0 valutazioniIl 0% ha trovato utile questo documento (0 voti) 129 visualizzazioni11 pagineRALLO - I Giovani Turchi e La Partecipazione Ottomana Alla Prima Guerra Mondiale
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N. 5 = GENNaIo/maRzo 2011
GRANDE GUERRA
STORIA E STORIE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
FRONTE DELL’ASIA MINORE
Il movimento dei Giovani
Turchi ed il suo ruolo nella
partecipazione ottomana alla
prima guerra mondiale
BIOGRAFIE
Vincenzo Novello, Soldato,
Classe 1896
IL DOPOGUERRA
22 giugno - 18 luglio 1919.
I Giochi Interalleati di Parigi
FRONTE ITALIANO
Forzamento e arresto della
inondazione dell’Isonzo
23-25 giugno 1915
Dal diario di un sottotenente
bombardiere nella Grande
Guerra
LA CENSURA
La censura delle fotografie
negli Stati Uniti durante la
prima guerra mondiale
‘a trimestrale
toria militare
€8,00
Maarvia EpiziontFRONT
9
SEMIN
Il movimento dei Giovani Turchi
ed il suo ruolo nella partecipazione ottomana
alla prima guerra mondiale
‘Michele Rallo
Una Rivoluzione Nazionale mancata:
la parabola dei Giovani Turchi
Il cosiddetto “movimento dei Giovani Turchr’, al go-
verno dellimpero Ottomano al momento dellngresso
nella prima guerra mondiale, € genericamente visto
dalla storiografia occidentale come uno schieramen-
to liberale' e nazionalista, di ispirazione massonico-
mazziniana e di vocazione europea. Tale visione
convenzionale, in realta, & appropriata soltanto in rife-
rimento al movimento protagonista della “rivoluzione”
del 1908-09, ma é profondamente sbaglata se riferita
alla compagine al potere a Costantinopoli negli anni
1914-18.
E percié evidente che qualunque analisi dell'aspet-
to politico-diplomatico della partecipazione ottomana
alla Grande Guerra non possa prescindere da una
seppur sommaria ricognizione delle vicende interve-
rnute in Unione e Progresso (denominazione ufficiale
dei Giovani Turchi) dagli anni della formazione e della
rivoluzione a quelli della guerra. Rimandando i letto-
riad altra sede per una pit approfondita trattazione
dell'argomento’, evidenziamo — comunque — che il
cosiddetto “movimento dei Giovani Turchi” era in real-
ta la risultante di un processo di aggregazione assai
lungo, conclusosi solamente nel 1907, quando al pri-
migenio Comitato dei Giovani Turchi per 'Unione e il
Progresso (nato nel 1890 nell’esilio parigino) si erano
unite una serie di altre organizzazioni: movimenti po-
Itici operanti nel territorio metropoiitano, nelle perife-
rie dellimpero e nelle sedi europee dell’emigrazione
politica turca, circoliintellettuali positivisti, cospiratori
“turaniani™, logge massoniche, associazioni studen-
Primo congresso dell'apposizione ottomat
Dimostrazione publica a Costantinopoli nel 1908.
tesche e, soprattutto, una congerie di gruppi militaristi
pit o meno clandestini, dal pid antico (il costantinopo-
litano Patria) al pit giovane (Patria e Liberta, fondato
nel 1906 a Damasco dal tenente Mustafa Kemal bey,
il futuro Atatark),
‘Va ancora detto che il movimento dei Giovani Turchi
(Jon Turkier) era una struttura piramidale che si artico-
lava su tre liveli: al livello pits basso, la Associazione
Unione e Progresso (Ittinat ve Terakki Cemiyeti), che
era un partito politico; al livello intermedio, il Comitato
Unione e Progresso (ittinat ve Terakki Komitesi), che
era una societa segreta; allapice, infine, il Comita-
to Centrale di Unione e Progresso (Ittinat ve Terakki
‘Merkez-i Umumi), organismo segretissimo, composto
da una ventina di element, vero centro decisionale e
motore sia della societa segreta che del partito
La “rivoluzione dei Giovani Turchi” che scoppiava
nellestate del 1908 era sostanzialmente una rivolta
militare, scatenata dalle due Armate balcaniche ~ la
III (Macedonia) e la Il (Tracia) - ed alla quale aderiva-
‘no rapidamente una parte dei massimi vertici militar
e la quasi totalita dei giovani ufficiali (con esclusione
di quelli della | Armata di stanza a Costantinopoli) I
Parigi nel 1902.FRONTE DELL'ASIA MINORE
sultano Abdul Hamid I doveva non soltanto ripristina-
re la Costituzione “liberale” del 1876, ma anche ras-
‘segnarsi — sia pur provvisoriamente — a condividere i
potere con i Giovani Turchi. Le elezioni di novembre e
dicembre 1908 sanzionavano la svolta: il parlamento
‘ottomano veniva composto quasi esclusivamente da
deputati provenienti dalle liste dell’Associazione Unio-
ne e Progresso, anche se con una articolazione etnica
tuttaltro che omogenea: 147 turchi, 60 arabi, 27 alba-
nnesi, 26 greci, 14 armeni, 10 macedoni e 4 ebrei*
Dopo un tentativo controrivoluzionario ed una “se-
conda rivoluzione" (aprile 1909), Abdul Hamid Il era
costretto ad abdicare, ed il suo successore Maometto
V si acconciava a convivere con governi pit! o meno
influenzati dai Giovani Turchi
Lapparato sultanale, il clero istamico e gli altri “po-
teri fort” ottomani — perd — riuscivano ad imporre al
vertice di Unione ¢ Progresso una svolta radicale, i
cui aspetto pit rilevante era labbandono del laicismo
e del nazionalismo europeizzanti, con il conseguente
ritomo alla vecchia visione ottomana di un imperia-
lismo che si basava sul primato indiscusso ed indi-
scutibile della religione musulmana e dell'elemento
etnico turco,
| Giovani Turchi non si facevano scrupolo di accet-
tare quellinglorioso compromesso. La svolta oscu-
rantista — operante fin dall'agosto 1909 — era sancita
nell'agosto 1910 in una assise del Comitato Centrale
che vedeva il trionfo della componente pit: reazio
nnaria, quella facente capo a Mehmed Talat pasha.
altro principale esponente del movimento, lallora
‘maggiore Ismail Enver bey, era stato gia da qualche
mese nominato attaché militare a Berlino e, con cid,
allontanato da Costantinopoli e dai centri decisionali
del movimento,
46
Da quella data aveva inizio
la nuova politica “panturchi-
sta” di Unione e Progresso.
