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L'Abbazia Di Casauria e Il Suo Cartulario

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ALESSANDRO PRATESI L’ABBAZIA DI CASAURIA E IL SUO CARTULARIO Non poteva mancare, in una giornata di studio dedica- ta ai Benedettini in Abruzzo, un discorso su quella che fu senza dubbio alcuno la pitt importante fondazione bene- dettina dell’Abruzzo medievale, l’abbazia della S.ma Trini- ta, detta poi di S. Clemente, a Casauria. Ma sarebbe fuor di luogo esporre semplicemente le sue vicende di fronte a studiosi di storia patria conterranei di coloro che alla co- noscenza di quelle vicende hanno dato i maggiori contribu- ti, dal Bindi al Calore, dal Pansa al Salvoni Savorini, dal Verlengia al nostro Sartorelli’, illustrando via via il ruolo politico, economico, sociale, artistico esercitato dal mona- stero per pitt di trecento anni, dall’ultimo venticinquennio __ 1Si vedano V. Brnp1, S. Clemente a Casauria e il suo codice mi- niato esistente nella Biblioteca Nazionale di Parigi, Napoli 1887; P. L. Catore, L’abbazia di S. Clemente a Casauria, in Archivio storico dell'arte, IV (1891), pp. 9-36; G. Pansa, IL Chronicon Casauriense e le vicende dell’insigne monastero benedettino di S. Clemente alla Pe- scara. Studio storico-critico, Lanciano 1893, G. SALVONI SAVORINI, Monumenti della miniatura negli Abruzzi, in Atti e memorie del Convegno storico abruzzese-molisano (Roma 1931), 11, Casalbordi- no 1933, pp. 495-519; F. VERLENGIA, Il « Chronicon Casauriense », in Rivista abruzzese. Rassegna trimestrale di cultura, III (1950), pp. 75-11; G. SARTORELLI, Il « Chronicon Casauriense», in Nuova Anto- logia, 518 (1973), pp. 529-541. 25 del secolo 1x agli albori del x1. Ritengo invece che possa riuscire di qualche interesse soffermarsi su alcuni punti del- la storia dell’abbazia che possano servire anche per un discorso metodologico sull’uso di quella inestimabile fon- te che é il cosiddetto Chronicon Casauriense, una compi- lazione della fine del secolo x11 dovuta al monaco Giovanni di Berardo e trascritta da maestro Rustico su un codice membranaceo in-folio oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi (ms. lat. 5411) 7. La compilazione consta del racconto delle vicende del monastero, dalla fondazione ad opera dell’imperatore Lu- dovico II fino alla morte dell’abate Leonate (25 marzo 1182), e della raccolta di oltre duemilacentocinquanta do- cumenti, divisi in due sezioni, una relativa alle carte perve- nute all’abbazia come munimina dei possessi via via da essa acquisiti, l’altra rappresentata da diplomi, privile- gi e documenti privati nei quali il monastero figura quale destinatario o quale autore. Poiché le edizioni che se ne sono avute fin qui sono tutte parziali e spesso scorrette°, Vutilizzazione della fonte non & esente da rischi, soprattut- *La descrizione pit dettagliata & ancora quella di C. Manares1, I Liber instrumentorum seu chronicorum monasterti Casauriensis della Nazionale di Parigi, in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, Classe di lettere, LXXX (1946-47), pp. 29-62; ma si aggiunga pure F. Avrit et Y. Zavuska, Manuscrits enluminés dorigine italienne, 1: VI*-XII° siécles, Paris 1980 (Bibliothéque nationale. Département des manuscrits. Centre de recherche sur les manuscrits enluminés), pp. 23-24. *A. Du CuEsNe, Historiae Francorum scriptores..., III, opera et studio Francisci DucHEsNz, Lutetiae Parisiorum 1641, pp. 544-554; L, D’Acurry, Veterum scriptorum... spicilegium, V, Parisiis 1661, pp. 361-531 (2* ed., riveduta da E. BaLuzE e E. Marre, a cura di L. F. J. De La Barre, con il titolo Spicilegium sive collectio veterum aliquot seriptorum qui in Galliae bibliothecis delituerant, I, Parisiis 1723, pp. 929-977; L. A. Muratort, in Rerum Italicarum seriptores..., II, 2, Mediolani 1726, coll. 767-1018 (riproduce le due precedenti, con Tag- giunta di alcuni diplomi tratti dall’edizione di F. UGHELLI in Italia sacra... VI, Romae 1659, coll. 1291-1320 [2* ed., cura et studio Ni- colai Cotetr, X B, Venetiis 1722, coll. 393-414] ricavata non dall’ori- ginale bensi da un suo rifacimento; aggiunge inoltre una piccola parte dei documenti tralasciati dagli editori francesi). 26 to quando non sia possibile il confronto tra testo cronisti- co e testo documentario. LA DATA DI FONDAZIONE DELL’ABBAZIA Quando fu fondata l’abbazia sul Pescara? La data che con maggiore frequenza viene riferita da coloro che si sono occupati del monastero di S. Clemente € Vanno 872; alcuni , tuttavia, forti dell’avallo del Kehr, anticipano Yevento al- Yanno 8714. Il cronista casauriense, perd, non indica una data precisa, forse proprio a motivo dell’imbarazzo in cui viene a trovarsi di fronte a elementi molto incerti e talora contrastanti: sulla scorta del suo racconto Ludovico I, avendo in animo di fondare un monastero, acquisi numero- si possessi in diverse localita d'Italia durante le sue fre- quenti discese nella Penisola, per poterli poi elargire alla nuova istituzione nel momento in cui, trovato il sito adatto, avrebbe realizzato il suo disegno’. La scelta dell’isola di Casauria sul fiume Pescara parrebbe peraltro risalire gia all’epoca della prima spedizione in Italia meridionale, e percio all’847-848°: c’é tuitavia da osservare che Giovanni di Berardo non distingue chiaramente le singole spedizioni e pertanto non si pud fare molto affidamento su questo da- to. Tanto pit che il racconto prosegue attribuendo all’impe- ratore la preoccupazione di accertare di chi sia la proprieta dell’isola per poterne entrare legalmente in possesso, allo scopo di realizzare il suo disegno: e saputo che parte di essa @ di un certo Sisenando e il resto del vescovo di Penne, provwvede ad acquistare la prima per venti libbre d’argento e ad ottenere l’altra parte mediante una permuta stimata 4p. Fr. Keur, Italia pontificia..., 1V: Umbria, Picenum, Marsia, Berolini 1909, p. 299. 