GIUSEPPE DEMATTEIS
COME VEDO LA GEOGRAFIA
DOPO 75 ANNI CHE LA FREQUENTO1
COME VEDO LA GEOGRAFIA DOPO 75 ANNI CHE LA FREQUENTO
Oggi il compito della geografia non è più quello di scoprire o di descrivere terre e popoli nuovi, ma di farci vedere come
ciò che sta sulla Terra - energia, rocce, aria, acqua, piante, animali, esseri umani e loro associazioni - è reciprocamente
connesso, proprio perché sta sulla Terra ed è direttamente o indirettamente legato ad essa. Questo vale ovviamente anche
per chi pratica l’insegnamento della disciplina nei vari ordini e gradi di scuola.
MY POINT OF VIEW ON GEOGRAPHY AFTER 75 YEARS OF ACQUAINTANCE
Today the task of geography is no longer discovering or describing new lands or populations, but rather showing us how
what lies on the surface of the Earth - energy, rocks, air, water, plants, animals, human beings and their associations - is
reciprocally connected, exactly because it is based on the Earth, and is directly or indirectly linked to it. This is obviously
valid also for those who teach geography at the different stages of the school system.
1. Il niente e il tutto. limiti di spiegare il perché delle relazioni spa-
Il dove, il come e il perché ziali di cui si occupa, vi dirà che per rispondere
dovrebbe sapere le leggi che regolano i vari fe-
Con un’iperbole non priva di ironia il geogra- nomeni, cioè praticamente tutto di tutto, una
fo è stato definito uno che sa niente di tutto, cosa ovviamente impossibile. E aggiungerebbe:
all’opposto dello specialista che approfondisce il perché delle relazioni lo dovete chiedere agli
la conoscenza di oggetti sempre più limitati fin specialisti che tagliano il mondo a fette e scavano
al punto di - sempre per iperbole - saper tutto di in verticale dentro ogni sua sezione, io mi limito a
niente. Il “saper tutto” del geografo è il dove - e una visione orizzontale, che studia le connessioni
quindi le relazioni nello spazio - di tutto ciò che spaziali tra le diverse fette.
di tangibile e intangibile si trova sulla faccia della Questo vuol dire che la geografia è più un sapere
1 Adattamento della
conversazione sui Terra, soggetti compresi. Mentre il suo relativo del come che non del perché. Ma allora come
problemi di ricer- “saper niente” riguarda i caratteri intrinseci di la mettiamo con il verum scire est scire per causas
ca e didattica del- queste stesse cose, che vengono studiati dalle che da Aristotele fin ad oggi (o almeno fin alla
la geografia, tenu- varie discipline specialistiche. scoperta del principio di indeterminazione) ca-
ta a Novara il 6 ot- Ad esempio il geografo sa ben poco delle pian- ratterizza la conoscenza scientifica? La risposta
tobre durante il 60° più semplice è che il geografo non può scire per
convegno naziona-
te, praticamente niente rispetto a quanto sa un
botanico, un pedologo, un economista agrario, causas in termini generali, perché non esistono
le dell’AIIG. Faccio
un tecnologo, un farmacologo, un etnografo e cause geografiche , cioè relazioni causali derivanti
partire i 75 anni da
quando in un qua- i tanti specialisti che studiano i vari aspetti del da leggi geografiche. Ciò non significa che spie-
derno delle elemen- fenomeno “pianta”. Però il geografo sa che le gazioni non ce ne possano essere, ma solo che
tari ho scritto che la piante si distribuiscono sulla superficie terrestre vanno indagate caso per caso assieme alle scienze
lezione che mi pia- in relazione a un insieme di altri fenomeni come che studiano i diversi fenomeni localizzati.
ceva di più era quel- i climi, i suoli, le strade, il valore dei terreni, le Quelle che possono sembrare cause geografiche
la di geografia e che tecniche, le abitudini alimentari ecc. È questa sono semplici correlazioni spaziali. Per esempio
da grande volevo nelle province dove si svolge questo convegno il
fare il geografo.
