Bozza Di Tesi Sui Rapporti Fra Letteratura e Cinema
Bozza Di Tesi Sui Rapporti Fra Letteratura e Cinema
Indice:
-Introduzione………………………………………………………………….pag.3
-Capitolo 1…………………………………………………………………….pag.5
-Capitolo 2…………………………………………………………………...pag.15
-Capitolo 3…………………………………………………………………...pag.21
-Conclusioni………………………………………………………………..pag.33
-Bibliografia…………………………………………………………………pag.34
Introduzione
Quando guardiamo un film, vogliamo immergerci in un’altra realtà, a volte per
trovare risposte, per ascoltare le nostre emozioni o semplicemente per il piacere di
ascoltare e vedere una storia. Il cinema ci ha fatto sognare, ci ha fatto pensare, ci
ha impressionato, ci ha fatto ridere. Ma è possibile sia frutto soltanto della sua
arte?
Molti romanzi hanno ispirato a far intraprendere i registi e sceneggiatori a
realizzare film che percorrono le loro storie.
Sicuramente come non mai il cinema si è rivelato uno strumento documentaristico
per eccellenza, in grado di immergerci quasi realmente dentro la realtà proiettata.
Si rivela così un mezzo antropologico, in cui si possono conoscere altre culture e
costumi, facendoci porgere domande su cosa è differente rispetto a noi. Diventa
così anche un mezzo filosofico, perché ci fa riflettere su domande sulla vita.
Per il cinema il tempo è una freccia rispetto alla letteratura. La scrittura può
coinvolgerci per diverso tempo in un ambiente, in una situazione, grazie alle sue
descrizioni accurate. In un certo senso riflette il tempo personale. Il cinema invece
raccoglie ogni elemento descrittivo per riportarlo spesso in un singolo istante. Si
trova qui probabilmente la magia del cinema, in grado di evocare in noi un mondo
narrato, sotto i nostri occhi e le nostre impressioni comunicano con ciò che
l’autore vuole esaltare.
Durante il corso del tempo il cinema si adatta ai generi letterari. Qui il rapporto
diventa più stretto, adottando gli specifici strumenti narrativi.
Non mancano tuttavia critiche sul cinema da parte della società. Spesso i film
subiscono delle censure perché i film non sono idonei o contrastano la politica.
Allora il cinema subisce a volte battute d’arresto, e non divulga la sua potenza
universale, quella che vuole far conoscere ogni uomo, ogni vita, ogni Paese, per
un sapere multiculturale. Qual è quindi il confine fra la linea che divide una forma
d’arte dalla politica? O il film può essere un ulteriore strumento indagatore per
capire le dinamiche del potere? Lo strumento cinematografico quindi può essere
così un valido aiuto per immettere nelle menti degli spettatori idee e immagini, e
ci fa supporre sulla nostra mente e quanto può credere qualcosa contro la sua
volontà.
Quanto può indagare la realtà? Quanto può essere espressivo? Il cinema quindi
crea delle sue personali correnti, per essere uno strumento puramente artistico di
per sé.
Voglio quindi tracciare ogni momento in cui il cinema ha creato un’alleanza con il
cinema per tracciare proprio un ulteriore storia del cinema legata alla letteratura.
Più specificamente argomenterà del Surrealismo, che si presenta come il genere
più attraente influenzando il genere dell’horror, del fantastico e della commedia
romantica.
Primo capitolo
Sin dalle sue origini, il cinema voleva seguire un suo personale percorso artistico,
per richiamare una novità per l’intrattenimento. Ma non si può discorrere della sua
linea di evoluzione senza parlare del suo rapporto con la letteratura.
Rispetto al teatro, il cinema crea una sua singolarità testuale, avendo modi
interpretativi diversi da quelli teatrali. L’intreccio narrativo si presenta meno
intricato e la prima operazione da eseguire è intuire il soggetto.
Il cinema, a differenza della letteratura che era considerata la forma di cultura per
eccellenza, esprimendosi in audio e in immagini in movimento era difficile
poterlo paragonare alla pari con la letteratura. Entrambi hanno con sé il sistema di
espressione del racconto per la creazione della storia.
Ma non è solo da parte del cinema la sua intenzione a voler creare legami con la
letteratura, e molti scrittori hanno ritenuto ispirante prendere modelli caratteriali
del cinema.
