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Meccanica Applicata 2 (E. Bombardieri)

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EnzoBombardieri

~,._ .

.ECCANICA
. ICA'I'A
.Ap ,
r.. là\ r<~';J
p· .. ·L.

. Cappelli Editore
Copyright © 1996 GEM s.r.l. / Nuova Casa Editrice Cappelli
via Parini 14, 40124 Bologna

Redazione di Valeria Bottelli


Copertina e progetto grafico di Sofia Accinelli

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento,


totale e parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono
riservati per tutti i Paesi.
L'editore potrà tuttavia concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre una porzione
non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inol-
trate all'Associazione Italiana per i Diritti, di Riproduzione delle Opere a Stampa
(AIDROS), via delle Erbe 2, 20121 Milano, telefono e fax 02/809506.

Prima edizione, febbraio 1996

Ristampe: 5 4 3 2 I O

Finito di stampare
nel 2000 1999 1998 1997 1996

Fotocomposizione M.G., Città di Castello (Perugia)


Babina,S, Lazzarodi Savena(Bologna)
Stampatopressola Tipografia
FèiiiM Resistenzadel materiali 3
1.1. Caratteristichedi sollecitazione 4
1.2. Ricerca delle caratteristichedi sollecitazionecon metodo anali-
tico (nelpiano) 9
1.2.1. Convenzioni di segno 9
1.2.2. Relazioni analitiche fra le azioni interne e i carichi esterni 27
Esercizio1.1. 30
Esercizio1.2. 38
Esercizio1.3. 42
Esercizio1.4. 50
Esercizio1.5. 55
· Esercizio1.6. 69
Esercizio1.7. 77
Esercizio1.B.· 81
Esercizio1.9. 87
Esercizio1.1O. IO1
Esercizio1.11. 102
Esercizio1.12. 112

~ F• 1ojj@@Lepg~ <;fiH_ooke.-Sollecitazioni semplici.


Cnten d1 resistenza 117
fìT.'"Generalità.Sforzo normale 117
+z.i.1.Calcolidi progetto e di verifica; 121
..i\,r INDICE

2.2. Recipienti cilindrici,aventipiccolo spessore,soggeiti a pressio-


ne interna 126
Esercizio2.1. 135
Esercizio2.2. 137
Esercizio2.3. 139
Esercizio2.4. 142
Esercizio2.5. 143
Esercizio2.6. 144
Esercizio2.7. 146
Esercizio2.8. 146
l:IJ, Flessione(retta) semplice 149
. 2.3.l. Equazione di stabilità a flessione semplice 164
2.3.2. Cenni sulla flessione deviata 164
2.3.3. Materiali aventi comportamento diverso a trazione e com-
pressione 167
Esercizio2.9. 169
Esercizio2.10. 171
Esercizio2.11. 172
Esercizio2.12. 174
Esercizio2.13. 175
Esercizio2.14. 177
Esercizio2.15. 181
Esercizio2.16. 184
i:,,,,..,Eserclzio
2.17. 187
~- Torsione 191
2.4.l. Torsione su travi a sezione non circolare 197
Esercizio2.18. 202
Esercizio2.19. 204
Esercizio2.20. 206
Esercizio2.21. 207
Esercizio2.22. 208
Esercizio2.23. 209
Esercizio2.24. 210
J::J;f,..
Sollecitazionedi flessione composta o taglio 212
2.5. l. Deformazioni 221
Esercizio2.25. 224
Esercizio2.26. 228
Esercizio2.27, 229
Esercizio2.28. 232

i3°i•iiAMi
Astecaricate d1 punta 235

3.1. Cennosulle travi caricatedi punta 235


3.2. Ricercò.del carico critico nelle aste a sezione costante 237
3.3. Gradodi sicurezza nelle aste caricatedi punta 250
3.4. Risultati sperimenta/idi Tetmàyer 252
.......... _.,_ ÌNDIGE
.. V
Esercizio3.1. 269
Esercizio3.2. 270
Esercizio3.3. 274
Esercizio~.4. 278

p ..,.ij@@iCriteri di resistenza 283


U Tensioninormaliprincipali.Massime tensioni tangenziali 284
4.2. Principipdi reciprocitàdelle tensionitangenziali 286
4.3. Tensionipiane. Circolodi Mohr 288
4.4. Legame sforzi-dèformazioni 294
4.5. Verifichedi resistenza 295
4,5.1. Criterio. cli Galileo-Rankine-Navier 296
4.5.2. Criterio di de Saint-Vériant-Grashof 297
4.5.3. Criterio di Guest-de Saint-Vénant e Tresca 299
4.5.4. Criterio di Beltrami 301
4.5.5. Criterio di Huber-Hencky-von Mises 303
4.5.6. Considerazioni'di Ros-Eichinger 305
4.5.7. Criterio di Mohr 306
4.6. Verificadi resistenzanel caso di sollecitazionicomposte 307
4.6.1. Teoria di Huber-Hencky 307
4.6.2. Teoria di Guest-Tresca 309
4. Teoria di Beltrami 309

-ièi @M Sollecitazioni composte


01
' .5.1. .Sforzo normalee momentoflettente
5.2. Torsionee taglio
311

312
320
5.3. Sforzo normalee torsione 322
5.4. Flessionee taglid 323
essionee torsione .325
Esercizio5.1. 331
Esercizio5.2. 334
Esercizio5.3. 336
Esercizio5.4. 338
Esercizio5.5. 341
··Esercizio5.6. 342
Esercizio5.7. 346
Esercizio5.8. 351
Esercizio5.9. 354
Esercizio5.1O. 356
Esercizio5.11. 362
Esercizio5.12. 366
Esercizio5.13. 370
Esercizio5.14. 377
VI INDICE.

pì@N Flessionesu solidi a sezione variabile 381

6.1. Solidi di uniforme resistenza 381


Esercizio6.1. 382
Esercizio6.2. 386
Esercizio6.3. 389
Esercizio6.4. 393
6.2. Le deformazioni delle travi inflesse 395
6.3. Cenni sulle travi vincolate iperstaticamente 409
6.4. Travi Gerber .426
Esercizio6.5. 429
Esercizio6.6. 430
Esercizio6.7. 432
Esercizio6.8. 433
Esercizio6.9. 436
Esercizio6.10. 437
Esercizio6.11. 438
Esercizio6.12. 440
Esercizio6.13. 442
Esercizio6.14. 443
Esercizio6.15. 444

19,i-ii@H
Sollecitazioni dinamiche 447

7.1. Generalità. Curve di Wohler 447


7.2. Diagramma di Smith 456
7.2.1. Diagramma di Smith semplificato 458
7.2.2. Diagramma di Smith per sollecitazioni semplici 462
7.3. Determinazione delle tensioni ammissibili a fatica per sforzi
semplici 463
1.4. Jrifluenze contemporanee degli effetti di forma, dimensionali
e fmitura superficiale 466
7.5. Valori dei coefficienti n e riassunto delle verifiche a fatica per
materiali ferrosi 468
Esercizio7.1. 476
Esercizio7.2. 478
7 .6. Sollecitazioni dinamiche 480
Esercizio
7.3. 485

&ffiiii=II Meccanica applicata alle macchine 488

8.1. Coppie cinematiche. Meccanismi 488


8.1.1. Coppie cinematiche 490
8.2. Curve polari. Profili coniugati. Curve cicliche 492
INDICE- VII
8.2.l. Moto di un corpo rigido 492
8.2.2. Centro di istantanea rotazione e curve polari 495
8.2.3. Curve cicliche 502

Mi@@§ Lavoro. Potenza. Rendimento 506

9.1. Forze agenti sulle macchine · 506


9.2. Lavoro motore. Lavoro resistente, utile e passivo 507
9.3. Bilancio energetico e rendimento 508
9.3.1. Rendimento di macchine composte 512
9.3.2. Rapporto di trasmissione 514

E§W½MTribologia e lubrificazione 516

10.1. Viscosità dei lubrificanti 516


10.2. Lubrificazione 518
10.2.l. Tipi di lubrificazione 520
10.3. Cenni alla trattazione della lubrificazione mediata idrodina-
mica piana 522
10.3.1. Meato ad altezza costante 522
10.3.2. Lubrificazione naturale con h variabile linearmente 524
10.4. Problemi pratici sulla lubrificazione 525
10.5. Altri tipi di lubrificazione 526
10.5.1. Idrodinamica per accostamento 526
10.5.2. Lubrificazione idrostatica 527
10.6. Lubrificazione del pemo-èr:iscinetto portante 528
10.6.1. Simboli 528
10.6.2. Modalità di funzionamento 529
10.6.3. Verifica al contatto diretto 529
10.6.4. Verifica al riscaldamento 530
1O.6.5. Verifiche pratiche corrispondenti 530
10.7. Lubrificazione del perno-cuscinetto spingente 531

533
In questo capitoi.o analizzeremo la capacità dei corpi a resistere sotto
l'azione di forze e momenti applicati dall'esterno. Questa resistenza è diret-
tamente collegata alle qualità del materiale e alla forma delle sezioni
nonché al valore delle aree delle sezioni ·stesse. In· questo capitolo,. pur
limitandoci allo studiò delle sollecitazionisemplici (schematizzate da de
Saint-Vénant 1), cerchiamo di esprimere formule e leggi che ci consentano
di assegnare a ogni organo meccanico le giuste dimensioni atfmché lo
stesso possa sopportare, in tutta sicurezza, le azioni a cui è sottoposto
senza rompersi, ma neppure subire deformazioni eccessive.
Rias~umendo:la resistenza dei materiali si occupa essenzialmentedella ricerca
della forma, delle dimensioni e del tipo di materiale con cui deve essere
eseguita la costruzione atfmché le sollecitazioniinternenei materialistessinon
superinoun certovaloreconsù:!erato come limite massimoammissibile.Il valore
limite ammissibile dipende dal tipo di materiale impiegato nella costruzione,
dalle condizioni fisiche (temperatura, finitura superficiale, ossidazione e/o
corrosione ecc.), dai trattamenti subiti, dalla natura dei carichi esterni
applicati '(fissio variabili nel tempo), dalla leggerezzae dalla durata richiesta.
Lo studio della resistenza dei materiali verrà effettuato considerando:

1. solidi omogenei, ovvero solidi che presentano le stesse caratteristiche


fisiche in tutti i punti;
2. solidi (o corpi) isotropi, ovvero quei corpi che presentano le stesse_
caratteristiche di elasticità in tutte le direzioni dello spazio.

1 Adhémar Barré de Safat-Vénant (1797-·l886), ingegnere francese che studiò la resistenza


dei materiali. '
4 1. RESISlENZADEI
MATERIALI

Un corpo solj.do mantiene una forma stabile per effetto delle forze interne
di coesione e oppone una resistenza alle deformazioni in esso indotte dalle
forze esterne. Quindi un corpo esercita due forme di resistenza: resistenza
alle deformazioni e resistenza alla rottura.

Prendiamo in esame un corpo 1e·cui dimensioni trasversali siano molto


minori rispetto alla dimensione longitudinale: un corpo siffatto prende il
nome di trave. L'asse geometrico di una trave è il luogo (geometrico) dei
baricentri delle sezioni rette e può avere forma qualsiasi; molto spesso
è·una retta. Esaminiamo la trave della figura 1.1 sulla quale sono state
messe in evidenza tutte le azioni esterne (forze e momenti attivi e forze
e momenti reattivi) che sollecitano.il corpo.

Figura 1.1.

Affinché la trave della figura 1.1 stia in equilibrio, statico, sotto l'azione
dei carichi esterni (ribadisco: attivi e reattivi) de\iono essere soddisfatte le
equazioni cardinali della Statica (come già visto), ovvero:
DI SOLLECITAZIONE5
1.1. CARATTERISTICHE

e nel nostro caso:

{ ~ + P~+F3 +F4 + Ps= o (A)


M1 +M 2 =0

A questo punto, soddisfatto il sistema A, il corpo è in equilibrio.


Supponiamo ora di dividere, idealmente, la trave in due parti (D e @
mediante una sezione, qualsiasi, di taglio S (Figura 1.2).

Figura 1.2.

Poiché nessuno ci garantisce che, prese isolatamente, le parti (D e @


stiano in equilibrio da sole sottò l'azione delle forze esterne, è lecito
ipotizzare che esistano forze che i due corpi si scambiano attraverso la
sezione di taglio S affinché il complesso (D + @ stia in equilibrio come
già imposto con il sistema @.
Queste azioni, ridotte al baricentro G della sezione di taglio, sono schema-
tizzate con:

R21 = risultante delle forze che il corpo @ esercita sul corpo (D;
R12 = risultante delle forze che il corpo (D esercita sul corpo @;
M21 = momento risultante che il corpo @ esercita sul corpo (D;
M 12 = momento risultante che il corpo (D esercita sul corpo @.

Per determinare l'entità di queste azioni interne imponiamo, separatamente,


6 1. RESISTENZA
DEIMATERIAU

l'equilibrio dei corpi CDe @. Ovvero:

equilibrio
corpo { ~ +F.:+ F3+ R21 = o (B)
CD M 1 +M 21 =0

equilibrio
corpo { F4 +P.:+R12 = o (C)
@ M2+ M12 = O
L'equilibrio dei corpi CD+ @ ci dà:

equilibrio
corpi (D)
CD+@

ma ricordando il sistema (A) il sistema (D) diventa:

ovvero:

(1)

Ciò significa che i vettori R ed .M sono esattamente uguali ma di verso


opposto; è, questa, una conferma del principio statico di azione e reazione.
A questa importante prima conclusione ne segue una seconda altrettanto
importante; ·dai sistemi (B) e (C) possiamo ricavare:

(B') {
~1 = - (~ + F2+ F3)_µ. (2)
M21 = -.Mi

(C') (2')
ù CARATTERISTICHE
bi SOLI.EC[fAZIONÉ
7
Ciò significa che il vettore R21 equivale al complesso di forze (con verso
opposto) agenti sul corpo CDe il vettore M21 equiyale al complesso di
momenti (con verso opposto) applicati al corpo (D; analogamente si ragio-
na per il corpo @ (sistema C). ·
Questa importantissima conclusione suggerisce, in sede operativa, di effet-
tuare la scelta del più semplice sistema di forze e momenti fra la parte CD
e @ poiché il risultato è esattamente uguale. Per studiare meglio l'entità di
queste azioni scomponiamo i due vettori secondo le classiche tre direzioni
spaziali x, y, z come viene evidenziato nella _figura 1.3a, b in cui l'asse
geometrico della trave è stato rettificato (per semplicità di comprensione
e di rappresentazione grafica).

z
(a)

./
,lM, Mh ~ M1z

X
r~ _...,..,,.=_M_,_,

M1zi ...................././
z
(b)

Figura 1.3.

A causii della scomposizione di questi due vettori (R ed M) si ottengono


forze e coppie che tendono a sollecitare ~ deformare la trave: ragion per
cui vengono definite caratteristiche;di sollecitazione.
-8 1. RESISTENZA,QB
MAlERIALI

Come si evince dalla figura 1.3:

- il vettore R si scompone in:

sforzo normale
(trazione e/o compressione)

R=> R,= T, sforzo di taglio


(lungo l'asse y)
sforzo di taglio
R,= 'f. (lungo l'asse z)

- il vettore M si scompone in:

momento torcente
JJ,. =M,
(nel piano yz)
- - momento flettente
M,=MIY
(nel piano xz)
- - momento flettente
M,=M 1,
(nel piano xy)

- lo sforzo normale _(N) alla sezione (S) produce allungamento delle fibre
della trave (se di trazione) o accorciamento (se di compressione);
- gli sforzi di taglio (T, e -'f.)
tendono a recidere il corpo nella sezione di
taglio S lungo l'asse y o z rispettivamente;
- il momento torcente (M,.= M,)tende a far <lisporre secondo tratti di
elica le fibre della trave provocando rotazioni nel piano yz;
- i momenti flettenti (MJy,M1 ,) tendono a incurvare la trave poiché
producono rotazioni nei piani (xz) è (xy) rispettivamente .

.Un caso particolare, e sarà trattato in questo capitolo, riveste la situazione


in cui la trave ha il suo asse geometrico (x nei disegni precedenti) contenu-
to in un piano e tutte le caratteristiche cli sollecitlcione. giacciono nello
stesso piano (x, yin questo caso). Allora le sei sollecitazioni nello spazio si
riducono a tre, precisamente:

N
{ T, nel piano x, y
~J•
..•.......... -····------~
SOLLECITAZIONE9
1.2. RICERCADELLECARATIERISTICHEDI

Per poter deterniinare le caratteristiche di sollecitazione dobbiamo indivi-


duare tutte le azioni esterne (attive e reattive) agenti sul corpo e, quindi,
calcolare ancora le reazioni vincolari (vedere Statica). ·
Analizziamo un caso molto ·semplice di una trave incernierata e appog-
giata agli estremi e sottoposta a un carico concentrato in mezzeria (Fi-
gura 1.4.alla pagina seguente).
Siano noti: la forza F, la lunghezza I della trave e l'angolo o:.
Per prima cosa si determinano le reazioni vincolari R,t,;, R,ty e R81 .
Al solito:

RA.,-F.= O
{ RA, - F, + R81 = O
. I
,.-, F---R 8 1=0
\QI '2 '

F, = Fcos11.
F,= Fsencx

Note le reazioni vincolari, ora possediamo tutti i valori dei carichi esterni
e possiamo iniziare la ricerca delle caratteristiche di sollecitazione; do-
vremo, cioè, esprimere N, T, ed M 1 , (siamo nel piano) in funzione
dell'ascissa x e seguire il loro andamento lungo l'asse geometrico della
trave per scoprire i loro valori massimi. A tale scopo dobbiamo stabilire le
convenzioni di segno per le caratteristiche di sollecitazione (denominate
anche azioni interne con ovvio significato).
Normalmente si identificano queste convenzioni di segno con un elemento
infinitesimo, longitudinale, di trave da riportate anche di fianco ai dia-
grammi delle suddette azioni interne (Figura 1.4c, d, e).

1.2.1. Convenzionidi segno

Normalmente viene considerato positivo lo sforzo normale N quando è


di trazione, positivo il taglio - T, quando provoca una rotazione oraria
.....
10 · 1. RESISTENZA-08
MAlERIAU

~,
A e

l/2 l/2
(a)

(b)
-
ii,!,:

RAy
A i,
e ix
B

Mfiuu = R,.,112= M.

Figura 1.4.

dell'elemento di trave, positivo il momento flefo:nte Mf quando tende le


fibre inferiori della trave (schematizzate con il simbolo grafico [- - - - -]
nellà figura 1.5): il diagramma del Mf va, in questo caso, disegnato
dalla parte delle fibre tese (come nella figura l.4e) considerandolo posi-
tivo quando è disegnato al di sotto della linea d'asse deUa trave.
Parte di Parte di
trave

T
_\ _____
_
Fibre tese

Figura 1.5.

Chiaramente i segni opposti sulle facce dell'elemento stanno a rappresenta-


re il principio statico di azione e reazione, valido in ogni caso. poiché se
dovessimo ricongiungere le parti evidenziate nella figura 1.5 tutte le azioni
interne si annullerebbero come è giusto ·che sia poiché all'esterno non si
· rileva nulla se non si effettua il taglio ideale della trave come già esposto
in precedenza.
Ritornando al nostro esercizio, per determinare le azioni interne dobbiamo
operare due sezioni ideali (a causa della presenza della P concentrata che
provoca discontinuità nei diagrammi dellè azioni interne stesse). Quindi:

1° caso

R_...
A 1 T" M s B
-----------~ G

Figura 1.6.

· Per determinare le azioni interne, in funzione d(lll'ascissa x, possiamo


imporre l'equilibrio del corpo (D o del corpo (i) indifferentemente (ricor-
.dare il principio di azione e reazione) ma conviene scegliere le condizioni
migli.ori e più semplici!
. ... -- .. .· ...
12 · 1. RESISTENZA
DEI.MAlERIAU

a) Equilibrioalla traslazioneorizzontaledel corpo (D:

R,i.x+ N I
= o=>N = - R,1.x

Ciò significa che il verso di N è opposto rispetto a quello riportato nella


figura 1.6 (ovvero risulta essere di compressionee non di trazione)e inoltre
non dipende dali'ascissa x (sino a x = ~) essendo di valore costante e pari
a -RAx·

b) Equilibrioalla traslazioneverticaledel corpo (D:

anche lo sforzo di taglio . non dipende dall'ascissa x (sino a x = ~)


essendo costante, positivo, di valore pari a RA,·

c) Equilibrioalla rotazione rispetto al polo' G (Figura 1.6), baricentrodella


sezione S di taglio, del corpo (D: '

RA,· x-M=O

quindi:

M(x) = RA,· x

Il momento flettente, contrariamente alle altre due caratteristiche di selle-·


citazione, dipende dall'ascissax·ed essendo RA, un valore costante l'equa-
zione precedente rappresenta una retta. :

Per x = O= M (O) = O

Per x =~=>.MG)=
RA,·~
1.2:RlèERCADEW:
CARATTERISTICHE 13,
DI SOLLECrTAZIONE

2° caso

1/2

R...,A

Figura 1.7.

Anche se il corpo (D sopporta, in. questo secondo caso, il maggior numero


di forze imponiamo il suo equilibrio per dimostrare che è indifferente
utilizzare (come più volte d~tto) l'una o l'altra parte della trave idealmente
sezionata.

a) Equilibrio alla traslazione orizzontale del corpo (D:

R_.x-Fx+N=O
N=Fx-RAx
ma:

quindi:

ovvero nel tratto compreso fra C e B (~ <x :,; 1)non esiste sforzo
normale.

b) Equilibrio alla traslazione verticaledel corpo (D:

R,ty -:--F, - T = O
T= R,ty-F,
. 14 .. 1. RESISTENZA
DEIMATERIALI.

ma:

quindi:

F, F1
T=·--F,= --= -R 81
2 2

Anche in questo secondo tratto di trave il taglio non dipende dall'ascissa


x ma è costante e di valore pari à - ·1 ovvero ha segno opposto
rispetto a quello disegnato nella figura l. 7.

c) Equilibrioalla rotazione, rispetto al polo G (Figura 1.7), del corpo (D:

l F, l
M(x)=R, AY
· x-F y
· x+F y · ·2
-=-· 2 x-F y
· x+F y · -=
2

Anche questa equazione, come nel primo caso, rappresenta una retta.

Per x= 2=- MG)= +F,i=RA,~

Per x = I =o- M(l) =O


I diagrammi che rispecchiano tutte le considerazio1l e· 1e equazioni ricavate
nei due casi sono riportati nella figura 1.4c, d, e.

~ Il segno ( +) posto all'interno del diagramma ·del M 1 (Figu-


I
. ra l..5c) non è tntiispensabile, poiché avendo stabi)ito che il diagramma di M 1 va
postodallapatte dellefibretesese lo stessoè disegnatoal di sottodellalinea
···-·>:··--:·:.:--,.-.,-.
. _-~.2. R1ceRCADàìfGARATIERISTICHE
01 sòLLECITAZloNE
·· 1°5
d'asse significa che sono tese le fibre inferiori, e viceversa se il diagramma
è disegnato al di sopra della linea d'asse.
Quindi negli esempi seguenti potranno essere, o meno, riportati i segni del
diagramma di M 1 per abituare lo studente a ragionare in maniera elastica
·e-non rigidamente «vincolata». Però i segni di N e T devono essere indicati
obbligatoriamente. Lasciamo allo studente il compito di giustificare il motivo.

A titolo di ulteriore esempio riportiamo, qualitativamente, i diagrammi per


due travi. Lasciamo allo studente verificare la correttezza delle linee che
rappresentano l'andamento dei diagrammi delle azioni interne e i valori
corrispondenti.

1=160mm

70 90 60

Mfc = 131250 N • mm
RA=1875N
lla=8125N

Figura1.8.
16 .1. RESISIENÌA
DEI.MATERIALI
.

l=lm
Trave a
mensola
A

lOOON=F
N•O NQN
-L.!J-

+ M8 =Mfauu=F· l= 1000N ·.m

Figura 1.9.

I diagrammi della figura 1.9 sono stati ottenuti studiando la trave come
è stato fatto nel primo esempio di questo. paragrafo. Cioè:

1. calcolo reazioni vincolari

---=-----·· ~-

M
Figura 1.1 Da.

l~l X
Ra,.=0
{ Ra,-F=O
-M+F· l=O
(non vi sono carichi orizzontali)
quindi:
RBx =Ò
{ Ra,=F
M=F· l

La trave da studiare è la seguente:

M=F·l

Figura 1.1 Ob.

2. Determinazione delle caratteristichedi sollecitazione.In questo caso lo


studio da effettuare è uno solamente poiché i carichi ·sono applicati alle
estremità e quindi non vi sono discontinuità all'interno della trave. Ci
serviremo, quindi, della trave di figura 1.1O sezionata idealmente in un
punto qualsiasi (Figura 1.11).

Unicocaso: 05.x 5.l

(l-x) X

F
M s M
N

T G
2
M=F·l 'i
. Figura 1.11.

a) Equilibrioalla traslazioneorizzontaledeicorpo (D:


18: ·1_,RESISIEN~DEIMAlERÌAI.!
b) Equilibrioalla traslazioneverticale del corpo (D:

taglio costante, positivo, lungo tutta la trave.

c) Equilibrio alla rotazione, rispetto al polo G della sezione di taglio S, del


corpo (D:

F·x+M=O

quindi:

M(X)"= -F· X

Il diagramma del M 1 (x) è una retta; il segno negativo anteposto a (F· x)


sta a indicare che il momento tende le fibre superiori della trave ed ha,
quindi, segno opposto a quanto stabilito nelle convenzioni di segno.
Il diagramma va dunque disegnato nella parte superiore alla linea d'asse
della trave come è illustrato nella corrispondente figura 1.9.
Vediamo ora un altro esempio nel quale, però, il carico non è concentrato
ma uniformementedistribuito(ricordare quanto detto a proposito del calco-
lo delle reazioni vincolari). Nella figura 1.12a viene evidenziata una trave
semplicemente appoggiata agli estremi, sottoposta al carico uniformemente
distribuito q (N/min).
Poiché non vi sono azioni orizzontali evitiamo di evidenziare nella figura
la: R.,.,. poiché è nulla. Inoltre per evidenti ragioni di simmetria le due
reazioni vincolari sono uguali e ciascuna è pari a metà del carico totale
Q = q· l, cioè:

Q l
R.t, = Rs, ==2 = q · 2

Anche in questo caso è sufficiente uno studio sofo per determinare


l'andamento dei diagrammi. delle azioni interne poiché non vi sono discon-
tinuità lungo l'asse geometrico della trave. Utilizzeremo, pertanto, la strut-
tura dellafigura1.13. ·
.... ··-· ' .. . .. ,
1..2. ~ICERCADELLE
CARATIERISTICHE . 19
DI SOLLECITAZIONE·

(a)

(b) .

TtD!T
(e)

(d)

Figura 1.12.

Flguiéi1.13.
20 · 1. RESIS'IENZA
PELM,<>,TERIAIJ
·
Esiste un unico caso: 05.x5.l

a) E]
come si può chiaramente dedurre analizzando la figura 1.13.
b) Equilibrio alla tra.stazioneverticaledel corpo (D. In questo caso si deve
tenere in considerazione la porzione di carico q che si distribuisce per una
quota x; possiamo a tale scopo concentrare nel baricentro del rettangolo
di base x e altezza q il carico q · x (Figura 1.13).
L'equazione cardinale di equilibrio diviene pertanto:

.RA,-q·x-T=O
quindi:

T(x) = RA, - q · x ' (3)

Con questo tipo di carico il taglio si distribuisce con legge lineare e non
è più costante come avevamo visto con ì carichi coni:entrati.

I
Per x = O=> T(O) = RA~= q 2

I
Per x = I => T(l) = RA, - ql = - q2 =- RB,

Il diagramma del taglio è rappresentato nella figura 1.12c.


Il taglio si annulla quan~o:

T(x) ==RA.,- q · x = O
l
q-.x =RA,= q2

quindi:
·1.2:
-RICERCACÌÈL.LE
Cì.RArÌÉRISTICHE
DIsou.ÉcrrÀzÌONE_
.21
c) Equilibrio alla rotazione, rispetto àl polo G,del corpo Q).
X
RA,. x - q · x. 1- M =o

ovvero:

l x2
M(x)=q-· x-q- (4)
2 2

Come si vede questa equazione rappresenta una parabola avente per coefficien-
te di x2 unvalore negativo. Ricordiamo brevemente le convenzioni di segno
riferite alle equazioni matematiche del 2° ordine (parabole in particolare).

- Equazione parabola: y = ax 2 + bx + e
- Rappresentazione analitica sul piano (x, y).

y y

CD
V sea> O
X X

- Rappresentazione analitica sul piano Mf(x), x (nostri casi).

-X X

a) @

u
sea> O sea<O

y
r\
MJl•J
y
MJl•J
22 1. RESISTENZA
DEIMAlERIALI

Normalmente il caso più frequente, per la nostra trattazione, è il n. @.


Per l'esempio in questione ricadiamo proprio nel caso n. @ essendo il
coefficiente (a) dell'equazione (4) negativo. Il diagramma corrispondente
è illustrato nella fi~ra 1.12d.

I. Per x = O=>M(O)
=O
2. Per x=·l=M(l)=O

3. Per x=l=M(l)=M, =·qll_i!:..=q!:..= Q{


2 2 .... 22 24 8 8

Altro esempio significativo risulta essere quello della figura 1.13: trave ap-
poggiata agli estremi (carrello-cerniera) con un carico linearmentedistribuito.
Sulla base di quanto visto a proposito del calcolo delle reazioni vincolarì
nella Statica dobbiamo considerare il carico conie se fosse concentrato nel
baricentro del triangolo (questa semplificazionevale solo ai fini del calcolo
delle reazioni vincolari).
Il carico Q.(Figura 1.13)ha modulo pari all'area del triangolo stesso, quindi:

l l
Q =qa-=q-(N)
2 2

a) Calcolodelle reazioni vincolari

1~ ;;e

2 I 1 l l
R,t = Q-RB = Q-3Q =3Q =3q2= q6
2 · 2 l l
RB= 3Q = 3Jj = q3

Note le reazioni vincolari passiamo allo studio delle caratteristiche di


·sollecitazione.
. 1.2. RICERCADEI.LE DI SOllECITAZIONE 23·
CARATTERISTICHE

qb = qm,. (Nlmm)

(a)

(213)1

(b) RA Q RB

Xc=zt/3

TtG!T
(e)

Flgurci 1.i4,
24 .1. RESISTENZA
D8 MATERIA!.!

Unico caso: 05ax5al

(q,· x/2)

Figura 1.15.

b)

non essendoci alcun carico esterno orizzontale.

c) Equilibrio.alla traslazione verticale del corpo (D. È molto più agevole


studiare il corpo (D che non il corpo Q)!

In questa equazione compare un carico equivalente al triangolo rettangolo


avente per base x e per altezza qx che non conosciamo.
Allora possiamo impostare una similitudine fra il triangolo suddetto e il
triangolo rettangolo grande avente per base / e per altezza q8 entrambi
noti. Quindi:

(5)
···- 'l'.z'.'
R1èi:iicxDE:LLE-
CARAìrER1snc:HE'
[)ISOl.LECrrAZ1pt:Jr-
:25
Utilizzando questa espressione l'equazione del taglio T(x) diviene:

l x2
T(x) =q--q- (6)
6 2l

equazione, la (6), cai:atteristica di una parabola del secondo ordine la cui


rappresentazione grafica è evidenziata nella figura 1.14c.

l
Per X = o=> T(O) = q- = RA
6
l [7 l
Per x = l =>T(l) = q-- q- = - q-= -Rs
6 2,J' 3

Il taglio si annulla quando:

l x2
T(x) = q- - q- = O
6 2/
ovvero:

Chiaramente le due soluzioni sono entrambe valide dal punto di vista


·_ · matematico (si tratta di una equazione del secondo ordine che ammette
· d_uesoluzioni), ma la seconda non è accettabile dal punto di vista fisico
poiché questa quota si troverebbe a sinistra del punto A (quindi fuori
dalla trave), come viene evidenziat? nella figura 1.14c.
.26 1. RESISTENZA
DEIMATERIALI
··

d) Equilibrio alla rotazione, rispetto al polo G, del corpo G):

tenendo conto dell'equazione (5) e della espressione di R,. otteniamo:

l X X X
M(x) = q-· x-q-· -· -
6 l 2 3

l x3
M(x)=q-· x-q- (7)
6 61

Equazione; la (7), che rappresenta una parabola cubica la cui rappresenta-


zione grafica è evidenziata nella figura 1.14d.

Per, x = O=>M(O) = O
12 /3
Per x = l =>M(l) = q- - q- = O
6 61

Il punto della çurva che presenta una tangente parallela all'asse geometrico
della trave (e individua in questo caso anche il valore del M 1 m.)s_iottiene.
per: '

Se volessimo, l:ldesempio, utilizzare i seguenti valori:

q=q 8 =20N/=
l = 2 m = 2000 mm
otterremmo:

/ 2000 mm.
x0 = r.;·= r.; = 1154,7 mm
v3 -..;3 ·
1.2.RICERCA
DELLE 1)1
~trÈRISTICHÉ .27.,
SOU.ECÌTAZJONE
e:

M 1 ..., {f
== 20 N/mm.· (2000 mm)2 = 5,132· 106 N- mm

Al solito i diagrammi delle azioni interne definite dalle equazioni (6) e (7)
sono rappresentati nella figura 1.14c, d.

1.2.2. Relazionianalitichefra le azioni internee i carichi esterni

Per quanto riguarda le relazioni esistenti fra carico applicato alla trave,
azione di taglio e azione flettente analizziamo la figura 1.16.

. I .

Figura 1.16.

Isoliamo, ora, dalla trave un elemento della stessa avente lunghezza infini-
tesima dx e siano C e D le sue sezioni di taglio (Figura 1.17).

MD

(Jù11m11}f
H

Figura 1.17.
28 1. RESISTENZADB
MA~ÌÀLi

Nella figura Ll 7 abbiamo messo in evidenza le azioni scambiate tra


l'elemento e le due parti di trave attraverso le sezioni di taglio Ce D (ri-
cordare il principio statico di azione e reazione studiato in Statica nel
volume primo).
Per comodità di studio riportiamo in figura 1.18 il particolare H dell'ele-
mento in scala ingrandita.

Figura 1.18.

Per l'elemento di figura 1.18 imponiamo gli equilibri alla traslazione, in


direzione verticale, e alla rotazione rispetto al polo D.

a) Equilibrio alla traslazione verticale:

(8}.

Ma:
Tc=T
e:

TD =Te+ dT= T+dT (9)

Di conseguenza la relazione (8) diviene:

T=qdx-T--dT=O
ovvero:

-qdx=dT
1.2. RICERCAD8.LECARATIERISTIQ-IE
DI soi.tic!TIIZIONE. 2cx
quindi:

~ (10)'
~
Qò significa che la derivata prima del taglio rispetto all'ascissa x della trave
è uguale all'ordinata del carico uniformemente distribuito (q) cambiata di
segno. Qò significa, ad esempio, che se il carico uniformemente distribuito
è nullo (q = O) il taglio si mantiene costante nei fratti di trave compresi fra
un carico concentrato e l'altro. Ovvero, in ultima analisi, se q ==costante il
taglio ha un andamento lineare funzione dell'ascissa x, se q ha un andamen-
to lineare il taglio viene espresso da una equazione dei secondo ordine ecc.
Quanto appena detto è già stato messo in evidenza in precedenza.

b) Equilibrio alla rptazione, dell'elemento di trave, rispetto al polo D (Figu-


ra 1.18):
•.:'.

. dx
Mc+ T· dx~qdx--MD=O (11)
2
Ma:
Mc=M
-e:
M 0 =.Mc+ dM = M + dM (12)

Di conseguenza la relazione (11) diviene:

. dx2
M+ T· dx-q--M-dM=O
2

.•\. -trascurando l'infinitesimo del secondo ordine ( q ~ ~O)


l'equazione pre-
cedente diviene:
Tdx-dM=O
ovvero:
dM= Tdx

(13)
30 1. RESISIENZA
DEI
MAlERÌÀIJ

Ciò significa che la derivata prima del momento flettente rispetto


all'ascissa x non è altro che lo sforzo di taglio T. Analogamente a quanto
detto a proposito dall'equazione (10) se il taglio è nullo il momento
flettente è costante, se il taglio è costante il momento flettente ha una
equazione lineare (è una retta), se il taglio ha equazione lineare il momen-
to varia, lungo l'asse x· della trave, con legge parabolica del secondo
ordine, e così via ...
L'equazione (13) (anche là IO in verità) ha un significato molto particolare
poiché in questo caso il taglio altro non rappresenta che il coefficiente
angolare della retta tangente alla curva del momento flettente in un punto
considerato, ovvero in corrispondenza di un valore x scelto a piacere o per
una particolare motivazione. Quanto appena spiegato è, in effetti, gÌà stato
illustrato precedentemente negli esempi svolti ma il significato geometrico
della equazione (13) verrà ulteriormente affrontato e illustrato negli eserci-
zi successivi.
Da un punto di vista strettamente grafico si può ricavare il valore del
carico q (cambiato di segno) derivando graficamente il diagramma del
taglio (formula 10), ovvero dalla formula (13) ricavare il diagramma del
tagliò derivando, sempre graficamente, l'andamento del diagramma del
momento flettente.

Eserciiio1.1.
Eseguire lo studio dei diagrammi delle azioni interne nella trave sim-
metrica e uniformemente caricata, avente le estremità a sbalzo (Figura
1.19). . .

L :-'i

llllll
l'lgurci1.19_.
ESERCIZI
. 31

(a)
A

L/2

(b)
TtG!T

(è)

Figura 1.20.

Per la simmetria della struttura le reazioni vincolari sono uguali e ciascuna


pari a metà del carico complessivo Q = rj · L, ovvero:

Q L
Ra= Re=-=q-
2 2

Il momento flettente sugli appoggi (B e C) vale:

e tende le fibre superiori della trave (Figura 1.20c, linee tratteggiate).


/'. titolo di esempio studiamo le equazioni che esprimono le azioni interne.
32 1.,RESISTENZA
DEIMATERIALI
..

nel tratto compreso fra i due appoggi Be C (Figura 1.21).

Studio per: li :;; x :i;; (li + l)

a) E] (14)

Figura 1.21.

b) Equazione del taglio T(x):

- q· X + RB- T=o

L
T(x) =- q· x + Ra = '- q · x + q-
2
(15)

Se applichiamo all'equazione (15) la relazione (10) otteniamo:

dT(x)
--=-q·l+O·
dx

ovvero la derivata prima del taglio rispetto all'ascissa x coincide con il


valore del carico uniformemente distribuito (a:vente, però, segno opposto)
(c.v.d.).
La relazione (15) rappresenta l'equazione di una retta:

per x. = li=>· T(li) = q-2 -L qli = q (L


- - li )
2
/

t ESERCIZI.33 ;,
L
per x = (li + [) ~ T(li + l) = q 2 - q(li + [) =
L L
·;;·_ .. ___··__ ··_.__ . = q2 - q(L- li)= q 2 - qL + qli =

= - q~ + qli = - q(~
- li)

Il taglio si annulla quando:


L
T(x) = q- - (J• x = O~
2

.~~,.,-
.2 1,-~
I 2

. c) Equazione del momento flettente M(x):

X
- q· x · -
2
+ R8 (x - li) - M =O
x2 L.
M(x) = - q- + q-(x - li)
2 2

x2 L L· li
M(x) =- q-+ q-'-·· x-q-- (16)
2 2 2

Verifichiamo se effettivamente la derivata prima del M(x) rispetto a x for-


nisce l'equazione del taglio.
A tal proposito:

dM(x)=.._i.2x+q~- l-O
dx 2 2 ·
dM(x) L
~=-q·x+q2 (17)

. la quale altro non è che l'equazione del taglio (15) (c.v.d.).


Si verifica, quindi, l'esattezza della .relazione (13).
L'equazione (16) rappresenta una parabola.
34 1. RESISTENZA
DEIl'M'TERIALI

Il punto, o i punti, che ammettono una tangente parallela all'asse geome-


trico della trave si determinano imponendo che il coeffièiente angolare
della retta tangente, appunto, sia nullo, ovvero annullando l'equazione
(17) che, in ultima analisi, è l'equazione del taglio (15). Quindi:

dM(x) L
~-= T(x)= -q· x+q 2 =0
ovvero:

x = -L2 (risultato già ricavato precedentemente)

Il momento flettente in mezzeria della trave ( x = i) vale pertanto:

L'equazione (16) si può anche scrivere sotto questa altra forma

(con l =L;)
1

x .
M(x)= -q-+q-x-q-
2

2
L
2
L(L°-1)
--
2 2
(18)

Il momento flettente si può annullare in mezzeria della trave se:


poiché:.

L-1 (L-1)
/1 =-2-=>L=4 -2-

L = 2L- 2/=>2/ = 2/ = 2L- L

u~L=[
,~i I

A questo risultato si può giungere anche cercando l'intersezione della·


parabola (equazione 16) con l'asse delle x. Ovvero:

. x L L·4
M(x) = -q 2 + q 2 x-q- 2-= O

-x2+L·x-L,l 1 =0

Moltiplichiamo entrambi i membri dell'equazione per (-' 1):

x 2 -L·x+L·l 1 =0

_Sipossono ora verificare tre casi.

I. Radici reali e coincidenti

ovvero se:
L 2 .:...4L·l 1 =0
L(L-4/ 1)=0

a) L = O (non ha significato)
b) L-4l 1 =0=>L=4l 1
36 . 1, RESISTENZA
DEI.MAlERIALI

ovvero:

1,~~
I
e:

(cv.d.)

Questo significa che la parabola è tangente all'asse delle x in corrisponden-


za della mezzeria della trave. Il diagramma del momento flettente è rap-
presentato nella seguente figura l.22.

l = 1.12

Figura 1.22.

2. Radici reali e distinte

Se i\> O
ovvero se:
L 2 -4Ll, >O
L(L- 4/1) > O=>

a) L > O (!)
L
b) L>41 1 =>/ 1 < 4
Quindi se:
(L-1) L L
-- < - =>(L - I)< -
2 4 2
L
ovvero: L--<l
.2
in definitiva per:

Questo caso presenta un diagramma del momento flettente uguale a quello


evidenziato nella figura 1.20c.

3. Ràd1cicomplessee coniugate

Se A <0
ovvero se:
L2-4L· 11 <0
L(L-4/ 1) <O
a) L < O (non ha significato!)
L
b) L<4l 1 =>11 > 4
ovvero se:

Qò significa ·che la parabola non interseca l'asse delle x in alcun punto (reale)
della trave. Il diagramma del momento flettente (M 1) risulta (Figura 1.23):

M(D)M
A.,,,_.,.._,.B.., ___ E,.._.__._..,C ___ ~D

l <li2

FlgllJ'CI
1.23.
38 DB MAlERIALi
1_.RESISIENZA

Esercizio1.2.
Eseguire lo studio dei diagrammi delle azioni interne nella trave isostatica
e non labile di figura 1.24, caricata in maniera uniforme da q = 600 N/m
e soggetta a una coppia concentrata in mezzeria e pari a (q· 12 ). Assumere
per / il valore di 3 m.

q•(
q (600N/m)

Figura 1.24.

Al solito per procedere alla determinazione delle azioni interne dobbiamo


calcolare le reazioni vincolari dell'incastro A. A tal proposito utilizziamo
la figura 1.25a.

R,.=q·l
{ z2 z2
w,.= q/2 - q-
2
= q-
2
Ponendo, ad esempio:

q = 600 N/m e /= 3m

otteniamo:
R,. = 600.N/m· 3 m = 1800 N
{
9 m2
W,. = 600 N/m· - 2 - = 2700 N- m
ESERCIZI·39 ·

TiG!T

Figuta 1.25.

Poiché i risultati delle reazioni vincolari sono positivi è corretto il verso


delle stesse ipotizzato inizialmente e riportato in figura 1.25a.
Non vi sono reazioni vincolari orizzontali poiché non esistono carichi
esterni aventi questa retta d'azione.
Note le reazioni vincolari passiamo allo studio dei diagrammi delle azioni
interne. Iniziamo con l'azione di taglio considerando, a tal proposito, la
figura 1.26. ·
Poiché non vi sono forze concentrate lungo l'asse della trave (solo in
A ove c'è il vincolo) possiamo eseguire uno studio solo per:

I. 0s;.xs;.l==-T-q·x=0 (corpoH)

quindi:

T(x) = q · x = 600· x (19)

equazione di una retta.


'40 , 1. RESl~ZÀDEÌMATERIÀU., ,·

.........
__
··················-························
X

1/).

Figura 1.26.

a) per x = O=- T(O) = O


b) per x = l=> T(l) = q· l =RA= 1800 N

La rappresentazione grafica dell'equazione del taglio è evidenziata in figu-


ra 1.25b. Per quanto riguarda lo studio del momento flettente dobbiamo
considerare due «tagli ideali» della trave a causa della presenza, in mezz.ç.
ria dell'asta, della coppia concentrata pari a q/2. A tal proposito utilizzia.
mo, per il primo studio, la figura 1.27.

.......
·----- .
··············•······•·············•

"
1/).

Figura 1.27.

1. Os, x·s, l/2 (corpo H)


X
q· X· -+M=O
2
r· ESERCIZI 41
Quindi:

x2
M(x)= -q-= -300x2 (20)
2

equazione, la (20), che rappresenta una parabola avente vertice in


C (x = O).

a) pet x = 0=>M(0) = O
. l ([) (l/2) 2 [2
b) pe( X=2=>M 2 = -q-2-= -qs= = -675N• m

l .
2. 2 :s;x :s;l (corpo K di figura1.28)
)

X
q · X. - -
2
ql
2
+M = o
quindi:

M(x) = ql2 - x 2)
q2x2 = q ( z2 - 2 (21)

Anche l'equazione (21) rappresenta, ovviamente, una parabola.

W,-A-,-,--r-T--.-,,-,.., (:=--;-~"---~)
··-········---------~----············-····-·
Vl

l .

Figura 1.28.
42 .1. RESISTENZA
D8. MATERIAU

b) per x= l==>M(l)= q 12 ( /2)


2
--
1
= q-=
2
2
2700 N· m= WA
·

Il diagramma, completo, del momento flettente è rappresentato nella figu-


ra 1.25c.

Esercizio1.3.
Data la struttura, piana, rappresentata in figura 1.29 (ricordare l'esercizio
8.3 a p. 318 nel 1° volume, Stàtica), conformata come un arco a tre cernie-
re non allii:teate, tracciare. i diagrammi delle azioni interne (N, T, M 1)
evidenziandone i valori massimi, minimi e quent significativi per ciascuna
asta.

q=SOON/m
l=4m

Figura 1.29.

Al solito ripetiamo il calcolo delle reazioni vincolari già calcolate nel 1° vo-
lume. A tal proposito utilizziamo la figura 1.30.•
Ricordiamo che l'asta AC è una biella (in "particolare un puntone) e,
conseguentemente, la reazione vincolare Rii.è diretta secondo l'asse AC
dell'asta stessa; Stabilite le solite convenzioili di segno e determinato il
carico risultante Q (ai soli fini del calcolo delle reazioni vincolari)

Q=q· l= S00N/m· 4m=2000N


.,.,.;
,;_:
'···-···;,;,-..---·

. ESERCIZI'43 .

,.'-i
\~ .

ilù

Figura 1.30.

Impostiamo il sistema delle equazioni cardinali della Statica:

R.Az- Q,.+ Rs,. = O


{ R,1.7 - Q, + Rs, = O
@ Q·0-~s,·l=0

Il momento del carico Q non esiste poiché la direzione del vettore passa
per il punto A (lasciamo allo studente la spiegazione di questa particolari-
~) e quindi il braccio è nullo.
Dalla terza equazione del sistema precedente si ricava:

!f ...··_:
mentre dalla seconda equazione si evince che:
J,.··:
R,1.,= Q, = Q · cos 60° = 2 000 N · cos 60" = 1 000 N

Per risolvere completamente il problema serve la solita quarta equazione


·ausiliaria; a tal proposito imponiamo l'equilibrio alla rotazione, rispetto
alla cerniera C, dell'asta AC. Ovvero:

,,
·.i
44 1. RESISTENZA
·0E1MAlERIALI

Di conseguenza:

= ~ = 1 000 N = 577 35N


RA
x 2sen60°
2-
J3 '
2

A questo punto le quattro reazioni vincolari assumono i seguenti valori:

RAx = 577,35 N
{
RAy = 1000 N
RBy=O
RBx = Q,,- RAx = 2000 N · sen60° - 577,35 N = 1154,7 N

In ultima analisi il disegno corretto risulta essere il seguente (Figura 1.31):

ilb:
(1154,7 N)

Figura 1.31.

L'intensità del vettore RAsi ottiene semplicemente applicando il Teorema


di Pitagora:

A questo punto possiamo iniziare lo studio delle azioni interne e il traccia-


mento delle stesse sulla struttura. ·
ESERCIZI 45

Asta AC (Figura 1.32):

o
/A 1
/4A
Figura 1.32.

1. Sforzo normale (N)


Studio per O ~ x ~ l (Figura 1.32).
Equilibrio alla traslazione, del corpo CD,in direzione AC.

Conseguentemente otteniamo:

Ciò significa che tutta l'asta AC è soggetta a compressione, costante, pari


a 1154,7 N.

2. Azione di taglio (T)


Studio per O ~ x ~ !.
Equilibrio alla traslazione, del corpo CD,in direzione normale ad AC.

Taglio nullo lungo tutta l'asta AC.


46 --1.·RESISTENZA
DEI
MATERIAI.i
3. Azione flettente (M 1)
Studio per O:$ x :s;l. ,
Equilibrio alla rotazione, del corpo (i), rispetto al baricentro G della se-
zione di taglio s_

Momento flettente nullo lungo tutta l'asta AC.


A conclusione cli questo studio si può dedurre che l'asta AC è una biella,
appunto, soggetta solamente ad azione assiale (o sforzo normale), costan-
te, di compressione e, conseguentemente, si tratta di un puntone come già
av~vamo anticipato.

Asta CB (Figura 1.33).

Figura 1.33.

1. Sforzo· normale (N)


Studio per O:s;x :s;l.
Equilibrio alla traslazione in direzione BC del corpo (i).
-N+Rsx 11=0

N = Rsx111= RBzcos600

N = 1154,7 N- cos60° = 577,35 N


ESERCIZI 47.

Ciò significa che l'asta CB è soggetta a trazione in valore costante e pari


a 577,35 N. .

2 .. Azione di taglio (T)


-_-
_Studio per O :S x :S l.
Equilibrio alla traslazione in direzione normale a BC del corpo (D.

T-Q,.+Raxl.=0
T= Q,.- Raxl. = q· x -'-Ra,.sen60°

Inserendo i valori numerici otteniamo:

T(x) = 500 · x - 1154,7 N · sen600

T(x) = 500x - 1 000 I (22)

·: Questo significa che il taglio ha equazione lineare (22) lungo l'asta CB.

Quando x = 0=> T(0) = - 1 OOQN = - Rsxl.


Quando x = l = 4 m= T(l) = (2000 - 1OOO)N=1000 N

Il taglio si annulla quando:

1000 1000 N
T(x) =q· x~ IOOO=O=>x=--=--- 2m
q 500 N/m

ovvero esattamente in mezzeria dell'asta CB (cioè a //2).

_3. Azione flettente (M 1)


Studio per O :S x :.,;l.
Equilibrio alla rotazione, del corpo (D, rispetto al baricentro G della
sezione di taglio S (Figura 1.33).

X
M(x) = Raxl.· x - q' X· 2
. :x2
M(x)=Rax~· x-q 2
48 1: RE.SISTENZA
DB MATERIALI

Inserendo i valori numerici otteniamo:

I M (x) = I 000 · x - 250 · x 2 (23)

Ciò significa che il momento flettente (Mj) è rappresentato, lungo l'asta


CB, da una equazione del 2° ordine (23) e in particolar modo da una
parabola.

Quando x=0=>M(0) =O
Quando x=l=4m=>M(x=l)=1000·4-250-16=0

n M 1 si annulla quando:

M(x) = 1 000 · x - 250x 2 =O


x (I 000 - 250 · x) =O
X1 =0
1000 N
x2 = 250 N/m 4m
Il M 1 presenta un valore massimo, in questo particolare caso, quando:

dM(x) .
-- = I 000 - 500x = I T(x) I = O
dx

ovvero quando:

I 000 = 500x
1000 N
x = 500 N/m = 2 m
Ciò significa, come ampiamente spiegato precedentemente, che l'equazione
del M 1 (ovvero la 23) presenta una tangente parallel~ all'.asse dell'asta CB
quando x = 2 m ovvero quando il taglio si annulla. In questa sezione,
cioè la mezzeria dell'asta CB, il M 1 assume il seguente valore:

M1mu= 1000· 2-250· 4= IOOON· m

Tutto quanto è stato calcolato analiticaiiJ.ente viéne rappresentato nelle


figure 1.34, 1.35 e 1.36. ·
ESERCIZI 49

NAC A [ B NCB
(1154,7 N) . (577,35 N)

Figura _1.34.

TlITJlT

Figura 1.35.

·· Figura 1.36.
sèf oa MA1ERIAU
1. RESISlENZA

Esercizio1.4.
Data la struttura rappresentata nella figura 1.37 (isostatica e non labile)
tracciare i diagrammi delle azioni interne (N, T, M 1) evidenziandone
i valori mas$imi, minimi, e quelli significativi per ciascuna asta (ricordare
l'esercizio 8.4 p. 321 nel 1° volume, Statica).

q= 500N/m
L
L=4m
G.L.=12
G.V.=12
ISOSTATICA E NON LABILE

Figura 1.37.

Il calcolo delle reazioni vincolari e delle azioni che le aste CD e BE


scambiano con le aste AC e FD è stato eseguito nel 1° volume. Riportia-
mo, .quindi, i risultati fmali e la struttura relativa per poter iniziare··il
calcolo delle azioni interne (Figura 1.38).
Dati:
RAx=Q=q·L=2000N
3 3 ..
WF=2qL 2 = 2500 N/m(4 m)2 = 12000 N • m·
.~
Rcx= 2000 N
Rax =4000 N

a questo punto possiamo determinare le azioni interne e tracciare i relativi


diagrammi sulle aste che coinpongono la struttura articolata di.figura 1.38.
ESERCIZI51

e
Re.
- ic. biella

B
R11x
---- i11,:biella

Figura 1.38.

1. Sforzo normale (N)


Le uniche aste soggette a sforzo normale sono le due bielle CD (tirante)
e BE (puntone) poiché le aste AC e DF sopportano azione di taglio (T)
e azione flettente (M 1). Conseguentemente il diagramma di N avrà il
seguente andamento (Figura 1.39):

NBE=4000N

A F

Figura 1.39.
52 1. RESISTENZA
DEI1111A1ERIALI.

2. Sforzo di taglio (T)


In questo caso, invece, ·le aste AC .e DF sono soggette a taglio mentre le
aste CD e BE no (poiché si tratta di bielle). Nel tratto DE, a causa del
carico uniformemente distribuito, il taglio ha un andamento lineare come
viene evidenziato in figura 1.40.

biella

biella

A_ F
· Figura 1.40.

Lasciamo al lettore la determinazione dell'equazione del taglio


nel tratto DE (equazione di una retta).

3. Azione flettente (M 1)
Anche in questo caso· le aste AC e DF sono soggette al momento flettente
mentre le aste BE e CD nci.
Nel tratto D.E, a causa del carico uniformemente distribuito, il momento
flettente ha ·un andamento parabolico del secondo ordine come viene
evidenziato in figura 1.41.

MfB = Rcx· L=RAx" L=2000 N• 4 m = 800~ N- m

L
~ 18 = Rcx· L + q· L· 2 = 2000 N · 4 m + 500 N/m· 4 m· 2 m =
= 12000 N · m = WF (dal basso verso l'alto)
· . 53
ESERCIZI

e biella D

biella
B

Figura 1.41.

Nel tratto DE l'equazione del momento flettente si ottiene utilizzando lo sche-


ma de!Ja figura 1.42.

Rez o
q-x
X

s
M
R11z

Figura 1.42.

Studio per:
54- -i..RESÌSTENZADB
MAlERIALI

(equilibrio alla· rotazione, del corpo (D, rispetto al baricentro G della


sezione di taglio S). ,

x2
M(x) = q2 + Re,.·x

Inserendo i valori numerici l'equazione precedente diviene:

I M(x) = 250· x 2 + 2000· x (24)

M(x =O)= O (siamo nel punto D)

M(x=L=4m)=250N/m· 16m 2 +2000N· 4m=


= 12000 N· m (siamo nel punto E)

Sempre per il tratto DE possiamo provare anche a calcolare i punti (o il


punto) in cui il momento flettente si annulla e i punti (o il punto) in cui il
M 1 assume il valore massimo {se esistono tàl1punti).

A) Annullamento del diagramma di_M 1

M(x) = x(250x + 2000) = O


x 1 = O (Punto D) (c.v.d.)
2000 N
x2 = - --- =- S-m (!) (non accettabile fisicamente)
250 N/m

B) Punti di massimo o di minimo di M 1

dM(x) . ·
--dx = 500x + 2000 = O=>
2000 N
x = - 500 N/m =- 4 m (!) (non accettabile)

Ciò significa che il vertice della parabola si trova 4 m sopra il punto


D (Figura 1.43).
_ ESERCIZI.55

'' L=4m
''
'

F
---------'-----J
Figura 1.43.

Esercizio1.5.
Data la struttura rappresentata nella figura 1.44 (isostatica e non labile)
tracciare i diagrammi delle azioni interne (N, T, M 1) evidenziandone
i valori massimi, minimi e quelli significativi per ciascuna asta (ricordare
l'esercizio 8.5 p. 325 riportato nel 1° volume, Statica).

·H
D e E

.21
h

q=S00N/m
1=2m
h=3m
A B
'-------f.-iti- --~------------j,il

Figura 1.44.
56 1.. RESISIENZA
DEIMATERÌALI
.

f'.'s~j~~1bB~\
La struttura di servizio per il calcolo delle reazioni vincolari e per il trac-
ciamento dei diagrammi delle azioni ìnterne è rappresentata in figura 1.45.

e
H K
Rez
Re, Re,
h h

iA.,; A B R11,:

t.. · Figura 1.45.-


t..
Riportiamo, per comodità, il calcolo delle reazioni vincolari (già svolto nel
1° volume).
Applichiamo le equazioni cardinali della Statica all'intera struttura, unita,
di figura 1.45:

RA>:-Rsz=O (25)
{ R,4.1 -q· 5· l+R 81 =0 (26)
M,A q- 5 · I- 1,5/ - R8 , • 3/ = 'O (27)

Per ricavare· la quarta equazione imponiamo l'equilibrio alla rotazione,


rispetto al polo C, dell'asta di sinistra ADCH (Figura: 1.45). Quindi:

(28)
Dalla equazione (27) ricaviamo:

quindi:
---->R8 , = 2,5 · 500 N/m · 2 m = 2 500 N
Dalla (26) si ottiene:

---->RA, = 5ql - R 8 , = 2,_5q· l = 2 500 N

Dalla (28):

_RA,· l - 2 · q · !2 2500 N· 2 m-2· 500 N/m· 4 m 2


-->RA. - h
3m
5000 N· m-4000 N· m
333,34 N
3m

Dalla (25) otteniamo infine:

---->R8 • = RA. = 333,34 N

Per determinare le azioni scambiate tra le due aste attraverso la cerniera


interna C applichiamo le equazioni di equilibrio alla traslazione orizzonta-
le e verticale per l'asta di sinistra ADCH (Figura 1.45):

(29)
(30)

Dalla equazione (29) otteniamo:

Re. = .RA. = 333,34 N


inentre dalla equazione (30) ricaviamo:

A questo punto sono noti tutti i carichi esterni (attivi e reattivi) necessari
per determinare le azioni interne della struttura data.
Iniziamo lo studio con l'asta di si~istra HADC (Figura 1.46).
58 .. 1. RESISTENZA
D8 MAlERIA!J

1. Sforzo normale (N)

M~ ~:
= T

-==-~
, x,

(333,34N)

t,.~:~ Figura 1.46.

a) Studio per: Os; x 1 s; h


. ! !
A D
R~,+N= O

Conseguentemente:

N = - R_., = - 2 500 N

b) Studio per: Os; x 2 s; l


! !
H D

.B
ESERCIZI 59

e) Studio per: O:5 x 3 :5 l


. l l
C D

-N-Re,,=0

quindi:

N = - Re,, = - 333,34 N

2. Azione di taglio (T) ·

a) Studio per: O :5 x 1 :5 h
. l l
A D

-RA,,-T= o
quindi:

I T= - RAx = - 3_33,34N

b) Studio per: O :5 x 2 :5 I
l l
H D
- q· x 2 -T= O

T(x 2 ) = -q· x2 = - 500· x 2

T(x 2 = O) = T(H) = O
T(x 2 = l) = T(D) = - 500 N/m · 2 m = - I 000 N

e) Studio per: O :5 x 3 :5 I
! !
C D

T - q · x3 - Re, = O
T(x 3 =O)= 500 N
T(x 3 = [) = T(D) = 500 N/m · 2 m + 500 N = I 500 N
T(x 3) = O = 500 · x 3 + 500 = O
500 N
X3 =- 500 N/m - 1 m (non accettabile fisicamente!)

3. Azione flettente (M 1)

a) Studio per: O :s;x 1 :s;h


1 1
A D

quindi:

M(x 1 =0) = O
M(x 1 = h) = - 333,34 N · 3 m ~ - 1000 N · m
M(x 1) = 0=> solo per x 1 = O
b) Studio per: O :s;x 2 :s;l
! !
H D
Xi
- q· X2 • -
2
- M =0

M(x 2 =0) =0
M(x 2 =l)= -250N/m· 4m 2 = -1-000N· m
M(x 2) =O solo per x 2 =O
.... ·... ,.·· ........·-··-~·

. ESERCgi. 61

e) Studio per: O :5 x 3 :5 l
1 1
C D

. ... :.:...
:·.·:·./ ··. :·.
M(x 3 ) =.-q-
Xi-Re,· X3
2
..·.· ovvero:

M(x 3) =- 250xi - 500· x 3 I·


M(x 3 =O)= O
M (x 3 = [) = - 250 N/m · 4 m 2 - 500 N · 2 m = - 2 000 N · m
M(x 3) = 0=> -250zj- 500x3 = O·
250xi + 500x3 = O
Xi+ 2· X3 =0
X3 (X3 + 2) = 0 => X3 =0

zj =- 2m (impossibile fisicamente!)
dM(x 3) .
--- =- 500x3 - 500 = O
dx3

+ 500x3 + 500' = O ovvero .

x3 + 1 = O=>x 3 ==- 1 m ·(non accettabile fisicamente!)

•·,· .. Affrontiamo ora il medesimo studio per l'asta cli destra CEKB (Figura
·.__ 1.47).

1. Sforzo normale (N)

a) Studio per: O :5 x 1 :5 h ·
1 1
B E
62 1. RESISTENZA
DEIMATERIALI

(333,34N)

M tN

J~Blt;
LJ~ _iB.t
(333,34 N)
o

lii. 0500N)

Figura 1.47.

