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Dare la parola all'immagine: l'Orbis sensualium pictus di Jan
Amos Comenius
Article · January 2017
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Gianfranco Crupi
Sapienza University of Rome
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GIANFRANCO CRUPI
DARE LA PAROLA ALL'IMMAGINE: L'ORBIS
SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS
ESTRATTO
da
NUOVI ANNALI DELLA SCUOLA SPECIALE
PER ARCHIVISTI E BIBLIOTECARI
2017 ~ a. 31
S A P I E N Z A U N I V E R S I TÀ DI RO M A
Anno XXXI, 2017
LEO S. OLSCHKI EDITORE
Anno XXXI, 2017
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Pubblicato nel mese di novembre 2017
S A P I E N Z A U N I V E R S I TÀ DI RO M A
Anno XXXI, 2017
LEO S. OLSCHKI EDITORE
«Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari»
is a peer-reviewed journal
Direttore
Alberto Petrucciani
Comitato di direzione
Paola Castellucci (coordinamento redazionale), Giovanni Paoloni,
Marina Raffaeli, Francesca Santoni
Hanno collaborato a questo volume:
Enrico Pio Ardolino, Eleonora De Longis, Lorenzo Mancini,
Paola Massa, Simona Turbanti
Comitato scientifico • Editorial Board
Alberto Bartola, Sapienza Università di Roma
Maria Teresa Biagetti, Sapienza Università di Roma
Italo Birocchi, Sapienza Università di Roma
Giorgetta Bonfiglio Dosio, già Università degli studi di Padova
Rosa Marisa Borraccini, Università degli studi di Macerata
Paola Carucci, già sovrintendente dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica
Flavia Cristiano, direttrice del Centro per il libro e la lettura del MiBACT
Attilio De Luca, già Sapienza Università di Roma
Luciana Duranti, University of British Columbia, Vancouver
Linda Giuva, Sapienza Università di Roma
Maria Guercio, Sapienza Università di Roma
Elio Lodolini, professore emerito Sapienza Università di Roma
Antonio Manfredi, Biblioteca Apostolica Vaticana
Guido Melis, Sapienza Università di Roma
Antonella Meniconi, Sapienza Università di Roma
Outi Merisalo, University of Jyväskylä
Massimo Oldoni, già Sapienza Università di Roma
Marco Palma, Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale
Fermín de los Reyes Gómez, Universidad Complutense de Madrid
Antonella Rovere, Università degli studi di Genova
Pedro Rueda Ramírez, Universitat de Barcelona
Deanna Shemek, University of California Santa Cruz
Marc Smith, École nationale des chartes, Paris
Giovanni Solimine, Sapienza Università di Roma
Paul Gabriele Weston, Università degli studi di Pavia
La rivista è pubblicata con il contributo
della Sapienza Università di Roma
INDICE
Cristina Mantegna, San Sisto di Piacenza e i suoi diplomi: riflessioni
sulla documentazione pubblica di età carolingia . . . . . . p. 5
Albador Daniel Siegmund, Lost places: alla ricerca dei luoghi perduti » 23
Donatella Bucca, Due manoscritti dispersi della Biblioteca del S. Sal-
vatore di Messina: l’Oxon. Bodl. Rawl. G.2 e il Vat. Bonc. B.4 . » 37
Valentina Sestini, Annali della Tipografia Gabiana (1592-1595) . » 59
Domenico Ciccarello, Juan Horozco Covarrubias e la prima tipogra-
fia di Agrigento . . . . . . . . . . . . . . . . » 87
Gianfranco Crupi, Dare la parola all’immagine: l’Orbis sensualium
pictus di Jan Amos Comenius . . . . . . . . . . . » 117
Fiammetta Sabba, ‘Le biblioteche’ di Decio Azzolino: dalle raccolte per-
sonali a quelle di Cristina di Svezia e di Michelangelo Ricci . . » 141
Valentina Burgassi – Valeria Vanesio, L’Albergia della Lingua
d’Italia a Malta: l’avventurosa storia di un palazzo e delle sue carte
(secoli XVI-XIX) . . . . . . . . . . . . . . . . » 163
Barbara Allegranti, «Per costituire una biblioteca speciale di quel se-
minario di filologia italiana che andiamo vagheggiando»: alle origi-
ni della donazione Barbi alla Scuola normale di Pisa . . . . » 191
Jan Władysław Woś, La partecipazione della Polonia alle Fiere inter-
nazionali del libro di Firenze (1922-1932) . . . . . . . . » 233
Marcello Ciocchetti, Editori di libri e di riviste nella Roma liberata » 247
Lavinia De Rosa, La ‘Sala classici’ della Biblioteca del Museo archeo-
logico nazionale di Napoli . . . . . . . . . . . . . » 269
Maria Carfì, La costruzione della rete conservativa degli archivi della
Resistenza: il caso del CLN provinciale di Modena . . . . . » 295
Fabio Francesca, L’identità grafica delle collane di narrativa Einaudi » 315
Linda Giuva, Un archivista militante: il contributo di Claudio Pavone
agli archivi italiani . . . . . . . . . . . . . . . » 325
Gino Roncaglia, Tra granularità e complessità: contenuti digitali e
storia della rete . . . . . . . . . . . . . . . . » 349
RECENSIONI E SEGNALAZIONI
Armando Petrucci, Letteratura italiana: una storia attraverso la scrit-
tura (Stefano Asperti) . . . . . . . . . . . . . » 363
4 INDICE
Le carte dell’archivio di Santa Maria di Pomposa (932-1050), a cura di
Corinna Mezzetti (Francesca Santoni) . . . . . . . . p. 365
Baldassarre Castiglione, Il libro del Cortegiano, a cura di Amedeo
Quondam (Alberto Petrucciani) . . . . . . . . . . » 369
Alessandro Corubolo – Maria Gioia Tavoni, Torchi e stampa al se-
guito (Valentina Sestini) . . . . . . . . . . . . . » 373
Natale Vacalebre, Come le armadure e l’armi: per una storia delle
antiche biblioteche della Compagnia di Gesù: con il caso di Perugia
(Lorenzo Mancini) . . . . . . . . . . . . . . » 376
Diego Baldi, De bibliothecis syntagma di Justus Lipsius: l’apice di una
tradizione, l’inizio di una disciplina: commento e traduzione, con
una presentazione di Alfredo Serrai (Enrico Pio Ardolino) . » 378
Linn Holmberg, The Maurists’ unfinished encyclopedia (Lorenzo
Mancini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 382
Anna Delle Foglie – Francesca Manzari, Riscoperta e riproduzione
della miniatura in Francia nel Settecento: l’abbé Rive e l’Essai sur l’art
de vérifier l’âge des miniatures des manuscrits (Graziano Ruffini) » 384
Gaetano Marini (1742-1815) protagonista della cultura europea: scritti
per il bicentenario della morte, a cura di Marco Buonocore (Eleo
nora De Longis) . . . . . . . . . . . . . . . » 386
Flavio Carbone, Tra carte e caserme: gli archivi dei Carabinieri Reali
(1861-1946) (Francesca Nemore) . . . . . . . . . . » 389
Simona Greco, Una foresta di carte: materiali per una guida agli archi-
vi dell’Amministrazione forestale (Giulia Villani) . . . . . » 391
Nicol M. Mocchi, La cultura dei fratelli de Chirico agli albori dell’ar-
te metafisica: Milano e Firenze 1909-1911, con uno scritto di Pao
lo Baldacci (Alessandra Toschi) . . . . . . . . . . » 393
Elisa Rebellato, La Scala d’oro: libri per ragazzi durante il fascismo
(Paolo Tinti) . . . . . . . . . . . . . . . . » 395
Alfredo Serrai, La biblioteca tra informazione e cultura (Antonella
Trombone) . . . . . . . . . . . . . . . . . » 398
Simona Turbanti, Bibliometria e scienze del libro: internazionalizza-
zione e vitalità degli studi italiani (Fabio Venuda) . . . . . » 401
Gli archivi di persona nell’era digitale: il caso dell’archivio di Massimo
Vannucci, a cura di Stefano Allegrezza e Luca Gorgolini (Fran
cesca Nemore) . . . . . . . . . . . . . . . . » 407
Le reti della lettura: tracce, modelli, pratiche del social reading, a cura di
Chiara Faggiolani e Maurizio Vivarelli (Simona Turbanti) . » 409
Catalogo degli incunaboli della Biblioteca nazionale centrale di Firen-
ze, a cura di Piero Scapecchi, presentazione di Luca Bellingeri
(Alberto Petrucciani) . . . . . . . . . . . . . . » 414
Vita della Scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . » 419
Gianfranco Crupi *
DARE LA PAROLA ALL’IMMAGINE:
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS
L’immagine, come dispositivo didattico, entra nella storia dell’edi-
toria scolastica con l’Orbis sensualium pictus (Norimbergae, M. Endter,
1658) del filosofo e pedagogista ceco Jan Amos Segěs, poi Komenský,1
meglio noto con il nome latinizzato di Comenius (1592-1670).2 L’o-
pera, che ebbe una duratura fortuna didattica e editoriale soprattutto
nell’Europa centrale e orientale, tanto da essere adottata per circa due
secoli come testo per l’apprendimento di base,3 stimolò una rilevante
produzione di libri scolastici ispirati ai metodi innovativi introdotti dallo
studioso. L’Orbis era il frutto di una lunga e articolata riflessione lin-
guistico-filosofica ed era concepito come una piccola enciclopedia delle
conoscenze elementari del mondo. Un ‘sussidiario’, dunque, in cui le
immagini svolgono una funzione essenziale come ausilio per l’apprendi-
mento, in virtù del loro rapporto logico-associativo con le parole; tant’è
* Sapienza Università di Roma.