5Cod. Paris. lat. 5411, c. 6": ediz. MuRatort, col. 775. ®Cf, cod. Paris. lat. 5411, c. 9v: ediz, Muratort, col. 777. 27 vantaggiosa per il vescove ’; ma i documenti relativi a que- sti due negozi giuridici sono pit tardi di oltre venti anni, rispettivamente del novembre 871° e del 25 marzo 873°, sicché viene da pensare che la via del Pescara sia stata se- guita in una spedizione successiva e che la scelta vada pro- crastinata di qualche anno. Bisogna tuttavia considerare che lo stesso imperatore acquista nell’aprile 853 dal nobile Corvino alcuni beni nel territorio di Penne”, mentre la re- gina Ermengarda nel giugno 856 compra dai fratelli Liutar- do diacono e Corrado alcune terre in localita limitrofe™, e poiché l’accenno del cronista ad acquisti fatti in varie par- ti d'Italia in vista di future donazioni al monastero che sarebbe stato fondato appare piuttosto ingenuo, non é da escludere che nell’853 ci fosse gid, se non la scelta definiti- va, almeno un qualche orientamento circa il luogo in cui sarebbe sorta l’abbazia. Ma cercare di cucire insieme i diversi elementi del rac- conto di Giovanni di Berardo é assai arduo, perché non mancano le contraddizioni pitt palesi. Leggiamo infatti alle ce. 10Y-11" del manoscritto parigino: «Ludowicus itaque, sicut supra diximus, divina inspiratione premonitus, cum videret insulam omnibus bonis refertam et quasi veram paradisum omnibus optimis fructibus redundantem, ipsam Deo omnium conditori, postquam liberam ha- buit, consecravit et in ea monasterium in honore san- ctae et individue Trinitatis edificari precepit...» ®; quindi la consacrazione del luogo a Dio e l’ordine di edificare il mo- nastero sono posteriori al 25 marzo 873, poiché prima d’allo- ra l'imperatore non poteva disporre di Casauria. Senonché € lo stesso cronista che a cc. 70°” dice: « Cepit igitur et ‘Cod. Paris. lat. 5411, cc. 9v-10v: ediz. MuRatort, col. 777. ‘Cod. Paris. lat. 5411, cc. 75v-76': ediz. Muratort, coll, 932-933. “Cod. Paris. lat. 5411, cc. 79v-80'; ediz. Muratort, coll. 936-938. 1° Cod. Paris. lat. 5411, c, 73: ediz, Muratort, coll. 925-926. "Cod. Paris. lat. 5411, c, 73t-v: ediz. Muratorr, coll, 926-927, 12Ediz, Muratort, col. 778. Qui e in seguito. endo con ae la e cedigliata, 28 creatum est Piscariense monasterium tempore quo papa gloriosissimus Nycolaus Romanum gerebat pontificatum et Michael Constantinopolitanum regebat imperium, supradic- to Cesare Ludovico, Augusti Lotharii filio, in honore sancte et individue Trinitatis illud fundante et construente » *; poiché il pontificato di Niccolo I va dal 24 aprile 858 al 13 novembre 867 e l’impero di Michele III dal 20 gennaio 842 al 23 settembre 867, la fondazione del cenobio casauriense dovrebbe collocarsi tra l’inizio del pontificato di Niccolo I ° e la fine dell’impero di Michele III, ossia tra gli ultimi giorni di aprile dell’858 ¢ il 23 settembre 867, epoca nella quale peraltro Lotario I era gia morto e a Ludovico II com- peteva pienamente il titolo di Augusto e non pitt quello di Cesare. E tuttavia queste date concordano con la testimo- nianza di un discusso diploma di Ludovico II, l'ultimo tra quelli riportati nel Chronicon, rilasciato il 1 novembre 874”. Il documento suscita molti sospetti, sia sotto il profilo for- male-diplomatistico sia sotto quello dei contenuti, che non & qui il caso di esaminare: bisogna perO quanto meno rife- rire la strana circostanza di un unico diploma sovrano indirizzato a due diversi monasteri, quello di Pescara ¢ quello della S.ma Resurrezione e Ascensione del Signore (titolo pit: tardi mutato in S. Rufino), a Molinello presso Mantova, monasteri assai distanti l’uno dall’altro e che non ebbero mai nel corso delle proprie vicende alcuna relazione tra loro ®. C’é da rilevare altresi che il diploma ci & giunto 48 Ediz. Murarort, col. 797. 14Cod. Paris, lat. 5411, c. 95'-v: ediz. Muratort, coll. 812-813; cf. Die Regesten des Kaiserreichs unter den Karolingern, 751-918... neu bearbeitet von E. Mimupacuer, 2 ed., I, 2 (J. F. Boumer, Regesta Im- perii, 1), Innsbruck 1904, n. 1272. 15 Un altro esempio di diploma imperiale riguardante concessio- ni fatte a due diversi monasteri sarebbe da attribuire allo stesso Lu- dovico II: si tratta di un documento datato al 28 maggio 872 e ri- portato nel Regesto Farfense (Il Regesto di Farfa compilato da Gregorio di Catino..., a cura di I. Gioret e U. Bauzani, III, Roma 1883 [Biblioteca della Societa romana di storia patria], n. 307, pp. 1112: cf. Die Regesten cit. n. 1254), con il quale vengono confer- 29 sia in una tradizione casauriense — quella appunto che leg- giamo nel Chronicon — sia in una tradizione mantovana, rappresentata da un quaderno membranaceo del secolo xiv che raccoglie Privilegia pro monasterio S. Ruffini, pro- veniente dall’archivio Gonzaga e oggi custodito nell’Archi- vio di Stato in Mantova”™; le due tradizioni non sono in tutto uguali e quella di S. Clemente di Casauria risulta no- tevolmente accorciata rispetto all’altra. Orbene il passo che interessa adesso il nostro argomento é riferito nella narratio, la quale nel testo tramandato dal Chronicon Casauriense suona: «...cum Oninipotentis iuvamine freti Beneventum progrederemur, in ipso positi itinere deveni- mus ad Piscariam, ubi quandam invenimus insulam undi- que aquis cinctam: quam divina inspiratione circumeun- tes et ex omni considerantes parte, perspeximus ipsam