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2 "La Filologia Medievale e Umanistica" Pp. 97-123

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I.rapponTo con'annco 97 dlassici latini (cfr. Sabbadini 1914; 1967, pp. 156-164]. Petrarca gli indirizzd due lettere (Fam. IV 15-16), in cui lo criticd per il vizio, tipico di molti suoi contemporanei, di accumulare citazioni per manifestae la proptia personale srudiione esoprattutto dscusse sul primato da asegnare ane deistue Pach della Chiesa, Agostino, verso cui pendeva la bilancia del giudizio petrarchesco, « Girolamo, prediletto da Giovanni d’Andrea. A quest'ultimo eyli dedicd ‘un impegnato trattato, intitolato Ieronimianus, che godette di molta fortuna nell'eta dei manoscritti ¢ delle pitt antiche stampe (invece adesso manca persino un’edizione moderna corrente) (cfr. Clausi 2011]. Delle quattro se- zioni di cui 'opera si compone é particolarmente importante Pultima (nelle altre Giovanni d’Andrea polemizza per lo scarso culto riservato a Girolamo, ne ricostruisce la biografia e riunisce varie testimonianze su di lui), dove i canonista tenta di ricostruire il catalogo delle opere del suo santo prediletto. Per questo si impegn6 nella ricerca in Italia ¢ all’estero dei testi di Girolamo: a Parigi lo aiuté l’agostiniano Giovanni Coci, che gli procuré alcuni trattati polemici; in patria ebbe al suo fianco un altro agostiniano, Bartolomeo da Urbino, autore di due immensi florilegi patristici, dedicati rispettivamente ad Agostino e Ambrogio, che gli mise a disposizione una lettera di disputata autenticita che non aveva fino ad allora potuto reperire. ‘Accanto al certosino Guigo, un altro innamorato di Girolamo che visse nel sec. XII fu il romano Nicola Maniacutia, diacono di San Lorenzo in Damaso e cisterciense a Sant’ Anastasio alle Tre Fontane ai tempi dell'abate Bernardo, futuro papa Eugenio IIT (1145-1153). Compose infatti una monumentale biografia di Girolamo con lo scopo di superare le precedenti agiografic, che da un lato avevano allegato notizie poco pertinenti, dall'altro avevano completamente trascurato informazioni preziose ricavabili direttamente dalla lettura delle opere del santo. Ma il merito maggiore di Maniacutia, che ali ha permesso di guadagnarsi un posto nella storia della filologia biblica, @ limpegno sulle Sacre Scritture, in particolare sul libro dei Salmi, di cui circolavano diverse traduzioni, Nelle sue personali dichiarazioni di intenti egli manifest un’audacia nell'emendazione dei Sacti Testi pari a quella dimostrata secoli dopo da Lorenzo Valla nella Collatio Novi Testamenti e da Erasmo. Maniacutia dunque, ricollegandosi direttamente alla lezione di San Girolamo, rivela grande amore per la vera littera delle Scritture che era violentata dall’inesperienza dei copisti e ancor peggio dall’ardire temerario degli ignorant in alcuni casi il ricorso a esperti di ebraico gli consenti di ten- tare di correggere il testo della parola di Dio. E particolarmente importante il suo trattato sulla corruzione e la correzione dei Salmi e di altri libri sacri, il Libellus de corruptione et correctione psalmorum et aliarum quorundam soripturarum (cft. Peti 1977; Rico-Gugliemetti-Peri 2007]. Si tratta di una dichiarazione di metodo sulla sua impresa riservata al Salterio gallicano, una delle versioni di San Girolamo che si fondava non gia direttamente sul testo ebraico, ma sulla traduzione greca dei Settanta, cosi deta perché secondo la tradizione fu realizzata nel sec. III a.C. da 70 dotti convocati da Tolomeo II Filadelfo ad Alessandria per attendere alla nobile impresa di volgere in greco 98 Carmoto ttl la Bibbia, Ricavando il proprio lessico filologico pee er ver maestro, Maniac let sll cause ele varie sorta hey livelli-deturpano il testo latino delle Sacre Scritture aah ropa ae alla presunzione di alcuni correttori, cost fiducis ne la prop au ie a proprio ing dan ol vertex «por corrtor dle ban lizzazioni dei copisti alle interpolazioni alle omisioni per satenzion Alritra she ses anim core, avando Pace sno in quelle pitt comuni» («in verbis consimilibus sepe uri aims ad amply usitata»), adombrando in un certo modo il principio della lectio, ofacilior (cf 13.1). E gustoso un aneddoto che hi steso racconta. Un fiom si era recat presso labbazia romana di San Martino ai Monti, dove si m até in un co pista che stava correggendo un antico testimone della Bibbia, aggiungendg alcuni pass li mancanti sulla base di un esemplare recente, nella convinziong che fossero stati omessi. Maniacuta gl chiese allora conto di questo mod di procedere: «Come fai a sapere che lesemplare recente & pit autentico dj gull antco?», Ingenuamente il copsta gli rspose che cerano delle par in piv Pacuto maestro ebbe buon gioco a repicargl: «Al posto di ritenere i passi in piti dell’esemplare moderno come mancanti nell’antico, non ti Potresti immaginare che tutti quei passi assenti nell'antico siano a conti fat superflui2y. E cost comincid a provare che le aggiunte erano in realta com. pletamente inutile che queste interpolazioni si erano determinate «a caus, dei presuntuosi che ci hanno provocato un grande male, perché veriti e si impegnano in congetture arbitrarie, con aggiunte o soy ignorano la PPressioni», 1.3.3. Agostino ¢ i Cisterciensi: la ricerca dei modelli da cui copiare La terra di Francia nel sec. XII vede la costruzione di un: 'a portentosa raccolta degli ope era omnia di Agostino presso il monastero cisterciense di Clairvaune una consistente porzione, distinta in 7 volumi, & presso la Mediatheque di custoditi nella biblioteca attualmente conservata Troyes, dove sono confluiti molti codici un tempo di Clairvaux, Andrebbe attentamente indagata Por sine di questo monumentale tentativo di raggruppare tutto quanto Agostino aveva scritto, studiando le diverse tradizioni testuali sottese all’allestimento di una cosi complessa impresa filologica in onore del santo. E certo che la collezione divenne all'interno della complessa rete dei monastercisterciens! un sicuro modello a cui attingere per ottenere copie di opere agostiniane. Lo manifesta una suggestiva lettera da Filippo, priore di Clairvaux e poi abate dell’Elemosina, indirizzata all'abate di Liessies, che era alla ticerca di aleani testi di Agostino ¢ dungue, sapendo che nella casa madre di Clairvaux era Presente una raccolta completa, chiede al confratello di prestargli i volumi Perché ne possa trarre degli apografi [cft. Leclercq 1951], Filippo risponde clogiando innanzitutto a grandezza di Agostino, che tra i Padri pode di una sorta di primato per lo splendore dell’eloquenza e la profondita degli inse- gnamenti. Gli conferma inoltre che presso la biblioteca di Clainvaux sono presenti 4 delle opere richieste. Perd, siccome questi testi erano compresi entro la collezione del grande corpus agostiniano, a cui si & accennate, non = — Inapponmo con 'avnco 