‘Questa politica avrebbe com-
portato la contrapposizione
frontale ai nazionalismi_cri-
stiani delle popolazioni balca-
niche e caucasiche, oltre che
al nazionalismo arabo: tutti
movimenti che, fino a pochi
mesi prima, avevano soste-
nuto e fiancheggiato l'azione
dei Giovani Turchi. Si pensi
che taluni storici annoverano
il_ movimento rivoluzionario
armeno Dashnak tra i gruppi
appartenenti alla galassia del
movimento giovanturchista
delle origini
Afar tempo dal 1910, invece,
Unione @ Progresso demo-
nizzava le specificta linguisti-
che, culturalie religiose delle
altre etnie, specie di quelle cristiane, e ne teorizzava
addirittura la distruzione. Cosi, ad esempio, si espri-
meva Nazim bey, segretario del Komitesi e principale
ideologo del giovanturchismo: «Sul nostro suolo non
devesserci se non una nazione, la nazione turca, @
una sola lingua, fa lingua turca. (...) primo cristiano
che si muovera vedra i suoi uccisi, Ia sua casa e il
suo villaggio rasi al suolo.»" Erano istanze ed idee
cche, cinque anni pit tardi, troveranno attuazione nella
grande pulizia etnica — se non proprio un tentativo di
‘genocidio — ai danni della popolazione armena.
La dittatura militare dei “Tre Pasci
Dal 1911 al 1913 l'impero Ottomano era interessato
da ben tre confit di rilevanti dimensioni ¢ importan-
za: la guerra italo-turca e le due guerre balcaniche.
Naturalmente, i Giovani Turchi erano gli indiscussi
protagonisti di quegli accadimenti, ¢ le loro fortune
fio a
See
AMON aoIOd
HTN HEAEYOEPIA
Cartolina del 1908 con V'effigie di Enver Pasha e la serit-
ta (in turco e in greco): «Lunga vita alla patria, lunga
vita alla nazione, lunga vita alla tibertiIL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHI NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA T° G.M.
politiche seguivano le alterne
vicende dei confit, relegan-
doli sostanzialmente all'oppo-
sizione quando le sorti della
prima guerra balcanica volge-
vano al peggio.
Anche qui, non ci addentre-
remo in tali vioende (di pochi
anni antecedenti la Grande
Guerra), jimitandoci a riferire
quelli che ne erano gli esiti
politici. La svolta fondamen-
tale si verificava il 23 gen-
aio 1913, quando i militari
Unionisti_interrompevano un
Consiglio dei Ministr in corso,
costringevano alle dimissioni
il Gran Vizir, ed imponeva-
no un governo di loro fiducia
I nuovo gabinetto, tuttavia,
serviva soltanto a salvare la
facciata “costituzionale”, per-
ché di fatto — da quella data
veniva instaurata una ferrea
dittatura militare, detta “dei Tre Pascia”
| tre pascia in questione erano i massimi esponenti
del movimento dei Giovani Turchi e di un movimento
mmiltarista parallelo: il tenente-colonnello Ismail Enver
bey (poi pasha*), ritomato in patria nel 1911 e con-
siderato il capo de! movimento; il tenente-generale
Ahmed Djemal pasha, comandante della piazza di
Costantinopoli e massimo rivale di Enver; ed il civile
Mehmed Talat pasha, ministro degli Intern e potentis-
simo capo del Comitato Centrale clandestino,
All'esterno, la figura dominante del triumvirato appa-
riva quella di Enver bey, capo carismatico, combat-
tente valoroso ed appassionato seguace delle teorie
turaniane, peraltro popolarissimo in tutti gli strati della,
Soldati turchi in marcia,
Lancieri turehi in marcia,
Popotazione turca. In realta, il potere reale restava
‘ancdra nelle mani di Talat pasha, che abbiamo visto
essere stato il principale protagonista della virata re-
azionaria del 1910.
Parallelamente, i Giovani Turchi abbandonavano an-
che gli ultimi residui delle idee nazionaliste e liberali
che erano state allorigine del movimento, per abbrac-
ciare — in forma addirittura radicalizzata — gli sche-
‘mi imperialisti dell'ottomanismo, con l'aggiunta di un
panturchismo a tal punto violento e prevaricatore da
far invidia ai peggiori arnesi del vecchio hamidismo.
Per contro, in materia confessionale qualche timido
asso in direzione riformista sara fatto, anche se il
laicismo delle origini continuera ad essere gettato alle
ortiche.
Ventrata in guerra dell'Impero Ottomano
Allo scoppio della Grande Guerra, la situazione politi
ca ottomana era del tutto simile a quella del gennaio
1913, con 'unica aggiunta di un maggiore radicamen-
to dei Giovani Turchi in tutti gangli della societa civle
e dell'apparato militare. II governo del Gran Vizir Said
Halim pasha era una emanazione diretta di Unione e
Progresso, e tuttavia il potere reale continuava a far
capo ai Tre Pascia. Questi, peraitro, occupavano i tre
mministeri pid importanti: Enver alla Guerra, Talat agli
Intern, ¢ Djemal ai Lavori Pubblic
‘Subito dopo rinizio delle ostiité, anche a Costanti-
opoli — come in tutte le capitali europee — il mondo
politico si divideva fra neutralised interventisti. | pr-
mi si dividevano fra neutralisti autentici e filcingles!