I primi passi del linguaggio cinematografico non sono ancora chiari e inizialmente
si utilizza principalmente l’inquadratura come tecnica narrativa.
Il cinema si servì anche della musica per aumentare la sua espressività. Sebastiano
Arturo Luciani curò l’importanza del ritmo visivo dell’opera cinematografica e la
necessità di combinare i segni visivi con quelli sonori ampliandone il significato.
Tuttavia nei manifesti teorici fra il 1909 e il 1916 il cinema futurista è dichiarato
come “presenza” tecnica e formale della società contemporanea.
A partire dal 1904 il cinema commerciale americano volle seguire la strada della
narrazione, così le storie si fecero progressivamente più lunghe ricorrendo a più
inquadrature. Intravedendo che l’attenzione dello spettatore andava guidata,
mettevano in atto più frequentemente una catena narrativa di cause ed effetti, e più
tardi le azioni cominciarono a essere motivate da cause psicologiche.
Nel periodo dei nickelodeons i film, diventati generalmente più lunghi, richiesero
un numero maggiore di didascalie.
Luigi Pirandello prende una propria via rispetto alla letteratura tout court. Si servì
del cinema in modo da mettere in luce la critica su come, sia il tramontare della
letteratura e del romanzo e sia la scomparsa dell’autore avvengano in
contemporanea, segnando entrambi l’età della massificazione culturale. In
‘Quaderni di Serafino Gubbio operatore’ mette in risalto, nella scena finale, la sua
polemica contro la macchina da presa paragonandolo come un atto di svendita
della vita e della natura. Serafino doveva riprendere Aldo Nuti che dovendo
uccidere una tigre, per sbaglio uccide l’attrice Varia Nestoroff, finendo con
l’essere a sua volta sbranato dall’animale. Serafino così rimane sconvolto.
Non sarà solo la letteratura alta a far adottare ai film i suoi soggetti e personaggi.
Quando la Cines volle realizzare il suo primo lungometraggio, scelse ‘Pinocchio’
di Collodi, assumendo così Guillaume, un maestro del cinema comico.
‘Terje Vigen’ di Sjostrom, tratto dal poema di Ibsen, rivela l’abilità del regista di
rendere il paesaggio un elemento espressivo dell’azione, adoperando il mare come
sfondo della vicenda e come uno specchio su cui si riflette il protagonista, creando
già suggestive atmosfere legate alla corrente artistica dell’impressionismo.
Gli autori francesi impressionisti ambivano al cinema come una forma d’arte.
Erano indirizzati a guidare lo spettatore attraverso suggestioni ed evocazioni per
un’esperienza emotiva secondo un concetto proprio dell’estetica romantica e
simbolista tardo ottocentesca.
Tecniche come il flashback, usate per mostrare il pensiero dei personaggi, furono
usate molto spesso dagli autori espressionisti. L’intreccio di questi film dipendeva
in gran parte dalle motivazioni psicologiche seguendo comunque i rapporti di
causa ed effetto. In ‘Il fu Mattia Pascal’ di L’Herbier segue i sogni della
protagonista, rifacendosi al romanzo di Pirandello.
‘Un chien andalou’ di Bunuel è l’esempio più lampante della scrittura automatica
surrealista applicata al linguaggio cinematografico, per il flusso delle inquadrature
che si susseguono. I personaggi non hanno un’identità precisa e la dimensione
temporale in cui vengono inglobati è aleggiante spostandosi in ambienti non
precisi. Bunuel ricorre a soluzioni narrative come alle didascalie, ma le
indicazioni cronologiche non seguono un rapporto coerente con i fatti successivi.
