Lo stile cinematografico
1_ Il punto sullo stile cinematografico
Il concetto di stile
Nella retorica classica e poi medievale il concetto di “stile” ha tre valori:
• rappresenta l’ornamento (ornatus) di contenuti inizialmente disadorni, concetti, sezioni del discorso
etc…
• norma cui bisogna conformarsi, produzione dei testi
• insieme di tratti formali che caratterizzano un gruppo di opere
Settecento: decadenza della retorica => stile come “maniera di espressione individuale”.
Teorie organiciste dell’arte, Goethe => stile diventa manifestazione del genio romantico (irripetibile e originale)
e allo stesso tempo il punto più alto di espressione artistica.
Fine Settecento: stile nelle arti plastiche → all’inizio: stile come tratti ricorrenti nelle opere di un autore
appartenente a una scuola; poi stile per indicare gli elementi comuni nelle opere d’arte di un’intera epoca.
=> Ribaltamento della questione: non più tratto individuale ma sistema di regole che sta sotto alle
singole manifestazioni artistiche.
Due poli opposti dello stile: individualità-collettività
Novecento: stile sopravvive agli attacchi della linguistica
intervento di Nelson Goodman → invita a salvare lo stile sciogliendolo dalla relazione biunivoca fra
forma e contenuto; questo porta gli studiosi a fare i conti con due aspetti ineliminabili dello stile
• variazione formale su un contenuto più o meno stabile
• insieme di tratti caratteristici di un’opera che consentono di identificarne l’autore
Lo stile nella teoria del cinema
La teoria del cinema ha dato l’impressione di volersi sbarazzare della nozione di stile; ma oggi il concetto di stile
risorge per delle ragioni individuabili in due tendenze:
• forte ripresa della prospettiva storiografica
• desiderio si non azzerare il passato ma di riconvertire ai nuovi interessi tutto il bagaglio metodologico
elaborato dagli studi sul linguaggio cinematografico
Concetto di stile: adatto interpretare il paradigma teorico che domina oggi il campo degli studi del cinema →
perfetta congiunzione tra approccio formalista/nomenclatorio e un approccio culturalista.
Quattro filoni di ricerca:
1) Teorie classiche, 1915-1945 → problema dello stile in un’ottica essenzialista: domanda cui ruota attorno “cos’è
il cinema?”(Bazin). Ricerca della natura intrinseca del cinema, di una vera e propria definizione.
Presupposto che cinema in sé stesso, al di là delle sue molteplici manifestazioni, possieda caratteristiche
specifiche presenti in esso.
Si basa intorno a:
- la ricerca di uno specifico filmico: principio peculiare che faccia del cinema qualcosa di diverso e di
unico rispetto alle altre altre
-tendenza normativa: volontà di spiega come dovrebbe essere il cinema dettando le condizioni della
bellezza cinematografica
- caratterizzazione formativa o formalista: tendenza a definire l’essenza del cinema non in termini di
fedeltà ma di infedeltà del reale
Stile → forma immutabile e necessaria che il cinema deve assumere per essere pienamente arte; le
teorie classiche non propongono uno studio linguistico del cinema ma uno studio del cinema come
realtà intrinsecamente linguistica ed estetica
Film als Kunst 1932, Arnheim: cinema può raggiungere risultati artistici benché sia un mezzo tecnico
basato sulla riproduzione meccanica della realtà → l’immagine riprodotta è di per sé caratterizzata da
una serie di tratti “difettosi” (fattori differenzianti) che la distinguono dalla realtà.
Cinema è arte proprio grazie a questi fattori, perché è una tecnica “difettosa”, e più lo stile
asseconda questa imperfezione più il risultato è estetico
Der Film 1949, Balàsz: riflessione sullo stile: linguaggio (montaggio e manipolazione del tempo), estetica
(film sonoro), poetica (genere comico), implicazioni filosofiche (primo piano e uomo visibile).
