Filosofia Introduzione Al Romanticismo
Filosofia Introduzione Al Romanticismo
L’anno scorso abbiamo concluso parlando di Kant, e così quest’anno proprio da qui vorrei
ripartire. Il losofo di Conigsberg cercò costantemente di capire in che modo gli esseri umani
potessero essere bravi e buoni, al di là degli insegnamenti trasmessi dalla religione, per lui la vita,
infatti, era una lotta costante tra dovere e piacere. Per Kant la vera religione è soltanto quella
naturale e razionale: è la ragione, il lume che coglie la legge morale universale insita in ogni uomo.
La reazione all’Illuminismo e al dantismo, dunque, non tardò a farsi sentire; difatti, nella Germania
di ne Settecento iniziò a serpeggiare un lone di pensiero fortemente polemico. Alla loso a
kantiana si interpongono allora, come organi conoscitivi, la fede, l’intuizione mistica (cioè istinto
che dopo essere venuto a contatto con Dio, ovvero con la fonte stessa dell’energia creatrice, si
trasforma in azione), in generale si parla, dunque, di una facoltà postulata ad hoc e ritenuta
capace di procedere al di là dei limiti della ragione, verso una realtà ritenuta ontologicamente
superiore.
Intesa nei termini appena esposti, la loso a della fede ha inizio con l’opera di un concittadino di
Kant, Hamman. Hamman soverchia le pretese della ragione si chiede cosa sia alla n ne questa
Arci-lodata ragione con la sua unicità, esaltazione e certezza, nulla secondo lui può essere
all’infuori di un ens rationis, un idolo a cui la superstitio assegna attributi divini. Hamman si rifà a
Hume, il quale aveva riconosciuto nella credenza l’unica salda basse per il processo conoscitivo,
sebbene tuttavia Hume fosse incline ad una credenza empirica che aveva per oggetto le cose e i
loro legami casuali. Per hamman, invece, la credenza era una fede mistica, nella quale si
compieva la rivelazione immediata della natura e di Dio, senza alcuna distinzione tra ciò che è
sensibile e ciò che è religioso, tra ciò che è umano e ciò che è divino. (Giordano bruno =
coincidentia oppositorum).
Herder rimprovera a Kant il dualismo di materia e di forma, di natura e libertà, che vede attuata
nello spinozismo. Secondo Herder lo snodarsi della storia e della natura seguono la stessa legge
di sviluppo. Ciò accade perché il mondo della storia e il mondo della natura sono entrambi
creazioni e manifestazioni di Dio. Il ne medesimo a cui tendono la storia e la natura è la piena
realizzazione dell’umanità.
Ma, se la loso a della fede di Hammann ed Herder si sviluppa in direzione del panteismo, il
pensiero di Jacobi si colloca, invece, nella prospettiva del teismo. Secondo lo studioso Jacobi
l’esistenza umana è costituita da due rappresentazioni originarie e distinte: quella
dell’incondizionato, cioè di Dio, e quella del condizionato, cioè di noi stessi. Dell’incondizionato
abbiamo però una certezza maggiore di noi stessi e tale certezza è per Jacobi una certezza di
fede, a cui la ragione, con le sue razionali dimostrazioni, non è in grado da sola di pervenire.
Jacobi ri uta del tutto l’ideologia spinoziana, poiché, a suo dire, essa identi ca, in modo del tutto
illegittimo, Dio con il resto del mondo, annullando quella distinzione intrinseca tra l’incondizionato
e il condizionato.
La loso a della fede può, dunque, considerarsi nel suo complesso come l’espressione loso ca
di quel movimento culturale, sviluppatosi tra il 1760 e il 1785, e chiamato Sturm und drang, cioè
“tempesta e impeto”. Alla ragione nita, cioè alla ragione di cui Kant aveva segnato le
competenze e i limiti, lo Sturm und drang contrappone la fede e il sentimento , le sole facoltà
capaci di cogliere gli aspetti più profondi della realtà, che rimangono inaccessibili alla ragione. Le
idee dello Sturm und drang in uenzano i giovani Schiller e Goethe, che apriranno i varchi al
nascente Romanticismo.