visione connettiva “orizzontale” che distingue il
geografo dagli studiosi di altre discipline. riso si trova associato a diversi altri fatti, come la
Il “niente” del geografo può anche significare bassa pianura, l’abbondanza di acque, un’estate
“niente di tangibile”, com’è appunto l’ordine calda, cioè a condizioni che gli agronomi dicono
spaziale delle cose. Già E. Kant, che com’è noto essere favorevoli alla coltura del riso. Però come
teneva corsi di geografia all’Università di König- geografo so che le stesse condizioni ambientali
sberg, aveva affermato che la geografia consiste si presentano anche in tanti altri luoghi della
essenzialmente nel dare un ordine spaziale ai Terra dove non si coltiva il riso, mentre alcune
fatti. In questo senso una geografia sarebbe es- di esse, per esempio la pianura, mancano in altre
senzialmente un ordine mentale che il geografo regioni dove lo si coltiva (Fig. 1) e quindi quello
(come anche il cartografo) dà a certe cose, cioè che vedo intorno a Vercelli (o in qualunque altra
una visione certamente non arbitraria ma co- regione della Terra dove si coltiva il riso) non
munque soggettiva, che poi nel senso comune può diventare una legge generale che ci consen-
diventa l’ordine oggettivo delle cose nello spazio ta di prevedere dove si coltiva o non si coltiva il
terrestre. riso nel mondo. Non è che nelle singole regioni
24 Se chiedete al geografo consapevole dei suoi di produzione il riso non abbia un perché, ma
Relazioni
per saperlo occorre indagare di volta in volta
le variabili locali relative all’organizzazione del
lavoro, ai mercati, alla logistica, ai capitali, alle
leggi vigenti, alla storia e così via.
2. Gli inganni del perché
Il compito di dare un ordine spaziale ai fatti
senza poterne enunciare le leggi generali pone
noi geografi in una situazione imbarazzante nei
confronti dei cultori delle altre discipline scien-
tifiche. Questo problema è stato sentito in modo
particolare nel XIX secolo in seguito alla divisio-
ne della scienza in campi disciplinari corrispon- un problema non risolto, un'esigenza che i para- Fig. 1.
denti a specifici oggetti di studio, per ciascuno digmi scientifici di allora lasciavano largamente Risaie in Vietnam.
dei quali si dovevano cercare delle “leggi”. Per insoddisfatta: quella che non basta conoscere le
la sua “orizzontalità” la geografia non riusciva a cose separatamente, ma occorre anche indaga-
collocarsi in questa divisione positivistica della re le relazioni che hanno tra loro, ovvero, per
conoscenza, mentre la sua pretesa di dare un dirla in linguaggio moderno, sapere che uno
ordine spaziale ai fatti senza poterne enunciare stesso fenomeno ha proprietà diverse a seconda
le leggi generali faceva dubitare della sua scien- del sistema entro il quale viene osservato. Sotto
tificità. questo aspetto la geografia, con la sua pretesa
Per fugare questi dubbi molti autorevoli geografi di fare la sintesi di tutto, anticipava maldestra-
si inventarono presunte leggi geografiche basate mente qualcosa che il fronte più avanzato della
sull’idea che le caratteristiche ambientali e quin- scienza scoprirà nel XX secolo con la teoria dei
di la posizione dei vari oggetti nello spazio terrestre sistemi. In fondo che cosa aveva sempre fatto
potesse essere la causa determinante delle loro la geografia nella sua storia millenaria se non
proprietà. Per esempio si arrivò a pensare che dove tentare di descrivere la superficie terrestre come
si danno condizioni climatiche che determinano un sistema?
formazioni vegetali desertiche e sub-desertiche - Questo destino della geografia era scritto fin
e fin qui niente da obiettare, perché restiamo nel da principio in quel “geo-” che fa parte del suo
campo dell’ecologia vegetale - queste ultime de- nome, per cui come geografo non posso oc-
terminerebbero anche le forme dell’allevamento cuparmi di un luogo o di una regione senza
nomade, il tipo degli insediamenti umani e tutte vederla nei suoi rapporti con il globo terrestre.
