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RALLO - I Giovani Turchi e La Partecipazione Ottomana Alla Prima Guerra Mondiale

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N. 5 = GENNaIo/maRzo 2011 GRANDE GUERRA STORIA E STORIE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE FRONTE DELL’ASIA MINORE Il movimento dei Giovani Turchi ed il suo ruolo nella partecipazione ottomana alla prima guerra mondiale BIOGRAFIE Vincenzo Novello, Soldato, Classe 1896 IL DOPOGUERRA 22 giugno - 18 luglio 1919. I Giochi Interalleati di Parigi FRONTE ITALIANO Forzamento e arresto della inondazione dell’Isonzo 23-25 giugno 1915 Dal diario di un sottotenente bombardiere nella Grande Guerra LA CENSURA La censura delle fotografie negli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale ‘a trimestrale toria militare €8,00 Maarvia Epiziont FRONT 9 SEMIN Il movimento dei Giovani Turchi ed il suo ruolo nella partecipazione ottomana alla prima guerra mondiale ‘Michele Rallo Una Rivoluzione Nazionale mancata: la parabola dei Giovani Turchi Il cosiddetto “movimento dei Giovani Turchr’, al go- verno dellimpero Ottomano al momento dellngresso nella prima guerra mondiale, € genericamente visto dalla storiografia occidentale come uno schieramen- to liberale' e nazionalista, di ispirazione massonico- mazziniana e di vocazione europea. Tale visione convenzionale, in realta, & appropriata soltanto in rife- rimento al movimento protagonista della “rivoluzione” del 1908-09, ma é profondamente sbaglata se riferita alla compagine al potere a Costantinopoli negli anni 1914-18. E percié evidente che qualunque analisi dell'aspet- to politico-diplomatico della partecipazione ottomana alla Grande Guerra non possa prescindere da una seppur sommaria ricognizione delle vicende interve- rnute in Unione e Progresso (denominazione ufficiale dei Giovani Turchi) dagli anni della formazione e della rivoluzione a quelli della guerra. Rimandando i letto- riad altra sede per una pit approfondita trattazione dell'argomento’, evidenziamo — comunque — che il cosiddetto “movimento dei Giovani Turchi” era in real- ta la risultante di un processo di aggregazione assai lungo, conclusosi solamente nel 1907, quando al pri- migenio Comitato dei Giovani Turchi per 'Unione e il Progresso (nato nel 1890 nell’esilio parigino) si erano unite una serie di altre organizzazioni: movimenti po- Itici operanti nel territorio metropoiitano, nelle perife- rie dellimpero e nelle sedi europee dell’emigrazione politica turca, circoliintellettuali positivisti, cospiratori “turaniani™, logge massoniche, associazioni studen- Primo congresso dell'apposizione ottomat Dimostrazione publica a Costantinopoli nel 1908. tesche e, soprattutto, una congerie di gruppi militaristi pit o meno clandestini, dal pid antico (il costantinopo- litano Patria) al pit giovane (Patria e Liberta, fondato nel 1906 a Damasco dal tenente Mustafa Kemal bey, il futuro Atatark), ‘Va ancora detto che il movimento dei Giovani Turchi (Jon Turkier) era una struttura piramidale che si artico- lava su tre liveli: al livello pits basso, la Associazione Unione e Progresso (Ittinat ve Terakki Cemiyeti), che era un partito politico; al livello intermedio, il Comitato Unione e Progresso (ittinat ve Terakki Komitesi), che era una societa segreta; allapice, infine, il Comita- to Centrale di Unione e Progresso (Ittinat ve Terakki ‘Merkez-i Umumi), organismo segretissimo, composto da una ventina di element, vero centro decisionale e motore sia della societa segreta che del partito La “rivoluzione dei Giovani Turchi” che scoppiava nellestate del 1908 era sostanzialmente una rivolta militare, scatenata dalle due Armate balcaniche ~ la III (Macedonia) e la Il (Tracia) - ed alla quale aderiva- ‘no rapidamente una parte dei massimi vertici militar e la quasi totalita dei giovani ufficiali (con esclusione di quelli della | Armata di stanza a Costantinopoli) I Parigi nel 1902. FRONTE DELL'ASIA MINORE sultano Abdul Hamid I doveva non soltanto ripristina- re la Costituzione “liberale” del 1876, ma anche ras- ‘segnarsi — sia pur provvisoriamente — a condividere i potere con i Giovani Turchi. Le elezioni di novembre e dicembre 1908 sanzionavano la svolta: il parlamento ‘ottomano veniva composto quasi esclusivamente da deputati provenienti dalle liste dell’Associazione Unio- ne e Progresso, anche se con una articolazione etnica tuttaltro che omogenea: 147 turchi, 60 arabi, 27 alba- nnesi, 26 greci, 14 armeni, 10 macedoni e 4 ebrei* Dopo un tentativo controrivoluzionario ed una “se- conda rivoluzione" (aprile 1909), Abdul Hamid Il era costretto ad abdicare, ed il suo successore Maometto V si acconciava a convivere con governi pit! o meno influenzati dai Giovani Turchi Lapparato sultanale, il clero istamico e gli altri “po- teri fort” ottomani — perd — riuscivano ad imporre al vertice di Unione ¢ Progresso una svolta radicale, i cui aspetto pit rilevante era labbandono del laicismo e del nazionalismo europeizzanti, con il conseguente ritomo alla vecchia visione ottomana di un imperia- lismo che si basava sul primato indiscusso ed indi- scutibile della religione musulmana e dell'elemento etnico turco, | Giovani Turchi non si facevano scrupolo di accet- tare quellinglorioso compromesso. La svolta oscu- rantista — operante fin dall'agosto 1909 — era sancita nell'agosto 1910 in una assise del Comitato Centrale che vedeva il trionfo della componente pit: reazio nnaria, quella facente capo a Mehmed Talat pasha. altro principale esponente del movimento, lallora ‘maggiore Ismail Enver bey, era stato gia da qualche mese nominato attaché militare a Berlino e, con cid, allontanato da