99 sarebbe stato possibile separate inviarli a Liessies. Cosi Filippo consiglia al suo interlocutore di inviare a Clairvaux un copista di fiducia con la pergamena aria, perché possa trarne una copi recess Sed et hace volumina, de quibus scribo, magnorum voluminum corporibus jhserta sunt, ita ut disiungi non possint nec vobis mitti. Consilium autem hostrum est ut, sicos alicubi recuperare non potestis et omnino vultis habere, hbis scriptorem et membranas transmittatis, ut fiat voluntas vestra Effettivamente, gli inventari della distrutta biblioteca di Liessies testimoniano che h erano presenti proprio que testi che abate del sec. XII aveva chiesto al priore Filippo: segno che l'operazione andé a buon fine. Le vie della trasmis- sione testuale possono essere piti complesse di quanto si possa immaginare ¢ ialettura degli epistolari, quelli medievali e umanistici, spesso aiuta a meglio comprendere come uomini ¢ libri potessero viaggiare, 1.3.4. Raccogliere tutte le opere di Ambrogio a Milano nel sec. XII: il pre- posito Martino, Petrarca ¢ Varcivescovo erudito Fu ancor pi entusiasmante 'impresa che nella prima meti del sec. XII sisvolse sotto le volte della basilica milanese di Sant’ Ambrogio, dov'era ed @ custodito il corpo del patrono, intorno al quale nel sec. IX, per committenza di un —munifico e geniale ecclesiastico, 'arcivescovo Angilberto II, maestro Volvino ceselloil fulgido altare d’oro. Nell'Archivio della Basilica di Sant’ Ambrogio onservato un gruppo di5 manoscritti di notevole formato (M31-35), vergati in carolina lombarda nel sec. XII: trasmettono opere di Ambrogio e sono parte diun nucleo piti esteso, che comprende altri due pezzi, Vaticani latini 268 e | 282, pid alcuni apogeafi di eta gotica ¢ umanistica. Essi furono commissionati | da Martino Corbo, che tra il 1130 e il 1150 cirea fu preposito dei canonici | gj Sant’Ambrogio e che volle costruire un monumento aere perennius di | pergamena e inchiostro a gloria del patrono, condensandone la produzione | Jetteraria, compresi alcuni testi sputi che circolavano dietro lo schermo del nome del santo, in 4 volumi, i quali gii nel corso del see. XV per questioni di maneggevolezza furono scissi in pitt tomi, Ne restano per nostra grande fortuna 7, grazie ai quali & possibile riconoscere le molte tradizioni testuali | che siintrecciano in quelle pagine ¢ ammirare il progetto sotteso all'impresa culturale [cfr. Billanovich-Ferrari 1976]. All inizio del tomo, che si apre con ’Exameron (M31, £.3v), il committente incaricd un artista di rappresentare Ambrogio e dispose di raffigurare anche la sua immagine inginocchiata ai piedi del beato e gerarchicamente di proporzioni ridotte. I preposito fece tracciare il suo nome: «Martinus presbyter ac prepositus huius aecclesiae». Per ottenere i modelli da cui copiare i testi di Ambrogio, Corbo attinse alle riserve locali, dove si custodivano preziosi antigrafi dei secoli precedenti; i Culto del patrono fu promosso a Milano a partire dall eta carolingia e al rilancio del santo si associ6 la confezione di codici con i suoi scritti, Ma non tutto si etamantenuto a Milano ¢ dintorni. Per incrementare con novitail progetto di raccogliere le opere ambrosiane, Martino strinse un’alleanza che si rivel6 solo in ee ls 100 Carrow lil acon duecanonicitedesci: Paolo cil swoalievo Gebeardp parte frurtuoss i nel 1123. Del rapporto di Martino con Paolo ¢ Gebearg s eqlincontr® a Mia ib siamo informati grazicaun prezioso Manipolg avonché ae sell uli fortunosamente conservate in originale [efr. p, coe Le 2015b]. Le ichiesteeil lusso di codici non sono unidicercnah perché, se Corbo attendeva a raccogliere testi del vescovo di Milano, idue amici i Ratisbona erano molto interessati alla liturgia ambrosiana, che desideravang importarenelle loro terre, riconoscendone I autorevolezza, Molte furono le richieste da parte di Martino, pochi, aconti fatti, i risultati. Lo testimonia, per esempio, una missiva di Paolo che da conto delle ticerche effettuate Oltralpe per recuperare alcuni scritti di cui si aveva soltanto memoria grazie alle infor. mazioni che Paolino di Milano aveva riportato nella sua biografia di Ambrogio scritta per incarico di Agostino all inizio del sec. V: le perdute lettere al fanciully Pansofio ¢ quella a Fritigil, regina dei Marcomanni, Evidentemente Matting non disperava di recuperarle. Ma ancor pitt importante é un altro tentative dj ricerca. Correva voce che presso la chiesa di Reims fosse custodita una copia del commento di Ambrogio su Isaia, un’ opera di cui anche noi Possiamo. conoscere soltanto qualche estratto grazie alla tradizione indiretta, e Paolo (Gebeardo erg allora assente in missione diplomatica) ne da conto a Martino: Interim mea solitudo hoc tibi mittit pro dono quod Ambrosi prophetam compertus est esse apud Remensem ecclesia, u us super Ysaiam lanenses pro sua dignitate non des inde eum Medio. peramus mutuaturos esse (‘Frattanto io, rimasto solo, ti faccio dono della notizia che il testo di Ambrogio su leg si trova presso la Chiesa di Reims, da dove non disperiamo che i Milanes perla loro dignita potranno ottenerlo in prestito’), Si trattava purtroppo di un rumore falso, perché un’altra epistola in originale mandi in frantumi le speranze: Amor quidem tui, pater amande, non sinit consuetudinem scribendi tibi prae- termittere, sed pudor obstitit illius inefficatiae quam iam diu passi sumus et adhuc patimur in indagandis ibtis ambrosianae doctrinae, Multotiens enim spes inveniendi lucescit, multotiens etiam tenebrescit (‘L'amore nei tuoi confronti, Padre amabile, non consente che siinterrompa la consuetudine di scrivert, my Si oppone la vergogna per quell’inefficacia che da tempo abbiamo sopporato € ancora sopportiamo nella ricerca dei libri della dottrina di Ambrogio. Molte volte infatti la speranza di trovarli si accende, altrettante si spegne’), Paolo ¢ Gebeardo non si diedeto per vinti sulla traccia dello sfuggente com- mento su Isaia; poiché le ricerche in Francia non-avevano ottenuto alcun risultato, decisero di sperimentare la via della Sassonia «ob investigandum Ambrosium super Ysaiamny (‘per cercare il commento di Ambrogio su Isai’): anche in questo caso vanamente, Pero ’amicizia trai canonici di Milano e di Ratisbona produsse almeno qualche frutto filologico. Nel 1123, dopo essersi allontanati da Milano per raggiungere la Baviera, Paolo €Gebeardo rintracciarono a Verona il commento ambrosiano al salmo 61,4 |rapromo con Vanco 101 gran parte occupato dalla commemorazione del defunto imperatore Graziano, ¢ prowidero a mandare un apografo al loro novell amico, ‘ La collezione ambrosiana voluta dal preposito Martino Corbo non rimase chiusa negli armaria della biblioteca per cui era stata pensata, ma gia da subito fu snodo vitale nella trasmissione dei testi di Ambrogio, come gli studi della tradizione manoscritta del vescovo di Milano testimoniano: fin dal sec, XII furono tratti apografi dai volumi preziosi commissionati presso la basilica mmilanese. Addirittura, trail 1353 e il 1361, quando eta ospite di Ambrogio {«hospes Ambrosii»), come ama definirsi, Petrarca ebbe la possbilia di vo- gerelo sguardosu quei4 grandi volumiallestti due secoli prima ene amino Ja maesta e 'antichita (cfr, Monti 2010]. Ma non si limita a un'osservazione dall’esterno: li consulta, come testimoniano alcuni suoi segni di attenzione autografi, in forma difiorellino, che sono stati rintracciati sui margini di due GF questi manoscritt, il milanese M 31 e il Vaticano latino 268, che per altro in origine facevano parte di un solo volume, e ne fece trarte una copia par. ziale, atuale codice Parigino latino 1757, scritto e decorato a Milano, che comprende, accanto a un'opera che, pur non essendo di Ambrogio, citcolava.