Di conseguenza:
N= -RBy= -2500N

b) Studio per: l:;:::x 2 :;;; f


C E

Rcx+N=O

Quindi:
N =- Rcx = - 333,34 N

e) Studio per: O :;:::x 3 :;;; l


! !
K E
ESERCIZI 63

2. Azione di taglio (T)


a) Studio per: O:,; x 1 :,; h
l l
B E
T-RBx=O
ovvero:

T = RBx = 333,34 N

b) Studio per: O:,; x 2 :,; 2[


! !
C E
Re, - q· X2 - T=0

T(x 2 = O)= 500 N (nel punto C)


T(x 2 = 2[) = 500 N - 500 N/rn · 4 m = - 1 500 N (nel punto E)
T(x 2 ) = O
quando:
=>500 - 500x2 = O
ovvero:
500 = 500x2 =>x 2 = 1 m

e) Studio per: ~ :,; x 3 :,; i


K E
T-q· X3 =0
quindi:

T(x 3) = q· x3 = 500· x 3 · 1

T(x 3 =O)= T(K) =O


T(x 3 = l) = T(E) = 500 N/m·
2m = I 000 N
T(x 3 ) = O=>500 · x 3 ai=O=>x 3 = O
64. 1,.RÈSISÌENÌA[)EI
M",TffilAIJ
3. Azione flettente (M 1)

a) Studio per: O :S:Xi :S:h


l . l
B E

M(xi =O)= M(B) = O


M(xi = h) = M(E) = 333,34 N · 3 m = I 000 N · m
M(xi) =O
quando:

333,34· Xi== 0=>Xi =o


b) Studio per: O :S:x 2 :S:2/
l l
C · E

Xz .
Re,· X 2 - q· X2 • 2 ~ M =O

~
M(xz) = - q 2 + Re,· Xz

ovvero:

M(x 2 ).= - 250· xf + 500· x2

M(x 2 =O)= O (nel punto C)


M(x 2 = 2/) = - 250 N/m · 4 · 4 m2 + 500 N · 4 m =
= ,....
2000 N · m (nel punto E)
M(x 2) =O
=> - 250xi + 500x 2 = O
-Xi+2x2=0
Xi-2x=0
/X2,1=0
X2(X2 -2) = 0',.
">ix2,2= 2 lii

c) Studio per: 1:s;x :s;J3

K E

-'._·.__'·:-·.

' - quindi:

X~
M(x 3) = - q- = - 250 · zj
2

M(x 3 = 0)= O
M(x 3 = l) = - 250 N/m · 4 m 2 = - 1000 N · m
M(x 3) =0
. quando:

Giova, da ultimo, osservare che i momenti nei due incastri D ed E posso-


no essere determinati imponendo equilibri alle rotazioni per i nodi interni
D ed E, appunto, come viene evidenziato nelle successive figure 1.48
e 1.49.
___A tal proposito supponiamo di aver calcolato i momenti M 2 e M 1 agenti
_sullesezioni prossime al nodo D dell'asta HDAC rispettivamente da sini-
stra e dal basso.
Sul nodo D questi stessi ·momenti, per il principio di azione e reazione,
saranno applicati con il verso opposto (antiorario sia per M 2 che per M 1).
Il valore dei due momenti varrà:
I
M2 ==M(x 2 = l) = + 1000 N- m (in valore assoluto!)
_M1 = M(x 1 = h) = 1090 N · m (in valore assoluto!)
66 1. RESISTENZA
D8 MAlERIALI

°Flgura 1.48.

Figura 1A9.

Di conseguenza il momento flettente M 3 , applicato al nodo D da destra,


necessario per imporre l'equilibrio del nodo stesso dpvrà essere quello
indicato in figura 1.48, avente cioè il verso orario e modulo pari alla
somma dei momenti M 1 e M 2 • Cioè:

Sulla sezione, dell'asta, prospiciente al nodo D (da destra) il momento M 3


sarà antiorario e tenderà quindi le fibre superiç,ri dei tratto DC dell'asta
.·......... ··..,...........

come è evidenziato nella figura 1.48. Il valore del momento è confennato


dal calcolo sviluppato precedentemente:

M(x 3 = l) = -250 N/m· 4m 2 - 500 N-·2 m= -2000 N· m

,..... ·(Il segno ( - ) sta a significare che il momento tende le fibre superiori
.anziché quelle inferiori come ipotizzato nelle convenzioni di segno).
Analogamente si può ripetere il ragionamento per l'equilibrio del nodo
! o/)~~!i:1::w;~:çl~
'"'--·'-"''- !oC:::t::::::il incognito valore del momen-
Quindi:
M 1 = M(x 1 = h) = 1 000 N · m
M 3 = M(x 3 = l) = 1000 N- m ·

·Conseguentemente M 2 dovrà avere· verso antiorario, sul nodo E, affinché


l'equilibrio del nodo stesso sia garantito; il valore di M 2 sarà:

Il valore del momento è confermato dal calcolo effettuato precedentemente:

M(x 2 = 21) = -250 N/m· 16m 2 + 500 N- 4m= -2000 N· m

(Il segno ( - ) sta a indicare che il momento tende le fibre superiori anziché
quelle inferiori come ipotizzato nelle convenzioni di segno).
· Tutto quanto è stato studiato sino a ora viene rapprtlSentato graficamente
nei diagrammi, delle azioni interne N, T, M 1 , riportati nelle successive
figure 1.50, 1.51, 1.52.

H D K

A
N.w=2500N Nn=2500N

Figura 1.50.
6.B 1. RESISTE!'JZA.DEI
MÀTI:RIÀLI

TAD= 333,34 N

Figura 1.51.

A B

Figura 1.52.

Se riprendiamo in esame la figura 1.47 e, in particolar modo, la distribu-


zione del momento flettente in funzione di x 2, cioè:
•. 99;
J:SERCI~
possiamo verificare l'esattezza di quanto asserito precedentemente in rela-
zione al punto F di figura 1.52.
· Ovvero in tale punto il diagra=a del momento flettente presenta una
i . .· tangente parallela all'asse geometrico della trave nel tratto CE; il punto
.>~:·.';,,.
F conseguentemente può essere determinato nel modo. seguente:

dM(x2)
~ =- 500x 2 + 500

La derivata prima del momento si annulla quando:

(c.v.d.)

In corrispondenza di questa coordinata il momento flettente assume valo-

M(x 2 = I m) ~ -250 N/m (1 m) 2 +.500 N· 1 m

1.M(x 2 = I m) = + 250 N · m = MF I

Ora tutte le considerazioni sono state esposte e i valori numerici delle


azioni interne, riportate nei diagrammi precedenti, sono completi.
/...-~·
Lasciamo al lettore ripetere l'esercizio modificando le condizioni
di carico e analizzando i diagrammi conseguenti che ne vengono influenzati.

Esercizio1.6.
Data la trave, isostatica e· non la,bile, di figura 1.53, determinare le
equazioni delle azioni interne (T, M, N) e tracciare i relativi diagrammi.
70 1. RESISTENZA
D8 MATERIALI

R=2m
W=I00N· m

Figura 1.53.

-
Per la determinazione delle reazioni vincolari. utilizziamo la struttura di
figura 1.54.

R,u A R B
~-,-----------!-

Figura 1.54.

Con le solite convenzioni di segno ( Y 1~:) applichiam~ le equazioni

cardinali della Statica alla struttura di figura 1.54. •

RAx =0 (3_1)
{ -RA,+ Ra,= O (32)
M,,t + W +-W - R 81 • 2R =O (33)
. ,71
ESERCIZI

Dalla relazione (33) ricaviamo:

.R =2W = W = 100 N· m=SON


81 2R R 2m

Dalla relazione (32) conseguentemente:

' . R,,_,= RB, = 50 N


---~~···
Mentre l'equazione (31) ci ricorda che:

·R,,_~=0
non essendoci nessun carico orizzontale sull'asta che è un corpo rigido
(non deformabile quindi!) e neppure un sistema arti.colato.
Il segno delle reazioni vincolari è,. quindi, corretto e il verso delle stesse
è quello rappresentato in figura 1.54. Per lo studio delle azioni interne
nell'arco adottiamo lo schema di figura 1.55.

SON=WIR=R,1;y Ra,=WIR=SON

Figura 1.55.

.. : Nella figura 1.56 viene evidenziato lo schema relativo al calcolo dello


sforzo normale (N) agente in ogni sezione dell'arco AB.
Imponiamo, a tal·proposito, l'equilibrio alla traslazione, dell'arco AGdi
figura 1.56, in direzione tangente alla circonferenza nel punto G:

-. R,,_,· cos Il( +N = O

w
N = R,1.1 • cos Il( i= R · cos Il(.
72 D8 MATÈRÌALI
.1. RESISlENZA •

direzione
tangente

Figura 1.56.

Introducendo i valori numerici:

I N(a.) = 50 N - cosa. (34)

Relazione Qa 34) valida per Os; a ::;;x.


Dalla equazione (34) ricaviamo che:

a) se a.=0=cosa.=l=N(0)=50N (trazione)

b) se a. =i=cosi =0=-N(i) =O

e) se a.= x=cosx = -·1 =N(n) = - 50 N (compressione)


Il diagramma dello· sforzo normale N(a.) è rappresentato nella figura
1.57.

NB=-50N

Figura 1.57.
·: ···::..· ÈsERcizì
::.:;
73-
.· Per lo studio dell'azione di taglio T ripetiamo la figura dell'arco mettendo
in evidenza, appunto, T (Figura 1.58).

n = direzione
normale

Figura 1.58 .

. Imponiamo, ora, l'equilibrio alla traslazione, dell'arco AG,in direzione


normale n (Figura 1.58).

:. A tal proposito è bene osservare che la distanza fra le due ·azioni


(Tl e Tn applicate sull'arco della figura 1.58 è, in realtà, nulla; solo per
·ragioni cli maggior chiarezza grafica le due azioni vengono disegnate· a distanza
notevole e ciò può dar luogo a interpretazioni non corrette, nel caso cli una
·lettura approssimata, in relazione aiia direzione del taglio stesso il quale è, in
ogni punto dell'arco, diretto normalmente alla retta tangente e quindi secondo
il raggio dell'arco stesso.

Quindi:

R,.,senoi + T= O
w
T(oi) = -R,.,· senoi= -Rsenoi

·...Introducendo i valori numerici:

T(oi) = - 50 N · senoi . (35)


74 1. RESISTENZA
D8 MAlERIAU

Relazione (la: 35) valida per O :s;a :;;;x.


Dalla equazione (35) ricaviamo che:

a) se a=O=>sena=O=>T(O)=O

b)se 7t 7t
a=-=>sen-=l=>T- (7t)=-SON
2 2 2
e) se a = x =>sen x ==O=>T(x) = O

Il diagramma dell'azione di taglio T(a) è rappresentato nella successiva


figura 1.59.

A B

Figura 1.59.

CD

Figura 1.60. ·

Per lo studio del momento flettente (M) possiamo avvalerci della figura
1.60 in cui è stata isolata una parte dell'arco AB,precislunente il tratto
AG, sulla quale vengono effettuati studi e considerazioni relativi
all'andam~io di M(a) (corpo Ci)della figura 1.60). ·
·· - ·· ·· · ·-·--·· ·-··············-· ESERazl~--7f;'"

Se iniziamo, ad esempio, dal punto A il momento, nullo in A, aumenta al


crescere dell'angolo a;e tende le fibre esterne dell'arco; fino al punto C il
. momento flettente ha espressione:

M(a:)= -R.t 7• (R-Rcosa:)


····'·':-.':.'"._.ovvero:
M(a:) = - R,4.
7 • R(l - cosa:)

e, inserendo i valori numerici:

M(a:)= -SON· 2m(l-cosa:)


quindi:

M(a:) = - 100(1-cosa:)N· m (36)

Supponendo, ad esempio, che la coppia W, applicata in C, corrisponda


·a un angolo al centro pari a 30", avremo:

M(a: = 30°) = - 100(1 - cos30°) ~ - 13,4 N · m


{
M nel punto C sul lato esterno
:, .. ,,
.-.·... A . partire dal punto C e per tutto il µ-atto CD dobbiamo tenere in
· . considerazione anche la coppia W; in tal caso l'equazione del momento
flettente diviene (Figura 1.60):

:__R.t,· x+ W-M=0
M(a;) = w- RA,. X
ovvero:
M(a:) = 100 N · m - 50 N · 2 m(l - cosa:)

M(a:) = 100 N- m - 100 N · m(l - cosa:) (37)

Nel punto C avremo pertanto una discontinuità poiché, ponendo a;= 30°,
·•·. .·. · usando l'equazione (37) otterremo:

M(a: ==30") = 100 N- m - 100 N- m(l - cos30°) =


= (100- 13,4)N· m = 86,6 N· m
76 1: RESISTENZA
DEIMATERIALI

(in questo caso il momento in C tende le fibre interne dell'arco).


La discontinuità è pari proprio a:

86,6 N · m + 13,4 N · m = 100 N · m = W

All'aumentare dell'angolo cxaumenta il momento prodotto da RA, (poiché


aumenta il braccio x della stessa) la quale tende le fibre esterne dell'arco.
Conseguentemente il momento flettente diminuisce _sinoad annullarsi (do-
ve?).
Il punto in cui il M(cx) si annulla è facilmente individuabile con il buon
senso ma se non si vede immediatamente questa posizione è sufficiente
cercare il valore dell'angolo· cx,mediante l'equazione (37), in corrisponden-
za del quale M(cx)= O.
Quindi:

100 N · m..:.. 100 N · m(l - coscx)= O


~- ~+W0N- mcoscx=O

=>coscx= O=>cx= ~
2

ovvero il momento flettente, nel tratto CD,si annulla quando· cx=~


ovvero nel punto H denominatosezione di chiavedell'areò. 2
Se si vuole la conferma basta calcolare il momento in H (partendo, ad
esempio, da sinistra):

w
M(H)= -R,ty" R+ W= -R· R+ W=0

Oltre la sezione di chiave dell'arco (H) il braccio della R,t, aumenta


e quindi il momento prodotto dalla forza prevale sulla coppia concentrata
W e, di conseguenza, verranno tese le fibre esterne dell'arco sino alla
sezione D. In D vi è una nuova discontinuità dovuta alla coppia concen-
trata W che tende le fibre interne; il momentg. flettente tenderà quindi le
fibre interne (poiché la RA, non ha braccio pari a 2R mentre, oltre D,
coesistono le azioni delle due coppie concentrate W) e poi tenderà a dimi-
nuire con la stessa legge con cui è aumentato a partire da A e si annullerà
in B. Tutto quanto è stato spiegato sino ad ora -è rappresentato nel
diagramma di M(cx) nella figura 1.61.
ESERCIZI 77

13,4N·m
M=86,6N·m

A B

Figura 1.61.

Esercizio1.7.
Data la trave rappresentata nella figura 1.62, isostatica e non labile,
· · determinare le azioni interne in ogni punto della struttura e· tracciare
i diagrammi corrispondenti.

e B
CD = b=lm

• I, a= 1,5 m
I= 2m

I
P= 1000N
E D -··
A
(.,;:,
.,

a a l

Figura 1.62.

La struttura di servizio per il calcolo delle reazioni vincolari è rappresenta-


. ta in figura 1.63.
Stabilite le convenzioni di segno determiniamo le reazioni vincolari appli-
cando le ormai ben note equazioni cardinali della Statica.
...
78 1. RESISTENZA
DEIMAlERIALI

e B

Rr,,
ME
E
b

D
i, A
li ;x

a a

Figura 1.63.

Al solito poiché le reazioni vincolari sono risultate positive significa che il


verso ipotizzato inizialmente nella figura 1.63 è corretto.
Riportiamo, per brevità, i diagrammi dello sforzo normale e dell'azione di
taglio lasciando al lettore la giustificazione analitica dei-valori riportati sui
diagrammi stessi (vedere figure 1.64 e 1.65).

'.B

'A

Figura 1.64.

I
TAD=P=lOOON

Figura 1.65.
....,-,........, ...· ,
'····-·"·~·-·-:···

Per quanto riguarda il diagramma del momento flettente analizziamo,


invece, la figura 1.6~.

e B

Figura 1.66.

L Studio per: O ~ x 1 ~ (/ + a)
.' l '-v-'
• A !
D

I M(x 1)='R.ty·X 1 =100Ò·x 1 I


M(x 1 = O) =0
M(x 1 =a+ I) = I 000 N · 3,5 m = 3 500 N · m
M(x 1) = O solo quando x 1 = O
· 2. Studio per: O~ x 2 ~ a
·; .! !
·. E D

•: .. ·.
.. quindi:

M(x 2) = M 8 = 2000 N · m = costante


80 1.. RESISIENZADEI
MATERlfJ.J
..

3. Equilibrio alla rotazione del nodo D (Figura 1.67).

Mz Mi

~~ ~i~-~
Figura1.67.

Poiché:
M1 =3500 N· m
M 2 = 2000 N· m

consegùentemente il momento M 3 dovrà avere verso orario (sul nodo D)


e modulo pari a:

A questo punto abbiamo tutti i parametri necessari per poter tracciare il


diagramma del momento flettente (Figura 1.68).

3500N•m
"\
Figura 1.68.
ESERCIZI
. 8f

·· Data la struttura di fi,gura 1.69 determinare le caratteristiche di sollecitazione·


,;,,: ~. (çiyyero le azioni interne) in una qualsiasi sezione dell'arco e del montante
::'?': verticale (in ultima analisi tracciare i diagrammi delle azioni interne).

H!

B e

h =3m
R=0,8m
P=IOOOON

Figura 1.69.

Figura. 1.70.
82 òaMATERÌALi
1. RES1SJENZÀ
Calcolo delle reazioni vincolari:

R,b=O RAz =O
{ R,4.1 -P=O => { R,4.~=P=lOOOON
M,A -MA +P· 2· R=O M,t=P· 2· R=l6000N· m

Iniziamo la determinazione delle azioni interne nel montante verticale


(Figura 1.71).

T
X M

· M1,(16 000 N•m)


o

R,1y(lOOOON•m)

Figura 1.71.

1. Studio per: O:,; x :,; h


l l
A B

a) Sforzo norinale (N)

R,4.,+N=O => I N=-R,4.y=-l0000N


e .:..c... · ·--~--'''-':...ESERCIZI'··
: ·········:··e: 83~

-MA-M=O

M= -MA= '-16000 N· m

(Figura 1.72).

Figura 1.72.
84 .·.•1. RESISJENZA
DEIMATERIALI

a) Sforzo normale (N)


Per determinare l'equazione dello sforzo normale (N) imponiamo l'equili-
brio alla traslazione, in direzione tangente (i) all'arco, del corpo CDdi
figura I. 72.
-N + Pcos8= O
quindi:

N(8) = P· cos8 = 10000· cps8

N(8 =.O)= 10000 · cosO = 10000 N

N(8= ~) ==10000· còsx/2 = O


N(8 =.1t) = 10 000 · cos 1t = - 10 000 N ,.,
b) Sforzo di taglio (T)
Per determinare l'equazione del taglio (T) imponiamo l'equilibrio alla
traslazione, in direzione normale (n) all'arco, d~l corpo CD
di figura 1.72.

T- Psen8 = O

quindi:

T(8)=Psen8=10000·sen8 '~

T(8 =O)= 10000· seno= o


7C) . 7C
T ( 8= 2 = 10000· sen 2 = 10000N

T(8 = x) = 10000· senx = O

c) Azione flettente (M)


Per determinare l'equazione del momento flettente (M) riportiamo, in scala
diversa, la parte di arco contraddistinta dal numero CD(Figura 1.73).
Ora jmponiamo l'equilibrio alla rotazione, sempre del coi:po CD,rispetto al
baricentro G della sezione ideale di taglio S: ·

P· x+M=O
M= -P· x
èERCIZl
•, 85
s

p
Rcos 1' X

Figura 1.73.

ma dalla figura 1.73 si evince che:

x= R-Rcos8

M(8) = - P· R· (1 - cos.9)

M(8 =O)= - 8000(1 -coso)= - 8000(1 - 1) = O

M(8=~)= -8000(1-cos~)= -8000N· m

M(8 = it) = - 8 000(1 - cosit) = '- 8000(1 + 1) = - 16000 N · m

M(8) = O=>1-cos8 = O=>cos8 = 1 =>8 = O

diagrammi delle tre azioni interne (N, T, M) sono riportati nelle successi-
figure 1.74, 1.75 e 1.76.
86 . i. RESISTENZA
DEIMATERIALI
--

NAB=lOOOON

Figura 1.74.

B._.___ _,

'A MAB=l6000N·m

Figura 1.75. Figura 1.76.


ESERClli: 87

., : Esercizio ~ .9.
Come ultimo esercizio nel caso piano riportiamo il seguente (non facile
. enon indispensabile ai fini del corso). Sia data la struttura di figura I. 77,
, ..,.·.: · definita geometricamente, caricata in maniera uniforme sulla parte sinistra
•/':\"°'.vèrticale. Per la seguente struttura si individuino i valori delle azioni
:::(·(':'iiitetne (N, t, M) nelle sezioni più significative e si traccino i relativi
. ·· diagrammi, completi, sulla stessa struttura (vedere esercizio 8.9 p. 338
·•··T volume, Statica).

. I
~----1>.....-
Bi

-:;::._A 1/2
~ :::::::
::::::: ~
~ 1/2
3/21 e 1/2 K

112
D

1/2

Figura 1.77.

I valori del carico e geometrici sono:

q = 500 N/m
l=2m

La struttura di figura 1.77 è costituita da 3 aste e quindi è dotata di:

G.L. = 3 · 3 = 9
·. Per quanto riguarda i gradi di vincolo:

G.V. = 2.(A) + 2(D) +;2(E) + 1 (B) + 1 (C) =8


••·
88.•..J...Rl:SISTE['IZA
DEIMAlERIAU.

ma bisogna tener conto della labilità verticale non sfruttata dai carichi
esterni (orizzontali) e, di conseguenza, i gradi di vincolo diventano:

G.V. = 8 + 1 labilità non sfruttata= 9

_-.:1,1r,i1T 41i!\ In generale tutte le volte che in una struttura sono consentiti atti
di moto rigidi ma i carichi sono tali per cui l'equilibrio è ancora possibile ai
fini del calcolo dei gradi di vincolo (G. V.) bisogna aumentare il numero degli
stessi di una quantità pari al numero degli atti di moto indipendenti possibili.
Si può, infatti, trasformare una struttu,ra labile in una non più labile aggiungendo
vincoli fittizi i quali, a causa dell'equilibrio garantito dai carichi, hanno reazioni nulle
e quindi non modificano le condizioni statiche delle azioni interne nella struttura.
In conclusione: ogni labilità mm sfruttata dai carichi esterni è pari a un vincolo
aggiuntivo (fittizio) necessarioper eliminarela suddetta labilità.

La determinazione delle reazioni vincolari del pattino a terra (A) è imme-


diata (Figura 1.78).

I B

MA
A
RA
2ql 3/21 e 1/2 K

1/2

1/2

Figura 1.78.

Imponiamo gli equilibri alla traslazione orizzontale e alla rotazione, rispet-


to al polo A, dell'intera struttura. ·

2ql-R,.=0
{ . l
- 2ql · - + M,. = O
. 2
RA=2ql=2· S00N/m· 2m=2000N
MA= ql = 500 N/~- 4 m2 = 2000 N · m
2

struttura di partenza è molteplicemente connessa· e, di conseguenza, per


essere risolta deve essere resa semplicemente connessa. A tal proposito
la struttura in corrispondenza dei carrellini interni B e C (Figura 1.79).

Figura 1.79.

·· determinare le due forze R8 e Repossiamo imporr~ l'equilibri9 alla


verticale del corpo (D (Figura 1.79); in tal modo non interven-
traisla:!:io11e
le azioni del pattino interno E.

R,= O per il corpo (D:


- Rs + Re= O=>Rs = Re
rica'1are la seconda equazione possiamo imporre l'equilibrio alla rota-
zione, rispetto al polo D, del gruppo di destra ®· Quindi:
90 1. R.ESISIENZA
DEIMAlERIALI

Di conseguenza:

l
Ra· 2 +MA-RA· l=O

l
Ra· 2=RA· !-MA

l
Ra· - = 2q/2 - q/2 = q/2
2

Infine:

qi2
Ra= 2-=2ql= Rç
I

Utilizzando i valori numerici otteniamo:

I Ra=Rc=2· 500N/m· 2m=2000N

A questo punto possiamo iniziare lo studio delle azioni interne nella


struttura. Eseguiamo lo studio completo del diagramma del momento
flettente mentre riportiamo, a fine esercizio, i diagrammi dello sforzo
normale (N) e dell'azione di taglio (T).
Possiamo anche, prima di iniziare lo studio del momento flettente, de-
terminare le azioni trasmesse dal pattino E. Imponendo, ad esempio,
l'equilibrio alla traslazione orizzontale del gruppo (D (Figura 1.79) otte-
niamo:

2ql-R 8 =O
ovvero:

Rii= 2q/ = 2000 N


Per determinare il momento del pattino, Ms, imponiamo l'equilibrio alla
rotazione, rispetto al polo E, del gruppo Q):

l
2ql. · I - Re- -2 - Ms =O
l
Ms = 2ql2 - 2ql- = 2ql2 - q/2 = ql2
2

Comunque, indipendentemente da queste ultime determinazioni (pattino


.. . ~), possiamo uguàlmente determinare le azioni interne della struttura
·· · poiché la stessa è stata, precedentemente, resa semplicemente connessa.
· Non sarebbe stato possibile invece se la struttura fosse rimasta molteplice-
·. mente connessa.
_Sempre facendo riferimento alla figura 1.79 iniziamo lo·studio del momen-=:i
to flettente sul corpo di sinistra Q).

>i~orpo
(D

:Iniziamo dal punto B e ci muoviamo verso sinistra sino al punto L.


La forza RB, diretta verso il basso, tende le· fibre superiori del tratto BL
-e·il momento flettente ha un andamento lineare partendo da zero (in B)
· e giungendo in L al valore:

ML= Rs· .l= 2ql· 1=2· 500 N/m· 4 m2 =4000 N· m

,\ Ò~àil diagramma viene ruotato, in senso antiorario, e il valore di 4 OOÒN· m


è il momento di partenza da L (in verticale) per giungere sino al nodo
i ..· ti {Figura 1.80).
· : Imponiamo l'equilibrio alla rotazione, rispetto al polo G, della parte ~
,: ... :, (Figura 1.80):

,.
I
X
RB· l+q· X· -+M=O
(:/:·:··.·:_.·., 2

[f \~timdi:
~j. M(x)= -q--RB·
.
X
2
2 .

tii'.:
92·.·1: RESISTENÌA
D_BMATÉRIAU

ie (2.ql>
3/21

Figura 1.80.

Inserendo i valori numerici otteniamo: ·

I M(x)=-250-x 2 -4000 (parabola)

Questa equazione vale per: O :;::;x :;::;l


l l
L H
In particolare:

M(x =O)= -4000 N · m (tende le fibre esterne)


{
Min L
M(x = l) = - 250 N/m· 4 m 2 -4000 N· ni= - 5000 N· m
{
M in H (dall'alto)
"
Consideriamo ora il tratto CH (Figura 1.80).
Partendo dal punto C troviamo la forza Re, la quale tende le fibre
inferiori del tratto CH man mano che ci si sposta verso sinistra (ovvero
verso H). ·
L'andamento del momento flett_enteè lineare, ~ parte da_un valore nullo
ESERCIZI 93
· {in C) sino a giungere in H al valore:

3 3
MH=Rc·· -l=2000N· -· 2m=6000N- m
2 2
'A questo· punto, per poter proseguire nella determinazione dell'andamento
del momento flettente di!H verso M (Figura 1.79), dobbiamo eseguire un
bilancio di momenti nel nodo H (Figura 1.81).

I
. nodoH

'.
'
M1 =5000N•m

M 2 = 6ql= 6 000N•m

Figura 1.81.
i•Ct/i:/···
!. .,,-,:···.
Dall'equilibrio di figura 1.81 si evince che il momento M 3 deve avere verso
(:.,C:') orario.(sul nodo H) e quindi va sommato al momento M 1 per bilanciar~ il
l µi.omento M 2 • Il valore di M 3 sarà pertanto:

Per poter giungere, ora, al punto M (Figura 1.79) dobbiamo ricavare


· Pequazione del momento flettente (Figura 1.82).

1/:-/.
94 DEI
1. RESISIENZA MAlERIAU
.
q B

®
q-x,
ic c2000N)
3/21
e

'--'------o

E§: M

Figura 1.82.

· Imponiamo, quindi, l'equilibrio alla rotazione, rispetto al polo G, della


parte @ (Figura 1.82).

3 x2
R 8 • I-Re· -l+q· ....!+M=0
2 2 ._J,·

x2 3
M(x1) =- q....!+ Re-I-
2 2
R8 • l

Inseriamo i valori numerici:

M(x
. 1) = - 250- Xi+ 2000· ~-
2
2- 2000· 2

M(x 1) = -250· Xi+ 6000-400~


M(x 1) = -250· Xi+ 209,0 I (parabola)
Questa equazione vale per: 1s; x 1 s; 2/
!
H M
!
.. 95":'
.. ' - - ....-· ;, ·- ··-....- .<·. ,-:-:·•-" -~·-:-ESERCIZI

M(x 1 =l)= -250 N/m· 4 m 2 +2000 N- m= 1000 N· m


{
M in H (dal basso)= M 3 (c.v.d.)
M(x 1 = 2!) = - 250 N/m· 16 m 2 + 2000 N · m. = - 2000 N · m
{
M 1 in M

M(x 1) = - 250xÌ + 2000 = O


250- XÌ = 2000

Xi= 22~~0 =>X1 = ± .fi

/ + 2,828 m (dal punto L)

Xi = '\. - 2,828 m (non accettabile fisicamente)

Eventuali punti di massimo o di minimo relativi:

dM(x 1 ) . .
--- = - 500x1 = 0=>x 1 = O (!)
dx1

. Come si evince dru calcoli il momento· flettente in M è pari al valore


calcolato in E precedentemente (il momento del pattino); ciò significa che
. il momento è costante su tutto il tratto MP (Figura 1.79). Verificheremo
· anche successivamente la correttezza cli tale affermazione.

Prencliamo, ora, in esame il corpo cli destra della struttura cli figura l. 79
e iniziamo lo stuclio partendo dal punto B e muovendoci verso destra sino
al punto Q. La forza Ii 8 , cliretta verso l'alto, tende le fibre inferiori del
tratto BQ e il momento flettente ha un andamento lineare partendo da
zero (in B) e giungendo in Q con il valore:

MQ=R 8 · l=2ql 2 =2· 500N/m-4m 2 =4000N· m

Ora il cliagramma viene ~otato, in senso orario, e il valore cli 4 000 N · m


risulta essere il momento cli partenza dal punto Q in verticale verso
A (Figura 1.83).
96 . 1. RESISTENZA
D8 MATERIALI

RB(2000N)
®
Q
B
X

l/2

~ (2ql =2 000 N)

e l/2
K
l/2
(2 000N) Re
D

l/2
s
p

Figura 1.83.

Eseguiamo, ora, l'equilibrio alla rotazione, rispetto al polo G, della parte


superiore del corpo ® (Figura l.83):

quindi:

M(x) =.-Rs· l= -4000 N-·m · I


· ,...··' - .· ····. ESERciz,
~97

. ; . ';{/resta equazione vale per: l S X S r


'/)(!)'<Eseguiamo, adesso, l'equilibrio alla rotazione, rispetto al polo Gi, della par-
'/+\·c'.
. , ... · .
tecentrale del corpo ®, quella compresa fra i punti A e K (Figura 1.83).
. ,--,.
..-
;_...;/"/i"·:

;-·
...
:~~?:.::'

\!r ::·.:·
M(x1) = R.j_(x1 -~)-M,1 - RB· l = R,1:
x -R,1·
1 ~ -M,1 -RB· l

M(x 1) = 2000- x 1 - 2000 - 2000 - 4000

.M(x1 = //2) = 2000 N · 1 m - 8000 N · m = - 6000 N · m


{
M nel punto A dal basso.
M(x 1 =/)=2000 N· 2 m-8000 N- m= -:4000 N- m
{
M nel punto K dall'alto.
M(xi) = 0=>2000· x 1 - 8000 = O=>
{ 8000 N N· m = 4 m (non accetta b"l fi . )
=> X1 = 2 000 1 e 1S1camente

.{\~onsideriamo, ora, il tratto CK del corpo ® (Figura 1.83). Partendo dal


:,, ::{ punto e troviamo la forzaRe la quale tende le fibre superiori del tratto
/i;"\ .;CKman mano che ci si sposta verso destra (ovvero verso il nodo K).
. )'',V. L'andamento di questo momento flettente è lineare e parte dà un valore
:'.'.:/·/~ nullo (in C) sino a giungere in K al valore:

MK=Rc- 1/2;= 2090 N· 1 m= 2000 N· m


·9~ 1; RESISTENZA
DÉÌMATERIAÙ

'A questo punto per poter proseguire nella determinazione dell'anda-


mento del momento flettente da K verso D e successivamente verso
P (Figura 1.83) dobbiamo eseguire un bilancio, di momenti,. nel nodo
K (Figura 1.84).

I
nodoK
.

~
M 1 =(4 000 N•m)

~
(2 ÒOO
N•m) M2

Figura 1.84.

Dall'equilibào di figura 1.84 si evince che il momento M 3 deve avere verso


antioraào (sul nodo K) e quindi va sommato al momento M 2 per bilan-
ciare il momento M 1 • Il valore di M 3 sarà pertanto~

I M3 =M 1 -M 2 =4000N· m-2000 N· m ~ 2QOON· m


Possiamo ora veàficare se il momento nella i:ei:nìeraD è nullo. In tal caso
sfruttando le indicazioni della figura 1.83 possiamo scàvere;

M 0 =R 8 - l+M,4.-R,4.· l-Rc-1/2-
••••-·--··w•··••··-•"

~~iii1:~/;L-::.~~;.:::
.:.

2000 N· 2 m+ 2000 N- m-2000 N· 2m-2000 N- 1 m =
~+ ~- ~- ~=

ricavare ulteriori equazioni possiamo calcolare il valore del momen-


flettente nel punto P e verificar~, pertanto, se coincide con il valore di
in Me di M 1 in E (ciò ci consentirà, quindi, di riaffermare la costanza
-";"é.ì,-"S"f-A.<.
momento su tutto il trl!-ttoorizzontale inferiore MP).
3 /
= Ra· I+ MA - RA·-I-Re· -2 =
,2
. 3
= 2000 N · 2 m + 2000 N- m - 2000 N · -· 2 m - 2000 N · m =
2
=4000N· m+2000N· m-6000N· m-2000N· m=
= - 2000 N · m (c.v.d.)

2000N•m

Figura 1.85.
100 ' J .. RESISTENZA
D8 MATERIAl.i

Riportiamo nelle successive figure 1.86 e 1.87 rispettivamente i diagrammi


dell'azione assiale (N) e dell'azione tagliante (T). Lasciamo al lettore la
giustifiçazione e l'analisi dei valori riportati ..
'

Figura 1.86.

2000N 2000N

Figura 1.8 7.
. ESERCIZI 101'

Esercizio1.1O.
. Con questo semplice esercizio diamo un cenno al metodo, grafico, per il
,.,,.., ... tracciamento del diagramma del momento flettente su una trave isostatica
'.',f'.\Lerion labile come quella di figura i.88.

. .'/-: .,.. ::
·:_:
~:"'"'·
•:.: .

".'.;/.\'.-·.-
.. -......
Figura 1.88.

rs;;:w?J:'
~l~i~'.j::a1a ,.;.)._;;~
;.:~~;J(::.\.
/,._···
;_i_,;_.:_·_,_:_:.':'.'·.·
. "' Supponiamo di conoscere, chiaramente, sia i carichi che le dimen-
i_.__
·~oni geometriche della trave di figura 1.88.
~~\i;~r::.:-:-
... _________________________ _

:,;;;;;{\pisegnate, quindi, nelle rispettive scale la trave e le forze, scelto un polo


A>ifC::: P :arbitrario (Figura 1.89b) si costruisca il poligono funicolare (Figura
•';;.'; ,J.89b) e si individuino i raggi proiettanti OP(I), IP(II) e 2P(III). A questo
i:"!{J
· punto si riportano· le parallele ai raggi proiettanti sulla trave originaria
partendo da A (Figura 1.89a) sino a determinare i punti R, S e T di
.intersezione fra i raggi stessi e le rette d'azione delle forze esterne applicate
:/.>.,..alla struttura. Per quanto riguarda il punto T si deve ricordare che la retta
. , . d'azione della reazione vincolare del carrellino B (ovvero R. 8 ) è perpendico-
,_ .,: lare al piano di scorrimento e conseguentemente il punto T si ottiene
;,: (:/ 'dall'intersezione fra la parallela al raggio III, spiccata da S, e la retta
è''f'·::·;ttormale (n-n) (Figura i.89a). La retta che congiunge i punti A e T viene
//··.>,denominata linea di chiusa del poligono ARST.
'\:'::< A questo punto si traccia la parallela alla linea di chiusa del poligono dal
3/'.f:punto P ed effettuandp !'intersezioni: fra la retta, tracciata dal punto 2,
102 1. RESISTENZA
08 MAlERIAli

Figura 1.89.

parallela alla normale (n-n) e la parallela alla linea di chiusa, appuilto, si


individua il punto 3 (Figura 1.89b).
In conclusione le due reazioni vincolari sono determinate dai vettori
23 (Rs) e 30 (R,t) evidenziati nella costruzione di figura 1.89b.
Si può dimostrare, ma è anche estremamente intuitivo, che l'area tratteg-
giata di figura 1.89a rappresenta il diagramma dél momento flettente letto
in opportuna scala. ·

A completamento di questo capitolo relativo alla ricerca delle caratteristi-


che di sollecitazione in un corpo vediamo qualche ulteriore esempio nel
caso in cui le forze non siano tutte complanari (ovvero casi di determina-
zione delle azioni interne nello spazio). Bisogna, ora, tener conto del fatto
che esistono, o possono esistere, tutte e sei le azioni interne per ogni corpo
come già avevamo anticipato all'inizio del capitolo (N, T,, T,, M,, M1y,
M1,),

Esercizio1.11.
Data la seguente trave (Figura 1.90) incernierata in A e munita anche di un
cuscinetto reggispinta (in B) in aggiunta alla cerniera, tracciare .1diagram-
mi delle azioni interne sulla intera trave. (Rivedere esercizio 7.9 p. 280
del I volume, Statica).
a

b
D

Figura 1..90.

Noti: F2 = 800 N F3 = 3000 N


F4 = 2 000 N a = 1m
l= 3 m b= 0,5 m

struttura di servizio è evidenziata nella figura 1.91 ove compaiono pure


convenzioni di segno adottate per il calcolo delle reazioni vincolari.

y
F.
F'3
E
Rs,
b
Ra, B a D
X

F2 y
Rs, (+)
z

Convenzioni
z .di segno
Figura.1.91.
104 1. RESIS!ENZADEI
MA"!ERIÀLI
'

Impostiamo il sistema risolutivo per il calcolo delle reazioni vincolari


e della forza F 1 (incognita) applicando le equazioni cardinali della Statica,
compiete, estese allo spazio.

F2 - Ra,.+ F 3 = O 08)
RAy - F 1 + Ra, = O (39)
- RA, + Ra, - F4 =O (40)
-'- F 1 • b + F 4 • b = O (41)
F2 • b - Ra,· I+ F4 (/ + a) = O (42)
F 1 • a - Ra,· l + F 3 • b = O (43)

Dall'equazione (38) ricaviamo:

dall'equazione (41):

dall'equazione (42):

dall'equazione (43) otteniamo: .,)

.,
(2000- 1 + 3000· 0,5)N· m = 116667 N
3m '

dall'equazione (39):

RA,= F 1 - Ra,= (2000 - 1 ~66,67):N= ~33,33 N

dall'equazione (40) ricaviamo infine:

RA,= Rs, - F 4 = (2800 - 2000)N = 800 N


ì&tt:{'T:;!:C:'
··•
.·· ESERCIZI·105

Riassumiamo i risultati:

F 1 =l000 N
R..t, = 833,33 N
R,1. = 800 N
R8 .,=3800N
R8 , = 1166,67 N
R8 ,= 2800 N

lt~~S§~~~l;:: ·idealmente suddivise dalla sezione di taglio (~ nella quale vogliamo deter-
.Diiilarele caratteristiche di sollecitazione, le sei azioni interne si determina-
'{ ii.o riducendo al baricentro (G) della sezione di taglio (S) il sistema di
\''forze stesso. Come ultima considerazione dobbiamo specificare le conven-
,'iioni di segno: in generale useremo le stesse convenzioni aliottà.te nel caso
:c..:,,,,·.cJ·,>
}!Si4i'i\j piano con una particolarità per quanto riguarda le azioni di taglio e il
\\t~t{ momento flettente agenti nel piano orizzontale.
..<In questo caso le convenzioni di segno si riducono a quelle usate nel piano
,·,.ce.·c.>
:\{}/;)/verticale quando il piano orizzontale viene ruotato di 90° in modo· da
;.<>,'.'>.>}' portare l'asse z sull'asse y. La figura 1.92 servirà a chiarire meglio questo
i:;'..!:/:i.·:.concetto.

l"t ~~~:.1
':::t:/LLIniziamo lo studio delle azioni interne, considerando lo schema di figura
~~rnn,Jo N

t{/;'./',abbiamo:
(:i·;·:i{.'.~·
..,··
..-•;_.i
'-'=,·
\>.:r·::/·:_:J=a;

Mentre per quanto riguarda il taglio T, (x) abbiamo:


i~.--:/f.\·_.···

_:·_::·/·.;_:/··.-/_·--·
I T,(x) = R,1,'~ 833,33 N
106 1. RESISTENZA.
DEIMAlERIALI

z'+
I
y
, 1fy'
,,
, ,
90"/ __
.--·
90• ,,
X•X'

\ ••, I 0

fx, y, z = sistema di riferiinento originario


Lx',y', z = sistema di riferiinento ruotato di 90"
Figura 1.92.

y
I . F3
X1 E
J,RBJ>
b
H•C _F2 R~ I
A•O
s s. X

X
~ F.
~' .

a a

Figura 1.93.

Il momento flettente M 1 , (x) varrà:

M 1 ,(x)=R:,i.,· x=833,33N· x 1··


. ESERCIZI 1Q7.
Sempre facendo riferimento alla figura 1.93 passiamo allo studio delle
azioni interne in una sezione S1 con: a~ x 1 ~ l
! !
H B
· Lo sforzo normale N varrà:

I N(x 1) = - F 2 = - 800 N I

Per quanto riguarda il taglio T, (x1 ):

T, (x 1 ) = RA, - F 1 = (833,33 - 2 000) N = - 1166,67 N

momento flettente M 1 , si ottiene dalla seguente equazione,


solita, di equilibrio:

. Inserendo i valori numerici:

Mu, (xi) = (833,33 - 2 000) · x 1 + 2 000 · I

Mu,(x 1) = - 1166,67 · x1 + 2000 I


Infine nella sezione S2 (sempre in riferimento alla figura 1.93) partendo da
destra (per semplificare i calcoli) avremo per: O ~ x 2 ~ a
! !
D B

N(x 2) = F3 e=3000 N
·.108 1: RESISTENZA
DEIM.6.TERIÀLI

Il taglio t, (x 2 ) invece:

Per quanto riguarda il momento flettente:

I M(x2) = - F3 · b = - 3 000 N · 0,5 m= -J 500 N · m

Nelle successive figure 1.94, 1.95 e 1.96 vengono riportati i diagrammi di


N,. T, e MI• relativi al piano xy di figura 1.93. ·

3000N
Figura 1. 94. A H B

1,714m

Lasciamo al lettore la determinazione dei valori, nei punti caratte-


.----WlN~ITJl.~i,,l"
ristici della trave, delle.azioni interne riportate nelle figure precedenti.
. : 1Q9
ESERCIZI

Analizzirumo ora le azioni interne dell'asta di figura 1.91 nel piano xz


presente quanto detto a proposito delle convenzioni di segno
1.97).

z
Xl

'i,
H R11z
S2
s b S1 RII% B DaE F3 X
A"O
è
RAI: X F4
X,.

a a

Figura 1.97.

ripetiaJmo il calcolo dello sforzo normale poiché è esattaJmente


determinato nel caso precedente (lo sforzo normale N agisce lungo
geometrico x della trave e, conseguentemente, non è soggetto
variazioni causate dalla rotazione degli assi y e z attorno all'asse
stesso).
una sezione S per: O :;;;x :;;;a
l l
A C

I T. (x) = - RA, = - 800 N


rer quanto riguarda il momento flettente M 1 , (x) avremo:

I M1,(x)=-R,t,·-;=-800·x I
punto prima di procedere verso la sezione S 1 imponiamo
rec[uilibr:ioalla rotazione del nodo C (Figura 1.98).
11O 1. RESISTENZA
DEÌMAlERIALI

I nodoC
<

.
.
Mz

l bretese

~
-~
~)

Figura 1.98.

Poiché:
M 1 = R,,..· a = 800 N · 1 m = 800 N · m
M2 = F2 • b = 800 N · 0,5 m = 400 N · m
avremo un momento M 3 il quale dovrà essere sommato a M 2 per bilancia-
re M 1 • Ovvero:

oppure:
M3 = M 1 -M 2 = (800-400)N· m=400 N· m

e quindi avrà verso orario sul nodo C e antiorario sull'asta di destra in


io.odo tale da tendere le fibre superiori (Figura 1.98).
Possiamo ora proseguire lo studio nella sezione generica S 1 per:
'

Mentre per quanto riguarda il momei:ito flettente:

- R,1.,· x 1 + F2 · b - M1, (x 1) =O
Mh(x1)=F2· b-R,1.,· x1
..111
·, ÈSSìCIZf

Infine nella sezione S 2 , partendo da destra per semplificare i calcoli,


abbiamo il taglio T. per: Os; x 2 s; a
·. l
D
!
B

I T,(x 2) = + F4 = 2000 N

mentre il momento flettente MIY viene espre~so dalla seguente equazione:

I· MIY(xJ = -F 4 • X2 = -2000- x2 I
Nelle successive figure 1.99, 1.100 e .1.101 sono riportati i diagrammi di T.,.
MIY e M, (ovvero M,J

2000N

Ai-------------------~
e B D
112 ·.·1;RESISTEIÌIZA
DEiMATERIALl
.

Esercizio1.12.
Data la trave di figura 1.102 determinare le azioni interne per ogni punto
dell'asta stessa.

h=3m
b=lm
F,=I000N
h/2 F2 =800N
F 3 =500N
F1
h D

h/2 F2

B e

Figura 1.102.

Iniziamo con il calcolo delle reazioni vincolari per completezza cli risolu-
~one dell'esercizio poiché, ai fini della determinazione delle azioni interne
in questo caso, non sarebbe indispensabile la loro conoscenza..
Con le notazioni cli figura 1.103 abbiamo:

-RAx +F 1 = O (44)
-RA. 7 +F 2 =0 (45)
-R-u +F 3 = O - (46)
Mx-F3· h=O (47)
M 7 -F 3• b=O (48)
h
0
- M. + F 1 2 + F2 • b = O (49)
<}13:
• •.· ESERCÌZI
,RAx= F 1 = 1 000 N
R.t, = F2 = 800 N
R,t. = Fa ==500 N
M,. = Fa· h = 500 N · 3 m = 1 500 N · m
M, = Fa· b = 500- 1 m = 500 N · m
h
M, = F 1 · 2 + F2 • b = 1 000 N · 1,5 m + 800 N · 1 m =
=2300N-m

., PòÌché tutti i risultati sono positivi significa che i versi dei momenti e delle
:reazioni dell'incastro A, evidenziati in figura 1.103, sono corretti.
:J•ossiamo, quindi, procedere alla determinazione delle azioni interne del-
·.le quali riportiamo i diagrammi completi nelle successive figure lascian-
./·do al iettore la determinazione delle equazioni relative ai vari tratti
dell'asta. ·

iAz X

M,

z h/2

D ;.

h/2 Fz
b
li e

Fa

Figura 1.103.
JJ4 1.• ~ESISTJ:NZADB
MAJE-~11\J,1
.._;.
800N

B e

Figura 1.104.

B e
800N

Figura 1.105.
y

e
Figura 1.106.

B e
Figura 1.107.
y

2300N•m
X

Figura 1.108.

1500N·m

e
Figura 1.109.
Poiché nessun materiale è perfettamente rigido ne segue che un corpo
vincolato sottoposto a carichi esterni, attivi e reattivi, subisce deformazioni
più o meno notevoli a seconda delle dimensioni del corpo, del tipo di
materiale con cui è stato costruito, del và!ore delle forze applic!Lteecc. Se
i carichi applicati sono modesti le deformazioni sono contenute e, una
volta annullati i carichi, si annullano a loro volta: siamo nel campo delle
deformazioni elastiche (temporanee).
Se i carichi esterni sono elevati, in relazione a quanto detto precedeil-
temente, le deformazioni in generale aumentano e rimangono presso-
ché inalterate quando le forze vengono annullate: siamo così nel campo
delle deformazioni anelastiche (permanenti). Caso, quest'ultimo, peri-
coloso per ovvie ragioni e che può portare alla rottura del corpo in
esame. ·
Esiste quindi un legame tra gli sforzi e le deformazioni, legame alquanto
complesso che per essere completamente definito richiede una trattazione
·· molto approfondita. Il tipo di sollecitazione più semplice che permette,
però, di rilevare in maniera quasi ottimale il legame sforzi-deformazioni
:· ·· ··è la prova statica di trazione.
•• • 0:"La prova di trazione consiste nel sottoporre un solido geometrico ben
: defmito dalle norme UNI, definito «provino» o «provetta», a uno sforzo
·normale di trazione gradualmente crescente da zero sino al valore che
·provoca la rottura della provetta misurandone, nel contempo, le deforma-
. zioni al crescere del carico.
Una provetta tipo può essere quella schematizzata nella (igura 2.1 (per
acciai). · '.

---
i
--- i

Figura 2.1.

Supponendo di assoggettare una provetta tipo quella rappresentata nella


figura 2.1 a uno sforzo di trazione _(F) e riportando su un diagramma il
legame sforzi-deformazioni si pup ottenere una curva analoga a quella rap-
presentata nella figura 2.2. ·
Il diagramma riporta sulle ascisse la deformazioneunitariarelativa:

Al
e= 1 (numero puro) (1)

u,.
u,

Figura 2.2.
..>..:;\'··-,_'.:_·_-;;_
1U_.~:
;:.r.;::2::.
21.'sér;\EAAl'.irA::[email protected]:'.'.1
uientre sulle ordinate vengono riportati gli sforzi (o tensioni) unitari nor-
. mali: '
F
(1 =- (N/=2) (2)
A .

e ciò per ottenere maggior omogeneità nei risultati anche se le prove


.vengono effettu?-te su provette aventi dimensioni diverse, ad esempio, da
quelle rappresentate nella figura 2. I.
Con riferimento al diagra=a classico per gli acciai duttili (Figura 2.2)
-•possiamo distinguere alcuni tratti:

Tratto DA: tratto di completa proporzionalità fra la tensione unitaria


applicata e la deformazione corrispondente. In questo tratto vale la legge
di Hooke 1 che può essere sintetizzat/l nella seguente relazione: ~

u,,=E· s (3)

(è'l'equazione della retta OA).


fa questa relazione compare una nuova grandezza:
·E: modulo di elasticità normale del materiale in esame la cui unità di
misura risulta essere identica a quella di u,, ovvero N/= 2•

Tratto AB: questo tratto, non rigorosamente rettilineo, indica il comporta-


mento pressoché elastico del materiale che giunge al limite del carico
_unitariodi elasticità <1••
Tratto BC: il materiale inizia a dar segni di cedimento e nella zona C
(zona di snervamento) il comportamento è anomalo; i!materiale, a causa
di assestamenti strutturali, tende a reagire all'incremento del carico a
prezzo però di un incremento notevole delle deformazioni che risultano
permanenti.
u.,, viene denominata tensione al limite di snenamente superiore.
Tratto CM: le deformazioni assumono carattere notevolissimo a fronte
anche di un piccolo incremento di carico. Si?-mo nel campo delle grandi
deformazioni plastiche. Il punto M (Figura 2.2) rappresenta il massi-
mo carico sopportabile dalla provetta poiché. oltre questo punto si
manifestano restringimenti· anche della sezione trasversale della provetta

1 Rohert Hooke (1653-1702), scienziato inglese. Formulò la legge fondamentale dell'elasti-


cità che afferma la proporzionalità tra deformazioni elastiche e sforzi.
(fenomeno della strizione) oltre agli aUungamenti e il corpo giunge a rot-
tura. ·
u. indica il carico ultimo di rottyra.
Gx viene denominato carico massimo di rottura o, semplicemente, carico di
rottura.

Nel campo delle costruzioni dovremo sempre rimanere nella zona


elastica OA.

Consideriamo ora un solido prismatico sottoposto a trazione (Figura 2.3).


Poiché non vi sono altre forze in gioco (oltre a F e alla reazione vincolare
nell'incastro uguale e opposta a J!) la sollecitazione, come già detto, è di
trazione semplice. Se ora isoliamo un elemento di trave avente lunghezza x
(Figura 2.3b) affinché lo stesso sia in equilibrio dovrà essere:

Se suddividiamo questo valore dello sforzo normale N in corrispondenza


delle singole fibre del corpo (per semplicità a ogni mm 2 di superficie)

N
a(=1)

,1/ ,,
!!
A

(a) i (b) i
Figura 2.3.
f:~::::~"i','_:~
,·;,''.;:',~0t1,,i,:;t:;i:-(~~:c~;?\L-:ux·:r:~2:11~/:N~À'-sFàii
·...• otteniamo le cosiddette tensioniunitarie normali (ovvero perpendicolarialla
· superficie di area A):.

~(~)
~ =2
(4)

. :· quindi le tensioni .u rappresentano gli sforzi prodotti dalla trazione. Le


· · .: forze applicate alla trave provocano un allungamento della stessa (ti.I di
· _figura2.3a) rispetto alla lunghezza iniziale/. Dalla (1) abbiamo:

tJ.l
8=-
l

e dalla legge di Hooke (3):

u = E·,e

·. Combinando queste due equazioni otteniamo:

ti.l u N
e=-=-=--.
· I E A· E

(5)

equazione che individua le deformazioniindotte nel corpo dalla trazione.


. Il modulo E per gli acciai duttili vale, generalmente, (205 000-206000)N/= 2•

-.··2.1.1. Calcoli di progettoe di verifica


.._·.

La tensione unitaria u definita dalla equazione (4) non_dovrà mai superare


una tensione, denominata ammissibile, ritenuta di s1curezia per il materiale
in esame; la tensione ammissibile verrà ricavata dalla u8 o dalla u•• relative
alle prove di laboratorio. ·
:1n ..~ ~'-~E sqµ.Eçri:~!9Nl
PIHÒ<J.~, s_~MPl(çÌ,oC~[r~@.
~ij,ÉSJ~NZA
In partico),are:

O'adm
1 =- (TR ( · h
ance- (1'") (6)
+
A.dmi.ssible
nR n

(v. tabella CNR-UNI 10011 del giugno 1988) -

ove:
nR = coefficiente di sicurezza a rottura. In linea di larga massima si può
assumere:
nR = 2,5-4 (acciai laminati)
nR = 5-7 (ghisa)
nR = 8-10 Qegno)
nR = 6-15 (calcestruzzo e laterizi)

Per il coefficiente n (a snervamento) i valori possono essere ridotti di circa


un 15%.
Riassumendo: nelle condizioni di progetto e di verifica si dovrà usare
l'equazione di stabilità (7) allo sforzo normale N, in quest!) caso di tra-
zione:

(7)

Nei calcoli di verifica abbiamo tutti i dati necessari (Nmax•area, materiale,


o-0per controllare che sia:
Nma,
Clmax =-À _::s;;f1adm
(N)

Nei calcoli di progetto conosciamo, o stabiliamo, il materiale (quindi o-0


da impiegare e si possono verificare 2 casi:

a) determinazione di A

Nmxx
r,
max
=--=
À
o-adrn.=>A=--Nmxx
O"adm

b) determinazione di N mxx => N mxx = rTadm • A


Compressione: l'unica differenza consiste nel fatto che il carico esterno ha
verso opposto a quello della figura 2.3a.
Bisogna però precisare che questa trattazione è valida solo se:

(in-prima approssimazione) ove a è la minima dimensiol).etrasversale del-


l'asta (Figura 2.4). .•

F=N·

Figura 2.4.

Allora:

~ (8)
C3
Le deformazioni unitarie trasversali (indicando con x l'asse dell~ trave)
valgono:

~ (9)

~
ove m = modulo di Poisson (4 per acciaio).
L'equazione di stabilità a compressionediventa:

Nma:x.
O"max = -- :::;;
Uadm. (10)
(N) À (compressione)

Nel caso di alcuni tipi di materiale (ferro, acciai) le tensioni ammissibili a tra-
zione e a compressione praticamente coincidono poiché i suddetti materiali
hanno un comportamento pressoché simmetrico a trazioneo-a compressione.
Nel caso della ghisa, invece, il comportamento nei due casi è alquanto
diverso: maggiore la resistenza a compressione e nettamente inferiore la
resistenza a trazione; completamente opposto il comportamento del legno.
Quindi, in generale, si deve precisare il tipo di sollecitazione dovuta allo sforzo
normale N per scegliere il corrispondente valore della uadm• Quando non viene
specificato significa che stiamo.parlando di uac1m a trazione. Oltre agli sforzi
dovuti alle tensioni fisiche ésteme vi sono sforzi dovuti anche a fenomeni
termici:ovvero vi è influenza della temperatura anche sulle tensioni interne.
Se, ad esempio, consideriamo una trave incastrata alle estremità e questa trave
viene riscaldata essa tende a dilatarsi (supponiamo che sia costruita in acciaio)
ma il suo allungamento è impedito dai vincoli e quindi nascono tensioni di
compressione (uN) dovute alla dilatazione termica (Figura 2.5).

Figura 2.5 •

.L'allungamento (teorico) dovuto all'incremento di temperatura dT vale:

M=rxl· dT (11)

dove:
cx = coefficiente di dilatazione termica lineare (cx= t2· 10- 5 1/°C per
acciai);
/ti!,:::;;;~':•.:
,. ,{i;}Y:'·1.'t:;.~<::c i;,GENERAUTA;'SFO~i6:NòRMAL
:;2:
)<<)};>{'·:;::>'.:'; •,:
l = lunghezza iniziale (mm);
liT = incremento di temperatura ( C);
0

lii = allungameni:o·subito dalla trave (mm).


Poiché questo allungamento, come già detto, è impedito dai vincoli
la trave in esame si comporta come se fosse soggetta a uno sforzo normale
(N) di compressione capace di produrre la stessa deformazione fil. Ovvero:

·e quinqi:

lit= a.lliT

Uguagliando le due espressioni otteniamo:

N· l N
--=a.lliT=-=rt.E· liT
E· A A
e poiché:

N
-=u
A

otteniamo infine:

I U=rt.· EliT (12)

In qµesto caso l'equazione di stabilità, a compressione; diviene:

(13)

Per quanto riguarda i coefficienti di dilatazione lineare (a.), rimandiamo


alia. tabella 4.8 pagina 335 dei .Vademecum per l'ingegnere costruttore
meccanico, XV edizione, a cura di C, Malavasi, Hoepli.
Riportiamo comunque alcuni valori nella tabella 2.1.
èRl®:LPJ~~~!Ì!?A:,;LJ,;-:K:
·,1,26,.:'~;·L~t q1'899KE,;$R'.$rr~QNL$1:Mè!JGt :..)
Tabella2.1 Coefficientidi dilatazione lineare tra (O+ 100)"C per vari lll!'teriali.

Acciaio dolce 0,00001079


Acciaio temperato 0,00001240
Alluminio 0,00002336
Argento 0,00001943
Bronzo 0,00001821
Carbone coke 0,00000551
Carbone fossile 0,00002782
Feil1) fucinato 0,00001211
Ghisa 0,00001075
Oro 0,00001470
Piombo 0,00002799
Platino 0,00000886
Rame 0,00001666
Stagno 0,00002296
Vetro 0,00000861
Zinco fuso 0,00002941

La relazione di stabilità determinata ·per la sollecitazione dovuta al-


lo sforzo normale (N) può essere applicata, con notevoli semplificazio-
ni, anche nel caso di calcolo dello spessore di recipienti cilindrici sogget-
ti a pressione interna. A tal proposito _prendiamoin ~same la figura 2.6
che evidenzia un _cilindro, sezionato idealmente, soggetto a una pres- ·
sione interna Pmu che, premendo contro la superficie interna del cilindro
e perpendicolarmente alla stessa, tende a provocare una rottur~ del
materiale. ·
Iniziamo il calcolo della forza dF considerando una superficie infinitesi-
ma dA (Figura 2.6a).
Consideriamo l'area infinitesima, individuata da una coordinata generica
(a.in questocaso),relativaalla superficie
internadelcilindro. --
s

}C

i,
iY (b)

Figura2.6.
·;12s.·..f~g ~rr~~L~~P,!'!9)iRf!l=B';p,j~i~N~A'.Itt:t/,
C?!_Hoq~.
Quindi:

dA = HK· I (14)
m,a:

(15)

ove ri è il raggio interno del cilindro. Di conseguenza la (14) diviene:

(16)

La forza, infinitesima, agente sulla superficie dA vale:

dF=Pmax· dA =Pmax· r(· (· dcc (17)

Però il calcolo della forza risultante all'interno del cilindro non deve tenere
in considerazione tutta la dF ma 1s,sua componente lungo l'asse y (dF,,)
poiché, come si evince dalla figura 2.6b; lè componenti lungo l'as~e x (d.F,.)
si elidono a causa della simmetria dell'emicilindro rispetto all'asse y. Di
conseguenza:

dF, = dF· sencc (18)

e quindi ricordando la equazione (17):

dF,=p,...·· ri• /. sena• dcc 09)

A questo punto possiamo determinare il valore complessivo della forza


risultante, ripetiamo, lungo l'asse y.
Eseguiremo, pertanto, una integrazione fra i punti A e B dell'anello
(Figura 2.6). Quindi:

F "
F, = { dF, = J p.;,.. · r; · l · sen cc· dcc (20)
o o

poiché· le grandezze Pmax•r1 ed l sono costanti, per ipotesi, le possiamo


portare fuori dal segno di integrazione; ovvero:

F,=p,...·
"
r1 • l· Jsena· da
o
:,.C):i}}.\&Jtti:ii;::R~ipi~i;;ii:dtiNi?.RIÒ:~fui}kPRt~Nìi:ì~RrifA,'.
conseguentemente:

F,=Pmax·r;· l· [-coscxffi=p,...· r1 • /. [-cosx-(-cos0)]=


= Pmu · T; · I· [ + 1 - (- 1)] = 2 · Pmu.
· r;· I= Pmax· / · d;

quindi:
F, = Pmu.· l · d; (21)

ove «d,» è il diametro interno del cilindro. A questo punto, sempre guar-
dando la figura ?.6, possiamo determinare lo sforzo normale (N) che tende
a «staccare» il cilindro agendo prevalentemente come una trazione sulla
superficie (s · l) della figura. Imponiamo, quindi, l'equilibrio alla traslazione
in direzione y della parte di cilindro rappresentata in figura 2.6b. ·

2N-F,=0 (22)
quindi:

(23)

Ora. possiamo calcolare la, tensione <T agente sui due rettangoli (s · /).