Differenza fra stile e stilizzazione:
- stile: forma quasi naturale, organica che riflette lo spirito della collettività concentrato in un
individuo
- stilizzazione: forma artificiale dove il contatto con la realtà è forte, sintesi di tutti i fattori in uno
stile unitario
Qu’est-ce que le cinéma? Ontologie et langage 1958, Bazin: essenzialista e teleologico ma in direzione
opposta rispetto ai teorici classici → due aspetti: tecnica e reale letti in un altro senso.
Complesso della mummia all’origine delle arti plastiche: desiderio di duplicare la realtà per vincere il
tempo e la morte. Fotografia e cinema portano a compimento questo destino e quindi lo stile dovrà
assecondarne e valorizzarne l’essenza
=> modo di concepire lo stile diverso: non più come forma “visibile” ma trasparente. Passando
attraverso questo concetto, lo stile e la forma trovano una misura moderna → non più in opposizione
alla realtà “esterna” ma compenetrati in essa.
2) Formalismo e neoformalismo → riflessione sullo stile cinematografico come “forma” trova avvia con l’opera
dei formalisti russi nel volume collettivo Poetica Kino (1927) con I problemi dello stile cinematografico
- distinzione fra pratiche linguistiche estetiche e non estetiche
- rifiuto dell’idea di “forma” come recipiente di un contenuto
- processi finalizzati alla produzione di un effetto di straniamento (ostranenje) che sospende la
funzionalità pratica del linguaggio elevandolo al dì sopra della percezione comune
- distinzione fra fabula (storia) e sjuzet (intreccio, in stretta connessione con lo stile del racconto)
- concezione contraddittoria della dimensione storica e sociale dell’opera d’arte da un lato rifiutata se
intesa come “rispecchiamento”, dall’altro recuperata sotto molti aspetti
Approccio formalista: essenzialmente alla narratività, due principi guida del formalismo cinematografico
• costituito dall’insieme di “procedimenti” che riguardano la costruzione dell’inquadratura che producono
come effetto stilistico primario una certa costruzione dello spazio-tempo del film
• sempre pensato in rapporto alla narrazione, al dittico fabula/sjuzet
→ chiamato in causa il grado di autonomia della “forma” rispetto alla dimensione narrativa
Epoca recente: ripresa del formalismo in nordamerica → indagine estetico-linguistica sulla storia del cinema per
far interagire lo studio delle forme testuali con la ricognizione del contesto storico
Neoformalismo: Kristin Thompson e David Bordwell riprendono il formalismo russo (fabula/sjuzet,
ostranenje, rapporto stile /narrazione) e il funzionalismo (concezione del mondo dei segni come
struttura funzionale in cui gli elementi vengono compresi solo in connessione con l’insieme; attenzione
alla dimensione storica dell’opera d’arte).
Da una parte riafferma la centralità di un’analisi formale dei film polemizzando l’impostazione
“culturalista” dei Film Studies, dall’altro salta nell’analisi delle forme la mediazione della semiotica
(teorica e astorica)
- Narration in the Fiction Film 1985, Bordwell
• pone le base teoriche del suo metodo: concetto di norma estetica → l’insieme di alternative
estetiche di cui un artista può disporre in un dato momento storico definendo un sistema di
probabilità
• affronta la natura dei rapporti tra stile e narrazione: stile come insieme dei procedimenti
tecnico-linguistici, da un lato complementare all’intreccio e dall’altro rimane in parte autonomo
(può anche influenzare l’intreccio stesso)
• ultima parte del libro: analisi dei modi di narrare succedutasi nel cinema, dove l’elemento
stilistico è in primo piano poiché le varie forme di racconto designano altrettante opzioni sul
piano dello stile
• carattere sistematico dello stile
- Breaking the Glass Armor. Neoformalist Film Analysis 1988, Kristin Thompson
• analisi di vari film
• sottolinea il valore differenziale dello stile → ripresa del concetto formalista di straniamento
(non considerare il film fuori dal suo contesto storico)
• backgrounds: norme dell’esperienza derivanti in misura uguale dalla vita quotidiana e dalle
altre opere d’arte → lo stile non è solo un sistema di opzioni più probabili di altre ma anche un
sistema aperto, prodotto e fruito in un’interazione costante con i sistemi simbolici del contesto
- Film Art: An Introduction 1979 BT: definizione di “forma” filmica come sistema in cui gli elementi
tecnico-linguistici del film sono in un tutto organico.
