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Dialogo Militari e 00 Gio V

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BerkRecepKaçmaz
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o

DI ALOCO
DELLIMPRESE MILITA*
R I ET AMOROSE DI

M onfignor P dolo GiouioVc*


fcouo di N ucera .

C on Qratid & P riuilegio ,

IN ROMA APPRESSO
ANTONIO EARRE

M D L V.
ASCANIVS SFORTIA S. MAi
ricc in uia lata D mc. Cardinalis de S.
Flora, S.R.B. Camerarius .

NIVE R SIS et finz


aulis ta Almce urbis qua
aliorum quorumcunqi S.
R.E. mediate uel immcz

diate fuhc&crum Vrouin


ciarum jCiuitatum , b1 locorum Jibrcrum Jm
prejjoribus , Bibliopolis , & Librarijs falu$
tem et obedientiam. Quoniam Antonius B ar

re Imprejjor librum quendam Infignium.quce


uulgo appellant Dialogo delllmprcfe. a Re.
D.Paulo Giouio compofitum, et badcnus non
imprejjum prope die ejl imprcjjurus eteditua
ruscos uolentes oportuneQut decet ) preub
dere ne eide Antonio I mprejjon qualecuna;
inde proucniens lucrum d quopiam alio prori
piatur }de mandato Sanctij ?. D.N.P F.uiuee uo
A
as oraculo nobis faVxo , et auctoritate3 nefiri
Camerariatus ojffttybaru ferheuobts oibus
et fingulis fupradiUis fui excomunicationis
late fententicc , ac centum ducatorum auri
Camerce Xpoflolicx inferendorum yac librot
rum amiffionis pxms flritte inhibemus ne du
rante biennio ab hinc proximo librum preea
dictum uftjue in prouincijS , duitatibus , teri
riskr locis prxdiffis imprimere , aut ima
preffum uedere audeant uel prcefumant alio a
(juin &c. Confrarijs nonobjlan.cjuibufcuni
(jue . Datum R omee in Camera ApoJ}. Die
VIII. Menfs Oficlris M D L V. Pon
tificatus Sanctijfimiin chriflo Patris & Do
mini ncjlri D. Pauli diurna prowdenfia PP.
Quarti , armo Primo .

Hie. dc Taran.
ALClLLVSTRISSrMO Sh
GNORE IL SIG. PAOLO

Ciordano V R s I N O.mioSig .
c P dtronc ojjerwtndifs.

H gli hucmini faggi e pru

denti, per pale fare i conz


cctti deWaninu loro fodio

nopreucnire ali opere con


ejualchcmanifeflo inditio,
accio che qucl cbe da loro e pruderiisfimame
te confxdcratoynon dica il uuigo/hegli \Jia ie
Jucceffo d cafo : cbe crcdiamo noi } cbe det lia
far la Natura prudetifs.maefira di tuite !e co
fe f ueramente ella procede con tanta maraui
glia , che chi per fejiejfo nol ucdejoa poco ca
bhgo con la Natura.Cr.de gli hucmini di qual
chegiuditio uedendeui folamente , comprena
dono , che per quale ke fegnalata cauja ella
uha mejfo al mondo : Lr /adimente cognoa

fcono ch’ ella non ha mane ato punto ah fui


prudenza } perfxrue compito di tutte quelle
parti , cVad huomo ncbihflim ament e nafo} e
che dcll altri huomini habbia a tenere ilgouer
no flati neceffarie.Qui non uoglio efiendermi
alungo } per narrare ad uni ad unale uirtu
uojlre ; ji per non ui tediare ,fi anchc , pera

che troppo piu, ch’w non faprei dire feno ab


trui manifejle : ftajla bene che per <juel che
fi uede al prefente e per cpuel che da uoi fi fjee

ra per l’auuenircfatc(fccondo limprefa}che


h Natura hafatta della perfona uofra)ottia
ma riufcita,perla cui dichiaratione uoglio che
bajlt al mondo un Dialogo delFimprefe, chhl
Dottiffimo Monfu Giouio hafatto elr indriza
zato allEccellentiffimo etfortunatijfmo Coa
fimo Duca di F lorenza mio S ig, e suocero uoa
flro . ll cpxad Dialogo } perche infegna , come
fi debbonofare , et interpretare dette Impre
fe }prendera egh fopra a quel che ne poteua
dire io } per me epuefa faiica . Egh e fato
fmarnto gran tempo , i? non ha potuto infe

me con 1'altre opere dei proprio Aut tore para


ticipare ancVegh della fua gloria ; ch'io fo
len certo, che n9eri per haucr la parte fui .
M a io cbefogclofo non che affcttionato alie fa
tiche dun tanto huomo}quel cVegh hauea do
nato al fuoccrojo refhtufcohora algenero:

iar fottc 1’ombra uojlra lo mando in luce . Io


fo certo , che ui piacerd : percbe dalfalhero y
ondeegli enato, nonfuole ufcirfrutto fena
Capere ; anzi femaifece opera uaga e dia
letteuole, quefla ha di uaghezza e diletto la
parte Jua : fenza la cognition delfoujlcrie, il
piacer dellefauole , lintelhgenzadelle cofe
di Natura, le quali dalf Auttor fe infegnano
a decbiaration dellimprefe , cbe quiui ba poa
fle : Vrendcte dunque queflo picciol dono con
heto animo dal uoflro S ermtore ; perche quea
Jlefono leprimitie dcllctmia Stampa, delle
quali come amiouero nume c Signorefo la
mia prima ojferta. di R orna alii yty di O ttoa
Ire ; M D L V.
Di.V.S.lJJ.

Humihfl.Ser.
Antonio Barre.
I

DIALOGO DELLMMPRESE
militari et amorose

di Mons.? dolo Giouio Vefc.di N uccra,


Ai Magnanimo Signor Cofimo de
Medici Duca di F ircn^a.

lnterlocutori ejfo Mons. Giouio, ir


M.L udouico b omcnichi.

A N T A eld cortejid di
Vojlra E ccellcnza ucrfo
di mc} ctiio mi tengo obha
gdto a r enderui conto di

tutto quelio cib,cbfingran


farte , a uotlra amoreuole eshortatione , mi
feno ufurpatoin quejli fieri caldi dcl mefe
d}Agoftoncmicoddla uecchiaia; E percio,
hauend’io tralafciata Tbifloria , comefatica
digranpcfo,mi [eno ito traflullando nel difs
correre con M. Ludouico Domenichi,che d ciq

mmuitaua ,fopra 1'inuentiom dell'imprefe


E ,
i DIALOGO EELL^MPRESE

che portano hoggi di igran S ignori: Di modo


che, effendomi nufcito cpueflo picctol trattai
to ajfai piaceuole irgiocondo y & non puoco
graue,per laltezza & uarieta de fuggctti,
inifono afficurato ,d\ mandaruelo , penfando y
che ui poffa effer opportuno pajjatempo in co
fi fafhdiofa Jlagione ; ir m cio ho imitato il
uojlro semplice hortolano } che JfcfJe uolte fo
pra la uofira tauola , ricca di uarie & pret
tiofc umande, sarrifcha , di prefentare un
panierino de fuotfrefchi fiori di ramerino ,
& diborana } per feruirea uno intermejfo

duna Japorita 'mfalatuccia . Hapueflo jratz


tato molta fimihtudine con la diuerfud di det
ti fiori , ament, & grati (fimi algujlo; il
(pude far a anebor tanto piu grato a uoi Valoz
YofoSignore , epuanto cti egh e nato in Cafa

uofira ; ir 1'argumento dei prefente dfcorz


fo ha hauto principio in tal guifa ; C he ufanz
do mecofamiliar mente M. Ludouico D omeni
chi , per cagione di tradurre continuamente
Vhiflonenoflre latinem uulgare tofeanofa
DI MONS. GIOVIO 5

buon propofito entrb a ragiondre della mte


terta , & arte deUyinuentione & imprefe ,
lecjuah igran S tgnori , ir nobihjfimi Caute
heri a noflri tempiifoghono portare nelld foa
prauef\eJ barde , <sr bandicrc ; per fignifica

re parte de lorygeneroJi penfieri . al che rh


fbofiio . GIOVIO, llragionare appuna
tato di queflofuggetto , e proprio wt intrare
in ungran pelago , It da non poterne cofi to
flo riufcire % DOMENICHI, Ver gratia
M onjignor ejjcndo uoi perfona dtfacile) mea
moriofo , l? f edito ingegno, flate contento
toccarmeneun fummario> maffimamente poi
che ui trouate fcioperato dal fcriuere T hifloa
ria in quefli noioji giorni , nc quali ajjdtJlua
dia Irguadagna chi flafano ; ne fi pojjom
piu ageuolmente trapajjarc , che conia piat
ceuolezzadel ragionarede fvnih amem ff\a
mi concetti , iquali appartengono a Ihifcria,

Ir parte reducono a memoria gl} huomini


fegnalati de nofiri tempi , chegia Bfoni,pajfe
ti aTaltra uita, non fenza laude loro^isr cpnez
4 dialogo dell’imprese
fto ui fara molto ageuole, hauendo uoigiafat
to, per quel cb)o intendo , multe di cjuejle ima
prefe nella uojlrd piufrefca eta a quei S igno
ri,eheuenenchiefero. GIO. Q^ueflofa
ro io uolentieri , con patto che uoi interroa
ghiate a parte per parte , ir io ui rifton&tro
dmoreuolmenfe , pur che non mi cblighiate al
lafcuerita delle leggi di quejlo fcelto parlar
T ofcdno;perchc io uoglio in tuiti i modi effer
libero di uoler pariare alia corfigidna Jenza

effere fer opulof'ament e appuntato dalla uoa


JJra hcc ademi d;ricordandomiyd'haucr ancho
altre uolte ferit to tl libro deSignori de Tura
chidicafa Othomdna ;ilqual libro fu molto
ben letto , & intefo dal grande Imperatore
Carlo Quinto. DOM. Rtngratioui infinitam e

te di tale offert a , ma ditemi prima , syil por


tare quefle imprefefu coJJume anticbo.GlO

Non e punto da dubitare }ehe gl*anticki ufora


no di portar C imiori l? ornamenti negh eia
metti, & negh fcudi : per che fi uede chiaraa
mente in Vergilio, quando fu il Cathalogo
DI MONS. GIOVIO $

delle genti y che uenncYo infauore di T umo,


contrai Troiani , neliottauo dei Encida;Am
phidrao anchoraQcome dice P indaro^alla
gutnd di Thebe porto un dragone nello scu
do Statio fcriuejimilmentt di Capaneo f?
di Pohruce } chc quclli porto i Hidra, et ejuea
fli la sphinge . ^tggtfi etiandio in Plutarcho
chenclla battaglia de Cimbri Comparue Ia
caualleria loro molto uijlofa}fi per Varmi lua
centi,jiper la uarieta de Cmueri fopra le ce

Ute> cht rapprefentauano l*effigie di fere


fcluaggie in diuerfe maniere . N arra il mede
fimo auttore , che P empeo Magno uso gid per
mfegna un Icone coti una fbada nuda in m<t
no. Veggonfi ancora i rouerfi di m.olte meda
ghe}chc mofrdnofgrvficati informa delTim
prefe moderne; come appare in (puelle diTif
to Vefyafianotdouc un Delfino inuolto in un
anchora, che uuole inferire , PROPERA
TARDE . M a lafciando da canto cjucf i efe
fempy antichfsimt, indo ne fanno ancora
coniatura ifamofi p akdini di rranciajqua?
6 DIALOGO DELI/IMPRESE

h(per la ueritdymgran parte nonfuronofa


uoloJi;et ueggiamo(per quel che gh fcrittori

Accenano^che ciafeundi lor' hebbe peculiare


imprefa isr mfegna, Come Orlando ilquarz
tien , Rinaldo il Leone sharrato,Danefe Iofcd
ghone,Salamondi Bertagnalo Scacchiero,
Oliuiero ilgrifone, Ajlolfo il Leonpardofa
Cano il Falcone . 3 Imedefimo fi legge de B d

roni della Tauola rifonda d’Artugloriofo Re


dlngbilterra . L’ ufornofimilmente i celebra
ti ne i libri della lingua Spagnola,Amadis de
Gaula, Trimaleon} Falmerinofa T irante il
B ianco. H ora in quefla eta piu moderna come
di F ederico BarbaroJJa ,al tempodel duale
uennero imifb linfegne dellefamiglie,chia$
unate da noi arme donate da Prmcipi^per me
rito dcffhonorate imprefeyfatte inguerrafad
effetto di nobilitare i ualoroji Caualieri , nae
epuero bizzarnffime inuentiom de C imieriyct
pitture neglt scudi;i lche fi uede in molte pit
ture d Fiorenza in santa Mana nouellaMa a

pejh nojlri tempi doppo la uenuta dei Re


DI MONS, GIOVIO y
Cdrlo Ottauo , ir di L udouico XV. in Italia,
ogniunoche fcguitauala militia , imitando i
Capitani F rancefi , cerco di adornarfi , di hei
le,iT pompofe imprefe; delle 41uah riluceuaz
no i Cdualieri apportati compagnid da compa
gnia con diuerje liuree; percioche nccamdua

no d:argento ,di marteldorato , ifaioni}c lefo


prauefe, ncl petto , dr nellafchiena flat
uano fimprefe de Capitani; di modo chele

mojlre delle genti d}arme faceuano pompoff


fimo & ricchijfimo ftettacolo, nelle latta

glie fi conofceud 1}ardire,et ilportameto dei


le compagnie . DOM . Io m' auueggio bene
M onftgnor che uoi bauetefrefca memoria,
impero fate contento ragionarmi di (puelle
tutte ch hauete uedute ; perche so molto bene
che bauete conofciuti , £7* ueduti per faccia
tutti (juei Capitani } che fon contenuii b* cez
hbratinellduofrd hiftoria;cr ragioneuoh
mente hauete dinanti agli occhi la uagkezza

degi' ornamenti /oro. GIO. Non mancaro


di ridurui a mente tutte qucttc cofe , che uoi
8 DIALOGO DELL* IMPRESE
damandate , parendomi di tornare urt allra
uoltagmane^elfaucllarne^dle quali tanta
mdelettauagidxhc ben pareua uero pronofi

coyc])io bauejft dfcriuer 1’hiforia loroMa pri


ma ch’io uenga a que fiparticolari, e necejfa
rio , cluo ui dica le conditioni unraerfah , che
Ji riccrcano, a far e una perfetta imprefa , il
chcforfe e la pm dijfedc^che pojfa effere ben

colta da un ingegno perfpicace ix ncco d'ina


uentioni, laquale nafcc dalla notitia dcllc cofe
fcritte dagPanttchuSappiate adunque M.Lu
douico mio , che Vinuenticne o uero imprefa ,
selladebbchaucre dei buono , bifogna habs
bia cinquc conditioni ; P rimagiufa proportio

ne dtanima & di corpo ; Seconda ch*ella non


fa ofeura diforte } ctihabbia miflero della Si
hilla per interprete a uolcrla intendere;ne tan

io chiara , cVogni plebeo 1'intenda ; Ter za


che fopra tutto habbia bella ufajaqual’ fi fa
riufcire molto allegra y entrandoui flelle, soht
L unc}fuoco} aequa, arbori uerdeggianti,int
frumenti meccanici}anvnah bizzani, & uc
cclli
DI MONS, GIOVIO 9

celhfantaflicbi; Quarta non ricerca alcunt


forma humana ; Quinta richiede il motto che

e l'anima dd corpo^ir uole effere communea


mente d'una lingua diuerfa dall I dioma di co
lui ,cbe falimprefa }percbe ilfentimento
fia alquanto pm cofcrto;uo]c dncho effere bre
ue, ma non tanto , che fffaccia dubbiofo ; di
forte che di due o tre parole quadra bemffb
mo ; eccetto fifuffe informa di uerfo , b inte
gro} b ffezzato; E t fer dichiarare queffe con
ditioni , diremo , che lafopradetta anima iT
corpo s intende per il motto , b per ilfuggeta
to;&Ji Jhma che mancando b ilfuggetto ct

l’anima , b l'anima alfuggetto Jimpref a non


riefea perfetta , uerbi gratia , Ccfarc ftorgia
D uca di ValentinoiSjUso unanima Jenza cor
poffxcedo AVT CAESAR, AVT NIHIL,
uolendo dire , che fi uoleua cauar la mafebet
rafrfar pruoua della fua fortuna , onde cfs
fendo capitato male , ifr ammazzato inNoa
uara^ aufloMadalena Romano dffecVil
tnotto fi uerifico per lultima parte altcrnatk
c
IO DIALOGO DELL’lMPRESE
uo, con cpxeflo diflico.
- Korgia Ccefar eram factis, et note Ccefarp
Aut nihil, aut cff ir,dixit,utrufy fuit.
E t ccrtamente in (puellafua grandc,ir prot
fyera fortuna il mottofu argutiffimo, da

gencYofo , s’egli hauejfe applicato un propor


tionatoffuggetto, come fete fuofratelio Don
F rancefco di Candta , ilquale haueua per im
prefa la montagna della Cimera , ouero Aero
ceraunifulminata dal Ciclo, con le parok ai
imitatione \S Oratio, FERIVNT SVM2
MOS FVLMINA MONTES, Sicomc

uerifico con 1*infelice fua fine, rffendo s canna


to et gittato in T euere da Cefar fuofratelio „
Per lo contrario difdice etiamdio un heifugz
getto fenza motto , tome porto Carlo di Bor
hone contcjlahle di ¥rancia,cbe pinfedi rac
camonella fopraurjla della fua compagnia
un C eruo con l'ali , Otiolo uiddi nellagiorna
ta di Ghiaradadda ; uolendo dire, che non ha
flando ileorrer fuo naturale uelocffmoffaz
rehhe uolato in ogni difficile Ifgrauc perii:
DI MONS. GIOVIO xi

colo fenza freno. Laquale imprefa , fer Ia


leUezza dei uago animale /mjci (anebor che

pompofa') come cicca }non hauendo motto ab


cuno , che git dejfe lumcjl che diedc materia
di uaria interpretatione , come acutffimamcn
te interpreto ungentilhuomo F rancefe cbiaz
mato la M otta Augrugno , che ando 2n R02

via appreffo il Papa quando uene 1* acerba nuo


ua dei Re chrjftianiffuno fotto Pauia ; b~ ra
gionandofi della perfidia di Borbone , dijfe a
Papa clemente , B orbone y anchora che paid
effereflato traditore dei fuo Re della paa
tria, merita qualche fcuja,per hauerdetto
tnolto auantt qucl , chei penfaua difare ; poi
che portaua nella foprauejle il Ceruo con lali,
nolendo chiaramente dire}c 1) haueua animo
difuggire in B orgogna , alche fare non gli
bafiauano legambeffenen tcaueffe hamo anz
cko Pali ; iz percio glifu aggiunto il motto,
CVRSVMINTENDiMVS ALIS. H tbbt

ancora quefio meiefimo difetto h bellijfma


imprefa, che porto la S.Bypohta F toramonda
9 3
11 dialogo deli/imprese
M archefana di scaldafole in P auia, laepxodc
a lyeta nofra amnzo di granlunga ogriattrd
dona di bellezzajeggiadria, et creanza amo
rofa , che fteffo portaua una grdYi ucfle di ra
fo di color celefc, feminato. afarfalle di racz
camo d}oro, ma fenza motto, uolendo dire, et
auuertire gVamanti, che non fi apprejfajfero
molto alfuofuoco, accio che talhora non inter
ueniffe loro , quel che fempre infcruiene alia
farfalia faquale per apprejfarfi attardente
fiamma, dafe JleJfa fi abbrugia ; kr ejfendo
dimandata daMonfignor diLefui beUtffimo
kr ualoroffimo C aualiere,il<juale era allhoz
rafcolare , cheghefponejfe (pxefo fgnfo
cato ; e mi comieneCdifella^ufare la medet
fima cortefia con cjuei gentdhuomini che mi
uengono a uedere, che folete ufar uoi con coz
loro , che caualcano in uoflra compagnia; per
chefolete mettere un fonagho alia coda dei uo
fro corferOjCbe per morbidezza , krficrez
za , trahe de calci , come uno auuertimento
che non Ji accoflino,per lopericolo dellegam
DI MONS, GIOVIO ij
le,Mi per quejlo non fi rifiro M onfignor de

Lefiui, pcrche moltanni perfeuero nell* amor


fuo ,iral fine 9fendo ferito a morte nella
giornata di P auia, & riportato in Caja della
signora M archefana ,paJ?o di cjuefta uita ,
nonpuoco confolato , poi chelafciblo fyirito
efkemo fuo nelle braccia della fua cara (jiot
me diceua y signora & padrona.
C adde nel contrario difetto9il motto dei
clariffimo I urifconfulto M.Giafon dei M ditio,
ilquale pof: ilfuo bellifsimo motto fopra la

porta dei fuo palazzo (cbe aneor* fi uedc fen


za corpoy cbedice VIRTVTI FORTV^
NA Comes, uolendo fignficare chella
fua uirtu baueua hauta lonifima forte ;
P uo molio lene effere aneor una imprefa
uagain ufta,per lefigurent per li colori, cbe
hablia corpo ,<Lr anima , ma cbe per la delile
proportione dcl motto al fuggetto diueti ofeu
ra, l? ridicola ; come fu quella dei Duca L o
renzo de Medici , ilqualefinfe ne faioni delle
lancie spezzatej&Stendardi delle genti
X4 DIALOGO DELL*IMPRE$E
d'armc Q comc fi uede hoggi in pittura per
tutta la cafa ) un albero di lauro in mezzo a
due Leoni: coi mottochc dice 9 ITA ET

VIRTVS , perjigmficare, cbe la uirtii coa


tneil lauro e Jcmpre uerde. Ma nejjiino potez
ua intendere 9 qucl cbe xmportajfero quei duo
Leoni , chi diceuayche fgnificauano lafort
tczza, iy la clcmenza , che/auellano inflet
tne cofi accozzati con le tejle,iy chi Vinterz
pretaua in altro modo; diforte, cbe un M.Do
mitio da Caglt Capellano dei Cardinale de
Medici, chefu poi P apa demente VII .xlqual
Cardinale, era uenuto d F ircnza , per uifita
re il D uca L orenzo ammalato di cjuel male,
dei cjualepoifra puochi mefi fi mor\,saficu

ro , come defierofo dfmtender l’imprefa,dc


dimandarne M.F ihppo Strozzi inuitato dal*
bumamta fua , dicendo , signor F ihppo uoi

che fapete tante lettere , iy oltre l}cjfer co$


gnato ,fetc anco comes omnium horarum, et
particeps confixorum dd &uca , dicharatez
vn , ui prego , chefanno cpiex due Leoni fotte
DI MONS. G IO VIO ^

quefto albcro l Guato fott' occhi M. Fdippo 9


isr /quadro il cejfo dcl C appellatio , 'dquale
aneor che ben togato , rm fapeua lettere,fc
non per lefejletct come acuto, falfo , et pron

to oh’ egit era , non ui auuedete , dijje , che


fanno laguardia al lauro per difcnderlo di
lajuria di quejh ?oeti , che corrono cl ruma
re, haucndo udita la coronatione delf Abbate
d$ Gaeta fatta in Roma , accio che non uent
ghino a ffogharlo di tutte lefrode, per JarJi
laureati ; Replico d Cappellano , come huot
mo che fi dcletiaua di far qualebe fonetto}cbe
andaua in Recoli per le nmc , quejla e malit
gmta inuidiofa ; Suggiungendo , che domine
importa al D uca Lorenzo , che l buon Papa

Leone habbia cortej 'emente Laureato lAlt


late Baraballo, irfattolo trionfare su Vhlet

fante i di maniera che la cofa ando a 1'orecz


chia dcl Cardinale yijr fi prefc una granfet
Jla diM.Domitio , comedi Poeta magro,isr
Capcllano di piccola leuatura.