le altre manifestazioni culturali dei popoli che vi- Ovvero non posso ignorare che non solo il lo-
vono in questi ambienti, comprese ad esempio il cale sta nel globale, ma c’è sempre del globale
sorgere e l’affermarsi delle religioni monoteiste. nel locale. Questo lo vediamo, anche se pochi
Con queste premesse si arrivò a credere che, ne sono consapevoli, tutte le volte che si parla
dovendo per sua natura la geografia occuparsi del clima di un luogo, della sua cultura, della
di tutto, se non poteva trovare posto accanto alle sua economia, cioè di qualche sua caratteristica
altre scienze, l’avrebbe trovato sopra di esse, come che dipende dai rapporti che intrattiene con il
scienza di sintesi. In questo modo la geografia non resto del pianeta. Inoltre il legame con il sistema
solo avrebbe detto di tutto, ma avrebbe potuto Terra fa sì che la geografia non possa essere
spiegare tutto. In realtà la nostra disciplina en- definita soltanto come lo studio delle relazioni
trò e si diffuse allora nelle università non per spaziali, perché esse sono trattate anche in di-
questo motivo, ma perché era un sapere utile scorsi puramente socio-economici, politologici,
(siamo all’apogeo del colonialismo) e, credo, ecologici ecc.
anche perché il determinismo geografico, pur Come hanno messo in evidenza Claude Raffe-
non avendo valide basi scientifiche, giustificava stin, Angelo Turco e altri ancora, occorre ag-
la superiorità della cultura europea e contribuiva giungere che quelle di cui si occupa il geografo
così a dare un fondamento naturale all’ordine sono relazioni spaziali che legano tra loro i sog-
mondiale esistente. getti umani attraverso i legami che essi hanno
con la Terra. Sono cioè relazioni intersoggettive
3. Scienza di sintesi? C’è del vero e territorializzate.
Questo ci porta a riflettere sul fatto che molte di
L'aspirazione della geografia alla sintesi non era quelle che ci sembrano le relazioni tra cose sono
del tutto infondata. Il suo disadattamento rispet- in realtà relazioni tra soggetti che avvengono
to alle discipline scientifiche dell’epoca rivelava per il tramite di cose. Sono cioè relazioni media- 25
te da un territorio-am- 4. Immutabile no, durevole sì
biente che noi perce-
piamo come esterno, Oltre che per il suo determinismo la geografia
ma che in realtà entra tradizionale è stata giustamente criticata per il
a far parte in modo fatto di occuparsi di quelle che il Geografo del
diretto o indiretto di Piccolo Principe di Saint-Exupéry dice essere “cose
ogni nostro rapporto eterne”, cioè di ridurre l’immagine del mondo
sociale, della nostra a ciò che è fisso nei secoli. Si è obiettato che
vita quotidiana, di noi ignorare il cambiamento significa riconoscere
stessi. Come, pur sba- implicitamente l’immutabilità delle cose e quin-
gliando, aveva intuito di giustificare, anche senza volerlo, l’esistente e
la geografia positivisti-
l’ordine stabilito su cui “naturalmente” questo
ca, la terra su cui pog-
si regge.
giamo i piedi, i fiumi,
In realtà, come già avevano capito geografi ot-
i laghi, il mare, l’aria
tocenteschi come Ritter, Reclus e Kropotkin e
Fig. 2. che respiriamo non sono uno sfondo neutro,
in tempi più recenti da noi Lucio Gambi, Giu-
Le radici nella terra né sono semplici supporti passivi delle azioni
umane. Al contrario sono sempre in vario modo seppe Barbieri, Francesco Compagna, Massimo
della finanza globale
per il tramite dei materia, strumento, mezzo, obiettivo di tutto Quaini, Pasquale Coppola e altri ancora, ci sono
mutui sulla casa quello che facciamo. Quindi perché un discorso diversi modi di praticare la geografia. Sempli-
(subprime). sia geo-grafico occorre che esso riguardi qualche ficando possiamo dire che ci sono quelli che
legame - diretto o indiretto, esplicito o implicito chiudono e quelli che aprono. I primi favori-
- con la materialità dello spazio terrestre, cioè le scono un controllo, o un dominio di qualche
interazioni degli individui e dei gruppi umani, tipo - cognitivo, culturale, politico, economi-
che passano attraverso le componenti naturali co, tecnologico, militare - sui luoghi e sui loro
(geosfera, biosfera), e umane (tecnosfera, semi- abitanti. Invece le geografie che aprono sono
osfera) del pianeta. quelle che gettano un ponte tra l’esistente e il
Per esempio senza quelle cose saldamente ra- possibile, mettendo in evidenza le potenzialità
dicate al suolo che sono le case (Fig. 2) non del cambiamento insite nei fatti osservabili.
