porto porto, subito dopo aver Era del tutto sconosciuto in Gran Bretagna durante la
(Portus Iulius) che fungesse costruito i canali, Agrippa guerra. Divenne famoso solo dopo la pubblicazione
da base navale per l’Urbe. raccolse le navi e i rematori: delle foto di Lowell Thomas nel 1919, che lo rese
Per l’unica volta nella storia munì le navi di difese e celebre.Ducia dolorpo reiur, sinctius et hariam quid
romana, un migliaio di addestrò i marinai a remare
schiavi furono destinati ai seduti sui banchi”.
remi, ma solo dopo essere Progettista navale. Oltre
stati liberati. a ideare l’arpax, Agrippa
Il rifugio della flotta. “A escogitò altri due espe-
Cuma, in Campania, vi è un dienti per fronteggiare le
luogo a forma di mezzaluna agili navi di Sesto Pompeo:
tra Miseno e Pozzuoli: è dotò le proprie di un’ulte-
circondato da monti bassi riore falca di legno all’altez-
e spogli, eccettuati brevi za della linea d’acqua per
spazi, e ha davanti un mare proteggerle dallo spero-
a forma di baia, diviso in tre namento e le fornì di torri
sezioni. La prima è esterna, facilmente rimovibili per le
vicina alle città; la seconda postazioni degli arcieri.
SCALARCHIVES
LA FAMIGLIA REALE
RMN/ALINARI AARI
IINNARRRI
S 7
APPROFONDIMENTI
SFILATA
Maschere antigas
usate dai vari
Paesi belligeranti
durante la Grande
guerra. Sopra,
descrizione dei
componenti
della maschera
britannica tra le
due guerre.
GRANGER/ALINARI
R E , L E TALI, LE A R MI
CILI DA PR O D U R
E CONOMICHE, FA
(le cosiddette dirty bombs); queste ultime sono quelle indica- tri gas venefici e usò, facendo inorridire il mondo, l’acido cia-
te con le prime due lettere dell’acronimo: C per “chimica” e B nidrico per bombardare Halabja, un villaggio i cui abitanti ave-
per “biologica”. Sono tutti concordi che sono loro le “armi spor- vano la sola colpa di essere di origine curda. Qui i morti furo-
che” più subdole e pericolose; sia per la loro natura, sia per la no 5.000 e 10.000 gli intossicati.
relativa facilità di fabbricazione e uso, legata anche ai minori Da qualche tempo, inoltre, non c’è solo da aver paura dell’uso
costi di produzione. di queste armi del terrore da parte di governi legittimi (quindi
Fatti inn casa. Fabbricare armi batteriologiche non è diffi- con una qualche forma di controllo). Dopo l’attacco alle Twin
cile: i ceppi batterici di partenza si possono richiedere (magari Towers di New York (2001) il mondo si è accorto, infatti, che vi
per finta sperimentazione medica) ai laboratori medico-biolo- è un’altra minaccia globale con cui fare i conti: il terrorismo. E
gici, oppure estrarre da organismi infetti. Poi, crescerli e molti- il possesso e l’impiego di armi chimiche e biologiche da parte
plicarli non è molto diverso dal produrre comuni alimenti, co- di gruppi terroristici non è ormai più un’ipotesi remota, dimo-
me lo yogurt o la birra: servono solo grossi contenitori pres- strata per esempio dalla spedizione di lettere all’antrace nel ter-
surizzati e termici allo scopo di farli fermentare (per farne un ritorio americano o dall’attentato compiuto da terroristi di una
uso distruttivo, vanno poi mantenuti virulenti e liofilizzati). setta religiosa con il famigerato gas sarin il 20 marzo del 1995,
Lo stesso dicasi per certe armi chimiche: i nervini, per esem- nella metropolitana di Tokyo. Lì l’utilizzo fu limitato e le vitti-
pio, sono composti fosforici sintetizzabili negli stessi impianti di me 12, oltre a circa 6.000 intossicati, ma poteva andare peggio.
produzione degli insetticidi, con componenti economici e faci- Terror re antico o. In realtà i sistemi d’arma utilizzati per
li da reperire. Paesi non così avanzati tecnologicamente da svi- diffondere queste sostanze letali non hanno nulla di partico-
luppare un arsenale nucleare hanno più facilità in questo cam- lare: aerei, mine, mortai, cannoni restano quelli convenziona-
po; non a caso le armi CB sono chiamate le “atomiche dei poveri”. li, caricati però con sostanze particolari. Specifici mezzi di of-
Prima degli eventi estivi, di armi chimiche è dal tempo di fesa con aggressivi chimici possono essere irroratori aerei e
Saddam Hussein che non si sentiva parlare: fu proprio il ditta- terrestri, mentre per l’aggressione biologica le sostanze tos-
tore iracheno l’ultimo a utilizzarle, nel 1988, quando durante siche possono essere semplicemente introdotte negli acque-
la guerra contro l’Iran attaccò truppe nemiche con iprite e al- dotti o negli alimenti; anche animali infettati artificialmente
C O N L A G U ER R A IN SIRIA
R IB A LTA
NA N O ALL A
CHIMICHE TOR
S 9
Breve storia dei gas velenosi PRIMA SI TEMEVANO SOLO IN
1 Nel 2000 a.C. i cinesi, tra i primi, già usavano in battaglia vasi fetidi
che emettevano vapori irritanti. do letali, sono meno pericolose da maneggiare e stoccare. Ne
esistono di tutti i tipi: i meno dannosi sono gli irritanti, di scar-
2 Nel V secolo a.C. nella guerra tra Atene e Sparta vennero impiegati
zolfo, bitume e arsenico per affumicare o per confezionare ordigni
incendiari.
sa persistenza, poco tossici e non immediatamente letali, come
i gas lacrimogeni usati durante operazioni di ordine pubblico.
3 Nel XV secolo Leonardo ideò un composto di “gesso, solfuro Un passo più su troviamo gli inabilitanti psicomimetici che,
d’arsenico triturato e verderame” da gettare “in forma di polvere” sulle
galee nemiche per asfissiare l’avversario.
interferendo con il sistema nervoso centrale, provocano con-
fusione mentale e disturbi sensoriali temporanei.
4 Nel ‘600 si ha notizia di proiettili d’artiglieria a base di mercurio,
arsenico e acido nitrico.
Ben più pericolosi sono gli altri quattro tipi classificati. Sof-
focanti e vescicanti sono tristemente noti per essere stati usa-
5 Nel 1905 a Tsushima i giapponesi usarono granate caricate con
esplosivo che emetteva gas. ti per la prima volta nelle trincee della Prima guerra mondia-
le, su quasi tutti i fronti. I primi, come il fosgene e il difosgene,
6 Nella Prima guerra mondiale si verificò un uso più generalizzato
dei gas tossici vescicanti e asfissianti per un bilancio di decine di
migliaia di morti e milioni di intossicati.
danneggiano i polmoni inibendo la respirazione e portando
alla morte anche dopo giorni di agonia, mentre i secondi sono
sostanze liquide, come l’ iprite , che provocano vesciche, bru-
7 Nel 1936, in Etiopia, fece uso di gas anche l’Italia. Poi l’orrore
prevalse e le armi chimiche furono usate sempre meno con episodi
sporadici come quello recente in Siria.
ciature e lesioni nelle parti contaminate e, se respirate, danneg-
giano il sistema respiratorio e gli organi interni.
I tossici ematici, o tossici del sangue, sono a base di sostanze
cianogene, che assorbite attraverso
(come insetti
insetti, topi
topi, parassiti) fungo
fungo- la respirazione sono portate in tutto
AFP/GETTY IMAGES
no da vettori. il corpo dai vasi sanguigni: agiscono
Il risultato spesso è letale: gli aggres- a danno del sistema cardiocircolato-
sivi CB (chimici e biologici) produco- rio e portano rapidamente alla morte.
no nell’uomo malattie o disturbi tra Infine, i letali nervini: sarin, tabun
i più vari: ne riducono notevolmente e soman (questi i nomi dei più noti)
l’efficienza organica per tempi più o sono tra le sostanze tossiche più te-
meno lunghi, lo menomano, lo ucci- mibili oggi conosciute. Colpiscono,
dono. Gli aggressivi biologici princi- Irak, fabbrica di fertilizzanti ad al-Quaim. come dice il nome, agendo sui nervi:
pali non sono altro che microbi e bat- impediscono l’azione della colineste-
GETTY IMAGES
teri: germi come quelli del carbonchio rasi, l’enzima che regola la trasmis-
(antrace), della peste, della brucellosi, sione degli impulsi nel sistema ner-
oppure virus (come ebola) e micror- voso. Naso che cola di colpo, tremi-
ganismi quali la rikettsia (tifo petec- to, cefalea, visione oscurata, affanno
chiale). Il loro scopo è creare infezio- e difficoltà respiratoria e poi, se la do-
ni ed epidemie, ma proprio per que- se è letale, la morte. Si disperdono fa-
sto la componente biologica è meno cilmente nell’ambiente e vengono as-
affidabile e controllabile di quella chi- sorbiti sia con il respiro che attraver-
mica, perché le epidemie che origina Congo, miniera di pechblenda, contenente uranio. so la pelle. Non basta perciò coprire
possono facilmente contagiare anche le vie respiratorie o fare uso di ma-
le truppe o la popolazione del Paese che ne ha fatto uso, maga- schere anti-gas, ma occorrono anche indumenti adatti che co-
ri per contatto con nemici o animali infetti. prano tutta l’epidermide. L’unico antidoto conosciuto è l’atro-
Catalo ogare la a morte. Gli aggressivi chimici, sostanze pina, per cui le siringhe a iniezione automatica di questa so-
artificiali che in genere vengono diffuse sotto forma di gas o li- stanza fanno parte ormai fissa del kit di difesa NBC (nucleare
quidi, sono invece più efficaci subito e relativamente più sem-
plici da gestire. Iprite Gas vescicante a base di cloroetilsolfuro, detto anche “gas mostarda” per il suo caratteristico
Dei moltissimi composti chimici mortali per l’uomo, una set- odore dovuto a impurità solforose. Il nome deriva da Ypres (Belgio), luogo dove fu impiegato per
tantina possono essere utilizzati come armi perché, pur essen- la prima volta, il 22 aprile 1915, dai tedeschi contro le truppe franco-britanniche.
10 S
GUERRA, OGGI ANCHE NELLA VITA QUOTIDIANA
biologica chimica) di ogni soldato; una volta colpiti bisogne- chimiche presenti nel mondo, attraverso ispezioni regolari agli
rebbe autoiniettarsi almeno una (ma fino a tre) di queste dosi. arsenali militari e alle industrie chimiche detentrici di prodot-
Le armi chimiche hanno però una limitazione legata alle con- ti sensibili, in modo da verificarne il processo di distruzione.
dizioni meteorologiche, specialmente il vento; inoltre, in ca- Sono venti gli ispettori dell’Opac che giusto ora si trovano in
so di agenti poco persistenti ne sono necessari grossi quanti- Siria per affiancare il centinaio di esperti internazionali presen-
tativi. Ciò non toglie che siano terribili, soprattutto se impie- ti e controllare lo smaltimento, entro nove mesi, delle quasi mil-
gate contro chi non è addestrato ad affrontarle, come la popo- le tonnellate di armi chimiche (tra sarin, iprite e nervino VX)
lazione civile. stivate o già inserite in razzi e testate, ancora nelle mani dei sol-
Deterr rente. Fortunatamente, oggi c’è un organismo in- dati di Assad. Il conto alla rovescia, scattato il 6 ottobre scorso,
ternazionale, rimasto quasi sconosciuto ai più fino agli ulti- è il più breve che l’Opac si sia trovata a dover mai far rispetta-
mi fatti siriani: è l’Opcw, Organization for the prohibition of re. Si dovrà soprattutto evitare che, nella instabile situazione
chemical weapons (in italiano, Opac), del Paese, anche una minima parte di
fondata all’Aja nel 1997, che si occupa quell’arsenale cada in mani a estre-
del controllo e della non proliferazio- misti o terroristi. In questo clima il
ne di queste armi in base a un accor- comitato che assegna il Nobel per la
do internazionale sottoscritto a Pari- pace ha attribuito il riconoscimen-
gi il 13 gennaio 1993. Entrato in vigore to per il 2013 proprio all’Opac, «per
quattro anni dopo, è stato ratificato da aver definitivamente reso l’uso del-
ben 189 Stati del mondo (tutti mem- le armi chimiche un tabù per le leggi
bri dell’Opac), su 196. L’Italia lo ha fir- internazionali», oltre a essersi impe-
mato nel 1995, facendolo proprio con gnata per il disarmo. Questo era uno
due leggi ad hoc, mentre il governo si- degli obiettivi di Alfred Nobel.
S 11
11
Sei pronto a entrare nella Storia?
IN EDICOLA CON
FOCUS STORIA COLLECTION LIRICA
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In questo numero: un viaggio nell’Italia del ‘300 attraverso lo sguardo di Dante politico: come
si parlava? come funzionavano i comuni? perché erano così litigiosi? Settecento: Toussaint
Louverture che liberò i Caraibi ispirandosi a Napoleone. Grandi Temi: il conflitto per il controllo
del mercato dell’oppio. Focus Storia: emozionante, sorprendente, coinvolgente più che mai.
MULI E SCI,
ALPENSTOCK E
PICCOZZA, BRACCIA
E CORDE, GELO
E FATICA: PRIMA
DEGLI ELICOTTERI
E DEI GPS LA LOTTA
SUI MONTI AVEVA
IL SUO PASSO EPICO
ED ERA PIÙ DURA
E PERICOLOSA CHE
ALTROVE
CACCIATORI
ALPINI
Chasseurs Alpins
nel 1890. Questi
reparti dell’esercito
francese nascono nel
1888 per contrastare
gli Alpini italiani.
LEEMAGE
S 13
a montagna, nell’accezione comune, è un complesso di
I MAATER
RIALII DELLLE PR
RIME rilievi che si elevano dalla pianura a partire dai 500 me-
TRRUPPE
E DA MON N TAGGNA tri di quota. Ma la realtà non è così semplice, ogni ele-
mento montano è differente da qualsiasi altro. Molte ca-
ERAN
NO MU U TUAATI DA ratteristiche possono variare in maniera sostanziale: altitudine,
collocazione geografica, terreno e formazioni rocciose sono tut-
QUUELLI DI MONT TANA ARI E te variabili di questo difficile contesto caratterizzato da asprez-
ALP
PINISSTI CIIVILI za ambientale, rigidità e mutevolezza del clima. Altrettanto com-
plesso è dare una definizione di montagna dal punto di vista mi-
litare, con i riflessi che questo ambiente ha sull’impiego delle for-
ze e la condotta delle operazioni.
In quota la guerra si fa più lenta, faticosa, difficile; in seguito
QUASI UN all’accentuata compartimentazione del terreno non è possibile
MARCHIO impiegare grandi complessi, ma solo forze frazionate e limitate,
Alpino di fine ’800. che spesso si trovano a operare in autonomia e con elevata diffi-
Il fregio con l’aquila, coltà di coordinamento. La mancanza di strade, la scarsità di ri-
le fiamme verdi e la sorse naturali, l’altitudine, il clima influiscono fortemente sulla
penna sono già i segni
distintivi del corpo. logistica, obbligando i reparti a essere il più possibile autonomi e
costringendo a far affluire dal basso tutto il necessario con ogni
mezzo (che spesso si rivela di rendimento quantitativo alquanto
modesto, come i quadrupedi). Anche i moderni aerei ed elicot-
teri sono fortemente penalizzati dall’aspetto climatico.
Se poi consideriamo la particolare veste invernale della mon-
tagna, la possibilità di operazioni che non siano azioni a ca-
rattere limitato ed episodico si riduce ancora di più, an-
che a causa del freddo e dei pericoli naturali, come valan-
ghe e slavine.
Ellementi a favore.. Di contro, dal punto di vista mi-
litare vi sono alcuni vantaggi: i monti (che solitamente de-
limitano i confini tra gli Stati) sono da sempre un ostaco-
lo naturale; favoriscono, infatti, la difesa creando un ro-
busto ed economico ancoraggio e penalizzando i grandi
movimenti di attacco. Facilitano, inoltre, le operazioni di
COPRIICA APO
1915, cappello da
sottotenente del
1° rgt. Alpini, con
fregi da guerra.
PIEDDI AL FR
REDDDO
Scarponi chiodati in
uso agli Alpini italiani
nel 1940-1945.
14 S
sorpresa e le tattiche di guerriglia. Per questo, nonostante la sua so di ausiliari presi da popoli montanari abituati all’ambiente e
durezza, un ambiente così difficile è stato sfruttato militarmen- al combattimento frazionato. Un esempio è quello degli agriani,
te fin dall’antichità, tanto che i combattimenti montani sono di- una tribù della Serbia meridionale che divenne unità d’élite della
ventati parte integrante della guerra. Ce ne dà notizia Senofon- fanteria leggera nell’esercito di Alessandro Magno; esperti com-
te nel IV secolo a.C., descrivendo nella sua Anabasi la ritirata di battenti sui terreni montani, eccezionali lanciatori di giavellotto,
diecimila soldati greci attraverso ostili territori montani dopo la combattevano leggeri e venivano usati in colonne volanti in zone
Battaglia di Cunassa (v. riquadro a pag. 20). difficili per la minore mobilità della falange macedone.
Un’altra narrazione ci viene dallo storico romano Curzio Rufo, I primi cacciato ori. Un embrione di truppe alpine nacque
il quale nei dieci libri della Historiae Alexandri Magni Macedo- sotto l’imperatore romano Augusto (30 a.C.-14 d.C.), che creò
nis racconta l’avanzata delle truppe macedoni che combattevano una prima cohors Ligurum con addestramento al combattimen-
le popolazioni montanare nelle province orientali della Persia; i to in montagna. Seguì la creazione di tre legioni composte da ve-
soldati di Alessandro raggiunsero addirittura i grandi ghiacciai terani, con il compito di presidiare con colonie e posti avanzati le
delle regioni asiatiche (v. articolo a pag. 16). regioni alpine occupate: la Prima, la Secunda e la Tertia Iulia al-
Oltremodo nota, dall’opera di Tito Livio Ab urbe condita, è pina. Di stanza nella valle della Dora Riparia, nell’attuale Cana-
poi la spedizione “alpina” del cartaginese Annibale, che duran- vese e nel castrum di Augusta Praetoria (Aosta), le legioni erano
te la Seconda guerra punica (218 a.C.) attraversò le Alpi con cir- anche appoggiate da cohortes montanorum, formate da ausilia-
ca 40.000 uomini, carri, buoi ed elefanti. Ma anche Giulio Cesa- ri reclutati localmente: armati alla leggera, erano principalmen-
re nei Commentarii de Bello Gallico descrive tattiche e operazio- te arcieri (sagittarii) e cacciatori (venatores). Forse da questi ulti-
ni in montagna. mi deriva il termine militare di “cacciatori”, molto utilizzato in se-
Addest trati alle e intempe erie. La vita e la guerra in un am- guito per individuare i soldati di montagna. Salvo casi sporadici
biente così ostile all’uomo risultano comunque molto difficili. In dobbiamo arrivare però all’Ottocento per la vera formazione, in
montagna la vita è simile e dura per tutti e il combattimento esi- molti Paesi, di truppe reclutate e addestrate specificamente per
ge da ciascuno – semplice gregario o comandante – iniziativa, la guerra in montagna, che vivranno poi la loro epopea nelle due
coraggio, capacità decisionale e cameratismo. A volte il sempli- guerre mondiali (v. articoli a pag. 42 e a pag. 52).
ce soldato, magari a capo di una cordata, deve prendere decisio- Oggi i conflitti, con l’avvento di moderne dottrine tattico-stra-
ni vitali per se stesso e i suoi compagni. Dunque servono uomini tegiche e di nuovi mezzi, tendono a evitare la montagna o a consi-
con buona conoscenza dell’ambiente in quota, avvezzi a condi- derarla una zona operativa di secondaria importanza. Molti Paesi
zioni limite e addestrati espressamente per operazioni comples- però sono completamente o parzialmente circondati da monta-
se come quelle montane. gne che sarebbe assurdo lasciare all’eventuale avversario. Quanto
Per questi motivi, già nei tempi antichi, pur non essendo anco- succede in teatri operativi come l’Afghanistan insegna che il com-
ra previste una dottrina e una formazione specifica per truppe al- battimento in quota non è un ricordo del passato.
pine, per combattere in montagna gli eserciti si avvalevano spes- Stefano Rossi
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usate per non nellla Seconda
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neve alta. mon ndialle.