Agiscono due sistemi formali, in continua interazione:
• sistema stilistico
• sistema narrativo
Stile nasce da un intreccio e un’interazione tra più sistemi: da un lato interagiscono fra loro (sistema
narrativo e stilistico) e dall’altro interagiscono con i sistemi attivi nel contesto → serie di configurazioni
formali che designano il terzo sistema, cioè cioè le norme estetiche in vigore in un certo periodo.
3)Semiotica
Incontro mancato fra concetto di stile e semiotica → carattere “storico” del concetto di stile e “astorico” della
semiotica.
Due fasi della semiotica: strutturalista e post-strutturalista; entrambe col disinteresse verso la dimensione storica
dei linguaggi.
Fase strutturalista: ricostruire le strutture del linguaggio cinematografico (non la sua evoluzione o
motivazioni storiche)
Fase post-strutturalista: comprendere il funzionamento dei testi nella loro singolarità e processualità
Testi → oggetti irriducibili e dinamici e importanza data al processo di scrittura: relazioni interne ai testi
stesse che non hanno relazione con l’esterno
Fine anni Settanta : semiotica del cinema si apre a nuove ricerche
- studio dei testi e dei loro processi con carattere costruttivo → approfondimento dei modi concreti con cui n
testo narra e comunica , spesso con collocazione storica
- studio dei testi e processi si allarga alla considerazione dei contesti (socio-semiotica)
Metz: “padre” del concetto di stile analizzato dalla semiotica → tre momenti
• fase strutturalista: 1968 Essais sur la signification au cinéma → elabora la grande sintagmatica cioè una
tipologia dei modi di significazione possibili al cinema.
Natura essenzialmente retorica e allo stesso tempo suscettibile di un’evoluzione storica (grande
sintagmatica non immutabile)
Langage et cinéma: da un lato attenzione sul testo (luogo di interazione tra vari codici), dall’altro
linguaggio cinematografico visto come intreccio dinamico di codici e sottocodici i cui rapporti variano a
seconda del periodo storico.
Bisogna ricostruire il modo in cui si realizza il gioco di competizione, incorporazione ed esclusione dei
sottocodici
Bordwell-Mezt:
- in comune: idea di stile come fatto globale
- differenze: modo di concepire il movimento ed evoluzione del sistema stilistico
• Inversione di rotta → L’énonciation impersonelle ou le site du film 1991: affronta il concetto di stile non
più come “forma” ma come cifra del singolo regista => impossibile assimilarlo ai fenomeni di
enunciazione e studiarlo perciò con la semiotica
Fine anni Settanta → analisi del funzionamento dei teste condotta con implicita consapevolezza storica e chiara
predisposizione verso i fenomeni dello stile.
Rinnovare la grande sintagmatica di Metz: volontà di collegare alcune soluzioni formali a un preciso
momento del cinema
Anni Ottanta → semiotica si allarga alla prospettiva pragmatica: inizia a pensare il testo in un contesto
comunicativo e sociale. E più la semiotica si allarga a questa prospettiva, più è raro il suo incontro col concetto
di stile.
Anni Novanta → prospettiva ancora aperta: intersezione con altre discipline
Film, sapere e società 1999 → analisi del testo filmico si intreccia con la ricostruzione dei vari contesti
che lo determinano.
- translinguistica di Bachtin viene ripresa: avanzare legami fra forme del testo e discorsi sociali che
costruiscono un mondo “testualizzato” intorno al film.
