(Lezioni Della Scuola Di Studi Superiori in Napoli) Konrad Gaiser - Platone Come Scrittore Filosofico (1984, Bibliopolis)
(Lezioni Della Scuola Di Studi Superiori in Napoli) Konrad Gaiser - Platone Come Scrittore Filosofico (1984, Bibliopolis)
BIBLlOPOLIS
A cura di Pietro Tomasi
Copyright Cl 1984-
by «Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ..
Napoli, viale Calascione 7
INDICE
Avvertenza pago 9
Bibliografia » 153
7
AVVERTENZA
9
PREMESSA
Il
visione filosofica dell'oggetto di ricerca né da una metodologia
che, pur fondata su una tecnica sp"erimentata, sia soprattutto
ispirata dalla intenzione di capire e lasciar capire i contenuti
del pensiero antico.
Il Gaiser è un rappresentante della Scuola di Tiibingen
che si è affermata nei tempi piii recenti soprattutto perché ha
contribuito a riproporre su nuove basi analitiche il problema
platonico dell'insegnamento orale o, come viene comunemente
detto, il ruolo della dottrina dei princìpi nella visione inte
grale del filosofo; ma desidero sottolineare sùbito che questa
scuola ha nel suo immediato retroterra la grande figura di
Wolfgang Schadewaldt che ha insegnato, non solo ai suoi
scolari di Tiibingen, ma a tutti i lettori di poesia antica, un
modo di approccio ai grandi autori antichi sul fondamento
del testo,' ma non prescindendo in nessun caso da una edu
cata sensibilità del gusto. Lo Schadewaldt, autore di ricerche
memorabili soprattutto su Omero e sui lirici greci, ha potuto
ispirare ai suoi allievi temi di ricerca su un prosatore come
Platone i cui confini non sono solo con l'arte e la poesia, ma
soprattutto con la filosofia.
Questo punto di partenza, che non distingue pregiudizie
volmente un'opera in versi da un'opera in prosa, ma punta
sulla individuazione dei contenuti, pur non prescindendo
dalla forma, ma ritenendo la forma strettamente congiunta a
un contenuto, è la prima caratteristica originale dell'indirizzo
rappresentato dal Gaiser che è riuscito a realizzare, nello
stesso tempo e con la stessa serietà metodologica, grandi
ricerche non solo su Platone, ma anche su Menandro -
voglio dire sul nuovissimo Menandro dell'Aspis, della Hydria e
delle Synaristosai- nonché su Plauto, unite dal medesimo
impulso ermeneutico e dalla medesima esigenza di comple
tezza appoggiata sulla analisi.
Caratteristica ulteriore di questo indirizzo filologico è
anche il fondamento analitico di ogni risultato generale.
Naturalmente un metodo è valido quando' trova nel suo
12
fruitore una flessibilità ed una intelligenza che lo rendono
assolutamente personale e quando trova nell'interprete una
dedizione totale alla ricerca e una sensibilità a cui non sfug
gono neppure i minimi particolari di un testo che, come tutti
sappiamo, è un tessuto intricato di innumerevoli componenti
(a partire dallo stile) che non esauriscono mai le possibilità
moderne della ricerca.
Per rendere accessibile nel modo piu semplice la persona
lità dello studioso vorrei dedicarmi pr
.
poli del Gaiser nel 1980, quando, ospite dell' Istituto U niversi
tario Orientale, egli tenne una conferenza, che oggi possiamo
leggere sia in una redazione italiana ridotta (nel II volume
degli «Studi filosofici», Rivista del Seminario di studi dell'Oc
cidente medioevale e moderno dell'Istituto Orientale) sia
·
nella sua interezza in una memoria dell'Accademia delle
Scienze di Heidelberg.
Quale fu l'oggetto della conferenza? Fu un argomento
apparentemente archeologico, un argomento che almeno fino
ad ora era stato quasi esclusivo appannaggio di archeologi,
vale a dire un mosaico noto come l'Academia di Platone,
scoperto fuori dalle mura di· Pompei nel 1897. L'esegesi origi
naria di tale mosaico, dovuta al Sogliano e poi successiva
mente abbandonata dai piu, è quella che vede nel mosaico la
Scuola di Platone e non i Sette Sapienti (come a me sembre
rebbe piu probabile) o la Scuola di Aristotele, come ad altri è
sembrato.
Naturalmente non sono qui per diffondermi sulla interpre
tazione del Gaiser, ma questa lunga memoria (Das Philoso
phenmosaik in Neapel. Eine Darstellung der platonischen Akademie )
indica chiaramente l'esteso orizzonte di ricerca su un unico
oggetto, che rimane in questo caso ancora Platone. Anche se
è difficile accettare tutte le conclusioni esegetiche del Gaiser,
bisogna dire che lo studioso non ha trascurato nessun indizio,
nessun segno, nessun minuto particolare per dare alla sua
interpretazione i connotati di una esauriente credibilità. Non
13
sono soltanto u tilizzate le analogie oflàte da altre testimo
nianze archeologiche, ma soprattu tto la profonda conoscenza
delle q uestioni astronomiche e scientifiche nell'àmbito del
l'Academia platonica e delle discussioni , soprattutto da parte
di Eraclide Pontico, sul cielo e sulla terra è stata impiegata a
risolvere un appassionante problema di esegesi di un monu
mento antico . Dal punto di vista metodologico, viene confer
mata quella unità di filologia testuale e filologia monumen
tale, entrambe finalizzate alla storia del pensiero antico che, a
mio parere, costituisce la nota eminente dell'indirizzo filolo
gico rappresentato dal Gaiser.
Non è un caso che in q uesti anni piti. recenti l'attenzione
dello studioso platonico, che pure ha posto a soqq uadro in
sieme col suo sodale Hans Joachim Kramer il campo della
interpretazione stessa di Platone, si sia rivolta a un monu
mento come q uello pompei ano e a documenti biografici come
la biografia platonica conservata in un papiro ercolanese. Da
un punto di vista puramente esteriore potrebbe sembrare una
incongruenza o almeno un regredire da pro blemi piti. esplici
tamente teoretici o piti. propriamente filosofici; si tratta, in
vece, di guardare a un monumento o a un tratto di un'opera
biografica conservata frammentariamente in un annerito pa
piro ercolanese da un punto di vista non meramente tecnico,
ma arricchito di tutta l'esperienza e di tutta l'elaborazione
concettuale culminante nei suoi libri sul pensiero di Platone.
Anche in q uesto caso è possibile che i particolari risultati
conseguiti nella ricerca generale sul pensiero platonico pos
sano condizionare l'esegesi di docu menti come il papiro erco
lanese 1021 che diflicilmente può essere talvolta sos tenuta, ma
non è tanto importante rilevare la plausi bilità di una esegesi
particolare di un testo mutilo, congetturalmente ricostruito,
quanto segnalare la fecondità della metodologia per la q uale
l'approccio ad un testo apparentemente non filosofico rivela la
molteplice capaci tà di ridestare nuovi contenuti e nuove pos
sibilità ermeneutiche. L'importante è cioè accostarsi ad un
14
testo con la plU ricca esperienza possibile di letture e di
meditazioni che riscattino la lettura anche di un testo (giuntoci
in condizioni precarie) dalla solitudine in cui. spesso è rima
sto, a lungo, inerte e muto.
Il ciclo di lezioni del Gaiser ha per oggetto Platone
scrittore e filosofo: un ciclo di cinq ue lezioni in cui sono
affrontati i rapporti fra Platone scrittore e Platone pensatore,
la valutazione non solo filosofica, ma artistica dei dialoghi , il
grande problema della interpretazione del finale del Fedro, sui
limiti dell'opera scri tta e sulla superiorità della cultura orale,
la concezione poetica di Platone e i grandi miti nei dialoghi
platonici.
Il mio compito è q uello di rappresentare brevemente
l'itinerario di ricerca perseguito dal Gaiser nei suoi libri e nei
suoi articoli per focalizzare in termini chiari la sua posizione
nell'attuale fase del di battito su ciò che ha «veramente detto
Platone»: q uale sia il vero Platone, il Platone dei dialoghi o il
Platone orale, che affidò alla parola e non allo scritto il suo
autentico messaggio.
Il primo libro del Gaiser, che fu la sua dissertazione,
apparve nei Tiibinger Beitrage zur Altertumswissenschaft nel
1959: Protreptik und Paranese bei Platon. Questo li bro ha per
sottotitolo Untersuchungen zur Form des platonischen Dialogs e ,
tuttavia, non esaurisce i l s u o contenuto nella individuazione
formale, in singoli luoghi dei dialoghi, delle tracce del genere
protrettico e parenetico, ma lo estende alla indicazione della
funzione di q uesti luoghi che non sono ispirati alla critica,
alla confutazione e, in generale, alla tecnica dialogica della
domanda e della risposta. Come Platone nella Apologia ha
trasformato la forma tradizionale di un discorso giudiziario di
difesa in una espressione di vita filosofica, come nel 114.enesseno
ha dato una spiegazione filosofica della f()rma del logos epita
fio, COSI negli altri dialoghi come il Protagora e l'Eutidemo ha
mostrato la trasformazione del trattato protrettico dei Sofisti
·
nella f()rma platonica e la riprod uzione riflessa del dialogo
15
socratico nel dialogo platonico e cosi analogamente lo SVI
luppo della parenesi filosofica nel mezzo di dialoghi come il
Fedone e il Gorgia o il Lachete , il Carmide, il Protagora o l'Euti
demo o il Menone o nella chiusa di altri dialoghi come il Gorgia ,
il Fedone o la Repubblica. E infine il Gaiser ha mostrato il rap
porto tra i tardi dialoghi platonici e il Protrettico di Aristotele.
Questo schema di ricerca rimane costante anche negli al
tri libri del Gai ser: una teoria platonica è illustrata dal Gaiser
sia nell'àmbito dello stesso Platone (scritto o orale) sia nelle
connessioni col pensiero precedente e con lo sviluppo ulteriore
nella Academia, soprattutto in Aristotele.
Già per questo li bro il punto di partenza è l'interpreta
zione platonica dello Schleiermacher il cui nome è legato alla
prima trad uzione tecnicamente e filosoficamente sistematica
d ei Dialoghi apparsa agli inizi dell'Ottocento. L'introduzione
dello Schleiermacher, con intenzione quasi programmatica , è
il primo di dieci contri buti alla intelligenza platonica, pubbli
cati dal Gaiser in un volume miscellaneo Das Platonbild nel
1969. Lo Schleiermacher indicò il carattere strettamente filo
sofico e psicagogico del dialogo platonico e fu il primo a par
lare di una forma esterna, cioè lo schema mimetico e dram
matico della forma dialogica, e di una forma in terna cos tituita
dalla in tenzione di protrépein e pefthein , cioè incitare e persua
dere. Lo Schleiermacher vide l'esteriorità nella imitazione del
dialogo vivente, ma l'interiorità della visione platonica e della
forma artistica indicò nella formazione del lettore .
.I l Gaiser nel suo libro dimostra come Platone cambi e
approfondisca la forma della rappresentazione scritta già con
solidata in una tradizione per accentuare lo sguardo sulla ve
rità e sulla realtà ideale per renderle valide ed etlicaci nel
mondo delle opinioni comuni.
Lo Schleiermacher parla di una connessione realizzata
nel dialogo di un elemento essoterico e di un elemento esote
rico, vale a dire l'ingresso nel dialogo scritto della dottrina
orale.
16
Nel 1959, quando il Gaiser scnve questo libro, il pro
blema della dottrina esoterica di Platone, della sua connes
sione con gli scritti non è stato ancora da lui affrontato, ma
non possiamo fare a meno di dire che nello stesso anno il suo
sodale Kramer pu bblica il libro destinato ad aprire una brec
cia nella visione tradizionale .dell'ermeneu tica platonica nella
quale successivamente si inserisce au torevolmente lo stesso
Gaiser. Il libro del Kramer Arete bei Platon und Aristoteles,
apparso nelle «Abhandlungen der Heidelberger Akademie der
Wissenschaften», stabilisce il punto di unione tra la dottrina
scritta nei dialoghi e la dottrina del trattato Sul bene che, come
tutti sanno, conosciamo dalla tradizione indiretta, nel con
cetto di virtù (Areté) come medio fra eccesso e difetto, accettato
successivamente da Aristotele.
Questo libro del Kramer si può dire che, se non inau
gura, certamente però consolida il tentativo di conciliare il
Platone dei dialoghi col Platone della tradizione indiretta o
anche il Platone essoterico con il Platone esoterico .
Nel libro di cui or a parliamo, del 1959, il Gaiser è
.
consapevole della contemporanea ricerca del Kramer, ma per
segue soprattu tto la formazione della forma letteraria del dia
logo: il risultato, vale a dire l'avvenuto assodamento dell'ele
mento propedeutico, propulsivo e protrettico nel dialogo pla
tonico sarà coerentemente u tilizzato dal Gaiser quando si
accingerà a dimos trare che il vero Platone, il Platone sistema
tico è quello della dottrina esoterica di cui l'akroasis sul bene è
la testimonianza piu nota e importante.
Ma ancora una parola sul libro di ricerca solo apparente
mente letteraria condotta pi6 specificamente nello spirito
dello Schadewaldt . Il Gaiser si rivela un interprete fine del
dialogo socratico e del dialogo socratico-platonico, mostra il
tratto ironico e genuinamente reale del logos protrettico e
indica in Platone colui che ha dato forma poetica ontologica
mente concreta al protrettico tradizionale. Cosicché il dialogo
platonico è qualche cosa di pi6 che una autorappresen tazion('
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propagandistica: esso punta anche alla educazione, alla pai
deia. Il dialogo platonico ciòè non è semplicemente una epidei
xis retorica, ma tende a stabilire un nesso del mondo vero,
quello delle idee, con l'ordinamento della polis, a impedire
che il mondo degli uomini resti nella oscurità.
Ma dove la sensibilità del Gaiser diventa piti evidente è
quando indica nel dialogo platonico un'opera di poesia e vede
in Socrate quasi un altro Achille, nella parenesi filosofica
l'analogo della parenesi al combattimento di Achille, e
quando paragona la parenesi filosofica a quella pindarica, e il
procedimento dialogico alla tragedia.
Nel 1961 il Gaiser pubblica la prolusione accademica
Platon und die Geschichte: un testo importante perché propone
anche la necessità di dare un fondamento storico-filosofico
all'umanesimo formulato da Werner Jaeger, di cui solo in
Italia si è riuscito a dir male col trasformare una vittima del
regime nazista, che dové emigrare in America, quasi in un
cooperatore della ideologia della superiorità della razza.
Il Gaiser si rifa esplicitamente a uno scritto del Jaeger
sulla posizione di Platone nella storia, sul rapporto di Platone
col mondo storico e sulla efficacia storica della filosofia plato
nica. Il Gaiser riconosce la paradossalità del problema, cioè
l'individuazione dell'aspetto storico della filosofia platonica
che non ha dato valore ai particolari della storia a differenza
di Aristotele. E, infatti, il Gaiser dimostra l'arbitrarietà, la
visione tra scherzosa e seria dei fatti storici e geografici che si
può cogliere nel Politico o nel Timeo, ma tuttavia non si può
negare che la filosofia platonica stia in connessione anche con
gli accadimenti storici.
Il concetto moderno . della
_. ... . . . .. ... . . .. ..storia
... è estraneo a ----
-_._ ..•.. ... . _._.-. .. .
Platone--
in-
. _--_._ _." __ .-
18
Iute; ciò nonostante, non si possono non indicare nel pensiero
platonico gli inizi della filosofia della storia in quanto le scienze
della natura e dello spirito come la ricerca empirica hanno a che
fare con la storia cosi come la filosofia della storia.
L'opuscolo su Platone e la storia viene a costituire un
precedente della piu ampia ricerca che il Gaiser làrà nel H)§�!
In questo anno compare la prima edizione dell'opera piu
importante del Gaiser sul problema del Platone esoterico. L'o
pera del Gaiser, un volume che, nella seconda edizione (I968),
raggiunge le 590 pagine, ha per titolo I:l�ton! ung�schrieb�n!. !::e.�r.eJ
1<l:_�g I.!�!l_��ri!!�_��]!ato�:.}1 c�!E.P!��.��._�?�t!:!l �t_� �!:! ... ..
19
articolo La dottrina delle idee numeri e Aristotele, e che è, come
tutti sanno, autore di un libro sulla filosofia del primo Aristo
tele, oltre che di un saggio complessivo su Aristotele, è uno
dei pochi storici della filosofia italiana, insieme con Marghe
rita Isnardi Parente, coinvolti nella polemica su «ciò che
veramente disse Platone».
Q����.?_����!�_�h� .��_�L Berti�n M�Hi� Ge.p.!il.�_�_
__
20
equilibratamente la tesi del Gaiser nelle sue diflicili tre parti
(la prima su matematica e ontologia; la riduzione di tutte le
cose ai princìpi per mezzo della struttura dimensionale; il
processo di deduzione di tutte le cose dai princìpi, la riprodu
zione negli enti matematici della struttura del mondo ideale;
la derivazione di tutte le altre idee dai dieci numeri ideali; il
passaggio dall'anima del mondo alle anime individuali. La
seconda, ritenuta dal Berti la parte piu originale, sul rapporto
fra ontologia e storia: secondo il Gaiser la storia fu concepita
in dipendenza dai due princìpi che sono alla base dell'ontolo
gia. La terza parte, quasi un commento alle parti precedenti,
sulla posizione di Platone nella storia del pensiero scientifico).
Il Berti qua e là appone riserve e critiche, ma alla fine
riconosce l'importanza dell'opera del Gaiser: �!se�:-:� ��da __
21
afferenti al sistema della dottrina platonica, sugli aspetti di
versi e gli argomenti corrispondentemente all'introduzione
della celebre conferenza pubblica Sul bene , vale a dire sull'a
spetto matematico (dimensionalità, finito-infinito, linee indivi
sibili), sulla dottrina degli opposti riconducibili ai princìpi,
sui princìpi (uno e diade indeterminata), sulle idee numeri, sul
rapporto tra matematica e anima, sul cosmos, sui singoli
fenomeni, elementi fisici, modi del movimento.
Bisogna dire che questa raccolta, a mio parere, è la parte
veramente duratura e preziosa dell'intero libro: documento,
del fondamento testuale della ricerca del Gaiser e premessa
del futuro sviluppo di tale documentazione.
Il libro è poi arricchito, nella seconda edizione, da uno
sguardo sulla ricerca platonica a partire dallo Schleiermacher,
sulla critica delle fonti, su aspetti della critica platonica, come
il significato del dialogo letterario e la posizione di fronte alla
storia.
Contemporaneo alla seconda edizione del libro sulla dot
trina non scritta di Platone, complementare alla raccolta dei
testi cui abbiamo ora accennato deve considerarsi lo studio
sui problemi di critica testuale della tradizione indiretta di
Platone ((luellenkritische Probleme der indirekten Platoniiberlieferung)
nel volume Idee und Zahl pubblicato a Heidelberg nel 1968
(contenente contributi del Gadamer, del Gundert, del Kramer
e del Kuhn). Si tratta dell'analisi di alcuni testimoni impor
tanti per la ricostruzione del Platone esoterico, di testi difficili
e incerti, in cui il rintracciamento dell'origine platonica ri
mane non certa, ma verisimile. Sicuramente, il passo della
Metafisica aristotelica (I 6), la testimonianza di Ermodoro in
Simplicio, gli excerpta del Perì tagathou in Alessandro di Afro
disia riconducono a Platone, pur nell'ammissione di un grado
di probabilità piu che di certezza. Di particolare interesse è
l'esame di un passo di Sesto Empirico del X libro Adversus
Mathematicos , che è stato posto dal Merlan e poi dal Wilpert
in connessione col Perì tagathou di Platone. 1 risultati di que-
22
st'ultima ricerca - influssi ellenistici limitati ad aggiunte
isolate e alla terminologia, modernizzazione neopitagorica,
rapporto sui princìpi-numeri dci pitagorici, il fondo dell'e
stratto sestano risale nella generalità alla conferenza plato
nica, il primo redattore deve essere ricercato probabilmente in
Senocrate, dunque un allievo di Platone dell'antica Academia
e un neopitagorico del tardo ellenismo, che tuttavia ci danno
la dottrina propria di Platone soprattutto per quanto riguarda
l'ascesa dimensionale e categoriale dalle cose concrete ai
princìpi e la discesa al mondo fenomenico - confermano che
sostanzialmente alla base dell'excursus di Sesto c'è una rappre
sentazione della conferenza platonica Sul bene. Questa conclu
sione contribuisce in modo decisivo a una revisione della
correttezza metodica e della affidabilità storiogralica di Sesto
Empirico.
