Navi e Poltrone - Antonino Trizzino
Navi e Poltrone - Antonino Trizzino
libri
I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati
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Prima parte
Navi e poltrone
Antonino Trizzino - Longanesi & C.
1a edizione gennaio 1953
From the Ashes of Disgrace , di Franco Maugeri (ammiraglio) e Victor Rosen - Reynal & Hitchcock, New York
1948:
"L'inverno del '42-'43 trovò molti di noi, che speravano in un'Italia libera, di fronte a questa dura,
amara, dolorosa verità: non ci saremmo mai potuti liberare delle nostre catene, se l'Asse fosse stato
vittorioso". E poco più avanti esplicita in maniera definitiva tale concetto: "Più uno amava il suo
Paese, più doveva pregare per la sua sconfitta nel campo di battaglia... Finire la guerra, non importa
come, a qualsiasi costo".
1
Trizzino, nato a Bivona nel 1899 fu pilota fino alla fine degli anni ’30. Nel 1938 Trizzino fu costretto ad
abbandonare
abbandonare l’aviazione ed entrò nel campo del giornalismo, divenendo
divenendo critico militare durante il II conflitto in
vari giornali tra cui “Il Tevere” ed “Il tempo”.
Recensione ufficiale: Durante la seconda guerra mondiale, l'Italia aveva un esercito fiaccato dall'emorragia di
mezzi causata dalle guerre di Etiopia e di Spagna, ma aveva ancora una marina militare in efficienza, che invece
rimase quasi sempre ferma nei porti, magari a farsi bombardare passivamente come avvenne a Taranto. Poco dopo
la fine della guerra, il libro di un ex ufficiale dell'aviazione, Antonino Trizzino, "Navi e poltrone", documentò la
connivenza con la Gran Bretagna del Ministero della Marina Militare italiana dell'epoca (che allora si faceva
chiamare pomposamente Supermarina) . Antonino Trizzino fu anche assolto in un processo intentatogli per calunnia
a causa
causa delle
delle sue accuse.
accuse. Succes
Successiva
sivamen
mente
te è venuta
venuta alla luce l'appart
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enenza
nza di molti
molti ammira
ammiragli
gli alle logge
massoniche anglofile.
Il tema del libro viene trattato in 6 capitoli di indagine indiziaria di cui tre fuori dalla sezione ma raggiungibili
raggiungibili dal
link. Cap. 4 La notte di Taranto e la beffa di Genova in Storia http://digilander.lib
http://digilander.libero.it/lacor
ero.it/lacorsainfinita/gu
sainfinita/guerra2/40/taranto
erra2/40/taranto.htm
.htm
Storicamente
Storicamente non si può certo dire che la Massoneria
Massoneria italiana abbia ostacolato
ostacolato la nascita del fenomeno fascista,
fascista, anzi,
non pochi storici asseriscono il suo ruolo determinante nella presa di potere da parte del fascismo. I rapporti tra il
Fascism
Fascismo
o e la Massone
Massoneria
ria quindi,
quindi, almeno
almeno inizialm
inizialmente
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furono tutt’alt
tutt’altro
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Quando i vertici
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della
Massoneria
Massoneria si riunirono
riunirono a Palazzo
Palazzo Giustiniani
Giustiniani per
per l’installazione
l’installazione del Gran
Gran Maestro
Maestro Domizio
Domizio Torrigiani,
Torrigiani, che succede
succedeva
va
ad Ernesto Nathan, la simpatia manifestata dai presenti nei confronti del movimento fascista fu evidentissima. Solo
successivamente, nel percorso che porterà dal “Fascismo Movimento” al “Fascismo Regime”, si determinerà, oltre ad
una interessante evoluzione nell’approccio
nell’approccio al materiale
materiale mitologico,
mitologico, nell’utilizzazione
nell’utilizzazione dei simboli e nella realizzazione
realizzazione
dei rituali fascisti, quella inevitabile degenerazione dei rapporti con la Massoneria, che ne determinò la successiva
2
persecuzione….
persecuzione…... I rapporti
rapporti di Mussolini con la Massoneria furono contradditt
contraddittori.
ori. Inizialmente,
Inizialmente, egli tenta di diventare
massone e chiede l’iscrizione alla Loggia Romagnosi di Milano, che fu rifiutata. Erano gli anni della prima guerra
mondiale: pareva che già nel 1905, a Lugo di Romagna, Mussolini avesse invano presentato domanda alla Loggia
Rinancini,
Rinancini, e poco dopo,
dopo, Losanna, sempre
sempre con
con lo stesso risultato.
risultato. L’ostilità
L’ostilità di Mussolini
Mussolini nei confronti
confronti della Massoneria
Massoneria
comincia a delinearsi già nel 1914 quando, ancora socialista, al Congresso di Ancona del partito si scagliò contro la
Massoneria,
Massoneria, facendo votare un ordine del giorno che diceva: “Può darsi che il massonismo
massonismo tenda all’umanitarismo.
all’umanitarismo.
Ma è tempo di reagire contro
contro questa infiltrazione.
infiltrazione. Anzi è il solo e unico problema.
problema. Non possiamo
possiamo confondere
confondere il nostro
umanitarismo
umanitarismo con l’altro umanitarismo,
umanitarismo, elastico,
elastico, vacuo, illogico, propugnato dalla Massoneria.”…
Massoneria.”… Dopo che la
commissione dei Quindici, nominata per far luce sulle logge e presieduta da Giovanni Gentile, aveva emesso un
giudizio perentoriamente
perentoriamente sfavorevole
sfavorevole nei confronti
confronti della Massoneria, con un voto a scrutinio
scrutinio segreto,
segreto, il 19 Maggio
1925, veniva approvato dalla Camera il disegno di legge presentato il 12 Gennaio 1925, e successivamente, il 22
novembre 1925 esso divenne legge.
Conseguentemente divenne obbligatorio, per i dipendenti dello Stato, dichiarare non solo se appartenevano ma anche
se avessero mai fatto parte di associazioni segrete. Di certo l’allontanamento di funzionari pubblici legati alle Logge
costitu
costituiva
iva un passag
passaggio
gio obbliga
obbligato
to nell’ins
nell’instaur
taurazio
azione
ne del regime
regime fascista
fascista.. Con questo
questo atto,
atto, la Masson
Massoneria
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virtualmente
ente fuori legge.
legge. Il 22 novembr
novembree Torrigi
Torrigiani
ani emise
emise mestam
mestamente
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comunicato
ato dove
dove si rendev
rendeva
a noto
noto lo
scioglimento di tutte le Logge .
Fu proprio il suo Corpo d'armata (27°) che fu sfondato di fronte a Tolmino, perdendo in un sol giorno tre fortissime
linee di difesa e ciò sebbene il giorno prima (23 ottobre 1917) avesse espresso proprio a me la più completa fiducia
nella resistenza, confermandomi ciò che già aveva annunciato il 19 ottobre al colonnello Calcagno, da me inviatogli
per assumere
assumere informazioni
informazioni sulle sue truppe e sui suoi bisogni. La rotta di questo Corpo fu quella che determinò
determinò la
rottura
rottura del fronte
fronte dell'int
dell'intero
ero Esercito
Esercito a Capore
Caporetto.
tto. E il Badogli
Badoglio
o la passa
passa liscia!
liscia! Qui c'entra evidentem
evidentemente
ente la
massoneria e probabilmente altre influenze, visto gli onori che gli hanno elargito in seguito. E mi pare che basti per
ora!". (Le altre influenze erano della monarchia). (Ib. pag. 133).
Prima di addentrarci in ulteriori spiegazioni sul caso Trizzino-ammiragli, (vedi terza parte), è
bene chiarire il significato e la valenza di alcuni termini della vicenda e del libro che nelle
pagine
pagine finali riporta il famoso
famoso attacco
attacco a Superma
Supermarina
rina e S.I.S (servizio
(servizio informazio
informazioni
ni militari
militari
della
della Marin
Marina),
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della difesa
difesa italian
italianaa dell'ep
dell'epoc
oca.
a. Il libro
libro
parimenti contiene tantissime (la prevalenza) pagine dedicate al sacrificio degli equipaggi e alla
professionalità, ma anche accuse alla inettitudine, al disonore e all'ambivalenza dei comandi che
fur
furono
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rinvio
vio a giudi
iudizzio di Triz
Trizzzino
ino.
Mi colpì, scrive l’ammiraglio Andrew Cunningham, il fatto che mentre gli italiani nel complesso
dimostravano poco spirito di iniziativa (comune) sul mare, riuscissero tanto bene in azioni individuali.
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Certamente essi avevano uomini capaci delle imprese più ardite.
Trizzino venne condannato e solo in appello parzialmente assolto dalla motivazione della
sentenza. Il fatto che non scontasse la pena gli derivava dall'ennesima amnistia. Che in Italia
esistessero dei traditori era comunque cosa nota e logica. Non esistevano solo da noi, c’erano in
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delle Potenz
Potenze
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Alleate
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condotto un'azione a favore di detta causa».
Supermarina era l’organo che allo scoppio della guerra sovrintendeva a tutte le operazioni navali, una specie di sala dei
bottoni in cui si concentravano tutte le inform
i nformazioni.
azioni. Stava a Roma sul lungotevere Flaminio ed aveva a disposizione
dei bunker sotterranei in caso di incursione aerea. Si trasferì alla stazione radiotelegrafica sotterranea della Marina, in
località Santa Rosa sulla via Cassia (20 km fuori Roma) alla dichiarazione di Roma città aperta (e smilitarizzata).
Rimase in funzione fino al 12 settembre 1943 e venne riattivata a Brindisi dove si era trasferito il capo di Stato
Maggiore della Marina, ammiraglio De Courten, con il governo Badoglio. Chi ne era a capo? Gerarchicamente,
Gerarchicamente, toccava
al CSM della marina, nel 1940 l'ammiraglio Domenico Cavagnari. Ma poiché egli era anche sottosegretario
sottosegretario (e in pratica
il ministro della Marina, perché il titolare era Mussolini superimpegnato), capo di Supermarina era in effetti il sottocapo
di SM. Negli ultimi due anni di guerra, allorché a capo della flotta in mare fu prima l'ammiraglio Angelo lachina e poi
l'ammiraglio
lio Carlo Bergamini, divenne sottocapo di SM l'ammiraglio Luigi Sansonett
etti.
Ora, nel 1953, quando si dette inizio alla causa, il titolo di spia era un punto di merito sancito
dalle leggi e sicura patente di antifascismo. A Trizzino
Trizzino al massimo poteva andare
andare la medaglia
del pamphlet da panegirico adulatorio. Diverso il caso di tutti gli altri tirati in ballo almeno
(senza prove come del resto tutto il libro che all’epoca era un’opera indiziaria) con l’etichetta di incapaci e
pusillanimi*. Questi naturalmente reagirono e reagirono male anche perché erano ancora in
servizio attivo in uno dei pilastri della Nato, la diga anticomunista che si avvaleva ora di molte
delle ex menti dei passati regimi. Cosa spingesse lo stato italiano a tenere comunque in servizio
degli incapaci non è dato a sapere, ma non era
era o sarà la prima volta.
volta. Chi non reagì, lo era per
un motivo molto semplice: era inabissato (incoscio) con le navi tradite. Le accuse di Trizzino nel
tempo vennero sì stemperate ma anche comprovate da nuovi autori. Aggiungiamo noi che
all'epoca (1952) non si conosceva l'esistenza della macchina Ultra che decodificava la tedesca
Enigm
Enigma,
a, ma anche
anche delle
delle interc
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tedesche
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che roves
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vanoo la situazi
situazione
one e non
non si
considerava quella miriade di canali informativi o disinformativi tipici del costume italiano e le
spie vere e proprie con tanto di patente che non assursero mai agli onori della cronaca.
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Sospettato n° 1: La massoneria di osservanza
inglese da Angelo Martelli "Una sigaretta sotto il temporale" 1988:
E' enorme,
enorme, disse
disse Mussol
Mussolini
ini , , che funzionari di altissimo grado
frequentino
frequentino le logge, informino le logge, prendano
prendano ordini dalle logge.
Non v'è dubbio che le istituzioni più gelose dello Stato, quelle che
amministrano la Giustizia, quelle che educano le nuove generazioni e
quelle che rappresentano le forze armate, che devono essere ad ogni momento pronte alla difesa
della Patria, hanno subito e subiscono con alterna vicenda, l’influenza della massoneria. Ciò è
inammissibile, ciò deve finire.
