Decreto generale circa l’ammissione in seminario di candidati provenienti da altri seminari o
famiglie religiose, 27 marzo 1999
Testo del “Decreto generale”
La XLV Assemblea Generale
PREMESSO CHE
* l’ammissione in seminario di alunni usciti o dimessi da altro seminario o da case di
formazione degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica esige
un’attenzione specifica e un discernimento vocazionale adeguato soprattutto a motivo delle
attuali condizioni sociali culturali ed ecclesiali;
* la responsabilità dell’ammissione coinvolge in primo luogo il Vescovo diocesano che
accoglie, ma richiede la leale collaborazione del Vescovo proprio dell’alunno uscito o dimesso,
o dei responsabili dell’istituto di vita consacrata o della società di vita apostolica di
provenienza;
* le norme attualmente vigenti richiedono un’adeguata esplicitazione per renderle idonee
alla peculiarità dei casi riscontrabili;
VISTI
* il n. 39 della Ratio institutionis sacerdotalis della Congregazione per l’Educazione
Cattolica del 19 marzo 1985;
* il n. 87 del documento normativo della C.E.I. La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana
del 15 maggio 1980;
* l’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica alle Conferenze Episcopali circa
l’ammissione in seminario di candidati provenienti da altri seminari o famiglie religiose dell’8 marzo
1996;
* i nn. 7 e 8 della Lettera circolare circa gli scrutini sulla idoneità dei candidati della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ai Vescovi diocesani e agli
altri Ordinari che hanno facoltà di ammettere agli Ordini sacri del 10 novembre 1997;
* il Messaggio del Papa al Penitenziere Maggiore Card. Baum del 20 marzo 1998 (n. 5);
* il can. 241 del Codice di diritto canonico;
IN FORZA
del mandato speciale concesso dalla Santa Sede con l’Istruzione della Congregazione per
l’Educazione Cattolica dell’8 marzo 1996, prot. n. 157/96;
A NORMA del can. 455, §1 del Codice di diritto canonico
delibera
ART. 1
Per l’ammissione nei seminari maggiori italiani di alunni, anche stranieri, usciti o dimessi da
altro seminario o da case di formazione degli istituti di vita consacrata e delle società di vita
apostolica sono da osservare le seguenti disposizioni:
1. – L’alunno, uscito volontariamente o dimesso da un seminario o da una casa di formazione
degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica deve presentare domanda scritta e
motivata al Vescovo diocesano del seminario presso il quale intende essere ammesso, per il tramite
del rettore del seminario medesimo; nel caso di seminari interdiocesani o regionali, la domanda è
presentata al Vescovo della diocesi nella quale il candidato intende essere incardinato. In tale domanda
il richiedente espone le ragioni che hanno determinato l’abbandono o la
dimissione e dichiara altresì che il proprio direttore spirituale, esplicitamente interrogato e
richiesto, non lo ha sconsigliato dal persistere nel proposito di accedere agli ordini sacri.
2. - Il rettore, ricevuta la domanda, richiede a nome del Vescovo - cui incombe l’obbligo
grave di investigare circa le cause dell’uscita o della dimissione - una dichiarazione scritta al
rettore del seminario o al responsabile della formazione dell’istituto di vita consacrata o della
società di vita apostolica di provenienza, nella quale deve essere descritto il curricolo del
candidato; in particolare devono essere indicate in modo completo e veritiero le cause che hanno
determinato l’abbandono o la dimissione del medesimo.
3. - Il rettore acquisisce una conoscenza diretta del soggetto interessato mediante colloqui ed
incontri prolungati nel tempo, attraverso i quali verifica anche il contenuto delle informazioni
ricevute; richiede inoltre il parere motivato del parroco del candidato, o di un sacerdote che lo
conosca effettivamente e ne ha seguito il cammino ecclesiale.
Di norma il rettore abbia anche colloqui con il rettore o con il responsabile della formazione
dell’istituto di vita consacrata o della società di vita apostolica di provenienza.
4. - Per una migliore valutazione del caso, soprattutto se vengono indicate ragioni inerenti la
struttura della personalità (per es. presenza di tare ereditarie, problemi concernenti la maturità
affettiva, umana, anomalie psichiche e sessuali, il ripetuto ricorso ad analisi o terapie psicologiche,
divergenze ideologiche e dottrinali, ecc.), è opportuno chiedere la consulenza di un perito per
l’esame e la valutazione della documentazione e per un’eventuale ulteriore verifica sul soggetto.