AI medesimo problema della ricostruzione della confe
renza platonica Sul bene il Gaiser ha dedicato un apposito
articolo in «Phronesis» del 1980: Plato's Enigm a t ic Lecture On
the Good. Qui il Gaiser interpreta la notizia di Aristosseno,
discepolo di Aristotele, sulla lezione di Platone. Suppone che
Platone nei suoi ultimi anni di vita abbia reso una volta di
pubblico dominio la sua «dottrina non scritta» per opporsi in
tal modo a certi fraintendimenti e a sospetti politici.
Ma, come già ho avuto occasione di ricordare, il Gaiser
ama approfondire i particolari della filosofia platonica e mo
stra eguale interesse per il Platone essoterico. COSI nel 1974
egli ha pubblicato una minuta analisi del Cratilo: Name und
Sache in Platons 'Kratylos', una memoria cospicua dell' Accade
mia di Heidelberg. Questo volume del Gaiser sul Cratilo, sul
piu difficile fra i dialoghi platonici, in certo modo viene a
rimpiazzare una monografia di E. Haag apparsa nei Tiibinger
Beitdige nel 1 933. I presupposti del dialogo, la sua composi
zione, la rappresentazione delle cose nel linguaggio, il rap
porto di forma e contenuto e di quiete e movimento nel
linguaggio, la relazione del Cratilo con gli altri dialoghi plato-
23
nici, tutto viene esaminato con lucidità e vigore dal Gaiser, il
quale, . in alcune pagine conclusive, rnos�r�_.la.E�.�i_�.!��._<!!_
R.I��.�r..!�_ �.c:!!.a. ._,!!g_9!!� �Lo.!.«?..§a_.È_�.Jil}guaggio: sono pagine
.. .
24
rla dei princìpi orale, esoterica, sistematica che sta dietro i
dialoghi scritti di Platone. Con estrema chiarezza, il Gaiser
mostra che il Platone esoterico si pone per le sue opinioni, per
quelli che Aristotele chiama agrapha dogmata, come modelli le
strutture matematiche e mostra che tra la teoria dei princìpi e
la dottrina scritta si può stabilire una stretta connessione. Il
G�iser jp..dividua nei dialoghi alcune rillessioni.�l!.I!��omuni
ca��<E:!��sritt� <;._<?!ale, alcune argomenta�.!5!..�U.!lcomplete, al
__
25
phoi nomoi, delle leggi non scritte che hanno costituito un
termine di riferimento fondamentale per la concezione etica
dei Greci e che sp'esso nelle migliori legislazioni hanno costi
tuito un modello per le leggi scritte.
Ma vorrei concludere col ricordare che la passione dello
studioso si è anche tradotta in un organismo di studio delle
ricerche su Platone. Infatti, sin dal 1 970, è stato costituito nel
Seminario filologico dell'Università di Tiibingen un «Platon
Archiv» che si propone, fra l'altro, ed ha in via di realizza
zione, uno schedario di tutto il lessico dci dialoghi platonici,
una speciale biblioteca su Platone, una bibliografia platonica.
È auspicata una collaborazione da parte di tutti gli studiosi
sul terreno della interpretazione platonica in qualsiasi forma.
Questa apertura alla ricerca altrui e alla collaborazione inter
nazionale è un segno che la Scuola di Tiibingen, di cui il
Gaiser è prestigioso rappresentante, cerca la verifica e l'ap
profondimento df>lla interpretazione da essa sostenuta.
Nel frattempo si è giunti a una collaborazione molto
concreta e fruttuosa fra l'Istituto per gli Studi Filosofici di
Napoli e il Pla t o n Arc hiv di Tiibingen: l'Istituto italiano ha
-
26
PUBBLICAZIONI DI KONRAD GAISER
SU PLATONE E LA SCUOLA DI PLATONE
Protreplik und Paranese bei Pla/on. Untersuehungen zur Form des platonischen
Dialogs: Tiibinger Beitrage zur Altertumswissenschaft 40 (Stuttgart 1959)
Ree. a H. KUHN, Sokra/es (1959), «Philosophisehe Rundsehau» 8 (1960), pp.
160-170
Ree. a R WEIL, L'"Archéologie» de Plalon (1959), «Gnomofl» 3:-1 (1961), pp.
344-349
PlatoR und die Geschichte (Stuttgart-Bad Cannstatt 1961)
Das Plalon-Bild Slen<.els und seine wissenschajiliche Bedeutung, in J. STENZEL, Plalon
der Er<.ieher (Hamburg 19612), pp. V-XXV
Ree. a H. GORGEMANNS, Beitrage <.ur Interprelalion von Platons N"m"i (1960),
«Gymnasium» 69 (1962), pp. 100-102
Platons ungeschriebene Lehre. Studien zur systematisehen und geschichtlichcn
Begriindung der Wissensehafìen in der platonischcn Schul(, (Stuttgart
1963, 19682 [con un Nachwort, pp. 575-591])
Ree. a RS. BWCK, Plalo's Meno (1961), «Gymnasium» 70 (1963), pp. 440-44:.1
Pla/ons 'Menon' und die Akademie, «Arehiv fUr Gesehichte dt"r l'hilosophic» 46
(1964), pp. 241-292; ristampato in J. WIPPERN (('d.), DaJ Problem der
ungeschriebenen Lehre Platons. Beitrage zum Verstandn i s d('r platonis('hen
Prinzipienphilosophic: Wege der Forsehung 186 (Darmstadl 1 972), pp.
329-393
Platons Farbenlchre, in .'l)musia. Festgabe fUr Wo1f g ang Schadcwaldt (Pfullingen
1 96 5 ), pp. 173-222
Die Elegie des Arisloleles an Eudemos, «Museum Hclvetieum» :.13 (1966), pp.
84-106
Zwei Protreptikos-Zitate in der Eudemischen Ethik de..- f1ristolele.r, «Rheinisches
Mus('um» 1 \O (1967), pp. 314-345
Quellenkritische Probleme der indirekten Platoniiberli�/erun.l!" in H. G. GADAMER -
W. SCHADEWALDT (edd.), Idee und Zahl. Studien zur platonischen Philoso
phie, «Abhandl. d. Heidelberger Akademie der Wissenschaften»,
Phil.-hist. Klasse 1968,2 (Heidelberg 1968) pp. 31-84
27
Das {.weifache Telos hei Aristoteles, in I. DURING (ed.), Naturphilosophie hei
Aristoteles und Theophrast: Symposium Aristotelicum IV, Goteborg 1966
(Heiddberg 1969) pp. 97-113
Ree. a C. MORESCHINI (ed.), Platonis Parmenides et Phaedrus (1969), «Gymna
sium», 76 (1969), pp. 95-97
Ree. a H.G. INGENKAMP, Untersuchungen {.U den pseudo-platonischen Difinitionen
(1967), «Gymnasium» 76 (1969), pp. 543-546
Ed.: Das Plalonhild. Zehn Beitrage zum Platonverstandnis (Hildesheim 1969)
Exoterischlesoterisch, in Historisches Wiirterhuch da Philosophie, II (1972), pp.
865-867
Die Platon-Referate des Alkimos hei Diogenes Lafrtios (III 9-17), in Zelesis. Fest
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Die Rede der Musen iiher dm Grund von Ordnung und Unordnung: Platon, Politeia
VIII 545 D - 547 A, in Studia Platonica. Festschrift fUr Hermann Gundcrt
(Amsterdam 1974), pp. 49-85
Ein Komiidienwil{. iiher Plalon, in Musa iocosa. Arheilen uber Humor und /'Yit{..
Xomik und Xomiidie dir Anlike. Festschrilì fUr A. Thit"rfdder (Hildesheim
1974), pp. 62-67
Name und Sache in Platons 'Xratylos', .. Abhandl. d. Heidelbergcr Akademie der
Wissenschaften» Phil.-hist. Klasse, 1974,3 (Ht"idelbcrg 1974)
Ree. a A.S. RIGINOS, Plalonica: The Anecdotes concerning lhe Lif' and U/ritings qf
Plato (1976),«Gnomon» 51 (1979), pp. 103-110
Autoritiil und Liheraliliil in dm Er{.iehungslheorien der Anlike, in Die Er{.iehung und
Bildung des .lfenschen, .. Humanistische Bildung» 2 (1979), pp. 1-96
Plato comicus or PlaID philosophus? (Aristotle, Ars Rhetorica J /5, /376 a 7-11),
«Bulletin of the Institute for Classical Studies» 26 (London (979), pp.
51-61
Plato's A'nigmatic Luture 'On the Good', .. Phronesis» 25 (1980), pp. 5-37
Das Philosophenmosaik in Neape/. Eine Dars/el/ung der plalonischen Akademie, .. Ab
handl. d. Heidelberger Akademie der Wissenschaften» Phil.-hisl. KI.,
1980, 2 (Heidelberg 1980)
La leoria dei princìpi in Platone, .. Elenchos» I (1980), pp. 45-75
II mosaico dei filosqfi di Napoli. Una raffigurQ{.ione dell'Accademia platonica, .. Studi
Filosofici» 2 (1979),pp. 35-60
Plalone come "kolax» in una lettera apocrifa (I3a ,pis/.), .. Sandalion» 4 (1982), pp.
71-94
Philochoros uber {.wei Stalutn in Alhm, in Praestanl interna. Festschrifl fiir U.
Hausmann (Tiibingen 1982), pp. 91- 1 00
Der Ruhm des Annikeris, i n Festschriftfiir R . Muth (Innsbruck 1983), pp. 111-128
La hio,/{rafia di Platone in Filodemo: nuovi dali dal PHerc. /02/, .. CErc» 13 (1983),
pp. 53-62
28
Platone come scrittore filosofico
Saggi sull' ermeneutica dei dialoghi platonici
I.
QUESTIONI FONDAMENTAI.!
DI ERMENEUTICA PLA'I'ONICA
31
il vero, delle cose più importanti e care, mentre quando non
si è sicuri e si ricerca la verità, esporre le proprie teorie, come
faccio io, è tremendo e scivoloso, non perché io tema di
diventare oggetto di riso (sarebbe davvero puerile), ma di
trascinare nell'errore, allontanandomi dalla verità, non solo
me stesso, ma anche gli amici, in quelle cose in cui piu grave
è l'errore».
Ciò che mi dà speranza è l'esperienza che propno in
Platone questioni e dubbi sono fecondi quanto risposte e
soluzioni .
.II tema 'Platone scrittore filoso�co' allude �ro�l�m�QL
com�_<!��_�(l�? essere letti ed interpretati i dialo.&hi platonici
�n......9 u����:�}et�rari�.QL�!! filosofo. Mi. dOrna� �� 'p'�!.c. h�
�.3_ç!:l_e_.� ��-Eò Jr _�lqig.(� ··pTato.i�=a. l?!?i.i.seril!!L9. ueste opere.
Vorrei sapere come esse debbano esser comprese secondo
l'intenzione del loro autore. Mi occupo, per dirlo con una
parola, dell'ermeneutica dell'opera scritta di Platone. Nella mia
prima conferenza mi propongo di sviluppare questo problema
in modo generale e in relazione alla storia della critica prece
dente. Nelle conferenze seguenti vorrei analizzare vari passi
nei quali Platone parla - almeno in modo allusivo - di se
stesso come scrittore. Questi testi mi sembrano ricchi di indi
cazioni per quanto concerne il problema di cOQ1e i dialoghi di
Platone debbano essere letti secondo l'intenzione del loro au
tore.
Naturalmente è possibile leggere gli scritti di Platone e
fruirne anche ser1za questi sforzi ermeneutici. Credo però che
non possiamo concederci una tale ingenuità, se vogliamo ca
pire Platone non soltanto in qualche modo, ma in modo
appropriato. Con il termine 'appropriato' intendo che dob
biamo cercare di scoprire ciò che Platone stesso aveva da
dire, e non invece attribuirgli solo le nostre domande e i
nostri propri pregiudizi (come succede per esempIO in alcuni
interpreti che leggono Platone quasi fosse, come loro, un
rappresentante dell'analisi linguistica).
32
Gli scri t ti di Platone probabilmente non erano molto facili
da capire già per quei lettori con temporanei cui li desti nava. Per
noi le difficoltà di una comprensione adeguata sono ancora
maggiori a causa del tempo trascorso . Platone però non solo
richiede ai lettori una particolare attenzione, ma li indirizza egli
stesso verso una corretta i nterpretazione . 91i scritti ,cl� P.!!':!.�
�I'!.� .. ���.�i r.�<!�_ttL �.2n piena consapevolezza teorica delle condi
� �oni nec�..ssarie per la loro efficacia l e t t e r<l:�i� ; Ripetutamente
,
egli si pronuncia nelle sue opere s u lle poss i b i l i tà e sui li miti di
una comunicazione le tteraria. Do b biamo p('rc i ò t ��.�.��EC:. .�L�2�.:
prend�A���9'�;;.�ioni sulla correttezza d(' I 1 '<.:s p r(' ssi()n�ora l!�
.!:.. ��i tta _�?�te !.l ���_nell� sue opere come all ll�i��...i!'.!.I!!���!cItich!:...
��!�a.:��()E<'; . Forse in questo modo riusci re m o a ca p i r(' i p re sup
posti ermeneu tici dell'auto re Platone ed a l ( gg l . ..I' II' S U I' o pe re
'
33
2. Diamo ora uno sguardo alla g�ia dell'interpret�
zione di Platone per illustrare quali siano stati finora i princi
pali punti d i vista.
Chi voleva capire le opere platoniche nel loro complesso
doveva cominciare col domandarsi: in che misura qu e ste
opere formano una totali tà? Quali sono nella molteplicità dei
vari dialoghi gli elementi comuni che ci permettono di cono
scere il senso unitario? .L éi _�_�9_r ia delle interpreta.?-ioni fino ad.
o.ruQ .!!!2g!..,! che,-_quattrq sono state le vie essenziali percorse
.
34
un piano pedagogico . _p lettore �_()y�v<l:' , se�9':1È.2. Schleierma-
c.�.!:., . �� . -,�:y
�
__
� vi a t o �.�.��� . ��ç� sione �S�i scritti su una
__ _
35
JI punto d� H y'i�t�_ .evolutivo ha raggiunto nel complesso,
gr<l.�!�_. él.ILél. _�!�!.!�tica lingui stica, una solida base cronologica_
..
rità.
Per questa via è s tato possibile acq uisire molte cognizioni
circa la struttura e le q u alità poeti che dei dialoghi platonici.
�LE�r !5.9..I.<? , . )!.� q�� s_t9 ���,��, Sq��1� ���.!al r.!l����! l�_ .!.��
. . . __ __ .
de '!-��.�����_.�!!��?!.�él. �_�g:g:�?��_L����5È�,_!lQ!!_� .. ..
36
e feconda. Per quan to insufficiente sia ognuno di questi punti
di vista preso per se stesso, nessuno di essi però è del tutto
superato e superfluo.
Da ciò deriva, come facilmente s i può capire, la conse
guenza metodica, che è necessario com b inare insieme tra loro i
q uattro tipi di approccio, in modo tale che essi , nell'in terpreta
zione, si integrino a vicenda e riescano a dart> insieme q uel
risultato che ognuno di essi, preso per se stesso, non è in grado
di fornire . Le opere che in q uesti u ltimi dece n n i hanno svolto
un ruolo di rilievo nell'interpretazione dei dia loghi di Platone
sono state in eflètti concepite come tentativo di com binare tra
loro i diffe renti metodi ; e il loro successo è s tato t an to pili
grande, quanto pili intensa è stata questa mescolanza. Pos
siamo citare ad esempio i lavori di Hermann Gundert ( 1 9 7 1 ) c
di W . K .C. Guth rie ( 1 975 e 1 978) , quantunque nd pri mo pre
valgano i punti di vista estetico e strutturale, nel secondo
quello storico-evolu tivo .
. �!! vog li ':lrIl o .. �_li r.� �.I) I)_Q!!l.�_� .���t2-metod o_i�.!.�P.r.(:!"1 t i y�
. . __
� te!.m i!}..e �{�le ttiE.1!. sia il Fili adeguato allo scopo . Da Platone i n
..
poi i�fatti . !.n t�.!l.QiaI1!9 .çq.l! J��li!�.!t�ç!l� rli.r:!� _<JiJi_c(.)rlq 1J��e gJ.i
..
mentari .
37
Tuttavia, neanche questo metodo, cosi raffinato e capace
di aderire alla v e ri t à presentata dal pensiero platonico, è
privo di incertezze e difficoltà rilevanti:
tone abbia voluto intendere con tale concetto, resta una que
s tione assai controversa tra gli interpreti, tanto piu che Pla
tone stesso, nei suoi scri tti, non si è mai espresso con suffi
ciente chiarezza . in proposito . !:!.I1�.--E.<l:r.!� .��g��.�g�.ti _i.Ilter
�La}'!. !E� lettj_ç!!- . pJ.!i tQflicil_!l_c;:.t.��n so che Lp..IQ!;lle mi vengono
s�!!P�� t.� nu !i..�_<:�!i _edÈ-��i.a.!iJ!!_ _sospeso, �n ' a l t ra parte, in
_ _
38
scritta di Platone come una totalità - un tale punto fermo!
Questo desiderio non mi sembra dci tu tto irrealizzabile.
Certo il desiderio di comprendere la complessa opera di
Platone può facilmente i ndurre in soluzioni fi ttizie. U n errore
consueto tra gli interpreti è senz' altro q uello di scam biare il
proprio punto di vista con il punto di vista dell'autore da
interpretare , e dunque di proiettare in lui le proprie opinioni.
Nei confron ti di P latone, l'ispiratore di ogni filosofia, la tenta
zione di ritrovare in lui le proprie convinzioni filosofiche e di
volerlo scegliere a Mèntore dei p rop ri pensieri è q uanto mai
grande. !�.g�_�t:>_i!l��n te, nessu!la interpr�t.a.:�i�n�. = (?)!!1c c���.
��l!l() str(l to. l (l rn.�d.��n � t �<?�ia_ �e !I_���I!l.�ne �l ti c a =_E.':!�S.� s_�.� _c!��
tu Uo .l i bera -,1�!.11�. .çQ!! y i � z i.9!l.i. �. . <i �_ p..r!:S"� �� i.�! Er:.��PtiA.d!.�.I!!��:
. . .
Platone di WolfK�l1g .\'V�C':1�!!d ( 1 982) c�e - pur <:.C )':! l � W h:.� u '-.:
estese - riflessioni
_ •••• • - --
_ • ••_ . __ermeneutiche
,
_ _ o _ _ _•••
- finisce con l ' ess(' re i n l (' res-
___ _ _ _• • _ • • _ • • •_ ••• _ ____ _ _ _ _ _ • • •••••••• " _ ._ • ••• • • • • ' • ._
mente destinati .
39
(b) L��l�!� p'_r��,:!�sto è costituito dalle dottrine orali
e sc�lasticht: �i.. f!'!_t one, che formano lo sfondo delle opere
__ __
letterarie .
. . �. . .
si
�i.()�� §'!fe.!lla !!ç�.l. ma non siano stati a loro volta redatti )n
rIlQ�tQ. sistem_�ifQ,._� .!!!a!.. circostanza _çhe va probabilmente.
__
40
spunto senz'altro utile ai fini di un'estetica della recezione; v a
però senza dubbio ampliata e differenziata, dovendo corri
spondere alla varietà degli effetti che l 'autore ha inteso attri
buire ai dialoghi.
( c ) L" evoluzione' che si può osservare nell�_�!:.l���..���?n<:_
dei dialoghi _!!.2�Ai.E.c;!!.!!��icuramente solo ..dai P.!2g�c;.S..�iJ.ì!9.S.2.:.
f�<i.. comp�l!!i..i�I.'.� ut<?!.�f!l� .ilnc� e dal fa.ll!l.J2_i!Lç:g.!.i... .<ti .. YQttl!-.
i�volta si a��.�t.� . �!l:._�.<!�_�t;�.Er:.���2_.�..E!.gp!iJe t t��!.:.
(d) La componente poetica e artistica di q uesti dialo-
ghi non deve manifestarsi solamente nella loro forma, ma
anche e soprattutto nell'effetto ch��� _:!.!!JJett.?��._
(e ) E��r ��.... ��.. !�. .�!.�E�.����.<:.t �!�a.�L�l����_?P!:��
�E:.��_<:_Xi �.!!t:�.2_..9L�_edi.'!l.e tr� .!.a...P.o.�j.�i9 ne .. del filosofo e_le
•.
