Silvano Panunzio Yperchristos e I Sette Piani Della Realta Totale
Silvano Panunzio Yperchristos e I Sette Piani Della Realta Totale
LUI
Yperchristòs. Il Gesù sconosciuto (Ap 2,17) del Cristianesimo
e l'apertura dell'occhio supremo
"Al venerato servitore di Dio e de/l 'Uomo Pedro Arrupe araldo del Sacro Cuore, ricordando
un colloquio ultimo a commoventi gesti, e memore che incoraggiando a scrivere ci abbracciò
benedicente, con filiale riconoscenza dedico".
Con Mosè, oltre Mo è: e per Cristo, oltre Cristo. Si badi: per Cristo.
"Io sono colui che ono" è la rivelazione dell 'Essere degli E seri, ma non è ancora la rivelazione
del Padre: la quale spettava al Ma imo Profeta, all 'ultimo rivelante Legi latore, al Mc ia torico ed
eterno a cui, secondo l'alta teo ofia ebraica, arebbe tata aperta la cinquantesima porta dell 'Intelli-
genza chiu a anche aMo è.
L'equazione del Padre è emmai: Io non sono "colui che sono". Perché? Perché il Padre è: "Io
non ono". Sta al di là dell'E ere e del non E ere e contempla, mediante il Figlio, ciò che fu, che è, e
che arà.
Infatti, co ì colpi ce Ireneo, di cendente di Giovanni: "il Padre è l'Invi ibile del Figlio Vi ibiJe. Il
Figlio è il Visibile del Padre lnvi ibile".
Affermazione di Lui: "prima di Abramo Io ono". Replica: "chi credi di essere?" Risposta: "il
Principio". Ancora: "quando mi innalzerete (sulla croce) allora vedrete che lo Sono".
Ciò è e orbitante? Non lo è. Significherebbe negare l'identità del Figlio al Padre proclamata conti-
nuamente dal Signore nei uoi più alti Di corsi, raccolti dal quarto Evangeli ta. ignificherebbe non
intendere l'attestazione recente e ispirata del "profeta del ord" (Swedenborg): Jàhweh è disce o in
terra ma i suoi non l'hanno ricono ciuto. (Parafra i del Prologo giovanneo).
Dunque non si esorbita. Del re to anche per Mosè, pre cindendo dall'En sofmistciico, ossia dal-
l'Infinito, il Nome ma imo divino non èJàhweh, ben ì, come trasmes o dall'in egnamento orale, El
Efyòn, l'Alti imo. Significativo che neii'Aritmologia biblica El Elyòn c Jmmanù-El (Dio con noi),
abbiano lo stesso numero ( 197).
Non a caso nell'Annunciazione l'Angelo dis e a Maria: "lo chiamerai Gesù e sarà detto figlio del-
l'Altissimo". Procediamo nell'indagine. Da troppo tempo vi è una vera inflazione di un Nome che
andrebbe olo mormorato: il Cri lo. Con l'u o e col tempo i nomi i valutano. E non parliamo della
profanazione continua che i compie nel mondo modemo, complice la co iddetta arte in ogni sua
manifestazione: con la letteratura, con il teatro, con il cinema, con gli spettacoli televi ivi.
Cose simili non avvengono nel Giudaismo e non avvengono neli'Islarnismo, i quali, ligi al princi-
pio della non raffigurabilità del Divino, sopravanzano i cristiani per spirito di sacralità.
Ecco il punto. Per duemila anni è stato detto e ripetuto che la grande novità del Messaggio cristia-
no, non presente altrove, arebbe che Dio si è fatto Uomo per incontrare e salvare l'umanità perduta.
Ma oggi, davanti a crescenti, sempre più crescenti scempi beffardi che compiacciono l'avversario
e i suoi accoliti, i deve compiere d'urgenza il percorso inverso: restaurare pienamente la Divinità del
Signore Gesù, re tituendoGii quella Gloria (parole sue) che aveva pre so il Padre.
Tutto si fa passare con il pretesto dell 'umiliazione e piatoria della Croce. Ma la mania della Croce
è diventata quasi una retorica. Gli asiatici non la comprendono: e così si allontanano gli spiriti religio i
migliori. Con questo vitti.rnismo si e agera. Occorre, nei testi scritti e nei quadri dipinti, meno Pateti-
cità e più Dolcezza, più Resurrezione, più A cen ione, più Assunzione in Cielo! L'Aquila del Disce-
polo prediletto sta lì ad insegnarcelo.
Nei primi ecoli cristiani, fino al Mille, la Croce è rappresentata enza l'Uomo; è puro imbolo
ideografico della vastità dell 'Amore e dell 'altezza della Verità. Con l'empiria dei scn i inferiori tutto
si confonde, i abbassa, c porta alla rovina. Agli a iatici, e a tutti, va piegato il valore anagogico:
crocifi sione dell 'Uomo corporeoyrepara lana cita dell'Uomo spirituale.
- Si tende afar dimenticare, riducendo ogni cosa all 'emotività, che il cammino del Rcdentorc (c
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q.uin?i .nostro) non è dalla Croce alla Croce, ma dalla Croce alla Gloria~ Persino il fondatore dei Pas-
stontstl, S. Paolo Dànei, attestò che la Passione è strettamente legata alla Resurrezione, altrimenti non
avrebbe senso. E addirittura il "Crocifisso senza Croce", Io stigmatizzato garganico Beato Pio,
avvertì: "dal Calvario si passa a un altro monte, il Tabor, che è il monte dei Santi". .
***
Dobbiamo dunque riscoprire, riconoscere e adorare il Gesù sconosciuto, quello dal "Nome nuo-
vo che n~ssuno conosce se non chi Io riceve" (Ap. 2,1 7). Quello che non è limitato da una parentesi
~an.a .di d,olore e di sacrificio ma che, divinamente, è oltre i Cieli e la Terra. Quegli che non ha
pnnctplO ne fine.
~iovanni Echkart, principe della mistica nuda, Io ha celebrato come der gros meister Origenes;
S. Grrolamo lo ha defmito "il più grande dottore delle Chiese cristiane dopo gli Apostoli": ma il
maggiore sviluppo di Origene, dell'antico e orientale maestro in un discepolo, lo si ha in isole lon-
tane, tra gli Scoti, in tin angelo solitario, nel misterioso Giovanni Eriùgena.
Comparso tra i Benedettini bianchi, in qualche modo discendenti dai Druidi, concepì, certamen-
te ispirato, il più alato ardimento possibile, rendendo l'Occidente pari ai voli temerari dell'Oriente
sacro. Con Intelletto sublime, libero da forme chiuse e da limitanti parole, intuì un Ypertheòs, un
"Superdio". Librandosi oltre il Dio personale toccò, così, il culmine deii'Apofatismo; e indicò un
che di ineffabile da lui chiamato O ànarkos, il Senza Principio.
La stessa ardita operazione per chi veramente Lo ama (ma amarLo terra terra è amore?) va com-
piuta decisamente, senza dubbi e timori, per il Signore Gesù. Esiste invero un Più che Cristo
("Yperchristòs"), quello che in sé è più vero perché trascende l'umanità e la terra, il cosmo, e le
catene per quanto splendide degli stellati universi. Quello che conosceremo senza veli, faccia a fac- l
cia, nel libero etere e oltre, non più relativ<Ya un passato che non ci sarà più nemmeno come ombra
di ricordo. l
Questa è l'entità celeste che gli Indù implicitamente conoscono come l' iswara vedico simile
all'evangelico "Nostro Signore". Brahrnanicamente, è COLUI al maschile che sta accanto a l
QUELLO: cioè al neutro, al non plus ultra, all'Assoluto non qualificato, incondizionato, infinito.
Possiamo anche concepirli come l'Uno e lo Zero metafisica in un rapporto al più alto livello. In l
codesta aerea dialettica sovrumana e con linguaggio vedantico, "Quello" è il Supremo, mentre
"Colui" è il Non Supremo, analogo al biblico Essere degli Esseri del GenesiliiOsaico. -- - - - l
Laboriosamente cercato, sare e questo t.iiiiCOfuo o per 1 -nconoscimen o 1 e le tradizioni
e le genti a chi si è presentato in Terra come Gesù figlio del Padre. l
Ma tale è anche l'unico rimedio per sfatare la leggenda creata dal più profondo dei filosofi con- l
temporanei, dal platonico pensatore di Danzica, Arturo Schopenhauer, cultore insolito, in Occiden-
te, dell'Oriente vedico. Egli molto francamente, ma con alquanta durezza, ebbe a scrivere: i nostri l
missionari, in India, tirano palle contro una rupe.
La rupe pero si sfalda con la conoscenza di "Lui" che è il nome e il potere dell'Essere degli l
Esseri, celeste non terrestre: la sua affermazione IO SONO è il maggiore e più vero dei suoi titoli
possibili. . . . l
Per meglio capire la condanna del metafistc? ~e~amco~ st tenga ben presente: non .P.Uò un
evento storico~~uanto grande, superare un prmct 10 teoretico che come tale lo sovrasta di una l
dimensione. ~T'errore mtsstonario originato dal limite stoncista dell'Ebraism; biblico. La sto- l
I'J!, per q~cra, non uò. m~i adeguare il puro. ~ssere. Sol~ riportru;tdo l'Entità Divina, il Figlio,
a questo livello, Eg 1 p~o ve~ ~conosctut? ~.~ttt m ~a vers~o?e o~tlca senza nome. l
nretorico "ecurnemsmo e tl cattedratico dtalogo mterrehgtoso vanno superati. Si deve ope-
rare la convergenza effettiva, in re ipsa, dell'alto Induismo e dell'alto Ebraismo. Ovverosia, la con-
fluenza dei due pni anticht ram1 terrestri, l'indù e l'ebraico, del tronco unitario che in mente Dei
l
preesisteva come Vangelo Eterno. l
*** l
l
Gioverà, a questo punto, esporre un criterio orientatore e un limpido discernimento, valevoli per i
discorsi che fin qui si sono fatti. Secondo il massimo dottore vedantico, Sankarakatya, come, al som- l
mo vertice bisogna aper compr ndere l'A oluto, l'Impersonalità Divina co ì, con una as irnilazio-
ne quanto più identificante (cono cere e identificarsi "faciunt idem"), i deve venerare il Dio persona-
le o Ìswara ua proiezione.
Lo GnanC!.1_o a cono cenza) e la Baldi (amore) non i escludono, ma i inte~o a vicenda ~ella
\Qa della perfezione. Anche per i voli d'aquila del poeta acro, del padre Dante, la vta della ~erfezwne
è quella che " olo amore e luce ha per confine' . Nello te so senso indica la grande TeologJa renana,
la più simile ai diamanti puri imi dell'India: in es a la wesen Mistik, o del puro e ere, invoca la
braut Mi tik, o quella nuziale.
In tale ordine di idee e di entimenti arà opportuno, per la ua importanza chiarificatrice, pas are
in una breve ras egna la nomenclatura eristica.
~itutto, per i Di cepoli immediati come già i è detto, Egli era il Kirio , il " ignore" per anto-
nomasia.
Paolo, qui non pre ente, fu senz'altro un uo appa sionato cultore: ma, ecce ivo in tutto, n gli
Scritti lo nomina direttamente "Cristo" e più di cento volte, fino a tancare. Non cono ce l'accorgi-
mento delle perifra i adoperate dagli altri. Anzi, inventa uno strano titolo a inversione che embra,
quasi un nome e cognome: "Cri to Ge ù".
Giovanni, sulla riva del lago, ai Di cepoli che non riconobbero il Risorto, indica a Pietro ottavo-
ce, con stupenda semplicità: "è il Signore".
L'Apocalisse giovannea, oltre un brevissimo cenno, nomina una sola volta "Cri to" ("regneranno
con Cri to mille anni"). Ma ole1memente si apre e pateticamente ci chiude con l'amabile nome
"Gesù". Vi i cri ve appunto: la Rivelazione di Gestì è Vieni Signore Gesù (il "Maràn Athà" dei Di ce-
poli in escatologica atte a).
A tale propo ito il grande apologeta di Meaux, il dotto e devoto ve covo Bos uet, commenta:
"come è bello, dopo aver udito nominare la visione di questo o quel profeta, entirsi dire la Rivelazio-
ne di Gesù!"
D più ublime dei mu ici, con la sua con ueta limpidezza (Bach ignifica "ru celio") nei uoi ora-
tori evangetici lo chiama "Cri to Signore".
Recentemente, un profondo e ispirato eségeta contemporaneo, l'evangelico Giuseppe Petrelli, con
sua formula originalissima, più vedantica che biblica, centrandolo in pieno lo chiama: Lui. Con questa
es enziale, impareggiabile e pressione ha dato vita a una numerosa cuoia di fervidi allievi, amanti del
Signore.
Anche l'ardente e venerato Pedro Arrupe, apo tolo degli Orienti quasi fo e un France co Saverio
redivivo, nel suo gioiello che è un testamento pirituale, con analoga celebrazione, crive: "in Lui solo
la nostra speranza".
Sempre l'Apocali e ci dona, in parte, alcuni dei "nomi nuovi" del Redentore: fondamentale erga
omnes per tutta la terra e l'umanità, è "Re dei Re e Signor dei Signori" (kirios kiriòn). Il primo, sigilla
la sua sovranità su tutte Le tradizioni dall'origine del mondo; il econdo, afferma l'impero su tutti gli
universi del cosmo, visibiti e invisibili.
Non. c'è du~bi? che .~~ voce "G~sù", car~ ai gran.di ~anti e alle ardenti Sante mistiche, ia più
appropnata e mJgbore, pm calda del! appeUat1vo me taruco nella sua genericità. E il primo Apostolo
martire, Giacomo, fratello di Giovanni, rivolto i all'e ecutore del supplizio con il "pax tibi" si ralle-
grò di patire per Gesù. Anche si noti: nella celebre "preghiera del Cuore" del Monte Athos, i monaci
esicasti insegnano che basta l'invocazione carismaticamente ripetitiva del olo Nome "Gesù".
Né si dimentichi un particolare strano. 11 più antico pronunziare, benché storpiato, del Nome mes-
sianico, risulta, nientemeno, dai verbali della polizia romana! La quale annota un "impulsore Cre to"
elencato alla stregua di un agitatore degli ebrei re identi nella città.
Viceversa il nome "Gc ù", con sacra solennità, fu pronunziato dall'Arcangelo Gabriele nell'An-
nunciazione alla Santa Vergine. E quante volte la Madre Divina non avrà così nominato Suo Figlio nel
corso della sua vita! E noi con Lei. Infatti, milioni e miliardi di volte, senza alcun cenno cri tico si
ripete Jesus ogni giorno, nelle preghiere deli' Ave Maria. '
Troneggia inoltre il puro Nome di Ge ù nel titolo della Croce che Pilato fece apporre d'autorità
senza sentire altri: "Jesus Nazarenu Rex Judaeorum". E' il fatidico e mi terioso JNRJ che va letto al
centro delle tre i crizioni, ebraica, latina e greca, e che nel Medioevo gli illuminati di cendcnti dei
Discepoli, molto di là da Pilato, intendevano: "IN NO BIS REGNAT JESU ".
Interpretazione radio a di questa Regalità. Divina fu la celebre Tavola del Nome anti simo di
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Gesù che S. Bernardino, suo apostolo, fece venerare in tutta Italia. E' il Monogramma solare e fiam-
meggiante da lui ideato e dipinto YHS (Jesus Hominis Salvator) che domina Siena dall 'alto e al cen-
tro del Palazzo di Citta, nella epica Piazza del Campo cara a S. Caterina. L'originale emblema, adatta-
to, divenne poi lo stemma dell'Ordine di S. Ignazio.
C'è invero un dato di fatto singolarissimo a cui non si fa caso e che riguarda gli arcana della
Compagnia. Premettiamo una verità strabiliante quanto si vuole ma che riassume tutta l'esplorazione
inedita condotta sin qui. li Signore Gesù non si è mai attribuito formalmente il titolo di "Messia" (Cri-
sto) nemmeno davanti ai Giudei in sospeso che lo provocavano ad autodichiararsi. Si è invece s?le~
nemente proclamato Re di fronte all'autorità romana, ma di un Regno non di questo mondo. Persmo Il
Battista, in un oscuro passo mai spiegato dagli esègeti, mostrò incertezza non già sulla divinità dell'A~
gnello, da lui per Ispirazione riconosciuta, ma sull'enigma della "messian.icità" sulla quale Lui non SI
pronunciava. E inviò, Giovanni, i suoi discepoli a chiederGli: "sei tu o dobbiamo attendere un altro?"
Ciò è normale se si ordinano tutti i tasselli del superiore mosaico e si ammette che Gesù era ben con-
sapevole di costituire un Yperchristòs.
Persino i Démoni, prostrandosi sgomenti, non Lo nominavano Messia (cosa che non poteva riguar-
dare gli Spiriti), ma Lo riconoscevano "Figlio del Dio Altissimo" (Mc.5,7). In questi casi Egli ingiunge-
va di tacere. E' poi significativo che il riconoscimento più solenne della Sua Divinità ultramessianica fu
compiuto dall'Apostolo incredulo con le parole "Signor mio e Dio mio" (Gv. 20,28). Con il che Gli si
attribuivano i due Nomi Divini ricorrenti in tutta l'antica Scrittura; Adonai ed El. Anzi Tommaso retti-
ficò lo stesso Salmo (35,23) ponendo prima il nome "Signore" e dopo il nome "Dio".
Per essere esatti, Gesù sapeva bene di non rappresentare il "Messia danielico", gloriosamente atte-
so dai Giudei ortodossi (Tempio, Aronne, Mosaismo letterale) e quindi era conscio di doverli purtrop-
po deludere. Tutt'al più, per rimanere ancora in area ebraica, poteva ricollegarsi, in parte, ai rami resi-
dui rimasti vivi del Profetismo (Carmelo, Elia, Mosaismo interiore, Salmi) manifestando il sofferente
''Messia isaico". ·
Ma in se stesso, stava oltre anche ciò quale Salvatore del Mondo: espressione unica del Nuovo
Testamento (Gv. 4,42) che lo proiettava, appunto, in area mondiale.
Non era dunque il cosiddetto "segreto messianico" a farlo procedere con cautela per non turbare
prima del tempo le autorità, curando di presentarsi in modo misterioso (cosa questa notata dal Batti-·
sta). Era invece la triplice complessità dei valori che im ersonava a farne un er!!gma vivente. Per i
contemporanei e uogo, oss1a per 1 pflffil, non era Cristo; per i secondi (bimillenio cristiano) era
Cristo; per i terzi ("millennium" escatologico, Nuova Gerusalemme, Giovanni e l'Apocalisse) era ed
è il Supercristo. Si può allora capire il comando ai discepoli di non dire che era il Cristo (Mt. 16,20) a
causa di apparenti contraddittorietà proprie di una missione multipla, unitaria solo nel fondo. Egli
stesso fu definito dall'anziano Veggente Simeone, alla presenza di Sua Madre, "segno di contraddizio-
ne". E' un groviglio inestricabile che sigilla tragicamente il Suo passaggio terreno, ma che viene reso
chiaro e semplice ove tutto si circoscriva e si concentri nel limpido Nome di "Gesù". II che doveva
venir svelato negli ultimi tempi.
Una serie di importanti dati confermerà sempre più l'evidenza del quadro. Alle origini del Vange-
lo, la fresca esclamazione dei due discepoli del Battista, Andrea e Giovanni, suona: "abbiamo trovato
il Messia, quello di cui ha parlato Mosè"; il che non indica ancora l'impegnativo titolo Figlio di Dio
che sarà poi ripetuto continuamente dagli Evangelisti, una volta consapevoli. Significativo lo scettici-
smo di Natanaele, il più istruito tra i futuri Apostoli che replicò a Filippo, sapendo che del Messia d'I-
sraele avevano parlato i Profeti e non Mosè che godeva l'eccelso rango di Legislatore e Voce di Dio:
qualcosa di sublime che egli preannunziava per Uno a lui simile nel futuro (Deut. 18, 15).
Infatti, al sacrificio del protomartire e discepolo Stefano (già frequentatore di Esseni sparsi) nel
lungo e meraviglioso excursus su tutta la storia e la dottrina di Israele che colpirà, nel subconscio,
Saulo lì presente, non si nomina il Messia, bensì il Giusto. Ossia lo Zadìq per eccellenza, facente parte
di quella stirpe eletta con a capo Mallà-tzedeq "Re di. Giustizia" e Sacerdote del Dio Altissimo, El
Elyòn: del quale Gesù fu detto Figlio dall'Arcangelo Gabriele nell'Annunzio a Maria.