Le geografie che chiudono ci appaiono op-
pressive e comunque conservatrici dell’ordine
esistente anche quando non è il migliore, men-
tre le geografie che aprono possono sembrare
salvifiche e liberatrici. In parte è vero, ma è
troppo semplice identificare le prime col male
e le seconde col bene. In realtà queste opposte
tendenze sono entrambe necessarie, in quanto
le prime assicurano un certo grado di stabilità
e di universalità ai nostri modi di pensare e di
vivere lo spazio terrestre, mentre le seconde
favoriscono il necessario cambiamento. A mio
avviso l’importante è che la stabilità non diventi
fissità e imposizione esterna, e che il cambia-
mento sia sostenibile.
Sotto quest’ultimo aspetto credo che oggi vada
rivalutato il significato di durata e di stabilità
insito da sempre nelle rappresentazioni geogra-
fiche. Ci sono vari motivi per sostenere questa
Fig. 3. Effetti
ci sarebbe stata la “bolla” dei mutui subprime tesi, non ultimo dei quali è che il radicamento
del cambiamento
climatico.
che hanno prodotto la crisi globale del 2008. territoriale è un attrito che contrasta l’eccessi-
Oppure: senza quel dono (avvelenato) della va rapidità della globalizzazione, l’invadenza
Terra che è il petrolio, non ci sarebbe stata la del web, l’ipermobilità delle persone, dei beni,
guerra del Golfo, l’Isis ecc. Per non parlare delle del denaro, delle informazioni. Il fatto che la
cause e degli effetti del cambiamento climatico componente stabile dei territori, cioè i loro
(Fig. 3). Oppure, in positivo: senza l’agricoltura patrimoni ambientali e culturali, entrino a far
non sarebbero nate le città e con esse tutto ciò parte dei rapporti sociali, economici e politici
di cui non sappiamo fare a meno, né il nostro alle varie scale è un freno oggettivo alla rapidità,
pianeta potrebbe ospitare vari miliardi di esseri potenzialmente distruttiva, del cambiamento e
26 umani e così via. un ostacolo alla tendenziale omogeneizzazione
Relazioni
2 Eric Dardel (1899-
1967) fu un inse-
gnante di storia
delle società e dei territori stessi. Perciò quella scoprire. Perciò la geografia è ambigua: ha la e geografia nella
fissità, che fu un grave difetto della vecchia ge- duplice capacità di indicarci nello spazio ter- scuola secondaria
ografia, può esser visto per certi aspetti come restre il dove certo di ciò che è già noto e di francese, che, fuo-
una virtù. farci immaginare, a partire da configurazioni ri dell’Accademia
Oggi le rappresentazioni geografiche si sforzano accertate, nuove forme e nuove interpretazioni e da essa a lungo
ignorato, elaborò
di includere i mutamenti, ma a una scala tem- del mondo in cui viviamo. una visione alter-
porale che non può essere quella della breve o Se le relazioni geografiche non spiegano le nativa della geo-
brevissima durata. La territorializzazione delle cause, possono però suggerire delle ipotesi e grafia, ispirata al-
relazioni intersoggettive, da cui la geografia non questo non è poco, se si pensa che ad esem- la fenomenologia e
può prescindere, si risolve in una temporali- pio Darwin è arrivato a immaginare la teoria all’esistenzialismo.
tà di media e lunga durata che interagisce e si evoluzionista anche a partire da una serie di La sua opera prin-
scontra con la scala temporale delle relazioni correlazioni geografico-spaziali da lui osserva- cipale è L’homme
economiche, politiche e socio-culturali deter- te nel corso del famoso viaggio del Beagle, in et la Terre. Nature
de la réalité géogra-
ritorializzate, tipiche della globalizzazione in particolare nelle isole Galàpagos. Allo stesso phique (1952), tra-
atto. Quello geografico è un tempo raggrumato modo Wegener, mettendo in relazione il pro- dotta per Unicopli
che si oppone al tempo fluido, lo rallenta e lo filo costiero dell’Africa con quello dell’America a cura di Clara Co-
traduce in uno spazio molteplice. È uno spazio meridionale ha formulato l’ipotesi della deriva peta (L’uomo e la
delle reti e dei flussi che non dimentica i “nodi”, dei continenti, confermata poi dalla teoria della Terra, 1986). Ven-
cioè quei territori dove le reti si interconnetto- tettonica a placche (Fig. 4). E ancora si può ne riscoperto negli
no e si ancorano a ciò che è (relativamente) ricordare Gunnar Myrdal, premio Nobel per anni ‘70 da geogra-
fi svizzeri e anglo-
fisso nei luoghi e che deriva dalla loro storia. l’economia, che costruì la sua famosa teoria
sassoni come pre-
Pensate ad esempio alle città, molte delle quali della causazione circolare cumulativa nei pro- cursore della geo-
stanno lì dove sono da millenni. La geografia cessi di sviluppo e sottosviluppo a partire da grafia umanistica
riesce così a rappresentare l’eterno conflitto tra approfondite osservazioni sulle relazioni tra fatti di fine ‘900.