usibus esse monachorum aptam temporibus profuturis... ». Il Miihlbacher riferisce questa « scoperta » del sito di Ca- sauria, pur senza prove concrete, alla spedizione dell’866 ”, che rientrerebbe nei limiti di tempo sopra indicati. Ma leg- giamo la narratio nella tradizione mantovana: « ...cum Omnipotentis iuvamine freti persequeremur infideles Dei ac sancte Ecclesie seu nostros, utrumque scilicet Lamper- mati possessi e benefici alla stessa abbazia farfense e al monastero di S. Salvatore nel territorio di Rieti. A parte pero che in questo caso i due cenobi sono geograficamente vicini ed ebbero tra loro strette relazioni, deve dirsi che neppure il diploma farfense é del tutto esente da dubbi: basti dire che nella narratio si parla esplicitamente di una dimora dell’imperatore a Farfa nel giorno di Pentecoste dell’872, allorché, secondo altre fonti, egli era invece a Roma e veniva incoronato dal papa Adriano II (cf. Die Regesten cit., n. 1253 d). 7° Of. P. TorELLI, Regesto mantovano. Le carte degli archivi Gon- zaga e di Stato in Mantova e dei monasteri mantovani soppressi (Archivio di Stato in Milano), Roma 1914 (Regesta chartarum Italiae pubblicati dall’Istituto storico italiano, 12), p. 9, n. 9. "Cf. Die Regesten cit., n. 1233 a: il compilatore, e non il cro- nista, confonde questa discesa verso Benevento con quella legata Sus Bueno dell’infedele Teoberto, su cui v. gli stessi Regesten n. . 30 tum, et filium Widonis et filium Haymonis, tendentes Bene- ventum cum eorum complicibus, in ipso positi itinere de- venimus ad Piscariam ubi quandam invenimus insulam etc.». E’ singolare Ja circostanza che questi pit precisi dettagli sull’occasione che porto a ritrovare lisola del Pescara, seb- bene non abbiano alcuna rilevanza per il monastero di Mo- linello, si leggano nella tradizione mantovana e non in quel- la casauriense: sicché bisogna ritenere che essi, vero 0 fal- so che sia il documento, risalgano perd a tradizione molto ¢ antica e sostanzialmente credibile. Orbene la campagna contro i due Lamberti, ossia Lamberto figlio di Guido duca di Spoleto e Lamberto conte di Camerino 8 il cui patroni- mico appare solo in questa fonte, dovrebbe collocarsi tra 1870 e la prima meta dell’871, poiché entrambi i Lamberti sembrano partecipare al complotto che porta nell’agosto 871 all’arresto di Ludovico II da parte di Adelchi di Bene- vento”, e percid troppo tardi rispetto ai limiti cronologici rappresentati dal pontificato di Niccold I e dall’impero di Michele III. Non si pud escludere perd che il manipolatore del documento (giacché non ve dubbio che il diploma quanto meno interpolato) abbia confuso l’azione dei due Lamberti con la ribellione dello stesso Lamberto figlio di Guido di Spoleto e di un precedente conte di Camerino, Il deperto, risalente all’860”, la qual data rientra ancora nei 1 Cf, ERcHEMPERTI Historia Langobardorum Beneventanorum, c. 35: ed. G. Wartz in M.G.H., Scriptores rerum Langobardicarum et Ttalicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, p. 247; Chronicon Saler- nitanum, c. 113: ed, U. WesTERBERGH, Stockolm [1956], p. 126; Chro- nicon Vulturnense, |. III: ed. V. Feprrtct, I, Roma 1925 [Fonti per la storia d'Italia pubblicate dell’Istituto storico italiano, 58], p. 359. WCF, Die Regesten cit., n. 1251 a. 20Chronica S, Benedicti Casinensis, c. 13: ed, G. Watrz in M. G.H., Scriptores rerum Lang. cit., p. 475; LEONIS MaRsIcANI Chro- nica monasterii S. Benedicti Casinensis, I, 36: ed. H. HorFMANN in M.G.H., Scriptores, XXXIV, Hannoverae 1980, p. 101. Cf. G. Farre. SCHI, Memorie istorico-diplomatiche riguardanti la serie de’ duchi e la topografia de’ tempi di mezzo del ducato di Spoleto, Camerino 1801, pp. 70-71; H. Miurr, Topographische und genealogische Unter- 31 termini predetti, ai quali tuttavia bisognera riferire soltan- to la scelta del luogo e non l’inizio della costruzione. E infat- ti nel settembre 871, sebbene sia gia indicato l’abate della nuova comunita, si parla di « monasterio Sancte Trinitatis quod edificatum esse debet inter insulam de Piscaria loco ubi dicitur Casa Aurea »” e la stessa situazione si riscon- tra almeno fino all’agosto 873”. Alcune carte farebbero pensare tuttavia che nel frattempo fosse stata eretta alme- no la chiesa: nell’aprile 872 troviamo infatti una carta di donazione che inizia con queste parole: « Ecclesia Sancte Trinitatis que sita est in insula prope Piscarie fluvium que dicitur Casaurea: monasterium edificatum esse debet »™; Videntica formula si legge in un’altra carta di donazione del 10 maggio 872”: Vipotesi che si alluda a una chiesa pree- sistente, gia intitolata a s. Quirico, la quale, destinata ad essere inglobata nel complesso monastico, avrebbe mutato “il suo titolo in quello della nuova fondazione sembra infat- ti da scartare in quanto nel primo diploma di Ludovico II rilasciato all’abate Romano, in data 26 maggio 873”, i beni e i privilegi concessi sono destinati « reverende atque co- lende Sancte Trinitatis ecclesie » costruita per ordine del- Vimperatore non lontano dall’antica chiesa di S. Quirico. Il documento non nomina il monastero, e tutto lascia cre- dere che a quella data esso ancora non esistesse. Ma nel secondo diploma, posteriore di soli cinque giorni*, si allu- de, nella narratio, a Romano abate del monastero suchungen zur Geschichte des Herzogtums Spoleto und der Sabina von 800 bis 1100, Diss., cit., n. 1216 L Greifswald 1930, pp. 116 sg; Die Regesten 2 Cod. Paris. lat. 5411, c, 75v: il documento & inedito. .. »Cod. Paris. lat. 5411, cc. 76v-86v passim: dei molti documen- i in questione nessuno @ edito. 