Il cinema in Germania nei primi anni Dieci era ininfluente e così si iniziò a
trasporre le opere migliori della letteratura assumendo autori di fama per
riscrivere soggetti originali, e nel 1913 seguì la nascita dell’Autorenfilm, e il
termine autore occorreva a promuovere il film riferendosi al testo celebre da cui si
è sviluppato il soggetto. Nelle opere impressioniste, l’azione si sussegue a scosse
e la narrazione ha pause. ‘Il gabinetto del dottor Caligari’ (1920), diretto da
Robert Wiene è l’esempio ideale del film espressionista ma anche il pioniere per
l’evoluzione del cinema horror e fantastico. Il film inizia con la visione di un
giardino, in cui Francis racconta a un conoscente una storia vissuta da lui. Segue
poi un flashback che cambia il luogo con la cittadina di Holstenwall, in cui
avvengono omicidi ad opera di Cesare, ma orchestrato dal dottor Caligari. La fine
del racconto svela che il narratore è in realtà un malato di mente ricoverato in un
manicomio gestito da Caligari. Il film unisce le influenze della tradizione
filosofica e letteraria del romanticismo tedesco e della narrativa popolare,
evidenziando il clima grigio della Germania di quegli anni, caratterizzato da
difficoltà economiche e sociali.
Non mancano anche suggestioni fantastiche e scenari medievali, come nelle due
parti che compongono ‘I Nibelunghi’ di Pabst, ‘La morte di Sigfrido’ e ‘La
vendetta di Crimilde’, basate sul poema epico nazionale tedesco.
Quando fu introdotto il sonoro verso la fine degli anni Venti, molti registi di
origine europea e con una formazione teatrale si diressero negli studios di
Hollywood. William Wyler diresse ‘Piccole volpi’, un adattamento da Lillian
Helman. Frank Borzage diresse melodrammi sentimentali come ‘Addio alle armi’,
adattamento del romanzo di Hemingway. George Cukor si dedicò ad adattamenti
letterari come ‘Margherita Gautier’.
Nel periodo del sonoro l’horror era uno dei generi più importanti. La Universal
iniziò con ‘Dracula’ dal romanzo di Bram Stok.
Il genere del noir invece deriva dal romanzo poliziesco hard-boiled americano,
con autori come Hammett e Chandler. Dalle loro opere poi rimontate in film si
poteva intravedere l’influenza dell’espressionismo tedesco e del realismo poetico
francese. Ne ‘La fiamma del peccato’ di Billy Wilder sono presenti tutti gli
elementi tipici del noir: la narrazione in voce over, una tenebrosa ambientazione
urbana e una storia d’amore destinata a finire nei peggiori dei modi.
Sacha Guitry iniziò il suo percorso nel mondo del cinema essendo già da prima
romanziere di commedie raffinate, tant’è che il suo cinema fu inteso come un
“teatro filmato”. Fra i suoi film spicca ‘Il romanzo di un baro’ tratto da un suo
scritto. La vicenda di un truffatore viene narrata con la voce del protagonista,
raccontando sempre con la sua voce i dialoghi degli altri personaggi.
Renoir, in ‘La regola del gioco’, desidera ritornare allo spirito classico, cosicché si
abbandona a diverse suggestioni teatrali e musicali, riportando un breve brano di
‘Il matrimonio di Figaro’ di Beaumarchais.
Daschiell Hammet e Raymond Chandler sono i primi autori del genere del noir
hollywoodiano, oltre ad essere protagonisti degli anni ’30 della scrittura creativa e
della creazione cinematografica.
Il neorealismo inizia a raccontare ciò che succede nella società attraverso vicende
attingendo ai fatti di cronaca dopo la seconda guerra mondiale in modi abbastanza
lontane da quelli tradizionali. Si voleva esplorare i problemi della vita rurale come
in ‘Riso amaro’ di De Santis. Con ‘La terra trema’ Visconti narra la ribellione fra
un gruppo di pescatori siciliani contro i grossisti di pesce che li sfruttano,
marcando i cambiamenti sociali che si stavano verificando. Adatta il film a ‘I
Malavoglia’ di Verga.
In Italia la crisi del Neorealismo coinciderà con la crisi della società e delle
convenzioni letterarie. ‘Senso’ di Visconti, tratto dalla novella di Cammillo Boito,
attesta il passaggio ‘dalla cronaca alla storia’, così come venne sostenuto da
Guido Aristarco, nelle pagine della rivista “Cinema nuovo”. Visconti ribalta però
il modello di Boito: le vicende private di Livia e Franz Mahler offrono il pretesto
per riflettere sulla storia nazionale ed europea in anni di trasformazioni decisive,
ossia il progresso di unificazione italiana, volgendo lo sguardo sulla decadenza del
mondo aristocratico nel momento della caduta dell’impero asburgico.