il mobile e il fisso e a dare nello stesso tempo economici, demografici, ambientali, sociali e 3 Italo Calvino, Pa-
una risposta alla diffusa domanda di stabilità politici, condotte in vari paesi. lomar, Torino, Ei-
che ne deriva. Mentre la fissità nega il cambia- Dunque, se per quanto riguarda il perché delle naudi,1983, p. 57.
mento, una relativa stabilità è garanzia di una relazioni spaziali la geografia è in debito con 4 Michel Serres è un
filosofo della scien-
durata sufficiente per realizzare progetti di vita le altre scienze, grazie al suo metodo connet-
za francese, autore
individuali e collettivi. È quindi sinonimo di so- tivo può pagare questo debito individuando di libri famosi, an-
stenibilità nelle sue varie accezioni: ambientale, relazioni tra i fatti osservabili che a loro volta che vicini alle pro-
economica, sociale e culturale. Ed è anche ciò suggeriscono nuove possibili spiegazioni teo- blematiche geogra-
che consente di mantenere, nel cambiamento, riche. Per esempio, mettendo in relazione la fiche, come Passag-
la diversità delle traiettorie evolutive delle diver- contro-urbanizzazione degli anni 1970-‘80 con gio a nord-ovest (ed.
se formazioni sociali e dei territori con cui esse la crescita dei sistemi periferici di piccola e me- Pratiche, Parma
interagiscono alle varie scale. dia impresa, i geografi hanno suggerito una va- 1984). La citazione
è tratta dal suo ar-
lida spiegazione della contro-urbanizzazione (il ticolo Réalité, pub-
5. Le scoperte del geografo passeur fenomeno per cui in quegli anni i centri minori blicato sul quoti-
crescevano più dei grandi agglomerati urbani), diano Le Monde
Mettendo in evidenza le correlazioni spaziali la dando così anche contributi rilevanti alla teo- del 1.08.1982.
geografia, come scrisse Eric Dardel, ci dà “una ria economica dell’accumulazione flessibile e
prima visione della Terra, a cui poi il sapere darà
una sistemazione” 2. Infatti, come fa dire Italo
Calvino al suo signor Palomar : “solo dopo aver
conosciuto la superficie delle cose (…)ci si può
spingere a cercare quello che c’è sotto” 3. Più
precisamente la visione geografica fa da cer-
niera, o - a detta del filosofo Michel Serres, fa
da passeur, da traghettatore - tra il non sapere
e il sapere e tra le scienze “dure” e le scienze
umane. Egli scrive: “La geografia è il sapere del
paesaggio, inteso come stato di cose che riduce le scienze
dure al silenzio e di cui le scienze umane nascenti non
possono ancora parlare” 4.Il geografo ha qualcosa
in comune con l’oracolo di Delfi che secondo
Eraclito “non dice, non nasconde, ma indica”,
nel senso che non ci mostra solo quello che è
già noto, ma anche quello che c’è ancora da 27
Fig. 4. Dalla deriva dei continenti di Wegener
alla tettonica a placche.
Relazioni
ai modelli di sviluppo reticolare peri-urbano5 tra loro e sovente neppure situate in precisi con-
5 La Fig. 5, ricava-
ta dalla tesi di dot-
(Fig. 5). testi geografici. Navigare in rete è come leggere
torato di Cesare Nella formazione scolastica la capacità della un’enciclopedia che tratta di tutto alla rinfusa.
