Il 100% ha trovato utile questo documento (1 voto)
1K visualizzazioni158 pagine

(Lezioni Della Scuola Di Studi Superiori in Napoli) Konrad Gaiser - Platone Come Scrittore Filosofico (1984, Bibliopolis)

Caricato da

HnzD
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 100% ha trovato utile questo documento (1 voto)
1K visualizzazioni158 pagine

(Lezioni Della Scuola Di Studi Superiori in Napoli) Konrad Gaiser - Platone Come Scrittore Filosofico (1984, Bibliopolis)

Caricato da

HnzD
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 158

KONRAD GAI SER

Platone come scrittore filosofico


Saggi sull'ermeneutica dei dialoghi platonici

Con una premessa di Marcello Gigante

BIBLlOPOLIS
A cura di Pietro Tomasi

Copyright Cl 1984-
by «Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ..
Napoli, viale Calascione 7
INDICE

Avvertenza pago 9

Premessa di Marcello Gigante » Il

Pubblicazioni di Konrad Gaiser su Platone e la


Scuola di Platone » 27

Platone come scrittore filosofico » 29

I. Questioni fondamentali di ermeneutica pla-


tonica » 31

II. Esteriorità e interiorità dei logoi socratici:


Simposio 212 C -223 D » 55

III. Scrittura e oralità: Fedro 274 B - 279 C » 77

IV. Platone sulla altrui e la propria poesia: Ione,


Repubblica, Leggi » 103

V. Imiti di Platone sull' esempio di Leggi X 903


B -905 D » 125

Bibliografia » 153

7
AVVERTENZA

Questo volume contiene, in forma parzialmente modificata, le


cinque lezioni che K onrad Gaiser ha tenuto alla Scuola di Studi
Superiori dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosrfici dal 1 al 12
marzo 1982. Il ciclo fu introdotto e moderato da Marcello Gigante.
È sembrato opportuno che il testo delle lezioni del Gaiser su
Platone come scrittore filosofico, che hanno suscitato vivaci discus­
sioni e grande interesse, fosse messo a disposizione di un pubblico piu
vasto.
L'Istituto ringrazia Pietro" Tomasi (RomalTubingen), che si è as­
sunto la cura dell'edizione italiana traducendo il testo tedesco con
grande accuratezza e competenza.
La traduzione dei passi platonici è tratta da Platone. Opere
I-VIII (Bari, Universale Laterza).
Nella preparazione del libro l'autore e l'Istituto si sono avvalsi
della preziosa collaborazione di Tiziano Dorandi.

9
PREMESSA

La filologia classica tedesca nel momento attuale può


riconoscere nel Gaiser e nella COSI detta Scuola di Tiibingen
una delle sue espressioni pi6 valide in quanto l'oggetto della
ricerca, perseguito sul rigoroso fondamento dei testi, unisce in
una globale unità l'esegesi testuale e l'interpretazione filoso­
fica. Il risultato di tale applicazione globale del metodo filolo­
gico, che è il segno pi6 rappresentativo della grande filologia
classica tedesca tra la fine del Settecento e l'Ottocento, è
certamente pi6 profondo e pi6 ricco che non sia stato nel
secolo scorso. Può anche darsi che il risultato si carichi di
valenze e ambival�nze e di esigenze della nostra cultura con­
temporanea e che perciò esso resti discutibile e non sempre
persuasivo, ma è innegabile che esso costituisce non solo una
archiviazione di interessi storiografici, ma uno stimolo ad
ulteriori approfondimenti e un impulso a proseguire la inter­
pretazione o, se si preferisce, l'ermeneutica del pensiero an­
tico.
Che autore di tali ricerche sul pensiero antico e, in parti­
colare, sulla formazione del pensiero platonico e sulla rappre­
sentazione da parte dello stesso Platone delle proprie dottrine
sia un filologo classico e non un professore di storia della
filosofia antica dice chiaramente che oggi, specialmente, una
concezione della filologia classica che possa avere una sua
validità e una sua eflicacia non può essere scissa né da una

Il
visione filosofica dell'oggetto di ricerca né da una metodologia
che, pur fondata su una tecnica sp"erimentata, sia soprattutto
ispirata dalla intenzione di capire e lasciar capire i contenuti
del pensiero antico.
Il Gaiser è un rappresentante della Scuola di Tiibingen
che si è affermata nei tempi piii recenti soprattutto perché ha
contribuito a riproporre su nuove basi analitiche il problema
platonico dell'insegnamento orale o, come viene comunemente
detto, il ruolo della dottrina dei princìpi nella visione inte­
grale del filosofo; ma desidero sottolineare sùbito che questa
scuola ha nel suo immediato retroterra la grande figura di
Wolfgang Schadewaldt che ha insegnato, non solo ai suoi
scolari di Tiibingen, ma a tutti i lettori di poesia antica, un
modo di approccio ai grandi autori antichi sul fondamento
del testo,' ma non prescindendo in nessun caso da una edu­
cata sensibilità del gusto. Lo Schadewaldt, autore di ricerche
memorabili soprattutto su Omero e sui lirici greci, ha potuto
ispirare ai suoi allievi temi di ricerca su un prosatore come
Platone i cui confini non sono solo con l'arte e la poesia, ma
soprattutto con la filosofia.
Questo punto di partenza, che non distingue pregiudizie­
volmente un'opera in versi da un'opera in prosa, ma punta
sulla individuazione dei contenuti, pur non prescindendo
dalla forma, ma ritenendo la forma strettamente congiunta a
un contenuto, è la prima caratteristica originale dell'indirizzo
rappresentato dal Gaiser che è riuscito a realizzare, nello
stesso tempo e con la stessa serietà metodologica, grandi
ricerche non solo su Platone, ma anche su Menandro -
voglio dire sul nuovissimo Menandro dell'Aspis, della Hydria e
delle Synaristosai- nonché su Plauto, unite dal medesimo
impulso ermeneutico e dalla medesima esigenza di comple­
tezza appoggiata sulla analisi.
Caratteristica ulteriore di questo indirizzo filologico è
anche il fondamento analitico di ogni risultato generale.
Naturalmente un metodo è valido quando' trova nel suo

12
fruitore una flessibilità ed una intelligenza che lo rendono
assolutamente personale e quando trova nell'interprete una
dedizione totale alla ricerca e una sensibilità a cui non sfug­
gono neppure i minimi particolari di un testo che, come tutti
sappiamo, è un tessuto intricato di innumerevoli componenti
(a partire dallo stile) che non esauriscono mai le possibilità
moderne della ricerca.
Per rendere accessibile nel modo piu semplice la persona­
lità dello studioso vorrei dedicarmi pr
.
poli del Gaiser nel 1980, quando, ospite dell' Istituto U niversi­
tario Orientale, egli tenne una conferenza, che oggi possiamo
leggere sia in una redazione italiana ridotta (nel II volume
degli «Studi filosofici», Rivista del Seminario di studi dell'Oc­
cidente medioevale e moderno dell'Istituto Orientale) sia
·
nella sua interezza in una memoria dell'Accademia delle
Scienze di Heidelberg.
Quale fu l'oggetto della conferenza? Fu un argomento
apparentemente archeologico, un argomento che almeno fino
ad ora era stato quasi esclusivo appannaggio di archeologi,
vale a dire un mosaico noto come l'Academia di Platone,
scoperto fuori dalle mura di· Pompei nel 1897. L'esegesi origi­
naria di tale mosaico, dovuta al Sogliano e poi successiva­
mente abbandonata dai piu, è quella che vede nel mosaico la
Scuola di Platone e non i Sette Sapienti (come a me sembre­
rebbe piu probabile) o la Scuola di Aristotele, come ad altri è
sembrato.
Naturalmente non sono qui per diffondermi sulla interpre­
tazione del Gaiser, ma questa lunga memoria (Das Philoso­
phenmosaik in Neapel. Eine Darstellung der platonischen Akademie )
indica chiaramente l'esteso orizzonte di ricerca su un unico
oggetto, che rimane in questo caso ancora Platone. Anche se
è difficile accettare tutte le conclusioni esegetiche del Gaiser,
bisogna dire che lo studioso non ha trascurato nessun indizio,
nessun segno, nessun minuto particolare per dare alla sua
interpretazione i connotati di una esauriente credibilità. Non

13
sono soltanto u tilizzate le analogie oflàte da altre testimo­
nianze archeologiche, ma soprattu tto la profonda conoscenza
delle q uestioni astronomiche e scientifiche nell'àmbito del­
l'Academia platonica e delle discussioni , soprattutto da parte
di Eraclide Pontico, sul cielo e sulla terra è stata impiegata a
risolvere un appassionante problema di esegesi di un monu­
mento antico . Dal punto di vista metodologico, viene confer­
mata quella unità di filologia testuale e filologia monumen­
tale, entrambe finalizzate alla storia del pensiero antico che, a
mio parere, costituisce la nota eminente dell'indirizzo filolo­
gico rappresentato dal Gaiser.
Non è un caso che in q uesti anni piti. recenti l'attenzione
dello studioso platonico, che pure ha posto a soqq uadro in­
sieme col suo sodale Hans Joachim Kramer il campo della
interpretazione stessa di Platone, si sia rivolta a un monu­
mento come q uello pompei ano e a documenti biografici come
la biografia platonica conservata in un papiro ercolanese. Da
un punto di vista puramente esteriore potrebbe sembrare una
incongruenza o almeno un regredire da pro blemi piti. esplici­
tamente teoretici o piti. propriamente filosofici; si tratta, in­
vece, di guardare a un monumento o a un tratto di un'opera
biografica conservata frammentariamente in un annerito pa­
piro ercolanese da un punto di vista non meramente tecnico,
ma arricchito di tutta l'esperienza e di tutta l'elaborazione
concettuale culminante nei suoi libri sul pensiero di Platone.
Anche in q uesto caso è possibile che i particolari risultati
conseguiti nella ricerca generale sul pensiero platonico pos­
sano condizionare l'esegesi di docu menti come il papiro erco­
lanese 1021 che diflicilmente può essere talvolta sos tenuta, ma
non è tanto importante rilevare la plausi bilità di una esegesi
particolare di un testo mutilo, congetturalmente ricostruito,
quanto segnalare la fecondità della metodologia per la q uale
l'approccio ad un testo apparentemente non filosofico rivela la
molteplice capaci tà di ridestare nuovi contenuti e nuove pos­
sibilità ermeneutiche. L'importante è cioè accostarsi ad un

14
testo con la plU ricca esperienza possibile di letture e di
meditazioni che riscattino la lettura anche di un testo (giuntoci
in condizioni precarie) dalla solitudine in cui. spesso è rima­
sto, a lungo, inerte e muto.
Il ciclo di lezioni del Gaiser ha per oggetto Platone
scrittore e filosofo: un ciclo di cinq ue lezioni in cui sono
affrontati i rapporti fra Platone scrittore e Platone pensatore,
la valutazione non solo filosofica, ma artistica dei dialoghi , il
grande problema della interpretazione del finale del Fedro, sui
limiti dell'opera scri tta e sulla superiorità della cultura orale,
la concezione poetica di Platone e i grandi miti nei dialoghi
platonici.
Il mio compito è q uello di rappresentare brevemente
l'itinerario di ricerca perseguito dal Gaiser nei suoi libri e nei
suoi articoli per focalizzare in termini chiari la sua posizione
nell'attuale fase del di battito su ciò che ha «veramente detto
Platone»: q uale sia il vero Platone, il Platone dei dialoghi o il
Platone orale, che affidò alla parola e non allo scritto il suo
autentico messaggio.
Il primo libro del Gaiser, che fu la sua dissertazione,
apparve nei Tiibinger Beitrage zur Altertumswissenschaft nel
1959: Protreptik und Paranese bei Platon. Questo li bro ha per
sottotitolo Untersuchungen zur Form des platonischen Dialogs e ,
tuttavia, non esaurisce i l s u o contenuto nella individuazione
formale, in singoli luoghi dei dialoghi, delle tracce del genere
protrettico e parenetico, ma lo estende alla indicazione della
funzione di q uesti luoghi che non sono ispirati alla critica,
alla confutazione e, in generale, alla tecnica dialogica della
domanda e della risposta. Come Platone nella Apologia ha
trasformato la forma tradizionale di un discorso giudiziario di
difesa in una espressione di vita filosofica, come nel 114.enesseno
ha dato una spiegazione filosofica della f()rma del logos epita­
fio, COSI negli altri dialoghi come il Protagora e l'Eutidemo ha
mostrato la trasformazione del trattato protrettico dei Sofisti
·
nella f()rma platonica e la riprod uzione riflessa del dialogo

15
socratico nel dialogo platonico e cosi analogamente lo SVI­
luppo della parenesi filosofica nel mezzo di dialoghi come il
Fedone e il Gorgia o il Lachete , il Carmide, il Protagora o l'Euti­
demo o il Menone o nella chiusa di altri dialoghi come il Gorgia ,
il Fedone o la Repubblica. E infine il Gaiser ha mostrato il rap­
porto tra i tardi dialoghi platonici e il Protrettico di Aristotele.
Questo schema di ricerca rimane costante anche negli al­
tri libri del Gai ser: una teoria platonica è illustrata dal Gaiser
sia nell'àmbito dello stesso Platone (scritto o orale) sia nelle
connessioni col pensiero precedente e con lo sviluppo ulteriore
nella Academia, soprattutto in Aristotele.
Già per questo li bro il punto di partenza è l'interpreta­
zione platonica dello Schleiermacher il cui nome è legato alla
prima trad uzione tecnicamente e filosoficamente sistematica
d ei Dialoghi apparsa agli inizi dell'Ottocento. L'introduzione
dello Schleiermacher, con intenzione quasi programmatica , è
il primo di dieci contri buti alla intelligenza platonica, pubbli­
cati dal Gaiser in un volume miscellaneo Das Platonbild nel
1969. Lo Schleiermacher indicò il carattere strettamente filo­
sofico e psicagogico del dialogo platonico e fu il primo a par­
lare di una forma esterna, cioè lo schema mimetico e dram­
matico della forma dialogica, e di una forma in terna cos tituita
dalla in tenzione di protrépein e pefthein , cioè incitare e persua­
dere. Lo Schleiermacher vide l'esteriorità nella imitazione del
dialogo vivente, ma l'interiorità della visione platonica e della
forma artistica indicò nella formazione del lettore .
.I l Gaiser nel suo libro dimostra come Platone cambi e
approfondisca la forma della rappresentazione scritta già con­
solidata in una tradizione per accentuare lo sguardo sulla ve­
rità e sulla realtà ideale per renderle valide ed etlicaci nel
mondo delle opinioni comuni.
Lo Schleiermacher parla di una connessione realizzata
nel dialogo di un elemento essoterico e di un elemento esote­
rico, vale a dire l'ingresso nel dialogo scritto della dottrina
orale.

16
Nel 1959, quando il Gaiser scnve questo libro, il pro­
blema della dottrina esoterica di Platone, della sua connes­
sione con gli scritti non è stato ancora da lui affrontato, ma
non possiamo fare a meno di dire che nello stesso anno il suo
sodale Kramer pu bblica il libro destinato ad aprire una brec­
cia nella visione tradizionale .dell'ermeneu tica platonica nella
quale successivamente si inserisce au torevolmente lo stesso
Gaiser. Il libro del Kramer Arete bei Platon und Aristoteles,
apparso nelle «Abhandlungen der Heidelberger Akademie der
Wissenschaften», stabilisce il punto di unione tra la dottrina
scritta nei dialoghi e la dottrina del trattato Sul bene che, come
tutti sanno, conosciamo dalla tradizione indiretta, nel con­
cetto di virtù (Areté) come medio fra eccesso e difetto, accettato
successivamente da Aristotele.
Questo libro del Kramer si può dire che, se non inau­
gura, certamente però consolida il tentativo di conciliare il
Platone dei dialoghi col Platone della tradizione indiretta o
anche il Platone essoterico con il Platone esoterico .
Nel libro di cui or a parliamo, del 1959, il Gaiser è
.
consapevole della contemporanea ricerca del Kramer, ma per­
segue soprattu tto la formazione della forma letteraria del dia­
logo: il risultato, vale a dire l'avvenuto assodamento dell'ele­
mento propedeutico, propulsivo e protrettico nel dialogo pla­
tonico sarà coerentemente u tilizzato dal Gaiser quando si
accingerà a dimos trare che il vero Platone, il Platone sistema­
tico è quello della dottrina esoterica di cui l'akroasis sul bene è
la testimonianza piu nota e importante.
Ma ancora una parola sul libro di ricerca solo apparente­
mente letteraria condotta pi6 specificamente nello spirito
dello Schadewaldt . Il Gaiser si rivela un interprete fine del
dialogo socratico e del dialogo socratico-platonico, mostra il
tratto ironico e genuinamente reale del logos protrettico e
indica in Platone colui che ha dato forma poetica ontologica­
mente concreta al protrettico tradizionale. Cosicché il dialogo
platonico è qualche cosa di pi6 che una autorappresen tazion('

17
propagandistica: esso punta anche alla educazione, alla pai­
deia. Il dialogo platonico ciòè non è semplicemente una epidei­
xis retorica, ma tende a stabilire un nesso del mondo vero,
quello delle idee, con l'ordinamento della polis, a impedire
che il mondo degli uomini resti nella oscurità.
Ma dove la sensibilità del Gaiser diventa piti evidente è
quando indica nel dialogo platonico un'opera di poesia e vede
in Socrate quasi un altro Achille, nella parenesi filosofica
l'analogo della parenesi al combattimento di Achille, e
quando paragona la parenesi filosofica a quella pindarica, e il
procedimento dialogico alla tragedia.
Nel 1961 il Gaiser pubblica la prolusione accademica
Platon und die Geschichte: un testo importante perché propone
anche la necessità di dare un fondamento storico-filosofico
all'umanesimo formulato da Werner Jaeger, di cui solo in
Italia si è riuscito a dir male col trasformare una vittima del
regime nazista, che dové emigrare in America, quasi in un
cooperatore della ideologia della superiorità della razza.
Il Gaiser si rifa esplicitamente a uno scritto del Jaeger
sulla posizione di Platone nella storia, sul rapporto di Platone
col mondo storico e sulla efficacia storica della filosofia plato­
nica. Il Gaiser riconosce la paradossalità del problema, cioè
l'individuazione dell'aspetto storico della filosofia platonica
che non ha dato valore ai particolari della storia a differenza
di Aristotele. E, infatti, il Gaiser dimostra l'arbitrarietà, la
visione tra scherzosa e seria dei fatti storici e geografici che si
può cogliere nel Politico o nel Timeo, ma tuttavia non si può
negare che la filosofia platonica stia in connessione anche con
gli accadimenti storici.
Il concetto moderno . della
_. ... . . . .. ... . . .. ..storia
... è estraneo a ----
-_._ ..•.. ... . _._.-. .. .
Platone--
in-
. _--_._ _." __ .-

q.u�.!!.�Q egli subordina unilateralmente i diversi momenti della


Yi.!� �!..P.��<?.1...�.!:!!.a poli�_ deL�.!!S0li uomini) alla matema­
__

tica. È evidente cosi che la consapevolezza moderna della


storia è molto diversa da quella di Platone, in quanto storia e
storicità sono diventate per i moderni delle grandezze asso-

18
Iute; ciò nonostante, non si possono non indicare nel pensiero
platonico gli inizi della filosofia della storia in quanto le scienze
della natura e dello spirito come la ricerca empirica hanno a che
fare con la storia cosi come la filosofia della storia.
L'opuscolo su Platone e la storia viene a costituire un
precedente della piu ampia ricerca che il Gaiser làrà nel H)§�!
In questo anno compare la prima edizione dell'opera piu
importante del Gaiser sul problema del Platone esoterico. L'o­
pera del Gaiser, un volume che, nella seconda edizione (I968),
raggiunge le 590 pagine, ha per titolo I:l�ton! ung�schrieb�n!. !::e.�r.eJ
1<l:_�g I.!�!l_��ri!!�_��]!ato�:.}1 c�!E.P!��.��._�?�t!:!l �t_� �!:! ... ..

li�r:?_L���i��_�9.. ..c!�_�l?t!���tC?!?:_�.�'!!:i !_,!ljf-lo.'!d.����.n.e_!i!.te'!!..a���q..!...


..

stori��rJ.�!!�.!..cJ!.!E:.�_'!iJ!lf!§_.c!!:!!.�f.!!-to'!:!:Eq..: �_djflìcile rias�.��_t:.r:.�._!!.


�ibro, ricco sia dal punt() di Y��.�a.._s.!.0.�O$r.��<:.() ! _�!�._
vi��a. �_ pr_ i".1.�.�i.<;:�.���_���_��:!Lc�.A<:..I.!.�pporto
tica._.!:_..?E-.!?!0.K�.a. che ha per scopo di _<l:.�t<!i_��!� nell�_I}.!?s�fia
plat911,Ì.çA..L'!:..f0stant.!:J?resenza 9el m�de.!.I Sarebbe
difficile riassumere il discorso sulla serie dimensionale (numero,
linea, superficie, corpo), sulla struttura dimensionale nel suo
rapporto con la dottrina platonica del bene, ma possiamo dire
che il_Q.l!-.is..��.J>u _ .�<!!.!!l.Q�_�!-:�.!"_����Ja serie 9jm�1):>.i2.,!�I��J>.�
_ ntll.
�ato��.!!._�9_d�!Q. _�.!"!1_��1!.��1.�_çhe la dottril)_éU!�U�_ i!!t:�_!l:!::l.:
'!!-!:!i.-e!!Ò ��.r.� int��..E-ella_�� comple��za on_tol�gi�a so� alla
luce __�!:.�E.!:��ç>.�L1!1.ate.!.l}!'-.!iE�� cosi pure la do.!.�rin'.!_.del movi-.
!!1�!1.!�. A queste dimostrazioni il Gaiser aggiunge la spiegazione
del fondamento ontologico della storia, l'esposizione della vi­
sione sistematica di Plat )ne e la collocazione di Platone nella
storia del pensiero matematico: tutti siamo abituati a conside­
rare Aristotele il signore delle· scienze naturalistiche, il Gaiser
scrive l'ultimo capitolo del libro Platone e la moderna scienza natura­
listica.
Di questo libro una esposizione precisa è stata fatta dal
Berti nel «Giornale di Metafisica» 1 9 (I96 4), pp. 546-577. Il
Berti, allievo di Marino Gentile, che nel 1 930 scrisse sugli
«Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa» un lungo

19
articolo La dottrina delle idee numeri e Aristotele, e che è, come
tutti sanno, autore di un libro sulla filosofia del primo Aristo­
tele, oltre che di un saggio complessivo su Aristotele, è uno
dei pochi storici della filosofia italiana, insieme con Marghe­
rita Isnardi Parente, coinvolti nella polemica su «ciò che
veramente disse Platone».
Q����.?_����!�_�h� .��_�L Berti�n M�Hi� Ge.p.!il.�_�_
__

�ttestato su �.�!zi9!!;�i.cin!._�Kram�r-Gaiser nel riconoscer�


��e la più au!�.�!ica ��pressione della dottrina platonica è
l).el!.:2P�!.� _§:'!L.l.�!l..e��<!-J.�._�_._(#�_...!!�ll' insegnamento orale di
!'la.:�qn_�� .r:!.9.!! _�Q�Q. g�ll'u!!itQ..o_:PJatoJ'l!!... la posizione della
. .•.

�.!!ar�i Parente, esposta sia nel volume Filosofia e politica .!}elle_


.�.e.!!.��_. ifi f..!g!g.!!.e_.{J�?Qlsia nei preziosi aggiornamenti ai .��e.
__

yolu..p.i_p}3lton _ JE.i.��.�!�.!i��Ul�?..12. sia negli Studi sull'AccadeTl!!.a


.{I laton��_f:ln.t!ç!!_(J..�7QL��_.!!. e. lla edizione de.i. frammentL�! Sp.��­
�.P..E?_ (1��9L <: di Senocrate. ( 19,81 L� ��.Y_<:�� . "-?-.?l_
. . . .

quella_ �i .:fIarold Ch.erniss, il not? <l:�tCJ.r.�.�eY�<?���A.r�stotle's


C�i!���s,!!.of'pla.!.o..a.nd the ..4cat!e'!lY .JI 944), che sintetizzò l'ann,o
���_�s!�?.. I1_t:l_ volumetto The Riddle of the Early4c.!l..4e�y,.tra­
�().!�o i.n
�!. titolo L'enigma dell'Acc.ademia.ff.,!.ti.c.E.:. Dall'una e dall'altra
parte spesso i medesimi temi vengono interpretati in maniera
opposta, ma bisogna pur dire che la misura polemica è diven­
tata sempre piu eccedente: basti paragonare la polemica dello
Schleiermacher con l'Hermann o quella stessa del Cherniss
con Stenzel con la polemica del Kramer con quanti non
accettano le sue tesi per poter avere una idea della profondità
del dissenso e del discrimine sempre piu netto tra le due
posizioni. Ormai si può parlare, piu che di un dissenso, di
una polemica in cui sia viva la nozione del polemos. Anche il
Gaiser, che è meno intransigente del Kramer, parla di due
«fronti», l'uno costituito dagli esoterici, vale a dire il gruppo
di Tiibingen (Kramer, Gaiser, Happ, Wippern) e l'altro dagli
antiesoterici, vale a dire i chernissiani.
Ritornando al libro capitale del Gaiser, il Berti espone

20
equilibratamente la tesi del Gaiser nelle sue diflicili tre parti
(la prima su matematica e ontologia; la riduzione di tutte le
cose ai princìpi per mezzo della struttura dimensionale; il
processo di deduzione di tutte le cose dai princìpi, la riprodu­
zione negli enti matematici della struttura del mondo ideale;
la derivazione di tutte le altre idee dai dieci numeri ideali; il
passaggio dall'anima del mondo alle anime individuali. La
seconda, ritenuta dal Berti la parte piu originale, sul rapporto
fra ontologia e storia: secondo il Gaiser la storia fu concepita
in dipendenza dai due princìpi che sono alla base dell'ontolo­
gia. La terza parte, quasi un commento alle parti precedenti,
sulla posizione di Platone nella storia del pensiero scientifico).
Il Berti qua e là appone riserve e critiche, ma alla fine
riconosce l'importanza dell'opera del Gaiser: �!se�:-:� ��da­ __

�c:..�!.a.�e_.� _�.h� � ç�i�er «t_�!l��� ridur!:�_�_�]}(!��?I!�pI2 �<.?�jE'!.


_ _ __ _ _

ad una forma di matematismo ed insieme di intuizionismo a


sf��do.J!�.�.�.i.���li�t.�<:�L(a.<:�1!9�) __ dL.R��t.2E!.�n_,!: -'i: p�:.�:j,,
�cal _�i.!:ll:��.!içh_!�à». Il Berti però riconosce che la ricostru­
. .

zione della dottrina esoterica dei princìpi «può considerarsi


perfettamente riuscita» e ammette l'interesse delle pagine del
Gaiser dedicate alla dottrina dei princìpi in Speusippo, Seno­
crate, Filippo di Opunte ed Aristotele.
In realtà, comunque ci si possa comportare dinanzi alle
conclusioni cosi appassionatamente e sistematicament{� conse­
guite dal Gaiser, la parte inoppugnabile del volume, a cui si
augura di poter diventare a sua volta un volume a sé, è la
raccolta delle testimonianze sulla dottrina esoterica di Pla­
tone: Testimonia Platonica. (luellentexte zur Schule und miindlichen
Lehre Platons. Preceduta da testimonianze biografiche sull'or­
ganizzazione della scuola, sul tema, sul metodo e sull'eflicacia
delle lezioni platoniche, sull'atteggiamento politico e sulla
consapevolezza storica dell' Academia, sulle scienze matema­
tiche nell' Academia platonica, la raccolta vera e propria
sulla dottrina esoterica di Platone comprende una cinquan­
tina di testimonianze, fornite di note critiche, sulle relazioni

21
afferenti al sistema della dottrina platonica, sugli aspetti di­
versi e gli argomenti corrispondentemente all'introduzione
della celebre conferenza pubblica Sul bene , vale a dire sull'a­
spetto matematico (dimensionalità, finito-infinito, linee indivi­
sibili), sulla dottrina degli opposti riconducibili ai princìpi,
sui princìpi (uno e diade indeterminata), sulle idee numeri, sul
rapporto tra matematica e anima, sul cosmos, sui singoli
fenomeni, elementi fisici, modi del movimento.
Bisogna dire che questa raccolta, a mio parere, è la parte
veramente duratura e preziosa dell'intero libro: documento,
del fondamento testuale della ricerca del Gaiser e premessa
del futuro sviluppo di tale documentazione.
Il libro è poi arricchito, nella seconda edizione, da uno
sguardo sulla ricerca platonica a partire dallo Schleiermacher,
sulla critica delle fonti, su aspetti della critica platonica, come
il significato del dialogo letterario e la posizione di fronte alla
storia.
Contemporaneo alla seconda edizione del libro sulla dot­
trina non scritta di Platone, complementare alla raccolta dei
testi cui abbiamo ora accennato deve considerarsi lo studio
sui problemi di critica testuale della tradizione indiretta di
Platone ((luellenkritische Probleme der indirekten Platoniiberlieferung)
nel volume Idee und Zahl pubblicato a Heidelberg nel 1968
(contenente contributi del Gadamer, del Gundert, del Kramer
e del Kuhn). Si tratta dell'analisi di alcuni testimoni impor­
tanti per la ricostruzione del Platone esoterico, di testi difficili
e incerti, in cui il rintracciamento dell'origine platonica ri­
mane non certa, ma verisimile. Sicuramente, il passo della
Metafisica aristotelica (I 6), la testimonianza di Ermodoro in
Simplicio, gli excerpta del Perì tagathou in Alessandro di Afro­
disia riconducono a Platone, pur nell'ammissione di un grado
di probabilità piu che di certezza. Di particolare interesse è
l'esame di un passo di Sesto Empirico del X libro Adversus
Mathematicos , che è stato posto dal Merlan e poi dal Wilpert
in connessione col Perì tagathou di Platone. 1 risultati di que-

22
st'ultima ricerca - influssi ellenistici limitati ad aggiunte
isolate e alla terminologia, modernizzazione neopitagorica,
rapporto sui princìpi-numeri dci pitagorici, il fondo dell'e­
stratto sestano risale nella generalità alla conferenza plato­
nica, il primo redattore deve essere ricercato probabilmente in
Senocrate, dunque un allievo di Platone dell'antica Academia
e un neopitagorico del tardo ellenismo, che tuttavia ci danno
la dottrina propria di Platone soprattutto per quanto riguarda
l'ascesa dimensionale e categoriale dalle cose concrete ai
princìpi e la discesa al mondo fenomenico - confermano che
sostanzialmente alla base dell'excursus di Sesto c'è una rappre­
sentazione della conferenza platonica Sul bene. Questa conclu­
sione contribuisce in modo decisivo a una revisione della
correttezza metodica e della affidabilità storiogralica di Sesto
Empirico.
AI medesimo problema della ricostruzione della confe­
renza platonica Sul bene il Gaiser ha dedicato un apposito
articolo in «Phronesis» del 1980: Plato's Enigm a t ic Lecture On
the Good. Qui il Gaiser interpreta la notizia di Aristosseno,
discepolo di Aristotele, sulla lezione di Platone. Suppone che
Platone nei suoi ultimi anni di vita abbia reso una volta di
pubblico dominio la sua «dottrina non scritta» per opporsi in
tal modo a certi fraintendimenti e a sospetti politici.
Ma, come già ho avuto occasione di ricordare, il Gaiser
ama approfondire i particolari della filosofia platonica e mo­
stra eguale interesse per il Platone essoterico. COSI nel 1974
egli ha pubblicato una minuta analisi del Cratilo: Name und
Sache in Platons 'Kratylos', una memoria cospicua dell' Accade­
mia di Heidelberg. Questo volume del Gaiser sul Cratilo, sul
piu difficile fra i dialoghi platonici, in certo modo viene a
rimpiazzare una monografia di E. Haag apparsa nei Tiibinger
Beitdige nel 1 933. I presupposti del dialogo, la sua composi­
zione, la rappresentazione delle cose nel linguaggio, il rap­
porto di forma e contenuto e di quiete e movimento nel
linguaggio, la relazione del Cratilo con gli altri dialoghi plato-

23
nici, tutto viene esaminato con lucidità e vigore dal Gaiser, il
quale, . in alcune pagine conclusive, rnos�r�_.la.E�.�i_�.!��._<!!_
R.I��.�r..!�_ �.c:!!.a. ._,!!g_9!!� �Lo.!.«?..§a_.È_�.Jil}guaggio: sono pagine
.. .

che richiamano, per la loro importanza, l'altro saggio del


Gaiser sulla posizione di Platone nella moderna filosofia della
storia. ..!!....Eensier�-.P.rin_cipale del eratilo consiste, secondo J!
Q<:L��<:rl_E����.!!!!!l.i.�sione di strutture comuni al linguaggio e al
..!!!-�!!.<!�. !t: ..t�!':._��I!:����E.�_«?nt!?}9.KÌ�gnoseologica risale la
.

ica sul li�.8:!.�.ed assicura a Platone_�


r:��.C:.��9E�...E!�J2E
p()�i��()�� �E!����--E-!�� <!.�v�rse..,�_l!:���� moderne. Platon�
. . __

vede ...!..a �au��_��!.<I:_��.�.f.!��!,o.�� �E� .i!.._�istema di ..5!!!....'.!t:!.


__ ... .

lin.$ ':l�[.g�o .f.! l�.. r�al�� ���ic;�!.a.,_l}-'�_l} .!!!.�alsiasi Eroprietà delle_


_
.

.�()���.rn�. n e.�!a.���_u���a. delJ!...s.!.��!t!!!.� ... !! Gaiser può indicare . ..

la perenne attualità della concezione filosofica del linguaggio


di Platone nel fatto che egli ha riconosciuto al linguaggio una
sua legittimità senza staccarla dal contesto della problematica
filosofica generale. Solo dopo il eratilo è diventato chiaro che
il problema del linguaggio deve essere sottratto ad una spie­
gazione unilaterale. Platone si avvicina agli studiosi moderni
almeno per la concezione generale che il linguaggio è un
sistema di segni, le cui proprietà non immediatamente sono
determinate dalle cose e la ammessa connessione di una strut­
tura comune al linguaggio e al mondo reale costituisce, an­
cora oggi, una ipotesi euristicamente feconda. Viene consape­
volmente evitata da Platone la unilateralità di una formalizza­
zione strumentalistica del linguaggio. Secondo il Gaiser, jl
1inguagg�?_att���rs�la_�i.!�ssi�':l�_�I!.a.-litica e sistemati���te
d�lla.f}JosQf!.é!.'p�!q!l:i.ç�..!!Q.'l_�!idot1.C!..�d un segno formale, ma
���E:�i.��.Y.a.!!l..f.!���)ib���.�_c!.� . �E-..PE�IEitivo ed a�caico��_�
.
con l'essere.
_F. __'. • � .• � •• •. . . .._

VaU.� ..p�.��<!i..!!��r:��!.t: �E-����_�.!!c:_il!_!l_I!�_ co�!.�,!:,<:",!.�a


.

t �nuta_.�Rom_�� .....! ..I:? !.�bli�.�!a_E�U . .Y21l!!!l,!..Qella !i��ta « E.!.t:.f.1.:


��?��>. .i!��2) _i!.c;�i��� �.éi. r>.i�.�et�zzato i..risu��.��_.�_LEoble��
.. ..

deJ.Iéi .Ticerc<l .._i!�t.�a.JC;: §lll!.� .J.�Q.Ij!l,._vJ�!Qniç�.....Q�..L princÙÙ. Il


...

Gaiser riafferma la sua convinzione dell'esistenza di una teo-

24
rla dei princìpi orale, esoterica, sistematica che sta dietro i
dialoghi scritti di Platone. Con estrema chiarezza, il Gaiser
mostra che il Platone esoterico si pone per le sue opinioni, per
quelli che Aristotele chiama agrapha dogmata, come modelli le
strutture matematiche e mostra che tra la teoria dei princìpi e
la dottrina scritta si può stabilire una stretta connessione. Il
G�iser jp..dividua nei dialoghi alcune rillessioni.�l!.I!��omuni­
ca��<E:!��sritt� <;._<?!ale, alcune argomenta�.!5!..�U.!lcomplete, al­
__

c�E..�_ri��.�� _�_<:�����_oni pill profcmde che n()J���ssono essere


��.!<:�i��_.E_<;}_9.i��.s:().1..i!.._�_attere mate'.!latiC():���!(�ttico_?ella
pa.�t::L"!-.c1e!..g�Y�!l)_'!!l ti iUQ�Qn,..Eer concludere ch�:..!���(�i.� dei
princìE�_�o.�._vi�n..�_��i._!!.�p�iE!t_�!!l�_.!!"attata nt�i dial��
E1..�q':l_C:��()._.(lrg?meI1t() �9.!lPllò... iIl!P�rJ.�� .!.:.(:���.�:r}!�. _ �.��.�
__ ...

�?�i�_��i. pr��9P���s... �e.!EI}.!�!:Eretazi0!1e del Gai�,_c!�)y�'y'!!'


':.<;���!"� �oIls.ç.ri!!l!:, A fàvore della teoria dei prindpi il Gaiser
..

riesamina una sezione della VII lettera, la stessa che è servita


agli antiesoterici per negare l'accenno ai prindpi. Il Gaiser
considera un errore di metodo del Cherniss e soprattutto dei
chernissiani trasferire all' Academia, cioè a Spcusippo e a Se­
nocrate, quello che fu di Platone. La teoria dei princìpi,
fermamente rivendicata a Platone, ancora sulla base del rac­
conto di Aristosseno della lezione platonica Sul bl'nf tenuta nel
corso degli ultimi anni della vita di Platone, era profì�ssata da
Platone con criteri rigorosamente esoterici già da t(·mpo.
I l Gaiser è consapevole che da una questione cosi dibat­
tuta come l'ammissione dei princìpi da partI' di Platone di­
pende anche la comprensione dei dialoghi, dw si rivela al
lettore moderno in un modo diverso a s econda che si am­
metta o non SI ammetta lo sfondo della dottrina non scritta
del maestro.
La questione è aperta e non spetta a me dichiarare
l'attendibilità o meno della interpretazione del Gaiser, cosi
convinta e certo saldamente costruita. Vorrei solo osservare
che non è possibile negare gli agrapha dogmata attestati da
Aristotele come non è possibile n egare l'esistenza degli agra-

25
phoi nomoi, delle leggi non scritte che hanno costituito un
termine di riferimento fondamentale per la concezione etica
dei Greci e che sp'esso nelle migliori legislazioni hanno costi­
tuito un modello per le leggi scritte.
Ma vorrei concludere col ricordare che la passione dello
studioso si è anche tradotta in un organismo di studio delle
ricerche su Platone. Infatti, sin dal 1 970, è stato costituito nel
Seminario filologico dell'Università di Tiibingen un «Platon­
Archiv» che si propone, fra l'altro, ed ha in via di realizza­
zione, uno schedario di tutto il lessico dci dialoghi platonici,
una speciale biblioteca su Platone, una bibliografia platonica.
È auspicata una collaborazione da parte di tutti gli studiosi
sul terreno della interpretazione platonica in qualsiasi forma.
Questa apertura alla ricerca altrui e alla collaborazione inter­
nazionale è un segno che la Scuola di Tiibingen, di cui il
Gaiser è prestigioso rappresentante, cerca la verifica e l'ap­
profondimento df>lla interpretazione da essa sostenuta.
Nel frattempo si è giunti a una collaborazione molto
concreta e fruttuosa fra l'Istituto per gli Studi Filosofici di
Napoli e il Pla t o n Arc hiv di Tiibingen: l'Istituto italiano ha
-

organizzato, in collaborazione con il Platon-Archiv di Tiibin­


gen � un seminario guidato da Konrad Gaiser per i giovani
borsisti italiani con lezioni e discussioni su diversi temi della
filosofia platonica. Simili seminari hanno avuto luogo al War­
burg Institut di Londra e all'École Pratique des Hautes Étu­
des a Parigi.

26
PUBBLICAZIONI DI KONRAD GAISER
SU PLATONE E LA SCUOLA DI PLATONE

Protreplik und Paranese bei Pla/on. Untersuehungen zur Form des platonischen
Dialogs: Tiibinger Beitrage zur Altertumswissenschaft 40 (Stuttgart 1959)
Ree. a H. KUHN, Sokra/es (1959), «Philosophisehe Rundsehau» 8 (1960), pp.
160-170
Ree. a R WEIL, L'"Archéologie» de Plalon (1959), «Gnomofl» 3:-1 (1961), pp.
344-349
PlatoR und die Geschichte (Stuttgart-Bad Cannstatt 1961)
Das Plalon-Bild Slen<.els und seine wissenschajiliche Bedeutung, in J. STENZEL, Plalon
der Er<.ieher (Hamburg 19612), pp. V-XXV
Ree. a H. GORGEMANNS, Beitrage <.ur Interprelalion von Platons N"m"i (1960),
«Gymnasium» 69 (1962), pp. 100-102
Platons ungeschriebene Lehre. Studien zur systematisehen und geschichtlichcn
Begriindung der Wissensehafìen in der platonischcn Schul(, (Stuttgart
1963, 19682 [con un Nachwort, pp. 575-591])
Ree. a RS. BWCK, Plalo's Meno (1961), «Gymnasium» 70 (1963), pp. 440-44:.1

Pla/ons 'Menon' und die Akademie, «Arehiv fUr Gesehichte dt"r l'hilosophic» 46
(1964), pp. 241-292; ristampato in J. WIPPERN (('d.), DaJ Problem der
ungeschriebenen Lehre Platons. Beitrage zum Verstandn i s d('r platonis('hen
Prinzipienphilosophic: Wege der Forsehung 186 (Darmstadl 1 972), pp.
329-393
Platons Farbenlchre, in .'l)musia. Festgabe fUr Wo1f g ang Schadcwaldt (Pfullingen
1 96 5 ), pp. 173-222
Die Elegie des Arisloleles an Eudemos, «Museum Hclvetieum» :.13 (1966), pp.
84-106
Zwei Protreptikos-Zitate in der Eudemischen Ethik de..- f1ristolele.r, «Rheinisches
Mus('um» 1 \O (1967), pp. 314-345
Quellenkritische Probleme der indirekten Platoniiberli�/erun.l!" in H. G. GADAMER -
W. SCHADEWALDT (edd.), Idee und Zahl. Studien zur platonischen Philoso­
phie, «Abhandl. d. Heidelberger Akademie der Wissenschaften»,
Phil.-hist. Klasse 1968,2 (Heidelberg 1968) pp. 31-84

27
Das {.weifache Telos hei Aristoteles, in I. DURING (ed.), Naturphilosophie hei
Aristoteles und Theophrast: Symposium Aristotelicum IV, Goteborg 1966
(Heiddberg 1969) pp. 97-113
Ree. a C. MORESCHINI (ed.), Platonis Parmenides et Phaedrus (1969), «Gymna­
sium», 76 (1969), pp. 95-97
Ree. a H.G. INGENKAMP, Untersuchungen {.U den pseudo-platonischen Difinitionen
(1967), «Gymnasium» 76 (1969), pp. 543-546
Ed.: Das Plalonhild. Zehn Beitrage zum Platonverstandnis (Hildesheim 1969)
Exoterischlesoterisch, in Historisches Wiirterhuch da Philosophie, II (1972), pp.
865-867
Die Platon-Referate des Alkimos hei Diogenes Lafrtios (III 9-17), in Zelesis. Fest­
schrift fUr É. de Strycker (Antwerpen/Utrecht 1973), pp. 61-79
Die Rede der Musen iiher dm Grund von Ordnung und Unordnung: Platon, Politeia
VIII 545 D - 547 A, in Studia Platonica. Festschrift fUr Hermann Gundcrt
(Amsterdam 1974), pp. 49-85
Ein Komiidienwil{. iiher Plalon, in Musa iocosa. Arheilen uber Humor und /'Yit{..
Xomik und Xomiidie dir Anlike. Festschrilì fUr A. Thit"rfdder (Hildesheim
1974), pp. 62-67
Name und Sache in Platons 'Xratylos', .. Abhandl. d. Heidelbergcr Akademie der
Wissenschaften» Phil.-hist. Klasse, 1974,3 (Ht"idelbcrg 1974)
Ree. a A.S. RIGINOS, Plalonica: The Anecdotes concerning lhe Lif' and U/ritings qf
Plato (1976),«Gnomon» 51 (1979), pp. 103-110
Autoritiil und Liheraliliil in dm Er{.iehungslheorien der Anlike, in Die Er{.iehung und
Bildung des .lfenschen, .. Humanistische Bildung» 2 (1979), pp. 1-96
Plato comicus or PlaID philosophus? (Aristotle, Ars Rhetorica J /5, /376 a 7-11),
«Bulletin of the Institute for Classical Studies» 26 (London (979), pp.
51-61
Plato's A'nigmatic Luture 'On the Good', .. Phronesis» 25 (1980), pp. 5-37
Das Philosophenmosaik in Neape/. Eine Dars/el/ung der plalonischen Akademie, .. Ab­
handl. d. Heidelberger Akademie der Wissenschaften» Phil.-hisl. KI.,
1980, 2 (Heidelberg 1980)
La leoria dei princìpi in Platone, .. Elenchos» I (1980), pp. 45-75
II mosaico dei filosqfi di Napoli. Una raffigurQ{.ione dell'Accademia platonica, .. Studi
Filosofici» 2 (1979),pp. 35-60
Plalone come "kolax» in una lettera apocrifa (I3a ,pis/.), .. Sandalion» 4 (1982), pp.
71-94
Philochoros uber {.wei Stalutn in Alhm, in Praestanl interna. Festschrifl fiir U.
Hausmann (Tiibingen 1982), pp. 91- 1 00
Der Ruhm des Annikeris, i n Festschriftfiir R . Muth (Innsbruck 1983), pp. 111-128
La hio,/{rafia di Platone in Filodemo: nuovi dali dal PHerc. /02/, .. CErc» 13 (1983),

pp. 53-62

28
Platone come scrittore filosofico
Saggi sull' ermeneutica dei dialoghi platonici
I.

QUESTIONI FONDAMENTAI.!
DI ERMENEUTICA PLA'I'ONICA

l. È per me un grande onore poter t('III'I"I' (,ollli-rellzt'


alla Scuola· superiore di filosofia in Napoli. Rillg-razio tutti
quelli che mi hanno invitato, in primo luog-o il presidellte
dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, (Jerardo Marotta.
D' altra parte temo anche di aver osato troppo ('01 t('ma
delle mie conferenze: Platone come scrittore lilosolil'll. Molte
generazioni di lettori e di commen tatori eruditi hallllo ("('rcato
di capire le opere di Platone, e tuttavia pt'rmilllg-OIlO diver­
genze d'opinione fondamentali su come in terpretan' i dialog-hi
platonici nei particolari e in generale. ComI' posso saper!' io
meglio di altri che cosa Platone intendesse ('Oli i slloi SITitli?
Le mie esitazioni aUmentano, se consid�ro il littlo che nei
dialoghi di Platone si discutono le questioni )liti importanti
d ella vita umana. � ()i��� �!l��� � ��� agli sl'ritti .�i .. :p'l.�­
. _ ._ .
ton�.��_�<?.!!.<:lI?.Xi!1..!e _I1�i<'>ll.�.. � �U9.�._(l_�t�E�l.��("1 ci si Pll?(l.v.:�j:
�E:��� .s�l<? .P...<:!_q� let.tc:>;_�.��.i..ill_tend 0!!2..E.I:?I)(.t�1 l're. j I .1!�.�!.(?T�_�!llIa
'i� . .<i el'- Come posso
sperare di rendervi familiari questi scritti? Vorrei esprimere i
miei timori colle stesse parole di Socrate dll' nel quinto li bro
della Repubblica (450 E - 451 A) dice: «Tra persone intelligenti
e amiche è sicuro e senza pericolo parlare, quando si conosce

31
il vero, delle cose più importanti e care, mentre quando non
si è sicuri e si ricerca la verità, esporre le proprie teorie, come
faccio io, è tremendo e scivoloso, non perché io tema di
diventare oggetto di riso (sarebbe davvero puerile), ma di
trascinare nell'errore, allontanandomi dalla verità, non solo
me stesso, ma anche gli amici, in quelle cose in cui piu grave
è l'errore».
Ciò che mi dà speranza è l'esperienza che propno in
Platone questioni e dubbi sono fecondi quanto risposte e
soluzioni .
.II tema 'Platone scrittore filoso�co' allude �ro�l�m�QL
com�_<!��_�(l�? essere letti ed interpretati i dialo.&hi platonici
�n......9 u����:�}et�rari�.QL�!! filosofo. Mi. dOrna� �� 'p'�!.c. h�
�.3_ç!:l_e_.� ��-Eò Jr _�lqig.(� ··pTato.i�=a. l?!?i.i.seril!!L9. ueste opere.
Vorrei sapere come esse debbano esser comprese secondo
l'intenzione del loro autore. Mi occupo, per dirlo con una
parola, dell'ermeneutica dell'opera scritta di Platone. Nella mia
prima conferenza mi propongo di sviluppare questo problema
in modo generale e in relazione alla storia della critica prece­
dente. Nelle conferenze seguenti vorrei analizzare vari passi
nei quali Platone parla - almeno in modo allusivo - di se
stesso come scrittore. Questi testi mi sembrano ricchi di indi­
cazioni per quanto concerne il problema di cOQ1e i dialoghi di
Platone debbano essere letti secondo l'intenzione del loro au­
tore.
Naturalmente è possibile leggere gli scritti di Platone e
fruirne anche ser1za questi sforzi ermeneutici. Credo però che
non possiamo concederci una tale ingenuità, se vogliamo ca­
pire Platone non soltanto in qualche modo, ma in modo
appropriato. Con il termine 'appropriato' intendo che dob­
biamo cercare di scoprire ciò che Platone stesso aveva da
dire, e non invece attribuirgli solo le nostre domande e i
nostri propri pregiudizi (come succede per esempIO in alcuni
interpreti che leggono Platone quasi fosse, come loro, un
rappresentante dell'analisi linguistica).