N F,/2 Pmax· /· d,
CTN=-=-=
A s· l 2· s-,l

-8Pmax·d,
CTN=--- (24)
2• s .

La formula (24) viene denominata relazione di Mariotte 1 ed è comunemen-


te usata, in pratica, come base per il calcolo dello spessore di tubi quando
s < d;/50 ovvero per valori piuttosto piccoli di «s».
Ovviamente la resistenza del cilindro sarà assicurata quan<io;

(25)

1 Edme Mariotte (1620-Ùi84), fisico francese, condivide con .S-obert Boyle (1627·1691) il
merito della formulazione della legge di proporzionalità rrii·pressione e volume nei gas,
detta appunto di Boyle-Mariottè.
·..JM..;~:).~E i?r.H99~$oµçqrAÌrqNi:~~P.LiQr;"'q~JlERJ:J;?(~~:'
ove con uadm è stata indicata la tensione unitaria, a trazione, ammissibile
per il tipo di materiale impiegato nella costruzione del cilindro stesso.
L'equazione (25) vale, oltre che nel caso di una verifica di resistenza, anche
per il progetto dello spessore s. In tal caso basterà porre:

e conseguentemente:

Pmax" di
s=--- (26)
2- Uadm

Nel caso di un recipiente sferico, sottoposto a una pressione interna Pmax•


una trattazione analoga a quella appena descritta porta a una relazione
simile alla (25). Ovvero:

(27)

e, analogamente, lo J;pèssore nel caso di progetto viene calcolato:

Pmax· d,
S=--- (28)
4. Uadm

Tutte le relazioni precedenti (dalla equazione· (24) sino alla (28)) sono state
ricavate supponendo, appunto, che lo spessore sia piq;olo in modo da
ritenerepressoché costanti le u sullo spessorestesso.
In realtà la·distribuzionedelle tensioni unitarie u non è uniformee ciò viene
messo in evidenza nella figura 2.7.
La figura 2.7, r.elativaai cilindri di grosso spessore, mette in evidenza
i diagrammi delle tensioni u, e u., agenti su un elemento del cilindro, che
q,.=211.

u. : tensione assiale
u, : tensione radiale
u,: tensione tangenziale
i : bordo interno
• : bordo esterno

.Figura 2.7.

dipendono dal valore della pressione interna p e del raggio generico


r (Figura 2.8).
Senza entrare nel dettaglio di dimostrazioni matematiche 1, riportiam,o le
relazioni che forniscono u, e u, in funzione della pressione interna p, del
rapporto fra i rag$i (o diametri) esterno e interno ( R.= -D.) .
a= -
R; . D,
e dir:

(29)

u =-p
r a2-1
(1-R!) r2 (30)

equazioni c)l.erappresentano tratti di iperbole cubica.

1 Per maggiori dettagli . ejo chiarimenti vedere il testo: EMILIO MAssA,Costruzione di

macchine,volume secondo, Milano, Masson Italia, 1979, p. 394 e ~guenti.


r

D,

D,

Figura 2.B.

Si deve, altresì, notare che abbiamo riportato le tensioni u, e u, relative


a un cilindro aperto alle estremità. Se il cilindro fosse chiuso dovremmo
tener conto anche di una sollecitazione assiale, costante, di trazione:

P· nRJ
C1
• =-=
F p·
A
Àinterna
A••,an. -
_
1t (R; - R;)
.(31)
circolare

ovvero, tenendo conto del rapporto a:

u

=p-(-1
-1
)a2
(32)

Come si evince dalla figura 2. 7 e, a maggior ragione, dalle relazioni (29)


e (30) le tensioni ù, e a, sono massime al bordo in,terno del cilindro,
ovvero per r = R,. In questa condizione le tensioni divengono:

v'
(1 -
,.... -P •
(a2
--
+
a2-l
1) (33)

a,_= -p (34)

Anticipando alcuni concetti riguardanti Je teorie di resistenza possiamo dire


che le tensioni di co:nfronto sorio diverse a seconda delle diverse teorie.

1. Secondo Rankine:

<1*= (Idi
confl'Onto
a2
=<1, =p ( --
raaz 2 a
+
-
1)
1
(35)

teoria, questa, molto valida per la ghisa.

2. Secondo Guest:

a2 -+ 1
a* = a,.... - a,.,,. = p ( a2 1)+ P= p a2( 2a1 -
2
) (36)

relazione valida soprattutto per l'acciaio.

3. Secondo de Saint-Vénant:

a) Cilindro chiuso (a. ,/, O)

a. ·a,
a*= a,.,,.-;;;--;;=
(à+1 2
p à2 - 1 - m(a 2
1
- 1) +;;
1)
=

·=
P
(a(mm(a+ 1)+ m
2
2 - 1)
-2) (37)
1

ove m, ricordiamo, è il modulo di Poisson (4 per acciai);


·-•:134.·i ~~ DI_HOO~.somGIIf-Zlq('JI
SEtv,PUC_!;:~IJ];R!()!:Rl;S!STE;_t:,l?À.
·.

.b) Cilindro aperto (u. = O)

-- + I+-,-
(a I)= 2
u* = u, - -!llll&
t1,
=p
- ma2-I m
= _(a + I)+
2 (m I) m- (38)
p m(a 2 -1)

Teoria, questa, ancora adottata essenzialmente percilindri in acciaio.


Se inseriamo, nelle (37) e (38), il valore di m = 4 (per acciaio) otteniamo:

* sa2+2 (39)
u =p· 4(a 2 -I)

*-. 5a2,+3 (40)


u -p 4(a2- I)

L'equazione di stabilità, o equazione di verifica, sarà pertanto:

u* s ffadm (41)

Per cilindri in acciaiofuso:

~ (42)
~
(con n = 2,5 + 3);

per cilindri in ghisa:

, q R. trazione
O'adm,lrazion.c = --- nR (43)
.

(con nR = 6 + 8 e sino a IO in casi di forti sollecitazioni);


per cilindri, in acciaio, saldati e ricotti:

·EEJ
.
aadm =~-n k (44)

+
(con n = l,8 2 e k = 0,8 -à- I).
Riportiamo, infine, la formula usata dalle norme americane:

p· D,
s~--- (45)
2· O"adm

questa relazione è analoga a quella di Mariotte (la (25) oppure la (26))


solamente con la introduzione del diametro esterno D, anziché quello
intemoD 1•
Nonostante questa relazione non derivi da ricerche teoriche, da verifiche
sperimentali si rivela anche sostanzialmente idonea al calcolo di recipienti
cilindrici aventi grosso spessore poiché pocù si discosta dai risultati ottenu-
ti con la relazione di Adhémar Barré de Saint-Vénant. ·
Per maggiori informazioni riguardanti le tubazioni in rame e in polivinil-
cloruro (PVC) si rimanda a testi specializzati o a manuali tecnici.

Esercizio2.1.
Una barra di acciaio, avente carico di rottura o-R= 410 N/= 2 , è sogget-
ta a un carico assiale, di trazione, pari a IO kN. Si determinino:

a) le dimensioni della sezione supponendo che essa abbia sezione a corona


circolare ( x = != 0,6);
b) l'allungamento della barra supponendo che la stessa sia lunga 3 m;
c) le condizioni massime di carico per giungere alla rottura della barra.
D

Figura 2.9.

a) Per determinare le dimensioni della sezione usiamo l'equazione di stabi-


lità a trazione:

Nrnax
U'l]:ì=A=Uac1m

uR 410 N/mm 2
u,dm =- =
nR 3 = 136,67 N/mm 2
!
Sufficiente per
un carico stat~co

Allora:

Nmax 10000 N 2
A = u,dm = 136,67 N/mm 2 ~ 73' 2 mm

Poiché l'area della corona circolare vale (Figura 2.9):

n nD 2
= - D 2 (1 - O36) =<>A = - · O64
4 ' 4 '
•.t<?::;i:f,:.E)!2à:::2::~JJ§~~i?itJ~z'.:.
/,:i/:~::;:,,:i::i
A questo punto possiamo ricavare il diametro esterno D:

, ~4-A
D= --=
n · 0,64
e:
d = X· D = 0,6 · D ~ 1,25 mm

b) Basta applicare l'equazione:

/J.I= N· I
E·A
tenendo in considerazione che:

E ~ 206000 N/mm 2
Acciaio

Quindi:
/J./= 10000 N· 3000 mm = ""
206 000 N/mm 2 • 73,2 mm 2 1' 99 mm - 2 mm

c) A questo proposito basta utilizzare l'equazione (non più di stabilità


ovviamente!):

Nmax / 2
CTmax=A= CTR = 410 Nmm
quindi:

Nmaxdi = A· CTR = 73,2mm 2 • 410 N/mm 2 = 30012 N


rottura

È evidente che si ottiene un valore circa tre volte maggiore rispetto al


carico applicato poiché nR = 3! La differenza fra 30012 N e 30000 N
è dovuta al fatto che l'area utilizzata (73,2 mm 2) è leggermente superiore
rispetto a quella teorica calcolata (73,17 mm 2). Verificare.

Esercizio2.2.
Le rotaie della ferrovia sono (o meglio erano) costituite da tronconi lunghi
ciascuno 22 m; fra un troncone e il successivo vengono lasciati "" 8 mm di
spazio necessari ad assorbire le dilatazioni termiche dovute a variazioni di
temperatura.· A causa di un incremento anomalo della temperatura, dovuta al
:2:,~~:!)1t'.!ClO_l~!=,_)q$jn',<2t_QN!§E.~f?!:ICJ!tR!JER!:l~Ì;R~~:it5/
/:.J~~--
0

gran caldo estivo, pari a AT= 40°C, si vu9l sapere se lQ spazio lasciato è
sufficiente oppure, in caso contrario, l'entità dello sforzo di compressione che
sollecita le rotaie (assumere un acciaio da costruzion!l Fe 360 UNI-EU 27).
. '

L'acciaio Fe 360 UNI-EU 27, designato secondo la normativa europea


Euronorm, ha un carico di rottura, minimo garantito, pari a:

uR = 360 N/mm 2

Di conseguenza, assumendo un coefficiente di sicurezza nR = 4, la tensio-


ne ammissibile diviene: ·
uR 360 N/mm 2 2
C1adm = nR = 4 90N/mm

Dalla tabella 2.1 possiamo rilevare il coefficiente di dilatazione lineare per


un acciaio:
°'inmedia = 0;000012 lj°C
la dilatazione del troncone di rotaia a causa dell'incremento di temperatura
vale:
Al= 1XlAT= 0,00il012 l/°C · 22000 mm· 40°C = 10,56 mm
Possiamo, pertanto, affermare che _lo spazio lasciato fra un troncone di
rotaia e il successivo è insufficiente. Il massimo. AT consentito con lo
spazio lasciato vale invece:

8 mm
ATmax
ammesso 0,000012 1rc · 22000 ~ ~ 3o•c
A causa della differenza:

(10,56- 8)mm = 2,56 mm

nasce una tensione, di compressione, valutabile mediante la equazione (8);


ovvero:
N· I I
-Al=----= E· A --uE compr.
>J3cx:,
>:/.><:ti!sÈRèiz1'
(E;~ 206000 N/i;nm.2)otteniamo:

,
Ucompr.
' ,'
= 206000 N/= · 22000
2 2,56 == - 24 N/= 2

Poiché la u~dm= 90 N/= 2 la tensione non supera il valore limite; per


.quanto riguarda gli sforzi la ve~ca ha dato esito positivo. Bisogna però
., tener conto della possibile deformazione del tronco (e di tutti quelli prece-
', .denti e seguenti) che può portare a valori non ammissibili.

, _Uria traversa è sostenuta da due tiranti (Figura 2.10) aventi diametro


, ·.. , uguale. Questa traversa è caricata da una forza F = 100 kN. Assunto,
· i t;iranti, un acciaio avente Uadm = 90 N/= 2 eseguire:

1. la verifica di resistenza dei ~anti;


, 2. il calcolo dello spostamento subito dal punto di applicazione di F.

A e
'1---------f·+·l------,.

d1 =i:ii=d=35mm

B D
80 200

Figura2.1O.
Per prima. cosa dobbiamo c!llcolare le azioni agenti sui tiranti stessi e
per far ciò si devono calcolare le reazioni ·vincolari in A i;: in C (Figu-
ra 2.11). ·

~1
! '
!

'i

80 200

Figura 2.11.

R,1=F-Rc
R,1-F+ Re= O
{ { F· 80 .
F· 80-Rc· 280=0 Re= 280 = 28,57 kN

R,1 = 71,43 kN
{
Rc=28,57 kN

Il tirante AB sarà soggetto, quindi, a uno sforzo normale:

NAB = R,1 = 71,43 kN

mentre il tirante CD:

Neo = Re = 28,57 kN
,,,_,.,,,·
..,.,:........
,..·:y:t';'.t{<;:0;:;;:_,_21;:;~:;::,:;:;:_;<;p;;_:<J:~;'.>~~'':·::::<').:~:S);ç:},(;.L('
1. A questo punto eseguiamo la verifica di resistenza per ciascun tirante:

- NAB 71430 N 2
UN =---:--;;""= ---- = 74,24 N/=
AB AAB ~ (35)' =' ·
4

uN =Neo= 28570 N g;;;29,7 N/= 2

CD Àco ~( 35)2 ='


4

Poiché in entrambi i casi è risultato:

uN < u •.im (90 N/= 2)

·· la verifica ha dato esito positivo.

'2. Per quanto riguarda lo spostamento subito dal punto di applicazione di


F possiamo utilizzare lo schema della figura 2.12.

Flgu_ra
2.12.

ll.lABè l'allungamento subito dal_tirante AB;


· ·, Mco è l'allungamento subito dal tirante CD;
ll.lp è lo spostamento subito da F.
Noti i due allungamenti possiamo imporre, ora, una similitudine geometri-
ca fra i tri!Ulgoli rettangoli GLM- Glf.N: _

Ovvero:

-HN = (200) · (A/AB- Alco) = (200) (0,72 - ~,28)mm .


280 280

HN = 0,314_mm

Lo spostamento totale del punto di applicazi~ne di F varrà infine:

AlF = Alco + HN = (0,28 + 0,314)mm = 0,594 mm

Esercizio2.4.
m
Una sbaqa, in ghisa (uR,, = 100 N/mIIi.2), lunga 3 è incastrata alle due
estremità. Si vuole sapere quanto può essere il raffreddamento della sbarra
affinché la stessa giunga alla ·rottura.
(Assumere E 11u,a = 117000 N/mm.2, cx11u,_-=0,00001075 1/C').
Determinare, inoltre, l'accorciamento teorico possibile e il raffreddamento
consentito in con~oni di sicurezza. .

Basta, a tal propo~to, applicare l'equazione,(12):

Nel nostro caso possiamo dire:

e, conseguentemente:

100 N/mm.2
10,75· 10- 5 1/"C· 111000 N/nim 2 = 79,5 •c
· Quanto, teoricanielite, potrebbe accorciarsi l'asta?
Supponendo che non vi siano vincoli per l'accorciamento possi~o ·scri-
yere:

. ., N· I N I I
8/ =-- =--= CTR ,. -
e-> E· A AE ' E

conseguentemente:

Al=; 100 N/mm ·


2 3000
.
=/ 2 ~ 2,6 mm
e-> 117 000 Nmm
Accor!iamento

In .condizioni di sicurezza . (nR = 5 -;-7 per _laghisa) la tensione ammissibi-


·le vale:

2
Uadm = O'R,r = lOO-~mm. = 16,67 N/mm.2
trazione nR

··-Di conseguenza dovremo scrivere:

=
A.Tacim O:•dm,
r 1~,67 N/mm.2
cx1b1sa • E1b1sa 10,75· 10- 6 l/°C· 117000_N/mm.2

liTadm = 13,25 °C (!)

pilastro, alto 5 m, costruito in muratura.(p = 2000 kg/m 3) avente una


. ·sezionequadrata, deve sopportare un carico assiale, centrato, pari a 198 kN.
·· Assumendo una tensione ammissibile pari a 3 N/mm.2 dimensionare . la
sezione retta del pilastro.
Basta applicare l'equazione di stabilità a compressione semplice (visto che
il carico è «centrato»):

ovvero:

e conseguentemente:

A= Nmax= 198000 N
Uadm 3 N/mm.2
A= 66000 mm2

Poiché la sezione è quàdrata possiamo ricavare il lato:

l = J66000 mm 2 ~ 257 mm

Esercizio2.6.
Un pilastro, costruito con mattoni pieni co91uni, ha una sezione circo.lare
di diametro D. _ Assumendo. la massa volumica dei mattoni pari
a p = 1800 kg/m 3 e una tensione di rottura uR = 20 N/mm.2 determina-
re la massima altezza di costruzione del pilastro prima che questo giunga
a rottura per effetto del peso proprio e nelle condizioni di sicurezza
(uadm = 2 N/mm.2).

A) Nel primo caso basta scrivere:

ove Nma,= peso proprio del pilastro.


Indicando con hm•• la , massima altezza raggiunta dal pilastro possiamo
.~plicitare la relazione precedente nel seguente. modo:

- p· g- yolume
Umax = . Mèa .
Quindi:

. ~ conseguentemente:

h =~= 20- I0 6 [N/m 2]


max p-g (l 800 k.g/m3 • 9,806 m/s 2 ) [N/m 3]

,,,_ = ll33 m (!) 1

B) Nel secondo caso l'equazione di stabilità si scrive:

N.11m
O'max =A= O'adm

···conseguentemente:
p- g- Volume
A = u.11m
p··g· nR 2 • li.dm
=:=:
O'adm

.concludendo:
2 · 106 N/m 2
=
h.11m n=
Uadm
(1 800 · 9,806) N/m 3

hadm = 113,3 m I-
.Si deve comunque rammentare che, in realtà, non vi sono solo sollecitazio-
ni di compressione ma si debbono tenere in considerazioni anche fenomeni
di instabilità strutturale dovuti alle altezze ovvero fenomeni di carico di
punta (verrà studiato successivamente).
Esercizio2.7.
Un oleodotto trasporta petrolio alla pressione di 3 ate. Il diametro interno
delle tubazioni, supposte a sezione costante, è pari a 1 m. Supponendo dì
impiegare, per la costruzione del condotto, acciaio con carico di rottura
pari a 340 N/mm 2 determinare lo spessore dei tubi.

-i11~9&i
Applichiamo, per la risoluzione del problema, la formula di Mariotte
(equazione 25) e, quindi, possiamo scrivere:

Nel nostro caso:

P max = 3 ate = 3 ·kp/cm2 = 30 000 kg/m 2 = 294 300 Pa


d1 = 1 m

- 340 N/mm2 -- 85 N/ mm2


O"adm - 4

quindi:

P · cl; 294300 Pa· 1 m \


s;;:,:-2max = 2 (85 l 6) = 0,00173 m = 1,73 mm
• o-adm , • O Pa

Chiaramente questo valore verrà arrotondato, per sicurezza, a:

s=2mm-

Esercizio2.8.
Un collettore cilindrico contiene una· miscela di acqua (liquida) e vapore
d'acqua alla pressione di 40·ata. Il diametro interno del collettore è pari
a 2 m e lo stesso viene chiuso, alle estremità, con fondi emisferici. Suppo- _
nendo che la tensione ammissibile, per l'acciaio impiegato, sia pari a. 100
N/mm 2 determinare lo spessore del collettore e dei due fondi, emisferici, di
chiusura.
::::.••-'
/iie::t'.iUji'.\t
EU;:.·if)it+\·?Js.,_1:};ti:!f:Jk'._:0PLU·'fi'tt~$éìiç1zj;
:_,til7)
~@lgi}l)"jp§
Per il primo· quesito applichiamo, come per il caso precedente, l'equazione
di Mariotte anche se jl V!l,jpredella pressione interna è piuttosto elevato.
Quindi:

P · d- 3 924· 106 Pa· 2 m


Scilindro;,: 2~adm• = ' 2 _ (IOO·I0 6)Pa = 0,03924 m.;;: 39,24 mm (!)

Come si evince dal risultato, non. ci troviamo nelle condizioni di piccolo


spessore.
Applichiamo, allora, le relazioni (39), di de Saint-Vénant, e (36), di Guest.
Lasciamo al. lettore il completamento dell'~sercizio con le altre relazioni di
de Saint-Vénant (per cilindro aperto). Quindi:

* _ [ 5a1 +2 ]-
" -p 4(a,-I) -Uadm

(secondo de Saint-Vénant con cilindro chiuso).

p [4
~a2 +~]
4(a2 - 1)
= "•dm

l,25 · a 2 + 0,5]-
p[ a2 _ l - O'adm

1,25· p· a1 + 0,5· p = Uadm· a 2 -Uadm

1,25 · p · a1 - O'adm • a1 =- 0,5p - 11a.Ìm

a1 (l,25p-:- O'adm),;, - 0,5p - Uadm

a1 (1,25 · 3,924 · IO~ - 1 · 108) = - 0,5 · 3,924 · 106 - 1 · 108

a1 ( - 95 095 000) = - 101962000


a1 =; 1,0722 =>a.;;; 1,035
Noto il rapporto a determiniamo lo·spessore s:
R.
a=-=>R
. Ri e
=a· R-•

R. = 1,035 · 1m = 1,035 m
s = R. - R; = (1,035 - l)m.= 0,035 m
s = 35 mm (de Saint-Vénant cilindro chiuso)

Secondo il criterio di Guest:

2
u•=p [ --22a ]
=uadm
a - l ·
2pa2 = Uadm. a2 - Uadm

.Uadm" 0 2 - 2pa2 = Uadm


(qadm - 2p)a 2 = Uadm
a 2 (92152000) = 1 · 108 Pa
a2 = 1,085
a= 1,0417
R.=a· Ri= 1,0417m
S = R. - R; = 0,0417 m = 41,7 mm (Guest)

Lasciamo àI lettore un co=ento sui risultati ottenuti (tutti e tre


diversi).

Per il. secondo quesito (tondi emisferici di chiusura) adottiamo l'equazione


(27) quindi:

ovvero:

p;,,...-d1 3,924· 106 Pa· 2 m


S > --
- 4. Uadm
= ------
_4. (100· 106)Pa
0,01962 m = 19,62 mm
Abbiamo visto, nel caso generale, che le sollecitazioni nello spazio sono -
' sei; unmaginiamo ora Ghe cinque siano nulle e che una sola sia diversa da
zero: il momento flettente M1, che produce rotazioni, come già detto, nel
piano xy. Il pi8,no xy che contiene l'asse longitudinale della trave viene
·•definito piano di sollecitazione(Figura 2.13).
Chiaramente esistono infiniti piani che contengono l'asse geometrico della
· trave (x nella figura 2.13) noi però consideriamo quel particolare piano che
contienesì l'asse geometrico della trave ma anche uno degli assi di simmetria
dellasezione (retta): è questo il motivo per .cui viene definitaflessione retta.
· ···.:Per chiarire questo concetto si veda la figura 2.14.
Quindi:
- piano 1e, che contiene l'asse geometrico x della trave, è il piano di
sollecitazione;
-, asse di simmetria y (contenuto nel piano 1e)ottenuto dalla intersezione
fra la sezione retta s e il piano di sollecitazione 1e viene detto asse di
sòllecitazione.

Piano di
sollecitazione

"
(x,y)

Flgurca2.13.
y

sollecitazione
z

Figura 2.14.

Nel caso in cui il piano di sollecitazione non contenga l'asse (o un asse) di


simmetria della sezione la flessione viene detta deviata.

Come già abbiamo visto per la sollecitazione dovuta allo sforzo normale
N lo studio della flessione retta è basato sulle seguenti ipotesi:

I. sforzi e deformazioni devono essere contenuti nel campo al limite di


proporzionalità (validità della legge di Hooke);
~ ~2. le sezioni rette si devono mantenere piane;
3. si suppone costante il momento flettente lungo l'asse geometrico della
trave.

Per effetto dei momenti applicati e della terza ipotesi la trave si deforma
e il suo asse geometrico si dispone secondo una linea (linea elastica) che
in questo caso appunto è un arco di circonferenza di raggio r = costante
(Figura 2.13).
A causa della deformazione le fibre della trave poste verso la concavità
(parte superiore di figura 2.13) tendono ad accorciarsi mentre le fibre
poste verso la convessità (parte inferiore della figura 2.13) tendono ad
allungarsi. Vi sarà, conseguentemente, uno strato di fibre intermedie che
non si allungano né si accorciano ovvero non risultano né tese né com-
~:,'..-<,:__ /:;/<i,':LX~,
..: ;,:,,/:>i /L~:/f/)>L~;p,J=i~1t;:>.~~@filAtsEMì>J;!ç~
1:!5-t
..
presse; queste fibre risultano far parte di uno strato neutro"(Figura 2.15)
e l'intersezione dello strato neutro con una ~ezione retta (S) della ~~ve
individua un ~se detto asse neutro. Si dimostra che l'asse neutro passa
sempreper il baricentro_d~,l(asezione (S) considerata.

Sezione(S)

Fibre

\
.•...

Asse
neutro

Fibre
tese
Figura2.15.

Fibre compresse
Distribuzione
"Mf
Strato neutro

,,.- Fibre tese


' Figura 2.i6.

Come ·abbiamo detto vi sono alcune fibre tese e altre compresse, ciò
significa che le tensioni interne al materia\e, nate a seguito della sollecita-
::zionesemplice di flessione, sono normali alla sezione (S), ovvero sono u.
Se indichiamo con (Figura 2.16):

· j,: variabile distanza delle fibre della trave dall'asse neutro (in =);
·M,=momento flettente che sollecita la trave, (in N · =);
I.: mon;ientoquadratico dell'intera sezione rispetto all'asse neutro (ric;orda-
re quanto visto a proposito dei momenti quadratici di superficie), (in
mm4);

si dimostra che le tensioni <1 hanno la seguente espressione:

I ..,- M, f. I (Nfmm') (46)

Siipponendo, come è· stato fatto, che M 1 e I. siano costanti ricaviamo,


dalla equazione (46), una relazione tipo:

(46')

che risulta essere l'equazione di una retta in funzione .della distanza y


dall'asse neutro. Ciò giustifica l'andamento triangolare (doppio) delle <1
nella figura 2.16.
Poiché, come si evince dalla figura stessa, le <1 variano al variare di y ne
consegue .che, ai fini del dimensionamento della trave, hanno notevole
importanza le tensioni più elevate (in modulo e verso!) ovvero le tensioni
alle estremità della sezione. Quindi:

(47)

Molto spesso si preferisce scrivere l'equazione (47) nel seguente modo:

e attribuire al denominatore l'espressione seguente:

(48)

ove: w1• (in mm 3) = modulo-di resistenza a flessione rispetto all'asse neutro.


Con questa nuova grandezza l'equazione (47) diviene:

., (49)

che rappresenta l'espressione comunemente usata ~ei calcoli di verifica e/o


progetto a flessione semplice. ·
Per. quanto riguarda le deformazionipossiamo utilizzare la legge di Hooke:

<1 = E· a_
e l'equazione (46):

. C!)mbinando le due equazioni otteniamo:

(50)

Normalmente l'equazione (50) non è molto usata poiché non fa interveni.m----·


le caratteristiche longitudinali della trave. Allora la si esprime (Figura 2.17)
imponendo una similitudine fra i triangoli ABE e OKR:

AB= 1/2
y r

ly
AB=--
2r

Poiché la deformazione complessiva:

t=AB+CD
~=AB+éò=2AB
l= 1

C i 'B
o~i::::::::::==::+,==::::::::~~
r _,,,···-······-··r·············"i
ÌH

Strato '
neutro

o
Figura 2.17.

otteniamo:

~ (51)
~
Inserendo questo risultato nell'equazione (50) abbiamo:

~~~ 1
~~';f.-1 (52)

L'espressione ora trovata definisce l'inverso del raggio di curvat'!Jl'a (r)


relativo all'arco di circonferenza secondo cui si dispone l'asse geometrico
della trave (Figura 2.13) nelle ipotesi precedentemente ricordate. '
Generalmçnte si preferisce definire l'angolo di fl~ssione q, ricordando che:

= l => ~nserendonella equazione (52)


r · q,
. . . -
--
. (53)

Quindi le equazioni (46) e (49) permettono di calcolare gli sforzi (u) dovuti
alla flessione mentre l'equazione (53) consente di determinare le deforma-
zioni indotte da questo tipo di sollecitazione estremamente importante.
Veri,fichiamo se effettivamente l'asse neutro passa per il baricentro della
sezione. A tal proposito facciamo riferimento alla figura 2.18.

A
porzionedi trave

Figura 2.18.

' Consideriamo una porzione di trave, sottoposta a un momento flettente


. M 1 , avente sezione rettangolare di base b e altezza h (Figura 2.18); su
cc-,:,.\,··-·
questa sezione (A) andiamo a individuare un elemento infinitesimo dA
· della superficie. Poiché, avendo messo in evidenza le tensioni u e il mo-
mento flettente Ml> la porzione di trave è in equilibrio per quanto detto
all'inizio del testo. Di conseguenza dovranno essere verificate le equazioni
'·. · :~rdinali della Statica relative alla sopraccitata porzione di trave.
· ···.,':'··.Ovverole equazioni saranno le seguenti:

1. equilibrioalla tra.1lazionenella direzione·dell'a.1selongitudinaledella trave


(x di figura 2.18):
Ju·dA=O (54)
A.
·Hpçii4::.rotLEérr.fii.RNJ•·$~MFii,Jc;1,·~çR,m:1
::JP<>•·r:~::•~E§:GE._i:21
2. equilibrioalla rotazione attorno all'asse trasv.ersaledella trave (z di figura
2.18):
JO"· y•
A
dA - M1 = 0
.
(55)

ove 11 è la tensione, normale, relativa alla porzione infinitesima dA a quota


y rispetto all'asse z della sezione (Figura 2.18).
Analizziamo separatamente le equazioni (54) e (55).
Ricordando la legge di Hooke per le tensioni normali:

u=E· 6

e che:

6=l
r

l'equazione '{54)può essere così scritta:

fE·s·dA=fE·;-dA=O (56)

Poiché, supponendo costante M 1 agente sulla porzione di trave, r è costan-


te e pure E è costante, dipendendo solo dal tipo di materiale, possiamo
portare fuori dal segno di integrale queste due grandezze.
Quindi: ·

-Ef
r
ydA .=0 (57)
A

Essendo chiaramente:
E
-;60
r

l'equazione {57) sarà verificata solamente se:

I !,dA-Q
I (58)

L'integrale della (58) altro non è che il momento statico della sezione (Af
rispetto all'asse neutro (z di figura 2.18)_;ciò significa che la porzione di
· trave si troverà in equilibrio (alla traslazione) solamente se il momento
statico sarà nullo. Ciò significa (ricordare quanto detto, nel primo volume
·del testo, a proposito del calcolo dei baricentri di superficie) che l'asse
z della sezione (asse neut,o.:dellaflessione) deve passare per il baricentro
dellasezionestessa.
' . Questa conclusione, ha validità generale indipendentemente dalla forma
. della sezione.
Torniamo, ora, all'equazione (55) e ripetiamo lo stesso ragionamento
coinvolgendo la legge di Hooke. 1
Quindi: .

.fu·y · dA = M 1
A

(59)

Al solito supponendo E ed r costanti possiamo scrivere:

(60)

Ricordando quanto esposto nel primo volume del testo in relazione ai


momenti quadratici di superficie notiamo che l'integrale della equazione
(60) altro non è che il momento quadratico della superficie (o momento
. d'inerzia di superficie) A rispetto all'asse neutro della sezione e viene
.. indicato, appunto, con:

(61)
i f$a_:i
•2)EG(;E
61i-i99i<E.
soiiEòrAiiii,i ciRESISTENZA
sÈMPi.ià:~ç:Rf!ÈRi·
L'equazione(60) divienepertanto:

E
-· I.=M 1 (62)
r
Inoltre,poiché:
y y
s=-~r=-
r li

la (62) si modifica:
E·li
-· I.=M 1
y
ovvero:
y
E· s=Mr-
I.

e ricordando la legge di Hooke (u =E· s) otteniamo infine:

~ (63)

~
equazione già illustrata all'inizio del presente paragtaf o.
Riassumendo le equazioni importanti per la flessione seinplice, retta, pos-
ajamo dire: ·

(64)

(65)

q, ==M1. I (rad) (66)


E· I.
.·.i~.i=LÉSS1of,.JE.CRETTA)
iMiic(:.·J$9:
Quindi la (64) pennette di determinare le tensioni in un qualunque punto
della sezione a distanza y dall'asse neutro, là (65) consente di calcolare le
massime tensioni agenti sulla sezione e la (66) le deformazioni della trave.

Tabella 2.2 Momenti equatoriali d'inerzia e moduli di resistenza, rispetto all'asse neutro
delle sezioni più comuni. (Da C. Malavasi, Vademecumper l'ingegnerecostruttore meccani-
co, Milano, Hoepli Editore, XV edizione)

bH 3 bH 2 2
J=- W=- 24. e=-H
36 3

H4
J=- W=H'
12 6

J=-
li" . .fi
W=- H' = 0,1178H3
12 12

H4-h4 1 H 4 -h 4
J=--- W=---
12 6 H

H4-h4
J=--
12
.fi,lf"-h4 . . H4-h4
W=---=01178--
12 H ' H

•I ...
14-b-i\
T
····H
....L.
J.... =- 12

Wmu:=-6-
bH'

bH2
J..,.=u
Hb'

.l ····r
;...~
····H
....L.
J=!!_(H
12
3 -h 3)
bH 3 -h
W=---
6 H
3

(segue)
.160: .2.. LEGGEDI HOOKEiSOLLECIT.I\ZIONI
SÈMPLÌCI,
CRITERI
DI RESISTENZA<
·..

Tabella 2.2 (continua)

W=0,54!3r3

I+ 2.fi.
J = __ 6_,.. = 0,6381r4

W= 0,6906r3

Poligono regolare di n lati, dove a è il J=!:...(3,•-~)


12 2
lato; A l'area ed r il raggio del circolo
r2A rA
circoscritto. Approssimato
J=4 W=4

J= 6b2 + 6bb1 + bf H'


36(2b + b,)

W=6b2 + 6bb, + bf H2
12(3b + 2b,) -.
... ! 3b+2b, 11
3 2b+ b,

nd4 ,.,..
J=64= 4= 0,0491d4 = 0,7854r4

nd' ,.,.. .
w = 32 = 4 = 0,982d3 = 0,7854r'

Appross.: J=~d4 W=2_d,


IO

J = ~(D 4 - d 4 ) = ~(R" - r4)


64 . 4
.f.. "D
W=---=---.
4 -d 4 nR 4 -r4
-
: R
3~ D 4 R
LD....:r-f·
i-D-i
Appross.: J = ~(D4 - d4') W=0,8D 2 '5

(segue)
... ~-
....... · · ..··--:--- ......
...-..-, ......~--- ,·:-·.. · ..

Tabella 2.2 (continua)

J = ,-,.(::
8 9,,
-.!.)
= 0,1098r'-
J~--~
·f i-r-4 W, = 0,2587r3 W2 = 0,1908r3
e1 = 0,4244r e2 = 0,5756r

J=u l(··-16d
3,,·)
H

W=- l ( H4--d"
3,, )
6H 16

1'ba3
J = 4 = 0,7854ba3
·wa2
W =4 = O,7854ba 2

7' L..3 • 3 3 3
J= 4(va- - b 1a1) = 0,7854(ba - b1a 1)

w = '.i ea•:
b,,t.)
J = 0,Iogs (R" _ r'-) 0,283R2 r2(R - r)
R+r
Approssimativamente: J = 0,3c5r:
4 R 2 +Rr+r2
e1 =~ R+r
e2 = R.:..e,

r---
H---
~B.,..... BH 3 -bh
J=--1-2-
3

J."
... a-,
BH3-bh3
W=---
6H

J = b(H' - h3) + b, (h3 - h~)


12
W= b(H' -h 3) + b, (h3 -h~)
6H

(segue)
Tabella 2.2 (continua)

BH' + bh' BH' +bh 3


J=---·- W=-.-6H--
12

è2 =H-e 1

l=![B(e:-h) + b(e~ -h:)J =


3

=![bH'-b(H-d 1) 3 +Bd']-(Bd+ bd,)ir,


3
1 Bd2 + ful, (2H - d;)
e, =2 Bd+bd,

l=![Be~ -(B- a)h 3 + be~ - (b- a)hf] =


3
1 - '
=-[(bH 3 -(b-a)(H-d 1) 3 + (B-a)d 3]-
2
~ [aH + (b- a)d + (b- a)d 1],r,
1 aH'+(B-a)d2+(b-a)(2H-d 1)d 1
e, =2 aH + (B- a)d+ (b-a)d,

bH 3 - (b-b.)lr' + b,hf
J= 12

W= bH' - (b-b.)lr' + b1hf


6H

'
L
--f,·-
,~.1{~,r
+
12 16
b(h' -d')
-
d)} + b3 (h~
r W=- 1{3"'
-d4 + b(lr'-d'). +· b (h-d)
· } 3
6h 16

(segue)
fl~ff/~>.
Tabella 2.2 (continua)

J=ii,[b(H 3 -h 3) + b1 (h3 -h?) +


1
+ b. (h?- h~ + ahn = 12b<H" - h'> + J,
2J
W=-
H

J, = ..!..lb,
(h' - h?)+ b•(h~- h~l + o,htJ-
- 12
1
-2db2 (h'
-2-+ h2)
2

Approssimativamenteper deduzionedel chiodo:


2J,
W=-
h

Approssimativamente:

W= 0,33bH2 + O,ScaH+ db1H

I: J ··-i Rotaie pet ferrovie tipo Vignollessl ha approssi-


mativamente(h in cm):
J= 0,032h4
W=0,064h 3
.

Lamiera ondulata; pet un'onda completa, si ha


approssimativamente:
_peronde strette: b < 2H
··t J = co,1ob+ o,19h)h2 0
h
...J w = co,2ob+ ·o,3Shlho
per onde larghe: b < 3H
J = (0,llb + 0,16h)h2 D
W = (0,22b + 0,32h)hD

In media si può ritenere per tutti i casi appross.:


.:...--------b--------.:
. J = (0,103b+ 0,186h)h2D
W = (0,196b+ 0,354h)hD
b,h,oincm J in cm4 W in cm•

Wpeimetro di larghezzasi dividonoi valori precedentiper 0,0lb, essendob in cm.


164 .2.. LEGGEDIHOOKESOLLECITAZIONI
sÈMPLICI:
çRITERI
DI RESISTENZA

2.3.1. Equazione di stabilità a .flessione semplice

Per i calcoli di progetto e di verifica l'equazione necessaria è la seguente:

(67)

con ovvio significato dei simboli.


Per quanto riguarda d'ad.,.possiamo ritenere, in prima approssimazione, che
assuma gli stessi valori visti per lo sforzo normale. Al limite, nel caso
statico, converrà assumere i coefficienti di sicurezza al limite superiore fra
i valori forniti in precedenza.

2.3.2. Cenni sulla flessione deviata


Quando il piano di sollecitazione non contiene un asse di simmetria della
sezione siamo in presenza di una flessione deviata (Figura 2.19).

Figura2.19.
_Se conosciamo la posizione dell'asse di sollecitazione rispetto a un asse,
almeno, di simmetria, possiamo scomporre il momento flettente .M in
_-_
due momenti ortogonali fra loro e applicare il principio di sovrapposizio-
degli effetti. Quindi:

M., = Mcosoc · M, = Msenoc


tensioni varranno:

M 1 · x,,,.. M., · Yma,


O'max = -- 1-- ± j (68)
1 :,;

appena esposto per una sezione rettangolare ·pilò essere esteso


a una forma generica di sezione (Figura 2.20).

Figura 2.20.

:Vale a dire che una flessione deviata può sempre essere scomposta in due
flessioni rette che abbiano come assi di sollecitazione gli assi principali di
x 1 · e x 2 ( ovvero gli assi che individuano le direzioni principali
secondo le quali esistono solo sforzi normali (u) mentre sono nulli
sforzi tangenz_iali(-r)).
166 2. LEG$EDI HOOKE.SO~ITAZIONI SEMl'UCI.CRITERI
DI RESISIENZ.(

Vedremo successivamente come individuare queste direzioni principali.


Sempre riferendoci alla figurà 2.20 avremo le seguenti relazioni:

(69)

mentre i moduli varranno:

I.Mii= IMI· cosa (70)


IM2l=IMI· sena (71)

Anche in questo caso applichiamo il principio di sovrapposizione degli


effetti e, conseguentemente, le tensioni valgono:_

(72)

ovvero, ricordando le (70) e (71):

Mcosa· x2 Msena- x1
UM=----+----
[,.1 - I,..

x 2 · cosci: x 1 · sene,:)
( ---±---
UM=M (73)
. I,., I,..

Le tensioni max, in valore assoluto, si otterranno pertanto:

_ M[(x 2 • cosci:)mu (x 1 · sena)mu]


<1M,max - [ ± [ (74)
.X-1 X2

Imponendo che la uM sia nulla possiamo ricavare l'equazione dell'asse


neutro. Dalla equazione (73), considerando:"pèr semplicità il solo segno
positivo, apbiamo: ·

UM= M(---+---
cosa
x2 -
I,.,
x 1 : senci:) 0
I,.2
=
~;;~~<~·-:,::o
:~~,- -ç- = ----ç-
167

~{f-·
,,<>.·;:<
•.
-.mm, m=bri ptt

X2
=•.-.
=_ X1 • tgcc
/,,::-,,.,\ ... 1,.1 /"'-

i'.f:J;\t·t·'·~~~nseguentemente:

(75)

I,.,
tg/3 = -tgcc (76)
. I,.,
(75) diviene:

X2 = -tg/3• X1 (77)

''.;..relazione, questa, che permette di individuare la posizione dell'asse neutro


'· rispetto a una delle due direzioni principali ..
'Vi sono, poi, altri metodi che consentono di ·determinare l'angolo compre-
so fra l'asse di sollecitazione e l'asse neutro· nei casi generali in cui nessuno
.dei due assi sia di simmetria. Questi metodi esulano dal contenuto del
, presente testo e rimandiamo coloro che ne fossero interessati à testi e ma-
nuali specializzati relativi alla «Scienza e tecnica delle costruzioni» (vedere
a tal proposito la Bibliografia).

2.3.3. Materialiaventicomportamentodiversoa trazione


e compressione

.Nei casi in cui il materiale con cui vengono costruite le travi si comporti in
·inaniera diversa a trazione rispetto' alla compressione si dovrà verificare se
···:.-11
168 · . 2 LEGGE
01HOOKÉ.
SOLLECITAZIONI
SEMPLICI;
CRITERLDI
RESISIENÌA'
.·.·
·..•..
·. ·.,_.:.J';

le tensioni massime sia a trazione che a compressione non superino quelle


ammissibili (ad esempio nel caso della ghisa).
In questi casi non conviene usare sezioni simmetriche rispetto all'asse·
neutro (come può essere ad esempio la figura 2.18.a forma rettangolare)
poiché una parte delle stesse sezioni viene male utilizzata in quanto sono le
tensioni minime a imporre la verifica di resistenza in condizioni di sicurez-
za (giustamente!). Un'altra parte della sezione verrà, quindi, sottoutilizza-
ta. Per risolvere questo problema basterà usare, ad esempio per materiali
come la ghisa molto più resistente a compressione piuttosto che a trazione,
una sezione non si=etrica come quella di figura 2.21. Nella parte supe-
riore all'asse neutro la sezione risulta compressa mentre nella parte inferio-
re risulta tesa.

compressione aMAX
.........-

ghisa trazione aMAX


lrBZionc

Figura 2.21.

Di conseguenza dovremo eseguire due verifiche:

u,..,
(fibre compresse)
Si Uadm
compressione

è:
O'nw;
(fibre tese)
~ O'adm •
trazion-
-·.
j

poiché le due tensioni ammissibili sono diverse per questo tipo di materiale.
Cercheremo di chiarire meglio le idee mediante lo sviluppo di aicuni !iser-
cizi.
f;~:},_·
1-'EserciZio
2.9.
ft·., riata 1a sezione della figura 2.22, costruita in acciaio comune avente una
}:\/ tensione di rottura <1a = 410 N/mm2, sottoposta a flessione semplice
·e'avente per asse di sollecitazione l'asse y, determinare il µiassimo valore
~'.~:_':.:::_
'7'.t::del momento flettente applicabile in regime di sicurezza.

l~i!'~~i_:.r«~1m
;i~}~\<~_.:.:.::.:-:_
...
,, ' ' 10
'"./,Jr·

Y1

Yo

70

Figura 2.22.

\ Per prima cosa dobbiamo Calcolare la posizione del baricentro geometrico_


<~ella figura. A tal proposito utilizziamo tutti i concetti visti nella Statica
(ovvero il metodo dei momenti statici).
:~i?~i-\;~\
.:.-:,-,::_·.;;--.::.·
•..·1io-- 2.. LÈGGE61H06KE.
sòLLECirAZiOl';l1 oi~ES1S1Él\!i..:
SE[viPUc1,"éRJTERi
'· ··
A1 Y1 +A2· Y2 550 · 42,5 + 1050 · 7,5
Yo = A1 +A2 (55 · 10) + (70 .· 15)
y0 ~ 19,53 mm

L'asse neutro (n-n) si trova quindi a 19,53 mm dalla base e parallelo alla
stessa.
Per risolvere il problema dobbiamo usare due volte l'equazione (46) e de-
terminare i due momenti corrispondenti: ·

Prima di applicare le due equazioni soprascritte· dobbiamo calcolare il


momento quadratico l. della sezione della figura 2.22.

lin = 1~ 10 · (55)3 + 10· 55 · (22,97)2 = 4,288. 105 mm 4

1 . .
12. = 12 70 · (15)3 + 70 · 15 · (12,03)2 = 1,716 · 105 mm4

In totale quindi:

l. = 11• + 12• = 600400 mm4


A questo punto:

M . -- ua11m.
41
1. - 3 5
°)
( , N/mm.
Y1 - -'--'------~--
2 • 60.O.
400 mm 4
1""
50,47 mm

410)N/mm'i:600400 mm.
4
(
M _ u.c1m• l. __ 3,_5~-------
lco - Yo - 19,53 mm
M,,.,,
= 1 393 552 N · mm
M 1co = 3601258 N· mm
Fr
esERC121_

-li, momento M 1 applicabile è, pertanto, M 1.ti = 1393 552 N · mm; se


applicassimo, infatti, M 1CIJ = 3 601258 N · mm potremmo portare alla
:rottura le fibre della trave nei punti che congiungono A con B (superior-
mente, quindi) perché:

11 =Ii,+ 12, (ricordare che y è asse neutro)


1
li, = 12 55 · (10)3 = 4 583,34 mm 4

ifit/':'
,} . Non è necessario usare il Teorema di trasposizione poiché l'asse y passa
:t('· h~~:i~~ ~~:~ttangoli di area Ai e A 2 ; quindi è anche asse
,~?{/.~·.\
1
:::;.;-,
121 = 12 15 · (70)3 = 428 750 mm4
. '.·
:..-_-:.,:·.
11 = Ii, + 121 = 433 333,34 mm4

. Sapendo che:·

~':4';i
= ?
Mr x,,,..
= Q'adm

(In questo caso)


112:. 2; l.E(;GEDfHOOKE.SOÙEcTTAzlONI
SEMPLICI.
CRIÌERl:DIRESISTENZA

possiamo ricavare:

2 4
~.~)N/= 433333,34.=
_ u.<1m·I,_ (

M
fmu - Xmax - 35 =
M 1_. = 1450340,16:N· =
· ··~"i Lasciamo allo studente il commento dei due risultati e lo studio
della ··m:~difica, eventuale, da apportare al profilato della figura 2.22 affin-
ché in questo 2° esempio il MI,... applicabile sia pari a 2;s · 106 N · mm.

Esercizio2.11.
Data una trave, avente sezione a corona circolare con rapporto di cavità
x = 0,15, costruita in acciaio (uR = 490 N/= 2) e sottoposta a un
M 1 = 3,5 · 106 N · llllll determinare le dimensioni della sezione stessa
(Figm-a2.23).

x=d!D=0,15

·Figura 2.23.

M1.... = 3,5 ·_106 N- mm


UR 490
=~
u.<1m
nR
= - 3 N/= 2 = 163,34N/= 2
nel caso di progetto prevede l'equazione anziché la disequazione.

M 1 3 5 · 106 N · mm
Wr. =a.dm= i63,34 N/mm.2 = 21427,7 znm3

modulo di resistenza a flessione per una sezione a corona circolare

.!!._(D4- d4) 7tn4 44


-(.v - X D)
64 64

(~)
7t
-D4(1- X4)
64 = !!_D3(1 - x4)
(~) 32

3 32· 21427,7 mm3


it(l - 0,754 )

D = 68,35 mm e 4= x· iJ = 51,26 mm
. 174 2; LEGGEDI HOOKE.SOl.l.l;CITAZIONI
SEMPLICI.
~RITERI
'DI RESISTENZA

Esercizio2.12.
Determinare il rapporto fra i momenti quadratici e fra i moduli di resisten-
za a flessione di un cerchio e.di un quadrato aventi la medesima area.

Figura 2.24.

A tal proposito facciamo riferimento alla figura 2.24.nella quale sono stati
indicati, genericamente, un cerchio avente diametro d e un quadrato di lato
/. Sapendo che le due figure hanno la medesima area A possiamo scrivere:
Àcerch1o = Àquadralo
xd2 = z2
4
quindi:

d=Al~l 1,128·

Trovato il legame fra il diametro ed il lato passiamo al calcolo dei mo-


menti quadratici. Ricordando:

it 4
fce,cblo = 64 d = [,
1
/quadrato = 12 / 4 = f,
I, xd 4 12 · 1t (1,128 · !) 4

:~.(--·-:·
·.
1-= 1 64· [4 =64 [4
12
{i.:,::··.-
= 12· 7t· 1,619. j/' = O953
64 JI' '

. Analogo ragionamento si deve effettuare per determinare il rapporto fra


· i moduli di resistenza a flessione.
Ricordando:

1 I•
w,.=7/ 3
= 112
W _!;_d 3 _l!_
"- 32 - d/2

w,,= i=~ (1,128 · !) 3 = 6- 7t • 1,435? = O845


w,. !!_d3.
32 /3 32 . /3 32 ? '

Esercizio2;13.
· Una ~ave, avente sezione circolare cava_ (x=i.= 0,8). deve avere lo
. stesso modulo di resistenza a flessione rispetto a ~a trave a sezione
circolare piena (d = 150 mm). Determinare i diametri della sezione cava
· . · e il rapporto fra le aree delle due sezioni.
·.. ··valutare, inoltre, il risparmio di materiale supponendo che entrambe le
. ~vi siano costruite in acciaio (p = 7 850 kg/m 3) e abbiano la stessa
lunghezza/.

Affmché i moduli di resistenza. siano uguali dovrà essere:


176 . 2. LEGGEDI HOOl<E.
SOLLECITAZIONI
S81,1PLICI:
CRliERIDI RESISTENZA
·..

ove:
d-
x =...!=08
d .'

Di conseguenza:

ovvero:
d3
d! = (1-x4)
d - d
·-v(l- X4 )

Inserendo i valori numerici otteniamo:

150 mm
d =::--;,===- .
179 mm
• V(l-0,8 4 )

7
e:
d1 =X_-d.= 0,8 · 179 mm= 143,2 inm /

Le due aree valgono rispettivamente:

1t 1t
A.~..... = -4 (d; - dt) = -4 (d; - x2 d;) =
cncolare
!

= ~d;(1 - x2 ) = ~- 1792(1 _io,8 2 )

Àco,ona = 9059,38 mm2


circolare

Il rapporto fra le.aree risulta quindi:·

Àcorona -
9059,38 mm2
~= 0,512
Àcerchio 17671,46 mm2
abbiano la stessa lunghezza / le masse,

m,.,.. =p· V=p· A· I=


corona
circolare

= 7850 kg/m 3 • 9059,38· 10- 6 m 2 - I m =


= 71,116 kg
m.,•• =p·
cerchio
V=p: A· I=
=s78.50kg/m 2• 17671,46- 10- 6 m 2 - lm=
= 138',72kg
_Diconseguenza il risparmio di materialè equivale a:

m:::.:i:
..= 71,116 kg 0,512
mccrehlo 138,72 kg

-é)\·/Il rapporto coincide, chiaramente, con quello trovato fra le aree (!).
if/};> ì:neffetti questo valore si poteva determinare molto piiì semplicemente nel
:,;;''>f}.modo seguente.
m.. ,... p · A........ · I . A.orò
••
circolare = circolare = ~ = O512 (!) (c.v.d.)
. Incerchio P· Àcerchlo · / Àccrchio '

-;::,.:'
.;:,
•r=:e _ Si lascia al lettore il commento, dei risultati.

');A :Jsercizio2.14. \
: _U_natrave, in ghisa, ha una sezione retta rappresentata in figura 2.25 ed
\è_sottoposta a un M 1 = 3 · 106 N · mm evidenziato nella stessa figura.
--',>_;e ::,Assumendo, per la ghisa Gl5 UNI-1SO-185, i seguenti carichi di rottura:

uR,, = uR_ = 150 N/mm 2


tnzlone

uR , = uR
' compressione
= 600 N/mm 2
._eseguire la verifica di resistenza a fles_sionedella trave.
°'
·17a 2. LEGGE H()Oi<E. SEMPua.
SOLLECrr,t>,ZJoN1 01 m1STENzÀ·.·-
CRITERI ·
30

aMAX,c

o
8

Yo

UMAX,I

80
(n-n) = Asse neutro
(s-s) = Asse di sollecitazione

Figura 2.25.

Per poter eseguire la verifica di resistenza dobbiamo determinare la posizio-·


ne del baricentro della figura, poiché per tale punto passerà l'asse neutro
(n-n) della flessione come è stato messo in evidenza nella figura 2.25.
Suddividiamo, pertanto, la figura in tre rettangoli e calcoliamo la quota y 0
rispetto alla base.

Yo=
À1 · Y1
.
+ A2 · Y2 + À3 · Y,
A1 +A 2 +A3
[(30· 10)· 95 + (80· 10)· 50 + (80 · 10)· 5]mm3
[(30· 10) + (80 · 10) + (80 · 10)]mm2
72500 mm3= 38 16
1900 mm2 ' mm
quindi:

y0 = 38,16 mm
questo punto possiamo calcolare i momenti quadratici della sezione
all'asse neutro (orniai noto come posizione).

1
Ii.= 12 30-10 3 +30· 10-(y-5)2=

= 1~30. 103+ 30. 10. (61,84 - 5)2 = 971 735,7 mm.4

I 2 • = 12 IO· 803 + IO· 80 · (50 - 38,16)2 = 538 815,15 mm.4


1 -

l3. = /280· 103 + 80- 10· (38,16-5!2 = 886335,15mm 4

conseguenza il momento quadratico totale della sezione vale:

I.= (971735,7 + 538 815,15 + 886 335,15)mm4


I.= 2396886 mm4

il momento quadratico passiamo al calcolo delle tensioni massime


trazione (umax,,)e a compressione (um... J evidenziate in figura 2.25.

M1 M1
D"max,r (1)
=w.=
f1 · 2,_
Yo

3· 106 N· mm
47,76 N/mm.2
Umu,r = (2396886) 3
38,16 mm

M1 M1
Umax,c = W1, = (~)

'3· 106 N· mm
Umax,c = (2396886) 3 = 77,4 N/mm2
61,84 mm
fao-· 2. LEGGEDI HOOKE.
SOLLECITAZIONI çRÌTERIpL
SEMPLICI. RESISTENZA,

A questo punto dobbiamo determinare le tensioni ammissibili per le fibre


tese e compresse. Ovvero:

• iTR,, 150 N/mm2 N/ 2


Uadm,,=-=---'---=25 IDill
nR 6(almeno)
uR,• 600 N/mm2 N/. 2
0-adm .=-= 6 = 100 mm
' nR

Di conseguenza la verifica nella zona compressa ha dato esito positivo


poiché:

77,4 N/mm.2 < 100 N/mm2 = 0-adm,c


O-max,<=

La verifica nella zona tesa ha, invece, datò esito negativopoiché:

= 47,76 N/mm2 > 25 N/mmZ= 0-adm,r


0-max,r

A tal proposito, senza voler modificare la forma dell~ sezione né il tipo di


materiale, possiamo ricalcolare il massimo momento flettente applicabile in
condizioni di sicurezza. Quindi:

ovvero:

M't = uadm,, • Wr, = 25 N/mm2 · 62 811,48 rom3


M 1...,= 1570287 N · mm (!)
appllcablle

In questo caso là tensione nella zona compressa risulta:

= M'; = 1570287 N· ==40 5


N/ 2
Wh 3.875948
, mm3 ' mm

e il coefficiente di sicurezza, sempre nelle fibre compresse, risulta:

UR,c 600 N/mm2


nR = -,-
amax,c
= 40' 5 N/ 2 ,= 14,8
. mm_
(!)

estremamente elevato.
..· 1af
·..·. ÈsER612t:

:beterminaxe il massimo momento flettente applicabile, nel piano verticale,


·: alla sezione rettangolaxe di un piatto avente le dimensioni illustrate in
i; · figura2.26 costruito con Fe 590 UNI 7746. Ripetere il calcolo del momen-
->/to flettente quando al piatto venga saldata una piastra come d!i figura 2.27
'.'/ e sempre con il medesimo acciaio.

1500mm

Figura 2.26.

20

Figura 2.27.

· Iniziamo con il calcolo della tensione ammissibile:

uR 5.90 N/mm 2
.O'adm = nR = 3 196,67 N/mm2
182 2, LEGGEDI HOOKE.
SOLLECITAZIONÌ
SEMPUCI.CRITERI
DI RESISTENZA

A questo punto possiamo scrivere:

ove:
y.=5mm
in relazione al piatto di figura 2.26.

1 = _!_1 500 · 103 = 125 000 mm4


" 12

W -~-125000 mm4 25000 mm3


f. - Yn - 5 mm
ora:

ovvero:
M 1 = 196,67 N/mm2 • 25 000 rnm3 = 4 916 750 N · mm
Per il caso dellà figura 2.27 dobbiamo calcolare la quota Ya per potei-
individuare la posizione dell'asse neutro (n-n): ·

A 1y 1 + A2 y 2 (1500 · 10) · 5 + (200- 20) · 110


Ya = A1 + A2 (1500· 10) + (200- 20)
515000 mm3 _
2
19 000 rnm2 - 7' 1 mm

La quota y varrà, quindi:


y = 210- ra = 1&2,9mm
Nota la posizione dell'asse neutro (n-n) passiamo al calcolo del momento
quadratico /~ della nuova sezione: ·

1 p .
l1n = 12 1500- 103 + (1_500· 10) (fo:...5)2 = 7451150 rnm4
1
I,. = 12 20 · (200) + (20 · 200) (110 - Ya)
3 2 = 4,0823. 107 rnm4

I~= (7 451150 + 4,0823 · 107)mm4 = 4,827 - 107rnm4


•.183.
.·.... ESERCrzJ
I moduli di resistenza, in questo secondo caso, sono due diversi poiché
· l'asse neutro non «taglia» a metà la sezione di figura 2.27.
.. Quindi: '
I' 4 827· I0 7 mm 4
W =2.= ' 1,781- 106 mm 3
f., .JÌG 27,1 mm
I.' 4,827 · I0 7 mm 4
W1 - - - ----- 2,644- I0 5 mm 3
•• - y - 182,9 mm
. Di conseguu i momenti flettenti applicabili divengono:

M,. · w,.;=
= u.c1m 196,67N/mm 2 - 1,781· 106 mm3 =
=3,503- W N· mm·

M,. = U8 · W1., = 196,67N/mm2 • 2,644· 105 mm


c1m 3 =

~ 5,2• 107 N- mm
!::. ·:, Qual~ sarà il massimo momento fletiente applièa:bile in questa nuova
J< . configurazione? Ovviamente il minimo!
%LiOvvero:
M12 = 5,2· 107 N- mm
?/t•poiché in questo caso le tensioni nelle fibre esterne della trave valgono
· ..(Figura 2.27):
}\t?i:.(~'
....
. M 12 5,2· 107 N- mm 2
q"""''Ai= w, =
.. l 781- 106 mm3 ::: 29,2 N/mm
'
M 12 5,2· 107 N· min 2
um... co=- = 2 644 _ 105 3 = 196,67N/mm
Wr., , mm

· ··Mentre nel caso . in cui volessimo applicare M 1, = 3,503 · 108 N · mm


··otterremmo:

__ !!!.J.i
_ 3,503 · I0 8 N · .mm
196,67N/mm2
Wf 1 781 • 106 mm 3
qmax. AB -
., 7
'

_ = !!h._= 3,503 - 108 N - mm ~ I 325 N/ 2


qmax,CD W 2 644• 105 mm3 - mm
fn1 '

. \~ Lasciamo al lettore ogoi eventuale commento ulteriore.


184 _2.L.EGGEDI
HOOKE.SOLLECITAZIONI
SEMPUCÌ.
CRrÌml DI RESIS!ENZA·
.· .

Esercizio2.16.
Eseguire il dimensionamento della trave, .appoggiata, di figura 2.28 suppo-
nendo di assumere una sezione ·rettangolare (b x h) con h = 1,5 · b
e che-il materiale impiegato sia Fe 590 UNI 7746.

F (1 OOON)
q=500N/m

2m 5m 2m

Figura 2.28.

Per poter eseguire il dimensionamento della trave dobbiamo determinare il


massimo momento flettente agente sull'asta e, a tal proposito, dobbiamo
attivare tutta la procedura necessaria per tracciare i diagrammi delle azioni
interne (anche il taglio per ulteriore esercizio).
Ci riferiamo, per il calcolo delle reazioni vincolari, alla figura 2.29.

Q = q · 2 m = 500 N/lil · 2 m = 1000 N

i Q
, t:l tr -q
A B

RA ia
2m Sm 2m
,/

Figura 2.29.
· Impostiamo il sistema delle equazioni di equilibrio:

{ - F + RA + Rs - Q = O
@ -F· 7 m+RA· 5 m+Q· l_ m=0

F-7m-Q-lm
RA=------
5m
7000 N· m-1000 N· m
RA= · 1200N
5m

Rs=F+Q-RA
Rs = (1 000 + 1000 - 1 200) N = 800 N
_Notele reazioni vincolari tracciamo, ora, i diagrammi delle azioni interne
2.30b ec).

i
q

M/r i\M·
(e)
A B
\0)
Figura 2.30.
-=-···.,-,
186 2 LEGGEDIHbOKE.
SOLLEC!TAZlQNI
SEtv1PUCI.,. DÌR~SISTEN~
CRITERI

Dal diagra:inma di figura 2.30c si nota che il massimo momento flettente si


verifica sull'appoggio A. In questa sezione abbiamo:

M1A=2000N·m=2· 106 N-mm

Sulla base di questo valore eseguiremo il dimensionamento della sezione


rettangolare della trave.
Sapendo che il materiale è acciaio Fe 590 UNI 7746 abbiamo:

uR = 590 N/mm 2
quindi:
590 N/mm 2 2
uadm =- 3 = 196,67 N/mm

A questo punto effettuiamo il dimensionamento della sezione di figura 2.31.

n n
h h= 1,5· b

Figura 2.31.

Applichiamo, ora, l'equazione di stabilità a flessione semplice:

. M1
O' =~:;;;O'
;;; W/, adm
--····- -·-·---~~
.._·:·
..:~~dZI.·:: 187_:

;(: ricaviamo il modulo di resistenza a flessione rispetto all'asse neutro (n-n):

;·· ..·--~~._- , M1 2-.10 6 N- mm


W -=:Ld-------=-
1" -
10169,32mm 3
uac1m- 196,67 N/mm 2

);):,; Ricordando che, per un rettangolo, l'espressione di


,:.;.:_,_,,_._.
w,.è la seguente:
~;-~--

'>'.~rammentando che h = 1,5 · b pbssiamo scrivere:

1 1 · 225 ·
w,• = -b(l
6 '
5- b)2 =-b- 225- b2
6 '
= -'-- b3 = o375- b3
6 '

b = 3 IO 169,32 mm 2 = 30
0,375_ mm

h= 1,5- b=45mm

;\:;:;:.Esercizio 2.17.
;'..' -:·Una trave, avente sezione reitangolare con base b = 50 mm e altezza
t> ·h·= 80 mm, è soggetta a un momento flettente, costante, con asse di
;_::-. : sollecitazione passante per l.ina diagonale del rettangolo stesso.
-;,•.:e Determinare:
:>..-.,·-
.!,~-'.-~-
1. il massimo M 1 applicabile alla trave assumendo una tensione ammissi-
. bile u.11m= 250 N/mm 2 per acciaio;
,<i 2; l'angolo di flessione (cp,.J formato dalle due sezioni, all'estremità della
_trave, distànti 4 m tra loro. ·

;·~11
Possiamo schematizzare il problema nella figura 2.32.
}83-:-i !.!;GGE.DlHQOI(!:.SOl.LECITAZJONI
~EMPLICI.
CRITERI
DI.RÉSiSTENZA
•.·

b=50mm

Figura2.32.

L Iniziamo la risoluzione con la determinazione dell'angolo a: (Figura 2-32):


.•'

b/2 b 50
tga:=-=-=--=0625
= .
h/2h80='
a:= arctg(0,625) = 32°

A questo pulito esprimiamo i due momenti flettenti /Il,. e M, in funzione


di M 1 e di a:, ovvero: - _,,.--

Mx=Mr cosa:=0,848; M 1
M, = Mr sena:= 0,53 · M 1

Poiché la sezione è si=etrica rispetto agli assi x e y basterà applicare la


equazione (74) per determinare le .tensioni massime che, per inciso, si
..z.:.;~·
.... -- ....
-;;:;;::;>.·
trovano in corrispondenza dei punti A (massima trazione) e B (massima
· ·compressione) della figura 2.32, con IÒ stesso valore assoluto. Quindi:

l'ifma•I= M,.
w w
+ M, = Mr
1
coso:+ Mr seno::,,----------
1
(siai~A- " Y -bh2 -hb2
chcmB) 6 6
6- 0,848· M 1 6· 0,53 · M 1
= 50· 802 + . 80· 502

( 5,088 3,18 )
= M, 320000 + 200000 =
= 3,18· 10- 5 • M1

·Ponendo, ora, questo valore uguale alla tensione ammissibile, otteniamo:

u,..,= 3,18 · 10- 5 • M 1 = Uadm = 250 N/mm 2


e conseguentemente:

250 N/mm 2
7 861635 N · mm=
M, = 3,18 · 10- 5 1/min.3
~ 7,862· 106 N· mm

2. Per quanto concerne la determinazione delle deformazioni subite dalla


·· trave (rp,.,) si deve applicare un procedimento analogo a quello seguito per
il calcolo delle tensioni. Ovvero: ·

Iniziamo con il calcolo dei momenti quadratici:

I 1 8 3 6 4
1,.= 12- b· h3 ~ 12- 50· O =2,134· 10 mm

l = 2,__~ · b3 = _!_,80 · 503 = 8 34 · 105mm 4


' 12 12 '
190 2.. LEGGEDI HOOKE.SOLLECITAZIONI
SEMPLICI.
CRITERI
DI RESI~ ..

Inoltre:

M,. = M,- cosci = 7,862 · 106 • cos 32° = 6,667 · 1_0


6 N · mm

M, = M,- senoc = 7,862· 106 - sen32° = 4,166- 106 N- mm

Assumendo per E il valore cli 206 000 N/mm 2 possiamo ora calcolare:

M ·l 6667· 106 N· mm- 4000 mm


q>,.= E~ I,.= 20~000 N/mm2 • 2,134· 106 mm4 =
= 0,06 rad

M,· l 4,166- 106 N· mm· 4000 mm


<t>;= E· I, = 206 000 N/mm 2 · 8,34 · 105 mm 4

= 0,097 rad

Queste due deformazioni equivalgono a una unica flessione, avente. per


angolo:

<t>,.,
= Jq,;,+ y;= Jco,06) 2 + co,091)2
q,,
..= 0,114 rad= 6°32'06"

Questa flessione avviene attorno a un asse (neutro n-li) inclinato rispetto


all'asse y cli:

q>,. 0,06
tgP=-=-~0,62 ,/·
<t>, 0,097 ·

p= arctg(0,62) ~ 32° (= oc)

Ciò significa che l'asse neutro rappresenta la direzione del vettore JJ1 .
Riassumendo, le varie caratteristiche della flessione derivata per questo
esercizio possono essere sintetizzate nella figura 2.33.
ERCIZI
.. }<i1·

s y

Figura 2.33.

Una trave, ad asse rettilineo, è soggetta a torsione semplice quando


la risultante di tutte le azioni esterne equivale a un. momento avente
direzione coincidente con l'asse della trave stessa (ovvero provoca ro-
tazione nei piani perpendicolàri all'asse). Normalmente a questo mo-
mento se ne oppone un altro, di verso opposto, proveniente dai vincoli
o dalle resistenze esterne e, in conclusione, la trave risulta essere sotto-
posta a due momenti uguali ma di verso opposto che tendono
a far ruotare una generica sezione rispetto a quella precedente (Fi-
gura 2.34). ·

M·t

Figura 2.34.

Limitiamo, per ota, lo studio della torsione per i solidi a sezione circolare
piena o cava; la torsione nei· solidi a sezione non circolare, molto "più
complessa, verrà accennata alla fine del paragrafo. Per effetto dei momenti
applicati al tratto rettilineo l- (Figura 2.34) le generatrici del cilindro (ad
esempio AB) tendono a disporsi secondo un tratto di elica cilindrica (AC)
e il punto· B tende a spostarsi in C.
Per quanto riguarda, invece, i punti dell'asse geometrico 00' non esistono
problemi di sorta poiché non subiscono nessuna deformazione o sposta-
mento.
L'angolo y vien detto angolo di scorrimento, mentre l'angolo 8 è definito
come angolo di torsione.
Poiché la deformazione BC è, in generale, piccolissizµà possiamo, con
buona approssimazione, scrivere:

l· y~r- 8
e quindi:

r· 8
y=- (78)
1
•ct~r-:
---•-:\i> ,- . -~ ,~ - -·· · · ~-~·:
:~:----- - ---: - : ~oRsioNi
.;_4: j9_f
Ricordando che deve· sempre essere rispettata la legge cli Hooke (nel caso
_cli sollecitazioni tangenziali questa volta~re:

r:=G· 'I (79)

1' = angolo cli scorrimento (in rad);


r: = tensione unitaria tangenziale (in Nhmn.2);
G= modulo cli elasticità tangenziale (in N/mm 2 ).

Il modulo cli elasticità tangenziale G è lega~o al modulo di elasticità


normale E dalla relazione seguente:

(80)

ove m = modulò di Poissòn già visto. Per gli acciai normalmente m ==4
quindi~

4 - 2
G =-- --E.=-E
poracc;al 2(4 + 1) S

Combinando le equazioni (78) e (79) otteniamo:

~ (81)

~
equazi'i)ne che rappresenta una retta essendo (noto M, =costante) G, S., I
costanti. Quindi:

r:=k· r . (81')
. .. . .... . .. . .. .
, . .. - -·. . . .· . . .. . . . .. . .. . ... .· .. ··~ ..
·,

194 . 2. 1:EGGE. DI HOO~ SOLLECIT,b,ZIONI SEMPUO.C.RITERI DI RESISTENZA .·

e la rappresentazione grafica è la seguente (Figura 2.35):

M,

Figura 2.35.

lmporuamo, ora, l'equilibrio alla rotazione al centro O (Figura 2.35):

M,=Ji-·r·dA (82)
À

tenendo conto dell'equazione (81). otte~amo:

M,= I
À
9
G-j/"dA

per quanto detto in precedenza ( ~ 9) è c;ostante quindj:

M,=-.
. l
G9fr dA 2

. ,i

Ricordando la definizione di momento quadratico"pofare (I, o J,):

I,= Jr dA
2
À
f.f;C
~:·
:~:·:
:, 1°95.·
..
2.4.-TORSIONÉ~:.
otteniamo:
G· S
M,=-1-J,

· ·· quindi l'angolo di torsione S vale: .

(83)

. ove J,, è il momento quadratico, o d'inerzia, polare rispetto al centro


·O della sezione di figura 2.35.
L'equazione (83) definisce, quindi, la deformazione subita dalla trave nel
caso di torsionesemplice.

Si suggerisce allo studente di valutare e commentare l'analogia fra


la (83) e la corrispondente (53) relativa alla flessione semplice.

Per determinare gli sforzi (1:)dovuti alla torsione combiniamo fra loro le
equazioni (81) e (83). Ovvero dalla (81):

i-. I
9=-
G· r

inserendo questo valore nella (83):

M- I i-· I
9=-'-=--
G· J, G· r
si ottiene infine:

(84)

Anche in questo caso si suggerisce di analizzare l'analogia esistente fra la


equazione (84) e la equazione (46) relativa alle tensioni u nella flessiòne
semplice.
Chiaramente avremo:

M,
'tmax = J"
,, Tmax

e analogamente a quanto fatto nella flessione:

M, M,
(85)
't"max = ( J,, ) = W,
rma.

ove: W,.=modulo di resistenza a torsione (in mm 3 ).


L'equazionedi stabilità a torsionesemplicerisulta pertanto:

(86)

ove: i-ac1m = tensione unitaria ammissibile per il materiale usato nella corri-
spondente costruzione.
La 't"adm è legata alla Uac1m· Si può dire che:

q adm secondo i criteri di


(87)
i-adm = .j3 Ros-Eichinger e von Mises

uadm secondo il criterio di (88)


't"adm =2 Guest-Tresca

Vedremo successivamente le principali teorie sulle verifiche di resistenza.


Entrambi questi criteri sono validi per materiali tipo acciaio (in particolar
modo la (87). Per materiali un po' più fragili (ad esempio ghisa) è preferi-
bile usate la (88) che risulta essere un po' più restrittiva.
Al solito il calcolo di verifica consiste nel controllare (mediante la equazio-
ne 86) che i-ma• s; i-.dm; il calcolo di progetto consiste nel determinare la
sezione o il valore massimo del M;applicabile.
.:"--":~·,·.·
··- - .
~/),;:,:'li:·.·

· 2.4.1. Torsionesu travia sezionenon circolare


___ · :Si riporta un breve cenno alle tensioni indotte dalla torsione su sezioni non
\ >circolari; per maggiori approfondimenti si vedano i manuali tecnico-scien-
z'."f)ifici più volte rammentati. ·

· 1. Sezione ellittica. Su questa sezione la tensione tangenziale ,: è massima


,_._.,_
..sul contorno della sezione e decresce man mano ci si avvicina al centro
7?~:_(conlegge diversa per ciascun raggio però!). Si dimostra che per calcolare
_.._.· · 1e -t vale la seguente formula:

(89)

ove:
:;/ _a = semiasse maggiore dell'ellisse (Figura 2.36);
----·· b = semiasse minore dell'ellisse;
;\; : x = ascissa di un punto P generico della sezione ellittica;
y = ordinata di un punto P generico della sezione ellittica.

-i'max

Figura 2.36.
2. Sezione rettangolare. Per questa sezione si può utilizzare un concetto
utile: l'analogia idrodinamica; vale a dire che si può mettere in relazione la
velocità di un liquido (messo in movimento all'interno di· una tubazione
avente sezione rettangolare ovvero ellittica) e la tensione i-, dovuta alla
torsione, in un punto corrispondente della sezione. Bisogna però tener
presente che non si considerano, ai fini della velocità, le dissipazioni
energetiche dovute all'attrito del liquido all'interno di un condotto siffatto.
Vale a dire che se vi sono punti, della sezione, in cui la velocità del liquido .
è nulla (punti di ristagno) è pure nulla la tensione i- nei punti medesimi
(Figura 2.37a).

punti di
ristagno b (a)

M,

Figura 2.37.

Là Tmax si verifica nel punto medio dei lati più lunghi (Figura 2.37b) e può
essere cal~olata con la seguente relazione:

(90)

ove:_
M, = momento torcente;
b = Iato maggiore;
h = lato minore;
k 1 = coefficiente che dipende dal rapporto b/h.
······ - ..... .
~~~~~: ··:·:.--~
__ ..

