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Arte Medievale Esame Completo

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LA PITTURA A ROMA

I padri della Chiesa non amavano la pittura all’intero delle chiese, ma furono accolte nelle
catacombe. Infatti la basilica Vaticana e quella Lateranense sfavillavano di luca ma non di
immagini.
Le immagini piu’ antiche si conservano proprio al Mausoleo di Santa Costanza e sono del
360 con carattere misto: CRISTIANO NEI MOSAICI con la Traditio legis et clavium
(consegna delle leggi e delle chiavi) e decorativo nella scelta della decorazione sulla volta
anulare con soggetti dal sapore antico, mentre nelle absidiole le scene CRISTOLOGICHE.
La cupola del Mausoleo in origine era ricoperta di mosaici distrutti intorno al 1620 in quanto
in pessimo stato, unica testimonianza disegni del portoghese Francisco de Hollanda, e la
simbologia di queste era legata alla SALVEZZA ATT L’ADEMPIMENTO DELLE
SCRITTURE.

Per i cristiani Cristo si è incarnato, è sia corporeo che spirituale, umano e divino.
SARCOFAGI: si tratta di prodotti in serie costituiti da un gruppo paratattico (figure che si
ripetono) al cui interno ci sono varianti date da atteggiamenti/gesti. Per la sepoltura della
classe media. Narrazione ciclica. Pervade per tutto il IV secolo, in una corrente anticlassica,
dovuto all’aumento delle conversioni al cristianesimo.
SARCOFAGO CON MIRACOLI DI CRISTO E SCENE DI VITA DI SAN PIETRO:
Roma (IV sec) considerati sezioni del fregio di Costantino: serrato schieramento allineato,
proporzioni tozze, movimenti anglosi, linee incise. Episodi del Vangelo o antico testamento e
vita di Pietro. Destra: Cristo risuscita Lazzaro. Centro: moltiplicazioni pani e pesci. Sinistra:
guarigione del cieco e San Pietro fa sgorgare l’acqua dal muro de4lla sua prigione. sarcofago
a teste allineate.
L’allineamento delle scene e’ interrotto dalla presenza al centro di una figura frontale, il
defunto, in piedi a mani levate tra due astanti girati a guardarlo.
SARCOFAGO DEI DUE FRATELLI, Roma Musei Vaticani (330-350)
medaglione a conchiglia con ritratti dei deceduti
che sembrano fluttuare davanti ai ripriani, le
figure dei due fratelli furono pensate come quelle
di due coniugi e trasformate in figure maschili,
uno dei due indossa vesti femminili.
2 registri. In basso Daniele nella fossa dei leoni e
a destra la guarigione del cieco. In alto a destra
Pilato si lava le mani e le figure sono a
semicerchio intorno al tavolo.
Le figure sono a tutto tondo.
SARCOFAGO DI GIUNIO BASSO, Roma Museo del Tesoro di S.Pietro(359)
No forma a fregio. Moltitudine di scenari. La fronte è
suddivisa in 2 registri a 5 nicchie (ciascun episodio dentro
le nicchie)
dall’arcchitettura romana con struttura a colonne: 1°
architrave continuo poggiante su colonne con scene tratte
dalla vita di Cristo,
2° alternanza di arcate e frontoni con scene tratte
dall’antico testamento. Volto più animato e morbido. Sono
classiche dai panneggi agli elementi vegetali e dalle pose,
anche se le figure risultano tozze rispetto all’antico (sub-
antico).
Giunio Basso era un prefetto di Roma, morto a 42 anni nel
359.
SARCOFAGO DEL MUSEO LATERANO sintesi di diversi episodi del A.T.
da sx: il peccato originale, il miracolo del vino, quello del cieco, e del morto resuscitato: c'è
semplificazion compositiva: Cristo è ripetuto 3 volte identico, le figure sono costrette in uno
spazio compresso, pochi elementi naturalistici.
Non v'è vera e propria narrazione, ma giustapposizione di episodi isolati, di per se stessi
conclusivi. Eliminando paesaggio e archiettura, l'essenzialità è anche maggiore.

Dalla fine dell'età costantiniana, dal V sec, vi è ritorno al classicismo, sotto il termine di
'rinascenza': nel corso dei secoli vi sono diverse rinascenze, fenomeni che spesso nascono per
bisogno di ritrovare stabilità nel passato, attraverso l'uso del disegno e la funzione plastica del
colore.
Ex. La 'Testa di apostolo' dell'Ipogeo degli Aureli (metàIII sec) o la Susanna in forma di
agnello tra i lupi (Catacomba di Prestato), sono es.
di pittura plastico-costruttiva, affermatasi dal IV (compostezza panneggio) o l'affresco di Santa
Petronilla e Veneranda (per realismo acconciature) presso la basilica dei SS.Nereo e Achilleo.

Tali modi pittorici vengono assorbiti in scultura (riducendo plasticità),


es. nella 'Scena si vendemmia' del Sarcofago di S.Lorenzo fuori le Mura(IVsec): vi sono putti
alati, tralci,grappoli d'uva, il rilievo schiacciato,lineare, appiattiscono la forma che risulta
'disegnata'.
Ugualmente nel Sarcofago del Buon Pastore dei Musei Vaticani (metà IV) col tema della
vendemmia. il Buon Pastore è ripetuto 3 volte; effetti pittorici sono ottenuti col trapano. L'arte
cristiana primitiva non si adegua ai mutamenti del mondo tardoantica, ma sviluppa un
linguaggio nuovo, fondato sulla schematicità ed essenzialità della composizione, linguaggio che
sarà elaborato e portato a compimento dall'arte bizantina.
L'arte paleocr.è quindi elemento catalizzatore della tradiz.grecoromana e quella giudaico-
orientale, origine del vasto patrimonio figurativo dell'Alto Medioevo.
RAPP DI CRISTO:
1. Cristo filosofo testimonianza della trad. Pagana, discende dal saggio testimone
della divinita’ (III sec)
2. Cristo mistico eta’ costantiniana, giovinetto protagonista del N.T, rapp giovane
perche fuori dal tempo in quanto eterno.
3. Cristo storico eta’ teodosiana (2° meta del IV sec) evoca il significato di salvezza
della passione e resurrezione.

DA COSTANTINO A TEODOSIO L’ARCHITETTURA A ROMA


Con l’Editto di Milano 313 si giunge al riconoscimento del cristianesimo come religione ufficiale
dell’impero poiche’ godeva dello speciale favore dell’imperatore Costantino con cui divenne
religione-guida emergendo dalla clandestinita’ e assunse segni monumentali specifici.
Costantino a Roma diede vita a 3 progetti eccezionali.
Caratt. prevalentemente pianta longitudinale/basilicale , navate, tetto a capriate

Basilica prima metà del IV sec: BASILICA CIRCIFORME, nome che riprende i limiti
perimetrali dei circhi, il circo massimo.
La struttura basilicale viene calata in una forma che più che riprendere le basiliche romane
riprende la struttura dei circhi, il circo è fatto così perché in quanto ippodromo ha bisogno di
una sua spazialità.
Aveva le funzioni Di CULTO e PELLEGRINAGGIO.
SAN GIOVANNI IN LATERANO, Roma

A pochi mesi dalla battagli di Ponte Milvio inizia la costruzione della cattedrale, consacrata al
Salvatore, in parte sui possedimenti privati dell’imperatore e consacrata probabilmente nel
novembre del 318.
Oggi la basilica e’ ancora visibile sotto la ricostruzione borrominiana.
La primitiva basilica aveva una forma OBLUNGA, 5 NAVATE, DIVISE DA COLONNE:
la NAVATA CENTRALE era la piu’ larga e alta, lunga 100m e si elevava sopra le altre
permettendo di aprire luminose finestre nel cleristorio. Divisa da altre 19 colonne in granito
rosso.
Le NAVATE LATERALI, in marmo verde, separate da arcate.
Il SOFFITTO a capriate.
Opposto alla facciata un’unica ABSIDE dove era posta la cattedra vescovile in
corrispondenza alle tribune allestite per le sedute solenni.
Tra le navate e il transetto vi erano due possenti colonne che sostenevano un grande arco
trionfale, dove vi sedeva il vescovo affiancato dai sacerdoti.
Al CORO conduceva un percorso rialzato racchiuso da transenne ed era circondato da due
ali con la funzione forse di depositi per le offerte.
All’interno della basilica vi era un battistero ottagonale, dimora del vescovo.

SAN PIETRO, Roma

ideata prima del 324 e completata nel 329, 1^ martyrium, centrata sulla memoria di una
martire e sulla sua glorificazione infatti viene costruita sulla sepoltura dell’apostolo Pietro.
Per la realizzazione di questa basilica (circa 110x65 m e 30 di altezza) Costantino
appoggiato da papa Silvestro I, fece spianare quasi tutti i mausolei della necropoli vaticana,
giustificando l’atto con la grande importanza attribuita alla sepoltura dell’apostolo.
Venne poi ricostruita tra il 1461-1506.
Si tratta di una basilica di dimensioni grandiose, su una collina.
Sotto ci sono le grotte/cripte vaticane.
Il colonnato è a forma di braccia grazie a Bernini. Nuova costruzione affidata a Bramante
(‘400). Il mausoleo è CASTEL SANT’ANGELO.
DESCR. 5 navate, usa lo spoglio nei capitelli, ma è molto ricca di oro e marmi, soffitto
cassetto nato con foglie d’oro.
Basilica a “ T “ . baldacchino di Bernini su colonne tortili rivestite con foglie d’oro sormontato
dalla croce gemmata.

SANTA CROCE IN GERUSALEMME, Palazzo del sessorium

Sorge probabilmente ad opera di Elena come cappella Palatina della casa imperiale, frutto di
un adattamento di una vasta sala del 200, mediante l’aggiunta dell’abside e la suddivisione
dello spazio interno grazie a pareti trasversali sostenute da archi poggianti su colonne
binate.

ALTRE BASILICHE: per quanto riguarda le basiliche gli architette di Costantino non avevano
modelli a cui rifarsi, poiche le domus ecclesiae avevano forme semplici, incapaci di
contenere le nuove dimensioni imperiali del culto.
Il modello del tempio pagano neanche soddisfava una religione assembleare come quella
cristiana. Per cui si ispirarono all’edilizia civile romana di funzione pubblica, per svolgere
l’ecclesia assemblea del popolo, che aveva gia ispirato luoghi di culto delle religioni
orientali.
Caratt. La forma veniva definita OBLUNGA o a pianta centrale;
pianta tripartita, divisa in 3 navata, la centrale piu’ ampia e coperta da 3 enormi volte a
crociera, non separate da colonne;
l’ingresso su uno dei due lati brevi, preceduto da un portico a cui corrispondeva un’abside;
venivano costruite orientate verso est, perche’ Dio ascese sopra il cielo dei cieli verso
Oriente, quindi il Paradiso e’ a Oriente;
il soffitto ligneo a capriate (visibili o non) o chiuso a cassettoni;
le finestre si aprivano nella parte superiore della navata centrale o nell’abside, conferendo
illuminazione diffusa;
arredo interno: marmi policromi, colonne e capitelli.
Altri es.: in Terra Santa, la Basilica di Betrlemme(f.349) collegata ad un edificio ottagolare,
dove era conservatala 'Grotta di Cristo' (luogo nascita Gesù).
BASILICA DI SANTA PUDENZIANA

La chiesa sarebbe stata costruita secondo la trad sulla domus del senatore Pudente, che
insieme alle sue figlie Pudenziana e Prassede sarebbe stato convertito dall’apostolo Pietro il
quale avrebbe dimorato 7 anni nell’abitazione dell’amico.
Rimaneggiamenti nel tardo 500 sotto Innocenzo I.
Importante in questa basilica e’ il mosaico dell’abside

raffigura Cristo circondato dagli


apostoli, risale circa al 390 ma non e’ il piu’ antico mosaico absidale a Roma sopravvissuto, il
primato spetta a quelli delle due absidi di Santa Costanza del 360.
Una parte del mosaico fu distrutta durante i lavori di ristrutturazione di Francesco Capriani
(Volterra) che demoli alcune figura degli apostoli nella parte inferiore,
quindi oggi ne rimangono 10.
Oltre agli apostoli sono presenti due donne che porgono a Cristo una corona ciascuna,
l’identita’ di queste donne e’ soggetto di discussione: secondo alcuni rapp le sante
Pudenziana e Prassede, secondo altri la Chiesa e la Sinagoga (templi dei cristiani e degli
ebrei).
Solo la figura di Cristo ha l’aureola e tiene in mano un libro aperto su cui vi e’ l’iscrizione:
DOMINUS CONSERVATOR ECCLESIAE PUDENTIANE.
Dietro le figure vi e’ un’ esedra porticata dietro cui si intravede il profilo di una citta’, forse
Gerusalemme di cui si intravedono le chiese costruite da Costantino I. Questa
interpretazione e’ possibile della presenza al centro del mosaico di una croce ricoperta di
gemme che secondo la tradizone sarebbe stata fatta erigere dall’imperatore Costantino sul
Calvario , un luogo poco fuori le mura di Gerusalemme.
Accanto alla croce vi sono due nuvolette rosacee e azzurre e i 4 viventi all’Apocalisse
(angelo, bue, leone, aquila).
SAN PAOLO FUORI LE MURA 384-90

Costruita sotto 3 imperatori, Valentiniano II, Teodosio e Graziano.


Per impianto, dimensioni e magnificenza e’ destinata a gareggiare con quella Vaticana.
La pianta, le proporzioni e alcune parti delle mura sono rimaste quelle originarie.
Le incisioni e i disegni risalenti a prima e dopo l’incendio del 1823 permettono di risalire
all’assetto orginario: 5 NAVATE, con una centrale alta e ampia illuminata da 42 finestre, 4
navatelle, un transetto e un atrio porticato. I CAPITELLI delle navate furono scolpiti
appositamente, contraddicendo l’uso del materiale di spoglio. Le 24 colonne furono sostituite
nel 441 da colonne in pavonazzetto e capitelli corinzi e aggiunte decorazioni a stucco,
mosaici e affreschi.

SAN LORENZO AL VERANO

La primitiva basilica (Basilica maior) fu eretta nel IV secolo dall'imperatore Costantino I vicino
alla tomba del martire Lorenzo, come altre basiliche cimiteriali della stessa epoca
(San Sebastiano sulla via Appia, Sant'Agnese fuori le mura, Santi Marcellino e Pietro,
presso Torpignattara). Proprio sopra la tomba fu contemporaneamente costruito un
piccolo oratorio.
L'oratorio fu rimpiazzato da una nuova chiesa all'epoca di papa Pelagio II (579-590). Per un
certo periodo coesistettero dunque la Basilica maior costantiniana, che in un momento
imprecisato fu dedicata alla Madonna, e una "basilica minore", pelagiana. Tra il IX e il XII
secolo, tuttavia, la basilica costantiniana fu probabilmente abbandonata.
Papa Onorio III, in occasione forse dell'incoronazione di Pietro II di
Courtenay come imperatore latino di Costantinopoli, nel 1217, iniziò grandi lavori di
ampliamento della basilica di Pelagio II: la chiesa fu prolungata verso ovest, abbattendo la
vecchia abside, l'orientamento fu ribaltato e la vecchia basilica divenne il presbiterio rialzato
della nuova chiesa, che presenta ancora oggi un pavimento più alto nella navata centrale.
La nuova basilica era decorata da affreschi che illustravano la vita di san Lorenzo e di santo
Stefano, il primo martire cristiano, sepolto sotto l'altare maggiore insieme al santo titolare
della chiesa.
La chiesa subì trasformazioni nel periodo barocco, ma le aggiunte furono eliminate con
il restauro dell'architetto Virginio Vespignani tra il 1855 e il 1864.
Il 19 luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, la chiesa fu gravemente colpita
durante il primo bombardamento alleato su Roma.
Dopo la distruzione bellica, la basilica fu ricostruita e restaurata con il materiale originale: i
restauri, terminati nel 1948, permisero l'eliminazione di strutture aggiunte nel XIX secolo,
tuttavia gli antichi affreschi della parte superiore della facciata erano irrimediabilmente
perduti.
Nel 1957 furono effettuati saggi di scavo in corrispondenza del muro del cimitero del Verano:
le indagini permisero di riconoscere i resti della basilica costantiniana: un grande edificio a
circo, a tre navate separate da colonne. Scavi effettuati sotto la basilica hanno portato alla
luce numerosi ambienti e cripte.
La chiesa è preceduta da un piazzale, voluto da papa Pio IX, ove si trova una colonna
sormontata dalla statua bronzea raffigurante San Lorenzo.

SANT’AGNESE FUORI LE MURA

raggiunge quasi 100 m di lunghezza, era diviso in navate, la costruzione costantiniana, era
CIRCOLARE sul lato.
Vi è la basilica circiforme e poi si aggiunge anche di altri elementi probabilmente non previsti
fin da subito, Ma che si sono aggiunti perché quella basilica rispetto ad altre ha avuto più
fortuna.
Comprende Il MAUSOLEO DI COSTANZA ci è giunto come un gioiello quasi integro, ma ad
agganciarsi sul fianco, non sulla parte mediana, ma in facciata.
Forse c’era anche un quadriportico, il quadriportico in età costantiniana, almeno nelle prime
basiliche non è presente, lo vedremo con San Pietro.
Un altro tipo di edificio costantiniano e’ il MAUSOLEO, di carattere privato anche se annesso
ad una basilica cimiteriale come il MAUSOLEO DI ELENA presso la BASILICA DEI S.S.
MARCELLINO E PIETRO, MAUSOLEO DI COSTANZA presso SANT’AGNESE.
Caratt. Da forme nuove e sfarzose, specie all’interno, scintillante d’oro e mosaici.
MAUSOLEO DI COSTANTINA (att. Chiesa di Santa Costanza) 354
dal punto di vista architettonico questo edificio e’ al termine
di una catena di sperimentazioni strutturali, sintetizzabile nel
Pantheon.
Con l’enorme cupola costruita in materiale leggero, poggia
su un perfetto cerchio di un poderoso giro parietale caratt del
susseguirsi di nicchie rettangolari a semicerchio (12
colonne).
Elemento di novita’: la scansione dello spazio in piu’ navate, o piu’ esattamente in due spazi
concentrici l’uno all’interno dell’altro, il secondo gira intorno al primo come un anello.
Al centro vi e’ il sarcofago di Santa Costanza.
All’origine di questa ideo vi e’ il martyrium costantiniano : la Rotonda di Gerusalemme caratt
anch’essa da due corpi concentrici separati da un giro di colonne.
Il mausoleo fu fatto costruire nel 350 come proprio
mausoleo da Costantina, figlia di Costantino I a ridosso
della Basilica costantiniana, presso la sepoltura di
Sant’Agnese alla quale Costantina era devota. Vi furono
sepolte sia Costantina che la sorella Elena.

SAN CRISOGONO (trastevere)

E’ una basilica sotterranea meno nota rispetto a san clemente, segna il passaggio dall’eta
paleocristiana al pieno medioevo, all’undicesimo secolo.
Nel XII secolo il cardinale giovanni da crema, decise di ricostruirla , lo fece poco dopo
l’intervento di riabellimento, ricostruendo la tappa, demolisce fino a a una certa quota e la
riempie di terra, oggi l’hanno scavata, ma non tutta, è una zona umida.
La facciata è seicentesca.
I sotterranei di San Crisogono conservano le vestigia di uno dei più antichi tituli sorti in
Trastevere.
Crisogono morì martire sotto l’imperatore Diocleziano tra il 304 ed il 305. La prima menzione
della chiesa risale al 499, quando è ricordata in occasione del Concilio indetto da papa
Simmaco, mentre il suo abbandono è da far risalire al XII secolo, quando il cardinale
Giovanni da Crema la occultò per costruire una nuova basilica ad un livello superiore.
La scoperta della basilica paleocristiana avvenne nel 1907 durante una campagna di scavi
per conto del Ministero di Belle Arti, sebbene fosse già nota l’esistenza dei resti antichi sotto
il livello moderno. Con i primi scavi venne alla luce la schola cantorum, il recinto
presbiteriale, la confessione e la cripta semianulare con resti di pitture di Santi. Lo scavo
proseguì quindi nell’aula basilicale e nei due ambienti laterali dell’abside.
La presenza delle fondazioni della chiesa superiore, che occupano ancora oggi parte della
superficie della grande aula, impedì lo sgombero completo dell’edificio. Si scende nei
sotterranei dalla sagrestia della chiesa attuale tramite una scala moderna entrando
direttamente nel cuore della basilica; seguendo il percorso absidale si accede direttamente al
corridoio rettilineo che conduce alla finestrella della confessione, attraverso la quale i fedeli
venivano a contatto con le reliquie del santo; qui si conservano ancora le pitture dell’VIII
secolo, dei tre santi Crisogono, Rufino ed Anastasia.
Entrando nel sotterraneo è immediatamente evidente il corpo circolare dell’abside e solo
scendendo è possibile capire che ai lati è serrata da due ambienti diversi per dimensione e
funzione.
Proprio la differenza nella dimensione rende la pianta dell’edificio
“non simmetrica”,l’ambiente a destra ha una forma quadrata e ridotta ed era adibito a
funzione di servizio, all’interno è ancora visibile un pavimento a tessere marmoree e duranti
gli scavi ne è stato recuperato un sarcofago, con motivi marini, di II sec., ancora
visibile.Mentre l’ambiente, alla sinistra dell’abside, con dimensioni maggiori contiene una
struttura bassa e circolare che ricorda una vasca utilizzata per il battesimo ad aspersione.
Successivi scavi hanno riportato alla luce recipienti d’acqua intercomunicanti e canali di
scolo che immettevano in una fogna a cappuccina, testimonianze di una preesistente
“fullonica”, lavanderia e tintoria che negli anni successivi è stata convertita in un battistero.
In tutta l’area è possibile scorgere diversi e interessanti sarcofagi che dimostrano l’uso
cimiteriale della basilica paleocristiana.
Diversi gli affreschi, in gran parte appartenenti all’intervento di restauro voluto da Papa
Gregorio III tra il 731 e il 741, che raccontano di personaggi legati alla figura di San
Crisogono e di San Benedetto, questi ultimi meglio conservati decorano la parete lunga della
navata.

TEODOSIO
Il grande ascendente al trono della pars orientale dell’orbis romanus nel 379 fino al 395,
promulga l’editto con cui il paganesimo viene soppresso, scatenando la resistenza tenace di
alcuni ambienti aristocratici che vedevano nel paganesimo la continuita’ della grandezza di
Roma. Il revival nostalgico condotto dalla resistenza aristocratica e pagana a livello di
produzione artistica si esprime attraverso una classe straordinaria di oggetti d’argento e
d’avorio dove si coniugano soggetti pagani e forme classiche.
VASELLAMI D’ARGENTO a sbalzo: ricchi di soggetti tratti dalla mitologia greca e a Dionisio.
Si attengono alla tradizione antica.
LANX CORBRIDGE : Rinascenza teodosiana, riemerge il classico.
MISSORIO ARGENTEO , Madrid (388)
bassorilievo. Commemora l’anniversario dell’ascesa di Teodosio rappresentato in trono
davanti a un architettura che consegna un diploma a funzionario in scala minore.
Fiancheggiato da 2 co-imperatori e guardie. Sotto figura femminile (Terra) con i doni
dell’abbondanza portati dai putti, ha una posa ricercata e teatrale, drappeggio modellato.
Schematismo e astrazione nella parte superiore e simmetria, naturalezza nella parte
inferiore.
Recupero del classico: Missorio Argenteo, Lanx Corbridge, sarcofago di Giunio Basso, base
obelisco
IV-V secolo i DITTICI diventano oggetti di lusso:
DITTICO NICOMACHI E SYMMACHI , Parigi (tardo IV sec) in avorio.
2 sacerdotesse che celebrano riti pagani spettanti a Cerere e Cibele e a Bacco e Giove. È
classico, nella purezza delle proporzioni e panneggi.
DITTICO DI ASCELPIO E IGEA (personificazione della salute), Liverpool (tardo IV sec)
il modellato è più dolce rispetto alle due sacerdotesse, hanno pù peso producono effetto
tridimensionale. È classico.
Il classicismo insistente di queste opere itliche del tardo IV sec è un esempio di stile
eterodiretto.
Eterodiretto: Forze che influenzano in maniera deteminante lo sviluppo stilistico, dovuto dalle
esigenze esterne (di altri, committenti), non legato alla capacità degli artisti. Es. avori sono
voluti dai consoli o borghesia per esibizione.
Introdiretta: Influenza interna alla storia delle forme, manifestazione delle preferenze
dell’artista. Si possono mescolare tra loro.

DITTICO DI PROBIANO, Berlino (400) 2 tavolette pressoché identiche. Figura di Probiano


immobile, in veduta frontale. Cornice a palmette (come nel Dittico delle 2 Sacerdotesse).
Proporzioni tozze, no pose armoniose, ma composizione ben articolata. Naturalezza dei
gesti e sinuoso movimento delle vesti.
Ambiente architettonico disegnato in prospettiva.
Veduta di scorcio del tavolo che da l’illusione spaziale. Effetto di tromp l’oeil dato dai piedi
che fuoriescono dalla cornice.
Interpreta la trionfante esaltazione di una romanitas sentita, favoleggiata come nella
Libertalitas costantiniana, ma con un forte ritorno all’evidenza plastica.

LE NUOVE CAPITALI DELL’IMPERO


COSTANTINOPOLI
Nel 323 Bisanzio divenne la nuova capitale. Costantino ebbe come primo scopo quello di
diffondere la fede in un impero pacificato stabile e sicuro, piccola e antica citta’ greca,
ampliata da Settimio Severo nel 196, con eccellenti vie di comunicazione terrestri e
marittime.
L'unico edificio d'età costantiniana sopravvissutto è comunque l'ippodromo
L'ispirazione viene dal Circo Massimo, e come ogni ippodromo era elemento essenziale della
residenza imperiale.
Dalla tribuna il dio-imperatore presiedeva ai giochi acclamato dalla folla.
Foro: A pianta circolare, racchiuso da colonnati a doppio ordine, aveva al centro la colonna
con la statua bronzea di Costantino Helios che si ergeva su uno zoccolo alto 5m, racchiuso
in un piccolo edificio-staturario dove si celebraba la messa, bruciavano incensi,ecc.
Ma il culto dell'imperatore raggiunse il culmine nella chiesa dedicata alla Sapienza Divina, la
S.Sofia, che fu cattedrale.
Iniziata nel 326, completata nel 360 , fu ricostruita dopo il 532(da Giustiniano) dopo la Rivolta
di Nika.
Edificio grandioso a 5 navate, preceduto da propilei e un atrio.
L'unica chiesa cmpletata da Costantino fu però quella dei S.Apostoli, concepita come suo
mausoleo, presso la porta di Adrianopoli(mura), ricostruita da Giustiniano, molto modificata
nel tempo, ma fonti la descrivono una splendida costruzione a croce greca, sorgeva entro un
cortile con portici colonnati, con annessi edifici termali e una residenza imperiale.
La nuova capitale appare dunque articolata, con 3 luoghi deputati del culto imperiale: il
Palazzo con annesso l'Ippodromo, il foro con la colonna onoraria e l'immagine divinizzata,
la chiesa-mausoleo dei S.Apostoli.
SANTA SOFIA

Fondata da Costantino, consacrata nel 360, riedificata da Teodosio nel 415 (in seguito a
danni incendio) fu ancora devastata durante la rivolta di Nika nel 532.
Giustiniano affidò la ricostruzione a 2 architetti abilissimi: Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto
La Chiesa rinacque più splendente di prima.
La pianta ha una forma rettangolare vicina al quadrato, 1 abside esternamente poligonale;
ingresso preceduto da nartece.
interno: 3 navate, la centrale vastissima e sormontata dall'enorme cupola che poggia su
pennacchi e archi retti da 4 pilastri e coperta da mezze cupole su esedre.
Nella zona centrale le navate laterali sono divise dalla mediana da un ordine di 5 arcate su
colonne, sormontate da altre 7 arcate del matroneo.
Al di sopra, 2 file di finestre (7 nella zona inferiore e 5 nella superiore).
Lo schema spaziale risulta trasformato per il dominio della gigantesca cupola.
Tuttavia quest'ultima fu sempre il punto più debole di tutta la basilica(per ampiezza), tanto
che crollò e fu rinforzata varie volte. La luce è strumento essenziale, conferisce suggestione
e modellazione spazialle, si distribuisce in tutto l'edificio e illumina i mosaici che la riflettono;
Le colonne in marmo verde e porfido inoltre conferiscono carattere policromo e luminoso alla
basilica.

MILANO
Nel corso della seconda meta’ del IV secolo e’ il polo alternativo in occidente a
Costantinopoli, grazie anche alla presenza di Ambrogio, vescovo dal 374 per 44 anni.
Le chiese volute da Ambrogio avevano come fine rendere Milano competitiva nei riguardi di
Roma. Dentro le mura furono costruiti:

LA CATTEDRALE
dedicata al Salvatore, poi a S.Tecla (IV sec)
trovati i resti sotto piazza del Duomo, era a 5
navate, 1 abside.
BASILICA DI S. LORENZO

Fondata fuori dalle mura della citta’ accanto all’anfiteatro romano e su terreno ancora non
consacrato.
Resta discussa la possibilita’ di una nascita ariana mentre sulla committenza e cronologia
non ci sono dubbi: ultimi anni del IV e inizio V e la committanza imperiale, piu precisamente
al periodo di Stilicone, tutore dei figli di Teodosio (Galla Placida e Onorio) ruolo con cui resse
l’impero d’Occidente, a capo della corte di Milano sempre piu’ legato alla famiglia imperiale
fino all’improvvisa tragedia nel 408 che porto’ alla sua cattura e tradimento e alla
decapitazioe a Ravenna ordinata da Onorio.

L’edificio in origine costituiva un complesso articolato in diversi edifici.


Tra cui una grande CHIESA CENTRALE tetra conca, oggi completamente ricostruita, un
atrio scomparso e altri 3 elementi ancora integri:
-solenne colonnato saccheggiante, di materiale di spoglio
-due sacelli annessi al nucleo centrale att vani di accordo, entrambi ottagonali con nicchie in
spessore di muro. Dedicati uno a S.Ippolito (est) e l’altro a S.Aquilino (sud) che rimandano a
quello di Galla Placida.
-cupola centrale non apparente all’esterno.

La personalità che determinò l'aspetto della città fu Sant'Ambrogio.


Aurelio Ambrogio, magistrato romano, fu nominato vescovo a 34 anni, a lui si deve la
costruzione del 1°battistero, di forma ottagonale, vicino alla basilica del Salvatore/santa
Tecla. La forma s'ispira ai mausolei romani.
Inoltre fece costruire molte chiese al di fuori delle mura per creare come una 'difesa
spirituale'.
La Basilica Martyrium, consacrata nel 386, 3 navate, accolse le spoglie dei martiri Gervasio e
Protasio e vi fu sepolto S.Ambrogio;
La Basilica Apostolorum (poi S.Nazaro) consacrata anch'essa nel 386, pianta a croce con
absidiole sui bracci laterali, la planimetria si ricollega ai S.Apostoli in Costantinopoli;
LA Basilica Virginum, poi San Sempliciano, aveva pianta cruciforme ma con il braccio del
coro molto ridotto e gli spazi del transetto aperti sulla navata, illuminata da alte finestre;
La Basilica di S.Dionigig (vescovo milanese morto in esilio) si conosce solo la collocazione,
presso i bastioni di Porta Venezia.
V-VII sec
RAVENNA
Nel 402 con la minaccia di Alarico e dei Visigoti, Stilcone consiglio’ ad Onorio di spostare la
capitale dell’impero d’occidente da Milano a Ravenna poiche quest’ultima avrebbe offerto
maggiori possibilita’ di difesa da parte della terraferma e per la sua posizione sul Mar
Adriatico che consentiva sicuri collegamenti con la capitale d’Oriente.
Dopo la morte di Onorio nel 423, la sorella Galla Placida inizio’ a governare in quanto
reggente del figlio Valentiniano IV morto nel 455 a Roma, Ravenna divenne uno dei centri
culturali artistici piu’ importanti dell’arte e della cultura dell’Occidente Tardo antico.

CATTEDRALE RAVENNA (IV-V sec)


Dedicata alla senta resurrezione: 5 navate, no transetto, abside poligonale, battistero
ottagonale annesso, esterno in laterizio scandito da lesene, soffitto piano poi sostituito da
una cupola.
Decorazione: i mosaici risalgono al Vsec, le figure hanno consistenza plastica, ma anche
monumentalità, ieraticità, policromia (origine dal mondo orientale); nella fascia più esterna
c'è il motivo simbolico dell'etimasia (trono vuoto con il libro della vita, pronto per accogliere
Cristo nel giorno del Giudizio).

La figura di Galla Placida e’ legata direttamente a due fondazioni:


1. LA CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA, (426)

3 navate distinte da archi su colonne, un’abside affiancata da pastofori di pianta


rettangolare.
2. CHIESA DI SANTA CROCE,

ormai distrutta ma della quale sono stati rinvenuti resti del braccio orientale non
absidato ed il pronao alla cui estremità meridionale era legato il monumento
superstite noto c SS. Cosma e Damiano come il Mausoleo di Galla Placidia. Interrato
di circa 1,40 mt rispetto al livello attuale, l’edificio sviluppa pianta centrale a croce.
All’interno, lungo la parte inferiore della parete sulla base di tracce sicure è stato
ricostruito tutto il paramento ad incrostazione marmorea. Ben conservato è
l’apparato musivo cosicchè l’interno del mausoleo di Galla Placidia offre l’esempio
più
esaltante dell’epoca paleocristiana per la mutua interazione tra valenze spaziali
architettoniche e valenze spaziali pittoriche e materiche. Per completare il quadro
della Prima architettura ravennate.

Caratteristica basiliche ravennati è la mancanza di transetto.


MAUSOLEO GALLA PLACIDIA, Ravenna (424-450)

Si riteneva che qui vi fosse il palazzo imperiale; fu collegato da un lato del nartece alla
basilica di S.Croce (altro lato c'era altro mausoleo), oggi distrutta,
pianta croce latina,1 navata.
Galla pl. fu in realtà sepolta a Roma, il "suo"mauseleo era dedicato forse a S.Lorenzo come
indica un mosaico interno;
esternno in laterizio, contrasta con lo sfarzoso interno ornato da mosaici.
La decorazione è sfabillate domanita dalla croce circondata da stelle della cupola;
ogni braccio ha una lunetta decorata a mosaico con raffiguraz. di San Lorenzo e del Buon
PastoreCristo è raffigurato imberbe, seduto su una roccia mentre tutte le pecore si volgono
verso lui; sono presenti anche elementi simbolici come cervi, colombe, simboli degli
Evangelisti, indicano un nuovo modo artistico, nato dalla cultura cristiana come le volte a
botte dei soffitti,la croce appare al centro della volta e nei pennacchi i simboli dei 4
evangelisti.

nel 476 Odoacre re degli Eruli depose l'ultimo imperatore Romolo Augustolo. Il suo regno du
però interrotto da Teodorico, re degli ostrogoti, Di religione ariana, fu inviato in Italia per
combattere Odoacre: nel 493 assunse il potere.
Goti e Latini vissero una convivenza pacifica, anche se mantenendo distanze, tanto che fu
creato un quartiene riservato ai goti, con un palazzo. Teodorico fece costruire edifici religiosi
riservati al culto ariano, duplicando i monumenti della città.
MAUSOLEO DI TEODORICO, Ravenna (IV sec)
Teodorico fece costruire il proprio mausoleo
nella necropoli riservata ai Goti, si tratto di un
unico blocco in pietra d’Istria ben lavorata;
pianta centrale, sotto a forma decagonale e
sopra è dodecagonale.
Piano terra: c’è sarcofago, vasca,
caratterizzato da archi a tutto sesto su lesene
e archi ciechi, interno a pianta cruciforme.
Piano superiore: più piccolo e massiccio,
poco decorato, interno a pianta circolare.
BATTISTERO DEGLI ORTODOSSI, Ravenna (458) oggi S. Spirito

pianta ottogonale. 3 zone: zona archi inferiori rivestita di mosaici ad arabeschi con figure
profetiche,
zona finestre con rilievi in stucco (16 edicole e figure di profeti), zona emisferica della cupola.
Cupola di tubi fittili, mosaico concepito in due bande concentriche:
intorno al medaglione con il battesismo di Cristo: 1° processioni di profeti intervallati da
candelabri floreali conchiusa in se stessa senza una meta, 2°scenari architettonici, sugli assi
diagonali sono rappresentati gli interni di 4 statuari con un tavolo che mostra uno dei 4
vangeli. Sfondo blu scuro. Partizioni radiali. Teste piccole. Effetto bidimensionale.

BATTISTERO DEGLI ARIANI, Ravenna (500)

pianta ottogonale. cupola con corona circolare: 1° battesimo, 2° processione di 12 apostoli


converge verso il trono sormontato da croce gemmata. No candelabri ma piante di palma.
No sfondo blu ma oro. Apostoli più duri e rigidi, le pieghe sono schematiche e anglose.

CHIESA DI SANT’APOLLINARE NUOVO, Ravenna(500)

Oro domina. Nata come committenza ariana, diventata poi cattolica. Basilica a 3 navate,
abside poligonale all’esterno, colonne e capitelli corinzi, pulvino, nartece.
Decorazione su ambedue le pareti in 3 zone: alta (ciclo che tratta dei vangeli, sulla parete
sinistra 13 scene della vite e miracoli di Cristo, sulla destra 13 scene della passione e
resurrezione), media (tra una finestra e l’altra ci sono 32 profeti su un piedistallo e un
baldacchino a conchiglia, reggono rotoli o codici dell’antico/nuovo testamento, fondo blu),
bassa (a destra la rappresentazione di Ravenna, la processione dei martiri, cristo in trono.
Sinistra la citta portuale di Classe, la processione delle vergini, madonne in trono e cristo).
Senso monumentale, figure frontali e immobili.
La chiesa mostra mutamenti rispetto al periodo di Galla Placida: nel riquadro con Cristo che
divide le pecore dai capretti, gli animali sono divisi in piani spaziali ma l'immagine è
fortemente ieratica; sono presenti temi della tradiz. italica come l'Ultima cena, che ricorda
rilievi funerari romani-provinciali.
Vi sono proporzioni gerarchiche, proprie della tradiz.romana dell'arte plebea;
domina il fondo oro,crea ambiene innaturale,dimensione ultraterrena;
nella fascia intermedia, figure di profeti e santi. ultima fascia> ricca decorazione molto
modificata.

Teodorico morì nel 526 e si aprì un periodo travagliato per la città. Con Giustiniano vi fu la
guerra goto-bizantina che mise a ferro e fuoco la penisola. Giustiniano vinse, volle unificare
gli imperi d'Oriente e Occid. ma durò poco. Ravenna rimase comunque centro importante
anche se subordinato a Costantinopoli. Venne cancellato il ricordo ariano, tutti gli edifici furno
riconsacrati al culto cattolico. es. nell'ultima fascia del mosaico di S.Apollinare nuovo vennero
cancellati i personaggi di Teodorico e la sua corte.

Trasformazioni postere sono evidenti nella chiesa di San Vitale: immagini + solenni,
ieratiche, meno plastiche, fondo oro, mostrano adesione a modi bizantini (2a metà VI sec).

Presenta molte differenze rispetto le precedenti chiese,


collegandosi all'architettura bizantina;
Pianta ottagonale, preceduta da nartece, 2 torri laterali (in
origine c'era 1 portico su 3 lati. l'interno ha un nucleo
centrale, deambulatorio con pilastri e colonne su 2 ordini;
cupola su tamburo, si eleva ad altezza molto maggiore
rispetto agli esempi coevi orientali (verticalità è carattere
occidentale).
il presbiterio si sviluppa su 2 ordini e conduce all'abside,
con 2 vani laterali (danno accesso a 2 ambienti circolari,
forse mausolei).
Interno:È arricchito da mosaici , da capitelli troncoconici , prodotti da officine orientali e
decorati con una ricca ornamentazione a traforo.
L'edificio ha quindi stile orientale ma la tecnica costruttiva che si avvale di muratura, è
occidentale. Anche i mosaici sono di stile orientale: i famosi riquadri con Giustiniano e
Teodora hanno figure frontali secondo uno schema che riflette il rituale di corte.

BASILICA SAN VITALE, Ravenna (540-547)

pianta ottagonale.
Deambulatorio.
Matroneo.
Medaglioni con i busti degli apostoli
compaiono nell’intradosso dell’arco
d’ingresso.
parte centrale con 8 pilastri intervallati da
un catino semicircolare con trifore (= 3
archi finestre) (sia 1° che 2° piano).
Emblemi. Horror vacui = terrore del
vuoto.
Lunetta con il sacrificio di Isacco.
Mosaico dell’abside: Cristo assiso su una
sfera azzurra (simbolo della terra) con
dietro un paesaggio, piedi scorciati,
angeli a fianco voluminosi.
Sotto architettura a pilastri.
Immagini statiche, lente azioni rituali.
Non predomina l’oro ma il glauco (verde).
Nell’abside appaiono il corteo di Giustiniano e Teodora, sono dei tableaux, si muovono verso
l’abside, l’allineamento in digonale da l’idea di movimento: le braccia protendono doni, i piedi
pendono e si sovrappongono, Il sacerdote ha il piede fuori dalla cornice, le figure sono
frontali con occhi sbarrati. Il gruppo converge dai lati fino al centro.
Volta del presbiterio: volta a crociera. 4 bande diagonali con fiori, frutta e uccelli reggono una
ghirlanda con un agnello su sfondo stellato.

CATTEDRA EBURNEA DI MASSIMIANO, Ravenna (547) in avorio.


Della scuola orientale. Ricoperta di rappresentazioni figurate.
Frontali le figure degli evangelisti e San Giovanni con sopra il
monogramma di Massimiano, ai lati scene con storie di Giuseppe che
costituiscono un’unica narrazione, schienale con vita di Cristo.
Cornici/bande intagliate arabeschi di vite.
Sovrabbondano motivi organici (animali e vegetali). Impressione di
horror vacui.
Le figure in piedi hanno una gamba libera e gamba portante, testa e
spalle tendono a piegarsi o incurvarsi.

T. A RAVENNA
476 – caduta dell’impero romano d’Occidente
494 Teodorico uccide Odoacre Era di religione ariana.
Decise di far convivere pacificamente i goti (ariani) ed i latini (ortodossi) mantenendo le due
popolazioni separate, quartieri separati e doppi edifici di culto in città.
Ravenna diventa capitale del regno ostrogoto con Teodorico che si pone nella linea di
continuazione nel dare volto classico alle città in rovina, trasferendo colonne e pietre
per abbellire Ravenna eletta nei suoi sogni a diventare la nuova Roma, vuole dare nuova
vita alle spoglie attraverso l’ornatum.
Febbrile attività edilizia e di restauro. Restaura l’acquedotto di Traiano, molti monumenti non
esistono più come il suo Palatium che era vicino a S. Apollinare Nuovo, e che fu ornato con
i marmi trafugati dalla Domus Pinciana, in parte distrutto il complesso Cattedrale-episcopio
ariano, di cui restano una parte alterata-la chiesa dei Spirito Santo e il Battistero degli Ariani.
SARCOFAGI RAVENNATI
In marmo costituiscono con quelli di Roma e Provenza il gruppo piu’ ricco e importante
dell’intera produzione tardoantica. Iniziano ad essere scolpiti nel IV sec conoscono la
massima fioritura nel V secolo.
Caratt sono decorati su tutti i lati e i coperchi variano da semicilindrici, a tetto, ma mai piani
come quelli romani, spesso si nota la presenza agli angoli di pilastri o di colonne che
sorreggono una trabeazione. Prevalenti le scene di teofania, in seguito rapp allegoriche di
pavoni tra girali, cervi che si dissetano, croci fiancheggiate da agnelli o colombe.
Sarcofago con la Traditio Legis in S. Francesco a Ravenna, a nicchie ha coperchio a doppio
spiovente con colonne tortili e nicchie che scompartiscono la fronte, Cristo dall’aspetto
giovanile è costruito sulla diagonale, e gli apostoli all’interno delle nicchie hanno lo spessore
delle statue, e si atteggiano secondo un repertorio di pose e gesti da statuaria classica.
Queste ascendenze sono però attenuate da incertezze compositive, proporzioni tozze, visi
sono aspri e marcati.
Sarcofago con la Traditio Legis, ora al Museo Nazionale di Ravenna, la tematica è la
medesima, ma è sviluppata in maniera differente, qui il Cristo venerato da 2 apostoli è
protagonista di una grandiosa teofania, in uno scenario immobile, orlato da nubi stilizzate e
chiuso da palme molto aggettanti, ma rigide, l a sigla vincente è l’astrazione, dilagante nella
figura del fondo, nel principio di simmetria e nella solenne presentazione della scena. Il
processo astrattizzante ed ellenizzante si compie nel gruppo di sarcofagi simbolici cui
appartiene, tra gli altri, anche il sarcofago che si trova a Galla Placidia.

Sarcofago di Galla Placidia

Gli agnelli e i 4 fiumi, Cristo fra gli apostoli, che tante


volte a Ravenna e altrove era stato rappresentato
realisticamente, qui appare sotto le forme dell’agnello
fra le pecore.

IL V SEC A ROMA
Nel 410 ebbe luogo il sacco di Roma da parte di Alarico. L’imperatore d’Occidente Onorio e’
lontano cosi come quello di Oriente Arcadio.
Intanto Roma divenne sempre piu’ emarginata nell’ambito degli interessi imperiali, l’unico a
mostrarsi garante della salvezza di Roma e’ il papa che puntava all’identificazione del papa
con San Pietro, della Chiesa con Roma e ha come frutto concreto la conversione totale della
città alla civiltà cristiana e classica, ha il suo massimo esponente nella figura di Leone
Magno, papa dal 440 al 461.

L’area dei fori, sopratutto l’area del foro romano, quella più antica, viene cristianizzata con un
certo ritardo, un minimo di ritardo rispetto al resto e si carica anche di valori leggermente
differenti, che non sono da leggere esclusivamente in chiave politica, ossia la vittoria del
cristianesimo sul paganesimo, c’è anche questo, il problema è che quest’area era molto
meglio collegata di altre a quella grande via fluviale che era il tevere, era stato anche
bonificato questo collegamento, sotto ci passa la cloaca maxima, ma prima era una specie di
palude, questo rapporto diretto con il fiume consente anche un approviggionamento,
motivo per cui queste chiese, più che dei titoli, sono delle diaconie, sono delle strutture
caritatevoli, così si sono distinte nel tempo dalle altre, ancora oggi i cardinali si dividono in
cardinali diaconi e titolari, a seconda di quali di queste basiliche gli è stata assegnata, il
valore poi non ha più un riscontro materiale, ma in quel momento tra V e VI secolo, in questo
secolo nascono da un lato la basilica dei SANTI COSMA E DAMIANO, dall’altro SANTA
MARIA ANTIQUA, non sono consequenziali, non c’è un causa-effetto, ma in realtà si trovano
nello stesso territorio e hanno un’origine praticamente parallela.
Santi cosma e damiano la vediamo accatastata accanto a un’altra reliquia dell’età tardo-
imperiale, la basilica di massenzio, è il contenitore del mosaico, del 527\28 , è il referente
iconografico e non stilistico di tutta una serie di mosaici che sono arrivati successivamente
tenendo conto anche di quelli carolingi, come santa prassede.

CHIESA SANTI COSMA E DAMIANO, Roma (526-530)

mosaico
abside: Cristo al centro barbuto con vesti d’oro, domina dall’alto, vertice di una costruzione
triangolare simmetrica, ad acclamarlo sulla sponda del fiume Giordano stanno i principi degli
apostoli e i santi titolari della chiesa. Figure voluminose, sguardo fisso, frontali. Poggiano sul
terreno, ci sono le ombre. Per ogni lato ci sono 3 figure: Pietro e Paolo da tutte e due le parti,
san Teodoro e il papa Felice IV dall’altra. Alla base una striscia di pecorelle. Simile al
mosaico di santa Prudenza: analoghe fisionomie (volto di Cristo), schema compositivo (cielo
con nubi policrome, al centro cristo con la mano destra alzata, affiancato da gruppi
simmetrici). Differenze: cristo non è in terra seduto ma è sospeso, non tiene in mano un libro
con scritte ma un rotolo. Lo scenario si svuota. (*)

S. MARIA ANTIQUA,

aula di rappresentaza dei Palazzi Imperiali, sepolta da una frana nell’847 e riemerse nel
1702, scavata e studiata solo nel 1900.
Rappresenta una vero e proprio museo della pittura romana durante il periodo bizantino:
il piu’ antico e’ l’affresco con la Theotokos tra gli angeli (540), l’immagine rimanda alla
Madonna della Clemenza di S. Maria in Trastevere (VI sec).
2. Annunciazione Angelo Bello, dipinta subito dopo l’apertura dell’abside, immagine a tutto
tondo, fondamento nel colore, forme realistiche e tangibili (VI sec), pittore di origine
bizantina pre-iconoclasta.
3. I Santi Basilio e Giovanni 4.San Gregorio Nazianzeno.

TEODORICO E I GOTI
T. A ROMA
Durante il regno di Teodorico 493/526, Roma gode i benefici di un periodo di pace
supportato da una grande ammirazione e nostalgia ma anche progetti e interventi radicali
come ad esempio la trasformazione della magnifica aula con vestibolo e cupola situata nel
foto sulla via Sacra accanto alla Basilica Nova.

BASILICA S. MARIA MAGGIORE, ROMA (432-440)

committenza papale, rivestita d’oro e mosaici, serviva da insegnamento, immagini della


storia sacra, accompagna il muoversi dei fedeli verso l’abside. Basilica a 3 navate. Capitelli
ionici e trabeazione ellenizzante.
Episodi divisi in riquadri (no narrazione continua), i pannelli avevano edicola e frontone, posti
sopra la trabeazione.
I mosaici dalla navata verso l’arco tendono a diventare più solenni e cerimoniali e la
rappresentazione è più stilizzata e schematica, il motivo è l’avvento trionfale di Cristo.
Eseguiti attraverso cartonati. I mosaici nell’arco di trionfo sono a strisce sovrapposte, più
statiti e ieratici, le figure sono più grandi, massicce e squadrate; la scansione narrativa è
più lenta. I mosaici della navata sono più plastici.
Temi: poemi classici, antico e nuovo testamento.
Tema arco: infanzia e vita di Gesù.
Tema navata: scene antico testamento. Esempio più completo di narrazione ciclica, le
immagini davano l’idea di un poema epico illustrato.
ITALIA SETTENTRIONALE
LA CATTEDRALE DI AQUILEIA, Udine, Trentino.

Distrutta da Attila nel 452, sede del patriarca. Fondata dal vescovo Teodoro con il diretto
appoggio di Costantino su preesistenti edifici romani (horrea) di cui presumibilmente
riutilizzano i perimetri murari. costituisce una preziosa testimonianza del momento
costantiniano. I suoi tre edifici, portati a termine prima del 319, forse già nel 313, si tratta di
due aule principali, parallele in direzione est-ovest, divise in tre navate di uguale ampiezza,
legate all’estremità ovest da un’aula disposta in senso trasversal e con battistero quadrato. I
pavimenti a mosaico, formati da riquadri geometrici incornicianti ritratti di donatori e simboli
cristiani tra cui la Storia di Giona, ed i dipinti murari con scene floreali sono quanto ci
rimane di questa prima fondazione.

SS FELICE E FORTUNATO,

Qui sulla testata della navata destra, la cappella cruciforme mostra i segni di una preziosa
decorazione a lastre di marmo sulle pareti ed a mosaico nella cupola.
Raffinati frammenti raffiguranti i Simboli degli Evangelisti nei pennacchi ed un parziale clipeo
con un busto di santa evocano, almeno nel nesso iconografico e nell’ubicazione, le
soluzioni ravennati presenti nel cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia.
In un gruppo nutrito di battisteri sparsi nell’Italia settentrionale la pianta ottagonale richiama
sia il battistero annesso alla cattedrale di Milano, Santa Tecla, sia il tipo diffuso seppur
limitatamente sulla costa del Mediterraneo orientale. A Grado la forma semplificata si
incontra nel BATTISTERO DI GRADO, Friuli eretto ne 450 accanto all’originaria cattedrale
rinnovata fra il 571-9 in forme luminose ed eleganti aderenti alla koinè adriatico bizantina.
NEL BATTISTERO DI ALBENGA,

Liguria la pianta ottagonale si arricchisce delle colonne agli angoli e della arcate sulle pareti
superiori.
Nel battistero ligure sopravvivono pure i coevi mosaici di pieno V secolo sulla volta a botte in
corrispondenza dell’altare.
Sul fondo blu costellato di stelle entro un triplice alone si staglia il monogramma di Cristo,
circondato da 12 colombe a simboleggiare gli apostoli.
Come si deduce dal mosaico di Albenga un’intensa circolazione di pensieri iconografici e di
soluzioni collegava l’uno all’altra aree distanti ed anche culturalmente disomogenee.

ITALIA MERIDIONALE E SICILIA


L’area più ricca di testimonianze risulta essere la Campania, accoglie direttive da Roma ma
è anche incline a ricevere quelle che giungono dall’area dell’Africa settentrionale. Proprio con
l’Africa, Napoli intrattiene stretti legami di natura commerciale. Intorno al 400 l’attività edilizia
a Napoli vive un momento di grande espansione.
II monumenti maggiori si distinguono per le proporzioni assai ampie; in essi appare un
elemento caratterizzante cioè l’apertura dell’abside mediante archi.
Di proporzioni grandiose, con la pianta a cinque navate San Prisco a Capua a Vetere.
San Leucio a Canosa, Insistente sull’area di un tempio ellenistico dal quale proviene il
materiale di spoglio utilizzato si innalza un grande tetraconco. L’eccezionalità della sua
pianta è del tutto inconsueta in Italia (a parte il San Lorenzo di Milano).

Età Aurea (dell’oro) dell’arte bizantina (527)


Ravenna diventa bizantina (526): alla morte di Teodorico, le lotte di successione offrono a
Giustiniano, imperatore d’Oriente il pretesto per intervenire ed iniziare una campagna militare
(rinovatio imperii) per la riconquista dell’Italia.
S. AGNESE a Roma, realizzato nel IV sec e ricostruita completamenta al tempo di papa
Onorio I 625/38.

Si notano caratteristiche nuove che si ripeteranno nelle basiliche romane:


assenza di transetto
la navata centrale piu’ ampia rispetto a quelle laterali, separata da nartece mediante colonne
che quasi conferiscono all’interno un vano aspetto di pianta centrale.
Tutto l’insieme avvicina Sant’Agnese alle chiese bizantine mediante il recupero del fondo
oro, della frotalita’ totale della santa e la sua indifferenza nei confronti del fedele, il carattere
maiestatico e’ espresso anche attraverso l’abbigliamento, infatti indossa un abito imperiale,
la santa ha vinto la sua lotta contro il male e calpesta le fiamme del martirio.
Descrizione abside: 3 figure isolate frontali su sfondo d’oro.
Simmetria.
Comune alle 3 figure è la veste purpurea.
Il resto è organizzato su principi geometrici. no profondità ma bidimensionalità.
Figura centrale è la santa immobile/monumentale che presenta astrazione e
smaterializzazione, corpo allungato, minuto, volto bianco come se Agnese fosse un
fantasma.
Unici elementi narrativi sono due fiamme ai suoi piedi (allusione del martirio). Prima volta che
una donna viene rappresentata al centro dell’abside.

I MOSAICI
Le origini del mosaico risalgono alla cultura greco-romana: la fase piu’ antica testimonia l’uso
dei mosaici pavimentali costituiti da piccoli ciotoli accostati, in seguito tessere giustapposte,
piccoli cubetti colorati in smalto, pietre, terracotta e madreperla di varie forme per adattarsi
alle superfici.
Fino al I sec la decorazione musiva e’ prerogativa delle dimore patrizie (masaici della casa
del Fauno a Pompei del II sec, ora al museo archeologico di napoli);
successivamente anche per le abitazioni comuni come rivestimento per pareti e colonne con
motivi geometrici;
dal II sec con gli Antonini pure per gli edifici pubblici come le terme o per le ville imperiali con
scene di caccia;
nelle chiese invece si predilige all’inizio il mosaico parietale ma anche absidale (Battistero
Neoniano).
Roma, Ravenna e Milano testimoniano le fasi salienti dell’evoluzione del mosaico tra i primi
secoli della cristianita’ all’eta’ giustinianea.
-i 12 pannelli a riquadri simmetrici della volta anulare dell’ambulacro di Santa Costanza,
mostrano brani realistici della tradizione pagana che ritroviamo anche in Santa Pudenziana e
in Santa Maria Maggiore;
-in ambito milanese la tradizione realistica del ritrattismo romano si trova nella figura di
Sant’Ambrogio nel sacello di San Vittore;
-piu’ tardi, tra VI e VII sec, le figure diventano ieratiche e solenni (SS. Cosma e Damiano e
San Vitale a Ravenna) dipendenti dall’arte orientale;
-a Costantinopoli i mosaici di Santa Sofia verso la fine dell’ XI sec, mostrano la disposizione
delle tessere fitta e regolare assumendo carattere disegnativo.

IL TEMPO DEI BARBARI


il concetto di medioevo, o età di mezzo, fu elaborato da umanisti del XV sec per definire il
lungo periodo tra tramonto civiltà antica e rinascita , ciò implicava un significato negativo.
Era vista come età di decadenza della cultura, il “tempo dei barbari”.
Il termine Barbaro significava per gli Elleni “balbuziente”, e per i Romani venne poi a indicare
chiunque non viveva secondo i costumi della civiltà greco-romana;
Erano le popolazioni germaniche che vivevano ai confini settentrionali e orientali dell’impero,
e che fin dal III sec sotto la pressione di altre genti, li varcarono, favorite anche dalla loro
presenza negli eserciti imperiali.
Pur mantenendo le proprie tradizioni, queste popolazioni già da tempo erano in contatto con
la civiltà romana, dalla 2° metà del V sec molti si convertono al Cristianesimo;
Eccetto per il Regno di Teodorico in Italia, inizialmente provocarono un declino di alcune
tecniche artistiche (es. affresco, mosaico) e introdussero nuove (erano esperti nel lavorare
legno, metalli, pelli);
In particolare l’oreficeria: si diffuse lo stile policromo e la decorazione animalistica a intreccio
(da motivi orientali, celtici e arte provinciale tardo-romana).
STILI
I stile animalistico: si geometrizzano motivi tardo-antichi, il ritmo ornamentale è asimmetrico.
II Stile animastico: per influenze orientali/copte, l’ornato diventa più regolare ma gli elementi
zoomorfi si stilizzano ancora in motivi a nastro.
Gli studiosi hanno individuato 2 stili:
1. la prima fase il cosidetto 1° stile animalistico con figure di animali fortemente stilizzate e
astratte che si contrappongono di schiena o rampanti, ultimo quarto del 5° secolo fino alla
seconda metà del 6°, Roma, Museo dell’Alto Medioevo da Nocera Umbra.
2. il 2° stile animalistico sono immagini che nascono all’interno dell’unitario snodarsi di più
nastri, simmetricamente intrecciati e terminanti in forma di testa o coda, sino alla completa
soluzione del nastro in forma zoomorfa. (stile a nastro intrecciato zoomorfizzato) Roma,
Museo dell’Alto Medioevo da Nocera Umbra.
3. Stile policromo rappresentato dalle fibule trovate a Domagnano, con pietre colorate più o
meno preziose, stile introdotto dagli Unni verso il 4° secolo (tomba di Childerico e gioielli di
Sutton Hoo)
Poi dal 6° secolo specie in tombe femminili compaiono crocette in lamina d’oro cucite
sull’abito funerario e di norma ricamate ad intreccio.
I LONGOBARDI
Guidati da Re Alboino, nel 568 entrarono in Italia dal Friuli e conquistano la penisola ma non
i territori bizantini (Ravenna e l’Esarcato, regioni estremo meridione e città campane di
Napoli, Amalfi, Paestum) e terre pontificie (striscia da Lazio nord a Romagna);
il regno si divide in Longobardia Maior (più compatta) e Minor (più frammentaria);
Nel 774, Carlo Magno sconfigge le truppe di re Desiderio nella Battaglia delle Chiuse di Susa
e pone fine alla dominazione longobarda nel settentrionale, mentre i ducati di Spoleto e
Benevento cadranno solo nel XI sec per opera dei normanni.
La fonte principale per la loro storia è l’Historia Longobardorum di Paolo Diacono, scritta
presso la corte carolingia (fine VIIIsec);
I Longobardi erano noti come “gens nomade” che viveva presso le foci dell’Elba, si
trasferiscono in Pannonia/Norico (attuale Romania) grazie ad un accordo con l’impero
bizantino con cui erano in contatto.
All’inizio producevano solo oreficeria, ma arrivati in Pannonia (ex territorio romano)
cominciano gli influssi, quindi la produzione di crocette sbalzate in lamina d’oro, ornamento
per vestiti: le più antiche hanno soggetto naturalistico con animali stilizzati giustapposti, in
seguito anche girali vegetali dai quali emergono figurette.
L’imperatore bizantino fece entrare i primi longobardi in Italia, poiché furono mandati con
Belisario a combattere la “guerra gotica”, nel 526, poi tornarono nel 552-3 con Narsete
contro Totila/Teia.
Quindi nel 568 Alboino sapeva di trovare un terreno debole: le città caddero ai sacchi senza
difese e la classe senatoria fuggì a Ravenna, Roma, Bisanzio.
Milano cade nel 569, Pavia nel 572 diventa capitale del Regno, (nb.i longobardi sono solo il
5% della popolazione);
nel 643 viene sancito il dominio longobardo con l’Editto di Rotari, che si sostituisce al diritto
Romano.

Della chiesa di Pavia rimane solo la cripta, e secondo Paolo Diacono (monaco cristiano e
scrittore longobardo) funzionava come cattedrale ariana e in seguito divenne cattolica per
volere del re Ariberto.

Decorazione di armi: realizzate con tecnica dell’”ageminatura” (sottili strisce d’argento


vengono battute entro solchi nel ferro, creano effetto bicromo/astratto);
la lama della spada invece, spesso viene sottoposta a “damaschinatura” per essere più
flessibile (il ferro viene battuto e assume struttura a fasce intrecciate.
Prodotto prestigioso sono gli scudi di parata: dischi di legno coperti di cuoio, con piccole
lamine in bronzo applicate, che hanno figurazioni astratte, disegno dinamico, come lo scudo
di Stabio ora a Berna.
Altro es è da un elmo da parata con lamina sbalzata, oggi a Firenze, in cui si celebra il trionfo
di Agilulfo: lo schema compositivo e presenza Vittorie alate testimonia difficile ripresa di
modello classico.
Il tentativo di accordare tradizione artistica longobarda e motivi tardo-antichi si evidenzia
anche nelle Testina di Teodolinda, il modello probabile è bizantino, ma nella Teodolinda
manca plasticismo, c’è stilizzazione, geometrizzazione, inoltre la Romanini confronta con lo
scettro di Sutton Hoo, trovato nella tomba de Re sassone Readwald quasi coevo alla testina
(affinità stile per stesse origini sull’Elba dei Sassoni e Longobardi!!!).
LAMINA DI AGILULFO (591-616)
sbalzo su bronzo dorato. può essere applicato
sull’elmo. Una sorta di acclamazione imperiale, come
se fosse un naturale erede di Roma.
Al centro il re assiso in trono, ai lati una sorta di corteo
con funzionari di corte, due vittorie alate che reggono
una un labaro e l’altra una cornucopia.
Poi 2 offerenti con in mano una corona sormontata da
una croce e alle estremità una torre cilindrica
cuspidata.

Le croci auree (gemmate) cominciano ad apparire tra i doni funerari:

CROCE DI AGILULFO (VI-VII sec)

decorata con perle e pietre, una serie di catene con


pendaglio a campanella sotto i bracci orizzontali.
EVANGELIARIO DELLA REGINA coperta di elementi
bizantini (pietre, cammei, uso lamina d’oro) con
elementi barbarici (decorazione a cloisonné e delle
“L” ornamentali).

TESTA DI TEODOLINDA,
morta nel 628 la testa si suppone sia stata inserita su una
statua classica, il volto e’ composto nella logica astratta, legata
ai decori geometrici e in chiave grafico-lineare lo scultore ha
composto un volto umano usando come strumento la linea,
infatti ha creato con una linea netta la FRONTE SPAZIOSA e
l’ha divisa dalla retia dei capelli annullandoli, GLI OCCHI sono
due ellissi, il NASO due linee divergenti, LA BOCCA
un’incisione.

LO SCETTRO DI SUTTON HOO,

apparteneva al corredo funerario del re Raedwald morto nel


624, appare direttamente modellato su esempi tardo
imperiali (scettro di Boezio nel suo dittico) e predomina
l’eleganza dei ritmi compositivi geometrizzanti che
predominano sulla caratterizzazione fisionomica e
psicologica.
SANTA MARIA DELLE PERTICHE, chiesa suburbana fondata nel 677 quando Pavia era la
capitale longobarda, dalla regina Rodelinda.
Una delle architetture piu’ interessanti della citta’, sorgeva nel luogo di un antico sepolcreto
longobardo.
Caratterizzato dalla presenza di perticae, aste sormontate da immagini di uccelli di origine
pagana.
da un disegno del ‘700 sappiamo aveva pianta ottagonale, deambulatorio, giro interno di
colonne.
Su questo modello latino viene inserito un corpo centrale con slancio inedito (sarà modello
cappella Palatina carolingia di Aquisgrana e S. Sofia a Benevento).

CRIPTA DELLA CHIESA DI S. EUSEBIO, Pavia

costruita come cattedrale ariana da Rotari (636/52), la


chiesa divenne fulcro di conversione dei Longobardi al cattolicesimo, promossa a Monza da
Teodolinda e realizzata a Pavia da Re Ariberto e vescovo Anastasio. Rimangono capitelli
della cripta rimaneggiati in epoca romanica.
IL CAPITELLO, rapp l’elemento superiore del sostegno verticale (colonna, lesena)e la sua
funzione decorativa e’ quella di mediare tra la superficie curva del fusto della colonna e
quella rettilinea dell’architrave.
A questo elemento, in Grecia, venne data una forma capostipite di una tradizione: in tre
versioni:
-dorico, dove le forme rendono visibile la funzione statica;
-ionico, dove si ingentilisce la funzione tramite volute decorative;
-corinzio, si arriva a mascherare la funzione, trasformandola in una funzione vegetale.
I capitelli della cripta sono realizzati in un nuovo stile, non derivante dalla tipologia di quello
greco classico ma di 2 tipi: - a fibula alveolata –a foglie d’acqua.

IL CAPITELLO A FIBULA ALVEOLATA, ha un valore storico quanto i bassorilievi dell’arco di


costantino, rapp il simbolo del passaggio di due epoche.
E’ costituito da un parallelepipedo appena slargato all’estremita’.
Le sue superfici sono intagliate da due file sovrapposte di triangoli incise con forte incasso
rispetto allo sbalzo dei bordi, tra le due file c’e’ un bordo piatto fuoriuscente a punta.
IL CAPITELLO A FOGLIE D’ACQUA, e’ il primo esempio di una forma nuova di capitello che
si diffuse nel medioevo nell’occ europeo, il cosidetto ‘capitello cubico smussato alla base’, ha
una forma quadrangolare smussata agli angoli verso il basso come una semipiramide
capovolta su ognuno degli 8 lati.
CHIESA DI SANTA SOFIA DI BENEVENTO, 760

Funzione di chiea-stato.
Pianta centrale ma con variazioni tese a variare della spazialita’ interna in connessione con il
variare dei punti di vista, e’ tesata l’articolazione del perimetro con l’inserzione di uno
schema stellare a tre conche absidali di limitata profondita’ che permette un dinamismo
architettonico.
LA DECORAZIONE pittorica delle due absidi laterali con la Visitazione e l’Annuncio a
Zaccaria, costituiscono testimonianza dell’arte beneventana i cui principali documenti sono
gli affreschi della grotta di San Biagio a Castellamare di Stabbia.

VIII SEC
I Longobardi avevano cambiato la loro mentalità di popolo nomade in un popolo stanziale,
affascinato dalla cultura romana-latina e che cercarono di capire e di adattare alla propria
cultura e alle proprie tradizioni, per cui quando C. Magno giunse in Italia non trovò quei
barbari incivili e rozzi che tanta letteratura ha descritto.
Verso fine del VII, inizio VIII si assiste ad un’evoluzione dell’arte longobarda sembrano
avvicinarsi alla civiltà classica e alla pluralità di stili, il momento culminante è durante il
Regno di Liutprando (712-44).

I LONGOBARDI A CIVIDALE
Gia’ ai tempi dei Romani nel I sec era punto commerciale grazie al fiume Natisone;
Re Alboino la cedette al nipote Gisulfo cosi’ divenne 1 ducato longobardo.
Sono scarsi i resti del VII sec quando il patriarca Callisto sposto’ la sede vescovile da
Aquileia, rimangono solo reperti di corredi funebri.

All’inizio dell’VIII sec si avvia la rinascenza liutprandea:

FONTE BATTESIMALE del BATISTERO DI CALLISTO, Cividale (732)


vasca ottogonale, si caratterizza dalla ricca decorazione a traforo che segue la complessa
struttura ottagonale della vasca, su archivolti e capitelli ci sono simboli quali pavoni, grifoni,
leoni e angelli, allusivi al battesimo; sul basamento sono state murate due lastre.
ALTARE DI RATCHIS, Cividale (737-744) longobarda.

oreficeria su pietra. Ratchis fu un duca di Cividale.


È un parallelepipedo in pietra decorato con la Maiestas domini sulla fronte affiancata dagli
episodi evangelici della Visitazione e dell’Adorazione dei Magi, l’epifania e l’incontro tra
Maria ed Elisabetta sui fianchi e 2 grandi croci all’apertura delle reliquie. Bassorilievo.
In questo spazio indifferenziato, le strutture dei corpi e dei panneggi hanno perso ogni
legame con il naturalismo antico e l’anatomia viene deformata per valorizzare i gesti (grandi
mani e lunghe braccia degli angeli che affiancano Cristo in Maesta’.

TEMPIETTO DI CIVIDALE

recupero del mondo bizantino, modellazione luminosa.


Nell’VIII sec era cappella Palatina, poi la Gastaldia fu resa monastero e esso divenne “S.
Maria in Valle”; E’ una semplice aula quadrata divisa in 3 navate, perduti mosaici abside,
rimangono stucchi e affreschi nel lato ovest.
Le cornici decorative hanno intrecci di vite e grappoli d’uva, circondano 6 statue di sante in
stucco alte 2 metri.

SANTE IN STUCCO (VIII sec) : 6 sante in stucco ad altorilievo.


Ricerca delle proporzioni e volontà di emulare un panneggio verosimile.
Riferimento alle immagini classiche/bizantine.
sotto sono affrescati in una lunetta Cristo e gli Arcangeli e figure di martiri..
Le sante sono frutto dell’incontro di stile longobardo e rilettura di modelli classici (questa
classicità verrà mantenuta come stile imperiale da carolingi e ottoni); vi è infatti problema
sulla cronologia (longobardo o carolingio?) anche per affinità decorazione chiesa S.
Salvatore a Brescia!).

LE ICONE
Rappresentano lo scambio tra cultura romana e bizantina.
A Roma sono di dimensione pubblica e non personale, all’interno del grande pensiero
iconico di radice orientale. Gruppo di icone superstiti:
-monastero di S.Maria del Rosario
-icona del Pantheon e icona di S.Maria Nova (piu’ tarde)
Tra le tre si nota un progressivo cambiamento di linguaggio, interviene un’attenuazione
plastico-costruttiva delle forme operate dal colore che si semplifica e si uniforma metendo in
riasalto il disegno.

Icona di S. Maria in Trastevere


o della Clemenza, ebbe grande risonanza di culto nel Medioevo a
Roma, cadde in disgrazia nel 12° secolo, perché compromessa
come bandiera del partito del papa Anacleto 2° - antipapa dopo lo
scisma del 1130, l’icona scomparve dal culto romano.
La sua datazione è ambigua, perché ha elementi che la collocano
attorno al 540 come la Vergine Regina di S. Maria Antiqua per la sua
frontalità maiestatica e presenta una violenta differenza di intenzioni
rispetto al S. Pietro del Sinai, è distaccata, fredda, ieratica, percorso
obbligato in occidente delle immagini sacre per staccarsi
definitivamente dalla carnalità pagana; mentre l’altra datazione è più
tarda infatti si colloca attorno all’8° secolo, quando il papato si
riprende durante i Longobardi prima e carolingio dopo.