mascherati (diffcmente la Turchia avrebbe potuto
schierarsi apertamente con I'ntesa, perché del nte-
sa faceva parte la Russia), mentre | secondi erano
47FRONTE DELL'ASIA MINORE
{quasi tutti dalla parte degli Imperi Central, A prevale-
Fe, in breve, era comunque la tes! di un interventismo
necessitato, su cui finivano per convergere quasi tutti
Si riteneva, infatti, che il rimanere fuori dal confitto
avrebbe accentuato lisolamento della Turchia sulla
‘scena internazionale, isolamento ritenuto alla base
degli esiti negativi delle guerre del 1911-13. Peraltro,
le mire evidenti delfinghilterra e della Russia sugli
Stretti® avrebbero finito per trascinare comunque la
Turchia nel conflto: «Che la Turchia potesse rimane-
re fuori dal conto mondiale era ben dificile - scrive-
va un autorevole storico tedesco — giacché gli Alleati
consideravano lo stretto dei Dardanellicome un punto
strategico per loro di vtalissima importanza, unica via
i comunicazione dirette coi Russi, i quali erano d'al-
tra parte i secolari nemici dell™mpero Ottomano.»"*
Raggiunta quindi ~ bene o male ~ unanimita sulla
necesita dellntervento, i Giovani Turchi continua-
vano a dividersi circa la potenza europea da fian-
Mitraglieri turehi in pos
pronti all'azione,
H sultano Maometto V,
Fucilieri turehi in trincea,
cheggiare nel confltto. E a dividersi erano anche i
Tre Pascia: Djemal era per intervenire dalla parte dei
francesi (quindi degli inglesi, anche se non dei russi
Talat, dopo una prima fase che lo aveva visto al vert-
ce della corrente neutralista,"® sceglieva gli austriaci;
infine Enver, in forza anche delle simpatie che aveva
maturato durante la permanenza a Berlino, puntava
le sue carte sulla Germania."*
|confronto tra le varie componenti del regime era ser-
rato, ma durava soltanto pochissimi giorni. Alla fine
@ prevalere era Enver pasha, e piuttosto facilmente.
Due i motivi. Innanzitutto, la grande popolarita del per-
sonaggio ¢ la sua folgorante ascesa negli ultimi mesi:
dopo il rientro in patria (al tempo della guerra contro
Ntalia) aveva preso ad erodere il potere di Talat, ave-
va guadagnato sul campo i gradi di generale, ave-
va sposato una figlia del Sultano e, soprattutto, era
diventato il capo incontrastato dei militari. Secondo
motivo: la Germania era unica potenza europea che
mostrasse rispetto per IIm-
pero Ottomano, che non lo
trattasse alla stregua di una
potenziale colonia. Inoltre,
contrariamente al governo di
Vienna, quello di Berlino non
insidiava nei Balcani il domi-
nio della Turchia e non vole-
va intaccame le posizioni
1 2 agosto 1914, cosi, Ger-
mania e Turchia sottoscrive-
vano un accordo segreto, in
forza del quale Costantino-
poli si impegnava ad inter-
venire nel confitto qualora la
& guerra austro-serba (in corsoIL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHI NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA I G
soltanto da una settimana) avesse coin-
yolto anche Berlino
Tuttavia, la formula possibilista era sol-
tanto una finzione: la Germania, infati
dichiarava guerra alla Francia appena il
giorno successivo al trattato con la Tur-
chia. E, quello stesso giomo, il governo
di Costantinopoli ordinava la mobilitazio-
ne generale. Limpero Ottomano, co:
si trovava di fatto coinvolto nella guerra,
anche se si manterra ufficialmente neu-
trale anobra per tre mesi.
Un altro passaggio fondamentale si
registrava |'8 settembre, quando il go-
verno di Costantinopoli decretava uni-
lateralmente la fine del regime delle
Capitolazioni. Queste — sintetizziamo
al massimo — erano delle convenzioni
intemazionali che non soltanto sottra-
evano alla legislazione ordinaria i citta-
dini stranieri che si trovavano sul suolo
ottomano, ma anche — cosa meno nota
= precostituivano condizioni di assoluto favore per la
circolazione delle merci occidentali (soprattutto ingle-
si) sul mercato turco.
11 27 ottobre, infine, con il bombardamento dei port
russi sul Mar Nero, Costantinopoli faceva il suo in-
gresso nel confit.
Voffensiva russa in Transcaucasia
La Russia reagiva fulmineamente ~ il 1” novembre
= attaccando la Turchia alla frontier caucasica; una
frontiera che attraversava obliquamente Armenia,
una piccola nazione cristiana che era per circa due
terzi inclusa nellimpero Ottomano (la parte che i tur-
chi indicavano come Anatolia Nord-orientale, i russi
‘come Armenia Occidentale, e che forse sarebbe pit
corretto indicare come Armenia Anatolica). La porzio-
ne pit! settentrionale e orientale del paese (la cosid-
detta Armenia Orientale 0 Armenia Caucasica, pitt 0
meno corrispondente all'attuale Repubblica d’Arme-
nia) apparteneva invece allimpero Russo.
La scelta russa di attaccare proprio in Armenia non
era casuale: gli armeni ottomani — infatti — erano stati
tra le principali vitime della virata reazionaria di Unio-
ne e Progresso (si ricordino gli avvenimenti del 1910)
e, nei giori delfentrata in guerra della Turchia, erano
ancor pit! nell'occhio del ciclone: il 14 novembre, pro-
clamando la “guerra santa” contro F'intesa, il Sultan
Califfo"* le attribuiva una valenza anticristiana ge-
neralizzata, che non poteva non scatenare — come in
effetti scatenera — il fanatismo degli ambienti fonda-
‘mentalisti musulmani contro gli armeni e gli altri suc-
dit cristiani dellimpero. Inoltre, abbandonati dai Gio-
vani Turchi, gli armeni ottomani non avevano ormai
che un’ancora di salvezza: i connazionali d'oltreconfi-
Unita turea telefonisti da campo.
ne ed i loro protettori russi, che — se non altro — erano
Cristiani e non minacciavano di sterminari
Lintento della Russia era percid evidente: impegnare
le forze turche in un territorio ostle, ed approfittare del
favore della popolazione locale per battere l'esercito
nemico. Unico interrogativo — per i russi ma anche per
i turchi —restava quello di sapere fino a che punto gfi
armeni si sarebbero spinti nella loro dissidenza
In effetti, il congresso del Dashnak svoltosi nell'ago-
sto precedente (e cioé pochi giorni dopo Inizio del-
la guerra ma prima dellintervento della Turchia) non
aveva fornito indicazioni univoche. Liassise di quella
che era la maggiore forza politica organizzata arme-
nna aveva deliberato (con scarsa sincerita) di obbedire
alle scelte de! governo di Costantinopoli sulla guerra
che era alle porte, ma aveva nel contempo respinto
la richiesta di Enver pasha — venuto personalmente a
perorare la sua causa — di organizzare dei comman-
dos armeni da infitrare in Transcaucasia per fomen-
tarvi la ribellione. II ministro unionista ~ sia detto per
inciso — inseguiva il suo sogno “turaniano’, puntando
alla conquista del Caucaso e da Ii al dilagare dei tur-
chi in tutta la fascia meridionale della Russia europea
ed asiatica, da acquisire poi ad un nuovo impero tu-
ranico.