8 Cod. Paris, lat. 5411, c. 76r-v: ediz. Muratort, coll. 934-935. “Cod. Paris. lat. 5411, c. 76v: 8 i il documento é@ jnedito. 5 Cod. Paris. lat, 5411) c. 85r-v : r : ed. Muratorr, coll. 801-803; cf. Die Regesten cit., n, 1257. . 2*Cod. Paris. lat. 5411, c. 867: ed Moratort, coll. 803-804; cf. Die Regesten cit., n, 1258. 32 della S.ma Trinitd «quod olim Deo inspirante construxi- mus », il quale richiede all’imperatore di sottomettere la chiesa di S. Mauro sul colle Amiternino « sub monasterium Sancte Trinitatis a nobis in insula cui nomen est Casa Aurea constructum »: affermazioni in contrasto con una carta gia citata del 25 agosto 873” secondo la quale il mo- nastero « edificatum esse debet », ma viceversa in armonia con un’altra del 5 ottobre dello stesso anno con la quale Vautrice fa una donazione pro anima a Romano abate © «de monasterio Sancte Trinitatis quod edificatum est in insula iuxta fluvium Piscarie in loco qui dicitur Casaurea >”. Sembra evidente, da queste espressioni in apparente con- trasto tra loro, che nell’873 la costruzione degli edifici mo- nastici era iniziata ma non condotta a termine, sicché era possibile che da taluni si desse il monastero come gia esi- stente, da altri come ancora da erigere. In definitiva l'esame comparato dei documenti e del racconto cronistico consente, se non erro, queste conclu- sioni: la scelta del sito per la nuova fondazione monastica avvenne durante il pontificato di Niccold I, forse nel corso della campagna dell’860, tra il marzo e l’estate di quell’an- no, in concomitanza con la ribellione di Lamberto di Spo- leto e di Ildeperto da Camerino. La costruzione della chie- sa e di qualche locale annesso che potesse ospitare la pri- mitiva comunita dovette avvenire subito dopo l’acquisto di una parte della localita Casa Aurea attraverso la compra- vendita del novembre 871 tra l'imperatore e Sisenando, mentre la maggior parte degli edifici abbaziali ebbe pro- babilmente inizio dopo I’acquisizione del resto della « Insu- la de Piscaria » in seguito alla permuta con il vescovo di Penne del 25 marzo 873. "Cod. Paris. lat. 5411, c. 86'-v: il documento, inedito, @ Lul- timo di quelli ai quali si fa riferimento mella nota 22. 28.Cod. Paris. lat. 5411, c. 86¥: il documento é inedito. 33 Cé tuttavia un altro passo del Chronicon che occorre ricordare in relazione alle origini dell’abbazia. Alla c. 180”, in calce all’instrumentarium, & scritto: « Expliciunt prima instrumenta cartarum et privilesiorum que residua sunt de tenimentis, rebus et possessionibus abbatie Sancti Clementis temporibus imperatorum et regum aliarumque potestatum necnon abbatum qui a conditione monasterii usque ad dom- num Widonem abbatem in regimine sibi successerunt et fuerunt per tempora centum septuaginta duorum anno- rum »”. Non si conosce la data esatta nella quale ebbe ini- zio il governo abbaziale di Guido, ma essa deve porsi tra la seconda meta del 1024 e gli inizi del 1025, sicché andando a ritroso di centosettantadue anni si dovrebbe porre la fon- dazione del monastero casauriense tra 1’853 e 1’854, in con- traddizione con quanto abbiamo cercato di ricostruire fin qui: ritengo per che l’anomalia si possa superare ponendo un segno di punteggiatura dopo « successerunt » e di con- seguenza riferendo l’espressione « et fuerunt per tempora etc. » non agli abati, bensi ai « prima intrumenta cartarum et privilegiorum» che, nella seconda sezione dell’instrumen- tarium, risalgono appunto all’853, e pit: precisamente al 16 aprile di quell’anno, allorché Yimperatore acquisto alcu- ni beni nel territorio di Penne dal nobile Corvino™. It trrozo pt S. CLEMENTE Strettamente legato all’argomento della fondazione del monastero casauriense € un altro problema, quello della titolatura della chiesa e della tradizione della presenza in essa delle spoglie di san Clemente. Il primo libro del testo cronistico, dedicato alle origini dell’abbazia, si sofferma a _ “Il passo, trascurato nelle edizioni del Chronicon, fu dato la prima volta dal Manarest, op, cit., p. 52. V. sopra nota 10. 34 (re 0", lungo su questo tema, descrivendo una traslazione del cor- po del pontefice martire da Roma a Casauria proprio agli inizi del cenobio. Sara opportuno riassumere il racconto di Giovanni di Berardo, con quanto di pittoresco e di fanta- sioso esso contiene. Quando gia erano state gettate le fondamenta della co- struzione per il complesso monastico dedicato alla S.ma Trinita, ’imperatore Ludovico II dovette partire per una nuova spedizione in Italia meridionale, e dopo varie vicende (tra le quali perd il cronista non menziona la cattivita a Benevento ad opera del principe Adelchi, dal 13 agosto al 17 settembre 871) venne a Roma dove « imperiali laurea pro triumpho a domino papa Adriano et omni populo et senatu Romano in Capitolio est coronatus»™. Qui, pur tra i fasti dell’esaltazione imperiale, il pensiero di Ludovi- co II era rivolto al monastero che stava sorgendo sull’iso- la del Pescara, sicché, convocata un’assemblea di arcivesco- vi, vescovi e nobili consiglieri, domando loro in qual modo potesse accrescersi la fama della nuova chiesa e qual mar- tire potesse, con la presenza delle sue reliquic, esserne il protettore. Un vecchio vescovo, studioso di Sacra ‘Scrittura, gli suggerisce che Dio stesso ha scelto a questo scopo san Clemente, « qui successor extitit Petri apostoli, qui huic Romane presidens Aecclesie apostolum totius Gallie Dioni- sium delegavit, qui noviter repertus et ad hanc urbem per quendam philosophum nomine Constantinum delatus, tue a Deo predestinatus est custos aecclesie, ut qui in aquis pro Deo spiritum exhalavit, demersos in aquis Piscariensibus, ne pereant, liberare possit »*. L’intervento dell’anziano ve- scovo fa riferimento alla donazione delle spoglie di san Clemente al potefice romano da parte degli evangelizzatori degli Slavi, i fratelli Costantino (che aveva poi mutato il 81Cod. Paris. lat. 5411, c. 12': ediz. Muratort, col. 778. 