Per quanto riguarda la tensione nel punto di mezzo dei lati più corti:

'
'rmu = k 1 b2h
M, (91)

.:· k 1 è~ solito coefficiente che dipende sempre dal rapporto (b/h).


Nella tabella 2.3 successiva sono riportati alcuni valori di k 1 e k 2 dovuti
studi effettuati da Adhémar Barré de Saint-Vénant.

1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,5 3,0, 4,0 5,0 6,0 8,0 ao
4,8 4,57 4,40 4,27 4,16 4,07 3,88 3,74 3,_55 3,43 3,35 3,26 3,0
7,11 6,02 5,35 4,91 4,6 4,37 4,01 3,80 3,56 3,43 3,35 3,26 3,0

di torsione (.9)si esprime invece con la relazione seguente:

M,· 1
.9=k2 Gh3b (92)

-·I valori del coefficiente k 2 (ché dipende sempre dal rapporto b/h) sono
riportati nella tabella 2.3.
· 3. ·Sezione anulare di piccolo spessore. Si può ricorre~e, in questi casi,
.una formula approssimata; le tensioni 'I' s,ono dirette tangenzialmente
sul contornò esterno sia s,µl çontomo intemo dell!l sezioI!e e, a causa
«piccolo spessorç», posso:p.o essc:re ritenute pressoché costanti (Fi-
2.38), .
queste ipotesi si pµò dimostr,u-e che in tutti i punti della sezione:

-t • s ==costante
Figura 2.38.

Su un elemento infinitesimo di area dA = s · di (Figura 2.38) agisce una


forza: ·
dF=-r·d.A=-r·s·dl

questà forza infinitesima ha momento rispetto al centro O:

dF· r=-r· S· rdl

Dunque per l'equilibrio alla rotazione, rispetto al polo O, della sezione


anulare dovrà essere: ·
M,= J dF· r= J-rs· r- di (93)
Area .A

poiché -r· s = costante, come già detto, possiamo scrivere:

M,=-r·sJrdl (94)
À

Guardando la figura 2.38 si vede che il prodotto. (r- di) è l'area del
rettangolo infinitesimo tratteggiato e Jr· di risulta essere il doppio del-
;t ."
l'area descritta da r durante la rotazione di 360° attorno ad O. Indicando
con A., (area media) l'area racchiusa dalla linea media (Figura 2.37)
l'equazione (94) diviene:
··2.4. TÒRSÌori
201
quindi:

(95)

equazione che vien detta formula di Bredt valida solamente per sezioni
anulari di piccolo spessore (qualche mm al massimo).

4. Sezioni a contorno aperto. In questa categoria sono comprese tutte


quelle travi, dette a parete sottile, che non hanno il contorno completa-
mente chiuso (Figura 2.39) e per le quali non è consentito applicare la
formula di Bredt.

lm
-~------------------········---
Sz

(b)

lm

(e)

Figura 2.39.

In questo gruppo si possono far rientrare tutti i profilati a I, a·[, a T,


a L e tutti quelli costituiti da rettangoli, di spessqre sottile, composti.
Si può ritenere, con buona. approssimazione, che la resistenza, di queste
travi a torsione sia pari a quella offerta da µna barra rettangolare .di
spessore se lunghezza (della linea media) lm (Figura 2.39c). In questo caso
una relazione piuttosto diffusa è la seguente:

(96)
202 2. LÉGGEDIHOO_KE.
$QL!.ECITAZIONI
SEMPLICI,_
CR~I PIRESeylEN~:..·
Se lo spessore non è, per tutti i rettangoli, sempre lo stesso si può
determinare un valore medio dello stesso semplicemente dividendo l'area
della sezione pe~ la lunghezza media totale lm, ovvero:

A
s =- (97)
m /m

Come si evincé dalla relazione (96) le travi aventi questo tipo di sezione
mal sopportano la sollecitazione di torsione e quindi, se possibile, non
devono essere impiegate per questo tipo di azione interna. ·

Esercizio2.18.
Un albero di trasmissione deve trasmettere una potenza di 10 kW al
regime di 1000 giri/min.
Assumendo, per la costruzione dell'albero, un materiale (acciaio) avente
c,R ==
410 N/mm 2 e una sezione circolare cava (x = 0,5) determinare:

1. le dimensioni della sezione;


2. l'angolo di torsione supponendo che l'albero sia lungo 1,3 m.

1. Determinazione ciel M, trasmesso dall'albero:

M
r
= 9549' 3 plkWl
(N•,n) n(ai,i/mm)

. ·10 .
M, = 9 549,3· l 0OO~ 95,5 N · m = 95 500 N · mm

Per dimensionare l'albero applichiamo l'equazione di stabilità a torsione


(equazione 86):
M,
'tinax = W, ~ 'tadm
t
.ESERCIZI 2Qf
Adottiamo per il calcolo dellà ,:•dm l'ipotesi di Ros-Eicbinger e von Mises
(acciaio) ovvero l'equazione (87): .

In questo casò le sollecitazioni sono dinamiche e quindi:

tTR (TR (TR


udm=-=--=-
• nR 3· nR 10
dinamico statico

Allora:
410 ·2 2
uadm = -N/mm
10 = 41 N/mm

··quindi:
41 N/mm.2 2
i:adm = .j3 = 23,67 N/mm

Di conseguenza:

.M,
't'max = Wr= 't'adm

W,-- M,.- - 95 500 N · m'm


2 -
- 40 3,4 64 mm. 3
tadm 23,67 N/mm
Jp 2 2
W.= (~) =D(I,,+I,)=D· (2JJ

ovvero:
21t4 4 1t3· 4
W.=--D (1-x)=-D (1-x)=2W,
D 32 16 •
Infine:
3~ 3 16· 4034,64
D=-y~= n(l-0,0625)g,; 2Smm

d = X· D = 0,5' D = 14 mm
204 2. LEGGE
DIHodKE,
SOllECITAZIONI CR!Tffil6iRESIS!ENZA.
SEMPUCI. _-.:~

2. Applichiamo l'equazione (83):

B=M,· 1
G- JP
2 2
G =-E=-· 206000N/mm 2 =82400N/mm 2
(acciaio) 5 5

JP = ; 2 D4 (1 - x4 ) = 3~ · 284 (1 - 0,54 ) = 56 572,23 mm4

Ordunque:

8= 95 500 N • mm· 1300 mm = 0 0266 rad


82400 N/mm 2 56572,23 mm4 '

8 = O,ò266rad~ (1,526)" = 1°31'33"

Esercizio2.19.
Una trave conformata a cassone (Figura 2.40) è soggetta a un
M, = 5000 N · m. Verificare la resistenza della trave sapendo che la stessa
è stata costruita in acciaio avente uR = 360 N/mm 2 •

_60mm

Figura 2.40.
."[§1@?h~~i
Dall'analisi della figura 2.40 si evince che siamo in presenza di una sezione
.e:'anulareavente piccolo spessore e, di conseguenza, possiamo. applicare la
·. Formula di Bredt (equazione 95). Quindi:
·-....

M,
T=2-s-A.,
A., = (60 - 4)(100 - 4) = 5 376 mm 2

-·i.a tensione vale pertanto:

_ 5000000 N· mm _ 2
T.,.,- 2 · 4 mm. 5 376 tnni2- 116,26 N/mm

a.dmvale in questo caso (statico):

· aR 360 N/mm 2
CTadm =) = 3 120 N/rri.m2

T,dm =a,;= 69,28 N/mm 2


. ,/3 .

: In questo caso la verifica ha dato esito negativo. La trave della figura 2.40
·· non può essere impiegata in queste. condizioni. Se le dtmensioni non
· · possono essere modificate (ad esempio per motivi di ingombro) bisogna
ricostruire la trave con un acciaio maggiormente resistente. Ad esempio:

acciaio C40 UNI 7846 (ax ~ 700 N/mm 2 )

ax 700 N/mm 2
CTadm =3 = 3 233,34 N/mm 2

Tadm = fi = 134,7 N/mm 2 .

In questo caso ovviamente:


206 2. LEGGEDI HOOKE.-SOLLECITAZIONI
SEMPUC_I.
CRITERI
DI _RESISTENZA

Esercizio2.20.
Determinare i diametri esterno (D) e interno (d) di un albero avente
sezione circolare ·cava Cx= d/D = O,7) che presenta la stessa tensiorie
massima a parità di M, di un albero pieno avente diametro dP= 50 mm.
Determinare, inoltre, la corrispondente riduzione· di peso che si ottiene
impiegando l'albero cavo piuttosto che quello pieno.

= 'Cmax
~:::.~..
···r
'tmax

!
M, = M,

Di conseguenza:

w....= w..•
i
corona
circolare ""c:ercblo

ovvero:

quindi: -

Inserendo i valori numerici, otteniamo:

50
D= =54,8mm
V(I- 0,14l,.
3

e:
d= x· D = 0,75 · 54,8 mm= 38,36 mm

Per quanto riguarda la riduzione di peso basta eseguire il rapporto ·rra il


.. 207.
ESERCIZI

·peso dell'albero cavo e il peso dell'albero pieno, a parità di lunghezza (/)


e di materia,Ie (p ).

P.... p· g· Volume.... Volume ••••


= P · g · Volumep1eno Volumepleno
·· ·::·::.!'pieno

~D2(I - X2)
= A ••••· l = _4
___ _ (54,8)2 • (1 - 0,72 )
Àpiena· f ~ d2 502
4 p
= 0,612 (riduzione pari a 38,8%).

Esercizio2.21.
Determinare il massimo momento torcente applicabile a un albero, sezione
. circolare piena, avente il diametro d = 100 mm e una lunghezza di 1 in,

Iinritando l'angolo di torsione a (i)°[= =C;o),.J


(0,25)0 Norma!-
..... mente questa è la limitazione imposta all'angolo di torsione, per ogni
:,>·. metro di lunghezza, in modo da rimanere nel campo elastico delle defor-
' : ' i;na.zioni(materiale dell'albero:. acciaio C40 UNI 7845).

...Ricordiamo la relazione che permette di calcolare l'angolo di torsione:

S=M,-f
G· I,

· (in questo caso G = 82400 N/mm 2).


Poiché:

I,= !!-d 4
32
= ~-
32
(100 mm)4
.
= 9,817 · 106rnm4

·: possiamo calcolare il momento torcente applicabile.

G· 9 _ 1 82400 N/rnm2 : ( 1; 0)- 9,817· 10 rnm


6 4

M,=--1-'= 1000 mm

~ 3,53 · 106 N · mm
208i 2: .LEGGEDi HÒOKE.SOÙ.ECITAZIC>NI
SEMPÌJCtCRÌIERi°DI
RESiSIENZA
:

Esercizio2.22.
Un albero, avente diametro d = 60 mm, porta a una estremità un volano
che ha un momento d'inerzia di massa (rivedere quanto visto nel i•
volume) J = 10 kg- m 2 • L'albero ruota a una frequenza pari a 1500 --
giri/min e, nel tempo di 2,5 s, viene fermato. Determinare il valore. inassi- -,
mo delle tensioni indotte da questo brusco arresto nell'albero senza tener
conto della deformazione subita dall'albero stesso.

M,
'['max= W,
. r

Il momento torcente M, lo possiamo determinare ricordando le leggi


fondamentali della dinamica dei moti rotatori:

ro - roo
M,=J· B=J· ---
t
ove:

(J) = (J)CinaJe.=
O
2nn 2n· 1500
roo = <l>iniziale = 60 = 60 . = 157 rad/s
J= 10 kg- m 2
t = 2,5 s
Quindi:

2 157
IM,I = 10 kg- m · -·-rad/s =
2,5- s
N .

. =628(~)- m=628-N· m=
=628000N- mm .

628000 N· mm 2
'max= 42411,5 mml = 14,8 N/mm
--·ESèic1zc·
~09. ·

.Esercizio·2.23.
Eseguire il rapporto fra le tensioni massime generate dallo stesso momento
-·-:·.:·::.·:;
).,. ;:::-~~=t!tese:0::\~;'~~~:::::::e:ttangolare (h = 1,5 · b), l'altro

]~lii~
;,;<<:··,.
··.
):}::_;·Dobbiamo verificare quantò vale il rapporto:
.:.~\:.~·~>.
·..
'tmax. rettangolo

'tmax. cerchio

che le due sezioni ha,nno medesima area possiamo scrivere:

b·h="1!.d 2
4

b- 15- b="1!.d2
' 4

d= 1,382- b

7t 3
W,,cerchio = 1_6 d

alla:· sezione circolare piena viene espressa nel seguente

M, M, 16M,
'tmax, r: = -- = -- = -·-3
W,,, !!._d3 nd
16
riguarda la -rmaxrelativa alla sezione rettangolare possiamo

M,
-r..... ' = k1b2 . h
'- lato minore
210 _2.LEGGEDI HOOKE.
_SOLLECÌTAZIONI
SEMPLICI.
CR[l:ERI
DI R~ISIENiA

poiché il rapporto (~ in questo caso) fra i lati è pari a 1,5, dalla tabella
2.2. si ricava:
k1 = 4,335

e di conseguenza possiamo scrivere:

M, 4,335 M, M,
'tmax, r = 4,335 · b2 , (l ,5 . b) = T5
b3 = 2,89 · b3
A questo punto possiamo. calcolare il rapporto·fra le due tensioni unitarie
massime:

'tmax,r = M,:2 89· _I_= 2 89· M,__ l_=


'tmax,c b3 ' · M, ' b 3 16M,
-- ---;;;F
!!_d3
16
= 2 89µ;· 1td3 = 2,89· 7t· d3
' b3 16µ; 16· b3

= 2•389 " 1t • (1 382· b)3 =


b • 16 '
~I5
= 2,89 · 1t • 2,6395. !!._
16 ~- '

Esercizio2.24.
Una trave avente sezione ellittica, con un asse doppio d~ll'altro, è soggetta
a un momento torcente M, = 3,5 · 106 N · mm.
Calcolare la sezione resistente ellittica della trave sapendo che la stessa
viene costruita in Fe 510 UNI 7746.

~~-
Come abbiamo visto la relazione generai/per il calcolo della tensione è la
seguente:
:f;":,-..•. · ......_,

2
~:i::-~o:e A è l'area dell'ellisse (A= 1t • a· b). ESERC~! 1.1
Là -rmaxsi verifica nei punti estremi dell'asse minore (come si può verificare
\·>~·>-.;
...facilmentedalla relazioneprecedenteponendo x = o.e y = b). Ovvero:
~\\'.);.:\:. ·_.·:..

2M, [bi 2M,


"tmax= 7t· a• b Vb4=
0
7t· a· b· b

La -r',...agli estremi dell'asse maggiore si ottiene ponendo y =O

-r'.
max-
- 2M,
n: a· b a'
$a'-'-a·
-

2M,
b· a
-~
- z
x· a · b

e poiché a >. b ne segue che:

Dobbiamo determinare la tensione ammissibile.


Sapendo che:

aR = 510 N/mm2

·· · · · --··: abbiamo:

a.dm= aR = 51_0N/mm.2= 170 N/mm.2


nR 3

. ~ssendo una sollecitaz10ne statica. Possiaino applicare la teoria di


. :Ros-Eicbinger e von Mises la qùale ci consente di affermare che:

_a.dm_ 170 N/mm.2 _- 98 N/ 2


"tadm - .j3 - .j3 = mm

A questo punto basta eguagliare le due -r; ovvero:


I

2M,
=
"tmàx 7t· a• b2 = "tac1m
212 -2. LEGGEDI HOOK( SOUECITAZIONI DI RESÌSTÈNZA
SEMPUa.CRITERI .
ricordando che a = 2b e M, = 3,5 · 106 N · mm avremo:

JM,
rr.Jbb2= Tadm

M, _
3 -
rr.b
~
"adm
=> b _
-
J M,
rr.·
_
'•dm-
3 3,5 - 106 N - mm
rr.· 98 N/mm
2

b~22,5mm

e:

t;z=2b=45mm

_La sezione ellittica della trave varrà pertànto:

A= rr.· a- b = rr.· 45- 22,5mm 2 ~3181 mm 2

Abbiamo visto precedentemente come la sollecitazione di torsione viene


calcolata nonché le relative equazioni e i corrispondenti diagrammi.
Studiamo la sollecitazione di taglio, anche in questo caso, come se fosse
l'unica esistente (in realtà non è vero poiché- è sempre accompagnata alla
flessione ed è da questa, in un certo qual modo, generata: ecco pèrché si
parla di flessione composta). Le sollecitazioni unitarie, come per la torsio-
ne, giacciono nel piano stesso della sezione e sono, pertanto, contraddistin-
te dallà lettera «tau» (,): ·
Per lo studio delle tensioni (,) che nascono in una trave a causa delle
sollecitazioni di taglio analizziamo un tratto infinitesimo, avente lunghezza
dx, di una trave qualsiasi (Figura 2.41).
• A causa della dimensione assiale, dx, dell'elemento di trave il taglio aumenta
di una quantità dT e, analogamente, il momento flettente viene incrementa-
to di una quantità, anch'essa infinitesima, dM (Figura 2.41a e b).
Ricordando quanto abbiamo visto a proposito del _legamefra il tagÌio e il
Fibre tese dx· (a)

(b)

Figura 2.41.

momento flettente e cioè:

T(x) = d.M(x)
dx

l'incremento dM (x) del momento flettente si può scrivere così:

I d.M(x) = T(x)· dx I (98)

Questo incremento ·di momento flettente dM genera tensioni u' (Figura


2.41b) sulla sezione destra dell'elemento superiori alle u generate,da M sul-
la sezione sinistra sempre dell'elemento.
Ciò significa che dovranno nascere altre tensioni unitarie che, moltiplicate
per una area, dovranno equilibrare le forze dovute alle u e u' affinché
214 .2. LEGGEDI HOOKI:.S0LLECITAZIONf
SEMPUO.CRITERI
DI RESISTENZA
.

l'~lemento sia in equilibrio alla traslazione lungo _l'asse x. A tal proposito


si veda la figura 2.42b nella quale sono state introdotte, a quota generica
y dall'asse neutro (n-n), tensioni tangenziali -r*.

dx
- .

(b)'

Figura 2.42.
~}':•.:;·_·
.• __ ·.·._.

,::~· .
A questo' punto, basandoci sulla figura 2.42b imponiamo l'equilibrio alla
traslazione lungo l'asse x della parte cli solido delimitato dalla superficie
· rettangolare ABCD.

Area
fq' · dA* - fu·dA* -
Arca
t* · b · dx = O
·
(99)
ABCD ABCD

J(u' - u)dA* = t* · b · dx (100)


A•

Dimostreremo, più avanti, che le -r* richiamano t (Figura 2.42b) giacenti


sulla superficie ABCD aventi-lo stesso modulo delle -r*.
Conseguentemente l'equazione (100) diviene:
_·._

J(u' - u)dA* = t· b- dx
A"

· :i.etensioni unitarie di flessione possono essere espresse nel seguente modo:

f(. M_+_d_M_·
l.
y- M. y)dA*=t·
l.
b·dx
A'

f(M+dM-M)
l. . y· dA* =-i:·
.
b· dx
A'

f
A•
dM
--y·dA*=-i:·b·dx
1.

Ricordando l'equazione (98):

dM= T· dx

possiaino ulteriormente scrivere:

f
A'
T· dx
--·--
1.
y- dA* ='t· b· dx
216 · ·2, LÈGGE
DIHOOKE, sEMPLÌa:
S()LLECITAZJONI- 01R$lstcNPC ··
CRllERI.

portando fuori dal segno di integrale i termini costanti:

T-.Ms y-dA*=i:-b-.M
--
1•
.t•

!. fy- dA* =i:· b (101)


1.
.t•

ove:

Jy · dA* è il mome11io,statico, rispetto all'asse neutro (n-,t), della parte di


.t• sezione ABCD che si trova dalla parte opposta all'asse neutro
rispetto alla corda b (Figura 2.42);
T è l'azione di taglio agente su tutta la sezione di iireà (b · h);
b è la larghezza della corda della sezione, a quota y dall'asse
neutro, iii corrispondenza della quale si vuol determinare la
tensione unitaria i:;
l. è il momento quadratico, rispetto all'asse neutro (n-n), di tutta
la sezione avente area (b · h).

• ·,,.. . Si deve, à questo punto, notare che la formula (101) consente il


calcolo delle tensioni i; aventi direzione paràllèla àll'azione secondo cui agisce
lo sforzo di taglio T; nell'esempio di figura 2.42b secondo l'asse y.

lildicando con:

s: = Jy· dA* (102)


i .t•
Momento
statico·

l'equazione (101) diviene:

(103)

denominata formula di Jourawsky.


j?\~:i·..·•.·. ...·..~ _.
..:;~:'ff'soi:i.EcrrAiiqN(oi)=t.$.SioNE
C<JCÌl)F'OSTKo
y,xciuq'"
21t··
y b

Yo

. T,

Figura 2A3.

·: In questa formula T1 è lo sforzo di taglio (l'ungo·l'assè yin figura·2.43);


s: è il momento statico della parte di sezione divisa dalla corda b
passante per P e parallela all'asse (n-n) rispetto all'asse (n-n) stesso; b è la
larghezza della corda passante per P; I. è il momento quadratico della
sezione intera rispetto all'asse (n-n).
Per quanto concerne il calcolo del momento statico s:
si deve conoscere il
valore dell'area A* e la posizione del corrispondente bari~tro e poi si può
· scrivere1 :
(104)

·Vediamo ora l'applicazione della formula (103) per due sezioni di forma
-molto comune: rettangolaree circolare.

1 Rigorosamenteil momento statico si dovrebbe calcolare nel modo seguente:


sydA
s:= ,.. (1041
218 . 2. LEGGEDI HOOKE.SOLLECITAZIONI
SEMPUO.CRITERI
DI RESISTENzÀ

A*

h/2
Yo
n G n
h

b
Figura 2.44.

1. Sezione rettangolare. Supponiamo di prendere in considerazione una


sezione rettangolare di base b e altezza h (Figura 2.44).
In questo caso preso un punto P generico, a quota y rispetto all'asse (n-n),
il momento statico vale:
St =A*, Yo
ove:

A*= b(~- y)
Sapendo che:
Yo = (~+
Y)~

inseriamo tutte queste relazioni nella (103), ottenendò:

6T,(~-y 2
)

(105)
-r= bh 3
...· --2.5. 5_01:i.:ECIT~ÌONÉ-Di COMPbSTAO
Fi.eSSIQNÈ · :H9"'
T.A.Guo::

equazione che esprime la variazione di 't' in funzione di y 2 e, quindi, iJ


legame è di tipo parabolico come è illustrato nella figura 2.44.

a) Per y = 2h (al oordo superiore della sezione):

-r=6T,(!!:__!!:_)=o
. bh
3 4 4

b) Per y = O (in corrispondenza dell'asse n-n):

't'
=6T,(!!:_-
4
bh 3
o)=61'h4 1
bh 3
2

(106)

2. Sezione circolare.In questo caso le -r dipendono non solo dal momento


staticos: ma anche dalla corda b che non è costante (Figura 2.45).

n n

Figura 2.45.
Si dimostra che:

ove:

b = 2rcosa:

Inserendo queste espressioni nella (103) otteniamo:

. 1 3
T,'. s: T,· ii(2rcosa:)
i-,=-w;-=
b~r4
4
T 8r 3 cos 3 cx
't =~'~.---
' 3bnr
4

T 8r cos cx
3 3
't =-'~---
, 3nr 4 • 2rcoscx
(107)

A noi interessa il valore della -r che è tangente al contorno della sezione


(Figura 2.45); ovvero: ·

quindi:

-r, 4 T,
-r=--=--coscx (108)
coscx 3 nr 2

Si tratta di una legge cosinusoidale rappre~ntata nella figura 2.46.

a) Per cx= 90° (al bordo superiore della sezione) cos 90° = O quindi dalla
equazione (108):

-r=O
·,.,· ........
: -

DJf!,ESSIONÈ
2.5. SOW;CITAZfONE COMPOSTA ' 2;21
o TAGLIO •.•

Figura 2.46.

per oc= 0° (in corrispondenza dell'asse n-n):

(109)

(109')

2.5.1. Deformazioni

Molto spesso le deformazioni dovute al taglio provocano variazioni geo-


. metriche nelle sezioni che non possono, pertanto, essere· considerate sem-
pre piane come avevamo fatto in precedenza.
Le sezioni diventano «gobbe» però mantengono l'ortogonalità in corri-
. spondenza dei bordi inferiore e superiore della sezione (Figura 2.47) poiché
in quelle posizioni 1:= O.
Pur rispettando sempre la legge di Hooke:

i-=G·y
222 2. LEGGEDI HOOl<E.
SOLLECITAZIONI
SE!l,1PUCI.
CRITERI
DI RESISÌÈNZA
.·..

"f

---
"f
---------------------------------------------------
-----------------1
Figura 2.47.

dovremo valutare unci scorrimento medio dell'asse geometrico ovvero de-


terminare il suo abbassamento medio. Si dimostra che lo scorrimento
medio (y..) può essere calcolato con la s.eguente relazione:

T
Ym=Xa. A" (110)

ovvero, indicando con 17m(mm) l'abbassamento medio, possiamo scrivere:

(lll)

poiché / · Ym= 17., (Figura 2.46).

Nelle equazioni (110) e (lll) compare una nuova grandezza x che viene
definita/attore di taglio (ò di forma) e tiene conto del fatto che le sollecita-
zioni di scorrimento variano da punto a punto della sezione.
Si possono assumere per x i seguenti valori:

. 6
a) sezione rettangolare => x = -5 =..1,2
.2.p,.SÒLLEçlTAZIONE
DI FLESSIONE o TAGLIO..
COMPOSTA 223.

b) sezione circolare od ellittica=> x = ~O= 1,11

quanto riguarda l'equazione di stabilità a taglio, usata essenzialmente


per calcoli di verifica, si deve controllare che:

(112)

(113)

a seconda che si tratti di materiali duttili (112) o piuttosto fragili (113).


Per completezza della trattazione sulla teoria approssimata del taglio ac-
cenniamo· al fatto che le 't' dovute al taglio T non sono le sole poiché se la
forza T stessa non è applicata in un ben determinato punto, denominato
centro di taglio, possono nascere altre 't' legate al momento torcente genera-
to dal prodotto fra la forza T e il suo braccio rispetto al ~ntro di taglio
appunto. Ad esempio si può dimostrare per un profilato a doppio T, non
simmetrico, che il centro di taglio S non coincide con il baricentro della
figura e la forza T deve, preferibilmente, essete applicata in S per non dare
luogo ad ulteriori 't' di torsione (Figura 2.48).

Ys.
S = Centro di taglio
G = Baricentro della sezione
Figura 2.48.
.224 2. LEGGE SOLLECITP.,ZJoNi
DIHooi<E, sEMPi.1c1icRrreR1.
01RESIStENZA
.·:

Per la determinazione della posizione del centro di taglio S (la quota Ys di


figura 2.48) basta calcolare le risultanti R 1 e R 2 , sulle due piattabande,
pr9dotte dalle -r:del taglio Tx (noto) e applicare il Teorema di Varignon
rispetto, ad esempio, al baricentro G della sezione. L'unica incognita
risulta essere la quota Ys·
A conclusione delle quattro sollecitazioni semplici può essere utile una
tabella riassuntiva nella quale vengono riportate le principali espressioni
degli sforzi e delle deformazioni studiate precedentemente.

Tabella2.4.

Sforzo normale
(N) .
N-1
M=-
(trazione o compress.) E·A

Flessione retta
,p=--
Mrl
(Mr) E· I.

Torsione circolare 9=M,· l


(MJ G- I,

<= T· S!' T-1


Flessione composta b· I, ~=~
(o taglio)
(T) T· I
~.=XG· A

Per materiali duttili (vedere aoche tabella CNR-UNI 10011)

'••m= J3 e G = ~E;[G = 2 ~mm+l). E]

Esercizio2.25.
Una trave, avente la forma schematizzata. nella figura 2.49, è soggetta
a uno sforzo di taglio T1 = IO kN. Determinare la distribuzione delle
-r:lungo tutta la sezione.
20

"'

YG

00

Figura 2.49.

Per calcolare la distribuzione delle -r si deve usare la formula di Jourawsky


(103):
T,· s:
-r, = b· ·1.

Per poter applicare questa formula dobbiamo, però, calcolare la posizione


del baricentro G determinando la quota YG·

ÀiJ11 + À:z)/2 + À3y3


YG = À1 + À2 + À3
(20 · 5) · (40 - 2,5) + (27 · 8)(13,5 + 8) + (40 · 8)(4)
(20· 5)+(27• 8)+(40· 8)
(3 750 + 4644 + I 280)rmn 3
= 636 rmn2 = 15,2 mm

Nota la quota YG sappiamo anche dq:ve è posizionato l'asse n-n (sarebbe


l'asse. neutro della flessione considerando anche questo tipo di sollecita-
zione) e possiamo calcolare il momento quadratico 1. rispetto a questo
asse.
··22_62. LEGGE 01HOOKE.SOLLECITAZIONI SEMPua.·cRITÈR1•oi·
RESISTENZA··

Al solito consideriamo i tre rettangoli CD,


@ e ® cli figura 2.49:

I1n= l~ 20 · (5)3 + (20 · 5) · (22,3)2 = 49 937,34 mm 4

12 • = 1~ 8 · (27)3 + (8, 27) (6,3)2 = 21695 mm4

[3. = 1~40. (8)3 + (40 · 8)(11,2) 2 = 41847,47 mm 4

1. = (49937,34 + 21695 + 41847,47)mm 4 = 113479,81 mm4

..-AB= 9,825N/mrn2

..-,...=41,84N/n
n

G H
. 2
"i;p = 39,48N/mm
"<'oH= 7,89 N/mm 2

Figura 2.50.

Valutiamo, ora, la 't' in corrispondenza dei punti A e B (Figura 2.50):

r( st._ 10000 N· [(20, ~), 22,JJmm§


't"AB=
b1. r. 20 llfflVHH79,il mm·,1,··-
. ··- ~-·. .. . ·-- ·-··:·:-····- -

't'Aa = 9,825 N/mm 2

La tensione nei punti di attacco dell'ala superiore all'anima (punti C e D)


vale invece:

T,· Sf. 10000 N· [(20· 5}- 22,3]mm 3


Teo= b2 • 1. = 8 mm· 113479,81 mm 4
Teo = 24,56 N/mm.2

Analogamente si procede per l'ala inferiore; le T nei punti G e H


valgone:

T,· si. 10000 N· [(40· 8)· ll,2Jmm 3

ToH = b 3 • 1. = 40 mm· 113479,81 mm 4


T 08 = 7,89 N/mm 2

La tensione nei punti cli attacco dell'ala inferiore all'anima (punti EF)
vale:

TEF=---=
T,· si. 10000 N- [(40· 8)· 11,2]mm 3_
b4 • 1. 8 mm· 113479,81 mm 4
TEF ~ 39,48 N/mm 2

Rimane ora da calcolare la tensione in corrispondenza dell'asse baricentri-


co (n-n).
L'unica difficoltà, in questo caso, consiste nel calcolare il momento statico
della porzione cli area compresa fra il bordo superiore della trave e l'asse
(n-n) stesso. Possiamo applicare il principio cli sovrapposizione degli effetti
e scrivere:

s:. = sr.+ s;.•


sr.= [(20· 5)· 22,3]mm 3 = 2230 mm 3
SJ·.= [(19,8. 8). 9,9]mm 3 = 1568,16 mm 3
Quindi:

T,-s:. lOOOON·(2230+1568,16)mm 3

= b4 • 1. =
Te,..., 8 mm· 113479,81 mm 4 ·
~ 41,84 N/mm 2
-rc.-nJ = Tmax
La rappresentazione grafica della distribuzione delle T è mostrata nella
figura 2.50.
228...2. LEGGE
DI HOOKE.sot.LEC:ITAZIONI
SEMPLICI. ciiRESISTENZA,::
CRITER.1

Esercizio 2.26.
La trasmissione fra due alberi avviene mediante un giunto rigido a dischi
dotato di 6 bulloni in C 40 UNI 7845 (dR ~ 700 N/mm 2) aventi ciascuno
un diametro d = 15 mm e posizionati lungo una circonferenza di diame-
tro pari a 200mm.
La potenza trasmessa fra i due alberi è pari a 40 kW al regime di 400
g\ri/min.
Eseguire la verifica di resistenza dei bulloni supponendo che, per cause
imprecisate, la trasmissione del moto non sia più possibile mediante
l'attrito fra i dischi del giunto.

Supponendo che l'aderenza fra i dischi venga a mancare, la trasmission11-


del moto avviene esclusivamente mediante i sei bulloni i quali saranno
sottoposti a taglio.
In questo caso si tratta di sollecitazione dinamica e conseguentemente il
coefficiente di sicurezza deve essere più elevato (3 -;-4 volte· nR statico).
Quindi:

Uadm
=~= 700 N/mm2 =7778N/
, mm 2
3 , nR 3 .. 3

mentre la '•dm varrà:

2
'adm
-
- J3 - 77,78J3
Uadm - N/mm - 45 N/
= mm
2

Per calcolare la 'maxci serve il momento torcente trasmesso fra i due


alberi:

P=M,· w
P 40 kW
M,=-=9549,3 . =9549,3-- l'(kWJ
400 gin. .1mm
w r .
ncriri/min)

quindi:

M, = 954,93 N · m ~ 9,55 · 105 N · mm


Questo M, si può pensare prodotto da una forza tangenziale agente sulla
circonferenza che passa per i baricentri dei bulloni. Ovvero:

200 mm
M,=F·---
2

F
2· M,
= 200 mm = 200 = = = 9 550 N
2· 9,55· 105 N·

Questa forzà la suddividiamo per il numero dei bulloni (nb):

F 9550 N
Fbullonc = - = -- 6- = 1 591,67 N
nb

e otteniamo l'azione di taglio agente sulla sezione, circolare, di ciascun


bullone. Ora siamo in grado di calcolare la 'max:

4Fb 4 1591,67 N
't =~-=-· .
max 3Ab_ 3 ~(15)2 =2
4

-rmax
16· 1591,67 N
= 3 . 1t.
225 2 = = 12 N/mm
. 2

Poiché:

fmax = 12 N/mm 2 < 45 N/min 2 = 'l:adm

la verifica ha dato esito positivo e la trasmissione è garantita anche con un


buon margine di sicurezza.

Esercizio2.27.
Una automobile deve trainare un rimorchietto piuttosto pesante (10 kN)
mediante un gancio rappresentato in figura 2.51 'bloccato da un perno
centrale costruito in Fe 430 UNI~EU 27. Determinare il diametro del
perno nelle condizioni più ·sfavorevoli, ad esempio in salita, quando si
debba affrontare una pendenza del 10%. Cpnsiderare- anche una quota
aggiuntiva di resistenza pari al 10% del peso del rimorchio.
· 230 2 LEGGEDI HOOKE._SOUECITAZIONI_
Sl;/IAPUCI.
_CRITERI
DI RESISTENZA
.:· ·

Figura2.51.

~,
~
Per pàm.a cosa dobbiamo calcolare la forza massima F che sollecita il
gancio (Figura 2.51).
La componente del peso del àm.orchio in salita vale:

P11=P· sencx

L'angolo cxsi determina nel seguente modo:

tgcx= 10% = 0,1


cx= arctg(0,l) = (5,71)
0

P11= 10000 N · sencx~ 995 N


;,~;.
·,:_µforza totale che sollecita il gancio, cbnsiderando anche le resistenze
· aggiuntive, vale pertanto:

F'=P11+IO%· P = (995 + 1 000)N ~ 2000 N


--.- .., -,,-_-------------
__ _

·\:/,' ..-:···'•
-----
------- ---_-_-- ---.
------- - -'-•···--~~~~..,,-----,
Supponendo il perno sollecitato prevalentemente a taglio e considerando il
carico concentrato il diagramma del taglio, semplificato, può ritenersi il
seguente:

i'
I ! I J12
F/2 '
~;l,

i
!
l
j
"F/2 l
- ' F/2
Figura 2.52.

Supponendci, quindi, trascurabile la sollecitazione di flessione possiamo


scrivere:
4T
'tmax =--:5:Tadm
l••lllio> 3 A _,,_.

Il
, nelle
.. COff,i;ziom·
,·tttn~, Ai Progetto:
uifHV.::,l"i.\•.

ove:

F
T=-'-=l000N
' 2
_ Uac1m UR 430 2
1:.c1m= r:; = r:; = r:; = 49,6 N/mm
y3 5y3 5y3 _
. 23·2.i. LEGGE
DI HOOKE: SEMPUç;J,
SOLl.çCITAZIONI CRÒERiOI
RÈSISTENZA

Quindi:

4 1000 N . 2
A =3 49,6 N/~2 ~27 mm

e il diametro del perno:

Esercizio2.28.
Un perno in acciaio (Fe 360 UNI-EU 27) ha le dimensioni evidenziate
nella figura 2.53 ed è soggetto a una· forza F. Determinare il valore
massimo di F sopportabile dal perno senza che la sua testa venga recisa
a causa del taglio indotto. dalla F stessa.

Si trascurino gli effetti di trazione prodotti dalla forza sul gambo


del perno. · ·

t.esta

h= 15mm
gambo d=30mm

i
d

Figura 2.53 ..
· , La.sezione resistente, tratteggiata in figura 2.53, nei confronti dello sforzo
di taglio è sostanzialménte rettangolare avente per base la lunghezza della
· .:circonferenza con diametro d e altezza h. In definitiva si -può ritenere, con
·buona approssimazione, che la sezione abbia le seguenti dimensioni (Figu-
. -ra 2.54):

h= 15mm

:n:•d• 94,25 mm

Figura 2.54.

e l'area varrà:

A= ir· d· h = 94,25· 15 mm.2 = 1413,75 mm.2

Per quanto riguarda la tensione ammissibile:

Uadm UR
't'adm = -/3= 4 -/3
- 260 N/mm2 - 52 N/ 2·
,:adm - r,; = mm
. 4y3

A questo punto basta applicare l'equazione di stabilità al taglio sapendo


che SItratta di una sezione rettangolare:

3 T,
,:ma, = ZA = 'tadm
23~( . 7-LEGGEDI HOOKE.SO~LECITAZIONI
SEMPLICI. DI RESJSTENZÀ
CRITERI

ovvero:
3 T, 2
2 1413,75 mm2 = 52 N/mm
quindi:

-2 '
T,= 3· 52N/mm 2 • 1413,75mm2 =49010N=
~ 4996 le&-
L'equazione di stabilità a compressione semplice che consente il calcolo
dei solidi prismatici soggetti a carichi assiali è indipendente dalla lun-
ghezza (l) della trave. Ciò significa che la suddetta equazione non è ac-
cettabile per quei solidi molto lunghi rispetto alla minima dimen-
-, sione trasversale (ad esempio còme i pilastri portanti) che vengono defi-
niti travi snelle in contrapposizione alle travi tozze considerate nello
studio di semplice compressione. Se, quindi, esaminiamo una trave snella
(Figura 3.1) sottoposta a compressione semplice si può verificare il caso
in cui, superato un certo valore del carico P, l'asta si infletta nel piano di
minor rigidezza. -
In questo paragrafo rimuoveremo il vincolo che ci eravamo imposti nella
trattazione dello sforzo normale (N) di compressione considerando soli-
di cosiddetti tozzi ovvero che avessero lunghezze (/) non superiori a 10
volte la minima dimensione trasversale (a). Come è già stato accennato
precedentemente se consideriamo una trave snella (/ > 10 · a) sottoposta
a compressione centrata p'uò capitare il fenomeno che va sotto il nome di
carico di punta ovvero una inflessione laterale dell'asta stessa quando si
superi un certo valore del carico applicato (denominato appunto carico
critico).
Poiché dall'esperienza si evince che le aste caricate in tal modo sono in
condizioni di pericolo, vediamo come si possa studiare questa instabilità
dell'equilibrio elastico.
Asta tozza Asta snella
Figura 3.1.

Si dimostra, e 16 vedremo nel paragrafo successivo, che esiste un carico


critico, indicato generalmente con Pca, legato al carico generico P appli-
cato all'asta nd seguente modo:

1. P < P cR =>:equilibrio stabile


2. P > Pca =>equilibrio instabile ·
3. P = ·pca=> equilibrio indifferente critico

1. Si definisce equilibrio stabile là particolare configurazione del sistema


che, se spostato iii una qualsiasi conformazione prossima a quella di
equilibrio, tende sempre a ritornare nella primitiva posizione di equilibrio.
2. Si definisce equilibrio instabile del sistema se fra tutte le configurazio-
ni prossime a quella di equilibrio ne esiste anche una sola per cui,
spostato il sistema stesso in tale posizione, esso tende ad allontanarsi
dalla primitiva conformazione.
3. Si definisce equilibrio indifferente se, fra tutte le configurazioni prossi-
me a quella di equilibrio, ne esiste Q!lche-unasola in corrispondenza della
quale il sistema stesso è ancora in equilibrio.
In particolare si parla di equilibrio indifferente critico quando il sistema,
spostato in una posizione prossima a quella di equilibrio, tende a ritorna-
re nella primitiva posizione di equilibrio ovvero in una vicina ma ancora
di equilibrio ..
. 3.1. CENNOSULLE Di l'ÌJNT,(
lRA\iÌ CARICATE .2'.37
Nella successiva figura 3.2 vengono evidenziate queste particolari confi-
gurazioni.
_.,.· · Come si deduce da quanto detto precedentemente la compressione su
.-:.. .-····
aste sneJle è molto diversa dalla compressione su aste tozze e, a maggior
ragione, daJla trazione semplice neJle quali dovevamo solamente verifica-
... re che la tensione normale massima fosse inferiore a queJla ammissibile
· dal tipo di materiale.

stabile completamente.
indifferente

Figura 3.2.

Consideriamo, per semplicità, un'asta snel.Jacompressa e incernierata alle


estremità suppònendo di trascurare gli accorciamenti dovuti aJla com-
pressione semplice e le tensioni legate allo sforzo di taglio. Supponiamo
che per cause esterne non precisate l'asta subisca una inflessione, piccola,
Jateraie .che chiameremo eccentricità e (Figura 3.3).
238 3: ASTECARICAlEDI PUNTA

X
I

i
''
I
/\
2
deformata
della trave
f
e
= frecciamax
=.Y,eaerlca
= lunghezzatràve
M, = momento interno
y

Figura 3.3.

A questo punto il carico esterno P pròdurrà nella sezione S un momento


flettente, antiorario, avente intensità pari a:

M 1,=P· e (1)

Le fibre interne dell'asta tenderanno a reagire, a questa sollecitazione


esterna, con un momento interno M, di tipo orario per annullare l'effetto
deformante di M 1 t. . •

Orbene sulla base di questi due momenti si possono verificare tre casi:

a) M 1 > M 1, =-La trave riprende la primitiva configurazione di equili-


brio (stabilità-+ equilibrio stabile)
b) M, < M 1 , =-L'inflessione tende_ a.9 ,aumentare sempre più come pure
avviene per l'eccentricità e. In questa configurazione la
trave tende a cedere. Siamo in completa instabilità
c) M 1 = M 1 , =-Ci troviamo nelle condizioni di equilibrio indifferente cri-
tico
-"··:..:.:•---·- .,: -·-. 3.2.R1ceRcAoer
CAR1cci NEUE·ASJÉ'A'.sEiiooirèòsf..wit·-·~39
cRmCQ ·
Queste sono le condizioni, molto pericolose, studiate da Eulero e che ci
porteranno ad individuare il carico critico (PciJ,
Ricordiamo che, per quanto detto in precedenza, siamo in una particola-
re conformazione di equilibrio e, quindi, esso dovrà essete verificato in
ogni punto della trave.
Ricordando, dalla flessione, che l'inverso del raggio di curvatura vale:

(2)

cercando di applicare la stessa relazione al caso in esame (tenendo


presente che la deformata qui non è un arco di circonferenza a causa
della non costanza di M 1, e, conseguentemente, della non costanza del
. raggio R).
Considerando un cerchio, di raggÌ.o variabile r (Figura 3.3), nel quale un
piccolo arco di circonferenza possa confondersi con un piccolo arco della
deformata (e detto per questa proprietà cerchio osculatore), l'equazione
(2) _diviene:

!=~=_!_:__!__ (3)
r E- In,mln E· I.,l!'iD

:· ove si è indicato con I., m1n il minimo °fra i momenti quadratici della
sezione rispetto all'asse neutro (n-n) corrispondente al piano di minor
rigidezza secondo cui si inflette la trave (Figura 3.4).
Sarà molto difficile èhe una trave come quella rappresentata in figura 3.4
possa inflettersi nel piano P!lSSante per (x-x); molto piµ facilm~nte si
infletterà come è st~tq rappreseµ.taio (si pe~, a!! !'Se.i!J.PIO,
a uni+ tjga per
disegno tecnico compressa alle estremità). Dobbiamo·, ora, ricercare la
curva che abbia la proprietà· di rispettare l'equazione (3), ovvero l'eccen-
tricità (o la quotay in generaie) inversamente proporzionale al raggio di
curvatura r nel punto considerato. ·
· In effetti, dall'analisi matematica, si ricordi che l'inverso del raggio di
,curvatura (1/r) è legato alla se~ente espressione:

1 I
-;= o +y''y'2)3/2 I (4)

~ ~~ defi:y,~ p,tjinadell'equazione che rappresenta la lin~a deformata


della trave; ·
y" ~ '1aderivata seconda.
240 3. ASTE.
CARÌCATE
DI PUNTA ... ·.

,r;

Figura 3.4.

Per una posizione vicina, o prossima, a quella corrispondentè a y (ovve-


ro e)= O il termine y' 2 può essere trascurato rispetto al valore unitario
e, conseguentemente, l'equazione (4) diviene:

!~ly"I (5)
r

e! quindi, ricordando l'equazione (3):

I p. e
-~ly''l~--- (6)
r E· J•,min

Se indichiamo con/ la freccia massima della .trave di figura 3.3 l'espres-


sione della sinusoide (ipotizzata da Eulero) risulta (Figura 3.5):

y =e=J· sentX (7)


~;{,,.C
: ..~~c-:i.~~~-:~jf"~iç:i:~'.Q!:!-
~iço_:@mc<:>~NÉW.:
A,SEZIONE
A.Si-È_ COSTANTÉ.::241c,._
.
e=y

i w/; sinusoide

.._____
LL
~;~:/<:. .......,f-'-_..,.x_(a)
x(a)

l, (,r;)

Figura 3.5.

Alla lunghezza generica x corrisponde un angolo ccgenerico, mentre alla


lunghezza della semionda 11 corrisponde un angolo cc= ii:. Di conse-
guenza:

~=I!
cc 7t

e quindi:
7t
CC=1i.·
X (8)

In~reiJ.do questa espressione nell'equazione (7) otteniamo:

y=e=f· x)
senG~- (9)

Eseguiamo ora la doppia derivaziene rispetto alla variabile x:

:: = y' = e' = f· COS (t•X)•i


d2y " " f (1C ) 7t 1C
dx 2 =y =e=- -sen 4-x ·1i.·1i.=

= -;;-!- x)
~
sen(t- dall'equazione (7).

e
242 3. ASIÈCARICATE
DI PUNTA..

quindi:
ti I 'fC2
Y = e' = ~ l~. e (10)

Riprendiamo, ora, l'equaziqne (6) e· sostituiamo nella stessa il risultato


dell'equazione (10); otteniamo:

rt2 p. e
--·e=---
n E· ln,min

ma ricordando che:

possiamo scrivere, infme:


x2·/ P·t'
+-2-=---
l1 E• ln,min

ovvero:

7t 2 • _E•ln,min
l'(Eulero)
èR . (11)
ir

ove:
P Cll
(Eulero)
= carico assiale critico (N);
E = modulo di elasticità normale del materiale costituente la tl'.ave
(N/mm.2);
Imin = momento quadratico, minimo, della sezione rispetto a uno degli
assi baricentrici (mm4 ); .
11 = lunghezza della semiondà di libera inflessione ovvero lunghezza
di una semisinusoide (mm); dipende dal tipo di vincolo agente
sulla trave (Figura 3.6). ·

Vediamo i seguenti quattro casi caratteristici.

1. Trave incernierataalle estremità (Figma 3.6).


In questo caso:
Figura 3.6. Figura 3.7.

,di la relazione ( 11) diviene:

P, -_ 7t 2 E/min
CR - /2 (12)

rave incast;ata alle estremità (Figura 3.7). In questo caso:

I
I1 --
=2

formula di Eulero (11) diviene:

4it2E[min
Pa.=--z-2- (13)

~ Le nonne italiane per le costruzioniin acciaio e anche secondo quan°


:iportato nella tabella CNR-UNI 10011del giugno 1988 consigliano di assu-
:eper / 1 il seguentevalore:
244:. 3. As'TE.
CARICATE
DI PUNTA.

In queste ipotesi l'equazione di Eulero (11) diviene:

(14)

3. Trave incastrata a una estremità e ince,:nierata ail'altra (Figura 3.8).

Figura 3.8.

In questo caso:

e quindi otteniamo:

21r.2Elmin
Pa.=--1-2- (15)
Anche per questa tipologia di vincoli le norme italiane e la_
tabella CNR-UNI 10011 consigliano di assumere:

La relazione (14) diviene allora:

l ,56n2 Elm10
Po.= 12 (16)

4. Trave incastrata ad una estremità e libera all'altra (Figura 3.9). In


questo caso:

quindi l'equazione di Eulero (11) diviene:

p _ 7t 2 E/min
CR - 4/2 (17)

Figura 3.9.
Aire~ÌCATE
··2:ii({""~. DI PUNT-6.::·

Il carico che la trave può sopportare, in condizioni di sicurezza, non è però


quello critico definito dalla equazione (11) ma una frazione di questo.
Ovvero indicando con n il coefficiente di sicurezza la (11) diviene:

(18)

ove P.dmè il carico ammissibile per la trave in condizioni di sicurezza. .