Ed era proprio Enver — non a caso ~ a fronteggiare
Vattaceo russo in Armenia, opponendosi in un primo
tempo con sucesso alle forze di Sanpietroburgo. Ma
la lunga battaglia di Sarikamigh (22 dicembre 1914
= 17 gennaio 1915) si conciudeva con una sconfitta
disastrosa per le armi ottomane. II prestigio del pa-
scia giovanturco era fortemente compromesso: «Cosi
schiacciante era stata la disfatta — scrive lo Yale - €
Cosi ingiuriosa per fa reputazione di Enver, che nes-
suno poteva arrischiarsi a parlare del disastro, pena
arresto ed il carcere.»®®
49FRONTE DELL'ASIA MINORE
Uniti turea con eliografi o telegrafi ottici che
{trasmettono segnali luminosi servendosi di spec-
chi che riflettono la luce solare 0 una luce arti-
ficiale.
La campagna dei Dardanelli ¢ la nascita di
un nuovo astro del militarismo ture’
Mustafa Kemal bey
Mentre la Russia muoveva sull’Armenia, Fnghilterra
concentrava la propria attenzione su due settori che
rivestivano grande importanza per la sua strategia
espansionistica: la Mesopotamia (con il suo petrolio)
e gli Strett
La prima azione britannica sul fronte mesopotami-
co era lo sbarco di Fao, effettuato gia il 6 novembre
1914, il giomo successivo alla dichiarazione di guer-
ra di Gran Bretagna e Francia all'impero Ottomano.
Malgrado i presidi ottomani di quella regione fossero
estremamente esigui - comunque - 'offensiva ingle-
se, in quella prima fase, non andava oltre Bassora
occupata il 21
Assai pi complessa era la vicenda relativa a Co-
stantinopoli ed alla zona degli Strett. Dichiaratamen-
te, questo complesso era rivendicato dalla Grecia ~
‘ancbra neutrale — @ dalla Russia. Ma, in realta, ad
aspirare segretamente al controllo di quella regione
era anche la stessa Inghilterra, che gia dominava gli
altri due stretti de! sistema mediterraneo (Gibilterra e
‘Suez). Questa situazione dava luogo ad una serie di
delicati passaggi diplomatici, che il governo britanni-
co gestiva con labituale spregiudicatezza, giocando
la Russia contro la Grecia (per Costantinopol), @ la
Grecia contre IItalia (per Smimne).””
Naturalmente, non seguiremo tutti questi vari passag-
i, limitandoci anche qui a riferire degli esiti final: in
primo Iuogo, laccettazione formale da parte inglese
(¢ francese) delle pretese russe su Costantinopoli ¢
sugli Streit; e, in secondo luogo, l'accoglimento delle
richieste russe per una azione miltare che impegnas-
se ad ovest i turchi, costringendoli ad alleggerire il
fronte caucasico.
In realta, l'inghilterra non aveva certo rinunziato alle
sue mire su Stretti e Costantinopoli (come sara evi-
dente alla fine del confltto) e, dunque, la “campagna
dei Dardanell” veniva concepita proprio per permet-
tere alle armi britanniche di conquistare quel territori e
quelle acque; tutt'al pid, consentendo ai russi — come
d'altronde ai francesi - una modesta compartecipa-
zione nella occupazione del Bosforo. II piano della
“spedizione” prevedeva un attacco navale allimboc-
50
co dello stretto egeo, seguito da uno sbarco nella
penisola di Gallipoli (sulla riva europea dei Darda-
nell); battute le difese turche, le forze — sia terrestri
che navali ~ dellintesa avrebbero dovuto procedere
verso nord, con obiettivo Costantinopoli e il Bosforo.
Limpero Ottomano sarebbe stato cosi liquidato: la
Capitale occupata dal nemico, la Tracia ed i Balcani
separati dal Anatolia e pronti al'annessione da parte
dei continanti europei
Lattacco navale scattava in due fasi: il 19 febbraio
ed il 18 marzo 1915; quello principale, il terrestre, ini
ziava il 24 aprile. Ma le cose prendevano quasi subi-
to una piega ben diversa da quella immaginata dagli
strateghi occidentali. Non soltanto, infatt, le corazza-
te dellintesa non superavano lo sbarramento minato
allestito dai turchi nel primo tratto del Mar di Marmara,
ma cosa ancéra pit grave — ad essere bruscamente
stoppata e poi battuta era la formidabile compagine
terrestre della Mediterranean Expeditionary Force (5
divisioni iniziali, aumentate poi fino a 16) che, in te-
ofia, avrebbe dovuto travolgere facilmente le difese
turche ed investire Costantinopoli. Nei fatti, la spedi-
Zione dell Intesa era un fallimento clamoroso e cruen-
to, subito detineatosi (in maggio), successivamente
aggravatosi (in agosto), ed infine conclusosi con una
lunghissima ritiata (dal settembre 1915 al gennaio
1916). Gli “occidental” contavano 250.000 tra mort
€ feriti (circa la meta del mezzo milione di uomini fat
sbarcare nella penisola di Gallipoli) e, soprattutto, ve-
devano naufragare il progetto di prendere Costantino-
poli (sottraendola agli appetiti russi) ¢ di disarticotare
Timpero Ottomano
Per la Turchia — in grave difficolta sul fronte cauca-
sico ~ la vittoria dei Dardanelli era un balsamo por-
tentoso. Ma, oltre che sul piano militare, tale vicen-
da aveva conseguenze notevolissime sugli equilibri
politici del momento; ed ancor piti ne avra su quelli
che si determineranno all'indomani della guerra. In-
fatti, 'eroe di Gallipoli, il vincitore indiscusso, il trion-
fatore, colui che aveva ributtato a mare gli invasori
che aveva salvato Costantinopoli era un giovane
ufficiale superiore dalla fisionomia politica alquanto
particolare: quel tenente-colonnello Mustafa Kemal
bey che aveva avuto un qualche modesto ruolo nella
“tivoluzione dei Giovani Turchi’, ma che si era qua-
si subito allontanato dal movimento quando questo
aveva accettato le impostazioni reazionarie dei po-
teriforti ottomani. Kemal, infati, imaneva fedele alle
radici nazionaliste e laiche dei Giovani Turchi, agli
ideali risorgimentali di matrice europea che erano
del tutto incompatibili sia con il veteroimperialismo
dell'apparato ottomano, sia — soprattutto — con il
fondamentalismo religioso del clero musulmano. II
‘suo progetto politico era quello di modernizzare e
di europeizzare la Turchia, liberandola dallinfluenza
culturale-poltico-religiosa araba ed allontanandola