Pier Paolo Pasolini sosteneva che non si poteva cominciare un discorso sul cinema
come lingua espressiva senza considerare la semiotica. Il cinema una volta trovato
il soggetto poetico deve metterlo nella condizione di dover interpretare e di essere
interpretato, e quindi di significare.
Metz ritiene che i codici cinematografi hanno un loro modo di comporsi, creando
un “discorso per immagini” senza l’uso della parola.
Nasce un contrasto fra formalisti e teorici del realismo verso il periodo del
secondo conflitto bellico. Umberto Barbaro dice in merito di Kracauer, che non
sospetta che il soggetto e l’idea non costituiscono il contenuto dell’arte e che la
forma sia qualcosa di diverso dalla tecnica esteriormente intesa, soffermandosi
all‘idea che è la sola responsabile della forma.
Negli anni Quaranta c’era chi vedeva nel sonoro un mezzo che consentiva di
spostare l’interesse nel fruitore a partire dai moduli espressivi con cui viene
riprodotto il reale alle forme con cui interpretiamo il nostro modo di vivere.
Prima degli anni ’50 le produzioni degli studios iniziarono ad essere indirizzati
per un pubblico familiare. La Disney produsse riduzioni di romanzi per ragazzi,
come ‘Zanna gialla’ di Stevenson e classici di avventura ‘L’isola del tesoro’ di
Haskin.
Negli anni Sessanta, ci fu un calo costante della frequenza nelle sale e Hollywood
non sapeva quali fossero i desideri degli spettatori. In questo momento si fece
affidamento ai romanzi di Ian Feliming, dirigendo l’attenzione su intrighi,
combattimenti, ironia, inseguimenti e spazio a scenografie spettacolari. ‘Agente
007, missione Goldfinger’ di Guy Hamilton del 1964 e i film successivi della serie
di James Bond fecero molta fortuna.
Negli anni Ottanta Altman adattò testi teatrali come ‘Secret Honor’, ‘Follia
d’amore’. Praticando la narrazione decentrata fa una critica alla società con
‘America oggi, Gosford Park’.
A partire dal romanzo di Mario Puzo, Coppola da vita a una celebre narrazione
che ha come sfondo la società statunitense, con ‘Il padrino’ (1972). Rappresenta
uno dei primi modi dell’industria cinematografica americana di creare prodotti
che possono garantire la serialità.
Nel caso di George Lucas con ‘Guerre Stellari’, è la scrittura che si adatta al film,
creando un franchise in cui fumetti e videogiochi attingono a una serie di grande
successo fra i ragazzi, portando una grande novità nel genere fantascientifico.
I testi mediali iniziano ad essere rielaborati dalle comunità dei fan, come un film,
una poesia o una nuova canzone ma anche nuove storie.
Per Antonio Borgese il cinema non può essere considerato un’arte autonoma
perché è una tecnica di riproduzione che segue la pittura, la poesia e la musica,
presentando un proprio linguaggio. Il cinema riempie sia gli spazi come lo fa la
pittura, segue il ritmo del racconto come nella scrittura e segue un tempo come
nella musica. Tutto ciò viene percepito da chi guarda il film come vuole il suo
autore.
-Il modello narrativo classico, iniziato ad essere utilizzato dalla seconda metà
degli anni Dieci nell’industria cinematografica hollywoodiana. Ogni elemento ha
una funzione precisa e segue il suo scopo (narrazione forte). In questa linea
narrativa principale ci sono altre linee secondarie che possono avere esiti diversi
rispetto a quelle prestabilite della principale (sistema double plot). Per far avere
sotto controllo l’articolazione temporale della storia allo spettatore, le digressioni
temporali come i flashback, sono ben indicate.
-Il modello narrativo post-moderno, creatosi verso gli anni Ottanta. L’intreccio
della storia è complesso con diversi sviluppi di senso, dovuto anche per
l’imprevedibilità dei personaggi. Non si ha infatti né un inizio né una fine. Questo
modello non può che essere influenzato dalla nuova età mediatica. Segue infatti
un tempo neutro, il tempo del web, discernendo dall’intertestualità.
-focalizzazione interna: il punto di vista dello spettatore è connesso con quello del
personaggio.