1 Il cognome deriva dal toponimo Komňa.
2 Com’è noto, la bibliografia critica relativa a Comenio e alle sue opere è straordi-
nariamente vasta, alimentata soprattutto da studi e monografie di pedagogisti, filosofi e
linguisti. Pertanto, segnalerò in nota le ricerche più significative intorno a singole que-
stioni oggetto del presente lavoro, limitandomi a rinviare ai contributi bio-bibliografici di
riferimento, a partire dalle bibliografie in appendice alle edizioni delle opere. Un sicuro
aggiornamento bibliografico è costituito da due storiche riviste: gli «Acta Comeniana»
editi dal Department of Comenius Studies and Early Modern Intellectual History di Pra-
ga, promotore dell’edizione degli Opera omnia, e gli «Studia Comeniana et historica»,
edita dal Musaeum Comenii Hunuo-brodense. Per la biografia, un riferimento ancora
valido è rappresentato dalla monografia di Olivier Cauly, Comenius, Paris, Editions du
Felin, 1995.
3 Nel 1658 l’Orbis uscì in edizione bilingue (latina e tedesca) e successivamente, grazie
al crescente successo dell’opera, in altre lingue nazionali. Le edizioni multilingui furono 53
dal 1658 al 1700, 89 dal 1701 al 1800, 77 dal 1801 al 1900. La prima edizione quadrilingue,
comprensiva della versione italiana, è del 1666.
118 GIANFRANCO CRUPI
che il fondamento didattico, che ne era alla base, sarebbe stato il modello
dei sillabari illustrati dei secoli successivi.
Didactica magna
Nel complesso processo di elaborazione teorica che porterà alla pub-
blicazione dell’Orbis, una tappa significativa è sicuramente rappresentata
dalla stesura del trattato Didactica magna, omnes omnia docendi artificia
exhibens che Comenio portò a termine tra il 1628 e il 1632, ma che fu
pubblicato dopo più di vent’anni nella raccolta Opera didactica omnia.4
L’impalcatura teorica della Didactica magna,5 «un’arte universale di in-
segnare tutto a tutti», basata, per analogia con la natura, sulla graduali-
tà dell’apprendimento, poggiava sul postulato della necessaria e intima
connessione tra parole e cose: «[45] Ergo, verba non nisi rebus conjuncta
doceantur et discantur: eo modo, quo vinum cum vase, gladius cum
vagina, lignum cum cortice, fructus cum putamine venduntur et emun-
tur et transportantur» (DM, Cap. XIX, Probl. VI, § 45).6 Inoltre, si pre-
figurava in essa un assunto teorico e metodologico che sarebbe stato
essenziale nell’elaborazione concettuale dell’Orbis pictus, vale a dire l’uso
dell’immagine «come strumento insieme didattico ed enciclopedico»: 7
[25] Alterum, quod exercitiis maternae hujus scholae inserviat, erit libellus
imaginum, ipsis tandem pueris subinde in manum dandus. Quia enim hic po-
tissimum exercendi sunt sensus ad impressiones rerum obviarum, visus autem
inter sensus maxime eminet: rem fecerimus, si huic subjiciamus omnia prima-
ria physica, optica, astronomica, geometrica etc., vel eo scibilium ordine, quem
delineavimus modo. Hic enim pingi possunt mons, vallis, arbor, avis, piscis,
equus, bos, ovis, homo varia aetate et statura. Lux item et tenebrae: coelum
cum sole, luna, stellis, nube, colores cardinales. Domestica etiam et opificum
4 Opera didactica omnia, Amsterdam, impensis d. Laurentii de Geer, excuderunt Chri-
stophorus Cunradus, & Gabriel a Roy, 1657, 4 voll.
5 Le singole opere di Comenio sono indicate da qui in poi con le seguenti sigle: DM,
Didactica magna; JL, Janua linguarum; PP, Pansophiae prodromus; SP, Schola pansophica.
6 «Le parole, dunque, devono essere insegnate e imparate sempre congiunte alle cose
corrispondenti, così come si vende, si compra, si trasporta il vino insieme con la bottiglia,
la spada col fodero, il tronco con la corteccia, i frutti con la buccia». Le citazioni sono tratte
dall’edizione: Jan Amos Komenský, Johannis Amos Comenii Opera omnia, Praha, Academia,
1969- (ancora in corso di pubblicazione). Le traduzioni in italiano dei passi citati sono quelle
di Marta Fattori per l’edizione delle Opere di Comenio da lei curata (Torino, UTET, 1974).
7 Antonella Cagnolati, Alcune riflessioni sull’edizione quadrilingue (1666) dell’Orbis sen-
sualium pictus di Comenio, «Quaderni del CIRSIL», 2 (2003), pp. 1-13: 5.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 119
instrumenta, ollae, patinae, urcei, mallei, forcipes etc. Item dignitatum imagi-
nes, ut rex cum sceptro et corona, miles cum armis, rusticus cum aratro, auriga
cum plaustro, tabellarius in cursu etc., superimposita ubique inscriptione, quid
unumquodque sit, equus, bos, canis, arbor etc. [26] Libelli hujus triplex erit
usus: 1. ad rerum impressionem juvandam, ut jam dictum, 2. ad inescandum
ingenia tenella in quibusvis libris, quod oblectet, quaerendi, 3. ad literarum
lectionem facilius addiscendam. Quia enim eaedem rerum imagines nomina
sua suprascripta habebunt, poterit inde literarum docendarum initium fieri
(DM, Cap. XXVIII, § 25-26).8
Questa affermazione è sostenuta dal presupposto di matrice aristo-
telica che la mente umana sia una tabula rasa «su cui niente è scritto, ma
tutto può esserci scritto» 9 e suffragata da una concezione del processo
conoscitivo di natura sensista, «inteso come una raccolta di esperienze
e di sensazioni che vengono trasformate in rappresentazioni mentali, e
quindi collocate e ordinate in un sistema di idee».10
Apte etiam cerebrum nostrum, cogitationum officina, cerae, cui vel sigil-
lum imprimitur, vel ex qua imagunculae finguntur, comparatur. Ut enim cera
omnem admittens formam quovis modo figurari et transfigurari patitur, ita
cerebrum omnium rerum simulachra suscipiens, quidquid mundus universus
continet, in se recipit. Quo simul eleganter, quid cogitatio et quid scientia no-
stra sit, innuitur. Quicquid mihi meum visum, auditum, olfactum, gustum,
8 «[25] In secondo luogo, molto utile per la scuola materna sarebbe fare un libro di
figure da mettere in mano ai bambini. A quest’età infatti si devono esercitare moltissimo i
sensi in rapporto alle impressioni degli oggetti esterni e, fra questi, soprattutto la vista: ot-
terremo questo se metteremo sotto i loro occhi tutte le nozioni basilari della fisica, dell’otti-
ca, dell’astronomia, della geometria, anche secondo quel piano dello scibile sopra indicato.
In questo libro, infatti, si possono dipingere monti, valli, alberi, uccelli, pesci, cavalli, buoi,
pecore, uomini di età e grandezza diversa. E anche le luci e le tenebre, con il sole, la luna
e le stelle e le nubi e inoltre i colori dell’arcobaleno. E ancora tutti gli utensili domestici e
delle officine come pentole, piatti, boccali, martelli, tenaglie ecc. E anche le persone con gli
strumenti del loro rango, il re con lo scettro e la corona, il soldato con le armi, il contadino
con l’aratro, il cocchiere con la carrozza, il postino mentre corre ecc. E ad ogni immagine
corrisponderà chiaramente la sua denominazione come cavallo, bue, cane, albero ecc. [26]
Un libro del genere avrà tre scopi fondamentali: 1. rafforzare le impressioni delle cose come
si è già detto; 2. invogliare le menti ancora tenere a cercare cose piacevoli in altri libri; 3. far
imparare a leggere più facilmente. Poiché infatti le singole immagini avranno scritto sopra
i rispettivi nomi potrà di qui cominciare l’insegnamento della lettura».