E'm oltre da ofleruare, che non cifia intel


16 DIAIOGO DELL*IMPRESE
letto di molta fuperbia , ir prejimtione, ben

che habbia bel corpo, ir beti anima ; perch *


clla rende uano fautore , come ju (puella cbe
porto ilgran Cardinale di san Georgio Raa
faci Riario f ilqual miffe in mille luoghi dei
fio palazzo un Timone di Galea con un mot
todifopra }che dice , HOC o?VS }quafi
uolejjedire , per fare epuejli magni ftcentifl ia
mi ediftij ir gloriofe opere , rn e dibifogno
effer Vapa yir gouernareil mondo; lapuale
imprefa ri&fci uanifima quando fu creato
Leone , ir dopo; che effentiegli confapeuole
della congiura dei Cardinale Alfonfo P etruc
ci, reflo prefo , conuinto , i? fogliato delle
faculta , ir confriato a N apoli }doue fni
fuauita.
Non lafciero di dirui , che farebb e froppo
gran cantafauola, il uolcrtaffar i difetti dei

1'imprefe ychcfoncomparfea cjucfto secolo ,


compojle dafciocchi ,ir portate da ccruelli
bufi; come fu puella di quelfero soldatoQper
non dtr rujfano ) bdjhano dei Mancino; ana.
cor che
DI MONS. GIOVIO 17

cor che a <juel tempofuffe nome honorato fra


fbadaccint : chc uso di portare nella berretta
una picciola fuola difcarpa con la lettera .T.
in mezzo, ir una pcrla grojfa m punta di
detta fuola , uolendo che sintendejfe il nome
dellafuadamaa ([ucjlo modo, M aroherita
tefola adora .
Vnaltro fuo concorrente chiamato P an moa

lena Jecc d medefimo , ponendo oro di mora


tello in cambio di cuoio , perchc sintendejje ,
Margherita te fola adoro fjlimando chefujfe

maggxore efficaccia d*Amore l*Adorare, che


di cuore amare. In quefti fimili trouati pafio
ilfegno M. A gojhn Vorco da P auia , innamoz
rato di M adonna Bianca Paltiniera , ilquale,
per dimojlrare dejfer fuofedel seruo , porto
una piccola candela di cera bianca , infertae
tancl frontale dei fuo berrettone di scarlatto

per fignificare , fjezzando il nome della eant


dela in tre filiale , C an , cioe scruo fidele , dc
la Bianca . bAa anchor cjuefla con piu fjefa
dr maggior argutia fu auuanzata dolia met
D
ig DIALOGO DELL* IMPRESE
daglia id Caaalier Cafi Poeta Bolognefe, il
quale portaua neUa berrettain una grande
Agata,ii mano dei fini fimo maeJlroMafiro
Giouannt da C ajlel bolognefe , la difcenfione
de Ispirito santo fopra idodeci Apojloh ; &
domandatoungiorno da papa Clemente', di
cui erafamiliarijjimo, per qual diuotione por
fajje quefla colomba dello spinto santo } &
le bngue ardenti fopra il capo degit Apojloa
li , tifyofc , effindito prefente , Non per diuo
tione padre santo , ma per tfprimtre un mio

concetto d'Amore; efend' ioflato lungo temt


poimamorato ^iringratamcnte Jlratiato da
una gentildonna , i^forzato diabbandonax
la per non poter fopportarpiu, le befefjX lon

gole de uarij Jom,cb'iogli foleuafare,mi fia


gurai lafejla della P cntecojle , uolendo mfe

rire ch'io me ne pcntiua , che molto ni era


cofiato quejlo innamoramento ; Sopra laquale
efiofitione il Papa ( anebor che per ahro fez
uero ) rife fi largamente , che tralafoio la ces
jaa da mezza tauola.
DI MONS. CIOVIO 19
D itdc infimili sccgli di ridicola imprcfail
gran Cardinal di san P ictro in VinculaGaa
leotto da k Koucre , i/quale facendo depma
gere inCanceUarw laJlan^a della ucltafat
ta a luneitt cbeguarda i Laiante , fece fare
ottogran cchtoni diJlucco y indorati nel Cie
b , fcftefi al ramo della qucrcia fua pccuhdz
re.arme } come nepote di Papa Gndio y accio
cbe sintendejje , galee otto , cbe conckiudez
nano ilfuo propyio nome , ma dicendogli M*
C arlo Ariojlo fua macflro di Caft, che cifari
rebbono flati di quegli che hdrrcbbeno letto ce

late otto tfu cagione cb’il buon Cardinale , il


qualebaueuamCafa puochi suegliati ct cru
diti xngegnx y uifaccjjc depingere fotto otto
galee }cbe andauano a uelafcrremo, perfug

gtre 1'ambiguita che vafceuafra le celate &


legalee } et qucfla tal pittura boggi di arxea
ra)famerdwglidre & ridere fyeffo il signor
Camerlengo Guidoafcanto sforza,che habita
quellaJlanza come pm honorata.
Turno anebor a a queitempipiu D anticki
ij ah
20 DIALOGO DELL’lMPRESE
emi grandi , a quali mancando hnuentione
di suggetti fuppliuano alia lor fantafi a con
motti , che riefeono gojf , quando fon troppo
lunghucomefu il motto di Cajlruccio signor
diLucca , quando fu coronato Lodouico E aua
ro Imperatore cgh fatto senatore R omaa
no,cbe allhora era grandi (fima dignita dqua
h comparue in publico }in un manto crcmea
ftno con un motto di ricamo in petto che dicea

ua, EGU E’ COME DIO VVOLE,e*


di dictro nc corrifjpondeua unaltro , E’ S a
RA’ QVEL CHE DIO VORRA\
Qjueflo medefmo uitio della lunghezza de
motti fu ancho y ben che fopra ajfai belfuga

getfo d*apparenzd di corpo , in quellodel sia


gnor P rincipe di Salerno , chc cdifico in N aa
poli ilfuperbo palazzo , portando fopra il cia
mi ero delFelmo un paio di Corna , coi motto

chcdiceua , PORTO LE CORNA CHV


OGN’HVOMO LE VEDE, ET QVaL
CH ALTRO LE PORTA CHE NOL

CREDE 9 Volendo taffareun certo signor


DI MONS. GIOVIO 2i

che intemperatamente fyarlaua dellhonor 5


una Dama,hauendo ejjb beUa moglie,& difo
ftetta pudicitia , quefla longhezza e tana
to piu dannata , quanto che il motto e nella na
tural lingua de chi lo porta; P erche pare , co
me ho detto^he quadri megho in pariare Jlra
niero. DOM. Monfignoruoimihauete da
tolauitaconquejle ridicole fciocchezzc t di
tante imprefe che rnhaueie narrate . GIO.
Sara dunque tempo che noi torniamo al prot
pofitonoftro numerando quelle imprefe cti
hanno dei magnanimo f dei gencrofotiT dcl
acuto , ir Q come fi dice ) delfrizzante.

E' mi pare ch' igran principi 9 per hauere


prefjo di loro huomini dteccellete ingegno et
dot trina fabbiano confeguito Ihonor dcWina

uentione ,come fono ftati fragii altri 1'lmpea


ratore Carlo Quinto , il Catholico Re di Spa
gna , il Magnanimo Papa Leone , perche in

effetto l’l mperature auuanzo di gran lunga


la bella imprefai laquale porto gia il ualorofo
fuo auolo materno , llgran Carlo Vuca di
il dialogo dell’imprese

Borgogna, iT certamenfe mi pare che \ylm


pre/a fua delle Colonnc d H crcole coi tnotfo
d- 1 PLVS VLTRA , non ifolamente habbia
fuperato digrauita It leggiadria quella dei
fticilc dell*Auolo,m anchora tuttc laltre che
habbino portate in\Jino ad horaglt altri Re et
Principi . DOM. P er certo ejuejle C olorine
coi motto , cofiderata la buonafortana delfe
licc acquifto deWlndia Occidentale , ilqualc
auuanzaooni oloriade oh anfichi Romani ,
O C> <-> 9

fodisfd mirabilmcnte, coifuogetto alia uijla,

et con lyanima a l’intelletti chc la confiderano


GIO. Ncwwene mar auighat e , per che l'mz
uentor d1'ejjafuun molto cccellente huomo
chiamato majlro L uigi Warliano Milanefe,
chefii medico di sua Macjla , ir mori Vcfcc*

uo di Tui , cr citre 1'altre uirtufugran M at


tematicof ir qucjlefrnili imprefe fuegliafe,
illuflriJ & nette , non efeono dclla bottega di

gatte inguantate , ma d'argutijfmi Naeflrt.


DOM. Ef cofi e uero}ma ditemi di gratia che
uolejle dir uoi , nominando il F ucik dei Duca
DI MONS. GIOVIO 2j
di Borgogna (siatemi ui prego Monfignor cor
tefe , isr raccontatemi Thifloria dt quejlafaz
mofa innent me ,con laquale sornano ciiglot
nofa colonnaiualoroflfimi Caualicri de l eta
tiojlra, i(pah fono nel honor atif?imo collegio
dei ordine ici T ofon ampliato da linuittiffiz
mo Carlo Quinto. GIO. Quejla di chc uoi
mi diminlate e materia molto intricata l?

puocointefa .etiamdio da duci signori, cbe


portano cpacfh fucih al collo / perche ui e anz
cbora appiccato unuello d^tnmonton tojdto ,
interpretato da alcuni per lo uello delForo di

Giafone portato da gl'Argonauti ; l? alcuni


lo referi (cono alia sacra scritturadd tedas
mento Vccchio , dicendo cloegli e il Vello di
G edeon , il (piale fignifica fede meorrettd,
M a tornando al propofito dei Fuciletdico che
ilualorofo Carlo Ducadi Borgogna f che fu
fcrociffimo in arme ,uolfe portare la pictra.
focaia colfucile et con duc tronconi di legne,

uolendo denotare ch'egh haueua il modo d'ec


citare grande incendio diguerra , corne fu ii
24 DIALOGO DELL*IMPRESE
uero , ma queflo fuo ardente udiore hebbt (ri

ftiffimo fuccejfo , per che in prcndend } egh la


guerra contra Lorena t? suiz ^Vri Ju doppo
ledue fconfittedi Morat } & di Granfori ,
sbarattato y isr morto sopra Nansi la uigilia

detl'Epifania , l? quefta imprefa fu bcjfata


da R enato D uca di Lorena , ucncitore di que l
lagiomata y alquale ejfendo prefcntata una
bandiera con Vmprefa delfucile , dijfe , per
certo, que flo sfort unato signor e f quando heb
le bifogno difcaldarfi , non hebbe tempo da
operare tfucih , i7 tanto piufu acuto quejlo
detto , quanto che quel di la terra cra copert
tadincue rojfeggiantc dijangue , futi
tnaggiorfreddo che Ji ncordajje mai a memo
na d buome}di forte che fi uede nel duca Car
h che la ladr a fortuna non uolfe accompagna
re lafua uirtu in quelle tre Jue ultime giorna
te. DOM . P er quel chio ueggio Mons, part
mi che uoi habbiate incomminciato a entrare

fcome hauete promejjo ) nellc piu fcelte imz


prefe chc portarono igran R e/t Vr incipi di
DI MONS* GIOVIO

quejla noflra etd ; O rufio foro , che come Ji

fono ajjottigliati 1'mgcgni, ir affinate le dot


trine da quello, cticrano ne tempi piu ueccht,

ir lontani da la memoria noJlra;cofi 1'impre


Jel T inucntioni doueranno riufcire piu uaz
ghe iT piu argute . GIO. Veram ente quez
Jli nojlri Re , che noi hahbiamo uifii mgran

parte } trapajfarono, per gloria dellefacende


diguerra , tr per bellezza degli ornamenti
dellhmprefc , quelle de lor maggiori , ir coa
minciando da quelk diJLudoutco XII. Redt
Francia , ella parfe ad ognhuomo difingolar
bellezza , ir di wjla , iy figmficaio:perche
fud modello di quel brauo da natura ir belli
cofo Re, che ncn fi Jlracco mai per alcun tra

uagh diguerra > con un’ animo fempre inuitz


to , ly pero portaua nelle Jopr arme cbiamaz
te Ottoni de fuoi hrcieri della eruar dia un

ijlrice coronato }ilquale fuole urtarechigli


da nota da prejjo f da lontano gh faetta , fcoa

tendo ir lanciando 1’acukjfime fone , Per ii


che dimoJlraua} che 1’armefue erano pronte
i6 DIALOGO DELL’lMPRESE
-l?Jgaglidrdedapreffj9i7' di lontano ,dr
benche nelle foprauefie nonfujfe motto alcuz
no , mi ricordo nondimeno hauer uifio in piu
luoghi quejla rnprefa dcpinta conun breue
iifopra , COMMINVS ET EMMINVS,
ii che cjuidraui molto . H o Infriato Pimpre*

fa di Carlo Ottauo, percio ch'cUa non hebbe


corpo l? foggetto y anebor cticlla bauejje bel

hjfimo motto d'anima, dicendo , SI DEVS


PRO NOBIS, QVIS CONTRA NOS

ncgliJlendardi , & foprai faioni de gli ara


cieri della guardia non uera poi altro che la
leitcra . K con la corona difopra , che uolez
ui ifignificare il nome proprio di Carlo.
Non fu men bella di (juella di Li idouicof
Pimprefa che porto d fuccejfore dr genero
fiio F rancefco primo , d quale comportaua la

giouenile eta faa}mutb lafierczza deJPimpre '


fe di guerra , nella dolcezza & giocondita
amorofa ; dr perfigmficare , che ardeua per

pajfioni d* Amor e, & tanto le piaceuano , che


ardiua di dire 9 chefi nutriua inejfe, portdz
XjI MONS. GIOVIO 27

va la Salamandra , che fando nclle fidnmc]

non ji conJlmd,col motto Itahano che diceua,


MI NVVRISCO, ejfendo propria qualitd
di duello animale fyargere dal corpofuofred
do humore fopra le hragie , onde auuiene,cti
egli non terne la forza delfuoco} ma piu tojlo
lo tempera It fbegne.Lt fu heri uero,che
cjuelgenerofof t humani ffimo Re non fu mai
jenza amore , ejfendofimofirato ardenlijfmo

i? Itlerahjfimo conofcitore d) huomim uirz


tuofx y lr d’animo indomito contra lafcrtuz
na come la saldmandra in ogni cafo de fucccf
fi diguerra , lr quejla inuintienefu fabriz
cata dal Juo ncbihfjimo ingegno.

NTon cede in alcuna farte alia fudetta cjuel


la y che diprej ente porta ilfuo fighuolo fuca
cejfor fuo il Magnanimo Re H emico; ilquaa
le continua diportare Umprefa yche giafcce
quando era Oelfino y che eia Luna crcfcente
E
coi brauo motto pieno di graue fentimento ,
y
DONEC TOTVM IMPLEAT ORBEM

uolendo denotare yttiegliffin che non arriz


2S DIALOGO DELL^MPRESE
uaua ali heredita dei regno , non poteua moz
Jlrar ilfuo intero ualore,fi come la Luna non
puo compitamenteriff tendere yfe prima non
arriuaalla fua perfetta grandezza ,1? di
(Juejlofuo generojo penfieronha gia dato
chianjjimo faggio con la ricuperatione di Bo
logna } ir altre molte imprefe , comogmun
sa in Italia . Per il cheglifu da mefatta a ri
chiejla dei signor M orticr imbafciator F ran
cejem Roma doppo la morte dei Re F rance
fco una Luna piena di tufto tondo con un mot
todifopra, CVM PLENA EST FIT
AEMVLA SOLIS, per dimoJlrar}cVegli

haueua tanto fflendore , che s*agguaghaua


al sole,facendo la notte chiara , comilgwrno.
DOM. Senza fallo que fle tre imprefe di que
fh tre Re F ranccfi hamo ( amio parerent ut
ta quclla grandezza , che fi ricerca}fi di fug
getto ir uifta , come di ffirito l? jigmficaz
to ; non sbfe git argujhfimi Spagnoli u
aggmng ner anno y GlO. V oi non u inganna
te certo. per che difficti cofaeil mighorare.
DI MONS, GIOVIO 29
Mi il Re Catholico ne cauo la macckia,quan

ol
do porto il nodo Gordiano con la mano d*Ale
fando magno , u quale con la scxmita rra
taglio, non potendolo faorre con le dita ,
T
motto difopra , T AN TO MONT A , <
acciochemtendiateil penficro diquel prua
dentifimo R e}uoi douete baucr letto in Qum
to Curtio , come in A Jia nella Cittd di Gerdio
era in un tempio l inejlncahl nodo detto Gor

diano , & 1'Oracolo diceua , che chi Vhauef


fc faputo fciorre yfarelbeJlato signor e deb
tAfa;pcrche arnuandoci AlcjJdndro y ne
trouando capo da fcicrlo , pcrfatal brzzaria
Cr flegno lo taglo , dr Oraculum aut imple
uit , aut cluflt. ll medefimo mteruenne al
Re Catholico } ilquale hauendo htigiofa diffe

renza fopra Inheredita dei Regno di C ajlia


glia , non trouando altra uia } per confeguir
lagiufhtia , con la fjoada >n mano lo ccmbatti,
& lo uinfe3 di mamera che cosi beUa imprefa

hebbegranfama , & fu pari d'erudita lega


giadria a quella di F rancia : fu opinione d'ab
50 DIALOGO DELL’IMPRESE
cuni ; cVellafujfc trvuata dalfottile tngegno

d' Antonio diNebrffa huomo dottiJ?imo in


quel tempo y ctieglt rifufcito le lettere latinc
inHiftigna.
Mi in uerita t anchor che molte imprcfe
fiano riufcite eccedcntifjimc dagh ingegni
spagnolt, come fu quclla che porto don D iego
di M cndozza figliuolo dcl Cardinale Cauat
her uolorofo l? honorato nelle guerre dcl
gran Capitano Confaluo F errante , tuita uol
tacenefono ufcite delle fciocche isr flropz
piate circa le conditioni antedette , che fi rb
chiedono in ejfa , comeJuro.no quelle di quel
Qauahero di caja. P orres , il ([uale feruendo
d una damigella della R cina Ifabella , ch fi
chiamaua Anna, & dubitando ctfella non fi
mantafje inunaltro Cauagher piu riccodi
lui , i\ (pxale la ricercaua per cafarji con Ici ,

uolfe auuifarla , ctiellajlejfe coJJantc nell *


amor fuo uerfo di lui,et non confentijje d cjuel
mantaggio , portando fui cimicro un A nitroc
colo } che in lingua spagnola fi chiama Ana
DI MONS. GIOVIO 51
nadino }ilqual nome ftczzandolo per lefilia
lediceua, ANNA, DI, NO\
Fu anchora fimile quellagbe uso don Dic
go di Gufman , ilquale hauendo riportato puo
co cortcfecera dalla fua Dama ixun certo
rablujfo,portb ingiojlra per cimiero ungran
ceflo di malua fiontagd ejfctto difigmficaz

rc MAL V A il negotio d’Amore. DOM.


Q uejleji chc danno Jcacco alia candela B ian
ca } ix a quclla dclla Penthccojlc , ma fupplb
te a fmile fciocchezze conlimprefa di D on
Diego, laqual uoi poco innanzi hauete dctto,
che fuhellifima. GlO. S iueramentctix
forfe unica traquantaltre ne fono ufciteynon
folo di spagna ma daltronde } ixfu chc haz •

uend'egh tentato ilguado conia fua Dama ,


ix trouati mali paj?t per poteria drriudre, oc
cupato dal dolore y ix quoji difjcrato fi pofe

una ructa con quci uafi che leuano l'aequa h


lagittano fuora ; ix per che di punto in pun
toquafilametddi efli fi truoua piena, pb

ghando raequa, ix l}altra uota pergittarla


j* DIALOGO DELL*IMPRESE
Juoycl , nafceua da quei uaf un motto m quet
ftdgUlfd , LOS LLENOS DE, DOLOR
*Y LOS VAZICS DE SPERANZA,
Laqualefufimataimprefa difottile muena

tionc ,ixquafi unica uijld , perche l’aequa


dr Id ruota damno gr an prefenza difugget
to a chi la miraua , & inferiua ctoeljuo dolo
re era fenza f^eranza di rimedro .
Fu ajfai bella quella dei stgnore Antonio
da Leua , tlquale ejfendo per la podagra por
tatoin fcdia fece portare dalcapitano apun
tonclle bandcdel fuo corfcre Capit anale,
quando fu coronato in Bologna Qarlo Quina
to Imperatore , iar rcflituito il Ducato di Mia
•lano aFrancfco sforza quefto motto, SIC
VOS, NON VOBIS, Ef 1’mprefdftifen
zd corpo , ilqualefe cifujfe fato , non fi faa
nbbe potuto dir mcglio , pcrcbe uoleua mfe
nre , comc per uirtk fua s era acqufato,ir
conferuato lofato di M ilano,ir poi rettituia
to al D ucd dall Imperatore, hauendo egh dea
fderato di tenerlo per fe, contra la forza di
tuttd
DI MONS. CIOVIO £
tutta Ia lega , comegli haueuafatto per inan

zi. E tperche shaia feguir l'ordine della


nobilta ui diro 1’imprefe di quattro Re ultimi
Skr agona , &fra 1'altre quel che wlejjefit
gnificare 11 hbro aperto che fu impreja. dei
Re A Ifonfo primo. DOM. che libro fu auez
* Jio Mons. GIO. Hehbe quejlo Re Aljonfo
per impreja un libro aperto } come uho dett
to , ilquale non hauendo anima dt motto alcu
no, molti reflaronofoftefi ix duby delfigm

ficato , & per che egh fu Re d} incomparabtl


uirtii ,J\ nel meflier delT armi, come nelia no
titia de Ile lettere , &* nelia prattica dei Cimi
gouerno, chi diceua una coja , isr cloi ne diz
ceua unaltra , ma d piu degli huomim Jlma
rono ctiei uolejje dire , che la liberta fujje la
piu pretiofa cofa che potejje hauer thucmo, et
percio ejjo come prudennjjmo non prefe mai
tnoghe , per nonfarfi Jeruo per clettione, ah
cum dijjero chc egli porto il libro denotando
che la perfettione delPint elletto humano, con

fijla nelia cognitione delle fcien^e Pl? deli*


54 DIALOGO DELL* IMPRESE
artililerali,delle ([uah fuaMaeftafu molto
fludiojagna trapaffando quejlo fignificato dei
libro aperto , dico cVel Re F errante fuofia
glmolo belle una belliffima imprefa , laqual
nacque dal tradimento ix rihellione di M az
rirto di Marzano Duca di Seffa ix Principe
di Rojfano } il (puale anebor cbe fujje cognato
dei Re sUccoflo nondimeno al Duca Giouan

«i S Angio }ix maccbino d1ammazzarapar


Umento il Re fuo signore , ma per i9 ardire,
ixfranchezza dei Re 1’ejfettonon puote fea
guvrc dfucciderlo , Ihijloriadi quelcafo fta
fcolpitadi bronzo foprala porta dei Cajlel
nuouo , ix ejjeniogh doppo alcun tempo uea
nuto alie mani , Ix pojlo pngione il detto Ma
vino , fi rifolfe di nonfarlo m onrc , dicendo }
non uolerfi imbrattare le mani nel fangue

d'un fuo parente y anchor cbe traditor ix ina


grato }contra ilparere de molti fuoi amici par
teg\ani}<x configlieri : Et per dicbiarare (juc
flofuo generofo penjiero di Clemcnza,fguz

r'o un* Amellino circundatodaun riparodi


DI MONS, GIOVIO
ktdme,conunmotto difopra , MALO MO
ri qvam Foedari, effindo laproz
pna natura dei A rmellino di patire prima Ia
morte per fame ,ir per fete} che imbrattarf ,
cercando difuggircfi non pajfar per Io brut
tofper non macchiare il candore } & la pulis
tezzd della fua pretiofa pelle.
Ne porto anchora il Re Alfonfo feccndo
faofglmlo unahraud} ma molto Jlrauagant
te jComecompoJladefillabedi parole spaa
gnole }l? fu che approjiniandoji fopra la
guerrail giorno dellabattagha di Campo a
morio fopra V elletri, per ejjortare iJuoi C a?
pitani i? foldati , dipinfe in uno Jlendardo
tre Diademe de santi inferne , con un breuc
dtunaparohinmezzo j VALER. Stgniz
ficando ckc (juelgiorno era da inojlrare il ua
lorfopratuttigh altn- pronuntiando alia spa
gnola, D ia demas uakr ,lacjuale imprefafor

fe hauerete uifla depinta nel' atrio dei nojflro


Auifeo ,
Bella in utro fu h dei Re Terrandinofuo
DIALOGO DELL'iMPRE$E
figliuob ilquale hauendo generofi , iT reali
cojlumi de hbcrahta &- di clemenza, fer dh
mojlrare che quejle uirtu uengono fer natuz
ra,Crnon fer arte 9difinfe una montagna
di diamanti che najcono tuiti a faceta , come
fcfujjero fdtti con artifitio della ruota et dei
ia mola, coi motto che diceui , NATVR A E
NON ARTIS OPvS. N efumenloddz
ta quella dei Re F cderico , come carnale
fucccjfo nel regno al nefoteRe Ferrandmo ,
ilquale troffo toflo, fofra Vordine dei tnonfo
della fua uitteria , fer imquita delle far che,
in un foffioju leuato di queflo mondo . H auen
dodunque ReF ederico frejoil fojjejjodel
Regno conquajjato fer lajrefca guerra , i?
contaminato dallajattione Angioina,fer afa
ficurdre gh animi de Baroni della contraria
farte ,fxfcce fer imfreja un Libro da conto
legato in qucllaforma , con le correggic &
fibbie, che f uede affrejfo de B anchieri,foz
nendouifertitolo, MCCCCXCV. E tfigu

rando molte fiamme ch’ufciuanofuora defos


DI MONS. GIOVIO 5i
gliperle margini dei Libro ferrato con tm
motto tolto dallafacra scritturache diceua ,
RECEDANT VETERA, per palejare il
nobile decreto deflammo fuo } che a tutti per
donaua gh errori , & peccati di quel anno

dr ciofu proprio a imitatione de gli antich’


A nthenief, i quali fecero lofututo dei Amzl
neftia, che fgnifica obliuione di tutto ilpaf
fato , anebor che al buon Re F edenco cio non
giouajfe molto , perche fra cinejuc anni per la
impenfata confyiratione di F errandino Re di
S pugna y con L udouico XII. di F rancia, fu
sforzato abbandonare il Regno, dr lafciarlo

'aquei due Re che fe ihauean diufo.