Costantinopoli e dai centri decisionali del movimento, 46 Da quella data aveva inizio la nuova politica “panturchi- sta” di Unione e Progresso. ‘Questa politica avrebbe com- portato la contrapposizione frontale ai nazionalismi_cri- stiani delle popolazioni balca- niche e caucasiche, oltre che al nazionalismo arabo: tutti movimenti che, fino a pochi mesi prima, avevano soste- nuto e fiancheggiato l'azione dei Giovani Turchi. Si pensi che taluni storici annoverano il_ movimento rivoluzionario armeno Dashnak tra i gruppi appartenenti alla galassia del movimento giovanturchista delle origini Afar tempo dal 1910, invece, Unione @ Progresso demo- nizzava le specificta linguisti- che, culturalie religiose delle altre etnie, specie di quelle cristiane, e ne teorizzava addirittura la distruzione. Cosi, ad esempio, si espri- meva Nazim bey, segretario del Komitesi e principale ideologo del giovanturchismo: «Sul nostro suolo non devesserci se non una nazione, la nazione turca, @ una sola lingua, fa lingua turca. (...) primo cristiano che si muovera vedra i suoi uccisi, Ia sua casa e il suo villaggio rasi al suolo.»" Erano istanze ed idee cche, cinque anni pit tardi, troveranno attuazione nella grande pulizia etnica — se non proprio un tentativo di ‘genocidio — ai danni della popolazione armena. La dittatura militare dei “Tre Pasci Dal 1911 al 1913 l'impero Ottomano era interessato da ben tre confit di rilevanti dimensioni ¢ importan- za: la guerra italo-turca e le due guerre balcaniche. Naturalmente, i Giovani Turchi erano gli indiscussi protagonisti di quegli accadimenti, ¢ le loro fortune fio a See AMON aoIOd HTN HEAEYOEPIA Cartolina del 1908 con V'effigie di Enver Pasha e la serit- ta (in turco e in greco): «Lunga vita alla patria, lunga vita alla nazione, lunga vita alla tiberti IL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHI NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA T° G.M. politiche seguivano le alterne vicende dei confit, relegan- doli sostanzialmente all'oppo- sizione quando le sorti della prima guerra balcanica volge- vano al peggio. Anche qui, non ci addentre- remo in tali vioende (di pochi anni antecedenti la Grande Guerra), jimitandoci a riferire quelli che ne erano gli esiti politici. La svolta fondamen- tale si verificava il 23 gen- aio 1913, quando i militari Unionisti_interrompevano un Consiglio dei Ministr in corso, costringevano alle dimissioni il Gran Vizir, ed imponeva- no un governo di loro fiducia I nuovo gabinetto, tuttavia, serviva soltanto a salvare la facciata “costituzionale”, per- ché di fatto — da quella data veniva instaurata una ferrea dittatura militare, detta “dei Tre Pascia” | tre pascia in questione erano i massimi esponenti del movimento dei Giovani Turchi e di un movimento mmiltarista parallelo: il tenente-colonnello Ismail Enver bey (poi pasha*), ritomato in patria nel 1911 e con- siderato il capo de! movimento; il tenente-generale Ahmed Djemal pasha, comandante della piazza di Costantinopoli e massimo rivale di Enver; ed il civile Mehmed Talat pasha, ministro degli Intern e potentis- simo capo del Comitato Centrale clandestino, All'esterno, la figura dominante del triumvirato appa- riva quella di Enver bey, capo carismatico, combat- tente valoroso ed appassionato seguace delle teorie turaniane, peraltro popolarissimo in tutti gli strati della, Soldati turchi in marcia, Lancieri turehi in marcia, Popotazione turca. In realta, il potere reale restava ‘ancdra nelle mani di Talat pasha, che abbiamo visto essere stato il principale protagonista della virata re- azionaria del 1910. Parallelamente, i Giovani Turchi abbandonavano an- che gli ultimi residui delle idee nazionaliste e liberali che erano state allorigine del movimento, per abbrac- ciare — in forma addirittura radicalizzata — gli sche- ‘mi imperialisti dell'ottomanismo, con l'aggiunta di un panturchismo a tal punto violento e prevaricatore da far invidia ai peggiori arnesi del vecchio hamidismo. Per contro, in materia confessionale qualche timido asso in direzione riformista sara fatto, anche se il laicismo delle origini continuera ad essere gettato alle ortiche. Ventrata in guerra dell'Impero Ottomano Allo scoppio della Grande Guerra, la situazione politi ca ottomana era del tutto simile a quella del gennaio 1913, con 'unica aggiunta di un maggiore radicamen- to dei Giovani Turchi in tutti gangli della societa civle e dell'apparato militare. II governo del Gran Vizir Said Halim pasha era una emanazione diretta di Unione e Progresso, e tuttavia il potere reale continuava a far capo ai Tre Pascia. Questi, peraitro, occupavano i tre mministeri pid importanti: Enver alla Guerra, Talat agli Intern, ¢ Djemal ai Lavori Pubblic ‘Subito dopo rinizio delle ostiité, anche a Costanti- opoli — come in tutte le capitali europee — il mondo politico si divideva fra neutralised interventisti. | pr- mi si dividevano fra neutralisti autentici e filcingles! mascherati (diffcmente la Turchia avrebbe potuto schierarsi apertamente con I'ntesa, perché del nte- sa faceva parte la Russia), mentre | secondi erano 47 FRONTE DELL'ASIA MINORE {quasi tutti dalla parte degli Imperi Central, A prevale- Fe, in breve, era comunque la tes! di un interventismo necessitato, su cui finivano per convergere quasi tutti Si riteneva, infatti, che il rimanere fuori dal confitto avrebbe accentuato lisolamento della Turchia sulla ‘scena internazionale, isolamento ritenuto alla base degli esiti negativi delle guerre del 1911-13. Peraltro, le mire evidenti delfinghilterra e della Russia sugli Stretti® avrebbero finito per trascinare comunque la Turchia nel conflto: «Che la Turchia potesse rimane- re fuori dal conto mondiale era ben dificile - scrive- va un autorevole storico tedesco — giacché gli Alleati consideravano lo stretto dei Dardanellicome un punto strategico per loro di vtalissima importanza, unica via i comunicazione dirette coi Russi, i quali erano d'al- tra parte i secolari nemici dell™mpero Ottomano.»"