L A o
P U T T A N A
E R R. A N T E
o V E R o D 1 A Lo Go,
pi
MADALENA è GIULIA,
D I
M. P. A R E T I N O.
Cognominato
Il Flagello de Principi, il veritiro
el. divino.
In V E N E z 1 A.
L A
PUTTANA ERRANTE
O V E R O D I A L O G O,
D I
MAD ALENA è GIULIA,
D I
PIETRO A R E T IN O.
MAD. Ai tu veduto, o Giuglia come
queſta mattina la Tortera era ric
camente veſtita : Certamente
quando ella entrò in St. Auguſtino io non la
conobbi, è ſtimai, ch'ella foſſe una Baroneſſa,
percioche haveva due famigli, 8 un paggio da
vanti, è quattro ſerve dietro, & un giovane
veſtito di velluto, che giva raggionendo co
neſſa lei.
GIUL. Bene io la viddi, o Madalena, 29 a pun
to a piedi della ſcala la incontrai, e la ſalutai, ma
ella a pena mi guardò,
MAD. Vedeſti che bernia era quella, che ha
veva in doſſo d'oro riccio ſopra riccio? e quella
zimarra di velluto nero, è d'oro, con ora ſtra
tagliato ſopra il velluto, & il velluto ſopra
l'oro, che la manifatura ſi deve coſtar un
mondo.
GIUL, Ogni coſa notai, che mi formai, come la
A 2 vid
4 LA PUTTANA ERRANTE
viddi venire, ne mai gli levai gli occhi da doſſo,
ſin che l'entrata nella chieſa me la toſſe,
MAD. Che ti parue poi delle Anelle, e delle
pelle, e della colana, e dell'altre belle coſe,
che haveva.
GIUL. Ogni coſa era belliſſima, e molto meco
medeſima me ne mareviglai di tanta fortuna, per
che io mi ricordo d'haverla veduto a Venetia con
una gemacaccia di ſacco in doſſo, e con le ſcarpe a
mezzo pie ſenza pianelle, e le calcagne, e le mani
porche, e feſſe, che a pena haveva da vivere.
MAD. Molto piu ti maraviglerai, ſe l'haveſti
veduta quando venne à Rome.
GIUL. E quando e che l'è venuta a
MAD. Sono circa duoi anni.
GIUL. Io non era anchora qui, ma era a Na
poli con un mio amico, e però non ti ſia è nota de
dirmi come ella ci venne.
MAD. Io tel dirò. Ella ſi partì di Venetia
fuiata con un Treviſano, che ſi chiamava Car
lo. Coſtui primo la meno a la fiera di foligno,
& in alteri luoghi, e poi la conduſſe qui a Pon
te Siſto, dove ſtava peſſimamente, e non have
va ſe non una veſticciuola verde, e del reſto era
nuda, e cruda d'ogni coſa, ne mai fu viſta tan
ta miſeria. Eſſendo poi Carlo poſto in Galea,
queſta ſi parti da Ponte Siſto, e venne a ſtare
in Campo ſi Fiori, con una che ſi chiamava
Angela Graſſa, la quale vedendola bella di
perſona, 8 ancho d'aria belliſſimo, & allegra,
e ghiotta: la coſtumò, e cominciò a tenerla
plu in riputatione, la onde un famiglio del Pro
tonotario Borgheſe s'innamorò di lei: & eſſen
do eſſe Protonotario fatto Cardinale, coſtui di
- Venne
D I p. A RET IN O. 5
venne Maeſtro di ſtalla, è quindi al quanto ar
richito, cominciò a comperarlo veſti, e mille
altre coſe: Dapoi queſto, ſe ne s'innamorò un
vecchio, ch'era Notario Apoſtolico, il quale
gli fece di molto bene, e poi certi Veſcovi, e
Cardinali anchora in ſomma in tanta fama per
venne che ella è la prima Cortigiana di Roma.
GIUL. Che coſa lei potena inſegnare queſta An
gela; che coſi gli huomini impazziſcono di lei º forſe
qualche malia, che ſo queſto non è per ſua bellezza,
ch'ella ha gli occhi bianchi, la bocca grande, il ma
ſo lungo, e non ha bei capelli,
MAD. O Giulia, o Giulia, non dannare cofi
la ſua bellezza, che come tu vedi ha bellaria, e
queſta quareſima eſſendo dalla Lucretia forlei
coſtei invitata à cena vi cenò, e dormi.
Ella è di perſona aſſai grande & ha belliſſi
mo corpo, e primo la ſua carne è ſalda, e bi
ancha come un Avorio, ne e magra, ne molto
graſſa madi una qualità, che non potrebbe eſ
ſer migliore: le poppe ſue ſono diviſe, tonde,
e niente ſpiccate del petto, e ſtretta in cintu
ra, e larga nei fianchi, non ha rugghe ſulviſo,
& ha le bracche tonde, le mani longhe, e
ſottili, è la coſcia groſſa, il ginnocchio piccio
lo, la gambe belliſſima, e diritta, la polpa de'
la quale non è molto groſſa, anzi mirabilmente
ſi aſſottiglia, ſin al talone, al quale è congiun
te un pie piccoliſſimo, e bene formato. A preſſe
ha due natiche tonde, bianche con un conno
rilevato con certi peli biondi: Oltre a queſta
bellezze, che Dio gli ha date, ha belliſſimi co
ſtumi, quali ſono le forti malie che tu credi.
GIUL. Come hanno tanta forza i coſtumi?
a 3 MAD,
6 LA PUTI A NA ERRANTE
MAD. Grandiſſima aſſai maggiore di quella
che tu poſſi comprendere.
GIUL. Piacce adunque a dirmegli, accioche io
anchora impari queſti vertu,
MAD. Volontieri: Ella come ho detto eſ
ſendo belliſſima, di corpo nettiſſima, ſta ſem
pre alle gra conogni perſona , non che rida
forte, e fuor di modo moſtrando denti, ſoave
mente ſorride, 8 è ſollazzevole con motti
promptii quali non dicono parole ingiurioſe ad
alcuni, ma dilettano e muovono ariſo: ſempre
elle raggiona, poi con tutti moderatamente &
ha cognitione di molte e varie coſe, e ſanne
bene raggionare, converſa con ogniuno con
gentilezza, non dice mai buggie, e non in
ganna, ma va da chi promette, e non chiede
nulla avanti, trattono in fatto con alcune a
ceno beve, e mangia moderatamente, ne ſe
moſtra avida di cibi, quantumque alguſto ſuo
foſſero ſoauiſſimi, anzi quelli, che gli ſono
poſtiinanzi moderatamente piglia, e poco ne
mangia, premendogli con la punte delle dita,
e mangiali à poco, a poco, da un lato ſolo, e
poi ad agio, ſenza ſegno di auidità: ſta ſem
pre con viſo quaſi ridente, non parla in orec
chi, à perſona, rigarda ſolo colui che l'ha in
vitato, a cui fa vezzi, e s'egli è appreſſo, o
teneramente gli preme il piede, o gli tocca,
che par à caſo, la mano, con lui ſorride, e con
lui parla, e ſempre à lui s'accoſta, e con ogni
arte ſi moſtra acceſa di lui, e di qualcunque co
ſa, ch'egli faccia; e chi per caſo ſi truova dove
ſono duoi, o tre amanti ſuoi, eſſa parla ſecre
ºmenta à quello che più ama, e di cui più ſi
- COn
D I P. A R E TIN O, 7
confida, e diceli, e pregalo che non habia a
male, s'ella fa carezze a queſti altri; percioche
fa queſto per qualche riſpetto, s'egli lo conſen
te, lo fa ſe non parla a un'altro, e diceti que
ſto medeſimo, e richiedene mai, però perſe
vera in accarezzare un ſolo, hora a uno da fa
vore, hora ad un'altro in ſecreto, hora ad un'
altro in paleſe, ſa coſi bene ogniuno tra tenere,
che quando ſi partono ciaſcuno diloro giurareb
be eſſer più degli altri amato da lei, quando
poi va agiacere con alcuno ſuo amico non ſi
moſtra inſipida neſchifa, ne ancho fa coſa trop
po dis honeſta ma ſe gli accoſta come a coſa che
ami, e lo accarezza a braccia e baccie, è quan
do vole prender diletto di lei, gli deve fare tutti
i piaceri, che ſono grati agli huomini.
GIUL. Gran virtu ſon queſti che tu dici di una
Cortigiana è difficili a fare: ma quali ſono queſti
piaceri che ella ſa dare, ſarebbe mai i compiaceri di
dietro, par che ella ha fama di queſto
MAD, E queſto, e alteri, ſarebbono molti
da raccontare.
GIUL. Deh. Cara Madalena dimmegli un poco,
in ogni modo non habbiamo adeſſo altro che fare, e
poi fra noi ſi puo dire ogni coſa.
MAD. Queſta ſarebbe, come ho detto, co
ſa lunga, e biſognarebbe a dire in quanti modi
l'huomo ſi conjunge con la donna, in che ſi
converebbe uſare aſſai parole dishoneſte.
GIUL. Non reſtare per queſto, ma fammi tanta
gratia, dimmegli, e non habbi riſpetto meco, Gia
ſo ben io che coſa ſia Cazzo, Potta, e Culo, Par
la pur liberamente: tu ſai pure che d'all'hora in qua
ch'io ti connobbi, io ti ho ſempre
a 4
amata come ſorella.
MAD,
8 LA PUTTA N A ERRANTE
MAD. Io non poſſo, ne voglio negarti que
ſta coſa, poi che non tanta affectione me ne
domandi, mai non ſò s'io mi racorderò tutti i
congiungimenti che ſi fanno percioche per a
ventura io non gli hò provato tutti, benche
pochi poſſino eſſer quelli, che vi reſtino.
GIUL. Tu dirai quelli che hai provati, e a che
modo gli provaſti, e ſe per caſo io n'havero prouato
alcuno piu di te lo diro, talche tuttili trovaremo.
MAD. Nuova fatica m'aggiugni ſorella a dire
a che modo gli provai, onde mi converra eſ
fer piu longa: ma ad ogni modi hoghi è Sab
bato, nel quale di per la riverenza della Madre
del Salvadore non mi laſcio abbracciare da al
cuno e però non ſarò diſviata, & havro tem
poà ſodisfarti. Sediamo dunque qui al freſcho,
per mezzo queſto uſcio della caſa. Tu ſai che
l'opere, e congiungimente di venere ſono è più
modi: o donna con donna, huomo con huo
mo, huomo con donna.