Salus Populi Romani di S. Maria Maggiore. Dalla metà del IX secolo l’immagine acheropita
(l’icona/reliquia di Cristo, secondo la tradizione “vero” ritratto del Salvatore, non dipinto da
mano umana) del Sancta Sanctorum in una solenne processione notturna da S. Giovanni in
Laterano a Santa Maria Maggiore, passando per i Fori visitava la madre nel momento della
sua morte e della sua ascensione rappresentata dall’icona di S. Maria Maggiore.

La pittura a Roma segue la logica maiestatica-astrattizzante per rendere la divinità, la quale


non poteva essere rappresentata con quella carnalità troppo legata al classicismo e al
paganesimo si preferisce demandare tutto alla linea e non al colore denso e materico tipico
della pittura bizantina.

L’incoronazione di Carlo Magno la notte di natale dell’800, sancisce il decadere degli influssi
bizantini, si torna ai modelli tardoantichi e paleocristiani;
Gli es. sono in architettura: nel VIII sec si era affermata la chiesa con aula rettangolare
triabsidata (es. s. Maria in Domnica e S. Maria in Cosmedin), nel IX sec si ritorna allo
schema delle basiliche paleocristiane, in particolare la Vaticana!! Ne è es. S. PRASSEDE
in cui ricompare il transetto.
CHIESA DI SANTA PRASSEDE, Roma 817

Torna il transetto, oltre ad altre caratteristiche costruttive e anche i mosaici riprendono una
vitalita’ artistica nuova e antica, sia per la decorazione musica che per i temi della tradizione
paleocristiana.
Situata sul colle Esquilino, nel rione Monti, a due passi dalla più conosciuta basilica di Santa
Maria Maggiore, l’edificio sacro lega la sua storia a papa Pasquale I, al culto dei martiri e ad
una giovane cristiana vissuta durante il II secolo d.C., di nome Prassede.
Oltre a racchiudere dei mosaici ottimamente conservati databili al IX secolo, la basilica di
Santa Prassede, per volere del suo committente, venne realizzata ricalcando le fattezze
dell’allora basilica di San Pietro, così diversa da quella che oggi conosciamo.
L’ingresso principale della basilica è preceduto da una scalinata che conduce ad un cortile
quadrangolare porticato che nasconde la facciata e attraverso il quale si accede alla parte
interna, suddivisa in tre navate (cinque erano quelle della basilica vaticana) separate da
colonne in granito.
La pianta basilicale è costituita anche da un transetto e da un’abside finemente decorata;
il pavimento in stile neo-cosmatesco è un rifacimento del secolo scorso e, nella parte
centrale della chiesa, è presente un disco di porfido rosso che ricopre l’antico pozzo in cui la
martire avrebbe posto il sangue dei cristiani uccisi.
Nel catino absidale, invece, si trova Cristo con la mano destra alzata a mostrare le stimmate
e la sinistra che racchiude un rotolo; lo sfondo è costituito da un cielo blu con delle nuvole
bianche. Intorno alla figura principale si trovano i santi Pietro e Paolo che presentano al
Messia le due sorelle Prassede e Pudenziana, un diacono e papa Pasquale I raffigurato con
l’aureola quadrata.

I MOSAICI del papato di Paquale I aprono un nuovo capitolo e puntano sulla DRASTICA
ELEMENTARITA’ DELLE FORME.
Nelle figure risulta una certa riduzione plastica delle superifici, i contorni sintetici e funzionali
e all’interno del disegno base si dispongono i colori a pezzature pure e squillanti in accordi a
volte inconsueti.

LA QUESTION DELLE IMMAGINI TRA ICONOCLASTIA E LIBRI CAROLINI


nell’anno 726 a Costantinopoli viene distrutta l’immagine di Christo sulla Chalke, porta
accesso al palazzo imperiale, forse per ordine di Leone III, nel 730 il suo editto vieta la
raffigurazione di divinità, il patriarca Germano si oppone ma viene deposto.
Ha inizio in Oriente l’iconoclastia, monaci e fedeli si opporranno, ma Costantino V (figlio di
Leone III) proseguirà le scelte del padre, approvando anche persecuzioni di monaci, che
scapperanno in Occidente;
Papa Gregorio II da Roma accuserà l’imperatore di aver inserito “favole vane” nei luoghi
sacri (figure di musici, scene circensi/caccia); la situazione si rovescia con Irene nel 787
(vedova Leone IV) che convoca il 2° concilio di Nicea e avvia un periodo di pace, ma nel 815
Leone V l’Armeno riavvia l’iconoclastia; definitivamente fino all’ 843 grazie all’imperatrice
Teodora.
La condanna dell’icona è all’immagine dipinta che non può arrivare a rappresentare davvero
una divinità, ma anche al fatto che il suo culto finisce per essere idolatria per un oggetto
(venivano baciate, pareva facessero miracoli ecc.), l’icona non può sostituire Dio;
nel Concilio di Nicea si stabilì che l’iconografia delle immagini fosse sempre controllata dalla
Chiesa e non riguardasse il volere del pittore, a cui spetta solo “l’ars” (tecnica, esecuzione)
che deve comunque rifarsi a modelli classici, orientali ecc (ciò bloccò molto l’evoluzione di
uno stile);
In Occidente la Chiesa rimase sempre ferma nella posizione iconodula (accettare immagini),
Gregorio Magno scriveva al vescovo di Marsiglia che le immagini non stanno per essere
adorate, ma per istruire il fedele, guidano all’invisibile attraverso il visibile;
Un copia degli atti del Concilio di Nicea fu inviata da Papa Adriano I a Carlo Magno, che di
risposta scrive i “libri Carolini”:
Carlo si dimostrava indipendente dalle opinioni sia dell’Oriente sia del Pontefice.
Per lui l’immagine serviva a ricordare fatti trascorsi e poi a ornare l’edificio.
Le immagini devono essere per questo “narrative”, reali, fuggendo dai simbolismi. In
sostanza l’iconoclastia non fece altro che porre il problema della funzione dell’immagine, e
finì per approfondire la già esistente frattura tra Oriente e Occidente.

LA RENOVATIO DELL’IMPERO- RINASCENZA CAROLINGIA


tra VIII e IX sec la dinastia carolingia unificò quasi tutto l’Occdente cristiano in unico impero,
ci fu una rinascita politica e culturale, il modello preso per unificare diversi paesi/popoli fu
l’Impero Romano cristiano di Costantino. L’imperatore restaurava l’impero grazie al diritto,
difronte a Bisanzio, di ereditare una sovranità che era stata romana e occidentale. Decisiva è
quindi l’alleanza con la Chiesa , strumento per attuare riforme e diffonderle, e perché essa
conservava quella cultura “antica”.

L’ARCHITETTURA: è il campo privilegiato del mecenatismo dei sovrani, Carlo Magno fece
realizzare 75 palazzi, 7 cattedrali, 232 monasterI.
gli edifici presi a modello sono quelli della Roma costantiniana, per rendere esplicita la
politica imperiale.
Nel Palazzo di Aquisgrana: la leggenda della donazione costantiniana lo faceva palazzo
dell’imperatore, consegnato poi al pontefice come simbolo di autorità di quest’ultimo
sull’Urbe.

LA CAPPELLA PALATINA AD AQUISGRANA


Fu fatta costruire da Carlo Magno tra il 786 e 794 su progetto di Oddo Di Metz e consacrata
nell’805 da papa Leone III.
Sia nell’impianto che nella decorazione esprime con immediatezza l’idea di continuita’ tra il
nuovo organismo politico carolingio e l’antico impero romano cristiano, nonche’ il concetto
della sacralita’ dell’autorita’ imperiale.
Descr. L’edificio ha una struttura a pianta centrale, ispirata ad esempi tardo antichi e
bizantini con forti connotazioni imperiali, al perimetro esterno e’ poligonale corrisponde un
deambulatorio interno sotto una galleria anulare che circonda una vastissimo vano
ottagonale, coperto da una cupola appoggiata su 8 pilastri angolari che definiscono un
doppio ordine di arcate dando un’ EFFETTO ROTATORIO DELLO SPAZIO.
IL SIGNIFICATO IMPERIALE si coglie anche attraverso altri elementi:
marmi policromi
colonne fatta arrivare da Roma e Ravenna, spogliando edifici piu’ antichi
struttura all’ingresso: westwerk: volume sporgente inquadrato da due torri cilindriche con una
vasta nicchia centrale formante una tribuna dalla quale il sovrano poteva manifestarsi ai
sudditi come un imperatore romano dalla loggia del suo palazzo (kathisma: sede).
ALL’INTERNO, presso la tribuna era posto il trono imperiale la cui posizione elevata ed
isolata allude alla sacralita’ del sovrano, in linea con il mosaico della cupola che raffigura
Cristo in trono.
Sedendo in trono C.M si pone come mediatore tra la divinita’ e il suo popolo esplicitando la
sua autorita’ che deriva direttamente da Dio.

LA CHIESA CAROLINGIA
La chiesa carolingia è però testimoniata da avanzi del pavimento in opus sectile, dalla cripta
con ambulacro semi anulare e braccio di corridoio rettilineo di chiara derivazione da San
Pietro e dagli avanzi alla base del più tardo campanile della struttura individuabile come
parte inferiore del Westwerk, corpo di fabbrica posto sul lato occidentale della chiesa che
consentiva all’imperatore e alla sua corte di partecipare alle cerimonie religiose da un livello
superiore e distinto da quello aperto alla comunità – Chiesa di Corvey, anche nella Cappella
Palatina di Aquisgrana 798 era riservato al sovrano un luogo nettamente distinto e con
accesso riservato, collocato al piano superiore della cappella.

LA SCULTURA A INTRECCIO
Nell’arredo liturgico delle chiese si rileva un’attenzione esclusiva ai temi della decorazione a
intreccio, le cui origini derivano da un legame con l’iconoclastia orientale. Legame che
riguarda solo la scultura poiche’ nelle altre arti vi e’ una viva attenzione al linguaccio iconico.
L’intreccio geometrico e’ considerato come l’esito di un processo di generale impoverimento
della scultura, si tratta invece di un processo storico del tutto diverso, ovvero di promuovere
la scultura ad un unico ambito per esprimere un linguaggio nuovo che pone l’immagine visiva
come discorso mentale ed offre l’acquisizione percettiva come spinta all’esplorazione attiva
della forma.
Questo linguaggio quindi non comunica eventi naturali o storici ma la ricerca dei principi
universali posti in forma simbolica (albero della vita, croce, tralcio d’uva).

Prima abbazia carolingia fu ABBAZIA DI SAINT DENIS, Parigi (628)

basilica con transetto e grande abside. 3 navate


divisi a pilastri. Statue colonna. Grandi arcate
strombate. Grandi portali.
 Ristrutturata nel periodo gotico.

ABBAZIA DI LORSCH
la sua porta trionfale (detta “Torhalle”) si rifà all’arco di
Costantino;
fu eretta tra 760 e 90 al centro del cortile davanti la
chiesa abbaziale,
piccola ma monumentale, la facciata ha una loggia a 3
fornici, al piano superiore c’è un’aula che serviva
all’imperatore come sala del trono/cerimonie.
Le 2 facciate sono decorate da semicolonne accostate
a pilastri degli archi, la muratura è coperta da un
paramento di pietre rosse e bianche in motivi
geometrici.
La sala interna ha finta architettura che riprende
l’esterno; i modelli sono anche altri monumenti (che
avevano cmq per base modelli antichi), quest’effetto
della policromia astrae l’edificio dal suo significato
strutturale.

la Pianta di San Gallo

che illustra, pur esssendo un piano ideale e


non un progetto per la specifica abbazia,
l’articolazione interna delle varie strutture
che fanno dei monasteri centri
completamente autosufficienti, vere ed
autentiche citta’.
cio’ vale anche per il caso di San Vincenzo
al Volturno che conteneva nel IX sec fino a
1000 persone tra monaci e laici.
Per i monasteri, date le loro funzioni nuove, si pensavano forme più originali:
es. il progetto planimetrico disegnato per l’abate di S. Gallo, Gozberto
la chiesa ha 2 absidi (anche in età paleocristiana) ma esigenze culto (c’erano reliquie);
tutto intorno gli edifici si dispongono in una griglia regolare che forse rispecchia quella delle
nuove città fondate da C. Magno.
a sud le celle dei monaci e il refettorio intorno al chiostro,
a nord la casa dell’abate e la scuola, nel restante spazio le foresterie per pellegrini,
infermeria, cimitero, ecc...
queste città monastiche spesso amministravano territori immensi;

Westwerk: ossia il “corpo occidentale” a più piani è una tipologia nuova carolingia, veniva
aggiunto all’ingresso della Chiesa.

ABBAZIA DI COVEY

fu costruita tra 873 e 885,


pianta quadrata, al piano terra un atrio con volte, sorretto da colonne e zona di passaggio
che lo raccordava a navata chiesa;
2 piani superiori sono occupati al centro da sala con gallerie aperte.
C’erano affreschi e vi si celebrava liturgia/cerimonie a cui era coinvolto l’imperatore.
C’era infatti un trono al centro, nelle tribune invece c’erano i cori.
Questa parte della Chiesa significativa dal punto di vista politico e religioso, alludeva alla
rotonda dell’Anastasis sorta sul S. sepolcro(Gerusalemme);
Vi si conservavano anche reliquie! l’esterno del Westwerk pone per la 1° volta un problema
tipico dell’architettura occidentale: la facciata come elemento sia autonomo che coerente col
resto dell’edificio.

Pittura e miniatura: la pittura monumentale legata alla committenza imperiale ci sono


elementi di finta architettura classicheggiante entro cui sono inquadrati episodi narrativi,
caratteristica è il dinamismo, sia nei gesti che nella mimica facciale, inoltre si sintetizza lo
spazio, contrariamente all’arte tardo-antica.

La chiesa di S. Giovanni a Mustair


è una grande aula con 3 absidi e navate chiuse, fu affrescata all’inizio del IX sec con scene
dell’A.T. e N.T disposte secondo ordine tipologico (non cronologico)
ossia mostrando la corrispondenza tra le 2 serie,
ha subito molti danni x cattivi restauri;
I riquadri narrativi sono incorniciati da fasce con ghirlande e nastri e conclusi sopra da un
cornicione con finta architettura.
Gli sfondi sono architettonici la distribuzione dei personaggi attenta, la composizione
equilibrata e simmetrica, ci sono pochi colori , lumeggiature chiare , lo stile è simile a quello
del ciclo di Castelseprio.
Scultura e oreficeria: segno dello splendore artistico raggiunto dalla corte di Aquisgrana sono
le opere bronzee: transenne e porte della Cappella Palatina.
Vennero prodotte in loco.
Grazie ai tesori strappati agli Avari nel 795, i ricchi carolingi potevano commissionare molti
doni per chiese, sono avori e oreficerie quelli attualmente meglio studiabili.
Le placche di avorio intagliato spesso formavano polittici o venivano incastrate in una cornice
di gemme per essere legature di libri liturgici;
Questi avori venivano spesso intagliati negli stessi scriptoria, perché preparavano i
manoscritti e poi ne riprendevano lo stile.
Avorio (Dittico) di S. Martino di Genolseldern (VIII e IX sec) (fig.81): il tema è tratto da modelli
tardo antichi ma lo stile è anglosassone; Coperta dell’Evangelario di Lorsch: c’è l’immagine
di Cristo in gloria tra 2 arcangeli, storia dei Magi in basso e croce nimbata sorretta da Vittorie
in alto (Rm, Musei Vaticani) ricalca modelli ravennati del VI sec come la cattedra di
Massimiano.
Coperta di salterio: qui lo stile è della scuola di Reims, è narrativo come nel Salterio di
Utrecht, stessa cosa si verifica in un cristallo con storie di S. Susanna, forse inciso per le
nozze di Lotario II nell’885 (Londra, British M.);
il capolavoro dell’oreficeria carolingia è l’altare di S. Ambrogio a Milano.
Importanti sono anche il codice aureo e il ciborio di Arnolfo dell’870 in cui perdura lo stile
scuola di Reims: segno nervoso, spezzato, pieghe fitte e sottili;

L’ITALIA TRA ETA’ LONGOBARDA E CAROLINGIA


L’interesse durante il tempo del papa Leone III e Pasquale I, e’ quello di riprendere lo
schema basilicale Costantiniano, ma la politica qui è quella di riaffermare l’autorità, la
supremazia della Chiesa, la rinascita qui è strumentale, ideologica..
un bel risultato emerge: in S. Salvatore a Spoleto: c’e’ classicismo nell’architettura, con
colonne e semicolonne corinzie, ma anche nelle decorazioni (riprendono pitture romane).
- Sempre in centro Italia, sotto il controllo del monastero imperiale di Farfa, vi è la Chiesa di
S. Giovanni in Argentella, all’interno, un affresco con l’Adorazione della Croce: mostra
tradizione romana e insieme grafismo nervoso della scuola di Reims.
- Ciclo di affreschi Cripta dell’Abazia di S. Vincenzo in Volturno: stile vicino agli affreschi di
Mustair e lombardi, ci sono scene della vita di Cristo, martirii di santi, teorie di Santi e Angeli.
AFFRESCHI DI CASTELSEPRIO
SANTA MARIA FORIS PORTAS, Castelseprio-Varese

Si trova su un'altura distante duecento metri fuori le mura di Castelseprio.


È l'edificio più antico di Castelseprio, l'unico sopravvissuto alla distruzione e l'abbandono
dell'antico borgo fortificato.
La chiesa si presenta esternamente con una rustica semplicità, preceduta da un atrio con
un grande arco, aperto nel XVII secolo.
La pianta presenta un'unica navata rettangolare, non molto lunga, con un'abside per
ciascun lato oltre quello d'ingresso.
Le tre absidi sono tra loro uguali tranne che per la disposizione delle finestre.
La pianta deriva da modelli Orientali, ma i contrafforti e le capriate lignee sono elementi
occidentali sin dal IV-V sec fino anno 1000.
Gli affreschi di Castelseprio sono un ciclo di affreschi, variamente datati tra il VI e il X
secolo, opera di un pittore anonimo indicato come Maestro di Castelseprio,
un artista certamente bizantino, che lavorò per una committenza greca, longobarda,
carolingia oppure milanese.
Nel 1944, nell'antica chiesa di Santa Maria foris portas, al di sotto di altri affreschi risalenti al
XV e XVI secolo, furono scoperti da Gian Piero Bognetti degli affreschi risalenti al periodo
altomedievale.
la tecnica con la quale sono stati dipinti questi affreschi, e’ una sorta di disegno prospettico,
tecnica che in Occidente si era perduta.
Una narrazione fluida che ricorda i rotoli illustrati tardo-antichi, la capacità di creare uno
spazio realisticamente tridimensionale, il tratto espressivo, le pose, i gesti e le espressioni
dei volti eloquenti.
Gli affreschi risalgono in ogni caso a prima della metà del X secolo, per via di un'iscrizione,
graffita al di sopra della superficie pittorica, che ricorda Arderico, arcivescovo di Milano
eletto nel 936 e morto nel 948.

Il ciclo di affreschi, su due ordini, presenta l'iconografia delle Scene dell'Infanzia di Cristo: gli
episodi rappresentati si seguono l'uno dopo l'altro senza alcuna cornice divisoria.
Nell'ordine, in alto: Annunciazione Visitazione Prova delle acque amare (episodio raramente
raffigurato, in cui si dà prova della verginità di Maria) Sogno di Giuseppe Andata a
Betlemme.
Tra scena e scena, al di sopra delle finestre, sono dipinti dei medaglioni, dei quali si è
conservato solo quello centrale, con il Cristo benedicente la cui fisionomia richiama lo stile
presente nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli.

Un secondo ordine inferiore, intervallato dalle finestre, presenta: Adorazione dei Magi
Natività Una scena difficilmente identificabile.
Gli affreschi di questa fascia sono più rovinati poiché la superficie è stata martellata nel XVI
secolo per far meglio aderire lo strato di intonaco per il nuovo ciclo di affreschi realizzato in
quell'epoca.
Nella parte retrostante dell'arco trionfale si trovano due Angeli in volo con lo scettro e il
globo, che guardano al medaglione centrale dell'etimasia (il trono vuoto di Cristo), al quale
portano simbolicamente i doni.
Nel registro inferiore è la rappresentazione dell'Annuncio ai pastori a sinistra, mentre la
scena di destra è andata quasi completamente perduta.
Infine, nella parte più bassa, restano le tracce di una fascia decorata con ghirlande e finte
nicchie chiuse da tendaggi ("velari") dai quali spuntano alcuni uccellini e la simbologia del
Trono con il Libro chiuso.
Ci troviamo difronte uno nuovo stile (costantinopolitano): caratteristiche sono figure grandi e
immobili, astratte e cerimoniali detto “stile dell’icona”.
Committenza/motivi realizzazione: a Milano, fine IX sec, ancora c’erano molti ariani che non
credevano a duplice natura Cristo, il committente volle esprimere la sua posizione antiariana,
forse era conte del Seprio, Giovanni, figlio del conte di Milano, Leone.

X SEC
ETÀ OTTONIANA
Importanza arti suntuarie: oreficeria e prodotti eburnei.
Molta importanza la miniatura
Ottone I :dinastia ottoniana
SITULA DI GOTOFFREDO, Milano (979) avorio. immagine della vergine col bambino e
evangelisti.

ABBAZIA DI CLUNY, Borgogna (X sec)

voluta dal duca Guglielmo I. venne ricostruita 2 volte:


Cluny I, Cluny II, Cluny III. 11 campate con 2 transetti e
un coro, 5 navate culminanti in un deambulatorio a
cappelle radiali. Rappresentazione dei mesi
caratterizzava le colonne del deambulatorio.

X-XI sec RINASCENZA OTTONIANA


il lasso di tempo tra 853 (declino dinastia carolingia, spartizione impero a Verdun) e l’anno
Mille, è classificato come periodo di Crisi dovuta a nuove invasioni Normanni in Francia,
Danesi in Inghilterra, Ungari in Europa centrale, Saraceni in area mediterranea;
Ci sono poi conflitti interni, le famiglie di stirpe imperiale vogliono raccogliere i resti del
dominio carolingio e le ricche famiglie romane controllare il seggio papale;
Nonostante ciò tra XI e XII sec c’è una ripresa: quando la precaria unità voluta dai carolingi si
disgrega, emergono i poteri locali, che organizzano il territorio si comincia a consolidare il
sistema feudale; in questo contesto i monasteri consolidano la loro funzione economica e
culturale, hanno possedimenti immensi.
Ottone I il grande, re di Germania, nel 962 si fa incoronare a Roma e afferma di voler
replicare il potere di C.Magno.
Le grandi formazioni imperiali e feudalil’attività edilizia è ancora interesse primario degli
imperatori/aristocrazia.

-Cattedrale di Marburgo: fondata nel 955 da Ottone I a testimonianza del suo interesse per
area orientale impero minacciata da Slavi; per avere un’idea di com’era va esaminata la
Chiesa di S. Ciriaco a Gemrode (960/965):
3 navate, transetto e westwerk tra 2 torri scalarie, è una tipologia carolingia;
gli alzati no però, la navata è ora scandita da ritmo pilastri-colonne (anticipano soluzioni del
sec seguente!),
il matroneo è di ascendenza orientale (nb. vicino c’era convento femminile);
inoltre i capitelli non sono tutti uguali ma fantasiosi, tra le foglie spuntano volti umani
(anticipando romanico/gotico);

Capolavoro architettura ottoniana in Sassonia: S. Michele a Hildersheim:


la pianta è su uno schema di 3 quadrati uguali, ognuno tripartito (=trinità), forse suggerito
dall’arcivescovo Bernoardo;
il corpo centrale ha 3 navate e termina in transetto e 3 absidi;
l’alzato è in proporzione alla pianta.
Le navate sono scandite da ritmo di pilastri/3 arcate, nei bracci dei transetti queste crescono
da 2 a 6.
I capitelli a sezione quadrata, la cripta coperta da volta a botte, c’è deambulatorio.
Esterno: si presenta come incastro di solidi geometrici, la muratura è liscia e compatta;
c’è eredità carolingia nell’importazione generale ma il progetto è innovativo.

I 2 monumenti in cui si riassume architettura ottoniana, di metà XI sec, sono:


S. Maria in Campidoglio (Colonia) e Cattedrale di Spira;

1) Questa capitale del basso Reno era un florido porto fluviale in epoca romana, ora centro
artistico importante;
la Chiesa di convento è di fondazione imperiale (badessa Hilda), fu consacrata nel 1065;
Pianta: corpo longitudinale, 3 navate, atrio, pilastri, triconco cinto da deambulatorio su
colonne (Modello tardo antico es. S. Lorenzo a Milano, anche nella spazialità grandiosa);
2) Edificio immenso fondato da Corrado II, consacrata nel 1061;
pianta: lungo corpo longtudinale, 3 navate, trasnetto ampio, abside, sotto c’è una vasta
cripta, poi un Westwerk fiancheggiato da torri; la cripta,
Pantheon funerario imperatori, ci sono semicolonne accostate a pilasti, ampie volte, presenti
anche nella navata centrale della Chiesa, dove c’è l’ordine gigante semicolonne si allungano
sino a reggere archi sotto imposta soffitto.
effetto nuovo: nelle basiliche paleocristiane il muro serviva ad accogliere cicli narrativi in cui
la materia si disfaceva nell’oro/splendore colori, invece qui la parete diventa elemento
plastico, ogni elemento strutturale lo crea.

XI SEC
ARTE ROMANICA
Il romanico e’ nostalgia di un passato ma e’ ben lontano dall’imitazione.
Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del X
secolo fino all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XII secolo in Francia e
nel primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra, Germania,
Spagna).
Il termine arte romanica venne impiegato per la prima volta dall'archeologo francese Charles
de Gerville, per evidenziare il contemporaneo sviluppo delle lingue romanze e richiamare un
collegamento con la monumentalità dell'architettura romana antica.

ARCHITETTURA
Caratteristiche strutturali delle cattedrali: la facciata presenta spioventi lungo i contorni del
tetto, in alto si apre un rosone circolare.
L’ingresso principale e’ preceduto da un protiro(piccolo atrio coperto), sorretto da colonne
poggianti su leoni detti stilofori (portatori di colonne).
Prevale l’uso dell’arco a tutto sesto, anche se a volte compare l’arco acuto di origine araba.
Per le coperture si adottano soffitti a capriate lignee, volte a botte o a crociera.
La pianta piu’ diffusa e’ quella a croce latina, a 3 o 5 navate, con deambulatorio (corridoio
dietro al coro) e cappelle a raggiera con 3 o + absidi parallele.
LA SCULTURA
Sulle lunette delle facciate delle chiese e sui capitelli venivano scolpitie creature mostruose o
fantastiche (sfingi, draghi, grifoni che descrivono la lotta tra bene e male). O storie di pietra
che raccontavano ai fedeli episodi del vecchio e del nuovo testamento, vita e morte dei
martiri.
LA PITTURA
Ha la funzione di istruire gli analfabeti, def anche ‘bibba degli illetterati’ , riprendeno in linea
di massima lo stile bizantino.
EMILIA ROMAGNA
CATTEDRALE DI PARMA

a Parma fu realizzato un complesso monumentale, costituito dal Duomo, torre campanaria e


battistero, si impiegarono 2sec, poi si erigono anche il campanile in mattoni e il protiro della
cattedrale.
L'edificio ha una pianta complessa con un gioco di volumi nella zona absidale, e il transetto
che ha due bracci absidati simmetrici rispetto l'abside maggiore.
la cortina muraria è animata da loggette pensili che richiamano quelle in facciata, distribuite
in 3 ordini: anche qui ci sono quindi effetti chiaroscurali, anche per l'uso di vari materiali
come arenaria, pietra grigia e marmo rosa.
BATTISTERO DI PARMA (1196)
pianta centrale, ottagono esterno che si raddoppia all’interno, serie di nicchie aperte in
spessore di muro. Sovrapposizione di loggiati architravati. sculture a tutto tondo e intradosso
della grande cupola a sesto acuto affrescato da un maestro bizantino. Gusto gotico.

CATTEDRALE DI PIACENZA, meta’ XII sec.

I paratici di Piacenza pagarono le spese per 7 pilastri sui quali vollero porre delle targhe con
firma e ritratto dei committenti, i cosidetti rilievi dei mestieri posti al centro dei 7 pilastri
cilindrici con la fronte verso la navata centrale.
Con questo atto i mercanti entrarono da protagonisti nella nuova arte medievale e ne
mutarono il volto.

La prima fase dei lavori ebbe luogo tra il 1122/58 ma si interruppero a causa delle difficolta’
cittadine connesse con le lotte tra Comuni e Barbarossa.
Si conclusero verso il 1180, in questa ultima fase i lavori furono segnati da scelte tecniche e
stilistiche che mutarono rispetto ai progetti iniziali come la presenza:
-del tiburio montato su peducci pensili ad archetti multipli concentrici.
-volte della navata, a sei partite su archi a sezione acuta.
CATTEDRALE DI FIDENZA (1179)

3 navate, copertura a crociera con costoloni (gotico). Arcate a sesto acuto sormontate
da un loggiato.

DUOMO DI MODENA

Una lapide murata all'esterno dell'abside maggiore riporta come data di fondazione della
nuova cattedrale modenese il 23 maggio 1099, e indica anche il nome dell'architetto,
Lanfranco, ("famoso per ingegno, sapiente e esperto, direttore e maestro di questa
costruzione").
La nuova cattedrale, secondo il documento di poco successivo al 1106 della Relatio de
innovatione ecclesie Sancti Geminiani (del canonico Aimone di Modena, conservato
nell'Archivio Capitolare), fu fortemente voluta dalla popolazione (quindi non solo dagli
ecclesiastici).
Lanfranco venne a Modena accompagnato da un gruppo di valenti muratori e lapicidi
(i cosiddetti Maestri Comacini, cioè provenienti da località del lago di Como)
Per la costruzione del duomo attuale vennero usati in parte materiali ricavati dai ruderi di
edifici di epoca romana.
Il largo impiego di marmi romani è evidenziato da figure e iscrizioni che si trovano qua e là
nelle lastre che ricoprono il Duomo e la torre campanaria e dai leoni stilofori certamente di
origine romana del portale maggiore e della Porta dei principi, i primi del genere a venire
impiegati in un edificio medievale.
Un terribile terremoto sconvolse nel 1117 l'area padana.
Il duomo di Modena fu però risparmiato e ciò lo fece diventare motivo di ispirazione per gli
architetti che costruirono e rimodernarono importanti edifici come le cattedrali di Ferrara,
Piacenza, Parma o l'abbazia di Nonantola;
Sono tutte cattedrali che si muovono nella logica lanfranchiana, mentre l’unica che ha
un’identità diversa è quella di Parma, fondata negli stessi anni, ma dal punto di vista
plastico decorativo, di organizzazione, di rapporto interno/esterno si muove su
caratteristiche diverse.
LOMBARDIA
BASILICA DI S. AMBROGIO

La Basilica di Sant'Ambrogio appare oggi come


un caso isolato di modello per il romanico
lombardo, poiché altri esempi coevi (come le
cattedrali di Pavia, di Novara e di Vercelli) sono
ormai andati distrutti o radicalmente trasformati.
Pur legata alla tradizione della basilica del IV
secolo su cui è stata costruita, Sant'Ambrogio è
l'espressione di un intenso rinnovamento
architettonico, soprattutto nella concezione
dell'illuminazione e dello spazio.
Da un lato, infatti, la luce proviene principalmente dai finestroni della facciata (mentre i
matronei ne bloccano il passaggio laterale), il che determina un suo ingresso longitudinale.
Lo spazio non è più concepito al modo paleocristiano, in modo unitario e mistico, ma umano
e razionale: di qui, la divisione in spazi geometrici ben definiti, nonché l'esaltazione degli
elementi statici (pilastri polistili), tanto all'esterno (le ghiere bicrome del quadriportico e i
contrafforti che fuoriescono dalle pareti esterne) quanto all'interno (la differenziazione
cromatica degli elementi statici da quelli non statici).
Edificata tra il 379 e il 386 per volere del vescovo di Milano Ambrogio, fu costruita in una
zona in cui erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane.
Per questo venne dedicata ai martiri ed era chiamata Basilica Martyrum: lo stesso Ambrogio
voleva riporvi tutte le reliquie dei santi martiri Satiro, Vittore, Nabore, Vitale, Felice, Valeria,
Gervasio e Protasio.
Sant'Ambrogio stesso vi venne sepolto e da allora cambiò nome, assumendo quello attuale.
Nel IX secolo, subì importanti ristrutturazioni volute dal vescovo Angilberto II (824-860), il
quale fece aggiungere la grande abside, preceduta da un ambiente sovrastato da volta a
botte, sotto il quale si svolgevano le funzioni liturgiche.
Nello stesso periodo, il catino dell'abside venne decorato da un grande mosaico ancora
esistente: il Redentore in trono tra i martiri Protasio e Gervasio e con gli arcangeli Michele e
Gabriele, corredato da due episodi della vita di Sant'Ambrogio.
Al ciborio, di epoca ottoniana, vennero aggiunti quattro fastigi con timpano, decorati con
stucchi nel X secolo ed ancora eccellentemente conservati.
Sotto il ciborio venne collocato l'Altare di Sant'Ambrogio, capolavoro dell'oreficeria
carolingia, in oro, argento, dorato, pietre preziose e smalti, quale vistoso segnale della
presenza delle reliquie dei santi, collocate al di sotto dell'altare stesso e visibili da una
finestrella sul lato posteriore.
La basilica ha preso il definitivo aspetto tra il 1088 e il 1099, quando, sulla spinta del
vescovo Anselmo, venne radicalmente ricostruita secondo schemi dell'architettura romanica.
Venne mantenuto l'impianto a tre navate (senza transetto) e tre absidi corrispondenti, oltre
al quadriportico, anche se ormai non serviva più a ospitare i catecumeni, ma come luogo di
riunione.
Il materiale di costruzione è povero (principalmente mattoni di diversi colori, pietra e
intonaco bianco) e la provenienza è locale: con esso si costruiscono anche gli edifici che
costellano la campagna dei dintorni.
La facciata (detta "a capanna") è larga e bassa.
Presenta due logge sovrapposte.
Quella inferiore ha tre arcate uguali e si ricongiunge con il perimetro interno del portico,
mentre quella superiore ha cinque arcate che scalano in altezza assecondando il profilo
degli spioventi.
Presenta anche degli archetti pensili, cioè file di piccoli archi a tutto sesto che "ricamano" la
cornice marcapiano e gli spioventi.
L'interno venne strutturato secondo le più avanzate novità d'Oltralpe, con l'uso di volte a
crociera a costoloni, nelle quali ogni elemento confluisce in una struttura portante apposita,
con un'architettura rigorosa e coerente.
In sostanza, ogni arco delle volte poggia su un semipilastro o una semicolonna propria, poi
raggruppati nel pilastro a fascio, la cui sezione orizzontale non è quindi casuale, ma legata
strettamente alla struttura dell'alzato.
Le volte delle navate laterali, con campate di dimensioni pari alla metà del lato di una
campata nella navata centrale, poggiano su pilastri minori e reggono i matronei. Questi
ultimi occupano tutto lo spazio eventualmente disponibile per il cleristorio: lo sviluppo in
altezza ne risulta bloccato ma, coerentemente con lo sviluppo complessivo, la luce si tende
lungo l'asse maggiore (la stessa forma plastica dei pilastri polistili è subordinata a questa
illuminazione bassa) e passa dalle finestre della facciata (qui, peraltro, filtrata dalle logge) e
dal tiburio (come detto, successivo).
Le arcate hanno doppia ghiera, le cornici sono sorrette da archetti pensili analoghi a quelli
della facciata, i pilastri sono fiancheggiati da semicolonne, mentre sottili lesene si profilano
sulle superfici superiori, dividendole con regolarità.
Nella decorazione dei capitelli sono combinati elementi pre-romanici (come i motivi a
intreccio) a soggetti più originali come rappresentazioni di animali o elementi vegetali,
con un accentuato senso del volume.

in area lombarda ci sono altre espressioni del romanico più aperte al Nord Europa.
Invece del laterizio , domina la pietra , grezza o squadrata, usata per chiesette rurali o
grandi costruzioni.
un es. è Sant'Abbondio a Como, dove ci sono comunque archetti ciechi salienti sulla
facciata, ma al termine delle navate ci sono due torri gemelle , una soluzione di ascendenza
ottoniana diffusa in Germania.
Un altro esempio è San Fedele a Como , che ha una pianta particolare, tricoora,simile a
Santa Maria in Campidoglio a Colonia , e anche vicina a Santa Maria del Tiglio , a
Gravedona, che ha un insolito campanile sulla facciata.
Sempre a Como è originale la scultura con funzione decorativa, rispetto gli esempi milanesi
e pavesi , in cui c'è forte carica fantastica e gusto per il grottesco, qui c'è più senso plastico,
lo vediamo nei capitelli di Sant'Abbondio.

CATTEDRALE DI CREMONA (1107)

2 torri impostate sulle volte delle navatelle.


Partizione interna data da pilasti a fascio.
Finto matroneo a 2 trifore affiancate.
TOSCANA
BATTISTERO DI FIRENZE (di San Giovanni) consacrato da Nicola II nel 1959

pianta ottogonale definita sul perimetro da possenti mura che sostengono una cupola ad 8
spicchi.
Il carattere più tipico del Romanico fiorentino è tuttavia pienamente espresso nella limpida
articolazione dei volumi e delle forme, sottolineata dal prezioso rivestimento
in tarsie marmoree che ne scandisce interamente le superfici in una sequenza di forme
geometriche armoniose e proporzionate.
La decorazione interna è ispirata agli edifici romani, come il Pantheon, con un ampio uso di
specchiature marmoree policrome.
È suddivisa, come all'esterno, in tre fasce orizzontali, la più alta però coperta dalla cupola,
mentre la fascia mediana è occupata dai matronei.
Inferiormente le pareti sono suddivise verticalmente in tre zone per mezzo di lesene e di
colonne monolitiche in granito e in marmo cipollino di spoglio (come gran parte dei marmi del
rivestimento), con capitelli dorati che reggono l'architrave.
2 piani, l’inferiore architravato, il superiore a loggiato.
Cupola a spicchi chiusa da una lanterna. parato a tarsia marmorea geometriche.

DUOMO DI PISA (1064) BATTISTERO (1152) CAMPANILE DI PISA(1174)

Duomo con 5 campate, transetto trinavato. Alto cleristorio con matroneo.


Copertura a capriate. Pietra bicromata.
Il duomo, seconda meta’ dell’XI secolo, architetto Buscheto.
Elementi tratti dall’architettura araba e formule del romanico lombardo.
Il riferimento alla tradizione classica e’ evidente nella decorazione della chiesa, alcuni
capitelli infatti provengono dalle terme di caracalla a roma, l’impianto e’ a croce latina, il coro
e’ absidato, le 3 aule basilicali sono ispirate alle chiese paleocristiane: 5 navate, divise da
arcate impostate su colonne monolitiche x il corpo longitudinale.
Cupola a base ellittica all’incrocio dei bracci del transetto. Le pareti sono rivestite da fasce
bicrome di marmi bianchi e neri e da decorazioni preziose e colorate a mosaico.
Dopo la morte di Buscheto i lavori vennero continuati da Rainaldo che apporto’ alcune
modifiche destinate a rendere piu’ monumentale l’edificio:
ampliamento corpo longitudinale
ridisegno’ la parte superiore della facciata recuperando il motivo lombardo delle loggette
pensili, sviluppando in una sequenza 4 ordini sovrapposti.
Il battistero, iniziato nel1553, architetto Diotslavi, completato solo tra il XIII e XIV sec da
Nicola Pisano e dal figlio Giovanni, riproponendo il prospetto del duomo antistante: ordine di
arcate cieche del piano terra e le fasce bicrome di estrazione orientale.
Pianta circolare con grande cupola conica coperta da una calotta emisferica, l’interno
consiste in un ampio vano centrale circondato da un deambulatorio su due piani, retti da due
ordini di 12 sostegni monumentali.
Nel 1174 fu fondato il campanile, in posizione isolata ad est del complesso, forma cilindrica
scandita da un ordine basale di arcate cieche su colonne su cui sono sovrapposte 6 snelle
loggette che conferiscono un ritmo rotatorio continuo.
La cedevolezza del terreno e’ data dall’argilla che causa della pendenza della torre. Nel
tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono ad incurvarsi in senso opposto
alla pendenza.

VENETO
BASILICA DI SAN MARCO, Venezia (1063)

La data della ricostruzione di S. Marco è fissata intorno al 1063 a partire dal tempo del doge
Contarini 1042/71, proseguì poi sotto il doge Domenico Selvo 1071/84 e si concluse con il
doge Vitale Falier 1086/96, la chiesa precedente legata all’arrivo delle reliquie di S. Marco
nell’829 era una chiesa martiriale e cappella dogale, la ricostruzione avvenne in un periodo
particolare: LA VOLONTA’ DELLA CHIESA DI UN RITORNO ALLA ANTICHITA’ CRISTIANA
IN CAMPO ARTISTICO.
La prima chiesa dedicata a san Marco fu costruita nell’820 per accogliere il corpo del
Santo che, secondo la tradizione, due mercanti veneziani, Buono da Malamocco e Rustico
da Torcello, avevano trafugato da Alessandria d’Egitto.
Terminata la sua costruzione nell'832 la Basilica fu consacrata con la proclamazione di san
Marco come patrono e protettore della città, al posto del precedente san Teodoro,
particolarmente onorato in Oriente.
A partire dal 1063, sotto il dogado di Domenico Contarin fu nuovamente demolita per
lasciare il posto alla terza basilica, quella l’attuale, edificata prendendo a modello due edifici
di Costantinopoli: la chiesa dei Dodici Apostoli e Santa Sofia.
Fu consacrata nel 1094, anno in cui, secondo una leggenda, sarebbe stato
miracolosamente ritrovato in un pilastro il corpo del santo, che era stato nascosto durante i
lavori e poi dimenticato.
Da quella data l’impianto originale in mattoni a vista e cupole basse fu ininterrottamente
impreziosito con elementi architettonici, scultorei e ornamentali che rispecchiavano il gusto e
lo stile delle varie epoche.
ARCHITETTURA
Nella sua pianta a croce greca si riconosce la matrice stilistica orientale bizantina, in cui
ognuno dei quattro bracci uguali è concluso da una cupola(più una al centro che eccede il
tetto per 12 metri).
L’esterno diviso in tre differenti registri: piano inferiore, terrazza e cupole, si presenta più
sviluppato in larghezza, probabilmente per distribuire i pesi, appoggiati su un terreno
sabbioso, in modo equilibrato.
L'edificio è infatti lungo 76.5 metri e largo 62.60, mentre la cupola centrale è alta 43 metri
(28,15 all'interno).

Le cinque grandi cupole emisferiche,


raccordate da pennacchi, sono sostenute da
un doppio ordine di arconi a tutto sesto.

La facciata
Una vera e propria ‘foresta di colonne’ composta da più di quattrocento elementi, ricopre la
stupenda facciata.
Da questa, attraverso profondi portali ad arco, si entra nel nartece che gira intorno ai fianchi
della chiesa permettendo ai fedeli una sosta per un raccoglimento quasi mistico in un luogo
inondato da soffusa luce d’oro.
Presenta due ordini, uno al pian terreno, scandito da cinque grandi portali strombati che
conducono all'atrio interno.
Il secondo ordine forma una terrazza percorribilecon quattro arcate cieche, più una centrale,
in cui si apre una loggia che ospita la quadriga.
L’Interno
La navata maggiore si prolunga nel presbiterio
sopraelevato sulla cripta e separato dall’aula, e
quindi dai fedeli, da un’iconostasi decorata con
le statue dei dodici Apostoli, capolavoro della
scultura gotica di Jacobello e Pier Paolo delle
Masegne. Al piano superiore si osservano
i matronei: ballatoi da cui le donne assistevano
al rito.

Sull’altare maggiore si trova l’inestimabile


Pala d’Oro, decorata da più di ottanta smalti e
centinaia di pietre preziose, un tempo esibita
solo in occasione delle maggiori festività
religiose. Il blocco massiccio è trecentesco,
alcuni smalti risalgono però al X-XI secolo.
L’opera fa parte del ‘Tesoro di san Marco’, esposto in un ambiente ricavato in una torre
medievale dell’antico castello ducale.
Custodisce una rara collezione di icone, calici, ornamenti e reliquiari.
Tra gli arredi della Basilica il ciborio è il più visibile e inosservato.
Sostenuto da quattro colonne completamente rivestite di sculture, è adorno di
meravigliose lastre di marmo verde di Tessaglia.

Al piano superiore, corrispondente alla logge, si


affacciano sulla Piazza le copie dei quattro cavalli
di bronzo, diventati uno degli emblemi di Venezia
(gli originali sono custoditi all’interno).
L’origine di questa stupenda quadriga è incerta,
greca e databile tra il IV o il III secolo a.C. secondo
alcuni, oppure di fattura romana di epoca di
costantiniana (III-IV secolo d. C.) secondo altri.

I cavalli furono probabilmente trasportati a Costantinopoli in seguito alla vittoria di Costantino


in Occidente e ornavano l’ippodromo della nuova capitale dell’Impero.

I Mosaici della facciata Rivestono le lunette diventando parte integrante della


sua architettura e restituendo un effetto dileggerezza
ed eleganza all’impianto massiccio della fabbrica.
Tra i mosaici originali che ornavano l’esterno della
chiesa di san Marco solo quello sovrastante ilportale
settentrionale di sant’Alipio è del XIII secolo e raffigura
la chiesa stessa come era prima delle sovrapposizioni
gotiche.
I rivestimenti musivi delle altre lunette sono di fattura
successiva, sostituiti ai perduti originali tra il XVII e il
XIX secolo, compreso quello del Giudizio
Universale del lunettone centrale.
Al piano inferiore della facciata sono rappresentate le storie del trasporto del corpo del
santo: la Traslazione, in quella superiore le Feste della Chiesa.
I Mosaici all'interno
Sviluppano il tema della Gloria della Chiesa, che
secondo un antico schema bizantino serviva ad
accompagnare e completare le cerimonie liturgiche.
I colori dominanti sono quelli caldi, in particolare
l'oro, che paiono smaterializzare le pareti
proiettando lo sguardo del visitatore nella luce
straniante e totalizzante dei luoghi descritti
dalle Sacre Scritture.
A fianco delle navate sono rappresentate le storie di san Marco e dei maggiori santi locali,
vere e proprie ‘biografie per immagini’.
Questo incredibile rivestimento musivo di ben quattromila metri quadrati, fu iniziato alla fine
del XII secolo e terminato dopo cento anni.
Fu eseguito da maestranze organizzate in botteghe con tecniche apprese da artigiani
bizantini.
I soggetti dei mosaici sono tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ed è possibile seguire
la narrazione come se si trattasse di un enorme Bibbia spalancata per poter essere
compresa dai fedeli.
Nel Nartece si trovano rappresentati gli episodi che vanno dalla creazione del mondo e
di Adamo ed Eva fino alla vita di Giuseppe passando per le storie dell’Arca di Noè,
della Torre di Babele, di Mosè.

In breve. basilica cruciforme, croce greca. 5 cupole. Cripta. Nartece.


Cupola centrale con “L’ascensione di Cristo” al centro, apostoli e la vergine che formano
una corona al di sotto, e alla base le virtù intervallate da finestre. nel pannello della navata
centrale c’è “L’orazione nell’orto” :mosaico con 8 figure di apostolo dormienti.

UMBRIA
Anche il romanico umbro acquista nel corso del 12° secolo una fisionomia autonoma non è
escluso un rapporto con l’Abruzzo in tempi e modalità diverse.
Il S. Pietro di Spoleto,
sebbene eseguito in 2 tempi sul finire del 12° secolo (un primo
momento rigurada la zona con le storie del santo e tutta la
parte superiore, un secondo il portale vero e proprio) la
facciata appare come un tutto omogeneo; in questo modo la
fronte acquista una solennità funzionale allo stretto rapporto
con la scultura.
La narrazione delle storie del santo titolare e l’esemplificazione
di favole moraleggianti colmano con felicità decorativa un
vuoto che sulla facciata era stato creato dall’introduzione di un
partito geometrico di modanature che riquadrano lo spazio
circostante i portali.

CATTEDRALE DI S. RUFINO- Assisi,

cantiere avviato nel 1134, ma più tardo per quanto riguarda la facciata, è significativo anche
a livello plastico perché costituisce il precedente determinante in vista dei modi che
abbandonando il semplice ricalco antichizzante ad esempio come quel nel portale del
Duomo di Spoleto,
introducono un’autonoma dimensione assolutamente umbra fatta di masse compatte, forme
ritagliate sul piano, di robuste emergenze cariche di tensione luministica.
La facciata di San Rufino è caratterizzata dalla mimetizzazione della scansione interna a tre
navate attraverso una facciata a capanna e pur essendo stata concepita e realizzata nella
cattedrale di Spoleto in tre fasi ( la prima relativa alla zona dei portali e dell’atrio attuale; una
seconda comprendente la porzione con il rosone centrale;
la terza che ha eliminato gli spioventi laterlai fino a quel momento previsti ed ha creato il
partito unico attuale con il terzo ordine dominato al centro dal mosaico di Solsterno)
appare come un superamento convinto delle premesse poste dal San Pietro di Spoleto.
La fascia inferiore risale al XII secolo, coi tre portali fiancheggiati da leoni e grifi scolpiti.
Il portale centrale in particolare ha una ricca ornamentazione, soprattutto nella ghiera
multipla decorata da rilievi di tralci, girali, figure allegoriche e animali mostruosi, facciata a
capanna che mimetizza la scansione interna con levità coloristica creata dal proliferare dei
rosoni e della finta loggetta di separazione tra il secondo ed il terzo ordine, che scandisce il
passaggio tra la soda compattezza dell’ordine più antico e la leggerezza, ormai carica di
sentori gotici, di quello più recente chiusa nella parte alta da un timpano al cui centro si apre
un incavo archi acuto che è da immaginare destinato ad accogliere un mosaico.

LE MARCHE prevale la cultura bizantina nel romanico marchigiano, ma anche del


settentrione, giunge a soluzioni di cui spesso è difficile trovare confronto:
S. Maria in Portonovo (Ancona, XI sec) ha pianta croce greca (=bizant.), all’esterno c’è teoria
di, lesene e archetti pensili (=lombardo) i bracci laterali sono sia le navate che il transetto;
S. Ciriaco, la cattedrale di Ancona (XI sec-XII) Ha impianto simile, ma nel XIII fu completata
con la cupola (tra incrocio bracci), protiro davanti facciata.
(motivo bizantino è la pianta croce greca, quello lombardo sono le decorazioni esterne di
archetti ciechi/cornici dentellate);
più bizantina, S. Claudio al Chienti (Macerata, XI-XII sec) con pianta croce greca iscritta in
un quadrato.

LA RINASCITA PALEOCRISTIANA, ROMA


Il pontificato di Pasquale II (1099/1118) fu tutto improntato ad una ripresa di forme di gusto
paleocristiano ben sintetizzate dal finto matroneo delle Chiese del SS. 4 Coronati e la
basilica inferiore di S. Clemente:
il ciclo di affreschi della basilica inferiore ed il mosaico absidiale di quella superiore
costituiscono due fondamentali capitolo della pittura romana tra fine XI e inizi XII.
Gli affreschi del nartece e della navata della chiesa inferiore che illustrano le storie dei SS.
Alessio e Clemente sono campite su strutture murarie databili all’ultimo ventennio dell’XI sec.
Il ciclo si articola in 4 sezioni: 3 dediche a S.Clemente ed una a S. Alessio.
La committenza (Beno de Rapiza e la moglie Maria Macellaria).
Gli affreschi della chiesa inferiore introducono caratteri nuovi nella pittura romana di XI
secolo: vivacità ed immediatezza narrativa, deformazione espressiva per sottolineare gli
affetti inserti di colorito naturalismo, presenza di iscrizioni in volgare.

La vera e propria rinascita paleocristiana si ha con la fase trionfalistica del Concordato di


Worms, che segna la fine della lotta per le investiture e si focalizza a partire dagli affreschi di
S. Maria in Trastevere da papa Innocenzo 2° tra il 1140 e il 1143.

* Roma e il Lazio
Anche qui si diffondono motivi decorativi lombardi, misti sempre alla tradizione antica.
Le chiese di Viterbo riprendono solo i motivi decorativi lombardi, mentre per il prospetto
alcune riprendono il modello umbro (parte centrale aggettante rispetto i fianchi).
Nel XII c’è una fioritura grazie ai pontefici Pasquale II, Onorio II, Innocenzo II.
-Es. in S. Maria in Cosmedin, riedificata nel XII, vengono aggiunte pilastri alternati a
colonne, ma NO funzione portante come negli es. lombardi;
simili sono: San Clemente e S. Maria in Trastevere (ricchi anche di decorazioni/mosaici):
la 1° sorge su una chiesa preesistente, il recupero dell’antichità sta nel riprendere la pianta
basilicale, pavimento musivo, e il mosaico absidale del 1128
(il maestro si ispirò all’abside del battistero Lateranense, V sec) con girali di acanto
(=giardino paradiso) e croce centrale; sono inseriti anche animali, simboli, ecc che esaltano il
tema della Redenzione;
Più aggiornati al romanico sono gli affreschi della basilica inferiore del XI sec(fatti prima dei
mosaici di quella superiore); -la 2° ha mosaici absidali con stile costantinopolitano, 1130/43;
modi ripresi anche nel “Trittico del Salvatore” (a Tivoli), ma comunque c’è pù semplificazione
lineare, e l’iconografia non è la tipica Deesis bizantina (al posto del Battista, c’è Giovanni
Evangelista, secondo la tradiz. locale);
la pittura ha quindi nuovo slancio a Roma, nascono nuovi fenomeni artistici come quello dei
marmorari romani, scultori/architetti che lavorano anche fuori il Lazio, senza attingere a fonti
antiche, si tramandano il mestiere, creano arredi liturgici, ma anche chiostri, portali. (es.
Cosmati, Vassalletto)
es. è S. Paolo fuori le Mura: è qui presente il candelabro pasquale scolpito da Niccolò
d’Angelo e Pietro Vassalletto
tema colonna coclide romana usato per mostrare episodi della Passione; i marmorari creano
anche i chiostri di S. Giovanni in Laterano e S. Paolo Fuori le mura, suggestivi, costruiti con
vari materiali, elementi decorativi, coppie di colonne dai fusti lisci intrecciati, che sostengono
archetti.

BASILICA SANTA FRANCESCA ROMANA

La basilica vanta una doppia dedicazione: a Santa Francesca Romana, perché qui è sepolta,
dal 1440, la grande santa romana; e a Santa Maria Nova, eretta nella seconda metà del IX
secolo sulle rovine di Santa Maria Antiqua, una chiesa del VI secolo crollata in seguito ad un
terremoto.
Nell’antichità si alzava il colossale Tempio di Venere e Roma, fatto costruire dall’imperatore
Adriano nel 135.
Il tempio si trovava nel punto in cui si trovava l’atrio della Domus Aurea con il famoso
Colosso, la gigantesca statua di Nerone che secondo alcuni studiosi avrebbe dato il nome al
Colosseo e che fu fatta spostare proprio da Adriano per erigere il tempio. Dell’antico tempio
si possono ancora vedere esternamente le colonne intorno all’area della chiesa.
Per edificare, dunque, Santa Maria Nova venne incorporato un precedente Oratorio dei SS.
Pietro e Paolo che, dal secolo precedente, si era inserito proprio dentro il porticato del
Tempio di Venere e Roma in corrispondenza con la cella della Dea Roma.
L’oratorio sarebbe sorto sul posto della singolare disfida a volare lanciata dallo eresiarca
Simon Mago contro l’apostolo Pietro.
La preghiera di questi avrebbe ottenuto di far precipitare a terra Simone che si era librato in
aria per arti magiche. La chiesa venne ricostruita nel 1216 da Onorio II e nel 1615 ricevette
la bianca facciata di travertino con un timpano ornato di statue, opera di Carlo Lambardi. Il
campanile romanico, del XII secolo è alto 42 metri, è ornato a ciotole di maiolica e ha negli
ultimi tre piani a doppie bifore, in alto c’è una piccola edicola.
Dal Seicento — in seguito alla avvenuta traslazione dal monastero di Tor de’ Specchi del
corpo di santa Francesca Romana, una Bussi, sposa di un Ponziani, che in quella chiesa
aveva fondato le sue “oblate” — la chiesa ha cambiato il nome. E poiché la santa è stata
proclamata patrona degli automobilisti, nacque, qualche decennio fa, la consuetudine — oggi
dimenticata — di benedire, ogni anno, il 9 marzo, festa di Francesca Romana, le automobili
radunate sul piazzale del Colosseo.
La facciata luminosa si erge su un profondo porticato, creato alla maniera di un protiro
davanti al corpo della vecchia chiesa. La parte centrale di essa si stacca dalle due ali, che
sono segnate dalla voluta delle statue, ed appare come un corpo leggermente avanzato.
Esso è costruito da due gigantesche coppie di lesene che si alzano fino al timpano coronato
da tre statue. Fra le lesene è inserita con un forte effetto di chiaroscuro una zona costituita
da un alto arcone e da una loggia sovrapposta.
L’interno, dalla semplice pianta, con cappelle laterali che fiancheggiano una aula piena di
decorazioni e di colore.

SANTA MARIA IN TRASTEVERE, Roma

Fu promossa da Innocenzo II, pontefice in


contrapp con l’antipapa Anastasio II.
Innocenzo opera una svolta verso una
dimensione ‘imperiale’, recupera nella
costruzione il tipo di basilica con colonne
architravate, in chiave aulica con l’aggiunta di
pezzi di spoglio e l’aggiunta del transetto,
funzionale alla dimensione simbolica
sottolineata dal mosaico absidale con la rapp
di Cristo e la Vergine in trono, fondata su una
simbologia derivente dal Cantico dei Cantici
e sulla liturgia romana dell’assunzione, in un ambiente ad aula imperiale.
La basilica, secondo la tradizione, venne fondata da papa Callisto I (217 - 222), nel luogo in
cui dal terreno sgorgò dell'olio, e compiuta da Giulio I (337 - 352).
Durante l'VIII e IX secolo, vennero aggiunte le navate laterali, risistemato il presbiterio e
scavata la confessione, nella quale furono poste le spoglie di alcuni martiri tra cui
quelle di san Callisto, fondatore della basilica.
La struttura architettonica attuale risale alla ricostruzione effettuata nel 1138 - 1148, con
materiale in parte di spoglio proveniente dalle Terme di Caracalla, e voluta da papa
Innocenzo II (1130 - 1143). Il pontefice non riuscì a vedere il compimento e decorazione
della basilica, ma lasciò, tuttavia, i mezzi economici necessari per condurre a termine i lavori.
Nel XVI secolo, il cardinale austriaco Marco Sittico Altemps (1533 – 1595) fece realizzare
la Cappella della Madonna della Clemenza e alcune di quelle laterali su progetto di Martino
Longhi il Vecchio.
Nel 1702, papa Clemente XI fece riedificare il portico e modificare la facciata su progetto
di Carlo Fontana.
Durante il pontificato di Pio IX, tra il 1866 ed il 1877, la chiesa fu sottoposta ad un articolato
restauro per opera dell'architetto Virginio Vespignani.

SAN CALLISTO

Di origini antiche, secondo la tradizione è


costruita sulla casa ove abitualmente si ritirava
a pregare papa Callisto I (217-222) e dove subì
il martirio per affogamento: nel cortile dell'ex
convento, annesso alla chiesa, si trova la vera
del pozzo ove si narra sia stato martirizzato il
pontefice. Il pozzo è conservato nella Chiesa
consacrato al santo, mentre la pietra che gli fu
legata al collo nella vicina Basilica Maggiore di
S. Maria in Trastevere, rimane insieme ad altri
strumenti di tortura.
Sul luogo del martirio fu inizialmente costruito un oratorio commemorativo e poi, nell'VIII
secolo, papa Gregorio III vi fece erigere un tempio.
Ricostruita nel XII secolo, la chiesa fu nuovamente riedificata nel 1610 su progetto di Orazio
Torriani, quando venne innalzato anche il monastero annesso per ospitarvi i
monaci benedettini.
Dal 1517 la chiesa è sede dell'omonimo titolo cardinalizio.
A causa dell'occupazione francese all'inizio dell'Ottocento, entrambi gli edifici subirono gravi
danni che resero necessari sostanziosi restauri operati durante il pontificato di Pio
IX nel 1851.
L'insieme fu sottoposto a nuovi, rilevanti restauri negli anni trenta, condotti
dall'architetto Giuseppe Momo.
La facciata della chiesa è quella del XVII secolo che mostra, nell'ordine superiore, lo stemma
di Paolo V. L'interno è ad una sola navata con una cappella per lato e conserva, in
particolare:
 nella cappella di destra, due angeli assegnati a Gian Lorenzo Bernini,
 essi sorreggono il quadro di Pier Leone Ghezzi San Mauro abate;
 nella volta, la Gloria di san Callisto affrescata da Antonio Achilli;
nella cappella di sinistra, il pozzo dove secondo la tradizione subì il martirio papa Callisto I.
ABBAZIA DI MONTECASSINO (1066-1071)

centro monastico fondato nel 529 da San Benedetto (vi era la sua tomba), sul luogo di
un’antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo, a 519 m sopra al livello del mare.
Nel corso della sua storia ha subito diverse vicende di saccheggi, terremoti e successive
ricostruzioni.
Nel 577 durante l’invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e
la comunita’ dei monaci con le spoglie del Santo fondatore dovette ripararsi a Roma.
Fu ricostruita intorno al 717 sotto Petronace di Montecassino, distrutta una seconda volta
sotto i Saraceni nell’883 e riedificata per volere di papa Agapito II nel 949.
Intorno al 1066 fu fatta ricostruire dall’abate Desiderio, e consacrata nel 1071 con una
grande cerimonia a cui parteciparono duchi longobardi, 10 arcivescovi e 46 vescovi
Presentava un quadriportico. Struttura basilicale a 3 navate coperte a capriate, transetto, 3
absidi. Materiali di riuso. Uso dello spoglio.

CAMPANIA
ci si trovano spunti di tradizione classica e paleocristiana,
l’abate Desiderio (futuro papa Vittore III), volle però maestranze bizantine per decorare
l’abbazia di Montecassino (fatta ricostruire), non ne rimane nulla, solo un’eco nella chiesa di
S. Angelo in Formis, da lui commissionata nel 1072;
prevale impianto basilicale con navate divise da colonne, transetto, si accolgono però anche
motivi arabo-siciliani, e moreschi.
(es. finestre a ferro di cavallo nel transetto o archi intrecciati su colonnine che decorano la
cupola del Duomo di Caserta vecchia);
-Amalfi, chiostro dei Cappuccini nell’albergo dei Cappuccini (1212) e quello della cattedrale
detto “del Paradiso” hanno archi a sesto acuto che si intrecciano con effetti decorativi;
-A Ravello: il Duomo di Ravello e Villa Rufolo hanno una cupola di tipo musulmano;
L’ambone del XII è testimonianza di scultura campana, ci sono ornati geometrici di
derivazione islamica, che ritroviamo in altri amboni/transenne alla
-Cattedrale di Salerno, XII sec, smaglianti nella policromia dei mosaici e intarsi marmorei, qui
più classicheggianti (per i rilievi plastici figure);
- coevi sono 2 plutei a S. Restituta (Napoli), dove si colgono riflessi bizantini, anche nelle
porta bronzee del Duomo di Benevento.
SANT’ANGELO IN FORMIS, Capua

ricostruita tra il 1072 e il 1087, Desiderio fu anche promotore della decorazione pittorica, che
oggi comprende un ciclo Cristologico nella navata centrale e uno veterotestamentario nelle
laterali, probabile riflesso delle decorazioni ad affresco del quadriportico dell’Abbazia di
Montecassino e soprattutto della maniera, sciolta e vivace, che in quel cantiere doveva
essere scaturita dalla chiamata dei mosaicisti bizantini, come dimostrano le tangenze con i
prodotti contemporanei dello scriptorium cassinense come il codice Vaticano Latino 1202,
fatto eseguire da Desiderio.
Fu un priorato benedettino, donato nel 1072 da duca di Capua Riccardo e si presume che
quell’anno la chiesa sia stata ricostruita, il portico e’ della fine del XII sec.
Elementi che collegano questa chiesa a quella di Montecassino sono la descrizione di Leone
Ostiense del portico con archi acuti e i portali (centrale e dx).
S.Angelo supplisce la lacune di Montacassino, infatti diventa l’abbazia di Desiderio ma c’e’
un problema di date: Riccardo entro’ in possesso della chiesa nel 1066, 6 anni prima di
donarla a Desiderio, secondo Maffei dunque Desiderio sarebbe subbentrato solo per la parte
pittorica, infatti si riscontra una crasi tra architettura e decorazione evidenziata da fatto che
le 3 finestre che si aprivano nel tamburo furono tamponate per realizzare gli affreschi che
quindi risalgono intorno al 1071.
Desiderio divento’ nel 1084 papa Vittore, ma negli affreschi compare vestito da abate
cassinese per cui e’ evidente che la pitture furono realizzate prima della sua elezione a papa.

certo è che negli affreschi di Sant'Angelo sono evidenti influenze bizantine ma anche una
narrazione più libera e corsivai due cicli infatti , del nuovo è vecchio testamento ,
sono il 1° nella navata centrale e il 2° in quelle laterali .
sulla navata centrale ci sono le storie di Cristo in 3 registri, in ordine cronologico
dall'Annunciazione alla passione. l'intera decorazione a carattere didattico e il ciclo si
conclude con il giudizio finale,sulla parete di fronte all’abside.
C’è il Cristo benedicente circondato dal tetramorfo,vi sono state viste influenze nordiche, nb
confronto con miniatura dell'Evangeliario di Ottone III.
Quindi stile bizantino e oltremontano si intrecciano in uno stile che trova riscontro per
esempio in San Pietro ad Oratorium presso Capestrano.

La decorazione pittorica non è confrontabile con i mosaici di M.Cassino perché questi non
esistono più si può fare un confronto tra l’affresco di Cristo in trono di S. Angelo e il mosaico
Costantinopolitano con l“Imperatrice Zoe e suo marito” in S. Sofia, della metà dell’11°
secolo: nel mosaico c’è volumetria delle forme, senso dello spazio, caratterizzazione del
volto che costruisce una certa tridimensionalità, c’è quel senso di carnalità e concretezza di
cui ne è privo l’affresco col Cristo in trono, il quale ha gli occhi marcati, taglio violento dei
baffi, chiazze rosse sulle gote, il sistema convenzionale del panneggio con ruote violente in
corrispondenza delle ginocchia, taglio secco e incisivo; da un punto di vista rappresentativo
le 2 figure sono uguali, ma la presenza di quegli elementi diventa una pesante
differenza sul piano della qualità formale, ciò dimostra che quei mosaicisti non potevano
venire da Costantinopoli, anche altri mosaici coevi agli affreschi di S. Angelo non mostrano
quella durezza di tratti.

La PUGLIA nel XI secolo è bizantina:


aperta a influssi del romanico lombardo, pisano, ma anche orientali.
-S. Nicola di Bari: è l’edificio più rappresentativo (sarà modello x la Cattedrale di Bari e il
duomo di Bitonto, XII-XIII),
fu iniziato nel 1087, ultimato a fine XII sec, all’esterno sembra una fortezza, con la facciata a
salienti, 2 torri incompiute ornate da archetti pensili, ci sono anche loggette sui fianchi e
pilastri compositi (modello emiliano/lombardo);
Cattedra del vescovo Elia,scolpita prima del 1105 (sua morte), che rispetto alla cattedra
vescovile fatta dal Romoaldo per il Duomo di Canosa nel 1078/89 con influssi
bizantini/islamici (nb.elefanti sostengono il sedile), hanno un’evoluzione della resa
naturalistica, il modello è la scultura wiligelmica.
- prospetto della cattedrale di S. Ruvo, ha influssi lombardi, derivata a sua volta dal Duomo
di Trani (finito nel XIII sec)
{qst ultimo, con tufo calcareo molto usato in puglia, si avvicina alla cattedrale di S. Nicola ma
senza tripartizione}; i battenti del portale sono opera di Barsiano da Trani: riprende modelli
bizantini x le figurazioni entro cornici, quasi identiche a quelle del portale del Duomo di
Ravello, e quello del duomo di Monreale (sul fianco);
-ci sono anche influssi d’oltralpe: es. è la Chiesa de SS. Nicola e Cataldo (Lecce), 1180,
all’interno ci sono archi a sesto acuto/volte a botte (=modello borgognone);
-anche influssi pisani: es. nella Cattedrale di Troia, 1093-XIIsec, nell’ordine inferiore
facciata/fianchi con arcate;
- il gusto romanzo trova riflesso nei pavimenti musivi delle cattedrali di Otranto, Brindisi,
Taranto, Trani.
Quello di Otranto,1163, ha il nome del committente, l’arcivescovo Gionata, e l’autore,
Pantaleone. Si trova lungo tutta la navata centrale, presbiterio/abside,
transetto: è un viaggio nell’immaginario medievale, ci sono scene dell’A.T., di romanzi
cavallereschi, leggende arabe , c’è un senso si Horror Vacui, accentuato dalla composizione
e dall’irregolarità delle tessere, bidimensionalità, e assenza chiaroscuro.

CATTEDRALE DI SIPONTO

Consacrata nel 1117 ha due fasi costruttive:


la 1 risale al tempo dell’arcivescovo Leone
1023/50 il cui nome appare su un frammento di
arredo liturgico databile intorno al 1039.
1 abside e 3 navate, per quanto riguarda la
decorazione e’ formata da una serie di arcate
cieche poggianti su semicolonne in muratura,
addossate alle pareti e disposte 5 x lato con
quella centrale piu’ ampia e larga. Secondo la
documentazione viene identificata nei lavori la
bottega dello scultore Accetto,
a cui segui’ la vicenda plastica pugliese come si puo’ notare anche nella
CATTEDRALE DI CANOSA, dove nella cattedrale si conserva l’unica opera integra ad essa
riferibile – un pulpito, con gusto metallico nella forma debitore alla bronzistica islamica, e con
un ornato che spesso riprende motivi propri della plastica bizantina come le palmette
annodate in file continue, la bottega si esprime in una dimensione locale,
per l’amore per le linee nitide e di valenza geometrica, per il nitore delle superfici di fondo e
per la composta disposizione degli ornati nel segno di un’insistita ricerca per la simmetria e
per l’ordine dove motivi come il tralcio fiorito avrebbero potuto indurre ad una facile rottura
degli schemi, cosi anche nella cattedra della cattedrale.

