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Appunti 1° Parziale

La filologia germanica è una disciplina che studia le testimonianze scritte delle civiltà con origini nel mondo germanico antico e come queste origini si riflettono nella loro evoluzione. Essa include lo studio della storia, letteratura, codicologia e linguistica storica di queste civiltà. Un aspetto chiave è ricostruire le relazioni tra le lingue germaniche e il concetto di germanicità.

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Appunti 1° Parziale

La filologia germanica è una disciplina che studia le testimonianze scritte delle civiltà con origini nel mondo germanico antico e come queste origini si riflettono nella loro evoluzione. Essa include lo studio della storia, letteratura, codicologia e linguistica storica di queste civiltà. Un aspetto chiave è ricostruire le relazioni tra le lingue germaniche e il concetto di germanicità.

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Filologia germanica

La lologia è una disciplina anacronistica, per questo è estremamente utile.


Non è una disciplina contemporanea > ma è un ottimo strumento critico che allena la mente a
cercare l’originale e a di dare degli errori.
Questo hanno fatto i lologi del 800/900 quando si sono trovati la Divina Commedia in centinaia di
copie diverse > quindi dovevano capire quale fosse l’originale e quali fossero le false copie.
È una disciplina che spazia dalla storia, alla letteratura, alla codicologia, alla linguistica storica
(perché bisogna conoscere le lingue in cui i diversi testi sono scritti, ma anche vederle in un
contesto storico)
In un determinato momento storico la lingua ha un particolare stato > varietà standardizzata
determinata da un codice grammaticale) > quando si parla di “lingua” in generale si intende una
varietà che non è standardizzata, è presente nella sua molteplicità dialettale, di variante di
registro, di lessico.
Quando si parla di lingua nel medioevo bisogna tenere presente che non vi è una grammatica,
non c’è una distinzione tra dialetto e lingua perché ognuno scrive con il proprio bagaglio culturale.

Filologia […] è quella onorevole arte che esige dal suo cultore soprattutto una cosa, trarsi
da parte, lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento, essendo un’arte e una perizia
di ora della parola, che deve compiere un nissimo attento lavoro e non raggiunge nulla
se non lo raggiunge lento. Ma proprio per questo è oggi più necessaria che mai; è proprio
per questo mezzo che essa ci attira e ci incanta quanto mai fortemente nel cuore di
un’epoca del ‘lavoro’, intendo dire nella fretta, della precipitazione indecorosa e sudaticcia,
che vuole sbrigare immediatamente ogni cosa, anche ogni libro antico e nuovo: per una
tale arte non è tanto facile sbrigare una qualsiasi cosa, essa insegna a leggere bene, cioè a
leggere lentamente, in profondità, guardandosi avanti e indietro, non senza secondi ni
lasciando porte aperte, con dita e occhi delicati […].
F. Nietzsche, Prefazione ad “Aurora” (1886)

Filologia: Insieme di discipline intese alla ricostruzione documenti letterari e alla loro corretta
interpretazione e comprensione, sia come interesse limitato al fatto letterario e linguistico, sia con
lo scopo di allargare e approfondire, attraverso i testi e i documenti, la conoscenza di una civiltà e
di una cultura di cui essi sono testimoni.
Germanica: Relativa alle civiltà che hanno avuto comuni origini del mondo germanico antico e
che tale origini ri ettono nella loro successiva evoluzione.
→ il termine “germanico”: (anche sul dizionario da una de nizione limitata alla topologia) > N.B.
Germanico non è Germania! > innanzitutto il termine ha una connotazione linguistica: tanti dialetti/
lingue che si assomigliavano, con i loro testi, ma questa somiglianza è sincronica, non abbiamo
una prova diacronica, una forma linguistica testata. La famiglia dei popoli germanici viene
tradizionalmente identi cata attraverso la lingua (i volgari) che questi popoli hanno utilizzato, ed è
per questo che è un concetto primariamente linguistico. [N.B. Il latino ce l’abbiamo mentre il
germanico no] >>> il germanico non viene scritto, la loro tradizione è orale, il loro bagaglio
culturale non lo trasmettono attraverso la scrittura, ma attraverso la parola. La cultura materiale
dei popoli germanici su cui noi possiamo basarci è poca.
> di testimonianze ne abbiamo iniziate ad avere quando i romanzi hanno iniziato a parlare dei
popoli ai con ni (i popoli germanici)

Filologia germanica: “scienza che studia ed interpreta le testimonianze scritte di quelle civiltà
che hanno avuto comuni origini nel mondo germanico antico e che tali origini ri ettono nella loro
successiva evoluzione.”

Germanicità vs germanesimo = vogliono dire quasi la stessa cosa ma non proprio. Con
germanicità si intende soprattutto quello che è linguistico, quello che riguarda la linguistica
storico-comparativa. Quando si parla di germanesimo si intende molto di più la parte culturale.
(Germanesimo - cultura vs germanicità- cultura linguistica)
- Ricostruzione delle relazioni di parentela tra le lingue germaniche, ovvero ricostruzione del
concetto di germanicità (linguistica storico-comparativa) o germanismo (= ciò che è proprio
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fi
ffi
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fi
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fi
della cultura e della civiltà dei popoli germanici > la cultura, la civiltà germanica nel suo
complesso)

Germanico: elementi comuni a queste lingue nelle loro fasi più antiche (grammatica e patrimonio
lessicale fondamentale) → esistenza di un’epoca precedente a quella delle prime attestazioni
scritte di queste lingue in cui l’a nità fra le stesse fosse ancora maggiore.

> parole che ricorrono frequentemente: Fader,


Faðir, Vater, Vader, Father
> parole che si assomigliano: himlene, Himli,
Himmelen, himnum, himinam, hemel, himel,
Himmel, Heaven
> parola: Helliget, Heilagt, Helgat, Helgist,
geheiligd, hillige, Geheiligt, hallowed
- Gruppo nordico, settentrionale (quella
islandese è più diversa, più conservativa, perché
nell’800 gli islandesi, che erano stati dominati
dalla Danimarca, riprendono la lingua delle saghe
(lingua del 1200-1300) e ricominciano ad usare
quella lingua lì, è ripartito dall’800, da zero.
- Gruppo più frastagliato e moderno
Intelligibilità che è rimasta solo nelle lingue del nord: molto simili tra loro, si capiscono tra lingue
diverse per questa loro forte similitudine.

Le lingue germaniche hanno delle caratteristiche che non sono condivise dalle altre lingue
indoeuropee, ma ci sono delle peculiarità delle lingue germaniche che non fanno parte delle altre
lingue germaniche:
Apofonia: alternanza del timbro vocalico all’interno della stessa radice (in 2.) (
1. inglese: good - better - best = tedesco: gut - besser - best // francese: bon - mellieur - le
mellieur
2. Inglese: give - gave - given = tedesco: geben - gab - gegeben // italiano: do - diedi (detti) -
dato
3. Inglese: laugh - laughed = tedesco: lachen - lachte - gelacht // italiano: rido - ridetti - riso
4. Ordine delle parole: domande (VS) e risposte (SV) e diversa intonazione

L’inglese è una lingua germanica, ma ha tante tracce romanze. Però nessuno classi cherebbe
comunque l’inglese come una lingua romanza. L’inglese non ha l’accento, il tedesco e le lingue
scandinave hanno l’accento rizzotonico (accento sulla sillaba radicale): dunque l’inglese
genealogicamente ha basi germaniche ma ha molte caratteristiche romanze.
Le somiglianze genealogiche sono quelle somiglianze che di cilmente una lingua può avere
assunto per contatto (avere verbi forti e verbi deboli che non si possono inventare o acquisire,
perché cambia il funzionamento di tutta la lingua). Il cambiare l’accento o avere la possibilità di
accentazione di prosodie diverse, è facilmente spiegabile con l’arrivo del prestito linguistico:
quando si importa una parola nuova, inizialmente la pronunciamo in quel modo, poi
successivamente diventa parte vivente del lessico, cambiando e adattando la parola alla lingua.

La protolingua
La ricostruzione del germanico è possibile poiché i linguisti comparatisti dell’800 notarono che,
ripercorrendo a ritroso la storia delle singole lingue germaniche (inglese, tedesco, svedese,
olandese, ecc), gli elementi in comune tra tali lingue aumentano, come se le storie delle singole
lingue germaniche puntassero tutte verso una comune ‘lingua madre’.

Colui che per primo osservò questo fatto fu il diplomatico Sir William Jones (1746-1794) (che
viaggia per la compagnia delle indie) e nel suo discorso inaugurale del 2 febbraio 1786 alla Royal
Asiatic Society of Bengala esprime quello che poi diventerà una sorta di motto: l’a nità che lui
osserva tra lingue diverse non può essere un caso, ma questa somiglianza deve essere la
conseguenza del discendere da una fonte comune > sanscrito
ffi
ffi
ffi
fi
“La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una lingua di struttura meravigliosa,
più perfetta del greco, più copiosa del latino, e più squisitamente ra nata di ambedue,
nonostante abbia con entrambe un’a nità più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme
della grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe potuto accadere per puro caso;
così forte, infatti, che nessun lologo potrebbe indagarle tutt’e tre, senza credere che esse
siano sorte da qualche fonte comune, la quale, forse, non esiste più. C’è un’altra ragione
simile, sebbene non altrettanto cogente, per supporre che tanto il gotico quanto il celtico,
sebbene mescolati con un idioma molto di erente, abbiano avuto la stessa origine del
sanscrito e l’antico persiano potrebbe essere aggiunto alla medesima famiglia.”