3) Sociologia e storiografia
Fine anni Settanta → discipline come la sociologia e storiografia del cinema cominciano ad operare categorie e
strumenti della semiotica, oltre del formalismo e funzionalismo
Due esempi
• Cinéma et Historie, 1977, Marc Ferro: analizza lo stile di alcuni film come forma di testimonianza della
realtà sociale
• Sociologie du cinéma, 1979, Sorlin: dedica un’intera sezione del libro al rapporto tra analisi filmica e
storia sociale → secondo Sorlin il film non rispecchia direttamente la società ma seleziona, trascrive e
combina la realtà, cioè che un’immagine confessa non è uno stato di cose, ma il visibile sociale
- Analyse filmique d’un ensemble extensible: les films francais des années ‘30, 1980 : messa a fuoco di
alcuni temi tipici della produzione popolare francese degli anni trenta a partire da un’analisi delle
configurazione testuali
Stile/storia del cinema → Bordwell e Thompson in The classical Hollywood cinema 1985 introducono la nozione
di stile classico hollywoodiano: assetto stilistico tipico di un’intera fase del cinema americano e che coincide con
l’instaurazione di un preciso modello produttivo.
Analisi del modo in cui le scelte tecnico-linguistiche si organizzano in tre sistemi formali: narrazione,
rappresentazione del tempo, rappresentazione dello spazio → risultato è di scavalcare la rigida distinzione tra i
generi e di relativizzare ancora di più la nozione di autore.
• Noel Burch: connubio fra l’attenzione storica de neoformalismo e consapevolezza teorica della
semiotica → La lucarne de l’infini. Naissance du langage cinématographique 1990, illustra il passaggio
dal cinema primitivo al cinema classico
- passaggio fra il 1905 e il 1915 → sintassi filmica subisce un processo di linearizzazione, la
rappresentazione dello spazio insegue la profondità; lo spettatore viene coinvolto all’interno della
narrazione
- distinzione fra modo di rappresentazione primitivo (MRP) e istituzionale (MRI): complesso di principi e
regole formali
• Sànchez-Biosca, 1990, Sombras de Weimar → ripercorre il cinema tedesco del primo dopoguerra,
mostrando come vi si scontrino tre modelli di rappresentazione: metaforico, narrativo, costruttivo
- tre differenti approcci discorsivi: ogni modello individuato corrisponde a una diversa forma la quale
applicata alla stessa materia dà origine a una diversa sostanza → analizza ciascun modello come
risultato dell’incrocio di altrettanti ambiti di discorsi: figurativo, narrativo, enunciativo
- articolazione della riflessione fra due poli: da un lato modelli di rappresentazione dominanti nell’epoca
storica presa in esame, dall’altro si sofferma sui testi filmici analizzati nella seconda parte
2. Prospettive di studio
1)Perché lo stile cinematografico
Quattro serie di opposizioni: sistema/occorrenza singolare, collettivo/individuale, superficiale/profondo,
diacronico/sincronico.
“Stile”: nozione-ombre che interseca molti campi dell’attività umana → Bertetto: nozione scarsamente euristica,
quindi alla nozione stile è preferibile quella di forma, consente una serie di altri elementi che invece un’analisi
dello stile non può individuare.
Ma:
• coppia scarto/norma → non vanno per forza visti in contrapposizione ma in tensione dialettica
- Spitzer: si basa sul circolo ermeneutico, cioè l’insieme si spiega attraverso i particolari e i particolari
attraverso l’insieme, in un processo in cui non c’è mai un prima e un dopo; allo stesso egli definisce,
classifica → classificazione e interpretazione non sono tra loro contraddittorie
• natura terminologica → la parola “stile” possiede una connotazione storica che invece “forma” non ha
- si tratta di una categoria che appartiene al senso comune oltre che alla teoria
Le démon de la théorie Compagnon: indaga i rapporti fra la teoria ed il senso comune → passa in rassegna
quelle nozione di senso comune che i non addetti ai lavori adoperano per parlare di letteratura, e che la teorie
ha cercato di eliminare.
Post-Theory di Bordwell e Carroll: punto di vista è opposto, si muove in un quadro anti-teorico → sconfitta della
grande teoria ad opera del metodo empirico e della storiografia.
Mentre Compagnon compie una posizione meta-teorica, cioè all’interno di una prospettiva non rassegnata alla
morte della teoria → mettere in campo una nuove teoria: teoria debole, autocritica per confrontarsi con le idee
del senso comune.