Donna con donna non faſi, ſe non ad un
modo ſolo: huomo con huomo non credo che
n'habbia piu: huomo poi con donna ne ha
molti: anchor che l'huomo e la donna da per
ſe puo haver i piaceri di venere, e la donna
con donna, e con duoi huomini ad un tempo,
e un huomo non gia con due donne: ma bene
una donna, 8 un huomo con duoi huomini
ad un tempo parimente puo havere il medeſi
mo piacere, e dolcezza: e queſto tale piacere,
è quando l'huomo e la donna per toccare e fre
gare le parti genitali mandano fuora quella bi
ºncha ſemenza dalla quale ſiamo fatti. Hora
Per far piu manifeſto ogni coſa, diroti dunque
CO
D I P, A RETINO, - ry
come viddi, e provai: Mio padre, come for
ſe ſai, era Teſſitore di velluti, o ſtava in ſul pra
to d'ogni ſanti, & in caſa haveva una ſua cog
nata vedova ch'era ſtata moglie di Nello ſuo
fratello, nomata Monna Anna, laquale haveva
figlivolo di anno quindici, chiamato Frederi
go. Neri poi non haveva figlivoli maſchi, ma
haveva me, che poteva haver undeci anni, &
un altra mia ſorella che era chiamata Pippa che
doveva haver ſedeci anni. Egli poi dormiva
con madonna Litta mia madre in una camera,
e mia ſorella, 8 io dormivamo in una altera
con mia zia: Frederigo mio cugino poi ſe ne
ſtava in bottega con certi lavoranti. Hora un
giorno di feſta, come accade mia madre, e
mia zia erano a veder una feſta, 8 io volendo
andare a provedere una ſedia da alto, dove ſta
vano i telari, truovai l'uſcio chiuſo, e ſenten
do un poco di ſtrepito, guardai per un buco,
e viddi mio cugino Frederigo che ſedeva: &
º
-
havea la facenda ſua nella man dritta, e ma
neggiavala, onde maravigliandomi di tal coſa
ſtava ad attendere quello che faceſſe. Egli non
credendo eſſer viſto, tenendo le gambe diſteſe,
e la chiena appoggiata alla ſedia, e con la man
vi
dritta teneva il membro virile, 8 a piena ma
no menava hora apreſſo il ventre, hora apreſſo
la punta, hora vi ſputava ſufo per far lo piu'
molte, e coſi hora in fretta hora adagio me
nando la mano, venne fuora il ſeme bianco,
con gran ſuo piacere, come mi parue, onde
partendomi ſubito corſi a mia ſorella, e con
maraviglia ogni coſa li contai, & ella, che ſa
peua più di me, mi diſſe, che quella era si
- a 5
55 LA PUTTANA ERRANTE
la coſa, con che gli huomini ingravidano le
donne, alle quali le mettono in mezzo le coſ
cie: e per chiarirmene me miſe la mano al con
no, e col dito mi moſtrò dove ſi poneva, e poi
mi diſſe che voleva tal coſa anchor coſi vedere,
onde undammo diſopra, ma inqueſto egli ſe ne
venne giuſo, noi per queſto non veſta mino,
e giunto che fummo dentro, vedemmo in te
ra i ſegni del ſeme che Frederigo havea ſparſo
in terra io ſemplicetta m'acconciai nella pro
pria ſedia come luy ſtava, e menando la ma
no diſſi a la Pippa, egli coſi faceva, e quella
alzataſi i panui d'avanti, mi ſe poſe fra le coſ
cie, e meſſo il ſuo conno per mezzo il mio, e
col dito moſtrava mi quello che facevano gli
huomini alle donne. Tra queſto tempo le noſ
tre donne vennero a caſa, noi attendemo a far
altro la notte, poi ricordandomi dicio ch'io
haveva veduto, e di quello, che m'haveva det
tò mia ſorella, mi poſi un dito nel conno, e
ſpingendo quelle dietro, 8 inanzi ne prendeva
qual che piacere.
GIUL, Adunque in tal maniera tu ſapeſſi come
l'huomo, e la donna da per ſe prendono i piaceri di
Uemere,
MAD. Coſi li ſeppi, Hora mia ſorella in
queſto mezzo ſi maritò in un giovine aſſai ric
co e pralo, & andata a marito, rimaſi ſola con
mia zia, la quale mi faceva i maggiori vezzi
del mondo. Avenne poi, che tornando io
qualche volta a quel buco dove havevo veduto
i piacere di Frederigo penſaua vederlo ancho
ra un giorno per quel medeſimo pertuggio :
suardando viddi un altro belliſſimo fanciullo
lin
ID I P. A RETINO. Yr
inſieme con effo lui e queſti l'un l'altro ſi baſ
ciavano, 8 erano ambe duoi diſtringati, 8 at
tendendo io al fine di tal feſta viddi & udi,
che l'un dicea all'altro, ſa prima tu, e'altro
º puo, fa prima tu, e poi parme ſi accordaſ
ſero; & ecco quell'altro giovine appoggiò le
mani alla ſedia, & il capo al telaio, e Frede
rigo gli alzò la camiſcia di dietro, e pigliò la
facenda ſua in mano, che era dritta, e meſſo
vi ſuſo un poco diſputo, e con le mane molle
toccava anchora le natiche di quel fanciullo,
come ſe ei ſe teneſſe per non cadere, e me
nando il culo indietro, 8 inanzi, alla fine
ſpinſe forte, e ſtette coſi un pezzo; il fanciul
lo non diceva nulla, ma pareva che gli dogli
eſſe poi ſe cavò fore e ſe l'aſciugò a la camiſcia
& in poco ſpatio egli medeſimo s'acconccia
nella medeſima maniera che s'era acconccio il
fanciullo: il quale fece il medeſimo Quindi
partita rimaſi piena di maraviglia, e la notte
tutta penſoza mi volgeva per la letto, e deſi
deravo, che un di quei fanciulli foſſe piu pre
ſto meco congiunto, che eon l'altro, e pen
ſando come queſto poteſſe avenire, d'un pen
fiero in un altro traſcorriua, e ſoſpirava, ne
potea adormentarmi, onde mia zia con cui io
dormiva ſentendomi ſpeſſo voltare diceva, che
coſa hai tu, che nen dormi? tè ſtato hoggi
fatto nulla ? io gli riſpondeva di nò, & ella ve
dendo ch'io non mi ripoſava, baſciando mi
ſoavemente, e toccandomi di nuovo mi dice
va, anima mia dimmelo, non haver meco riſ
petto: alla fine vinta dalla ſue preghiere, par
te con atti, parte con rigi diſſe º":
2.
r: L A PUTTANA ERRANTE
che un giorno io havea veduto, onde ella
ſorridenda diſſe non ti curare figliuola mia di
ſimili coſe, l'uſanza di queſti ghiotti è di darſi
piacere fra loro, coſi doverianno far le donne,
e laſciargli con la ſua malhora. Come, diſs'io,
Madonna, le donne poſſono haver tal piacere
ſenza gli huomini: ſi ben diſſe ella, vuoi ch'io
te lo moſtri, come io tacendo confirmai, onde
ella baſciommi forte, ſtringdo il mio petto al
ſuo, cominciò a toccarmi le poppe, le natiche,
le coſcie e baſciarmi, poi mi fece volger con
la ſciena in giuſo, e poſe fi fra mezzo le mie
gambe, e baſciommi forte, volta la ſua lingua
fra le mie labbra, e chiedevami la mia, & ha
vuto la teneva poi fra le ſue labbra, ſucciavala:
poi alla fine, facendomi tenerle calcagna apreſ
ſo le natiche, 8 il ſuo conno per mezzo il mio
conno, maſſimamente dove è quel oſſo di ſopra
e coſi hora infretta, 8 hora piano facendo, di
ceva ſentir una dolcezza grande; alla fine an
ch'io ſentivo piacere, e fatto fine poi mi baſciò
mille volte & avanti che foſſe giorno piu di tre
volte tornammo a queſta danza, coſi facem
mo alcune poche notri, nelle quale prendeſſi
mo ſimili piaceri, dove ella m'amava, & io lei
oltra miſura. All'hora conobbi che quei vezzi,
che mi faceva primo, erano fatti tutti a queſto
fine, ſi che io in coſi fatta maniera conobbi i
congjungimenti di Donna con Donna.
G1 u L. E quelli di maſchio con donna, come li
conoceſti ?