CATTEDRALE DI BARI, 1034

dall’ arcivescovo di Bisanzio, pero’ i colonnati sormontati dal finto matroneo e la


sistemazione della zona presbiteriale appartengono all’intervento ricostruttivo del tempo
dell’arcivescovo Rainaldo (1171/88).
In occasione dell’arrivo a Bari delle reliquie di S. Nicola fece prendere la decisione all’abate
benedettino Elia di costruire una nuova chiesa 1087, da documenti si sa che nel 1089 era
stata compiuta la cripta e nel 1106 l’edificio era già completato in una forma piuttosto
complessa: sulla cripta si innalza un transetto che oggi si presenta di forma continua,
mentre il progetto iniziale prevedeva una cupola su arconi e pennacchi, al di là del transetto
le absidi sono racchiuse all’interno di una parete continua (iconostasi), la navata è coperta a
tetto scandita da 2 coppie di colonne intervallate da un pilastro, le navatelle coperte da volte
a crociera consentono l’introduzione del matroneo, elemento assente nel panorama
architettonico pugliese, al disopra delle finestre che accentuano la verticalità dell’edificio; la
facciata è chiusa da 2 torri, di cui una antecedente alla chiesa. Poiché sfugge ogni
possibilità di raffronto con il mondo lombardo o normanno,
si può dire che la chiesa rappresenta una dimensione propria e che in ragione della sua
valenza innovativa costituisce un punto di riferimento innovativo per tutta la successiva
vicenda architettonica barese.
E’ il prototipo delle chiese pugliesi e comunque la più importante. Riprende alcune
caratteristiche fondamentali del romanico comunale padano: la tripartizione della facciata
mediante alti semipilastri, sostenuti da colonne, in corrispondenza con la suddivisione
dell’interno in tre navate; le finestre che l’alleggeriscono; la loggetta che corre lungo la
fiancata; gli archetti pensili che che accompagnano le cornici del coronamento; il protiro. Ma,
contrariamente a quanto accade nella valle padana, qui più che il contrasto chiaroscurale
vale la netta profilatura dei volumi e delle superfici.
CATTEDRALE DI TRANI fondata nel 1097,

propone solo l’alto transetto della Cattedrale di Bari per il resto ha una propria fisionomia
nell’ emergenza slanciata delle absidi non contenute come nel modello al di là di una parete
continua chiusa tra due torri. Dopo che nel 1143 furono deposte nella cripta aperta sotto al
transetto, le spoglie di San Nicola, si preferì aprire davanti ad esso un succorpo ampio
quanto la navata centrale che diviso da colonnati, venne a dare all’edificio il carattere di
chiesa doppia. Poi nel corso del ‘200 si scelse per i sostegni il motivo delle colonne binate,
sistema introdotto a metà del 12° secolo sia in edifici dell’Ile de France (Sens e Reims) sia in
costruzioni crociate della Terra Santa. Attivo verso il 1170 uno scultore che già in
precedenza era stato operoso nel S. Nicola di Bari, dove ha lasciato la sua opera
significativa la cosidetta Cattedra di S. Elia, caratterizzata da un classicismo di singolare
potenza evocativa, anni ’60 (momento in cui il fondatore della basiliva era divenuto anche
vescovo di Bari). Classicismo di singolare potenza evocativa. Se da un lato si può riscontrare
una precisa continuità ai suoi modi nel finestrone absidale di Bari, dall’altro una serie di
opere della fine 12° secolo e inizi 13° come il portale maggiore della Cattedrale di Trani fino
al portale laterale del

S. Leonardo a Siponto si nota una corrente parallela incline al recupero di una linearità
metallica che idealmente si riallaccia alle prime esperienze della scultura pugliese in età
romanica, sono opere per le quali vengono spesso proposti confronti con la plastica del sud-
ovest francese, ma che trovano una dimensione più ragionevole nella prospettiva dei rapporti
con l’Abruzzo e legami con l’ambiente crociato di Terra Santa svolsero un ruolo preminente
anche in Puglia come dimostrano i frammenti della decorazione dell’Abbazia di S. Maria di
Pulsano, furono decisivi nel caratterizzare
alcuni dei più significativi interventi architettonici del tardo 12° secolo come testimoniano il S.
Sepolcro di Barletta e i SS. Nicola e Cataldo di Lecce con i quali entrano a far parte del
bagaglio linguistico locale elementi nuovi, ormai carichi di una dimensione protogotica.
XII sec
ITALIA MERIDIONALE: SICILIA
La conquista normanna nel corso dell’XI sec rappresenta x l’italia meridionale un
avvenimento decisivo non solo sul piano politco, ma anche sul piano artistico e culturale,
soprattuto per la Calabria bizantina e la Sicilia araba, mentra la Puglia e la Campania
ventavano un’autonoma trad artistica indirizzata ad una continuita’ con la Chiesa romana.
Normanni: Roberto il guiscardo.

CATTEDRALE DI GERACE

probabilmente costruita tra la fine dell’11° secolo e


gli inizi del 12° secolo: la contrapposizione tra la
continuità della navata basilicale e l’articolazione
complessa del presbiterio, quest’ultima è ottenuta
attraverso un gioco compositivo che ha i suoi
riferimenti nell’area renana e che in zona viene ad
affiancarsi alla soluzione cluniacense, ampliandone
le possibilità creative.
Il 1130 anno in cui Ruggero 2° acquisisce il titolo di re segna lo spartiacque nella dimensione
artistica promossa dalla dinastia normanna, forte è ora l’esigenza di una qualità “imperiale”
del potere, che si espleta intensificando i referenti bizantini ed islamici in chiave maiestatica,
come dimostratono gli oggetti suntuari riferibili alla corte ed alla bottega ad essa annessa; ad
esempio il tiraz, il manto dell’incoronazione di Ruggero 2° datato entro il 1132 con due leoni
che atterrano cammelli conservato a Vienna, o la corona d’oro proveniente dalla tomba di
Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico 2° dello stesso periodo e modellata sulla
forma del kamelaukion bizantino, comunque questa nuova dimensione non è una frattura
con la dimensione sperimentale della contea. 1131 fondazione da parte di Ruggero 2° della
cappella di S. Pietro annessa al Palazzo reale di Palermo

CAPPELLA PALATINA a PALERMO (1140)

Basilica a 3 navate dedicata ai SS. Pietro e Paolo, fatta costruire da Ruggero II e consacrata
nel 1140 come chiesa della famiglia reale.
innesto tra pianta a croce greca e pianta longitudinale, arricchita da un alta cupola con
pennacchi eretta sopra le 3 absidi del santuario. Molto decorata: pavimenti con motivi
geometrici orientali, muri rivestiti di mosaici dai maestri bizantini tra i più importanti della
Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, gli evangelisti e scene bibliche varie. ,
Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle altre navate sono decorate con
intagli e dipinti di stile arabo, articolato in un numero elevatissimo di piccole cellule come un
alveare ospitanti figure e motivi vegetali. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con
rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica.
Capitelli corinzi. Colonne in spoglio romane nelle navate. Archi acuti di gusto islamico.
CATTEDRALE DI CEFALÙ, Palermo (1131)

pianta basilicale. Alto transetto, lungo coro. Facciata con due torri ai lati. 3 navate.
Nel catino absidale c’è il busto di cristo con aureola e il libro in mano, fondo oro, frontalità e
motivi fitomorfi.
Richiamo alla tradizione normanna.

L'edificazione ebbe inizio nel 1131 e furono realizzati i mosaici nell'abside e sistemati i
sarcofagi porfiretici che Ruggero II aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie.
Federico II trasferì a Palermo i due sarcofagi reali. La decorazione musiva, forse prevista per
tutto l’interno, fu realizzata solamente nel presbiterio e ricopre attualmente l’abside e circa la
metà delle pareti laterali. Per la sua realizzazione, Ruggero II chiamò maestri bizantini, di
Costantinopoli, che adattarono ad uno spazio architettonico per loro anomalo, di tradizione
nordica, cicli decorativi di matrice orientale. La figura dominante è quella del Cristo
Pantocratore che, dall’alto dell’abside, mostra i suoi attributi cristologici con la destra alzata,
indicanti le due nature del Cristo, divina e umana, unite insieme e il mistero della Trinità,
mentre con la sinistra regge il Vangelo aperto sulle cui pagine si legge, in greco e latino: “Io
sono la luce del mondo, chi segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la luce della vita”
(Giovanni 8, 12). Al centro, nel registro inferiore, è la Vergine orante elegantemente
panneggiata e scortata dai quattro arcangeli. Nel secondo e terzo registro, ai lati del
finestrone centrale, sono figure di apostoli ed evangelisti, distribuite secondo un preciso
programma teologico. Nelle pareti laterali sono invece figure di profeti e santi. Nella
decorazione della crociera sono raffigurati quattro cherubini e quattro serafini. Sui due lati si
contrappongono figure regali (parete destra, opposta al trono reale) e figure sacerdotali
(parete sinistra, opposta al seggio episcopale. Tutte le figure sono accompagnate da scritte,
in greco o in latino, che indicano il nome del personaggio. La decorazione musiva fu
realizzata entro il 1170, ma nella parte inferiore e sulla metà anteriore delle pareti del
presbiterio venne completata nel Seicento, al di sopra di precedenti decorazioni pittoriche di
cui restano scarse tracce.
CATTEDRALE DI MONREALE (1172), Palermo

Dedicato a Santa Maria Nuova, costruito per volere di


Guglielmo II d’Altavilla, sulle pendici del monte Caputo.
La facciata si presenta come un portico a trifora, due
massicce torri fortificate (quella di sx trasformata in
campanile) e pregevoli porte bronzee, una delle quali
e’ opera di Bonanno Pisano (1185).
L'esterno, quantunque modificato, nella parte
posteriore conserva intatta l'impronta normanna ed è
ornato a vari disegni formanti una serie di archi di
pietre bianche e nere con cerchi al di sotto, assai ben
combinati e disposti tra loro.
Le absidi, col fitto intreccio d’archi acuti, evocano atmosfere arabeggianti esaltate dalla
decorazione policroma creata dall’alternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica. Il
vastissimo interno basilicale a tre navate, lungo 90 metri, al quale si accede attraverso il
portico sul fianco sinistro, misura 102x40 m; i l soffitto è a capriate, e dietro l'altare l'edificio
termina con tre absidi. Le navate sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli
anch’essi antichi con clipei di divinità che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. I
soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera,
quest’ultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio che aveva distrutto parte del tetto.

Le pareti delle absidi del santuario e delle navate sono, superiormente, rivestiti da mosaici a
fondo oro, eseguiti tra il XII e la metà del XIII secolo da maestranze in parte locali e in parte
veneziane, formatesi alla scuola bizantina. Questi mosaici raffigurano storie cicliche
dell'Antico e del Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano è la colossale figura del
Cristo Pantocratore (Onnipotente).

La decorazione interna è estesa ad ogni parte dell’edificio, vi concorsero diverse


maestranze. In tutto sono 6400 mq di decorazione musiva. Sistema di pannelli isolati l’uno
dall’altro ma strettamente legati alle diverse parti della struttura architettonica.
Gli oltre seimila metri quadrati di mosaici, che narrano l’intero ciclo divino ed umano del
Verbo, furono eseguiti, probabilmente, nel breve arco di due anni, affiancando al lavoro delle
maestranze bizantine quelle di maestranze siciliane che già avevano maturato un loro
linguaggio, sicuramente più realistico rispetto ai maestri di Bisanzio.

Il grandioso dispiegarsi della narrazione musiva è composto da 130 quadri.


Punto centrale e focale di essa: l’immenso Cristo Pantocreatore, severo e benedicente, che
occupa l’intera superficie del catino absidale.
Nello spazio ad essa sottostante, molte figure di santi, ed apostoli, Il grande arco del
presbiterio segna l’avvio della narrazione che si svolge su due registri, suddivisi in cinque
parti: prologo, preparazione, realizzazione, continuazione ed epilogo.
Registro Superiore Il quadro della Sapienza Divina, raffigurato da una figura di donna velata
ed incoronata tra gli arcangeli Gabriele e Michele posta al centro dell'arco di ingresso al
presbiterio, apre la serie delle 42 scene che compongono i due registri.
Quello superiore, in cui si contano 52 medaglioni, inizia con la creazione della materia dal
caos informe.
Segue, procedendo da sinistra verso destra, l'atto della creazione divina della luce, poi quella
del firmamento e la separazione delle acque dalla terra e dal cielo; la creazione degli astri,
degli animali, del primo uomo; infine il riposo di Dio al settimo giorno.
La serie di scene prosegue con Adamo nel paradiso terrestre e la sua vita senza dolore.
Nelle due scene che sovrastano la porta maggiore fa la sua comparsa Eva, creata dalla
costola di Adamo e sua compagna.
Si continua quindi nella parete di sinistra. In quattro scene è descritta la tentazione operata
dal serpente che ha i suoi effetti nella cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso.
Adamo inizia così a conoscere le fatiche del lavoro terreno ed il dolore.
Seguono la raffigurazione di Caino ed Abele e l'assassinio di quest'ultimo per mano del
fratello. Poi, ancora, la fuga di Caino e la sua morte per mano di Lamech (episodio ignoto
alla nostra tradizione biblica, ma presente in quella ebraica).
I quadri continuano con la raffigurazione delle scene riguardanti il diluvio: l'annuncio divino a
Noè di costruire l'arca, le fasi della sua esecuzione, l'ingresso degli animali nell'arca, la
cessazione del diluvio e la comparsa dell'arcobaleno. Quindi la prima produzione del vino,
con l'episodio di Cam che deride il padre Noè ubriaco e discinto. Segue l'episodio della torre
di Babele e la visita dei tre angeli ad Abramo, che li adora come una sola persona (allegoria
del mistero della Trinità e dell'Unità di Dio).
IL registro superiore si conclude con altri due quadri: l'episodio di Sodoma distrutta per
volonta di Dio e la trasformazione in statua di sale della moglie di Loth che si è voltata a
guardare, contro il divieto divino, la distruzione della città.

ETA’ GOTICA XI SEC


L’arte gotica nasce in Francia con la ricostruzione dell’Abbazia di Saint-Denis presso Parigi,
voluta dall’abate Suger nel 1140.
Si diffonde fra la metà del XII secolo e il XIV secolo in tutta l’Europa occidentale, in
particolare in Francia, in Inghilterra e nei Paesi di lingua tedesca. In Italia l’arte gotica prende
piede a partire dal XIII secolo.
A volte è espressione della nascente monarchia nazionale, a volte solo forma estetica
prediletta dalla rimasta aristocrazia feudale, a volte linguaggio della borghesia in crescita
politica.
l'arte gotica esprime religiosità, ma invece rinascono anche elementi di arte profana:
gotico è sì il distacco dalle forme naturali sia l'intento naturalistico che spinge gli artisti a
ristudiare il corpo umano, le espressioni facciali, il paesaggio, il teatro della vita quotidiana.
Si riconosce intorno al 1380 una fase stilistica unitaria a livello europeo denominata gotico
internazionale, o Cortese che ha vita breve in Italia dove dall'inizio del 400 fiorisce il
Rinascimento, a nord delle Alpi si prolunga col tardo gotico fino all'inizio del XVI secolo e
anche oltre.
L’ARCHITETTURA GOTICA
L’architettura gotica è caratterizzata dallo slancio verticale delle strutture e da una complessa
tecnica costruttiva.
Questa, grazie all’uso combinato dell’arco a sesto acuto (detto anche ogiva), della volta
costolonata e degli archi rampanti, consente di alleggerire le murature e di aprire ampie
finestre. La presenza di grandi finestre favorisce lo sviluppo della tecnica della vetrata.
La cattedrale è la massima espressione dell’arte gotica.
l’architettura gotica ha origine in Francia, nella regione circostante Parigi, poco prima del XII
secolo, la cattedrale o chiesa abbaziale gotica francese ha dimensioni colossali, slanciata e
luminosa ogni membratura ha una funzione statica, di sostegno o di contrappeso, si tende ad
abolire tutto quello che non è funzionale.

Sì rinuncia così alle pesanti masse murarie dell'edilizia romanica, quando possibile le pareti
sono sostituite da vetrate istoriate che insieme al rosone in facciata, illuminano l'interno,
caratteristica che rientra nella simbologia religiosa e che si trovava
nella chiesa abbaziale di SAINT DENIS

il deambulatorio di San Denis, è formato da campate ogivali e dà accesso a cappelle radiali


illuminate da grandi finestre , dopo la morte di Surger nel 1151, fu creato il coro che ha
slanciati archi a sesto acuto e la navata centrale formata da campate coperte da volte
esapartite, illuminata da finestroni .
l'esempio di San Denis sarà seguito dalla celebre Notre Dame di Parigi.
È a cinque navate con transetto e doppio deambulatorio, coperto con volte a sezioni
triangolari.
La navata centrale è elevata grazie ad una fila di oculi circolari . ci sono archi rampanti che
contengono le spinte delle volte.

La prima metà del XIII sec è detta fase classica dell'architettura gotica francese ,
un es è la cattedrale di Chartres , costruita tra 1194 e1230,
la pianta è a tre navate, transetto, doppio deambulatorio e cappelle radiali, la facciata a
altissime torri, e portali scolpiti;
la massa muraria è sostituita dalle vetrate, del 166, dalla Notre Dame di Chartres discendono
le cattedrali di Reims e Amiens;
invece esempio coevo ma alternativo è la cattedrale di Bourges:
la pianta si ispira a Notre Dame ma all'interno i pilastri della navata centrale sono più alti che
a Chartres e lasciano ammirare le navate laterali, l'impressione è di uno spazio molto vasto
non interrotto dai percorsi rettilinei delle navate ma comunque frantumato da dettagli
decorativi e fonti luminose.
C'è tendenza a svuotamento delle pareti, assottigliarsi strutture, impiego vetrate , che si
intensifica verso metà del XVI secolo nella fase del gotico radiante .
LA SCULTURA GOTICA
I soggetti della scultura gotica sono prevalentemente sacri e compongono grandi cicli
narrativi disposti nelle facciate delle cattedrali.
Le figure di pietra sostituiscono talvolta gli elementi architettonici: lesene, colonne o pilastri
sono infatti scolpiti sotto forma di Santo, Angelo o Profeta.
I soggetti sono gli stessi che hanno popolato le chiese romaniche, ma:

 le sculture hanno forme eleganti e sono ricercate nei particolari;


 esse sono caratterizzate da un marcato verticalismo;
 prevale la linea, continua ed elegante, che accentua i gesti e le espressioni dei
personaggi e sottolinea i panneggi verticali degli abiti;
 rispetto alla scultura romanica, le forme sono più mosse e producono effetti
di accentuato chiaro-scuro;
 le sculture acquisiscono sempre più naturalezza espressiva. Le figure sacre
parlano agli uomini attraverso i sentimenti della pietà, del dolore, dell’amore e
della gioia.
Scultura gotica francese: presenta 2 caratteristiche:
1) al gusto delle summae si collega la tendenza ad allestire schemi dottrinari complessi,
ossia figure e scene sacre si connettono con schemi concettuali complessi a
allegorie/personificazioni varie, in elementi più possibile gerarchizzati
un es. è il lunetta del portale (facciata ovest) di Notre Dame, Parigi, con il Giudizio
Universale: nell’organizzare la composizione/iconografie, c’è appunto una tendenza
enciclopedica, ossessione catalogatoria.
2) la statua non fa più corpo con l’architettura (rilievo non è più parte dell’architett.)
ma è sovrapposta, resta connessa con l’edificio e non è concepibile se non
addossata ad una parete, entro nicchia, spigolo ecc ma acquista movimenti, si
riscopre il corpo umano come entità autonoma, che si muove armonicamente, i
volti sono individuali, espressivi.
- confronti 2 gruppi di statue in 2 portali: 1) cattedrale di Chartres, facciata, “i Re e le
Regine d’Israele”, 1145: i corpi sono solo colonne sagomate da cui sporgono appena
braccia e piedi, i panneggi increspano appena le superfici.
(sembra stile Grecia arcaica)
2) 80 anni più tardi, statue con Annunciazione e Visitazione, Cattedrale di Reims, 1230:
sono figure indipendenti, addossate alle colonne ma difatto staccate, pose naturali,
movimenti braccia bilanciati, panneggi rivelano membra sottostanti (sembra stile
Grecia classica).

LA PITTURA GOTICA
La pittura gotica raggiunge la sua massima espressione in Toscana, in particolare a Siena e
a Firenze. Queste due città esprimono due diversi orientamenti stilistici.
La pittura a Siena
A Siena la pittura si distingue per:

 la ricerca minuziosa dei particolari;


 la raffinatezza della decorazione;
 la linea fluida e continua;
 la bidimensionalità delle immagini immerse in un’atmosfera favolistica.

Vi operano i pittori Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio


Lorenzetti.
La pittura a Firenze
A Firenze operano, tra gli altri, Cenni di Pepo detto Cimabue e Giotto da Bondone.
Cimabue introduce nelle sue opere un nuovo senso di umanità: i volti delle Madonne
esprimono dolcezza materna, così come il Cristo crocifisso porta in sé la tragicità della sua
vicenda umana.
Giotto raffigura i soggetti religiosi come fossero reali, i Santi come fossero uomini comuni. I
suoi personaggi sono caratterizzati da una marcata espresione dei volti e dei gesti, tanto che
sembrano compiere azioni concrete. Egli si fa così interprete del nuovo spirito della Firenze
tra Duecento e Trecento, in cui ricchi mercanti, imprenditori e finanzieri vivono i valori
religiosi in una dimensione più laica, più “umana”.
Con Giotto lo spazio è rappresentato in modo tridimensionale, grazie all’uso della prospettiva
intuitiva e all’individuazione dei piani di luce e in ombra degli edifici. Egli abolisce il fondo
dorato e il cielo diviene d’un azzurro luminoso e intenso.

L’ARCHITETTURA GOTICA IN ITALIA


In Italia l’arte gotica si diffonde a partire dal XIII secolo, per opera dei monaci cistercensi.
Questi, dal villaggio francese di Citeaux (la latina Cistercium, da cui il nome dell’ordine
monastico), mossero in tutta Europa per costruire le loro abbazie.
Queste sono caratterizzate dalla semplicità, perché sono espressione di un pensiero
religioso che afferma l’importanza della rinuncia e della meditazione spirituale.

 Le chiese hanno forme equilibrate e dimensioni contenute.


 La decorazione è assente o essenziale.
 Lo spazio interno è suddiviso in tre navate, con campate sormontate da volte
ogivali.
 All’esterno i contrafforti sostituiscono gli archi rampanti, in quanto è ridotta la
spinta verticale della navata centrale.
 È presente il muro continuo. Sulle pareti esterne si aprono finestre di dimensioni
contenute.

Testimonianze esemplari sono le chiese di San Galgano e di Sant’Antimo (Siena) e l’Abbazia


di Fossanova (Latina), le chiese di Santa Maria Novella (dell’Ordine domenicano) e di Santa
Croce a Firenze (dell’Ordine francescano), il Duomo di Siena e il Duomo di Orvieto.
Si costruiscono in stile gotico anche cattedrali e palazzi comunali, tra cui quello di Siena.
Fra il XIII e il XIV secolo sono attivi alcuni grandi scultori-architetti: Nicola Pisano e suo
figlio Giovanni, e Arnolfo di Cambio.

COMPLESSO DI FOSSANOVA

gli edifici sono disposti secondo il modello francese intorno ad un chiostro;


la chiesa: è a croce latina, 3 navate, transetto, coro per monaci a testata rettilinea,
all’esterno la costruz. Appare robusta, ci sono contrafforti, alto tiburtio ottagonale, due piani
di bifore, torre campanaria sopra, i muri sono spessi, le finestre alte e strette si alternano a
contrafforti;
interno la navata centrale è in risalto con la sua copertura di volte a crociera, divisa in
campate rettangolari da 7 arconi che poggiano su pilastri, sono usati archi ogivali ma non c’è
dinamismo né luminosità delle cattedrali franesi, la robustezza richiama il romanico.
di committenza non cistercense è S. Andrea di Vercelli

voluto dal cardinale Guala Bicchieri, di ritorno (per Papa) dalla Francia/Inghilterra dove
ammira le novità.
l’autore/progettista è forse Tommaso, primo abate, e non Antelami come si credeva,
fu fondata nel 1219, consacrata nel 1224: c’è connubio elementi romanici e gotici;
romanica è la facciata a capanna con 3 portali in archi a tutto sesto, strombati, ma gotica è
l’armoniosa intelaiatura con sottili contrafforti tubolari e le 2 torri!!;
Gotico è l’interno: 3 navate, fiancheggiate da archi a sesto acuto retti da pilastri circolari cui
sono addossate esili colonne ; le campate rettangolari disuguali,nella navata centrale sono
separate da archi ogivali, ci sono volte a crociera, come nelle costruzioni cistercensi c’è un
chiostro su cui si affacciano ambienti di servizio e locali del monastero (sagrestia, refettorio
ecc);
a differenza di Fossanova però qui c’è policromia muri bianchi/mattoni rossi; In facciata, nella
lunetta del portale, vi è la Crocefissione di s. Andrea (maestro antelamico).

I NUOVI ORDINI
CHIESA DI FOSSANOVA, consacrata da Innocenzo III nel 1208

La chiesa è a 3 navate con transetto sporgente sul quale si affacciano ad oriente, cappelle
quadrangole, la navata centrale ha sostituito la volta a botte acuta con la crociera
quadripartita su campata rettangolare trasversa, adeguatamente rialzata in modo da
sovrapporre al piano delle arcate un piano di finestre; l’interno luminoso e spazioso è ritmato
dalle membrature a parasta e semicolonna pensile che dai pilastri salgono ad impostare i
trasversi delle volte.
a differenza dell’architetturra cistercense dell’Italia settentrionale, dove la volta a crociera
aveva una propria tradizione già dal secolo precedente basata sul sistema alternato, le
navate di Fossanova non solo presentano il sistema uniforme, ma costituiscono in blocco il
trapianto nel Lazio di un sistema statico e formale che era stato elaborato dall’architettura
dell’ordine in Borgogna e trovano il precedente più stretto e diretto nella chiesa di Pontigny
1170, perciò le altre abbazie del medesimo ordine sono repliche, elaborazioni e arricchimenti
del modello di Fossanova.

CHIESA DI S. FRANCESCO IN BORGOGNA


cominciata nel 1236 e terminata nel 1263 con il recupero del coro e del deambulatorio
semplificati nella muratura liscia in laterizio.
L'interno è a tre navate scandite da pilastri ottagonali con altissime volte esapartite (cioè
divise in sei vele, come a Notre Dame di Parigi).
Nel coro si sviluppa un deambulatorio absidale con corona di nove cappelle radiali di pianta
quadrata, ne lla redazione laterizia che ignora il ricco formulario decorativo dei modelli
francesi.
Tra arcate e alte finestre dalla semplice forma a lancetta la parete si stende liscia, profilata
dalle cordonature salienti dai pilastri ad impostare le volte.
All’esterno il nudo prisma del coro alto è circondato dal ventaglio dei contrafforti e archi
rampanti che nascono tra i cubi delle cappelle.
La navata centrale raccorda la propria campata doppia alle laterali mediante volte sei partite
sopra arcate ampie ricadenti sui nitidi pilastri ottagoni in laterizio pausati dai capitelli bassi e
slargati e dalle basi in arenaria.
Il greve, frammentario organismo del sistema alternato lombardo, diventa spazio ampio e
luminoso, unificato da pareti cui l’intonaco bianco conferisce la sostanza figurativa di piano
limite.

CHIESA DI S. FRANCESCO A PIACENZA


con annessa scuola e tra il 1278 e il 1365 segue lo
schema bolognese con ricorso più netto alla tradizione
romanica locale,
il deambulatorio e le cappelle radiali sono resecati
lateralmente e ricondotti insieme al transetto alto non
aggettante, entro il chiuso e lungo rettangolo imposto
dal sistema uniforme delle navate, i cilindri laterizi privi
di capitello che scandiscono le navate e disegnano il
coro, sono interrotti da 4 pilastri ottagoni, replicano
forme e alternanze già presenti nella semplice chiesa
domenicana di S. Giovanni in Canale, che ha la
singolare combinazione di tetto e volte, in un sistema
di campate uniformi e alzato a sala su pilastri cilindrici
interrotti da una coppia di pilastri ottagoni a segnare lo
stacco tra tetto e volte, la forma bombata delle volte e
gli archi a doppia ghiera confermerebbero la datazione
tra il 1220 e il 1227.
S.ELIGIO, NAPOLI

La costruzione della chiesa, la più antica di epoca angioina della città, in stile gotico, risale
all'anno 1270.
L'ingresso della chiesa, attraverso il notevole portale strombato di fattura gotica francese, è
dal lato destro, essendo perduto alla sua funzione il portale principale a seguito delle
stratificazioni strutturali.
Gli ordini mendicanti adattarono la loro architettura a quella circostante con atteggiamento
mimetico, trasformando l’architettura dall’interno, coltivando contemporaneamente diversi tipi
di edificio sacro:
3 navate o aula unica, pseudo Basilica o chiesa a gradoni, dove la navata centrale sale di
poco sulle laterali e senza rompere l’unità dello spazio interno, vi imprime una netta
direzionalità longitudinale, le coperture possono essere a tetto con le travature a vista o su
archidiaframma oppure in volte a crociera. sul piano delle stile si osserva incece un
andamento unificante che interpreta forme,, schemi distributivi e di alzato nei puri temi
geometrici e costruttivi dando luogo a figure spaziali unitarie.

Chiesa di San Francesco a Cortona

realizzata da frate Elia tra il 1245 e il 1253, dopo


un periodo trascorso al servizio di Federico 2°, è a pianta rettangolare conclusa ad oriene da
3 cappelle rettangolari, una maggiore centrale e 2 minori che la fiancheggiano, l’alzato a
capanna che ne costituisce la sezione costante e si ripropone all’esterno nella snella facciata
monocuspidata con l’elegante portale archiacuto con colonnine che proseguono negli
archivolti. Solo nelle cappelle è presente un resto di articolazione nello spazio mediante
volte a crociera ricadenti su capitelli pensili a banda di foglie uncinate. Accenti di gotico
transalpino più intenso caratterizzano le finestre, bifore, lunghe e strette, tagliate nette nel
nitido apparecchio murario e con decorazione interna di archi trilobi su colonnine in marmo
ritmano i fianchi a quota molto alta ed inondano di luce l’interno. Impostate più basse si
ripropongono nelle cappelle laterali.

Nell’Italia centrale culla del francescanesimo, l’aula unica a tetto sempre accompagnata da
cappelle di coro a volte si trova con una frequenza che aspira all’esclusività. La chiesa a 3
navate la cui diffusione sembra partire dall’Italia padana, precedente è l’architettura dei
cistercensi, presenti nell’area con molte abbazie particolarmente antiche, ad esse si rivolsero
gli umiliati, congregazione a carattere laico, di cui resta molto poco come della chiesa
dell’Abbazia di Viboldone presso Lodi, fondata nel 1176, è a pianta chiusa e rettilinea
contiene il transetto alto che dà adito a 3 cappelle rettilinee delle quali la centrale, più ampia
e fonda e costituisce l’unica sporgenza del tracciato rettangolo complessivo, analoga
riduzione dl modello cistercense si osserva all’interno, dove tranne nei pilastri compositi
delimitanti il transetto, tutto il sistema di piedritti, di arcate e volte su bassi pilastri cilindrici in
laterizio con capitello a dado scantonato alla base.

Una delle prime chiese mendicanti a 3 navate dell’italia settentrionale e’ la chiesa di


S.FRANCESCO A BRESCIA 1254/65

Nel modello primitivo della chiesa mendicante sia ad aula unica che a 3 navate, i cori di
solito sono piccoli quadrangolari e coperti da volte a crociera, i capitoli domenicani e
francescani (1228-1260, rispettivamente) ammettevano esplicitamente sia la volta, che la
vetrata istoriata per potenziare il coinvolgimento emotivo. Dall’ultimo quarto del ‘200
intervengono 2 fattori di innovazione che cambiano in profondità il senso della chiesa
mendicante:
• Grande transetto con un sempre maggiore numero di cappelle • Coperture integrali a volte.
S. Francesco a Mantova - ante 1301 – come Brescia, S. Francesco a Pavia 1250/1300, S.
Francesco a Lodi 1280/1337.

Due dei più famosi esempi di pseudosala mendicante sono le chiese domenicane di
S. MARIA DI NOVELLA a Firenze 1278 e Santa Maria sopra Minerva a Roma dal 1280,

che non
sono dissimili dalle chiese lombarde o venete. Soprattutto l’aggiunta del transetto ampio con
cappelle sia nell’aula unica, quanto nelle 3 navate determina una tipologia nuova di chiesa,
diversa da quella precedente non solo negli aspetti formali, ma nella destinazione funzionale,
dove il celebrante tornava ad isolarsi. A provocare tale mutazione tipologica concorsero due
potenti fattori: 1) il favore gotuto dai mendicanti si espresse anche in una domanda più
massiccia di sepolture private nelle loro chiese.
Le famiglie borghesi più ricche aspirarono ad avervi proprie cappelle che spesso furono
aggiunte intorno a chiese già esistenti, ovunque vi fosse spazio libero. A partire dal tardo
Duecento le cappelle private che costituivano la principale fonte di finanziamento per le
nuove costruzioni, vennero concepite nel contesto dei progetti originari ed il transetto si
configurò come svincolo ideale per raccoglierne il maggior numero possibile intorno all’altare
maggiore. 2) Lo sviluppo del transetto fu però motivato anche dall’acquisizione da parte dei
mendicanti di abitudini liturgiche proprie del monachesimo benedettino e dalla presenza
preponderante di preti entro le sempre più numerose comunità di frati anche in ordini che
come quello francescano erano nati laici. La prima chiesa mendicante monumentale ad una
o più navate era spazio unitario pensato per accogliere l’assemblea dei fedeli in vista della
predicazione ed il suo punto focale stava a metà navata dove sorgeva il pulpito Con il
dilatarsi del transetto tornava dominante nella struttura e nella figura spaziale della chiesa il
momento della celebrazione.

CANTIERI DI CATTEDRALI
In Italia il fenomeno del cantiere comincia a configurarsi a metà del ‘200 quando sempre più
nette e autonome emergono le personalità degli artisti, qualcosa del genere era già
avvenuto nelle cattedrali romaniche, grazie alla vitalità dei cantieri si erano formate
tradizioni architettoniche vigorose e caratterizzanti in Lombardia, Toscana e Puglia, per la
presenza di architetti come Lanfranco e Buscheto e di scultori come Wiligelmo e Antelami,
per la loro capacità d’urto e di diffusione di idee.
Grandi cattedrali nascono ancora rielaborando soluzioni spaziali e statiche e formali proprie
del mondo delle cattedrali romaniche. La ricostruzione del Duomo di Trento avviata nel 1221
dall’architetto Adamo da Arogno, a 3 navate, grande transetto con tiburio e 3 absidi, l’edificio
accompagna un frasario romanico di loggette e archeggiature all’esterno, di pilastri a fasci e
semicolonne addossate ad un nucleo quadrangolo con il rapido ritmo di brevi campate
rettangolari trasverse in sistema uniforme e l’accentuato verticalismo delle proporzioni.

L’architettura sacra 200esca italiana lombarda:


Il laterizio prevale sulla pietra, la pianta delle chiese tende a farsi compatta e rettilinea, le
arcate si alzano riducendo il dislivello tra le navate ed accostandosi alla pseudosala, le volte
tendono a livellare entro un medesimo piano i vertici degli archi d’inquadramento e dei
costoloni, unificando lo spazio interno e la sua concentrazione longitudinale ingresso-coro,
anche la scultura è ridotta in bassi capitelli che diventano semplici basi anulate, lisci o
decorati a crochets o a dado scantonato, aspetti che si trovano nel Duomo di Crema, la cui
pianta chiudendo in un rettangolo interrotto solo dalla sporgenza del coro rettilineo, il sistema
di campate uniformi ed il transetto non aggettante appare particolarmente vicino alle chiese
umiliate.
DUOMO DI MONZA 1258

dall’insolita pianta a croce greca intorno ad un tiburio di incrocio. Anche tipologie di edifici
consacrati da una tradizione risalente alle origini dell’architettura cristiana, vengono
abbandonati in favore di nuove forme:
nel Battistero di Varese 1230

circa su un edificio a pianta esagona, venne


composto in 2 corpi quadrangolari, uno più alto e largo con la vasca battesimale, l’altro più
basso e stretto ad est e strutturato su 2 piani: un piano con l’altare e sopra la tribuna, il
linguaggio formale è semplificato nei blocchi edilizi all’esterno definiti da lisce paraste agli
angoli e file di archetti alla gronda tagliati netti dalle monofore e dagli oculi, solo il portale
strombato ha un certo risalto plastico con ciglio arcuato, dalle colonnine dello strombo con
capitelli a crochet anche i vani interni sono definiti solo dalle pareti con sottili costoloni delle
volte piatte.
Stessa essenzialità si ritrova nella
Chiesa di S. Salvatore a Lavagna del 1252, a 3 navate con colonne snelle e capitelli a dado,
è coperta a tetto tranne l’ultimo valico dove le volte di fattura gotica fiancheggiano una torre
nolare, la facciatata a capanna è ingentilita dal protiro, dal grande rosone e da un tratto di
rivestimento a fasce bicrome diffuso nell’architettura ligure come nella non lonatna cappella
privata del papa Innocenzo 4°, papa importante per la costruzione e la decorazione della
basilica di Assisi. In Italia centrale e meridionale prosegue la fortuna di un tipo di chiesa a 3
navate coperte a tetto, transetto profondo, sporgente ed alto e 3 absidi, il cui capostipite era
la chiesa dell’abbazia di Montecassino di Desiderio, solo nel 13° secolo viene introdotta la
copertura in volte costolonate per il transetto, riconducibile ai cistercensi, ma l’edificio in cui
sono più evidenti le forme derivate dall’architettura cistercense è nel
DUOMO DI COSENZA,
costruito dopo il terremoto del 1184 che aveva
distrutto la Cattedrale precedente, nel 1201
divenne arcivescovo Luca Campano, già monaco
di Casamari e scriba di Gioacchino da Fiore. Il
duomo fu consacrato nel 1222 alla presenza di
Federico 2°; gli influssi cistercensi si avvertono nei
pilastri quadrangoli a spigoli smussati e negli archi
cigliati delle navate costruite per prima, le volte del
transetto con costoloni sottili, analogo gusto e
forme di dettaglio caratterizzano la facciata, forse
ultima parte della costruzione sembrano frutto di un
cantiere cistercense.

UNA DELLE MASSIME ESPRESSIONI DI ARCHITETTURA GOTICA IN ITALIA E’ IL


DUOMO DI SIENA,

Fondato nel XII secolo presso l’antica sede vescovile ebbe una vicenda edilizia lunga e
travagliata testimoniata dalle strutture architettoniche in parte romaniche ed in parte gotiche,
sia negli apparati decorativi, nei quali è possibile distinguere nettamente i settori più antichi
della costruzione, caratterizzati da pilastri a fitte fasce orizzontali bianche e nere.
Fu stabilito un primo progetto nel 1215
La costruzione dell’attuale cattedrale e’ iniziata nel 1226 fino al 1263.
Tra i vari progettisti nella fase dei lavori si trovano alcuni monaci della vicina abbazia
cistercense di S.Galgano affiancati tra il 1245 e 1268 da NICOLA PISANO.
Proprio a Nicola si deve il perfezionamento dell’impaginato generale della fabbrica Che
presentava una copertura a travate lignee ed uno schema a croce latina, con corpo
longitudinale a tre navate, scandite in quattro campate rettangolari e divise da archi a tutto
sesto sostenuti da alti pilastri polistili a fitte fasce orizzontali bianche e nere.
La cupola è a pianta esagonale irregolare che, pur non priva di una certa armonia, si imposta
in modo sgraziato sulla navata centrale. Eretta tra il 1259 ed il 1263 è sostenuta da sei
pilastri, ma l’esagono della base si trasforma in un dodecagono all’altezza del tamburo. Per
la decorazione della cattedrale Nicola Pisano realizza una serie di teste mensola sulla
cornice del tambuto ed un pergamo ottagonale.
Dopo 20 anni ha inizio una nuova campagna costruttiva diretta da Giovanni Pisano che Tra il
1285 ed il 1296 Estende le navate del coro aggiungendovi una campata
E progetta la facciata, realizzandone però solo la parte inferiore. A questa fase risalgono i tre
portali (con strombo, lunette e ghimberghe) e i due torrioni laterali.
Sulla sommita’ del portale centrale sono presenti delle statue, rapp Angeli e una statua della
Vergine alla quale il grande rosone sembra fare da aureola.
La parte superiore della facciata è opera di Camaino di Crescentino (padre del più famoso
Tino di Camaino), che vi lavorò tra il 1299 circa e il 1317. Camaino di Crescentino dette alla
facciata l'odierno aspetto tricuspidale. Un bellissimo rosone si apre al centro, incorniciato da
nicchie gotiche contenenti i busti di Apostoli e Profeti che rendono omaggio alla Madonna col
Bambino, identificabile nella nicchia centrale superiore (gli originali sono nel Museo
dell'Opera del Duomo).
Ai lati due pilastri incorniciano questa struttura e terminano in pinnacoli e quindi in
sottilissime guglie, accentuando lo slancio verso l'alto dell'edificio. Lateralmente sono
presenti due ordini di loggette, mentre il tutto è sormontato da tre cuspidi dorate. I tre
mosaici dorati, che raffigurano da sinistra a destra la Presentazione di Maria al Tempio,
L'Incoronazione della Vergine e La Natività di Gesù, furono eseguiti a Venezia nel 1878, su
disegno di Alessandro Franchi. Il rosone reca invece una vetrata di Pastorino dei Pastorini
(metà del XVI secolo), raffigurante l'Ultima Cena e visibile dall'interno.

IL DUOMO DI ORVIETO

La costruzione della chiesa fu avviata per volonta’ di papa Niccolo’ IV nel 1290.
La facciata e’ composta da 4 pilastri verticali a fasci, terminanti ciascuno con una guglia,
divendando la facciata in 3 settori.
Le linee verticali sono ben equilibrate dalle linee orizzontali del basamento, della cornice che
limita i rilievi e della loggia con archetti trilobati. I 3 triangoli delle garimberghe sono ripetuti
dai 3 triangoli delle cuspidi, tutti e sei i motivi a delimitare la doppia cornice quadrata che
racchiude il rosone.
Le strombature dei portali, i bassorilievi ai loro fianchi, la loggia, il rosone, le edicole, le
statue, i fasci dei pilastri, e infine le guglie creano motivi a rilievo che ben contrastano con la
superficie piana e rilucente dei mosaici. Nel complesso la facciata risulta armoniosa,
equilibrata e dotata di unità compositiva.
L’interno risale al XIII e XIV secolo ed è a pianta basilicale. Il corpo longitudinale consta di
tre navate ampie e luminose, coperte da un soffitto a capriate lignee. 10 grossi e alti pilastri
circolari o ottagonali (cinque per lato) e archi a tutto sesto articolano lo spazio in sei
campate.
Il transetto consta in tre sole campate coperte da volte a crociera e non è sporgente: le sue
estremità sono cioè al livello delle pareti laterali del corpo longitudinale. Dalle due estremità
destra e sinistra si aprono, rispettivamente, le importanti cappelle di San Brizio e del
Corporale.
La pianta è terminata da un presbiterio a pianta pressoché quadrata, al di là della campata
centrale del transetto.
Scheda- la luce nell’arte gotica
parlando delle origini dell'architettura gotica, nb. coro abbazia di Saint-Denis, 1144, sì è
sottolineato il ruolo della luce: architetti perfezionano il sistema dei pilastri e delle volte per
poter sostituire i muri con le grandi vetrate , così lla costruzione diventa diafana, la luce crea
suggestivi effetti, riflettendo sulle suppellettili d'oro degli altari;
alla luminosità sì da un valore estremo , al Punto di introdurre innovazioni tecniche atte a
diradare le penombre delle chiese romaniche, fino a stabilire un nuovo paradigma .
raramente le fonti del XII secolo parlano del pensiero dei costruttori, ovvero, ho tre lati,
coinvolti nella costruzione di una cattedrale gotica dell'Ile-de-France , ma per esempio
quando fu ristrutturata la cattedrale di Auxerre si dice in un testo "affinché la Chiesa che fino
ad allora era stata buia fosse rischiarata da una luce più forte".
il tema della luce è centrale nella cultura religiosa del XII e XIII secolo Tommaso d'Aquino
e Ugo San Vittore erano teologi identificano la bellezza non solo con l'armonia delle
proporzioni ma anche con la luminosità, questa estetica della luce è connessa con la
metafisica della luce ossia quell'idea affermata nel Vangelo di Giovanni, sviluppata negli
scritti di S. Agostino ma sopratutto da un neoplatonico cristiano del V secolo, che Dio è luce
e la creazione fu un atto di illuminazione, l'universo è un insieme di luci che rimandano al
chiarore divino.
da ciò deriva che la luminosità diventi segno di vicinanza a Dio , nel Paradiso di Dante si
descrive l'ascesi mistica come un progressivo aumentare di intensità luminosa fino al
abbagliamento finale.
tutto ciò si ritrova anche nel primo XV secolo , quando si riproducono nei dipinti il brillare
delle vetrate negli interni eclesiastici, un pittore fiammingo Jan van Eyck, 1400 34-36, figura
60 , ambienta la sua Annunciazione entro una chiesa con 3 vetrate luminose dietro la testa
della Vergine, lascia intendere inoltre che la luce che colpisce lei, è segno spirituale.
assume anche una simbologia perché la luce che trapassa il vetro senza romperlo era
normale metafora della verginità di Maria è incarnazione . figura 61, altro dipinto di Jan van
Eyck , rappresenta con naturalismo all'interno di una chiesa gotica dov'é la Vergine col
Bambino in relazione alle vetrate, (nb.spunto da inno quattrocentesco alla Natività, per cui
come il vetro non è danneggiato dalla luce che lo attraversa, così Maria tale rimane anche
dopo la nascita di Cristo).
Due secoli prima quando Surger strutturava l'abbazia, un pittore non avrebbe saputo
riprodurre un effetto di luce pale quindi usava la pittura su vetro.

*Nel 1125 Bernardo di Chiaravalle scrive una lettera a suo nipote Guglielmo, “Apologia ad
Guillelmum” nella quale condanna il lusso delle chiese come un furto ai poveri e implicita
contraddizione con la professione cristiana, tanto più da parte di coloro che, come i monaci,
avevano fatto voto di povertà;
in seguito a questa lettera nella vita di Chiesa si diffuse il pauperismo, facendo nascere una
serie di nuovi Ordini religiosi il cui intento comune era appunto il ritorno alla povertà di vita
(Bernardo, pauper inter pauperes). Anche l’ordine di Citeaux, a cui Bernardo apparteneva,
era nato con una genesi di questo tipo, come ramo non eretico, ma separatosi volutamente
da Cluny.
L’Apologia di Bernardo rovescia tutto ciò che si è visto fino a quel momento in fatto di
rapporti tra Chiesa e arte, dalla croce gemmata di Costantino in poi, addebitare la nascita del
gotico ai monaci di Bernardo è un errore storico, Bernardo morì nel 1153, e il gotico non era
ancora nato neppure in Francia. Bernardo dunque agì piuttosto sulla preistoria dell’arte
gotica.
La sua iconoclastia infatti quando si tradusse in plastica dando vita agli oratori fatti di nudi
parietes, si tradusse in forme di pura natura razionale, in una sorta di razionalismo
programmatico fatto arte.
*La famiglia di Bernardo di Chatillon era proprietaria di mezza Borgogna, egli di grande
cultura classica e si fece monaco a 22 anni nell’Ordine riformato di Citeaux -1112, passati i
primi venti anni in una sorta di mistico eremitaggio, si schierò dalla parte di Innocenzo 2°
contro l’antipapa Anacleto 2° nominato da una fazione romana, uscendo dalla sua vita
contemplativa e passando ad un percorso politico che comunque gli sollevò dubbi, in quanto
questo tipo di comportamento era contrario ai voti dell’ordine, lui stesso si definì un mostro a
2 teste.*
Nel 1132 compie una serie di riforme della vita cistercense all’interno del monastero di
Clairvaux, riforme statutarie, liturgiche, musicali, figurative e architettoniche, riguardo ogni
aspetto della vita monastica basando la sua idea di citta’ contadina ideale su 2 elementi:
LAVORO DEI CAMPI E VITA COMUNITARIA.
Cambio’ l’Europa del lavoro e quella artistica.
In Italia i monaci fecero scuola dalla Lombardia, ma anche da Roma sebbene Bernardo non
vedesse di buon occhio la città eterna, corrotta, fatua e corruttrice e ne voleva tenere
lontano i suoi monaci, ma con un inganno Innocenzo 2° nel 1139 li costrinse ad accettare
l’insediamento in una zona paludosa e malarica delle Acque Salvie nella antichissima
basilica dei SS. Vincenzo e Anastasio alle 3 fontane, sorta sul luogo che la leggenda lega al
martirio di S. Paolo.

Alla base della città modello di Bernardo stanno 2 elementi fondamentali: • Riduzione della
vita alla pura essenza, il cosiddetto existens minimum, • La matematica come strumento di
semplificazione e razionalizzazione dei processi operativi, basati su un modulor base - il
quadrato – considerato da Agostino la figura perfetta (la Gerusalemme Celeste è quadrata,
quale l’Apocalisse la descrive) e sulla sua moltiplicazione mediante semplici rapporti
proporzionali fissi.
A permettere la realizzazione di questa città modello fu una mente unica che vi riuscì
guidando un equipe di esperti: architetti, urbanisti, agrimensori, idraulici, geometri e artigiani,
e per ciò che riguarda l’architettura gli esperti furono sicuramente dei borgognoni, infatti tutti
gli elementi che costituiscono le architetture bernardine sono tolti di peso dall’architettura
romanica borgognona del tempo 1130/40:
• Arco acuto
• Volta a botte archiacuta
• Alzato a sala
• Schema rettilineo del coro, quadrato e fiancheggiato da cappelle quadrate;
ma tutti questi elementi appaiono nell’architettura bernardina, radicalmente trasfigurati dalla
logica matematica modulare.

Un esempio è
L’ABBAZIA DI FONTENAY, Borgogna 1139 e 1147

ancora ben conservata


Edificio a croce latina rettilineo e ad quadratum, diviso
in 3 navate coperte da volte a botte, longitudinali e
omogenee senza soluzioni di continuita’ per tutta la
lunghezza della croce, trasversali invece nelle ali
laterali come una sorta di contraffortatura della volta
centrale, e graduate in altezza, così da far emergere
netto il vano centrale a croce costruito a sala e
dunque privo di illuminazione diretta, salvo i 4 fondali
alla fine di ogni braccio con grandi finestre archiacute
disposte a triangolo.
Mentra all’esterno l’edificio si presenta serrato entro
pareti lisce e compatte, il disegno sono ritmi lineari,
tagli sottili d’ombra sui piani di pietra.
L’abbazia e’ di fatto costruita in modo da captare tutti i raggi del sole dal mattino al tramonto.
SEMPLICITA’ ED ESSENZIALITA’ CONTRO OGNI FULGORE PREZIOSO.

Gli anni in cui venne realizzata Fontenay sono grosso modo quelli in cui fu costruito l’atrio di
S. Ambrogio, Fontenay compie il distacco dalla presenza corporea dallo spazio come corpo
tridimensionale, e vi giunge per 2 vie: l’enucleazione delle linee/forza punta all’astrazione
assoluta, e la luce – protagonista dello spazio –
Novità assoluta in Fontenay è il paradigma luce=Dio, che resta il tema base di tutta
l’architettura gotica, l’unico parallelo possibile, ma successivo di pochi anni è il coro rotante
ad ambulacro e cappelle radiali di St. Denis, tutto tramato sulla luce animatrice e misura
dello spazio ma allo stesso tempo immagine della natura luminosa di Dio.

BERNARDO RIFIUTA L’ARTE COME MATERIA PREZIOSA.


I cantieri cistercensi agivano secondo un procedimento operativo caratteristico: una volta
gettate le fondamenta i monaci costruivano l’edificio a blocchi secondo il procedimento
esecutivo modulare, venivano subito costruite le parti estremamente essenziali affinchè i
monaci vi si potessero stabilire, mentre il resto dell’edificio veniva realizzato con
sovrapposizioni più tarde, per cui la realizzazione dell’abbazia avveniva con l’aiuto di più
generazioni di monaci, le quali adattarono il progetto iniziale in forme e con idee sempre più
lontane dagli inizi, questo ha fatto sostenere per molto tempo che in Italia non vi fossero
edifici autenticamente bernardini.
ABBAZIA DELLE 3 FONTANE, Roma

Fu costruita nel blocco d’origine e in cotto, in totale


nudita’ e rigore formale bernardino.
L’edificio principe in questo senso è il palazzo
comunale lombardo, il caratteristico BROLETTO, in
cotto con aule destinate a riunioni assemblari,
concepite con tipica metodologia modulare ad
quadratum che rivela come una sigla il marchio di
fabbrica cistercense o comunque di derivazione dalle
città quadrate dei monaci.
Il piano bernardino fu una rivoluzione mentale che sta
alla nascita del gotico come una pietra angolare, una
radice fondante, alla base non di forme e soluzioni
strutturali specifiche, ma di un modo diverso di
ragionare, di una capacità inedita di cogliere
l’essenza di una linea e di tradurla in forma artistica.
LE CITTA’ 200ESCHE
Le citta’ dell’Italia del 1200 raggiungono un assetto urbanistico e architettonico sempre piu’
monumentale.
Si comincia a delineare un centro cittadino con gli edifici pubblici e dimore per la borghesia
piu’ florida, Cattedrali e altre sedi di culto.
Spesso fuori le mura si formano quartieri dove si concentra la popolazione dei salariati,
artigiani, emarginati che hanno abbandonato le campagne, proprio qui nacquero i nuovi
ordini monastici del 200: francescani e domenicani.
Spesso pero’ queste citta’ avevano problemi di approvigionamento idrico, quando i pozzi non
erano sufficienti si provvedeva con acquedotti che potevano assumere dimensioni e forme
monumentali.
Ex. A Sulmona acquedotto del 1258 su arcate alte alla maniera antica;
a Spoleto, il Ponte delle Torri in grado di reggere una sede stradale.
La distribuzione di acqua veniva att le fontane pubbliche, anch’esse assnsero forme
monumentali con l’aggiunta qualvolta di vasche:
ex. Isernia e all’Aquila, A Viterbo la Fontana Grande, a Perugia per opera di
NICOLA,GIOVANNI PISANI E ARNOLFO DI CAMBIO: la fontana si anima di immagini
scolpite che illustrano la funzione dell’acqua nel ciclo della vita o la saggezza del pubblico
amministratore che ne assicura la disponibilita’ anche al cittadino piu’ misero.

Particolarmente ricca fu la rete di ospedali e ospizi a Roma per via della moltitudine di
pellegrini, resti architettonici consistenti esistono ancora nell’ambito dei conventi: S.
Cosimato e S. Biagio in Trastevere e nel complesso lateranense.

In Italia Settentrionale nella prima metà del ‘200 si elabora in maniera ricca l’edificio
pubblico, il Broletto, con loggia terrena aperta di 2 navate e grande aula superiore
abbondantemente finestrata. A Como il Broletto nel 1215 fu interamente ricoperto di marmo.
Grande Palazzo Comunale di Piacenza, con le severe arcate archiacute su pilastri
quadrangolari, sormontate dalla serie di polifore a
larghi e piatti sguanci in cotto stampato che occupano
quasi per intero la bassa partitura parietale
sovrastante, è l’unica parte realizzata di un progetto
avviato nel 1280 che prevedeva uno sviluppo a 4 ali
intorno ad un cortile; spesso la costruzione di tali
edifici era connessa con l’ampliamento della piazza
sulla quale si affacciavano altri edifici pubblici o
costruzioni sacre, compresa la Cattedrale, infatti a
Piacenza fu eretta in contemporanea la chiesa di S.
Francesco. Questo concetto è evidente a Todi dove
la fronte del Duomo fa da sfondo alla piazza
rettangolare, su un lato della quale si allinea il
complesso dei palazzi pubblici.

In Italia Centrale si osserva una varieta’ maggiore nelle tipologie di palazzo pubblico e con
funzioni diverse, come residenze per i magistrati o per organi del reggimento della citta’.

il Palazzo del Popolo (Bargello) di Firenze 1256

mostrava anche prima degli ampliamenti ‘300schi, la struttura compatta a piani sovrapposti e
ordini di finestre che lo avvicinano al tipo di residenza privata, con elementi di architettura
militare. E’ proprio il ‘200 il secolo in cui si verifica il cambiamento decisivo nelle forme
dell’edilizia privata urbana, poche città, tra loro S. Gimignano, hanno conservato il suggestivo
aspetto di agglomerato di torri: da Pavia a Pisa, a Roma. Nella casa-torre l’aspetto difensivo
prevale su quello abitativo, esprime una vita cittadina turbolenta, dominata dall’aspirazione di
predominio di alcune famiglie su altre, con l’assestarsi della situazione socio-economico e
politica delle città, si comincia a delineare un tipo di edilizia più bassa e sviluppata in
larghezza, si stabilizza il palazzo su piani sovrapposti e a piano terra, vani destinati alle
attività commerciali, mentre i piani superiori destinati ad abitazione. Differenziazioni locali
dovute ad esigenze e tradizioni costruttive e stilistiche diverse.
A Siena Palazzo Tolomei

è un esempio’ 200sco del tipo di palazzo che


prevale nell’Italia centrale: compatta mole
quadrangolare in pietra calcarea, scandita da
marcapiano, 2 ordini di bifore archiacute a trafori
per i piani superiori, un portale slanciato,
fiancheggiato da 2 porte ad arco ribassato per
ingressi a magazzini o a botteghe. La casa
mercantile trova una sua formulazione
caratteristica a Venezia, con i suoi fondaci per
l’attracco

Nell’Italia meridionale, dove l’autonomia e lo sviluppo stesso delle città furono limitati dalla
compagine amministrativa e politica del regno di cui facevano parte, l’edilizia pubblica è di
fatto sostituita da quella fortificatoria e militare, quella privata tende ad adeguarsi al tipo di
dimora signorile: Palazzo Rufolo a Ravello 1280 ca. a impianto quadrilatero che chiude un
cortile porticato e loggiato, inserito in un giardino cinto a sua volta da mura quadrilatere con
torri agli angoli, è una costruzione che si modella su tipologie di carattere militare,
sostituendo agli apparati difensivi veri e propri decorazioni architettoniche di sapore e
probabile provenienza araba, così nelle copule dei vani delle torri rivestiti da stucchi che
fingono scanalature a conchiglia nelle lievi trine di archi intrecciati su colonnine che formano
il doppio loggiato del cortile, dove il gioco chiaroscurale della plastica architettonica è risolto
in valori cromatici con l’uso della tarsia in pietre, più che all’architettura normanna di Sicilia, il
palazzo sembra legarsi ad architetture monastiche della costiera amalfitana come i chiostri
di San Pietro a Toczolo e del Paradiso di Amalfi, di conventi domenicani di Salerno e
Sorrento. Il suo tipo di decorazione che combina la festosa policromia degli intarsi con i sottili
chiaroscuri della plastica muraria di cornici, arcature e finestre, come mostrano il
Quadriportico del Duomo di Salerno o il tiburio della Cattedrale di Caserta Vecchia, trova
ampia diffusione nell’architettura sacra della zona, fu applicata a nche a forme di architettura
civile più affini alla casa o al palazzo come dimostrano resti di costruzione a tre piani del
primo Duecento inglobata nell’attuale Palazzo Fruscione a Salerno o Casa Veniero a
Sorrento.
LA SCULTURA DEL 1200
Fino a Nicola Pisano (nel 200) la scultura ha uno stacco rispetto all’età romanica e torna il
classicismo puro svecchiando le proporzioni e deformazioni. Dopo Antelami si fanno
frequenti casi di sculture a tutto tondo in aspetto monumentale.

La statua equestre trova espressione in ambiti di più stretta osservanza stilistica romanica;
S. Martino che dona il mantello al povero della Cattedrale di Lucca
un vero e proprio gruppo statuario svincolato dalla funzione di scultura architettonica,
sospeso mediante mensoloni scolpiti contro la liscia parete di un pennacchio tra le arcate di
facciata, arriva alla solenne monumentalità antica con mezzi semplificati di un fare plastico
che condensa forme, muove le membra in gesti quasi cerimoniali, ma capaci di rendere
sottili distinzioni emotive e psicologiche, i panneggi sintetizzati in volumetrie compatte,
segnate da poche incisure indispensabili a suggerirne la qualità di abiti che rivestono corpi in
movimento si frangono in pieghe profonde che uniscono le figure che sono chiave e fulcro
compositivo del dramma rappresentato.
Modelli di gotico francese maturo di grande dignità stilistica presiedono il coronamento del
protiro della Cattedrale di Ferrara:

nei pennachi tra glia rchi con figure risorgenti dallle tombe nel lungo fregio risvoltante sui lati
con angeli e S. Michele con la bilancia tra le schiere dei beati e dei dannati nei pennacchi tra
gli archi con le figurine risorgenti dalle tombe, nel timpano Cristo giudice in trono circondato
dalla mandorla fiancheggiato da angeli con gli strumenti della passione e Maria e Giovanni
in ginocchio nella preghiera dell’intercessione, sono abilmente adattati all’avancorpo
frontonato, sporgente iconografia e schema compositivo dei portali del giudizio delle
cattedrali gotiche francesi. Lo stile a panneggi segnati da poche pieghe profonde nelle
grandi figure della Deesis, abbreviato ed efficace nella resa delle procesioni dei beati,
abbigliati di costumi contemporanei che li distinguono per classi sociali e dei dannati ignudi in
gesti di disperazione , riflette una fase di scultura gotica francese che ha assimilato tutte le
esperienze dell’età classica e le raffinatezze dell’età rayonnant.

MONUMENTO FUNEBRE ISABELLE D’ARAGONA, COSENZA

si trova nel transetto della Cattedrale di Cosenza.


Il monumento era scomparso in seguito ai
rimaneggiamenti subiti della Cattedrale e fu
scoperto solo nel 1891 durante i lavori di restauro.
Si ritiene che venne realizzato poco dopo la morte
della regina da uno scultore francese. L’opera e’
giunta frammentaria, priva delle iscrizione che
doveva accompagnarla, delle dorature, delle cromie
della cassa in cui furono conservate le spoglie.

Il monumento e’ uno dei piu’ significativi della scultura monumentale dell’Ile-de-France


conservato nell’italia meridionale.
Il monumento si presenta come una trifora cieca a trafori trilobi e quadriboli in un disegno e
dettaglio simile a quello dei finestroni delle cappelle lungo i fianchi di Nostre-Dame a Parigi.
monumento commemorativo e non per la sepoltura. Rappresenta il fratello, la regina
inginocchiati ai lati della vergine del monumento. Incorniciati da una trifora cieca a trafori. Visi
atteggianti a stereotipi sorrisi, abiti alla moda delll’epoca. ∙
pulpito della Cattedrale di Ravello, poi trasferito al museo della cattedrale stessa.
Il busto raffigura la regina Giovanna di Napoli o la personificazione della chiesa, si è di fronte
ad maturo classicismo equivalente a quella di Pisano e raggiunge in profondità i dettagli del
costume e di un’anatomia intensamente naturalistica, ma anche tensione emotiva espresso
dalla bocca dischiusa, dagli occhi che sembrano sfuggire, assecondati da un leggero ruotare
della testa, ma la bocca irregolare, il taglio asimetrico degli occhi e dell’ovale del viso e la
stessa puntigliosa attenzione ai dettagli come la pettinatura, la camicia, gli orecchini
gemmati, mostrano un’attenzione per l’individuazione fisionomica e il costume
contemporaneo estraneo a Nicola Pisano, il quale nelle opere certe mostra di avere superato
in modo più deciso il serrato ordito lineare che qui ancora costringe la forma plastica,
caratteri del genere sembrano radicati profondamente nel connubio di classicismo e valori
gotici di linea proprio di un episodio relativamente precoce di scultura federiciana come la
decorazione plastica della Porta di Capua, stesso grado di maturazione che si riscontra nelle
sculture del Pulpito di Ravello di Nicola da Foggia. Ritritatti di Silgigaita e Nicola Rufolo,
donatore del pulpito, scolpiti a rilievo entro i pennacchi dell’arcata triloba che prima del 1973
reggeva il busto. Recupoerando così anche il busto a tutto tondo, grande protagonista della
scultura del tardo 2000.

(CATTEDRALE DI RAVELLO, BUSTO SOPRA L’INGRESSO ALLA SCALETTA DEL


PULPITO : ritratto della regina Giovanna di Napoli o personificazione della chiesa, collocato
sopra il pulpito della cattedrale. Classico.)

FORME E TEMI DELLA PITTURA DEL ‘200


La novita’ della pittura italiana del 1200 e’ la pittura SU TAVOLA A SOGGETTO SACRO,
sostituendo i programmi figurativi sui muri e gli elementi strutturali delle chiese mediente
l’affresco, il mosaico e il rilievo.
Le tavole venivano dipinte su tela con colori chiari e brillanti sintetizzando in poche scene e
coordinando immagini ad un figura principale.
La rapidissima diffusione di pittura su tavola avviene sviluppando tecniche, forme,
iconografie e modelli stilistici provenienti dall’oriente bizantino.
Infatti nella pittura su tavola bizantina, l’icona, ha sempre dimensioni relativamente modeste
ed e’ la presentazione di un’immagine divina o di un santo, i dipinti italiani invece arrivano a
grandi dimensioni e si fissano in 3 tipi principali.
1. La croce dipinta
2. La tavola agiografica
3. La maestà
1. Il primo il più antico con storia lunga e articolata risale al 12° secolo. Al principio del’200
l’attività principale della famiglia lucchese dei Berlinghieri è rimodellare in forme stilistiche
bizantine il tipo tradizionale di croce con crocefisso vivo e con le figure degli astanti alla
crocefissione nelle espansioni laterali, secondo una tradizione iconografica già stabilita a
Lucca.
Lucca – Museo Civico Croce dipinta di Berlinghiero Berlinghieri, già in Santa Maria degli
Angeli a Lucca ora nella pinacoteca della città, prima del 1228 (anno in cui per la prima volta
il nome del pittore compare in un documento, crocefisso che attraverso i colori chiari e
smaltati combinati all’effetto dell’oro e dei grossi grani che ornano il nimbo, la ricerca di
proporzioni anatomicamente verosimili malgrado le resistenze romaniche come le dimensioni
fuori misura delle teste, la dolcezza del volto accostante mostrano lo sforzo di rinnovamento
del tipo su parametri stilistici di cultura bizantina.
Berlinghiero risulta morto nel 1236, ma prima ha dipinto la Croce di Fucecchio, dove è
evidente il cambiamento stilistico: testa reclinata e segnata da intenso patetismo non è più
sproporzionata, insieme ad altre tavole in genere Madonne indica un progressivo accentuarsi
dell’influsso di maestri pisani.
L’assestarsi di proporzioni su moduli longilinei, il patetismo del viso sofferente e della crva
del corpo, sembrano risentire della modificazione principale apportata nel 200 all’iconografia
della croce dipinta, consiste nella sostituzione al Cristo vivo che appare come in piedi e
guarda con volto sereno del Cristo Triumphans con il Cristo Patiens con capo reclinato e
occhi chiusi, il momento della morte è registrato anche nel corpo esangue e ricadente, con il
busto leggermente di tre quarti quasi a formare un arco tra la testa e le ginocchia, mentre il
perizoma scende basso all’inguine e si fa più ricco di pieghe seguendo l’andamento
sghembo del corpo.

(Nel ‘200 diffusione pittura su tavola a soggetto sacro: da cristo trionfante (=vivo) con volto
sereno, a cristo paziente (=morto) con il corpo reclinato e occhi chiusi e busto di ¾.
∙ CROCE DIPINTA DI BERLINGHIERINEL MUSEO DI LUCCA rimodella in forma bizantina
la croce tradizionale con il crocifisso vivo. Cristo trionfante.
∙ CROCE DIPINTA DI GIUNTA PISANO A SANTA MARIA DEGLI ANGELI, Assisi (1230)
ricerca di proporzioni verosimili, teste molto grandi, dolcezza accostata al viso del crocifisso.
Ha clipei con il busto di Cristo, busti di Maria e Giovanni dolenti. Sfondo geometrico
policromo. Cristo paziente.
∙ CROCE DIPINTA DI GIUNTA PISANO A SAN DOMENICO, Bologna intriso di segni del
dolore nella testa reclinata segnata da rughe e occhiaie, dolore dato dalla proporzione e
braccia molto lunghe e rinsecchite. Cristo paziente.)

La croce proveniente dal convento di San Matteo a Pisa ora al Museo Nazionale,
è l’opera italiana su tavola in cui più puri sono gli accenti
stilistici bizantini dove il Cristo paziente vi compare
ancora inserito nella sequenza iconografica della
tradizione pisana con le tabelle laterali occupate dalla
storire della Passione.
Nella croce in esame la scelta è ridotta algi eventi
successivi della crocefissione.
Anche la pittura su tavola fiorentina del primo ‘200
dipende dalla produzione pisana sia per le formule
iconografiche, sia per l’intonazione bizantineggiante, vi
domina il tipo della croce istoriata prima con il Cristo
vivo, poi con il Cristo morto degli Uffizi fino a Coppo di
Marcovaldo padre e figlio.
Ma è ad un altro maestro pisano che si deve la grande trasformazione della croce dipinta.
L’immagine del Cristo paziente campeggia entro la grande tavola sagomata a forma di croce
con il corredo iconografico ridotto al minimo: la cimasa con il busto del Salvatore
benedicente, alle estremità dei bracci trasversali il busto della Madonna e di Giovanni
dolenti, la tabella che si allarga serve ora per contenere la curva del corpo di Cristo e il
ricadere del perizoma riccamente panneggiato, mentre nello sfondo appaiono decorazioni
geometriche.
Di questo grande artista Giunta Pisano si conoscono solo Croci:
• Basilica di S. Francesco ad Assisi: resta solo la trascrizione dell’epigrafe con il nome
dell’artista, del committente frate Elia e la data 1236
• Museo di S. Maria degli Angeli – Assisi datazione prossima al 1236, qui mostra pienamente
sviluppata la formula iconografica descritta mentre tenui sono gli accenti di patetismo del
curvarsi del corpo per il dolore.
Croce conservata al Museo Nazionale di Pisa, firmata da Santi Rinieri
Croce conservata in S. Domenico a Bologna
Piccola croce astile dipinta su ambedue le facce al Museo Nazionale di Pisa, queste ultime
mostrano sempre i segni del dolore, nella testa reclinata segnata da rughe e occhiaie
profonde, nel bacino spinto violentemente di lato dallo spasmo della morte .
La modellazione costruisce forme quasi metalliche con luci giallastre e livide giustapposte ad
ombre olivastre in passaggi tesi come smalto, entro un ordito lineare fermo che non ammette
sbavature; l’attivita dell’artista presso i massimi santuari domenicani e francescani ad Assisi
e Bologna spiega la spiritualità profonda di natura mendicante in base alla quale l’artista
rinnova il tipo della croce dipinta, e forse per questa via il modello giuntesco di croce si
impose come canonico nella pittura italiana dal quinto all’ultimo decennio del ‘200. Prevale
l’immersione mistica nel dolore per la morte di Cristo.

2.la tavola agiografica, sull’asse centrale la figura del santo stante e ai lati scene della sua
vita e dei suoi miracoli entra nella storia della pittura italiana non prima del terzo/quarto
decennio del ‘200.
Destinata ad addobbare un altare.
Forma rettangolare sviluppata in
altezza.
Prende spunto dal tipo di icona bizantina in cui una figura di un santo a mezzo busto e’
circondata da storie minuscole o figure secondarie.
Significativi esempi bizantini sono L’Icona di Santa Maria di Bari in cui la santa appare in
piedi in atteggiamento orante entro una larga cornicie con storie o quella di S. Giorgio ad
Atene, con la figura principale in piedi di ¾ e scenen dipinte su 3 lati di cornice mostra un
connubio stilistico tra oriente e occidente, che si erano creato dopo l’occupazione latina di
Costantinopoli.