* Raggiunta quindi ~ bene o male ~ unanimita sulla necesita dellntervento, i Giovani Turchi continua- vano a dividersi circa la potenza europea da fian- Mitraglieri turehi in pos pronti all'azione, H sultano Maometto V, Fucilieri turehi in trincea, cheggiare nel confltto. E a dividersi erano anche i Tre Pascia: Djemal era per intervenire dalla parte dei francesi (quindi degli inglesi, anche se non dei russi Talat, dopo una prima fase che lo aveva visto al vert- ce della corrente neutralista,"® sceglieva gli austriaci; infine Enver, in forza anche delle simpatie che aveva maturato durante la permanenza a Berlino, puntava le sue carte sulla Germania."* |confronto tra le varie componenti del regime era ser- rato, ma durava soltanto pochissimi giorni. Alla fine @ prevalere era Enver pasha, e piuttosto facilmente. Due i motivi. Innanzitutto, la grande popolarita del per- sonaggio ¢ la sua folgorante ascesa negli ultimi mesi: dopo il rientro in patria (al tempo della guerra contro Ntalia) aveva preso ad erodere il potere di Talat, ave- va guadagnato sul campo i gradi di generale, ave- va sposato una figlia del Sultano e, soprattutto, era diventato il capo incontrastato dei militari. Secondo motivo: la Germania era unica potenza europea che mostrasse rispetto per IIm- pero Ottomano, che non lo trattasse alla stregua di una potenziale colonia. Inoltre, contrariamente al governo di Vienna, quello di Berlino non insidiava nei Balcani il domi- nio della Turchia e non vole- va intaccame le posizioni 1 2 agosto 1914, cosi, Ger- mania e Turchia sottoscrive- vano un accordo segreto, in forza del quale Costantino- poli si impegnava ad inter- venire nel confitto qualora la & guerra austro-serba (in corso IL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHI NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA I G soltanto da una settimana) avesse coin- yolto anche Berlino Tuttavia, la formula possibilista era sol- tanto una finzione: la Germania, infati dichiarava guerra alla Francia appena il giorno successivo al trattato con la Tur- chia. E, quello stesso giomo, il governo di Costantinopoli ordinava la mobilitazio- ne generale. Limpero Ottomano, co: si trovava di fatto coinvolto nella guerra, anche se si manterra ufficialmente neu- trale anobra per tre mesi. Un altro passaggio fondamentale si registrava |'8 settembre, quando il go- verno di Costantinopoli decretava uni- lateralmente la fine del regime delle Capitolazioni. Queste — sintetizziamo al massimo — erano delle convenzioni intemazionali che non soltanto sottra- evano alla legislazione ordinaria i citta- dini stranieri che si trovavano sul suolo ottomano, ma anche — cosa meno nota = precostituivano condizioni di assoluto favore per la circolazione delle merci occidentali (soprattutto ingle- si) sul mercato turco. 11 27 ottobre, infine, con il bombardamento dei port russi sul Mar Nero, Costantinopoli faceva il suo in- gresso nel confit. Voffensiva russa in Transcaucasia La Russia reagiva fulmineamente ~ il 1” novembre = attaccando la Turchia alla frontier caucasica; una frontiera che attraversava obliquamente Armenia, una piccola nazione cristiana che era per circa due terzi inclusa nellimpero Ottomano (la parte che i tur- chi indicavano come Anatolia Nord-orientale, i russi ‘come Armenia Occidentale, e che forse sarebbe pit corretto indicare come Armenia Anatolica). La porzio- ne pit! settentrionale e orientale del paese (la cosid- detta Armenia Orientale 0 Armenia Caucasica, pitt 0 meno corrispondente all'attuale Repubblica d’Arme- nia) apparteneva invece allimpero Russo. La scelta russa di attaccare proprio in Armenia non era casuale: gli armeni ottomani — infatti — erano stati tra le principali vitime della virata reazionaria di Unio- ne e Progresso (si ricordino gli avvenimenti del 1910) e, nei giori delfentrata in guerra della Turchia, erano ancor pit! nell'occhio del ciclone: il 14 novembre, pro- clamando la “guerra santa” contro F'intesa, il Sultan Califfo"* le attribuiva una valenza anticristiana ge- neralizzata, che non poteva non scatenare — come in effetti scatenera — il fanatismo degli ambienti fonda- ‘mentalisti musulmani contro gli armeni e gli altri suc- dit cristiani dellimpero. Inoltre, abbandonati dai Gio- vani Turchi, gli armeni ottomani non avevano ormai che un’ancora di salvezza: i connazionali d'oltreconfi- Unita turea telefonisti da campo. ne ed i loro protettori russi, che — se non altro — erano Cristiani e non minacciavano di sterminari Lintento della Russia era percid evidente: impegnare le forze turche in un territorio ostle, ed approfittare del favore della popolazione locale per battere l'esercito nemico. Unico interrogativo — per i russi ma anche per i turchi —restava quello di sapere fino a che punto gfi armeni si sarebbero spinti nella loro dissidenza In effetti, il congresso del Dashnak svoltosi nell'ago- sto precedente (e cioé pochi giorni dopo Inizio del- la guerra ma prima dellintervento della Turchia) non aveva fornito indicazioni univoche. Liassise di quella che era la maggiore forza politica organizzata arme- nna aveva deliberato (con scarsa sincerita) di obbedire alle scelte de! governo di Costantinopoli sulla guerra che era alle porte, ma aveva nel contempo respinto la richiesta di Enver pasha — venuto personalmente a perorare la sua causa — di