* sotto il suo nome, il De vocatione omnium gentium, scritto in realta da Prospero Aquitania, alts testi genuinamente ambrosiani, tra cui'orazione tenuta dal escove in occasione della morte del fratello Satiro, il De excessu fratris [cf Santirosi 2007 eIV.5], Proprio incontro con lacollezione raccolta da Martino Corbo portd Petrarca a riflettere su problemi di attribuzione: ne diede conto nel Il libro del suo De vita solitaria ¢ soprattutto in una lettera indirizzata 'amico Lello Tosetti nel 1362-1363, la Senile 114, che & dedicata alla critica diattribuzione, con riflessione sugli spuria che circolavano sotto il nome di Se- neca, Se nel corpus della canonica di Sant’ Ambrogio era compreso come opera autenticai| De moribus Brachmanoram, sui costumi dei Brahmani, lo stile non consenti a Petrarca di accogliere questo trattato nel canone della produzione «di Ambrogio e anzi, sul fondamento di altri manoscritti da lui probabilmente visti quando si trovava in Francia, lo assegnd a Palladio, Possiamo lasciare direttamente la parola a Petrarca (Sen. I 4, nella traduzione di Silvia Rizzo): To stesso in un grande e antico volume posseduto dalla chiesa di Sant’ Ambro- tio di Milano che comprende buona parte degli scriti di Ambrogio, ho vista attribuita ad Ambrogio un'opera di tile diverso dal suo, E ci manc6 poco che ci mi traesse in inganno quando scrivevo i libri De vita solitaria; alla fine mi accorsi che era di Palladio, non di Ambrogio. La storia della collezione di Martino non finisce con Petrarca. Meno di un secolo dopo Francesco Pizolpasso, che nel 1435 fu nominato arcivescovo di Milano, porto con sé i volumi al concilio di Basilea (1431-1438), in qualita di rappresentante del duca di Milano Filippo Maria Visconti: li si discuteva di forma della Chiesa anche poggiandosi all utoriti cei Padi. Pizolpasso, che fu amico ¢ protettore di umanisti¢ collezion un’invidiabile biblioteca, abitata da classic enon, ora confluita in gran parteall' Ambrosiana di Milano, lascd una lunga nota autografa a f, 3r del manoscritto M31 (proprio quel 102 Carrow Ui rl la bella miniatura di dedica con il ritratto de] we uché i vlume non veniss audolentemeye preposito Martino). Lo fece perc Teo mnoserioconenet eles mutilato, come era avvenuto pe ico anon essere pervenst ai nostri gigg Ambrogio, che non a caso forsee! v visione I'elenco delle opere contemsn neppure parzialmente, ¢ eae 1437 eapu d concilium generale nel grosso tomo. La nota e " a hroxane dicui gil Pizolpasslamentan Sei manoscrtto con leepistole cunumqueext ex codice epistolan un tentativo di furto («prout ausum tenta ' tstolarum i ecclesie Sancti Ambrosii», ‘come si 2 osatg sancti Ambrosii que etiam sunt ec! ene e fare conilcodice delle lettere di Sant’ Ambrogio che appartengong tentato di fare con il codice d si), gandato perduto, shall fortue, Fi anche alla chis ian’ Ambre) andato per nad possederne una copia, commissionata dallo stesso Pizo) — ie Si trovaya 1 Basileae ot alla Biblioteca Ambrosiana con segnatura F 114 sup, Si py essere sicuri che questo codice umanistico sia apografo diretto di quello del XII non soltanto per ragioni di ordine storico (come sié visto Pizolpassy ebbe occasione di trattenere presso di sé al concilio di Basilea la colleziong degli opera omnia di Ambrogio), ma perché alla fine di questo manoscrittg sono copiate 5 lettere che hanno per protagonisti Paolo eGebeardo da un lato ¢ Martino Corbo dall’altro. In queste missive si parla di cultura, di scambj di libri e di politica in un periodo di forte tensione tra Papato ¢ impero in cuj per varie circostanze i due canonici di Ratisbona e il preposito milanese sj trovarono su lati opposti della barricata (cfr. Petoletti 2015b]. E si pud stare certi che fu lo stesso Corbo a far copiare, dopo le lettere di Ambrogio, il suo piccolo carteggio, consegnandolo autorevolmente, anche se in Posizione di retroguardia, al volume che custodiva l’epistolario del suo patrono, Lapografo commissionato da Pizolpasso permette di risolvere un: che ha per protagonista la biblioteca di Petrarca e Fassegnazione alla via mano di alcune postille rintracciate in un manoscritto che trasmette le lettere di Sant’ Ambrogio. Si trata del monumentale codice oggi diviso in 3, Oxford, Bodleian Library, Canon. Pat. 210 + 229 + Rawlinson Dd 893, risalente al sec. Xll edi origine francese, aereditato come 'esemplare delle Epstulae di Ambrogio posseduto e annotato da Petrarca [cft. de la Mare 1997]. Tuttavia le note ¢ le graffe, a forma di racemi o di volti umani, che si incontrano sui margini di questo libro, sembrano estrance agli usi grafici di Petrarca e dun que gia considerazioni di ordine paleografico, nonostante l'autorevolezza dei Pareri contrari, mettono in guardia da troppo veloci conclusioni [efr, Fiorilla 2005, pp. 30-31]. Idubbi Poi aumentano quando alle osservazioni paleografi che si sommano constatazioni di ordine filologico, Petrarca sui margini della sua copia dell'Institutio oratoria di Quinmtiliano, il Parigino latino 7720, che appartiene alla famiglia dei mutili, come era normale prima delle scoperte di Poggio Bracciolini, e che egli ottenne in dono dall’'amico fiorentino Lapo da Castiglionchio nel 1350, vergd numerosissime postille [efr. Accame 1989]. Tra Gueste a fianco di Quintiliano, Inst. X3, 19, si trova un suo delicato fiorellino¢ soprattutto una lunga ripresa dall epistolario di Ambrogio (Epist. VIL37, 1-3), £ 91r, introdotta dalla constatazione «Ambrosius epystola 38%. Questo pre foglio che accoglie ‘a questione OM Ee oe atl - A narromo con 'wmneo 103 eosiando te adaltre piccole spe flologiche, consente di escludere ch i Petrarca S sia avvalso del manoscrtto ambrosiano oggi a Oxford. In i jestimone oxoniense (Canon. Pat. lat. 210, £. 