L’osservazione di Jones viene strutturata successivamente in modo più preciso da due


personaggi: Friedrich von Schlegel e Franz Bopp.
Schlegel è il primo che cerca la cosiddetta “Ursprache” cioè la protolingua, che lui identi ca come
il sanscrito. Egli è anche il primo che cerca in maniera sistematica, di sistematizzare questa
a nità attraverso la comparazione, dunque per tanti è anche il fondatore della grammatica
comparata, infatti compara la declinazione verbale tra le varie lingue indoeuropee.
„Von der grammatischen Structur“: parentela manifestata mediante strutture morfologiche comuni
> ‘vergleichende Grammatik’

Questa visione di Schlegel viene messa in crisi e rielaborata da quello che è considerato il padre
degli studi indoeuropei, Franz Bopp. Egli applica sistematicamente il metodo comparativo a tutto
il sistema della comunicazione verbale del sanscrito con latino, greco, persiano, gotico, lingue
persiche. Nel suo primo studio di dottorato del 1816 segue la grammatica comparativa, alla
comparazione della essione verbale si accompagna la coniugazione della essione.

Über das Conjugationssystem des Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der griechischen,
lateinischen, persischen und germanischen Sprachen ...(1816)

«Fra le lingue che si pongono in stretta relazione con il sanscrito individuo principalmente il
greco, il latino, il germanico e il persiano. E’ degno di nota come il bengali, che certamente
fra i dialetti neo-indiani, ha subito meno interferenze linguistiche da lingue straniere, non
concorda, relativamente alla sua grammatica, così ampiamente con il sanscrito a di erenza
di quanto accade con le suddette lingue, mentre, d’altro canto, documenta un maggior
numero di parole antico indiane. Pure nuove modi cazioni organiche non hanno preso il
posto delle desinenze dell’antico indiano, ma dopo la scomparsa graduale del loro
signi cato e del loro spirito, ne è diminuito anche l’uso, e i tempora participialia (fra cui non
capisco le forme perifrastiche come il latino amatus est) hanno sostituito i tempi che erano
stati formati nel sanscrito attraverso il cambiamento interno della sillaba radicale. Allo
stesso modo nelle lingue germaniche moderne diverse indicazioni di relazione si esprimono
attraverso perifrasi che in gotico erano designate da desinenze che erano già usate in
sanscrito e in greco.»

=> Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend, Griechischen, Lateinischen, Litthauischen,


Gothischen und Deutschen (1833)

Somiglianze con le altre lingue


- per es: tre > i lessemi hanno lo stesso signi cato,
in tutte le lingue è composto da un nesso
consonantico-dentale-vibrante e un nucleo
vocalico
- L’occlusiva è più frequente e più antica rispetto
alla fricativa (prima rotazione consonantica!!)
Nell’800 nell’ambito linguistico si osservano delle
somiglianze, che sono a livello lessicale, morfologico
e l’ordine delle parole. Esse vengono percepite non come identità ma per esempio ci sono dei
lessemi che sono simili dal punto di vista fonetico (somiglianza strutturale a cui si accompagna
una somiglianza semantica). Queste somiglianze possono far presupporre una somiglianza
ffi
fi
fl
fi
ffi
fi
ff
fi
ffi
fl
ff
fi
genealogica, ovvero che alcune lingue discendono dalla stessa lingua (sono simili perché
discendono dalla stessa lingua).
Le lingue romanze hanno delle somiglianze che riportano direttamente al latino.
Queste somiglianze dovevano essere sistematizzate con un criterio classi catorio.
Nell’800 la morfologia era lo studio principale, non vi era la sintassi (come non esistevano
nemmeno i linguisti)
Per le famiglie linguistiche si devono trovare le somiglianze, e dove esse si allontanano dobbiamo
trovare una motivazione in chiave diacronica.
Per es: “padre” e “piede” = osserviamo che vi è un gruppo di lingue che ha come per prima
consonante un’occlusiva labiale sorda /p/, mentre l’altro gruppo di lingue ha come consonante
iniziale una fricativa labiale sorda /f/. Dunque vi è una somiglianza con leggere di erenze.
Le consonanti occlusive sono presenti in zone geogra che anche molto distanti tra di loro, mentre
le consonanti fricative si trovano in un gruppo più compatto geogra camente e limitato
numericamente (nelle lingue germaniche).
N.B. Le consonanti occlusive sono più antiche e più frequenti, perché le lingue germaniche hanno
subito la prima rotazione consonantica. Chi ha pensato fricativa è perché: quando c’è una realtà
geogra ca molto isolata e limitata, è probabile che questa area isolata sia più conservativa di
un’area geogra ca più ampia e tra cata. Però NO!
Se non si sapesse della rotazione consonantica e della legge delle mutazioni areali dobbiamo
considerare:
- Nelle lingue del mondo è più facile che una occlusiva diventi fricativa o viceversa? Facilmente
un occlusiva si trasforma poi in fricativa ma l’inverso non succede.
→ Criterio Unitarian Law: tutto ciò che osserviamo adesso è quello che può essere successo
prima, quello che non succede adesso non è possibile che sia successo prima, perché le lingue
funzionano nello stesso modo (non si può cambiare il nostro apparato fonetico).

È più facile che lingue contigue si modi cano insieme o che lingue totalmente sconnesse
cambiano in modo uguale? Si, lingue vicine possono avere lo stesso/simile cambiamento mentre
è molto di cile che lingue non contigue subiscano la stessa modi ca. > Legge dell’arealità (?)

Leggi fonetiche
Per dire che queste somiglianze non sono casuali, un gruppo abbastanza nutrito, i
neogrammatici, a erma che il fatto che le lingue siano simili non basta, bisogna capire perché
sono simili, e se sono simili ci deve essere una regolarità. Essi hanno iniziato a guardare i suoni (i
fonemi): guardano dove si trovano i suoni ricorrenti (ES: padre e piede: vi è un suono dentale).
Sistema adottato dagli studiosi:
Hanno comparato tutti i diversi suoni
- Regole di mutamento: [i.e. [p] > germ [f] (+ accento, CV)]
In altre parole, la parola indoeuropea, passando al germanico comune, ha subito una diversa
articolazione e quindi ha perso la sonorità. Questa regola di mutamento diventa una di quelle che
chiameremo leggi fonetiche su cui si basa poi il raggruppamento in famiglie.

Le famiglie indoeuropee
Classico albero genealogico che classi ca le lingue indoeuropee.
Le nostre lingue indoeuropee sono state classi cate in famiglie e sottofamiglie e le somiglianze,
cioè i suoni ricostruiti più antichi, sono andati a costituire il sistema fonologico dell’indoeuropeo.
In questo progetto c’entra Franz Bopp, il quale ricostruisce l’indoeuropeo, ovvero a erma, a
di erenza di Schlegel e dei
precedenti, che il sanscrito è
probabilmente più vicino perché
più complesso all’indoeuropeo,
ma non è la madre di tutte le
lingue, esso sta in un rapporto di
fratellanza con il greco classico,
con l’avestico, con il latino, ma
la madre è un’altra (è un fratello
più anziano, ma sempre fratello
è).
ff
fi
ffi
fi
ff
ffi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
ff
Questo processo di comparazione e di selezione della forma morfologica o della struttura
fonologica della parola, è stata portata avanti da Bopp e poi da un gruppo: i neogrammatici.
Quello che si ottiene da questa comparazione è questa famiglia linguistica.
L’attenzione sulla famiglia germanica è un po’ più tarda, ovvero cronologicamente vi è prima una
ricerca della Ursprache indoeuropea e poi questo stesso tipo di approccio si concentra su un
gruppo di lingue.
Infatti, ci accorgeremo che delle lingue germaniche si cita sempre il gotico, come se fosse la
lingua germanica più antica, cioè la madre di tutte le altre, ma non lo è, però il termine di
paragone è il gotico per vari motivi:
- il gotico è la lingua germanica più anticamente attestato, quindi vi è un’antichità della lingua
- Proprio perché più antica, è più conservativa e ha molti più tratti confrontabili con le lingue
classiche (sanscrito, greco, latino) a di erenza delle lingue germaniche anche antiche (come
l’anglosassone, l’antico alto tedesco, norreno) che hanno attestazioni più tarde e che hanno già
perso molta della morfologia indoeuropea, cioè sono lingue che hanno subito più cambiamenti
e quindi è meno facile trovare la somiglianza
L’attenzione sulle lingue germaniche è quindi più tarda.
L’immagine sopra riportata è la rappresentazione classica dell’albero delle lingue che
classicamente identi ca nella famiglia germanica tre sottofamiglie: famiglia orientale, famiglia
occidentale e la famiglia settentrionale. Questa classi cazione tripartita funziona
pedagogicamente meglio, da un punto di vista invece scienti co funziona peggio, perché il
gruppo occidentale è un gruppo molto vasto e molto di erenziato, non solo sincronicamente (se
conosco l’inglese non capisco il tedesco).
Afrikaans viene riconosciuta intorno al 1910 (non che non esistesse, ma viene riconosciuta come
lingua assestante e non come una sorta di dialetto)
Nel tedesco alto (High German) troviamo due rami, il German, che risponde al nostro Hoch
Deutsch (non è l’alto tedesco in fase medievale) e lo Yiddish, che ha una base germanica ma
essendo parlato dalla comunità ebraica ha una morfologia e sintassi diversa.
Quando si parla di lingue germaniche il concetto di germanico comunque lo si de nisca si ritorna
sempre ad una sorta di quasi tautologia (sono germanici le popolazioni che parlano la lingua
germanica e la lingua germanica è una lingua che discende dal protogermanico), anche la
de nizione etnogra ca ci riporta ad una concezione linguistica.