Stefano rivelò di vedere i Cieli aperti e il Signore Gesù, Figlio dell'Uomo, ritto in piedi alla destra
di Dio. Lo invocò così: "Signore Gesù accogli il mio spirito" (Act. 7,55,ss.).
Prima di ciò, in tutta la Storia Sacra, il Nome Divino di Gesù fu per la prima volta detto e invocato
da chi non aveva nulla a che spartire con il Messianismo: con il buon /adrone in Croce accanto a Lui
(Le. 23,42).
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Ma su tutto fa testo il momento estremo e risolutivo della tragedia del olgotha. La domanda capi-
tale del Sommo Sacerdote fu: ' ei tu il Cristo, il Figlio del Dio Benedetto?" ulla ri po ta che pro-
vocò la condanna l'evangelista riferisce in modo volutamente non chiaro: Egò eimi, Ego um, che in
volgare viene impropriamente tradotto "Lo ono", mentre il Signore ripeteva le fmmula tipica e
suprema "lo sono" (Mc. 14,62). Matteo è ancora più ibillino di Marco: "Su eipas, Tu dixi ti", il che
esclude tas ativamente che il Signore, di suo, si ia ricono ciuto per "Cri to". Invece in entrambi gli
evangeli ti c'è la proclamazione cosmica ben più grande di quella torico-ctnica del mc sianismo
temporale: "vedrete il Figlio dell'Uomo alla destra della potenza divina venire con le nubi". 'l'au-
toaffennazione danielica.
La richiesta più importante del Sommo Sacerdote non era la prima, ben ì la econda, owcro c
Lui fosse il Figlio di Dio, e quindi il Re dei Re e Signor dei Signori che oltrepa ava ogni acerdozio,
ogni tempo e ogni luogo e implica l'Identità Divina. Questa "la be temmia" degna di morte, non il
millantarsi "Cri to" come tanti fai i Messia nei secoli.
Il Signore Gesù i attribui ce il titolo sempre incompreso ed enigmatico, cono ciuto alla foUa c
agli ste i fari ei, ma cono ciuto arcanamente nel più alto Rabbinismo: ben Adàm, Figlio di Adamo,
dell'Uomo Universale, primaria proiezione di Dio nel Creato. Spettava a Que ti la Rivelazione Totale
non nella luce rifle sa e lunare dei tanti Santuari terreni, ma nella piena e diretta luce olarc della
Verità. Il Signore Gesù rivelava, dunque, i più reconditi Mi teri del Cielo e della Terra senza l'autoriz-
zazione del Sacerdozio che, con valida logica conte tava ciò. Ma non i poteva immaginare una logi-
ca più alta che conferiva una exusìa, w1'autorità uprema, al Logos incarnato che i aveva davanti!
(Si confronti il ca o molto minore, imi le non identico, del gran mi tico persiano Al Allaj nel ciclo
islamico; que ti, autoidentificando i con la verità divina, rivelava l'irrivelabile, violando la "disciplina
arcani", onde la condanna e il acrificio).
Ciò preme o, ecco il dato nuovo e inaspettato. La voce "gesuita", che nei eco! i ha ricevuto defor-
mazioni e dileggi, nel suo senso eminente nasce da un'ispirazione mi terio a che gli appartenenti
all'Ordine non sospettavano, ma che fu chiara alla superiore co cienza del Fondatore, il quale
nient'altro volle se non una compagnia per Ge ù. Qui in modo incon apevole i direbbe "occulto" si
supera la "cristicità", iliimrte pàzro-temporale ed etnico del "me iani mo" d'origine, per vol~rc
molto oltre, fino agli ultimj orizzonti della terra e del cielo. Recandoci nel macsto o Tempio "del
Ge ù" a Roma, con a de tra la preziosa urna argentea eli Ignazio e, di fronte, il riquadro luminoso del
Braccio battezzante di Francesco Saverio (più di diecimila volte!), i può cogliere, di questo recondito
enigma, un'arcana in1pres ione. Chi, ullo fondo, e per la circo tante aura delle navate imperialmente
campeggia è la mae tà di Gesù Figlio di Dio: e non olamente, come fu Davide, un re messianico.
Non è un ca o che proprio i Gesuiti si distinguano per una comprensione in profondità delle dot-
trine asiatiche, per una sin1biosi indo-cristiana nel egno dell'unità del Vangelo e del Vedanta. Es i
anno che alla "Rivelazione di Gesù" fa eco, per oavità pirituale, il "Canto del Beato" l'essenziale
e perfetta Upanishad, la Baghavad Gita, incorporata nei te ti della Grande Epica indù. Non solo ma
nelle Chiese di Mi sione dell 'Ordine, le vetrate ri plendono nei colori con le Immagini acre delle
due Religioni.
Il venerando e prossin1o Beato padre Arrupe, che proprio al romano "Ge ù" è glorio ame t
sepolt~, fu, come,secon~o basco, lo str~~rd~ari~ e ripetitivo Generale della Compagnia. Ma il cos~d~
detto Papa nero era dr fatto un candrdr srmo mnamorato del Signore del Quale rico t t _
" l · ,. · , E 1· d . . ', no ce e ua 1
mente: con a massuna emp rcrta gr espone una ottrrna che mm potra esser compresa d t· ·_
ru,· perehe· e, w
-l: ·nfimta
una profìond.ttà, L · ". ag 1 uomr
Tempra a cetica e soggetto insolito, esperto dagli idcograr11111i ai-ku alle arti ma · t· ·1 d
·fu Hir h. s ·
Ge urta presente a o- una. campato mrraco1osamente al disastro fu il pn·
rzra 1, r reveren o
d d. ·
· · · Ann. d · · b ' mo, con e Lzrone
ero rea, a prestare r soccorsr. r opo, m patna, e be la sventura di divenire scm· · t _
· 1· t· · , " ~ . rpara 1rzza o e, pro
pno ur, parante 1 sette mgue, n u1to comp1etamentc a1astco". Ma questo male eh t 1.
·d , ·d · , · . e, erenamen e eg r
consr ero una provvr enza, m rea 1tà 1o rmmerse ne 1 maggrore apofati mo con tempi t. , l · d t
· d. t· d. · · a rvo. va ncor a o
che S. Bened.etto, dopo tre annt r so ttu mc.st.1enzrosa nel Sacro Speco, ne usc'r che non apeva pm ·,
parlare: era dtvenuto, come raccomanda la Mrstrca Celeste di Dionigi 6Los afonos'
Toccò al Padre quando ancora i trovava nelle terre del Sol Lev~ntc fare un'~ · d d.
lur.· una gwvanrsstma
· · · grapponcse · d . . . ' perrenza egna r
stava a tre ore mgrnocchiata davanti al Santissimo · · d. d Il
latens De11~ · d 1 · b.l · · · d' , at pre r c a
c ~rra r e 11mo eucart ttco r S. To~m~o, più eloquente delle duemila pagine della
Summa. Il Padre l osservava aspettando. Quando r alzo, le chie c: "cosa ha pen alo in tut1o questo
6
tempo?" Risp~s~: "~ie~te". Ecco l'adorazione apofatica e il mettersi veramente, senza parole, alla
presenza del ~1gho di. D10, dell'Incognito Senza Nome, di Lui!
" .Morale. B1sogna unparare dalle perifrasi giovannèe le quali cominciano proprio da se stesso, dal
Dtscepolo che Gesù an:ava", da Giovanni (ossia Lazzaro redivivo), a rivolgersi con la dovuta reve-
re~•. senza troppo nommarLo, al dolce Signore. Ma per questo autentico miracolo del culto interno
ed rntrmo, n?n ba~ta la vivificazione di quanto si è chiuso e si è perduto, di quel terzo occhio della
Conte,mplaztOne ncordato dai Padri Vittorini familiari di S. Bernardo. Per quanto agli altri superiore,
esso e an~ora lega~o ai fili della terra. Occorre, almeno virtualmente, una grazia speciale di Lui.
~ccorre Cl venga naperto in modo spontaneo e immediato, l'occhio divino della Rivelazione: quel-
l organ~ suprem~ che nei primordi ebbero i Veggenti, il Rishi vedico e il Roèh biblico.
Gesu a Catenna: Io sono, e tu non sei. E' la conferma umana minuscola della Realtà maiuscola
che si è fm qui esposta. Io, il Padre, "non sono ": perché spetta'a mio Figlfo dire "sono Colui che
sono". E per mezzo di Lui, agli uomini farlo non solo credere, ma conoscere e sperimentare. "Credo
ut exsperiar' (S. Bernardo).
Prima conclusione
Dopo un'intera vita passata curva sugli originali dei sacri testi biblici, talrnudici, e connessi,
Eugenio Zolli, graziato da una visione del Signore, pervenne con una sintesi semplicissima, ad una
verità estrema: gli antichi ebrei hanno scambiato il regno con la minuscola con il Regno con la
maiuscola.
Di qui tutti gli equivoci passati e presenti sul Messia e sul Messianismo, i quali si riflettono sul
Nuovo Testamento e sul Mistero di Gesù.
ll "regno" in piccolo è quello che si attendeva dal Cristo storico, dal Re d'Israele. Ma la maestà
del Padre non aveva inviato il Figlio per questo: lo aveva inviato a preparare il grande, universale
''Regno", opera del Cristo Eterno. Di questo aveva parlato pure il sapiente ebreo Filone, un eségeta e
simbolista sicuramente ascoltato da Giovanni.
Preparare quello che lo supera anche mediante la Chiesa ancella del Regno, così come l'anziana
Elisabetta stava nel rapporto con la giovane Maria, futura Regina. (Eségesi di Giacchino da Fiore).
Dunque, il Giudaismo si arresta solo al passato. Il Cristianesimo si proietta e predispone verso il
Futuro.
C'è una proporzione matematica tra i due termini. Giudaismo = Cristo storico; Cristianesimo =
preambolo del Cristo Eterno.
Allora si comprendono tutte le esitazioni e i sottintesi, quasi sibillini, di Nostro Signore Gesù.
Non sono contraddizioni, ma doppi sensi (il senso temporale e il senso ultimo) che Egli solo poteva
conoscere, che gli Ebrei non compresero, che i Cristiani stentano a collegare e ad intendere, perché
questo sarà evidente per spec.i~~e grazi~ a~~~ne d~i tempi: . . . .
Perciò, quando st parla dt Yperchristos non st nega ti Cnsto St<?~}~O, ma !o s1 subhma nel suo
valore più autentico e assoluto: il Super'Cristo illumina il mistero.~i Gesù senza esaurirlo, in quanto
infinito. "Contempliamo con f'éaeìJIDJstero dell'Incarnazione e contempliamolo senza cercare di più
e senza esigere niente da Colui che si è abbassato per noi. Chi, infatti, fidandosi della sua capacità di
investigare, può dire come il Ve~. è stato concepi~o?. c.ome.è possib!le che Dio sia Uomo e, ciò che
è ancor più misterioso, come puo 11 Verbo essere m 1postast sostanz1alrnente nella carne, mentre in
natura rimane ipostaticamente nel Padre? La fede sola può abbracciare tutti questi misteri poiché
proclama l'esistenza di cose che sono al di sopra della parola e della ragione". (Filocalia, le "Sette
centurie di S. Massimo il Confessore", art. 80).
Passiamo appunto in rassegna i principali passaggi di questo doppio senso messianico.
Anzitutto si conferma che Gesù non si è mai attribuito di persona e con parole della suà bocca il
titolo di "Messia", di Cristo in senso storico, quello atteso dai Giudei. Egli ha sempre avuto cura di
accennarvi in terza persona come cosa che non lo riguardasse direttamente, poiché non corrisponde-
va alla totalità del Suo Mistero.
A parte una confessione impropria e indiretta di Marta che pure pone l'accento distintivo sul
"Figlio di Dio Vivo" (Gv XI, 27) che solo con questa Autorità poteva operare una resurrezione, que-
sti passaggi tipici sono tre: la confessione di Pietro, Emmaus, il battibecco proprio sul Cristo Eterno.
Alla domanda sul Suo Essere Pietro risponde: "tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente" (si badi,
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non un solo titolo ma due, uno storico, l'altro trascendente). Replica: "tu sei beato Pietro .. · e u
questa pietra fonderò la mia Chiesa" (Mt. 16,34). . .
Certamente. E' il Cristo Storico, però non quello giudaico, sebbene Colw c~e m a~ della Pa:u-
sia del Cristo Eterno pone, con la Chiesa, la primizia del Regno. Così implica ti Conc1~1o Ec~~ru~
Vaticano D, ossia la voce stessa della Chiesa, preparatrice del Regno del Padre medi~te ti Ftglio.
Infatti lo stesso Pietro va oltre la messianicità; nella complementare e più tragica.a.ttestaziOn~, q~?o
tutti Lo abbandonarono' esclamò: "noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei .il Santo. di Dto · O
Agios Tu Theit" (Gv VI, 69). Intanto mentre Pietro solennemente "confessava", Gtovannt taceva: per-
ché occultamente avvisato sul traguardo più alto, l 'Ecclesia Spiritualis anticamera del Regno nel Suo
Ritorno (Gv.21,22; S. Agostino, Trattati sul Vangelo di Giovanni: "le due missio~"). .
Ad Emmaus il Risorto ammonisce e spiega che il Cristo (Storico) doveva patire co~e U?mo. No~
si autodefiniva per tale e parlava in terza persona. Fin quando, celebrando l'Eucarestla, nvelava di
essere oltre i tempi in una Presenza infinita: quindi scomparve. ..
Nel dialogo con la folla: "abbiamo sentito dalla Legge che il Cristo dimora per sempre e tu dict
che sarà innalzato" (Gv. 12,34). . .
Ecco qui il più esplicito dei sensi ultimi del Signore che risponde non a tono, ma ncorre al Simbolo
divino della luce sempiterna, cioè a Lui stesso Luce del mondo.
Tutto ciò permette di intendere meglio e d'inquadrare la Prima Epistola giovannea. Questa, come
interpreta Eugenio Zolli, "fu redatta nel periodo che intercorre fra la data dell'Apocalisse e la morte
dell'Apostolo verso il l 00". Infatti l'Apocalisse, testo profetico scritto anteriormente, conserva lo stile
biblico e simbolico antico-testamentario, Plentre il posteriore Quarto Vangelo ha un Linguaggio suo
proprio. Esso alterna, con le più grandi ondate di energia spirituale tutta la dolcezza del Cuore Divino:
i cui impareggiabili, soavi, accenti mai furono uditi così sulla Terra (testimonianza di Goethe).
Invece la Prima Epistola, con un tessuto meno unitario, da una parte contiene la suprema rivelazio-
ne di Dio come Luce e Amore e sottolinea (sempre secondo Zolli) la trascendenza di Gesù; da un'al-
tra parte si presenta quale una lettera pastorale diretta ai Cristiani dell'Asia Minore. Questi venivano
sedotti dagli errori dissacranti di un certo Cerinto, il quale - attesta Ireneo - sosteneva come Gesù fos-
se un uomo comune che al Battesimo aveva ricevuto in sé il Cristo Divino che poi lo abbandonò aUa
Passione. Ciò equivaleva a negare tutto, sia il Cristo Storico (Uomo) sia il Cristo Eterno (Dio). Onde
l'accusa di mendacio con cui Giovanni bollò tali eretici come "anticristi".
Diversamente dalla Prima, in certo modo autonoma, "la Seconda e la Terza Epistola di Giovanni
fanno blocco con il suo Vangelo". (Così, ancora, Eugenio Zolli). Invero esse costituivano, in quanto
ultime parole misteriose della Sacra Scrittura, un codicillo vivente e operativo che sigilla il Vangelo
del Logos. Al contrario dei sovrabbondanti scritti paolini, sono brevissime lettere "iniziatiche", essen-
ziali e mai comprese. Erano dirette, nei secoli e nei millenni, ai discepoli vicini e lontani dell'Evange-
lista il quale dovendo rimanere (in vita), dava origine a un'ininterrotta tradizione orale. È la stessa tec-
nica ascetica del magistero upanishadico affidato per ispirazione a ''bocca e orecchio" (sruti).
Ora nel Quarto Vangelo, scritto dopo la distruzione del Tempio e i falliti tentativi di intesa tra Chie-
sa e Sinagoga, viene pronunziato in modo categorico il distacco invalicabile tra Giudaismo e Cristia-
nesimo. Per meglio dire, l'inconciliabilità assoluta con il Giudaismo rigoroso e letterale e una conci-
liabilità relati~a con un. ~udaismo tl~ido .e "interno": quell? che fu concepito da Nostro Signore,
risultando valtdo a condizio~e che ,Egh verusse fo~alme~te n~onosciuto. "La vostra casa sarà lascia-
?i
ta dese~ fin quando n~n direte: Bened~tto Colut che vtene m no~~ Dio Signore"'. (Mt.23,3S).
Solo cost, alla fine, potrà essere superata m pace quella che fu detta l ostinazione giudaica" (Beat0
Padre Pio Ep. I, 602).
Le strane illus~oni ~eme, ?Dche a liv~llo p~nti~cio, sono, perciò, assurde e inidonee. r Giudei
attendono ancora d Messia stonco mentre 1 Cristiaru, con molta fatica e alquanti tentennam ti dal-
l,uno si el~ano all'altro, all'Invia~ di sempre ol~e ogni.tempo e ogni spazio. en '
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to Daniele (così Filone), quella che non corri pondeva al Sinedrio perché compo ta dagti eredi occulti
dei 72 anziani di Mosè, era essa il Consesso invi ibile a cui il Nazareno i rivolgeva in ilenzio e che
doveva riconoscerlo. Da questo infatti, spuntarono i maturi spiriti imiti a Nicodemo e, soprattutto, a
Giuseppe D' Arimatea. Era costui lo zio di Gesù Bambino con il quale in ieme, erano andati in giro per
il mondo. Aveva così attraversato, Lui Sapienza Celeste, tutte le Sapienze terre tri ind.icateGli fin daUa
culla dai Magi degli Orienti e delle Prime Origini ( Ek anatolòn: plurale, te to greco).
Seconda conclusione
Gesù appare nella Storia ma va oltre la Storia, oltre la stessa Storia Sacra: anzi, le conclude
entrambe, la Storia Sacra e la civile.
Gesù è più del Messia (Cristo) atteso dai Giudei i quali, infatti, lo hanno reietto perché attendeva-
no un sovrano temporale, liberatore del loro destino. Con tale reiezione, senza volerlo e aperto lo
innalzavano automaticamente oltre ogni Storia e ogni Geografia.
Gesù non è disceso in Terra come Messia storico ma, simbolicamente, come Me sia eterno, il che
va molto oltre la stessa categoria della "messian.icità". Ciò è stato abbastanza spiegato e va ormai
collocato al suo giusto posto. L'interpretazione paolina, genialmente elaborata, ma non ispirata allo
stesso livello come il messaggio degli Evangelisti, sale di un 'ottava, ma restringe pur sempre il
discorso a una cristicità giudaico-romana. Non è, quello suo, l'Inviato universale.
Gesù è disceso per risalire con tutta l'Umanità: "descendit-ascendit''. E' apparso come Figlio del
Padre, come l'Unigenito, I'Unicongenito, il Logos, il Verbo (un altro dei ''Nomi nuovi apocalittici" è
Verbum Dei). E in quanto Monoghenès, è il Monologo in sé e con sé, l'Omologo al Padre.
Non è venuto a ebraicizzare tutta la terra con la sua "messianicità" (alias cri tianità di primo gra-
do) ma, essendo anche un "Supercristo" da nulla limitato, neppure dal nome, è venuto a compiere
molto di più.
E' qui il confine da oltrepassare; la storia Lo rende un reperto dell'etnologia. Ge ù, lo si è conti-
nuamente detto, è più del Cristo, o, se si vuole, è il vero Cristo, l'Unto come Re dei Re e Signor dei
Signori, l' Yperchristòs.
Egli di cristianesimo non ha parlato: ne banno parlato gli altri. E non si è, da e tesso, nemmeno
attribuito mai il titolo di "Cristo". Egli ha parlato del Padre ed ha annunziato il Vangelo, il lieto
annunzio del Regno di Dio. La Chiesa di cui ha avuto prowisoriamente bisogno e che non si esauri-
sce neppure col primo Pietro che tornerà presto come Pietro Romano è, come lo riconosce oggi la
Teologia cattolica, ''una primizia del Regno". Dunque, una parentesi nell'eternità. Ma l'eternità è
del Regno.