organizzare dei comman- dos armeni da infitrare in Transcaucasia per fomen- tarvi la ribellione. II ministro unionista ~ sia detto per inciso — inseguiva il suo sogno “turaniano’, puntando alla conquista del Caucaso e da Ii al dilagare dei tur- chi in tutta la fascia meridionale della Russia europea ed asiatica, da acquisire poi ad un nuovo impero tu- ranico. Ed era proprio Enver — non a caso ~ a fronteggiare Vattaceo russo in Armenia, opponendosi in un primo tempo con sucesso alle forze di Sanpietroburgo. Ma la lunga battaglia di Sarikamigh (22 dicembre 1914 = 17 gennaio 1915) si conciudeva con una sconfitta disastrosa per le armi ottomane. II prestigio del pa- scia giovanturco era fortemente compromesso: «Cosi schiacciante era stata la disfatta — scrive lo Yale - € Cosi ingiuriosa per fa reputazione di Enver, che nes- suno poteva arrischiarsi a parlare del disastro, pena arresto ed il carcere.»®® 49 FRONTE DELL'ASIA MINORE Uniti turea con eliografi o telegrafi ottici che {trasmettono segnali luminosi servendosi di spec- chi che riflettono la luce solare 0 una luce arti- ficiale. La campagna dei Dardanelli ¢ la nascita di un nuovo astro del militarismo ture’ Mustafa Kemal bey Mentre la Russia muoveva sull’Armenia, Fnghilterra concentrava la propria attenzione su due settori che rivestivano grande importanza per la sua strategia espansionistica: la Mesopotamia (con il suo petrolio) e gli Strett La prima azione britannica sul fronte mesopotami- co era lo sbarco di Fao, effettuato gia il 6 novembre 1914, il giomo successivo alla dichiarazione di guer- ra di Gran Bretagna e Francia all'impero Ottomano. Malgrado i presidi ottomani di quella regione fossero estremamente esigui - comunque - 'offensiva ingle- se, in quella prima fase, non andava oltre Bassora occupata il 21 Assai pi complessa era la vicenda relativa a Co- stantinopoli ed alla zona degli Strett. Dichiaratamen- te, questo complesso era rivendicato dalla Grecia ~ ‘ancbra neutrale — @ dalla Russia. Ma, in realta, ad aspirare segretamente al controllo di quella regione era anche la stessa Inghilterra, che gia dominava gli altri due stretti de! sistema mediterraneo (Gibilterra e ‘Suez). Questa situazione dava luogo ad una serie di delicati passaggi diplomatici, che il governo britanni- co gestiva con labituale spregiudicatezza, giocando la Russia contro la Grecia (per Costantinopol), @ la Grecia contre IItalia (per Smimne).”” Naturalmente, non seguiremo tutti questi vari passag- i, limitandoci anche qui a riferire degli esiti final: in primo Iuogo, laccettazione formale da parte inglese (¢ francese) delle pretese russe su Costantinopoli ¢ sugli Streit; e, in secondo luogo, l'accoglimento delle richieste russe per una azione miltare che impegnas- se ad ovest i turchi, costringendoli ad alleggerire il fronte caucasico. In realta, l'inghilterra non aveva certo rinunziato alle sue mire su Stretti e Costantinopoli (come sara evi- dente alla fine del confltto) e, dunque, la “campagna dei Dardanell” veniva concepita proprio per permet- tere alle armi britanniche di conquistare quel territori e quelle acque; tutt'al pid, consentendo ai russi — come d'altronde ai francesi - una modesta compartecipa- zione nella occupazione del Bosforo. II piano della “spedizione” prevedeva un attacco navale allimboc- 50 co dello stretto egeo, seguito da uno sbarco nella penisola di Gallipoli (sulla riva europea dei Darda- nell); battute le difese turche, le forze — sia terrestri che navali ~ dellintesa avrebbero dovuto procedere verso nord, con obiettivo Costantinopoli e il Bosforo. Limpero Ottomano sarebbe stato cosi liquidato: la Capitale occupata dal nemico, la Tracia ed i Balcani separati dal Anatolia e pronti al'annessione da parte dei continanti europei Lattacco navale scattava in due fasi: il 19 febbraio ed il 18 marzo 1915; quello principale, il terrestre, ini ziava il 24 aprile. Ma le cose prendevano quasi subi- to una piega ben diversa da quella immaginata dagli strateghi occidentali. Non soltanto, infatt, le corazza- te dellintesa non superavano lo sbarramento minato allestito dai turchi nel primo tratto del Mar di Marmara, ma cosa ancéra pit grave — ad essere bruscamente stoppata e poi battuta era la formidabile compagine terrestre della Mediterranean Expeditionary Force (5 divisioni iniziali, aumentate poi fino a 16) che, in te- ofia, avrebbe dovuto travolgere facilmente le difese turche ed investire Costantinopoli. Nei fatti, la spedi- Zione dell Intesa era un fallimento clamoroso e cruen- to, subito detineatosi (in maggio), successivamente aggravatosi (in agosto), ed infine conclusosi con una lunghissima ritiata (dal settembre 1915 al gennaio 1916). Gli “occidental” contavano 250.000 tra mort € feriti (circa la meta del mezzo milione di uomini fat sbarcare nella penisola di Gallipoli) e, soprattutto, ve- devano naufragare il progetto di prendere Costantino- poli (sottraendola agli appetiti russi) ¢ di disarticotare Timpero Ottomano Per la Turchia — in grave difficolta sul fronte cauca- sico ~ la vittoria dei Dardanelli era un balsamo por- tentoso. Ma, oltre che sul piano militare, tale vicen- da aveva conseguenze notevolissime sugli equilibri politici del momento; ed ancor piti ne avra su quelli che si determineranno all'indomani della guerra. In- fatti, 'eroe di Gallipoli, il vincitore indiscusso, il trion- fatore, colui che aveva ributtato a mare gli invasori che aveva salvato Costantinopoli era un giovane ufficiale superiore dalla fisionomia politica alquanto particolare: quel tenente-colonnello Mustafa Kemal bey che aveva avuto un qualche modesto ruolo nella “tivoluzione dei Giovani Turchi’, ma che si era