F urono altri Principi d'Italia dr famofi
Capitum che fi delettarono di mofrarc i cont
uiti loro , con uarie imprefe, dr diufefra le
quali fu tenuta bella a quel tempo chegfinge
gni non erano cofi agguzzati , qutlla di Fran
cefcoZprza D uca di M dano, che hauendo
frefo pojfejfo dello fato per uigore deliber e
difa dcllamoglie M adonna Zianca Vifconte ,
dialogo dell’imprese

& con laforza dell'armi quietate \e cofe}et


fatta la mirabilforfezza di porta Gtouia,fcz
ce di ricamo fopra lagiornea militare un Ira
uo ueltrOjb uogliam dir liuriere ajfentdto con
legdmbe di dtetro , inalzato con pie dint
nanzi fotto un pino coi motto , QVIETVM
NEMO IMPVNE LACESSET. Infet

rendo cb’ egh non daua molcflia ad alcuno,


nia era pronto a offendere & defendcrfi da
chi baueffe hauto ardire di molejlarlo , Et lo
mojlro molto bene contra i signor i Venitidt
m y quando fcce calare Re R enato di prouen

za per repnmergli la cupidita ch’ e jfi haucuat


no di quclloftato .
A lia bellezza della defta leggiadra imt
prefafece luon par agone latroppo ofeura
che uso Galeazzo juofigliuolo et JucceJfor e 9
laqualefu nn Leone afjettato fopra un gran

fuoco con un} elmetto in tejla , bella certo da


uederein pittura .ma nputata fenza sole ,
per che non hebbe anima di motto, isr pero a
pena intefa dal Antore }o nde non meftendet
DI MONS. GIOVIO 59
ro a narrare i diuerfi interpretamenti chefa
ceuano le brigate , i (]ua\i ficffe uolfe riufctt
uanouanib' ridicoli .
M afuhcnmolto erudita & bella in ub
Jla, ancborche alquanto prefontuofa , quella
cljbebbe il Duca Lodouico fuofratello jenzi
motto , d quale, per openione di prudenzafu
tenuto un tempo arbitro della pace lr della

guerra in Italia , Lr percio porto l'allero dei


C clfomoro per mprefajaquale come dice
P linio ,e reputata fapientijjima omnium arz
horum , percht fiorfee flando per fugair e il
gelo l? le Irine , &fafrutto prefliffimojn
tendendo di dire che con lafauiezza fua co
gnofeeua itempi futuri , ma non conobbcgia
cVel chiamare F rancefi m Italia , per isbatte
re ilRcAlfonfo fuo capital nemico,fuffeca
giOYie della roina fua}ir coji diuentofauoloz
fa , i? fchernita lafua prudenza haucndo fi
n ita lafua uita nella prigione della torre di
Cocesin Francia,ad effempio della mifera
uanaglona humana Jaceuafx ctiamdio cbiat
40 DIALOGO DELL^MPRESE
ntare Moro per fopranome , quando pajfaua

per le flrade , s*udiuano alzar le uoci dafant


ciulh tT da bottcgai , Moro , Moro, & cont
tinuando in Jimil uanita hautndo fatto dipin
gere in Camello fatalia in forma di R.eiw<*
che haueua in doffo una uejla i oro riccamata
aritrattidiCittachc rajfmigliauano aluet
ro} & dinazigli Jlaua un fcudier moro net
gro con una fcopetta in mano . P erche diman
dando limbafciador Florentino al D uca a chc
feruiua cjuelfante negro , riftofc che fcopet

taua (puella uefte ir le Citta per nettared *


ogni bruttura, uolendo che s* intendef e il mo
ro ej?ere arbitro dell' Italia, & afsettarla co
mc gli pareua, replico alPhora l’acuto F ioren
tino , A uuertitc signor e che queflo feruo ma
neggiando la fcopetta , uien d tirarji tutta la
poluerc addojjo , il che fu uero prcnofhco,
E te da notare che molti credeno che Lodoui

cofufse chiamato Moro perch ’ eghfufse bru


no di carne, i? di uolto, m che s'ingannanof
perch* egh fu piu toflo d’ una carnagionc
DI MONS. GIOVIO 41

lianca & pallida che negra , come halbiamo

ueduto d*apreffo.
Sopratutti non fohmente i principi dllta
lia, ma etiamdio [opra quelli de la Caja de Me
dia fuo maggiori ne trouo una bellijfma Cio
uanm Cardinale de Medici, ilquale fu detto
poi Papa Leone , irfu doppo che effo per ma

no dell'armi spagnole fu nmeffo in ¥irenza ,


ejfendo flato deuott ami in efdio , l9imprefa
fu un Giogo come portano iboi , & il motto
diceua , SVAVE 9 per fignificare di non
effere ritornato a uoler effere T iranno della

patria, coi uendicarfi dell' ingiurie fattegh


da fuoi contrari , Ipfattiofi Cittadini , pro *
nuntiandogli ctiil fuo pnncipato farebbc fia
to clemente , iT fuaueicol motto della sacra

scrittur a, conforme ali* habbito facerdctale


che portaua,cauato da quel che dice , lugum
meum fuaue eft, & onus meum leue. Et cera

tamente quadraua molto alia natura fua , ir*


fu tale inuentione dei fuo proprio fottile,

erudito mgegno} anchor che paia ch’el detto


42 DIALOGO DELL* IMPRESE
ffogofujfe prima dei gran Cofimo , ilquale
quando fu ricbiamato dalPefilio alia patria, fi
guro in una medaglia F irerrza ajfettata fopra
una fedia colgiogo fotto ipiedt , per dinotarc
quaji quel detto de Cicerone , Roma patrem
patrie Ciceronem libera dixit , te per la bel
Jezzafu continuato ilportario nel pontificato
di Leone, te merito X effereftampato nelle
monete di Pirenza. DOM. P iacemi molto

quefla imprefa, te lagiudico molto bella,ma


di gratia non uincrefca raccontarmi anchora

1’altre dell' lUuflriffima Qafa de M edici, te


con ejfe toccar dijfufmente ilperche dclVim

prefe , perche Yhifloria porta gran luce , te*


diletteuol notitia ,a quefto dif:orfo . G J O. Io
non pojfo andar piu alto de tre diamanti cbe
porto ilgran Cofimo , i quali uoi uedefe fcoh
piti nella camera douio dormo , te ftudio,md
a dirui il ucro , con ogni diligentia etreandoa
lo,non potetti mai trouare precifamente quel
chc uolofero fignifiedre ,te ne Jlette fempre
in dulbio Papa Clemcnte,che dormiua anebor
fcl MONS. GIOVIO

egliin minor fortuna inqueUa camera me*

defima. E 'bcn ueroche diceua , ch’il maa


gnfico Lorenzo shaueua ufiurpato un d’efi
fi con mn galantana , injertandoui dcntro
tre pennt , di tre dtuerfi colori , cice uerde9

hanco , iT rofio , uolendo che s’ intende (Jef


che Dio amando fioriua in quefte tre mrtu ,
Fides , Spes , Charitas , appropnate a <fue
Jli tre colori , la Speranza ucrde , la F ede
candida , la chantd ar dente cio e rofia , con
SEMPER , da bajjojaepualeimprefae flata
continuata da tutti iJuccefion della cafa >ly
sua S antitaetiamdiola porto di riccamo ne
faioni de caualli della guardia, dt dietro per
rouerfcio di detto Giogo .
P refeil Magnifico P ietro figliuolo di Co
fimo per imprefa unF aleone che haueua ne
git artigh un diurnante , tl duale e Jlato coria
tinuato da Papa Leone , & da Papa clemena
te, pure coi breue dei SEMPER } riuolto9
accommodato al titolo della religione
G iche, por
fano i P api,anchor che fia come e detto dij<&
44 DIALOGO DELL’lMPRESE
pra cofagojfa a far imprefe de fillabe, ir di
parole.Percbe ?! Magnifico P ietro uoleua in
tendere che fi debba fare ogni cofa amant
do Dio . Et tanto piu cio uiene a propofito,
quanto che il D tamante importa indomita
fortezza, contra fuoco ir marteUo,come mit
raculofamente il prefato Magnifico fu faldo
contra le congiure et infidie di M.Luca P xttu
Vsoil Magnifico Pictro figliuolodi Lot
renzo , come giouane ir innamorato itronco
ni uerdi incaualcati , i quali moflrauano fiamt
me, ir uampi di fuoco intrinfeco , per fignit

ficare ch' ?/fuo ardor d'amore era incompara


bile, poi cVegli abrugiaua le legna uerdi, et
fu quefia inuentione dcl dottijfimo huomo
M. Angelo Polit iano , ilquale gli fece anchor
queflomotto Smuerfo latino , IN VIRIs
DI TENERAS EXVR1T FLAMMA
MEDVLLAS.

il Magnifico Giuhano fuofratello, huomo


di bonijfima natura, i? af?ai ingemofo , che
poifi chiamb Duca di nemore, hauendo prefa
DI MONS, GIOVIO

per moglte la ^ia dei Redi F rancia 9 forella


dei D uca di Sauoia, br ejfendofatto Confalo
mer della C htefa, fer moflrare che lafortuz
na , laqualegh era fluta contraria fer tanti
anni fi comminciaua a riuolgcre infauor fuo,

fece fare uny anima fenza corfo in uno scudo


triangolare}cio e una farola difei lettere}cbc
diceua , GLOVIS } brlegendolaa loro?
uerfto , SI VOLG, comefiuedcintaglia
to in marmo alia cbiauica T rafyontinajn R oa
ma , ir pcrche era giudicata di fefo ofcuro
br leggieri}gli affettionati feruitori intcrz
pretauan lc lettcre a una }facendolo dire dit
uerjijfimi fentimenti f come faceuano coloro
nel concilio di B ajilea , che interpretarono il
nome di Papa Felice , dicendo ^ F xhx id ett
falfus er emit a f ludificator.

Et perchc difopra e flato ragionato dell’


imprefa di Lorenzo , non accade diraltro,fc
non dell imprefe di P apa Clemente , che fi ue
de depinta in ogni luogo , brfu trouata da
V omenico B uoninfegni F iorentino,fuo T hea
4$ dialogo dell’imprese
Jorieri , ilquale uolentierighirihtzauafopr d
ifecreti della natura }e ntrouo chc i raggi dei
sole trapajfando per una palla di criflallo fi
Jortificano talmente , isr umfcono fecondo la
natura della profbettiua cheabrugiano ogni
oggctto, eccetto le cofe candidijjime , i? uo

lendo Papa clemente mojlrare al mondo}ch *


il candore dclf animo fuo non fi potcua ojfien
der da maligni , ne dallaforza, uso quefia im

prefa, quando i nemici fiuoi al tempo d'Adria


nogli congiurorono contra per torgh la uxtaJ
ir lofiato}et non hehbero allegrezza di con
Jurrc a fine la congiura }kr ucramenta la uita

iT ilgoucrnofcb'cgli teneua in F irenza non


mcntaua tanta crudeltaj almeno di f<angue}
krlimprcfariufciua magnifica <Lr ornafijji

ma, percbe uintrauano quafi tuttc le cofc cb’


hamo illufire apparenza} kr lafanno bella,
comcfu dctto da principio , cioe la palla di cri
Jlallo , kr il sole 3 iraggi trapajjanti , lafiam
maeccitata da efiijnuncartoccio bianco coi
motto, CANDOR ILLESVS, Maeon
DI MONS. GIOVIO 47

lutto queftofem pr e fu ofcura a chi non sa la


propricta fuddcttaydi forte che bifognaua cht

noi altri jeruitori fuoi l' e [bone fimo ad ogni


unof i? rendefimo conto di cpiel chc haueua
uoluto dire il Buonmfcgn^br di cpuel che sua
S antita difcgnafe defprimere , il che fi deue
fuggire in ogni imprefa , come e flato detto
difopra . E t ptggiofu chc effendo il motto
feritto in un Ireue diufo per fillabcjn quati
tro parole, cioe CaN DOR ILLE SVS,
un M. Simone schiauone Cappellano di Sua
S antita che nonhaucua tante lettere chepoz
tejjero feruire per ufo di cafafuor dclla mef
fat tutto ammiratiuo mi domand cpuel chc uoz
lejfefgnificare il Papa inquel brieue}perche
non uedeua cheghfujfe a propofito , illc.fus,
non uolendo dir altro che cpuel porcho ydiccnz
do fejfo, ille uol dir pure tpuello, br fus uole
pur dir porco 9 come ho imparato a scola, d Se
benico , la cofa ando in gran rifa ybrpafso
fin a S.Santita br diede auuertimento a gli
altri , che non debbano fpczzar le par ole per
4$ DIALOGO DELL’lMPRESE
lettere , per non caufare fimili errori Xhmfi
Vologia apprejfo degojfi } i quali prefummeno

d’hauere la lor parte difiapere , come fi dice


final finocchio.
Quclla anchora che figuro il Molza a Hy
polito Cardinal de Medici , benchefufise beb
hfsima di wfta&di fuggettofiebbe mancaa
mento } perche non fu compitamente intefa9
fienon da dotti , ir prdttichi , ir ricordeuoli
1 o
dei Poema X Oratio , P ercioche uolend ’ edi
eftrimere che Donna Giulia di Gonzaga nz
(fendeua di bellezza fiopra ognaltra , come
la ftella di Venere chiamata uulgarmente la

Diana ch*ha i raggiper coda d fimditudine di


Cometa y&riluce frabaltre Jlelle ,lepoJe
il motto che diceua , INTER OMNES.
Perche Oratio dice , micat inter omnes I ut

lium sydus * M a quefia impreja haueua forz


ma di Cometa , ir cofigli pronuntio &gli
porto la morte, perche fini lafiua uita, ajfiai

tojlo m un cafiello di quell’ unica jirPcceb


tifsima signora, chiamato I tri,con dolore tr
49
DI MONS. GIOVIO
danno di tytta la corte R omana.
H ebbc dncho poco auanti unaltra impre
fa dell E chpfi, figurando la Luna tiel cmbra
chefa la terra intermedia , pofiafa ki iy il
sole, con un motto che diceua HINC ALI
QVANDO ELVCTABOR, Volendam*

ferire 9cVegli era pofto nelle tenebre di certi


pcnfun torbidi&ofcuTt , de quali delibera *
uaufcir toflo , i quali pcnfien per che futono
ingiufii et puoco bonejh a un tanto huomo per
non dipingerlo pazzo, iy nemico dcllagran
dczza di cafa fua lajjaremo di e (plicare ilfi*
gnificato dcWimprefa , laquale fara pero inte
fa da molti cVkanno memoria di lui .
Doppo la morte dei Cardinale , il D ucd
A Irfpindro bauendo toltc per moghetiy fat
tone le nozzc Madama M arghenta d*Au *
Jflria Jfialiuola
c> dellf Imperatore
/ ,ly ovouernan *
do tiorcnza con eclual pmfhtia 7rata a Cittd

dini, majfimamente ne cafi dei dare iy dell '


hauere J iy ritrouandofi odgliardo^ly poten
te della per foria 9dcfidtrauafarfi famofo per
L I

fcl DIALOGO DELL* IMPRESE


guerrajicendo che per acquiflar gloria, iy
fer la fattione Impcrhlc farebbe animo fa*
mente intrato in ogni difficile imprefa dehbe
rando dt uinc ere, omor ire, mi domando dun

que un giomo con injlanza , ch9 io gli uolejji


trouareunabeUd imprefa perle foprauejle
£ arme fecondo qucjlofxgm ficato . Et io gli
elcji quclfiero animale che fi chxama R hino
cerote,ncmico capitale deIlHelefante,iI^uaa
leejfendo mandato a Roma , accio che coma
latteffe feco, da Emanouello Re di P ortogala
h/ffendogia flato ueduto in Vrouenza doue

fcefe in terra , sajfogo in mare per un9 a ffra


fortuna , negh fcogli puoco fopra porto Vcne
re, ne fu poffxbile mai , che quella befha fxfal
uajfe per effere incatenata , anchorche nuoa

tajfe mirabilmente, per l'affrezza de gli ah


tijjimt fcogli, chefatuttaquella cofa. Pero
ne uenne a Roma lafua utra effigie gr an
de^za,et ciofu dei mefe di F ebraro Vanno
M. D. XV. con informationi della natura fua,

laquale fecondo Plinio , isr fi come narrano i


DI MONS. GIOVIO fi
P ortughefi e Mandare d trouare Tudefante
ajjaltandolo jb* percotendolo fotto la panda
con (puti duro & acuto corno ctiegl itkne foz
pra il nafi}nc maifi parte dal nemico}ne dal
combattimento fin chc non Xha atterrato ir
morfo, il cbe ilpiu delle uoltegh fuccede qua

do 1'Helef ante conia fua proboJcidenoXaf;


ferra per lagola iT non loJlrangola nel apt
prejjarfi , Fece/i dunque la forma deldetto
Rhinocerote in belhfsimi riccami , che ferwt
uano anchor per copertadi caualli barbari ,i
quali correno in Roma elr altroue il premio
dcl pallo, con un motto difopra in lingua spd
gnola , NON BVELVO SIN VENs
CER, Io non ritomo indietro fenza uittoria ,
fecondo quel uerfo che dice.
Rhinoceros nunquam uiffus ab hojle redit ,
Et parue che quefla imprefagli piacejfe tan

1o}che la fece mtagliare di lauoro d’agimia


nel corpo della fua coraz^a.
DOM. P oiebeuoi hauete raccontateXim t

prefe di quejh Ulujlrifswu P rincipi della Ca


DIALOGO DELL’lMPRESE
fa de Medicigiamortitfiate contento anebo*
rd di dir qualche cofa di quelle cbe porta lEc
cellentifsimo signor Duca Ce fimo, delle qua
h tante fe ne ueggono in palazzo di detti
Medici . GIO. Certo cheil girrno delle
nozze fue io ne uiddi molte fabricate dagen
tih ingegni , ma fcpra tuttc una me ne piae*
que per effere molto accomcdata a sua E cceb
lenza , laquale bauendo per borofecpo , er
afeendente fuo il Capricorno f cbe hebbe an*

cbe Augujlo C ej'are £ come dic e Suetonio*)


Ir pero fece batterc Id moneta con tale ima *
gene , mi parue quefo bizzarro animale mol
to al propojito ,mafsimamete cbe Carie Quin
to Imperatore f /cfto Id cuiprotettione fori *
fce ilprincipato dei prefato signor Duca heb
bc anebor egh il medefimo afeendete . Et par *
ue cofa fatale , chel Duca Cofmo)quelme*
drfvno ditdi Calende d^goJJo^el qualgicr
no Augujlo ccnfcgui la uittona contra ts\ar*
ctintonto er Cleopatra fcpra Attiaco pro *

moniorio } ir quelgiorno anch' eghfconfjfe


DI MONS, GIOVIO 55
prefeifuoi ncmici F lorcntini d Motitemur
1o,ma d queflo Capricorno , cke porta sua E cc
ctllenza}non bauendo motto accio cbe lirr.pre
Jafia compita , io bo aggiunta Vanima uun
motto latino, FIDEM FATI VIRTV2
TE SEQVEMVR, Qjuaf chc uogha dire
Iofaro con propria uirtuforza di confcguire
quel cke mi prcmettc Iborofcopo . Et coji Fho
fatto dipingcre figurando leJlelle cke intraz
no nel difegno dei Capricorno , nella camera
dedicata alFbonore , laqual uedcfte ai Mufeo,
doue e anchora l Aquila cbe fgmfca Cicue,
& Fimperadore,cke porge coi becco una Co
rona Tnompkale coi motto chc dice, IV pp I
TER MERENTjBVS OFFERT, P ros
noficando cbe sua Eccellenza mzrxtaogni
gloriofo prcmio per lafua uirtu .
H ebbe unaltra nel principio deifjo prin
cipato dettamente trouata dal Reuerendo M.
Vicrfrancefco dc Riui fuomaggicr duomo.et

fu quel cbe dice Vergilo nell' E neida dei R ac


mo di oro coi motto, VN O AVVLSO NON
DIALOGO DELL’lMPRESE
DEFICIT ALTER , figurando un ramo
fudto deltalbcro m luogo dei quale nc fuccci
defuhtounaltro , nolendo intendere cbe fe
bene era flata Icuata la uita al Duca A leffan

dro , non mancaua unaltro ramo d'oro nella


mcdeflma Jhrpe .
SDOM. rdrwi M onfgnor che halbiate tocco a
baflanza quel che ragioneuolmeme ftetta al
JaCdfla de Medici. Refla che parliate de gli
altri P rincipi, Irfdmoji CapitaniJ quali ha
ucte conofciuti d tempo uoflro. CIO. F arollo,
et dico chegia uoi con loflu^zicarmi, mi far
rete ricordare di moltc cofc attenenti d ques
flo propcflto non mancaro difregarmi la
tollottola } per feruire al uoflro defiderio,pur
che per lo numero tante imprefe non ui uens
gino dnoia. DOM. Q^uefla memoria non i
per uenire fi toflo d nota d perfona che hab
liagiuditio ,&cbe fi diletti di gentilezzc
erudite , pero ui priego che no uifcuflate con
fi flero, ir eflremo caldo, ilquale anchor che
fiamo dfedcrCj & in luogo ajjaifrefcogran
DI MONS. GIOVIO h

demente uifafudire. GlO. E: mi pare dun


que di mettcr mano fc cofi ui piace alia bojfi
la de gran Capit ani, iquali uoi hauete uifli

celebrati da me nell hjloria. E* mi par che


l honor dt Roma meriti che Ji cominci da R o*
mani perche eglino in ejfetto hanno portato
in fegrandezza & grauitd de fcielti C apia

tam} como heredi dcll' antica uirtu della pat


tnayfra quali d meigiorni le due principal fa
rruglie,^ capi dell! antica fattione Guclfaet
G bibcliina che fi ckiamano Vrjini iT Colon
ncfi , n hanno bauuto un bel paio per ciafcut
na. Nell VrfinaV crginio,& Niccolo Conti
di Pitghano , Nella Colonnefc P rojjoero,£r
F abntio f Verginio d^uforita, richezzc
conccrjo de soldati jir splendor di Cafa,eft
fmdojlato Capit ano quaft di tutti i potent ati

d,ltaha/ uenne ad colmo dellagrandezza,del


la quale cafcopoi nella uenuta dei Re C arlo,
ejjendojlatoprefocol Conte di Vitiglianoa
Nola da Pranceji , mgannati dolia promejpL

de solani, di Luigi d' A rfio C apitano de


s6 DIALOGO DELL’lMPRESE
F rance fi, ne prima furono liberati , che nella
furia delfitto darme dei Tarro,nel quale fi
fgabellarono deUramente delle mani di chi
gliguardaua,ch'era intento ad allro. 1« que
Jio tepo i signori Colonncfi condotti dalcar
dinale A [camo Sforza,cbe nel principio fer
uiuano ?rdccf,efendofi poifatto nuoua lega
fra i Pctentatidi Europa, ntornarono al fera
uitio dei Re Ferrandino , ma prima P roffero

che Fahritiof quale poi ('feguendo di Froffe


rd)ar,chor fifece hragoneje,V erginwfu ma
uitato d’ andarc a feruire il Re Ferrandino

con efferta digran foldo,& ri eompenfa dell’


honore, ir dello ftato,ckefu 1'offtio dclgran
Contefiabilejato al signor Tabritio, et hjla
to di Abruzzof' Alba, et di Tagliacozzo,ma
Oiudicando' egh cbe non cifuffe l honor fuo ,
come caparbio fifcce F ranccje,ir recetto gli
flipendi loro, aneborche in cw i mcdefmi sia
gnori Vrfini non approuajfcro quelfuo confa

glto, poi cb’era tutto m pregiuditio dell hono


re,&della Jalutc I Italia, !a quale mquel
tempo
DI MONS. GIOVIO *7
tempo confyiraua contra i Francefi , dubitant
do di non andare in feruitu di quella potcntif
fima natione }MaeJfo indurato da una fatale
ojhnat ione^ndo coifeguit o di molti C apitani
dcllefattion’ fua contra il Re ?errandmo9dit
cedo a cbi lo confegliaua , e fra gli altri a gli
huomini dcl Papa, dei Duca Ludouico , & de
Signori Venitiam}cbegli proponeuano, et mo
flrauano i pericoli ne quali Ji mcttcua , ir i
cbiari premi], cbe dalfaltra parte fegli cjfez
riuanoAo fonJimile al Camelo jl quale per na
tura}arriuando a unjonte chiaro non bcue di
cjuel aequa Je prima calpejlandola non lafa
torbida , Et per que flo porto un Camelo , cbe
intorbidaua una fonte, inebinadofi per bcre ,
& co quejlo motto Prazefe IL ME PLAIT
LA TROV8LE, Ma certo il fuo triflocon
figito bebbe peffimo fine > percbe fuperato m
quella guerra 9 affediato in Atella , £? prefo
mori nella prigione di Caflel dei O uo,ifr ccfi
porto la pena della fua peruerfa opinione „
I /Conte di P itiglmo9aJfoldato da Signori
$8 DIALOGO DELl/lMPRESE