Il ruolo preminente che ha avuto l’ordine francescano nella prima della diffusione della pala
agiografica: 7 sono le tavole esistenti con la figura del santo con le storie della sua vita e dei
suoi miracoli:
Pescia – Chiesa di S. Francesco 1235, e quello della cappella Bardi in S. Croce a Firenze, le
cui 20 storie non solo incolonnate ai lati, ma sono allineate anche in 2 registri sotto la figura
del santo, difficilmente sono immaginabili prima della leggenda maior di Bonaventura da
Bagnoreggio del 1263.
Quella di Pescia è l’unica opera che testimonia l’attività di uno dei figli e seguaci d’arte di
Berlinghiero da Lucca, noti da una documentazione ampia. La figura centrale lunga ed
allampanata nel saio scuro cinto da corda con i piedi ripiegati verso il basso sembra sospesa
in aria.
La testa allungata è circondata dall’appiattito cappuccio, tonsurata e con una corta barba
bionda. Sotto i piedi del santo compare in grandi lettere rosse la firma di Bonaventura
Berlinghiero, qui il santo ha la testa allungata e smunta, barba corta, bionda contrasta con le
antiche descrizioni letterarie del santo che dicono avesse il volto tondo e ilare e con capelli
neri, qui Bonaventura irrigidisce con cupa imponenza le dolci cadenze neoelleniche
imparate dal padre , intende presentare una redazione ascetica e distante anche l’aspetto
fisico del santo la cui attività apostolica era stata improntata al contatto cordiale ed
accostante con gli uomini.
Due delle tavole più antiche del gruppo quella che si trova nella Sagrestia di San Francesco
e nela Palazzo Paticano di Roma recano solo 4 episodi di guarigioni miracolose ed
esorcismi.
A questi Bonaventura Berlinghieri aggiunge due episodi prodigiosi della vita di San
Francesco, la predica agli uggellie le stigmate. Solo con le tavole dell’Accademia di Siena e
della Cappella Bardi in Santa Croce a Firenze il racconto si espande nelle direzioni della
vicenda umana di Francesco (episodi che sono esempio di povertà ed umiltà di spirito e di
incondizionata disponibilità verso il prossimo).
le pale agiografiche di S. Francesco costituiscono in blocco un precedente rispetto alla
diffusione della tavola agiografica dedicata ad altri santi e talvolta alla Vergine, l’esemplare
noto, non francescano più antico è il Dossale di San Zanobi al Museo dell’opera del Duomo
di Firenze che ha un linguaggio più corsivo e narrativo. Alla prima santa francescana Chiara
di Assisi è toccato di essere celebrata nella sua chiesa sepolcrale di Assisi in una tavola che
la rappresenta in ambito monacale a figura intera affiancata da otto episodi della sua vita
(1283) opera di un vigoroso pittore capace di svolgere in tono narrativo e plastico modelli
bizantini mediati in umbria da Giunta Pisano. A questo maestro o ad un suo affine si devono
nella stessa chiesa una croce dipinta che segue la formula giuntesca ed una Madonna in
trono del 1265.

3.La Maesta’
Impiego della tavola agiografica per la Vergine che si contamina nella figura della Maesta’,
ex. Madonna con il bambino in trono.
a partire dal quarto decennio del 200 il tema della vergine con bambino in trono, conosce
una diffusione amplissima nei centri della Toscana più attivi nel campo della pittura su tavola:
si tratta di opere modeste dal tono popolaresca in cui si osserva però il passaggio
progressivo dalla presentazione rigidamente frontale della Madonna che tiene il bambino al
centro del busto, ad atteggiamenti più cordiali ed umani.
(la madre regge il figlio lateralmente su un braccio o un ginocchio e si volge verso di lui, gli
sguardi si incrociano).
I formati della tavola, inoltre, da stretti rettangoli si fanno più larghi per dare spazio ai
movimenti ed al trono che la semplice forma a panca con cuscino aggiunge un’alta spalliera
per lo più coperta da un drappo.
come nella tavola di Maestà ma anche agiografica del museo Nazionale di Pisa proveniente
dalla chiesa di S. Martino, con ai lati le raffigurazioni delle primcipali 12 scene che
raccontano le storie dei genitori di Maria – Anna e Gioacchino fino lla natività, in basso a
destra vi sono 4 santi ed entro il suppedaneo del trono storie di San Martino ed il povero. Si
tratta di un’opera tarda del 1290 circa di un artista pisano che costituisce una sorta di
parallelo pisano di Cimabue, dal quale si distingue pur conservandone lo stile, per una
narrazione più sciolta e avvincente e per l’attenuazione del plasticismo in favore di un
colorismo dalle tonalità calde e intense, vivace tono narrativo assecondato da sapienti tagli
compositivi e caratteristica la modellazione per ombreggiature a toni di colore e rapide
lumeggia ture a biacca, sfilacciate e semitrasparenti. Si chiude con questo maestro la
grande stagione della pittura pisana su tavola ‘200sca.

La fase della pittura bizantina dalla quale prende le mosse la pittura italiana su tavola del
primo Duecento sembra essere quella configuratasi nel XII secolo.
-Prima metà, riflessa nei mosaici del santuario della Cappella Palatina di Palermo. Si trtta di
una scelta all’indietro che salta volutamente gli esiti di linearismo esasperato e appiattimento
di valori tridimensionali che esalta il colore, di smembramento della struttura organica della
figura a beneficio di ritmi compositivi eccitati caratteristici dello stile tardo comneno sul finire
del XII secolo. Tema esclusivo della pittura su tavola è la rappresentazione della divinità e
questo avviene in forme che tanto sono radicate nell’umanesimo antico e pagano quanto
aspirano ad attenuare il contatto con la natura materiale. Volume, spazio, peso, varietà di
movimenti, di forme, di colori, vengono stemperate in un equilibrio di tipo sovrannaturale.
-Nel secondo 200 la pittura su tavola ma anche quella parietale ed il mosaico dei maestri
maggiori si alimentano alla rigenerazione di quegli stessi valori che con un’attenzione più
specifica per una costruzione asolida delle figure e il loro rapporto con lo spazio, per la loro
qualità antichizzante, la pittura bizantina attua in età paleologa.

Uno stile agitato ricco di pieghe frastagliate e zigzaganti, visi con espressioni intense, forti
contrasti di luce e ombre sono elementi che caratterizzano i mosaici della scarsella del
battistero di Firenze firmati da Jacopo che si dichiara seguace di S. Francesco, databili entro
il terzo decennio del secolo, rappresentano l’agnello circondato da profeti, la Vergine e San
Giovanni Battista, figure di telamoni nella volta, apostoli e profeti sugli archivolti
dell’imboccatura; al frate si può anche attribuire l’avvio dell’arredo musivo della cupola, forse
la sua formazione risale ai cantieri marciani che all’inizio del ‘200 aveva fornito i mosaicisti
per la decorazione di S.Paolo f.l.m.

ARTE FEDERICIANA
Tra il 1230 e il 1270 l’italia meridionale e’ teatro di uno dei piu’ brevi e intensi periodi di arte
imperiale, legato alla figura di Federico II, alla sua iniziativa politica, amministrativa e ai suoi
molteplici interessi e gusti in fatto d’arte e scienza.
Dopo aver stabilito la pace tra i vassalli tedeschi comincio’ un’intensa azione di
riorganizzazione del regno italiano in totale sfacelo economico.
Uno dei cardini del nuovo assetto fu una rete di castelli e punti fortificati a presidio dei confini
territoriali, delle coste e delle grandi vie di comunicazione, un censimento del 1240/45 che
non includeva i dati di Calabria e Sicilia elencava ben 225 castelli e domus regie.
Tipo preponderante era stato fino ad allora il torrione fortificato, adatto a contenere
guarnigioni, ma anche residenza signorile, il cosidetto mastio o donjon, che poteva essere
circondato da mura, palizzate o ripari di terra.

Dal torrione si sviluppò anche il genere più caratteristico di residenza dei re normanni:
Il Palazzo della Zisa,

una poderosa e chiusa costruzione a parallelepipedo con cortine esterne ad arcatura, interni
decorati con fasto e forme orientali nei soffitti a stallatiti, rivestimenti murari a stucco,
mosaici, marmi policromi e tratto tutto orientale la fontana marmorea dell’atrio che si
collegava con vasche artificiali esterne. Poco si sa del palazzo di Foggia – capitale regia -
fatto costruire da Federico 2° nel 1220, resta solo un’arcata scolpita a fitti motivi vegetali
ricadente su mensole rappresentanti l’aquila imperiale.

I primi castelli imponenti sono quelli di Bari e Trani, i quali risolvono sia esigenze difensive
che residenziali in strutture quadrilatere rinforzate da torri agli angoli e lungo i lati che
corrispondono ad ali di edifici racchiudenti un cortile. A Bari l’ingresso alla corte avviene
attraverso un portale dall’archivolto figurato, un atrio e una loggia a volte su pilastri
quadrangoli e colonne i cui capitelli sono ancora elaborazioni del corinzio nelle forme
spinose e minute caratteristiche della Puglia al principio del ‘200, con frequenti inserti
figurativi, soprattutto l’aquila con prede negli artigli, tali aspetti assieme al nitido apparecchio
murario in pietre squadrate delineano un processo peculiare dell’edilizia federiciana; la
fortissima ispirazione classica si realizza attraverso l’impiego quasi esclusivo di un repertorio
di forme e strutture gotiche, per il quale diventerà fondamentale la cooperazione cistercense.

LA PORTA DI CAPUA

fortificata, fu fatta costruire da federico tra il 1234/39, in


una fase di rapporti tesi con il papa Gregorio IX.
E’ una ricostruzione attendibile alla porta che ricalcava il
modello romano antico, dell’ingresso munito di torrioni ad
andamento circolare, il corpo delle torri in pietra lavica si
innesta su basamenti poligonali a bugnato in travertino
bianco.
La fronte rivolta verso lo Stato della Chiesa, era decorata
da un ricco programma scultoreo sul tema della Giustizia:
2 busti di giudici e una grande testa femminile coronata di
alloro personificazione della Giustizia – Capua fidelis –
erano sovrastati da un gruppo di statue al centro delle
quali era la figura dell’imperatore in trono, unica
conservata assieme a busti ad erme che decoravano i
basamenti delle torri (conservati nel Museo della città).

Le sculture opere di artisti diversi e con stili diversi sono accomunate da un fondo di
classicismo intenso tradotto con mezzi formali gotici. La testa della Giustizia la Capua
Fidelis, è una testa colossale con salda costruzione plastica , profilo deciso della mascella,
lo stacco ondulato della chioma intorno al viso circoscrive la sensibilissima modulazione
per piani luminosi delle guance e del mento.
si ritrova anche la eroicizzazione della persona dell’imperatore, anche in altre manifestazioni
dell’arte federiciana, dando luogo da un lato ai precedenti del ritratto moderno, e dall’altro
anticipando il gusto antiquario.

Federico fu un appassionato collezionista di opere antiche ma aspiro’ anche a riprodurne la


preziosita’, le tecniche e i generi come ad ex. La moneta ‘L’Augurstale’ ripresa dal tipo di
moneta imperiale tardo antica, busto dell’imperatore coronato di lauro e la scritta ‘imperator
romanorum Caesar’.

Rinacque sotto il dominio svevo l’arte del cammeo in pietre dure di strati a colori diversi,
come il cammeo conservato alla Dumbarton Oaks di Washington con Ercole che strozza il
leone Nemeo, dove la figura dell’eroe calpesta un piccolo drago o un basilisco potrebbe
simboleggiare Cristo.

Numerosi sono i busti antichizzanti di probabile o certa provenienza dall’Italia meridionale in


cui sono stati indicati ritratti dell’imperatore. L’individuazione ritrattistica risulta intensa
malgrado i danni delle intemperie del grande busto in pietra rinvenuto una masseria di
Barletta. Barletta – Busto di Federico II, fu trovato in una masseria d iBarletta, intensa
individualizzazione della fisionomia, trova modelli nel ritratto antico, ma anche in una fase di
scultura gotica che si delinea in Francia e in Germania (Bamberga) intorno al 1230,
e ripropone in una fase stilistica più aggiornata e matura la stessa congiunzione di
ispirazione classica e mezzi formali gotici, che caratterizza le sculture della Porta di Capua.

I castelli costruiti dopo il 1230 sono caratterizzati da assoluta regolarità di pianta e


dislocazione di spazi e masse architettoniche, quella perfettamente quadrata si trova nei
castelli siciliani costruiti in seguito alla rivolta del 1232 a Castel Maniace finito nel 1239, con
torri circolari agli angoli il cui interno corrisponde ad un unico grande vano diviso da un
sistema di 5 per 5 campate quadrate coperte da volte a crociera, la centrale era aperta a mo’
di impluvio, portali archiacuti bicromi, quello principale fiancheggiato da statue bronzee
antiche di animali, trifore di cui una vista mare.

Castel Ursino a Catania conserva quasi integra la struttura quadrata a 2 piani con torri
rotonde agli angoli e al centro di ogni lato, fu iniziato nel 1239 compiuto con grande rapidità,
l’interno è composto da corsie a 3 campate con crociere costolonate, anteriore e simile nella
pianta è il castello d’Augusta.

CASTEL DEL MONTE IN PUGLIA, presso Andria 1240

La cui costruzione si protrasse fino alla


morte dell’Imperatore, a pianta ottagona
con torri ad ogni angolo è su 2 piani per
16 volte ripete il vano di pianta trapezia
con le basi maggiori e minore
corrispondenti al lato dell’ottagono
esterno e rispettivamente del cortile
mentre, le torri con scale a chiocciola
ospitano i servizi igienici particolarmenti
curati e forniti da serbatoi d’acqua, in ogni
stanza la copertura è formata da brevi
tratti di botte acuta alle estremità
triangolari e da una volta a crociera quadrata nel settore centrale i cui archi ricadenti su
semicolonne al piano inferiore o fasci di snelli fusti o su alti zoccoli nel piano superiore.
Impostazione analoga aveva il Castello di Lucera, 1233.

I tardi castelli federiciani sono entità nuove, uniche ma che però devono la loro esistenza al
filtro ed alla cooperazione artistica cistercense: -concetto modulare della campata è unità
spaziale e strutturale ripetibile a piacere, regolarizzandosi nei castelli sul quadrato diventa
una sorta di massimo comun divisore che organizza la suddivisione di strutture già definite in
base al quadrato o all’ottagono, dimensiona sale e gallerie; -distribuzione della scultura
architettonica e gli elementi linguistici di cui si compone. (Castel Maniace).
Concetti fondamentali: l’arte federiciana è un connubio stretto sia con la linearità derivante
dai modelli cistercensi che dal gotico d’oltralpe ma filtrato attraverso il linguaggio aulico
antico, con il quale Federico 2° esprime il suo potere laico, attento al gusto naturalistico e ai
fermenti dell’epoca.

I PIASANO
Scultura gotica
La scultura italiana in età gotica (1260 si identifica con il pulpito del battistero di Pisa di
Nicola Pisano), avviene prima che in pittura.
L’iconografia di queste opere erano indirizzate ai cittadini analfabeti.
Dal pulpito del battistero di Pisa discende un rinnovamento in profondità della scultura che
nell’arco di un secolo investe i maggiori centri italiani, Toscana, Roma, il Meridione, l’area
padana fino a preparare la base da cui stacca l’età tardogotica.

NICOLA PISANO e’ soprattutto scultore ma anche architetto, a Pisa un suo segno precoce
potrebbe essere il Campanile della Chiesa di S.Nicola (terminato nel 1250).
Interviene nel Battistero di Pisa (iniziato da Diotislavi) 60 archetti del 2 ordine, inquadrati
da cuspidi gotiche sopra ad arcate a tutto sesto;
Realizza anche la corona di cupola.
L’area sara’ compleatata da Nicola 3 ordine del battistero con bifore cuspidanti e
Giovanni di Simone Il Camposanto, chiostro rettangolare con arcate a tutto sesto dai toni
classicheggianti attenuata da quadrifore rette da esili colonnine.

A Siena: dal 1247 al 1268, lavora alla Cattedrale con l’aiuto dei costruttori cistercensi
Croce Latina, 3 navate, campate rettangolari, alti pilastri a fascio, slancio verticale attenuato
da archi a tutto sesto che separavano le navate; + bicromia bianco/verde ispirato alla
Cattedrale di Pisa.
Giovanni Pisano Ingrandi’ l’edificio nel 1284, aggiungendo una campata alla navata
centrale e creando la parte inferiore della facciata (3 portali a tutto sesto con timpani
triangolari e sculture), nel 1317 si amplia il coro, nel 1339 inizia un nuovo progetto di corpo
basilicale, navata di una chiesa colossale, ma viene bloccato e mai ripreso per la Peste del
1348.

A Firenze: e’ incerto l’intervento nella S.Trinita’ 3 navate, allungata illusionisticamente per


lunghezza, ritmo di archi a tutto sesto.

Ancora non si identificano le prime opere plastiche di Nicola,


forse fatte nei cantieri federiciani,
ma dagli anni ’40 sappiamo che l’artista era a capo di un’impresa: la bottega prima del 1250
è attiva x il Duomo di Siena dove realizza le teste capitello e teste mensola (fino 1260);
in una delle + antiche, testa-capitello di Juppiter è palese l’intervento di Nicola per la ripresa
modelli federiciani (nb. Zeus, Museo di Capua, fig44), naturalismo, espressività, ma anche
classicismo;
Nicola, forse anche grazie ad un viaggio, conosce la cultura del Gotico Francese (nb.
circolavano anche libri);
i vari stili si notano nella Deposizione (lunetta portale di S. Martino, Lucca), se si confronta
con quella di Antelami a Parma, si evidenzia più tensione drammatca che le figure di Nicola
si adattano perfettamente all’architettura; il culmine espressivo è il Cristo morto, l’artista
intuisce la richiesta (dei committenti ordini mendicanti) di un’arte non solo didattica, ma
commovente (nb. il Cristo non è trionfante sulla morte, ma morto!).
L’immagine toccante del Cristo col corpo abbandonato, il capo si flette esanime, è inedita:
l’iconografia prende forse spunto dal Livre de Portraiture di Honnecourt (fig88) libro di modelli
che forse conosceva.

PULPITO DEL BATTISTERO DI PISA, CAPOLAVORO DI NICOLA PISANO

E’ un opera scultorea applicata all’architettura, infatti richiama le caratteristiche di alcune


cattedrali gotiche come, le facciate del Duomo di Siena, Firenze, Orvieto e del battistero di
Pisa.
Forse il committante era l’arcivescovo Visconti.
Pianta esagonale non quadrangolare come era solito, i 5 rilievi dei lati sono ornati da scene
cristologiche, con nascita e infanzia di Cristo, annunciazione, pentecoste, crocifissione e
giudizio finale. Il 6 lato e’ aperto (ingresso).
Il perimetro poggia su 6 colonne, 3 rette da leoni stilofori, un’altra al centro con telamone.
Sopra i capitelli si trovano statute di Virtu’ Cardinali;
nei pennacchi e archetti trilobati: S. Giovanni Battista, Arcangelo Michele, Profeti e
evangelisti;
l’artista qui opera da architetto e scultore, ma l’iconografia complessa è forse opera del
teologo arcivescovo che descrive l’universo come “Domus dei”  leoni e telamoni forse sono
il mondo terreno (la domus degli inferior),
le 7 colonne i Sacramenti (Domus dei exterior, la Chiesa),
Cristo è nelle Virtù (Domus dei interior),
infine la Domus dei superior (Aldilà) rappresentate dalle scene cristologiche.
Altra ipotesi che sia opera teologo francescano Bonaventura da Bagnoregio, poiche’ i
franscani amano scene commoventi vita Cristo.
Nicola è quindi riuscito a sintetizzare motivo romanico dei leoni stilofori, architettura gotica,
sculture gotico/classicistiche in un’unica opera d’arte.
Le Virtù: sono quasi a tutto tondo ricordano statue antiche, i panneggi sono dinamici,
capigliature mosse, volumetriche (Fortezza sembra Ercole Classico; infatti la posa verra’
ripresa da Michelangelo per il David).

PULPITO DEL DUOMO DI SIENA, NICOLA PISANO (1265-1268)


pianta ottogonale, 7 rilievi del parapetto
con sviluppo narrativo intervallati da
statue di angeli che sostituiscono le
colonne.
Le figure non sono semplicemente
allineate ma orchestrate in contesti
scenici. lo zoccolo del sostegno è
circondato da personificazione delle arti
liberali.

Nelle sculture successive interviene di più la sua bottega e personalità come Giovanni
Pisano e Arnolfo di Cambio;
La Bottega insieme a Nicola realizza il pulpito per il Duomo di Siena,1265-69,
in cui si riprende lo schema del pulpito Pisano,
Nicola progetta un podio poligonale con arcate trilobate rette da colonne su leoni stilofori,
ma l'impianto è più dinamico perché la pianta e ottagonale è i 7 riquadri del parapetto sono
separati da figure scolpite.
I temi sono gli stessi ma il tono è più drammatico perché sono inserite scene come la strage
degli innocenti e lo spazio per il giudizio è raddoppiato, suddiviso su due formelle con al
centro Cristo giudice.
Le composizioni sono affollate e scompaiono le figure più classiche e monumentali, c'è più
con citazione, espressività nei volti, si parla di accentuazione del goticismo rispetto al
classicismo perché per Nicola i due stili non sono in antitesi;

Una fase di collaborazione paritetica tra Nicola e il figlio Giovanni è rappresentata dalla
Fontana Maggiore di Perugia.

Al disegno della fontana si dedicarono Nicola e Giovanni Pisano, i due grandi protagonisti
della scultura italiana duecentesca.
E’ composta da due vasche poligonali, a 25 lati l’inferiore – più ampia, a 12 quella superiore
sostenuta da colonnine immerse nella vasca inferiore.
Ogni lato di quest’ultima, segnata agli angoli da gruppi di tre colonnine spiraliformi,
corrisponde ad una coppia di bassorilievi spartiti da un pilastrino poligonale e nematicamente
legati con rappresentazioni dei mesi, delle arti liberali, di favole, della storia di Romolo e
Remo, alludenti alle origini romane di Perugia, di animali e dell’Antico Testamento.
I lati della vasca superiore corrispondono a specchiature lisce con statuette agli angoli ed al
centro di ogni lato, sono personificazioni di carattere religioso, civile o politico o ancora di
località (Roma, Perugia, Lago Trasimeno).
Ua colonna saliente dalla vasca superiore sorregge una coppa bronzea firmata dal bronzista
Rubeus.
le due vasche sembrano ruotare in modo concentrico che si avvitava nella successione in
decrescendo delle tazze circolari, sino a riassumere in sintesi dinamica lo spazio mosso ed
irregolare della Piazza Maggiore.

L'opera è un esempio di fontana medievale a bacini sovrapposti tra i più monumentali,


per la sua collocazione al centro della piazza e per la ricchezza della decorazione plastica
che si presenta come una summa enciclopedica della cultura dell'epoca.
La vasca inferiore è formata da un poligono di venticinque lati e su ogni lato, separati da una
colonnina, sono scolpiti due bassorilievi che rappresentano I Mesi, le Arti, scena Bibliche e
storiche, coppie di animali come allegorie morali.
La conca superiore è un bacino poligonale di dodici lati, decorato con i personaggi, reali e
immaginari, che hanno reso grande Perugia: dal mitico fondatore troiano Euliste a
sant'Ercolano, il vescovo difensore della città contro i Goti. (statue superiori di Giovanni).
Nelle statuine possiamo riconoscere ancora personaggi dell'Antico e del Nuovo testamento e
il ritratto del podestà e del capitano del popolo.
La tensione dinamica dei corpi nello spazio e i giochi lineari dei panneggi che diventano linee
di forza che strutturano la figura rivelano nelle sculture, più che nelle formelle della bacino
inferiore, la presenza della mano giovanile di Giovanni Pisano.
L'artista lascia la sua firma su un'iscrizione della vasca inferiore, quasi a sottolineare un
processo di autonomia ormai compiuto.
È il primo monumento politico italiano collegato al potere comunale, i due artisti ricevono in
cambio il diritto di inscrivere un elogio alla propria opera.

ARNOLFO DI CAMBIO abbandono’ la bottega di Nicola per entrare al servizio di Carlo I


d’Angio’ a Roma.
non si può descrivere Arnolfo come restauratore del classicismo sulla scia di Nicola , la sua
personalità è più complessa.
All'inizio e gli contrappone alla plasticità del maestro una tensione dinamica tutt'altro che
classica , poi arriverà a ritmi più pacati e grandiosi ma senza dimenticare le tensioni della
fase precedente.
Alla sua radice sta la costruzione dello spazio secondo le leggi della prospettiva naturale,
il luogo dove ebbe inizio fù Assisi con degli affreschi della navata della Chiesa superiore, ma
i presupposti si trovano nella grande storia del cantiere gotico in Italia.

Segno del primo stile sono le Statue degli Assetati

smembrate dalla fontana di Perugia tra


il 1277 e 1281.
Le pose riprendono modelli antichi, ma
le figure appaiono tese, c’e’ torsione
nella testa e nel busto sembrano come
schiacciate sullo sfondo piatto.
La stessa cosa si verifica nel monumento sepolcrale del cardinale de Braye, in Santo Domenico a Orvieto,

C'è una tensione di forme geometriche proiettate sul piano parietale,


il monumento è incompleto ma abbiamo frammenti che permettono la ricostruzione.
C'era grande arcata cuspidata, con pinnacoli, colonne tortili.
C'è un ritmo saliente a simboleggiare l'ascesa dell'anima del defunto dopo la morte.
Il corpo del defunto disteso su un catafalco visibile attraverso il varco delle tende .
Sopra egli riappare inginocchiato vicino San Marco, di fronte San Domenico in adorazione
alla Vergine in trono.
Rispetto all'esuberanza di Nicola, Arnolfo predilige una composizione essenziale con poche
statue, il modello è parigino, es. facciate transetti Notre Dame.

RITRATTI
Il volto del Cardinale, è un ritratto individuale che sottolinea l'età avanzata del defunto,
l'artista è tra i primi sfruttare calchi presi direttamente sul volto per rendere realistico il ritratto.
Dopo gli pseudo-ritratti di Federico II, si diffondono tra fine XIII e inizio XIV sec i primi veridici
ritratti dell’arte post classica.
Ma Arnolfo è anche il1° scultore a ritrarre un vivente: nel monumento a Carlo I d'Angiò,
in origine inserito in Santa Maria in AraCoeli a Roma nel 1277,
Il sovrano è assiso in trono con protomi leonine, la posa è maestosa ma naturale (nb.ispirata
all'Imperatore).

Questo esempio, come quello di


Bonifacio VIII (per la facciata di Santa
Maria del Fiore , del 1300) hanno
intenti di celebrazione politica, non
sono di fruizione privata ma inseriti in
monumenti di pubblica visione.

Carlo I D’Angio’
OPERE ARCHITETTONICHE
CIBORI romani in San Paolo fuori le mura, 1258 e in Santa Cecilia, passa da uno stile
francese ad uno piu’ classicheggiante.

Il primo ciborio (S.Paolo)

è
ispirato a quello della S. Chapelle di Parigi (di 15 anni prima)
stessa spinta ascensionale, 4 colonne di sostegno, archi trilobati, timpani traforati
fiancheggiati da pinnacoli aguzzi, al culmine svetta una torrelo stile è quindi
goticheggiante.
inoltre ogni sua faccia ha una visione solo frontale, quindi non si può fare una veduta
d’insieme.
Verticalità e frontalità non compaiono invece nel Ciborio di S. Cecilia:

gli archi sono più larghi e i timpani si abbassano, le statue angolari sono più libere, i pinnacoli
girati di 45° rispetto le facce,
questo perché Arnolfo si evolve meditando sulle antiche costruzioni romane.

Nel 1277 il comune di Perugia gli affidò l’esecuzione di una fontana cittadina 1277/82,
la cosidetta Fontana Minore (o degli assetati), negli stessi anni che Nicola e Giovanni
Pisano eseguivano la grande fontana di Piazza Maggiore.
Il comune di Perugia per ottenere la
collaborazione di Arnolfo fu costretto a
chiedere l’autorizzazione a Carlo d’Angiò alla
cui corte si trovava legato da un contratto
vincolante. Purtroppo la fontana fu smembrata
nel 1308, restano solo 5 sculture ad alto rilievo:
2 scribi e 3 assetati , conservate nella Galleria
Nazionale di Perugia.

Nel 1278 inizia la costruzione di S. Maria Novella, per i domenicani fiorentini, per volere di
Fra Sisto e Fra Ristoro;
Dopo quella di Assisi, questa è la più originale interpretazione gotica in Italia;
come S. Trinità 1250-58 attribuita a Nicola Pisano, questa ha 3 navate, volte ogivali, transetti
che sboccano in cappelle rettangolari, le quali sono vicino la più ampia centrale;
inoltre riprende l’accorciare le campate.
La la costruzione è più ampia di S. Trinità (+ fedeli da contenere), le arcate nella navata
infatti sono molto alte e larghe, lo spazio appare quindi unitario.
L’austerità è attenuata da cornici bicrome in elementi strutturali.

Dal 1290 si apre il cantiere della Cattedrale di Orvieto: anche qui arcate molto ampie, ma
l’insieme richiama il Duomo di Siena (ci sono archi a tutto sesto), risalta il contrasto tra la
zona chiaroscurale sotto il cornicione (come in esterno le navate laterali hanno absidiole) e la
liscia semplicità della parte superiore.

Diversa è la coeva Chiesa francescana di S. Fortunato (Todi), 1292/1328, anch’essa 3


navate coperte da volte ogivali, le navate sono tutte di uguale altezza, ma le volte laterali
determinano forti spinte, quindi si sono inserite catene in muratura (sgraziate).
Le pareti con arconi ricordano quelle di Assisi.

La Chiesa di S. Croce a Firenze, iniziata nel 1294/5 (fino 1442 sulla base di questo progetto),
è un caso a se: pianta simile a S. Maria Novella:
croce latina a 3 navate, transetto con cappelle, 5 per parte ai lati della maggiore (con pianta
poligonale e volta ad ombrello), copertura è però a capriate, anche qui gli archi a sesto acuto
nelle navate sono ampi.
Navata centrale si fonde con le laterali-spazio unico/ampio.
L’interno è animato perché decorato con pietra serena, intonaci, cotto;
il ballatoio orizzontale sopra gli arconi della navata, non blocca le spinte verticali, diventa
obliquo alla fine della navata, inoltre le paraste lo sovrastrano.
Esterno: sequenza continua di timpani aguzzi lungo le fiancate, che secondo i piani di
Arnolfo doveva caratterizzare anche S. Maria del Fiore, iniziata da lui nel 1296.

Progetto S. MARIA DEL FIORE, Firenze


Nel 1302 per la morte di Arnolfo, si blocca il suo progetto, la cattedrale non rispetterà il
progetto, Giotto erigerà il campanile dal 1334, Telenti nel 1355, tutta la chiesa, sulla base di
una revisione del progetto originario (facciata è ‘800esca).
Disegno facciata di Arnolfo: mostra nuova concezione 3 portali con timpani e fiancheggiati da
gallerie e nicchie con statue (rimangono alcune statue scolpite da Arnolfo e bottega, tema è il
Ciclo Mariano, es. è la Madonna della Natività);
Il piano originario ricorda in parte il Duomo di Siena di Nicola Pisano per l’idea base del
corpo basilicale, 3 navate, zona presbiteriale con cupola, ma Arnolfo concepisce un’idea
nuova il corpo longitudinale s’innesta su un vasto organismo centrico- il moto rettilineo si
trasforma in verticale e circolare, perché il presbiterio è a trifoglio (3 vani poligonali con
cappelle radiali, coperti da semicupole -concetto Trinità);
questo progetto verrà imitato per chiese a pianta centrale da Leonardo, Bramante, è un
ponte lanciato verso il rinascimento.

Egli si dedica allo studio dal vero, staccandosi vigorosamente sia dal modello antico che
dagli esempi dei maestri medievali.
I punti in cui in modo evidente egli si allontana dal modello sono la festicciola strappata ed i
due sgabellini, copiati dal vero con notevole realismo, che servivano paralitico, povero e
mendicante, per muoversi strisciando a terra con le mani e facendo leva con il piede contro
un masso.
Siamo di fronte ad un volto della città medievale, malattia, mendicanti, strati sociali infimi e
derelitti – che l’arte medievale in genere non illustra se non ai margini e sotto il velo di
simboli trasfiguranti.
Arnolfo pone invece il paralitico, la sua miseria e la sua malattia al centro di una
composizione che addita malattia e miseria come centro di un saldissimo impianto
prospettico.
Soprattutto fa coincidere punti di massimo verismo e punti focali della costruzione
prospettica, ciò che rappresenta è una assoluta novità in quadro europeo.
Le figure che Arnolfo scolpisce hanno la tridimensionalità in alto rilievo della statua a tutto
tondo, è quello spazio tridimensionale perduto con la cosidetta fine dell’arte classica, si è
così davanti a un passaggio storico di grande importanza.
Il rapporto tra il corpo ed il muretto è costruito con una prospettiva nitida e sicura, uno spazio
cubico che fondale e corpo umano sbalzano nelle tre dimensioni in esatta veduta unitaria,
rapportata ad un unico centro di osservazione che coincide con il punto di fuga della
costruzione prospettica.
Ciò accade anche nelle altre figure come anche nella Vecchia assetata (o Maddalena):
ancora una volta un modello tratto dal vivo, un vero scelto tra povera gente mossa dal
bisogno ad atti elementari quanto intensi.
Nel gesto, siglato da una linea curva, con cui la donna si gira e si butta ginocchioni a mani
tese contro il muro che le sta davanti in obliquo, la cornicie architettonica diventa appunto un
muro, un paesaggio abitato.
Nell’atto in cui il rapporto vecchi/muro misura, in esatta prospettiva, un saldissimo spazio
tridimensionale, anche il racconto riconquista unità drammatica, identificando tempo, luogo,
azione, in un hic et nunc che l’arte occidentale aveva perso con la cosiddetta fine dell’arte
classica. In ciò è già presente in nuce la sua massima conquista: lo spazio ritrovato, lo
spazio drammatico, lo spazio ad figuram identificato con un’azione umana còlta in un attimo
di equilibrio.
Le tappe successive dell’arte di Arnolfo sono segnate quasi solo da sculture.
Il passo compiuto in avanti da Arnolfo è una situazione di dialettica contrapposizione, per cui
la figura umana sta differenziata e libera contro uno spazio di cui è libera protagonista

In breve (FONTANA DI ARNOLFO, Perugia (1308)


sono rimaste solo 5 sculture ad altorilievo, i 2 scribi e 3 assettati. Nelle 2 figure di scribi,
Arnolfo descrive 2 amanuensi a lavoro. Negli assetati rende uno stato di Ansia a causa della
brocca rovesciata accanto alle donne e le mani congiunte che l’altra protende come per
raccogliere poche stille d’acqua a una fonte.
PARALITICO, Perugia
paralitico sdraiato contro un muro, si solleva su un gomito e la mano sinistra si allunga a
spostare la veste dalla gamba malata.
VECCHIA ASSETATA, Perugia
rapporto vecchia/muro, unità drammatica.
PRESEPE DI SANTA MARIA MAGGIORE, Roma (1290)
restaurò l’antico sacello inserendovi figurazioni del presepe.)

GIOVANNI PISANO Erede di Nicola e della sua bottega, è suo figlio Giovanni
(Pisa, ca1248/Siena, dopo 1314), conclude i progetti del padre: a Pisa conclude il battistero
col 3° ordine, poi i gruppi statuari del portale,
a Siena prolunga il Duomo, progetta la parte inferiore facciata e ne crea le statue;
il suo stile è però un’evoluzione di quello paterno, dichiarirà lui stesso in iscrizione sul Pulpito
di Pistoia, di aver superato l’arte del padre.

Come Arnolfo prosegue le ricerche nello stile gotico:


accetta l’accentuazione drammatica e l’eleganza formale francese,
accetta gli stimoli impressionistici tedeschi,
ma rifiuta la concezione ritmica della figura umana: in Italia si va verso coscienza volumetria
corpo e movimento (anche in senso innaturale).

Es. Madonna col Bambino (opera francese del 1300 ca, Abbazia di Fontenay) Fig.1
c’è eleganza, astrazione figura arcuata e riequilibrata da spinta della testa e bracco libero,
regge Bambino senza sentirne il peso!
Il panneggio copre le forme, pieghe rigide/dritte;
Confronto: Madonna col Bambino di Giovanni Pisano, Fig. 2 (Oratorio degli Scrovegni,
Padova, 1312): più espressività , coscienza organicità del corpo, attenzione al dato
psicologico, nello sguardo di Maria si avverte già tensione per la futura Passione.
l’originalità di Giovanni sta nel risalto dato al sentimento, in accordo con la mimica corporea,
rinnova quindi in profondo l’iconografia medievale.

L’emozione intensa del dialogo tra madre e figlio nel tema della Madonna con Bambino è
ripresa più volte da Giovanni nell’arco di tutta la sua attività. Nella prorompente vigoria
plastica della grande statua sopra il portale del Battistero di Pisa; nell’aggraziata eleganza di
nuovo memore dei modelli francesi della statua eburnea del tesoro del duomo di Pisa che
ritorna più matura e grave nella Madonna della Cappella degli Scrovegni a Padova, 1305-06;
sino alle surreali torsioni accompagnate da tagli di pieghe trasverse sulla superficie della
Madonna della Cintola del Duomo di Prato, forse ultima opera nota dell’artista morto inorno
al 1320.
PULPITO DI PISTOIA (Chiesa S. Andrea, finito nel 1302)

Qui Giovanni riprende e modifica i prototipi di Siena e Pisa.


E’ esagonale (=Pisa), ma i rilievi dei parapetti sono separati da grandi figure (=Siena),
è slanciato in verticale (per archi triolobati), ma le modifiche più evidenti sono nelle
figurazioni: ci sono leoni stilofori, rispetto al ritmo con pause di Nicola, Giovanni sembra
creare le sue statue d’ispirazione momentanea tradotta subito in pietra, come un impulso
emotivo.
Es. una delle Sibille, (sopra capitelli, nb. novità iconografica) reagisce di scatto verso l’angelo
che dice lei profezie.
Nel parapetto le figure sono in basso o alto rilievo, sono libere e creano contrasti, ritmi
vorticanti, ci sono volti minutamente caratterizzati e altri sbozzati, figure più naturalistiche
sono vicine ad altre deformi, patetiche.
Es. formella con Strage degli innocenti, c’è foga espressiva: le figure si ritraggono dall’angolo
in alto a destra, linea obliqua generata dal braccio di Erode che ordina il massacro; le pose
sono confuse ma si vedono le espressioni addolorate nei volti delle donne, spaventate o in
compianto per i figli morti.
Per il dramma Giovanni si ispira a modelli tedeschi ma anche a es. romani come la Colonna
traiana (ci sono violenze ai Daci e pianti donne barbare).
Il pulpito stabilisce un confine tra classicismo e anticlassicismo, tra naturalismo e tensione
espressiva.

il 2°PULPITO PER IL DUOMO DI PISA (1301-10)


Ha un linguaggio più compassato, è nuova la struttura circolare, le lastre del parapetto hanno
rilievi con Storie di Cristo, sono incurvate, sorrette da mensole a volute, al posto delle
colonne ci sono figure cariatide.
Nb. l’infittirsi di sculture a scapito dell’architettura, è dovuto al complicarsi di messaggi
teologici da trasmettere (nb. 4 Virtù, alla base della statua cariatide dell’Ecclesia: la
Temperanza , nuda, spicca perché cosi coprendosi ricorda la Venus pudica, l’appello alla
temperanza si rifà ad un passo di S. Agostino che ammonisce dalle Passioni carnali).
Ma le 4 figure sono anche le parti del mondo , i 4 fiumi del paradiso, l’età della vita umana
(volti mostrano età diverse) quindi Giovanni riesce a sintetizzare molte nozioni
enciclopediche in una forma.
Stesso sforzo nel Monumento funebre a Margherita di Lusserburgo, cenotafio a parete in S.
Francesco di Castelletto, Genova, 1313-14,

eretto per accogliere le spoglie della moglie di Arrigo VII (sovrano sfortunato in cui speravano
i ghibellini, ma morì nel 1313); del monumento rimangono frammentarie copie.
Giovanni per la prima volta inserisce Virtù come sostegno del Sarcofago,
la Giustizia, intesa come giustizia imperiale, è conservata integra,
la Temperanza ha l'indice della mano davanti alla bocca in segno di silenzio,
ma qui la virtù allude all'arte di misurare le parole;
inoltre invita al silenzio di fronte alla sepoltura.

FACCIATA DUOMO DI SIENA, (1284-1295)

parte inferiore con grandi statue a grandezza naturale di profeti, filosofi che esaltano la
vergine con le profezie relative alla nascita di cristo. Grandi pieghe luminose.

Le 2 scuole della pittura Toscana


Il secondo ‘200 vede concentrarsi il processo di perfezionamento della pittura su tavola in
due città della Toscana: Firenze e Siena e si cominciano ad affermare con fisionomie
stilistiche definite singoli artisti che dominano e pilotano lo sviluppo di scuole locali.
E’ soprattutto la Maestà al centro di una serie di esperimenti stilistici più che iconografici che
impegnano le due città in un dialogo serrato favorito dall’attività di pittori fiorentini a Siena e
viceversa.
COPPO DI MARCOVALDO era ostaggio a Siena dopo la battaglia di Montaperti quando
eseguì nel 1261 la Madonna del Bordone per la chiesa senese di Santa Maria dei Servi,

unica sua opera firmata, di Orvieto: sui


chiari toni biancastri di ocra, marrone e rosso entro il fondo oro, del trono dall’alto schienale a
lira, la cui frontalità è appena addolcita dal leggero taglio sbieco del suppedaneo
marmorizzato, la scura massa della Madonna si staglia in poderoso squadro plastico con
leggera torsione del busto snello, gesto arcuato del braccio che porta la mano sinistra a
sfiorare il piede del bambino benedicente seduto sul ginocchio destro, plasticismo netto che
blocca le forme, il panneggio è striato da lumeggiature d’oro a chiazze e raggiere. Non
troppo distanti dall’originale sembrano essere le ridipinture posteriori (fine 200) delle parti
nude a scure ombre livide che raggiungono il massimo della fermezza plastica nel viso della
Vergine.
A Coppo è anche attribuita una Croce dipinta
ora al Museo di San Gimignano,
ancora composta secondo la formula
pisana proto duecentesca che
accosta il Cristo Morto a storie della
Passione nelle tabelle laterali.

mosaici della cupola del Battistero di Firenze, nella grande scena dell’inferno che fa parte
della più ampia composizione del Giudizio, piccole figure di dannati, tormentate da demoni
verdastri e azzurognoli, rane, rettili mostruosi intorno a satana seduto sulla bocca
dell’Inferno, la cui testa enorme sta su un corpo ridicolmente esile; l’effetto comico più che
terribile si avvale di un disegno nitido, di abili accostamenti tra colori complementari,
tra tinte chiare e fredde prevalenti nelle figure, e tinte scure e calde, prevalenti nella
descrizione del paesaggio infernale.
Croce della cattedrale di Pistoia.

Coppo di Marcovaldo è figura deominante nel panorama della pittura fiorentina del VIIVIII
decennio del 200, importante è il suo ruolo di precedente e condizionamenti stilistico nei
confronti di CIMABUE quando si riconosca la prima opera:
la Croce di San Francesco ad Arezzo, datazioni scillanti tra la fine del VII e lo scadere
dell’VIII decennio del Duecento.

L’ immagine del crocefisso è sfinata e ciolta nelle articolazioni anche se il chiaroscuro è


decisamente più risentito non esce dalla compatta trama di ombrature che prendono origine
dal tracciato del disegno ed anche qui è avvertibile nel contesto di una gamma calda e come
intonata sull’oro delle cornici il gusto per le contrapposizioni cromatiche: il rosso del perizoma
filettato d’oro dominante anche nelle tabelle laterali, l’azzurro cupo della croce interna, il
bruno del torso di Cristo.
Alla dimensione quasi mitica che Cimabue assume nelle fonti letterarie più antiche, dalla
famosa citazione dantesca al ruolo di iniziatore della pittura moderna affidatogli dal Vasari fa
riscontro una questione critica tra le più aperte: le incertezze non riguardano tanto il catalogo
delle opere quanto il loro ordinamento cronologico.

Emblematici sono i radicali dispareri sulla datazione delle due Maestà assegnate a Cimabue
da una concordia di attribuzioni che discende dal Vasari, ma che nelle marcate differenze
paiono esponenti di due fasi stilistiche distanti nell’attività dell’artista.

Tavola di San Francesco a Pisa, ora Parigi-Louvre,


mostra la Vergine seduta su un alto trono ligneo ricco di
intagli e torniture in veduta sghemba,
ai lati simmetrici si dispongono incolonnati gli angeli,
la Vergine è avvolta nel mantello azzurro che nel tratto
inferiore e nella manica destra si apre in modo da far
apparire la veste rossa, ella è una voluminosa costruzione
plastica,
prima sbozzata nelle masse principali del busto, delle
ginocchia, del braccio destro che accompagna la mano ad
accarezzare il bambino che è costruito plasticamente in
veste rossa e mantello bianco perlato,
gli angeli vestono tutti uguali, le cui posizioni si alternano e
si ripetono simmetricamente sui due lati Più chiari e tenui
sono i colori disposti secondo gli stessi criteri di simmetria,
complementarietà ed alternanza della Madonna di Santa Trinita, ora agli Uffizi, che perà è su
un trono costituito da una complessa struttura architettonica in veduta frontale, decorata da
incrostazioni di marmo e aperta in basso da arcate ove si affacciano i profeti.
Malgrado la simmetrica posizione delle gambe anche la Vergine si presebta in veduta
frontale.
Un’altra grande Croce attribuita a Cimabue nel museo di Santa Croce a Firenze e
gravemente danneggiata nell’alluvione del 1966, sembra doversi datare prima del 1288,
quando il pittore lucchese,
Diodato Orlandi ne eseguiva una debole replica ora al Museo di Villa Guinigi a Lucca,
Rispetto alla Croce di Arezzo questa mostra un plasticismo più fuso e morbido entro la fluida
curva del corpo che il perizoma velato non interrompe ma sembra apparentarsi ad essa ed
alla Maestà del Louvre per i colori bruni, i visi allungati e severi.
Alla solenne impostazione frontale e allo schiarisrsi dei colori la Maestà degli Uffizi
accompagna invece un’intonazione più serena e sorridente anche nei visi:
quello della vergine, dallo sfuggente taglio triangolare sotto la calotta del capo rivestito dal
manto, quelli più pieni e tondeggianti negli angeli e nel Bambino,
tutti con tratti minuscoli e affilati che si ritrovano nella Maestà con San Francesco affrescata
nel transetto sinistro della chiesa.

Nella seconda metà del ‘200 si diffonde il tema della madonna con bambino in trono.
Passaggio da una Madonna rigidamente frontale su un trono ligneo che tiene il bambino al
centro del busto (secondo i tipi bizantini) ad atteggiamenti più cordiali/umani in cui la
Madonna tiene il bambino su un braccio/ginocchio e lui si volge verso di lei. Canone solenne
e nobiliare:
MADONNA IN TRONO A SANTA MARIA DEI SERVI, COPPO DI MARCOVALDO, Orvieto
toni chiari su fondo oro.
Il trono ha uno schienale a lira.
Panneggio striato.
Posizione asimmetrica delle ginocchia.

MADONNA IN MAESTÀ, CIMABUE, Parigi (1280)


vergine seduta su un trono ligneo ricco di intagli in veduta sghemba.
Simmetrici ai lati ci sono gli angeli avvolti in un mantello azzurro e veste rosa.
Madonna seduta con bambino, costruzione plastica, prima sbozzata nel busto e ginocchia,
dettagliata nelle pieghe.
Bambino plasticamente costruito, le ali sono simmetriche. Intonazione più serena e
sorridente nei visi.
MADONNA DI SANTA TRINITÀ, CIMABUE, Firenze (1290-1300)
colori più tenui rispetto alla madonna su un trono con complessa struttura architettonica in
veduta frontale, con sotto una galleria con 4 figure maschili.

La reinterpretazione in termini plastici dei modelli bizantini, soprattutto per la Madonna in


trono, era già stata avviata da Coppo di Marcovaldo,
ma è una costante dell’opera di Cimabue e raggiunge il suo apice negli affreschi di Assisi
Cimabue; successivi al 1285 o al 1288, perché nella Basilica Inferiore di Assisi, nel braccio
destro del transetto, l’affresco con la Madonna in trono con Bambino, angeli ai lati e S.
Francesco di fianco è stato attribuito a Cimabue, era una prova che Cimabue aveva fatto per
i frati di Assisi per mostrare quello che sapeva fare e per ricevere l’incarico di lavorare al
transetto.
All’interno delle pitture del transetto c’è la scena dell’ “INCORONAZIONE DELLA VERGINE”
con Cristo e la Madonna che sono seduti su un trono simile a quello della “MADONNA
RUCELLAI”.
Ciò significa che Cimabue ad Assisi, intorno all’88-’89 ha l’ idea di modificare il sistema
prospettico del trono ed è l’idea da cui si muove tutta l’evoluzione successiva della
prospettiva del ‘300 e del ‘400;
Cimabue ha l’intuizione di costruire il corpo solido del trono sulla base di un asse
centrale/verticale che divide la tavola in due parti, una linea ideale sulla quale è posto il
piede, la mano e l’occhio della Vergine, e poi converge in maniera simmetrica verso questo
asse ideale tutte le cosiddette linee parallele recedenti (linee convergenti verso un punto
ideale) del sistema del trono.
Cimabue è il primo che intuisce l’esistenza, nella ragione illusiva-pittorica, delle parallele
recedenti, per cui costruisce i braccioli, le basi, tutte come se fossero delle parallele che
convergono verso un punto su un asse ideale.
Egli non ha idea del punto di fuga, usa l’asse centrale verso il quale tutte le linee
convergono verso un punto creando una lisca di pesce.
E’ un passaggio epocale perché improvvisamente si trova uno spazio all’interno del quale è
collocata la figura della Vergine che ha una sua credibilità illusiva in termini di
tridimensionalità; gli angeli sono al loro posto e entrano in un meccanismo di assoluta
simmetria frontale e poi si trova lo spazio per inserire sotto 4 Profeti.

Lo stesso tema veniva sviluppato a Siena con risultati stilistici ben diversi,
la tavola di Guido da Siena del 1221(data scritta, ma non creduta) ha formato rettangolare,
modulata all’interno con arco trilobo e angeli nei pennacchi, è sormontata da una cimasa a
timpano, malgrado la veduta sbieca del trono l’insieme della rappresentazione è
bidimensionale, il braccio forma un triangolo aguzzo, le dita della mano sono lunghe e sottili.
MADONNA IN MAESTÀ, GUIDO DA SIENA, Siena (1221)

tavola modulata da un arco trilobo nei cui


pennacchi stanno angeli.
È sormontato da un timpano con Cristo e 2
angeli.
Madonna seduta in trono con bambino.
Gioco di pieghe zigzaganti.

DOSSALE CON VERGINE E SANTI, VIGOROSO DA SIENA, Perugia (1280)

polittico basso e largo con busti di


santi entro arcature e figura centrale
della vergine con bambino.
Sormontata da 5 cuspidi con dentro
angeli e centrale cristo.
Intensificazione del dolore.
MADONNA RUCCELLAI, DUCCIO DI BUONINSEGNA, Firenze (1285)
leggerezza delle forme, minuzia e preziosità
decorativa .
dimensione monumentale architettonica dietr.

MADONNA CON BAMBINO DI


CREVOLE, DUCCIO DI
BUONINSEGNA, Siena (1285)

intimo colloquio tra madre dolce e malinconica e figlio. Tratti di virtuosismo come la camiciola
velata o i capelli morbidi e leggeri.

MADONNA DEI FRANCESCANI, DUCCIO


DI BUONINSEGNA, Siena
il manto della madonna protegge 3 piccoli
frati francescani inginocchiati.
Schema composito a ventaglio dei frati.
Esaltazione del colore e linea.

l’opera maggiore di DUCCIO DI BUONINSEGNA e’ la MAESTA’ del Duomo di Siena

eseguita tra il 1308/11, per l’altare maggiore del Duomo. Il primo elemento che colpisce
della 'Maestà' è la sua straordinaria complessità: una tavola di più di quattro metri per lato,
dipinta sia davanti che dietro, rutilante d'oro e di splendidi colori.
Era chiusa in origine entro una ricca cornice dorata, irta di sette cuspidi e di pinnacoli, con un
profilo frastagliato come quello dei polittici gotici, la cui perdita ha diminuito l'effetto
monumentale che l'opera doveva fare sull'altare maggiore della Cattedrale, l’impostazione
del trono ricorda quello di Cimabue della Trinita.
La parte anteriore, con la figura monumentale della Madonna, accompagnata da un
corteggio di angeli e santi, alla quale si rivolgono supplici i quattro protettori di Siena, era
rivolta verso la navata e destinata al pubblico dei fedeli. Quella posteriore, con le piccole
storiette della 'Passione di Cristo', era invece riservata alla contemplazione degli
ecclesiastici. All'estrema solennità curiale del prospetto, con le tre file di santi disposte in
perfetta simmetria ai lati della grande Madonna in trono, si contrappone, nelle storie del retro,
un elegantissimo equilibrio tra naturalismo e astrazione. Ogni composizione è
attentamente pensata, dall'inquadramento architettonico alla disposizione delle figure.
Nelle scene con molti personaggi gli accostamenti più squisiti di zafferano e pesca, malva e
verde erba, glicine e lampone si intrecciano sull'oro lucente del fondo.

ROMA
XIII secolo, rifacimento di strutture e decorazioni.
In S. Maria Maggiore fu costruito ex novo il transetto sporgente in cui si innesta l’abside che
doveva avere andamento poligonale
(oggi coperto dal rivestimento di Carlo Rainaldi), nel transetto sinistro fu iniziata una
decorazione affresco di cui resta un’ampia bordura con clipei con busti di profeti condotti con
nitido plasticismo e forte intonazione patetica, che sono uno dei casi più problematici della
pittura romana di fine ‘200 e hanno sollecitato varie attribuzioni: Cavallini, Giotto e Maestro di
Isacco.
Nell’abside, all’interno semicircolare, Jacopo Torriti nel 1295 eseguì il mosaico del catino con l’Incoronazione

tra
schiere di angeli e Santi, tra gli archivolti delle finestre 5 storie della Vergine e nel settore
centrale la Dormizione. La decorazione del catino absidale è l’unica giunta integra. Nel
mosaico si legge ancora la firma di Torriti, mentre la data 1296, che un tempo vi era campita,
è scomparsa. La grande incoronazione della Vergine domina l’abside E si collega con i
cinque episodi del ciclo mariano disposti nell’emiciclo.
Nel disporre le cinque scene, la sequenza narrativa è stata interrotta per inserire al centro la
Dormitio, raffigurazioni dalle dimensioni maggiori rispetto alle altre scene. Tale soluzione,
che crea un collegamento verticale, dal basso verso l’alto, tra la Dormitio e l’Incoronazione,
non ha precedenti né in ambito romano, né in quello bizantino. E’ un motivo che si ritova
soltanto nei portali scolpiti delle cattedrali gotiche come a Chartres.
ma non ne va sottovalutata la novità iconografica: il grande disco stellato in cui è inserito
l’ampio trono di Cristo e Maria, insieme al gruppo degli angeli adoranti, sembra trarre
ispirazione da quanto Cimabue aveva dipinto nel transetto della chiesa superiore di Assisi. Il
paesaggio nilotico che si dipana nel margine inferiore del catino ricorda il mosaico
costantiniano della cupola si Santa Costanza, visibile fino al Cinquecento. Infatti le novità che
il mosaico presenta non implicano affatto una rottura con la tradizione tardo antica che infatti
rimane ben riconoscibile proprio nella decorazione absidiale.

Altro grande pittore di Roma è Pietro Cavallini che eseguì le Storie della Vergine sotto il
catino absidale in S.Maria di Trastevere, 1291 il rifacimento pittorico della navata centrale di
S.Paolo f.l.m., attuata in due fasi 1270-87, opera perduta causa l’incendio del 1823 (disegni
acquerellati tratti nel Seicento): tale lavoro, precedente a tutte le opere note dovette
consistere almeno in parte nel restauro ed integrazione delle pitture antiche e proprio il
cimento con una pittura che presumibilmente partecipa ancora dei valori di illusionismo
parziale dell’arte tardo antica può spiegare come gli stessi spunti di classicismo
protopaleologo che alimentano l’arte del Torriti siano dal Cavallini superati in una visione di
spazialità creata dal levitare tridimensionale della forma.

(Mosaico dell’abside. Pietro Cavallini; ciclo di Storie della Vergine, registro inferiore, sei
riquadri accompagnati da un’iscrizione metrica di cui è autore Stfaneschi. Natività della
Vergine Annunciazione Natività Madonna con Bambino in clipeo e i Santi Paolo, Pietro e il
donatore Bertoldo Stefaneschi (pannello centrale) Adorazione dei Magi Presentazione al
tempio Dormitio Virginis Questa opera mostra appieno le capacità tecniche di Cavallini che
rompeva con le forme ieratiche bizantine e adattava i modelli stilistici dei suoi mosaici alle
novità che provenivano dalla pittura e dalla scultura toscane, affiancando la scuola romana al
clima gotico della pittura di Cimabue e alle prime esperienze di Giotto).
Santa Cecilia in Trastevere

affresco absidale di
S. Giorgio al Velabro
tutti e 3 appartengono all’ultimo decennio del ‘200.
Nella serie di scene mariologiche della basilica trasteverina si nota una progressione che
parte dalla composizione della nascita della Vergine, elegante nelle cadenze neoelleniche e
cromaticamente raffinata, ma bidimensionale; solo in scene successive come la
Presentazione al tempio, l’Adorazione dei Magi, o il riquadro votivo in cui i Santi Pietro e
Paolo presentano la Vergine ed il committente cardinale Bertoldo Stefaneschi, la
costruzione tridimensionale di figure e architetture per virtù di ombre e linee di fuga
corrisponde all’ispessirsi dello spazio pittorico, ma la sua qualità atmosferica avvolgente
appare meglio nelle sue opere a fresco, soprattutto nella parte superiore del Giudizio della
controfacciata di S. Cecilia:
Cristo Giudice in trono circondato da angeli ed affiancato da Maria e Giovanni Battista oranti
costituisce il fulcro della composizione, era una scena che si estendeva su tutta la parete
dell’ingresso. Una peculiare tecnica a tempera grassa stesa in minute pennellate a secco.

Sul crinale dei 2 secoli si verificò l’incontro tra Cavallini e Giotto;


i resti del mosaico dell’antica navicella di San Pietro,
in particolare il medaglione dell’angelo conservato a Boville Ernica,
e il frammento dell’affresco con l’indizione del Giubileo in San Giovanni in Laterano sembra
addirittura testimoniare la collaborazione tra i due.
Gli effetti dell’arte del giovane fiorentino sul più anziano maestro romano sono evidenti
nell’impostazione spaziale più nettamente centrica nella costruzione più plasticamente
sintetica e scultorea delle figure dell’affresco con la Madonna in trono tra i santi Matteo e
Francesco che presenta il defunto nella nicchia del monumento funebre del card. Matteo
d’Acquasparta 1302 in S. Maria Aracoeli.
Tale è il tono stilistico riflessi in numerosi resti di decorazioni affrescate del primo 300 a
Napoli, nella Cappella Brancaccio di San Domenico Maggiore.

Il terzo maestro che partecipò al rinnovamento delle basiliche romane va ricordato


Filippo Rusuti di cui resta la firma in calce al tratto superiore del mosaico della facciata di
S.Maria Maggiore.
Il mosaico riflette i modi ampi del mosaico di
Torriti dell’interno, le 4 scene sottostanti che
illustrano la fondazione della Basilica, sono
inquadrate da una finta architettura di cornice
a mensole su pilastri in scorcio che implica la
conoscenza dell’analoga soluzione giottesca
di Assisi, ma la ricchezza cromatica, la finezza
miniaturistica sia nelle sciolte figure che nelle
architetture complesse sono prive di salda
costruzione prospettica, e indicano la
conoscenza diretta di pitture gotiche
transalpine.

pittore documentato a Poitiers nel 1309 col figlio alla corte di Filippo il Bello (in Francia egli
lavorò negli affreschi di Saint Nazare a Bezier).
La parte superiore del mosaico della facciata con Cristo benedicente in mandorla tra angeli,
la Vergine e gli apostoli, eseguito prima del 1297, cioè prima della cacciata dei committenti
da Roma: i Colonna.

Altre sono le opere di Rusuti a Roma: Madonna in Trono in San Crisogono, Sancta
Sanctorum del periodo di Niccolò 3°1277/80.
Ben conservato è il ciclo di storie neo e vetero testamentarie che con il grande Giudizio
della controfacciata decora la navata dell’antica cattedrale sabina,
Santa Maria di Vescovio a Stimigliano dei quali si è proposta una datazione tra il 1295 ed il
1302 dando ragione del convergere di riflessi sia iconografici, sia stilistici delle navate della
chiesa superiore di Assisi così come le opere romane di Cavallini, Torriti e Rusuti.
Il monumento funebre di Matteo d’Acquasparta è esponente caratteristico di un genere di
sepoltura monumentale elaborato a Roma alla fine del ‘200 per pontefici e alti prelati, esso è
caratterizzato da una complessa struttura in cui pittura, scultura e architettura concorrono a
comporre una progressione gerarchica di immagini esprimenti il concetto di morte e
resurrezione della carne che si elaborava all’interno dei dotti circoli gravitanti intorno alla
corte pontificia.

ASSISI
Il culto di Francesco e Chiara da Assisi Diffusosi subito dopo la loro morte e sostenuto dalla
Chiesa di Roma, fa in breve tempo di Assisi un centro di risonanza europea non soltanto dal
punto di vista spirituale, ma anche sotto il profilo culturale ed artistico. L’espansione
dell’ordine minorita in Europa è immediata ed amplissima. Altrettanto tempestiva è la
fondazione del cantiere della basilica di San Francesco ad Assisi, destinata ad avere in
breve tempo uno dei centri più importanti della cristianità.

BASILICA DI ASSISI
La Basilica si compone di due chiese sovrapposte In origine ad aula unica benché quella
inferiore sia stata in seguito arricchita da una serie di cappelle private, per assolvere alla
doppia funzione di chiesa sepolcrale di San Francesco (e quindi meta di pellegrinaggi) e di
cappella papale.
La prima pietra venne posta il giorno successivo alla canonizzazione del santo, nel 1228;
il pontefice Gregorio IX ne assume la proprietà in nome della Santa Sede,
concedendola poi in uso ai frati minori dell’ordine.
Il cantiere parte dalla chiesa inferiore Dove nel 1230 viene traslato il corpo del santo viene
consacrata nel 1235 Innocenzo IV.

edificio a aula unica con ampio transetto e sovrapposizione di 2 chiese di uguale


estensione. Addossati archi rampanti. Chiesa inferiore: bassa, buia, conclusa nel 1239,
lessico romanico, volte a botte nei bracci, campate crociera. Chiesa superiore: lessico gotico,
alta, luminosa con ampie finestre a trafori. Volte a crociera. A 1/3 dell’altezza il muro
massiccio si assottiglia, un procedimento di assottigliamento dei muri; capitelli a crochets di
palmette. Vetrate figurate con cicli di apparizioni angeliche. Giunta Pisano eseguì una croce
(1236). Operava un pittore il cui nome fittizio era “Maestro di San Francesco”, le scene
affrescate nelle lunette della volta inferiore, 5 storie della passione sulla parete settentrionale
e 5 storie di San Francesco sulla parete meridionale. Chiesa superiore con storie dei santi
Pietro e Paolo, storie della Vergine, crocifissione. Storie dell’antico (parete settentrionale) e
nuovo testamento (parete meridionale), che decorano le grandi lunette della navata.
GIOTTO
l'Esaù respinto da Isacco, fig144--> tutto è nuovo, i corpi sono plastici grazie a ombre e luci, i
panneggi sono fluenti e accordati con il movimento delle membra , inoltre la stanza a pareti scorciate, si
può vedere l'interno in cui sul baldacchino giace Isacco .è una costruzione spaziale ancora empirica ,
ad es. le pareti laterali divergono e non convergono in profondità, ma è punto di partenza per il futuro.
Forse è la 1a opera nota di Giotto, 1267 1337, allievo fiorentino di Cimabue nato a Vespignano,.
Sicuramente è ingenuo credere che le storie di Isacco non abbiano premesse di influenza transalpina,
è giusto presupporre che Giotto sia stato anche a Roma e qui abbia studiato i plastici e spaziale cicli
musivi e pittorici del IV-V sec d.C., nonché l'opera di pittori e scultori contemporanei come Cavallini e
Arnolfo di Cambio.
Sotto Niccolò IV, verso il 1290-95, sono affidate a Giotto le Storie di San Francesco, (pareti navata
Basilica Superiore Assisi) ciclo capitale della pittura italiana , impostato entro un finto loggiato scandito da
colonne, fig145.
è difficile immaginare la meraviglia che suscitava nei Pellegrini , è una storia divisa in 28 riquadri, si
svolge sulla parete destra, controfacciata e parete sinistra, narra la storia dalla giovinezza alla morte del
Santo, ci sono episodi storici e leggende di agiografia popolare, miracoli postumi. Non ci sono ori, o
simboli, la vita quotidiana entra in una chiesa.
La scena dell'omaggio dell'uomo semplice, fig146 , si svolge in un luogo reale di Assisi , tra Palazzo
Comunale e tempio di Minerva, il santo incede e un cittadino stende il mantello al suo passaggio, la
scena è serena, naturale, credibile, non c'è aumento proporzioni santo o astratta posa frontale, fa parte
dell'azione, ci sono anche comparse in costume da borghese dell'età di Giotto, lo spettatore si poteva
immedesimare. Ci sono anche bambini nella folla, soggetto assente da secoli nell'arte sacra. Es.--> è
rinuncia ai beni, fig147, partecipi all'esplosione d’ira di Bernardone a cui il figlio Francesco restituisce
le ricchezze. Straordinaria e anche l'anatomia del corpo di Francesco.
La grandezza di Giotto non è solo nel realismo dell'ambientazione, personaggi e posie, ma è anche nel
rapporto tra le figure o tra le figure e lo sfondo, mai casual es. Conferma della regola, fig149, oltre a
definire un ambiente in profondità meglio delle Storie di Isacco, c'è un accordo tra architettura e
personaggi, raggruppati grazie agli arconi .
nella scena dell'elemosina del mantello, fig150 , Giotto sfrutta i profili obliqui dei colli per porre
attenzione al punto dove si incrociano, dietro la testa di San Francesco.
Il paesaggio è ancora arcaico: c'è ancora convenzione bizantina delle rocce scheggiate, al contrario
delle architetture scorciate in profondità, es. e anche il presepe di Greccio, fig148, documento visivo
della conformazione di un presbiterio eclesiastico ai tempi del pittore, con veduta abside, ciborio, etc,
leggio, pulpito . Giotto rifiuta il retaggio bizantino e le fasi espressiva del maestro, ne accentua il
naturalismo. Appoggiandosi poi, come Nicola Pisano e Arnolfo alle componenti classiche nello stile
gotico, assicurazioni paleocristiane romane, recupera effetti di plasticità e spazialità.

Questo si evidenzia ancor più a Firenze: il Crocifisso, fig151 di Santa Maria Novella del 1296 1300 e la
maestà in Ognissanti ora agli Uffizi del 1300, fig152 ci sono novità nel primo il corpo non si inarca, c'è
chiaroscuro che crea plasticismo, i piedi sono accavallati e forati da un solo chiodo, quindi le ginocchia si
piegano, modello di Nicola Pisano. Nella seconda le figure sono solide, sono poi incorniciate dal trono,
che sembra una chiesa volta ad esprimere identificazione Vergine ed Ecclesia, angeli e santi sono in
profondità uno dietro l'altro e non uno sopra l'altro.

GIOTTO A PADOVA
affreschi dell'Oratorio degli Scrovegni a Padova. Dopo Assisi, Giotto è il più richiesto pittore italiano,
diffonde il suo stile ovunque con l'aiuto di un'equipe , dopo Firenze, nel 1300 è a Roma per il giubileo di
papa Bonifacio VIII , nel 1303 è a Padova dopo un soggiorno a Rimini. L'oratorio, fig155 ha un'unica
navata con volta a botte, stretto coro e fu fondato da Enrico Scrovegni nel 1303 , consacrato nel 1305.
Lo Scrovegni è il più ricco cittadino di Padova, Dante citava suo padre nel girone degli usurai. Serviva
quindi per espiare i peccati. Per questo c'è il committente ritratto dei beati nel paradiso mentre offre
modello edificio per meritare il regno dei cieli, figura 156. Le pareti dell'oratorio sono lisce quindi Giotto
le articola in 4 fasce orizzontali e crea le storie della Vergine in alto, le storie di Cristo nel mezzo e vizi e
virtù nel basamento, fig157 e 158.
Ci sono busti di Cristo, profeti, sulla volta stellata, tutto è volto alla Redenzione.
Anche qui le scene sono entro uno spazio illusionistico, meno aggettante perché le pareti sono lisce, non
ci si deve confrontare con nervature reali. Tutto è calcolato per uno spettatore che si trova al centro,
inoltre la luce nelle scene si conforma a quella reale proveniente dalla trifora in facciata.
Nb. fig159 ci sono 2 vani sull’arco trionfale senza scene narrative/figure, creati x mostrare abilità
prospettica.
C’è un evoluzione rispetto le Storie di S. Francesco (Assisi): i gesti sono più naturali, come gli ambienti,
la cromia si allarga a toni squillanti come rosa, celeste, giallo chiaro abbinati a verde e rosso; domina il
blu dei cieli in contrasto con le bianche architetture.
Le figure sono volumi plastici, nella Presentazione della Vergine, fig161, si trovano su una complessa
architettura (tempio), c’è abilità nel rendere piani in ombra e luce, le figure hanno gesti più naturali e il
panneggio non nasconde le membra.
La più complessa composizione è quella del Compianto sul Cristo morto, fig160, in cui linee parallele
oblique, sguardi,gesti, convergono verso il nodo drammatico della Vergine che abbraccia la testa e spalle
del figlio morto.
C’è uno straordinario repertorio di pose (es. S. Giovanni di profilo, slanciato con braccia aperte, donna
con mani sotto il
mento, ecc) si punta a realismo;
Ad Assisi prevaleva l’interesse per resa dei particolari, qui trionfano le emozioni umane (nb. alcune pose
patetiche
riprese dal Sarcofago di Meleagro);
lo stile quindi è ormai volto al “classico” (dominio forma) e c’è controllo nelle scene più
drammatiche, che vengono limitate (es. poco spazio è dato a scene della Passione), non ci si
abbandona a commozione- es confronto con Strage degli Innocenti, pulpito di Pistoia
(N.Pisano),: qui c’è un gorgo incontrollato di violenza e dolore, Giotto (fig162) isola Erode nel balcone
del suo palazzo, massacro è vicino ad un battistero, c’è compostezza  la scena è solo una
ricostruzione storica.
La maniera sacra è umanizzata es. Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea, fig163, dove i
protagonisti si
baciano (per la 1° e ultima volta nell’arte ‘300esca!);
C’è forza espressiva es. Cattura di Cristo, fig164, dove c’è studiato incrocio di sguardi consapevoli tra
Cristo e Giuda; C’è serena articolazione tridimensionale es. Cacciata dei mercati dal Tempio, fig165.

Attraverso le contese tra le fazioni (guelfa contro ghibellina, guelfi neri contro i bianchi) a cui si uniscono
i conflitti di classe( artistocrazia contro il popolo 'grasso' , cioè piccola borghesia artigiana) a Firenze
nasce una forma di governo stabilita dalla Costituzione del 1282 , secondo cui il potere è detenuto dai
membri delle principali famiglie, grazie al prenominio delle organizzazione corporativi nei settori trainati
dalle attività economiche, le Arti Maggiori. L'egemonia del popolo grasso dura fino al quinto decennio
odel XIV sec, quando vi furono dei fallimenti finaziari (banche di Bardi e PEruzzi) e la peste del 1348.
Il primo Trecento tuttavia rappresenta uno dei momenti più felici dell'arte fiorentina . Le tecniche
dominanti sono ormai l'affresco e la tempera su tavola; si rappresentano scene del A.T, e N.T.,
vite dei santi, ma anche soggetti profani.
Firenze e Siena, la prima con Giotto e i suoi seguaci, la seconda con Duccio di Buoninsegna, Simone
Martini, i Lorenzetti, sono i centri più importanti della nuova pittura. Tra la pittura fiorentina (più
monolitica) e senese (più varia) non esiste radicale antitesi perchè vi sono continui scambi di esperienze
che accorciano le distanze culturali.
1-FIRENZE---------
Nella prima metà del '300 l'attività edilizia ferve a Firenze, es. i cantieri di Santa Croce, S.Maria del Fiore
> che però va a rilento; poi il Campanile iniziato da Giotto nel 1334-7, terminato da Andrea Pisano e
Francesco Talenti (f.171). > variegata cromia del marmi, (Giotto>gusto coloristico ) solida struttura
verticale con contrafforti angolari,ritmata da rilievi, statue, cornici, finestre.La città attraversa una fase di
sviluppo grazie all'industria e la banca; le mura assicurano la difesa, il dominio dei magnati guelfi
affiliato alle Arti maggiori è espresso dalla nuova sede del Comune, il Palazzo Vecchio(f.172) ,
progetto di Arnolfo di Cambio , tra 1299 e 1314, eretto sui terreni espropriati ai ghiebellini Uberti.
L'inzio della costruzione avviene nella fase acuta di tensioni politiche tra Neri e Bianchi;
Ha l'aspetto di maniero fortificato, risulta massiccio ma è alleggerito da file regolari di finestre e da
una torre decentrata. Come nel Palazzo Pubblico a Siena, le sale interne hanno cicli di affreschi di
tema civico( città conquistate, uomini illustri ecc)> interviene anche Giotto(ma perduti).
Altri es. di archiettura civile sono 1)) Palazzo Davanzati, alto e stretto, forse in origine con merlatura
(sostituita da loggia) e 2 ))la
Loggia di Orsanmichele, (1337), era mercato delle graniglie, poi chiusa nel 2° '300 e trasformata in
chiesa.
La scultura invece è meno praticata. Per la porta bronzea del battistero, viene chiamato da Venezia
Andrea d'Ugolino da Pontedera, detto Andrea Pisano (1290-1384) che esegue tra 1330-6 il portale
istoriandovi le Storie di san Giovanni Battista e le Virtù (f.173). Egli aggiorna il tipo di portale
romanico, inserendo nelle 28 formelle quadrate, cornici mistilinee, gotiche, entro cui dispone le
composizioni figurate, a loro volta racchiuse entro profili quadrangonali: ne risulta una tensione tra linee
rette spezzate a cui partecipano anche le figure es. del "Trasporto"(f.174) e della "Sepoltura del corpo
del Battista"(f.175) (falcature dei panneggi sono elementi nuovi di dinamismo lineare).
L'influsso di Giotto per Pisano è decisivo per il basamento del campanile di S.M.del Fiore (forse
con dei disegni). Nel ciclo, si assiste alla prima sistematica rappresentazione delle Arti
meccaniche con scene che illustrano il lavoro -es. la Tessitura(f.176), omaggiando la principale
attività del'industria locale e all'Arte della Lana, che finzanzia il ciclo, cui sono accostate le tre
Arti figurative.