32
Gli scri t ti di Platone probabilmente non erano molto facili
da capire già per quei lettori con temporanei cui li desti nava. Per
noi le difficoltà di una comprensione adeguata sono ancora
maggiori a causa del tempo trascorso . Platone però non solo
richiede ai lettori una particolare attenzione, ma li indirizza egli
stesso verso una corretta i nterpretazione . 91i scritti ,cl� P.!!':!.�
�I'!.� .. ���.�i r.�<!�_ttL �.2n piena consapevolezza teorica delle condi­
� �oni nec�..ssarie per la loro efficacia l e t t e r<l:�i� ; Ripetutamente
,
egli si pronuncia nelle sue opere s u lle poss i b i l i tà e sui li miti di
una comunicazione le tteraria. Do b biamo p('rc i ò t ��.�.��EC:. .�L�2�.:
prend�A���9'�;;.�ioni sulla correttezza d(' I 1 '<.:s p r(' ssi()n�ora l!�
.!:.. ��i tta _�?�te !.l ���_nell� sue opere come all ll�i��...i!'.!.I!!���!cItich!:...
��!�a.:��()E<'; . Forse in questo modo riusci re m o a ca p i r(' i p re sup ­
posti ermeneu tici dell'auto re Platone ed a l ( gg l . ..I' II' S U I' o pe re
'

secondo le sue in tenzion i .


Una tale ermeneutica, ovviamente com(' og n i a rl l ' d i i n t ( ' r­
pretare e di spiegare, pu ò essere solo un aiuto o I I n a v v i o vI'r s o la
comprensione . Il processo di appropriazion (' in t (' I I I, t t I l a I I ' ( ( '(Im­
'

pito di ciascuno secondo le proprie capaci tà. La g ra n d e z z a d i


Platone trova conferma anche nel fatto che ('gl i non cessa l I I a i d i
renderci consapevoli dei limiti della nos tra ca pa c it ù d i i n t e rp re­
tare e di comprendere. Werner Jaeger una vo l t a ( I � W I 1 960,
=

p . 1 32) , r i ferendosi all' interpretazione fi lolog i( ' a d i P l a t o n e , s i


espresse n e l modo seguente: « L'idea del l ' i n t e r p re t a z i o n e f i l o lo­
gica nel senso moderno della parola si è fi l l' l I I a t a a t t o rn o a
Platone in q u anto l ' oggetto piti. complesso l' rilTo d ' i m p l i ca z i o n i
che lo studio dell' antichità offre alle operaz ion i d c i co m p rendere
e del ricos truire. Il massimo che la f i l ol og i a ( ' capace d i com piere
per quanto riguarda u n ' i n telligen za conge n i a '" s i d i mostrerà
sempre nell ' i n terpretazione di PlatOl Il', l, i n essa appariranno
chiari anche i suoi limi ti» .
C i ò che Jaeger dice qui vale a n c h e p e r l ' i n terpretazione
filosofica di Platone . Nella s toria de l l a c ri t i ca platonica le q u e ­
stioni fi lologiche e filosofiche sono s e l l l p r(' s t ret tamen te legate le
une alle altre.

33
2. Diamo ora uno sguardo alla g�ia dell'interpret�­
zione di Platone per illustrare quali siano stati finora i princi­
pali punti d i vista.
Chi voleva capire le opere platoniche nel loro complesso
doveva cominciare col domandarsi: in che misura qu e ste
opere formano una totali tà? Quali sono nella molteplicità dei
vari dialoghi gli elementi comuni che ci permettono di cono­
scere il senso unitario? .L éi _�_�9_r ia delle interpreta.?-ioni fino ad.
o.ruQ .!!!2g!..,! che,-_quattrq sono state le vie essenziali percorse
.

pe :.. ��'!. . !! _ l'unità nell�. moltep'!!cità degli scritti platonici


� ��
e che �_ssuna delle quattro vie ha condotto alla meta. y.n.�_
_
priIl!� via � atlrQQ tato il problema da un punto di vista
si.�.���at ��2l..2!!l�.��9.':l_<!.'!-_. � .!!!.l to di vista pedagogico, la
.tt:!:.� �_�!_�-E.r..9. P.2g'L 9i..... s eguire l'evoluzione intellettuale di
�I��.?_��,_J� �����,. �.� ��.�_ir.l �ili c vo l'as petto artistico e
__
..

�tico dell'opera di Platone.


( l ) L'i� te.rpr_t:!_az.!��islematica tentava di comprender��_
si��(?� �"p'�r..!:... �9_l!.l_c:..�.EQ!!.<:.. nti _�L'!!.l ' e S.E?sizi��!essiva
__

del �� !�?..s.() �a p'l ��<? � ic� : . C () si . P!: �. ����.E.�?_���.!�E�LZ e l l e �..!!!! tò


__

di ricostruire sistematicamente la dottrina platonica basandosi


sui dialoghi, secondo la tripartizione in dialettica, fi sica ed
etica. Questa classificazione deriva, come è ben noto, dalla
Stoa e ha le sue radici nell' Antica Academia. È però indiscu­
tibile che essa non è adatta a riprodurre il contenuto degli
scritti platonici in modo adeguato . Zeller premise alla descri­
zione sistematica una parte sulla 'fondazione propedeutica
della dottrina platonica' e fece seguire un capitolo sulla
'forma piu tarda della dottrina platonica' . Con ciò si dimostra
che non è possibile ignorare né l'aspetto pedagogico né quello
evolutivo e che entrambi pongono forti limiti al punto di vista
sistematico.
( 2) !LP�.!!.tQ.u(E vi�!.a._<!.��_(!l!!i!��gqgica dell'opera scritta
<ii Pl�_ton.e.. }:u...J!l�s_�g_!I)_ey.�<J�.!l.!=� s.Qp�attutto da Friedrich
__

c l i !!l.��_�er. Egli suppose che Platone avesse scritto le s u e


.� � � .«:.r.
opere i n un preciso ordine, tenendo conto dei lettori, secondo

34
un piano pedagogico . _p lettore �_()y�v<l:' , se�9':1È.2. Schleierma-
c.�.!:., . �� . -,�:y

__
� vi a t o �.�.��� . ��ç� sione �S�i scritti su una
__ _

�t!:'!�<l ch�_ �g_ ..p.91.e�se portar�!�. un metodo conse­


_ _

�l2!!:2_ . . 9_�L .p!<?y�isorio al definito , da fenome n i ovvi alla


�����. j �l.!� _id �.. �.l?!!!!� !..
Sch leiermacher tiene conto della poss i b i l i tà che Platone
stesso possa essere arrivato per una s t rada ana loga alle sue
convinzioni ti losoti che, ma ri tiene che l'espos iz ione lette raria
non coincid a con i l processo conoscitivo d i P l a t one stesso,
bensi sia perseguita co me stru mento adat t o alla co muni ca­
zione pedagogica.
La S2��zione q.Ui�pleie.!.�her co.� i_�.I��:._ �e �I!:_� <JIJ.!>.b.!!l.. _.

l!.�I!.ç.��o.. .g!.��!9..l.�iç�é tenta di compr('n�!I:r:I �_R!.L.�:.rj!ILqL


Platon..!:.. E.�!!.�().!<?...dal!�
. Elrte dell' a u tore, m a an�}.I.':. �;��;.l ..Q�lE!�:.
del l�tt(��!.S dell��esi.Ke..!l�..:. Ma il piano ped a �o� i ("O s u p­
__

posto d a Schleiermacher è troppo semplice p e r po l l' l " s » i " �ar('


i fenomeni . Di tlicilmente si rende gi ustizia a l l i l l t o dII' g l i
scri tti d i Platone sono s tati composti i n u n l asso d i a lc u n i
decenni, se non s i presume che i l pensiero di P i a l o l l i' d u ra n t('
questo lungo periodo di tempo sia cam bi a t o o s i s i a s v i l u p­
pato e che egli scriv endo a b bia pensato a se l l i » \"( ' n uo v i "' 1 -
tori .
(3 ) L' interp!eta� i Q���!,o lut i�esu �!!��': _c!)_,: .�)�! i ..l�' l.:t __

.d�L d i ; I I' lgJ.1 L


siamo ricon()s_c.<;�e .I!.':!.��!ll c cessione cro n<21�,gi ,:��

(E�� . .��.'.l_t�.. �! _� .._n_9!.�1 .. lo.. . �yll_u���� � (�,�I p�'� )� i ,.�r�! _�I!


PI�Q!,!: Ogni dialogo documentere b be i p ro h l e m i l' I I ' n oz ion i
che al tempo della redazione erano nuovi cd i l l l l ' )"('ssan l i p e r
Platone. L ' u n i tà di .!!l_t !a .IQP.!:.�erre b he �1._.!...(!y.!.'..!:�,,-. �.'.:...� �lÈ.�
qU���Q. P.I}_J.l.�Q.. qL.Yi��a , n � ll a biogra ti a Ij l os o lic�I_ .��I '.�.I:!.!! �e ch �
at!!<l v���2.. .�.-,�!! � �.p�r.i � . <l..��.i "-�_ .<l..�_�.!:.r. � �)lZ I ' l ' ("O g ) ) i � ! �l!l ! �I:'!!l..:..
I!!:� . .�!:!� ve . E.!:!J��gl:'.�n(l.o . �I.1 qll�.���. <:I i r (" z o l l (" c i s _ .PQ�"�!:>P_�:.
__
i i
inoltre ���_�_�������<:E� _.!:I.!:.I. _ � lI(.I._. i n s i ( , l II (' p e.r !?�!�e. d i __

��c.?�_�� ce �«: u ��.. �Y.�LuP��.�.�_��'p!�'�!I� (:!) I!? CI!s t�.'! �.!:..ÈQ..Qç.!!:


�ier�_C?P..e!!.re . _':'.I.I.':l ..�����_� ion e n 0I!.-'j.!� �'�.I,,:'-' I' q! ral t e rizz ata da
_

crisi. ��.Y.9.lt.�J.�_9 !�.a.:li. _

35
JI punto d� H y'i�t�_ .evolutivo ha raggiunto nel complesso,
gr<l.�!�_. él.ILél. _�!�!.!�tica lingui stica, una solida base cronologica_
..

ed ha procurato vari chiarimenti. Gli interpreti moderni tut­


tavia si sono allontanati - e a me pare con ragione - dal
punto di vista evolu tivo. O�i riconosce c!:ll:.JLuesto pun to .
di vista non ci assicura la chiave di volta della comprensirule
<!�li scritti platonici. �. 'pr()prio Xc.:>ggetto della ricerca - .

l' unità interna di tutta l'opera - che si sottrae alla ca tegoria


d �lr��gI!:!.zl<?.!:!�
(4) !- , interp��t§l.�i?n�, .�r.ti:l:t.,��fl. . f!.. P!!.!!Jir:!!.._ d om i��_��
pio." ." anche se in mod<? .n()l) unil,a te�lI.l�, n�lr<.>p�.�lI. in . �re vo�
lumi su .�I�,!g!!"e._�ig�. A!l: . ..-p..!I::tJL!r.i!':.9.Hinder._ 1 sostenitori di
q uesto punto di vista interpretativo cercano di comprendere i
dialoghi di Platone soprattutto in termini di �ere <fart�
�!iche�.!.Y.f.�q.osi dunque dei cri teri forniti dél.lla . .!.c:�ri':l_
est�ti��....!-j.!l..E�!.!i.colare dall' estetic� letteraria. L ' unità della
creazione platonica, intesa in questi termini , va rintracciata
nella ��.rél.�i!�_�t.:�!:él.��o_�� <ii _�!l:!:�!�.��..E?e tic a sem p re ����31 ..

��� !�pp'r<:s����� " }D �<.>do...Q!'_':I:!!l_I!l!!�J.çQ..Ja ricerca_..gella ve­ __

rità.
Per questa via è s tato possibile acq uisire molte cognizioni
circa la struttura e le q u alità poeti che dei dialoghi platonici.
�LE�r !5.9..I.<? , . )!.� q�� s_t9 ���,��, Sq��1� ���.!al r.!l����! l�_ .!.��­
. . . __ __ .

de '!-��.�����_.�!!��?!.�él. �_�g:g:�?��_L����5È�,_!lQ!!_� .. ..

conte!lyt?z_�J}�!�5!�?_.g�!E§.Lç9l.E!rdq�_. di vista, attra�l 'in­


teresse per la forma artistica, la sostanza filosofica degli scritti
"pi.lt��i�: "�p'�r q��;:;t�"·"�i.'��.�gi �.� ��:.- ���i.�.�.��·T�-··��Ù�"-q uarta
conferen za io stesso mi farò sosteni tore di q uesto punto di
vista) che i qi�J()..K.4i..QU�Jatone si .E!.QPongano di essere ope!:a
p()eti ca , bisog n.él.. �.� t.�,<I.'1� a ...s.�:..f!I.EE� ... ���!e presente che i n Pla­
tone la componente poetica resta al servizio della filosofia.
_. o •• • • _� ••• _ .... _ . " .. . � • • · _ '� • • R . ·' .. ... ... · · . ... . . ... . ... . .... . ... .... . . _ . .. ....... ... _ . _ . _ _ •__________ _

3 . Sebbene dunque nessuna delle quattro vie descritte


conduca ad una adeguata comprensione dell'opera scritta di
Platone, ognuna di esse tuttavia è , per la sua parte, legittima

36
e feconda. Per quan to insufficiente sia ognuno di questi punti
di vista preso per se stesso, nessuno di essi però è del tutto
superato e superfluo.
Da ciò deriva, come facilmente s i può capire, la conse­
guenza metodica, che è necessario com b inare insieme tra loro i
q uattro tipi di approccio, in modo tale che essi , nell'in terpreta­
zione, si integrino a vicenda e riescano a dart> insieme q uel
risultato che ognuno di essi, preso per se stesso, non è in grado
di fornire . Le opere che in q uesti u ltimi dece n n i hanno svolto
un ruolo di rilievo nell'interpretazione dei dia loghi di Platone
sono state in eflètti concepite come tentativo di com binare tra
loro i diffe renti metodi ; e il loro successo è s tato t an to pili
grande, quanto pili intensa è stata questa mescolanza. Pos­
siamo citare ad esempio i lavori di Hermann Gundert ( 1 9 7 1 ) c
di W . K .C. Guth rie ( 1 975 e 1 978) , quantunque nd pri mo pre­
valgano i punti di vista estetico e strutturale, nel secondo
quello storico-evolu tivo .
. �!! vog li ':lrIl o .. �_li r.� �.I) I)_Q!!l.�_� .���t2-metod o_i�.!.�P.r.(:!"1 t i y�
. . __

�!!,!r:g'!!2 � ._<!i.t!�!:�.!.l�j.a..1�_��!.�a.y.��_<2..!.é!... com binazi�n..l�L!�!.����.�h�:..


.. .

� te!.m i!}..e �{�le ttiE.1!. sia il Fili adeguato allo scopo . Da Platone i n
..

poi i�fatti . !.n t�.!l.QiaI1!9 .çq.l! J��li!�.!t�ç!l� rli.r:!� _<JiJi_c(.)rlq 1J��e gJ.i
..

opposti in un.ità. Vorrei parlare di metodo dialt>ttico del l ' i n ter­


pretazione anche e proprio in quanto q uesto metodo dovre bbe
.ten ta.re cl!. ��!!!E.���.�:t��.È.i_ale��_�a..�en te_l ' uni tà !l�!!.,,! _�(.)!!ll!.ti�
.cità (!. .c<?[1!.���.���.rietà deW�p��sc�itta di Platone._
Un siffatto esperimento è promettente proprio perché in
Platone ci si deve aspettare in linea di pri ncipio una espusi­
zione di volta in volta diflèrente o addi ri ttura opposta di deter­
minati oggetti, e q uesto appunto per ragioni dialetti che. Se
egli, ad esempio, nel Fedone presenta la filosofia come mortifica­
zione di tutto ciò che è corporeo , mentre n el Simposio la defini­
sce come entusiasmo erotico per il Bello, l a cosa va probabil­
mente spiegata riflettendo innanzitutto s u l fatto che .p' la�q!l:�.
cer��_�!LE�g.1.�<:E� !�_.Y_(!.��tà neL�1!9.L��P�HI o'pQQ.s.th..!!!�_compi e:.
__

mentari .

37
Tuttavia, neanche questo metodo, cosi raffinato e capace
di aderire alla v e ri t à presentata dal pensiero platonico, è
privo di incertezze e difficoltà rilevanti:

(a ) Qualora si debbano spiegare certe disc rep an z e al­


l'interno di un dialogo o tra diversi dialoghi, è sempre dubbio
per quale delle quattro vie sia necessario procedere ovvero
come queste si rapportino tra loro nel caso specifico. Bisogna
assumere in questi casi una diversità di aspetti sis t em a ti ci,
oppure intenzioni differen ti in ordine all ' effe tt o, o una evolu­
zione interiore dell' autore, o infine una variazione di carattere
artistico - o m aga ri tutti e quattro i punti di vista interpre­
tativi nello stesso te mpo?
(b ) �.�!.esso_�n tati�Q.Lcom--2!.:�ndere con il concetto
. .
di dialettica l a varietà di metodo e contenuti non rimuove
_ v _ _ _ __ _ _ ______ _ __ _ _ _� �._ __ _ _ _ �

f()_I1�<:t���.t�!i .o�c�..!.��__'_ !L�o}:�ç�_tto q.Lgialettica infatti è a sua


voJ!a ..pr:gbI9:nati.çQ._t;. .9.i.�s.>Z�Q§"Q. <:lj_�p.i�zione. Quel che Pla­
__

tone abbia voluto intendere con tale concetto, resta una que­
s tione assai controversa tra gli interpreti, tanto piu che Pla­
tone stesso, nei suoi scri tti, non si è mai espresso con suffi­
ciente chiarezza . in proposito . !:!.I1�.--E.<l:r.!� .��g��.�g�.ti _i.Ilter­
�La}'!. !E� lettj_ç!!- . pJ.!i tQflicil_!l_c;:.t.��n so che Lp..IQ!;lle mi vengono
s�!!P�� t.� nu !i..�_<:�!i _edÈ-��i.a.!iJ!!_ _sospeso, �n ' a l t ra parte, in­
_ _

vec.s.'-<:�f!1_<: _?�i.� ��ame.'2 �? _!l2ctoc!��_'yer�_ J:l_�!!leta assol uta,


E()r.n:J._a ����J ,I!_�� _uE..i..!:� .s.��__ �utt.«?_ !=_<?..l12p re��:.:. Finché dunque la
dialettica platonica stessa resterà esposta a interpretazioni
cosi differenti, non sarà possibile considerare il concetto di
dialettica come concetto chiave per la spiegazione dci dialo­
ghi.

4. Tenendo conto di questi margini di insicurezza, Cl S I


ritrova, per cosi dire, nella situazione di Archimede, il quale
disse che avrebbe potuto muovere la terra, se avesse potuto
disporre di un punto fermo al di fuori di essa. Ma esiste
veramente per il nostro compito - di interpretare l'opera

38
scritta di Platone come una totalità - un tale punto fermo!
Questo desiderio non mi sembra dci tu tto irrealizzabile.
Certo il desiderio di comprendere la complessa opera di
Platone può facilmente i ndurre in soluzioni fi ttizie. U n errore
consueto tra gli interpreti è senz' altro q uello di scam biare il
proprio punto di vista con il punto di vista dell'autore da
interpretare , e dunque di proiettare in lui le proprie opinioni.
Nei confron ti di P latone, l'ispiratore di ogni filosofia, la tenta ­
zione di ritrovare in lui le proprie convinzioni filosofiche e di
volerlo scegliere a Mèntore dei p rop ri pensieri è q uanto mai
grande. !�.g�_�t:>_i!l��n te, nessu!la interpr�t.a.:�i�n�. = (?)!!1c c���.
��l!l() str(l to. l (l rn.�d.��n � t �<?�ia_ �e !I_���I!l.�ne �l ti c a =_E.':!�S.� s_�.� _c!��
tu Uo .l i bera -,1�!.11�. .çQ!! y i � z i.9!l.i. �. . <i �_ p..r!:S"� �� i.�! Er:.��PtiA.d!.�.I!!��:
. . .

p rete : � .I.� i .r.es.t � � u tt <!:\fi a.:. il co r.np�!(). di c h.�(l�i!.�_ le ��!!�r.�:�l��:.. �_r.,!:


..

i ! ..p.r?P!"i <? .p�.n to. A i vi .s t(i e. q ue 1 l 9 .�e.1 �.�9. <l.�_tore . O ccor:.�!:.Ai!:.t: . . .

cht:._�.e)l�. �!(>'.I.:i_'!_�:I.�!!� .i!!!.«;.�et,!� ionL2!�!<?nic�e si sono a vo!!!


a.Y..� �i .!:� s.!.l!��� ..�i�!!�,!�ivi _�!l,.ç!!..� in q uei casi in c u i q �!:��.��
chi�!��I1.!..<?._'..1.9_I!. è !.��.�c�t.o.� Abbiam2..!!.!!...rg mpio famoso i n. !i!J..
.•

s ���i�_ P auA.. N ator�_��i_�_!�EP!�!9. .!'.��t <>.!! e in��'ot ljs:!��'�!."! ­


��1'.'-.�:_� credo d� .��scOl1!���._':ln a.!!.�<::J_ç_�S o .�}.Ke.!!� rc _!l(:Ll i h r�) � '! .

Platone di WolfK�l1g .\'V�C':1�!!d ( 1 982) c�e - pur <:.C )':! l � W h:.� u '-.:
estese - riflessioni
_ •••• • - --
_ • ••_ . __ermeneutiche
,
_ _ o _ _ _•••
- finisce con l ' ess(' re i n l (' res-
___ _ _ _• • _ • • _ • • •_ ••• _ ____ _ _ _ _ _ • • •••••••• " _ ._ • ••• • • • • ' • ._

sllnte piU . p..C':!. 5L'!!!:!l.tQ. .,!fferma su çf:r:te c()r.r(,l!l i 'ln t i rJ)('tafi�if./:tf


della fil()�()f.ìa.: . !!l_�?t: �I?:.:i_ �?�..E.? Il_p e! ci? c h !' din' a prop�!S�!�! �i ..

Platone, de.�l<l <:��. !�!<?.��!l�...!��.!!! �<2t;..l:m ' i m m a� i}.!.(: �l ll ��r.:( I!t.i�J.i ç� , ..

deformata in senso modernizzante


." . ..
-._. ' - " . - .- . .
. _ - -- - � - ---

.1 0 r��C':�.2...ch.. � ci sj ano due p unti, ch��}_'��·'::�.9. �_a.L!!1.2�9


giac�i9n,Q_'.I:L<!i fU2�i dell'opera scri tta di Pla��.!.��..0�lda!��toci sui
quali po.t!.�.�9.._y.�.r:!:!!".�_'! . capo di q uest '�>p('ra .k.w��r!�.:. Questi
due punti di vista non sono del tutto nuovi, ma essi, credo, non
hanno svolto nella critica platonica fino ad og-g-i l a parte decisiva
che spetta loro .
{a} J l p ri mO p r�!!:u..p.EQ��o d.L�.!!L��i_���l� . �<O.!!�.r con to son o .

i lettori. .2 .c.Q.!9!..<?_'!i �li i dialoghi d� YJ.at_�n..<: .���n o originaria-o


. ..

mente destinati .

39
(b) L��l�!� p'_r��,:!�sto è costituito dalle dottrine orali
e sc�lasticht: �i.. f!'!_t one, che formano lo sfondo delle opere
__ __

letterarie .
. . �. . .

Questi due dati preliminar� dell'attività letteraria plato-


nica hanno necessariamente un rapporto con essa. Mi occupo
prima di t u tto della questione del pubblico dei dialoghi, poi
tratterò il problema dello sfondo non letterario.

Come ogni opera le t teraria anche i dialoghi platonici


5.
possono essere esaminati rispetto all'estetica della loro produ­
zione o a quella della loro recezione. Nella prima prospettiva i
problemi che si pongono sono: che cosa ha da dire l ' autore?
Quali opinioni vengono esposte nelle sue opere? Come si
esprime l'insieme del suo pensiero nei suoi scritti? Queste
erano le domande che si ponevano di solito alla ricerca, mentre
l'aspetto della recezione estetica veniva trascurato. Sotto q ue­
st'altro punto di vista le domande da porsi sono le seguenti : A
quali lettori si rivolge l'autore? Perché devono leggere questi
scritti? Che cosa vuole ottenere l'autore dal suo pubblico? In
che cosa consiste la funzione effettiva delle sue opere?
_Q.l� �(;��t_!Ld.i �I�!'?I.1_e JI0I.1 , sono � oltanto i.J. PE'?��tl�_� e_�
__

suoi _.E,�0�.1.�,!:l!�_ � ,9���. ,��� C.9.l!Q�,ç_m�,!;. . _fj.!Q_�Qfi che , ma anche


.. .. __

della sua intenzione di comunicarle e di renderle eflicaci. A


.:... -.... - _ . _ . _._ . . _-_.--._�- ... .. _ . ..-. ....--..... ' . - -• .. • . . --: . . . . .... �---....... ...�._ ... _-

tale scopo Platone doveva tenere presenti i bisogni e le capa­


cità dei suoi lettori. Nessuno dei punti di vista interpretativi
che ho illustrato in precedenza è esauriente senza questa
componente di estetica c!.ella recezione:
(a ) C!��_ i �_i �_I_og�L�LrJ��on_�_�!!! !!! e ttano una spie�­
__

si
�i.()�� §'!fe.!lla !!ç�.l. ma non siano stati a loro volta redatti )n
rIlQ�tQ. sistem_�ifQ,._� .!!!a!.. circostanza _çhe va probabilmente.
__

se��_t�_ _.<:.�� _�lI.1��!':�i<?!.l� ,�!l!,au.��� __d_i lasciare ai lettori il


__

compi t? _�L sc().E r��� ��_�� _� t� s.:>i.. LE-�...s.�L�!� tematiQ...p..!�! i


.. ..

.!l�I�_�_ p.r.?P!i�_ ����_


(b) L'idea di Schleiermacher, che i dialoghi siano stati
concepiti secondo un piano pedagogico, costituisce uno

40
spunto senz'altro utile ai fini di un'estetica della recezione; v a
però senza dubbio ampliata e differenziata, dovendo corri­
spondere alla varietà degli effetti che l 'autore ha inteso attri­
buire ai dialoghi.
( c ) L" evoluzione' che si può osservare nell�_�!:.l���..���?n<:_
dei dialoghi _!!.2�Ai.E.c;!!.!!��icuramente solo ..dai P.!2g�c;.S..�iJ.ì!9.S.2.:.
f�<i.. comp�l!!i..i�I.'.� ut<?!.�f!l� .ilnc� e dal fa.ll!l.J2_i!Lç:g.!.i... .<ti .. YQttl!-.
i�volta si a��.�t.� . �!l:._�.<!�_�t;�.Er:.���2_.�..E!.gp!iJe t t��!.:.
(d) La componente poetica e artistica di q uesti dialo-
ghi non deve manifestarsi solamente nella loro forma, ma
anche e soprattutto nell'effetto ch��� _:!.!!JJett.?��._
(e ) E��r ��.... ��.. !�. .�!.�E�.����.<:.t �!�a.�L�l����_?P!:��
�E:.��_<:_Xi �.!!t:�.2_..9L�_edi.'!l.e tr� .!.a...P.o.�j.�i9 ne .. del filosofo e_le
•.

e? s�� i�!!j...<!�.� P�21�FçQ_ !12.!!.� nlQ�f.!f.Q,


Perché questa prospettiva possa es'p rimersi in tutta la sua
fecondità dobbiamo rivolgere particolare attenzione a varie
informazioni. 1?a yIl� .p_a!!:.t;. ._<;!S'bi?iaIE2.L se è possibile, ac�:
taE���?!..j<:.��t:Il.t �. P.��.. <iua�<::...E.':!l>!>}�co Platone abbia scritto e
�a.!'E. .��QI:!�E.7:� �_��.i �!1.<?_.���.2. _�I!.<!!..a. kJì�e opere. Dall' altra
__

dobbiamo, nell'analisi dei dialoghi, prestare attenzione in


modo ancora pill preciso ai destinatari e all'influenza che su
di essi si vuole esercitare.
( l ) Se raccogliamo le notizie e gli indizi che dicono
qualcosa sui lettori originari di Platone, risulta che gli s.c ritt!
I!!.�r:.��.i.ç! .!!.9.':1 er<l:nO destinati in prima i�t�Il�'!._a...._q�.!��o_-. .P
.sl?�c�IJlente S2.!te .. .l1!a . <l. U.Il. pu�b.liç<? �iJ!.xasto, n.Q.�JìlosQ!�co.
�..!>�E�{ ve!:<? J.���on�2_.mQ.g�!!.ç, .J._�erzio I I I 3 7) che i d.��)gg!! i .
veI1:i':: a.�Q_<!él.p.P�i.�,�J � _él...t.� � ella cerchi�A_�gli._S.�9:
1ar! t: _c!-�gl� . ��,�<:! e�: �l!_ . �� -�?do���.�blicati'i._.P.C!.LP�Ei?_ ��.�.
__

��Ili.vano . cli'(ulgati ru.ori. . <!�,!��...���<?!�,.t;. . . �i . . riyo"g<:.�.�.11?_ a. .!c:���


�i , tutto il mondo di lingua greca. Questi lettori non dovevano
essere informati dai dialoghi su tu tta la filosofia di Platone,
bensi stimolati 'protretticamente' verso la filosofia. Col ter­
mine 'protrettico' si intende che le opere letterarie dovevano
richiamare l'attenzione del lettore sulla scuola di Platone e

41
che esse potevano condurlo sulla strada della riflessione e di
una vita conforme alla filosofia.
I n Dicearco, scolaro d'Aristotele, leggiamo i n questo
senso (presso Filodemo, lndex Academicorum , col I 1 1 - 1 5 e Y
34- 3 7 , cf: «Cronache Ercolanesi» 1 3/ 1 983, pp. 59-6 1 ) :

"Con la red azione dei s u oi dialoghi letterari Platone ha s p i n to


i n n u merevol i persone, si potre b be d i re , verso la fi losofia».
" Platone, che aveva u n i n llusso potente grazie alla s u a a t t i v i t à
let teraria, i n co raggiò c o n i suoi l i bri anche molti d e g l i assen ti ( c h e
non po tevano freq uen tare la sua s c u o l a ) a non cu rarsi , ogn u n o p e r
sé, delle o p i n i o n i d e i chiacchieron i ,) .

Inoltre è tramandato (in Temistio, or. XX I I I 395 c-d )


c h e singoli lettori, dopo aver letto certi dialoghi (cioè il Gorgia
e la Repubblica ) , si decisero ad andare ad Atene da Platone
per dedicare nella sua scuola tu tta la loro vita alla filosofia.
Da Senofonte (Memorabilia I 4, l ) e dal dialogo pseudo­
platonico Clitofonte veniamo a conoscenza dell'opinione critica,
secondo la q uale i dialoghi socratici di Platone avre b b ero
soltanto un efletto protrettico, e cioè sare b bero in grado di
indirizzare soltanto provvisoriamente aJla conoscenza migliore
ed alla virtii, senza peraltro essere capaci di insegnarle in
modo sistematico. Questa censura è sicuramente superficiale,
essa è tuttavia giustificata nella misura in cui gli scritti plato­
nici promuovevano la vita filosofica pi6 di quanto tras mettes­
sero dottrine fi losofiche.
(2) Specificherò nelle prossime conferenze quali fossero
gli scopi che Platone si proponeva di raggiungere e in che
modo essi si possano dedu rre dai dialoghi stessi. Per il mo­
mento bastino due osservazioni generali .
(a ) !:_fél:çi l.�.. 1:!2!éI:��. ..ç�.e _ �����C:._�l::l _���._�-,:�l�g�� -
��!: ini � i�_ § !1_!?_.<ll l.ll . !i_n..�... -::-:-_!I.!.e_t_t�_pi fronte al filosofo, Rer lo
��.�_ ..��c.�at«:! . i.I1 terlo�.!.�_rLseJ!l..P!� Y-.!l0vi; ed è da presumere
�l1e . �.i._v.ll:fi. .p'��� i ... ç2rr!�p9.!lda_no y�I�Uill i di destinatari.
�q uali �i !i.,::�!g �� ��ri �� ?E�: ..
_
__ _

42
NeL 1?!i.!!1L.�L�.!Qg.h!..._Socrate discute C.Q!! sofi�ti_��!lri
avversari e _.�i.. . rivo!g� ad �olt?:.!.?ri il!te��.�.�.2 blemi

�.!��Y.La!!:��.us�!?..!!e . Egli alletta giovani e padri che vo­


..
_
.
.
.

gliono educare bene i loro figli. Si ha quindi l ' impressione che


.
-
"
'

qui Platone voglia attirare l 'attenzione sulla sua paideia filoso­


.
.

--- .

fica. _ .

.

N ei dialo g hi .<:l�! .2.�!Q�9_ .l!:l�p i o_S..J.� rd �!. iL!<:t.!:() r� . y�e.n.�


.
-
_.
. .
...

coinvolto in una conversazione .. tra amici. G l i interlocu tori


.
.
. .. .
.
.

però, in alcuni di q uesti dialoghi - come n e l l a Repubblica e


-
-
-

- _

nelle Leggi , sono in teressati meno alla fi losofia che alla


_
.
- ....

politica. Questi dialoghi. si riv�lg()I1�... �un q��� )ba�l'!l.c:.n���


...
.

�Jl:l!9 it �Itq...l?<? li �ic� . d.c;:I ,!!!9P.cl, 2.. g���.<:!.:


_-

In altri dialoghi del pe�i2<:l�...1.lI;.. ��Q_ gli in terlocu to.r.i . :>!., ,


.
_
. .

trasfo�.m ano p i � tto���._�� . ��Q l.��j ç_.<::9. l1.a. b.9 r�.<2!'i..9d .!U� !.�.<1.f.� i � ...
-

. . ..

Socrate qui può far presiedere il dialogo dallo stranù'ro di -

Elca o da altri uomini che si presentano col l' autorità d i _


.

esperti maestri , I n questi dialoghi - nel Tuteto , nel SqjiJta ,


nel Politico , nel Timeo , nel Filebo si percepisce q u alcosa -

dell'atmosfera della scuola di Platone, senza però int!'nd('n' l a


voce di Platone e dei s uoi collaboratori . Questi dialoghi avvi­
cinano il lettore alle discussioni dell' Academiai tuttavia a n c h e
essi continuano a rivolgersi a persone estranee all' Academia.
Queste semplici osservazioni circa il cam biamento degl i
interlocu tori nei di aloghi di Platone possono forse già i llu­
strare che non è possibile comprendere in modo ad('guato il
contenuto di q ueste conversazioni , se si ig n ora c h e il li Vl'l Io �'
�. !��<'>!l�E��. � i ci ?.. c.�t: . vi<;I1� .g e ! to, di pe n don ( � çi ag lLim(' dQç.lJ:
�.o��,_, e .� � e . �laton �. i.n q�.� ��9.J!.Ioq�U i t:m: .co IH1!. d d,Ir.A:112 Wa­
.tiye_.e., degli. int���s.�i. �i lett9Ei .4iy.çr.�.:
(b ) Con la mia seconda osservazio/le gl'llcrale in­
tendo fin d'ora, anche se in modo provvisorio, far presente
che Platone nei suoi dialoghi caratterizza in modo ben preciso
l ' effetto dei colloq ui e dei discorsi fi losofici. Secondo queste
affermazioni di Platone l'effetto principak dei suoi clia!gs:.�i
letterari non è da cercarsi nella comuni cazIOne di �o"!'!:E� n e, __

43
ma nt: I.I.e. .r1;l!!�i�_L Esi<:�giçhe: essi intendono liberare iUet­
tore da legami erronei, stimolarlo, incoraggiarlo e confermarlo
nell�_.�I!.l!.2.spirazione verso l'Areté e l'Eudaimonia.
_� 'i �p.o.n,�_�!!.:..a.!!_��!.<>.!l�J1._É-_�<:he in Platone.�lare di
. tilo�<?f i a �.��i!��� un'atti�tà che _�iene spesso paragonata
__

.��I�!.��_ .!!!.<:���,
. . e.. in particol é:l�e a �<;�!: _é:l�t�.r.te ��g!Lsco�
�a.:g}ci lm (10 �vL att I".éI.\:'�I".�.<>. Lg��IU��f..1.i_!:I!�_yi e_� lIberata da
�"..l.I1!.�i�a zio�i e emozioni e�togene. Gli interpreti di Platone
hanno piti volte richiamato l'attenzione su questa plastica
caratterizzazione dei ' discorsi filosofici (cf. A. de Marignac,
1 95 1 , pp. 1 49- 1 58 sull' efficacia delle immagini platoniche e da
ultimo Elizabeth Belfiore, 1 980) .
A tale proposito si possono distinguere <!.1:!..c:.Jorm<: _��!_ ..

.d ���2_ fi!osofic<!:._��E�....E!!�J!.!?!l.!!1_��!�_�!l..!!!!a.-.zj2f..1$
i
( È�l.x E L�E-'!�_E.��<:._�._.��2..IE,e.�.f! i _E�i<?��!�., ��!.l.�é:l!��él �t _!l�­
.. .

�corso .J!2��<L.miti �. ( l ) N: eL�gfj!�.L�.lQ ._ �.� �l J �I �!.()[l� .

�.!:.�2��_!e-.i!!.(J�g�i.�J�'!.�_�ç,!1�..�H�_.Euri fi cazione medica ()(,o.­


-3n Q(Jlç;}, p.o! ch� j!l _9...���J_!:u'�l!l«;,_il!����o viene rimo�so ciò
che è <!i i!!l.E���!E.�.!1J.2_.2:�.�.J..él.lu.!e - del corpo ovvero dell'a­
nima. (2) � discorsi mitici sono P9.i i[l, p�ti�Qlar� .. quelli ç,l.!.e
P I��?E:�, i � . _a l_c u � i p assi ,. pé:l ra g()I1a.- all I:) ,�<:9.!!S!.���U!�!l[ico (Èq!:.:
(l��L,,� : .Fe4one 1 1 4 D , Leggi X 90 3. B : ç()� _.ci.<). e.g!L int�!}.<i.e
__

<:�ratterizzare la particolare forza persuasi��_ Q�L�!!ç2.!:�Q_pg.e­


tico-mit i�o, che è in . g ra� o di �.élggi ll!?-ge �t: ..n?!l_.�o..!<? g� ��_�i __ _ _

razio � a !i.1. ma a.I1�_J:1. �_ q��J!!,,�.!!!-Qt.L .Ly. 9�1 l'aQima, .


È indicativo però che queste due forme del discorso filo­
sofico non si lascino distinguere proprio sotto il punto di vista
dell'effetto terapeutico ' magico'. Anche i logoi elentici di So­
crate, come piti volte vien detto, hanno un effetto in questo
senso. Nel Carmide l'intero dialogo filosofico viene paragonato
all'incantesimo terapeutico ( m (1 0E lV, 1 75 A-C . 1 76 B) . Nel
Menone l'interlocutore paragona alla magia l'effetto che l'inda­
gine elentica ha avuto su di lui (80 AB) . Nel Fedone le argo­
mentazioni in favore dell�immortalità dell'anima vengono in­
tese come canti magici (m'Po nt) atti a fugare la paura della

44
morte (77 E 78 A) . Anche la maieutica di Socrate è con­
-

nessa alla È1t<pÒiJ ( Teeteto 1 49 C D. 1 5 7 C) . Nella stessa dire­


zione conducono quei passi in cui l'effetto dei logoi socratici
viene paragonato con l'effetto della musica incantatrice, q uale
era in uso nei culti religiosi: con il fascino .della musica dei
coribanti (Critone 54 D) e con le melodie del flauto di Marsia
(Simposio 2 1 5 C-E) .
Da questi ed altri passi testuali si possono desumere per i
dialoghi platonici ��enti conclusioni: J!.L Platon� n.� __

�.��U0.!l_�<?.� �� �y.i�i�!?.!taf!.!:!-�suoi scri.tti .!!.�Jl'in�!!�


��n..�.2._dL���!���J.. .ma in.�!ffetto p'er cosi dire purificatore e
!!!,ag,icamente affascinant!:.-che deve aiutare i! lettore ag...Q�
nere la .:>alute-.2 t;,! I'ani � (2) . !.l. P.����� l'arte medica e
_ _ .
��!��.�!� �� .i��� �.!!:!. �2E!'.�_t.!�tto che la forza persuasiva dei
dia.-1ogll! . .f!.Jo�ofi�i çl?.�.�i._�tt: Il�.ll!'l .J�ç9�<;�l� _Ijpetizione degli
.
. .. .. ..

stessi pensieri JoIl�"!:.I!I�.J:1!�I!�. � c�� .e.�. �� , �Lrivolge all'anim�


.

.. . . ..

,_
.!Dter!L.= anche alle emozioni determinate dalle immagini e
dagli afletti. (3) Sotto questo punto di vista Lc!iél.loghi. plato­
nici sono amni alle _�ere .�!.ç,Jla_�_�sica L.. �:l.çJl'arte oratoria e
�el!éI._.P!?!� il cui efletto, da Platone come da altri autori (ad
es. l ' oratore Gorgia, Fr . B I I Diels-Kranz) viene anche para­
gonato all'incantesimo provocato dalla magia. (4) Collocando
i propri dialoghi accanto alle arti musiche, }>latoTlç so.��()li�ç!'l
�elJo_.�.!.��g._��!!l...p 0 che l"effetto .!!!!:lgj�è<!.'_ �kL _� !&<.)i!l!2so[iQ...�
. ..

esse!!�i�.!�çp'� diyer!!.() ..Q!!....9.��.k> .Qt�)I' �)!.'!!!.! !:.i �_� .9.d!�""p.Q«;,�a


.
.. .. . .

t.!!lQ!�!Q!l.éI..�L .!-'incan_t�si.ITl?_ �i.��o..!i_��!_ )�(!II _ si .P��p'o!.!...<:. _�i )cg�r.�


..

e.!!..i!lK�.!!.�!_e_.X �c!! !�!�.Q.iLk.!�.!.�l.. .� � (!L .l i!.)�:T;l.':I�.) ! c!�. ��r.! ::


..

. .....

�!9 YE.�'?_.1�_ y'��i ��.. J.. ' él.rgQ!ll�l! �é!..z. i��n.(· !i.�(�s.o f.i.���L .<2.<.?!!l.� �-_
_ _ .. .
.
__

fç!.l!.! él. Platone nella Repubblica .J...�_60� .�L. è...J�('rtaE��


�.or!(l <!U.ll.C:�: E���� 3.!!titetico a g,�t.:.! �() s}l�ci.�a.t.<�. �.�H� ..E0esia
. . .. .

nel sens�<:.?.�.���rmine. ( 5 ) La di f lì're/lza tra incante­


. ..

simo (È:lt(lÒElV) non-filosofico e incan tesimo filosofico risulta


per Platone dal fatto che la parola del filosofi:> è guidata dalla
conoscenza della verità e pertanto è in grado di indirizzare
chi la ascolta, o legge, verso il vero Bene.

45
6. Eccomi ora all'altro punto esterno ai dialoghi, che
mi sembra di importanza decisiva per la loro comprensione.
Questo presupposto concerne il conten uto. La mia tesi è c�e
p<.>.:>.:>�a '!l_��<?�P.E!����� .L ��og� i . J�I<l!���L _,:��l�.J.?ro totali �
'§QlQ_ �Q.. �f.C;.9 !,�mo che essi rimandano nei particolari e in
gen���t.: � �!!.!�:�stifìcazione di vasta portata che non è espli­
__ __

_ci ��!� � ell'op ��� ��L ma è � resu pposta in ogni sua parte .
. .
Mi preme di chiarire q uesta tesi e di renderla plausibile.
( 1 ) La storia della ricerca attuale ha di mostrato sempre
pili chiaramente che la nos tra comprensione �.<:L9.i�lqgl!!...Pl�! o ­
..

n�i dip!!1:�!:)� _IE.0d?.. 9�.�i�i��_�<l:�}�t�?_���.�latone abbia - o


no _ =. ���!.e.nu�o .'.�ottrine non scritte' (�y!;?(l<p� _.Ò21.H:(l,!� d i
i mp()r�a.Il:Z� r.0P�_J'!l.!�.! ��· È ben noto c h e questa questione
oggi è molto controversa . Quanto a me, io credo che esistano
argomenti cogenti per asseri re che Platone ha sostenuto nella
sua scuola una teoria dei princìpi che non ha espos to nei suoi
scritti . I n un articolo i taliano su La teoria dei princiPi in Platone.
(<< Elenchos» 1 1 1 980) ho raccolto questi argomenti .
Con riferimento alla s toria della ricerca bisogna rilevare
che Friedfich Schleiermacher all' inizio del secolo scorso ha
��.���<l��� _��_ P!.�.!.�� ,?_�� �<?I�. !�. �P.�!!._�_��!.�.��_<!L.��.���� . sia !l_?
.. ...