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pratico fu tenuta in serbo perché il governo fascista, ormai unico difensore del Cattolicesimo, avrebbe colpito
duramente
duramente qualsiasi espressione
espressione massonica; questa lotta si evidenziò
evidenziò in tutta la sua spregiudicatezza
spregiudicatezza solo nel 1945
quando, dopo la morte di Mussolini, e la Chiesa fu sull’orlo della capitolazione. .. La massoneria non si attiene ad
una dottrina sistematica e definita, né tanto meno ad una rigida regola filosofica, anche se dice di predicare la
fratellanza, per cui la vita e l’opera di un massone non si inquadra in una norma predeterminata né essa può in
alcun modo considerarsi l’immagine, l’identità della massoneria stessa. Non potrebbe essere diversamente posto
che il massone si regola di volta in volta secondo interesse proprio o dell’organizzazione e in modo quasi
aristotelico, nel senso che può trovare conveniente oggi quello che aveva giudicato sconveniente ieri.
Leone XIII, 8 dicembre 1892 «la massoneria (...) nemica ad un tempo di Dio, della Chiesa e della nostra patria».
Antonio
Antonio Gramsci
Gramsci alla Camera
Camera,, maggio
maggio 192
19255 discussi
discussione
one del d.l. per la soppre
soppressio
ssione
ne della
della massone
massoneria
ria «la
massoneria in Italia ha rappresentato l' ideologia e l' organizzazione reale della classe borghese capitalistica».
* 67 alti ufficiali erano sposati con donne straniere, quindi facilmente avvicinabili; due importanti ammiragli - Mario
Farangola, alla guida dei sommergibili, e Vittorio Tur, titolare d'incarichi molto delicati - avevano mogli inglesi,
mentre due capitani di vascello destinati a una folgorante carriera, Brivonesi e Alberto Lais, erano coniugati con
un'inglese e un'americana.
battaglia
battaglia per destinarle
destinarle a compiti più nobili e decisivi
decisivi fu una inutile cautela
cautela perché mai,
mai, ad eccezione del breve
scontro di Punta Stilo, i nostri massimi calibri si misurano con quelli nemici e gli incontri furono evitati per eccessiva
prudenza
prudenza anche quando
quando la netta superiorità
superiorità delle nostre
nostre forze avrebbe
avrebbe potuto
potuto assicurarc
assicurarcii il successo.
successo. La flotta italiana
italiana
non intervenne neppure quando la guerra investì il suolo della Patria e l’unica occasione che le si presentò fu di
consegnarsi due mesi dopo, a Malta. Tanto valeva buttarsi nella mischia e usarle una ultima volta quelle navi che poi
dovevano finire in parte pignorate per insolvenze ministeriali, in parte vendute come ferro vecchio e in parte cedute al
nemico in conto riparazioni.
Corriere della
della Sera - Sergio
Sergio Romano - lettere al Corriere
Corriere
... Trizzino ha uno stile secco e incisivo, ha lavorato sulle fonti disponibili (ndr: all'epoca) e, soprattutto,
non ha peli sulla lingua. Non sopravvaluta la potenza della flotta italiana e conosce i grandi meriti di
quella britannica. Ma crede che il rapporto di forze rendesse possibile un migliore equilibrio e punta il
dito contro il vertice
vertice della Marina.
Marina. Alcuni
Alcuni ammiragli
ammiragli sono esplicitament
esplicitamente
e accusat
accusatii di codardia
codardia.. Ma il
capo d'accusa più grave è spionaggio e tradimento. L'autore non può fornire documenti e individuare
precise responsabilità, ma è appassionatamente convinto che soltanto informazioni provenienti da
Supermar
Supermarina
ina abbiano
abbiano consentito
consentito agli inglesi
inglesi di mettere
mettere a segno
segno alcune
alcune delle loro operazion
operazionii più
brillanti. E crede che soltanto l'ipotesi del tradimento possa spiegare la passività e la lentezza della
nostra flotta in circostanze in cui un rapido intervento avrebbe potuto contrastare
contrastare efficacemente i piani
del nemico. La prova indiretta, sempre secondo Trizzino, è in un libro dell'ammiraglio Franco Maugeri,
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capo del Sis (Ufficio informazioni della Marina), apparso dopo la guerra. Nel libro si legge tra l'altro la
frase riportata in testa a questa colonna
top secret
Dopo la sconfitta, nel luglio del 1947, durante un processo militare a carico del generale Valle, venne alla luce un
rapporto
rapporto segreto
segreto presentato
presentato a Mussolini,
Mussolini, nell’aprile del ‘41, dal sottosegretari
sottosegretarioo di stato all’aeronautica
all’aeronautica del tempo,
generale Pricolo. Questi spiegava che la mancanza di aerosiluranti era dovuta alla « scarsa fiducia nella specialità,
considerata meno efficace e di minor rendimento delle bombe ». A questi argomenti se ne aggiungevano altri
ancora. E il primo era che non c’era convenienza ad acquistare siluri, perché con la stessa spesa si poteva avere un
numero di bombe di gran lunga maggiore. « Un siluro per aerei non potrà costare certo meno di 150.000 lire, senza il
costo dell’esplosivo.
dell’esplosivo. La bomba da 500 kg, compreso l’esplosivo,
l’esplosivo, non costa che 4.000 lire. E mentre con 150.000 lire si
portano 150 kg di esplosivo,
esplosivo, con 4.000 lire se ne portano 240; ben 90 in più. Quindi, invece di 100 siluri, che
costerebbero 18.000.000, è più conveniente acquistare 30 velivoli da 500.000 lire l’uno, 1.000 bombe da 250 kg (2.500
lire l’una) più 123 bombe da 500 kg (a lire 4.000 l’una). » Quest’ultima fu la tesi-base esposta nel numero di marzo
1934 della Rivista Aeronautica da uno dei più alti rappresentanti
rappresentanti dell’aviazione,
dell’aviazione, che si celava sotto lo pseudonimo
pseudonimo
di Vultur. A questa tesi se ne aggiungevano altre che consideravano avvilente l’uso dell’aereo in marina. Era una
vecchia ruggine ancor buona della incomunicabilità
incomunicabilità e cooperazione
cooperazione interforze.
interforze. Non cambierà quasi nulla fino alla
fine della guerra. L’Italia già dal '34 aveva dei siluri perfezionati che altri anche a conflitto iniziato non ebbero. Le
spie fecero di tutto per avere notizie e il nostro alleato tedesco ne ordinò 300. Sempre Valle: « Avevo, dopo lunghi
anni di esperienze,
esperienze, condotte a Guidonia e a Fiume (siluruficio aeronavale
aeronavale Whitehead) dal ‘35 al ‘38, creato un siluro
aereo, che era riuscito a funzionare anche lanciato da ottanta metri (gli inglesi dovevano scendere a toccare l’acqua e
lanciavano da più lontano) » . Un lancio da ottanta metri, è un fatto che basta da solo a convincere dell’efficacia
della nuova arma qualsiasi persona competente. Le autorità aeronautiche avevano « la costante preoccupazione
che Io sviluppo dei reparti aerosiluranti, tanto appoggiato dalla marina, portasse, dato il mezzo in cui essi
dovevano agire, alla dipendenza dalle forze navali ». In parole povere, poiché gli aerosiluranti erano destinati a
compiere lavori similari a quelli dei mezzi navali, si temeva che passassero agli ordini degli ammiragli. Nel suo
rapporto del 1940, Pricolo lamenta che gli studi e le esperienze dell’aerosilurante siano stati da tempo abbandonati;
ma non dice che nessun capo dell’aviazione, a cominciare da lui, spese una sola parola contro quell’abbandono. Le
bombe pesanti presupponevano di avere squadriglie di bombardieri e obiettivi da bombardare. Noi a Londra non
saremmo mai arrivati e il bombardamento in mare da certe altezze a confronto era più impreciso e improbabile di una
vincita al Superenalotto.
1) Tutti gli oggetti lanciati con paracadute sono da prendere sotto il fuoco delle mitragliere delle navi .
2) Sulle navi debbono essere approntati gruppi di fucilieri
8
3) Approntare reti per il recupero dei siluri che, a causa del cattivo funzionamento, rimangono in superficie...
4) Ancorare barconi ed imbarcazioni intorno alle navi per protezione [...].
la piovra massonica
I silu
silurrifi
ifici ope
operanti in Itali
taliaa nel 1940 erano tre: Sil
Silurif
urifiicio
cio Whiteh
tehead di Fiu
Fiume dal 1860
1860
Silurificio Italiano di Baia-Napoli in attività dal 1915
Silurificio Motofides a Livorno dipendenza di Fiume dal 1937. Complessivamente, dal 10.6.1940 all'1.9.1943,
furono impiegati 546 siluri nel 1940, 1,185 ne1 1941, 1,600 nel l942, 350 nel 1943
L'utilizzo di siluri su idrovolanti (Cant. Z 506) visse il lasso di tempo di notorietà che questi ebbero dopo le
trasvolate.
Verso la metà degli «anni trenta» sia la Società Whitehead di Fiume che il Silurificio Italiano erano riusciti a
mettere a punto siluri navali da 533 mm (tipo nuovo) capaci di sviluppare 50 nodi per la corsa da 4,000 metri e
siluri da 450 con velocità di 42 nodi sulla corsa di 3,000 metri. Gli acciarini di cui erano dotati tutti i siluri italiani
erano del
9
LA MOTOBOMBA:
Così gli inglesi la descrivevano dopo i primi impieghi ( considerati deludenti dagli italiani che non avevano quasi
ricognizione
ricognizione per controllarne
controllarne gli effetti) del giugno 1941 e l’ultimo dell’agosto del 42 (Spartivento) in una direttiva
top
top secret ai comandi marittimi della Cirenaica, dell’Egitto e del Mar Rosso:
Descrizione delle bombe - Il nemico impiega piccoli siluri con moto rotatorio contro navi nei porti. Essi vengono
lanciati con paracadute da una altezza di circa 180 metri [...] Il siluro si muove o sulla superficie o al di sotto di
questa … con spostamento automatico del timone di direzione ogni 4 minuti …. due spolette e dispositivo per
l’a
l’autoaf
toaffo
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orsa. Misu
isure precauzi
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onali: vedi
vedi a fia
fianco<<<
o<<<<<
<<<
<
La motobomba FFF, dal nome dei suoi creatori (Freri ex bersagliere già inventore del paracadute Salvador, Filpa
Fiore) derivava dal
dal siluro elettrico
elettrico navale (dopo un breve percorso rettilineo in acqua eseguiva una rotta a spirale
che andava sempre più espandendosi; un’arma particolarmente
particolarmente adatta contro formazioni navali serrate
e grossi convogli o rade portuali ), del conte Elia. Il “siluro Elia”, trasformato
trasformato in bomba d’aereo, giungeva
giungeva in
acqua rallentato nella discesa da un paracadute agganciato al corpo centrale dell’arma. Una volta in acqua,
entrava in funzione un sistema di propulsione costituito da un motore elettrico alimentato da batteria a secco che
poneva in rotazione un’elica spingente poppiera. Il motore da 3,5 hp imprimeva all’arma una velocità di 6 m/s
(circa 12 nodi) per una durata variabile fra i 15 e i 30 minuti. Disponeva di una carica di 120 kg di esplosivo; il
diametro del corpo della bomba era di 500 millimetri ed il suo peso totale di 360 kg.; per questo motivo la
designazione completa dell’arma fu Mb.FF (120-500-360). Già prima dello scoppio della guerra la funzionalità di
questa bomba era stata messa in forse, da esperimenti malriusciti e dalla impossibilità di avere bombardieri a largo
raggio, per arrivare ad Alessandria e Gibilterra (dall’Italia). Un solo tipo di velivolo aveva un raggio di azione
sufficiente, l’SM82 (marsupiale), ma di questo aereo erano stati approntati solo pochi esemplari per le necessità del
trasporto. In tutta la durata del conflitto furono prodotte per la Regia Aeronautica circa 500 bombe, ma ne furono
impiegate meno.
