0 valutazioni Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti) 255 visualizzazioni 22 pagine L'Abbazia Di Casauria e Il Suo Cartulario
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L’ABBAZIA DI CASAURIA E IL SUO CARTULARIO
Non poteva mancare, in una giornata di studio dedica-
ta ai Benedettini in Abruzzo, un discorso su quella che fu
senza dubbio alcuno la pitt importante fondazione bene-
dettina dell’Abruzzo medievale, l’abbazia della S.ma Trini-
ta, detta poi di S. Clemente, a Casauria. Ma sarebbe fuor
di luogo esporre semplicemente le sue vicende di fronte a
studiosi di storia patria conterranei di coloro che alla co-
noscenza di quelle vicende hanno dato i maggiori contribu-
ti, dal Bindi al Calore, dal Pansa al Salvoni Savorini, dal
Verlengia al nostro Sartorelli’, illustrando via via il ruolo
politico, economico, sociale, artistico esercitato dal mona-
stero per pitt di trecento anni, dall’ultimo venticinquennio
__ 1Si vedano V. Brnp1, S. Clemente a Casauria e il suo codice mi-
niato esistente nella Biblioteca Nazionale di Parigi, Napoli 1887;
P. L. Catore, L’abbazia di S. Clemente a Casauria, in Archivio storico
dell'arte, IV (1891), pp. 9-36; G. Pansa, IL Chronicon Casauriense e
le vicende dell’insigne monastero benedettino di S. Clemente alla Pe-
scara. Studio storico-critico, Lanciano 1893, G. SALVONI SAVORINI,
Monumenti della miniatura negli Abruzzi, in Atti e memorie del
Convegno storico abruzzese-molisano (Roma 1931), 11, Casalbordi-
no 1933, pp. 495-519; F. VERLENGIA, Il « Chronicon Casauriense », in
Rivista abruzzese. Rassegna trimestrale di cultura, III (1950), pp.
75-11; G. SARTORELLI, Il « Chronicon Casauriense», in Nuova Anto-
logia, 518 (1973), pp. 529-541.
25del secolo 1x agli albori del x1. Ritengo invece che possa
riuscire di qualche interesse soffermarsi su alcuni punti del-
la storia dell’abbazia che possano servire anche per un
discorso metodologico sull’uso di quella inestimabile fon-
te che é il cosiddetto Chronicon Casauriense, una compi-
lazione della fine del secolo x11 dovuta al monaco Giovanni
di Berardo e trascritta da maestro Rustico su un codice
membranaceo in-folio oggi conservato presso la Biblioteca
Nazionale di Parigi (ms. lat. 5411) 7.
La compilazione consta del racconto delle vicende del
monastero, dalla fondazione ad opera dell’imperatore Lu-
dovico II fino alla morte dell’abate Leonate (25 marzo
1182), e della raccolta di oltre duemilacentocinquanta do-
cumenti, divisi in due sezioni, una relativa alle carte perve-
nute all’abbazia come munimina dei possessi via via
da essa acquisiti, l’altra rappresentata da diplomi, privile-
gi e documenti privati nei quali il monastero figura quale
destinatario o quale autore. Poiché le edizioni che se ne
sono avute fin qui sono tutte parziali e spesso scorrette°,
Vutilizzazione della fonte non & esente da rischi, soprattut-
*La descrizione pit dettagliata & ancora quella di C. Manares1,
I Liber instrumentorum seu chronicorum monasterti Casauriensis
della Nazionale di Parigi, in Rendiconti dell'Istituto lombardo di
scienze e lettere, Classe di lettere, LXXX (1946-47), pp. 29-62; ma si
aggiunga pure F. Avrit et Y. Zavuska, Manuscrits enluminés dorigine
italienne, 1: VI*-XII° siécles, Paris 1980 (Bibliothéque nationale.
Département des manuscrits. Centre de recherche sur les manuscrits
enluminés), pp. 23-24.
*A. Du CuEsNe, Historiae Francorum scriptores..., III, opera et
studio Francisci DucHEsNz, Lutetiae Parisiorum 1641, pp. 544-554;
L, D’Acurry, Veterum scriptorum... spicilegium, V, Parisiis 1661, pp.
361-531 (2* ed., riveduta da E. BaLuzE e E. Marre, a cura di L. F. J.
De La Barre, con il titolo Spicilegium sive collectio veterum aliquot
seriptorum qui in Galliae bibliothecis delituerant, I, Parisiis 1723,
pp. 929-977; L. A. Muratort, in Rerum Italicarum seriptores..., II, 2,
Mediolani 1726, coll. 767-1018 (riproduce le due precedenti, con Tag-
giunta di alcuni diplomi tratti dall’edizione di F. UGHELLI in Italia
sacra... VI, Romae 1659, coll. 1291-1320 [2* ed., cura et studio Ni-
colai Cotetr, X B, Venetiis 1722, coll. 393-414] ricavata non dall’ori-
ginale bensi da un suo rifacimento; aggiunge inoltre una piccola
parte dei documenti tralasciati dagli editori francesi).
26to quando non sia possibile il confronto tra testo cronisti-
co e testo documentario.
LA DATA DI FONDAZIONE DELL’ABBAZIA
Quando fu fondata l’abbazia sul Pescara? La data che
con maggiore frequenza viene riferita da coloro che si sono
occupati del monastero di S. Clemente € Vanno 872; alcuni ,
tuttavia, forti dell’avallo del Kehr, anticipano Yevento al-
Yanno 8714. Il cronista casauriense, perd, non indica una
data precisa, forse proprio a motivo dell’imbarazzo in cui
viene a trovarsi di fronte a elementi molto incerti e talora
contrastanti: sulla scorta del suo racconto Ludovico I,
avendo in animo di fondare un monastero, acquisi numero-
si possessi in diverse localita d'Italia durante le sue fre-
quenti discese nella Penisola, per poterli poi elargire alla
nuova istituzione nel momento in cui, trovato il sito adatto,
avrebbe realizzato il suo disegno’. La scelta dell’isola di
Casauria sul fiume Pescara parrebbe peraltro risalire gia
all’epoca della prima spedizione in Italia meridionale, e
percio all’847-848°: c’é tuitavia da osservare che Giovanni
di Berardo non distingue chiaramente le singole spedizioni
e pertanto non si pud fare molto affidamento su questo da-
to. Tanto pit che il racconto prosegue attribuendo all’impe-
ratore la preoccupazione di accertare di chi sia la proprieta
dell’isola per poterne entrare legalmente in possesso, allo
scopo di realizzare il suo disegno: e saputo che parte di essa
@ di un certo Sisenando e il resto del vescovo di Penne,
provwvede ad acquistare la prima per venti libbre d’argento
e ad ottenere l’altra parte mediante una permuta stimata
4p. Fr. Keur, Italia pontificia..., 1V: Umbria, Picenum, Marsia,
Berolini 1909, p. 299.
