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Elter - Descrizione Geologica Del Tratto Appenninico Tra Liguria Piemonte Ed Emilia R.

a corredo della visita di istruzione dell'IIS Saluzzo-Plana a Portofino e Santa Margherita del 5 maggio 2011

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Elter - Descrizione Geologica Del Tratto Appenninico Tra Liguria Piemonte Ed Emilia R.

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Introduzione alla geologia dell’Appennino Ligure-Emiliano

Piero Elter

L'Appennino Settentrionale risulta dalla sovrapposizione tettonica di due grandi insiemi, diversi per
litologia, struttura ed origine paleogeografica: un Insieme Esterno Umbro-toscano ed un Insieme Interno
Ligure-emiliano.
L'insieme Esterno è costituito essenzialmente da uno zoccolo continentale, appartenente alla Placca
Apula (Adriatico-Padana Auctt.) su cui poggiano, anche se scollate e deformate, le successioni
mesozoico-terziarie che ne rappresentano l'originale copertura sedimentaria.

L'insieme Interno consta di una serie di unità tettoniche che, per la presenza di ofioliti (rocce ignee
basiche ed ultrabasiche tipiche della litosfera oceanica) si sono invece originate in un oceano
estendendosi eventualmente anche sulla parte più assottigliata dei margini continentali adiacenti (vedere
i capitoli sulle ofioliti). Queste unità hanno comunque abbandonato il loro substrato originario, che è
scomparso in subduzione, per sovrascorrere da ovest verso est (vergenza appenninica) sull'Insieme
Esterno, che ha avuto ruolo di avampaese, costituendo perciò una coltre alloctona.

Da un punto di vista geodinamico più generale l'Oceano Ligure (o Ligure-piemontese se si tiene conto del
suo prolungamento nelle Alpi), da cui sono derivate queste unità, costituiva la separazione fra continente
iberico-europeo da un lato e continente apulo-africano dall'altro, i cui margini hanno rappresentato gli
avampaesi rispettivi delle Alpi e dell'Appennino. Dalla sua subduzione hanno avuto origine unità alloctone
obdotte con vergenza opposta, nell'una e nell'altra catena. La storia strutturale dell'Insieme Ligure-
emiliano è perciò complessa: una parte delle unità tettoniche che lo costituiscono, prima di essere
implicata nella tettonica miocenica a vergenza appenninica (apula), ha partecipato, nelle fasi deformative
precoci, anche a deformazioni alpine a convergenza principalmente europea.

L'insieme esterno umbro-toscano

Comprende diverse "zone" caratterizzate da successioni stratigrafiche simili tra loro che rappresentano la
copertura sedimentaria del margine apulo, vale a dire di quello sud-orientale originato dall'apertura
infracontinentale dell'Oceano Ligure. Questo fenomeno è stato preceduto da un processo di riftìng, in cui
la litosfera continentale ha subito una trazione che l'ha assottigliata meccanicamente, prima della sua
lacerazione.

Le successioni rispecchiano perciò un'evoluzione in cui da una situazione di rift continentale si passa a
quella di margine, prima passivo e poi attivo con l'inizio dell'orogenesi. A un Trias trasgressivo e spesso
evaporitico segue una serie di piattaforma al Giurassico inferiore. Lo sprofondamento e la fratturazione di
quest'ultima lascia il posto alla sedimentazione di calcari pelagici con batimetria variabile, che si
manifesta per la presenza di serie condensate accanto ad altre bacinali. Al Giurassico superiore in
seguito all'apertura oceanica compare la sedimentazione di Diaspri e Calcari a Calpionelle, che
dall'Oceano Ligure si estende anche sul margine continentale. Seguono poi (Cretaceo-Eocene) le marne,
in facies pelagica, della Scaglia, che ricoprono uniformando la morfologia del fondo marino, divenuto
tettonicamente passivo.

