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L'invenzione Del Paesaggio Palladiano - Francesco Vallerani

Il documento discute del paesaggio veneto e del suo sviluppo storico, dall'approccio geografico umanista alle influenze di Palladio e alla moderna città diffusa. Vengono menzionati vari autori e il loro contributo allo studio del paesaggio, nonché i cambiamenti avvenuti nel paesaggio veneto nel corso dei secoli.
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L'invenzione Del Paesaggio Palladiano - Francesco Vallerani

Il documento discute del paesaggio veneto e del suo sviluppo storico, dall'approccio geografico umanista alle influenze di Palladio e alla moderna città diffusa. Vengono menzionati vari autori e il loro contributo allo studio del paesaggio, nonché i cambiamenti avvenuti nel paesaggio veneto nel corso dei secoli.
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1) Antefatto teorico

Metodo della Geografia Umanista:


- Paesaggio definito dal ruolo dell’abitante e della sua soggettività
- Uscire dagli schemi della GEOGRAFIA OGGETTIVA
- Analisi di percezioni e comportamenti
- Cogliere il legame tra discorso geografico e cultura
- Si riabilita l’approccio sensoriale
- Andando oltre il predominio della vista
Impegno di ricerca e memoria dei luoghi

Restituire l’importanza come oggetto di studio a:


- alle micro geografie (approccio POLIFONICO)
- alle infinite biografie territoriali
- ai paesaggi ordinari
- alle vicende della tradizione orale
Tutto ciò è il patrimonio dello spazio vissuto:
A. Frémont, La regione: uno spazio per vivere, Milano, Angeli, 1986
Denis Cosgrove e l’approccio geo-culturale
Principali contributi alla
ricerca
Quale approccio metodologico?
Quello «iconologico» (Erwin Panofsky)

• Valutare non solo lo strato superficiale delle fisionomie visibili


• Considerare significati più profondi: valori simbolici e dinamiche culturali
• Consegue che ogni paesaggio è una «immagine culturale»
• Vanno considerate altre competenze culturali:
- Pittura
- Letteratura
- Filosofia
- Agronomia
- Ingegneria idraulica
Denis Cosgrove e l’invenzione del ‘paesaggio palladiano
• Paesaggio palladiano esprime una territorialità elitaria:
- Esito di visione umanistica
- Passaggio dal feudalesimo al capitalismo mercantile e terriero
- La «firma» palladiana è in sintonia con la rivalutazione della Terraferma
- È stato un progetto di «Arcadia diffusa»
- Neo-platonismo e costruzione di un nuovo mondo, perfetto e armonico
L’aristocrazia veneta e la seduzione della
campagna
Metafora del paesaggio come «teatro»
“…. Perché il sito è sopra un monticello di
ascesa facilissima e è da una parte bagnato
dal Bacchiglione e dall’altro è circondato da
altri amenissimi colli, che rendono l’aspetto
di un molto grande Theatro…” (Palladio, Libro
Secondo, pag. 18))
Dalla metafora di ‘teatro’ a quello di ‘testo’

• Ovvero ogni paesaggio deve essere letto e interpretato


• Bisogna individuare i significati più reconditi (le stratificazioni indicate da Panofsky)
• Valutare il complesso definirsi di una territorialità in cui coesistono aspetti contemplativi e
operativi («otium» e «negotium»)
• Nell’entroterra di Venezia si accumula sedimentazione geo-storica che Cosgrove
definisce Palladian signature
• Considerarne l’evoluzione e la leggibilità nei secoli
Considerare le Unità di Paesaggio
2) Dall’elogio al localismo vandalico

• Importante individuare le fasi geostoriche:


- Sono mancate le black cities dell’800 inglese
- Forte l’eredità del Grand Tour (per i ricchi del Nord)
- Dopo il 1861: modernizzare il Bel Paese
- Fascino dei grandi interventi infrastrutturali
- Trionfo della ragione utilitaria
Nicola Falcone,
Il paesaggio italico e la sua difesa, Firenze,
Alinari, 1914
- Rievoca l’opera di John Ruskin
- Identità tra paesaggio e volto amato della Patria
- Bellezza nazionale: principale preoccupazione del
Patriota
- Paesaggio “anima palpitante della Patria”
Il “volto amato della Patria”
Si ridefinisce l’idea di campagna
-Contenitore di Tradizioni e Beni Culturali
-Potere rasserenante dei paesaggi campestri
-Visione nostalgica
-Contrasto con la nuova razionalità industrialista
- Campagna veneta come deposito di
elementi ‘pittoreschi’
- Contrasto con le aspirazioni ‘moderniste’
- Eredità palladiana come sineddoche della
‘civiltà di villa’
- Diventa tema popolare dopo la
pubblicazione della guida ‘rossa’ del TCI
• Ville palladiane e retorica di regime che elogia la romanità
• Ma si elogia anche il contesto campestre in cui sono collocate (ruralismo fascista)
• Come nel caso di villa Barbaro a Maser:
«fuori tutt’intorno l’ampia campagna completa ed esalta l’opera dell’uomo, si che ancor oggi Maser
dovrebbe essere una meta alle gite dei Veneziani, perchè in essa sentirebbero rievocato a secoli di
distanza, in una realtà palpitante di vita, lo splendore della loro antica gente patrizia» (Le Tre Venezie,
1927)
• Evocazioni letterarie di Giovanni Comisso e Diego Valeri
• Valeri elogia il Palladio di Vicenza, ‘città capolavoro’, fondata con ‘destino di bellezza’
Vicenza: da eredità palladiana a ‘mito’ urbano
• Il prestigio palladiano previene gli eccessi del “piccone demolitore”:

«Costruire, rinnovare, creare non basta, bisogna realizzare in modo armonico e degno di
una tradizione che non si può dimenticare. Ed ecco che l’opera costruttiva di un decennio
fascista, acquista, anche in questo senso, il valore enorme di una valorizzazione
ambientale. Sulla parola sventramento ha prevalso la parola adattamento, e in tal modo si
sono conciliati gli apparenti contrasti, armonizzando la modernità con la storia, l’arte con la
pratica, l’estetica con la ragione, il sentimento con la logica.»
(Opere del Regime in Provincia di Vicenza, 1932)
Deregulation del II dopoguerra

• Effettiva emergenza abitativa


• Compromessa la monumentalità diffusa
• Trionfo modelli urbani a nebulosa
• Espansione della motorizzazione privata
• Ruolo di Italia Nostra (1955)
• In Veneto: valutare gli effetti della legge sulle ‘aree depresse’ (legge 29 luglio 1957, n. 635)
- Anni ‘50: inizia il declino strutturale del paesaggio
palladiano

- Anche se è ancora forte la retorica ruralista che idealizza il


paesaggio della campagna veneta, proprio agli inizi della
sua trasfigurazione:

“Agile e silenzioso l’aratro taglia e rivolta la terra, la frange e la sgretola.


Docile la materia si piega alla volontà dell’uomo. Non il ferreo rombante
trattore, ma una coppia di fulvi giovenchi qui traina l’aratro. E non la
seminatrice, cioè la macchina, feconda la terra, ma il gesto largo,
pacato, uguale del contadino sparge il grano” (Silvestri, 1953)
Importanza del ruolo di Bepi Mazzotti
Guido Piovene e il suo “Viaggio in Italia”
Osservatore radicato (insider)

• Coglie già la frattura nelle geografie degli affetti:


“[la bellezza veneta] decade d’anno in anno. Il paesaggio è imbruttito da costruzioni volgari e da nuove
usanze. […] Più che di un vero mutamento, si ha la visione di un’antica vita che si vanifica. […] Gli
abitanti assomigliano a ospiti occasionali; senza storia su un fondale storico, Si devono a questo,
ritengo, le brutture edilizie perpetrate per speculazione, ma soprattutto per mancanza d’affetto.”
• Vede anzitempo la futura evoluzione ed esprime sconsolate conclusioni:
“Pochi altri paesi sembrano meno legati al loro passato. In nessun altro paese sarebbe permesso
assalire come da noi, deturpare città e campagne. [con un] abbassamento di cultura maggiore che negli
altri paesi di pari civiltà [con il prevalere] di uno spirito villano”
Il Veneto come terra incognita: «Hic sunt capannones»

• Peculiare coesistenza tra:


- Abbondanza e pregio del patrimonio e intensità degli esiti trasformativi
- Cresce la coscienza di una revisione paradigmatica per salvare il salvabile
- Incoraggianti premesse nella Carta di Asiago, anche con l’uso del termine ‘disagio’:
“Gli esiti di tale densificazione sono già oggi fonte di crescente disagio per i cittadini e le imprese,
ma la loro rilevanza riguarda in particolar modo il futuro, in relazione al rischio di un abbassamento
rilevante della qualità della vita” (Regione Veneto, 2004)

- Si tratta di dichiarazioni ufficiali sull’obiettivo disagio


Cinque anni dopo si continua ad esprimere viva preoccupazione per la
tendenza in atto:
“Il consumo di suolo assume connotazioni di tipo patologico e diviene un vero e proprio
spreco di risorse … [E’ necessario] contenere drasticamente il consumo di suolo e
l’incremento della diffusione insediativa; nel primo caso perché si sono raggiunte soglie di
criticità molto elevate; nel secondo per preservare un contesto aperto di qualità.”

(PTRC, 2009, p. 227)


Città diffusa tra monocolture
intensive e industria
Edifici multi-piano e agricoltura relitta
Ma anche pastorizia relitta ... nel bel mezzo della città diffusa
3) Città diffusa e paesaggio post-palladiano

Denis Cosgrove è attratto dalla recente evoluzione


dell’urban sprawl:
- Parte dai processi territoriali di età palladiana
- Reticolo dell’odierna diffusione urbana in campagna
- Uso retorico della presenza diffusa delle ville come
prestigiosa ascendenza dell’attuale modello
agropolitano
- Proficuo il confronto con l’area metropolitana di Los
Angeles
Tra ‘graticolato romano’ e ‘Pedemontania’
• Paesaggio veneto e fenomeno neo-rurale
- Grande espansione di ruralità svincolata dalla
produzione agricola
- Si tratta di ‘arcadie domestiche’ in parte prossime
alla celebrazione cinquecentesca dei ‘Piaceri della
Villa’
- Fenomeno ben studiato dalla sociologia rurale, che
presenta un interessante antefatto nell’idillio
campestre diffuso nel mondo anglosassone
- Ma anche nel ruralismo popolare del primo
dopoguerra

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