�eterIl!-i r: al1 ti p�r . I.� �o � t r� �()rn p :� n� i.9_I1� deg�.��E���_()_��.! . d_al


. . .. . . .
.. ..

�m�E�0_ç�.�.�.��a �<i�t:!:!.b.� �9.n.t e�!:l.!�_r in��q,.�_ q��!<; .9p <;!:e


... . __

scritte. In questo modo Schleiermacher ha negato ogni valore


alle '�tizie tramandate da Aristotele ed altri sulle dottrine
orali di Platone ed ha cosi ristretto in modo notevole l'oriz­
zonte interpretativo. Nel nostro secolo lo studioso americano
Harold Cherniss ha cercato di di mostrare che le notizie degli
scolari sulle dottrine orali di Platone si fondano su malintesi e
reinterpretazioni; e molti interpreti moderni lo seguono.
Altri interpreti ( come dopo Léon Robin, Julius Stenzel,
Paul \Vilpert, Philip Merlan, Cornelia De Vogel, i rappresen­
tanti della scuola di Tii bingen) hanno invece tentato di indivi­
duare il nocciolo storicamente attendi bile di queste notizie.
Secondo i loro risultati si può presumere che le 'dottrine non

46
scritte' di Platone consistono in sostanza in una teoria dt> i
primi princìpi, delle supreme e piti generali cause pri me
dell' essere ,
I n difesa dell' esistenza di una teoria dci princìpi di Pla­
tone non scritta parla soprattutto un passo nella Settima
Lettera, che ci informa anche delle ragioni, per le q u ali Pla­
tone non ha parlato di queste cose nelle sue opere le t terarie
(Epist, V I I 34 1 C-E) :

« Q u es t o t u t tavia io posso d i re di t u t t i q u elli c h e h a n n o sc n t t o e

scriveranno dicendo di co n o s cere ciò di c u i io mi occupo p l ' r aVl'rlo


sentito esporre o d a me o d a a l t ri o per a v e r l o scoperto essi s t l'ss i ,
c h e non capiscon n u l l a , a m i o g i u d i z i o , d i q ueste c o s e , S u d i ('ss('

non c'è, né vi sarà, a l c u n m i o scri tto, Perché non è , q u esta mia, u n a


scienza come le a l t re : e s s a n o n s i p u ò n e l l o s tesso m od o co m u n i carl' ,
ma come lia m m a s' accende da l uoco che balza: n a s c e d ' i m p rovviso
nell'anima d o p o u n l u ngo p e r i od o d i d i s c u ss i on i s u l l ' a rgomento l'

una vita v i s s u t a in co m u n e , e poi si n u t re d i se medesi ma, Q u e s to


tu ttavia io so , ch e , se ne s c ri v e s s i o ne parlassi io stesso, q u e s t e COSI'

l e di rei cOSI come nessun a l t ro sapre b b e , e so anche che se lilssl'ro


scri t t e male, m o l t o me ne alll i ggere i , Se i n v e c e credeSSI che si dovl's­
sero scrivere e render note ai piu i n modo a de g u a t o e si p o t e s s l' ro
comun i care, che cosa avrei potuto Iiue d i piu be l l o nella m i a ,' i t a ,
che s c ri v e r q u e s te cose u t i li s s i m e per g l i u ()m i n i , traendo a l l a l u ce
per t u t t i la n a t u ra? M a i o non penso che tale occupazione, ('O lllt' si
dice, sia giovevole a t u tti; g i o v a soltanto a q u ei pochi clH' d a sol i ,
do po q ua l c he i n d i c az i o n e , possono p ro gre d i r e l i n o i n f o n d o a l l a
r i c e r c a: gli altri ne trarre b bero s o l t a n t o u n i n gi u s t i l i ca t o d i s prezzo o

u na s c i o cc a es u p e r b a presunzione, q u a s i avessero a p p rl'so q u a l c h l '


cosa di a u g u s t o » ,

ylat()�e, _con <:i<>. ,, ��!!._v_�<?!_ di�e che i pri l l cì p i , h�s i l ari di


E!!..�<; .ks2.�� J,)a�tr pi�)m.E9rtantc dI'i la s u a li losolia, siano
.

del .!..l!!!..<?��!ra�li , Es.!'! si poss9no anzi lÌ>rrn ular.!.: molto belli:


�er��!!!! e nt.e ; ma i� ,��tenuto_�L9..,:!!�sta t('(2!}'� !l..( JE-� comuni­
cabile con me��U�l}��stici ..2!�li.--'2,_ scri t t i
- !!.�llo stesso
-

mod� come lo sono altre cognizlolil. "Ni;',-\ è p�rtanto possibile


com unicare direttamente ad un altro q uesta teoria dei

47
princìpi, perché e�sa _diyenta comprensibile solo dopo lunghi
��jnten_�i studi matematici e dialettici . Un'esposizione pub­
blica era dunque possibile secondo Platone, ma essa sarebbe
risultata piuttosto dannosa che utile, dal momento che ascol­
tatori o lettori impreparati sarebbero stati necessariamente
fuorviati da una tale esposizione, sia in direzione di un ingiu­
stificato disprezzo sia di un'altrettanto falsa presunzione.
(2) Se dunque non si può d ubitare dell' esistenza di
una teoria dei princìpi di Platone non scritta, con ciò non si è
ancora risolta - ma soltan to si è posta in un modo nuovo -
la q uestione principale dell'interpretazione di Platone, cioè la
questione dell'u nità della filosofia platonica. Questo problema
si pone ora nei termini del rapporto tra opera sl:: ri.tt.�. � ...!:!9_��.
_t.!��� �?�_� ri ��.:.� ol ?_ ._��3.��.s�_�� el e��E!i �..!���
__ __ _

��r.�_�� IE�_�IE?s t �!!9 <!.�_.!�eEe_. c..�!ll.Jl�_'!lfE_t_a.!iJ_2_tteniamo


__ __

�'!'��[i�_�...s!.? ba!�... d':_�!�.É!?sof�.��E.�a. Non ci si può


limi tare agli scritti; ma sarebbe anche un errore fatale se
qualcuno credesse di potersi limi tare, per comprendere Pla­
tone, alla teoria dei princìpi non scritta e trascurare le opere
letterarie.
Sotto vari aspetti _I!!L�m.!>.ra c!!!.. esista tra i dialoghi
letterari �i.!�at0r:t�<:..� . su�_�eoria dei princìpi orale un nesso
.
indissol ubile . Da una parte i dialoghi alludono frequente­
mente ai princìpi . Essi richiamano lo sguardo del lettore in
questa direzione. Dall' altra par t e Platone ha, io credo, conce­
pi t o i s uoi dialoghi sulla base della conoscenza dei princìpi:
!:�!._._devon.2-çQ.municare al lettore q uesta conoscenza nella
���..!�.)E cui e��.!!!_ il pericolo di essere fraintesa.
__

L'opera scritta di Platone ha il compito necessario di rendere


efficaci , per quanto è possi bile nel mondo umano, i princìpi
basilari della filosofia.
( 3) Per concretare ulteriormente q uest'asserzione, vo­
glio concludere ritornando sulle quattro interpretazioni tradi­
zionali, colle quali si cercava di afferrare la totalità dell'opera
scritta di Platone: l'interpretazione sistematica, quella peda-

48
gogica, quella evolutiva e quella artistica o poetica. Mi sem­
bra che tutte q ueste q uestioni possano essere poste e risolte i n
modo appropriato solo s e s i considera l a teoria dei princìpi
come sfondo esoterico dei dialoghi letterari .
(a ) I lettori delle opere scritte hanno l'impressione
che Platone abbia di mira una spiegazione sistematica di
tutto il mondo senza però raggiungerla, che la raccomandi
senza però esporla. �o cred� <::�� ��. Eossa spiegare..9.!!�st'a�.Q!.7_
g�ità ç�p._ iL !��l���X ��..!9E�._di _questi scr.illL.!!!..�.�_�!!!P.!:� .
<!.�I:I���ion!:....'E!E.P..L��.�_e... Jistematica. ma in quanto gLi!­
..!.?� _�.s:!.L�� . �.sti�E!:.«:_.ç�.gen����!1.!.e dall' e�orla. Se infatti la
..

dottrina orale di Platone consisteva essenzialmente in una


teoria dei pri mi princìpi dell' essere , allora Platone aveva rie­
pilogato in essa in modo basi lare, sistematico e unitario tutte
le singole esperienze e cognizion i . Questa sinossi dei princìpi
doveva includere proprio tutto ciò che è esposto nelle opere
scritte.
Che Platone nei suoi scritti alluda alla summa sistema­
tica dei princìpi, ma non la tratti esplicitamente, può essere
spiegato col fatto che la verità del sistema può essere com­
presa solo da colui che vi arriva attraverso un proprio sforzo
sintetico. Gli scritti indicano questa meta, ma non sostitui­
scono il cammino che i l lettore s tesso deve percorrere . La
presentazione diretta della meta potre bbe solo causare malin­
tesi.
�él tone du �q ue � in ..s.! �.��.l....PE�:.s.��_t_�_.l,l_c.:U.!��! i .c!.i �9..S".�i .�� __ __

-
sua conoscenza sistematica dell' essere d e l i berata m e n t e i n un
0.0 _ • ,. • ". . •. • _ " . . • • • • ' , _ • . . • _ _ • _ _ _ • . • • _ . � •••• "", . • "",. ",. """"_ �",._,,_ . ••, , , � • • . o " . " • • • • " .. . 0 . _ ' . ' 0 _._ ' . • _ ••• � • • _ ._. __ .. ... . _

�_�� I?-�� .�i_�_t.!:����o: egli in essi m o s t ra s e m p re soltan to


.

aspetti particolari del tutto. I n q uesto modo v uole sollecitare


il lettore a cercare e a trovare egli s tesso i n e s s i sistematici.
��. _���.�.�..P.i. �Il.I:_?!l tri.�!.ll_? . Eip.�.�� tam e nt e n e i di (l�()gJ:1LJ.:! ­
...

dea che il buono è un "alore .Jll e dio tra i l troppo e . il ._��p.P2 .

P��<? ( tra iperbolé ed elissi , per usare termini aristotelici) . Con


questa struttura valutativa Platone spiega nei suoi scritti la
relazione tra areté e kakia in campi cosi differenti come l' etica.

49
la politica, la medicina , la cosmologia. Grazie alla matemati ca .
nella scuola si desc!iveva in modo esatto e universale il rap­
porto d�Lgi....:!.go mezzo con il maggiore ed il minore. In q u e s t o
modo le strutture emergenti in differenti campi della realtà
potevano essere raccolte sistematicamente e da ultimo ricon­
dotte al contrasto tra princìpi primi: un principio normativo di
unità e di uguaglianza ed un principio opposto della relatività
del pi6 e del meno.
(b) Per quanto concerne l'interpretazione pedagogica
di Platone ( che Schleiermacher cercava non senza ragione nei
dialoghi platonici) , questa intenzione appare ancora pi6
chiara, se non solo un dialogo rimanda a un altro, ma se i
dialoghi nel loro insieme rimandano a qualche cosa al di là di
essi . Se le conoscenze fo ndamentali non vengono esposte in
modo letterario, allora è ancora pi6 vaU<!;i }'i!l.t�.rJ?!�tazione
secondo l a, qu�Je eQp'�!a_ .�çriH�. n QT) l?iJ2!.QP9_Q_� ._l?_�.IDpl.i_çtm.e n t e
.

�i _�s ! ruir� �I. lf:: t ! ore , r.n� Y':Io.le .. �.t_tll!QJ_<l,�I9. _a . _!l_I)._�..!in� ione
. _. _

_pe�s0!1���:
I n questo contesto bisogna comprendere in modo pi6
preciso la funzione che au tori contemporanei ( come Senofonte
e Dicearco) attribuiscono ai dialoghi platonici col concetto di
' letteratura protrettica' . I dialoghi di Platone appartengono
alla tradizione formale di orazioni protrettiche, colle q uali i
sofisti facevano propaganda per il loro insegnamento, essi però
superano questa protrettica sofistica per vari aspetti. Anche i
dialoghi platonici richiamano l'attenzione sulla scuola e la
paideia dell'autore e danno alcuni saggi di quest'educazione
filosofica. Ma la .l!.ai4e�a fil�s() � ca di P!��o�� _è.. . ��.s ���� �! !!l�I?: ��
di��rsa ��}ng!"E.�!9!l_c:. ...�Q.!!:s.!!�_a.i.. � .iIl: .. II)2qQ. �� a I9gQ. _té!... _�� a
__ _ __

. protrettica sj_ . sfor�!:l . di distogliere gli uomjni .dal� fi':I.lacia de!.J..e


ap�a.r�_Il�� ..�c!.� iE.9.Jrt?:�ar\i Y.�!.�Ji!-_ .�Q!i_da verità . Nella protret­
tica di Platone la propaganda per la scuola si unisce stretta­
mente alla sollecitazione a condurre un' esistenza responsabile .
Se i dialoghi pi6 tardi accentuano sempre di pi6 l'esposi­
zione di precise conoscenze, tuttavia in essi non compare an-

50
cora un riconoscimento esplicito delle verità fondamentali : ciò
significa che anche essi alludono protretticamente a q ualcosa
al di là di loro stess i . Le conoscenze fondamentali non ven­
gono nell'esposizione letteraria nascoste a rtificialmente, ma
rimangono i mplicite in modo da richiamare l' attenzione dci
lettore su di esse. Quanto egli procederà sulla via addi tata,
dipenderà da lui - dalle sue capacità e dai suoi sforzi .
(c) Anche considerando l' opera d i Platone d a l punto
di vista dell'evoluzione del suo pensiero, abbiamo maggio re
speranza di una soluzione appropriata, se teniamo conto delle
dottrine orali di Platone. Ques to problema appare in un'altra
luce, se si nota che Platone nei suoi scritti non ha - come un
professore moderno nei suoi li bri - ogni volta esposto le s u e
nozioni piti recen ti, ma che egli tenta di trasformare le sue
cognizioni fondamentali i n modo cht' possano influenzare un
pubblico assai vasto.
Senza d u bbio il pensiero di Platone ha s u bìto cam bia­
menti nel corso del tempo, è stato ampliato ed approfondi to.
Ma nel migliore dei casi nei dialoghi noi riusciamo ad aller­
rare q uesto processo solo indirettamente, dal momento che
esso si svolgeva i n primo luogo nel campo dI'ila d iscussione
scolastica. In questa Platone sem bra a v e re e l a hora to conti­
nuamente soprattu tto la teoria orale dei pri ndpi , u t i l i zzando i
piti recenti risultati della ricerca otten u t i d i vo l t a i n v o l t a in
varie scienze. U n riflesso di ciò si ha n e i d i a l og h i c h e inclu­
dono sempre nuovi temi , però solo nella misura adatta ad
un'esposizione rivolta a un pubblico al d i fuori dell' Academia.
Se ci si limita a considerare la s u ccess i o 1 \ e delle opere
letterarie, l'impressione che si riceve d d l ' ('vo l u z i o n e platonica
può essere all'inci rca questa: all'inizio P l a to n (' cerca a tastoni
ciò che di volta in volta è l ' elemento co m u n e nei mu tevoli
fenomeni, soprattutto nelle virtù etiche; CO S I perviene grad ual­
mente alla supposizione di idee autonome; poi il mondo delle
idee si popola sempre di piti, ed egli si interroga su un ordine
del mondo delle idee e su una idea delle idee; questa do-

51
manda lo conduce infine al problema di una teoria dei
princìpi. Ma se si tiene conto anche della dottrina orale come
sfondo dei dialoghi, ci si accorge che è probabile che questo
processo si sia svolto con un ordine diverso . APP'�_��,.��z'al�Eo
possi bile �t: �� �!Q���g��_.B.!2�?,� �_�_L�!l1().n.� .,.��.��_� ��u t!J
.. ___ __

origine d�l'i ������,���_._P!.��_'?!.�!i.ca �.�.!�5��._�I!i!!l�


,__

(àQxi] ) di tu tte le cose. Che cosa avrebbe infatti impedito al


giova;;-e Plato;;�-dT��;�� c ere la speculazione sull' àQxi] dei
presocratici e di considerare come proprio compito filosofico
la fondazione u ltima di tu tte le cose? �L_q1J�§!2. t�'§'!Q,__

J>.t�.!YB.t;._.�b ��_,,&��_Q.a vanti a sé fin dall' inizio il pro blema di


�h! ���E(LiL!"�..Ey E _rto..!r�.unEincipio unico e l'infinita moltepli­
s.i.!!t dei .ftI.!Y.!!!.�i . Per spiegare questo passaggio aveva biso­
gno delle idee. �' evoluzione non cond urrebbe dunque dalle
idee.. ai princìpi, l!!a piu ttos�o dal problema dei princìpi alla
teoria delle idee.
- "---_ . . . _-------

Un noto passo del Fedone (96 A- 1 0 1 E) dimostra che


q uesta visione del rapporto tra problema dei princìpi e teoria
delle idee non è completamente estranea ai dialoghi . In que­
sto passo Platone descrive la via percorsa da Socrate, dalle
spiegazioni della physis fino all' assunzione delle idee. Questo
Socrate platonico era però fin dall'inizio alla ricerca del Bene
q uale causa onnicomprensiva (aL'da) . Non avendo trovato nei
pensatori precedenti una risposta soddisfacen te al problema
della causa suprema e non potendo riconoscere nella realtà
e mpiricamente data ciò che cercava , ricorse dunque alle idee
sovrasensibili. E con ciò raggiunse nello stesso tempo la sua
meta principale: l'agathon quale idea suprema e àQxi] di tutte
le cose. È lecito ritenere che in questa esposizione si rispecchi
qualcosa dell"evoluzione' intellettuale di Platone: che egli svi­
luppò la teoria delle idee al fine di superare per questa via
determinate difficoltà legate al problema dell' clQxTJ , del Bene
come principio di tu tte le cose.
(d) Che anche l'artista e poeta Platone non sia vera­
mente comprensibile senza tener conto delle dottrine non

52
scritte, lo dimostra in particolare un passo del Fedro ( 27 8
B-E) , i n cui Socrate afferma: !�_ dif!er���� _tE�_.E.��!i_ comu�
inonch_é ora!.�E��Jc:g:is l�tori ) � il filosofo consi�te n��L.�tto_�he
i fi loso
�_ �o. !:l:?fl_��P��� _!\J_�!�... ���.�_E�?E_���t.: _ ��.!!_t: ��! 9.E.�_e
__ __

!C!_t!�!.a.!j�!. _�.<t.. }.��<;��E.�_�_I!�E_�C:�i.��C!J. in quante;> 'pi6 pre�ios.2.:)


P roE��O�!���_<:_ E�r. !.�.L�.R��j.!!!E9.!.!.�� Questo qualcosa di
__

p i 6 prezioso è la conoscenza del Bene, q uale principio norma­


tivo di tu tte le cose, a cui si giunge percorrendo il lungo
itinerario della dialettica orale . Certamente , anche le opere
letterarie del filosofo sono i nfè.> rmate da questa conoscenza:
attraverso l ' orientamento al Be n e esse ricevono la loro b e l ­
l ezza poetica e le loro q uali tà musiche. Ma il fascino di
queste opere d 'arte filosofi che consiste proprio nel fatto che
esse non sono in sé conchiuse, ma rimandano a l di là di se
stesse.

7. Se dovessi riepilogiù'c' y;rssunto che m i sono propos to


in q uesta prima conferenza, lo s i n te tizzerei nelle seguenti con­
clusioni .
.I . dial qghÙ!L:r.!a..Jg!l.� �2.f1.(). � xj_��I)g()!!��_ P�E .. _nyL. l_�U.) ��
__ _ _

fO�_<.!!l-�_e_I]�,!!.e .P_<:'�_�_.s.2..l!I.P.!s nsi_o.n e. �c::ll� . . _s':!.�_ .!ì}?�().�.�.� Do b­


__ __

biamo però, per poter comprendere q ueste opere lettt"rarie in


maniera appropriata, cioè secondo l ' i n tt"nzione ' del loro au­
tore, andare oltre i l loro contenu to in due d i rezioni .
( I ) Pob.bia.rn() c?Ilsi�erare a qual} .I�·lt()�!. yl_a_tg!!.e..__�!
!i�}&�_.e_9E..�!t;._ �I!!!_�.��_�g!!_.�l:I.�!.� ..����!Ei ��:.(: _��.��. . � _�t..12.�_s_�!:.�t_t� .
§.��!?!a cl1.� . �gl .i �o.!I. q��s.��.. �� r.i t.tL!!1i !:!:l_s:;_<: n�) !! ._ !!�I_I �( �--'.!_ .f.2!:I!LI.:�
1:I n)�! ru � io �t;._�I.�� o fi çéi..L _J.!1�...P.�1.!�!2.�.t o ,_é!.. �.� )Ll�:�:i_���r.� ! .., � �JE!.���...!
��in �<:!�J�E�!E.��É_S��.<:_�.!�:
( 2) Nello stesso tempo d <?� bi <trJ.l() a b l) a .'l.cl(>,���.. .�i.�_��_
che Plato � e ., a �lJ i ii_ es po s t,?,_..!!!�!���,!�� '.:���_( Js���?:a 1ìI0 so fi!=�
��:L�!l!?..S'!I.U,;��':!!e:�!.: _. Questi scritti ri mandano a q ualcosa al
di là di essi e si basano su nozioni fill1damt"ntali che non
vengono comunicate in modo letterario . I dialog�.i, .p!�.!(mici
d evono e_s�.�re� _!�.!.!!.._�_ in terpretati in !l!ls.�1�) con testo problema-

53
tico pi� �Il1P��: Le linee che nelle opere letterarie di Platone
rimangono in terrotte, se prolungate correttamente, conver­
gono verso il fondamento dell'essere, che secondo Platone è la
causa prima di tu tto il bene e di tu tte le conoscenze.
Questi due punti di vista ermen e uti ci non vanno natural­
mente disgiunti l' uno dall'altro, trovandosi essi infatti in un
necessario rapporto di recip ro cità (a ) Se consideriamo che gli
.

scritti di Platone sono in primo luogo destinati a let tori che


devono innanzi tutto esser conquistati alla vita e al pensiero
filosofico, non ci si può allora aspettare che Platone in questi
dialoghi dia espressione completa e immediata alle sue cono­
scenze filosofiche . (b ) D'altra parte l'affe rmazione di Platone,
di non aver mai esposto e di non aver intenzione di esporre
nei suoi scritti i pres upposti fondamen tali , piu i mportanti,
della sua filosofia, è del tutto comprensi bile, se si pensa al
fatto che queste opere letterarie non debbono essere testi di
s tudio o con tenere relazioni sulle ricerche condotte nell'am­
bito dell' Academia, essendo piuttosto scritti destinati a propa­
gandare la filosofia ovvero a conq uistare ad essa nuovi prose­
liti.
I due punti di vista i nsieme collocano gli scritti di Pla­
tone in un orizzonte interpretativo piu ampio e piu l i bero . È
in questo orizzonte piu ampio che i primi lettori con t e mpora­
nei hanno visto gli scritti platonici . Ed è in questo contesto,
credo, che anche i problemi tradizionali della ricer ca piu
recente trovano piu facilmente risposta: il pro blema dell'uni tà
sistematica, dell'intenzione pedagogica, dell' evoluzione del
pensiero e della forma artistica.

54
I I.
ESTERIORIT À E I NTERI ORITÀ
DEI LOGOI SOC RA TICI :
SIMP OSIO 2 1 2 C 223 D -

1 . Dopo che nella prima conferenza si è parlato in


generale delle condizioni di in terpretazione dei dialoghi plato­
nici, si dovranno ora interpretare determinati passi dei dialo­
ghi - in primo l uogo la parte conclusiva del Simposio - in
cui Platone stesso, a mio avviso, riflette sui propri SCrIttI .
Questi testi contengono, se non vado errato , gli spunti per
una teoria del dialogo filosofico letterario .
_t �!l_di.cativo dei �ialoghi plato .n i�.i _ �!!.S!!!._�i...Il�i.l�.'!!!i_
sol�menle di determina.ti _ ,!:rg(�r.n�!l.t i._ . '!I� ��!!l.m:t:.�m:hLQL
. .

c �. m_� _.� i .�e b.t:>� .p-�r!�t:�.:. Q1,!.���� cl.i<l. logh i ��)l)o <;�)�.��!l.!!'�rr.!.� Il.t.�
.. . .

��.c:�: mp.�.s:�a�i _.�� !i_�<;!'_�.i9._�L_su\_ p.-t�t<!dg . c:(!!!'_���(.!....sl ei parl��


çLe.!1.:jIlQ,!g�!:�,. Con ciò P I.� t()ne ric.;hjil.!11 <i P!El.� !��!!!.!:I�.!� l:'-,�:�­
tenzione �uIte c<J.I.!!!i.�j.Q..ni e sui limiti de!!�Ul!.!.!! unicazi�ne lin­
guistica. In alcuni passi dei dialogh i - in particolare nelle
parti conclusive del Simposio e del Fedro - questa riflessione è
condotta in termini tanto universali da porre ad oggetto
dell'indagine il problema della le t tera t u ra filosofica nel suo
insieme: il problema della natura (' dell' efficacia degli scritti
filosofici.
Certo, nei dialoghi non abbiamo alcun passo in cui Pia-

55
tone parli in prima persona, o comunque in modo dottrinario ,
dei propri dialoghi e delle condizioni dell'esposizione lettera­
ria delle cognizioni filosofiche. Sentiamo parlare solo e sempre
dei personaggi , che pertanto posson ? esprimere solo indiretta­
mente l'opinione propria di Platone. La riflessione ermeneu­
tica dell'autore non si dà dunque mai ad in tendere in modo
manifesto, ma va ricavata solo attraverso considerazioni e
i ndagini accurate. Nella parte conclusiva del Simposio q uesta
implicazione del testo non è stata finora pressoché mai presa
in considerazione da parte degli esegeti; e sono ansioso di
vedere se riesco a convincervi del fatto che in questa sede
. Platone non parla solo di Socrate e dei suoi Logoi , ma anche
di se stesso e dei propri scri t ti .

2. Vorrei in '!�'!�!��t() !:i_<;.Q_���!:�...L !! lus.!.!:�ndone � r


__ _ ___

so � mi_ ��pLi1_u �Q!!_t�!1U.�2>. ��!!!9. �i!��_ riferito nella pa�!e


_ __ __

con çl!:l� i_� çte.L�!.:.�_�� _ .i!c.��C:�J.:�g'-oqL�I_�i bia�e e ciò che ad


__

esso è connesso. E d intendo in particolare rilevare un motivo


condu ttore che a me pare essere importante per la compren­
sione di questo testo nella distinzione di esterno e interno, di
esteriorità e interiori tà .
La prima metà del dialogo è essenzialmente costituita dai
cinque discorsi degli altri , rispetto ai quali poi Socrate, al
cen tro del dialogo, sviluppa la sua indagine elentica, spie­
gando perché quanto fino a quel momento è stato detto a
proposito dell' E ros non sia altro che pura opinione ( 0 61;0
infondata) e non verità (àì..iJ -frEto) . Alla verità si avvicina
quindi essenzialmente di piu ciò che Socrate riferisce come
insegnamento di Diotima. A questo punto compare Alci biade ,
che invece di parlare dell' E ros, parla di Socrate, e ciò signi­
fica: rende visibile l 'essenza dell'Eros sull'esempio di Socrate.
( 1 ) La comparsa di Alcibiade (2/2 C 215 A ) . In modo
-

sorprendentemente preciso viene raccontato come Alci biade


entri nella sala (2 1 3 A) passando prima dalla porta esterna ('
q uindi per quella i n terna ( 2 1 2 C ) . Alcibiade incorona So-

56
crate, perché questi nei discorsi riporta la vi ttoria su t u t t i
( 2 1 3 E) . L a discussione intorno alla sobrietà e all'eb brezza,
c o m e piu tardi l'opposizione di veglia e sonno (223 E-D) ,
i n tende sottolineare la superiorità del filosofo: Socrate, per
q uanto beva, non è mai u b riaco ( 2 1 4 A) ; e , quando trova un
interlocutore , non si s tanca mai di colloquiare . Tutto questo
vuoi dire: nel filosofo il pensiero razionale è tanto forte da
non essere tu rbato e fiaccato da alcunché, né dal vino che
provoca e bbrezza, né dal bisogno dci riposo.
Prima di cominciare, Alci biade d i chi ara che il suo
discorso su Socrate dirà il vero (uÀ.l){)ij , 2 1 4 E ) .
(2) Il discorso su Socrate (2/5 A - 222 A) . L'introduzione
del di scorso ( 2 1 5 AB ) inizia con il motivo della verità: il
paragone con cui Alci biade intende caratterizzare Socrate ha
certo qualcosa di rid icolo (yEÀ.OLOV ) , ma verrà fatto a fine di
verità. Alcibiade, con u n ' i m magi ne, vuole paragonare Socrate
alle statue dei Sileni o dei Satiri rafligurate nell'atto di suo­
nare i l flauto. Un Sileno, all'esterno, ha la forma di un capro,
all'interno però contiene preziosi simulacri (uyaÀ. !la'ta) degli
dèi. Con ciò viene introdotta la distinzione di esteriore e
interiore. - I l discorso si suddivide in tre parti principali:
(a ) I Logoi di Socrate e i l loro effetto ( 2 1 5 B 2 1 6 -

C). - Prendendo le mosse dalle m e lodie create d a l l ' a rte


flau tistica di Marsia, Alci biade d i chiara: i d i scorsi di Sona te
incantano e comm uovono (in greco: xl)À.liv , xm:ÉXfLv , Èx­
JtÀ.i]'tt E Lv ) . Essi hanno l' effe tto di aflasci n a re , co l l i e 1(' i n i zia­
zioni mistiche ('tEÀ.E'tal) nei misteri d iv i n i C h i h a a s co l t a t o i
.

discorsi di Socrate, cade in una crisi ( i n una i n s i c u rezza


'

(Mogia) interiori: si vede cos tretto a d a re a l l a v i r t ù (UgE'ti] )


dell' anima la preminenza rispetto a t u tt(' le altre cose , e
malgrado ciò non ha ancora la forza d i cam biare la sua vita
in questo senso .
In tal modo viene innanzitu tto (' p r i n c i palmente caratte­
rizzato l'effetto 'esteriore' dei Logoi socra tici . Come il satiro
con il suo flauto, cosi Socrate 'incanta' i suoi in terlocutori :

57
essi sono in teriormente commossi e vengono strappati dai loro
pensieri abituali; essi avvertono che Socrate ha da comunicarl'
q ualcosa di i mportanza suprema, veramen te divina; essi ven­
gono provocati e s ti molati ad occuparsene; ma con tutto ciò
non arrivano ancora alla conoscenza filosofi ca e alla vera
Areté.
(b ) Il comportamento di Socrate (2 1 6 C - 22 1 D ) . -

Alcibiade descrive il com portamento di Socrate in due campi :


nei con fronti dell' Eros e di fronte al pericolo in guerra. So­
prattutto nel campo dell ' E ros si rivela in Socrate una ten­
sione tra apparenza esteriore e Areté interiore. ( 1 )
E s t e r i o r m e n t e Socrate sem bra essere innamorato, e fa
l'ingenuo . (2) Ma non appena lo si conosca meglio , ciò risulta
essere nient'altro che i ronia e gioco scherzoso. Quel che Alci­
biade ha da dire su l l a sp e tto i n t e r i o r e di Socrate, lo deb­
'

bono intendere solo gli iniziati: Socrate porta in sé qualcosa


di divino e di eminentemente bello, che va preso sul serio ,
cioè tutte le virtù dell'anima.
Socrate dimostra di possedere tutte le Aretai sia nel
resistere alla tentazione erotica si � nell' affrontare i l pericolo in
guerra. Alcibiade parla d e l l a sua saggezza e della sua tempe­
ranza (cpQovrJatç, oWCPQoouVrJ ) co m e del suo coraggio e della
sua resistenza (àvòQElu, XUQ'tEQLU) . La lunga meditazione di
Socrate, durata per un in tero giorno e u n' intera notte , è una
dimostrazione della s u a prestanza fisica, e ancor piu delle sue
energie spirituali e i n t e l l e ttu a l i.
(c ) I Logoi di Socrate ( 2 2 1 D 222 A) . - Alcibiade
-

torna infine a parlare ancora una volta dei Logoi di Socrate,


considerandoli ora sotto il punto di vista dell' esteriorità e
dell'interiorità. ( l ) All'esterno questi Logoi sono ridicoli ( YE­
À-oLm) ; sulle prime sem brano banali e volgari . ( 2 ) Nel loro in­
terno però, se, per cosi dire, li si apre, si trova che sono conce­
piti da una mente profonda, e che sono divini , che dirigono lo
sguardo verso la meta piu i mportante ('tELVELV , OXOJtELV ) , che
indicano la via per la conoscenza del Bene e per l'Areté.

58
( 3 ) Epilogo e conclusione (222 (,� - 223 D) . Al discorso di
Alcibiade segue un litigio giocoso circa l'ordine da segui re nelle
lodi, atto ad ottenere i favori di Socrate , nel q uale ancora una
volta si mostra la superiori tà del filosofo. L'intero dialogo si
chiude con la descrizione di una scena col loq uiale notturna
( 223 B- D) . Socrate costringe Agatone c Aristofane ad ade rire
alla propria tesi , che è una sola e medesima scienza a rendere
capaci di comporre commedie e tragedie. È d a presumere (e in
seguito cercherò di spiegarne il perché) che q uesta tesi non si
trovi per caso alla fine del Simposio , ma raccolga e riepi loghi
tutto ciò che è stato detto fino a quel momento.

3. J l discorso d� Ak�biade si str !-g tl! �<l .ç�1iliQ.t�.!!I..ffl:.t.!:.i !!..


base alla distinzione
� ._.� . . ... di.. . esteriorità
��. · r ._ ..
.. ," .e, interiorità
._ ' A � ' . _'_" ' . Altret tan to
' ·'·"' '' ' ' ' ... .. ". _ _ __

chiaro però è che in q uesta distinzione si intravedono t r e


diversi livelli: l'ambito dell' apparenza es t eriore, q uindi l'am­
bi to dei valori i nteriori, e infine, oltre a q uesti due, l'ambito del
Divino in quanto tale: il Vero, il Bello e il Bene i n sé, nella sua
forma originaria.
Questa triplice distinzione spicca innanzi tutto nella simili­
tudine delle statue rafliguranti i Silcn i. U na statua del genere
mostra all'esterno le sem bianze di un Satiro, q uali quelle di
Marsia. All'in terno si trovano si m u lacri d'oro degli dèi . Anche
questi bèi simulacri però sono solo ralIigurazioni degli dèi, non
gli dèi stessi.
La stessa distinzione vale per il co m po r t anH'l I to di So-
crate. �!:l. . su?_ .��.e��to �!.�i.?�.--'� .Y.�:�i t à �l!.pa.r.�� . �I�. _I!..! �._ I�!!_do
e�vvi�!:Ì.9.1 in..!!�?disface�e , q ua..� �!��!�)���!.: ..Nd suo i n terno
risaltano in modo piu chiaro il Bello e i I . B(·II(· ve ro . Ma So­
crate, pur con tutta la sua Areté, non è un Dio. Rappresenta il
divino c lo rende visibile, n o n pu ò però porsi a l suo posto .
E altrettanto vale infine anch e p e r L Logo i S(�.l:�a.!i�_L.�ssi
c���ucono, at!!!l..!!!!.��.. .!�2!'�...E.r�2�.�!(! r� a ves t l·. . ��!.�:.r.���e.l ad
�!.!� _�! i.� .ç,_<;iÈ.. _E.':l�.!�g!.2E��>!e._���_.!E.�Tiori, �<} .�.. sorta di
inizia�iQ!1!:_j!L!!!��!:Ldivini . ' Mirano' in teriormen te alla per-

59
fetta Àreté. Ma non la possono contenere. Questi Logoi ci
aiutano ad indirizzare lo sguardo verso il divino e ad orien-
tarci verso di esso. �a. �� gl!�!.1!� _!-.?goi , anche i discorsi ��.
l

. . . .

Socrate sono solo dei media per la comunicazione della sag­


g��.��_�
.
··
i vina, n�!! I � ;�ggezza divina stessa.
--

Benché ciò non venga affermato espressamente, è lecito


istituire un parallelo tra la gradualità indicata da Alcibiade
- dall'esteriorità all'interiorità e q uindi al divino stesso - e i
gradi dell' Eros descritti nel discorso di Diotima ( 209 E 2 1 2
-

A) . Anche qui l ' 'iniziazione' conduce dall' umano c imperfetto,


da ciò che è esteriorm ente visi bile, attraverso diversi gradi
interm edi dell'interiorizzazione, su fino al Divino e al Per­
fetto. Se si pensa a q uesta ascesa dell' Eros , allora ris ulta
anche chiaro in che cosa consista l'energia che permette di
'dischiudere' i Logoi di Socrate: è l'auten tico entusiasmo ero­
tico, che non si ferma all'impressione esteriore, ma è alla
ricerca della in teriore bellezza spirituale e intellettuale.

4. Una volta concluse q ueste note, con cui ho rICO­


struito il discorso di Alcibiade, pongo una q uestione, alla
q uale non è COSI facile rispon dere, questione che però ci farà
fare un passo avan ti: a che cosa effettivamente si riferisce la
descrizione qui data di Socrate e dei suoi Logoi?
Sulle prime la risposta sem bra facile. Alcibiade parla qui
d elle esperienze avute con S o c r a t e . Si tratta di un rac­
conto concernente lo stile di vita c i colloqui condotti da
Socrate. In questa sede Platone dà senz'altro anche una testi­
monianza di quel che Socrate e i s uoi Logoi hanno significato
per lui stesso: abbiamo dunque occasione di leggere qualcosa
dei ' Ricordi di Socrate' di Platone.
Una tensione tra esteriori tà e i n teriorità deve essere sicu­
ramente stata caratteristica del Socrate s torico. Socrate po­
teva apparire co me un illu minista, alla stessa stregua di tanti
altri sofi sti; e tuttavia era anche profondamente religioso . Con
i suoi dialoghi diffondeva una inquietudine e una incertezza

60
fastidiose; eppure non gli mancava un punto di riferimento
interiore, una certezza morale. Si poteva sentire che per lui la
vita interiore, la salute dell'anima erano piti importan ti di tu tti
i beni esteriori . Alcuni certo , anzi i piti, hanno però visto in
Socrate solo l' esteriorità - altri menti Socrate non sare b be
stato condannato dal tri bunale del popolo . Quando, nelle
Nuvole , portò Socrate sulla scena, anche Aristofane rappresen tò
solo il suo aspetto esteriore. E anche negli scritti di un socra­
tico come Senofonte non si avverte quasi nulla di una tensione
tra esteriorità e interiorità . Ma Platone ha persona lmen te
vissuto proprio questa tensione; ed è s tata certamente q u es t a
caratteristica di Socrate che lo ha COSI fortemente affasci nato,
da fargli cogliere i n essa l' essenza della filosofia, tanto che egl i ,
nella maggior parte d e i s u o i dialoghi, ha esemplificato l a
differenza tra apparenza e verità n e l l a figura di Socrate.
E tuttavia mi sembra che si comprenderebbe solo a metà
il discorso che Alcibiade tiene nel Simposio , se non si vedes­
sero in esso altro che determinate memorie di Socrate. V orrei
��_t �.r�«:E�... I.a t.e. si . � h !:_.g�.«: � t ll:. �.�.�<:ri.�.i.2.':l� �!. �?�E�.�.C:_.E� d (' ��.�.<!i..
..

�9g<? i . si r:i!�risc�_.!l!l�h. <;L�!l�L l'.9.Q!:.'!.ttu.1�Q....<�1 liL!i.ID!f1!._çh r �.Q: ..

.!:r:a.!�._a.�_��.J.l:! �. �.�L .Q. i a 1 ��L �_�.�_t��e:.:. Plato\le q u i , a


. .. ..

mio avviso, parla indirettamente - attraverso le parole d i


Alcibiade - dei suoi scritti socratici e della sua rapp resen ta­
zione letteraria di Socrate e dei suoi Logoi . A sos t egno di
quest� . te�.i. Il1i. s.efi.1 l>ra,1l9 parlare ) segu e n t i i n d izi ofkrti 9-.�I .
t��t().:_
( 1 ) Alcibiade mostra che la persona d i Sonate e i suoi
Logoi costituiscono una unità; ma parla sopra t t u t to dei Logoi
e del loro efletto . Anche nei d ialoghi di Platoll ( ' q ueste due
cose sono inseparabi l mente collegate tra loro , i Logoi però
sono la cosa piu i mportan te.
(2) Alcibiade menziona espressamente la possi bilità
che q ualcuno ascolti i Logoi di Socratc non da questo stesso,
ma riferiti da altri (aÀ,À,ou À,Éyov'toç) (2 1 5 D) . Con ciò biso­
gna forse pensare anche alla mediazione letteraria.

61
(3) Quanto Alcibiade aflèrma dei Logoi di Socrate vak
anche per il proprio discorso. Ciò che egli riferisce può sem­
brare ridi colo e provocante, egli però vuole d i re la verità ( 2 1 4
E. 2 1 5 A) . Ciò che è ridicolo e provocante sta alla superficie,
men tre la verità si trova nel con tenuto interiore. Ora però il
discorso di Alci biade è parte integrante della esposizione lette­
raria di Socrate fàtta da Platone. Di conseguenza anche al
dialogo di Platone competono ora le due cose: l'esteriorità, che
appare a prima vista, e l' interiore contenuto di verità .
(4) Ciò che vale per il discorso di Alcibiade in quanto
parte integrante del Simposio , "vale probabilmente per l'in tero
dialogo, vale anzi in linea di principio per tutti i Logoi Sokrati­
koi letterari di Platone. In questo caso non è praticamente
possibile tracciare un limite, dal momento che negli scritti di
Platone quasi d appertutto ha luogo una descrizione di Socrate
e dei suoi Logoi e dal momento che tale esposizione presenta
sempre, piu o meno chiaramente, esteriorità e interiorità: una
facciata esterna, ridicola o provocan te, che suscita inquietu­
dine e resta insoddisfacen te, e un contenuto interiore da pren­
dere sul serio, che conduce alla veri tà e all' Areté. In seguito
spiegherò la cosa in modo ancor piu dettagliato.
(5) L'argomento forse piu i mportante a sostegno della
correttezza della mia tesi - che cioè i l discorso di Alcibiade va
riferito alla riproduzione mimetica dei Logoi socratici nei dia­
loghi di Platone - risulta dal con testo immediato di questo
passo del Simposio . L'oy�!!i9E�_<:�er ultima viene discussa da
���!a t.S_ _ <:��:.. J�.�!-�.�i� e la com media hanno il loro fonda-o
'!l�_l!�Q.}E.�E.� _� cie �_z._� ��.'!.!�I!�.Lè in termini di contenuto stret­
!��.,:.�_tt:_ _ �_l:) n�e�sa __ c.o!l I;i ca �él. tte.r:i�zazi2��_.c!�LLogoi socr�tici
__

nel discorso di Alci biade; e questo Pllnto d! .\:isJ_a_.gi�ocrat�_ ­


come in tendo dimostrare in ciò che seglle - _ ':'éI._ :,:ife.!".�!Q_<:t:lIe
opere letterarie di Platone.

5 . Nell' ultimo capoverso del Simposio (223 B-D) appren­


diamo che Socrate avrebbe ancora discusso con il tragedio-

62
grafo Agatone e il com mediografo Aristofane di tragedia ('
commedia, Aristodemo racconta che alla fine sare bbe stal( )
vinto dal sonno e che si sare b be ridestato solo verso la matti n a :

«Destatos i , vidl' c h e alcuni dormivano, altri s e n ' e rano and a t i , ( '


c h e Agatone, Aristofane e Socrate, erano g l i unici ancora SH'gli ('
bevevano da u n a gran coppa, a t u rno verso destra. Socrate stava
discutendo con loro. M a q uesti d i scorsi Aristodemo disse che non Il
ricordava gran che perché non l i aveva segu i ti d a l l ' i n i z i o e pe rché­
cadeva dal sonno: in sostanza però S09"at�JLçQ��!l!!g�a . '1. ri,çonQ'
�1C�,:,_0� .n�_,. ����a.-p�!�!J�_ Q��·!,. " .��P_�.r.. çomEoL!L (btL(J"tUOt}UL
..... __

:7tO LE iv) .E�'!.!!:.<!!�_�_ ����c!i.�? . � ,. ,Cl!� cEL �.�eta tragico. Ee r.���e


("tÉXVTJ ) , 1..�E.':.�� .E.�i.co . Quelli, cos tretti ad amme tterlo, lo segui·
__

vano a ta.tica e casca\'ano dal sonno: per primo s ' addormen tò Aristo·
fane, e , q uando era già giorno, Agatone» .

La tesi d i Socrate, circa il comune fondamento dell'arIe


della commedia e della tragedia, è sulle prime enigmatica, Si
ha l'impressione che Socrate si sia messo a discutere i n t o rn o
ad un problema particolare della poetica. Questa tesi, P OS I,il
i,n conclus!�l!tO de!" . Simp,g,rio , a�,!!�.!!l_tO_. �� tt�vl '!_l!!!._ i?�,'!� . .l�i�
profond o e. ,� i:li�!E.�,��ente �ece�.sa.rj.Q_s «;_ .� �. ��P�'.l� .(:�� . �l':l! .

�J �!..o.Tl���.E�r!� , di .� !tri poeti , Il1 a � !: I}.��_PE!.��lal�:-,� � t � ::..


vità �_��.�!tto�e , �latone qui, come g i à giusta�w n te ha�1I1.(!
�otato p, Frit:�l��_��:':: ,n I?: . Clay �. �,,- .Mad�:!:lj}l l_��!!.!I�� i!m'r-.
' ..

��':...,::. ��_��:S..�e_ �p'�e ��! te �!j �_ �.r.!i..�_C<.>!l�� �. �.�'�:��.!::�.!.,' r i ��i_0!


<:'?!r.l.ic�.«: t! "'t�·-,�g!ch«;_<;...S��_ ciò è lg nd a t o Iw�}�!..:��:i.'::..' I!�!...0'.��:!'
.

siv� J..E����!h ..!.�!12, _!!c:.! . .fì l�oi�. Certo, q UCSI( ) Ilon viene
.

.
qui affermato esplicitamente; ma m i pare dw Platone ri­
chiami abbastanza chiaramente l'attenzionI' del It'ttore in tale
direzione:
( l ) I m m ediatamente pri ma il 1 ('l Io,J"(' h a ascoltato da
Alcibiade che i Logoi di Socrate, che s u l le prime risultano
paradossali e ridicoli, vanno 'dischiusi' perché si possa ricono­
scere in essi la loro piu profonda verità. Ciò vale dunque
certamente anche per l'ultimo Logos di Socrate , che vi e ne
comunicato al lettore solo brevemen te e per cenni.

