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"I Templari A Perugia. Storia e Arte Della Precettoria Di San Bevignate", Perugia, Fabrizio Fabbri Editore, 2017.

Il documento descrive la storia della preceptoria di San Bevignate a Perugia, un insediamento dell'Ordine dei Templari. Vengono narrate le vicende che portarono i Templari ad acquisire la proprietà di un monastero benedettino in declino nel 1238, e il loro progressivo radicamento nella zona attraverso la costruzione di una chiesa e di altri edifici a partire dal 1256, grazie al supporto del papa e di Bonvicino, un cavaliere templare influente presso la corte pontificia.

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"I Templari A Perugia. Storia e Arte Della Precettoria Di San Bevignate", Perugia, Fabrizio Fabbri Editore, 2017.

Il documento descrive la storia della preceptoria di San Bevignate a Perugia, un insediamento dell'Ordine dei Templari. Vengono narrate le vicende che portarono i Templari ad acquisire la proprietà di un monastero benedettino in declino nel 1238, e il loro progressivo radicamento nella zona attraverso la costruzione di una chiesa e di altri edifici a partire dal 1256, grazie al supporto del papa e di Bonvicino, un cavaliere templare influente presso la corte pontificia.

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Sonia Merli

storia e arte
della precettoria
di San Bevignate
Una nuova domus templare
nelle terre della Chiesa

Dopo l’esito vittorioso della prima Crociata – culminata nel


luglio del 1099 nella conquista di Gerusalemme – la diffusione
dell’Ordine del Tempio in Occidente fu dettata dalla duplice ne-
cessità di produrre risorse da destinare alla Terrasanta e di fornire
assistenza e supporto logistico sia lungo le principali vie di comuni-
cazione sia nelle città portuali utilizzate per il trasferimento in Outre-
mer di soldati, cavalli, derrate alimentari e pellegrini.
Se però si concentra l’attenzione sulle province delle terre della
Chiesa create al tempo di Innocenzo III, risulta chiaro come nell’Italia
mediana la militia Templi avesse assunto un ulterio-
re specifico ruolo, operando in sintonia con le ri-
vendicazioni territoriali e le aspirazioni temporali
del Papato, da tempo in lotta con l’Impero. Fin dal
1139, infatti, Innocenzo II aveva posto l’Ordine
sotto la diretta autorità del pontefice e i Templari,
forti di questo rapporto privilegiato con la Santa
Sede, si fecero strumento di presidio di aree stra-
tegiche del Patrimonium beati Petri in Tuscia (sotto
cui ricadeva anche la città di Perugia) non soltan-
to fornendo affidabili castellani per le rocche della
Chiesa, ma anche per il tramite della propria rete di insediamenti.
Ed è in questo scenario che si collocano le vicende della pre-
cettoria perugina di San Giustino e San Girolamo/San Bevignate,
articolata in due distinte domus destinate ad assumere un importante
ruolo nell’organizzazione territoriale del Tempio nell’Italia centrale.

Pagina a fronte: Pianta ideale della città di Gerusalemme. In basso, Scena di combattimento
fra templari e musulmani (XII secolo). The Hague, Koninklijke Bibliotheek, ms. 76
F 5, c. 1r.
Maestro del busto di Innocenzo III, Innocenzo III (fine del XIII secolo). Subiaco, Sacro
Speco.