Con il termine Romanticismo, che in origine faceva riferimento al romanzo cavalleresco, ricco di
avventure e di amori, si indica il movimento loso co, letterario e artistico che, nato in Germania
negli ultimi anni del Settecento, ha poi raggiunto la massima oritura in tutta Europa nei primi
decenni dell’Ottocento. Storicamente, il romanticismo tedesco ha come luogo di nascita la città di
Jena e trova i suoi massimi esponenti nei due fratelli Schlegel, Caroline Michaelis, donna di
notevole fascino e personalità, moglie del più vecchio dei fratelli Schlegel e successivamente del
losofo Schelling e il Novalis. Gli Schlegel strinsero, inoltre, rapporti con Fichte, che hanno
conosciuto a Jena nel 1796 e di cui subiscono l’in usso loso co, tanto da attribuirgli la paternità
ideale dello stesso movimento romantico, e con Schelling, il cui pensiero sembra costituire ad un
certo punto, la più compiuta incarnazione loso ca delle nuove idee. Lo stesso Hegel, ha modo di
conoscere le dottrine estetiche e loso che del cenacolo dei due fratelli, che in seguito criticherà
aspramente, pur essendo inevitabilmente in uenzato dal generale clima romantico.
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- Il ri uto della ragione illuministica e la ricerca di altre vie d’accesso alla realtà e all’Assoluto.
Si a erma sulla scorta di una lunga consuetudine storiogra ca che i romantici ripudino la
ragione. Il Romanticismo nasce proprio come ripudio di quel tipo di ragione della quale
l’Illuminismo aveva fatto la propria bandiera e il proprio strumento interpretativo del mondo. Già
incriminata del “bagno di sangue” della Rivoluzione francese e del militarismo napoleonico, la
ragione dei philosophes viene anche ritenuta incapace di comprendere la realtà profonda
dell’uomo, dell’universo, di Dio. Di conseguenza, messa da parte la ragione tipica del kritismus
kantiana, i romantici cercano altre vie d’accesso alla realtà e all’in nito.
Molti poeti e artisti iniziano ad individuare nel sentimento l’organo più funzionale per rapportarsi
alla vita e per penetrare nell’essenza più riposta dell’universo. Quella del sentimento è una
categoria che l’età classica aveva per lo più disdegnato o ignorato, solo con l’avvento del
Settecento illuministico cominciò a riacquisire la sua potenza. Sebbene il sentimento di cui i
romantici parlano sia qualcosa di più profondo e intellettuale del sentimento comunemente
inteso e sebbene questo risulti essere intriso e potenziato dalla ri essione loso ca, esso
appare come un’ebbrezza inde nita di emozioni, come ciò che riesce a penetrare nell’essenza
dell’universo e dell’essere, identi candosi con l’in nito stesso, o meglio come l’in nito nella
forma dell’inde nito.
Holderlin, racchiudendo in una frase felice la vena antirazionalistica che serpeggia nel nascente
movimento romantico, nel celebre romanzo Iperione, espressione assoluta della sua visione del
mondo e di sé stesso immerso nel tutto, esclama: “Un Dio è l’uomo quando sogna, un
mendicante quando pensa”.
- L’esaltazione del sentimento procede simultaneamente al culto dell’arte, vista come sapienza
del mondo e porta aurorale della conoscenze, una primitiva porta della conoscenza che
precede e anticipa il discorso logico e nello stesso tempo lo completa, giungendo dove questo
non può e con gurandosi come quel quid da cui nasce e a cui nisce sempre per ritornare la
loso a. L’artista e particolarmente il poeta vengono considerati come gli esploratori
dell’invisibile, poiché dotati di logica e poteri di intuizione superiori a quelli dell’uomo comune.