9 «Aristoteles hominis animum comparavit tabulae rasae, cui nihil inscriptum sit, inscri-
bi tamen omnia possint» (DM, Cap. V, § 9).
10 Roberto Farné, Iconologia didattica: le immagini per l’educazione: dall’Orbis pictus a Se-
same Street, Bologna, Zanichelli, 2002, p. 5. A Farné si deve il più compiuto e articolato con-
tributo storico-critico sull’‘iconologia didattica’ e, in particolare, sull’iconografia dell’Orbis.
120 GIANFRANCO CRUPI
tactum stringit, id mihi sigilli instar est, quo imago rei cerebro imprimitur: et
id quidem adeo, ut amota quoque re ab oculis, auribus, naribus, manu imago
ejus mihi jam supersit, nec potest non superesse, nisi quando negligens attentio
debilem efformavit impressionem (DM, Cap. V, § 10).11
L’immagine è quindi una traccia mentale, una sorta di engramma,
che, associata e sommata ad altre esperienze sensoriali stratificatesi nel
corso dell’esistenza, si deposita nell’archivio della memoria; un archivio
non statico, tuttavia, perché soggetto a un processo di continuo riordina-
mento sulla scorta dei processi esperienziali dell’individuo.
Ex. gr. si hominem quempiam intuitus vel alloquutus sum, si iter aliqua
faciens montem, fluvium, campum, sylvam, urbem etc. conspexi, si aliquando
tonitrua, musicam, sermones aliquos audivi, si attente aliquid in authore legi
etc., omnia ista cerebro imprimuntur: ut quoties recordari subit, tantundem
sit, ac si nunc in oculis prostent, in auribus resonent, gustentur aut palpentur.
Quas impressiones tametsi cerebrum aliud prae alio vel distinctius recipit, vel
evidentius repraesentat, vel constantius retinet: unumquodque tamen et reci-
pit, et repraesentat, et retinet aliquo modo (DM, Cap. V, § 10).12
Se dunque la percezione sensoriale è un processo, la cui elaborazione
in immagine mentale è un processo oggettivo, conferito all’uomo «per
natura», in questa attività di ‘impressione’ della realtà sensorialmente
percepita, la vista ha il primato rispetto agli altri sensi; la vista: lo stru-
mento percettivo per eccellenza dell’immaginario barocco.
Per meglio illustrare il suo nuovo e rivoluzionario metodo didatti-
co, Comenio conia il termine ‘didacografia’, ricorrendo a un singolare e
11 «Il nostro cervello, fucina di pensieri, viene giustamente paragonato alla cera, su cui
vengono impressi sigilli o da cui si traggono statuette. Infatti come la cera, adattandosi ad
ogni forma, può essere plasmata e riplasmata in qualsiasi modo; così il cervello, accogliendo
le immagini di tutte le cose, riceve in sé ciò che l’universo mondo contiene. Questo mostra
molto bene che cosa sia il pensare e cosa la nostra scienza. Tutto ciò che mi colpisce la vista,
l’udito, l’olfatto, il gusto, il tatto, è per me come un sigillo, col quale si imprime nel cer-
vello l’immagine dell’oggetto, in modo che, una volta rimosso l’oggetto dagli occhi, dagli
orecchi, dalle narici, dalla mano, resti in me la sua immagine; e resterà necessariamente, se
un’attenzione negligente non ha formato un’immagine troppo debole».
12 «Per esempio se ho visto e ho parlato con qualcuno, se viaggiando ho visto un mon-
te, un fiume, un campo, un bosco, una città, ecc.; se ho sentito dei tuoni, una musica, dei di-
scorsi; se ho letto con attenzione qualcosa di un autore ecc.; tutte queste cose sono impresse
nel mio cervello e, ogni qualvolta sopraggiunge il ricordo, è come se stessero ora davanti ai
miei occhi, o risuonassero negli orecchi, come se le gustassi o toccassi. Benché un cervello
riceva le impressioni in modo più distinto di un altro o le rappresenti con più evidenza o le
conservi più a lungo, ogni cervello in qualche modo le riceve, rappresenta, conserva».
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 121
inedito paragone, che mette a confronto «l’usuale e fin qui usata forma
di istruzione» con la tecnica degli amanuensi, e «la nuova» forma d’istru-
zione con l’arte tipografica: 13
[5] Verum retineamus assumptam de arte typographica similitudinem compa-
rationeque explicatius etiam, quae sit novae hujus methodi concinna machina-
tio, edisseramus: ut pateat iisdem fere modis scientias inscribi mentibus, quibus
externe illinuntur chartis. Quae causa est, cur non inepte fingi possit et didacti-
cae huic novae adaptari nomen ad nomen typographiae alludens, διδαχογραφια.
Sed exponamus rem ipsam membratim. [6] Arte typographica habet suas res et
operas. Res praecipuae sunt charta, typi, atramentum, prelum. Operae chartae
praeparatio, typorum ad exemplar prototypi compositio, atramenti illitio, cor-
rectionum exploratio, impressio, desiccatio etc., quae omnia suos certos habent
modos, quibus observatis expedite procedit negotium. [7] In didachographia
(libeat hoc retinere) ita haec se habent. Charta sunt discipuli, quorum mentes
scientiarum characteribus signandae veniunt. Typi sunt libri didactici caeteraque
ad haec parata instrumenta, ut eorum ope facili negotio discenda imprimantur
mentibus. Atramentum est viva praeceptoris vox sensum rerum transferens de li-
bris in auditorum mentes. Prelum disciplina scholastica est omnes ad imbibendum
doctrinas disponens et adigens (DM, Cap. XXXII, § 5-7).14
E così l’ars artificialiter scribendi diviene, nello schema didattico pro-
posto da Comenio, il modello di una rivoluzionaria ars naturaliter docen-
di, alla cui compiuta realizzazione sarebbe stato necessario il contribu-
to della comunità degli eruditi e un rilevante impegno editoriale nella
13 «Cupimus docendi methodum ad eam deduci perfectionem, ut inter consuetam et
husurpatam hactenus novamque hanc instituendi formam id appareat discriminis, quod
inter usitatam olim libros multiplicandi artem, calamo, et repertam post usitatamque nunc
jam, typis, esse videmus» (DM, XXXII, § 2).
14 «[5] Ritorniamo alla nostra similitudine con l’arte tipografica e spieghiamo meglio
con un paragone quale sia il perfetto meccanismo di questo nuovo metodo, affinché appaia
chiaro che le scienze si possono iscrivere nella mente con gli stessi modi con cui si stampano
sulla carta. Che motivo c’è dunque, per cui non si possa coniare un nome adatto a questa
nuova didattica, come διδαχογραφια, con allusione al nome di tipografia? Ma analizziamo
punto per punto. [6] L’arte tipografica ha i suoi oggetti e le sue operazioni. Gli oggetti più
importanti sono: la carta, i caratteri tipografici, l’inchiostro, il torchio. Le operazioni sono:
la preparazione della carta, la composizione dei caratteri secondo il prototipo, l’inchiostra-
tura, la correzione, la stampa e l’essiccazione e ogni momento si scandisce secondo modi
ben stabiliti, osservati i quali tutto procede speditamente. [7] Nella didacografia (mi piace
usare questo termine) le cose stanno appunto così. La carta sono gli alunni, la cui mente
viene impressa con i caratteri delle scienze. I caratteri tipografici sono i libri scolastici e tutti
gli altri strumenti didattici per mezzo dei quali le materie da imparare si imprimono con
facilità nelle menti. L’inchiostro è la viva voce dell’insegnante, quando trasmette il senso
delle cose dai libri alle menti degli alunni. Il torchio è la disciplina scolastica che predispone
e costringe tutti ad assorbire gli insegnamenti».
122 GIANFRANCO CRUPI
preparazione di ‘libri panmetodici’.15 Ma soprattutto il filosofo moravo
faceva appello alla sensibilità culturale e alla generosità finanziaria di co-
loro (regnanti, politici e amministratori della cosa pubblica) che avessero
avuto a cuore e sostenuto il suo ambizioso progetto.