qua- si subito allontanato dal movimento quando questo aveva accettato le impostazioni reazionarie dei po- teriforti ottomani. Kemal, infati, imaneva fedele alle radici nazionaliste e laiche dei Giovani Turchi, agli ideali risorgimentali di matrice europea che erano del tutto incompatibili sia con il veteroimperialismo dell'apparato ottomano, sia — soprattutto — con il fondamentalismo religioso del clero musulmano. II ‘suo progetto politico era quello di modernizzare e di europeizzare la Turchia, liberandola dallinfluenza culturale-poltico-religiosa araba ed allontanandola dall’Asia e dall'islam: progetto che era chiaramente I MOVIMENTO DEL GIOVANUTURCHL NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA? GML agli antipodi dell'azione politica dei "nuovi" Giovani Turchi Stando cosi le cose, la vittoria del tenente-colonnetlo Kemal nei Dardanelli faceva da immediato contrap- unto alla sconfitta del generalissimo Enver in Arme- nia. Nelimmaginario collettivo turco, un vecchio e ur glorioso astro si avviava a tramontare, mentre un nuovo sole sorgeva nel cielo della nazione anatolica Le responsabilita dei Giovani Turchi nella pulizia etnica dell’Armenia La prima fase della campagna del Caucaso si era conclusa nel gennaio 1915 — abbiamo visto - con la disastrosa sconfitta turca di Sarikamih. | russi erano ‘ormai penetrati in Anatolia ed apparivano intenziona- ti a favorire la secessione dell’Armenia Occidentale (otlomana) e ad aggregaria all’Armenia Orientale Sembrava prendere corpo la prospettiva di uno Stato armeno che riunisse i due tronconi della piccola na- zione cristiana: e, naturalmente, si sarebbe trattato di una entita ostile, saldamente posizionata sotto Tala protettrice dell'aquila bicipite zarista Questo, nelia migliore delle ipotesi. Nella peggiore. invece, ci si aviava — come alcuni segnali lasciava- no presagire - verso una restaurazione della Gran- de Armenia di medioevale memoria, includendo nel nuovo stato anche la Cilicia, regione turca (ma con consistenti minoranze di armeni e di greci) grossomo- do compresa fra Anatolia Nord-orientale ed il Mar di Levante. Cid avrebbe significato, oltre che 'ablazione dellintera fascia orientale anatolica, la nascita di un grande Stato, esteso dal Mar Nero al Mediterraneo, che avrebbe spezzato la continuita territoriale fra la Turchia metropoiitana e le province arabe dellimpe- r0."* Un disastr. Comunque, senza attendere la nascite di una Arme- nia indipendente — piccola o grande che fosse — le normali occorrenze del conflito in corse ponevano al governo turco un problema immediato: nonostante le persecuzioni e lingegneria etnica del periodo ha- midista avessero gia provocato una prima diaspora degli armeni, questi continuavano ad essere il grup- Po etnico di maggioranza nell'Anatolia nord-orientale. La rudimentale classe dirigente armeno-ottomana subiva linfluenza degli armeno-russi; la popolazione armeno-ottomana si sentiva pid legata agli armeno- Tussi che non agii altri sudditi della Sublime Porta; ed i miltari armeno-ottomani,infine, disertavano non ap- pena possibile, unendosi ai reparti armeno-russi."* In altri termini, gli armeni dell’Anatolia si confermavano come una popolazione estranea all impero Ottomano, orgogliosamente fiera della propria specificita etnica, linguistica e religiosa, ed inequivocabilmente vocata alla secessione ed alla alleanza con IImpero Russo. Queste cose le si sapeva da sempre, ed i vari governi ottomani che si erano succediti — almeno a far tem- po dal trattato di Santo Stefano del 1877 - avevano tutti mostrato una ostlité pit 0 meno pronunziata nei confronti della minoranza armena. Quando i Giova- ni Turchi ~ nel 1910 ~ avevano accettato lalleanza con il conservatorismo ottomano e con il fondamen- talismo islamico, avevano elaborato un progetto di turchizzazione forzata delle popotazioni non-turche dellimpero, prevedendo misure radicali nei confron- ti di quelle entita etnico-religiose che non avessero accettato |'assimilazione, a iniziare dalle due grandi ‘comunita di fede cristiana collocate in Anatolia: quella armena e quella greca, ognuna delle quali contava da 1.800.000 a 2.000.000 di anime * Delle due, la comunita armena (per tre quarti concen- trata nell/Anatolia Nord-orientale) era certamente la pil esposta. Infatt, sarebbe stato assai difficile elimi- are due milioni di greci senza urtare la suscettbilta dell’Europa, compresi gli alleati tedeschi e austriaci Gli armeni, invece. erano un piccolo nucleo confinato in un angolo dell’Asia Minore, senza il collegamen- to con una madrepatria europea e senza altra tutela cche quella del nemico russo. Ecco perché gli strateghi unionisti avevano programmato la pulizia etnica delle province armene gia prima della Grande Guerra: sa- rebbe stato addinittura nel 1913 ~ secondo il turcologo italiano Alberto Rosselli ~ che il Comitato Centrale di Unione e Progresso avrebbe preso segretamente la decisione di risolvere definitivamente il “problema ar- meno’, cancellando una popolazione “estranea alla cultura turca” e amica dellimpero Russo.” Lasciata nel cassetto per un anno e mezzo, la dra- stica decisione veniva sostanzialmente ripresa nel gennaio 1915, subito dopo la drammatica sconfitta di Sarikamish, quando la penetrazione russa nell Anato- lia nord-orientale palesava in modo inequivocabile la Pericolosita del secessionismo armeno. Si aveva no- tia, infati, che il Dashnak aveva iniziato ad ammas- sare armi, in previsione di una sollevazione generale che spianasse la strada all'avanzata russa Fra gennaio e maggio le misure restavano nellaria, non formalizzate né definite. Poi, alla fine del mese di sl FRONTE DELL'ASIA