-focalizzazione esterna: il punto di vista dello spettatore coincide con quello del
narratore, che non è onnisciente.
Si segna così una differenza fra due tipi di narratori: il narratore extradiegetico e il
narratore intradiegetico. Il narratore extradiegetico è l’autore del film o anche più
persone che stabiliscono l’enunciazione. Il narratore intradiegetico è un narratore
che si trova anche nella condizione di un personaggio.
Lo sceneggiatore nel momento in cui deve adattare un romanzo è alle prese con il
taglio in quanto si trova ad elementi che eccedono. Ricorre quindi al principio di
sottrazione portandoci a comprendere che cosa possiamo trovare di più nel testo
letterario rispetto al film. Oltre al principio di sottrazione c’è anche quello
dell’addizione, che comporta invece ad analizzare ciò che si trova di più nel film
rispetto al testo. C’è poi la condensazione, ossia quegli elementi dell’opera in cui
sono presenti nel film in maniera ridotta. Con l’espansione invece elementi del
romanzo vengono prolungati nel film. La variazione propone elementi del
romanzo nel film caratterizzandoli nuovamente. Infine lo spostamento crea
momenti diversi delle situazioni del film rispetto all’intreccio del romanzo.
Tutto ciò che forma l’inquadratura, le luci e i colori che creano l’atmosfera
emotiva che lo spettatore percepisce è l’elemento plastico. A volte si adottano
certi modi di utilizzarli a seconda di quello che si vuole far comprendere. La luce
piatta serve per la descrizione, una luce radente profilando ombre lunghe crea
un’atmosfera da dramma, un controluce creerà un alone di mistero e una luce dal
basso rende deforme i volti.
-quelle descrittive in cui i testi erano rivolti in terza persona presentando l’azione
o facendo un riassunto dell’inizio dell’azione. A volte si utilizzavano direttamente
i titoli dei capitoli di un libro in modo da segnalare i salti temporali tra le scene.
Nel film il tempo si costruisce in maniera più articolato rispetto al tempo epico e
quello drammatico. Nel tempo epico infatti si prende in considerazione solo il
tempo dell’azione, e in quello drammatico il tempo dell’azione e quello dello
spettatore che vanno di pari passo. Nel film si dispone di tre tempi: il tempo
dell’azione nel passato, il tempo dell’immagine che si muove nel presente e il
tempo dello spettatore che va in contemporanea con quello dell’immagine.
-la durata assoluta, il tempo che si trova fra i due stacchi di montaggio
-la durata relativa insufficiente, in cui le inquadrature non sono riconoscibili nei
suoi elementi.
-la durata relativa sovrabbondante: la durata assoluta dell’inquadratura è
sproporzionata rispetto al tempo di lettura di cui si ha bisogno per decodificarla.
Dall’inizio delle prime operazioni filmiche si creano diversi modi per segnare
spazi collegati fra loro, mostrando il personaggio che guarda in una direzione
fuori campo e staccando su ciò che il personaggio sta osservando. Verso gli anni
Dieci si usò il raccordo di sguardo in cui il personaggio guarda fuori campo ma
dalla seconda inquadratura, capendo ciò che guarda, non è propriamente il punto
di vista del personaggio.
L’emozione nel cinema non si viene a creare tanto da ciò che si rappresenta ma
dai segni con cui si rappresenta.
Nella scena delle fotografie dei morti con cui nel film Davenne orna la sua
cappella, non si preoccupa della verosimiglianza, né del tempo storico della
diegesi, infatti le persone fotografate sono già scomparse in un periodo storico
precedente o non lo sono ancora.
La scenografia può essere decorativa, se fa da sfondo all’azione, ma anche
drammaturgica narrativa in cui diventa essa stessa personaggio. E produttiva, se
svolge una funzione di metafora.
La semiotica del cinema traccia un distacco fra la narrazione del film che è
mediato dal linguaggio, e l’immagine cinematografica che ha un senso diretto e
instantaneo.
La sceneggiatura è quindi il primo step per l’inizio della creazione del racconto
filmico, che comprende: l’idea drammatica, cioè un racconto in breve l’oggetto
del film; il soggetto che indica sommariamente il protagonista, il luogo, lo spazio
e il tempo e la storia; la scaletta, ossia le varie scene che compongono l’intreccio;
il trattamento, il racconto riformulato in prosa.