Emanuel, mostra geografia di suggerire spiegazioni vale soprat- Possiamo trovarci molte informazioni utili, ma
come questi reti- tutto per la didattica interdisciplinare. I più noti non è facile metterle insieme in modo da ottene-
coli interconnes- collegamenti interdisciplinari di questo tipo ri- re una conoscenza geografica attendibile e adatta
si si siano forma- guardano la storia, in quanto molti fatti storici ai vari livelli di apprendimento, e comunque non
ti lungo tutta la zo- - dalle guerre puniche ai richiedenti asilo di oggi è qualcosa che lo studente riesca a fare da solo.
na pedemontana - non si capiscono senza la geografia. Per questo
della Lombardia e sarebbe importante l’insegnamento congiunto
del Piemonte, sedi 6. Tutto cambia, anche la geografia
dei processi di pe-
delle due discipline, che però richiederebbe un
ri-urbanizzazione percorso formativo dei futuri insegnanti in cui la
Anche se per molti la geografia rimane ancora
(la “città diffusa”), geografia sia rappresentata adeguatamente. Ar-
quella dei romanzi di Emilio Salgari e di Jules
mentre nelle altre gomenti analoghi valgono per le scienze naturali
e sono anche numerose le correlazioni spaziali Vernes, non si può ignorare che il suo ruolo
parti delle due re-
gioni permango- che ci aiutano a capire fenomeni economici nell’insieme dei saperi è cambiato da quando,
no le tradizionali come quelli dello sviluppo e del sottosviluppo, per dirla con Paul Valery, “ l’era del mondo finito
relazioni gerarchi- fenomeni demografici e sociali come le periferie è incominciata”. Nel XIX secolo, quando poco
che, quelle per cui i urbane, fatti linguistici, letterari e artistici, pro- ancora si conosceva di varie parti della Terra,
centri minori gravi-
blemi matematici e leggi della fisica. Tutte cose i geografi erano indispensabili. In particolare
tano su quelli mag- negli anni di massimo sviluppo dell’espansione
giori. che possono poi essere oggetto di elaborazioni
e di rappresentazioni geo-informatiche. commerciale e coloniale, quando c’era una fame
Dopo la citazione sopra menzionata, il signor di informazioni che solo i geografi potevano sod-
Palomar conclude dicendo che “la superficie del- disfare, come dimostra la straordinaria fortuna
le cose è inesauribile” e questo ci aiuta a capire della rivista Petermanns Geographische Mitteilungen,
perché le esplorazioni e le scoperte geografiche pubblicata a Gotha dal 1855, o anche quella più
modesta ma significativa della rivista Cosmos. Co-
municazioni sui più recenti e notevoli progressi della
geografia e delle scienze affini, pubblicata dal 1872 al
1896 dal geografo torinese Guido Cora (Fig. 6).
Oggi che le fonti di informazione si sono mol-
tiplicate e sono alla portata del fai-da-te on line,
chiunque può permettersi di sapere e di dire
“niente di tutto”, anche in senso letterale, quan-
do ad esempio, come in molti programmi te-
levisivi, si fa passare per geografia quello che è
semplice spettacolo. Di conseguenza la geografia,
quella vera, deve reinventarsi sia nella didattica,
sia nella ricerca.
Nella didattica certe cose rimangono importanti.
Ad esempio penso che nella scuola dell’obbligo
rimanga necessario acquisire un certo numero di
nozioni, senza le quali è impossibile situare alcun-
ché nel mondo, a partire da noi stessi. Quando
si legge su un giornale o si vede alla televisione
quello che capita in Siria o nella Corea del Nord,
Fig. 5. non finiscono mai, anche se ogni angolo della si capisce ben poco se non si ha presente, almeno
Reticoli urbani: terra è ormai scrutato da centinaia di satelliti, a grandi linee, il planisfero fisico e politico. Non
relazioni gerarchiche per cui con google maps e simili possiamo vedere si tratta di imparare delle filastrocche di nomi e
e non gerarchiche tutto dall’alto e con internet possiamo accedere di numeri: ci sono tanti modi per rendere effi-
nell’accesso a una quantità impressionate (anche se caotica cace e interessante questo esercizio mnemonico,
ai servizi. anche solo riferendo alle tavole di un atlante le
e non sempre attendibile) di informazioni e di
immagini su tutto ciò che si trova sulla faccia esperienze della nostra vita quotidiana in cui pra-
della Terra. Qualcuno pensa che ciò renda or- ticamente tutte le parti del mondo sono ormai
mai inutili i libri di geografia e magari gli stessi presenti, nel cibo, nei vestiti, nella musica, sugli
insegnanti. Attenzione però che la maggior par- autobus, nella scuola stessa. Insomma il proble-
te delle informazioni che troviamo nella rete ma non sono le nozioni, ma il modo più o meno
sembrano geografiche, ma in realtà non lo sono intelligente con cui le facciamo nostre.