I tedeschi chiesero di poter avere una presentazione dell’arma in Germania e l’allora T.Col. Freri si recò a
Travemùnde, sul Baltico, sede del centro sperimentale della Luftwaffe, per gli opportuni accordi. La presentazione
fu poi effettuata nel golfo di Lubecca ed ottenne pieno successo, tanto che le autorità germaniche chiesero
chiesero di poter
acquistare un certo numero di bombe prodotte a Roma dalla Ditta Contin. Fu in breve stipulato un accordo in base
al quale i tedeschi potevano acquisire 2.000 bombe Mb.FF a condizione che fornissero alla ditta le necessarie
quantità di materiali definiti strategici e rari. I tedeschi, per parte loro, acquistarono 2.000 motobombe ed
insignirono il colonnello Freri della onorificienza dell’Aquila Imperiale. La ditta Contin già dall'inizio del 43
riforniva quindi i tedeschi che usavano le bombe italiane per colpire Tripoli in mano inglese, dopo il 24 gennaio, poi
Algeri e Bona (Algeria) per colpire il naviglio alleato sbarcato sulle coste del Nordafrica. Quando gli americani
sbarcarono in Sicilia anche Siracusa venne colpita con queste bombe. A Bari i tedeschi, nel dicembre 43, colpirono
navi cariche di agenti chimici e fu un disastro.
10
un minimo numero di aerosiluranti. Ai primi di agosto del ‘41, egli fece appello alla marina per una maggiore
cons
conside
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razi
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onder
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non c’era
c’erano
no silur
silurii in
soprannumero e che 40 in corso di allestimento sarebbero stati pronti soltanto tra il dicembre e il gennaio, « mentre il
problema
problema è agosto (di quest’anno)
quest’anno) », annota sfiduciato Cavallero.
Cavallero. Poi probabilmente
probabilmente qualcuno si commosse alle sue
insistenze ed egli, infatti, può annotare in data 12 agosto 1941: « Riccardi comunica che di 28 siluri di cui dispone ne
darà dodici all’aeronautica).
all’aeronautica). Francescamente
Francescamente si divideva il poco che c’era. Spesso i siluri della Sicilia erano mandati
con aerei da trasporto agli aeroporti dell’ Egeo e da qui magari rispediti in Sicilia e poi in Sardegna, seguendo gli
spostamenti delle navi nemiche, perché erano i soli disponibili e con essi si doveva far fronte a tutte le necessità. I
pochi siluri
siluri che si riusciva
riusciva a racimola
racimolare
re bastavano
bastavano appena
appena all’attività
all’attività di un giorno
giorno o poco più,
più, e spesso
spesso l’indomani
l’indomani non
ce n’erano altri. Così si spiega come azioni in pieno sviluppo, di cui già si delineava
delineava il successo,
successo, non potessero essere
essere
né intensificate né continuate. « Se continuasse l’azione - scriveva Cavallero mentre gli aerosiluranti erano impegnati
a mezzo giugno 1942 - saranno presto esauriti i siluri della Sicilia e della Sardegna. Sono in corso lavori per
apprestare
apprestare cinque siluri che sono a Roma, mentre la ditta conta fornirne altri 5 entro due giorni. » Entro due giorni,
mentre il problema
problema richiedeva una soluzione
soluzione immediata. A piccole dosi, dunque, arrabattandosi
arrabattandosi alla meglio, dal
principio della loro attività fino all’agosto
all’agosto del ‘42, gli aerosiluranti
aerosiluranti della Sicilia riuscirono
riuscirono a lanciare
lanciare
complessivamente 83 siluri !!!!, quelli della Libia 80, quelli del1’ Egeo 134 e quelli della Sardegna 195: in tutto 492
siluri in due anni!
tipo «universale a pendolo», ovvero ad urto diretto dell'arma contro la carena nemica (con un limite operativo di
15 gradi e 5 nodi). Tale tipo di acciarino rimase quello «standard» per quasi tutta la durata del conflitto; solo nel
1942 cominciarono ad essere introdotte in servizio armi, soprattutto da 450 mm., dotate di acciarino magnetico.
Nella stessa epoca cominciarono ad essere impiegati dai sommergibili italiani anche siluri elettrici tipo «G.7e» da
533 mm. con acciarino magnetico ceduti dai tedeschi; si trattava di armi «senza scia» articolarmente efficienti
disponibili però in quantitativi molto limitati.
Seconda parte>>>>>
11
30° e dopo essere sceso 10 m sotto la profondità di regolazione si stabilizzava in 160 m sul percorso subacqueo
stabilito. da regiamarina: Adattato da "Le Armi delle Navi Italiane Nella Seconda Guerra Mondiale" di Erminio
Bagnasco
Bagnasco Edizioni
Edizioni Ermanno
Ermanno Albertelli
Albertelli -
Seconda parte
Navi e poltrone
Antonino Trizzino - Longanesi & C. 1a
edizione genn. 1953
12
con un gruppo di unità nemiche che defilava di controbordo, reagì con tutti i mezzi bellici all'azione nemica fortissima e
di breve durata. Ferito gravemente fra i primi, continuava imperterrito a dirigere il combattimento, infondendo rabbiosa
energia in tutti i suoi dipendenti: esempio di salde ed eroiche virtù militari. Colpita duramente più volte la nave che
batteva la sua insegna, rimaneva al suo posto di comando
comando e di combattimento
combattimento e, in una suprema dedizione
dedizione alla Patria e
alla Marina, deciso a condividere la sorte dell'unità che si inabissava in un alone di gloria, con essa eroicamente
scompariva,
scompariva, additando
additando alle schiere dei suoi dipendenti
dipendenti la via del dovere e del sacrificio.
sacrificio. Mediterraneo Centrale, 13
dicembre 1941
da Angelo Martelli Trizzino subì un processo a Milano e con sentenza 5 dicembre 1953 fu dichiarato colpevole di
vilipendio delle Forze Armate dello Stato e condannato a otto mesi di reclusione. Alla denuncia del Ministero della
Difesa cui, appunto, fece seguito la sentenza, seguirono le querele degli ammiragli Bruno Brivonesi, Gino Pavesi e
Priamo Leonardi.
Leonardi. Anche questo processo si concluse con la condanna del Trizzinoa
Trizzino a due anni e 4 mesi di reclusione, ad
una multa, e al riconoscimento dei danni morali verso i tre querelanti, la confisca del libro e la pubblicazione della
sentenza sul Corriere della Sera, sul Giornale d’Italia e sul Mattin
sul Mattino.
o. Seguì, da parte del condannato, il ricorso in appello
e nel frattempo intervenne il decreto di amnistia del dicembre 1953 che estinse il delitto di diffamazione continuata, ma
l’appello rimase per il delitto di vilipendio delle FFAA. dello Stato. Sentenza della Corte d’Appello milanese. Il
prestigio
prestigio di una istituzione —
istituzione — si afferma dopo una lunga premessa
premessa e disamina — riposa
— riposa anche sul prestigio personale
dei suoi maggiori esponenti, ma non si identifica né si esaurisce in esso. Per le Forze Armate, in particolare, il
patrimonio
patrimonio spirituale che le innalza nella pubblica stima, attinge a molteplici
molteplici fonti; alla tradizione,
tradizione, alle virtù guerriere
della stirpe, alla storia delle imprese onorevolmente compiute, agli esempi di eroismo individuale e collettivo che
illuminano il ricordo dei fatti d’arme nella buona e nella cattiva sorte. I motivi della prima sentenza vengono ribattuti
uno per uno ed il libro Navi
libro Navi e Poltrone viene letto ed interpretato per quello che realmente vuoi dire, cioè l’esaltazione
del valore dei protagonisti in mare. Un valore tradito, si potrà dire, ma che non cessa di essere tale, e chi lo riconosce e
lo esalta,
esalta, non può essere accusato
accusato di denigrazione
denigrazione.. Il motivo della decision
decisionee della Corte d’Appello
d’Appello ha negato, nel
complesso, l’elemento obbiettivo del reato; poteva così considerarsi soddisfatta l’esigenza formale del giudizio, ma per
compiutezza di indagine e per la gravità delle proposizioni che hanno legato il Trizzino ad un addebito di mendacio e di
mala fede, la Corte ha ritenuto doveroso e utile affrontare anche il problema dell’elemento psicologico. Utilità che si è
rivelata di estrema importanza posto che il magistrato ha preso in esame e confutato la sentenza di primo grado e
dimostrato l’inesistenza,
l’inesistenza, nell’autore Trizzino, di una precisa volontà di offendere e villipendere la Marina Italiana.
13
marine. Non parliamo, poi, dell’ammiragliato britannico, che, rispettoso della tradizione nelsoniana, si guardava
bene dall’interferire nell’indipendenza e nell’autonomia di coloro che avevano la responsabilità sul mare, verso i
qual
qualii dimo
dimost
strrò la mass
massim
imaa disc
discre
rezi
zion
onee, anch
anchee in casi
casi in cui
cui pale
palese
seme
ment
ntee eran
rano fuor
fuorii stra
strada
da..
E i risultati furono quelli che sappiamo. A giustificazione del grave insuccesso riportato nel pomeriggio del 22
marzo ‘42 al largo del golfo della Sirte, l’ammiraglio Jachino scrive: "il comandante in capo italiano non intervenne
nell’apprezzamento della situazione, né nello studio sulle possibilità di azione del nemico; inoltre, non intervenne nella
scelta delle unità da destinare all’operazione, né nel dare gli ordini di approntamento delle unità da lui dipendenti » .E
per avere un’idea della cupidigia ministeriale di comando basti sapere che « le ore di uscita, le rotte da seguire nelle
prime dodici ore e tutti i particolari esecutivi per la prima parte dell’operazione, furono decisi e ordinati da
Supermarina
Supermarina ». Come abbiamo
abbiamo visto, forze navali nemiche di gran lunga inferiori riuscirono
riuscirono quella volta a tenere
in iscacco le nostre navi, che dovettero ritirarsi. Fu il trionfo delle poltrone: e con esse delle irresolutezze, delle viltà
ed in conseguenza delle perfidie. Un altro episodio lo conferma: la fine raccapricciante degli incrociatori Da
Barbiano e Di Giussano, avvenuta nella notte del 13 dicembre ‘41. Essi erano partiti da Palermo nel pomeriggio del
giorno prima, carichi
carichi di viveri e di fusti di benzina, insieme con la torpediniera Cigno, dirigendo
dirigendo su Tripoli. Tutto
fu regolare fino a capo Bon. Le tre unità, in linea di fila con la Cigno in testa, ne avvistarono il faro di prua alle 2,56
a circa 7 km di distanza, e lo aggirarono continuando la navigazione vicinissimo alle coste orientali della Tunisia.
Ma alle 3,20 esse invertirono improvvisamente la rotta.
Che cosa vide, sentì o seppe l’ammiraglio Toscano per decidersi di virare? Sembra da escludere che egli tornasse
indietro perché era stato avvistato da un aereo inglese, che alle 2,45 aveva sorvolato le sue navi. Non si sa
nemmeno, giacché l’ammiraglio è morto, se egli avesse in animo di rientrare alla base o se l’inversione di rotta
fosse semplicemente
semplicemente una tattica momentanea, per rimettersi poi sulla via di Tripoli. Sta di fatto che le nostre navi
non avevano ancora completato l’accostata, quando videro apparire sulla sinistra quattro cacciatorpediniere
nemici, che, sbucando da dietro capo Bon e correndo a grande velocità in senso quasi normale alla loro rotta,
aprirono il fuoco e lanciarono contemporaneamente una sventagliata di siluri: fatto il colpo, si allontanarono. Si
trattava di una vera imboscata. Perché essendo noti i movimenti delle 4 navi nemiche i due incrociatori furono fatti
ugualmente partire. Rapporto Supermarina. Dopo aver ricordato un primo tentativo di partenza fatto dal Da
Barbiano e dal Di Giussano il giorno 9, interrotto per ragioni di prudenza, Supermarina scrive: " Alle 17,30 del 12
partirono
partirono nuovamente,
nuovamente, insieme
insieme con la torpediniera
torpediniera Cigno, con ordine di fare un largo giro a nord e ad ovest delle
Egadi e quindi puntare su capo Bon, allo scopo di evitare la zona a sud di Marittimo,
Marittimo, sulla quale era stata constatata
più intensa la vigilanza
vigilanza aerea nemica".
nemica". Dei quattro cacciatorpediniere nemici avvistati alle 15,40 dello stesso giorno
12, il rapporto dice " Queste unità solo aumentando molto di velocità avrebbero potuto raggiungere capo Bon nella
notte, ma certo in ogni caso non prima delle tre. Poiché i due Da Barbiano alle tre avrebbero dovuto essere già passati
da un’ora, non si ritenne il caso di interrompere la missione, che era urgentissima" . Innanzi tutto non si trattava di «
interrompere » la missione, come afferma Supermarina: si interrompe una cosa già incominciata, ma quando le
navi nemiche furono avvistate il Da Barbiano, il Di Giussano e la Cigno erano ormeggiati a Palermo e non avevano,
quindi, ancora iniziato il loro viaggio. In secondo luogo, un’ora sola d’intervallo tra i previsti passaggi delle nostre
navi e di quelle nemiche nella stessa zona era troppo poco, ai fini di garantirsi da un possibile incontro. Senza dire
del ritardo che qualche sommergibile avrebbe potuto causargli. Ma c’è di peggio. Quell’ora di intervallo non
esisteva, perché i nostri incrociatori, contrariamente a quanto affermato da Supermarina non partirono da
Palermo alle 17,30, ma alle 18,10 e questo si sapeva bene. Supermarina infatti, aveva ricevuto dal comando
marittimo
marittimo di Palermo, per la storia, il radiotelegramma
radiotelegramma numero 13467
13467 che diceva: Da Barbiano
Barbiano - Di Giussano -
14
Cigno - mare 18.10.12. Non esistendo, quindi l’ora di intervallo, l’incontro diventava sicuro. Gli incrociatori,
pertanto, avrebbero dovuto essere richiamati subito dopo la partenza ma ciò non avvenne; si doveva richiamarli
durante la notte, prima che si avvicinassero a capo Bon e invece li si lasciò proseguire. Supermarina si preoccupò di
cose futili e telegrafò alla 1,30: Probabile incontro con piroscafi nemici usciti da Malta, di nazionalità francese,
sulla rotta », ma nessun cenno agli inglesi.