Sia ben chiaro. La Chiesa di Pietro (invisibilmente sostenuta da Giovanni) è una vera e autentica
Tradizione: fra tutteDel mondo, la più sintetica e la~ vivente. Contro milioni di pagine scritte a suo
detrimento, rispondono quattro soli versi del cristianissimo Alessandro che stanno come una lapide.
(Dal ''Natale": qual masso che dal vertice ... batte sul fondo e sta: appunto la Tradizione) I 4 versi,
pari alla grande e pittorica ispirazione dantesca, ma tipici della musicale brevità manzoniana, sono
quelli celebri della "Pentecoste": Madre de' santi- immagine della città supema - del Sangue incor-
ruttibile- Conservatrice eterna. In cui si dimenticano o s'ignorano i versi più importanti, i due ulti-
mi, sulla reale e continua Presenza divina.
Ciò confessato nel modo più solenne, è invece una puerile ingenuità ritenere che la Chiesa nel
tempo abbia davanti a sé un arco di centomila anni e non si sia, invece, giunti ali' éscaton. Ingenuità
che suona a disdoro (Newman) della "maturità della fede cristiana".
Ci si chiede: quale Cristo per l'Asia? Si deve aggiungere: e quale per tutta la terra? Risposta: per
noi, in senso trascendente, nel massimo mistero è LUI. In modo immanente e tangibile è il Signore,
come Lo ch.iamavano i Discepoli. In modo eccelso in sé e per sé, come Lui stesso si autodefiniva, è
l'Io sono, ovvero, l'Essere degli Esseri.
Gli uomini, i cosiddetti cristiani, puntano al Dialogo. Ma Gesù non è venuto per dialogare bensì
per affennare o negare. Non dialogante, ma l'assoluto Monologo. Se taluni non sono più capaci di
levarsi a tale livello la debolezza è loro. La Verità è Una. Dio è Uno. Esiste Uno solo. Uno solamen-
te: cosi il Vedanta, di cui si deve saper scoprire la gemellarità col Vangelo.
L'Entità Celeste che è discesa, riapparirà con tutto il suo splendore e la sua potenza. ''Non tor-
nerà" perché non se n'è mai andata via. "Sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo". Si è
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celata, incielata (cielo= invisibile). Quindi il cosiddetto ritorno è un riapparire, un sollevare il velo
che lo nasconde. ·
Tutti gli sforzi d'ingegno, benché meritori, saranno superati in un baleno al solo sprigionarsi del
suo lampo di Totalità che, partendo dall'Oriente giungerà all'Occidente. Ovverosia, LUI, salderà tutte
le divisioni teologiche d'ogni Fede in una folgorante unità mercè parole nuove: quelle che noi, balbet-
tando, non riusciamo a trovare.
Quando?
La Liturgia celebra che Cristo è Dio. Se è così, perché questa dualità? Dio da una parte e Cristo
dall'altra... Nominando Dio si include anche Cristo, e viceversa. Dunque non c'è bisogno di abusare
del suo Nome inflazionandolo a tambur battente. Se è così, persino gli Arabi, nella loro Teologia sem-
plificata, senza saperlo e volerlo, quando nominano Allàh includono anche Cristo, se è Dio. Altrimenti
non è Dio: il che è inconcepibile sacrilegio.
ll dotto e pio Rosmini esortava: "sentite altamente Dio". Il che vale anche per Cristo, se è Dio, non
è così? Il finale solenne del graalico Parsifal di Riccardo Wagner risuona di queste enigmatiche parole
che quasi nessuno ha comprese: Hochsten, Heiles Wunder! Erlosung dem Erloser!: "Miracolo d'altis-
sima salute!, redenzione al Redentore". Ovvero, liberiamolo dai vincoli del tempo, dello spazio, e
soprattutto dell'etnia. Vogliamo continuare a inchiodarlo a quattro bracci alla croce degli elementi? Lo
dica chi veramente Lo ama. Michelangelo, nel Giudizio Universale affrescato per la Cappella Sistina,
la sala del Conclave dei Papi, ha dipinto due Angeli che portano via la colonna e la croce: e LUI in un
grandioso gesto, ha potuto imperare.
Quando? E' l'invocazione accorata dei santi martiri nell'Apocalisse. La Madre Divina che è lo
stesso Spirito Santo (Dio è mio Padre, lo Spirito Santo è mia Madre, ''Vangelo degli Ebrei"), ci dà la
risposta. Nei Suoi Messaggi ci fa capire che Lui sta progressivamente riapparendo, che sta per toglier-
si l'ultimo velo.
La Chiesa ai suoi vertici, lo sa? Pietro lo sa? Così risulterebbe.
Allora perché non si parla chiaro? Attendendo in piedi e in ginocchio? In piedi con l'operosità e la
fede, in ginocchio con l'adorazione e l'amore?
Annotazioni minime
Premessa
3) Le due Croci.-ll mondo asiatico e orientale in genere non recepisce la Croce nel senso empirico.
C'è stata una sopravvalutazione della Croce fisica a scapito della Croce metafisica: il Segno Uni-
versale dal Cielo alla Terra e dalla Terra al Cielo, ossia la Croce di Luce.
Questa enfasi antropologica è stata opera di Paolo che, non per niente, registrò il clamoroso insuc-
cesso di Atene. La prima parte di quel discorso andava benissimo, incentrandosi sul Dio scono-
sciuto. Ma la seconda parte, diciamo ''biografica", esposta troppo di colpo, non si saldava alla pri-
ma. Anche in Giovanni c'è l'anatema per chi non riconosce il mistero e il sacrificio del Cristo
Uomo: ma in lui i due piani, metafisico e storico, sono perfettamente saldati senza sforzo, svolgen-
dosi e richiamandosi l'uno dall'altro. L'Incarnazione del Logos non sarebbe risultata strana per
coloro che, consapevoli delle Teogonie d'Egitto e dell'Ellade omerica, erano preparati all'enigma
forte delle Discese divine. Tanto più che il quarto Evangelista ha sempre e subito cura di mantene-
re il filo trascendente della Riascesa a "quella Gloria" mai cancellata dalla Passione Avatarica.
Onde la Croce è, per lui e per noi, massima realtà e supremo simbolo simultaneamente.
A tale proposito seguiranno, sempre in Grecia, altre incongruenze paoline di fronte ai successi, sot-
tovalutati con esclamazioni senza argomenti, ottenuti negli ascoltatori dall'alessandrino e simboli-
sta Apollo, non a caso proveniente e raccomandato dalla giovannea Efeso. (E' il probabile autore
della classica e "filoniana" Lettera agli Ebrei secondo l'esègesi dello specialista Padre Spicq O.P.).
4) Chiesa e Regno.- Paradossalmente, proprio chi cominciò il suo iter "contra ecclesiam" ed è poi
rimasto, a causa del contrasto con Pietro (mai sanato dopo Antiochia) in una posizione anomala, è
quegli che ha perorato a voce e per iscritto più di cento volte "la Chiesa": in concreto fabbricando-
la a sua immagine. Per i Dodici, invece, si puntava al Regno; anche se non imminente, profilantesi
non lontano nello sfondo. ·
Scrive Tanquerey nel Compendio di Teologia Ascetica e Mistica: "L'idea centrale dei Sinottici è il
Regno di Dio. In Paolo non c'è più idea del Regno, ma l'incorporazione a Cristo". (Formula-
osserviamo - particolare e sui generis, piuttosto forzata e, in ogni caso, non esportabile in aree
asiatiche). Sempre secondo Tanquerey, in Giovanni c'è invece "l'idea del Verbo e della Vita spiri-
wale di Dio e nei fedeli". (Formula -notiamo- universale). Però l'esimio Teologo non ha aggiunto
che il Regno Celeste ritorna con l'Apocalisse Giovannea i cui quadri tutto riassorbono nella sua
11
sintesi dall'alto. Per il maggiore ebraista e biblista del Novecento già lsrael, poi Eugenjo Zolli,
vanno distinti il regno con la minuscola, atteso invano dai Giudei e il Regno co11 la maiuscola
portato dal Signore Gesù a tutta la terra. (Quanto all 'unità agiografica e d'autore Vangelo-Apoca-
lisse, contro vane leggende, lapidaria la dimostrazione di un tale maestro in esège i).
La Chiesa come .. Primizia del Regno" è fonnula che discende dal Concilio Vaticano fl . l due Valo-
ri sono finalisticamente commensurabili. Come la Sinagoga così la Chiesa è una di ina i tituzi ne
pedagogica santa e gloriosa, ma provvisoria. li ministero paolina ha co ì i uoi meriti perché è ta-
to provvidenziale per il bimillennio di aspettazione che doveva contemplare, necessariamente, una
calata temporanea nella Civiltà dell'Uomo, una parentesi attiva in vista del definiti o R gno dei
Cieli.
Ma adesso, o si è ai prodromi del Regno di Dio (il cosiddetto "grande Giubileo' è forse una bef-
fa?) e ciò vale per l'universa terra e per l'universa umanità, oppure il Vangelo non mantiene le u
promesse. Concepire una Chiesa per centomila anni in luogo del Regno alle porte, è una fì rzatura
mgenua.
Chi contesterà il Buon Annunzio dettato proprio all 'inizio, nel primo giorno della aera Predicazio-
ne del Signore? Quattro punti scultorei, proclamati solennemente e scolpiti come n l marmo:
a)il tempo è compiuto;
b)il Regno di Dio è giunto;
c)convertitevi;
d)e credete al Vangelo.
Nient'altro. Oggi, domani, e sempre. (Marco, cioè Pietro: 1,15).
5) ll doppio senso della "Legge".- Fin dal suo ètimo composto dal verbo iràh e da una tet prefonna-
tiva, che si interpretano "indicare con la mano", "in-segnare", Toràh contiene al tempo ste o due
significati e due valori: Legge (morale e giuridica) e Dottrina (spirituale e teoretica). Que t'ultimo
è il senso eminente che ci riporta immediatamente alla rivelazione orale di Mo è al uo ammae-
stramento teogonico trasmesso e custodito nella receptio ("qabbalàh") dei 72 Anziani e non em-
pre vivo nei sacerdoti del Tempio, meno che mai negli scribi e nei farisei pure elevati nel sapere.
(Si noti il parallelismo con i 72 Discepoli del Vangelo).
L'antitesi paolina, con le sue tirate polemiche senza controllo, è completamente fuori campo.
Basterebbe ricordare un dato di fatto incontrovertibile, ma passato enz'accorgersene. Come per
un rabbi, gli orli azzurri della tunica bianca di Gesù, quelli che operarono, solo toccando h, un cele-
bre miracolo, portavano, cucite sul panno, memorabili sentenze che si sceglievano dalla Toràh!
"Contra facturn non valet argumentum" ...
Qui c'è stato un grosso equivoco per il quale i Rabbini ortodossi non potevano riconoscere una
distorta interpretazione delle Divine Scritture. Paolo, fossilizzato nel primo senso letterale e al più
"mesoterico" (non esoterico) ha ignorato l'altro senso di altezza metafisica: in tal modo, purtroppo,
non ha trasmesso alle Chiese le vere chiavi di lettura deli' Antico Testamento. Inconveniente che
ha contribuito a falsare la nostra esègesi biblica e ad aggravare il solco divisorio tra Giudaismo e
Cristianesimo. Non si sospetta, dopo le irruzioni intempestive del "convertito" Saulo, la profondità
sapienziale dell'umile Pietro al quale si deve la Catechesi primitiva e di base. Quella che istruì agli
inizi anche il convertito Paolo detto stranamente "l'Apostolo", come se i Dodici fossero solo ausi-
liari! Ma anche i maestri ~slamici, in specie gli Sceicchi .di Cordova, i quali, onorandola, si ispira-
vano alla metafisica mosatca, hanno lamentato certe sue msensatezze passionali che troppo restrin-
gevano il Divino nell'Umano. ·
Tale equivoco non riguarda Giovanni, ma neppure Pietro, il quale rappresenta la Tradizione: e non
già una Interpretazione geniale ed eroica quanto si vuole, ma personalistica Prescindendo dalle
sagge censure di Giacomo, il "fratell~ del Signore" che seguiva l'esègesi rabbinica (così notava
Eugenio Zolli), procedette sempre umta e corazzata la diade mosaico-cristiana di Pietro e Giovan-
ni. Quanto al p~o, sfugge ,che l~ sua.di~denza sui s~gni ~l Lette~, la II è di attribuzione incerta)
potrebbe anche nguardare l autoillwnmaztone soggettiva dt Paolo: Il quale non ha visto il Risorto
neU~ ~~ ~odo i"!"l~iato, tangib~le, e. consecutivo alla ~esurrezione, come la Maddalena, gli
l!ndi~t e 1 ?~SC':J>O.h dt Emma~s.. ~~re~ tl Q~ru:to Ev~gehsta, sono molto eloquenti i continui
silenzi espnmenti dissenso e le stbdline nnmagmt negattve (ben chiare agli esperti) nelle Epistole e
neU' Apocalisse.
Il
Si può comprendere come, dopo la comparsa del cardinale Newman e il uo
Padri orientali e alle autentiche Origini, i levas e tra non pochi Teologi del
grido: los von Paulus, behind to Chri t; (ba ta con Paolo, torniamo a Cri to).
In sostanza quella paolina fu una sovrastruttura non richiesta e non gradita ai Dodici. A Damasc
fu conferito da Gesù a Saulo di "divenire banditore del uo nome ' e non altro (Act 9 25).
6)La catastrofe in corso.- Qui, oggi, non si sta rischiando La fine della Chiesa, in quanto le altre Reli-
gioni (esempio l'lslàm) stanno convincendo e affascinando perché offrono un puro culto a Dio in
spirito e verità" senza intermediari ecclesiastici, senza dogmi e qua i enza canoru. i ri hia la
fine del "cristianesimo", o meglio della Luce del Vangelo (ricono ci uta co ì proprio dal orano) e
non si saprà ripresentarne la Sua originalità divina e la Sua centralità concentrica v rs ogni dottri- / /
na e ogni fede. Ciò è stato sentito perfettamente nella "Visione di un monaco ', t tam nto piritua.- v
le dj un camaldolese novantenne (Benedetto Calati: li futuro della fede e della Chi a Cittadella,
Assisi 200 l). Si stigmatizza: o si erimmano, trascenaei1clofe~Tutte le- struttureburocratiche del Ili
barocco cattolico e ci si fonda su due valori supremi, l 'escatologia e la profeticità o si hiude.
Si badi appunto. Tutte le crisi e gli equivoci sulla dottrina e la prassi del Santo Vangelo nascono
dall'incomprensione del. senso vero della Missione che Gesù ha ricevuto dal Padre. Si intendan le
parabole, le quali puntualizzano nel simbolo gli stessi Grandi Discorsi E catologici. Vi i parla
chiaro, cronometrando con metafore gli ultimi tempi. Invero, in un ciclo co mico di circa ettemila
anni (il "Manvantara" indù universalmente valido) gli scarti differenziali di qualche emestre con-
tano pochissimo. Si deve invece capire che il Signore di tutta la Terra e di tutto il Co mo è dj ce o
per un birnillennio circa: il tempo utile per l'opera arginatrice (katèchon!) edificante ed illuminante
delle varie Chiese. Ma siamo ora matematicamente, astronomicamente, geologicamente, alla chiu- ~
sura del ciclo ("fme di questo mondO', non ìlùhòJ èliè. comporta,con -le -fras oilnaztom p tco-
cosmologicne, la catarsi e la palingenesi integrale de li 'umanità e del suo ambiente.
Se non si centra questo, ci si trastulla in compiacenze di comodo e si rimane pericolo amen te, nel-
le "tenebre esteriori" del monito di Lui.
Sintesi delle sintesi. Il Messia ebraico doveva apparire e regnare per un arco di tempo brevissimo
della Storia cosmica: come un Uomo carismatico e non come un Essere divino oltre i tempi e gl.i
spazi. Presentarsi come Uomo-Dio è una novità assoluta, onde le reiezioni in loco. E questa non è
stata, nei secoli, un'invenzione della Chiesa e dei suoi Dottori, ma un autoaffermazione totale del
Signore Gesù, compiente per tutta la terra e l'umanità sia la via protologica (riapertura dell'Eden
con l'Immacolata) sia la via escatologica (nuovi Cieli e nuova Terra). Quindi: o Lui o, senza, con-
tro dj Lui!
7) Velo di Maya (che tutti inganna) e manto di Myriam (che tutto e tutti ricopre).- D Samsàra è vero,
ossia la luciferica e ipnotica "corrente delle forme" da cui ci si deve redimere. Anche l'Apocalisse
simbolicamente ce lo presenta, allorché awerte: nella Santa Città entrano solo quelli che "non si
sono contaminati con le donne". Qui, per donne, s'intendono appunto le forme transeunti, i mirag-
gi samsarici. -
1
Pero non fuffO è illusione, Maya. Si può anche, davanti all'India, prospettare il manto stellato dj
Lei che è la Speranza. Al termine della sua grande Iniziazione vedantica il santo yoghi dei nostri
tempi, Ramakrisnha, che aveva sperimentato tutte le vie, anche quella cristiana, sentì che gli man-
cava anticamente qualcosa: la Madre. E provvide a viveme il senso.
Ciò vale molto bene per la Manifestazione Universale entro cui noi viviamo. Come noi stessi non
siamo degli allucinati, a fortiori il "Supremo" non può Esso proprio venire avvolto dalle spire dj
Avidja, dell'Ignoranza. Donde questo? E' la contraddizione assoluta che paralizza l'India e l'Indui-
smo con tutte le sue propaggini. L'Esistenza Universale, creata o emanata che sia (Salomone inse-
gni) ha per sorridente cooperatrice la Santa Sapienza con la sua gioia. Così va inteso il "Gioco
degli Dei", Li/a, del. vedismo-brahmanesirno.
Anche il cardinale e sommo dottore Nicola Cusano, riequilibrando certe punte estreme e medievali
del Gotico di Eckhart e battezzando il rinato Platonismo del vero Rinascimento, concepisce l'evi-
tema Realtà manifestata come un gioco (''De Ludo globi"). Ma un gioco ilare ai piedi della
Sapienza Madre, Sposa dello Spirito Santo.
8) Il vero Vicario di Cristo.- Secondo il Cardinale Jobn HenJ?' N~wn:um· .costui è solo ~ proprio ' la
coscienza". Da lui così definita: "questa è l'originale Vicano di Cnsto "! ~ pr~fet:J~ nella ~~
infonnazione, sovrana nella sua perentorietà, sacerdotale nelle sue .benediztoru e ne1 s~ot anatemt .
Per tutta la sua grande opera, così genialmente sigillata, il venerabtle Vescovo e p~s uno Beato. fu
riconosciuto come l'autentico profeta del Concilio ~ati~~ II,~ q~le, nell? spmto del \apa GIO-
vanni, si deve il rinnovamento nella tradizione. Qumdi ti nfionre dt una Pnmavera edemca enza
confini che ci nporta e fa n vivere le origini.
9) La totalità di Gesù.- "Lui" non è soltanto I'Isvara vedantico, il Dio personale. ~· mol~o di più.
Investito dall'alto per mediare tra cielo e terra, tra l'umano e il divino, è anch.e ti Med1atore tr~
l'Impersonalità Divina Non Manifestata (il Padre che Lui solo cono~ce e n~ela) e .la Realta
Manifestata che si svolge nello Spirito: in senso ipercosmico verso gh Angeh, cosm1co ver o
gli Uomini.
Gesù, spiegando il rotolo di Isaia nella Sinagoga di Nazareth ha parlato della libe;azione dei pri-
W.onieri. Questi.non sono i carcerati penai~ ma le vittime del "Samsàra". lovero ti Nome~.o
, "Gesù", dalla raatCèVemruejascià, proclama non sòlò ti Dto che soccorre e che salva, ma 11 Dw
che libera: e questo viene sempre sottaciuto. . . .
Egli dunque, è il Salvatore delle anime dalle passioni (Piccoli Misteri), ma anche (Grandi Mi ten)
il Liberatore delle menti dal miraggio delle illusioni e dali' ombra delle apparenze finite. Ciò è fon-
damentale, ecumenico in senso vero per l'Oriente asiatico, massime per l'India Non è ancora tut-
to: Lui è qualcosa di più del Liberatore Celeste (concetto critico negativo). E' l'universale Glorifi:.
catore degli Spiriti perché il Vangelo va oltre il liberare: il vertice che il Figlio ha il mandato di
-annUllZlare ~r g1~~~m~cesa~~~ella sua ptenezza, la _G_!orìficaziOiìi"sempztema.