63
(2) Chi racconta, osserva che Socrate avrebbe 'co­
stretto' gli altri due ad acconsentire alla sua tesi. Con questa
costrizione (àvayxT) ) si intende sicuramente la conclusività ('
l'attendibilità dell'argomentazione di Socrate. Il lettore del
dialogo viene con ciò invitato ad accertarsi egli stesso dell'o­
biettiva conseq uenzialità del Logos socratico .
( 3 ) ��_����a rla di una _scienza Jt'!!:� !DJ , 'tÉXVT) ) l�_r
la quale si è in egual misura capaci di comporre tragedie e
com�e<.!i�§L.�.Yt: È�ue trattare di una scienza comune agli
o.&g!':!!i�L�mbed!-!e i gener(Qgetici : una scienza che compre�� e
�_ �ti� e i l ridicolo, il sublime e il triviale, il commovente e il
.!���?.:._!:�i m0s.!:�! io ����g!!�!E� di Socrate dovette dungu�_
�!:"!�.i.�_�c:!�_P!�!>�!>i!'p_�!!.�e.�el rilevare che gli opposti in generale
s����K�!�<:>_çlella_ medesima scienza (la medicina ad esempio
ha per oggetto la salute e la malattia) e che pertanto anche la
coppia di opposti 'tragico-serio' e ' comico-ridicolo' rientra nella
medesima conoscenza. I n effetti, g,ià n_elIo !�!:.J?�.� .�_ �. ?�_� � )
Platon_�._�����E�[����...�!!:.�. �_c.�E-�.���te���n_<:��po ._
poet��<? E.-.�!!..!��� Ei[t;.Ij.r.� _�2L<? �Q. !:!� . l!�i.ç_o_I!Q.t:��. (Q>.!!!e O!!l�!'Q)
2...ad
. ..!!!! . _g�I!:�r:': (te�_e r.'!l��_�t.�, !!l a ��y.� . ç?_I!1� nde!!.._!..�o :
.. . . ..

�i.�t_t;!'.�_ p()�.sia .� t �.tt.i J�� i_ .o.s:g� tti ��P<l .Po.�.s.i �:


.

(4) La poesia tradizionale non si basava evidentemente


su un sapere cOSI vasto. Seco�do)a teoria" �.}a p'r_��.!!!��.!9Ea
� uet�.�.JI�.�� r_�. _t.��,gi�() �_.Jl _ g�.n.�r.� .c.?I!.li�o_�i�ntravano i �_
_

9.�f,f�E�ntL�m.�it.i �_� S:()IllP f:!���.'! ��_�!.a. .Lp9_��Lg�.J ra gli attori


. . _ _

(c.f. ���t�!le, _�p����c.� P.I. }_�� _�m · Poiché dunque la scienza


..

comune ai due generi non poteva trovarsi tra i rappresentanti


della poesia fino ad allora in uso , la si doveva allora cercare nel
filosofo. Da q uest'ultimo ci si poteva aspettare un sapere del
genere, perché egli si impegna nel conseguimento di una
conoscenza multilatèrale e perché la dialettica filosofica consi­
s te proprio nella conoscenza degli opposti: come Platone spesso
sottolinea, il dialettico sa che il Bello non si dà a conoscere
senza il Brutto, il Vero senza il Falso e in generale l'un aspetto
senza l'aspetto opposto.

64
(5) Da l discorso di Diotima risulta che anche i poeti
partecipano della universale aspirazione al B e llo ( 209 A. D ) ,
che però l ' ascesa erotica giunge a compimento solo attraverso
la filosofia. La conoscenza fi losofica del Bell{) è durique supe­
riore alla comprensione che ne ha la poesia.
(6) 1) Simposio per intero mostra che Socrate, in qu a n t o _

filosofo, supera sot�(L2&.ni .E..u n t o di vista i rappresentanti della


poesia tragiç.�c..2.l'!!.. i ca.:.. ��n..� <:�_�_ �ia.l2.g�_ è concepi to ����!�.(:_ .
agone tra il .fIJ..? �ofo da ���lL�i o r poeta t r agico
l���E:�l!!.?� ch é i!...!!1Jg!i<!!'...E0 eta c omi co (Aristofane) d a l l a l­ '

tra. In q uesta gara è Socrate che riporta la vi tto ri a ( 2 1 3 E) .


( 7 ) Quanto Alcibiade afferma dei Logoi di Socrate va
inteso nel senso che q uesti - e innanzitutto precisamente Jlel l a
lo ro forma 'esteriore' - possiedono am bed ue le q ualità, l a
comica e la tragica, n e l loro effetto. L a q ualità co m i c a s i
m ani fes ta n e l fatto che q uesti Logoi appaiono ridicoli ( YEÀoLm,
22 1 E) . Richiama invece alla mente l' effetto della t raged ia
innanzitutto q uel che Alcibiade dice a proposito dell't�mozioJle
(ml{}oç) provocata da Socrate: i s uoi L ogoi commuovono ('
fanno venire le lacrime ( 2 1 5 D-E) . S o tto un altro r i s p e t t o s i
potrebbe attribuire la qualità comica all'aspetto ('s t (' r i o r( ' dt'i
Logoi socratici, e la q ualità tragica ai valori i J l t ni o r i d a
prendersi sul serio ( 2 1 6 E: oJtolJo<ioav"toç alnoi) ) , dal mo­
mento che la tragedia secondo la terminologia a l l o ra i I I u so h a
a che fare con il serio (oJtOlJOaLov ) . Ri t e n go p e rò p i tl COIT(' \ t a l a
spiegazione secondo cui innanzitu tto già l'aspe t t o ( ' s l t -r i o re d c i
logoi socratici contiene una q uali tà comica ( o r i d i m i a ) e una
tragica (o com movente) . I l fondamento co m U I I (' ad a m b e d ue si
trova, secondo q uesta interpretazione, n d l ' aspe t t o interiore,
cioè nella conoscenza filosofica del Be[H'.
( 8 ) Questa connessione di aspe t t o ridicolo e aspetto
tragico-com moven te, che Alcibiade a t t ri b u i sce a i Logoi socra­
ti ci si mostra nell' in tero dialogo. L i n t er a esposizione del
, '

Simposio con tutti i suoi discorsi e i suoi co l l o q u i mette i n luce


una mescolanza di comicità e tragicità. C iò v a l e anche per i

65
due discorsi dei principali interlocutori del filosofo. La comica
invenzione di Aristofane - la bipartizione degli uomini, in
origine rotondi, da parte de gli dèi - ha senz'altro carattere
tragico, trattando inf<\tti questo discorso della Hybris degli
uomini e delle sue q uasi mortali conseguenze. D' altra parte,
la patetica esaltazione dell' Eros nel discorso del tragediografo
Agatone, benché intesa seriamente, sortisce un effetto quasi
ridicolo, a causa della sua artificiosità retorica. Ma anche nel
discorso di Diotima sono intrecciati insieme elementi seri ed
elementi scherzosi.
(9) La stessa cosa vale in fondo per tu tti i dialoghi di
Platone . Dappertutto in questi scritti sono indissolubilmente
'
connessi tra loro aspetti comici e tragici , ridicoli e commo­
venti. Nei primi dialoghi sembra prevalere il carattere ridi­
colo; ma non manca affatto la serietà tragica, dal momento
che continuamente si accenna al destino di Socrate e si ri­
chiama l 'attenzione sulla serietà della decisione esistenziale
giusta. l/effetto che prova il lettore degli scritti platonici è
sempre !Ina si��.a re mescolanza di divertimento e doloros_a.
sofferenza. E di q uesto stato d' animo parla espressamente
anche un passo all' inizio del Fedone ( 59 A) , dove chi parla
descrive COSI la disposizione d'animo provata nell'ultimo col­
loquio con Socratc:

« E perciò nemmeno l'om bra mi sfiorò l'animo di un senso di


miseri cordia, come pure sarebbe se m b rato naturale i n chi era pre­
sente a una scena cosi dolorosa; e d'al tra parte nemmeno un senso
di piacere, per q u anto fossimo a ragionare di fi losofia secondo la
nos tra consuetud ine - ché tali erano, anche al lora, i nos tri ragiona­
menti -, ma c'·era in me una d i sposizione di spirito veramente
s i ngolare , e u!:� non !�.��� �E- ����.a.._���olanza di piacere e di dolo!:e
..

_ .
insi��.� ! . �! .E<:.�.���.�� .���. col0.. doveva t �oco �orir�, E tutti noi che
eravamo pres("nti ci trovavamo su per giù i n q u es ta stessa d isposi­
zione, ora ridendo e talora pi angendo>) .

Ambedue gli eflètti - il tragico e il comIco - vengono


q ui dunque suscitati dal medesimo scrittore. Tutti e due

66
hanno il loro com .u ne fondamento nella complessiva Techne
ed Episteme del filosofo.
( l O) Se la riproduzione del colloquiare di Socrate nel
Simposio e negli altri dialoghi va compresa come unione di
aspetti comici ( ridicoli) e tragici ( commoventi) , allora vale
soprattutto per P I a t o n e, in q uan to autore di queste opere
letterarie, la facoltà di dar forma ad ambedue questi aspetti a
partire da una scienza unica che li ha per oggetto. Platone
stesso risponde dunque al req uisito formulato dalla tesi di
Socrate alla fine del Simposio , che la stessa persona deve saper
comporre , in virtù di una Episteme complessiva, ambedue:
tragedia e commedia. Nei dialoghi di Platone questi due
generi formano una n uova mescolanza e unità . Come dialet­
tico Platone è a conoscenza della complementare corrispon­
denza di riso comico e pian to tragico; come poeta egli dà a
questa cognizione la forma e l'effetto letterari dovuti .
( I l ) Che questa tesi del fondamen to comune all'arte
comica e tragica non venga da noi riferita a torto a Platone e
alla s cienza complessiva del filosofo, trova conferma nei 2.��si
della sua opera in cui alla �Ij.!_�I::��_ella_ .P.I?�s_i����izion��!:_
__

e� �._I!!�_I}<?.����.�a.p- �!.ç . . ��}�g� t�_!� . .p.!:�t esa �ll' auto !!.._91


__

9...u��!L dialoghi di essere in grado di creare una n uova pc)('sia,


�a���a su una conoscenza filosofi ca s u periore . Su q u esto
punto tornerò piu dettagliatamente nella q u arta wllk rel1za .

6. Ricapitoliamo i risu ltati otten uti Ii l10ra con la nostra


interpretazione della parte conclusiva dci Simposio . Con il
discorso di Alcibiade e la tesi fi nale di Sonate Platone riflette
sulla sua esposizione letteraria dei dialogh i socratici. (a ) Quel
che qui si afferma dei Logoi di Socrate dI'V(' valere anche per
gli scritti socratici di Platone: essi hanno una facciata este­
riore , che provoca u n effetto inq uietante oppure ridicolo, e un
contenuto interiore che conduce alla Verità e alla Areté. (b )
La t€si conclusiva d i . Socr.ite intende d i re che Platone nei suoi
scr�t�._���!_.!:1!!._!l�vo genere di poes!�l che unisce in sé il

67
. g�.rl.�r�:... tragico e q uello comico e si fonda su una sCIenza
c9.I!12.lessiva - la conoscenza filosofica della Verità e del
B�-.Jc) L'aspetto nello stesso tempo comico e tragico dei
dialoghi platon ici appartiene innanzitutto alla loro veste este­
riore . Questa è certamente necessaria espressione del con te­
nuto interiore , in cui l'unità del ridicolo e del commovente
trova il suo profondo fondamento. 11 contenuto interiore di
q uesti dialoghi consiste nella conoscenza filosofica della causa
di ogni Bene e di ogni Bellezza.
Questo risultato dell'interpretazione può aiutarci a com­
prendere meglio il rapporto in cui lo scrittore Platone si trova
nei confronti di Socrate. Gli esegeti si sono spesso chiesti dove
Platone segua il Socrate s torico e dove i nvece gli faccia pro­
nunciare i propri pensieri, che sono un ulteriore sviluppo della
filosofia socratica. Prendendo le mosse dal discorso di Alci-
biade nel Simposio è in�� lecit�fferm�. che Platone ste��Q
��-� .s�.���.!2_ �����..E9 ul terior.�della_Eropria filoso�.a
. ..

alla streg �� ��E...E�.K�� sivo all.9..!!��mento da Socrate. Egli


_ _
era_��_��L.,ç.C?E.Yi.I!.t.2.. 9LE.C:�.�l��.r�,"��l1}I?re più Erofondamente.
nella ricche�za di con tenuti che i .Logoi di Socrate gli offrivano,
��rirli ' e_ di scopr!!!_.i!J_C!ro con tenuto in teriore. Come fa
dire ad Alcibiade, COSI Platone stesso riteneva che nei Logoi di
Socrate fosse con tenuto t u t t o ciò che è necessario tenere
presente per diventare interiormente belli e buoni (222 A) . E di
questo tutto faceva dunque parte per Platone anche la dottrina
delle idee e la teoria dell'idea del Bene, anche se Socrate non
aveva mai parlato esplicitamente di esse .
Soprattutto però dobbiamo an cora chiederci che cosa
abbiamo guadagnato, per la nostra comprens I one di q uesti
scri t ti filosofici, con il rapporto ora istituito tra la conclusione
del Simposio e i dialoghi di Platone stesso. Se la nostra inter­
pretazione è giusta, possiamo, sulla base di q uanto risulta dal
Simposio , legittimamente distinguere tra esteriorità e in teriorità
nella lettura e nella spiegazione degli scritti platonici. Siamo
anzi obbligati a tener conto della p resenza, nel testo, di que-

68
sta tensione tra aspetto esteriore e contenuto interiore. Dalla
conclusione del Simposio , a mio avviso, deriva per l'interprete
dei dialoghi platonici l'impegno di ' aprire' i Logoi di Socrate
e di penetrare attraverso la loro facciata esteriore nel loro
contenuto interiore. Quel che si vede a prima vista va inteso
come espressione di una piti profonda, interiore Verità. Gli
effetti provocati da una lettura superficiale vanno dal lettore
interpretati come impulsi per una ulteriore ricerca e rifles­
sIone .
S e_.�.!?!?i.�.':l1Q �oJ:.r��!�1p_�,!! e dischi �o il c�m!��� to er 1p.<::�
n�ll tjço . deJla.. �9r1 cl':l�!Q n � . <ie.L�J.1l.P o!.igL!l2.� �L�i dovrà allog
...

f�!�a�e �L �ig�i.�.c�.�? _ c:�_t �!i?r e.. ..<:!�!.l! ��Y!.� e dei_!::?goi .��.


_ .. ..

�!=l<:.r�t�,. .�a ci si dollr� piuttosto chi���r<,: J rl_9..�ale dire���


\ladan.o obie�ti�<l:men!e qu��ti_<ii.�!9g}:lL�_qllal",-�i_a il sign i ficato
1nte�i()r_e' qi qlla.I!!.� .viene espressamente comunicato .
Questa è, l'am��t!o.� _�!1�_ massima esegetica pericolosa.
La "libertà che cOSI si vìenc' a" concecrere" 'ar�erer-e
_. .� ." . - - .
• • • - _." .' ' __ , __ • __ . . . . . - 0 - '

�11���2J�E�fo n dire' può f�cilmente .indu rre_ in una quan.!i.!..��i


iI1_t.��ret�:li<.?E.i... a rbi..�a ri�. Ma comme.tte . ��il �i<!!��ion� !�!1__
..

r iti .��<l�e.._�.<:��<?_n �rol�.!i.?_e.�I� . i� te.!:l!i��i_���t.� .:>.�i tto!�� lat��e


chi si... li.f1:1 i.�':l: .<!�.E�!! ':l t �o. .�!.I':l-. _s.o!� ��"!'P�t;�.s.!<! n c_ i m media ta ,
...

s,!'per��i�1.� ._del_ test�� ignorando .��l!!.!.l!!"� .Q!_ signific'!to ..2i..�


profonde o tralasciandole in quan to incerte. Per non proce­
dere in modo arbitrario e per restare in armonia con l'inten­
zione dell'autore è necessario p rendere il testo per q uanto
possibile alla lettera, facendo bene attenzione a dove e come il
testo rimanda al di là di s_<:... stesso. Decisivi sono dunque i
cenni p resenti nel testo, che fanno trasparire il contenuto
interiore attraverso la forma esterna.

7. Con tutto ciò si è posto però anche il pro blema di


come Platone, nei suoi diversi dialoghi, abbia di volta in volta
posto in relazione tra loro aspetto esteriore e contenuto inte­
riore. Tra i due sussistè sicuramente una connessione necessa­
ria. I concetti di 'esterno' e 'interno' sono espressioni plasti-

69
che, e dunque certo metafore insufficienti ad indicare adegua­
tamente il nesso intercorrente tra aflermazione esplicita e
significato sottinteso. Platone stesso si è comunque servito di
q uesti concetti, e dunque sia permesso anche a noi di conti­
n uare ad usarli , pur nella consapevolezza della loro pura
funzione plastica.
Per cogliere con maggior precisione il rapporto intercor­
rente tra esteriorità e interiorità, atteniamoci innanzi tutto an­
cora una volta al discorso di Alcibiade. Questi offre una
immagine concreta dell"esteriorità' dei Logoi socratici prima
paragonandoli all' arte ilau tistica 'incantatrice' di Marsia, poi
rilevando che Socrate parlerebbe sempre in modo ridicolo
delle Technai degli esperti e degli artigiani.
(a ) Quan to Alci biade afferma circa i l fascino e la com­
mozione provocati dai Logoi di Socrate (2 1 5 B - 2 1 6 C ) , si
addice anche ai dialoghi platonici , in quanto essi affascinano,
provocano e s timolano il lettore. C iò avviene, ad esempio,
q uando il lettore si accorge che le sue idee non sono altro che
illusioni fallaci . Effetto provocante possono avere anche le
forzature e le insufficienze nello svolgimento del dialogo , al­
lorché con quelle si fa sentire una ironia dell' au tore . E un
fascino immediato emana anche dalle similitudini e dai miti
presenti dappertutto negli scritti di Platone ed esposti con
una eccellente padronanza di linguaggio poetico .
(b ) :p�!'.. g uel (;\:l.e !:i gl,la !"ci a i _�i s.ç9.!.�.i 9LS9.çn�t.� �--pr.:9QQ�
�ito d!!!�ec� �ai ..!�� � i � i.9_I,1_�.I i.J� ?)_ . �) L . bi �o.gI,1 a .Ei S().�<!�r. e._�l}!,!
nei PE�i dia ! �K.��_ P.���!?�_çL�3; ��i.<:!l.��.i�_�_��E..<:"9.� .�'!i_�i è alla
.
!:���EC<! yiene sp.iegat� _ s.u.I.. .�Q(�I.�!I.o. ...�.1.�!_ �.élP�t�_.!�ç!!!c.(): J._��!Q­
ghi finiscono ogni yolta. . çol! .un' apqrili . p.I:2priQ_ p.�r.<;M Q.Q!L§'�
chiari_��� �.2!'��samen.�� _!'!.__9iffe.!:..�!!.�� �.h!ssis ten tL tr<Lk.. arti
__ __

art.i.K� <l�<i.!U!il:dizionali e la conosce!lza c!ell' Areté dell'anima.


A una considerazione superficiale q uesti dialoghi restano dun­
que senza risultato concreto, e Socrate sembra rendersi ridi­
colo nella propria ignoranza. M a a una considerazione pi6
attenta questa facciata esteriore del dialogo lascia intravedere

70
una verità interna. I l lettore attento riesce senz'altro a capire
che l' ignoranza di Socrate ha una ragione piu profonda e che
i suoi interrogativi sono guidati da un presentimento o da una
convinzione ben determinati. Chi 'dischiude' questi Logoi so­
cratici vede che la scienza dell' Areté oggetto della ricerca è di
altro genere rispetto al sapere tecnico: si basa su decisioni
esistenziali e non può pertanto venire comunicata attraverso
l'insegnamento.
_�� si _ ��l���� _ el�.b_���_� e_ .� n � . ��m.e.rt� u ti��_ d!: l ?jaJ.?.s:� J?I.'l:­
.

tonic� .':>.i�()g.!1ere_b��_. c:�rcare _ di de�crivere .i ?il.Ic.re��_��p�­


.

dienti letterari con cui Platone conduce i lettori dei suoi


ct@Jog!!i ..<J<,lI!'as2ett9. 'esteriore' . aL...c_o�t���!? .. 'interiore' . Pla­
tone ha fatto uso di tutta una serie di artifici per rimandare,
con quanto viene esplicitamente esposto, a una verità piu
profonda, non immediatamente espressa. I n ciò che segue
voglio porre in rilievo alcuni aspetti di questi espedienti lette­
rari di cui si è servito Platone:
( l ) !L�. IJ.l.(: �z() per acc(':n!lar<; ..<,lll<l. ��rit.�. n_()I! �"pressa è
l ' ir()!lj � c!i. §().C!<l.t�.:. Q!! e sta ironia consis�e . n(':l f<lt�(?_ sh� _§9�
..

g�t�,_. a pri!ll � vista, appare neJ.I� ._ ���jonLQ�l'ignoran�)


l!! ç ntr�.. _�T1.J.eal�LcI�_<l� .J.n_�<:: l!.Qq�,-.2!2P.!io con questa sua
i�cert���!lJ .clL.".��q�rn9lto piu vicino �ll� verità_ d�!.��<:?L tanto_
�a'pit:nti il1!��I.o��tori . .

(2) L e immagini ( metafore) del linguaggio platonico


costituiscono un'altra delle possibilità con cui il linguaggio
rimanda oltre se stesso ( come si spiegherà piu in particolare
nella quinta conferenza) . Le immagini di Platone possQI1Q
venire concepite esteriormente alla . stregua di illustrazioni.
Ma le si comprende in .m ()do �orr�tto solo se ci si ch}ed� .<.t!lo
s!esso tempo a cosa �i riferi��a l'immagine in question�. ..e
q,uale pi� profondo ogget�o. intenda illustr�re.
(3) Platont; usa costruire i singoli dialoghi in modo tale
che il lettore, nel corso del dialogo - che prende le mosse da
ciò che è esteriore e provvisorio - venga condotto sempre piu
vicino alla verità interiore (anche se questo contenuto inte-

71
riore resta in espresso fino alla fine) . All'inizio dei dialoghi il
colloquiare si muove ancora nell'ambito degli oggetti sensibili,
percepibili con i sensi e generalmente noti, per procedere poi di
qui nell'ambito proprio dell'anima e delle idee. I n genere i
dialoghi iniziano con una introduzione scenica; in cui il movi­
mento filosofico del pensiero viene preparato attraverso la
chiara descrizione della situazione e dei personaggi. Nel Car­
mide , ad esempio, si parla innanzitutto estesamente della bel­
lezza e del perfetto stato di salute del giovane Carmide; in tal
modo viene impostato il discorso sull' Areté della sua anima.
Nel Fedone sentiamo parlare all'inizio della nave che ogni anno
salpa alla volta dell' Apollo delico, in ricordo dell'impresa di
Teseo, che salvò se stesso e gli altri compagni con l' aiuto di
Apollo: un preannuncio del colloquio con Socrate, che tratterà
della salvezza dell'anima. Nel Fedro viene all'inizio descritto
insieme alle rappresentazioni mitiche ad esso connesse l'incan­
tevole paesaggio, e con ciò si avverte che il Bello e il Divino
appaiono in questo posto almeno provvisoriamente, ma che
non sono ancora conosciuti nella loro forma vera e originaria.
(4) �nche !� _�����_S_S!Ql):c; A<;i c:!ial<;?.K�i può__����!.� _S�!!!­
.. __

p re�!l _��i .!��l!1i.!11�i..�!!..� _�.<:'I!lp.�� <:.r��.�.�!.l_t.� '_a.-pertura' . Q!1el c!!e


..

si .�p i �ga,. hUll�Q.2 . �.9!�Q.j!l�l!illcie!lJ.���s..'!.tegoria dell'ev�


lu��n.�_.��!_.p..�l1.si��.Q_!.i} Platone, è forse assai piu facilmente
�?�pre"-�ib��y� �_i.. ��ymt:_��e Platone, da un dialogo all'altro,
__

'�PE�_�e.!l!E.r.!!J�_i.���.!t:tt?.E.�l�_���cia_ta 'esterna' , facendolo pro­


�ressivame�� �_::vici����!.. �ontenuto 'interiore'. Di questo
_
_ __

tipo è, a mio parere, il rapporto tra i dialoghi del primo pe­


riodo e la Repubblica , in cui le virtu etiche, che nei dialoghi
precedenti sono state esaminate singolarmente, trovano una
spiegazione e una fondazione comuni. Nei dialoghi dell'ultimo
periodo vengono infine rese visibili ancor piu chiaramente le
interiori strutture fondamentali portanti.
(5) Ma fin negli ultimi dialoghi resta compito del lettore
ricavare dall'esteriorità dell'esposizione l'interiore contenuto di
verità. Ciò che vien detto nel Simposio a proposito del Bello in

72
sé, nella Repubblica a proposito dell' Idea del Bene, nel Timeo
a proposito del demiurgo divino, è pur sempre tanto imma­
gine provvisoria che per comprenderla è necessario 'aprirla' .
Bisogna pertanto ritenere che la via dall'esteriorità all'interio­
rità, per la quale Platone conduce il lettore per un certo tratto
di strada, va infine al di là di tutto quel che è oggetto di
esposizione letteraria, per arrivare alle conoscenze fondamen­
tali, delle quali Platone, nella Lettera settima , afferma di non
aver mai scritto nulla e di non avere intenzione anche in
futuro di scrivere alcunché.
(6) Particolarmente istruttivi sotto questo punto di vi­
sta sono i numerosi passi dei dialoghi platonici in cui viene
esplicitamente detto che un determinato problema 'per ora'
non può essere ulteriormente discusso, perch é la cosa sarebbe
per il momento troppo difficile. In casi simili si tratta per lo
piu di questioni fondamentali, che toccano gli stessi presuppo­
sti del discorso. Le questioni lasciate di volta in volta aperte
possono essere riprese in un dialogo successivo, ma Platone
- qualora si tratti dei princìpi supremi - può anche so t­
trarle del tutto all'esposizione letteraria.
(7) Una determinata forma di 'apertura' dei Logoi
socratici nel dialogo platonico va vista in tutte quelle situa­
zioni in cui il Socrate platonico rimanda alle dottrine di altri,
che integrano quel che Socrate da se stesso non è in grado di
spiegare. I n tal modo Platone può 'aprire' i Logoi di Socrate
e nello stesso tempo tenere nel dovuto riguardo il fatto che il
Socrate storico ancora non era in possesso di quelle cono­
scenze che rappresentano uno sviluppo successivo della sua
filosofia. Nel Fedone , ad esempio, Socrate si appella alla sag­
gezza divinatrice di Apollo, della quale egli parteciperebbe in
misura almeno non minore di quella dei cigni nel loro ultimo
canto (84 E 85 B ) ; e prima di esporre il mito conclusivo
-

accenna a 'qualcuno' dal quale avrebbe appreso la verità


sulla forma della terra ( 1 08 CD) . Ma l'esempio piu suggestivo
di questa tecnica letteraria è offerto dal Simposio stesso, là

73
dove Socrate riferisce ciò che ha ascoltato dalla sacerdotessa
Diotima. Con la saggezza di questa viene essenzialmente ap­
profondito quanto Socrate è in grado di dire a proposito
dell' Eros come tendenza al Bene. Nel corso dell'istruttivo
colloquio tra Diotima e Socrate viene offerta una prosecuzione
obiettiva e conseguente dell' elentica socratica. Diotima con­
duce il lettore piu vicino a ciò che Platone stesso ha da dire
sull' Eros e sul Bello - senza che con ciò venga tolta la
differenza tra l' esposizione letteraria e la conoscenza di cui
dispone l'autore.
(8) L.d ialoghi platonici ottellgon<:> . i�fI:!1_e una tensione
__

tra _t:�.!�Iio..!.���.!;Jn..!!:..I"i9tità-E.��.�! fatto fq�amel!.tale che l'au­


tO!�i_n... ._e_��LI!�!!.��!'!- �� _��_.EELJ!l_� persona, ma espone la
__

PEoyri,:: .f1�<?�9fi�1.. miIEE.���p.!E te2 attraverso i collogui di altri


personaggl, Tu tto ciò che viene espresso nei dialoghi assume
quindi una certa distanza rispetto a quel che l'autore stesso
pensa; ed è cosi compito del lettore ricavare 'dietro' o 'nel'
colloquio dei personaggi del dialogo la concezione propria
dell'a � tore Platone. Tanto maggiore importanza assumono
pertanto quei passi dei dialoghi in cui Platone almeno allusi­
vamente e indirettamente parla di se stesso, o accennando
alle proprie cognizioni filosofiche, o fornendo spunti ermeneu­
tici per la comprensione della sua esposizione letteraria. Un
esempio per il primo caso è quel passo del Carmide ( 1 69 A) in
cui si afferma che ci vorrebbe un 'grande uomo' per chiarire il
problema di quali cose si rapportano a se stesse. E abbiamo
avuto modo di conoscere un esempio del secondo caso attra­
verso la nostra interpretazione della conclusione del Simposio .

8. Concludo questa mia interpretazione di quanto nel


Simposio vien detto sull' esteriorità e l'interiorità dei Logoi di
Socrate con la speranza di essere riuscito ad 'aprire' in certo
qual modo correttamente queste esposizioni, facendo scorgere
qualcosa del loro significato piu profondo. Sulle prime sembra
che in questo passo non si tratti altro che di Socrate e infine

74
di un problema della Poetica. Ma ad una considerazione piti
attenta si scoprirà, io penso, che Platone qui parla nello
stesso tempo anche della propria esposizione letteraria di So­
crate e in generale delle condizioni dell ' esposizione delle cono­
scenze filosofiche.
L"interiorità' dei Logoi socratici viene descritta nel Sim­
posio in termini tali che non si penserà per questo a qualche
dottrina esoterica, non scritta. Riferita ai dialoghi di Platone,
l'interiorità non è altro che la struttura profonda di queste
opere letterarie. Con la nostra interpret �zione potrà cosi tro­
varsi d'accordo anche chi non crede all ' esistenza di una dot­
trina non scritta di Platone, ma che comunque nota come
molte cose importanti per l'autore non vengano espresse nei
dialoghi, ma solo accennate. A mio avviso, tuttavia, è la
stessa direzione di approfondimento e interiorizzazione che
conduce, infine, al di là del contenuto interiore dei dialoghi,
alle conoscenze che, secondo PlatQne, per principio, 'non
vanno scritte ' . A questo risultato giungeremo con l'interpreta­
zione della conclusione del Fedro .
Finché limitiamo la distinzione di 'esteriorità' e 'interio­
rità' al testo stesso dei dialoghi, ci troviamo d'accordo con
Friedrich Schleiermacher, il quale nella sua 'Einleitung ' h a
espressamente richiamato l'attenzione su questa distinzione
( 1 8553, pp. 1 4- 1 7 . 29-30) . Platone, come giustamente ha visto
Schleiermacher, si è servito di tutta una serie di artifici lette­
rari per rimandare il lettore, attraverso l'aspetto esteriore, al
nocciolo interiore ed essenziale. In questo senso '§'�hl�i�!:!!!�::_
c h�!: .�ic�iara .��_J�l�!9..��_.I.It:�_ QLa}:2ghi ._s.Qesso non esprip�_ _

�r:.«:.t!él.':l1��.te .g .!:.isu.���!? _���i!! g!gi!.l.�J._ . _<;��._ �çE!.!.l.�� solo allll:_


..

s 9l':l��.9.l! e, A �!l t:_ ç.?�l!���i ��<.?�� < _ ��!l��. <:9.��!1i<;��la, e che.J.'in:


_

tt:�o.:.l!.()n v..i,e.Il� �sP_os.t� per ..e�t�.� ��. :"-.e.���.n IUl)g�} in quanto i


. .

_
l!�.��t .Y.e.p':gQ!!2.._s.9 1 0 deli !!.e.�!L�2..l!....t..r� t !L i Il59�P!e..�!1.�_«:'_tocca
poi al 1.e.tt9re . i�.t�gr�r{!:. . Schleiermacher ha cosi compreso che
l'esteriorità (o l ' aspetto essoterico) e l'interiorità (o contenuto
esoterico) «indicano una condizione del lettore stesso, a se-

75
conda che questi si innalzi o meno a vero uditore dell'inte­
riore» . Il punto di vista di Schleiermacher è insufficiente
soltanto per il motivo che questo, a suo parere, sarebbe «l'u­
nico significato secondo cui qui (in Platone) si potrebbe par­
lare di 'esoterico' e 'essoterico'». Con ciò si misconosce il fatto
che in Platone la via dall'esteriorità all'interiorità conduce
infine al di là del dialogo letterario, nell'ambito della dialet­
tica orale.

76
III.
SCRITTU RA E ORALITÀ : FEDRO 2 74 B 2 7 9 C -

Nell'ultima conferenza ho cercato di interpretare la con­


clusione del Simposio nel senso di un testo in cui Platone
parla della sua esposizione letteraria della figura di Socrate ,
dando quindi al lettore un cenno ermeneu tico di com e questi
debba intendere tali dialoghi. La par��_!i�����l'���!!!._ rap­
presenta senza dubbio il piu importante testo di questo ge­
nere. In _ essa_�_��� i ca espre���!!!: e n�.2.�_ �� del. coll�
__

quio, la 'opportunità e la i��rtunità dello scrivere' (JtEQL


EiJJtQEJtELaç xaL <lJtQEJtELaç YQa<pfJç, 274 B) . Quale che sia
la comprensione che si abbia del tanto discusso testo del
Fedro , resta comunque fuor di dubbio che in questa sede
Platone prende posizione nei confronti della propria attività
di scrittore filosofo.
Anche qui, certamente, quel che Platone intende dire
non va cercato alla superficie. Anche qui egli non comunica
la sua concezione a modo di dottrina. Anche qui Platone
pretende piuttosto che noi stessi, per cosi dire, 'dischiu­
diamo' quel che Socrate va dicendo nel corso della conversa­
zione, interrogandoci sull'autentico significato che esso può
assumere alla luce di una comprensione piti approfondita. I n
tal senso infatti c i è sembrato di dover intendere l'impegno
ermeneutico che Platone richiede al lettore nella conclusione

77
del Simposio . Nell'in terpretare la conclusione del Fedro cer­
chiamo dunque di soddisfare in modo adeguato tale sua richie­
sta.

l . Voglio innanzitu tto ricordare il con tenuto del testo,


come si presenta o biettivamente al lettore. Il motivo ALf..o nd.o
�ell'i.!lter�.�ialogo con_��.!!..E ell,!_Cl.!l!'.§.ti9_n�� c.Q..!!}!. .I:!isogna .Qill::.
__ •

lare? _�è la !E.iglioJ$2.�... oratoria? Ta!�1A�,�,!Q.ne non va


disgiu �ta dal teE2..�..��_dis ������ m elari5È. .�._�_CE�?�.E��
ciati nel corso del dialogo: essi trattano tutti dell'essenza
dell' Eros. Nel mezzo del dialogo, il secondo, grand e discorso di
Socrate apre una prospettiva sull'àmbito dell' Essere vero,
ideale. Tramite l ' E ros si giunge, secondo q u anto si mostra in
questo discorso, alla conoscenza della Verità . I n stretta con­
nessione con ciò, Socrate indica sempre pili chiaramente che la
conoscenza filosofica dell' Essere è anche il presupposto neces­
sario della miglior arte oratoria. Pl!'l:�()!l_ç,. � _q� e_sJg 'p!!I).tg..l. J2!l.�ta
la re!9_�!.<:'é!. ��!L'!.. �j.ale.!tic'!JIlosoficE:.: I l migliore oratore è , come
spiega Socrate, il filosofo, che attraverso l ' E rotica e la Dialet­
tica è in possesso di un sapere superiore rispetto all'ordine
dell' Essere e all'anima dell'uomo. Dopo aver spiegato q uesto,
,
Socrate pone}nfi.ne la q uestiont:. ciel! oppor�Il�*�_ e.Jn..QPp()r�ll­
nità dello scrivere , dunque d.ella c.9nf()!rn(�à . aJ!,?_ �<:'QP� A.çl��
sposizione letteraria in confront<;> ,c()n. U.�.9J!o..g":!!2...A_0va_'y.Qf.ç,
Sacra te comincia col raccon tare una leggenda egiziana
( 2 74 C 275 B) : Allorché, un giorno, un egiziano in telligen te
-

inventò la scrittura e la raccomandò al re Amman q uale mezzo


di promozione della saggezza, il saggio re rispose che la scrit­
tura non serve al vivo ricordare nell'anima ( f.l.vrUA.'I'] ) , ma è solo
un ausilio esteriore per la memoria (u:n:6 f.l.V'I']OLç) . La scrittura
non prom uove la saggezza (omp(a) , ma il sapere apparente
(b6�a) .
In conformità con q uesta leggenda Socrate s tesso q uindi
spiega: la scri ttura non può comunicare il sapere, ma solo
servire d' aiuto alla memoria di colui che è già un sapiente ('tòv

78
d O o'ta uJ'to !,vTjOaL, 2 75 D ) . Nei confronti del colloquio a viva
voce l' esposizione scritta presenta svantaggi notevoli. Una
volta pubblicata, si diffonde dappertutto e raggiunge sia co­
loro che sono in grado d'intenderla sia coloro che non la
possono capire, e non può rispondere a domande e obiezioni
nella stessa misura in cui questo sarebbe possibile all'autore
nel corso di un colloquio. Per questo l' esposizione letteraria
induce fin troppo facilmente in equivoci e non è adatta a
comunicare conoscenze.
Le opere letterarie assomigliano ai giardini di Adone, nei
quali il seme germoglia e cresce molto rapidamente, ma non
porta alcun frutto, perch é il tempo necessario alla matura­
zione non è sufficiente. L'attività �i scrittor�, per:t�.� to, anche
'l!!�t:!.d�_ �r.�!!�. ..d.t;L��!!� .�. �t;t��!.1�2 L��!?_�� .&!0..!EJ!.ta LO L (i )
.

nei c� front� _.�.c:!!�_��!:!_�t!J�2.��fl)_ dc:U�oll.9B!:!.i.Q._(ti�!;lli�Q-"


Lo scritto è insufficiente in rapporto alla verità in tutti i
campi . ��!:!:�.�!<;>r.!, p() e � i , . I t:g.i�.lat?�� .. ?PP�!�. pol.i �i_�i ..v�.I}�!' _
. . .

R re �! . ��� _�� rio , .i .� sen �() fil <:l�9. fi �o , . �o ! <:l qtl!i.ndo . � g.i_��.!iQ.�':l.:
__ ...

zlo�� . c:l«lle. loro opere letterarie ha1lll o q�. gjr� pi!l .dLJl!!�ll2 ..

<:�e. . ��p(mgono per scri tto con argoment�zjo!!i pi.!1 prq(mtgf_ ..

(2 78 C ) .
!!J().�<i�!!!�_t:!l�_�!essQ.. QLquanto _scri��uel che è vera­
r:nen�._plti imporgt..!l t e ��_�r� ÈoJ'tOl)�a)(Ev ) , i l filosof�.on lo
��9-er�2:.�� ��r.itt0J-<!�e è�.Q����uivoci . E tutte le volte
__

c�� }� �!��qfo._�UI!!l? �K.I1, �r�EQ.I!tç �.çdll�1_t�r!� .Q.l!..11.!l ue per


__ . . .

s é · q,:,-� !���. � p.� J�� ezi��o�J'tL !, L w't EQa 2 78 D) .


Segue l'accenno che all'oratore Isocrate manca 'ciò che è
piti grande' e 'piti divino' . Il dialogo si conclude con una
preghiera per ottenere la bellezza interiore e la vera ricchezza.

2. I tanti esegeti, che si sono occupati della conclusione


del Fedro , si sono trovati di fronte al problema di che cosa
Platone intenda dire qui a proposito dei suoi dialoghi lette­
rari. Tale problema conduce chiaramente al nocciolo di quel
che Socrate espone in questo passo. Bisogna in particolarI'

79
indagare se anche per gli scritti dello stesso Platone deve
valere quel che Socrate afferma sull'insufficienza dell' esposi­
zione scritta. I diah:>ghi di Platone vengon_C?_�?J.�.��lti iI!JL�est�.
critica?
�._��I._9.!;!.e sti�ne decisiva vengono da!���.�_e.��!�I_�!!te du�
risposte d� Earte degli. esegeti, second�_ che questi tengano
co_nt0..l. o m�21_�j,ll_�_�p ttrina�_<:ritta, eso!erica, d� Platone.
( 1 ) Gli �!!.!i-esoterici , che non tengono conto di una
dottrina orale che vada oltre i dialoghi, spiegano: i dialoghi
dello stesso ]'Iatone sono al ripar:o da questa svalutazione
d�t�_QI!ere letterarie, poiché Platone è stato in grado di
qy�!are ampiamen!!h nei suoi scritti, alle insufficienze della
scrittura.
-----

Friedrich Schleiermacher (Einleitung 1 8553, pp. 1 4- 1 7) ri-


teneva che gli scritti di Platone non fossero toccati da questa
critica del Fedro in quanto, con il Fe.dro ( che Schleiermacher
riteneva essere la prima opera di Platone) , Platone stesso
avrebbe fondato una nuova forma letteraria, filosoficamente
legittima: il dialogo. Attraverso la forma dialogica, cosi pen­
sava Schleiermacher, Platone avrebbe dato ai suoi scritti il
vantaggio decisivo del vivo colloquio orale: il lettore di un
dialogo platonico non verrebbe tanto indottrinato, quanto
piuttosto stimolato a cercare da se stesso la verità.
Oggi si è d'accordo sul fatto che il Fedro appartenga ai
dialoghi tardi (successivi alla Repubblica ) ; ciononostante si
continua ad argomentare 'nella stessa direzione (cf. per esem­
pio Th. Ebert 1 9 74, pp. 23-35) : quel che Socrate avrebbe da
obiettare nei confronti dell' esposizione scritta si rivolge contro
opere non-dialogiche, mentre gli scritti di Platone stesso, in
quanto dialoghi, offrire bbero i vantaggi della comunicazione a
vIva voce.
In questa prospettiva, al problema di che cosa si debba
intendere con l'espressione 'qualcosa di piu prezioso' ('tL !luil­
l"EQU) che lo scrittore filosofico non accoglie nelle proprie
,

opere ( 2 78 D) , si dà pressappoco la seguente risposta: anche

80
In Platone ci sarebbe una differenza tra esposizione letteraria
ed esposizione orale, in quanto la dialettica orale è superiore
agli scritti in vivacità ed intensità, ma si tratta solo di una
differenza di grado. In ogni caso non sarebbe lecito pensare a
una dottrina non scritta, che vada oltre gli scritti anche per
ciò che concerne i contenuti. In questo passo Platone vor­
rebbe solamente affermare che il filosofo, nel corso del collo­
quio personale, è in grado di attivare direttamente, e quindi
con maggiore efficacia, l'anima del suo interlocu tore.
Questa interpretazione della critica all'esposizione lette­
raria espressa dal Fedro ha ottenuto di recente una precisa
espressione nello studio di W. Wieland ( 1 982, pp. 1 4-2 7 ) . I l
pericolo fatto presente d a Platone, spiega Wieland, consiste
nella possibilità di scam biare sapere fattuale e sapere opera­
zionale. In questo passo Platone rimanda a quella forma
decisiva di sapere che sola rende possibile un corretto uso
delle cose e che, sottratta ad ogni formulazione oggettuale, si
trova sempre e solo nell'anima del soggetto conoscente. Con i
suoi dialoghi , cosi sembra voler affermare anche Wicland,
Platone intende evitare il piti possibile il pericolo di essere
frainteso nel senso appunto di quello scambio, non comuni­
cando pertanto al lettore il sapere decisivo nella forma del­
l'oggettivato sapere fattuale. I n ogni caso Wieland dichiara
decisamente: «Non si coglierebbe il significato della critica
alla scrittura (del Fedro ) q ualora la si volesse interpretare nel
senso di un rimando a teorie, sull' anima, ad esempio, o co­
munque su altri contenuti, che Platone non avrebbe voluto
comunicare ma che in linea di principio avrebbe benissimo
potuto comunicare)) (p. 2 7 ) .
(2) Gli Esoterici, cbe assumono l'esistenza di una dot­
trina non scrit!.�. di P�atone, spiegano al contrario (per esem-
2!.9. TJ:l...:._A. Szlez�k 1 9Bh..EE . 1 8-32) : gli sv.antaggi dell'opera
scritt� deL��arla._�2!:!.ats.....::-�lgon���che nei confronti
<!eLi�!2&.I?:LdelJ.9_.s tesso Platone. Nel Fedro Platone dice di se:'
stesso di non voler affidare allo scritto le conoscenze filosofi-

81
che realmente piu importanti, e di tenere per sé, nell'esposi­
zione letteraria, qualcosa di piu prezioso (tq .util'tEQO) .
Questo 'qualcosa di piu prezioso' è, nella fattispecie, la
teoria dei principi, che veniva discussa oralmente nella
Scuola, ma che non viene espressa nei dialoghi.
Secondo questa interpretazione Platone ' dunque non
esterna nei dialoghi qualcosa che p e r c o n t e n u t o va al
di là di quanto viene esposto nell'opera letteraria. Ed è ' cosa
'piu preziosa' dello scritto, perché si tratta della teoria dei
principi o dell' Idea del Bene, che fonda e rende conoscibile
ogni altro oggetto di conoscenza. Tale teoria non consisteva
tanto in un sistema di dottrine dogmaticamente fissato, ma
era piuttosto la mèta di complessi sforzi dialettici. E proprio
per il fatto che l'esposizione letteraria avrebbe condotto all'e­
quivoco di un consolidamento di dottrine e di una abbrevia­
zione di percorso, Platone non ha scritto nulla su tale arg�­
mento. Egli ha discusso solo oralmente la sua teoria dei
principi, giacch é essa può essere capita solo da coloro che si
sono preparati per molto tempo e che quindi sono interior­
mente atti ad intenderla.
In questa controversia, come già sapete, io stesso mi
trovo dalla parte degli Esoterici. Trovo invero del tutto legit­
timo quel che gli altri affermano a proposito dei vantaggi del
dialogo platonico rispetto alla letteratura non-dialogica. R! ­
tengo errata solo l'opinione che l'intera filosofia di Platone sia
contenuta nei dialoghi letterari. Quanto Schleiermacher af­
fermò nella sua caratterizzazione del dialogo platonico, in
particolare relativamente ad una tensione di esteriorità e inte­
riorità sussistente all'interno del dialogo stesso, resta fino ad
oggi valido e istruttivo, purché si prescinda però dalla sua
affermazione che al di là dei dialoghi non ci sia stata in
Platone una teoria ad essi superiore in termini di contenuto.
L'esegesi esoterica comprende dunque in questo caso quella
anti-esoterica - essendoci accordo a proposito delle preroga­
tive della forma dialogica degli scritti platonici -, l'esoterico

82
però fa inoltre assegnamento su una dottrina orale che conte­
neva un 'plus' in termini di contenuto.
L'interpretazione esoterica, posta in questi termini, mi
sembra piu corretta semplicemente per il fatto che risulta pi6
adeguata al testo del Fedro . Se si considerano con attenzione
le esposizioni di Socrate non si può fare a meno, io penso, di
accettare la pi6 estesa esegesi esoterica. ( l ) In primo luogo,
risulta chiaramente dal testo che gli scritti di Platone stesso
non vengono eccettuati dalla critica, e che anzi Platone in
qu e sto passo ha soprattutto presenti i propri dialoghi. (2) In
secondo luogo, il testo mi sembra parlare a vantaggio della
tesi che vede nel 'qualcosa di pi6 prezioso', che lo scrittore
filosofico non esterna nell' esposizione letteraria, qualcosa di
determinato dal punto di vista del contenuto.
( l ) È senz'altro esatto che i dialoghi platonici sono
'migliori' rispetto a tutte le opere letterarie fino a quel mo­
mento in uso, e che Platone nel Fedro vuole anche sottolineare
questo progresso. A questo punto Platone avanza anzi la
pretesa .di poter superare, con i suoi scritti filosofici, tutte le
composizioni di carattere poetico, retorico e legislativo pro­
dotte prima di lui. È altrettanto esatto poi che la superiorità
degli scritti platonici dipende dalla forma dialogica, con la
quale l'autore non si pone tanto a tutore del lettore, dandogli
istruzioni di carattere dottrinario, quanto piuttosto lo coin­
volge in un colloquio che si svolge tra i protagonisti presentati
nel dialogo, e nello stesso tempo in un colloquio con l' autore
del dialogo stesso. In tal modo il dialogo letterario riesce
infatti ad ovviare ad alcune delle deficienze inerenti all'esposi­
zione non dialogica.
La forma dialogica degli scritti platonici però, come già
Schleiermacher giustamente spiegava, non va semplicemente
vista nell'alternarsi degli interventi di diversi interlocutori. In
tutti i dialoghi platonici il filosofo che conduce il dibattito
svolge un ruolo preminente, e alcuni dialoghi sono essenzial­
mente composti di lunghi discorsi . Piu importante dell'este-

83
riore forma dialogica è dunque la 'dialogica interiore' di que­
sti scritti, che consiste appunto nel fatto che ciò che è pi6
importante non viene mai comunicato a modo di dottrina, ma
sempre solo accennato, di !lI 0 do che il lettore venga stimolato
a proseguire da se stesso la ricerca.
Pur con tutte le prerogative che li contraddistinguono, i
dialoghi di Platone non superano però la fondamentale insuf­
ficienza propria di tutto ciò che è scritto. La loro superiorità
rispetto ad altre opere letterarie consiste anzi proprio nel fat to
che, come dichiara Socrate, essi tengono conto di tale insuffi­
cienza non contenendo tutto ciò che l'autore sa di poter dire .
Soprattutto l e seguenti osservazioni s u l testo mi sem­
brano provare la tesi che la critica delle possibilità dell'esposi­
zione letteraria sia da riferirsi in particolare proprio agli stessi
scritti di Platone:
(a ) Socrate nel Fedro parla di tutto ciò che viene
scritto ovvero pubblicato come letteratura; non lascia intrave­
dere alcuna eccezione. Se gli scritti di Platone dovessero fare
eccezione, Socrate dovrebbe parlare a questo punto della dif­
ferenza sussistente tra scritti dialogici e scritti non-dialogici,
cosa che però non avviene.
(b ) Quando Socrate afferma (275 D - 2 76 A) che gli
scritti, attraverso la pubblicazione, raggiungono indistinta­
mente sia lettori che li intendono sia lettori che non li pos­
sono capire, e che pertanto non sono atti a comunicare impe­
gnative conoscenze filosofiche, la cosa vale sicuramente per gli
scritti di Platone non meno che per gli altri.
(c) Socrate parla dell'attività di scrittore di un uomo
«che ha la conoscenza del Giusto, del Bello e del Bene» (2 76
C) . Il suo interlocutore, Fedro, pensa a un llu'froAoyELv, cioè
a un discorrere poetico sulla «Giustizia e sulle altre virtù» , e
dunque di nuovo sul Bello e sul Bene (276 E) . Con ciò viene
abbastanza chiaramente indicato l'ambito tematico dei dialo­
ghi letterari di Platone, in particolare della Repubblica , il cui
tema è la Giustizia.