5Cod. Paris. lat. 5411, c. 6": ediz. MuRatort, col. 775.
®Cf, cod. Paris. lat. 5411, c. 9v: ediz, Muratort, col. 777.
27vantaggiosa per il vescove ’; ma i documenti relativi a que-
sti due negozi giuridici sono pit tardi di oltre venti anni,
rispettivamente del novembre 871° e del 25 marzo 873°,
sicché viene da pensare che la via del Pescara sia stata se-
guita in una spedizione successiva e che la scelta vada pro-
crastinata di qualche anno. Bisogna tuttavia considerare
che lo stesso imperatore acquista nell’aprile 853 dal nobile
Corvino alcuni beni nel territorio di Penne”, mentre la re-
gina Ermengarda nel giugno 856 compra dai fratelli Liutar-
do diacono e Corrado alcune terre in localita limitrofe™, e
poiché l’accenno del cronista ad acquisti fatti in varie par-
ti d'Italia in vista di future donazioni al monastero che
sarebbe stato fondato appare piuttosto ingenuo, non é da
escludere che nell’853 ci fosse gid, se non la scelta definiti-
va, almeno un qualche orientamento circa il luogo in cui
sarebbe sorta l’abbazia.
Ma cercare di cucire insieme i diversi elementi del rac-
conto di Giovanni di Berardo é assai arduo, perché non
mancano le contraddizioni pitt palesi. Leggiamo infatti alle
ce. 10Y-11" del manoscritto parigino: «Ludowicus itaque,
sicut supra diximus, divina inspiratione premonitus, cum
videret insulam omnibus bonis refertam et quasi veram
paradisum omnibus optimis fructibus redundantem, ipsam
Deo omnium conditori, postquam liberam ha-
buit, consecravit et in ea monasterium in honore san-
ctae et individue Trinitatis edificari precepit...» ®; quindi la
consacrazione del luogo a Dio e l’ordine di edificare il mo-
nastero sono posteriori al 25 marzo 873, poiché prima d’allo-
ra l'imperatore non poteva disporre di Casauria. Senonché
€ lo stesso cronista che a cc. 70°” dice: « Cepit igitur et
‘Cod. Paris. lat. 5411, cc. 9v-10v: ediz. MuRatort, col. 777.
‘Cod. Paris. lat. 5411, cc. 75v-76': ediz. Muratort, coll, 932-933.
“Cod. Paris. lat. 5411, cc. 79v-80'; ediz. Muratort, coll. 936-938.
1° Cod. Paris. lat. 5411, c, 73: ediz, Muratort, coll. 925-926.
"Cod. Paris. lat. 5411, c, 73t-v: ediz. Muratorr, coll, 926-927,
12Ediz, Muratort, col. 778. Qui e in seguito. endo con ae la
e cedigliata,
28creatum est Piscariense monasterium tempore quo papa
gloriosissimus Nycolaus Romanum gerebat pontificatum et
Michael Constantinopolitanum regebat imperium, supradic-
to Cesare Ludovico, Augusti Lotharii filio, in honore sancte
et individue Trinitatis illud fundante et construente » *;
poiché il pontificato di Niccolo I va dal 24 aprile 858 al 13
novembre 867 e l’impero di Michele III dal 20 gennaio 842
al 23 settembre 867, la fondazione del cenobio casauriense
dovrebbe collocarsi tra l’inizio del pontificato di Niccolo I °
e la fine dell’impero di Michele III, ossia tra gli ultimi
giorni di aprile dell’858 ¢ il 23 settembre 867, epoca nella
quale peraltro Lotario I era gia morto e a Ludovico II com-
peteva pienamente il titolo di Augusto e non pitt quello di
Cesare. E tuttavia queste date concordano con la testimo-
nianza di un discusso diploma di Ludovico II, l'ultimo tra
quelli riportati nel Chronicon, rilasciato il 1 novembre 874”.
Il documento suscita molti sospetti, sia sotto il profilo for-
male-diplomatistico sia sotto quello dei contenuti, che non
& qui il caso di esaminare: bisogna perO quanto meno rife-
rire la strana circostanza di un unico diploma sovrano
indirizzato a due diversi monasteri, quello di Pescara ¢
quello della S.ma Resurrezione e Ascensione del Signore
(titolo pit: tardi mutato in S. Rufino), a Molinello presso
Mantova, monasteri assai distanti l’uno dall’altro e che non
ebbero mai nel corso delle proprie vicende alcuna relazione
tra loro ®. C’é da rilevare altresi che il diploma ci & giunto
48 Ediz. Murarort, col. 797.
14Cod. Paris, lat. 5411, c. 95'-v: ediz. Muratort, coll. 812-813; cf.
Die Regesten des Kaiserreichs unter den Karolingern, 751-918... neu
bearbeitet von E. Mimupacuer, 2 ed., I, 2 (J. F. Boumer, Regesta Im-
perii, 1), Innsbruck 1904, n. 1272.
15 Un altro esempio di diploma imperiale riguardante concessio-
ni fatte a due diversi monasteri sarebbe da attribuire allo stesso Lu-
dovico II: si tratta di un documento datato al 28 maggio 872 e ri-
portato nel Regesto Farfense (Il Regesto di Farfa compilato da
Gregorio di Catino..., a cura di I. Gioret e U. Bauzani, III, Roma
1883 [Biblioteca della Societa romana di storia patria], n. 307, pp.
1112: cf. Die Regesten cit. n. 1254), con il quale vengono confer-
29sia in una tradizione casauriense — quella appunto che leg-
giamo nel Chronicon — sia in una tradizione mantovana,
rappresentata da un quaderno membranaceo del secolo
xiv che raccoglie Privilegia pro monasterio S. Ruffini, pro-
veniente dall’archivio Gonzaga e oggi custodito nell’Archi-
vio di Stato in Mantova”™; le due tradizioni non sono in
tutto uguali e quella di S. Clemente di Casauria risulta no-
tevolmente accorciata rispetto all’altra. Orbene il passo
che interessa adesso il nostro argomento é riferito nella
narratio, la quale nel testo tramandato dal Chronicon
Casauriense suona: «...cum Oninipotentis iuvamine freti
Beneventum progrederemur, in ipso positi itinere deveni-
mus ad Piscariam, ubi quandam invenimus insulam undi-
que aquis cinctam: quam divina inspiratione circumeun-
tes et ex omni considerantes parte, perspeximus ipsam
usibus esse monachorum aptam temporibus profuturis... ».