Se per i film muti erano necessarie le didascalie per capire i film esportati in altri
Paesi, il sonoro aprì diverse difficoltà, come proprio il divario della lingua. Dopo
problemi sulla sincronizzazione fra le parole straniere e il labiale degli attori, o il
rifiuto dei sottotitoli dal pubblico, si ritenne indispensabile girare i film in più
versioni, ognuna per ogni lingua. Ma molto rapidamente questa idea non portò a
una soluzione efficace. Più tardi, nel 1931, il mixaggio si era perfezionato e
l’introduzione del suono ispirò anche altre nazioni oltre agli Stati Uniti.
Capitolo terzo
Il cinema surrealista si distingue per le sue scene di forte impatto emotivo per il
suo scopo principale di svincolarsi dalla realtà e rappresentare il mondo onirico.
Si afferma a Parigi negli anni ’20 durante il periodo del muto, e si riaggancia agli
studi di psicanalisi di Freud. La sua nascita è segnata oltre che dal ‘Manifesto
surrealista’ (1924), dalla prima opera di Soupault e Breton, ‘Les Champs
Magnétiques.
Viene creato a favore sia degli artisti dadaisti che da quelli surrealisti, uniti
dall’aspirazione di voler creare combinazioni insolite. Gli artisti più influenti di
questo movimento furono grandi pittori, come Joan Mirò, René Magritte, Max
Ernst, Paul Klee, Salvador Dalì.
Walter Benjamin individuò nei movimenti irregolari della macchina da presa una
somiglianza con la struttura dell’inconscio.
Anche se nei libri di storia del cinema e dai critici del cinema è poco discusso, il
surrealismo fu il primo movimento letterario e artistico ad essere associato al
cinema. Il suo successo sta soprattutto nel suo trasporto irrazionale.
Certamente era un valido avversario del teatro a creare illusioni, se non più
efficaci grazie alla maestria degli strumenti cinematografici. Così il film
surrealista crea un valido gemello del reale sogno, i nostri occhi sono svegli e
osservano come se fossero chiusi mentre sogniamo nella realtà.
Il primo film fu ‘The coquille and the Clergyman’ del 1928, diretto da Germaine
Dulac e con la sceneggiatura di Antonin Artaud. Le tecniche proprie del
surrealismo sono dovute a questo primo film, come lo split-screen di un poliziotto
che appare con il viso diviso a metà. Ci furono diverse critiche e diverse
osservazioni, in quanto non aveva un significato di fondo. Alcuni ritennero che si
rifacesse all’espressionismo tedesco.
Il film ‘Un chien andalou’ di Bunuel, con l’aiuto di Salvador Dalì, racconta sogni
basati su di loro. Il protagonista prova un’intensa passione verso una donna da
renderlo matto e i suoi innumerevole tentativi lo conducono al fallimento. I suoi
intenti si associano alle pulsioni di morte. Compaiono animali e oggetti che non
hanno riferimenti oggettivi con la storia, risaltando la critica verso le opere
d’avanguardia coeve. La linea narrativa viene totalmente eliminata per ogni
materia irrazionale.
Se si vuole dare un’interpretazione al film può essere quella degli ostacoli che
emergono attraverso le pulsioni erotiche, a causa della società spagnola degli anni
’20 molto soffocante. Ma soprattutto sono ostacoli generati dal Super-Io, ossia i
modelli di riferimento accumulati sin dalla nascita che orienta le nostre scelte. I
personaggi così si abbandonano per poi ricercarsi in un vortice di pazzia e di forti
sentimenti.
L’aspetto moderno del cinema di Bunuel sta nei suoi esperimenti narrativi. Fa uso
di ripetizioni e digressioni, passando dalla realtà all’immaginazione. In ‘Il fascino
discreto della borghesia’ presenta scene interrotte a causa dei sogni dei personaggi
che interrompono un possibile risvolto narrativo.
Il punto di vista che adottano i surrealisti è quindi quello dello spettatore, come se
un loro sogno riflesso nello schermo istantaneamente narra una storia.