251), la lettera in vst and Sabino] XLIP> (era dungue la quarantaduesima), mentre in altri manoseritt s » progio lepstolaa Sabino, ricordata nel lango marginal re latrentottesima posizione: tra quest proprio Ambr r el perduto volume commisionatoda Martino per la basilica ean Ambra: Ch Tipotesi che Petrarca si sia procurato un apogeafo 3 ebro a partie da volum del Cotbo, come sicuramente ere diventa lio concret: &comungue da eset che Hp dpo il 1350 suo Quinlan, llegando la testimonianza ial eter “hj Ambrogio, Pettarca potesse avere sotto gli occhi il ma sete Of Quest serine eo aca al ana delle postille, rende ancor pit problematico accettare che codici mbrogio sano transitat sul leggio di Peteare. Epistulae di A nel occupaelettivam Frasup, lacopiad nascritt aleograica Foxford cone \ANESIMO: GLI SCOPRITORI MAESTRI, I FILOLOGI 2. sec. XV inizia allinsegna delle scoperte di codici classic: il periodo d'oro t appesetaro dal Condo di Costanza, apertsi nel 1414 per rsoere «sana problema del Grande Scisma d'Oceidente che aveva profonda- mente turbato la Chiesa cattolica. I pit attivt umanisti dell'epoca erano anche Mj eunae come tli seguzonele delegazioni cardinalizie nella ctta Mf Toxo cerano Poggio Braceiolini (1380-1459), che divenne a ‘9 simbolo delle scoperte di quell’epoca, Cencio da Montepulciano, direttamente coinvolti nell’abbazia San Gallo, Nel 1415 Poggio a quanto pare si monastero di Cluny rinvenne. alcune orazioni Ja Pro Murena, che erano allora 1a la Pro Cluentio, gia scoperta da Boccaccio Petrarca, ma in una forma testuale ‘versa. Lanno seguente nel corso di un memorabile viaggio a San Gallo, in compagnia dei gi citati Cencio Rustci e Bartolomeo da Montepulciano, Poggio rtrovo un esemp ratio oratoria di Quintiliano, cai si aggiunsero altri testi, come il commento di Asconio Pediano ad aleune ae wl Cieerone ein parte li Argonautica del poeta Valetio Flacco (cf. Sabbadini 1905; 1967, pp. 72-84: Sabbadini 1914; 1967, pp- 191-193; Reeve a Reynolds-Wilson 1968; 2016, pp. 126-129]. Di questo animoso viaggio, caxi rieco di conseguenze per fa storia della trasmissione dei classici latini, iene pres erinennze epistolari; in primo luogo quella di Poggio fe de dt con eosin la resureone del Quintliano intego, (Soenoientl ieee Giovanni Corvin, che ab- eal grande maestro dell’Umanesimo Guarino Veronese vomini tedesc: tr thon dito il personagzi si Fost e Bartolomeo Araga2z ella cacia di test nsdn ala Francia, dove nel seponiane tra cui la Pro Rosco Amering € sconosciute, alle quali si somm 4 Montecassino € quindi comunicata 2 Jare completo dell’ Insta. ine ie 104 Corto Ill Jogia, testo 12), Altrettanto significativa, eun Po meno conosiy (cht Aw . ‘i Cencio Rustici indirizzata al romano Francesco da Fiano, len a wal uanto scura, ma che allora, dopo la morte di Coluccio Salut a si eutrit culturale. Qui Cencio ricorda_ con stups \ 7 vie San Gallo, cosi ricco di conseguenze per la storia dell Beralot 1929-1930; 1975, pp. 144-147]: ‘upore i] sug Europa lefe In Germania ci sono molti monasteri ricchi di biblioteche con librilatini, 1 che mi ha dato speranza che alquanti libri di Cicerone, di Varrone, dj Livio ¢ altri uomini dottissimi, che sembrano andati completamente perduti, Satebbern ritornati in luce, a patto che li si cercasse con scrupolo Infatti, essendo. iu nei giotni scorsi come d’accordo insieme con Poggio © Bartolomeo da Ma tepulciano, allettati dalla fama della biblioteca, alla atta di San Gallo, entra nella biblioteca abbiamo trovato gli Argonautica di Giasone composti da C. ti Valero (s, Flacco] in versieloguentssii edi grande quali, perfec” aderent ala ignit della metrica, quindialeuniargomentin prosasy gh orazioni di Cicerone (sc. Asconio Pediano], attraverso i quali si Possong seremot consti gudizariee molecratersiche deleantche Dopo avere ricordato anche la scoperta del De opificio hominis di Lattanzi del De architectura di Vitruvio, nonché del comme: i nto di Prisciano aj Primi 2 versi di ciascun libro dell’ Eneide di Virgilio, Cencio si concentra con cu su una rarita, un volume vergato su supporto papiraceo che ésiste ancora — ilms. di San Gallo, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 226, in scrittura onciale della seconda meta del sec, VIL, con parte dei Synonima di Isidoro di Siviglia: riosita Cera inoltre in quella biblioteca un libro fatto con in latino si chiamano appunto libri, donde, come si Isidoro di Siviglia, Etymzologiae XVI 6], ilibri hann il suo contenuto non fosse proprio di grande qual ¢ incorrotta antichita I’ho abbracciato con massi le cortecce degli albet,che legge in San Girolamo [efe © preso il loro nome; benché ita, tuttavia per quella santa ima devozione. Con toni che ricordano la lettera di Poggio sul recu tegro, Cencio si lamenta delle condizioni dey antichi dei classici: pero del Quintiliano in. pplorevoli in cui giacevano i lib Ma quando vedemmo con pitt cura la torre vi dove sono reclusi come prigionieri libri in u biblioteca insozzata e contaminata da polvere, tignole, fuliggine e quelle altre cose responsabili del fatto che i libri vengano dimenticati, abbiamo provato una grande tristezza, pensando che la lingua latina cost avrebbe pets in grande bellezza e dignita. Senz’altro questa biblioteca, se potesse parlare da sé, direbbe a gran voce: «Non permettete, uomini che molto amate la lingua latina, che io venga completamente cancellata a causa di questa trascuratezza, Liberatemi da questo carcere, nelle cui tenebre non pud manifestarsi la luce cosi grande dei libri». C’erano in quel monastero un abate e dei monaci alieni da ogni conoscenza delle lettere. O barbarie nemica della lingua latina, o scia- gurata accozzaglia di uomini! cna al sacro tempio di San Gallo, in numero quasi infinito, e quell enappomo con vanmco. 105 NeLLil7, conlenere di presentazione cardinalizie, Poggio and ancora aSan Foc in ale biblioteche di Svizzera e Germania ne tase un ico tesoro fo Talico, Manlio, Ammiano Marcellin, Tertliano, Ma su tui sueta il Dever natura i Lvrezo, che dopo na fiammata di iteresse nel sec. IX, quandoera stato copiato piti olte, precipitd in una sorta di oblio secolare fino 4 rcupero umanstico- Tra Francia e Germania Poggio ritrovd altre orazioni come la Pro Caecina a Langres, ele Silvae di Stazio (invece gh altri i pox stazian, la Tebaide ela breve Acilleie avevano goduto di grande saanane! Medioevofinendoadkrittrasuibanchi di scuol), Le mission di Pogsioe amici, favorite dal Concilio di Costanza, ampliarono enormemente~e «cai brevi —le conoscenze della letteratura classica: gli apografi dei iisimoltiplicarono, segno dellinteresse suscitato dalle scoperte di dio di secolo cosi promettente. Grandeimportanza rivestea questo sura di Niccol6 Niccoli (# 1437), «raccoglitore geniale» di mano- ecopista in prima persona in umanistica corsiva [Sabbadini Egli per altrosi preoccupd di ottenere liste deilibricustociti biblioteche private: nel Commentarium in peregrinatione Pe epg del 141 forniun elenco dei testi conserva in isituzionireigose (gy Germaniaconsegnatoadue cardinalin partenza peril Conic Basile, Mande sulle informacion cisponibilgraziea Braccolini.Binteressanea