Quanto detto spiega il puntuale ed esaustivo giudizio di Roberto Far-
né, che ritiene «la Didactica Magna di Comenio [...] una delle grandi ope-
re del pensiero moderno, più precisamente [...] l’opera che detta i criteri
per la fondazione e l’applicazione di un metodo scientifico (nel senso di
«oggettivo» e «universale») su cui organizzare la scuola e gli apprendi-
menti. La «rivoluzione» portata da Comenio nel campo della pedagogia
può essere considerata, a livello sia storico sia epistemologico, parallela e
coerente con la rivoluzione del metodo scientifico, anche se alcune delle
più moderne idee della cultura scientifica del tempo non trovano spazio
negli scritti di Comenio».16
Janua linguarum
Negli anni in cui prendeva forma la Didactica magna, Comenio por-
tò a termine una delle sue opere pedagogiche più importanti, la Janua
linguarum (1631),17 che riprende nel titolo un’omonima e analoga opera
di impianto didattico, pubblicata nel 1611 dal gesuita irlandese William
Bathe.18 E tuttavia, pur nell’intento comune (quello − vale a dire − di un
testo scolastico di didattica delle lingue), Comenio ne rinnova l’impo-
stazione, fondando lo studio del latino su quello della lingua vernacola-
re e insistendo, nel processo dell’apprendimento, sull’importanza della
relazione tra le parole e le cose, già al centro − come abbiamo visto −
dell’assetto teorico della Didactica magna.
15
«Ergo cardo totius rei unice a librorum pammethodicuorum» (DM, Cap. XXXIII, § 9).
16
R. Farné, Iconologia didattica, cit., p. 3.
17 Janua linguarum reserata sive Seminarium linguarum et scientiarum omnium: hoc est com-
pendiosa latinam (et quamlibet aliam) linguam... perdiscendi methodus, [Leszno], Drukarnia
Jednoty, Mateusz Teodor Krokoczynski, 1631.
18 William Bathe, Ianua linguarum, siue Modus maxime accommodatus, quo patefit aditus
ad omnes linguas intelligendas. Industria patrum Hibernorum Societatis Iesu, qui in Collegio eiu-
sdem nationis Salmanticae degunt, in lucem edita: & nunc ad linguam Latinam perdiscendam ac-
commodata. In qua totius linguae vocabula, quae frequentiora, & fundamentalia sunt continentur:
cum indice vocabulorum, & translatione Hispanica eiusdem tractatus, Salmanticae, apud Franci-
scum de Cea Tesa, 1611.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 123
4. Distinebatur nimirum, imo distendebatur juventus praeceptionibus
grammaticis infinite prolixis, perplexis, obscuris, majorem partem inutilibus
annis aliquot; haec prima crux. Tum per eosdem annos effarciebatur vocabulis
rerum sine rebus, id est nec res vocibus illis exprimendae (quo facilior, firmior
et evidentiori cum utilitate impressio fieret) monstrabantur, nec vocum junctu-
rae, cuivis linguae propriae, ostendebantur; manifesto utrinque errore ( JL, Ad
lectores eruditos praefatio).19
La finalità dell’opera risiede nella proposta di un metodo didattico
che fonda lo studio delle parole sulla conoscenza delle cose che quelle
parole esprimono, fornendo al contempo un ‘vocabolario di base’ e l’en-
ciclopedia del reale che esso denota: «[5] Voces enim, quia rerum signa
sunt, rebus ignoratis quid significabunt?» 20 ( JL, Ad lectores eruditos prae-
fatio). Insomma, la didattica diviene il cardine, la porta appunto (Janua),
che collega e mette in relazione il mondo delle cose e lo spazio della lin-
gua. L’universo dell’uomo entra pertanto nella struttura della Janua lin-
guarum attraverso cento capitoli che raggruppano in mille proposizioni
la rappresentazione dell’universo creato, con l’esplicita finalità di fornire
allo studente l’immagine il più possibile concreta del mondo, grazie a un
metodo didattico intuitivo e esperienziale che era l’opposto dell’allora
prevalente regolismo retorico e grammaticale. Nell’assetto dell’opera le
cose del mondo sono rappresentate, nella loro organicità, dal rapporto
associativo che le unisce, secondo un ideale enciclopedico che riproduce
il regno animale, vegetale e minerale, fino all’uomo, al suo essere socia-
le, etico e spirituale:
[21] Principio quia mihi inter immotas didacticae leges haec est, ut in-
tellectus et lingua parallele decurrant semper, et quantum quis rerum ap-
prehendit, tantum eloqui consuescat [...], necessario faciendum putavi, ut
rerum ipsa universitas per classes certas ad pueritiae captum digereretur,
eoque modo id, quod sermone exprimendum est (res ipsae), imaginativae
parti primum imprimeretur. Factum itaque est, et enati sunt mihi centum
communissimi rerum tituli. [22] Proxima inde cura fuit evolvendo lexica
usitatiora seligere et ad exprimendas res, quibus significandis vel primum
19 «[4] Si tratteneva, anzi torturava la gioventù per un certo numero di anni su regole
grammaticali estremamente prolisse, incerte, oscure, in gran parte inutili: questa la prima
croce. Poi per altrettanti anni si infarciva (la gioventù) con i vocaboli senza le cose; non si
mostravano, cioè, le cose da esprimere con quelle parole (solo così l’impressione sarebbe
stata più facile, più salda e di più evidente utilità), né si mostravano le connessioni delle
parole, proprie di ogni lingua: certo errando nei due casi».
20 «[5] Infatti, le parole poiché sono i segni delle cose, che cosa significano, se non si
conoscono le cose che esprimono?».
124 GIANFRANCO CRUPI
inventa, vel post adhibita fuerunt, ita dirigere, ut nihil necessarium omit-
teretur, nihil nisi suo loco quaerendum relinqueretur. Redacta igitur sunt
circiter 8000 vocabula in periodos mille, quas primum breviores et non nisi
unimembres, post longiores et plurimembres formavi ( JL, Ad lectores erudi-
tos praefatio).21
Lingua d’uso, potremmo dire, e organizzazione tassonomica dell’u-
niverso: sono questi i capisaldi del metodo pedagogico che è alla base
della Janua linguarum; con l’avvertenza, tuttavia, che l’ordine della men-
te, nella visione religiosa di Comenio, non fa che riprodurre quello del
creato.
Pansophiae prodromus
La prospettiva enciclopedica di questa sua operetta sarà oggetto
di una più complessa sistematizzazione teorica, che porterà il filosofo
moravo ad elaborare il concetto di ‘pansofia’, intesa come sapienza uni-
versale, strumento di conoscenza dell’intera enciclopedia del sapere.22
Il successo conseguito dalla Janua linguarum, ripetutamente ristampata
e tradotta in diverse lingue, lo indusse, infatti, a scrivere una Janua re-
rum, o Porta della Sapienza, «studiosae juventuti eo servituram, ut post-
quam ope Januae linguarum res externe discriminare didicissent, interio-
ra dehinc rerum inspectare, et quid per essentiam suam res quaeque sit,
attendere consvescerent» 23 (PP, Humanissimi lectores).
21 «[21] Anzitutto, poiché una delle regole immutabili della didattica è per me che
l’intelletto e la lingua procedano sempre parallelamente, ritenni assolutamente necessa-
rio far sì che qualsiasi cosa uno apprenda, si abitui anche ad esprimerla [...] sicché tutto
l’universo delle cose sia assimilato – attraverso determinate classificazioni adatte ai fan-
ciulli – in modo che ciò che è da esprimere con la parola (cioè le cose) sia prima impresso
nel l’immaginativa. Da questo, mi vennero in mente le cento più comuni classificazioni
delle cose. [22] La seconda preoccupazione fu, leggendo, di scegliere le parole più usate
ad esprimere quelle cose, per significare le quali furono prima inventate e poi usate: suc-
cessivamente di ordinarle – per non dimenticare niente di necessario in modo che tutte
fossero da ricercare al loro luogo proprio. Furono quindi riuniti circa 8.000 vocaboli in
mille periodi, che dapprima composi più brevi e di una sola f rase, successivamente più
lunghi e con più frasi».
22 Reverendi viri J. A. Comenii Pansophiae prodromus, Oxonia, Turneri, 1637.
23 «che potesse servire a tutti i giovani, affinché imparassero con la Porta delle Lingue
a distinguere le cose dall’esterno, successivamente, con la Porta delle cose, a osservare
l’interno delle stesse, e si abituassero a conoscere che cosa una cosa sia attraverso la sua
essenza».
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 125
La pansofia, «che è nello stesso tempo oggetto e metodo di conoscen-
za»,24 si definisce nella visione di Comenio come la scienza che compren-
de in se stessa tutte le conoscenze del genere umano. «Ma andrà ricor-
dato – rispetto ad altri contemporanei programmi di enciclopedia – che
questa unificazione di tutto il sapere e la proposta dei mezzi educativi
per conseguirla, hanno per fine e coronamento la realizzazione di una
filosofia cristiana, premessa e anticipazione della vita eterna. Si afferma
cioè chiaramente come tutta la concezione educativa di Comenio sia
investita da una prospettiva religiosa che condiziona ogni suo momen-
to».25 Da questo punto di vista, l’umana pansofia, in quanto espressione
dell’ordinamento organico e unitario del sapere è, nella prospettiva filo-
sofica comeniana, manifestazione della pansofia divina. Il riformatore
religioso, insomma, prevale nel suo sistema filosofico sull’intellettuale,
che in qualche modo si fa interprete della progressiva messa in crisi delle
antiche certezze. Con l’avvertenza, inoltre, che l’enciclopedismo come-
niano è altra cosa rispetto all’erudizione compilativa, non solo perché
prevale in esso una preoccupazione di tipo sistematico, di messa in re-
lazione cioè tra gli oggetti e le parole, finalizzata alla conoscenza; ma
anche perché si fa portatore di un’istanza educativa e riformatrice che,
avendo a suo motto la formula «omnes, omnia, omnino», ha per finalità
un percorso ascensionale che conduca l’uomo alla perfezione eterna. La
visibilità del mondo è in stretta relazione con la sua dicibilità: questo è il
cuore dell’antropologia comeniana e del suo ambizioso progetto peda-
gogico e religioso.
