il Rinascimento che, in ambiente profano, sviluppò molto l’insegnamento della
musica preordinato soprattutto alla formazione del perfetto cortigiano;
la Controriforma, che salvaguardò il proprio patrimonio musicale –Gregoriano e
Polifonia – solidificando la grande tradizione pedagogico - musicale cattolica;
Venezia, dove nel XV secolo sorgono i primi istituti musicali detti “ospedali” perché
ospitavano orfani e bambini poveri da avviare alla musica o a qualsiasi altra arte,
mestiere o professione per il futuro sostentamento;
Napoli, dove un secolo dopo – 1500 – nacquero con gli stessi intenti analoghi istituti
denominati “conservatori” (S. Maria di Loreto, i Poveri di Gesù Cristo, S. Onofrio a
Capuana, la Pietà dei Turchini), trasferitisi nel 1826 nell’ex convento “San Pietro a
Majella” che, fino al 1807, aveva ospitato i Celestini e da cui si avrà la divulgazione
delle scuole musicali in tutto il mondo.
Impostazione e tecnica basilare del Clarinetto
Accertarsi delle predisposizioni fisiologiche dell’alunno allo studio del clarinetto:
labbra idonee, arcate dentarie adatte, lunghezza delle braccia e degli avambracci,
grandezza delle mani, ed estensioni delle dita adeguate alla lunghezza del clarinetto
soprano Sib;
Accertarsi che il clarinetto sia in buono stato;
Verificare che il becco sia adeguato alle esigenze dell’alunno;
Usare ance di taglio poco consistente per facilitare l’emissione iniziale del suono (si
consiglia durante il periodo d’impostazione di usare le ance leggere, 1 e 1/2 oppure
2);
Imboccatura del becco del clarinetto: invitare l’allievo a posizionarsi in stazione
eretta e ad assumere una corretta postura, (senza irrigidire nessuna parte del corpo);
Far imboccare il becco del clarinetto, facendo appoggiare su di esso gli incisivi
dell’arcata dentaria superiore;
Il labbro inferiore dovrà fungere da cuscinetto fra l’arcata dentaria mandibolare e
l’ancia, quest’ultima dovrà avere la parte superiore libera per poter vibrare senza
alcun ostacolo;
Far assumere all’alunno una postura facciale, in modo che i muscoli facciali siano
atteggiati a sorriso;
Far inspirare abbastanza aria, ma senza notevoli sforzi;
Far chiudere la bocca, consigliando all’alunno di tener ben fermo il becco, senza
stringerlo;
Far “attaccare il suono”, con un leggero colpo di lingua sotto l’ancia, soffiando con
l’espirazione una quantità di aria necessaria alla produzione del suono;
Il docente inizialmente si preoccuperà di controllare la pressione del fiato, in modo
da non far “sfiatare aria” dalle labbra dell’allievo, affinché essa entri tutta nello
strumento.