dall’Asia e dall'islam: progetto che era chiaramenteI MOVIMENTO DEL GIOVANUTURCHL NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA? GML
agli antipodi dell'azione politica dei "nuovi" Giovani
Turchi
Stando cosi le cose, la vittoria del tenente-colonnetlo
Kemal nei Dardanelli faceva da immediato contrap-
unto alla sconfitta del generalissimo Enver in Arme-
nia. Nelimmaginario collettivo turco, un vecchio e
ur glorioso astro si avviava a tramontare, mentre un
nuovo sole sorgeva nel cielo della nazione anatolica
Le responsabilita dei Giovani Turchi nella
pulizia etnica dell’Armenia
La prima fase della campagna del Caucaso si era
conclusa nel gennaio 1915 — abbiamo visto - con la
disastrosa sconfitta turca di Sarikamih. | russi erano
‘ormai penetrati in Anatolia ed apparivano intenziona-
ti a favorire la secessione dell’Armenia Occidentale
(otlomana) e ad aggregaria all’Armenia Orientale
Sembrava prendere corpo la prospettiva di uno Stato
armeno che riunisse i due tronconi della piccola na-
zione cristiana: e, naturalmente, si sarebbe trattato di
una entita ostile, saldamente posizionata sotto Tala
protettrice dell'aquila bicipite zarista
Questo, nelia migliore delle ipotesi. Nella peggiore.
invece, ci si aviava — come alcuni segnali lasciava-
no presagire - verso una restaurazione della Gran-
de Armenia di medioevale memoria, includendo nel
nuovo stato anche la Cilicia, regione turca (ma con
consistenti minoranze di armeni e di greci) grossomo-
do compresa fra Anatolia Nord-orientale ed il Mar di
Levante. Cid avrebbe significato, oltre che 'ablazione
dellintera fascia orientale anatolica, la nascita di un
grande Stato, esteso dal Mar Nero al Mediterraneo,
che avrebbe spezzato la continuita territoriale fra la
Turchia metropoiitana e le province arabe dellimpe-
r0."* Un disastr.
Comunque, senza attendere la nascite di una Arme-
nia indipendente — piccola o grande che fosse — le
normali occorrenze del conflito in corse ponevano al
governo turco un problema immediato: nonostante
le persecuzioni e lingegneria etnica del periodo ha-
midista avessero gia provocato una prima diaspora
degli armeni, questi continuavano ad essere il grup-
Po etnico di maggioranza nell'Anatolia nord-orientale.
La rudimentale classe dirigente armeno-ottomana
subiva linfluenza degli armeno-russi; la popolazione
armeno-ottomana si sentiva pid legata agli armeno-
Tussi che non agii altri sudditi della Sublime Porta; ed
i miltari armeno-ottomani,infine, disertavano non ap-
pena possibile, unendosi ai reparti armeno-russi."* In
altri termini, gli armeni dell’Anatolia si confermavano
come una popolazione estranea all impero Ottomano,
orgogliosamente fiera della propria specificita etnica,
linguistica e religiosa, ed inequivocabilmente vocata
alla secessione ed alla alleanza con IImpero Russo.
Queste cose le si sapeva da sempre, ed i vari governi
ottomani che si erano succediti — almeno a far tem-
po dal trattato di Santo Stefano del 1877 - avevano
tutti mostrato una ostlité pit 0 meno pronunziata nei
confronti della minoranza armena. Quando i Giova-
ni Turchi ~ nel 1910 ~ avevano accettato lalleanza
con il conservatorismo ottomano e con il fondamen-
talismo islamico, avevano elaborato un progetto di
turchizzazione forzata delle popotazioni non-turche
dellimpero, prevedendo misure radicali nei confron-
ti di quelle entita etnico-religiose che non avessero
accettato |'assimilazione, a iniziare dalle due grandi
‘comunita di fede cristiana collocate in Anatolia: quella
armena e quella greca, ognuna delle quali contava da
1.800.000 a 2.000.000 di anime *
Delle due, la comunita armena (per tre quarti concen-
trata nell/Anatolia Nord-orientale) era certamente la
pil esposta. Infatt, sarebbe stato assai difficile elimi-
are due milioni di greci senza urtare la suscettbilta
dell’Europa, compresi gli alleati tedeschi e austriaci
Gli armeni, invece. erano un piccolo nucleo confinato
in un angolo dell’Asia Minore, senza il collegamen-
to con una madrepatria europea e senza altra tutela
cche quella del nemico russo. Ecco perché gli strateghi
unionisti avevano programmato la pulizia etnica delle
province armene gia prima della Grande Guerra: sa-
rebbe stato addinittura nel 1913 ~ secondo il turcologo
italiano Alberto Rosselli ~ che il Comitato Centrale di
Unione e Progresso avrebbe preso segretamente la
decisione di risolvere definitivamente il “problema ar-
meno’, cancellando una popolazione “estranea alla
cultura turca” e amica dellimpero Russo.”
Lasciata nel cassetto per un anno e mezzo, la dra-
stica decisione veniva sostanzialmente ripresa nel
gennaio 1915, subito dopo la drammatica sconfitta di
Sarikamish, quando la penetrazione russa nell Anato-
lia nord-orientale palesava in modo inequivocabile la
Pericolosita del secessionismo armeno. Si aveva no-
tia, infati, che il Dashnak aveva iniziato ad ammas-
sare armi, in previsione di una sollevazione generale
che spianasse la strada all'avanzata russa
Fra gennaio e maggio le misure restavano nellaria,
non formalizzate né definite. Poi, alla fine del mese di
slFRONTE DELL'ASIA MINORE
Soldati turchi ascoltano Ia dichiarazione di guerra da-
vanti alla Moschea Fatih di Costantinopoli.
maggio, il governo di Costantinopoli deliberava leva-
cuazione degli armeni residenti nella zona di guerra €
la loro deportazione in Mesopotamia
In realta - come si diceva ~ la decisione di intervenire
drasticamente per evitare che gli armeni supportas-
sero i russi era stata presa fin da gennaio. Parliamo
della scelta di evacuare gli armeni, naturalmente; non
di quella di sterminarii. Tale ultima risoluzione, invece,
sarebbe stata assunta all'nizio di aprile, e non da par-
te del Governo, bensi del Comitato Centrale di Unio-
ne e Progresso. Cosi il gia citato Nazim bey, avrebbe
riassunto i termini della questione: «Siamo in guerra.