Concetto di germanesimo
La distinzione tra germanicità e germanesimo c’è perché, in verità, l’attenzione alle lingue
germaniche nasce più a livello culturale che a livello linguistico, a livello linguistico gli
indoeuropeisti erano più che felici con il gotico, che gli dimostrava che anche questi volgari
discendevano dall’europeo. L’attenzione alle lingue germaniche invece nasce proprio in seno alla
ricerca di una de nizione di germanesimo (quindi x la cultura).
Questo concetto di germanesimo si fonda su alcuni elementi che poi recentemente sono stati
messi profondamente in discussione (fonti storiche e fonti archeologiche):
- Fonti storiche: partono dalle attestazioni vere e proprie che non sono prodotte dalle
popolazioni germaniche ma sono frutto di quelle culture che scrivono (soprattutto latino) che
guardano questi popoli che stanno ai con ni. Tra questi vi sono alcune fonti principali: Cesare
(è il primo che parla di quei Germani che hanno invaso la Gallia, è il primo che usa il termine
‘Germano’ + ribadisce che queste popolazioni hanno un con ne che viene identi cato con il
reno, ma queste popolazioni vivendo in territori inospitali ed essendo demogra camente troppi
cercano di trovare spazio attraversando il reno e invadendo la Gallia + parla della loro forza
bellica, della loro tecnica bellica); Plinio (egli è uno dei segretari che seguivano le spedizioni
dei generali germani, scrive ciò che vede); Tacito (non è mai stato in nessuna spedizione, ne
parla da casa sua, ma ha tantissime fonti che vengono dalle campagne di Truso, Tiberio ecc. e
dedica ampio spazio a questi popoli, non solo nei suoi “Annales”, non solo nella vita agricola,
ma scrive addirittura un trattato etnogra co “La Germania”, anche Tacito come Cesare inizia la
sua trattazione de nendo l’area dove stanno questi popoli (chiamandola Germania) e poi parla
dei Germani, e distingue varie tribù in cui queste popolazioni erano suddivise + anche lui parla
del Reno, che però era già stato attraversato. Crea l’immagine dei Germani come discendenti
da un gruppo omogeneo); Svetonio e Tolomeo (trattati geogra ci, ci danno informazioni
generali sulle tribù germaniche, ma non si parla più di popolazioni omogenee, e questa
frammentazione aumenta ancora di più nelle trattazioni latine tarde (Amiano Marcellino, Isidoro)
che parlano delle varie popolazioni singole. La frammentarietà aumenta ancora di più quando
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arriveranno i Germani stessi a parlare di loro stessi (Peda degli anglosassoni, Saxogrammatico
dei danesi, Paolo Diacono dei longobardi) e in queste trattazioni storico-medievali abbiamo
indicazioni anche di altri popoli ma non si parla più di germani come entità omogenea).
- Fonti archeologiche: Kossinna è l’archeologo che identi ca alcune zone come le possibili
zone in cui vi sono prove di una civiltà comune, come nel caso dei popoli indoeuropei che dal
quinto al secondo millennio avanti cristo vi sono spostate alcune civiltà e a queste realtà
geogra che dove si trovano le lingue indoeuropee si hanno prove di arrivo di una civiltà diversa
rispetto a quelle del primo millennio avanti cristo. La prima civiltà trovata risale al 5-3 millennio.
Si trovano delle camere funebri tumuli chiamati Kurgan.
Questa scoperta ha scatenato l’attenzione degli
indoeuropeisti che hanno cercato la stessa onda migratoria
con le stesse linee linguistiche. Le più antiche kurgan
ritrovate sono in Georgia. Contemporaneamente da questa
prima area originaria parte un’altra onda migratoria dei
kurgan che va verso l’Anatolia. Dove si sono formati gli
indoeuropei? Patria nelle steppe della Mongolia e poi verso
ovest e sud. Si ha prova di una civiltà che si muove dove
troviamo le lingue indoeuropee e queste civiltà si trovano, spostandosi, a contatto con altre
civiltà locali per cui cambia la propria lingua. La prima ondata è quella da cui si originano le
popolazioni celtiche; la seconda arriva no al 2800 avanti cristo e parte dalle steppe del
Caucaso prima verso i Balcani e sale verso nord dove compare un nuovo tipo di sepoltura, non
più megalitica. Ciò ha fatto pensare che emerge qualcosa di ulteriormente diverso: nascono la
ceramica a cordicelle, manufatti che attestano tecniche diverse e anche oggetti di guerra come
le asce, che sono diverse da ciò che vi era prima. Queste tracce vengono identi cate da
Kossinna come prove della formazione di una civiltà diversa da quella indoeuropea, ovvero
quella proto-germanica che si sviluppano nella parte al nord no alla penisola scandinava
meridionale (nella cerchia nordica). La civiltà che più si sviluppa nell’area europea è quella che
viene identi cata con quella dei celti. Riprendendo questa teoria di omogeneità e poi
disgregazione, possiamo vedere che in realtà era ben attestata la civiltà dei Celti ma i nostri
germani sono frutto di una omogeneità successiva. Le civiltà disgregate erano già esistenti e si
sono unite per fattori culturali e sociali, per contrastare i celtici, non è per motivi genealogici (tra
il primo secolo avanti cristo ed il primo dopo cristo). Ecco che nasce il concetto di
germanesimo come frutto di un convergere successivo. I popoli germanici vengono attestati
per una cultura orale e non scritta ma comunque vi sono attestazioni scritte da parte di questi
popoli in applicazione dell’alfabeto runico su materiali impropri (pietre, metalli, oggetti, tavolette
di legno). Per molti, per molto tempo quest’uso era stato considerato una prova ulteriore di
omogeneità.
Legge di kossinna: le aree archeologiche-culturali corrispondono ad aree etniche quindi un
insieme uni cato di reperti archeologici sono il segno di un’etnia uni cata.
> Germ. II Ipsos Germanos indegenas crediderim minimeque aliarum gentium adventibus
et hospitis mixtos
L’interesse alle lingue germaniche riguarda la fase dell’umanesimo quindi quando si riscoprono le
lingue antiche. Per il mondo romanzo vi è una sorta di continuità tra il mondo classico e poi quello
del medioevo. L’interesse per l’antichità porta la scoperta di molti codici e della loro pubblicazione
(saxo grammatico dove si trova la storia non solo dei danesi ma si hanno anche citazioni di tanti
popoli germanici; gesta danorum: indicazioni sulle divinità, sulle leggende del tempo e dei sovrani
leggendari). Nel 600 viene scoperto il Codex Manesse (poesie con a anco le immagini dell’autore
poeta), riscoperto dall’antiquario Franciscus Junius (che pubblica i poemi anglosassoni, il codex
argenteus, frammenti di Heliand). Tra la ne del sedicesimo e diciassettesimo si ritrovano le
letterature delle lingue germaniche antiche che si parlano, anche grazie a Peter Hansen Resen
(carmi dell’Edda nel 1655) e grazie ad Arni Magnusson che colleziona 2000 manoscritti di saghe
norrene, tra cui le saghe islandesi e il libro degli islandesi che ci danno info importanti storiche per
la colonizzazione dell’Islanda e delle condizioni sociali, storiche, culturali delle popolazioni
islandesi. Se non avessimo queste attestazioni non avremmo niente dato che questi popoli
scrivono tardi, poco e prevalentemente leggi.

Le lingue germaniche attuali quali sono? Le lingue germaniche parlate oggi possono essere divise
in due gruppi grandi, in base alla loro distribuzione geogra ca: lingue occidentali come l’inglese,
tedesco, nederlandese, frisone, lussemburghese, afrikaans, jiddish; lingue nordiche come
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
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l’islandese, il norvegese, danese, svedese e feringio. Possono anche essere raggruppate
geogra camente.