MINORE Soldati turchi ascoltano Ia dichiarazione di guerra da- vanti alla Moschea Fatih di Costantinopoli. maggio, il governo di Costantinopoli deliberava leva- cuazione degli armeni residenti nella zona di guerra € la loro deportazione in Mesopotamia In realta - come si diceva ~ la decisione di intervenire drasticamente per evitare che gli armeni supportas- sero i russi era stata presa fin da gennaio. Parliamo della scelta di evacuare gli armeni, naturalmente; non di quella di sterminarii. Tale ultima risoluzione, invece, sarebbe stata assunta all'nizio di aprile, e non da par- te del Governo, bensi del Comitato Centrale di Unio- ne e Progresso. Cosi il gia citato Nazim bey, avrebbe riassunto i termini della questione: «Siamo in guerra. Non potremo avere occasione migliore per stermina- re la minoranza armena. E’ estremamente improbabi- le che vi siano interventi da parte delle grandi poten- ze © proteste da parte della stampa occidentale; © se anche cid accadesse, tutti si troverebbero davanti al fatto compiuto.»® La responsabilité della tragedia armena, dunque, pit che al governo ottomano sul piano generale, anda- va ascritta piuttosto ai Giovani Turchi; anzi - come opportunamente puntualizza lo ZOrcher — alla fazione dei Giovani Turchi che faceva capo al Ministro degli Intern: «... dobbiamo concludere che, anche se il go- verno ottomano in quanto tale non era coinvolto nel genocidio, un circolo interno al Comitato dell'Unione @ Progresso, sotto la direzione di Talat, voleva “risol- vere" la questione orientale con lo sterminio degli ar- meni, @ che usd come pretesto il trasferimento per realizzare questo fine.»® Talat pasha, peraltro, era personalmente incaricato di guidare uno speciale or- ganismo preposto alla persecuzione degli armeni. Non risultano, invece — contrariamente a quanto so- slenuto da diversi storici ~ responsabilité dirette di Enver pasha, che perd avrebbe comunque avallato (€ condiviso) la politica di pulizia etnica dell’Armenia Anatolica. Deportazione o genocidio organizzato? Nel gennaio 1916 i reparti armeni delt'esercito otto- ‘mano venivano disarmati ed allontanati dal fronte; poi, trasformati in battaglioni di lavoro e sottoposti a stretta, 52 sorveglianza, perimpedire che facessero ritorno nelle loro contrade 0 che raggiungessero le linee russe. ‘Subito dopo ~ in febbraio —i governanti ottoman pro- muovevano sul tertitorio "provocazioni di massa" cruente e via via crescenti, delegate ai locali presidi di polizia, alla ricerca di una qualche reazione che avrebbe potuto giustificare un intervento risolutore delle autorita. Da febbraio ad aprile era un continuo crescendo di tali provocazioni verso la popolazione armena, peraltro indifesa giacché la maggior parte dei suoi uomini validi era stata chiamata alle armi ed inviata — come si diceva — lontano da casa. La svolta avveniva in aprile, con la rivolta della citta- dina armena di Zeytun e, sibito dopo, di quella Van, ben pi importante anche sotto laspetto strategico. Le autorita turche rispondevano senza esitazioni, or- dinando non soltanto un massiccio assedio a Van, ma anche altre misure propedeutiche alla “risoluzione” del problema armeno. In primo iuogo veniva disposta la sistematica eliminazione dei soldati di etnia arme- 1na, che — si ricordera — erano stati precedentemente allontanati e disarmati Ii giorno 24, poi, era effettuato larresto dellintera classe dirigente armena, disseminata fta Costan- tinopoli le principali citta anatoliche: in tutto 2.345, individui, che rappresentavano élite della comunité, le personalita prin vista (e le pit rcche) del mondo imprenditoriale-mercantile e dellintellighentia, le ge- rarchie ecclesiastiche e — soprattutto — gli esponenti dei movimenti nazionalisti. Lo stesso 24 aprile, poi, avevano inizio le operazioni di pulizia etnica che saranno decretate ufficialmente il mese seguente; cioé larresto ed il concentramen- to della popolazione armena di sei vilayet (region’) dell’Anatolia Nord-orientale: Trebisonda, Erzurum, Bits, Diyarbakir, Kharput e Sivas.*° Intanto, i russi avanzavano e, il 16 maggio, giunge- vano a Van, liberandola dallassedio. Per i turchi, la liberazione di Van era un trauma, il segno che la ri- volta armena andava definitivamente @ saldarsi con avanzata russe. Pochi giomi ancora e, alla fine det mese, il governo di Costantinopoli decretava la deportazione dellin- tera popolazione armeno-ottomana in Mesopotamia, Donne, vecchi e bambini (gli uomini validi erano gid stati eliminati) venivano incolonnati ed avviati ad una drammatica “marcia della morte”, affidati alla bieca sorvegiianza di sadici criminali comuni, scarcerati per Voccasione.*” Ma non era tutto, perché nel cammino della deportazione gli armeni erano lasciatl alla merce delle bande di predoni kurdi e circassi (loro nemici et- nici), che Ii attaccavano — senza incontrare alcuna re- sistenza da parte delle scorte — uccidendo, depredan- do, stuprando. | sopravvissuti, infine, erano falcidiati dalla fame, dalla sete, dal caldo e dal freddo, dallo sfinimento, soprattutto durante lattraversamento del deserto siriano. IL MOVIMENTO DEI GIOVANI TURCHL NELLA PARTECIPAZIONE OTTOMANA ALLA 1 Quanti armeni morivano in questa crudelissima mar- cia forzata? Alcune centinaia di migliaia, secondo fon- ti turche; oltre un milione, secondo fonti armene. Su queste cifre si combate ancdra oggi una guerra di numeri tra gli storici; e, al di la dei numeri, tra quan- ti sostengono che la sanguinosa pulizia etnica de! 1915-16 abbia avuto carattere di genocidio, e quanti negano tale connotazione. Gli esiti della guerra e Vepurazione dei Giovani Turchi: verso ta fine dell’Impero Ottomano Nel febbraio 1917 Talat pagha assumeva in prima persona la guida del governo ottomano. L’andamen- to della guerra, intanto, influiva negativamente sulle fortune politiche dei Giovani Turchi. La situazione sembrava sul punto di precipitare in marzo, quando li inglesi prendevano Baghdad, Soprattutlo Enver pagha, in quanto capo assoluto delfesercito, era 'og- getto delle critiche pit feroci, ed alcuni miltari si spin- gevano fino ad auspicarne — sommessamente ~ la Fimozione. I nuovo Gran Vizir— che non amava eccessivamente Enver - sarebbe stato anche propenso a giubilare il generalissimo.