Naturalmente, questa concezione del sistema della conoscenza, così
fortemente implicata con istanze d’ordine teologico e debitrice verso
una composita tradizione di pensiero,26 sebbene abbia attratto l’attenzio-
ne della comunità erudita europea, lasciò invece indifferente chi, come
Cartesio e gli esponenti della nuova scienza, vi vedevano una confusa
sovrapposizione di fisica e metafisica, di aspetti teologici e filosofici.
24 J.A. Komenský, Opere, a cura di M. Fattori, cit., p. 36.
25 Ivi, p. 27.
26 «La “pansofia” frutto inizialmente della sua permanenza prima in Polonia, poi nei
Paesi Bassi, come ideale di sapienza universale si ricollega apertamente al misticismo e al
neoplatonismo rinascimentale, d’altronde presente nel pensiero del maestro di Comenius,
Enrico Alsted, e per suo tramite all’enciclopedismo di Raimondo Lullo» (Claudio Stroppa,
Jan Amos Comenius e il sogno urbano, Milano, Franco Angeli, 2001).
126 GIANFRANCO CRUPI
Orbis sensualium pictus
Con l’Orbis pictus Comenio realizza dopo una lunga gestazione il suo
progetto didattico più ambizioso e sperimentale, dando vita a un ela-
borato sistema semiotico e a una metodologia glottodidattica, che fa
tesoro delle precedenti elaborazioni linguistico-filosofiche; a partire da
un’opera del 1651, la Schola pansophica,27 in cui aveva meglio precisato il
suo pensiero pedagogico, andando fino alla radice dei processi cognitivi.
Qui, infatti, si teorizzava non solo la stretta relazione tra le parole e le
cose, ma si esplicitava il ruolo dell’intelletto nell’elaborazione delle in-
formazioni acquisite attraverso le percezioni sensoriali:
[39] Parallela sunt (seu correlata) res, conceptus rei et sermo: quia rerum
in mente imagines sunt notiones, notionum vero imagines sunt verba. Unde
necessario sequitur ingeniis esse offerendas res, quarum intuitione conci-
piant imagines rerum; perceptasque mox discant nominare. Semperque jun-
genda esse tria ilia, (1) res, (2) mentem, (3) linguam. (Schola pansophica, Cap.
XXXIX).28
Nell’Orbis pictus Comenio va oltre questo assunto, dando finalmente
concretezza ad alcune sue idee, prima fra tutte quella di trasformare la
‘piccola enciclopedia’ presente nella Janua linguarum in un rivoluzionario
sussidiario didattico, inserendo nel corpo del testo le immagini, non a
corredo delle parole, ma come un complementare e integrato sistema
semiotico. In questo originale «mundi [...] totius et totius linguae bre-
viarium» la conoscenza delle cose avviene per il tramite della loro rap-
presentazione figurativa, come d’altronde è esplicitato nello stesso titolo
completo dell’opera Orbis sensualium pictus, hoc est, omnium fundamenta-
lium in mundo rerum et in vita actionum, pictura et nomenclatura [Il mondo
delle cose sensibili figurato, cioè Raffigurazione ed elenco dei nomi di tutte le
cose ed azioni fondamentali del mondo e della vita].29
27 Schola Pansophica, hoc est, Universalis Sapientiae Officina, ab annis aliquot ubiubigentium
erigi optata [...], Sárospatak, [s.n.], 1651.
28 «Le cose, i concetti delle cose, il discorso sono paralleli, e cioè correlati: poiché nella
mente le nozioni sono immagini delle cose, ma le immagini delle nozioni sono le parole.
Ne consegue necessariamente che alle menti devono essere offerte le cose, con l’intuizione
delle quali concepiscono le immagini delle cose; imparino poi ad esprimere con la parola
le cose percepite e sempre devono essere congiunte 1) le cose; 2) la mente; 3) la lingua».
29 «Le prime pagine dell’Orbis pictus, quelle contenenti l’alfabeto figurato, erano ap-
parse già a Saros Patak, in Ungheria, nel 1653, col titolo Vestibuli et Janua Linguarum Lucida-
rium. Hoc est: Nomenclatura rerum ad autopsiam deducta. Brevemente: Lucidarium (titolo che il
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 127
Il libro è costituito da 150 unità tematiche o didattiche, precedute
da una Praefatio ad lectorem, da una Invitatio e dalla figurazione di un
Alphabetum vivum; e seguite, infine, da una Clausula e dall’Index titulo-
rum. Nella prefazione, Comenio sintetizza, precisandone il dettato, al-
cuni concetti-chiave del suo pensiero pedagogico, sostenendo come
l’istruzione, che abbia a fondamento ultimo la presentazione ai sensi
delle cose sensibili, sia l’unico antidoto all’ignoranza poiché «nec Agere
nec Loqui sapienter possumus, nisi prius omnia, quae agenda sunt & de
quibus loquendum est, recte intelligamus. In Intellectu autem nihil est,
nisi prius fuerit in Sensu». Ma quando l’istruzione diventa veramente
efficace? Quando – dice l’autore – essa è vera (cioè quando s’insegnano
e s’imparano le cose utili), plena (cioè ‘completa’, vale a dire, quando si
è messi nella condizione di sapere, di agire e di parlare: questo − dice
l’autore − è il sale della vita!),30 lucida (‘chiara’) e solida (quando ciò che
s’insegna e s’impara è chiaro, distinto e articolato come le dita di una
mano). Le immagini, in questo percorso di apprendimento, rivestono
un ruolo decisivo, poiché grazie ad esse i fanciulli saranno istruiti nella
conoscenza delle cose più essenziali del mondo «per lusum & iocum»,
cioè come fosse un passatempo e un gioco. Non solo: grazie all’apparato
iconico, la valorizzazione della dimensione ludica nei processi didattici
di conoscenza della realtà sarebbe inoltre servita, come Janua linguarum,
come introduzione allo studio delle lingue. Questo indissolubile legame
che nella visione di Comenio lega dunque i sensi e l’intelletto, l’immagi-
ne e la parola, appare ancora più chiaro e stringente quando, dopo aver
illustrato le finalità dell’opera, ne descrive l’impianto strutturale e i suoi
elementi costitutivi:
1) Picturae (immagini) che sono icones (rappresentazioni figurate) del
mondo visibile;
2) Nomenclaturae, vale a dire i tituli, posti sopra ciascuna immagine e
che ne sintetizzano il senso con un solo vocabolo (rem totam generali suo
exprimentes Vocabulo);
Comenio userà alternativamente all’altro, Orbis sensualium pictus). Con questa designazione
egli si riallaccia chiaramente al più antico libro in prosa in lingua tedesca, intitolato appunto
Lucidarius, e composto nel 1159 da un religioso della corte guelfa su incarico di Enrico il
Leone. Questo libro era un’enciclopedia e voleva rendere accessibile a tutti i laici lo scibile
trattato e compendiato negli scritti di Honorius Augustodunensis» (Duilio Gasparini, Da
Ickelsamer a Comenio: il metodo fonico e il primo abbecedario illustrato, Roma, Armando, 1984,
p. 95).
30 Segnalo la fine osservazione di Marta Fattori che, in nota alla sua traduzione della
prefazione all’Orbis, rileva il sottile gioco di parole nella frase «hoc erit Sal illud Vitae», dove
sal indicherebbe anche le iniziali di ‘sapere’, ‘agere’, ‘loquere’.
128 GIANFRANCO CRUPI
3) Descriptiones, ovvero spiegazioni (explicationes) del contenuto delle sin-
gole immagini e delle loro parti costitutive, contrassegnate dagli stessi
numeri collocati all’interno delle figure.
Inoltre, assumendo quasi ad archetipo della sua visione pedagogica il
racconto biblico della Genesi (posto nel libro in esergo),31 in cui le attività
del ‘vedere’ e del ‘nominare’ sono evidenziate in maiuscolo come a mar-
care l’indissolubile corrispondenza tra le parole e le immagini che rap-
presentano le cose del mondo, Comenio inserisce nell’opera, quale sua
parte integrante, un alfabeto figurato, da lui definito vivum e symbolicum:
Literarum lectioni facilius quam hactenus addiscendae, stratagema suppe-
ditabit: praesertim eidem praemisso Alphabeto Symbolico, Literarum nempe
singularum characteribus, cum appicta Animalis istius, cujus vocem Litera illa
imitatum it, imagine.