Quali sono le lingue germaniche che prendiamo in analisi? Quelle attestate nella loro fase
medievale, dunque le lingue germaniche antiche (alto medioevo). Quali sono le lingue germaniche
attestate?
• Documentazione runica (non è una lingua in quanto serve una popolazione che la parli,
dunque è probabile che sia sempre stato un codice scritto) II-III sec. – XIII sec.
• Gotico: quarto secolo come dato di inizio (la bibbia di wul la) no al VI secolo. I testimoni di
questa attività scrittorica arrivano al sesto secolo, e dopo il sesto secolo non abbiamo più
testimonianza no al gotico di Crimea
• Anglosassone: attestazione in Gran Bretagna. In anglosassone abbiamo testi scritti in
volgare germanico a partire dall’ottavo secolo no al 1066 (battaglia di Hastings, dopo di cui
l’anglosassone continuò ad essere parlato ma non più scritto)
• Antico alto tedesco: inizia nell’ottavo secolo no alla metà dell’undicesimo
• Antico sassone: nono-dodicesimo secolo
• Antico frisone: come le lingue antiche scandinave le cui prime attestazioni sono tarde e la
più grande produzione è di leggi e la fase antica si fa concludere con il 1500 (XII sec. – XVI
sec.). il 500 è infatti l’anno in cui si divide tra l’età passata e l’età moderna
• Antico basso francone che darà origine all’olandese (X sec. – XII sec.)
• Norreno dall’undicesimo al quattordicesimo, dopo di che si da via ad una fase che non è più
norrena
——————
[1] Germania omnis a Gallis Raetisque et Pannoniis Rheno et Danuvio uminibus, a Sarmatis
Dacisque mutuo metu aut montibus separatur: cetera Oceanus ambit, latos sinus et insularum
inmensa spatia complectens, nuper cognitis quibusdam gentibus ac regibus, quos bellum
aperuit. Rhenus, Raeticarum Alpium inaccesso ac praecipiti vertice ortus, modico exu in
occidentem versus septentrionali Oceano miscetur. Danuvius molli et clementer edito montis
Abnobae iugo e usus pluris populos adit, donec in Ponticum mare sex meatibus erumpat:
septimum os paludibus hauritur
I umi Reno e Danubio separano l'intera Germania da Galli, Reti e Pannoni; la reciproca paura o
i monti la separano da Sarmati e Daci; le altre parti le cinge l'Oceano, abbracciando ampie
penisole e isole di smisurata estensione, dove, in tempi recenti, abbiamo conosciuto alcuni
popoli e re, che la guerra ci ha fatto scoprire. Il Reno, scaturito da inaccessibile e scoscesa
vetta delle Alpi Retiche, piegando con lenta curva a occidente, va a sfociare nell'Oceano
settentrionale. Il Danubio, sgorgando dalla catena del monte Abnoba, non molto elevato e dal
dolce pendio, lambisce le terre di molti popoli, per poi gettarsi, da sei foci, nel Mar Pontico; la
corrente d'una settima foce s'impaluda.

Fonetica e fonologia del protogermanico


Partendo dalla distinzione tra germanesimo e germanicità brevemente introdotta
precedentemente. Abbiamo detto che seppure è stato cercato di trovare delle basi per un
germanesimo uni cante le popolazioni germaniche, queste prove, che sono di tipo archeologico-
culturale (ma anche di tipo letterario), sono piuttosto frammentarie e non sono abbastanza
su cienti.
Da un punto di vista archeologico è stato individuato proprio in base al
principio di Kossinna che stabilisce una correlazione tra l’omogeneità
delle tracce archeologiche a un’omogeneità etnica in una zona “la
cerchia nordica” dove a partire dal 1800 a.C. (III millennio), si comincia
ad identi care e ad essere presente un tipo di arma non presente
precedentemente, che è la cosiddetta “ascia da combattimento”.
Questa identi cazione è stata anche maggiormente corroborata
dal fatto che esiste una parola germanica “sax” (che da
origine poi a tutta una serie di popoli: anglosassoni, sassoni,
che sono legate alle popolazioni germaniche), elemento
lessicale che ha suggerito questa identi cazione.
L’area detta “la cerchia nordica” comprende la bassa
Scandinavia, la Germania settentrionale e la penisola …
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Secondo Kossinna in quest’area dove si identi cano dei reperti omogenei da un punto di vista
archeologico, quindi la presenza di una cultura materiale omogenea nuova rispetto alla
precedente fa pensare a questa unità etnica. Quindi nell’idea di Kossinna vi è un’omogeneità
iniziale che poi con la migrazione verso luoghi migliori (in coincidenza magari di un cambiamento
climatico, di un esplosione demogra ca > cause che di solito provocano lo spostamento delle
popolazioni) si sia avuto una sorta di diaspora di questa popolazione omogenea e quindi anche la
di erenziazione linguistica poiché a mano a mano questi gruppi venivano a contatto con
popolazioni residenti nelle zone che andavano conquistando.
Questa idea non è completamente corroborata, prima di tutto perché questa presenza della
ceramica a cordicelle dell’ascia da guerra occupa una super cie ben più ampia di quella che
potrebbe essere la sede di una popolazione primitiva omogenea; l’altro motivo è proprio il fatto
che se noi dovessimo prendere fede a quanto ci dice Tacito, Cesare nelle prime descrizioni di una
sorta di con ne naturale che di solito le popolazioni soprattutto in epoca primitiva si localizzano in
zone con con ni naturali e questi con ni contribuiscono a mantenere un’omogeneità della
popolazione. Delle due sponde del Reno, se guardiamo nei reperti archeologici antichi (II millennio
a.C) non si trova questa grossa di erenza.
Una grossa disparità invece si ha vicino al II/III secolo, e in particolare in questo periodo nella
cerchia nordica si ha una popolazione che non viene generalmente identi cata uno ad uno come
protogermanica, che è la civiltà del Jastorf. Questa civiltà si forma a partire dal VI no al I secolo
a.C., essa si caratterizza per un tipo di sepoltura diverso ( no ad ora abbiamo parlato di sepolture
a tumulo, grosse montagne sotto le quali coprono delle celle dove viene inumato il cadavere),
infatti i cadaveri non vengono inumati ma vengono bruciati. La cultura d Jastorf venne
caratterizzata quindi dall’intensivo uso della cremazione che portò alla formazione di grandi
depositi di urne. Le urne vengono poi sepolte in cimiteri, ovvero di fatto si trovano appezzamenti
di terra dove ci sono una specie di camere sotterranee dove si trovano queste urne.
Questa civiltà è stato visto recentemente che ha una di usione più limitata e coincide molto con
la cerchia nordica e viene identi cata già da Kossinna come la possibile civiltà corrispondente alla
germanicità, ovvero alla uniformità linguistica, perché quando vedremo le testimonianze sugli usi e
costumi dei germani, vedremo che vi sono delle somiglianze, infatti i germani bruciano i cadaveri,
è la loro forma fondamentale, per esempio Beowulf viene bruciato su una pira. Da un punto di
vista cronologico, se pensiamo che le ondate indoeuropee sono precedenti a questa pratica,
dunque questa identi cazione ha confortato maggiormente coloro che invece già da prima della
correlazione tra la cultura Jastorf e i germani, si era pensato che piuttosto questa popolazione che
sicuramente ha parlato una lingua abbastanza omogenea tra di loro, non fosse caratterizzata da
un’uniformità etnica, ma questa uniformità culturale si sia formata dalla convivenza nella stessa
zona.
Le lingue cambiano per contatto, se nessuno ha contatti con altri parlanti probabilmente quella
lingua cambierà veramente poco e a dei ritmi veramente lenti. Se una popolazione, una comunità
linguistica si trova a contatto costante con altre parlate, altri dialetti, i cambiamenti saranno
repentini, perché si acquistano parole, costruzioni, modi di dire, talvolta anche la sintassi da chi ci
sta vicino. Più si è vicini ad un’altra comunità linguistica, più questa mescolanza avviene.
Questa nuova interpretazione quindi non vede più un germanesimo originario da iniziale e una
diaspora, ma vede piuttosto un germanesimo formato per contatto in una fase successiva, ovvero
quando queste popolazioni nell’area della cerchia nordica si sono distinte o allontanate da quella
che era la cultura dominante nell’Europa del tempo (celtica > i Celti, che ora sono delle minoranze
nei millenni prima di cristo occupavano vastissime zone dell’Europa).
Questa identità e questa sorta di convivenza e omogeneità si è formata intorno tra il I secolo a.C.
e il I secolo d.C. proprio nella zona della cerchia nordica limitata ad occidente dal reno.
In questo periodo, anche questa omogeneità vediamo di fatto che è estremamente frammentaria,
ovvero, queste popolazioni erano a stretto contatto ma erano anche molto diverse tra di loro,
quindi questa piccola area dominata dalla cultura Jastorf, dopo il I secolo a.C. È puntellata da
altre piccole civiltà che si di erenziano per usi e costumi (omogeneità non globale, completa).
Importante è che molte di queste sottociviltà occupano delle aree che poi noi successivamente
possiamo identi care come quelle aree dove probabilmente si parlava una varietà del
protogermanico. Il protogermanico rappresenta ideologicamente la macrofamiglia da cui
discendono tutte le lingue germaniche, ma esse non sono tutte uguali, non hanno tra di loro uno
stesso grado di somiglianza, ma ci sono lingue più simili e lingue meno simili.
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L’immagine della lingua madre (Ursprache) è l’idea che viene elaborata nei primi anni dell’800 da
August Schleicher (1821-1868). L’albero genealogico era un immagine molto funzionale nella
tassonomia delle specie, questa idea passa poi a tutto ciò che è legato all’uomo, anche Darwin
nella sua origine della specie mette in correlazione la lingua con la specie e stabilisce lui per primo
questa sorta di corrispondenza, cioè la lingua si evolve come si evolvono le specie e quest’idea
della lingua come evoluzione darwiniana continua tutt’oggi (esiste una branca della linguistica che
analizza le strutture linguistiche in questa chiave).
Il problema con il protogermanico è che esso è un’idea astratta, una lingua astratta. Molto spesso
gli studiosi dell’800 e del primo 900 si riferiscono a questa lingua ideale parlando come se fosse
una lingua vera, in verità il protogermanico, come l’indoeuropeo, ha un difetto enorme per non
essere una lingua vera, perché una lingua vera ha delle dimensioni (diamesica, diastratica,
diatopica, diacronica, diafasica). Dunque il protogermanico è una proiezione ideale di una lingua.
Come nessuno ha mai parlato l’indoeuropeo, che è stato creato sulla base delle somiglianze
fonologiche, morfologiche e lessicali delle lingue indoeuropee dagli studiosi.
In questo processo di estrapolazione delle somiglianze, si creano relazioni genealogiche che dalla
base più diversa salgono verso un vertice sempre più omogeneo.
Questo è l’albero (si trova nel volume
Compendium der vergleichenden Grammatik
der indo-germanischenSprachen (1861-62))
creato da August Schleicher mettendo in
relazione sulla base di elementi fonologici e
morfologici, identi cati nei vari studi, e quindi
stabilisce una relazione genealogica delle
varie lingue indoeuropee.
Questo albero non è privo di problemi, è
stato messo molto in discussione (per
esempio il ramo slavo-tedesco non è privo di
problematicità).

