Rielaborare un testo: il riassunto
Possiamo dividere in due fasi l’elaborazione di un riassunto:
1 la fase di lettura e comprensione, che a sua volta comprende:
- Individuare l’argomento principale del testo
- Dividere il testo in sequenze (paragrafi, unità di senso)
- Distinguere le informazioni essenziali
2 la fase di la fase di rielaborazione e scrittura, che comprende:
- l’utilizzo di accorgimenti per la riformulazione del testo
- La stesura vera e propria
Riduci il numero di parole dei seguenti testi senza modificarne il
contenuto
L’ufficio dell’anagrafe è stato chiuso in anticipo. Questa situazione ha
creato un certo disagio all’utenza.
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Le polveri sottili sono aumentate notevolmente nella zona: alcuni medici
hanno ipotizzato che ciò sia la causa di molti disturbi respiratori diffusi
tra i bambini.
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La segreteria ha annunciato che l’aula video sarà riaperta entro la fine
del mese
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Durante la bella vacanza sul Mar Rosso, Stefano ha fotografato pesci
pagliaccio, razze gorgoniche e ricci.
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L’insegnante di Lettere ha più volte consigliato a Giulia di leggere
“Guerra e pace”, il famoso romanzo dello scrittore russo Tolstoj; per
questo Giulia lo ha preso in prestito dalla biblioteca.
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L’uomo indeciso
Johanna Marin Coles e Lydia Marin Ross
C’era una volta un uomo che non riusciva a ……………………………………
prendere la minima decisione. Passava le ……………………………………
giornate a dubitare di tutto, a chiedersi se ……………………………………
aveva scelto bene il colore dei vestiti, la donna ……………………………………
che aveva sposato o la casa dove abitava. Non …………
era mai pienamente convinto delle sue scelte.
……………………………………
Un giorno, uno dei suoi vicini, non potendo ……………………………………
rimborsargli un debito, gli donò una grande ……
quantità di carne.
……………………………………
Il nostro uomo, come d’abitudine, esitò a lungo ……………………………………
su cosa era meglio fare: andare a venderla al ……………………………………
mercato o piuttosto al macellaio? E a quale ……………………
prezzo? O forse era meglio seccarla e tenerne
una parte? O forse tutta? ……………………………………
……………………………………
In capo a qualche giorno, quando finalmente si ………………………………
decise a venderla al mercato, la carne non era
più fresca. Tutti quelli che la mangiarono si
sentirono male e rischiarono di morire ……………………………………
intossicati. ……………………………………
……
La gente infuriata si rivolse al giudice. L’uomo ……………………………………
fu convocato in tribunale e venne riconosciuto ……………………………………
colpevole. ……………………………………
Il giudice lo condannò a scegliere fra tre ……………………………………
punizioni: mangiare la carne avariata, ricevere ……………………………………
venti colpi di frusta, pagare una multa di venti …………………………
monete d’oro. Il nostro uomo soppesò a lungo …………………………
ogni possibilità. Cambiò parere un numero
incalcolabile di volte, finché il giudice, persa la ……………………………………
pazienza, gli ordinò di prendere una decisione. ……………………………………
E l’uomo alla fine decise, con la morte nel ……………………………………
cuore, di mangiare la carne avariata. ……………………
Arrivato a tre quarti dichiarò, tutto verde in viso, ……………………………………
di preferire i colpi di frusta. Al quindicesimo ……………………………………
colpo, giudicando quel dolore insopportabile, ……………………………………
cambiò idea e preferì pagare le venti monete ……………………………………
d’oro. ……………………………………
………………………...
Così, a causa della sua inguaribile indecisione,
subì tutte e tre le condanne: mangiare la carne
avariata, ricevere le frustate e pagare l’intera
multa. «È giusto» sentenziò il giudice «riflettere
bene prima di prendere una decisione; ma
quando la si è presa, bisogna mantenerla. Uno
spirito agitato dalle continue esitazioni non può
trovare pace.»
(da L’Alfabeto della saggezza, trad. di G.
Longhi, Einaudi Ragazzi, Torino, 2005)
C'era una volta, a Londra, un luogo con delle le gabbie
grandi gabbie che si potevano visitare anche
consegnando cani o gatti da dare in pasto
alle belve.
Arrivò un tale che portò un cane randagio. Fu il leone feroce e il cane
fatto entrare e il cagnolino venne gettato nella
gabbia del leone.
La bestiola si andò a rannicchiare in un il cagnolino indifeso
angolo e, quando il leone si avvicinò e lo
annusò, si rovescio sulla schiena con le
zampette per aria e dimenò la coda.