5
La storia

La prima fase del radicamento dei Templari in area perugina


ebbe inizio nell’aprile del 1238, allorché Gregorio IX decise di avva-
lersi di un ordine religioso fino ad allora non presente in quella zona
delle terre della Chiesa per porre rimedio al declino di una comunità
benedettina. L’insediamento in questione era quello di San Giusti-
no de Arno, impoverito in temporalibus a causa della malitia dei suoi
abitanti e a tal punto deformato in spiritualibus da non potersi più
risollevare con le proprie forze.
Fu così che il papa, intenzionato a riformare il
monastero in ordine alio e confidando nello zelo e
nella diligenza dei futuri riformatori, fece cadere la
propria scelta sulla militia Templi Hierosolymitani, da
quel momento tenuta a versare ogni anno alla Ca-
mera Apostolica un bisante d’oro a titolo di censo.
Oltre a ciò, si prescriveva la presenza di almeno
quattro cappellani al servizio del monastero e si rac-
comandava ai fratres del Tempio di vigilare affinché
i soggetti dipendenti da San Giustino de Arno garan-
tissero le prestazioni dovute.
La vicenda, di per sé non eccezionale, assume
però tutt’altra rilevanza se messa in relazione con la
posizione strategica dell’insediamento, con l’inten-
sificarsi del fenomeno dell’itineranza della corte pa-
pale e con l’entrata in scena dal templare Bonvicino,
originario di Assisi. Attestato per oltre due decenni
come cubicularius domini pape, Bonvicino riuscì del
tutto eccezionalmente a far parte del ristretto nu-
mero di familiares di cui si circondarono quattro dei
cinque pontefici in carica fra il 1227 e il 1264. E, in
forza di ciò, egli giocò un ruolo di primo piano al
momento dell’inserimento dell’Ordine del Tempio
nel territorio perugino.

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Posto dunque che Gregorio IX soggiornò a Perugia e ad Assi-
si dal settembre del 1234 all’ottobre del 1235, azioni mirate come
quelle attuate a vantaggio della militia Templi Hierosolymitani nel
territorio arnate lasciano intendere un rapporto di causa-effetto nel
succedersi degli eventi. La permanenza della corte pontificia nelle
due città favorì, infatti, l’inserimento nell’entourage papale di Bonvi-
cino, che si fece abile strumento della volontà del pontefice di agire
in un’ottica strategico-organizzativa: una volta affidata ai Templari,
la domus di San Giustino diveniva cioè «una pedina di
un possibile sistema difensivo delle terre della Chiesa
in funzione antighibellina» in quella delicata zona di
confine situata fra Gubbio, Assisi e Perugia.
L’attitudine allo svolgimento di impegnative mis-
sioni e la fedeltà alla causa pontificia di Bonvicino eb-
bero modo di manifestarsi anche con i successori di
Gregorio IX, che ne sperimentarono più volte l’affida-
bilità. A partire da Innocenzo IV, costretto a rifugiarsi
a Lione a causa dei dissidi con Federico II di Svevia e
il cui esilio si concluse soltanto con la morte dell’im-
peratore, avvenuta nel dicembre del 1250. Di lì a poco il pontefice
fece il suo rientro in Italia, ma, prima di tornare a risiedere a Roma,
preferì fermarsi dal novembre del 1251 all’aprile del 1253 a Perugia.
Va da sé che un così prolungato soggiorno in città della corte
pontificia favorì l’instaurarsi di proficue relazioni tra l’influente
Bonvicino e le istituzioni comunali perugine anche in relazione
alla politica espansiva del Tempio, che, dopo il moltiplicarsi degli Ciò premesso, non stupisce dunque che i Templari, nel giro di
insediamenti rurali, poté così incrementare il numero delle pro- pochi anni, allargarono il proprio raggio d’azione rispetto all’inse-
prie domus urbane. Fu infatti da questa favorevole situazione che diamento originario, puntando su una sorta di dépendance situata in
derivò la creazione di sedi di rappresentanza dell’Ordine, come un’area dalle grandi potenzialità: lo attesta un atto del 1243, da cui
nei casi esemplari di Viterbo, Orvieto e Perugia, città ripetuta- si apprende che la militia Templi possedeva a Perugia – nel sobborgo
mente toccate dall’itineranza pontificia e contestualmente carat- di porta Sole, lungo l’importante asse viario della via Spargente – la
terizzate dall’inserimento della militia Templi nel tessuto urbano piccola chiesa di San Girolamo. E fu proprio nelle immediate vici-
o periurbano. nanze della «chiesuola» che nel 1256 i cavalieri del Tempio, per il
tramite del ben introdotto Bonvicino, promossero l’edificazione ex
Gregorio IX. Miniatura d’inizio in un manoscritto delle Decretales di Gregorio IX (1300 ca.). novo di una grande chiesa intitolata all’eremita locale Bevignate. Prova
Amiens, Bibliothèque Municipale, ms. 359, c. 9r. ne sia l’ordine del giorno della seduta del 18 maggio di quell’anno,

8 9
quando il Consiglio speciale e generale del Comune di Perugia fu
chiamato a deliberare super quadam littera, quam misit frater Bonvicinus
super edificatione ecclesie Sancti Be(n)vegati.