Sosp
ospettato
ato n° 4: L’IM
’IMPREPARAZIONE
.
Navi e poltrone -Trizzino: Mussolini nella stanza dei bottoni: CAPITOLO XIII pag. 173 segg.
Nel tirare le somme degli errori che portarono a tanti disastri non è possibile ignorare la responsabilità di chi
accentrò nelle sue mani la preparazione militare del paese: cioè di Mussolini, che dopo essere stato per una
quindicina
quindicina d’anni ministro allo stesso tempo della guerra,
guerra, della marina e dell’aviazione,
dell’aviazione, pretese di essere anche il
supremo comandante in guerra. Il potere di Mussolini sulle forze armate si riduceva alle apparenze e cioè ai
servizievoli offici che gli professavano i capi dell’aviazione, della marina e dell’esercito, i quali, avidi di comando e
insofferenti
insofferenti di condividerlo
condividerlo con chicchessia,
chicchessia, accumulavano
accumulavano nelle loro mani le supreme prerogative
prerogative politiche oltre a
quelle militari, essendo insieme sottosegretari di stato e capi di stato maggiore. All’atto pratico, dopo avere
ottemperato ai doveri della adulazione, poco si curavano del dio che fingevano di adorare e ognuno faceva quel che
voleva. Gelosi, puntigliosi, invidiosi l’uno dell’altro e tra di loro estranei. Abbiamo visto come questioni di vitale
importanza sottoposte alle decisioni di Mussolini e delle quali egli pure intravide, talvolta, la giusta soluzione,
finissero poi con l’arenarsi. Perché? La risposta è facile: un po’ per incompetenza e un po’ per gioco. Posto tra due
alternative,
alternative, di fronte a difficili problemi, per i quali non possedeva la minima preparazione,
preparazione, il minimo talento, egli
tentennava
tentennava tra gli opposti pareri, incapace di dar torto all’uno e ragione all’altro, così che, alla fine, tutti avevano
avevano
ragione: poi, l’ultimo a parlargli lo convinceva. Lasciar disputare tra loro i suoi uomini, era uno dei più singolari
ingredienti della cucina di governo di Mussolini. (MI RICORDA QUALCOSA?!)
Il peggio fu quando Mussolini cominciò a piccarsi di comandare, dal suo ufficio di palazzo Venezia, le navi, gli
aeroplani e i soldati. Le prime manifestazioni di questo suo volersi occupare di una materia che conosceva poco, si
ebbero durante la campagna in Africa orientale.
orientale. Oltre a fissare le grandi linee dell’azione militare, egli pretese di
occuparsi anche dei dettagli, stabilendo come conquistare il terreno e come fortificarlo: « Intensifica , egli telegrafa
al comandante superiore, « le sistemazioni difensive sulla linea Adigrat-Axum-Adua, allargandoti a destra » . In un
altro telegramma, Mussolini spiegò meglio ciò che intendeva dire con la frase « allargandoti a destra » in questo
modo: « Occupazione tipo macchia d’olio... ». Quindi ordina di anticipare al 5 novembre un’azione già fissata per il
10 e poi telegrafa all’improvviso: "Ti ordino di riprendere l’azione obiettivo MacalléTacazzé la mattina del 3
novembre", senza curarsi di sapere se per quell’ora di quel giorno fossero pronti i mezzi e la preparazione
indispensabili all’avanzata. Non esita a dare direttive di ordine tattico: « Facendo perno su Macallé, che dovrà
essere fortemente presidiato e immediatamente munito, le altre truppe avanzeranno regolarmente su tutto il rimanente
settore ». Ed ecco, finalmente, un ultimo documento che lascia seriamente pensierosi; è un altro telegramma di
Mussolini al comandante superiore in Africa orientale, in cui è detto: « Sulla destra fai attestare il corpo d’armata
15
Maravigna
Maravigna al Tacazzé
Tacazzé e con le divisioni
divisioni indigene marcia su Amba Alagi senza indugio, mentre le divisioni
divisioni nazionali
sosteranno a Macallé-Scelicot » . Il comandante superiore non lo fece e ne spiegò i motivi, ai quali dovette arrendersi
il capo del governo. Ma a costui rimase ugualmente la presunzione di saper muovere corpi d’armata e divisioni
stando a diecimila chilometri di distanza, solo guardando una carta geografica e ignorando completamente lo stato
delle unità da muovere, le difficoltà da superare, le condizioni dei rifornimenti, la fisionomia dello scacchiere, i
movimenti del nemico ed ogni altro problema contingente.
16
Messina, che avrebbe chiamato Supermarina, che avrebbe telefonato a Superaereo, il quale
avrebbe provveduto ad allertare la giusta base aereonautica per competenza territoriale. Si
capisce come mai i primi apparecchi italiani giunsero sulle navi di Campioni verso le ore 17, circa
due ore dopo la prima sollecitazione....Trasponendo le parole di Clausewitz al caso italiano si
potrebbe dire che: Campioni sarebbe riuscito a “muoversi nell’ambiente che resiste” ma aveva le
mani legate da Supermarina. Supermarina non avrebbe potuto “vincere la frizione” perché non
“vedeva” personalmente né la battaglia né la guerra.
Pag.
Pag. 17:
17: …. Spos
Sposat
atoo con
con un’a
un’ame
meri
rica
cana
na,, l’ad
l’adde
dett
ttoo nava
navale
le ital
italia
iano
no a
Washington, capitano di vascello Alberto Lais, vende agli americani il cifrario della marina. Il generale Carboni,
responsa
responsabile
bile del servizi
servizioo spionag
spionaggio
gio nell’ese
nell’esercit
rcito,
o, figlio
figlio di un’ameri
un’american
canaa dell’Al
dell’Alaba
abama,
ma, è un esperto
esperto nella
nella
disinformazione.
disinformazione. Oltre a gonfiare sistematicamen
sistematicamente
te le forze del nemico, ha l’opportunità
l’opportunità di inserire elementi
elementi a lui
graditi nella varie strutture militari. Ed ecco che a Tolone, nella delegazione della Commissione Armistiziale con la
17
Francia, troviamo l’ammiraglio Vittorio Tur, di padre francese e sposato a un’inglese, il quale, attraverso la
resistenza francese, passa informazioni a Londra. In questo nido di traditori faceva da cerniera Enrico Paolo Tur,
fratell
fratelloo dell’am
dell’ammira
miraglio
glio,, già compagn
compagnoo di accade
accademia
mia a Livorn
Livornoo dell’amm
dell’ammirag
iraglio
lio De Feo che capeggi
capeggiaa la
Commissione di Armistizio. Non può essere un caso che, quando viene programmato l’attacco a Malta, il comando
dell’operazioni sia affidato proprio all’ammiraglio Tur. Alle sue dipendenze, alla guida di una delle divisioni che
dovranno sbarcare, la Friuli, c’è di nuovo il generale Carboni, il quale semina pessimismo e si muove per sabotare
l’azione.
Dopo l’invio sine die dello sbarco e l’occupazione della Francia libera seguita all’invasione
all’invasione alleata del Nord Africa
(novembre ‘42) troviamo il Tur al comando della piazzaforte di Tolone. In questa stessa città, nel giugno ‘43, il
fratello dell’ammiraglio viene finalmente colto con le mani nel sacco dal nostro controspionaggio. Il responsabile
dei servizi, generale Amè, si presenta con Senise, capo della polizia, al cospetto di Mussolini e gli mostra i
documenti sequestrati al contatto francese di Enrico Paolo Tur. Visto che i traditori sono marinai, il Duce passa i
documen
documenti
ti al contros
controspion
pionagg
aggio
io della
della marina,
marina, senza
senza sapere
sapere che lì c’è il capoban
capobanda
da delle
delle spie,
spie, l’ammira
l’ammiraglio
glio
Maugeri. ...Per le benemerenze che abbiamo ricordato, la spia Enrico Paolo Tur fu riammesso in servizio e gli fu
concessa,
concessa, nel dopoguerra, la pensione della marina militare (Libretto n. 397016) Non c’è da meravigliarsi
meravigliarsi che, con
simili comandanti, la flotta italiana continuasse a ricevere ordini che il più delle volte non le avrebbero concesso di
confrontarsi col nemico.…”
Terza parte>>>>>>
Esplora
18
Terza parte
Navi e poltrone
Antonino Trizzino - Longanesi & C.
Da controstoria: Il libro conobbe un successo straripante, la casa editrice Longanesi ne stampò 20 edizioni, Trizzino si
concesse l'enorme soddisfazione di essere assolto in appello dall'accusa di aver vilipeso il ministero della Difesa e di
aver diffamato gli ammiragli Leonardi, Pavesi e Brivonesi.
Brivonesi. E dire che Trizzino non disponeva
disponeva delle prove prodotte
prodotte 50
anni dopo da De Risio e Fabiani, aveva soltanto annusato l'aria e capito bene quale vento spirasse. A differenza
dell'aeronautica, la marina era stata sempre permeata di sentimenti antigermanici. E di massoni era composto quasi
l'intero vertice della nostra flotta. Di conseguenza sussisteva una generale propensione verso la gloriosa marina
britannica. Su un simile comune sentimento pesavano poi altri fattori: 67 alti ufficiali erano sposati con donne
straniere, quindi facilmente avvicinabili; due importanti ammiragli - Mario Farangola, alla guida dei sommergibili, e
Vittorio
Vittorio Tur, titolare d'incarichi molto delicati - avevano
avevano mogli inglesi, mentre due capitani di vascello
vascello destinati
destinati a una
folgorante
folgorante carriera,
carriera, Brivonesi e Alberto Lais, erano coniugati
coniugati con un'inglese e un'americana,
un'americana, ma anche Carboni lo
era.
http://www.regiamarina.net
http://www.regiamarina.net/engagements/t
/engagements/tarigo/tarigo_it.htm convoglio
arigo/tarigo_it.htm Tarigo Sospettato n° 5:
Ultra-Fecero tutti il loro dovere
19
MARITTIMA:Riflessioni
RIVISTA MARITTIMA: su alcuni aspetti non chiariti della storia della Regia Marina nel corso del
Secondo Conflitto Mondiale .... da Marina difesa:
Nel corso dell’attuale generazione, la storia navale italiana compresa nel periodo degli anni 30 e 40 ha subito più di
una rivisitazione critica grazie, in primo luogo, all’avvenuta apertura di diversi importanti archivi stranieri, primi
tra tutti quelli inglesi del Public Record Office (oggi ribattezzato TNA) di Kew Garden, nel Surrey. Il battistrada di
questo nuovo filone di ricerca e confronto è stato senz’altro l’ingegner Gino Jori, mediante una serie di lucidi
interventi pubblicati dalla fine del 1974 in poi sul «Giornale» di Montanelli e sulla Rivista Marittima prendendo lo
spunto dall’appena uscito, discusso volume del Group Captain in pensione della RAF Frederick W. Winterbotham
intitolato «The Ultra Secret», salvo verificare, contemporaneamente, lo stato reale della documentazione messa
improvvisamente a disposizione dagli archivi inglesi ( nota a piè pezzo). Sulla scia di Jori una pletora di giornalisti,
di pretesi esperti autoreferenziali in materia di crittografia e trasmissioni radio-telegrafiche e anche di storici,
italiani e stranieri, hanno almanaccato per anni in merito alle vicende di ULTRA ed ENIGMA, disdegnando il
parere dei professionisti del ramo salvo mettere in piedi una sorta di cattedrale nel deserto destinata a fare delle
decrittazioni in parola un nuovo tipo di apriscatole universale in grado di spiegare, da solo, qualsiasi vicenda
verificatasi nel Mediterraneo, e non solo, durante l’ultima guerra mondiale. Nello stesso tempo il vecchio filone
scandalistico dei presunti tradimenti e delle lamentate inefficienze messe in capo, indifferentemente, alla marina
ital
italia
iana
na e ai suoi
suoi uomi
uomini
ni nel
nel cors
corsoo del
del seco
second
ndoo conf
confli
litt
ttoo mond
mondia
iale
le,, ha fatt
fattoo nuov
nuovam
amen
ente
te capo
capoli
lino
no..