82Cod, Paris. lat. 5411, c. 14v: ediz. Murarort, col. 779. 35 suo nome in Cirillo al momento di vestire l’abito monaca- le) e Metodio, i quali avevano scoperto e preso con sé le reliquie durante una missione presso i Chazari sulle coste del mar Nero nell’anno 860: invitati a Roma da papa Nic- cold I, essi vi erano giunti verso la fine dell’867, pochi gior- ni dopo la morte del pontefice, sicché le preziose reliquie erano state consegnate al suo successore Adriano II, il qua- le con solenni funzioni, seguite con grande tripudio dal po- polo romano, le aveva deposte nell’antico titolo di S. Cle- mente. I] cronista casauriense prosegue il racconto con la richiesta da parte di Ludovico IT al papa delle spoglie di san Clemente: l’orazione é un capolavoro di retorica me- dievale®, ma il pontefice tenta di resistere obbiettando che tale concessione non @ in suo potere, ma dipende dal clero e dal popolo romano. Poiché tuttavia i cardinali ac- consentono, il papa si piega alla richiesta: « ... dono sibi et concedo corpus beati Clementis et presulis, qui iussu Traia- ni imperatoris in mare demersus fuit et nobis, volente Deo, redditus »™. Portate le reliquie al cospetto dell’imperatore, costui « frangens ilico vas in quo erat positum traxit singu- latim omnia ossa eius et ne aliquid deesset diligenter aspi- ciens, involvit totum corpus in pretioso pallio; deinde po- suit in vasculo pretioso quod ipse rex secum habebat, fac- tum de alabastro »®. Dopo alcuni giorni di veglie solenni, le spoglie vengono traslate processionalmente all’isola del Pescara, accompagnate fuori di Roma dallo stesso pontefice € seguite in tutto il percorso dall’imperatore e da una molti- tudine incredibile di fedeli; giunto il corpo di san Clemen- te a destinazione, si verificano numerosi miracoli e infine Ludovico II « recondi fecit eum in supradicto alabastro et in ipso die translations locari in altaris medio, anno domi- nice incarnationis octingentesimo (septuagesimo) secundo, Cod. Paris. lat. 5411, cc. 15v-16r: ediz. Murarort, coll. 779-780. “Cod. Paris. lat. 5411, c. 17v: ediz, Muratori, col, 780. * Cod. Paris. Jat, S411, cc. 18v-19': ediz. Muratorr, coll. 780-781. 36 indictione quinta, sexto kalendas iunii» ®. La data del 27 maggio dell’872 &, per diverse ragioni, inaccettabile sank © solo una questione di date? Bisognera considerare che l’of- ferta di Cirillo e Metodio ad Adriano II non era un sempli- ce donativo di fedeli venuti a rendere omaggio al pontefice romano: essi erano stati accusati di eresia, per la loro azione evangelizzatrice in Moravia, dal clero tedesco che mal sopportava missionari provenienti da Costantinopoli, i quali svolgevano la predicazione e la celebrazione delle funzioni liturgiche in paleoslavo; il loro viaggio a Roma era stato fatto per dare prova della propria ortodossia e la consegna delle spoglie di un papa santo, che una tradizione piuttosto tardiva ma assai accreditata dava per martire, che la credenza medievale, peraltro forte delle testimonian- ze di Tertulliano e di san Girolamo™, riteneva erroneamen- te successore immediato di san Pietro” e che comunque aveva personalmente conosciuto gli apostoli Pietro e Paolo, rappresentava oltre che il segno tangibile della fedelta dei 38 Cod. Paris. lat. 5411, c, 23r: ediz. Muratori, col. 782, 81 Secondo il sospetto diploma per i monasteri di Farfa e di S. Salvatore nel Reatino (cf. sopra, nota 15) il 28 maggio Vimpera- tore era ancora a Roma: ma, a non tener conto di questo elemen- to, deve comunque ritenersi troppo esiguo il tempo intercorso tra T'incoronazione (18 maggio) e la presunta reposizione delle reliquie nell’isola sul Pescara (27 maggio) per potervi collocare tutti gli e venti narrati dal Chronicon. Si tenga conto imoltre che la successiva spedizione verso I’Italia meridionale avviene lungo il versante oc- cidentale dell’Appennino: il 29 giugno Ludovico II é a Veroli (cf. Die Regesten cit., n. 1254 b-c). 38Cf, del primo De praescr. haereticor., 32, 2; del secondo Adver- sus Tovianum 1, 12 e Commentarior. ad Esaiam liber XIV, ad Is. 52,14: ma si consideri anche, di Girolamo, De viris illustr., 15: « Cle- mens... quartus post Petrum Romae episcopus.., tametsi plerique Latinorum secundum post Petrum apostolum putent fuisse ‘le- mentem ». %T] Chronicon Casauriense torna pitt volte su questa convin- zione: oltre al passo citato pit sopra (v. nota 32), bastera ricorda- re, soltanto come esempio, il titulus che designava la teca con le reliquie del santo: «Hic iacet sanctus Clemens, Petri discipulus et a Petro papa secundus efc.» (cod. Paris. lat. 5411, c. 240": ediz. Muratort, col. 875). 