Il Miihlbacher riferisce questa « scoperta » del sito di Ca-
sauria, pur senza prove concrete, alla spedizione dell’866 ”,
che rientrerebbe nei limiti di tempo sopra indicati. Ma leg-
giamo la narratio nella tradizione mantovana: « ...cum
Omnipotentis iuvamine freti persequeremur infideles Dei
ac sancte Ecclesie seu nostros, utrumque scilicet Lamper-
mati possessi e benefici alla stessa abbazia farfense e al monastero
di S. Salvatore nel territorio di Rieti. A parte pero che in questo
caso i due cenobi sono geograficamente vicini ed ebbero tra loro
strette relazioni, deve dirsi che neppure il diploma farfense é del
tutto esente da dubbi: basti dire che nella narratio si parla
esplicitamente di una dimora dell’imperatore a Farfa nel giorno di
Pentecoste dell’872, allorché, secondo altre fonti, egli era invece a
Roma e veniva incoronato dal papa Adriano II (cf. Die Regesten
cit., n. 1253 d).
7° Of. P. TorELLI, Regesto mantovano. Le carte degli archivi Gon-
zaga e di Stato in Mantova e dei monasteri mantovani soppressi
(Archivio di Stato in Milano), Roma 1914 (Regesta chartarum Italiae
pubblicati dall’Istituto storico italiano, 12), p. 9, n. 9.
"Cf. Die Regesten cit., n. 1233 a: il compilatore, e non il cro-
nista, confonde questa discesa verso Benevento con quella legata
Sus Bueno dell’infedele Teoberto, su cui v. gli stessi Regesten
n. .
30tum, et filium Widonis et filium Haymonis, tendentes Bene-
ventum cum eorum complicibus, in ipso positi itinere de-
venimus ad Piscariam ubi quandam invenimus insulam etc.».
E’ singolare Ja circostanza che questi pit precisi dettagli
sull’occasione che porto a ritrovare lisola del Pescara, seb-
bene non abbiano alcuna rilevanza per il monastero di Mo-
linello, si leggano nella tradizione mantovana e non in quel-
la casauriense: sicché bisogna ritenere che essi, vero 0 fal-
so che sia il documento, risalgano perd a tradizione molto ¢
antica e sostanzialmente credibile. Orbene la campagna
contro i due Lamberti, ossia Lamberto figlio di Guido duca
di Spoleto e Lamberto conte di Camerino 8 il cui patroni-
mico appare solo in questa fonte, dovrebbe collocarsi tra
1870 e la prima meta dell’871, poiché entrambi i Lamberti
sembrano partecipare al complotto che porta nell’agosto
871 all’arresto di Ludovico II da parte di Adelchi di Bene-
vento”, e percid troppo tardi rispetto ai limiti cronologici
rappresentati dal pontificato di Niccold I e dall’impero di
Michele III. Non si pud escludere perd che il manipolatore
del documento (giacché non ve dubbio che il diploma
quanto meno interpolato) abbia confuso l’azione dei due
Lamberti con la ribellione dello stesso Lamberto figlio di
Guido di Spoleto e di un precedente conte di Camerino, Il
deperto, risalente all’860”, la qual data rientra ancora nei
1 Cf, ERcHEMPERTI Historia Langobardorum Beneventanorum,
c. 35: ed. G. Wartz in M.G.H., Scriptores rerum Langobardicarum et
Ttalicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, p. 247; Chronicon Saler-
nitanum, c. 113: ed, U. WesTERBERGH, Stockolm [1956], p. 126; Chro-
nicon Vulturnense, |. III: ed. V. Feprrtct, I, Roma 1925 [Fonti per
la storia d'Italia pubblicate dell’Istituto storico italiano, 58], p. 359.
WCF, Die Regesten cit., n. 1251 a.
20Chronica S, Benedicti Casinensis, c. 13: ed, G. Watrz in M.
G.H., Scriptores rerum Lang. cit., p. 475; LEONIS MaRsIcANI Chro-
nica monasterii S. Benedicti Casinensis, I, 36: ed. H. HorFMANN
in M.G.H., Scriptores, XXXIV, Hannoverae 1980, p. 101. Cf. G. Farre.
SCHI, Memorie istorico-diplomatiche riguardanti la serie de’ duchi
e la topografia de’ tempi di mezzo del ducato di Spoleto, Camerino
1801, pp. 70-71; H. Miurr, Topographische und genealogische Unter-
31termini predetti, ai quali tuttavia bisognera riferire soltan-
to la scelta del luogo e non l’inizio della costruzione. E infat-
ti nel settembre 871, sebbene sia gia indicato l’abate della
nuova comunita, si parla di « monasterio Sancte Trinitatis
quod edificatum esse debet inter insulam de Piscaria loco
ubi dicitur Casa Aurea »” e la stessa situazione si riscon-
tra almeno fino all’agosto 873”. Alcune carte farebbero
pensare tuttavia che nel frattempo fosse stata eretta alme-
no la chiesa: nell’aprile 872 troviamo infatti una carta di
donazione che inizia con queste parole: « Ecclesia Sancte
Trinitatis que sita est in insula prope Piscarie fluvium que
dicitur Casaurea: monasterium edificatum esse debet »™;
Videntica formula si legge in un’altra carta di donazione del
10 maggio 872”: Vipotesi che si alluda a una chiesa pree-
sistente, gia intitolata a s. Quirico, la quale, destinata ad
essere inglobata nel complesso monastico, avrebbe mutato
“il suo titolo in quello della nuova fondazione sembra infat-
ti da scartare in quanto nel primo diploma di Ludovico II
rilasciato all’abate Romano, in data 26 maggio 873”, i beni
e i privilegi concessi sono destinati « reverende atque co-
lende Sancte Trinitatis ecclesie » costruita per ordine del-
Vimperatore non lontano dall’antica chiesa di S. Quirico.
Il documento non nomina il monastero, e tutto lascia cre-
dere che a quella data esso ancora non esistesse. Ma nel
secondo diploma, posteriore di soli cinque giorni*, si allu-
de, nella narratio, a Romano abate del monastero
suchungen zur Geschichte des Herzogtums Spoleto und der Sabina
von 800 bis 1100, Diss.,
cit., n. 1216 L Greifswald 1930, pp. 116 sg; Die Regesten
2 Cod. Paris. lat. 5411, c, 75v: il documento & inedito.
.. »Cod. Paris. lat. 5411, cc. 76v-86v passim: dei molti documen-
i in questione nessuno @ edito.