Da questo impianto discende la concezione


delle relazioni tra le lingue germaniche e il
protogermanico. Nella visione Schleicheriana al gruppo slavo tedesco corrispondono due
macrofamiglie: la famiglia germanica e la famiglia ballo-slava.
Dove vediamo “germanico” vi è la
comunità omogenea che parlava il
protogermanico o una lingua
assimilabile al protogermanico. Il
p ro t o g e r m a n i c o è u n a l i n g u a
indoeuropea, quindi ha tanti tratti in
comune con le altre lingue
germaniche, ma ha delle cose
diverse, delle innovazioni che la
fanno distinguere dal gruppo
indoeuropeo. Tradizionalmente, la
famiglia protogermanica ha tre
discendenze, tre sottofamiglie, che
sono state pensate originalmente
sulla base dell’osservazione che le
lingue scandinave sono molto piu
simili tra di loro rispetto a tutte le
altre. Queste tre sottofamiglie sono:
germanico occidentale
(anglosassone, antico sassone, antico frisone, antico alto tedesco), germanico settentrionale (o
nordico, famiglia scandinava), e germanico orientale (una sola lingua attestata: il gotico).
Questa tripartizione, che è estremamente funzionale da un punto di vista didattico, da un punto di
vista linguistico è meno funzionale.
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🔴 COSA HANNO LE LINGUE GERMANICHE IN COMUNE CON L’INDOEUROPEO?
- Il vocalismo e il consonantismo sono molto simili a quello indoeuropeo. Apparentemente noi
pensiamo che il latino sia più vicino ma no, perché il sistema germanico pur cambiando
mantiene delle costanti, cioè le consonanti cambiano ma mantengono una corrispondenza
originaria. Le occlusive indoeuropee cambiano con la prima mutazione consonantica, ma
mantengono la stessa serie, cambiano le occlusive ma si mantengono le dentali, labiali,
labiovelari e le velari. Cambia il modo di articolazione ma non il luogo, il punto di articolazione. Il
sistema vocalico tendenzialmente cambia, ma mantiene lo stesso tipo di opposizione.
- Apofonia in ambito morfologico e lessicale: meccanismo di alternanza del timbro della vocale
della radice. Essa è presente in germanico come in indoeuropeo, sia in ambito morfologico che
lessicale. Ce l’abbiamo anche noi in italiano, la di erenza sostanziale è che nel mondo
germanico, nelle lingue germaniche antiche, l’apofonia era un sistema già concluso, quindi era
un processo tipico del protogermanico, nel mondo latino dura di più. Meccanismo che può
riguardare il timbro e la quantità, dunque può essere di tipo qualitativo (cambia il timbro della
parola > dov vs. Dev = alternanza apofonica qualitativa) o quantitativo (cambia la lunghezza >
drive - driven = alternanza apofonica quantitativa)
- Sistema morfologico: sistema nominale (radice - su sso tematico - desinenza causale) e
verbale. Essi sono più semplici nel protogermanico rispetto all’indoeuropeo, quindi si ha un
fenomeno di sempli cazione di questi due sistemi, ma fondamentalmente rimangono gli stessi.
(Per esempio il sistema dei casi in tedesco)
- Casi: i casi indoeuropei sono 8 (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, ablativo
strumentale e locativo) mentre i casi germani sono 4 (nominativo,genitivo, dativo,
accusativo) > sincretismo funzionale e formale
- Su sso tematico: in indoeuropeo i sostantivi si raggruppavano in classi a seconda della
forma del tema e questi raggruppamenti corrispondevano a distinzioni semantiche, mentre
in germanico questa corrispondenza tra categorie formali e categorie semantiche si perde
e il valore semantico del nome si accentra sulla sillaba radicale.
- Genere: in germanico si conserva la tripartizione femminile/maschile/neutro > genere
grammaticale
- Numero: in protogermanico vi è solo singolare/plurale; nell’indoeuropeo rimangono tracce
del duale sopratutto nella declinazione del pronome
- Sistema pronominale: quello germanico è molto simile a quello di un’altra lingua indoeuropea
(l’Ittita). Il protogermanico e l’Ittita sono due aree molto distanti tra loro, è quindi di cile che lo
possono avere innovato in modo identico, perciò è probabile che solo queste due aree hanno
conservato qualcosa che prima faceva parte di molte più
popolazioni indoeuropee.
- Derivazione: utilizzata dal protogermanico per formare
nuove parole, oltre all’apofonia e i su ssi derivativi sono
quasi tutti di origine indoeuropea (alcuni invece sono
inventati, propri del germanico). Sono gli stessi su ssi sia a
livello verbale
- Lessico basico: il germanico e l’indoeuropeo hanno in comune 2/3 del lessico basico (N.B.
Lessico basico = formato da parole che ricorrono molto spesso in una civiltà primitiva, parole
che devono ri ettere una società semplice). Il lessico basico del protogermanico per 2/3 è
identico e deriva da quello indoeuropeo (dai lessemi delle varie lingue indoeuropee).

CLASSI TEMATICHE DEL NOME GERMANICO


Temi vocalici
- Temi in –ă- (-ja-, -wa-): maschili e neutri (< ie. –Ŏ-)
- Temi in –ō- (-jo-, -wo-): femminili (<ie. –Ā-)
- Temi in –i-: maschili, femminili, neutri (< ie. –I-)
- Temi in –u-: maschili femmili e neutri (<ie. –U-)
Temi consonantici
- Temi in –n: maschili, femminili, neutri
- Temi in –r: maschili, femminili (nomi di parentela)
- Temi in –nd-: maschili (originari participi presenti)
- Temi in –iz-/-uz-: neutri (<ie. –ES-/-OS-)
Temi radicali: maschili femminili, neutri (solo radice <ie.)
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🔴 SISTEMA VERBALE
Il sistema verbale protogermanico ri ette la struttura di quello indoeuropeo.
- Apofonia:per l’indoeuropeo l’apofonia indicava sopratutto l’aspetto, nel protogermanico
l’aspetto si perde, il verbo protogermanico non codi ca formalmente l’aspetto, ma si
ricostruisce da altri aspetti della frase ma non codi ca nella coniugazione verbale, e quindi
l’apofonia viene utilizzata per esprimere il tempo.
- Tempo: quello di tipo indoeuropeo, in cui si distingue un tempo “presente” da un “preterito”, si
perde tutto il resto. Non bisogna pensare che il futuro sia un tempo verbale vero e proprio,
infatti ciò che varia di più da una lingua ad un’altra è proprio il futuro (anche in italiano è strano,
unione tra in nito e verbo avere). Il tempo in un verbo codi ca l’azione in un asse di tempo, se è
avvenuta tanto tempo fa, poco tempo fa, o adesso. Ma come si fa a codi care un’azione che
avverrà? Se è in tempo futuro, non è certo che l’azione avvenga, dunque il futuro è
concettualmente e formalmente molto più vicino ad un modo verbale, perché nel momento in
cui si asserisce che qualcosa avverrà, di fatto dico altro (mi auspico che avvenga, penso che
avvenga, deve avvenire, è probabile che avvenga > anche se non lo si esprime esplicitamente,
quando si utilizza il futuro si fa una presupposizione, una codi cazione modale di un’azione)
- Modo: codi ca l’azione nella sua modalità, ovvero se l’azione è reale, se l’azione è desiderata,
se è probabile, improbabile o irreale. I modi indoeuropei sono 5 (indicativo, congiuntivo,
ottativo, imperativo, ingiuntivo), in protogermanico ne rimangono 3 (indicativo, imperativo e
congiuntivo), ma sono gli stessi solo che il congiuntivo assume su di sé le funzioni
dell’ingiuntivo, del congiuntivo e dell’ottativo.
- Diatesi: in indoeuropeo esistono due diatesi (diatesi attiva e diatesi media [medio-passiva]), nel
protogermanico della forma indoeuropea si mantiene solo la diatesi attiva, della diatesi passiva
si perde tutto e si compensa con la creazione del “passivo”. Il passivo si fa in maniera diversa, il
passivo lo possiamo attribuire solo alle lingue storiche, perché esse lo formano in modo diverso
quindi che cosa ci fosse nel protogermanico non lo possiamo sapere.
- Aspetto: categoria che si perde totalmente in germanico
- Numero: in indoeuropeo si ha singolare, plurale e duale, mentre in protogermanico si riducono
in singolare e plurale (solo nel gotico si hanno le forme del duale).
- Persona: prima seconda e terza persona
La struttura del sistema protogermanico è identica a quella indoeuropea, più semplice ma non
inventa quasi niente.