Appendice
D Cristianesimo e l'Asia
Dal libro del padre Alfons Wath S.J.: Das Bi/d der Weltkirche (Immagine della Chiesa rnondjaJe),
Hannover, Verlag, Joseph Giesel, 1932.
"La liturgia, la filosofia scolastica, la lingua latina della Chiesa e il diritto canoruco, non apparten-
gono né all'essenza né all'anima del Cristianesimo; ma ne costituiscono in certo qual modo il corpo.
I dottori cattolici possono raccogliere i semi di verità religiose sparsi nella religione dei popoli. Si
sa, del r~t~, che ques~ sem~ di verità possono essere t~to il gutto ~ella re~ ~_gi~ne ~l.ijlnto tracce
dçlla tradizione della nv~laz1one prurutJva ~~datas1 nella ~_spers1one de1~~1, alterata3 rnjsta
!fl errori, per effetto dell'tgno~-~~e_EasSIOnl_!!lll~
Dunque i dotti dovrebbero raccogliere tutto quanto di schiettamente buono vi ha nei sisternj filoso-
fici induis~ specialmente nel Vedanta. Una sintesi di Shankara, Ramanuja e Madhva costituirebbe
una somma di verità quale non possiede né ha posseduto altro popolo gentile".
Vi mancano parecchi~ i.dee. Particolarmente bisognerebbe svolgere e ~rfezionare l'idea di maya e
riempirla del concetto cn~~!flo.
Dal libro del padre Thomas Ohm O.S.B.: Il Cristianesimo occidentale visto dagli Asiatici, Morcel-
liana, Brescia 1952 (Unica traduzione italiana dal tedesco "Critica degli Asiatici al Cristianesimo occi-
dentale'').
"In Asia capita spesso di sentire e di leggere che il Cristianesimo sarà raggiunto e anche superato
dalle altre religio~ e che perciò non è affatto la più elevata fonna di religione, non è la religione asso-
luta. Quello che l'Occidente cerca di far valere come segno e dimostrazione della superiorità del Cri-
8Uanesimo, come sarebbero i miracoli di Cristo e dei Santi, generalmente non ha nessuna presa sugli
Asiatici. 'Ne abbiamo anche noi di questi miracoli, anzi ne abbiamo di maggiori; Buddha ha fatto
miracoli tali da oscurare tutti i miracoli cristiani'. Cosi pure non è per essi convincente la morale cri-
stiana. D precetto dell'amore del nemico, di cui noi ci gloriamo, ci sarebbe in Asia come dimostrava
un cinese. 'Non lo si può considerare una religione confacente alla Cina un Cristianesimo onnai deca-
duto, che non ha nemmeno più una parola da dire alla classe colta d'Occidente -sia ecclesiastici come
Wci- e che sul piano morale è difettoso, su quello intellettuale, assurdo, e su quello storico, falso".
N. Berdiaev, nel Senso della Storia, 1946, scrive:
".'Per l'India, il mondo esteriore empirico è la realtà inferiore che deve venir negata e superata per
ra~_unge~e la verità metafisica, nella quale è impresso il sigillo dello spirito. Il principale torto del
CnstJ~esllUo sarebbe che non si è realizzato nel mondo, che è fallito perché la Giustizia non ha trion-
f~to e_ Il dol~re è continuato. Noi ci troviamo qui davanti alla tipica obiezione del falso messianismo
gm~atco. Gli ebrei si aspettavano un regno di felicità terrena e per questo rigettarono il Me ia. Se la
sto~a del Crist~anesimo è stata un fallimento completo, ciò non depone affatto contro la sua verità per-
che questo fallimento è semmai degli uomini non di Dio, e non il fallimento del Trascendente'. Inca!-
~ Pau! Claudel: 'si potrebbe pensare che in venti secoli nulla è cambiato, come se Cristo non fosse
vtssuto'. Quanto agli islamici, per loro il Cristianesimo è vecchio e come il preludio alla religione del
Profeta; non solo vecchio, ma decrepito e pietrificato.
A questo punto si pongono alcune serie questioni: gli Asiatici hanno ragione? Noi siamo ancora
cristiani? Anzi, lo siamo mai stati? La storia del Cristianesimo in Europa è in gran parte la storia del
tradimento della Cristiani.tà verso il Cristianesimo.
Per concludere, da quanto si è esposto risulta che la lotta delle religioni asiatiche contro il Cristia- ~
nesimo non è ancora giunta al suo punto cruciale. L'ora del grande scontro decisivo è vicina. Dobbia-
mo condurre una lotta che diventa sempre più cruda e profonda con un anticristianesimo aggressivo e
non più solo tradizionale. TI compito dell'apostolato sarà sempre più difficile e duro".
Dal libro di più autori La Chiesa e l'Occidente, Cinque Lune, Roma 1957.
Daniel Rops:
"La Chiesa si identifica con l'Occidente? Bisogna avere il coraggio di dirlo: questa domanda da
ormai duemila anni non ha ricevuto una risposta concreta. L'universalismo del messaggio cristiano
risulta evidente a chiunque sappia leggere il Vangelo. L'ordine supremo che Cristo dette ai Discepoli
prima di salire il Cielo è: Andate, portate la Buona Novella a tutti i popoli. Possiamo dire dopo venti
secoli che l'ordine sia stato eseguito? Materialmente senz'altro: tutti i popoli della Terra sono stati
messi in condizioni di ricevere il Messaggio, ma sono ben lontani dall'avervi aderito!"
(Stesso libro) Abbé J Despont:
"La Chiesa ha arginato quella corrente di simpatia verso le Civiltà Orientali che costituirono un
metodo del padre Matteo Ricci e del padre Francesco de Nobili della Compagnia".
Per la vita,~~ e il metodo apostolico del Padre Matteo Ricci: Vmcent Cronin: fl saggio del/ 'Oc-
cidente, Bomptaru, Varese 1956, pp. 350.
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STUDI
Uno e Trino
(Livello metafisico e Livello teogonico)
Nelle manifestazioni svoltesi in ltatia con il non-Supremo: " il Padre è più g~and di
cortei pacifici di fedeli islamici, si è gridato me" Gv. 14,2 . Il che fu dctt non 111 en o
con forza e si è ripetuta con in i tenza un 'af- a oÌuto ma relazionale ott lincando i ruoli
fermazione di principio che uonava come del Mandante e del Mandato. A ua volta, il
un'accusa ali ' indirizzo dei cri ti ani: Figlio è interno al Padre con il che il . uprc-
Dio è Uno, non Trino. mo i relativizza nel non- upremo m una
equazione di identità. i e porrà poi meglio.
Hans Kiing, interrogato sui casi e ulle Ma que to è l'a sunto fondamentale.
diatribe di questo periodo, ba fatto cono ce-
re che, in un centro di alta spiritualità cora- ***
nica, ba spiegato ai dottori musulmani che la
nostra formula "Padre, Figlio e Spirito San- La Teologia formale dell ' ccidente (.ivi
to" non contraddice il monoteismo. (Gli compre a la Cri tianità greco-ru a, ci ' la
islamici da sempre, ci considerano "tritei- confe ione "ortodo a") n n di tingue tra il
sti"). livello puramente metO:fì ico c il dimenticato
Il noto studioso ha tuttavia aggiunto che o non cono ciuto livello teogonico.
la sua spiegazione era valida purché non ci La Teogonia, molto più antica della Teo-
si limitasse alle banalità teologiche semiuffi- logia è la Sapienza ieratica dell ' g itto
ciali. arcaico, da Ermete pervenuta implicitamente
Non sappiamo a quali concetti i ia fino a Mosè; e a appunto rivela i mi teri
informato l'insigne Teologo tedesco, cattoli- della generazione divina.
co ma indipendente, e, nella sostanza, molto e a eolog1a cri tiana, perfettamente
superiore agli esponenti più in voga. Se esplicita il Figlio, o il Verbo, non è creato
l' impostazione è la stessa delle interes anti e ma appunto generato.
coraggiose "risposte" ai que iti postigli dai Il "Dio Uno" propugnato dagli IslarrUci è
maestri arabi e riportate nel!' opera Cristia- il punto più alto po ibile, il più occulto in
nesimo e Religioni Universali (Monaco é, ovranamente irrelativo al mondo e non
1984, Milano l 986), riteniamo però, che dialogante con l'Uomo.
non si è ancora toccato in modo convincente Neii'Ebrai mo acro il proces o relazio-
ed essenziale, di valore ecumenico, il fondo nale è affidato a un "Signore" (Adonài) che
del problema. In questo senso, l' unica via riveste, nella Scrittura e nel Culto, panni
possibile di soluzione risiede in un procede- troppo antropomorfici. Si contraddice così la
re deciso e in una navigazione oltre i golfi: sostanza eccelsa dell' Altissimo (El-Elyòn)
sta nell'ampliare e integrare le classiche for- pure se, con solennità, i introduce l'Eterno
mule sia dell'Egitto Faraonico (maestro a o il fatidico Yaweh . '
Israele ed Ellade) sia dell 'India vedica (mae- Tale sublime Entità non è sempre coeren-
stra a tutto l'Oriente). te ~on il suo maestoso livello; a ben vedere,
Come primo criterio, si deve ricapitolare fim ce spesso, specialmente, nelle invoca-
la differenza di grado posta con la mas ima zioni interessate, con il somigliare a un Ido-
chiarezza ed incisività dalla Sapienza vedan- lo ('il n?stro Dio", "il Dio degli Dei", "gli
tica tra due valori: la Realtà Ultima, infinita altn De1 non sono come il nostro"). Tutte
e ineffabile del Supremo (''Para") e la Realtà formule, codeste, per usi alquanto terre tri
irrelativa-relativa de li 'Entità Personale detta sia in pace ia in guerra.
Non-Supremo (''A-para"). Nel Cristiane imo, come logica, è al
E ciò con l'accorgimento di non staccare Figlio che l' Altis imo demanda tutto ciò che
le due Realtà poiché, nel Mistero rofondo è relativo e non as oluto, enza che con que-
sono Uno, Uno solamente. Detto in termini to ne decada tanto l' uno quanto l'altro.
e
cristiani, se il Padre il Supremo, il Figlio è Molto ignificativo è che l '~ rcan gelo
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~abriele Q~ rivelatore del Corano) annun- mi tero del! ' Eterna Generazione del Figlio,
Ziasse alla Vergine Perenne che il da Cei o Verbo, ceco la coperta i pirata di ngen
c.on~eEito sarebbe stato detto "figlio del! Ai- da cui tutto l'edificio dottrinale del ri tia-
hsstmo", di El Eljòn, l'Iddio dei Profeti e nesimo discende e i volge.
del Sacerdozio Eterno di Melchi edec rico: econdo gli I !amici, ciò attente~e
nosciuto anche dall'I lam, in cui, i badi, all ' unità di Dio ed è co 1che il arano on-
Allàh è un iterativo di El. - - - tinuamente affhma come "Dio non ha o i '.
Il misterioso e empre conosciuto Ge ù In tutto ciò i dimentica che l' nità ' il pun-
il quale non volle che i demoni lo face er~ to terminale della Logica, talché qual ia i
cono cere perché appunto lo rivelavano figlio uomo può pervenirvi enza ri elazione con
dell' Altis imo (Mc. 5,7), è "il Primo", il Pra- la ola ten ione del uo pen iero. In ec ,
to di Pitagora che dà inizio alla serie dei l'Endiade Padre-Figlio è la ver ione ultimi -
Numeri contenendo e volgendosi daTo En. ima del Mistero dei Mi teri che può enir
Per noi che cono ciamo un più completo rivelata solo dali' Alto e che, p r grazia di
imbolismo matematico, il Padre è lo Zero un ' intui zione pura, può dall'uomo ere
a saluto da cui, con AmoremteniO,promai1a- a imi lata.
I'Uno e quindi il Primo. Ecco la Divini · ima Un certo avvicinamento al centro cono-
Endia e perteziOnantesi nel Tre (Spirito scitivo di sì abis aie problematica, lo i può
Santo) che, per Dante, è il "fattore de li ottenere col ricor o ali 'apofati mo di Dioni-
miracoli". Occultamente è questa, anche, la gi l'areopagita e alla conseguente interpreta-
lettura più alta e anagogica del Cantico dei zione di Origene. Il quale, commentando da
Cantici di Salomone, il ettimo senso che par uo il Prologo giovanneo, in egna a
sfugge alle conoscenze letterali del Rabbini- di tinguere tra o Theò con l'a rticolo (il
smo. Padre, il Supremo) e Theòs enza articolo (il
Non siamo qui all 'U no inarticolato di uperiore Dio Personale). E' quanto viene
Platino che non bene interpreta l'iniziazione ripetuto da Eckhart col di tinguere Gol da
di Pitagora da cui l' intero platani mo Gotheit (Divinita ). Per ino un . Tomma o
discende. L'Uno-Due pitagorico, e non pro- d'Aquino, divenuto felicemente apofatico,
prio vedantico, è sostanzialmente vedico, addirittura canta ciò in un Inno eucaristico
perché da un Nulla eterno (molto simile al u cui i 01·vola non approfondendo: "adoro
vuoto dell 'e trema dialettica buddi ta) non te devote /atens Deitas, quae ub his figuri
proviene altro che ulla. E l' odos anà della vere lati/a ".
Sapienza jonica non si completerebbe con Forse gli lslamici non anno che, a diffe-
l' odos katà della Sapienza dorica che sola renza della disinvoltura letteraria di Ago ti-
oltrepassa l ' ipnosi vedantica-buddhica della no, ingegno brillantissimo ma a volte retori-
Maya: ossia 9.uell 'illusione cosmica che non co che, non a caso, abbordò direttamente
riesce a spiegare il Tutto. La corri pondenza l'enigma della Trinità, i trattati più maturi
interna dell'Uno-Due comporta una aldatu- dei mae tri medievali cri tiani i compongo-
ra mi teriosa a cui ne uno giunge "con le no di due pa11i di tinte e simmetriche: "De
proprie penne": perché ali 'alta fantasia ver- Deo Uno" e ' De Deo Trino". Ciò cadde in l
rebbe meno la "possa": Dante, ultimo canto. disuso nei tempi uccessivi e moderni, ma
Non già il centesimo, ma 99 più uno; dimostra che il problema e l'a sillo fonda-
ossia i novantanove Nomi Divini manife tati mentale dei veri credenti è l'unità di Dio.
e il centesimo non manifestato ma rivelato Sarà qui opportuna, per inte i compara-
solo ai profeti. Qui Ebrai mo, Cristiane imo, tiva, una rapida rassegna delle concezioni e
Islamismo, in nome di El, Dio, Allàh, posso- formule dell'Oriente e dell 'Antichità. La
no darsi la mano perché rivelano appunto Trimurti indù, Brahma, Vi hnù, Sciva (ver-
questo che Dante svela e poi vela. ione "A-para" perché il Brahman neutro ta
oltre il livello manife tato e teogonico ed è
*** occultamente "Para") con i te in una tripli-
cità di a petti di una realtà ottostante ma
Un breve ricapitolo. non si compone di compiute ipo ta i; quin-
Come il Padre non può essere tale senza di, in atto, risulta taccata ed episodica. La
il Figlio (illogicità massima) co ì un figlio Trinità cristiana è invece unitaria c compat-
non può es ere tale senza un padre. Ecco il ta , respingendo appunto il tritei mo che
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semmai è imputabile all'altro schema. Il Passando un momento dalla pura rto-
passaggio dali 'Uno al Tre, nel suo interno dossia teoretica alla non meno ignificativa
dinamismo, è immediato e continuo, senza 'Ortoprassi", si dimentica che le a trazioni
soluzioni separative. Meno lontana è, in par- dell'una o dell'altra Scuola vengono cotTette
te, la Triade egizia di Osiride, Iside, Oro, dalla concretezza prassiologica. La Verità
legata internamente da uno stretto vincolo c non sia Vita non è tutta la Verità.
familiare. Essa, di là dal mito, ispirerà l'e- Sol evtamoci -o tre 1 a eltamenti delle
manatismo di Plotino e dei Platonici. varie scolastiche e concentriamoci sui valori
Discendendo dali 'Ermetismo arcaico, la più della preghiera che il dottore Angelico defi-
esatta dottrina del Verbo-Luce la si ritroverà nisce: "Elevatio Mentis in Deum". Una volta
in qualche modo, purificata e sublimata, nel- raggiunto questo divino culmine con un
l'ispirato testo di Giovanni, nel Quarto Van- procedimento inverso dall 'alto ver o il bas-
gelo del Logos. so, si scoprirà quello che in basso i cercava.
Comunque sia, tali esempi, del più alto Senza presunzioni ma con l' inteflectus
valore ieratico, sono una prova logica della fidei, vediamo appunto le cose a parte Dei.
necessità e validità del Ternario teoretico Quando la preghiera tocca la sommità di
quale si manifesta sotto ogni latitudine. Dio scatta, da parte di Lui, un ' ironia supe-
Quanto allp Spirito Santo, presente e riore che annulla tutti i nostri schemi. Per
l operante nell'Ebraismo e neii 'Islamismo, Lui gli oranti che sappiano adorare ("ad
esso, ancora più vivo nei Qabbalisti e nei os") vengono alimentati dalla sua st sa
Sufi, dunque in una dimensione più alta del- bocca. E' Lui che compone tutte le tradizio-
la religiosità di base, viene concepito come ni e le religioni attraendole a sé nella loro
l'effusione amorosa dell'Intelletto Divino essenza unitaria, illuminandoci sull'identità
(Cantico dei Cantici) e non dtfferìsce dai dell'Uno e del Trino!
temi più arcani della nostra Mistica specula- Presto una Teofania Universale purifi-
tiva. Per giunta, è la stessa Superpersonalità cherà Oriente e Occidente nella Rivelazione
universale e fluente del Padre e dello Spiri- Infinita.
to, i quali non possono rientrare nella restrit- Ciò anche per il Corano degli Islamici t l
v
tiva definizione tomista di persona, come (S ura LXIII, 61) è riservato all'Avvento u lti- ~
-+ "natura individua sui juris", a invocare mo di fs ha, o Gesù, in vista de Il 'e tremo
1 imperativamente la personalità del Figlio, Giudizio. Infatti è inconcepibile che questo
mediatore ontico e non semplice profeta. avvenga come empiice Atto epifanico e non
Tutto quanto precede deve far intendere anche con lo svelamento totale della Verità
meglio il criterio discriminante: ossia che pura.
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lingua tedesca contiene la formula Dreieinigkeit del male (''si Deus est, undc malum'l" , dall 'altra
che fonde Unità e Trinità in un solo vocabolo). parte il problema dell 'Uni tà c Tri nità di Dio.
Riteniamo utile riprodurre l'intero discor o Nell'alta teo ofia ebraica, ria unta dal Qab-
che, muovendo dalla teoresi del Ternario sacro i bali mo, Mikacl è il Metatron ( uprem mi ura-
conclude e si perfeziona nella prassi ascetica del tore nel mezzo del trono divino), è l' Angelo del-
Binario cosmico. la Pre enza che eu todisce il. Nome Ineffabile e
Si scriveva quanto segue: che difende la Realtà suprema, insondabile, di
Dio. A sua volta, l'e ègcsi arabo-islamica, muo-
"Su San Michele Arcangelo si è sempre detto vendo da ibillini accenni del orano, pur ripro-
pochissimo e anche l'Antico e il Nuovo Testa- vando nettamente lbli (Lucifero) perché come
mento si limitano a sporadici accenni. Pure la Creatura cele te non voleva ricono cere la "crea-
"Istruzione" del teosofo germanico della scuola tura di fango", l'Uomo, anch'es o espressione di
di Boehme, J.G. Gichtel, "Combattimento di Dio, cerca di dare un enso allo stesso Lucifero.