37 due fratelli alla Chiesa romana, anche il legame della tra- dizione apostolica nell’opera missionaria della Chiesa uni- versale. I] tripudio con il quale il clero e il popolo romano avevano accolto quelle reliquie eccezionali, la solennita del- le funzioni che avevano accompagnato la deposizione delle venerate ossa nel ftitulus dello stesso santo ad opera di Adriano II *, non consentono di credere che dopo poco pit di quattro anni il medesimo papa si Ppiegasse con eccessiva facilita, e con il pieno consenso del clero, a cedere comple- tamente quelle stesse reliquie per la chiesa appena eretta di una oscura abbazia che veniva nascendo in quei giorni. Ancora una volta, per una esatta valutazione del pro- blema, occorre considerare insieme cronaca e documenti Nell’instrumentarium casauriense sono riportati sei di ies mi di Ludovico II, rispettivamente con le date 26 ie io 873", 31 maggio 873*, 29 aprile 874, 1 settembre aa a 13 ottobre 874" e 1 novembre 874 *: nei Primi tre non vi S “0 Queste vicende sono narrate diffusam ‘ corporis sancti Clementis martyris che la nae Renee di Leone Marsicano (cf. P. MEYVAERT 0.s.B. e P. Devos i opera énigmes cyrillo-méthodiennes de la « Légende italique » résolue Trois @ un document inédit, in Analecta Bollandiana, 13 [19831 8 oe 461); il racconto di Giovanni di Berardo, che ha un «yee e > in una anonima Translatio corporis sancti Clementis de. Rute! insulam_Piscarie, certamente formatasi in ambiente caso (ci. M. Tap, La légende intitulée « Translatio corporis s Cline: tis», Paris 1955), ne ricalca evidentemente aleuni matin cme denze anche testuali (cf. P. Mevvanrt os.B, ¢ P. Devee 9 spon. de Léon d'Ostie et de sa Translatio sancti Clementi. (Legace oe” lique des ss. Cyrille et Méthode), in Analecta Bollandiana fi doy pp. 189-240: alcune conclusioni vanno tuttavia rivedute all £1956), una pitt approfondita conoscenza del Chronicon Casaui yen ce ak ticolarmente dell’instrumentarium). riense, par- “Cf, sopra, nota 25, #2 Cf. sopra, nota ee 43.Cod. Paris., lat. , C. 92°-v: ediz. cf. Die Regesten cit, n. Bee Moratorr, coll. 807-808; 44 Cod. Paris. lat. 5411, cc. 93v-94v: ediz. of. Die Regesten cit., n. 1265. Muratorr, coll. 809.811, ‘Cod, Paris. lat. 5411, cc. 94v.95r; coll, 811-812; cf. Die Regesten cit., n. 1269, 4 Cf. sopra, nota 14, ediz. Muratorr (Parziale), 38 alcun accenno alla traslazione delle spoglie di san Clemente da Roma a Pescara né alla loro presenza nella chiesa dell’e- rigenda abbazia della S.ma Trinita; soltanto nella nar- ratio del quarto leggiamo «...nos, divino afflati instin- ctu, ad honorem et reverentiam tremende ac individue Tri- nitatis sacrosanctum templum in insula que Casa Aurea vo- citatur fundari et consumari hylari mente precepimus, ubi et almificum beatissimi pontificis et martyris Clementis corpus venerabiliter recondi fecimus...». Il quinto ripe- te alla lettera la narratio del precedente, mentre il sesto, sia nella tradizione casauriense sia in quella mantova- na (con pochissime varianti puramente grafiche) reca: «...Dei omnipotentis inspiratione tacti, iussimus inibi edi- ficare basilicam in honore sancte et individue Trinitatis, ubi etiam collocare fecimus corpus beati Clementis marty- ris et pontificis Christi... » ”. Ebbene non a caso gli ultimi tre diplomi sono fortemente sospetti, e se non proprio in- tegralmente falsi certamente risultano quanto meno inter- polati. Ancora: a parte una donazione del duca Suppone con la data del 6 giugno 872, pur essa falsa, e alcuni docu- menti che si collocano tra il marzo 875 e il luglio 881, nei quali si parla, del tutto anacronisticamente, di « monaste- rium Sancti 'Clementis» o di «monasterium Sancte Trinitatis et Sancti Clementis» ® per effetto dell’intervento seriore di 47 Per V’insistenza di questo motivo si tenga presente anche |’ap- parizione miracolosa dell’imperatore Ludovico e di san Clemente ai due monaci in veglia nella chiesa abbaziale: il primo dopo essersi presentato come il fondatore dell’abbazia, prosegue: «Qui autem mecum est, pontificali venerandus habitu, sanctus Clemens est qui pro Christo meruit in pelago mergi, cuius ossa meo labore ad hanmc insulam delata_ in presenti altari meruerunt sepeli- ri..»: cod, Paris. lat. 5411, c. 248r-v: ediz. Muratort, col. 887. 48 Cod. Paris. lat. 5411, c. 77¥: ediz. Muratori, coll. 935-936. 49 Cod. Paris. lat. 5411, rispettivamente cc. 99r-v, 99v, 100", 116"-v: soltanto il secondo, un placito, & edito in Muratort, coll. 946-947 ed ora da C. Manarest, I placiti del « Regnum Italiae», 1, Roma 1955 (Fonti per 1a storia d'Italia pubblicate dall’Istituto storico italiano per il medio evo, 92), pp. 288-289. 39 qualche zelante monaco dell’abbazia, il primo riferimento esplicito, in un documento, alla reposizione del corpo di san Clemente nel monastero sul Pescara risale al 20 luglio 892 e si fa via via pit frequente, pur rimanendo tuttora ferma l’intitolazione dell’abbazia alla S.ma Trinita; il rico- noscimento ufficiale di tale tradizione si ha con il diploma di Berengario del 21 ottobre 917 nel quale, confermando le concessioni di Ludovico I, l’autore parla di «monachi cuius- dam monasterii in quo almificum beatissimi pontificis at- que martyris Clementis corpus dignoscitur esse reconditum, ubi Casa Aurea noncupatur et in honore sancte et individue Trinitatis constructum esse decernitur »*. Ne] frattempo si era avuta la distruzione dell’abbazia ad opera dei Sara- ceni: attribuita dal cronista all’epoca dell’abate Itto (ca. 914-919) ™, @ perd da retrodatare almeno al precedente abate, Lupone, poiché un documento del maggio 911 allude chia- ramente all’esilio nel Teramano dell’intera congregazione per la devastazione della sede di Casauria™; né si puod esclu- dere che scorrerie precedenti vi fossero state gia verso la fine del secolo 1x e che nel clima di terrore scaturito da quelle incursioni abbia preso piede il culto per san Clemen- te, fino a farne l’eponimo del monastero e a creare Ja leg- genda della traslazione delle sue spoglie nell’isola sul Pe- scara. E’ possibile che a favorire la venerazione per questo santo sia stata la presenza di una sua piccola reliquia quale poté concedere il papa Adriano II allimperatore Ludovico. TInfatti nel 1118, verificandosi nella zona casauriense un’in- vasione di locuste, viene portata processionalmente nei cam- Cod. Paris. lat. 5411, c. 121": i documento é inedito, % Cod. Paris. lat. 5411, cc. 1247125": ediz, Muratorr, coll, 823-824; ediz. L. Scutapare.i, I diplomi di Berengario I, Roma 1903 (Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall’Istituto storico italiano, 35), pp. 300-302, Sono portato a credere che i falsi diplomi di Ludovico If furono allestiti in questa occasione. "Cod. Paris. lat. 5411, c. 123v: ¢ diz. MURATORI, col. 822, *°Cod. Paris. lat. 5411, c. 123r-v: i] documento é inedito. 