** Ma il problema era la sua sostituzio- ne al vertice di quella sorta di “movimento d'opinio- ne’ militarista che fiancheggiava il governo. |I terzo pascia, Ahmed Djemal ~ altro rivale di Enver ~ non aveva il carisma necessario per guidare Ia casta degli ufficial, Per contro, altri nomi che incominciavano a circolare (tra cui quello di Mustafa Kemal, inviso ad Enver e protetto da Djemal) erano considerati sostan- zialmente ostili ai Giovani Turchi. Alla fine, nulla veni- va mutato. Frattanto la scena internazionale registrava cambia- menti radicali, che andranno ad incidere profonda- mente sugli equilibr fra i due schieramenti in lotta. Gli Stati Uniti (in aprile) e la Grecia (in giugno) scende- vano in guerra al fianco deil'intesa. | primi avallavano apertamente i piani per sottrarre gli Strett alla sovra- nité ottomana e per creare una Repubblica Armena indipendente; e la seconda avanzava un lunga serie di rivendicazioni territoriali in danno dell'impero Otto- mano (la Tracia Orientale, lo Smirnense, il Ponto, per tacere degli Strett). Per contro, I'intesa era penaliz- ala (in novembre) dal rtio dalla guerra della Russia = oramai in mano al partito bolscevico ~ e da quello conseguente della Romania. Nel complesso, questi eventi sembravano giocare a favore della Turchia, cui — se non altro — la defezione russa evitava lormai im- minente tracollo finale in Armenia. In realta, il peso delia potenza americana era tale da rendere ininfluente il ritro russo ed ogni altro evento che potesse nuocere agli interessi dellintesa. Tutta- via — dopo la pace di Brest-Litovsk (marzo 1918) ed ancor pi dopo la momentanea secessione di una effimera Repubblica Transcaucasica dall'ex impe- GM. ro russo (aprile) ~ i vertici politic’ e militari ottomani sembravano credere che le sorti del confitto potesse- ro volgere al meglio. II pit ottimista di tutti era Ismail Enver pasha, che rispolverave i suoi affascinanti ma irrealistici piani per invadere la Russia meridionale ed acquisire le popolazioni turco-mongole ad un nuovo impero turaniano, che avrebbe dovuto spingersi adci- rittura fino alle pianure indiane.** Malla ventata di ottimismo era di breve durata. La mor- te di Maometto V, awenula il 3 luglio 1918, coincide- va e segnava quasi il passaggio dalla fase favorevole alla fase definitivamente sfavorevole del conflitto. I nuovo Sultano era il principe Vahid Eddin - salito al {rono con il nome di Maometto VI ~ che, contrariamen- te al suo predecessore, non era compromesso con la politica di alleanza con le Germania anzi, secondo taluni, sarebbe stato favorevole ad una pace separata con I'intesa. In politica interna, il nuovo monarca non apprezzava i Giovani Turchi e simpatizzava piuttosto con il partito d'opposizione detto “liberate”. In realta, il Partito della Liberta e dell ntesa era piuttosto uno schieramento ultraconservatore, reazionario, antiri formista, sostenitore del clericalismo islamista e, in politica estera, decisamente filoinglese, A prescindere dalle inclinazioni politiche di Maomet- to VI, comungque, le cose cominciavano a precipitare gid nei primi di agosto, quando Iinizio della ritrata te- desca sul fronte francese appariva foriera di ulteriori guasti. Guasti che immancabilmente si verficavano il mese seguente, quando le forze del! intesa otteneva- no due significative vittorie ai due estremi del campo di battaglia: in Palestina ed in Macedonia. Il 29 set- tembre, poi, con larmistizio di Salonicco che sanciva il ritro della Bulgaria dal confitto, le sorti della guerra apparivano definitivamente segnate. E, con quelle della guerra, ad apparire segnate erano anche le sorti dei Giovani Turchi: il 4 ottobre Enver era licenziato dalla carica di Ministro della Guerra, € dieci giorni dopo anche Talat era costretto alle dimis- sioni. Gli succedeva il generale Hasan lzzet pasha, Un vecchio e stimato avversario di Enver, ma solo per ochi giorni: il tempo necessario a firmare - il 30 otto- bre — un armistizio iugulatorio, che metteva quel che restava dell'impero Ottomano alla completa mercé degli inglesi. Questi, peraltro, chiedevano al Sultano = come prova di sottomissione — la testa dei capi di Unione e Progresso, considerati in blocco responsa- bili dell’entrata in guerra della Turchia al fianco degli imperi central. | "Tre Pascia" facevano appena in tempo a mettersi in salvo, abbandonando il paese - il 3 novembre - a bordo di un sommergibile tedesco. Una settimana dopo il generale Izzet pasha era licenziato, ed al suo posto veniva insediato 'ex ambasciatore a Londra Ahmed Tevfik pasha, che adottava le prime misure epuratorie nei confront dei Giovani Turchi Ma neanche Tevfik dava garanzie di completo alli 53 FRONTE DELL neamento ai desiderata britannici, © veniva quindi meso da parte dopo alcuni mesi. lI 4 marzo 1919 Maometto VI nominava il nuovo Gran Vizir nella per- sona deli'esponente liberale (cio fondamentalista ed ultraconservatore) Damad Adil Ferid pasha, suo cognato oltre che uomo di fiducia. E questi - come primo provvedimento del nuovo governo — ordinava Vartesto degli esponenti di Unione e Progresso che ‘non erano ancéra riusciti a mettersi in salvo. Intanto, mentre nella Costantinopoli occupata dag inglesi avveniva tutto cid e si ponevano le premesse per la liquidazione dellimpero e per lo smembramen- to dello stesso nucleo turco, neil’Anatolia profonda Vex giovanturco Mustafa Kemal pasha iniziava la bat- taglia per ledificazione di una nuova Turchia laica & nazionalista NOTE 4. II termine “liberale” va inteso nella sua accezione roman- tico-ottocentesca, senza alcun riferimento a dottrine eco- nomiche contemporan 2. Michele Rallo, La Grecia, i Panelienismo e il Risorgimen- to balcanico. 