8 Cod. Paris, lat. 5411, c. 76r-v: ediz. Muratort, coll. 934-935.
“Cod. Paris. lat. 5411, c. 76v:
8 i il documento é@ jnedito.
5 Cod. Paris. lat, 5411) c. 85r-v
: r : ed. Muratorr, coll. 801-803; cf.
Die Regesten cit., n, 1257.
. 2*Cod. Paris. lat. 5411, c. 867: ed Moratort, coll. 803-804; cf.
Die Regesten cit., n, 1258.
32della S.ma Trinitd «quod olim Deo inspirante construxi-
mus », il quale richiede all’imperatore di sottomettere la
chiesa di S. Mauro sul colle Amiternino « sub monasterium
Sancte Trinitatis a nobis in insula cui nomen est Casa
Aurea constructum »: affermazioni in contrasto con una
carta gia citata del 25 agosto 873” secondo la quale il mo-
nastero « edificatum esse debet », ma viceversa in armonia
con un’altra del 5 ottobre dello stesso anno con la quale
Vautrice fa una donazione pro anima a Romano abate ©
«de monasterio Sancte Trinitatis quod edificatum est in
insula iuxta fluvium Piscarie in loco qui dicitur Casaurea >”.
Sembra evidente, da queste espressioni in apparente con-
trasto tra loro, che nell’873 la costruzione degli edifici mo-
nastici era iniziata ma non condotta a termine, sicché era
possibile che da taluni si desse il monastero come gia esi-
stente, da altri come ancora da erigere.
In definitiva l'esame comparato dei documenti e del
racconto cronistico consente, se non erro, queste conclu-
sioni: la scelta del sito per la nuova fondazione monastica
avvenne durante il pontificato di Niccold I, forse nel corso
della campagna dell’860, tra il marzo e l’estate di quell’an-
no, in concomitanza con la ribellione di Lamberto di Spo-
leto e di Ildeperto da Camerino. La costruzione della chie-
sa e di qualche locale annesso che potesse ospitare la pri-
mitiva comunita dovette avvenire subito dopo l’acquisto
di una parte della localita Casa Aurea attraverso la compra-
vendita del novembre 871 tra l'imperatore e Sisenando,
mentre la maggior parte degli edifici abbaziali ebbe pro-
babilmente inizio dopo I’acquisizione del resto della « Insu-
la de Piscaria » in seguito alla permuta con il vescovo di
Penne del 25 marzo 873.
"Cod. Paris. lat. 5411, c. 86'-v: il documento, inedito, @ Lul-
timo di quelli ai quali si fa riferimento mella nota 22.
28.Cod. Paris. lat. 5411, c. 86¥: il documento é inedito.
33Cé tuttavia un altro passo del Chronicon che occorre
ricordare in relazione alle origini dell’abbazia. Alla c. 180”,
in calce all’instrumentarium, & scritto: « Expliciunt prima
instrumenta cartarum et privilesiorum que residua sunt de
tenimentis, rebus et possessionibus abbatie Sancti Clementis
temporibus imperatorum et regum aliarumque potestatum
necnon abbatum qui a conditione monasterii usque ad dom-
num Widonem abbatem in regimine sibi successerunt et
fuerunt per tempora centum septuaginta duorum anno-
rum »”. Non si conosce la data esatta nella quale ebbe ini-
zio il governo abbaziale di Guido, ma essa deve porsi tra la
seconda meta del 1024 e gli inizi del 1025, sicché andando
a ritroso di centosettantadue anni si dovrebbe porre la fon-
dazione del monastero casauriense tra 1’853 e 1’854, in con-
traddizione con quanto abbiamo cercato di ricostruire fin
qui: ritengo per che l’anomalia si possa superare ponendo
un segno di punteggiatura dopo « successerunt » e di con-
seguenza riferendo l’espressione « et fuerunt per tempora
etc. » non agli abati, bensi ai « prima intrumenta cartarum
et privilegiorum» che, nella seconda sezione dell’instrumen-
tarium, risalgono appunto all’853, e pit: precisamente al
16 aprile di quell’anno, allorché Yimperatore acquisto alcu-
ni beni nel territorio di Penne dal nobile Corvino™.
It trrozo pt S. CLEMENTE
Strettamente legato all’argomento della fondazione del
monastero casauriense € un altro problema, quello della
titolatura della chiesa e della tradizione della presenza in
essa delle spoglie di san Clemente. Il primo libro del testo
cronistico, dedicato alle origini dell’abbazia, si sofferma a
_ “Il passo, trascurato nelle edizioni del Chronicon, fu dato la
prima volta dal Manarest, op, cit., p. 52.
V. sopra nota 10.
34(re
0",
lungo su questo tema, descrivendo una traslazione del cor-
po del pontefice martire da Roma a Casauria proprio agli
inizi del cenobio. Sara opportuno riassumere il racconto
di Giovanni di Berardo, con quanto di pittoresco e di fanta-
sioso esso contiene.
Quando gia erano state gettate le fondamenta della co-
struzione per il complesso monastico dedicato alla S.ma
Trinita, ’imperatore Ludovico II dovette partire per una
nuova spedizione in Italia meridionale, e dopo varie vicende
(tra le quali perd il cronista non menziona la cattivita a
Benevento ad opera del principe Adelchi, dal 13 agosto al
17 settembre 871) venne a Roma dove « imperiali laurea
pro triumpho a domino papa Adriano et omni populo et
senatu Romano in Capitolio est coronatus»™. Qui, pur
tra i fasti dell’esaltazione imperiale, il pensiero di Ludovi-
co II era rivolto al monastero che stava sorgendo sull’iso-
la del Pescara, sicché, convocata un’assemblea di arcivesco-
vi, vescovi e nobili consiglieri, domando loro in qual modo
potesse accrescersi la fama della nuova chiesa e qual mar-
tire potesse, con la presenza delle sue reliquic, esserne il
protettore. Un vecchio vescovo, studioso di Sacra ‘Scrittura,
gli suggerisce che Dio stesso ha scelto a questo scopo san
Clemente, « qui successor extitit Petri apostoli, qui huic
Romane presidens Aecclesie apostolum totius Gallie Dioni-
sium delegavit, qui noviter repertus et ad hanc urbem per
quendam philosophum nomine Constantinum delatus, tue
a Deo predestinatus est custos aecclesie, ut qui in aquis pro
Deo spiritum exhalavit, demersos in aquis Piscariensibus,
ne pereant, liberare possit »*. L’intervento dell’anziano ve-
scovo fa riferimento alla donazione delle spoglie di san
Clemente al potefice romano da parte degli evangelizzatori
degli Slavi, i fratelli Costantino (che aveva poi mutato il
81Cod. Paris. lat. 5411, c. 12': ediz. Muratort, col. 778.