40 pi una piccola teca con un osso della spalla di san Clemen- te“: la presenza di questa reliquia si riallaccia, nel raccon- to del cronista, alla ricognizione delle spoglie del santo pon- tefice avvenuta nel 1104 alla presenza del cardinale Agosti- no dei Santi Quattro Coronati, allorché i monaci incaricati, alla presenza di tutti, verificarono le membra una per una, constatando che non mancava neppure un osso™; in segui- to a cid l’abate Grimoaldo fece costruire un nuovo altare e il 18 ottobre dell’anno seguente, alla presenza del vescovo di Valva Gualtiero, vi fece deporre « sacrosanctum corpus Clementis pape et martyris integrum totum sicut traditum. fuerat Ludovico imperatori, excepta una particula que ad recordationem posterorum et certitudinem presentium et remedium egrotantium que etiam conservatur in locello argenteo in quo honorifice custoditur et quotiens necessi- tas ingruit trahitur non sine remedio »*. Con molta proba- bilita @ proprio questa « particula » l’unica reliquia di san Clemente in possesso dei monaci di Casauria: la venerazio- ne che vi si portava non dovette differire, all’'inizio, da quel- la prestata ad altre reliquie riposte nella chiesa abbaziale fin dalla sua fondazione. Ma nel momento del pericolo il ricordo del martirio del santo, la tradizione che lo faceva successore immediato di san Pietro sulla cattedra papale, Y’alone di mistero che aveva circondato il destino delle sue spoglie fino al ritrovamento ad opera dei santi Cirillo e Metodio ne alimentarono il culto e aprirono la strada al fiorire della leggenda casauriense. LA PROTEZIONE IMMEDIATA DELLA SANTA SEDE Diversamente dagli abati di Farfa, anch’essa abbazia orgogliosamente imperiale, quelli di Casauria non si rivol- °4Cod. Paris. lat. 5411, c. 244v: ®5.Cod. Paris. lat. 5411, c. 24 “8 Loc. cit. ediz. Muratort, col. 880. : ediz, Muratort, col, 876. Al sero ai pontefici, neppure soltanto per averne benefici, se non molto tardi, dopo quasi due secoli dalle origini della comunita monastica. Il primo documento papale pel il cenobio sul Pescara @ un privilegio di Leone IX all abate Domenico, del 22 giugno 1051, che il Chronicon Casauriense tramanda con una interpolazione™: & lo stesso cronista ad annotare «iste (cioé Domenico) fuit primus abbas Pisca- riensis cenobii qui impetravit iprivilegium... a pontifice Ro- mano, quod antecessores sui vel habere non potuerunt vel duxerunt pro minimo »™; il privilegio consiste, interpola- zione a parte, in una conferma dei beni monastici, senza riferimento alcuno alla protezione della Santa Sede nullo mediante episcopo. Nell’instrumentarium si trovano succes- sivamente una lettera di Alessandro II ai Sansoneschi, del- Vanno 1061, nella quale il papa esprime ai destinatari il suo compiacimento per l’atteggiamento benevolo da essi tenuto verso il monastero di S. Clemente™ e pit oltre la sentenza di scomunica comminata in concilio da Gregorio VII con- tro i Normanni che avessero invaso i possessi di S, ‘Clemen- te e, ammoniti due o tre volte, non avessero emendato la loro colpa™: allo stesso pontefice, secondo il racconto cro- nistico, i monaci casauriensi si erano rivolti dopo la morte dell’abate Domenico perché indicasse loro un successore, «cum non possent ad imperatorem ire quia iam discordia et dissidium inter Romanam Ecclesiam et Imperium Teuto- nicorum parabatur »™. Quasi un venticinquennio dopo, nel 81Cod. Paris, lat. 5411, c. 218v: Vediz, Murarort, coll. 860-861, non dipende dal Chronicon ma é ripresa dal’ ‘Ughelli. Su questo pri- vilegio v. A. Pratest, Cronache e documenti, in Fonti medioevalj ¢ problematica storiografica. Atti del Congresso internazionale tenuto in occasione del 90° anniversario della fondazione delt Istituto sto- rico italiano eee ee Cee Bp. 339-340. Per questo e per gli altri documenti por oe 300305, appresso si ten- ediz. Muratori, col. 860, v ics ediz. Muratorr, coll, 862-863. ®Cod. Paris. lat. 5411, c. 233v: ediz. Muratort, col. 865. *Cod. Paris. lat. 5411, c, 233: ediz. MuraToRr, col, 864. 42 1097, secondo quanio tramanda Giovanni di Berardo, il pontefice Urbano II si trovava a Chieti per raccogliere an- che li adesioni e consensi all’organizzazione della crociata: Vabate Grimoaldo, venutone a conoscenza, «accessit ad eum et expositis calamitatibus aecclesie sue et destructione funditus, cum maxima reverentia a predicto papa Urbano susceptus est et sub protectione Romane Ecclesie, quam hactenus abbatia Sancti Clementis ignoraverat quia ab im- peratoribus gubernabatur, meruit collocari. Hic primus, ab illo in abbatem consecratus, baculum pastoralem in lo- co sceptri regalis, quod antecessores sui et ipse ex dono im- peratoris in dextera portabant, suscepit » Tl racconto cro- nistico é inoltre illustrato nella parte superiore della stes- sa carta del codice mediante la rafligurazione del pontefice in trono (indicato nella didascalia come «Urbanus papa III» (sic!)) mentre porge il pastorale a un monaco stante de- signato con la scritta « Grimoaldus abbas »; al di sopra del- le due figure, su un solo rigo, si leggono i due distici leo- nini: « Cesaris ob sceptrum - baculum tibi porigo dextrum / Quo bene sis fretus - plus Cesare dat tibi Petrus ». Dunque secondo la cronaca l’abbazia casauriense