Per quanto riguarda i valori di n si può ritenere che, mediamente, valgano
i seguenti valori:
n = 5-6 (ferro e acciai)
n = 6-8 (ghisa)
n = 101 (legno)

se poi il carico applicato è dinamico allora i valori precedenti vanno


moltiplicatiper 3.
Poiçhé nella equazione (11) (oppure anche nella 18) no_ncompare il carico di
rottura del materiale (uiJ ma solamente il modulo di elasticità (E) è inutile
impiegare acciai fortemente legati e/o ad alta resistenza poiché il loro modulo
di elasticità E è poco dissimile rispetto a quello degli acciai comuni da costru-
zione. Inoltre si deve tenere in considerazione la forma della sezione che condi-
ziona Imi•e non il vàlore dell'area; sono da preferire le sezioni circolari cave e
quelle quadrate o rettangolari a «cassone» anzichéi vari profilati a I, a T ecc.
La relazione (11) non ·ha validità per qualsiasi valore del carico applicato
poiché è stata considerata solo la inflessione laterale e non la possibile
rottura per compressione.
Dobbiamo imporre che la tensione interna, indotta dal carico di punta,
non superi il carico unitario al limite di proporzionalità(u,).ovvero:

quindi:
1t2Elmia
UCR,E = li· A :Su,

n2Ei!1:
11CR,E=zr-;S11,,

'. Per costruzioniprovvisorieeconomichein legno si può assumere n = 6-8.


t> •--
·- ;,~
·•3.2, _RICERGA
cÀR100
DEL CRITICO ASTE
NELLE ASEZIONE
.cosrANTE_.24.Z~.:
ove abbiamo indicato con i,.;n il raggio giratorio d'inerzia:

. ~
lmtn = './A. (19)

La relazione precedente può essere ancora modificata nel seguente modo:

(20)

Indicando con ,1.il rapportodi snellezza della trave:

(21)

··•·· l'equazione (20) diviene:

(22)

Dalla equazione (22) possiamo ricavare:

(23)

Affinché sia applicabile l'equazione (11) deve essere rispettata la (23)


ovvero:

e .l.11m dipende da E e da uP ovvero dalle caratteristiche del materiale


considerato. Normalmente si può ritenere:

..t11.,. ~ 100 per ferro


À.um = (&0-90) per acciaio
= (70-80) per ghisa
À.iim
À.nm~ 100 per legno
24ff 3; ~ CARICATE
DIPUNTP.
·
Per valori al di sotto di Ài;m la formula di Eulero non è applicabile; si
ricorre allora alle numerosissime esperienze effettuate in· laboratorio e che
hanno portato a diverse formule empiriche ovvero si ricorre al· metodo
w (Tabella CNR-UNI 10011). .
In linea di massÌma il legame (cr - .l.) può essere schematizzato come
nella figura 3.10.

aCR = aa.c
R,nkine 1 + a -'_2

aadm

o À a30 À11m"'90
(acciai) (acciai)

Figura 3.1 O.

Chiaramente le verifiche saranno positive se la tensione u sarà al di sotto


della linea inferiore che delimita le cradm (Figura 3.10).
In questa figura sono stati riportati i valori indicativi di À per gli acciai co-
muni da costruzione:

1.

p a,,,
O"= A~ O"adm =-;; (24)
..,i.:rRICERCA
DÉL
CARICO
àmcèn:jÉUEAsTE
AsEZiÒf\ÌE-COSTANTE=
249"-

30 < ,.\$ 90 · I
p
(T=-<o- =-
]( --·-
(TR C )
(25)
. A - R.".:\:r.,n 1+d 2

(26)

quanto riguarda il secondo caso dobbiamo evidenziare che è stata utilizzata


formula empirica di Rankine e Schwarz ancora oggi frequentemente usata:

(27)

tensione unitaria di rottura a compressione (N/= 2 );


· o-R, e=
,.\ = rapporto di snellezza della trave;
= coefficiente numérico che dipende dal tipo di materiale
cx= 0,00016-0,00020 ghisa
cx= O,OOoò8s0,00015ferro omogeneo
cx= 0,00004-0,00006 acciaio
cx= 0,00015 legno

Scharowsky:
cx= 0,00020 ghisa
et= 0,00010 ferro

Vi sono poi altri metodi, ad esempio il metodo ro riportato sui testi


specializzati e anche sulla tabella CNR-UNI 10011. In questi casi basta
verificare che:

(28)
:·~sèf -i .i\SÌE-CAR1CATÉ01PliNi°À
- ---
Il coefficiente co (sempre > 1) si ricava sulla base del tipo di materiale
e sulla base del rapporto di snellezza ,1.. Questo metodo è applicabile per
qualsiasi valore di ,1.(normalmente per O S ,1.S 250).

In conclusione per le aste caricate di punta, anche quando il ca-


rico è perfettamente centrato, si deve porre attenzione affinché il carico appli-
cato sia nettamente al disotto del carico critico, poiché sopra questo wtimo
valore iniziano a manifestarsi fenomeni di instabilità dell'equilibrio elastico e si
evidenziano incrementi velocissimi delle deformazioni e degli sforzi.

In questo paragrafo cerchiamo di approfondire un po' la questione relativa


alla sicurezza delle co~truzioni con pericolo di carico di punta ritenendo
comunque valido tutto quanto detto sino a ora per il coefficiente n.
Come già abbiamo visto l'equazione di stabilità a carico di punta è la
seguente:

Pmax O"CR
umax = -A S uadm = -n (29)
compressione c.p.

che equivale anche alla:

~ (30)
l:2J
ove, al solito, con n si è indicato il coefficiente di sicurezza a carico di
punta.
Il coefficiente n, oltre a tener conto delle varie cause di errore nella de-
terminazione degli effettivi sforzi agenti sulle aste, in questo particolare
stato di sollecitazione deve tenere in considerazione:

a) difficoltà dell'esatta determinazioii.e della lunghezza di libera inflessione,


incertezza che può portare a una non corretta determinazione del rapporto
di snellezza (,1.)e quindi della tensione critica (uca);
b) eccentricità dei carichi e preincurv!llllento ·dell'asse dell'asta.
l?iL{i.t'"""'"'·:
·' ! · ,·" -·'s:!f'·èi~-i'.il'"sico~Eii)i:
0
Niiii~ii?ç.¼ò5{òfruNiÀ::.:'.:2$1
~:
· Nel caso di sollecitazioni statiche per acciaio si può assumere:

À. ~ À.P=> n = 3,5
À. < À.P=> n varia'.bile con legge parabolica (o lineare) da 1,7 pet
À. ~ O a 3,5 per ,1.= À.P (Figura 3.11) 1 •

n
'
4

3,s
,--)
3

2
,,"/
,,,,
,,_,,..,
V
,7

-i\.
o i\. i\.p 1,5i\.p 2i\.p

Figura 3.11.

Nel caso di aste in movitnentò, come è il caso di parecchi organi di


riiacchine, a causa di inevitabili giochi dovuti all'accoppiamento degli
elementi in moto e a causa di attriti, i carichi tendono ad assumere
maggiori eccentricità rispetto al caso statico.
In maniera mi po' approssimata, ma sostanzialmente reale, si può ritenere
·che i carichi siano centrati mentre, per tener conto delle imperfezioni
_precedentel!lente accennate, verranno assunti coefficienti di sicurezza più
elevati come valore e che potranno variare caso per caso.
Normalmente si può ritenere che n4 sia 2 + 4 volte n51.. 100 con valori al
· limite superiore quanto maggiori sono i giochi e le imperfezioni.

. 1 Questo diagramma è stato riportato dal testo: E. MAssA,L. BoNFIGLI,Costruzfo11edi


· macchine,voi. I, Milano, Masson Italia, 1979, p. 242.
:252 ·.. 3;. ASTECARICATEDJPUNTA.
Quindì per aste caricate di punta e in movimento si può assumere:

per .l.~.l.,=
{
=n 4 = 6 + 15

per À. < À.1 =n 4 variabile


{ n4 =3+6 per À.~0

.n4 = 6 + 15 per À. = À.1

sempre per acciaio.

Per coloro che vogliono approfondire· le varie teorie sul carico di


punta s1 rimanda al testo: E. MASSA- L. BONFIGU; op. cit., p. 219 e ss. relative
alla teoria di Engesser-Karman nel campo elasto-plastico.

Tetmayer eseguì prove sistematiche su aste caricate di punta, tenendo la


forza P centrata il più possibile, utilizzando diversi materiali.
Ad esempio per l'acciaiodolce (tipo Fe 360 UNI 7746 ovvero UNI~EU 27)
avente uR,t = 360 N/=2. us,n = 245 N/= 2 e up ~-200 N/= 2 e per
l'acciaio semiduro (tipo, ad esempio, C30 UNI 7845) avente uR,r = 640
N/:i;nm.2, us,n = 350 N/= 2 e u, ~ 270 N/= 2 vengono riportati i risul-
tati ottenuti da Tetmayer nel diagra=a di figura 3.12.
Per l'acciaio dolce i risultati concordano molto bene con là relazione di
Eulero quando À. > 105 mentre si discostano dalla stessa per À. < 105; al
disotto di_questo valore Tetmayer ha espresso la funzione O'cà=ef(.l.) con
una retta.
Le relazioni analitiche della curva per acciaio dolce (uR,, = 360 N/= 2)
sono le seguenti:

per

per (31)

Per l'acciaio avente uR,, = 640 N/= 2 i risultati concordano bene con
la relazione di Eulero quando À. > 90 mentre si discostano dalla stessa
3.4:.RISULTATI DI TETMAVER
SPERIMENTALI ·253

400 +--.----+-----,i-----+-----ii----'---

100 +-+---+-----.--1-.;..!--"'d-+-----1----

90 ! 105 À

O 10 so 100 150 200

Figura 3.12.

per .?.< 90; anche in questo caso al disotto di questo valore Tetmayer ha
espresso la funzione uR =/ (.?.) con una retta.
Le ~oni analitiche della ·curva per acciaio semiduro (uR,, = 640 N/mm 2 )
sono le seguenti:

per = 38,4 - Ò,1361· .?. (kgrfmm2)


10 s;.?. s; 90 =-O"at
214200
· per .?.> 90 =-Uct1. = ~ (k&/mm 2) (32)

È importante sottolineare che questi risultati sperimentali confer-


mano e e per le aste snelle si verificanosostanzialmentele stesse sollecitazioni
critiche qualwzquesia il tipo di acciaioutilizzato.

· Si ricorda, inoltre, il metodo w utilizzato an,che dalle norme tedesche e già


.accennato precedentemente. I valori del coefficiente ro (e anche del suo re-
.. ciproco a= 1/w) sono riportati, per i materiali Fe 360, Fe 430 ed Fe 510
UNI-EU 27, sulla tabella CNR-UNI 10011 della quale viene allegato uno
~tralcio nelle pagine successive.
;Bisogna, da ultimo, precisare che il metodo. w è stato introdotto per le aste ·
caricate di punta in maniera statica e facenti parte di strutture fisse. Non
vi sono ancora norme particolari che consentano l'applicazione del metodo
w per aste in movimento e sollecitate da carichi con possibilità _dieccentri-
254- 3, ASTE
CARICATEDI PUNTA-
-
cità; volendo utilizzare anche in questi casi il metodo in esame si pilò
consigliare di usare l' w per le aste fisse ma moltiplicandone i valori per
(2 -;. 4) a seconda delle condizioni più gravose di carico.
Inoltre, poiché il metodo w è stato ricavato nel caso di sollecitazioni
elastiche, lo stesso non può essere applicato nel caso di fatica dei materiali
o per sollecitazioni di durata.

Tabella 3.1 Valori uJJ,.

0,00 1,000 1,000 1,000 1,000 Prof,)ati cavi quadri, rettangoli o


0,10 1,000 1,000 1,000 1,000 Semplici tondi saldati o laminati a
0,20 1,000 r,,;40mm
1,000 1,000 1,000
0,30 0,978 0,965 0,951 0,917
0,40 0,953 0,925 0,900 0,841

.[f
Profilati a I
0,50 0,923 0,885 0,843 0,769
laminati
0,60 0,885 0,838 0,783 0,699
0,70 0,844 0,785 0,719 0,633 h
0,80 0,796 0,727 0,655 0,572 b;;;:1,2
0,90 0,739 0,663 0,593 0,517
t;;;,40
1,00 0,674 0,599 0,537 0,468
1,10 0,606 0,538 0,486 0,424
1,20 0,540 0,481 0,439 0,385
1,30 0,480 0,429 0,395 0,350

[I
Profilati a I
1,40 0,427 0,383 0,357 0,319 Semplici laminati, rin· b
1,50 0,381 0,343 0,323 0,290 forzati con M

1,60 0,341 0,308 0,293 0,265 piatti saldati ..,


1,70 0,306 0,277 0,266 0,242 1, s40
1,80 0,277 0,250 0,241 0,222
1,90 0,251 0,226 0,219 0,204 12,,; 40
i,oo 0,228 0,205 0,200 0,188
2,10 0,208 0,188 0,183 0,173

Il
2,20 0,190 0,173 . 0,169 0,160
Chiusa, a casso-
2,30 0,175 0,159 0,158 0,148 ne saldata
2,40 0,162 0,147 0,147 0,138
2,50 0,149 0,137 0,137 0,129 tS40
2,60 0,138 0,128 0,128 0,120
2,70 0,128 0,119 0,119 0,112
Semplici 'Generica tS40mm e
2,80 0,119 0,110 0,110 0,105
2,90 0,112 0,103 0,103 0,098 o
composte Tutte t>40mm d
3,00 0,105 0,096 0,096 0,092
1è'
..>·-···
___
_

~~
0,8
'\ ['::-,.
V'
[\
',I'-,
~ !'\..' ,'-r--..
0,6
"\ I"-, 'I'-, 'i'-,
'\, '-r--.."'I'-, ,ar---
0,4
'r-ér---,
0,2
' ', 'I'-,
,er-..
r---, r-...,
r---....._~r-. ......- .......
r-.........
r---
......

o· 0,2 o,4 o,6 o,8


'~---
1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,o
r-
--~-
r- ~
::::,....._

l
x;
Figura 3._13. Rapportl a0 /fy

1. I valori riportati nella tabella 3.1 possono essere approssimati mediante


la seguente formulazione analitica:
u,/f, = 1
con )..f)., =,;;0,2 per tutte le curve:

~= 1- r,.JI2
:-0,04 + ).2- _2,_ /(1 Ji.2- o04 + À.2)-4J.2.
f, 2;.2 2;.2.. + 11" r,. '

con 0,2 =,;;~ =,;;3,5 dove: I =~ e il coefficiente a, che caratterizza le


"• J.,
varie curve, è definito nella tabella 3.2.
Tale formulazione comporta errori fino a ± 2,6% rispetto ai valori esatti
nel campo di _snellezze 0,6 < )./).,< 2,1; errori maggiori, fino a ± 5,5%,
si hanno al di fuori del campo citato.

Tabella3.2 Valori del coefficiente numerico IX.

IX 0,158 0,281 0;384 0,587


2. Per la verifica all'inflessione laterale in una direzione non coincidente
con un asse di simmetria ortogonale della sezione, in assenza di un'analisi
rigorosa del problema relativamente all'effetto combinato di flessione
e torsione, possono ancora adottarsi i valori della tensione critica forniti
dalle curve e e d della tabella 3.1 facendo riferimento a una snellezza
equivalente ..1...
correlata alla snellezza effettiva J., dalle relazioni:
i •• =À per À:;;; 100
i •• = l,2J.- 20 per 100 :;;;J. :;;;220
3. In conformità a quanto indicato precedentemente, la verifica di sicurez-
za di un'asta compressa può effettuarsi nell'ipotesi che la sezione trasversa-
le sia compressa da una forza assiale N maggiorata del coefficiente ro.
Cioè deve essere:

wN
A :;;;o-,dm [N= ,
o-,dm.
--ID-
A] t enSiom
. . amnusSI
. "b"li
1

I valori dei coefficienti ro in funzione di J. sono riportati nella tabella 3.3


per l'acciaio Fe 360, nella tabella 3.7 per l'acciaio Fe 430 e nella tabella
3.11 per l'acciaio Fe 510 nel caso in cui la membratura compressa sia
costituita da un tubo quadro, rettangolo o tondo.
4. Si devono impiegare i coefficienti ro riportati nelle tabelle 3.4, 3.8
e 3.12; nel caso in cui la membratura compressa sia costituita da sezioni
da verificarsi secondo la curva b.
5. Si devono impiegare i coefficienti ro riportati nelle tabelle 3.5, 3,9
e 3.13, nel caso in cui la membratura sia costituita da sezioni da verificarsi
secondo la curva c.
6. Per spessore t > 40 mm si impiegheranno i coefficienti ro riportati
nélle tabelle 3,6, 3.10 e 3.14. '

Aste composte
I. La verifica per le aste costituite da due correnti ·uguali si conduce se-
condo quanto si effettua per le aste semplici e con i coefficienti delle ta-
belle 3,5, 3.9, 3.13 (oppure per t > 40 mm.·tabelle 3.6, 3.10 e 3.14) valu-
tando però la snellezza con le modalità riportate nella tabella CNR-UNI
100~1 pagina 39 e seguenti a cui si rimanda.
Le espressioni approssimate della snellezza in essa riportate si intendono
applicabili quando l'importanza dell'opera non richieda procedimenti di
calcolo più rigorosi. · ·
Tabella3.3 Coefficientiru per acciaio Fe 360 (curva a).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 .1,00 1,00 O

10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1;00 10

2Q 1,00 1,01 1,01 1,01 1,01 1,01 1,02 1,02 1,02 1,03 20

30 1,03 1,03 1,03 1,04 1,04 1,04 1,05 1,05 1,05 1,06 30

40 1,06 1,06 1,07 1,07 1,07 1,08 1,08 1,09 1,09 1,10 40

so 1,10 1,11 1,11 1,12 1,12 1,13 1,13 1,14 1,14 1,15 .50

60 1,16 1,16 1,17 1,17 1,18 1,1_8 1,19 1,20 1,20 1,21 60

70 1,22 1,23 1,24 1,24 1,25 1,26 1,27 1,28 1,29 . 1,29 70

80 1,31 1,32 1,33 1,34 1,36 1,37 1,38 1,40 1,41 1,42 80

90 1,44 1,45 1,47 1,48 1,50 1,52 1,53 _ 1,55 1;57 1,59 _ 90

100 1,61 1,63 1,65 1,67 1,69 1,71 1,73 1,75 1,77 1,79 100

110 1,82 1,84 1,86 1,89 1,91 1,94 1,96 1,99 2,01 2,04 110

120 2,06 2,09 2,12 2,14 2, 17 2,20 2,22 2,25 2,28 2,31 120

130 2,34 2,37 2,40 2,43 2,46 2,49 2,52 2,55 2,58 2,61 130

140 2,65 2,68 2,71 2;74 2,78 2,81 2,84 2,88 2,91 2,95 140

150 2,98 3,02 3,05 3,08 3,12 3,16 3,19 3,23 3,27 3,30 ISO

160 3,34 3,38 3,41 3,45 3,49 3,53 3,56 3,60 3,64 3,68 160

170 3,72 3,76 3,80 3,84 3,88 3,92 3,96 4,01 4,05 4,09 170

180 4,14 4,18 4,22 4,27 4,31 4,35 4,40 4,44 4,49 4,53 180

190 4,5l! 4,62 4,67 4,72 4,77 4,81 4,85 4,90 4,94 4,99 190

200 5,03 5,08 5,13 5,18 5,22 5,27 5,32 5,37 5,42 5,47 200

210 5,52 5,57 5,62 5,67 5,72 5;77 . 5,82 5,87 5,92 5,98 210

220 6,03 6,08 6,14 6,19 6,24 6,30 6,36 6,41 6,46 6,52 220

230 6,57 6,63 6,69 6,74 6,79 6,84 6,90 6,96 7,02 7,08 230

240 7,14 7,19 7,25 7,3J 7,38 , 7,44 7,50 7,55 7,61 7,67 240

250 7,73 250


25.8:3. ASIECARICATEDI.PUNTA
Tabella 3.4 Coefficientia, per acciaio Fe 360 (curva b).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 10

20 1,01 1,01 1,01 1,02 1;02 1,02 1,03 1,03 1,04 1,04 _20

30 1,05 1,05 1,06 1,06 1,07 1,07 1,08 1,08 1,09 1,09 30

40 1,10 1,10 1,11 1,11 1,12 1,12 1,13. 1,13 1,14 1,15 40·

50 1,15 1,16 1,17 1,17 1,18 1,19 1,20 1,20 1,21 1,22 50

60 1,23 1,24 ·1,25 1,25 1,26 1,27 1,28 i,29 1,30 1,31 60

70 1,33 1,34 1,35 1,36 1,37 1,38 1,40 1,41 1,42 1,44 70

80 · 1,45 1,47 1,48 1,50 1,51 1,53 1,55 1,56 1,58 1,60 80

90 1,62 1,63 1,65 1,67 1,69 1,71 1,73 1,75 1,77 1,79 90

100 1,81 1,83 1,86 1,88 1,90 1,92 1,95 1,97 1,99 2,02 100

110 2,04 2,07 2,09 2,12 2,14 2,17 2,20 2,23 2,25 2,28 110

120 2,31 2,34 2,37 2,40 2,42 2,45 2,48 2,51 2,54 2,58 120
130 2,61 2,64 2,67 2,70 2,74 2,77 2,80 2,84 2,87 2,91 130

140 2,94 2,97 3,0t 3,04 3,08 3,11 3,15 3,19 3,22 3,26 140
150 3,30 3,34 3,37 3,41 3,45 3,49 3,53 3,57 3,62 3,66 150

160 3,70 3,74 3,79 3,83 3,86 3,90 3,94 3,99 4,03 4,07 160
170 4,11 4,15 4,20 4,24 4,28 4,33 4,37 4,42 4,47 4,51 170
180 4,56 4,60 4,65 4,70 4,74 4,79 4,84 4,88 4,93 4,98 180
190 5,02 5,Q? 5,12 5,16 5,21 5,26 5,31 5,36 5,41 5,46 190
200· 5,51 5,56 5,60 5,65 5,70 5,76 5,81 5,87 5,92 5/}1 200
210 6,02 6,07 6,12 6,18 6,24 6,29 6,35 6,41 6,46 6,52 210
220 6,57 6,63 6,69 6,74 6,80 6,86 6,91 6,97 7,02 7,08 220
230 7,13 7,19 7,24 7,30 7,36 7,42 7;'.'8. 7,54 7,59 7,64 230
240 7,69 7,75 7,82 7,89 7,95 8,02 8,07 ~.12 8,18 · 8,23 240
250 8,29 250
.--~-- ··J:·· .··-· ....···. ···:·· .... ·. _~-·
........
.S~IMENJ:~ DI.TElfyfA~-·2Q9.·
~.4.:RÌSULTJ.',TI
Tabella 3.5 Coefficienti(j) per acciaio Fe 360 (curva e).

1~;i~~?;;
..ij~:~ti:~i1~Pt~:~~;
o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
IÒ 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 10
20 1,01 1,01 1,02 1,02 1,03 1,04 1,04 1,05 1,05 J,06 20
30 1,06 1,07 i,08 1,08 1,09 1,10 1,10 1,11 1,12 1,12 30

40 1,13 1,14 1,15 1,16 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 40
50 1,22 1,23 1,24 1,25 1,26 1,27 1;28 1,29 1,30 1,32 50

60 1,33 1,34 1,35 1,36 1,38 1,39 1,40 1,42 1,43 1,45 60
70 1,46 1,48 1,49 1,51 1,52 1,54 1,56 1,57 1,59 1,60 70
80 1,62 1,64 1,66 1,67 1,69 1,71 1,73 1,75 1,77 1,79 80
90 1,81 1,83 1,84 1,86 1,88 1,90 1,92 1,95 1,97 1,99 90
100 2,01 2,03 2,05 2,08 2,10 2,12 2,15 2,17 2,19 2,22 100

110 2;24 2,27 2,29 2,32 2,35 2,37 2,40 2,43 2,45 2,48 BO
120 2,51 2,54 2,56 2,59 · 2,62 2,65 2,68 2,71 2,74 2,77 120
130 2,80 2,83 2,86 2,89 2,92 2,96 2,99 3;02_ 3,0j 3,08 130
140 3,11 3,15 3,18 3,21 3,25 3,28 3,32 3,35 3,39 3,42 140

150 3,46 3,50 3,54 3,58 3,62 3,65 3,69 3,73 3,77 3,81 150
160 3,85 3,89 3,95 3,98 4,02· 4,06 4,10 4,14 4,18 4,22 160

170 4,28 4,30 4,35 4,39 4,43 4,47 4,52 4,56 4,60 4,64 170

i80 4,69 4,73 4,77 4,82 4,86 4,90 4,95 4,99 5,04 5,08 180
190 5,13 5,17 5;22 5,26 5,3i S,36 S,40 S,44 5,49 5,54 190

200 5,60 5,65 5,70 5,75 5,80 5,85 5,91 5,96 6,01 6,06 200
210 6,11 6,16 6,21 6,27 6,32 6,35 6,43 6,49 6,54 6,60 210
220 6,65 6,71 6,76 6,81 6,87 6,93 6,98 7,04 7,09 7,14 220
230 7,20 7,25 7,30 7,36 7,41 7,47 7,53 7,59 7,65 7,70 23Ò
240 7,75 7,81 7,89 7,96 8;02 8,07 8,12 8,17 8,23 8,30 240
250 8,36 250
260 .·3; ASTECARICATECliPUNTA
Tabella 3.6 Coefficienti a, per acciaio Fe 360 (curva d).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 O

10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 10

20 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,05 1,05 1,07 1,09 20

30 1,09 1,10 l,li l,li 1,13 1,14 1,15 1,16 1,17 1,18 30

40 1,19 1,20 1,21 1,22 1,24 1,25 1,26 1,27 1,28 1;29 40

so 1,30 1,32 1,33 1,34 1,35 1,37 1,38 1,39 1,41 1,42 50

60 1,44 1,45 1,47 1,48 1,49 1,51 1,52 1,54 1,56 1,57 60

· 70 1,58 1,60 1,62 1,64 1,65 1,67 1,69 1,70 1,72 1,74 .. ·70

80 1,76 1,78 1,79 1,81 1,83 1,85 1,87 1,89 1,91 1,93 .80

90 1,95 1,97 1,99 2,0ò 2,02 2,05 2,07 2,09 2,11 2,13 90

100 2,15 2,17 2,19 2,22 2,24 2,26 2,28 2,30 2,33 2,35 100

110 2,37 2,40 2,42 2,44 2,4l 2,48 2,51 2,54 2,56 2,59 110

120 2,61 2,64 2,66 2,69 2,72 2,74 2,77 2,80 2,82 2,85 120

130 2,88 2,90 2,93 2,96 2,99 3,02 3,04 3,07 3,10 3,13 130

1.40 3,18 3,19 3,22 3,25 3,28 3,31 3,3S 3,38 3,41 3,44 140

150 3,47 3,49 3,54 3,57 3,61 3,64 3,67 3,70. 3,74 3,77 150

160 3,81 3,84 3,88 3,91 3,95 3,99 4,02 4,05 4,09 4,13 160

170 4,17 4,20 4,24 4,28 4,32 4,36 4,39 4,43 4,47 4,51 170

180 4,55 4,59 4,63 4,67 4,72 4,77 4,79 4,83 4,88 4,92 180

190 4,96 5,00 5,04 5,08 5,13 5,17 5,21 5,25 5,30 5,34 190

200 5,39 5,43. 5,48 5,52 5,57 5,61 5,65 5,70 5,75 5,79 200

210 5,84 5,89 5,93 5,98 6,03 6,08 6,12 6,1,7 6,22 6,27 210

220 6,31 6,36 6,41 6,46 6,51 6,55 6,61 6,65 6,71 6,76 220

230 6,81 6,86 6,91 6,96 7,01 7,07 ·7,i2 7,17 7,22 . 7,28 230

240 7,33 7,36 7,43 7,49 7,54 7,60 7,65 7,70 7,76 7,81 240

250 7,87 250


. Tabella 3.7 Coefficienti w per accia.ioFe 430 (curva a).

-f}i:~:~~~.~~Ji~~~::g}~~i~.t~~J{Ef~9.i~~~i¾~'.~l}~}W
O 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 O

1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 IO

20 1,01 l,Ql 1,01 1,01 1,02 1,02 1,02 l,D3 l,ù3 1,03 20

30 1,04 1,04 1,04 1,04 1,05 1,05 1,05 1,06 1,06 l,D7 30

40 1,07 1,07 1,08 1,08 1,09 1,09 !,IO 1,10 1,11 1,12 40

50 1,12 1,13 1,13 1,14 1,14 1,15 1,16 1,16 1,17 1,18 50
/(./. 60 1,18 1,19 1,20 1,20 1,21 1,22. 1,23 1,24 1,25 1,26 60
:!:_;/.
·, ·.
70 1,27 1,28 . 1,29 1,30 1,31 1,32 1,33 1,35 1,36 1,37 70

80 1,39 1,40 1,42 1,43 1,45 1,46 1,48 1,50 1,52 1,54 80

90 1,55 1,57 1,59 1,62 1,64 1,66 1,68 1,70 1,72 1,75 90

100 1,77 1,80 1,82 1,84 1,87 1,90 1,92 1,95 1,98 2,00 100

llO 2,03 2,06 2,09 2,12 2,15 2,17 2,20 2,23 2,26 . 2,30 110

120 2,33 2,36 2,39 2,42 . 2,46 2,49 2,52 2,56 2,59 2,62 120

130 2,66 2,69 2,73 2,77 2,80 2,84 2,87 2,91 2,95 2,99 130

140 3,02 3,06 3,10 3,14 3,18 3,22 3,26 3,29 3,33 3,37 140

150 3,41 3,45 3,49 3,54 3,56 3,62 .3,66 3,70 3,74 3,79 150

160 3,83 3,88 3,92 3,97 4,01 4,06 4,11 4,15 4,20 4,25 160

170 4,29 4,34 4,39 4,44 4,48 4,53 4,58 4,63 4,68 4,73 170

180 4,75 4,83 4,88 4,93 4,98 5,03 5,08 5,13 5,18 5,23 180

190 5,28 5,34 5,39 5,44 5,50 5,55 5,61 5,66 5,72 5,77 190

200 5,83 5,88 5,93 5,99 6,05 6,10 6,16 6,22 6,28 6,34 200

210 6,40 6,46 6,52 ·6,58 6,64 6,70 6,75 6,81 6,87 6,93 210

220 7,00 7,06 -7,12 7,18 7,25 7,31 7,38 7,45 7,51 7,57 220

230 7,64 7,70 -7,76 7,83 7,90 7,97 8,04 8,11 8,17 8,24 230

240 8,31 8,37. 8,44 8,51 8,57 8,64 8,71 8,78 8,85 8,92 240

250 8,98 250


····-:··;··-··:····
262 3: ASTECARICAlEJ?lPUJ\ITA
Tabella3.8 Coefficienti o, per acciaio Fe 430 (curva b).

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o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 ·1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,ÒO 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 ·1,00 1,01 10

20 1,01 1,02 1,02 1,02 1,03 1,03 1,04 1,04 i,05 1,05 20

30 1,06 1,06 1,07 1,07 1,08 1,08 1,09 1,10 1,10 1,11 30

40 1,11 1,12 1,12 1,13 1,14 1,14 1,15 1,16 1,16 1,17 40

50 1,18 1,19 1,20 1,21 1,21 1,22 1,23 1,24 1,25 1,26 50
6() 1,27 1,28 1,29 1,30 1;32 1,33 1,34 1,35 1,36 1,38 60

- 70 1,39 1,41 1,42 1,43 1,45 ·1,47_ 1,48 1,50 1,52 1,54 70

80 1,55 1,57 1,59 1,61 1,63 1,65 1,67 1,69 1,71 1,73 80

90 1,75 1,76 1,80 1,82 1,85. 1,87 1,89 1,92 1,94 1,97 90
100 1,99 2,02 2,05 2,07 2,10 2,13 2,16 2,19_ 2,22 2,25 100

110 2,28 2,31 2,34 2,37 2,40 _2,43 2,46 2,50 2,53 2,56 110.

120 2,60 2,63 2,66 2,70 2,73 2,77 2,81 2,84 2,88 2,92 120
130 2,95 2,99 3,03 3,07 3,11 3,14 3,18 3,22 3,28 3,30 130

140 3,34 3;39 3,43 3,47 3,51 3,56 3,60 3,65 3,69 3,74 140
150 3,79 3,83 3,87 3,91 3,96 4,00 4,05 ·4,09 4,14 4,19 150
160 4,23 4,48 4,33 4,38 4,43 4,48 4,53 4,57 4,63 "4,68 160
170 4,73 4,78 4,83 4,88 4,93 4,98 5,03 5,08 5,13 5,18 170
180 5,23 5,29 5,34 5,40 5,45 5,50 5,55 5,60 5,68 5,71 180

190 5,77 5,83 5,89 5,94 5,99 6,05 6,11 6,17 6,23 6,29 190.

200 6,35 6,41 6,47 6,53 6,59 6,65 6,71 6,78 6,84 6,90 200
210_ 6,96 7,02 7,08 7,14 7,20 7,25 7,32 ?,39 7,45 7,51 210
220 7,57 7,62 7,68 7,75 7,82 7,89 7,96 8,03 - 8,08 8,14 220
230 8,20 8,26 8,33 8,39 - 8,46 8,53-~ 8,59 8,65 8,73 8,81 230
240 8,87 8,94 9,02 9,09 9,16 9,24 9,31 9,39 9,46 9,53 240
250 9,61 250
---------·-·--··-·-·-····
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?·\:·~.-.··.···.·:.·:,··_ ,,.::;:::::-i{
Risut1_i..ri°SPER1MEl\irÀÌ.1-D1lEIMÀvr
•· ..
Ttibella3.9 CoefficientiQl per acciaio Fe 430 (curva e).

~i~~tlìi,St!~)tl,t.lfi
·o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
IO 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,01 IO

20 1,02 1,02 1,03 1,03 1,04 1,05 1,05 1,06 1,07 1,07. 20
:.-. 1,08 1,09 1,12 1,14
30 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,15 30
:::::.-
:-~~-
40 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 1,23 1,24 1,25 40

50 1,26 1,27 1,28 1,29 1,31 1,32 1,33 1,35 1,36 1,37 so
60 1,39 1,40 1,42 1,43 1,45 1,46 1,48 1,50 1,51 1,53 60

70 1,55 1,57 1,58 1,60 1,62 1,64 1,66 1,68 1-,70 1,72 70

80 1,74 1,76 1,78 1,80 1,82 1,84 1,86 1,88 1,91 1,93 80
90 1,95 1,97 2,00 2,02 2,04 2,07 2,09 2,12 2,14· 2,17 90
100 2,19 2,22 2,25 2,27 2,30 2,33 2,36 2,39 2,42 2,45 100

110 2,48 2,50 2,54 2,57 2,60 2,63 2,66 2,69 2,72 2,76 110

120 2,79 2,82 2,85 2,89 2,92 2,96 2,99 3,Ò2 3,06 3,09 120

130 3,13 3,16 3,20 3,24 3,27 _3,31 3,35 3,39 3,43 3,47 130

140 3,51 3,55 3,59 3,63 · 3,68 3,72 3,76 3,80 3,85 3,89 140

150 3,93 3,98 4,02 4;07 4,11 4,15 4,20 4,24 4,29 4,33 150

160 4,38 4,43 4,47 4,52 4,56 4,61 4,66 4,70 4,75 4,80 160

170 4,84 4,89 4,94 4,99 5,03 5,08 5,13 5,18 5,23 5,28 170

180 5,33 5,38 5,43 5,47 5,53 5,59 5,65 5,70 5,75 5,81 180

190 5,86 5,92 5,98 6,03 6,08 6,14 6,20 6,26 6,32 6,38 190

200 6,43 6,49 6,55 6,61 6,67 6,73 6,79 .6,85 6,91 6,96 200

210 7,03 1,08 7,14 7,20 7,26 7,32 7,37 7,44 7,50 7,56 210

220 7,63 7,68 7,74 · 7,81 7,88 7,97 8,03 8,08 8,13 8,19 220

230 8,26 8,33 8,40 8,46 8,52 8,59 8,65 8,72 8,79 8,85 . 230

240 8,93 8,99 9,06 9,13 9,20 9,27 9,34_ 9,41 9;48 9,55 240

250 9,62 250


264 i ··AStE DIPUNTÀ
c;ARICATI;

Tabella3.10 Coefficientiro per acciaio Fe 430 (curva d).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,01 10

20 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 20

30 1,12 1,13 1,14 1,15 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 30

40 1,24 1,25 1,26 1,27 1,29 1,30 1,31 1,33 1,34 1,3~ 40

50 1,37 1,38 1,40 1,41 1,43 1,44 1,46 . 1,48 1,49 1,51 50

60 1,53 1,54 1,56 1,58 1,60 1,61 1,63 1,65 1,67 1,69 60
70 1,71 1,73 1,75 1,77 1,79 1,81 1,83 1,85 1,87 1,89 70

80 1,91 1,93 1,95 1,97 1,99 2,01 2,04 2,05 2,09 2,11 80

90 2,13 2,16 2,19 2;20 2,23 2;25 2;28 2,30 2,33 2,35 90

100 2;39 2,40 2,43 2;45 2,4& 2;51 2,53 2,55 2;59 2,62 100
llQ 2,64 2,67 2;70 2,73 2,76 2;79 2,82 2;85 2,88 2,91 110
120 2,94 2,97 3,00 3,03 3,06 3,10 3,13 3,16 3,19 3,23 120

130 3,26 3,30 3,33 3,36 3,40 3,43 3,47 3,49 3,54 3,58 130

140 3,61 3,65 3,69 3,72 3,76 3,80 3,84 . 3,88 3,92 3,96 140
150 4,00 4,04 4,08 4,12 4,16 4,20 4,24 4,28 4,32 4,36 ·150

160 4,41 4,45 4,49 4,54 4,58 4,62 4,67 4,72 4,77 4,80 160

170 4,85 4,89 4,94 4,99 5,03 5,08. 5,12 . 5,17 5,22 5,27 170

180 5,32 5,36 5,41 5,46 5,51 5,56 5,61 5,66 5,71 5,76 180

190 5,81 . 5;86 5,91 5,97 6,02 6,07 6,12 6,17 6,23 6,28 190

200 6,33 6,39 6,44 6,49 6,55 6,60 6,66 6,71 6,77 6,83 200

210 6,89 6,94 7,00 7,06 . 7,11 7,17 7,22 7,25 7,34 7,40 210

220 7,46 7,52 7,58 7,63 7,69 7,75 7,81 7,87 7,94 7,99 220

230. 8,06 8,12 8,18 8,24 8,30 8,36 8,43 8,49 8,55 8,62 230

240 8,68 8,75 8,81 8,88 8,94 0


9,00 9,07 9,14 9,20 9,27 240
250 9,34 250
Tabella 3.JJ- Coefficientiooper acciaio Fe 510 (curva a).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,01 1,01 10

20 1,01 1,02 1,02 1,02 1,03 1,03 1,03 1,04 1,04 l,Q4 20

30 1,05 1,05 1,06 1,06 1,06 1,07 1,07 1,08 1,08 1,09 30

40 1,10 1,10 1,11 1,11 1,12 1,13 1,13 1,14 1,15 1,15 40

50 1,16 i,17 1,18 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 1,23 1,24 50

60 1,25 1,26 1,27 1,28 1,29 1,31 1,32 1,33 1,35 1,36 60
70 1,38 1,39 1,41 1;43 l,4S 1,47 1,48 1,50 1,53 1,55 70

80 1,57 1,59 1,61 1,64 1,66 1,69 1,71 1,74 1,77 1,79 80

90 1,82 1,85 1,88 1,91 1,94 1,97 . 2,00 2,03 2,06 2,10 90

100 2,13 2,16 2,19 2,23 2,26 2,30 2,33 2,37 2;41 2,44 100

110 2,48 2,52 2,56 2,60 2,63 2,67 2,71 2,75 2,79 2,83 110

120 2,88 2,92 2,96 3,00 3,05 3,09 3,13 3,18 3,22 3,27 120

130 3,31 3,36 3,40. 3,45 3,49 3,54 3,59 3,63 3,68 3,73 130

3,78 3,83 3,88 3,93 . 3,98 4,03 4,09 4,14 4,19 4,24 140

4,30 4,35 4,40 4,46 4,51 4,57 4,6_3 4,68 4,74 4,80 150

160 4,86 4,91 4,96 5,02 5,07 5,13 5,19 5,25 5,31 5,37 160

5,43 5,49 5,56 5,62 5,68 5,74 5,80 5,86 5,93 5,99' 170

180 6,05 · 6,12 • 6,19 6,25 6,32 6,39 6,45 6,52 6,59 6,66 180

90 6,72 6,78 6,85 6,92 7,00 7,07 7,14 7,21 7,28 7,36 190

200 7,43 7,50 7, 7,65 ·7,72 7,79 7,87 7,95 8,03 8,10 200

210 8,15 8,26 8, 8,41 8,48 8,56 8,64 8,72 8,79 8,87 210

220 8,95 9,02 9, 9,18 9,26 9,33 9,42 9,49 9,57 9,65 220

230 9,73 9,81 9,90 9,99 10,08 10,17 10,25 10,33 10,42 10,50 230

240 10,60 10,67 10,76. 10,85 10,94 ll,Q3 11,11 11,21 11,30 11,40 240"

250 11,49 250


Tabella 3.12 Coefficientiooper acciaio Fe 510 (curva b).

o 1,00 1,00 1,00 1,00 l,ÒO 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,01 1,01 1,02 10

20 1,02 i,03 · 1,03 1,04 1,04 1,05 1,05 1,06 1,07 1,07 20

30 1,08 1,08 1,09 1,10 1,10 1,11 1,12 1,12 1,13 1,14 30

40 1,15 1,15 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 1,23 40
. 50 1,24 1,25 1,26 1,27 1,28 1,30 1,31 1,32 1,34 1,35 50

60 1,37 1,38 1,40 1,41 1,43 1,45 1,46 1,48 1,50 1,52 60

70 1,54 1,56 1,58 1,61 1,63 1,65 1,67 1,70 1,72 1,75 70

80 1,77 1,80 1,82 1,85 1,87 1,90 1,93 1,96 1,99 2,02 80

90 2,05 2,08 2,11 2,14 2,17 2,21 2,24 2,28 2,31 2;34 90

100 2,38 i,42 2,45 2,49 2,53 2,56 2,60 2,64 2,68 2,72 100

110 2,76 2,80 2,84 2,88 2,93 2,97 3,01 3,05 3,10 3,14 110

120 3,19 3,23 3,28 3,32 3,37 3,42 3,46 3,51 3,56 3,62 120

130 3,67 3,72 3,77 3,83 3,87. 3,92 3,97 4,02 4,07 4,12 130

4,17 4,23 4,28 4,34 4,39 4,45 4,50 4,56 4,62 4,67 140

150 4,73 4,79 4,84 4,90' . 4,96 5,01 5,07 5,13 5,19 5,25 150

160 5,31 5,37 5,43 5,49 5,55 5,61 5,67 5,73 5,80 5,87 160

170 5,93 5,99 6,05 6,12 6,19 6,26 6,33 6,40 6,46 6,53 170

180 6,60 6,67 6,74 6,81 6,88 6,94 7,01 7,08 7,15 7,21 180
190 7,29 7,36 7,43 7,50 7,57 7,63 7,69 7,77 7,85 7,93 190
200 8,01 8,08 8,14 8,21 8;26 8,36 8,43 8,51 IÌ,58 8,66 200
210 8,74 8,82 8,90 8,98 9,06 9,15 9,23 9,31 9,40 9,48 210
220 9,57 9,65 9,74 9,83 9,92 10,00 10,09 10,18 10,27 10,36 220
230 10,45 10,54 10,63 10,73 10,83 10,92,. p,02 1i,11 11,20 11,30 230
240 11,40 11,49 11,58 11,69 11,78 11,88 11,99 12,09 12,20 12,30 240
250 12,40
'
250
j'i:~~:,
-·:.
~:: 3A.RISULTAllSPERIMENT:AW -"267
DITETMAYER
::· ~---:
.· : Tabella 3.13 Coefficienti(J) per acciaio Fe 510 (curva e).
;,;·\f:·,:,_:, ..

W:J:.::~/\J,St'.:'i:JX(t,JN.;ft.>;ù\.t::'i::;:_:s,:f:::,_
o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,01 1,01 1,02 1,03 IO
20 : 1,03 1,04 1,05 1,05 1,06 1,07 1,08 1,08 1,09 1,10 20

30 1,11 1,12 1,13 l,i3 1,14 1,15 1,16 1,18 1,19 1,20 30

40 1,21 1,22 1,23 1,24 1,26 1,27 1,28 1,30 1,31 1,33 40
50 1,34 1,36 1,37 1,39 1,41 1,42 1,44 1,46 ·1,48 1,50 50

60 1,51 1,53 1,55 1,57 1,59 1,62 1,64 1,66 1,68 1,70 60
70 1,72 1,75 1,77 1,79 1,82 1,84 1,87 1,89' 1,92 1,94 70

80 1,97 1,99 2,02 2,05 2,07 2,10- 2,13 2,16 2,19 2,22 80
90 2,25 2,28 2,31 2,34 2,38 2,41 2,44 2,47 2,51 2,54 90

100 2,58 2,61 2,65 2,68 2,72 2,76 2,79 2,83 2,87 2,91 100·

110 2,95 2,98 3,02 3,06 3,10 3,14 3,18 3,22 3,27 3,31 110
120 3,35 3,40 3,44 3,49 3,53 3,58 3,63 3,68 3,72 _3,77 120

130 3,82 3,87 3,92 l,97 4,02 4,07 4,12 4,17 4,22 4,27 130

140 4,32 4,38 4,43 4,48 4,53 4,58 4,64 4,69 4,74 4,79 140
i50 4,85 4,90 4,95 5,01 5,06 5,12 5,17 5,23 5,29 5,35 150

160 5,40 5,45 5,51 5,58 5,64 5,71 5,77 5,83 5,89 5,96 160
170 6,02 ·6,08 6,14 6,2i 6,27 6,34 6,41 6,47 6,54 6,61 .170

18Ò 6,67 6,74 6,81 6,88 6,94 7,01 7,08 7,15 7,21 7,28 180
190 7,34 7,41 7,48 7,55 7,63 7,69 7,76 7,83 7,93 8,01 190

200 8,07 8,13 8,20 8,27 8,35 8,43 8,50 8,57 8,64 8,72 200

210 8,80 8,87 8,95 9,03 9,11 9,19 9,27 9,35 9,43 9,50 210
220 9,58 9,67 9,75 9,83 9,92 10,00 10,09 10,17 10,27 10,36 220
230 10,45 10,54 10,63 10,73 10,83 10,92 11,02 11,11 11,20 11,30 230

240 11,40 11,49 11,58 11,69 11,78 11,88 11,99 12,09 12,20 12,30 240
250 12,40 250
268 ·· 3~.ASJECARICÀÌE
DI PUNTA

Tabella 3.14 Coefficientia, per acciaio Fe 510 (curva dj.

o 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 o
10 1,00 1,00 · 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1;01 1,02 1,03 10

20 1,04 1,05 1,06 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,15 - 20

30 1,16 1,17 1,18 1,20 1,21 1,22 1,24 1,25 1,26 1,28 30

40. 1,29 1,31 1,32 1,34 1,35 1,37 1,39 1,40 1,42 i,44 40
50 1,45 1,47 1,49 1,51 1,53 1,55 1,56. 1,58 1,60 1,62 so
60 1,64 1,67 1,69 1,71 1,73 1,75 1,77 1,79 1,82 1,84 60

70 1,86 1,89 1,91 1,93 1,96 1,98 2,00 2,03 2,06· 2,09 70

80 2,11 2,13 2,16 2,19 2,21 2,24 2,27 2,29 2,32 2,35 80

90 2,38 2,41 2,44 2,46 2,49 2,52 2,55 2,58 2,61 2,65 90
100 2,68 2,71 2,74 2,77 2,81 2,84 2,87 2,91 2,94 2,97 100

110 3,01 3,04 3,08 3,12 3,15 3,19 3,22 3,26 . 3,30 3,34 110
120 3,38 3,42 3,46 3,49 3,53 3,57 3,62 3,66 3,70 3,74 120
130 3,78 3,8i 3,87 3,91 3,95 4,00 4,04 4,09 4,13 4,18 130

140 4,22 4,27 4,31 4,36 4,41 4,45 4,50 4,55 4,60 4,65 140

150 4,70 4,77 4,80 4,85 4,90 4,95 5,00 5,05 5,11 5,16 150

160 5,21 5,27 5,32 5,37 5,43 5,48 5,53 5,59 5,65 5,70 160

170 5,76 5,82 5,87 5,93 5,99 6,04 6,10 6,16 6,22 6,28 170

180 6,34 6,40 6,46 6,52 6,58 6,64 6,70 6,76 6,82 6,89 180

190 6,95 7,01 7,08 7,14 7,20 7,27 7,33 7,39 7,46 7,53 190

200. 7,59 7,66 7,72 7,79 7,86 7,93 7,99 8,06 8,13 8,20 200

210 8;27 8,33 8,40 8,47 8,54 8,62 8,69 8,76 8,83 8,90 210

220 8,97 9,05 9,12 9,19 9,27 9,34 9,42 9,50 9,57 9,65 220
• I'· . .
230 9,74 9,81 9,89 9,97 10,05 10,13 · 10,22 10,30 10,39 10,48 230
240 10,56 10,65 10,73 10,83 240
250 250
la resistenza di una trave lunga 3 m, avente una sezione circolare
(D = 50 =; x = 0,8), costruita in acciaio (o-R= 360 N/mm 2) e sot-
toposta à un carico assiale di compressione P = 20000 N. L'asta in esame
è incastrata alla base e incernierata in sommità (Figura 3.14).

"1
Il

Figura 3.14.

11 = 0,8 · I

secondo qu,mto stabilito dalle norme italiane. Dobbiamo verificar~ se esiste


o meno il fenomeno del carico di punta. A tale scopo ci serve l.

i=A
ma:

7t .
A = 4D 2 (1 - x2 ) ;;;; 706,86 mm 2

quindi:

i=
181132,45 = 16
706,86 mm

À. = 0,8· 3000 mm= 150


16 mm

Questo valore di À. ci consente di affermare che esiste il pericolo della


inflessione laterale dovuta a carico di punta.· Poiché À. > 111., (- 90 per gli
acciai) dobbiamo verificare la struttura usando l'equàzione di Eulero valida,
appunto, quando À.> À.1,... Quindi:

P . 1 it2E
D'max = -A=,;O'(Eulero)
adm = -n --;-r- Il.

_ 20000 N _ 2
D'max - 706,86 mm2 = 28,3 N/mm

q adm 1 it 2 206000 N/mm 2 2


(Eulero) =S (l 50)2 ~ 18 N/mm_

Poiché la O'max > O' adm la verifica ha dato esito negativo.


(Eulero)

Esercizio3.2.
Dimensionare l'asta dell'esercizio precedente in modo che la stessa possa
sopportare il carico in condizioi,ù di sicurezza.

Iniziamo con un dimensionamento a compressione semplice assumendo però.


un coefficiente di sicurezza un po' più elevato (n = 5 anziché 3).
~;,--~·::-·:-·.;-.·<.··:---•·
·-:·:,·_··_.-···
---···.,··,:~::;::,:::
·,~n:.;::~Ci:sEkçìzt...~2-ZI.:
P uR 360 .
umax =-=u =-=-=72N/mm 2
A .•dm 5 5 .

A=_!.._= 20000 N 277,78 mm2


uadm 72 N/mm 2
n A·4 .
A =-D2(l -x2)=>--~=D2
.4 ~--- n (1 - x )
2

4277,78
D = n(l _ 0,82) ~ 31,35 mm

d = X· D = 0,8 D = 25 mm

Dimensionata la sezione bisogna ora controllare che non vi sia il pericolo del
.. carico di punta (ovviamente esiste questo pericolo stante i calcoli eseguiti
· nell'esercizio 3.1).

I= ~ D4 (1 - x4 ) = ~ (31,35)4 (1 - 0,84 ) = 27 994 mm4


A= 277,78 mm2

Quindi:

{i . l'= 0,8 I 0,8· 3000 mm= 240


i='VA.= 10mm i 10 mm

Dimensioniamo nuovamente la sezione usando l'equazione di Eulero (11)


inserendo il valore di l appena calcolato (usiamo ancora l'equazione di
Eulero poiché l > llim):

P 1 n 2E
u.... = - = (1 aclm =- - 2
A EUL. n 1
nP12 5 ·· 20 000 · (240)2 2 833 mm2
·A= n2E = n 2206000
n -~ f4::::.
A=4D2(1 - x2)=>D ='V~= 'V 0001833n(l -0,8 2) ~ 100 mm

a=o,sD= so·mm:
272 3. ,ASTE
CARICATE
DIPUNTA
Poiché il progetto a carico di punta è un procedimento iterativoricalcoliamo
il rapporto di snellezza A per la nuova sezione.

I= ~ D 2 (1 - x4 ) = ~ (100)4 (1 - 0,84 ) g;; 2,9 · 106 mm4

i= i= 0,8 l = 0,8· 3000 = 75


i 31,98

Poiché questo valore è risultato nettamente inferiore a quello inserito nella


equazione di Eulero per il calcolo della sezione dobbiamo nuovamente
procedere (!). ·
Utilizziamo un valore medio di l:

1. l = 240 + 75 = 157 5
,.,., 2 '

A= 5· 20000· (157,5)2 = 1220 ~


n 2 • 206000 ,-----=

D=~=lt~;~~~)-65,7mm

d=x· D=52,56mm

I=~- (65,7)4(1--'- 0,84 ) = 539980 mm4

.~ 539980 _ 21
I- 1220 - mm

;. = 2400 mm= 114 28


21 mm · '

Non è ancora sufficiente questo passaggio (114,28.troppo diverso da 157,5).

2. ,t = 157,5 + 114,28 = l 5 4
"'2 2 3_,7

A= 5. 20000 · (135,74)2 = 906 1z


n 2 • 206000 mm
, .._., ....: ..... .
.... ·.:..___,_:_:..::;::::..

d = xD = 45,28 mm

I= ~ · (56,6)4 (1 - 0,84 ) = 297 428 mm 4

i= (J_= 297 428 = 18 12 mm


-VA 906 '
2400 mm
,1.= --- = 132 45 (NO!)
18,12 mm '

3.

m,- 132,45 +2 135,74 -=13 4


,1. _

- 5. 20 000 (134)2 - 83 2
A- ir 2 • 206000 - 8 mm

·D=~g,;56mm

d= 0,8· 56 = 44,8 mm

I= ~ (56)4(1 - 0,84 ) = 285 015,4 mm4

i= 285015,4=17966mm
883 '

2400
,1.= 17,966 = 133,6

Poiché quest'ultimo valore (133,6) si dìfferenzia dal precedente (134) di 0,4


unità il calcolo si può ritenere conclùso.
Pertanto la sezione avrà:

D=56mm
d~ 44,8 mm
Esercizio3.3.
Eseguire il dimensionamento di una asta in acciaio- Fe 360 UNI 7746
(E = 206 000 N/= 2), incastrata alle due estremità, che deve sopportare un
carico assiale P =•100 kN.
La lunghezza dell'asta è di 4 me la sezione è circolare piena.

Per risolvere il problema adottiamo lo schema di figura 3.15.

\
\
\
\
I

l,

I
I
I
I

Figura 3.15.

Secondo la teoria di Eulero 11 =~ mentre secondo le norme italiane (e


riportate anche sulla tabella UNI-CR 10011 del giugno 1988) per maggior
sicurezzasi assume:
li =0,7· l
Iniziamo con un progetto a compressione semplice. Quindi:

O'R,r 360 N/= 2


O'adm =-;;--= (3,5 7 4)
...-·····.-··.··-.·
·····:·····.· .. ..... · .............. ~ZI: '27.5)
Assumiamo per maggior sicurezza n = 4. Ovvero:

360 N/mm 2
Uadm = 4 90 N/mm 2

A questo punto:

A= 100000 N = l lll ll 2
90 N/mm 2 ' mm

.jl diametro conseguentemente varrà:

4· 1111,11 = 37,6 mm
1t

arrotondato a d = 38 mm.
A questo punto dobbiamo verificare se esiste o meno il pericolo del carico di
punta. ·

1t . 1t .
I
"
= -d
64
4 = -·
64
384 mm4 ""
-
102354 mm 4

{i. 10235,4 mm 4
i,,=·tA= 1111,p mm2 = 9,6 mm

À=!.!= 0,7- / = 0,7· 4000 mm_292


i. i. 9,6 mm -

Il pericolo del carico di punta esiste poiché ). è abbondantemente sopra il


valore limite inferiore di 30 circa per gli. acciai dolci.
Poniamo, come primo .tentativo, un valore di 11 pari a:
·.276 . 3. ASIECARICAlEDI PUNTA.

e applichiamo l'equazione di Eulero:

possiamo, anche in questo caso, considerare n =4 e conseguentemente:

P 2 ·· E
1 -n;
A=4·T
4. ;.;- p
A=-2--
-n; ·E

_ 4. (200)2 · 100000 N _ . 2
A11- -n;2.206000 N/mm.2 7869,6 mm

Il diametro varrà quindi:

dn=H=J4·1~69,6 = 100mm

Ricalcoliamo:

. (i; 4,91 · 106


111 =,_;7n= 78696. ~ 25 m

Non possiamo fermarci a questo punto poiché Àn risulta troppo ·,,, da· ..l1•
Allora consideriamo un valore medio:

Àm = À1 + ).11 = 200 + 112 156


2 · 2

e riapplichiamo l'equazione di Eulero. Ovvero:

A _ 4· A.&·
P _ 4· (156)2 • 100000 N
m- -n;2• E 2 · 206000 N/mm.2
:- -n;
A111~4788mm 2
dm= J4·:m J4· = :788 = 78 mm
n
/in = 64 · (78)4 = 1,817 · 106 mm 4

1817-10 6 .
Ìm=~= , 4788 ~ 19,5 mm

À _2800 mm
iv- 19,5 mm 143,6

Ulteriore tentativo:

"-V
,
= --
Àm +-).1v = 156 + 143,6
. ~ 150
2 2

Equazione di Eulero:

A= 4· ~t· P =4· (150)2 • 100000 N


n2 • E n 2 • 206 000 N/mm 2
A= 4427 mm2

d=R=75mm

I= ~ · d4 =l 55 · 106 mm 4
64 '
1,55· 106
i=A= 4427 = 18,7 mm

À = ~ = 2 SOO~ 149,7 (STOP)


i 18,7 mm

Poiché quest'ultimo À differisce da Àv (150) per 0,3 unità il calcolo termina


qui.
Per maggior sicurezza il diametro minimo dell'asta sarà quindi:

d= 75 mm
. 278:. 3. ASTE
CARICATE
DI P.UNTA

Esercizio3.4.
Eseguire il dimensionamento di un'asta, avente sezione quadrata, incernie-
rata alle estremità e soggetta a un carico, perfettamente centrato,
P = 20 kN. La lunghezza dell'asta è pari a 3 m e il materiale è Fe 430
UNI-EU 27.

Per questo problema impostiamo la risoluzione utilizzando il metodo ro (Ta-


bella CNR-UNI 10011 p. 31 e seguenti) e le tabelle riportate sul presente
libro (derivate dalla tabella citata). Per poter utilizzare le ci.uve della tal;>ella
UNI ovvero i valori del coefficiente ro direttamente tabulati dobbiamo
inizialmente determinare il rapporto di snellezza l di pruno orientamento.
Allora:

ove:

u = uR
n
= 430 N/mm 2 ,,,, 107 N/mm 2
-
adm 4

quindi:

P 20000 N 2
A = u.11m= 107 N/mm2::: 187 mm
A=i2=>l=./A =Jiii =13,67mm
I= _!_14 = _!_(13,67)4 ""' 2910 mm4
12 . 12 -

Poiché l'asta è incernierata alle estremità 11 = l. Conseguentemente:

i=A= 2910 mm4 ·


187 mm2 ~ 3,95 IÌllil

Come si evince dal risultato, siamo in presenza di carico di punta (!).


Come prima ipotesi poniamo:

À.1 = 250 (è il max tabulato)

e dalla tabella citata in corrispondenza del materiale Fe 430 e di ;1.1 = 250


ricaviamo ru (Tabella 3.7 per profilati quadri):

ru(À.= 250) =8,98


A questo punto ripetiamo il dimensionamento:

0"0 .p. =(i)~= N/= O"adm = 107 2

· ru· P 20000 N
A = u.dm= 8,98 · 107 N/mm2 = 1 678,5 mm2

l=./A.~41 =
I= _!_/4
12
= _!_(41)4 = 235480
12
= 4

i=A=
A
, = _l1= 3 000
i 11,85 mm
= .
253,16

valore inolto prossimo a quello. ipotizzato anche se differisce ancora di una


quantità eccessiva.
Allora:

1 = ,l + À.1= 250 + 253,16 ,:,,252


"Il 2 2 -

Il valore di ru corrispondente a questo valore di À.non è riportato ma, a solo


titolo di esercizio, possiamo estrapolare:

ru (;!.= 252) = 9,05


·:2ad'i"i.P-STEcÀRiCATED1'fiuNi.(
--
quindi:
p
(OA= O"adm = 107 N/mm2

A= ro- p = 9,05· 20000 N 2 = 1691,6 mm2


uadm 107 N/mm
1=FA= J1 691,6 = 41,13 =
l=_!_/ 4 =_!_(4113)4=238481 mm4
12 12 '

À. = !.!.= 3 ooomm= 252 74 (STOP)


i 11,87 mm '

Le dimensioni della sezione dell'asta saranno quindi:

I= 41,15 mm
A~l692mm 2

ovviamente axrotondabili in eccesso alle dimensioni unificate da commercio.


Ad esempio 1 :
/=42mm
A= 1764mm 2

Ripetiamo la ·risoluzione dell'esercizio utilizzando la formula di Eulero:

P i -rt2 E
UN=-=u adm =--2
A (Eulero) n À.