Michael e del Dragone" ( 1696), contiene accenni E' vero - si fa trasparire- che egli non si arebbe
bensì profondi, ma troppo rapidi. Una grande abbassato davanti al ben-Adàm (formula biblica),
veggente spagnola, la venerabile clarissa Maria al figlio dell ' Uomo Universale (formula corani-
de Agreda, interprete delle dirette Rivelazioni ca); ma questo avrebbe fatto non gjà per boria,
mariane da lei raccolte nella Mistica Ciudad de ben l per indiscriminata, letterale, e quasi cieca
Dios (1660), fa invece conoscere aspetti inediti e fedeltà al Dio uno!
importantissimi del grande Arcangelo. Ad esem- Qui i rasentano gli abis i. E' comprensibi le
pio, non si faceva caso alla sua venerazione per che il Monismo-Monoteismo assoluto dell 'antico
la Divina Vergine-Madre; né si osservava che la Ebrai mo può ripetere in qualche modo la posi-
sua disputa con l'Angelo ribelle coinvolgeva non zione di Lucifero ostinandosi a non riconoscere e
solo il Cristo ma anche l'Immacolata Maria, fio- adorare il ben-Adàm che è, in fondo, la stessa
re delle creature tutte. Si conosceva poi la forza proiezione di Dio. A che l' lslamismo che ure
saettante e vittoriosa del Principe degli Angeli, ammette la generazione verginale di Maria e
ma poco la sua profonda umiltà e la sua carità ri conosce il pesù storico come "il sigi llo delTa-
tenerissima. Non a caso, secondo la leggenda Santità universale" e come il Giudice supremo
francescana, l'umilissimo S. Francesco di Assisi _che deve tornare in terra tra non molto, sembra
avrebbe ottenuto in cielo, per i suoi eccezionali ricalcare, benché in modo diverso, una posizione
meriti, il trono de li ' Angelo decaduto. D'altra analoga di rigidezza.
parte, c'è nell'Apocalisse - XXJI-16- alla sua La chiave è, allora, proprio nel Mistero Trini-
chiusura, e quindi alla conclusione escatologica tario. Infatti, ricu are questo Mistero di antologi-
de li 'intera Scrittura Divina, una dichiarazione co sdoppiamento dell ' Altissimo equivale a
solenne e ultima del Cristo trionfante: "Ego sum escludere la divinità di Dio proiettata neIl' Ada-
stella splendida et matutina". Il che deve rappor- mo originario superceleste (Adàm qadmòn) e
tarsi al celebre e grandioso Salmo messianico quindi la divinità del ben Adàm che in terra
CX (Vulgata CIX) che S. Girolamo, preferendo rivendicava a sé questo incompreso titolo. (La
qui al testo ebraico masoretico un po' contorto, il traduzione deli 'espressione "figlio deli 'Uomo"
testo ellenico dei LXX, così traduce: "ante luci- nel greco dei Vangeli non spiega nulla della vera
ferum genui te" (greco: "prò eosphòru exeghén- e sottostante tempesta metafisica che contrappo-
nesa se"). neva il Nazzareno ai Dottori). Accettare questo
Dunque, il Cristo è simultaneamente genera- Mistero significava, al contrario, riconoscere nel
to "ante Luciferum" ed è il rinnovato "verus Cri to storico-cosmico I'Unigenito, il Verbo
Lucifer". Talché non sorprende che proprio a S. incarnato e, nella Divinità al vertice di se stessa,
Francesco, "alter Christus", sia stata miticamente l'essenza una ma gli aspetti trini.
attribuita quella recuperata dignità. Né si deve Il paradosso è che in tutto il mondo antico,
obliare un altissimo simbolo: nella tradizione tradizionale e iniziatico, alvo in professione
graalica, il sacro vaso che raccoglierà il Prezio- aperta in Lndia, la Triade era il iù se reto de li
sissimo Sangue del Salvatore è intarsiato con i Arcani dei templi facendo parte della dottrina
frammenti di smeraldo del terzo occhio caduto in nascosta e del culto esoterico. Con il Cristianesi-
terra dalla fronte dell'Angelo precipite. mo questo Arcano diviene pubblico dogma. Ma,
Vi è certamente un mistero metafisico-cosmi- all'inverso, neli 'Ebraismo e nel l 'Islamismo,
co di Lucifero che è più complesso di tutti gli mentre il credo dogmatico e il culto pubblico
enigmi e che investe, da una parte il problema sono incentrati nel Monoteismo rigoroso, l'Arca-
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112 triadico ritorna nella dottrina mistica e nel meraviglioso Arcangelo adamantino dalla pa-
c!!lto esoteri~o professati ~al Qabbaiistl e_dai da solare: il resto, se c'è, non spetta a noi deci-
Sufi. Infatti l'Intelletto di Dio e lo Spirito Santo frarlo perché è il segreto di Dio.
non sono qui emanazioni neoplatoniche, ma Si potrebbe così concludere con le saggissi-
identità divine. me parole di Robert Fludd, il maggiore errnetista
Ciò premesso, veniamo ai riflessi terrestri di cristiano del primo Seicento inglese ed europeo,
questi piani superiori. Il dualismo cosmico che si le cui opere saranno saccheggiate dai pensatori
riscontra nell'intera creazione, al limite, può successivi, Kant compreso. L'autore del Utriu-
essere rappresentato più o meno miticamente dal sque cosmi tractatus e di altri libri iniziatici
conflitto celeste tra Mikael e Lucifer. A quale magistrali, non a caso uno degli ultimi esponenti -·
partito debbono appellarsi i devoti e i giusti, i della vera ed evangelica "Rosa Crucis" nel testo
sapienti e i santi? Negli "Esercizi Spirituali" di metafisica-esegetico Philosophia moysaica in e-
S. Ignazio non ci sono dubbi: gli schieramenti e gna quanto appresso. "In ciò che concerne la
gli stendardi sono due, quello di Cristo (che soluzione e la spiegazione di tale astrusa que~tio
include Michele) e quello di Lucifero. Eppure ne, vero enigma della sfinge, cioè, sapere perché
abbiamo visto che Lucifero non è del tutto insen- Dio, o l'Unità eterna, nella sua intelligenza
sato e perduto e che la tradizione islamica, facen- segreta organizzò e produsse questi due contrari
do quasi propria l'apokatàstasis panton di Orige- affinché tutte le cose del mondo s'opponessero e
ne, non esclude la possibilità di un suo riscatto si combattessero, per modo che non si trova nes-
finale nella catarsi ipercosmica. suna cosa partecipante della bontà che non abbia
Dunque, con l'intelligenza astratta possia- il suo contrario, cioè che non partecipi al male e
mo anche comprendere l'intuizione di spaven- alla depravazione, è una cabala troppo nascosta
tosa profondità che un qabbalista cristiano (Eli- per essere spiegata e chiarita dalle facoltà di un
fas Levi) ha fatto balenare con una rappresen- mortale, perché si può ritenere che qui è il più
tazione ideografica: "Se la lancia scagliata da profondo segreto di tutti i misteri divini. (A tal
Michele non fosse trattenuta dallo scudo di punto -n.d.r. - Gitchel osserverebbe che Dio
Lucifero, si perderebbe nel vuoto". E' la 'non ha creato un Contrario perché Lucifero era
cosmica verità della legge binaria ovunque pre- un Libero Principe del cielo come Adamo lo era
sente nell'Universo e della trascendente e fina- della terra'). Di conseguenza - prosegue Fludd -
listica dialettica degli opposti. Ma le teorie non conviene cercare da noi stessi perché Dio
rimangono teorie, mentre l'impegno della fede fece questo o quello, ma incombe al cristiano
viva esige una concretezza operante. Per que- zelante di riportare tutto ciò al tempo in cui tale
sto la nostra umile, consapevole, amorevole segreto sarà rivelato, il che avverrà quando il set-
scelta di spiriti di rincalzo è per Mikael, per il timo sigillo sarà aperto".
Neta
La distinzione che si è proposta è di valore trinitario ed è tutt'altro dal trasformismo ontologico "sabelliano". 11
rapporto tra i due livelli, metafisico e teogonico, non è un'alternativa esteriore come di due momenti logici 0
storici, ma è il · ·oso dinamismo interno della Vita Divina dell'Infinito, che è, simultaneamente Absconditus e
JWvelatus. Ciò interpreta esattamente il grande. principio di Origene che è alla base di tutta la Do~trina cnst 1ana,
ossia l'eterna Generazione del Verbo. Secondo Il sommo maestro, non già il Logos va riferito e collocato all'inizio
dei tempi storico-cosmici, ma esso ha la sua esistenza perenne, metafisica, nel Principio En Archè. Ciò cor-
risponde ai più sublimi versetti del Genesi mosaico che non attribuisce a un Dio inferiore, El~hìm Ja creazione dei
Cieli e della Terra,~ d~ve in~ndersi nel se~~~te mod? .i~ti~o.e tradizionale: Be-rescìt (1'1~-Principio, idem
En-Archè) cr~ (bara) gb Elohtm (plurale~ Spmt1 Ange!1c1; 1 C1eh ha-Sciamàim) e la Terra (ha-Aretz). L'inno-
vazione perfezionante del Quarto Evange~1sta, caro al S1gnore Gesù, è ancora più metafisica perché pone dentro
l'In-Principio (Be-rescìt) il Logos eterno, nvelatore e creatore.Questa lettura rigorosamente tradizionale del Genesi
~ passata da Giovanni a lreneo in una redazione armena della "Dottrina degli Apostoli". La conferma anche un
gnade maestro ~reo co~e Scholem. Si. ricordi .che ciò vale a~che per .I'Isla~ismo il quale rimonta, dipenden-
4oae, alla metafisica moS8lca, senza però. Il J>CI!ezlonamento dell Evangehsta. S1 precisa che la lettura del testo del
Genesi può~ ~ssamente dupb~e: .s•a nel .senso ,letterale storico-cosmico con la successione consueta
,.._parole, s1a 10 senso 1erosofico c~ è 11 p1ù prop~10 dell eccelso ~ontefi~e Egizio-Ebraico da cui gran parte dis-
~ del~ sapere. Superfl~o sp1egare alla fQU&a pseudo-filolaa•ca de• modernisti che Mosè incise in gerogli-
fiçi. ~ c~ Clem~nte e ~gene .s~~vano anco~ legge~e. (Quanto al posteriore, ma fedele, testo masorctico,
Vale là testimOnianza di Eugen1o Zolh: posso garantire che 1l testo è buono''). Circa ancora il mistero senza fon-
dt cfiii'Uao e del :rre, non di~ticand? che per ~ante tu~o h.a inizio ed ha fine con il mi~tico Tre, va ricordata
.uca tentenza di Zoroutro: d Temano splende 10 tutto l Umverso e la Monade è il suo principio".
A;puldo w.lliea e TeoaorBa, Teogonia e Metafisica.
STUDI
Il punto sulla navigazione cosmica
nelle aspettative del regno
decorre un ciclo umano detto .\lwmlllltÌm. E'
la ntsc del mitico "Manu". la cui \ 'OCC. · i~mi
Cominciamo dall' allo, per comprendere llcante l' omo . .' i ritrma nei linguaggi di
meglio quello che ivc c si svolue in basso. qua si tutte le Genti: il "Mene:·· egi~:io. il
l l~lltori della ManikstazioJ;c dell' Essen~ "Mi nosse .. cre tese-ellen ico. fino ai re ·enti
ad opera del Dio Creatore. sono quattro: "Mann" o "Men" nnLdo!!ennanici. (Il latino
" Mcns". che contrass;gn; la liKoltà più tipica
Lu Rirdu::ione il?fìnitu (Dall 'abisso della dell'Uomo. appari iene nIla . tessa radice).
Tenebra sopraluccntc. Inclusi a dcii" Au- Astronomicamente. il ··Manvmllùra" corri-
torivehtLione a se stesso). sponde a due Prccessioni degli Equincvi '
Il l ~ 111ge/o eterno (Non scritto). una mctù (MJ<OO) anni . In questo. che per
L ·r.:nwnu:: ione cont inuu degli A re h(; / ipi noi è la misura tipo delle no:trc succcssi \·c
(Nel cosmo visibile c invisibile). Ci viltà. si alternano 7 ctù ( }/tgos) dis ·cndcnti
Lu Trw/i::io11e Celeste originuriu (Operan- che si allontanano dal punto originario c 7 ctù
te ne Ila storia un iversa le terrestre come riasccndcnti che si riav\ ici nano.
Ordo legis c Ordo vcritatis). cl "Mam·antùra" . i HV\ iccndano. in alto.
l' Emanazione celeste dcgl i Archét ipi. nel lòn-
Il do. la Tra dizionc primordiale dcgl i ancl:sl ri.
Quest'ult ima. incarnandosi nelle\ aria1.ioni di
La Ri velazione di Dio non riguarda solo supcrlicic. mo imcnta la. toria umana.
l'Umanità. ma ricomprende. come canta lo Co me si conl'igura. in codeste enormi
Spirito scratico di Francc~co. tutta la Creazio- dimensioni. la si ngola Discesa di un lm iato
ne. dai Cicli Invisibili a quelli Visibili. dalle Di vino. restauratore dell'Ordine ni ,·crsnlc c
Terre sconosc iute dell' Uni verso alla nostra Salvatore degli Esseri Vi\'cnti? t:. tra queste.
minuscola Terra. in apparenza un atomo tra l'Apparizione spcCÌ'1I issima dell' In iato dcu.li
un polverio di Stelle. ma. nel suo mistero lm iati. del ignorc dai pill Volti c dai pill
prot(mdo. il centro simbolico del Gran Tutto. omi che. nel nostro pri vilegiato tempo di
E riguarda. la Ri velazione inlinita. anche gra1.ia. am iamo chiamare col soave nome di
le piante c i piccoli tiori che nel loro segreto "Gcsli tiglio di Dio"?
linguaggio. lodano come noi il Creatore. Il pili grande maestro cristiano dopo 1..d i
lntàtti. così invita il Figlio di Dio: "guardate i Apo ·to li ovvero. secondo il u.iudi;io di~ ' .
gigi i dci campi. non ti la no. non tessono. ma Girolamo. l' alessandrino OrigS'nc. pronunziò
neppure Salomone nella sua magni licenza ru con intuizione ispirata una sentenza eccelsa.
così ri estito"(Luc. 12.27). L'Appari zione del Signore GcsLI Fiulio di
Il Vanl.!elo Eterno (il Buon Annun;.io del Dio. nell'intimo dc i corpi stcllari IL7n!!o il
Bene Sup7-cmo) specchio c sintesi della ri ve- corso sterminato dci cicl i e/aei. può -~egl i
lazione immemoriale. riguarda tuili gli Esseri sostenne - c. sere unicu. E quind i. ipso.fùcto.
viventi e tutti i cicli universa li. Secondo i irrcpctibi le.
grandiosi quadri vcdico-brahllmanici della Spieghi a molo mcg l io. Lui. meta l'isi ca-
Cosmogonia indLI. la più ampia c precisa tra i mente. è SelllfJer ide111 ncll'csscn;.a interna.
Libri Sacri. la Teotània. mrietas i11 tlllilllte. quali che siano le sue ra ppresentazioni c IÌ!!.u-
unilas in mrielale (Cusano). si snoda in una rc nei millenni dci millen ni. ..
serie indefinita di Tempi. ognuno detto Kal- Si può anche prccisarlo con una intuizione
pa. percorrente una serie ripetiti va. ma non analoga che consacra il Mistero dci Misteri. Il
identica. di cicli cosmici. Questa h1sc corri- Signore Gcs ll. Verbo di Dio (A p. 19,1 3 ).
sponde a circa un milione di anni (esattamen- appare sia a/ ce/llm de lle età disccndcnti-ria-
te 907 .200). sccndcnt i dell'ultimo "Manvantàra" (il nostro
In piccolo. su scala ridotta nut analoga. attuale) sia al centro del nostro "Ka lpa"chc L'
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una delle 360 perle simboliche al collo della un appannaggio complementare dci Dodici.
Divinità. Bra/uno. in una delle sue innumere- In seguito dci Tre: Pietro. Giacomo. Gim an-
voli .. Vite Divine... ni . Infine del solo Gim anni. come di .. colui
E qui le citì·c dell"Oriente llmno impallidi- che dm-eva restare" (in 'ita) appunto per
re tutti i calcoli dei cosiddetti scienziat i d'Oc- integrare C comrlctarc il messaggio C\ angeli-
cidente! CO con i monit i successivi alle 7 Chiese.
Come conosciamo questo Arcano Supre- La COITUiionc e la dccadcn1.a. sempre ine-
mo c come possiamo asserirlo'! E' semplice: renti alle umane icendc. ha lntto sì che il più
ce 1'/w dello Lui. E la Sua parola è verità. E alto livello spirituale si sia mantenuto !1clle
come sappiamo che cc l'ha detto Lui'! Ancora prime due delle 7 Chiese. Anzitutto <.:on Eleso
più semplice. Lo confermano i credenti dci (da fùino . ..s,·clo") che fu ILIIt 'uno con l'im-
.. Nuovi Cicli t: Nuova Terra.. che. solo per patt·o della Rive lazione. Poi wn la seconda
essere tali. sono ispirati dal loro An!!elo. Chiesa. Smirnc (111irm. sia grc<.:o sia semitico)
lnlalli. la straordinaria lspira:i~ne dil·ilw ossia l'età eroica dci martiri. Con la terza
è riservata ai soli Prolèti. Ma. a tutti. sol che Chiesa. Pcr!!amo (étimo evidente) comincia
si abbia riccvuto il Rito del Battesimo. o un lo svol!!imc~lto dottrinale che dal IV secolo
Rito iniziatico corrispondente. è concessa !!iUn!!c ~al XV. celebrando l'ctù dci Dottori.
dall'A ho l'Ispira: ione unge/im. persino quo- è iò ~o mpo rta le complicaLioni ine itabili
tidiana. Basta aprire bene l'orecchio all'audi- dell'elaborazione intellettuale: c quindi. pur
zione spirituale (shmti) dopo aver avuto cura nella continuitù della Gratia. un attingere alle
di ripulirlo da ogni detrito. ronti indirette della Vcritù piuttosto che al suo
flusso immediato c spontaneo.
Ili Cresce così. c galoppa. la corsa di quella
/Jiolellica che. inaugurata da Abelardo. cul -
E veniamo ai nostri tempi storici. nei quali mincrù nella Sco lastica scicn ti llca. c sarù
si sta vivendo una ··piccola linc" nel quadro appena temperata dalla Scolastica mistica. Si
maggiore della .. li ne delle lini" (Rivelazione possono allora capire le aspre rampognc. sca-
della Vergine Perenne sull'alpe di La Salettc). gli<llc addirittura con ,·iolcnza. da San Ber-
Dunque. quello presente. è un minuscolo nardo: questi. "ultimus intcr patrcs primis
cerchietto nell'eterea fuga vorticosa di cerchi non impar" ri,·cndicava in assoluto la divina
concentrici. e.rJJerimlio (''credo ut cxpcriar").
E' allora opportuna una precisazione esca- Tuttavia non si fì·aintcnda. Non si poteva-
tologica di metodo. Non è vero che gli Apo- no conscn·arc gli antichi splendori come
stoli. illuminati per 40 giorni dalla Bocca campioni in l'i!l·o. Ecco l'emanazione conti-
Divina (A c t. l. 3) non conoscessero le date nua degli Archétipi da parte del Dio creatore.
reali nel quadro dell' Escatologia. Un .. Apo- .. Il Padre mio opera anche in questo
stolo.. lèrvente. ma improprio. spuntato oltre i momcnto"(Gv 5.17).
Dodici. si sbilanciò all'inizio. poi correggen- Come si fl1 a porre tra parentesi la supcrat-
dosi. sui tempi creduti imminenti della Pam- tivitù creatrice c. con essa. la produzione
sia dirina. Ma l'Apostolo prediletto. il liglio incessante dci Modelli che si opera nella Vita
del Tuono. rivelò dalla sua. con la massima Divina'! Della quale la universale storia terre-
concretezza. i tempi del bimillcnnio della stre è. in basso. un riflesso non perletto ma
Chiesa Universale. La chiave simbolica c almeno pcrlèttibilc. Un impoverimento meta-
matematica di ciò non fu però trasmessa alla fisico in alto non è pensabile. quali che siano
Chiesa visibile. ma alla l:àksia Spirituali.,· le limitate imitazioni nella realtà inferiore.
dci 144.000 (72 per ogni secolo: c beato chi Le dualitù cosmiche Bene-Male. Vcritù-
ne incontra uno. o anche un solo quarto!). Errorc. Giustizia-lniquitù. c s-imili. non le si
Attesta Clemente Alessandrino. sulla scor- possono abolire a colpi di scalpello: cssc dcb-
ta di una tradizione orale a lui pervenuta dai .bono svolgersi lino al punto Òmcga. verso
primi discepoli. Oltre l' l:jJiscopalo minisle- una linc empirica che è lo stesso line previsto
riale - che è quello londamcntalc c di tutto oh-inilio.
rispetto- si sviluppa misteriosamente Llll l:jJi- Dunque. alla creativitù in e.rcelsis deve
.lic'oJJttlo L'.\'('(1/0/ogico. Tale li.mtionc invisibile corrispondere nel nostro campo umano lo
c sollcrranca. a 'oltc afliorantc all'aperto svolgimento di una lènomenologia moltepli-
come nel caso di San Bernardo. fu. agli ini1i. ce. di una spirale che non nega l'Ordine
5
Superiore, ma lo celebra. nico dell'Impero e attuavano una creati a
Genialmente, un saggio come il tilosolo e collaborazione con la cattolica Chiesa. In tal
giurista cattolico Antonio Rosmini. scrisse: senso di libertà relati a va interpretata la
··il diritto splende di una luce insolita ·quando celebre massima di Bartolo sulle "civitate ·
viene violato''. superiorem non recognoscentcs··.