41
che esse potevano condurlo sulla strada della riflessione e di
una vita conforme alla filosofia.
I n Dicearco, scolaro d'Aristotele, leggiamo i n questo
senso (presso Filodemo, lndex Academicorum , col I 1 1 - 1 5 e Y
34- 3 7 , cf: «Cronache Ercolanesi» 1 3/ 1 983, pp. 59-6 1 ) :
42
NeL 1?!i.!!1L.�L�.!Qg.h!..._Socrate discute C.Q!! sofi�ti_��!lri
avversari e _.�i.. . rivo!g� ad �olt?:.!.?ri il!te��.�.�.2 blemi
�
--- .
fica. _ .
•
.
�
trasfo�.m ano p i � tto���._�� . ��Q l.��j ç_.<::9. l1.a. b.9 r�.<2!'i..9d .!U� !.�.<1.f.� i � ...
-
. . ..
43
ma nt: I.I.e. .r1;l!!�i�_L Esi<:�giçhe: essi intendono liberare iUet
tore da legami erronei, stimolarlo, incoraggiarlo e confermarlo
nell�_.�I!.l!.2.spirazione verso l'Areté e l'Eudaimonia.
_� 'i �p.o.n,�_�!!.:..a.!!_��!.<>.!l�J1._É-_�<:he in Platone.�lare di
. tilo�<?f i a �.��i!��� un'atti�tà che _�iene spesso paragonata
__
.��I�!.��_ .!!!.<:���,
. . e.. in particol é:l�e a �<;�!: _é:l�t�.r.te ��g!Lsco�
�a.:g}ci lm (10 �vL att I".éI.\:'�I".�.<>. Lg��IU��f..1.i_!:I!�_yi e_� lIberata da
�"..l.I1!.�i�a zio�i e emozioni e�togene. Gli interpreti di Platone
hanno piti volte richiamato l'attenzione su questa plastica
caratterizzazione dei ' discorsi filosofici (cf. A. de Marignac,
1 95 1 , pp. 1 49- 1 58 sull' efficacia delle immagini platoniche e da
ultimo Elizabeth Belfiore, 1 980) .
A tale proposito si possono distinguere <!.1:!..c:.Jorm<: _��!_ ..
.d ���2_ fi!osofic<!:._��E�....E!!�J!.!?!l.!!1_��!�_�!l..!!!!a.-.zj2f..1$
i
( È�l.x E L�E-'!�_E.��<:._�._.��2..IE,e.�.f! i _E�i<?��!�., ��!.l.�é:l!��él �t _!l�
.. .
44
morte (77 E 78 A) . Anche la maieutica di Socrate è con
-
.. . . ..
,_
.!Dter!L.= anche alle emozioni determinate dalle immagini e
dagli afletti. (3) Sotto questo punto di vista Lc!iél.loghi. plato
nici sono amni alle _�ere .�!.ç,Jla_�_�sica L.. �:l.çJl'arte oratoria e
�el!éI._.P!?!� il cui efletto, da Platone come da altri autori (ad
es. l ' oratore Gorgia, Fr . B I I Diels-Kranz) viene anche para
gonato all'incantesimo provocato dalla magia. (4) Collocando
i propri dialoghi accanto alle arti musiche, }>latoTlç so.��()li�ç!'l
�elJo_.�.!.��g._��!!l...p 0 che l"effetto .!!!!:lgj�è<!.'_ �kL _� !&<.)i!l!2so[iQ...�
. ..
. .....
�!9 YE.�'?_.1�_ y'��i ��.. J.. ' él.rgQ!ll�l! �é!..z. i��n.(· !i.�(�s.o f.i.���L .<2.<.?!!l.� �-_
_ _ .. .
.
__
45
6. Eccomi ora all'altro punto esterno ai dialoghi, che
mi sembra di importanza decisiva per la loro comprensione.
Questo presupposto concerne il conten uto. La mia tesi è c�e
p<.>.:>.:>�a '!l_��<?�P.E!����� .L ��og� i . J�I<l!���L _,:��l�.J.?ro totali �
'§QlQ_ �Q.. �f.C;.9 !,�mo che essi rimandano nei particolari e in
gen���t.: � �!!.!�:�stifìcazione di vasta portata che non è espli
__ __
_ci ��!� � ell'op ��� ��L ma è � resu pposta in ogni sua parte .
. .
Mi preme di chiarire q uesta tesi e di renderla plausibile.
( 1 ) La storia della ricerca attuale ha di mostrato sempre
pili chiaramente che la nos tra comprensione �.<:L9.i�lqgl!!...Pl�! o
..
46
scritte' di Platone consistono in sostanza in una teoria dt> i
primi princìpi, delle supreme e piti generali cause pri me
dell' essere ,
I n difesa dell' esistenza di una teoria dci princìpi di Pla
tone non scritta parla soprattutto un passo nella Settima
Lettera, che ci informa anche delle ragioni, per le q u ali Pla
tone non ha parlato di queste cose nelle sue opere le t terarie
(Epist, V I I 34 1 C-E) :
47
princìpi, perché e�sa _diyenta comprensibile solo dopo lunghi
��jnten_�i studi matematici e dialettici . Un'esposizione pub
blica era dunque possibile secondo Platone, ma essa sarebbe
risultata piuttosto dannosa che utile, dal momento che ascol
tatori o lettori impreparati sarebbero stati necessariamente
fuorviati da una tale esposizione, sia in direzione di un ingiu
stificato disprezzo sia di un'altrettanto falsa presunzione.
(2) Se dunque non si può d ubitare dell' esistenza di
una teoria dei princìpi di Platone non scritta, con ciò non si è
ancora risolta - ma soltan to si è posta in un modo nuovo -
la q uestione principale dell'interpretazione di Platone, cioè la
questione dell'u nità della filosofia platonica. Questo problema
si pone ora nei termini del rapporto tra opera sl:: ri.tt.�. � ...!:!9_��.
_t.!��� �?�_� ri ��.:.� ol ?_ ._��3.��.s�_�� el e��E!i �..!���
__ __ _
48
gogica, quella evolutiva e quella artistica o poetica. Mi sem
bra che tutte q ueste q uestioni possano essere poste e risolte i n
modo appropriato solo s e s i considera l a teoria dei princìpi
come sfondo esoterico dei dialoghi letterari .
(a ) I lettori delle opere scritte hanno l'impressione
che Platone abbia di mira una spiegazione sistematica di
tutto il mondo senza però raggiungerla, che la raccomandi
senza però esporla. �o cred� <::�� ��. Eossa spiegare..9.!!�st'a�.Q!.7_
g�ità ç�p._ iL !��l���X ��..!9E�._di _questi scr.illL.!!!..�.�_�!!!P.!:� .
<!.�I:I���ion!:....'E!E.P..L��.�_e... Jistematica. ma in quanto gLi!
..!.?� _�.s:!.L�� . �.sti�E!:.«:_.ç�.gen����!1.!.e dall' e�orla. Se infatti la
..
-
sua conoscenza sistematica dell' essere d e l i berata m e n t e i n un
0.0 _ • ,. • ". . •. • _ " . . • • • • ' , _ • . . • _ _ • _ _ _ • . • • _ . � •••• "", . • "",. ",. """"_ �",._,,_ . ••, , , � • • . o " . " • • • • " .. . 0 . _ ' . ' 0 _._ ' . • _ ••• � • • _ ._. __ .. ... . _
49
la politica, la medicina , la cosmologia. Grazie alla matemati ca .
nella scuola si desc!iveva in modo esatto e universale il rap
porto d�Lgi....:!.go mezzo con il maggiore ed il minore. In q u e s t o
modo le strutture emergenti in differenti campi della realtà
potevano essere raccolte sistematicamente e da ultimo ricon
dotte al contrasto tra princìpi primi: un principio normativo di
unità e di uguaglianza ed un principio opposto della relatività
del pi6 e del meno.
(b) Per quanto concerne l'interpretazione pedagogica
di Platone ( che Schleiermacher cercava non senza ragione nei
dialoghi platonici) , questa intenzione appare ancora pi6
chiara, se non solo un dialogo rimanda a un altro, ma se i
dialoghi nel loro insieme rimandano a qualche cosa al di là di
essi . Se le conoscenze fo ndamentali non vengono esposte in
modo letterario, allora è ancora pi6 vaU<!;i }'i!l.t�.rJ?!�tazione
secondo l a, qu�Je eQp'�!a_ .�çriH�. n QT) l?iJ2!.QP9_Q_� ._l?_�.IDpl.i_çtm.e n t e
.
�i _�s ! ruir� �I. lf:: t ! ore , r.n� Y':Io.le .. �.t_tll!QJ_<l,�I9. _a . _!l_I)._�..!in� ione
. _. _
_pe�s0!1���:
I n questo contesto bisogna comprendere in modo pi6
preciso la funzione che au tori contemporanei ( come Senofonte
e Dicearco) attribuiscono ai dialoghi platonici col concetto di
' letteratura protrettica' . I dialoghi di Platone appartengono
alla tradizione formale di orazioni protrettiche, colle q uali i
sofisti facevano propaganda per il loro insegnamento, essi però
superano questa protrettica sofistica per vari aspetti. Anche i
dialoghi platonici richiamano l'attenzione sulla scuola e la
paideia dell'autore e danno alcuni saggi di quest'educazione
filosofica. Ma la .l!.ai4e�a fil�s() � ca di P!��o�� _è.. . ��.s ���� �! !!l�I?: ��
di��rsa ��}ng!"E.�!9!l_c:. ...�Q.!!:s.!!�_a.i.. � .iIl: .. II)2qQ. �� a I9gQ. _té!... _�� a
__ _ __
50
cora un riconoscimento esplicito delle verità fondamentali : ciò
significa che anche essi alludono protretticamente a q ualcosa
al di là di loro stess i . Le conoscenze fondamentali non ven
gono nell'esposizione letteraria nascoste a rtificialmente, ma
rimangono i mplicite in modo da richiamare l' attenzione dci
lettore su di esse. Quanto egli procederà sulla via addi tata,
dipenderà da lui - dalle sue capacità e dai suoi sforzi .
(c) Anche considerando l' opera d i Platone d a l punto
di vista dell'evoluzione del suo pensiero, abbiamo maggio re
speranza di una soluzione appropriata, se teniamo conto delle
dottrine orali di Platone. Ques to problema appare in un'altra
luce, se si nota che Platone nei suoi scritti non ha - come un
professore moderno nei suoi li bri - ogni volta esposto le s u e
nozioni piti recen ti, ma che egli tenta di trasformare le sue
cognizioni fondamentali i n modo cht' possano influenzare un
pubblico assai vasto.
Senza d u bbio il pensiero di Platone ha s u bìto cam bia
menti nel corso del tempo, è stato ampliato ed approfondi to.
Ma nel migliore dei casi nei dialoghi noi riusciamo ad aller
rare q uesto processo solo indirettamente, dal momento che
esso si svolgeva i n primo luogo nel campo dI'ila d iscussione
scolastica. In questa Platone sem bra a v e re e l a hora to conti
nuamente soprattu tto la teoria orale dei pri ndpi , u t i l i zzando i
piti recenti risultati della ricerca otten u t i d i vo l t a i n v o l t a in
varie scienze. U n riflesso di ciò si ha n e i d i a l og h i c h e inclu
dono sempre nuovi temi , però solo nella misura adatta ad
un'esposizione rivolta a un pubblico al d i fuori dell' Academia.
Se ci si limita a considerare la s u ccess i o 1 \ e delle opere
letterarie, l'impressione che si riceve d d l ' ('vo l u z i o n e platonica
può essere all'inci rca questa: all'inizio P l a to n (' cerca a tastoni
ciò che di volta in volta è l ' elemento co m u n e nei mu tevoli
fenomeni, soprattutto nelle virtù etiche; CO S I perviene grad ual
mente alla supposizione di idee autonome; poi il mondo delle
idee si popola sempre di piti, ed egli si interroga su un ordine
del mondo delle idee e su una idea delle idee; questa do-
51
manda lo conduce infine al problema di una teoria dei
princìpi. Ma se si tiene conto anche della dottrina orale come
sfondo dei dialoghi, ci si accorge che è probabile che questo
processo si sia svolto con un ordine diverso . APP'�_��,.��z'al�Eo
possi bile �t: �� �!Q���g��_.B.!2�?,� �_�_L�!l1().n.� .,.��.��_� ��u t!J
.. ___ __
52
scritte, lo dimostra in particolare un passo del Fedro ( 27 8
B-E) , i n cui Socrate afferma: !�_ dif!er���� _tE�_.E.��!i_ comu�
inonch_é ora!.�E��Jc:g:is l�tori ) � il filosofo consi�te n��L.�tto_�he
i fi loso
�_ �o. !:l:?fl_��P��� _!\J_�!�... ���.�_E�?E_���t.: _ ��.!!_t: ��! 9.E.�_e
__ __
53
tico pi� �Il1P��: Le linee che nelle opere letterarie di Platone
rimangono in terrotte, se prolungate correttamente, conver
gono verso il fondamento dell'essere, che secondo Platone è la
causa prima di tu tto il bene e di tu tte le conoscenze.
Questi due punti di vista ermen e uti ci non vanno natural
mente disgiunti l' uno dall'altro, trovandosi essi infatti in un
necessario rapporto di recip ro cità (a ) Se consideriamo che gli
.
54
I I.
ESTERIORIT À E I NTERI ORITÀ
DEI LOGOI SOC RA TICI :
SIMP OSIO 2 1 2 C 223 D -
c �. m_� _.� i .�e b.t:>� .p-�r!�t:�.:. Q1,!.���� cl.i<l. logh i ��)l)o <;�)�.��!l.!!'�rr.!.� Il.t.�
.. . .
55
tone parli in prima persona, o comunque in modo dottrinario ,
dei propri dialoghi e delle condizioni dell'esposizione lettera
ria delle cognizioni filosofiche. Sentiamo parlare solo e sempre
dei personaggi , che pertanto posson ? esprimere solo indiretta
mente l'opinione propria di Platone. La riflessione ermeneu
tica dell'autore non si dà dunque mai ad in tendere in modo
manifesto, ma va ricavata solo attraverso considerazioni e
i ndagini accurate. Nella parte conclusiva del Simposio q uesta
implicazione del testo non è stata finora pressoché mai presa
in considerazione da parte degli esegeti; e sono ansioso di
vedere se riesco a convincervi del fatto che in questa sede
. Platone non parla solo di Socrate e dei suoi Logoi , ma anche
di se stesso e dei propri scri t ti .
56
crate, perché questi nei discorsi riporta la vi ttoria su t u t t i
( 2 1 3 E) . L a discussione intorno alla sobrietà e all'eb brezza,
c o m e piu tardi l'opposizione di veglia e sonno (223 E-D) ,
i n tende sottolineare la superiorità del filosofo: Socrate, per
q uanto beva, non è mai u b riaco ( 2 1 4 A) ; e , quando trova un
interlocutore , non si s tanca mai di colloquiare . Tutto questo
vuoi dire: nel filosofo il pensiero razionale è tanto forte da
non essere tu rbato e fiaccato da alcunché, né dal vino che
provoca e bbrezza, né dal bisogno dci riposo.
Prima di cominciare, Alci biade d i chi ara che il suo
discorso su Socrate dirà il vero (uÀ.l){)ij , 2 1 4 E ) .
(2) Il discorso su Socrate (2/5 A - 222 A) . L'introduzione
del di scorso ( 2 1 5 AB ) inizia con il motivo della verità: il
paragone con cui Alci biade intende caratterizzare Socrate ha
certo qualcosa di rid icolo (yEÀ.OLOV ) , ma verrà fatto a fine di
verità. Alcibiade, con u n ' i m magi ne, vuole paragonare Socrate
alle statue dei Sileni o dei Satiri rafligurate nell'atto di suo
nare i l flauto. Un Sileno, all'esterno, ha la forma di un capro,
all'interno però contiene preziosi simulacri (uyaÀ. !la'ta) degli
dèi. Con ciò viene introdotta la distinzione di esteriore e
interiore. - I l discorso si suddivide in tre parti principali:
(a ) I Logoi di Socrate e i l loro effetto ( 2 1 5 B 2 1 6 -
57
essi sono in teriormente commossi e vengono strappati dai loro
pensieri abituali; essi avvertono che Socrate ha da comunicarl'
q ualcosa di i mportanza suprema, veramen te divina; essi ven
gono provocati e s ti molati ad occuparsene; ma con tutto ciò
non arrivano ancora alla conoscenza filosofi ca e alla vera
Areté.
(b ) Il comportamento di Socrate (2 1 6 C - 22 1 D ) . -
58
( 3 ) Epilogo e conclusione (222 (,� - 223 D) . Al discorso di
Alcibiade segue un litigio giocoso circa l'ordine da segui re nelle
lodi, atto ad ottenere i favori di Socrate , nel q uale ancora una
volta si mostra la superiori tà del filosofo. L'intero dialogo si
chiude con la descrizione di una scena col loq uiale notturna
( 223 B- D) . Socrate costringe Agatone c Aristofane ad ade rire
alla propria tesi , che è una sola e medesima scienza a rendere
capaci di comporre commedie e tragedie. È d a presumere (e in
seguito cercherò di spiegarne il perché) che q uesta tesi non si
trovi per caso alla fine del Simposio , ma raccolga e riepi loghi
tutto ciò che è stato detto fino a quel momento.
59
fetta Àreté. Ma non la possono contenere. Questi Logoi ci
aiutano ad indirizzare lo sguardo verso il divino e ad orien-
tarci verso di esso. �a. �� gl!�!.1!� _!-.?goi , anche i discorsi ��.
l
. . . .
60
fastidiose; eppure non gli mancava un punto di riferimento
interiore, una certezza morale. Si poteva sentire che per lui la
vita interiore, la salute dell'anima erano piti importan ti di tu tti
i beni esteriori . Alcuni certo , anzi i piti, hanno però visto in
Socrate solo l' esteriorità - altri menti Socrate non sare b be
stato condannato dal tri bunale del popolo . Quando, nelle
Nuvole , portò Socrate sulla scena, anche Aristofane rappresen tò
solo il suo aspetto esteriore. E anche negli scritti di un socra
tico come Senofonte non si avverte quasi nulla di una tensione
tra esteriorità e interiorità . Ma Platone ha persona lmen te
vissuto proprio questa tensione; ed è s tata certamente q u es t a
caratteristica di Socrate che lo ha COSI fortemente affasci nato,
da fargli cogliere i n essa l' essenza della filosofia, tanto che egl i ,
nella maggior parte d e i s u o i dialoghi, ha esemplificato l a
differenza tra apparenza e verità n e l l a figura di Socrate.
E tuttavia mi sembra che si comprenderebbe solo a metà
il discorso che Alcibiade tiene nel Simposio , se non si vedes
sero in esso altro che determinate memorie di Socrate. V orrei
��_t �.r�«:E�... I.a t.e. si . � h !:_.g�.«: � t ll:. �.�.�<:ri.�.i.2.':l� �!. �?�E�.�.C:_.E� d (' ��.�.<!i..
..
61
(3) Quanto Alcibiade aflèrma dei Logoi di Socrate vak
anche per il proprio discorso. Ciò che egli riferisce può sem
brare ridi colo e provocante, egli però vuole d i re la verità ( 2 1 4
E. 2 1 5 A) . Ciò che è ridicolo e provocante sta alla superficie,
men tre la verità si trova nel con tenuto interiore. Ora però il
discorso di Alci biade è parte integrante della esposizione lette
raria di Socrate fàtta da Platone. Di conseguenza anche al
dialogo di Platone competono ora le due cose: l'esteriorità, che
appare a prima vista, e l' interiore contenuto di verità .
(4) Ciò che vale per il discorso di Alcibiade in quanto
parte integrante del Simposio , "vale probabilmente per l'in tero
dialogo, vale anzi in linea di principio per tutti i Logoi Sokrati
koi letterari di Platone. In questo caso non è praticamente
possibile tracciare un limite, dal momento che negli scritti di
Platone quasi d appertutto ha luogo una descrizione di Socrate
e dei suoi Logoi e dal momento che tale esposizione presenta
sempre, piu o meno chiaramente, esteriorità e interiorità: una
facciata esterna, ridicola o provocan te, che suscita inquietu
dine e resta insoddisfacen te, e un contenuto interiore da pren
dere sul serio, che conduce alla veri tà e all' Areté. In seguito
spiegherò la cosa in modo ancor piu dettagliato.