Gli studi sullo stile cinematografico sono oggi luoghi dove riemerge una vocazione teorica a lungo rimossa, un
confronto serrato tra la teoria e il senso comune.
2)Definizioni
Due significati di stile cinematografico
• teoria linguistica, letteraria, artistica: termine di stile cinematografico indica
- serie di tratti testuali appartenenti al livello della forma dell’espressione oppure al livello della forma
del contenuto
- si presentano con una certa regolarità e con una stabilità di collegamenti all’interno di un gruppo più
o meno vasto di opere, risultato di una ricorsiva selezione e combinazione di elementi o come
sistematica deviazione rispetto a un supposto “grado zero” della scrittura
- permettono di riconoscere immediatamente un certo testo o un suo frammento
Lo stile appartiene alle caratteristiche “di superficie” dei testi
• teorie del cinema: nozione di stile (o modo) di rappresentazione indica:
- sistema coerente di opzione tecniche, grammaticali, narrative, comunicative in cui sfera interagisce
con altri livelli
- sistema formale storicamente e socialmente situato → due possibilità
- nascano simultaneamente più sistemi formali
- leggere i sistemi come sintomi di alcune tendenze o contraddizioni socio-culturali
L’approccio all’analisi dello stile debba unire almeno tre caratteristiche: esso deve essere sistemico, integrato e
sintomatologico.
3)Un approccio sistemico
Distinzione fra stile individuale e collettivo negli studi del cinema, dove ci si è sempre concentrati su quello
collettivo privilegiando l’idea di ricorrenza su quella di occorrenza.
Divisione degli studi in due categorie:
• stilistica intensiva: riduce lo stile alla dimensione superficiale del testo, pratica un’analisi empirica e
asistematica che ripercorre la storia del cinema alla luce di singoli procedimenti tecnico-stilistici o del
prevalere di alcune costellazioni formali definite di volta in volta secondo criteri mutevoli
Limite → si parla di stile ma riducendolo a un catalogo slegato ed episodico, facendolo emergere come
una categoria sfuggente, limitata al livello visivo (superficiale del testo)
• stilistica estensiva: riconduce allo stile altri aspetti della “forma” del testo (struttura narrativa, punti di
vista, rappresentazione dello spazio-tempo) considerati tutti come un “sistema” complesso
Limite → stile emerge come una categoria rigorosamente formalizzata ma troppo onnicomprensiva o
applicabile solo a cinematografie molto compatte sotto il profilo estetico e industriale
=> servono categorie d’analisi più rigorose e un’applicazione a insiemi testuali più circoscritti
Umberto Eco: semiotica definita come una stilistica implicita, “livello superiore della stilistica”.
→ lo stile di rappresentazione inteso come vero e proprio “modo di formare”, coinvolge tutti i codici, livelli di
senso, strategie significanti messi in opera sia in superficie che in profondità.
Questo modo di formare consisterà in quell’insieme di scelte linguistiche, narrative, comunicative che un
“compositore” (regista etc…) possono compiere in un dato momento storico → costituisce un modello
astratto: non si trova in modo effettivo in nessun testo singolo ma è presente allo stato virtuale in molti
testi.
Idea di semiotica “astorica” → è stata impermeabile alle dinamiche storiche nella sua fase strutturalista, ma nella
fase post-strutturalista e pragmatica si è aperta alla dimensione storico-sociale dei linguaggi. La semiotica del
cinema ha sempre costeggiato la stilistica in tutti i momenti della sua storia, dalla fase strutturalista fino alla
svolta pragmatica.
Idea estensiva → uso delle categorie semiotiche può diventare decisivo: se un modello stilistico nasce
sempre dall’interazione tra un sistema visivo, enunciazionale, e un sistema narrativo, il testo o il corpus
vanno allora affrontati nella loro globalità, nell’interazione plurivoca dei loro livelli testuali, e la semiotica
può incoraggiare uno sguardo rigoroso alla globalità del testo come “sistema”.