La pittura senese nella prima metà del trecento prende le mosse da Duccio di Buoninsegna ( 1255-
1318) che realizza " La madonna Rucellai " ispirata alla " maestà " di Cimabue al Louvre . Egli
riprende la recente cultura bizantina Paleologa è insieme Cimabue , rielaborando però in modo originale
. È diverso da Giotto: non si aggiorna attraverso fonti tardo antiche, ma cerca ispirazione dall'oriente e
dall'arte gotica nordeuropea coeva. Forse aveva viaggiato molto. Duccio dopo aver realizzato la
madonna Rucellai , entra nell'ambiente senese: realizza la grande vetrata del Duomo di Siena ,
ispirata a modelli di Cimabue.

Pian piano aderirà sempre più al gotico , lo dimostrano due dipinti(fine '200): la tavola centrale del "
trittico con Madonna e santi "-f.207-- a Londra. L'iconografia è 200esca, ma rianimata anche grazie
ai fluidi panneggi bordati d'oro. La " Sant'Agnese " della tavola di destra è elegante , elastica figura
gotica: una statua francese tradotta in pittura, con riferimenti plastici di Giovanni pisano.

--- Nella coeva" Madonna dei francescani"--f.208-- il fondo a mattonelle verdi è ripreso da miniature
francesi , mentre la protagonista, sembra implicare una meditazione sulla spaziosità elusiva dei dipinti
grotteschi .
Il suo capolavoro è la grande pala della " maestà "(1308-11) per la storia è maggiore del Duomo di
Siena. Oggi all'opera del Duomo. Venne trasportata dallo studio del pittore al Duomo di Siena con un
corteo popolare . È una para a due facce , l'anteriore con la Madonna, santi e angeli a grandi figure
(f.209)(per fedeli), la posteriore con episodi della Passione di Cristo, a piccole figure, destinata alla
visione esclusiva del clero(f,210) . Vi erano anche altre storie della vergine e di Cristo nella predella e
sull'ordine superiore. Si nota il suo stile gotico , bizantino ,: la protettrice di Siena è assisa su un ampio
trono, fiancheggiata da una serie di figure appiattite sul piano, tra cui i4 santi patroni della città ,
inginocchiati , e le due Sante Agnese e Caterina all'estremità con manti nervosamente ritorti .

Sul retro vi è uno dei più ampi cicli della Passione dell'arte italiana : 26 formelle lignee con sfondi dorati ,
al centro un'affollata " crocifissione " e in basso " l'Entrata a Gerusalemme "(f.211)( con veduta urbana e
un tiburio gotico, forse tributo a Siena) . C'è attenzione particolare , individuazione delle fisionomie,
complessi fondi ambientali( conosce prospettive giottesche).
Tuttavia la spazialità in Duccio non c'è sempre: nel " ultima Cena " -f.212 - La spazialità della sala
scorciata de negata dalla ribalta inclinata del tavolo , o la " flagellazione " -f.213-- dove la posizione di
Pilato è contraddetto dal sovrapporsi del braccio teso alla colonna di sostegno.

Per Duccio infatti conta più il messaggio che la resa spaziale e tridimensionale, che sacrifica spesso
per " spiegare " meglio le scene.

Un affresco raffinato (1314)con il" Castello di Giuncarico--f .214-- attribuito a Duccio , o un suo
seguace o Simone Martini, introduce il tema della decorazione profana a sfondo politico( Trovato nella
sala del mappamondo nel palazzo pubblico) di gusto tipicamente senese è il paesaggio toporafico,
ritratto nei siti reali , riconoscibili.

Nella sala del mappamondo c'è l'affresco di Simone Martini, la " Maestà " (S.M. Formato nella bottega
di Duccio ) in quest'opera appare evidente il riferimento alla pala di Duccio nel Duomo per l'iconografia.
Ma la visione 200esca assume un tono più aristocratico: la vergine austera e distaccata, assisa sul
trono dorato con schienale a cuspidi . Le file dei santi sono scompaginate. Le figure , disposti su
diagonali convergenti in profondità, acquistano consistenza plastica , fisionomie individuali, solide
corporatura.

Diciamo dunque che Martini scarta la componente bizantina di Duccio e sviluppa quella giottesca e
gotica. Riprende anche orafi senesi : il trono è elaborato come un aureo reliquiario e le aureole con motivi
desunti dall'orificeria.

D'ora in poi la " punzonatura " delle aureole e dei fondi oro sarà una costante nella pittura italiana .

Il confronto di Simone con Giotto si rinnova nelle " storie di San Martino, ad Assisi nella basilica
inferiore , 1317: è diverso da Giotto, non ha stile fiorentino, scelta tematica è diversa : G. aveva esaltato
San Francesco, un santo popolare; Simone esalta un santo cavaliere, con aspetti cortesi.

Nell'"investitura di San Martino "-f.216- rappresenta un ambiente di palazzo, con musici di corte
abbigliati è un servitore con Falcone da caccia sul pugno . Le architetture sono giottesche. La
profondità è accentuata da una distribuzione di concavità ombrose e il gioco chiaroscurale è calcolato in
base alla posizione delle tre finestre della cappella. Il contesto è fiabesco ma Martini conferisce senso
veristico dei costumi -cfr . f.241-, delle pose, proponendo una varietà di tipi umani e di
espressioni .- f.217- originali per l'epoca. Tutto è realistico.

Nel 1317 è nominato Cavaliere da Roberto d'Angiò: per lui esegue l" icona profana " del " San
Ludovico di Tolosa "-f.218-: il dipinto in realtà un manifesto politico perché Ludovico era l'erede al
trono di Napoli che aveva abdicato a favore del fratello Roberto d'angio. La pittura è testimonianza
dinastica: accanto al Santo c'è Roberto -primo ritratto veridico di un vivente proposto dalla pittura
italiana- che riceve la corona da Ludovico . Nella predella vi sono scorci architettonici giotteschi.

Nelle 1330 raffigura nella sala del mappamondo del palazzo pubblico di Siena Il "Guidoriccio da
Fogliano"(f.219) (affresco) celebrando la conquista dei castelli di Sassoforte e Montemassi da parte di
un condottiero senese . molto discussa, ma è accertata la mano di Martini nel Cavaliere che incede sul
suo destriero davanti ai colli deserti , con simboli della guerra combattuta: i castelli e l'accampamento
senese. Il Cavaliere risulta irreale, non realistico, perché è più un simbolo, un concetto . Il paesaggio
non è una veduta topografica, ma uno schema visivo che deve essere completato dalla fantasia dello
spettatore. Questo bilico tra celebrazione individuale e astrazione simbolica conferma la mano di
Martini.

Nel 1333 , Simone firma con Lippo Memmi l"Annunciazione" (f.220) per il Duomo, completata dalle
tavole con " sant'Ansano e Santa Margherita". E molto eleganti, : anche se il trono è posto in tralice –
dato spaziale - e i gigli sono naturalistici, l'immagine si risolve tutto in superficie , tra linee profili ; la
vergine in posa casta e in altera ritrosia, rimanda alla pittura miniata francese o le tavole dipinte in
Germania e Inghilterra ,es." la pala della crocifissione - f.221-

( Non troviamo esempi coevi in Italia ). Quindi Lo stile di Martini si fa sempre più " nordico " : infatti
andrà tre anni dopo ad Avignone a lavorare per il Papa.
Qui acquista fama nazionale ; nella " crocifissione " di Anversa -f.222--( era del politico " Orsini "
dipinto a Siena e portato ad Avignone) rievoca la tavola centrale del retro della " maestà " di Duccio ,
ma con i ritmi elastici degli avori francesi. C'è un intenso patetismo , ripreso dal ciclo del "Nuovo
testamento " (f.223) nella Collegiata di S.Gimignano, di un pittore a contatto con Simone nominato "
Barna " ( forse Lippo o memmi) .

Oltre a Martini , personalità della pittura senese sono i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti . Il
maggiore, Pietro (1280-1348?) Si forma anche solo nella bottega di Duccio , lavora ad Assisi, al
servizio del cardinale Napoleone Orsini . Nel " ultima Cena "- f. 224- del transetto sud c'è una spazialità
giottesca, ma anche la volumetria esagonale del pulpito di Giovanni Pisano a Siena per rappresentare
una sala geometrica , entro cui pone la tavolata di Cristo. Collega questa sala a una cucina , in cui in
scena il brano dei servitori che buttano gli avanzi del pasto a un cane ( caratteristica dei senesi è la
curiosità verso il multiforme spettacolo della vita , un fiorentino non avrebbe mai raffigurato una scena
del genere ).

Quindi collega 2 locali - sala e cucina - prospetticamente : questo collegamento prospettico tra locali lo
svilupperà con maggior padronanza nel trittico della " Nascita della Vergine " . Andrà verso una
drammaticità ed espressionismo duecentesco : nel 1320( quando firma il politico con " Madonna e
santi " in Santa Maria della Pieve ad Arezzo ,cfr.f.265) completa e anche le storie di Cristo nel
transetto sud di Assisi : qui con la " Deposizione" arriva alla massima drammaticità ed espressionismo
; le figure sono entro un triangolo, determinando un concerto intersecato di linee oblique originate dalla
spoglia raccapricciante del Cristo , in diagonale , la cui testa penzola incassata tra le spalle irrigidite
dalla trazione dei chiodi . Vi è quindi un ritorno al rigorismo spirituale.

Nella pala d'altare della " Madonna col bambino, San Nicola di Bari, Elia e angeli "(f.226) per il
Carmine di Siena (1329) prevale un gigantismo di aulica, solenne magniloquenza, ma alleggerito da una
chiara cromia dominata dal giallo, rosso, oro.

Ma Pietro poi seguirà il naturalismo Illuminismo del fratello Ambrogio . Dipinge nel 1342 il trittico della "
natività della vergine " - f.227- per l'altare di San Savino nel Duomo di Siena , il suo capolavoro. Lo
spazio è continuo, le sale contigue( quella in cui giace la partoriente assistita dalle levatrici occupa due
tavole è quella dov'è Gioacchino, il padre di Maria,in attesa ). C'è gioco illusionistico, a cui partecipa
anche la cornice ( i pilastri divisori sono i sostegni delle volte dipinte ). La prospettiva(quasi scientifica) è
creata da diagonali che convergono in profondità.

>>> Questo trittico è dunque l'esito maggiore delle ricerche di Giotto e sarà modello <<. Anche le
figure sono reali , vere , descritti con minuzia sono il pavimento a mattonelle, letto , le volte
costolonate.

nb.( L'ultima opera di Pietro Lorenzetti è la " Natività ") .

Ambrogio Lorenzetti (1285-1348?) È un'alternativa all'avena aristocratica di Simone Martini. La "


Madonna col bambino " (f.228) di Vico L'abate , rigidamente frontale, già, nel 1319, una plastica
creazione (d'ispirazione Giotto o Arnolfo) : solida struttura del trono , Maria abbraccia con ferma presa
il suo infante che scalcia e si agita come un vero bambino . Ma il pubblico senese seguiva la dolcezza
di Martini e non apprezzo tale rudezza. Ambrogio infatti risiede a Firenze dove ha successo.

Sviluppa una vena narrativa, es. nella tavola di piccole dimensioni con le " storie di San Nicola"agli
Uffizi,1332: si dimostra originale nell'usare la prospettiva, perché usa l'espediente dell'arcata da cui si
apre la scena>> riesce ad evitare il naturale convenzioni secondo cui le scene d'interno sono resi visibili
tramite l'abolizione delle pareti frontali . Inoltre elimina quasi il fondale dorato.

Rientrato assieme realizza la tavola con " Madonna col bambino, angeli e santi " (1335-40...f.230) (
Vi è citazione del vaso di fiori dell'annunciazione di Martini f.220) : c'è più spazialità, deciso a fondo
nella terza dimensione, sottolineato dalle linee del pavimento , dai santi inginocchiati con gambe volte
verso lo spettatore, dal rimpicciolirsi di teste degli angeli intorno al trono .
L'antitesi rispetto a Simone è radicale .

Lavorerà nel palazzo comunale , ma solo dopo che Martini si sarà allontanato da Siena . Es. Farà il
perduto disco girevole del "
mappamondo " e le ''allegorie ed effetti del buono e cattivo governo " Per la sala della Pace, il suo
capolavoro .

Questi rimandano a testi di Aristotele Tommaso d'Aquino e vogliono illustrare principi politici.

Nelle " Allegorie del buon governo " - f.231-c'è La Giustizia ispirata alla Sapienza che genera
concordia tra il Buon Governo( monarca in maestà, circondato dalle virtù teologali ) e i cittadini . Ne
consegue il benigno " Effetto"(f 233 e 236) cioè il vasto paesaggio della città edificata,con la fertile
campagna oltre le mura, percorsa da allegre brigate di cittadini a caccia sotto la protezione della
Sicurezza.

Il " Cattivo governo " ( peggiore stato di conservazione )(f.232) è personificato dal demone della
Tirannia, sottomesso all'Avarizia,Superbia e Vanagloria . La sua corte comprende anche Furore,
Frode,Divisione e Guerra: l'"Effetto " è la città che si sgretola, dove sono combattimenti, omicidi sotto il
triste volo di Timore .

Per rendere più significative le scene usa costruzioni prospettiche e illuminazione diversa per il buono e
il cattivo governo (es. La città del male incutere sensazione di disarmonia ).

Confrontiamo" la veduta di Roma " di Cimabue- f234-(Assisi), o la " cacciata dei diavoli " nelle storie
di San Francesco di Giotto , F. 235 - : la città del buon governo e la più vasta e credibile veduta urbana
mai realizzata , con torri, logiche, chiese, palazzi ecc. anche i colori diminuiscono di scala in profondità:
è il culmine del naturalismo trecentesco . È una veduta paesaggistica completa , vivace che illustra la
multiforme società medievale .

Il naturalismo è mezzo linguistico per coinvolgere e comunicare il contenuto : non raffigura " un "
paesaggio Ma gli "effetti" di un buon governo, dunque un concetto. Ancora il paesaggio non è un genere
artistico. Tuttavia tale affresco è stato individuato come precursore del paesismo dei pittori fiamminghi del
'400.

L' affresco medievale: storia, tecnica, conservazione.


La più diffusa tecnica di pittura sul muro è l'affresco. La sua caratteristica principale è la resistenza
della superficie pittorica, che non richiede vernice protettiva. Infatti il colore si integra con la struttura.

Dapprima si stende uno strato grossolano di calce e sabbia , arriccio, per preparare la superficie. Poi
l'intonaco ancora umido e poi si sta del colore.
I più antichi esempi di affresco sono nella civiltà egiziana Minoico-micenea . Quelli greci poco conservati
mentre quelli romani più conservati per diversa qualità dell'intonaco. In Quelli medievali si usarono scarsi
materiali che molti sono andati perduti.

In Italia questa tecnica è molto usata perché si deve decorare ampie superfici di architetture religiose.

Cennino Cennini, nel 15º secolo codificherà nel suo libro le fasi della stesura . Questo sistema sarà
seguito dai pittori del trecento e quattrocento. Egli suggerirà di tracciare sulla riccio una quadrettatura,
utilizzando il filo di piombo per ottenere solchi sottili ( linea guida per l'artista).
Poi scrivi un elenco di pigmenti consentiti o indica le proporzioni tra sabbie calce, arriccio e intonaco.
La tecnica quindi impone al pittore tempi di esecuzione stretti perché il colore va steso rapidamente (
finché intonaco è umido). La sinopia( traccia per l'affresco) verrà sostituita dal cartone, molto più
pratico perché il disegno( del cartone che va applicato sul muro) e delle stesse dimensioni di quello
della fresco e va solo " ricalcato "(bucherellato).
Gli affreschi possono subire danni per acqua o umidità e cattive condizioni climatiche ( danni gravi).
Meno gravi sono i depositi di muffe, licheni e funghi o polveri dall'inquinamento atmosferico (tutto
rimovibile). Al fine di garantire miglior conservazione del dipinto oggi si attua la tecnica dell'affresco
staccato (ovvero si dà all affresco nuovo muro di sostegno).

TEMI E FONTI DELL'ARTE RELIGIOSA DEL TRECENTO.


Novità dell'arte del 200 , legata alla devozione popolare promossa dagli ordini mendicanti , è l'ideazione
di immagini emotive , che coinvolgono lo spettatore. Ma tra 20O e 300 avviene un mutamento dei temi
dell'arte religiosa : insieme alle immagini tradizionali vi sono soggetti inediti ( vediamo quelli più diffusi e
indichiamo fonti letterarie ).

La " vita di Cristo " è la serie collegata alla vita di Maria -i due cicli accostati da Giotto negli affreschi
dell'oratorio Scrovegni - divennero i soggetti più comuni . I pittori attingeranno anche dai Vangeli apocrifi
, preziosi per la vita di Maria infanzia di Cristo . Tali fonti contengono le biografie con i particolari grazie
a queste, pian piano le scene di vita sacra diventeranno scene di vita quotidiana (es. in ambienti
domestici o urbani). Es. la Natività di Maria > vera e propria raffigurazione di un parto (es. affresco di
Giovanni da Milano , cappella Rinuccini , Santa Croce a Firenze , f. 246 ) (es. annunciazione offre
lo spunto per illustrare un interno dell'epoca , es. politico dell'annunciazione di Giovanni del
Biondo ,f.247).

Nella libro di Giacomo è descritta la Natività , tema più rappresentato . Es. la rappresenta il
giottesco fiorentino Taddeo Gaddi - f.248-
L'adorazione dei Magi invece diventerà tema " aristocratico " : scena sacra offre spunto per mostrare
costumi, servitori, cavalli, Ecc. Es. Quella del senese Bartolo di Fredi (f.249). Altri episodi sono es. "
La disputa con i Dottori"(f.250- affresco del maestro di Tolentino nel Cappellone di San Nicola a
Tolentino , Macerata ).

Maggior risalto per le scene della " Passione ", dall'Ultima Cena ( La più ampia versione è quella di
Taddeo Gaddi,f.251 in s.Croce a FI), al " compianto sul Cristo morto " .

Tra gli episodi della passione i più diffusi sono i più drammatici: L' andata al Calvario " es.quella di
Barna (f.223) o la " crocifissione " , es. di Andrea da Firenze (f.252) nel Cappellone degli Spagnoli in
Santa Maria novella.

La vita della Vergine invece a conclusione con " La Pentecoste, la morte, l'assunzione che
l'incoronazione . Es. Quella del bolognese Pseudo Jacopino f.253).
C'è un intento di umanizzazione e patetismo : lo ritroviamo nelle immagini devozionali . Es. si diffonde
il tema del " uomo dei dolori " : Cristo morto a mezzo busto , mostra piaghe nelle mani è costato, solo-
es. – nella lunetta di Tommaso da Modena (f.254) nel palazzo vescovile di Treviso .
La " Pietà " non è comune in Italia fino al 15º secolo , es. quella su tavola del napoletano Roberto
d'Oderisio(f.255) ( Trapani ). Invece la "Madonna col bambino " è l'immagine più diffusa, umanizzata e
divenuta scena di genere.
Nella seconda metà del trecento si diffonde l'immagine della " Madonna dell'umiltà " : vergine seduta
per terra col bambino in braccio. Sottolinea la povertà, umiltà di Maria.

Es. la tavola di Bartolomeo da Camogli -f. 256- nella galleria regionale di Palermo, 1346.
Ma anche si diffonde la " Madonna della misericordia " es. Quella del senese Lippo Memmi -f.257-
( Orvieto ). Anche i santi come Sant'Antonio da Padova o San Domenico Tommaso d'Aquino, e le
Sante come la Maddalena, Caterina d'Alessandria , Agnese, ecc. sono molto rappresentati. A volte
hanno simboli che gli contrassegnano (es. San Pietro, le chiavi , San Gerolamo con un leone, San
Sebastiano trafitto da frecce, San Giorgio armato, ecc.).
Meno comuni, ma non rare sono le scene del " Apocalisse ", temi allegorici, es. l' albero della vita o "
Storie della croce", care ai francescani.
I POLITTICI::: Un'immagine famosa realizzata nella bottega di Giotto , 1320-30, ( forse il " Parente " di
Giotto) rappresenta la figura del cardinale Jacopo Stefaneschi che offre a San Pietro in maestà, un
dipinto con una cornice dorata , con torricini lignei f.258.

Un dettaglio tratto da un'opera di notevoli dimensioni : ci accorgiamo che il modellino offerto nel
dipinto là minuziosa riproduzione del grande politico che lo ospita, il "Polittico Stefaneschi" richiesto
da Giotto per l'altare maggiore di San Pietro a Roma .

È L'esempio illustre di polittico, inventato dagli artisti italiani tra fine 200 e inizio trecento . Non ha una
tipologia canonica, la forma e misura cambiano a seconda della funzione , del gusto del
committente,ecc.

Il tipo 300esco più comune prevede la sequenza di tavole allineate,formato verticale, centinate a sesto
acuto . Ogni tavola ha al di sotto una tavoletta rettangolare dipinta: la predella .

Il polittico Stefaneschi è una grande pala d'altare dipinta su due facce, ognuna con tre tavole dipinte di
forma cuspidata (è dunque un trittico ) e tre pannelli di predella. Nella veduta anteriore – F. 259 - nella
tavola centrale c'è il " Cristo in maestà " , nelle laterali " la crocifissione di San Pietro " e la "
decapitazione di San Paolo " . Nella predella " La Madonna col bambino " e i 12 " apostoli ".
Nella facciata posteriore -.f. 260- nella tavola con San Pietro in maestà ( dove ve il cardinale che offre
il polittico ) ci sono anche San Giacomo e San Paolo nel pannello sinistro Sant'andrea e San
Giovanni Evangelista a destra. Nella predella immagini di santi. È stato forse progettato da Giotto.

Il polittico secondo l'evouzione 200esca è rettangolare o a capanna. Si conforma a questa tipologia la "
Madonna in questa " con " storie di San Gioacchino e di Sant'Anna " , del pisano Maestro di San
Martino -f. 261-
Ma alla fine duecento queste pale risulteranno troppo schematiche e povere di soggetti. Si accostano
dunque più tavole per fare una sequenza.

Forse la pala commissionata a Cimabue per la chiesa di Santa Chiara a Pisa è il primo esempio di
polittico.(f.262): ha 5 tavole (pentittico) con " La Madonna col bambino tra i santi Pietro, Paolo,
Francesco e Chiara, e altre figure , più una predella con le storie di Maria.
Le figure possono essere a mezzo busto o intere. Le tavole possono essere unite da cerniere, formando
piccoli altaroli, in genere dittici o trittici facilmente ripiegabili e trasportabili.
Uno di questi per laicità e' il trittico di Bernardo Daddi (f.263) Firenze con la Madonna col bambino
nella tavola centrale e ante dipinte anche all'esterno.

Un grande precoce è il " polittico di Pisa "-f.264), 1319 , dipinto da Simone Martini per il convento
domenicano di santa Margherita. Non ci sono scene narrative mezze figure di santi, profeti, angeli :
tavola centrale con " Madonna col bambino " e un " Cristo benedicente " nella cuspide. Vi sono santi
domenicani come San Domenico e San Pietro martire all'estremità . La cornice è perduta, ma la pala
ben conservata.

Altro celebre è il polittico con la " Madonna col bambino e santi "-F. 265 - , 1320, fatto da Pietro
Lorenzetti per Santa Maria della Pieve ad Arezzo. Anche qui cornice perduta .

Le cornici erano parte integrante, davano pregio formale, fingendo pilastri, architravi, torri,ecc.

Alcune sono pervenute , come quella del politico della chiesa di San Francesco a Siena , 1370,
dipinto dal senese Lippo Vanni- f.266-
Dalle cornici si può intendere anche data e collocazione geografica: es. cornici toscane sono eleganti e
sottili, venete sono pesanti e molto decorate .
Nel 1600 c'è stato un sistematico smontaggio di politici -smembramento- come anche nel 19º secolo(
per collezioni private). Così verranno disperse le tavole per i musei di diverse città, nazioni ,continenti.
I politici perdono così organicità, lo smembramento porta alla perdita di informazioni . Ma grazie a
ricerche molti sono stati ricomposti.

Es. Un polittico mai ricomposto è quello di Giotto (f.268) del 1320, forse proveniva da Santa Croce a
Firenze. si conosce sulla tavola centrale con la " Madonna col bambino " a Washington e i laterali con
"Santo Stefano"a Firenze, San Giovanni Evangelista e San Lorenzo altrove.

Nell'Europa del nord si guarda con interesse le scoperte formali dei nostri pittori , soprattutto Giotto.
Osserviamo due miniature parigine realizzate a pochi anni di distanza tra loro ma molto diverse : la
prima, 1317, tratta dalla" vita di San Dionigi" miniata da Yves de saint-Denis, l'episodio dei "
Messaggeri inviati a Roma ",f. 295, mostra una veduta di Parigi senza profondità.
La seconda, nel " Breviario di Belleville", con la scena di " Saul che tenta di riferire David ", F. 296 ,
invece mostra figure di fronte a un edificio le cui pareti e volte sono scorciate in profondità , con effetto
di " sfondamento " del piano di posa ( modelli toscani).

L'Italia sarà imitata in Austria, Francia e Spagna.

Avignone, divenuta corte papale, sarà centro di diffusione: il fiabesco " Palazzo dei Papi "(f.297) dove si
incontrano cardinali, finanzieri e mercanti di tutta Europa sarà ornato di cicli di affreschi tra 1334 e 1352 .
Nb. In città aggiunge anche nel 1336 Simone Martini,e prima il fiorentino " maestro del codice di San
Giorgio ".
Martini incontrerà qui Petrarca, per cui esegue il frontespizio del codice col " Commento di
Servio a Virgilio "(1340,f.298):con stile naturalistico- raffinato, raffigura il commentatore latino che
scostando una tenda , indica Virgilio a un soldato , a un contadino e a un pastore.

Accanto a lui lavora il "Maestro degli angeli ribelli": anonimo il pittore, esegue la tavola a due facce
con la " caduta negli angeli ribelli " , F. 299, " l'elemosina di San Martino " : egli sintetizza il
naturalismo dei particolari e la fantasia di Simone con il rigore prospettico di A. Lorenzetti.
Ad Avignone lavorano soprattutto senesi: nel 1343 alcuni di questi raffinati pittori affrescano la Camera
della Guardaroba del Palazzo dei Papi( camera da letto di Clemente VI). I temi sono profani: scene di "
caccia "(f.300), di " pesca " con figure umane, pescatori, cani e uccelli , erbe, fiori e alberi descritti con
minuzia . Il tema è aristocratico e agreste allo stesso tempo. Sarà modello nell'arte tardo-gotica delle
corti europee.

Anche Matteo Giovannetti (di Viterbo)va ad Avignone con Martini ed è attivo nella corte papale.
Realizza le " storie di San Marziale " dell'omonima cappella del Palazzo papale (1344-5, f.301): c'è
gusto prospettico, paesistico toscano a cui unisce andamento narrativo vivace e irruento . Illustra con
vivacità le figure, espressive e individualizzate( modello Simone Martini) non gli interessa il rigore.

- Importanti sono gli affreschi di Giovannetti nella sala dell'Udienza- 1352 - di cui sopravvivono gli
" Profeti ", F. 302, " Re e Patriarchi biblici ".
In questi affreschi c'è plasticità e cromia sfumata( tipica italiana ) : egli vuole conferire credibilità
riproducendo la realtà, annunciando ormai lo stile tardo gotico , la cui caratteristica è proprio il contrasto
tra il naturalismo vivido dei particolari e la fantasiosa irrealtà delle immagini .Di questo stile, l'arte di
Avignone è dunque una premessa .

1. FENOMENI DI CRISI E ASSESTAMENTO OLTRE LA METÀ DEL SECOLO

La rivoluzione artistica si arresta alla metà del secolo : fiorenti scuole locali si esauriscono un
ripiombano nell'anonimato provinciali , l'attività di numerosi artisti si cristallizza , altri centri passano in
primo piano .es. Rimini, Nulla viene più costruito, scolpito, dipinto dopo il 1350. Anche a Napoli con
Giovanna d'angio la qualità delle opere decadi. Anche a Firenze e a Siena c'è un cambiamento di clima
culturale.
Secondo uno studioso all'egemonia politica dell'alta borghesia si sostituisce quella della piccola e media
organizzata nelle arti minori. Il gusto artistico razionale è pronto-umanistico dell'alta borghesia espresso
da Giotto è soppiantato da quello meno laico e moderno di strati sociali legati a concezioni religiose
arcaiche , che preferiscono forme schematiche, inanimate, dogmatiche.

Solo con il fallimento del tumulto dei Ciompi è il ristabilirsi del potere alto-borghese , dal 1381 , c'è una
ripresa della cultura e arte umanistica .

Altri sostengono che anche la peste del 1348, spopolando la città , abbia contribuito al cambiamento,
ipotesi oggi sfatata, anche se sappiamo che con la peste muoiono pittori e scultori fiorentini (ad es.
come Maso, Bernardo Daddi,.Andrea Pisano ecc.) la cui scomparsa determina riflessi negativi sulla
produzione artistica della città).

FIRENZE E LA TOSCANA DAL 1350 al 1380.

La crisi non impedisce che a Firenze riapre il cantiere del Duomo in cui dalla mila 357 si erigono
grandiose navate secondo il piano di Arnolfo . Oppure si erige là " Loggia della Signoria " -f.303- da
parte di Benci di Cione Simone Talenti, tra 1176 e 1381 , destinata a cerimonie pubbliche del
Comune : testimonia la crescente democratizzazione della vita politica. Ha una semplice e poderosa
struttura , esprime purismo formale , classicheggiante, prelude alla ripresa dei modelli antichi del
decennio successivo.

Tale gusto proto-classico c'è anche nell'arco a tutto sesto al centro del " Tabernacolo " eretto da
Andrea di Cione detto " Andrea Orcagna " in Orsanmichele - 1335-59, F. 304- anche se trafori,
minuscoli, incrostazioni, sono codici.

Questo pittore è affine a Maso nelle opere giovanili ma dopo il 1350 trasforma la solennità proprio
classica delle sue figure in espressione di astratta " maestà " sovrannaturale .

-Il polittico del " Redentori e santi "( F. 305) , per la cappella Strozzi in S. M. Novella (1357) incentrato
sull'impossibile figura del Cristo incasellato entro una mandorla , iconografia duecentesca, caratteristica
della pittura dominante fiorentina di questi anni.

-Nel rilievo della " presentazione della Vergine al tempio " per il tabernacolo di Orsanmichele , f. 306,
Andrea si allontana dalla umana atmosfera di Giotto ( stesso soggetto agli Scrovegni,f.161): la scena
a un severo bilanciamento simmetrico, dà rilievo al sacerdote ieraticamente frontale , al sommo della
scala che Maria sta salendo.

La narrazione lascia qui il posto un'immagine rituale.

Anche NARDO DI CIONE , pittore raffinato, da alle sue immagini un'analoga aura di arcana sacralità.
La sua " Madonna e santi, di New York -f. 307- presenta ai fedeli un idolo , sfolgorante davanti a un
appiattito fondale di stoffe preziose ( stesso materiale della pala Rucellai ): è trattata come una " maestà
" duecentesca , distaccata dallo spettatore, non umana , e anche dai santi che la circondano.
Nel " Paradiso "(1360) F. 308, sempre di Nardo, assieme al " Giudizio universale " e al " inferno "
nella cappella strozzi , le figure sono schiacciate in superficie, le pause sono meccaniche : anche
Cimabue disponeva schede di figure sulle pareti .

Quindi la pittura di Andrea Orcagna e Nardo di Cione e' venata da suggestioni arcaiche.

-- Anche negli affreschi che Andrea Buonaiuti dipinge nel Cappellone degli Spagnoli in S.m.novella
nel 1366-8 ,Vi sono le stesse premesse : il ciclo ampio e copre tutte le pareti e volte della sala (
destinata a riunione dei domenicani ). Vi sono " storie di Cristo " e di San Pietro martire, e nelle pareti
laterali il " Trionfo di San Tommaso " e la " Via Veritatis". Nel Trionfo,f.309, le figure, allineate su un
piano, sono un'enciclopedia visiva del pensiero domenicano. Alla sommità il padre della Scolastica e
fiancheggiato dagli evangelisti, santi e dei Re di Israele , sotto, la fede delle Virtù e delle Arti Liberali ,
ciascuna entro edicola gotica e accompagnata da un suo rappresentante storico.

Sulla parete opposta la "Via Veritatis"(f.310) un percorso allegorico in cui si celebra la funzione dei
domenicani della Chiesa per la salvezza del Paradiso, sotto il controllo di Cristo in maestà , distaccato
. E pittura dogmatica e non c'e' immediatezza emotiva, e solo strumento di meditazione.

La scena artistica fiorentina si rivivacizza negli ultimi due decenni del secolo.

Agnolo Gaddi è un narratore, rigoroso, fluido e ricco di gustosi dettagli : le sue " storie della Vera
croce " lo dimostrano (in S.Croce).
SPINELLO ARETINO: è un artista più vario e aggiornato , lavora dopo il 1380 ad Arezzo, Pisa, Siena e
Firenze .
Ma a Firenze lo stile gotico internazionale stenta ad affermarsi e ricordiamo che l'unico pittore che, oltre
a Giottino, riesce a svincolarsi dal gusto arcaico è GIOVANNI DA MILANO: è lombardo, arriva a Firenze
nel 1346 .
Giovanni comunque si legherà soltanto all'unico giottesco ancora vivo, Giottino, la cui " pietà " cita un
dittico del 1350-60 , e col quale lavora a Roma nel 1369.

Giovanni anche dipinge con cromie naturali e sfumate, con verità espressiva. Il suo capolavoro ,
la " Pietà " dell'Accademia di Firenze , 1365, F. 311 .

Giovanni ha qualcosa del " Maestro degli angeli ribelli ": dimostra che Giovanni fonde l'eleganza dei
senesi alla grandiosità di Giotto alle tenerezze di Giottino.

Nelle " Storie della Vergine " nella cappella Rinuccini in Santa Croce, 1365, dà vita alla più
avvincente serie narrativa fiorentina del secondo trecento. Le scene sono organizzate in
architetture scorciate, più profonde grazie allo scavo delle ombre, come il tempio della " cacciata di
Gioachino"(f.312), disponendo solenni figure a cui si mischiano vivaci comparse di un'umanità di
più bassa estrazione: pastori,servi , levatrici e personaggi abbigliati con abiti feriali e con rudi
fisionomie .
Risalta il viandante del " incontro alla Porta aurea " -f. 313- che risulta umile , veridico, col suo
costume di incappucciato : capostipite del filone della pittura realistica che da Firenze si svilupperà.
Tuttavia a parte il caso di Giovanni la pittura fiorentina di questo momento non uscirà da Firenze
. Molti rielaborano l'eredità di Martini Lorenzetti .ad es.

--La " natività " di Paolo di Giovanni Fei"(1385,f.314) è una variante tardogotica del capolavoro di P.
Lorenzetti e conferma l'attaccamento dei cinesi alla loro tradizione .
2. L'ITALIA SETTENTRIONALE NELLA 2A METÀ DEL '300:

A differenza della meridionale, in Italia settentrionale fiorisce il sistema degli stati signorili . Le Corti
vogliono sfoggiare il loro prestigio, è commissionano architetture, residenziali o difensive , arredi,
affreschi, tavole, miniature, statue , rilievi , per esprimere programmi politici e culturali. Presto l'attività
artistica uscirà dalle corti per realizzare opere religiose.

Così alla fine del trecento si definisce lo stile Gotico internazionale, di diffusione europea .

>> Avvenimento importante della pittura in Italia settentrionale e' l'attività di Tommaso da
Modena : 1326-79 a Treviso , tra il 1348 e il 1358. Si forma Bologna sui testi naturalistici di pseudo-
Jacopino , sulle miniature , sui dipinti di Vitale.

Treviso dal 1339 e'possedimento veneziano , vivace centro commerciale di tradizione laica dove si
diffondono romanzi francesi cavallereschi , riprodotti anche in pittura .

Questo ambiente lo influenza : suo primo ciclo di alto livello è la serie dei " ritratti domenicani "
nella sala capitolare dell'Ordine a San Niccolò , 1352, (f. 315-325a). Tommaso deve celebrare i
suoi committenti -i domenicani- ma non sfoggia l'armamentario allegorico, semplicemente ritrae 40
illustri membri dell'Ordine, ciascuno seduto al tavolo di uno studiolo: sono persone reali, bene
individuate , forse il prati hanno posato da modelli perché le pause sono diversi, alcuni giovani o
meno, altri barba incolta o colorito malsano , alcuni leggono con occhiali o lenti , altri scrivono , votano
pagine, o meditano con testa appoggiata alla mano . Sembra un tentativo di studio psicologico .

Tuttavia le proporzioni spaziali sono incerte, ; a Tommaso interessa studiare moti, pose, oggetti che
qualificano il lavoro intellettuale , dunque la verità umana , non quella spaziale.

Dipingerà anche per l'imperatrice, moglie di Carlo IV di Boemia .

suo capolavoro sono le " storie di sant'Orsola" nella chiesa agostiniana di Santa Margherita è ora in
Santa Caterina. Il racconto è tratto dalla " Leggenda aurea " di Jacopo da Varagine , trascritto in forma
vivace, immediata, stesura rapida. Il primo riquadro, con ambasciatori di fronte al re d'Inghilterra,
mostra la cura che Tommaso mette nelle descrivere la mimica delle figure , la varietà dei tipi umani e
dei costumi, F. 316 .

3. MILANO VISCONTEA: La corte di Visconti ha un ruolo primario in campo artistico nella seconda
metà del trecento . Nel 1360-65 a Pavia viene eretto il castello, terminato da Gian Galeazzo . Esempio
di architettura difensivo-militare ma con fini residenziali . Ha mura merlate, torri angolari , bifore , ampio
cortile interno , con arcate gotiche sormontate da archi a tutto sesto .
Negli ultimi del secolo il duca Gian Galeazzo vuole esprimere la grandiosità fondando edifici che
simboleggino la potenza e ricchezza del suo stato : il Duomo di Milano, 1386 , costruito per secoli
, e la Certosa di Pavia , 1396.

Anche la scultura fa il suo ruolo: il complesso più significativo è il " monumento sepolcrale di
Bernabò Visconti scolpito da Bonino da Capione , ora nel Castello Sforzesco di Milano ( concluso
entro il 1363)(f.328). Si tratta di una squadrata arca sepolcrale sormontata da un rigido ritratto equestre
che, se confrontata con altri momenti del trecento, appari appartata, pesante, statica .

Più vivace e il "Ritratto equestre di Cangrande della Scala" per l'incredibile volto felino che sbuca da
sotto la cotta , il destriero , suntuosamente bardato che volge la testa rompendo l allineamento assiale
(f.319).
Il complesso delle " Arche scaligere "(f.320) prosegue con le tombe di Martino II, 1351, e di
Cansignorio di Scala(1375)in una sequenza sottolineata dal progressivo ampliarsi dei monumenti, gotici,
sempre più alti, ornati ricchi di sculture.

>>>La pittura lombarda del terzo quarto del trecento segue influssi giotteschi e di Giovanni da
Milano.
Presso l'abbazia degli Umiliati a Viboldone (MI) lavorano: un maestro giottesco, forse Lombardo , che
fonde spazialità e sciolte invenzioni figurative ( " Madonna in trono e santi, 1349, f. 321 ) e un giottesco
fiorentino scappato per la peste =Giusto de' Menabuoi , che ritroveremo a Padova.

Di gusto più elegante sono le commissioni negli oratori della Brianza : risalta la decorazione
dell'oratorio di Mocchirolo , 1370 circa, con il ritratto di gruppo della " famiglia Porro ai piedi della
Vergine". Il capofamiglia le offre il modellino dell'oratorio ; la moglie è in atteggiamento devoto e i figli
sono in ordine decrescente di età, F. 322 .
Lo stile giottesco , naturalistico, si fonde con l'arte tardogotica che comincia a fiorire nella corte
viscontea .

Verso il 1370 un anonimo,geniale miniatore lombardo Veronesi decora il codici del "Guiron le
Courtois(f323) e del "Lancelot di Lac"( entrambi biblioteca Naz. di Parigi ) con la raffinatezza
modula l'economia importate da Giotto per delineare le iconografie profano-cavalleresche.
stessa data la creazione della miniatura dell'Offiziolo- un libro di preghiere- realizzato dal più elegante
artista milanese di fine secolo : Giovannino de' Grassi .

Questi manoscritti mostrano l'evoluzione dello stile gotico nella sua accezione " tarda " o " internazionale
".
4. PADOVA E VERONA.
Grazie al clima culturale, divengono primari centri di pittura italiana. Gli artefici sono Giusto de' Menabuoi
e Altichiero . Anche Petrarca influisce, presente sia davvero uno che a Padova , i pittori si ispirano i suoi
versi . Verona tiene rapporti con la Lombardia.

A Padova nella prima metà del trecento si sviluppa lo stile giottesco da cui si svincolano artisti es.
GUARIENTO, eclettico artista documentato tra migliaia 138 e 1367 , opera nelle chiese padovane e
nella reggia dei Carraresi, o affresca una colossale " paradiso " in Palazzo Ducale a Venezia. Egli
diverge perché unisce motivi giotteschi al goticismo bizantineggiante, diffuso a Venezia , da Paolo
veneziano.
Le tavole con "Angeli " del museo civico di Padova, F. 324,, dalla cappella di corte dei Carraresi(
1357) mostrano infatti nello stile sia plastico chiaroscurale, pareggiature elegantementi, sia fissità
fisionomica orientali.

Giusto de' Menabuoi(1330-90) giunge a Padova verso il 1370 , si forma a Firenze nella cerchia di
Maso ( inclinazione a una monumentalità formale e un acromia chiara e morbida).
Padova si interessa a uno stile più arcaico: l'essenzialità romanica, la fissità ieratica della pittura dei
mosaici bizantini. Con ciò segue il suo capolavoro, la decorazione del battistero di Padova , 1375-76 ,
commissione di Fina Buzzacarrina , moglie di Francesco da Carrara .

Nella cupola dipinge il " Paradiso ", F. 325: una ruota ipnotica di Beati, tutti intorno al medaglione del
patto creatore. È una visione arcaica per l'iconografia , la vergine frontale eretta sotto il busto del figlio
lungo un raggio della corona paradisiaca,recupera la cosa tardo antica dell'Orante.
Anche gli episodi della Genesi nel tamburo hanno gusto romanico.
Tuttavia più in basso vi è uno stile diverso: i profeti nei pennacchi si affacciano finte finestre e gli
Evangelisti , f. 326, siedono ai tavoli di lavoro entro studiòli tridimensionali . Quindi l'artista mostra di
dominare anche mezzi illusionistici (giottesco).

Infatti anche nelle " storie di Cristo e del battista " nel battistero hanno architetture scorciate, le
figure sono espanse solenni, quindi moderne, perché fissate nella più assoluta immobilità
espressiva(f.327).
In realtà la vena lombarda, più naturalistica e dinamica, vi è solo nelle figure di bassa estrazione
sociale ,es. nei servitori delle " nozze di Cana " F. 328 .

Dunque comprendiamo che i suoi arcaismi sono scelte figurative mirate a fini espressivi e simbolici , non
conseguenza di un'arretratezza culturale. Dimostra di saper scegliere stili a seconda del soggetto.
>>Altichiero : (Giusto vi si accostò) forse il più geniale pittore italiano del secondo trecento. Sembra
che all'inizio si ispiri a vicende artistiche milanesi. Da Giotto e dal Maestro di San Gottardo , trai la "
verità " figurativa , figure reali, naturali disposte entro credibili ambienti.

Da Tommaso da Modena desume la passione per il ritmo narrativo , la pittura come cronaca
quotidiana . È un artista oggettivo, non coinvolto dal " filtro " delle fantasie cavalleresche. Questo lo
rende partecipe dell'evoluzione tardogotica di fine sec.

Sono vendute le " storie della guerra giudaica " che affresca nel 1364 nella sala grande di
Cansignorio della Scala a Verona, erano preziosi brani di concezione umanistica : influente e Petrarca ,
ma Altichiero non è nostalgico dell'antica Roma come lui, non gli interessa far rinascere il passato, lo
rappresenta come presente .

Lavora a Padova e rappresenta soggetti antichi della reggia carrarese , affreschi nella cappella di San
felice della basilica del Santo a Padova.

Jacopo Avanzo: bolognese che lavora con lui, è abile nel rappresentare le figure man nonna le
ambientazioni architettoniche o paesistiche . La sua mano si distingue da quella di Altichiero per l'uso di
profili lineari e per la cromia più contrastata , ess. Episodio della " Liberazione dei servi e caduta dei
cavalieri " , f. 329 : Altichiero mantiene grandiosità dell'impianto grottesca ordisce nelle straordinarie
architetture prospettiche , armonizzando le composizione che regola la disposizione dei
personaggi,come nella " Battesimo della Lupa"(f330).

La " Crocifissione ' entro tre arcate spazialmente unificata , è forse la più straordinaria redazione del
tema di tutta la pittura trecentesca , F. 331 . Ci sono accenti drammatici, di tendenza giottesca, : es. il
Cristo innalzato e isolato sopra la folla, con le pie donne piangenti attorno a Maria. Un dramma che si
svolge intorno alla croce, accompagnato da quello dei soldati a piedi e a cavallo che osservano
indifferenti il supplizio , altri sorteggiano la veste del condannato. Altri sono inconsapevoli spettatori
incuriositi testimoni dell'evento. Ci sono madri con bambini, gruppi di persone che commentano. Alcuni
sembrano attratti più che altro dagli schermi che rientrano a Gerusalemme , a sx f. 332.

Con questa opera Altichiero ha occasione di esprimere reazioni emotive , dalla commozione
l'indifferenza, paura, dubbio, stupore
.

Oratorio di San Giorgio : affacciato sul piazzale antistante la basilica del Santo, Altichiero vi affresca
le pareti con una " crocifissione " è un " incoronazione della vergine " sopra l'altare, le " storie
dell'infanzia di Cristo " nella controfacciata e le " storie di San Giorgio, " Santa Caterina d'Alessandria"
e di Santa Lucia sulle pareti . La stesura pittorica e' morbida e brillante. Le architetture sono più le
profonde e illusive di tutto il trecento ,es. si nota dal cortile dove "San giorgio beve il veleno "(f.333)
chiuso da un edificio gotico scorciato, traforato da gallerie, finestre e arcate ombrose ; o la Chiesa dei
" funerali di Santa Lucia " (f334) la cui navata , visibile dall'esterno, ingloba una compatta folla .

Quindi egli dispone in complessi fondali le sue folle , attento alla disposizione , individuazione dei tipi,
gesti, espressioni. Attento ai minimi particolari ma non rende le scene dispersive.
Così, nell'immagine di " Santa Lucia condotta al lupanare " , F. 335 , le gesta, l'agitarsi convulso dei
vuoi, le pose, portano lo sguardo verso la figura decentrata della Santa ( composizione di matrice
giottesca).
Scheda 8: i palazzi del potere civile nel medioevo.-------------------------------

L'organizzazione urbana delle città medievali e composta da Duomo , centro simbolico e religioso, e
Palazzo Pubblico, che risponde a esigenze governative e rappresentative.

Inizialmente le prime riunioni pubbliche si tenevano nelle chiese o all'aperto. Il termine " Broletto " , col
quale nell'Italia settentrionale viene definito il palazzo municipale , deriva da " brolo " , cioè cortile o
campo recintato , indicava un'area libera per riunioni pubbliche.

L'esigenza di creare un edificio apposito, è in anticipo in area padana . La tipologia del Broletto
prevede un ampio porticato a giorno, praticabile dalla piazza pubblica, da cui attraverso una scala
esterna si accede a un unico salone decorato da affreschi. Si supererà la " concezione militare della
fortezza " aprendo sempre più finestre e balconi.

Es. Di broletto è quello di Bergamo , fondato nella seconda metà del XI sec , rimaneggiato fino al
XIX(f.336): si trasformerà in un complesso di edifici disposti a quadrilatero su di un cortile centrale
porticato (oggi ancora visibile un simile a Brescia-f.337- a Veronaf.338-).

Il Broletto di Como, F. 339: struttura più agile, ingentilita dall'effetto coloristico per alternanza delle
fasce orizzontali policrome in marmo.
Più complesso è il palazzo comunale di Piacenza -f340-: solide forme di un profondo portico, piano
superiore in laterizi , scandito da di prolifere ampie e chiuso in auto da severe merlature e torrette.

Invece in Italia centrale la tipologia del palazzo si sviluppa dalla seconda metà del 13º secolo .
prendono solitamente il nome dalle magistrature che vi hanno sede : palazzo del Comune, dei priori,
del popolo, del capitano. C'è tendenza prediligere forme più compatte rispetto ai padani:es.f.341 il
palazzo dei Priori di Perugia, massiccio e animato solo dall'alternarsi delle polifore ampie, e dal
maestoso scalone .

Altro es. È il Palazzo del Popolo, di Orvieto(f342) con possenti

arcate del piano terreno. In seguito , in Italia centrale si svilupperà

anche l'elemento dell'alloggio.

A volte edifici laici cristiani si conciliano in uno stesso spazio: es. a Todi , (f.343)con i Parazzi del
Podestà e del Capitano del Popolo( porticati e uniti tramite scalinata) e il Duomo, che chiude la
piazza all'estremità opposta .
Scheda: la posizione sociale dell'artista medievale.---------------------------

Per comprendere la posizione sociale di un artista nel medioevo prendiamo le mosse dai
commentari danteschi . Dante appare però attento a rivalutare socialmente gli artisti , in particolare i
pittori, da Giotto, li accosta ai poeti, assegnandogli uno status di intellettuali.
Petrarca, che incontra ad Avignone Simone Martini e gli fa eseguire il " ritratto di Laura " e il frontespizio
del " allegoria Virgiliana
"(f.298) gli dedica versi elogiativi . Ammira anche Giotto .

Anche Boccaccio elogia quest'ultimo nel Decamerone. Il suo è un compiacimento di matrice già
umanistica per la rinascita di una qualità pari a quella delle opere dell'antichità, è una soddisfazione per il
contenuto intellettuale della nuova pittura.(F.344_5)

Dunque nel corso del trecento l'artista non è più solo artigiano ma diventa intellettuale .

Ma come si manifesta questa condizione ? Ad. Es. con l'apparire delle firme fino VI sec. O
l'introduzione di immagini intellettuali nelle opere - anatomia, geometria, matematica-.

Inoltre gli artisti entreranno contatto con il potere politico, questo già in età ellenistica , in cui nascono

collezioni private e musei . A Roma il prestigio degli artisti è inferiore. Sono uomini pratici, dediti alle

armi, e usano latte solo come metodo propagandistico.

Il declino sociale degli artisti è completo nell'alto medioevo. Scompaiono collezionismo il mercato
privato, non si scrivono più trattati teorici o biografici : sopravvivono solo i manuali pratici, ricettari
tecnici a uso degli artigiani-artisti. L'anonimato degli artisti è una costante , l'iniziativa individuale è
schiacciata dalla subordinazione della committenza spesso ecclesiastica .

Un'eccezione : "Vuolvinus magister phaber", orefice che firma la facciata posteriore dell'altare d'oro di
Sant'Ambrogio a Milano (840ca) e vi si ritrae in adorazione del Santo,- f.346 -. Il suo ritratto è accostato
a un'altra scena in cui si vede il committente, l'arcivescovo Angilberto II .

Il sistema artistico medievale fondato sulla predominanza dei committenti, sull'anonimato degli artisti,
sull'identificazione dell'arte con l'artigianato, entra in crisi nell'Italia del 12º secolo: gli artisti non solo
firmano le opere ricevono anche grandi elogi. Esempio nel Duomo di Modena due lapidi commemorano
architetto dell'edificio, Lanfranco, è l'autore dei rilievi della facciata, Wiligelmo (f.347) ;in un codice
miniato modenese è ritratto Lanfranco (f.348) con la verga in mano , mentre dirige il lavoro dei
muratori. La sua posa sottolinea la dignità .

Anche Niccolò è celebrato nella facciata della cattedrale di Ferrara ; Antelami firma e data la
"Deposizione"(1178) del duomo di Parma (f349).

A questo punto, si inseriscono i passi di Dante , elogi di Boccaccio e Petrarca per Giotto e Simone
Martini .

Ma non dobbiamo pensare che gli artisti abbiano recuperato il prestigio che avevano nell'antica
Grecia . Vi erano le corporazioni e gilde che regolavano in ogni città formazione carriera degli artisti,
imponendo criteri per la fattura delle opere. La libertà creativa è limitata . Giotto è un'eccezione perché
egli stesso dirigeva una bottega e diventa ricco benestante.

Altro es. l'esecuzione della " maestà " per il Duomo di Siena da parte di Duccio di Paul insegna: nel 1311
la palla è trasportata dal Duomo da un solenne corteo : la celebrazione non è per l'artista, ma per
l'immagine sacra . Il successo della pala non è estetico ma religioso.

La stessa firma che Duccio appone sulla tavola centrale, f.350 non indica l'orgoglio per
l'invenzione figurativa , ma il fervore cristiano dell'autore.

Comunque inizieranno a prendere piede gli elogi Umanistici dell'artista come originale inventore, come
dotto intellettuale, perfino come " divino " creatore di immagini. Soltanto nel 15º secolo questo inizierà a
determinare conseguenze significative anche sul piano della vita quotidiana degli artisti, modificando il
loro rapporto con i committenti.

IL QUATTROCENTO INTERNAZIONALE
A partire dal 1370, in Europa si diffonde un unico stile che assume denominazioni diverse:
- TARDOGOTICO: implica un’interpretazione “autunnale” del periodo che ne sottolinea i caratteri di
continuità e di esasperazione tipici del Gotico.
- STILE DOLCE: evidenzia l’importanza della linea morbida che si accompagna ad una stesura sfumata
delle tinte.
- GOTICO CORTESE: fa riferimento all’ambiente sociale in cui viene elaborato, l’aristocrazia,
attraverso la perfezione formale di oggetti e di comportamenti.
Queste definizioni caratterizzano solo alcuni aspetti, quindi è preferibile parlare di Quattrocento
Internazionale perché esiste un’alternativa internazionale vitale per tutto il secolo, favorita dalla
possibilità di scambi. Il mezzo più immediato è la circolazione delle opere, facilitata dall’amore per gli
oggetti di piccolo formato o comunque facilmente trasportabili (arazzi). Altrettanto frequenti sono gli
spostamenti degli artisti, per richieste di committenza o desiderio proprio di aggiornamento.
Fondamentale è il ruolo di richiamo delle corti (papale o francesi) nei confronti dei maggiori artisti.
Si forma quindi uno stile europeo con tratti comuni ai diversi paesi:
• REALISMO MINUTO ED EPIDERMICO che indaga e analizza gli oggetti singolarmente, trasformando
l’immagine in una catalogazione (a diversi artisti non sta a cuore la coerenza spaziale o dimensionale delle
immagini, cosicché gli insetti possono essere grandi come pecore o le figure in secondo piano possono
essere più grandi rispetto a quelle del primo piano, come nel Polittico di Santa Barbara-Museet).
• AMORE PER IL LUSSO, per l’oggetto prezioso e raffinato: accentuata profanizzazione dei personaggi
sacri (che non significa solo trasfigurazione aristocratica del mondo divino, ma anche interpretazione in
chiave quotidiana, ad esempio l’episodio de Il dubbio di Giuseppe è ambientato in un piccolo interno
borghese, ma non esclude il ricorso a elementi simbolici come la pianticella del vaso che richiama l’hortus
conclusus, simbolo della verginità di Maria), illustrazioni di romanzi cavallereschi e scene di vita cortese.
• CONVIVENZA DI NATURALISMO spinto fino a esasperazioni grottesche che vanno dal patetismo più
accentuato alla più signorile compostezza dei personaggi (nel quadro Gian Galeazzo Visconti accolto in
Paradiso-Da Besozzo, il ritratto fino e preciso del duca defunto si contrappone ai volti idealizzati della
Vergine e delle Virtù).
• REALISMO BRUTALE ED ESPRESSIONISMO SELVAGGIO che emergono in TEMI QUOTIDIANI O
MACABRI,
con preferenza per le storie della passione di Cristo all’interno dei soggetti religiosi.
• LINEA MORBIDA E FLUIDA o AGUZZA E SCHIOCCANTE a cui si associa una cromia raffinata che va da
colori intensi a sfumature.
IL CONTESTO STORICO
Il Quattrocento è un’epoca amara per l’Europa: ai problemi economici si aggiunge il declino di potere e
di prestigio del Papato e dell’Impero. Scoppiano rivolte contadine e operaie in tutta Europa, soffocate
poi nel sangue. Alcuni segni di ripresa si hanno con l’ascesa economica della borghesia, a cui
corrisponde un mutamento culturale che privilegia il rapporto diretto tra fedele e Dio. Si ricerca un
rapporto nuovo con la natura che non mira alla conoscenza delle sue leggi, ma alla costruzione di
dimore extraurbane e alla caccia. Si crea una frattura tra la vita reale e quella raffigurata: l’arte non è più
riflesso di una situazione, ma evocazione di un mondo perfetto, ideato secondo i modelli
dell’aristocrazia.
L’EUROPA DELLE CORTI
• AVIGNONE: a metà del ‘300 aveva dato un importante contributo alla fondazione dei modi internazionali.
Alla fine del secolo, il trasferimento del papato e le vicende del Grande Scisma comportarono una
produzione meno ricca, le pitture rimaste sono poche mentre abbonda la scultura funeraria (es. Il
Monumento funebre del cardinale La Grange in cui viene raffigurato il corpo in decomposizione, mentre la
scritta ammonisce sul destino comune a tutti gli uomini). In questo periodo, Avignone ha un ruolo chiave
come fornitrice di modelli (ad esempio, nel 1406 Martino d’Aragona chiedeva una copia degli affreschi della
cappella di San Michele per riprodurli nella propria cappella).
• BOEMIA: dove al tempo di Venceslao IV raggiunge il suo apice lo “stile dolce”, caratterizzato dal
movimento ritmico di panni e figure, da una idealizzazione fisionomica che esalta la bellezza sensibile, dalla
delicatezza delle tinte ombreggiate che sottolineano la rotondità delle forme (es. Madonna della cattedrale di
Saint Guy).
• PARIGI: nascono le oreficerie in cui lavorano artisti di diversa provenienza e cultura. Si compie un decisivo
passo avanti verso la resa spaziale degli interni e del paesaggio.
• BORGOGNA: si distinse lo scultore Claus Sluter la cui opera per la Certosa di Champmol propone
figure monumentali e immobili, dove prevale il volume animato da forti effetti chiaroscurali (es. Pleurant,
parte della tomba di Filippo l’Ardito).

L’ITALIA INTERNAZIONALE
• LA LOMBARDIA: l’avvenimento che portò Milano su un orizzonte internazionale fu l’avvio del Duomo,
dopo il crollo del campanile di Santa Maria Maggiore. Il controllo dei lavori passò al duca Gian Galeazzo
Visconti che impose l’adozione del marmo di Candoglia e delle forme gotico internazionali.
Duomo di Milano: la pianta è a croce latina con piedicroce diviso in cinque navate e transetto in tre,
profondo presbiterio circondato da un deambulatorio e abside poligonale. All’incrocio dei bracci si
innalza il tradizionale tiburio. Il notevole slancio verticale è in parte attenuato dalla dilatazione
orizzontale dello spazio e dallo scarso divario in altezza delle navate. Questo assetto fa sì che al di
sopra degli archi longitudinali trovino posto solo finestre piccole, che consentono un’illuminazione tenue
e diffusa.
L’ossatura portante dell’edificio è costituita dai piloni e dalle mura perimetrali, interrotte da finestre
ogivali lunghe ma strette. Un elemento distintivo della fabbrica milanese è l’abbondanza di sculture, a
cominciare dai capitelli al cui interno si inseriscono statue di santi. L’aspetto attuale del Duomo deriva
da modifiche attuate sia all’interno sia all’esterno: la maggior parte delle decorazioni venne condotta
dopo il ‘500, mentre la facciata è stata portata a compimento nel ‘900.
MICHELINO DA BESOZZO
Ascensione della Vergine (1400 c): tratto dall’Offiziolo Bodmer, un manoscritto frammentario di
datazione incerta, in cui ogni foglio è incorniciato dal tralcio di un unico fiore che affonda le radici nella
parte bassa della pagina e il suo colore determina la tinta dominante della vignetta. La piccola
illustrazione mette in luce le caratteristiche tipiche dell’artista: con una totale assenza dello spazio,
Michelino incastra le figure l’una nell’altra creando motivo di decoro. Prevale un interesse per il colore
brillante e le decorazioni, indagate nei minimi dettagli (come i particolari della natura).
Sposalizio mistico di santa Caterina (1420 c): è la sua unica opera firmata. La scena mostra la
Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino, mentre egli, con un anello, sposa misticamente santa
Caterina d'Alessandria, che è inginocchiata davanti a lui e vestita secondo il suo rango principesco. Ai
lati fanno da testimoni san Giovanni Battista e sant'Antonio Abate. Lo sfondo dorato mostra le corone,
le aureole, i nomi dei santi ai lati e la firma dell'artista in pastiglia, una tecnica di grande raffinatezza
che aveva molto seguito nelle corti. Prevale la ricerca di un “bel linguaggio” dove ogni singolo
particolare diventa motivo di decoro, dalle mani lunghe e affusolate della Santa, ai panneggi irreali delle
vesti. L’artista è totalmente disinteressato alla collocazione spaziale delle figure. Equilibrio tra
astrazione decorativa, verità di natura e toni grotteschi (i due santi irsuti e un po’ deformi).
• VENEZIA: grazie ai lavori di risistemazione di Palazzo Ducale, riunì personaggi di spicco fra cui Gentile
da Fabiano. Sono anni cruciali nella storia culturale della città perché segnano il progressivo distacco dalla
cultura bizantina e un allineamento con quella occidentale. Ciò avviene attraverso lo “stile cortese”.
Palazzo Ducale (1340-1400): E’ uno dei simboli della città di Venezia, nonché massima espressione
del gotico Veneziano. Le due facciate principali del Palazzo, in stile gotico-veneziano rivolte verso la
piazzetta ed il Molo, si sviluppano su due livelli colonnati sovrastati da un poderoso corpo a marmi
intarsiati aperto da grandi finestroni ogivali, con monumentale balcone centrale e coronamento di
guglie. Gli ariosi loggiati a colonnine ed archi ogivali traforati, delimitati da balaustre, sono sorretti dal
portico al piano terreno che deve l'attuale aspetto ribassato alle
successive opere di rialzo della pavimentazione per combattere il secolare innalzamento del livello
marino, che hanno conferito un aspetto più massiccio alle colonne sormontate da capitelli finemente
scolpiti. Il complesso verrà guardato come modello d’ispirazione nel ‘400.
A immagine del Palazzo Ducale nascono:
Ca’ d’Oro (1440 c., a sinistra): La facciata prospicente al Canal Grande è alleggerita da tre logge
sovrapposte ed è finemente decorata da intagli, con un’intelligente riutilizzo delle cornici
marmoree preesistenti. Anche se oggi è ormai priva delle dorature che le diedero il
nome, resta uno straordinario esempio di finezza negli intagli e di
raffinato riuso delle cornici medievali, appartenenti alla precedente
costruzione del XII secolo.
Palazzo Giustiniani e Ca’ Foscari (prima metà XV sec., a destra): Edificio civile, fra le immagini tuttora
prevalenti di Venezia.

GENTILE DA FABRIANO (1370 c. – 1427)


Artista girovago, che si può considerare come uno dei più grandi maestri del Gotico Internazionale, in
continuo movimento tra le corti e le città prestigiose. La sua pittura appare caratterizzata da eleganza,
estrema raffinatezza e sensibilità per la luce ed i colori utilizzati, grande virtuosismo tecnico.
Madonna con il Bambino, i santi Niccolò e Caterina e un donatore (1395-1400): La scena
mostra la Madonna col Bambino in trono che guarda verso lo spettatore, affiancata dai due santi
(Nicola di Bari e Caterina) e dal donatore inginocchiato in basso, di proporzioni più piccole
(secondo la tradizione medievale) ma comunque considerevoli. Alcuni stilemi rimandano
alla tradizione tardogotica, come il cadere delle pieghe dei
panneggi in linee sinuose, l’attenzione rivolta al tappeto erboso,
descritto con attenta cura.
Polittico di Valle Romita (1400-1410): Le figure si stagliano su di un fondo oro
finemente lavorato, vestite di abiti e manti dei quali si riesce a percepire la consistenza
materica, nel gioco capriccioso degli orli che scoprono fodere di colore diverso.
• VERONA: sottomessa politicamente a partire dal 1406, riesce a mantenere a lungo, nei confronti di
Venezia, una propria fisionomia artistica più vicina alle esperienze lombarde. La sua posizione
geografica la rendeva inoltre facilmente permeabile a influssi medioeuropei.
ANTONIO PISANO detto PISANELLO (1390 – 1450/55)
Grande protagonista del Gotico Internazionale in Italia, ancora più di Gentile da Fabriano, Pisanello
conduce una vita itinerant, ospite delle maggiori corti del momento, incarnando a pieno in modello del
“pittore cortese”. A partire dal 1422, inizia a lavorare presso diverse corti dell’Italia settentrionale. Nel
1426, papa Eugenio IV gli conferisce l’incarico di terminare gli affreschi di San Giovanni in Laterano
avviati da Gentile ma rimasti incompiuti per la sua morte. A fianco alla produzione di dipinti di gusto
gotico, Pisanello si cimenta anche nella ritrattistica e nella produzione di medaglie bronzee, dove sul
recto viene ritratto il personaggio diprofilo mentre sul verso si trovano immagini simboliche.
Medaglia di Cecilia Gonzaga (1447): L’immagine sul verso allude alla castità della principessa:
l’unicorno è un animale selvaggio che si ammansisce solo in presenza di una vergine. Alla
stessa virtù fanno riferimento anche la falce di luna e la nudità della fanciulla.
Annunciazione (1426): Gli affreschi incorniciano il monumento funebre
Brenzoni, le cui sculture sono opera di Nanni di Bartolo. Gli affreschi a
San Fermo rivelano nella delicata definizione degli incarnati, una vicinanza allo stile di Gentile da
Fabriano. Prevale un interesse, manifestato dall’artista, di dare il senso di profondità e tridimensionalità.
San Giorgio e la principessa (1433-1438): Il soggetto è di natura cortese e vede narrato il momento
critico nel quale San Giorgio sale a cavallo per andare ad uccidere il drago. Straordinaria è la
ricchezza delle armature e dei paramenti delle cavalcature, come anche la ricercatezza delle vesti e
delle acconciature della principessa e del suo seguito. Essa è dipinta di profilo, come nelle effigi delle
medaglie, ed ha un'acconciatura molto elaborata, con fasce che trattengono sospesa la grande massa
di capelli e l'attaccatura della capigliatura altissima, secondo la moda dei primi decenni del secolo. Gli
animali dimostrano, ancora una volta, la predilezione dell'autore per le raffigurazioni acute
e tratte dal vero della natura. Anche il paesaggio sembra partecipare silenziosamente al
clima di suspense allucinante e rarefatto della partenza. La parte superiore è occupata da
un'alta rupe che incombe sul mare, molto goticheggiante, dalla ricchissima architettura,
popolata da fitte torri, guglie di edifici religiosi e, all'estrema destra, un castello. Queste
immaginifiche architetture contribuiscono alla creazione di un'atmosfera fiabesca, rotta
però, come tipico nel gotico internazionale, da notazioni macabre e grottesche: fuori dalla
porta cittadina si trovano infatti due impiccati alla forca. L’affresco era in origine collocato sull’arco di
ingresso della cappella. Per valutarlo correttamente occorre considerare il pessimo stato di
conservazione: i corpi hanno perso le velature a tempera, acquistando un pallore terreo; l’argento delle
armature si è ossidato; il cielo annerito, rendendo così impossibile apprezzare il ruolo unificante svolto
un tempo dalla luce.

L’ARCHITETTURA MEDIEVALE IN ITALIA 600-1200- CARLO TOSCO

CAPITOLO 1 – Le 2 Italie: longobardi e bizantini FRAMMENTI DI


ARCHITETTURA LONGOBARDA
INIZIO DEL MEDIOEVO DELL’ARCHITETTURA ITALIANA = avvento dei longobardi.
Longobardi = popolo-esercito che si affaccia sulle Alpi Giulie nel 568: i barbari guardano alle
architetture ravennati – la città era un avamposto occidentale dell’impero bizantino – come ad esempi
di romanitas al tramonto  perdita di forza militare, ma non di prestigio!

CROLLO DEL DOMINIO BIZANTINO E STANZIAMENTO LONGOBARDO  fonti letterarie = risorsa


indispensabile per comprendere il ruolo dell’architettura nella formazione dei regni romano-barbarici.
Al momento della conquista i longobardi sono un aggregato multietnico e solo in seguito allo
stanziamento in Italia, e alla formazione del regno, nasceranno stabili strutture di governo = DUCATI.
L’architettura e le arti figurative concorrono alla formazione del regno e al rafforzamento dell’immagine
di popolo: cfr. Paolo Diacono che descrive le pitture (alla sua epoca ancora visibili) nel palazzo di
Teodolinda a Monza  MONUMENTO INTESO COME SPAZIO DI MEMORIA, TESTIMONIANZA
PER I POSTERI AFFINCHÈ RICORDINO LE RADICI DEL PASSATO.

Gallia = conquistata dai Franchi di Clodoveo – novello Costantino – fonda basiliche, costruisce palazzi,
…  L’ARCHITETTURA È componente della sua IMMAGINE DEL POTERE: l’alleanza con
l’episcopato gallo-romano gli fornisce i modelli per diventare un SOVRANO CATTOLICO CHE
GESTISCE FORME EMBRIONALI DI UN APPARATO STATALE ≠ nella fondazione del regno
longobardo manca una figura analoga a Clodoveo: il processo di assimilazione è lungo e difficile!
vd. fonti bizantine = i longobardi sono un popolo barbaro, rozzo e selvaggio: nella prima fase della
conquista sono molte le notizie circa saccheggi a chiese e monasteri  CONVERSIONE AL
CATTOLICESIMO E PROGRESSIVO ABBANDONO DEL CREDO ARIANO E DELLE PRATICHE
PAGANE segna avvicinamento al
mondo delle arti: CREAZIONE DI ARCHITETTURE MONUMENTALI (anche grazie alla collaborazione
con il clero).
Gregorio Magno = papa che favorisce l’apertura di molti cantieri
vd. Teodolinda che erige, a Monza, chiesa dedicata a San Giovanni Battista: la sua iniziativa verrà
continuata dalla politica religiosa della figlia = fonda a Pavia – la capitale del regno – la prima chiesa
cattolica promossa dai longobardi = San Giovanni Domnarum.