Si spiega così il nesso tra le dimensioni monumentali della chiesa


della domus Templi di Perugia e l’intenzione di farne «il santuario
memoriale dell’eremita Bevignate» da parte di un Ordine militare
– di fatto sprovvisto di santi propri – che si fece a tal punto sosteni-
tore di questa devozione locale da patrocinare in prima persona la
canonizzazione del «quasi santo» Bevignate. Come pure va ricordato
che la chiesa perugina, capace di riunire al suo interno molteplici
istanze, fu anche il luogo di riferimento del movimento dei Disci-
plinati o Flagellanti. Fu infatti l’eremita Raniero Fasani a dare avvio
nel 1260 alle celebri processioni penitenziali che avevano lo scopo
di promuovere, insieme alla pubblica penitenza dei singoli, azioni di
pacificazione all’interno delle istituzioni comunali in quella turbo-
lenta fase in cui si stavano affermando i regimi di Popolo.
La domus urbana di San Bevignate, in origine, doveva essere
costituita soltanto dall’edificio di culto, a sua volta collegato a una
sorta di casa-torre con funzione residenziale, edificata in corrispon-
denza del lato destro del coro. Lo comprova l’ala conventuale vera Pur non disponendo di notizie in merito al protrarsi dei lavori di
e propria, che, per il fatto di essere stata realizzata in una fase suc- edificazione dell’originario nucleo insediativo, è certo che nel 1262
cessiva, risulta addossata al corpo di fabbrica verticale in evidente fu l’onnipresente Bonvicino ad adoperarsi ancora una volta in favore
sovrastruttura. Va da sé che la torre campanaria, sviluppata in alzato della domus urbana perugina. Si deve infatti a lui la richiesta rivolta ai
su quattro livelli e comunicante direttamente con la chiesa, non canonici della cattedrale di San Lorenzo al fine di ottenere una pietra
dovette limitarsi a soddisfare le sole esigenze abitative della comu- di marmo, con tutta probabilità da utilizzare come pietra di consacra-
nità originaria. Vista infatti la sua «vocazione panoramica» sulle vie zione per l’altare della chiesa, ormai in fase di completamento.
d’accesso al suburbio fuori porta Sole, essa qualificò il complesso
templare come residenza fortificata, verosimilmente in correlazione Pagina a fronte: Ordine del giorno della seduta consiliare del 18 maggio 1256. Archivio di
con un ulteriore presidio, posto poco più a valle in corrispondenza Stato di Perugia, ASCPg, Consigli e riformanze, 2, c. 13r.
del toponimo Monterone, attestato nelle fonti perugine a partire A sinistra: veduta posteriore di San Bevignate e pozzo ottagonale.
dall’anno 1200. A destra: torrione del Castello di Monterone.

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L’Arte

La chiesa di San Bevignate si contraddistingue per il notevo-


le sviluppo verticale e per la pianta a navata unica, scandita in due
ampie campate da pilastri a fascio sostenenti volte a crociera con
costoloni. Il peso delle volte è bilanciato da contrafforti esterni che
rafforzano le mura perimetrali, su cui si aprono slanciate finestre
ogivali. L’abside – edificata in corrispondenza dello spazio ipogeo
destinato ad accogliere le spoglie dell’eremita Bevignate – risulta
leggermente rialzata rispetto al livello della navata e conserva ancora
il pavimento originale, composto di filari alternati di pietra bianca e
rosa del Monte Subasio. La facciata, delimitata da severi contrafforti
piuttosto sporgenti, presenta come unico elemento decorativo un
portale strombato con arco a tutto sesto in pietra bianca.