Infine al Terziario si verifica un avvenimento rivoluzionario: la sedimentazione che era stata finora
essenzialmente carbonatica, via via più pelagica e priva di significativi apporti terrigeni, diviene
improvvisamente clastica con potenti formazioni di torbiditi arenacee che compaiono prima nelle zone più
occidentali per poi spostarsi progressivamente verso quelle orientali.

Anche se alimentate longitudinalmente da rilievi relativamente lontani, il loro carattere di depositi di


avanfossa in relazione con l'avanzare dell'orogenesi nell'Appennino, è molto evidente ed anch'essi
prendono il nome di flysch (Macigno s.l.).

La differenza di età e di facies tra questi flysch costituisce uno dei caratteri più appariscenti che portano
alla distinzione dei due grandi domini in cui si suddivide l'insieme Esterno: il Dominio Toscano,
caratterizzato dalla Formazione del Macigno, e il Dominio Umbro, caratterizzato dalla Formazione
Marnoso-arenacea.
Dal punto di vista tettonico il Dominio Toscano comprende due unità sovrapposte (Toscanidi). Quella
inferiore affiora principalmente nella Finestra tettonica delle Apuane ed è costituita da una successione
metamorfica che comprende il basamento paleozoico e su questo tutta la copertura dal Trias fino al
Macigno (tradizionalmente ma erroneamente chiamato Pseudomacigno). Quella superiore è la Falda
Toscana, priva di un metamorfismo palese e costituita dall'accavallamento sulla prima di tutta la
successione di copertura a partire dalle evaporiti del Trias, fino ai potenti sedimenti torbiditici del
Macigno.

Il Dominio Umbro, anche se piegato, manifestamente scollato e avanscorso sul suo basamento (che
peraltro è conosciuto solo in sondaggio) è generalmente considerato come autoctono.

Per essere completi si deve aggiungere che, in una zona compresa fra il fronte della Falda Toscana (che
corrisponde approssimativamente al crinale appenninico) e il Dominio Umbro su cui esso si accavalla,
compare il Complesso arenaceo di M. Cervarola (Unità Cervarola).

Questo, anche se comprende alcuni elementi tettonici di origine probabilmente più interna, costituisce
essenzialmente una zona intermedia fra Macigno e Marnoso-arenacea (del Dominio Umbro).

La migrazione dell'avanfossa e l'Unità di Canetolo

L'età delle formazioni arenacee di cui al capitolo precedente, diviene progressivamente più recente dalla più
interna (SO) alla più esterna (NE).

Il Macigno risullta infatti compreso fra l'Oligocene medio e il Miocene inferiore, le Arenarie di M.Cervarola,
più esterne, vanno dall'Oligocene superiore a tutto il Miocene inferiore; la Marnoso-arenacea, ancora più
esterna, è interamente compresa nel Miocene medio. Si delinea così un'avanfossa di torbiditi che migra
progressivamente verso l'esterno, davanti all'avanzare del fronte orogenetico, in un primo tempo costituito
dalle Liguridi, poi anche dalla Falda Toscana. Questo carattere di avanfossa è evidenziato dall'arrivo dei
primi elementi alloctoni che si mettono in posto gravitativamente come frane sottomarine (olistostromi) o
addirittura come fronti di elementi tettonici che prima si intercalano, poi si sovrappongono alle arenarie del
bacino antistante. I primi elementi alloctoni sono costituiti dal "Complesso Subliguride" fra cui la cosidetta
"Unità di Canetolo", nella quale mancano quasi totalmente le ofioliti.