ARCHITETTURA DOMESTICA = abbandono grandi domus tardoantiche tra il VI e il VII sec. 


DIFFUSIONE NUOVA EDILIZIA CIVILE: abitazioni di pochi vani, compatte, realizzate con materiali di
recupero o strutture lignee.

CITTÀ EPISCOPALI = Milano, Pavia, Verona + nuovi centri di potere = Cividale, Grado e Venezia.

RIPRESA VITA MONASTICA = vd. abbazia di Bobbio (Piacenza)  fondata nel 613 da San
Colombano, grazie al sostegno di re Agilulfo – marito di Teodolinda = PRIMO COINVOLGIMENTO
DELL’ARISTOCRAZIA LONGOBARDA NELLA PROMOZIONE DELLA VITA MONASTICA.

PROCESSI DI TRASFORMAZIONE DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE:


tra VI e VII sec = arresto coltivazione cave, i materiali costruttivi sono pietrame di raccolta, ciottoli
fluviali e materiali di reimpiego. Non si smette mai di produrre leterizi, ma anche in questo caso il
recupero diviene pratica abituale.
n.b = USO DI SPOLIA non è reimpiego passivo dettato da necessità pratiche, bensì REIMPIEGO
ATTIVO attento alla disposizione dei frammenti, ai loro elementi decorativi e alla posa in opera nei
nuovi contesti  CAPACITÀ TECNOLOGICA: è probabile che nei cantieri maggiori lavorassero
maestranze di alta specializzazione!

Prime fondazioni dell’aristocrazia longobarda = ricorso a modelli paleocristiani


vd. nelle campagne nei pressi di Bergamo resti della chiesa di Sant’Alessandro a Fara Gera d’Adda,
fondata da Autari = abside pentagonale all’esterno e semicircolare all’interno  rimando alla cultura
ravennate.

Chiesa funeraria di Santa Maria delle Pertiche, fuori le mura di Pavia = fondata dalla regina
Rodelinda un secolo dopo, oggi sola testimonianza che ne rimane è di disegni pre-demolizione.
Architettura imperiale rivive nella struttura ad impianto circolare, nartece a forcipe, anello interno di 6
colonne di spoglio che sorreggono alto tamburo e cupola, protetta da tiburio. AVVICINAMENTO
LONGOBARDO ALLA CHIESA ROMANA E AI SUOI MODELLI ARCHITETTONICI, anche se presso
la Chiesa persistono pratiche pagane e germaniche: piantano nel cimitero aste sormontate da
colombe.

Scavi archeologici riportano alla luce numerosi edifici religiosi di età longobarda: diocesi di Brescia = +
di 60 chiese di età tardoantica e altomedievale, mentre a Chieri (Torino) chiesa funeraria dell’inizio
del VII = aula unica con abside semicircolare a profilo oltrepassato ≠ revisione circa chiesa di Santa
Maria foris Portas di Castelseprio (Varese) considerata caposaldo della cultura artistica longobarda,
ma è bene retrodatare la fase affrescata della chiesa al X sec.

Battistero di Lomello, Pavia = caso unico di battistero VII-VIII sec  PERIODO LONGOBARDO
Schema paleocristiano, analogo al battistero di Novara= pianta ottagonale con absidi annesse al
perimetro, alternativamente semicircolari o rettangolari. Ingrandimento dell’abside est = indice di nuova
spazialità liturgica. Ai lati delle finestre del tamburo = rincassi decorativi a coronamento cuspidato cfr.
San Michele alla Pusterla (Pavia).
INTERNO = vasca esagonale, 3 fasi di ricostruzione = la più recente comporta inserimento di pozzetto
per l’aspersione e decori affrescati nelle pareti interne = aggiornamento del rito battesimale: non più
per immersione.

Secondo Paolo Diacono, Agilulfo manda artigiani esperti nella costruzione di navi al Kakan degli avari
= esistono saperi consolidati nel settore della carpenteria.
PROBLEMA DEI MAGISTRI COMMACINI = maestranze impegnate nel settore delle arti figurative e
dell’architettura che la storiografia ha reso protagonisti dei cantieri medievali, sono menzionati sia
nell’Editto di Rotari (643) sia nel Memorandum redatto sotto il regno di Liutprando o Grimoaldo. Il
magister commacinus Rodperto è il solo menzionato nell’atto di vendita di una vigna a Tuscania del
739.
Etimologia controversa = dal franco al francese, la radice è germanica e significa “fare, costruire” 
MAESTRI COSTRUTTORI, poi per falsa etimologia collegati erroneamente alla regione di Como.
Ciò che è certo è che nella metà del VII = nel regno longobardo esistono maestranze attive e
specializzate in grado di fornire la loro opera alla committenza aristocratica.

RINASCITA LIUTPRANDEA IN ITALIA = Liutprando favorisce risveglio della committenza e rinnovo


delle arti figurativa: in realtà si può parlare di “rinascenza” solo IN RELAZIONE ALLA SCULTURA  i
lapicidi guardano ai modelli bizantini del VI: le vittorie conseguite dal sovrano nell’Esarcato favoriscono
alle maestranze un contatto diretto con i monumenti del territorio ravennate!
≠ ARCHITETTURA = restano solo le parole di Paolo Diacono: il sovrano lascia ai posteri ricco
testamento di chiese.
Lucca, VIII sec. = riattivazione cave e ripresa tecnica dell’intaglio della pietra.

CRIPTE = stanze ipogee che custodiscono le reliquie dei martiri; nell’alto medioevo si evolvono in
quanto vi è l’urgenza di valorizzare maggiormente i luoghi sacri rispetto agli edifici.
I primitivi pozzetti di deposizione, collocati sotto gli altari, si dilatano fino a divenire sale praticabili per il
culto  nella basilica di San Pietro in Vaticano = I° esempio di cripta semianulare; realizzata
durante il pontificato di Gregorio Magno (600). Altare sopraelevato sulla tomba del primo papa e la
fenestrella confessionis, aperta verso le navate, permette di vedere la camera delle reliquie; lungo le
pareti interne dell’abside si ricava un corridoio per la circolazione dei fedeli = così non interferiscono
con la liturgia che si svolge nell’altare superiore. Il modello vaticano è replicato anche in:
- Chiese di San Pancrazio e San Crisogono, Roma
- Oltralpe = Saint Denis (Parigi)
- In età carolingia nell’Italia centrale =
• abbazia di Farfa
• cattedrale di Santa Maria in Vescovio
• cattedrale di Spoleto
• collegiata di Santa Maria a Orticoli
• cattedrale di Luni
- Ravenna, metà del IX secolo = si inseriscono cripte semianulari nelle basiliche di Sant’Apollinare
in Classe e Nuovo
Nel regno longobardo si diffonde un modello alternativo: CRIPTA CON CORRIDOIO TRASVERSALE.
Nella chiesa di Santa Maria delle Cacce, Pavia = nella prima dell’VIII secolo I° fase di elaborazione
di cripta in area lombarda = lungo corridoio trasversale, 3 absidi orientate e contronicchie sul lato
opposto.
Il modello verrà ripreso, più tardi, nel monastero regio di San Salvatore/San Felice (edificato da Desiderio)
= parti superstiti testimoniano navata unica triabsidata con cripta a corridoio trasversale, aperta su tre
vani che ospitano arche lapidee per il deposito delle reliquie.

Monastero San Salvatore, Brescia = esempio estremo di architettura regia degli ultimi anni di vita del
regno longobardo. Fondato da Desiderio e regina Ansa nel 753. Impianto a basilica ipostila, colonnati
di spoglio, terminazione triabsidata e cripta non prevista, ma aggiunta in corso d’opera.
N.B: ricco apparato ornamentale, dedotto dai resti di decorazioni parietali, nobilitava la committenza
regia; costruzione e decorazione si sono svolti durante un medesimo cantiere  connessione fra
apparato ornamentale e architettura significa che l’ultimo re longobardo aveva realizzato l’anello
conclusivo di una catena in gran parte persa.

Tempietto Santa Maria in Valle, Cividale (Friuli) = piccolo oratorio ad aula quadrata, voltata a
crociera; presbiterio più basso e tripartito da due file di colonnine e pilastri reggono architravi in legno e
sistema di volte a botte parallele. Apparato decorativo con tecniche miste: stucchi, inserti di ampolle
vitree colorate, affreschi, scultore nuove e di reimpiego.
CRONOLOGIA: taluni sono inclini a posticipare la cappella all’età carolingia, ma i legami con gli
stucchi del San Salvatore di Brescia sono innegabili e orientano la datazione a metà dell’VIII secolo +
rapporti riconoscibili in frammenti di affreschi con le pitture della cappella di San Teodato in Santa
Maria Antiqua (Roma), realizzate durante il pontificato di papa Zaccaria = 741-752. La scultura
lapidea dei capitelli dell’aula, inoltre, è vicina a quelli del fonte battesimale del vescovo Callisto,
eseguito negli stessi anni per il Duomo di Cividale.

Le figure di sante ad altorilievo in stucco, oggi bianche, ma originariamente policrome = mondo islamico
e arte decorativa omayyade.
COMMITTENZA = duca del Friuli Astolfo, eletto nel 749 re longobardo a Milano. A Cividale era
insediata la corte regia e la cappella era una delle tante strutture di prestigio promossa dal sovrano; la
tradizione tardiva vuole il monastero fondato da regina Pertrude/Giseltrude, moglie Astolfo.
È Astolfo a donare al cognato Anselmo le proprietà fondiarie su cui fondare l’abbazia di Nonantola,
zona di confine e di controllo delle vie di comunicazione nel modenese. Pone fine all’Esarcato
ravennate nel 751.

DUCATI DI SPOLETO E BENEVENTO


Italia meridionale = Spoleto e Benevento sono centri d’eccezione solo formalmente sottomessi alla
diocesi di Pavia.

Tempietto di Clitunno, Spoleto


Vicino alle forme altomedievali europee, rappresenta un unicum = non esistono edifici cristiani
architettonicamente comparabili!
Tempio pagano tetrastilo in antis (= le pareti dei lati lunghi della cella si prolungano in avanti fino a
costituire le ante e a delimitare lateralmente il pronao), cella absidata quadrangolare preceduta da
pronao architravato con frontone triangolare; il podio è addossato al declivio collinare e ha accessi
laterali che riprendono in modo ridotto la facciata = sono stati privati delle colonne di supporto nel 700.
INTERNO = cella voltata a botte, nicchia absidale incorniciata da fastigium marmoreo che ricorda un
frontone siriaco (= arco sormontato da timpano e affiancato da 2 architravi)  derivato dall’arredo
liturgico della basilica costantiniana di San Giovanni in Laterano.
La nicchia ospitava edicola con timpano e colonnine destinata alla conservazione di reliquie =
tempio era edificio-reliquiario!
ESTERNO = ricca decorazione scultorea di reimpiego, recuperata da edifici preesistenti nel sito:
edificio è inscindibile dal territorio che lo ospita! vd. anche basamento sopraelevato che ha duplice
funzione:
1. tecnica = isolare la struttura
2. difesa dalle fluttuazioni di falda = sistema interno di evacuazione delle acque

Basilica San Salvatore, Spoleto


Edificio d’impianto basilicale, 3 navate architravate sorrette da colonnati di spoglio.
Ordine dorico ad architravi della navata centrale = ex. reimpiego di prestigio, frutto del rimontaggio di
un antico edificio pagano. Nel presbiterio sono corinzie = attenta rilavorazione
Presbiterio = grande abside semicircolare, affiancata da due absidi minori e racchiusa in terminazione
rettilinea all’esterno.
Ultima campata = cupola su base ottagonale, raccordata da pennacchi e sorretta da colonne negli
spigoli + tiburio all’esterno
la terminazione orientale ha fatto pensare a legami con architettura siriana (cristiana) = probabili
legami con l’impero d’Oriente

DATAZIONE = i due monumenti, pur diversi, mostrano forti legami  decorazioni scultoree originali +
elementi di reimpiego. I lavori della facciata di San Salvatore si collocano fra il tardo VI e la prima metà
del VII; mentre i carboni della malta estratti dalla navata del tempietto sono compresi fra il VII e la
prima metà dell’VIII. Datazione PIÙ PROBABILE = PRIMA ETÀ LONGOBARDA.

Chiesa di Sant’Angelo fuori le mura, Perugia = edificio singolare


Grande struttura circolare a doppio guscio, ambulacro di 16 colonne di spoglio. In origine = 4 cappelle
in alzato sul perimetro, disposte su assi cardinali: quella ad est perimetro semicircolare all’interno e
poligonale all’esterno.  richiama Santo Stefano Rotondo, Roma.

Chiesa di Santa Sofia, Benevento


Realizzata dal duca Arechi II in seguito alla sua elezione = costruita con l’intento di riprodurre il modello
della Santa Sofia di Costantinopoli, non ne imita l’architettura bensì LA FUNZIONE DI SEDE
SIMBOLICA DEL POTERE LONGOBARDO = modello di impero alternativo a quello franco! Il suo
ducato sopravvive al crollo del regno longobardo: la sopravvivenza non è un mero evento politico-
militare, ma una ripresa culturale e architettonica.
Arrivo di Carlo Magno in Italia del nord = il duca di Benevento è princeps longobardorum e mantiene la
propria autonomia. Arechi apre rapporti diplomatici con l’Oriente bizantino, fa coniare monete che
imitano il solidus, a Salerno costruisce un palazzo con una cappella dedicata ai Santi Pietro e Paolo e
a Benevento fonda il monastero di San Salvatore (segue esempio bresciano di Desiderio).
Impianto anomalo: perimetro a cuspidi con 3 absidi orientate e doppio anello interno di colonne e
pilastri che sorreggono cupola centrale e, sull’ambulacro, volte quadrate, triangolari e trapezoidali.
Il progetto si realizza per mezzo dell’impiego di colonnati di reimpiego e tecniche costruttive di
derivazione romana = cfr. opera a fasce alterne di tufelli e mattoni.

ARCHITETTURA LONGOBARDA = INSIEME ETEROGENEO, MANCA DI CARATTERE UNITARIO E


GUARDA A
MODELLI DIVERSI = l’identità etnica degli stessi è aperta e in continuo avvicinamento con le civiltà
tardoantiche dell’Italia, ragione per la quale non esiste una “architettura longobarda”, ma una
“ARCHITETTURA DEI LONGOBARDI” FRUTTO DI ACCULTURAZIONE E CONTAMINAZIONE.

TERRITORI BIZANTINI
Regioni dell’Italia centro-nord: Esarcato e Pentapoli (Romagna, Marche, Roma e Umbria) = controllo
dell’impero d’Oriente.

Ravenna = post stagione giustinianea non ci sono sviluppi fino all’età carolingia

Grado = si afferma come erede della sede patriarcale di Aquileia (conquistata dai longobardi); vescovo
Elia avvia progetti di recupero delle basiliche urbane e costruisce cattedrale di Sant’Eufemia.

Roma = negli anni del consolidamento del dominio longobardo RIPRENDE VITA LA
COMMITTENZA PONTIFICIA anche grazie alla tutela bizantina: tra il VI e il VII è centro di
cultura greca e i suoi papi provengono per lo più dalla Grecia e dalla Siria.
vd. costruzione di 2 basiliche ad corpora, nelle aree cimiteriali extraurbane di culto dei martiri:
1. basilica di San Lorenzo fuori le mura = fondata da papa Pelagio II
2. basilica di Sant’Agnese = promossa da Onorio I
= ipostile, con architravi di spoglio che sostengono matronei sulle navate e sul lato opposto all’abside
come a formare un nartece interno. Hanno planimetrie accorciate che tendono a schema centrale, si
considerano riprese da modelli di orientali del secolo precedente  vd. San Giovanni di Studios
(Costantinopoli) e Ravenna.

Gregorio Magno = attivo nella riorganizzazione di chiese e monasteri  AFFERMAZIONE


DEL’AUTORITÀ SPIRITUALE DI ROMA NEI REGNI BARBARICI D’EUROPA: il monachesimo
mantiene contatti col mondo greco, le città si popolano di abbazie e le basiliche si affidano a
comunità monastiche.

608 =
1) Bonifacio IV converte il Pantheon in chiesa cristiana e la consacra alla Vergine e ai martiri
(prima culto pagano di tutti gli dei)
2) esarca Smaragdo dedica all’imperatore Foca una colonna trionfale nel Foro romano = ULTIMO
MONUMENTO ONORARIO ERETTO NEL CENTRO SIMBOLICO DELLA ROMA IMPERIALE.

Anni dopo = Onorio I trasforma la Curia Senatus in Sant’Anastasio


663 = Costante II fallisce nella conquista di Benevento: IL DOMINIO BIZANTINO IN ITALIA VOLGE AL
TERMINE. Il papato inizia a costruire la propria dominazione politico-territoriale in Lazio, Sabina e
Tuscia, confini del ducato di Bisanzio sempre più autonomi da Costantinopoli.

730 = Leone III Isaurico si oppone al culto delle immagini  nell’anno successivo papa Gregorio III
convoca a Roma un concilio in cui si decreta la scomunica per chiunque profanasse o rimuovesse le
immagini sacre = DIBATTITO SULL’ICONOCLASTIA DIVIDE PROGRESSIVAMENTE ORIENTE
E OCCIDENTE.
vd. Ravenna = arcivescovo Giovanni VI condivide il decreto del concilio, mentre l’esarca Eutichio invia
al papa 6 colonne tortili da collocare davanti alla tomba di San Pietro in Vaticano  unione Roma-
Ravenna vs. Costantinopoli.

CAPITOLO 2 – L’identità latente dell’impero carolingio


773 -774 = Carlo Magno valica le Alpi, conquista Pavia e METTE FINE AL REGNO LONGOBARDO.

800, notte di Natale = Carlo Magno incoronato imperatore e re del popolo romano da Leone III, in San
Pietro  RE DEI FRANCHI TRASFORMATO IN IMPERATORE ROMANO.

PERIODO CAROLINGIO = difficile da riconoscere sul piano dell’architettura: l’epoca ha segnato


l’assetto politico-istituzionale del paese, ma pervengono fino a noi pochi resti archeologici delle
forme architettoniche! Anche le fonti sono discontinue.
Sostituzione dei ceti dirigenti con funzionari dell’aristocrazia franca + ducati longobardi mantengono
loro dimensione territoriale e controllo dell’apparato statale (vd. Friuli) = Carlo Magno assume la corona
del regno sconfitto, senza sopprimerlo  CONTINUITÀ POLITICA E ISTITUZIONALE implica anche
che non avvenga un passaggio traumatico nelle arti tra VIII e IX.

RIFORME RELIGIOSE promosse da Carlo Magno e Ludovico il Pio  RIORDINANO CHIESE


RURALI, istituendo la GERARCHIA DELLE PIEVI = chiese preminenti sul territorio circostante,
riscuotono decime e godono dei diritti di battesimo e sepoltura; formalmente sottoposte alle diocesi,
subiscono il controllo signorile esercitato dall’aristocrazia locale.
vd. battistero San Ponso Canavese (Piemonte) e San Lorenzo a Settimo Vittone (Piemonte) = modelli
architettonici derivano dalla tradizione, impianto ottagonale su cui si aprono spazi semicircolari o
rettangolari.

Si riduce la fondazione di nuove chiese, mentre il SETTORE DELLA SCULTURA è più vivace:
RINNOVAMENTO DEGLI APPARATI LITURGICI. Nell’ultimo quarto dell’VIII e IX = sviluppo dell’arredo
liturgico è ELEMENTO FIGURATIVO RICONOSCIBILE DEL RINNOVAMENTO CAROLINGIO IN
ITALIA.
vd. RECINZIONI PRESBITERIALI con plutei, colonnine, pilastrini, cibori, amboni, cornici in pietra o
stucco.  CONNESSIONE STUCCO-AFFRESCO = sostituisce la combinazione stucco-mosaico
dell’età tardoantica e diviene caratteristica degli apparati decorativi!
cfr. Cappella di San Benedetto, Malles = Val Venosta, valle di comunicazione fra Italia e Coira, post
conquista è spazio di comunicazione, fondata a pochi km dal monastero di San Giovanni di Müstair,
in Svizzera.
Chiesa ad aula con impianto quadrangolare, presbiterio tripartito con nicchie alte ricavate nello
spessore della parete rettilinea di fondo. Le nicchie sono incorniciate da archi a ferro di cavallo e
decorate con rilievi a stucco policromo e pitture  compare un nobile che offre la spada all’altare =
aristocrazia franca basa sul controllo delle chiese il proprio prestigio!
n. b = aula a presbiterio tripartito è diffusa dalla Rezia fino all’area altoadriatica, già in età longobarda a:
- San Felice a Pavia
- San Michele alla Pusterla (Pavia)
- Santa Maria d’Aurona a Milano

 l’origine è da ricondurre a esperienze paleocristiane, ma la fortuna del tipo è tra il VIII e il IX.

TRANSETTO = notevole diffusione in età carolingia.


vd. aula unica con transetto a 3 absidi in molte chiese del nord-est; nel San Zeno a Bardolino (riva est
del lago di Garda) = impianto a croce latina, coperto da volte a botte con una abside rettilinea e un
tiburio a sviluppo verticale all’incrocio dei bracci  nucleo originario della chiesa è del IX sec e le
decorazioni dei capitelli = sacello di San Satiro a Milano. Analogo impianto a San Lorenzo a Settimo
Vittone (vd. sopra)

MONASTERI DEL SISTEMA IMPERIALE


Impero carolingio = favorisce sviluppo di centri monastici, vd:

Abbazia di Farfa, Sabina (= territorio controllato dai duchi di Spoleto)


Fondata alla fine del VII sec da Tommaso di Maurienne, monaco della Gallia. Durante la dominazione
franca riceve riconoscimenti imperiali e con l’abate Sicardo (830/840) viene ristrutturata e dotata a
occidente di transetto commisso e di cripta semianulare = modello di San Pietro.

Abbazia di Montecassino
Fondata da San Benedetto, all’inizio dell’VIII secolo il monaco Petronace, proveniente da Brescia,
avvia i lavori di restauro delle chiese e delle strutture comunitarie, che sono riprese nel secolo
successivo da Gisulfo.

Monastero San Vincenzo al Volturno (Molise) = all’epoca nel ducato di


Benevento Fondato dall’aristocrazia longobarda agli inizi dell’VIII e ristrutturato in
età carolingia. 820 = abside principale dotata di cripta semianulare = ispirata a
modello romano
840 = il complesso abbaziale comprende edifici distinti con funzioni riconoscibili; durante gli scavi sono
rinvenuti i resti di 9 edifici religiosi tra cui la chiesa maggiore di San Vincenzo = ricostruita come
basilica a 3 absidi e 3 navate, spartite da 12 colonne per lato e un atrio quadrangolare.

Abbazia dei Santi Pietro e Andrea della Novalesa (Piemonte)


Cenobio fondato nel 726 da Abbone, membro dell’aristocrazia merovingia, nell’area alpina sottoposta
al controllo dei franchi: nell’età carolingia l’abbazia conosce intenso sviluppo poiché cerniera fra
mondo franco e longobardo. Lo schema planimetrico, deciso fra l’VIII e il IX, prevede chiesa abbaziale
accanto ai fabbricati monastici e 4 chiese indipendenti. La chiesa principale = navata unica, preceduta
da atri quadrangolare e abside a terminazione piatta; i fabbricati monastici = disposti attorno ad un
cortile centrale, forse porticato. Oggi si conservano 4 cappelle minori, scostate dal nucleo centrale.

RIPRESA DELLE CITTÀ


Recenti scavi nella Cattedrale di Reggio Emilia hanno portato alla luce tracce di edificio a 3 navate,
lungo più di 60 m, con abside profonda, transetto e ambiente a pianta circolare nella facciata ovest, in
corrispondenza dell’ingresso = attribuita al periodo tra IX e X sec, è esempio unico nell’Italia del nord.

San Salvatore ad Calchi, Ravenna = sperimentazione innovativa nell’articolazione della facciata.


Blocco compatto a 2 piani, realizzato su rasatura delle spoliazioni del palazzo imperiale di Teodorico;
nicchia centrale al livello superiore, ornata da elementi architettonici di reimpiego provenienti da edifici
antichi e dal Mausoleo di Teodorico. Ai lati dell’edificio = 2 torri scalari, a base circolare, consentono
l’accesso ai livelli alti della chiesa.
CRONOLOGIA = si iscrive all’età carolingia, ma altri la posticipano alla prima metà dell’XI.

IX sec = MILANO diviene una sorta di capitale grazie ai suoi arcivescovi, vd.
Altare d’oro in Sant’Ambrogio = testimonianza più splendida del nuovo allestimento liturgico del
presbiterio, voluto dall’arcivescovo Angilberto II: orafo Wuolvino si ritrae incoronato dal santo.
+
Cappella di San Satiro = edificio urbano più significativo dell’età carolingia, è fondata dall’arcivescovo
Ansperto. La cappella superstite, annessa oggi alla chiesa ricostruita alla fine del XV secolo da
maestranze solariane e da Bramante, è a pianta centrale e ha un perimetro polilobato, 4 colonne
centrali delimitano un ambiente cruciforme  non ha riscontri con l’architettura coeva e forse imita
strutture romane.
Copertura = interamente voltata con soluzioni varie (= botti sui bracci della croce, semicalotte terminali
e voltine mistilinee angolari), nel vano centrale non si conserva la copertura originaria.
n.b = è evidente il legame con IMPIANTI CENTRALIZZATI DI RIDOTTE DIMENSIONI DEL COEVO
ORIENTE BIZANTINO,

altri esempi in Occidente:


- cappella Germigny-des-Près, eretta da Teodulfo d’Orléans = 799-818
- Santa Maria delle Cinque Torri di Cassino, eretta dall’abate franco Teodemaro e distrutta nella
battaglia del 1914: è – fortunatamente – ben documentata.  struttura a pianta quadrata con
nucleo centrale quadrato sostenuto da 12 colonne di reimpiego, 3 absidi emergenti dal perimetro;
la copertura non era a cupole, ma vi erano 4 torri minori inserite negli spigoli e una torre maggiore
centrale = tutte incoronate da coperture lignee.
ESEMPIO DI IMPIANTO “A CROCE GRECA INSCRITTA” O QUINCONCE, in elaborazione
tra Oriente e Occidente nel IX secolo.

A Bisanzio, contemporaneamente all’erezione milanese di Anasperto = Basilio I realizza la Nea


Ekklesia nel suo palazzo: 5 cupole e mosaici a profusione.  LEGAMI POLITICI E DIPLOMATICI TRA
IMPERO BIZANTINO E CAROLINGIO (vd. Basilio I e Ludovico II) FAVORISCONO SCAMBIO
MODELLI ARTISTICI E CULTURALI!

ROMA IN ETÀ CAROLINGIA


Eginardo testimonia che Roma e Ravenna forniscono materiali di spoglio per Aquisgrana = riferimento
alle 2 città è simbolico: i poli del dominio imperiale in Italia cedono il passo alla nuova capitale del nord.
Roma, però, in età carolingia = FASE DI RISVEGLIO ARCHITETTONICO, vd:

Santa Maria in Cosmedin = ricostruita all’epoca di Adriano I


3 navi ripartite da colonne di spoglio e 3 absidi terminali come nicchie in spessore di muro, sotto il
presbiterio una cripta anomala UNO DEI PRIMI ESEMPI DI CRIPTA A SALA IN ITALIA, a 3 navate
architravate con copertura piana di lastre lapidee, nicchie per deposito reliquie lungo i muri ricordano
columbaria dei sepolcreti pagani.

Leone III, successore di Adriano I e incoronatore di Carlo Magno, promuove RINNOVAMENTO


MONUMENTALE DELL’EDILIZIA CITTADINA, in cui rientra…
Il rifacimento del Palazzo del Laterano (demolito alla fine del ‘500) = complesso diviene dimora di
rappresentanza, era ricco di decorazioni: opus sectile, mosaici, pitture e soffitti lavorati. Vi era anche
una sala per cerimonie ad aula rettangolare, movimentata da 10 absidi  rimando alla sala per
banchetti del palazzo imperiale di Costantinopoli: il Dekanneakubita = intento del papa è imitare
sfarzo della corte bizantina.

Con Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno, prosegue la ripresa edilizia, ma è papa Pasquale I
a voler realizzare monumenti in Roma che gareggino con le architetture del regno dei Franchi:
- costruzione della chiesa di Santa Prassede = propone immagine ridotta del San Pietro in
Vaticano: pianta a T, atrio d’ingresso quadrangolare, navata ipostila architravata, transetto
continuo, abside unica con cripta semianulare, decorata con mosaici.
- Santa Cecilia
- Santa Maria in Domnica = absidi con ricche decorazioni musive: in questo periodo
riprendono i rapporti con le maestranze bizantine, che erano rimaste inattive a causa della
crisi iconoclasta!
Il papa intende anche riorganizzare il culto delle reliquie, trasferendo i corpi dei martiri dai
cimiteri extraurbani.
Roma = centro più attivo dell’Italia carolingia: sotto la tutela dei franchi i papi riacquisiscono il loro ruolo
di committenti.

IX sec = le tendenze autonomistiche manifestate dall’aristocrazia italiana frantumano il dominio franco

Civitas Leonina
San Paolo fuori le mura

CAPITOLO 3 – Crisi e ripresa dell’architettura


Dissoluzione dell’impero carolingio  declino autorità regia e perdita di potere centralizzato = disordine
politico  conseguenze su scala europea.
In Italia: 888, con l’incoronazione di Berengario I = NASCE IL REGNUM ITALIAE  eredita caratteri
longobardi nel nord e si estende nelle Marche e in Toscana
951 = Ottone I di Sassonia conquista il regno e nel 962 è eletto imperatore!

CRISI POSTCAROLINGIA E INCASTELLAMENTO


CRISI = ondata di “seconde invasioni”: popoli estranei alla civiltà latina e al mondo cristiano
colpiscono regioni europee con spedizioni armate…
- Mediterraneo = potenza navale crescente dei regni islamici minaccia Bisanzio: i saraceni sono
nella loro fase di espansione militare  conquista della Sicilia, base musulmana nel golfo di Saint
Tropez e valico delle Alpi: Novalesa in pericolo!
- Europa orientale = ungari stanziatisi nell’XI nella area danubiana assediano Pavia – capitale
del regno – nel 924
- Nord = minaccia normanna: saccheggi lungo le coste britanniche e francesi, giungono nella
Borgogna e a Parigi.
FINE DEL X = le popolazioni scandinave si stanziano in Normandia  NASCE REGNO
CRISTIANO D’UNGHERIA = fine ultima ondata di migrazioni della storia europea.
Le “seconde invasioni” hanno ruolo importante anche nelle arti figurative.

FORMAZIONE DI NUOVI ORDINAMENTI  POTERI SIGNORILI = nuclei familiari dominano con forza
militare alcune aree ≠ storiografia antiquata che propone immagine fuorviante della PIRAMIDE
FEUDALE: in mancanza di delega superiore non esiste alcuna piramide, IL POTERE PUBBLICO SI
DISGREGA!

RAFFORZAMENTO – su scala regionale – DEI POTERI DINASTICI = NASCONO I PRINCIPATI


TERRITORIALI  in
Italia sorgono le MARCHE = centri di committenza architettonica.
I principati hanno vita breve: si disgregano con la diramazione delle eredità dinastiche nell’XI e nel XII.

Prima metà del X = architettura al “grado zero”: livello più basso della capacità costruttiva  la
frantumazione del potere pubblico blocca la committenza signorile, protagonista dei regni longobardo e
carolingio
cfr. fonti che descrivono città devastate, monasteri abbandonati e chiese depredate, se ricordano
edifici grandiosi sono ereditati dal mondo antico  vd. 903 = vescovo Everardo di Piacenza non è in
grado di restaurare la chiesa extramuranea di San Savino, incendiata dagli ungari, e dunque costruisce
un monastero più modesto all’interno delle mura.

NASCITA DEI CASTELLI = non solo apparati difensivi, ma anche STRUMENTI DI POTERE 
LOGICA DEL “PROTEGGERE E DOMINARE”.
vd. esercizio del BANNO da parte delle famiglie signorili = DIRITTO DI COMANDO SULLE
POPOLAZIONI RURALI, è una impostazione di autorità pubblica sciolta dal controllo regio e
trasmessa per via ereditaria ai discendenti  autorità coercitiva a livello locale ≠ in età carolingia in cui
il potere pubblico spettava al re e ai suoi rappresentanti.

CASTELLI DI PRIMA GENERAZIONE = realizzati tra X e XI, sono semplici e realizzati in materiali
deperibili  castello minimo = torre preminente, recinto alle volte rafforzato con torri minori; le torri
hanno forma quadrangolare, mentre le cinte murarie non hanno un andamento regolare poiché si
adattano alla conformazione topografica del sito.
CASTELLO A MOTTA = Nato nella Francia del nord e diffusosi in Italia fra X e XI, struttura insediata su
rilievo artificiale formato da terre di riporto e circondato da fossato. Sulla sommità torre in legno che
ospita sede signorile e assicura la difesa del sito.
Era possibile che tali castelli contenessero all’interno delle loro mura fabbricati: cisterne, laboratori
artigianali, scuderie, ambienti residenziali e cappelle per il culto.
La residenza stabile delle famiglie signorili è dimostrata da resti di pitture parietali, aule di
rappresentanza e condutture idrauliche.

RIPRESA COSTRUTTIVA
Metà del X = 970/980 ripresa  non è mito storiografico, bensì fatto storico documentato:
- comparsa nuove chiese, uniche testimonianze del periodo = correlazione con nascita di nuovi
insediamenti rurali e fondazione di castelli, i cui alzati però non sono pervenuti sino a noi in ragione
della deperibilità dei materiali costruttivi!
- incremento demografico fino al ‘300 quando cominceranno le epidemie
- espansione agraria = bonifica delle aree paludose e disboscamento
- SVILUPPO EDILIZIO = inizialmente quantitativo  chiese sorte tra il X e XI non hanno caratteri
architettonici innovativi, prevalgono schemi altomedievali: cappelle ad aula monoabsidate e
strutture a 2/3 navate, spartite da pilasti o colonne di reimpiego cfr. “candido manto di chiese”
che ricopre l’Europa cristiana, descritto da Rodolfo il Glabro = evoca clima di rinnovamento che si
diffonde nelle campagne post Mille!
n.b = da questo momento in poi è possibile stabilire SERIAZIONI CRONOLOGICHE AFFIDABILI
DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI

CARATTERI RICORRENTI degli edifici:


- muratura rozza e irregolare, materiali misti e ancora largo ricorso a materiali di reimpiego
- abbondante uso di malta per riempire i vuoti e regolarizzare i paramenti  STILATURA DEI
GIUNTI A PUNTA DI CAZZUOLA = si evidenziano i letti di posa dei filari e l’aderenza del legante è
maggiore
- alle colte intonaco fa da rivestimento e occulta irregolarità delle murature
- pilastri a sezione quadrangolare, ma appaiono anche ad angoli scantonati con profilo ottagonale
o a T con lesena annessa a un lato
- coperture per lo più a capriate lignee, solo nel secondo quarto dell’XI= volte su navate laterali
- finestre = monofore a doppio strombo, ma nelle strutture verticali bifore o polifore sorrette da
colonnine con capitello “a stampella”/ “a gruccia” che mediano fra parete spessa e sostegno sottile
- absidi = generalmente pianta semicircolare, ma anche ferro di cavallo (scomparirà nell’XI); le
chiese a 3 navate si chiudono in genere con 3 absidi in cui quella centrale assume maggiori
proporzioni
- all’esterno a coronamento delle absidi = nicchie a fornice sorreggono il bordo del manto
della copertura che poggia sull’estradosso della calotta e facilitano l’evacuazione dell’umidità
dalla gronda
- cripte = luogo in cui avviene la sperimentazione dei sistemi voltati (inizialmente a crociera senza
nervature, gettate su luci ridotte); attorno al Mille divengono “ad oratorio”/ “a sala” = ambiente
spartito in navatelle da colonnine che usano elementi di reimpiego  cripta perde aspetto
cubicolare originario e diventa spazio liturgico autonomo, una chiesa inferiore!
Tipo più semplice di cripta ad aula è la “cripta a ciborio” = formata da 4 sostegni  cfr. San
Secondo ad Asti, by Bruningo nella metà del X.
Cripta con sviluppo longitudinale a 3 navate = San Pietro a Breme, Lomellina, dove si
stabiliscono monaci che lasciano Novalesa minacciati dai saraceni
Cripta con sostegno unico centrale o 2 sostegni = Marche, Toscana e Umbria

Cripte trasversali = Italia centrale  cfr. Santa Maria a Farneta (Cortona) = 3 ambienti –
cellae trichoarae – collegati da un corridoio e nicchie a trifoglio; la chiesa superiore riprende lo
schema compositivo nella disposizione delle absidi
- assenza di scultura lapidea, mentre è frequente l’uso di ornamenti in stucco
- frequente uso di reimpieghi: capitelli romani, ma anche cornici, architravi, lapidi funerarie, plutei e
cancelli altomedievali
- nelle pareti interne = cicli di affreschi policromi: non solo soggetti figurativi, ma anche forme
ricorrenti
- murature esterne = scandite da cornici di archetti pensili che poggiano su sottili lesene,
fasciano perimetro di absidi e navate
- archetti pensili = elemento caratteristico dell’Italia del nord, definiti dai francesi BANDES
LOMBARDES, non sono solo decorativi, ma anche scansioni che ripartiscono le superfici con
un ritmo ≠ arcate cieche delle chiese altomedievali
 n. b = gli archetti sono indicatori cronologici, ma le corrette ipotesi di datazione di questi
edifici si basa sull’INCROCIO DI DIVERSI INDICATORI compresi i dati di scavo e le analisi
stratigrafiche!

PRIMA ARCHITETTURA LOMBARDA


L’architettura che si afferma nell’Italia settentrionale in questo periodo = “LOMBARDA”  nei secoli
centrali del medioevo si definiva Lombardia tutta la parte settentrionale della penisola, cuore del
dominio longobardo; i suoi confini dell’epoca sono difficili da circoscrivere e non corrispondono con
quelli della attuale regione, di gran lunga meno estesa.
vd. Kingsley Porter, Lombard Architecture = esclude regioni quali Liguria e Marche che probabilmente
erano state di dominio longobardo.
Se si conserva la definizione “lombarda” la si deve estendere all’area che dall’arco alpino giunge fino
alle regioni padane.
n.b = non ha senso in questi anni contrapporre l’Italia alla Germania o alla Francia poiché di fatto le
nazioni ancora non esistevano.

Tra X e XI = prima fase di espansione = edifici dell’Italia del nord mantengono caratteri comuni ≠ in
seguito si sviluppano aree sub-regionali!
architettura dell’Italia del nord CONDIVIDE CARATTERI CON QUELLA DELLA BORGOGNA DEL
SUD = linea di demarcazione era lungo la Valle della Soana, a sud della quale si consolidano
tradizioni costruttive che si estendono fino alla valle del Po e agli Appennini =
- OMOGENEITÀ NELLE TECNICHE MURARIE
- OMOGENEITÀ NEI SISTEMI DECORATIVI
cfr. fonti che descrivono i cantieri avviati tra Borgogna e Île de France tra il 1120-1130 testimoniano
impiego di PIETRA DA TAGLIO BEN SQUADRATA!
Tali tradizioni costruttive vengono promosse dalle autorità capetinge e dall’aristocrazia ecclesiastica.

CATALOGNA = analogie con edifici dell’Italia del nord dei secoli X- XI soprattutto riguardo a:
- tecniche murarie
- forme dei sostegni
- apparati decorativi
- nicchie a fonice
 difficile stabilire quali siano stati i canali di contatto, forse presenza di maestranze lombarde in loco,
certi sono – invece – i rapporti tra il clero catalano e l’Italia attorno all’anno Mille: il mondo monastico
favorisce le reti di connessione e scambio!

Contatti fra Italia e Svizzera meridionale e tra Piemonte meridionale, Liguria e Provenza; nel settore
appenninico = edifici di Marche, Umbria e Toscana rendono difficile l’attribuzione di caratteri
propriamente “lombardi”. Nel Mezzogiorno si presume la presenza di maestranze lombarde, ma è più
probabile vi fosse

uno SUBSTRATO AUTOCTONO DI CULTURE COSTRUTTIVE LOCALI CHE CONDIVIDEVANO


PATRIMONIO CONSOLIDATO DI ELEMENTI COMUNI.

PIEVI E BATTISTERI
TERRITORIO RURALE = scenario in cui si manifesta in primis il rinnovamento architettonico
cfr. 2 pievi della Brianza: complessi formati da chiesa e battistero, collocato a fianco, le chiese hanno 3
navate e 3 absidi a copertura lignea e con cripta presbiteriale. I pilastri sono di reimpiego.

1. pieve di San Vincenzo a Galliano


Realizzata per volere di Ariberto da Intimiano, futuro arcivescovo di Milano e all’epoca custos
della chiesa: è ritratto nell’affresco absidale nell’atto di offrire modellino dell’edificio al
Salvatore.
Iscrizione ricorda la dedicatio = 1007, quando le reliquie di sant’Adeodato vengono traslate.
La cripta = dimensioni ridotte, 4 colonne centrali e PRIMO ESEMPIO DI CROCIERE
NERVATE CON SOTTOARCHI = INNVOVAZIONE TECNOLOGICA che diverrà sistematica!
ESTERNO: abside maggiore incorniciata da arcate cieche.
Ha impianto tetracono con sviluppo verticale a 2 piani: le tribune superiori hanno destinazione
liturgica = vi sono 3 altari in muratura.
La cupola all’esterno è protetta di un tiburio e raccordata al quadrato di base da trombe angolari =
primo esempio documentato in area lombarda  soluzione costruttiva diventerà canonica nel
secolo successivo!

2. pieve di San Pietro ad Agliate


La cripta si sviluppa longitudinalmente e le crociere con i sottoarchi si moltiplicano.
Presbiterio = coperto da volta a botte, al termine delle navatelle – di fronte alle absidi
minori – troviamo delle crociere è definito “di Amsoldingen” dalla chiesa svizzera che ne
attesta la diffusione.  In Italia anche in: San Michele ad Oleggio, Novara, 1040-1050.
ESTERNO: nicchie a fornice, nel battistero sormontano archetti
pensili! Ha perimetro poligonale a 9 lati con abside.

in ambo i casi la CRIPTA SEMINTERRATA implica una sopraelevazione del presbiterio = palco
liturgico con altare collocato sopra le reliquie = SOLUZIONE ARCHITETTONICA SCANDITA SU 3
LIVELLI (destinata a grande fortuna):
1. tribuna presbiteriale
2. navate
3. cripta
Sviluppo ulteriore verso la metà del secolo…vd.
Pieve di Santo Stefano a Vimercate (Brianza)
Volte a crociera estese su prime 3 campate est delle navatelle e presbiterio innalzato su vasta cripta
modello architettonico e liturgico DERIVA DA ESEMPIO PRESTIGIOSO = Sant’Ambrogio a Milano.

BATTISTERI = seconda vita dopo il Mille nell’Italia settentrionale:


- area lombarda, concentrati nell’area dell’arcidiocesi milanese
- Toscana
sorgono accanto alle pievi o presso le cattedrali cittadine. Nel tardo medioevo saranno
progressivamente abbandonati e sostituiti da cappelle battesimali ricavate all’interno delle chiese!
Oltre a TRADIZIONALE IMPIANTO OTTAGONALE CON ABSIDE si affermano anche:
a) schemi circolari
b) schemi tetraconi
grande varietà si diffonde nei battisteri lombardi del XII:
- Battistero della Cattedrale di Concordia
Sagittaria
Nucleo rettangolare, 3 absidi aperte sui lati a cella trichora, cupola raccordata da pennacchi angolari.
Aveva anche funzione funeraria = edificio realizzato da Regimpoto che vi si fece seppellire nel 1106
(portico d’ingresso).
- Santa Maria del Tiglio a Gravedona (Lago di Como) = impianto monumentale

SVILUPPO DELLA PIANTA CENTRALE


PIANTA CENTRALE = tipo architettonico molto diffuso tra XI e XII
vd. imitazioni del Santo Sepolcro di Gerusalemme: realizzate all’epoca delle crociate e nel
periodo precedente
- Cella di San Sepolcro di Ternate (Varesotto) = 1020, oggi scomparsa.
- Sacra di San Michele o “Sepolcro dei monaci” (Piemonte) = 1070-1090
- San Pietro di Asti = adibito a battistero nel tardomedioevo, costruito però nel 1100-1130 da
Landolfo da Vergiate.
Pianta centrale, poligonale all’esterno e circolare all’interno con ambulacro di 8 colonne
collegate al perimetro da sistema di archi radiali.
- San Giovanni al Sepolcro, Brindisi = impianto planimetrico simile a quello di Asti, ma tagliato a
est da una parete rettilinea. Documentato a partire dal 1128, i suoi monaci mantengono contatti
con il vicino Oriente.
- Complesso di Santo Stefano, Bologna = documentato dall’887 come Hierusalem. Nella
ricostruzione del XII secolo si erige chiesa del Santo Sepolcro, dotata all’interno di una struttura a
più livelli che imita la tomba di Cristo. Decorazioni parietali policrome e polimateriche come era nel
monastero di Pomposa.
- Rotonda del San Salvatore, Terni

n.b = errato ipotizzare riferimento all’Anastasis gerosolimitana per ogni edificio a pianta centrale 
altre architetture condividono tale schema e hanno varianti tipologiche e funzioni liturgiche difficili
da stabilire:
vd. Tempietto di Santa Croce presso la Cattedrale di Bergamo = forma quadrilobata, San
Benedetto di Civate = struttura triloba.
Alcuni edifici dotati di ambulacro e gallerie superiori = San Lorenzo a Mantova e San Tomè ad
Almenno (Bergamo); soluzione particolare = Santa Maria del castello di Paderna: struttura
quinconce che richiama modelli di architettura bizantina.

TORRI CAMPANARIE
Scarse informazioni per il periodo alto medievale, probabile fossero STRUTTURE LEGGERE IN
LEGNO INSERITE ALLE SOMMITÀ DEI TETTI.
Esempio più antico in muratura = campanile dei Monaci in Sant’Ambrogio a Milano, VIII-IX, forse però
la sua funzione originaria era collegata alla residenza abbaziale  NON TUTTE LE TORRI ANNESSE
ALLE CHIESE HANNO FUNZIONE NOLARE = DI SUPPORTO PER LE CAMPANE, solo nella
seconda metà del X, con la costruzione del campanile cilindrico del Duomo di Ravenna, si appura
con certezza la costruzione di torri di questo tipo!

Anni successivi al Mille = torre campanaria è elemento architettonico frequente nelle cattedrali e nelle
chiese minori: il FUSTO = canna musicale di risonanza scandisce il tempo sacro e la vita collettiva. 
DOMINIO DELLA CHIESA SULLO SPAZIO E SUL TEMPO!

Hanno schemi ricorrenti:


- le aperture aumentano in altezza per motivi statici: da feritoie a polifore nella cella di coronamento
- decorazioni esterne = specchiature che incorniciano piani con archetti pensili e lesene
- collocazione topografica rispetto alla chiesa non ha regole fisse: anteriori, posteriori, autonomi o
impostati su uno spigolo dell’edificio  caso particolare sono TORRI D’INGRESSO AL CENTRO
DELLA FACCIATA = richiamo ai clochers-porches della Francia settentrionale: gruppo più
numeroso è della

prima metà dell’XI, nel Canavese (diocesi d’Ivrea) + esempi lombardi nella pieve di
Sant’Andrea a Iseo (Brescia)e Santa Maria del Tiglio a Gravedona (lago di Como).
COSTRUZIONE CAMPANILE COME EVENTO AUTONOMO = torre dell’Abbazia di Pomposa ove
il
Magister Deusdedit la sua firma nel 1063

PRIME SPERIMENTAZIONI STRUTTURALI


BASILICA IPOSTILA = esalta il valore figurativo delle colonne, mantiene importanza nel X e nell’XI
nelle città eredi del passato romano  maggiore diponibilità di reimpiego!
vd. San Vincenzo in Prato a Milano, primo XI
SUPERAMENTO IMPIANTO ALTOMEDIEVALE = NASCITA DEI PILASTRI OTTAGONALI concentrati
soprattutto nel Piemonte meridionale, vd. chiesa extraurbana di San Pietro ad Acqui = costruita dal
vescovo Primo ha pilastri scantonati negli spigoli: hanno profilo ad ottagono allungato!

metà dell’XI = sperimentazione pavese e alessandrina  SOSTEGNI da ottagonali a OVOIDALI


vd. Santa Maria Maggiore, Lomello (Pavia)
Impianto basilicale con mattoni di recupero, pilastri = nucleo rettangolare, 2 semicolonne annesse ai
lati brevi e 2 lesene rivolte verso le navate. Grandi arconi trasversi, alleggeriti da bifore, gettati sulla
navata centrale offrono appoggio alle travi del tetto; sulle navate laterali = prime volte a crociera che
risalgono alla fase costruttiva originaria!
Transetto voltato a botte = esempio precoce di area lombarda  anche in San Giusto a Susa
INTERNO = stucchi a frammenti con figure di personaggi in piedi che si muovevano come in corteo
verso l’abside: probabile committenza di un conte palatino, legato alla nobiltà imperiale.

SVILUPPI REGIONALI NEL REGNO ITALICO


Intorno al Mille nell’ARCIDIOCESI DI RAVENNA si sviluppano specifici caratteri costruttivi: la
Romagna, erede dell’esarcato bizantino, non faceva propriamente parte della Lombardia.
vd. chiese realizzate tra la fine del IX e l’inizio del X = MODELLI COSTRUTTIVI RICORRENTI
Pievi rurali con mattoni di reimpiego, 1 o 3 navate concluse da una sola abside che assume tracciato
circolare all’interno e poligonale all’esterno  ripresa tradizione paleocristiana!
Le pareti longitudinali = decorate da teorie di archetti pensili binati, in fase con la muratura.
cfr. portico aggiunto alla facciata della Chiesa di Santa Maria a Pomposa = primo esperimento di
modulazione plastica delle superfici! TRAMA DI ELEMENTI LAPIDEI, STUCCHI, BACINI CERAMICI,
LATERIZI INTAGLIATI  ordine geometrico ben definito e cura minuziosa nel trattamento parietale la
cui matrice va ricercata nell’arte bizantina coeva, le cui maestranze erano impiegate nella
riqualificazione decorativa delle superfici murarie.
Magister Mazulo lascia proprio nome in una lapide di facciata = primo esempio di firma di un lapicida
conservato nel nord Italia post Mille!
(Monastero nato nel IX sec, la basilica è struttura a 3 navate, spartite da colonne di reimpiego)

Legame diretto tra architettura adriatica e diocesi di Arezzo = ricostruzione della cattedrale di San
Donato, Arezzo, promossa da vescovo Adalberto, che sceglie come modello San Vitale e affida la
realizzazione a magister Maginardo = uno dei primi architetti di cui rimane notizia in Italia.
Demolita nel ‘500, conosciamo assetto planimetrico grazie a disegno attribuito a Vasari il Giovane =
rielaborazione oblunga del modello ottagonale del San Vitale ravennate, anche qui il campanile è
cilindrico.

In Toscana = a Pisa scavi recenti hanno rinvenuto la cattedrale che precedeva la costruzione di
Buscheto, tra il Duomo e il Camposanto: edificio del X secolo, di modeste dimensioni a 3 navate con
una unica abside.
Chiesa di San Piero a Grado, Pisa = edificio in cui si avvertono i primi segnali di rinnovamento
Sorge alle foci dell’Arno, ove secondo la leggenda è sbarcato il primo papa. Basilica su colonne,
realizzata con materiali di spoglio che nella navata maggiore ricordano le chiese paleocristiane.
Pareti= decorate a oculi e losanghe gradonate, compaiono anche bacini ceramici islamici.

Alla fine dell’XI = chiesa adibita a santuario commemorativo di San Pietro e trasformata in edificio con
absidi opposte: secondo polo liturgico ad occidente (ove si rivolge di consuetudine il culto del principe
degli apostoli)

Liguria = legami con architettura della Provenza; tra il X e il XI = ripresa architettonica  diffusione
edifici modesti decorati con cornici di archetti e murature in pietre appena sbozzate: prevalgono chiese
a 2 absidi. vd.
Monastero di San Fruttuoso di Capodimonte, Portofino = le donazioni di Adelaide di Borgogna,
moglie di Ottone I, favoriscono la fondazione dell’abbazia tra 995-999. Raggiungibile solo via mare, la
struttura architettonica si adatta al territorio: 3 navate, transetto non sporgente in pianta e piccole absidi
a nicchia, torre nolare ottagonale e sottocupolata che si imposta sul presbiterio per mezzo di
pennacchi sferici  la datazione della torre è incerta, è probabile il riferimento alle aree della Borgogna
e dell’Alvernia: la torre nolare si diffonderà notevolmente nella Genova dell’XI e del XII.

Chiesa di San Paragorio, Noli (Savona) = si distingue per le specchiature di archetti e i bacini
ceramici islamici sopra le cornici dell’abside maggiore; volte a crociera su navatelle e pilastri con
sezioni diverse e semicolonne e lesene annesse tra loro. Le sperimentazioni nella copertura la
avvicinano alla Santa Maria di Lomello, tuttavia non esiste una precisa corrispondenza strutturale tra la
sezione dei pilastri e l’appoggio delle volte.

CAPITOLO 4 – Il mezzogiorno tra bizantini, arabi e longobardi


X -XI, regioni meridionali = alcune aree sotto il controllo bizantino, altre controllate dagli ultimi principi
longobardi.
827 = musulmani sbarcano in Sicilia: l’isola gravita nell’emirato aghlabita di Kairouan (Africa del
nord)  dominazione musulmana dura più di 2 secoli fino all’arrivo dei normanni: le tracce in elevato
del periodo arabo sono scarse e quelle che si attribuiscono alla dominazione islamica oggi si
riconoscono come di età normanna
vd. moschea rinvenuta durante gli scavi di Segesta = attribuita al XII, l’epoca di Ruggero II
 Il Mezzogiorno nell’alto medioevo è mosaico di popoli e culture: l’architettura riflette la ricchezza e
la frammentazione del territorio!

In Europa = impero carolingio si disgrega, mentre quello bizantino supera la crisi iconoclasta con la
dinastia macedone  Basilio I riprende controllo delle province meridionali dell’Italia, eccetto Sicilia e
parte della Campania, che resta longobarda. Il territorio bizantino si organizza in 2 TEMI:
1. tema Longobardia = comprende Puglia e Basilicata, governata da strateghi che risiedono a Bari
2. tema Calabria, i cui strateghi risiedono a Reggio
i principati longobardi della Campania si oppongono alla supremazia bizantina, mentre gli arabi di
Sicilia compiono scorrerie sulla costa = tale mosaico eterogeneo sarà sconvolto dall’arrivo dei
normanni.

ULTIMI RIFLESSI DI BISANZIO


Seconda colonizzazione bizantina si concentra sulla fascia costiera = si concentrano qui
amministrazione civile, forze militari e autorità religiose  vd. ricerche archeologiche nella penisola
salentina e nella capitale del tema Longobardia, Bari = numerose strutture della città bizantina.
Popolazioni greco-italiche = elaborano tradizione cerimoniale e sacramentale propria  si sviluppa
ARCHITETTURA LOCALE DI MATRICE BIZANTINA: chiese di dimensioni modeste con impianto ad
aula o a 3 navate, ma tipo più significativo è…
CROCE GRECA INSCRITTA = schema architettonico a pianta quadrata, suddiviso in 9 campate con 4
sostegni liberi al centro = QUINCUX o QUINCONCE > rimanda al disegno del 5 sul dado da gioco. Già
noto in età romana imperiale, nell’architettura cristiana conosce prima applicazione in Armenia nel VII;
la sua grande fortuna comincia con Basilio I:

vd. costruzione della Nea Ekklesia nel palazzo di Costantinopoli = cappella palatina più importante per
gli imperatori d’Oriente
In Italia:
• primo esempio è nel saccello di San Satiro, Milano = di età carolingia, voluto da
arcivescovo Ansperto in seguito a contatti diplomatici con la corte di Basilio I
• Puglia = aula di culto semipogea di Oria, all’interno del castello federiciano che sostituisce
l’antica fortificazione bizantina, è chiesa sotterranea a croce greca e 5 cupole, è stata cappella
palatina post conquista di Basilio I.

Chiesa di San Pietro ad Otranto  968 = città eletta a sede metropolitana del patriarca di
Costantinopoli
Schema a 4 pilastri centrali, 3 absidi gerarchizzate fuoriuscenti del perimetro; copertura =
cupola al centro e volte a botte sui bracci. INTERNO = decorato da affreschi di matrice greca
• Calabria = in seguito allo spopolamento nei secoli VII e VIII, ripopolamento – conseguente la
conquista bizantina – attorno ai kastra di Stilo, Rossano e Gerace.
Le indagini archeologiche dimostrano contatti commerciali con la Sicilia musulmana.
Santa Severina elevata a sede metropolitana in seguito all’occupazione araba = edificio a
pianta centrale datato IX sec, struttura cruciforme innestata su nucleo cilindrico, ambulacro di 8
colonne di spoglio che sorreggono piccola cupola: forse battistero o martyrium.

Chiesa di San Marco a Rossano = sede vescovile fortificata


Struttura a 5 cupole, sorretta da 4 pilastri; sul lato est= tre absidi alte, allineate in forma di
semicilindri

Cattolica di Stilo = croce greca inscritta con 3 absidi e 5 cupole, sostenute da 4 colonne di
reimpiego; cura riservata alle superfici parietali esterne = opus reticolatum con mattoni a
losanga e cornici a dente di sega  richiamano apparati ornamentali del Peloponneso e della
penisola balcanica nel X-XI. Rapporti con mondo musulmano = su colonna di reimpiego sono
tracciate iscrizioni in lingua araba
Tutte queste chiese hanno COPERTURE CON PICCOLE CUPOLE EMISFERICHE, RACCORDATE
CON
PENNACCHI, PROTETTE ALL’ESTERNO DA TIBURISU BASE CIRCOLARE. La loro cronologia è
incerta, ma la si orienta nella seconda metà del X o all’inizio dell’XI.
Sono il prodotto di comunità locali greco-italiche, non il prodotto di un’arte imperiale d’importazione.

Amalfi = nel X ha contatti commerciali con l’Oriente, le città tirreniche e il mondo musulmano  vd.
alleanza mercantile con califfato fatimide del Cairo

Chiesa del Crocifisso


Collocata accanto al Duomo, corrisponde alla sede primitiva della cattedrale dedicata ai Santi Cosma e
Damiano. La cattedrale è attribuibile all’epoca del doge Mansone III, la basilica ha 3 navate con
colonne di spoglio, vi sono arcate a sesto scuto impostate su alti piedritti = sistema costruttivo derivato
dal mondo arabo, gli archi acuti sono diffusi nell’architettura del nord Africa già nell’VIII  PRIMO
CASO IN ITALIA DI QUESTA TECNICA COSTRUTTIVA, dopo alcuni decenni archi acuti sono gettati
anche su crociera della cattedrale di Pisa, anche lei in contatto col Vicino Oriente.

FRAMMENTAZIONE DEL DOMINIO LONGOBARDO


Nel territorio pugliese altomedievale si diffonde TIPO ARCHITETTONICO INNOVATIVO = CHIESA
CON CUPOLE IN ASSE
vd. Tempietto di Seppannibale, Fasano (Bari)
Struttura quadrata di 8 m di lato, 3 navate individuate da una coppia di pilastri, coperta da 2 cupolette
in asse: le cupole hanno profilo rialzato, parabolico quasi, raccordate alla base da nicchie angolari.
Nelle navatelle = semibotti con funzione di controspinta; all’interno = resti di affreschi risalgono alla fine
dell’VIII

San Pietro a Crepacore (Salento), ma anche…

Sant’Ilario, Port’Aura a Benevento = capitale del ducato longobardo


Aula monoabsidata con copertura a 2 cupole in asse che risale al VII-VIII sec.

Nelle campagne della Puglia si afferma TIPO ARCHITETTONICO DERIVATO DALLA CULTURA di
matrice LONGOBARDA: avrà successo anche post invasione normanna.

RESTI CIVILTÀ RUPESTRI, caratteristici del Mezzogiorno  vd. chiese ipogee in:
- Puglia
- Calabria
- Sicilia
- Campania
- Basilicata
ARCHITETTURE IN NEGATIVO, SCAVATE NEL TERRENO, possono essere indipendenti o
insediamenti articolati. Utilizzo di grotte naturali e insediamenti rupestri diffuso in Palestina e in Asia
Minore = pratiche che penetrano in Occidente: nel monachesimo latino l’attrazione per questo tipo di
insediamenti si manifesta nella vita di San Benedetto, che si ritira nel Sacro Sepolcro, Subiaco
(Lazio)  probabile che insediamento eremitico di Cava de’Tirreni (Campania) del X sia un richiamo
di Subiaco + abbazia della Santissima Trinità di Cava.
Datazione = viene in aiuto la il ricco patrimonio di pitture conservato nelle chiese, ma anche arredi
liturgici, frammenti di reimpiego.

Spesso le chiese rupestri sono LEGATE AL CULTO DELL’ARCANGELO MICHELE: vd.

Santuario di Monte Sant’Angelo (sul Gargano)


La leggenda vuole che l’arcangelo si sia rivelato in una grotta della montagna al vescovo Siponto alla fine
del
V. Con la conquista longobarda il santuario assume importanza e diventa centro di culto nazionale per le
genti longobarde del Meridione: nel VII duchi di Benevento promuovono lavori per adattare chiesa ipogea
al crescente flusso di pellegrini + duca Romualdo avvia ricostruzione della scala di accesso alla grotta
maggiore  c’era progetto di allestire via monumentale di pellegrinaggio che, penetrata nella roccia,
raggiungesse il centro sacrale.
Molti santuari dedicati al culto di San Michele assumeranno medesima struttura ipogea: vd. complesso
di Olevano sul Tusciano in Campania.

Santissima Annunziata, Prata (Avellino)


Chiesa di pellegrinaggio a carattere rupestre, il santuario – ricavato in un ambiente ipogeo – è
ricostruito con l’inserto di navata che termina con triforio, ampia arcata al centro sorretta da 2 colonne
ioniche di recupero, deambulatorio scavato nel tufo circonda l’abside.
Tecnica delle murature = fasce alterne di laterizi e tufelli squadrati che richiamano la Santa Sofia di
Benevento e permettono di datare il santuario nell’ambito costruttivo del ducato longobardo 
Campania
= ultima area controllata dai longobardi…
Nel IX secolo = discordie interne all’aristocrazia portano a:
- principato autonomo di Salerno
- contea di Capua
- Napoli, Gaeta e Amalfi = sottomesse all’impero d’Oriente ma sempre più autonome

Emergono NUOVE COMMITTENZE = LEGATE ALL’AFFERMAZIONE DELLE ARISTOCRAZIE


LONGOBARDE IN LOTTA PER IL CONTROLLO DEI POTERI LOCALI
vd. Capua = post distruzione nucleo romano d’origine per scorreria saracena nell’841, insediamento
longobardo fondato da Landolfo presso il ponte che oltrepassa il Volturno, lungo la Via Appia.

900 = Atenolfo I ottiene controllo del principato di Benevento  riprende la committenza artistica
che lascia tracce su scultura e architettura.
cfr. 3 chiese “a Corte” che gravitano nell’area del palazzo longobardo di Capua = hanno datazione
incerta, sono strutture pluristratificate con interventi di età normanna e sveva, tuttavia le fasi più
antiche risalgono al principato di Atenolfo
1. San Salvatore
2. San Giovanni Battista
3. San Michele = impianto a navata unica monoabsidata, cripta a corridoio trasversale, triforio di
accesso al presbiterio (= richiama elemento testimoniato nella Campania longobarda, vd.
Annunziata a Prata), tiburio verticale.
La committenza longobarda è in declino: si spegnerà nel X, ma nuovi scenari si aprono nell’XI con la
conquista normanna del Mezzogiorno.

CAPITOLO 5 – L’Italia e l’impero tedesco: vescovi


e abati committenti
Con la dissoluzione dell’impero carolingio si forma REGNO D’ITALIA CON STRUTTURA DEBOLE:
sovrani non sono in grado di controllare il territorio sempre più FRAMMENTATO DAI POTERI
LOCALI si aggiungono:
- incursioni ungare
- incursioni islamiche sul fronte mediterraneo

La situazione si stabilizza con l’arrivo dei SOVRANI GERMANICI:


936 = Ottone I di Sassonia ad Aquisgrana viene incoronato re di Germania
951 = si impadronisce della corona d’Italia
955 = sbaraglia gli ungari
962 = consacrato imperatore di Roma  ITALIA DIVENTA PROVINCIA DELL’IMPERO GERMANICO
n.b = tradizione per cui il diritto al trono imperiale va a chi acquisisce la corona d’italiana  si afferma la
DOPPIA INCORONAZIONE:
1. Pavia = corona italica
2. Roma = corona imperiale

La dinastia sassone regna per 4 generazioni, esercitando la propria autorità con il consenso dell’alta
aristocrazia italica: il nuovo impero prosegue idealmente quello carolingio, ma è profondamente
differente…
• no autocrazia assoluta, ma centro di coordinamento dei poteri locali
• rinnovamento apparati di rappresentanza imperiale
• arti figurative impiegate per comunicare IMMAGINE DI FORZA E SACRALITÀ EREDITATA DAL
MONDO ANTICO  vd. 972 = Ottone II sposa principessa bizantina Teofano: si rafforzano i
rapporti con l’Oriente e giungono oreficerie e tesori liturgici che orientano l’estetica di corte!

Per quanto concerne l’architettura è errato parlare di ARCHITETTURA OTTONIANA in Italia ≠


Germania e Lotaringia: nel regno italico…
- città = ascesa dei vescovi
- contado = aristocrazia
- le architetture più significative risalgono al periodo post 3 Ottoni = Enrico III, ultimo re sassone e
Corrado II della dinastia salica
VESCOVI E CITTÀ
Vescovi in città esercitano potere temporale autonomo: storiografia recente ridimensionala figura del
vescovo-conte poiché i presuli agivano come signori territoriali, MA in accordo con la politica
ottoniana. Si afferma una COMMITTENZA VESCOVILE  in Germania = imperatori promuovo
personalmente la ricostruzione di chiese e monasteri ≠ regno italico = gli interventi ottoniani sono
indiretti, VESCOVI PROTAGONISTI!

Dopo la metà del X = l’architettura in Italia è in ripresa e i vescovi abbracciano la POLITICA DELLE
IMMAGINI promossa dagli Ottoni  vescovi INCORPORANO FORME E FUNZIONI DELL’AUTORITÀ
POLITICA E SFRUTTANO I MONUMENTI URBANI COME STRUMENTI DI PRESTIGIO
SACRALE!
vd. regno di Ottone III = progetto di renovatio imperi = rilancio di prerogative imperiali guardando
all’UNIVERSALISMO ROMANO in cui l’Italia assume ruolo centrale poiché sede papale e centro del
potere imperiale.
Gerberto d’Aurillac, precettore di Ottone III = diventa arcivescovo di Ravenna e papa nell’anno 1000
col nome di Silvestro II, in onore di Silvestro I colui che battezzò Costantino (il primo imperatore
cristiano): il modello cui guardava l’imperatore era quello costantiniano e L’ARCHITETTURA AVEVA
UN RUOLO FONDAMENTALE!
1002 = muore Ottone III

In Italia l’età ottoniana significa restauro o completa ricostruzione di edifici ereditati dal passato
paleocristiano: vd.
- lavori nel tetracono di San Lorenzo, Milano = X sec
- presbiterio di Sant’Ambrogio, Milano
spazio scenografico che si apre sulla basilica antica + aggiunto CIBORIO MONUMENTALE su
altare di Wuolvino = rilievi in stucco con famiglia imperiale ottoniana

A Ravenna = antica capitale dell’Esarcato bizantino, è favorita dagli Ottoni per il RILANCIO
DELL’IMMAGINE IMPERIALE  seconda metà del X = ripresa di attività costruttive, restauro edifici
antichi e costruzione di un palazzo imperiale (oggi perduto).
Ravenna è una OFFICINA DEL REIMPIEGO = i materiali ereditati dalla antica città sono
recuperati con metodo, rilavorati e collocati nei nuovi edifici in un progetto coerente di
ricostruzione dell’immagine urbana.
965 = riprende la committenza dei presuli  arcivescovo Pietro IV realizza…
Camera funeraria della Cattedrale ursiana di Ravenna
Finalizzata al culto delle reliquie, ha un doppio deambulatorio al piano inferiore e un presbiterio con
altare sopraelevato = in Italia compare NUOVA ORGANIZZAZIONE DEI POLI LITURGICI: scansione
su piani sovrapposti e concepita per favorire il culto delle reliquie e la circolazione dei fedeli.
Ravenna = ruolo cruciale nell’elaborazione delle cripte = esempio ursiano a metà fra quelle diffuse
nel IX con corridoi semianulari come nelle due basiliche di Sant’Apollinare e quelle ad oratorio come in
San Francesco.
Cruciali nell’architettura ravennate del periodo = CAMPANILI CILINDRICI  cfr. quello della cattedrale
= X sec, ripreso da diverse chiese della città e del territorio

2 gli edifici meglio conservati in Italia per il periodo ottoniano:


1. Cattedrale di Ivrea
Fine del X = arcivescovo Warmondo (9 luglio del 1000 = Ottone III concede all’arcivescovo la
pubblica autorità sulla città) ne dirige la ristrutturazione vd. lapide conservata nel presbiterio
Assetto bicefalo forse, ma terminazione est è perduta e sostituita con facciata ottocentesca;
nel blocco ovest = il vescovo aggiunge struttura innovativa: DEAMBULATORIO SU 2 LIVELLI
con arcate che si aprono verso lo spazio deputato al culto delle reliquie (= sarcofago romano).
2 torri al termine delle navatelle incorniciano l’abside, esse si ritrovano anche…

2. Cattedrale di Aosta = non era nel dominio ottoniano, apparteneva al regno di Borgogna 
circolazione delle esperienze costruttive va oltre i confini politici!
La sua ricostruzione è promossa dal vescovo Anselmo alla fine del X: edificio a 3 navate
separate da pilastri rettangolari con cripta e transetto su cui si innestano abside maggiore e 4
absidi minori allineate sui bracci. 2 torri, tutt’oggi conservate, erano all’estremità del transetto.
La facciata primitiva si addossava al criptoportico romano.

Analisi dendrologiche = prima fase terminata attorno al 1030, blocco occidentale dedicato a
San Giovanni è aggiunta posteriore terminata nel 1065: vd. contro-abside e seconda cripta
con torri laterali conservate solo nella base del fusto.
Cattedrale aostana = UNIONE DI 2 CHIESE, le 4 torri evidenziano in alzato i due poli liturgici:
- est = vescovo e canonici
- ovest = parrocchiali

n.b: DEAMBULATORIO già diffuso in età paleocristiana. A Roma molte basiliche funerarie
CIRCIFORMI avevano struttura absidale con deambulatorio = modello di riferimento per architetti
degli anni attorno al Mille a cui i vescovi guardano in occasione delle ricostruzioni. Oltre a Ravenna e
a Ivrea è documentato anche in…
Chiesa vescovile di Santo Stefano, Verona
Deambulatorio realizzato attorno al Mille all’epoca del vescovo Otberto, scandito come a Ivrea su 2
livelli ma in questo caso così concepito per facilitare l’accesso ai fedeli al culto delle reliquie.
probabile che tale soluzione italiana sia rifluita in terre germaniche!

ITALIA E IMPERO SALICO


1024 = muore Enrico II, ultimo sovrano della dinastia sassone  crisi del POTERE IMPERIALE:
durante una ricolta cittadina si distrugge il palazzo di Pavia, emblema dell’autorità sovrana nella
capitale del regno.
Corrado II = inaugura la DINASTIA SALICA, la quale regge le sorti dell’impero fino all’inizio del XII
 all’imperatore si deve la nascita di molte fondazioni religiose in Germania = comparsa di
DECORAZIONE AD ARCHETTI PENSILI E LESENE di derivazione lombarda: la Germania tiene conto
delle esperienze italiane.
1037 = Corrado II emana l’Edictum de beneficiis sancendo l’ereditarietà dei feudi per tutte le gerarchie
vassallatiche RICONOSCE IL PROCESSO DI FRAMMENTAZIONE DEI POTERI LOCALI!