Tra le superstiti chiese e cappelle appartenute alla militia Templi


fino al 1312, anno della soppressione dell’Ordine, San Bevignate
spicca senz’altro per la ricchezza e la complessità della decorazione
pittorica, eseguita orientativamente in due fasi tra il 1260 e il 1283.
In particolare, gli affreschi della zona absidale – realizzati per la
maggior parte tra il 1260 e il 1270 e partecipi di quel sermo rusticus

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perugino così efficacemente definito dallo storico dell’arte Pietro
Scarpellini – si caratterizzano per una pittura rapida, corsiva, fatta di
ampie campiture di colori piatti in cui l’ocra gialla e rossa e l’azzur-
rite dominano sull’intonaco chiaro. E sembra proprio che per velo-
cizzare l’articolato intervento decorativo più pittori
appartenenti alla stessa bottega furono contempo-
raneamente impiegati in differenti zone dell’ampio
vano, approfittando con ogni probabilità dei palchi
del cantiere ancora in opera.
Di minore qualità risultano infatti i brani del-
la decorazione della parete sinistra del coro – ove
si distinguono soltanto parte dell’Ultima Cena, la
Maddalena penitente vestita dei propri capelli e i
protomartiri Stefano e Lorenzo – rispetto al solen-
ne Giudizio Universale, realizzato «con scioltezza di
segno e vivacità interpretativa» su gran parte della
parete opposta. Al centro troneggia la ieratica figura
del Cristo, circondato su due livelli dai simboli della
Passione, dagli Apostoli e dagli angeli tubicini.

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I due registri sottostanti raffigu-
rano invece, nell’ordine, le anime dei
risorti – distinti in beati e dannati,
come lasciano intendere i piedi neri
di un diavolo, ancora ben leggibili
nella parte più lacunosa della scena
– e il momento della risurrezione dei
corpi, còlti nell’attimo in cui escono
dalle tombe: nudi quelli di sinistra,
vestiti quelli di destra.
Quanto alla decorazione della pa-
rete centrale, da leggere in chiave
ascensionale, essa è stata interpreta-
ta da Gaetano Curzi come una «se-
quenza di allegorie cristologiche»:
dalla croce strumento della Passione
(evocata dalla Crocifissione nel registro
inferiore) si passa cioè al Cristo-luce
(associato alla grande bifora) per cul-
minare infine nel Cristo «vera stella»
all’interno della lunetta soprastan-
te. Qui una croce greca, affiancata da
due croci cosmologiche, è circondata
da nove stelle più piccole, concor-
demente associate dagli studiosi al
gruppo dei nove fondatori dell’Or-
dine guidati da Hugues de Payns. In
questo modo, l’impianto decorativo
appare organizzato intorno alla bifo-
ra centrale, in origine completata ai
lati dai quattro animali del Tetramorfo
(poi in parte obliterati) corrispon-
denti agli Evangelisti: un espediente
di antica tradizione da cui risulta evi-
dente l’implicazione simbolica della
luce che penetra da Oriente.

16 17
La devozione dei Templari nei confronti della Vergine, eletta
fin dalle origini a loro protettrice, si ritrova invece in alto a sinistra
nella Madonna in trono con il Bambino, posta fra gli arcangeli Gabriele
e Michele che agitano turiboli pieni di incenso. Sulla parte inferiore
destra e sinistra (dove però l’apertura di una porta ha determinato la
perdita di buona parte dell’affresco), si segnalano infine due scene
raffiguranti l’eremita Bevignate, al cui stile di vita allude la locuzione
in suo reclusorio, ancora ben leggibile nel grande cartiglio.

Ad angolo con l’episodio che raffigura Bevignate aureolato nell’at-


to di ricevere una qualche approvazione o concessione dal vescovo
si trova la Processione dei Flagellanti, che completa il registro inferiore
della parete absidale destra dominata dal Giudizio Universale. Straor-
dinaria testimonianza iconografica praticamente coeva al moto pe-
nitenziale promosso da Raniero Fasani durante la Settimana Santa del
1260, questa porzione dell’affresco riproduce una processione – lacunosa