*Venitiani allaguerra di Lomhardta , merito


d'effer Generale }irhebbe fer imprefail
collaro diferro }chmmto in latino MILLVS,

ilquale ripicno d'acute punte}come fi uede al


collo de cani majlini dc paflori,f defcndergli
dal morfo dc lupi.V edefi hoggi di laJuddctta
imprefa in Roma nel palazzo di Nicojia , cbe
e d uno de S ignori di caja Vrfinafjr nel mez
^odei detto collare fta ilmottocbc dice ,
PRIVS MORI QVAM FIDEM FAL*

LERE , Vi fono anche duc mani } chc nel far


uifta di pighar il collare ,Ji trouano pajfate

pel mez ^o da le punte cWegh ha d torno <b*


inmezlQjh laroja.
Alie nominate due imprefe non ccdeuano
puntofne di beUezza}ne di proprie td difigni
ficato, quelle de duefrate Hi cugmi Coloneji ,
P rofptrofjT Fabritio , i quali in diuerfi temz
pi portarone diuerjeinuetioni, fecondo lefan
tajie loro , parte militari , i? parte amorofe 3
P erche ciafcun di lcro,mJino atfcjlrema uecz
c hiez^anon f uergogno mai S effere inanio
DI MONS. GIOVIO. ^9

ratojmafimamcnte P rofyero, ilquale haucna


dj pofo ilperfero in una nobilifma doma ,
deila quale per coprire ilfauore cVegh rihaa

ueua jb* per mojlrare Ihonejli saficurb di


menar feco per compagno unfamigliar fuo di
lajja lega }il che fu molto incautametefatto ,
percio che la donna fua , come gener timente
quafi tutte le donnefono wtghc di cofe nuoue,
sinamoro dei compagno} talmentc che lofea
ce degno dei amor fuo}di che auuedutofi Proz

fpero , b' fentendone difjnacere infinito fi


nufeperimprefail T orodi Perillo; chefii il
primo a prouare quellagran pena dcljuoco
accefo fotto il uentre dei Toro , nel quale egli
fu pofo dcntro}per capnccio dei Tirano P ha
lar , e' di donde ufeiua lamento di uoce huz
tnana^b nu ferahil mugito . Et ciofcce P roz
ftero per inferire etiegh medefmo cra fato
cegione dei mal fuofl motto era tale , IN^
GENIO EXPERIOR FVNERA Dia
1
GNA MEO, F u quefld inuentione dei
J dote
tifimo Poeta m, Gabriele Attilio Vefcouodi
6o DIALOGO DELL’lMPRESE
P ohcajlro. DOM, A me parechefanb
ma di quejld udghifftma inuentione poteffeef
fer piu bella , isr cjuadrarebbeforfe meglio di
cendo, SPONTE CONTRACTVM IN2
ESPIA3ILE MALVM. GIO. Cerz

tament e (puella dei S. F abritiopafo ilfegno


di bellezza, ilquale perfeuerando nelle parti

Pranzeffinuitato a feguire il confenfo d'ita


ha con gr an premo , nel principio fecc molta
refjlenza.et f\ pofeper imprefa [ullafopraa
uejle un uajo antico pien di ducati doro , coti
quettomotto, SAMNITICO NON CAs
PiTVR AVRO , Significando cheeffocoa
me Fabritio era fvmlc a quello antico Romano,
che da Samniti in lega con Re P irro non uob
fc rjjer corrotto , anebor a con gran quanti fa

d’oio,ll qual metto ir fuggetto refla tanto


piu eccellente ,quanto e piu conforme a 1’antiz
co , per il nome di F abritio, &ju trouato da
hi mcdefimo. Ne porto anchora unaltra aja
(at accommodat a ,Cr fu la pkira dei par agon

netcon molte linee It4 uarijfaggi } coi motto.


di Mons, giovio. 6i
FIDES HOC VNO , VIRTVSQVE
PR03ANTVR, Quafi uolejfe dire che Ia
uirtu Irfede fua fi farcbbeno cognofciutc al

par agone d'bgn altro.F u portata da lui quefla


imprefa nellagiornata di Rauenna,doue il ua
lorfuofu chiaramete cognofciuto, anebor chc
gh ui rejlafjeferito dr pregione.
N ella medefimaguerraf S. M arcantonio

C olonna}nepote carnal di Profjero, ch'era Jla


topojlo inprefidio della difefa della citta di
Rauenna,nellaquale fi porto franchiflimame
te , contra Timpeto della ternbil batteria di
Mons . diPois , H elbe un imprefa yld(juale di
argutezza (a mio parere ) auanza ognaltra ,
irfu un ramo di palma , attrauerfato con un

ramo di CypreJJo , e’/ motto difopra , (jualcfu,


compojla da M arcantonio cafa nuoua) Poeta
eccellcnte , che diccua , ERIT ALTERA

MERCES , Volendo infenre ch'egli and au a


allaguerra per riportar uittoria f o per moriz
re ; cjjendo la palma fegno di uittoria , et il cy
p funebre. Hebbcqucflo Signor e infe tut
61 DIALOGO DELI/IMPRESE
ti i doni}che la natura et lafortuna poteffero

dare ad un huomo per f'ariofingolare .


i/ medefimo M arcantonio nc porto un ab
tra allaguerra della Mirandola , di Bota
gna , ndlaijuale era Legato d Cardinal di P a
magke eJ?edo di natura alie uolte troppo Jlra
no ir imvenofo) ejfo Signore come gencrofo,
& akiero Romano } non intendeua effer ccz
mandatorio uoleuafar ogni debito difattion

militare da feftejfoytanto piu ueggendo ch’il


detto cardinale ufaua incomemcnti modi coi
DucadVrlino , per liquali da luifu poi ama
mazzato . P ermoftrare dunque Fanimo fuo,
Jcce Fimprefa dei A erone, chc in fepo di piogt
giauolatant alto fopra knuuole,che fchifa
Faequa che non git uenga addojfo y l? altriz
menti e ufato dijlarfi fguazzando nelle palu

di per natur armando l'aequa da baffo}ma no


quella chegh poteffe cadcr fopra . Vimprca
fa riufu giocondijfma di uifla y pcrche oltra
la uaghezza ddiucccllo chiamato in latino
Ardea , uera figurato il sole fopra Ic nuuole ,
DI MONS. GIOVlo 6$
et Tuccello Jlaua tra le tiuuole et il sole, nella
rcgion di mezzo}doue figeneratio k pioggie,
et k grandini; da ba/Jo erano paludi con uera
digiunchi £r allre uerzure , che naf cono in

Jimil luoghi , ma fopra tutto era ornato d^un


belhftimo motto y coi breuc chegiraua intorno
al collo dei Aerone, NATVrA DICTA*

TE FEROR , L’mucntione non fu futta dei


S. M dreantonio , mafu aiutato dagfmgegni
eruditi fdejuali egit fac cuamolto conto f et ho
tioraua : fcrfra cjueglifui anchorio un tem$
po,Cr difamigliariflimi.
Viemmcne a mente unaltra cnegli pur
uso , come quel che Ji dilcttaua moho dejimili
ingemofe imprefc; Ir fe la mijfe allaguerra
di Veronajaqual cittafufrancamente difeftt

dalla uirtu fua cotrd l'impetuofaforza di due


campifranzej e i^Venetiano ; Figuro dun
(jue una uejle in mezzo ilfuoco , la quale non

ardeua} come quel che uolcua ch'ella srntcnz


dcjfe fatta di quel lino d’India , chiamato da
? linio Ajbcjlino ,la natura dei quale c neta
64 DIALOGO DELL’jMPREsE
tdrji dalle macchie, e non confumarfi nelfuo
co,l T haueua queflo mo^o,sEMPER PERs
VIC Ax , Q uafi chc uolejfe dire } chegli fdz
rcbbc Jldto cojldntifsimo contra ogniforza di
guerra dc ncmicu
Imito felicemcntcla prontezza dcl ingez
crno dei S. M arcantonio , il S. Mutio Colonnd

chefu nepote dei S. F dbritio , ilquale fu m


ualorofo <Lr prudente Cdualiero , & merito

d'hauer Id compdgnia di cento lancie dd Papa


GiuliOjl? poi da Leone, ne faioni e bandiere
dellaqual compdgnia fece fare una ajfai proz
portionata imprefa , cioe una mano che abruz
gidua nelfuoco d un altare dafacnftio y iT
co lmotto , FORTIA, FACERE ET PA
TI ROMANVM EST , Alludendo aifuo
nome proprioya fmihtudme di quel antico Mu

tio, che difegno indarno d’ammazzare P orfe


na R edi T ofeana , ilqualc uolfe che la mano
che erro ne portajfe la pena, il chefu di tanta
tnerauiglta che come dice il Poeta , HANG
SPECTAREMANVM PORSENA NON
TIMViT
DI MONS. GIOVIO 6$
TlMVIT , Fu linucntionedi M. O tamircL
huomo litterato , & feruitore antico di cafa
Colonna .

I S ignoti Colonnefi ne portarcno undjas


qualeferuiua uniuerfalmente fer tutto il ccp
pj fattd in quello ejlcrminto di Papa Alejjan
dro contra i ftarom Romam , pcrchefurono co
firetti tutti coi cardinale Giouani afuggvrfi
di Roma, i? ricouerarcno parte nel regno di
N apol^ix parte in Sicilia , nel qual cajo para
ue cbe prende (?ero miglior partito 9cbe non
haueuanofattd i S ignori Vrfini^auedo eglh
no eletto di uoler piu tofto per der la robia et

lojlato,cbc commetter la uita a l’arbitrio difa


guinojifjimi T iranni . llche ncn fepperofar
gli Vrfinij quali percio ne rejlarono disfatti,

ir miferabilmentejlrozzati . L'imprcfafu
che effluoleuano dire cbe anebor cbe lafortu
na git perfeguitajje>& gliJbdttejje, ejjipea
ro rejlauano anebor uiui,et con fteranza che

pa Jjata l'affrrezza della berajea syhaue[fero


a nleuareju dico limpreja alquanti giunebi
K
66 DIALOGO DELL’lMPRESE
inmezzo d'una palude turbata da uentija
natura de quali e dt piegarfi , ma non gid di

romperji per impeto dell’ onde,o di ueti. Era


ihnotto, FLECTIMVR NON FRANi
GIHVR VNDIS, DOM. loaiudico
M ons.chequejla imentione}(trfuJJe de chi

fi uolejje) jiabelli [fima, ir compita d'anima


&*dicorpo , GlO, Etiocredo,anzitenz
goperfermo}ch’ella ufciffe dell' ingegno di
M. lacopo Sanazzaro Poeta chari (fimo , ly
moltofauorito dei Re F ederico, dalquale furo
no raccolti Jlipendiati iColonnefi doz

po che ejjo R efu cacciato , s^accoftorno algrci


Capitano . DOM P oi che bauete narrate
Yimprefede S ignori Romani }mparrebbe
conueniente che uoi narrafle anchora limpre
fe degh altri Principi }ir capitani dltaha 9
<Lr deforejherije ue ne fouuiene. GIO.
vdite prima quella chcportbd S. B artoz
lomeo Aluiano ualorofo}&J uigilante } benche
puoco felice Capitano ,egli fu gran defenfore
dellafatticneVrJina }difeje ualorofamente
DI MONS. GIOVIO 67
B rdcciano contra laforza d\ Papa Alcfoadro,
& prejiviterbo}rouinando la parte Gatfea
Jcdjinfauore de Mdganzefi , dicedo cbc quelli
erano ilpejhfero udeno di qutlld Citta , E t
ejjendoftato mortoil capo loro Giouangatto,
fece fare per imprefdnello fiendardo fuo Td
nimale chamato 1'unicorno , la proprieta dei
(piale e contraria ad cani ueleno , figurando

una fontana circondata d'Af^idifiottiyir ab


tri ferpenti , che mfujjero uenuii a bere , &

l'unicorno prima che ui beuejjc} ui cacciajfo


dentro il corno per purgari a dal ueleno , mea
foolandola come e di fua natura y & haueua
un motfoal collo , VENENA PELLO , il
detto ftendardo fi perpe nella giornata di Vi
cenza, hauendolo difefo un pezzo dalla furia
de nimici Marcantomo da Monte Veronef e f
che lo terne abbrdcciato y ne mai lo lafow fin
che non cadde morto.
A/ medefimo S. Liuianofu trouato uri ara
K
guta imprefd dal Cotta Verone fe fuo 3Poeta ,
doppo la detta rotta di Vicenza , della (juale
68 DIALOGO DELL’lMPRESE
diceuano che fu potiffima cagione il Prouedi
tore, M. Andrea Loredano, ilquale nel punto
che fi rifirauano i rumici Cefanani , corfe ara
mato in coraz^ma di uelluto cremefitio alpa
diglione dei Generale , et trouandolo eon mal
t\ capitanifi una tauola che ccnfultauano, di

quanto s’hauej]e afare,comincio a rinfacciar a


gli la uilta & tardanza loro, per che effi dice
uano che a nemici chefuggonofi douerebbea

no fare i ponti d'oro, iT egli pur injlaua che


non fe li lajfaffino fcappar dalle mani, attefo
ch' erano rotti. P er le cui lraue,efuriofe paro
le fiprefe partito moltofiniflro di feguitara

gli,efare ilfatto d' arme, dicendo il Generale,


io non uoglio che cojlui mifacci tagliare la te
fla eon ballottein Pregai, come mteruenne al
CarmignolafLt cofifurono rotti i Venitiani ,
iT il Loredano reflando morto }pago la pena
della fua tementa. Allhora il Cotto eshorto il

fuo Signore , che in cambio deU'Vnicorno che


s*eraperduta nellagiornata, portafe perina
fegna unOca m mezzo dalquanti Gigni eon
DI MONS, GIOVIO 69
un Ireue ligato al coUo,che dice , OESTRE
PVIT INTER OLORES, Verinferire

che l’e cofa impropria cbe un S enator togato


uoglia prender prefuntione digiudicare i caJi

diguerrajrd capit anu 'Rifiuto tale imprefa


il Liuiano anebor che molto la lodaffe}per non
mordere il Loredano morto miferabilmente,
& per non trattarlo da Oea .
M ettero mano hora a cjuegli che hanno aut
uanzatogli altri difamatct diglonafira qua
hfimo ilprimo Francefco di G onzaga S. di
Matouaflquale riufc\famofiffimo,per lagior
nata dei T areo , & per la uittoria della cont
quijla dei R eame di Napoli per lo re F errant
dinoteffendo Jlato il detio Marchefe di Manta
ua calumniato appreffo il Senato Venetiano ,

( dei quale egh era Capit ano generale') da al


cuni maligni & inuidiofi ,poi che fi fu chiat
ri fjimamente gmjhficato et purgato, uso per
imprefa come cofa che molto quadrauaafuo
propofto^n cruciolo alfuoco pieno di ucrghe

d’oro ,nelqualuafofi ficertaproua della fit


70 DIALOGO DELL’lM?RESE
nczzafua,con un lel motto di (opra}tratto dal
hfcritturdjacrd, PROEASTI ME DOs
MINE ET COGNOVISTI, nolende ini
tendere dnchora Iafcguente pania ,cioe, SES
SIONEM MEAM , perche qua calumniato i
ri haueuano detto cbe il Marchefe in quella
giornata hdutud uoluto federe fopra due feb
leJ cioe yferuire iS ignori Venetiani coi fero
combattere f & il S. Lodouico sforza fuo cui

gnato co*l temporeggidr doppb lagiornatd ,


lafciando di feguitar F ranzefi mezQ rofti ,
nel qual cafo ejfo non helbe colpa , perche fu
tutta dei conte Gaiazzo , che fi uoifefar gra
to alia cafa di F rancia ,fapendo di nonfarne
difpiacere ai Duca Lodouico , che non deftdei
raua ucder totaimente uincitori i S ipnori Ve
netiani^ccw che disfatti i Frdnzefi}uittoricfi
non dndajfero per occupare iofato di Milai
nofa lor dcfiderato fin dal tempo dei padre,
cr dei Duca Filippo ,

Fra i chiarijfitm Capltanifu fenzd confr #

uerfia difomma peritia JO* d'eftrcma reputa


DI MONS. GIOVIO 7r

tione il S. Giouaniacomo Triuulciojl quale da


pncipxo come nemico dei D uca LodouicoSfor
za,ueggcndolo incaminato a occuparil Duci
to , ctiera legitimamenfc dei nipoteffi parti

sdegnato fnon pofendo foffrire i modi d'effo


S. Lodouico , & accoflofli ccl Re d'Ar agona,
ilquale ali'hora s era jcopcrto nemico dello
sforza, per Ia medefima cagione . Et nolendo
infer ire chc nel gouerno della patria fua,
egh non era per cedere un punto a ejjo S. Lo
douico,portb per imprefa un quadretto di mar
tno,con un Jlil dijerro pianfatc in meztyops

pojlo al sole , cb*era antica tnjegna di cafa


Triuulcia ,con unmotto , NON CEDIT
VMBRA SOLI, P oi che girando il sole
quanto fi uuolejempre quelloJhl rende lafua
ombra .

A Ifinfo D uca di F errari fCapitano di rifo

luta prodezza e mirabil coflanza, quand}egli


indo alia battagha di R auenna porto una pal
la di metallo pieno difuoco artifitiale}che fua

paua per certe commiffurefj* i di tale artifi


7Z DIALOGO DELL?IMPRESE
fio/he a luogo b* tempo ilfuoco terminato
rompendofiyfarebbegranfraccajfo di quegli
chegli fuffero incontra , ma gh mancaua il
tnotto } ilquale git fu poi aggionto dalfamofo
Arioflo,&fu, LOCO ET TEMPORE,
Et fu poi conuertito in lingua Pranzefe per
piu bellezza dicendo , A LIEV ET
TEMPS, M oflrollo in quella giornatafanz I p

guinofa,perche dnzzo di talforte 1’artegliat | tf


ria chefece grandif?ima firagge d}huominu
ll Duca d^rbino poi che per la morte dij
Papa Leonejecupero ilfuoflato ,ejfendofi it
feme co S ignori Eaglioni riconciltato}& co.j
legato con Giuho Cardinale de Medici, chegi
uernaua ali' hora loflato di F iorenzatfu con
dotto da quella Kepublica per Generale , a
hauendomi M.ThomaJfo de Monfredi fuo Ai

bafeiatore ncercato ch io trouaj?iun}mprel


per loJlendardo , et per le bandiere de T rt
betii dei Duca, logii feci una Palma ch’hc
ua la cima piegata uerfo terra , per un g\
pefo di marmo cloe tiera attaccato,uolendc
DI MONS, GIOVIO

ff rimer e quel che dice Plinio della Palma, che


il ligno fuo e di tal natura , chc ritorna alfuo
effere , anchor che fia depreffo da qualfi uoa
glta pefo, uincendolo in ffatio di tempo con re
tirarlo ad alto , coi motto che diceua , INs
CLINATA RES vr GIT, Alludendo alia
uirtu dei duca, laquale non haueua potutoopa
primere lafuria della fortuna contraria, len
che per alcun tempo fuffe abhajfata, Piacque
molto d 3. Ecc. et ordino chef faceffe loJlen
dardo}anchor chc per degna occorrenza non
uenejfe d prendere il hajlone dei Generale •
DOM. P lacemi molto che fiatc entrato i

narrare 1'imprefe che hauete fatto di uofro


ingegno jfapendo che ce ne fono molte d dia
uerfi Signori,come ho ueduto nel M ufeo.
GIO, c ertamente io nhofatte parccchie d
tniei giorni }ma mi uergogno d narrarucle tui

te,perche ce ne fono alcune ch'hanno idifetti


che fogliono hauere le cofe humane }attefo che

come ho pur detto da principio ilformar dcll'


lmprefe e cjuafi come una uentura dyun
L capric
74 DIALOGO dell’imprese
ciofo ceruello , lenone in noflra mano coJl
lungo penfarc, trouar cofa degna dei concct
to,kr dei padrone cbe la uuol portare , et an
cho deirauthore cbe la compone, Percbe ue Ji
tnctte dei honore , quando per altro e fhmato
degno di litterato, Et in ejfetto , altro e il Icn
dire in narrare un concetto; & altro e e fjpna
merla con anima et carpo , cbe habbia dei buo
no , & mente dello fciocco. Et a me cbe nbo
faite tante per altri,uolcndo trouar un corpo
difuggetto in corri ffandenza dei anima dei
mottojl quale porto Io cbe e, FATO PRV
PENTIA MINOR , E interuenuto quel
cbe auuiene a calzolari , i quali portano Ic
fcarpe rotte &fgarbate ,facendole nuoue a
pojla alia forma dei pie daltri , P erciocbe non
ho'pofuto mai trouar fuggetto di cofaalcuna
cbe mi fodisfaccia , comc interuenne anchori
a M. G iafonc dei Mayno , come ho detto di fos
pra , Mi prima cb io ui dica le mie} per modea
Jha narraro pur qudle degh ahri,accioche Ic
mieghfaccia.no buon paragone . DOM,
DI MONS. CIO VIO. 7*
Cuardatc pur Mons, cbe for ferum ne fmacz
chiate qualctfund che ui paia ^op pa.
GIO. Certo ncn} percbe io non uoglio riccr?
dirmi fe non delle belle } attefio cbe fi e detto
affai delle ndicole , & per continuare ilpro*
pofitofiico cbe quella dei S, Oltauio rregofo
allaguerra di Bologna)& di Modenafuret
putata ingeniojifitmd^a ahjuanto firauagan
te per la pittura, perche porto unagran filza
della lettera o, negro in campo loro, nel
lembo deW ejlrcmita delle barde }lequali lete
tere per ablaco figmficano nulla f cr quando
hanno una lettera di numere audii farno una
multitudine quaf: infinita , (uerhigratia)fcv
cendoui un iota Jignificara mihoni de milio z
ni,Era un breue difopra al lembo cbe logira?
uatuttojicendo, HOC PER SE NiHIL
EST , SED SI MINIMVM ADDIDE^
RIS MAXIMVM FlET .Significando cbe

con ognt puoco d*aiutofharebbe ricuperafo lo


JlatodiGenoua,ilqualfu giadel L S. P ictro
g
fuo padre , & uifu ammaz'^ato combattcns
y6 DIALOGO DELL’lMPRESE
do, effendo ejjo S. Otfmano come fuorufcito,
quafi mente appoggiatoal DucadVrbino ,

tna in affai cfyettatione d'effer rimeffo in cat


fa , come fu poi da P apa Leone. E' ben uero
che il motto efouerchiamente lungo,ma la na
tura dei argutijfimo fuggetto lo coporta mola
to bene.