🔴 INNOVAZIONI FONETICHE
- Accento intensivo rizotonico: l’accento da mobile e musicale diventa rizotonico e intensivo
- Musicale e mobile in indoeuropeo: funzione morfologica (indica un tempo: mangio-
mangiò), funzione semantica (posizione dell’accento indica un signi cato diverso: àncora-
ancòra) > in italiano vi sono ancora tracce di questo accento mobile
- In germanico l’accento diventa dinamico, intensivo (non aumenta il tono ma l’intensità),
rizotonico (si radicalizza sulla radice), le sillabe senza accento perdono importanza e
distintività. L’accento germanico non ha funzione morfologica o semantica, l’unica
funzione che può avere è distinguere l’inizio del lessema, quindi da un con ne di parola (un
accento musicale non ha questa funzione). In verità nell’accento protogermanico nei casi
di verbi in cui la radice non sia il primo elemento perché c’è un pre sso, si identi cano due
schemi accentuativi, uno per il verbo (accento primario sulla sillaba iniziale, permane
nella radice del verbo), e uno per il sostantivo (l’accento intensivo principale cade sul
pre sso). I composti hanno una doppia accentazione, nei composti il primo lessema ha
l’accento principale, il secondo lessema ha l’accento secondario.
- Prima mutazione consonantica (Erste Lautverschiebung) [Grimm, 1822, Deutsche
Grammatik]: articola il gruppo delle consonanti occlusive in modo diverso
- Riduzione sistema vocalico: riduce il sistema vocalico indoeuropeo, per cui alcuni fonemi
subiscono una sorta di sincretismo, si fondono insieme, e quindi si hanno parole come “Madre-
Mutter-Mother” che sono forme diverse di una stessa originaria parola, però nella lingua
germanica ho una vocale posteriore mentre nella lingua latina ho una vocale centrale bassa. Più
di cile da identi care “quod-what-was” sono anche queste due esiti di una stessa radice
indoeuropea, nelle lingue germaniche ho una vocale centrale bassa, mentre nelle lingue latine
ho una vocale posteriore. Dunque queste di erenze vengono date dal fatto che si ha una
coalescenza fra la /a:/ e la /o:/ (vocali lunghe) e tra la /a/ e la /o/ (vocali brevi).
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- Abbassamento o innalzamento vocalico: est-ist-is (innalzamento), vir-wer (abbassamento)
- Sviluppo della vocale di appoggio u da parte delle sonanti: consonanti che si chiamano
sonanti perché hanno la capacità di sviluppare elementi vocalici se si trovano in contesto
consonantico è perché se le dovessimo misurare a livello di fonetica acustica sperimentale
hanno una sonorità maggiore rispetto alle occlusive. Le sonanti sono la laterale /l/, le vibranti /r/
e le nasali /n/ e /m/; questo gruppo di consonanti che sono sonanti in indoeuropeo, in tutte le
lingue indoeuropee se si trovano al centro della sillaba e non ci sono vocali, sviluppano un
elemento di appoggio vocalico, in germanico questo appoggio è sempre u ed è sempre
precedente la sonante. Due parole molto diverse tra di loro come “pieno-full” vedremo che
sono la stessa radice che ha subito mutazioni diverse, perché una ha subito la mutazione latina
e l’altra ha seguito la mutazione germaniche (prima rotazione consonantica).

INNOVAZIONI MORFOLOGICHE
- Formazione classe debole dei verbi: dove la coniugazione dei tempi passati non avviene
tramite la metafonia ma con un’aggiunta di un su sso sso (meccanismo della declinazione
debole)
- Declinazione debole dell’aggettivo: di origine germanica, in tedesco vi sono tre declinazioni
deboli dell’aggettivo (a seconda di cosa troviamo davanti all’aggettivo si utilizza una diversa
declinazione > ein/der/-) in germanico l’aggettivo ha una declinazione forte (del tipo latino) e
delle declinazioni deboli se l’aggettivo viene modi cato da articoli ecc.
INNOVAZIONI LESSICALI
- Termini propri del germanico: 1/3 sono parole di origine germanica che non hanno nessuna
corrispondenza con le lingue indoeuropee (sea, hand, sail, bride, lamb, calf, groom, bone) >
dunque sono lessemi nuovi che non hanno corrispondenze nel mondo indoeuropeo
- Su ssi: “ing-ung” di origine germanica (inizialmente -ing era un su sso nominale e non
verbale) “i-ich” viene da “-lika” che è un su sso creato in protogermanico e non vi sono tracce
nel mondo indoeuropeo.

Origine della lologia germanica


• Rasmus Christian Rask (1787-1832): il primo che ha individuato le
corrispondenze lineari tra le lingue indoeuropee e le lingue germaniche
• Scrive la sua tesi di dottorato “Undersøgelse om det gamle Nordiske eller
Islandske Sprogs Oprindelse” (Ricerche sull’origine della lingua nordica
antica o islandese) nel 1814, dove studiando l’antico islandese individua
delle corrispondenze fonetiche tra le parole islandesi e parole indoeuropee.
• Primo che realizza la prima edizione completa dell’Edda in prosa di Snorri
Sturluson, dell’Edda poetica attribuita a Sæmundr Sigfússon.

Le di erenze che Rask aveva individuato vengono osservate da Jacob Grimm


(uno dei due fratelli Grimm romantici che sono importanti per tante cose, per la
lologia germanica, per il dizionario che hanno fondato, per il dizionario giuridico [raccolta degli
usi e costumi], abe dei fratelli Grimm)

• Jacob Grimm (1785-1863) legge il lavoro di Rask e sistematizza


in modo molto più ordinato quelle che erano le corrispondenze già
individuate da Rask.
• Infatti se qualcuno guarda un manuale di indoeuropeistica un po’
più recente o anche un manuale di germanistica più recente alla
Molinari, la legge non si chiama più legge di Grimm ma si chiama
legge di Rask-Grimm (viene dato valore a Rask essendo il primo che
le individua).
• Egli sistematizza queste corrispondenze in una sorta di rotazione:
individua una sorta di movimento a catena con cui si giusti cano e si
interpretano i cambiamenti.
• Rask aveva visto che le occlusive indoeuropee che allora si
chiamavano “tenui” hanno esito fricativo nelle lingue germaniche in
particolare nell’islandese; che le occlusive medie (sonore) hanno
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esito sordo, quindi perdono la sonorità; e in ne le occlusive sonore aspirate (non le fricative)
diventano o fricative sonore o occlusive sonore.
• Grimm invece le immagina come una sorta di rotazione: tenendo presente il sistema
consonantico italiano (occlusive dentali, velari, labiali sorde e sonore), immaginiamoci una sorta
di trapezio dove l’occlusiva sorda viene pronunciata con tanta intensità che da essere
un’occlusiva diventa un’a ricativa e quindi va ad occupare un altro punto del trapezio, a catena,
l’occlusiva sonora (che si trova sola) cambia e perde la sonorità e va a occupare lo spazio
accanto diventando sorda, conseguentemente l’occlusiva aspirata sonora occupa lo spazio
diventando fricativa sonora.
• Grimm anche se non la pensa in questa maniera (questa è la maniera “strutturalista”), ha
un’intuizione: il mutamento inizia da un elemento e poi si propaga trascinandosi dietro tutto il
sistema. → Prima Rotazione Consonantica o Legge di Grimm

Questo è il sistema indoeuropeo di partenza: occlusive


sorde o sonore o aspirate, labiali, dentali, velari e
labiodentali, gruppo delle sonanti (laterale /l/, vibrante /
r/, nasali /n/ e /m/, sibilante /s/)

Prima Legge di Grimm


In un qualche momento all’interno di un gruppo di parlanti indoeuropei che si sono spostati nella
cerchia nordica, si di onde un tipo di articolazione diversa dalle occlusive sorde. Tutte le
occlusive sorde indoeuropee diventano fricative sorde.
I sistemi fonetici nelle lingue sono binari: serie di consonanti sorde e anche sonore, vocali
anteriori/posteriori
Nella I rotazione la mutazione del sistema non equilibrato porta a un sistema binario: si
ristabiliscono le consonanti sorde (occlusive sonore)vs sonore (occlusive aspirate); le fricative
sorde(dalle occlusive sorde germaniche), fricative sonore (occlusive sonore aspirate in posizione
centrale). Mutazione scatenata dalla mutazione dell’accento e che visivamente ci fa identi care le
lingue germaniche attuali.