18 19
nella parte centrale – nella quale compaiono alcuni uomini nudi dalla
cintola in su che incedono mentre si infliggono la disciplina e si batto-
no il petto con la mano. Nel volto del capofila, che si caratterizza per la
barbetta corta e biforcuta e per una più accurata descrizione dei tratti
somatici, si è voluto riconoscere Raniero Fasani, anch’egli installatosi
in quella sorta di ‘Tebaide’ extraurbana abitata da eremiti e reclusi
venutasi a creare al tempo nel suburbio di porta Sole.
Si deve inoltre a Pietro Scarpel-
lini l’ipotesi secondo cui degli appa-
rati mobili del coro della chiesa di
San Bevignate avrebbe fatto parte
anche il cosiddetto Trittico Marzo-
lini, oggi conservato nella Galleria
Nazionale dell’Umbria. A una com-
mittenza templare pare alludere,
infatti, la Presentazione al Tempio di
Gesù, ove spicca la rossa croce pa-
tente raffigurata sulla tovaglia che
copre l’altare posto al centro della
scena. Splendido esempio di quella
«lingua franca» frutto della compe-
netrazione di linguaggi bizantini e
occidentali affermatasi all’indomani
della nascita degli stati crociati, il
grande tabernacolo a sportelli dove-
va essere collocato sopra il grande altare della chiesa perugina, rifinito
da una lastra unica in pietra rosa del Subasio.
Oltre all’estesa decorazione a finti conci, particolarmente ricor-
rente all’interno delle cappelle degli ordini militari, nella parte su-
periore dell’arco trionfale si constata l’utilizzo di un ricco repertorio
di motivi geometrici e fitomorfi, ottenuto dalla combinazione di
elementi simbolici scanditi da riquadri, tondi e losanghe contenenti
fiori di vario genere, gigli di Francia e animali di controversa esegesi.

Maestro del Trittico di Perugia, Tabernacolo a sportelli (1275-1285 ca.), particolare


della Presentazione al Tempio di Gesù. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria. Per gentile concessione.

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Completa questo eterogeneo e complesso apparato decorativo la
presenza sulla parete di controfacciata di soggetti figurativi di più
immediata decodificazione, evidentemente funzionali alle esigenze
autocelebrative dell’Ordine. Nonostante infatti le estese lacune, in
questo eccezionale ciclo di affreschi si dispiegano i temi salienti di
un potente e quanto mai evocativo progetto iconografico, eviden-
temente incentrato sull’epopea della crociata contro gli «infedeli» e
sull’esaltazione della missione dei Templari in Outremer.
In particolare, l’impaginazione del primo livello è caratterizzata
dall’inserimento di gruppi di cavalieri cristiani che affrontano i mu-
sulmani in un aspro combattimento: alcuni studiosi hanno voluto
vedere in tale soggetto la vittoriosa battaglia di Nablus (1242). Ma,
al di là della celebrazione di un episodio memorabile per le truppe
crociate, un siffatto programma decorativo mirava prima di tutto
a ricordare il coraggio mostrato in campo dai milites Templi, il cui
vessillo bipartito – il celeberrimo bauceant – campeggia ancora oggi
al centro della scena, protetto da uno scudiero barbuto. Non a caso,
nell’articolo 164 dei Retraits dell’Ordine, si prescriveva che durante
la battaglia dieci frères chevaliers dovessero stazionare a ridosso del
confratello portatore del vessillo per proteggerlo.

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Degno di nota è pure il soggetto del secondo livello, del tutto
inusuale nel repertorio iconografico piuttosto standardizzato degli or-
dini militari: in questa scena di vita quotidiana, infatti, i
Templari non sono raffigurati come bellatores, ma
con l’abito bianco e, dunque, nella loro veste di
oratores. Fondamentale per la corretta decodi-
ficazione della raffigurazione è l’apporto della
storia locale, giacché la domus di San Bevi-
gnate fu edificata nelle immediate vicinanze
della «chiesuola» di San Girolamo, ragione
per cui, ancora alla fine del Duecento, la pre-
cettoria perugina veniva talvolta indicata nelle
fonti come domus Sanctorum Iustini et Ieronimi. E

proprio all’episodio narrato nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze nimale, evidentemente scelto come tramite per richiamare quella che
– secondo cui Girolamo avrebbe ammansito un leone sofferente to- era l’intitolazione del luogo prima dell’arrivo della militia Templi.
gliendogli una spina dalla zampa – pare alludere l’unica scena integra di Conclude la narrazione della gesta dell’Ordine la porzione di af-
questo livello: uno dei Templari biancovestiti affacciati da un edificio fresco, purtroppo assai lacunosa, del terzo e ultimo registro, nella
fortificato della Terrasanta allunga infatti la mano verso la zampa dell’a- quale campeggia un veliero che solca un mare tempestoso popolato
di enormi pesci. La scena evoca i pericoli e le insidie che i Templari
– impegnati in prima linea tanto nella difesa di ciò che restava dei
San Girolamo benedice il leone che mostra la zampa ferita. Miniatura di un manoscritto
del Commentarium in Isaiam dell’inizio del XII secolo. Angers, Bibliothèque Municipale, quattro stati crociati quanto nel trasporto dei pellegrini – erano chia-
ms. 150, c. 79r. mati quotidianamente ad affrontare in Outremer.