È da rilevare a questo proposito, che le opere redatte dalla seconda metà degli anni 50 in poi dall’Ufficio Storico
della Marina Militare sulla base della documentazione (necessariamente italiana per la maggior parte dei casi e,
comunque, scientificamente valida) disponibile all’epoca, sono state sprezzantemente e sveltamente liquidate come
affette da «deformazione» e da «confusione tra il genere storico e quello propagandistico». La storia, tuttavia, è
dinamica e giammai statica.
Il conseguimento del ruolo, evidentemente ambito, di unici depositari e, soprattutto, di dispensatori della verità
assoluta in materia navale, era stato apparentemente consolidato approfittando, da un lato, del fatto che la
disciplina in questione era ristretta, apparentemente, a un limitato ambito di cultori della materia e, dall’altro, in
virtù della scomparsa, dettata dal calendario e dalla cronologica, dei precedenti testimoni e titolari dell’Ufficio
Storico della Marina Militare, primi tra tutti gli ammiragli Giuseppe Fioravanzo e Aldo Cocchia. Non è da
sottacere, infine, un terzo, probabile elemento rappresentato dalla linea adottata dalla Marina in quel periodo allo
scopo di smorzare le polemiche a seguito del «processo Trizzino» e di altri procedimenti più o meno scandalistici .
È quind
quindii comp
compre
rensi
nsibil
bilee che
che la stori
storiogr
ograf
afia
ia uffici
ufficiale
ale della
della Marin
Marinaa abbia
abbia segna
segnato
to il passo
passo conce
concede
dendo
ndo,,
inevitabilmente, spazio al «migliore offerente»...... (ndr After the war and after the book of Trizzino, the Navy had new
reasons to reply to those charges of betrayal afetr the revelations about ULTRA)
Note
(nota 1) Una questione non piccola, infatti, è quella del perché i britannici abbiano deciso di rivelare, nel 1971, quel
segreto tra i segreti rappresentato dalle loro decrittazioni elettromeccaniche (e non elettroniche, come ancora oggi
qualcuno si ostina a sostenere confondendo i generi) tenacemente difeso per oltre trent’anni. Soltanto Franco Bandini
(«Un
(«Un enigma
enigma dietro
dietro l’altro»,
l’altro», Il Giornal
Giornale,
e, 27 ottobre
ottobre 1996) si è posto
posto per tempo questo fondamenta
fondamentale
le problem
problema
a
concludendo, alla fine, per la tesi della consueta «lepre meccanica» lanciata a bella posta a beneficio degli storici, allo
scopo di coprire le peste di qualcosa
qualcosa di ben più importante. L’opinione corrente degli studiosi
studiosi statunitensi e inglesi
propende,
propende, oggi, per la stessa interpretazione,
interpretazione, tanto da aver individuato
individuato la ratio di quella decisione
decisione nel tentativo di
20
mascherare, empiricamente, per la durata di un’altra generazione, il substrato di intese clandestine intercorse tra il
1938 e il 1945 tra la Gran Bretagna e gli ambienti nazisti legati ai tentativi di rovesciare Hitler e di stringere un’intesa
«razziale» tra il Reich e il Regno Unito diretta a un tempo contro i comuni rivali statunitensi e sovietici. Vedi, a questo
proposito,
proposito, di Sir John Keegan,
Keegan, Intelligence
Intelligence in War, ed.
ed. Vintage
Vintage Books,
Books, New York,
York, 2004.
2004. da Marina
Marina difesa.it:
difesa.it: RIVISTA
RIVISTA
MARITTIMA
MARITTIMA
DAI DIARI
DIARI DI ROMMEL
ROMMEL Navi e poltrone Trizzino capitolo XVI pag 224 segg. Ma
ritorniamo a quella fine di agosto del 42. Rommel si preparava a dare il colpo finale ad Alam Halfa (periferia, si fa
per dire di El Alameim). Egli contava, soprattutto, sull’arrivo della motonave cisterna Poza Rica carica di ben
dodicimila tonnellate di carburante. Rommel attaccò la sera del 30 agosto. Ma la Poza Rica era stata silurata pochi
giorni prima. Tirata in costa, si riuscì a travasare parte della benzina su un’altra petroliera, che fu fatta partire
con la massima urgenza: ma anch’essa fu silurata e affondò. Rommel comunicò che doveva desistere dopo
ventiquattr’ore dall’attacco « perché i rifornimenti di carburante arrivano male ». In settembre, la strage continuò
21
con ritmo
ritmo angosci
angoscioso.
oso. Centinaia
Centinaia di carri
carri armati,
armati, migliai
migliaiaa di automez
automezzi,
zi, decine
decine di migliaia
migliaia di tonnell
tonnellate
ate di
carburante e viveri continuavano a finire in fondo al mare. Un giorno di ottobre, precisamente il 9, l’ammiraglio
Sansonetti, successore di Campioni nella carica di sottocapo di stato maggiore alla marina, tenne al maresciallo
Cavallero un grave discorso. Gli disse che dovevano esistere delle spie bene informate, a giudicare dal modo con cui
avvenivano gli affondamenti, e che queste spie non erano da ricercarsi nei porti da cui partivano e arrivavano i
piroscafi, ma a Roma. Non è chi non veda la serietà di tale rivelazione, fatta non da uno qualsiasi, ma dal sottocapo
di stato maggiore della marina, che parlava in base a elementi sicuri. A chiunque non fosse sprovvisto di
discernimento, non sarebbe sfuggita la gravità della notizia data dal Sansonetti al capo di stato maggiore generale,
ma questi, con un candore impagabile, così provvide: “Ordino- egli disse -che non si telefoni più in materia di
traffico marittimo”. A Roma non c’è il mare, quindi nessuno poteva sapere di arrivi e partenze di navi, ad
eccezione di coloro che sedevano nei ministeri. L’ammiraglio Jachino restringe ancor più il campo delle indagini,
scrivendo: “Anche a Roma le notizie trapelavano con grande facilità e, durante il mio comando, ebbi più volte
l’occasione di segnalare l’avvenuta diffusione di una informazione che quasi certamente era
trapelata
trapelata per opera, sia pure involontaria,
involontaria, di elementi
elementi del ministero. Supermarina e l’Ufficio
informazioni non hanno mai voluto ammettere che la loro organizzazione fosse difettosa per
quanto riguarda la riservatezza e tendevano ad attribuire la colpa ad elementi periferici”.
Dunque: ministero, Supermarina,
Supermarina, Ufficio informazioni.
informazioni. Era evidentemente
evidentemente in malafede l’Ufficio
in formazioni quando rassicurava l’ammiraglio Jachino. Il suo capo, l’ammiraglio Maugeri,
sapeva bene come stavano le cose: infatti, a guerra finita, nel suo libro di memorie
memorie pubblicato in
lingua inglese From the Ashes of Disgrace , egli ha rivelato che l’ammiragliato
l’ammiragliato britannico contava tra gli ammiragli
ammiragli
italiani e nello stesso ministero della marina persone devotissime,
devotissime, sulle quali poteva fare il massimo assegnamento,
non vedendo esse l’ora di finire comunque la guerra, per liberare l’Italia dal fascismo. C’era anche lui nel numero
di quelli che volevano la fine a tutti i costi e con qualsiasi mezzo? Non possiamo dirlo, ma è certo che egli fu
ricompensato con la decorazione americana della Legion of Meni, che porta sul petto, in riconoscimento dei meriti
acquisiti appunto mentre era capo dell’Ufficio informazioni.
Perch
Perché,
é, ci si doman
domanda
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ragli
lioo Sans
Sansone
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Cavalle
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all’ammiraglio Riccardi, suo superiore diretto? Questo è un punto oscuro. Non c’era che da attraversare un
corridoio
corridoio per recarsi nell’ufficio dell’ammiraglio
dell’ammiraglio Riccardi e dirgli: “C’è del marcio! “ L’ammiraglio
L’ammiraglio Riccardi, che
aveva nelle sue mani la suprema potestà navale, essendo oltre che sottosegretario di stato anche capo di stato
maggiore della marina, avrebbe potuto con un semplice trasferimento di uomini troncare in ventiquattr’ore la
catena di informazioni al nemico. Ma l’ammiraglio Sansonetti non andò da lui (come sarebbe stato suo preciso
dovere, non solo in ossequio ai princìpi gerarchici, ma anche perché la questione investiva specificamente la
responsabilità del suo ministero); preferì, invece, parlarne fuori dei cancelli ministeriali e rivolgersi al capo di stato
maggiore generale. Perché, dunque?
Ed è anche molto strano che il Riccardi non abbia mai avuto il minimo sentore di quanto invece risultava a
Sansonetti; è strano che non si sia mai insospettito di nulla; che non siano sembrati anche a lui misteriosi certi
avvenimenti, certe coincidenze, che si ripetevano non per semplice caso; che gli siano apparsi naturali certi
affondamenti sulla cui origine tenebrosa non potevano esistere dubbi; che abbia ritenuto logici e naturali fatti che,
invece, si presentavano oscurissimi; che abbia fatto consumare come una candela la flotta mercantile nel modo
com’è avvenuto; che abbia consentito all’impiego che è stato fatto della nostra marina militare. In quegli anni
avvenivano
avvenivano fatti fantastici.
fantastici. Le generazioni
generazioni che verranno dopo di noi stenteranno
stenteranno a crederli
crederli veri. Primo fra tutti, il
22
bombardamento di Genova del 9 febbraio 1941 e le circostanze sciagurate che lo resero non solo possibile, ma di
un’estrema facilità (vedi in storia).
- estate 41. ... E' Necessario che il massimo segreto sia mantenuto sulla preparazione dell'offensiva: ho fondati
motivi di ritenere che in Italia è illusione il supporre di mantenere il riserbo sui propositi più confidenziali:
Comandanti e Capi parlano e chiacchierano e non conoscono riservatezza. Roma è una specie di Shangai, un bazar
levantino in cui le informazioni si scambiano, si vendono, si barattano, si regalano, si inventano. D. mi ha
comunicato in 24 ore, pettegolezzi banali che riguardano, fatti in Africa e riferiti, dopo poche ore, sulle rive del
Tevere: del resto gli inglesi sono informatissimi, al minuto delle partenze dei convogli dai porti italiani. Si deve alla
machiavellica manovra degli ammiragli e dei Comandanti delle scorte - ormai duramente provati dall'esperienza -
se le perdite non sono maggiori;
maggiori; infatti mi riferiscono
riferiscono che i comandanti italiani contravvengono
contravvengono regolarmente agli
ordini
ordini di oper
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ionii che veng
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sicuri come
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trovare
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subito sulla
sulla rotta
rotta stes
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sa,
appuntamenti con sommergibili ed aerei inglesi.
-14/11/42 - alla moglie (estratto): "Da Roma ci sono giunte preoccupanti notizie sulla situazione italiana. Al
Comando Supremo italiano l'atmosfera è oscillante, grigia e gravida di elettricità. Le ostilità contro di noi
aumentano. Si teme, negli ambiente della Corte vi siano correnti che premono sul Re d'Italia perché prenda in
mano la situazione interna italiana e limiti l'autorità del Primo Ministro (Mussolini). Voci darebbero sicuro al
nostro servizio informazioni che la Principessa ereditaria, MARIA JOSE', abbia avuto, tramite una sua amica
franc
frances
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contatti
ti con diplom
diplomati
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si in Sviz
Svizze
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per una
una pace
pace sepa
separat
rata.
a. Sare
Sarebbe
bbe
mostruoso!"
mostruoso!" ...."Il Maresciallo
Maresciallo Cavallero, capo del Comando
Comando Supremo
Supremo italiano sarebbe
sarebbe stato silurato "per ordine
del Re d'Italia" . "Non mi mandano rinforzi. Ma come potremo vincere questa guerra se perdiamo qui in Africa?