In realtà, a parte la sua suddivisione in elementi tettonici minori (sotto unità), questa falda è un complesso
composito nella cui successione compaiono almeno due gruppi di formazioni con grado di alloctonia diverso
(alloctone e semialloctone). Si può così distinguere un gruppo basale, che comprende le Argille e calcari di
Canetolo-Cirone (Paleocene-Eocene) e le formazioni calcaree del Groppo del Vescovo, di Vico e del Penice
(denominazioni locali e probabilmente variazioni laterali di uno stesso flysch eocenico a dominante
carbonatica), in cui è riconoscibile un'affinità ligure esterna e perciò una ben marcata alloctonia. Un secondo
gruppo comprende invece lembi di potenti formazioni arenacee (Arenarie di Petrignacola ed Arenarie di
Ponte Bratica), più estesi nelle parti più esterne della falda (vaI Parma, vaI d'Aveto) e ridotti a sporadiche e
sottili lenti altrove. Questi lembi per l'età compresa tra l'Oligocene inferiore e l'inizio del Miocene, e
prescindendo da un rilevante contenuto in clasti di vulcaniti andesitiche (peculiari delle Arenarie di
Petrignacola), si avvicinano molto di più ai flysch arenacei del Dominio Esterno.

Anche se i primitivi rapporti fra le formazioni dei due gruppi sono stati in parte modificati dalle vicissitudini
successive, che hanno prodotto anche una loro suddivisione in sotto unità tettoniche, pare certo che le
formazioni arenacee si siano sedimentate in discordanza sulla serie basale già mobilizzata.

L'origine dell'Unità di Canetolo rimane per alcuni aspetti ancora un po' enigmatica. Un'ipotesi suggestiva è
che si abbia a che fare con il contenuto di una prima avanfossa di flysch, situata all'interno del bacino del
Macigno toscano, in cui sopraggiungeva il primo fronte alloctono, costituito dalle Argille e calcari di Canetolo
e dai flysch calcarei eocenici associati. Su questo fronte si sedimentavano in discordanza i flysch arenacei di
Ponte Bratica e di Petrignacola (quest'ultimo alimentato da un rilievo in cui era attivo anche un vulcanismo
calco-alcalino). Il tutto doveva poi essere rimobilizzato nelle fasi tettoniche successive (fasi toscane) e
spinto, con il progredire dell'orogenesi, prima sopra al Macigno e poi (una volta individuata la Falda Toscana
e superato il fronte di quest'ultima mentre avanzava anche il grosso delle Liguridi) anche nella nuova
avanfossa rappresentata dal bacino del Cervarola.
Per questa ragione anche il "complesso del Cervarola" appare composito ed è interessato da vistose
manifestazioni di tettonica sinsedimentaria. I sedimenti propri della fossa, noti come Arenarie di M. Cervarola
(cui corrispondono più a N le formazioni di Pracchiola e quelle di San Salvatore), risultano infatti affetti da
una deformazione penecontemporanea la cui manifestazione principale è un progressivo rovesciamento in
sinforme del bordo interno del bacino sotto la spinta del fronte alloctono (toscano e ligure); il processo
avviene mentre continuano a giungere elementi associati alle Argille e calcari di Canetolo, provenienti dalla
prima avanfossa interna o anche strappati alla parte sommitale del Macigno.

Rapporti fra insiemi esterno (toscanidi) ed interno (liguridi) nell'appennino ligure-emiliano

Se si prescinde dai lembi di ricoprimento isolati dall'erosione e dalle finestre tettoniche, esiste una
grossolana corrispondenza fra il limite geologico, che corrisponde alla sovrapposizione delle Liguridi sulle
Toscanidi, e quello orografico-amministrativo (con la sola eccezione dei due promontori che delimitano il
Golfo di La Spezia) fra Toscana e Liguria. Questo limite corre poi subito a NE del crinale appenninico anche
fra Toscana ed Emilia. Gli elementi strutturali appartenenti al Dominio Esterno, cioè le unità del Dominio
Toscano, messi a nudo dall'erosione e forse anche dalle distensioni tettoniche tardive, affiorano perciò
prevalentemente in Toscana, mentre in Liguria ed Emilia sono di gran lunga dominanti i terreni dell'Insieme
Ligure e cioè le Unità Liguri alloctone.