Anche in questo caso assumiamo, per maggior sicurezza, n = 4 (anziché


3,5) e, soprassedendo al primo dimensionamento a compressione semplice,
ipotizziamo:

1 Da C. MALAVASI,
··--
Vademecumper l'ingegnerecostruttore meccanico,tab. 8.36, Milano,
Hoepli, 1980,p. 764.
Conseguentemente:

P 1 n2E
-=--
A n ).2

n· p. ).2 4· 20000 N· (250)2


A=---=~~·----
n2 E n 2 · 206 000 N/mm 2

A~ 2460 mm 2

l=J;i. =49,6mm

I= _!_z4 = _!_(496)4 = 504365 6 mm 4


12 12 ' '

i= A 504365,6
= 8 ---=
2460
1432mm
'

).=~=3000 mm=2095
i 14,32 mm '

Ripetiamo il calcolo:

209,5 + 250 . 2 O
).n= 2 ~ 3

= 4· 20000 N- (230)2 = 2081 5 mm 2


A n 2 • 206 000 N/mm 2 '

l = J;i. = J2081,5 = 45,6 mm

1 4 1
l= 12 1 = 12 (45,6) = 360311,5 mm
4 4

/I . 360311,5 .
i=yA.= 2081,5 ~13,16mm

).=~=3000mm~ 228
i 13,16 mm
'm = 228 +230
11. 229
2
4- 2000Q N · (229)2
A= 1t2. 206000 N/=2 2063,45·=2

l=./A=45,42mm
I= l~ /4 = l~ (45,42)2 = 354819 = 4

·--VA-
I
fZ_ 2063,45
354819 _ 11 ·
- 13• =

l = !}_= 3 OOO.= = 228 8 {STOP)


i 13,11 mm '

Le dimensioni con la formula di Eulero sono, pertanto, le seguenti:

i=45,42mm
A= 2063,45 = 2

questi valori vanno poi unificati 1 ai profilati in co=ercio:

1=46=
A= 2116mm 2

Si lascia al lettore ogni commento ricordando solamente che nella formula di


Eulero abbiamo usato n = 4 (anziché n = 3,5).
Con n = 3,5 la sezione risulta:

/~44=
A~ 1934= 2

Lasciamo alla buona.volontà dello studente ripetere tutti i calcoli.

1 C. MALAVASJ,
op. cit., tab. 8.36,p. 764.
Sino a ora abbiamo considerato le sollecitazioni cosiddette semplici
poiché, idealmente, le abbiamo studiate come se agissero isolatamente
l'una dall'altra. In effetti si può ripetere che solo lo sforzo normale (N)
possa agire isolatamente (a patto di avere un carico perfettamente centra-
to il che non è poi così semplice in virtù di quanto abbiamo detto nel
capitolo precedente) mentre tutte le altre sollecitazioni sono quasi sem-
pre concomitanti come ad esempio il taglio denominato (più corretta-
mente) flessione composta come abbiamo già accennato; ovvero la torsio-
ne quasi sempre accompagnata dalla flessione e conseguentemente dal
taglio ecc.
Il problema si presenta piuttosto complesso quando le tensioni agenti
in punti interni di una trave, ad esempio, sono di tipologia diversa
e quando la superficie S, considerata sino ad ora, non è perpendico-
lare all'asse geometrico della trave stessa. Se fissiamo, ad esempio, un
punto P all'interno di un corpo sottopostq a carichi esterni e consideri!l--
mo un elemento di superficie piana dA attorno a P (Figura 4.1) potremo
ritenere che su detta area infinitesima dA agisca una forza interna ele-
mentare dF che si può supporre uniformemente distribuita sulla dA
stessa.
Sull'unità di superficie verrà a esercitarsi una pressione:

(1)

che viene denominata tensioneinterna,unitaria,nel punto P (Figura 4.1).


;

Figura 4.1.

Inoltre la tensione interna unitaria p è inclinata rispetto alla superficie


infinitesima dA.
Come abbiamo avuto modo di vedere nei capitoli precedenti la componen-
te di p lungo la normale alla dA nel punto P viene, appunto, definita
tensionenormale_(ci)mc.ntre la componente di p sul.piano contenente dA
viene .definita tensionetangenzialeo.di scorrimento('f).
È evidente che facendo assumere all'elemento di superficie piana dA tutte
le infinite configurazioni attorno. al punto P si ottengono diversi valori di
p, ri e 'f. A una rotazione di 180° dell'elemento dA attorno, ad esempio
all'asse (x-x) di figura 4.1, si ottengono le-stesse tensioni in valore assoluto
ma aventi verso opposto. L'insieme di tutte queste tensioni fornisce la
completa configurazione dello stato di sollecitazioni interne in ogni punto
P_del corpo.

Cauchy dimostrò che attorno al punto P esistono tre piani, ortogonali fra
loro, sui quali e8-is_ton~
solo tensioni normali~ ovvero esiste sempre un cubo
elementare (Figura 4.2), attorno al punto P, su.Jle cui facce le tensioni
tangenziali sono nu.Jle.
I piani che contengono queste facce vengono detti piani principali-e le
tensioni normali corrispondenti definite sollecitazioniprincipali e indicate,
in ordine crescente di valore algebrico, con ai, un e O"m.In queste tensioni
compaiono sia la massima che la minima. Molte volte le tensioni principali
vengono indicate anche con i pedici in numeri arabi ai, a 2 , o-3 •

tensioni
generiche

Figura 4.2.

tensioni
e direzioni
principali

Figura 4.3.
Sempre Cauchy ha dimostrato ehe esiste una terna di assi cartesiani
(ovvero di piani) ruotati di 45°, rispetto ai piani principali, lungo i quali le
tensioni tangenziali assumono il valore massimo.
Queste tre tensioni vengono denominate tensioni tangenzialimassime e in-
dicate con -r1-u, -ru-m e 't"m-1 (ovvero anche -r12,-r23e i:31).·
Le espressioni di queste tre -r, legate alle u principali, sono le seguenti:

1
't"u-m= 2(uu - um) (2)

1
'1"1-11 = 2(t11 - t11J

Di conseguenza se si conoscono le tre tensioni normali principali, attorno


al punto P, lo stato di tensione, sempre attorno al punto P, è completa-
mente definito. ·

Per dimostrare questo principio prendiamo in esame uno stato generico di


sollecitazione (Figura 4.2) e, conseguentemente, una faccia del cubo di
figura 4.2 relativo alle ~nsioni interne in un punto qualsiasi di un corpo
qualsiasi. Nella determinazione delle condizioni di equilibrio del cubo
infinitesimo si possono trascurare, a meno di infinitesimi di ordine superio-
re al primo, le variazioni delle tensioni sulle facce e po~mo ritenere
uniformemente distribuite le tensioni sulle facce stesse.
Consideriamo, ora, l'equilibrio alla rotazione attorno all'asse verticale pas-
sante per il bariçentro del cubo di figura 4.2 (le forze corrispondenti alle
facce saranno determinate dal prodotto fra le tensioni unitarie e l'area
delle facce stesse) e scriviamo:

dy'
't" • dx· dz· -+
( in,., ) dx· dz· -=
't" +-dy
dy
'"' 2 '"'oy 2

= 't" dx
. dy· dz· -+ in.,.
( 't" +-dx ) dy· dz. -dx
"''. 2 "" ox 2
e, conseguentemente, a meno di infinitesimi di ordine superiore al primo,
possiamo dedurre dall'equazione precedente: ·

(3)

ove i:, è la t~nsioll!l tangenziale agente sulla faccia normale all'asse z.


Ripetendo il ragionamento fatto per gli equilibri alla rotazione, del cubo,
attorno agli altri due assi ortogonali passanti per il baricentro possiamo
ricav;ire:

(4)
-r.,= -r,.=-rx (5)

Le equazioni (3), (4) e m rappresentano il principio di reciprocità delle


tensioni tangenziali. '
Imponendo ora l'equilibrio, del cubo, alla traslazione in direzione x otte-
niamo:

( + Ò<T,.
<1,. òx dx ) dy· dz- <1,.dydz+ ( ,:% + Ò,:~
òy dy) dzdx +

~i:

dz· dx+ ( ,:y .•+-dz
Ò,:y
òz
)
dx· d:y-,: y · dx· d:y=O

trascurando gli infinitesimi di ordine superiore ricaviamo:

(6)

Ripetendo il ragionamento otteniamo:

0<1,+ òi:,.+ oi:.


òy òz òx
·=o (7)

Ò<T, + òi:, + òi:,.= o (8)


òz òx òy
Le relazioni (3), (4) e (5) relative al principio cli reciprocità ci dicono che il
tensore degli sforzi 1 è simmetrico. Le equazioni (6), (7) e (8) vengono dette
equazioni indefmite di equilibrio .(supponendo di trascurare le eventuali
componenti della forza cli volume F). In caso contrario al primo membro·
delle suddette equazioni dobbiamo sonµnare rispettivamente F., F, e F, .
ottenendo in tal caso:

au. a-r:.a-r:,
-+-+-+F.=0 (6')
ax ay az
au, a-r:.a-r:. F. = o
-+-+-+ (7') -
ayazax y

au. a-r:, a-r:.


-+-+-+:F
az ax ay • =0 (8') :

Le (6'), (7') e (8') vengono definite equazioni, complete, indefmite di equili-


brio.

Consideriamo ora, per semplicità, uno stato cli sforzo piano che consente
cli effettuare una rappresentazione grafica estremamente semplice e, nel
contempo, efficace.·
In questo ~aso avremo, in virtù della figura 4.4, i seguenti sforzi u., u,,
-r:.,.
(-r:.,,= -r:,.). .
Vogliamo determinare lo stato cli sforzo nel punto P ma su una superficie
la cui direzione normale (n) forma un angolo cxcon l'asse x. Le tensioni
incognite sono u. -r:.
e (Figura 4.4b).

1 Il tensore degli sforzi può essere espresso da una matrice del tipo:

~~ p,,, p~
p.,. p,, P,:
Pi:x Pr.1 Pzz

con ovvio significato dei simboli adottati.


y

y
ii

(b)

Figura 4.4.

· Imponendo l'equilibrio alla traslazione, dell'elemento di fi~a 4.4b, nelle


due direzioni x e )' otteniamo: ·

u,,+u, u,,-u,
"• = -- 2- +-- 2-- cos2ix + 1:,,,sen2ix (9)

u,,-u,
1:0 = -- 2 -sen21X-1:,, 7 cos21X (10)

Si pllÒ dimostrare, inoltre, che il punto P di coordinate "• e 1:0 , definite


dalle relazioni (9) e (10), descrive, in un piano (a, i-) al variare dell'angolo
ix, una circonferenza avente raggio:

(11)

e coordinate del centro C:

(""';"•,o) (12)

Questa circonferenza viene denominata circolo di Mohr (anche cerchio di


Mohr con termine impreciso però) il quale è dotato di una particolare
caratteristica: l'angolo al centro che· corrisponde a due punti rappresentati-
vi dello stato di sfoµo agente su due facce qualsiasi è doppio rispetto
all'angolo formato dalle direzioni normali alle stesse facce (&ivedano, a tal
proposito, le equazioni (9) e (10) nelle quali compare sempre l'angolo (2o:)
corrispondente alla faccia di figura 4.4b inclinata di o:!). Se riportiamo, sul
piano (u, ,:), la circonferenza di raggio r (equazione (11)) e centro C (rela-
zioni (12)) e i punti corrispondenti alle tensioni generiche (Figura 4.4):

punto A (ux, - ,:"li)


punto B (uy, Tyx)
punto P (u., ,:J
otteniamo la circonferenza di figura 4.5. Come si vede dalla figura 4.5
e dalla ·successiva 4.6 i punti A e B sono diametralmente opposti sulla
circonferenza mentre, in realtà, corrispondono a tensioni agenti su due
. facce qa loro perpendicolari (Figura 4.4b).
'· ~ tensioni normali unitarie massime e minime (dette tensioni principali)
agiscono sulle facce: ·

a) le cui normali individuano le direzioni· principali;


b) in corrispondenza delle quali (facce) le tensioni tangenziali (,:) sono
nulle. ·

o C1

Figura 4.5.
..-~:---,
.

o (0-11,0) F E (o-,,O) a

Figura 4.6.

Questi sforzi principali sono evidenziati dai punti E ed F di figura 4.6. Per
determinare l'angolo (2a) che individua le direzioni principali, noti gli
sforzi ax e i-"JI,basta porre nella equazione (10):

i-.=O
quindi:

Dividendo entrambi i membri per (cos2a:) otteniamo:

<1x- a,. sen2a: _ i- = O


2 cos2a x,

<1x-a,_ tg2a:=i-
2 X,

2· "t
tg2a:=--xy_ (13)
<1x- a,
Gli sforzi principali si ottengono 01edianfe le seguenti relazioni:

(14)
\

(15)

Le tensioni tangenziali assumono il massimo valore (Figura 4.6) per:

(16)

Sostituendo, nella (16), le relazioni (14) e (15) otteniamo anche:

1 (qx+ u, + 21 .j ,(ux- u,) 2 + 4-rxy


'tmax= 2 .--2-
2
-

Ux + Uy
---+-2
1 ./ (u -u)
2 X y
2+4-r2)=
xy

(17)

N elio spazio le direzioni principali sono tre e, di conseguenza, tre sono


pure gli sforzi principali (Figura 4. 7).
Supponendo, per ipotesi, che:

i circoli di Mohr sono evidenziati in figura 4.8.


Il vettore che rappresenta la tensione totale agente sull'ipotenusa dell'ele-
mento di figura 4,4b è il risultante fra i vettori u. e -r•. Si dimostra che
m

II

Figura 4.7.

,:

Figura 4.ll.

l'es~tà del vettore risultante, al variare dell'angolo ,x, descrive un'ellisse


avente equazione:
x2 y2
-+-=I (18)
Ut U6
Gli assi principali di questa ellisse coincidono con le direzioni normali
degli sforzi principali u1.e cr11 (nel piano).
Il legame tra gli sforzi e le deformazioni può essere ritenuto per molti
materiali, e le esperienze lo CO!llermano, sostanzialmente lineare sia duran-
te la fase di applicazione del carico sia duran~e la fa&!'di scarico· del corpo
(come avevamo ipotizzato precedentemente nell'enunciazione della legge di
Hooke che, nel 1678, fu così espressa: «ur TENSIO SIC VIS»). In questo caso
si parla di legame elastico-lineare (ovvero proporzionale). Ribadiamo
i concetti relativi al corpo considerato nell'analisi di questo legame:

- omogeneo=> presenta le stesse caratteristiche in tutti i punti deqo spazio;


- isotropo => presenta le stesse caratteristiche fisico-meCC!UJiche,in tutte
le direzioni dello spazio.

Le relazioni tra sforzi-deformazioni nel campo elastico lineare e per corpi


omogenei, isotropi e per spostamenti infinitesimali, sono le seguenti:

e=~- uy+u.
" E m·E
(19)
'1
7
e=-----
U,. + u,
7 E m· E per sforzi
normali
e=~-u,.+u,
• E m· E

i:,.,
y,.,=o
(20)
per sforzi
tangenziali

Ribadiamo, ancora, la denominazione delle 3 costanti che compaiono nelle


relazioni .(19) e (20):

- E: modulo di elasticità normale o modulo di Young (N/= 2 o Pa);


- G: modulo di elasticità tangenziale (N/= 2 o Pa);
- m: modulo o rapporto di Poisson (è un numero puro > 2).
La d!lterminazione delle costanti E e m avviene per via sperimentale,
mentre la costante G è legata alle due precedenti dalla relazione (che
diamo senza dimostrazione):

m·E
G=--- (21)
2(m + I)·

2
per m=4=>G=-· E
s (22)
10
per m= 3 =>G=0,38S· E

Affmché non si verifichino cedim,entio deformazioni tali da_compromette-


re la sicurezza in qualsiasi tipo di costruzi,oneè necessario verificare che lo
stato di sforzo, a cui è sottoposto un corpo continuo, sia in ogni punto
inferiore alla tensione ammissibile per il tipo di materiale impiegato nella
costruzione stessa. · ·
La crisi, e quindi la rottura, in un corpo sollecitato da carichi esterni b,a,
evidentemen~e, inizio in quella parte del corpo in cui si presentano le
condizioni più sfavorevoli. A questo punto ci si può porre la domanda:
quale può essere la gram:kzza meccanica (sforzo,_deformazione, lavoro di
deformazione) determinante affmché si verifichi il cedimento struttura/e?
Per rispondere a questa domanda si deve.interrogare resperienza; le nume-
rosissime esperienze eseguite sui materiali da costruzione, nei centri di
ricerche, non hanno ancora consentito di rispondere alla domanda in
maniera univoca e sicura per tutti ·i materiali. ·
In effetti per ogni tipo di materiale esiste una ipotesi di rottura che più si
avvicina alle esperienze reali. ·
Tutte le ipotesi di rottura, comunque, considerano che, pe.r evitare queste
situazioni di pericolo, una particolare grandezza meccanica (denominata
anche grandezza meccanica base) non debba superare un dato valore
limite anche in un punto solo del corpo sollecitato. Normalmente si concor-
da con ritenere la rottura il pericolo per materiali fragili ovvero lo snerva-
mento per materiali duttili.
Il rapporto fra la grandezza indice di pericolo e la grandezza ammessa per
·il tipo di materiale in esame viene definita, come abbiamo già visto
precedentemente, coefficiente di sicurezza (n o na). Questo coefficientepuò
essere determinato sperimentalmente ma questa via non può essere sempre
percorsa sia per evidenti f3-gioni economiche che per evidenti processi·
distruttivi dei materiali stessi.
Si preferisce, quindi, adottare un metodo teorico che ~tilizzi i risultati
sperimentali conseguibili con le prove tecnologiche, molto semplici, d{
trazione o di compressione.Questo metodo teorico consiste nello scegliere
una grandezza indice del pericolo e che sia funzione degli sforzi principali
(vedere paragrafi precedenti); inoltre questa grandezza deve avere lo stesso
valore per tutti i possibili stati di sforzo che portino il materiale al limite
del pericolo.
Vi sono numerosi criteri di resistenza (almeno quindici!) che propongono
diverse grandezze indice del pericolo. Limiteremo il nostro studio a quei
criteri (ovvero teorie) più diffusi nelle applicazioni t!lC]liche. ·

.
4.5.1. Criteriodi Galileo-Rankine-Navier
.

In questo criterio si assume, come grandezza indice del pericolo, il massi-


mo sforzo normale (cr) nell'intorno del punto del corpo. La verifica di
resistenza si effettua nel seguente modo:

CTac1m5 cru5 CTadm


(23)
(-) (+)

O"ac1m5 CTm5 CTadm


(-:-) (+)

ove:
O"adm = tensione ammissibile di trazione
(+)
O"adm = tensione ammissibile di compressione
(-)

La rappresentazione grafica di tale teoria è evidenziata nella figura 4.9


nello stato piano di sollecitazioni. ·

. ,.. Criterio usato per la verifica di resistenza di materiali fragili; non


tiene conto della possibile azione combinata delle tensioni principali.
a111m
(+)

Figura4.9,

4.5.2. Criteriodi de Salnt-Vénant-Grashof

Viene detta anche teoria della più grande dilatazione principale positiva e della
più piccola dilatazione principale· negativa (Grashof, Theorie der E/Òsticitiit
und Festigkeit, 1878). Quèsta teoria completa quella di Mariotte (1682),
Poncelet (1839) e dello stesso de Saint-Vénant (1864) e pur essendo dotata di
numerose imperfe-zioni è ancora usata (purtroppo) da molte nazioni l .-
La verifica secondo questo critepo viene eseguita nel seguente modo:

Ba.imS 81 S 8ac1m.
(-) (+)

8adm S 811$ 8adm


(24)
(-) (+)

8adm S ~m $ 8,u1m
(-) . (+)

Queste relazioni, tenendo conto della legge di Hooke generalizzata (equazio-


ni 19), divengono: ·

1 Per maggiori dettagli si rimanda al testo: E. MAssA, L. BoNFIGLI, Costruzionedi macchi-


ne, volume I, Milano, Masson Italia, 197,, p. 97 e seguenti.
(24')

1. ( ) O"ac1m
<-> O"m----O"u + 0"1 s;-- <+>
qadm
--S:-
E E . m E

Semplificando per E. e ponendo:

tensioni
ideali
principali
= O"m
0"1 + O"u
0";111
. - ---
m
otteniamo, infmr
O"aclm :$ O"Il S: O"adm
(-) (+)

O"adm S: O"ili S: O"adm (25)


(-) (+)

O"a,1mS: O";m S: O"aclm


(-) (+)

Una possibile rappresentazione grafica, nel piano, può essere evidenziata


in figura 4.Ì0 ove si è posto ~adm = O"ao1m·
(-) (+)

Figura 4.10.
Questo criterio limita la compressione idrostatiça, però in questo caso i
materiali hanno, generalmente, resistenza ilfupitata; non limita, invece, suf-
ficientemente lo scorrimento semplice. Ovvero se poniamo (Figura 4.12).:

U1=-r:
{ Un= --r: e m=4
Um=O

otteniamo:

e al limite:
4
fmax :s;;-5 Uadm
(+)

-valori estremamente elevati per Tmax tali da essere sconsigliati anche per
acciaio.

4.5.3. Criterio di Guest-de Saint-Vénante Tresca

Teoria enunciata principalmente da de Sairit-Vénant e da Tresca ma fu


oggetto di importanti prove sperimentali_ di Guest (1900) e, quindi, ha
assunto il nome di teoria di Guest-Tresca. Molto usata nei pae_sianglosas-
soni. .
Questo ctjterio limita lo sforzo tangenzialemassimo nell'intorno del punto.
La verifica si esegue nel seguente modo:

(26)
Val,ea dire anche:

(27)

La rappresentazione grafica di questa teoria, nel piano ('!1, un), è eviden-


ziata nella successiva figura 4.11.
aadm
(+)

aadm
(+)

,./
,/
i

Figura 4.11.

e)
+,:

-1'

Figura 4.12.
Questa teoria; può essere usata per materiali duttili a comportamento
si=etrico (uac1m
= u.dm)
(-)
per
(+)
tutti gli stati di sollecitazione tranne la

trazione tripla poiché, in tale caso, i materiali duttili tendono a comportar-


si come fragili. Tanto è vero che il criterio non limita la trazione idrostati-
ca nei confronti della quale, però, i materiali hanno resistenza limitatà. La
teoria di Guest-Tresca j, invece, piuttosto restrittiva nel caso di sollecita-
zioni di scorrimento semplice (vedere circolo di Mohr in figura 4.12)
poiché, in tal caso:

e la verifica comporta:

O'adm
(+)
't"adm = 'I" = 2
1-rmaxf:;;; (28)

Si tratta, comunque, di una buona teoria.

4.5.4. Criteriodi Beltrami

È la teoria energetica più antica poiché risale al 1885.


Secondo Beltrami la grandezza indice del pericolo è il lavoro elasti-
co. specifico di deformazione che si verifica nell'intorno del punto consi-
derato.
La verifica viene effettuata nel seguente modo:

(29)

ove:
L.dm
è il lavoro _ammissibilerilevato mediante prove sperimentali di trazio-
ne.

Mentre:

(30)
Nel caso piano (crm= O) la relazione (30) diviene:
/.

(31)

Inoltre:

1 2
L.dm = 2E CTaclm
(+) (32) _··

Questa teoria limita in ugual modo gli stati di trazione e di compressione __


e, conseguentemente, considera i materiali aventi un comportamento sim- ::
metrico.
Il criterio di Beltrami concorda abbastanza bene con valori sperimentali .-'
nel caso di sollecitazioni piane. Una rappresentazione grafica di questa ·' ·;
teoria è evid~ata in figura 4.13 (sempre per lo stato piano)."

_-I'·

Figura4.13.
4.5.5. Criteriodi Huber-Hencky-von
Mises

Questa teoria, proposta da Huber nel 1904 e sviluppata da Hencky e von


Mises, considera come indice del pericolo il lavoro di deformazione, speci-
fico, causato dalla variazione di forma del solido nell'intorno del punto
considerato.
Secondo que~to criterio la verifica di resistenza deve essere effettuata nel
seguente modo: '

L*:s;L:.i.,. (33)

Nel caso spaziale (quindi tridimensionale) abbiamo:

(34)

1 2
L:dm= 60 • Uadm (35)
(+)

Nel caso piano (u111= O) l'equazione (34) diviene:

(36)

quindi la verifica di resistenza (equazione 33) assume la forma:

1 2 2 1 2·
-[u1 +uu-U1· un]<-· ud
6G - 6G c+i
ovvero:
(37)

Intrciducendo una tensione di confronto:

(38)
l'equazione (37) diviene anche:
.... ,.._,._.

~ (39)·:y:
~ ·..·.. ,.,.
Questa teoria, valida per materiali duttili e a comportamento simmetricq, :L/'.
viene oggi adottata da numerose normative tecniche compresa quella italiana'//'
in relazione alle costruzioni in acciaio (Tab. CNR-UNI 10011). Grafica>/:;'.
mente questo criterio, per ~o stato piano di sollecitazioni, può essere<('.
rappre~entato nel seguente modo (Figura 4.14):

Figura 4. ,4.
Nel caso di sollecitazioni dovute a.semplice scorrimento (Figura 4.12) piano:
U1=T

Un= -T

Um =0
l'equazione (36) diviene:
-'·
ovvero:

(40)

4.5.6. Considerazionidi Ros-Eichlnger

Le considerazioni di questi due autori si riferiscono alla -r ottaedrale inten-


dendo con ques~ tensione l'indice del pericolo e definita dalla seguente
espressione:

(41)

Nella figura 4.15 viene evidenziata la tensione ottaedrale (i-011.) giacente


sulle facce di un ottaedro regolare avente gli assi di simmetria orientati
·secondo direzioni principali (I, II e mdi figura 4.15).
Secondo Ros-Eichiriger il cedimento del materiale avviene quando la ten-
per
sione ottaedrale tangenziale (i-....) supera il valore ammissibile il tipo di
matepale stesso. ·
Nel caso di uno stato di sforzo piano (uni= O} l'espressione (41) diviene:

(42)

Confrontandola con l'espressione di Huber (equazione 38) si evince che:

Jz
i-ott. ----u* (43)
3

e questa relazione vale anche nello spazio con uw 1' O.


II

m
Figura 4.15.

Conseguentemente valgono tutte le considerazioni espresse a proposito della


teoria di Huber tenendo presente che 4t 1:0,L viene ricavata dalle tensioni
principali e non dal-Iaxoro di defoQDazionecausato dal cambi.anientodi forma.
Anche questa teoria ~ ben confermata dall'esperienza sull'acciaio quando,
però, non sia sottoposto a stato triplo di trazione idrostatica.
. , I - .
\
------·
4.5.7. Criterio di Mohr

Questa teoria (pubblicata nel 1882 e completata nel 1900) differisce com-
pletamente da tutte le teorie enunciate precedentemente poiché non con-
fronta lo stato di tensione in atto con lo stato di .trazione equivalente
monoassiale ma lo confronta con diverse prove sperimentali eseguite con
diversi stati di sollecitazione.
Mediante queste prove si determinano i circoli di M.ohr al limite dell'am-
missibilità degli stati di sforzo con~derati.
~eguendo l'inviluppo dei circoli di Mohr ricava~ si determina la curva
limite di M ohr. La verifica, secondo questo criterio, si effettua controllando
che il circolo di Mohr corrispondente agli sforzi nel punto più sollecitato del
corpo sia interno o, al limite, tangente ajla curva inviluppo (o limite).
Graficamente, questa teoria, può essere schematizzata in figura 4.16:

curva limite di Mohr

Figura 4.16.

Per materiali duttili (a comportamento simmetrico) sottoposti, contempora-


neamente, .a tensioni normali (a) e a teD!lioni tangenziali (i) abbiamo,
secondo quanto esposto .precedentemente, le seguenti teorie.

4.6.1. Teoriadi Huber-Hencky

Sostituendo i valori delle tensioni principali (equazioni 14 e 15) nella equa-


zion~ (38) otteniamo la tensione di confronto (detta anche tensione ideale):

u* = 0"14 = Ju 2 + 3,:~~ O"ao1m


(+) (44)

r-~im:~iJ L'equazione (44) e le formule seguenti sono state ottenute ponen-


do nelle equazioni (14) e (15) => Ux = u; u, = O;-r,,,.= -r

La rappresentazione grafica della equazione (44) su un piano cartesiano


(u, -r) è molto semplice e significativa.
Nelle condizioni limite l'equazione (44) si scrive:

Jrr+ 3-r 2 = (jadm


(+)
(45)

Eleviamo al quadrato entramqi i membri dell'equazione (45) ottenendo in


tal modo:
(j2 + 3-r2 = (j;dm
(+)

dividiamo, ora, tutti e due i membri dell'equazione per ~dm; quindi:


. (+)

(j2 3-r2
-·+-=1 (46)
~dm f7idm
(+) (+)

L'equazione (46) può 1/lteriormente essere elaborata portando al denomi-


natore della (j;dm il numero 3 (nel secondo addendo del 1° membro):
(+)

(j2 't2
-+--=l (47)
(j;dm((j
(T) adm)
(+)
2

J3
Come si evince dall'equazione (47) si tratta di una ellisse avente per semi~
· O"adm
asse maggiore·o'~m e per semiasse minore "•dm= c;;come viene eviden-
i,
,.Yl v"3
ziato n~lla fi,gura ~.17 curva (a).
. .. ./
-,:

-au1m a_
(+) (+)

(a) =Huber
(b)=Guest

Figura 4.17.
.·.)·.:\:ii,:'.·,')~4:6,·VERIRGA,01'BÉSISTENZ:A:.NEL;;GASO~DkSGtLÉC,ITAì
4.6.2. Teoriadi Guest-Tresca

Sostituendo, anche in questo caso, i valori delle sollecitazioni principali,


dati dalle equazioni (~4) e (15), nelle equazioni (27) otteniamo:

(48)

Se vogliamo effettuare una rappresentazione grafica, come nel caso prece-


dente, l'equazione (48) diviene:

0'2 [ ,2
-+ -1 (49)
0-:am (O' adm 2 -
(+) --1:!l .
2

edè evidenziata nella figura 4.17 (caso b) essendo una ellisse con semiasse
O'adm
maggiore pari a O'aam
(~
e semiasse minore pari a
.
2<+J= '•dm

4.6.3.. Teoriadi Beltrami

Sostituendo i valori delle sollecitazioni principali (equazioni 14 e 15) nella


equazione (31) otteniamo:

O'* J
= O'id =O' 2 +2 1)
(m+
--
m
•2 5 O'adm
<+>
(50)

Se poniamo m = 4 abbiamo:

u* = O'id = Ju2 + 2,5,:25 O'adm


(+)
310 4. CRllERIDI RESISTENZA

Anche questa equazione può essere rappresentata mediante una ellisse


avente equazione (derivata dalla 50'):

(T2 -r2
- + --,------.-,,-
=1 (51)
u:dm ( <Tadm )
2
(+) (+)

fij

Le tre teorie consigliate, ovvero di Huber, Guest e Beltrami portano tutte


e tre a una tensione di confronto, o ideale, del tipo:

(52)

ove:
O'adm
H=__s±l
t'adm

Guest =H=2

e per: { Huber =H= .fi (53)

Beltrami
Sollecitazioni composte

Come abbiamo già spiegato nei precedenti capitoli gli elementi costruttivi
sono generalmente soggetti a più sollecitazioni agenti contemporaneamente
mentre molto raramente sono sottoposti a sollecitazioni semplici isolate.
Per questo motivo sono note tutte le teorie sviluppate nel capitolo prece-
dente per poter verificare, o dimensionare, gli elementi di costruzione
quando siano sottoposti, come in realtà avviene, a tensioni multiple. Se, ad
esempio, nella stessa sezione agiscono contemporaneamente sforzo normale
(N) e momento flettente (M 1) ogni millimetro quadrato della sezione
(ovvero ogni punto più correttamente) sarà sottoposto a tensioni normali
~e~, entrambe perpendicolari, appunto, alla suddetta sezione.
Queste due tensioni, potranno essere sommate, algebricamente, ovvero
tenendo conto del verso; per determinare una tensione risultante:

O:is= ~+~, (1)

Se, invece, nella stessa sezione agiscono contemporaneamente azione di


taglio (T) e momento torcente (M,) in ogni punto della suddetta sezione si
verificano due tipi di tensioni tangenziali 'fr e Ti., che andranno, anch'esse,
composte per ottenere la tensione risultante: '

"r;is= Yr + 'ti.,, (2)

Per qualsiasi altra combinazione delle caratteristiche di sollecitazione coesi-


stono, in ogni punto della sezione, tensioni normali (if) e tensioni tangenziali
('f); in tal caso dovremo determinare una tensione di confronto (if*), ovvero
312 5. SOl.l.ECITAZIONI
COMPOSTE

tensioneideale (a'ì.J,mediante i criteri visti precedentemente e, per materiali


duttili, sostanziaimente ridotti agli ultimi tre criteri consigliati (Huber, Guest
e Beltrami) che permettono di calcolare la tensione ideale nel seguente modo:

a* = a-1d = J a2 + 3-r2-< a adm (Huber) (3)


(+)

a• = a-1d = J a2 + 4i-2 - < a adm


(+)
(Guest) (4)

<1• J= <1;d =<1 2


+ 2· (m+ 1)
--
m
2
't" ::,;; '1adm
. 1+1
(Beltrami) (5)

~.1.: Sforzo normale (N) e momento. flettente (IVI,) ·


Una sollecitazione composta di questo tipo si manifesta quando, ad esempio,
una trave incastrata alla base è caricata all'estremo opposto da una foI7.3.
N parallela all'asse longitudinale dell'asta ma in modo eccentrico (Figura 5.la).

e
ii N

M=N·e
G Q!

pilastro
e = eccentricità

(a) (b)
Figura 5.1.
5.1. SFORZONORMALE(N) E MOMENTOFLBTENTE
(M,) 313
Può essere questo il caso, ad esempio, di un pilastro portante.
Ridotta la forza N al baricentro G dobbiamo introdurre la coppia di
trasporto (N · e) che, in ultima analisi, risulta essere un momento flettente
per la travé stessa. Il sistema di carichi esterni rappresentato nella figura
5.1b è equivalente, quindi, al carico eccentrico di figura 5.la. ·
Le sollecitazioni interne sono prodotte da:

N = sforzo normale (in N)


{
M 1 = N· e= momento flettente (in N · ·mm)

mentre le tensioni unitarie avranno, qualitativamente la distribuzione mes-


sa in evidenza nella figura 5.2. Se ·trascuriamo il peso proprio della trave,
l'azione assiale e il momento flettente sono costanti per tutta la lunghezza
della trave stessa facilitandoci il compito della ricerca della sezione mag-
giormente sollecitata (!).

parte di pilastro

0 compressione

G) trazione

Figura 5.2.

Analizzando i diagrammi delle tensioni interne prodotti da Ne da M 1 si


nota che, essendo· tutte u, dovremo cercare la massima sollecitazione
mediante la relazione (1) poiché non esistono sforzi tangenziali sulla sezio-
ne S del pilastro di figura 5.2.
314 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

A seconda dell'entità degli sforzi normali uN e Umax si possono verificare


i seguenti tre casi: M1

1. I ~ I > IU:..a, j =in questo caso il diagramma risultante delle u ha una


MI forma di trapezio rettangolo con tutte le tensioni di
compressione (Figura 5.3);
2. I~ I = I I=in questo caso il diagramma delle
U:.. •• u,isultanti è triangolare
Mi con un lato avente u,;. = 2uN = 2umax mentre il lato
opposto è nullo; ovvero l'asse neufro della flessione
risultante passa per il lato in corrispondenza· del quale
le u = O (Figura 5.4);
3. I~ I < Iu;,... I=in questo caso il diagramma risultante è a forma di
MI doppio triangolo incrociato con un punto corrisponden-
te alle u = O.
Per questo punto' passa l'asse neutro della flessione ri~
sultante e la sezione risulta in parte tesa e in parte
compressa (Figura 5.5).

aM/
max aM/
max

n
aris
(max) aris
(max)

lu,,1>1~1 1.r,,1=1~1
O"ris = aN + UMI O',;,= 2· O'N =2• O'M
(maa) max ml.
Figura 5.3. Figura 5.4.
5.1. SFORZONORMALE(N) E MOMENTOFLETTENTE
(M 1) 315

u,u
(maxX-l

Figura 5.5.

I tre casi appena elencati non rivestono particolare importanza per i mate-
riali duttili aventi comportamento simmetrico a trazione e a compressione.
Per questi materiali, qualunque sia il caso in cui la struttura possa rientra-
re come tipo di tensione risultante, basta applicare la relazione (1) per la
verifica che diviene:

<1ris
1 (max)
+ WM/1~<1adm(+)
1=1<1N+<1M11=I-ÀN
(mu) /
(6)
0

Nel caso di materiali aventi comportamento non simmetrico a trazione


e a compressione (come può essere, ad esempio, la ghisa) la terza situazio-
ne di carico deve essere analizzata sia per la <1(~~·)
di trazione sia per <1(:,~.)
di compressione (come già avevamo preannunciato nello studio delle solle-
citazioni di flessione).
Ovvero dovranno essere eseguite due distinte verifiche:

<1ris
max
(- )
=1<1N I=IÀN+
+ <1MI
(max)
WMf
/
n
I~ <1adm
(-)
compressione
(7)
316 5. SOUECITAZIONI
COMPOSJE

e:

<T,is
max
( +)
= l<TM 1 -
(max)
I
-~A,~ <Tadm
UNI=WMJ /
"
(+)
trazione
(8)

Se la sollecitazione risultante presenta diagrammi tipo quelli rappresentati


in figura 5.3 o nella figura 5.4 la verifica dovrà essere eseguita applicando
semplicemente la relazione (7).
Questa sollecitazione di presso-flessionediventa particolarmente insidiesa
quando agisce su solidi snelli (ricordare tutta la trattazione relativa al
carico di punta). In questo caso la relazione (7) viene modificata nel
seguente _modo:

(9)

ove il coefficiente ro ha lo stesso significato visto precedentemente e può


essere rilevato dalla tabella CNR-UNI 10011 del giugno 1988.
La relazione (9) può essere utilizzata anche quando l'asta è compressa alle
estremità con carichi aventi eccentricità diverse. In tal caso basta calcolare
una eccentricità media:

e=---
e1 + e2
m 2

e determinare il momento flettente:

poi si procede nel solito modo.


Nel caso della tensa-flessione(trazione e flessione) la sezione della trave
risulta in prevalenza tesa e, conseguentemente, la relazione di verifica è la
equazione (6).
Quando a essere sottoposti a presso-flessionesono pilastri, non armati, in
muratura o in calcestruzzo la situazione diviene molto delicata poiché
questi materiali hanno una resistenza a trazione talmente scarsa che nei
calcoli viene ritenuta nulla. ·
Di conseguenza saranno da evitare tutte le situazioni di carico che portano
5.1. SFORZONORMALE(N) E MOMENTOFLETTENTE
(M,) 317
a diagrammi risultanti (delle o) tipo quelli di figura 5.5, ma possibilmente
saranno auspicabili quelli di figura 5.3 e, al limite, quelli di figura 5.4 che
comportano, comunque, una sezione tutta compressa.
Proprio il 2° caso (Figura 5.4) ci serve per determinare la massima eccen-
tricità del carico affinché non si sconfini nel 3° caso.
Abbiamo detto che nel 2° caso le tensioni dovute allq sforzo normale e al
momento flettente sono (in valore assoluto) uguali. Ciò equivale a scrivere:

quindi:

Considerando un pilastro a sezione rettangolare di base b e altezza h


(Figura 5.6) la relazione precedente diviene:

N N· e N· e
b· h = w,, = !h, b2
6

ovvero:

N 6N· e
b-h=h-b 2

Figura 5.6.
318 5. SOllECITAZIONICOMPOSTE

e, semplificando, otteniamo:

(10)

Spostando il punto di applicazione del carico sull'asse (y-y) e ripetendo il


ragionamento, otteniamo: '

{Il)

Ciò significa che, affinché nella sezione non si verifichino sforzi di trazio-
ne, il carico non deve avere una eccentricità e superiore a 1/6 del lato
corrispondente.
Se ripetiamo il procedimento spostando il punto P (centro di pressione del
carico N) sulla sezione, considerando i limiti imposti precedentemen-
te, e uniamo tutti i punti ottenuti ricaviamo una figura a forma di rom-
bo denominato «nocciolo centrale d'inerzia» per la sezione considerata
(Figura 5.7).

nocciolo d'inerzia

h/6

h/6

b/6 b/6

Figura 5.7.
5.1. SFORZONORMALE(N) E MOMENTOFLEITENTE
(M 1) 319
Come ulteriore esempio della determinazione del nocciolo di inerzia vedia-
mo cosa succede per una sezione circolare di raggio R.
Allora:

N N· e N· e
-- = ---· = ----
nR2 n n
32 (2R)3 32. 8 . R3

N 4· N· e

semplificando otteniamo:

I ·~~~, I (12)

Quindi il nocciolo d'inerzia per una sezione circolare è ancora un cerchio


avente raggio r = i R (Figura 5.8).

Figura 5.8.
. 320 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

'.}tjf·.-. Per la forma dei noccioli centrali d'inerzia per altre sezioni (trian-
golare, ottagonale, cerchio cavo ecc.) si rimanda, ad esempio a C. MALAVASI,
Vademecum per l'ingegnere
costruttoremeccanico,Milano, Hoepli, XV ed., p. 687.

5.2. Torsione (M,) e taglio ( T)

Si tratta di una sollecitazione composta un po' particolare che si riscontra


su pochissimi elementi meccanici tra i quali, però, spicca la molla· elicoida-
le. Vediamo, velocemente, cosa succede con sollecitazioni di questo tipo in
due sezioni molto diffuse: circolare e rettangolare (Figure 5.9 e 5.10).

T
e

Figura 5.9.

Ricordando quanto esposto a proposito della torsione semplice e la formu-


la (2) del presente capitolo possiamo scrivere: ·
a) sezione circolare(Figura 5.9):

'tm~• = (--M,+ -43 -d2


T)=,;;'tadm (13)
ras !!__
d3 ~
16 4

Chiaramente il punto ·più sollecitato sarà B (Figura 5.9);


(M,) E TAGLIO(1)
5.2. TORSIONE 321

o:

Figura 5.10.

b) sezione rettangolare (Figura "5.10):

'tmax
ris -
-(k M,+ ~ __!__)
< ·
1h. b2 2 b. h - 'tadm
(14)

Anche in questo caso il punto maggiormente sollecitato sarà B nel quale si


sommano le tmax, delle due sollecitazioni distinte, aventi lo stesso verso
mentre nel punto A si sottraggono (anche nella sezione circolare).
Le equazioni (13) e (14) forniscono le relazioni di stabilità per le tensioni
tangenziali mentre la tadm si può calcolare, in base ai tre criteri maggior-
mente usati, nel seguente modo:

Uadm
(+)
'tadm = .Jj (Huber) (15)

Uadm
(+)
'tadm= 2 (Guest) (16)

O'adm

<u. ~ Jz(::;
') (Beltrami) (17)
322 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSlE

I 5.3. Sforzo normale (N) e torsione (M,) '


Questa sollecitazione composta non è molto diffusa negli organi di trasmis-
sione ordinari ma è diffusissima nel caso degli alberi di trasmissione per pro-
pulsione navale poiché in questi elementi di macchina l'elica, normalmente
posizionata nella parte posteriore delle navi, esercita una spinta sull'albero e,
conseguentemente, esercita sullo stesso un'azione di compressione.
Il problema è, in generale, molto complesso poiché gli alberi delle grandi
navi sono iperstatici a causa dei numerosi supporti intermedi (Figura 5.11)
ma in virtù dei suddetti supporti si può semplificare lo studio poiché
l'inflessione laterale (dovuta a possibile carico di punta) è normalmente
scongiurata e, inoltre, può essere trascurata l'azione flettente dovuta al peso
proprio dell'albero perché il momento nei supporti (a causa del numero
elevato degli stessi) è trascurabile rispetto alla torsione (proveniente dalla
partenza trasmessa dal motore all'al!Jero) e alla spinta dell'elica.

Figura 5.11.

Con uno schema come quello evidenziato in figura 5.11 il diagramma del mo-
mento torçente è costante lungo tutto l'albero e così dicasi anche per il diagram-
ma dello sforzo normale. Di conseguenza, essendo praticamente gli alberi a se-
zione circolare, potremo scrivere:
N N 4N
(18)
uii;' =A= nd 2 = nd 2
4
e:
M, M, 16M,
'tmax =-=--=--3- (19)
(M,) W. .!!....d
3 1td
. 16
Conseguentemente dovremo verificare (ad esempio mediante il criterio di
Huber-Hencky-von Mises-Ros-Eichinger):

O";d = Ju2 + 3-r2 :,;; O"adm (20)


max (+)
5.3. SFORZONORMALE(N) E TORSIONE
(M1) 323
Normalmente si parla di verifica e non di progetto poiché nella equazione
(20) compare il diametro al quadrato e al cubo; conseguentemente il
procedimento di progetto può essere piuttosto lungo e si preferisce fissare
un valore d al diametro, basandosi su problemi simili, e poi effettuare la
verifica di resistenza mediante l'equazione (20) appunto.

I 5.4. Flessione e taglio


Come abbiamo detto precedentemente, quando abbiamo studiato la solle-
citazione semplice di taglio, la flessione e il taglio coesistono sempre e in
particolar modo sono presenti nelle travi ad asse rettilineo soggette a forze
normali all'asse stesso, e quindi in moltissime strutture presenti nelle co-
struzioni civili e negli organi di macchine.
Poiché vi sono tensioni interne appartenenti a gruppi diversi (u per la
flessione e -rper il taglio) dovremmo, a rigor di logica, tracciare i diagram-
mi del momento flettente e del taglio lungo l'asse geometrico della trave
dopodiché verificare, in ogni punto delle diverse sezioni, se il valore della
tensione di confronto o ideale (u* o CT;d) è inferiore alla tensione ammissi-
bile per quel tipo di materiale.
Il calcolo della massima tensione ideale è l'individuazione del punto più
sollecitato di una sezione (anche se viene considerata costante) non è mol-
to agevole poiché:

a) i diagrammi del M 1 e del T variano, lungo l'asse della trave, in maniera


molto diversa l'uno dall'altro (come già avevamo evidenziato precedente-
mente a proposito delle relazioni fra T(x) e M 1 (x)} poiché dove una
funzione presenta i valori massimi non è affatto detto che pure l'altra
funzione si comporti allo stesso modo;
b) la distribuzione delle u e deile -rsulla stessa sezione sono estremamente
diverse l'una dall'altra poiché ove la ·u assume valore massimo la -rassume
valore nullo e viceversa.

Questa complessità viene, in generale, superata poiché quasi sempre i :valo-


ri massimi delle CT;d nelle sezioni non superano la CTmax dovuta alla sola
flessione (nei punti più distanti dall'asse neutro, come già sappiamo!) e,
conseguentemente, la tensione dovuta al taglio (-ri·n')è sostanzialmente
trascurabile. Il progetto viene, quindi, effettuato a sola.flessione semplice:

M/max
CTmax = -W :;;;CTadm
(M1) f.
324 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSIE

determinando, dalla relazione precedente, le dimensioni della sezione; suc-


cessivamente, per ragioni di sicurezza, si effettuerà anche una verifica
" taglio individuando, precedentemente, la sezione maggiormente sollecita-
ta a taglio, appunto. Ovvero:

'tmax =
Tm.. ·
b. l
s:~ 'tadm
n

Per le travi aventi sezione variabile e, quindi, moduli di resistenza a flessio-


ne, Wf, variabili, la tensione massima umax si verificherà in corrispon-
• M1
denza della sezione che avrà il rapporto massimo fra (Mf/Wf.).
Come riassunto di quanto detto a proposito delle travi a sezione costante si
vedano i diagrammi riportati nella figura 5.12 sufficientemente eloquente.

Figura 5.12 . .
5.5. R.ESSIONE
(M,) E TORSIONE(M,) 325

5.5. Flessione (M,) e torsione .(M,)

Si tratta di una sollecitazione composta molto diffusa e riguarda, general-


mente, gli alberi di trasmissione delle macchine ma non solo. La torsione
è, di solito, prodotta dalla potenza trasmessa dal motore, per mezzo
dell'albero, al sistema utilizzatore; il momento torcente, dalla dinamica dei
moti rotatori sviluppata nel 1° volume, si può calcolare mediante la formu-
la generale:

P=M,·w
. p
M,=-
w

oppure mediante formule derivate:

M = 9 549 3 · p(kW)
(N~m> ' n {giri/min)

M = 116 2· P(cv)
(kg;·ml ' n {giri/min)

La flessione può essere prodotta dal peso proprio dell'albero, dal peso di
volani, di pulegge, dalle tensioni dei rami di una trasmissione a cinghie,
dalla spinta esercitata fra i denti di coppie di ingranaggi ecc.
Nel caso di corpi a sezione circolare (Figura 5.13) il calcolo delle tensioni
ideali prodotte dalla flesso-torsione è piuttosto agevole.
Analizzando, ad esempio, la figura 5.13 si nota che diversi sono i punti
sollecitati della sezione circolare.
Supponendo che M 1 agisca nel piano 1t2 , che M, agisca nel piano 1t 1
(contenente la sezione circolare) e pure T (sempre accompagnato da M 1 )
faccia sentire la propria influenza nel piano 1t i, i punti maggiormente
sollecitati sono A, B, C e D anche se in modo diverso.
Normalmente le condizioni più pericolose si verificano in C e D ove
agiscono contemporaneamente, anche se in piani perpendicolari fra loro, le
tensioni massime dovute al M 1 (ovvero _um .. ) e le tensioni dovute al M,
max)· Nei punti A e B agiscono solamente le -r max e le Tmax·
( ovvero -r(M1) (M1) (n
Considereremo, comunque, anche le tensioni in tali punti.
Poiché si tratta di tensioni diverse tra loro, nei punti C e D, dobbiamo
comporle per determinare la tensione di confronto (u*) ovvero ideale (uid)
secondo i vari criteri visti in precedenza_.Ad esempio, secondo il criterio di
326 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Figura 5.13 .

.Huber-Hencky-von Mises con considerazioni di Ros-Eichinger, possiamo


scrivere:
O';d = J a 2 + 3t 2 (21)

Secondo il criterio di Guest-Tresca-de Saint-Vénant abbiamo invece:

O';d = J a 2 + 4t 2 . (22)

mentre secondo il criterio di Beltrami:

= Ja+ 2(m;
a;d 1)r2
2 (23)
5.5. FLESSIONE
(M,) E TORSIONE
(M,) 327
In questo caso, nei punti C e D di figura 5.13, abbiamo:

M, M,
(1 = um.. =w,. e -r = "tmax = w:
I

Inserendo le due relazioni precedenti nella equazione (21) otteniamo:

M"j Mf
w2
/n
+3w2 I

poiché nella sezione circolare, piena o cava, esiste la seguente relazione fra
i moduli di resistenza a flessione e a torsione:

W, = 2 W1•

la relazione precedente diviene:

M"j 3Mf
w,. 2
2 +4w,.

Raccogliendo il modulo di resistenza a flessione e portandolo fuori dalla


radice quadrata, otteniamo:

(Huber) (24)

L'equazione (24) è simile all'equazione che consente il calcolo della um..


a flessione semplice solamente che al numeratore del secondo membro non
compare il M 1 ma la radice quadrata di una particolare composizione fra
M 1 e M,. Alla radice di questa particolare composizione si attribuisce,
generalmente, la denominazione di momento flettente ideale (M I id); ovvero

(Huber) (25)
328 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE
.

Allora l'equazione di stabilità a flesso-torsione, ricordando la relazione


(24) (derivante dal criterio di Huber), diviene:

(26)

Applicando la relazione (22) di Guest, otteniamo:

M1
2 . 2 M2 M2
4 M, _ __/ +4--'--
w2
,.
+ wz-
I
W2 ,. ,.
(2W ) 2 -

M} 4 M: 1 .J 2 2
w2
,.
+4 w2,. =wM,+M,
f.

e ponendo:

(Guest) (27)

otteniamo:

(Guest) (28)

Se, infine, vogliamo applicare la relazione (23) di Beltrami, otteniamo:

M} + 2
~In
(m+I)·
M: _
m ~I
M} + 2
~In
(m+I)
M: _
m 4~ In
5.5. FLESSIONE
(M,) E TORSIONE
(M,) 329
Ponendo:

(Beltrami) (29)

otteniamo:

(Beltrami) (30)

Se consideriamo m =4 l'equazione (29) assume la seguente forma:

(31)

.
Se, mvece, .
assumiamo m = 3IO,_a bb"1amo:

Mfid = JM} + 0,65M~ (32)

,·~%"' Si deve evidenziare che l'equazion~ (26), e quelle da essa derivate,


vale· so amente per sezioni circolari (piene o cave) poiché per altre/orme bisogna
calcolare, separatamente, le u e i- e poi comporle secondo i vari criteri visti.
330 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Quando il problema riguarda il dimensionamento di alberi rotanti, la


sollecitazione di flessione è alternata simmetrica poiché le fibre corrispon-
denti ai punti C e D (Figura 5.13) sono sottoposti, alternativamente,
a trazione e compressione ogni 1/2 giro dell'albero e, conseguentemente,
potranno manifestarsi fenomeni di fatica (vedere più avanti il capitolo
corrispondente) e quindi converrà adottare una tensione ammissibile op-
portunamente ridotta ovvero, il che è Io stesso, aumentare il coefficiente di
sicurezza sino a tre o quattro volte quello per sollecitazioni statiche. Per
completare il ragionamento sulle sezioni circolari sottoposte a flesso-torsio-
ne e taglio (!), bisogna dire che i punti A e B (Figura 5.13) dovranno, una
volta dimensionato l'albero, essere verificati anche per le tensioni tangen-
ziali prodotte da M, e T contemporaneamente; ovvero:

(33)

Per i corpi a sezione non circolare si devono applicare le formule viste per
flessione, torsione e taglio trattate nel capitolo delle sollecitazioni semplici
e poi si devono comporre utilizzando i criteri esposti nel capitolo delle
sollecitazioni composte. Le verifiche dovranno, al solito, essere le seguenti:

O'jd = u* :;;;O'adm
(+)
e:

Si veda, ad esempio, la figura 5.14.


Nel caso di sollecitazioni derivanti da forze non giacenti tutte nello stesso
piano, in particolare per la flessione, si dovranno comporre, mediante il
Teorema di Pitagora, i momenti flettenti diretti secondo gli assi, ad esem-
pio y e z (se l'asse x è quello longitudinale della trave) nel seguente modo:

(34)

e poi mediante il criterio di Huber (ad esempio) determinare il_Mfid (ricor-


dare che la procedura è valida solamente per sezioni circolari piene e cave):

3
M2f, +M2f, +-M2.
4 r (35)
5.5. FLESSIONE
(M,) E TORSIONE(M 1) 331

.....
T:(Mt) ....
····
..··
...
....
..···
....··
···
..
...
......
....
.._,.··
~-··
Figura 5.14.

esercizi - esercizi - esercizi - esercizi -

Esercizio 5.1.
Il motore di una barca, piuttosto potente, eroga una potenza massima di
120 CV al regime di 300 giri/min. Questa potenza viene trasmessa all'elica
mediante un albero di trasmissione, cavo con x = 0,7, avente il diametro
esterno d. = 100 mm e costruito in acciaio 25 Cr Mo 4JJNI 7845.
La spinta propulsiva sopportata dall'albero può essere stimata in circa
70 kN. Eseguire la verifica di resistenza dell'albero.
332 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSlE

Soluzione

Vista la sezione circolare cava dell'albero la sollecitazione di flessione può


essere ritenuta ininfluente rispetto a quelle di torsione e di compressione.
Considerata la tipologia dell'albero si suppone che lo stesso sia ben vinco-
lato, non solo alle estremità, e conseguentemente venga scongiurato il peri~
colo dovuto al carico di punta. Complessivamente possiamo ritenere l'al-
bero sottoposto a una sollecitazione composta dovuta a sforzo normale
(N) e a momento torcente (M,).
La tensione normale dovuta a N si calcola:

N 70000 N 70000 N
<TN =-=
A ,r
= ------ = 17,47 N/mm 2
-de
4
2 (1 - x 2) 4. 100 (1 -
7t 2
0,49)

Per calcolare la tensione i-max dobbiamo prima determinare il momento


torcente M,. Sapendo che:

P=M,· w
possiamo scrivere:

P = 120 CV= 88,24 kW = 88240 W

e quindi:_
P 88240 W
M,=-=----
w O)

ma:
2,rn 2· 7t· 300
ro = 6() = 60 = 31,416 rad/s

- 88240 w -
M, - 31,416 rad/s = 2810 N · m - 2,81 · IO N · mm
- 6

Il modulo di resistenza a torsione per una sezione circolare cava vale:

JV,= ; 6 de 3 (1 - x4 ) = ; 6 1003 (1 - o,74 )


w;= 149206 mm 3
ESERCIZI 333

Di conseguenza otteniamo:

i-max_ M, _ 2,81 · 106 N- mm_ 2.


(M,> - W, - 149206 mm 3 - 18•83 N/mm

Possiamo applicare, ora, i criteri per la verifica di resistenza visti nei


capitoli precedenti previa determinazione della tensione ammissibile per il
tipo di acciaio. Dalla tabella 9.4b a pagina 513 del Manuale de/l'ingegnere
meccanico, si ricava per un acciaio 25 Cr Mo 4 UNI 7845:

uR ~ 700 N/mm 2

Assumendo, per la sollecitazione in esame sostanzialmente dinamica, un


coefficiente di sicurezza pari a 10 otteniamo:

ud = uR = 700 N/mm2 = 70 N/mm2


(+i nR,d 10

Applichiamo il criterio di Huber:

uid. = Ju~+ 3i-i t


= J(I7,47) 2 + 3 · (18,83)2
uid = 37 N/mm 2
poiché:

uid = 37 N/mm 2 < 70 N/mm 2 = uid

la verifica, con questo criterio, ha dato esito positivo.


Effettuiamo anche la verifica secondo il criterio di Guest (più restrittivo):

uid = Ju~+ 4i-i,= J(l7,47) 2 + 4- (18,83)2


uid = 41,5 N/mm 2

Anche in questo caso:

qid = 41,5 N/mm 2 < 70 N/mm 2 = Uadm

la verifica ha dato esito positivo.


334 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Esercizio 5.2.
La girante di una turbina idraulica Francis, ad asse verticale, ha un peso
di 0,6 MN (cioè 6 · 105 N) ed è calettata sull'albero, della macchina,
costruito in acciaio 41 Cr 4 UNI 7845 e avente un diametro d = 140 mm.
Sapendo che la macchina eroga una potenza di 3 000 kW al regime di
1 000 giri/min, verificare l'albero della turbina supponendo che non siano
presenti sollecitazioni di flessione.

Soluzione

Iniziamo con il determinare il valore della tensione ammissibile per questo


tipo di acciaio.
Dalla tabella 9.4b a pagina 513 del manuale precedentemente citato (vede-
re esercizio 5.1) si ricava:
uR = 740 N/mm 2
(min)

e assumendo un coefficiente di sicurezza pari a 12 otteniamo:

Uadm-
- uR -- 740 N/mm2 -- 61, 67 N/ mmi
(+) nR.d 12

La sollecitazione dovuta alla compressione vale:

Peso
uN=--=-----~3
6 · 105 N 9 N/ mm2
A x -
-(140) 2 mm 2
4

Il momento torcente può essere calcolato utilizzando anche la seguente


espressione:

_ 9 49 . P(kW) _ . 3000 kW
M, - 5 ,3 n (gm
IN·m>
. ·;mm
. ) - 9 549,3 I O00 gm
. ·;mm
.

~ 28648 N · m ~ 2,865- 107 N· mm

Il modulo di resistenza a torsione vale:

7t 7t
w;= -d 3 = -· (140)3mm3 = 538783 mm 3
16 16
ESERCIZI 335

quindi la tensione tangenziale:

M, 2,865 · 107 N · llllI! 2


'~;i= W, = 538783 mm3 ~ 53,18 N/mm

Vedfichiamo, ora, la resistenza dell'albero mediante le solite ipotesi:

uid
(Huber)
= Ju~+Jr~,= J39+ 3 · (53.-18) =
·
2 2 100 N/mm 2

tensione molto (l)evata (!). La verifica ha dato esito negativo e non serve
neppure cambiare il tipo di acciaio visto il valore elevatissimo della uid••••·
L'unico intervento, se è possibile sulla base delle dimensioni di ingrombro
della macchina, consiste nell'aumentare il valore del diametro dell'albero.
Ponendo, ad esempio,
d= 200 mm

otteniamo (trascurando il peso dell'albero stesso):

6- 105 N 2
<IN=-----= 19,1 N/mm
7t
-(200) 2 mm 2
4
Inoltre:

w.I = .!!....d
16
mm) 3 =
3 = .!!....c200
16
1 57. 106 mm 3
'

e conseguentemente:

M, 2,865· 107 N · mm 2
= W: = l 57 . 106 ~ 18,25 N/mm
mm 3
•max
(M 1) I ,

A questo punto la tensione ideale vale:

u id = J(19,1) 2 + 3 · (18,25)2 ~ 37 N/mm 2


(Huber)

In questo caso la verifica ha dato esito positivo poiché la uid è inferiore


alla uadm = 61,67 N/mm 2 •
(+)
Proviamo anche con il criterio di Guest-Tresca:

u id = J(I9,1) 2 + 4 · (18,25) 2 = 41,2 N/mm 2


(Guest)
336 5. SOLlECITAZIONI
COMPOSTE

Anche con questo criterio, più restrittivo del precedente per le sollecitazio-
ni di scorrimento ('r), la verifica ha dato esito positivo e ciò significa che,
in queste condizioni, nuove, l'albero offre una buona sicurezza.

Esercizio5.3.
Il tubolare che serve di sostegno per una poltroncina singola di seggiovia
è costruito con un acciaio da bonifica C 40 UNI 7845 e ha le dimensioni
riportate in figura 5.15. Eseguire la verifica della sezione (A-A) del tubola-
re (cava con x = 0,7).

·-··t·--

IP!=
2 kN

A-A
Sezione

d~ AT TA
G

e
D=SOmm
d=35mm

····················------------------------------······
500mm
p

Figura 5.15.
ESERCIZI 337

Soluzione
Come si evince dalla figura 5.15 la sezione più sollecitata del tubolare
è una qualsiasi compresa nel tratto verticale BC ed è evidenziata nel
disegno a fianco (sezione A-A).
Questa sezione è soggetta a sforzo normale (N) di trazione e a un momen-
to flettente (Mf) generato dal prodotto (P· 500 mm).
Iniziamo il calcolo con la definizione della tensione ammissibile tenendo
conto del fatto che la sollecitazione riguarda una struttura in movimento.
Possiamo assumere, pertanto, un coefficiente di sicurezza piuttosto elevato;
ad esempio:

Dal Manuale de/l'ingegnere meccanico, pagina 512, rileviamo, dalla tabella


9.4b, una tensione massima a rottura per l'acciaio in esame:

· uR = 640 N/mm 2
quindi:

uadm = ~= 640 N/mm2 = 80 N/mm2


(+) nR,d 8

A questo punto applichiamo l'equazione di stabilità per tenso-flessione:

N Mf 2000 N 2000 N · 500 mm


O"max = - +-- = ----- +-------
(ris) A Wf. ~ D 2 (I - x2)
4
2000 N 2000 N· 500 mm
O"max = ------+-------
(ris) ~50 2 (1 - O72) ~- 503 (I - O74 )
4 - ' 32 '
O-max= 2 + 107,23= 109,23N/mm 2
(ris)

Come si rileva dal valore della tensione massima la verifica ha dato esito
negativo.
Visto il valore piuttosto elevato della o-max non è conveniente la sostituzio-
Crisl
338 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSlE

ne del tipo di materiale ma piuttosto l'aumento delle dimensioni della


sezione cava. Ponendo, ad esempio:

D=60mm
d=42mm
otteniamo:
2000 N I· 106 N· mm
O'max = ------ + ------
(ris) ~60 2 (J - O72 ) ~60 3 (1 - O74 )
4 ' 32 '
O'max = 1,38 + 62,06 = 63,44 N/mm 2
(ris)

Con queste dimensioni la verifica di resistenza ha dato esito positivo.