i/S. Geronimo Adorno jlqual prendendo


Genoua coi braccio de Cefarianipaccio il det
to S. Ottauiano Fregofo, per haucregli cedu
to al Ducato, facendos egh Franzefe , coi noa
me di Gouernatore . F ugiouane digran uira

tii , ir percio d'incomparabile cfyettatione ,


ma la morte gli hebbe inuidia troppo preflo,
Ljfo come giouane arditamente inamorato
duna gcntildonna di bellezza &r pudicitia
rarajaquale io conofceua,ir anchoruiue; mi

rtchiefe ctfioghfacejfe un7imprefa di queflo


tenore , che penfaua , et teneua per certo che

Yacquifb deU*amor di coflei , hauejfe d effere


la contentez^a , principio della /elicita
fuafo che non 1’acquiflandofujfe per non met
DI MONS* CIO VIO. j 7
ter fine a trauagli che haueua fupportati per
laddietroji di quefio amore }come nellimpre
fe diguerra , is prigionia con afipcttargh la
morte , ll che udendo}mi fouuenne queilo che
fcriue Giulio ohfequcnte de prodigys , cioe che
il Fulmine ha quejla natura > che ucnendo dop
po i trauagli is le difgratie cimette fine fis*
je uiene nella buona fortuna }porta danni rois
ne,is morte . E t cosifu depinto ilfulmine di
G me in quel modo che fi uede nelle medaghe
anticheyis con un hreue intorno , EXPJ Az
BIT AVT OBRVET, P tacquegh molto
Ximprefa , is fu lodato dal dottfiimo M. An
uagerOy difegnato a colori dal chiarifiimo M.
Titiano ,isfatta di kelhftimo ricamoyis
tagiio ddlTcccellente Agnelo di Modona,ricaa
matorVenetianotpuoco auanti ch\l detto S.
Girolamo,per adimpire Tultima parte dcl mot

to paffajfe a 1’altra uita in Vinegia , oue refea


dea per fopralmbafctador Cefareo.
M a poi che fiamo entrati m mentione de
S ignori Genouefi f ue ne uoglio nominar tre
78 DIALOGO DELL’lMPRESE
t§\\ frelle, cViofcci a richirfia di duc Signo?
rt dclla Phfca ySimbaldo , i? Ottobuono , a
quali fui molio famighare i7 grato ; ej?t mi
dimandarono unmprcfa chc figniflcajjela
uzndetta dalorfatta dclla morte dei Conio*
Girolamolorfrate h3 crudelmente ammazza
to daVregofi per emulationc dello fiato ; &
fu tale che ne rejlarono flenti dclla uita i per
ciiJfirijZaccana F rcgojot il S, Vregofxnofa
i Signor 1 Lodouico et Guido; la ondejx raccoit
folarono della perdita dei fraicllo: dicendo

che 1 nemici non fi poteuano uantare d'bauer


ufato contra lut tanta crudeka^on ejjendo jo

lito tra VregoJifidorniji?' F lifcbijnfangui?


narfx le mani del fangue di contrari; ma fola
menta ejjer lecito di contendere dei Principa
to tra loro ciuilmentetb uero aguerra aperta ,
lofcci lor dunque un E lefantc af altato da m
dracone , ilqualc attorcendofe alie gambe dei
ncmico ;Juol mettere il morfo dei ucleno al ue
tre dei E\efante,pcr laqualferita uelencfa fi
more; ma egit per natura cognofccndo ilpe?
DI MONS. GIOVIO v

ricolo 9gira tanto intortio cheiroua qualcbc

fajjo o ceppo d'albcr<?,doue appoggiatqfi tam


tofregatche Jlraccia et ammazzo il detto <fra

gone. L 'imprcfa ha bella ui fla, per Id uarietd


di duc animali ; iy il motto lafa chiarifima,
dicendo in fyagnuoh , NON VOS ALA*
B ER EIS , Volendo dire a F regofi , uoi noti

hduete a uantarui d’hauer commeto tanta int


pieta nel fangue noflro,
Ione trouai unaltra a i medejimi S ignovi

Tltfchi fopra cjucjlo propcjito,che trattddyefsi


d’hadenrfi alie parte Ccjaree , iy congium
gerfi con i Signori Adorni}molto loro cffdtioz
nati , iy partegiani fcruidorigli diccuano per
auuifo che non hauejfero fretto a rifoluerfi i
far queflo,percbc leforze dei Re di F rancia
erano grande, ll S.O ttauidno F regojo con
le fjulle della parte}hdueua molto benefermet
to ilpiede nelgouerno ; iy era per difenderfi
gaghardamente ,fegh moueuano guerra in
quegh arttcoli di tempo . Al che efsiSignori
Flejcbi reJjvndcuanOjclx fapeuano molto bea
9o dialogo del*jmplrese
ne ii come i? ilquando difarfimil cofa• iy
cojt fopra quejla materia mi dimandorno un
imprefi,?er ilche fubbito me ricordai di quel
chefcriue P linio de gh uccelli chiamati Ab
cionijquali per iflinto naturale afyettano il sol
flitio dei uerno,come opportuno a loro,iy fin
no quando debbe uemre quella tranquillita di
mare,che Juol uenire ognanno , et uolgarmen
te e detta Vejlate di san M artino y nella qual
Jlagione ipredetti hlcioni ardifcono difare d
nido far luoud, couarle,iy bauerne figliuoli
in mez^od mare , per lofelice fyatio concejfo
gli da 1a detta bonaccia, La cnde auiucne che
igtorni di tanta calma fon chiamat A IcionidL
Feci adunque depingere una firenita di ciea

lo, et tranquillita di mare,con un}nido in mez


zo rileuato da proua et da poppa , con le tefle
di quejli due uccelli prominenti da proua, efi
findo eglino di mirabil colore , azzuri } rofsi,
bianchi,uerdi)&J gialli,con un motfo fopra lo
ro in lingua Franzefi y NOVS SAVONS
BIEN LE TEMPS, Ci oenoifappiamobea
DI MONS. GIOVIO 8t

neil tempo di quando habbiamo a farti imi


prefa cotragli auuerf iri noflri,Et coji riufci
iorofeliccmente lo rientrar in cafa ,isr il uen
dicarfi de ncmici,con luono augurio degli uc

celh A Icioni. Vedeuaf quefla uaghiffinta 'm


prefa depinta in molti luoghi dei lor fuperbo
palaz^o di Viola, inanti che per decreto pus
llicofujferouinato .
recine anchora unaltra cheforfe e riufci
ta meglio dellc fopradette al medefimo S . Sis

mlaldo in materia d’amore , ilquale forifce


meglio per la pace doppo legutrra . A maua
(juejlo Signor e una gentildonna ,&r ella era
inccmminciata a intrare ingelojia, ueggendo
che il S. S inwaldo andaua molto intomo, a Yu
fanza di Geneva, burlando (ratfenendcji
con uarie damc ; La onde ghe lo rinfacciaua
fpeffo. dolendofi della fuafede,di come pucco

netta l? leale;ir uolend}egh giufhjicarfi


prejfo di lei}mc richiefe dunimprefa a cjuejlo
propofito . Et io ghfeci il buffolo della calami
taf appoggiatofopra una carte da nauigare ,
M
Si DIALOGO dbll*impresh
coi fuo compajfo allegato }& dtfopra il buffo
lodazzurroaflelle dWoil ciel ferenoycol
motto che diceua, ASPICIT VNAM,Sw
gnificando che feft bene fono mite belliffimc
Jlelle in cielo , una fola pero eguardata dalla
calamitdjCioefra tanteja folafella delici tra
montana.Bt cofi fi ucnne agiufificare con la
fua Dama, che da lui era amatafcdelmente ;
i? che (juantuncjue egit andaua uagheggiana
do dellaltre^ion era per cffet(o}ma per copri
reiluero ycon fmulato amore . timprefa
parue anche piu bella per la uaga uifla , iT
fu affui lodata da molti, e fragii altri dal dot
tijjimo M. VaoloPanfafuosegretario .
D OM. H or fu Mons . qui non bifogndgouer
narfi con ordine }eJJendo qucfta cofa jlraordi
naria } feguite dunque quelje di mano in maa
no che u i cadcno in memoria , cofi circa Ttimz

prefe d'amore come diguerrafenche iogiuz


dicomeglio che (jpediate quelle d'armi , per
finir poi lo ragionamento in dolcezza Samoz
re , GIO, Souuiemmcne una bella, che por
DI MONS. CIOVIO 8j
togia il S. Giouanpaulo Zaglione, cie fu pcrz
fonadi cenftglwir ualor militare ,di bella

prcjcnza)&j di molto cortcfc eloquenzd 9fes


condo la lingua Perufna,ma fopra tutto mob
to ajluto.Pjfendo riufctto come T iranno di Pe
rugiafa G oucrnatcre dei efercito Venefidz
tiofcrche poco le ucdejje effer auucduto y l?
lene ajfettato nel feggio della fua patria, pera
chc Papa Leonc}anchor che di natura clcmen

t'iffbno,prouocdfo da infinite Cjuerele , & in


fbetie da medefimi capi della cafa B aghona ,
adefcandolo d andar a Komd}gh tagho h te
tefta ; lr ccfi uenne bufa et uani jjima lafua

imprefaja quale era un Grifone d'argento in


campo roffofr colmotto, vngvibvs ET
rostro, atqve alis armatvs
IN HOSTEM , O nde argutam ente dijfe
il S, Gentile Baglione } cjuefT uccellaccio non
la hauuto Tali perfuggire ceme Taltre uclte
la trappola cbeghera Jiat a tefa.
M
y M at
R icordomi d*una ch iofeci d Girolamo
td Remano ,Capitan de caualli dellagudrdia
84 DIALOGO DELL’lMPRESE
di Papa Clemcnte, che fu huomo di rifoluto et
alto penfiero , & animo deliberato, hauendo
congran pacientia , perfeueranza ,& dijfiz
mulatione aftettato il tempo per ammazzare
£ comefcce ) Gieronxmo nepote dei Cardinat
le della Valle, ad ejfetto di uendtcare la morte
di Paluzzio fuofratello,che dal detto Qierot
mmofu crudelmente ammazzato , per cagiot

ne d*un litigio ciuile,VUuedomi duncp egliQp


tornor d Xvmprefa ,) pregato cVio glie ne tro
uajje una figmficante, che un ualorofo cuore
haforzadifmaltireognigrauc ingiwria co7

tempo,uolendol'egli porre fulla bandiera ,gli


fipurak unoStruzzo . che inphiottiua un chiot

do ii ferro, coi motto , SPIRITVS DVRIS


SIMA COQVIT , F u fi lodataquella fua no
tabd uendetta,che i nemici della Valle accett

tarono la pacef per cancellar’ la briga ira le


duc cajate y ir Papa demente gh per dono
l hdmicidio,£rlofece Capitano .
Lo Jlruzzo mi ferui anebora per Ia diuer
fita difua natura , & per diuerfo ejfetto , d
DI MONS. CIOVIO 8;

uri imprefa, laqual iofecigid al mio S. Mare


chefe dei Vajlo , in quel tempo ctiil P apa ir
V imperatore abboccati in B ologna ordinaro*

no le cqfe dfItalia; irffece Capitano della


lega per difcnftone di tuttxgh Jlati,et confer
uatione della pace il S. Antonio da Leua,il
(jualgrado pareua che appertenejfe piu al 3.
M arcbef e per alcune ragionipche al S. A ntoe
tomo : ma Papa clemcnte ojfefo pergli dane
niriceuuti ne gh aUoggiamenti dclle fantae
YieSpagnuolenel Placentino et Parmeggiae
nojoue uiuendo i soldati a. dtfcretione }ne rie
mediando il M archefe alia treppo hcenza mi
litare yhaueua rmfcrabilmente faccheggiato
quafi tuttoxl paefe}f: uolfc ueudicarcon pofe
porlo y percbe cghfdegnato f\ ramarico molto
di S. S antxid in queflo modo , Io mi potrei pen
tir di no ejTer interuenuto al facco di R orna ,
quando mi parti ^ abbandonai legenti , nfiu
tando quel Capitano come buoriltahano } per
non e fer e prefente alfmgiurie e danni che fi
preparauano al Papa E t confolandolo io} me
8$ DIALOGO DELl/lMPRESE

ri[j)ofe * Sio non fonfato aiufato k montar in


alto per la bontk mia,almeri refando capo Ge

ncral’ di cjuejld imittaf atavia, no mefi potra


torre che nellefattioni dcllaguerra ne.fu ma
uanTiy Et percio majlrinfe i troudrgli uritm
prefa accommodata a cpacjlofuo penjiero ,P art
jcmi molio a propofitoun S truz^o mejjo in
corfo j che Qcome dice Plinio) fuoi corrcndo
far (i uela con tali, per auuanzar ogni anima
le nel corfo , poi che hauendogli la natura da
to le penne,non fi puol alzar a uolo comegfal
tri uccelli} et cofighe nc diedi con quejlo mot
fO} SI SVRSVM NON EFFEROR A*
LIS , CVRSV SALTEM PRAETER;:
VEOR OMNES, Et fu tanto piu grata ,
perchehaueua bellijfma ufta nel ricamo ,
cherd di rilieua nclla foprduefte & barde .
3 Imcdefimo uccello diedi ancheproporz
tionatamente per imprefa al S . Conte P ietro
N audrro quando per la capitolatione della pd
ce fu liberato (talla prigione di Cafel nouo ,
i? uenne a R orna, che allhora prefift:co jlret
DI MONS. CIOVlO 87

tafamharita per l’informationi ch*io defidez


raua da lui injeruitio dei hiftoria da fcriucrfi
fer me , N el che mi fodisfece molto cortefe $
mente, effcnd9cgli bramoja di gloria ; & bat
uendomi eoli contate tuite le uittorie . I? le

difgratie fue , me richieje poi d una imprefa


fopra certi fuggetti,cbc in effetto non mi pia

ceuano molto }ond' iogli repheai , a me par Sb


gnorc chencn debbiate ujar dei proprio per

ccrcar l appcllatiuo, perchc bauendou9iofat


togloriofo ir.uentcre di quel mirabile & Jluz
pendo artifitio delle mine , neUhiflorie mie,
che uifaranno immortale } in qud luoco doue
nuraculoffmente Jacefie uolare per lariail
cajlcl delfuouoaNapoh 3 Non uorrei che ui
partifle da cjuejlo , come da cofa che ubaporz
tato eftremo honore , et pecuhar * reputatione .
O nd’egh in cio confe/Jando effer ucro , torno
a dirmi,guardate uoi ffe ineffo trcuajle alcun

propofito,cb’io ne faro contento . Io perchc al


cunifcriuono che lo flruzzo non coua le jiie
ouajedendoui Jopra comcgh altri uccelli , ma
88 DIALOGO DELL’lMPRESE
guardandoli con raggi effcaciffmi dei lume
degit occki,f gurdi lo flruzzo mafchio & la

femina , chc mirauano fijfamcnte l’uoua loro ,


ufcendolor daghocchi raggi fopra le detta

uoua,e’lmottoeraqueJlo, DIVERSA AB
ALIIS VIRTVTE VALEMVS } Efprh
mendo lafud unica laude & peritia, delfina
uentione di quei mdcchinamcnti Jottcnanci ,
che con la uiolenza delfuoco fono agguagha
t\ aireffctto dellefurie infernale , piaccjuc af

faifimo l9tmprefa al Conte Ptetro ,ijr aca


cettolla . DOM. CertamenteMons.(jue
f[i uojjri firuzzx con la loro propricta mi par
che hahbiano Jeruito a pennello m (puefle (re
diuerfifmc imprefe non fon certo fe poa

trete meghorare in (pueli'altre che ui rejlano


a dire fate uoi/i fara pofihle, chc fmaccate

1'altre che ccntcrctefatte da altri Icili ingea


gni. GIO. Io non fon fi arrogante che mi
pr e fumare in dpueflo ne in altro,difar fi bea
ne da poter e auanzare , ma ne anche agguaa

gliare l'inuentioni degh altri ingegni , come


DI MONS. CIO VIO. 89

fu que lia che porto giail grati M archejedi


Vefcara la prima uolta cVcglt arido Capitano
generale de tuiti caualli leggieri faqual fu

ben ueduta de nemici nelfatto d}arme di Rd


uenna}ncl quale cjfoM archefc per difendere
la bandiera fua fugrauemente ferito poi
trouatofra morti falto prigione de Erazef ,
DOM, d ite M ons. che portaua egh nella
bandiera & fopraucfia. GIO. Vntari
gene Spartayio coi motto , AVT CVM
HOC , AVT IN HOC y Quale la magnat
rumi Oonna porfe alfghuolo che andaua ah
la battaglia di Mantinea , uolendo intendere
clui figliuolo fi deliber afe di comb attere fi ua
lorofamente che riportajjc uittoria, b morent
do comcgencrofo hr degno dei nome Spartat

tiofojfe riporfato morto nel targone 'a cafa}co


me era anchora antica ufanza di Greci , no 2
tata etiadio da Verg, IMPOSITVM SCV
TO REFERVNT PALLANTA FREs

QVENTES , 1 lche anche fx coprcnde dalle


parole di quelfamofo Epaminonda Spartano ,
N
DIALOGO DELL*IMPRESE
che effzndo'flato nella battagha ferito a mora
te, It nportalo dafuoi foldati , domando con
grande xilanza sci fuo fcudo era faluo} et ef
fendoalirifjjojlo de ii, morcndo dimofro fea

gno d'alcgrezza , F ula detta inuentione dei


fiobile Foeta M . P letro Grauina .

Si fon dilettati molto di quefle imprefe mi


litari et amorofe i Capitani Frazeffra quaz
h efatofra piufegnalati}et che habbiano me
r itato titolodi G ener ale }Mons. della Tramo?

gliafche uittoricfo ncllagiornaia di S anto A /

hno di &er(agna,doue re ft'o pngioneil Duca


d'Orlicnsychefu poi Re LodouicofVso per im
prefa una ruota con cjueflo motto , SANS
POrNT SORTIR HORS DELL* OR^
NIERE, Per figmficarcVeglicaminaud

percamtn dntto nel feruir’ ilfuo Re }fenza


lafctarfi deuiarc da. alcuno inter eJfe}Etfu C a
pitano Sefrema authorita, il cjual ueeebio de
anni scttanta}combattendo}mori honoratamen
te nel confpetto dei fuo R e quando fu fupera
to ir prefo nella giornata di P auia.
DI MONS. GIOVlO 91
Fu anchora de primi Capitani che uemf :
fero in Italia, nobihjjimo ir bclhj? mo,Luigi
di Lurinbergo , della Jhrpe deJl Imperatore
Arrigo, ilqual mori a Suonconuento,Ft ubfe
ueteuifdld fepoltura nel domo d1V1fa.ru
cojlui chiamato Mons, de Ligni , que Uo a cai
sarrefe il Duca L odouico S fcrza , quandofu
tradito dagh Suizzari a N ouara,affettandd

da lui It per interceJ?ion} fua qualchc calat


miti . E gli (per tornare) hebbe per imprefi
un sol d oro, in campo di uelluto azzuro} ctiez
ra circondato dafoltc nuuole, coi motto difot
pra , OBSTANTIA NVBILA SOLs

VET , Inferendo cbe hauend' egli hauuto


molte aduerfxti dapoi che fu tagliata la tefa
ifuo padregran C ontefabile di Franciafye
raua coi ualor fuo , ad ufo dei sole , che con la
uirtu dei caldo dtjjoluc le nuuole, uicere ogm
contrario ,alla fua chiara uirtu f nc pero hebbe
tempo difarlo.perche mori troppo tofo .