(5) L'argomento forse piu i mportante a sostegno della
correttezza della mia tesi - che cioè i l discorso di Alcibiade va
riferito alla riproduzione mimetica dei Logoi socratici nei dia
loghi di Platone - risulta dal con testo immediato di questo
passo del Simposio . L'oy�!!i9E�_<:�er ultima viene discussa da
���!a t.S_ _ <:��:.. J�.�!-�.�i� e la com media hanno il loro fonda-o
'!l�_l!�Q.}E.�E.� _� cie �_z._� ��.'!.!�I!�.Lè in termini di contenuto stret
!��.,:.�_tt:_ _ �_l:) n�e�sa __ c.o!l I;i ca �él. tte.r:i�zazi2��_.c!�LLogoi socr�tici
__
62
grafo Agatone e il com mediografo Aristofane di tragedia ('
commedia, Aristodemo racconta che alla fine sare bbe stal( )
vinto dal sonno e che si sare b be ridestato solo verso la matti n a :
vano a ta.tica e casca\'ano dal sonno: per primo s ' addormen tò Aristo·
fane, e , q uando era già giorno, Agatone» .
siv� J..E����!h ..!.�!12, _!!c:.! . .fì l�oi�. Certo, q UCSI( ) Ilon viene
.
.
qui affermato esplicitamente; ma m i pare dw Platone ri
chiami abbastanza chiaramente l'attenzionI' del It'ttore in tale
direzione:
( l ) I m m ediatamente pri ma il 1 ('l Io,J"(' h a ascoltato da
Alcibiade che i Logoi di Socrate, che s u l le prime risultano
paradossali e ridicoli, vanno 'dischiusi' perché si possa ricono
scere in essi la loro piu profonda verità. Ciò vale dunque
certamente anche per l'ultimo Logos di Socrate , che vi e ne
comunicato al lettore solo brevemen te e per cenni.
63
(2) Chi racconta, osserva che Socrate avrebbe 'co
stretto' gli altri due ad acconsentire alla sua tesi. Con questa
costrizione (àvayxT) ) si intende sicuramente la conclusività ('
l'attendibilità dell'argomentazione di Socrate. Il lettore del
dialogo viene con ciò invitato ad accertarsi egli stesso dell'o
biettiva conseq uenzialità del Logos socratico .
( 3 ) ��_����a rla di una _scienza Jt'!!:� !DJ , 'tÉXVT) ) l�_r
la quale si è in egual misura capaci di comporre tragedie e
com�e<.!i�§L.�.Yt: È�ue trattare di una scienza comune agli
o.&g!':!!i�L�mbed!-!e i gener(Qgetici : una scienza che compre�� e
�_ �ti� e i l ridicolo, il sublime e il triviale, il commovente e il
.!���?.:._!:�i m0s.!:�! io ����g!!�!E� di Socrate dovette dungu�_
�!:"!�.i.�_�c:!�_P!�!>�!>i!'p_�!!.�e.�el rilevare che gli opposti in generale
s����K�!�<:>_çlella_ medesima scienza (la medicina ad esempio
ha per oggetto la salute e la malattia) e che pertanto anche la
coppia di opposti 'tragico-serio' e ' comico-ridicolo' rientra nella
medesima conoscenza. I n effetti, g,ià n_elIo !�!:.J?�.� .�_ �. ?�_� � )
Platon_�._�����E�[����...�!!:.�. �_c.�E-�.���te���n_<:��po ._
poet��<? E.-.�!!..!��� Ei[t;.Ij.r.� _�2L<? �Q. !:!� . l!�i.ç_o_I!Q.t:��. (Q>.!!!e O!!l�!'Q)
2...ad
. ..!!!! . _g�I!:�r:': (te�_e r.'!l��_�t.�, !!l a ��y.� . ç?_I!1� nde!!.._!..�o :
.. . . ..
64
(5) Da l discorso di Diotima risulta che anche i poeti
partecipano della universale aspirazione al B e llo ( 209 A. D ) ,
che però l ' ascesa erotica giunge a compimento solo attraverso
la filosofia. La conoscenza fi losofica del Bell{) è durique supe
riore alla comprensione che ne ha la poesia.
(6) 1) Simposio per intero mostra che Socrate, in qu a n t o _
65
due discorsi dei principali interlocutori del filosofo. La comica
invenzione di Aristofane - la bipartizione degli uomini, in
origine rotondi, da parte de gli dèi - ha senz'altro carattere
tragico, trattando inf<\tti questo discorso della Hybris degli
uomini e delle sue q uasi mortali conseguenze. D' altra parte,
la patetica esaltazione dell' Eros nel discorso del tragediografo
Agatone, benché intesa seriamente, sortisce un effetto quasi
ridicolo, a causa della sua artificiosità retorica. Ma anche nel
discorso di Diotima sono intrecciati insieme elementi seri ed
elementi scherzosi.
(9) La stessa cosa vale in fondo per tu tti i dialoghi di
Platone . Dappertutto in questi scritti sono indissolubilmente
'
connessi tra loro aspetti comici e tragici , ridicoli e commo
venti. Nei primi dialoghi sembra prevalere il carattere ridi
colo; ma non manca affatto la serietà tragica, dal momento
che continuamente si accenna al destino di Socrate e si ri
chiama l 'attenzione sulla serietà della decisione esistenziale
giusta. l/effetto che prova il lettore degli scritti platonici è
sempre !Ina si��.a re mescolanza di divertimento e doloros_a.
sofferenza. E di q uesto stato d' animo parla espressamente
anche un passo all' inizio del Fedone ( 59 A) , dove chi parla
descrive COSI la disposizione d'animo provata nell'ultimo col
loquio con Socratc:
_ .
insi��.� ! . �! .E<:.�.���.�� .���. col0.. doveva t �oco �orir�, E tutti noi che
eravamo pres("nti ci trovavamo su per giù i n q u es ta stessa d isposi
zione, ora ridendo e talora pi angendo>) .
66
hanno il loro com .u ne fondamento nella complessiva Techne
ed Episteme del filosofo.
( l O) Se la riproduzione del colloquiare di Socrate nel
Simposio e negli altri dialoghi va compresa come unione di
aspetti comici ( ridicoli) e tragici ( commoventi) , allora vale
soprattutto per P I a t o n e, in q uan to autore di queste opere
letterarie, la facoltà di dar forma ad ambedue questi aspetti a
partire da una scienza unica che li ha per oggetto. Platone
stesso risponde dunque al req uisito formulato dalla tesi di
Socrate alla fine del Simposio , che la stessa persona deve saper
comporre , in virtù di una Episteme complessiva, ambedue:
tragedia e commedia. Nei dialoghi di Platone questi due
generi formano una n uova mescolanza e unità . Come dialet
tico Platone è a conoscenza della complementare corrispon
denza di riso comico e pian to tragico; come poeta egli dà a
questa cognizione la forma e l'effetto letterari dovuti .
( I l ) Che questa tesi del fondamen to comune all'arte
comica e tragica non venga da noi riferita a torto a Platone e
alla s cienza complessiva del filosofo, trova conferma nei 2.��si
della sua opera in cui alla �Ij.!_�I::��_ella_ .P.I?�s_i����izion��!:_
__
67
. g�.rl.�r�:... tragico e q uello comico e si fonda su una sCIenza
c9.I!12.lessiva - la conoscenza filosofica della Verità e del
B�-.Jc) L'aspetto nello stesso tempo comico e tragico dei
dialoghi platon ici appartiene innanzitutto alla loro veste este
riore . Questa è certamente necessaria espressione del con te
nuto interiore , in cui l'unità del ridicolo e del commovente
trova il suo profondo fondamento. 11 contenuto interiore di
q uesti dialoghi consiste nella conoscenza filosofica della causa
di ogni Bene e di ogni Bellezza.
Questo risultato dell'interpretazione può aiutarci a com
prendere meglio il rapporto in cui lo scrittore Platone si trova
nei confronti di Socrate. Gli esegeti si sono spesso chiesti dove
Platone segua il Socrate s torico e dove i nvece gli faccia pro
nunciare i propri pensieri, che sono un ulteriore sviluppo della
filosofia socratica. Prendendo le mosse dal discorso di Alci-
biade nel Simposio è in�� lecit�fferm�. che Platone ste��Q
��-� .s�.���.!2_ �����..E9 ul terior.�della_Eropria filoso�.a
. ..
68
sta tensione tra aspetto esteriore e contenuto interiore. Dalla
conclusione del Simposio , a mio avviso, deriva per l'interprete
dei dialoghi platonici l'impegno di ' aprire' i Logoi di Socrate
e di penetrare attraverso la loro facciata esteriore nel loro
contenuto interiore. Quel che si vede a prima vista va inteso
come espressione di una piti profonda, interiore Verità. Gli
effetti provocati da una lettura superficiale vanno dal lettore
interpretati come impulsi per una ulteriore ricerca e rifles
sIone .
S e_.�.!?!?i.�.':l1Q �oJ:.r��!�1p_�,!! e dischi �o il c�m!��� to er 1p.<::�
n�ll tjço . deJla.. �9r1 cl':l�!Q n � . <ie.L�J.1l.P o!.igL!l2.� �L�i dovrà allog
...
69
che, e dunque certo metafore insufficienti ad indicare adegua
tamente il nesso intercorrente tra aflermazione esplicita e
significato sottinteso. Platone stesso si è comunque servito di
q uesti concetti, e dunque sia permesso anche a noi di conti
n uare ad usarli , pur nella consapevolezza della loro pura
funzione plastica.
Per cogliere con maggior precisione il rapporto intercor
rente tra esteriorità e interiorità, atteniamoci innanzi tutto an
cora una volta al discorso di Alcibiade. Questi offre una
immagine concreta dell"esteriorità' dei Logoi socratici prima
paragonandoli all' arte ilau tistica 'incantatrice' di Marsia, poi
rilevando che Socrate parlerebbe sempre in modo ridicolo
delle Technai degli esperti e degli artigiani.
(a ) Quan to Alci biade afferma circa i l fascino e la com
mozione provocati dai Logoi di Socrate (2 1 5 B - 2 1 6 C ) , si
addice anche ai dialoghi platonici , in quanto essi affascinano,
provocano e s timolano il lettore. C iò avviene, ad esempio,
q uando il lettore si accorge che le sue idee non sono altro che
illusioni fallaci . Effetto provocante possono avere anche le
forzature e le insufficienze nello svolgimento del dialogo , al
lorché con quelle si fa sentire una ironia dell' au tore . E un
fascino immediato emana anche dalle similitudini e dai miti
presenti dappertutto negli scritti di Platone ed esposti con
una eccellente padronanza di linguaggio poetico .
(b ) :p�!'.. g uel (;\:l.e !:i gl,la !"ci a i _�i s.ç9.!.�.i 9LS9.çn�t.� �--pr.:9QQ�
�ito d!!!�ec� �ai ..!�� � i � i.9_I,1_�.I i.J� ?)_ . �) L . bi �o.gI,1 a .Ei S().�<!�r. e._�l}!,!
nei PE�i dia ! �K.��_ P.���!?�_çL�3; ��i.<:!l.��.i�_�_��E..<:"9.� .�'!i_�i è alla
.
!:���EC<! yiene sp.iegat� _ s.u.I.. .�Q(�I.�!I.o. ...�.1.�!_ �.élP�t�_.!�ç!!!c.(): J._��!Q
ghi finiscono ogni yolta. . çol! .un' apqrili . p.I:2priQ_ p.�r.<;M Q.Q!L§'�
chiari_��� �.2!'��samen.�� _!'!.__9iffe.!:..�!!.�� �.h!ssis ten tL tr<Lk.. arti
__ __
70
una verità interna. I l lettore attento riesce senz'altro a capire
che l' ignoranza di Socrate ha una ragione piu profonda e che
i suoi interrogativi sono guidati da un presentimento o da una
convinzione ben determinati. Chi 'dischiude' questi Logoi so
cratici vede che la scienza dell' Areté oggetto della ricerca è di
altro genere rispetto al sapere tecnico: si basa su decisioni
esistenziali e non può pertanto venire comunicata attraverso
l'insegnamento.
_�� si _ ��l���� _ el�.b_���_� e_ .� n � . ��m.e.rt� u ti��_ d!: l ?jaJ.?.s:� J?I.'l:
.
71
riore resta in espresso fino alla fine) . All'inizio dei dialoghi il
colloquiare si muove ancora nell'ambito degli oggetti sensibili,
percepibili con i sensi e generalmente noti, per procedere poi di
qui nell'ambito proprio dell'anima e delle idee. I n genere i
dialoghi iniziano con una introduzione scenica; in cui il movi
mento filosofico del pensiero viene preparato attraverso la
chiara descrizione della situazione e dei personaggi. Nel Car
mide , ad esempio, si parla innanzitutto estesamente della bel
lezza e del perfetto stato di salute del giovane Carmide; in tal
modo viene impostato il discorso sull' Areté della sua anima.
Nel Fedone sentiamo parlare all'inizio della nave che ogni anno
salpa alla volta dell' Apollo delico, in ricordo dell'impresa di
Teseo, che salvò se stesso e gli altri compagni con l' aiuto di
Apollo: un preannuncio del colloquio con Socrate, che tratterà
della salvezza dell'anima. Nel Fedro viene all'inizio descritto
insieme alle rappresentazioni mitiche ad esso connesse l'incan
tevole paesaggio, e con ciò si avverte che il Bello e il Divino
appaiono in questo posto almeno provvisoriamente, ma che
non sono ancora conosciuti nella loro forma vera e originaria.
(4) �nche !� _�����_S_S!Ql):c; A<;i c:!ial<;?.K�i può__����!.� _S�!!!
.. __
72
sé, nella Repubblica a proposito dell' Idea del Bene, nel Timeo
a proposito del demiurgo divino, è pur sempre tanto imma
gine provvisoria che per comprenderla è necessario 'aprirla' .
Bisogna pertanto ritenere che la via dall'esteriorità all'interio
rità, per la quale Platone conduce il lettore per un certo tratto
di strada, va infine al di là di tutto quel che è oggetto di
esposizione letteraria, per arrivare alle conoscenze fondamen
tali, delle quali Platone, nella Lettera settima , afferma di non
aver mai scritto nulla e di non avere intenzione anche in
futuro di scrivere alcunché.
(6) Particolarmente istruttivi sotto questo punto di vi
sta sono i numerosi passi dei dialoghi platonici in cui viene
esplicitamente detto che un determinato problema 'per ora'
non può essere ulteriormente discusso, perch é la cosa sarebbe
per il momento troppo difficile. In casi simili si tratta per lo
piu di questioni fondamentali, che toccano gli stessi presuppo
sti del discorso. Le questioni lasciate di volta in volta aperte
possono essere riprese in un dialogo successivo, ma Platone
- qualora si tratti dei princìpi supremi - può anche so t
trarle del tutto all'esposizione letteraria.
(7) Una determinata forma di 'apertura' dei Logoi
socratici nel dialogo platonico va vista in tutte quelle situa
zioni in cui il Socrate platonico rimanda alle dottrine di altri,
che integrano quel che Socrate da se stesso non è in grado di
spiegare. I n tal modo Platone può 'aprire' i Logoi di Socrate
e nello stesso tempo tenere nel dovuto riguardo il fatto che il
Socrate storico ancora non era in possesso di quelle cono
scenze che rappresentano uno sviluppo successivo della sua
filosofia. Nel Fedone , ad esempio, Socrate si appella alla sag
gezza divinatrice di Apollo, della quale egli parteciperebbe in
misura almeno non minore di quella dei cigni nel loro ultimo
canto (84 E 85 B ) ; e prima di esporre il mito conclusivo
-
73
dove Socrate riferisce ciò che ha ascoltato dalla sacerdotessa
Diotima. Con la saggezza di questa viene essenzialmente ap
profondito quanto Socrate è in grado di dire a proposito
dell' Eros come tendenza al Bene. Nel corso dell'istruttivo
colloquio tra Diotima e Socrate viene offerta una prosecuzione
obiettiva e conseguente dell' elentica socratica. Diotima con
duce il lettore piu vicino a ciò che Platone stesso ha da dire
sull' Eros e sul Bello - senza che con ciò venga tolta la
differenza tra l' esposizione letteraria e la conoscenza di cui
dispone l'autore.
(8) L.d ialoghi platonici ottellgon<:> . i�fI:!1_e una tensione
__
74
di un problema della Poetica. Ma ad una considerazione piti
attenta si scoprirà, io penso, che Platone qui parla nello
stesso tempo anche della propria esposizione letteraria di So
crate e in generale delle condizioni dell ' esposizione delle cono
scenze filosofiche.
L"interiorità' dei Logoi socratici viene descritta nel Sim
posio in termini tali che non si penserà per questo a qualche
dottrina esoterica, non scritta. Riferita ai dialoghi di Platone,
l'interiorità non è altro che la struttura profonda di queste
opere letterarie. Con la nostra interpret �zione potrà cosi tro
varsi d'accordo anche chi non crede all ' esistenza di una dot
trina non scritta di Platone, ma che comunque nota come
molte cose importanti per l'autore non vengano espresse nei
dialoghi, ma solo accennate. A mio avviso, tuttavia, è la
stessa direzione di approfondimento e interiorizzazione che
conduce, infine, al di là del contenuto interiore dei dialoghi,
alle conoscenze che, secondo PlatQne, per principio, 'non
vanno scritte ' . A questo risultato giungeremo con l'interpreta
zione della conclusione del Fedro .
Finché limitiamo la distinzione di 'esteriorità' e 'interio
rità' al testo stesso dei dialoghi, ci troviamo d'accordo con
Friedrich Schleiermacher, il quale nella sua 'Einleitung ' h a
espressamente richiamato l'attenzione su questa distinzione
( 1 8553, pp. 1 4- 1 7 . 29-30) . Platone, come giustamente ha visto
Schleiermacher, si è servito di tutta una serie di artifici lette
rari per rimandare il lettore, attraverso l'aspetto esteriore, al
nocciolo interiore ed essenziale. In questo senso '§'�hl�i�!:!!!�::_
c h�!: .�ic�iara .��_J�l�!9..��_.I.It:�_ QLa}:2ghi ._s.Qesso non esprip�_ _
_
l!�.��t .Y.e.p':gQ!!2.._s.9 1 0 deli !!.e.�!L�2..l!....t..r� t !L i Il59�P!e..�!1.�_«:'_tocca
poi al 1.e.tt9re . i�.t�gr�r{!:. . Schleiermacher ha cosi compreso che
l'esteriorità (o l ' aspetto essoterico) e l'interiorità (o contenuto
esoterico) «indicano una condizione del lettore stesso, a se-
75
conda che questi si innalzi o meno a vero uditore dell'inte
riore» . Il punto di vista di Schleiermacher è insufficiente
soltanto per il motivo che questo, a suo parere, sarebbe «l'u
nico significato secondo cui qui (in Platone) si potrebbe par
lare di 'esoterico' e 'essoterico'». Con ciò si misconosce il fatto
che in Platone la via dall'esteriorità all'interiorità conduce
infine al di là del dialogo letterario, nell'ambito della dialet
tica orale.
76
III.
SCRITTU RA E ORALITÀ : FEDRO 2 74 B 2 7 9 C -
77
del Simposio . Nell'in terpretare la conclusione del Fedro cer
chiamo dunque di soddisfare in modo adeguato tale sua richie
sta.
78
d O o'ta uJ'to !,vTjOaL, 2 75 D ) . Nei confronti del colloquio a viva
voce l' esposizione scritta presenta svantaggi notevoli. Una
volta pubblicata, si diffonde dappertutto e raggiunge sia co
loro che sono in grado d'intenderla sia coloro che non la
possono capire, e non può rispondere a domande e obiezioni
nella stessa misura in cui questo sarebbe possibile all'autore
nel corso di un colloquio. Per questo l' esposizione letteraria
induce fin troppo facilmente in equivoci e non è adatta a
comunicare conoscenze.
Le opere letterarie assomigliano ai giardini di Adone, nei
quali il seme germoglia e cresce molto rapidamente, ma non
porta alcun frutto, perch é il tempo necessario alla matura
zione non è sufficiente. L'attività �i scrittor�, per:t�.� to, anche
'l!!�t:!.d�_ �r.�!!�. ..d.t;L��!!� .�. �t;t��!.1�2 L��!?_�� .&!0..!EJ!.ta LO L (i )
.