82Cod, Paris. lat. 5411, c. 14v: ediz. Murarort, col. 779.
35suo nome in Cirillo al momento di vestire l’abito monaca-
le) e Metodio, i quali avevano scoperto e preso con sé le
reliquie durante una missione presso i Chazari sulle coste
del mar Nero nell’anno 860: invitati a Roma da papa Nic-
cold I, essi vi erano giunti verso la fine dell’867, pochi gior-
ni dopo la morte del pontefice, sicché le preziose reliquie
erano state consegnate al suo successore Adriano II, il qua-
le con solenni funzioni, seguite con grande tripudio dal po-
polo romano, le aveva deposte nell’antico titolo di S. Cle-
mente. I] cronista casauriense prosegue il racconto con la
richiesta da parte di Ludovico IT al papa delle spoglie di
san Clemente: l’orazione é un capolavoro di retorica me-
dievale®, ma il pontefice tenta di resistere obbiettando che
tale concessione non @ in suo potere, ma dipende dal
clero e dal popolo romano. Poiché tuttavia i cardinali ac-
consentono, il papa si piega alla richiesta: « ... dono sibi et
concedo corpus beati Clementis et presulis, qui iussu Traia-
ni imperatoris in mare demersus fuit et nobis, volente Deo,
redditus »™. Portate le reliquie al cospetto dell’imperatore,
costui « frangens ilico vas in quo erat positum traxit singu-
latim omnia ossa eius et ne aliquid deesset diligenter aspi-
ciens, involvit totum corpus in pretioso pallio; deinde po-
suit in vasculo pretioso quod ipse rex secum habebat, fac-
tum de alabastro »®. Dopo alcuni giorni di veglie solenni,
le spoglie vengono traslate processionalmente all’isola del
Pescara, accompagnate fuori di Roma dallo stesso pontefice
€ seguite in tutto il percorso dall’imperatore e da una molti-
tudine incredibile di fedeli; giunto il corpo di san Clemen-
te a destinazione, si verificano numerosi miracoli e infine
Ludovico II « recondi fecit eum in supradicto alabastro et
in ipso die translations locari in altaris medio, anno domi-
nice incarnationis octingentesimo (septuagesimo) secundo,
Cod. Paris. lat. 5411, cc. 15v-16r: ediz. Murarort, coll. 779-780.
“Cod. Paris. lat. 5411, c. 17v: ediz, Muratori, col, 780.
* Cod. Paris. Jat, S411, cc. 18v-19': ediz. Muratorr, coll. 780-781.
36indictione quinta, sexto kalendas iunii» ®. La data del 27
maggio dell’872 &, per diverse ragioni, inaccettabile sank ©
solo una questione di date? Bisognera considerare che l’of-
ferta di Cirillo e Metodio ad Adriano II non era un sempli-
ce donativo di fedeli venuti a rendere omaggio al pontefice
romano: essi erano stati accusati di eresia, per la loro
azione evangelizzatrice in Moravia, dal clero tedesco che
mal sopportava missionari provenienti da Costantinopoli,
i quali svolgevano la predicazione e la celebrazione delle
funzioni liturgiche in paleoslavo; il loro viaggio a Roma
era stato fatto per dare prova della propria ortodossia e la
consegna delle spoglie di un papa santo, che una tradizione
piuttosto tardiva ma assai accreditata dava per martire,
che la credenza medievale, peraltro forte delle testimonian-
ze di Tertulliano e di san Girolamo™, riteneva erroneamen-
te successore immediato di san Pietro” e che comunque
aveva personalmente conosciuto gli apostoli Pietro e Paolo,
rappresentava oltre che il segno tangibile della fedelta dei
38 Cod. Paris. lat. 5411, c, 23r: ediz. Muratori, col. 782,
81 Secondo il sospetto diploma per i monasteri di Farfa e di
S. Salvatore nel Reatino (cf. sopra, nota 15) il 28 maggio Vimpera-
tore era ancora a Roma: ma, a non tener conto di questo elemen-
to, deve comunque ritenersi troppo esiguo il tempo intercorso tra
T'incoronazione (18 maggio) e la presunta reposizione delle reliquie
nell’isola sul Pescara (27 maggio) per potervi collocare tutti gli e
venti narrati dal Chronicon. Si tenga conto imoltre che la successiva
spedizione verso I’Italia meridionale avviene lungo il versante oc-
cidentale dell’Appennino: il 29 giugno Ludovico II é a Veroli (cf.
Die Regesten cit., n. 1254 b-c).
38Cf, del primo De praescr. haereticor., 32, 2; del secondo Adver-
sus Tovianum 1, 12 e Commentarior. ad Esaiam liber XIV, ad Is.
52,14: ma si consideri anche, di Girolamo, De viris illustr., 15: « Cle-
mens... quartus post Petrum Romae episcopus.., tametsi plerique
Latinorum secundum post Petrum apostolum putent fuisse ‘le-
mentem ».
%T] Chronicon Casauriense torna pitt volte su questa convin-
zione: oltre al passo citato pit sopra (v. nota 32), bastera ricorda-
re, soltanto come esempio, il titulus che designava la teca con
le reliquie del santo: «Hic iacet sanctus Clemens, Petri discipulus
et a Petro papa secundus efc.» (cod. Paris. lat. 5411, c. 240": ediz.
Muratort, col. 875).
37due fratelli alla Chiesa romana, anche il legame della tra-
dizione apostolica nell’opera missionaria della Chiesa uni-
versale. I] tripudio con il quale il clero e il popolo romano
avevano accolto quelle reliquie eccezionali, la solennita del-
le funzioni che avevano accompagnato la deposizione delle
venerate ossa nel ftitulus dello stesso santo ad opera di
Adriano II *, non consentono di credere che dopo poco pit
di quattro anni il medesimo papa si Ppiegasse con eccessiva
facilita, e con il pieno consenso del clero, a cedere comple-
tamente quelle stesse reliquie per la chiesa appena eretta di
una oscura abbazia che veniva nascendo in quei giorni.