Questa disposizione ha evidentemente un significato strutturale ed è schematizzata nel blocco-diagramma


della Fig. 1. La successione triassico-oligocenica della Falda Toscana, insieme alla sottile coltre dell'Unità di
Canetolo, costituisce i due promontori spezzini e gran parte dei Monti della Lunigiana e della Garfagnana,
avvolgendo come una sciarpa l'elevato nucleo metamorfico delle Apuane ed essendo avviluppata a sua
volta dalle Unità Liguri.

Fig. 1 - Schema della sovrapposizione tettonica delle principali unità presenti nell’Appennino Settentrionale.

La Finestra delle Apuane appare perciò come una culminazione strutturale, denudata dall'erosione, e
circondata da una serie di involucri concentrici costituiti dalle varie unità tettoniche sovrastanti. Nel
complesso si tratta di un andamento di tipo periclinale dovuto all'immersione assiale verso NO con cui le
Apuane e le altre unità del Dominio Toscano si immergono al di sotto della immensa coltre alloctona ligure.

Questa struttura, che costituisce l'ossatura principale della catena, e che è accompagnata da strutture minori
con comportamento analogo, è complicata da sistemi di faglie distensive di direzione appenninica che
l'hanno in parte collassata originando al suo interno dei graben in cui sono conservate le coperture tettoniche
liguri. Il maggiore di questi graben corrisponde all'alta valle della Magra ed è stato anche la sede dei "laghi
villafranchiani" di Pontremoli e di Olivola. A NO del Golfo di La Spezia e della Lunigiana le strutture toscane
scompaiono, come si è detto, al di sotto delle Liguridi che dominano quasi incontrastate in tutto l'Appennino
Ligure-emiliano. Questa grande coltre alloctona è interrotta solamente da alcune Finestre dove l'erosione ha
messo a nudo strutture appartenenti all'insieme sottostante (Fig. 1).

La Finestra di M. Zuccone, nell'alta valle del Taro, mostra un'anticlinale in cui l'Unità di Canetolo sormonta la
parte superiore del Macigno toscano, dopo aver alimentato alcuni olistostromi in quest'ultimo. Nella Finestra
di Bobbio, al di sotto di un impilamento di sottounità appartenenti all'Unità di Canetolo, il F. Trebbia ha
profondamente inciso un complesso ben correlabile con quello del Cervarola. Il motivo strutturale è
rappresentato da una sinclinale plurichilometrica che ripiega le Arenarie di San Salvatore. Il fianco interno
rovesciato di questa struttura è tagliato in discordanza dall'arrivo penecontemporaneo di elementi alloctoni
dell'Unità di Canetolo, accompagnati da lembi di formazioni provenienti dalle parti più interne della stessa
avanfossa (Sotto Unità di Coli). Nella Finestra di Salsomaggiore infine, posta quasi al margine della Pianura
Padana, affiora un flysch arenaceo miocenico medio che potrebbe rappresentare un lontano prolungamento
della formazione Marnoso-arenacea umbra.

La presenza di queste finestre dimostra la generale alloctonia dell'insieme Ligure dal mare fino alla Pianura
Padana e, in una certa misura, il continuare, al di sotto di questa coltre, delle zone paleogeografico-strutturali
in cui l'insieme Esterno è stato suddiviso più a SE.

L'insieme interno (o Dominio) ligure

Comprende due domini detti rispettivamente Ligure Interno e Ligure Esterno (Liguridi), separati da un
contatto tettonico lungo il quale il primo si accavalla solo parzialmente sul secondo, poggiando per il resto
anche direttamente sulla Falda Toscana con l'interposizione della sola Unità di Canetolo.