24 25
Si deve invece a un intervento de-
corativo di qualche anno successivo, e
di più alto livello qualitativo, la serie
delle monumentali figure degli Apo-
stoli, quasi sospese a imitazione di tap-
pezzerie nel reticolo a finti conci che
ricopre molta parte delle pareti della
navata e della controfacciata. Fanno
eccezione a questo schema la figura di
san Paolo e quella, andata quasi com-
pletamente perduta, di san Pietro, so-
vrapposte sulla parete centrale del coro
al preesistente Tetramorfo: una scelta
compiuta in modo consapevole pur di
non oscurare le due scene preesistenti
dedicate al santo eponimo Bevignate.
Gli Apostoli sorreggono grandi cro-
ci gemmate inscritte in tondi, secondo
un’iconografia attestata per lo più in Fran-
cia, di cui – oltre al celebre precedente
della Sainte-Chapelle di Parigi – riman-
gono splendidi esempi negli insedia-
menti degli ordini militari, come nel
ben noto caso della cappella ospeda-
liera di Croix-au-Bost, dedicata a San
Giovanni. E tutto ciò non stupisce af-
fatto, giacché nel 1283 a Perugia è docu-
mentata la presenza di dominus Guilielmus
Çarnerii de ordine militie Templi ac etiam
magister et preceptor domorum eiusdem mi-
litie Templi in Patrimonio beatorum Petri et
Pauli et Sanctorum Ieronimi et Iustini de
comitatu Perusii.
Pagina a fronte: L’apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo
(1220-1230 ca.). Cappella ospedaliera
di La Croix-au-Bost (Creuse), parete nord.

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Ma quella riportata nell’atto non è altro che la maldestra latiniz-
zazione del cognome di un dignitario dell’Ordine di assoluto spic-
co: il magister et preceptor menzionato nel documento perugino era
infatti il templare Guillaume Charnier, attestato nelle fonti francesi
dal 1260. Già ostiario di papa Niccolò III (1277-1280), Guillaume
apparteneva a una famiglia originaria di Brioude, in Alvernia, che si
distinse per un’efficace rete di relazioni parentali all’interno dell’Or-
dine: lo comprova il fatto che diversi altri membri del lignaggio
ricoprirono importanti cariche nelle domus situate nella diocesi di
Clermont. Tutto ciò fino al 13 ottobre 1307, fatidico giorno dell’ar-
resto di tutti i Templari presenti nel regno di Francia ordinato da
Filippo il Bello.
La soppressione della militia Templi, disposta nel 1312 da Cle-
mente V con la Vox in excelso, produsse i suoi effetti anche nel-
le terre della Chiesa e, negli anni successivi, tanto San Giustino de
Arno quanto la domus urbana di San Bevignate divennero proprietà
dell’Ordine ospedaliero dei Cavalieri di Rodi, poi Sovrano Militare
Ordine di Malta.
Con la nascita dello Stato italiano (1860), tuttavia, le sorti dei due
insediamenti si sono irrimediabilmente disgiunte: a seguito delle de-
maniazioni post-unitarie dei beni ecclesiastici, infatti, il possesso del-
la chiesa di San Bevignate è passato al Comune di Perugia, che nel
2009, dopo lunghi e complessi lavori di consolidamento e restauro, ha
aperto al pubblico il Complesso templare di San Bevignate. Dal 2013
esso è stato inoltre inserito tra i monumenti della Card Perugia Città
Museo, che consente di visitare i principali luoghi culturali della città.

La Commenda di San Giustino (1680). ASMOM, Archivio del Priorato di Roma,


Commende, Cabreo 140, c. 20r.
© Sovrano Militare Ordine di Malta. Per gentile concessione.