Esercizio5.4.
Un supporto a mensola, ricurvo, è costituito da un profilato a T avente le
dimensioni riportate in figura 5.16. Supponendo che il materiale impiegato
per la costruzione della mensola sia Fe 490-2 UNI-EU 25 determinare il
massimo valore applicabile della forza F.

F =?
h=90mm

./
......
________
.,,/ 50

Sezione A-A
F?
Figura 5.16.
ESERCIZI 339

Soluzione

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un caso di sollecitazione


composta dovuta a sforzo normale e a momento flettente.
Per studiare le tensioni agenti sulla sezione maggiormente sollecitata, ad
esempio la (A-A) di figura 5.16, dobbiamo ridurre al baricentro G la forza
F e, conseguentemente, calcolare la posizione dello stesso mediante la
quotay 0 •
Quindi:
Ai· Y1 + A2 · Y2
(50 · 8) · 4 + (42 · 10) · 29
Yo = + A2
A1 (50· 8) + (42· 10)
_ (1600 + 12180)mm _ 6 8
3
Yo - 820 mm 2 - 1 , mm

A questo punto conosciamo il braccio effettivo della forza F. Ovvero:

b= h +y0 = 90 + 16,8 = 106,8 mm

Dobbiamo determinare, inoltre, il valore totale dell'area e il momento


quadratico dell'intera sezione rispetto all'asse neutro della stessa.

A= A 1 + A 2 = (50· 8) + (42· 10) = 820 mm2


1 3 2
I. = 11• + 12 • = 12 · 50 · 8 + (50 · 8) · (y 0 - 4) +
1
+ 12 10 · 423 + (10 · 42)(29 - y 0 ) 2 =·

= 2133,34 + 65536 + 61740 + 62512,8 = 191922,14 mm4


Per quanto riguarda la tensione ammissibile, abbiamo:

uR 490 N/mm 2 2
<Tadm = - = . 3 ~ 163 N/mm
nR

Vista la configurazione della mensola dobbiamo effettuare due calcoli:

F MrYo
1. (1(A + --I.- = (Tì~i
interno
(Figura 5.16)
340 5. SOUECITAZIONI
COMPOSTE

2. = !__ M,(50 - Yo) = IO"adml


O"E
' A I. <+>
esterno
(Figura 5.16)

Nel 1° caso:

F F·b·Yo
820 mm2 + l
n
= O"adm
(+)

~ F· 106,8· 16,8 = 163


820 + 191922,14

F(-1- 106,8· 16,8) = 163


820 + 191~22,14

F( 8~0 + 0,009348) = 163

F· 0,010568 = 163

F-;;;,.
15423,5 N

Per quanto riguarda il 2° caso:

~ _ F· b(50 - Yo) = 16J


820 1.
~ _ F· 106,8· 33,2 = 163
820 191922,14

( _1__ 3545,76 )- 163


F 820 191922,14 -
F· (- 0,017255) = 163

!ompressione

Di conseguenza:

F= I 163
0,017255
I= 9446,3 N

In ultima analisi la forza massima applicabile alla mensola è la minima,


ovvero F = 9_446,3N, poiché nel caso in cui volessimo applicare la
ESERCIZI 341

massima forza le tensioni nella parte compressa esterna (E di figura 5.16)


supererebbero la O"adm dell'acciaio.
Verifichiamolo:

-115423,5 N 15423",5N-(106,8- 33,2)mm 2 =


u'l':i- 820 mm2 - 191922,14 mm4

= 118,81N/mm 2 - 285 N/mm 2 I = 266,19 N/mm 2

chiaramente superiore ai 163 N/mm 2 •

Esercizio 5.5.
Un pilastro portante costruito in muratura (O"adm = 200 N/cm 2), alto
. (-)
3 m, ha sezione rettangolare A = b x h = 3 000 cm2 avente h = (l,5 · b).
Sul pilastro agisce un carico eccentrico (e = h/6 cm dal centro della sezione
nelle condizioni peggiori) pari a 250 kN. Eseguire la verifica della sezione
rettangolare del pilastro in un primo caso e ripetere il calcolo tenendo
conto anche del peso dello stesso (pM = 2 kg/dm 3) nel secondo caso.

Soluzione

1. Verifica senza tener conto del peso del pilastro.

A=3000cm 2 =b· h=b· 1,5· b


1,5 · b = 3 000 cm
2 2

3000 cm2 = 44 72
b= 1,5 , cm

quindi:
b = 44,72 cm
h = 1,5 · b = 67 cm

Per quanto riguarda l'eccentricità e, nelle condizioni peggiori, possiamo


ritenere:
1 1
e = -h = - · 67 = 11 17 cm
6 6 '
342 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

A questo punto possiamo calcolare le tensioni normali indotte dalla solle-


citazione composta di presso-flessione. ·

N M1
O'm~x =UN+ O'Mi = -A + -W =
<ris> r.
250000 N 250000 N · 111,7 mm
300 000 mm2 + (1-447 2· (670)2) mm3
6 ' .
= 0,834 N/mm 2 + 0,834 N/mm 2 = 1,668 N/mm 2

In questo primo caso, escludendo il peso proprio del pilastro, la verifica di


resistenza ha dato esito positivo poiché:

um.. = 1,668 N/mm 2 < 2 N/mm 2 = uadm


(ris)

2. Considerando anche il peso del pilastro lo sforzo normale diviene:

Peso = p · g· Volume= 2 kg/dm 3 • 9,81 m/s 2 • Volume


pilastro
P = 19,62 N/dm 3 • A· h ~
= 19,62 N/dm 3 • 30 dm 2 • 30 dm = 17658 N
e quindi:

N2 = (250000 + 17658)N = 267658 N

La tensione complessiva v~le ora:

= N2 M 1 = 261658 N O834 N/mm 2


~i,~ A + W1• 300000 mm2 + '
O'max =(0,892 + 0,834) = 1,726 N/mm 2
2(ris)

Anche in questo secondo caso la verifica ha dato esito positivo (!).

Esercizio 5.6.
Eseguire il dimensionamento della seguente trave a mensola (Figura 5.17)
costruita in acciaio Fe 490 UNI 7070 assumendo una sezione rettangolare
(b x h) avente b = 0,1 · h.
ESERCIZI 343

l=3m

~~---------~----r----; F 1 (2000N)

~
a=2m F2(2500N)
,y

(b=0,7-h) h
n Sezione A-A

Figura 5.17.

Soluzione

Come si evince dalla figura 5.17 la mensola in esame è sottoposta alla


sollecitazione composta di flessione e taglio. Per quanto detto precedente-
mente, però, effettueremo il dimensionamento della sezione a sola flessione
ed eseguiremo, a fine calcolo, la verifica a taglio.
Per prima cosa determiniamo le reazioni vincolari dell'incastro e tracciamo
i diagrammi delle due azioni interne (Figura 5.18a, be c).
Calcolo delle reazioni vincolari:

- RA + F2 - F1 = 0
{
@ -MA-F 2 • a+F 1 • l=0

RA= F2 - F1 = (2500- 2000)N = 500 N


{
MA= F 1 • I - F2 • a= 2000 N · 3 m - 2 500 N · 2 m = I 000 N · m

L'andamento dei diagrammi del T(x) e del M 1 (x) è evidenziato nelle


figure 5.18b e c. Il valore massimo del momento flettente è pari a

M1 max = 2000 N · 11_i/.lj,I\,


e si trova in corrispondenza della sezione B.
344 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSlE

2m B lm F,(=2000N)
!---------------,--------------!
F2(=2500N)

2000N

500N

(b)

(e)

Figura 5.18.

Sulla base di questo valore eseguiamo il dimensionamento della mensola.


Quindi:

CTR 490 N/mm 2 · 2


<ladm = - = ----= 163,34 N/mm
(+) nR 3

ovvero:
M
/mu 2 106 N
W1 =~ = · ·mm= 12244 4 mm 3
n CTadm 163,34 N/mm 2 ,
(+)

Sulla base della disposizione della sezione rettangolare evidenziata in


ESERCIZI 345
figura 5.17, il modulo di resistenza a flessione può anche essere espresso
come:

. 1 2 1 2 0,7 3
W1 =-bh =-(07· h)· h =-h
n 6 6 ' 6

e conseguentemente:

Questo valore potrà essere arrotondato, per tener conto della sollecitazione
di taglio, a:

h =48 mm

e:

b ~ 0,7h ~ 34 mm

Nella sezione B (Figura 5.18b) si verifica anche il valore massimo del


taglio, pari a:

T8 = 2000 N
a cui corrisponde una:

Il valore, còme già avevamo anticipato nel capitolo della corrispondente


sollecitazione composta, è estremamente esiguo e può tranquillamente esse-
re trascurato rispetto alla tensione normale.
Si può, comunque, verificare il valore della Tmax rispetto alla Tadm·
Quindi:

tadm =a.dm= 163,34· N/mm2 = 94,3 N/mm2 (!)


(Hubcr) J3 Jj
Non vi è la necessità di ulteriore commento.
Come ultima, e conclusiva, verifica e al solo scopo di esempio (poiché non
è significativa) possiamo calcolare la ipotetica tensione ideale anche se il
346 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

punto maggiormente sollecitato non vede l'azione concomitante delle amax


e delle 'max per quanto avevamo già spiegato nel capitolo delle sollecitazio-
ni composte.

M1 2· 106 N· mm
a max = -W = -----
) = 153, 18 N/mm 2
(M1) In -34· (48)2mm3
6
, max = 1,84 N/mm 2
(M1)

a~= )(153,18) 2 + 3 · (1,842) = 153,2 N/mm 2


(fitlizia)

Quindi, anche se le due tensioni dovessero agire nello stesso punto, prevar-
rebbe la a a causa della modestissima entità delle '<T>·

Esercizio5.7.
Una trave IPE 120 UNI 5398 ha una luce di 12 metri (Figura 5.19)
e sostiene un carico mobile F. Utilizzando i manuali tecnici per rilevare le
caratteristiche della trave eseguire la determinazione del valore massimo
F nelle condizioni peggiori della sua applicazione sapendo che il profilato
è costruito in Fe 590 UNI 7070 (ovvero EN 10025).

12m

Figura 5.19.
ESERCIZI 347

Soluzione

Anche in questo caso si evidenziano due sollecitazioni concomitanti: fles-


sione e taglio. Al solito effettueremo il calcolo considerando la sola flessio-
ne e successivamente eseguiremo la verifica al taglio. Le condizioni peggio-
ri, per la flessione, si verificano considerando il peso proprio della trave
e la posizione in mezzeria della forza F (Figura 5.20).
Dai manuali si rileva la massa lineica della trave IPE 120 UNI 5398
e precisamente:
m1 = 10,4 kg/m = 102 N/m = q
La sezione ha valore:
A= 13,2 cm2
mentre:
Wx = 53,0 cm3
lx= 318 cm4
WY = 8,65 cm3
ly = 27,7 cm4

l= 12m

i
Figura 5.20.

Cerchiamo ora di esprimere le caratteristiche di sollecitazione in funzione


della forza F. A tal proposito dovremo calcolare le reazioni vincolari RA
e Rama anch'esse saranno funzione di F. Quindi:

RA-q· l-F+Ra =0 (36)


{ I . I
F · 2 + q · I· 2- Ra· I = O (37)
348 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Dalla equazione (37) otteniamo:

F I F
Ra = 2 + q 2 = 2 + 102 N/m· 6 m = 0,5F+ 612

Inserendo questa espressione nella equazione (36) otteniamo:

RA -q· /-F+0,5F+ 612 = O


RA = q · I+ F "- 0,5F - 612 = 1224 N + 0,5F - 612 N = 0,5F + 612
Il momento flettente in mezzeria della trave ha espressione:

I I I 122
M,
mezz.
= RA· - - q- - =; RA· 6 - 102- -
2 24" 8.
=
= (0,5F + 612) · 6 - 1 836 =
= 3F + 3 672 - 1836 = (3F + l 836) N · m

A questo punto determiniamo la tensione ammissibile per l'acciaio in


esame:
_ uR _ 590 N/mm 2
CTadm - -. = 98 N/.mm 2
-
nR 6

' carico mobile

Posizionando la trave come in figura 5.19 (ovvero con l'asse x orizzontale


per la sezione a I) possiamo scrivere:

ovvero:

M,M = w,.· CTadm = 53. 10- 6 m 3 • 98· 106 N/m 2 = 5194 N. m

Questo valore deve essere eguagliato all'espressione calcolata precedente-


mente: ·

(3F+ 1836) N · m = 5 194 N · m


F = 5 194 - 1836 ~ 1119 N
3 -
ESERCIZI 349

In condizioni di sicurezza, a flessione, possiamo applicare, in mezzeria


della trave, una forza massima di 1119 N. A questo punto possiamo
completare le espressioni delle reazioni vincolari e tracciare i diagrammi
delle azioni interne complete.
Per quanto riguarda le reazioni vincolari, uguali, abbiamo:

I R,t =Ra= 0,5· F+ 612 = 0,5· 1119 + 612 = 1171,5 N

Controlliamo anche l'espressione del momento flettente in mezzeria della


trave:

Mfm,... = (3F + 1836) = 3 · 1119 + 1836 = 5193 N · m

(vi è una leggera differenza: 5193 contro 5194, a causa dell'arrotondamen-


to in difetto, per maggior sicurezza, del valore della forza F a 1119 N
contro 1119,34 N!).
Nelle successive figure 5.21a e b sono evidenziati i diagrammi del taglio
e del momento flettente.

1171,SN=
=TA=RA

(a)
Ta=-Ra=
=-1171,SN

M1 =S 194N·m
· max

(b)

Figura 5.21.
350 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

A questo punto si può effettuare la verifica al taglio tenendo presente che


il valore massimo dello stesso si presenta sugli appoggi A e B come si
evidenzia nella figura 5.21a.
Le dimensioni della IPE 120 UNI 5398 sono illustrate nella successiva
figura 5.22a.

2
= 0,132 N/mm
1: 2
~ __........-•=l,92N/mm
'-
., a=4.4 T '\

-~-~---~
t~-
I \ 't"max

1----------------v 1 = 2,45 N/mm2

-'------~---,--f:h/=========

Dimensioni in mm
iY
b=64

(a) (b)

Figura 5.22.

Applicando la formula di Jourawsky possiamo determinare il valore del-


le tensioni dovute al taglio nei p~nti più significativi della sezione (Fi-
gura 5.22b).

T· s: 1171,5 N[(64·6,3) · ( 60 - ~) ]mm 3

'toE=--=
b· I. 64 mm· 318· 104 mm4
1:0 E = 0,132 N/mm 2

1171,5 N[(64· 6,3)· (6o- )]mm


6; 3 3

't
HK
------=:.-----'---_c....~-
- 4,4 mm- 318 · 104 mm4
ESERCIZI 351

-r:8 x;;;;; l,92 N/mm 2

6,3)
1171 N· [ (64· 6,3)· ( 60- 2 + (53,7· 4,4)· (53,7)]
2 mm3

4,4 mm· 318· 104 mm4


-r:<x·x>= 2,45 N/mm 2
ma.

Si intuisce subito dal valore che sicuramente non esisteranno problemi di


verifica al taglio; comunque, per completare l'esercizio, effettuiamo questo
ultimo controllo.

uadm 98 N/mm 2 2
-r:adm = r,; = r,; = 56,58 N/mm
(Hubcr) y 3 y 3

In definitiva:.

-r:max = 2,45 N/mm 2 « 56,58 N/mm 2 = -r:adm.


(x·x)

e conseguentemente la verifica al taglio ha dato esito positivo (!).

Esercizio 5.8.
Durante una corsa per fuoristrada, ad esempio la Parigi-Dakar, si deve
superare un fossato, nella foresta, largo 2 m. Vi sono a disposizione
tavoloni di legno (u•dm = 0,5 kg/mm2 ) lunghi 3 m e aventi sezione
(-)

rettangolare (60 x 6 cm). I veicoli fuoristrada più pesanti hanno una


massa di 2 500. kg che, orientativamente, si può ritenere ripartita per il
60% al retrotreno e per il 40% all'avantreno; il passo dei veicoli è pari
a2,5m.
Calcolare quanti tavoloni di legno sono necessari, sovrapponendoli sola-
mente, per risolvere il problema.
Ripetere il calcolo supponendo di inchiodare tra loro le tavole.

Soluzione

A causa del passo dei veicoli (2,5 m) superiore alla larghezza del fossato
(2 m) i fuoristrada solleciteranno i tavoloni, durante l'attraversamento,
352 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSJE

solamente con l'avantreno prima e con il retrotreno successivamente; ovve-


ro i veicoli non si troveranno con tutte le ruote su un tavolone solo.
Poiché, inoltre, le tavole sono larghe 60 cm si ritiene che una sola ruota
gravi su un tavolone di legno mentre l'altra passerà sul tavolone affiancato
al precedente. Nelle condizioni più pericolose supponiamo, pertanto, di
considerare una sola ruota posteriore (peso maggiore) nel punto di mezze-
ria del tavolone (Figura 5.23).
La struttura di calcolo è schematizzata in figura 5.24 ove sono state messe
in evidenza le reazioni vincolari considerate come carico risultante di una

3m

l,Sm l,Sm

tuota

§00§00§00§00§1 §00§00§00§00§1
§1111 1111
§I §Il
§00 2m 00
§I §Il
§1111,1---'-----------~--1=1111
§I ----- ----- §Il
§1111 ---- ---- 1111
§I §Il
§1111,.,.._~~-~~-~-~~-....i
§I 1111
§Il
§00§00§00§00§00§00§00§00§00§00§00§00

Figura 5.23.

l,Sm l,Sm

1,25m

2m

Figura 5.24.
ESERCIZI 353
distribuzione uniforme di forze derivanti dal terreno. Supponiamo, inoltre,
di trascurare la deformazione subita dalle tavole di legno al passaggio del
singolo fuoristrada.
La forza P gravante in mezzeria della struttura si calcola nel seguente
modo:

P,.,.1.= m · g = 2 500 kg· 9,81 m/s 2


veicolo

P,0 ,. 1• = 24 525 N
veicolo

P,etrolreno
= 60%P,o,ale = 1_4
715 N
veicolo

= p = P,etrolreno
= 7 357 5 N
Pruola 2 '
retrotreno

A causa della simmetria della struttura di calcolo, per le ipotesi fatte, le


reazioni vincolari di figura 5.24 sono esattamente uguali tra loro e pari
a metà del carico P.
Conseguentemente:

P 7357,5 N
RA = Ra = 2= 2 ~ 3 678,8 N

e il momento flettente massimo in mezzeria vale:

M 1m.. =RA· 1,25 m = 3 678,8 N · 1,25 m

M 1m.. = 4598,5 N · m

Il modulo di resistenza, a flessione, delle tavole affinché sia consentito il


passawo del fuoristrada si ottiene dalla equazione:

= M1
Umax
w,.= i-i
______!!!!! (1 d

W _ M 1 m,. _ 4598500 N · mm - 9 2 105 mm 3


1• - o-adm - 5 N/mm 2 = ' .
(-)
354 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

1. Ora possiamo rispondere al primo quesito. Ciascun tavolone è in grado


di offrire una resistenza pari a:

1 1
W1 ,.••,. •• = -b · h2 = -600 · 602 = 3,6 · 105 (mm3 /tavola)
(•fo1olo) 6 6

Conseguente il numero delle tavole necessarie:

W1 9,2 · 105 mm 3
n°1••010= =
_..<..Il,_ 5 ( 3/ l ) = 2,55 tavole
1e1 no W1,;..... 3,6 · 10 mm tavo a
tavola

ovviamente ne serviranno 3 (!).


2. Per rispondere al secondo quesito dobbiamo determinare la altezza
h101relativa al gruppo di tavole, inchiodate tra loro, che reagiscono con-
temporaneamente (sempre che no"Ìlsi sfilino i chiodi) alla flessione indotta
dal carico P.

W1 =-bh 1 2 1
=-600· hl
(tot::'le) 6 6
1
6 600· h
9,2· 105 mm 3 = -· 2

6· 9,2· 105 mm 3 = 96 mm
h=
600 mm ·

Poiché ogni tavolone ha lo spessore h = 60 (mm/tavola) dovranno essere


utilizzate:
96 mm
n°,avole
= 60 (mm/tavola)= 1,6=>2 tavole

.,:~Ni~/· Si lascia allo studente tracciare il diagramma del momento fletten-


te sulla trave di figura 5.24. ·

Esercizio5.9.
Un'asta tubolare (x = d/D = 0,8) piegata ad angolo retto e incastrata a
una estremità (Figura 5.25) porta, all'estremo libero, una massa m = 50 kg.
Assumendo una tensione ammissibile u,dm = 100 N/mm 2 dimensionare
l'asta _nellasezione maggiormente sollecitata.
ESERCIZI 355

1500mm

Figura 5.25.

Soluzione

Analizzando la figura 5.25 si evince che il momento torcente, agente sul


tratto orizzontale AB dell'asta, ha espressione:

M,=F· CB=mg- CB

400) m = 196,2 N · m
M, = 50 kg- 9,81 m/s 2 • ( 1000

Il momento flettente massimo si evidenzia nell'incastro A e ha espressione:

M 1m.. = F· 1500 mm= F· 1,5 m


ovvero:
M 1 m.. = 50 kg· 9,81 m/s 2 • 1,5 m = 735,75 N · m

Poiché si tratta di una sezione circolare, cava, possiamo applicare la


356 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

relazione, derivata dalle teorie di Huber-Hencky-Ros-Eichinger e von Mi-


ses:

M l;d = M I2 +~M
4
2
r

M1;d = (735,75) 2 + ~(196,2) 2 = 755,12 N · m

A questo punto applichiamo l'equazione di stabilità a flesso-torsione:

Mh
O'max = w',.= cradm
.

e quindi:

W = Ml;d = 755120 N- mm= 75512 mm3


1• cradm 100 N/mm 2 '

Ricordando che, per una sezione circolare cava, il modulo di resistenza


a flessione vale:
7t 3 4
W1 =-D (l -x)
" 32
ricaviamo:
3 32W
D= . ,.
n(l - x4 )
quindi:
3
D= 32· 7 551,2 mm 3 = 50 7
n(l - 0,8 4 ) ' mm
e:
d= x· D = 40,56 mm

Esercizio5.1O.
Su un albero cilindrico, avente sezione circolare piena, sono calettate due
pulegge (Figura 5.26) mediante le quali viene trasmesso il movimento a due
utilizzatori. Conoscendo le tensioni nei rami delle cinghie, rispettivamente
T1 = l 500 N, T0 = 500 N, T' 1 = 3 000 N, Ti, = l 000 N, determinare:

l. il momento torcente trasmesso dal motore all'albero;


2. la distribuzione del momento torcente lungo l'asse dell'albero;
ESERCIZI 357

3. la distribuzione del momento flettente lungo l'asse dell'albero;


4. il diametro, d, dell'albero supponendo che lo stesso sia costruito in
acciaio 30 Ni Cr Mo 12 UNI 7845.

Soluzione

200 600 150

T'I

Figura 5.26.

1. Come si deduce dalla figura 5.26 il M,, proveniente da sinistra, dovrà


essere in grado di garantire la coppia richiesta dalle due pulegge C e D,
quindi, in ultima analisi, sarà la somma dei due momenti torcenti relativi
alle pulegge stesse. Quindi:

M,c = (T1 - To)· 150 =


= (1500 - 500)N · 150 mm= 1,5· 105 N. mm

M,D= (T '1- 450


T')o. 2=

= (3000 - 1 000)N · 225 mm= 4,5 · 105 N · mm

e di conseguenza:

M, = M,c + M,D= (1,5 · 105 + 4,5 · 105)N · mm

M, = 6 · 105 N · mm
358 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSJE

2. L'andamento del momento torcente è evidenziato nella figura 5.27b.


3. Dobbiamo, ora, determinare la distribuzione del momento flettente
lungo l'asse dell'albero. Per far ciò è necessaria la preventiva determinazio-
ne delle reazioni vincolari opposte dai supporti A e B.
Lo schema di calcolo è rappresentato nella figura 5.27a.

To Ti

A e B D
(a)

RA Ra
To T'I

200 600 150

(b) A e B D
M,

4,5·105 N·mm
6·105 N·.mm

D
5 5
(e) M.ft'=4,5·IO N•mm MJll=6·IO N•mm

Figura 5.27.

- R,1.+ (T 1 + T0 ) + Ra - (T 1 + To) = O
{
@ - R,1.· 800 + (T 1 + T0 ) • 600 + (T 1 + T 0) · 150 = O
Dalla seconda equazione del sistema ricaviamo:

R _ (T1 + T0 )· 600 + (T 1 + T 0)· 150


A - 800
ESERCIZI 359

2000 N · 600 mm+ 4000 N · 150 mm


RA=--------------
800 mm
18·10 6 N-mm
RA= ' = 2250 N
800 mm

Sostituendo questo valore nella prima equazione del sistema otteniamo:

Ra = RA - (T1 + To) + (T; + To)


Ra = 2 250 N - 2 000 N + 4 000 N
Ra= 4250 N

Note le reazioni vincolari possiamo, ora, determinare il valore del momen-


to flettente nelle sezioni più significative dell'albero.
Nella sezione C, da destra, il momento flettente vale:

M 1e = (T 0 + T;)- 150- Ra· 600 =


= 4000· 150- 4250· 600 = 4,5· 105 N · mm

mentre da sinistra:

M 1e =RA· 200 = 2 250 · 200 = 4,5 · 105 N · mm (c.v.d.)

Nella sezione B, da destra, abbiamo:

M 18 = (T 0 + T'1) • 150 = 4000 · 150 = 6 · 105 N · mm

mentre da sinistra:

M18 =RA· 800 -(T 1 + T0)· 600 =


= 2250 · 800 - 2000· 600 = 6- 105 N · mm (c.v.d.)

L'andamento del diagramma del momento flettente, che tende le fibre


superiori dell'albero, è evidenziato in figura 527c.
4. Per dimensionare l'albero, sottoposto a flesso-torsione, dobbiamo in-
dividuare la sezione maggiormente sollecitata. A tal proposito, essendo la
sezione circolare piena, possiamo applicare la teoria più idonea per
materiale quale è l'acciaio, ovvero la teoria· di Huber e successive consi-
360 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

derazioni di Ros-Eichinger, e calcolare il momento flettente ideale nelle


due sezioni C e B.

M /1• = M le+
z ~(M
4 1c
)2--
(C)

M11• = 6,87 · 105 N · mm


(C)

Mentre nella sezione B abbiamo:

M /1•
(BI
= M fs
z
+ ~(M
4 1s
)2-
-

M11• = 7,155 · 105 N · mm


(BI ••

Quindi la sezione maggiormente solleci_tataè la B.


Ora rimane da stabilire la tensione ammissibile per questo tipo di acciaio
tenendo presente che si tratta di una sollecitazione con elementi in movi-
mento. La tensione di rottura a trazione per l'acciaio 30 Ni Cr Mo 12
UNI 7845 è (vedere Manuale dell'ingegneremeccanico,più volte citato):

11R = 930 N/mm 2

Assumendo un coefficiente di sicurezza · dinamico piuttosto elevato


{4· nRslalico)

nR, d = 4 · 3 = 12

abbiamo:

930 N/mm 2 2
11adm = 12 = 77,5 N/mm
(+I

A questo punto applichiamo l'equazione di stabilità a flesso-torsione:

ovvero anche:
ESERCIZI 361
e conseguentemente:

w, = M{Af= 7,155 · 105 N · mm= 9232 26 mm 3


• uadm 77,5 N/mm 2
Poiché:
W =!!...d3
1• 32
otteniamo:

3
d=J32:,. = 32· 923~26 mm 3

d=45,5 mm

valore che dovrà essere arrotondato, almeno, a d = 50 mm per tener


conto della profondità della cava per la linguetta necessaria per il montag-
gio della puleggia sull'albero che, di conseguenza, viene da questa indeboli-
to.
Giova, alla fine dell'esercizio, effettuare anche una verifica al taglio per la
sezione più sollecitata che risulta essere la D (Figura 5.27) ove agisce una
forza di taglio: ·

T = T 0 + T'1 = 4 000 N

Nel caso di sezioni circolari piene, abbiamo:

4 T 4 4000 N
T =--=-• .
in 3A 3 ~. (50 mm) 2
4
quindi:
Tmu ~ 2,72 N/mm 2
(T)

mentre la tensione ammissibile vale:

T d = O"adm = 77,5 N/mm2 = 44 74 N/mm2


(li'u~r) J3 J3 '
Conseguentemente, essendo:

Tmaa = 2,72 N/mm 2 « 44,74 N/mm 2 = Tadm


(T)
362 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

anche la verifica al taglio ha dato esito favorevole e ciò in accordo con


quanto avevamo già precisato nella teoria riguardante la sollecitazione
composta di flessione e taglio.

Esercizio 5.11.
Un albero, avente sezione circolare cava con rapporto di cavità x = 0,75,
costruito in acciaio bonificato C40 UNI 7845 trasmette una potenza di
30 kW al regime di rotazione pari a 300 giri/min. L'albero porta calettata,
in mezzeria, una puleggia avente peso pari a 2 500 N (Figura 5.28). Ese-
guire il dimensionamento dell'albero previo tracciamento dei diagrammi
delle azioni interne.

0,45m 0,45m
.
d.
x=-j-=0,75

(l=0,9 m)

Figura 5.28.

Soluzione
Lo schema di calcolo è rappresentato nella figura 5.29a mentre nelle
successive (Figure 5.29b, c, d) sono evidenziati i diagrammi delle azioni
interne relative al taglio (T), al momento torcente (M,) e al momento
flettente (Mf) senza tener conto del peso dell'albero.
Per la simmetria dell'albero le reazioni vincolari dei supporti A e C sono
uguali fra· loro ed esattamente pari a metà del peso della puleggia.
Quindi:
P 2500 N
R,. = Re = - = --- = 1250 N
2 2
ESERCIZI 363

0,45m 0,45m

_____
\
(a) _/---
A B
_----·-· -------- _----------·· G e~----)
_·-:--------------------------
-~ .

M, M,

Tc=Rc=-l 250N

A B C
M, = 954,93 N•m 1-T~-,-.----r~-,-r-+~-,-.----r~-,-.----r-t

(e)

(d)
MJC= 562,5 N•m

Figura 5.29.

Note le reazioni vincolari dei cuscinetti è altresì noto il valore del taglio
massimo (Figura 5.29b) pari, appunto, a 1250 N.
Per quanto riguarda il diagramma del momento flettente (Figura 5.29d)
l'andamento è lineare (poiché come già anticipato non consideriamo il
peso dell'albero a _causa della non conoscenza delle dimensioni della sua
sezione) e il suo valore massimo si ottiene in mezzeria (punto C):
- I
M1 = R,1.· - = I 250 N · 0,45 m =· 562,5 N · m
{q' 2
364 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Il momento torcente lo si determina, immediatamente, mediante la seguen-


te relazione:
. P(kW)
M,
(N·ml
= 9 549,3 n (g'm'/ mm
. )

derivata dalla relazione fondamentale della dinamica dei moti rotatori:

M,· w=P
Quindi:
. 30 kW
M, = 9 549,3 · 300 . . . = 954,93 N · m
gm 1mm

Come si evince da quanto-detto i'albero è sottoposto a una sollecitazione


composta di flessione-torsione e taglio.
Effettueremo, quindi, il dimensionamento dell'albero a flesso-torsione
e poi verificheremo anche a taglio + torsione.
Applichiamo la teoria di Huber-Hencky-von Mises-Ros-Eichinger:

u* = uid = J u2 + 3-r:2= -----


Wf.

Per un acciaio C40 UNI 7845 si rileva dai manuali tecnici:

uR ~ 100 N/mm2

e, assumendo un coefficiente di sicurezza piuttosto elevato (nR, 4 = IO),


otteniamo:

u = ~ = 100 N/mm2 = 70 N/mm2


adm nR,d IO

Il Mfi. vale:

Mf,d = (562,5)2 + ~(954,93) 2 ~ 1000 N · m = 1 · 106 N · mm


ESERCIZI 365
Di conseguenza avremo:

l· 106 N· mm
----- = 70 N/mm 2
Wr.
l· 106 N· mm
70 N/mm2 ~ 14286 mm
3

Ricordando che, per una sezione circolare cava, il modulo di resistenza


a flessione vale:

ricaviamo il diametro esterno dell'albero:

d = 3 32· Wr. =· 3 32· 14286 mm3


e n(l -x4 ) n(l - 0,754 )

d.~60mm
d; = xd. = 45 mm

Sulla base di quanto detto nel paragrafo (5.5) a proposito della fles-
so-torsione e con particolare riferimento al punto B-della figura 5.13 del
suddetto paragrafo effettuiamo la verifica di resistenza alle tensioni di
scorrimento (r). Quindi:

Per la sezione circolare cava, di spessore non molto elevato, dal volume
G. Colombo, Manuale de/l'ingegnere, si ricava: .

ST
't'max = 1t(de2 - d;)
2 (38)
(T)

in corrispondenza dell'asse baricentrico perpendicolare (.L) allo sforzo di


taglio.
366 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Inserendo i valori numerici nella (38) otteniamo:

8 · 1250 N 2
'l'i;ì= n(602 - 452)mm2 = 2,02 N/mm

Per quanto riguarda la 't'max abbiamo:


(M,)

M, M,
'1' --------
1M;i
- W, - .!!...dl(I - 4)
16 e X

954930 Nmm
't'max = ---------~ 33 N/mm 2
(M,) .!!....60
3 (! - 0 754 )mm 3
16 . '

Per quanto riguarda la tensione àmmissibile, secondo la teoria di Huber,


abbiamo:

- uadm - 70 N/mm2 - 40 4 N/ 2
't'adm - .j3 - .j3 - , mm

In conclusione:

'tris
.
=: 't'max
(T)
+ 't'max
(M
= (2,02 + 33) N/mm 2 = 35,02 N/mm 2
1)

Poiché:
'tris = 35,02 N/mm 2 < 40,4 N/mm 2 = 't'adm

la verifica allo scorrimento massimo ha dato esito positivo.


Anche in quest'ultimo caso si evidenzia la bassissima tensione dovuta al
taglio così da giustificare ampiamente tutto quanto d.etto in precedenza.

Esercizio 5.12.
All'estremità di un albero, cilindrico a sezione circolare piena, è calettata
una puleggia avente diametro D = 500 mm e massa m = 10 kg. La
puleggia trasmette il moto mediante una cinghia piatta che è soggetta,
mediante i due rami, alle tensioni T1 = 5 400 N e T 0 = I 800 N come
è evidenziato nella figura 5.30.
Oimensionare l'albero sapendo che lo stesso è costruito in Fe 590 UNI 7070.
ESERCIZI 367

700mm

Figura 5.30.

Soluzione

Dalla figura 5.30 si deduce che l'albero, soggetto a flesso-torsione, è sotto-


posto a flessione in due piani tra loro ortogonali a causa della perpendico-
larità fra la forza peso P e le tensioni 'i\ e f 0 •
Lo schema di calcolo è rappresentato nella figura 5.31a.
Sulla base dello schema di figura 5.31a possiamo scrivere:

- YA + Ys - P =O (39)
- Z,t + z8 - (T 1 + T0 ) = O (40)
D D
Mx -M +T 1 --T. 0 -=0 (41)
I 2 2
My(A) - Z8 • 700 + (T 1 +_T0 )· 850 = O (42)
M,(A) - Ys · 700 + P · 850 = O (43)

Dalla equazione (43):

= P· 850 mm= (70· 9,81)N · 850 mm= 833 85 N


Ys 700 mm 700 mm '

Dalla equazione (42):

(T 1 + T0 ) •
850 mm 7200 N · 850 mm = 8 42 86 N
Zs = 700 mm 700 mm 7 '
368 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSlE

X
(a)

5
M,=9·10 N•mm

(b)

(e)

(d)
B

Figura 5.31.

Dalla equazione (39):

YA = Ys - P = 833,85 N - 686,7 N = 147,15 N


Dalla equazione (40):

ZA. = z8 - (T 1 + T0 ) = 8 742,86 N - 7 200 N = 1 542,86 N


Infine dalla equazione (41):

D
M, = (T 1 - T0 )- = (5 400 - 1800) · 250 = 9 · 105 N · mm
2
ESERCIZI 369

A questo punto sono note tutte le reazioni, e non, incognite; inoltre ~ono
risultate tutte positive e quindi lo schema di figura 5.31a è corretto.
I diagrammi delle azioni interne necessarie per risolvere il problema sono
evidenziati nelle figure 5.31b, c, d.
Per quanto riguarda i valori massimi dei momenti flettenti:

M 1, = YA · 100 = P· 150 = 103005 N- mm


(B)

M 1, ~ Z,1 • 100 = (T 1 + T0) 150 = 1,08 · 106 N · mm


(B)

A questo punto, guardando i diagrammi delle.figure 5.31b, c, d si ricava la


sezione più sollecitata che risulta essere la· B.
Componiamo i·due momenti flettenti M 1, e M 1 , mediante il Teorema di
. . • .(B) (B)
Pitagora, p01che sono tJ;"aloro ortogonali:
. .

. M 1 .,, = jM}, + M}, = J(l,08· 106 ) 2 + (103005) 2


(B) (B)

M 1.,, ~ 1,085 · 106 N · mm

e poi mediante la teoria di Huber:

M 1 ,. = M}.., + -43 M: = (1,085 · 106 }2 + -4\9 · 105 ) 2


(Huber)

M1,. ~ 1,336· 106 N· mm


(Huber) ·

Se avessimo usato la teoria di Guest-Tresca:

M 1 ,. = JM}, .. + M: = J(l,085· 106 ) 2 + (9· 105) 2


(Guest)

M1;a ~ 1,41 · 106 N · mm


(Guest)

Effettuiamo il dimensionamento utilizzando la teoria di Huber, adottata


ora anche dalle norme italiane: ·
M1;a
q* = U;d =w = (H)

1.
qadm

uR 590 N/mm 2 2
uadm =- = IO = 59 N/mm
nR,d .
370 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

quindi:

W1.
(Hubcr)

W1• = 22644 mm3


(Hubcr)

Poiché per la sezione circolare piena:

W =.!:._d3
1• 32
ricaviamo:

d -J32W 1• -J32· 22644 mm3


(H)- _.-n; - 7t

dea>=61,33 mm=>65 mm I
Utilizzando il criterio di Guest-Tresca, più restrittivo ancora:
M1;a 6
-- ____.!2!__ 1,41· 10 N · mm
W1.
(GucSl) O'adm 59 N/mm 2

W1 • ~ 23 899 mm3
(Gucsl)

quindi:

dcG>= 62,44 mm=> 65 mm

Come si può evincere dai risultati le differenze effettive sono mo~to mode-
ste nei due casi.

Esercizio 5.13.
L'albero di figura 5.32 riceve il moto da una ruota dentata e lo trasmette
a una macchina utilizzatrice mediante cinghie trapezoidali i cui rami,
ESERCIZI 371

avvolti su una puleggia, sono soggetti a tensioni legate fra loro dalla seguente
relazione T1 = 4T 0 • L'albero trasmette una potenza di 5 kW al regime di 300
giri/min ed è costruito in acciaio C 50 UNI 7845, bonificato. Assumere una
sezione circolare piena e trascurare il peso della puleggia (a razze).

300 400 150

Figura 5.32.

Soluzione

Iniziamo con la determinazione del momento torcente trasmesso dall'albero:


p
P=M,· w=M,=-
w
ovvero:
P(kW)
M, = 9549,3· ( . .1 . )
n gmmm
5 kW
M, = 9549,3 · 300 . .1 . = 159,16 N · m
gmmm
Questo momento può essere immaginato come prodotto dalla componente
tangenziale (f) della forza F agente sul dente della ruota (Figura 5:33a).
Quindi:
260 mm
M,= T· ---= 159160N· mm
2
Perciò:
_2M,_2· 159160 N· mm_ N
T- d - 260 mm. - 1224,3
372 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

300 400 150

... .,.
i·"
-~:(-·
-~~~t.:
g Ys
·r ~ B D ·;.~r·
(a) ~- ___
....
___ -__-___
-1 1-_--+---aa..+---1.
... ·.:.,!.•___ _ ·! ~
··-·-- ·-t... -·-N·
e· . _i.:l--'-l--'------1 -e.

':V:.
z
-I!

159160N•mm

(b)

(e)

(d)

Figura 5.33.

La forza F vale pertanto:


T= F· cos20°

F= _T_ = 1224' 3 N = l 30i,87 N


cos 20° cos 20°
mentre la componente radiale (N) ha valore:
N=Fsen20°= T· tg20°=445,61 N
ESERCIZI 373
A questo punto possiamo determinare anche le tensioni nei due rami della
cinghia. Infatti:

700 700
M, = (T 1 - T0 )· - = (4T0 - T0 )-
2 2
M, = 3 · T0 • 350
M, 159160 N · mm= 151,6 N
To = 3· 350 mm 3· 350 mm
T1 = 4 · T0 = 606,4 N

Not~ le tensioni T1 e T0 possiamo determinare le reazioni vincolari dei


supporti A e B utilizzando lo schema di calcolo evidenziato in figura
5.33a.

+ To) + Ys + N = 0

!
yA - (T1 (44)
Z,t - z8 + T= O (45)
M1, -z 8 ·100+T·850=0 (46)
(A) . .
M 1, (T1 + T0 ) · 300 - y 8 • 700 - N · 850 = O (47)
(A)

Dalla equazione (46):

T· 850 mm 1 224,3 N · 850 mm = 1486 65 N


Za= 700 mm 700 mm '

Dalla equazione (47):

(T1 + T0 ) • 300 - N · 850 758 N · 300 mm - 445,61 N · 850 mm


Ys = 700 700 mm ·
y 8 = - 216,24 N

Dalla equazione (45):

Z,t = z8 - T = 1486,65 N - 1224,3 N = 262,35 N

Dalla equazione (44):

YA = (T 1 + To) - y8 - N = 758 N + 216,24 N - 445,61 N


YA = 528,63 N
374 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

La reazione Yii ha verso opposto a quello disegnato nella figura 5.33a


(vedere forza reale tratteggiata nella stessa figura).
Ora possiamo completare la determinazione delle azioni interne ovvero, in
particolar modo, l'andamento dei diagrammi di M 1, e M 1, (vedere le
figure 5.33c, d).

M 1, = zA · 300 = T· 550 -z 8 · 400 = 78705 N- mm


(C)

M 1, = T· 150 = zA · 700 = 183645 N · mm


(B)

M 1, =yA· 300 = -y 8 · 400 + N· 550 = 158589 N- mm


(C)

M 1 , =YA· 700-(T 1 + T0)· 400 = N· 150 = 66841 N· mm


(B)

Ora non ci rimane che individuare la sezione più sollecitata dell'albero (la
e o la B).
A tal proposito determiniamo i momenti flettenti risultanti nelle sezioni
e e B.
M 1,;, = j(78 705)2 + (158 589)2 = 177045 N · mm
(C)

M 1 ,;, = j(l83645) 2 + (66841) 2 ~ 195431 N- mm


(B)

Poiché il momento torcente M, è costante fra le sezioni C e D significa che


la sezione maggiormente sollecitata a flesso-torsione è la B.
Determiniamo, quindi, il momento flettente ideale agente in tale sezione:

(195431) 2 + ~(159160) 2

M1 ,. ~ 239149 N · mm
(B)

Ora possiamo passare al dimensionamento dell'albero previa determinazio-


ne della tensione ammissibile. DaJ!e tabelle di unificazione, ovvero dai
manuali tecnici più volte citati, si rileva per l'acciaio C 50 UNI 7845:

uR ~ 750 N/mm 2
ESERCIZI 375

e assumendo un coefficiente di sicurezza dinamico (nR,d= 10) ottenia-


mo:

750 N/mm 2 2
uadm = lO = 75 N/mm

A questo punto applichiamo l'equazione di stabilità a flesso-torsione:

.u* =
(Huber)
O" id
(Huber)
= Jo-+ Jr
2 2 ~ O"adm

ovvero:
u* = u id = M,,.= O"adm
(Huber) (Huber) Wf.

e quindi:

w,.- - 75 N/mm =31 88,7mm


_M1;a_239149 N· mm-
O"adm
2
3

Poiché, per sezione circolare piena, il modulo di resistenza a flessione vale:

w =.!!__d3=d={32w,.
1• 32 n
ovvero:

d=
3 32· 3188,7 mm3
------ = 32 mm
7r

valore che dovrà essere arrotondato, per tener conto delle eventuali cave
per linguette e/o chiavette, a:

d= 38 mm I
A conclusione dell'esercizio possiamo eseguire, come nel problema
precedente, una verifica allo scorrimento; dovremo però tracciare i
diagrammi del taglio nei due piani per individuare il massimo valore
dello stesso da sommare alle -r generate dal momento torcente (Figure
5.34a, b).
376 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

TyA = 528,63 N

T10 =445,61 N

T,:.4
=262,35 N

A e
(b)

TrD= 1224,3N

Figura 5.34.

Lo sforzo di taglio . più elevato si verifica, quindi, nella sezione D ove


agisce una forza risultante:

T.;. =
(D)
Jr: + r: = JC445,61) 2 + (1224,3)2
0 0

T.;.;;;; 1303 N
(D)

Le tensioni massime di scorrimento dovute al taglio e al momento torcente


valgono quindi:

4 Tris M, 4 1303 N 159160 N · mm


't'max='tris,T+TM,=3À+-=3 + =
(D) (DJ (DJ w, ~(38)2mm2
~(38)3mm3
4 16
= 1,532N/mm 2 + 2
14,77 N/mm = 16,302 N/mm 2

Per quanto riguarda la 'tadm abbiamo:

uadm 75 N/mm 2 2
'tadm = .j3 = .j3 = 43,3 N/mm
ESERCIZI 377
Poiché:
-rm .. = 16,302 N/mm 2 < 43,3 N/mm 2 = -radm
(D) .

anche la verifica alle tensioni massime di scorrimento ha dato esito positivo.

Esercizio 5.14.
Dato il supporto a mensola, avente sezione di attacco rettangolare, deter-
minare il massimo valore del carico P che può essere applicato in condi-
zioni di sicurezza (Figura 5.35).
Il supporto viene costruito in acciaio Fe 360 B-UNI-EU 27.

400mm

Figura 5.35.
378 5. SOLLECITAZIONI
COMPOSTE

Soluzione
Guardando la figura 5.35 si evince che i punti più sollecitati della sezione,
A = (25 x 50) mm, sono: ·

I. B: massima tensione unitaria di flessione ( +) ed elevata tensione unita-


ria di torsione; la sollecitazione unitaria dovuta al taglio è nulla;
2. C: massime tensioni unitarie di torsione e taglio mentre lo sforzo
normale, dovuto alla flessione, è nullo.

I. Prendiamo in esame, inizialmente, il punto B.


La tensione massima dovuta alla flessione vale:·

u = M1 = P(4.00 + 200sen45°) = 0 052 _ p


max W l ,
M1(B) f, -25. 502.
6
Per quanto riguarda la -r11ricordare quanto detto nel capitolo relativo alla
(M,)
torsione su solidi a sezione rettangolare:

,
't's = k 1-2-- M,
CM,> 50 · 25
b
ove k 1 per h= 2 si rileva dalla tabella corrispondente. Quindi:

k1 = 4,07

e poiché M, = P- 200cos45° = 141,42· P possiamo esprimere 1~tensione


dovuta alla torsione come:

't'a=4,01- 141,42. P ~001- P


25- 502 - '

A questo punto determiniamo la tensione normale ammissibile per il


materiale in esame tenendo presente che, in questo caso, si tratta di una
sollecitazione statica: ·

uR 360 N/mm 2
<Tadm = nR = 3

uadm = 120 N/mm 2


ESERCIZI 379

Ora applichiamo il criterio di Huber:

_u*
= <l;d = Ju~+ 3-r~ = <ladm

j(0,052P) 2 + 3 (0,01P) 2 = u.dm

Eleviamo al quadrato entrambi i membri dell'equazione e risolviamo ri-


spetto a P:

(0,052P) 2 + 3(0,01P) 2 = (120)2 .


0,002704P 2 + 0,0003P 2 = 14400
P 2 (0,003004) = 14400

14400 N
p = ~ 2 190
-0,-00-3-00-4
(Huber)

Se avessimo usato il criterio di Guest:

j(0,052P) 2 + 4(0,01P) 2 = 120 N/mm 2


(0,052P) 2 + 4(0,01P) 2 = 14400
0,0027004P 2 + 0,0004P 2 = 14400
P 2 • 0,0031004 = 14400

14400
p =
(Guesl) 0,0031004 = 2155 N

2. Prendiamo ora in considerazione il punto C della sezione A:

3 T 3 P
-re=-· - = -· -- = 0,0012P
in 2A 225-50
141,42P
-re,.., = 4,07 50 _ 252 ~ 0,0185 · P
(M,)
::,3ao·: ..·:::;r<;'<,'>·r.·~:fX,(.::::;;:-::(:"-::_~
·-:i'>:'mi:crrÀZioNi'.c6Ml'.OSIE·:::·:_..::,:·
Poiché, secondo Huber:

_ O'ac1m _ 120 N/mm 2 _ N/
- 69,28 mm
2
't'adm - r::;- r::;
.v3 vJ ·

possiamo scrivere:
'te+ 'te= 'tadm
(T) (M,)

0,0012P + 0,0185P = 69,28 N/mm.2


0,0197P = 69,28 N/mm.2
P = 3516,75 N
(Huber)

Mentre, invece, secondo Guest:

't'adm=z=;,
O'adm 60 N/mm 2

abbi!)-moquindi:
0,0012P + 0,0185P = 60 N/mm2

P
(Guest)
= 3045,7 N

Chiaramente questi ultimi due valori non sono da prendere in considera-


zione poiché se venissi;ro applicati causerebbero, nel punto B, tensioni
molto più elevate della a.c1m con conseguente pericolo. di rottura della
mensola nella sezione di incastro A. In ultima analisi, quindi, il carico
applicabile in condizioni di sicurezza è P = 2 190 N; se· volessimo
(Huber}
ulteriormente restringere il pericolo, ma non ve ne è bisogno, potre=o
addirittura utilizzare il carico calcolato con il criterio, più restrittivo anco-
ra, di Guest, ovvero P = 2155 N.
Fino a ora abbiamo eseguito qùcoli di verifica e/o progetto, sia nel caso
di sollecitazioni semplici chi::,;.11e1
caso di sollecitazioni composte, conside-
rando sempre i valori massimi delle tensioni interne e dimensi~nando,
quindi, le travi o, i_n-generale, gli elementi meccanici con la sezione
derivante da quésti valori massimi. Però sulla base di tutti i diagrammi
visti nei capitoli precedenti si deduce che n:iolte az~oni interne, in partico-
lare il momento flettente, sono variabili lungo l'asse dell'asta e conse-
guentemente il dimensionamento eseguito sulla base, ad esempio, del
M 1.. comporta un certo spreco di materiale poiché ove M 1 diminuisce
ll

abbiamo- materiale in eccesso (siamo comunque in condizioni di maggior


sicurezza!).
Conseguentemente, in alcuni casi se possibile, è più conveniente dal punto
di vista economico e d,al punto di vista della «leggerezza» della ·costruzio-
ne, adeguare una forma della trave con sezione non costante ma variabile
in funzione del diagra!]lllla, ad esempio, del momento flettente (M 1) in
modo che in ogni sezione della trave si abbia l'eguaglianza:

(1)

cosicché la resistenza sia la stessa pér ogni sezione della trave.


..3.§t.:§.,!:J,E$!,10N~$l;J'$Q!JDI i..
.A.$ME\/ffllABÌ~~h
Noto l'andamento del momento flettente in funzione dell'asse longitudi-
nale della trave (normalmente l'asse x) dovremo determinare l'andamento
del modulo di resistenza W1 , (x) in funzione, ad esempio, dell'asse x;
ovvero:

(2)

Quindi una trave, o un qualsiasi _altro elemento, dimensionata in questo


modo viene detta solido di uniforme resistenza (alla flessione per l'equa-
zione 2). Bisognerà, comunque, tener conto del fatto che il diagramma
del momento flettente si annulla all'estremità libera di µna mensola, ad·
esempio, ovvero in corrispondenza delle cerniere e in questi casi la
sezione dovrà avere comunque le dimensioni minime determinate in base
alla tensione ammissibile allo scorrimento dovuto al taglio (ricordare
quanto detto a proposito della sollecitazione di taglio ovvero di flessione
c:omposta) non potendo, la trave, avere sezione nulla (!).
Prjma di passare a qualche esemplificazione _realeo pratica si deve nota-
re che, in ultima analisi, i solidi aventi uniforme resistenza consen-
tono sicuramente una riduzione di peso ma comunque richiedono mag-
giori lavorazioni e ciò, molto spesso, vanifica il risparmio economico
dovuto a minor quantità di materiale impiegato anche se le-strutture così
dimensionate sono più leggere e ugualmente resistenti specialmente se
devono essere impiegate per costruzioni aerospaziali. Ciò significa che
l'opportunità di effettuare costruzioni di questo tipo deve essere valuta-
ta caso per cas9 tenendo anche in considerazione la maggior deformabili-
tà delle strutture a uniforme resistenza rispetto a quelle prismatiche
uniformi.

Esercizio6.1.
Una trave a mensola sostiene un carico P all'estremo libero e ha larghezza
costante b (Figura 6.la). Tracciare i diagrammi del taglio e del momento
flettente, senza considerare il peso della mensola, e determinare la legge
che regola la variazione della sezione rettangolare affinché là trave divenga
un solido di uniforme resistenza.
. -~ /:"

~ X
Sez,C-C
A
(a) ,..
h.

(b) - vista della trave


dall'aito

T=P

(e)
A

(d)
B

figura 6.1.

Il diagramma del momento flettente, evidenziato nella figura 6.ld, è defini-


to dalla equazione lineare:
..:A:~9~n~.~Dt~~t?z..!C?~!;Y~R_IAB.1~.-
.:3~4, :L.:.:::.:xL:./ti?J ;::;:;J;]
C\']:fr;I:;:.:
ed è il valore, generico, esistente in una sezione, generica, a distanza x da,1-
l'estremo libero A.
Utilizziamo quindi l'equazione generica del momento flettente e la in~eria-
mo nella equazione (2):

W _M 1 (x)
(2')
· In - O'adm

poiché per la sezione rettangolare abbiamo:

1 .
W1• =-b·
6
h2 (x)

l'equazione di stabilità (2') diviene:

h2 (x) = 6 . p. X
b • UadnÌ

quindi:

(3)

L'equazione (3) rappresenta una parabola, come è stato evidenziato nella


figura 6.la, che ha il vertice in A. Dalla equazione (3) possiamo ricavare la
massima altezza in corrispondenza dell'incastro B:

(4)

Sempre dalla relazione (3) si evince che, per la ~ola flessione, l'altezza h in
corrispondenza dell'estremo libero A è nulla (x = O=> h (O)= O),
Di conseguenza per avere una sezione resistente in A dobbiamo utilizzare
le massin1e tensioni di scorrimento, ovvero il taglio massimo in A, che in
questo caso sono costanti poiché prodotte dal taglio costante come si evi-
Aliq~ ·
denzia nella figurà '<>.,\,c.
. . -~'
3 T 3 P
·, Tr =-- =---=-r:adm
(in A) 2 Ào 2 b · ho

per cui si otti~~:


- ~~
lS.· . ·:·.,
ii.

3 p /\~-.
ho=--- . i:!(5)
2 b· -r:,dm _{/

Se ipotizziamo, per esempio, i seguenti valori:

materiale Fe 490.UNI-EU 27
carico P ;= '.l000 N
base b=3cm
lunghezza l = J,.m
possiamo dimensionare la mei:miii 'come solido di uniforme resistenza ap-
plicando le relazioni viste ff~çjegentemente:

. . · ii-x 490 N/mm 2


~d;,. = nx = .. 3 . 163,34N/= 2

Applichiamo la relazione (4) per determjnarc:ila lima:,.


:nell'incastro:

6- 2000 N· 1000 mm
hmax=
30 = · 163,34 N/= 2 = 49•5 mm
L'equ!l,ZÌone(3) che in~vidua l'andamento della parabol!l, nel nostro caso,
~ la ·seguente: · ·

h() 6·2000N. r 1565 r


x = 30 = · 163,34 N/mm2 • v x = ' ·v x

L'.altezza della sezione alla estremità della mensola, ovvero nel punto A
___________ _j

\·····:

di figura 6.la, viene -detel:minata limitando le tensioni dovute al taglio


T = P = 2 000 N. La tensione ammissibile tangenziale v@,le:

_ Uadm _ 163,34 N/mm 2 ·_ 94 3 N/ 2


1."adm - .j3 - .j3 - ' mm

e, conseguentemente, applicando -la relazione (5) otteniamo:

3 2000 N
ho= 2· 30 mm· 94,3 N/mm 2 ~ 1 mm (!)

Chiaramente questo valore, piccolissimo a causa della tensione esigua in-


dotta dal taglio in un acciaio piuttosto resistente, dovrà essere arrotondato
in eccesso ad almeno 10 mm.

Esercizio6.2.
La stessa trave a mensola dell'esercizio pre~dente sostiene un carico P
all'estremo libero e ha altezza costante h (Figura 6.2a). Fermo restando
l'andamento dei diagrammi del taglio e del momento flettente evidenziati
nelle figure 6. lc, d, determinare la relazione che jntercorre fra la· sezione,
rettangolare, della trave e il momento flettente affinché si ottenga un
solido di uniforme resistenza.

Anche in questo caso, come è già stato anticipato, il diagramma del mo-
mento flettente è rappresentato da un3: retta che ha equazione:

ove x è la distanza, dall'estremo libero A, di una sezione generica della


trave (Figura 6.2a).
(a)

Figura 6.Z.

A questo punto applichiamo l'eqµazi;;ne (2):


,,.:,
__
_,-,
w, = M 1 (x)
n O'adm
'f.
~he, in questo caso, diviene:

e ricavando b (x) otteniamo:

6· p. X
b(x)=- 2--=k"· X (6)
. h . Uadm •

ove:

6· p
k = -h2.---. Uadm = costante
..~#~.~6.N~,itARw11:(;2:Lt·fi.:'5:i:Jsi.'2:,1,:)ti/L
·:::3.?8:.":'..6-,.Ei:@iòN~i$.IJ 11,
Come.si deduce dalla relazione (6) la larghezza della trave b(x) varia in
modo ·lineare rispetto a x e la sua rappresentazione grafica è evii:Ienziata in
figura 6.2b.
Possiamo determinare, mediante l'equazione (6), la larghezza massima
(bn,u) della mensola in corrispondenza dell'incastro B:

6· P· I
bmax=-h2-- (7)
• Uac1m

quando x = O dalla relazione (6) si deduce che b = O. Ciò, ovviamente,


non è possibile a causa dell'azione di taglio esistente all'estremo libero A
della mensola. Di conseguenza la minima sezione all'i:gtiemo A verrà de-
terminat,a limitando le tensioni di scorrimento dovute al taglio stesso.
Quirldi:
3 p
't'.t =-2-h b ='t'adm
('.f) • o .

e risolvendo rispetto a b0 :

3 p
bo=---- (8)
2 h • 't'adm

Se ipotizziamo, ·come esempio:

materiale Fe 360 UNI-EU 27


carico P = 2 000 N
altezza h = 2 cm
fonghezza / =l m

possiamo ~ensionare la mensola come una-trave di uniforme resistenza.


Le tensioni ammissibili .valgono:

uadm= qR = 360 N/mm2 = 120 N/mm2


nR 3
Uadm
't'ac1m = J3 ~ 69,3N/mm2
Mediante la relazione (6) determiniamo la legge di variazione b(i):·

--~
; ·' 6-2000N·x
b (x)= (20 =f · 120 N/~2 = 0,25. x

,'
A questo. PH!.1t~possi~o determinare la massima larghezza della me~qla
in cortjspçiridenza dell'incastro B mediante la relazione precedente oppijre
mediante l'equazione (7): .'.-'/
//
6· P· L .
b..... = - 2--· = 0,25 · l = 250 =.
h · <Tadm

La larghezza minima della trave, in corrispon~a del punti'; A, viene cal-


colata mediante l'equazione (8) limitando le tensioni dovute al taglio. '
Quindi: ··
_!_ 2000 N _ 1
bo - 2 20 =· 2 - 2•16
69,3 N/mm. = (.)
Anche in questo caso sarà opportùno aumentare la larghezza dell'estremo
· libero almeno a 10 =· _.;····' ·
··'

Esercizio6,3,,-,. ·
Un'asse, avente sezione circolare piena, è stata sagomata come un solido
di uniforme resistenza alla flessione semplice. Si richiede la determina-
zione della legge di ·variazione del diametro sulla base ·dei valori riporta-
ti in figura 6.3 e sapendo che la tensione a=issibile per l'acciaio è
<Tadm = 100 N/= 2 •

350=

F(lOOOON)

Figura 6.3.
. ·Per prima cosa dobbiamo determinare le reazioni vincolari della cerniera
A e del carrello B di figura 6.3 per poter, poi, tracciare_il diitgramma del
momento flettente (Figura 6.4b).

{ RA-F+RB=0
@ F · 350 = --, 900 mm = O
RB·
quindi:
= F · 350 mm = 10 000 N · 350 = = 3 888 89 N
Ra 900 mm _900 mm _ ·. '
RA= F- Ra= 10000 N - 3888,89 N = 6111,11 N

350mm 550mm

A e B
s S1

RA Ra
;
X
"1
A s e S1 B M1(0)~

~r,,) 6 M1r,,1J
M1.... =2,139• 10 N·mm

Figura 6.4.

Il momento flettente massimo si verifica nel punto C ove è applicata la


forza F e vale:
M 1 =RA· 350==RB· 550mm
cC/'
M1 ~ 2,139 · 106 N mm
c'ct .
in una sezione S, a quota x da A (Figura 6.4).
Il momento flettente ha equazione:

:: Mr(x)=R,4.·X=6lll,ll·x
·,.
mentre in una sezioiie .. Si,
è espressoda: t ··
a distanza X1 da B, il momento flettente

M 1 (x 1) = Ra· x 1 = 3888,89· x 1

Nel primo Ca$0','~pplicando


.. ,;,: . l'equazione (2), otteniamo: )· __
1

W (x) = M 1 (x) = 6 lll,11 · x


1• Uadm 100 N/mm2
e poìché:


abbiamo:
3
~d 3 =6lll,ll·x=>d= 32· 61U,ll_lfx
32 100 . 1t • 100

ovvero:

·,i{~)=8,54- lfx (9)


,,.
Dalla equazione (9) per x = 350 mm otteniamo:
d(x = 350) = 8,5,4 ifJso~ 60,2 mm
Nel secondo ·caso:

W (x) = M 1 (x1) = 3888,89· X1


i. i u,dm 100 N/mm2
e:
~d 3 = 3 888,89 • X1
32 100
quindi:

d= 3
3~- 3888,89_ rx;_
n· 100
ovvero:

(10)

Dalla (10) per x = 550 mm otteniamo:


d(x 1 = 550)= 7,34· %o~ 60,2 mm (c.v.d.)