Le occlusive sorde diventano fricative (o spiranti) sorde


- Labiali /p/ →/f/
- Dentali /T/ → /þ/ [θ] (ingl. th)
- Velari /k/ →/h/ [χ]
- Labiovelari kw → hw [χw]
Le occlusive sonore diventano occlusive sorde
- Labiali /b/ →/p/
- Dentali /d/ → /t/
- Velari /g/ →/k/
- Labiovelari /gw/ → /kw/
Le occlusive sonore aspirate diventano:
Occlusive sonore (in posizione iniziale o dopo nasale)
- Labiali /bh/ →/b/
- Dentali /dh/ →/d/
- Velari /gh/ →/g/
ff
ff
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- Labiovelari /gwh/ →/g(w)/
Fricative sonore (in posizione interna, tra vocali)
- Labiali /bh/ → /ƀ/ [β]
- Dentali /dh/ → /đ/ [ð]
- Velari /gh/ → /ǥ/ [γ]
- Labiovelari /gwh/ → / ǥw/ [γ(w)]

DA OCCLUSIVE SORDE A FRICATIVE SORDE:


INDOEUROPEO GERMANICO

*PEKU > lat pecus, pecunia *fehu > got faihu, ags. feoh, aat fehu/ hu, norr fé →
ted Vieh, ma fee < a.fr. feu < *fehu-od

*TREIES > greco treís, latino tres *þrīz > got. þreis, ags þri aat dri → inglese three ted
drei

*KORD-/KERD- > lat cor-cordis *hert- > got hairto norr hiarta ags heorte aat herza
→ ingl heart ted Herz

*KWŎD > latino quod * hwăt >got. hvat ags hwæt aated (h)waz→ ted was,
ingl.what

*SEKW- > lat sequor *sehw- > got saihvan norr siá ags seon aat sehan →
ingl see ted sehen

DA OCCLUSIVE SONORE A OCCLUSIVE SORDE:


INDOEUROPEO GERMANICO

*PŌD-/PED-> greco podós, lat pes-pedis *fōt-> got fotus, ags. fot, aat fuoz ai. fótr ted Fuß
ingl foot

*DHEUB- (cfr. lit. dubùs «profondo») *deup- > got. diups; ai. djúpr; ags. dēop, aat tiof
ted. Tief ingl. deep

*EGŎM > lat ego *ekăn > got. ik, ags ic aat ih→ ingl. I ted ich

*GWEM- > lat venio *kwem- > got qiman, ags coman → ted kommen
ingl come

SNEIGW - > lat nix-nivis * snaiw- > got snaiws, ai. sniór, ags snaw, aat sneo
> ingl snow ted Schnee

DA OCCLUSIVE SONORE ASPIRATE A OCCLUSIVE SONORE:


INDOEUROPEO GERMANICO

*BHRĀTER > lat frater * brōþar > got broþar, ags. broþor,→ aat Bruder,
ingl brother

* DHUR → gr. thyra, lat. fores *dur- > got. daur; ai. dyrr; ags. dor, aat tor → ted.
Tor ingl door

*GHŎSTIS → lat. hostes *găstiz > got. gasts, ai. gestr, ags giest, aat gast →
ted Gast ingl guest
*SENGWH *singw (< *sengw- )> got siggwan ags singan ai.
syngva aat singan
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INDOEUROPEO GERMANICO

BHENDH → sanscr. badhnāti ‘(egli) lega’ lat. *bind- (<*bend-)> got bindan, aated bintan, ags
o endix bindan, ai. binda

DA OCCLUSIVE SONORE ASPIRATE A FRICATIVE SONORE:


INDOEUROPEO GERMANICO

*NEBH-> *neƀ- > ags nifol aated nebul ai. ni -

*ROUDHŎ-S> lat rufus *rauđa-z> got rauðs, ags read ai. rauðr aat rot

*STEIGH - > eccezione!! (occlusive sorde non *stīǥ- > got steigan, ai. stiga ags stigan aat stigan
subiscono la mutazione se sono precedute da
sibilante)

*STER- - got. stairno, norr. stiarna, ags steorra, aat sterno


- germ*sternon/sterron
*NOKT- la occlusiva dentale sorda dovrebbe - got nahts, norr nótt, ags neaht, aat naht
diventare una fricativa, però quando ho una coppia - germ*naht-
di occlusive, solo il primo elemento subisce la
mutazione

ECCEZIONE ALLA PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA


- L’occlusiva indoeuropea si mantiene se preceduta da sibilante
- Di due occlusive adiacenti soltanto la prima subisce la mutazione

N.B. Di erenza parentesi inclinate ( // ) e parentesi quadre ( [ ] ):


Il segno tra le parentesi inclinate indica un fonema, mentre il segno tra le parentesi quadre indica
un fono.
Ci ha messo entrambe le opzioni perché possiamo trovare gra e diverse.

PROBLEMA CON LA LEGGE DI GRIMM


• Gotico brōþar < IE *BHRÁTER ‘fratello’ (cfr. sanscrito bhrātā, greco attico φράτηρ, phrátēr) →
per fratello in tutte le lingue germaniche ho un esito fricativo
• Gotica fadar * faþar < IE * PƎTÉR (cfr. sanscrito pitā́, greco πατήρ, patḗr) → mentre per padre
tutte le lingue germaniche presentano un’occlusiva sonora
↳ che cosa varia tra fratello e padre? la parola padre ha un’accentuazione diversa per
via della “schwa” (Ǝ), infatti fratello può sostenere l’accento sulla sillaba radicale iniziale
mentre padre no, la parte accentuata è il su sso.
• IE*/s/ sorda indoeuropea diveniva talvolta la sonora */z/ nel germanico:
- IE *snusós ‘nuora’ = proto-germanico *snuzō-
- norreno snor, snør, antico inglese snoru (rotacismo)

Questo fenomeno della sonorizzazione dell’occlusive in ambiente sonoro non è qualcosa di cosi
strano, nelle lingue succede continuamente, si osserva però una costante: l’accento sta dopo
l’elemento che viene sonorizzato.
ff
ff
fl
ffi
fi
Karl Verner (1846-1896)
Egli formula la sua legge che spiega quella che era stata no ad allora considerata (anche da
Grimm) un’eccezione alla prima mutazione consonantica.
“Eine Ausnahme der ersten Lautverschiebung” (1877) in Zeitschrift für vergleichende
Sprachforschung XXIII (diretto dal suo amico Taul)
La sua legge diventa una delle leggi meno criticate e revisionate.

La legge di verner
= Le occlusive sorde indoeuropee (e le sibilanti) diventano spiranti (o fricative) sonore anziché
sorde se non precedute dall’accento e in posizione interna di parola in ambiente sonantico.
[i.e. [t] > [ð] {- accento, VCV}]

ie.*KṂTÓM "cento" > germ (*hunđa(n)) *hund- > gotico hunda ags hund aat
hunt
ie. *BHṚTÍS > germ. *burđiz > got gebaurþs norr byrð, ags gebyrd, aat giburt
ie. *PƎTÉR > germ * fađar > got fadar , norr faðir , ags. fader, aat fatar ted Vater, bted Vadder,
ingl father
cfr. ie. *BHRATER > got broþar
ie. SEP(T)Ṃ > germ *seƀun > got sibun, norr siau, ags seofon, aat sibun

- La –z si assorda in gotico e si rotacizza in norreno mentre cade nel germanico occidentale : got
sunus aisl sunr ags sunu aated sunu

Esito delle sonanti: le sonanti (nasale, labiale, dentale, laterale, vibrante) sviluppano nel
protogermanico una vocale di appoggio davanti ad esse, se si trovano in ambiente
consonantico, ovvero queste sonanti, in quanto tali, possono in indoeuropeo occupare il nucleo
della sillaba. Quando le sonanti si trovano nella posizione di nucleo sillabico, sviluppano questa
vocale d’appoggio. In questi casi le sonanti sviluppano una “U”.

N.B. La legge di Verner si applica solo quando l’occlusiva è all’interno della parola in ambiente
sonante o sonoro.

Mutamento vocalico
In ambito protogermanico nel sistema vocalico avviene un fenomeno di sincretismo tra la vocale
“a” e “o”, gli esiti variano a seconda della lunghezza delle vocali.
- Se le vocali sono lunghe si ha un sincretismo dove la “o” lunga si fonde con la “a” lunga dando
come risultato solo “o”. ➤ /ō/ e /ā/ → /ō/
- Se le vocali sono brevi si ha un sincretismo dove la “o” breve si fonde con la “a” breve dando
come risultato solo “a”. ➤ /ă/ e /ŏ/ → /ă/

Ie. *BHRĀTER > lat frater


➣ germ. *brōþar > got broþar, ags. broþor, aat Bruoder →
ated Bruder, ingl brother
Ie. *PŌD-/PED-> greco podós, lat pes-pedis
➣germ. *fōt- > got fotus, ags. fot, aat Fuoz → ated Fuß ingl
foot
Ie. *ĂGRŎS > lat ager
➣germ. *ăkrăz > got akrs aated ackar
Ie. *KWŎD > latino quod
➣germ. *hwăt > got. hvat ags hwæt aated (h)waz → ated was,
ingl.what

Un primo mutamento che avviene a livello protogermanico che ristabilisce leggermente l’equilibrio
è la reintroduzione di una “a” lunga (ā), che avviene per allungamento di compenso. Ovvero vi è
un contesto in protogermanico dove si generano delle ā e queste sono in una particolare
sequenza, cioè quando le vocali sono seguite da nasale + fricativa velare, in questo contesto le
nasali cadono sempre, e le vocali precedenti si allungano.
fi
Es: fanhan > fāhan
Vi è un’altra peculiarità nel sistema vocalico germanico: ē2 . In protogermanico la “e” indoeuropea
non subisce mutazioni, infatti la “e” (come la “i” e la “u”) è uno di quei fonemi che mantengono
un’opposizione tra breve e lunga, però quando guardiamo le lingue germaniche ci si accorge che
un grosso gruppo di lingue (le lingue germaniche settentrionali, le lingue germaniche occidentali)
dove si ha una “e” di origine indoeuropea (questa “e” si ritrova in gotico), si trova una “a” al posto
della “e”. Avrà subito questo cambiamento nelle lingue storiche, però vi è un problema: nelle
lingue germaniche storiche antiche le “e” lunghe ci sono e in particolare queste “e” lunghe si
ritrovano in avverbi che non sono di origine indoeuropea, nella settima classe di verbi forti e in
alcuni prestiti latini, e dove si hanno queste “e” lunghe (per esempio anglosassone, norreno/á/,
gotico), se si guarda l’esito di queste parole si ha un dittongo “ia”.
Quindi gli indoeuropeisti hanno ipotizzato che in protogermanico ci fossero due tipi di “e”,
probabilmente con un’apertura diversa: una “ē” di origine indoeuropea lunga (aperta, che è
diventata una “a”), e una “ē2” che è l’esito di sincretismi, germanica (non ereditata
dall’indoeuropeo, rimane uguale).

ie. ē = germ ē1 ≠ germ ē2 v

ALLUNGAMENTO DELLE VOCALI


germ *-anh- → -āh-
germ *-inh- → -īh-
germ *-unh- → -ūh-

MUTAMENTO VOCALICO NEI DITTONGHI

Ricapitolando, questo è il sistema vocalico germanico.