".
La bomba che colpì la Roma era la FX o Fritz-X (Lungh. m 3.26, Diam. mm 560, velocità di picchiata ca. 300 ms (circa
1000 Km/h), capacità perforante ca. 12 cm di acciaio) missile aria-superficie agli esordi. Pesava 1570 kg e per la
velocità e il peso perforava tranquillamente lastre di 12 cm (di cui era lastricato il ponte superiore (altre corazzature
erano di maggior spessore come le verticali dello scafo e le artiglierie pesanti di 35 cm o art. secondarie e torre
23
comando 28 cm, ma per i colpi laterali)). Il potere distruttivo della FX era però limitato al peso dell’esplosivo di circa
320 kg e alla vulnerabilità degli ambienti interni della nave, colpiti (come nel nostro caso le cariche di lancio che
scagliarono in alto la torretta da 381 del peso di 1500 tonn.. Era dotata di un piccolo motore a razzo con aletta,
radiocomandata
radiocomandata dal lanciatore, che poteva correggere la caduta (deviare di circa 400 m lateralmente e di 800 in avanti o
indietro) guidandola a vista. Dopo soli 15 secondi dallo sgancio della bomba mediante un collimatore, era possibile
mantenere l’allineamento bomba/bersaglio attraverso impulsi radio trasmessi da una piccola “cloche” (joystik) alla
trasmittente Telefunken FuG.203 Kehl. Da bordo aereo a FG 203 bomba. La maggior distanza di lancio (visibilità
permettendo) permetteva
permetteva al bombardiere di poter guidare meglio l’ordigno,
l’ordigno, dotato di una “codetta” fumogena luminosa,
a mezzo del joystik fino all’impatto. Veniva di norma lanciata da una quota compresa tra 4 e 7 km inarrivabili per
l'artiglieria imbarcata. Normalmente una bomba che cada liberamente raggiunge velocità dell'ordine dei 200m/sec cioè
circa 740 Km/h , ergo sganciando a 5000 m di quota, la bomba impiegherà 25 secondi per arrivare al bersaglio. Nel
frattempo una nave che fa 30Kts si è spostata dalla posizione che aveva al momento del lancio di 375m in avanti e
lateralmente di una certa quantità di metri che dipendono dall'angolo di barra eventualmente messo.
"L'inverno del '42-'43 trovò molti di noi, che speravano in un'Italia libera, di
fronte a questa dura, amara, dolorosa verità: non ci saremmo mai potuti liberare delle
nostre catene, se l'Asse fosse stato vittorioso". E poco più avanti nel libro From the Ashes
Ashes of
Disgrace Reynal & Hitchcock,
Hitchcock, New York 1948 Franco Maugeri esplicita in maniera definitiva
tale concetto: "Più uno amava il suo Paese, più doveva pregare per la sua sconfitta nel
L’ammiraglio Rffaele de Courten , neo ministro e csm della marina del governo Badoglio, narra nelle sue memorie che il 10
agosto
agosto 1943 gli si presentò
presentò Maugeri
Maugeri (capo
(capo del Sis, il Servizio
Servizio informazioni
informazioni della Marina)
Marina) con una memoria
memoria riservat
riservataa
concernente lo spostamento della flotta da la Spezia alla Sardegna. L’ipotesi, in vista di un conflitto coi tedeschi e nell’ottica
di salvare il naviglio sia da parte di operazioni armate del Reich o di fraintendimenti degli alleati. Per gli alleati garantiva lui
che tutto si sarebbe svolto sotto un ombrello
ombrello protettivo (fino a quando e dove?). De Courten informò
informò Ambrosio (capo di stato
maggiore generale) e ne convennero che, in mancanza di un armistizio o di un qualsiasi capovolgimento di fronte che per il
momento non era previsto (quello che gli italiani pensavano il giorno dopo i tedeschi lo sapevano) si procedesse alla
distruzione della memoria.
memoria. Maugeri non era stato incaricato
incaricato come ennesimo intavolatore di trattative.
trattative. Non si occupasse più
di questioni del genere, che esorbitavano le sue attribuzioni, le quali rientravano esclusivamente nella responsabilità dei
supremi organi. I supremi organi avevano detto che la guerra continuava ed ogni azione contraria non faceva che peggiorare
il conto da pagare ai tedeschi.
tedeschi. Nessuno sente più parlare
parlare di Maugeri fino a quando nel dopoguerra
dopoguerra (1946) viene nominato
capo di S.M in sostituzione di De Courten e scavalcando altri più anziani. L’11 giugno 1948 il segretario di Stato alla Marina
degli Usa conferì a Maugeri la “Legion of Merit” per gli eccezionali servizi
servizi resi alle forze navali militari alleate. Gli Usa poi
minimizzeranno sia sul valore della decorazione che sulla motivazione, definita standard dal tempo di George Washington.
Nello stesso tempo era uscito il libro intervista in inglese che qualcuno si peritò di tradurre. A pagina 76, per esempio, si legge
che la Marina italiana non aveva piani per una guerra contro l’Inghilterra. .Tutti i nostri calcoli ed il lavoro dello Stato
maggiore era basato sul presupposto che in ogni futuro conflitto non avremmo mai combattuto contro la Marina britannica e
quando iniziò la guerra non avevamo alcun piano di operazione contro Malta. Altri spezzoni sono già scritti, ma il monocorde
assolo di Maugeri non cambia. Sorprendente, per esempio, il ricordo di un episodio del 17 agosto 1942: .Questa mattina alla
riunione di Supermarina sono stato solo io a protestare, e violentemente, contro la pretesa del comando aereo tedesco
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come
l’avversario riuscisse a individuarne il più delle volte il percorso quasi ne fosse precedentemente
precedentemente informato. I sospetti di talpe
annidate nella capitale tormentarono a lungo l’ammiraglio Luigi Sansonetti, sottocapo di stato maggiore della Marina, tanto
da indurlo a riferire al supremo vertice militare italiano, Ugo Cavallero. Difficile però muoversi
muoversi con efficacia fra i corridoi su
un argomento così delicato. Tatto e prudenza suggerirono a Sansonetti di parlarne nella consueta riunione sui trasporti, ma
solo quando fosse stato assente il suo diretto superiore
superiore e vertice della Marina, Riccardi.
Riccardi. Annota Cavallero nel suo diario il 9
ottobre 1942: Nella riunione sui trasporti l’ammiraglio Sansonetti afferma che le navi che partono d’improvviso non vengono
attaccate, il che fa pensare allo spionaggio. Esclude che le notizie partano dai porti ed afferma che partono invece da Roma.
Ordino che non si telefoni più in materia di traffico….. Il cerchio si chiude quando Taylor, in segreto accompagnato da
Maugeri, “sbarca”
“sbarca” a Roma la vigilia dell’8
dell’8 settembre 1943. Maugeri lo accompagna segretamente
segretamente a Roma
Roma per un colloquio
con Badoglio e il generale Carboni teso a predisporre l’aviolancio sulla capitale di una divisione aerotrasportata americana.
Taylor chiese a Maugeri: - Mi dica della Marina ammiraglio, si può avere fiducia che essa obbedirà agli ordini, quali
che siano e in tutte le circostanze? - Maugeri - Lei parla in caso di resa se ho ben capito? , e alla conferma di Taylor,
ribatté sicuro: La Marina obbedirà
obbedirà senza fallo in qualsiasi circostanza
circostanza,, generale. Di questo può esserne
esserne assolutamente
assolutamente
icuro tanto da far dire a entrambi La Marina italiana è stata l’unica fra le varie forze armate che ha condotto
sicuro. S icuro
le trattative di resa nel modo e nei tempi da noi prescritti e da noi progettati e Per la prima volta in tre anni la
bandiera Inglese e quella Italiana sventolavano fianco a fianco. Un brivido di piacere mi percorse, anche se io sapevo che ciò
significava la nostra resa e disfatta. Decio Romano
Romano Storia e dossier
dossier 107
Bagnasco: “Ultra
“Ultra”
” fu sogge
soggetto
tto a forti
forti alti
alti e bassi
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nella curv
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innanzitutto dai tempi variabili nella capacità di decrittazione che potevano andare da qualche
ora, nel migliore dei casi, a molte decine di giorni, perdendo di conseguenza validità operativa.
In questa chiave, persino le istintive, ma non provate, accuse di tradimenti o di onnipresenza
onnipresenza di
“barbe finte” del buon Trizzino trovarono infine, quasi tutte, una loro spiegazione".
Tutto
Tutto quanto
quanto avete letto fino ad ora su Maugeri,
Maugeri, sui tradimenti
tradimenti,, sui convogli
convogli che
arrivavano sani quando cambiavano rotta, viene sconfessato dallo storico di regime
Mimmo Franzinelli che in una trasmissione su La 7 del 4 gennaio 2008 bolla come
fantasia il tradimento degli ammiragli. Un motivo ci sarà pure!. Sono gli ammiragli
eroi della Repubblica degli onesti, del magistrato Scalfaro, di un paese fiero che anche
sotto il fascismo stoicamente non apriva bocca e non cedeva se non per le macchine
superteconlogiche che non hanno anima e partito.
http://www.cestra.eu/franco/ffnnbb_capitolo3.htm 7/9/1943 Riunione al Ministero dei vertici della Regia Marina per
saperne di più http://www.regiamarina.net/people/admirals/bergamini_it.htm
http://www.google.it/search?hl=it&q=bomba+fx+teleguidata&btnG=Cerca+con+Google&meta
l'argomento Navi e Poltrone Trizzino viene trattato in 6 capitoli tre qui in libri (ora sei nel
terzo) 1 nei capitoli di storia la notte di Taranto
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/40/taranto.htm
1 Maug
Mauger
erii nei
nei perso
ersona
nagg
ggii http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/maugeri.htm
1 nelle schede il processo http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/trizzino.htm
26
AMMIRAGLIO
FRANCO MAUGERI
(1898(5?) - 1978)
Cap.
Cap. 5 Na
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Trizzi
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4 Medaglie d'Argento al Valor Militare, 4 Medaglie di Bronzo al Valor Militare, due Croci al Merito di Guerra e le
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SS. Mauri
Maurizio
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Lazzaro
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Grand'ufficiale della Corona d'Italia. Per i servizi resi alla V Armata americana , venne anche insignito della
Legion of Merit.
motivazione della decorazione americana "Legion of merit"- per la condotta eccezionalmente meritevole nel
compimento di superiori servizi resi al governo degli Stati Uniti, in qualità di capo del servizio informazioni navali,
come comandante della base navale di La Spezia e come capo di stato maggiore della marina militare italiana
durante e dopo la seconda guerra mondiale .. ecc. Maugeri, nato a Gela, era uno dei più
giov
giovan
anii guar
guardia
diama
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na italia
italiani
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soli 19 anni
anni nel
nel 1915
1915 coma
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iglia
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idrovolanti (11 macchine): Promosso tenente di vascello,
vascello, nel 1918, venne decorato
decorato per le azioni
compiute con due argenti e un bronzo. Ufficiale superiore a partire dal 1927, Maugeri venne
promosso capitano di fregata nel '32 e capitano di vascello nel '37. La sua carriera in Marina,
rapida e brillante lo portò nel '39 al comando dell'incrociatore Bande Nere, nave ammiraglia
della Scuola Navale e nel ‘41 al delicatissimo incarico di capo del reparto informazioni dello
Stato Maggiore della Marina, il SIS. Maugeri aveva preso parte, sul Bande Nere anche alla
sfortunata battaglia di Capo Matapan del 27/28-marzo 1941 e coll'incrociatore Bolzano a Capo
Teulada. Successivamente a questi incarichi Maugeri viene quindi "sbarcato" per assumere
l'incarico di capo dei servizi segreti della marina, incarico che tiene fino all'8 settembre 1943. La
storia della marineria di questo periodo è costellata da una infinità d'insuccessi, escluse le azioni
dei sabotatori, che mise in allarme durante il periodo bellico i tedeschi e nel post conflitto tutti
gli organi di informazione e scrittori di cose belliche.