S uccejfeaqucfi Gouernator' inLombars


N ij
dia Carlo d%Ambrofa, chiamato per la digni
92 DIALOGO DELL’lMPRES£
ta delTofjitio della corte R cule Gyan mefiro,
& S. di C hiamon . E gh fu di dclce natura ,
dr molfo dedito agli amori, anebor che in uia
fo dimojlraffc dejfcr rubefio , et con parole co
lericbe parcjfe fero &r brufco, pure fi dime
ficaua molto con le donneydxlettandof\ difea

Jlc,bancbetti,danzejb‘ comcdie,la cpual uita


non fu molto lodata daKc Lodouico , per che
fi trouo molto occupato inJimili piaceri , in te
po che doueua foccorrere la M irandola oppua
gnata , dr prcfx da Papa Gtulio . P ortaua tl

detto Caualiere un imprefa d'un buomo fab


uatico con una mazza uerde in manoJ laqualc
fi uedeua ricamata ne faioni della fua compaa
gnia , Ct di fopra era un brcue con un uerfo
latino, MITTEM ANIMVM AGRESTI
SVB TEGMINE SERVO , Volendo fia,
gnifcare,per afticurare dr conciliarfi le Da
tne che non era cofi brutto come parcua.
Varue lafopradztta inucntione a molti bel
la , Et una ne porto d mio giuditio befoflima
G iouanfrancefco S anfeuerino Conte di Gaiaz
DI MONS. GIOVIO 9}
20 } ilquale per emulatione di fuofratcllo Ca
leazza,nellapaffata de Franzefi in Italia,Ji
parti dal Duca Lodouico , iy accofofi con
detti Franzefi, con qualcbe carico delT honor
fuo, percio che tal partenzafu molto fufpeU
ta} Vcdeuafi Vmprefa ncamata ne fami dei

1e ceto lancie , ch'egh haucua ottenute dal Re,


iy cio era un trauagho che ufauano i marez
fcalcbi per ferrare caualh bizzariiy calcb
trofi ,con queflo motto F ranzcfe , POVR
DOMER FOL1E ; Per dinotare che domat
rehbe alcun fuo nemico } di cofx fatta natura.
F u etiamdio preffo i F ranzefi di nota uirt
tii,iyfamoJo Capitano Acbrar S tuar do, nato
dcl fangue R ealc di Scotia ye cbiamato Mons >
d o begnij Vfaua queflo S ignore,come paren
te de Re laccb Quarto , un Leone rampante

r ofcio,in campo deargento, con molte fbbic ft


minate nericami difaioni iy foprauejle , iy
depintt nzlliiflend&rdi coi motto latino , D
STANTIA IVUGIT , figtuficanda cV e*
gh en tl me z^o da tenore wuti il Rc di ScQf
94 DIALOGO DELL’ltfPRESE
tia et il R c di F rancia) pcrfargiufio contrai

pefo alleforze dei Re d'lnghilterrat nemico


naturale di F rancefi Lr Scozzefi . DOM.
P armi Mons, che uoi tornate amjlri Itahai

ni}almenoaquelli (come fi dice') della seccn


da bojjolajoi chc hauete nominati da princii
pio quei grandi , alia gloria di quali hoggi di
pochi pojjono prefumere di poter arnuarejai
rendorm che t Signor i Colonncfi ir Vrjini
non habbiano piu a quefugiorni dei lor cepi
po,cbs camini per le lor pedate neWeJJer citio
dei arte militare , ir hfognerd ben che sui
dino quei Principi che uorranno ctgguaghar/1

alia fama di F rancefco Qonzaga > d}AlfonJo


d'AeJle}di Qiouamacomo Trcuultio de Si
gnori R egnicoh, de quali altre uolte ufeirono
famofi Capitanitmi pare che uadano dechnan
do}perche gli honori le dignita che fi dan
no della militia gta moiti anni ,fono poJJe in
mano a gente For ejliera. Ets\l S. P errante
Sanfeucrino P rencipe di Salerno } ornato di

molte uirtii,non fufcita /'honor dcl regno }poi


DI MONS. GIOVIO* 9*
co ueggo da potere fjierare negh al(ri Princi
pi. GlO. Voi dite il nero M. L odouico Do
minichi , iT ben lo moflrb egh nellagiomat a
di Cerejwlafpcrche ejfendo cbiaro che con la
prudentia juaretirandofihonejhflimamcnte
fece wgra parte uantla uittoria Franzcfe 9
Ji puol dire che cdnjcruajfe loJlato di Milaa
nojjr dcl Piemontc alia M. Cefarea, che non
fu poca lode in tante difgratie . DOM.
Ditemi Mons porta (puejlo Principe alcund im
che nonali dcbba macare ,
prefa parmi cjuafi
ejfendo anchora per altro galaniifsimo caua*

here . GlO. Honueramente ch'io fappia f


perchc certo la depingercmo^ome honorata *

mente l’bo depinto nellfhflorie y al detto luo*


go delta Ccrefold}ma io non ho mai ueduto fua
bandiera,ne imprefa amorofacbe habbia,del
che mi mcrauighojiauendo in caja ilfecondo
Poeta M. bernardo TaJJo^t anchora ncl re*

gnoilS. Duca d'Amdlfi di cafa P iccolomini


gentile i? ardito cduahere , l? fopra tutto

vttimo caualcatore)i7' cognofatore de caual


96 DIALOGO DELL’XMPRESE
h afyri l? coraggiofi . E gli efortato in mia
prefenzadal S. Marchefe delVafto fuocua

gnato a leuarfi dallc dehtie di Siena,ejfend'ea


gliallhoraGouernator di quella R ep.&a
girfcne feeo alldguerra dcl P iemonte,gli ria

fjpofe che lo fyirto era pronto,& la carne non


infermd.ma che poteua dire quella parola dei
Euangelio, NEMO NOS CONDVXIT,
A llborail S, M archefelo fece Generale de
tuiti caualli hggieri nella guerra dcl P iemon
te,doue il Duca inanzi che partijje mi doman
do un imprefa per lo ftendardo , & per hda
uergli detto il M archefe, che tre cofe conueni
uano d tal Capitdno,cioe ardirejibcralita , ir

utgilanza; rifos'io,nonglt ricordateSignoa


re nella hberalita , nell ardtre ,hauendo egli
apparate da wifne anche la uigilanza , pera
che egh ha danatur a di leuarfi inanzi giora
no , o per andare d caccia , o per leuarfi tofo

dal luogo ouc dorme. Sopra che fi nf ‘eun pocop


ma la uigilanza che uoglio dir io, comprende
ogni cura che fi prende per non tjftr coito al
improuifo
DI MONS. GICVIO 9,

improuifo,t7' per poter cogliere altrifeagli


duncjue per imprefa una Gru da mettere nelz
lofendardo,col pie mineo alzato, con un ciot

tolofra l*unghie,rimedtO contra illformopcome


feriue Plinio d\ cjuejli uccelli , mariuigliofct
mente auueduti , et ccl breue intomo che db
ce, OFFICIVM NATVRA DOCET,
DOM. D itemi Mons.frl gli altriSignori Re
gnicoli , piu antichi di cjuejlo no ce ne fu alcu
no cheportajje quilchs belli imprefa . GIO.
Ce ne fono flati certo ,mi io non mericordo

fe non di due , l'una d9Andrea di C apua Vua


ca di T hermolijhefu defremo ualormihtda
re , i? laltra di T horna fo Carajfa Conte di
Matalone; ii Duci nel fore dei eti fui,ejfendo
flato creato Capit ano generale da Papa G/u
lio,mori a Ciuita caflellana,con cfualchefufyet
to di ueleno che gli fu dato ,forfc da chi gli
portaua inuidia di tanto honore . Vfaua per
imprefa cjuejlo Signer un mazzo di corjefche
da lanciare, uolendo dire che non gli mancae
rebbono armi da lanciare, per non lafciarfi ac
O
9« DIALOGO DELL*IMPRESE
cofldr tnemici, erdilmotto , FORTIBVS
NON DEERVNT, ll Conte dxMatac
hne che fu Generale delKeFerrandinofheb
be per imprefauna Statera, con qucjlo tnotfo
tratto ddl Euangelio , HOC FAc , ET
VIVES , TLdcjualeimprefdmipdrfe troppo
largd^perche laJldterd iportd ilpefar molte
cofe]Etfu moteggiata da Mons ,di P crsifra

tello di Mons,d' Alegria, cbe rompendo il cdm


po Kragoncfe d E loliguddagno loJlcnddrdo
dei Generale dijje , PAR mdfoyche
mo ennemy nha pas faiBz ce quilz ha efcrii
allentour dc fon Fefon^ource que il nha pas
lien pefczfesforfes auec les mienes .
Et poi che fidmo entrati ne Napoletani,non
mancherb de dire che fe bene i P rincipi quafi
degenerando da lor maggiori^on uanno alia
gucrrajopenfo che fta,perche no fon lor da$
te le digmta ir igradifecondo che conuert

rebbe } ejfendo paffate le digmta in mano de


forejlieri , ma non ci mancano pero kuomini
MUfeconda clajjc^obili ir ualorofi}i quali
DI MONS. CIOVIO 99
per uirtiictfjnrano agli honor grandi fra i qua
hdiprefcnteed S . Giouanbatiifta caftaldo

chtarjf. 'simo , per mille belle frefche prucz


ue, quando Ma ejlro di campo dcl gran Carlo

Quinto Jmendo acquiftato molta laude nell’


imprcfe dtAlemagnaj sha guadagnato honor
d'cljer Luogotenente e Capitan gener ale dei
Re dc Romani nellimprcfa di Tranfiluania
contra Turchi ir Valacchi . EjfJa C cjlaldo k
quel tempo che bolltua laguerra in Viemonte
contraRranzefi ,non uolendofi ritrouarein

effa,perchegli pareua chil S . Marchefe dei


Vajlo baucjje dijlribuito tuttigli honori a per
fone manco perite delFarf e militare di lui;co
me fdegnato jlaua in otio a Uilanc}ir diceud
chil 3. Marchejefaceua cofc quafi fuor di na
tura, et dafarmerauigliare legente dei fuo
giuditio Jlrduagante ; ix conjolandofio con
uiue ragioni}egli mi dijje 9fatemi una impre
fafopra quejlo concetto , E t iofeci il monte

'Btna de Ciabajl quale in cima Q


arde ccngita
y
tar Jianune difuoco, et pueeo piu kbajjoe ca
100 DIALOGO DELL’lMPRESE
rico di neue , et non molto di lontano da effa Ji
uedc la uaflitd delle pietre drfe <Lr al baffo
amenisjimo pdefe cultiuato & frugifero, con
unmotto che diceua , N A T V R A MA;
IORA FACIT, alludendo alia Jlraz
uaganza dei S, M archefe , in compartire gli
honori de! campo , percbe in cio ([uel dolciftiz
mo Signor e uoleua compiacere d molte pcrfoz
fone}che per uarij interefiigli poteuano com
mandare , ir cofi sforzato nportaua faccia
di non perfetto giuditio , percbe fi fcordaua,

d'uno antico le ale }irualorofo feruitor e }coz


mera effo Signor cajlaldo ([nefio E tna di
pinto , ha marduigliofa uaghezza , per la uaz
rietd delle parti fue ffi come hauete ui/lo in
figura nel noflro c riptoportico^ue fono Vah
tre degit antichi & padroni .
D O M . A dunque Monfgnor : uoi non

douetc manear e de dirmi ([uah Jono 1'altre m


prefe f che hauete fatto depingere nelle cdfe
uoftre , G I O . Euuifrd 1’altre quclld deh
la Eccellenfisfima , ernon mata bafldnzd
DI MONS. GIOVIO iox
hdata, la S ignora Marchefa de Vefcara Vitz
toria Colonna , alia memoria dellaquale io ten
go infinito obligo , comeho mcjlrato al monz
do con la uita dei lnuittisjimo fuo conforte,
il Signor M archefc di P cfcara , E fjd Signora
anchora che tenejje uitafecondo la uita C hri
jhatxa ; pudica & mortificat a , i^fujje pia,
iT liberale uerjo ognuno non Ic mancarono
pero muidiofi & maligni che le dauano mot
lefua dfiurbauanoi fuoialtisfimi cont
cetti, ma fi confolaua che quei tah credendo
nuocerea lex, nuoceuano a fe ftesfi fu
piu che uero , per molte ragioni che hora non
accade dire,perche xofeci certi fcoglt inmez

zo il mar turbato }chegli batte con l’onde pro


cellofe con un motto difopra che diceua , CC^
NANTIA FRANGE P. E FBAN

GVNT, ijuafi uolejje dire , che ghfcogli


della fua fermxsfima uirtu nbatteuano in
dietro lefurie dei mare , con romperle , ir
rfioluerfe in febuma , & tiene quefia impre
fa uaga uifta , i? pero Ihofattd accurata t
iq2 DIALOGO DELL’lMPRESE
mente def ingere nelld cafa nojlra .
E t poi che fidmo entraii nelle donne }ue ne
diro un ultra cV iofeci alia elegantisfma S h

gnora M archefa dei Vdjlo TOonna Maria d}A


ragona , dicendo effa che fi come teneud fnu
golar conto dethonor della pudicitia , non foz
lamente lo uoleua conferuare con la perfona
fua , ma anebor hauer cura , che fue donne,
donzelle maritate per Jlracuraggine non
lo perdejjero percio teneua una difciplb
nanellacafa , molfo proportienafa a kuarc
egni occafione d huomtni ir di donne che po
tejjero penfare di macchiarfi d%norc &
dell honefla , It* cofi iogiifeci Timprefa che
uoi hauete uifta, & lodata nelatrio dei M uz
feo , laquale imprefa e due mazzi di miglio

maturo legato l'un a laltro 9 con un motto


cbediceua, SERVARI ET SERVA
RE MEVM EST, perchc il miglio di
natura fua , non folamente conferuafe ftejfo
da corruttione , ma anchora manticne faltre
cofe chegli fanno apprejfo che non fi cora
DI MONS. CIOVIO 105

rompono ,fi come e il Reubarbarofa la C an


fora , lequali cofe pretiofe fi tengono alie fca
tole piene di miglio , alie botteghe degh feez
tiali , accio cVelle nonfiguajlino . DO M.
Ut piace che fiate difcefo da capitani Jiz
no alie donneil che e comportahle poi che
quejlc duefurono moglie , de dui fingolari
Capitani , G I O. Da quejto mi uengo riz

cordandofluna bellijfima gentd' donna ama


tada Odettodifois , chiamafo Uonfig . di
Lutrec , la quale gli diceua motteggianz
do, cbegliera len nobile & ualente,ma
cFcratroppo fuperlo , comeraforfe ucro ,
perche ejfendegh cortegiato ogni mattina ,
da nobili jfimi , ir ricchijfmi Signor ifeuda
tam ddlo Jlato,non leuando la berretta , a pe
na degnaua diguardargli in uifo , il che fat
ceuafcandalizzare , 4jr ammutinare tutta la
nobilta di Uilano. laqual cofa fu cagione che
pigliajje partito di portare unimprefa al pro
pofito in cambio dellauaccarojfa con fond
gli,come antica infegna della cafa dcfoisM
104 DIALOGO dell’imprese
che fu un largo camino d’una fornace, che ar
dena , con un gran fuoco dentro , hr per le
bocche ufciuafuora molta nebbia di fumo co

un motto che diceua , DOV’E GRAn


FVOCO E GRAN FVMO, Vot
lendo intendere et ri[pondere alia Dama , che

douegran nobilta e gran ualor d'animo tquiui


anebor a nafcegran fumo difuperha.Ondc
eneceffario che i grandi fi guardino di far
cofache poffa effere taffata dalle Irigate ,
come fu (puella dei Signor Theodoro T riub
cio , il quale hauendo lungamente militato
conFrancef , ir congii Aragonefi nelrcz
gno di Udpoli , era flimato prudente , rh
feruato Capit ano , piu per parlar poco ne con
fegh che per combatter molto nelle fattioni ,
ilquale portando per imprefa cinque fpiche
di qrano fenza piu , irfenza motto alcuno,
ejfendo tenuto poco liberale uerfo lefuegent

ti d'arme , e di poca cortefa , nel tratta t


mento delle paghe, uenne talmentc infaz
fidio d Signori Venetiani, dequali egli era
DI MONS. GIOVIO. xoy

generale^che penfarono di uolerlo cambiare


al Sternor
o Mare Antonio Colantia, et dicde an

che materia dy effere burleuolmente calunnia


toa M. Andrea Gritti froueditore deleam
podoppo ilfatto darme della B icocca, 1 1qual
diffe ycjueJlo noftro Generale } uamoltomal
fornito di ucttcuagha , per che non porta pro
uijiont de piu di cincpxe fjoiche di grano } hb
che rifpofe M. C efare Viola che portaua ilJuo
Guidone ,huomo ualente b* F aceto, nobil
Uilanefc y dicendo , nonuene marauighate
Signor proueditorc } perche il nofiro Capita z
no uiue a minuto , b3 da a credenza , b3 pa
gafi poi a contanti.Uora quefle fftiche dei Siz
gnor Theodoro minducono a memoria Imz

prefa ch' iofeci al Signor Marchefe dcl Vaz


Jio , quando doppo la morte dei S ignore A nto?
nio daLeua } fu creato Capit an Generale di

Carlo Quinto Imperator e ,dicend9egli che ap


pena eran finite lefatiche cVegli haueua du
rate per effer C apitano della fanteria , che s
glieranata materia di maggior trauaglio >
P
jo6 DIALOGO DELL’lMPRESE
tffendo uero che ilgenerale tiene fouerchio
pefofopra leJpalle;glifeci dunque in conforz
imta dei fuo pcnfiero , due couoni di fjuche di
grano maturo fcon un motto che giraua le lar
de&finbrie della fopraueJletl? circondaz
ua limprefa nello Jlendardo ilqual motto dice
U(t, PIVNT PARITER, RENO
y AN T Q VE LABORES, uolend\o
eftrimere che appena era raccoltoil grano ,
chenafceuaoccafion necejjaria di feminarlo
perunaltramcffe & ueniuaa renouarele
fatiche degh aratori , & tanto piu conuiene
alfuggetto dei Signor M arcbefe, quanto che
i manipoh delle ftiche dei grano Juronogia
glonofa imprefa guadagnata in battaglia di
Don Rodrico d'aualos , bfauolo fuogran con
tejlahledi Cajhghact quejlatale inuentio $
ne ha belli (fima apparenza come I hauete ub
Jla inmolti luoght dei M ufeo , et percio la con

tinuo fempre fin a lafua morte , come niente


fuperba et molto conforme alia uirtu fua }<b*
fuoi maggiori.
DI MONS. GIOVIO 107

Ne porto anchora unaltra poco auanti


molto bella, inuentatadaM. GualtieriCorz

betta , Senator Mibncfie buomo dottijfimo


nelle bone letfere,ad un propofito che uoleua
dire ejjo Signor M archeje , che dcfideraua
uemre fi come era Capit an gene)' ale , per po
ter mofirare intieramente ilfuo udiore ,fena
za che fi communicajfe ta laude coifoprajlan
te Capitano } dicendo haucr frouate che mob
te fueprode^ze erano attribuite nel procefa
fo dellaguerra , o al M archefe dc Veficara , o
al Signor Antonio dat eua , te* chcaWbcra
(fteraua come liberato dal Collega ,te* dab
1’altro fopradetto , moflrare al mondo cjuanto
fapeffe , te* ualejfie nelParte militare , figuro
duncpue efifo M. Gualtieri le ftihcre di (puattro
elementi Jeparati , con un motto che diceua ,
DISCRETIS SV A VIRTVS

ADEST, Volendo intendere chegli elea


menti nel luogo loro hanno la fiua peculiare
P y
uirth , iIche non confejjarebbe un V bilofopho,
pcrchcilfuoconellafua fpber a propria non
108 DIALOGO DELLjIMPRESE

cuoce ne abbrucia , ma folamente (juand*egli


e legato con h mijlura degli altri elementi ,
& per che hebbe heila appare nza di (juelle
(Juattro fjohere ,fu tollerata , &fatta m pitz
tura nelle handiere de trombetti.

Ne porto anchor a ilpredetto Signor e Mrn*


chefe una bella in materia amorofa cbeglifu
trouata da M. Antonio Epicuro, letterato
buomo nella accademia Napoltfana, laquale

Ju*l tempio di G iunone Lacinia , il ejualefoz


flenuto da Colonne haueua uno altare in mez
zo , colfuocoaccefo, cbepernejjun uento fi

fyengeua mai , anchor ch}il tempio fufi e Xot


gnintorno aperto pergli fbatij degYmtercoz
lonni uolendo dire a una Dama fua che longo

tempo egh haueua amata, i? doleuafi all’hoz


ra d!ej]ere abbandonata da lui, comellain
cio s ingannaua , isr doleuafi a torto di lui ,
per che ilfuoco dellamor fuo era cterno , i?
inefinguibile,come quello desaltare dei tem
piu di G iunone Lacinia , i? ferui per motto
lifcrittione d ejfo Tempio , chegiraua per il
DI MONS. GIOVIO 109

fregio dei architraue pojlo foprale colonne ,


IVNONI LACINIE DICATVM, &

quejld imprefa , hebbc bella prefenza,anchor


che hauejje bifogno di qualche letterato , che
dichiaraffe Fhiftoria a color che non Janno piu
che tanto .

Fu anchoraun poco ampuUofa l'imprefa


dei Signor Luigi Gonzaga chiamatoper la
Iraura Rodomonte ,llqualcil di che carlo
Quinto Imperator e fece Fentrata in M antoa,
porto una Joprauefle di rafo turchino , fatta

<t cjuadretti , 1 quali alternati, a. due,d duej'u


no moftraua uno Jcorpione ncamato , & Fala
tro un brcue che diceua . QVI VIVENS

LEDIT MORTE MEDETVR, ejfcndo

la proprietd dello fcorpione , di medicare il ue


leno quando egh e ammazzato, et pcflofopra

la piaga uolendo ,che sintendeffe , chyegli


haurebbe ammazzato chiprcfumajje d'ofa
fenderlo , nuakndofi dei danno delTcjfefa
con la morte dei nemteo .

H ebbene unaltra il medefimo Sig. Luigi


120 DIALOGO DELL'lMPRESE
d i Gonzaga cheju molto piu bella isr cio fu ,
che cffenXegh uenuto con foliati tmperiali,al

1’ajfalto di Roma ,fra la porta Aurelia jb* Id


fettimiandydoppo gia prcjo il borgo ii fan Pie
trOy per lar dire defoliati ii puella baniiera ,
Cr mifer obliment e faccheggiata Roma id
Tedcfchi,Spagnuoli et Italiam, ctiaiheriuaz

no alia parte Cefaredyi? gli diceua}ch'il fob


dato iebbe hauere per ifcopo la fama o buoz

na o trifla ch'ella fi fia , quafi dicendo che Id


prefa di R orna isr la rouina, anchor chefojfe
abomineuok aiognibuono I taliano penfaud
nondimeno che git iouejfe dare fama & ret
putatione , & per queflofe inuento fimprefa
dei tempto de viana Epbefia ,il quale effenz
do abbruciato da un huomo dfiierofo di faz

ma}nc curandofi cb' elldfuffepeffimafjr imz


piaperhauer diftrutto lapiubella cofa dei
mondo t glifufatto da Greci un difpetto che
non fi nominajfe mai il nome di lui come fcele
ratijfimo , & abomineuole J il motto fuo db
ceua .
DI MONS. GIOVIO. iri
ALTERVTRA CLARESCERE FA*

MA, ilqualc mottoghfu poi mejjo da mc} b*


fu prouato , & lodato da lui l? da altri, haz
ucndone ejjo pojlo unaltro che non ci partui
cofi uiuo , cio e , SIVE BONVM SIVE
MALVM FAMA EST.

N e feci anchorio una chaucua dei altiero


alsig. M archefc dei V ajlo anchorcbe fujfc

d'honeflo propofto , per che dicendo S. Signa


ria che gh erano molti nel campo fuoiquali
pcrgli circoh f iT negh alloggiamenti pres
funtucfamentc diceuano , il Signor Marchefe
potrcbbefare unagrojfa incamifciati,o unaf
falto d un forte, o comb attere d bandierc fpie
gate alia prima occafione ,o eftugnare iltal
cajlello , mofirando molto fapere y & molto
ardire conle parde , & taffando quafi ilea
pitano per ccjjante } dr egh diceua, che quez
ftitali quando iflauano ipericoli , i? bifot
gnaua che moflraJ?ero prodezza, ir menaf
fero le mani , taceuano b* non compariuano
al bifogno , quando ef?ofi trouaua con la ftaa
IU dialogo dell’jmprese
da in mano , ir per efprimere quejlofuo con
cetto io depinfi quello injlrumento mecdz
nico , ilqualc ha molti martelli ir una ruota,
chef a grande Jlrcpito,& Ji mette foprai
campanilial tempo dclle tenehre ne giorni
fanti , per dar fegno degli uffitijfacri in eam
ho dellc campane , lequah in quel tempo per
commune injlttuto a riucrenza della morte di
chrijjo non fuonanot in luogo defefup
phfce albifogno Io Jlrepito chef a quejlo tale
injlrumentof quale in ucritd ha una bizzarz
raprefenzaetilmottoJiiodice,CVM CRE
P1TAT, SONORA SILENT, cio e ([uan
do e tl uero bifogno , che il Signor M arche
fe fulminando con Varmi entra ne i perkoli ,
/i braui et le T ogbe lungbe de configlieri ca
glianodi timore, i? non refyondano I alie
hrauurefatte h parolc .
Non lafckrb di ragionarui dello Jlendarz
do dei Conte di S antafiore , Caualliero ardiz
to isrgenerofo , ilquale lo porto nella battaz
glta dellaSeruia , hr fu tutto feminato di

mele
DI MONS. CIOVIO xxj

mele cotognic , Usuale fu 1'antiche arme, dei


fuo ualorofjftmo Capit ano Sforza da C otia
gnola per linea dentta , arcauolo fuo , & tra
(puefle cotogne fcorreua un breue con <jiuejle
parole , FRAGRANTIA DVRANT,
hercvlea collecta MANV, uo
lendofignifcarecbele mele cotogne coite
da quel ualorcfffimo Capit ano durano aneboa
ra pittando buono odore , alludendo ad Hera

culeche fimilt frutti colfc negh horti dcla


k Fle flende ,il campo dello Jlendardo era
rofio , l? le mele d oro .
Vna bizzarra imprefa in alberogia per fxa

gnificare l’animo fuo , <pucl ualente Capitano


B orgognoneche feruiua Francef chiamato
Mons. De Gruerfratello delfamofo Antonio
Bafteio dettoftaili de Digeon y Efcndo ques

Jio Gruer innamorato d'una Dama alquanto


ruflica ir reflia, per hauere anebo un maria
to fimile a Ici , ma fopratutto auaro : nel
mcflrar defiderio di uolergli compiacere ygli
metteuano tagha di cofe difficiliter efyrimc
Q
H4 DIALOGO DELL’lMPRESE
r ecKera per far ogni cofain fodisfattionc
delfappetito loro y fece fare nella fopraufla
fua , tr nelle barde di tuttigh huomim Sar
me della fua compagnia , una femina faluatiz
capelofii fima dei tuttoeccetto cheneluifo 0
la cpualefi tiraua adietr&per lonafo con una
ccrda un B uffalo, & apprefiogli ueniua , un
huomo pur pelofo con ungran baflone uerde
broncoluto in mano fignficantc il marito delt
la Ddma^uafi cbz sforzafsc il bujfalo a cami
nare &ilmottofi legeua, MENATEMI
ET NON T EMETE yuolendo infer ire cbe
farebbe ito pacificamente doue cjfibauefset
rouoluto y per cbe perfiuadifgratia fi troua*
ua attaccato per lo nafofaceua quello animat
lacciounbcluederc accomp agnato da quelle
due figurae cie , ir fu comportata la forma
dellbuomo } efsendo piu tojto moflruofache
humana .