Ancora una volta, per una esatta valutazione del pro-
blema, occorre considerare insieme cronaca e documenti
Nell’instrumentarium casauriense sono riportati sei di ies
mi di Ludovico II, rispettivamente con le date 26 ie io
873", 31 maggio 873*, 29 aprile 874, 1 settembre aa a
13 ottobre 874" e 1 novembre 874 *: nei Primi tre non vi S
“0 Queste vicende sono narrate diffusam ‘
corporis sancti Clementis martyris che la nae Renee
di Leone Marsicano (cf. P. MEYVAERT 0.s.B. e P. Devos i opera
énigmes cyrillo-méthodiennes de la « Légende italique » résolue Trois
@ un document inédit, in Analecta Bollandiana, 13 [19831 8 oe
461); il racconto di Giovanni di Berardo, che ha un «yee e >
in una anonima Translatio corporis sancti Clementis de. Rute!
insulam_Piscarie, certamente formatasi in ambiente caso
(ci. M. Tap, La légende intitulée « Translatio corporis s Cline:
tis», Paris 1955), ne ricalca evidentemente aleuni matin cme
denze anche testuali (cf. P. Mevvanrt os.B, ¢ P. Devee 9 spon.
de Léon d'Ostie et de sa Translatio sancti Clementi. (Legace oe”
lique des ss. Cyrille et Méthode), in Analecta Bollandiana fi doy
pp. 189-240: alcune conclusioni vanno tuttavia rivedute all £1956),
una pitt approfondita conoscenza del Chronicon Casaui yen ce ak
ticolarmente dell’instrumentarium). riense, par-
“Cf, sopra, nota 25,
#2 Cf. sopra, nota ee
43.Cod. Paris., lat. , C. 92°-v: ediz.
cf. Die Regesten cit, n. Bee Moratorr, coll. 807-808;
44 Cod. Paris. lat. 5411, cc. 93v-94v: ediz.
of. Die Regesten cit., n. 1265. Muratorr, coll. 809.811,
‘Cod, Paris. lat. 5411, cc. 94v.95r;
coll, 811-812; cf. Die Regesten cit., n. 1269,
4 Cf. sopra, nota 14,
ediz. Muratorr (Parziale),
38alcun accenno alla traslazione delle spoglie di san Clemente
da Roma a Pescara né alla loro presenza nella chiesa dell’e-
rigenda abbazia della S.ma Trinita; soltanto nella nar-
ratio del quarto leggiamo «...nos, divino afflati instin-
ctu, ad honorem et reverentiam tremende ac individue Tri-
nitatis sacrosanctum templum in insula que Casa Aurea vo-
citatur fundari et consumari hylari mente precepimus, ubi
et almificum beatissimi pontificis et martyris Clementis
corpus venerabiliter recondi fecimus...». Il quinto ripe-
te alla lettera la narratio del precedente, mentre il
sesto, sia nella tradizione casauriense sia in quella mantova-
na (con pochissime varianti puramente grafiche) reca:
«...Dei omnipotentis inspiratione tacti, iussimus inibi edi-
ficare basilicam in honore sancte et individue Trinitatis,
ubi etiam collocare fecimus corpus beati Clementis marty-
ris et pontificis Christi... » ”. Ebbene non a caso gli ultimi
tre diplomi sono fortemente sospetti, e se non proprio in-
tegralmente falsi certamente risultano quanto meno inter-
polati. Ancora: a parte una donazione del duca Suppone
con la data del 6 giugno 872, pur essa falsa, e alcuni docu-
menti che si collocano tra il marzo 875 e il luglio 881, nei
quali si parla, del tutto anacronisticamente, di « monaste-
rium Sancti 'Clementis» o di «monasterium Sancte Trinitatis
et Sancti Clementis» ® per effetto dell’intervento seriore di
47 Per V’insistenza di questo motivo si tenga presente anche |’ap-
parizione miracolosa dell’imperatore Ludovico e di san Clemente ai
due monaci in veglia nella chiesa abbaziale: il primo dopo essersi
presentato come il fondatore dell’abbazia, prosegue: «Qui autem
mecum est, pontificali venerandus habitu, sanctus Clemens est qui
pro Christo meruit in pelago mergi, cuius ossa meo labore ad
hanmc insulam delata_ in presenti altari meruerunt sepeli-
ri..»: cod, Paris. lat. 5411, c. 248r-v: ediz. Muratort, col. 887.
48 Cod. Paris. lat. 5411, c. 77¥: ediz. Muratori, coll. 935-936.
49 Cod. Paris. lat. 5411, rispettivamente cc. 99r-v, 99v, 100", 116"-v:
soltanto il secondo, un placito, & edito in Muratort, coll. 946-947 ed
ora da C. Manarest, I placiti del « Regnum Italiae», 1, Roma 1955
(Fonti per 1a storia d'Italia pubblicate dall’Istituto storico italiano
per il medio evo, 92), pp. 288-289.
39qualche zelante monaco dell’abbazia, il primo riferimento
esplicito, in un documento, alla reposizione del corpo di
san Clemente nel monastero sul Pescara risale al 20 luglio
892 e si fa via via pit frequente, pur rimanendo tuttora
ferma l’intitolazione dell’abbazia alla S.ma Trinita; il rico-
noscimento ufficiale di tale tradizione si ha con il diploma
di Berengario del 21 ottobre 917 nel quale, confermando le
concessioni di Ludovico I, l’autore parla di «monachi cuius-
dam monasterii in quo almificum beatissimi pontificis at-
que martyris Clementis corpus dignoscitur esse reconditum,
ubi Casa Aurea noncupatur et in honore sancte et individue
Trinitatis constructum esse decernitur »*. Ne] frattempo
si era avuta la distruzione dell’abbazia ad opera dei Sara-
ceni: attribuita dal cronista all’epoca dell’abate Itto (ca.
914-919) ™, @ perd da retrodatare almeno al precedente abate,
Lupone, poiché un documento del maggio 911 allude chia-
ramente all’esilio nel Teramano dell’intera congregazione
per la devastazione della sede di Casauria™; né si puod esclu-
dere che scorrerie precedenti vi fossero state gia verso la
fine del secolo 1x e che nel clima di terrore scaturito da
quelle incursioni abbia preso piede il culto per san Clemen-
te, fino a farne l’eponimo del monastero e a creare Ja leg-
genda della traslazione delle sue spoglie nell’isola sul Pe-
scara. E’ possibile che a favorire la venerazione per questo
santo sia stata la presenza di una sua piccola reliquia quale
poté concedere il papa Adriano II allimperatore Ludovico.