questo proposito la testimonianza diunalettera di Poggio indirizzata a Fran- cesco Accoltinel 1448-1449, ormai ad anni di distanza dalle scoperte dei tempi $1) Cone Costanza (cf. Harth 1984-1987, IIL, pp. 82-85} latine Ammiano Marcellino, avendolo strappato lle alle prigioni, dei tedeschi. Il cardinale Colonna [sc Oddone che fu papa con il nome di Martino V] ha ato, in scrttura antica, ma cosi corrotto che non vi ‘Lo ha trascritto di sua mano Niccold Niccoli in testirinvem esto esor' preposolafigua scrittilatinie grect 1905; 1967, p53]. pei monasteri o in [oho resttuito alle Muse biblioteche, per non dire Prospero, nipote di quell quel codice che io ho port puiessere mula di pil corrott. su fogli di carta. ¢-cosi sia il manoscritto antico di Ammiano, scritto del sec. IX, sia quello copiato da Niccoli si sono del Vaticano latino 1873, che porta postille Biblioteca Nazionale Centrale, Lasorte é stata benigna a Fulda nella prima met: conservati: si tratta rispettivamente diPoggioe di Niccoli, e del codice di Firenze, Conv, Soppr. L.V.43. Le earriera di Poggio scopritore non si interruppe con il Concilio di Co- saanza: anche durante il viaggio c il soggiorno in Inghilerra (1418-1425), quando era a servizio del cardinale Enrico di Beaufort, vescovo di Win- chester, egi ebbe occasione di recuperare qualcosa, come pet esempio una particula del Satyricon di Petronio (altro ancora ebbe da Colonia), un autore che non a caso aveva goduto di qualche rinomanza nell’Inghilterra del sec. Xll:era noto peresempio a Giovanni di Salisbury. Tornato in Italia si spinse nel 1429 a Montecassino e li trove tra Paltro il De aquae ductibus di Frontino nel manoscrtto copiato da Pietro Diacono, un complicato personageio, vissuto nella prima meta del sec. XI ¢ morto intorno al 1159, che volle con 106 Carrro.0 e carioni, esaltare il monastero fondato q), Ja sua opera, non immune da taliferion : ° snvorain foo (Medias San Benedetto: il codice in questione , Archivio dell Abbazia. 56), olasione da Poggio & imprestionanteg Velenco delle oper re roche lad lui simbolo stesso delle scopeng stifier ampiamente i gui che ae eine 7 in eta umanistica, Di sicuro non fu il solo, p hiese citadine. sia intel testi atch nelle biblioteche di monster chiese cian si in Tala si all'estero. E famosa la scoperta da parte del vescovo Gerardo Landriani ne} 1421 a Lodi di un manoscritto antico che portava un trttico Prezioso, il De oratore, VOrator el Brutus di Cicerone: le prime due opere, gia coffosciute nel Medioevo, ma in forma mutila, nel codiceritrovato si presentavano nella Joro integrita; la terza era addirittura una novita Gene ee abbadint 1905, 1967, p. 100}. Altrettanto rinomata fu la missione oltral Ipe di Enoch d) ‘Ascoli che porta nel 1455 al recupero tra altro delle opere minoti di Tacit, la eu presenza era gia stata segnalata nelle liste di auctores presenti nelle biblioteche di questo 0 di quel monastero, ma che fino ad allora non era stato possibile conquistare, Insomma tutto il Quattrocento, fino alle fruttuose visite a Bobbio del 1493, con cui, per ditla con Sabbadini [ibidem, p. 164], si chiude eroica» delle scoperte, fu segnato da un'intensa attvita di ricerca che inctementare la disponibilita ela circolazione di testi classici nelle bibli degli umanisti: su questi testi, trascritti in numerose copie nelle nuove arafiche dell'umanistica libraria e corsiva, si esercitd l'ingegno per cer restituire la lezione autentica dei testi (Ia vera lectio). Se dunque Poggio incarna in un certo senso immagine dell’'umanista s tore, tra imacstri del sec. XV @ forse la figura di Guarino Veronese (1374- ad avere lasciato la traccia pit: profonda; possibile riconoscerne il attraverso Ta lettura delle sue epistole ¢ lo studio dei manoseritti che legati alla sua scuola: fra altro questo @ un campo di indagine ancora a a molte novita (eft. Sabbadini 1887; Sabbadini 1896]. Gia maturo, all quasi trent anni, sitrasferi a Costantinopoli con Manuele Crisolora, che imposto con le sue Fezioni a Firenze una svolta radicale agli studi favor {a conoscenza del greco, ¢ fi, in casa Crisolora, soggiomd per cinque acquisendo una forte competenza nel greco (di qui la s storia delle traduzioni). Nel resto della lunga vita eserc I su prima nella nativa Yerona, quindi a Firenze e Venezia, infine ~e soprattu a Ferrara, dal 1429 alla morte. Guarino organizzi le sue lezioni in co base clementari, per riuscire.a leggere ¢ pronunciare correttamente il lati seguiva un livello superiore, il corso grammaticale, dedicato allo studio di tlio delle letere di Cicerone, infin corse Tetorico, fondato sulla lett della Rhetorica ad Herennium ¢ su Quintiliano. La formazione Guarino era dunque completa. Particol r alla scuola jarmente rilevante fu Minsistenza estauro della corretta ortografia del latino, che in eta tardo medievale s con la consuetudine di scrivere i dittonghi non per esteso e con I'inti Tlone di forme ontografiche come michi e nichil per mibi e nibil: sorte dalla conoscenza del greco, Guarino poté impostare un discorso rinnovat ‘Lewrrono con omic 497 serberd in tutta la sua portataa partie dalla meta del Q ile indagatore per recuperare testi di classic latinicancor ag stained cope estan at lr ype rip farts i restituzione dei passi greci all interno di opere latine) Peete darnicb con entusasmo asi alliev il tesoro di conoscenza accumula, ca ava ang bors. Retro ancora insgiem she 1 ecu chelobanno come protagonist nel mare agra di are vant pid © meno [ussuos dove nee note di letura, spesso anonime aetna nel nome di Goatn ersten dco fest erred pasoatrcome Geli operecomele eis er dewono molt nella storia della trasmissone e della ricevione ciceroniane i dEvon ‘he protagonista di scoperte che non furono cosi clamorose come Gaarino Ean 7 pele Pogo, macomunaie lasciarono traccia profonda nella storia dell U sim, Nea biblioteca ca pitolare di Verona, che aveva gia dispensato i img esr patie dal Trecento,rinvenne nel 1419 un codice di veneranda antichit, season son To delle lettere di Plinio i Giovane, gia tmaneggiato nel Medioevo dal vescovo Raterio e dal mansionario Giovanni, iJ quale a inizio Trecento aveva addirittura scritto un opuscolo per cercare di damper de Pini eterati il Vecchio, autor dell Storia Natale, ei dare che sess un grande epistlri. Guarino csi presenta odie, he poigandatoperdato, in unasua etter Girolamo Gualdo [eft.Sabbadini 1915-1919, L pp- 233-234]: Duesiom fami sono stati mostra aleuni cod di mail anichit, gus rut argomento sacro. Tra questi mi sono imbattuto in uno, del quale tu ti wut eaascoltare, come anch'o nell ammirare. Si trata dlls letere sione; Paspetto delle lettere era molto belo e tra le Plinio di singolare vener: Pe Gea anni splendidamente fresco e, come dice Virgo [Ered VI 303], «dio di cruda e gagliarda vecchiezza» [...] E diviso in 8 libri con circa ‘220 lettere. A nessuna