- Leonardo Quaresima: come oggetto d’analisi storiografica le unità di stile → elementi che possono
appartenere all’ordine tematico-narrativo, linguistico-enunciato, tecnico-espressivo, dotati di una fortissima
autonomia e che incrociano trasversalmente i sistemi degli autori, interpretati nel senso tradizionale, e i sistemi
dei “generi”, e si costituiscono a vari livelli.
Stile: nozione plurima e cangiante, dinamismo e processualità → storia dello stile che non si riduce alla storia del
linguaggio cinematografico ma come una nuova cartina costituita da elementi di base, comuni agli autori e ai
generi, ma che possono trovare forme di coesione indipendenti e diverse.
Indicazioni di studio:
• analisi stilistica non può essere una fenomenologia empirica ma deve saper cogliere le logiche
profonde che regolano i fatti estetici
• indagare i sottostili, le formazioni stilistiche colte nelle oro micro-dinamiche
I. Calvino → critica le generalizzazione e le approssimazioni frutto di un’applicazione meccanica delle categorie
sintattiche e lessicali
3)un approccio integrato
I sistemi stilistici dei testi sono in stretta relazione con i sistemi che si trovano “fuori” dai testi stessi =>
studio dello stile va integrato e fatto dialogare con i vari settori.
Film → almeno quattro tipi di contesti: produttivo, ricettivo, discorsivo, socio-culturale
• contesto produttivo
definizione di “modo di produzione” è problematica
• contesto di ricezione
ricostruzione di tale contesto è essenziale per comprendere i fenomeni stilistici: gli stili della
rappresentazione cinematografica appartengono a una rete di saperi socialmente condivisi e
culturalmente determinati, che i testi si limitano ad attivare, e che possono chiudersi soltanto
se cadono in un ambiente adeguato
• contesto discorsivo
discorsi sociali relativi al film hanno sempre un duplice risvolto
- agenti sociali: servono a “completare” le strategie del testo
- documenti sociali: cercare di vedere con gli occhi del pubblico anche attraverso l’analisi dei
discorsi sociali → ogni epoca possiede un suo “sguardo” cioè una modalità particolare di
guardare il mondo, non modello univoco ma molti testi e media che si scontrano sulla scena
sociale → si tratta di un’abitudine a vedere secondo certi schemi (atteggiamento mentale e
culturale)
4)un approccio sintomatologico
Stilistica intensiva ed estensiva si fermano alla pura descrizione di una forma, al “come” più che al
“perché”.
Bordwell → si dichiara contrario all’ipotesi che le forme cinematografiche siano anche forme culturali,
e possano aiutare a gettare luce sul contesto che le ha prodotte.
I singoli procedimenti formali non sono mai portatori di significato di per sé: si mettono fi volta in
volta in rapporti diversi con gli altri elementi del sistema testuale, ma si pongono in un rapporto ogni
volta differente con il contesto sociale e culturale.
-Palmer: maggior problema del modello formalista di Bordwell è la mancanza della
componente semantica, che prenderebbe in considerazione questioni legate al significato
-Berretto: senza lo studio dell’immaginario, l’esame dei procedimenti stilistici risulta
incompleto
-Bernardi: possibilità di studiare la storia delle forme come storia della cultura e dei problemi
culturali e sociali → proposta di una lettura sintomatologica dei fenomeni di stile
Stile come indizio → concetto di sintomo (Ginzburg) è l’indizio stilistico marginale che permette di
ricostruire una visione del mondo, se ci si pone nell’attitudine del cacciatore, del detective,
dell’indovino.
• Cercare i sintomi di una cultura nell’intreccio inscindibile di forme, motivi e figure che
costituisce la sua iconologia: strada presa da Panofsky nell’interpretazione culturale delle
immagini.