. MA n. Hora ſtando in queſti piaceri con mia
zia avenne che mio padre paſſò di queſta vita,
onde con mio grande diſpiacere, e piu di mia
zia,
1D I P. A RETINO. 13
zia, mi fu neceſſario dormire con mia madre,
In queſto tempo Frederigo tolſe per moglie u
na fanciulla figliuola di Maeſtro Giacomo le
gnaiuolo che ſta di la d'Arno in borgo Tego
laio, la quale era brunetta, e di perſona aſſai
piccola, piu preſto magra che no; ma d'aria
aſſai buona, e la meno diſgratiata. Dopo la
mia zia, è perche la ſuocera raro ſi concorda
con la Natura è perche non poteſſe piu dormire
meco, è che per altro forſe ſi maritò e preſe un
beccaio che ſtava a S. Siſto, & all'hora io po
tea haver ſedeci, è deciſette anni. Rimaſi
dunque con Madonna Ritta mia madre, e con
Frederigo, e con ſua moglie, che ſi chiamava
Catherina, 8 una ſerva vecchia. A venne che
noi andammo l'Agoſto in villa, ad un noſtro
poderotto fuor de la Porta a S. Griano: la cui
caſa era poſta in tal maniera, che entrati den
tro de la porta a man dritta, v'era una camera
aſſai grande ave ſi cucinava, e mangiava e di
etro a quella ne era una piccioletta, nella qua
lera Frederigo con ſua moglie; e ſopra vi era
altre tanto, in quella davanti ſtava mia madre,
& io in quella di dietro, per non eſſer mato
nata, ne finita non vi tenevanno niente, 8 io
vi havea poſte alcune imagini di Noſtra Don
na, avanti delle quali mi inginocchiova, e di
ceva le mie orazioni ogni ſera, prima che an
daſſi al letto; hora eſſendo mia madre una ſera
al letto, io dicendo le mie coſe nella camera
dentro ſenze lame, avenne che voltai occhi e
viddi un poco di ſplendore, che veniva di
ſotto al quale accoſtandomi viddi ch'era un no
do, per avanti uſcitto d'un aſſe d'abero il q:
- a 7 - -
74 LA PUTTANA ERRANTE
era drittamente ſopra il letto di Frederigo do
ve io poſto l'occhio , e li guardando viddi
la Catherina, che s'havea tolta la camiſcia di
doſſo, & era nuda, e ſercava ſe v'era dentro
alcuna pulice. Dall'altra parte Frederigo nu
do era ſopra il letto con le reni verſo quello, e
ſopra il ventre havea la ſua facenda ritta, 8 e
ra coſi groſſa e longa che pareva una coniglia:
e mentre la riguardava maravigliandomi, che
in quattro anni foſſe tanto creſciuta, diceva
tra me, oimé! coſtai è ſi picciola come è puo
ricevere in ſe tanto lavoro, come è poſſibile
che coſtui non la ſquarci, e poi penſava fra me,
egli la deſolamente fregare come faceva la mia
zia a me, in queſto odo che Frede igo dice
Catherina vien qui, & ella rivolta, e viſtolo a
l
quel modo diſſe ſorridendo, che volete ? a cui
egli diſſe, vien qui ſi tu voi, & ella miſe giuſo
la camiſcia, e v'andò, e poſta la mano ſopra que
ſta colonna diſſe, non havete vergogna a ſtare
a queſto modo. Egli diſſe baſciami pure, ella
li baſciò, e colcofi coſi apreſſo di lui, e coſi le
toccava le poppe, e'l conno, e gli dava con le
mani in ſu le natiche, e la baſciava, 8 ella co
ſi lui, e la mordea, e poneva la ſua gamba in
ſopra la ſua. Hor ecco nel baſciare egli la volta
con le reni in giuſo, e con il volto in cielo, e
poi li montò ſopra il corpo; e con le mani a
prendo gli un poco le labbra del conno vi poſe
dent oil ſuo palo ritto. All'hora fra me ſtupe
fatta, eſpettava che coſtei gridaſſe, è dubita
va che coſtei non moriſſe quando la veggole
ºar ambe le gambe alle ſpalle di Frederigo, è
ºn le mani gli havea preſſo le natiche è tiran
- Cl0
ID I P, A RETI NO. T5
do coſi à ſe alzava il culo, promendo le cal
cagna, quaſi timendo, ch'egli nol cavaſſe: do
po menando l'uno e l'altro, 8 anhelando ella
continualmente diceva, Anima mia dolce ſpin
gete pure, che ancho io faccio; egli non po
teva tanto ſpingere che piu non pareſſe deſide
rare. Alla fine ambe due menando con gran
diſſima fretta, e con gemiti, e con ſoſpiri, diſ
teſe le gambe, e la braccia rimaſero pallidi, e
quaſi fuor di ſe. All'hora a dirti il vero tene
vo per certo che la Catherina foſſe morta, 8
ecco Frederigo che ſpiccato, & ella come ſe
ſoſſe ſuegliata del ſonno, pigliava la ſua camiſ,
cia, e raſciugava l'inſtrumento di Frederigo,
il quale era diventato piccolo, e rugoſo, e non
pareva piu quello, e poi baſciava Frederigo
nel viſo, negli occhi, nelle ſpalle, e per tut
to: ſi che io compreſi, ch'ella haveva havuto
di cio grandiſſimo piacere ; onde mi nacque
tanto deſiderio di provar io anchor ſimil di
leto : che quaſi erat venuta in rabbia, è tene
vomi le dita nel conno, e fregava, e nella men
te ſempre rivolgea, como poteva far anchorio
a trovarmi un giovane in braccio: e queſta co
ſa tutta notte penſando, pervenni ſenza ſonno,
ſino alla mattina, nella quale la fortuna aſſai
benevole alli miei deſiderii apparechiò qualche
compenſo. Era il fanciullo ch'io trovai con
Frederigo infarlo (era figlio e'un ſarto indivi
cino, & havea nome Ruberto) creſciuto, e
fatto belliſſimo giovane ; & era della eta di
Frederigo, e peraventura mi poſe l'occio a
doſſo, e cominciò ad amarmi; & io ogni vol
ta che lo vedeva, ricordandomi dell'haver i
16 L A PUTTANA ERRANTE
duto con Frederigo ſorrideva, il che recandoſi
a favore cominciò ſollicitarmi, e continuamen
te vagheggiarmi, onde io credendo ch'egli ve
ramente m'amaſſe, non potei far che non a
maſſi anchor lui: ma fin a quel giorno, non e
ravamo proceduti ſe non con ſguardi, o con qual
che ſaluto. Hora aſſendo noi in contado, e non
potendo egli vidermi, avonne che havea do
meſtichezza, con la ſerva di Maeſtro Giacomo
padre di Catherina moglie di Frederigo, onde
con preghi, e forſe doni la reduſſe a portarmi
una lettera, nella quale egli narrava l'amor ſue
e che ardeva per me, e pregavami che haveſſi lu
pietà di lui. Venuta dunque la detta ſerva, e
fatte alcune imbaſciate alle Catherina per parte
di ſua madre, e ſalutatala, venne nel horto do
ve era ſoletta, che coglieva una inſalata: E do
po alcune parole, mi ſalutò da parte di Ruber
to, mi poſe la lettera ſua in mano, la quale co
me hebbi letta, ſpinta dal deſiderio del piacere
di Frederigo, mi havea poſto la notto paſſata,
dopo molto parole conchiuſi che la ſeguente
notto Ruberto veniſſe, ch'io gli aprirei e rag
gionerei con eſſo lui. Eſſa partita con coſi
buona nuova, io mi ſtetti ad eſpettar il nuovo
Amante, 8 a penſar il modo di poter eſſer con
lui. Era nel cortile noſtro a canto a la caſa un
certo coperto che ſi teneva per ſtalla, dove ſo
leva ſtar un Aſino quando v'era, nel quale lu
ogo riguardava un gran buco della camera di
dentro non fornita, poſtra ſopra quella di Fre
derigo. Hora io penſai che agevolmente po
ºva la notte quando ogniun dormiva diſcen
e da que buco nella ſtaletta, 8 ºr: Ul-
D I P. A RETINO. 17
Ruberto, & ivi ſtarmi con eſſo lui; la onde
poſtovi giorno una ſcala, eſtavo aſpettando il
cenno, ch'io gli haveva dato, il quale era ch'e
gli percuoteſſe con una pietra il muro quale e
ra di rinſcontro della noſtro camera e caſa. Il
che come io ſenti, ſceſa giuſo ſo pian piano lo
aperſi, e lo menai in puella ſtaletta, per poter
udirè mia madre, ſe peraventura haveſſe chie
.
;
mato, e ſubito andar a lei: Quivi quanti foſſero
gli abbracciamenti, e baſci del mio cariſſimo
amante, non è tempo di raccontare, e volendo
venire a i congjugnimenti di venere: per eſſer
luogo non molto netto, coſi in piedi vi ſu bi
ſogno prender i primi frutti dove alzatomi i
panni, & accoſtato il ſuo ventre al mio, me lo
doſe dentro, 8 a menare cominciò, e forte
perche egli non ve lo poſe pur tutto, e di cio
in vero io ſenti piu teſto piacere che noia: coſi
poſe mi egli le mani alle natiche, e menandoſi
affaticandoſi, 8 io acconciatami il meglio che
ſapeva, finii il primo aſſalto, e tratto che egli
hebbe fuora, ſentendomi bagnata in quelluogo
mi aſciugai, e poi ci demno a nuovi abbraccia
menti, e nuovi baſci, e dapoi non molto ritor
nando alle battaglie di venere; e parendo a luy
la volta dinanzi non eſſer il vomero molto of
fendato, per andar queſta volta piu ſotto alzò la
mia gamba ſiniſtra nel ſuo fianco deſtro, è
coſi andò un poco piu abaſſo: ma non però
molto profundo. E finita l'opera dopo molti
baſci, e raggionamenti, egli fi di parti con or
dine però e modo di ritornare, & io me ne
andai alletto, molto piu lieta, che non habeva
fatto la ſera dinanzi, conchiudendo fame:
18 LA PUTTANA ERRANTE
deſima, che neſſum piacere puo haverla donna
e quale a quello, che ſentete quando l'huomo
ſi coniugne carnalmente con lei. Ritornato
Ruberto l'altra notte pure in queſto ſteſſo luo
go, ci conducemmo, e ritornando a quel me
deſimo giuoco in piedi, a coſtui parue accoſ
tarmi al muro, e perche l'hebbe meſſo dentro,
mi preſe ambedue le gambe, e meſſe gli ſopra
i ſuoi fianchi, e fece un poco piu profondo la
Voro, che non haveva prima fatto: il quale
fornito, dopo alcuni baſci, mi dice; Anima
mia dolce, troppa incommodità è la noſtra, a
ſtare ſempre ritti, il che non vi laſcia guſtare
queſti piaceri ne ancor io viſto commodo ma di
me nulla mi rincreſcerebbe, ſe io a voi non
ſturbaſſi gli amoroſi diletti: ben potete prove
derci facilmente col porvi qui indietro qual
che coſa per ripoſarvi: a cui io ripoſai, vita
mia cara gran ragione havereſti di dolervi ſe
l'error mio non procedeſſe d'ignoranza, la qua
le ſole eſſer apreſſo le perſone diſcrete piu deg
na di compaſſione che di pena. Però per l'au
venire ara proviſto allo ſcommodo voſtro, 8
alla mia ſciochezza, e dopo queſto abbracciato
ci, e baſciatoci, volendo egli, che inanzi la
ſua partita entraſſimo nelle battaglie amoroſe
forſe per ſtar piu commodo, o pure che havea
per iſperientia quel modo pratico, fece ch'io
gli voltai la ſchiena, e poſi il capo al muro, 8.
alzò mi li panni, e con drito le poſe nel culo,
all'hora ricordandomi che havea viſto lui ſtar a
quel modo con Frederigo me ne riſi; & egli
mi domandò di che ridete voi? a cui io riſpo
fi, io rido bene, ma ci va pocò dentro e voi
O
D I P. A RETINO, 19
do egli provedere col ſpingere avanti, 8: io in
dietro fu fattaaſſai buona opera, la quale for
nita, dopo li conſueti baſci, & ordini ſi parti
da me.
GIUL. Non credo che ſtando l'humo con la
donna in pie ſi poſſa trovar altrimodi di congiun
gimenti, che queſti quattro, che tu provaſti.
MAD. Non lo ſo di certo, ma bene, che
navendoli eſſo in altero tempo replicati poco o
nulla prime vi fu aggiunto.
GIUL. Ne io mai d'altri ne provai, ne ſo ſe
ne ſenti racontar piu hor ſeguita.