28
un estratto del contenuto a http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri71.htm 17
agosto 1942: . Ques
Questa
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sono stato
stato solo
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protestare,
protestare, e violentemente, contro la pretesa del comando aereo tedesco di cambiare le rotte dei
nostri convogli in mare. (Nota: Si trattava dei convogli verso l’Africa, i cui frequenti disastri preoccupavano da
tempo l’alto comando italiano e i tedeschi che non erano tonti: appariva incomprensibile come l’avversario riuscisse a
individuarne il più delle volte il percorso quasi ne fosse precedentemente informato. Si salvava chi cambiava rotta
all'ultimo momento (Rommel)
(Rommel)
Ma prima
prima di occup
occuparc
arcii delle
delle vicend
vicendee
postbellich
postbellichee vediamo
vediamo quanto accadde
accadde in quell'estate
quell'estate del '43 che vide protagonista
protagonista il nostro
nostro
personaggio a partire dalla caduta del fascismo. Da “Mussolini mi ha detto” falso
f also di Romersa
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credo
o all'or
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tale testo
testo che
che fa il vers
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o a quell
quello
o scrit
scritto
to propri
proprio
o da Mauge
Maugeri
ri
nell'autunno del 1944, qui a fianco, e che qualifica Romersa per quello che è e che è stato
raccontato dal sito in altra sezione) Giunti a Gaeta, sul molo, Mussolini e Polito(i) trovarono
29
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trasferire
ire il prigio
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nieroo su un'iso
un'isola
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sera, presen
presenti
ti il
colonnello dei Carabinieri Pelaghi e un gruppo di militi in funzione di scorta. Il battello salpò
all'alba per Ventotene dove giunse alle 5 circa del mattino, ma sia Polito che Pelaghi, dopo una
verifica a terra, decisero di proseguire per Ponza, dove, a loro giudizio, sarebbe stato più facile
sistem
sistemare
are il "prigio
"prigionier
niero".
o". Duran
Durante
te il viaggi
viaggio,
o, Musso
Mussolini
lini parlò
parlò a lungo
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l'ammiragl
aglio
io
Maugeri e, fra l'altro, gli confessò il suo disappunto per l'insistenza con la quale Rommel volle
inseguire gli inglesi fino a El Alamein pur sapendo di non disporre dei mezzi per poter
proseguire l'avanzata. Ponza, secondo Polito, era la sede idonea. Fu scelta una casa verdastra a
due piani. Nonostante si parlasse sempre di "trasferimenti compiuti nella massima segretezza",
sull'isola tutti sapevano dell'arrivo del Duce e la gente vi assistette, infatti, dai balconi e dalle
finestre che si affacciavano sul porto.
La mattina del 28 agosto Mussolini era già su un idrovolante per Vigna di Valle sul lago di
Bracciano...
Bracciano...
Ma se Maugeri era così ansioso di liberarsi e di liberare il paese perchè non gli ha sparato in
una delle tante occasioni da imbarcato che gli stava a fianco ?. (direbbe qualcuno) Fifa ?.
Mussolini era quindi stato in quei 20 giorni in balia diretta o di intelligence di Maugeri e
Brivonesi senza che questi ne potessero informare gli alleati per un "prelievo" via mare con
kommandos ? o come diceva Gueli sotto quattro cannonate. Le ipotesi del mancato sequestro
possono essere tre e non tutte necessariamente
necessariamente a discolpa.
1) Gli alleati non volevano un Mussolini (con le sue "simpatie" inglesi e l'arresto era comunque
previsto dall'armistizio) fra i piedi per lasciare poi il paese in mano ai duri di fede Nazista come
Farinacci, Pavolini etc.. Conseguenze di questo: occupazione tedesca più dura, più resistenza,
più morti, sacrificio di sangue di alcuni Savoia, ma lasciapassare
lasciapassare per la loro continuità voluta
dagli inglesi.
2) Gli alleati volevano Mussolini per poterlo usare con proclami all'unità del paese contro i
tedeschi, ma il rischio di una sua rinascita politica, di un incidente alla liberazione valeva la
candela ?. Il fatto che ce lo "dimenticassimo" sul Gran Sasso non ci venne mai rinfacciato.
3) Maugeri non disponeva dell' autorità sufficiente (e il suo ruolo in tutta la vicenda spionistica
sarebbe
sarebbe marginale)
marginale) per neutralizzar
neutralizzaree gli 80 carabinieri
carabinieri più i marinai,
marinai, quando le acque
acque del
Tirreno erano ancora in mano ad italiani osservanti
osservanti e non a Inglesi debordanti.
debordanti.
30
(dalla pagina delle schede "liberazione di Mussolini" -Racconta il tenente Faiola: "Il giorno 9
agos
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1943,, fui
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Eccell
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ca,, il qual
quale,
e,
personalmente, mi comunicò di avermi designato comandante del distaccamento carabinieri ed
agenti preposti alla vigilanza di villa Weber, nell'isola della Maddalena. Gli ordini erano “…
nella eventualità di attacco da parte di malintenzionati o di agenti nemici: difesa ad oltranza,
chiedendo rinforzi al Comando Marina... poi uccidere Mussolini se..."). Si accettano altre
ipotesi e congetture.. Quando Mussolini raggiunse la casa che doveva essere la
sua prigione, e in effetti lo fu, a chi lo scortava disse che era stanco e avrebbe desiderato un letto
per riposare. Lo condussero allora in una stanza squallida e semivuota dove c'era soltanto una
rete senza materasso e senza lenzuola. Lo sgomento assalì il prigioniero il quale, dopo uno scatto
di ribellione e un inutile "basta!", pronunciato a denti stretti, altro non poté fare che sedere in
terra e, con sgomento, prendersi la testa fra le palme delle mani. Mussolini subirà un ulteriore
trasferimento a Villa Weber alla Maddalena e sempre Maugeri si occupa del Trasporto poi .... Nella notte fra il
6 e il 7 agosto Mussolini lasciò Ponza, diretto alla Maddalena. La partenza avvenne poco dopo
la mezzanotte del giorno 6 con un caccia, a bordo del quale c'erano il solito Maugeri e 80
carabinieri di scorta. Il mare grosso, rese il viaggio da Ponza alla Maddalena, oltremodo
penoso. Nonostante lo sballottamento della nave, però, Mussolini e l'ammiraglio Maugeri, che
fungev
fungevaa da "acc
"accom
ompag
pagnat
natore
ore",
", parlar
parlarono
ono a lungo
lungo della
della guerr
guerra,
a, della
della discu
discutibi
tibile
le resa
resa di
Pantelleria e di Augusta, dell'invasione della Sicilia e del funzionamento dello Stato Maggiore,
dove i contrasti, tra gli alti gradi, erano all'ordine del giorno. I rapporti con i tedeschi, intanto,
si trascinavano in un'atmosfera di ambiguità e di diffidenze. A Tarvisio, il 6 agosto 1943 si
riunirono il Ministro degli Esteri Guariglia, il Capo di S.M. Generale, gen. Ambrosio, Von
Ribbentrop e il maresciallo Keitel. Da parte tedesca, lo scopo di quel convegno era di sondare le
intenzioni dei governanti di Roma, mentre per gli italiani si trattò di un'altra occasione per
ingannare l'alleato, simulando, con frasi di circostanza, la continuazione del conflitto e l'identità
di obiettivi delle due nazioni (si stava già trattando l’armistizio). Durante la discussione a
Tarvisio, i due capi di S.M. si urtarono violentemente e Keitel, resosi conto di quanto stava
preparando Ambrosio, interruppe il colloquio e con il suo aiutante si recò oltre confine per
telefo
telefonar
nare,
e, non
non interc
intercetta
ettato,
to, al Fuhrer
Fuhrer e avv
avverti
ertirlo
rlo che
che occorr
occorreva
eva dar corso al piano,
piano, già
predisposto, per l'invio di altre truppe perché, disse: "Sono certo che gli italiani sono già pronti
a tradirci" . Quanto alla nave che portava
portava Mussolini,
Mussolini, s'accostò nel porto della Maddalena
Maddalena un
motoscafo con a bordo l'ammiraglio Brivonesi , comandante della Piazza, il quale prese in
"consegna" il Duce a cui era stata destinata, come residenza Villa Weber, una costruzione in
mezzo a un giardino di pini, sorvegliata da numerosi carabinieri di Luigi Romersa
31
IL TRAVAGLIO
TRAVAGLIO DELL’AR
DELL’ARMISTIZIO.
MISTIZIO.
32
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Carboni
ni teso
teso a predis
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l’aviolan
lancio
cio sulla
sulla capita
capitale
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divisione
ne aerotr
aerotrasp
asport
ortata
ata
americana. Taylor chiese a Maugeri: - Mi dica della Marina ammiraglio, si può avere fiducia
che essa obbedirà agli ordini, quali che siano e in tutte le circostanze? - Maugeri - Lei parla in
caso di resa se ho ben capito?, e alla conferma di Taylor, ribatté sicuro: La Marina obbedirà
senza fallo in qualsiasi circostanza, generale. Di questo può esserne assolutamente sicuro. Sicuro
tanto da far dire a entrambi La Marina italiana è stata l’unica fra le varie forze armate che ha
condotto le trattative di resa nel modo e nei tempi da noi prescritti e da noi progettati e per la
prima volta in tre anni la bandiera Inglese e quella Italiana sventolavano fianco a fianco. Un
brivido di piacere mi percorse, anche se io sapevo che ciò significava la nostra resa e disfatta.
Decio Romano Storia e dossier 107
IL CASO
CASO MAUG
MAUGER
ERII FINI
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SCE
E
IN TRIBUNALE, MA LA SENTENZA ALIMENTA I DUBBI
Nell’autunno del 1948 l’atmosfera era ormai pesante. Per il volume "From the Ashes of
Disgra
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onorificenza americana (Legion of Merit), pose in forte imbarazzo Franco Maugeri C.S.M. della
marina dal dicembre del 1946, che si giustificò a stento adducendo un travisamento del suo
pensiero In assenza di un pronto rapporto chiarificatore, il ministro della Difesa Randolfo
Pacciardi tagliò corto e rimosse Maugeri dall'incarico (Il minist
ministro
ro della
della Difesa
Difesa del
del tempo,
tempo,
Pacciardi, a conclusione dei lavori di una commissione appositamente
appositamente costituita, riferì in
Parlamento
Parlamento che il libro non era stato scritto solo da Maugeri ma anche da tale Victor Rosen
sulla base di conversazioni e interviste avute con l'ammiraglio a Roma).
33
pubb
pubbli
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completamente
completamente dominata.
dominata. Avrebbe dovuto riservarsi, comunque, uno stretto controllo della
prosa dell'Interprete, capitolo per capitolo, parola per parola, e non contare sulla fiducia di
racco
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In data 3 aprite 1949 comunicai (Pacciardi) all'ammiraglio Maugeri i risultati dell'inchiesta e la
sanzione disciplinare che da essa risulta, nei seguenti termini:
" All'ammiraglio
All'ammiraglio di squadra Franco Maugeri, Dall'inchiesta
Dall'inchiesta da me eseguita con la collaborazione
collaborazione
degli ammiragli Pini e Valli è chiaramente risultato che la S. V., pur essendo animato, nella
compila
compilazio
zione
ne del libro
libro From
From the Ashes
Ashes of Disgrac
Disgrace,
e, dalla
dalla lodevol
lodevole
e intenzio
intenzione
ne di portare
portare a
conoscenza
conoscenza del pubblico i sacrifici e gli sforzi dell'Italia e della sua marina, non ha preso tutte le
precauzioni perché il libro, che si doveva stampare all'estero e che portava la sua firma di capo
di stato maggiore della marina, non contenesse travisamenti del suo pensiero o comunque
inesattezze che nuocessero al buon nome della marina di cui v. S. era il più elevato esponente.
Questa grave manchevolezza ha provocato la pubblicazione nel libro di alcune frasi che hanno
avuto la più deplorevole ripercussione in Italia e specie nell'ambiente della marina. Pur tenendo
conto della sua buona fede, delle sue lodevoli intenzioni e delle attenuanti che indubbiamente V.
S. ha, come risulta principalmente dalla pubblica dichiarazione del signor Rosen, non posso che
fortemente deplorare quando è avvenuto. Mi limito a infliggere a V. S. un rimprovero (!!!). in
considerazione del suo alto grado e delle benemerenze che ella si è acquistate al servizio della
marina e del paese"
In seguito a ciò l'ammiraglio Maugeri è stato tolto dalla carica di capo di stato maggiore, ed
inviato a comandare il dipartimento marittimo di Napoli. Questo è, per così dire, l'antefatto.