28 29
Referenze fotografiche
Sandro Bellu (pp. 9, 11, 12, 13, 17, 19, 26)
Thomas Clocchiatti (pp. 15, 16, 19, 22, 26)
Stefano Guglielmi (pp. 6 e 7)
Pietro Lombardo nell’atto di scrivere. Anna Porcari (p. 7)
Miniatura d’inizio in un manoscritto Lanfranco Sportolari (pp. 2, 11, 15, 23, 24, 25)
delle Sententiae di Pietro Lombardo Cécile Voyer (p. 27)
della seconda metà del XII secolo.
Troyes, Médiathèque du Grand
Per gentile concessione di
Troyes, ms. 900, c. 1r.
Archivio di Stato di Perugia
Sovrano Ordine di Malta Bibliothèque municipale Louis Aragon d’Amiens
Per saperne di più (Somme, France)
Bibliothèque municipale d’Angers, Angers
Templari e Ospitalieri in Italia. La chiesa medievali in una tomba etrusca di Tar- (Maine-et-Loire, France)
di San Bevignate a Perugia, a cura di M. quinia, a cura di C. Tedeschi, Roma Galleria Nazionale dell’Umbria
Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, 2012, pp. 155-207. Koninklijke Bibliotheek, The Hague (Nederland)
Milano 1987.
S. Merli, L’insediamento dei Templari a Médiathèque du Grand Troyes, Troyes (Aube, France)
G. Curzi, La pittura dei Templari, Ci- Perugia: da San Giustino d’Arna a San Be- Polo Museale Regionale del Lazio
nisello Balsamo 2002. vignate, in Commilitones Christi, a cura di Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
S. Sammarco, Roma 2016, pp. 9-84. www.templars-route.eu dell’Umbria
B. Frale, I Templari, Bologna 2007.
Sovrano Militare Ordine di Malta
G. Curzi, Crociate, ordini militari e
S. Merli (a cura di), ‘Milites Templi’.
santi guerrieri: culto e iconografia in Ita-
Il patrimonio monumentale e artistico Progetto grafico
lia centro-meridionale, in Images et or-
dei Templari in Europa, Atti del Con- Studio Fabbri, Perugia
nements autour des ordres militaires au
vegno internazionale (Perugia, 6-7
Moyen Âge. Culture visuelle et culte des
maggio 2005), Perugia 2008. Stampa
saints (France, Espagne du Nord, Italie),
Litostampa, Perugia
S. Cerrini, L’apocalisse dei Templari. a cura di D. Carraz, E. Dehoux, Tou-
Missione e destino dell’ordine religioso e louse 2016, pp. 145-154. Si ringrazia
cavalleresco più misterioso del Medioevo,
Milano 2012. M. Santanicchia, San Bevignate di Pe-
rugia. Storia e iconografia. Lo Statuto © 2017 Fabrizio Fabbri srl
G. Romalli, Corneto civitas ponti- degli Ortolani alla Biblioteca Vaticana e Fabrizio Fabbri Editore
ficum. I Templari, il palazzo papale gli anni di Gian Galeazzo Visconti, in
© 2017 Sonia Merli - Scriptorium snc
e il progetto politico di Innocenzo III, «Studi di Storia dell’Arte», 27 (2016),
in Graffiti templari. Scritture e simboli pp. 9-24. Mauro Panza ISBN 978-88-89298-45-9

30
Via Enrico Dal Pozzo - Perugia
Orari di visita:
Da novembre a marzo
Sabato e Domenica 10.00 - 13.00
Da aprile a ottobre
Sabato e Domenica  10.00 - 13.00  / 15.00 - 18.00
Biglietti
Intero € 5,00
Ridotto € 2,50
Nel biglietto è incluso l’uso della videoguida.
Agevolazioni per i possessori
delle Card Perugia Città Museo
Possibilità di apertura su prenotazione
al di fuori degli orari di visita (con supplemento)
Info:
Munus s.r.l. tel. 075 9477727
e-mail: [email protected]
http://turismo.comune.perugia.it/pagine/san-bevignate-e-i-templari
www.munus.com
ISBN 978-88-89298-45-9

ISBN 978-88-89298-45-9

9 788889 298459

9 788889 298459

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