Pur essendo entrambi caratterizzati dalla presenza di ofioliti, queste assumono un diverso significato nell'uno
e nell'altro dominio. Le Liguridi Interne hanno caratteristiche sicuramente oceaniche in quanto le maggiori
masse ofiolitiche si trovano ancora in posizione primaria alla base della successione sedimentaria: esse
rappresentano pertanto frammenti del fondo marino mesozoico. I primi sedimenti che le ricoprono e che
datano l'apertura dell'oceano, sono diaspri del Giurassico superiore.

Nelle Liguridi Esterne non si conoscono ofioliti che costituiscano sicuramente la base della successione,
essendo questa ultima scollata dalla sua originaria base evidentemente in corrispondenza di formazioni
argillose del Cretaceo medio-superiore (i cosiddetti "Complessi di base"). Le ofioliti compaiono invece come
masse, anche di dimensioni plurichilometriche (talvolta accompagnate da residui di una copertura
giurassico-cretacica mt.), scivolate in gran parte nel bacino di sedimentazione ligure del Cretacico sup. e
pertanto intercalate in quei sedimenti. Esse sono sempre accompagnate da un vistoso detritismo
sottomarino (debris-flows, slides blocks, ecc.) costituito da un misto di elementi ofiolitici e sedimentari e sono
esse stesse da considerarsi come megaclasti rimaneggiati.

Queste ofioliti dislocate ed in un certo senso estranee alla successione, mentre non danno alcuna
indicazione sulla natura del substrato originario del bacino, sono invece un indizio della vicinanza di un
rilievo oceanico tettonicamente attivo, situato verosimilmente al limite fra Ligure Interno ed Esterno.

A questo rilievo ipotetico, i cui primi prodotti compaiono dall'inizio del cretaceo superiore e che avrebbe in
qualche modo separato i due domini, è stato dato il nome di "Ruga del Bracco".

Il Dominio Ligure Interno


Comprende tre unità tettoniche sovrapposte: l'Unità Colli Tavarone-Serò, l'Unità Bracco-Val Graveglia e
l'Unità Gottero. (Supergruppo della Vai di Vara Auct.)
Nell'Unità Bracco-Val Graveglia è rappresentata la parte basale della successione con le ofioliti: queste
compaiono spesso come nuclei di grandi pieghe coricate, sormontate dalla loro copertura sedimentaria (si
veda il capitolo sulle ofioliti).

Fra le ofioliti si puo distinguere una "base" di peridotiti con inglobate masse magmatiche di gabbri ed
ultramafiti cumulitiche. Su questo substrato, già deformato in ambiente oceanico, poggiano in discordanza i
basalti che sono invece concordanti con i sedimenti soprastanti e fanno perciò parte della copertura. Le
condizioni sono quelle di un fondo accidentato da un'attività tettonica precoce collegabile con le fasi iniziali di
apertura e di espansione oceanica. Ne sono indizi le rapide variazioni di spessore, la marcata discontinuità
dei basalti e la presenza di detritismo ofiolitico (oficalciti, Brecce di case Boeno, di M. Capra, M. Rossola, M.
Zenone, ecc.) che denota la presenza di scarpate attive.

La copertura sedimentaria è costituita alla base da Diaspri del Giurassico superiore in parte intercalati ai
basalti.
Questi sono seguiti da Calcari a Calpionelle nel Cretaceo basale e poi da argille profonde cui si intercalano
strati di calcilutiti torbiditiche (Argille a palombini) che si estendono fino all'inizio del Cretaceo superiore.

I termini inferiori di questa successione risentono ancora della morfologia irregolare del fondo oceanico, con
discontinuità e rapide variazioni di spessore tendenzialmente coincidenti con quelle dei basalti. Queste
condizioni perdurano fino all'inizio del cretaceo ma cessano con le Argille a palombini che livellano le
asperità, sedimentandosi uniformemente su tutto il fondo.