R re �! . ��� _�� rio , .i .� sen �() fil <:l�9. fi �o , . �o ! <:l qtl!i.ndo . � g.i_��.!iQ.�':l.:
__ ...
zlo�� . c:l«lle. loro opere letterarie ha1lll o q�. gjr� pi!l .dLJl!!�ll2 ..
(2 78 C ) .
!!J().�<i�!!!�_t:!l�_�!essQ.. QLquanto _scri��uel che è vera
r:nen�._plti imporgt..!l t e ��_�r� ÈoJ'tOl)�a)(Ev ) , i l filosof�.on lo
��9-er�2:.�� ��r.itt0J-<!�e è�.Q����uivoci . E tutte le volte
__
79
indagare se anche per gli scritti dello stesso Platone deve
valere quel che Socrate afferma sull'insufficienza dell' esposi
zione scritta. I diah:>ghi di Platone vengon_C?_�?J.�.��lti iI!JL�est�.
critica?
�._��I._9.!;!.e sti�ne decisiva vengono da!���.�_e.��!�I_�!!te du�
risposte d� Earte degli. esegeti, second�_ che questi tengano
co_nt0..l. o m�21_�j,ll_�_�p ttrina�_<:ritta, eso!erica, d� Platone.
( 1 ) Gli �!!.!i-esoterici , che non tengono conto di una
dottrina orale che vada oltre i dialoghi, spiegano: i dialoghi
dello stesso ]'Iatone sono al ripar:o da questa svalutazione
d�t�_QI!ere letterarie, poiché Platone è stato in grado di
qy�!are ampiamen!!h nei suoi scritti, alle insufficienze della
scrittura.
-----
80
In Platone ci sarebbe una differenza tra esposizione letteraria
ed esposizione orale, in quanto la dialettica orale è superiore
agli scritti in vivacità ed intensità, ma si tratta solo di una
differenza di grado. In ogni caso non sarebbe lecito pensare a
una dottrina non scritta, che vada oltre gli scritti anche per
ciò che concerne i contenuti. In questo passo Platone vor
rebbe solamente affermare che il filosofo, nel corso del collo
quio personale, è in grado di attivare direttamente, e quindi
con maggiore efficacia, l'anima del suo interlocu tore.
Questa interpretazione della critica all'esposizione lette
raria espressa dal Fedro ha ottenuto di recente una precisa
espressione nello studio di W. Wieland ( 1 982, pp. 1 4-2 7 ) . I l
pericolo fatto presente d a Platone, spiega Wieland, consiste
nella possibilità di scam biare sapere fattuale e sapere opera
zionale. In questo passo Platone rimanda a quella forma
decisiva di sapere che sola rende possibile un corretto uso
delle cose e che, sottratta ad ogni formulazione oggettuale, si
trova sempre e solo nell'anima del soggetto conoscente. Con i
suoi dialoghi , cosi sembra voler affermare anche Wicland,
Platone intende evitare il piti possibile il pericolo di essere
frainteso nel senso appunto di quello scambio, non comuni
cando pertanto al lettore il sapere decisivo nella forma del
l'oggettivato sapere fattuale. I n ogni caso Wieland dichiara
decisamente: «Non si coglierebbe il significato della critica
alla scrittura (del Fedro ) q ualora la si volesse interpretare nel
senso di un rimando a teorie, sull' anima, ad esempio, o co
munque su altri contenuti, che Platone non avrebbe voluto
comunicare ma che in linea di principio avrebbe benissimo
potuto comunicare)) (p. 2 7 ) .
(2) Gli Esoterici, cbe assumono l'esistenza di una dot
trina non scrit!.�. di P�atone, spiegano al contrario (per esem-
2!.9. TJ:l...:._A. Szlez�k 1 9Bh..EE . 1 8-32) : gli sv.antaggi dell'opera
scritt� deL��arla._�2!:!.ats.....::-�lgon���che nei confronti
<!eLi�!2&.I?:LdelJ.9_.s tesso Platone. Nel Fedro Platone dice di se:'
stesso di non voler affidare allo scritto le conoscenze filosofi-
81
che realmente piu importanti, e di tenere per sé, nell'esposi
zione letteraria, qualcosa di piu prezioso (tq .util'tEQO) .
Questo 'qualcosa di piu prezioso' è, nella fattispecie, la
teoria dei principi, che veniva discussa oralmente nella
Scuola, ma che non viene espressa nei dialoghi.
Secondo questa interpretazione Platone ' dunque non
esterna nei dialoghi qualcosa che p e r c o n t e n u t o va al
di là di quanto viene esposto nell'opera letteraria. Ed è ' cosa
'piu preziosa' dello scritto, perché si tratta della teoria dei
principi o dell' Idea del Bene, che fonda e rende conoscibile
ogni altro oggetto di conoscenza. Tale teoria non consisteva
tanto in un sistema di dottrine dogmaticamente fissato, ma
era piuttosto la mèta di complessi sforzi dialettici. E proprio
per il fatto che l'esposizione letteraria avrebbe condotto all'e
quivoco di un consolidamento di dottrine e di una abbrevia
zione di percorso, Platone non ha scritto nulla su tale arg�
mento. Egli ha discusso solo oralmente la sua teoria dei
principi, giacch é essa può essere capita solo da coloro che si
sono preparati per molto tempo e che quindi sono interior
mente atti ad intenderla.
In questa controversia, come già sapete, io stesso mi
trovo dalla parte degli Esoterici. Trovo invero del tutto legit
timo quel che gli altri affermano a proposito dei vantaggi del
dialogo platonico rispetto alla letteratura non-dialogica. R!
tengo errata solo l'opinione che l'intera filosofia di Platone sia
contenuta nei dialoghi letterari. Quanto Schleiermacher af
fermò nella sua caratterizzazione del dialogo platonico, in
particolare relativamente ad una tensione di esteriorità e inte
riorità sussistente all'interno del dialogo stesso, resta fino ad
oggi valido e istruttivo, purché si prescinda però dalla sua
affermazione che al di là dei dialoghi non ci sia stata in
Platone una teoria ad essi superiore in termini di contenuto.
L'esegesi esoterica comprende dunque in questo caso quella
anti-esoterica - essendoci accordo a proposito delle preroga
tive della forma dialogica degli scritti platonici -, l'esoterico
82
però fa inoltre assegnamento su una dottrina orale che conte
neva un 'plus' in termini di contenuto.
L'interpretazione esoterica, posta in questi termini, mi
sembra piu corretta semplicemente per il fatto che risulta pi6
adeguata al testo del Fedro . Se si considerano con attenzione
le esposizioni di Socrate non si può fare a meno, io penso, di
accettare la pi6 estesa esegesi esoterica. ( l ) In primo luogo,
risulta chiaramente dal testo che gli scritti di Platone stesso
non vengono eccettuati dalla critica, e che anzi Platone in
qu e sto passo ha soprattutto presenti i propri dialoghi. (2) In
secondo luogo, il testo mi sembra parlare a vantaggio della
tesi che vede nel 'qualcosa di pi6 prezioso', che lo scrittore
filosofico non esterna nell' esposizione letteraria, qualcosa di
determinato dal punto di vista del contenuto.
( l ) È senz'altro esatto che i dialoghi platonici sono
'migliori' rispetto a tutte le opere letterarie fino a quel mo
mento in uso, e che Platone nel Fedro vuole anche sottolineare
questo progresso. A questo punto Platone avanza anzi la
pretesa .di poter superare, con i suoi scritti filosofici, tutte le
composizioni di carattere poetico, retorico e legislativo pro
dotte prima di lui. È altrettanto esatto poi che la superiorità
degli scritti platonici dipende dalla forma dialogica, con la
quale l'autore non si pone tanto a tutore del lettore, dandogli
istruzioni di carattere dottrinario, quanto piuttosto lo coin
volge in un colloquio che si svolge tra i protagonisti presentati
nel dialogo, e nello stesso tempo in un colloquio con l' autore
del dialogo stesso. In tal modo il dialogo letterario riesce
infatti ad ovviare ad alcune delle deficienze inerenti all'esposi
zione non dialogica.
La forma dialogica degli scritti platonici però, come già
Schleiermacher giustamente spiegava, non va semplicemente
vista nell'alternarsi degli interventi di diversi interlocutori. In
tutti i dialoghi platonici il filosofo che conduce il dibattito
svolge un ruolo preminente, e alcuni dialoghi sono essenzial
mente composti di lunghi discorsi . Piu importante dell'este-
83
riore forma dialogica è dunque la 'dialogica interiore' di que
sti scritti, che consiste appunto nel fatto che ciò che è pi6
importante non viene mai comunicato a modo di dottrina, ma
sempre solo accennato, di !lI 0 do che il lettore venga stimolato
a proseguire da se stesso la ricerca.
Pur con tutte le prerogative che li contraddistinguono, i
dialoghi di Platone non superano però la fondamentale insuf
ficienza propria di tutto ciò che è scritto. La loro superiorità
rispetto ad altre opere letterarie consiste anzi proprio nel fat to
che, come dichiara Socrate, essi tengono conto di tale insuffi
cienza non contenendo tutto ciò che l'autore sa di poter dire .
Soprattutto l e seguenti osservazioni s u l testo mi sem
brano provare la tesi che la critica delle possibilità dell'esposi
zione letteraria sia da riferirsi in particolare proprio agli stessi
scritti di Platone:
(a ) Socrate nel Fedro parla di tutto ciò che viene
scritto ovvero pubblicato come letteratura; non lascia intrave
dere alcuna eccezione. Se gli scritti di Platone dovessero fare
eccezione, Socrate dovrebbe parlare a questo punto della dif
ferenza sussistente tra scritti dialogici e scritti non-dialogici,
cosa che però non avviene.
(b ) Quando Socrate afferma (275 D - 2 76 A) che gli
scritti, attraverso la pubblicazione, raggiungono indistinta
mente sia lettori che li intendono sia lettori che non li pos
sono capire, e che pertanto non sono atti a comunicare impe
gnative conoscenze filosofiche, la cosa vale sicuramente per gli
scritti di Platone non meno che per gli altri.
(c) Socrate parla dell'attività di scrittore di un uomo
«che ha la conoscenza del Giusto, del Bello e del Bene» (2 76
C) . Il suo interlocutore, Fedro, pensa a un llu'froAoyELv, cioè
a un discorrere poetico sulla «Giustizia e sulle altre virtù» , e
dunque di nuovo sul Bello e sul Bene (276 E) . Con ciò viene
abbastanza chiaramente indicato l'ambito tematico dei dialo
ghi letterari di Platone, in particolare della Repubblica , il cui
tema è la Giustizia.
84
(d) Per quel che riguarda i dialoghi a viva voce, che
Socrate distingue dalle opere letterarie, bisogna pensare alla
dialettica orale della Scuola platonica: questa OtaÀ.EX'tLxi)
'tÉXVT) è in grado di condurre l' uomo all'eudemonia (276 E e
s.) . Per q uel che riguarda la Paidia letteraria, che si contrap
pone a questa Spudé platonica, bisogna pertan to pensare all'at
tività di scrittore di Platone.
(e) Y.t:!E!l.9.. .1.a_. J!.�� . .. Q eHa,_. q i§ c !l ssi (mt; . ... �Qc; r_'!.�� .. �!ice : .
_
� ritti1...�. .E.����. I e 9�!C. �A.� !�� �!!1.:!�_.s.o.p rll e . i!..�!t!?, con aggiunte e tagli,
.
�'!!"'�Q.S.!tj.�!!1.ç!� e con ragione, poeta o logografo e legislatore?»
85
nel fatto che essa giunge obiettivamente piti vicino alla verità e
alle cauae ultime che non le opere scritte. (a ) l.!Jiloso�<? _�.h.a
���a. della verità» (ELOò>ç TI 'tò àÀ.TJ{}Èç �XEt) . (b ) Egli
pertanto può «difendere» g uanto ha scri tto, e ciò significa: può
giustificarlo con argomenti obiettivi piti forti . (c) S ocrate de
scrive il lavoro dello scrittore, che non abbia niente di meglio
da offrire che gli scritti stessi, con espressioni che rimandano
indirettamente alla dialettica filosofica: il sopra e sotto, le
aggiunte e i tagli del letterato non filosofo vengono contrappo
sti alla riduzione e alla deduzione, alla sintesi e all' analisi
(oUvo1ptç e OtaLQEOtç) del dialettico. La dialettica platonica
però non termina nell'indeterminatezza, mira piuttosto a cono
scenze ben definite in termini di contenuto. Che gli oggetti di
questa conoscenza non siano senz'altro comunicabili, è cosa
che non cambia nulla al fatto che qui si tratta della conoscenza
di 'qualcosa' , e cioè dei veri fondamenti dell' Essere.
Da tutto ciò deriva il seguente risultato: llelt� .p.�!!.<:.Jl!!..l!l �
.
86
tempo su questo testo, però ho detto ben poco di nuovo.
Forse riusciremo ad andare avanti di qualche passo se cerche
remo di interpretare alcuni passi del testo in maniera piu
precisa di q uanto finora non sia avvenuto.
Pur tenendo nella dovuta considerazione tutti gli sforzi
sinora dedicati alla comprensione di questo testo, mi sembra
tuttavia che le sue affermazioni non siano state indagate con
sufficiente attenzione. A mio avviso, la questione da porre, al
fine di dischiudere ulteriormente il testo, è precisamente que
sta: che cosa qui si afferma, in senso negativo oppure posi
tivo, a proposito dei dialoghi di Platone stesso?
La violenta controversia tra anti-esoterici ed esoterici non
ha certo favorito una simile indagine del testo. Gli anti-esote
rici non erano disposti a riferire ai dialoghi di Platone la
svalutazione delle opere scritte, ritenendo che questi fossero
esenti da tale critica. Gli esoterici posero unilateralmente in
rilievo gli aspetti negativi della critica che Socrate pronuncia
all'indirizzo delle opere scritte e si rivolsero soprattutto al
problema di che cosa, qui, nel Fedro , si affermi, anche se per
cenni, a proposito della dottrina non scritta. Un' attenta consi
derazione mette in luce, a quanto mi sembra, due cose : che)l
lç_s t9 _ Q.�l )��(4�1!___p_é!!:!�_ sic!!r:�men te dei dialoghi dell� stesso
_ __
l.t:l . !n- a Il ie @ .�� ch..� ._.E2� it�'y_a� I.'!�t..0��. �':l .9.u. .!:.s t�s.�de p arla sia
__ __
J�tte,!�.!.,:!ra filosofic�.
Il passo 275 A
87
fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non plU
dall'inte rno (Evbo{}EV) di se stessi, m a dal di fuori (l�;o){}EV) , at tra
verso segni es tranei» .
Il passo 275 B e
88
logica lo pone infatti di fronte a una varietà di opinioni ed esige
che il lettore stesso esamini e decida dove si trovi la verità. Oltre
a ciò i dialoghi platonici, senza alcuna eccezione, non ricevono
la loro verità dall'affidabilità dell'esposizione ( tanto piu che
Platone, in genere, si serve molto liberamente della tradizione
storica) , ma dal contenuto della cosa stessa, che nel dialogo
viene esposta mimeticamente. Il lettore dunque deve sforzarsi di
cogliere in questi scritti la verità non diversamente da come si
sforza di intendere le sentenze degli oracoli._S� 'p.��.�licare �i
�ialoghi plat?Eici !1.'!.�1 ch�.��cl�to h� detto del Dio di Delfi:
« Non affer:.m a, nt.���"�.e , �� lasc�a intendere per cenni»
(OthE ÀÉyEL, oirtE XQ1JJt l: EL , ùÀÀà. OTJ IlU(VEL) .
Sono testi, i l cui significato si dischiude al lettore solo
attraverso l'interpretazione e uno sforzo personale di assimila
zIOne .
IL passo 276 A
89
zione di ��c�_<;l..!_�0aLOL<i ) , non impeg-no serio (o:rtouQfll . . ç_�n
ciò sugli scritti filosofici non vien detto solo qualcosa di nega
tiyp, ma anche qualcosa di positivo.
In senso limitativo Socrate dice che la scrittura non si
addice alla comunicazione di conoscenze che bisogna vera
mente prendere sul serio. Tale facoltà di condurre all'eude
monia resta riservata al colloquio a viva voce, che è in grado
di inculcare, nell'anima ben disposta, i germi della verità ( 2 76
E - 2 7 7 A) .
.hél;._ f!1:E.�t.!�E!2!���Jo!l e _ d !�'p�egj�!.i.y'a_ di .. Pa,i<!IL�pressa �
_
90
Il passo 277 DE
91
come a determinati lettori: con i suoi scritti il filosofo racco
glie un_ tesoro �.L!icC?rdi «per suo uso, contro la vecchiaia che
p'or�� ,?�lio, _9...�� ,��_���. giuI}.g�.!.._�_�� di chiungue si
...
92
( 3 ) Il fatto che qui Platone riconosca una funzione
ipomnematica agli scritti e nello stesso tempo �ichiari di non
aver intenzione di esporre nelle sue opere letterarie le cose piti
importanti, concorda con q uanto si afferma nella Lettera Set
tima ( 344 D) : una volta che si è _in possesso delle conoscenze
concernenti i princìpi, non è possibile dimen ticarle, e q uindi
non ha senso v�lerl<o._ scrivere, nemmeno per fini ipomnema
tic� �1 . fatt_o. <:.��. J.� teori�<!�LE!!!!.çl.pL nof! sia conten uta negli
__
_ ._. . _
che «si mette sulla stessa orma (dell'autore)>> (276 D) . Pla
tone pensa dunque a un itinerario, per il quale si giunge a
una determinata mèta, ma che h a diverse tappe . Ciò signi-
93
fica certamente che nella lettura e nell' utilizzazione di un
dialogo di Platone ci sono diversi gradi di .-avvicinamento
alla verità , e che fin dall'inizio di questo itinerario, con la
lettura, può esser richiamato alla memoria quel che già si
sa.
_La...?rmai plurisecolare storia delle in terpretazioni mos���.
infatti s.�c:...9.s..�J.�t��� AL .l!!!.. .��logo ..p.�tonico ritrova in e��9
e ��.!!�La kn�"'!Q!2 . ..ç.��._<;È.«;.J.a.i!!....&! do�L<;'��!l dere e che
.9-ungue in fondo .gi��..:.�.Qg� �ome si dice cinica.:
..
94
La sezione 278 B-E
95
Platone si di mostra poeta e oratore, con altri scritti legislatore
e politico. Platone, in qualità di scrittore, si assume i compiti
della poesia, della legislazione e della retorica, per portarle a
compimento meglio di quanto non abbiano fatto coloro che
sono stati 'solamente' poeti, legislatori e oratori . Gli scritti di
Platone non hanno il compito di 'istruire ' , ma quello di 'per
suadere' gli uomini del Giusto, del Bello e del Bene. La
differenza nei confronti delle opere di poesia, legislazione e
retorica avutesi fino ad allora consiste per lui nel fatto che
l'autore filosofo è guidato da una conoscenza del vero Bene
saldamente fondata.
96
Il parlare a vIVa voce, come prIma abbiamo inteso da
Socrate, si..i!"Qva.2_P'!!_çQ�!. dire, in un ruolo di mediazione tra
l' esposizione scritta, in quanto es teriore, e l'interiore cono
����_��!������. Da una parte, infatti, l'opera le tteraria
imita mimeticamente il vivo colloquio orale; e dall'altra la
conversazione a viva voce è piu di qualsiasi libro capace di
inculcare nell'anima la conoscenza della verità .
.�i���it !�<iL���t�a_J�! t�r.':l_tl!. ��_ c::�j �.!�!� fino .�d allora" ma non
..
97
spiegazioni di Socrate si viene dunque a delineare u�c�La
che va da.-} perf�.tto all'i mperfett�l.. e che possiamo riprodurre
co me segue:
L La sllP'�e��� _�:t�vi!1_a (ompia)
2 . La conoscenza filo�gf1��.n�U)..nhr.1.a
3 . La dialett � ca._<?_r� le .0 ... ��Fi �_4�i..p.ti. !1_�)
.
98
conduce con un interlocutore ben disposto. Possiamo facil
mente collegare la distinzione presente nel Simposio con quella
del Fedro , semplicemente assumendo che la stratificazione di
esteriorità e in teriorità nel Fedro venga operata in modo piu
esteso. Anche in questo caso resta innanzi tutto valido che il
dialogo letterario (come si dimostra nel Simposio ) consiste di
Paidia esteriore e di Spudé interiore. La via della 'interioriz
zazione' condu ce però ( come chiarisce il Fedro ) al di là dell'o
pera letteraria, e precisamente, per il tramite della dialettica
orale del filosofo, alla conoscenza nell' anima stessa .