Ma ciò non vale solo per il diritto. bensì Tutto quanto si espone non 'aie soltanto
per ogni ramo che tosse in crisi nelle mani tè- per un estrinseco esame di cose. ma per un
stazioni civili e religiose. artistiche e scienti- Arcano superiore che sfugge alla diagnosi dei
tiche. lungo il corso dell'Umanità. nostalgici. Ov crosia: le prcvalcllli categorie
dualistiche medievali. le quali insistono sullo
IV schema antitetico Regalità-Sacerdozio. ono
virtualmente superate dai nuo i orizzonti del
E scendiamo alla dialettica complessa e Novecento che. andando oltre la crisi. riapro-
rischiosa del nostro tempo in cui. come si è no la via sintetica del Profetismo: e fànno
detto e ripetuto. la Tradizione immemoriale sempre più persistente il ritorno all'unità pri-
della Verità e dell'Ordine subiscono uli auac- mordiale dei Patriarchi del genere umano.
chi scomposti di una cieca Sovversio~e. Riprendendo. intanto. il tilo che precede.
La dualità così impostata non è fedele. poniamoci una domanda. E non già in un
L'ha scritto addirittura un tradizionalista per quadro immanentistico di sapore hegeliano.
antonomasia. al secolo un Papa nem! ma avendo riguardo all'operati ità trascen-
"Ogni rivoluzione è anche una rivelazio- dente, in senso agostiniano. dante ·co. ichia-
ne: e ogni rivelazione è anche una rivoluzio- no della Provvidt:nza "che governa il mon-
ne". do".
Non è avvenuto così per il passaggio dal Chiediamoci dunque: come è possibile
ciclo dell'Antico Testamento al ciclo del ignorare modelli ad un tempo nuo i t:d anti-
Testamento Nuovo'? Si doveva restare immo- chi (nm •a et retem)'? E quindi sorvolare con
bili in un passato formale. senza lievito di leggerezza su uomini e su valori del Rinasci-
vita e d'anima'? mento e del Romanticismo. all'atto pratico su
Qui tutti i maestri tradizionali. da De.,Mai- cinque secoli di storia e ci iltù'?
stre a Guénon e ai loro epigoni letteralisti e Basterebbe ricordare che. enza il primo
acritici. hanno preso e fanno prendere un tiorirc. non si sarebbe conosciuto il vero Pla-
abbaglio. Essi. in pratica. hanno ipostati::ato tone e il genuino pirito deii'EIIadc: mentre.
l'Età di Mezzo. inventando il fossi le di , un con il secondo. non si san.:bbcro aperte, per
Medio Evo come modello unico: esperienza noi occidentali europei. le vie dell'Oriente
certamente sublime e incantevole. ma in sacro.
sostanza fuori stauione. La continuità tra le Ma scendiamo più addentro ai problemi c
epoche è data dal parallelismo .. oss_ia ~a~lo riconosciamolo: solo superando i dualismi
sviluppo interno. non da una statrca npet1z1o- del Medioevo. piuttosto legati al diverbio
.ne delle tonne. Chiesa-Impero. e soltanto con la fase dram-
Senza poi dimenticare che i maestri del matica. catastrofica e catartica dci tempi nuo-
Pensiero autentico non trascurano il fàtto che vi. può proti larsi l 'ep(f{mia escatologica io
l'uomo è "triplil.'C": e quindi. dalla più remota CO/~WJ.
Qualche confronto non nuoce. Medic\ali- c mcttcndoci cosi. una buona volta. di l'ronte
'>1110'.' Il Pontefice d i t\\ ignonc. arpctw rich ia- alfe ~pm ento c immensità cosmiche. (Leo-
mato nell' rhc dalla prol'etica c ~<lnta Vcrgi- pardi : "mc per poco il cor non si spaura").
La Rivelazione totale non è il Vecchio c compreso. però sicuramente sacro c pratica-
non è nemmeno il Nuovo: è il :Vorissimo. mente ··ultimo" come il Corano. non parla di
come si esprime la Catechesi cristiana. è ciò iniziati (che signi tica entrare, in-ire nel te m~
che balle con veemenza alla nostra porta can- pio terrestre). ma di hen direi/i: appunto dt
cellando tutto come in una "tabula rasa". !.!llidati dall'alto.
Per comprendere quel che bolle in pento- ~ L'apparente normalità in cui si vi ~ da
la. c che avvcrrù con la fulmineit::ì del lampo secoli c secoli. non ci l~\ accorgere dclnmag-
c con il lhtgorc del tuono. non c'è di meglio gio che opera in prolonditù. .
che evocare la grande tempesta biblica. l'ura- Beati quelli che intendono che , "".110
gano divino-cosmico annunziato da Isaia: prossimi. simultaneamente. al totale naufra-
profeta che ru dello "il protocvangelista". uio c all'inatteso porto della pace. Ma. per
Uno sconvolgimento improvviso avrebbe questo scopo. si dc c apprendere a n~vigarc
abbattuto e sradicato le più alte cime. linan- nel Cosmo. j(l(·endo il JWIIIO con eh lélrt!i'Zé\
chc i cedri del Libano. i quali simboleggiano superiore. p~ssihilmente ispirata.
le occulte sapienze che si tramandano dai pri- Solo allora. quando si san.1 esclamato
mordi. (2) ··si!.!twre sal aci" ( MtX15) si passcrù dalla
E' allora che appare /'Lmonuele. "Dio con gnt~dc tempesta alla Tmnquillilus nwgnu.
noi".
Qui si annuncia una preligurazionc non Silvano Panunzio
solo verso il vicino tempo mcssianico. ma.
oltre ogni tempo. verso un avvento radicale ~OT f.
della "line delle fini" e del nuovo. divino
pnnc1p10. (l) Su qm:~la lìmdan11.:nwk t~o:matit:a gli Autori dd 1\:n-
Accordo pieno con la RivclaLionc apoca- ~i~..:ro traditinnak nwnilì:stann una ~trana l:tl:lllHl.
littica dci "Nuovi cicli" e della "Nuova Terra". l ." argnm~o:ntn l: ~lato in' l.:t:l' trattato n~o: l nHld\l pi(l
Il Regno non è la Chiesa. non è il Mcssia- ampio ndla 11\l~lra " l>ottrina ddln Spiril\1". n~.:l
nismo. non è il Cristianesimo. non è neppure l.ihro Il. /.a Roma /:"/('l'Ila<' !et .\'/lu,·a (Ì<'rtt.,llh'llllllt'
dci Cristiani. né dei l'i:!dcli di alcuna religione ( llJ7lJ). ~..: nd lihn1 IV, Oal clrwllllltl Jlu/itico 1h·l
costituita. Il Regno è dcijìgli eli Dio preparati .\'un•n•11/11 olia ·' rt d la /1/t'laJiu/il ica c/('/ l )11<'111 ila
in ogni luogo dal Vangelo che.! rinnova c ( llJ%).
sublima quei tigli divini "che vivevano alle Crr.. nd prilllll. l'l:Sll'SO GlpÌlol\l "Sal:l:rdlllilllll.
origini della terra". (Genesi al capitolo 6-2. in Rq!num. ~:t 1\rs" ~..:. ndl'alln1. i t:apil11li: "Il l:llli-
conformità di tulli i Libri Sacri dell'Uma- m~.:nhl ddlo Stato l:Ont~o:mporanl:ll ~..: ddla l:l.:lHl\1-
csicastica del Monte Athos et similia) il Divi- Collcction lklphica. Suissc 1971.
no Gesù. Infatti: il Padre . .fì11 dal/ 'eternitù. /w Per il Dc l.c\'a. amico c consigliere prc/io~o che
mllflo che l'uomo ./(J.u e deUicato. ("Filoca- tra noi Micaclici \Cni'a familiarmente ~.-hiamaiO
lia". Proemio). .. Dominicu~ ... il ~uo libro Sign(lìcalo occllllo del
Circa la creazione degli Angeli. l'ho spie- Ciene.1 i eli .lfm,~. Bardi. Roma 1951. lo lro\ ai in casa
gato in una nota di Uno e Tri110 che Le riac- di Eu!!cnio Zolli a cui era stato im iato in c~amc. Fu
cludo. L'cségcsi interiore "tradizionale" non passai:l a mc che chbi conlì:nna per le mic ana loghc
indica che Elohìm. interpretato come "Dio", ricerche. E s'initiù così con l'Autore una rruttum.a
creò i Cicli c la Terra. ma che Bercscìt creò amicitia spi rituale.
gli Elohìm (Angeli). i Cicli c la Terra. Riac- 1.'/\halc Fornari. il quale avrchhc desideralo l:lllra-
cludo il testo. rl: nella Fami!!lia Bcncdl:llina. ru allievo prcdikll<l c
Conclusione. Solo sintetizzando la tradi- poi il~:ollahOI~IIorc di Basilio ruoli. il cu i cclllr<l li lo-
zione e il magistero indll c le sue propaggini log i~:o per gli Studi Classici (impose il Greco ne i
asiatiche sino al Tibct c alla Cina, e fondendo- l.i~:ci) c per la Lingua Italiana. corrisponde. al ud.
li con la tradizione c il magistero egizio c le all'allivilù simi lare di Alessandro Man1.oni al Nord.
sue propaggini mediterranee sino a l raele e Dalle sue lilc provenne un Francl:sco Dc Sanctis. Il
alla Grecia. si può intendere, passandovi ma Fornari. d1c chhc incarichi di Puhbl ica lstru/ionc H
oltrepassa n do lo, l'i ncom p let o Giudaismo. Napoli. risiedeva rcgolanncnlc nel la ~~<Ili\ a Puglia.
Zolli. a viva voce. mi riconosceva come legit- Ci sia consentilo riwrdarc come il suo filiale
timo questo sacro "retrocedere" che è. al tem- segretario che ne curò la di ll'usionc c la memoria ru.
po stesso, un andare indietro e procedere qui . il devoto c studiosis:-.imo nostro A\o paterno
avanti. Di fatti. solo così ci si può aprire per (onde certe luci. non a caso. sono a noi dircllamcnlc
intero alla Rivelazione totale del Vangelo. pervenute).
senza dover aspettare il giorno del Giudizio! 11~-:apolavoro S1orù1di (j,,,,-, Crislo. a lungo illlro-
Come vede. nomino il Vangelo che è ' ahi le. ru in un ~:erto modo ristampulo a ~:ura del nolo
perenne. c non parlo più di "Cristianesimo" pcn~atorc ~:alloliw Umhcrto Padovani nel 1930. (i li
tra virgolette, perché, inteso così. è finito; a credi legali. a cui il testo è in mano. oppongono strane
distruggerlo ci hanno pensato ... i cristiani. rcsi:-.lcnzc alla sua riedi1.ionc: 1\m. avv. Dc Leva tcniÌl
Lei. come il Padre Pio, osanna S. Pio X. in vano. ~:on autore\ ol i pression i. di ollencrc la liccn/a
Ho sempre raccomandato il suo culto a tutti per una ristampa imcgrale in grande stile. l cim1uc
gli amici dell'Alleanza micael ica e della vera \Oiumi possono rcpcrirsi solo in Biblioll:~o:a. c non in
Tavola Rotonda: come amava chiamarla il lullc. lnlalllo. nella monumemale Sloriu del Crisliune-
- sempre ·c<ll noi presente, Padre domenicano c simo di Buonaiuli. del Furnari neppure il nome: idem
savonaroliano Giacinto Scaltriti. nelle lallio rinomate S1oriu c l'ila di Crislo di Papini c
1 cardinali: ··santità. bisogna far rientrare i di Riccioui.
cristiani rimasti fuori''. Pio X: "Sì. purché Con l'augurio che un editore coraggioso ~:olm i
rientrando questi. non escano quelli che stan- questa grave lacuna. li.t~o:cndo risorgere un· opera che
-'··
no uçntro .. . r onora la Cristianità c l' llalia. crediamo di poter dire
No comment. che I'Ahatc Fornari ha rorsc esaudito il volo di uno
Mi saluti i redivivi della Terza Tavola (la dci massimi pensutori c scriuori mistici. Blaise Pascal.
prima quadrata. la seconda rotonda. l'altra Questi. con i suoi Pemieri giumici in rrammcmi c che
ignota che con Lei rilioriscc). Vico definì ... lumi sparsi ... ci ha li.llto intravedere i lam-
pi di quella grande Apologia cft'lla Fede che il suo spi-
Il devotissimo Artù rito di credente ave\ a 'aghcggiato.
PENSIERI SANTI
Opi fiducia ponctela in Dio solo, da lui aspettatevi ogni lorza c non desiderate soverchiamcntc di
e liberati dal presente stato: lasciate che lo Spirito Santo operi in Voi. Abbandonatevi a tutti i suoi
,....,vti· e nen temete: è tanto sapiente, soa c e discreto da non causare che il bene.
Padre Pio
STUDI
"Deus revelatus" et "Deus absconditus"
può rilevare che l'Archè biblica ed evangelica è limitata da niente, neppure dal Decalogo/ /
Egli, se vuole, può emanare una legge del tut- •••
to diversa e contraria!
Un sapiente e veggente solitario, amato e
••• ammirato dal Cardinale e Beato Ildefonso
Schuster, il Priore benedettino Dom Agostino
L'urto storico e dottrinale tra i Cristiani e i Zanoni di s.m., espresse, in sintesi, una sen-
Giudei, tra i Cristiani e i Gentili, è acqua pas- tenza lapidaria: "L 'Occidente al massimo si è
sata. spinto fino alla Filosofia, solo l 'Oriente ci ha
l figli del Vangelo debbono prepararsi a dato la Metafisica".
ben altro, al Ritorno o meglio alla Riappari- Si può comprendere quali non siano i
zione del Signore come Re dei Re e Domina- limiti dello stesso Teologismo quando si pen-
tore dei Dominanti: Questi illuminerà tutto il si che si abbarbica ad una Filosofia greca
mondo con parole Nuove e Impensabili che staccata dal magistero orientale.
opereranno la definitiva Grande Sintesi tra Qui lo stesso Padre Zanoni, scienziato
Cielo e Terra, tra Oriente e Occidente. Tale è geniale e ricercatore instancabile, fece una
il Parto Maschio della Vergine Perenne scoperta di prim'ordine.
preannunciato nell'Apocalisse come una nuo- All'inizio del pensiero dell'Eilade ci furo-
va Rivelazione nella Rivelazione (12,5). no dei sapienti inviati espressamente dali 'In-
Nel Buddismo si è fatta una singolare dia. Ma i greci, soprattutto Talete e gli Ionici,
marcia indietro o, secondo i punti di vista, in non Ii compresero; e così cominciarono difet-
avanti: quello antico è più genuino, il Piccolo tosamente l'edificio della speculazione filo-
Veicolo è senza Dio e postula ali' origine una sofica ufficiale. Forse qui suona bene l'ironia
Realtà misteriosa inconoscibile. In seguito, di Giambattista Vico il quale, parlando dei
nel Grande Veicolo (Mahayana) intervengo- Presocratici che cercavano l' Archè, "il princi-
no la Deità e gli Dei più o meno mitici: ma pio di tutte le cose", so.ttolinea che Talete la
permane il mistero dell'Adi-Budda, simile trovò nell'acqua: "forse perché aveva visto
all'Archè. nell'acqua galleggiar le zucche". Non così
Si può capire che in tutto questo coacervo deve dirsi dei Pitagorici che operarono, tutta-
ipercosmico non penetra il Teologismo paoli- via, nel segreto fino a Socrate che fu capo
no, opera ingegnosa, ma non completamente occulto della loro scuola. (Motivo vero della
giudaica e non completamente ellenica che, sua proscrizione e condanna). E' significativo
proprio per questo soggettivismo interpretati- che in India gli yoghi assicurarono a Plotino:
va, non ha niente da dire agli Islamici e nien- "quello che noi insegniamo l'ha insegnato tra
te agli Asiatici. Più centrato il giudeo-cristia- voi il vostro Pitagora".
nesimo di Pietro e Giacomo, legato mediante Ma l'Archè cosmologica dei Presocratici
la versione egizio-mosaica alla Tradizione non è l'Archè metafisica dei Vedantini e dei
universale; ma tale dottrina, purtroppo, è stata maestri a loro simili. Intanto, questo dato
oscurata senza fìuttificare. remotissimo di scambio e di osmosi India-
Nonostante i suoi molti errori, con i quali Europa, ben conosciuto nell'ermetismo dei
si confondono Cosmologia e Metafisica, Templi orfici, è regolarmente ignorato da tutti
Giordano Bruno colse nel segno quando rim- i Filosofi e Storici: per modo che ogni nostra
proverò ad Aristotele di "aver posto l'Essere Storia della Filosofia, a cominciare dalla pri-
al di sopra del pitagorico Uno". ma di Hegel, è una storia senza testa.
Ciò fu corretto da Plotino, aristotelico nel
metodo, ma platonico nell'ispirazione. Quan- ***
to a Platone, mal compreso, non è assente
Dio nel suo sistema, che, ponendo l'idea del . Il Deus. Revelatus, nei tempi del nostro
Bene oltre l'idea dell'Essere, ha voluto sottin- c1clo cosm1co è, come indica il Titolo della
taare l'Impersonalità divina. E' Plotino che Santa Croce, Jesus Nazarenus Rex Judaeo-
lo ~piega. rum. (Dei "veri giudei", secondo Giovanni
Ma il Vedanta indù va anche oltre l'Uno ossia dei veri "Lodanti" Dio). '
JIIQIJDM!O aeUa sua concezione rigorosa della Ed è, beninteso, "in profondità" oltre la
UUII.·.. o Advàita. Siamo qui, implicita- superficie, il Rivelatore per tutte le Tradizioni
_.., Il priDoipio del Deus Ahlconditus. anche antiche, alle quali tutte manca qualco-
sa.
Ma è assurdo, ingenuo e puerile, pensare seguito, come in Eriùgena una compiuta dot-
che si può battere(!) l'Asia, ricomprendente trina in senso superiore.
anche l 'antico Israele, e quindi istruii-la (?) Diverso è il caso del Cardinale Nicola di
con la lezione dei dottori europei exoterici Cusa con il Dialogo tra un gentile e un cri-
quando l'Asia è tutta esoterica. E' come voler stiano nel Dio nascosto (ripubblicato nel
comparare e fondere valori incommensurabi- 1995 dall'Editore Laterza).
li. Interprete e maestro della "Teologia Nega-
I figli del Vangelo debbono far scendere tiva" che è una Metafisica preliminare, e pro-
dall'Alto il loro esoterismo del/ 'esoterismo: cedendo sulle orme di Scoto Eriùgena e di
altrimenti saranno "vomitati dalla Bocca divi- Eckhart, egli è forse il solo, nella Cristianità
na" (Ap., 3,16). ad affrontare la tema ti ca dell'Essere e del
Un "esoterismo dell'esoterismo" esiste, Non Essere. Ma siamo, in pagine acute anco-
perché lo ha fatto segretamente conoscere ra ai preamboli delle folgorazioni intuitive
senza parabole il Divino Maestro dicendo: "a del Vedanta-advàita. Proprio l.ui un vero
voi sono fatti conoscere i misteri del Regno pitagorico e un vero platonico, finisce con
dei Cieli". Ma per questo occorre, come alla disperdersi nei giochi verbali e negli artifici
Croce, spogliare Gesù dalle sue vesti mortali, dialettici della più esterna Scolastica cui non
toglierlo dai chiodi e dal legno, deporlo nelle corrispondono sostanziali Realtà. Il che è
braccia di Maria Madre della Divina Sapien- confermato dalla sua ingegnosa "Confutazio-
za, farlo sostare e riposare nella frescura del ne dell ' Al corano" che neppure sfiora le
Santo Sepolcro, e vederlo risorgere e cammi- profondità della Rivelazione e della Dottrina
nare lungo tutta la terra, apparendo vivo e islamiche. Ben differente il linguaggio sacro
immortale a chi Lui vuole. di ammirazione che il Corano riserva al Van-
gelo. Ad ogni modo, l' illuminato Dottore
*** apre coraggiosamente una via comparativa
che può e deve essere ripercorsa con autenti-
Concludiamo con una esegesi semantica e cità, libera da inopportune limitazioni apolo-
spirituale del Veda che, simile alla voce latina getiche.