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“manilla”.
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gli Alpini nella
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Grande guerra
’15-’18
5 18.
’15-’18.
LA GUERRA IN MONTAGNA
SOG
GDIAANA
327 A.C
C.
L’IMPERATORE
16 S
FINO IN VETTA
I soldati di Alessandro
Magno assaltano
una fortezza della
Sogdiana. Sfidando
il gelo, e a migliaia di
chilometri da casa, i
macedoni sottomisero i
satrapi delle montagne
orientali, ribelli
che non volevano
sottomettersi al
macedone, ormai
padrone dell’Asia dopo
la morte del Gran re
Dario III.
DEL PAMIR
G. RAVA
S 17
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ERITO A UNA GAMBA E AL COL LLO,, DO
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iù a nord dell’Hindukush e del Karakorum. Oltre l’A- Àorno, l’attuale Tashkurgan (il nome greco significava “là dove
mu Darya e Samarcanda, là dove ora confluiscono Af- non riesce ad arrivare l’uccello”). Anche grazie a quest’impresa,
ghanistan, Pakistan e Cina, nel Tagikistan, nell’Uzbe- Alessandro aveva indotto Spitamene a tradire Besso e a con-
kistan e nel Kirghizistan. Queste lande tanto avulse segnarglielo, senza immaginare che il satrapo della Sogdiana
da una storia eurocentrica e tanto distanti dalla Penisola elle- avrebbe proseguito la guerra da solo, e con ben altra efficacia.
nica furono teatro della campagna più difficile di Alessandro Spitamene applicò tattiche elusive, che costarono ad Ales-
Magno, che vi trovò l’avversario più tenace e vi subì le ferite sandro migliaia di uomini, un pero-
più profonde tra le tante che lo avrebbero portato a una mor- ne, smembratogli da una freccia, e
te prematura nel 323 a.C. un profondo squarcio al collo, pro-
Il grande conquistatore macedone si è costruito una repu- vocato da una pietra. Il condottiero
tazione con le quattro battaglie campali che combatté contro macedone finì per riempire la Sogdia-
il re dei re persiano Dario III Codomano e contro il rajah in- na di fortezze e guarnigioni, ma il sa-
diano Poro, nonché con il lungo assedio di Tiro. Tutti succes- trapo si spostò in Bactriana, sollevan-
si clamorosi, modello di tattica militare, sufficienti a creare un dogli contro i massageti, nomadi guer-
mito. Ma in effetti Dario non era un valido avversario, e con la rieri dell’Oxus che, però, alla sua prima
sua fuga, in almeno due occasioni, provocò la rotta delle pro- sconfitta non videro più ragione di so-
prie truppe facilitando il compito dei macedoni; né lo erano i stenerlo e nel 328 a.C. inviarono la testa
satrapi che combatterono per lui al Granico , o lo stesso Po- di Spitamene ad Alessandro. Il giovane
ro, che si fece sorprendere dalla manovra aggirante di Ales- re riconobbe il valore dell’antagonista
sandro sull’ Idaspe . facendone sposare la figlia a uno dei suoi
Al contrario, l’antagonista che più di ogni altro mise in diffi-
coltà il condottiero non lo affrontò mai in una battaglia cam-
pale e fu vinto solo grazie al tradimento, dopo due anni di lo-
gorante guerriglia: il suo nome era Spitamene, satrapo del-
la Sogdiana, regione all’estremo oriente dell’Impero per-
siano. Questo fu tra i satrapi che continuarono la lotta
dopo la morte di Dario; anche dopo la sua, di morte,
i sogdiani proseguirono la resistenza, costringendo
Alessandro a dure campagne tra i monti.
Carne di mulo. Non che il conquistatore mace-
done si facesse intimidire dalle aspre orografie, be-
ninteso: dopo la vittoria nella piana di Gaugamela
aveva compiuto una delle sue manovre più teme-
rarie, da Charikar attraverso il passo di Khawak,
nella valle del Panjshir (nell’attuale Afghanistan), a
3.500 metri di altezza, obbligando i suoi uomini a pa-
tire il freddo e a mangiare solo carne di mulo e ferola
(una pianta erbacea). L’obiettivo era aggirare la forte posizio-
ne del satrapo Besso, l’assassino di Dario, che si era attestato ad
con lo schieramento che Alessandro avrebbe condotto tante volte alla vittoria:
carica degli eteri (cavalleria pesante), falangi al centro e cavalleria sui lati.
Idaspe L’ultima battaglia di Alessandro, combattuta e vinta nel 326 a.C. contro
il re indiano Poro presso il fiume Idaspe (ora Jhelum, nella regione indiana del
Punjab), famosa per essere uno scontro anfibio; il nemico ricorse agli elefanti.
L’esercito macedone, esausto, si rifiutò di avanzare ancora a Oriente.
TRUPPE SCELTE
Un ipaspista (“scudiero”), in origine membro delle
guardie del corpo dei re macedoni: fanteria più
leggera dei componenti della falange, veniva usata
come collegamento flessibile tra fanteria pesante
e cavalleria, e in battaglia era schierata sulla destra
dello schieramento, tra falange e ala di cavalleria.
18 S
FANTERIA
Un pezetero, fante
armato di sarissa
(lancia lunga fino a
7 metri). Formava la
falange. A sinistra,
Alessandro rifiuta
l’acqua offertagli
nell’arida Sogdiana.
N
el corso dellaa G Guerra
uerra giu- pieni o far avanzare torriri semoventi.
sem
emovoven
entiti. rioni,
onii, che
ririon che ilil ligure
g re condusse con sé
liligu loro le armi,
armii, per
per consentirgli di ar-
gurtina,
gurtina a, combattuta
combattuta in Nord Proprio
Propprioo quando
quaanddo il condottiero stava
qu in una nuova scalata. Gl incursori
Glii in
incu
curs
r ori rampicare senza sb sbilanciarsi.
bililan
anciarsi.
Africa
friricca tra il 112 e il 105 a.C.,
Af per
per abbandonare l’impresa, un procedettero a capo scoperto e a Quando i romani giunseroo in cima,
Gaio M Mario
ario (157-86 a.C.) si trovò semplice ausiliario ligure si spinse piedi nudi, per potersi arrampicare i numidi
n midi erano distratti dall’at
nu dall’attacco
attacco
alle pprese
rese con una rocca che si per caso sul versante più scosceso meglio; sulle spalle portavano la frontale
fronntale del grosso dell’esercitoo as-
ergeva
ergev va elevatissima in mezzo a uuna n
na dell’altura a cercar lumache. Giunto spada e uno scudo del tipo numida, sediante
seddiante e non li notarono. Fur Furono
rono
pianura,a, le pareti a picco e un solo a una certa altezza, si accorse di piccolo, tondo e di pelle, che pesava pertanto
pertanto assaliti dal terrore qquando
uando
sentiero dd’accesso,
’aaccesso, tenuto sotto tiro poter
pote
po t r proseguire e alla fine si ritrovò meno e non faceva rumore quand quandodo udirono alle loro spalle ssquillare
quillare le
qu
dai difensori. IlIl console
co romano non accanto alalle mura.
le m u a.
ur sbatteva sulle rocce.. Il ligure lig
igur ure si valse trombe e, immagina
immaginando
nand ndo di essere
ne veniva a capo: i numi numidi
di gglili incen-
midi Il trucco del romano. Gai Gaio Mario
io M ario
i di corde
cordde che
chhe legava alle rocce e alle ormai circondati,
circon
onda
dati, si diedero alla
diavano
diav
di avan
ano ogni macchina d’approcd’approccio,cci
cioo, gli
g i affidò cinque trombettieri e
gl radici più sporgenti, affinché gli altri fuga,
ga, consentendo a Mario di iirrom-
fuga
fu rroom-
rr
impossibile
ed era impos ossi
sibi
bile costruire terra- suonatori
suonattorii di corno,
cor no, e quattro
orno a tro centu-
quat
qu si sostenessero,
sostenessser o, e talvolta
ero, tal voltltaa portava
alvo portava pere nella roccafort
roccaforte.te.
Lago
IMBATTUTO
d’Aral La massima
Chersoneso espansione
dell’impero
Mar Samarcanda che Alessandro
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Nero CA
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MACEDON Magno costruì
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Pella Bisanzio Eraclea P A F L A G O N ASO
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Pamir in una dozzina
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TO Kashmir di anni (dal 336
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Ankyra (Ankara) Trebisonda MARGIANA
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P PA Baktra OPAM a.C., quando
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Tarso ME
IA Arbela DI Alessandria (Herat) avvenuta nel 323
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a.C.). Il sovrano
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Ma sbarcò nel 334
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EN errane in Asia Minore,
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CIR o Tiro Damasco
Babilonia Susa conquistò la
Gaza Gerusalemme BABILONIA SUS IA Persia e poi
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A
posaldo, aveva fornito ampie riserve d’acqua alla guarnigione, all’ultimo, che avrebbe preso trecento darici, la moneta d’oro
che in previsione dell’assedio si era già dotata di cospicue scor- persiana. E di volontari, a quelle condizioni, ne trovò ben 300,
te di cibo. Non sappiamo su quanti difensori contasse la rocca, tra coloro che già avevano compiuto ascese ad altre rocche.
non potendo dare credito alle cifre fornite da Curzio Rufo, che Gli scalatori si dotarono di corde di lino e di picchetti di fer-
parla di 30mila uomini e di approvvigionamenti per due anni; ro, di quelli usati per i tiranti delle tende, e si avventurarono di
di sicuro erano abbastanza e ben forniti, tanto da sfidare Ales- notte lungo il pendio più scosceso, che i difensori non si cura-
sandro a trovare “uomini con le ali” per espugnare il caposal- vano di sorvegliare. Avevano con sé viveri per due giorni, ed
do, “poiché almeno degli altri uomini non si davano pensiero“. erano armati solo di spade e lance. “Alcuni si tirarono su ag-
Provoc cazione raccolt ta. Ma i difensori non sapevano grappandosi alle rocce sporgenti, altri salirono agganciandovi
che sfidare il giovane condottiero significava indurlo a tentare i lacci delle funi; certi, conficcando i cunei tra le rocce, crearo-
l’impresa a ogni costo. Dice lo storico greco Arriano che le lo- no gli appoggi su cui inerpicarsi”. Dovettero piantare i rampini
ro parole sprezzanti lo indussero a “cimentarsi con ardore”. Se- nel ghiaccio, e almeno una trentina di essi precipitò nel vuoto,
condo Rufo, Alessandro commentò in questo modo: “Nulla la ma secondo Arriano all’alba riuscirono a raggiungere un pic-
natura ha collocato così in alto che il valore non vi possa arri- co perfino più in alto della fortezza (Rufo sostiene che impie-
vare. Col tentare cimenti di fronte ai quali gli altri hanno desi- garono un’intera giornata).
stito, abbiamo l’Asia in nostro potere”. Offrì perciò una ricom- Poi, secondo gli ordini, agitarono drappi di lino bianco per
pensa a chiunque avesse scalato la parete rocciosa, partendo segnalare il loro arrivo al campo dei macedoni. Alessandro do-
da dodici talenti per il primo che fosse arrivato in cima, fino vette attendere che il cielo si facesse più chiaro per distinguere
basi sotttozero
L’Anab
’
P
oche imprese nella
nel
ella
la Storia
Storia han- dispetto degli attacchi ne nemici,
nemi
mici della
ci, de
dell
llaa le dita
dititaa dei
dei piedi.
e i. Altri ancora crolla-
pied
pi nella carne a causa usaa del freddo.
caus
ca freddo Molti
no un sapore
pore epico quanto
saapo fame e delle
del le malattie, e delle diffi-
elle vano a terra per l’estrema ma debolezza
deb
ebolezza si lasciavano cadere a terra terra e non
la marcia
marcia dei diecimila reduci coltà
colltà dello scacchiere, caratterizzato
co causata dalla mancanza di cibo. intendevano rialzarsi, nemmeno
nemmme
m no
della battaglia
ba di Cunassa del dagli altipiani e dalle montagne Senofonte racconta che uno degli quando
qu Senofonte diceva loro ro che il
401 a.C.,
a.C., immortalati nell’Anabas
nell’Anabasisi anatoliche e armene. espedienti per difendersi gli occhi nemico
nem mico li avrebbe raggiunti pr presto.
res
e to.
di Senofonte,
Sennofonte, che partecipò da ppro- r -
ro Ritirata al gelo. I momenti più dalla neve era marciare tenendo da- Perr evitare che ciò accadesse, gli gli
tagonista
tagoni sta all’evento. Si trattava deii
ist drammatici furono l’attraversamen- vanti al viso qualcosa di nero, men- uomini
uomini in grado di correre sii sspin- pin-
mercenarii assoldati
a soldati dal pretendente
as to di
di valichi coperti di neve, quando tre il solo modo di salvaguardaree i gevano verso gli inseguito
inseguitori,
tori, mentre
al trono persiano
persianno Ciro che, persi la colonna
na sisi lasciò
sciò dietro molti sol-
lasc
la piedi era di tenerli sempre sem
emprpree in
in movi- alle loro spalle coloro oroo che non erano
color
tutti i loro capi, furonoo capaci
capa
ca paci di dati, accecati dal lucore del dell manto
mantot mento
mento t e di sciogliere i calzari per la in grado didi rialzarsi
alzarsi facevano rumo-
ririal
attraversare
atttr
trav
aver Persia
e sare il cuore della Persi ia e ddii bianco che li avvolgeva o azzoppati notte, per evitare che le cinghie si re sbattendo
sba
battendo scudi e lance, simu simulan-
mula
lan-
raggiungeree le rrivei e del Mar Nero, a
iv dalla cancrena
cancre na che
crena che si
si era
era po
portata via fondesseroo allaallllaa pelle
pellllee e penetrassero
pe pennettrassero
pe do una colonna più piùù numerosa.
num
umerosa.
20 S
L’ÉLITE DEL RE
A sinistra, la moglie
di Spitamene
presenta ad
Alessandro la testa
del marito, che lei
stessa, secondo
la tradizione, ha
decapitato.
A destra, compagno
a piedi (ovvero
un pezetero), ma
in questo caso
appartenente a un
battaglione d’élite,
probabilmente
gli asthetairoi.
I pezeteri (da
pezhetairoi, che
significa appunto
“compagni a piedi”)
nell’esercito di
Alessandro erano
9mila, suddivisi in 6
battaglioni.
L
ontano ddagli aglili eventi epocali e
ag che portarono alla diaspora babi-
dalle
dall
da llee strade che hanno visto lonese, alcuni clan vennero inviati di ponte vi innestarono dei graticci di giunco che avrebbero
imperi sorgere e decadere, ai confini settentrionali degli alto- costituito l’ossatura di un terrapieno per unire le due pareti. Il
incastrate tra il Mar Nero e il Mar piani iranici per difendere quella manufatto crebbe di una ventina di metri al giorno, fino a che
Caspio, perse tra le alte montagne frontiera dagli attacchi delle popo-
non fu abbastanza alto da consentire agli assedianti di scaglia-
del Caucaso, per millenni sono lazioni centrasiatiche. Già abituati
vissute le più antiche trupp truppe
ppee di a combattere in montagna, questi re frecce sugli spalti. Le protezioni alle-
montagna che il mo mondo
mond ndo conosca. guerrieri israeliti divennero gli stite intorno al terrapieno permisero lo- SAPERNE DII PIÙ
Guardie di frontiera
fro
ronntiera che, come eredi di una forte tradizione mili- ro di difendersi con efficacia dai tiri del- Le grandi battaglie di Ales-
personaggi
p
personag aggi di un libro di Dino tare, tanto da portare le loro armi, la guarnigione, e a quel punto
pun Coriene si sandro Magno, di A. Frediani
Buzzati,
B ati, per generazioni avevano
Buzzat spade, lance e pugnali anche in (Newton Compton). Re a 20 anni,
lasciò convincere da Oxiarte
Oxia ad arren-
presidiato
p esidiato con le loro famiglie
pres sinagoga. in Asia a 22 anni e a 24 faraone:
avamposti
a
av impervi, capaci di resta- Giorgio Albertini dersi. Rimanevano due bar baroni, asserra- l’uomo che non fu mai sconfitto.
re
r lì fino a smarrire il senso della gliati a est del Vakhsh, ma Alessandro
loro
looro guarnigione, mentre il potere Magno aveva ormai conce concentrato la sua attenzione oltre l’Indo,
di
d chi ce li aveva inviati veniva can- e ne affidò la cattura al suo luogotenente Cratero.
cellato
c dalla Storia.
La rupe e. L’espediente de del terrapieno usato in Sogdiana fun-
Alla
A frontiera. Erano gli ebrei
della
d montagna, gli Juhuro, che zionò anche quando il con conquistatore, avvicinandosi all’Indo,
secondo
s la loro tradizione erano si trovò a dover conquistare
conquistar una nuova Àorno, il Mahaban, tra
stati
s inviati nel Caucaso russo (so- i fiumi Kabul e Buner, conosciuta dai greci come la mon-
prattutto
p tra Dagestan e Azerbai- tagna che Eracle no non era riuscito a scalare. Si tratta-
gian)
g dopo la distruzione del pri-
va di una rupe a fforma conica, larga alla base e a gu-
mo
m Tempio di Gerusalemme,
quello
quel
qu e lo fatto costruire da Re glia sulla sommità;
somm Alessandro le si avvicinò por-
Salomone
S omo
Salo m ne e abbattuto tandosi dietro
diet i componenti della falange dota-
dai
d Babilonesi
Babi l nesi di Nabu-
bilo ti di armamento
arma più leggero, nonché arcieri
codonosor
c r II nei primi appiedati,
appieda agriani e ipaspisti scelti. Alcu-
anni
a del VI secolo secoolo a.C.
ne gui
guide condussero una colonna guida-
Negli
N spostamenti
ta da
dal suo generale Tolomeo quasi sot-
to le mura, in un punto che i macedo-
ni fortificarono
fo subito. Alessandro ten-
tò due
d attacchi a tenaglia risalendo a
sua volta il pendio col resto dell’eser-
cito,
cito ma gli scarsi risultati lo convin-
sero
ser a concentrarsi sulla costruzio-
ne di un terrapieno che in tre giorni
elevò
elev la postazione macedone di 200
met inducendo alla resa gli indiani.
metri,
Anc nelle imprese minori, dunque,
Anche
non meno che nelle grandi battaglie
camp l’imperatore seppe dimostrare
campali,
tutto il suo genio, superato solo dalla sua
d
grande determinazione.
Andrea Frediani
Agriani
g Unità scelta della fanteria leggera macedone, arrivavano tutti da una
tribù della Serbia Meridionale.