Tipiche sono in questo senso alcune informazioni dei frammenti di novalis e Schlegel, in cui
viene detto che il poeta ha la capacità di comprendere a piena la natura come mai uno
scienziato potrebbe invece fare, viene ria ermato che il poeta- losofo è un profeta e, ancora,
che il sentimento per la poesia rappresenta l’irrappresentabile, vede l’indivisibile e sente il non
sensibile. In alcuni casi il privilegiamento dell’arte comporta anche una preminenza del modello
estetico, poiché l’arte, che rappresenta il fulcro di tutte le esperienze romantiche, nisce per
con gurarsi come la principale chiave di lettura della realtà, che infatti viene interpretata alla
luce delle note quali canti dell’attività artistica, come creatività e libertà. Pertanto, quando
Schelling arriva a dire che l’universo è nient’altro che un’immensa opera d’arte generata da
“quel poeta cosmico” che è l’Assoluto (di cui il poeta umano è il ri esso), non fa altro che
portare alla sua massima espressione meta sica un pensiero che circolava sin dall’inizio tra i
romantici, i quali scoprono nell’arte gli attributi stessi di Dio: l’in nità e la creatività. L'estetica
romantica si con gura dunque, nel modo più esplicito e impegnato, come un'estetica della
creazione, poiché se all'uomo morale si riconosce ancora la necessità di un limite, di un
ostacolo da superare e al poeta è attribuita una libertà scon nata, allora all'arte sarà attribuita
una spontaneità assoluta, un panta rei, un'attività in perenne divenire, dotata di inesauribile
creatività. Questa valorizzazione dell'arte creativa implica il primato del linguaggio non soltanto
poetico, ma anche musicale. "La musica è la più romantica di tutte le arti" scriverà Hofmann,
nei romantici successivi, infatti, la musica diverrà la "regina delle arti", anzi l'arte romantica per
eccellenza, poiché, immergendo l'ascoltatore in un usso indeterminato di emozioni e di
immagini, gli fa vivere l'esperienza stessa dell’in nito.
- L’arte come strumento di salvezza. Per il romanticismo tedesco e specialmente per gli
esponenti del circolo di iena e per Shell ling l'arte e anche soprattutto un modo per ergersi
sopra la caoticità e sopra il dolore del mondo. Ciò risulta evidente da un passo poco noto, ma
estremamente signi cativo, di Wackenroder, l’arte strumento di salvezza dal cielo ci porge una
mano luminosa e ci permette di stare sospesi in ardita posizione, sopra un abisso deserto, fra
cielo e terra.
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La teoria del primato conoscitivo dell'arte o della fede, pur essendo la più caratteristica del
movimento romantico, non è l'unica, poiché nel romanticismo, troviamo anche i loso che, pur
condividendo le critiche all'intelletto illuministico, ritengono necessario un esercizio della
ragione. Il caso più eclatante in questo senso è quello di Hegel, che giunge a prendere una
drastica posizione polemica contro le varie loso e del sentimento e della fede, a ermando che
solo mediante la logica e la ragione, e non attraverso le nebulosità del pensiero poetico e
mistico, risulta possibile un discorso fondato sull’in nito.
Il senso dell’in nito. Contrariamente a Kant, che aveva costruito una loso a del nito e aveva
fatto valere in ogni ambito il principio del limite, i romantici cercano ovunque, dal campo
dell'arte a quello dell'amore, l'oltre limite, ovvero ciò che rifugge dai contorni de niti e si sottrae
alle leggi dell'ordine e della misura. Un autentica "ebrezza dell'in nito" colora di sé tutte le
esperienze di questi pensatori, che in genere sono anime assetate di assoluto, bramose di
andare oltre lo spazio, il tempo, il dolore, la caducità e la morte. Tutto questo fa sì che i
romantici tendano, da una parte, a in nitizzare determinate esperienze umane, ad esempio la
poesia e l'amore, e, dall'altro, ad avvertire fortemente la presenza dell'in nito nel nito. In ogni
caso, l'in nito si quali ca come il protagonista principale dell'universo culturale romantico.