L’abbecedario fonico illustrato
In verità, l’idea di un abbecedario fonico illustrato, qual è quello pro-
posto da Comenio, era stata già introdotta nel 1527 dal grammatico te-
desco Valentin Ickelsamer 32 (come ha puntualmente investigato Duilio
Gasparini) 33 e da alcuni suoi seguaci ( Jacob Grüssbeutel e Peter Jordan).
E sicuramente va riportata a più antica data l’esistenza di abbecedari illu-
strati e di libri di mnemonica figurata,34 oltre che di altri sussidi didattici
innovativi, anche se aniconici. Testimone evidentemente di una consue-
tudine didattica e di una tradizione grammaticale più antica, nell’ottavo
libro del Baldus (1517) di Teofilo Folengo (1491-1544) figura un gustoso
episodio, quello del prete Iacopino restio a imparare anche una sola let-
tera dell’alfabeto. Ebbene, per provare a insegnarglielo − racconta Fo-
lengo − bisognò ricorrere a immagini e suoni, cioè − potremmo dire
oggi − al metodo sillabico (‘F’ per forca), al sistema fonico (la ‘B’ che
31 «Adduxit Dominus Deus ad Adam cunctas animantes Terrae, & universa volatilia
Coeli, ut VIDERET quomodo VOCARET illa» (2, 19-20).
32 Cfr. Heinrich Niederer, Ickelsamer, Valentin, in Deutsche Biographie, <https://www.
deutsche-biographie.de/gnd118761331.html>.
33 D. Gasparini, Da Ickelsamer a Comenio, cit.
34 Un esempio è dato dal manoscritto di Bernhard Hirschvelder, Gedächtniskunst,
Bayerische Staatsbibliothek, Cgm 4413 (ca. 1475), <http://daten.digitale-sammlungen.de/
~db/0009/bsb00096732/images/>. Cfr. D. Gasparini, Da Ickelsamer a Comenio, cit.; Klaus
Schaller, Die Pädagogik des Johann Amos Comenius und die Anfänge des pädagogischen Reali-
smus im 17. Jahrhundert, Heidelberg, Quelle & Meyer, 1962.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 129
richiama il verso della pecora) e all’abbecedario figurato (la ‘A’ che ricor-
da la forma della squadra):
Littera, quae prior alphabeti ponitur, est “A”.
Haec sibi letrarum tanquam capitania primum
insegnata fuit iusta sub imagine squadri,
seu dicas sestum, seu circinus ille vocatur,
quo marangonus, quo strollogus, atque philosef
tirat per tundum, per drittum, perque traversum
diversas rigas, quibus omnis forma creatur.
Hanc primam movit Iacopini vista figuram,
dicere sed nondum Iacopini lingua sciebat,
unde habuit asinum pro praeceptore galantum
namque asinus quando cantat pronuntiat “a a”.35
Comunque sia, bisognerà attendere più di un secolo prima che
quell’idea (l’apprendimento del suono mediante figure), intuita per pri-
mo da Ickelsamer e realizzata poi da Grüssbeutel, entrasse a far parte di
un progetto culturale e didattico di più vasta portata. «In altre parole, se
l’Ickelsamer si limita ad un metodo per l’insegnamento del leggere, il
Comenio solo nel Lucidarium e nelle primissime pagine dell’Orbis pictus
fa suo questo metodo, anzi, lo realizza pienamente facendo sì che tutte
le lettere dell’alfabeto trovino i disegni loro corrispondenti non nell’ini-
ziale del nome dell’oggetto rappresentato, bensì nella «voce» (suono o
rumore) dallo stesso prodotto. Ma poi il Comenio va oltre: l’Orbis pictus
diventa un libro di lettura in cui all’allievo si insegnano le più svariate
cose. L’Orbis pictus è un libro di scienza, è un libro di vita».36
Ciò che caratterizza il progetto didattico dell’Orbis pictus è la sempli-
ficazione del processo di apprendimento grazie a un sistema associativo
35 «La lettera che sta al primo posto dell’alfabeto è ‘A’; questa, come capitana delle
lettere, gli fu insegnata per prima mediante l’adatta immagine di una squadra, o sesta se
si vuol chiamare così (o compasso se si vuol nominare diversamente) quello strumento
con cui il falegname, l’astrologo e il filofoso tirano in tondo, di diritto e di traverso varie
righe con le quali si crea ogni forma. La vista di Iacopino imparò questa prima figura, ma
la lingua di Iacopino non sapeva ancora dirne il suono così che ebbe per precettore un
bell’asino; infatti l’asino quando canta dice “a a”» (Teofilo Folengo, Baldus, a cura di Ma-
rio Chiesa, Torino, UTET, 1997). Alcune immagini descritte da Folengo corrispondono a
quelle disegnate dal contemporaneo Geoffroy Tory (1480-1533), autore del noto trattato
di tipografia, Champ fleury. Auquel est contenu lart & science de la deue & vraye proportion des
lettres attiques, quon dit autrement lettres antiques, & vulgairement lettres romaines proportion-
nees selon le corps & visage humain, Paris, Giles Gourmont, 1529 (si veda in particolare la
sezione Lettres fantastiques).
36 Cfr. D. Gasparini, Da Ickelsamer a Comenio, cit., p. 90.
130 GIANFRANCO CRUPI
iconico e fonosimbolico, per cui le lettere dell’alfabeto sono rappresen-
tate dai loro suoni piuttosto che dai loro nomi o, meglio, dal verso dell’a-
nimale raffigurato nell’immagine (la ‘n’, ad esempio, è raffigurata da un
gatto il cui verso è ‘nau nau’).37
Fig. 1. Orbis sensualium pictus – Alphabetum vivum.
37 Le lettere E, F, H, O sono invece rappresentate da figure diverse da quelle degli animali.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 131
Questo stratagema, che raccoglie − come si è detto − il frutto di al-
cune sperimentazioni metodologiche, a cui Comenio attribuisce dignità
pedagogica e sistematizzazione teorica, aveva non solo il vantaggio di
stimolare nel discente un’attività sensoriale plurima (visiva e acustica),
ma anche quello di essere uno strumento translinguistico perché utiliz-
zabile a prescindere dalla lingua parlata. Proprio questa sua versatilità
ha reso possibile la pubblicazione dell’opera in versioni bilingui e mul-
tilingui (cfr. nota 3), sebbene vada registrata una sua scarsa diffusione
nell’area mediterranea (Italia, Francia, Spagna) per ragioni d’ordine ideo-
logico e religioso, che ostacolarono la sua pubblicazione nelle aree più
cattolicizzate.38
Enciclopedia del mondo
L’universo enciclopedico dell’Orbis è tassonomicamente organizzato
secondo la prospettiva cristiana del mondo creato, che tutto riconduce
alla volontà imperscrutabile di Dio. Insomma, la totalità ordinata di que-
sta ‘piccola enciclopedia’ coincide con la totalità ordinata del creato, che
prevede la sua genesi da Dio e il suo ritorno a Dio, come Comenio ebbe
modo di teorizzare nella Pansophia e di illustrare nella Janua. E infatti
se il primo capitolo è intitolato a Dio, l’ultimo è dedicato al giudizio
universale. Pertanto, le singole unità, calibrate sul mondo immaginario
del bambino, sono idealmente raggruppabili in moduli tematici che, in
un certo qual modo, poggiano sull’unità e universalità della sapienza
cristiana.
Infatti, nella sequenza logica e gerarchica delle partizioni del testo,
alle unità dedicate a Dio, al Mondo e al Cielo, seguono i nuclei tematici
relativi agli elementi naturali e ai fenomeni atmosferici (IV-IX), al mondo
minerale e vegetale (X-XVII), al mondo animale (XVIII-XXXIV) e, di con-
seguenza, all’uomo (XXXV-XLIII). L’esposizione prosegue quindi con:
le attività e i mestieri dell’uomo e con gli strumenti e i prodotti di tali
attività (XLIV-LXX); gli spazi della casa, le sue superfici accessorie (come
il pozzo e la stalla) e i luoghi deputati all’igiene e alla pulizia personale
38 Cfr. Grammatiche, grammatici, grammatisti: per una storia dell’insegnamento delle lingue
in Italia dal Cinquecento al Settecento, saggi coordinati da Carla Pellandra, presentazione di
Edoardo Vineis, Pisa, Libreria goliardica, 1989; Per una storia della grammatica in Europa: atti
del convegno (11-12 settembre 2003, Milano, Università cattolica), a cura di Celestina Milani e
Rosa Bianca Finazzi, Milano, I.S.U. Università cattolica, 2004.