Mer Combattenti esperti nelle aree montane, erano
specializzati nel lancio di giavellotti e correvano armati solo con un fascio di
IL PIÙ ANTICO questi, senza portare elmi o scudi. Alessandro li lanciava in avanti come colon-
g spostamenti rapidi.
na volante, cioè per gli
Lanciere israelita di
montagna con scudo Tolomeo (367-283 a.Ca.C.). Uno dei diadochi di Alessandro, i generali che alla
conico in bronzo e sua morte si spartiron
spartirono l’impero. Fondò la dinastia egiziana dei Tolomei, che si
pelle. Le protezioni sarebbe estinta ad Ale
Alessandria d’Egitto con la regina Cleopatra tre secoli dopo.
del corpo, elmo a
turbante e cinturone
G. ALBERTINI
22 S
GLI ESERCITI IN MONTAGNA Nell’antichità, quando la guerra si faceva anche con i
pachidermi, condurre queste bestie per gole e pareti a picco
169 a.C. era un’impresa da ingegneri ed esperti di logistica
AKG-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
S 23
LA GUERRA IN MONTAGNA
ANDR
RASOS S
960
SUI MON TI DE
EL TAU
UROO, AL
LLA
A VIG
GILIA DELL’ANNO MILLE,
CI FU
U UNO
O SCO
ON TRRO DI CIVIL
LTÀ TRA BIZANT TINI E ARABI
24 S
AGGUATO NELLA GOLA
La battaglia di Andrasos (960)
sui monti del Tauro, in Asia Minore,
dove gli arabi furono battuti
dai bizantini guidati dal generale
Leone Phokas (o Foca), fratello
dell’imperatore Niceforo II.
A sinistra, lo stratega in una
miniatura del XIII secolo.
RAVA
S 25
1 Esercito arabo in avvicinamento Bizantini Verso la Cappadocia
2 Esploratori bizantini
S. GRAZIOLI E A. RICAGNO
Arabi
3 Blocchi minori predisposti da Leone
4 Attacco del primo gruppo bizantino 1
5 Fuga dell’emiro Sayf ad-Dawla e
della sua scorta
2
2
3 3
4
3 5
Verso la Siria
Verso la Siria
ro o
m p en t i n PONTO
I za Monti del Ponto
Bi
ARMENIA MINORE
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PA ]] PASSO
DI MELITENE
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ro r IN LOTTA
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e l T ]]
t iA La frontiera tra Impero ed
ti d ]]
i ra Emirati nelle Guerre arabo-
on ]] Em Edessa
M PORTE CILICIE bizantine correva lungo
ALTA i Monti del Tauro e variava a
MESOPOTAMIA
Eufrate
SIRIA
Antiochia Aleppo le battaglie, come quella di
Andrasos (sopra).
26 S
Laa Baattaagllia di An
ndrraso
os za, efficaci nel corpo a corpo, essendosi ormai persa la capaci-
Fase A (7 novembre) Fase B (8 novembre) tà di tirare con l’arco senza smontare. In mancanza di una ve-
L’esercito dell’emiro Sayf ad-Dawla, Dopo aver pronunciato il suo discorso ra uniforme, i soldati dei themata coprivano corpo e armi con
forte di 20 o 30.000 uomini, sulla via ai soldati, Phokas si apposta. Quando un ampio mantello di lana, che si raccomandava fosse grigio o
del ritorno in patria, appesantito e ral- gli arabi sono costretti a smontare da marrone scuro per dare meno nell’occhio durante i lunghi ap-
lentato dal bottino della lunga scor- cavallo perché la strada si fa ripida, e
reria in territorio bizantino, si avvicina i loro reparti perdono ordine e coe-
postamenti tipici della guerra di frontiera.
al passo montano situato tra le gole sione a causa del poco spazio, Leone La “gue erra dei sentieri””. Dall’inizio dell’VIII secolo, gra-
del Tauro. Mentre i suoi esploratori dà il segnale di attacco: i suoi calano zie anche alle lotte intestine che indebolivano il califfato isla-
ne seguono a distanza i movimenti, il da ogni lato sulla colonna, che viene mico, si venne dunque a creare alla frontiera arabo-bizantina
generale Leone Phokas con le truppe annientata. Sayf ad-Dawla – che si una situazione di conflitto prolungato e “a bassa intensità”, il cui
dei themata europei riesce a occupare trova con l’avanguardia, lasciata volu-
il valico con sufficiente anticipo per tamente passare incolume per intrap-
scopo non era conquistare stabilmente una porzione di territo-
preparare una serie di imboscate nel- polare il grosso dell’esercito – riesce a rio, ma danneggiare le risorse economiche dell’avversario, fare
la parte più alta del passo. fuggire con la sua scorta personale. bottino e guadagnare prestigio per consolidare la propria au-
torità in patria. La chiave strategica della lotta era il controllo
dei passi montani: la catena del Tauro è solcata infatti da nu-
I CONTENDENTI merose valli, scavate dai fiumi che scorrono verso il Mediterra-
Cavaliere bizantino con
armatura lamellare già
neo o dagli affluenti di destra dell’Eufrate; gli uni e gli altri cre-
in uso nel tardo periodo ano passaggi angusti, dove è facile tendere imboscate, ma pra-
romano ed elmo con ticabili per tutto l’anno, e quindi adatti a tenere il nemico sot-
paranuca in cotta di maglia to costante minaccia di incursione. Sia i bizantini che gli arabi
di ferro. Sui monti del non potevano dimenticare l’importanza di queste “strettoie”
Tauro con Leone Phokas
c’erano però anche gli
(tà stenòmata in greco, thughûr in arabo), dalle celebri Por-
stratioti, i soldati dei te Cilicie a sud-ovest fino alla gola di Tephrikè a nord-est, che
themata di frontiera, con condizionavano i movimenti degli eserciti e potevano trasfor-
abbigliamento e armi più marsi in trappole mortali.
semplici e leggeri. Quando un anonimo ufficiale superiore bizantino, poco
A sinistra, un fante arabo
riccamente abbigliato,
dopo la metà del X secolo, scrisse un breve ma dettagliato
appartenente alla manuale sulla guerriglia di frontiera, intitolandolo Della
guardia personale guerra sui sentieri , raccomandò esplicitamente ai suoi let-
dei califfi tori di mantenere il controllo dei passi principali del Tauro
(VIII-IX secolo). per tagliare ogni possibile via di ritirata ai razziatori arabi,
enumerandoli uno a uno e ripetendo quelle che restano le
regole fondamentali della guerra in montagna: eseguire una
ricognizione accurata per scoprire la direzione presa dal nemi-
co, quindi occupare i luoghi elevati con largo anticipo, prepa-
rare un’imboscata in un passaggio angusto, appostare i propri
uomini al coperto, mantenere il silenzio e la disciplina, e scate-
nare l’attacco con la massima energia al momento opportuno.
Vengono ricordate spesso la prudenza, la scelta del terreno, il
tempismo nel dare inizio all’azione, la tenacia nel soppor-
tare le durezze della campagna in un ambiente inospita-
le, l’astuzia nel cogliere ogni minimo vantaggio; ma so-
prattutto il buon comandante “non deve mai lasciare tor-
nare in patria gli incursori nemici senza combattere”: le
montagne sono sue alleate, perché deve saper “insinua-
re nella mente degli avversari la paura che, ad ogni lo-
ro tentativo di invasione, risponderà occupando i pas-
J. SHUMATE
S 27
VITTORIOSO
Leone Phokas
sconfigge gli
arabi hamdanidi
nella Battaglia
di Andrasos, da
una miniatura del
manoscritto del XII
secolo contenente
la Cronaca di
Giovanni Scilitze
(risalente al 1060).
SAPEERNEE DI PIÙ
La grande strategia dell’Impero
bizantino, di Edward Luttwak (Rizzo-
li). Secondo il politologo, i segreti del
L A MON TAAGNA E I SUUOI SEN
N TIER
RI FAV
VORIVANO successo di Bisanzio furono diploma-
zia, intelligence e buoni strateghi.
LE INC UR
R SIO
ONI E LE
E TA
ATT
TICHHE DI GUEERRIGLIA
Le montagne del Tauro furono dunque un campo di batta- Era un curioso rovesciamento dell’etica militare convenzio-
glia, non certo una cortina invalicabile; e gli avversari, genera- nale: un modo di intendere la realtà della guerra nato tra uo-
zione dopo generazione, benché divisi dalla fede finirono per mini – arabi e cristiani – abituati a combatterla secondo regole
assomigliarsi sempre più, come due schermidori che seguono proprie, celebrando i propri eroi, che si spartirono il dominio
le stesse regole e utilizzano le stesse armi, l’uno immagine spe- della frontiera per oltre due secoli, finché i bizantini non riusci-
culare dell’altro. Tattica e strategia di arabi e bizantini divenne- rono a spezzare l’equilibrio e gli stratioti ebbero il sopravven-
ro strettamente complementari: gli annali della guerra di fron- to sui ghâzi arabi.
tiera sono un susseguirsi di stoccate e parate, incursioni e spe- Quando gli uomini di Leone Phokas, la sera dell’8 novembre
dizioni punitive, con i nemici che si scambiano periodicamen- 960, si radunarono per intonare il loro canto di vittoria, non po-
te i ruoli di attaccanti e difensori, e le rocce, i precipizi e le gole tevano ancora immaginarlo, ma ben presto altri eserciti invia-
a ostacolare gli uni e aiutare gli altri. ti da Costantinopoli avrebbero superato le montagne e ricon-
Il codice dei gu uerrieri. Uno degli aspetti più affascinan- quistato Edessa e Antiochia, riportando buona parte della Siria
ti della lunga lotta combattuta sui due versanti del Tauro è la sotto l’autorità imperiale. L’epopea delle incursioni fulminee e
nascita di un codice di comportamento condiviso, capace di su- delle imboscate tra le gole del Tauro era finita per sempre: ne
perare i confini di lingua e religione, che esaltava il coraggio in- restava memoria nei canti popolari greci e arabi, già nell’XI se-
dividuale più della disciplina collettiva, l’audacia di chi compie colo venati di nostalgia, ripetuti ai giovani come testimonianza
una razzia o tende un’imboscata più della fermezza del solda- di una gloria perduta, mentre appena oltre l’orizzonte, ancora
to di mestiere: soltanto tra le montagne, dove la guerra si risol- invisibili, nuovi nemici preparavano eserciti e armi micidiali.
veva in agguati fulminei e scaramucce tra piccoli gruppi di ca- Gastone Breccia
valleggeri, si palesava il vero valore degli uomini; ovvero, come
Nuovi nemici L’impero bizantino raggiunse il suo apogeo durante il regno di Basilio II (976-1025),
si legge nel poema bizantino Digenis Akritas (v. riquadro sot- quando gli emirati arabi della Siria erano di fatto tributari di Costantinopoli; ma già nel 1071 la si-
to), “le strettoie e i sentieri uccidono i valorosi, mentre in cam- tuazione mutò completamente con l’invasione dei turchi selgiuchidi, che sbaragliarono i bizantini
po aperto anche i vigliacchi mostrano coraggio”. a Manzikert, togliendo loro il controllo di buona parte dell’Anatolia.
U
na fonte di eccezionale va- rappresenta l’idealizzazione epico- gole” dove il valore degli uomini vicende si può cogliere comunque
lore letterario può aiutarci a cavalleresca degli uomini che per è messo alla prova, tra l’altopiano il riflesso di fatti reali. Quando per
completare le nostre cono- generazioni avevano combattuto ai anatolico e le rive dell’Eufrate; qui i esempio l’anonimo poeta racconta
scenze sulla guerra di frontiera tra confini orientali dell’impero. protagonisti vivono per combattere che l’emiro Musur, il padre di Basilio,
arabi e bizantini: l’anonimo poema Una foto dell’epoca. Negli otto e saccheggiare, metà briganti e me- “desolò molte città, ne fece deserti, e
Digenis Akritas, capolavoro della canti che compongono la versione tà “guardiani delle frontiere”, abilissi- catturò una moltitudine di gente in-
poesia popolareggiante greca di più ampia dell’opera sono disse- mi nel dar la caccia alle loro prede, calcolabile, poiché erano quelle terre
età medievale, composto tra X e minate informazioni preziose per razziatori spietati, capaci tuttavia senza difesa alcuna” (canto I, versi
XI secolo (ma risistemato in forma comprendere meglio le abitudini, di gesti magnanimi e coraggiosi al 51-53), ci tramanda certamente la
letteraria nel XII), il cui eroe Basilio, l’ambiente e la mentalità di questi punto di non temere alcun nemico memoria di una vera incursione, ra-
detto “il soldato di confine di dupli- guerrieri: lo scenario è quello delle né alcuna sfida. Sono i campioni pida spietata e vittoriosa, anche se
ce stirpe” (Digenis Akritas, appunto), aspre strettoie rocciose che mette- semileggendari di una società in cui ai nostri occhi non particolarmente
figlio di un emiro siriaco e di una vano in comunicazione i due mondi la violenza è una presenza costan- eroica; ed è solo uno dei molti
nobile fanciulla della Cappadocia, rivali, “i terribili monti, le spaventose te, quasi ossessiva, ma nelle loro esempi del Digenis Akritas.
28 S
GLI ESERCITI IN MONTAGNA
Svizzeri 1315 IL COPR RIC C APO L’A
ASCIA
Era molto semplice Nel combattimento
il costume dei ravvicinato usavano
Nel Medioevo montanari svizzeri la berdica, una scure
le comunità dei in
n armi nei primi dal ferro tagliente
cantoni di annii del XIV secolo. assai allungato.
Agli abiti
a civili erano
Uri, Schwyz e aggiunti pochi
Unterwalden, elementi di difesa,
elementi
forti solo della in q uesto caso solo
questo
un caappello d’arme.
cappello
determinazione e
delle loro braccia
di montanari, si
strinsero in un
patto di mutua
difesa che permise
loro di ribellarsi
al giogo degli
Asburgo
S 29
LA GUERRA IN MONTAGNA
NARVA
1700
IN MEZZO ALLE BUFERE DI NEVE DELL’ESTONIA, GLI
SKILØPER SVEDESI EBBERO LA MEGLIO SULL’IMPONENTE
ESERCITO DELLO ZAR PIETRO IL GRANDE
RESA SEN
SENZA
CONDIZIONI
CONDIZI
Le truppe di
Carlo XII di Svezia
e del generale
Rehneskiöld
osservano la
ritirata dei russi,
sconfitti a Narva
(ora Estonia) il 30
novembre 1700.
S 31
I SO
OLDATI
OSPREY
FINN L A N D E SI SI
MUOVEVANO
S U D U E S C I,
DI DIV V E R SA
MISU U R A: U N O
LUNG O PER
SCIIVOL ARE
SULL L A N EV E ,
UNO CORTO
E RICCOPERTO
DI PEELLI PER
SPIINGERE
NOBILI IN SELLA
Cavalleria nobile russa
a Vasa nel 1700.
Da destra:
comandante boiardo,
cavaliere moscovita e,
dietro, due cavalieri di
Smolensk. A destra, in
due mappe storiche,
l’orografia e le
fortificazioni di Narva
e i territori teatro della
Grande guerra
del Nord.
dese di re Carlo IX Vasa, procedeva al comando dei suoi sei- sa. Sci ai piedi, moschetto sulle spalle, con la pietra focaia co-
cento uomini verso Narva, città avamposto del regno di Sve- perta di stracci per non gelare l’ingranaggio di sparo, cappel-
zia, al confine con la Russia e con il grande dominio orienta- lo di pelo, giacca foderata e muffole, i soldati di Hans Boije.
le dei moscoviti, sempre contesa in infinite guerre. Era l’inizio sembravano più una sfilata di strani babbi natale che un eser-
di marzo del 1606, ma la temperatura ricordava di più quella cito in marcia. Eppure le prime truppe di sciatori che ci vengo-
di fine gennaio piuttosto che quella dell’inizio della primavera. no documentate durante un’operazione militare sono queste e
La neve che si trovava lungo le coste, nelle pianure basse, era Boije è l’uomo che negli anni successivi porterà i suoi montana-
molto diversa da quella alla quale erano abituati i montanari del ri in vari fronti dell’Europa baltica. Nello stesso periodo anche
nord. In alta montagna la neve era più sottile, il vento gelato la i russi dispiegano soldati sugli sci, ma come truppe di monta-
spazzava e la faceva correre in piccoli cristalli e gli sci volavano, gna non sembrano avere la stessa organizzazione degli svedesi.
senza resistenza. La neve di pianura, quella specifica neve di Antich he tracce e. Da tempo immemorabile gli sci vengo-
mare, era invece pesante, bagnata, a volte densa come una pol- no usati per muoversi sulla neve. I più antichi sono stati ritro-
tiglia, e anche il provetto sciatore doveva faticare, annaspare. vati in Russia nelle vicinanze del lago Sindor, 1.200 km a nord-
Gli archibugieri finlandesi si muovevano su sci di differenti ovest di Mosca, ma molti ritrovamenti archeologici ci testi-
misure: uno lungo per scivolare e uno corto, ricoperto di pelli, moniano che durante il V millennio a.C. l’utilizzo degli sci si
per spingersi e affrontare le salite. Con questo sistema, affina-
to anch’esso dalle tribù sami, quando si affrontava una discesa Hans Boije Nobile finlandese e capitano dell’esercito svedese, è il primo comandante di truppe di
si appoggiava lo sci corto su quello lungo e si procedeva come sciatori di cui si abbia notizia. Oltre che per l’azione di Narva, Boje è conosciuto per aver guidato
su uno snowboard. Una tecnica difficile, che non si improvvi- 150 soldati sugli sci dietro le linee russe partendo nel 1609 dal sud-est della Finlandia.
32 S
Skiilø
øper in
n pista
L
a data chiave per l’evoluzione
delle truppe di montagna è il SEEGNO O DISTTIN O Già dagli
NTIIVO
1733, quando il ministero della anni Venti del XVIII secolo,
Difesa della corona danese portò alle l’esercito danese-norvegese
stampe il primo manuale sull’utilizzo aveva come colore distintivo
degli sci e la formazione di unità spe- per la marsina il rosso acceso.
cializzate di montagna da reclutarsi
tra gli abitanti norvegesi delle Alpi
Scandinave. Per migliorare la qualità
delle truppe, le autorità locali furono
invitate a creare giochi e competizioni
tra la popolazione civile che sviluppas-
sero l’attitudine allo sci; un po’ come si
faceva nell’Inghilterra medievale per
diffondere il tiro con l’arco lungo.
In una decina d’anni si cominciarono
a costituire i battaglioni di sciatori,
le Skiløperkompanienes, organizzati
come fanteria leggera con i compiti di
schermagliatori, ricognitori e guardie
di confine. Gli sci degli Skiløper erano
ancora di due differenti lunghezze,
come quelli di un paio di secoli prima,
e permettevano ai soldati che li calza-
vano, nelle impervie montagne scan-
dinave, di ottemperare alle funzioni
che altrove spettavano alla cavalleria
leggera. Parallelamente alla formazio-
ne delle truppe, si organizzarono le
prime gare istituzionali di sci, cosa che
accadde esattamente nel 1766.
Guerra fra regni nordici. Mentre l’Eu-
ropa continentale era infuocata dalle
G. ALBERTINI
guerre di Napoleone, in Scandinavia
scoppiava una guerra tra il Regno
di Danimarca e quello di Svezia che
vide in campo gli Skiløper in diversi SO
OTTTO L’U UNIFFORME
combattimenti. Nel 1814 la Norvegia Le brache, il gilet, i polsini
venne annessa alla Svezia e nella rifor- e il colletto della marsina
ma dell’esercito gli sciatori norvegesi degli Skiløper erano gialli.
vennero sciolti in diverse formazioni,
ma ormai la strada delle truppe di
montagna era ben lastricata, o meglio
ben ferrata e pronta per essere seguita LEE GHEETTTE Oltre
dagli eserciti delle nazioni nascenti del al cappuccio
XIX secolo. protettivo (sopra
p ),
(sopra),
l’equipaggiamento per
lo sci era limitato ad alte
ghette in lana pesante,
che coprivano dal
ginocchio agli scarponi.