Il modello più caratteristico e maggiormente seguito dai poeti e dai loso tedeschi è quello
panteistico. Infatti il sentimento della Einfühlung fra l'In nito e il nito è così forte da far sì che i
romantici, tendano a concepire il nito come la realizzazione vivente dell'In nito, sia esso inteso
alla maniera di un panteismo naturalistico di stampo spinoziano che identi ca l'In nito con il
ciclo eterno della natura oppure di un panteismo idealistico che identi ca l'In nito con lo
Spirito, ossia con l'Umanità stessa e fa della natura un momento della sua realizzazione.
troviamo anche un'altra concezione dei rapporti tra nito ed In nito: una concezione per la
quale l'In nito viene in qualche modo a distinguersi dal nito, pur manifestandosi o
rivelandosi in esso. In questi caso il nito (uomo e mondo) non appare più la realtà stessa
dell’In nito, ma come la sua manifestazione più o meno adeguata. Per cui, se il primo modello,
sostenendo l'identità tra nito e In nito è una forma di immanentismo e panteismo, il secondo
modello, a ermando la distinzione tra nito ed In nito, è una forma di trascendentismo e di
teismo, che ammette la trascendenza dell'In nito rispetto al nito e considera l'In nito stesso
come un Dio che è al di là delle sue manifestazioni mondane. E, ovviamente, mentre il
panteismo si accompagna ad una religiosità cosmica, diversa dalle fedi positive, il
trascendentalismo suole accompagnarsi, perlopiù, all’accettazione di qualche religione storica.
La vita come inquietudine e desiderio. Un altro dei motivi ricorrenti della cultura romantica,
presente nei poeti e nei loso , è la concezione della vita come inquietudine, aspirazione,
brama, sforzo incessante. I romantici ritengono infatti che l'uomo sia in preda a un "demone
dell'in nito", il quale fa sì che egli - inso erente di ogni limite e mai pago della realtà così com’è
- risulti in uno stato di irrequietezza e di tensione perenne, che lo porta a voler sempre
trascendere gli orizzonti del nito. Due tra le più note sempli cazioni di questo modo di essere
sono lo "spirito faustiano" delineato da Goethe, e lo streben teorizzato da Fichte, che vede l’io
impegnato in un in nito superamento del nito, coincidente con una battaglia mai conclusa per
la conquista della propria umanità.
- Sensucht: È un'espressione che può essere tradotto in italiano con "desiderio", "aspirazione
struggente", "brama appassionata", costituisce forse, a detta del germanista Ladislao Mittner,
“la più caratteristica parola del romanticismo tedesco”, poiché sintetizza l'interpretazione
dell'uomo come desiderio e mancanza, ossia come desiderio frustrato di qualcosa (l'in nito, la
felicità…) che sempre sfugge. La Sensucht si identi ca infatti con quell'aspirazione verso il più
e l'oltre che, non trovando con ni netti e precisi, si risolve inevitabilmente, come scrive un altro
germanista, Sergio Lupi, in un desiderio di avere l'impossibile, di conoscere il non conoscibile,
di sentire il soprasensibile. Tanto è vero che la sensucht - dal verbo sehnen che signi ca
desiderare e dal sostantivo sucht che signi ca a sua volta desiderio - nisce per essere un
desiderio innalzato alla seconda potenza, un desiderio del desiderio e quindi un desiderare che
si esaurisce in sé per il piacere del desiderio. E questo spiega perché la sensucht tenda spesso
a capovolgersi nel sentimento della noia, ossia del vuoto o della nullità delle cose e delle
esperienze umane. La situazione esistenziale implicita nella sensucht o nello schlegeliano
streben nach dem unbedingten (cioè la tensione verso l’Assoluto) si accompagna a due tonalità
psichiche e a due atteggiamenti ben precisi: l’ironia e il titanismo.
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- Come sappiamo la storia della loso a distingue due forme fondamentali d’Ironia: l'Ironia
socratica e l'Ironia romantica.