28 affatto, perché riguardano cose non connesse Non dimentichiamo poi che nella sua forma più
Fig. 6. Le prime annate
della rivista Cosmos.
debole, ma anche più attrattiva, la geografia è La varietà geografica ci insegna che, anche senza
un viaggio attorno al globo che riserva sempre uscire dal nostro piccolo spazio, l’altro è la regola;
delle sorprese, sia perché ci rivela che il mondo che senza l’altro (inteso come ciò che assieme a
è molto più ricco e vario di quanto non riuscia- noi forma il genere umano e il resto della vita)
mo a immaginare, sia perché il mondo cambia non possiamo vivere; che è grazie all’altro (inteso
continuamente e cambia anche il modo di rap- come chi ha ciò che a noi manca) che possiamo
presentarlo. Inoltre la capacità della geografia di realizzare il nostro benessere e i nostri progetti.
connettere ne fa uno strumento formativo inte- Su questo si basa il contributo della geografia
ressante. Anzitutto perché chiedersi che relazioni all’educazione interculturale, uno dei punti di
ci possono essere tra i coesistenti è un esercizio di- forza del suo insegnamento in una società e in
vertente, che impegna la nostra immaginazione a una scuola sempre più multiculturale come quel-
tutto campo. Esso ci permette di scoprire molte la italiana.
cose, anche se l’epoca delle cosiddette scoperte Ci sono poi vari altri aspetti della formazione di
geografiche è finita da tempo. cittadini attivi e responsabili a cui la geografia
C’è poi anche una geografia divertente che non può contribuire in modo specifico. Sono quelli
si occupa solo di sapere dove sono le cose e delle che riguardano i beni comuni e gli spazi della
loro relazioni già note come i climi, i regimi de- convivenza: il territorio, l’ambiente, il paesaggio.
mografici, gli scambi commerciali ecc. È altret- Qui interviene uno dei concetti basilari della ge-
tanto importante cogliere (da varie fonti, anche ografia, quello di scala. La multiscalarità è la base
non geografiche) il fatto imprevisto, curioso, della multi-cittadinanza: spiega perché possiamo
contrario alle attese, perché esso ci pone delle sentirci allo stesso tempo stesso cittadini leali e
domande, ci può fare scoprire delle anomalie responsabili del nostro comune, della nostra re-
locali significative, ci introduce e ci fa appassiona- gione, del nostro paese, dell’Europa e del mon-
re alla varietà del mondo, bella o brutta che sia. do. Ed è ciò che motiva una cittadinanza attiva
Prendiamo ad esempio la Fig. 7. È molto curiosa a tutti questi livelli. La transcalarità ci fa capire
ed è quasi un indovinello, risolto il quale comin- che la buona salute del pianeta e dei suoi abitanti
ciamo un viaggio nella storia dell’arte (dall’arco dipende dai nostri comportamenti quotidiani,
di Costantino a Michelangelo, all’Arche de la quelli ad esempio che contribuiscono a ridurre Fig. 7.
Défense…) e nella geografia economica (il mar- l’impronta ecologica, le emissioni dei gas serra Una cava
mo di Carrara come business globale) che però ci eccetera. E lo stesso vale per la qualità della vita di marmo
riporta a quella dei luoghi di estrazione nelle Alpi e dell’ambiente, riferiti a tutti i livelli territoriali, nelle Apuane.
Apuane a cui si riferisce la figura, in termini di fino al nostro piccolo territo-
occupazione e di rischio di degrado ambientale rio locale, avendo cura del
e paesaggistico ecc. quale ci prendiamo cura del
Quanta di questa geografia delle emozioni e pianeta.