Principalmente l’amor fou è uno dei temi che ha fatto scalpore fra la gente, perché
l’amore è visto con atteggiamenti che vanno al di fuori del solo sentimento, un
amore fuori dal comune ed eccessivo che si scontra con la sfera morale. A
trasportarlo in un film è “L’age d’or” in cui collaborano Dalì e Bunuel. Rispetto
ad ‘Un chien andalou’ c’è una linearità narrativa. L’intenso sentimento fra due
amanti viene attaccata dai tabù della società e della famiglia. Questa storia,
esplicitamente una critica alla reale società, viene giudicata come offensiva dagli
esponenti antisemiti tant’è che in Francia fu proibita la sua proiezione fino al
1950.
In ‘Las Hurdes – Terre sans pain’ Bunuel da un occhio più ravvicinato alla società
spagnola, quella di Las Hurdes, in forma documentaristica, contemplando una
regione contadina povera. Non si può certo affermare che il film sia surreale,
perché il regista prende una piega esplicitamente surreale, ma sicuramente sarà un
elemento significativo per i suoi successivi lavori. Si rifà al surrealismo per il
documentare i problemi che osserva.
Il cinema surrealista svolge due funzioni nello spettatore: un modo per evadere
dalla realtà per esplorare le mete più nascoste della dimensione onirica e una
critica in quanto ci mostra la differenza del controllo razionale della vita conscia
da quella della veglia.
La poetica surrealista mira così più al contenuto che alla forma, in modo da far
risaltare l’aspetto autentico dell’azione e del pensiero. Così si sottoscrive un
ulteriore critica alla società, sempre più orientata all’aspetto puramente formale, e
un rifiuto anche all’arte stessa perché consapevolmente la tecnica va a situarsi in
un secondo piano. Come possono infatti essere trasportati le pulsioni più intime
dell’animo umano se non si prelevano dalla loro forma. In parole semplici, in un
film surrealista non ci si aspetta un dialogo semplice e normale che possa avvenire
nella quotidianità, come una conversazione fra due innamorati. In un sogno invece
diversi particolari possono offuscare e distorcere una situazione apparentemente
normale. Bunuel infatti scrive che quando incontrò Dalì a Figueras, raccontò al
pittore di aver sognato una nuvola che tagliava con una lama la luna e lui a sua
volta gli raccontò il suo sogno di tenere per mano tante formiche. Proprio da
quell’unione di sogni si venne a creare ‘Un chien andalou’.
La politica diviene per un momento una forza, per Breton e Aragon che,
sostenendo il comunismo, formulando una poesia decisa e ferma contro il nazismo
tedesco.
Verso gli anni ’50 uno dei nomi più influenti di questo genere fu senza dubbio
Hitchcock che con ‘Io ti salverò’ riflette il tema della colpa. La storia così si
incentra su come la psicanalisi può risolvere i conflitti interiori, in questo caso
l’amnesia che subisce il dottor Antonio Edwardes, con l’aiuto della dottoressa
Costanza.
Il cinema surrealista si avvale della tecnica del stop-motion, che catturando ogni
singolo fotogramma, crea un’illusione nel movimento creando una suggestione
ipnotica. Si può trovare nelle opere di Jan Svankmajer per creare atmosfere
paurose. In ‘Meat Love’ il cibo prende vita venendo così a creare un
cortometraggio grottesco culinario. Si può così notare come il regista vuole
affrontare il tema del consumo.
Man Ray in ‘L’etoile de mer’ fece uso dello split-screen per incastonare le
immagini di una stella marina, di un vaso e di una ruota, richiamando l’arte
surrealista che era solita intersecare diversi elementi del tutto scollegati fra loro e
irreali.