MAD. Aſpettando un altra volta Ruberto,
poſti nella ſtalletta una ſedia aſſai grande, della
quale il luogo ſopra cui ſi ſedeva era conteſto
;
l
di paglia, ſpora di queſta ſolea gia ſedere Neri
mio padre, dopo la cui morte come inutile ſta
ya riſpoſta in un canto de la caſa. Hora fu a
i noſtri piaceri buona & utile compagnia. Ve
º nuto adunque Ruberto, ſopra me lo feci ſedere,
come che egli aſſai lo ricuſaſſe, e voleſſe in
grembo gli ſedeſſi, e poi con la man ſiniſtra
ch'io tenendo cinto il fiancho ſiniſtro, la deſtra
mi poſe in ſeno, e toccavami le mammelle, e
le baſciava ; tal hora trahendole fuora come
fanciullo le poppava, e poi con la bocca, e
dentro alcuna volta ſpingeva la ſua lingua, la
quale coſa havendo imparato da M. Anna mia
zia ſoavemente gliela poppava, e poſcia por
genda la mia egli parimente faceva, 8 indi
bacciandomi t'al hora le gola, & il petto coſi
forti mi mordea che mi facea quaſi gridare, e
mentre cio faceva, mi poneva le mani alle na
tiche, al quando alle coſcie, & a ſe usiºniCll
foto LA PUTTANA E R RA NTB.
di continuo la maneggiava, poi mi dava il caz
zo in mano ritto, il quale io prendendo ſenti
va gran piacere a toccare, e maneggiare; e
fattami levare in piedi, e poſte le ſue ginoc
chia, tra le mie, diceva chio apriſſi le gambe,
& io volonteroſo gl'ubbidiva, onde tirandomi
apreſſo il ventre ſuo, con le ſuo mani me lo
miſe dentro abbracciandomi ſtrettamente ambo
gli duoi fianchi mi faceva baſſare, & egli ſi al
zava: & io abbracciando lui, 8 egli baſciando
mi dopo un multo ſpatio fini l'opera e ritornata
a ſederli in grembo entrammo in varii raggio
namenti dicendomi egli che ſopra ogni altra co
ſa del mondo mi amava, 8 io riſpondendo che
io l'amava piu; & ogn'uno dicendo le ſue ra
gioni ritornammo ad i baſci, e dopo quelli a
congiungimenti, 8 acconciata mi al modo di
ſopra; e deſiderando egli metter piu robba al
coperto, fece ch'io poſi le piante de piedi ſopra
la paglia della ſedia dietro le natiche ſue: &
eſſe tenendomi abbracciata nelle reni, &io lui,
fornimmo l'opera in queſto modo, con poco
piu fatica che l' altre volte. Dopo queſto ſe
dendo egli per ripoſarſi, venne l'hora de par
tirſi, dove nel prender licenza baſciandomi, e
tocdandomi le poppe, &io paſciandomi lui per
far lui piu carezze, coſi piu ſimplicemente poſi
la mano a quella coſa ſua la quale poco inanzi
haveva tenuta io e maneggiata, avenne che eſ
ſenda all'hora come paſta ſubito ch'io le poſi la
mano ſopra divenne dura, e ſoda come un leg
no, il perche facendomi ſedere nel grembo ſuo,
coſi ſcherzando e ſtandoſi dietro me lo poſe
nel conno, e con commodo di ambedue fi
a
-
f
ID I p. A RET IN O. 2. I
la terza volta, di poi partitoſi, e ritornato nel
medeſimo luogo ritornammo: alcuna volta ſe
dendogli io in grembo apoggiatomi con la ſci
ena al ſuo ſiniſtro braccio, e tenendo tutte
le due gambe, ſopra la ſua coſcia deſtra non
havendo i panni ſctto, & egli oltre che con la
man ſiniſtra mi teneva cinto il fianco ſiniſtro,
con la deſtra tenendo la mia ſiniſtra coſcia a
quel modo la fua facenda nel conno il faceva,
& alcune altra volta poi facendomi ſedere ſo
pra quella ſedia ſtando egli in pie mi ſi poneva
fra le coſcie, &al modo che m'haveva moſtra
to la ſirocchia mia meco ſi congjungeva, il
perche parendomi maggiore, e migliore ne
prendea diletto maggiore che delli altri, la on
de ritornato a quel modo preſi baldanza di le
var le mie gambe ſopra le ſuoi reni, il che
viddi eſſer buonò che molto piu me ne entrava
dentro che non haveva fatta fin all'hora. Com
prendendo il mio amante che queſto modo mi
dilettava raro il cangiava: anzi alcuna volta
prendea col deſtro braccio la mia ſiniſtra gam
ba, e con gran diletto menando indietro, 82
inanzi, forniva. Altre volte toglieva ſopra
chaſcuno delle baccia una delle mie gambe, e
º quanto piu ſentiva entrar forte, piu ſpingeva,
& in queſto diletto quando piu poteva, dimo
rava. Tal hora giocandomi faceva ſedere a
tener le gambe aperte, 8 egli con l'haſta ſua
ritta come ſe gioſtrar voleſſe correva e la pone
va nel conno mio, il quale con ſommo diletto
lo riceva, e cavandolo poi fuora correndo ritor
navolo: alla fine con ambe le gambe ſi teneva
la ſciena, & ognuno menava in fretta "
Cne
22, L A PUTTA N A ERRA N TE
che'l dolce licore uſciva: Alcuna volta ſedendo
io egli mi pigliave i labbra del conno con am
be due le mani, e quelle ſopra la ſua facenda
tirava come un borſacchino ſopra una gamba,
il che facendo, e rifacendo alla deſiata dolcez
za fi perveniva. Stando io dunque in tanto
contento col mio dolciſſimo amante, venne il
mio cognato di prato, e fece tanto che meno
Mona Zitta con lui, percioche la pippa ſtava
di giorno in giorno per partorire. Rimaſi dun
que col la fante con Catherina, e con Fre
derigo in villa, 8 era tutta lieta penſando ha
ver meglio il commodo alli miei piaceri, che
non haveva havuto per inanzi: onde eſſendo
l'ordine che Ruberto doveſſe venire quella ſe
ra, io ſeppi coſi bene perſuadere alla noſtra
fante che haverebbe conceſſo poter ſtar quella
notte ignuda con lui, il perche ſopra ogni coſa
deſiderava: e coſi ſtetti ad aſpettare, e penſan
do a una coſa hora ad un altra, e non venendo
con mia grandiſſima colera, e ſdegno, ſtetti in
pie fine al giorno, all'aparir, del quale corica
tami tutta maninconoſa ſtava, e mandai quanto
piu toſto potei per la fante di M. Giacomo, la
quale venuta, e con eſſa lei mi lamentai dell'in
anno che m'havea fatto Ruberto: e donato
un paio delle mie maniche, vecchie, la pre
gai che cercaſſe d'intendere la cagione: ch'egli
non era à me queſta notte venuto. Ritornata
che fu diſſe a Catherina come la ſua madre la
paſſata notte era ſtata maliſſima, e che le man
dava a dire che al tutto doveſſe andar a veder
la, & a me poi riferi come hier ſera quando ſi
Parti andò ſubito a caſa di Ruberto, etruovo che
la
DI P. A RETINO, 23
la madre di lui piangeva forte percioche il me
ſchino gia due giorni haveva una grandiſſima
febre che mai non gli era ceſſata, di queſta co
ſa ſe io n'hebbi dolore penſare il può qualcun
que perſona, ſe mai ſe truovo nelle amoroſe fi
amme. Andata dunque la Catherina a veder
la ſua madre, & io rimaſa in dolore per la in
hrmità di Ruberto avenne che un giorno di
feſte, eſſendo io nella mia camera ſoletta, Fre
derigo tacitamente era tornato, e poſtoſi nel
ſue letto tutto ſolo & io andando nella mia ca
mera ſopra la ſua, e ricordandomi del modo
che l'havevo vedutto con la Catherina, andoi
un altra volta a quel medeſimo buco, e pen
ſando che alcuno non vi foſſe, guardai, evid
di Frederigo diſtingato ſopra il letto, che ſite
neva la ſua facenda in mano ritta, e maneggio
vola, allhora diſſi povero giovane egli è ſenza
º moglie, ſi come ancho io ſono ſenza il mio
Ruberto, e come io vedo ha grandiſſima vo
lonta di far quelle coſe: deh, perche non vò
;
g
à lui, e ſe me ne richiede, che non gli com
piaccio, ſe non, che ne perdo? in ognimodo
niuno è in caſa. Era Frederigo di eta 24. an
ni, di commune ſtatura, e piu toſto grande che
non & haveva i capelli innanellati, che parevan
; di color d'oro, pochi, o rari peli di barba di
quel medeſimo colore, gli occhi haveva molti
vaghi: in ſomma era bello di faccia, e di per
ſona gambe belliſſimo: poi come tu vedi di
perſona anco io parimente aſſai grande, e la
faccia mia era all'hora piu delicata ch'ella non
è par le quali coſe m'imagginai poterli piacere
piu che la moglie ſua; & appreſſo con ideri o
24 LA PUTTANA ERRANTE
do che Frederigo quando alcuna volta mi veni
va ſopra che io cuciva, ſempre mi guardava nel
le mammeile: pero quelle acconciai in modo
che haveſſero molto ad apparire, e per eſſe in
citarlo; poi conſiderata una occaſione per par
larli, mi moſſi, e peraventura la fanteſca era nell'
horto, che dormiva a l'umbro di un Neſpolo:
onde piu ſi curatamente ſceſi la ſcala, e chiuſi
l'uſcio del cortile, 8 entrai nella prima camera,
e ſerrai quella porta, accioche ſe per caſo qual
che piacere interveniſſe non foſſimo diſturbati.
Dopo queſto entrai nella ſeconda camera tutta
tremante: ſubito ch'egli mi ſenti venire ſi miſ
ſe a ſedere ſopra il letto, havendoſi coperto di
nanzi con la veſte, ma la facenda ſua per eſſer
ritta la teneva alquanto ſollevata. Egli poiche
mi vidde diſſe ben venga la Madalena, che bi
ſogna, è fattami ſedere apreſſo di lui ſopra il
letto, mi accorſi che nel chinare ch'io feci egli
ſubito con allegri occhi mi guardo nelle poppe,
onde ripreſo ardire gli diſſi Frederigo hieri la
ſerva di Mona Franceſca di bando mi recò cer
ta tela renza, ch'io ti doveſſi dare, e dire che
non ne treuovava piu di 34 ſoldi del bracchio,
e che tu ne vorreſti 38. io ti prego, che tu me
ne voglia dare tre braccia da fare un pare di
maniche, che le mie, che io ho ſon vecchie.
Oh, riſpoſe egli, io voleva pagar il panno ch'io
tolze a credenza del mio mantello che gia ſono
piu di dieci giorni che paſſato il termine, e
pur hieri il fattore del fondaio me gli chieſe, e
mente cio diceva, mi riguardava nelle mam
melle, e la coſa ſua c'hera ſotto la veſte ogni
volta levava un poco il capo: onde io che te
neVo
ID I P. A RETI N O. 25
nevo gli occhi baſſi notava ogni coſa al ſottile,
e con faccia ridente il rimirai, e gli toccò un
poco la mano e diſſi, deh, caro Frederigo non
me lo negare tu harai bene da pagar il panno
altronde; richiedimi anchor tu cio che tu vu
oi, che io ti compiaccio d'ogni coſa ſe ben vo
leſſi la mia ventura di ciambellotto giallo: al'
hora egli tutto tremanti mi bacciò la bocca,
per il quale atto raſicuratami li diſſi, deh, me
ne voi tu dare tre braccia: egli riſpoſe, non
ſolamente tre braccia: ma tutta, 8 un altra
volta mi baſciò la bocca, e le mammelle, e mi
poſe le braccia al collo tuttavia baſciandomi:
poi mi poſe ſopra il letto, e cominciò pian pi
ano a por la mano ſotto i panni, e toccarmi le
coſcie. Io non ardea di moſtrarmi di alcuna
coſa che faceſſe contenta, per non parere, col
pevole di quel, che non Ruberto haveva fatto:
; ne ancho monſtravomi ſdegnoſa è dolente, per
non rimoverſo da queſta buona intentione.