TInfatti nel 1118, verificandosi nella zona casauriense un’in-
vasione di locuste, viene portata processionalmente nei cam-
Cod. Paris. lat. 5411, c. 121": i documento é inedito,
% Cod. Paris. lat. 5411, cc. 1247125": ediz, Muratorr, coll, 823-824;
ediz. L. Scutapare.i, I diplomi di Berengario I, Roma 1903 (Fonti
per la storia d'Italia pubblicate dall’Istituto storico italiano, 35), pp.
300-302, Sono portato a credere che i falsi diplomi di Ludovico If
furono allestiti in questa occasione.
"Cod. Paris. lat. 5411, c. 123v: ¢
diz. MURATORI, col. 822,
*°Cod. Paris. lat. 5411, c. 123r-v: i] documento é inedito.
40pi una piccola teca con un osso della spalla di san Clemen-
te“: la presenza di questa reliquia si riallaccia, nel raccon-
to del cronista, alla ricognizione delle spoglie del santo pon-
tefice avvenuta nel 1104 alla presenza del cardinale Agosti-
no dei Santi Quattro Coronati, allorché i monaci incaricati,
alla presenza di tutti, verificarono le membra una per una,
constatando che non mancava neppure un osso™; in segui-
to a cid l’abate Grimoaldo fece costruire un nuovo altare e
il 18 ottobre dell’anno seguente, alla presenza del vescovo di
Valva Gualtiero, vi fece deporre « sacrosanctum corpus
Clementis pape et martyris integrum totum sicut traditum.
fuerat Ludovico imperatori, excepta una particula que ad
recordationem posterorum et certitudinem presentium et
remedium egrotantium que etiam conservatur in locello
argenteo in quo honorifice custoditur et quotiens necessi-
tas ingruit trahitur non sine remedio »*. Con molta proba-
bilita @ proprio questa « particula » l’unica reliquia di san
Clemente in possesso dei monaci di Casauria: la venerazio-
ne che vi si portava non dovette differire, all’'inizio, da quel-
la prestata ad altre reliquie riposte nella chiesa abbaziale
fin dalla sua fondazione. Ma nel momento del pericolo il
ricordo del martirio del santo, la tradizione che lo faceva
successore immediato di san Pietro sulla cattedra papale,
Y’alone di mistero che aveva circondato il destino delle sue
spoglie fino al ritrovamento ad opera dei santi Cirillo e
Metodio ne alimentarono il culto e aprirono la strada al
fiorire della leggenda casauriense.
LA PROTEZIONE IMMEDIATA DELLA SANTA SEDE
Diversamente dagli abati di Farfa, anch’essa abbazia
orgogliosamente imperiale, quelli di Casauria non si rivol-
°4Cod. Paris. lat. 5411, c. 244v:
®5.Cod. Paris. lat. 5411, c. 24
“8 Loc. cit.
ediz. Muratort, col. 880.
: ediz, Muratort, col, 876.
Alsero ai pontefici, neppure soltanto per averne benefici, se
non molto tardi, dopo quasi due secoli dalle origini della
comunita monastica. Il primo documento papale pel il
cenobio sul Pescara @ un privilegio di Leone IX all abate
Domenico, del 22 giugno 1051, che il Chronicon Casauriense
tramanda con una interpolazione™: & lo stesso cronista ad
annotare «iste (cioé Domenico) fuit primus abbas Pisca-
riensis cenobii qui impetravit iprivilegium... a pontifice Ro-
mano, quod antecessores sui vel habere non potuerunt vel
duxerunt pro minimo »™; il privilegio consiste, interpola-
zione a parte, in una conferma dei beni monastici, senza
riferimento alcuno alla protezione della Santa Sede nullo
mediante episcopo. Nell’instrumentarium si trovano succes-
sivamente una lettera di Alessandro II ai Sansoneschi, del-
Vanno 1061, nella quale il papa esprime ai destinatari il suo
compiacimento per l’atteggiamento benevolo da essi tenuto
verso il monastero di S. Clemente™ e pit oltre la sentenza
di scomunica comminata in concilio da Gregorio VII con-
tro i Normanni che avessero invaso i possessi di S, ‘Clemen-
te e, ammoniti due o tre volte, non avessero emendato la
loro colpa™: allo stesso pontefice, secondo il racconto cro-
nistico, i monaci casauriensi si erano rivolti dopo la morte
dell’abate Domenico perché indicasse loro un successore,
«cum non possent ad imperatorem ire quia iam discordia
et dissidium inter Romanam Ecclesiam et Imperium Teuto-
nicorum parabatur »™. Quasi un venticinquennio dopo, nel
81Cod. Paris, lat. 5411, c. 218v: Vediz, Murarort, coll. 860-861,
non dipende dal Chronicon ma é ripresa dal’ ‘Ughelli. Su questo pri-
vilegio v. A. Pratest, Cronache e documenti, in Fonti medioevalj ¢
problematica storiografica. Atti del Congresso internazionale tenuto
in occasione del 90° anniversario della fondazione delt Istituto sto-
rico italiano eee ee Cee Bp. 339-340. Per
questo e per gli altri documenti por oe 300305, appresso si ten-
ediz. Muratori, col. 860,
v
ics ediz. Muratorr, coll, 862-863.
®Cod. Paris. lat. 5411, c. 233v: ediz. Muratort, col. 865.
*Cod. Paris. lat. 5411, c, 233: ediz. MuraToRr, col, 864.