• L'ironia socratica. Essa consiste, come abbiamo visto, nella sottovalutazione che Socrate, un
po' per nta e un po' per davvero, fa di se stesso nei confronti degli avversari con cui
discute. Quando nella discussione sulla giustizia Socrate dichiara: "Io ritengo che l'indagine è
al di là delle nostre possibilità e che voi che siete bravi dovete aver pietà di noi piuttosto che
arrabbiarvi con noi", Trasimaco esclama: "Ecco la solita ironia di Socrate!”. A tal proposito
Aristotele sostiene che l’ironia sia pura simulazione. E a questo concetto del termine fa
riferimento anche S. Tommaso, che la considera una forma lecita di menzogna.
• L’Ironia romantica. Essa poggia sul presupposto dell'attività creatrice dell'Io assoluto.
Identi candosi con l'Io assoluto, il losofo o il poeta è portato a considerare anche la realtà
più salda come un'ombra o un gioco dell'Io: è portato cioè a sottovalutare l'importanza della
realtà e a non prenderla sul serio. Secondo Friedrich Schlegel, l'ironia è la libertà assoluta di
fronte a qualsiasi realtà o fatto. Questo concetto è rimasto a contrassegnare uno degli aspetti
fondamentali del romanticismo tedesco. Di esso Kierkegaard ha dato un'interpretazione
attenuata o metaforica, da un lato concependo l'ironia socratica come la superiorità di
Socrate sopra la nequizia del mondo; dall’altro, intendendo in generale l'ironia come
"l'in nitizzazione dell'interiorità dell’io", intesa come in nitizzazione puramente “interiore”.
"Cos'è l'ironia?" egli scrive. Possiamo rispondere dicendo che, poiché l'in nità dell'io è qui
soltanto un'in nità "interiore", cioè l'accentuazione all'in nito del valore dell'io nella
coscienza, ma non è l'in nità e ettiva e creativa dell'Io assoluto dei romantici, l'ironia di
Kierkegaard non ha più il suo signi cato romantico: è solo il contrasto tra la coscienza
esaltata che l'io ha di sé e la modestia delle sue manifestazioni esterne.
- Se l'ironia palesa una sorta di loso co umor, derivante dalla coscienza dei limiti del nito, il
titanismo esprime invece un atteggiamento di s da e di ribellione, proprio di chi si propone di
combattere, pur sapendo che alla ne risulterà perdente e incapace di superare le barriere del
nito. Il titanismo è detto anche prometeismo perché i romantici lo personi cano nel mitico
titano greco Prometeo, il quale, avendo rubato il fuoco agli dei per farne dono agli uomini, e
avendo in tal modo infranto l'ordine fatale del mondo, viene condannato da Zeus a rimanere
incatenato a una roccia, mentre un'aquila gli divorava perennemente il fegato. Mettendo tra
parentesi i possibili signi cati umanistico-illuministici del mito, i romantici tendono a vedere in
Prometeo il simbolo della ribellione in quanto tale. L'atteggiamento opposto ( ma
complementare ) al titanismo è il vittimismo, ossia la tendenza a sentirsi schiacciati da forze
superiori, quali: il destino, la società, la natura.
- L’evasione e la ricerca dell’armonia perduta. L’anelito verso l'in nito, che è propria dell'anima
romantica, genera anche due altri atteggiamenti tipici del movimento: la tendenza all'evasione e
l'amore per l'eccezionale. I romantici, mal sopportando il nito e disprezzando tutto ciò che è
abitudinario e mediocre, aspirano infatti a evadere dal quotidiano e a vivere esperienze fuori
dalla norma, capaci di suscitare emozioni intense e travolgenti. Da ciò la predilezione per tutto
ciò che è meraviglioso, tipico, irregolare, lontano, misterioso, magico, abesco, primitivo,
notturno, lugubre, spettrale, ossia per tutto ciò che, essendo di là del Comune, può o rire
sensazioni diverse e sconosciute. Espressione di questo desiderio di voi di eccezionalità e
l'evasione in mondi remoti nel tempo e nello spazio, che si concretizza nell'esempio nel culto
dell'Ellade, nella riscoperta del medioevo e nell’esotismo.
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