All'hora egli voltandomi col corpo inſuſo, è
con le ſue ginnochia allargando nel conno, io
ſentendola piu groſſa aſſai, che quel di Ruber
to penſai che mi farebbe male, per il che mi
º converebbe ſar ſegni per li quale pareſſi vergi
ne. Ma io ti dico il vero, che entrandomi
º coſi ſtrettamente dentro, ne prendea tanto pi
y. acere, che a pena mi potei tener di non azlar
g le gambe, e moſtrar un ſegno di gran diletto,
ſi pure ſtetti ferma diſſimulando la dolcezza ch'io
ſentiva. Dapoi che egli hebbe fornito, & io
fui ricoperta, gli diſſi, o che hai tu fatto;
:
diſſe egli, che coſa? isº e la Catherina lo
fa
g
ſ
26 L A PUTTANA E RR ANTE
ſapeſſe piu mai mi vorebbe bene. E come lo
ſapra ? diſſe egli: è baſciandomi gli occhi, la
bocca, e le poppe e recatomiſi in braccio, mi
diſſe, penſiamo pur ad altro. Anima mia, che
queſto mai ſi riſapra e poi ſoggiunſe che arden
tiſſimamente mi amava, e che mai non haveva
havuto ardire di dirmi nulla: e coſi di uno in
un'altro raggionamento andavamo sbando, io
in ſul deſtro lato, e lui ſul ſiniſtro abbraccian
domi, un'altra volta mi alzo li panni e ſtandi
coſi lato per lato volſe entrare in monte ficale:
il quale fu lietamente aſcolto di quelli dentro.
Da poi partita diquinci piu lieta nell'animo,
che non moſtravo nella fronte, me ne andai
nell'horto, e truovata la fanteſca che anchora
dormiva, deſtatala, cogliemmo una inſalata di
cicorea per cena: hora cenato che havemmo
andatamene al letto, penſando al havuto piace
re non mi poteva adormentare, e ſe non foſſe
ſtato par la vergogna, ſaria ita al letto a truo
var Frederigo. Pur quaſi appreſſo il giorno a
dormentandomi piu diligentemente dell'uſato,
odo che Frederigo dice alla fanteſca che non
tornarebbe a deſinare, ma reſtarebbe quella
mattina dal ſuo ſocero, il che quanto mi ſpia
ceſſo nol dico: e dubitavo, che'l di d'avanti
non gli havendo fatto carezze, che quaſi non
ſi foſſe ſdegnato. Il perche ſubito ch'hebbi
deſinato tutta di mala voglia me n'andai nell'
forto, & ii di poi mi tornai nella camera e
poſtami ſopra il letto, ſento che Frederigo è
tornato, e manda certe coſe per la fanteſca al
la ſuocera, il perche rallegratami ſtava fra mi
s'io
D I P. A RETINO. 27
s'io doveva andar giuſo à trovarlo, o pur trovar
qualche modo che pareſſe che a caſo il vedeſſi:
quando ecco che egli intra in camera, e vedu
tami in ſul letto, tutto ſmarrito ratto à me vie
ne, coma diſſe, anima mia che hai tu, ſei ſul
letto, ti ſenti tu male? e poſe mi le braccia
al collo, e mi baſcio, 8 io baſciando lui gli riſ
poſi, non altro male, ſe non che non ti have
va veduto, e venuto ſopra il letto, e toltami in
braccio, baſciandomi piu , e piu volte , mi
confortava. Dapoi toccandomi, e maneggian
domi le poppe, mi miſe le mani ſotto le veſti,
e mi percuoteva le coſcie e le natiche, 8 oltra
di queſto mi toccava il conno, ti che facendoſi
volto col corpo inſuſo, mi tirò ſopra di ſe, e
poſe me nella fica tuttavia tenendomi alle na
tiche, ſi sforſava di farlo entrar piu che poteſſe.
Io ſtando in queſto modo, del quale tutte le
femine ſono deſideroſe, e ne prendono diletto,
ſº non volendo per vergogna dimoſtrarlo, ſpin
le
gea leggiremente, e non menava troppo: pur
º egli inſegnandomi, e mordendomi, dopo un
pezzo fornimmo di maccinare con mio gran
º diſſimo piacere, il quale non potendo diſſimu
lare, al tutto baſciava Frederigo, e l'abbraccia
va, e ſtringeva, e coſi ſtando per la notte paſ
ſata, che non haveva dormito, e per la fatica
durata di preſente, mi vinſe il ſonno, il perche
diſſi a Frederigo, voglio che noi dormiamo un
poco, & egli riſpoſe facciamo quello che tu
vuoi: onde gli volſi le ſpalle, e poco ſtetti, che
mi adormentai, egli non ſo che faceſſe, ſe non
che bon pezzo da poi mi sei e ſentei n"
2. O
28 LA PUTTANA ERRANTE
ſo che pian piano intrarmi nel conno, onde
fingendo d'improviſo ſvegliarmi all'hora mi
diſtende, e ſpinge in dietro, e ſeci che v'entro
molo piu, che non ven'era, 8 e gli pigliando
mi nelle anche, e tirando a ſe ſpingendo, non
ſtette molto che fini, la - donde ſubito ri
voltatami lo baſciai, & entrati in ragionamen
ti, diſſe, che voleva che dormiſſimo, non la
notte ſequente, ma, quell'altre inſieme: O
diſſi io, come ſi fara per la fante, che ci nano
ia: riſpoſe, io gli daro una coſa da mangiare,
che la fare dormire fin al giorno, e coſi poſto
l'ordine aſpettammo il tempo: il quale venuto
dette da mangiare alla fante, come io la viddi
adormentata, me n'andai alla camera dove mi
aſpettava, e come mi viddi gittomi le braccia
al collo, 8 io a lui, e ci baſciamo, 8 egli mi
diſſe, ſpogliati anima mia; & andiamo al letto.
Io ſpogliatami in quarnetto bianco rimaſi in
camiſcia, e coſi mi voleva coricare, ma egli
pregavami, che mi voleſſi cavar la camiſcia, &
io per niun me lo volevo, ma tanto ſeppe dire,
che alla fine io gli compiacque, eſpoliatici ig
nudi tutti duo & abbracciammo, e guardam
mo per tutto, e poi ſalimmo ſul letto, dove
ſtavamo tenendoci petto ſtrettiſſimamente, e
bocca con bocca, e lingua miſcata con lingue,
da poi fattame voltare col corpo inſuſo egli mi
ſali ſopra, e tenendo me lo nella potta, comin
ciammo l'amoroſo aſſalto, ne piu con le gam
be diſteſe, ma con le calcagna preſſo all natiche
me ne ſtavo: le quali natiche tirando ad un
tempo a baſſo quando egli tirava le ſue ad alto,
c
D I P. A RETINO, 29
e ſpingendo ad un tempo medeſimo con lui a
vanti, con mirabil concordanza, 8 armonia ci
accordavamo, e ſtemmo in queſto ſoave eſſer
citio piu di mezza hora, alla fine l'un'e l'altro
menando conpiu fretta, e poi il lungo corſo
andando ad un medeſimo tempo, lui & io, ſi
nimmo il viaggio con tanto piacere quanto
poſſa capitar in mente humana : onde io in
tanta dolcezza non ſapeva tirar via, ne le brac
cia, ne le gambe diatorno a Frederigo, e ſem
pre lo toccava, & lo baſciava, e ſeco motteg
giando ſcherzava coſi ſetando con tanto diletto,
di poi tornammo alla gioſtra amoroſa, 8 ha
vendo provato che il tenere le gambe alte, era
ottima coſa, e ricordandomi come haveva viſta
la Catherina con Frederigo, coſi io le alzava,
e gliele poni ſu le reni, e gli teneva ſempre le
mani alle natiche, 8 a quel modo inchinati,
ſtemmo piu d'una hora, talche io feci due vol
te, mentre egli il fece una volta ſola, il per
che quanto foſſe il mio piacere, te lo laſcio
conſiderare: coſi abbracciani inſieme ci ador
mentammo: e non molto da poi deſtandoci
me lo fece tre altre volte, delle quali l'una mi
tenne le gambe ſopra le braccia, l'altre mi ten
ne tutte due. All'hora chiaramente conobbi
ch'egli è il maggior piacere quando la facenda
e groſſiſſima, e duriſſima, e che è tutta dentro,
e preſto non ſcarica la baleſtra, coſì ſtando in
tanto piacere, dormendo tutte le notte con
Frederigo, provammo alcuni altri modi de
quale l'uno è, ch'egli ſedendo in letto con le
gambe aperte, e facendomi ſedere dirimpetto
º con le gambe aperte, mi poi la chiave nel
3 la
3o LA PUTTANA ERRANTE
la ſerratura, e coſi fornimmo. Tal volta ſtan
do egli diſteſo volto ſul lato ſiniſtro faceva
parimente, che io havendoli le gambe ſopro il
fiance, e coſcia deſtra, e le natiche apreſſo il
ſuo ventre, coſi facemmo quella dolce coſa.