Le iniziative di committenza dei vescovi italiani continuano: arcidiocesi più potente dell’Italia del nord è
quella milanese…
- 966 = Landolfo II fonda monastero di San Celso fuori le mura
- primi del 1000 = Arnolfo II fonda monastero di San Vittore al Corpo
- anni ’20 del Mille = durante l’episcopato di Ariberto d’Intimiano  rilancio delle attività costruttive:
nel 1023 fonda la basilica di San Dionigi a Porta Orientale = distrutta durante il tracciamento delle
mura spagnole nel XVI
- 1030 = Santa Trinità (poi Santo Sepolcro) per iniziativa di Benedetto Ronzo, monetiere della
zecca imperiale  PRIMA NOTIZIA DI COMMITTENZA NON ECCLESIASTICA
Edificio atipico con terminazione triloba e 2 torri di facciata; sopra le navatelle MATRONEI =
primo esempio documentato in Lombardia!
Cripta è concepita come replica della chiesa superiore.
Documento di fondazione del 1030 = committente dichiara la connessione simbolica tra le
absidi uguali e il culto trinitario + l’edificio doveva ospitare 7 chiese dedicate alla
commemorazione della morte e della resurrezione di Cristo.

n.b = FRONTE A DOPPIE TORRI o FAÇADE HARMONIQUE si afferma in Italia e lo si ritrova:


- Cattedrale di Aosta
- Cattedrale di Bobbio
Costruita dopo l’istituzione della sede vescovile nel 1014 per volere di Enrico II  urgenza di
controllare la rete viaria transappenninica e tutelare il monastero di San Colombano!
Esempio di architettura vescovile ex novo = corpo longitudinale a 3 navate spartite da pilastri
quadrangolari con transetto monumentale. Facciata = 2 torri che inquadrano tribuna superiore
- luoghi del Mezzogiorno
Il tipo di facciata è probabile riprenda esempi elaborati nella cultura architettonica dell’alto Reno  cfr.
cattedrale di Strasburgo e Basilea.

Cattedrale di Parma = ricerche recenti individuano fase costruttiva che risale al periodo salico  vd.
perimetro di base del blocco est con crociera quadrata su si innestano i bracci del transetto e del
presbiterio tutti delle medesime dimensioni.  cfr. abbazia di Limburg eretta da Corrado II negli anni ’20
del Mille!
Sotto il presbiterio = grande cripta ipostila estesa nei bracci del transetto, è probabile la committenza
del vescovo Ugo vicino alla corte di Corrado II richiama quella della prima fase del duomo di Spira:
INTRO DI MODELLI DERIVATI ALL’ARCHITETTURA RENANA IMPERIALE = duomo di Parma è
crocevia delle esperienze architettoniche elaborate nelle terre lombarde all’epoca del primo imperatore
salico.

COMMITTENZA SIGNORILE
La formazione dei rapporti feudali favorisce i legami fra le famiglie aristocratiche e le abbazie presenti
nei territori = NASCONO LE CHIESE PRIVATE, promosse da autorità signorili in cui il donatore
riserva per sé e i suoi discendenti i diritti che vincolano l’ente ecclesiastico: l’ereditarietà delle funzioni
pubbliche implica maggior interesse da parte di conti e marchesi a costruire segni di controllo sul
territorio + i processi di affermazione ereditaria dei pubblici poteri = SALTO DI QUALITÀ NELLA
COMMITTENZA ARCHITETTONICA DEI LAICI
Tra X e XI = ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA COMMITTENZA SIGNORILE: costruire una chiesa,
arricchirla con ornamenti, dotarla di beni e garantirne la sicurezza con le armi = SEGNI DI POTERE:
EDIFICI DIVENGONO MARCATORI TERRITORIALI  cfr. diffusione capillare nell’XI di torri
campanarie!

Gli ecclesiastici assumono caratteri signorili nel caso di grandi monasteri, mentre nel regno italico la
committenza è promossa da MARCHESI = le marche si rafforzano con la disgregazione degli ordini
carolingi. Tra Piemonte sud e Liguria = MARCA ALERAMICA  fondazioni monastiche:
- Abbazia di San Quintino, Spigno (Monferrato)
Fondata nel 991 da Anselmo. Ha struttura ad aula e corto transetto con cappelle absidate
annesse; sotto il presbiterio una cripta coperta da crociere senza sottoarchi che si estende
nell’area del transetto. Probabile che in corrispondenza di navatelle vi fossero torri.

- Abbazia di Santa Giustina, Sezzadio (Alessandria)


Fondata nel 1030. Transetto commisso, 3 absidi = guarda ai modelli renani!
Mosaico pavimentale della cripta = iscrizione commemorativa di Otberto, riparatore e ornatore
della chiesa = PRIMA EPIGRAFE CHE CELEBRA LA COMMITTENZA DI UN LAICO.

MARCHESI ARDUINICI di Torino = rafforzano i loro domini durante il governo di Olderico Manfredi e
della figlia Adelaide: in Val si Susa nell’XI vi è una vera e propria CHIESA MARCHIONALE

DINASTIA DEI CANOSSA in Emilia


Adalberto Atto chiama in Italia Ottone I, mentre il figlio Tedaldo primo marchese della dinastia fonda…
Abbazia di San Benedetto in Polirone (Mantova) = 1007
Non restano elementi della prima fase, il complesso in seguito si affilia a Cluny

MARCHESI OBERTENGHI tra Liguria di Levante e Emilia


Monastero di San Giovanni a Vigolo Marchese (Piacenza) = inizio dell’XI
Fondato per volere di Otberto II. Chiesa a 3 navi affiancata da cappella circolare a 3 absidi e
ambulacro interno di 6 pilasti forse collegato al culto del Santo Sepolcro gerosolimitano.
Sia nella chiesa che nella cappella = PILONI CILINDRICI  elemento architettonico raro nell’area
lombarda, diffuso però nell’architettura borgognona dell’XI: a Piacenza si ritrova nel Sant’Antonino.

VARIANTI TIPOLOGICHE DEI CORPI OCCIDENTALI


CHIESE CON STRUTTURA BICEFALA = soluzione tipologica diffusa nelle regioni germaniche che
riprende schemi carolingi. Coro orientale vs. coro occidentale costruito imitando le basiliche romane
(more romano) rivolte ad ovest. Alle volte hanno doppio transetto: cfr.
- Abbazia di San Corpoforo, Como = fondata nel 1040 da Litigerio, vescovo germanico
- Basilica di Sant’Antonino, Piacenza
Fondata da Sigefredo, legato a Ottone II e Enrico II è edificio anomalo: impianto a 3 navate
spartite da piloni cilindrici, in origine coperte a capriate e concluse a est con 3 absidi.
Transetto a ovest al cui incrocio si ergono 4 pilastri cruciformi e 8 pilastri tondi che reggono
torre nolare ottagonale = è corpo occidentale cruciforme innestato su una basilica  soluzione
architettonica senza precedenti, forse i riferimenti sono i modelli germanici!

CHIESE AD ABSIDI CONTRAPPOSTE = storiografia evidenzia legami col mondo d’oltralpe e chiese
bicefale tedesche: non c’è soluzione univoca. Occorre distinguere:
a) ABSIDI APPARTENGONO ALLO STESSO PERIODO
• San Giorgio a Valpolicella, Verona = polo occidentale monoabsidato per i fedeli laici e polo
orientale a 3 absidi per i canonici
• Santuario di San Pietro al Monte di Civate, Lecco = esempio complesso poiché la chiesa
forma unico ente monastico assieme a San Calocero, ove risiedeva la comunità. Nell’abside
ovest = porta, nelle absidi minori a nicchia. Polo liturgico ovest è da collegarsi al culto di San
Pietro, come nella basilica vaticana.
• San Bartolomeo a Succastelli, Arezzo
• San Gavino a Porto Torres, Sardegna = impianto simmetrico tra navi e absidi
b) ABSIDI SONO FRUTTO DI INTERVENTI DI EPOCA DIVERSA
• San Piero a Grado di Pisa
Caso particolare = abbazia di San Benedetto a Leno (Brescia)
Fondata dal re longobardo Desiderio, la chiesa altomedievale è prolungata verso ovest con l’aggiunta
di una chiesa occidentale con cripta e contro-abside del XII  legami col mondo germanico: al governo
di Leno erano anche 2 abati provenienti da un monastero della Baviera

VENEZIA e AQUILEIA
Italia del nord est = rapporti politici e culturali con l’Oriente bizantino

DUCATO VENEZIANO = nasce all’inizio dell’VIII come provincia ai margini dell’impero bizantino, ma
gode di ampia autonomia.
7774-775 = istituzione della sede episcopale di Olivolo, oggi isola di San Pietro di Castello;
828 = nella cappella dogale di Rialto si depongono le reliquie di San Marco, trafugate da Alessandria
d’Egitto
 culto dell’evangelista è FATTORE DI COESIONE RELIGIOSA

Complesso del Torcello


- Basilica di Santa Maria
1008 = doge Pietro II avvia la costruzione in occasione della consacrazione del figlio Orso a
vescovo di Altino  ASCESA DI UNA ARCHITETTURA MONUMENTALE IN LAGUNA!
Basilica su colonne con abside dotato di synthronon = sedile semicircolare a gradini riservato
al clero; cripta semianulare con cappella assiale destinata a ricevere le reliquie. Travi lignee
all’imposta degli archi in senso trasversale e longitudinale = irrigidiscono la struttura soggetta
a cedimenti a causa del terreno lagunare.
Legami con Bisanzio nella scultura architettonica:
• capitelli
• lastre
• recinto presbiteriale
• mosaici absidali della prima fase eseguiti da maestranze orientali
Modello della basilica è ripreso da:

▪ San Nicolò al Lido, Venezia


▪ Cattedrale di Santa Maria a Trieste
▪ San Martino e San Lorenzo del Pasenatico (Istria)

- Battistero circolare = di fronte alla facciata
- Chiesa martiriale di Santa Fosca
La costruzione è promossa dalla famiglia Oresolo: 992 = il doge Piero II Oresolo ottiene dall’imperatore
Basilio II una crisobolla con cui il ducato veneziano ottiene privilegi favorevoli allo sviluppo dei traffici
commerciali  le flotte veneziane giungono a controllare i porti dell’Istria e della Dalmazia

AQUILEIA = città romana del nord-est, in età cristiana è arcidiocesi = patriarcato che controlla
numerosi vescovadi
Basilica Patriarcale di Aquileia
Ricostruita da Poppone = legato al mondo germanico e della famiglia degli Ottocari di Stiria (Austria
meridionale), con forza militare oppone il patriarcato alla bizantina Grado  Aquileia = chiesa garantita
dall’impero vs. autonomia della nuova realtà veneziana!
13 luglio 1031 = consacrata alla presenza di 12 vescovi suffraganei
Basilica a colonne con transetto commisso, absidi al termine dei bracci e abside maggiore
semicircolare inserita in perimetro esterno quadrangolare  adattamento a strutture preesistenti
affinché si potesse ottenere una calotta in grado di accogliere il GRANDE AFFRESCO celebrativo =
tributo alla dinastia salica, compaiono Enrico II, Corrado II e altri membri della famiglia imperiali ai lati
della Vergine in trono con Poppone che gli offre modello della basilica.
Cripta a sala con 3 navi, coperta da volte lunettate senza sottoarchi = si estende sotto il presbiterio
rialzato.
n.b = transetto commisso e arcate a diaframma nei bracci  San Pietro in Vaticano + colonnato con
capitelli a palmette – derivati dal corinzio classico – che guardano ai modelli imperiali dell’architettura
romana.

VESCOVI NEL CENTRO ITALIA


Marche = fanno parte del regno italico, ma sono considerate
marginalmente. 1057-1074 = vescovo Uldarico governa la diocesi di Fermo
1064 = consacra altare maggiore di Sant’Angelo a Montespino = chiesa con absidi contrapposte che
segue impianto diffuso in Germania.

Si afferma VARIANTE DELLO SCHEMA A QUINCONCE = chiesa a pianta quadrangolare, 5 absidi e 4


sostegni centrali e 9 campate  ALL’ESTERNO sono blocchi cubici coronati da tiburio centrale, NON
EMERGONO I BRACCI DELLA CROCE INSCRITTA!
vd. Pieve San Claudio al Chienti= è documentata la presenza di vescovo Uldarico nel 1060
Impianto quadrato a 2 livelli sovrapposti, 3 absidi orientali e 2 ai lati; in facciata = torri cilindriche che
accedono al piano superiore che è cappella privilegiata.
Esempio ripreso nelle Marche da: San Vittore alle Chiuse, Santa Maria alle Moje e Santa Croce a
Sassoferrato = schema planimetrico trasposto ad un solo livello: si accentua sviluppo longitudinale
con campate allungate e aggiunta di strutture d’ingresso.

Nelle Marche = SCHEMA COSTRUTTIVO ESOGENO CON ELABORAZIONI LOCALI DI VARIANTI


CHE RESTANO FEDELI ALLE USANZE LITURGICHE CON 5 ABSIDI.

Umbria = Assisi  vescovo Ugo promuove la nascita di una cattedrale presso il santuario di Rufino
Dell’edificio originario rimangono solo:
- cripta a oratorio con sviluppo trasversale
- qualche frammento nel chiostro

presenza di struttura claustrale = organizzazione di collegio di canonici presso il duomo promosso


dal vescovo è in linea con RIFORMA DELLA CHIESA IN FASE PREGREGORIANA E IN ACCORDO
CON L’IMPERO

Abbazia di San Cassiano, Narni


Impianto cruciforme dell’XI, bracci del transetto con absidi e suddivisi in navate = soluzione tipologica
marchigiana che nel secolo successivo saranno nel duomo di Ancona e in Santa Maria a Portonovo.
Montefeltro = tra Marche e Romagna
Doppia cattedrale di San Leo
Gruppo episcopale composto da 2 chiese congiunte e parallele:
1. Santa Maria = per il borgo
Terzo quarto dell’XI, scansione delle navate con alternanza pilastri e colonne = soluzione tipica
dell’area germanica  era sottoposta a giurisdizione ravennate, ove governava Landolfo!
2. Duomo di San Leo = sede vescovile
Ricostruito attorno al 1173 = data incisa su pilastro della navata.
Ha transetto non sporgente  modelli francesi importati da priori cluniacensi.
3 navate e 3 absidi, ma costruite in epoche diverse e con varianti strutturali

LEGAMI CON ARCHITETTURA FRANCESE:


Abbazia di Santa Maria, Piè di Chienti, Montecorsaro (Macerata)
Legata a Farfa. Compare in impianto a 3 navi un DEAMBULATORIO A 3 CAPPELLE RADIALI
aperto verso l’abside da un semicerchio di sostegni cilindrici  derivato da esperienze francesi,
forse mediate dalla dipendenza da Farfa = monastero legato al mondo transalpino!
cfr. CAPPELLE RADIALI = si configurano in Francia all’inizio del XI e si diffondono su
vasta scala. Nelle navi minori = gallerie sorrette da volte a crociera della fase originaria.

Toscana = rinascita dell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata  fondata nel l’VIII
Ricostruita e consacrata nel 1036 da Poppone di Aquileia e 18 vescovi.
Nuova facciata = 2 torri gemelle che richiamano all’architettura dell’alto Reno, ma anche a cattedrale di
Bobbio, Aosta e nel Santo Sepolcro di Milano.
Pianta a T con transetto commisso a 3 absidi innestato su navata unica.
pianta a T = tipo elaborato nell’alto medioevo, ha fortuna nel centro Italia: vd.
• Santa Maria a Farneta, Arezzo
• San Pietro in Valle a Ferentillo, Umbria
• alto Lazio = Chiese di Tuscania
= VITALITÀ DEL TERRITORIO FRA TOSCANA, UMBRIA E LAZIO DEL NORD: grandi abbazie,
in contatto con i centri del potere imperiale, favoriscono lo scambio di esperienze e progetti!
Sotto il presbiterio = cripta, in origine con nicchie, che occupa intero transetto: conservata solo in parte

Italia centro-sud: DIFFUSIONE TORRI DI FACCIATA PER INTERVENTO DI VESCOVI/ABATI


vd.
- Santa Scolastica, Subiaco (Lazio) = consacrata da Benedetto VII nel 980
- Cattedrale di Ascoli Piceno = ricostruita da Bernardo II con transetto continuo e tiburio ottagonale
- Chiesa di Farfa = su blocco orientale quadrato per volere dell’abate Bernardo  doppia funzione
= ingresso e santuario + altare dedicato al Salvatore, consacrato nel 1060 da papa Nicolò II
- San Vincenzo in Volturno = basilica maggiore completata da Ilario nel 1030  torri conservate
solo a livello di base: quella al centro ha fondazioni più robuste = probabile ingresso monumentale
- Basilica di Montecassino = ricostruita da Gisulfo all’inizio del IX e prima della
ricostruzione di Desiderio  2 torri di fronte all’atrio (periodo di Teobaldo).

CATTEDRALE DI ACQUI Lavori iniziati dal vescovo Primo e conclusi nel 1067 da
Gudo = consacrazione commemorata nel mosaico pavimentale.
Struttura a 3 navate spartite da pilastri, 3 absidi e transetto absidato. La cripta ricorda quella di Parma
poiché occupa l’area presbiteriale e si estende anche nei bracci del transetto.
La scansione a 5 absidi riprende il disegno planimetrico “à chapelles échellonnées” elaborato
nell’ambiente cluniacense.

ROTONDA DI SANTA MARIA, BRESCIA


Brescia = doppia cattedrale:
- Chiesa iemale di Santa Maria
RINNOVATA A PIANTA CENTRALE con struttura a doppio guscio, ambulacro su pilastri
circondato da involucro rotondo.
Torre ovest crolla nel 1708, ma si innalza in corrispondenza dell’ingresso. Cupola rialzata con
tiburio.
Volte che coprono l’ambulacro sono formate da crociere alternate a spicchi triangolari 
Cappella Palatina di Aquisgrana, chiesa simbolo di Carlo Magno: legami con l’architettura
carolingia legata alla presenza a Brescia del vescovo Adelmanno di Liegi.
IMPIANTO CIRCOLARE  Sancta Maria rotunda che richiama al Pantheon di Roma e altre
chiese a pianta centrale consacrate al culto della Vergine.
- Duomo estivo di San Pietro = ricostruito da Landolfo II, impianto a 3 navi e colonne di spoglio

Architettura lombarda di Aqui e Brescia dimostra CAPACITÀ DI RINNOVAMENTO e RETE DI


RAPPORTI INTERNAZIONALI PROMOSSI DA VESCOVI COMMITTENTI CHE GUARDANO A
MODELLI DEL PASSATO IN MODO INNOVATIVO.

CAPITOLO 6 – Architetture del Mediterraneo tra Oriente e Occidente


1060-1070 = nell’architettura italiana si apre SCENARIO MEDITERRANEO = centrato sull’eredità di
Roma e Bisanzio; monumenti-chiave di questo periodo sono tutti edifici iniziati nel 1063-1066:

1) Cattedrale di Pisa
Pisa, XI sec = CANTIERE DELLA CATTEDRALE  novità assoluta per:
- risorse ingegneristiche
- tecniche murarie
- complessità rimandi culturali
= prodotto di forze convergenti nel contesto della città comunale!
1064 = ricostruzione del duomo di Santa Maria
1118 = consacrazione da parte di Gelasio II 1120
= Callisto II consacra due altari
FONTI EPIGRAFICHE: gruppo di lapidi sulla facciata celebrano cittadini pisani, vescovo Guido e
architetto Buscheto = sepolto nella cattedrale  PRIMO EPITAFFIO PERVENUTO DI ARCHITETTO
ITALIANO: nell’iscrizione sepolcrale è considerato migliore di Dedalo e superiore in intelligenza ad
Ulisse; è lodato per perizia ingegneristica che ha consentito di trasportare e mettere in opera le
colonne che sostengono il tempio!
PRIMO CASO DI ISCRIZIONI ESPOSTE CHE PRESENTANO ALLA COLLETTIVITÀ UN’OPERA
PUBBLICA: Pisa è
primo centro urbano della nazione in cui si attesta la magistratura consolare = cfr. Roma antica 
materiali di reimpiego e iscrizioni romane sono un segno di continuità col passato: specchio di
“romanitas” pisana n.b: CANTIERE DEL DUOMO E CANTIERE ISTITUZIONALE DEL COMUNE
PROCEDONO AL CONTEMPO!

La costruzione ha richiesto ingenti finanziamenti: vd.


- 1064 = bottino di guerra predato durante spedizione di Palermo contro i saraceni
- donazioni di sovrani e laici
- donazioni di associazioni cittadine di mestiere  si documenta per la prima volta la nascita
dell’OPERA DI SANTA MARIA = società di gestione dei lavori per la cattedrale, amministra i
capitali, assegna gli incarichi ai professionisti e assolve compiti amministrativi. Questo genere di
organizzazione diventa usuale in Italia nel ‘200 = segno di tempi nuovi in cui forze del mondo laico
ed ecclesiastico controllano attività edilizie.

Sede vescovile = area periferica, presso le mura, fra l’antico nucleo di origine romana e il porto urbano:
l’attuale assetto di piazza dei Miracoli è frutto di trasformazioni che hanno alterato quello medievale.

DUOMO = basilica cruciforme a 5 navate, spartite da colonne. Transetto a 3 navate con absidi
all’estremità dei bracci: ha volume alto quasi quanto la navata maggiore e i suoi bracci assumono
l’aspetto di basiliche innestate sul corpo longitudinale = hanno navate, absidi, matronei e ingrassi
indipendenti  DUOMO = AGGREGAZIONE DEI VOLUMI.
Spazio della crociera = riservato alle celebrazioni vescovili, decorato con pavimento cosmatesco
Basiliche minori o bracci del transetto = liturgia dei canonici
A est = 2 campate e una abside conclusiva centrale decorata all’esterno con loggia a 2 livelli = PRIMA
VOLTA TEMA DELLA LOGGIA SU COLONNE che verrà sviluppato poi sulla facciata, nel battistero e
nel campanile.

Scavi dell’inizio del ‘900 = in origine corpo longitudinale era più breve di 3 campate: originario muro di
facciata sotto odierno pavimento! L’allungamento risale al secondo quarto del XII, attribuibile al
successore di Buscheto nella direzione ai lavori = Rainaldo  su epigrafe a intarsio nella nuova fronte!
Nasceva FACCIATA A LOGGETTE SOVRAPPOSTE DU COLONNINE, digradanti lungo gli spioventi
del tetto = forse derivato da antichi esempi osservati a Roma, magari ruderi del Settizonio.

Interno:
- navate minori = elementi di reimpiego
- navata centrale = colonne con capitelli corinzi e fusti monolitici in granito estratto dalle cave
dell’Elba (sotto il controllo pisano)
- navate laterali e bracci del transetto = matroneo sorretto da volte a crociera senza nervature che
risalgono all’epoca buschetiana
- navata maggiore = profilo a tutto centro degli archi, sui lati brevi = archi trasversali a sesto acuto
- navatelle = archi acuti minori
- CUPOLA A SESTO RIALZATO, impostata su base ellittica poiché il transetto è largo e non
consente una crociera quadrata. Raccordata alla base tramite cuffie = cfr. restauri diretti da
Sanpaolesi! L’esterno a loggette della cupola è una aggiunta della seconda metà del ‘300.

Esterno: PARAMENTO LAPIDEO FASCIA LE PARETI scandite da riquadri, lesene, archi ciechi e
losanghe. Si alternano lastre di calcare di San Giuliano e bardiglio del monte Pisano.  aspetto
declamato nella lapide di Buscheto: i contemporanei erano coscienti dell’originalità del duomo,
mancavano “exemplum”, era novità radicale nel panorama italiano e europeo ≠ in realtà gli exempla
sono molteplici:
- recupero basiliche romane a 5 navate su colonne = emblemi di dignità imperiale e dell’architettura
cristiana delle origini
- transetto si sviluppa in modo autonomo e configura 2 spazi indipendenti = forse lontani esempi
quali la basilica siriana di San Simeone Stilita + se si confermasse la precoce datazione del duomo
di Parma al secondo quarto dell’XI secolo, l’area lombarda potrebbe essere la linea di ricerca per
quanto concerne il transetto = la quale deriva, a sua volta, da sperimentazioni d’architettura
imperiale renana  il vescovo Guido, promotore della costruzione della cattedrale, proveniva da
Pavia!
- COMPONENTE ESOTICA = RIMANDI ALLA CULTURA COSTRUTTIVA ISLAMICA  decorazioni a
losanghe e partiture zebrate richiamano a moschee spagnole e dell’Africa settentrionale, aree
lambite e note alle flotte pisane.
cfr. ornamenti a forma di losanga già nella prima fase di San Piero a Grado e altri edifici urbani

Su frontone est = GRIFO BRONZEO ISLAMICO con caratteri cufici sul petto + archi a sesto
acuto sulla crociera = già nella cattedrale di Amalfi + innalzamento del piedritto su colonne
delle navatelle e lesene poggianti sul capitello

DUOMO = RISULTATO ECLETTICO

2) Monastero di Montecassino
Basilica di San Benedetto = non conosciamo i nomi dei maestri che la realizzarono, ma la tradizione
monastica attribuisce tutta la gloria all’abate Desiderio =
- committente-ideatore che interviene nel progetto architettonico e nell’organizzazione del cantiere
- proviene da famiglia aristocratica longobarda di Benevento
- 1058 = eletto abate riordina le proprietà monastiche e attua POLITICA DI RICONCILIAZIONE
CON I DOMINATORI NORMANNI
- 1086 = eletto papa con nome di Vittore III

marzo 1066 = inizio lavori di costruzione della basilica  rientra nella campagna di rinnovamento delle
strutture che componevano l’antico monastero!
1 ottobre 1071 = Alessandro II, 10 arcivescovi e 49 vescovi consacrano la chiesa

FONTI: edifico meglio documentato del medioevo occidentale = monaco Leone Marsicano descrive le
fasi di costruzione della nuova basilica, le sue strutture architettoniche e gli apparati decorativi.
1349 = terremoto colpisce la basilica, che va completamente perduta con i bombardamenti del 1944 +
planimetrie di Antonio da Sangallo il Giovane e scavo Pantoni nel dopoguerra!

Edificio collocato sulla sommità del monte, 3 navate spartite da 2 file di 10 colonne; transetto = corpo
autonomo poco sporgente in pianta, senza suddivisioni interne e 3 absidi allineate  probabile
riprendesse il transetto continuo delle basiliche romane: cfr. San Paolo fuori le mura, di cui è modello
ridotto a 3 navate. La scelta della basilica è da ricondurre a motivazioni religiose: monastero è
riformato da Odilone di Cluny per volere di Ottone III e nel 1050 eletto abate di San Paolo Ildebrando di
Soana, futuro Gregorio VII = la basilica ostiense rappresenta riferimento simbolico, è MODELLO DI
ARCHITETTURA DELLE ORIGINI CRISTIANE E SEDE DELLA RIFROMA MONASTICA DI
ROMA.

Presbiterio = innalzato su gradini, sovrasta ambiente ipogeo in cui si collocavano le spoglie di san
Benedetto.
Di fronte alla facciata = nartece e quadriportico affiancato da 2 torri in corrispondenza del lato ovest;
sui prospetti del nartece e del vestibolo dell’atrio = archi acuti descritti come “fornices spiculi”

Riprende modelli dell’architettura basilicale romana che il committente ha ammirato di persona:


Desiderio va a Roma per cercare colonne e marmi da impiegare nel cantiere = i materiali estratti sono
trasportati via mare fino a Sunio e poi con carri fino al monte  ROMA = RIFERIMENTO
ARCHITETTONICO DEL PROGETTO, non solo cava di colonne.

DECORAZIONI = l’abate chiama maestranze esperte nel mosaico e nell’intaglio dei marmi da
Costantinopoli
 il cronista le definisce arti cadute in disuso da più di 5 secoli, dunque nell’abbazia si era formata una
scuola per educare i giovani apprendisti = MONTECASSINO È CANTIERE-SCUOLA in cui si
incontrano maestranze diverse che collaborano a progetto unitario governato da Desiderio, definito dai
contemporanei “alter Salomon” (rimando al biblico costruttore del tempio di Gerusalemme).
Pareti coperte di mosaici e stucci, pavimenti = litostrati, travi del tetto = dipinte; all’ingresso = porte
monumentali di bronzo ageminato.
Quadriportico = paradisum decorato con cicli di storie dell’Antico e del Nuovo Testamento 
organizzazione iconografica delle basiliche paleocristiane!

CULTURA DEL REIMPIEGO E FASCINO PER MODELLI PALEOCRISTIANI = risonanza in Campania,


fra XI e XII si
diffonde TIPO ARCHITETTONICO RICORRENTE: 3 navate, 3 absidi e colonnato di recupero. È
modello di successo poiché non è exemplum antico, ma opera recente.
cfr. :
• San Menna e Sant’Agata de’Goti di Benevento = consacrata da Pasquale II nel 1110
• San Michele a Sant’Angelo in Formis di Caserta = decorata con affreschi in cui l’abate si ritrae
nell’atto di offrire la chiesa. Materiali di spoglio provenienti dal Tempio di Tifatina utilizzati per
ricostruire una basilica ipostila a 3 navate e 3 absidi che insiste sul basamento dell’edificio
classico.
• Terra del Lavoro = attuale provincia di Caserta  sono molti gli edifici che rielaborano l’eredità
cassinese innestata su tradizione costruttiva longobarda altomedievale
• alcuni edifici riprendono direttamente l’esempio dell’abbazia di Montecassino = transetto unico,
poco sporgente e 3 absidi terminali  anche in Abruzzo e Lazio

3) Chiesa di San Marco a Venezia


1063 = doge Domenico Contarini avvia la costruzione della terza chiesa di San Marco
1094 = consacrazione con deposizione di reliquie nella cripta
San Marco = cappella palatina de magistrato supremo della città, centro sacrale della repubblica
veneziana che custodisce le reliquie dell’evangelista.
La nuova fabbrica segue il modello dell’Apostoleion di Costantinopoli = chiesa mausoleo degli
imperatori d’Oriente nella versione assunta post ristrutturazione giustinianea nel VI  RIPRESA
MODELLO DI ARCHITETTURA BIZANTINA: nonostante Venezia si fosse emancipata dall’autorità
imperiale costantinopolitana vi mantiene rapporti politici, economici e culturali! + no ripresa di modello
coevo, bensì di monumento che unisce:
• mausoleo imperiale
• santuario dedicato al culto degli apostoli
Edificio odierno ha aspetto che ha assunto alla fine del medioevo, ma in origine le pareti esterne e
interne = laterizio movimentato solo da cornici, nicchie e calotte in mattoni a spinapesce  cfr. lato
absidale in cui è ancora visibile + rimozione lastre nell’angolo di Sant’Alipio nei primi del ’90. Le prime
decorazioni si limitano a capitelli e cornici, arredo liturgico e pavimento musivo: vd. TECNICA
ORIGINALE DEI CAPITELLI = intagli riempiti in mastice nero!

Impianto a croce sormontato da 5 cupole, braccio ovest = ingresso più esteso rispetto ai bracci del
transetto. Cupole emisferiche raccordate da pennacchi angolari = quella centrale e quella ovest hanno
13 m di diametro, mentre le altre 10-11 m.
La luce filtra dalle corone di finestre collocate alla base delle cupole: le navate sono in penombra.
All’esterno = sovraccupole a bulbo aggiunte nel ‘200, in origine era visibile l’estradosso delle calotte
coperto da rivestimento ligneo o lamine di piombo.
Sistema di coperture poggia su PILASTRI QUADRANGOLARI ALTERNATI A COLONNE che
spartiscono i bracci della croce in 3 navate + matroneo nel livello superiore; terminazione est = abside
poligonale all’esterno movimentato da nicchie semicircolari e affiancata da 2 absidi minori ricavate in
spessore di muro al termine delle navatelle.
Portico d’ingresso = ristrutturato tra il XII e il XIII, ma in origine nartece a 2 piani in comunicazione con
il livello superiore delle gallerie.
Cripta su colonne sotto il presbiterio ospita il corpo di San Marco e si estende ai bracci della croce con
planimetria che ricalca il tracciato delle absidi superiori.

PROBLEMA = ORIGINE DELLE MAESTRANZE con ogni probabilità l’architetto rimasto anonimo
proveniva da Costantinopoli, mentre i costruttori erano di formazione locale = esperti nell’uso del
laterizio e nel trattamento delle superfici murarie: l’impiego del mattone era da tempo in uso nell’area
altoadriatica e il ricorso a palificazione nelle fondamenta suggerisce esperienza con l’ambiente
lagunare. La cripta sorretta volte a crociera si collega all’architettura dell’area settentrionale e non al
mondo bizantino.

Non si possono escludere maestranze provenienti dall’Oriente mediterraneo.

Si parla di LESSICO CONTARINIANO per molte fabbriche della laguna e dell’entroterra = mobilità
delle maestranze di San Marco  caratteri ricorrenti:
- trattamento superfici laterizie = articolazione pareti con arcate cieche a doppia ghiera con profili
modanati a tori e gole e nicchie sormontate da calotte con mattoni a spinapesce = MOTIVO-
FIRMA che consente di riconoscere la presenza di maestranze provenienti dall’ambiente
veneziano!
- uso di mastice scuro nei capitelli
- profilo con abside maggiore poligonale e absidi laterali ricavate in spessore di muro con parete
movimentata da nicchie e archi ciechi  vd.
• cattedrale di Equilo
• Santa Fosca di Torcello
• basilica dei Santi Maria e Donato a Murano
• battistero tricono della cattedrale di Concordia Sagittaria = pareti a nicchie e archi ciechi
• capitelli nella chiesa dei Santi Vittore e Corona a Feltre
• cripta di Santa Sofia a Padova
• cripta del XII nella cattedrale di Treviso

CAPITOLO 7 – Il policentrismo lombardo


Fine dell’XI = emergono SISTEMI LOCALI di COSTRUZIONE
AREA LOMBARDA= SISTEMA TERRITORIALE DECISIVO  fitta rete di comunicazione e mancanza
di città preminente: insieme interconnesso di poli!

Ascesa economica, culturale e demografica = ASPIRAZIONE ALL’AUTOGOVERNO POLITICO 


AFFERMAZIONE DEI COMUNI = città-stato in cui il potere dei vescovi e dell’autorità imperiale è
limitato: il governo è assunto dalle magistrature laiche.
Nonostante la componente laica LE CHIESE RESTANO EDIFICI-SIMBOLO DELLA CITTADINANZA
per tutto il medioevo: le architetture sacre divengono il TEATRO D’IDENTITÀ DELLA SOSCIETÀ
COMUNALE!
cfr.
- San Marco a Venezia = sede della magistratura dogale e santuario dell’evangelista patrono
- Sant’Ambrogio di Milano = culla della civitas
Prima fase = regime consolare ≠ Venezia = unico magistrato, il doge.
CIVILTÀ COMUNALE = VERO MOTORE DELL’ARCHITETTURA LOMBARDA nel XII.

Centri urbani = luoghi di elaborazione e scambi tra maestranze, le quali si organizzano in


ASSOCIAZIONI DI MESTIERE

SISTEMI VOLTATI E REGOLARIZZAZIONE DELLA MURATURA


XI-XII = INTRODUZIONE COPERTURE VOLTATE (nelle cripte) ROTTURA CON LA TRADIZIONE:
sono una
INNOVAZIONE FORMALE che esalta:
• tecnologia costruttiva
• abilità delle maestranze
• ambizione dei committenti

Inizio XI = NERVATURE
Secondo quarto dell’XI = VOLTE A CROCIERA NELLE NAVATE MINORI

1020-1040 = in Francia nascono PILASTRI COMPOSITI  vd. Saint Benoit sur Loire e cripta della
cattedrale di Auxerre; in Lombardia solo mezzo secolo dopo!  cfr. Duomo di Modena = PILASTRO
POLILOBATO anteriore al 1099.

SISTEMA PILASTRO-NERVATURE = SISTEMA COSTRUTTIVO NUOVO.

Regno anglo-normanno e regioni del Reno = prime chiese che adottano VOLTE
COSTOLONATE cfr.
- Abbazia di Lessay = navata centrale con volte nervate
- Cattedrale di Durham = crociere costolonate nel braccio est
hanno PROFILO SAGOMATO ≠ PROFILO RETTANGOLARE DELLE ARCHITETTURE LOMBARDE
nella prima
metà del XII!
- 1082, Spira II = cantiere promosso dall’imperatore Enrico IV  bracci del transetto ricostruiti e
voltati con crociere sorrette da costoloni a sezione rettangolare simili a quelli delle chiese
lombarde!
- Santa Maria, Utrecht = diviene prototipo locale nell’area dei Paesi Bassi  volte con costoloni a
sezione rettangolare

cfr. De Dartein = nel XII i COSTOLONI SONO SUPPORTO PER COSTRUZIONE DELLE VELE, sono
una CENTINATURA IN MURATURA E PERMANENTE

In alta Italia sono poco frequenti le volte a botte: riservate ai bracci transetti e nelle campate
che connettono absidi e corpo longitudinale!
- Santa Fede, Cavagnolo Po (Monferrato) = ISOLATO CASO DI VOLTE A BOTTE NELLA
NAVATA CENTRALE
- Cattedrale di Ventimiglia = volta a botte nella navata maggiore
entrambe legate a modelli francesi!

Tra XI e XII = PERFEZIONAMENTO APPARATI MURARI  maestranze lombarde sviluppano maggior


cura nella lavorazione dei conci lapidei; in ritardo rispetto alla Francia del nord e alla Renania.
Si diffondono MATTONI INVETRIATI = cfr. facciata di Santa Maria del Popolo, Pavia  cultura del laterizio
è caratteristica distintiva delle maestranze padane!

Sant’Ambrogio, Milano = ALTO LIVELLO TECNOLOGICO DELLE MAESTRANZE, non si conosce il


nome dell’architetto!
È una basilica interamente coperta da volte e molto ombrosa!
1100 = inizio ricostruzione, da est a ovest: corpo longitudinale innestato sul blocco del preesistente
presbiterio + 1128 = Campanile dei Canonici, simmetrico a quello dei Monaci.
Viene aggiunto anche quadriportico antistante la facciata. 3
navi e NO TRANSETTO!
SISTEMA ALTERNATO DI PILASTRI FORTI E DEBOLI = a una volta della navata maggiore
corrispondono due minori  suddivisione modulare in cellule quadrate
NAVATA MAGGIORE = crociere cupoliformi con costoloni diagonali a sezione rettangolare; manca
cleristorio, ci sono i matronei.
NAVATELLE = crociere con archi trasversi ma senza nervature diagonali
Campata davanti al presbiterio = VOLTA A SPICCHI SU BASE OTTAGONALE raccordata da trombe
angolari

All’esterno = tiburio con DOPPIO ORDINE DI LOGGETTE della fine del XII secolo  era crollata la
terza campata!

3 ELEMENTI DI NOVITÀ NEL CANTIERE:


- COSTOLONI DIAGONALI DELLA NAVE MAGGIORE staccati dalle vele di copertura = nervature
intese come centine di appoggio
- TRAVI LIGNEE = oggi non più visibili, ma individuate da De Dartein AL DI SOPRA DEGLI
ARCHI LONGITUDINALI DELLA NAVATA E DEL QUADRIPORTICO

- VOLTINE alleggeriscono l’appoggio del manto di copertura dei sottotetti

FACCIATA = esonartece tra basilica e atrio --> riproduce la struttura della chiesa eccetto le coperture
sulla navata mediana, 2 livelli:
1. quota delle navate
2. quota del matroneo

RIPRESA GENERALIZZATA DELL’EDILIZIA = ricerche sui sistemi voltati coinvolgono anche antiche
basiliche paleocristiane della città:
- San Simpliciano
- San Nazaro
- San Lorenzo

DIFFUSIONE MODELLO AMBROSIANO = dal cantiere diaspora delle maestranze


cfr. abbazia di Croce a Sassoferrato, Ancona = stessa articolazione dei pilastri!
2 cantieri palesemente derivati sono:
1) San Savino, Piacenza
2) Santa Maria e Sigismondo a Rivolta d’Adda, Cremona

PAVIA
Antica capitale del regno, il suo patrimonio altomedievale nella prima Metà del XII = rinnovamento!

Cattedrale di Pavia
= della ricostruzione dell’inizio del XII non resta nulla, solo tracce documentarie fra cui il disegno di
Opicino di Canistris.
Doppia cattedrale = 2 basiliche affiancate:
1) chiesa estiva di Santo Stefano, 5 navate
2) chiesa invernale di Santa Maria del Popolo, 3 navi = ha un FALSO TRANSETTO o
TRANSETTO DI NAVATA, probabile avesse funzione liturgica.

San Michele Maggiore


Santuario dedicato al culto dell’arcangelo e in cui si incoronavano i re longobardi prima e i re d’Italia,
poi! 1110-1130 = ricostruzione con IMPIANTO CRUCIFORME E A 3 NAVI.
Corpo longitudinale = tiene conto dell’esperienza ambrosiana milanese nell’applicazione del SISTEMA
ALTERNATO VOLTE E PILASTRI ≠ navata centrale = rialzata per inserire CLERISTORIO +
TRANSETTO!
Bracci del transetto = VOLTE A BOTTE
All’incrocio = COPERTURA A SPICCHI OTTAGONALE SU TROMBE, all’esterno un
tiburio. Una sola abside con gallerie esterne!

FACCIATA = senza atrio o protiro, bensì FRONTESPIZIO CON PROFILO A CAPANNA,


CONTRAFFORTI E GALLERIA SCALARE DI LOGGETTE.
Nei 3 portali strombati = rilievi di arenaria con sviluppo orizzontale e varietà di temi e figure 
impossibile tracciare quadro iconografico unitario!

San Pietro in Ciel d’Oro


Legata a memorie longobarde: vi sono sepolti Sant’Agostino, Boezio e Liutprando; il nome deriva da
mosaico su fondo dorato che decorava l’edificio nell’epoca altomedievale.
1132 = consacrazione dell’edificio ricostruito poiché papa passava per Pavia andando a Roma.
3 navi e 3 absidi, TRANSETTO NON SPORGENTE CON BRACCI VOLTATI A BOTTE e tiburio su
crociera. FACCIATA = a capanna con un solo portale e coronamento a timpano; era previsto portico
stando archi tracciati in parete: mai costruito!

COMO
= grande centro di elaborazione architettonica tra l’XI e il XII.
CARATTERE DISTINTIVO = USO MATERIALI LAPIDEI  pietra Moltrasio = calcare scuro, che viene
associato a:
- ghiandone
- serizzo
- marmo delle cave di Musso
Governo vescovile legato all’impero che controlla vie di comunicazione con le regioni germaniche =
LEGAME PRIVILEGIATO CON ARCITETTURA TEDESCA  vd. transetto ovest di San Carpoforo
≠ governo vescovo Rainaldo = distacco dalla politica filoimperiale e avvicinamento alla riforma di
Gregorio VIII; durante il suo governo 2 CHIESE:
1. San Giacomo
Sorge accanto al Duomo ed è probabile facesse parte di una doppia cattedrale, come da
consuetudine lombarda. Ha perso parte del corpo longitudinale, ma è probabile avesse:
- 3 navate
- piloni cilindrici
- copertura lignea nella nave maggiore
- crociere sulle navatelle
- TRANSETTO POCO SPORGENTE CON TRIBUNE SUPERIORI e VOLTE A
SPICCHI SEMIOTTAGONALI ≠ nella crociera = tiburio
- pareti esterne abside maggiore = GALLERIA SU COLONNINE  uno dei primi esempi in
area lombarda!
2. Sant’Abbondio
Il suo cantiere procede parallelamente a quello di San Giacomo e HA UN IMPIANTO
SINGOLARE. 1095 = consacrazione Urbano II; impianto a 5 navate con piloni cilindrici e
soffitto ligneo. CORO VOLTATO CON ABSIDE + navatelle = absidi a nicchia e camere ricavate
alla quota del cleristorio e COPPIA DI TORRI.
FACCIATA = doppio cleristorio e salienti spezzati a cui si addossa un atrio, oggi rimosso!
2 spazi:
1) corpo longitudinale
2) coro voltato

Basilica di San Fedele


Ex cattedrale comasca. Impianto trilobo su corpo longitudinale a 3 navate e matronei. Navatelle con
absidi laterali formano un ambulacro continuo.  MODELLO RENANO-MOSANO = architettura
comasca conferma i propri legami con le regioni germaniche.

GUERRA VD. MILANO = Como ne esce sconfitta, ma nel terzo quarto del XII  Santa Maria del Tiglio
a Gravedona

DUOMO DI MODENA
Inizio XII secolo = ripresa della scultura in:
- Borgogna
- Provenza
- Penisola Iberica
- Italia settentrionale
 comparsa di maestri che dichiarano la loro abilità con FIRME EPIGRAFICHE!
Ancora, il vincolo tra scultura e edificio è indissolubile: gli scultori sviluppano la loro inventiva nei
termini imposti dall’architettura = deformano le figure per adattarle agli spazi fissi delle cornici, quindi
vengono meno i canoni naturalistici. Le opere plastiche si collocano principalmente in:
1. capitelli di navate
2. articolazione dei portali
3. lastre di facciata
4. logge aperte sulle pareti
Essendo questa una fase di sperimentazione non si individuano regole fisse che connotino i
rapporti fra scultori e lapicidi, maestri da figura e maestri da muro: ogni cantiere è un microcosmo a
parte e l’analisi archeologica può concorrere a comprendere le tecniche e i ruoli assunti dalle varie
maestranze.
vd. Duomo di Modena = incontro tra architetto Lanfranco e scultore Wiligelmo è quello
meglio documentato del periodo.  FONTI:
1) Relatio = documento senza precedenti in Italia: illustra fasi cruciali della rinascita del duomo e
l’attività dell’architetto che vi ha operato = non si fa menzione di Wiligelmo, ma solo di Lanfranco e
delle sue capacità risolutive per quanto concerne i problemi costruttivi e della sua perizia
professionale. È Lanfranco a guidare la prima campagna dei lavori; Wiligelmo giunge in una fase
successiva alla consacrazione presbiteriale del 1106.
Dal testo si evince il rapporto architetto/potere = Lanfranco non è più subordinato ai
committenti o alle autorità cittadine, religiose e laiche  nella società comunale italiana
l’architetto è un protagonista che sa rapportarsi col potere (cfr. Buscheto a Pisa)
2) 2 epigrafi celebrative
1099 = inizio costruzione della Cattedrale
30 aprile 1106 = consacrazione parte orientale, da parte di Papa Pasquale II, in occasione della
traslazione delle reliquie del santo patrono della città nella nuova cripta.
La cattedrale modenese riprende nelle navate l’assetto strutturale dell’abbazia di Notre Dame a
Jumièges (Normandia), consacrata nel 1067 = forse Lanfranco proviene dalla Normandia: nell’area
padana, soprattutto per quanto concerne il veronese, sono molti gli edifici che paiono collegati alla
Francia del nord. Esso costituisce un unicum in ragione di:
- progetto strutturale
- tecniche di cantiere
- rivestimento lapideo

3 navate con sostegni alternati = pilastri polistili e colonne di primo impiego, i cui capitelli corinzi sono
realizzati con una maestria tale da essere confusi con reperti romani.
navata centrale è alleggerita in alzato da trifore che costituiscono un FALSO MATRONEO, poiché
privo di pavimento sulle navate laterali.

archi trasversi dal profilo acuto, tra i pilasti della navata centrale = sorreggono copertura lignea
originaria (oggi volte a crociera del XV secolo)

muri trasversali = fungono da diaframma; sorretti da arcate essi tagliano le navatelle in corrispondenza
dei pilastri e scaricano la spinta degli arconi

terminazione orientale prevedeva presbiterio rialzato e una CRIPTA A SALA sottostante  questa
parte è interamente alterata dai maestri campionesi alla fine del XII sec.

INTERNO = denudato della sua originaria policromia: il colore dei finti laterizi e dei finti conci viene
rimosso da restauratori incompetenti

ESTERNO = pareti fasciate da continua teoria di loggette tripartite  “modulo lanfranchiano” che
unifica i prospetti: è ELASTICO, NON RISPETTA LA SCANSIONE DELLE CAMPATE e si ADATTA
ALLE ESIGENZE COSTRUTTIVE
cfr. PROTIRO IN FACCIATA = primo esempio a noi noto, su 2 livelli con colonnine sorrette alla base
da leoni di reimpiego; è probabile avesse funzioni liturgiche di maggior rilievo prima dell’apertura di 2
portali laterali (inseriti in età campionese).

MURATURA = 2 strati:
1. nucleo interno in mattoni
2. nucleo esterno in paramento lapideo intagliato con perizia paragonabile solo a Pisa

L’apparato scultoreo è concepito in diretta connessione con la stereotomia dei conci di rivestimento:
400 pezzi scolpiti, capitelli, mensole, archetti pensili, cornici,…

Recenti ricerche = cantiere inizia dalle absidi e, in seguito ad una interruzione – causata da un
cedimento nel terreno dovuta alla pressione del carico della Ghirlandina a nord) – riprende
proseguendo verso la facciata + dopo assestamento= inserimento di “CUCITURA MURARIA” NELLE
PARETI LONGITUDINALI per saldare le 2 parti  cantiere giunto in facciata = la cornice di appoggio
delle loggette mostra dislivello di 28 cm, PER QUESTO INSERIMENTO DEL PROTIRO:
MASCHERA!

- PROGETTO STRUTTURALE che parte dalle absidi = architetto Lanfranco  celebrato


nell’epigrafe absidale e nella Relatio
- FACCIATA = Wiligelmo, 10 anni dopo la consacrazione del 1106  celebrato nella lastra di
facciata sorretta de Enoch e Elia, emblemi dell’immortalità; sviluppa autonomia della scultura
rispetto alle parti strutturali dell’edificio
cfr. protiro e portale ai cui lati lastre orizzontali con racconto della Genesi, in successione
narrativa
= linearità più chiara prima della apertura dei portali laterali che ha implicato il loro rialzamento 
elabora modello di facciata nuovo con FRONTESPIZIO MONUMENTALE: invenzione farà
scuola! vd. Nicolò e collaboratori nella facciata di San Zeno a Verona.

CIRCOLAZIONE MODELLI COSTRUTTIVI NELL’AREA PADANA


Intervento di Lanfranco si riconosce in…
Cattedrale di Piacenza = 1122
Portale nord = Wiligelmo
Portale sud = Nicolò (all’inizio della sua attività)
Portale centrale = entrambi
 Con l’uscita di Wiligelmo dal cantiere le redini del CANTIERE SCULTOREO = NICOLÒ

FACCIATA A CAPANNA + PROTIRI su 2 livelli in tutti i portali!


Piloni cilindrici – che riprendono la tradizione locale già nel Sant’Antonino e a Vigolo Marchese – e
semicolonne, 3 navate.
Navata centrale = volta esapartita del ‘200, nulla si conosce circa l’originaria copertura
TRANSETTO A NAVATE CON ALZATO A SALA, absidi nella terminazione dei bracci  richiamo a Pisa

All’interno = formelle con mestieri che commemorassero i benefattori che finanziarono il cantiere =
PRIMO CASO di DONATORI LAICI COMPENSATI CON UN RICONOSCIMENTO FIGURATO!

Il modello piacentino è ripreso da…


- Duomo di Lodi
= chiesa ricostruita con il sostegno di Barbarossa post distruzione milanese del 1158.
3 navate, transetto e sostegni con SISTEMA PILONI CILINDRICI DEBOLI ALTERNATI A
PILONI FORTI CON SEMICOLONNA (come a Piacenza)

- Duomo di Cremona = 1107


Transetto absidato come nel caso piacentino

- Sacra di San Michele (Valle di Susa) = fondata alla fine del X

1120-1130 = Nicolò e i suoi collaboratori lavorano al Portale dello Zodiaco, il quale doveva essere quello
principale, ma poi si procede alla ricostruzione della chiesa  basamento su pilastri sul versante
roccioso ove si era rivelato l’arcangelo = PIATTAFORMA E VIA DI PELLEGRINAGGIO COPERTA per
raggiungere la sommità del monte

3 gennaio 1117 = TERREMOTO con epicentro nel veronese e scosse percepite in tutta l’area
padana; forse un 7.0 della scala Mercalli. Numerose le testimonianze epigrafiche e letterarie:
- cantiere cremonese subisce arresto
- Padova necessita dei restauri di Macillo nel 1123
- San Silvestro a Nonantola = ricostruita a partire dal 1121 in ragione dei danni subiti come
ricorda epigrafe sull’architrave del portale

Cattedrale di Ferrara = 1135  rielabora e amplifica il modello della chiesa lanfranchiana


Alterata da restauri, aspetto documentato da incisioni e disegni d’archivio: 5 navate spartite
da ALTERNANZA PILASTRI-COLONNE, copertura lignea e archi a diaframma trasversali.
Fianco sud = teoria di trifore sormontate da archi ciechi
Facciata = Nicolò firma la lunetta del portale centrale + MOTIVO DELLE STATUE-COLONNA
COMPARE PER LA PRIMA VOLTA!

Santa Maria Maggiore, Bergamo


Promossa dall’abate Gregorio presso sito di una precedente chiesa battesimale; diviene CAPPELLA
CIVICA
 cfr. epigrafe su protiro sud = maestro Fredo nel 1137 dà inizio ai lavori.
3 navate su cui si interseca transetto che ha medesima lunghezza del corpo longitudinale. Sui bracci
del transetto = absidi contrapposte.
MANCA UN INGRESSO DI FACCIATA, le testate dei transetti divengono fronti
monumentali! Matronei occultati da rifacimenti barocchi.

Esterno = ricco apparato scultoreo nelle loggette absidali  maestro Cristoforo di formazione
wiligelmica firma un clipeo con uomo barbuto (centro dell’abside maggiore).

PARAMENTO MURARIO = rimanda per perizia a Modena, forse tra Fredo e Cristoforo siinstaura
rapporto di collaborazione simile a quello tra Wiligelmo e Lanfranco

ATRII
= ELEMENTO ARCHITETTONICO POSTO DI FRONTE ALLE CHIESE D’IMPIANTO BASILICALE si
diffondono in
area lombarda, è difficile stabilirne gli usi effettivi, alle volte avevano funzione liturgica!

CULTURA DEI TERRITORI


= emerge nell’Italia del XII:
1) VARIANTI DI PRESTIGIO CHE DIVENGONO MODELLI PER LE GENERAZIONI SUCCESSIVE
2) TERRITORIALIZZAZIONE = aree sub-regionali configurano tipi architettonici che generano
caratteri omogenei
Urgenza di rivedere il TEMA DELLE “SCUOLE REGIONALI” elaborato dalla storiografia e viziato dai
patriottismi.

CAPITOLO 8 – Le Venezie
XII sec = nel territorio padano tra Adige e Piave si sviluppa architettura con tratti ben riconoscibili; nei
secoli centrali del medioevo tale zona era inclusa in una circoscrizione politica stabile: MARCA
VERONESE, il cui nome deriva dal centro urbano preminente. Il suo territorio coincide attualmente col
Veneto, esclusa la fascia lagunare veneziana. Comprendeva:
- Verona
- Vicenza
- Padova
- Treviso
- Feltre
- Belluno
(A est = contea del Friuli, diviene autonoma nel 1077 ed è governata dal patriarca di Aquileia)
XII sec = le città della Marca si AVVIANO VERSO AUTONOMIE DI GOVERNO: NASCONO
ISTITUZIONI
COMUNALI e il controllo imperiale si indebolisce!

L’attività costruttiva si colloca in contesto simile a quello dei comuni dell’area lombarda, ma con
caratteri peculiari = 2 AREE DISTINTE:
1. zona costiera = Venezia
2. entroterra = Verona  conserva tutt’oggi ricco patrimonio medievale
n.b = l’area adriatica e il territorio veneto non erano due realtà distinte, MA IN FORTE CONTATTO:
1077= PATTO DI ALLEANZA FRA VENEZIA E VERONA  favoriti gli scambi di gruppi professionali e
maestranze edili!
Fitta rete di relazioni verso:
- adriatico
- Bisanzio
- regioni tedesche
- pianura lombarda

VENEZIA E FASCIA LAGUNARE


Venezia = ricostruzione di San Marco  INNESCA RICOLUZIONE ARCHITETTURA CITTADINA: le
maestranze del cantiere marciano si irradiano nel territorio e raggiungono i centri del Veneto,
elaborando il “LESSICO CONTARINIANO”. vd:
Chiesa di Santa Maria e Donato a Murano
Consacrata nel 1141. Impianto architettonico alterato da integrazioni di restauro: basilica su
colonne, transetto non sporgente in pianta su 4 pilastri  unisce corpo longitudinale a struttura
con impianto cruciforme = evoca croce greca inscritta diffusa nel mondo bizantino.
Legame con cantiere marciano = pavimento musivo a opus sectile + nella terminazione a est= absidi
minori ricavati in spessore di muro + abside centrale = decorata con motivi che sviluppano temi
marciani ma con effetto bicromo (mattoni e lastre lapidee).
Loggia su colonnine binate nelle absidi = fronte del monumento, probabile avesse funzione liturgica per
la benedizione delle barche.

Chiesa di Santa Fosca = a completamento del complesso di Torcello


Costruita a fianco della cattedrale, richiama edificio diffuso nel mondo bizantino = impianto ottagonale
inserito in croce greca  cfr. Katholikon di Hosios Lukas in Focide.
Bracci abbreviati, colonne sorreggono archi ad imposta rialzata e tamburo circolare raccordato da
trombe d’angolo, coronato da struttura lignea.
Pareti dell’abside = nicchie e calotte con mattoni a spinapesce che riprendono esempio
marciano Portico poligonale.
 BASILICA SU COLONNE = si afferma in area lagunare nell’XI, a partire dalle cattedrali di Torcello e
Aquileia. Variante = SISTEMA ALTERNATO PILASTRO-COLONNA, ha fortuna nel nord-est della
nazione: cfr. cattedrale di Santo Stefano a Caorle e nell’entroterra:
- Santa Maria di Equilo (Jesolo)
- Santa Sofia, Padova
- Duomo di Treviso
- Santi Felice e Fortunato a Vicenza
- A Verona = soluzione abituale del XII
Chiesa dei Santi Vittore e Corona, Feltre = caso singolare dell’entroterra veronese
Consacrata nel 1101 e fondata dal nobile Giovanni da Vidor, al servizio di Enrico IV. Aula
rettangolare, 3 navate individuate da 4 pilastri con transetto al centro e emergente in alzato 
richiama modello croce greca inscritta dell’architettura deuterobizantina.
Presbiterio su 3 livelli sovrapposti, loggia di colonne al piano intermedio verso l’arca che custodisce i
corpi dei martiri.
La tomba del fondatore era a livello della loggia, in un vano esterno in asse con il presbiterio.
SANTUARIO CHE UNISCE CULTO DELLE RELIQUIE E MEMORIA DEL FONDATORE NOBILE

Chiesa di Santa Sofia, Padova


Emiciclo esterno fascia abside della chiesa e riprende modello del vicino anfiteatro romano, 3 livelli
sovrapposti di arcate in progressivo distacco dalla parete = teatro sacro cristiano progettato per
accogliere il culto dei santi.

VERONA
Città sorge al crocevia di strade romane: Postumia e Brennero. I suoi edifici sono caratterizzati da:
- ricchezza decorazioni parietali
- trattamento murature a fasce alterne di pietra e mattoni
- sviluppo di sperimentazioni nei sistemi voltati
La storiografia la vuole una città dipendente dai MODELLI DEL ROMANICO LOMBARDO, APERTA A
INFLUENZE TEDESCHE, VENEZIANE E BIZANTINE ≠ CENTRO AUTONOMO DI ELABORAZIONE
E RICERCA:
segnata da eredità romana e da un uso consapevole e maturo dell’antico Anfiteatro e resti antichi
osservati con attenzione dagli artisti del l’XI e del XII: cfr. ICONOGRAFIA RETARIANA = miniatura con
più antica veduta di Verona.
Riferimento costante ai modelli romani = DECORAZIONI ARCHITETTONICHE: non solo ripresa
archeologica del corinzio classico! vd:
- PILASTRI RASTREMATI nella cripta di San Fermo
- fregio absidale del duomo = scompaiono archetti pensili, sostituiti da cornice architravata sorretta
da lesene sottili con abachi a tori, scozie e dentelli
- facciata di San Zeno = maestro Nicolò riprende motivo a candelabra tratto dall’arco romano dei
Gavi (Verona)

Dopo la metà dell’XI = fase di intenso sviluppo dell’ARCHITETTURA CITTADINA:


vd. 1065 = cantiere di chiesa di San Fermo
IMPIANTO PLANIMETRICO CON SCHEMA AD ABSIDI SCALARI (ambito cluniacense). Alzato su due
livelli corrispondenti:
- inferiore = cripta destinata al culto martiriale di Fermo e Rustico  soluzione simile alla Santa
Trinità di Milano. La sua copertura comporta uno sviluppo tecnologico importante = VOLTE A
CROCIERA CON GETTO DI CALCESTRUZZO MISCELATO A CIOTTOLI
Murature del corpo longitudinale = PARAMENTO A FASCE BICROME, filari di tufo e mattone 
soluzione decorativa dominante nelle architetture veronesi del XII secolo.

Chiesa di San Lorenzo, Verona


Pianta identica a San Fermo. È esempio prezioso per comprendere le tecniche progettuali degli
architetti: DISEGNO PLANIMETRICO = principio generatore degli edifici, viene tracciato sul terreno
con pali e corde ≠ in alzato: abbandono dell’impianto a chiesa doppia come in San Fermo = si
sviluppa in altezza e vi si inseriscono delle gallerie.
Facciata = preceduta da 2 torri cilindriche che ospitano scale di accesso ai matronei  richiamano
alla vicina porta di San Zenone.
Navate = scandite da ritmo alterno di pilastri e colonne; al livello superiore = gallerie di arcate
riproducono schema costruttivo delle arcate inferiori  cfr. cattedrale di Notre-Dame di Bayeux =
architetto Lanfranco permette canale privilegiato fra Italia del nord e Normandia nel 110? vd. anche
impianto a “à chappelles

échellonnées” accomuna le due chiese con abbazia normanna di Bernay: scandita in 2 campate nel
braccio orientale oltre il transetto.

Chiesa di San Zeno, Verona


ARCHITETTURA RELIGIOSA ASSUME VALORE CIVICO, vd. rilievo su lunetta del portale = pedites e
equites
convergono in armi verso lo stendardo del vescovo  FORZA MILITARE DEL COMUNE!
Ricostruita a partire dal 1138, la nuova fabbrica esprime la forza economica dei monaci committenti (il
santuario benedettino ove si conservano le reliquie del santo è alle porte della città). Struttura a 3
navate, spartite da pilastri quadrilobati alternati a colonne, ha un corpo longitudinale molto allungato. I
pilastri sostenevano archi trasversi sulla navata centrale, i quali fornivano appoggio all’orditura ignea
del tetto = sostituita nel ‘300 con copertura a carena di nave. La disposizione strutturale dei sostegni 
ripresa in scala più ampia dell’esempio offerto dalla cattedrale modenese!
GRANDE AULA CIVICA CONCEPITA COME SPAZIO UNITARIO (senza transetto) PER
ACCOGLIERE CITTADINI DURANTE LE CELEBRAZIONI!
Facciata = frontespizio scenografico esposto sulla grande piazza antistante, tangente la
Postumia: tutti quelli che transitavano, vi sostavano! = sculture di Nicolò, testi epigrafici, protiro
monumentale, porte bronzee con storie bibliche e miracoli di San Zeno.

Parrocchia urbana di San Giovanni in Valle, Verona


Secondo-terzo decennio del XII.
Ritmo alterno di pilastri e colonne, presbiterio soprelevato sulla cripta, copertura lignea. Conci
perfettamente squadrati  ELEMENTI CHE STABILISCONO IMMAGINE DEL PATRIMONIO
CITTADINO
cfr. anche abside del Duomo = AFFERMAZIONE DEL FREGIO ARCHITRAVATO sorretto da sottili
lesene, non più motivo ad archetti pensili! Sulla facciata = Nicolò firma il protiro a 2 livelli, addossato
nel 1139 = fase terminale della costruzione.

CAPITOLO 9 – Lo spazio tirrenico


IL BACINO DELL’ARNO
XII sec, terre che affacciano sull’altro Tirreno:
- Toscana
- Liguria
- Sardegna
- Corsica
= coinvolte in RETE DI CONTATTI MARITTIMI  Pisa e Genova, città portuali, hanno relazioni con
centri urbani dell’arco tirrenico e raggiungono l’entroterra toscano grazie alla valle dell’Arno.
Aumentano i contatti con le coste della Penisola Iberica, Provenza, Maghreb, Egitto e scali del Vicino
Oriente.

Tra l’XI e il XII il BACINO DELL’ARNO È UNO DEI TERRITORI PIÙ DINAMICI DELL’ARCHITETTURA
ITALIANA!
Lungo gli affluenti si collocano città quali:
- Arezzo
- Firenze
- Pistoia
- Empoli
- Pisa
- Lucca
la loro forza economica e politica emerge dal quadro di debolezza imperiale dei marchesi di Tuscia:
la MARCA DI TUSCIA era una unità amministrativa dell’epoca carolingia che corrispondeva all’attuale
Toscana del nord  ultima fase di governo = Matilde di Canossa eredita il dominio per via dinastica e
nel 1115, alla sua morte, il potere signorile si frantuma tra:
• Aldobrandeschi
• Guidi
• Alberti
= controllano castelli e aree rurali ≠ vescovi mantengono ruolo egemone fino a che non vengono
ridimensionati dall’affermarsi dei REGIMI COMUNALI  tra XI e XII!
Si distingue dalle zone dell’Appenino tosco-emiliano poiché area densamente popolata in cui SI
ELABORANO FORME E TIPI ARCHITETTONICI che si sviluppano in una rete di relazioni fra le città!

PISA: COMPLETAMENTO DEL GRUPPO EPISCOPALE


Il cantiere della cattedrale comporta un decisivo rinnovamento:
- nei sistemi costruttivi
- nella prima fase di vita del comune
- nel rapporto tra vescovo e cittadini
= LO SVILUPPO DELL’ARTIGIANATO E DELLE FIGURE PROFESSIONALI SI COLLEGA
ALL’ARCHITETTURA: i
cittadini diventano famosi per le loro capacità tecniche  cfr. scrittore andaluso che parla dei pisani
definendolo marinai ingegnosi, mercanti di terra e di mare, tra i migliori costruttori!

Post Buscheto e Rainaldo = PRESEGUONO I LAVORI DI COMPLETAMENTO DEL DUOMO 


MAESTRO
GUGLIELMO attivo dalla metà del XII:
• intervien nelle sculture di facciata
• esegue recinto presbiteriale con pergamo = trasferito nel duomo di Cagliari all’inizio del ‘300

Si rafforzano i contatti con l’Oriente: Pisa partecipa alle crociate e il primo patriarca latino eletto
dopo la conquista di Gerusalemme, nel 1099, è l’arcivescovo pisano Daiberto  forza dei legami
con le terre del Levante è dimostrata da fondazione di…
Battistero di San Giovanni = riprende nella sua composizione il modello del Santo Sepolcro gerosolimitano
 12 sostegni formati da gruppo di 4 pilastri intervallati da coppie di colonne.
La copertura originaria = struttura lignea in forma conica
ESTERNO = pareti circolari decorate alla base da arcate cieche su rivestimento marmoreo a fasce
bicrome ripresa coerente dell’assetto della facciata del duomo che Rainaldo aveva terminato nella
metà del XII!
L’apparato decorativo originale nel ‘200 è alterato con INSERTO LOGGETTA DI NICOLA PISANO.

Iscrizione su pilastro = nome dell’architetto Diotislavi (a cui si attribuisce anche la Chiesa del Santo
Sepolcro di Pisa)  egli aveva fatto dell’Anastasis di Gerusalemme un TEMA PRIVILEGIATO

FONTE = Annali di Bernardo Maragone  narrano recupero di colonne, affidato al maestro Conetto
Conetti, dalle cave dell’Elba e della Sardegna: il battistero aveva una propria amministrazione – l’Opera
di San Giovanni – ed era gestito in modo autonomo rispetto al duomo = IL NUOVO EDIFICIO ERA
LEGATO ALL’ARISTOCRAZIA URBANA: al suo interno si svolgono riti legati alle ordinazioni
cavalleresche!
1163 = arrivo ultime colonne attrae grande folla  ARCHITETTURA COINVOLGE IDENTITÀ URBANA
DI TUTTI I CITTADINI!
LATO NEGATIVO DELL’AUTONOMIA = rallentamento lavori a causa di mancanza di fondi, struttura
ripresa nella parte superiore dopo il 1220: anello di gallerie e copertura piramidale a doppio guscio
protetta da semicupola in laterizio. Le gallerie previste fin dal principio = ci sono scale di acceso in
spessore di muro!
1245 = Guido da Como conclude fonte battesimale ottagonale  FINE DEL CANTIERE.
1173 = si ultima la costruzione degli edifici che compongono la cattedrale con…
torre pendente del campanile = pianta circolare riprende battistero, sono molti gli elementi di continuità
nelle scelte formali.
Fondata in corrispondenza di uno strato cedevole di argilla alluvionale = durante i lavori il terreno
accusa progressiva perdita di capacità portante nella zona sud: esame delle murature dimostra
tentativo di correzione con contropendenza nel terzo livello  implica FASE DI ARRESTO: lavori
ripresi nel secolo successivo fino al completamento verso fine ‘200 = cfr. caratteri decorativi parte
alta.
INCLINAZIONE ORDIERNA = 5,5° equivale a un fuori piombo di 5m.

cfr. eruditi pisani del ‘500 non considerano l’inclinazione un errore di progetto, ma un virtuosismo
intenzionale dei costruttori  concorda Guarini ≠ i costruttori medievali non disponevano dei mezzi
tecnici necessari a prevedere la tenuta in profondità dei terreni di fondazione!

Struttura cilindrica cava all’interno con scale elicoidali in spessore di muro (= nel battistero)
Esterno = 1°livello arcate cieche e losanghe ≠ livelli superiori con logge anulari sorrette da colonne 
si adatta alla forma circolare il tema della facciata del duomo! Sono logge praticabili e non solo
decorative = punto di osservazione panoramico.
TORRE = ASSUME DFUNZIONE DI CAMPANILE DEL DUOMO, ma è probabile fosse investita di
significati aggiuntivi: FARO SIMBOLICO PER LA CITTÀ MARINARA.

Le maestranze scultoree e lapicide formatesi nel cantiere = perseguono nel rinnovamento nelle chiese
urbane e nel contado  SUCCESSO DI SCUOLA ARCHITETTONICA i cui elementi comuni che
creano LINGUAGGIO CONDIVISO sono:
• apparati decorativi ad archi ciechi, oculi e losanghe
• uso di loggette su colonne
• cura nell’intaglio dei conci
• tarsie marmoree
• zebratura paramenti murari
cfr. facciate di San Pierino e San Paolo all’orto + prospetto sud del San Matteo in Soarta + pievi di
Cascina,
Vicopisano + canonica dei Santi Giovanni ed Ermolao a Calci
vd. anche schemi adattati nella chiesa vallombrosana di San Paolo a Ripa d’Arno = impianto a croce
commissa tipico dell’ordine con apparati decorativi dei prospetti esterni derivati dal duomo, come la cupola
a base ellittica sulla crociera

LUCCA
Forti legami con Roma e passato paleocristiano  1061 = eletto papa Alessandro II il vescovo
Anselmo da Baggio, vicino alla riforma della pataria: è eccessivamente enfatico parlare di
ARCHITETTURA ANSELMIANA, tuttavia ad egli possono attribuirsi:

1. ricostruzione del Duomo di Lucca


FONTI = edificio con transetto continuo, 5 navate spartite da colonne  pochi anni prima della
fabbrica buschetiana a Pisa. Duomo di San Martino oggi = ricostruito nel XII, ma è plausibile
un recupero dei modelli paleocristiani: Alessandro II mantiene legami con la città di e nel 1070
unifica la liturgia della cattedrale, imponendo la celebrazione del rito romano.