Per la Legion of Merit, a ben vedere, venne e viene data un pò a tutti. E' come il
cavalierato italiano: alzi la mano chi non ce l'ha. Fra il settembre e il novembre 1948 il
settimanale satirico ‘Asso di Bastoni” iniziò però ad attaccare Maugeri definendolo a più
riprese:Un traditore a fini di lucro mentre l’Italia era in guerra con gli Alleati»; “Asso di
Bast
Baston
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sua
defenestrazione: In altri tempi all’ammiraglio Maugeri sarebbero stati concessi una pistola con
un colpo e 10 minuti di tempo. Pur forte della protezione dell'art. 16 del trattato di pace,
Maugeri, innervosito dai reiterati attacchi del giornale, lo querelò citando in giudizio Filippo
Nicolò Mancuso, redattore e autore degli attacchi. La sentenza della corte d’Assise del 4 maggio
1949 condannò Mancuso a 10 mesi di reclusione e 80.000 lire di multa con soddisfazione del
Maugeri e sollievo di tanti altri suoi colleghi in odore di articolo 16. Ma in appello qualcosa
cambiò. La IV Sezione della Corte d’Appello di Roma nel dispositivo mitigò la pena pecuniaria
e alleviò quella detentiva con la sospensione condizionale. E qualche mese dopo, la motivazione
della sentenza
sentenza del 9 dicembre
dicembre 1949 riservò una sorpresa.
sorpresa. Traendo
Traendo origine dalle doglianze
doglianze del
Maugeri secondo cui il giornale aveva formulato una duplice proposizione diffamatoria (di aver
tradito l’Italia facendo opera di spionaggio prima dell’8 settembre 1943, determinando la morte
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di migliaia di marinai; di averlo fatto per abietti motivi di lucro personale) , la Corte, pur non
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necessariamente l’esame distinto delle due proposizioni e così motivò: In relazione alla prima, il
collegio deve riconoscere che sussistono sufficienti prove per ritenere che il Maugeri, anche
anteriormente all’8 settembre 1943, aveva intelligenze con le potenze, contro le quali l’Italia era
allora in guerra.
Respinse poi per infondatezza l’assunto della difesa del Maugeri tendente a escludere ogni
attività illecita prima dell’armistizio: Maugeri era stato capo del Sis dal 21 maggio 1941 all’8
settembre 1943; e il servizio clandestino da lui organizzato dopo l’8 settembre (in periodo di
cobelligeranza) non riguardava informazioni navali, essendosi la Marina arresa !!! e consegnata
a Malta. Di conseguenza i servizi resi al governo degli Usa come capo del Servizio informazioni
navali (indicati nella motivazione della decorazione) non potevano essere resi dopo, ma prima
dell’armistizio. Quanto al “fine di lucro”, non poteva essere documentale ma solo presuntivo,
quindi difficile a dimostrarsi. Nell’inscindibilità dei due fatti, la cui parziale dimostrazione non
esentò
esentò la condan
condanna
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successo
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anche solo
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importante proposizione, e per Mancuso e il giornale costituì una vittoria aver ottenuto una
motivazione di riforma rispetto al primo grado con la chiara enunciazione della Corte che
san
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abil
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svolto
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l’ultim
ltimoo
conflitto. Qualcuno poi disse che il giornale era fascista e i giudici pure e il risultato della
sentenza era dato per scontato. All’apparizione della sentenza d’Appello Maugeri comandava il
Dipartimento militare marittimo del Basso Tirreno a Napoli, dove pochi giorni più tardi, il 20
marzo 1950, si doveva svolgere la cerimonia di consegna della medaglia d’oro al Valor Militare
alla bandiera della Marina militare. La presenza di Maugeri sarebbe stata quanto meno
imbarazzante al cospetto di madri, vedove e orfani di guerra. A Roma lo intuirono e rimossero
Maugeri per altro incarico qualche giorno prima. Fu in seguito spedito fuori dai confini al
Consiglio atlantico a Londra prima e a Parigi poi dove si stabilì fino al 1977 pur avendo lasciato
il servizio attivo nel 1957. Delle vicende pubblicistiche e giudiziarie non vi è alcun cenno nel suo
libro di “Ricordi di un marinaio”. Di certo per lui, aspirante anglosassone, non valeva il detto
-Right or wrong, my country’. e ha ben poco a che’ spartire con le migliaia di valorosi
connazionali o compagni d’arme di ogni ordine e grado che riposano in fondo al mare. Decio
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Di gentlemen’s agreement è piena la storia
militare almeno quella di una volta. Maugeri non è solo a sperare di veder perdere Mussolini e il suo
“ Silver Star” "Per aver contribuito a distaccare il comando della
paese. Gli faceva compagnia con una “Silver
flotta italiana dal regime fascista nell'estate 1943 e per aver assicurato alla marina degli Stati Uniti
importanti segreti di fabbricazione" Marcello
fabbricazione" Marcello Girosi (poi produttore di Film con Carlo Ponti) fratello di
Massimo Girosi contrammiraglio !!. Nel farne un ritratto ai suoi amici americani dell'OSS Marcello
spiegò che si trattava di un antifascista dichiarato e di un acceso sostenitore della causa alleata.
Massimo Girosi lavorò in due delicatissimi uffici: le Operazioni - cioè la cabina di regia di tutte le
missioni, lì dove si stabilivano le rotte delle navi, dei sommergibili e si conoscevano le rotte dei
mercantili e dei piroscafi in viaggio per l'Africa - e il SIS, che in teoria avrebbe dovuto dare la caccia a
lui stesso. .
Titolo:
Titolo: RICORD
RICORDII DI UN MARIN
MARINAIO
AIO (uscito
postumo)
ISBN: 1010000031408 - 1980 - Recensioni on line
L'ammiraglio Franco Maugeri, durante il suo servizio nella Marina, si trovò coinvolto in tutta una serie di
avvenimenti
avvenimenti drammatici e spesso decisivi per la storia italiana. Franco Maugeri per tutta la sua vita volle essere e
fu un marinaio: il mare, più che una carriera, rappresentò per lui una vocazione e un modello di vita. Legatissimo
alle tradizioni e alle istituzioni della Marina, ne fu sempre assiduo ed estremo difensore da quando ancora
frequentava l'Accademia a quando si trovò al vertice della gerarchia. Più che revocati, gli avvenimenti narrati in
questo libro, vengono da lui rivissuti non solo con il distacco dello storico, ma anche con la passione di chi ne fu
protagonista. Il proposito di svelare tutto se stesso, di chiarire le ragioni delle decisioni spesso importantissime e,
quindi, discusse che egli dovette prendere, costituisce il maggior motivo di interesse di quest'opera. Ma non è stato
l'intento di difendere il proprio operato che ha dato origine alla stesura di questi ricordi, bensì il desiderio di far
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conoscere il dramma di un marinaio chiamato sempre, in pace o in guerra, a compiere il proprio dovere
Le memo
memorie
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Marinaa Milit
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e.
Dall'Accademia al termine della carriera, attraverso episodi molto discussi. Da notare che questo volume segue di
trent'anni "From the ashes of disgrace", famigerato libro stampato a New York e scritto in inglese, col quale il
capo del nostro servizio segreto navale candidamente affermo che ogni buon italiano avrebbe dovuto sperare nella
sconfitta (sic). Tale mirabile frase scompare nel volume in questione, se non per dimenticanza per pudore, ma la
copertina - in cui l'Autore s'intrattiene sorridente da CSM con un ammiraglio americano - è decisamente
freudiana. Interessante per le vicende storiche narrate (anche della prima guerra: Maugeri fu uno dei primi
aviatori), e utile per farsi venire il sangue amaro.
sottomarina e infine la perdita di centinaia e migliaia di vite umane. The Office of
Strategic
Strategic Services
Services (OSS) was created by President Franklin D. Roosevelt in July 1942. The OSS
replaced the former American intelligence system, Office of the Coordinator of Information (OCI)
that was considered to be ineffective. Roosevelt selected Colonel William Donovan as the first director
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of the organization, who had spent some time studying the Special Operations Executive (SOE), an
organization set up by the British government in July 1940. The OSS had responsibility for collecting
and analyzing information about countries at war with the United States. It also helped to organize
guerrilla fighting, sabotage and espionage. Some senior US military figures disapproved of the OSS
and General Douglas MacArthur refused to allow the organization to operate in the Philippines.
William Donovan was given the rank of major general and during the Second World War he built up
a team of 16,000 agents working behind enemy lines. The growth of the OSS brought conflict with
John Edgar Hoover who saw it as a rival to the Federal Bureau of Investigation. The OSS was
disbanded in October 1945 and was eventually replaced by the Central Intelligence Agency CIA
L’OSS (Office of Strategic Ser vices),poi divenuta CIA aveva compiti sia di spionaggio che di sabotaggio e appoggio
alle forze partigiane con danaro armi ed individuazione di obbiettivi nemici da distruggere, ovvero collaborava alle
attività
attività di organiz
organizzazio
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ne della
della guerrigli
guerrigliaa partigian
partigiana.
a. in Italia
Italia ha intrecci
intrecci e scopi
scopi che sforano dall'arricc
dall'arricchimen
himento
to
personale, alla lotta al comunismo
comunismo e quant'altro poteva
poteva starci passando dall'utilizzo
dall'utilizzo di personaggi mafiosi.
mafiosi.
lavorare per i nazisti sotto il terribile ricatto di non poter più rivedere sua figlia, tenuta prigioniera. Per salvarlo
dalla morsa in cui è stretto deve riuscire a liberare la ragazza e scortare entrambi nell'Italia liberata, dove ci sono i
partigiani... One of the missions was to smuggle Italian Vice Admiral Eugenio Minisini
out of Italy in 1943. Admiral Minisini was in the Engineering section of the Italian Navy and
was directing
directing the use of a magnetic
magnetic firing device for torpedoe
torpedoess (Siluri).
(Siluri). As the Ame
America
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Navy
38
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piecee of
technology. The four men landed by PT Boat in Capri and brought back Admiral Minisini.
Gli americani avevano problemi con le loro torpedini ed avevano bisogno della tecnologia
italiana sviluppata dall'Ing. dei Servizi tecnici navali Ammiraglio Eugenio Minisini più precisa.
da "Forgotten
"Forgotten Battles Italy's war of liberatio
liberation"
n" di Charles
Charles T. O'Reilly
O'Reilly.. - The magnetic pistol a kind of
proxim
proximity
ity fuse
fuse for torpe
torpedoe
does,
s, wa
wass invent
invented
ed By prof.
prof. Carlo
Carlo Calosi
Calosi (Calo
(Calosi
si nato
nato nel
nel 1905
1905,,
compendia nella sua biografia tutti gli snodi cruciali del Secolo Breve. Durante la II guerra
mondi
mondiale
ale ha proge
progetta
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per la Marin
Marina
a Italia
Italiana
na il migli
miglior
or silur
siluro
o marit
marittim
timo
o dispon
disponibi
ibile
le sulla
sulla
piazza. Dopo l'armistizio (negli Stati Uniti) ha collaborato con i servizi segreti alleati per creare
un antidoto alla sua stessa invenzione) a leading radio and radar scientist and its application
wass direct
wa directed
ed by Eugen
Eugenio
io Minisin
Minisini.i. Acco
Accordi
rding
ng to an OSS repor
reportt of march
march 10, 194
19444 to Gen.
Gen.
Donovan we know ".... Minisini arrived in the U.S.A on October 21, 1943 at the instance of
OSS. He was followed by a group of 12 selected italian engineers whom OSS had brought to this
country as authorized by Adm Minisini and who arrived december
december 17, 1943 together with 40 tons
of technical ordnance material wich was necessary to facilitate their work in this country. Prof.
Calosi escaped from Rome and was picked up at sea By the OSS in order to join Admiral
Minisini. Burke and
and North were both
both awarded the Silver work .
Silver Star for their work
Burke era l'agente dell'Oss che si era occupato della Missione. Nel 1946 dalla vicenda venne
tratto un Film più o meno aderente alla storia dal titolo "Cloak and Dagger" (Maschere e
Pugnali) a cui Burke partecipò. Producer
Producer Milton Sperling had been an OSS operative during
wartime, and the story was based on the actual experiences of technical advisor Michael Burke,
who,
who, as an OSS
OSS agent,
agent, was assig
assigned
ned to smugg
smuggle
le Adm.
Adm. Eu
Euge
genio
nio Minisin
Minisinii out
out of Italy.
Italy. By
succ
success
essful
fully
ly comple
completin
ting
g the missio
mission,
n, Bu
Burke
rke prev
preven
ented
ted the Nazis
Nazis from
from gettin
getting
g hold
hold of an
electronic torpedo mechanism Minisini developed.
developed.