Tal hora io poſando ſul lato deſtro, e tenendo
la ſiniſtra ſopra, e la deſtra ſotto il ſuo fianco:
ſiniſtro, finimmo ogni amoroſo diletto. Tal
hora ſtando col cerpo ingiu, ſaliva ſu le miei
reni, e me lo faceva dietro, ma pur nel conno;
Alcuna volta ſtando egli a giacere col corpo in
ſuſo mi faceva ch'io ſedeſſi ſopra la ſua facenda,
la quale ritta tenendo pero la faccia verſo lui,
tal che l'uno e l'altro di miei piedi gli giunge
ano ſotto le ſue braccia, e coſi facendomi hora
al quinto alzare, & hora un poco abbaſſare fi
nimmo. Tal hora voleva ch'io li voltaſſi le
ſpalle, tenendo le ſue gambe fra le mie: e tal
hora voleva ch'io ſteſſi per traverſo, cioè con
una ſpalla verſo la ſua face, e l'altra verſo i pi
edi, & andavamo a queſti modi variando, ſe
condo che l'eta giovenile ci tranſportava inſie
me con la laſcivia. Eſſendo poi Frederigo
ſtato duoi giorni in Fiorenſe perche ſua ſuoce
ra ſtava d'hora in hora per morire, avenne
ch'ella moſtrò pur ſperanza di vita, onde ve
nuto in villa, meſſe ordine per dormire meco
la ſeguente notte, 8 ecco un caſo accade che
circa una hora di notte il tempo noſtro, che ci
ſuol venire ogni meſe, con grandiſſima furia
m'aſſali: onde deliberata del tutto di non dor
mire la notte con Frederigo, accioche non
m'aſpettaſſe andai giu, & egli le diſſi: onde e
- gli
D I P, A RETINO, 31
gli mezzo diſperato per non havermi gi adue
giorni, ne veduta, ne toccata, tanto mi pregò
che'l feci ſuſo venire, dicendo che non voleva
altro, che toccarmi e raggionar meco, e coſi
raggionando: baſcandomi e toccandomi l'ha
º veva duro come un legno, me'l fece toccare,
e tal hora me lo poneva fra la coſcie, e talvol
ta preſſo le poppe, tal ch'io vedendo la gran
diſſima compaſſione, mi contentai che me lo
teneſſe tra le mammelle, 8 egli premendo lior
l'una, hor l'altre con le mani, tenendole ſtret
. te a preſſo la ſua facenda, e menando la per
quelle hora in giu, & hora in ſu, mi ſenti bag
nato tutto il collo, il quale aſcingato hebbi pi
º acere diu haver mitigato in quel modo aliquan
to il ſuo ardore; e dopo molti baſci, e ragio
namenti ci adormentammo, 8 a caſo tenendo
; gli volto le reni non eſſendo l'ardente deſiderio
di minuto, levando il panno di lino, che per
neteſſa in quel luogo teniamo, me lo poſe fra
le natiche, non gia nel conno come l'altre vol
te fece, ma nell'altro buco ivi a aprefſo, il
quale per eſſer molle, per l'humidità del vicino
facilmente lo riceve, il che ſentendo io non
diſſi nulla, ma lo laſciai fare: percioche non
ſolamente non mi fece male, ma oltre al mio
penſieore qualche diletto mi recò: per il che,
una altra volta, avanti che ſi levaſſe volta, te
farmelo nol medeſimo loco, 8 io di ogni coſa
gli compiacquij, e tre notti, che mi dura an
chora quel male, volſe che ſempre dormiſſimo
inſieme: onde non ſolamente fra le mammel
le, fra le coſcie, fra le gambe, e ſotto le brac
b 4 Clai
32. LA PUTTANA ERRANTE
cia me'l fece: All'ultimo havendomelo fatto a
mezza notte di dietro, e ſentendo che la mat
tina egli l'haveva duro come un oſſo, delibe
rai di miſurar glielo eſſendo egli col corpo in
ſu vi meſſi la mano ſopra, e diſotto appreſſo il
ventre, & avanzava la ghianda tutta che vi
mancava un dito di mezzo: onde io vedendo
tanta lunghazza, e tanta durezza, non laſcan
dolo gli montai ſul corpo, e da per me mè lo
poſi nel conno, e menando con grandiſſima fu
ria lo volfi far anch'io: benche quando me lo
faceva di dietro, tenendomi le dita dinanzi, e
fregandomi loſſo alcuna volta il feci; hor ſtan
do a queſto modo & havendo mia forella parto
rito un figlivolo, 8, eſſendo ſana mia madre ſe
ne torno da Prato, e poco davanti era tornata
Catherina che ſua madre era guarita, onde tutti
ne tornammo a Fiorenza : il perche per le
molte perſone, non mi era conceſſo haver cofi
ſpeſſo copia di Frederigo: e di Ruberto, eſſen
doſi la ſua febre convertita in quartana, ma
griſſimo e pallidiſſimo alcuna volta il vedeva,
onde io per haver rivolto tutto il mio amore a
Frederigo havea ben compaſſione del ſuo male:
ma della aſſenza ſua, poco mi caleva. Coſi
dunque ſtandomi, 8 amandomi ſolamente Fre
derigo, 8 io lui, accadea che alcuna volta
quando le noſtre donne non erano in caſa, ci
godevamo, e tal hora gittandomi ſopra qualche
coſa ſuntiva i congiungimenti di venere: fra
le altre volte, avenne che eſſendo in caſa piena
di ſdegno perche Frederigo gia duoi giorni
non ci era ſtato, ſoſpirando, e lagrimando, ſta
v
Va
ID I P. A R E TIN O, 33
va col corpo giuſo ſopra una caſſa, & ecco
Frederigo aperto l'uſcio venne, e vedendome
ſtare coſi, mi diſſe, che hai tu, vita mia ? &
io ſdegnata riſpoſi, non mi date noia; & egli
ſcherzando, e toccandomi, io moſtrando che
non volevo chi mi toccaſſe egli hora un pie,
hora l'altro alzandomi mi preſe tutte le due
gambe, e ponendoſe, le ſopra le ſpalle, me lo
meſſe nol conno, & io lo laſciai fare, e perche
mi parue buono, vi tornai anchora qualche
volta: ma era ſi raro, ch'io mi ſtruggeva. Al
cuna volte laſciando aperto l'uſcio della camera
noſtra, egli veniva pian piano al letto in cui
con mia madre giacea, & io facendomi con le
natiche in fuora, & egli ſtando in pie, tal hora
nel conno, e tal volta in qualche altro buco
º me lo faceva ſpinta dal appetito, traheva fuora
g
le gambe, 8 appoggiando le piante de piedi al
muro, che era dirimpetto, con molta commo
g dità, e piacere me lo ſentiva entrar dentro, 8
!!
abaſſando hora una gamba, hora alzando l'al
tra, compivamo il noſtro deſiderio; Ridetti a
queſta eſtremita, accade che per reſtarſi le mie
; purgationi, e per il vomito, conobbi ch'io era
gravida, e diſfi lo a Frederigo, il quale ſi moſ
tra per cio il piu malcontento huomo del mun
º do, pur l'uno, e l'altro ſopra queſto penſando
ci parue eſſer rimedio aſſai buono, che eſſen
do, al'hora, una noſtra zia forella del mio Pa
dre in Fiorenze, la quale fugia in Piſa e di
; preſente vedoua, e non haveva ſe non una
figliuola, che andaſſimo a lei, e le narraſſimo
queſto caſo, 8 impetraſſime cº5andaſſi in ri2.
34 LA PUTTANA ERRANTE
ſa ſeco, & ivi ſecratamente partoriſſi, e po
tornaſſi, e prendeſſi marito, di che ella have
rebbe cura, in queſto mezzo, il perche dopo
tal conſideratione parlai a noſtra zia, e dertoli
con molte lagrime queſta mia gravidezza, nar
rando una certa mia favola ch'io compoſi, ch'el
la hebbe pieta di me, e fece tanto con mia
madre, che me lo conceſſe per alquanti giorni,
e menommi ſeco. Ma come accade, nell'an
dare quantunque andaſſimo in ceſte ſconciai,
per il che ſubito diſperii di che eſſendo guari
ta, e molta allegra di eſſer fuor di tal pericolo,
aſpettava di giorno in giorno di tornar a Fio
renze. In queſto tempo aſpettai la figliuola di
mia zia, che ſi chiamava Riccia, la quale ha
veva un giovane gentilhuomo, che dormiva
ogni notti ſeco, per conſentimento pero di ſua
madre, la quale ſperava che d'amore ſpinto, la
doveſſe prendere per moglie, hor queſta mia
Cugina, vedendo, ch'io ſapeva il tutto, per
haver compagnia fece tanto, che mi perſuaſe a
ricevere per Amante un'altro giovane Piſano,
chiamato M. Franceſco degli Agnelli nobile e
ricco, e quaſi a mal mio grado me lo conduſſe
in camera, 8 in letto: ma eſſendo di natura
ſuperbo, e diſpiacevole, toſto mi viene a tanta
noia, che io non lo poteva vedere. Hora per
caſo nella noſtra contrada, non molto longi da
noi era un Giovane Mantouano ſcolare, che ſi
chiamava M. Ceſare Baccinardi, e molto mi
amava, e con imbaſciate mi ſollecitava, per il
Che lo feci degno dell'amor mio, e venni in
ºnta domeſtichezza con eſſo lui che circa "
0
D I P. A RETI N O, 3S
hora di notte mi parteva, & andava a dormi
ſeco, ſtavami in gioia, e feſto fino preſſo al gi.
orno, e poi me ne tornava. Avenne che M.
Franceſco vedendo ch'io non l'amava, preſe
meco grandiſſimo ſdegno, 8 una ſera, forſe a
viſato da mia cugina, che di cio meco era in
colera, mi tenne tanto in poſta, che con molti
armati m'aſſali, e ferirono M. Ceſare ſopra la
teſta, e me mi preſero, e menaron in caſa di
M. Adr. Spinola ſcolare Genoveſe ſuo com
pagno, e poſtami in una camera fece che forſe
25. di ſuoi armati m'abbracciaſſero tutti a uno
a uno. Per la qual coſa come mi trovaſſi pen
ſalo tu. Alla fine dopo mezza notte ſi partiro
no, e mi laſciarono: Dopo loro partita M.
Adr, entrò in camera, il quale era belliſſimo
giovane, e viſta mi aſſai bella cominciò a ricon
fortarmi, perche direttamente piangea, e do
mandommi chi era; ditto gli il tutto me li rac
commandai, e lo pregai che non mi voleſſe
laſciare tornare nelle mani di M. Franceſco, e
gli mi diſſe ch'io ſteſſi di buona voglia, che non
m'abandonna rebbe, ponendomi lemani nelle
poppe, trovandole ſode, e delicate lo com
moſſero a metter mi la man ſotto, e toccarmi
le coſcie, le quali parendoli parente ottime, ſi
beliberò di prender meco piacere e diſteſami
ſopra il letto, mi toccava, e maneggiava ſotto,
ma la ſua facenda non ſi potevar rizzare, pen
fando, come egli poſcia mi diſſe, come l'have
va da porre in luogo dove all'hora erano ſtati
25. poltroni: e però con la ſua mano me la po
- -
aiºssa
neva fra le coſcie, è ſimimili
-
per inci
tar
3s LA PUTI A N A E RA N TE
tarla, e fra l'altre preſe la mia mano, egli la
meſſe ſopra. Io che m'aviddi della coſa, per
ſodisfare al deſiderio ſuo gliela cominciai a ma
neggiare, & ella ſubitamente crebbe, e diven
ne duriſſima tal che mi dilettava di tenerla in
mano, perche era molto ben fornito, e defide
roſa di fargli vezzi, accioche poi haveſſe a li
berarmi delle mani di M. Franceſco: non lo
poſi nel conno dove forſe haveva ſtomaco d'en
trare, ma piu baſſo nell'altro buco & effo o il
vedde, o nò, che foſſe nel conno, & imagi
nando, o fingendo di crederlo, diſſe Madonna
voi l'havete ſtretta eſſendovi ſtate tante perſo
ne: del che io accordatami del ſuo inganno,
non gli riſpoſi: hor finito ch'hebbe ripoſammo
fino al giorno, il quale venuto, levata ch'io fui
mi fece apparecchiar un bagno, e tutta mila
vai, e mi tenne ſeco ſecratamente molti gior
ni, pigliandoſi meco piacere, & io ſeco, poi
andammo a Roma, ove allogiando nella caſa
d'un Cardinale ſuo zio, mi mando da una Ma
dona Antonia ſua amica, dove ſtetti molti gi
orni, & ella havendo poco riſpetto a M. Adr.
ogni giorni mi tentava por qualche altro, del
che eſſendo io aliena, ogni diſſegno ſuo erava
no. Ma eſſendo biſogno a M. Adr. andar a
Genova per ſue facende, mi laſciò in caſa del
la predetta Donna, dandogli danari per farmi
le ſpeſe, 8 ame ancho " cinquanta ducati,
per farmi qualche veſte. Hora eſſendo in quel
modo, e menando M. Antonia qualcheduno a
dormir meco, e guadagnando di me, me deli
berai partirmi perſuaſa bene º alcuno di quelli
- - - 6 ami
D I P. A RETINO, 37
amici medefimi, che ella menava, quali trova
tomi caſa, e fornita la dicoſe neceſſarie, mi vi
accompagnarono, e coſi divenni Cortiggiana.