Non potremo avere occasione migliore per stermina-
re la minoranza armena. E’ estremamente improbabi-
le che vi siano interventi da parte delle grandi poten-
ze © proteste da parte della stampa occidentale; © se
anche cid accadesse, tutti si troverebbero davanti al
fatto compiuto.»®
La responsabilité della tragedia armena, dunque, pit
che al governo ottomano sul piano generale, anda-
va ascritta piuttosto ai Giovani Turchi; anzi - come
opportunamente puntualizza lo ZOrcher — alla fazione
dei Giovani Turchi che faceva capo al Ministro degli
Intern: «... dobbiamo concludere che, anche se il go-
verno ottomano in quanto tale non era coinvolto nel
genocidio, un circolo interno al Comitato dell'Unione
@ Progresso, sotto la direzione di Talat, voleva “risol-
vere" la questione orientale con lo sterminio degli ar-
meni, @ che usd come pretesto il trasferimento per
realizzare questo fine.»® Talat pasha, peraltro, era
personalmente incaricato di guidare uno speciale or-
ganismo preposto alla persecuzione degli armeni.
Non risultano, invece — contrariamente a quanto so-
slenuto da diversi storici ~ responsabilité dirette di
Enver pasha, che perd avrebbe comunque avallato
(€ condiviso) la politica di pulizia etnica dell’Armenia
Anatolica.
Deportazione o genocidio organizzato?
Nel gennaio 1916 i reparti armeni delt'esercito otto-
‘mano venivano disarmati ed allontanati dal fronte; poi,
trasformati in battaglioni di lavoro e sottoposti a stretta,
52
sorveglianza, perimpedire che facessero ritorno nelle
loro contrade 0 che raggiungessero le linee russe.
‘Subito dopo ~ in febbraio —i governanti ottoman pro-
muovevano sul tertitorio "provocazioni di massa"
cruente e via via crescenti, delegate ai locali presidi
di polizia, alla ricerca di una qualche reazione che
avrebbe potuto giustificare un intervento risolutore
delle autorita. Da febbraio ad aprile era un continuo
crescendo di tali provocazioni verso la popolazione
armena, peraltro indifesa giacché la maggior parte
dei suoi uomini validi era stata chiamata alle armi ed
inviata — come si diceva — lontano da casa.
La svolta avveniva in aprile, con la rivolta della citta-
dina armena di Zeytun e, sibito dopo, di quella Van,
ben pi importante anche sotto laspetto strategico.
Le autorita turche rispondevano senza esitazioni, or-
dinando non soltanto un massiccio assedio a Van, ma
anche altre misure propedeutiche alla “risoluzione”
del problema armeno. In primo iuogo veniva disposta
la sistematica eliminazione dei soldati di etnia arme-
1na, che — si ricordera — erano stati precedentemente
allontanati e disarmati
Ii giorno 24, poi, era effettuato larresto dellintera
classe dirigente armena, disseminata fta Costan-
tinopoli le principali citta anatoliche: in tutto 2.345,
individui, che rappresentavano élite della comunité,
le personalita prin vista (e le pit rcche) del mondo
imprenditoriale-mercantile e dellintellighentia, le ge-
rarchie ecclesiastiche e — soprattutto — gli esponenti
dei movimenti nazionalisti.
Lo stesso 24 aprile, poi, avevano inizio le operazioni
di pulizia etnica che saranno decretate ufficialmente
il mese seguente; cioé larresto ed il concentramen-
to della popolazione armena di sei vilayet (region’)
dell’Anatolia Nord-orientale: Trebisonda, Erzurum,
Bits, Diyarbakir, Kharput e Sivas.*°
Intanto, i russi avanzavano e, il 16 maggio, giunge-
vano a Van, liberandola dallassedio. Per i turchi, la
liberazione di Van era un trauma, il segno che la ri-
volta armena andava definitivamente @ saldarsi con
avanzata russe.
Pochi giomi ancora e, alla fine det mese, il governo
di Costantinopoli decretava la deportazione dellin-
tera popolazione armeno-ottomana in Mesopotamia,
Donne, vecchi e bambini (gli uomini validi erano gid
stati eliminati) venivano incolonnati ed avviati ad una
drammatica “marcia della morte”, affidati alla bieca
sorvegiianza di sadici criminali comuni, scarcerati per
Voccasione.*” Ma non era tutto, perché nel cammino
della deportazione gli armeni erano lasciatl alla merce
delle bande di predoni kurdi e circassi (loro nemici et-
nici), che Ii attaccavano — senza incontrare alcuna re-
sistenza da parte delle scorte — uccidendo, depredan-
do, stuprando. | sopravvissuti, infine, erano falcidiati
dalla fame, dalla sete, dal caldo e dal freddo, dallo
sfinimento, soprattutto durante lattraversamento del
deserto siriano.IL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHL NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA 1
Quanti armeni morivano in questa crudelissima mar-
cia forzata? Alcune centinaia di migliaia, secondo fon-
ti turche; oltre un milione, secondo fonti armene. Su
queste cifre si combate ancdra oggi una guerra di
numeri tra gli storici; e, al di la dei numeri, tra quan-
ti sostengono che la sanguinosa pulizia etnica de!
1915-16 abbia avuto carattere di genocidio, e quanti
negano tale connotazione.
Gli esiti della guerra e Vepurazione dei
Giovani Turchi: verso ta fine dell’Impero
Ottomano
Nel febbraio 1917 Talat pagha assumeva in prima
persona la guida del governo ottomano. L’andamen-
to della guerra, intanto, influiva negativamente sulle
fortune politiche dei Giovani Turchi. La situazione
sembrava sul punto di precipitare in marzo, quando
li inglesi prendevano Baghdad, Soprattutlo Enver
pagha, in quanto capo assoluto delfesercito, era 'og-
getto delle critiche pit feroci, ed alcuni miltari si spin-
gevano fino ad auspicarne — sommessamente ~ la
Fimozione.