Il leone lo tastò con la zampa, ma non gli fece Il leone e il cagnolino
niente. A sera, quando il leone si coricò per amici
dormire, il cagnolino si stese accanto a lui.
Leone e cagnolino vissero un anno insieme, Vivere insieme
nella medesima gabbia.
Un giorno il cagnolino si ammalò e morì. La morte del cane
Il leone non smetteva di fiutare la bestiola, la Il leone triste per il lutto
carezzava e la scuoteva con la zampa.
Quando ebbe capito che il suo compagno era
morto, diventò furioso e rifiutò il cibo.
Il giorno dopo, il guardiano tentò di portare via Il leone non lascia il suo
il cane morto, ma il leone non lo lasciò amico
avvicinare; resto per cinque giorni coricato
con il cagnolino tra le zampe.
Il sesto giorno morì. La morte del leone
IL LEONE E IL CANE
IL LEONE E IL CANE
In un luogo a Londra si portavano cani e gatti da dare i pasto al leone.
Un tale portò un cagnolino e lo mise nella gabbia con il leone, ma il leone
no gli fece niente.
Quando era ora di andare a dormire il cagnolino si addormentò con il
leone, vissero un anno nella gabbia in compagnia.
Un giorno il cagnolino muori, e il leone ci rimase male dal punto di non
mangiare più.
Il guardiano cerco di portare via il cagnolino ma non fu capace perché il
leone non lo lasciava restò 5 giorni con il cagnolino morto.
Il 6 giorno il leone muori.
Paura di tutto
di Ermanno Bencivenga
C’era una volta un bimbo che aveva paura di tutto. Se il cane del vicino sbadigliava compiaciuto
ridestandosi dalla pennichella1 pomeridiana, il bimbo scappava gridando (e lasciando sbigottito il
povero animale). Se qualcuno allungava una mano per fargli una carezza, il bimbo trasaliva e
indietreggiava. Se in casa entravano estranei, correva a rifugiarsi nella sua camera. E qualche
volta anche la casa lo spaventava, anche la sua camera, e allora si rifugiava in giardino e si
guardava intorno terrorizzato, non sapendo più in che direzione correre. C’era anche, in quella
stessa parte del mondo, un uomo che sembrava non aver paura di niente. Era stato in mezzo a
guerre e pestilenze, aveva affrontato mille disastri, aveva attraversato deserti infuocati e scalato
montagne alte fino al cielo, era sceso in fondo al mare e nelle viscere della terra e nulla mai lo
aveva turbato. Un giorno l’uomo che sembrava non aver paura di niente sentì del bimbo che aveva
paura di tutto e decise di aiutarlo. Andò a casa sua, entrò nella sua camera, si sedette
comodamente e cominciò a parlargli. «Là dove sei» gli disse «hai smesso di avere paura?»
«No» rispose il bimbo «la paura c’è sempre.»
«E sai perché?» disse l’uomo.
«Perché quello di cui hai paura te lo porti sempre dietro, perché è dentro di te.»
«E che cos’è?» chiese il bimbo.
«Non lo so» rispose l’uomo «nessuno lo sa. Se si sapesse, non farebbe più paura. Ma so che
scappare non serve; so che non è di me che devi avere paura o del cane o della gente che ti tende
la mano.»
Non successe niente quella volta. L’uomo se ne andò e il bimbo rimase sotto il letto. Non succede
mai niente la prima volta e neanche la seconda. Ma pian piano qualcosa cominciò a cambiare.
Capitò ancora che il bimbo si spaventasse nella sua camera, quando scendeva la sera e strane
ombre si disegnavano sulle pareti; capitò che scappasse in giardino e si guardasse intorno, non
sapendo più in che direzione correre. Ma capitò anche che gli venissero in mente le parole
dell’uomo e gli sembrasse inutile correre, e allora tanto valeva tornare dentro. Ci furono lunghi
giorni in cui si scrutò attentamente allo specchio cercando di capire di che cosa aveva paura e
spalancava la bocca per vedere se era qualcosa che aveva inghiottito. Non scoprì nulla,
ovviamente: se l’avesse scoperto, non avrebbe più avuto paura. E invece continuò ad averne, ma
a un certo punto non gliene importò più. Una domenica mattina il bimbo uscì di casa e accarezzò il
cane del vicino, lasciandolo sbigottito. Da allora nessuno l’ha più visto. C’è chi racconta che si sia
perso per deserti infuocati e montagne alte fino al cielo, che abbia visto il fondo del mare e le
viscere della terra.
(da La filosofia in trentadue favole, A. Mondadori, Milano, 1991)