Nella quale vita ſtando, avenne un caſo molto
piacevole, quale fu, che un hiovinetto Geno
veſe, di eta di 16. anni a caſa venne dame, e
predendo meco piacere, talmente di me s'ina
mora, che quaſi del continuo c'era. Ma per
che haveva poco da darmi, rare volte gli face
va copia di me. Hor un Canonico di Santo
Pietro innamorato di lui, come ſeppi di poi,
venne a me, e dette mi di molti danari pre
gandomi, che per due giorni non compiaceſſe
a queſto Giovane e ch'io gli compiaceſſi al ter
zo giorno, nel quale egli direbbe quello c'ha
; veſſi da fare. Ma in queſto tempo il Giovi
netto tornò cinquanta fiate, e ſempre il laſciai
di fuora in fine io gli diſſi vien domani a ſera
ch'io ti conſolarò. Il terzo giorno quello Ca
nonico venne, e mi diedi 15. ſcudi, appare
chiatevi per queſta ſeta ch'io voglio dormir, e
cenare con voi, a cui riſpoſi molto volontieri:
Era all'hora del meſe d'Aprile, e però ordinai
la cena per tempo, la quale come fu al'ordine,
venne il Canonico, e cenammo, nè anche ha
vevamo fornito da mangiare, che venne il
Giovanetto a battere, riferito ci poi chi era,
diſſe il Canonico fatel pur venire dentro, 8 a
perioli entrò , e fattolo ſedere, e datogli da
bere, lo dimando che volea: egli riſpoſe, ſe
condo la promeſſa d'hieri era venuto per giacer
con voi, & io gli riſpoſi, vidi vita mia, mi
beſogna dormir queſta noti
7
Monfsi
tal:
38 LA PUTTANA E RRANTE
talche beſogna che tu hebbi patienza: vedendo
queſto il Giouinetto non potea contener le la
ime, e come diſperato ſi parti. All'hora
onſignor il Canonico lo chiamo da canto,
e quello, che li diſſe non ſo, poi torno da me
e diſle, Madalena ſarete contenta, che anchora
egli queſta notte dorma con eſſo meco: e meſ
ſo mano alla ſcarſella, mi diede altri 1o. ducati
per il fanciullo. Io gli preſi, e dormimmo in
ſieme: ma il canonico non mi toccò mai, ma
davoſi piacere col fanciullo, 8 il fanciulo me
co, e durando queſta feſta piu giorni, ſempre
" bene il canonico, avenne alcuna volta,
eſſendo io col corpo in ſuſo che el fanciullo era
ſopra me & il canonico andava ſopra il fanciul
lo, & ad un tempo il fanciullo me lo faceva;
altre volte eſſendo io in un lato, & il fanciullo
inſieme abbracciandomi, il canonico in quel
medeſimo tempo il faceva al fanciullo in dietro.
Alcuna volta mi faceva ſtare a tuttiduo in mez
zo volta la faccia verſo il fanciullo, il quale me
lo faceva nel conno, & egli a me dopo le ſpal
le me lo haveva nel culo, onde non ardiva
movermi, perche ſe haveſſi ſpinto d'avanti per
dea quel di dietro, e ſe ſpingea in dietro, per
devo quel d'inanzi, e coſi laſciavo tutto carico
a loro. Tal volta il canonico voleva ſtare nel
mezzo, a tenerla a me nel culo, & il fanciullo
glielo teneſſe a lui poi ſedende ſopra una ſedia,
faceva ch'io li ſedeſſi ie grembo, 8 a me lo te
neva nel culo, 8 il fanciullo ſtava ritto fra le
mie coſcie, e lo teneva nel conno: il canonico
Poi haveva le mani alle natiche del fanciullo i
C
D I P, A RETI NO.
9
coſi fornivamo, ne mai quel traditore di cano
nico me le volſe porre nel conno. E queſti
ſono i modi ch'io pruovai con due huomini ad
un tempo: forſe che ve ne ſono anchora degli
altri modi, ma io per me non proaltrimenti.
GIUL. Et altri me ne hai detti, ch'io non
ſapeva.
º
MAD. Altri mi credo che ſiano huomo con
huomo, ma non gli ho viſti, ſe non quelli,
ch'io ti ho raccontati: e penſo che di quegli
l'huomo con donna li potremo tutti facilmente
conſiderare.
GIUL. Di queſti d'huomo con huomo non me
ne curo. Baſtammi di quelli di huomo con don
na, ch'io deſiderava ſapere, me gli hai narrati
diligentemente, ſe non tutti, almeno tanto, che
pochi ve ne paſſono reſtare : ma non ſo ſe m'egli
ricordero, laſciami nu poco ricordargli, e dove non
mi ricordero, ramentamegli.
MAD. Fa come ti piace.
GIUL. Vediamo un poco ſi io li ho nella me
moria ripoſti, e primo di quelli dal conno, delle
quali il primo è quando l'huomo, e la donna ſtan
do in pie tengono le piante in terra, e voltanſi
viſo con viſo, e chiamaſſi la Potta.
MAD. Chiamaſſi anchora far in pie.
ſi
GIUL. Coſi anchora chiama il ſecondo, ſtan
do anchora pure a quel modo, ma lu donna alza
una gamba, e chiamaſſi la Grue.
La terza pure a viſo a viſo, e la donna alzo
tutte due le gambe, e chiamaſſi la Potta d'Anteo.
La quarta è quando la donna voltale reni all'
buomo, o ſta piegata per modo che l'huomo glielo
pone nel conno, - MADA
4o LA PUTTANA ERRANTE
MAD. Queſto ha due modi, benche non te
n'habbia detto ſe non uno, delli quali l'uno è
" l'huomo pone le braccia ſotto le braccia
ella donna, e congiunge le ſue mani ſopra il
collo di lei, e falla piegare, e poi che vuoi che
ſi dichino i nomi, chiamaſſi alla Tedeſca.
l'Altro, che ſi puo dire il quinto, e quando
la donna tiene le mani in terra, e ſi chiama a
paſcipecora.
Il ſeſto, è quando l'huomo ſiede, e la donna
ſta ritta collegambe a cavallo ſu le coſcie dell'
huomo tenendo i piedi in terra, e chiamaſſi far
candele di ſevo.
Il ſettimo, è quando la donna ſtando, a
queſto medeſimo modo tiene le gambe alte, 8
i piedi dove ſiede l'huomo apreſſo le nariche
di lui, e chiamaſſi al Albero.
l'Ottavo, è quando la donna ſiede in grem
bo all'hnomo, e ſta con le ſpalle appoggiate al
deſtro braccio di lui, e con ambe le gambe ſo
pra la ſiniſtra coſcia, e ſotto il ſiniſtro braccio,
c chiamaſſi fanciullo che dorma.
ll nono modo, è quando la donna ſiede, e
l'huomo ſta ritto ritto fra le coſcie di lei, il
quale tiene le gambe diſteſe, 8e i piedi a terra,
e chiamaſſi alla diſteſa.
E quando alza tutte le due gambe, e pon le
ſopra le reni, chiamaſſi, a premi ſchiena, 8 è
il decimo.
l'Undecimo, è quando l'huomo tiene una
gamba della donna ſopra il braccio, e l'altro
ſotto apreſſo il ſuo fianco, e chiamaſſi a corne
muſa a ſedere, overo tiene una per braccio fa
- cen
D I P. A RETINO, 41
cendo il 12, chiamaſci gambe in cello a ſedere.
Il 13. e quando l'huomo prende con la ma
ni l'uno, e l'altro labro del conno, e tiraſelo
ſopra il cazzo, e chiamaſſi calza Borrachino.
Il 14. poi è, fi ben mi ricordo, quando l'hu
omo col cazzo ritto corre, e pon lo nella fica,
e chiamaſſi alla gioſtra.
GIUL. Tu hai, o Madalena, una ottima me
moria, poi che ogni coſa ſi ordinatamente ti ricor
di ; Ma quando conſidero che anchora i nomi
tanto propriamente dici, conoſco che tu ſei in tal
caſo non meno di me "
MAD. Ben ſai, che non ſon io del tutto nu
ova, ma pure molte coſe ci ho imparate, e
molte ch'io ſapeva, alla memoria in ſono ritor
nate, ma laſciami ſeguitare, accioche queſto
interrompermi, non me liſcordi.
Il 15. è quando l'huomo, e la donna ſtando
agiacere, e la donna tiena le gambe larghe, a
diſteſe, e l'huomo vi ſta ſopra, chiamaſſi alle
Piana.
Il 16, è quando la donna tira le calcagne a
preſſo le natiche, queſto ſi chiama al Rano
echio. -
Il 17, è cornamuſa a giacere: &il modo, che
ame diletta fra gli altri: come anche gambe
–a giacere che è il 18.
Il 19. è quando l'huomo giace col corpo in
ſui la donna li iſta ſopra e queſto ſi chiama ala
Gianetta.
Il 2o è quando la donna ſta col corpo ingi
uſo, e l'huomo li ſta ſopra le reni, e ſi chia
ma l'Androgina, u
42 LA PUTTANA ERRANTE
Il 21. è quando l'huomo e la donna ſtanno
in lato, e diſteſi, voltandoſi viſo a viſo, e chi
amaſſi in Profilo.
Il 22 e quando l'huomo tiene una delle gam
be della donna ſopra il fiancho, e chiamiſſi a
Potta ſcherzia.
Il 23. è quando la donna ha una gamba alza
ta ſopra il fianco, e l'altra parimente alzata di
ſotto, e chiamaſſi Retro in conno.
Il 24 & il 25. ſono quando la donna ſta col
corpo in ſu, e l'huomo vi ſta per traverſo il la
to, a cui la donna tiene le gambe alte, e ſopra
le natiche, e chiamanfi ricco in fiume.
Ma quando l'huomo giace col corpo inſuſo,
e la donna ſta di ſopra havendo la facenda nel
conno, ſe volta la faccia all'huomo, ſi chiama
cavalcar l'Aſino ; ſe volta le reni, ſi chiama
Galera, a ſe ſta per traverſo chiamaſſi cavalcar
in baſto, e l'uno è il 26. il 27 e l'altro il 28.
Et il 29. & il 3o. ſono quando l'huomo ſta
ſul letto a ſedere con le gambe aperte, 8 la
donna parimente, ma tiene le gambe ſopra le
coſcie dell'huomo ſtando abbracciati ſtretti, e
fichiama Moreſco.