I nuovo Gran Vizir— che non amava eccessivamente
Enver - sarebbe stato anche propenso a giubilare il
generalissimo.** Ma il problema era la sua sostituzio-
ne al vertice di quella sorta di “movimento d'opinio-
ne’ militarista che fiancheggiava il governo. |I terzo
pascia, Ahmed Djemal ~ altro rivale di Enver ~ non
aveva il carisma necessario per guidare Ia casta degli
ufficial, Per contro, altri nomi che incominciavano a
circolare (tra cui quello di Mustafa Kemal, inviso ad
Enver e protetto da Djemal) erano considerati sostan-
zialmente ostili ai Giovani Turchi. Alla fine, nulla veni-
va mutato.
Frattanto la scena internazionale registrava cambia-
menti radicali, che andranno ad incidere profonda-
mente sugli equilibr fra i due schieramenti in lotta. Gli
Stati Uniti (in aprile) e la Grecia (in giugno) scende-
vano in guerra al fianco deil'intesa. | primi avallavano
apertamente i piani per sottrarre gli Strett alla sovra-
nité ottomana e per creare una Repubblica Armena
indipendente; e la seconda avanzava un lunga serie
di rivendicazioni territoriali in danno dell'impero Otto-
mano (la Tracia Orientale, lo Smirnense, il Ponto, per
tacere degli Strett). Per contro, I'intesa era penaliz-
ala (in novembre) dal rtio dalla guerra della Russia
= oramai in mano al partito bolscevico ~ e da quello
conseguente della Romania. Nel complesso, questi
eventi sembravano giocare a favore della Turchia, cui
— se non altro — la defezione russa evitava lormai im-
minente tracollo finale in Armenia.
In realta, il peso delia potenza americana era tale da
rendere ininfluente il ritro russo ed ogni altro evento
che potesse nuocere agli interessi dellintesa. Tutta-
via — dopo la pace di Brest-Litovsk (marzo 1918) ed
ancor pi dopo la momentanea secessione di una
effimera Repubblica Transcaucasica dall'ex impe-
GM.
ro russo (aprile) ~ i vertici politic’ e militari ottomani
sembravano credere che le sorti del confitto potesse-
ro volgere al meglio. II pit ottimista di tutti era Ismail
Enver pasha, che rispolverave i suoi affascinanti ma
irrealistici piani per invadere la Russia meridionale ed
acquisire le popolazioni turco-mongole ad un nuovo
impero turaniano, che avrebbe dovuto spingersi adci-
rittura fino alle pianure indiane.**
Malla ventata di ottimismo era di breve durata. La mor-
te di Maometto V, awenula il 3 luglio 1918, coincide-
va e segnava quasi il passaggio dalla fase favorevole
alla fase definitivamente sfavorevole del conflitto. I
nuovo Sultano era il principe Vahid Eddin - salito al
{rono con il nome di Maometto VI ~ che, contrariamen-
te al suo predecessore, non era compromesso con la
politica di alleanza con le Germania anzi, secondo
taluni, sarebbe stato favorevole ad una pace separata
con I'intesa. In politica interna, il nuovo monarca non
apprezzava i Giovani Turchi e simpatizzava piuttosto
con il partito d'opposizione detto “liberate”. In realta,
il Partito della Liberta e dell ntesa era piuttosto uno
schieramento ultraconservatore, reazionario, antiri
formista, sostenitore del clericalismo islamista e, in
politica estera, decisamente filoinglese,
A prescindere dalle inclinazioni politiche di Maomet-
to VI, comungque, le cose cominciavano a precipitare
gid nei primi di agosto, quando Iinizio della ritrata te-
desca sul fronte francese appariva foriera di ulteriori
guasti. Guasti che immancabilmente si verficavano il
mese seguente, quando le forze del! intesa otteneva-
no due significative vittorie ai due estremi del campo
di battaglia: in Palestina ed in Macedonia. Il 29 set-
tembre, poi, con larmistizio di Salonicco che sanciva
il ritro della Bulgaria dal confitto, le sorti della guerra
apparivano definitivamente segnate.
E, con quelle della guerra, ad apparire segnate erano
anche le sorti dei Giovani Turchi: il 4 ottobre Enver
era licenziato dalla carica di Ministro della Guerra, €
dieci giorni dopo anche Talat era costretto alle dimis-
sioni. Gli succedeva il generale Hasan lzzet pasha,
Un vecchio e stimato avversario di Enver, ma solo per
ochi giorni: il tempo necessario a firmare - il 30 otto-
bre — un armistizio iugulatorio, che metteva quel che
restava dell'impero Ottomano alla completa mercé
degli inglesi. Questi, peraltro, chiedevano al Sultano
= come prova di sottomissione — la testa dei capi di
Unione e Progresso, considerati in blocco responsa-
bili dell’entrata in guerra della Turchia al fianco degli
imperi central.
| "Tre Pascia" facevano appena in tempo a mettersi
in salvo, abbandonando il paese - il 3 novembre -
a bordo di un sommergibile tedesco. Una settimana
dopo il generale Izzet pasha era licenziato, ed al suo
posto veniva insediato 'ex ambasciatore a Londra
Ahmed Tevfik pasha, che adottava le prime misure
epuratorie nei confront dei Giovani Turchi
Ma neanche Tevfik dava garanzie di completo alli
53FRONTE DELL
neamento ai desiderata britannici, © veniva quindi
meso da parte dopo alcuni mesi. lI 4 marzo 1919
Maometto VI nominava il nuovo Gran Vizir nella per-
sona deli'esponente liberale (cio fondamentalista
ed ultraconservatore) Damad Adil Ferid pasha, suo
cognato oltre che uomo di fiducia. E questi - come
primo provvedimento del nuovo governo — ordinava
Vartesto degli esponenti di Unione e Progresso che
‘non erano ancéra riusciti a mettersi in salvo.