di queste manca T'intestazione, ne ho scorso velocemente “jeune. misono sembratecorretissime e— cosa che fu motivo non solo di gci, aaa pedi ammirazione ~in una cosi grande antichiti ed eta ormai decrepita non mi sembrano affette da errori. chesit Insta wuariniana avvio un’intensa attivita di emendazione e di diffusione lell’ Epistolario di Plinio il Giovane. Lorenzo Vall (1407-1457) incarmala Figura dell umanistageialeepoemico Tn tutti gli ambienti che si trovo a frequentare lasci6 traccia della sua intelli senza cella sua vvacthintellettuae, unite a una forte consapevolezza dei opr mez che lo port scontrarsi inesorabilmente con altri dott, spesso ataccatispiettamente dalla specola della sua competenza nella lingua latina [eft Cesarini Martinelli 2003a; Regoliosi 2008; Reynolds-Wilson 1968; 2016, pp. 129-131], Egli é autore delle Elegantie, costruite in gara con gli antichi grammatici nell intent di fissure Ie nee guida autentiche del Taino classeo, aut su lor! maison Tefr, Regoliosi 1993]. Quando era la Pavia, intomno al 1430, non si fece benvolere criticando con toni aspr! Lascoperta gt della famiglia veronese in 8 libri d 108 CaPmo.o Ih incarnata nela figura del giurista Bartolg Sassoferrato ¢ dei suoi moderni seguacls che avevano rinuncato a ripren sassoferrato€ sdenza classica in favore delle contorsiont esegetiche re Tanti Runspri ei era a Roma, da cui poi dovette andar via per Posi ao aan ae attacco al ciceronianismo dominante e Pesibita el Ouinano, nel De comparatione Ciceronis Quintilan |e a an ae entra suo penser nel schen in voga (ett. Paglaeoli 2006). ; Fiera trascorsoa Napoli, pressola.co sed Morse Aragon, 1435 al 1447, che vide gungere amaturaione IR i wn i Va Qui compose nel 1440 la sua opera pit famosa, De fese cet et ene ni Constantin’ donatione declaratio, nata con lo scopo neers in dsc Te pretese temporal della Chiesa omana subreano di. Napoli ¢ dungue tun intento pratico e cortigiano, ma sviluppatasi come una serrata ‘ demoliione dla «emticita di un documento straordinatio che era gia sta Griticato nel periodo medieval sul fronte della legittimita, ma senza mina fe fondamenta dell effettva reat Si tratta della celebre Domazione di C stantino, che si pensava dettata nel sec. IV ai tempi del trasferimento del sede dell'impero sul Bosforo, in cui Costantino, che aveva concesso libert di culto anche ai cristiani, dichiarava di affidare a papa Silvesiro, il quale lo aveva liberate dalla malattia, il possesso delle terre d'Italia ¢ della citta di Roma, Su questo documento, risalente forse al sec. VIII, in un periodo di fort “evoluzioni politiche che portarono al trionfo dei Franchi sui Longobardi e alla restaurazione imperiale, si era costruita, pet cost dire, la fortuna temporale della Chiesa. Oltre la polemica contro la corruzione della Chiesa dei suoi ‘tempi (mai il santo papa Silvestro avrebbe accettato quella donazione che fu madre di tante degenerazioni), per Valla sono le prove storiche ¢ filologiche che dimostrano la falsiti: del tetp, Per comprenler meglio To spirito che anima quest’opera € utile rileggere le parole di esordio: tradizione del diritto medieval Poiché ci sono persone che se la prendono a male e mi accusano di temerarieta ¢ sacrilegio, dal momento che da me sono stati pubblicat pit epi ibr in qua ogni campo del sapere, in cui io sono in disaccordo con molti autori, grandi € ormai da lungo tempo considerati autorevoli, che cosa si deve pensare che faranno in questo caso? Con quanto zelo si scateneranno contro dime? se ci sara la possibilita, con che brama e quanto precipitosamente mi trascineranno al supplizio?(...] Con animo costante, con grande fiducia, con buona speranza dev'essere difesa la causa della verita, la causa della giustizia, la causa di Dio, Infatti non & da considerare un vet 0 oratore chi sa parlare bene, se non ha anche il coraggio di parlare, La critica della Donazione & serrata: le incongruenze lessicali sono poste in tisalto per manifestare come Costantino non avrebbe-potate-materialmente scrivere quel documento in contrasto con gli usi linguistici del tempo in cui sarebbe stato composto. Per esempio, nel orivlegie Teg at Tegge che il sovrano avrebbe dichiarato: «Abbiamo giudicato utile insieme con tutti i nostri satrapi IL msrorro con anne 109 nero senato, inotre con gli ottimati tuto il popolo che &soggetto al la Chiesa di Roma [...]». Ma ~ si chiede con ironia Valla ~ come eli dominio del fhe un imperatore romano potesse parlare di ‘satrapi’? Non c'é fonti di un siffarto modo di esprimersi; anzi anche le testimo: numismatiche smentiscono che un simile lessico possa 3 possibile dl cia nelle tra mance epigraliche aunt icamenteappartenete a tempi di Costantino saver dlls illogia di Lorenzo Valla ai tempi del sogiorno presso nanimno sono le Emendatones correzioni) a Livio, comprese lemicissimo contro il enovese Bartolomed Facio, che gli con Ji primato intellentual alla corte aragonese, nonché pit fonso nels libro pol cendeva una 50" 1 a ,Aquche got vant a goecanbiarono graze Leonzo Pilato. Pu interven conn a patti diBoceaccoafarsche finalmentcalmeno un an® sree necagungsse in Occidente per mezzo dla version gq arnt letterale ein alcunipassi decisamente errata, din Jorea dal conzio, Finalmente a grande leteraturaprecafgee aoaaeeee eso tinfae in Ilia (Leoni vole in latino anche qualche gy isu re una tage, Eau di Euripide). Boccaccio riven ao vai alo merit della glorisa impres in una pagina appassionata dl con ree ya deorum gemtlian (XV 7) sotto iportats A lezione da Leong 2uF cua puto imparaealmeno a vello clemenare a serverein reco cal aver used eper questo volleadornare a sua encilopedia erudia con , pet usare le parole di Paolo Cortsi che fn Quattrocento nel suo De hominibus doctts ripercorse lastoria culturale del i XV tratteggiando vivact strat dei protagonisti che feceroYonore di quel. poct sats constat Crisoloram transiarinam illam diseiplinam in Talim P exissen) [efrFerrai 1979, p. 111].Non mancaronocificolt:talvltanon sedgponeva dimaestri ecu chi awvalendosi desi bibic greco-latn cng “f apprendre da autodidata la lingua della Grecia et. Sabbadin 1922 pp 17-29], Ma la strada imboccata non poteva essere PA abbandonata: i grandj scnisti dl sec. XV conobbero in grado differenti greco e furono prolif tnaduttor’ anche a servizio dei potenti, come papa Niccol6 V che promosse ae ntensa attvita diversion di opere sopratutto storiogafiche (ct Antoo. evoli delle difficolta, come scrisse Poliziang aia, testo 13). Furono spesso consaps c ‘ dn un suoepigramma greco, dovesi legge come la lingua stranierapossa esere paragonabilea una scivolosa anguilla che, proprio quando sembra carta, Huan scivolando va (ft: Pontani 2002, p. 66]. In quest ambito di ricerca lavoro da fare & ancora grande: occorre pubblicare molte di queste versioni, con orecchio attento al latino, ma anche al greco sotteso alle