Infine la successione termina con forte discontinuità nella sedimentazione a causa del contatto tettonico con
le altre unità, oppure perché sormontata in discordanza e profondamente canalizzata da una formazione
caotica di età paleocenica (Formazione di Colli-Tavarone) contenente blocchi e debris flows di ofioliti e di
elementi della loro copertura sedimentaria (anche piu recenti delle Argille a palombini). Questo nuovo
detritismo ofiolitico, che come vedremo è comune anche alle altre Unità Liguri Interne, si differenzia
nettamente dal precedente e appare come la ripercussione di movimenti orogenetici convergenti e della
surrezione di nuovi rilievi che potrebbero rappresentare un'ulteriore evoluzione della cosiddetta "Ruga del
Bracco" (da non confondere con l'U. Bracco).

Le Unità Gottero e Colli Tavarone(-Serò) sono invece costituite da successioni scollate, in genere in
corrispondenza delle Argille a palombini, e comprendono anche termini più recenti che non compaiono
nell'Unità Bracco-Vai Graveglia.

Nell'Unità Gottero le Argille a palombini sono seguite, a partire dal Santoniano, dalla Formazione della Val
Lavagna che passa a sua volta alle Arenarie di M. Gottero (Campaniano sup.-Maastrichtiano). Si tratta di
due potenti formazioni torbiditiche, prima in facies distale e poi decisamente prossimale con alimentazione
meridionale (Massiccio Sardo-Corso?).

Nell'Unità Colli-Tavarone(-Serò) le Argille a palombini sono sormontate dai soli Scisti della VaI Lavagna e
solo localmente da pochi strati di Arenarie del Gottero.

Ambedue le successioni si chiudono a tetto con la comparsa degli "scisti a blocchi" paleocenici che
contengono clasti ofiolitici e sedimentari, apparentemente più prossimali nell'Unità Colli-Tavarone(-Serò)
(Formazione di Colli-Tavarone) e più distali in quella del Gottero (Formazione di Giaiette).

Il Dominio Ligure Esterno


Vi si distinguono abitualmente dei Complessi di base (vedere più avanti), di età per lo più compresa fra
l'Albiano ed il Campaniano inferiore (ma che in certi casi sale anche più in alto), e delle formazioni
torbiditiche a dominante calcarea conosciute come flysch ad elmintoidi (Campaniano-Paleocene). Queste,
solo nella fascia più esterna, sono seguite da altri flysch, anch'essi calcarei, di età paleocenico-eocenica.

Questo dominio comprende esclusivamente unità alloctone che, scollate principalmente nei Complessi di
base, hanno abbandonato completamente il loro substrato originario, che pertanto non è conosciuto e la cui
natura totalmente o parzialmente oceanica, oppure continentale assottigliata, è soltanto oggetto di ipotesi.

La lunga storia tettonica precedente, contemporanea e posteriore alla sua messa in posto sull'insieme
Esterno, ha scomposto questo dominio, separandone talvolta i diversi termini della successione, in unità
tettoniche variamente impilate o giustapposte tra loro. Queste, pur essendo collegate da una evidente
"parentela", mostrano anche differenze tali nella litologia o nelle sequenze che hanno permesso di
identificarle, benché i rapporti paleogeografici originari non siano sempre di facile ricostruzione.

In linea di massima si possono distinguere due Zone paleogeografiche principali.

Una, costituita dalla fascia piu direttamente in contatto con le Liguridi Interne, ha caratteristiche più
marcatamente liguri. Vi compare un Complesso di base (Complesso M. Penna-Casanova-M. Veri), in parte
eteropico di un flysch ad elmintoidi (Flysch di Ottone), caratterizzato da un abbondante detritismo con
enormi olistoliti, olistostromi e torbiditi provenienti da altre successioni ofiolitiche (ofioliti e loro copertura
sedimentaria).