avrebbe ottenuto la protezione immediata della Santa Sede nel 1097; ma il relativo privilegio non é riportato nell’instrumentarium né vi si fa riferimento alcuno: circostanza piuttosto strana, trattandosi di un documento della massima importanza per il prestigio e l’autonomia del monastero e tenuto conto da un lato del rilievo che viene dato all’avvenimento nella parte narrativa e dall’altro della cura pit volte rimarcata con la quale venivano custoditi a Casauria diplomi e privi- legi®. C’é da rilevare poi un altro fatto significativo: allor- Cod. Paris. lat. 5411, c. 238r: ediz. Murartort, col. 872. ® Cf, in proposito A. PratEst, L’antico archivio di S. Clemente a Casauria, in Storiografia e ricerca. Relazioni e comunicazioni al XVII (ma XVIII) Congresso nazionale archivistico (L'Aquila 47 nov. 1978), Roma 1981 (Fonti e studi di storia, legislazione e tecnica degli archivi moderni, XVII), pp. 207-220. 43 quando, circa un venticinquennio pit tardi, il pontefice Cal- listo II rilascia un privilegio all’abate Gisone (29 marzo 1121), fa riferimento al precedente di Leone IX ma non ad uno di Urbano Ii e nel « munire » il monastero « Sedis apostolice auctoritate » non parla affatto di susceptio sub apostolica protectione™ ma soltanto di conferma di beni”. La prima volta che si parla espressamente di prendere il monastero « sub beati Petri et nostra protectione» & nel privilegio di Adriano I'V per l’abate Leonate in data 14 mar- zo 1159", nel quale si richiama ancora una volta il prece- dente di Leone IX senza nominare affatto un Pprivilegio di Urbano 11”. Particolare che diviene ancor pit significativo se si considera che papa Alessandro III, nel confermare allo stesso abate Leonate i privilegi dei predecessori, nomi- na espressamente Leone IX, Callisto II e Adriano IV" e la stessa cosa fara, aggiungendo anche il nome di Alessan- dro III, papa Celestino III” il 13 giugno 1191 (al di la, quindi, della data di compilazione del Chronicon) nei con- fronti dell’abate Gioele: poiché di entrambi questi ultimi documenti ci sono pervenuti gli originali, non si puo riferi- rea lapsus o ad iniziativa del copista l'omissione del nome di Urbano II; bisognera invece concludere che un pri- vilegio di costui per l’abbazia casauriense non & mai esi- stito, come probabilmente non c’é mai stata una sua pre- senza a Chieti, per la quale unica fonte sarebbe proprio il racconto di Giovanni di Berardo: & pur vero che la docu- In questo senso erra il Keur, Itali 302, n. 6. 5 4 ® Cod. Paris. lat. 5411, c. 24! ediz. Muratort, coll, 881-882. ® Cod. Paris. lat. 5411, c. 253r-v: ediz. (parziale) Muratort, coll, 898-899. &7 Si tace, stranamente, anche del privilegio di Callisto IT: ma Tomissione @ forse un lapsus del trascrittore. Su ques - mento v. anche PRATESI, Cronache e documenti ky ia 340, aoe Cod. Paris. lat. 5411, cc. 258v-259v: l'ediz, Murarort, coll. 901- 903, & ripresa dall’Ughelli. Anche su questo documento ¥. Pare Cronache e documenti cit. pp. 340-342, % Si veda KEmR, Italia pontificia cit. p. 306, n, 29, ia pontificia cit., pp. 301- coh » Calmentazione superstite relativa al decimo anno di pontifica- rary. to di Urbano II (12 marzo 1097 - 11 marzo 1098) lascia am- no! pi spazi per possibili spostamenti, ma non si puo ascrivere sedii soltanto al caso il fatto che essa sia datata tutta da Roma e sui dal Laterano, con la sola eccezione di un privilegio per la ni® Chiesa di Veroli che ne ripete uno precedente rilasciato sol- e jj tanto pochi mesi prima e che risulterebbe scritto ad Albano nel tra il settembre e il dicembre 1097”. nar: Contro l’opinione corrente, credo percid di poter af- ° ece| fermare che il cenobio di Casauria fu preso sotto la prote- . di zione immediata della Santa Sede soltanto a partire dal ivo pontificato di Adriano IV, allorché era abate Leonate, il are. quale — giova notare — proveniva dalla Curia e fu insigni- mi: to della porpora cardinalizia. te 1n-| B’ tempo ormai di interrompere un discorso che si € la, fatto per via troppo lungo pur avendo toccato soltanto tre n- punti delle vicende casauriensi narrate nel Chronicon e ni della problematica che vi é connessa; tre argomenti scelti -j tra molti altri con lo scopo preciso di indicare come non e] sia possibile una corretta interpretazione degli avvenimen- i ti che hanno come fonte la compilazione di Giovanni di Be. rardo senza un’esegesi parallela del racconto cronistico e . dei documenti: esegesi che ha pero quale presupposto ne- it cessario un’edizione critica, integrale ed affidabile, di que- sto straordinario monumento della storiografia abruzzese tra Ix e xit secolo. 7 Jarrh - L., n. 5691: cf. P. Fr. Kenr, Italia pontificia..., W: La- tium, Berolini 1907, p. 156, n. 3. I limiti cronologici si ricavano dalla sincronia tra l’anno dell’era cristiana 1097, anno di pontificato x |e J'indizione (anticipata) vi: manca perd, stranamente, J’indicazione del mese e del giorno. Sebbene non vi siano fondati motivi di so- spetto circa la genuinita del documento, esso meriterebbe di essere ripreso in esame per controllare se non sia stato per caso retroda- tato (la circostanza della ripetizione integrale di uno stesso privi- legio da parte del medesimo autore e al medesimo destinatario a soli due o tre mesi di distanza & quanto meno insolita) oppure pre- parato fuori dalla Curia (in tutto il pontificato di Urbano IT non ri- sulta alcun altro documento con la data topica di Albano). 45 SS oe Se — — r—“‘i—i—O—~——~—~— — _— — . - — a = : ie — 2 a oo rr | ee — ie a i 7 e i eI i Z| re < : ic moe Woe £3 FST a ae se nS oe tt. oe — —rrr—r—— Ce : x 2 — oS —

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