84
(d) Per quel che riguarda i dialoghi a viva voce, che
Socrate distingue dalle opere letterarie, bisogna pensare alla
dialettica orale della Scuola platonica: questa OtaÀ.EX'tLxi)
'tÉXVT) è in grado di condurre l' uomo all'eudemonia (276 E e
s.) . Per q uel che riguarda la Paidia letteraria, che si contrap­
pone a questa Spudé platonica, bisogna pertan to pensare all'at­
tività di scrittore di Platone.
(e) Y.t:!E!l.9.. .1.a_. J!.�� . .. Q eHa,_. q i§ c !l ssi (mt; . ... �Qc; r_'!.�� .. �!ice : .
_

«J�ene., . Abb_<l.�J�n�� è continuato il nostro svago» (ltEltu(o{)-w


ILE'tQlWç ti ILLV 278 B) . .Con ciò si éi<:<:<:�!!..":..�he gue��? colloguio,
i�. ..c.'!.�}?.. � ç!.!��. ",Y��I.l.� Ae fi.�,!.!.2.!aidf4 ,_� _�_. sua volta Paidia -
� ��.�t_<:'i����2.E_<:""'cE.ill.�,<.i!.0_riferire al presente dialogo di
Plat��!.��L��()_��p}�..:>.���_�.��tanto indica i suoi dialoghi
.!.cri ��.� s!?_�_e. �!9.. ..c!.e.Lc.?l.!?.'lui9_.!!!!�_faidÌtt:
(2) Che con l'espressione 'ciò che lo scrittore filosofico
tiene per sé' si intenda un plus di contenuto, mi sembra essere
un assunto confermato dal confronto con le dichiarazioni corri­
spondenti della Lettera Settima ( 3 4 1 A - 3 4 5 C ) , nonché risul­
tante dalle parole stesse di Socrate nel Fedro ( 2 78 C D ) :

«Se ciOis<:!-lng .di ('!.��i ( = autori di scritti retorici o poetici o infine


politici) 1t0i. cgl.:npostQ gueste opere con piena conoscenza della verità e
� difenderle (BO!)1'tELVl . dovendo venire alla prova di quanto ha
�ritto, e se può dimostrare l ' inferiorità dei suoi scritti in confronto
�!��.�.�.�_ .e.�!9l�)_5L'-!.es t ' '-!.�I!l..9_.J!0_1! dovrebbe essere chiamato con un
nome tratto �� .ql!.e�Q..�I:!�!LC!:�..!o.��':.�,..P5!�tici O'..P.Q./itiçi},.... ma con uno
trat�o da g uelle (conoscenze) in cui ha posto il suo severissimo impe­
�È<p' oIç Èa:no-uÒaxEV) . ( . . . ) Chiamarlo sapiente (ao<p6ç) , mi sem­
bra, Fedro, eccessivo, e conveniente solo a un dio; ma chiamarlo
amico della sapienza (<pLÀ6ao<poç) o qualcosa di analogo, meglio si
adatterebbe e converrebbe all'essere suo. ( . . . ) Ma colui che invece non
ha null.a di p�_p!.e.2:!��C? (!!1':�:t.�Q!:l) <:��..I.C; ��e. . �i!riQg�!��-;;r ��i
__

� ritti1...�. .E.����. I e 9�!C. �A.� !�� �!!1.:!�_.s.o.p rll e . i!..�!t!?, con aggiunte e tagli,
.
�'!!"'�Q.S.!tj.�!!1.ç!� e con ragione, poeta o logografo e legislatore?»

La superiorità della conoscenza che lo scrittore filosofico


non fa ogget to della sua esposizione letteraria consiste dunque

85
nel fatto che essa giunge obiettivamente piti vicino alla verità e
alle cauae ultime che non le opere scritte. (a ) l.!Jiloso�<? _�.h.a
���a. della verità» (ELOò>ç TI 'tò àÀ.TJ{}Èç �XEt) . (b ) Egli
pertanto può «difendere» g uanto ha scri tto, e ciò significa: può
giustificarlo con argomenti obiettivi piti forti . (c) S ocrate de­
scrive il lavoro dello scrittore, che non abbia niente di meglio
da offrire che gli scritti stessi, con espressioni che rimandano
indirettamente alla dialettica filosofica: il sopra e sotto, le
aggiunte e i tagli del letterato non filosofo vengono contrappo­
sti alla riduzione e alla deduzione, alla sintesi e all' analisi
(oUvo1ptç e OtaLQEOtç) del dialettico. La dialettica platonica
però non termina nell'indeterminatezza, mira piuttosto a cono­
scenze ben definite in termini di contenuto. Che gli oggetti di
questa conoscenza non siano senz'altro comunicabili, è cosa
che non cambia nulla al fatto che qui si tratta della conoscenza
di 'qualcosa' , e cioè dei veri fondamenti dell' Essere.
Da tutto ciò deriva il seguente risultato: llelt� .p.�!!.<:.Jl!!..l!l �
.

del ...fedroY..l!!��. lasci_�-.l�5i�!:� she_L!�r9pri dialo!:,hi lette­


!�L�o_l!� f<?!!c!.�!l}..e� tE,Ir:t!.�.!!�..�.!:!P!!!iQ.!.'i alla letteratura non filo­
sofica. Ed� g�!i!9.ghL.Q�!onki risulta_l'!9 �iori _di altri .s critti
__

!,()prat!.I}.!.t9_P..e.!��J:<!:':!!2!!-, .J� ..!��i�_�?���1��m e tutto q uel che


. .

_�.l. �� ._!:i�':l e .. Ee.E .s .é.. qu �J<':Q���LP..�.tl.��<?_���'!.-cui eU2


.r�.lld_�_re. ra.gi9E� <;li..fi2 che h� affidato alla penna. Questa piti
..

profonda fondazione non viene da lui esposta per iscritto,


poiché essa, nella maggior parte dei lettori, darebbe necessa­
riamente luogo ad equivoci . Q.':l_5:�!Qd�er _L�ialoghi, si,g!:!lf1c�.
�C2...s�2.�frontati con l�_��!!�.!�_ �_e.!!� _dialet��ç!l orale e della
teoria <!�i....E r incip�t..��L!!.on .�2.I.!9_ ���!:2.._çhe ,g!oco (3tatOUl) .
Tale gioco però non �s.���.l:��!..�r�. ��J�il!lP'�g��"p'roprio del
filQ�.9foJiacché è riferi to, per cO!1tenuto e _metodo, alla cono­
scenza dei principi .

3 . Con ciò che finora ho esposto a proposito della con­


clusione del Fedro , ho certo preso decisamente posizione nei
confronti di una discussione che viene condotta già da molto

86
tempo su questo testo, però ho detto ben poco di nuovo.
Forse riusciremo ad andare avanti di qualche passo se cerche­
remo di interpretare alcuni passi del testo in maniera piu
precisa di q uanto finora non sia avvenuto.
Pur tenendo nella dovuta considerazione tutti gli sforzi
sinora dedicati alla comprensione di questo testo, mi sembra
tuttavia che le sue affermazioni non siano state indagate con
sufficiente attenzione. A mio avviso, la questione da porre, al
fine di dischiudere ulteriormente il testo, è precisamente que­
sta: che cosa qui si afferma, in senso negativo oppure posi­
tivo, a proposito dei dialoghi di Platone stesso?
La violenta controversia tra anti-esoterici ed esoterici non
ha certo favorito una simile indagine del testo. Gli anti-esote­
rici non erano disposti a riferire ai dialoghi di Platone la
svalutazione delle opere scritte, ritenendo che questi fossero
esenti da tale critica. Gli esoterici posero unilateralmente in
rilievo gli aspetti negativi della critica che Socrate pronuncia
all'indirizzo delle opere scritte e si rivolsero soprattutto al
problema di che cosa, qui, nel Fedro , si affermi, anche se per
cenni, a proposito della dottrina non scritta. Un' attenta consi­
derazione mette in luce, a quanto mi sembra, due cose : che)l
lç_s t9 _ Q.�l )��(4�1!___p_é!!:!�_ sic!!r:�men te dei dialoghi dell� stesso
_ __

.J:>J at9� eLe �_�_� q��_���_��.� �_�.Y�E:g�':l� ��nz' �J�!_�_c aratterizzati


__ _ __

l.t:l . !n- a Il ie @ .�� ch..� ._.E2� it�'y_a� I.'!�t..0��. �':l .9.u. .!:.s t�s.�de p arla sia
__ __

dell'inevit�I:>�le . .Q�_lJç>l�z.z._a. �i� �nch_� .Q�l��_'p_ossibile forza della


__ __ __

J�tte,!�.!.,:!ra filosofic�.

Il passo 275 A

Raccontando la leggenda 'egiziana' , Socrate fa esprimere


al dio Ammon la seguente obiezione nei confronti dell'inven­
tore della scrittura:

« La scrittura ingenererà oblio (À.iJ-fh]v) nelle anime di coloro che


apprendono, perché cesseranno di esercitarsi la memoria ( I-lvTJ l-l'l] ) :

87
fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non plU
dall'inte rno (Evbo{}EV) di se stessi, m a dal di fuori (l�;o){}EV) , at tra­
verso segni es tranei» .

I n guesto�so 1��ritto_�.I2� du!!�ue come un soste­


gno esterno della memoria, a..È�fferenza di �anto viene cu­
�todito ��I���!!E!}.2_ .Q_�!!!l_ ��.!l}g.Ij�_ .�.!���_Q.uesta caratterizza­
zione della scr}_ttura. h��!!:_�E�tto_ negaiivo �_no positivo. (a)
!-�.�,ç:Ij.� t.!;1.r�_ ...�.?!l. E�.9_ ..g<l:r.!l�ti!�_.. �!l_EiS2!:'<!.�""'yivo.L_essa anzi
_ _

ingenera oblio in chi si fida troppo dello ·scritto. (b ) D' altra


part� 1.1l_ �.q:.i.! �1!t�.E!!.ò_disporre
. in forma affidabile - anche se
este.r:i�.r:�_=-_L.�(?.!ite.!luti. .g.e lla sci�nza �Qerli di�ibili.
Q!:!��t() .'y'ie.n.�_ J:!att�nuto ne.���,ç:ti!.!9_..! est�_<:'<?I!!_'!:l!�.X�!:�a
e_s.!.�ior�_�� IP...��ea!!à interio.!:..e..!_p�2-.P.ertan�..!�..E!��
__

.!!Le interior��.; Chi si attiene solamente a quanto è scritto (e


dunque esteriore ) , pensando cosi di essere in possesso della
conoscenza, s'inganna e resta privo di conoscenza; �hi inv��!
��mp r���_«:J� ;;S!1.!,!:g �,?!!!.� _� s.pE��_�}�"-.� _c.I� !:l ll � Ee.�! �� . �ll!!�i.()E�
__ _ _ . . _ _ .

q uesti può attraverso _ !� .!çE..� !.�!.é! _ �_���çQQ. dOl�. !!_1:!.!!�._ via


__

della conoscenza. Questa funzione positiva Socrate l'attribuirà


agli scritti 'migliori' - agli scritti filosofici .

Il passo 275 B e

Appena Socrate h a finito di raccontare l a storia dell'in­


venzione della scrittura e del giudizio che di essa dà il re
egiziano, l'interlocutore, Fedro, osserva che tale storia è fru tto
dell'invenzione di Socrate. Al che §._? ,? r�te ri�'p'��de spiegando
_
che non è import��te . _���re _�..�_i. .�!�� .q,!��osa, ma solo se
t��52�_�_.�_��_�_�. �é! ..u araW!.�_il con�en!!!9... .Qd suo racconto
alle sent(:Il�� .<!�.s.!LoE acoli2.. a proposito delle g uaIi non ci si
d oman � a ._ ���� �_._c;!�. _.�,. ..��i.�_Ilg Jl.!.�so_ origine, ma ci si
_ _

iIl.t.��()�solo sul contenuto di verità loro proprio.


I n tal modo si solleva una richiesta che il lettore di un
dialogo platonico deve sempre tenere presente. La forma d i a-

88
logica lo pone infatti di fronte a una varietà di opinioni ed esige
che il lettore stesso esamini e decida dove si trovi la verità. Oltre
a ciò i dialoghi platonici, senza alcuna eccezione, non ricevono
la loro verità dall'affidabilità dell'esposizione ( tanto piu che
Platone, in genere, si serve molto liberamente della tradizione
storica) , ma dal contenuto della cosa stessa, che nel dialogo
viene esposta mimeticamente. Il lettore dunque deve sforzarsi di
cogliere in questi scritti la verità non diversamente da come si
sforza di intendere le sentenze degli oracoli._S� 'p.��.�licare �i
�ialoghi plat?Eici !1.'!.�1 ch�.��cl�to h� detto del Dio di Delfi:
« Non affer:.m a, nt.���"�.e , �� lasc�a intendere per cenni»
(OthE ÀÉyEL, oirtE XQ1JJt l: EL , ùÀÀà. OTJ IlU(VEL) .
Sono testi, i l cui significato si dischiude al lettore solo
attraverso l'interpretazione e uno sforzo personale di assimila­
zIOne .

IL passo 276 A

Sacra te �iega-E�jlA }�c<?!:�o !>�rit.�q �".!:'.!.! � copi"" (ELOOOÀOV)


del ':'}��!l!Lcoll<!.�19_ 9D���._ Anche questa definizione ha un
..

aspetto negativo e uno positivo. Da una parte lo scritto presenta


le stesse deficienze che ha una riproduzione senza vita nei
confronti dell'essere animato. Dall' altra ciò che vien detto a viva
voce viene nondimeno rappresen tato, a mo' di copia, nello
scritto. Tale rappresentazione riesce particolarmente bene,
come non è difficile capite, nel dialogo platonico. Certo, nel
Fedro , non si parla in modo particolare dei vantaggi propri della
forma dialogica, ma il lettore può facilmente riconoscere che gli
scritti platonici, attraverso la forma del colloquio, rendono pos­
sibile una riproduzione relativamente fedele della parola viva.

La sezione 276 B-E

A c0E-!��.Il.t? �?.�� di�!::.!.���...��<:: , l' attività di scrittore,


da E��_ dell!"<?!.<>'�<?)"_I!2!l_ è �J.!.�o che gioco secondo l' afferma-

89
zione di ��c�_<;l..!_�0aLOL<i ) , non impeg-no serio (o:rtouQfll . . ç_�n
ciò sugli scritti filosofici non vien detto solo qualcosa di nega­
tiyp, ma anche qualcosa di positivo.
In senso limitativo Socrate dice che la scrittura non si
addice alla comunicazione di conoscenze che bisogna vera­
mente prendere sul serio. Tale facoltà di condurre all'eude­
monia resta riservata al colloquio a viva voce, che è in grado
di inculcare, nell'anima ben disposta, i germi della verità ( 2 76
E - 2 7 7 A) .
.hél;._ f!1:E.�t.!�E!2!���Jo!l e _ d !�'p�egj�!.i.y'a_ di .. Pa,i<!IL�pressa �
_

p�OpOSi!� della scrittu�_'yiene relativizzata come affermazione


ironk���A se!!!Q.l icemente osservando che questa caratterizza­
_

�i_?�e è a sua volta un gioco, per il fatto di essere pronunciata


in . uno scritto che, in �uanto tale, rientra nel genere fatto
ogg:et!?_�����_gio�
Si può in ogni caso desumere dal testo che la letteratura
'
filosofica non è solo un gioco arbitrario, q uanto piuttosto un
gioco-E�g�9... di_��.i.���<2: �f!.�..p�_�4ia ra�!2nale, che procura
'
un piacere "p"�ro (come si afferma nel Timeo 59 C) . (a ) L'atti­
vità di scrittore, da parte del filosofo, non è un comune
passatempo, dal momento che in essa egli si oècupa comun­
què del Giusto, del Bello e del Bene (276 C . E) . Per il tramite
di questi oggetti la letteratura filosofica resta collegata alla
serietà dei colloq ui di teoria dialettica. (b ) I giardini di
Adone, con i quali vengono paragonati gli scritti filosofici,
servono a dar bella forma a una festa che riesca gradita al
Dio e agli uomini. Dello scri ttore si afferma che questi gioisce,
q uando vede germogliare le sue opere letterarie (276 D) ; e
sicuramente la paidia letteraria deve procurare gioia anche al
lettore. (c ) L'opera dello scrittore filosofo, nel momento in cui,
alla fine di questa sezione, viene caratterizzata come lA-u6oÀo­
yelv (276 E) , viene accostata alla creatività dei poeti (Resp . I I
3 79 A . 3 76 D) . E l'arte dei poeti consiste invero nel sollevare
gli uomini, nell'entusiasmarli e rallegrarli. Con tutto ciò si
attribuisce alla paidia letteraria del filosofo un valore positivo.

90
Il passo 277 DE

.�_ questo punto Socrate afferma che le opere scritte del


lliosoiQ�o altrettanto poco in grado di comunicare cono­
scenze di quanto lo sono le opere dei poeti, che non servono
p!:opriamel!le ai fini dell'insegnamento ()L()axf! ) , m a vengono
!:���_�a.k..�L1'_Q lo scopo di persuadere (JtELi}OO ) . Con ciò, dal
Eunto di vista dell' effetto 'persuasivo', la letteratura filosofica
viene ancora una. vo !!a paragonata con la poesia. Allo stesso
modo in cui i poeti si rivolgono in particolare a quegli strati
dell' anima che non sono sensibili al Logo s, ma alle impres­
sioni che loro procurano le immagini, cosi anche la letteratura
filosofica è in grado di influire su questi · moti patetici dell'a­
nima e di guidarli al Bene.
Con questo accenno all' effetto-Peith6 mi sembra che
venga fatto riferimento, nel senso piti lato del termine, all'ef­
fetto 'protrettico' dei dialoghi platonici: l' atto di volgere gli
animi, a mezzo di persuasione , verso la filosofia, l' impu lso che
stimola ad occuparsi dell' Areté dell' anima piu che di q ualsiasi
altra cosa, l'esortazione a liberarsi dai vincoli di ciò che è
abituale, e ad incamminarsi per la via del ripensamcn to filo­
sofico .

I passi 275 D. 276 D. 277 E

Per tre volte Socrate spiega, con parole simili, in che


cosa consista, nel migliore dei casi, il valore delle opere filoso­
fiche . I 'Logoi migliori' sono, tan to piti per il fatto che espon­
gono il Giusto, il Bello e il Bene, certamente innanzi tutto gli
scritti dello stesso Platone.
�.P�!l!lg_..l.!!.<:>g<?_1.275 _ _QLSocr�!..e._�ffer!!! a che lo scritto
n_Q.!.l_ p_l:.lA.y:'asmetter�_�!�u�<2onoscenz��a solo rinfrescare la
memoria a chi sa le cose di cui tratta lo scri tto (JtEQL rov uv
·- · ·· -
� �� YEYQ� ���� ) � X�._�i�9.!1d�)�·��. j2i6�Df7>sserva che
g�_��ta. _�?zione è utile allo stesso filosofo che scrive, cosi

91
come a determinati lettori: con i suoi scritti il filosofo racco­
glie un_ tesoro �.L!icC?rdi «per suo uso, contro la vecchiaia che
p'or�� ,?�lio, _9...�� ,��_���. giuI}.g�.!.._�_�� di chiungue si
...

!!.l_�tta sulla stessa .2!:.ma» . ! !:l.fI:!l.e _ t2 n .�1"'!'!'pete! .�ncora una


�Q!.t.�:J� pi6 riuscite di queste opere rinnovano solo la memo­
���Lco!orQ��e già sanno_�M't(ov UJtO IlVJ]OLç) .
Quel che viene qui riconosciuto a merito dei dialoghi
platonici è dunque la conservazione e il rinnovamento ipom­
nematici, nella memoria attuale, di ciò che già si conosce.
Qual è il preciso significato di queste affermazioni?
( 1 ) Gli scritti di Platone si possono senz'altro in tendere
come Hypomnemata nel senso pregnante della parola, se si
assume che essi abbiano il compito di conservare e tesauriz­
zare, e pertanto di proteggere dall'oblio, quel che già una
volta è stato oggetto di conoscenza e dibattito, nella cerchia
dei compagni e dei discepoli. L'Epinomide (980 D ) accenna a
questa prassi , presupponendo infatti che i partecipanti al dia­
logo abbiano preso Hypomnemata della conversazione pre­
sentataci nel decimo libro delle Leggi . Quel che è già stato
conosciuto e formulato viene in tal modo tenuto a disposi­
zione dell'autore stesso e degli altri. Soprattutto i dialoghi
dell'ultimo Platone contengono una gran quantità di mate­
riale scientifico, elaborato nell'Accademia: il Timeo espone le
teorie cosmologiche e mediche, il Filebo i risult;:tti delle inda­
gini svolte nel campo di differenti tipi di piacere (�()ovat) , la
gigantesca opera delle Leg,gi raccoglie tutti gli studi concer­
nenti la legislazione politica .
(2) Il rm�\l<?., �h� _:PJaton�_<:l�_!!!.. ���t.Q..���� alla con:.
�!':'!�iQ!!.�. jp.9mnematica ci induce a pens_are che e��bi�
proba.:bjJ!!l.e���. �E.S:.h� ��.!l t!�u�.!:.�s ente l��.sibilità che quantQ.
_ _

vieI)�. fosf ,co!!.��ato .P2!'�a... perdurare nel tempo. Se mai da


qualche parte delle sue opere, sicuramente da questo passo si
riceve l'impressione che Platone abbia pensato a un effetto
futuro dei suoi scritti, un effetto che avrebbe potuto verificarsi
in un futuro anche molto remoto.

92
( 3 ) Il fatto che qui Platone riconosca una funzione
ipomnematica agli scritti e nello stesso tempo �ichiari di non
aver intenzione di esporre nelle sue opere letterarie le cose piti
importanti, concorda con q uanto si afferma nella Lettera Set­
tima ( 344 D) : una volta che si è _in possesso delle conoscenze
concernenti i princìpi, non è possibile dimen ticarle, e q uindi
non ha senso v�lerl<o._ scrivere, nemmeno per fini ipomnema­
tic� �1 . fatt_o. <:.��. J.� teori�<!�LE!!!!.çl.pL nof! sia conten uta negli
__

�critti _!!.��_�9L dir� ch���� n� tenuta artificiosamente


��_���t�_:_ i . <!ia)()gh.�_ .Jett..c-:.t��i.....E!.!!! �.Q_c!'!!'Q_..!i princìpi, che ne
s.?E? } _ P.��supp<>.�!!, tanto. . cht; . i l )��!Q!:ç. • _f_�e conosca questo
fondamen t�ti universale, viene da essi sollecitato a ricor­
dare determinati n e s s i che col legano singoli àmbiti fenome­
nici �iEincìpi stessi.
(4) La distinzione, operata sin dall'inizio (2 75 A) tra
sostegno scritto della memoria (u:n:o J.tvr]OLç) e ricordo in te­
riore, scaturente dall'anima, di ciò che si sa ( J.tvi) J.tl] ) , ci fa
chiaramente capire che negli scritti filosofici di Platone il
sapere auten tico non si trova semplicemente im magazzin a to,
oggettivato: g!i scritti ir:!.��.!?-AC?.!!.?..Pi u t!2.�Q_�!.�l]1olare il let tore a
ria.!.!iY..�Et;....iL��ere potenzial men� già presente nella sua
�a. E gli scritti rispondono a tale finalità disponendo in
forma affidabile molte cognizioni, senza però presentarle alla
stregua di una materia di s tudio definita e conchiusa. Per
Platone vale al piti alto grado quel che Goethe disse in
generale a proposito dei libri (Geschichte der Farbenlehre , J ubi­
Uiumsausgabe 40, p. 1 39) : «Comprende e apprezza ogni buon
libro, e in particolare i libri degli antichi, solo chi è in grado
di supplirli. Chi sa già qualcosa, trova in essi infinitamente di
piti di colui che si propone solo di imparare» .
( 5 ) ILI�!t?�!:,_ �l!�._ ���_�.�<?ti�...�..s: L�_<:!�_!.�L�i��.!!!.<lE2 .
cose gi�ar> ute, v�!1�da ..!'.!���� �a :a t. te!�zat� .:.�� colui
..

_ ._. . _
che «si mette sulla stessa orma (dell'autore)>> (276 D) . Pla­
tone pensa dunque a un itinerario, per il quale si giunge a
una determinata mèta, ma che h a diverse tappe . Ciò signi-

93
fica certamente che nella lettura e nell' utilizzazione di un
dialogo di Platone ci sono diversi gradi di .-avvicinamento
alla verità , e che fin dall'inizio di questo itinerario, con la
lettura, può esser richiamato alla memoria quel che già si
sa.
_La...?rmai plurisecolare storia delle in terpretazioni mos���.
infatti s.�c:...9.s..�J.�t��� AL .l!!!.. .��logo ..p.�tonico ritrova in e��9
e ��.!!�La kn�"'!Q!2 . ..ç.��._<;È.«;.J.a.i!!....&! do�L<;'��!l dere e che
.9-ungue in fondo .gi��..:.�.Qg� �ome si dice cinica.:
..

.!!.l_ente, ilJ>latol!t.: she �Lr!,lerit�


(6) La funzione ipomnematica, cosi intesa, non esclude
la funzione protrettica. E anche se nei primi dialoghi l' inten­
zione protrettica può spesso assu mere il predominio, mentre
negli ultimi prevale quella ipomnematica, le due funzioni
restano sempre strettamente collegate tra loro . I dialoghi ri­
cordano al lettore ciò che egli comprende e già conosce, in un
modo che riattiva e ravviva il suo sapere. Dalla massa di quel
ch'egli sa fanno risaltare ciò che è particolarmente degno
d'essere ricordato, perché è riferito alla fondazione di tutto il
sapere.
( 7 ) Forse è addirittura lecito intendere la funzione
ipomnematica degli scritti filosofici alla luce di ciò che Pla­
tone - nel Menone , nel Fedone e poi proprio nel Fedro - dice
a proposito dell'apprendere e conoscere come ravvivarsi di un
ricordo (àv6. f..tVYJ OLç) . Inteso in tal modo, il sapere, che viene
richiamato alla memoria attrave�so scritti appropriati, sa­
rebbe non solamente il sapere già una volta acquisito nel
corso della vita, ma anche la conoscenza che abbiamo portato
con noi, in questa nostra vita, da un mondo dell'aldilà, e che
ora abbiamo solo dimenticato. I dialoghi filosofici di Platone
sarebbero allora dunque ipomnematici anche nel senso che
essi mettono a disposizione tutto il sapere che il lettore porta
nascosto in sé, per renderlo di nuovo accessibile alla sua
coscienza attraverso un ravvivamento del ricordo.

94
La sezione 278 B-E

Jiocrat� ...q!l_�to punto osserva che la letteratura fino a


�LI!!.?��_�<? .i.�_ ��?_=.Y.!I:���i�!:..!.a... .E..o..�i!l�come q uella di
Omero) , la legisla2:i()n� {<:o. me ql!e IJa . qi . �<?����L�.!:��tori�
tçQ�C': _quella di �isi.<l: .�Q_. �g.crateL' =_.'!.«2� .��ddi�fa i r��isiti
��!l.�_.fI?�g��i Q���Qsofic �-: I poeti, i legislatori e gli oratori
succedutisi fino ad allora non avevano mantenp.to, nei con­
fronti dei loro scritti, quella distanza che riesce a conservare il
filosofo, potendo quest' ultimo dare al suo scri tto un fonda­
mento che attinge ad una piu profonda conoscenza della
verità. Con questa spiegazione, alla letteratura filosofica ,
q uale si presenta nei dialoghi di Platone, vengono attribuite
due qualità di significato eminentemente positivo.
( I) S e lo scrittore filosofo non espone per iscritto quei
fondamenti, ispirati alla teoria dei princìpi, dei quali si oc­
cupa sul serio, ma li tiene per sé, in quanto 'cosa piu pre­
ziosa', ciò , per i suoi scritti, non vuoI dire solo che in essi non
si trova questo qualcosa di piu prezioso, ma anche che essi
rimandano al di là di se stessi, ad un piu esteso orizzonte di
fondazione. Questi scritti non sono dunque in sé conchiusi e
non suscitano pertanto l'illusione della compiutezza, ben si
stimolano con la loro apertura il lettore a proseguire nell'im­
pegno del pensiero. Essi rendono il lettore attento circa la
possibilità di una piu profonda fondazione di tutte le cose.
(2) S e<:�ndo ���az�«2���L �.9�a��0:.l!che per le
0E�r.� _�.<: g<i _poesi<i, ..��lla l�g1�laz�«2n.�. e d:ell� J_e_�<?ri.��"'yi..t..�
fon���iol1.e . . �loso�c�, .. b_enc��_.g�i. él,u tori vissuti �_�o.. ad allora _
.. .

Ilon avesser() �oddis.r<i!to . . <i _q1J.�sto compito, Qra dunque è


PI<!�Q��_����g_-:::-..s�!.intendo questo pass9_c!e.!. Fedro - che si
as,s u.!l1: e_.�I..s:<?!!l.E!!�u!.eJI�.J9})._��L<!!!«<.Jl!.<l.�gfi_ç,<!. . .!lnche della poe­
� i �� Ae �!�. It:gi �I��i_o.l!�.�_._cJ..e.!!��tEr.��. Ciò concretamente si­
gnifica: rQPC':.ril_-..s..c rit� _�i Platone offre e_�!.I.!!E.L. di una poesi�.l.
1��!�.�!Q!!�_� C!���2�i�.!il��!!.c amente legitti.'!le, fatte scaturire
__

da una conoscenza filosofica della verità . Con il Fedro stesso

95
Platone si di mostra poeta e oratore, con altri scritti legislatore
e politico. Platone, in qualità di scrittore, si assume i compiti
della poesia, della legislazione e della retorica, per portarle a
compimento meglio di quanto non abbiano fatto coloro che
sono stati 'solamente' poeti, legislatori e oratori . Gli scritti di
Platone non hanno il compito di 'istruire ' , ma quello di 'per­
suadere' gli uomini del Giusto, del Bello e del Bene. La
differenza nei confronti delle opere di poesia, legislazione e
retorica avutesi fino ad allora consiste per lui nel fatto che
l'autore filosofo è guidato da una conoscenza del vero Bene
saldamente fondata.

La preghiera conclusiva: 279 B e

I l dialogo s i conclude con una preghiera di Socrate, che


chiede che gli venga concessa la bellezza in teriore:

« O caro Pan , e q u anti altri dèi qui di morate, fa te chè io sia


bello di den tro ("tuvòo'frev) e che di cose esteriori ( E!;w'frev) ne
possegga solo quanto sia i n armonia con la mia bellezza in teriore ! »

Questa preghiera riassume in sé tutto il d ialogo. Per


'interiore' sono da intendersi , in generale, le virtù e le cono­
scenze dell'anima. L'esteriore sono gli altri valori, dunque i
pregi corporali, il benessere, l'onore e la reputazione. Alla
categoria dell'esteriorità sarà infine lecito attribuire anche le
opere letterarie. Già in occasione del racconto dell' invenzione
della scrittura Socrate aveva attribuito la qualità di esteriore
(EçWltEV) allo scritto, quella di interiore (EvboltEV) al ricordo
vivente nell'anima. Dall' augurio che Socrate esprime nella
sua preghiera è dunque ancora una volta lecito desumere
l'opinione che lo scritto (in quanto esteriore ) è meno impor­
tante e prezioso dell'interiore Logos dell'anima, ma che q ue­
sta esteriorità è benvenuta e utile nella misura in cui è in
armonia con l'interiorità, e vi si riferisce (gli è 'amica' ) .

96
Il parlare a vIVa voce, come prIma abbiamo inteso da
Socrate, si..i!"Qva.2_P'!!_çQ�!. dire, in un ruolo di mediazione tra
l' esposizione scritta, in quanto es teriore, e l'interiore cono­
����_��!������. Da una parte, infatti, l'opera le tteraria
imita mimeticamente il vivo colloquio orale; e dall'altra la
conversazione a viva voce è piu di qualsiasi libro capace di
inculcare nell'anima la conoscenza della verità .

4. Cerco ora di riassume«' i risultati di questa mia


interpretazione . Forse sono riuscito a mostrare che la parte
finale del Fedro contiene affermazioni assai istru ttive a propo­
sito dei dialoghi dello stesso Platone. Qui, come nella parte
finale del Simposio , ci sono a mio avviso gli spunti per una
teoria del dialogo filosofico letterario. Questi cenni ermeneu'
tici, fomiti ci dallo s tesso Platone, possono aiutarci a leggere e
a comprendere i dialoghi secondo le in tenzioni del loro au­
tore.
SecondQ 1_� _!,pj�g��_9_I!i del. Fe4�o�ialoK�.Ldi _�.0 tone_��.
p 0!l:g211.2_ .i!l I!I1':l ._p.2.si�!c:> n_ç _ }n_t ��.IJ:!.':Q i_a�_ p.Qi_���_ �'.!2 IJl<;K�i_Q_
__ .. __

.�i���it !�<iL���t�a_J�! t�r.':l_tl!. ��_ c::�j �.!�!� fino .�d allora" ma non
..

cgl1��ng9.1l0 .!H�t ,!yj� J�u çQ�g.s.c�!!z_LsuprepIe . Da una par!���


scri tti 1?.!�!9.!!i.<:.i s ujJ.e rano ogni gen qe <;li J�tte ra t 4Ia.._ IlQu Juo,s.Q ­
__

fl<:�, _ s.ia, _ p e!.<:J:1L a�tr.aye.rso la, JOI:".f!l.� Q!a19giC1! ..J:iescono ad


. •

ov_�_i<iE<; . <id al C:�.n. i . .c!�.Kli , s :v an tagg i conI1�� si_ �()�,..!�_.!! s sazion!..


d�Lp�!l_�i�() p�r i�c;r.itto, sia s9pra,ttuttg .l2eJ:j!Jattq che sono
rife.�i��_ �_c! _.1!�� <:5,�_�().:'_ce:n.z.� �.�� verit� piu profonda, che dà
__ ___

lor<?_ ,io_�.<i�_���!? .Q�a)!!_��te anche gli scritti del fil�ofo


!:.e!'.t,!-g,(). .ing�tr2. E�P(':t,t.q .alla verità cui rimandano. �! .di
__ _ __

�()pra, g(':_Il:QP_(':��_�ç!i�!,a_<li_PIa tone _§U:_!:9Y.iLlLdiakltiça orale,


che è )1} gr�g_() q� .i!lc_!-Ilca:!-�_n.�!l.' anJ.l!l':l: .E()E oscenz� 'piu pre­
!i�e.:. La teoria orale dei princìpi, una volta che sia assimi­
lata nell 'interiorità dell'anima, conduce piu vicino alla sag­
gezza divina di quanto non riesca a fare il contenuto degli
scritti (senza certo per questo togliere la differenza che SUSSI'
ste tra Philosophia umana e Sophia assoluta divina) . Nelle

97
spiegazioni di Socrate si viene dunque a delineare u�c�La
che va da.-} perf�.tto all'i mperfett�l.. e che possiamo riprodurre
co me segue:
L La sllP'�e��� _�:t�vi!1_a (ompia)
2 . La conoscenza filo�gf1��.n�U)..nhr.1.a
3 . La dialett � ca._<?_r� le .0 ... ��Fi �_4�i..p.ti. !1_�)
.

4 . �a let!.e!:':l.����. !ì_!()�()!i_�l!. .(i _�li�I.()gh.t <:l i :p' l é;l!o.�.�


5 . �l _ _ p arlar.t: t: --' o .. scriy'e �t: Il?Il. fil<?s.<?!ì_<:: o . CI.a po_e � ia, la
..

legi�la_� i �!.lt: _� 1 ' () r�!<.>I-:.ié;l _tr:�Q iziQm�HL

5 . Soffermiamoci ancora per un attimo sulla distinzione


platonica di esteriorità e interiorità , che gioca il suo ruolo in
questa gradazione. Come già nel Simposio , COSI anche nel Fedro
ci siamo di nuovo imbattuti in questa distinzione di esterio­
rità e in teriorità che Platone osserva nei Logoi. Nel Simposio e
nel Fedro tale differenziazione non è condotta negli stessi ter­
mini, e tuttavia si muove in senso parallelo. Aristotele ha
fatto una distinzione tra esteriore (o essoterico ) e interiore (o
filosofico ) in un senso ancora un · po' differen te, e tuttavia a
sua volta analogo ai precedenti. È forse utile chiarire, in
conclusione, questo tri plice uso linguistico .
( 1 ) Nel Simposio il discorso tratta dell'esteriorità e
dell'interio�ità nei Logoi di Socrate; e noi abbiamo potuto
riferire q uesta distinzione ai dialoghi socratici riportati per
iscritto da Platone, spiegando che questi dialoghi sono innan­
zitutto da intendersi in un senso esteriore, superficiale, ma
che, a una considerazione pi6 precisa, pi6 attenta, lasciano
emergere un significato pi6 profondo . L'esteriorità in questo
caso è dunque costituita dai rivestimenti scherzosi e poetici e
dalle asserzioni provocatorie e ironiche, l'in teriorità mvece
dalle conoscenze filosofiche del dialogo letterario, che vanno
prese sul serio.
(2) Nel Fedro la scrittura è nel suo complesso qualcosa
di esteriore in rapporto all'interiori tà della conoscenza nell'a­
nima. Tra i due media il colloquio a viva voce, che il filosofo

98
conduce con un interlocutore ben disposto. Possiamo facil­
mente collegare la distinzione presente nel Simposio con quella
del Fedro , semplicemente assumendo che la stratificazione di
esteriorità e in teriorità nel Fedro venga operata in modo piu
esteso. Anche in questo caso resta innanzi tutto valido che il
dialogo letterario (come si dimostra nel Simposio ) consiste di
Paidia esteriore e di Spudé interiore. La via della 'interioriz­
zazione' condu ce però ( come chiarisce il Fedro ) al di là dell'o­
pera letteraria, e precisamente, per il tramite della dialettica
orale del filosofo, alla conoscenza nell' anima stessa .
L'intera gradazione dall'interiorità all'esteriorità può ve­
nire rappresentata secondo lo schema segue n te:
l ) Interiorità : i Logoi veri nell'anima
2) Dialettica orale
a) che ha per effetto la conoscenza interiore nell'a­
nIma
b) esternata con il lifIguaggio
3) Esteriorità : i Logoi fissati per iscritto e pubblicati
a) l'interiorità dei dialoghi platonici (O:7to\J()i) )
b ) l'esteriorità dei dialoghi platonici (:7taL()LU) .
U na simile distinzione tra la scrittura, in quanto esterio­
ri tà, e la conoscenza nell'anima, in quanto interiorità , si ri­
trova anche in altri luoghi delle opere di Platone, in partico­
lare nella Lettera Settima ( 344 C) e nelle Leggi ( X I I 968 DE) .
Th. Szlezak ( 1 978) ha dimostrato l'esistenza di una ana­
loga struttura dell'espressione secondo la quale un autore può
venire in aiuto (�OTJ{)-ELV) del suo Logos con una fondazione
piu profonda. Questo �OTJ{tELV allo scopo di una giustifica­
zione lo si osserva innanzitutto nel quadro dei dialoghi plato­
nici; in ultima analisi però il con testo della fondazione, come
soprattutto chiarisce il Fedro , si estende al di là dell'opera
letteraria.
(3 ) Aristotele, in nove passi dei suoi scritti dottrinari
(nella Etica Eudemea e nell Etica Nicomachea , nella Politica , nella
'

Fisica e nella Metafisica ) , parla di ' Logoi essoterici' (otto volte

99
E;O>1:EQLxol À.6YOL, una volta E;OOtEQLXOO'tÉQU oXÉ'Ijnç) . È ar­
gomento di controversia presso i moderni esegeti il senso da
attribuire a questa espressione.
P recedentemente ( 1 972) ho sostenuto l'opinione secondo
la quale i passi aristotelici si riferiscono a indagini ovvero
esercitazioni della Scuola prevalentemente orali, i cui risultati
potevano anche essere trascritti (come Dihaireseis, Theseis ecc. ) .
Ma l a concezione secondo l a q uale nella Scuola aristotelica, e
già nell' Academia, vi fossero esercitazioni per un pubblico piu
vasto, non tanto filosofico quanto interessato piuttosto alla
retorica e alla politica, resta incerta tanto piu in q uanto il
concetto contrario, 'esoterico' (EOOO'tEQLX6ç) nel senso di «de­
stinato all'intima cerchia di appartenenti alla Scuola» , è do­
cumentabile soltanto molto piu tardi (nel secondo secolo d . C . ) .
Qg gL�ll tt � via rit e.n go _g i �.�_t é!!-_J.'..9'p i.!!t�Q.e fO_Q.9.!!�l!.n te�'p'�. . .

da l:_��_��.<:tX�jQi_�. L?i.q'-l?8� ��!.A!i!l���e..�1l�!.!.!.!!. 1?6 3 ) , e acc�_t ­


..

tata da molti. . esege ti , seco ll� o J<l ...9..�.� le_�!.�.tQ1�� Qç�igna C.Q...I]...
__

Lo g_oi _: e.��ote �i <:;( in p ri �_a.. .� i � e �. i _ ��2� A i.!l:��hi l�!!.� ri pu b.-


..

J?!i.,çati . �. "�.I:Q��!!1i!e che egli si riferisc'i!..J!Klla lmente anche aJ


di���g�i .. <.!-.� . ?lat�� . _�:oe���ne secondo la quale gli exoterikot.
[6goi sia �<:> .iAi ;:t!�.K��. �.<:�!.<;.���! .���.çtt_<:: s.Q .q fermata dal fatto ch�
g�� gl i<lntic i1 L es �gç!L�9§�.t�KQ!1Q. . ,ç_Q!!çgLQemente Questa opi.�
.!l i���_ C icer0':l�?... P l �_t�E'<:� .. <:'._Lç,2I!1_!!.! <::.�J_��Q.!!.. lli.....Arist<uekJ.Q
dicono con chiar.C:_ e�.!:.�� � . l!. '.l}_�!:..� !�.�.ti'P_oni '!.I.!!�_ l§'!:!.!ili.o.��,
.. ... .. ...

Gell.Ì21 .!!2.I} !<2..l!.t!;!.qq!çQ.!!Q,


. •.

..!-_'!�p!.��sione 'ess�!eri<;çC��er'E-.� �.�L��E����.�� ç.I}� .Je.


... ... .

o'p"��� . _���i_�<:�!g!?:��� .��Il.? state .'.����< P�� . I:I.Il . Pll�!?li �� . .pi �_


. . . .

�_��i.':':�� p'oi .:!��.�� .�ll . 0�.<:.?!�.� i<l.!l.� J�E�� sQ .i .lt;.t.�.o!.i :�L <:!�
.. . . . .

fuori' della Scuola filosofica. Le indicazioni contenute nelle


lezioni di Aristotele permettono però anche di riconoscere che
i dialoghi 'essoterici' non siano stati presi tanto sul serio
q uanto le indagini (JtQUY !Lu'tELm ) della Scuola.
Nella Etica Eudemea (I 8) , quale concetto complementare
dei Logoi 'essoterici' , appare l' espressione ' Logoi filosofici'
(xu'tà rltv cpLÀ.OOOcpCuv ) . ' Essoterico' si contrappone dunque

1 00
in certo modo a 'filosofico' . Si può osservare che Aristotele
non ri tiene opere filosofiche in senso stretto, a paragone con
le lezioni della Scuola, i dialoghi letterari . Nei dialoghi, cosi
dobbiamo intendere, le conoscenze filosofiche, che erano rica­
vate nella Scuola, sono comunicate 'in modo esterno' e
rappresentate allo scopo di esercitare una azione anche su
lettori non istruiti filosoficamente . Sem bra q uasi una svaluta­
zione quando Aristotele dice degli exoterikoì LOgoi che in essi si
sia 'chiacchierato' sulle idee ( Meta! M I ) e che con essi si sia
detto almeno qualche cosa in modo sufficiente e utilizzabile o
credi bile (Pol. V I I I ; E. N. I 1 3; V I 4) . ' Esternamcnte' il
filosofare non avviene in modo immediato e appropriato come
nella Scuola dove si ricerca la verità con metodi scien tifici.
Come dimostra il Fedro , Aristotele concorda con Platone
su questa valu tazione piuttosto scarsa dei dialoghi letterari
rispetto al filosofare orale. La corrispondenza tra loro è sol­
tanto modificata dal fatto che in Aristotele la differenza tra
scrittura e oralità non è cosi marcil:�iI: . çQm.� jn. flé!Jone: .J2,t;.[
. .. ..