L'intera gradazione dall'interiorità all'esteriorità può ve
nire rappresentata secondo lo schema segue n te:
l ) Interiorità : i Logoi veri nell'anima
2) Dialettica orale
a) che ha per effetto la conoscenza interiore nell'a
nIma
b) esternata con il lifIguaggio
3) Esteriorità : i Logoi fissati per iscritto e pubblicati
a) l'interiorità dei dialoghi platonici (O:7to\J()i) )
b ) l'esteriorità dei dialoghi platonici (:7taL()LU) .
U na simile distinzione tra la scrittura, in quanto esterio
ri tà, e la conoscenza nell'anima, in quanto interiorità , si ri
trova anche in altri luoghi delle opere di Platone, in partico
lare nella Lettera Settima ( 344 C) e nelle Leggi ( X I I 968 DE) .
Th. Szlezak ( 1 978) ha dimostrato l'esistenza di una ana
loga struttura dell'espressione secondo la quale un autore può
venire in aiuto (�OTJ{)-ELV) del suo Logos con una fondazione
piu profonda. Questo �OTJ{tELV allo scopo di una giustifica
zione lo si osserva innanzitutto nel quadro dei dialoghi plato
nici; in ultima analisi però il con testo della fondazione, come
soprattutto chiarisce il Fedro , si estende al di là dell'opera
letteraria.
(3 ) Aristotele, in nove passi dei suoi scritti dottrinari
(nella Etica Eudemea e nell Etica Nicomachea , nella Politica , nella
'
99
E;O>1:EQLxol À.6YOL, una volta E;OOtEQLXOO'tÉQU oXÉ'Ijnç) . È ar
gomento di controversia presso i moderni esegeti il senso da
attribuire a questa espressione.
P recedentemente ( 1 972) ho sostenuto l'opinione secondo
la quale i passi aristotelici si riferiscono a indagini ovvero
esercitazioni della Scuola prevalentemente orali, i cui risultati
potevano anche essere trascritti (come Dihaireseis, Theseis ecc. ) .
Ma l a concezione secondo l a q uale nella Scuola aristotelica, e
già nell' Academia, vi fossero esercitazioni per un pubblico piu
vasto, non tanto filosofico quanto interessato piuttosto alla
retorica e alla politica, resta incerta tanto piu in q uanto il
concetto contrario, 'esoterico' (EOOO'tEQLX6ç) nel senso di «de
stinato all'intima cerchia di appartenenti alla Scuola» , è do
cumentabile soltanto molto piu tardi (nel secondo secolo d . C . ) .
Qg gL�ll tt � via rit e.n go _g i �.�_t é!!-_J.'..9'p i.!!t�Q.e fO_Q.9.!!�l!.n te�'p'�. . .
tata da molti. . esege ti , seco ll� o J<l ...9..�.� le_�!.�.tQ1�� Qç�igna C.Q...I]...
__
�_��i.':':�� p'oi .:!��.�� .�ll . 0�.<:.?!�.� i<l.!l.� J�E�� sQ .i .lt;.t.�.o!.i :�L <:!�
.. . . . .
1 00
in certo modo a 'filosofico' . Si può osservare che Aristotele
non ri tiene opere filosofiche in senso stretto, a paragone con
le lezioni della Scuola, i dialoghi letterari . Nei dialoghi, cosi
dobbiamo intendere, le conoscenze filosofiche, che erano rica
vate nella Scuola, sono comunicate 'in modo esterno' e
rappresentate allo scopo di esercitare una azione anche su
lettori non istruiti filosoficamente . Sem bra q uasi una svaluta
zione quando Aristotele dice degli exoterikoì LOgoi che in essi si
sia 'chiacchierato' sulle idee ( Meta! M I ) e che con essi si sia
detto almeno qualche cosa in modo sufficiente e utilizzabile o
credi bile (Pol. V I I I ; E. N. I 1 3; V I 4) . ' Esternamcnte' il
filosofare non avviene in modo immediato e appropriato come
nella Scuola dove si ricerca la verità con metodi scien tifici.
Come dimostra il Fedro , Aristotele concorda con Platone
su questa valu tazione piuttosto scarsa dei dialoghi letterari
rispetto al filosofare orale. La corrispondenza tra loro è sol
tanto modificata dal fatto che in Aristotele la differenza tra
scrittura e oralità non è cosi marcil:�iI: . çQm.� jn. flé!Jone: .J2,t;.[
. .. ..
101
IV.
PLATONE SU LLA ALTRU I E LA PROPRIA POESIA:
IONE, REPUBBLICA , LEGGI
1 03
i poeti . Mi domando anche qui: dove e in che mod o viene, da
Platone stesso, gettata luce sugli scritti filosofici di Platone?
È ���.�abj!.t:...�È�.rl a t.Q!l��_t�� !l.Q�_.r.g_��_� Si.�EQ..�in�!!�.! ._él:.�
..
p? s ��.i !.1 _.��c!.�1l.<J��!_'='.!!!': _ !!!!Q.Y.�_ r.� !:l!l�.A:�rte . o . in cui II!_ poesi LY��
in. .!l_J1�sot12'!!!���� !!�_ ���.�'<':��"�J...E.�i_._çp.�f!2!l.!!. della fi losofi a dialet
. _
1 04
'poetica. (b ) In secondo luogo, considerando i testi, bisogna
ricercare il modo i!J cui Platone, almeno indirettamente, sug
gerisce e lascia capire al lettore che l'opera, che q uesti legge,
� �<I._.�l}!.���!:�i_�Il}� un nuovo genere di poesia.
..
- I due
quesiti sono strettamente connessi e si può pensare che Pla
tone renda nota la consapevolezza della propria identità di
poeta proprio negli accenni destinati al lettore.
La tesi che, in quel che segue, vorrei sostenere e fondare
con la mia interpretazione, va cosi lorm ulata: guanto Platone
a�erm�2..E!.:<?.E osito dei poeti è stato s i n d a l l ' i nizio, e dunq�e
già nei suoi primi dialogh..h���s.�(). �yl�. la p r e t ('sa di c re a re
'!le<!!.�� i di�.,ghL��� !.l ��>.y_� lì.l f I l_I ;� . .(!�_ poe s i a , l i I o s o li c a
. .
pretesa solo molto tardi: solo nelle Leggi , dunque Ilella sua
ultima opera, Platone afferma in chiari termini che il suo
dialogo filosofico letterario è in concorrenza con le ope re dei
poeti precedenti e deve, nella Paideia, entrare al posto della
poesia in uso fino ad allora . È dunque possibile che Platone
solo con il passare del tempo si sia convinto che i propri
scritti filosofici fossero idonei a superare e a sostituire la
poesia sul suo stesso campo. I n effetti bisogna senza dubbio
fare i conti con una certa evoluzione di Platone nel senso che
egli, con il passare del tempo, si è sempre piu chiaramente
accorto della sua capacità di competere con i poeti . E tuttavia
per§Q!}almente..E.ropendo per l'idea_��e XI�Q�� KÌà dall' inizio ..
1 05
Egli avrebbe dunque nei primi dialoghi lasciato senza discus
sione questa consapevolezza programmatica e avrebbe ri
messo al lettore il compito di riconoscere le pretese poetiche
dell'autore. (b ) � �latone_.E.0_1!!...�.��_ �ver an��ll'inizio,
con !�a..EE.0�!?_._�.� I �_�'?��i�, i ._<!i_� �<?g�.i _�!9.�.9.�.�iE.�I'!2-�_� a lco�.A.i
c�.!!lE�t.:!al1,l_ente 5!�����2_S, _ .�.2 19....Q! Q ��.r..g i�y!r sviluppato la
...
1 06
2 . Ci siamo già imbattuti nel problema che qui affron
tiamo a proposito dell'analisi delle parti conclusive del Simpo
sio e del Fedro . Ho interpretato in entrambi i dialoghi le
osservazioni di Platone sulla poesia nel senso che Platone
intende i suoi propri scritti come poesia nuova, filosofica
mente legittima. In questo senso ho riferito agli scritti propri
di Platone ciò che Socrate alla fine del Simposio dice su una
Téchne comune alla tragedia e alla commedia; dunque anche
la constatazione nel Fedro che un poeta (come un oratore e un
legislatore) può rivendicare a sé una conoscenza filosofica
soltanto se dietro le sue opere letterarie vi sia un sapere con
fondamento piu profondo.
Anche nel Simposio e nel Fedro però non è espressamente
formulata, ma solo indirettamente acce n n a t a , l a pretesa di
Platone di essere egli stesso il vero po e t a . Si può dunque
dubitare se questa spiegazione 'di apertura' sia gi usta. Perciò
vorrei porre il problema su una base piu am pia e quindi
interrogare gli altri dialoghi - lo Ione , la RepuhbLica e le Legg i
- su se e come Platone nel contrasto con la poesia trad izio
nale intendesse se stesso come poeta. Comincio con l ' o pe ra
piu tarda, le Leggi, dal momento che qui la nostra domanda
trova una risposta inequivocabilmente positiva. Poi ci rivolge
remo alle prime opere per le quali è problematico fino a dw
punto possiamo giungere con l'interpretazione.
1 07
memoria dagli allievi per il valore del loro contenuto. L' Ate
niese che nelle Leggi conduce il dialogo spiega in proposito
che il legislatore, per poter riconoscere una letteratura utile e
istruttiva a questo scopo, ha bisogno di un esempio e un
modello (3taQ<l()EL Y f.ta) . U n simile Parfldeigma l ' Ateniese vede
nel colloquio che egli ha appena avuto con ' il cretese C linia e
lo spartano Megillo. Si deve intendere q uesta indicazione
sicuramente nel senso che Platone con ciò raccomanda come
esempio e modello di letteratura utilizzabile a fini pedagogici
il dialogo letterario in questione. Dice l' Ateniese (8 1 1 C 6 E -
5) :
1 08
che in essi si avverte, dunque un Enthusiasmos poetico . Ciò che
JL rend�-,--a differen"z�_�ella poesia comune, u n Paradeigma di
letteratura utile per l'educazione è l'orientamento verso una
(;Q.�gscenza filosofica ctella verità.
I l dialogo platonico è, secondo le" parole dell'Ateniese, un
Paradeigma in due sensi. Esso rapprèsenta, in quanto può
essere esso stesso u tilizzato nell'insegnamento a mo' di esem
pio, l'auspicata poesia valida pedagogicamente. Ed è un
esempio (o modello, " metro) per il ritrovamento di altri scritti
adatti, sia che provengano dalla tradizione letteraria sia che
OFa, per la prima volta, sorgano dal fissare per iscritto di
scorsi orali .
I n proposito c'è solo d� domandarsi in che misura Pla
tone qui vuole che venga intesa la sua attività di scrittore
come mQdello esemplificativo di una poesia filosoficamente
legittima e utile per l'educazione. L' Ateniese p a rl a del
«discorso tenu to dal mattino fino ad ora» . Se si v u o l e l i m i tare
questa indicazione si può supporre che n o n si in lt'llda t u llo
quello che è stato detto finora, ma sopra tt u t t o dw si (k hba
pensare in particolare a determinati paragrafi co l l i e i
'proemi' , che di per sé sono particolarmente adatti l'n l e
lezioni . Probabilmente è tuttavia piu giusto allargare la f i)r
mulazione. L' accenno è certamente non soto ai libri da l a
VII, ma alle Leggi nella loro globalità ed è da ri fe rir e in
particolare anche alle dottrine teologiche d e l decimo li bro .
I noltre il lettore deve pensare anche a d altre opere d e l l o
s tesso autore. Ci sono infatti altri dialoghi di Platone che sono
non meno adatti delle Leggi per la :rtmOECa. È ammissi b i le
che l'osservazione su altri discorsi che sono 'fratelli' (àOl'ÀqJu)
di quelli ora addotti, e che con essi vanno trascritti sia da
intendere come accenno agli altri dialoghi di Platone. Es s i
sono tutti, anche se in diversa maniera, utilizzabili per u n fine
pedagogico. La raccomandazione espressa nelle Leggi di inten
dere quel dialogo come poesia filosofica può dunque essere
riferita, in ultima analisi , all' intera opera letteraria di Platone.
1 09
4. Alcune pagine dopo nel settimo libro delle Leggi SI
incontra un passo che parimenti, anche se non cosi chiara
mente, risponde alla nostra domanda (8 1 6 D - 8 1 7 D) . 1:Ate
!li���_�iega qui _�_quali condizioni commedie e tragedie deb
�ano_ essere--.!_�ppresentate in una bolis ordinata secondo
princi pi filosofici. �er_);:t . ��!p.!!l��ia_ è stabilito che nessun
�in�dino ��_�_�!�J?de�e--Er._�. ad essa come attore, ma si
�el-�_�_�he la�ill?P!esentazione del ridicolo e del brutto può
indirettamente contribuire alla conoscenza del valore. La rap
presentazione di tragedie poi si deve permettere solo fino al
punto in cui esse rientrano nei canoni della poesia filosofica
mente legittima. Platone fa dire qui al legislatore di una città
retta filosoficamente a proposito dei poeti tragici (8 1 7 B ) :
�.!!.!� zata _come imitazione della vita piu nobile e piu elevata e
�ciam'?���.���!!1.-2:_� ltàJ�..!ragedia piu vicina alla natUJ:,!
del� _,:.e.rjtà.. Poeti siete voi, poeti siamo anche noi delle· stesse cose,
vostri rivali nell'arte e nella rappresentazione del dramma piu bello
che solo la vera legge per natura può realizzare» .
1 10
segue �!J.e «iJ..Eii bel dramma» non è niente altro che la
present� opera letteraria di Platone, nella quale è descri t to
l'ordinamento fondato filosoficamente.
Ritorniamo dunque, attraverso l'in terpretazione di questo
passo, benché esso non sia cosi inequivocabile, alla conclu
sione che Platone vuoI vedere intesa la propria opera lettera
ria, il presente dialogo, come migliore poesia, piii vera e piii
bella della precedente poesia seria perché si orienta verso
norme di valore ideali , che solo il filosofo può conoscere.
111
r�� indi.�t;!���!�=_.9.!:Ie!S.(lliLc1L.p..2�i!ivo .. �ull'!'§�ll fi loso
fia e forse anche sulla su.� attiyità di scrittore fil�sofico. Si
_ _
Socrate vede qui la possi bil ità che Ione non possieda il ricer
cato sapere, ma anche la possibilità che egli lo nasconda .
Vale a dire: la questione se la poesia riposi sul sapere non è
ancora risolta negativamente per il fatto che Ione non può
dare o non vuole dare alcuna informazione soddisfacente in
proposito. (b ) Dalla ricerca e1entica la competenza scientifica
1 12
in questione ('tÉXVl] ) è contraddistinta in determinati modi: i l
sapere oggetto della ricerca dovrebbe riferirsi quan to al conte
nuto al tutto e precisamente a tu tta la poesia e a tu tto il
mondo, a tutte le cose; e questo 'sapere dovrebbe riferirsi alle
differenze di valore: al bene, al bello, al conveniente e ai loro
contrari. Ora in altri dialoghi di Platone la conoscenza filoso
fica è descritta come il sapere ricercato qui: la cono&cenza del
filosofo non è specialistica, ma ampia; ed essa mira alla com
prensione del bene e del male . (c) Il paragone con il magnete
(533 D - 536 D) chiarisce il tipo 'di efficacia del sapere
ricercato . Ciò che l'Enthusiasmos provoca inconsapevolmente
dovrebbe, se ci fosse un corrispondente sapere, avvenire con
sapevolmente mediante questo: la mediazione della forza . di
vina dalla sua scaturigine fino al pubblico al quale il poeta si
rivolge. Questo vale per il filosofo in quanto la sua cono
scenza della verità è fondata sulla perfetta sapienza del dio ed
egli ha il compito di mediare la potenza del bene nel mondo
degli uomini . Pertanto il filosofo che conosca la veri tà può
certo influenzare le tendenze emotive (' i rra:lio n a l i d e l l ' a n i m a
umana nel modo migliore.
(2) La seconda PC?ssibilità, p�r �.I�<:l. .pi.�. .P.�.I!�!.r.an �e
s'p"i t::g<l.��.o.ll e . d �� . .Qi� l Qg9,. . p orter� bbe . . alla.. <:�!l<:lu.� �C?ll.� ..E� �:J�!!t
�Ql}çP .�ç!!!!Qre g ui �g!.! .. ..s_Ql(? .Q'!..s..9 !:!.t!:''!J2.RQ s to.Ji!....filo§..ofiiL.a ILa
��!�..L.!!la _,!ede se stesso come rappresentante di una nuova
RoeS!� filosofica. Questa interpretazione si fonda sulla conse
guenza di ciò che il dialogo rappresenta, ma va forse al di là
di quello che l'autore indica coscientemente. Con i seguenti
passi ( meno sicuri) si giunge a questo ulteriore risultato: (a )
Se il filosofo ...p.0 ss��r�'pj_��c:!.� ..�_�� i!.'p�eta pretende a_
to r!2....i!...!!!Q.s,9fo i._f�!!da_�..!�n:! e.�!.� . .E���d urre una
l!Q�ia fQ.ndata sulla conoscenz;:t.. � ell a ",QQ!;.�i.�L.9.�L fi losofo si_
e.?��().�(), . ':!:EJ.�re .Ln..si C:E!!.�. '§!6.!!�.Y.E.[!s..."l s ._e .r.�çfzne , po iché en tram be
deri.Y.�Q...èl!�._rved�sima originç: .qj-".in,,!-�. (b ) Con la descri
zione indiretta della conoscenza della verità Platone indica la
sua propria filosofi a . Egli è dunque colui che per primo, a
113
partire dalla conoscenza filosofica, può fond are una migliore
poesia. (c) La poesia filosofi camente fondata non è solo un
postulato teoretico, ma è già realizzata se si pensa che il
presente dialogo è esso stesso poesia - e questo sotto vari
aspetti: il discorso esemplificativo sul magnete è un paragone
poeticamente strutturato; tutto quanto il dialogo è composto
artisticamente; il colloquio è rappresentato con vivacità mi
metica; le parole di Socrate persuadono e scuotono l'interlo
cutore e anche il lettore del dialogo.
Si può dunque ricavare dalla lettura del dialogo Ione che
Platone ritiene il filosofo e perciò se stesso come esperto anche
nel campo della poesia e che egli con la sua opera letteraria
vuole com battere i poeti nel loro proprio campo. Ma si po
trebbe, co me detto, obiettare di contro che noi cOSI i m met
tiamo nel dialogo Ione qualcosa che di per sé Platone ha
sviluppato solo piu tardi . Se la prima spiegazione dello Ione è
giusta, allora la stessa conclusione vale per tutti i dialoghi
letterari di Platone: l' autore fin dall' inizio è consapevolmente
in concorrenza con le opere poetiche, ed auspica program
maticamente e realizza paradigmaticamente- una migliore poe
sia, filosoficamente fimdata.
1 14
poetica degli inni . Le cose stanno dive rsamente nel caso di
Platone stesso, c he è capace d i comporre mi t i da se s tesso e
sa unire la fi losofia con la poesia. _A.. P�qy':�.Q.i_. ciò s ta, alla fine
del .fe1q.�e , _iLg�...a. ':l2 e. _�it? _�_ell'al_��là;.�!.t.� . ad esso però l'in
tero . <i.�<1.�qg� .v� i�tç§9_ co.!l}�oesi,! filosofica, come un nuovo
. . .
1 15
poeta per produrre buone opere (400 D - 403 C) . Platone in
questa spiegazione poetologica dunque non parla solo descrit
tivamen te sui fenomeni della poesia, ma auspica normativa
mente anche una migliore poesia corrispondente alla cono
scenza filosofica :
Per il momento voglio solo attirare l'attenzione sull' ul
timo punto, dove viene segnalato il fondamento della poesia
programmaticamente auspicata (Rep . I I I 400 D - 403 C) .
Platone riconduce qui il bello, che ci viene incontro in forma
percettibile e in modo simile quindi anche all'opera d ' arte,
all'Ethos dell' anima e inoltre alle idee e al bello in sé. I l bello
nella sua forma sovrasensi bile ideale è il supremo traguardo
dell'Eros e il valore normativa di ogni arte musica. Platone
dunque spiega qui che cosa è una buona poesia in relazione
con l' intera gradazione della realtà che dal bello ideale, pas
sando per l'anima, d iscende fino a quello sensibile e percetti
bile. La poesia agisce per mezzo della bellezza sensibile delle
parole udibili, dell'armonia e del ritmo; ma nelle cose cosi
percettibili compare il bello stesso, la perfezione delle idee.