A PIÙ VERSIONI
Nel corso della loro storia gli
Skiløper norvegesi ebbero GLI SCI Usavano il
diverse uniformi, differenti tradizionale modello a
per esigenze tecniche e lunghezze diverse, dove lo
mode estetiche. Quella che sci più corto era inguainato
vediamo rappresentata da una pelle di foca per
nel disegno è la versione affrontare le salite.
adottata nel 1761.
LA VITTTORIA
A DEG
GLI SCIAT
TORRI DII CA
ARL
LO XII A NAR
RVA A
ISPIRA
A ANCO
ORA GLI ESERRCIT
TI SC
CAN NDINA
AVI DI O G GII
allarga in tutto il Nord Europa e in Siberia. Sempre in questo guerre contro i contadini stanziali, sia svedesi che finlandesi,
periodo appaiono in Norvegia le prime rappresentazioni di imparano generazione dopo generazione a legare sci, scalata e
sciatori in forma di graffiti rupestri. A Kalvtrask, in Svezia, ri- guerra in un’arte unica, pari in abilità solo alle popolazioni che
salgono a 5.200 anni fa e sono lunghi più di due metri e larghi in Siberia e nel Nord America vivono alle stesse latitudini. Al-
15 cm. Venivano utilizzati aiutandosi con un bastone sagoma- cune rappresentazioni del XVI secolo ce li mostrano con lun-
to come una pala o un remo, particolare questo che ha indotto ghe calzature di legno e cuoio, forse una via di mezzo tra gli sci
a legare la nascita degli sci a strumenti analoghi utilizzati per e le racchette, aiutati da un bastone-lancia.
superare zone acquitrinose. Nel secondo millennio a.C. gli sci Verso la fine del Cinquecento, l’utilizzo militare di trup-
sono conosciuti anche in aree meridionali, come sui monti ira- pe di sciatori montanari diventa comune a tutti gli eserci-
nici. Con sci, racchette e slitte ci si muove per tutta l’antichità ti del Nord Europa. I montanari sami inquadrati nell’eserci-
e il Medioevo. Tacito ci racconta delle capacità sciistiche dei to di Gustavo Adolfo di Svezia sono presenti a Stettino, il ca-
fenni (altro nome per definire i sami), mentre i vichinghi uti- poluogo della Pomerania Occidentale, nel 1631, durante la
lizzano lo sci in campagne militari già dal X secolo e il leggen- Guerra dei Trent’anni . Le cronache ci dicono che, oltre agli
dario re Harald Hardrada (v. articolo su Focus Storia Wars n. sci, sono presenti con slitte e renne, in costumi antichi, fatti
10) si vanta delle sue capacità di sciatore. Nel nord pagano dei di pelliccia, dall’aspetto selvaggio e barbarico.
popoli norreni, poi, non può mancare anche una divinità scia- Gli Skiiløper del . Durante la Grande guerra del
trice: è il dio Ullr, un figliastro di Thor, legato al mondo della Nord , ancora a Narva, nel corso della battaglia che si svolse
caccia e dell’inverno, sempre rappresentato con un paio di sci. l’ultimo giorno di novembre del 1700, gli svedesi affrontarono
Pastor ri e renne e. Sono i sami però, che spostandosi al se- un imponente esercito russo, occupato in un ennesimo assedio
guito delle loro mandrie di renne, sviluppano modi diversi e della città estone. La campagna nei mesi precedenti era stata
complessi per muoversi sulla neve. Le loro necessità di migra- particolarmente dura e, tra i cosacchi che avevano fatto terra
zione li conducono spesso in alta montagna: in tale ambien- bruciata e le cattive condizioni del tempo, le risorse per il so-
te, durante i continui conflitti
confllit
itti
ti ffra
ra tribù, in mez
mezzo
zzo a scorrerie e stentamento dei soldati erano al minimo. Gli svedesi affronta-
vano la marcia di avvicinamento in condizioni estre-
RESISTENZA me. Durante le soste notturne, nelle tende, i soldati
RUSSA erano stipati come sardine; fuori faceva così freddo
Narva, 1700: in
primo piano, che all’interno c’era una tale nebbia da non riuscire
tamburino e a vedere oltre il fuoco. Gli effettivi scandinavi erano
picchiere del Rgt. meno di un terzo di quelli russi, diecimila scarsi con-
Preobrazhenski tro l’esercito dello zar Pietro il Grande, che oscillava
della Guardia. tra le trenta e le quarantamila unità.
Dietro, fuciliere del
Rgt. Semenovski. Carlo XII e la tattica viincente. Nonostan-
te l’inferiorità numerica, gli svedesi riuscirono a rag-
giungere il grosso dell’esercito russo affrontando in altrettan-
te scaramucce le avanguardie nemiche asserragliate a presidio
di tre passi montani e della gola di Pyäjöggi. L’esperienza della
vita in montagna permise alle stremate truppe di Carlo XII di
Svezia e del suo generale Carlo Gustavo Rehneskiöld di vince-
re queste battaglie montane giungendo alla vista di Narva il 30
novembre, proprio mentre si scatenava una furiosa tempesta di
neve. Truppe di sciatori, artiglieri con i cannoni e il resto degli
svedesi caricati su slitte sbaraglia-
rono il potente esercito di Pietro I, SAAPERN NE DI PIIÙ
che si dissolse nel mulinare dei fioc- Pietro il Grande, Lindsey Hu-
chi di neve misti a grandine. Grazie ghes (Einaudi). La vita e le impre-
a questo esito, la vittoria della batta- se di uno zar davvero smisurato.
glia di Narva diventò un punto fer- Storia di Carlo XII, re di Svezia,
mo nella pianificazione degli eserci- Voltaire (www.montesquieu.it/bi-
ti scandinavi dell’età moderna. blioteca/Testi/Carlo_XII_parziale.
pdf ). Il re visto dal filosofo.
Giorgio Albertini
Guerra dei Trent’anni Tra il 1618 e il 1648 una serie di conflitti insanguinò l’Europa. Cominciata co-
me scontro tra cattolici e protestanti, la guerra divenne una lotta tra Francia e Asburgo. Cominciò
nell’Europa Centrale, ma poi coinvolse tutte le potenze europee eccetto Russia e Inghilterra.
Grande guerra del Nord Fu combattuta tra il 1700 e il 1721. Coinvolse da una parte la Svezia di
OSPREY
Carlo XII e dall’altra Danimarca, Polonia, Sassonia e Russia che volevano bloccarne l’espansione.
34
34 S
GLI ESERCITI IN MONTAGNA
Chasseurs des Montagnes
1808-1814 IL COPR RICC APO
Indossavano lo
shakò, il copricapo
cilindrico con
SEGNO O DISSTIINTIVO
visiera, di feltro
Gli Chasseurs si
nero eventualmente
distinguevano per
ricoperto da una
il colore azzurro
foderina di tela. La
cielo, distribuito su
nappina indicava
risvolti, goletta
la specialità
(il colletto), galloni
del soldato.
e profili.
BRIDGEMAN
LL’U
UNIFOORME Era
Nella
Ne
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varietà
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infinita
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ccorpi
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r pi d
rp de
della
ellllla
a in panno color
Grande Armée c’erano anche i bruno-marrone.
Cacciatori delle Montagne, creati Questo corpo era
una fanteria leggera
dall’imperatore nel 1808 pescando fra e come tale veniva
i montanari di frontiera, i miquelets, uipaggiato, senza
equipaggiato,
e mandati a combattere sui Pirenei una dotazione
specifica per la
montagna.
S 35
LA GUERRA IN MONTAGNA
AFGHANISSTA
AN
1897
A NORDOVEST
uerra di montagna, e del tipo peggiore”. Il ser- Era il 20 ottobre del 1897: gli Highlanders avevano versato
gente George Findlater, suonatore di cor- il proprio sangue in uno sperduto angolo di mondo, ai confini
namusa del primo battaglione dei Gordon estremi dell’Impero britannico, per aprire la strada alle truppe
Highlanders, ferito a una gamba e con una ca- del generale sir William Lockhart, in marcia da Peshawar con
viglia spezzata si puntella con la schiena a una roccia e ripren- il compito di ridurre all’obbedienza le tribù ribelli della valle di
de a intonare The Haughts of Cromdale, spronando i compagni Tirah, a nord-est del passo Khyber . Una campagna durissima
che vanno all’assalto della cresta occupata dal nemico. I proiet- su un terreno che aiutava enormemente i difensori: come avreb-
tili sollevano sbuffi di polvere e terriccio: gli scozzesi inciampa- be scritto mezzo secolo più tardi Ambrose Dundas, ultimo go-
no, imprecano, cadono ma avanzano, le baionette inastate, e fi- vernatore britannico del Waziristan, “anche quando si parla di
niscono per conquistare di slancio le posizioni dominanti sulle
alture di Dargai, difese da centinaia di montanari afghani, con- Khyber Pass Collega il Pakistan con l’Afghanistan, Peshawar a Jalalabad; è il punto di passaggio
cludendo vittoriosamente quello che resta uno dei più celebri più agevole dalla valle dell’Indo all’Asia Centrale e nei secoli è stato percorso incessantemente nel-
fatti d’arme della tarda età vittoriana (v. il geoblock a pag. 39). le due direzioni dagli eserciti dei conquistatori come dalle carovane dei mercanti.
IN AGGUATO
SUI PASSI
A lato, capi
pashtun del
Khyber Pass nel
1878 circa, durante
la Seconda guerra
anglo-afghana.
Nella foto grande,
i britannici nella
Campagna di
Tirah (1897):
una batteria
da montagna
dell’Indian Army fa
fuoco contro le
posizioni nemiche
sull’Arhanga Pass,
dove gli inglesi
arrivarono il 31
BRIDGEMAN
S 37
‘colline’, nei rapporti che descrivono operazioni militari al con- Russia, dal canto suo, tendeva ad allargare il proprio dominio
fine tra l’Afghanistan e il Raj , bisogna sempre tenere presente a sud delle steppe del Caspio, attirata dal miraggio dell’Oceano
che non si sta parlando di pendii su cui possano operare carri Indiano. Tra i due potenti avversari restava quella che il primo
armati o cavalleria, ma del peggior tipo di guerra di montagna inviato britannico a Peshawar, Mountstuart Elphinstone, ave-
che si possa immaginare. Ci si trova in mezzo a precipizi, valli va definito “la selvaggia terra degli afghani”: l’impervia regio-
strette e tortuose, dove ogni punto elevato è a sua volta domina- ne montuosa dell’Hindukush e dei monti Suleiman (v. cartina a
to da un altro, e vi sono un’infinità di nascondigli e vie di fuga. È destra). Quest’ampia area dall’orografia tormentata, abitata da
questo territorio che, di per se stesso, costituisce il problema del- tribù guerriere di etnia pashtun , insofferenti ad autorità ester-
la North West Frontier”. ne, venne ribattezzata North West Frontier – la frontiera nord-
Il Grea at Game e la fron ntiera de el raj. I fucilieri dei occidentale del Raj – ma fu ben presto conosciuta tra i militari
Gordon Highlanders che avanzavano sotto il fuoco afghano, il britannici come the Grim, “il Funesto”, nome dello spaventoso
20 ottobre 1897, probabilmente si chiedevano perché mai do- cane nero della tradizione popolare inglese la cui apparizione
vessero combattere tra quelle valli desolate, e magari cadere annunciava una morte imminente. A partire dalla seconda me-
sotto i colpi di montanari selvaggi; ma i loro ufficiali certo lo tà dell’800, tra le valli e le creste dei monti Suleiman, si combat-
sapevano molto bene, cresciuti nell’epoca del Great Game, il té una serie quasi ininterrotta di sanguinose campagne caratte-
“grande gioco” degli imperi per il dominio sull’Asia Centrale. A rizzate dall’impiego delle stesse tattiche da parte dei guerrieri
Londra ci si preoccupava
p p di mantenere la sicurezza del Raj; la pashtun: attacchi fulminei contro piccoli posti di guarnigione,
seguiti da imboscate tese alle truppe di soccorso e alle colonne
PREPARAZIONE di rifornimento, estremamente vulnerabili perché costrette ad
A lato, il generale avanzare lungo percorsi prevedibili ed esposti. Ogni strettoia
Lockhart viaggia poteva nascondere un’insidia; e ogni piccolo gruppo di monta-
verso l’Asia, dove nari poteva infliggere perdite sensibili e trattenere a lungo trup-
guiderà la Campagna pe anche molto più numerose, prima di dileguarsi tra i monti al
di Tirah. Sotto, sempre
lui (nell’angolo in
profilarsi di un attacco in forze. L’esito era di solito qualche doz-
basso a destra),
mentre fa riposare Raj Ovvero, “sovranità”, indicava il governo dell’India britannica. Gestito per un secolo dalla East
truppe, cavalli e muli India Company, divenne responsabilità diretta della corona dopo la rivolta dei sepoys del 1857-58.
del Punjab Army
Corps sulle asperità Pashtun Gruppo etnico-linguistico di islamici sunniti di ceppo indoeuropeo: conta oggi circa 50
milioni di individui, insediati tra Pakistan Nord-Occidentale e Afghanistan Orientale e Meridionale.
dell’Arhanga Pass.
AVANZATA DELLE
TRUPPE BRITANNICHE
18 ottobre
20 ottobre
21 ottobre
Fortificazioni tribali
A
ll’epoca di questi fatti l’Afgha-
tra l’Afghanistan e il Raj,
nistan confinava da un lato con
l’India Britannica (in giallo e
la Persia e dall’altro con il Raj,
arancio), con la North West
l’India Britannica. La North West Fron-
Frontier Province. Il punto
tier Province (v. cartina a lato), con
segna il Khyber Pass (sopra,
capitale Peshawar, fu creata dai bri-
in una foto dell’epoca).
tannici nel 1901 staccando dal Punjab
Dargai è appena sotto.
i distretti di frontiera. In quest’area,
che oggi costituisce la frontiera
ovest del Pakistan, si trovano il passo
Khyber e le alture di Dargai, dove nel
1897 gli inglesi si scontrarono con le
SOLDIERSOFTHEQUEEN
tribù pashtun. Nel geoblock sopra,
l’avanzata dei britannici nell’area.
Fase 1 (18 ottobre)
Primo attacco dell’avanguardia Fase 2 (20 ottobre) la cresta. Alle 15:00 il generale di
britannica: un battaglione scozzese Il generale Lockhart ordina un nuo- brigata Kempster, responsabile delle
avanza direttamente verso la cresta vo attacco frontale per occupare le operazioni, tenta il tutto per tutto
di Dargai da sud-est, mentre una alture e liberare l’accesso alla valle impiegando la riserva. L’artiglieria bri-
seconda unità (1/3 Gurkha) compie di Tirah. L’attacco viene organizzato tannica apre un fuoco furioso contro
un ampio movimento aggirante da in tre ondate successive: per primi le posizioni afghane, accompagnan-
ovest. Le alture vengono conquistate muovono i fucilieri del 1/2 Gurkha do efficacemente l’avanzata fino allo
senza difficoltà, ma la sera stessa il (1° Battaglione, 2° Reggimento fuci- sbalzo finale: i Gordon Highlanders,
generale William Lockhart – la cui for- lieri gurkha), seguiti dai Dorset, gli raccogliendo elementi dei Gurkha e
za principale non ha ancora lasciato uomini del 1° Battaglione del Reggi- dei Dorset lungo il cammino, riesco-
la base delle operazioni di Kohat – mento Dorsetshire, mentre i Gordon no a sloggiare il nemico dalla cresta,
convinto che i reparti si trovino trop- Highlanders vengono tenuti per il occupando il campo.
po isolati ed esposti a un eventuale momento in riserva e forniscono solo Fase 3 (21 ottobre)
contrattacco, ordina loro di ritirarsi fuoco di supporto. La preparazione La colonna principale del generale
sulle posizioni di partenza. Durante di artiglieria (4 batterie da montagna, Lockhart supera le alture di Dargai
il ripiegamento i britannici vengono per un totale di 24 pezzi da 2,5 pol- e prosegue la sua offensiva nella GLI EROI
bersagliati dalle alture e subiscono lici) comincia alle 10:00 del mattino, valle di Tirah. Tra i reparti attaccanti Musicista dei Gordon
perdite; il giorno successivo la cresta seguita dall’attacco dei Gurkha, che si contano 37 morti e oltre 150 feriti; Highlanders a Peshawar nel 1902.
di Dargai viene occupata in forze da bloccati dal fuoco nemico subiscono incerte invece le perdite subite dagli Ha le medaglie della Guerra
migliaia di afghani, ormai sicuri della perdite rilevanti. Anche la seconda afghani, che si sono ritirati in buon anglo-boera, con le barrette (qui
direttrice principale d’avanzata delle ondata, costituita dai Dorset, viene ordine, portando con sé i propri sono sei) che segnalavano le
truppe nemiche. fermata ben prima di raggiungere caduti. battaglie combattute.