Il 31. è quando la donna ſta a giacere in un
lato, e l'huomo ſta in pie, & ella ſpingele na
tiche fuora della ſponda del letto, e quello ſi
chiama Argomento d'Avanti.
Se la ſta poi col corpo inſuſo, e tenga le
gambe fuora appoggiate al muro, e l'huomo
ſtia in mezzo d'eſſe gambe, e nel fargliele la
donna alzi l'una dello gambe, e l'altra abaſſi,
fi chiama ſonar con piedi, 8 è il 32.
Ma
D I P. A RETI N O. 43
Ma ſe ella ſta col corpo diſotto, e terga ciaſ
che duna delle ſue gambe ſopra le ſpalle dell'
huomo, & egli a quel modo a lei lo faccia, ſi
chiama gambe in collo alla Roveſchia, & è il
33. modo.
34. Alcuni volſero che nel tempo che have
vano a ſcaricare, che ponendo una delle mie
coſcie ſopra le ſue natiche, le batteſſi col mie
calcagno, e chiamaſſi il calcagnetto.
35. E un altro modo ch'io ho ſentito dire
benche mai l'habbia provata, il quale è che
ſtando l'huomo diſteſo in tetra il capo in ſuſo,
e la donna eſſendo aſſetata in un caneſtro &
attaccato al ſolare con una corda la quale l'hu
mo tiene in mano, e cala la donna ſopra dice,
e comme ne ha quando vuole nel conno coſi
in arca ferma la corda, che non poſſa piu ne
alzarzi ne abbeſſarſi, e facendo con la mano
girare il caneſtro, e la donna atorno coſi fanno
quella coſa, che ſi chiama Timpana.
GIUL. Reſta adeſſo, che tu mi dici in che modo
la donna poſſa dar gran diletto all'huomo, in cia
ſcheduno di quei congiungimenti di venere.
MAD. Lungo ſarebbe, di tutti li congiun
gimenti; ma te ne dirò alcune coſe generali,
& avanti diro qualche coſetta neceſſaria a ſape
re, a chi vuole eſſere grata a gli huomini, 8
in ogni modo uſate come da principio ho fato
da me medeſima.
GIUL: Queſto mi ſara gratiſſimo havendo ad in
tender l'hiſtoria della tua vita. -
MAD. Diventata in modo che hai inteſo
Cortigiana di Roma fra me medeſima conſide
Ial a
A4 LA PUTTANA ERRANTE
rai, che mai non haveva da tornare nella patria
mia; e da un lato io comprendeva, che men
tre queſta bellezzo in me duraſſe, non mi po
trebbe mancare da vivere, dall'altro conſideran
do d'eſſer ſottopoſta a mille pericoli ſi d'infir
mità, come d'altri cafi auverſi, e che ſenza du
bio la vecchiaia preſſo , me la portarebbe via,
deliberai del tutto di provedermi in modo, che
etiandio quando io non foſſi bella, non mi ha
veſſe da mancare il pane: e ſapendo, che ſi u
no che non mama mi deſſe un ducato per dor
mire une notte meco, gli parebbe troppo, e
ſe uno che mi ama me ne deſſe 5o giudica
rebbe poci. Però mi parne ottima coſa cercar
l'haver perſone, che m'amaſſero, e conſideran
do la qualità delle genti, viddi che i giovani ſe
bene amanno, molto hanno poi molti penſieri
d'uccelli, di cani, di Cavalli, di givochi & al
tre choſe; apreſſo ſono amati da altre donne,
e pero l'amor loro è vario, improviſta, e poco
dura, e non hanno molto da ſpendere, e ſe
pure l'hanno, lo ſpendono in mille fraſche.
Gli huomini poi verdi attendono a gli honori,
a moglie, a figlivoli, a mercantie, a poſſeſſio
ni, a famiglie, 8 a molte altre ſimili coſe, diſ
tratti da viaggi terreſtri e maritimi, diſturbati,
poco ſi puo fare in loro di fondamento Ma
que gli che vanno verſo la vecchiaia ſono a
manti ſtabili per non trovare facilmente donne,
e non havendo nel corpo ſuo qualità d'eſſer a
mati: cercano, col farci piacere, ſpendendo,
di eſſerci grati. Pero havendone e letto io 3.
º 4 di queſti, con tutti cominciai premiera
Incinte
D I P, A RETINO, 45
e o n» -
:: mente a moſtrar d'amargli, che neſſune coſa fa
l'huomo amar tanto, quanto il perſuaderſi d'
eſſer amato: e ſopra tutti mi appreſi a uno M.
º
º -
Pundolfe ch'era Tedeſco, il quale come ſai era
chierico di camera e Secretario, che fra ufficii,
e beneficii haveva preſſo 4ooo. ducati d'entra
ta, & era d'età di 54 anni e proſpero. A coſ
tui ſeppe io in tutti queſti congiungimenti far
tanri vezzi e piaceri, che alla fine mi amava
ſopra ogni coſa. Prima le ſue gioie e le ſue
coſe precioſe, teneva piu ſicure in caſa & a
preſſo di me, che nelle ſue mani propie, e per
che, gli huomini hanno tutti piacere alle don
ne, quando io gli toccava, o maneggiava la
facenda, io gli diceva che voi ſete ben fornito
lo ſo io, 8 egli ſorrideva: e poi quando mi
ſotteva, e ſe me lo poneva dietro, via ſpinge
va a un certo modo, che me ne ſaceva entrare
piu, e moſtrava che me aggradeſſe: ſe dinanzi
parimente, e moſtrava di cio haver dolcezza
: i grande, e far arche io, in effetto tutti gli hu
omini quando fanno queſta coſa ad una che a
mano, le vorrebbono non ſolamente porre tut
; ta la facenda nel conno, ma ſefor ſe poſſibile
eſſi medeſimi col tutto ſuo corpo vi vorrebbono
intrare, e di due corpi farne un ſolo: & apreſ
ſo ricevano grandiſſimo diletto quando conoſ
cono di far piacere alla coſa amata. Pero hab
bi parimente cura da acquiſtar l'amore, di chi
teco congiunge, 8 in ogni modo di congiun
gimento che uſano cerca colla dattarli, o col
ſpingere far in mode, che piu che puoi n
entri nel conno: E non te rincreſca del m" e -
46 LA PUTTA NA E RRA NTE
delle natiche dolcemente, e far con loro, o
moſtrar di farlo, e pregarli tal hora che ti aſ
pettino, dicendo, aſpettate anima mia, che lo
faccia ancor io, e ſimili parole: e ſopra tutto
biſogna qui gran temperamento accioche para,
che quel che fai venga da piacere e non da li
bidine, che a gli huomini non e grata, fa an
cor ſedere loro d'haver per eſſa nella donna do
minio maggiore, però ponè da moſtrarla. Il
che ſi vuoi fare non invitare l'huomo mai che
t'el faccia, ne con parole, ne con toccargli, o
maneggiarli la facenda ; ma baſcialo, e fagli
vezzi, e s'egli t'invita, o te lo vuol fare, ſta
alquando ſopra di te non come ritroſa, ma co
me perſona che poco ne curi , per veder ſe
vuole, o ſe ſcherza, e ſe vuole, non gli con
tradicere, ma ſta obedientiſſima. E perche
ſono alcuni, che hanno la volonta pronta, ma
non ponno drizzare, e quelli cotali, quando
tu dicio ti auvedi baſciagli, e fagli carezze, e
ſi ſono perſone, che ſi dilettino delle parti di
dietro, volgelli quelle, e ſe ti prendono la ma
no, e pongonla ſopra la lor facendo, prendi
eſſa, e maneggiala inſu, & ingiu, ſoavemente,
perche niſſuna coſa fa tanto drizzare quanto
la mano della donna. Pero la dei ſempre haver
polita e molto delicata, e tenerla non molto ri
guardo. Sono alcune donne, che ſi fanno al
cuni empiaſtri, e lavanſi con certe acque il
conno, per haverlo piu ſtretto, il che non mi
ſpiacerebbe, perche tale ſtrettezza a molti ſu
ole eſſer grata, bene ſi deve haver cura, di non
fol riſtringere con alume di rocca, o ſimil coſa
- chè
- D I P. A R E TIN O. 47
chè lo faccia troppo aſciuto, & aſpro. Quando
º poi l'huomo te lo fa, baſcialo, toccalo, ſtringi
lo , e da gli la lingua, in bocca, e prendi la
ſua, e ſucciala; e quando poi hai fornito baſ
º cialo una o due volte e poſcia fa te netta quie
tamenta, ch'egli non ſe n'auvega, e di poi
queſto piu non lo baſciare, e toccare s'egli non
baſcia, o toccate prima, e ſe tibaſcia, o tocca
all'hora baſcialo, ma non con baſci ſpeſſi per
cioche la maggior parte degli huomini, ſubito
che hanno finito di far quella coſa, vorebbono
che la donna foſe cento miglia lontano, ma
queſto tale l'haverle a ſchifo a poco a poco s'e
gli va mancando, onde come l'huomo ti ha ri
baſciata una volta in ſu, li puoi auvedere che
comincia d'haverti cara, e pero poi ficurati
mente laſcialo , e fagli vezzi, e ſopra tutto
habbe queſto penſiero, e queſta cura nel animo,
di non fare coſa che tormenti l'huomo, o che
lo ſtracchi. Queſto è il modo ch'io tenni col
º
.
mio Meſſer, alquale ſempre conſenti ſenza al
cun contraſto, che me lo faceſſe dinanzi, o di
dietro, come piu gli aggradiva, 8 in ſumma
tutto quello ſempre m'ingenai di fare ch'io gli
foſe grato, ne mai gli negai coſa che gli voleſſe,
talche una volta io mi laſciai, mi vergogno a
dirlo, che me lo faceſſe in bocca ben mal vo
lontieri, di poi ſtetti alcuni giorni, che non
andai da lui, e truovai anche ſcuſa, ch'egli non
poteſſe venire da me, nel quale tempo mi
mandò robba e denari, per piu di 6oo. ducati,
talche in due anni io hebbi da lui piu di 3oo.
ducati d'oro, e s'egli non moriva m'haveſſe fat
ta ricca. GIUL.
48 LA PUIT ERRANTE DI P. ARET.
GIUL. Mi duole aſſai della ventura che hai
perduta, ma tu ne troverai un altro, che haverai
da vendemiare come deve haver, hora la Tortera,
en anch'io, mi provederò d'amici nel modo che m'
hai inſegnato, ne piu mi imparuero co polfrenie
ri, o camerieri, e ſimile gentaglia che ſono pove
ri, ſuperbi, e faſtidioſi, e vogliono eſſer ſignori di
caſa, eſſer riguardati da tutti, e ſe tu gli doman
di nulla, dicono ſempre che aſpetti, che tocchino
la loro proviſione, o che gli vengino denari di
caſa, i quali mai vengono. Pero voglio cercare
di far vita nuova havendo imparato date, ad e
leggere amici e fargli piacere.
IL FINE.