5. - È opportuno richiedere un adeguato periodo di prova del candidato sotto la guida di un
sacerdote, scelto dal rettore d’intesa con il Vescovo, per accertare la disponibilità del soggetto al
dialogo e la capacità di accogliere le osservazioni ricevute. Di questa esperienza il sacerdote
incaricato presenta una relazione scritta. Durante il periodo di prova il candidato deve essere
seguito anche da un direttore spirituale, approvato dal Vescovo.
6. - Prima che si pervenga alla decisione, il Vescovo disposto ad accogliere il richiedente
informa il Vescovo proprio del medesimo e ne domanda il parere.
Se si tratta di un alunno uscito o dimesso da una casa di formazione di un istituto di vita consacrata
o di una società di vita apostolica, il Vescovo disposto ad accogliere informa il superiore maggiore
dell’istituto o della società e ne domanda il parere.
Qualora venga presentato per l’ordinazione diaconale o presbiterale un candidato accolto in un
istituto di vita consacrata o in una società di vita apostolica contro il parere del Vescovo, questi non
deve promuovere all’ordinazione (cf. can. 1052, § 3).
7. - L’ammissione è decisa dal Vescovo, d’intesa col rettore del seminario, il quale
ordinariamente chiede il parere degli altri educatori circa gli elementi emersi dall’indagine
preliminare. La decisione circa l’ammissione, redatta per iscritto dal rettore o - in mancanza - da
un sacerdote delegato dal Vescovo ed opportunamente motivata, è comunicata all’interessato, al
rettore del seminario di provenienza, al Vescovo proprio del richiedente o al superiore maggiore
dell’istituto di vita consacrata o della società di vita apostolica.
Restano ferme le disposizioni vigenti circa la documentazione da acquisire e conservare nella
cartella personale dei candidati agli Ordini Sacri (cf. can. 241, §§ 1-2 e allegato n. I della citata
Lettera circolare della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti).
8. - Il segreto, cui sono tenuti il confessore e il direttore spirituale, non esime gli stessi
dall’obbligo gravissimo di dissuadere, con ogni energia, dal proseguire verso il sacerdozio i
candidati che non sono in possesso delle virtù necessarie, soprattutto la castità indispensabile per
l’impegno celibatario, ovvero mancano del necessario equilibrio psicologico o non manifestano
una sufficiente maturità di giudizio.
9. - Se la domanda del candidato non viene accolta, la decisione è comunicata al medesimo
per iscritto e non è suscettibile di impugnazione. 10. - Non possono essere prese in considerazione le
domande di ammissione di coloro che,
dopo il diciottesimo anno di età, per una seconda volta hanno lasciato il seminario o l’istituto, o
ne sono stati dimessi.
11. - I rettori dei seminari e i responsabili delle case di formazione degli istituti di vita consacrata
e delle società di vita apostolica sono tenuti in coscienza a fornire le informazioni richieste,
attenendosi ai dati in loro possesso.
12. - Fatto salvo in ogni caso il rispetto del foro interno, le richieste di informazione e le
informazioni rilasciate circa i candidati sono coperte da doverosa riservatezza in coerenza con il
diritto alla buona fama e alla tutela dell’intimità personale (cf. can. 220), senza peraltro che ciò
legittimi i responsabili a nascondere o dissimulare il vero stato delle cose relativamente a quanto
può essere comunicato in foro esterno.
ART. 2
La disciplina stabilita dalle presenti norme è applicata, con gli opportuni adattamenti, anche per
l’ammissione nei seminari minori.
ART. 3
Le presenti disposizioni, vincolanti per i seminari diocesani, inter-diocesani e regionali sono
comunicate ai superiori maggiori degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica
per favorire, su una materia delicata e di interesse comune, una disciplina uniforme nel
discernimento dei candidati al ministero ordinato, tenuta anche presente la peculiarità propria del
ministero presbiterale da esercitare nelle Chiese particolari rispetto a quello svolto negli istituti di
vita consacrata e nelle società di vita apostolica.