In ‘Oscurità, Luce, Oscurità’ sono gli organi umani a essere viventi. In una stanza
ognuno vive una vita propria, per poi essere riappacificati in modi buffi
assorbendo lo spazio che li ospita. L’essere di questi organi ritorna in una
situazione piuttosto bizzarra. Il tema che vuole comunicare è quello dell’eternità
del tempo di un’anima che non trova il suo posto ideale, in un corpo deforme,
proprio come vuole significare la scultura di Michelangelo ‘Ragazzo
accovacciato’
Una piccola stanza che vede l’ingresso, uno dopo l’altro, di tutti gli organi del
corpo umano in un atto di assemblamento inevitabile che di minuto in minuto
risucchia lo spazio a favore della forma. Durante l’assemblamento l’abile
artigiano del cinema si diverte a mischiare fra di loro figure che dispongono di
vita propria, come una lingua che cammina e un cervello che muove i suoi due
emisferi come veri e propri arti, non manca poi dell’ironia durante l’ingresso dei
genitali. Oscurità, luce, oscurità, il titolo, ed è proprio nel buio che inizia
questo rendez-vous fra vecchi amici, per poi terminare con una comunione che da
senso ai singoli solo in quanto gruppo e in quanto unica entità, un senso che non
ha più bisogno di luce e ricerca, ma che fine a sé stesso può tornare nell’oblio.
Nella sua integrità l’essere non dispone più di nessuno spazio vitale e ricorda
proprio il Ragazzo accovacciato (1524) scultura di Michelangelo che fra i suoi
significati annoverava quella di anima destinata a non trovare la propria
collocazione per l’eternità. Questo potrebbe essere uno spunto interessante per
dare un significato all’uomo di Švankmajer costretto a passare un tempo
indefinito (forse l’eternità) accovacciato all’interno di una stanza buia senza
alcuna possibilità di movimento, senza alcuna possibilità di tornare libero nella
sua scomposizione e senza poter più far pulsare ogni suo singolo organo, ma
costretto ad una collaborazione collettiva per poter vivere un’esistenza buia.
La scrittura automatica si costruiva a partire dall’opera del collage. Nel senso che
i surrealisti per avere giuste impressioni si recavano da una sala del cinema a
un’altra per collegare ed essere ispirati da immagini prese un po’ da una parte e un
po’ da un’altra e realizzando un personale trasporto emozionale.
Si antepongono così Kyorou Ado e Alain e Odette Virmaux. Il primo sostiene che
il cinema è proprio da considerarsi come l’essenza dell’esperienza surrealista, gli
ultimi invece credono che il surrealismo tocca il suo punto più alto nella teoria e
nei suoi scritti.
Ad ogni modo, quando il film è nella fase della sua realizzazione, perde il suo
contenuto puramente surrealistico per asservire l’arte cinematografica per l’arte.
Con ‘La montagna sacra’ il regista immerge lo spettatore nel proprio mondo,
attraverso filosofie mistiche e immagini simboliche.
Nel cinema il Surrealismo trova il perfetto modo per esprimere tutta la sua
efficacia, poiché i mezzi filmici sono tutti correlati con gli obiettivi del
Surrealismo, ossia il silenzio, il buio della sala, la luce che abbaglia l’oscurità fra
una scena e un’altra che crea offuscamento e disorientamento.
Fantastic Planet di René Laloux narra di una razza aliena che ha un rapporto con
l’uomo esattamente alla pari come quello con gli animali. L’immagine che crea
Topor è l’elemento più suggestivo del film che si sposa perfettamente con la
musica psichedelica.
Oltre che influenze dadaiste, per il modo in cui si vuole comunicare una nuovo
modo di vedere la realtà a favore della pure creazione artistica, per una protesta
contro tutte le oppressioni che intralciavano l’arte esplorativa, il surrealismo
affonda le sue radici anche nel Decadentismo, come in Baudelaire, per il modo in
cui viene raffigurata la carnalità dell’uomo, i suoi vizi, che portano in maniera
ancora più cruenta la sua morte.
Fu dedicato molto spazio sul versante teorico proprio perché rappresentava una
nuova conoscenza che doveva essere divulgata. Vennero così fondate le riviste
‘La Révolution surrealiste’ e il ‘Bureau des recherches surréalites’ nel 1924 e
attraverso argomenti che spaziano la politica, antropologia oltre che cinema,
letteratura e pittura il Surrealismo vuole così dare la sua impronta
multidisciplinare.
Il Surrealismo ci fa molto riflettere. E’ davvero reale ciò che crediamo che lo sia?
E’ possibile attraverso suggestioni allucinatorie trovare l’essenza di una verità?
Sappiamo solo che appena siamo di fronte a un film, ma anche a un quadro
surrealista, dobbiamo andare contro le nostre stesse convinzioni.
Conclusioni
Bibliografia