In indoeuropeo però esistono anche i dittonghi, i quali
sono dittonghi ascendenti, quindi il secondo elemento è
più alto del primo: ai, oi, ou, au, eu, ei. Questi dittonghi
indoeuropei in protogermanico hanno degli esiti diversi: il
secondo elemento, che è una semivocale palatale o
velare si mantiene, mentre il primo elemento subisce una
mutazione vocalica. I dittonghi che noi troviamo in
protogermanico sono minori: ai, au, eu, ī. Vi è un
fenomeno che dobbiamo tenere presente: il dittongo “ei”,
anche se la e non subisce mutamento, e la semivocale
palatale non subisce mutamento, tuttavia in
protogermanico questo è un dittongo che si “monotonga”
in “i” lunga ( ī ).

SVILUPPO VOCALICO DELLE SONANTI


Ḷ → /ul/ Ṛ → /ur/ Ṃ → /un/ o /um/ Ṇ → /un/

ie *DEKṂ > greco déka; latino decem


germ *tehun> got. taihun, ags teon aat zehan → ated zehn, ingl.ten;
ie. *PḶNŎS> lat plenus
germ * fullaz > got fulls, ags full norr fullr aated foll ated voll
ie. *ṶṚDHŎM> lat verbum
germ * wurđan > got waurd, ags word norr orð aated wort
ie. *GHṂ-> lat homo
germ *guma > got guma, ags guma norr gume aated gomo
ie. *MṆ-TÍS> lat mens-mentis
germ * mundiz > got gamunds, ags mynd norr gemynd aated gimunt
INNALZAMENTO E ABBASSAMENTO VOCALICO
Nella lista delle innovazioni del protogermanico ci sono altri due fenomeni che riguardano il
vocalismo: il fenomeno dell’innalzamento e dell’abbassamento vocalico. Questi sono due
fenomeni che si inseriscono in tutti quei fenomeni in cui la sillaba radicale è in uenzata dalle
sillabe successive. La desinenza dunque in alcuni casi è responsabile del cambiamento della
sillaba radicale. Questo fenomeno è frequente in tutte le lingue che hanno accenti rizotonici
intensivi, dove la sillaba radicale da un punto di vista protonico è decisamente molto più
importante che le sillabe successive.

- Il fenomeno della /e/ nella sillaba radicale può innalzarsi a /i/ se nella sillaba successiva
indoeuropea si ha una /i/ o semivocale palatale /j/, oppure se è seguita da nasale +
consonante.
- La /u/ può diventare /o/, la /i/ può diventare /e/ e il dittongo /eu/ può diventare /eo/ se nella
sillaba successiva si ha una /a/.

ie. *MEDHIŎS > (lat medius)


germ * midjaz (< germ *međjaz) got midijs, ags midd norr miðr aated mitti
ie. *ESTI > (lat est)
germ * ist > got ist, ags is norr es aated ist
ie. *ṶIRŎS > (lat vir)
germ *weraz (<germ *wiraz ) got wair, ags wer norr verr aated wer
ie. *KṚ-NOM «testa, corno» > (germ. *hurna(n) >) > germ *horna got. haurn; norr. horn;
ags.horn(ingl. horn), sass.a, ata. horn (ted. Horn)

CORRISPONDENZA TRA IL SISTEMA CONSONANTICO INDOEUROPEO E QUELLO GERMANICO

Il sistema consonantico indoeuropeo è


più completo.
Quello che è in rosso è ciò che non
cambia, fonemi che trovo sia nel sistema
consonantico indoeuropeo che in quello
germanico.
Quello che è in blu sono tutti quei
fonemi che non esistevano in
indoeuropeo ma solo in germanico,
infatti in indoeuropeo non esistono le
fricative.

CORRISPONDENZE TRA IL SISTEMA VOCALICO INDOEUROPEO E QUELLO GERMANICO

In rosso troviamo quelle in comune, che non variano.


In viola le modi che, e il blu l’esito che corrisponde a
due elementi indoeuropei.
Innovazioni:
1. Sincretismo
2. Sviluppo della vocale d’appoggio
3. Monottongazione del dittongo ei
fi
fl
Isoglosse
Le isoglosse sono fenomeni linguistici, ovvero delle linee su una mappa geogra ca che uniscono i
punti dove un fenomeno si presenta.
Esistono dei fenomeni che non sono comuni a tutte le lingue ma solo ad alcune.
- Germanico occidentale-settentrionale
• *ē1 > ā
• *ē2 nel preterito dei verbi forti VII classe: got lailot ags let norr lét
• *-z- si rotacizza: got maiza norr meire ags māra > FENOMENO DELLA ROTACIZZAZIONE
- Germanico occidentale
- Dal V secolo, compaiono i seguenti tratti, non presenti nel gruppo settentrionale
• Geminazione consonantica da j: got satjan ags settan
• *ð > d in tutte le posizioni
• *-z > Ø

Maurer (per il fatto che il germanico settentrionale e il germanico occidentale hanno delle
isoglosse comuni) rivede un modello bipartito della famiglia germanica, per cui i primi due rami
distinguono un gruppo nord-occidentale da un gruppo orientale, da cui poi si ha una
rami cazione bipartita, poi viene preso il gruppo occidentale e fa una tripartizione: germani del
Mar del Nord, e gli altri due gruppi dell’Elba e tra Weser e Reno.
Le isoglosse del mare del nord sono tantissime, e queste lingue si assomigliano un po’ perché
l’anglosassone, come ci racconta Beda, si forma con la migrazione dei popoli germanici in
territorio britannico e questi popoli germanici sono gli angli, i sassi, e gli iuti (i moderni studiosi ci
aggiungono anche i frisoni, ma non ricordati da Tacito) e quindi l’anglosassone se si forma
dall’unione di queste tribù è intuibile che ne abbia tratti comuni; e un po’ perché sassoni e frisoni
sono due popoli che sono contigui, l’antico sassone e l’antico frisone sono dialetti/varietà volgari
parlate da popolazioni che stanno sicamente in contiguità, tanto è vero che queste due lingue
vengono anche de nite “Lega linguistica” perché rispetto alle altre lingue germaniche antiche,
e ettivamente queste tre hanno somiglianze tra di loro molto più forti (condividono cosi tante
isoglosse come si condividono nelle lege linguistiche [lege linguistiche = formate da lingue che
hanno tratti comuni, ma non perché discendono da uno stesso antenato linguistico ma perché
stanno vicine > lega linguistica di natura tipologica ma non genealogica, in questo caso anche
genealogicamente legate]).
Quali sono le caratteristiche? In tedesco bisogna distinguere se il pronome è accusativo o dativo,
in inglese no, si può pensare che sia perché l’inglese ha seguito il fenomeno di sempli cazione ed
è progredito nell’analiticità molto più del tedesco. In verità questo è un tratto che deriva
direttamente dall’antico anglosassone.

ISOGLOSSE DEL “MAR DEL NORD”: AGS AFRIS AS


- Caduta della nasale davanti a spirante sorda e allungamento di compenso della vocale che
precede (in germ. solo davanti a h): got mf aated mf as fīf ags fīf
- Oscuramento della a davanti a nasale (> o): aated hant, ags afris hond as hand hond
- Metatesi di r: ags hors as hers aated hross > nelle lingue engevoni, cluster consonantici formati
da consonante + vibranti possono essere soggetti a metatesi, cioè la vibrante cambia di posto
con la vocale del nucleo sillabico (brennen (ted) - burn (ing))
- Unica forma per tutte le persone del plurale
- Sincretismo del dativo e accusativo nei pronomi personali
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
- Forme del pronome di III persona sing: ags he as afris he/hi,
- ă ā > æ /e: ags. sæd afris sēd >> avanzamento → fronting on brightening
- Palatalizzazione delle velari in presenza di vocale palatale: ags dæg afris dei > le velari sorde e
sonore occlusive, se sono seguite dal una vocale palatale si palatalizzano (anche in italiano >
cane - cicerone)

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