Intanto, mentre nella Costantinopoli occupata dag
inglesi avveniva tutto cid e si ponevano le premesse
per la liquidazione dellimpero e per lo smembramen-
to dello stesso nucleo turco, neil’Anatolia profonda
Vex giovanturco Mustafa Kemal pasha iniziava la bat-
taglia per ledificazione di una nuova Turchia laica &
nazionalista
NOTE
4. II termine “liberale” va inteso nella sua accezione roman-
tico-ottocentesca, senza alcun riferimento a dottrine eco-
nomiche contemporan
2. Michele Rallo, La Grecia, i Panelienismo e il Risorgimen-
to balcanico. 1814-1918, Edizioni Settimo Sigilo, Roma,
2004
3, Il turanismo (0 panturanismo 0 panturanianesimo) era
tuna dottrina politica di matrice romantico-ottocentesca
che per molti versi si ispirava al pangermanesirno. Mal-
{grado i suoi successivi sviluppi lo indrizzassero poi ver-
0 orizzonti asiatci i turanismo era in principio una “ide-
logia” di matrice esteuropea e segnatamente magiara,
Postulava Iunita delle nazioni originate dal mitico Turan,
la grande patria delle genti uralo-altaiche: la Finlandia e
le altre regioni baltich, rUngheria, la Bulgaria, una gran
parte della Russia Europea meridionale (dalia Crimea
al Caucaso) e, naluralmente, la Turchia. Owiamente, i
turanismo non va confuso col panturchismo (di cut par-
leremo appresso).
4. Peri toponimi, seguiamo generalmente la formulazione
greca. Quind: Costantinopoli (in turco: Istanbul), Adria
‘nopoli (in turco: Edie), Smirne (in turco: lzmir), Darda-
nell (in turco: Ghanakkale), eccetera.
5, Georges Castellan, Storia dei Balcani. XIV-XX secolo,
Argo editrice, Lecce, 1999.
6. I Dasnhak 0 Dashnaktsuthiun (denominazione conven-
zionale della Federazione Rivoluzionaria Armena) era la
principale forza politica armena, La sua connotazione
politica era nazionalista, populista e socialista, con evi-
enti influssi del pensierorivoluzionario russo e in specie
dell anarchismo bakuninista.
7. Santi Nava, Processo storico det unificazione oivile della
Repubblica Turca, in “Rwista di Studi Poltici Internazio-
nali’. Firenze, gennaio-giugno 1937.
8 Gran Vizir titolo equivalente a quello di Primo Ministo.
9. I titolo onorifco (e non pit: nobiiare) di bey era allora
attribuito ai digritari di media importanza e, nel'émbito
miltare, agli uffciali II maggior titolo di pasha era invece
riservato agli ali digritari ed ai general
10. "Gii Streit” stanno in questo caso ad indicare il breve
tratto di mare (con le relative coste) che separa I'Euro-
pa dall’Asia Minore: sul Mar Nero, il Bosforo (in turco:
4
ASIA MINORE
Bogazigi o Istanbul Bogazi), che forma un tutt'uno con
Costantinopoli; sullEgeo, i Dardanelli (in turco: Ghana-
kkale Bogazi); ©, in mezzo, i! Mar di Marmara (in turco:
Marmara Deniz
11. Dagobert von Mikush, Gasi Mustafa Kemal. Il fondato-
re della Nuova Turchia, Edizioni frateli Treves, Milano-
Roma, 1932.
42, Philips Price, Storia della Turchia. Dell?mpero alla Re-
‘pubblice, Cappelli editore, Bologna, 1958,
18. Dopo Vaccordo per la costruzione della ferrovia Berino-
Baghdad (1899) iI Reich tedesco era diventato il prin-
cipale partner economico dellimpero Ottomano, suben:
trando alla Gran Bretagna, troppo compromessa con i
grec
414, Il sovrano dellmpero Ottomano (Sultano) aveva anche
iI tole di Califo, cive di “Successore" di Maometto come
‘massima autortareligiosa del mondo islamico,
18, Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa. Promesse &
tradimenti, wor gfov.it {2005},
16. William Yale, ! Vicino Oriente, Feltrinell editore, Milano,
1962
17. Michele Rallo, II coinvolgimento deltalia nella prima
{guerra mondiale e la “vittoria mutilata’. La politica estera
Italiana e lo scenario egeo-balcanico dal Patto di Londra
al Patto ci Roma. 1915-1924, Edizioni Settimo Sigillo,
Roma, 2007,
18. Taluni, addintura. ipotizzavano Tinclusione nella fan-
tomatica Grande Armenia anche del Ponto. la regione
= con una forte componente etnica greca ~ posta im-
mediatamente ad ovest dell Armenia anatolica, sul Mar
Nero
419. | disertori armeno-ottomani saranno in numero tale da
‘consentire ai russ la creazione di tre battaglioni di fante-
ria. E sarebbero stali certamente molt i pid se i turchi
non avessero preso a sterminare sistematicamente tutti
soldati di etnia armena.
20. Le altre principali comunita cristiano-ottomane (concen-
trate prevalentemente in Anatolia ed a Costantinopal)
erano rimaste quelle dei Franchi (discendenti dai super-
Siti dei “regnilatini’ crociati), dei Levantin o Nalovievan-
tini (discendenti dagli antichi viaggiatori e commercianti
italiani, specie veneziani) e degli Assi o Siriac (di antica
discendenza aramaica).
21, Alberto Rosselli, I tramonto della Mezzaluna, Limpero
COttomano nella prima guerra mondiate, BURIRCS-Libs,
Milano, 2003,
2, Alberto Rosselli, I! ramonto della Mezzaluna. Cit
23. Erik J. Zurcher, Storia delia Turchia. Dalla fine delim-
‘pero Ottomano ai giomni nostri, Donzelli ecitrice, Roma,
2007.
24. Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa, Ci
25. Marcello Flores, II genocidio degli Armeni, Societa edi-
trice ll Mulino, Bologna, 2006.
28, Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa, Ci
27. Awiata nella sua fase preliminare dalle forze di poli-
2ia, la deportazione vera e propria era affidata a squadre
‘special (Chetes) formate da delinquenti comuni che si
sarebbero dimostrati impermeabili ad ogni senso di uma-
na pieta.
28. Dagobert von Mikush, Gas/ Mustafa Kemal, Cit
29. Alberto Rosselli, ! movimento panturanico @ la Grande
Turchia, Edizioni Settimo Siglo. Roma, 2007
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