Ari.s�otele non ci sono Agrapha dagmaJa Lq��I.L �! �9ttraggono


. . . .

c.o mpletamente, come la teoria dei pri�s.ì.pLc,i!. .. p.!��one, .!tlla


fissaz�o_�e. .�ç:,:,j!.t�._��ll� megiaÉ.<?ne attraverso lo scritto.
L'espressione exoterikas ricorda che nel Fedro lo scritto è
contrapposto come qualcosa di esteriore (E�oottEV ) all a cono­
scenza nell'anima ( 2 7 5 A) . I l termine aristotelico non intende
ciò ch' è scritto in q uanto tale, ma intende la diffusione 'al di
fuori' della Scuola. Se noi oggi definiamo i dialoghi platonici
come 'opere essoteriche ' , seguiamo l'uso linguistico di Aristo­
tele il q uale afferma che i dialoghi erano destinati al pubblico
di lettori estranei alla Scuola e non propriamente ai filosofi .
Ci possiamo con ciò tuttavia del pari richiamare al Fedro nel
quale Platone s tesso dichiara che tutto q uanto è scritto, anche
la sua propria opera letteraria, è q ualcosa di esteriore di
fronte alla vivente conoscenza nell'anima.

101
IV.
PLATONE SU LLA ALTRU I E LA PROPRIA POESIA:
IONE, REPUBBLICA , LEGGI

l . Stiamo ricercando quali p a r t i dl·i dialoghi pl a t o n i c i


contengano osservazioni o allusioni di P l a t o n t" sulla propria
attività di scrittore. Nel considerart� la partt" f i n alt" dt"1 Simposio
e del Fedro siamo giunti alla eonclusion(' dll' Platon(' q u i
presenta almeno accenni ad. una teoria di l (' t tt"ra t u ra d i a l og i ca
filosofica. Ora voglio rivolgermi, guidato da u g u a l i i n t ('f('ssi
ermeneutici, alle asserzioni di Platone sulla po(·sia.
I t .�!Il� . .p9.�ta e pc:J.e �ia .E��co!:!!.J...S.Qgl�--.l.. nolo, !:.!:!_���Je_
opere di Platone. Vi si riconoscono due aspetti principalL�l
Da una parté Platone -..E.�!..�osi cfue dal punto di vi!.l.!!. dell�
p!:.<?(J�ione estetica - cerca di spiegare l'opera del poeta é! .
partire dalla sua C?rigine. Q!1i i concetti di EnthusÙlLmQJ- .c ..!iL _ _

Mimesis svolgono un ruolo determinante. (b ) Dall'altra parle


- dal punto di vista dell'effetto o della recezioIl_� _�!'tetic� -::::- _
cet:ca .il valore della p.c:J_�i�__ per l'educazione _'= .P.�:� ) a _ lè)�Ill �':­
zipn� (:rtat�f� il su.�_ infl!!.sso sulla vita politic�� Qui il su�
g!ud�io sulla ..l?2esi�_..p.��_��4t.:nte è critico ��Y_<l!cn te!!lente
negativo.
Da questi punti di vista sono state spesso esaminate la
spiegazione e la critica platonica della poesia. Si tratta per me
ora di una componente speciale nella polemica di Platone con

1 03
i poeti . Mi domando anche qui: dove e in che mod o viene, da
Platone stesso, gettata luce sugli scritti filosofici di Platone?
È ���.�abj!.t:...�È�.rl a t.Q!l��_t�� !l.Q�_.r.g_��_� Si.�EQ..�in�!!�.! ._él:.�
..

fatto che i propri dialo&hl.�.2..-.-ili_I;!!l1l�alità veramente


poetica e .�!�sentano un nuo�9._t.!E.� ...9L��j�. C i si deve
poi anche domandare q uale ruolo questo fatto svolga nel
rapporto di Platone con la poesia precedente.
I I fatto che Platone non si limiti solo a criticare i poeti
precedenti, ma crei a sua volta, con i dialoghi, una n uova
forma d i poesia, è stato caratterizzato da Friedrich Nietzsche
(La nascita della Tragedia ) con le seguenti parole, anch'esse
poeticamente ispirate:

«Il dialogo platonico è stato per COSI dire l'imbarcazione su cui


si salvò la naufraga poesia arcaica, insieme a tutti i suoi figli: pigiati
in uno spazio ristretto e in timida sottomissione al timoniere Socrate,
entrano ora in un n uovo mondo, che non si è mai stancato di godere
l'immagine fan tastica di questa scena. ��a,Jq.!1çJ!!l_Y�r!!mente da!9 .!li ..

p? s ��.i !.1 _.��c!.�1l.<J��!_'='.!!!': _ !!!!Q.Y.�_ r.� !:l!l�.A:�rte . o . in cui II!_ poesi LY��
in. .!l_J1�sot12'!!!���� !!�_ ���.�'<':��"�J...E.�i_._çp.�f!2!l.!!. della fi losofi a dialet­
. _

_t!C�1 simile a q uella in cui per molti secoli si è trovata la s tessa


filosofia nei confronti della teologia, e cioè come ancilla . Questa è
stata la n uova condizione della poesia, in cui Platone la costrinse per
imposizione del demonico Socrate» .

Se è dunque evidente che Platone si contrappone ai poeti


quale poeta nuovo e diverso da loro, tale costatazione neces­
sita tu ttavia di una piu precisa spiegazione, che va condotta
in due direzioni . Altrettanto evidente invero è il fatto che
Platone nei suoi dialoghi non afferma q uasi mai espressa- ·
mente che queste operI" filosofiche siano a l oro volta da in ten­
dersi come poesia. �a natura poetica dei s':l()�. . sc:: r.i.t.ti_ �p.Pa..r­
tie �_t;._��t:':}!:':.�._<!i c()�.� cui Pl atone . .t l:' tf.!l.L.piJL .!l..f�f!:. �.l
..

!ll ll,_ C:�� IlP� . _�<?�l!� i c: a m ai (' s p li cit<l.!l1��.�.e . (a ) Dob b�_a mo


.. . .

9..!lll!� _ inn�nzit':!.!!.�.i.I!�ta..g�!�, se <;. �<1._. _�.h e momento in �


_ . ... ___

Pla.t<?t:J:('! �_ st�.tQ.s..q n saEevole�_�!.�!J<ltt.Q. . ç!-te .L suoi dialoghi sono


o'p e �� p���i�È-�_c.he .��_n..�!�� c o.!,!() s.c.e.�:. e filoso fich�� form a
..

1 04
'poetica. (b ) In secondo luogo, considerando i testi, bisogna
ricercare il modo i!J cui Platone, almeno indirettamente, sug­
gerisce e lascia capire al lettore che l'opera, che q uesti legge,
� �<I._.�l}!.���!:�i_�Il}� un nuovo genere di poesia.
..
- I due
quesiti sono strettamente connessi e si può pensare che Pla­
tone renda nota la consapevolezza della propria identità di
poeta proprio negli accenni destinati al lettore.
La tesi che, in quel che segue, vorrei sostenere e fondare
con la mia interpretazione, va cosi lorm ulata: guanto Platone
a�erm�2..E!.:<?.E osito dei poeti è stato s i n d a l l ' i nizio, e dunq�e
già nei suoi primi dialogh..h���s.�(). �yl�. la p r e t ('sa di c re a re
'!le<!!.�� i di�.,ghL��� !.l ��>.y_� lì.l f I l_I ;� . .(!�_ poe s i a , l i I o s o li c a­
. .

mente legittima. Questa tesi è problemat ica sopra t t u t t o per il


fatto che Platone, nei suoi scritti , Ic)rm ula espre s s a m e l l t e t a l e .

pretesa solo molto tardi: solo nelle Leggi , dunque Ilella sua
ultima opera, Platone afferma in chiari termini che il suo
dialogo filosofico letterario è in concorrenza con le ope re dei
poeti precedenti e deve, nella Paideia, entrare al posto della
poesia in uso fino ad allora . È dunque possibile che Platone
solo con il passare del tempo si sia convinto che i propri
scritti filosofici fossero idonei a superare e a sostituire la
poesia sul suo stesso campo. I n effetti bisogna senza dubbio
fare i conti con una certa evoluzione di Platone nel senso che
egli, con il passare del tempo, si è sempre piu chiaramente
accorto della sua capacità di competere con i poeti . E tuttavia
per§Q!}almente..E.ropendo per l'idea_��e XI�Q�� KÌà dall' inizio ..

�b9.�s..ompo.§.!o i suoi di�!oghi�11� .�.Q!!:��'p'�_�Qk��� della loro


_

Ila tur<l. ..p"g�tic�.L.!ich!�.d�!!-_c..l.<? �i_I]:.Aall : inizi9 .. a� 1.<:.�.�gE� ._�.J!.! te!!­


_ _ . .

derli come 'antipoesia' .


Poiché la pretesa poetica di Platone non viene innanzi­
tutto espressa chiaramen te nei dialoghi, intendo sviluppare la
mia tesi come un problema, ponendo sempre in gioco, l' una
contro l'altra, c!.�..E.<23'sibilità_._qL�piegaz!C?_n.«:.:..l'fJ}�L�ton�­
tre b ��.Y.!:.�_}J.l:t�s.Q._�.t; �.����2.J_fI.!?: 9éli. s.\l.o� . 'p!:j.!!! !._g.!�J.Qg hi l._�
. .

c.2!!.��nt � �ei. P'��!.�_'="" s�� e Jo ndatore cl! ':!.!1_�..1!!!Qva p�esia .


. . . . ..

1 05
Egli avrebbe dunque nei primi dialoghi lasciato senza discus­
sione questa consapevolezza programmatica e avrebbe ri­
messo al lettore il compito di riconoscere le pretese poetiche
dell'autore. (b ) � �latone_.E.0_1!!...�.��_ �ver an��ll'inizio,
con !�a..EE.0�!?_._�.� I �_�'?��i�, i ._<!i_� �<?g�.i _�!9.�.9.�.�iE.�I'!2-�_� a lco�.A.i
c�.!!lE�t.:!al1,l_ente 5!�����2_S, _ .�.2 19....Q! Q ��.r..g i�y!r sviluppato la
...

c9.�c:: i �Il_��_.ç!!C;. j, §'.IJoi dialog.hi sono esempi di una piu bella e


migliore poesi�. - q.li )�1!:!E!��i propendono in generale pe!
questa seconda o pinione (cf. , per esempio, J. Dalfen, 1 9 74,
cap. VI I I ) , �_tuttavi� .1':1: .p!!!!}a mi sem�ra J.�_,.!!I_eglio fondata.
Una simile incertezza ci si presenta per il rapporto di
Platone con la retorica e la politica. Per ciò che concerne la
retorica Platone nei primi dialoghi (soprattutto nel Gorgia )
traccia un confine tra l' arte del ben parlare e 'l a filosofia,
mentre piu tardi ( nel Fedro ) pretende di poter fondare la reto­
rica a partire dalla filosofia. Da q ui a spiegare questo come
uno sviluppo, il passo è breve. Ma non è neppure impossibile
che la delimitazione iniziale della retorica sofistica fosse taci­
tamente collegata con la consapevolezza che il filosofo in
fondo è anche il miglior oratore. Da questa seconda ipotesi si
può ricavare che i __ �ia)()gh! RI�t�l!!c i . !!1 cui è rifiutata la
r��()r:ic::a ç9_I)}UI!!:_volessero._..f'§§'�LilJtesi. nello stesso tempo,
__ _

c �.!!!.� .�,!t;'!!P � È.i ll_n.a. _n.ll_<?�� .<?_�_�.!9.Ei �.P21i ti c::_'!-'


..

Possiamo anche formulare il problema in termini biogra-


.fici se pensiamo al famoso aneddoto (in Diogene Laerzio I I I 5,
Eliano, Varia historia I I 30) secondo il quale Platone da princi­
pio fu attivo come poeta tragico e dopo l'incontro con Socrate
. bruciò le sue tragedie. Supponiamo, per il momento, che
questo racconto contenga un nocciolo di verità: in q uesto caso
il passaggio dalla poesia alla filosofia sarebbe interpreta bile
ancora in due modi diversi. Platone potrebbe aver inteso la
filosofia come alternativa alla poeisa e l'inizio del filosofare
come congedo d a lla poesia. Ma egli potrebbe anche aver visto
fin dall'inizio che la letteratura filosofica gli offriva la possibi­
lità di una nuova, migliore forma di poesia.

1 06
2 . Ci siamo già imbattuti nel problema che qui affron­
tiamo a proposito dell'analisi delle parti conclusive del Simpo­
sio e del Fedro . Ho interpretato in entrambi i dialoghi le
osservazioni di Platone sulla poesia nel senso che Platone
intende i suoi propri scritti come poesia nuova, filosofica­
mente legittima. In questo senso ho riferito agli scritti propri
di Platone ciò che Socrate alla fine del Simposio dice su una
Téchne comune alla tragedia e alla commedia; dunque anche
la constatazione nel Fedro che un poeta (come un oratore e un
legislatore) può rivendicare a sé una conoscenza filosofica
soltanto se dietro le sue opere letterarie vi sia un sapere con
fondamento piu profondo.
Anche nel Simposio e nel Fedro però non è espressamente
formulata, ma solo indirettamente acce n n a t a , l a pretesa di
Platone di essere egli stesso il vero po e t a . Si può dunque
dubitare se questa spiegazione 'di apertura' sia gi usta. Perciò
vorrei porre il problema su una base piu am pia e quindi
interrogare gli altri dialoghi - lo Ione , la RepuhbLica e le Legg i
- su se e come Platone nel contrasto con la poesia trad izio­
nale intendesse se stesso come poeta. Comincio con l ' o pe ra
piu tarda, le Leggi, dal momento che qui la nostra domanda
trova una risposta inequivocabilmente positiva. Poi ci rivolge­
remo alle prime opere per le quali è problematico fino a dw
punto possiamo giungere con l'interpretazione.

3 . N�.L settim�.Jibr� dell.e. _f�.8Ki Platone dice con .. !!t


chia ��.� � i!S.!!.�_t. e9_s� i�!� . !!!.1 l�!I.!.b.i!9 . qi._�!} dialogo (in cui 5,gli
..

I!.�I!. E!l.!l � ,i n , "EE�.IIl� _.Eersona) , . ch..� )� �ua 0Eera filosofici!


... . . .. .

��.!�� . g.�,!� . �.s��!�_. ç!?!.!.��P��.a..�!i: . So_m.ç, .. !,!!�mEio di una nuova,


.

!!!i,gl iorUQ�ia,: Sono da prendere in considerazione due se­


zioni di questo libro, delle quali la prima (VII 8 1 1 B 8 1 2 -

D) è particolarmente feconda per la nostra questione.


Platone qui parla della letteratura (YQ6:t-tt-tu'tu) usata per
l'educazione. Era usuale che testi poetici servissero per impa­
rare a leggere e a scrivere, ma fossero anche imparati a

1 07
memoria dagli allievi per il valore del loro contenuto. L' Ate­
niese che nelle Leggi conduce il dialogo spiega in proposito
che il legislatore, per poter riconoscere una letteratura utile e
istruttiva a questo scopo, ha bisogno di un esempio e un
modello (3taQ<l()EL Y f.ta) . U n simile Parfldeigma l ' Ateniese vede
nel colloquio che egli ha appena avuto con ' il cretese C linia e
lo spartano Megillo. Si deve intendere q uesta indicazione
sicuramente nel senso che Platone con ciò raccomanda come
esempio e modello di letteratura utilizzabile a fini pedagogici
il dialogo letterario in questione. Dice l' Ateniese (8 1 1 C 6 E -

5) :

« ( Mi sembra di essere fortunato) nel non avere affatto difficoltà


per il modello. E infatti guardando ora ai discorsi esposti da noi fin
dall'aurora di questo giorno - e mi pare che li abbiamo fatti non
senza una qualche ispirazione divina - mi apparvero del tullo detti
in modo simile a una qualche opera di poesia. E forse non è affatto
straordinaria questa impressione che venne a me, di aver cioè io
sentito molto piacere, io che stavo considerando discorsi familiari
quasi riunendoli tutti insieme; e infatti mi si rivelarono come di gran
lunga i piu adatti e i piu convenienti da far ascoltare ai giovani, di
gran lunga tali rispetto alla maggior parte dei discorsi che ho indi­
rettamente appreso o che ho sentito riferire in versi o enunciati COSI,
in prosa, piu adatti di tutti questi. Non avrei altro modello, da
proporre al custode . delle leggi e all'educatore, migliore di questo,
come credo; nulla di meglio che invitare i maestri a insegnare ai
discepoli questi discorsi e quelli che si avvicinano a questi e che a
questi sono simili, e se quelli incontreranno scorrendo le opere dei
poeti o scritti in prosa o detti cOSI semplicemente e non scritti, se
incontreranno discorsi che siano fratelli di questi, in nessun modo li
lascino sfuggire , li scrivano» .

I discorsi condotti nelle Leggi rispondono, come qui sen­


tiamo, alle esigenze che sono da porre per una poesia utile
all' educazione. Che essi non siano composti secondo schemi
metrici, ma in prosa, non cambia niente quanto alla qualità
'poetica' di questi discorsi filosofici . Ciò che li rende una
forma di poesia (3tOLT)<JLç) è l'affiato divino (bt(3tVOLa -6-EOOV)

1 08
che in essi si avverte, dunque un Enthusiasmos poetico . Ciò che
JL rend�-,--a differen"z�_�ella poesia comune, u n Paradeigma di
letteratura utile per l'educazione è l'orientamento verso una
(;Q.�gscenza filosofica ctella verità.
I l dialogo platonico è, secondo le" parole dell'Ateniese, un
Paradeigma in due sensi. Esso rapprèsenta, in quanto può
essere esso stesso u tilizzato nell'insegnamento a mo' di esem­
pio, l'auspicata poesia valida pedagogicamente. Ed è un
esempio (o modello, " metro) per il ritrovamento di altri scritti
adatti, sia che provengano dalla tradizione letteraria sia che
OFa, per la prima volta, sorgano dal fissare per iscritto di­
scorsi orali .
I n proposito c'è solo d� domandarsi in che misura Pla­
tone qui vuole che venga intesa la sua attività di scrittore
come mQdello esemplificativo di una poesia filosoficamente
legittima e utile per l'educazione. L' Ateniese p a rl a del
«discorso tenu to dal mattino fino ad ora» . Se si v u o l e l i m i tare
questa indicazione si può supporre che n o n si in lt'llda t u llo
quello che è stato detto finora, ma sopra tt u t t o dw si (k hba
pensare in particolare a determinati paragrafi co l l i e i
'proemi' , che di per sé sono particolarmente adatti l'n l e
lezioni . Probabilmente è tuttavia piu giusto allargare la f i)r­
mulazione. L' accenno è certamente non soto ai libri da l a
VII, ma alle Leggi nella loro globalità ed è da ri fe rir e in
particolare anche alle dottrine teologiche d e l decimo li bro .
I noltre il lettore deve pensare anche a d altre opere d e l l o
s tesso autore. Ci sono infatti altri dialoghi di Platone che sono
non meno adatti delle Leggi per la :rtmOECa. È ammissi b i le
che l'osservazione su altri discorsi che sono 'fratelli' (àOl'ÀqJu)
di quelli ora addotti, e che con essi vanno trascritti sia da
intendere come accenno agli altri dialoghi di Platone. Es s i
sono tutti, anche se in diversa maniera, utilizzabili per u n fine
pedagogico. La raccomandazione espressa nelle Leggi di inten­
dere quel dialogo come poesia filosofica può dunque essere
riferita, in ultima analisi , all' intera opera letteraria di Platone.

1 09
4. Alcune pagine dopo nel settimo libro delle Leggi SI
incontra un passo che parimenti, anche se non cosi chiara­
mente, risponde alla nostra domanda (8 1 6 D - 8 1 7 D) . 1:Ate­
!li���_�iega qui _�_quali condizioni commedie e tragedie deb­
�ano_ essere--.!_�ppresentate in una bolis ordinata secondo
princi pi filosofici. �er_);:t . ��!p.!!l��ia_ è stabilito che nessun
�in�dino ��_�_�!�J?de�e--Er._�. ad essa come attore, ma si
�el-�_�_�he la�ill?P!esentazione del ridicolo e del brutto può
indirettamente contribuire alla conoscenza del valore. La rap­
presentazione di tragedie poi si deve permettere solo fino al
punto in cui esse rientrano nei canoni della poesia filosofica­
mente legittima. Platone fa dire qui al legislatore di una città
retta filosoficamente a proposito dei poeti tragici (8 1 7 B ) :

(�J"oLoi. �t�.s.i�@.mo poeti di ....!'!!!! _�!agedia e, per guanto si ..E..��_s�,


!!. iore--, della piu be!!.h.,!IJ.!!� )a nostra costituzione è stata
ck!�'!.....!jg! __

�.!!.!� zata _come imitazione della vita piu nobile e piu elevata e
�ciam'?���.���!!1.-2:_� ltàJ�..!ragedia piu vicina alla natUJ:,!
del� _,:.e.rjtà.. Poeti siete voi, poeti siamo anche noi delle· stesse cose,
vostri rivali nell'arte e nella rappresentazione del dramma piu bello
che solo la vera legge per natura può realizzare» .

Qui Platone indica dunque l'ordinamento della poli�


��_I:!/::L_�Lç!?!!!_� _)�ti vera tragedia (TQUYQ>OLUV àÀ.T){}E­
���] !..__�!!.��� l��_� (v6 !-lOç àÀ.T)fH]ç) è intesa
come_. iL'p"i{U ��1.. IJ..!�mma (xaÀ.À.LoTOv OQU!-lu) . L'ordinamento
legislativo della polis consegue la sua bellezza e verità per il
fatto che esso è !-lL !-lT)OLç «della piti bella e migliore vita» . Qui
è da intendere l'ordinamento della vita normativamente va­
lido e la forma di vita intesa idealmente:
�'o�� i ml:'!l e Ilto dellO! pol�s! �.P2.�to alla tragedia tradizi.2:
naIe come pi6 ve!'�_p'��.��.ia,_ !r�gi_ç�,-�i presenta in una duplice
forma: da ':I_I!�Yilrte �Q...� _�u_e.s.t'? si . p.!:I!? intendere la viJ�
__

��iE�!!!:llo stat�J�_e.� _.gr�F��!.o;_. gaJl'.�1.� r:!! _ anche la rappre­


seI?-_�� �?!l�J.�.!!!.J.:�!i�.._!:ILg!l.!:S.�9 _ ordi!!.�!.f1_ç_I.!!Q.. è una '1tOÀ.L"t ELU ' ,
u!l�()p�r_�di .kgislazione politica. Dal secondo significato con-

1 10
segue �!J.e «iJ..Eii bel dramma» non è niente altro che la
present� opera letteraria di Platone, nella quale è descri t to
l'ordinamento fondato filosoficamente.
Ritorniamo dunque, attraverso l'in terpretazione di questo
passo, benché esso non sia cosi inequivocabile, alla conclu­
sione che Platone vuoI vedere intesa la propria opera lettera­
ria, il presente dialogo, come migliore poesia, piii vera e piii
bella della precedente poesia seria perché si orienta verso
norme di valore ideali , che solo il filosofo può conoscere.

S. Dopo aver costatato nel setti mo li bro delle Leggi che


In ogm caso il Platone dell'ultimo periodo intende i suoi
dialoghi letterari come un esempio di un nuovo tipo di poesia,
voglio ora porre la domanda, se questa valutazione de i dialo­
ghi filosofici sia già presupposta anche negli scritti precedenti .
Consideriamo da questo punto di vista innanzi t u tto .i.LQialogo
Ion.!!. , il primo confronto di Platone con la poesi a .
�!L9j.�Jogo ha tre . pa!.!!.. princi�lLJIL l n una--E!! ma ri­
��lentica S<?crat.� .. jiI!!9§!�l! _ç:he iL!�.�J�§gd () )onc_ se �
pratico �Q!Q...QLQ.me!".2 _I1_Q� _h.<l.. ne�.§una 'tÉXV!) , poiché ques ta
dovreb!?t;. .!.ife!"irsi..�.I.!� ..E..«?.��i�_.s.I!?�alpente. (2) La parte cen­
trale add'ps�j�@W1S-,çol magnetismo: come il magnete
�!!�!"!!.!!..��in�fL� ..c;g.e.Il_a. .di.. a.ne.I.�LqiJ!:!!:..Q.. e li riempie della sua
forza�.2§LjL9-_�q, ric:..I.!E ! !.� .L'p'oey.. con Mvu!.% musicale; e a

�.!.t�.!.�;�L.E.��._ ..9..l!!;;:>!.�.l<?rz�vieI!L!.rasmessa, attraverso


interpr!E.ti.. .recitanti, agli spettatori . Ciò che qui opera è dun­
que l ' en t.u.�!li.§mo�he_�_-.Z�I!�!!lJ:.Q.Aal dio, non una scienza
('ttXV'f) ) . (3) Alla fine SQçr,!-��._ çp.iede, !�. . ..':!!!-�... ricerca ancora
qna-y_olta elen.!ica, della competenza del�etesa 'tÉXV'fJ dei
_

rapsodi.:._Dal momento che Ione non sa indicare un tal campo


di sapere egli deve ammettere che la sua opera si fonda non
s u una 'tÉXVI'J , ma sull'ispirazione divina.
�9.I1.Q . QrlrQP!I1ione che questo dialogo non solo contenga
��_ limitazio �!: critica delle pretese �cien tifiche del poeta ( '
_ .
dei �2i . . �I}�!'p!eti,_�� che _F!.a.!O!!�._.9..� . anche voglia dichia-

111
r�� indi.�t;!���!�=_.9.!:Ie!S.(lliLc1L.p..2�i!ivo .. �ull'!'§�ll fi loso­
fia e forse anche sulla su.� attiyità di scrittore fil�sofico. Si
_ _

giunge a questa conclusione se si considera il dialogo non solo


superficialmente, ma - come è detto nel Simposio - si 'apre'
il logos e si dischiude la sua bellezza interiore. È però altret­
tanto problematico quanto ci si debba inoltrare nel cammino
dalla 'esteriorità' alla 'interiorità' in u n dialogo giovanile
come lo Ione , se si vuole riconoscere nell'ambito di esso
quanto l'autore ha coscientemente inteso. lo vedo due possi­
bilità di 'apertura', delle quali la prima mi sembra sicura nel
corrispondere alla intenzione dell'autore, mentre la seconda
forse va oltre.
L'esteriorità del logos, che è esplicitamente rappresen­
tata, consiste prima di tutto nella ricerca elentica. Qgg!:.�9 di
q uesta..!icer�.l.._l�_pretesa_ scientifica dei rapsodi e insieme la
. .t?.1 ..P�.t�.: La ricerca porta al risultato nega­
pretesa �cienz_é!...9
tivo che la poesia e la sua mediazione non sono fondate sulla
scienza, ma porta anche alla costatazione che il poeta e i suoi
interpreti sono messi in tale condizione dall'Enthusiasmos di
rappresentare il bello.
( I ) Una prima possibilità di comprensione, che ci porti
avan ti e ci dischiuda una strada, conduce alla conclusione che
Platone vuole ascrivere al filosofo il ricercato sapere che il
rapsodo Ione manifestamente non ha e non conosce. In que­
s ta direzione ci portano i seguenti passi: (a ) Anche .§.e_. .&
dialogQ. lr:.�_§..<?ga t��.!Q..ne ..!!.<m_ viene alla luce il .sapere ricer­
cato dal p()eta L.E..0E.. Ut:�iL! �cluso <:be tuttavia un simile
. __

sapere esista . s..�. . ..9...l!�S!<? q ���r:.�. . .E.�.r!.!f91�!.!!l_t;!l_�.x..�.!�.!.�g!1.e


l'alternativa apo re tica al!�_.fi I1.� <!�I .. �i�.!�.K0. ..(?i l E . ..:... ?�.? AJ. .
__

Socrate vede qui la possi bil ità che Ione non possieda il ricer­
cato sapere, ma anche la possibilità che egli lo nasconda .
Vale a dire: la questione se la poesia riposi sul sapere non è
ancora risolta negativamente per il fatto che Ione non può
dare o non vuole dare alcuna informazione soddisfacente in
proposito. (b ) Dalla ricerca e1entica la competenza scientifica

1 12
in questione ('tÉXVl] ) è contraddistinta in determinati modi: i l
sapere oggetto della ricerca dovrebbe riferirsi quan to al conte­
nuto al tutto e precisamente a tu tta la poesia e a tu tto il
mondo, a tutte le cose; e questo 'sapere dovrebbe riferirsi alle
differenze di valore: al bene, al bello, al conveniente e ai loro
contrari. Ora in altri dialoghi di Platone la conoscenza filoso­
fica è descritta come il sapere ricercato qui: la cono&cenza del
filosofo non è specialistica, ma ampia; ed essa mira alla com­
prensione del bene e del male . (c) Il paragone con il magnete
(533 D - 536 D) chiarisce il tipo 'di efficacia del sapere
ricercato . Ciò che l'Enthusiasmos provoca inconsapevolmente
dovrebbe, se ci fosse un corrispondente sapere, avvenire con­
sapevolmente mediante questo: la mediazione della forza . di­
vina dalla sua scaturigine fino al pubblico al quale il poeta si
rivolge. Questo vale per il filosofo in quanto la sua cono­
scenza della verità è fondata sulla perfetta sapienza del dio ed
egli ha il compito di mediare la potenza del bene nel mondo
degli uomini . Pertanto il filosofo che conosca la veri tà può
certo influenzare le tendenze emotive (' i rra:lio n a l i d e l l ' a n i m a
umana nel modo migliore.
(2) La seconda PC?ssibilità, p�r �.I�<:l. .pi.�. .P.�.I!�!.r.an �e
s'p"i t::g<l.��.o.ll e . d �� . .Qi� l Qg9,. . p orter� bbe . . alla.. <:�!l<:lu.� �C?ll.� ..E� �:J�!!t ­
�Ql}çP .�ç!!!!Qre g ui �g!.! .. ..s_Ql(? .Q'!..s..9 !:!.t!:''!J2.RQ s to.Ji!....filo§..ofiiL.a ILa
��!�..L.!!la _,!ede se stesso come rappresentante di una nuova
RoeS!� filosofica. Questa interpretazione si fonda sulla conse­
guenza di ciò che il dialogo rappresenta, ma va forse al di là
di quello che l'autore indica coscientemente. Con i seguenti
passi ( meno sicuri) si giunge a questo ulteriore risultato: (a )
Se il filosofo ...p.0 ss��r�'pj_��c:!.� ..�_�� i!.'p�eta pretende a_
to r!2....i!...!!!Q.s,9fo i._f�!!da_�..!�n:! e.�!.� . .E���d urre una
l!Q�ia fQ.ndata sulla conoscenz;:t.. � ell a ",QQ!;.�i.�L.9.�L fi losofo si_
e.?��().�(), . ':!:EJ.�re .Ln..si C:E!!.�. '§!6.!!�.Y.E.[!s..."l s ._e .r.�çfzne , po iché en tram be
deri.Y.�Q...èl!�._rved�sima originç: .qj-".in,,!-�. (b ) Con la descri­
zione indiretta della conoscenza della verità Platone indica la
sua propria filosofi a . Egli è dunque colui che per primo, a

113
partire dalla conoscenza filosofica, può fond are una migliore
poesia. (c) La poesia filosofi camente fondata non è solo un
postulato teoretico, ma è già realizzata se si pensa che il
presente dialogo è esso stesso poesia - e questo sotto vari
aspetti: il discorso esemplificativo sul magnete è un paragone
poeticamente strutturato; tutto quanto il dialogo è composto
artisticamente; il colloquio è rappresentato con vivacità mi­
metica; le parole di Socrate persuadono e scuotono l'interlo­
cutore e anche il lettore del dialogo.
Si può dunque ricavare dalla lettura del dialogo Ione che
Platone ritiene il filosofo e perciò se stesso come esperto anche
nel campo della poesia e che egli con la sua opera letteraria
vuole com battere i poeti nel loro proprio campo. Ma si po­
trebbe, co me detto, obiettare di contro che noi cOSI i m met­
tiamo nel dialogo Ione qualcosa che di per sé Platone ha
sviluppato solo piu tardi . Se la prima spiegazione dello Ione è
giusta, allora la stessa conclusione vale per tutti i dialoghi
letterari di Platone: l' autore fin dall' inizio è consapevolmente
in concorrenza con le opere poetiche, ed auspica program­
maticamente e realizza paradigmaticamente- una migliore poe­
sia, filosoficamente fimdata.

6. Nei dialoghi co mposti tra lo Ione e la Repubblica si


parla piu volte di poesia, in particolare nel Simposio (del q uale
ci siamo già occupati) e nel Fedone . I l Fedone ci fa sapere che
Socrate, prima di morire, obbedendo a un ordine ripetuta­
mente avuto· in sogno, compose versi duran te il suo soggiorno
nel carcere di Atene (60 C 6 1 B ) . In tal modo Platone fa
-

capire che accanto alla filosofia, la piu grande arte m usica,


non perde il suo valore, e pertanto non va disprezzata, la
tradizionale arte musica dei poeti . Ambedue hanno la s tessa
origine divina e stanno in particolare al servizio del dio
Apollo. Nel caso di Socrate la connessione di filosofia e poesia
è ancora i ncompleta: egli prende i contenuti mitici delle sue
poesie da altri , e precisamente da Esopo e dalla tradizione

1 14
poetica degli inni . Le cose stanno dive rsamente nel caso di
Platone stesso, c he è capace d i comporre mi t i da se s tesso e
sa unire la fi losofia con la poesia. _A.. P�qy':�.Q.i_. ciò s ta, alla fine
del .fe1q.�e , _iLg�...a. ':l2 e. _�it? _�_ell'al_��là;.�!.t.� . ad esso però l'in­
tero . <i.�<1.�qg� .v� i�tç§9_ co.!l}�oesi,! filosofica, come un nuovo
. . .

.:!nno _��oll.2' . Non per caso, all'inizio (59 A) si adduce,


q uale effetto dell'intero dialogo, una singolare mescolanza di
gioia e dolore, una mescolanza che è caratteristica dell'effetto
della tragedia e della commedia ( cf. Filebo 47 D - 50 D) .
C 'è dunque motivo di ritenere che Platone, nella parte
del dialogo in cui parla degli sforzi poetici di Socrate (Fedone
60 C - 6 1 B ) , rimandi pi il in generale alla possi bili tà della
poesia fìlosofica, e cioè, piil precisamente, a se s t esso in
q uanto poeta filosofico. Mentre Socrate, come egli s t esso af �
ferma in q uesto passo, non intende con correre COli i l poeta
Eveno, Platone cerca invece , mi sem bra, i l cOllfron to con l a
grande poesia greca s u l campo poe t i co .
C o n la s ua natura p o e t i ca i l l'ed,m ,' , a l l o s t esso modo d i
ogni altra opera letteraria d i P la to n e è u l l a d i mostrazione che
,

la completa unione di arte mu sica poe t i c a e fi l os o fica non solo


è pensabile, ma è già realizzata. Mi sem bra che Platone
avanzi nel Fedone q uesta pretesa con la stessa consapevolezza
manifestata nel Simposio , in cui la tÉXVI1 , lì rivendicata, co­
mune a tragedia e commedia, è da attri buirs i all'arte fìloso­
fi ca di Platone.

7 . Davanti a pro blemi simili ci pongono le dichiarazioni


di Platone sulla poesia nella Repubblica . Nel secondo e nel
terzo libro di q u esto dialogo , dove si discute dell'educazione
musicale dei guardiani, Platone i ntrod uce in maniera addirit­
tura sistematica il problema della poetica. Per prima cosa
viene discusso il con tenuto dei logoi poetici dal punto di vista
del vero e del falso (Rep. I I 3 76 C - I I I 392 C ) , poi la forma
( I I I 392 C - 398 B) , q uindi l'armonia e il ritmo (398 C - 400
D) ; e infine viene spiegato verso che cosa deve orien tarsi il

1 15
poeta per produrre buone opere (400 D - 403 C) . Platone in
questa spiegazione poetologica dunque non parla solo descrit­
tivamen te sui fenomeni della poesia, ma auspica normativa­
mente anche una migliore poesia corrispondente alla cono­
scenza filosofica :
Per il momento voglio solo attirare l'attenzione sull' ul­
timo punto, dove viene segnalato il fondamento della poesia
programmaticamente auspicata (Rep . I I I 400 D - 403 C) .
Platone riconduce qui il bello, che ci viene incontro in forma
percettibile e in modo simile quindi anche all'opera d ' arte,
all'Ethos dell' anima e inoltre alle idee e al bello in sé. I l bello
nella sua forma sovrasensi bile ideale è il supremo traguardo
dell'Eros e il valore normativa di ogni arte musica. Platone
dunque spiega qui che cosa è una buona poesia in relazione
con l' intera gradazione della realtà che dal bello ideale, pas­
sando per l'anima, d iscende fino a quello sensibile e percetti­
bile. La poesia agisce per mezzo della bellezza sensibile delle
parole udibili, dell'armonia e del ritmo; ma nelle cose cosi
percettibili compare il bello stesso, la perfezione delle idee.
Come la bellezza poetica è prodotta dall'idea cosi l'opera del
poeta può attirare l' attenzione sul bello e sul buono sovrasen­
sibile. È la potenza di Eros che ci mette in condizione di
s coprire l'ideale nel sensibile.
Ciò che avviene in q uesta sezione della Repubblica non è
dunque altro che la riconduzione della poesia a valori per i
q uali è competente la conoscenza del filosofo. La base norma­
tiva della poesia sta, secondo la poetica platonica, nel vero,
nel buono e nel bello , ai quali il filosofo si avvicina sulla via
della conoscenza.
Questo vuoi dire anche che solo il �1()_�9.fo può distiI!:.
A.u �.�� ç:�!!.5I�!.<;!�._����.<J:_�i . t.f.<i P..�.� �.ia,. b.l!<?I1�.. �._sattiva. I l fi lo­
__
__

!()Xo � l' e �EertC? _� ! ��E9... de.! I a. p�t:! i��: . .


•.

Possiamo aggiungere, sebbene sia meno certo fino a che


punto questa conseguenza corrisponda alle intenzioni consa­
pevoli dell'autore: se il filosofo possiede il sapere dei valori

1 16
della poesia, allora è anche nella migliore condizione per
produrre veramente belle opere poetiche. Lo stesso Platone
sarebbe anche potenzialmente e fondamentalmente il miglior
poeta. Ed egli l'ha già dimostrato, si può aggiungere di
n uovo, col fatto che nei suoi dialoghi letterari ha creato opere
poetiche.

8. Nel decimo libro della Repubblica Platone ritorna an­


cora sulla poesia e sul suo significato per la polis (Rep . X 595
A 608 B) . Qui egli parla, in una prima sezione (595 A - 602
-

C ) , della poesia come imitazione ( I-lL I-lTJOLç) , in una seconda


(602 C - 608 B) dell' effetto della poesia s u coloro che la
recepiscono. Anche per entrambe queste sezioni mi pongo la
domanda se Platone, nel confron to con la poesia precedente,
parli insieme di se stesso e della possibilità di una poesia
filosofica.
( l ) N ella prima s t;�i.��_e �!���:m� s l��'::'Ka.. .là J>.<!.t.: si":l_.�:�).�!:.
__ __

Mimesis non di ciò c��...��E�.��':l t (: .è . (l(: . i �(:e) , -,-n a _ d e iJel�c.


..

ll).!.I.!L��.P2��!.�_Q.��!.«:'!}<: p.er ta n t�) . s o lo u.l.l.i1. �(''=:':�''p'Qs izio.!J (: c si


.. ..

palesa che essa non si fonda sU Il.'!_ s a l�o sapere, ma s u u n.�


..

imitazione giocosa. Questa rid uzione della poe si a h a u rtato


spesso lettori e interpreti tanto piti che Platone pensava ai pi ti
grandi poeti greci come O mero. Ma si può eliminare il mo­
tivo dell'urto in larga misu ra se si tien conto del fatto che qui
�!atone giud.�c� . �.�çi�nte�ente in maniera unilaterale.
(a ) }} S Q(; r ��e. ��I u.<:I.!:���() .)i b.�o della Repubblica
.. . .. .

� ()'!:'�_.�.Q.l!l'p'���gI_«:!1_t�.X.§n thusiasm6l.L�ure era s tato con­


�sso al poeta _già nello Ione . I?1l.'.19..Il.!....c'è forse motivo di
credere che di fron te ad una critica della poesia composta
mimeticamente s tia il contromodello di una poesia che è
�!ata dal dio o di '!!'!!'�"'p'�esia che <;onlili!nge tale ispirazione
C(:>n la c()n<?sç�l!�!!... filosofic,!�

(b ) Se una poesia inadeguata si orienta mimetica­


mente verso i fenomeni non è con q uesto escluso che possa
esistere un'altra poesia che derivi dalla conoscenza delle idee

1 17
e che mèdi mimeticamente q uesta verità . Dopo ciò che è stato
detto nel terzo libro della Repubblica (special mente nel passo
I I I 400 D - 403 C ) a proposi to del fondamento della buona
poesia nel bello ideale, q uesto pensiero è assai verisi mile.
Probabilmente il lettore coglie l'intenzione dell'autore Platone
se trae dalla critica di Socrate alla poesia precedente la p re­
tesa che il vero poeta si orienta non secondo fenomeni, ma
secondo idee .
A q uesta integrazione necessaria (proprio per come
stanno le cose e a causa degli altri passi poetologici di Pla­
tone) è ancora una volta collegato il q uesito se Platon e nella
sua stessa opera letteraria abbia visto u n esempio di poesia
filosofica mente fondata.
(2) La ricerca sull'efficacia della poesia (602 B - 608 B)
giunge alla c on c l u sione che Ugeti __ co!fll.!!1 i çano nOll çPJlQ­ __

���'!��L.!!!.� E!��_���_JM <2.�) e fortific�.!!Q.l ç affezioni irg?;jQ.llali


pell.' a.nima: Tlltta. la <ii scu.�siQrl L'p-Qr.!,! . p.r.rs:iò alL<Lç9!!.ç il_l �Q�
ch �...1.�. .. E..��_s_�,!1.. i Lç� i _!!fe�u.Q_. .� . !!.�4QrJ..L <:... rl.9.tl _4r..{(Ld<;"y'�. ���çre
�andita dallo stato dej filo�9.f!. (607 B - 608 B) . Pl a tone cerca
qui dunque di dirimere «l'antica lotta tra filosofia e poesia»
(607 B) n e l senso che la poesia, che a giudizio della filosofia è
ritenuta dannosa, deve essere abolita.
La condanna che q ui è rappresentata a modo di una
sentenza, è certamente limi tata da due punti di vista, tanto
che ci si può ch i e d e re se oltre alla poesia condannata non ci
sia un'altra poesia filosoficamente legittima.
(a ) Sono condannati i rappresentanti della poesia fin
qui usuale e riconosciuta, in primo luogo Omero e i tra g i c i .
D a g u �s!i SocEat<:. <;listi!lgue es.e!icitam ente (60L�L��"'p' �esia
.
v�lida .t.:._�P�).�!...���_'!.�I!o_�!��2. d<:�.!i: los�!! , cioè .gli inni agli dèi
�� � L�.�gli_._�r:!!.�n i b�L U na simile poesia corri­
sponde alla richiesta avanzata nel secondo e nel terzo libro,
c h e il poeta deve presentare il bene e dunque istruire alla
Areté . Questa buona poesia è dunque richiesta dalla filosofia,
o anzi da filosofi che scrivono di poesia.

1 18
(b ) Inoltre nella condanna della poesia dannosa è
presente una condizione in virtli della quale essa può essere
ria bilitata e accettata nello stato: la condanna all' esilio può
essere revocata se la poesia può dimostrare che essa non solo
produce piacere , ma porta anche utili tà (607 DE) . Pili tardi
Aristotele tenterà nella sua Poetica di fare una simile Apologia di
Omero e dei tragici con lo spiegare che la poesia tragica porta
non a un rafforzamento, ma ad una purificazione (X6:-ttU QOLç)
delle passioni. Platone stesso non aveva sicuramente d avanti
agli occhi una si mile giustificazione della poesia tradizionale,
ma con questa condizione egli si ritrova di nuovo vicino all'idea
che c'è anche un'altra poesia migliore che non solo produce
Hedoné, ma introduce alla Areté e alla co n oscenza dcI vero .
_ �e duIlq ,::, e ..e.<:! . �!�!.<? !!<:j<:Ii..v.e r.��.!!l.!.!l_t e che per Aris to t ele )
è_ ..�t! � �j � !��!!.1_e...nte �!!lE i.!i.�� .. S.!l:�_ �������'.!:_ .!radizionale con I�
sua pE��_��� di v..!!"i tà e di u tilità.�da�ca non è i I I grado di
r!.si.:>_ter.� alla cri tica fi!�sofisa,. _ no��.J?��ciÌ> ì' esci liSO dw ci
__

I!��sa essere un'altra poes�_·l.��.(�� .�.' . �� ',!�ra' �,-q.� �Jl(li ·u tJ.!.G..


Se si tiene conto di q u e s t a possi bilità, a l l o ra a l l elll' q u i 1 1 0 1 1 è.�
difficile pensare che Platone voglia dw i s uoi d i a l ogh i e p r e ci ­
samente anche l a s tessa Repubblica siano da i n tendersi come
una nuova poesia, al servizio dell' Areté e della Verità. Un
accenno in questa direzione è facilmente individuabile lad­
dove Socrate designa la propria argomen t azione contro la
poesia dannosa con il termine di canto magico- terapeu tico
(btq>OiJ 608 A) . Con tale espressione egli rimanda a una
comunanza tra poes i a e filosofia: il logos filosofico si volge
contro il ' can t o ammaliante' della poesia in virtù di un altret­
tanto efficace 'anti-incantesimo ' .