dell’immaginazione è passata finora nell’inse- Per quanto riguarda la ricer-
gnamento scolastico? ca, il metodo geografico con-
Quanta ne potrebbe passare? Forse molta di più, nettivo multiscalare, oltre a
data l’importanza basilare che può avere nella suggerire ipotesi importanti,
formazione. specie nei casi in cui i geogra-
Non perché la geografia che si insegna nelle scuo- fi operano in gruppi di ricer-
le debba correre dietro alle mode, ma semplice- ca multidisciplinari, permette
mente perché, come insegna Dardel, la geografia anzitutto di indagare e com-
del cuore e della fantasia precede quella dell’in- prendere la natura relazio-
telletto e - aggiungo io - precede anche quella nale delle cose. Per esempio
dell’utile che molti anni fa ha suggerito il suo di vedere una città come un
inserimento negli insegnamenti fondamentali. Se fascio di relazioni spaziali ma-
in passato c’era l’esigenza di conoscere il mondo teriali e immateriali che fan-
per conquistarlo e trasformarlo, oggi c’è quella di no di essa un nodo di reti, di
sentirlo nostro per prendercene cura, per sentirci interconnessioni. È vero che
parte di esso e di quei sette miliardi e più di altri ognuna di queste relazioni
esseri umani che lo abitano assieme a noi. viene studiata e approfondita 29
re rinunciamo al compito di connettere tutto ciò
che gli altri studiano separatamente e ci allonta-
niamo così dal motivo d’essere, dall’essenza della
nostra disciplina. Diversa è la specializzazione
regionale, purché non dimentichi che ogni re-
gione interagisce sempre con il resto del pianeta.
7. In conclusione
Oggi il compito della geografia non è più quello
di scoprire o di descrivere terre e popoli nuovi,
ma di farci vedere come ciò che sta sulla Terra –
energia, rocce, aria, acqua, piante, animali, esseri
umani e loro associazioni - è reciprocamente con-
nesso, proprio perché sta sulla Terra ed è diret-
Fig. 8. Natalità, separatamente da singole discipline, ma per co- tamente o indirettamente legato ad essa. Come
povertà e conflitti. conoscenza connettiva e generalista la geografia
gliere il loro insieme e le loro interazioni occorre
una visione geografica orizzontale (connettiva) ci offre una visione del mondo e dei suoi proble-
e verticale (transcalare). Questo vale per tutte le mi che la rende simile alla storia e alla filosofia,
realtà complesse a partire dai singoli luoghi per saperi con cui essa è intrecciata fin dalle origini:
arrivare ai paesaggi, alle regioni, ai grandi spazi con la storia a partire dalle Storie di Erodoto e
marittimi ecc. Perciò penso che il principale ri- con la filosofia a partire da Anassimandro, che
schio che corrono oggi i geografi ricercatori sia secondo la tradizione fu il primo a rappresentare
quello di chiudersi in qualche settore, cioè di li- tutta la Terra. Essa lascia alle discipline analitiche
mitarsi a studiare singoli tipi di relazioni spaziali, il compito di sezionare la realtà, mentre da parte
perdendone di vista l’insieme e rischiando così sua non ne riduce la complessità, ma la descrive
Fig. 9.
Chi accelera (sopra) di fare maldestramente quello che gli specialisti e la interpreta. Quindi non serve a risolvere sin-
e chi subisce (sotto) di quei settori - geologi, demografi, economisti, goli problemi, ma, inquadrandoli in un contesto
il cambiamento sociologi ecc - possono e sanno fare meglio di lui. che va dal locale al globale, può invece aiutare
climatico. Se ci limitiamo alla geografia di un singolo setto- a definirli o anche a ridefinirli rispetto al modo
con cui sono posti comunemente. Sotto que-
sto aspetto è anche un sapere critico. Credo ad
esempio che oggi un suo compito importante sia
quello di mostrare come l’odierna globalizzazio-
ne, dominata dalla rapacità del grande capitale
economico-finanziario, sia all’origine di molti
dei mali di cui soffre il mondo. Per accorgersene
basta porre in modo geografico problemi come
quelli della povertà e dei conflitti (Fig. 8), chie-
dersi chi si appropria delle risorse della Terra,
chi accelera e chi subisce gli effetti negativi del
cambiamento climatico (Fig. 9).
Per finire segnalo tre libri tra i tanti di geografia
che dovrebbero esserci nella biblioteca di ogni
istituto scolastico:
- A. FRÉMONT, Vi piace la geografia?, Roma, Ca-
rocci, 2007 (trad. it. da Aimez-vous la géographie?,
Parigi, Flammarion, 2005 a cura di D. Gavinelli).
- C. GIORDA, M. PUTTILLI (a cura di), Educare
al territorio, educare il territorio. Geografia per la for-
mazione, Roma, Carocci, 2011.
- P. GOULD, Il mondo nelle tue mani. Introduzione
alla nuova geografia, Milano, F. Angeli, 2003.
Socio d’onore dell’AIIG,
Professore emerito del Politecnico di Torino
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