S 39
zina di morti e feriti tra i soldati britannici, che restavano poi tiera”, che permetteva di verificare i conti sempre in passivo del-
inutilmente padroni del campo di battaglia, costretti ben pre- le truppe regolari costrette a combattere la guerriglia. Persino
sto ad affrontare un’altra gola e un altro agguato per avanzare la regina Vittoria, durante la grande rivolta pashtun del 1897-
nel cuore delle montagne e domare i ribelli. 98, scrisse costernata al viceré indiano: la sovrana si chiedeva se
L’aritm metica de ella fron ntiera. Molti ufficiali britannici “dal momento che non desideriamo occupare stabilmente alcu-
hanno descritto nelle loro memorie i combattimenti tra le gio- na parte di questo territorio, il prolungamento indefinito di si-
gaie della North West Frontier, testimoniando la capacità dei mili spedizioni punitive giustifichi davvero lo spreco di vite pre-
guerrieri afghani di sfruttare il terreno per cogliere di sorpre- ziose”, riconoscendo l’asimmetria economica e morale che può
sa il nemico, la loro infinita pazienza nell’attendere il momento minare anche il più potente degli imperi.
per sferrare l’attacco, e quindi la rapidità nel portarlo a termine La Dur rand Line e e la gue erriglia se enza fine e. La rispo-
con feroce determinazione, all’arma bianca, in un parossismo sta dei governanti britannici era sempre la stessa: tutti i sacri-
di violenza senza quartiere. Ma se il coraggio dei ghazi pashtun fici fatti per mantenere il controllo della North West Frontier,
poteva essere contrastato con la sorveglianza continua, la disci- combattendo una guerra di montagna che non si poteva spera-
plina e l’addestramento, più difficile era difendersi dagli agguati re di concludere vittoriosamente, erano motivati dalla necessità
improvvisi, tesi da un pugno di uomini, o da uno solo, apposta- di garantire la sicurezza dell’India, la gemma più preziosa della
to in un luogo inaccessibile, capace di scegliere con cura il pro- corona. Un passo decisivo in questo senso era stato fatto nell’au-
prio bersaglio e ucciderlo senza correre rischi. tunno del 1893, quando il viceré britannico lord Lansdowne
Rudyard Kipling ha colto l’amara realtà di questo aspetto della aveva inviato a Kabul il proprio Foreign Secretary, sir Henry
guerra tra i monti afghani in una poesia del 1886, dove descrive Mortimer Durand, con il compito di definire una volta per tut-
la sorte di un giovane ufficiale, uscito a cavallo per dar la cac- te un confine “scientifico” con l’Afghanistan, da tracciare lun-
cia a incursori nemici, che viene colpito da un cecchino in una go lo spartiacque dei monti Suleiman. Questi riuscì nell’intento
delle mille valli del Grim: “Una mischia in un posto di frontiera minacciando l’emiro Abdur Rahman di sospendere il generoso
– poi giù al trotto lungo un pendio oscuro – e uno schioppo da sussidio versatogli annualmente dal governo di Londra; l’accor-
dieci rupie abbatte duemila sterline di educazione”. Era questa do venne firmato il 12 novembre 1893, e stabilì la successiva de-
la frustrante arithmetic on the frontier, “l’aritmetica della fron- finizione di una frontiera “inviolabile” nota da allora come Du-
rand Line. Il risultato poteva sembrare razionale e vantaggioso
Ghazi Il termine deriva dalla radice verbale araba che indica il “compiere incursioni in territorio ai britannici, ma sul terreno intere tribù di etnia pashtun – fino
nemico”; è utilizzato per indicare i guerrieri islamici che rispondono alla chiamata della jihad, la a quel giorno unite da lingua e religione, nonché dall’osservan-
guerra santa contro gli infedeli (ed è quindi sinonimo di mujahid). za di un medesimo codice di comportamento, il pashtunwali ,
SAPERNE DI PIÙ
Il Grande Gioco, Peter Hopkirk
(Adelphi). Britannici e russi impe-
gnati nel corso dell’800 nel Great
Game per il dominio dell’Asia
Centrale. Cambiati i giocatori, la
partita è ancora aperta. Un libro
appassionante spiega perché.
e da relazioni economiche e familiari – si trovarono separate da riglia afghana, visto che i mujahiddin possono trovare un sicu-
un tratto di penna su una mappa approssimativa, che non ave- ro rifugio oltre confine, come è successo durante la lunga oc-
va per loro alcun significato. cupazione sovietica (1979-1989) e con il riaccendersi dal 2006
Inevitabilmente, questo diede luogo a infinite difficoltà: su- della resistenza armata dei talebani, oppositori del governo di
bito ripresero con rinnovata violenza incidenti di ogni genere, Kabul. Allo stesso tempo, la guerriglia rende quasi impossibile
da semplici ruberie – che costringevano le truppe di frontie- al Pakistan imporre la propria autorità tra le tribù che non so-
ra britanniche a inseguire i colpevoli oltre la Durand Line – fi- no disposte a riconoscerla, e pertanto riescono a mantenersi in
no a vere e proprie ribellioni di interi gruppi tribali, istigate dai uno stato di semi-indipendenza armata al di fuori della legge.
mullah, che chiamavano i fedeli musulmani al jihad (il termine Una tr regua. Nella valle di Tirah, la stessa che era stata
è maschile, ndr), la guerra santa, per ricacciare gli inglesi e i lo- obiettivo dell’offensiva britannica del 1897, l’esercito pachista-
ro soldati sikh e indù verso le pianure del Punjab. Iniziata allo- no non è mai penetrato in forze prima del 2003; gli scontri con
ra, la guerriglia nelle zone di montagna della North West Fron- i guerriglieri del Tehreek-e Taliban Pakistan (Movimento degli
tier Province avrebbe afflitto la zona fino al 1947; in quell’an- studenti pachistani, molto spesso indicati semplicemente come
no gli inglesi abbandonarono il continente indiano e la parti- i “talebani pachistani”) sono ripresi poi con grande intensità a
tion (partizione dell’India britannica su base religiosa) del loro partire dalla primavera del 2013, e solo nel settembre scorso il
dominio diede vita al nuovo Stato islamico del Pakistan. Ma il generale Humayun Aziz, responsabile delle operazioni, ha po-
jihad continua ancora oggi: di fatto, la vecchia Durand Line di- tuto dichiarare che «per la prima volta l’ordine e la legalità so-
vide come un tempo le tribù pashtun tra due Stati rivali, renden- no stati imposti nella valle». I soldati di Islamabad hanno dovu-
do difficile, se non impossibile, contrastare con efficacia la guer- to combattere duramente per conquistare le alture e rastrellare
i villaggi, ripercorrendo gli stessi sentieri dei secoli passati; no-
Pashtunwali Sistema di norme morali pre-islamiche, integrate poi nella religione musulmana, ba-
sato su rispetto degli ospiti, diritto d’asilo, obbligo di vendicare a qualsiasi prezzo la minima offesa. nostante il successo ottenuto, c’è da credere che la guerra non
sia ancora finita, e che la North West Frontier non abbia smes-
Dominio I britannici abbandonarono l’India dopo la Seconda guerra mondiale. L’indipendenza
venne proclamata tra il 14 e il 15 agosto 1947: il Raj venne suddiviso allora in uno Stato indù (l’In-
so di reclamare il suo tributo di sangue.
dia) e uno islamico (il
( Pakistan,
a sta , cchee eereditò
ed tò tutt
tutti i pproblemi
ob e dedellaa North
o t West
est Frontier).
o t e ). Gastone Breccia
LE TRUPPE
PE
A destra,
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battaglione dei
Sikh (indiani) e i
esi)
Ghurka (nepalesi)
ata
in forza nell’armata
LLIDDELL
oss.
Cross.
Il giovane Chu
urchill e la camp
paggnaa del 18
897
N
el 1897 un giovane uffi- ministro “le operazioni militari tunità, senza attendere alcun co-
ciale di cavalleria, Winston erano costituite essenzialmente mando. Parlando più in generale,
Churchill (nella foto), giun- dalla conquista dei villaggi, situati la fanteria dovrebbe attaccare a
se in India col suo reggimento e su terreno roccioso e scosceso […] fondo, alla baionetta, senza perde-
chiese di poter prendere parte e difesi da sciami di tiratori molto re troppo tempo a scaricare le armi
come corrispondente di guerra intraprendenti. Contro questi – cosa che avrebbe il solo risultato
del Daily Telegraph alla campa- bersagli in rapido e continuo di rallentarne l’impeto, e di esporre
gna contro i ribelli Mohmand movimento era praticamente inu- gli uomini al fuoco di nemici ben
nella valle dello Swat, nella North tile far fuoco in massa: i guerrieri appostati”.
West Frontier Province. Appena tribali schizzano via da una roccia Ci vuole grinta. Sono osserva-
tornato in patria, Churchill pub- all’altra, esponendosi solo per un zioni estremamente attuali: tra i
blicò il resoconto della campa- attimo, e prima che ci fosse modo monti afghani, oggi come allora,
gna, The story of the Malakand di richiamare l’attenzione di una il modo più sicuro per andare in-
field force (1898), che costituisce sezione di fucilieri e puntare le contro al fallimento è farsi intimi-
un eccezionale documento di armi contro di loro, la possibilità di dire e bloccare dal fuoco nemico,
prima mano sulla guerriglia ai colpirli era già svanita assieme al spesso più impreciso di quanto
confini del Raj britannico. Le bersaglio. Si ottengono migliori ri- sia temuto, mentre un’azione
note tattiche di Churchill sono sultati scegliendo i tiratori più abili decisa riesce quasi sempre a sco-
spesso illuminanti: “Nella valle di e dando loro il permesso di sparare raggiare i guerriglieri e indurli ad
GETTY
Mahmund” scrive il futuro primo non appena ne abbiano l’oppor- abbandonare la lotta.
S 41
LA GUERRA IN MONTAGNA
ADA
AMELLO O
1916
ella notte gelida del 29 aprile 1916, i -26 °C di tem- co. Bisbigli sommessi in un nervosismo palpabile: c’è chi chie-
peratura rendono difficili i movimenti. Il freddo de l’ora, chi cerca il capo squadra, chi saluta l’amico forse per
pungente annebbia la mente, intorpidisce. Alle l’ultima volta, chi fa una battuta a cui pochi ridono. Ci si scal-
quote oltre i 3.000 metri i ghiacci perenni dell’A- da le mani fregandole vigorosamente, si provano gli otturato-
damello riflettono pallidi bagliori sugli uomini che si muovono ri, l’estrazione della baionetta, si pensa a casa.
come ombre indistinte, quasi eteree. Il sudore si ghiaccia im- Metà degli Alpini sono equipaggiati con “ski” (come si chia-
mediatamente addosso agli Alpini che sono in marcia da quasi mavano allora), altri con “ciaspole”, le tradizionali racchette da
due ore, ma il chiarore dell’alba è già in agguato e il movimento neve. Tutti gli uomini del battaglione sono vestiti con larghe
deve essere rapido, per non perdere l’effetto sorpresa. Sono le divise mimetiche e coprizaini bianchi che li fanno assomigliare
4:30 del mattino quando le tre compagnie del Battaglione Au- a tanti fantasmi o a tanti Pulcinella fuori contesto; la battaglia
tonomo “Garibaldi”, al comando del maggiore Carlo Vitalini, che va iniziando sarà poi ricordata anche, con la tragica ironia
sono schierate sulla Vedretta della Lobbia pronte per l’attac- che da sempre contraddistingue gli Alpini, come “la battaglia
42 S
CORBIS
COLOR NEVE
Alpini sull’Adamello nella
primavera del 1915. In
primo piano: Alpino in
mimetica bianca con
bastone da montagna e
SIERRA
Cadorna Il generale Luigi Cadorna (1850-1928) che fu il controverso capo di Stato maggiore del
Regio esercito dal 1914 fino al disastro di Caporetto del 1917, poi sostituito da Armando Diaz.
NEMICI DI FRONTE
Mitragliere austriaco con
la Schwarzlose M07/12,
mitragliatrice pesante capace
di 400/580 colpi al minuto.
Sotto, da una cartolina illustrata
SIERRA (3)
d’epoca, Alpino di fine ’800 in
uniforme di marcia.
18
872, nasscon
no glli Alp
pin
ni
G
li Alpini, peculiare specia- decreto pare abbia commentato: fino ai primi di ottobre. I soldati
lità della fanteria dell’e- “Ecco, ancora altre compagnie di si portavano dietro tutto quanto
sercito italiano, nascono scribacchini”. Il tempo avrebbe serviva per vivere e combattere
ufficialmente nel 1872, con il de- dimostrato il contrario. in montagna, dai viveri all’acqua,
creto Ricotti del 15 ottobre, con Marce durissime. La forza delle fino alla legna e alla paglia. In
il quale fu aumentato il numero compagnie era di 4 ufficiali e 120 compenso fin da subito per i loro
dei distretti militari e autorizzata soldati, tra cui 3 trombettieri. sforzi incominciarono ad avere
la formazione di compagnie Equipaggiamento e uniforme un rancio maggiorato. La loro
distrettuali in zone montane, erano ancora quelli della fanteria, forza fisica e resistenza alla fatica
basandosi su uno studio del capi- salvo forse qualche bastone da erano enormi: si era così sicuri
tano di Stato maggiore Giuseppe montagna e qualche corda come della loro salute da non dotare le
Perrucchetti. Le prime 15 Com- quelle utilizzate dagli alpinisti Compagnie di un medico, ma so-
pagnie Alpine si formarono, con di allora. Ma l’addestramento, lamente di un essenziale “zaino
reclutamento locale, nel marzo anche con esercitazioni partico- di sanità”.
del 1873 in seno ai distretti di lari, era eseguito in montagna. I “distrettuali” di montagna
Torino, Cuneo, Como, Novara, A fine maggio gli “scribacchini” mostravano già le peculiarità di
Brescia, Treviso e Udine. Gli Alpini uscivano dai quartieri invernali e quello che sarebbe diventato
erano quindi, di fatto, dei “di- partivano con marce durissime uno dei corpi militari più famosi
strettuali” e quando il re firmò il per fare esercitazioni nelle valli al mondo.
4444 S
L’ADDESTRAMENTO DURISSIMO DEI TEMPI
DI PACE DIEDE I SUOI FRUTTI DURANTE
IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE
3 KM DI QUOTA
Alpini in parete a
oltre 3.000 metri. La
Battaglia dell’Adamello
fu una delle più alte in
quota avvenute fino
ad allora e la prima in
cui le nostre truppe da
montagna utilizzarono
le mimetiche bianche.
S 45
Italiani
Austriaci
Postazioni artiglieria
U
no dei primi esempi di mitragliatrici, oltre il quale vi in quota sulle tre lunghe creste del massiccio – dall’approssi-
come gli Alpini avrebbero è un precipizio di centinaia di
combattuto durante tutta metri. Nella notte tra il 15 e il 16 mativo orientamento nord/sud – di cui quella centrale segna-
la Guerra ’15-’18 è la battaglia giugno, la 35a Compagnia del va il confine da difendere. Così si iniziò a combattere sui ghiac-
per la conquista del Monte Nero, Battaglione Susa si muove rapida ciai silenziosi che rimbombarono di colpi, la neve si intrise di
quota 2.245. nel buio e avanza in silenzio sul sangue e il ghiaccio diventò rovente.
Posto tra le valli di Plezzo e di costone ghiacciato. Al grido di Su in allto. Sin dal 1915 un esiguo presidio italiano era ac-
Tolmino, a nord di Gorizia, il “Savoia!” attacca alla baionetta
massiccio sovrasta il fiume Ison- gli austriaci, colti alla sprovvista, quartierato al rifugio Garibaldi, a 2.553 metri, e già a luglio
zo dove, nel maggio 1915, gli conquistando quota 2.138, il pri- dello stesso anno si erano avuti i primi scontri sulla linea poco
italiani hanno formato una testa mo obiettivo. sopra al rifugio, a passo Brizio, e sul ghiacciaio del Mandrone.
di ponte. Per poter accerchiare A sud, gli Alpini del Battaglione Man mano i combattimenti si erano intensificati e fu inviato
Tolmino deve essere preso anche “Exilles”, con equipaggiamento lassù un numero sempre crescente di truppe, che dovevano vi-
il monte, fortemente difeso dalla minimo e preceduti da esplora-
3a Brigata da Montagna austriaca tori scelti, partono a mezzanotte vere e combattere in condizioni proibitive.
con reparti bosniaci e ungheresi arrampicandosi con gli scarponi Il 12 aprile 1916 era stata attaccata e presa, dopo una lotta ac-
abituati alla guerra in quota. avvolti in stracci per salire nel si- canita, la linea di cresta centrale (tra Lobbia Alta, Cresta Cro-
Via impervia. Da nord l’unica lenzio più assoluto. La scalata ha ce e Dosson di Genova) che segnava il confine. A conquistar-
via utilizzabile per l’attacco è rischi enormi; non c’è margine di la erano stati gli “skiatori garibaldini” del capitano Nino Calvi,
un ripidio sentiero dominato errore. Verso le 4:00 raggiungono
dalle trincee nemiche; da sud in cima il nemico ignaro. Assalto appassionato alpinista e sciatore eccezionale, che avevano fino
gli Alpini devono superare corpo a corpo al grido “Savoia!” e ad allora operato dal rifugio (dal quale avevano preso il nome).
inosservati quasi 1.000 m di un alle 4:45, con un’impresa eccezio-
impervio pendio, battuto dalle nale, il Monte Nero è conquistato. Kaiserjäger e Kaiserschützen Truppe da montagna tirolesi dell’esercito austro-ungarico, che per
tutta la Grande guerra si batterono contro gli Alpini.
46 S
Punta Venerocolo
Monte Venezia
Le taapp
pe della
Corno di Bedole battagliaa
Maggio/giugno 1915
Cima Garibaldi Cresta Croce Accantonamento di un piccolo
contingente italiano (Plotone
Lobbia Alta Guide) al rifugio Garibaldi
(a quota m. 2.450).
Lobbia Bassa 15 luglio 1915 Fallito attacco
austriaco al rifugio Garibaldi.
Successivo rafforzamento delle
posizioni e aumento della forza.
Passo delle Topette 9 febbraio/27aprile (con interru-
zione tra il 13 e 31 marzo) 1916
Crozzon di Folgorida Traino a mano del cannone
da 149 mm da Temù a Passo
Venerocolo.
1
20 marzo/11 aprile 1916 Prime
2 operazioni di ricognizione e pre-
sa di contatto verso le linee au-
striache. Preparazione del primo
attacco principale.
12 aprile 1916 1 Prima fase
della “battaglia dei ghiacciai”.
Passo di Folgorida Attacco e conquista della linea di
cresta Lobbia Bassa-Lobbia Alta-
Monte Fumo Monte Fumo.
Crozzon di Lares
29 aprile -14 maggio 1916
2 Seconda fase della battaglia.
Passo di Cavento Conquista della linea di cresta
Crozzon di Folgorida-Crozzon di
Lares-Corno di Cavento.
18-19 maggio 1916 Consoli-
damento di tutte le posizioni
e occupazione della conca del
Mandrone e zona del Lago Scuro
(zona Nord-Est Adamello, verso
Passo del Tonale).
S. GRAZIOLI A. RICAGNO
Ora è la volta della terza linea: Crozzon di Folgorida, Croz-
zon di Lares, Passo di Cavento. È l’ora, gli Alpini sono pronti.
Per l’operazione sono messi a disposizione del colonnello Gior- IPPOPOTAMO
dana, comandante del 4° Reggimento Alpini, ben 4 battaglioni: IN VETTA
L’“Ippopotamo”, cannone
il Btg.“Garibaldi” , il btg. “Val d’Intelvi”, il “Val Baltea” e l’“Edolo”. da 149 mm e 60 quintali,
Il fuoco d’appoggio sarà assicurato da quattro batterie sparava proietti da 40
dell’ Artiglieria da montagna e dall’“Ippopotamo”, un cannone kg a 11 km di distanza.
da 149, che sparava dai 3.236 metri del Passo del Venerocolo. In 78 giorni gli furono
Il pezzo, un vecchio cannone in ghisa pesante oltre 60 quinta- fatti percorrere a braccia
oltre 2.100 metri metri di
li, era stato trascinato e trasportato lassù a braccia da 270 uo- dislivello.
mini, dai 1.112 metri di Temù, in val Camonica. In seguito sa-
rà spostato fin sulla Cresta Croce, a 3.307 metri (dove si trova
tuttora, muto testimone dei fatti di quasi cent’anni fa).
In pienna notte. Primo a partire sarà un drappello di 20 al-
lievi ufficiali al comando del capitano Patroni, che dovrebbe
prendere nottetempo il Crozzon di Folgorida; a seguire la 1a
Compagnia del “Garibaldi”, al comando di Nino Calvi, che de-
ve attaccare Crozzon di Lares e Passo di Cavento. La 2a Com-
pagnia, affidata al fratello di Nino, il tenente Attilio Calvi, ope-
Btg. “Garibaldi” Btg. formato il 20 aprile 1916 dall’omonima Compagnia Skiatori. Prendeva il nome
dal rifugio Garibaldi dov’era acquartierato. Sarà ribattezzato Battaglione “Monte Mandrone”.
SIERRA (3)
Artiglieria da montagna Specialità dell’artiglieria nata nel 1877 (poi specialità autonoma dal
1887) per dare appoggio di fuoco ai battaglioni Alpini di fanteria.
I quattro frattelli Calvi, eroi di gu
uerra
N
ino e Attilio Calvi, protagonisti lo”. Nonostante fosse mutilato, dopo Verena e l’anno dopo ottenne una
delle battaglie in Adamello, la guerra restò in servizio; morì nel Medaglia di bronzo; la seconda Me-
venivano da un’agiata fami- 1920 durante una scalata, proprio daglia d’argento sarà alla memoria,
glia bergamasca di forti tradizioni sull’Adamello. per le azioni del 1917 sull’Ortigara,
patriottiche, i cui quattro figli furono Valorosi. Come Nino, Attilio aveva dove cadrà. L’ultimo dei quattro,
tutti ufficiali degli Alpini; tre mori- già combattuto in Libia. Richiamato Giannino, uno dei “ragazzi del ‘99”,
ranno durante la Grande guerra. nel ’15 da tenente, fu schierato nella il più allegro e spericolato, entrò
Nino (Natale), il più anziano, forte zona del Tonale; trasferito sull’Ada- negli Alpini nel giugno 1917 e fu
alpinista e “skiatore”, aveva parteci- mello accanto al fratello Nino, gli fu sul Grappa come ufficiale di una
pato alla guerra di Libia e nel 1916 affidata la 2a Compagnia del Batta- compagnia mitragliatrici. Morì di
era capitano al comando di una glione “Garibaldi” che guiderà all’at- spagnola contratta al fronte, non
compagnia autonoma “Skiatori” in tacco del Passo Folgorida, dove sarà ancora ventenne.