• Contributo della semiotica testuale all’analisi cultural-sociale della letteratura → Umberto Eco
nel Il superuomo di massa : analizza le strutture narrative intese come “forme” globali del
testo, che comprendono sia le strategie stilistiche vere e proprie sia le forme del contenuto
- testi
- contesto storico-sociale
entrambe strutture indipendenti e da studiare attraverso categorie formali omogenee, in
modo da evidenziare omologie strutturali ma senza ricercare rapporti di causa-effetto
Eco introduce due serie:
- strutture culturali e ideologiche
- interpretazioni
Possibili modi di intendere il valore sociale e culturale dello stile
1. stile come sintomo di un atteggiamento conoscitivo: rappresentazione della realtà è una
forma di conoscenza della realtà stessa, “dietro” le forme c’è sempre una logica culturale più o
meno evidente
2. ogni scelta rappresentativa si basa su una particolare idea di che cosa è la rappresentazione
→ implica una vera e propria politica dello stile, mette in campo un certo modo di concepire il
rapporto con la realtà e un certo modo di mettersi in rapporto con il pubblico
3. modello stilistico è sempre anche una forma di discorso: studiare lo stile del film come
formazione discorsiva, come discorso tra i discorsi → affrontare il rapporto fra il film e i
discorsi sociali anche dal punto di vista (oltre dei contenuti) delle omologie formali
Deleuze: montaggio del cinema muto come “categoria di pensiero”.
Bisogna evitare di cadere nella logica del rispecchiamento:
• superare l’idea che esiste un isomorfismo strutturale fra testi e cultura → testo: risponde al
disordine secondo una sorta di compensazione, entropia e lo fa anche attraverso lo stile, i
procedimenti formali => idea di stile come “formazione di un compromesso” e “risposta” alle
sollecitazioni culturali, tecniche, ideologiche della società
- Bordwell: stile come risposta tecnica a problemi di ordine rappresentativo e narrativo (non
culturale)
- sorta di darwinismo culturale → affermazione di uno stile dipende dalla sua capacità di
sciogliere contraddizioni sociali; il successo di una forma dipende anche dalla sua capacità di
incontrare dei bisogni e leggere la risposta più essere un modo per ricostruire la domanda
sociale che l’ha prodotta => rapporto fra stile e tecnologia nel cinema, coinvolti in un gioco di
determinazioni reciproche:
- la tecnologia propone continuamente nuove possibilità
- lo stile nasce da uno sfruttamento libero e talora imprevisto di queste possibilità, è il segno
che le risorse tecniche sono state piegate ad un uso razionale, e in quanto luogo della
razionalità è un indizio che tradisce un modo di pensare (sia individuale che collettivo)
• mettere in gioco lo stile nella sua dimensione contraddittoria, dinamica: testo “sociale” come
luogo di queste contraddizioni → Bachtin parla di costruzioni linguistiche che racchiudono
una concezione del mondo: applicare in quei casi in cui i testi cinematografici compiono
un’operazione metalinguistica e fanno scontrare fra loro una pluralità di “unità di stile”.
rapporto linguaggio-metalinguaggio per leggere in chiave di sintomo i momenti in cui un
testo ricorre a soluzioni metalinguistiche.
Studio Cines anni Trenta: fenomeni di polistilismo e contraffizioni fra diversi modelli stilistici all’interno
dei testi:
- semiotica per individuare i vari incroci fra strutture narrative e forme dell’enunciazione
- lettura delle dialettiche stilistiche dei testi come sintomo di un conflitto culturale e ideologico, come
forma di risposta di adeguarsi a una serie di richieste ideologiche, commerciali, linguistiche
→ sociostilistica del cinema
Seconda strada: punto di vista dei contesti di ricezione, passare da una lettura sintomatica degli stili
all’analisi delle appropriazioni che degli stili vengono effettuate all’interno di determinati campi sociali.
Stile cinematografico → si afferma quando il pubblico è pronto a “incorporarlo”, gusto, da
leggere non solo in relazione al succedersi degli stili estetici del cinema ma anche in relazione
alle strutture sociali e condizioni materiali dei pubblici del cinema
• Antonioni e Fellini → contrapposti sulla stilistica del testo, complementari sulla stilistica del
gusto: entrambi contrassegno di una borghesia colta tradizionalista ma leggermente
progressista
• Stile d’autore post-moderno → frattura sociale nei criteri della costruzione del gusto: stile di
una neoborghesia interna alla società dello spettacolo
Quella che emerge è un’idea “negoziale” di stile, inteso non più come canone ma come processo
dinamico.