"video", indica la perfetta Visione, sottinteso Da notare che il riferimento di Nicola di
della Verità. E il Ved-anta, fme dei Veda, o Cusa all'estrosa trovata paolina in Atene, sul-
anche ultimo Veda, va piuttosto inteso come: la statua del "Dio ignoto", non rientra nella
la Visione ultima. tematica specifica: ci si riferisce a "un Dio
Anche il Vangelo, o Eu-émgelion, va inte- tuttora storicamente ignorato", non alla Divi-
so in senso più eminente. Non è il buon nità a livello occulto e infinito della Metafisi-
annunzio o la buona notizia, come viene tra- ca trascendentale. Altro, quindi , è il "Dio
dotto in certe Lingue moderne: è l 'Annunzio nascosto" secondo Isaia e il Dio nel supremo,
del Bene. arcano Principio, (En archè) secondo Gio-
Allora è tutto chiaro per la duplice sinto- vanni che il Cusano svolge.
nia trascendente "Vangelo-Vedanta". Nello spirito del concordismo del suo
capolavoro De pace fidei, esiste un dato fon-
Veda-Vedanta: Visione della Verità Ultima damentale pressoché ignorato, per l'osmosi
(Luce) reciproca Vangelo- Vedanta. Confermato da
Vangelo-Vangelo Eterno: Annunzio del- San Girolamo (Epist. Ad Magnurn oratorern:
l 'Eterno Bene (Amore) PL 22,667) Lo riporta anche Eusebio nella
"Che solo Amore e Luce ha per confine". Storia Ecclesiastica (II 16;V 10) e concerne
Silvano Panunzio San Panteno, il fondatore del "Didascaleo" di
Alessandria e maestro di San Clemente, quin-
Ragguaglio di di Origene: "a Demetrio Alexandriae epi-
scopo rnissus est in Indiarn, ut Cristurn apud
Molto interessante nel "nuovo Teologo" Brahmanas et illius gentis philosophos prae-
germanico Paul Tillich, formatosi con lo spi- dicaret".
ritualismo teosofico dell'ultimo Schelling, lo Siamo proprio all'Aurora del Nuovo e
slancio della formula God above God. Ma si Universale Pensiero che, con tale divino
tratta qui di una espressione entusiastica per incremento poteva e doveva ricoprire il Mon-
superare il Teismo elementare cui non fa do Intero!
J.S ·~
premo», passim), ci spingeremo ora sino all'ultimo ter-
mine discensivo che è rappresentato dal Settenario 2 •
Ribadito il criterio che ogni altra idea-numero non
è che lo sviluppo del principio metafisica fondamentale
IV ossia dell'Uno-Tutto e della dialettica trascendente No~
Essere-Essere, ripetiamo qui lo schema dello sviluppo a
quattro che è il più semplice e quello universalmente ac-
cettato:
I SETTE PIANI DELLA REALTÀ TOTALE
l.
Uno
Quasi in ogni tempo e quasi in ogni luogo le prospet-
Mondo «visibile>> inferiore (formale)
tive creazioniste e le prospettive emanatiste si sono ste-
Mondo «invisibile >> intermediario (etereo)
rilmente combattute a vicenda. Perpetuare una diatriba
Mondo «invisibile >> superiore o « intellegibile >>
·del genere equivale a condannarsi alle mezze verità; è in-
(sop raformale)
fatti innegabile che le due prospettive siano entrambe uni- Uno (informale, sovrintellegibile)
laterali. Si può dire, con una certa approssimazione, che
il creazionismo sia exoterico come l'emanatismo sia eso-
terico; che il primo sia di fonte biblico-monoteistica, il
secondo di fonte non biblica e monistica. La verità in- Una conferma di ciò è data anche dall'Orazione Do-
tegrale non può nascere che dall'accordo e dalla concilia- minicale. « Padre Nostro che sei nei Cieli >> non indica
zione delle due tesi e dalla capacità di porle nella giusta « Padre Nostro che sei i Cieli>>. Lo spunto ci viene offerto
gerarchia reciproca 1 • da un'osservazione acutissima di Sédir per il quale, nel-
Su questo tema, procederemo, per tanto, non solo l'ordine della Spiritualità, noi non incontriamo il Padre
per via di discorsi dimostrativi e di sintesi intellettuali in un astratto vuoto, ma appunto «nei Cieli >>, ossia in
- come negli antecedenti capitoli - ma anche avvalen- una sfera vivente. L'idea da noi qui aggiunta vuoi dimo-
doci di commenti analitici a taluni brevi schemi di com- strare che il principio è valido anche nell'ordine della
parazione. Procureremo, così, di raggiungere il massimo pura Metafisica perché implica un sottinteso altrettanto
sviluppo che sia consentito nell'articolazione dell'Uno- importante. Il Padre, infatti, si manifesta nei Cieli che
Tutto. E dunque, se in precedenza si è scritto che dopo sono i più alti dominii dell'Essere, li penetra, li illumina,
l'Assolutamente Uno si pone una realtà ternaria (cfr. «La li sostiene, li beatifica, ma la sua natura sta oltre, nel
Conoscenza interiore», pag. 64) e se più recentemente si Non Essere dell'Uno e anzi dell'Unico. In sé, è la Gloria
è trattato dei quattro stati vedantici (cfr. « Il Mistero Su- d eli 'Uno-Tutto.
386 387
Lo schema settenario, che integra e sviluppa lo sche- -B-
ma quaternario di base, rende questo ancora più eviden-
te e più vivo: esso ha inoltre il merito di scendere fin
nei meandri della Natura fisica e di spiegarla. Ecco dun-
que il nuovo schema che presentiamo in un quadro a due
tavole, la prima sintetica, la seconda 'a nalitico-compa-
rativa:
-A-
~ ~EnRNAZillNEJJ~ ~ENTE
~ ..'"""')lli~k. ~ 1\"0~<"\l:.l, \e.
....o
(\lnoVC..O.)O
..~t.ne., ...,.. 'R .....h<.t""'
::s M~~-*"p~r••·-c.. · Dht..... 'ò""tl4\...)
389
.388
fu fatto da un poeta inglese, il Kipling, che «Oriente e
Occidente non s'incontreranno mai •. Sostenere questo si di Metafisica pura sì cari ai dottori del Medioevo in-
significa condannarsi a delle preclusioni assurde, am- diano e ai loro non felici imitatori occidentali sono pur
mettere che la Terra sia composta di due pianeti, che i sempre dei balbettamenti. Plotino si recò in India e i
siano due Generi Umani, e che il Dio rivelatore dello veri yoghi gli dissero che il suo viaggio era inutile, per-
Spirito non sia unico. Certo, il quadro può ulteriormente ché gli ammaestramenti che potevano dare erano gli stessi
essere approfondito e perfezionato. Saremmo paghi di che aveva già dato Pitagora. Orbene, Plotino ha pitagori-
aver lanciato un ponte e di aver scavato una pista. camente insegnato che l'Ultima Realtà è ineffabile. Dun-
que, dopo un rispettoso e pudico accenno, conviene lasciar-
Ed ora qualche commento. Per quel che concerne
la in pace. Ricordiamo semmai Ja vera saggezza vedica:
la Rivelazione ermetica dell'Antico Egitto che qui, salvo
«Coloro che dicono di conoscerLo (Quello, il Brahman,
un cenno, formalmente non figura, deve dirsi che essa
l'Assoluto) non Lo conoscono; coloro che dicono di non
è sostanzialmente identica, pur se meno dettagÙata, di conoscerLo, essi sì Lo conoscono». È questa, anche, la
quella proveniente dall'India. Quanto alla Rivelazione cri- perenne lezione di Socrate. Il « multiloquio » diviene qui
stiano-teandrica essa presuppone, nella dottrina risalente « vaniloquio » perché siamo al di là d'ogni eloquio. Spe-
a Mosè, il quadro biblico-qabbalistico che si presenta no- rimentare è tacere. La Metafisica pura può solo attenersi
toriamente con quattro piani: l) Modo e Mondo di Ema- al criterio negativo: Neti, Neti - No, No. Se parla con il
nazione (Azilùth); 2) Modo e Mondo della Creazione Sì, è Metafisica applicata e cioè, appunto, Teogonia.
(Briah); 3) Modo e Mondo della Formazione (Jetziràh); Senonché il quadro elleni tico- neoplatonico rende
4) Modo e Mondo della Produzione ovvero dell'Azione troppo immediati i passaggi dall'Assoluto al Teogonico e
(Asiah). Quest'ultimo termine indica il passaggio, dal- al Cosmogonico, come risulta dalla ben nota Triade plo-
l'ideazione pura e successivamente formale, all'esecuzione tiniana « Uno-Intelletto-Anima ». Occorr.e certamente ispi-
fattiva (poièsis) del disegno divino, e contrassegna il rarsi a quanto di più valido vi sia nel magistero dell'In-
campo del lavoro degli Esseri, della fatica e della lotta: dia per ritracciare, anche in Occidente, un disegno di più
non per niente le 7 Lettere iniziali dell'Apocalisse sono sottile articolazione.
dirette alle 7 Chiese c dell'Asia», e cioè militantP. All'estremo opposto, il materialismo moderno si Ji.
:asenz'altro esatto distinguere e pur conglobare - mita- nella sua insipienza - al piano più basso del Qua-
ma non escludere a vicenda - Emanazione divina sopra- dro settenario qui presentato; si limita cioè alla dimen-
formale e Creazione formalmente cosmica. (Un esempio sione della natura fisica. Un apparente progresso si è re-
per tutti: la Divina Sapienza e i suoi archètipi che pre- gistrato con la concezione dell'Energia (piano 6°) e con le
siedono alla fondazione del Mondo possono, veramente, ipotesi fisiche «immateriali»: ma questo ha ingenerato
dirsi c creati •, o non sono piuttosto « emanati » ?). Ciò nuova jattanza e maggiore confusione di idee perché si
posto, vi sono tuttavia dei piani ancora più alti rivelati sono invasi piani superiori (5° e 4°) senza conoscerne le
dal Triadismo Trinitario. Si osservi, ora, che il quadro leggi e pretendendo di applicarvi le regole proprie di un
ellenico-evangelico (da Pitagora a Giovanni) insiste giu- piano sottostante. Si è giunti, ad ogni modo, a presentire
stamente sul Processo Teogonico.ln verità i lunghi discor- che la materia non esiste, oggettivamente parlando, e che
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tutto è opera di una Forza-Pensiero: ma a questa si sono suo processo storico e terrestre. L'assurdità è evidente e
voluti attribuire gli schemi presuntuosi dell'operazior...!· grottesca. L'Uomo Universale ( « Adàm ») è sì il punto di
smo logico, propri di una mentalità moderna dive nuta arrivo della Manifestazione della Realtà Divina; ma l'Uo·
meccanica. Inoltre, non si dimentichi che solo l'Universo mo generalizzato che gli Idealisti chiamano con i pompo-
naturale e visibile è prodotto dalla Forza-Pensiero; ne l- si nomi di « Io trascendentale » ecc. ecc., non è affatto
l'Universo sottile e invisibile - che è molto più ampio e l'Uomo Universale. Esso è solo la proiezione, su una più
più vero - opera invece una Forza magica di b en p iù a lta larga scala geografica, della soggettività samsàrica, il ri-
qualità, e non riconducibile al Pensiero umano in quanto gonfiamento ipertrofìco della «coscienza farfallina» (la
tale che è solo individualizzato e individualizzante. felicissima espressione è dello Yoga di Patanjali) la quale
Un discorso più esteso richiede l'Idealismo moderno. svolazza, senza centro metafisica e senza profondità e
Il suo madornale errore è di ridurre tutto al piano d ella fissità interiore, da un'illusione psichica a un'altra. Ora
Mente (il 4°), di identificare la Mente con l'Intelletto, lo questa dimensione infima verrebbe, nientemeno, a iden-
Spirito, e addirittura con la Realtà Divina. (Confusione, tificarsi con la Realtà Divina, anzi questa non sarebbe che
tra l'altro, di Sat e Chit, di Essere e Pensiero, con il pre- un colore, più o meno mitico, che si aggiunge bellamente
testuoso argomento che Sat sarebbe un «dato» dedotto all'attività concettosa di tanto Pensiero !
da Chit; laddove è proprio Chit una emanazione o modo Si spiega, così, il vero senso invertente della formu-
di Sat!). La conseguenza di ciò è irreparabile. L'Universo la di Fichte: «io creo Dio». (Il trascendimento di Eckhart
è mentale e ciò sta bene; altrimenti bisognerebbe opina- dai Nomi Divini al Senza Nome ha un senso completa·
re, come i Greci, che esista una materia eterna, coeva di mente diverso e si riallaccia alla «teologia negativa» e
Dio, e si cadrebbe nel più banale dualismo di princìpi me- alla Metafisica pura). Il piano più basso del Mondo Ma-
tafisici. Inoltre, un Dio che dividesse la sua Signoria come nifestato verrebbe dunque ad esaurire l'Immanifesto; co-
un mezzadro, non sarebbe più Dio. Senonché, per gli Idea- me dire che il finito assorba l'Infinito. Niente, perciò,
listi, l'Universo mentale è opera del cosiddetto «spirito nonostante le sue clamorose vanaglorie, è più « antropo-
umano » il quale non è altro che la ragione inferiore. morfico» dell'Idealismo moderno. Il R ealismo metafisica
di Phtone e de lla Tradizione universale d'Oriente e d'Oc-
L'Universo mentale verrebbe così a costituire l'unica Real-
cidente è ben altra cosa e la «dottrina delle Idee», ossia
tà metafisica e non vi sarebbe più niente che potesse tra-
degli Archètipi, non ha ni nte a che vedere o a che spar-
scenderlo (integrale « immanentismo») e che ne garan-
tire con l'Idealismo gnoseologico dei moderni. Se questo
tisse la medesima realtà relativa. L'Universo mentale che -come si è d tto- è antropomorfico, l'altro, cioè il Rea-
è, di fatto, un sogno-pensiero divino può essere garantit~ lismo, è « teomorfico » e addirittura « teopoietico ».
solo da Dio. Persino Cartesio sfiorò la comprensione d1 Più in generai , allargando il discorso dalla critica
questa verità senza, per altro, sapersi orientare in pro- dell'Idealismo alla V rità per se stessa, deve dirsi che Chit
posito. è la sostanza m entale universale che dà origine e fonda-
La Mente cui si riferiscono gli Idealisti non è dun- mento ai mondi. S olo con questo criterio si supera il Dua-
que quella emanata da Dio stesso o dal Primo Principio lismo empirico che è inconciliabile con la vera metafis~ca
nel suo processo cosmogonico, ma la Mente dell'Uomo nel
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e con la stessa dottrina rivelata del Cristianesimo. Non ci per questo, . ~ anche perde qualcosa della sua libertà ?
si anede, infatti, che spingendo oltre i limiti del Relativo Tutto · se rettamente inteso , ci autor·tzza a d ab _
·1 CIO,
il dualismo cosmologico, si postula l'esistenza di un Se- bassare 1 piano della Méìyéì al « Cosmogonico » e a riser-
condo Principio al di fuori di Dio e quindi a lui contra- vare al « Teogonico » il piano della Shakti. L'audacia di
rio. Non contraddice, ciò, il dogma cristianissimo dell'uni- Shankara - non si può propriamente parlare di errore _
tà e dell'unicità di Dio? D'altra parte, il Monismo iperbo- è di aver alzato fino all'estremo limite il piano della MA A
. I h aya
lico del • Kevala-advàita » è altrettanto unilaterale, per- per cui so o Bra man ne è escluso. In tal modo persino
cW non coglie la realtà dell'Uno-Tutto sacrificando ogni lshwara- e quindi il Dio personale- rientrerebbe nella
realtà n un Uno che, per essere veramente tale, non do- Méìya. Chi è avvezzo alle rarefazioni dell'alta metafisica
vrebbe mai né emanare né creare. Il Monodualismo o può certo comprendere siffatto punto di vista. Ma esso
Monismo gerarchico salva, simultaneamente, dagli estre- c?nsta di un'iperbole astratta e come tale non è realtà
mi dell'univocità (• eccesso monistico •) come dell'equi- vivente.
vocità ( • difetto dualistico • ). Imperocché, o il sogno è L'Assoluto Non-dualismo - il Kevala - è teorica-
antidivino, e allora neppure il Supremo dovrebbe mai so- mente vero; ma noi possiamo solo presentire virtualmente
gnare; oppure il sogno è divino e quindi anche il Supremo questo Supremo Principio, non viverlo: in concreto, la
sogna le sue creazioni mentali. nostr.a con~sc~nza e la nostra esperienza si scaglionano
Non deve meravigliare la tesi che l'Universo sia un sul piano v_zshtsta del Monismo gerarchico. E, d'altra par-
sogno di Dio. • Ogni Pensiero di Dio è un Universo», ave- t:, la soluziOne shankariana di una doppia dottrina, Supre-
ma e Non-Suprema (Para e Apara), è un ripiego di como-
va scritto felicemente Mazzini. Ma questi grandi Pensieri
~? che ha sol~ l:effetto di squalificare superbamente quasi
creativi non sono altro che altrettanti Sogni di Dio.
l mtera uman1ta. Dio, che ha creato l'Uomo a sua imma-
Beninteso, il sogno dell'Uomo e il sogno di Dio non
gine e si è incarnato per redimerlo, ha preteso di meno
si svolgono allo stesso livello. Per l'Uomo la vita di sogno
ed è stato divinamente umile. Questo che si è fatto uomo
si svolge sul piano magico intermediario, mentre la sua
era veramente un Dio! Ma l'uomo che si sostituisce a Dio
Intellettualità attinge l'Essere su un piano ancora più è veramente un Dio?
alto. Ma, questo piano dell'Essere che è massimamente Per t~tto ciò, noi riteniamo che il Rivelatore per ec-
reale per l'Uomo è, per Dio, pur sempre un Sogno: è cellenza e Il Maestro unico - il Cristo - abbia Egli stesso
cioè un piano discendente di realtà relativa. I princìpi che insegnato all'Occidente e all'Oriente, all'Europa come al-
Dio. manifesta e i mondi che crea e ricrea son la trama e i l'India, che il piano della Shakti tocca il dito del Dio Al-
protagonisti di un immenso Poema «al quale han posto tissimo: oppure, più esattamente, che il dito dell'Altis-
mano Cielo e Terra ». Orbene~ come il poeta crea senza simo è appunto la Shakti. La Méìyéì non può avvolaere
makria e le sue creazioni sono mera sostanza mentale l'Altissimo, ma solo il suo riflesso nell'Universo. Altri-
(Chit), cosi avviene a fortiori per l'Iddio Creatore. Forse menti il «Figlio dell'Altissimo» (ben Elyòn) sarebbe
che gli eroi di un poema o di un romanzo non sono vivi esso stesso illusorio. Sappiamo invece - e ce lo rivela il
come il loro Autore? Possiamo, riferendoci ad un Autore, Vangelo - che il Mistero dei Misteri è l'eterna Genera-
staccarlo del tutto dai suoi eroi? E l'Autore diminuisce
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394
ziom- del Verbo, o la Suprema Divinissima Endiade Pa-
dro-Figlio. allora il «Cuore» è veramente veicolo dello Spirito. Se
2. Cuore-Bocca-Fronte non vibrano all'unìsono, vi sarà sem-
pre qualche disarmonia o qualche lacuna. Non a caso il
Riesaminando il nostro Quadro comparativo orien- « piccolo Segno di Croce » li collega strettamente. Notia-
taiCH>CCidentale, si può osservare che questi sette piani mo poi che la Ragione, assegnata al Centro cardiaco, non
metafisica-cosmologici (di cui il primo è impropriamente è quella « arida» dei razionalisti, ma quella indicata da
c un piano • essendo, piuttosto, il superpiano della Real- Pascal con la sua formula delle « ragioni » ovvero raggi
tà Divina) corrispondono, per la nota legge ermetica del- « del cuore ». Inoltre, come ha osservato con acume Ni-
l'Analogia, ai sette centri occulti dell'Uomo. Certamente, cola Berdiaev, «una ragione illuminata (dalla fede) non
le corrispondenze tra « Uomo in piccolo» e « Uomo in è più la ragione ». Non deve infine meravigliare che la
grande • non si arrestano all'Universo, come ci si limita a Generazione del Verbo sia assegnata, analogicamente, alla
credere. Il mistero dell'Uomo ci porta anche oltre, ossia Fronte e non alla Bocca. In realtà, questa operazione della
al piano del processo teogonico e al regno della Realtà nascita del più puro Pensiero avviene nella Fronte, come
Divina assoluta. Ecco dunque il nuovo Quadro compara- già la Mitologia greca ben sapeva allorché fece balzare
tivo teo-antropocosmico: Minerva armata dalla fronte di Giove. Ma Minerva non
è Mercurio e, il più delle volte, è «oscura» e «tacita». La
CENTRI PIANI VALORI coppia Pensiero-Parola si ha con la congiunzione dell'In-
l) Sacnle Produdone delle forme Corpo denso telletto e dello Spirito quando quest'ultimo fuoriesce co-
materiall me un soffio appunto dalla Bocca divina. Vi è su ciò una
2) Vllcerale-Ombellc:ale Proin.Jone dell'Energia Forza vitale, Doppio etereo bella espressione evangelica: «essere generati mediante
3) del Plesao solare VibrtUione del Ritmo Corpo sidereo o animico la Parola di Verità» (Jac. I -18). S. Giacomo- ci diceva
- Psichismo -
4) ciel Cuore Erruuuu:ione della Mente Anima, Ragione, Mentalità Eugenio Zolli - seguiva qui l'eségesi dei rabbini simbo-
• Intuizione cosmica · listi perché Aemèt, «Verità», si compone delle tre lettere
5) Bucco-larinpo Effusione dello Spirito Coscienza universale che sono il principio, la metà, e la fin.e dell'Alfabeto sacro
6) Frontale GenertUione del Verbo Intelligenza pura - Intui- (Alef-Mem-Tau); quindi la Verità genera, contiene e rias-
zione trascendente -
Realttl profmula Spiritualità ultima
sume ogni cosa.