9 . Anche n e i dialoghi s u ccessivi alla Repubblica si tro­


vano affermazioni che permettono di dedu rre che Platone
ebbe consapevolezza di se stesso co me poeta-filosofo.
Nell'excursus del Teeteto Socrate o sserva, al fine di distin­
guere il filosofo dall'oratore, che l'oratore s'intende bene di

1 19
discorsi lusinghieri , efficaci in tribunale, il filosofo al con t rario
sa «cogliere l'armonia dei Logoi si da cel ebrare con veridici
inni la vita degli dèi e degli uomi ri-i, felici» ( I75 E - 1 76 A) ,
Qualcosa di q ueste lodi della vita buona e felice si fa sen tire
subito dopo, in q uesto dialogo ( 1 76 A - 1 7 7 A) e negli altri
dovunque si parli dell ' E udaimonia e ddl' Areté del filosofo ,
N e l Fedro ( com' è risultato dalla terza conferenza) Platone
non fonda solo la possibilità di una retorica filosofica, ma
anche quella di una poesia filosofica, indicando , quale tratto
caratteristico di quest'ultima, il fatto che essa lascia ine­
spressa la fondazione di principio di quanto espone ( 278
C-E) , E questo b e n s'addice a i dialoghi di Platone, i n partico­
lare anche al Fedro , che manifestamen te, collegando Logos
dialettico ed entusiasmo erotico, diventa un brano di poesia
filosofica.
Nella parte iniziale del Timeo (20 D - 26 E) Platone
l ascia intendere che il grande discorso sulla s toria dell' Atene
primordiale e di Atlantide è poesia. Se Solone, afferma C rizia,
avesse esposto questa storia in forma poetica, O mero ed
Esiodo non sarebbero piti famosi di lui ( 2 1 C D) . E pertanto
l' esposizione nel Crizia comincia con una invocazione alle
Muse ( 1 08 BC) .
T9rniamo .. i_n!ì.I!.� . �.!!e_ .-fe.gg.i.l_ cl�I _ .� ett �Il1 o l� �r�_. de!!��.�.!!
ha p reso_ l�_.E.!.��s t:}.�E..()_�_!!� in t�� ta �iQ!!-.�_!!p-..2.ortan �!:.jL
!e��_<!.�!�-E:()�traJ.�dagine è anche il secondo libro: i n esso
PJat9.l'! e_����r estes��ali condizioni la Mimesis poe­
!i<:�� ��....!�ggiosa -E�!,-!�educ!lzione cieli' Areté. Per raggiun­
_
gere questo scopo, la poesia non deve solamente procurare
piacere (t')oovi) ) , ma deve anche dare un'immagine buona e
veritiera dell' Ente ( I I 667 A 6 70 E ) Presupposto di ciò è
- .

che la cosa, che deve essere raffigurata mimeticamente, sia


conosciuta ilel suo vero Essere. Ma non è l' arte del poeta che
rende idonei a ciò, q uanto piuttosto la conoscenza filosofica.
Qui dunque si espone e si concretizza ulteriormente quel che
già nella Repubblica abbiamo avuto modo di incontrare quale

1 20
risvolto positivo della critica dei poeti: una poetica normativa e
il programma di una poesia che si orienta al Vero e al Bene,
quali li conosce il filosofo, e che quindi , nell'imitazione dei
fenomeni, è capace nello steliso leI:\1pq di far apparire l ' idea.

l O. Qual è dunque il risiiItatò delle indagini condotte in


q uesta conferenza? Siamo partiti dal fatto, evidente, che Pla­
tone con i suoi dialoghi fonda e realizza un nuovo genere di
poesia. Questo fatto però non viene esplicitato nei dialoghi,
almeno fino alla Repubblica e oltre; solo nel settimo libro delle
Leggi Platone avanza espressameRte la pretesa di creare, con
la sua propria opera, il Paradeigma di una poesia idonea
all' ed ucazione .
(a ) Seguendo il testo dei d ialoghi , ci si può dunque
formare l'opinione che Platone solo a poco a poco si sia reso
conto di essere a sua volta un poeta, e un poeta migliore dei
precedenti. Questa spiegazion e in term i n i s tori co-evolutivi è
plausibile, in quanto Platone poteva vedere CO l i tanta piti
sicurezza in se s tesso il londatore di una nuova ICJrma di arte
poetica, nella misura in cui progrediva la sua prod uzione
letteraria e una volta che aveva portato a termine alcuni dei
suoi dialoghi maggiori; nell'insieme tuttavia q uesta spiega­
zione resta incerta, poiché dobbiamo sempre fare i con ti con
la propensione di Platone a non esprimere mai tutto q uel che
pensa e intende.
(b ) I n effetti però già nei primi dialoghi - a partire
dallo Ione , al Fedone e al Simposio , fino alla Repubblica - ab­
biamo trovato indizi in favore della tesi che Platone sin dall'i­
nizio, in quanto scrittore, in tendeva consapevolmente compe­
tere con i poeti, suggerendo pertanto al lettore di considerare
in senso corrispondente i suoi dialoghi. Se questa osservazione
è g iusta, allora Platone, nelle Leggi , non farebbe altro che
dare chiara espressione a ciò che lo ha guidato sin dagli inizi
della sua attività di scrittore: l'in tenzione di superare nel suo ·
stesso campo la poesia che fino alla sua epoca aveva fornito i l

121
modello normativo di ogni creazione musica. I n tal caso, S I
proietterebbero sull'intera opera scritta di Platone, per cosi
dire, le parole pronunciate dall' Ateniese nelle Leggi ( V I I 8 1 7
B) : « Poeti siamo anche noi (filosofi) delle s tesse cose» (3tOL1]'taì
bÈ xaì ft J.l.ELç fO J.l.Èv 'toov a'Ù'toov) .
Se la seconda opinione è essenzialmente corretta - senza
per questo escludere una evoluz i one verso una consapevolezza
sempre piti chiàra - , allora Platone intese succedere fin dai
suoi primi dialoghi alla poesia tradizionale, fondando un
nuovo genere di poesia. In effetti il modo in cui, sin dai
iPrimis simi scritti, viene presentata la figura di Socrate, è una
,
« Mimesis della vita piti bella e migliore» . I dialoghi di Platone
non portano tratti poetici solo in virtù di alcuni particolari :
l'intero modo dell' esposizione è invero mimetico e con ciò
poetico. La differenza rispetto alle opere degli altri poeti sta
per Platone 'solo' nel fatto che la sua Mimesis , anche nell'imita­
zione dei fenomeni, presuppone la conoscenza dell' Essere vero .
I l rapporto di rivalità tra Platone e la poesia fino allora
dominante appar� in modo particolarmente chiaro negli effetti
che l' uno e l'altra, rispettivamente, si prefiggono. �a_ I!...�esia,
S_ç.f.q,!l.g o J':l . f_��ç_i �.!!�i!._ �_�! } _.E<:?��i tradizionali avevano di . . se
__ __

s.!_��s.i_�.J� !��_���_ p��,tgl?-&i,<:..�_<!�Lte I!1..E �.l_!,l�!! diverse funz!9!!i :


(a ) <!.e��_ ,r��legr!:_�_<?":':'_<:,�? _�L����i!!Ij�Lcom unicare is tru ttive
ve�i_t�. � (c) avvi.li��_ _li �n�..!'it.� mo!almente buona. Platone si
assume, nci dialoghi, tutte e tre queste funzioni, modificandole
però in modo decisivo:
(a ) L'effetto del piacere (ftbovr) ) non deve certo man­
ca re nei dialoghi di Platone, in essi però viene su bordinato alle
altre due funzioni. Platone non cerca gli artifici poetici il piti
possibile affascinanti e accattivan ti, ma l'Hedoné connessa alla
conoscenza e all'avvicinamento al Bene.
(b ) Platone non si propone di ottenere l'effetto di co­
municare conoscenza e scienza ( ErtLO'tij J.l.1] ) istruendo il let­
tore, ma stimolandolo a trovare la Verità attraverso un perso­
nale impegno di pensiero .

1 22
(c) Come gli altri poeti, anche Platone vuole educare e
'rendere migliori' i lettori; ma crede di poterIi pi6 sicuramente
condurre all' Areté perch é ha compreso filosoficamente in che
cosa consista il Bene, secondo il suo vero fondamen to, e come
si manifesti in tutti gli àmbiti della vita.

I l . Rimane ancora da porre un' ultima domanda: la do­


manda propriamente filosofica, se cioè il giudizio di P latone
sull'altrui e la propria poesia fosse di fatto giustificato. Nes­
suno vorrà negare ai dialoghi platonici qualità poetiche, e
magari un alto rango poetico. TU!!�\fi_�. è e.!.��I,:: ����}� .!?C?!,1- .

dann�..E.��� !.l�<:� . ��! I � g�a.��<; _'p? e���_, .�i _ �,�_ .2-�?.z_�


..

�.s chi!()..L_�i .1!��!>focl�_.�._��.��.�uriEide;_t:��ua I mente proble ­


.
,!!11'-_t �� _�.l�...E.�_�tesa che �a h!.���_�tata.J�nd�,�'I:_ �m�Jetteratura
filosofi..�<l...E.L6 valida �yi6 �er.a de� P'?�si�_Il�!l _f!!(���lìca.
La domanda se Platone abbia bandito a ragione dal suo
Stato i precedenti poeti o se con ragione abbia auspicato che per
lui la poesia debba orientarsi verso la conoscenza filosofica della
verità - q uesta domanda è rimasta fino ad oggi attuale . Con
questa domanda dura ancora oggi «l'antica lotta tra filosofia e
poesia» ed essa può certo essere considerata come irrisolta.
G��. ��totel� . .(;l�e_��.���!� to.. ci�. . g,���!��.��!:� .��..p2.�sia _��
..

filosofica .lQ.!!}gQ..!:_ i. , Ir.�gLci1.J..�_rp.�� �!..e_,.<iegli inter­


preti mQ!i�.!:.n i ritiene ,che b_dsto!ili_ _ �bb�_ �qn ciò inteso la
s p'�gn�i��Q�1� . .P.2.",� i � �C;gJ.i.() g,j r.ta..t9P' e �. M,!j!.Q�oblema_QQ!!.
�Lp�.?>.. r.is.olvere cosi semplicemente . Si deve ammettere almeno
_��_� ,c�ttiva , e buona, dannosa e utile, ci sia poesia. E; _questo è,
lJ..'l, ar.gQ.!!l�_.'l,!..q,_'!..f�QI�_q�!l�QQ!!!igI]!è . . !iLJ�I�tone secondo il
__

qU<lI� L��i�eri P�L��. !.�!.1g,!.e�� tra ciò ,<:.�e ,�5�ttiva Eoesia e ciò
�!! e è _b..!!,q!).a alla fine non si possono ritrovare nell'ambito della
Q.o_e sia stessa. Ancora oggi vi sono motivi a favore dell'opinione
che la poesia non è autonoma, ma va commisurata a norme
sovraordinate come verità, senso e valore. Per q uesto giudizio
non può pi6 essere competente la poesia in quanto .poesia, ma
piuttosto la filosofia come P latone l'ha intesa.

1 23
V.

I M I T I D I PLATONE
SULL' ESEMPIO D I LEGGI X 903 B - 905 D

l . Nella mia ultima conferenza ho cercato d i di mos trare


che Platone, là dove critica la poesia i n vog a fi no al s u o
tempo, sempre piti chiaramente avanza la pretesa d i creare,
con i suoi d ialoghi letterari, una poesia nuova e migliore.
Platone ha inteso la propria opera letteraria come una poesia
filosoficamente legittima, plasmata dalla conoscenza della ve­
rità .
La natura poetica dei dialoghi platonici si mostra in
particolare nello stile dell'esposizione, mimetico ovvero imma­
ginoso. Parlo di 'immaginativa mimetica' in un senso molto
esteso e molteplice: la si nota nel fatto che il dialogo letterario
'imita' sempre un colloquio orale; la si ritrova poi nell'espres­
sività d rammatica e scenica della conversazione; e, non da
ultimo, essa trova espressione nel carattere immaginoso del
linguaggio platonico , dunque nelle tante incisive similitudini,
metafore e personificazioni presenti nei dialoghi. Ogni lettore
di Platone ricorda gli immaginosi paragoni, che sono stati
anche raccolti e studiati in molti lavori filologici . Si pensi ad
esempio al mito della caverna nella Repubblica oppure alle
similitudini di cui abbiamo già parlato, perché con esse Pla­
tone riflette sulle proprie opere letterarie: i l paragone con le

1 25
statue dei Sileni nel Simposio e quello con i giardini di Adone
nel Fedro .
Lo scrittore Platone fa uso di diversi mezzi mimetici ed
espre_�siv.h..�'!.....!:!!l.�.J?�.!!_�.E�I..!9C�!�. _!L J,"gQg!j!!...!llo do imme�
diat� . ed effi��,-,�<jal.!�ltra iny���er atti!'.�re l' attenzione del
medesi�2._� lla_�!!-sione. tra il!!�gi ne. e cosa stessa, la q uale
__

ult��C?n pu�_��.«; ��_�_��!!:9. !Il0 d �ç!E.�_t�.:. Ad ogni imma­


gine di Platone il le ttore accorto deve chiedersi quale sia il
significato cui essa rimanda, e cosa si sia voluto rappresentare
attraverso la stessa .
Vorrei proseguire e concludere le nostre indagini sul
tema « Platone scrittore filosofico» trattando dei miti di Pla­
tone. Con le parti mitiche dei slloi �ialQgtti..flé!!Qne2.Lg!!l!Q­
.�!<l_ .il!.J?<lrticolar modo poeta� _n e i suoi miti s i manifesta .h!
modo . pa:'"tico!a.!"I1!.e.!1 t�_... !!.l�!siv�_�_.��'!:.c ità <!i . Platone di d�r..
�i� a� ._�I1:��2.�j.zi<!!!�. .�!!!letic.?-_.!! immagin�.§..a. Ma con.. ! miti
viene a porsi con particolare urgen��. �� problema di g��}e
.

rapporto sussista tra .q u�s.t� . r:a:l?p'!:�.§�n.t.?-� !oni immaginose_çJ.n


��ggi?�c: .? . ��n.?r .p�_�te fittizie .e .. � . c�:lI�<?�E��.!l_.!ilosofica dell�.
verità .
Parlerò innanzitu tto in generale della pretesa di verità
dei miti platonici , per discu tere poi i problemi che di qui
sorgono seguendo il filo conduttore di un esempio determi­
nato: l' esposizione mitica della metempsicosi nel libro decimo
_����.:f�ggi.:.

2 . Quasi in ogni dialogo di Platone ci i mbattiamo in


racconti mitici piu o meno estesi. Con questi intendo, seguendo
l' uso linguistico corrente, descrizioni, intuitivamente accessi­
bili , di un even to che in qualche modo oltrepassa la comune
esperienza umana, in quanto rinvia in un' epoca storicamente
remota, oppure in u n am bito della vita u ltramondana.
È vero che Platone fa uso della parola l-tu-3oç per indi­
care molte cose, per giunta molto differenti tra loro . Ora
voglio prescindere dal fatto che nei dialoghi di Platone i miti

1 26
dei poeti vengano spesso rifiutati in quanto non veri, e mi
concentro su quei racconti cui Platone chiaramente attribui­
sce un significato filosofico. Avrete certamente presenti i
g rand i miti di Platone: la descrizione, nel ProtagoTa , dell'ori­
gi n e della civiltà umana; il discorso che Aristofane tiene nel
Simposio , sull'originaria perfezione e la successiva punizione
degli uomini; i racconti concernenti il giudizio dei morti e la
migrazione delle anime nel Gorgia , nel Fedone e nella Repub­
blica ; la descrizione dell' alternanza dei periodi del mondo nel
Politico ; la narrazione della creazione del mondo da parte del
Demiurgo nel Timeo ; il racconto dell' Atene primordiale e di
Atlantide nel Timeo e CTizia . Meno noto, ma dello stesso tipo,
è il discorso mitico su l governo d i vino d(' 1 mondo c i l destino
dell'anima umana nel libro deci mo delle LI'.Iw,i.
Si potrebbe, come già pitI v o l t e è s tato I;l l to , i l l d a � are
circa la configurazione letteraria di q u e s t i m i t i . A tal p ro p o­
sito c i sarebbe da interrogarsi sulla loro pos i z i ol l e e fu nzione
all'interno del dialogo, sullo sviluppo di questi miti, a p a rt i re
dagli scritti giovanili, fino a quelli della maturità, sui dilk­
renti contenuti e motivi tematici . Il..P ro b le �_il:_.�e l l a lÌ)r!��� _�I�
q �e s. t i.. racl::o �.�i . m.i tici ....Pg!" teX-�\:>.�c;. _é!IJ!!. _çQ_Tlçlusione . che ess i
. .. .

fann0 p.<irte. sl�L piu .élmp(<.> .<::o n,t�s�q del plato.njS;2 'linguaggio
per i m magini', che essi cioè non v�l.l n? disgiu.nti_ dalle meta­
.
f()!"e, .�i!p!.l.!.ll!.dini � ese)ll2.i es p ressivi..!:_facilme.!] t e com p rensi:
b.�!.! l CQ!! .. i q,l!�.E .. �J.e.�<.>.!!� ,- a<L�!�.§ o nei suoi dialoghi,
__ ._ .

ill�j!:�_ pJ��t.!f�.I!It;!!.!..�-'-�_c.Qs..�...Q! SEL�U.r2-t t !!o


..

Per non perderci in particolari, poniamoci piuttosto sù­


bito la questione centrale: come si rapportano i miti di Pla­
tone, cosi manifestamente intessuti di fantasia ed invenzione
poetica, alla conoscenza filosofica della verità? Se facciamo
attenzione al modo in cui �l<l:�o�e. presenta i . ra�.t?!l.!L mitici..
ris�l!..�. c!J:.i él�9. . ç�ç_e.g-r.i. f.i.ve I.l:<Ji.<:.<I:.}Q!o _!l.n c()Q�l!ill.9 di verità , o.
uJ!_.!"jf�.!"i ���.tQ. él.U!1.. y'�!it� , attr,,:v��.�o . <!\J.e_ y'�e :
( 1 ) IQ!l�A�i!!! �()l.. �.!:...con�lidare l�_ verità dei suoi miti,
Platone si richiama all'autorità di u�E"�.<!i.�.i one. Egli per lo

1 27
P� ��� _PT��!�.!�_ L_.!!lj!L_ alla stn:::g ua di finzione, ma come
__ ..

tra�iz..i���:....Q2.�ciò ...K� �!ill�� l'!.....v.!; rità _g�L!,acconto facendo


a pP�.u.Q.._ill.!� mdebil!J���Jl�-.!ç�!imonianze e delle narrazioni
tramandate.
( 2 ) J n s � c�� d 9.)u 9g<?l. ! .�i�L�!., �.!��<?�<:_���g9,!l.o d ���!!
.

riconosciuti com!:., ver!..!nchL� motivo del contenuto stesso:


__

t!attano, in modo e�E:essivo �!!.intuiti,:a mente accessibile, di


convin�.ci _� conoscenze filosofiche. Con tale obiettiva pre­
tesa di verità i miti completano il Logos dell' indagine c��.
procede P�E_���! i s.� �� ��K<}��n !.��_i9_�! ._.
... ..

In riferimento al fondamento obiettivo della verità dei


miti platonici, potremo a loro volta distinguere due possibi­
lità: {at tIl,IJ.Allzitutto Platon(!. .P!1.ò "y�çl�� _!:!�A .f.Q!lfe.rII!a,. della
y(!�i�i! c:I�L�i.to nel i�ttQ_che questo concorda nel risultato c9.�
l�.i!ldagine (À.�YQs.L condotta nel dialogo. J!L.!!! secondo luogo
�!��I!.� .P_�_EE�.r e al fatt9 che la verità del mito è fon- .
__

d '!.t�J�1_1}.!!"L�9_llo.�ç,��_fl.loso.fl,ça piu profonda, che non è .


�.��t;,!��!r.l_«:!l_t«: '!:>'p' res�...E.c:! dial0.K�.:. Sotto .9..�esto-punt<!..��ista,
..

i mitL1?!!!tonici rimandano forse ( come i Logoi dei dialoghi )


all�_�.dottrine non scritte' dll'!cg_2.� .
Ritengo meno persuasiva e legittima l'interpretazione se­
condo cui Platone vedrebbe il con tenuto di verità dei suoi
miti soprattutto nel loro corrispondere al postulato morale
della giustizia. La maggior parte dei miti platonici non si
rivolge certamente solo alla nostra facoltà di conoscere e di
rappresentare: essi ci vogliono 'convincere' ad agire e a vivere
in un certo modo. Ciò appare particolarmente chiaro nei miti
dell'aldi là del Gor,t.:ia , del Fedone e della Repubblica , che del
resto sfociano in esplici te parenesi e tiche (Gorgia 5 2 6 D - 5 2 7
E; Fedone 1 1 4 C - 1 1 5 A; Repubblica X 6 1 8 B - 6 1 9 B . 62 1
BC ) . Se si volessc pcrò dire che la verità dei miti platonici
non risulta dagli argomenti della ragione teorica, ma da quelli
della ragion pratica, si verrebbe a dividere quanto in Platone
è collegato per obiettiva necessità: la certezza che conquista il
pensiero e l'agire pratico . Ambedue gli aspetti hanno in Pia-

1 28
tone un fondamento comune - in definitiva nell' Idea del
Bene, che è causa sia dell' Essere e della conoscenza, sia
dell' Areté etica e delle decisioni moralmente obbligatorie. Il
principio di Platone, secondo il quale si giunge alla Eudaimo­
nia solo attraverso l' Areté dell'anima, è per lui non solo un
postulato morale, ma una implicazione necessaria di tutta la
sua ontologia dialettica . È chiaro che i miti riescono con
particolare incisività a fare appello alla nost ra responsabilità
morale e ad influenzare le decisioni della nostra volon tà; la
loro verità e la loro morale attendibilità risultano però, per
Platone, dalla conoscenza della realtà, e precisamente della
vera sostanza di questa.

3 . Dobbiamo dunque interrogarci con m agg i o r preci­


sione sul rapporto reciproco che sussiste t ra le d i flì' re n t i ve-
rità dei miti platonici. In q uale !!!I!1!9 r to ���!!Q.J..!L .Y_t:ri!.Lfu!!:
___

data sull'affidabilità de!�_.t.!adi�io�._.�_�<.:lla fimdata sulla


conoscenz�_ della cosa stessa? Qual è il mutuo rappo rto di
Mythos e Logos in Platone, a riguardo della loro pretesa d i
verità?
Trattiamo innanzitutto della pretesa di verità che fa ap­
pello alla tradizione. A sostegno dei miti raccontati nei dialo­
ghi platonici vengono di regola indicate fonti pi6 antiche: ad
esempio il resoconto testimoniale del panfilio Er per il mito
della Repubblica . QuesJ:i miti non debbono dunque apparire
alla stregua di li bere invenzioni.l ma com� esperienze traman­
date sulla base di testimonianze affidabili. Resta tuttavia di­
scutibile, quanto Platone riferisca sulla base di una tradizione
pi6 an tica e quanto non sia invece sua propria finzione. Ad
ogni modo !� çQ!!!p-o nente dovuta alla propria invenzione
__

sembra prevalere. Dobbiamo dunque tener conto del fatto che


r a ffe r.!!1�zi(m� �h.� s L_�t�gL_!!L.!�_�ço�.!! facen !L.�.!:!�i..!!!!!!..
__ __

�nLd izign <;->- �_A_�l@.. Y_Q!!� Ji t ti.zia , E forse IJon bi!!Qg!!�.P..IT nde.!e
__

tJ.QPP.9_�I!L!!�J:!�ueslo suo .!ichjamarsi a testimoni attendibili.


È possibile che � latone si prenda gioco del concetto di verità

1 29
storica, che per lui non è la verità determinante. Tre esempi,
tratti dai testi, confermeranno questo sospetto.
( l ) Nel breve racconto mitico dell'invenzi"tme della
scrittura, nel Fedro , ci siamo già im battuti nel pro blema della
verità (Fedro 2 74 C - 275 C ) . In questo passo Socrate raccònta
un' antica storia egiziana, che egli stesso pretende di aver
sentito raccontare da altri" L'interlocu tore, Fedro, si accorge
che questo racconto 'degli antichi' è invece un' invenzione
dello stesso Socr� te. Al che �p_<.:!:�.t.e .ri!lpq!.lQ.E. �pj�.&�.!! do ��e
�?.r.!..aE t� ._l.!o. n_ . �. rQr.ig!�!,._.I!!.� �9!Q.J.<:l. yçri.tLgL ciiL che si
__ __

racconta.
(2) Un altro, notevole esempio di come Platone si
prenda gioco del concetto di verità storica ci viene offerto dal
mito dell' Atene primordiale e di Atlantide, nel Timeo e nel
Crida . Il narratore, C rizia, si richiama piu volte espressa­
mente alla verità del suo racconto, che sarebbe saldam�nte
conValidato da documenti egiziani e dalla testimonianza dello
stesso Solone ( Timeo 20 D 2 6 E) . Tutti coloro che in epoca
-

moderna si misero alla ricerca di Atlantide, convin ti di risco­


prire da qualche parte il continente sommerso, presero alla
lettera questa pretesa di verità storica. A mio avviso , essi non
hanno capito il gioco che Platone intesse intorno al concetto
di verità . Con la maggior parte dei filologi sono convinto che
la narrazione di Platone contiene senz'altro alcuni particolari
tratti dalla tradizione storica ( reminiscenze, ad esempio, dei
grandi imperi orientali) , ma che l'isola di Atlantide e lo S.1'U9
È-� �l' At_e.!!e...P!iJ!l<?!.�iale._.�c:;sistiti soltanto nella sua fan tasia.,
(3) Nel grande mito del Politico Platone descrive l'alter­
nanza di due epoche del mondo. In esso egli ricorda antichi
miti greci, secondo i quali il sole e le stelle avreb bero in un
certo momento invertito il verso delle loro orbite, e in q uel
giorno gli uomini sareb bero sorti dalla terra. Platone riprende
questi racconti , ma nello stesso tempo dice che questi stessi
sarebbero oscuri e sconnessi per il tanto tempo trascorso. I l
loro significato tornerebbe comprensibile solo a condizione di

130
comprendere la causa (ahLOv) degli eventi esposti nel racconto
(268 E 269 C) . I l mito filosofico fa q uindi scorgere q uesta causa
-

- il divino reggitore del mondo. I!Ul�stQ.._caso du!!9..!�!!:.l.


verità tram�n �ata dalla_ .!!:�.!zion s- ma in c!Jmpleta, viene piu
, _
profondamente fon dat<!: ��.!"averso la conoscenza filosofica.
_ _
Se dunque, �rlaton.!;_ stesso, la verità dei suoi miti, in
ultima analisi, non si fonda sull'esattezza e l' attendibilità
della tradizione, bisogna allora chiedersi perché, cionono­
�tante, egli attribuisca a tali racçonti anche una simile verità .
Se egli, con ciò, si prende gioco del lettore, tuttavia non è
certo sua intenzione ingannarlo. Questo problema va risolto,
a mio avviso, con una _��..EE ���posta�
(a ) Platone, �lllldo �� _�I!.�!:.I!�!':!..<: _<;_!I,: L�uoi miti filosofici
facciano parte di una tradizion�fgll egandoli ad antichi
racconti mitici, v..!!2L.!!!f !!�!!-�j !1_._çhi�ro çh�..i suoi m i ti hanno
natura simile, e vanno quindi giudi <:��! �!"" .�!)do analogo, alle
_ _ 2
narrazioni storicamente tramandate. Anche i Juoi miti non
con tengono la verità in una forma valida al di sopra del
-
��ma nella forma di esperienz!;_�_intuizioni epocalmcn t;
determinat� Parlano di fenomeni ed even ti che , in quanto
tali , appartengono al mondo del divenire e del fluire nel
tempo. Ciò significa: }a V:�Ei�à, il}. ...9.':!.��to legata all' Ente im­
��p�lel. non può essere j_ml'!,lediata!!!t.n.!�_c,Q!ltenu ta in q uesti
miti, ma semp�21a�_��é!P''p!..ç�I,l.!!lta per immagini. I l
lettore deve riconoscere che anche nei miti filosofici, essendo
il loro contenuto soggetto alle condizioni dell'intuizione e del
tempo, vi è qualcosa di arbitrario e d..� �<!r.! attendibile.
_
Piu precisamente, bisogna qui distinguere due possibilità ,
D a una parte Platone riprende determinate tradizioni mi­
tiche, per darne una nuova interpretazione. Facendo ciò,
presuppone che i miti tramandati rappresentino un'antica,
originaria conoscenza della verità, in una forma però fram­
mentaria e· deformata. Le oscurità di quanto viene traman­
dato danno al filosofo il diritto di in terpretarlo in conformità
alla propria conoscenza. D'altra parte però, i miti platonici

131
sono il frutto di invenzioni affatto nuove de1l6 stesso Platone.
Anche per esse egli tuttavia rivendica un' origine piti antica, al
fine di poterle mettere sullo stesso piano dei miti effe ttivamente
appartenenti alla tradizione. Con ciò egli sottolinea il carattere
comune sia ai miti tramandati dall'antichità sia a quelli da lui
appena inventati: ambedue rappresentano· una verità 'origina­
ria' , in una forma in parte inattendibile , fantastica.
(b ) Il lettore, una volta che si sia reso consapevole d�lla
necessaria insufficiellza che porta con sé la pretesa di verità
storica, tanto piti andrà alla ricerca della fondazione obiettiva, .
attraverso l a q uale il mito filosofico si distingue da altri miti . I l
gioco che viene intessuto intorno alla verità condizionata dalla
tradizione ha lo scopo di rimandare al riferimento alla verità
obiettiva. L'affermazione del narratore, che il suo racconto si
basa s u testimonianze attendibili ed è pertan to vero, diventa
cosi espressione del fatto che nel suo racconto si manifesta una
verità superiore. Prendiamo ad esempio il mito dell' Atene pri­
mordiale e di Atlantide: in questo caso la verità obiettiva va
vista nella descrizione di due forme, strutturalmente diverse, in
cui si manifesta lo s tato ideale . Il loro reciproco rapporto è
fondamentalmente identico a quello sussistente tra lo stato ate­
niese e quello persiano, nel terzo libro delle Leggi . Le descri­
zioni si basano sulla rappresentazione platonica, ontologica­
mente fondata, di ordine e Areté. Nello stato ideale l' opposi­
zione tra dominio e libertà viene armonicamente bilanciata;
nelle forme storiche in cui lo stato si manifesta, queste due
componenti dell'ordine statale compaiono separate: in Atene
prevale il momento della libertà, in Persia e Atlantide il mo-
mento del dominio. ��.. �escr��.i�n_e �11j�i_ça � . ��.!!9...�� n
_ __ _ _

quanto fondata sull�..���_s �_�.���..:_gl_�!!a inf�tti variazioni sto­


riche dell' � d e.�l�._E�e . � �L�.i ."�.�PE!l_.�_��IEE�
..

Considerazioni analoghe valgono, a mio avviso, per gli


altri miti di Platone, anzi, in senso affine, per la pretesa di
verità dei suoi dialoghi letterari in generale . l:' lat�n,:_ gi�ç� con
questa pretesa di trasmettere qualcosa che è effettivamente av-

1 32
venuta in un certo modo ed è stata tramandata in modo
attendi bile. Con ciò fa rien trare l'esposizione nell' à m bi to cate­
goriale dei fenomeni, che sono appunto epocalmente condizio­
nati e mutevoli . Nell� stesso te �o però si �spetta che il
,
lettore capisca taJ! .&0S2..!. ric�I}�_ la pretesa di una verità
.
storicamente l!S! ttim'!....f.2.!Ee cifra del riferi mento alla verità
obiettiva . E dove, a una considerazione pill atten � a, questa
esattezza s torica e fattuale dei miti platonici diventa d u bbia,
tanto pill chiaramente verrà evidenziato il fondamento obiet­
tivo della loro veri tà .

4. Ma vediamo ora come stanno pill precisamente le


cose a proposito del riferi mento alla verità o biettiva, tanto pill
che il mito, da questo punto di vista, si t rova in concorrenza
con il Logos. Se è vero che i miti platon ici s i b a s a n o sulla
conoscenza filosofica della verità, è però anche ve ro che e ss i
rappresentano questa conoscenza in modo assai si n go l a re .

Questi miti, si può dire, illustrano il Vero in fo r ma i n t u i tiva­


mente accessibile, servendosi di i m m agini . _�l!gl.L.gessi C<!!1te�
nuti, ch.ç�.!! � !!!Ì!j�'!.!!! � !1_�<;.l _ P"!�!one può parlare anche ser­
..

vendosi delle forme del Logos, cioè dell' indagine che procede
per argomen tazioni: a proposito, ad esempio , dell'immortalità
dell'anima, dell' ascesa alla visione delle Idee, del governo
divino del mondo, della migliore costituzione dello S tato e
delle condizioni della sua realizzazione storica.
Se dunque il Vero può . essere colto e comunicato sia
attraverso il mito sia attraverso il Logo�.!. ���?&�� allora c�­
. .
dersi come gueste d �..E.?ssibilità si raEP�.tino tra loro .
_
Se mi è con cessa u n a classificazione piu ttosto elemen tare ,
le risposte che tra gli esegeti di Platone vengono date a q uesto
interrogativo sono essenzialmente tre. Qui mi limito al Mito e
al Logos nella loro forma filosofica ottimale; non ha rilevanza
per queste risposte il fatto che vi siano anche Logoi erronei e
miti scadenti ( che Platone in molti luoghi critica con molto
rigore) .

1 33
.La .pr:ill.l.,!- !j�Qg� i: il�i to è �ubordinato al Logosj esso
... ..

è, in confron to al Log2,.S, vero solo provvisoriamente. Cosi pen ..


savano già Schleien!1acher e Hegel, e di recente tale opinione
viene ancora sostenuta, ad esempio, da A. Levi ( 1 939. 1 946) ,
Lud w ig Edelstein ( 1 949) , Rosemary Wright ( 1 98 1 ) e Luc Bris ..
son ( 1 982) , i quali però pongono nello stesso tempo in rilievo la
funzione psicagogica dei miti platonici .
. !o.a. s ���n <la...risp os �.'.l. ta.g �s.e.m.plQ ..i.!!-LA . Ste w ard, 1 905 e
.. . .

12��f.Riepe r., 1 9��J: il cO Il�e !lIHçu:lLy.c.;!i!.� del Mito è .i.uperi.Q!�..


�. quell()_�.L��?�·. _
.La terza rispost� (per !a. .q��.�� .P.!:9..P.e ndono, anche se .�(l
.

div.er�� ,mg()la.z..iQl!i., al�ni_���JiP.i li recenti, per esempio lise


...

y<.?.!! �9�.w.!l!..clal;l..l .J.��.J�..lulia tl.n.!1��� 1 9 82 ) : Mito CLggos


. ..

han!!2...��._�!��� �_v.!'lJ�r.e: §L a.yvi c:�� �no alla veri tà per vie di H:e ..
.. ..

re �!i , . m <l .. e.g':la.!IJ.1 en.! e l �gi.t �iIl1�.:. çqI.l!t::," 'pQ�!l?ili �A..f.9.l!!�!l:l�E.� .


..

tar.i..J.:�p'p'!:�� nJ'!Il_q �I} !!.a.�.��J� ,,�r.L�à; lJ.Yer�....Y� �.!:f..ato I�


.. .. . . __

dove Mito � ��g!?� �oE�5�����?..2EEre convergono.


..

La terza risposta, ben eq uilibrata, mi sembra la pili ade ..


guata alla soluzione del problema. Essa tuttavia necessita di
una pili precisa spiegazione.
Per spiegare in che cosa consista l'equiparazione di Mito e
Logos, possiamo dire: il Mito offre particolari vantaggi e pre"
senta particolari difetti; e la stessa cosa vale per il Logos . Un
vantaggio del Mito consiste nel fatto che esso offre una visione
d' insieme; un altro vantaggio è rappresentato dalla penetranza
psicagogica dell'esposizione nei confron ti dell'intuizione sensi..
bile . I simboli e le immagini concrete del Mito costituiscono
però anche un limite là dove bisogna spiegare ciò che per sua
essen�a non è intuibile - l'anima oppure la divinità. I l Logos
al contrario offre il vantaggio della chiarezza, differenziazione
ed esattezza del pensiero; non ha però la forza di rappresentare
in modo espressivo e vivace i suoi conten uti.
Questo parallelismo di Mito e Logos va dunque spiegato
come necessaria conseguenza dell'insufficienza della nostra
umana facoltà di conoscere. Non possiamo cogliere la verità

1 34
afferrandola immediatamente, dobbiamo piuttosto cercare di
avvicinarla per differenti vie: da una parte, per immagini e
globalmente, attraverso il Mito, dall'altra attraverso le analisi
e le sintesi ' del Logos, dunque attraverso i concetti del lin­
guaggio, della matematica e della dialettica.
Se ques.�_con.�_':.�ion� �. co �r�.!.� él:.l._�._�}J..�� '-����E_�_�<:Ee
_
_ __

he
<;. i U�!.��2..._<:' i.I...�QK�. "'p-ç!.. Platone assolvono una (unzione
..

complemeIl:����� _����!E��'::'.�� �<::!!�_ du� forme è in grado di


�ostituir�_ ..8-ltra. Nella misura in cui è possibile rendere il
..

contenuto di verità di un Mito nella forma del Logos, nella


stessa misura va persa la forza particolare del linguaggio
mitico. Il lettore accorto non tenterà dunque di 'demitizzare'
con il Logos i miti di Platone, cercherà semmai di ampliare
ed integrare le loro asserzioni con i metodi del Logos .
Per intendere correttamente il rapporto tra Mito e Logos
in Platone è però necessario chiedersi ancora piu precisa­
mente a quale àmbito oggettuale siano assegnati i miti plato­
nici. Una visione d'insieme dei miti platonici c()ntl�nuti nei
dialoghi permette di rilevare che Platone ad ogg��!t�!. d�l!!!
descrizione mitica nOI)...!.ceglie .Q!:QI!!"i amente né il mondo delle
Idee né qu.eJ!q ci�J!� . !l.i_I)g<?!1O ��!'..!! .e.lI)piricamente verifica bili,
.

qJ!.é!.n��Lpiuttosto un àmbito di mezzo, nel quale vengono a


f.o ndersi insie�e componel!!� p����i<;.h.��. corporee: [i!l.!.ç!"�. . vit3l
dell'uo!!!'Q.>... J!elle.. _�o�!!!!.!�i! 'pQ!i_!�ç!?-ç_L. dt;I. cosmo. !.� vita, .i!J.
__

quanto evento sott�2.�.�9 '!L .!.!:.r.npQ, . l!�..!!...può J:�ser meglio


. .. . __

r�esentata nell'intero suo corso che miticamente . È chiaro


che nei suoi miti Platone parla anche del mondo delle Idee e
tuttavia solo in quanto esse agiscono nell'àmbito della vita
dell'anima, dunque, ad esempio, là dove descrive il rapimento
dell'anima nella visione delle Idee .
.� el Timeo J�.� I.J.:.QL!�I.,!�QI)_ç_�i�. come, per principio, ad
�I!lbiti �.�l<?g�<:;;t!!l...!:.nte..È.��Eel). t! _ ci�!�a realtà corrispondano
���<:.!i_dif!.<:E<.:�.!i.. ��i�� all' Esse�e imml!.tabile è adeguato
i! _�i ��<?��9 .��r.t 2.. _�. ':'�!:Q. L'i..i. Jt;nQI!! �l1i çh.� J�te sono l'imma�ine.
.. . __ __

invece1-_�I. discors��l.t!. _. pr_�<:.�e P.t:!" ..Ì!I1..!!lg !!: ml e verosimi-

1 35
glianze. Il Mito, in quanto forma plastica del linguaggio, (­
dunque deficiente rispetto alla conoscenza pura dell' Esserl' ,
ma risulta adeguato là dove dev' essere raffigurata la vita che
si manifesta visibilmente . Con ciò, nello s tesso tempo, si af­
ferma che il Mito filosofico partecipa della verità: non pre­
senta certamente, per come è' in se stesso, ciò che è valido al
di sopra del tempo, mostra però com'esso opera nel mondo
temporale .
I miti platonici concorrono dunque, in senso proprio, con
q uei Logoi che a loro volta si riferiscono all'àmbito di mezzo
della vita umana, s torico-politica e cosmica. ' Platone ha anche
cercato di spiegare infatti, con i mezzi del Logos, l' essenza
dell'anima e del suo cooperare con il corpo.
Superiore sia ai discorsi mitici sia pure ai corrispondenti
Logoi resta la conoscenza del filosofo, che s' indirizza imme­
diatamente all' Ente s tesso. Platone ha manifestamente as­
sunto che la dialettica filosofica è capace di una simile cono­
scenza dell' Essere . E in quanto l' analisi e la sintesi dialettica
operano con Logoi, si può dunque affermare che Platone
conosce forme di Logos che sono superiori al Mito. Pi6 cor­
retta tu ttavia è certamente l' esegesi, secondo cui sul piano
superiore della conoscenza dialettica dell' Essere anche la
forza raffigurativa delle visioni mitiche si presenta con una
forma e un' efficacia accresciute, precisamente come capacità
della visione spirituale globale (auvO'Ilnç) .
Nel complesso mi sentirei di affermare quanto segue:
Pla.t<:?Ile conosce . essel1z_�':l!�.el1t� g I:!.�_ .E.9���bili!à d..Ll�.!.����
I:ienz.,a della re_��t�_.� _.q,i _�p"'o rl<l.:...s!�_!!!!�_�rte l'analisi .!: la
sin1:!.si.. �e.l. p��s!<:r� c�nct:tt!:lal.(!.l._c!!!:!!' altra l'intuizione che co:
. . .

glie una visione d.2.nsi�.'E!:_ �!!.l_bed2.�_<I.I!.��t!"'p'ossibilità _�J..l 0


dalle Igee e _d�i. Xri.!!9.P-! �'ill!�.!ll i f1no alle singole cose con�.
__

ç�:_ Per cogliere la veri tà sono necessarie tutte e due queste


vie. I miti filosofici dei dialoghi di Platone ci conducono sulla
via dell'intuizione globale, di una intuizione, certo, non delle
I dee in sé, ma dei fenomeni viven ti alla luce delle Idee .

1 36
S. Concluse queste osservazioni generali, e prima di
passare all' analisi del mito contenuto nelle Leggi, vorrei ac-.
cennare a un singolare passo del Fedone . ��s�Q..(fedone 1 08 D)
Socrate..2!:t.!:I� . .c:'-e..! .!iferirn�!!!()_ alla .��!:!.tà gel mito che intende
ra�contar�.9_�pa.�ole.)n�.�!() _9!'.<2.1,l!�, servendosi di un para­
gone i..mm..1!gi noso, tanto che il lettore è costretto a chiedersi
come debba intendere l' allusione scherzosa.
Simmia prega Socrate di raccontare ciò che ha sentito ·da
'qualcuno' ( 1 08 C) a proposito di posti meravigliosi della terra
e a proposito della forma e grandezza della terra. Al che
Socrate replica ( 1 08 D) :

« Ma si , o Simmia; né credo ci vogl ia l ' a rte di Glauco (D.auxolJ


TÉXV'Y] ) per es po rt i le cose ( che ho sen t i to a p ro p os i to della f(lrma l'
dei luoghi della terra) ; piu ttosto, d i m o s t ra re che sono v c r c, q u es to
mi p are piu diflìcile che se avessi l ' arte di G l a uco, o l t re çhe, ( )rs e ,
nemmeno sarei capace; e , anche s e fossi , l a v i t a c h e m i ri mane non
credo basterebbe alla lunghezza de l l a dimostrazione (.II(> l ' argomento
richiede, dovendo io mori re oggi stesso) >> .

I n relazione a l nostro problema d e l contenuto di veri tà


dei miti platonici, queste parole ci permettono di dedurre
innanzitutto quanto segue: (a ) In quel che il mito platonico
espressamen�acco.!!.��._non è . dato d i riconoscere immediata­
!Jlc;pt�. il contenl!ìQ...di veri�. (b ) t.!.t1����i�ssibile accertarsi
��!!a. verità del mito . A tale scopo è necessario un determi­
nato sapere (belaTi) f.U1) e mQl!2...!.� !!l.l?Q:jc) Platone non comu­
nica espressamente questo sapere al lettore; accennando però
a una possibile spiegazione della verità del mito, invita il
lettore a cercare da se stesso questo fondamento.
Platone fornisce al lettore qui nel Fedone , a mio avviso,
un cenno ermeneutico, circa la direzione in cui deve volgersi
la ricerca, proprio ricordando per due volte la 'Techne di
Glauco' �entr�_ !'�s'p<?..:>izion� _<i�Lrni.to.! afferma Socrate,. non
>

è p ar�i c:<.?l a..�.!!l e.. !!�� dif!l21�.lJ.�._spie.K.�_�i.C?:n..t: s!ella sua verità rap-
..

��.!� .�m'impre� ��QE_..Q!it_.j!ll..2 egnativa dell'arte di


___ __

1 37
Glauco. Con questa allusione mi sembra che non si parli
soltanto in generale della difficoltà di q uesto compito; col
cenno alla Techne di Glauco si vuoi indicare anche in che
cosa consista questa difficoltà e come essa sia da risolvere.
Gli esegeti recenti ritengono che la domanda relativa
all'interpretazione dell'espressione proverbiale della Techne di
Glauco, non abbia risposta e non sia importante. Q:!La.n tichi
scò!!� .com"1entQ_del passo��l Fedone 1 08 D ( CQ1!l.L!!D,che i
EareIl!i2Kf.�X�j.. lessic9gt:,!ijtj!ty.�.ç�_ offrono d ue differmtLin­
t �!Jl.�.���zi(>ni d.el .p�o-"t;: rl:Jio : _ lJ.i.sogl!�!�_bJ:��. inten �.!.e o qlauço
_

di Chio.L'-:.�!.�!lt� _� rte fI c�, _.C:�� .� \l�t;:!J_i? e )n,�eg. t':l!9_ La!J.�. di �:


j���._ � .. E!e.t�I_I!, _o.pp_� re i I J�l!sicQ Q la.u ç2 j9j .. K�iQ).1 _çb- e
�r:eava a�monie per mezzo di certi dischi ill e ta I Uci ..
Q()_l!. .!.!l tt�QQ<l.!?! li ��_JL.p!Q.v�!.bio _� riferisçL�JL;lrt.e di
Glauc�_<!i...�..�.?L.�_u_l!9..u� �!�sald�_!_I!!� dei _!!!�allj . Di questo
Glauco e della sua invenzione, che si poteva vedere in un
famoso dono votivo a Delfi, parla già Erodoto (I 25, e piu
tardi Pausania, Plutarco e Ateneo) . E quindi con buone ra·
gioni a questo Glauco ha riferito il proverbio anche già il
filologo alessandrino Dionisodoro (in Esichio , s.v. D.. auxo lJ
"tÉXVf\ ) .
Attraverso il riferimento all'arte di fondere insieme parti
metalliche (aiòtlQOlJ x6À.À.llOlç) prende ora senso e chiarezza
anche lo scherzoso paragone del Fedone . Mi sembra dunque
significare quanto segue:
(a ) L'�r�e _di Gl�uco consiste. l)eH� �.o�I;>_i!l:�3:iQ!!�.g uni­
c
!':. ct.�! one . _<.>.�.og enea,_ . . �!a �!Ie..L �.Ld.}!fe!�!l.!Lg�.!!ll'Q!l�!1.ti:.. .!:�ye ­
'.:.��. . � m i �o p�ggi.a . �� .1;I..!EU:.()!!!
el : Qjll.'!.�Q!lU>. unificazione che._L
�.n:c().!.���il:i
.. piu .sQlida : su una sintesi spirit�.!!.�Qj.aletti@� Nçl
Fedro..J..2 7 U2.. S ocr�!U��.a.. _��!�i!1.s?!!!!tl!!�-È.ti..fQS!.Ldi . _!:l n
rotolo di p a pi�?..s.._�.��lJ�.C!: x oÀ.À.<i>v) , per d.isti.n&.u.�r�..è_
3.�.� sta l'arte della sintesi dialettic;a:
(b ) Quel che nel mito del Fe�on.e_. viene raccontato a
E�E.�sit0..i<:L��.?.shi ..,:_�e.� �.<:stino �elle animel_è_�n i�ieIE-e di
Rarti gius����.ç.s�o _pr_e._�i.sg: La verità di..qual!..tQ.