Adamello; qui otterrà tre Medaglie ferito a morte. Era fregiato di ben 3 Per anni, dopo la guerra, la mamma
d’argento al V.M.: alla Lobbia Alta, al Medaglie d’argento e 2 di bronzo. dei quattro eroici Alpini, Clelia Piz-
Passo Lares e alla Vedretta Lares. Nel Il terzogenito Sante, sottotenente zigoni (nella foto), avrebbe portato
SIERRA (5)
’18 comandò un reparto mitragliatri- del 6º Alpini nel ’15, ricevette la con fierezza sul petto le undici me-
ci e, sul Grappa, il Btg. “Monte Suel- prima Medaglia d’argento a Cima daglie al Valor Militare dei figli.
48 S
GHIACCIO E SOLE
Due Alpini del drappello del Cap.
Patroni, che conquistò il Crozzon di
Folgorida, raggiungendolo dopo aver
attraversato in cordata il ghiacciaio, poi
difeso dai contrattacchi austriaci. Sotto,
elmetto e occhiali da neve antiriflesso
e antischegge, realizzati con lenti di
metallo dotate di piccole fessure.
Savoia! Grido di battaglia del Regno di Sardegna, inneggiante alla Casa Reale, sancito nel 1852 da
Vittorio Emanuele II. Nel 1861 sarà ereditato anche dai soldati del Regio Esercito Italiano.
A
nche durante la Seconda Glaciers; obiettivi: le posizioni del assaltatori e parte della Compagnia
guerra mondiale gli Alpini Col de la Seigne e del Col d’Encla- Alpieri. I superstiti, riparati in un
combatterono una battaglia ve tenute dagli Chasseurs Alpins crepaccio a quota 3.064, attesero il
oltre i 3.000 metri: nel 1940, sulle Al- francesi. Il 21 giugno partì l’attacco buio per poi ritentare più volte gli
pi Occidentali. All’entrata in guerra principale, in una zona pericolosis- attacchi, ma il nemico e la monta-
contro la Francia, sul confine ovest sima per le valanghe e le frane. gna non permisero di andare oltre.
della Val d’Aosta era stata schierata Bloccati. Due compagnie del Duca Sparpagliati e riparati in trune di
la Divisione Tridentina. Aveva as- degli Abruzzi iniziarono il movi- neve a quote anche oltre i 3.000 m,
segnati, per operazioni in quota, i mento durante una bufera, appog- in condizioni impossibili (i conge- SA
APERN
NE DI PIIÙ
reparti della Scuola centrale militare giati da pattuglie di Arditi Alpieri lati saranno 42), gli Alpini si atte- Guerra bianca, Paolo Robbiati,
di alpinismo di Aosta: il Battaglione che operavano sulle creste e sui starono sulla difensiva a 150 m dal Luciano Viazzi (Mursia). Il diario di
“Duca degli Abruzzi”, il reparto “Ar- roccioni oltre i 2.800 m. Contrastati nemico, in attesa del contrattacco un artigliere sull’Adamello.
diti Alpieri” e il reparto autonomo dalle mitragliatrici e dall’artiglieria dopo un tiro di artiglieria che fece
I diavoli dell’Adamello. La
“Monte Bianco”. I loro compiti erano nemica, gli Alpini furono presto nuove vittime. Ma a mezzanotte del
guerra a quota tremila, Luciano
quelli di fiancheggiare la colonna bloccati in un territorio proibitivo. 23 giugno il tiro francese cessò di
Viazzi (Mursia). Tutte le fasi della
principale d’attacco nella Val des Una valanga travolse un reparto colpo: era stato firmato l’armistizio.
campagna sul ghiacciaio.
S 49
TRUPPE DA MONTAGNA
1914-1918 Austria
K AIISERRSCHÜTZEN
I n Austria, dove il territorio è per lo più
formato da montagne, truppe specia-
lizzate esistono da sempre, ma è solo
Kaisejäger. Spesso
confusi con questi
ultimi, nella Grande
nel 1906 che alcuni reparti di Landwehr guerra vi erano poi i
(milizia territoriale), i tre reggimenti quattro reggimenti
di Landeschützen (caratterizzati dal di Tiroler Kaisejäger
berretto con piumetto di penne di gallo (Cacciatori Imperiali del Tirolo) che, seb-
forcello e da un’edelweiss – la stella bene non fossero specifiche truppe alpi-
alpina – metallica sulle mostrine verdi), ne, dato il loro reclutamento regionale
vengono trasformati in vere e proprie furono impiegati ampiamente sul fronte
SIERRA (7)
truppe
pp da montagna, g con addestra- dolomitico, inquadrati
q in brigate
g di
mento ed equipaggiamento specifico. montagna. Com--
Dal 1917, perr volere dello stesso impe- batteranno fianco
fiannco
Nell’immane
Ne
N ell
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ane co
conflitto
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nf lliitttto si cconfrontarono,
onfr
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taro
rono
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no ratore Karl I, a causa del loro a fianco dei Kaiser-
Kaisser-
e scontrarono, con i nostri Alpini comportamento esemplare schützen le dure bat-b
anche i reparti specializzati austriaci, porteranno il nome onori- montagna
taglie in alta monta gna
fico di Kaiserschützen. italiani.
contro gli Alpini italia ani.
francesi e tedeschi
50 S
Francia Germania
CHASSSEEURSS ALPIN
NS ALPEENJÄÄGERR
L a Francia sviluppò i suoi reparti di
montagna a fine ‘800 sull’esempio
dei nostri Alpini, proprio in funzione
battaglioni di Chasseurs Alpins, con-
traddistinti dalla tarte, il tipico ampio
basco usato come copricapo.
L a Germania, stranamente, non eb-
be reparti alpini fino al 1914, anno
in cui creò i primi Battaglioni Sciatori.
fronte italiano, ma anche in Francia,
Serbia e Romania.
Rommel l’intrepido. Tra gli ufficiali
anti-italiana (a quell’epoca i due Paesi I diavoli blu. Nella Prima guerra In seguito, nel 1915, per venire in del Corpo figurerà nel 1917, du-
non si amavano molto), per “contra- mondiale per la loro specificità ven- aiuto all’Austria sul fronte italiano, rante l’offesiva di Caporetto, anche
stare quella milizia italiana di recente gono inviati a combattere in Alsazia fu creato in tutta fretta il Deutsches il tenente Erwin Rommel, futuro
costituzione che scorrazza lungo il e sui Vosgi (Francia), guadagnandosi Alpenkorps, che constava di una sola famoso comandante della Seconda
confine” come disse un deputato l’appellativo di “diavoli blu“ per le divisione. Era formato da soldati ba- guerra mondiale. Al comando di due
francese nel 1873. Nel 1878 il 12° Btg. tenute blu scuro. Saranno poi impie- varesi e del Württemberg, di reparti compagnie di un Württembergische
di Chasseurs (i Cacciatori, che già dal gati sulla Somme e allo Chemin des di fanteria e di Jäger (Cacciatori), in Gebirgs-Bataillon (“Battaglione da
1788 erano reclutati nelle vallate alpi- Dames. Il 13° Battaglio- quel momento non particolarmente Montagna del Württemberg”), con-
ne) fu addestrato ed equipaggiato per ne farà una breve addestrati in montagna, se si eccet- quista il Monte Matajur e piomba su
il combattimento in montagna. Dopo comparsa anche sul tuavano le Schneeschuh-truppen Longarone, avanzando di quasi 20
i primi positivi risultati furono creati, fronte italiano nel (Reparti sciatori). A fasi alterne km in 48 ore, catturando circa 9.000
nel 1888, 12 gruppi alpini con novembre 1917. l’Alpenkorps avebbe combattuto sul prigionieri e un’ottantina di cannoni.
La Ca mpag na
d’Ita l ia
GLI APP
PENNINI E LE LINE
EE DIFENSIVE COSTRINSERO
O GLI AL
LLE
EATI
a penisola italiana, per la sua conformazione e l’esten-
l’’es
esten-
sione delle coste, durante
nte l’ultimo conflitto mondiale
era considerata da Mussolini
ssolini una portaerei naturale
all’interno del Mare Nostrum;
ostrum; tant’è che il Ducee p pen-
e -
en
sò fosse inutile schierare anche portaerei “vere” per il combcombat- bat-t
timento aeronavale. Ma ciò non significava affatto che l’Italia
fosse una tavola piatta, con una sola catena di monti a marcar-
marcar a-
ar
ne il confine settentrionale. Come me sappiamo, il nostro Paese è
invece pieno di montagne e rilievi evi che da sempre rappresen
rappresen- n-
tano un ottimo appiglio tattico per difendersi da un’eventua--
le invasione e che costituiscono un forte ostacolo logistico per
qualsiasi esercito debba attraversarli.
sarli.
La storia militare dell’Italia è perciò sempre stata influenza-
influ uen nza
z -
ta non soltanto dalle Alpi, ma anche che dagli Appennini, che di d
divi-
vii-
dono longitudinalmente il territorio.orio. E dai tanti fiumi – spesso
sp
in piena, soprattutto d’inverno – che scendono dalle cimee ta- ta-
gliando le strette pianure costiere. e. Barriere così rendonoo aardui rddui
i movimenti su larga scala e invariabilmente
riabilmente le operazioni con-
dotte da sud a nord diventano lentissime
ntissime e costose.
Per queste ragioni, durante la Campagna d’Italia del ’43-’45,’43-’455,
sia da parte dell’Asse sia da parte degli Alleati si fece grande de uso so
di truppe da montagna, uniche forze avvezze a operare in n tter-
er-
reni simili. Ma, strano a dirsi, nonon fu così fin dall’inizio, al aalme-
me--
me
no da parte alleata; lo studio dellee operazioni militari sul suo suolo
uoolo
italiano mette infatti in evidenzaa molti aspetti errati dell
della
llaa co con-n-
dotta delle operazioni, derivati da pregiudizi e ignoranzaa d della
ella
el la
storia, ma soprattutto della geografia:
rafia: furono spesso tral
tralascia-
alas asciciia-
a-
ti la natura del terreno, le condizioni
zioni atmosferiche e llaa possi-
poss
po sssi-
i-
bilità (e l’eccezionale abilità) tedesca
esca di sfruttare questi ffattori
attto
toriri
per i combattimenti di arresto.
Duro suol d’Ita alia. Gli anglo-americani
glo-americani si buttarono, op
o, per
er
sfruttare la fuggevole occasione della caduta di Mussolini
Mussoli lininii del
dell
MONDADORI PORTFOLIO (2)
52 S
DA UNA PARTE
E DALL’ALTRA
A fianco, Alpini
e Alpine ausiliarie
(innovazione nella
Repubblica Sociale)
della Divisione
Monterosa, attorno a
una radio da campo.
Sotto, Alpini
conducenti di muli
con la 5a Armata Usa.
A RIVEDER
RE LE TA
ATTICHE E POR
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S 53
Glii Alpin
ni nellla Cam
mpaggnaa dii lib
berrazzio
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on l’Armistizio dell’8 anglo-americani. A Bari si tro- birgsjäger Division tedesca. Col
settembre ’43, le Forze vavano infatti molti Alpini della Piemonte e un altro reparto, il
armate italiane, rimaste Div. Taurinense in attesa di im- Monte Granero, venne creato il 3°
senza ordini, in poco tempo si barco per il Montenegro. Questi Rgt. Alpini. A settembre, sciolto
sbandarono. Gli Alpini, con qual- formeranno il primo nucleo del il CIL, furono costituiti 6 Gruppi
che reparto ancora inquadrato futuro Btg. Alpini Piemonte, che di combattimento. Gli Alpini del
e saldo, ebbero sorti diverse: a marzo ‘44 sarà inquadrato nel Piemonte e del nuovo Btg. Abruz-
alcuni formarono i primi nuclei 1° Raggruppamento Motorizzato zi (poi L’Aquila), con uniformi e ar-
della resistenza partigiana, altri (poi CIL, Corpo italiano di libera- mamento britannici, ma sempre
rimasero organici e autonomi zione), unità interarma formata con cappello alpino e mostrine
(come la Div. Partigiana Garibaldi nel Sud Italia dal nuovo governo verdi, entrarono nel Gruppo di
in Jugoslavia) per combattere i fedele al re, per combattere a combattimento Legnano con cui
tedeschi, altri ancora aderirono fianco degli Alleati. raggiunsero Bologna e, il 2 mag-
alla Repubblica Sociale o, trovati- Sulla Gustav. Spedito a Cassino, gio ‘45, arrivarono a Torino con le
si nelle zone del sud già liberate, sulla Linea Gustav, il Piemonte avanguardie Usa. I Btg. Piemonte
concorsero a ricreare il Regio conquistò Monte Marrone, e L’Aquila riceveranno la Meda- 1944, Alpini del Btg. Piemonte
Esercito, cobelligerante con gli 1.770 m, presidiato dalla 5a Ge- glia d’argento al Valor Militare. in una pausa dei combattimenti.
TRA I PIÙ
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DIVISSIONNE DI MONT TAGNNA. EROOICII IN
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ATTAAGLLIA
A, BAARBAARII CONN I CIV
VILLI
CONDIZIONI
DIFFICILI
Soldati Usa e canadesi
dello 1st Special Service
Force, in un bivacco
sugli Appennini.
Sopra, il fango fu uno
dei principali nemici
degli Alleati.
54 S
Glli Alpiini della RS
SI: la Divvisiion
ne Mon
nteero
osa
Q
uelli seguiti all’Armistizio la costa ligure per prevenire uno le posizioni tenute dalla 92a Div.
del ’43 furono mesi di sbarco alleato. di fanteria Usa (“Buffalo”), co-
grande caos e anche di Sulla Gotica. A settembre alcuni stringendo i soldati americani di
grandi scelte, spesso personali. E reparti vennero inviati sulle Alpi, colore ad arretrare di circa 5 km,
anche nella neonata Repubblica con la 5a Gebirgs-Division tede- con gravi perdite.
Sociale Italiana, quindi, rinac- sca, per contrastare un eventuale La Divisione Monterosa fu poi
quero unità alpine. Oltre a vari scavalcamento del nemico ap- trasferita quasi al completo sul
reparti minori fu creata un’intera pena sbarcato in Francia. Altri a fronte alpino occidentale, tra il
divisione, la Monterosa, con bat- ottobre si schierarono sulla Linea Piccolo San Bernardo e la valle
taglioni dai nomi della tradizione Gotica, in Garfagnana, dove Stura, lasciando in Liguria e Gar-
alpina: Aosta, Bassano, Intra, rintuzzarono duramente l’offen- fagnana solo alcuni battaglioni.
Morbegno, Tirano. siva dei reparti brasiliani della Ormai però la situazione del
Addestrata dai tedeschi a Mün- Brasilian Expeditionary Force conflitto era tale per cui, tra il 25
zingen, in Germania, per un pro- (BEF), che combatteva a fianco e il 28 aprile 1945, fu costretta
babile impiego sulle Alpi occi- degli americani. Tra il 25 e il 26 a cedere le armi. Alla fine della
Una madrina consegna la drappella a un dentali, rientrò in Italia nel luglio dicembre gli Alpini sferrarono guerra la Monterosa conterà
neocostituito reparto alpino della RSI. 1944 e fu subito schierata lungo una loro controffensiva contro 1.100 caduti.
Nella Penisola, a fine ’43, erano già presenti i reparti alpi- NEMICI IN
ni italiani, ma presi nel turbinio dei fatti seguenti l’armistizio MONTAGNA
SIERRA (6)
dell’8 settembre, questi ebbero sorti diverse (v. i due riquadri Un ufficiale dei Gebirgsjäger
tedeschi a Cassino e, sotto,
sopra) e non si poterono considerare subito in campo. uno Staff sergeant della 10th
La prima unità alleata classificata “da montagna” presen- Mountain Division Usa.
te in Italia (dal novembre ’43) era in realtà un reparto specia-
le misto Usa-Canada, la 1 SSF (Special Service Force), adde-
strato per operazioni di commando e aviolanci anche in mon-
tagna o su sci. Già da dicembre conquistò importanti caposal-
di e poi fu impiegata a Cassino e Anzio; entrerà a Roma, tra le
prime truppe, il 4 giugno ’44. Gli Alleati intanto, dopo i primi
arresti dovuti alla natura del terreno, iniziarono a organizzarsi
per più vaste operazioni in montagna, mettendo in campo, so-
prattutto per i rifornimenti tattici, ciò che avevano al momen-
to, come la Mule Transport Company della 1a Div. canadese,
le Mules Companies del Cyprus Regiment (l’isola di Cipro era
famosa per i suoi bardotti, incroci tra una cavalla e un asino) o
il 26° Indian Mules Group dell’8a Armata inglese. Si erano ac-
corti che in montagna era indispensabile il trasporto anima-
le per eccellenza: il mulo. Cominciarono così anche a chiedere
reparti salmerie alle neo-ricostituite truppe italiane del Regno
del Sud . Un raggruppamento salmerie italiano (20°) fu dunque
inquadrato con la 5a Armata Usa e tre gruppi (21°-252° e 253°)
con i britannici. Seguirono altre unità, come il Mule Pack Bn.
inserito nella 92a div. Usa “Buffalo” o il 5° Salmerie (poi Mon-
te Cassino) che opererà con la 34a, 85a, 88a e 10a Divisione Usa.
Barbar rie franc cesi. A febbraio 1944 , nel frattempo, sul
fronte della Gustav era entrata in linea a sud di Cassino, ver-
so i monti Aurunci, la 4ème Div. Marocaine de Montagne in-
quadrata nel CEF (Corps Expéditionnaire Français, in italiano
CSF “Corpo di Spedizione Francese”) al comando del genera-
le Juin. Queste truppe coloniali nordafricane erano impagabi-
li nei combattimenti montani, dove riuscivano a muoversi in
silenzio e con agilità; contribuiranno fortemente allo sfonda-
mento del fronte, lasciando però il crudele ricordo di barbare
violenze sulla popolazione civile, vivo ancora oggi.
Linea Gustav Linea fortificata eretta per ordine di Hitler dall’Organizzazione Todt a partire dall’ot-
tobre 1943. Divideva in due l’Italia, dal fiume Garigliano fino a Ortona, passando per Cassino.
Regno del Sud È il nome dato al Regno d’Italia nel periodo tra il 10 settembre 1943 e il 4 giugno
1944, data della liberazione di Roma. Comprendeva le zone italiane sotto controllo alleato.