7) Coroaale
Il Quadro della Realtà Totale presentato all'inizio, e
Si deve riconoscere che la corrispondenza non è per- qui integrato dal Quadro delle Corrispondenze analogiche
fetta, almeno a prima vista, nel piano quarto. Gli è che umano-cosmico-divine, ci induce ora a esaminare la que-
i due Manas inferiore e superiore (piano 4° e 5°) funzio- stione più alta, quella del passaggio dal Non Essere al-
nano in realtà insieme, attivando Cuore e Bocca. Sap- l'Essere e dall'Occulto al Manifesto. Diciamo subito che
piamo inoltre che il Cuore si vivifica e diviene sede delle solo accettando il punto iniziale più tipico delle Metafisi-
Intuizioni viventi (o cosmiche) solo allorché si sia risve- che d'Oriente - del resto già accettato dalla corrente
gliato il Centro frontale - Terzo Occhio - che è la sede Areopagitica e dunque dallo stesso S. Tommaso come
delle Intuizioni intellettuali (o trascendenti e divine). Solo via negationis - si possono conciliare le dottrine specu-
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396
Jative orientali con quelle occidentali e viceversa. Quindi
la SS.ma Trinità deve considerarsi come il processo teo- egiZia e mediterranea dell'Alchimia, questo Adamo è il
gonico della Realtà Profonda e Abissale di Dio: cioè il Re (si rammenti il nuovo Adamo, « Cristo-Re»). E nei
passaggio dal Non Essere Superdivino all'Essere Divino. disegni simbolici dei qabbalisti Esso porta sul capo la
Su questo punto Eckhart ha pienamente ragione. Senza Corona, segno di Qéter o della Potenza 5 •
di ciò cade tutto; e l'Occidente si affaticherà invano a con- Qui non bisogna cadere in confusioni. Abbiamo già
vincere l'Oriente che si troverà, pur sempre, a un gradino ricordato come Leibniz e, in parte, Pico della Mirandola
più alto di magistero intellettuale 4• siano incorsi in una inesattezza facendo coincidere le 3
Nel nostro Quadro abbiamo però indicato che la po- sefiròt superiori (Potenza-Sapienza-Intelligenza) con la
sizione del «Padre» è bifronte. È Padre l'Assoluto che Trinità cristiana. Le 3 sefiròt « divine » e superiori e le 7
non si manifesta (En-sof, Brahman ), ed è Padre l'Asso- sefiròt inferiori o « dinamiche », se ricordano i 10 Cieli,
luto unitario che si autorivela e si sdoppia, che quindi si e i 9 Cori Angelici più i Grandi Arcangeli, non oltrepas-
sano il piano dell'Universo invisibile. La Trinità cristiana
manifesta (Jahve) e che, manifestandosi anzitutto a se
è oltre il piano cosmogonico dell'Uomo Universale o
stesso, si sterna nella SS.ma Trinità. Ciò spiega che la Ri-
Adàm. La Trinità con la maiuscola è Divina e non Cosmi-
velazione del Padre fatta da Gesù è ancora più misteriosa,
ca o Ipercosmica. Ad ogni modo, nelle presenti analisi
e più alta di quella mosaica di Jahve. L'identità metafisica
del Quadro, possiamo opportunamente prescindere dalle
di fondo è salva, anche se si parte da una Realtà più com-
sottodistinzioni sefìrotiche e puntare all'essenziale. Cer-
plessa e dinamica. Con la SS.ma Trinità si ha la Manife- to, come già osservammo, la Triade sefirotica superiore
stazione di Dio a se stesso ab intra; parimenti, con la - e divina con la minuscola - è a sua volta analoga, non
SS.ma Trinità si ha la Manifestazione ab extra nelle Crea- identica, alla Trinità Divina superessenziale e non emana-
ture che Dio medesimo pone in essere come specchi vi- ta; ciò riscatta Leibniz e Pico: ma, si badi, si tratta pur
venti della sua infinita possibilità. sempre di un riflesso, seppure eminente.
Sappiamo che l'Universo, visibile o invisibile, è « men- Tocchiamo ora un punto di centrale importanza. Dal-
tale •: il che colorisce e dà un preciso senso alla formu- l'Intelletto-Verbo promanano nella Creazione le I ntelli-
la, metafisicamente giusta, della sua « provenienza dal genze Spirituali: sia quelle angeliche, sia quelle umane.
nulla • che sarebbe altrimenti inesplicabile. L'Universo è Dall'Effusione dello Spirito promanano nella Creazione
una meditazione e contemplazione di Dio in un suo bat- le Anime viventi e si ornano di Santità le stesse Intelli-
ter d'occhio, è il sogno di un giorno di Brahm. Il rica- genze; la Natura tutta quanta viene penetrata dal Soffio
pitolo complessivo e fedele della Manifestazio:.;te visibile e di vita divina, misteriosamente presente e operante nono-
invisibile è il Purusha per gli Indù e per gli Ebrei è Adàm, stante la sua trascendenza d'origine.
l'Adamo originario e celeste, l'Adàm Qadmòn. Qui è no- La sintesi dell'intero ciclo cosmogonico è - come
to che- secondo la Qabbalàh- questo Adamo o Uomo si è detto- Adàm. Ma, dopo la caduta e nel corso della
Universale si compone delle dieci sefiròt o « sfere » con- Restaurazione, questa sintesi è ormai costituita dal nuovo
centriche che possono ricordare i dieci Cieli del simboli- Adamo, ossia dal Cristo. Questi si è proclamato «figlio
smo occidentale e del poema di Dante. Nella tradizione di Adamo» o « ben-Adàm ». (È il genuino senso ebrai-
398 399
co tle1 greco c figlio dell'Uomo • che, in una corretta esé-
gesl neo-testamentaria, deve sempre sottintendere «Uni- za di cose che sono al di sopra della parola e della ra-
gione». (Filocalia, S. Massimo, «Le sette centurie» _ 80).
verule •). Ora ciò deve interpretarsi cosi: Gesù di Bethlem
Tale identità Gesù - Cristo - Verbo riconosciuta dalla
~ fialio di Adamo (Luc. III· 38) o dell'Universo integrale
Teologia cristiana positiva ed exoterica può essere ri-
clelle pure origini, ma è, simultaneamente, il Cristo eterno
compresa dalla Teologia negativa, dalla Gnosi cristiana, e
oasia la sintesi totale, quella che forma la saldatura dell~
anzi dalla universale Gnosi esoterica. Gesù è la perfettis-
SS.ma Trinità, il suo ricapitolo, e che oltrepassa l'Uni-
sima Discesa di Dio nella Storia dell'Uomo e del Cosmo,
verso sia visibile sia invisibile. Cristo è lo stesso Uni- è una Discesa o Avatàra che supera e suggella tutte le
verso adamico e molto, molto di più: quindi è, a fortiori, altre precedenti; essa è unica perché è la compiuta e irri-
il Signore dell'Universo, Kirios. Ciò corrisponde a l shwa- petibile Incarnazione Divino-Umana. (È il centro di tutti
ra.. o al Dio Signore dell'Induismo. Ma a sua volta, salendo i tempi e l'asse di uno spazio ideale in cui non scorre
più in alto, il Cristo eterno è misteriosamente identico al .nessun tempo). Gesù si identifica con quel Cristo eterno
Verbo, ossia alla Seconda Persona della SS.ma Trinità in : che corrisponde al Messia eterno degli Ebrei e, in certo
senso teologico, e all'Intelletto Divino in senso metafisico.
Gesù- il Cristo- il Verbo contrassegnano tre valori:
ma essi costituiscono una identità misteriosa. Qui tutti i
- _; modo, pur con le distinzioni già indicate, all'Avatàra eter-
,... -<no degli Indù e dell'Oriente in genere. La Triade del Mi-
. stero « nascosto da secoli e da generazioni », Gesù- Cristo-
discorsi sono vani; è vero quello che insegna la Filocalia ;Verbo, è inscindibile. Chi si illudesse di poterla scindere
e che ci piace di ripetere per intero, benché già riportato in l erra in pieno; e per secoli, persino per due millenni, an-
precedenza: c Contempliamo con fede il mistero dell'In- che pensatori di alto livello sono qui sdrucciolati. Tenia-
carnazione e contempliamolo senza cercare di più e sen- mo a dire che non facciamo, per un qualunque opportu-
za esigere niente da Colui che si è abbassato per noi. nismo lontano dalla pura verità, giochi di parole, né
Chi, infatti, fidandosi del potere della sua capacità di ci diamo a giochi di prestigio. Quello che abbiamo detto
investigare, può dire come Dio, il Verbo, è stato conce- lo abbiamo detto e lo corroboreremo altrove, a suo tempo,
pito ? Come si è formata la sua carne senza seme ? Come con argomenti inediti e ferreamente metafisici che tenia-
è nato senza corruzione ? Come può essere Madre Colei mo di riserva, e che sono idonei a dimostrare l'identità
che è rimasta vergine perfino dopo avergli dato la vita? tra polo exoterico e polo esoterico. Qui ci basta la confer-
Come è possibile che Dio sia uomo e, ciò che è ancora più ma di una somma autorità metafisica, appunto la già ci-
misterioso, come può il Verbo essere in ipòstasi sostan- tata Filocalia. Aggiungiamo, semmai, che ha ben ragione
zjalmente nella carne, mentre in natura rimane ipostati- Eckhartshausen, allorquando ci dice che in Gesù vi è
camente nel Padre ? Come accade che Io stesso sia Dio Tutto: «In confronto di questa Fede Vivente i tesori delle
in natura e sia diventato uomo per natura, non rinunzian- due Indie non sono che fango. Siffatto possesso attuale di
do in nessun modo né all'una né all'altra delle due nature, Dio, o Gesù Cristo in noi, è il centro verso cui convergono
né alla divina, secondo la quale Egli è Dio, né alla nostra, tutti i' misteri come i raggi di un cerchio. Il mondo meta-
fisico è un mondo realmente esistente, estremamente puro
secondo la quale divenne uomo ? La fede sola può a~
• e indistruttibile di cui noi chiamiamo il centro Gesù Cri-
bracciare tutti questi misteri, poiché proclama l'esisten-
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sto, e di cui conosciamo gli abitanti sotto il nome di spi-
riti e d'angeli. Riservato per gli ultimi tempi, è il supremo tili, sempre invece tramandata, e operante, in India e nel-
l'Oriente in genere 6 •
mistero della religione nel quale tutti i misteri rientrano
L'Eucarestia sarebbe molto più venerata e praticata
come nella loro unità. Il mistero dell'unione con Gesù
ove se ne intendesse il principio occulto: non sempre si
Cristo, non solo spiritualmente, ma anche corporalmente
può gabellare, con il pretesto dell'irrazionalità della fede
è il Mistero supremo della Chiesa interiore. Divenire Un~ quella che è solo cieca e voluta ignoranza. Se il Corp~
con Lui, nello spirito e nell'essere, tale è il supremo adem- fisico o denso è individuale, il Corpo sottile può essere
pimento cui attendono i Suoi Eletti ». ( « La nube sul San- ovunque presente attraverso l'Etere immenso, e ovunque
tuario », passim). intero. Tanto più grande è l'Aura, quanto più grande è
Un recente scritto anonimo dell'Oriente cristiano l'Essere da cui irradia. L'Aura del Cristo è universale co-
(Ignoto, c Invocazione del Nome di Gesù», Libreria Ed. me la Sua Divina Persona: e la Sua Divina « Presenza »
Fiorentina, Firenze 1961) sembra rafforzare le parole di è la nuova Shekinah. Beninteso, con ciò non si esaurisce
Bckhartshausen. Dopo averci introdotto alla celebre tec- il Mistero, ma se ne spiegano le possibilità e i contorni 7 •
nica esicastica della c Preghiera di Gesù», l'autore con- Persino nell'India arcaica, la forma più alta di Yoga
clude: c La pienezza totale è tutto. Il Nome non è nulla non era né quella attiva del Karma né quella devota della
senza la pienezza. Colui che è capace di vivere costante- Bakti né quella conoscitiva della Ghnana, ma bensì la
Prana-Yoga: l'unione mediante il respiro vivente, il sof-
mente nella Presenza del Signore, non ha bisogno del
fio, lo Spirito. Tale il rito dei Rishi- i più vicini all'Agar-
Nome. Il Nome non è altro che un incentivo verso la pie-
tha - e tale il dono perfetto offerto dal Signore Gesù
nezza. Tempo verrà forse, anche qui in terra, quando all'umanità tutta quanta. Ora la Prana-Yoga, quasi igno-
veJTà abbandonato il Nome stesso per divenire liberi da rata dai cultori odierni dell'Induismo, è una specie di
tutto, all'infuori dell'impronunziabile e ineffabile con- Eucarestia del Fuoco che perfeziona con l'elemento igneo
tatto vivente con la Persona di Gesù». l'Eucarestia solida, liquida e aeriforme (Corpo e Nome)
I due Autori, l'uno della Cristianità d'Occidente l'al- presenti nelle Chiese occidentale e orientale. Eckhartshau-
tro della Cristianità d'Oriente, parlano di una Eucarestia sen e l'Ignoto jeromonaco si riferiscono a questa fiam-
sovressenziale di cui le due Eucarestie, quella del Corpo meggiante Trasfonnazione dell'Essere personale nell'Es-
e quella del N ome non sono che preparazioni. Osserviamo sere universale di Gesù-Cristo-Verbo. Per chi non abbia
che la Chiesa Occidentale pratica il Rendimento di Grazie paura delle parole, ci si può anche riferire a una specie di
mediante l'elemento solido (Pane) e l'elemento liquido « Atma-Yoga » e di Covzsustanziazione ultima.
(Vino), mentre la Chiesa Orientale pratica, per giunta, il
Rendimento di Grazie mediante l'elemento aerifonne (No- 3.
me). L'enigma eucaristico scandalizzava i giudèi del tem-
Nel passo prima ricordato della Filocalia, giustamen-
po del Vangelo e, nel mondo moderno, è incomprensibile
te e saggiamente non si disgiunge il Mistero di Cristo dal
a tanti. Ciò è dipeso- allora come oggi- dall'aver trop-
Mistero della Vergine-Madre.
po obllato. trascurato, o velato, la dottrina dei corpi sot-
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402
Infatti, come il Divino Intelletto aderisce al Cristo
Et~rno (e viceversa), cosl il Divino Spirito aderisce alla z~one cri~tiana, ~ Cr~sto Re del Creato e alla Vergine Re-
gma degh Angeh e d1 t utti gli Esseri. Poiché nessun testo
Vergine Sant~s~ima. ~ Spirito di ,sapienza, o più sempli-
teologico-me tafisico è più perfetto ed eloquente dei sim-
cemente la D1vma Sapienza, è tutt uno con la Vergine che
boli muti dei grandi Templi, si osservi che nell'Arciba-
è l'aspetto femminile della Creazione, così come il Cristo
silica di S. Mar ia Maggiore, in Roma, ai piedi dell'altare
ne è l'aspetto maschile. (Il Neutro - osservò Eckhart _
centrale, si ven era la «mangiatoia» ossia la culla di Beth-
è l'equazione più profonda della Deità: pieno acordo con lem: in alto, nell'Abside, in un mirabile mosaico, è glo-
il Brahmanesimo). riosamente effigiata e risplende nell'oro la duplice Rega-
La Teologia scolastica latina non si è soffermata ab- lità di Cristo e della Vergine. Se c'è un luogo sacro che
bastanza su questo secondo mistero triadico: la Mistica più potrebbe attir are, come Pellegrino, il Gesù incognito
occidentale ha invece, su ciò, profuso tesori. Ma del resto delle Riapparizioni ultime, q uesto è quello; chi vivrà, e
lo stesso S. Bernardo, qui più che altrove, si è ispirato avrà occhi, vedrà.
proprio all'Oriente cristiano. La Teologia greco-orientale La Ver gine è l'Incorrotta Creazione originaria nel suo
dalle Origini al Medioevo, forse con maggiore coraggio aspetto di Grazia ( « gratia piena»), di Bellezza e d'Amore.
la Teosofia germanica del Rinascimento, e infine, senza Nelle Apparizioni di Lourdes, Ella non disse: «Io sono
incertezze, la Sofiologia russa con Vladimiro Soloviev e Immacolata»; ma, con un significativo passaggio dalla
con altri autori, hanno affermato con rettilinea coerenza prima alla_ terza persona e dall'individuo al genere, Ella
il parallelismo perfetto di Gesù di Bethlem e di Maria di affermò: «Io sono l'llnmacolata Concezione» . Dunque,
Nazareth. (Un significato analogico da non trascurare e come il Cristo Eterno è « il primogenito della Creazione »,
da comprendere: nel Tantrismo indo-tibetano, il Dio è così la Vergine Perenne è la Creazione arcaica e la Fonte
sempre abbracciato con la sua shakti, o Potenza). che ne zampilla in perpetuo. Non a torto un grande teo-
Anche qui, dunque, ci si presenta una nuova Triade, logo-metafisico, il monaco Agostino Zanoni di s.m., ope-
stavolta di sapore mistico: cioè Maria - la Vergine - la Sa- rando una semplificazione massima, sostenne che tutto,
pienza. Senza questa precisa integrazione, il quadro della nell'Universo, è r iassunto in due soli Esseri: Cristo e la
Dottrina cristiana è incompleto e pericolosamente defi- Vergine, Gesù e Maria. E l'intera Umanità deve compiere
in se medesima questa identificazione archetipica se, dal
citario. Non si tratta di asserire il generico, come timida-
piano cosmogonico, vuoi salire al piano teogonico e a]
mente si fa: ma di affermare e riconoscere che il Verbo
Padre. È l'insegnamento implicito di Giovanni « il Santo
si è incarnato in Gesù e la Sapienza in Maria. È questo, an-
Teologo», reso esplicito da S. Bernardo, da Dante e per-
che, il succo dell'ispirata dottrina di Bohme che fu rac-
fino dall'ultimo Goethe.
colto e assorbito da Soloviev nella sua celebre intuizione Le analogie con l'Oriente e con l'I ndia sussistono sem-
c sofianica •. pre. Purusha e Prakriti, «Essenza» e «Sostanza » degli
Gli attributi divini e regali che la Qabbalàh assegna- Universi, non sono dissimili da Osiride-lside e da Adamo-
va già all'Adamo celeste e che dall'Alchimia venivano dati Eva, almeno come princip io e come simbolo; Cristo e la
ai due supremi Poli maschile e femminile dell'Umanità Vergine sono, per giunta, le personificazioni più puntuali
cosmica, vengono giustamente riconosciuti, nella Tradì-
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