Fu ungran S ignore nofiro padrone int

namorato d'una Dama , laquale per propria


ncontinenza non fi contcntaua defauori dei
DI MONS. GIOVIO iif

nohhsfimo amante ,i^praticandole in ea*


Ja ungioume di nation plebea}ma per altro af
fai dtfpojlo dclla perjbna , i? nonlrutto di
uolto jfi ffittamente di lui sinuagbi , ch eia
Ia ( come fi dice^ne menaua fmanie per
ultimo indegndmsnte lo reputo degno deifuo
amore , uenne asfai toflo la cofa alforeccbie
dufuel Signor cforfe palefandofi per fe Jlefa
fa la donna , per gPinconJidcr at i , Lr poco ho
nejli modi fuoi , diche egli ejlremisfima a
mente fi fcandahzo , l? commandommi
(cfee ben commandarmi conogni fi curta pote

uo)ch'ioglifacejje unimprefa delPinfrafcrit


to tenore ,chy eghuer ament e fi teneuabea*
to , ejjendo nel fofjeffo di cotanto lene , md

dcccrtofi poi d’ ejjer fatto compagno di perfo


na fiuile ygli pireua cbe da unjommo bene,
fojje ridotto m eftrema miferia , & difyiace
re ,1 o fopra quejlo fuggettofeci depingergli
un carro T numfale , tirato da quattro cauab
" Q or Trium
h hanebi, et fopraui era unlmperat
{
phante , con unojchiauo negro dietrogli ckc
ii6 DIALOGO DELL*IMPRESE

fopra ilcapo ghteneua lal aure* ali' antica.


Romana , cjjendo lor cojlume per ammorzar
lafuperbia}et uanagloria delF Imperatore fii
fare anebor tnumfarfeco quello fchiauo r.ez
gro, era difopra il motto tolto da Giuuenale,
Cio e, SERVVS CVRRV PORTATVR
EODEM, uolendo dire ben cbio habbia il

fauore da quejla gentil donna , non mi aggrfc


da pero ,ejfcndomi commune con fi ignobile et
infimo feruofimprefa bebbe belliffima uifia
in pittura , etaquelgetiliffimo Signor e gran
demente fodisfecey\a fece poi fcolpire in una
meiagha &oro&-fu anebo tollerata tejfigie
dell buomo , da chi e fcropulofo compofitor
dcll imprefe , ejfendo in habito Jlraordinario.
DOM. Qjuefia certo mi piace}perche Xaz
nima dei uerfo di Giuuenale gli da la uitaMa
ditemi M onfignore i S ignori Cardinali coqua
h hauete fi lungamente praticato ,fogliono
eglmo portare imprefe ? GIO. Siueramen
te , quando e jfifon principi nobili , come fu il
Cardinale Afcanio 9il quale bauendo meffo
DI MONS. GIOVIO ii 7
cani Juo sforzoin conclaueper fare enare
Papa Federigo Eorgia , che fi chiamo Alefe
fandro S ejlo, non flette molto che negli effet
tx grandi Io trouo non folo ingrato 9 ma capb
talnemico , perche per opera dcldetto , t?
per i peruerfi difegni fuoifu fcacciato da Fra
cefi il D uca Lodouico da M ilano , l? fenza
punto intralafciare lodio , non reflo mai di
perfeguitar cafa Sforzefca , fin che non fua
ron traditi , (jiogliati dello flato , ir condota
ti prigioni in Francia y In quejlo propojitofe
ce fare M onfignore Afcanio per imprefa/Ea
clipfi delfolefi quale fifa per interpofitione,
della luna tracjfoir la terra9uolendo intena
der e che fi cornei/ Sole non riftlendeua foa
pra la terra per Ungiuria ir ingratitudine
detiaLuna, la quale da fenonhauendo luce
alcuna 3 tutta (juella che ha la riceue dal Sole ,
irnelEclipfila leuaal benefattorfiuo come
ingratifivna , cofiPapaAleJfandro Ihaueua
pagato d*un fommo beneficio riceuuto con
grandifiima ingratitudine } il motto diceua f
xi8 DIALOGO DELL*IMPRESE
TOTVM ADIMIT, QVO INGRATA
REFVLGET.
DOM. Certo ([ueflo Papa Alejfandrofu

un terribile b' pe/lifero tnojlro quaji per tui


ta la nobilta dy Italia ,fi come ho uiflo nella uo
/Ira hifloria , iT mi merauiglio manco di tan
ta ingratitudine uer/o Monfignor Afcariio}
che fu per ungran tempo Ihonor della corte
Romana , hauendo alcuni P api SucccJJori , a
lui feguite le medefimc pedate , il che chiaa
risjimamente appare difeorrendo fopra le ut
tc de Pontifici che fonuenuti poi .

GIO. L }inuentioncfu attribuit a d M.Bdr


tolomeo Salicefo ,nipote dei chiarisfimo iuz

rifcofulto bologncfe, cV 'erdlmbafciatore dcl


detto Cardinale dpprejjoil Duca Lodouico.
V50 il detto M onfignore innanzi il tempo deb
lefue roinet certe nuuole illuminate dalSole,

cjuafi informa di fare 1'arco baleno , come fi


uede fopra la porta di Santa Maria della con
folatione in Roma , ma per che ella e fenza ani

ma , ognuno l'interpreta a Juo modo , ir per


DI MONS. GICVIO

iiritio , ir per roucfcio.


Hy polito da Pjle Cardinale di Perrara
Zio dei me defimo che hui medefimonome,
hebbe per imprefa un Falcone t che foflcneua

congii artigli, i contrdpcji d'uno horologio }co


mefiuede depinto fu la porta dei palco delt
le Terme de Diocretiano, et non ut mijfe mot
topercheuoleua intendere , conio ftezzar
la parola dei Falcone , che faceua lefue cot
fe a tempo , ir uiene ad hauere queUa medet
f\ma menda il Falcone che ha i! diamante dei
la cafa de Medici,& oltra a quel Falcone por
to anchora per imprefa amcrofa un Camelo

inginocchiato caneo d’unagran fomatcon un


motto che diceua } NON SVEFRO MAS
DE LO QVE PVEDOfUolendo dire alia
Dama Jua , non mi date piugrauezza di tort
mento di quel che pojfo fopportare, cfendo la
natura dei Camelo che fontane ament e sint
china a terra per lajjarfi caricare, ir quando
fi fente addojjopefo a bafanza coi leuarft fit
gnifica non poterne fopportare piu.
1 10 D1AL0G0E DELL’lMPRES

Voppolamorte d' Afcdnio , irdelcarz


dindle S anGiorgio ,furono Juccesfiuamente

il cardinale Lodoutco d’Aragona ir Sigifi


mondo di Gonzaga , iquali penfendofr d'haucr
creato PapaLeone , lfuno chefu A ragona
porto una tauoletta lianca co un brcue che la
giraua a torno , dicendo , MELIOR FOR
TVNA NOTABIT , come fiucdein piu,
luoghi nella jdla della rocca di Nepi.
Et il Gonzaga porto un Crocodillo,con un
motto che diceua, CROCODILI LACRI

ME, parolc pajfate in prouerbio,per fignifi


care lafrmulatione di coloro , che hanno belle

apparenze d' Amore, b* neltintrinfeco han


no il ueleno dellodio di male effetto .
S onopoi jlati duo luminaria magna della
corte Romana fduegioueni Vun dietro d lalz
tro,Uy polito de M edici ,et Alcjfandro Parnet
fe9 & percht di quello kabbiamo narrato la
ra,
fud imprefa peculiare dello Inter omnes ,del
lajlelladi Venere in forma di Cometa, &
quella dellEchpft della Luna,narraremo hoz
DI MONS. GIOVIO. 121

raquelledel cardinale Farnefe chefono Jla


te tre, cio e un dardo chefenfce il B erzaglw* ^

con un mottogreco che diceua, B A A A’


O YTO Z che uoleua dire in fuo lina
guaggio che bifogna dare in carta , i? fu in
uentunedel PoetaMolza Mcdenefe ,ilqual
fu molto amato largamente benificatoco
fi dal prefato medici come da queflofarnefe.
L a fecondafu una che gh feci iofecondo
la richiefa fua, come f uedenelle fuperbe et
ricche pcrtiere de ricamo,Etfu dicendo S.Sia
gnoria R euerendifs, nei primi anni deifuo
Cardtnalato}che no era anchora rifoluto}quale

imprefa douejje portare, ir ch'io ne douefsi


trouar una>conforme a quanto me diceua}uoa
lendo dire che profyerandolo Dio,&r lafortu
na negh occulti defiderii fuoi, che alfuo tem
pogli pale farebbe con una chiara imprefa ,
E t wgli feci percio un cartiglio bianco , con
uno breue attorno che diceua , VOTIS
SVBSCRIBENT FATA SECVNs

DIS, P crche fi come ilmotto fugiudia


K
122 DIALOGO DELL’lMPRESE
cato al propofito , cofi la pittura ha bella appd
renza , fecondo che bauefepotufo uedereal
Mufeo,alla fala dedicata alia uirtu.
V Itimamente quando da P apa Yaolo III.
fu mandato Legato in hlemagna, coi fore de

Soldati dyltaliafin aiuto di carlo Quinto Imz


peratorefper domare laperuerfita de T edet
fchifatti ingran parte Luthcrani , et rebelli
alia M. Ce far ea , G lifeci per imprefailfub
mine Trlfulco, che e la uera arme di Gioue,

quando uuol cajltgare 1'arroganza , & poca


religione degh huomini , come fece al tempo
de Giganti , coi motto che diceua f HOC
VNO IVPPITER VLTOR , A fsimb
gliandolcfcommuniche alfulmine , il P apa
d Gioue .E tcofi come fi uede in buona parte ,
per quefti aiuti che nel principio dellaguerra
furono mdlto opportuni, carlo Quinto con fom
ma gloria riufcx uittoriofo tsr inuittifsimo.
H. Andrea Gritti ?roueditcre allaguera
rd de Signori Venetiani, fu di chiarifsima fa
ma dd principio allafin dellaguerra, & di&
DI MONS. GIOVIO Ji%

ro olto annifr percio merito per ilfuofrana

co udiore d’effer creato Principe, &Duge


della fuaPep. I nquel tempo che per fua uira

tufi ricupcro Padodjisr la difefe dall' impeto


di M afsmiliano Imperatore, che haueuafeco

tuite le nationi d’Europa ; Porto una mdgnaa


nima imprcfa,chcfu muentione di M . Giouan
ni Cotta, celebrat fsimo Poeta Vcroticfe , i?
fu il cielo coi ^odiaco £r fuoifegnifoflenuto

dalle (falle d* Atlante, come figuratio iPoeti,


che fla ingtnocchiato con la gamba finftra ,
cr conle mani abbraccia il cielo, con un brez

ue cheriefce fottouia , SVSTINET NEC


FATISCIT , Anchor cheeffo S ignore coa
me modeflo non loportaffe yin publico per
fuggir finuidia, benchegli piacejfe molto,ir
foffe ben lodato da ognuno . E t anchor che At
lante habbia forma humana, pur fi puo tollea
rare per effer cofafauolofa .

R
Non merita d'effer pajfata con filcntio la
3
S ignora Ifabella M archefana di M antoua,che
femprefu per lifuoi honorati coflumi,magrA
124 DIALOGO dell’imprese
fcetisfma , et in diuerfi tempt della uita fua
hebbc uary ajfronti difortuna , i quali gli dic

d*ro occafione difare piu d'un imprefa , ir


fra laltre accade che per Jouercbio amore}che
portauail fgliuolo fuo ilDuca F ederico ad
unagentildonna}allaquale egli uoltaua tutti
gh honori f Ipfauon ejfa rejio come degraa
data , isr pocofhmata, talmente che la deta
ta innamorata dei Duca caualcaua 'Uperbaz
mente accompagnata per la Citta, dalla tura

la de tutti gligentil huomini ch' erano fohti


accompagnarelei,et di forte ebeno rejlaroa
no infua compagnia,fe non uno o due nobili
ueeebi , che mai non la uolfero abbandonare
p lo quale affronto effa S ig. Marchefafece de
pingere nel fuo palazzo Suburbano ,chiam at o
porto ,et nella corte ueeebia, una bella imprefa

a quejlo propofto , che fu il candelabro fatto


in triangolo il quale ne diurni ojjity boggi di
sufa per le chiefe lafettmana Santa, nel qua
le candelabro, miHcriofament e ad uno ad uno
filcuanoilumida Sacerdoti, fin che unfolo
DI MONS, GIOVIO 12?
ui refla in cima , a fignificatione cbe il lume
dellafede no po perire in tutto, alia quale m H
co ilmotto ,<Lr io chefui gran Seruit ore della
detta S ignora ue laggiunfi i? e quefto , S VF
FICIT, VNVM IN TENEBRIS, allut
dendoaqueldi Vergilio , unum pro multis,
Porto fimilmete quejla nobihjjima Sig.per im
prefa un mazzo di polizzc bianchefe qualifi

traggono dall'urua della forte , uolgarmente


detta lottofuolendo fignificare,cbe haueua te
tato molti rimcdij,et tuttigh erano nufciti ua
mymapur alia fine reflo uittonofa contra
fuoi emuh, tornando nclla fua grandezza di
prima, & porto per imprefa il numero xxvij,
uolendo inferire,come \efette lequaiigli erat
no flate fatte contra ,er ano tutte reflate unite
et fuperate da lei ilqual motto anchor cbe bab
lia diquel uitio detto per innanzi,par nond.it
meno tollerabile in una donna,et cofigra S ig,

A/ fighuolo primogenito dei Sig.Marcbet


fedel Vaflo herede dei nome et dello flato dei
Marcbefe di ?efcara,nel qualefi uede cfpref
Ii6 dialogo dell’imprese
Jo fegno di chiara uirtii , per coYrere alia faz
ma ct gloria dei zio , et dei padre,ct altn fuoi
maggiori^ndando ejjo m S pagna a feruire lo
Re F ilippo,glifeci per imprefa ilgranjltpite

dei lauro della cafa d'Aualos,nel qualefi ueg


gono trocati alcuni piugroffi rami , ctfra ejji
fi uede nato un dritto , et gagliar do rampollo
ilquale crefcendo ua molto in alto?conurt
inotto che dice , TRIVMPHALI E STIPI
TE SVRGENS, ALTA PETlT,ef uien

tanto piu al propoftto 9 quanto che il Lauro e


dedicato a Tncmfi .

Non lafciero di contarui una cti iofeci I'an


no paffato al Sig.Andrea figliuolo de 1 E cceb
lentiJs.Sig.Don F errante Gonzagaj! quale co

megiouanetto d9indolejb * fperanza di fomz


mo ualore,bauedo ottcnufo la condctta a una
compagtiia di caualli 9 me ricerco dell impret
Ja per loJlendardo, et io alludendo a qutl di
Vergilio parma Inglorius Alba ,glifcci uno
fcudo^ouer brocchicr rotondo}col campo bian
co chaueua intorno un fregio fl quale haucua
DI MONS. CIOVIO. 127

denfro quattro picridi tondi in quattro canti J

legati infieme con quattrofefoni d’alloro9 ncl


primo uera il cruciolo dei oro ajfnato^del ma
gnammo S ig. M drchefe F racef :o coifuo mot
to,?rcbaJli me D omine, ilquale M drchefe fu
fuo auolo paterno , nel fecondo il monte ol ym
pot con raltrc dellafcde dei Duca F cdcrico

fuo Zio, Ne/ terzo quella dcll’ Auolo materno,


Andrea de Capua,Vuca di T hermoli , chy era
come difopra ho dctto,un mdzzo di partigiaa
ne da lanciare,colmotto che diceua, F ort ibus
non deerunt , Nel quarto era il Cartiglio dei
Sig.fuo padrefenza corpo,doe,nec fte , nec

metu, etgiraua per 1’eftremita nel capo bian


co dcllo fcudo intra Talloro un breue d*oro che
diceua, V JRTVTIS TROPHEa ,NOVE
NON DEGENER ADDET ,uolendodire,

ch’egli non traligncra da fuoi maggiori M ma


aggiungerd qualche fuagloriofa ct peculiare
imprefa}et quefta inuetionefece uago uedea
re nello f edar do coifuo honeflo et moderato

figmficato DOM. E1 pojfibile Mons, che quca


328 DIALOGO DELL’lMPRESE
fi uccchi Cdpitani,et principi non portajfero
qualche arguta imprefa i Par che quefi Signo
ri,et in fjpetie cjuegli di M ilano,per ungran te
po non fapeffero ufcire de Jempreuiux,di B ut
rdtti}Morf,Muraglie,Streglie,Scopette,et fit
mil trdme,con poca uiue^za de motti,etfor
fe troppo arrogante fignificato. GIO. E gli
e uero ma pure ce ne fono flati alcuni che han

no hauuto dei huono,ct dellf elegante, come fu


quclla di Galcazzo ^Vifconte,che edifico il ca
fello, ilparco, et ilponte di P auia,opra pari al
lagrandezza de R omani,eJfo porto il T izzot

ne affocato,con fecchie d' aequa attaccafe,uoz


Jendo dire che ejfo portaua taguerra,et la pa
ce,pokhe con faequa fi ftenge ilfuoco , uero
i che gli manco il motto .
Ma (puella dei Conte Nicola da capo laJfo,a
memoria de nojlripadrihehbe fuggetto &
anima, ilquale fando alJoldo, colgran D uca

Carlo di B orgogna,non fi curo d'acquifldrfc


ma,di notahl perfidia , p ucdicarfi d'una prt
uata miuria,et cio fu perche p un difyiacere
in una
DI MONS. GIOVIO 129
in und confultd di guerrd dei Ducd S ig.fuo
fouerchidmcnte colcrico rileuo unagrojjk cef
fatajaquale mdi non fi puote dimenticdresriz
jeruadoldnello fdcgnato petto}alla occafione
di poterld uendicare , et cofifecc dopo ungra
tepjjdlldgiorndtd di Nduji nelld quale arniz
so R endto Ducd di Lorena,che non dubitajfe

d’ajjaltdre il Ducd congii SuizzerLgche egli


con lefue genti d! arme non fifarebbe mojfo a,
dargli aiuto,ma fiftdrebbca uedere , irin

quel conferto refiofrdcafidto et morto 'il D uz


ca,et e (fo Conte C old addrizzo Idfua badiera
uerfo Fracia^ccofiandofi al Rc Duigt, ct por
to poi nella badiera fud figurato }ungrd pezz
zo di marmofiuna antiquitb rotto per mezzo
daUaforza Sun fico faluiticojl quale coi tem
po portd roinaficcadofi per lefiffure jhr cem
miffure con lenta uwleza, etfopra ui porta il
mottoftolto da Martiale,che diceua} INGEN
TIA MARMORA FINDIT CAPRIFJ^

CVS, etfureputatd quefia imprefa nonfolo


bella di uifia}ma molto effemplare a Frincipi ,
cbe non debbano per colera , uiUaneggiare 1
ijO DIALOGO DELL’lMPRESE
feruitor^masfimamete nobili ct iimportaza,.
DOM, Queflafu unagrduedettaymd igno
miniofa , et mi paruc quafifimilca queUadel
frete R inaldo da M odena Capellano fottoma
Jlro di cafa}ct alie uolte cameriero di chrifloz

faro E boraceuze, Cardinal d'lnghilferra y 11


quale bauedo riceuuto alcune uolte fopra l}in
giurie di parole di fiere bajlonate dal Cardu

nile }ch'era capricciofo etgagliardo di ceruel


lo,per uendicarfene crudelmente Yauueleno ,
et ammazzo; et confijjando poi il dehtto }fu
[quartato al tcmpo di Leone in Roma , bajla
che non debbegiocar di mano in nejfun cajo
con huomofattoyperche bjogna o amma^za
re o lafciarjlar di battere,percioche alia fine
ognbuomo offefo penfa alia uendctta per hoi
nor fuo.

GIO. Sona alcuni grandi cbe nelle imprea


fe foro ,feguono la conformita o dei nome o
delParmc loro }come fece ilgran Mattbia Cor
uino R e dWngariafi quale porto il coruo per
imprefa,uccello difiorzajngegno^t uiuacita
DI MONS. CIOVIO 1 31

il S ig.Qtoanm Schiepufeufe ,fatto Re d'Vr&


gberia}pcrfauore di Sohmano Sig.deTurcbi,

et per ajfettione d'alcum Baroni delRegno co


ronato in A Iba regale fejJo porto per imprefa
una Lupa con le poppe pie ne } chfu anebor a

l9armc dei padre}ma egli ui oggiunje ii motz


tocompojlo conconuencuole argutia dal Sig.
Stefano E rocancogra Cancellaro dei Regno
chtdkeua) SVA ALIENAQVE PIGNO
RA NVTRir, uolendo dire che riceucua

in gratia (puegh anebor a che gli erano Jlati


contraxi .