versioni, perché sh aleuni casi é possibile individuare, se non il manoscritto utilizzato, almeno la tradizione testuale che giustifica le scelte del traduttore. i moltiplicarono i viaggi di studio in Oriente, per rafforzare le proprie competence lingustiche e per intercettare manoscriti greci con nuovi test da importare ed eventualmente da tradurre: si é detto (cfr. IIL4) che gid agli albori del Quattrocento Guarino fu ospite di Crisolora a Bizanzio, ma anche altri umanist salparono alla volta del Bosforo, come per esempio Giovanni Aurispa eil polemicissimo Francesco Filelfo, che ebbe modo durante la sua lunga vita di suscitare odi e rancori dovunque avesse soggiornato. Fu poi esemplare la collezione di manoscritti greci riunita da Vittorino da Feltre nella Mantova sede del suo magistero, Si accrebbero dunque le possibiliti di apprendere il greco grazie all’afflusso di maestri dall’Orient favorirono questi viaggi prima il Concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439), con il tentativo diunire la Chiesa latina e quella ortodossa, separate dal sec. XI, poi la caduta di Costantinopoli, espugnata da Maometto II nel 1453, quando T’impero bizantino crolld. Cosi !Umanesimo si riapproprid progressivamente, ma con costanza ¢ dedizione, della cultura greca, cui ebbe accesso attraverso le traduzioni ¢ la lettura diretta, facilitata dall’arrivo di molti manoscritti, che vennero letti, copiati talvolta — se c'erano le capacita — anche corretti (cfr. Wilson 2000]. II sogno di Boccaccio e di Coluccio si era realizzato. sap Inmavromo con Vanco 119, } 4. LANTIQUARIA dnesimo si accese un grande interesse per le antichita: le epi- ti del passato furono attentamente studiati, perché accanto | Ijuirea far conoscereil passato nella sua integrita [ft > Nell’eta dell’Um: afi more ai testi potevano contr Weiss 1989] ; Wes ebanc culture miabils in marmoribs cum ters punctat, qus re enarieegere velimeligere non valu (Untemposfacevano delle legne di ammiazione con lettere seguite da punti, che sculture in marmo sen siamo in gro dilpgereecomprendee convenes ). Cosi Boncompagno da Signa (f post 1240) scrive nel capitolo della sua Rethorica i one epi rileva la Ij antichi sepoleri. Con questa constatazi tare correttamente non giaicaratteri dll alfabeto epigra- che sireperivano nell iscrizioni roman. Infatti , Boncompagno mostra i conoscere e usare co di Traiano, anche se non zetus dedicato ae dificolta a interpret fico, male parole abbreviate nel Liber de obsidione Ancom Fepirfe che campeggiava ad Ancona sopra Par sipremura di ctrl testualmente “es vomin el Medioevo dichiararono la propria incapacita di intendere le scritture epigrafiche roman il giurista' Odofredo (+ 1265) nel suo commento “Tpjgso part di due atche rave di bronzo conservate 3 Roma presso il Taterno con un testo pet Iu oscuro: non era pero né la veneranda legge delle XII Tavole, come Odofredo s'immagind, né, come 1 posteri vollero, la Lex spine inperto, ogi ai Musei Capitoini di Roma, che Cola di Rienzo nel furore della sua effimera esperienza trase dall’oblio. Si trattava con ogni proba dela stessatavolabronzea che un visatore forse inglese di Roma sce XII, maestro Gregorio, ammiratore delle vestigia artistiche della cit, Hserise non senza sottolinearele sue difficolt dilettura [cfr. Nardella 1997, p:72}eAnte hane (la lupacapitolina] enca tabula es ubi pociora legis pre- veptseripta sunt. [..] In hac tabula pla le set Paves intellexi. Sunt enim cepa sc ere omnia verbasubaudiuncur (Davantalaupacapitlina © nar bronz, dave sono srite norm giurdiche di gran prego [In {hesatavolaho eto pi cose, ma hocapito poco, Cisono inf aforismi dove presoché rte le parole sono presenta in forma abbrevits). epigrafi aaa nodivemate oscure dunque non tanto per incapacit di eggere a ree seritturacapitale monumental, quanto pera desuetudine con i Fnguapeipafc, lsue formule elesueabbreviazion [cfr Peteleti 2002] Perdipiilprcaro stato di conservazione potevacosttuie un ostacolo, come | hiaranente emerge da una testimonianza quattrocentesca, purammantata da unvelodiretorica nel suo De varietatefortunae Poggio Braccioliniricordé le lodiche Antonio Losehi gl aveva tibutato per aver raggruppato in una cole- tion di epgrli di opere pubbliche e private, omane e suburbane, «nonnulla ‘ero inter virgultaetrubos laentia ex tenebris eruens» (‘strappandone dalle tocbepate de sinascondevano tra ghiarbustieirow!). Lap pale discon clasiche anterior alse. XV étramandata codice oggi Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 326, risalente al terzo quarto 120 Carirooill J monasteto di Fulda: la raccolta perd tsa con aay ntgalo pi antco, Poi copiat in et carling Alege hhe godettero di una.certa fortuna, Tra queste sicuramente ver one che campesgia ancot OR toi omg Soa Roma LIBERATOR VRBIS FYNDATOR! QUIEN (4 un’epigrafe greca in lettere maiuscole, preceduta dall indi oye ropograficu: cLictere infrasripte reperte sunt apud Sanctum Felicem nya in qua marore aula Le Ietere che sequono sono sate ad Eos san Feces Ema sna vos di mane), came Sépalere per wat lsvamente dala teste boceaccesca, Sela prima a. ec ies tasitain Octet daun ppt isc manesimon (fe Campana 2005, pp 671 ae chenonsenbra primes commos dalle anticheiscrizion. De remediisutrasquefortane 1114) riprodusse un epigrafe antics, Davao note di Augusto imperatoe, Ancor prima, per compara ii caro amico Tommaso da Messina, morto nel 1341, recuperd se nerapait (.] praecepitata dies» (quel giomoafirttandos i un'epigrae sepolerale cristina tardoantia, un tempo indi in Santa Maria in Trastevere. al pene mare itempi Salat, chen una ettera del 21 luglio 1405, ata a Domenico di Bandino, impegnato ad accumulare informazioni las faraines encilopein il Fons memorabilium univers, cercd di latino di Citta di Castello (Tifermunn). 7a eu dubbio a proposio del nome eae) che negli scrttori anichi la nobile citi non era stata 1 come il nome fosse presente nei Dia- ji Gregorio Magno (T1135), che aveva patlato del beato Florido, vescovo Uy cata ci Castello. Ma a varia letio nei suoi due esemplari (uno dei quali é sano ino anoi ogi Firenze, Laurenzino San Marco 566, risalente al inizio Aiher XIV) loaveva messoinallarme, Cosisi preoccupé di collazionare una ‘entina di altri estimoni dei Dialogi, che del resto era opera assai diffusa, ma ‘erarrvare a una soluzione definitiva, tanto disastrato era il passo del santo ponte: «Quam ob rem quesivi multum, ranyamaie super hoc varietatem Frei, quod nichilaudeam affiemare» (Percio hho cercato molto eho trovato tnneea grande varet a questo proposio che non 0s0 affermare nulla’). Per srenreta ortografia del nome, Tifernum enon Tyfermun Jo aiutd pero un’e- pale ania: «cui reifilem faciunt antiquissime litere, quas vidi sumptas & er to apide qui estin domibus canonicorum illusce civitatis» (‘ne danno tredtolelettereantichissime che ho visto prese da una lapide marmorea, che sitrova nelle proprieta dei canonici di quella citti’). E Salutati che in un’altra Jettera dello stesso anno (23 dicembre 1403), ‘mandata a Bracciolini, da poco tertoda Roma per prendere servizio in cura presso i cardinale Landolfo Maamaldo, tstimonia come Poggio si fosse allora impegnato & raccogliere icin’ anche ea allestime una silloge (da notare ui il prezioso ¢ raro ametivocans che oceorre in Varrone, Ling. VII 28. 