1 38
yien� __!:_'!_�()l:!l��Q arriva a conoscerla solo chi sa unificare
__

�ueste singole partj. L'unità va cercata in una fondazione


comune. I l mito racconta che le anime, a seconda della loro
migliore o peggiore qualità morale, giungono in luoghi mi­
gliori o peggiori (sulla terra ovvero al di sopra oppure al di
sotto della terra) . Tale descrizione è vera se la gradazione
dello spazio e la scala di valori dell'anima sono causate dagli
stessi principi che reggono l'ordine ontologiCo, cosicché sussi­
ste una necessaria analogia tra la struttura del cosmo e la
gerarchia delle anime.
(c) !L!!li_t � ��<:.�_n �él. comunq':le .éi _��a a!lalog�s..!!:!!lli:'-E ­
__

zione �egli_ .�!!lbi!� .�p_ll:ziali _<:la ��a p�r!� tn_':.lla proporzione, a<L
__

��P!9_d!<;!. g uatt�9._ ekm�nti) e _<l.çlta.: N.�dazione che va dalle


�l!.i_l!l� . E..I,IEJ_quelle illlP-p-xe . dall'altra. Di una fondazione
comune di tutte le cose si era parlato in precedenza, nello
stesso dialogo, quando Socrate si era espresso sul Bene (aya'6--
6v) quale causa normativa di tutte le cose (97 C - 1 0 1 E) . Jl
Bel}_�_ e._r� s!�_�� l�. defi�i t? cOffi:e �l _ p.r.!!! cipio che le «lega» e le
_
__

«tieEe uni t!!�.j2.9 C ) . È pertanto lecito ritenere che anche la


verità del mito dipende dal Bene, fondamento di ogni ordine
e unità. L'osservazione di Socrate sull'arte di Glauco si riferi-
- --------_ . _ - - _._-

sce�.!1tesa i!!..9.u. e�ti.g:.!:!!li!l.i:.___!!!!.Tc!�a del Bene della RefJub-


b!ifa. �._Qllre aq���.._�Lp ti!1J;!p.i_Q A_çH' ul)ità delle 'dottrine non
�ritte' . A questo fondamento di unificazione del tutto con­
duce il lungo itinerario della dialettica platonica. Per questa
via si fa l'esperienza dei la verità anche dello stesso racconto
mitico, a condizione di non limitarsi al semplice rilevamento
dell'esistenza di una analogia tra le strutture di differenti
àmbiti dell' Essere, quanto piuttosto di riconoscere, alla fine,
che il fondamento comune, che tutto lega, non è solo qualcosa
di pensato, ma è ciò che è in sommo grado. Chi attraverso la
sinossi dialettica ha colto questo fondamen to dell'intera realtà
vedrà nell'immagine del mondo di Platone, in tuttI J suoi
strati e aspetti particolari , una unità piu solida del metallo
saldato.

1 39
6. Mi volgo ora a considerare il mito con tenuto nel li bro
decimo delle Leggi (X 903 B - 905 D) , per discu tere concreta­
mente, sul filo conduttore di questo esempio, il nostro pro­
blema, il problema, appunto, di che cosa costituisca la verità
dei miti platonici . Scelgo l'ultimo dei miti di Platone come
esempio, perché qui risaltano in modo particolarmente chiaro
aspetti caratteristici della mitopo iesi platonica, ma anche per­
ché questo testo è meno noto di altri e perché io s tesso, in
questo caso, mi trovo di fron te a incertezze e difficoltà .
Com'è noto, i.I �il:>!�_ deci�.2...d. ell� Leggi cO!'!tiepe la teologLa
di Platone: estese spiegazioni circa l'essenza degli dèi e quindi
le disposizioni decretate per la punizione dell' Asebeia. Questi
insegnamenti concernenti gli dèi vanno intesi quale ' Proimion' ,
che h a l o scopo d i chiarire e motivare l e disposizioni della
legge religiosa. In tutta quest'opera Platone non si propone
solamente di stabilire-.k.ggh. ma soprattutto di persuadere gli
':l�mini � rispettarle con un atto libero della volon tà. Le spiega­
zioni teologiche sono formulate nei termini di un ammaestra­
mento rivolto a Uli. giovane: tre sono le cose che vanno rese
plausibili a un giovane che dubita degli dèi: (a ) che gli dèi
esistono, (b ) che si prendono cura degli uomini, (c ) che non si
lasciano confondere, nel loro giusto operare, dai sacrifici e
dalle preghiere .
I l secondo quesito - se vi sia una provvidenza divina che
si occupa degli uomini - viene innanzitutto trattato nella
forma del Logos, e poi in quella del mito. Le argomentazioni
sviluppate nei Logoi (899 D - 903 A ) affermano: dal concetto
della perfezione divina segue necessariamente che gli dèi non
trascurano né ciò che è grande né ciò che è piccolo, ma si
prendono cura di tutto. ��_J:>()i.�hé }.�_c::��!!��_c.!�.bogoi non è
sufficiente a p��suad�.re il_g�ov.��J_�soKl1.�_nche a�S"iungere
un discorso mitico, <:on _!� fo� del su���i no (903 AB ) .
I n questa sede (903 B I ) l'Ateniese dà alle esposizioni miti­
che il nome di EmpOUt , dunque di 'canti magici ' . È chiaro che
l' espressione metaforica è particolarmente appropriata per ca-

1 40
ratterizzare la forza persuasiva del Mito, che si rivolge anche
agli strati i rrazionali dell'anima. Nello stesso tempo, q uesta
caratterizzazione presuppone che iUilosofo, il q uale opera per
questa via, ��SP?_�g.�_�_���ere salutare e di un'arte parti­
colare nel parlare con efficacia�
Nel decimo libro delle Leggi si vedono dunque ambedue
le cose: che Mito e Logos, dovendo comunicare la stessa
verità, si integrano a vicenda, e che sono differenti nella
modalità del loro effetto.
I l discorso mitico, che si deve fare ora al giovane (903 B
-905 D) , può essere riassunto come segue: I l dio, ch� _prov­
yede_� mondo �ntero , �C;.!2d e _�I:'.':�_.��·_!�. E u�!.a i f!.1! m�-ÈS}
__ __

��go ; _�_ cos�J..a vita _de !_�!l..s-.�!� _c!� r_ ���y.i���� B(��


qs.��_. _� i?�� la anima vi e n�r�_ .. �!.�..!.!�!�___i�!��s t i:li,!:_�
anime , nel corso del � m p(�_�L':l_'���(�'!�� .�.EL�i lli-,,'(' n t i ,
�_��� che siano diY-.��_t!:' . A� �� p��I_t.!.!_.�i_.Yl��.!.�.....! : t i ('( ),
__ _ _ _

!!l!glio!!.JL.E..eggiori . Il divino reggitore di'l 1I10ndo ha d u nq u!'


solo il compito, al pari di un giocatore ch!' m uova i pt·zzi s u
una tavola, di spostare la singola anima, che s i a d i Vl'n t a t a
migliore, in un posto migliore ( a ricompensa) , l'anima diVl'n­
tata peggiore in un posto peggiore (a punizione) . Ciò può
avvenire con meravigliosa facilità. La causa della mutazione
- Areté 0pl:?ure I,(akia_=- si trova l!!L;;ingolo essere vivente.
Secondo l'ordine divino del mondo, allora, il migliore giunge
per cosi dire automatic��..:� �� in una sede migliore, il peg­
_
giore in una sede peggiore del cosmo . Q,-!:C;�..!!?_ !.����i me�!o
Rr:9.ç�9.� �ILtre _qireziQ!!i:... _��.!l.!l:",!ni�_a div�_nta solo di poco
__

II! iglior<;'-2.._E.«:.AiA. 9!.� 2!!Q!� <:?.l!!!!! �-.!.e m plicemen te la sua


_ __

.E!!�gti!l:�zio,!�.!,l�!!'àmbit..��l��!!E.e rficie della terra (xu'tà 'tò


��.Q.<5J!.t��_e. �o.�L: Q.':'l:l.I.?Fa �i.Y�'!!i «: ssenzialmente-E!&:
_ _ __

giore, vi � � �:��f�!.i��..�_� �a��??_��.�-Erofon do (E L ç (3a-Doç) , nello


_ _

_ _. __

'Hades'_� in�_lu0..s2. ancor piu terribile. Se invece diventa


essenzialmente migliore, allora giunge in un àmbito opposto,
sacro ( che ci si può ben immaginare in alto, nel cielo) . Nes­
suno può sottrarsi a questa giustizia divina. Si deve dunque

141
credere che gli dèi si prendano cura del destino di ogni
singolo. Benché le esperienze terrene sembrino affermare i l
8On trario, in una prospettiva globale sussiste una corrispon­
denza tra Areté e Eude monia, C O SI come tra Kakia e Dysdai­
moma.
In questo suo ultimo mito Platone ha manifestamente
voluto, per un' ultima volta, q uasi come in testamento, dare
espressione alla convinzione centrale della sua filosofia. l!.
pe�siero prin.�ipale <iel_ �.i t<? ._�_ !'!._l!.���!.ia concordanza di
Areté ..� .E:!:!çI.e.�!!!Q!Ù!!-...:.. Questo principio viene espresso in molti
passi dei diaioghi . Ma anche Aristotele, in una poesia ( nell'E­
legia ad Eudemo ) , ha lodato, quale pili importante rivelazione
della filosofia platonica, il pensiero che «l' uomo diventa
buono e felice nello stesso tempo» (roç àyu'ft6ç "tE XUL EÙ­
OU( IlOOV a llu y(VE'taL àVrle) , come Platone avrebbe dimostrato
attraverso la sua vita e il suo insegnamento. Nel mito delle
Leggi quest' idea fondamentale viene sviluppata secondo di­
versi aspetti:
(a ) Nel mondo regna un ordine giusto, secondo i l quale
anche ogni singolo riceve quel che si merita.
(b ) Il destino del singolo si compie in conformità alla
sua Areté o alla sua Kakia; e la causa di ciò risiede nella sua
stessa anima. L'anima ha la preminenza rispetto a tutto ciò
che è corporeo. Secondo la sua migliore o peggior natura si
decide il destino dell' essere vivente nel corso della metempsi­
COSI .
(c ) Felicità e infelicità si realizzano attraverso il sog­
giorno in luoghi migliori o peggiori del cos mo, dove l'anima
dimora insieme ad altre anime a lei affini. 'Migliore' significa
ultra terreno, 'peggiore' infero, sotterraneo.
(d) } l trasferi mento . deW<l�!!!!.� m!g!i9!e in u n . lu�
__

l!1 i glior �, .c!.e!! ' él n ima . p�gg�(�!:�...iI�_ '!.!.1_.luqgQ.. ..P�ggiore , avviene


secoIl9<>. u..I1.a_. I�gge !-"-I1iY_�r�.aJ IJ.lente val�!!a. Il governo divino
del mondo è facile e non costa alcuna fatica, in quanto tutti i
processi obbediscono a una tale regolarità.

1 42
Il lettore di Platone si imbatte nelle stesse idee già nei
primi miti, in particolare nei miti conclusivi dei dialoghi
Gorgia , Fedone e Repubblica . Esse influenzano però in modo
determinante e molteplice anche le parti non mitiche dei
dialoghi, contraddistinte dalle argomentazioni del Logos . Con
ciò si risolleva l'in terrogativo . di q uale sia il rapporto tra
descrizione espressiva del mito e conoscenza filosofica della
verità.

7. Interrog!Iiamoci o.!..�oE_.Ei�_..PE.!:�i.!ìio�e, in che c2!�


��_�� . Y�.!!:.i!).s!!y.!(t�_�<>. .�Lç�ll!.<:!!.tit� .� i verità del Mito. An ­
�1.!� e_�s�Ji y e� c!i_<:� la ve!.� tA � <.; n� �.��_ a �s � rz i oni <!� !!!� n ti_È i
__

��:: in-E��P:�_ ! ':l.()� ._p_e!.. _ l a, . �':ly?!i ��_ .�tl�_. ��di z io n e , in se­


_

çondo 1.l!.0go . per 1'!l . _ç2IJ:ç9E�_�!}_�!!_ . _cg.!U!:. .!.lI.&.CLl!1en tazioni dei


Logoi, in tçrz&luogo, infine, anc��!!J.l.�.!Q!lg!!.�ion� p.Ì.1t __

.ill:.9fu.l! d a, in 1;!.�.sQ!!'Qscenz�_S0.!!l.E.!ç_�����..2.çJ l ' E��!i:


( l ) I l discorso mitico dell' Ateniese contiene molti ele­
menti già presenti nella tradiziope: il governo divino del
mondo, la migrazione delle anrme, il soggiorno dei defunti
nell'Hades oppure in un luogo di beatitudine, il giudizio dopo
la morte e la giustizia divina. Platone aveva ripreso tutto ciò,
come poteva ben riconoscere ogni lettore greco, da una piu
antica tradizione mitico-poetica nonché dalla saggezza di pro­
venienza orfica e pitagorica. La giustiziél d_Ì\ril1.a_ _��e!!_ç �l!�é!!l�­
__

rizz��e idea an_�!��_(i} 04 E ) attraverso una citazione di


Omero (Odissea X I X 43) .
Nello stesso tempo però deve risultare anche chiaro al
lettore che i piu importanti pensieri di questo Mito - la
necessaria concordanza di Areté e Eudaimonia come di Kakia
e Dysdaimonia - non sono stati semplicemente ripresi dalla
tradizione, in quanto già presenti in essa, ma corrispondono a
una convinzione filosofica.
(2 ) Il Mito delle Leggi concorda inoltre nell' in tegrità
della sua intenzione con i Logoi precedenti . Esso fa proprio il
risultato già in precedenza acquisito per mezzo del Logos , che

1 43
cioè �I KoY_�E9 di\j� comprende _���golo v��!:. Ma
sostiene oltre a ciò anche il pensiero, precedentemente formu­
lato con l'ausilio di una teoria sistematica dei generi del
movimento: che l'anima ha la preminenza rispetto a tutto ciò
che è corporeo.
�?�?� � _�!!?_ �?_�.!.��.K.�!l� d UI.!.9!!...��.!..�ssa verità sull'es ­
senza dell'anim�: esiste un ordine giusto, secondo il quale il
buono diventa necessariamente felice, il malvagio infelice;
quest'ordine però non si mostra alla vista nei fenomeni della
vita terrena, ma si lascia scoprire solo da colui che riconosce
che il nostro destino non si decide attraverso ciò che è corpo­
reo, ma con l'anima. Quel c�.�_A_J\.1ito aggiunge al Logos è
soprattutto la forza �suasiva delle rappresentazioni plasti­
ch� e delle antichUde�I�.Iigiose.... II Mito, con le sue imma­
'
gioi , è in grado di esercitare un'azione anche nei confronti di
quei moti dell'anima non direttamente influenzabili dal Lo­
gas, al pari �ppunto dei canti magici (bupoae ) .
(3) Resta ancora aperta la questione se le rappresenta­
zioni espressive del Mito di Platone siano poi effettivamente
fondate in una pi6 profonda conoscenza filosofica. Qual è il
pi6 preciso significato che va attri buito al discorso immagini­
fico di esseri viventi che vengono trasferiti in luoghi migliori o
peggiori del cosmo? Si tratta di una semplice, libera coloritura
poetica, oppure dell' illustrazione di una pi6 profonda cono­
scenza della verità? Forse è possibile spiegare anche in altro
modo, non miti co. q uesta asserzione, che ogni mutazione nel
cosmo procede dall'anima, la quale in ogni vivente è causa
dt'l l' Areté e dell' Eudaimonia oppure della Kakia e Dysdaimonia?
Nel Mito delle Leggi si ritrovano certamente i punti di
riferimento relativi all'immagine del mondo d'allora: la re­
gione del cielo, con le stelle, la regione segnata dalla superfi­
cie d e lla terra e la regione all'interno della terra (sotto la
superficie terrestre) . Le anime buone hanno quindi il loro
posto i n cielo, le meno buone sulla terra, le malvagie nell'o­
scurità delle profondità terrestri.

1 44
La rappresentazione secondo cui le anime vengono In­
viate in dimore migliori e peggiori del cosmo, torna con tratti
analoghi anche in altri miti platonici . Nel Gorgia , nel Fedone, e
nella Repubblica vengono distinti tre àmbiti cosmici q uali pos­
sibili luoghi di soggiorno delle anime: terra, cielo e abissi
sotterranei. E anche il discorso mitico posto nel mezzo del
Fedro conosce tre possibilità per la vita dell'anima dopo la
morte (249 A. 256 A - 2 57 A ) : essa può ascendere in cielo, o
continuare a dimorare sulla terra, oppure precipitare nel re­
gno delle ombre sotto la terra.
Nel mito del Fedone ( I I I C - 1 1 4 C) tale diffe renziazione
risulta ancor piu estesa, tanto che abbiamo una scala che
comprende diversi gradi, dalla somma purezza all'estrema
impurità: il mondo delle idee - la reg i one del cielo - la
superficie 'vera' della terra - la nostra terra - all'interno
della terra l'Acheronte - diversi altri fiumi - il Tartaro,
luogo di punizione per i malfattori insanabili . Nel mito delle
Leggi la differenziazione non giunge fino a questo punto, e
tuttavia, nell'ambito degli inferi, vengono indicati du e gradi
diversi (905 A B ) .
Nel Fedone , nel Timeo e di nuovo nell'Ep inomide di Filippo
di Opunte, alla graduale successione degli àmbiti cosmici
corrisponde la gerarchia degli elementi: fuoco - acqua - aria
- terra. Secondo il Timeo (90 E - 92 C) la scala degli elementi
sarà determinante anche per il passaggio degli esseri viventi
migliori a quelli peggiori, nella migrazione delle anime: tra gli
esseri viventi terrestri, quelli superiori respirano ancora nell'a­
ria, quelli infe riori sono relegati nell'acqua. Nel mito delle
Leggi Platone ha rinunciato a queste precisazioni, al fine di
rendere piu semplice la descrizione .
Nell'esposizione mitica non è chiaramente tanto i mpor­
tante distinguere con precisione i luoghi, quanto piuttosto
indicare la corrispondenza rispettiva tra qualità del luogo c
migliore o peggiore Ethos dell'anima. Xer-'� legge di guesta
corrispondenza la migrazione delle amme è retta da una

1 45
�_ecessit� _ ;t[é!��� �!���� l governo divino del mom!.9
�vv_i�!l� _s_e_nz� fa_��C3!: R Il!!!9_fl!. uso �i tre immagini al fine di
ill us trare q ues ta regolari tà: (a ) Jlgioc.o_a!!a scacçhier� (3tE'tUtU) ,
in cui i sassolini vengono cambiati di posto secondo regole ben
precise, (�) r.a:Il_�!:l!�tis�<? di U_!!�.s.ost�':!�!2.ne tecnica ( !1't'Jxavru.ta)
e (i:) l' ord�!l�_���S!s2 del �_�!:�.!�o e della legge (btx't'J , v6 !!Oç) .
Di fronte a simili plastiche illustrazioni, il lettore dovrà
domandarsi se a Platone non fosse possibile spiegare la legge
ora descritta anche in un' altra forma, puramente ideale . Forse
anche il mito delle Leggi fa parte di q uel piu ampio contesto
di fondazione, cui è sembrato rinviarci nel Fedone la 'Techne
di Glauco'? Si presuppone an�he qui, nelle Leggi , una fonda­
zione comune per la gerarchia dei luoghi cosmici e la gerar­
chia delle anime?
Per rispondere a questo interrogativo un cenno chiarifica­
tore ci viene offerto dal passo in cui Platone sos�iene_ ..che . i!
g2.Y_t:!:.��l�i ':1.Q ��.I_ m 9I!<i.9_ . �y'v_!�!!� .. ç()r:t_.!!I:�r..�_yig!�9�2... f.�<i!i��
__

(903 E - 904 A) . Questo passo ha procurato agli esegeti non


pochi rompicapi. In effetti, non è faci l e capirlo, giacché Pla­
tone si limita solo ad accennare l' essenziale . Qui Platone pone
a confronto la spiegazione corretta dei processi di trasforma­
zione, disposti dal divino reggitore del mondo, con una spie­
gazione errata ed inadeguata. Traduco il passo come segue:

«Se dunque qualcuno, con lo sguardo sempre inten):o al Tu tto,


plasma ( le cose) , trasformando tutto, COSI come ( plasma) dal fuoco
acqua animata - e non molte cose da una sola o da molte una cosa,
avendo ottenu to le cose di partecipare alla prima o alla seconda o
anche alla terza generazione -, allora dovrebbe esserci una quantità
infinita (di processi) attraverso ai casi innumerevoli di questo pla­
smare e cambiar di posto nel mondo. Ma c'è una meravigliosa
facilità per colui che si prende cura del Tutto» .

La spiegazione corrt"tta del mondo viene qui descritta


nella proposiziont" condizionale, che parla della possibilità che
qualcuno «plasmi molte cose insieme da una sola o da molte

1 46
una sola dalla prima fino alla terza generazione» . È vero ch!"
questa proposizione è formulata al negativo; essa però indica
il metodo del governo agevole ed economico del mondo. -
Come bisogna intendere questa asserzione?
(!Z ) I l governo del mondo erroneo, troppo complicato, è
caratterizzato dal fatto che deve trasformare ( flE'taaXTII.ta -.;(­
�ELV) direttamente l'una nell'altra tutte le singole parti. La
formulazione «cosi come ( plasma) dal fuoco acqua animata»
ricorda Eraclito. In generale, Platone intende cosi rivolgersi
contro la spiegazione presocratica della natura, che non te­
neva conto di una differenza ontologica di rango tra elemento
spirituale ed elemento corporeo.
(b ) Il governo del mondo corretto è riassunto in nanzi­
tutto nella formula «molte cose da una sola l� da molte una
cosa» . Poiché poco prima (903 B - D) si parlava del rapporto
tra l'intero (OAOV) e le sue parti ( flÉQT] , floQLa) , è lecito inten­
dere con l'una sola cosa la totalità, e con le molte le singole
componenti. Il filosofo considera la totalità del mondo come
l'organismo costruito in modo unitario da molte parti diffe­
renti . È tuttavia indicativo che ora, al posto delle espressioni
'intero' e 'parti', vengano usati i concetti piu generali di uno
(év) e molti (3tOAAU) . In tal modo il problema viene ricondotto
al rapporto ontologico fondamentale di cui si occupa la dialet­
tica: il dialettico è dappertutto in grado di scomporre diaireti­
camente l' uno in molte cose e di riassumere molte cose sinot­
ticamen te in uno ( cf. Sojista 253 D, Fedro 266 B , Filebo 1 4 C
- 1 8 B) . La formula dunque accen..l1a al . fatto. . .çh�. iLgill�t_q
g�v��ll:o. d!yino <lei m<?ndo costituisce un p'r<?�I!!..1l.�_ . ���_ .v.�_ .Lq
1,lJ.!Ì!!!� U �U.a.H�i r.isolto nel piu ampio cont�st<? d.ena c!i.��!!!lç,�
plat<..mica �_ _della teoria dei princì2i. La regola del gioco, la
costruzione tecniCa e l'ordine giuridico della cosmica migra­
zione delle anime sono preformati nella struttura del mondo
delle idee, che il dialettico analizza.
(c ) Con le parole «avendo ricevuto le cose la prima o la
seconda o la terza generazione» (3tQc.O'tT] ç ii OEu'tÉQaç ii xai

1 47
'tQLTTJç YEVÉ(JE(Oç J.lE'tELÀ'flcvo'ta) s'intende, secondo la spiega­
zione corrente, la successione degli esseri viventi nel corso
della · migrazione delle anime. Ma con ciò resta oscuro, per
qual motivo l'en umerazione delle rinascite giunga solo fino
alla terza yÉVE<JLç. lo intem�9 1e !r.:ç. . 'y'���.q��_��..!!.l_� il dis��­
men.!Q_ dimensionale di linea, superficie e solido (lunghezz�,
larghezza .�-E0fondità) . I n ._ fa,,()r � .��_ .9�.���._inte �t3:�?.!!.ç
parla il fatto_ç:�_R!�?�.l già in .P!:����!!:l��.�!!!P� nel li bro
<!.eE.!!!.� de:!!�_!-.!ggi_ ��e y� ... �i��9-.i! . PE2S.e.��'? <!ç))_l!._�.!!!!.�
__

zione .iY�.Y��.sL.�_el_t.�r.!!l}!1 i .. .<!�llo. �"y' i!l.1p..E.�_.�LIE..e.!!.�5'na ��94


. .

A) :

,, � a g!!ll es � a Y.vie!l.c i ll . !��!!. 1 � g?�!!� ..q':l and2_ u n....P.!i�iI!!.(d�l})


acq�i�t'!.. .IlE_ i.!}s!:�me_I!�().. . q !!.a !:!!�ta.!!YQ. e poi giunge alla seconda tra­
s formazione ( !A- E'ta�aOLç) ti da q uesta a q u e l la che i mmediatamen te le
è pross i m a , finché, g i u n to cosi alle tre di mension i , acq u ista la capa­
ci tà di forni re sens a z i oni di sé a t u t t i q uelli che sono dotati della
sensibilità (a[(J'6'T]OL ç» > .

Mi sembra che i tre gradi del processo di generazione


qui descritto siano indicati , n el quadro del discorso mitico ,
con "prima, seconda o anche terza yÉVE<JLç» . In questo conte­
sto dimensionale avviene la genesi di « molte cose da una sola
e da molte una sola» , e precisamente perché il principio
informante (la linea per la superficie, la superficie per il so­
lido) è unitario, mentre la figura sviluppata dimensionalmente
è molteplice, e, viceversa, la molteplicità della figura estesa in
tu tte le parti viene composta in unità dalla delimitazione che
le dà forma .
Ma cosa ha a che fare tutto ciò con il trasferimento , delle
•• 0 _ • • • • • • • • • • _ __ ._._ • • ____ "

anime in posti migliori o peggiori , di C:1.li P::t.dLil..Mito? I l


��� c.!.i.� �!lta �vi9entel se si rif1ette . cJ:��_l�tOl!�i?:�_}n teso
__

�.r:t��� . .�I .. r.a.Ep<?� t�) . �i. id.!':�, �nil'!l:� . . �... c��E<?_!1ei terinini de!
rapp�!:! o �� . s�i.S !.e.I!!.e. �!� P.!'.�r.!�!pi'?_�fo�r'nante e r�gurazione
. . ..
risultante progressivam�I.!.�. dallo sviluppo delle dimensioni .
Questa teoria viene ricordata occasionalmente nei dialoghi; {"

1 48
quel che ci è dato di sapere, per testimonianze indirette, sugli
insegnamenti orali di Platone, prova che tale teoria venne
sistematicamente elaborata nella Scu�la. Nel Timeo l'anima
viene_�es�ritta-f..0m..e delimi tazione; in termini di linea e su­
p�rfi.��� .�rpo ( 34 B 37 C ) . �...!i �!Q!�k_Q!� ut �"'p i 6 volte
-

!'opinione d. i . R!�t�:'le?_�h.�. .E��..!!,:�nesi dell�realtà <: eart �� __

da�. Er..��i_..p.� �� <;p.L _�._ !�.�.�1. . �!.r..�'.:��?_l:!�.i�_� �-.!i n ()_.!li fen o:


..

Il1«:.!1 i L �i�!!�.'p.�!!.�.� r.si .i11. _� od o...E al().Kq .. .3:!Lo svilu ppo dimen­
.

siona!c:.L<!!': � .���_�� _in.e_� t��.UlI}Q -,�J �2!l.<!�U!i di mensionale .


..
..

I nteso in tal modo, il difficile passo contiene un cenno


che rimanda al pi6 ampio quadro on tologico, dal q uale poi
anche l 'ordinamento preposto all' ascesa e discesa delle anime
all'interno del cosmo avviene c o n la Ilecessi tà d i u n a legge
naturale. !!___� �to. J� _ propria la tesi che ogn i m_� �a�io.��
n_�U�.�_l!lJ?_i �<? �9. rp.o._r�_o. _p'�o <: eda dall ' anima . ç :o m(' poi ('('«' m en to
corporeo venga rispettivamente informato dall'ani m a , Platone
ce lo spiega servendosi fondamentalmente della matematica,
sul modello della successione delle dimensioni: . l'anima agisc:.e
come delimitazione informante.
I n tal modo pu ò essere anche chiarito i l differente esito
procurato da Areté c Kakia: da una delimi tazione armonica
sorgono forme corporee armoniche, da una delimitazione di­
sarmonica corpi disarmonici; con altrettanta necessità dall' A­
reté e Kakia di ogni anima ri su ltano forme corporee migliori
o peggiof.!... . superiori o inferiori e CO SI ogni essere vivente
riceve, per COSI dirè; automaticamente il posto a lui adeguato
nel cosmo .
I n breve: ..l!l conformità a una l_egg� c!� !!C: _ !0�?
__
�.'E.��i<'>!.li
P!lò venire _s�c:g�!.�_ cO_� . J�_�!!.�.��_dell �-=-�!:,i.<:�delle
d i m!.!! si o�.L..p..�.!:_!.Lfatt�ç� e q ues� strl!.!..t.!l...!'!��..E!��f!.!��
m9�e}!�at�_I):1_�!!�o._9-ell�uccessione dUgea, ani mu_çg,W.Q..
e ��EcEi. .. .9.I!-��!3�:._:, tr�!.!.�.!..�_.È e t��in é.l-2 !..3:�-.S2 struzione del
C()�l!!9_ .iI1 tero �!��_�o.!!!.p.o. siz igE e di anima e corpo del singolo
ess!!!.-..'!i.,:�!.e . Non a caso, per lo stesso motivo, anche le
descrizioni mitiche delle direzioni del movi mento delle anime

1 49
ricorrono ai concetti dimensionali di piano (ÈJttltEOOV) e pro­
fondità (j36:-Doç) (904 CD) .
Non è questa la sede né i l momento per sviluppare
ulteriormente q ueste considerazioni . Forse sono riuscito a
çhiarire almeno questo: che il trasferimento degli esseri vi­
venti in luoghi migliori o peggiori, di cui parla il Mito �elJe
Leggi , si colloca per Platon� in .lln COl11 p'lçs�iyo . çOI He.sJQ l)nto�
logico, cui egli accenna in quel difIic!lt: . P_<l!is.9.. Se, con il
nesso di unità e molteplicità (EV e ltoì..ì..6: ) , pensiamo al me­
todo della dialettica e ai piti generali princìpi dell'essere, e
se, con le tre yEVÉOELç, pensiamo alla struttura dimensionale
della realtà, dalle idee attraverso l'anima fino ai fenomeni
corporei, il mito allora lascerà trasparire una fondazione on­
tologica piti profonda. In questo piti ampio contesto questo
mito, a mio avviso, riceve la sua verità filosofica, anche se la
fondazione dialettica, nel dialogo letterario, viene solamente
accennata.

8. E cosi sono giunto alla fine della mia serie di confe­


renze. All' inizio ho sos tenuto che gli scritti di Platone si
comprendono meglio se (a ) si pensa all' intenzione che lo scrit­
tore Platone persegue nei confron ti dei propri lettori, e se (b ) si
tiene conto dello sfondo delle dottrine non scritte. Partendo
da ambedue queste considerazioni credo che si finirà col
I dover riconoscere che i dialoghi di Platone son� c��att��iz:l<.':t�_
da . un_a_.t�cnic:a J�t!.e :r.�!"�_a.: .I..��i�_!!te··)e�ll u�� e da un tipo di_
esposizion� che _ I1<?_�}n tende �om�nica;� --istruzionii-!!Ia illustra
c�!! j�_�_a.giQL�_�!!!11o la pro tn�.l�@!lli;.n te_
In questo senso ho quindi cercato di spiegare quanto nel
Simposio vien e detto a proposito dell'esteriorità e interiorità dei
Logoi, quel che il J<èdro espone sull'oralità e la scrittura e quel
che Platone stesso direttamente o indirettamente dice sul ca­
rattere poetico dei propri dialoghi . Infine, penso, l ' interpreta­
zione del mito delle Leggi ci ha confermato nell'ipotesi che .)
testi platonici rimanqino <tLçliJ.Lgi. s� ����_sL ye}·_�Q_ conJ�sti _gj
__

1 50
. fondazione_ . pili p rgf2!l,.d.j.L�!t� !!.e. lJ� �!� J��!.qll!.�_ ve_I!Ko_� .�o­ .

lamente
. .. . . accennati
.. - . . . .
_ . . _ .. . " - . . ... -.. . _ - " .".

Certo il lettore non dovrà subito pensare, ogni volta che


Platone nei dialoghi lascia aperto q u alcosa e accenna a consi­
derazioni di pili ampia portata, alla dottrina esoterica dei
princì pi supremi. I ndipendentemente dal problema della 'dot­
trina non scritta' si può comunque rilevare che Platone ri­
chiede ai lettori una recezione dei testi capace di procedere
autonomamente da ciò che è esteriore verso l ' interiorità . g l!� �
_
çh e.. _'!P.P��!l �Elll!!�__ �.,!:i _ d.i �_(;�pgli . _��JJa. . _!.e.Q rill. d. �L p' ri!:l�ìpi .�_i
__ __ _

sembra inyero gettare una luce ch}arific.itrice_ _ _���l.�_ ._t����c_�


let teraria della riservatezza che si può osse�v.�E� i r:. �?���!!��­
. .
,zione nei dialogh.i:.
- C
h e :l�_ Y i... llt>J?i'!. . cQI!�_i ��L g _ _ !!I.� �o.l CO l i q u e s t o mio ap­
.
proccio ermeneutico che richiede di 'dischiudtT(" ' i dialoghi
platonici, spero comunque di ave r almeno m o s t ra t o che le
"':S.P��t_éi t � ve �?l! �ll�. ci, _'!.� �<.?� ti ':l!!1.q_ .ll !I.� J t:_t,t_�!:�_ .4c: g!i s � 6_t�j c!i
_ __ . __ __

�latone o i presupposti da cui partiamo _n <?_l!_s�!!Q_�9':;.�.i�_c!.iJJ�­


!�.�_e. .il! re!�zi?ne lll �i_!!ul�at.? Ho cercato di recuperare qual­
cosa della situazione, all'interno della quale i dialoghi plato­
nici dovevano in origine operare . Sarei molto lieto , se nella
Vostra lettura e interpretazione personale Vi accorgeste qual­
che volta che le mie osservazioni Vi sono di s timolo e u tilità .
L e riflessioni ermeneutiche che Vi h o esposto dovre b bero
almeno aver liberato dalle strettoie nelle q uali l'opera scritta
di Platone è incorsa per esserci stata tramandata senza il
contesto della p u bblicità politica contemporanea e senza il
pi li ampio orizzonte dell' attività filosofica orale della Scuola.
Spero di aver eliminato due timori: la preoccupazione che i
dialoghi platonici ci siano divenu ti pili estranei a causa del­
l'indagine sul pubblico originario, e la preoccupazione che
questi dialoghi siano stati svalutati e dogmaticamente limitati
a causa della considerazione riguardante la teoria dei principi
orale di Platone. Acquistiamo piuttosto, come ho volu to di­
mostrare, una dimensione essenziale per l'interpretazione se

151
osserviamo quale intento perseguivano originariamente questi
scritti e notiamo che essi si inseriscono nella pili ampia con­
nessione della dialettica platonica, la quale tende bensi ad un
fine determinato, ma tenta tuttavia di raggiungerlo senza
alcun dogmatismo.

1 52
BIBLIOGRAFIA

I . Questioni fondamentali di ermeneutica platon ica

E. ZELLER, Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichllichm Entwicklung


( Leipzig 1 845- 1 853) , I I I (Leipzig 1 92 2 5)
E. ZELLER - R. MONDOLFO, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico ,
Parte I I , voI. I I I 1 -2 , a cura di M. ISNARDI PARENTE ( Firenze
1 9 74)
F. SCHLEIERMACHER, Einleitung zu Platons Werke ( 1 804, 1 8 1 72, 1 8553) ;
ristampato in: K. GAISER (ed . ) , Das Platonbild, Zehn Beitriige zum
Platonverstiindnis ( Hildesheim 1 969) , pp. 1 -32
P. N ATO RP , Platos ldeenlehre. Eine Einfohrung in den ldealismus (Ham­
burg 1 902, 1 92 1 2)
W. JAEGER, Platos Stellung im A!ifbau der griechischen Bildung ( 1 928) , in
Humanistische Reden und Vortriige (Berlin 1 9602) , pp. 1 1 7- 1 57
H. CHERNISS , The Riddle of the Earry Academy (Berkeley/California
1 945) . Traduzione tedesca: Die iiltere Akademie. Ein historisches
Riitsel und seine Losung (Heidelberg 1 966) ; traduzione italiana:
L 'enigma dell'Accademia antica (Firenze 1 9 74)
A. DE MARIGNAC , lmagination et dialectique. Essai sur l 'expression du
spirituel par l 'image dans les dialogiJ.es de Platon ( Paris 1 95 1 )
P . FRIEDLANDER, Platon , voI . I-I I I (Berlin 1 9542, 1 95 7 2, 1 9602)
RG. GADAMER, Dialektik und Sophistik im siebenten platonischen Brief,
Heidelberg 1 964 (<<Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie
der Wissenschaften» , Phil. - hist. K I . 1 964, 2) ; anche in H . G .
GADAMER, Platos dialektische Ethik und andere Studien zur plat(mi­
schen PhilosoPhie (Hamburg 1 968) , pp. 22 1 -247

1 53
E. SCHMALZRIEDT, Platon. Der Schriftsteller und die Wahrheit ( Miinchen
1 969)
H. GUNDERT, Dialog und Dialektik. Zur Struktur des platonischen Dialogs,
Studien z u r antiken Philosophie l ( 1 968, Amsterdam 1 9 7 1 )
J . DALFEN , Gedanken zur Lekture platonischer Dialoge , «leitschrift fU r
philosophische Forsch ung» 29 ( 1 9 75) , p p . 1 69- 1 94
W . K . C . GUTHRIE, A History of Greek Philosophy , voI. I V-V: Platone
(Cambridge 1 9 7 5 . 1 978)
E.N. TIGERSTEDT, lnterpreting Plato (Stockholm 1 97 7 )
E . BELF IORE, Elenchus, Epode, and ,�agic: Socrates as Silenus , « Phoenix»
34 ( \ 980) , pp. 1 28- 1 3 7
K . GAISER, La teoria dei principi in Platone , «Elenchos» I ( \ 980) , pp .
45- 75
W . WI ELAND , Platon und die Formen des Wissens (Gottingen 1 982)
H . KRAMER, Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio sulla teoria dei
principi e sulle dottrine non seritte di Platone con una raccolta dei
documenti fondamentali in edizione bilingue e bibliografia , I n t rodu ­
zione e trad uzione di G. REALE ( Milano 1 982)

II. Esteriorità e interiorità dei logoi socratici : Simposio 2 1 2 C - 223 D

P. FRIEDLANDER, Platon , voI. I I I (Berlin 1 960 2) , pp. 1 -28


H.H. BAco N , Socrates Crowned, « T he Virginia Quarterly Re view » 3 5
( 1 959) , p p . 4 1 5-430
S . RosEN , Plato 's Symposium ( New HaveniLondon 1 968 )
D. C LAY , The Tragic and the Comic Poet of the Symposion , « Arion» 2
' ( 1 9 75) , pp. 238-26 1
E . L. ERDE,· Comedy and Tragedy and Philosophy in the Symposium. An
Ethical Vision , « The Southwestern Journal of Philosophy» 7
( \ 9 75) , pp . 1 6 1 - 1 6 7
L. SENZASONO, Un asserto di Platone (Simposio 223 d) , « Rassegna di
scienze fi losofiche» 28 ( 1 975) , pp. 55- 75
M . MADER, Das Problem des Lachens und deT Komiidie bei Platon : Tiibin­
ger Bei trage zur Al tertumswissenschaft 47 (Stuttgart 1 9 7 7 )
M . G . BONAN N o , l yEÀ.OlOL ì.,6yOL di Soerate (Plat. Symp. 221 e) , « M u­
seum Criticu m » 1 3/ 1 4 ( 1 978/79) , pp. 263-269
E . BELFIORE, Elenchus , Epodr , and Magie: Socrates as Silmus , « Phoenix»
34 ( 1 980) , pp. 1 28- 1 3 7
K .J . (Sir Kenneth) DOVER, Plalo. Symposium . Editcd with lntroduction
and Commentary (Cam bridge 1 980)

1 54
III. Scrittura e oralità: Fedro 2 74 B - 2 7 9 e

F . SCHLEI ERMACHER, Einleitung zu Platons rVerke cito


P. FRIEDLAND ER, Platon , v a l . I I I (Berlin 1 9602) , pp. 20 1 -223
G .J . DE VRIES, A Commentary on the Phaedrus of Plato ( Amsterd a m
1 969)
TH. EBERT, Meinung und H1issen in der Philosophie Platons ( B e r l i n 1 974) ,
pp. 23-35
G . M U LLER, Platons Dichterkritik und seine Dialo,gkunst , « Ph il o s o ph i ­
sches J ahrbuch» 82 ( l 9 7 5) , pp. 285-308
TH . A . SZLEZAK, D ialogform und Esoterik. Zur Deutun,f!, des platonischen
Dialogs 'Phaidros ', « Museum Helveti cum» 35 ( 1 978) , p p . 1 8-32
W . WI ELAND , Platon und die Formen des rVissens cit . , pp. 1 4- 2 7
H . KRAMER, Platone e i fondamenti della metafisica c i t . , p p . 33-50

IV. Pl atone sulla altrui e la propria poesia: fone, Repubblica , Leggi

H .G . GADAMER, Plato und die Dichter ( 1 934) , in Plalos dialektische Ethik


und andere Studien <.ur platonischen Philosoplzie (Hamburg 1 968) , p p .
1 79-204
R.e . LODGE, Plato 's Theory of Education ( London 1 94 7 , 1 9502) , pp.
1 68- 1 7 1
H . GUND ERT, Entkusiasmos und Logos bei Pla/on ( 1 949) , in K . GAISER
(ed . ) , Das Platonbild cit . , pp. 1 76- 1 97 ; an che in H. GUND ERT,
Platonstudien : S tud i e n zur antiken Philosophie 7 ( Amsterd a m
1 9 7 7 ) , pp. 1 -22
J . HARTLAND- SWAN N , Plalo as a Poeto A criticai interpreta/ion " Phi lo­
sophy» 26 ( 1 95 1 ) , pp. 3- 1 8 . 1 3 1 - 1 4 1
P . FRIEDLANDER, P/aton , voI. I , ( B e rlin 1 9542) , pp. 1 1 4- 1 32
H . FLASHAR, Der Dia/og fon als Zeugnis platonischer PhilosoPhie ( B e rl i n
1 958)
H. KUHN, Die wahre Tragodie. Pla/on als Nachfol,f!,er der Tragiker , in: K .
GAISER ( ed . ) , Das Platonbild ( H ildesheim 1 969) , p p . 23 1 -3 2 3
J . DALF EN , Polis und Poiesis. Die Auseinanderse/<.ung mil der Dichtung bei
Plalon und seinen Zeitgenossen , ( Miinchen 1 9 74)
G . M U LLER, Plalons Dichlerkritik und seine Dialogkunst , «Ph i l o s op hi ­
sches J ahrbuch» 82 ( 1 97 5 ) , pp. 285-308
E. POHLMANN, En/husiasmos und "'limesis. Zum plalonischen fon , «Gym­
nasium» 83 ( l 976) , pp. 1 9 1 -208
R. KANNICHT, "Der alte Streit <.wischen Philosophie und Dichtung)). Zwei
Vorlesungen iiber Grund<.uge der griechischen Litera/urau.Dàssun,f!" « Der
altsprachliche U n te rri c h t » 23, H e ft 6 ( 1 980) , pp. 6-36

1 55
v. I miti di Platone su l l esem p io
' di Leggi X 903 B - 905 D

I . Miti ed immagini in Platone

J. A. STEWARD , The Myths of Plato ( London 1 905)


W. WILI, Versuch einer Grundlegung der platonischen Mythopoiie (Ziirich
1 925)
H. LEISEGANG, Platondeutung der Gegenwart ( Karlsruhe 1 929) , pp.
1 3 7- 1 64
P. FRUTIGER, Les mythes de Platon. Étude philosophique et littéraire (Paris
1 930)
P. STOCK LEIN , Uber die philosophische Bedeutung von Platons Mythen ,
« Philologus», Supplementum 30, 3 (Berlin 1 93 7 )
H . W . THOMAS , Epek�ina. Untersuchungen iiber das Uberlieferungsgut i n den
jenseitsmythen Platons ( Wiirzburg 1 938)
A. L EVI , I miti platonici .sull'anima e sui suoi destini , « Ri vista di Filoso­
fia» 30 ( 1 939) , pp. 1 3 7- 1 66
A. L EVI , I miti platonici , « Rivista d i S toria della Fi losofia» 1 ( 1 946) ,
pp . 1 9 7-225
P. LoUIs, Les métaphores de Platon ( Paris 1 945)
P . M . SCHUHL, Études sur la fabulation platonicienne ( Paris 1 947)
L. EDELSTEIN , The Function of Myth in Plalo 's Philosophy , «Journal or
the H i s tory of Ideas» IO ( 1 949) , pp. 463-48 1
A. DE MARIGNAC, Imagination et dialectique. Essai sur l 'expression du
spirituel paT l 'image dans les dialogues de Platon ( Paris 1 95 1 )
P . M . SCHUHL, Le meTveilleux, la pensée et l 'action ( Pari s 1 952)
P. FRIEDLANDER, Platon , voI. I ( Berlin 1 9542) , pp. 1 82-2 2 1
I . VON LOEWENCLAU , Mythos und Logos bei Platon , « S t u di u m Gene-
rale» I l ( 1 958) , p p . 73 1 - 74 1
J . PIEPER, UbeT die platonisehen Mythen ( Miinchen 1 965)
W. HIRSCH , Platons Weg zum Mythos (Berlin 1 97 1 )
J . N . F I N D LAY , The Myths of Plato , « Dionysius» 2 ( 1 9 78) , pp. 1 9-34
R. WRIGHT, How Credible are Plato's Myths? in A rktouros . Hellenic
Studi es presented to B . M . W . Knox ( Berlin 1 9 79) , pp . 3 64-3 7 1
R . ZASLAVSKY, Platonie Myth and Platonie Writing ( Washington D . C .
1 98 1 )
K . ALT, Diesseits und Jenseits in Platons Mythen von der Seele , «Hermes»
1 IO ( 1 982) , pp. 2 78-299; 1 1 1 ( 1 983) , pp. 1 5-33.
J . ANNAS, P/ato 's Myths of judgement , « Phronesis» 27 ( 1 982) , pp. 1 1 9-
1 43
L. BRISSON, Platon . Les mots et les mythes , Paris 1 982 (con bib1iogra a) �
1 56
2 . Sul mito nel decimo libro delle Leggi

P. KUCHARSKI, ObseTvations sur le mythe des Lois , 903 b 905 d ((Bulletin


-

Association G. Budé» 4 ( 1 954) , pp. 3 1 - 5 1


T.J . SAUNDERS, Penology and Eschatology i n Plato 's Timaeus and Laws ,
((Classical Quarterly» 23 ( 1 973) , pp. 232-244

1 57

Potrebbero piacerti anche