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Sullo stesso fronte erano tornati anche gli Alpini italiani, ora
Saangguee su
ul Montee Casssino con gli Alleati: il Btg. Piemonte (v. riquadro a pag. 44), che a
marzo ’44 prenderà Monte Marrone, sulle Mainarde. Anche al
Q
uella che passò alla Storia siva tedesca che divideva l’Italia nord intanto risorgevano gli Alpini, inquadrati nella Repubbli-
come la Battaglia di Monte in due, dal Tirreno all’Adriatico,
Cassino fu in realtà una passando per uno dei punti più ca Sociale: i primi furono i battaglioni Aosta, Morbegno, Tira-
serie di quattro durissime battaglie montuosi della regione, vicino al no e Bassano, che formeranno la Divisione Alpina Montero-
combattute sui monti attorno paese di Cassino. Le strade per sa (v. riquadro a pag. 45). Altri reparti di Alpini furono mobi-
all’omonima abbazia, nella zona Roma erano bloccate: non resta- litati nella RSI e combatteranno al nord, come il 4° Rgt. Alpini
tra Napoli e Roma, fra gennaio e va che passare attraverso i monti. della Div. Littorio che – nell’inverno ’44-’45 – si batterà contro
maggio del 1944. Al quarto tentativo. Un primo
Strada bloccata. Nell’ottobre ’43 attacco per sfondare sui fiumi gli Chasseurs Alpins della ricostituita 27a Div. Alpina france-
la 5a Armata Usa del gen. Clark Garigliano e Rapido, a nord, fu se per il possesso della Valle d’Aosta (che la Francia voleva an-
avanzava verso nord, ma giunta al sferrato a metà gennaio; con forti nettere); o ancora il Reggimento Tagliamento, che contrasterà
fiume Garigliano dovette arrestarsi perdite gli americani a febbraio l’espansione jugoslava in Friuli-Venezia Giulia.
dato che trovava una sempre raggiunsero Cassino, ma non Ultimi fuochi. Gli americani ai primi del ’44 avevano mes-
maggior resistenza nemica, unita riuscirono a entrarvi: la battaglia
a dure condizioni ambientali. Alla si arrestò ai piedi del Monte Cas- so in campo anche alcuni reparti di artiglieria someggiata (601
sua destra, sull’Adriatico, anche l’8a sino. A metà febbraio un nuovo e 602 Field Artillery Bn.), ma per vedere apparire una intera
Armata inglese di Montgomery attacco al monte fallì, nonostante divisione da montagna Usa si dovrà aspettare il gennaio 1945,
dovette fermarsi nei pressi del fiu- un bombardamento che distrus- quando arriverà la neonata 10th Mountain Div. , tra l’altro ul-
me Sangro. Erano incappati nella se il convento benedettino. Un tima divisione dell’US Army a entrare in combattimento du-
Gustav, la formidabile catena difen- terzo attacco fu portato a marzo,
ma neozelandesi e indiani furono rante il conflitto. Sulla Linea Gotica attaccò il settore di Mon-
SIERRA
nuovamente bloccati dai parà te Belvedere-Monte della Torraccia, presi dopo diversi gior-
tedeschi. A maggio, finalmente, ni di duri combattimenti. All’inizio di marzo la 10a arrivò a 24
dopo un bombardamento di arti- km da Bologna e fu la prima unità alleata a raggiungere il Po,
glieria con 2mila pezzi, gli Alleati che attraversò il 23 aprile 1945, per poi dirigersi verso Verona.
sfondarono e il II Corpo Polacco
prese Monte Cassino. Anche i britannici avevano fatto affluire in Italia truppe da
montagna, come, nel giugno 1944, il reggimento scozzese dei
Lovat Scouts, unità da ricognizione addestrata sulle cime del
Canada, assegnato alla 10a Div. di Fanteria Indiana. I “mounta-
neers”, attaccando di sorpresa i tedeschi sulle alture verso Fi-
DIAVOLI VERDI renze, aprirono la strada per la città alle truppe indiane. In
Parà tedesco a agosto giunse anche, in seno all’8a Armata inglese, la 3a Briga-
Cassino, in linea vicino ta greca di montagna che libererà Rimini a ottobre. Ultimo ad
all’abbazia (sullo arrivare, da parte inglese, sarà, inizio ’45, il 2nd Higland Light
sfondo). I Diavoli Verdi Infantry Mountain Battalion scozzese, che dopo l’avanzata fi-
fermarono gli Alleati
per giorni. nale verso il nord, raggiungerà la frontiera con l’Austria.
Stefano Rossi
10th Mountain Div. Oggi organizzata come una divisione di fanteria leggera, è la sola unità della
US Army specializzata nel combattimento in terreni montani e in condizioni meteo estreme.
Le 4 baatttaggliee di Cassino
1a battaaglia, 12/1-12/2 1944 2a battaaglia, dal 15 al 18/2 1944
Gli Usa attaccano lungo il Garigliano e Dopo un terrificante bombardamento
il Rapido, mentre i francesi del CEF ten- aereo (con 225 velivoli) per neutra-
tano di passare le difese nemiche sui lizzare le difese tedesche sul Monte
monti. Dopo qualche risultato tutti gli Cassino e attorno all’abbazia – fino a
attacchi sono respinti. Il 22 gennaio gli quel momento considerata neutrale e
Alleati sbarcano ad Anzio, a nord della perciò non presidiata – gli Alleati sfer-
Linea Gustav, ma vengono bloccati pri- rano l’attacco.
ma di potersi inoltrare nell’entroterra. L’abbazia è distrutta e i tedeschi ora
Il 2 febbraio un reggimento Usa arriva possono utilizzarla. Reparti inglesi
alla periferia di Cassino, ma non riesce attaccano il Monte Calvario, ma non
a penetrare. Inglesi, neozelandesi e passano. Il 17, neozelandesi e indiani
indiani, inquadrati nel Corpo d’Armata riescono a passare il Rapido e un bat-
Neozelandese, sferrano un ultimo at- taglione Maori occupa la stazione di
tacco disperato al Monte, ma avanzano Cassino. I Gurkha attaccano il monte
solo di 300 metri e poi sono respinti. del monastero. Poi tutti sono respinti.
56 S
x
S. GRAZIOLI A. RICAGNO
Atina xx 1 RGPT
ITA (MOT)
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M. Bianco
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Belmonte
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M. Cairo Terelle
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26 1 3 POL II POL
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Mignano
XIV
San Giorgio Sant’Apollinare M. Maggiore
xxx
MONTI AURUNICI
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M. Petrella CSF
15 xx 4 A MAROCCHINA
Castelforte xx
94
xxxx
xx 3 A ALGERINA
5 STATI UNITI
xx 88 STATI UNITI
Linea del fronte, 12 maggio 1944
0 5 KKm Minturno
Linea Hitler-Von Senger Fanteria da montagna
85 STATI UNITI
Fanteria meccanizzata
Fanteria
Unità corazzata
Fanteria aviotrasportata
x Brigata
3a battaagliaa, dal 15 al 23/3 1944 4a baattaglia, dall’11 al 19/5 1944 Dopo aver dato il via all’Operazione xx Divisione
Dopo un altro massiccio bombarda- Strangle, per colpire duramente con bombardamenti aerei le linee di xxx Corpo d’armata
mento aereo - che rade al suolo la citta- rifornimento e le retrovie tedesche, gli Alleati rinforzano il fronte fino xxxx Armata
dina di Cassino - e di artiglieria, indiani ad avere tre corpi d’armata per un totale di 21 divisioni contro le 14
e neozelandesi scattano all’attacco tedesche. L’11 è varata l’Operazione Diadem: dopo un bombardamen-
dell’abitato; i Gurkha nepalesi attacca- to di artiglieria con 2.000 cannoni, mai visto dai tempi di El Alamein,
no le colline attorno. Si combatte senza il 13° Corpo Britannico attacca. il Corpo d’Armata Polacco, il Corpo di
quartiere, casa per casa, rudere per Spedizione Francese (CSF) e il 2° Corpo d’Armata Usa fanno lo stesso SA
APERNE DII PIÙ
rudere. Ma entrano in campo i Diavoli il 12, appoggiati da bombardamenti aerei. Nonostante i tedeschi si Monte Cassino, 15 gennaio -18
Verdi, i paracadutisti tedeschi, che re- difendano fortemente anche contrattaccando, la pressione è troppa maggio 1944, Matthew Parker,
spingono duramente tutti i tentativi di e il 17 maggio inizia il ripiegamento. Dopo gravissime perdite, il 18 (Il Saggiatore Tascabili). Retroscena
sfondamento. Gli attacchi proseguono maggio i polacchi del II Korpus raggiungono la sommità della collina della campagna alleata in Italia.
fino al 22, ma i tedeschi non cedono ter- di Monte Cassino. In una settimana le truppe alleate sulla Gustav, su- Inferno a Cassino. La battaglia
reno. In meno di 9 giorni le truppe del perata anche la seconda linea difenziva, la Hitler-Senger, si riuniscono per Roma, Harold Bond (Mursia).
Commonwealth perdono quasi 2.500 con quelle della testa di ponte di Anzio, sulla via per Roma. I ricordi di un veterano.
uomini e si fermano di nuovo.
S 57
GLI ESERCITI IN MONTAGNA
1942
ompreso tra Mar Caspio e destrate. Ad agosto l’Elbrus veniva
Mar Nero, il Caucaso era preso, ma tra settembre e ottobre il
uno dei principali obiettivi fronte si arrestava: i tedeschi si con-
di Hitler in Urss. A luglio 1942 scat- centravano su Stalingrado. Nel gen-
tò l’Operazione Edelweiss per pren- naio 1943 la Wehrmacht ricevette
dere la regione e i campi petrolife- l’ordine di ripiegare verso la peniso-
ri di Grozny, Baku e Maykop e il 23 la di Tamansu e anche le Truppe da
un’armata corazzata entrò a Rostov, Montagna dovettero ritirarsi (con
la “porta del Caucaso”. Poi, per su- forti perdite), mentre i sovietici rin-
perare le impervie montagne qua- forzavano il fronte con nuove offen-
SIERRA
TRRU
U P P E R U SS E
A l contrario
c dei tedeschi, per la
gguerra in montagna i russi non
prevedevano l’impiego di soldati
preve
sspecializzati e il nodo venne al
ppettine sul Caucaso, dove sem-
pplici fanti dovettero battersi tra
gole e picchi in condizioni estreme.
fretta venne costituita una divisio-
In fret
“alpina”, la 9a, ma andava addestra-
ne “alp
ta da zero,
z compresi i comandanti.
I generali
gene compresero il problema:
cercati i migliori arrampicatori sparsi
cercat
in tutto
tutt l’esercito, vennero creati a
Tbilisi, sotto la guida del più forte
Tbilisi
alpinista sovietico di allora, Alexan-
alpini
der Gusev,
Gu il Gruppo Speciale di Alta
Montagna e una scuola di addestra-
Monta
mento, in cui venivano studiati e pro-
mento
dotti molti
m materiali tecnici, mutuati
da quelli
qu civili. I risultati non si fecero
attendere: ufficiali-alpinisti come
attend
Gubanov, Sidorenko e Kuhtin col 1°
Guban
Distaccamento Speciale di Montagna
Distac
quello “alpino” della 394a Divisione
e que
Fucilie
Fucilieri, compirono molte azioni
(come quella che riprese l’importante
Kluhor Pass) fino alla cacciata del
Kluho
nemico (nella foto in alto, i soldati
nemic
sovietici sul Caucaso contrastano in
soviet
quota i tedeschi).
G. ALBERTINI (4)
58 S
LA SVASTICA
SULLA CIMA
A cura di Stefano Rossi La Wehrmacht
occupa
La scalata dell’Elbreus Il 21 ago- chio Hitler: secondo lui “quei pazzi l’Elbrus nel
sto 1942, durante l’offensiva dell’O- arrampicatori di montagne”, inve- 1942, poi
perazione Edelweiss nel Caucaso, ce di concentrarsi per puntare ver- rioccupato dai
sovietici.
una ventina di Gebirgsjäger tede- so la costa, avevano cercato un ex-
schi scalarono, non senza difficol- ploit sportivo su una “cima idiota”.
tà, i 5.642 metri della vetta più alta Però l’evento fu poi molto sfruttato
d’Europa: il Monte Elbrus. L’ober- per la propaganda.
feldwebel (sottufficiale) Kümmerle I sovietici comunque si riprese-
piantò sulla cima la bandiera nazi- ro il monte tra il 13 e il 17 febbraio
sta e i gagliardetti della 1a e 4a Divi- 1943: con due scalate molto difficili
sione da Montagna, marcando così per le forti nevicate e il freddo pun-
il punto di maggiore penetrazione gente, raggiunsero le sue due cime e
tedesca in Urss. In realtà il valore abbatterono gli stendardi hitleriani
BRIDGEMAN
militare della conquista era scarso mettendo al loro posto le bandiere
e l’ascensione fece infuriare parec- dell’Unione Sovietica.
TRU
UPPPE TEDESCHE
D urante la ricostruzione dell’eser-
cito tedesco dopo il trattato di
Versailles, sull’onda delle esperienze
della Grande guerra, dal 1935 furono
formati nuclei di Gebirgsjäger (Cac-
ciatori Alpini). La 1a Gebirgs-Division
(1a Div. da montagna) nacque nell’a-
prile 1938. Il personale era giovane,
reclutato in zone alpine e veniva
addestrato per tutte le operazioni in
montagna e su neve. L’equipaggia-
mento era il meglio dell’epoca e tutto
era studiato anche per il “someggio”,
cioè il trasporto su muli o cavallini.
Gli ufficiali erano quasi tutti arrampi-
catori esperti: molti di questi prima
della guerra avevano fatto ascensioni
anche nel Caucaso. Una vera
unità d’élite in cui, dopo
l’Anschluss con l’Austria, fu incorpo-
rato anche molto personale esperto
tirolese. Durante la guerra vennero
mobilitate ben 10 divisioni da mon-
tagna, oltre a 4 battaglioni di alta
montagna (Hochgebirgsjäger), che
combatterono su tutti i fronti, dalla
Polonia all’Italia, dalla Norvegia alla
Russia; la 1a Edelweiss e la 4a Enzian
(Genziana) si batterono nel Caucaso
nel 1942-1943.
S 59
TRUPPE DA MONTAGNA
Btg. “Monte Cervino”
Dai primi lanci sul ghiaccio del Rutor fino
allo schieramento in Mozambico,
Irak e ora in Afghanistan. Ecco come
gli Alpini Paracadutisti sono diventati
i primi (e unici) Ranger italiani
LA PRRIMMA La carabina
Winchhester M1A1 cal.
Winchester
7,62. FFu
u la prima arma dei
ploton
plotonini paracadutisti.
60 S
APPESI Fast rope: è la
discesa veloce da un
elicottero (qui un CH 47)
con una corda singola.
IL CELEBR
RE FA
AL Fucile
automatico leggero
Beretta BM 59 cal. 7,62
versione paracadutisti.
S 61
OGNITEM MPO Tutti gli Alpini del
4° sono abilitati all’aviolancio in
montagna in ogni condizione.
CADUTTA LIBERA A
Al 4° Rgt. molti Alpini
sono abilitati ai lanci
a caduta libera: il
paracadute è aperto
dall’operatore stesso.
A destra,, il distintivo Oggi
del Btg. Monte Cervino
e oggi del 4° Rgt. Alpini ILL 4° REEGG
GIMENTTO
Paracadutisti.
I l 25 settembre 2004 è
infine costituito il 4° Reggi-
mento Alpini paracadutisti
ciali, lo specifico Corso
Ranger e moltissimi altri
corsi di specializzazione:
– ora di stanza a Montorio dai lanci TCL (tecnica
(VR) – che inquadra il btg. caduta libera) a quello
“Monte Cervino” come di Combat medical, dal
1996 - Lo sviluppo componente operativa. Il Close quarter Combat a
ILL BATTTAAGLIO
ONEE reggimento, fino a oggi
dipendente sia dal Coman-
quello di Sniper (tiratore
scelto), oltre a corsi di
62 S
MONTAGNA Parte fondamentale
dell’addestramento resta quella
svolta in quota.
S 63
LA GUERRA IN MONTAGNA
KA
ASHMMIR
DAL 19
984
alba del 7 aprile 2012 rischiara le immense diste- Per decenni l’India e soprattutto il Pakistan tentarono di di-
se di ghiaccio del Siachen, un ghiacciaio himalaya- mostrare e formalizzare il loro effettivo controllo sul ghiaccia-
no a est della catena del Karakorum, che si estende io promuovendo e sfruttando mediaticamente spedizioni alpi-
per 78 chilometri di lunghezza e per quasi 5 in lar- nistiche internazionali sulle cime più alte, in una specie di gara
ghezza, con cime di altezza media oltre i 5mila metri e punte alpinistica. A fine Anni ’70, le scalate iniziarono a essere com-
di 7.700, il cui nome significa inspiegabilmente “il luogo del- piute anche da militari: ormai entrambe le nazioni avevano
le rose selvatiche”. truppe addestrate per la guerra in quota, formate nelle scuole
Più in basso, un centinaio di soldati pakistani del 6th Northern di alta montagna dei due Paesi (v. riquadro a pag. 67), e que-
Light Infantry, addestrati per operazioni in montagna e in tra- sto rendeva solo questione di tempo l’inevitabile dislocamen-
sferimento tra alcuni avamposti, sono accampati a 3.700 me- to di truppe nell’area, fino ad allora considerata inutilizzabile
tri alla base di Gayari, punto vitale per i rifornimenti alle po- per scopi militari diretti.
stazioni avanzate. Posta in una valle tra due alte montagne, è Fra le nevi per renni. La guerra sul Siachen cominciò
in una zona fino ad allora considerata sicura da frane e slavine. nell’aprile 1984, dopo che i contendenti avevano inviato, già
Sono le 5:45 quando un’enorme valanga, un fronte di neve al- dall’estate prima, piccoli reparti in quota. Partì il Pakistan, in
to quasi trenta metri con estensione di 1 km, si stacca dai ghiac- sordina, con l’Operazione Ababeel per controllare con avam-
ciai sovrastanti e si incanala nella valle; percorre a folle corsa posti i passi di accesso ai ghiacciai (già l’agosto precedente un
1.300 metri seppellendo completamente il campo sotto 30 me- reparto dello Special Service Group, le forze speciali, aveva
tri di neve e detriti. A nulla valgono i soccorsi partiti immedia- preso il passo di Bilafond, scacciandone una pattuglia indiana
tamente: nessuno verrà estratto vivo e per mesi non sarà tro- dei Ladakh Scouts).
vato neppure un corpo; molti affioreranno col disgelo, quan- L’India varò, il 13 aprile, l’Operazione Meghdoot: anticipan-
do la valanga lascerà spazio a un’enorme pietraia e a un lago. do e cogliendo di sorpresa il nemico, due compagnie del Ku-
Le vittime accertate, dopo 14 mesi di ricerche, saranno 140. maon Regiment e dei Ladakh Scouts, muovendosi sia a pie-
STEVE MCCURRY/ MAGNUM PHOTOS/CONTRASTO (2)
Purtroppo non è la prima volta che soldati, sia pakistani sia di sia con elicotteri, presero possesso di importanti passi a Sia
indiani, muoiono a causa delle condizioni atmosferiche e del- La, Gyong La e Bilafond La, assicurandosi così l’accesso all’in-
la quota in quella che è la guerra più alta mai registrata nella tero ghiacciaio. I pakistani tentarono la riconquista dei passi.
Storia, oltre a essere una delle più lunghe degli ultimi secoli (v. Assalti e contrassalti, scaramucce, guerra di pattuglie e di ner-
cronologia a destra). Una guerra impossibile combattuta an- vi: la lotta, tra i due Paesi, di cui uno già potenza nucleare, era
che tra i ghiacci inospitali, in una zona sconosciuta e desolata tornata alle caratteristiche di quella combattuta in Adamello
sulla punta settentrionale della regione del Kashmir, lungo il e sull’Ortles-Cevedale 70 anni prima, durante la Grande guer-
conteso confine tra India e Pakistan. ra, tra i nostri Alpini e gli austriaci.
64 S
CAMERA PRESS/CONTRASTO
ETNIA E RELIGIONE
A lato, 2002, Jammu &
Kashmir: briefing di una
pattuglia del Jat Regiment.
Noti come abili soldati, gli
uomini di etnia Jat (pastori
del Punjab) fanno parte
dell’esercito indiano fin
dalla Grande guerra. Sotto,
1999, Siachen: soldati
pakistani pregano.
S 65
SI STIMA
A CHE DAL 1989 A OGGI TRA I 50 E I 100MILA CIVILI SIIANO
STEVE MCCURRY / MAGNUM PHOTOS/CONTRASTO
CON OGNI
CLIMA
A partire da sinistra,
giugno 1999,
truppe pakistane
fra i ghiacci del
Siachen sparano
con un obice da
montagna M56
da105/14, di
produzione italiana.