10, 73,cin Cicerone, Tisc 127 ctazione da Ennio): «Ago gratias de cascs ili tiulis, quos quidem te pauco tempore nobis sresso Boct soegnata a Tepitaffio, dels iabelsima c Jorapianzi tempo sulla via Salaria, quit Dopo avere dichi patente menzionata,Colucio no 5 yeoe ri tam celeriter transmisisti. Video totam antiqus epigrammatibus traditurum» ("Ti ringrazio di quelle Netust i Fi edo . epigrafi che con tanta abbondanza, con tanta celeritd mi hai trasmesso. “rtamente che tu in poco tempo ci consegnerai Pintera citta di Roma 122 Carmro.o Il i) Si & stato scritto, dell. che isc ), Si tratta, come é s! , dell aata g con le sue antche iscriaion!). i tatta alos fe scita delle prime vere ti che di epigrafia» ee cand 22005, p 7). Questy raccolta primitiva and6 perduta; in seguito Poggio, ce ‘ era intento alle ee enudite durante il Concilio di Costanza (ct IIL4),recupers < aun insieme di iscrizioni antiche simile a San Gallo un codice che trasmetteva pera aa zal di Einsiedeln: cosi elabord una nuova piu amPla silloge, Le epitralie ajutarono pet una piti corretta ricostruzione sapogrlica ot Ro na. aMtica ne suo gi ricordato De varietate fortunae. Mol 4 altri um 7 1 si impegnarong 4 raccoglere iscrzioni del passato,animati da interessi storch etuditi ele tera anche per solver prob i caratteteortozaic, come nl cg {F Poisiano che sul fondamento di testimonianze epigrafiche difes la form Q ‘ Virals). Vergilius contro quella vulgata Virglius ‘ re Hicarone lunghe fatiche a trascrivere iscrizioni non sol Tra coloro che ded See A tta senza dubbio a Ciriaco d’Ancon, latine ma anche greche, il primato sp bio a Ci (1591-1452), personaitapoliedrca di mercante diplomatico che ebbe oc. vane intensamente in Occidente ¢ in Oriente [cfr. Colin 1981 ‘on sempre sorvegliato, come prova il suo latino un po’ expressionistico enon sempre reglato dalle norme della grammatca, per tutta la vita copiepigal dall'tala alla Grecia fino al lontano Exixo, Corredando spesso le sue trascrizioni con disegni. Consegnd tutto questo materiale ai suoi Commentarii autografi che sono stati inghiottiti dal tempo e che si possono ricostruire, a costo di non poche fatiche, attraverso pochi fogli original autografi conservatiallinterno di ampie miscellanee umanistiche, ¢ pper mezzo delle copie contemporanee o di eta successiva (cfr. Fiaschi 2011} Lo studio delle collezioni epigrafiche di eta umanistica & di grande importanza ron soltanto per meglio comprendere Patteggiamento degli studiosi del sec. XV nei confronti dell’Antichita, ma anche perché molte delle iscrizioni co- piate in quell epoca sono andate perdute e dunque sono le sillogi vergate su fogli di carta o pergamena, e non i marmi, ad avere salvato queste preziose testimonianze del passato [cfr. Gionta 2005). Accanto allo studio delle iscrizioni, maturd nell’Umanesimo una maggior con- sapevolezza per le antichita romane, che nel Medioevo erano state presentate nici Mirabilia urbis Rome, dove la topografia di Roma antica era descritta con curiositie fantasia, mescolando storia ¢ leggenda. Questa tradizione perdurd vivace dal sec. XII, quando una prima redazione dei Mirabilia fu messa per iscritto, fino al sec. XV, Certo, alcuni spiriti innamorati dei classici manifesta- rono nei confronti delle rovine e dei vetusti monumenti maggior cura: si pensi al canonico romano Giovanni Cavallini, lettore appassionato di Tito Livio e di Valerio Massimo, che, per amor di patria, nella sua Polistoria de dotibus et virtutibus Romanorum rivitalizzé la tradizione dei Mirabilia, rinnovando nei libri VI-VIIL il catalogo delle antiquitates di Roma sul fondamento della sua Frese nda fart hate) Neer en denen relates a 12 descrsse la sua gita del 1337 in com aarti Giovanni Colonatt rest Roma con enusasoe chi rusciarettficare qualche errore vulgato, come casione di vi e qui 113.5]. Autodidatta n IL marronTo con Vanco 123 iv al crea idntfcrone delle santos oie peso AY Celio con l dstrutto Settizonjo,e don con il presunre emo ta Came pretends mio: ala consutzione del Cronin di Bcia Sale ond Gitano a mteroslabuon stad molt casi perd sla ez le egedetrasmes di Mra puresendo foi Pare enormerente pid waste, Nel se. XV dal Dewar fortinae di eet Rome strat Bono aa ics pop Pe pata cal nents vn dlc, fond una Be prea cs ce stents esendeao a ia sete one dle stevie Alga, D) quelozel Gregorio PY kaa DI RIFERIMENTO qM.L.t: Berté 2009; Billanovich 1953; 1996; Billanovich 1994; Billanovich 1958; Bischoff 1984, Fera 2012; Giles 1846; Hall 1991; Hartmann 2012; Haskins 1972; rames 1903; Jon of Salisbury 1984; Marshall 1983; Marshall 1984; Massa 1953; ‘Munk Olsen 2014 Neff 1908; Passalacqua 2003; Pellegrin 1957; 1988; Petolett 2000; Petoletti 2004; Petoletti 2009; Petoletti 2014; Reynolds 1983; Reynolds- ison 1968, 2016; Riccar 2005s Rouse 1973; Rouse-Rouse 1990; von Severus 194 Stagni 2006; Stiremann 19845 Villa 1969; Weigle 1966. [IL1.2: Berté 2012; Berté Petolett:Zamponi 2017; Billanovich 1946; 1996; Billa novich 1947; 1995 Billanovich 1955; 1996; Billanovich 1956; Billanovich 1996; geNolhac 1907; De Robertis-Tanturli-Zamponi 2008; Feo 2003; Fera 1996; Fera 3012b; Martello: 1972; 1985b; Petoletti 2005; Petoletti 2006; Petoletti 20152; Reynolds-Wilson 1968; 2016; Rizzo 1975; Rizzo 1995; Rizzo 2005; Sabbadini 1905; 1967; Ullman 1963. LAS: Ferrari 1995; von Biren 1993. TILA3.1: Neff 1908. 1.13.2: Clausi, 2011; Peri 197; Premiers Chartreux 1962; Rico-Gugliemetti-Peri 2007; Sabbadini 1914; 1967. 11133: Leclercq 1951 L134 Accame 1989; Billanovich-Ferrari 1976; de a Mare 1997; Fiorilla 2005; Menai 2010; Petoleti 2013; Petoleti 2015b; Santis 2007. TL2: Bertalot 1929-1930; 1975; Branca 1974; Branca-Pastore Stocchi 1972; Cecatini Martinelli 20034; Cesarini Martinelli 2003b; Fera-Martelli 1998; Harth 1984-1987; Pagliaroli 2006; Reeve 1991; Regoliosi 1981; Regoliosi 1993; Regoliosi 208 Reynold-Wilson 1968; 2016; Rizzo 1973; Sabbadin 1887; Sabbadini 189; Sabbadini 1905; 1967; Sabbadini 1914; 1967; Sabbadini 1915-1919. TB: Berschin 1989; Brams 2003; Classen 1974; Fumagalli 2013; Haskins 1924; Masano Rollo 2002; Perels-Lachr 1928; Pertusi 1964; Petoletti 2016; Pontani 1998; Pontani 2002; Reeve 1991; Rollo 2007; Rollo 2012; Ronconi 2006; Sabbadini 1922; Weiss 1977; Wilson 1983; Wilson 2000. IA: Campana 2005; Colin 1981; De Rossi 1888; Fiaschi 2011; Gionta 2005; Laureys 1995; Nardella 1997; Petoletti 2002; Weiss 1989.

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