2. Pieve di Santa Maria a Loppia, Lucca


Iniziata da Beatrice di Canossa al tempo del vescovo lombardo Giovanni da Besate è
consacrata da Anselmo nel 1058.
In origine = impianto a 3 navate spartite da colonne di reimpiego, poi inglobate da pilastri
quadrati e transetto commisso continuo con una sola abside. Il rivestimento lapideo delle pareti
è del XII, ma le indagini stratigrafiche dimostrano fosse previsto fin dalla prima fase costruttiva!
POSSIBILE RIPRENDESSE ELEMENTI ARCHITETTONICI DELLA CATTEDRALE CITTADINA,
la quale era
dotata di transetto.
3. Sant’Alessandro Maggiore, Lucca
Il suo culto richiama a Roma e all’autorità pontificia: Sant’Alessandro era un papa
martire. 1058 = la chiesa viene affidata ad Anselmo da Stefano IX
Impianto basilicale a 3 navate su colonne di reimpiego, una sola abside e un portale d’ingresso
architravato con timpano triangolare.
Muratura = rivestimento di lastre a corsi paralleli che alternano fasce di calcare chiaro a fasce
più sottili e scure.

La critica individua 2 fasi costruttive: il nucleo più antico risale al periodo di Alessandro II o
poco più tardi = prime 6 campate ad ovest del corpo longitudinale.
VERSIONE RIVISITATA DELLA BASILICA CLASSICA = si ricollega AL CLIMA DI RIPRESA
DEI MODELLI
ANTICHI PROMOSSO DA DESIDERIO: Alessandro II presiede alla consacrazione di
Montecassino!

Il legame lucchese con Rome si ritrova anche in…


Canonica di San Frediano, Lucca
Aderisce alla riforma del clero e instaura ottimi rapporti coi papi  1116 = priore Rotone incaricato da
Pasquale II di sovrintendere alla riforma della comunità di San Giovanni in Laterano.
Scala monumentale, impianto a 3 navate ipostile con una sola abside ad ovest come nelle basiliche
romane. Pavimento cosmatesco e materiali di spoglio provenienti dal Laterano = legame diretto con la
capitale dei papi

San Michele in Foro, Lucca


1143 = data incisa su un pilastro del presbiterio e probabile data di inizio della costruzione.
Sorge presso l’antico foro della città e assume RUOLO DI TEMPIO CIVICO NELLA FSE MATURA
DEL GOVERNO COMUNALE.
Pianta a 3 navate e croce latina, transetto continuo e portico in facciata mai realizzato.
1220 = facciata sopraelevata per accogliere apparato di logge su colonnine  maestranze lombarde!
decorazioni hanno portato la critica ad affermare l’esistenza di una SCUOLA PISANO-LUCCHESE:
etichetta stilistica limitante che non tiene conto del grado di autonomia dell’architettura cittadina dell’XI-
XII.

DIGINITÀ ARCHITETTONICA RICONOSCIUTA ALL’IMPAINTO BASILICALE SU COLONNE =


caratteristica del
territorio toscano: cfr.
Duomo di San Zeno, Pistoia
1110-1140 = ricostruito accogliendo suggestioni della cattedrale pisana  richiami evidenti:
- intaglio capitelli corinzi nelle navate
- prospetto nord con decorazioni ad archi ciechi, conci policromi, losanghe gradonate e intarsi
Battistero = collocato in asse con la chiesa vescovile (come avviene nelle diocesi toscane), ma la
fabbrica odierna è frutto di ricostruzione ‘300esca.
Basilica su colonne ad abside unica, non c’è transetto, copertura lignea in contrasto con ricchezza
cromatica del rivestimento esterno e la sobrietà dell’interno.
Propensione al verticalismo: tendenza a dilatare in altezza la navata maggiore.

Metà del XII = si affermano a Pistoia maestranze guidate da Gruamonte  lo scultore e i suoi
collaboratori intervengono in San Giovanni Fuoricivitas, Sant’Andrea e San Bartolomeo in Pantano =
IMPRIMONO NEI MONUMENTI URBANI IL CARATTERE DECORATIVO DELLE SUPERFICI
DERIVATO DALL’ESEMPIO PISANO, MA
DECLINATO CON MAESTRIA LOCALE e in rapporto con il corredo scultoreo: si diffondono…
- fasce bicrome
- archi ciechi lunettati
- intarsi a motivi geometrici
- decorazioni a losanghe gradonate
architettura senza ambizioni strutturali!

FIRENZE
Tra XI e XII = è centro minore rispetto a Pisa e Lucca, poiché le istituzioni comunali vi si affermano solo
dopo la morte di Matilde: i primi consoli sono documentati nel 1138.
I 2 edifici emblema del primo medioevo fiorentino sono caratterizzati dalla DECORAZIONE A TARSIE
MARMOREE di derivazione pisana e dalla ORIGINALE RIPRESA DI ARCHITETTURE DELLA ROMA
CRISTIANA = non la mera rivisitazione dell’impianto basilicale, ma di modelli più selezionati:
legame con Roma si consolida grazie al vescovo Gerardo di Borgogna, che sarà eletto papa col
nome di Nicolò II + Matilde di Canossa, dalla parte della quale si schierano i cittadini negli anni di
riforma della chiesa

1. Battistero di San Giovanni = rielabora impianto architettonico del Pantheon


Costruito a completamento del complesso episcopale.
[6 novembre 1059 = Nicolò II consacra la cattedrale dedicata a Giovanni Battista, scavi del ‘900
portano alla luce resti della costruzione sotto il pavimento dell’attuale duomo. Pianta a 5 absidi
digradanti che richiama a Cluny II (applicato a cattedrale come ad Acqui)  vescovo-papa era
di origini borgognone e si introduceva – con la riforma – la vita cenobitica per i canonici]
È in asse con la facciata del duomo.
1113 = morte del vescovo Ranieri, ivi sepolto
1128 = fonte battesimale trasferito dalla cattedrale edificio era concluso!
Ultima fase di costruzione = coronamento della lanterna al sommo della cupola, secondo villani
nel 1150.
Impianto ottagonale variato da sdoppiamento delle pareti perimetrali con logge poggianti su
architravi sorrette da colonne e paraste d’angolo = ripresa elementi del pantheon rielaborati e
adattati all’ottagono
Copertura = volta a doppio guscio a spicchi, interno = ottagonale, esterno= piramidale
Lato absidale = ricostruito nel ‘200  scavi rinvengono il profilo di 2 absidi semicircolari: quello
attuale a scarsella (quadrangolare)è frutto di intervento del XIII
Pareti = bozze di pietraforte rivestito da apparato di lastre bicrome  vd. Buscheto = rapporti
fra Pisa e Firenze erano buoni, 1117 = pisani donano 2 colonne di porfido collocate
inizialmente fra battistero e cattedrale, oggi sui lati esterni della Porta del Paradiso.
Firenze diventa CENTRO AUTONOMO DI ELABORAZIONE DELLE TECNICHE DI
RIVESTIMENTO 
sviluppa preferenza per motivi geometrici quadrangolari e utilizzando l’effetto bicromo di
materiali diversi da quelli pisani:
- serpentino verde di Prato
- marmo bianco di Carrara
PITTURA DI PIETRA sarà poi ripresa in contesto urbano!

2. San Miniato al Monte = la sua facciata riprende quella antica di San Pietro in Vaticano
Santuario costruito fuori le mura della città, sul colle dedicato al culto del martire.
Numerose stratificazioni, ma nucleo unitario nella struttura basilicale è attribuito alla fine dell’XI:
cripta a sala più antica di 40’anni circa. Ha una sola abside, sostegni = alternanza di 2 colonne
e 1 pilastro quadrilobato  SISTEMA ALTERNATO scandisce corpo longitudinale in 3 moduli
geometricamente definiti. I pilastri reggono arconi trasversi: vd. resti della chiesa di San Pier
Scheraggio che risalgono al medesimo periodo!
Le colonne = sono strutture in muratura con capitelli in cotto e ricoperti da intonaco bianco.

FACCIATA = imita la facciata di San Petro come era nel XII (vd. 5 arcate come nella basilica di
Roma) OPERA INDIPENDENTE DI INCROSTAZIONI MARMOREE: al piano terra archi ciechi,
paraste scanalate al livello superiore  marmo apuano bianco, brecciato verde di Prato e
pietra serena.
Nel riquadro superiore = mosaico a fondo oro con cristo benedicente in trono affiancato da
Vergine e San Miniato.

CRONOLOGIA = controversa, presuppone l’opera del battistero e del suo rivestimento esterno

1120-1140.

Nel contado fiorentino è rara la ripresa dei monumenti cittadini, San Miniato è scelto come
modello da:
- facciata della badia fiesolana
- collegiata di Empoli

PIEVI TOSCANE
Arezzo = vasto patrimonio di architetture dell’XI-XII
Casentino e Valdarno Superiore = gruppo omogeneo di chiese che attestano impianto basilicale su
colonne con copertura lignea e una sola abside; murature in pietra serena con conci regolari e
capitelli figurati

XII = COMMITTENZA LAICA DELLE FAMIGLIE SIGNORILI SI DIFFONDE NELLE CAMPAGNE ≠


l’ambiente urbano
è nelle mani dei governi comunali!
vd. Pieve di Sant’Antimo a Montalcino
Sul tracciato della Francigena, il cenobio sorge in età carolingia e aumenta il suo prestigio
grazie alle donazioni delle famiglie aristocratiche = cfr. CHARTA LAPIDARIA: epigrafe nel
presbiterio che attesta donazione di terre da parte del conte Bernardo, nel 1117.
La chiesa è ricostruita e terminata nella metà del XII, ma una interruzione del suo cantiere non porta a
conclusione il progetto originario!  vd. copertura a tetto sula navata centrale = segno di
ridimensionamento del progetto iniziale che prevedeva volta sorretta da lesene di pilastri rimasti
interrotti. Pianta a 3 navate, colonne alternate a pilastri, matronei sulle navate laterali e sorretti da
volte a crociera senza costoloni, deambulatorio terminale a colonne con 3 cappelle radiali
semicircolari = soluzione rara in Italia (riprende esempio di Cluny III):
- Santa Maria a Piè di Chienti
- Abbazia di Polirone
La soluzione qui adottata deriva da CHIESE DELLE VIE DI PELLEGRINAGGIO della Francia
meridionale = cfr. Saint-Sernin di Tolosa  maestranze tolosane attive nelle sculture di facciata!
SANTUARIO MONASTICO LEGATO A FAMIGLIE SIGNORILI E PREDISPOSTO ALL’ACCOGLIENZA
DEI PELLEGRINI

Cattedrale di Santa Maria a Volterra


1120 = consacrata da papa Callisto II alla presenza del dell’arcivescovo pisano Attone.
Impianto a croce latina, 3 navate e 5 absidi, quelle minori ricavate in spessore di muro.
Metà del XII = completamento della facciata  riprende losanghe e fasce bicrome dall’ambiente pisano.

Cattedrale dei Santi Maria e Cerbone di Massa Marittima


1133 = Innocenzo II include Massa nella provincia metropolitana di Pisa = PENETRANO MODELLI
COSTRUTTIVI E DECORATIVI DERIVATI DAI CANTIERI PISANI  vd. anche pievi di San Giovanni a
Campiglia e San Giusto a Suvereto!
Corpo longitudinale a 3 navate, fino alla settima campata = spartito da colonne.
Arcate cieche ritmano prospetti laterali e facciata  cfr. duomo di Pisa!

probabile che lungo le rotte marittime dell’area tirrenica (arcipelago toscano, Sardegna e Corsica) si
siano diffuse le SOLUZIONI RICORRENTI DEGLI SCHEMI COMPOSITIVI E DEI SISTEMI
COSTRUTTIVI = CULTURA
ARCHITETTONICA TIRRENICA basata sulla circolazione delle maestranze fra isole e terraferma!

SARDEGNA
Sardegna = aperta a scambi con:
- Toscana = lotta con Pisa contro le forze saracene  ha appoggio papale
- Liguria
- area provenzale
Post- dominio bizantino = 4 GIUDICATI; alla fine dell’XI = arcivescovo pisano ottiene legazia pontificia
sulle diocesi sarde  egemonia economica e commerciale del Comune di Pisa, che ottiene fedeltà dei
giudici sardi ai quali si concede un margine di autonomia. Il controllo pisano sulla Sardegna finisce con
la corona d’Aragona.

ARCHITETTURA DELL’XI-XII = PRODOTTO DI FORZE LOCALI, i giudici sono committenti laici in


accordo coi vescovi ≠ in passato la critica riduceva gli edifici del periodo ad un fenomeno
d’importazione provinciale: le maestranze sarde creano un PATRIMONIO DI MONUMENTI
RADICATO NEL TERRITORIO, APERTO A SCAMBI CON AMBIENTI TIRRENICO, MA SEGANTO
DA PROGRESSIVA MATURAZIONE DI CARATTERI REGIONALI vd. lavorazione della pietra che
nel XII raggiunge livello notevole: la Sardegna approfitta dei molti materiali diversi di cui dispone…
- calcare miocene
- arenaria
- rocce magmatiche
- rocce piroplastiche
cfr. Chiesa di San Giovanni di Assemini, Cagliari
Croce greca inscritta, impianto quadrato con volte a botte sui bracci e cupola emergente all’incrocio.
Muratura a blocchi con conci squadrati e attenzione nella scelta dei materiali.

Sardegna del Sud = Cagliari è sede vescovile ed è centro preminente nel periodo paleocristiano e
bizantino
≠ edifici maggiori = tra Oristano e Porto Torres ove la presenza dei giudici e degli ecclesiastici è più
solida!

XI = SI DELINEANO CARATTERI DELLA NUOVA ARCHITETTURA  vd. costa nord-ovest alla


foce del Temo, sorge…
Cattedrale di San Pietro a Bosa
1073 = anno di fondazione, secondo lapide che la attribuisce alla committenza del vescovo
Costantino da Castra  compare in una lettera inviata da Gregorio VII ai 4 giudici sardi = mezzo per
reinsaldare i legami della Santa Sede con l’isola all’epoca della riforma!
Impianto a 3 navate spartite da pilastri rettangolari, una abside mediana, copertura lignea sulla navata
maggiore e sulle navatelle volte a crociera. Solo il nucleo centrale risale al periodo di fondazione: la
muratura è già ben squadrata.

Tra XI e XII = 2 importanti cantieri nella zona nord controllata dai giudici di Torres:
1. Santa Maria del Regno ad Ardara
Il castello della città era sede dei giudici di Torres e la chiesa assume ruolo di CAPPELLA
PALATINA. 1107 = consacrazione secondo epigrafe dell’altare in cui è deposta come reliquia
una pietra del Santo Sepolcro di Gerusalemme: su quell’altare i giudici turritani giuravano in
seguito all’elezione. Schema a 3 navate come a Bosa, una sola abside e crociere sulle
navatelle. I sostegni qui divengono piloni cilindrici in muratura con capitelli a foglie d’acqua e
abachi sporgenti per offrire sostegno ad archi trasversi gettati su navatelle.
Pareti = filari isodomi di conci di trachite scura; monofore gradonate fanno pensare a presenza
pisana prebuschetiana del XI e riconducibile al cantiere di San Piero a Grado.

2. San Gavino, Porto Torres


1141 = trasferimento cattedrale a Sassari, prima Porto Torres erede vescovile della colonia
romana di Turris Libisonis in cui era diffuso culto dei martiri Gavino, Proto e Gianuario.
Chiesa odierna ha impianto ad absidi contrapposte, struttura a 3 navate, colonne alternate a
pilastri cruciformi  fine del XI e inizio XII, ma è probabile riprenda modello del San Piero a
Grado di Pisa nella conformazione del 1100

Cattedrale di Santa Giusta = 1120-1130


Impianto a navate con abside unica.
UNICO CASO SARDO DI CRIPTA SOTTO IL PRESBITERIO = coperta da crociere senza
sottoarchi come nelle crociere delle navatelle  possono contribuire a datare le volte delle navate
minori del duomo pisano al periodo buschetiano!
Maestranze provenienti dal duomo di Pisa = partitura a lesene, fasciature delle pareti esterne con
semicolonne e losanga romboidale a incassi sul colmo della facciata  tali MAESTRANZE
SVILUPPANO UNA SCUOLA NEL TERRITORIO E SI INNESTANO SULLE TRADIZIONI LOCALI
vd. anche cattedrale di San Pietro di Torre Alba
fotografie anteriori la demolizione = decorazione a partiture simile a Santa Giusta + epigrafe attesta
1144 come anno di termine dei lavori.

IMPIANTO A 3 NAVATE E UNA SOLA ABSIDE = soluzione tipologica caratteristica delle cattedrali
della Sardegna, è attestata anche varietà di modelli progettuali in altri edifici:
- ordini monastici = schema a T, navata unica e 3 absidi  chiese appartenenti all’abbazia di
Vallombrosa e Camaldoli

Possibili TANGENZE CON ARCHITETTURA LUCCHESE = San Giovanni di Viddalba e San Nicola di
Silanos 
Sant’Alessandro a Lucca.

Non mancano CONTATTI CON IL MONDO ARABO  PARTICOLARI DECORATIVI: bifora a ferro di
cavallo nella facciata di San Pietro di Sorres.

Sardegna meridionale = rapporti con AREA PROVENZALE  1089 = giudice di Cagliari affida a
monaci marsigliesi le chiese di San Saturnino, Sant’Antioco a Sulci e Sant’Efisio a Nora
vd. INTRO DI SISTEMA VOLTATO RAFFORZATO DA ARCHI SPORGENTI

Metà del XII = affermazione OPERA A FASCE BICROME  affinità con architetture pistoiesi del
periodo di Gruamonte. Si impiegano calcare chiaro e trachite bruna di origine vulcanica.
vd. chiesa di Santa Maria Perfugas di Sassari
LIGURIA
GENOVA = cerniera commerciale tra rotte mediterranee e centri dell’entroterra lombardo tra l’XI e il XII

partecipazione alla prima crociata consente aumento del suo prestigio!
Attua politica di collaborazione con Pisa e papato vs. saraceni  1088 = conquista di Mahdia in Tunisi
grazie all’aiuto di Amalfi e Salerno.
1098-1099 = attestazione primi consoli contemporanea alla conquista di Cesarea in Palestina.

SCONTRI VS. PISA = per il controllo di Corsica, Sardegna e rotte commerciali con Provenza, Baleari
e Penisola Iberica  1133 = Innocenzo II eleva Genova al rango di diocesi: la Sardegna è pisana e la
Corsica si divide fra le 2 potenze!

COLLABORAZIONE TRA VESCOVI E ISTITUZIONI COMUNALI = apertura cantieri  si delineano


CARATTERI COMUNI nell’architettura delle chiese:
- impianto basilicale senza transetto
- apertura di arcate nelle parti alte della navata centrale = FALSO MATRONEO
- uso limitato di volte
- torre nolare innalzata sul presbiterio
= riconoscibili già nella ricostruzione della…
Cattedrale di Genova  realizzata con apporto di finanze comunali.
Basilica ipostila. 118 = papa Gelasio II – mentre va a Cluny – consacra la cattedrale di Pisa e quella di
Genova
= entrambe le città hanno LEGAMI DI FAVORE CON IL PAPATO!
1296 = incendio, ma blocco orientale corrisponde a nucleo originario consacrato dal papa.
Nelle absidi = ripresa di motivi pisani, NON COMPARE TRANSETTO BUSCHETIANO, ma dilatazione
in altezza delle pareti perimetrali del presbiterio = forse unico settore voltato  transetto non
sporgente in pianta = soluzione già vista nelle cattedrali padane di Pavia e Vercelli, con cui
Genova aveva contatti.
Torre nolare = distrutta nel ‘500
3 navate ipostile vengono ricostruite nel ‘300 seguendo schema originario che prevedeva anche
finestroni sopra i colonnati = ALLEGGERIMENTO PARETE  scansione ritorna nel San Donato
genovese, forse nel duomo di Pisa e a Modena; forse idea progettuale deriva da finestre nelle navate
laterali delle basiliche romane: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori
le mura.

Collegiata di Santa Maria di Castello


Impianto basilicale a navata ipostila con ricorso a colonnati romani di spoglio. Le volte si limitano alla
parte orientale dell’edificio: hanno crociere a costoloni torici sul presbiterio e a costoloni piatti sul
transetto.

IMPIEGO DI SCHEMI ARCHITETTONICI ALTERNATIVI: vd.


Monastero di Santo Stefano, Genova = primi anni del XII
Impianto ad aula monoabsidata e presbiterio dilatato in altezza, sormontato da tiburio ottagonale con
raccordo a cuffie. La curva dell’abside = decorata da arcate cieche su semicolonne e coronata da
nicchie poco profonde > fornici delle chiese lombarde!

Chiesa parrocchiale di San Donato, Genova


Fortemente alterata da restauri del 1888 diretti da D’Andrade = ricostruisce la torre nolare su base
originaria cfr.TORRE NOLARE = compare in terra ligure nel monastero di San Fruttuoso a
Capodimonte! Impianto a 3 navi spartite da colonne di reimpiego con coperture voltate sorrette da
pilastri, torre nolare ottagonale e falso matroneo  legami con la cattedrale confermati dalla notizia di
consacrazione del 1189, celebrata dall’arcivescovo Bonifacio, prima prevosto a San Donato.

n.b = a Genova si affermano i MAGISTER ANTELAMI: maestranze, il cui nome deriva dalla valle
d’Intelvi – zona di provenienza, fra i laghi di Como e Lugano – documentate dalla metà del XII e riunite
in una associazione nota al comune che diffondono in città una architettura omogenea basata su:
- perizia nella lavorazione della pietra da taglio
- gestione cantieri secondo regole ricorrenti
Lavorano a edifici religiosi, ma anche civili e militari: intervengono nelle porte urbiche di Genova fra il
1155 e il 1158  non sono scultori, ma IMPRESARI EDILI che prediligono la PIETRA DI
PROMONTORIO = calcare scistoso locale di colore grigio scuro. La loro attività si diffonde tra il XII e il
XIII anche a Ventimiglia e San Remo = ARTE COLONIALE!
Nelle chiese maggiori = si afferma schema a 3 navate e 3 absidi, senza transetto con file di colonne
coronate da capitelli a cubo scantonato.
1162 = Federico I Barbarossa riconosce l’autorità del comune genovese sulla fascia costiera:
- levante = mancano insediamenti
- ponente = Savona, Albenga e Ventimiglia  conserva architettura di maggiore qualità tra il regno
italico e la Provenza.
1252 = Ventimiglia cede alla sottomissione di Genova.
cfr. Monastero extramuraneo di San Michele = metà dell’XI
3 navate con ampia cripta a sala, precoce articolazione di pilastri con semicolonne in corrispondenza
degli archi

Cattedrale di Ventimiglia
Sorge accanto al castello dei conti locali (= oggi perduto). Lamboglia per mezzo di restauri rimuove
aggiunte barocche e riporta l’edificio al suo presunto aspetto originario: nucleo assegnabile alla
seconda metà dell’XI ha impianto a 3 navi con pilastri rettangolari.
Dietro le sue absidi = battistero a schema ottagonale e nicchie semicircolari e quadrangolari, sul bordo
della fonte all’interno compare data 1100.
XII -XIII = ristrutturazione  rifacimento absidi + aggiunta di tiburio che ricorda quello del Santo
Stefano genovese + innesto di volta a botte su nave centrale = INSERIMENTO ARCHI TRASVERSI
CHE POGGIANO SU SEMICOLONNE: la copertura a botte sulla navata centrale in Italia è rara, è
consueta in Provenza e nelle Alpi Marittime!
Metà del ‘200 = maestranze antelamiche eseguono il portale addossato alla facciata
CAPITOLO 10 – Geografie architettoniche dell’Italia centrale
ROMA
XI sec = restauro patrimonio edilizio del passato fino a…

PAPA GREGORIO VII (1037-1085) = si parla di riforma “gregoriana”, ma la miglior definizione sarebbe
“romana” poiché avviene nel segno esclusivo della SUPREMAIA DELLA CHIESA ROMANA!
Esaltazione dell’antica Roma degli imperatori, in particolar modo Costantino  ruolo delle arti
figurative: ARCHITETTURA = RECUPERO MODELLI ANTICHI E PALEOCRISTIANI da collegare agli
ideali riformatori = BASILICA SU COLONNE COPERTA DA TRAVI A VISTA è richiamo all’autorità
sacrale dei pontefici.
cfr. Roma = basiliche di età imperiale esaltano il suo passato e rafforzano il legame con la tradizione!

1084 = sacco di Roma da parte dei normanni: incendio della basilica dei Santissimi Quattro
Coronati; 1085 = papa Gregorio muore a Salerno, ostaggio del Guiscardo, ed è sepolto nella
cattedrale. Suo successore è …
URBANO II = papa francese, proviene d Cluny e bandisce la prima crociata, la svolta decisiva
nell’architettura romana la si ha con PASQUALE II  RENOVATIO ROMAE
cfr. ricostruzione San Clemente
Cantiere gestito dal cardinale Anastasio = si interra il vecchio edificio a 5 m dal livello stradale e si
ricostruisce la chiesa superiore, consacrata nel 1118.
3 navate spartite da colonne e copertura lignea, una abside e un quadriportico.
ELEMENTI INNOVATIVI:
- PROTIRO IN MATTONI nell’atrio, SU COLONNE SPERGENTI E VERTICE FRONTONATO 
esempio
derivato da San Pietro in Vaticano
- RICCHEZZA APPARATI DECORATIVI E ARREDI LITURGICI  mosaico absidale con
crocifissione = ripresa dell’arte musiva!
vd. MARMORARI ROMANI = protagonisti dell’ornamento delle chiese tra XII e XIII, la
storiografia li definirà COSMATI: probabile fossero legati al cantiere di Montecassino, ove
Desiderio aveva creato una scuola per mosaicisti (Montecassino CANTIERE-SCUOLA).
Hanno organizzazione familiare e sono fedeli alla tradizione di bottega sia per quanto riguarda
le tecniche sia gli schemi ornamentali; SPECIALIZZATI NEL RECUPERO E NELLA
RILAVORAZIONE. Decorano per lo più pavimenti e si occupano degli allestimenti liturgici.
PAVIMENTO= tappeto musivo con medaglioni in porfido e serpentino verde che segnano
collegamento tra l’ingresso e il recinto.
cfr.
• DIFFUSIONE DEL “BASSO CORO” = recinzione deputata ai cantori e collocata di
fronte all’altare
• INTRODUZIONE SECONDO AMBONE = quello maggiore riservato alla lettura del
Vangelo e quello minore alla lettura dell’Epistola
• ALTARE CON CIBORIO tra coro e abside
• SEGGIO VESCOVILE addossato alla parete di fondo
• RECINZIONE PRESBITERIALE con rimontaggio transenne del VI della chiesa inferiore
n.b = riferimento è sempre San Pietro, la cui recinzione presbiteriale era stata consacrata da Callisto II
nel 1123.

Ricostruzione Santa Maria in Cosmedin


Modifiche nei sostegni = alternanza colonne e pilastri + inserimento di un nartece con protiro.
CAMPANILE AL TERMINE DELLA NAVATELLA DI DX = epoca successiva, entro fine secolo.
Promotore del rinnovamento è Alfano, sepolta nella tomba collegata al nartece.
Ricco CORREDO EPIGRAFICO:
- 1123 = Callisto II consacra l’altare, l’anno prima  CONCORDATO DI WORMS stabilisce pace fra
chiesa e impero e Callisto organizza Concilio in Laterano per emanare regole disciplinari: la
basilica è un segno dei successi della politica del pontefice
vd. trono vescovile nimbato = esaltazione della ierocrazia

PONTIFICATO DI ONORIO II…


Ricostruzione di San Crisogono
Per volere di Giovanni da Crema, molto stimato da Bernardo da Chiaravalle, vecchia chiesa è interrata e
si realizza una BASILICA A 3 NAVATE CON ORDINE ARCHITRAVATO SOSTENUTO DA COLONEN
IONICHE.

1130 – 1138 = SCISMA  ELEZIONE 2 PAPI:


1. Anacleto II
2. Innocenzo II che ottiene l’appoggio dell’ordine cistercense e di Bernardo da Chiaravalle, a cui
dona nel 1140 l’abbazia delle Tre Fontane = prima fondazione cistercense nel territorio pontificio!
Ricostruzione Santa Maria in Trastevere
Spazio basilicale scandito da file di colonne ioniche (= rimanda al santuario più importante del
culto mariano a Roma: Santa Maria Maggiore del V secolo) che sorreggono architravi  tutto di
spoglio, proviene da Terme di Caracalla.
Vi sono ARCHI DI SCARICO IN LATERIZIO COME DA TRADIZIONE ROMANA + corpo longitudinale
con una sola abside e transetto continuo non sporgente in pianta = ripresa del modello di San Paolo
fuori le mura mediato dall’esempio di Montecassino!
CATINO ABSIDALE E ARCO TRIONFALE = ciclo di mosaici che celebra la riconciliazione raggiunta
dalla chiesa post scisma di Anacleto.

XII secolo = ascesa di borghesia imprenditoriale attiva nel commercio e nella manifattura = ROMANI
MERCATORES contribuiscono all’emancipazione dal potere papale e nel…
1143 = ISTITUZIONE DEL SENATO IN CAMPIDOGLIO = anche a Roma si afferma l’autonomia
comunale: l’orgoglio civico assume PORTATA IMPERIALE (vs. potere temporale dei papi) 
COSTRUZIONE DI PALAZZI vd. Casa dei Crescenzi (zona Foro Boario)
Casa-torre con elementi di reimpiego. Rivestimento con frammenti antichi collocati il quanto più
possibile coerentemente: Nicola, il committente, era un membro del senato e il suo palazzo voleva
fosse l’immagine dell’orgoglio aristocratico che basa il proprio prestigio sulla tradizione romana e sul
recupero di un grande passato.

I monumenti antichi sono osservati con occhi nuovi anche dai pellegrini: cfr. inglese Maestro Gregorio
+ 1162 = autorità comunali impongono la conservazione delle Colonna Traiana = RECUPERO
STORIA LAICA E VIRTÙ CIVICHE!

AREA LAZIALE
Lazio settentrionale = continuità dei sistemi costruttivi con l’area toscana: OMOGENEITÀ
NELL’INTAGLIO E NEL TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI.
Prevale schema compositivo della BASILICA SU COLONNE o A “T” CON NAVE UNICA SU
TRANSETTO CONTINUO  modello planimetrico avvicinato a Cluny II, ma già nell’Italia centrale tra XI
e XII = vd. abbazia di Farfa.

SEDE VESCOVILE DI TUSCANIA = Ricostruzione di San Pietro


Sorge su zoccolo tufaceo, ha impianto basilicale rivolto verso ovest: 1093 il vescovo Riccardo erige
ciborio entro recinzione presbiteriale = area più antica. Presbiterio con abside centrale e absidi minori
in spessore di muro. CRIPTA AD ORATORIO con colonne di reimpiego che sorreggono VOLTE A
CROCIERA = ESEMPIO MONUMENTALE!
Si rilevano SOLUZIONI ORIGINALI che nulla hanno a che vedere con le coeve sperimentazioni romane:
- arcate dentate nella navata maggiore
- mattoni a zig-zag e alveoli rettangolari nell’abside maggiore
- muro basso alla base del colonnato = ISOLAMENTO DELLE NAVATELLE per ripartire i fedeli
tra maschi e femmine

TARQUINIA = Santa Maria di Castello


“CHIESA DEL POPOLO” sebbene le istituzioni comunali si attestino solo a partire dal 1144: epigrafe
del 1121 commemora l’edificazione di un tempio in nome del popolo di Corneto (nome con cui si
definiva nel

medioevo Tarquinia). Consacrata tardivamente nel 1207, ha 3 navate con PILASTRI POLISTILI E
ARCHI A DOPPIA GHIERA.
1143 = volte a crociera sorrette da costoloni  rimando all’architettura lombarda, esempio isolato!

LAZIO MERIDIONALE = si avverte il prestigio di Montecassino, cfr:


Cattedrale di San Cesareo a Terracina
1074 = consacrata da Ambrogio, che aveva preso parte alla consacrazione di
Montecassino. 3 absidi e 3 navate spartite da colonne.

Cattedrale di Santa Maria ad Anagni


1072 = ricostruzione per volere del vescovo Pietro, originario di Salerno, come
Desiderio. 3 navate, 3 absidi e transetto continuo poco sporgente.

UMBRIA
Spoleto, XII sec = caratteri omogenei  3 navi, presbiterio sopraelevato su cripta, coperture voltate: a
botte sulla nave centrale e a crociere sulle navatelle ≠ Santa Eufemia, Spoleto = INTERAMENTE
COPERTA DA VOLTE A CROCIERA con sottoarchi e matronei nelle navatelle  legame lombardo?
Coperture di questo tipo già attestate nelle cripte della zona!

Penetrano modelli provenienti dalla capitale mentre si consolida lo stato pontificio  cfr.
- ricostruzione di San Giovenale, Narni
- ricostruzione di Santa Maria, Spoleto
= impianto basilicale, copertura lignea e transetto poco sporgente continuo e monoabsidato.

MARCHE = SVILUPPO PRECOCE SISTEMI VOLTATI

1060-1070 = Santa Maria di Portonovo, Ancona


3 navate, 5 absidi e quelle esterne connesse al basso transetto  ascendenza cluniacense simile
anche a Santa Maria Maggiore di Bergamo. VOLTA A BOTTE SU NAVE CENTRALE, archi trasversi
su colonne pensili = uso della botte può ricondurre alla Borgogna, ma non è semplice accettare legami
diretti fra regioni così distanti! vd. impiego volte a botte diffuso anche in Umbria.

Cattedrale San Ciriaco, Ancona


Croce greca con cupola al centro, bracci del transetto absidati e suddivisi in navate = ospitano poli
liturgici contrapposti!
Corpo longitudinale = fedeli
Braccio nord del transetto = vescovo
Braccio sud del transetto = canonici e funzione parrocchiale.

CAPITOLO 11 – Il dominio normanno: incontri di culture nel Mezzogiorno


X = Normanni, discendenti dei vichinghi, si stanziano in Francia settentrionale e ASSIMILANO
RELIGIONE CRISTIANA E CULTURA LATINA.

1066 = conquistano regno anglosassone

CONQUISTA DEL MEZZOGIORNO = si legano agli Altavilla, al Guiscardo il particolar

modo 1053 = battaglia di Civitate sul Fortore, il papa è sconfitto dai normanni

1054 = SCISMA fra chiesa d’occidente (Roma) e d’oriente (Costantinopoli)  papi si vedono costretti a
POLITICA DI PACIFICAZIONE con normanni = è favorevole Desiderio di Montecassino + durante il
sinodo di Melfi il papa riconosce a Guiscardo DIGNITÀ ISTITUZIONALE!

1071 = cade in mano normanno anche l’ultima roccaforte bizantina, Bari  i bizantini perdevano anche
in Anatolia vs. turchi selgiuchidi
PRIMA DELL’XI = NON ESISTE ARCHITETTURA NORMANNA UNITARIA, importante centro di
produzione è…

SALERNO
vd. Cattedrale di San Matteo
3 iscrizioni attestano il coinvolgimento di:
1. Guiscardo (epigrafe in facciata = contributo finanziario) = FINANZIATORE
2. arcivescovo Alfano = letterato e poeta amico di Desiderio, è IDEATORE
Qui è sepolto Gregorio VII, morto prigioniero del Guiscardo!
3 navi, transetto non sporgente e 3 absidi allineate = ripresa di Montecassino e San Paolo fuori le mura
in conseguenza!
Reliquie di San Matteo = deposte in CRIPTA A SALA  desueta nel Mezzogiorno!
Di fronte all’ingresso = porticato di colonne di recupero con ARCHI CON PIEDRITTO INNALZATO 
derivazione araba!
TRATTAMENTO SUPERFICI PARIETALI = tarsie policrome rotonde con motivi stellari

CALABRIA
1060-1080 = ARCHITETTURA COLONIALE NORMANNA (uso pietra squadrata)

Figura chiave = CONTE RUGGERO, fratello del Guiscardo + ROBERTO DA GRANDMESNIL = abate
impegnato nella costruzione di chiese e edifici claustrali dopo esser stato cacciato dalla Francia in
ragione dei conflitti vs. Conte Guglielmo, giunto in Italia il Guiscardo gli assegna…
Santa Maria, Lamezia Terme
Oggi rudere, 3 navi e volte e a botte sulle navi minori, transetto poco sporgente e 3 absidi  intro
usanze cluniacensi tipo canto corale

a Mileto = ove Ruggero auspicava di sviluppare la sua corte


1081 = diviene diocesi, i resti testimoniano presenza di:
1. Cattedrale
3 absidi, transetto non sporgente + coppie di colonen che reggono archi acuti
2. Monastero della Trinità
Impianto basilicale, 3 navate e colonne di spoglio, transetto poco sporgente e 3 absidi scalari ciascuno
preceduto da vano = rimanda a Cluny, è probabile alla fondazione prendano parte monaci che
gravitano attorno a Grandmesnil. Pare vi fosse una cupola. Gli Altavilla lo scelsero come luogo di
sepoltura!
VANI PRESBITERIALI CHE SI SVILUPPANO IN LUNGHEZZA CON ABSIDI SCALARI = di
derivazione normanna
(XI sec): non è corretto parlare di rimando cluniacense poiché i vani antistanti le absidi non sono
comunicanti nei casi calabresi! = ELABORAZIONE AUTONOMA DEGLI ALTAVILLA!

Cattedrale di Gerace = XI- XII


Chiesa a croce latina, transetto absidato e sporgente. Colonnato di reimpiego.
Lato est = presbiterio e bracci del transetto con crociera  derivazione renana + cupola innestata sulla
crociera!

INTRO DEAMBULATORIO A CAPPELLE RADIALI =


vd.
1. Abbazia della Trinità, Venosa (Lucania) = nota come “L’Incompiuta”
2. Cattedrale di Acerenza = cronologia dibattuta: iscrizione su portale nord in cui principe Giordano
dichiara di aver terminato ciò che aveva iniziato il padre morto nel 1078; Giordano muore nel 1090
= termine fine lavori?
3. Cattedrale di
Aversa
= deambulatorio circonda altari maggiori su cui si aprono cappelle semicircolari, si innesta su transetto
con absidi sui bracci

Sul libro:
Cattedrale di Troina (Enna) Cattedrale di Cefalù Palazzo del re, Palermo
Santa Maria dell’Ammiraglio Chiesa di San Cataldo
Duomo di Monreale, Palermo Nuova Cattedrale di Palermo Cattedrale di Canosa
Santa Maria e San Giacomo (Tremiti, San Nicola) San Nicola, Bari
Santa Maria di Rozzano (Abruzzo) Cattedrale di Bitonto
Cattedrale di Bari Cattedrale di Trani Cattedrale di Troia Cattedrale di Otranto Cattedrale di Taranto Santo
Sepolcro, Barletta San Corrado, Molfetta Santa Maria, Ruvo (Murge)

ABRUZZO = conquistato dai normanni alla fine dell’XI, diviene provincia nord del regno; prima della
fondazione dell’Aquila era città paludosa e povera, la rilanciano i longobardi. L’architettura
monumentale si afferma alla fine dell’XI, post conquista normanna.
È AREA CERNIERA fra gli estremi della penisola = suggestioni meridionali e settentrionali.

San Liberatore alla Maiella, Serramoresca


Dipendenza da Montecassino, poiché prevosto è indicato da Desiderio + cfr. scultura campanile (di
fronte alla facciata) e portale ≠ sperimentazione nei sistemi voltati = normanni.
3 navi, pilastri quadrangolari eccetto gli ultimi che sono cruciformi e presbiterio tripartito.

San Panfilo, Sulmona


Cripta triabsidata con elementi di reimpiego che in larghezza comprende le navate

San Pelino (+ oratorio di Sant’Alessandro), Corfinio


Transetto non sporgente in pianta con absidi = conformazione triconca; l’oratorio è annesso al fianco
sud, forse cappella funeraria o area deputata alle reliquie
decorazione dell’abside simile al San Liberatore
= ricostruite a partire dal 1075 per volere di Trasmondo, formatosi a Montecassino; si scontra con il
conte Malmozzetto ergo è possibile posticipare le ricostruzioni tra XI e XII.

CULTO DEL REIMPIEGO


- Sant’Angelo in Formis = eretto su basamento di tempio pagano con navi in cui si
trovano 16 colonne con capitelli corinzi provenienti da Alba Fucens +

- San Giovanni in Venere, Chieti


Facciata = ciclo di sculture con storie del Battista  scultore formatosi a Verona (cfr. San
Zeno) ≠ decorazione dell’abside = tarsie rotondee archi ciechi che rimandano alla Campania
normanna

Abbazia di San Clemente a Casauria, Pescara = IX secolo, fondata dall’imperatore Ludovico II

CAPITOLO 12 – Riforme monastiche


X- XII = grande sviluppo architettura monastica: le abbazie dell’Europa cristiana si aggregano e
nascono grandi famiglie monastiche. Le CONGREGAZIONI più importanti per la storia dell’architettura
sono:
1. cluniacense
2. certosina
3. cistercense
Le principali COMUNITÀ EREMITICHE:
1. camaldolesi
2. vallombrosani
 gli ordini religiosi intrecciano legami con le potenze aristocratiche in ascesa ≠ mondo monastico
conosce correnti di rinnovamento squisitamente proprie = RITORNO ALLE FONTI BENEDETTINE E
AL RIGORE DISCIPLINARE DELLE ORIGINI
vd.

Abbazia di Cluny = fondata in Borgogna nel 909/910 dal duca di Aquitania e conte di Mâcon,
Guglielmo. Centro della cristianità dotato di priorati in tutta Europa: i suoi abati promuovono
rinnovamento spirituale della regola benedettina:
- vita liturgica comunitaria
- rigore disciplinare dei monaci
L’Ecclesia cluniacensis è svincolata dal controllo vescovile e sottomessa al pontefice romano, mentre
il governo che esercita sulle chiese dipendenti si basa sulla FONDAZIONE DEI PRIORATI = comunità
rette da un priore che rispondono all’abate di Cluny = chiesa madre mantiene controllo su enti
monastici anche molto distanti!
IN ARCHITETTURA = ridimensionare ruolo assunto dall’abbazia (ovviare alla tendenza del “clunio-
centrisme”)  si conosce bene solo la configurazione di…
Cluny III = fondata dall’abate Ugo, parzialmente consacrata – nel 1095 – da Urbano II e dedicata da
Innocenzo II nel 1130. L’edificio è demolito in seguito alla Rivoluzione, eccezion fatta per il braccio sud
del transetto.
Basilica a 5 navate, doppio transetto con torri e deambulatorio a 5 cappelle radiali; un portico coperto si
addossava alla facciata e una coppia di torri era posta all’ingresso.

1927, Kennet Conant = individua con scavi archeologici:


- Cluny I = risale all’epoca di fondazione dell’abbazia, non sappiamo nulla
- Cluny II = dati frammentari circa la sua terminazione orientale (la quale ha 3 sottofasi).
Struttura con presbiterio tripartito, piccola cripta; i due ambienti laterali sono preceduti da un basso
transetto e comunicavano con il presbiterio formando lo spazio dedicato alle cerimonie liturgiche. 14
febbraio 981 = abate Maiolo la consacra con l’arrivo delle reliquie degli apostoli dalla basilica di San
Paolo fuori le mura (Roma). Rimaneggiata da Odilone post 994 = aggiunta di 2 absidi all’estremità del
transetto e atrio occidentale, definito galilea poiché spazio di accoglienza che ricorda incontro fra Cristo
e apostoli post resurrezione. Nel periodo di Odilone è realizzata cappella di Santa Maria = annessa al
chiostro e utilizzata per le liturgie di suffragio per i defunti.

Cluny nel X = PIANTA A CAPPELLE SCALARI = progressione di ambienti liturgici a lunghezza


decrescente, presbiterio tripartito e transetto absidato. Forse anche torre all’incrocio tra navata e
transetto.

FONDAZIONE PRIORATI IN ITALIA = 1070-1090  vd. bolla di Urbano II (1095) indica 58 chiese per
lo più in area lombarda: tutt’oggi conservate presentano caratteri diversi, ma è possibile riconoscere la
PREVALENZA DI UN TIPO ARCHITETTONICO = 3 navate, transetto non sporgente in pianta e torre
ottagonale sulla crociera.
cfr. (dovrebbero essere legate cronologicamente a Cluny II, ma le differenze sono notevoli)
1. San Paolo d’Argon
2. San Salvatore a Capodiponte
3. San Giovanni Battista a Vertemate

Abbazia di Polirone = eccezione poiché vi si riconoscono ELEMENTI DI IMPORTAZIONE DALLA


CHIESA MADRE
Fondata all’inizio dell’XI dai Canossa, entra a far parte del gruppo cluniacense nel 1077  prima metà
del XII = AVVIO RICOSTRUZIONE DEL COMPLESSO MONASTICO e ripresa di Cluny III: transetto
absidato e terminazione orientale a deambulatorio con 5 cappelle radiali; sul braccio nord del
transetto = cappella Santa Maria ad aula unica con pianta a T a tre absidi (= polo connesso alla
liturgia dei defunti).

XI sec = suggestioni cluniacensi con riferimento a Cluny II (5 absidi scalari) in chiese che non sono
alle dirette dipendenze della chiesa madre  ruolo cruciale è assunto dalle RIFORME MONASTICHE
vd. abate costruttore Guglielmo da Volpiano, proveniente dall’aristocrazia canavese, amico e discepolo
di san Maiolo, promuove la riforma – derivata dal modello cluniacense – in abbazie dell’Italia, della
Borgogna e della Normandia = è committente-ideatore, elabora progetto di massima che sarà eseguito
da maestranze specializzate!
vd.
- abbazia di Saint-Bénigne a Digione = impianto basilicale collegato a rotonda, collocata a
oriente, distribuita su 3 livelli di altezza
- abbazia di Fruttuaria a San Benigno (Ivrea) = fondata da Guglielmo nel 1003, è ricostruita per
intero nel ‘700, ma indagini archeologiche consentono di formulare ipotesi su impianto d’origine: 3
navate, 5 absidi, transetto poco sporgente e atrio antistante la facciata; nel presbiterio = resti di
modello circolare riconducile al Santo Sepolcro di Gerusalemme, probabilmente usato durante la
Settimana Santa
- abbazia San Giusto, Susa = fondata da Olderico Manfredi, la moglie Berta e il fratello
Alrico, vescovo di Asti. Stando alla testimonianza di Rodolfo il Glabro, Guglielmo era
presente alla consacrazione nel 1029.
5 absidi in posizione non scalare, grande transetto voltato a botte, all’estremità del braccio sud
una cappella per le reliquie di San Giusto
IMPIANTO A 5 ABSIDI PENETRA IN ITALIA veicolato dai movimenti monastici vicini al mondo
cluniacense: la soluzione si sviluppa in modo autonomo poiché la funzionalità liturgica consente di
inserire una serie di ambienti di culto in corrispondenza della terminazione orientale. Dolo la metà
dell’XI = applicata anche alle cattedrali di Acqui, Santa Reparata di Firenze, San Lorenzo e San Fermo
a Verona.

MOVIMENTI EREMITICI
RIFORMATORI PIÙ RIGOROSI = inaccettabile il compromesso, l’accumulo di beni e ricchezze
materiali  le esuberanze decorative cluniacensi non erano viste di buon occhio: SI PREFERISCONO
EDIFICI POVERI, GEOMETRICAMENTE ESSENZIALI E PRIVI DI ORNAMENTI.

EREMITISMO = scelta radicale che guarda ai santi anacoreti (= ascetici e contemplativi) orientali del
primo cristianesimo. vd.
- Calabria bizantina = Nilo di Rossano che fonda nel 1004 l’abbazia di Grottaferrata a Frascati
- Romualdo di Ravenna, precettore di Ottone III = promuove diverse chiese e allae sue riforme di
ispira…
1. Abbazia di Camaldoli (sulle montagne del Casentino, diocesi aretina) = terzo decennio dell’XI 
forte connotazione eremitica.
La sua più antica descrizione è nelle Costituzioni (1080) di priore Rodolfo= diviso in:
• eremo superiore = 5 celle per gli eremiti più rigorosi
• ospizio inferiore = cenobio
2. Abbazia di Vallombrosa (foresta del Pratomagno vicino Firenze) = su iniziativa di Giovani Gualberto
 orientata a forme di cenobitismo = forma comunitaria di monachesimo
Le strutture architettoniche dei 2 monasteri maggiori sono perdute, ma le chiese dei monasteri
dipendenti consentono di capire le scelte d’architettura delle congregazioni: predilezione per edifici
semplici, si afferma TIPO ARCHITETTONICO PREVALENTE (ma non esclusivo) = PIANTA A
CROCE COMMISSA E BRACCIO LONGITUDINALE AD AULA UNICA  ad Arezzo lo schema
ricorre in molte chiese del XII e XIII.

San Pier Damiani= discepolo e biografo di Romualdo, priore dell’eremo di Santa Croce a Fonte
Avellana (Marche) e poi cardinale di Ostia  chiesa ricostruita alla fine del XII, impianto cruciforme e
si sa che Damiani promosse la fondazione di singole celle per i monaci in luogo di dormitori comuni:
intenzione di favorire l’eremitismo.

CERTOSINI = movimento nato grazie a Bruno di Colonia, che nel 1080 abbandona la carriera
ecclesiastica per ritirarsi sulle montagne della valle di Chartreuse (Grenoble). Gruppo di discepoli
creatosi attorno a lui dà vita a rete di monasteri solitari = CHARTREUSES, priorati dipendenti dalla
casa-madre.
Guigo = priore che redige le consuetudini della Grande Chartreuse, approvate nel 1133 da
Innocenzo II. Le certose:
- sorgono in luoghi solitari: devono essere circondate da desertum = spazio privo di insediamenti
umani
- monastero ha 2 nuclei:
1) domus superior = sede dei monaci con chiostro e chiesa principale
2) domus inferior o correria= più a valle, riservata ai conversi e dotata di una propria cappella.
CONVERSI = confratelli laici che pronunciano voti parziali e seguono attività economiche,
mantenendo attività col mondo: sono ammessi sia dai cistercensi sia dai benedettini.
Le chiese certosine più antiche = semplici e senza troppe decorazioni, PARTICOLARE ATTENZIONE A:
- TESSITURA DI OPERE MURARIE
- ORGANIZZAZIONE SPAZI RISERVATI AI MONACI = ogni religioso dispone di stanza
autonoma con orto
 si afferma SCHEMA A PETTINE con celle innestate sul perimetro esterno del chiostro quadrangolare
=disposizione elaborata già nel XII.

Nucleo primitivo di presenza certosina in Italia =


- A Mondovì: Pesio e Casotto, in quest’ultima gli scavi confermano la presenza di celle lungo il
perimetro del chiostro
- Val di Susa = Losa poi trasferita a Monte Benedetto = chiesa superiore meglio conservata
con impianto ad aula unica e abside a terminazione piatta
- Monastero di Serra in Calabria, fondato da Bruno negli ultimi anni di vita = ricostruito nel XVI

La certosa di Trisulti (Lazio) passa dai benedettini ai certosini all’inizio del ‘200.
 In tutte si percepisce distintamente la suddivisione fra domus superior e inferior, rimangono le
correrie di Pesio, Casotto e Monte Benedetto.

XIV sec = i certosini ammettono COSTRUZIONI DI COMPLESSI MONUMENTALI

CISTERCENSI = congregazione nata in Borgogna, grazie a Stefano da Harding che si ritira con
alcuni confratelli nella foresta di Digione: il centro di riferimento diventa l’abbazia-madre di Cîteaux.
Inizialmente si aggregano altre abbazie-sorelle e si crea un gruppo che ha come riferimento Roberto
di Molesme = colui che fissa le consuetudini nella Charta caritatis del 1119, approvata da Pasquale II.
Successivamente la figura chiave diviene San Bernardo = abate di Clairvaux, interviene nelle
vicende politico-religiose appoggiando anche Innocenzo II in occasione dello scisma di Anacleto. La
sua Apologia, indirizzata all’abate Guglielmo nel 1125, è considerato manifesto delle dottrine circa le
arti figurative e le architetture ammesse dai cistercensi  era testo di propaganda retorica, non
sempre le idee bernardine si applicavano con rigore: le abbazie adottavano soluzioni differenti.
OBIETTIVO DELLA SPIRITUALITÀ CISTERCENSE = RITORNO ALLE FONTI DEL
MONACHESIMO BENEDETTINO IN DIMENSIONE CENOBITICA:
• lavoro manuale
• obbedienza
• rinuncia ai beni materiali
• liturgia comunitaria
• studio
per distinguersi dal monachesimo benedettino, che privilegia il nero, i certosini scelgono come
proprio colore il BIANCO.

Movimento fortunato = in pochi decenni i monasteri cistercensi si moltiplicano in tutta Europa: alla
metà del XII  350 abbazie! Le 5 borgognone mantenevano la loro posizione al vertice: i singoli abati
mantenevano la loro autonomia istituzionale, ma rispondevano nell’osservanza delle consuetudini ad
un capitolo generale = COSTELLAZIONE DI MONASTERI, AGGREGATA DAL RISPETTO DI
REGOLE COMUNI!

SCHEMA ARCHITETTONICO RICORRENTE che si afferma tra XII e XIII=


- CHIOSTRO = annesso al lato sud della chiesa, su ogni suo lato fabbricati…
- MANICA EST = vicina al braccio del transetto, sacrestia, capitulum e auditorium
- PIANO SUPERIORE = dormitorio, connesso alla chiesa da scalinata che scende nel transetto di
modo che i monaci raggiungano il coro nelle ore canoniche
- MANICA SUD = stanza riscaldata (calefactorium), refettorio e cucina
- MANICA OVEST = deputata ai rapporti con l’esterno con cellarium (=dispensa) e refettorio
dei conversi
- Il centro sacro era la CHIESA ABBAZIALE in genere dedicato alla Vergine  si afferma nel
secondo quarto del XII l’“impianto bernardino” = schema planimetrico cruciforme, al termine del
corpo longitudinale s’innesta il transetto con abside rettangolare al centro e cappelle laterali – 2/3
o di rado 4 – sui bracci a terminazione rettilinea.
vd. chiese derivate da Clairvaux = abbazia di Himmerod in Renania ove un monaco di
Clairvaux si era recato per dirigere i lavori + chiesa dell’abbazia di Fontenay = esempio meglio
conservato in Borgogna d’impianto bernardino a 2 cappelle su ogni braccio, è consacrata nel
1147 da Eugenio III.

n.b = LO SCHEMA BERNARDINO NON È ESCLUSIVO = cfr. abbazia madre di Cîteaux  impianto
rettilineo nelle 3 fasi di ricostruzione ≠ Clairvaux e Pontigny = schema a deambulatorio con cappelle
radiali.
i monasteri si adattano alle tradizioni costruttive locali, utilizzando tecniche e materiali dei territori di
fondazione! È indiscutibile, però, esistessero VETTORI DI MODELLI PLANIMETRICI E TECNICHE
COSTRUTTIVE comuni:

SCHEMA PROGETTUALE “AD QUADRATUM” = rispetto di geometrica maglia ortogonale con porzioni
modulari: la maglia è tracciata sul terreno con pali infissi e corde tese  esaltazione dell’estetica delle
proporzioni musicali e della geometria insita nel creato!
Si registra un rigore crescente tra il XII e il XIII.

LITURGIA CISTERCENSE:
- ALTARE MAGGIORE = dedicato alla Vergine, si colloca nel presbiterio
- CAPPELLE LATERALI = riservate alle messe private che celebravano i confratelli che
avevano ricevuto il crisma sacerdotale
- CORO DEI MONACI = recintato, di fronte all’altare nelle prime campate ad est
- CORO DEI CONVERSI = lato ovest e nelle campate successive
- TRANSETTO = distribuiva i percorsi all’interno della chiesa e collegava presbiterio, cappelle, coro
dei monaci e dormitorio
Nella prima fase = NO ECCESSI DECORATIVI

Gestione diretta dei loro patrimoni: la vocazione di povertà dei confratelli si traduceva in ricchezza
collettiva data dal grande afflusso di donazioni vd. GRANGE = architetture del lavoro affidate ai
conversi e organizzate per svolgere mansioni agricole.

ABBAZIE CISTERCENSI IN ITALIA


Chiese = elemento più antico dei complessi monastici ≠ chiostri e ambienti conventuali = XIII sec.

Santa Maria e Santa Croce a Tiglieto (Liguria) = nasce nel 1120 come filiazione di La Ferté. Ha absidi
piatte e transetto non sporgente, l’abside maggiore è affiancata da 2 minori.

Legate a Clairvaux e a San Bernardo, in Italia tra il 1133 e il 1135:


- Chiaravalle Milanese = una lapide la vuole fondata nel 1135, in seguito alla donazione del santo
– che passava per la città ritornando in Francia – di un terreno su cui erigere un monastero.
Consacrata nel 1221.
Primo impianto risale al tempo in cui era ancora vivo Bernardo: le volte a botte sui vani orientali
derivano dall’ambiente borgognone; seconda metà del XII = prosegue cantiere del corpo
longitudinale ove si affermano, invece, le tradizioni costruttive lombarde  sistema alternato
nella scansione delle campate.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA = costoloni diagonali a sezione torica nelle volte del transetto
e del corpo longitudinale.
Fungono da sostegni tozzi piloni cilindrici = caso isolato che rimanda a esempi già elaborati in
alta Italia = cfr. Sant’Antonino e cattedrale di Piacenza
- Chiaravalle della Colomba = fondata da Arduino da Piacenza nel 1136
- 1139 = Innocenzo II incaricava Brunone, abate di Chiaravalle Milanese, di riformare il cenobio
benedettino di Cerreto Lodigiano = vi fanno da sostegno pilastri articolati, forti e deboli: nei pilastri
maggiori compaiono SEMICOLONNE PENSILI rivolte verso la navata centrale, innestate su una
mensola a 2 m dal pavimento  necessità di appoggiare al pilastro gli stalli del coro dei monaci.
- 1134 = nasce grangia cistercense a Coronago, trasferita poi a Morimondo, così denominata in
onore del luogo di provenienza dei primi monaci = fine del XII costruzione della chiesa in cui si
abbandona nel corpo longitudinale l’uso del sistema alternato in luogo di una scansione uniforme
di campate rettangolari
applicazione dell’impianto bernardino con 3 cappelle annesse al braccio del transetto.

Gruppo piemontese di abbazie cistercensi la cui filiazione deriva dalla borgognona La Ferté:
• Abbazia di Staffarda = fondata fra 1127-1138 con sostegno di un ramo degli Aleramici che
diventeranno marchesi di Saluzzo. Chiesa già terminata nel 1154 = 3 navate 3 absidi semicircolari
e transetto non sporgente in pianta  non condivide modelli cistercensi, ma riprende schemi
costruttivi della tradizione lombarda, soprattutto Pavia: è probabile che grazie ai Saluzzo si
chiamino maestranze provenienti dalla capitale del regno italico.
• Abbazia di Lucedio, Vercelli = fondata nel 1123, stringe rapporti con Aleramici del Monferrato
e diviene sede delle sepolture di famiglia. La chiesa è distrutta nel ‘700, ma la documentazione
iconografica ne permette la ricostruzione: impianto ad abside curvilinea.
• Abbazia di Rivalta Scrivia, Alessandria = 1180, vi si insedia comunità di monaci di Lucedio +
Abbazia di Casanova, Torino = 1148-1152, derivata da Tiglieto = blocco orientale connotato
da rigoroso impianto bernardino con 2 cappelle annesse ai bracci del transetto; navate =
schema alternato nelle volte e nei pilastri polistili
modelli d’importazione borgognona che si intrecciano con tradizioni costruttive locali e con poteri
signorili

Architettura cistercense nell’Italia centrale:


- Chiaravalle di Fiastra (Marche) = fondata fra il 1140-1144 come filiazione di Chiaravalle
Milanese con il sostegno di Guarniero II, duca di Spoleto e marchese di Ancona.
Blocco orientale = costruito per primo riprende lo schema bernardino a 2 cappelle, voltate a
botte, su ogni braccio per transetto; corpo delle navate = legami con area lombarda e sistema
alternato nei pilastri e nelle volte (vd. Cerreto e Chiaravalle della Colomba). Le strutture
conventuali attorno al chiostro = complesso meglio conservato in Italia centrale, le parti che
risalgono alla fine del XII testimoniano organizzazione funzionale del monastero.

I cistercensi giungono a Roma poiché chiamati da papa Innocenzo II…


- Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, Roma = ricostruita utilizzando laterizi di spoglio del
precedente convento e seguendo nel capocroce lo schema bernardino a 2 cappelle, dopo la metà
del secolo si completa corpo longitudinale a 3 navate, coperto in origine da una volta a botte =
INTRODUZIONE A ROMA DI MODELLO ALTERNATIVO A SFARZO ARCHITETTONICO
PROMOSSO DAI PAPI  All’inizio del ‘200 = aggiunto portico di facciata e colonne ioniche
architravate per adeguare la chiesa i modelli romani
- Abbazia di Falleri, Civita Castellana (alto Lazio) = passata ai cistercensi nel 1179 con conferma
dei privilegi da parte di papa Alessandro III. ESEMPIO UNICO = pianta a T e 5 absidi
semicircolari sul transetto, corpo a 3 navate in origine voltato a botte e rafforzato da archi
trasversi che appoggiavano su pilastri maggiori.

Nel mezzogiorno = meno testimonianze


a) SARDEGNA = figura chiave di Gonario II Lacon-Gunale, giudice di Torres, che di ritorno da
un pellegrinaggio in Terrasanta incontra Bernardo e gli chiede l’invio di una comunità di
monaci sull’isola  1149 = abbazia di Santa Maria di Corte a Sindia
b) CALABRIA = abbazia della Sambucina, documentata a partire dal 1141. Nata grazie al
conte Goffredo di Loritello, ha abside piatta e anche parte del transetto, l’impianto è
cruciforme
c) SICILIA = monastero di Santo Spirito = affidato alla fine del XII dall’arcivescovo Gualtiero ai
monaci cistercensi; impisnto a 3 absidi curvilinee e apparato decorativo a tarsie policrome (in
quegli anni Duomo di Monreale)  CHIESA DEI MONACI DIVENTA MONUMENTO CHE
CONDIVIDE I CARATTERI DELLA ARCHITETTURA URBANA, NON È PIÙ UN LUOGO
ISOLATO!
Con Federico II l’importanza dei cistercensi aumenta!

Nell’Italia del XII = NON ESISTE ARCHITETTURA CISTERCENSE come fenomeno unitario, MA
ARCHITETTURA DI MATRICE BERNARDINA CHE RISPETTA SCHEMA COSTRUTTIVO
RICORRENTE E SISTEMA GEOMETRICO PROPORZIONALE NELLA PROGETTAZIONE DELLE
STRUTTURE

CAPITOLO 13 – Verso nuovi equilibri


Fine del XII =
- terminano le sperimentazioni architettoniche
- si consolidano le tecniche costruttive
- ricorrono soluzioni tipologiche
- nel Mezzogiorno = 1189, fine del regno normanno con morte di Guglielmo II, esso sarà inglobato
per eredità dinastica dagli imperatori svevi
- nel centro della penisola = consolidamento del dominio pontificio, si gettano le basi dello stato
teocratico che sarà riformato nel secolo successivo da Innocenzo III
- nell’Italia settentrionale = comuni lombardi stipulano, con l’impero di Federico Barbarossa, la pace
di Costanza nel 1183: i comuni ottengono riconoscimento istituzionale e ordinamenti politici
cittadini
SI STABILIZZANO I POTERI E LE STRUTTURE DI GOVERNO DEL TERRITORIO = vd.
1. CASTELLI
2. DIMENSIONE PUBBLICA DELL’ARCHITETTURA URBANA

CASTELLI IN MURATURA
XII = guerre  riorganizzazione eserciti  INCREMENTO CAPACITÀ OFFENSIVE = contatti con
l’Oriente in occasione delle Crociate consentono il potenziamento di macchinari bellici e NUOVI
SISTEMI FORTIFICATORI: L’EVOLUZIONE DELLE TECNICHE MILITARI COINVOLGE
L’ARCHITETTURA.

Castelli tra X-XI = materiali deperibili: legno e terre di riporto


XII = FORTIFICAZIONI IN MURATURA  diffusione capillare delle tecniche di lavorazione della pietra
e maturazione tecnologica delle maestranze. PASSAGGIO DA MATERIALI DEPERIBILI A PIETRA =
NON LINEARE, DISCONTINUO: per lo più permangono strutture miste.
cfr. Porta della Pescheria del Duomo di Modena in cui compare castello in pietra e legno con pareti in
conci regolari e torri a colombage.
Generalmente i castelli in muratura:
• configurazione geometrica regolare
• TORRI = si afferma la forma circolare o poligonale, più adatta alla difesa del passato
impianto quadrangolare
• BARBACANI rafforzano la tenuta delle cortine e controllano i punti più deboli (= porte di ingresso)
• PONTI LEVATOI sostituiscono PASSERELLE MOBILI
• nelle fortezze maggiori = DONGIONE o CASSERO = elemento architettonico erroneamente
identificato con la torre maggiore che corrisponde ad una zona recintata all’interno della
fortificazione, si colloca nel punto più alto, ove si collocano gli edifici preminenti del complesso:
dimora signorile, mastio, …

Esempi conservati fino ad oggi sono pochi, poiché frequentemente ricostruiti e aggiornati alle nuove
esigenze difensive.

Strutture residenziali del castello = si arricchiscono con elementi di rappresentanza, decorazioni e


servizi, alle volte è presente anche una cappella.

Valle d’Aosta secoli XI-XII = strutture in materiali lapidei che sfruttano cave del contesto alpino, torri
quadrangolari in pietra già nella seconda metà dell’XI
Regno normanno, Mezzogiorno = progetti fortificatori aggiornati alle tendenze che si impongono
nell’Europa del Nord: i castelli realizzati dalla dinastia degli Altavilla utilizzano tecniche all’avanguardia
derivate dal regno anglo-normanno con interventi di maestranze provenienti dal nord e dal mondo
islamico.
cfr. castello di Caronia = costruito all’epoca di Ruggero II, schema triangolare, cortina e torri
quadrate in pietra da taglio; all’interno il palazzo signorile rimanda alle residenze reali della Cuba e
della Zisa; sul lato nord la chiesa imita lo schema della cappella Palatina di Palermo.

In Italia centro-settentrionale = poche strutture fortificate antecedenti il 1200 sussistono.


vd. Rocca di San Silvestro = castello signorile della Toscana meridionale, fondato grazie allo
sfruttamento delle risorse minerarie per volere dei Conti della Gherardesca tra il X e l’XI. Fortificazione
trasformata nel corso del XII dalla famiglia Della Rocca = costruzione di cassero, muro indipendente
con torre quadrangolare, residenza signorile e cisterna. All’esterno un villaggio con una cappella,
difesa da una seconda cinta muraria.

CASTELLI DEL XII = OPERE DI AGGIORNATA QUALITÀ ARCHITETTONICA E IMMAGINI PIÙ NETTE
DEI POTERI
che ne detengono il controllo.

ARCHITETTURE CIVILI E SPAZI PUBBLICI


Edilizia residenziale del periodo X-XII = trasformazioni tardomedievali hanno agito cancellando le
tracce delle strutture antiche;
XIII = spartiacque, patrimonio edificato conservato fino ad oggi aumenta e permette indagini su vasta
scala. Info su edilizia preduecentesca = edifici superstiti dell’Italia centro-settentrionale…
- AFFERMAZIONE DI TORRI = hanno ruolo difensivo, ma anche simbolico dell’ambizione della
famiglia committente. Dimensione ridotta delle finestre e assenza d’ingressi a piano terra, spesso
affiancate da struttura residenziale dotata di comfort abitativi in cui risiedeva la famiglia dei
proprietari. Nel caso di torri “più domestiche” le finestre sono più ampie, hanno ballatoi e loggette ai
piani alti.
vd. Pisa, XII sec = case-torri affiancate separate da chiossi per lo scolo dell’acqua.
1088-1092 = arcivescovo Daiberto promulga lodo di livellamento delle torri affinché tutte
abbiano la medesima altezza.
A Bologna = resti di torri nella seconda cerchia di mura
A Padova = torri raggiungono i 40m, hanno base di paramento lapideo con blocchi squadrati di
trachite o calcare, ricavati dallo spoglio di edifici antichi ≠ in altezza = mattoni con coronamento
merlato. Solai in legno e a piano terra spesso erano presenti volte.

PASSAGGIO ALLE DOMUS IN MURATURA = permangono abitazioni in legno con coperture in paglia
= PERICOLO D’INCENDIO vd. Milano colpita da incendi nel 1071 e nel 1075 o Padova nel 1174.
PROCESSO DI SOSTITUZIONE = inizi Duecento, favorito da norme che proibivano l’impiego di
materiali infiammabili nelle coperture.

REVISIONE DELLE CINTE MURARIE = aggiornate con sistemi difensivi più moderni: la loro
costruzione accelera durante le guerre vs. Federico Barbarossa
vd. mura di Pisa e Milano = EMBLEMA DELL’ARTE CIVICA DELLA PRIMA ETÀ COMUNALE post
distruzione di Barbarossa!
Genova = fonti ricordano la partecipazione dei cittadini nel rafforzamento della cinta  oggi solo porta
Soprana e porta dei Vacca con scritture lapidarie = le NUOVE PORTE sono MONUMENTALI: HANNO
TORRI SIMMETRICHE SEMICIRCOLARI ALL’ESTERNO E APERTE ALL’INTERNO = ottima pietra da
taglio, presenza di maestranze antelamicheORGOGLIO CIVICO ANCHE IN ARCHITETTURE
LAICHE!

RICOSTRUZIONE OSPEDALI = settore deputato agli ordini religiosi e monastici, ai templari e ai


cavalieri di San Giovanni  vd. vallombrosani che accolgono pellegrini lungo le aree di strada
Nelle città = sedi di rappresentanza ospitano magistrature e riunioni di consigli comunali: nell’area
lombarda le fonti attestano la nascita dei PALACIA COMMUNIS già nel XII, post pace di Costanza si
avviano cantieri più ambiziosi = EDIFICI PUBBLICI COME SEDE LAICA DEL POTERE CIVILE!

Fine del XII = interventi su facciate delle chiese rivolte verso piazze cittadine
vd. Pieve di Santa Maria ad Arezzo = tra fine XII e inizio XIII fronte scandito con sequenze di logge su
colonnine che moltiplicano il motivo elaborato da Rainaldo nel Duomo di Pisa
+
Rialzamento della facciata di San Zeno di Verona = inserimento “Ruota della fortuna”  PRIMO
ROSONE DELLA STORIA DELL’ARTE ITALIANA, realizzato da Britolo nell’ultimo decennio del XII

Diffusione di QUARTIERI CANONICALI nelle città maggiori = espressione del potere assunto dal clero:
si riprendono i modelli diffusi nelle comunità monastiche e i chiostri divengono strutture preminenti e
raggiungono sviluppo monumentale  vd. Genova e Verona
≠ nelle campagne = CANONICHE ASSUMONO RUOLO DI COMMITTENZA
cfr. Santa Maria di Vezzolano (Monferrato) = navata sud diviene manica del chiostro che accoglie le
sepolture delel famiglie aristocratiche del territorio; all’interno il coro dei canonici è delimitato da pontile
con ciclo scultoreo dedicato alla morte della Vergine e alla sua assunzione.

CISTERCENSI = intrecciano legami con città e istituzioni comunali  a Genova nelle porte urbiche si
presume l’affermazione di archi acuti nelle porte urbiche grazie alla mediazione di maestranze
cistercensi provenienti da Tiglieto.

SPERIMENTAZIONE NEI SISTEMI DI COPERTURA = in area lombarda si afferma precocemente


CHIESA “A SALA” con archi impostati allo stesso livello su tutte le navate  soluzione strutturale
applicata nella metà del XII alla chiesa di San Simpliciano a Milano, le volte poggiano su nuovi
pilastri inseriti nelle navate

Chiesa di San Bernardo, Vercelli = 1164, primo caso in Italia del nord di chiesa progettata ex novo “a

sala” MAESTRANZE = si organizzano in associazioni corporative

Fine XII = figura più emblematica è abate cistercense Gioacchino da Fiore: attende un’imminente età
dello spirito che porti a termine la missione della chiesa = per illustrare la sua visione ricorre
all’immagine di una città!

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