Nella zona più esterna, chiamata anche Emiliana (o Ligure-emiliana per le situazioni intermedie), compaiono
invece unità tettoniche (M. Caio, Solignano, M. Cassio, ecc.) in cui i clasti ofiolitici diventano una
componente occasionale o sono addirittura assenti. Nei “Complessi di base" compaiono invece estese
formazioni terrigene silicoclastiche, quali le Arenarie di Ostia e di Scabiazza, di provenienza continentale.
Fra queste sono particolarmente noti i Conglomerati dei Salti del Diavolo (Campaniano inf.) ai cui ciottoli è
stata da tempo attribuita una provenienza da settori nord-occidentali del promontorio continentale apulo-
austroalpino (sudalpino-Zona Insubrica).

Infine, mentre nella zona più interna la sedimentazione termina con il flysch ad elmintoidi alla fine del
Maastrichtiano o all'inizio del Paleocene, nella Zona Emiliana la successione si completa con potentissimi
flysch paleocenico-eocenici che, dopo essersi parzialmente sedimentati sul flysch ad elmintoidi, sono stati in
buona parte scollati per costituire unità a se stanti (M. Sporno, Farmi d'Olmo, Val Luretta, Pietra dei Giorgi,
ecc).

E’ probabile che fra queste due zone, caratterizzate soprattutto da apporti detritici di provenienza opposta,
esistesse un originario rapporto di eteropia. Questo è tuttavia mascherato dalla presenza di una zona
intermedia (Zona di Berceto o della Media vai Taro), con significato soprattutto tettonico, in cui ad elementi di
"complessi di base" di tipo esterno (Arenaria di Ostia, Argille di San Siro) se ne associano altri con grandi
masse di ofioliti, verosimilmente di origine interna e riallacciabili alla Successione M. Penna-Casanova-M.
Veri (Unità Ottone-casanova).

Ricostruzione bidimensionale delle unità tettoniche citate

L'evoluzione tettonica

L'edificazione del settore settentrionale della Catena appenninica è il risultato di una storia strutturale
complessa le cui fasi possono essere raggruppate in due cicli principali ben distinti fra loro.

Il primo comprende le cosiddette Fasi liguri ed ha interessato esclusivamente l'insieme interno, prima che si
verificasse la sua traslazione sull'avampaese toscano. Esso si conclude con la "trasgressione" eocenica
superiore-oligocenica del Bacino Terziario Piemontese sulle Liguridi Interne e del suo corrispondente (un pò
più distale), rappresentato dalla Successione Epiligure, sul Liguride Esterno.
Il secondo ciclo comprende le Fasi dette toscane (che si manifestano per tutto il Miocene) e corrisponde alla
messa in posto delle Liguridi, in gran parte già strutturate nel ciclo precedente, sull'insieme Esterno e alla
contemporanea evoluzione tettonica di quest'ultimo.

Questo ciclo in Toscana si conclude, nel Tortoniano sup., con la trasgressione del Bacino Neoautoctono del
volterrano, che segna qui la fine delle traslazioni orizzontali. La Fase toscana è seguita da manifestazioni di
tettonica distensiva che si traducono in grandi faglie, parallele alla costa tirrenica, ed in evidente relazione
con l'apertura di questo mare.

Nei domini più esterni continua invece la tettonica compressiva con estesi piegamenti e con ulteriori
traslazioni, almeno in parte gravitative, della coltre ligure.

Le ultime deformazioni interessano il Pliocene inferiore e sono ancora riconoscibili nelle strutture frontali
sepolte sotto la Pianura Padana.

Evoluzione tettonica del Ligure Interno


La tettonica del Dominio Ligure Interno si differenzia da quella del Ligure Esterno soprattutto per una
maggiore deformazione delle strutture che si palesa anche in un leggero metamorfismo in facies da anchi a
epizonale.

A parte la traslazione certamente più tardiva che ha portato la falda del Gottero a sopravanzare le sottostanti
Unità Bracco e Colli-Tavarone (-Serò) per sovrascorrere direttamente, per oltre trenta chilometri, sul Ligure
Esterno o addirittura sulla Falda Toscana, l'essenziale della tettonica precede la deposizione del Bacino
Terziario Piemontese ed è perciò interamente ascrivibile alle Fasi liguri.