Stesso mese, gli
indiani nel loro
campo base di
Kargil (sempre
sulle montagne
dell’Himalaya).
AFGHANISTAN
Un’odissea infinita CINA
I
n questa regione si a un cessate il fuoco
sparge sangue da assegnando all’India Occupato dalla
oltre 60 anni, per la il 65% della zona e Te r r i t o r i o c e d u t o Cina, reclamato
AREA dall’India
dal Pakistan
precisione da quando creando un confine vir- DEL NORD
alla Cina nel 1963;
nel 1947 l’India si rese tuale tra i due Stati: la rivendicato dall’India
indipendente. Per evi- “Linea di controllo”.
tare conflitti religiosi Dal 1965, anno del
interni venne creato secondo conflitto del GHIACCIAIO
SIACHEN AKSAI
allora un nuovo Stato Kashmir, la guerra nel- Nor th West Occupazione CHIN
di fede musulmana, il la regione si è riaccesa Frontier Province indiana dal 1983
(PAKISTAN)
Pakistan. I maharaja a più riprese, inter- Linea di
con
delle regioni di confine mittente, tra scontri trollo
Kargil India-Cina
dovettero scegliere a diretti, accordi, atten- linea del confine
quale dei due annet- tati, guerriglie locali e AZAD attuale
tersi; si crearono così scaramucce di confine Valle del JAMMU
KASHMIR Kashmir & KASHMIR
nuovi confini nazionali. tra i due eserciti. Al
In Kashmir, però, non momento la situazione
si operò alcuna scelta, è tutt’altro che risolta.
lasciando la questione Oggi. A nord–est la Li-
irrisolta, tanto che in nea di controllo passa
breve i due nuovi Stati proprio attraverso il
cominciarono a com- ghiacciaio del Siachen:
battere per il dominio già a metà Anni ’50 i PAKISTAN INDIA
su quest’area: i paki- due Paesi cercarono
stani invasero il Kash- di avere il possesso,
mir, al tempo a mag- almeno formale se non Confine internazionale
gioranza musulmana, effettivo, anche di que- Confine tradizionale degli Stati
e gli indiani, dopo un sta desolata landa e principeschi Jammu & Kashmir
accordo col maharaja dei suoi dintorni, con- Linea di controllo
locale che assegnava siderata (forse esage- Confine interno amministrativo
loro la regione, inter- ratamente) strategica
vennero in difesa del per controllare le vie di
nuovo territorio. comunicazione con la Stato di Jammu & Kashmir, controllato dall’India e reclamato dal Pakistan
Nel 1949 l’Onu obbligò Cina occidentale. Area del Kashmir controllata dal Pakistan e reclamata dall’India
1983 Primi invii sporadici appoggiati dal Pakistan ini- su colpi lungo tutti i confini che comunque vengono inter- war). Si tentano accordi con
di truppe sul ghiacciaio del ziano nella regione l’insurre- della regione. rotti subito. la mediazione degli Usa (am-
Siachen. zione per l’indipendenza del 1992 Anche il Pakistan diven- 1999 Insurgent e truppe pa- ministrazione Clinton). Nuovo
1984 Aprile, inizio della Kashmir o per l’annessione al ta potenza nucleare. kistane entrano nel Jammu & colpo di Stato in Pakistan.
Guerra del Siachen. Pakistan, stabilendo un regno 1998-99 I due Paesi testano Kashmir, pertanto riprendono 2002 Il Pakistan si unisce
1989 Almeno una dozzina del terrore. Truppe indiane e nuovi potenti ordigni nucleari. gli scontri sulla Line of control agli accordi internazionali
di gruppi militanti islamici pakistane si scambiano colpi Riprendono i colloqui di pace, (durate la cosiddetta Kargil antiterrorismo.
66 S
MO
ORTI NE
EI CONF
FLITTI IN
N KASH
HMIR P
PER GLII USA SONO 400MIL
L A
RAGHU RAI/MAGNUM PHOTOS/CONTRASTO (2)
E
ntrambi gli Stati, per ad- aspetti della guerra in montagna e
destrare le truppe ai com- in ambiente innevato.
battimenti in quota, hanno Fino ai 7mila. Nell’esercito paki-
delle scuole di alta montagna. In stano, l’addestramento al com-
India un addestramento basico in battimento in montagna è già co-
montagna fa parte di tutti i corsi munque normale bagaglio di ogni
per i futuri ufficiali alla Indian soldato e di tutte le unità. Quasi
Military Academy di Dehradun, tutti i reparti, infatti, hanno servi-
ma per ulteriore specializzazione, to in Kashmir e sul Siachen. Per la
anche per la truppa, sono attive specializzazione avanzata è attiva
due scuole: la Parvat Ghatak a Rattu, nel nord del Kashmir, la
School ai 3mila metri di Tawang, Pakistan Army’s High-Altitude
nell’Arunachal Pradesh, dove ci si School, dove in condizioni ideali,
addestra alle tecniche di comman- all’incrocio di catene come quelle
do in condizioni simili a quelle dell’Hindukush, dell’Himalaya e
del Siachen, e la High Altitude del Karakorum, si tengono – tutto
con costi immensi, hanno impiegato nella zona quasi due di- Warfare School vicino a Gulmarg l’anno e in qualsiasi condizione
visioni a testa (circa 25mila uomini) con oltre 3mila soldati a (regione del Jammu & Kashmir), meteo – corsi di arrampicata su
presidiare i più alti avamposti del ghiacciaio, circa 150 ciascu- che è una vera università dell’alta roccia e ghiaccio, sopravvivenza
montagna, molto simile al nostro e combattimento to in quota e in
no, sempre a quote tra i 5 e i 7mila metri.
Centro Addestramento Alpino (già ambiente ghiacciato, che com-
Ogni anno, in un ambiente proibitivo, con temperature estive Scuola Militare Alpina) di Aosta, prendono la scalata di picchi fino
attorno ai -35° che in inverno scendono a -60° (non per niente che copre tutte le discipline e gli a 7mila metri.
il Siachen è anche soprannominato “il terzo Polo”), con venti
fino a 200 km orari e bufere di neve, vengono uccisi più soldati
dal maltempo che dal fuoco nemico: sono stati oltre 4mila gli
uomini morti per le valanghe e il freddo. Si stima che, solo gli
indiani, nei primi due anni di guerra, prima di acquisire nuovi
equipaggiamenti abbiano perso 5 soldati al giorno (tra morti e
inabilitati). Edemi polmonari, congelamenti, cecità, incidenti
e la “sindrome del Siachen” (disorientamento, disturbi cogni-
tivi e psichiatrici che durano nel tempo) sono costantemente
in agguato e il trasporto a valle dei feriti con gli elicotteri non
sempre è possibile e tempestivo. OCCHIO
ALLA LINEA
La guer rra stan nca. Dal 1992 si parla di accordi e di demi- 2002, un soldato
litarizzazione dell’area e dal 2004 i contingenti militari dislo- del Jat Regiment
cati nella regione sono stati progressivamente ridotti, ma in re- dell’esercito
altà una via pacifica per marcare i confini è ancora di là da ve- indiano di
nire. Dopo la valanga del 2012, che rimarcò l’inutilità di tenere guardia sulla
Linea di controllo.
truppe in situazioni simili, i due governi hanno ricominciato il Sopra,1999, campo
dialogo per porre fine alla guerra più alta del mondo. base degli indiani
Stefano Rossi a Kargil.
CAMERA PRESS/CONTRASTO
2003 Sul Siachen viene stabilita 2006 L’India ritira 5mila uomini litare), imitata poi dal Pakistan. 2011 I due primi ministri si accor-
una tregua su una nuova linea di dal Kashmir, mentre le lotte inter- 2008 Un attacco terroristico a dano per riprendere e non fermare
confine definita Actual ground ne proseguono. Al Qaeda crea una Mumbai blocca nuovamente le le trattative “a nessun costo”.
position line. Il Pakistan chiede un frazione in Kashmir. trattative diplomatiche. 2012 Una valanga sul Siachen
accordo sulla Line of control. 2007 L’India riapre la regione del 2009 I colloqui di pace riprendo- travolge 140 militari. I due Paesi
2004 Ripartono nuovamente le Siachen alle spedizioni alpinistiche no per l’ennesima volta. pensano a un ritiro delle truppe
trattative di pace. civili (sotto accompagnamento mi- 2010 Nuove tensioni al confine. nella zona.
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gli
S 71
M. Galligani/contrasto (2)
Afghanistan, 2010. Dopo 6 mesi gli Alpini tornano a casa. Nel rombo dei motori accesi, i soldati italiani si
avviano verso il C-130 che dall’aeroporto di Farah li porterà a Herat e da lì in patria.
Addestramento invernale degli Alpini a Roccaraso Un ranger del 4° Reggimento alpini paracadutisti, reparto FOS (Forze per
(Abruzzo), su un veicolo fuoristrada Hagglund BV206. operazioni speciali). È armato con fucile Sako TRG 42 da sniper (tiratore scelto).
72 S
Afghanistan 2010, in volo da Abu Dhabi a Herat. Sul C-130 Hercules l’alpino
Franco De Angelis si riposa giocando alla playstation e ascoltando musica.
Operazione invernale dei rangers del 4°, specializzati in Alpini della Brigata Taurinense durante un’esercitazione
ricognizioni a lungo raggio e acquisizione obiettivi. invernale sul Col Bousson (Val di Susa, Piemonte).
S 73
M. Galligani/contrasto (2)
Afghanistan, Todnak, 2010. Controlli all’ingresso di un villaggio. Nell’ottobre di quell’anno, nella stessa regione, quella di
Farah, in un attentato a un Lince muoiono 4 alpini del 7° Reggimento di Belluno inquadrato nella Brigata Julia.
Uomini della MLF, di cui fa parte la Brigata alpina Julia, si Alpini della Brigata Taurinense si esercitano sul
addestrano a operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico. Col Bousson all’uso di un lanciamissili anticarro Tow.
74 S
Afghanistan, Bala Boluk, 2010. Compleanno in missione: i compagni di squadra e di plotone festeggiano
l’alpino Franco De Angelis. Tutto molto semplice: al posto delle classiche candeline ci sono 26 fiammiferi.
Ranger del 4° Reggimento durante un’operazione di Alpini paracadutisti del Monte Cervino alla cerimonia per i
rastrellamento in un’area abitata. caduti dell’omonimo btg. Sciatori, distrutto in Russia nel 1943.
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WARS TRUPPE D’ÉLITE
I PARACADUTISTI
A cura di Stefano Rossi
S. ROSSI (10)
1967, parà delle Tzahal entrano a Gerusalemme 1956, Operazione Kadesh, si preparano
conquistata durante la Guerra dei sei giorni. i materiali per il lancio al passo di Mitla.
78 S
ISRAELIANI
SEGNI DISTINTIVI
D sinistra in senso orario,
Da
ffreg
egio
gio dei commandos
fregio
p tisti, pistola
paracadutisti,
m
mitragliatrice UZI,ZI, cal. 9, per
m
molto tempo arma standard dard dei
p
parà israeliani, e distintivo delle
ttruppe paracadutiste delle IDF.
Ufficiali paracadutisti israeliani, cartina alla mano, Anni ‘80, Medevac (ovvero, medical evacuation): 1982, parà in un centro abitato
pianificano una nuova missione. evacuazione veloce di un ferito con l’elicottero. libanese durante l’invasione.
S 79
PARTE 2
LA PISTOLA
A cura di Stefano Rossi
fine ’800, l’avvento della cartuc- piuttosto delicata oltre che ingombran- Altre inn novaz z ioni. L’evoluzione
cia a bossolo con polvere sen- te, ma mostrò fin da subito la potenzia- di queste armi nel secondo dopoguerra
za fumo aprì la strada al funzio- lità di queste armi per scopi militari. Già è legata soprattutto alla capacità di fuo-
namento semiautomatico e automati- durante la Prima guerra mondiale le pi- co (i caricatori bifilari odierni contengo-
co delle armi, sfruttando i gas combusti. stole automatiche affiancarono i revolver no molti più colpi), alla sicurezza e al-
Nei primi studi si tentò di applicare gli in mano ai soldati, che con questi nuovi la leggerezza, dovuta all’evoluzione dei
stessi principi anche alle pistole, ma date modelli potevano contare su maggiori materiali. Un esempio è la Glock 17, che
le dimensioni la cosa risultò complicata. capacità di fuoco, celerità di tiro e preci- ha ben 3 sicure (di cui 2 interne), il fusto
Se già nel 1863 vi furono realizzazioni in sione, oltre che su un minor ingombro. in polimeri, che permettono leggerezza
tal senso, la prima pistola semiautomati- Tra le più famose e affidabili vi era la Colt e resistenza a corrosione, e il caricatore
ca ad avere un successo produttivo fu la mod. 1911, progettata da Browning, che da 17 colpi. L’arma è attualmente in do-
Borchardt C93, costruita nel 1893. L’ar- utilizzava un otturatore scarrellante , si- tazione alle forze militari di più di 20 Pa-
ma, basata su un voluminoso otturatore stema poi tra i più diffusi. esi, tra cui Finlandia, Svezia e Norvegia
a ginocchiera (che poi ispirò la Luger) era che la prediligono per la sua affidabilità
Automatico Mentre il sistema di scatto della semiautomatica
consente di sparare un solo colpo per ogni pressione del alle temperature estreme.
Semiautomatico Si spara una pallottola per ogni pressione con-
secutiva sul grilletto. Con l’arma semiautomatica non occorre grilletto, l’arma automatica (per es. la pistola mitragliatrice),
tragliatrice),
continua a sparare fino a che non si rilascia il grilletto. Otturatore scarrellante
scarrella Meccanismo per il quale il carrello ar-
ricaricare a mano la munizione successiva, come con le rivoltelle. retrando espelle il bo
bossolo vuoto e arma il cane, poi, tornando
Premuto il grilletto e fatto fuoco, si ottengono l’espulsione del in posizio
posizione, spinge un nuovo colpo in camera e
bossolo e l’inserimento di una nuova cartuccia con conseguente riporta in
i chiusura l’otturatore.
riarmo del percussore. L’arma è così pronta di nuovo al tiro.
80 S
WARS LIVING HISTORY
LE BANDE NERE
A cura di Camillo Balossini
ALL’ARMI
Da sinistra, abito
e copricapo
delle Bande
Nere secondo
la ritrattistica
rinascimentale,
allenamento alla
scherma, guanto
d’arme e manica
dell’impugnatura
di una spada.
Sotto, le Bande
Nere all’assalto.
C. BALOSSINI (5)
iccole tende per la truppa si alter- in un film, anche grazie alle tecniche di
nano a padiglioni più importan- combattimento che la compagnia mo-
ti per gli ufficiali e per le funzio- stra di saper conoscere bene e all’impe-
ni di coordinamento; all’interno di alcu- gno profuso nella realizzazione di abiti
ne di esse si scorgono interni curati per ed equipaggiamenti, alla foggia delle ar-
rendere l’idea di come potesse essere or- mi, alla decorazione degli stendardi con
ganizzato all’interno del campo merce- tecniche e parametri dell’epoca e persi-
nario un alloggio o quello che oggi chia- no alla riscoperta di gusti e aromi antichi
meremmo l’ufficio contabilità. Questo è per un rancio il più possibile filologico. dati più che unità di fanteria erano caval-
l’ambiente in cui si muovono, perfetta- Famm a impperitu ura. Il resto lo fa la leggeri da breccia, mobili ma armati pe-
mente a loro agio, i reenactor dell’Asso- reputazione storica acquisita dal con- santemente. I loro abiti erano omogenei
ciazione compagnia Giovanni delle Ban- dottiero della famiglia Medici, quel Gio- nel colore perché il loro capo aveva avu-
de Nere, nata con lo scopo di portare un vanni delle Bande Nere, figlio di Ca- to l’intuizione, quando le uniformi anco-
frammento di storia italiana del XVI se- terina Sforza, che fu uno dei più no- ra non esistevano, di vestire i suoi tutti
colo di fronte al pubblico. Attraverso un ti capitani di ventura del Rinascimento. allo stesso modo per riconoscerli a colpo
accurato lavoro di ricostruzione basato Il nome della compagnia
p g lo si deve al fatto d’occhio e gguidarli sul campo
p di battaglia.
g
su fonti storiche, la compagnia dà voce che, dopo la morte di Giovanni de’ Medi- Altre caratteristiche tipiche dell’abito del-
e gesto a personaggi di un’epoca passa- ci (questo era il suo vero nome), le truppe le Bande Nere sono il cappello all’italiana
ta che rimane nell’immaginario roman- avevano preso il lutto, cambiando in scuri o “alla lanza”, la manica tagliata a mostra-
tico collettivo.
ll Duelli,
ll scontri e scher-
h i colori
l accesi delle
d ll lloro insegne e indos-
d re la
l camicia e ill calzone
l comodod per es-
maglie all’arma bianca rivivono comee sando “bande” (tracolle) nere. Questi sol- sere più rapidii nei movimenti.
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WEB
www.compagniabandenere.it
www.facebook.com/
groups/222779145005/?fref=ts
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S 81
WARS RECENSIONI
VISTI E LETTI Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A.
Via Battistotti Sassi, 11/a - 20133 Milano
Direttore responsabile Jacopo Loredan
SAGGISTICA ROMANZI Coordinamento Lidia Di Simone (caporedattore)
Art director Massimo Rivola (vicecaporedattore)
A cura della Libreria Militare A cura di Lidia Di Simone
Ufficio centrale Aldo Carioli (vicecaporedattore),
Via Morigi, 15 - 20123 Milano - tel/fax: 02 89010725
L’eroe di Poitiers Marco Casali (photo editor, vicecaporedattore),
e-mail: [email protected] Andrea Parlangeli (caporedattore centrale)
www.libreriamilitare.com di Bernard Cornwell Redazione Federica Ceccherini, Marta Erba,
C’è anche la caccia alla re- Irene Merli (caposervizio), Giuliana Rotondi,
La prima crociata liquia – che potrebbe aiu- Paola Panigas, Anita Rubini
di Peter Frankopan tare a vincere – in questo Photo editor
romanzo ambientato nel Patrizia De Luca (caposervizio), Rossana Caccini
Un’originale interpre- Redazione grafica Katia Belli, Mariangela Corrias
1356, durante la Guerra dei
tazione della prima (vicecaporedattore), Barbara Larese, Vittorio Sacchi
cent’anni. Solo il decennio
crociata, finalmente (caposervizio)
prima gli inglesi del Prin-
non eurocentrica, vista Segretaria di redazione Marzia Vertua
cipe Nero hanno battuto i
nell’ottica dell’Impero francesi a Crécy, ma stavol- Hanno collaborato a questo numero
bizantino, già impegna- ta sono in difficoltà e forse Giorgio Albertini, Stefano Balossini,
to da decenni sui propri il talento militare del loro condottiero non basterà.
Gastone Breccia, Marco Consoli, Andrea Frediani,
confini. Le schermaglie Fernando Mazzoldi, Angelo Pirocchi, Stefano Rossi
Si dice, però, che una reliquia, la spada di San Pie-
e poi l’unione di intenti tro, porti in dono la vittoria a chi la possiede.
tra l’imperatore Alessio Senior Business Manager Emanuela Biano
Comneno e il papa Urbano II danno inizio a una Pagine 380, Longanesi, € 18,80 Business Manager Barbara Ferro
delle più affascinanti e controverse iniziative Direct Marketing & Digital Circulation
Development Manager Michela Lupi
dell’Occidente cristiano, raccontata vividamente
e con maestria. DVD Coordinamento Tecnico Valter Martin
82 S
SOFTAIR MAG
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