Io m*cra quajifcor dato di dirui una che ne


porto d Sig.Rrancefcomaria de la Roucre Du
ea d\rbmo}doppb che co leJue mani ammaz
zb il Cardinal dt Pauia in Rauema} per uent
dicare V important isjimeingiurie che da lui
haueua riceuuto;Etjfu un Leone rampanleji
color naturale in campo rojjbt con unjlocco in
mano , i? con un breue che diceua , N ON
DEE3T GENEROSO IN PECTORE

VIRTVS, irfu inuentatoa fimilitudine di


quello che porto P ompeoQcome narra
S Plutars
ij
rjl DIALOGO DELL’lMPRESE
cho)dal Conte B aldajfarc Cafliglionejl quale
interuenne coi DucaaUa morte dei deftoCar
Ainale, anchorchetl Duca non uoleffe fare
molta moflra di quefld imprefa , pcrfuggir
lodio ir linuidia de cardinali
ll Signor Stefino Colonna ualorofo Md
gnanimo Capitan Generale dei Duca C ofmo,
portando per imprefa la Sirena 9 antico Cimie
yo di caja Colonna^me richiefe alia domejltca
come compare cViogliera , ctiiogli uoleffefa
re un motto g appropriarfi g imprefa la deb
ta Sirena /ommune a fua cafafet cojx conforz
mandomi coifuogenerofo pcnfiero gli fecif

CONTEMNIT^ TVTA PROCELLAS,


uoledo dire ch'egli fpezzaua l}auucrfitafcome
confdatofi nel ualor fuo}ncl modo che quella
coi fuonuotare fupera ogni tempefla .
Feci anchora g rouefcio Suna medagha che
puo S eruire per ricami,et altre pitture alfEc
cell.Sig.DuchcJfa di F iorenza una P auona in
facciajaquale con tali alquanto alzate, cuoz
pre ifuoi pauoncini , ire alia dejlra, et tre ab
lafimJlrdjCon un motto che dice}CVM. P Vs
DI MONS. CICVIO rjj
DOR E LETA FOECVNDITAS, allua
dendo alia natura dcllucceUo /i! quale percio
e dedicato a GiunoneReina dei Cielc fecondo
foppenione de Gentili . DOM.
Ditemi Mons, poi che hauete numerato diz
Jcendendo dal Jommo al baffo, quafi tutti ifa
mofi principi et capit animet Card. ecci neffuri
altra forte ahuomni chabbia portato imprez
fe, GIO.ce ne fono}etfra labri alcuni lettea
rati a mtogiuditio della prima claffe , cioe M.
I acomo S anazaro, ilquale effendo fieramena
te innumerato }et Jlimando che cioglifuffe ho
nore) con allegare il B occaccio che Iodo Guido
caualcantijDante^tM.Cino da ?iJloia,femz
preinnamorati finoa leUrema ueccbiezza ,

Jlette fempre in afjoettatione d'effere ricoma


penfato in amore ,comegli auuenne}ct porto p
tmprefa uri urna piem di petruzze nere con
una fola biaca co un motto che diceua, E QVA
BIT NIGRAS CANDIDA SOLA DIES,
uolendo intendere }che quel giorno che fareb

befatto degno dell'amor della fua Dama hau


rebbe contrapefato quegli che in uita fua ha*
xj4 DIALOGO DELL’lMPRE$E
ucua seprenegri et difaueturati}et cjuejlo allu
data aitufianza degli anticbi i qualifiokuam
Jegnare ogriuno 1 1fucceffio delle giornate loz
ro buonc, etcattiuccon lepietruzze ncrcir
hache,chc alfine delF anno^nnoueradolefa
ccuano iIconto fieguendo quelle chegli auuan
zauanofe Fannogli era flato profferoo infe
hce . Quefla iprefafu bellaret domadandome
ne effio parere }g\i dij?i chUra belli ffima,maal
quanto preternafurale,pche Furne degli anti
chi foleuano ejjere%o di terra ,o di metallo
peio non [ipoteua figurare che dentro uifufia
fero molte negre } et una fola bianca per non
poter effere tr a (far ente.
Allhora egli urbamffiimamtnte riffofe}egli
i uero qucl che dite^ma a quel tepo, Fuma mia
fu di uetrogreffio per lo quale poteuano molto
bene tr affar er e det te pietruzze , & cofi con
gran rifiogittaffimo il motto , et Farguta rea
ffofla m nfa. Fece una bella imprcfaMLoa
douico Arioflof acendo il uafo delle pecchie al
lequalt F ingrato uiUanoglifa iljumo &r ama
mazza per cauare il mele et la cera , coi motto
DI MONS. CIOVIO xjf

difopra che diceua, PRO BONO MALVm,


uolcndoforfe che sintedeffe corncgli era fla
to mal tnttato di qualche fuo padrone , come
fi cilii diUe fue Sitire .
Erafmo Rhoterodamo,nato neltefirema \fi
la d^olandi^lfeta nojirafu fi ricco di doti
trim,et hebbc fifecondo ingegno}che auanzb
cgni iltro letterato,come fi \xede per linfiniz
tefuc opere ,perla quale authoriti di dctirii
tta porto per imprefa un termine ,defgmfictx
tc alqunto altiero uoledo inferire}che non ce
dcui i nefsu iltro fcrittore ,come anchc il Dio
termine ,non uolfe cedere i Giouc in Capita
ho come fcriuc Varrone ,et ilfuo motto che fu
queJlofVEL IOVI CEDERE NESCIT,
fu Erafmo amicijfimo di Thomajfo moro Im

glefe huomo di piri celebrita d'igegno,alqiil


domindado Erafmo cjuilfenteza gli parem
che ftejfe bene di met tere jopra la porti deb
lofudioofcrittoio fuo argutimente riftofc,
che u ifarebbe propriamete conuenuti 1 ima
gine ^Apsllef quale depingejfe,et meraub
ghadofi di cio Erafmo, replico il moro perche
356 DIALOGO DELL’lMPRESE
nocpoi che e fio Apelle difie , NVLLA DIES
SINE LINEA, ilqual precetto e da uol molto
lene ofieruatOjpoi che jzriuedofate Jlupire il
mondojelle uojlre innumerabili opre.
Porto anchora il dottifiimo M. A ndrea Ab
ciato}nouellametc pajjato a minior uita, il ca
durco di Mercurio }col corno dclla diuitia dei
la Capra Amalchca, uoledo figmficare che co
la copia delle dottrine et con lafacultd delle
luone lettere delle qualifi figura Mercurio
Padronefiaueua acquiflato degno premio ab
lefiuefatichc^a m uero qucjla bella imprefa
haueua hfogno Sun anima & frizzante .
DOM. E uoi Mons, che ualete quel che uale
te ,etfarete forfe ftimatopiu doppo morte
che hora^che con la morte uoJlra}eftmguez
reteVinuidia^tlauera gloria uiene a cbila
merita , doppo la morte , portafie mai nejjuna
imprefa,che halbia corpocPercioche ajjai haz
uete detto fifiopra delY anima^he uoi porta z
tefenza fiuggettodelF AT O PRVDENTIA
MINOR, come fi uede et nelle cafe uojlre }et

et nel M ufeo,in ogni ornameto dy apparato uo


DI MONS. CIOVIO. xj/

flrodicafa. CIO .
Certo io ho iefiderato molto trouarne ilfug

getto che habbia dei buono , ma non l9ho mai


trcuato anchor ch^io habbia conofciuto per
pruouajdiil motto e piu chcuerijjimo, i? per
chi pcnfa conogni dibgeza mondana trouarc
Jchcrmo allafortuna che uiene dal cielo , che
cofi uole intendere ilfato , che non e altro che
uolunta diuina Januale ha piuforza che Ia uir
tu ctfolertia humana et lingam molto J e ben
uero che inmiagmentu ejJenSio pre/o damo
re in P auia ,fui neceffitato per non far pega
gio apprendere un partito dannofo per fala
uar la uixtaji? uolendo moflrarc la necefsitd
che mi sforzo , fcci quel animale che in latia
no fi c hiama Fiber Ponticus, et Caftor in uul

gar ilquale perfuggire delle mani de caccia

tori ccnofcendo d'effer perfeguitato per cena


to de tefhcoli che hannomolta uirtu in mea
dicina,dafe flejfo non potendo fuggire fe
gli caua co denti &gU lafcia d cacciaton cot
me narra Ciuuenale . con un motio di fopra
DIALOGO DELL^IMPRESE
che diceua in Greco , AN A TK I
che uol dire necesjita alia quale fi come
fcriue Luciano ubedijcono gli huomini , iT
gli D ei:
vltimamenfe hofatto un iprefatd richiejla

di M.Camillo Giordamiurcconfulto dicend'e$


gli chejlaua nelf animo fuo ambiguo tetfofyc
fo di predere un certo partito }et che per nfol
uerfi uafrettaua parerent confulto daWoraa
colant cofifeci lajphmge de gli Egiptij che
fuole Uerpretaregli E nigmi et le cofe abftru
f 9,,col tempof ilquale e fignificato per un Ser;
pente che fe inghiotifce la coda}col motto che
dice 3 INCERTA ANIMI DECRETA
RESOLVET.

P ortone anchora al propofito Jitoil Cauab


lier B accio Bandinelli molto eccellente ftatua
rio Fioretino,il quale per fua uirtu^tjamofe
opere e riufcito}et nobile et ricco3 etgratifsb
m al principe jl Sig.Vuca C ofmojaquale im
prefa e unagroffa maffa difinifsimo criflallo
ilquale pede da una afyrifsima balza di Mon
DI MONS. GIOVIO 140

tagna }conunmotto che dice , EX GLACIE


CRISTALLVS EVASI, tefimonio della
fua molta modeflia}et pretiofa uirtu.E quefla
imprefa e inuentione di M. Ciulio Giouio mio
ccadiufore isr nepote .
H anne fimihnetefatta una per fe medeftmo
il detto mio nipote M.Giulio,con laquale sint
augura }accreftimento }come merita ilfuo leta
terato igegnofigurandoun alhero inejlato ccn
un motto Tedefcotche dice , VVAN GOT
V VIL, che uol dire quando Dio uorra queflo
mio nejlo apprcnd.tr a Lr fiorira. DOM.
Se non fojje prefuntione io ui dire iMons .
una clno hofatta per me,anchor che limprea
fe fi conuengono a perfone di maggior prega
gio^he non fono io} GlO.ef perche non ftan
no elleno bene a uoi-ditela pure ficuramente ,
che infino adhora ui ajfoluo da ogni biafimo di
prefuntione }che percio ne potejfe incorrere ,

DOM.Afsicurato dunq; dall’ authorita etfaa


T
uoruoflro , dico che nolendi io fgnificare un
y
mio concetto} affdx modejh hofatto quejla im
141 dialogo dell’imprese

prefa^t e che non potend’10 i/lare nella patria


mia ?iacenza}con (puella trarujuillitd , ct conz

tentezza d'animo cb’io uorreiymi ho eletto per


Jtconda patria cjuefia floridtfsimaFiorenza ,
cue io ftcro profyerare Jotto puejlo hberalcyet
giuditiofo P rmcipe,et cofi ho figurato un ah
hero dipefco cdrico defrutti , il (juale albero
non ha felicita nelfuo terreno natioypcr ejjer
uclenoJbf ma frapiantafo poi in terreno lontaz
no) etfertile prende felice mcglioramento con
unmotto che dice , TRANSLATA PRO2
FICIT ARBOS. CIO.

Q uefia uojlra iprefafiominichi mioyanchor


ehe fiaingegnofa et dijcreta mi difjoiaceper
due conti} DOM.D igratia M onsfiate ccnten
to dire percbeyGIO.funo e gcbefe ben mi ri
cordi ,ella e gia flata luentione di M. A ndrea
Alciatonrgli emblcmi ifuoifaltro pcrche non
conwcn molto d uoi,chegia non fete uoi piata
uelenofa}et tale che non hauefie potuto uolez
do far anchorfrutto nel uoflro natio terreno ,

fi chefe far et e d mio fennoyue ne pr ouederete


DI MONS, GIOVIO 142

Xunaltrd che piu ue fe confaccid, DOM. Or


fu dunq hauedo uoifatte tate iprefe ad altri

non tni uolete effer cortefe i'una delle uojlre


uiuiffme et argute, pche in ucritd ne anche io
tnifodisfaccio molto della mia dei pefcoC IO.
Si ueramenfe uogho et nogia p pagare coti fi
poca cofa lagranfatica che durate nel tradu
re le mie hijlorie. E faraforfe quejla piu conz
ueniente aWhonorato propofito uojlro per che

nel adoperarui uoi fato con 1'igegno nelle buo


ne letterCjUoi ui ajfomigliarete al uomero dei
aratro}il quale p il longo ufo diuenta lujlro et

forbito come fifuffe d'argento, et pero faret e


un uom ero con un motto che dice , LONGO
SPLENDESCIT , IN VSV, DOM.
Vcramete cVio mi affatico uolentieri,et fon
tuttauia,p cfercitarmi fin cheuiuo , co ffteran

za d''dcquiflar ejualche (flendov difama, et in


(juejlo almeno imiferb V.S.che coi continuo

Jludio s'efattd mortale h qaal cofa non fucet


de pero a molfi, E per che io non fon folo a fer
uirui } non uolete uoi fare anche unfauore a
i4j DIALOGO DELL’fMPRESB
M. Neri R apuccio da Volterra che cofi getib
mente trafcriue Je cofe uojlre et lo merita per
cio,et p lofuo gener ofoar dire ,il <fudk ha nuo
uamete ammazzato ilfuo nemicoflalqualc ha
ueua riccuutogli i e (piabile et grauiffima igiu
nafilOJo haueuagia penfato a queJlo,et ho
compiaciuto dicedogli che aggiuga l*arme fud
che e ungrifon negro i campo Xcrojin pugna
le m mano al dettogrifone}ct che ui metta que
Jlomotto,VEL CVM PERICVLO DEs
CVS TVERI, DOM.

H aurefte uoi Mons . da raccontarmi piu qual


cJjaltra bellaiprefa^che io non uorrcigia che
queJlafcHa cofi tojlofiniffe }GlQy er ament e
no me nc fouuienepm nejfunajaquale habbia
dei buow,ne uogho come iofono ufato didire,
guajlare la coda alfagianotaccozzado cornio
le con rubini } Elafne con ifmeraldi , et bcrilli
con Diamanti }e len ui deurebbono bajlar que

Jle ch'io ui ho raccotate}et douete anchohauer


compa Jfione allctd mia , nellaquale la memoz
na fuolpatir difetto ; anchor che fino ad hora
DI MCNS..GIOVIO, 144

h 'Dio gratia io non lofenta,DCMJo cono fio


Monfcbe uoi bauetefatto piu dei douerc}etfo
che chi uedrd in ferit (o ejuel cbe uoi di quefta
materia htueie ragionatofiira che ue ne fono

infinite d*altre belle }mauci potrctc fiujarui


et dirs come hauete detto nel libro dcgli Bloa
gij degli huominiftmofi in armefrefcamcnz
te publicato che fe pure fe ne fono tralafciate
cio non eflato colpa uoftraJ ma per difetto di
nonhauerritrouafo iretratti ingran parte

per cagione de chi non s}e curato di mandar z


ghal M ufeo , a iJuella bella compagnia di
tanti Reroi gia me capitato alie mani
uno romagnolo ilqualefi lamenta chcnegli
Hlogij non ha ritrouato il Caualier dolia Vol
peilqualfu figranualenthuomo , al feruitio
di S an Marco per honor dotalia, ma io l}ho co
folato dictndogli ctiio era certo il Sig.Cauaa
lier , non shaucuafatto ritrare per effere ah
quanto dforme di uolto}eJfendogli honorata a
mete flato cauato unocchio x battaglia/t che
gh harci procurato/icompef \ x quefio trattato
DIALOGO DELL’lMPRESE
delfimprefejo domdaiadiupfegh hauea por
fato alcuna imprefa come dtfs*egh non fi fa
che portaua uni braua uolpc) chc moflraua i
dcti nella bandicra con un motto che diceua,
SIMVL ASTVET DENTIBVS VTOR,
Volendo dire che non bifognaua fcherzar fta
coperchc fi farebbe difefo in tuttiimodi ,
GIO. I / Cduilicr fu ualente & uigilantc,
lynelhiflcmnojlra non paffa fenza lodey
perqucjlo il S enato Venetiam gh fece
doppo morte una bella flatui , di legno dora a
tain Santa Maria in Vinegia .

Io non uogia tacerni per l'ultima impre;


fadi Giouanni Chiuchiera klbanefe ychiaa
matoil Caualierfamofo fule guerr e , ilquat
le ne porto una faceta ir ridicolofa , a chi la
miraua , fimile alia predetta . P orto cojlui
nella fua bandiera per moflrare lar dita na
tura Jua ualorofa , nelfefercitio dei caual
leggieri un feroce Lupo chc haueua nellt
gambe una pecora prefa }&mezza\n fam
guinata nel collo, in attocon la tefia riuob
DI MONS. GIOVIO 146
ta addaetro , uerfo due grofsi cani di Vaflori
chc lofeguono per torgli la preda , de quali
due l uno piu uicino uoltaua anchegli la tefta
indtetro auedere fegli altri cani uemuano 1

foccorrerlo temcdo d'ajjaltare fuembil nemi


co. E t M.Giouan Antonio Mugettola ghfece
quejlo motto latino , PAVEN T OVES, TI
MENT CANES, INTREP1DVS MAa

NEO , diquejla imprefa molto Ji motteggxa


ua ct rideuajl Sig.Marchefe dei Vajlo, uegz
gendola fyiegatajmad dire iluero della bofjo
Ia de condottieri cenefonotanti che
ajfogarebbano ogru diligente
et laboriojofcrittorejlz

quale penfaffe di
uolerefera

marfi in ogni pajfo doue appari

fca qualckc ualore


prodezza difamo

fo foldato ,
I L FINE.
V

, A

'

r
V

« /

-
T A VOLA DELL’IMPREs
fe militari ir amorofe di M ens. ?aoa
lo Giouio Vefccuo^di N ucera.

car.4
(^OMB ilportare imprefe e ftato cofluz
me antico

Imprefa d’Amphiarao fecondo? indar 0 ca.$


Imprefa di Capaneo ca.$
Imprefa di P ohmee car.$
Imprefa de C imbri car.$
Imprefa di P ompeo Magno ca.$
Imprefa di Tito Vefafano ca.$
Imprefa d^Orlado Rinaldo,V>dnefe , Oliuiero9
S alamon dibrettagna ,ohuiero Afolfoir
G ano ca.6

Vfauano Vimprefe i laroni della tauola riton


da S Arfu glonofo Re dflnghilterra ca 6
llinfegne dellefamighe uenute in ufo a terna
po di F edenco B arbarofa car.6
Le conditioni uniuerfah che fi ricercano per
fare perfetta imprefa car8
che d hmprefa fi ricercano cxncgxe condi?
TAVOL A
tioni car.Z

Prima giujla proportione d'anima et di cora


po
i ca. 8
S eccmda che non J\a froppo ofcurd nc troppo
chara car.Z

T erza che Vhabbia bella wfla ccme diflelle,


Solifiuna, fuoco}<tc<]ua9arbori uerdeggiaa
ti, iflrumenti mecanici yanimali bizzarri,
uccelli fantafiichi car.Z
Quarta chc non babbia forma humana car.p
Quinta che 1}habbia il motto di linpua
o diuera
fa,dalldioma di chfa hmprtfa car.g
Jmprefa di C efare B orgia Vuca di Valentia
nois car. 9

Imprefa di D on Trancefco di Candia ca . 10


1 mprefa di carlo di B orbone car^i
1 mprefa della Signor a Ipolita F ioramonda
Uarchefana difcaldafole car.n
I mprefa di Giafon dcl Uayno ca.i%
1 mprefa dei VucaLorenzo de Medici ca. 13
I mprefa di R afaelc R uno Cardinale di San
Giorgio ca. 16
T A V O L A

I mprefa di Bafliano dei Mancino 16


I mprefa di P anmolena 17
I mpresa di M . Agojlino Porco di Pouia 17
I mpresa dei Cauaher Cafio Poeta Bolognez
se 18
I mpresa di Galeotto dolia Ponere Cardinale
di S an P ietro in Vincula 19
I mpresa di Cajlruccio C aflracani Signor di
Lucca 10
I mpresa dei Signer Principe di Salerno 20

Impresa d^ll'
Impresa Imperatore
deSianori Carlo Quinto
Caualieridel 22
ordine dei
T oson ir che importino ifocilt, lr i! uel
lo dei monfon 25
impresa di Carlo Duca di Borgogna 2$
Impresa di Lodouico xy Pve di F rancia 26
Impresa di Carlo Oftauo Re diPrancia 2 6
Impresa di P rancesco 1 Re diPrancia 27

Impresa d'Hernico 1 Re di F rancia 17


Impresa dei medefimo 28
Impresa dei Re Catholico 29
V
I mpresa delSg.Von D iego dtMendozzafif
ii)
T A V O L A

gliuolo dei Cardinale 50


Impresa dei Sig.Caualier P orres 31
I mpresa di D on Viego di Gusman 31
I mpresa dei Sig. Antonio da L eua 32

Impresa d'Alfonfo primo Red' Ar agona 33


I mprefa de Re F errante fuofiglkiolo 3 £

Imprefa d'Alfonfo 2 Re d'Ar agona 3?


I Mpresa de ReFerr andino suo figliuoh 36
I mpresa de Re Federico 37
I mpresa di Francesco Sforza D uca di Milaz
no 38
Impresa dei DucaGaleazzo suo fgliuolo 38

lmpresa dei Duca Lodouico Fratello dei prez


detfo 39
Impresa di Gio. Cardinale de Medici che fu
Rapa Leone 41
Impresa dei piu uecchio Cofimo de Mediciqz
Impresa dei? altro Cofimo de Medici 42
Impresa dei Magnifi.Lorenzo de Medici 43
Impresa dei Mag. p ietro de Medici 45
Impresa delPaltro Pietro de Medici 44
Impresa dei Mag.Giuliano de Medici 4?
T A V O L A

Imprefa di Papa demente 46

I mprefa d'uy polito Cardinale de Medici 47


Imprefa dei fopradetto Cardi. de Medici 48
Imprefa dei Buca Alefs. de Medici $1
I mprefa di Cofimo Buca di F icrenza
Imprefa dei medefmo fopradetto $$
Imprefa dei S ig. Virginio Vrfno $7
Imprefa dei C ente di Pitigliano $8
I mpresa dei Sig. Profuero Colonna 59
Imprefa dei Sig . F abritio Colonna 60
Imprefa dei medefmo fopradetto 61
Imprefa dcl Sig. M arcanfonio Colonna 61
Imprefa dei medefmo Jopradetto 65
Imprefa dei Signor Mutio Colonna 64
imprefa de Sig. Colomef uniuerfale a tutta
la cafa 66
I mprefe dei Sig. B artolomeo Aluiano 67
Imprefa dei medefmo Sig. Bartolomeo 69
Imprefa diPrancefco Gonzaga Sig. di Mana
tona 70
Imprefa dei Sig. Giouaniacomo Triuultio 71
Imprefa dei Buca di Perrara 71
T A V O L A

Imprefa di Pracefcomdria duca d'Vrbino


I mprtfa di Mons. Paolo G iouio 74
Imprefa delStg.Ottauiano F revofo 7£
I mprefa dei Sig.Gieroldmo Adorno 7 7
I mprefa de Signori Sinibaldo isr Qttobuono
F hjchi 79
Imprefa de medejimi Signori Fhfchi 2o
Imprefa dcl Signor Sinibaldo Phfchi 8>
Imprefa dei Sig . Giouanpaulo Baglione 85
Imprefa dcl Capifano Gicrolamo M attei Ro
mano 84

Imprefa dei Sig.Marchefc dei Vafo 86


Imprefa dei Sig. Confepietro Nauaro 88
Imprefa dei Sig. M archefe di P efcara 89
Imprefa di Mons.della Tramogha 90
Imprefa di Luigi de Lucimborgo 91

Imprefa di Carlo d’Ambrofia gran maeflro


ir signor di cbiamon 92
Imprefa dei Signor F rancefco Sanfeuerino
Conte diGaiazza 9?

Imprefa d'Acbrarjluardo M onfignor d*Ot


legni 9}
tavola
Imprefa dei Signor Luca di M alfi 97
Imprefa dei Signor Luca di T kermoli 93
Imprefa dei Signor Conte di M atalone 98
I mprefa dei Sig. Giouanbalifla cajlaldo 200
Imprefa della Signora V ittona Colonna M ar
chejana diPcf cara iqi
Imprefa della Signora D cuna Maria dArago
na Mar chejana dd Vafio 101
Imprefa di M onfgnor odetto di F ois 104
Imprefa dei Sig,ThcodcroTriuultio
mprefa dei Sig}Marchefe dei Vajla 3 06
Imprefa dclmedeJtmoSig.Marchefe 107
Imprefa dei S ig.Luigi Gonzaga iq)
I mprefa dei Sig.Marchefe dd Vajh 112
Imprefa dei Sig. Conte jantaripre 113
Imprefa di Mons.di Gruer 114
Imprefa dei Signore.U. « 6
Imprefa dei Car dmael Colonna x 8
Imprefa dei medefimo 119

Imprefa dei cardinale Hypohfo d'Ej1e i?9


Imprefa dei Cardinale d’Ar agona 120
Imprefa dei Cardinale di Gonzaga no
T A V O L A
Imprefa dei Cardinale Farnefe in
Imprefa dei medefmo Cardinale? arnefem
I mprefa dei medefmo 122
Imprefa dei Magnifico M .Andrea Griffmj
1mprefa della S igAfabeUa M arch fa di Manz
tcua i2$
1mprefa della medefima 12
Imprefa dei M archefe dei Vaflo 226
Imprefa dei Sig. DonAndrea Gonzaga 1 27
Imprefa dcl S ig. Don F racefeo Gorzaga 12 7
Imprefa dei Duca Federico 127

Imprefa dei Sig.Don F errant e 'Gonzaga 127


Imprefa dei Signor Galcazzo Vifconte 12S
Imprefa dei Conte Uicold da capo baffo 119
Imprefa di M attid Coruino Re d Vnghaz
na 150

Imprefa di GmanniScbiepufeufe Re d}Vnz


ghana i$r
Imprefa dei Duca d^rbino iji
Imprefa dei Signor Stefano Colonna 13 1
Imprefa della Sigt Duchejfa diFiorcnza 151
Imprefa di lacomo Sana^zaro 13J
TAVOLA

jmprefa di L odouico Ariojlo


Imprefa d'Zrafmo Rhothederamo 13$
Imprefa dei mcdemo Erdfmo 136
Jmpreja S Andrea Alciato 13 6
I mprefa di Mons, P dolo Giouio i$6
I mprefa di Cdmillo Giordani 139
Imprefa dei C duali er habeto Bandinclli J40
I mprefa di M.Giulio Giou io 140
Imprefa di Lodouico D omeniebi 141
Imprefa dei mede fimo Lodouico Lomemz
chi 142
Imprefa di N eri Rampuccio 143
Imprefa dcl Caualier della Volpc 144
Imprefa dei Caualier chiucchiera 14 6

I L FINE DELLA
TAVOLA,
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