Questa tettonica è strettamente dipendente da quella delle vicine Alpi Occidentali e Marittime a cui le Liguridi
Interne sono del resto saldate dal bacino terziario stesso.

Le prime deformazioni del fondo oceanico, di cui la sola testimonianza nell'Appennino è rappresentata dal
detritismo ofiolitico, sono forse correlabili con la più documentata tettonica eoalpina delle Alpi.

Le deformazioni più visibili, sigillate dalla trasgressione eocenica sup.-oligocenica, sono invece chiaramente
coeve con quelle mesoalpine tanto più che, come nelle Alpi Marittime, l'edificio è sormontato da una falda di
flysch ad elmintoidi: la Falda di M. Antola.

L'evoluzione tettonica si è sviluppata in tre fasi. La prima, caratterizzata da pieghe isoclinali compresse e
sinmetamorfiche, corrisponde alla formazione di un primo impilamento di Unità Liguri Esterne su cui
sovrascorre anche l'Unità di M. Antola. Soprattutto per analogia con le Alpi, appare probabile che questa
prima fase abbia avuto una vergenza europea.

Una seconda fase è consistita in un ulteriore raccorciamento che ha ripiegato i contatti tettonici formati nella
fase precedente.

La terza fase corrisponde a delle superfici di taglio lungo cui si sono verificati dei sovrascorrimenti in senso
opposto (retrocarreggiamenti) che hanno ancora modificato la geometria portandola ad una situazione ormai
simile all'attuale. In effetti, a parte alcuni scorrimenti più tardivi, attribuibili alle Fasi toscane, come quello già
menzionato della Unità Gottero, la catena non subirà modifiche sostanziali negli sviluppi orogenetici
successivi.

Evoluzione tettonica del Ligure Esterno


Le Unità Liguri Esterne sono apparentemente meno intensamente deformate, in quanto prevalgono le
pieghe aperte a grande raggio e solo raramente si osserva una scistosità penetrativa.

Il contatto fra Ligure Interno ed Esterno si presenta come una superficie di accavallamento, relativamente
raddrizzata, che corre approssimativamente lungo una linea che va da Ottone, in Vai Trebbia, fino a Sarzana
e oltre.

Questa è superata solo dal locale, anche se esteso, avanscorrimento della già citata Falda di M. Gottero. Al
di sotto di questa superficie il margine interno del flysch ad elmintoidi (Zona Ottone-S. Stefano-Zignago)
appare rovesciato in probabile relazione con l'accavallamento citato. Si tratta però di un motivo ricorrente
nello stile tettonico del Ligure Esterno che si ritrova anche altrove.

Fra le deformazioni che interessano le unità di tutto il flysch ad elmintoidi sono state certamente prevalenti le
grandi pieghe coricate come mostra la grande estensione longitudinale e trasversale di serie rovesciate che
compaiono lungo tutte le sezioni. Queste serie rovesciate mancano frequentemente di un raccordo con i
rispettivi fianchi normali, senza che esistano sintomi di un'erosione che ne abbia determinato la scomparsa.
Si tratta più probabilmente di pieghe che sono state smembrate da una tettonica verosimilmente gravitativa,
che ha separato i fianchi inversi da quelli normali. In questo processo è stata probabilmente determinante la
presenza al nucleo delle pieghe delle formazioni argillose e caotiche che costituivano i "complessi di base".

Si hanno così successioni diritte o rovesciate, che sono andate a costituire delle unità tettoniche indipendenti
di cui non è sempre facile ricostruire l'organizzazione e la provenienza originaria, anche se continuità
longitudinale, posizione geometrica e caratteristiche lito logiche permettono di distinguerle.

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