132 GIANFRANCO CRUPI
(LXXI-LXXVI); gli strumenti e le pratiche di misurazione e rappresenta-
zione del tempo e dello spazio (LXXVII-LXXIX); i mezzi, gli oggetti, gli
strumenti e tutto ciò che riguarda il movimento e il trasporto (LXXX-
XC); la scrittura, la lettura, lo studio e la formazione (XCI-XCVIII); le
arti e le discipline geografiche e cosmologiche (XCIX-CVIII); le virtù
cardinali e altri aspetti relativi alla dimensione etica e morale dell’uo-
mo (CIX-CXVII); la famiglia (CXVIII); la città (la forma più complessa
di associazione umana analizzata) e la sua organizzazione, comprese le
attività civiche, ludiche e ricreative (CXIX-CXXXVI); il Regnum & Regio
e gli organi che ne garantiscono l’amministrazione e la difesa (CXXXVII-
CXLIII); e, infine, la religione (CXLIV-CL), che comprende le voci dedi-
cate al paganesimo, al giudaismo, al maomettismo e al cristianesimo (in
assoluto l’unità più estesa dell’opera).
L’apparato enciclopedico e iconografico dell’Orbis trasmette una vi-
sione del mondo composita, in cui convivono suggestioni delle credenze
popolari con istanze di carattere scientifico, rappresentazioni emblema-
tiche e allegoriche (come, ad esempio, nel caso delle virtù) con figura-
zioni leggendarie e mitologiche, riconducibili all’immaginario collettivo
di una civiltà.
A suggestionare la fantasia del lettore è soprattutto il quotidiano,
raccontato e rappresentato anche nei suoi aspetti più inquietanti e rac-
capriccianti: Deformes et monstrosi nell’unità dedicata all’uomo; Supplicia
maleficorum e Sepultura nel nucleo tematico relativo all’amministrazione
della città; e poi il Naufragium, forse tra le cause di morte collettiva che
più colpivano l’opinione pubblica. Ma essendo un quotidiano a misura di
bambino non stupisce che largo spazio sia dato ai giochi e, in particolare,
a quelli infantili (Ludi pueriles). Naturalmente, il più delle voci è dedicato
alle attività dell’uomo e ai luoghi in cui esse sono esercitate, con accorgi-
menti visivi che ricostruiscono nella segmentazione dei gesti la creatività
sapiente delle professioni e delle abilità manuali. E non manca ovviamen-
te l’elemento spettacolare (illustrato nella Pugna navalis e nell’Obsidium ur-
bis) e quello fantastico, che sembra creato per catturare l’immaginazione
dei più piccoli: il mitico liocorno che si mischia con gli animali selvatici e,
tra i serpenti e i rettili, l’esotico basilisco e il drago. Una visione del mon-
do ottimistica, quella rappresentata nell’Orbis, in cui anche il naufragio o
l’assedio o le deformità del corpo appartengono all’ordine naturale delle
cose, voluto da Dio. Perciò sono quasi del tutto assenti rappresentazioni
diaboliche o figure infernali, appartenenti a un mondo che è collocato
extra librum, dopo l’ultimo capitolo, quello dedicato al giudizio universale.
Altrettanto nutrito è il nucleo tematico relativo all’ordinamento co-
smologico dell’universo, descritto con dovizia di spiegazioni scientifiche,
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 133
fondate ancora su una visione geocentrica. Presenti − com’è prevedibi-
le − numerosi esempi d’interesse lessicale, com’è nel caso delle parole
bibliotheca e museum. Il termine bibliotheca, che non gode di uno specifico
e autonomo capitolo, è nominato all’interno della voce Bibliopolium e de-
notato semplicemente come ‘multitudo librorum’, visivamente distinta
nell’immagine dalla raccolta dei libri in vendita, disposti ordinatamen-
te negli appositi contenitori; più precisa, ma non meno interessante dal
punto di vista lessicografico, la connotazione che fornisce il traduttore
italiano, nell’edizione quadrilingue del 1666: «una quantità di libri legati
s’addimanda libraria, biblioteca».39
Fig. 2. Orbis sensualium pictus – XCIV. Bibliopolium.
39 J.A. Komenský, Orbis sensualium pictus quadrilinguis, hoc est, omnium fundamentalium
in mundo rerum et in vita actionum, pictura et nomenclatura, germanica, latina, italica, et gallica,
Noribergae, sumtibus Michaelis & Johan Friderici Endterorum, 1666, p. 361.
134 GIANFRANCO CRUPI
Altrettanto dicasi per il termine museum inteso, riprendendo un’ac-
cezione umanistica del termine, come «studiolo» o «cabinetto», «luogo,
dimora, dove lo studente, discosto, lungi d’ogni strepito se ne sta soletto,
tutto intento, dato impreda a gli studii, lettere, carteggiando leggendo
e rileggendo i libri, ch’ei tiene alle mani, sopra del pulpito vicino a se, &
ne raccoglie, sceglie ’l bello ed il buono nel suo manuale, memoriale».40
Fig. 3. Orbis sensualium pictus – XCVIII. Museum.
40 Ivi, p. 373.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 135
Insomma, a volerle leggere con attenzione sistematica, le immagini
e gli apparati verbali dell’Orbis sono una miniera di informazioni perché
raccontano un capitolo di vita quotidiana agli albori dell’età moderna,
oltre a fornirne il lemmario della lingua d’uso. Le ragioni del successo
dell’opera sono dunque imprescindibili dal suo progetto grafico, la cui
realizzazione ritardò la stampa del volume (sebbene già pronto da alcuni
anni, 1650-54), per la mancanza − come ebbe a dichiarare lo stesso auto-
re − di bravi incisori in Boemia, Ungheria e Polonia.
Didattica figurata del libro ludiforme
Le xilografie, di pur modesta fattura,41 fanno della elementarità fi-
gurativa il loro punto di forza: ogni immagine, infatti, ha una sua auto-
nomia rappresentativa e potremmo dire ermeneutica rispetto al nucleo
tematico del singolo capitolo, di cui il testo fornisce diacronicamente
la chiave narrativa, assegnando ad ogni cosa raffigurata il suo proprio
nome. Non solo. In un libro ideato per l’apprendimento scolastico, Co-
menio dà all’immagine una dignità didattica fino ad allora impensabile,
anticipando l’idea, che farà propria l’editoria scolastica tra Sette e Otto-
cento, che si conosce e si impara non solo ‘leggendo’, ma semplicemente
‘vedendo’, e che il libro possa essere un dispositivo educativo ludifor-
me. Insomma, nel sistema pedagogico del filosofo moravo, la retorica
delle immagini serve a comprendere concretamente l’orbis sensualium
più di quanto non possa fare la retorica della parola; e questo in virtù
di un’intelligibilità immediata dell’immagine, che la rende «docentibus
soluta».42 Grazie ad essa l’occhio della mente va oltre i confini del libro
per osservare e comprendere come funzionano le ‘cose’ che fanno parte
dell’universo. Diremmo oggi che la potenza retorica e discorsiva dell’im-
magine è tale perché rappresenta modalità iconiche e visive del pensiero.
«Comenio capisce perfettamente che una didattica capace di insegnare
tutto a tutti deve darsi un apparato di tecniche e di sussidi, soprattutto
di strumentazioni visive all’altezza di quanto stavano facendo le altre
scienze».43 Come ho avuto modo di documentare in un mio precedente
41 Robert Alt (Bilderatlas zur Schul- und Erziehungsgeschichte, Berlin, Volk und Wissen
Volkseigener Verlag, 1960) ha documentato l’affinità delle incisioni dell’Orbis con le illustra-
zioni di certa letteratura popolare che rappresenta scene di vita e attività quotidiane.
42 R. Farné, Iconologia didattica, cit., p. xi.
43 Ivi, p. 23.
136 GIANFRANCO CRUPI
contributo, l’oggetto-libro diviene, in questo contesto di più ampi sce-
nari culturali, una sorta di laboratorio, che mette in relazione diretta il
mondo di qua con il mondo di là da esso, un medium di conoscenze e lo
strumento di sperimentazione di quelle conoscenze, uno spazio fisico di
auto-apprendimento.44
Il mondo visibile
L’Orbis, come si è detto, è introdotto da una invitatio e concluso da
una clausula, che si possono considerare tecnicamente la cornice narra-
tiva e ‘drammatica’ dell’intero percorso didattico, cadenzato dai cento-
cinquanta capitoli di cui è composto. Sia l’invitatio che la sua clausula ri-
producono la stessa immagine che rappresenta, in un indefinito scenario
naturale illuminato dal sole e in cui si intravede sullo sfondo una città,
l’incontro tra un uomo maturo e un ragazzo, identificati come magister
e puer, che s’intuisce stiano dialogando tra loro.