1814-1918, Edizioni Settimo Sigilo, Roma, 2004 3, Il turanismo (0 panturanismo 0 panturanianesimo) era tuna dottrina politica di matrice romantico-ottocentesca che per molti versi si ispirava al pangermanesirno. Mal- {grado i suoi successivi sviluppi lo indrizzassero poi ver- 0 orizzonti asiatci i turanismo era in principio una “ide- logia” di matrice esteuropea e segnatamente magiara, Postulava Iunita delle nazioni originate dal mitico Turan, la grande patria delle genti uralo-altaiche: la Finlandia e le altre regioni baltich, rUngheria, la Bulgaria, una gran parte della Russia Europea meridionale (dalia Crimea al Caucaso) e, naluralmente, la Turchia. Owiamente, i turanismo non va confuso col panturchismo (di cut par- leremo appresso). 4. Peri toponimi, seguiamo generalmente la formulazione greca. Quind: Costantinopoli (in turco: Istanbul), Adria ‘nopoli (in turco: Edie), Smirne (in turco: lzmir), Darda- nell (in turco: Ghanakkale), eccetera. 5, Georges Castellan, Storia dei Balcani. XIV-XX secolo, Argo editrice, Lecce, 1999. 6. I Dasnhak 0 Dashnaktsuthiun (denominazione conven- zionale della Federazione Rivoluzionaria Armena) era la principale forza politica armena, La sua connotazione politica era nazionalista, populista e socialista, con evi- enti influssi del pensierorivoluzionario russo e in specie dell anarchismo bakuninista. 7. Santi Nava, Processo storico det unificazione oivile della Repubblica Turca, in “Rwista di Studi Poltici Internazio- nali’. Firenze, gennaio-giugno 1937. 8 Gran Vizir titolo equivalente a quello di Primo Ministo. 9. I titolo onorifco (e non pit: nobiiare) di bey era allora attribuito ai digritari di media importanza e, nel'émbito miltare, agli uffciali II maggior titolo di pasha era invece riservato agli ali digritari ed ai general 10. "Gii Streit” stanno in questo caso ad indicare il breve tratto di mare (con le relative coste) che separa I'Euro- pa dall’Asia Minore: sul Mar Nero, il Bosforo (in turco: 4 ASIA MINORE Bogazigi o Istanbul Bogazi), che forma un tutt'uno con Costantinopoli; sullEgeo, i Dardanelli (in turco: Ghana- kkale Bogazi); ©, in mezzo, i! Mar di Marmara (in turco: Marmara Deniz 11. Dagobert von Mikush, Gasi Mustafa Kemal. Il fondato- re della Nuova Turchia, Edizioni frateli Treves, Milano- Roma, 1932. 42, Philips Price, Storia della Turchia. Dell?mpero alla Re- ‘pubblice, Cappelli editore, Bologna, 1958, 18. Dopo Vaccordo per la costruzione della ferrovia Berino- Baghdad (1899) iI Reich tedesco era diventato il prin- cipale partner economico dellimpero Ottomano, suben: trando alla Gran Bretagna, troppo compromessa con i grec 414, Il sovrano dellmpero Ottomano (Sultano) aveva anche iI tole di Califo, cive di “Successore" di Maometto come ‘massima autortareligiosa del mondo islamico, 18, Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa. Promesse & tradimenti, wor gfov.it {2005}, 16. William Yale, ! Vicino Oriente, Feltrinell editore, Milano, 1962 17. Michele Rallo, II coinvolgimento deltalia nella prima {guerra mondiale e la “vittoria mutilata’. La politica estera Italiana e lo scenario egeo-balcanico dal Patto di Londra al Patto ci Roma. 1915-1924, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2007, 18. Taluni, addintura. ipotizzavano Tinclusione nella fan- tomatica Grande Armenia anche del Ponto. la regione = con una forte componente etnica greca ~ posta im- mediatamente ad ovest dell Armenia anatolica, sul Mar Nero 419. | disertori armeno-ottomani saranno in numero tale da ‘consentire ai russ la creazione di tre battaglioni di fante- ria. E sarebbero stali certamente molt i pid se i turchi non avessero preso a sterminare sistematicamente tutti soldati di etnia armena. 20. Le altre principali comunita cristiano-ottomane (concen- trate prevalentemente in Anatolia ed a Costantinopal) erano rimaste quelle dei Franchi (discendenti dai super- Siti dei “regnilatini’ crociati), dei Levantin o Nalovievan- tini (discendenti dagli antichi viaggiatori e commercianti italiani, specie veneziani) e degli Assi o Siriac (di antica discendenza aramaica). 21, Alberto Rosselli, I tramonto della Mezzaluna, Limpero COttomano nella prima guerra mondiate, BURIRCS-Libs, Milano, 2003, 2, Alberto Rosselli, I! ramonto della Mezzaluna. Cit 23. Erik J. Zurcher, Storia delia Turchia. Dalla fine delim- ‘pero Ottomano ai giomni nostri, Donzelli ecitrice, Roma, 2007. 24. Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa, Ci 25. Marcello Flores, II genocidio degli Armeni, Societa edi- trice ll Mulino, Bologna, 2006. 28, Mauro Di Vieste, Kurdistan, terra divisa, Ci 27. Awiata nella sua fase preliminare dalle forze di poli- 2ia, la deportazione vera e propria era affidata a squadre ‘special (Chetes) formate da delinquenti comuni che si sarebbero dimostrati impermeabili ad ogni senso di uma- na pieta. 28. Dagobert von Mikush, Gas/ Mustafa Kemal, Cit 29. Alberto Rosselli, ! movimento panturanico @ la Grande Turchia, Edizioni Settimo Siglo. Roma, 2007

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