Come la bellezza poetica è prodotta dall'idea cosi l'opera del
poeta può attirare l' attenzione sul bello e sul buono sovrasen
sibile. È la potenza di Eros che ci mette in condizione di
s coprire l'ideale nel sensibile.
Ciò che avviene in q uesta sezione della Repubblica non è
dunque altro che la riconduzione della poesia a valori per i
q uali è competente la conoscenza del filosofo. La base norma
tiva della poesia sta, secondo la poetica platonica, nel vero,
nel buono e nel bello , ai quali il filosofo si avvicina sulla via
della conoscenza.
Questo vuoi dire anche che solo il �1()_�9.fo può distiI!:.
A.u �.�� ç:�!!.5I�!.<;!�._����.<J:_�i . t.f.<i P..�.� �.ia,. b.l!<?I1�.. �._sattiva. I l fi lo
__
__
1 16
della poesia, allora è anche nella migliore condizione per
produrre veramente belle opere poetiche. Lo stesso Platone
sarebbe anche potenzialmente e fondamentalmente il miglior
poeta. Ed egli l'ha già dimostrato, si può aggiungere di
n uovo, col fatto che nei suoi dialoghi letterari ha creato opere
poetiche.
1 17
e che mèdi mimeticamente q uesta verità . Dopo ciò che è stato
detto nel terzo libro della Repubblica (special mente nel passo
I I I 400 D - 403 C ) a proposi to del fondamento della buona
poesia nel bello ideale, q uesto pensiero è assai verisi mile.
Probabilmente il lettore coglie l'intenzione dell'autore Platone
se trae dalla critica di Socrate alla poesia precedente la p re
tesa che il vero poeta si orienta non secondo fenomeni, ma
secondo idee .
A q uesta integrazione necessaria (proprio per come
stanno le cose e a causa degli altri passi poetologici di Pla
tone) è ancora una volta collegato il q uesito se Platon e nella
sua stessa opera letteraria abbia visto u n esempio di poesia
filosofica mente fondata.
(2) La ricerca sull'efficacia della poesia (602 B - 608 B)
giunge alla c on c l u sione che Ugeti __ co!fll.!!1 i çano nOll çPJlQ __
1 18
(b ) Inoltre nella condanna della poesia dannosa è
presente una condizione in virtli della quale essa può essere
ria bilitata e accettata nello stato: la condanna all' esilio può
essere revocata se la poesia può dimostrare che essa non solo
produce piacere , ma porta anche utili tà (607 DE) . Pili tardi
Aristotele tenterà nella sua Poetica di fare una simile Apologia di
Omero e dei tragici con lo spiegare che la poesia tragica porta
non a un rafforzamento, ma ad una purificazione (X6:-ttU QOLç)
delle passioni. Platone stesso non aveva sicuramente d avanti
agli occhi una si mile giustificazione della poesia tradizionale,
ma con questa condizione egli si ritrova di nuovo vicino all'idea
che c'è anche un'altra poesia migliore che non solo produce
Hedoné, ma introduce alla Areté e alla co n oscenza dcI vero .
_ �e duIlq ,::, e ..e.<:! . �!�!.<? !!<:j<:Ii..v.e r.��.!!l.!.!l_t e che per Aris to t ele )
è_ ..�t! � �j � !��!!.1_e...nte �!!lE i.!i.�� .. S.!l:�_ �������'.!:_ .!radizionale con I�
sua pE��_��� di v..!!"i tà e di u tilità.�da�ca non è i I I grado di
r!.si.:>_ter.� alla cri tica fi!�sofisa,. _ no��.J?��ciÌ> ì' esci liSO dw ci
__
1 19
discorsi lusinghieri , efficaci in tribunale, il filosofo al con t rario
sa «cogliere l'armonia dei Logoi si da cel ebrare con veridici
inni la vita degli dèi e degli uomi ri-i, felici» ( I75 E - 1 76 A) ,
Qualcosa di q ueste lodi della vita buona e felice si fa sen tire
subito dopo, in q uesto dialogo ( 1 76 A - 1 7 7 A) e negli altri
dovunque si parli dell ' E udaimonia e ddl' Areté del filosofo ,
N e l Fedro ( com' è risultato dalla terza conferenza) Platone
non fonda solo la possibilità di una retorica filosofica, ma
anche quella di una poesia filosofica, indicando , quale tratto
caratteristico di quest'ultima, il fatto che essa lascia ine
spressa la fondazione di principio di quanto espone ( 278
C-E) , E questo b e n s'addice a i dialoghi di Platone, i n partico
lare anche al Fedro , che manifestamen te, collegando Logos
dialettico ed entusiasmo erotico, diventa un brano di poesia
filosofica.
Nella parte iniziale del Timeo (20 D - 26 E) Platone
l ascia intendere che il grande discorso sulla s toria dell' Atene
primordiale e di Atlantide è poesia. Se Solone, afferma C rizia,
avesse esposto questa storia in forma poetica, O mero ed
Esiodo non sarebbero piti famosi di lui ( 2 1 C D) . E pertanto
l' esposizione nel Crizia comincia con una invocazione alle
Muse ( 1 08 BC) .
T9rniamo .. i_n!ì.I!.� . �.!!e_ .-fe.gg.i.l_ cl�I _ .� ett �Il1 o l� �r�_. de!!��.�.!!
ha p reso_ l�_.E.!.��s t:}.�E..()_�_!!� in t�� ta �iQ!!-.�_!!p-..2.ortan �!:.jL
!e��_<!.�!�-E:()�traJ.�dagine è anche il secondo libro: i n esso
PJat9.l'! e_����r estes��ali condizioni la Mimesis poe
!i<:�� ��....!�ggiosa -E�!,-!�educ!lzione cieli' Areté. Per raggiun
_
gere questo scopo, la poesia non deve solamente procurare
piacere (t')oovi) ) , ma deve anche dare un'immagine buona e
veritiera dell' Ente ( I I 667 A 6 70 E ) Presupposto di ciò è
- .
1 20
risvolto positivo della critica dei poeti: una poetica normativa e
il programma di una poesia che si orienta al Vero e al Bene,
quali li conosce il filosofo, e che quindi , nell'imitazione dei
fenomeni, è capace nello steliso leI:\1pq di far apparire l ' idea.
121
modello normativo di ogni creazione musica. I n tal caso, S I
proietterebbero sull'intera opera scritta di Platone, per cosi
dire, le parole pronunciate dall' Ateniese nelle Leggi ( V I I 8 1 7
B) : « Poeti siamo anche noi (filosofi) delle s tesse cose» (3tOL1]'taì
bÈ xaì ft J.l.ELç fO J.l.Èv 'toov a'Ù'toov) .
Se la seconda opinione è essenzialmente corretta - senza
per questo escludere una evoluz i one verso una consapevolezza
sempre piti chiàra - , allora Platone intese succedere fin dai
suoi primi dialoghi alla poesia tradizionale, fondando un
nuovo genere di poesia. In effetti il modo in cui, sin dai
iPrimis simi scritti, viene presentata la figura di Socrate, è una
,
« Mimesis della vita piti bella e migliore» . I dialoghi di Platone
non portano tratti poetici solo in virtù di alcuni particolari :
l'intero modo dell' esposizione è invero mimetico e con ciò
poetico. La differenza rispetto alle opere degli altri poeti sta
per Platone 'solo' nel fatto che la sua Mimesis , anche nell'imita
zione dei fenomeni, presuppone la conoscenza dell' Essere vero .
I l rapporto di rivalità tra Platone e la poesia fino allora
dominante appar� in modo particolarmente chiaro negli effetti
che l' uno e l'altra, rispettivamente, si prefiggono. �a_ I!...�esia,
S_ç.f.q,!l.g o J':l . f_��ç_i �.!!�i!._ �_�! } _.E<:?��i tradizionali avevano di . . se
__ __
1 22
(c) Come gli altri poeti, anche Platone vuole educare e
'rendere migliori' i lettori; ma crede di poterIi pi6 sicuramente
condurre all' Areté perch é ha compreso filosoficamente in che
cosa consista il Bene, secondo il suo vero fondamen to, e come
si manifesti in tutti gli àmbiti della vita.
qU<lI� L��i�eri P�L��. !.�!.1g,!.e�� tra ciò ,<:.�e ,�5�ttiva Eoesia e ciò
�!! e è _b..!!,q!).a alla fine non si possono ritrovare nell'ambito della
Q.o_e sia stessa. Ancora oggi vi sono motivi a favore dell'opinione
che la poesia non è autonoma, ma va commisurata a norme
sovraordinate come verità, senso e valore. Per q uesto giudizio
non può pi6 essere competente la poesia in quanto .poesia, ma
piuttosto la filosofia come P latone l'ha intesa.
1 23
V.
I M I T I D I PLATONE
SULL' ESEMPIO D I LEGGI X 903 B - 905 D
1 25
statue dei Sileni nel Simposio e quello con i giardini di Adone
nel Fedro .
Lo scrittore Platone fa uso di diversi mezzi mimetici ed
espre_�siv.h..�'!.....!:!!l.�.J?�.!!_�.E�I..!9C�!�. _!L J,"gQg!j!!...!llo do imme�
diat� . ed effi��,-,�<jal.!�ltra iny���er atti!'.�re l' attenzione del
medesi�2._� lla_�!!-sione. tra il!!�gi ne. e cosa stessa, la q uale
__
1 26
dei poeti vengano spesso rifiutati in quanto non veri, e mi
concentro su quei racconti cui Platone chiaramente attribui
sce un significato filosofico. Avrete certamente presenti i
g rand i miti di Platone: la descrizione, nel ProtagoTa , dell'ori
gi n e della civiltà umana; il discorso che Aristofane tiene nel
Simposio , sull'originaria perfezione e la successiva punizione
degli uomini; i racconti concernenti il giudizio dei morti e la
migrazione delle anime nel Gorgia , nel Fedone e nella Repub
blica ; la descrizione dell' alternanza dei periodi del mondo nel
Politico ; la narrazione della creazione del mondo da parte del
Demiurgo nel Timeo ; il racconto dell' Atene primordiale e di
Atlantide nel Timeo e CTizia . Meno noto, ma dello stesso tipo,
è il discorso mitico su l governo d i vino d(' 1 mondo c i l destino
dell'anima umana nel libro deci mo delle LI'.Iw,i.
Si potrebbe, come già pitI v o l t e è s tato I;l l to , i l l d a � are
circa la configurazione letteraria di q u e s t i m i t i . A tal p ro p o
sito c i sarebbe da interrogarsi sulla loro pos i z i ol l e e fu nzione
all'interno del dialogo, sullo sviluppo di questi miti, a p a rt i re
dagli scritti giovanili, fino a quelli della maturità, sui dilk
renti contenuti e motivi tematici . Il..P ro b le �_il:_.�e l l a lÌ)r!��� _�I�
q �e s. t i.. racl::o �.�i . m.i tici ....Pg!" teX-�\:>.�c;. _é!IJ!!. _çQ_Tlçlusione . che ess i
. .. .
fann0 p.<irte. sl�L piu .élmp(<.> .<::o n,t�s�q del plato.njS;2 'linguaggio
per i m magini', che essi cioè non v�l.l n? disgiu.nti_ dalle meta
.
f()!"e, .�i!p!.l.!.ll!.dini � ese)ll2.i es p ressivi..!:_facilme.!] t e com p rensi:
b.�!.! l CQ!! .. i q,l!�.E .. �J.e.�<.>.!!� ,- a<L�!�.§ o nei suoi dialoghi,
__ ._ .
1 27
P� ��� _PT��!�.!�_ L_.!!lj!L_ alla stn:::g ua di finzione, ma come
__ ..
1 28
tone un fondamento comune - in definitiva nell' Idea del
Bene, che è causa sia dell' Essere e della conoscenza, sia
dell' Areté etica e delle decisioni moralmente obbligatorie. Il
principio di Platone, secondo il quale si giunge alla Eudaimo
nia solo attraverso l' Areté dell'anima, è per lui non solo un
postulato morale, ma una implicazione necessaria di tutta la
sua ontologia dialettica . È chiaro che i miti riescono con
particolare incisività a fare appello alla nost ra responsabilità
morale e ad influenzare le decisioni della nostra volon tà; la
loro verità e la loro morale attendibilità risultano però, per
Platone, dalla conoscenza della realtà, e precisamente della
vera sostanza di questa.
�nLd izign <;->- �_A_�l@.. Y_Q!!� Ji t ti.zia , E forse IJon bi!!Qg!!�.P..IT nde.!e
__
1 29
storica, che per lui non è la verità determinante. Tre esempi,
tratti dai testi, confermeranno questo sospetto.
( l ) Nel breve racconto mitico dell'invenzi"tme della
scrittura, nel Fedro , ci siamo già im battuti nel pro blema della
verità (Fedro 2 74 C - 275 C ) . In questo passo Socrate raccònta
un' antica storia egiziana, che egli stesso pretende di aver
sentito raccontare da altri" L'interlocu tore, Fedro, si accorge
che questo racconto 'degli antichi' è invece un' invenzione
dello stesso Socr� te. Al che �p_<.:!:�.t.e .ri!lpq!.lQ.E. �pj�.&�.!! do ��e
�?.r.!..aE t� ._l.!o. n_ . �. rQr.ig!�!,._.I!!.� �9!Q.J.<:l. yçri.tLgL ciiL che si
__ __
racconta.
(2) Un altro, notevole esempio di come Platone si
prenda gioco del concetto di verità storica ci viene offerto dal
mito dell' Atene primordiale e di Atlantide, nel Timeo e nel
Crida . Il narratore, C rizia, si richiama piu volte espressa
mente alla verità del suo racconto, che sarebbe saldam�nte
conValidato da documenti egiziani e dalla testimonianza dello
stesso Solone ( Timeo 20 D 2 6 E) . Tutti coloro che in epoca
-
130
comprendere la causa (ahLOv) degli eventi esposti nel racconto
(268 E 269 C) . I l mito filosofico fa q uindi scorgere q uesta causa
-
131
sono il frutto di invenzioni affatto nuove de1l6 stesso Platone.
Anche per esse egli tuttavia rivendica un' origine piti antica, al
fine di poterle mettere sullo stesso piano dei miti effe ttivamente
appartenenti alla tradizione. Con ciò egli sottolinea il carattere
comune sia ai miti tramandati dall'antichità sia a quelli da lui
appena inventati: ambedue rappresentano· una verità 'origina
ria' , in una forma in parte inattendibile , fantastica.
(b ) Il lettore, una volta che si sia reso consapevole d�lla
necessaria insufficiellza che porta con sé la pretesa di verità
storica, tanto piti andrà alla ricerca della fondazione obiettiva, .
attraverso l a q uale il mito filosofico si distingue da altri miti . I l
gioco che viene intessuto intorno alla verità condizionata dalla
tradizione ha lo scopo di rimandare al riferimento alla verità
obiettiva. L'affermazione del narratore, che il suo racconto si
basa s u testimonianze attendibili ed è pertan to vero, diventa
cosi espressione del fatto che nel suo racconto si manifesta una
verità superiore. Prendiamo ad esempio il mito dell' Atene pri
mordiale e di Atlantide: in questo caso la verità obiettiva va
vista nella descrizione di due forme, strutturalmente diverse, in
cui si manifesta lo s tato ideale . Il loro reciproco rapporto è
fondamentalmente identico a quello sussistente tra lo stato ate
niese e quello persiano, nel terzo libro delle Leggi . Le descri
zioni si basano sulla rappresentazione platonica, ontologica
mente fondata, di ordine e Areté. Nello stato ideale l' opposi
zione tra dominio e libertà viene armonicamente bilanciata;
nelle forme storiche in cui lo stato si manifesta, queste due
componenti dell'ordine statale compaiono separate: in Atene
prevale il momento della libertà, in Persia e Atlantide il mo-
mento del dominio. ��.. �escr��.i�n_e �11j�i_ça � . ��.!!9...�� n
_ __ _ _
1 32
venuta in un certo modo ed è stata tramandata in modo
attendi bile. Con ciò fa rien trare l'esposizione nell' à m bi to cate
goriale dei fenomeni, che sono appunto epocalmente condizio
nati e mutevoli . Nell� stesso te �o però si �spetta che il
,
lettore capisca taJ! .&0S2..!. ric�I}�_ la pretesa di una verità
.
storicamente l!S! ttim'!....f.2.!Ee cifra del riferi mento alla verità
obiettiva . E dove, a una considerazione pill atten � a, questa
esattezza s torica e fattuale dei miti platonici diventa d u bbia,
tanto pill chiaramente verrà evidenziato il fondamento obiet
tivo della loro veri tà .
vendosi delle forme del Logos, cioè dell' indagine che procede
per argomen tazioni: a proposito, ad esempio , dell'immortalità
dell'anima, dell' ascesa alla visione delle Idee, del governo
divino del mondo, della migliore costituzione dello S tato e
delle condizioni della sua realizzazione storica.
Se dunque il Vero può . essere colto e comunicato sia
attraverso il mito sia attraverso il Logo�.!. ���?&�� allora c�
. .
dersi come gueste d �..E.?ssibilità si raEP�.tino tra loro .
_
Se mi è con cessa u n a classificazione piu ttosto elemen tare ,
le risposte che tra gli esegeti di Platone vengono date a q uesto
interrogativo sono essenzialmente tre. Qui mi limito al Mito e
al Logos nella loro forma filosofica ottimale; non ha rilevanza
per queste risposte il fatto che vi siano anche Logoi erronei e
miti scadenti ( che Platone in molti luoghi critica con molto
rigore) .
1 33
.La .pr:ill.l.,!- !j�Qg� i: il�i to è �ubordinato al Logosj esso
... ..
han!!2...��._�!��� �_v.!'lJ�r.e: §L a.yvi c:�� �no alla veri tà per vie di H:e ..
.. ..
1 34
afferrandola immediatamente, dobbiamo piuttosto cercare di
avvicinarla per differenti vie: da una parte, per immagini e
globalmente, attraverso il Mito, dall'altra attraverso le analisi
e le sintesi ' del Logos, dunque attraverso i concetti del lin
guaggio, della matematica e della dialettica.
Se ques.�_con.�_':.�ion� �. co �r�.!.� él:.l._�._�}J..�� '-����E_�_�<:Ee
_
_ __
he
<;. i U�!.��2..._<:' i.I...�QK�. "'p-ç!.. Platone assolvono una (unzione
..
1 35
glianze. Il Mito, in quanto forma plastica del linguaggio, (
dunque deficiente rispetto alla conoscenza pura dell' Esserl' ,
ma risulta adeguato là dove dev' essere raffigurata la vita che
si manifesta visibilmente . Con ciò, nello s tesso tempo, si af
ferma che il Mito filosofico partecipa della verità: non pre
senta certamente, per come è' in se stesso, ciò che è valido al
di sopra del tempo, mostra però com'esso opera nel mondo
temporale .
I miti platonici concorrono dunque, in senso proprio, con
q uei Logoi che a loro volta si riferiscono all'àmbito di mezzo
della vita umana, s torico-politica e cosmica. ' Platone ha anche
cercato di spiegare infatti, con i mezzi del Logos, l' essenza
dell'anima e del suo cooperare con il corpo.
Superiore sia ai discorsi mitici sia pure ai corrispondenti
Logoi resta la conoscenza del filosofo, che s' indirizza imme
diatamente all' Ente s tesso. Platone ha manifestamente as
sunto che la dialettica filosofica è capace di una simile cono
scenza dell' Essere . E in quanto l' analisi e la sintesi dialettica
operano con Logoi, si può dunque affermare che Platone
conosce forme di Logos che sono superiori al Mito. Pi6 cor
retta tu ttavia è certamente l' esegesi, secondo cui sul piano
superiore della conoscenza dialettica dell' Essere anche la
forza raffigurativa delle visioni mitiche si presenta con una
forma e un' efficacia accresciute, precisamente come capacità
della visione spirituale globale (auvO'Ilnç) .
Nel complesso mi sentirei di affermare quanto segue:
Pla.t<:?Ile conosce . essel1z_�':l!�.el1t� g I:!.�_ .E.9���bili!à d..Ll�.!.����
I:ienz.,a della re_��t�_.� _.q,i _�p"'o rl<l.:...s!�_!!!!�_�rte l'analisi .!: la
sin1:!.si.. �e.l. p��s!<:r� c�nct:tt!:lal.(!.l._c!!!:!!' altra l'intuizione che co:
. . .