L’invito del maestro, «Veni, puer! disce Sapere», e la pronta risposta
del fanciullo, «Quid hoc est Sapere?», c’introducono al percorso didatti-
co-conoscitivo che viene così sinteticamente illustrato: «Ducam te, per
omnia, ostendam tibi omnia, nominabo tibi omnia». Un percorso che
inizia con l’alfabeto e prosegue con l’apprendimento delle cose del mon-
do: «Postea ibimus in Mundum, & spectabimus omnia». Dunque, un
insegnante modello spiega a uno studente modello l’obiettivo finale del
suo percorso formativo, la sapienza, che si esprime nel recte intelligere,
recte agere, recte eloqui, e gli illustra il metodo che intende seguire. «Their
location in the natural landscape, far from architecture, associates them
with the primeval condition of Genesis. Close to nature, the boy is to
learn an alphabet evocative of the animals named by Adam».45 L’invito
del maestro al ragazzo, le sue espressioni verbali e la sua postura sembra-
no seguire un modello pastorale, volto a persuadere, incuriosire e am-
monire, con un suadente atteggiamento paterno. Il percorso didattico si
chiude con la clausula, in cui l’unica voce parlante è quella del maestro:
un sintetico resoconto di una promessa mantenuta, ma anche un nuovo
44 Gianfranco Crupi, “Mirabili visioni”: from movable books to movable texts, «JLIS.it», 7
(2016), 1, <https://www.jlis.it/article/view/11611/10780>.
45 Charles E. Thompson, Orbis Sensualium Pictus - Lecture, in The Virtual Museum of
Education Iconics, <http://iconics.cehd.umn.edu/OrbisSensualiumPictus/Lecture/default.
html>.
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 137
Fig. 4. Orbis sensualium pictus – Invitatio.
invito rivolto al fanciullo, quello di perseverare negli studi leggendo buo-
ni libri, per diventare dotto, saggio e pio, senza dimenticare di invocare
Dio affinché gli possa elargire lo spirito della sapienza. Potremmo dire
che se l’invitatio è in qualche modo la janua orbis sensualium del libro, la
clausula è la porta che introduce il giovane iniziato alla vita, quella pen-
sata e agita.
138 GIANFRANCO CRUPI
Qualche parola ancora sull’edizione quadrilingue del 1666 che in-
troduce alcune novità rispetto a quella del 1658, a partire ovviamente
dalla disposizione del testo, che prevede nella carta recto tre colonne: la
versione tedesca, quella latina e un succinto dizionario latino-tedesco dei
vocaboli presenti in ciascun capitolo. La carta verso è costituita invece
da due colonne che riproducono la versione italiana e quella francese, in
ambedue le quali (opera del letterato torinese Ludovico Blasio Teppati)
è presente nella traduzione il suggerimento dei sinonimi dei vocaboli più
rilevanti del testo: un repertorio pratico di termini e di nomi di oggetti
utili nella vita quotidiana. Inoltre, il titolo di ciascuna unità è seguito da
una citazione biblica significativa, corrispondente all’argomento-tema
del capitolo.
Un’ultima osservazione: tutte le versioni multilingui traducono il ti-
tolo latino con l’equivalente italiano di ‘mondo visibile’. Sebbene non
sempre la rappresentazione risponda a criteri di figuratività naturalistica,
la visibilità a cui allude il titolo è quella pervenuta all’uomo per gratiam
Dei; è il mondo della realtà, quello che è alla portata della sua vita, del
suo essere nel mondo. Le stesse virtù (illustrate nei capitoli CIX-CXVII)
sono espressione di una visibilità dell’azione etica e morale. Il visibile per
Comenio è − verrebbe da dire − l’immagine figurata del Credo, il simbo-
lo della religione cristiana che professa la fede nel Dio «creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili».
L’immagine del pedagogista moderno e pensatore medievale, che
certa critica ha disegnato intorno alla figura di Comenio, non rende giu-
stizia alla complessità del suo pensiero, che si fa anche specchio talvolta
delle contraddizioni della sua epoca. È vero che alcune teorie scientifi-
che, che avrebbero dato inizio all’era moderna, sembrerebbero a lui sco-
nosciute o da lui volontariamente ignorate, in un libro che pretendeva
di rivolgersi a un pubblico di lettori quanto mai vasto e ancora legato
a pervasive forme della tradizione scientifica e culturale dominante. E
tuttavia egli dà vita a un nuovo modello di libro didattico per l’infan-
zia, che usa il linguaggio figurativo come tramite del rapporto tra la
totalità delle cose e le immagini sensibili a cui l’uomo ha accesso. Da
questo punto di vista, Comenio è pienamente allineato con quanto stava
avvenendo soprattutto in ambito scientifico, dove la conoscenza esatta
richiedeva dispositivi iconici per la diffusione di scoperte e conoscenze,
l’allestimento cioè di apparati iconografici, anche mobili, che mostras-
sero il funzionamento delle cose. Un metodo, insomma. E una visione
del mondo che umanisticamente pone l’uomo al centro di un universo
articolato, reticolare, che deve cercare di conoscere e di comprendere
per realizzare in terra il disegno divino. Al di là, dunque, di facili formule
L’ORBIS SENSUALIUM PICTUS DI JAN AMOS COMENIUS 139
critiche, forse l’immagine più adatta a raffigurare il poliedrico ingegno
di Comenio è quella che egli stesso ci ha affidato, chiedendo che nel suo
epitaffio venisse ricordato come «theologus, didacticus, philosophus».46
Sebbene la fortuna dell’Orbis fu − come si è detto − enorme, biso-
gnerà attendere più di un secolo dalla sua pubblicazione perché cominci
a delinearsi una produzione editoriale specificamente dedicata all’infan-
zia. Toccherà, infatti, a due ingegnosi e intraprendenti editori e librai in-
glesi, John Newbery (1713-1767) e Robert Sayer (1725-1794), il compito
di dar vita a un fortunatissimo genere editoriale e letterario, quello dei
libri per ragazzi, che aprirà la strada a una nuova imprenditoria libraria
e che conoscerà in breve tempo un clamoroso successo commerciale.
L’Orbis sensualium pictus (1658) del filosofo e pedagogista ceco Jan Amos
Komenský, meglio noto con il nome latinizzato di Comenius (1592-1670), è
il primo sussidiario scolastico illustrato. Frutto di una lunga e articolata rifles-
sione linguistico-filosofica, è stato concepito dal suo autore come una piccola
enciclopedia delle conoscenze elementari del mondo, in cui le immagini svol-
gono una funzione essenziale come ausilio per l’apprendimento, in virtù del
loro rapporto logico-associativo con le parole.
L’immagine, che nell’Orbis non ha funzione servile rispetto al testo ma si
configura come un complementare e integrato sistema semiotico, diviene nella
visione di Comenio un rivoluzionario dispositivo didattico ludiforme; grazie ad
essa, infatti, i fanciulli saranno istruiti nella conoscenza delle cose più essenziali
del mondo «per lusum & iocum», cioè come fosse un passatempo e un gioco. Il
saggio ricostruisce, alla luce della complessa produzione trattatistica di Come-
nio, il processo di riflessione filosofica che lo portò ad elaborare il concetto di
«visibile» e a riflettere sul ruolo dell’intelletto nell’elaborazione delle informa-
zioni acquisite attraverso le percezioni sensoriali.
The Orbis sensualium pictus (1658) by the Czech philosopher and educa-
tionalist Jan Amos Komenský, most commonly referred to with his Latin name
Comenius (1592-1670), is the first illustrated school textbook. It is the end re-
sult of a lengthy and articulated philosophical and linguistic reflection, and
it’s conceived by its author as a small encyclopedia of basic knowledge of the
world where pictures function as a learning aid by virtue of their logical pair-
ing with words.
46 Grabinschrift Johann Amos Comenius, <http://www.baeuml-rossnagl.de/Com-Gra
binschrift%20.pdf>.
140 GIANFRANCO CRUPI
The image in the Orbis is not servile to the text, but rather acts in a com-
plementary and integrated semiotic system and becoming in Comenius’ vi-
sion, a revolutionary, ludic, didactic instrument to help children learn about the
world through «lusum & iocum» i.e., enjoyable passtime and play. The paper
recontructs, in the light of Comenius’ complex body of treatises, the process
of philosophical thought that led him to elaborate the concept of «visible» and
reflects upon the role of the intellect in the elaboration of information acquisi-
tion through sensory perception.
Direttore responsabile: Alberto Petrucciani
Registrazione del Tribunale di Roma n. 408 dell’8.7.1987
FINITO DI STAMPARE
PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE
PRESSO ABC TIPOGRAFIA • CALENZANO (FI)
NEL MESE DI NOVEMBRE 2017
ISSN 1122-0775
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