421097, secondo quanio tramanda Giovanni di Berardo, il
pontefice Urbano II si trovava a Chieti per raccogliere an-
che li adesioni e consensi all’organizzazione della crociata:
Vabate Grimoaldo, venutone a conoscenza, «accessit ad
eum et expositis calamitatibus aecclesie sue et destructione
funditus, cum maxima reverentia a predicto papa Urbano
susceptus est et sub protectione Romane Ecclesie, quam
hactenus abbatia Sancti Clementis ignoraverat quia ab im-
peratoribus gubernabatur, meruit collocari. Hic primus,
ab illo in abbatem consecratus, baculum pastoralem in lo-
co sceptri regalis, quod antecessores sui et ipse ex dono im-
peratoris in dextera portabant, suscepit » Tl racconto cro-
nistico é inoltre illustrato nella parte superiore della stes-
sa carta del codice mediante la rafligurazione del pontefice
in trono (indicato nella didascalia come «Urbanus papa III»
(sic!)) mentre porge il pastorale a un monaco stante de-
signato con la scritta « Grimoaldus abbas »; al di sopra del-
le due figure, su un solo rigo, si leggono i due distici leo-
nini: « Cesaris ob sceptrum - baculum tibi porigo dextrum /
Quo bene sis fretus - plus Cesare dat tibi Petrus ». Dunque
secondo la cronaca l’abbazia casauriense avrebbe ottenuto
la protezione immediata della Santa Sede nel 1097; ma il
relativo privilegio non é riportato nell’instrumentarium né
vi si fa riferimento alcuno: circostanza piuttosto strana,
trattandosi di un documento della massima importanza
per il prestigio e l’autonomia del monastero e tenuto conto
da un lato del rilievo che viene dato all’avvenimento nella
parte narrativa e dall’altro della cura pit volte rimarcata
con la quale venivano custoditi a Casauria diplomi e privi-
legi®. C’é da rilevare poi un altro fatto significativo: allor-
Cod. Paris. lat. 5411, c. 238r: ediz. Murartort, col. 872.
® Cf, in proposito A. PratEst, L’antico archivio di S. Clemente
a Casauria, in Storiografia e ricerca. Relazioni e comunicazioni al
XVII (ma XVIII) Congresso nazionale archivistico (L'Aquila 47
nov. 1978), Roma 1981 (Fonti e studi di storia, legislazione e tecnica
degli archivi moderni, XVII), pp. 207-220.
43quando, circa un venticinquennio pit tardi, il pontefice Cal-
listo II rilascia un privilegio all’abate Gisone (29 marzo
1121), fa riferimento al precedente di Leone IX ma non
ad uno di Urbano Ii e nel « munire » il monastero « Sedis
apostolice auctoritate » non parla affatto di susceptio sub
apostolica protectione™ ma soltanto di conferma di beni”.
La prima volta che si parla espressamente di prendere il
monastero « sub beati Petri et nostra protectione» & nel
privilegio di Adriano I'V per l’abate Leonate in data 14 mar-
zo 1159", nel quale si richiama ancora una volta il prece-
dente di Leone IX senza nominare affatto un Pprivilegio di
Urbano 11”. Particolare che diviene ancor pit significativo
se si considera che papa Alessandro III, nel confermare
allo stesso abate Leonate i privilegi dei predecessori, nomi-
na espressamente Leone IX, Callisto II e Adriano IV" e
la stessa cosa fara, aggiungendo anche il nome di Alessan-
dro III, papa Celestino III” il 13 giugno 1191 (al di la,
quindi, della data di compilazione del Chronicon) nei con-
fronti dell’abate Gioele: poiché di entrambi questi ultimi
documenti ci sono pervenuti gli originali, non si puo riferi-
rea lapsus o ad iniziativa del copista l'omissione del
nome di Urbano II; bisognera invece concludere che un pri-
vilegio di costui per l’abbazia casauriense non & mai esi-
stito, come probabilmente non c’é mai stata una sua pre-
senza a Chieti, per la quale unica fonte sarebbe proprio il
racconto di Giovanni di Berardo: & pur vero che la docu-
In questo senso erra il Keur, Itali
302, n. 6. 5 4
® Cod. Paris. lat. 5411, c. 24! ediz. Muratort, coll, 881-882.
® Cod. Paris. lat. 5411, c. 253r-v: ediz. (parziale) Muratort, coll,
898-899.
&7 Si tace, stranamente, anche del privilegio di Callisto IT: ma
Tomissione @ forse un lapsus del trascrittore. Su ques -
mento v. anche PRATESI, Cronache e documenti ky ia 340, aoe
Cod. Paris. lat. 5411, cc. 258v-259v: l'ediz, Murarort, coll. 901-
903, & ripresa dall’Ughelli. Anche su questo documento ¥. Pare
Cronache e documenti cit. pp. 340-342,
% Si veda KEmR, Italia pontificia cit. p. 306, n, 29,
ia pontificia cit., pp. 301-
coh» Calmentazione superstite relativa al decimo anno di pontifica-
rary. to di Urbano II (12 marzo 1097 - 11 marzo 1098) lascia am-
no! pi spazi per possibili spostamenti, ma non si puo ascrivere
sedii soltanto al caso il fatto che essa sia datata tutta da Roma e
sui dal Laterano, con la sola eccezione di un privilegio per la
ni® Chiesa di Veroli che ne ripete uno precedente rilasciato sol-
e jj tanto pochi mesi prima e che risulterebbe scritto ad Albano
nel tra il settembre e il dicembre 1097”.
nar: Contro l’opinione corrente, credo percid di poter af- °
ece| fermare che il cenobio di Casauria fu preso sotto la prote-
. di zione immediata della Santa Sede soltanto a partire dal
ivo pontificato di Adriano IV, allorché era abate Leonate, il
are. quale — giova notare — proveniva dalla Curia e fu insigni-
mi: to della porpora cardinalizia.
te
1n-| B’ tempo ormai di interrompere un discorso che si €
la, fatto per via troppo lungo pur avendo toccato soltanto tre
n- punti delle vicende casauriensi narrate nel Chronicon e
ni della problematica che vi é connessa; tre argomenti scelti
-j tra molti altri con lo scopo preciso di indicare come non
e] sia possibile una corretta interpretazione degli avvenimen-
i ti che hanno come fonte la compilazione di Giovanni di Be.
rardo senza un’esegesi parallela del racconto cronistico e
. dei documenti: esegesi che ha pero quale presupposto ne-
it cessario un’edizione critica, integrale ed affidabile, di que-
sto straordinario monumento della storiografia abruzzese
tra Ix e xit secolo.
7 Jarrh - L., n. 5691: cf. P. Fr. Kenr, Italia pontificia..., W: La-
tium, Berolini 1907, p. 156, n. 3. I limiti cronologici si ricavano dalla
sincronia tra l’anno dell’era cristiana 1097, anno di pontificato x
|e J'indizione (anticipata) vi: manca perd, stranamente, J’indicazione
del mese e del giorno. Sebbene non vi siano fondati motivi di so-
spetto circa la genuinita del documento, esso meriterebbe di essere
ripreso in esame per controllare se non sia stato per caso retroda-
tato (la circostanza della ripetizione integrale di uno stesso privi-
legio da parte del medesimo autore e al medesimo destinatario a
soli due o tre mesi di distanza & quanto meno insolita) oppure pre-
parato fuori dalla Curia (in tutto il pontificato di Urbano IT non ri-
sulta alcun altro documento con la data topica di Albano).
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