1 36
S. Concluse queste osservazioni generali, e prima di
passare all' analisi del mito contenuto nelle Leggi, vorrei ac-.
cennare a un singolare passo del Fedone . ��s�Q..(fedone 1 08 D)
Socrate..2!:t.!:I� . .c:'-e..! .!iferirn�!!!()_ alla .��!:!.tà gel mito che intende
ra�contar�.9_�pa.�ole.)n�.�!() _9!'.<2.1,l!�, servendosi di un para
gone i..mm..1!gi noso, tanto che il lettore è costretto a chiedersi
come debba intendere l' allusione scherzosa.
Simmia prega Socrate di raccontare ciò che ha sentito ·da
'qualcuno' ( 1 08 C) a proposito di posti meravigliosi della terra
e a proposito della forma e grandezza della terra. Al che
Socrate replica ( 1 08 D) :
è p ar�i c:<.?l a..�.!!l e.. !!�� dif!l21�.lJ.�._spie.K.�_�i.C?:n..t: s!ella sua verità rap-
..
1 37
Glauco. Con questa allusione mi sembra che non si parli
soltanto in generale della difficoltà di q uesto compito; col
cenno alla Techne di Glauco si vuoi indicare anche in che
cosa consista questa difficoltà e come essa sia da risolvere.
Gli esegeti recenti ritengono che la domanda relativa
all'interpretazione dell'espressione proverbiale della Techne di
Glauco, non abbia risposta e non sia importante. Q:!La.n tichi
scò!!� .com"1entQ_del passo��l Fedone 1 08 D ( CQ1!l.L!!D,che i
EareIl!i2Kf.�X�j.. lessic9gt:,!ijtj!ty.�.ç�_ offrono d ue differmtLin
t �!Jl.�.���zi(>ni d.el .p�o-"t;: rl:Jio : _ lJ.i.sogl!�!�_bJ:��. inten �.!.e o qlauço
_
1 38
yien� __!:_'!_�()l:!l��Q arriva a conoscerla solo chi sa unificare
__
zione �egli_ .�!!lbi!� .�p_ll:ziali _<:la ��a p�r!� tn_':.lla proporzione, a<L
__
1 39
6. Mi volgo ora a considerare il mito con tenuto nel li bro
decimo delle Leggi (X 903 B - 905 D) , per discu tere concreta
mente, sul filo conduttore di questo esempio, il nostro pro
blema, il problema, appunto, di che cosa costituisca la verità
dei miti platonici . Scelgo l'ultimo dei miti di Platone come
esempio, perché qui risaltano in modo particolarmente chiaro
aspetti caratteristici della mitopo iesi platonica, ma anche per
ché questo testo è meno noto di altri e perché io s tesso, in
questo caso, mi trovo di fron te a incertezze e difficoltà .
Com'è noto, i.I �il:>!�_ deci�.2...d. ell� Leggi cO!'!tiepe la teologLa
di Platone: estese spiegazioni circa l'essenza degli dèi e quindi
le disposizioni decretate per la punizione dell' Asebeia. Questi
insegnamenti concernenti gli dèi vanno intesi quale ' Proimion' ,
che h a l o scopo d i chiarire e motivare l e disposizioni della
legge religiosa. In tutta quest'opera Platone non si propone
solamente di stabilire-.k.ggh. ma soprattutto di persuadere gli
':l�mini � rispettarle con un atto libero della volon tà. Le spiega
zioni teologiche sono formulate nei termini di un ammaestra
mento rivolto a Uli. giovane: tre sono le cose che vanno rese
plausibili a un giovane che dubita degli dèi: (a ) che gli dèi
esistono, (b ) che si prendono cura degli uomini, (c ) che non si
lasciano confondere, nel loro giusto operare, dai sacrifici e
dalle preghiere .
I l secondo quesito - se vi sia una provvidenza divina che
si occupa degli uomini - viene innanzitutto trattato nella
forma del Logos, e poi in quella del mito. Le argomentazioni
sviluppate nei Logoi (899 D - 903 A ) affermano: dal concetto
della perfezione divina segue necessariamente che gli dèi non
trascurano né ciò che è grande né ciò che è piccolo, ma si
prendono cura di tutto. ��_J:>()i.�hé }.�_c::��!!��_c.!�.bogoi non è
sufficiente a p��suad�.re il_g�ov.��J_�soKl1.�_nche a�S"iungere
un discorso mitico, <:on _!� fo� del su���i no (903 AB ) .
I n questa sede (903 B I ) l'Ateniese dà alle esposizioni miti
che il nome di EmpOUt , dunque di 'canti magici ' . È chiaro che
l' espressione metaforica è particolarmente appropriata per ca-
1 40
ratterizzare la forza persuasiva del Mito, che si rivolge anche
agli strati i rrazionali dell'anima. Nello stesso tempo, q uesta
caratterizzazione presuppone che iUilosofo, il q uale opera per
questa via, ��SP?_�g.�_�_���ere salutare e di un'arte parti
colare nel parlare con efficacia�
Nel decimo libro delle Leggi si vedono dunque ambedue
le cose: che Mito e Logos, dovendo comunicare la stessa
verità, si integrano a vicenda, e che sono differenti nella
modalità del loro effetto.
I l discorso mitico, che si deve fare ora al giovane (903 B
-905 D) , può essere riassunto come segue: I l dio, ch� _prov
yede_� mondo �ntero , �C;.!2d e _�I:'.':�_.��·_!�. E u�!.a i f!.1! m�-ÈS}
__ __
_ _. __
141
credere che gli dèi si prendano cura del destino di ogni
singolo. Benché le esperienze terrene sembrino affermare i l
8On trario, in una prospettiva globale sussiste una corrispon
denza tra Areté e Eude monia, C O SI come tra Kakia e Dysdai
moma.
In questo suo ultimo mito Platone ha manifestamente
voluto, per un' ultima volta, q uasi come in testamento, dare
espressione alla convinzione centrale della sua filosofia. l!.
pe�siero prin.�ipale <iel_ �.i t<? ._�_ !'!._l!.���!.ia concordanza di
Areté ..� .E:!:!çI.e.�!!!Q!Ù!!-...:.. Questo principio viene espresso in molti
passi dei diaioghi . Ma anche Aristotele, in una poesia ( nell'E
legia ad Eudemo ) , ha lodato, quale pili importante rivelazione
della filosofia platonica, il pensiero che «l' uomo diventa
buono e felice nello stesso tempo» (roç àyu'ft6ç "tE XUL EÙ
OU( IlOOV a llu y(VE'taL àVrle) , come Platone avrebbe dimostrato
attraverso la sua vita e il suo insegnamento. Nel mito delle
Leggi quest' idea fondamentale viene sviluppata secondo di
versi aspetti:
(a ) Nel mondo regna un ordine giusto, secondo i l quale
anche ogni singolo riceve quel che si merita.
(b ) Il destino del singolo si compie in conformità alla
sua Areté o alla sua Kakia; e la causa di ciò risiede nella sua
stessa anima. L'anima ha la preminenza rispetto a tutto ciò
che è corporeo. Secondo la sua migliore o peggior natura si
decide il destino dell' essere vivente nel corso della metempsi
COSI .
(c ) Felicità e infelicità si realizzano attraverso il sog
giorno in luoghi migliori o peggiori del cos mo, dove l'anima
dimora insieme ad altre anime a lei affini. 'Migliore' significa
ultra terreno, 'peggiore' infero, sotterraneo.
(d) } l trasferi mento . deW<l�!!!!.� m!g!i9!e in u n . lu�
__
1 42
Il lettore di Platone si imbatte nelle stesse idee già nei
primi miti, in particolare nei miti conclusivi dei dialoghi
Gorgia , Fedone e Repubblica . Esse influenzano però in modo
determinante e molteplice anche le parti non mitiche dei
dialoghi, contraddistinte dalle argomentazioni del Logos . Con
ciò si risolleva l'in terrogativo . di q uale sia il rapporto tra
descrizione espressiva del mito e conoscenza filosofica della
verità.
1 43
cioè �I KoY_�E9 di\j� comprende _���golo v��!:. Ma
sostiene oltre a ciò anche il pensiero, precedentemente formu
lato con l'ausilio di una teoria sistematica dei generi del
movimento: che l'anima ha la preminenza rispetto a tutto ciò
che è corporeo.
�?�?� � _�!!?_ �?_�.!.��.K.�!l� d UI.!.9!!...��.!..�ssa verità sull'es
senza dell'anim�: esiste un ordine giusto, secondo il quale il
buono diventa necessariamente felice, il malvagio infelice;
quest'ordine però non si mostra alla vista nei fenomeni della
vita terrena, ma si lascia scoprire solo da colui che riconosce
che il nostro destino non si decide attraverso ciò che è corpo
reo, ma con l'anima. Quel c�.�_A_J\.1ito aggiunge al Logos è
soprattutto la forza �suasiva delle rappresentazioni plasti
ch� e delle antichUde�I�.Iigiose.... II Mito, con le sue imma
'
gioi , è in grado di esercitare un'azione anche nei confronti di
quei moti dell'anima non direttamente influenzabili dal Lo
gas, al pari �ppunto dei canti magici (bupoae ) .
(3) Resta ancora aperta la questione se le rappresenta
zioni espressive del Mito di Platone siano poi effettivamente
fondate in una pi6 profonda conoscenza filosofica. Qual è il
pi6 preciso significato che va attri buito al discorso immagini
fico di esseri viventi che vengono trasferiti in luoghi migliori o
peggiori del cosmo? Si tratta di una semplice, libera coloritura
poetica, oppure dell' illustrazione di una pi6 profonda cono
scenza della verità? Forse è possibile spiegare anche in altro
modo, non miti co. q uesta asserzione, che ogni mutazione nel
cosmo procede dall'anima, la quale in ogni vivente è causa
dt'l l' Areté e dell' Eudaimonia oppure della Kakia e Dysdaimonia?
Nel Mito delle Leggi si ritrovano certamente i punti di
riferimento relativi all'immagine del mondo d'allora: la re
gione del cielo, con le stelle, la regione segnata dalla superfi
cie d e lla terra e la regione all'interno della terra (sotto la
superficie terrestre) . Le anime buone hanno quindi il loro
posto i n cielo, le meno buone sulla terra, le malvagie nell'o
scurità delle profondità terrestri.
1 44
La rappresentazione secondo cui le anime vengono In
viate in dimore migliori e peggiori del cosmo, torna con tratti
analoghi anche in altri miti platonici . Nel Gorgia , nel Fedone, e
nella Repubblica vengono distinti tre àmbiti cosmici q uali pos
sibili luoghi di soggiorno delle anime: terra, cielo e abissi
sotterranei. E anche il discorso mitico posto nel mezzo del
Fedro conosce tre possibilità per la vita dell'anima dopo la
morte (249 A. 256 A - 2 57 A ) : essa può ascendere in cielo, o
continuare a dimorare sulla terra, oppure precipitare nel re
gno delle ombre sotto la terra.
Nel mito del Fedone ( I I I C - 1 1 4 C) tale diffe renziazione
risulta ancor piu estesa, tanto che abbiamo una scala che
comprende diversi gradi, dalla somma purezza all'estrema
impurità: il mondo delle idee - la reg i one del cielo - la
superficie 'vera' della terra - la nostra terra - all'interno
della terra l'Acheronte - diversi altri fiumi - il Tartaro,
luogo di punizione per i malfattori insanabili . Nel mito delle
Leggi la differenziazione non giunge fino a questo punto, e
tuttavia, nell'ambito degli inferi, vengono indicati du e gradi
diversi (905 A B ) .
Nel Fedone , nel Timeo e di nuovo nell'Ep inomide di Filippo
di Opunte, alla graduale successione degli àmbiti cosmici
corrisponde la gerarchia degli elementi: fuoco - acqua - aria
- terra. Secondo il Timeo (90 E - 92 C) la scala degli elementi
sarà determinante anche per il passaggio degli esseri viventi
migliori a quelli peggiori, nella migrazione delle anime: tra gli
esseri viventi terrestri, quelli superiori respirano ancora nell'a
ria, quelli infe riori sono relegati nell'acqua. Nel mito delle
Leggi Platone ha rinunciato a queste precisazioni, al fine di
rendere piu semplice la descrizione .
Nell'esposizione mitica non è chiaramente tanto i mpor
tante distinguere con precisione i luoghi, quanto piuttosto
indicare la corrispondenza rispettiva tra qualità del luogo c
migliore o peggiore Ethos dell'anima. Xer-'� legge di guesta
corrispondenza la migrazione delle amme è retta da una
1 45
�_ecessit� _ ;t[é!��� �!���� l governo divino del mom!.9
�vv_i�!l� _s_e_nz� fa_��C3!: R Il!!!9_fl!. uso �i tre immagini al fine di
ill us trare q ues ta regolari tà: (a ) Jlgioc.o_a!!a scacçhier� (3tE'tUtU) ,
in cui i sassolini vengono cambiati di posto secondo regole ben
precise, (�) r.a:Il_�!:l!�tis�<? di U_!!�.s.ost�':!�!2.ne tecnica ( !1't'Jxavru.ta)
e (i:) l' ord�!l�_���S!s2 del �_�!:�.!�o e della legge (btx't'J , v6 !!Oç) .
Di fronte a simili plastiche illustrazioni, il lettore dovrà
domandarsi se a Platone non fosse possibile spiegare la legge
ora descritta anche in un' altra forma, puramente ideale . Forse
anche il mito delle Leggi fa parte di q uel piu ampio contesto
di fondazione, cui è sembrato rinviarci nel Fedone la 'Techne
di Glauco'? Si presuppone an�he qui, nelle Leggi , una fonda
zione comune per la gerarchia dei luoghi cosmici e la gerar
chia delle anime?
Per rispondere a questo interrogativo un cenno chiarifica
tore ci viene offerto dal passo in cui Platone sos�iene_ ..che . i!
g2.Y_t:!:.��l�i ':1.Q ��.I_ m 9I!<i.9_ . �y'v_!�!!� .. ç()r:t_.!!I:�r..�_yig!�9�2... f.�<i!i��
__
1 46
una sola dalla prima fino alla terza generazione» . È vero ch!"
questa proposizione è formulata al negativo; essa però indica
il metodo del governo agevole ed economico del mondo. -
Come bisogna intendere questa asserzione?
(!Z ) I l governo del mondo erroneo, troppo complicato, è
caratterizzato dal fatto che deve trasformare ( flE'taaXTII.ta -.;(
�ELV) direttamente l'una nell'altra tutte le singole parti. La
formulazione «cosi come ( plasma) dal fuoco acqua animata»
ricorda Eraclito. In generale, Platone intende cosi rivolgersi
contro la spiegazione presocratica della natura, che non te
neva conto di una differenza ontologica di rango tra elemento
spirituale ed elemento corporeo.
(b ) Il governo del mondo corretto è riassunto in nanzi
tutto nella formula «molte cose da una sola l� da molte una
cosa» . Poiché poco prima (903 B - D) si parlava del rapporto
tra l'intero (OAOV) e le sue parti ( flÉQT] , floQLa) , è lecito inten
dere con l'una sola cosa la totalità, e con le molte le singole
componenti. Il filosofo considera la totalità del mondo come
l'organismo costruito in modo unitario da molte parti diffe
renti . È tuttavia indicativo che ora, al posto delle espressioni
'intero' e 'parti', vengano usati i concetti piu generali di uno
(év) e molti (3tOAAU) . In tal modo il problema viene ricondotto
al rapporto ontologico fondamentale di cui si occupa la dialet
tica: il dialettico è dappertutto in grado di scomporre diaireti
camente l' uno in molte cose e di riassumere molte cose sinot
ticamen te in uno ( cf. Sojista 253 D, Fedro 266 B , Filebo 1 4 C
- 1 8 B) . La formula dunque accen..l1a al . fatto. . .çh�. iLgill�t_q
g�v��ll:o. d!yino <lei m<?ndo costituisce un p'r<?�I!!..1l.�_ . ���_ .v.�_ .Lq
1,lJ.!Ì!!!� U �U.a.H�i r.isolto nel piu ampio cont�st<? d.ena c!i.��!!!lç,�
plat<..mica �_ _della teoria dei princì2i. La regola del gioco, la
costruzione tecniCa e l'ordine giuridico della cosmica migra
zione delle anime sono preformati nella struttura del mondo
delle idee, che il dialettico analizza.
(c ) Con le parole «avendo ricevuto le cose la prima o la
seconda o la terza generazione» (3tQc.O'tT] ç ii OEu'tÉQaç ii xai
1 47
'tQLTTJç YEVÉ(JE(Oç J.lE'tELÀ'flcvo'ta) s'intende, secondo la spiega
zione corrente, la successione degli esseri viventi nel corso
della · migrazione delle anime. Ma con ciò resta oscuro, per
qual motivo l'en umerazione delle rinascite giunga solo fino
alla terza yÉVE<JLç. lo intem�9 1e !r.:ç. . 'y'���.q��_��..!!.l_� il dis��
men.!Q_ dimensionale di linea, superficie e solido (lunghezz�,
larghezza .�-E0fondità) . I n ._ fa,,()r � .��_ .9�.���._inte �t3:�?.!!.ç
parla il fatto_ç:�_R!�?�.l già in .P!:����!!:l��.�!!!P� nel li bro
<!.eE.!!!.� de:!!�_!-.!ggi_ ��e y� ... �i��9-.i! . PE2S.e.��'? <!ç))_l!._�.!!!!.�
__
A) :
�.r:t��� . .�I .. r.a.Ep<?� t�) . �i. id.!':�, �nil'!l:� . . �... c��E<?_!1ei terinini de!
rapp�!:! o �� . s�i.S !.e.I!!.e. �!� P.!'.�r.!�!pi'?_�fo�r'nante e r�gurazione
. . ..
risultante progressivam�I.!.�. dallo sviluppo delle dimensioni .
Questa teoria viene ricordata occasionalmente nei dialoghi; {"
1 48
quel che ci è dato di sapere, per testimonianze indirette, sugli
insegnamenti orali di Platone, prova che tale teoria venne
sistematicamente elaborata nella Scu�la. Nel Timeo l'anima
viene_�es�ritta-f..0m..e delimi tazione; in termini di linea e su
p�rfi.��� .�rpo ( 34 B 37 C ) . �...!i �!Q!�k_Q!� ut �"'p i 6 volte
-
Il1«:.!1 i L �i�!!�.'p.�!!.�.� r.si .i11. _� od o...E al().Kq .. .3:!Lo svilu ppo dimen
.
1 49
ricorrono ai concetti dimensionali di piano (ÈJttltEOOV) e pro
fondità (j36:-Doç) (904 CD) .
Non è questa la sede né i l momento per sviluppare
ulteriormente q ueste considerazioni . Forse sono riuscito a
çhiarire almeno questo: che il trasferimento degli esseri vi
venti in luoghi migliori o peggiori, di cui parla il Mito �elJe
Leggi , si colloca per Platon� in .lln COl11 p'lçs�iyo . çOI He.sJQ l)nto�
logico, cui egli accenna in quel difIic!lt: . P_<l!is.9.. Se, con il
nesso di unità e molteplicità (EV e ltoì..ì..6: ) , pensiamo al me
todo della dialettica e ai piti generali princìpi dell'essere, e
se, con le tre yEVÉOELç, pensiamo alla struttura dimensionale
della realtà, dalle idee attraverso l'anima fino ai fenomeni
corporei, il mito allora lascerà trasparire una fondazione on
tologica piti profonda. In questo piti ampio contesto questo
mito, a mio avviso, riceve la sua verità filosofica, anche se la
fondazione dialettica, nel dialogo letterario, viene solamente
accennata.
1 50
. fondazione_ . pili p rgf2!l,.d.j.L�!t� !!.e. lJ� �!� J��!.qll!.�_ ve_I!Ko_� .�o .
lamente
. .. . . accennati
.. - . . . .
_ . . _ .. . " - . . ... -.. . _ - " .".
151
osserviamo quale intento perseguivano originariamente questi
scritti e notiamo che essi si inseriscono nella pili ampia con
nessione della dialettica platonica, la quale tende bensi ad un
fine determinato, ma tenta tuttavia di raggiungerlo senza
alcun dogmatismo.
1 52
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1 54
III. Scrittura e oralità: Fedro 2 74 B - 2 7 9 e
1 55
v. I miti di Platone su l l esem p io
' di Leggi X 903 B - 905 D
1 57