Nelle sezioni corrispondenti agli appoggi avremo:

Sezione A: TA =RA= 6111,11 N


4 TA 4RA
· ti =3A=3A=-i:.c1m
ove:
' _ Uadm
_ 100· N Imm 2 _ 57 73 N/
"tadm- J3- J3 - ' . mm 2
Allora:

-~ 6 lll,ll = 57 73
3 11:d! '
4

16 6 lll,11 = 57 7
.3 11:d! ' 3

d.4= 16· 6lll,ll ~ l3, 5 mm


3. 7t· 57,73

Sezione B: TB = R 8 = 3 888,89 N
4 TB 4 RB
t~=3A=3A="tadm
~ 3888,89 = 57 7
3 11:d~ ' 3
4

16. 3888,89 = 57 73
3 11:d~ '
16· 3 888,89
-ds= 3- 11:·57,73 ::tll mm
Esercizio6.4.
Una trave, incastrata a una estremità, porta un carico uniformemente
distribuito che complessivam,enteequivale a P = 4 000 N e ha, la menso-
=
la, larghezza cos&trte paif a b 30 mm (Figura 6.5). Determinare la legge
di variazione d~ll'altezza h (x) sulla base dei seguenti valori:

= 100 N/mm 2
I= 400 mm, u.c1m

....
~--i
!··

//
.•/

Figura 6.5.
,/ ..
~

,,.~t-·/
·-'
- /

Il carico p per unità di lunghezza vale:

P 4000 N
p=-=---= lON/mm
I 400 mm

L'equazione del momento flettente in una sezione generica (C-C) a distan-


za generica (x) dall'estremo libero A vale (Figura 6.5):

Al solito applichiamo l'equazione (2):


ovvero:
5. x2
w1 • ------e
-100 N/=z
poiché:
1
W1 =-· b· hz(x)
• 6 .
otteniamo:
5. x2
t1 hz (x) = 100

6· 5- x2 •
hz (x) ~ 30. 100 = 0,01. x2

h(x) = J0,01 • XZ = 0,1 · X

Come si deduce dalla relazione precedente il legame fra. h ed x è lineare


e non più parabolico come nel caso di carico concentrato.
A tal proposito si veda la linea tratteggiata nella figura 6.5 che mostra,
a parità di ogni altra condizione, un certo risparmio di materiale ·poiché
l'altezza della mensola conformata seguendo l'equazione lineare è inferiore
rispetto all'altezza della mensola conformata seguendo l'equazione di una
parabola (si veda la sezione C-C di figura 6.5).
L'altezza massima della mensola nella· sezione di incastro B si ottiene
sostituendo a x il valore della lunghezza /; ovvero:

h(X = l) = h,... = 0,1 · 400 == == 40 hB

Chiaramente il valore dell'altezza della mensola, in A, non deve éssere


nullo anche se l'equazione del solido di uniforme resistenza alla flessione
lo impone.
In questo .caso, però, anche il taglio è nullo all'estremo libero A e, di
conseguenza, non possiamo utilizzare neppure questo metodo. Bisognerà
dare uri valore all'altezza h in A legato al «buon senso» che deve essere
insito in. ogni costruzione; in questo caso ad esémpio non può esserci uno
spigolo vivo in A avente larghezza di 30
alcuni millimetri di «sicurezza», almeno 8-10
==
(pari a ·b) ma serviranno

linearmente, a 40= in B.
in A sino a giungere,

·-·.·_:_>ftift
••. :....
__··:
..~:··,..·:·
..}if M
Quando si dev:/fseguire .,il progetto di un elemento costruttivo, sia esso
componente di una macchina oppure di una struttura statica portante,
rivestono particoÌare importanza non solo gli sforzi, o le tensioni, che
abbiamo st;µdiato fino a ora ma anche le deformazioni prodotte dai cari-
chi applicati all'elemento stesso (come viene previsto anche dalla .tabella
CNR-WU 10011). . {:',-' .
La determinazione delle deformazioni cli-un elemento meccanico è esitema-
mente importante, anzi indispensabile.- per -la risoluzione delle itrutture
. iperstatiche come vedremo nel paragrafo successivo.· ''
· Va, inoltre; precisato il fatto che nella determinazi1;>nedella deformazione
subita dall'asse geometrico (la configurazione deformata · della linea
d'asse viene comunemente indicata con il nome cli linea eiastica) della
trave si terrà conto solo della influenza dell'azione -dovuta al momento
flettente (Mf) poiché è sostanzialmente trascurabile l'azione dovuta al
tagliò {T). A tal proposito dobbiamo ricordare quanto avevamo detto
nel capitolo della sollecitazione di flessione semplice, ripresa poi con lo
studio del carico di punta, a prop~sito della deformazione subita in quel
caso appunto. .
Supponendo che il momentoflettente fosse costante avevamo scritto che:
_,,i.t
....
,
. .-·/
q,=--
Mrl
(11)
E· 1.
e poiché:
R· <p= l

(ove R è il raggio di curvatura della trave) avevamo:

(12)

e conseguentemente (a causa della costanza cli M 1 , E, 1.) la deformazione


. di una asta siffatta era costante e la linea elastica corrispondeva ad un
' arco di circonferenza (avente R còstante).
Ma, come.abbiamo già visto nel capitolo del carico di punta, il momento
flettente non è in generale costante lungo l'asse dell'asta e la relazione (12)
non attribuisce a R un valore costante (essendo M 1 variabile nonostante
E e 1. siano costanti).
Per determinare· 1e deformazioni della trave non possiamo usare diretta-
mente le equazioni (11) e (12) applicate all'asta in generale ma dovremo
considerare parti infinitesime della trave ovvero quantità çlifferenziali da
inserire nelle equazioni (11) e (12) che si modificheranno sulla base del
disegno di figura 6.6. ·
e
X

q
~ B x

Linea elastica
(defonnata dell'asse
della trave)
y

Figura 6.6.

L'equazione (11), per la determinazione delle deformazioni (dcp) prodotte


dal momento flettente (M 1 (x)) in un tratto infinitesimo (dx) di trave,
diviene ·

dcp = M,(x). dx (13)


E· I.

Per quanto riguarda l'abbassamento dei vari punti della struttura rispetto
all'asse orizzontale (dy di figura 6.6), abbassamento detto freccia di infles-
sione o solamente freccia, possiamo sctftvere:

1· dy=X· dcp (14)

e ricordando l'equazione (13) otteniamo:

dy=M 1 (x)· x_ dx (15)


E·I.
-~!1%:>~?
.·:-::·)~,?:~-e.- :~
:~~~rt~;;:,it/i;~:i)Jt;,:'46_.z:~tei6EFQRM:AtiONiit,~fil:tAAV
::
J ••
Le equazioni (13) e (15) permettono di risolvere completamente il proble-
ma legatç>alla determinazione delle deformazioni e delle frecce dell'asta; in
ultima analisi l'èq_uazio~eJl?) ,consente di determinare l'an~en~o della
deformata della· tf;ve m fUllZlonedel momento flettente m ogm punto
della trave. La relaz!one (15) possi~mo scriverla anche nel seguente modo:

dy , M1(X)· X
-=y =
dx E.· 1.

e derivando ulteriormente rispetto all'ascissa x otteniamo:

~· (16)

L'equazione (16) consente un utile confronto con quanto avevamo già


detto a proposito del carico di punta. . .
Il significato dei simboli utilizzati Q.ellaequazione (16) è ormai noto con la
seguente avvertenza e pre_cisazi.9ne:' ·
A,/'":,'

M 1 (x) = equazione del _m6~entoflettente in funzione dell'ascissagenerica x;


r = raggw, ..variabile, di curvatura della linea deformata dell'asse della
travl ·

Vediamo ora qualche caso particolare di determinazione di frecce e rota-


zioni.

l. Mensola con coppiacostanteM 1 , a/l'estremitàlibera(Figura 6.7a)

In ogni punto della mensola il momento flettente è costante; quindi:

Allora l'equazione (13) può essere scritta nella seguente forma:

M1
d<p=--· dx
E· 1.
·t
(a)

(b) ---·····
..····················-·············
....!1'(D)M'
Figura 6.7.

eseguendo una integrazione estesa all'intera lunghezza otteniamo:


.. l

f d<p= M,
E· l.
fc1x
o o

(17)

Applicando !'equazione (15) otteniamo il valore dell'abbassamento del-


l'estremo libero della mensola (ovvero la freccia/):

dy= M, X' dx
E· l.
I l

f }\f
o
dy=
o
X· dx

J--- M, [x2]1
- ---Mr z2 (18) .
- E- l. 2 0 - 2- E- I.
2. Mensola con caricoconcentratoall'estremolibero (Figura 6.8a)

In questi caso _'il momento flettente non è costante ma ha andamento


lineare (Figura 5:&b)avC!ltJequazione:

(a)

~(x)=F·x

(b)

_..·/~~~---. Figura 6.8.


·'

.r ·-
Applichiamo· l'equazione ·(13) per calcolare la rotazione <p dell'estremo
libero della_mensola:

M 1 (x) F
d<p=--· dx=--· X· dx
El. E· I.

integriamo per passare dalle grand~ infinitesime alle grandezze finite:

f
,, l

f
o
d<p= _!___ X·
E· I.
~
dx

<p=E-1.·
F [x
2
2
]'
0
F· 12
=2-E·I.
(19)
Per quanto riguarda la freccia/:

F·x
dy=x· dq>=--· X· dx
E· 1.
I I

f = ~fx2·.
dy
E· 1•
dx
.o o

f--- F
-E-1.
[:x3]'
3
--- F· 1
-3,E-l.0
3
(20)

3. Mensola°con caricouniformementedistribuito(Figura 6,9a)

In questo caso il momento flettente ha w;i andamento parabolico con


equazione (Figura 6.9b):

f
(a)

(b)

Figura6.9.
::.-,_
.:\,~:
...:;;):;··<::>
'\;.<"<-:~;:.·,e;::,,:"li,2.{lE
OEEORMAZl()Ntgau:JRAviiNIFLES'sÉ:·,~A0
.,:
Applichiamo, al solito, l'equazione (13):

, x2
·;'."! Mj(x) q '. 2
d<ji=--· dx=--· dx
E· I, E· I.
dq, = _q __ x2- dx
2EI.
-~'
~ -· . ~
integriamo, ora, per ottenere la rotazione q, dell'estremo libero d~lla mc;:n,f
· sola: ..'.''/'
. /_.::1'
9' I

_q_fx2 .::>·~·
f dq, =
2EI.
dx
' /
o o

(21)

Per la determinazione qella freççiia~plichiamo l'equazione (15):


-:·/•

,·dy=X· dq,=-q-x 3 • dx
2EI.
integriamo:
I I

J
o
dy = _j_fx
2EI.
o
3 dx

e otteniamo:

(22)

Sulla base delle considerazioni svolte per le travi a mensola possiamo.


analizzare, per casi semplici, le travi appoggiate.
;s.:.;FtESS1or'ifsu;souo(,;,.seiiòNE;vA!iik11:E<:I.:'·.:'.-;i>~;:,
.:402•·
__
4. Trave appoggiatae soggetta a coppie di estremità(Figui:a 6.10a) ·

(a)

(b)

Figu~6.10.

Q~ta trave si comporta come una mensola avente lunghezza (l/2) e cari-
cata all'estremità libera da un momento M. Conseguentemente:

d<p= M, . dx= L. dx
E· I. E· T.

s~. s
"' 1/2 1/2

J d<p=
ET.
dx =~
E· I.
dx
o o o

M 112 Ml
<p=-· [x]o =- (23)
ET. 2EI.

Analogb procedimento si adotta per calcolare la freccia/ in mezzeria della


trave:
M
dy=X· d<p=-X· dx
E/ 0
.•>~c·w.
·s-::,;;;'tr'};;.;\~f LE.D&ORMAZIGNi'DEbEE~iRAvi;:1NFIESE:
cU\L~;,1:1.:;:;,,;'l,;2:,· }4.03(i
I 1/2

fdy=_!!_fx-dx
E· I.
o
. .;·
-~

M
f=E-1.
[x
2
]1f
2

0
2 M · 12
=8-E·l.
(24)
ef·
~/
---~ J}
J,

s: Trave appoggiataagli estremi con caricoconcentratoin mezzeria (F:i~a


~~ u
~ ~:~;)

//2 //2

Rs=L
2

(a)
X

(b)

Fl~ura 6.11.

Questa trave si può assimilare a una mensola, avente lunghezza pari


a·{, soggetta a una forza concentrata all'estremità libera.
Di conseguenza:

dcp= M 1 _ dx= (F/2)· x_ dx


El. E· I.
" l/2

fdq,=-F-fxdx
2· E· I.
o o
[x
<p-2-E·I.
.f2
F
2
2
]'
12

0 -2EI.
F l
2 4

F· 12
<p= . (25)
16· E· I.

Analogo procedimento si segue per il calcolo della freccia massima (f) in


mezzeria della trave.

(F/2)· x
dy=---· X· dx
$· I.
F
dy=--r-dx
2EI.

Integrando otteniamo:

I 1/2

f dy=.....!_fx2-
2EI.
dx
o o

F
f = 2EI.
[x
3
3
]''
0
2
F
= 6EI.
13
8

(26)
6. Trave appoggiataagli estremi con caricouniformementedistribuito(Figu-
ra 6.12a) ·'

. -~
·"

..·
Figura.t12:
~--;, ::
__
.-j·~f:./-
Anche in questo caso, d~ta ·1a simmetria della struttura, lo studio verrà
·effettuato sino in ;inezzèria( x = i) poiché è·in tale sezione ~he si verifica
la freccia massima.
In una sezione generica a distanza generica x da A (vedere figura 6.12b) il
momento flettente ha espressione:

l x2
M 1 (x) = q-· x- q-
2 2

quindi le rotazioni valgono:


)'9::fl;ÉS§(9Ntaj:@P,iJ,~0NtYffl~tiJ:>fj::~'.:t//:E~s·-';,t:m_;
.)!C;i~:
il).tegrando otteniamo:

q, 1/2 1/2
El.· f \J<p= q~f xcix-!
f x clx 2

o o o

El-<p-q--
• -220
z[x 2
]
1
12
--- q [x3]112
230

z1 q z 1 1
El <p
"
=q----·-=-ql--q/
4 4 6 8 16
2

48
3
3 3

e in conclusione:

(27)

Analogamente procediamo per la determinazione della freccia (f) in mez-


zeria della tra ve:

dy ~ X· d<p

dy = M1(x).
El~
clx=
_1_(q~x
El. 2
-qx2)xc1x

2

Integrando:

I 1/2 1/2

El. fdy= f qix2c1x-1f


x3clx
o o o
,E· _l · f = q-l[x3]112
-
q[x4]112
- - -
" 230 240

f 5 4
El. = 384qt

e in definitiva:

.--r'

(28)

Per altre situazioni di carico il procedimento di calcolo è analogo, sola-


mente i calcoli divengcmò un po' più complicati ma concettualmente non
vi sono differenze.J?ef maggiori approfondimenti rela~vi alla determina-
zione delle equazioni della linea elastica, delle frecce e delle rotazioni si
rimanda a_t\:sti·"universitari ovvero a manuali tecnici e specializzati citati
nella bibliografia.
Per comodità si riportano, nella tabella 6:1, i sei casi esaminati con relative
frecce e rotazioni. Si noti, in ultima analisi, come vengano influenzate le
frecce e le rotazioni dalla tipologia di carico (concentrato o distribuito)
~ dalla tipologia dei vincoli.
Infme, se si dovessero verificare situazioni di carico diverse e combinate,
basterebbe applicare il principio di sovrapposizione degli effetti sia nel
caso delle frecce che nel· caso degli angoli (vedremo, a tal proposito, un
esempio a fine capitolo). ·

"'\'Ì!Ìlo'M1),.
Abbiamo fm qui esaminato i casi semplici dovuti alla flessione. Si
può ostrare, analiticamente, che l'influenza del taglio è limitata rispetto
a quella dovuta alla flessione tanto è vero che per travi a mensola, snelle, ·Ja
freccia dovuta al taglio è circa 1 + 1,5% della freccia dovuta alla flessione
e ciò consente di applicare le relazioni sin qui viste senza incorrere in errori
macroscopici ma del tutto trascurabili._
Tabella6.1 Quadro riassuntivo di frecce e rotazioni.

M,-1 2 M,-1
f=-- rp=-
2· E· I. E· r.

F· / 2
rp=--
2· E· l.

q· /4 q· ,.
~jjjjj~ f=--
8· E· 1.
,p,,,--
6· E· 1.

M· / 2 M· l
f=-- ,p=--
8· E· 1. 2· E: 1.

F· / 3 F· 12
f=-.-- ,p=--
48· E· l. 16· E· l.

S· q• [4 I q· I
f=-- ,p=--.
384· E· l. 24· E· l.
Come abbiamo visto nella Statica del 1° volume e nella determinazione
delle azioni inteme')liel -presénte volume, la determinazione delle reazioni
vincolari con la ~pµce applicazione delle equazioni cij.rdinalidella Stati-
ca può essere effettuata solamente sui corpi isostatici(o staticamentedeter-
minati) e non labili. Quando il numero dei vincoli è sovrabbondante
rispetto ai . gradi di libertà del sistema siamo di fronte a un problema
statisticarnefiteindeterminatoovveroiperstatico. . .,· .
Il problemà non è statisticamente determinato poiché nel piano, pet,'ò'gni'
corpo rigido; abbiamo a disposizione solo tre equazxoni di equillbr;_~fper
determinare le reazioni vincolari e se il corpo è soggetto a quattrQ-3/illlcoli
non li possiamo determinare. Pure nello spazio le equazioni di ç9.µilibrio
sono sc;i per ogni corpo rigido ma se i vincoli, poniamo, s<>4ei'sette il
problema non è risolubile con le semplici equazionicardinali:.dellaStatica
che, si noti bene, sono necessariee sufficienti per la soluzione di strutture
isostatichee non labili ma sono solamente nece~sariep.er la risoluzione di
·strutture iperstatiche.
Conseguentemente dovremo utilizzare altre equazioni che ci permetteranno
di risolvere questi problemi staticamente indeterminati.
Le equazioni aggiuntive scaturiscono dalla considerazione che j vin-
coli sovrabbondanti, cioè non strettamente necessari per l'equilibrio
del corpo, limitano in un certo qual modo le possibilità di deforma-
zione ciel corpo stesso .. .A'cf esempio, se al posto di una cerniera si
m,ette un incastro, la rotazione dell'asta in quel punto viene impedita
poiché l'incastx:o non la consente, ovvero se in un punto" libero qualsiasi
di una trave ~ène messo un carrellino, automaticamente si elimina la
possibilità ~i spostamento di quel punto stesso (cioè la freccia) e così
via ...
Il problema relativo alla determinazione delle incognite iperstatiche può
essere risolto in diversi modi; uria procedura efficace per casi piuttosto
semplici è la seguente:

1. sopprimere i vincoli sovrabbondanti, senza rendere labile la struttura,


sostituendoli con le reazioni vincolari, incognite, che i vincoli stessi eserci-
tano sulla struttura;
'2. studiare la struttura, resa isostatica, solamente con l'azione dei carichi
esterni (noti) senza l'influenza delle reazioni sovrabbondanti e determinare
le deformazioni (frecce e/o rotazioni) nei punti ove vi sono, originariamen-
te, i vincoli sovrabbondanti;
3. studiare la struttura, sempre isostatica, sotto l'azione delle reazioni dei
...•MO'-
::p.;aESSIOf'J~S.\! '.;\ :i:•(:-r,.;t;<,\;
:s6tJ01,:À;SEZL0Ne:VAA1ABlt.E: ,:.,.•i'.':'·;f;,;
vincoli sovrabbondanti (una per volta se vi sono più incognite iperstatiche)
e determinare le deformazioni (frecce e/o rotazioni) nei .punti ove sono
applicate le incognite iperstatiche;

4. imporre la relazione di uguaglianza fra le deformazioni, nei punti so-


praccitati, dovute ai soli carichi esterni e quelle dovute a ciascuna incogni-
ta iperstatica e ciò per tener conto della effettiva compensazione dei due (o
più) effetti.

L'applicazione di questa procedura, apparentemente complicata, verrà chia-


rita negli esempi seguenti.

FSEMPIO ·n. 1. Travi con appoggio e incastro caricate uniformemente (Figu-


ra 6.13a)

Come si deduce dalla figura 6.13a vi è un vincolo sovral;,bondante (3 G.L.


e 4 G.V.) e, quindi, le incognite sono quattro: MA.,RA.,,R:U,R8 ,.
Se scriviamo le tre equazioni cardinali della Statica, proiettate nel piano
xy, otteniamo: ·

RA."=0 (29)
{ R,1,-q· I+ Ra,= O (30)

@ M,1+ ql°i- Rs, · I= O (31)

L'equazione (29) dice che, ovviamente vista la disposizione dei carichi


esterni, la reazione vincolare orizzontale dell'incastro è nulla.
Ci rimangono, però, tre incognite (R,1,, Rs, e M,J a fronte di due sole
equazioni.

1. A questo punto rendiamo la struttura isostatica considerando,


ad esempio, come incognita iperstatica la reazione vincolare del carrelli-
no B.
In questo modo la struttura non diviene labile poiché rimane l'incastro
a garantire l'isostaticità della mensola (figura 6.13b). ·

2. Studiamo, a questo punto, la struttura di figura 6.13b e calcoliamo la


freccia (/ 1) prodotta dal carico uniformemente distribuito.
q

(a) deformata

.·,

(b) --..,i__ _ ___J


i, .I
t{/JJf
_..,,I---,
. ;,_f'
B ,,..

(e)

Xc= (3/8)1

(d)

(e)

Figura 6.13.

Ricordando quanto esposto al paragrafo precedente (ovver.o guardando la


tabella 6.1) abbiamo:
3. Ora ; studiamo la struttura, sempre isostatica, sottoposta. solamente
all'azione della forza incognita Ra7 (Figura 6.13c) all'estremità dell'asta.
La freccia (f 2) prodotta dalla forza Ra7 , sempre ricordando quanto detto
precedentemente, vale:

!2;,. - RB,· [3
3EI.

e ha verso_opposto alla precedentef 1 . Poiché il carrello in B non si sposta


·e non sono- stati assegnati cedimenti di sorta la freccia complessiva deve
essere nulla. Q~di: ·

e conseguentemente:
q/4 - Ray. /3 = O
SEI. 3EI.
ql4 . Ra7 · 13
SEI.= 3EI.

Semplificando otteniamo:

(32)

La (32) è la quarta equazione necessaria per risolvere il sistema iniziale.


A questo punto, nota la RBy•dall'equazione (30) del sistema ricaviamo:

mentre dalla equazione (31) otteniamo:

[2 3 2 1 2 qf
MA=Ra · l-q-=-ql
7 2 8
--ql
2
= -- 8
_:::-;:.:~::·;,
;-:;,,::é·-x:;::z/:/;::}~.3/CENNl:-:sou:e:'fuAvi;\ìiNt:oiXiE'li$si'A11C'A
Ora si possono determinare le azioni interne e i relativi diagr~ che
· sono stati illustrati, nelle figure ~-13d, e. A titolo di esempio determiniamo '
l'andamentò·del diagramma del taglio partendo dall'estremo di destra B.
~ . .
.:~
T(x) =- RBy +q · x
ovvero:

3 .
T(x) = - -ql + q· x
8
t·.
,· t~
.... -~

Il taglio si annulla quando:

3
T(x)= --ql+q- x=O
8

ovvero:

,1··--=
-I'~/.
. -;·)

'f. . 3
T(x =O)= - 8ql = - RB, (c.v.d.)

· 3 5
T(x =I)= - 8ql + q · l = 8ql = R,., (c.v.d.)

Per quanto riguarda l'equazione del momento flettente, sempre partendo


dal punto B, abbiamo:
Il momento flettente si annulla quando:

3 x2
M 1 (x) = 8qtx - q 2 =O

x(~ql - q~) =O

Ix 1 =O I (nel punto B)

3 2 3
X2 =-q[- -=-· [ (nel punto D)
8 q 4

Quando il taglio si annulla (xc= ~t) il momento flettente assume il


valore:

- ~ 2 - ...2__2 - (18 - 9) [2
- 64 q/ 128q[ - 128 q

Mentre per x = I (ovvero_nel punto A) abbiamo:

3 2 !2 I 2
M 1 (x=l)=-ql -q-=--ql
8 2 8

(il segno - sta a indicare che il momento flettente, in A, tende le fibre


superiori della trave come evidenziato nella figura 6.13e). ·
~-J,,;/:};<:•::;,'.(6,3:::.cENNt'sufu.)RAvi
~.'•·;.;;',8°;:a·:,;;f:,\ VINg:)IAlE;iPmsrA'[ICAMENlE)ii:Àt5·,.·
ESEMPIO n. 2. Trave continua su tre appoggi. uniformemente . caricata
(Figura 6.14a) /
~:

112 112
q

(a) deformàti;
, ..'

(b)
i+,

(d) -_J_ql
16

(e)

Xg= (3/8)/

Figura 6.14.
_:416<:6.'.FlES§lo~E
su.·soub, :::..:::;e,:::,
-A'soor-iNARiAB1ii:-::<>~,}t> ;;~\'i'-'h;
;:<~:::-
a;•••

Anche questa trave, nonostante abbia appl/.l"entemente tre vincoli, è in


effetti una volta iperstatica poiché ha una labilità orizzontale non sfruttata
dai carichi esterni e quindi, per quanto detto sia nel I O volume sia nel
presente, il bilancio è il seguente:

G.L. =3
G. V. = 3 + 1 labilità non sfruttata =4
l. Togliamo il carrellino centrale e mettiamo in evidenza la reazione
incognita, del vincolo, Re- In tal modo la struttura non IQ.odificail suo
equilibrio.
2. Studiamo la trave, isostatica, sottoposta al solo carico distribuito e cal-
coliamo la freccia, in mezzeria· C, corrispondente a questa tipologia di
carico (Tabella 6.1).

3. Studiamo ora la trave sottoposta alla sola reazione, incognita Re (Figu-


ra 6.14c), e determiniamo la corrispondente freccia:

4. Poiché, anche in questo caso, il carrellino centrale non subisce cedimen-


ti di sorta possiamo scrivere:

/1+/2=0
5 q/4 1 Re· /3
384. El. - 48 El. = O
5 /4 1 J3
384q El.= 4~Rc El.

e semplificando otteniamo:

5. 48 5
Rc=--q· l=-ql
384 8
:'.·
___
-.'~--~
.;:~-
;:;·x··-s:y-~:
n:.'ò@;';ai3\-t~Nfi.11:su(i:f 451/-
]%'21,vìNdoWE1P.Ì;RsÌ'A'iìciMÉMÉ-h~
Ora po$Siamo imporre il sistema risolutivo della struttura di figura 6.14a:

(3_~)
(34).

(35) •

. --~;
Palla'èquazione (35) ricaviamo:

I Re I 5 3
Ra7 =q---=q---ql=-ql
2 2 2 16 16

Palla equazione (34) otteniamo infine:

~ _____
-- ....._ __,

Il diagramma del taglio, partendo da sinistra in A e verso la mezzeria in


C, Q.aequazione:

3
T(x) =RA 7 -q· x=-ql-q· x
. 16

3
T(x =O)= 16ql = RA,

r(x = !.) = 2-ql-


·2 16
q!. = _ 2-q1(-
2 16
Re)
·2
,;4~aY:i~~.Fii$SÌONE ,>-,:,:,'.>:F
~is6èiof"A.isEZ1oi)l~:v.MiA'si~1t';,~,:;c;;:<c~'/!·,f'.:;:>
Il taglio si annulla quando:

~.,
16
~ ,. x= 1,.
~ ,, I 16

Per quanto riguarda il diagramma del momento flettente, sempre partendo


dall'estremo di sinistra A e sino a //2 in C, abbiamo:

X
R;1y' x-qx 2 -M(x) = O

x2 3 x2
M(x)=R,. · x-q-=-ql-.x-q-
. Y 2 16 2

M(x=0)=0

M(x = !..)
= ]_ql. !.._ q~ = ]_q/ 2 - !q1 2 =- q/2
2 16 2 8 . 32 8 32

In corrispondenza del punto D ( xD = :6 z).ove il taglio si annulla, il


momento flettente assume valore:.

Il momento flettente si annulla quando:

3 x2
M(x) = 16qlx- q2 =O

x(]_ql -
16
q~)
2
= O

X1 =0
3 2 3
Xz=-q/·-=-[
16 q 8
:;;:;~:2:;(~t,::,'.;'.:;i,;;:.,y.;;:,.fJkJ::d:Nììiì'.solie;,wi.v611~001AtEjìmsfAT
I diagrammi del taglio e del momento flettente sono simmetrici, specular-
mente, rispetto alla mezzeria C come evidenziato nella figura 6.14d, e).

ESEMPIO n. 3. Trave incastras;aagli estremi e soggetta ad un carico concen-·


trato in mezzeria
.
(Figùra
... -~6.IS'à)
A causa della simmetria della struttura e delle condizioni di carico esterno
.le reazioni vincolari orizzontali, degli incastri, sono nulle mentre le reazioni

Figura 6.15.
'
verticali sono uguali e pari a (F/2) ciascuna (le determiniamo comunque
per completezza dell'esempio). Rendiamo isostatica la struttura sostituendo
ai due incastri due appoggi in modo da consentire una rotazione agli
estremi dell?asta e mettil!,Ulo,in corrispondenza degli appoggi, i due mo-
menti incogniti (la struttura è due volte iperstatica, in generale, se i carichi
sono solamente verticali e ortogonali all'asse della trave).
Studiando la struttura, resa isostatica, sott.>posta solamente ai carichi
esterni le rotazioni in corrispondenza degli appoggi sono (Tabella 6.1):

F· 12
<p1 = 16EI n
Per quanto riguarda la struttura, sempre isostatica e non labile, sottoposta
alle incognite iperstatiche (momenti di incastro M,1.e MB uguali in questo
particolare caso) la rotazione-degli estremi della trave vale: ·

negativa poiché di verso opposto alla precedente.


Quindi complessivamente, poiché l'incastro non consente rotazioni nel
caso ideale, abbiamo:

({)1 + ({)2 = Q
F/ 2 _ M,1.·I =O
16EI. 2EI.
F/ 2 = M,1.l
16EI. 2EI.

e semplificando, otteniamo:

e analogamente:

F· l
MB=-s-=M,1.
Ciò significa che il verso, ipotizzato nella figura 6.15c, per i momenti
flettenti è corrett9. e vengono tese, negli incastri, le fibre superiori della
trave. ~- " .
Supponendo, ora, _cb,ele d11-e·reazionivincolari R,1.e R 8 siano verticali con
verso concorde con l'asse y (Figura 6.15a) possiamo scriver!! le ultime due
equazioni cardinali ~l.ellaStatica nel piano:

R,1.-F+RB=O
{ I . .
@ -M,1.+F·--RB·l+MB=O

Dalla· seco;nda equazione ricaviamo:

. "•'
Sostituendo questa espr~~i9nf nella prima equazione del sistema:

1' ..
F F
R,1.= F- RB = F- - = -2
2

e ciò conferma quanto avevamo anticipato all'inizio dell'esempio.


In mezzeria (nel punto C) il momento flettente vale:

I Fl F I
M 1 = -M,1. +R,1.· -=
e 2
--+--
8 22

Possiamo anche determinare l'equazione del momento flettente per x com-


Fl F
M 1 (x)=--+-·x
8 2

Il momento flettente si annulla quando:

ESEMPIO n.4. Trave incastrata agli estremi e soggetta ad un carico tmifor- .


memente distribuito (Figura 6.16a)

Si tratta di un caso analogo a quello studiato precedentemente e, quindi,


seguiremo lo stesso metodo risolutivo. Anche in questo caso, vista la
simmetria della struttura e la disposizione del .carico, le reazioni vincolari
orizzontali dei due incastri sono nulle mentre quelle verti<;ali(che determi-
neremo comunque) sono uguali e pari ciascuna a metà del carico risultante
esterno. ·
Studiando la struttura resa isostatica (Figura 6.16b) la rotazione dei due
estremi vale:
q[3
((Ji = 24EI.
Mentre le rotazioni agli estremi causate dai momenti incogniti' applicati
alla struttura (Figura 6.16c) valgono:
Figura 6.16.

(al solito il segno negativo di q,2 è legato al verso opposto rispetto alla q,1).
Di conseguenza:
e semplificando:

q/2
MA=-=Ma
12

Ora possiamo determinare le reazioni vincolari RA e Ra (verticali) dei due


incastri A e B.
RA - ql + Ra = O
{
@ -MA +ql~-Ra· l+Ma=O

Dalla seconda equazione:

mentre dalla prima equazione:

I l
RA = ql - q-
2
= q-2 = Ra

In mezzeriail momento flettente vale:

I {I
Mie= -MA +RA· 2-q24=
ql2 l I 12 /2 12 12
= -12+q2· 2-qs= -qu+qìi"-qs=

= (- 2+246- 3)q/2 = ..!..


24q
/2
L'espressione del momento. flettente, in funzione dell'ascissa x, partendo
dall'estremocli $inistraA vale:
. ,:..':'
,j,,t- .,;
~-···,, x2
-MA +RA· x-_q~-M 1 (x) =0
... 2

.·/
...f.''
,.,
/.?f
. 12 I x2 -}f
M1 (x)= -q-+q-· x-q-
. 12 2 2

.,,
q/2
M,(x=0)== -n=MA

/) 12. 12 q /2 1
M1 ( x=-
2
= -q-+q----=-ql
12 . , · 4 24 24
2 =M,.
e

Il momento flettentesi 8m.:}\J)la


'quando:
_.,.
' /2 ( x2
!f'·· M 1 (x) = -q_12 + qz:-;ic-q2 =O
x2 I 12
q2-q2x+ q 12 = O

12
x2-lx+-=0
6
6x2-6lx+l 2 =0

+ 61± J36/2 - 24/2 6/ ± 21J3


Xi,2 = 12 = . 12

XD 2 6
=
=Xi=!._!:JJ 1(!-
2
J3)=6
0211/
'

XH
= X2 = !.+ !.JJ=
2 6
1(!
+ J3)
2 6
= 0,789/
?A~é!:'.:il.lEL$1tj;iÉjiì'SQ1;1i;ìù\.'.:$!;Z!QNty'~ffi;éili:'à{'.::•.Jt·•·1;
'

Diamo un cenno veloce, alla fine di questo capitolo, al metodo risolutivo per
questo tipo di travi, continue e su più appoggi, rese isosmtiche introducendo
svincoli interni (cioè cerniere) in 'i.innumero pari al numero dei vincoli
sovrabbondanti (Figura 6.17). Le travi Gerber offrono, i:ispetto alle travi
continue su più appoggi senza svincoli interni e quindi smticamente indetermi-
nate, un vanmggio notevole (Figura 6.18b) poiché un eventuale cedimento di
un vincolo non induce deformazioni nell'intera struttura (Figura 6.18c) ma le
travi possono liberamente rµomre attorno alle cerniere senza indurre altera-
zioni elastiche, o non, nella trave stessa.

a) trave continua
staticamenteindeterminata

b) trave continua(tipo Gerber)


resa isostatica
Figura 6.17.

Per risolvere una struttura come quella evidenziam (Figura .6.17b), due volte
iperstatica, si devono scrivere le equazioni fondamenmli della Statica aggiun-
gendo mute equazioni ausiliarie (in questo caso due, essendo M 1 e M 2 le due
incognite ipersmtiche) quante sono le cerniere introdotte come svincolo inter-
no. Si tratta di scrivere, in generale, n equazioni, dette di congruenza, per
esprimere la continuità della trave sugli n appoggi intermedi Affinché la
struttura principale (tipo quella di figura 6.17b) sia congruente con quella
dam (Figura 6.17a) bisogna che sia nulla la romzione relativa delle due
sezioni messe in evidenza dall'introduzione delle cerniere di svincolo.
Il metodo, piuttosto complesso, non è strettamente di competenza di un corso
di istruzione superiore ma piuttosto universimrio. e ai corrispondenti testi si
q ·~

11rrur-M: " , B

a) trave Gerber
. (isostaticae non labile)
~ ~

~·Ì~~~A~~~-,~Y
,-: ~ ..,

b) cedimento ( 6) di un vincolo
in una trave Gerber

~·/~ ,,f./

.-:{) cedimento ( 6) di un vincolo


in una trave continua

Figura 6.18.

mnanda.La risoluzione delle travi Gerber vere e proprie (Figura 6.18a)


è invero piuttosto semplice poiché, C$8Cndole strutture· isostatiche, possono
essere separate in aste semplici mettendo in evidenza, al posto delle cerniere
interne, le forze che le aste si trasmetton~ attraverso le cerniere stesse (figura
6.19 derivata dalla figura 6.18a). ·
Scomposta la trave Gerber in tre aste semplici imponiamo equilibri alla
rotazione.
Ad esempio, supponendo che siano noti tutti i carichi esterni e le dimensioni
geometriche delle aste, imponiamo- )'equilibrio alla :rotazione, rispetto al polo
H, dell'asta ® (Figura 6.19). ·
Re i1 i2
q ~
e e D H
B
R,. RB Re RD
11 '2 '3 14 ls 15

CD F3,
H E

@Ra'
i, lg

Figura 6.19.

Nota R8 possiamoscrivere,sempre per l'asta @, la seguènteequazione:

Nota R8 esaminiamoil corpo @ e scriviamo:

Mc= F1 · [3 - RD(l3 + [4) + F2 ([3 + /4 + ls)-


- RH(l3 + [4 + ls + [6) = 0

quindi:

e così via...
Si determinano, quindi, tutte le reazioni incognite e si tracciano successiva-
mente i diagrammidel taglio e del momento flettente.
Esercizio
6;5: :"!
Data una mensola, caricata all'estremità libera da una forza F = 800 N
e lunga 1,5 m, determinare la freccia e la rotazione del suo estremo li-
bero suppqnendo che la sezione sia circolare cava con d. = 60, mm
e di =.40\mm,costruita in acciaio. }:.
. ~· ~;
: ~· ):._J
.;_.1
Detenl1iniamoil momento quadratico:

7C
= 64(tt:°
7C
- df)= 64(604-
li~
r,,.. ,:,1

,~;
I. 404)

1. ;;;;;510509 mm4

Sapendo che il materiale è acciaio a~l:>iamo:

. : }J:~-206000N/mm.
2

la tabella 6~1rileviamoche:
AnaJiZ'lSDdo
'1 ,·

e:
F· /3
n
i!i
I
i
f=3EI ,,.
n
i;li'
Conseguentemente: ;:,;

800 N · (1 500 mm)2


<p= 2 · ~06000 N/mm. 2 • 510509 mm4 = 0,00856 rad = (0,49)•
800 N · (1 500 mm)3
f = 3 · 206000 N/mm2 • 510509 mm4 ;;;;; 8' 56 mm

valori piuttosto elevati ma accettabili.Vediamo quanto vale la tensione massi-


M 1 - Ymax 800 N· 1500 mm· 30 mm
(1 =---=
li'.2;1 I. 510 509 mm 4
<1max = 70,5 N/mm 2
(Mrl

Tenendo presente che è necessario ~ coefficiente di sicurezza almeno pari


a nR = ·3, la tensione di rottura deve avere almeno il seguente valore:

<1R > 70,5 N/mm 2 • 3 = 211,5 N/mm 2


Lasciamo al lettore stabilire il tipo di acciaio necessario per costruire questa
mensola tubolare.

Esercizio6.6.
Una mensola, in acciaio, costruita con un profilato IPE 140 UNI 5398 ha una
lunghezza l = 1,5 m ed è sottoposta a un carico uniformemente ·distribuito
(q = 5 N/mm) e a un carico concentrato all'estremità libera F 5 000 N =
(Figura 6.20).

l= 1,5 m

·1
Figura 6.20.

Determinare l'abbassamento dell'estremo libero dell'asta, la ro~one dello


stesso e la massima <1 nell'incastro .

.__..'._,·
....· _-.····-z'·-·."·.·'

Chiaramente l'abbassamento dell'estremo libero della mensola (f) sarà dato


dalla somma delle singole frecce prodotte in un caso dal carico uniforme-
mente distribuito e nell'altro caso dal carico concentrato all'estremità.
Le grandezze caratteristiche e necessarie per risolvere il problema si rileva-
no dalla tabella lJNI 5398:

,..
.!:.> I
r- X
cm4 · w_= 77,3 cm 3
=-5"41 , ,...

mentre il modulo di Y ci.mg vale:


. "'·
t,,:;; E= 206 000 N/mm2
Jp
A questo punto, dalla tabella 6.1, ricaviamo, per il 1° caso (carico µhl.tor~
•inemente distribuito): · .<{ •' j'· ....
. ql"
fi = 8El n
,r'
mentre :iier il carico concentrato all'estremità:

Di conseguenza:
.,6'-q/4 F·/3
f =fi +/i'= 8El n + 3El n
,,- __ :.. 5 N/mm · (1 500 mm)4
' f - 8 · 206 000 N/mm.2 • 5,41 · 106 mm4 +
5000 N- (1500 mm) 3
+ 3; 206000 N/mm2 • 5,41 · 106 mm4

f = 2,84 mm + 5 mm= 7,~4 mm I.


Per calcolare la rotazione totale dell'estremo libero si opera come nel caso
della freccia.
· Dalla tabella 6.1 ricaviamo nei due casi precedentemente descritti:

q/3
'Pi = 6EI.
F· 12
rp2 = 2El n
'-.
. i
su·soiJbi:A's'i:iiON(VAAIABILÉ
\432::.:;,6;-:FtE5.5ioN'E ,.,c_;::::;s,:.c/s'i};~::<;
'/'\::':,::.;~
·:.:,·:
quindi:

F. 12
. .
q/3
<p=<{)i+ <p2 = 6E1 + 2E1
5 N/mm · (1500 mm) 3
<p"'.' 6, 206000 ~/mm 2- 5,41 · 106 mm 4 +
5 000 N · (1500 .mm)2
+a. 206000 N/mm 2 - ~,41- 106 mm 4

<p=.0,00252 + o,005 = 0!00152 rad= (0,43)0 = o• 25' 48"

.Per rispondere all'ultipio quesito dobbiamo determinru::eil massimo mo-


mento flettente nell'incastro.

M1 =ql~+F· l=5N/mm· (l 500 mm)2 +5000N-1500mm


- 2 . 2 '
M1..,.,.= 13,125 · 106 N · mm

Di conseguenza abbiamo:

M1 13,125 · 106 N · mm
u,,,.,,_
= _.....,. = .. 169,8 N/mm 2
(Mrl .. W~ 77300 3 mm

tensione piuttosto elevata, ma non eccezionale, che suggerisce l'adozione,


per la costruzione della mensola, di un acciaio tipo:

Fe 510 B UNI 7070

(con coefficiente di sicurezza nR ~ 3) oppure con maggior sicurezza:

Fe 590 UNI 7070 (o UNI-EU 27)


(nR ~ 3,5).

Esercizio6.7.
Una trave a mensola, caricata alla sua estremità libera da un carico F,
presenta una freccia· f = 40 mm a fronte di una lunghezza / = 3 m.
Determfuài'è il valore della rotazione dell'estremità libera.
B
Sempre dillo studio .svolto preèedentemente· (ovvero dall'analisi della ta-
bella 6.1) rià'aviàmo:· ·· ·
- .. F· /3
f=3El
"
F· 12
~: <p= 2El .
- " h
Dall'espressione della freccia/ricaviamo l'espressione della (o'~ F:
.:(_';i'
F= 3El.· f )::',?
/3

~ostitu.endo questa espressione nella formula dell'.angolo rp otteniamo:

·/ 3K·f 3/
(()= 2;:,;r.'~ = 2/

rp= ;. 3 ~~0~;,,,:·~,02 rad= (1,146) 0 ~ 1°08' 45"


.-1..·,"'
_,;,.,,:/-

Esercizio6.8. :-·
Due travi ~ mensola disposte come nella figura 6.21 hanno la stessa
sezioneirettangolare b x h (30 x· 70 =) e sono costruite con il medesi-
mo acciaio.

11 =2,Sm

F(4oooN)
A

5cm
e

1.i=2m

Figura 6.21.
,<4M_<6::''FlESSÌONÈS\J-SòtJDi·ASEiiONEVAAIABllf:•·',<\,;{::(~,::;,\~;
..·..Fo.,.••;,...,,,
..,....,.,,,_ 0

Con i dati della figura citata determinare la f~ccia'reld-tiva all'estremo liber9


della trave inferiore (CD) ed eseguirne la verifica di resistenza a flessione
sapendo che entrambe le mensole sono costruite in Fe 430 UNI 7746.

gr.g 5l'J>!i ~
Il carico F applicato alla mensola AB produce <<liberamente»una freccia
pari a 50 =
poiché, oltre tale valore, l'estremo B, venendo a con.tatto
con l'estremo C, non si può abbassare naturahnente·a causa dell'ostacolo
~posto dalla mensola CD. Di consegqenza una parte ~lamente di
F produrrà una freccia pari a 50 =
e la rimanente parte di F si ripartirà
su entrambe le mensole in base alla loro resistenza e lunghezza. Calcolia-
mo, iniziahnente, il momento quadratico delle mensollil (è uguale per
quanto detto nel testo del problema):

1 1
1 =-bh 3 =-- 30· 703 =857500= 4
" 12 12
imponiamo ora:

Sapendo che E= 206000 N/= 2 ricaviamo F 1 :

3EI.-f 1 3- 206000 N/inm.2 • 857500 = 4 • 50 =


Fi =.-z_t_= (2 500 =)3
F 1 s;;l696N

La rimanente parte della· forza:

F 2 =F-F 1 = 4000 N-1696 N=2304 N

provoca contemporaneamente inflessione nella mensola superiore AB


e nella mensola inferi~ CD. Indicando con F 2 ,.,. la componente di F2 che
agisce sulla mensola AB e con F2cDla componente di /!2 che agisce sulla
mensola CD dovremo scrivere:

fz,.,. =f2cD
F 24 - 11_ F 2 çp • l~
3E 1 J. 1 - 3E 2 I. 2
ma:
. ::.-,_.
' "
e:

F2CD= P2 - F2AB
F2AB.lf = (F2 - F 2n) l~
F2AB· lj = F2" li - F2AB'l~
F2nlf + F2,.,,· li= F2 · I~
F2 ,.,,(lf +li)= F2 • li
. F 2 • li · 2304 N· (2000 =)3
F ---------------
2,.,, - (lf + li) ~J~2 500 =) 3 + (2 000 =)3]
F2 AB a:;780 N:-t
..A..,.,17:,,~.
e di conseguenza: .,,,..,.
. .
ef ·- = F2 - F2,.,,= 2 304 N - 780 N
F2co_ = 1 524 N
La componente F2 co agisce, come sta a indicare il pedice, sull'asta CD e la
freccia dell'estremo di questa mensola vale infine:

F2 • li 1524 N· (2000 =)3


/ 2 =~= 3· 206000 N/= 2 · 857500 = 4 .

Per quanto riguarda la seconda domanda calcoliamo, prima, il momento


flettente in corrispondenza dell'incastro D:

M10 = F2co' 12= 1524 N• 2000 == 3,048· 106 N· =


la tensione massima vale, di conseguenza:

_ Mi»· h/2 _ 3,048· 106 N· =· 35 =


u'lbi- I. - 851500 = 4

u...;.= 124,4 N/= 2


(D)

Per quanto riguarda la tensione ammissibile:

(TR 430 N/= 2


u ,1m

= -nR = ---'---
3
143,34 N/= 2

Poiché:
O"max
(D)
= 124,4 N/mm.
2 < 143,34 N/= 2 = O"adm
la verifica ha dato esito positivo.

Esercizio6.9.
Una trave tubolare, costruita in acciaio e appoggiata alle estremità, è sot-
toposta a un carico concentrato; F, applicato in mezzeria e perpendicolare
all'asse geometrico dell'asta.
Sapendo che la trave è lunga / = 1,5 m, che d.= SO d1 = 40 nÌm =,
e che la tensione massima, prodotta dalla flessione, è O"max= 180 N/= 2 ,
determinare la freccia, dell'asta, in mezzetja.

La freccia in mezzeria della trave si calcola con la nota formula:

F· /3
f=-
. 48EI.
però la forza F non è nota. .
Allora, sapendo che la tensione massima dovuta alla flessione è data da:

M
(T
....= --1.,.,,.
w,.
ricaviamo:
ove:

Conseguen,temente:

M 1.... = _180N/= 2• 7245,3 = 3 = 1304154 N · =


ffoiché, inoltre, M 1 ,.., è determinato da:

determiniamo anche la forza F:

= 4· M 1.,.. ~-4· 1304154 N· Illli:l"" 4778 N


F l 1500 = - 3 '

A que_stopunto, mediante la re!azione che fornisce f, calcoliamo la freccia:

.. ;'3477,8 N · (1500 =) 3
f=-,~.,--'-----~-------
206000 N/= 2 • ~ 504 (1 -
;·IIB'~ 0,8)4= 4

Esercizio6.1O.
Una trave IPN 260 UNI 5679, lunga 6 m, è appoggiata alle estremità ed
è uniformemente caricata. Determinare il carico risultante massimo appli-
cabile affmché la freccia massima, in mezzeria, assuma valore pari a 1/500
della lunghezza della trave.

Dalla tabella UNI corrispondente, oppure dai manuali tecnici, ricaviamo il


momento quadratico della sezione della trave IPN 260:

lx= 5735 cm.4


;}A'38; ~,,~;:f
:Y~'
"'.'.kY
:;2(ih/=&ss1ooe"sù\so~DiiASÈ'ZIOÌIÌE,VARiAsi1i,~"',:t<:})'~:·,1(::;:,
La freccia massima consentita vale:
1 ., 1
'" =-·l=-·6000mm=l2mm
Jmax 500 500 ·

Sapen_do che in questo caso l'espressione della freccia vale:

5 q· 14 5q· (6000 mm)4 ·


/max= 384 E· I. = 384 · 206 000 N/mm 2 · 57,35 · 106 mm 4

_ 384. 206 000 N/mm2 • 57,35 · 106 mm.4 • 12 mm _ /


q- 5· (6000 mm)4 ' · -- 8•4 N mm

Il carico massimo, di consegu.enza, varrà:

Q = q · l = 8,4 N/mm·6 000 mm= 50400 N

Esercizio6.11.
Una trave, in acciaio, del tipo HE 120 B UNI 5397 (avente I,. = 864 cm.4 )
è appoggiata agli estremi ed è anche uniformemente caricata (q = 5 000 N/m)
per tutta la sua lunghezza. In corrispondenza della mezzeria della trave
è post.a una barra verticale per evitare pericolose inflessioni della trave
stessa (Figura 6.22).

Figura 6.22.
.Con, le quote della figura 6.22 determinare lo sforzo di compressione
agente sulla barra verticale sapendo che la trave è lunga / = 6 m. ·

La freccia della trave, nella sezione centrale, considerata «liber!i» vale:

5q· [4
fmax= 384El .
inserendo i valori numerici abbiamo:

5 5 N/mm· (6000 mm)4


fmu= 384' 206 000 N/mm2 • 8,64 • J06mÌn.4 -~·

fmax~47,5mm

A causa della presenza della barra verticale (Figura 6.22) l'abbassamento


della mezzeria della trave può essere solo _qi·30 mm.
La differenza: ·

f1 = fmax
- 30 IDJµ~ (47,5 - 30) = 17,5 mm
,..·;:·
. _,
può essere considerata come una freccia avente verso opposto alla defor-
mazione prodottapal éarico poiché si .può pensare prodotta dalla barra
verticale. Di conseguenza:

- I, =F 1 • 13~F = 48EI.f 1
1 48EI. 1 /3

ove con F1 si è indicata la forza prodotta dalla barra sulla trave ovvero, il
che è lo stesso, l'azione esercitata dalla trave sulla barra (forza cercata).
Inserendo i valori numerici otteniamo: ·

48· 206000 N/mm.2 • 8,64· 106 mm.4 - 17,5 mm


Fi = (6 000 mm.)3
Esercizio6.12.
Una trave, avente sezione quadrata costante, costruita in acciaio Fe 490
UNI 7746 e lunga I = 1 m è incastrata alle due estremità ed è sottoposta
a uri carico concentrato in mezzeria pari a F = 8 000 N.
Dimensionare la struttura e determinare il risparmio di materiale ottenuto
rispetto a una trave semplicemente appoggiata agli estremi e. soggetta allo
stesso carico.

Sulla base di quanto abbiamo studiato precedentemente il momento flet-


tente massimo in mezzeria della trave e sugli appoggi ha lo ste~o valore
assoluto, e cioè:
Fl
IM1.,.. l·=-s,

Conseguentemente abbiamo:

Mi = 8 000 N · 1000 mm = l . 106 N. mm


- . 8 .

Per quanto riguarda la tensione ammissibile:

uR 490 N/mm 1
u•..., = - = ---- 163,34 N/mm 2
nR 3
e quindi:
M1
Umax=w=Uadm
f.
M1 I· 106 N- mm
W ---<.JIIJ& - ----- 6122,2 mm 3
1• - u.<1m- 163,34 N/mm 2

Sapendo che per un quadrato:

1
W =-a 3
1. 6
ricaviamo:
valore arrotondato, almeno, a:

_..J a= 34mm
·-~

ove a: Iato del ql.\ad'rato.


La massa de~a trave, in questo caso, vale:
,;· .
:1rz
1 = p · Volume= 7,850 kg/dm.3 · (0,34 dm) 2 • 10 dm

m 1 = 9,075 kg -,

Nel caso di trave semplicemente appoggiata agli estremi il momento flet-


tente massimo, in mezzeria della trave, vale: è''

M 2"·106 N · mm
w,.~ _ =
1
adm := 163, 34-__,,..
N/tm11.
2
12244,4mm 3

_.,,?:·
e infine: _.,,.
a=V6- w,.=~6- 12244,4 mm 3 ~42mm
<··
La massa della trave, in questo secondo caso, vale:

m 2 = p · V= 1,85 kg/dm 3• (0,42 dm) 2 • 10 dm

m2 ~ 13,85 kg 1-

Il risparmio è, quindi, evidente:

m,upannlata ':' m2 - m1 = .(13,85 - 9,075)kg = 4,775 kg


e in percentuale:
4,775 kg
m% = ---· 100 <:::<52 62%
9,075 - '
;.;;:'~~~::~_'.,·;:..\·L~~":::.:
:.442..:i ..•~~9Nɧ!!~~iQiA$~i~~:.Y~W!ìW;,·.,'.:~
•.•. ..:~,;~::~
..::,:·:~
Esercizio6.13.
·una trave, in acciaio, lunga 4 m è incastrata a un estremo B ed è appog-
giata all'altro estremo A. Sulla trave è distribuito uniformemente un carico
complessivo Q = 60 kN. Sapendo che il momento quadratico, rispetto
all'asse neutro, ha valore I.= 15 - 106 mm4 determinare: ·

a) la reazione dell'appoggio A;
b) la stessa reazione supponendo che il carrellino A subisca un cedimento
di 4 mm (Figura 6.23).

1=4m

lì=4mm

Figura 6.23.

Determiniamo, inizialmente, il carico q per unità di.lunghezza:

=g= 60000 N = lS~


q I 4000 mm mm

a) Quando l'appoggio A non subisce nessun cedimento, il calcolo ricalca


esattamente quanto già esposto nella parte teorica:

quindi:
3 3 3
R.41 =-ql=-Q=-60000N=22500N
8 8 8

b) ·Quando l'appoggio A subisce un cedimento ~ = 4 mm dovremo sot-


·:t·•)··;:~'"Yt:}'i{'.:d:i//:.:;J$eRçì21·::,:,44
trarre alla freccia dovuta al solo carico uniformemente distribuito anche lo
stesso cedimento ~; la differenza fra queste due frecce dovrà essere bilan-
ciata dall;i.freccia Cl!M~ata
d;®I. sola reazione vincolare dell'appoggio.
Quindi: ___
,

(E= 20600f?N/mm2 ) -·
}i
3 El. ql4 3EI. ~
sE 1. r - r · = R" 2 :/,"/
... '
;. /','

~ql-3EI._~=R,t
8 [3 2
...-
3 3- 206000 N/mm 2 • 15· 106 mm4 ,-4 mm
R" 2 = BQ- (4000 mm)3 ·
R,t2 = 22500 N - 579,4 N = 21920,6 N

Esercizio6.14. ···
Eseguire il dimensionamento .-ef~a trave, su tre appoggi, ~formemente
caricata su tutta la lunghezza (l = 8 m, q = 5 kN/m, Fe 510 B UNI-EU
27).

Come iibbj,amo determinato nel paragrafo corrispondente allo studio delle


travi iperstatiche la reazione dell'appoggio centrale (Re) vale:

5 5 kN
Rc=-ql=-· 5-· 8m=25kN
8 8 m

Per quanto riguarda le reazioni vincolari dei due appoggi estremi (R,t
e R8 ) abbiamo:

3 3 kN
R A =R B =-q·l=-5-·8m=75kN
}6 -· 16 m '

In valore assoluto il momento flettente massimo si ottiene proprio in


corrispol).denzadell'appoggio centrale C e vale:
I I I
M~c(' =_R;.. 2-q2· 4=
= 7 500 N · 4 m - 5000N/m· 4 m· 2 m
M 1,... = -10000 Nm = -10· 106 N- =
(C)

,M,CC>
.. , e=l · 107 N · =
Sapendo che uR = 510 N/= 2 abbiamo:

qadm = qR = 510 N/=2 ·= 170 N/=2


nR .3

Conseguentem~te:
M,,...
Umax =
,. =
~C) Uadm

,W,.=
M
Uadm
~'l:, = _ - 1 · 107 N ·
= 170 N/= 2 = 5 9 · IO =
4 3

W1• = 5,9 · 104 = 3 = 59 cm3


Visto. il valore del modulo di resistenza a flessione si può utilizzare un
profilato HE 100 A UNI 5397 che ha W~= = 73 cm3 w,.
Esercizio6.15.
Effettuare lo studio della trave Gerber rappresentata in figura 6.24.

F(lOOOON)
q = (5 000 N/m)

2m 2m

lm 3m lm 4m

Figura 6.24.
.,
CD·J.:"., i
q
1-----=D:.-----+----H
A B e E

iH,{1!
'<···

lm 3m
__ l_m__ 2_m
____ 2_m_+1 _./?
(a) ;_,;

(b)

Figura 6.25.
, ..:.-:
.~~ti/
a) Mc = O asta CD _.,,
-q· 4m- 2m+_RB· 3m=0
,(' . 2
RB = q· 8 m = 5000 N/m· 8 m = 13333 34 N
· 3 m 3m · ·'

b) Equilibrio tras~one verticale corpo (D:


- q· 4 m + RB +Re= O
Re= q- 4 m - RB = 5 000 N/m · 4 m - 13 333,34 N
Rè= 6 666,66 N
c) M 8 = O asta @
-Re· 5 m+R 0 · 4m-F· 2m=O
Re· 5 m + F- 2 m = -'-----'----.------'-------'---
Ro = ------
(6666,66- 5)N · m + (10000 · 2)N · m
4 m 4 m
R0 = 13 333,325 N
.:>.
,_-;,-.2\:.-:::~·
/44(?:!.'.'f{F$st9Nf~::s.<?i;iPi'A~-$~(y~~-çg_:>;;·,:
d) Equilibrio alla traslazione verticale corpo @:
- Re+ RD - F + RH = o -
RH =Re- RD + F = (6 666,66 - 13333,325+ 10000)N
RH = 3 333,335N

Il diagramma del momento· flettente è riportato, qualitativamente, in figu-


ra~~ -
,..

Moltissimi organi di macchine sono soggetti a sollecitazioni variabili, fra


un valore massimo e un valore minimo, e che si ripetono nel tempo
durante il funzionamento déUemacchine stesse. L'esperienza ci insegna che
un elemento di macq1:Jiriàsottoposto a sollecitazioni variabili e ripetute nel
tempo giunge alliy:iottura per vàlori di tensioni unitarie inferiori a quelle
che producono il collasso della struttura nel caso statico. Le prime persone
che si_.,.9<:C1J.parono
dello studio di questo fenomeno particolare, supponen-
do che le sollecitazioni variabili e ripetute nel tempo provocassero un
affaticamento, come nell'essere umano," nel"materiale definirono le tensioni
variabili e ripetute come sollecitazionidi fatica e ·1a conseguente resistenza
del materiale nelle suddette condizioni·come resistenzaa fatica 1 •
Il problema delle sollecitazioni di fatica e lo studio della corrispondente
resistenza meccanica alla fatica, appunto, nacque principalmente a seguito
dello sviluppo delle ferrovie attorno al 1 850. Vi furono alcune persone che
si occuparono del fenomeno (Hodgkinson, Rankine, Farbain) ma lo studio
sistematico, dal 1852 al 1869, fu condotto da un ingegnere bavarese,
Wohler.
Wohler effettuò prove a flessione rotante (Figura 7.1) con carichi F 1 ,
F 2 , ••• F.· via via decrescenti e, conseguentemente, con tensipni via via
decrescenti.

1 Per maggiori approfondimenti vedere: E. MAssA,L. BoNFIGU, Costruzionedi macchine,


voi. I, Milano, Masson Italia, p. 275 e ss.
Figura 7.1.

In UD, generico solido adibito a provino la sollecitazione in una fibra


periferica è sostanzialmente sinusoidale e la corrispondente tensione si
definisce flessione alternata simmetrica. Sarebbe, comunque, opportuno
utilizzare un provjno a uniforme resistenza a flessione, ovvero a sezione
variabile come già studiato precedentemente, in modo da avere anche
tensioni massime uguali su tutta la lunghezza ed evitare, per quanto
possibile, alterazione dei risultati causati, ad esempio, da· un possibile
difetto esistente nel punto A di figura 7. 1.
A questo punto è bene fare alcune considerazioni riguardanti i cicli degli
sforzi.
Nella figura 7.2 sono evidenziate le caratteristiche di un ciclo generico:

sforzo normale massimo in N/mm 2 , vengono considerati positivi


gli sforzi di trazione e negativi quelli di compressione; ·
sforzo normale; minimo in N/mm2;
sforzo normale medio pari a (u.... +u., 1.)/2 sempre in N/mm 2 ;
ampiezza dell'oscillazione dello sforzo in N/mm2 pari a
(u.. .,, - umiJ/2;
o ciclo

!
---· _______ r_'-,~---,,
2~a -:'!:._---· ....
o,...

)::-
Fl!i!ura 7.2. l/:f·
·f~i
o ):_;,?

4\v·
o
/:
~{/.
,..f' .
CD @ . .,-® @) ® @ (J)
-1'

Figura 7.3.

_20-
0 : elongazione dello sforzo sempre in N/mm 2 e pari a
- CTm1J;
(crmax
n (o N): numero dei cicli di sforzo, applicati durante la prova;
f : frequenza dei cicli di sforzo, data dal numero dei cicli per unità
di tempo (secondi).

Nella figura 7.3 sono indicate diverse sollecitazioni variabili (sempre sinu-
soidalmente) in funzione del tempo e riferite all'ascissa a = O:

CD(l): sforzo· ondulante, ondulatorio,detto anche pulsante; di trazione CD,


di compressione (l);
.·,'.::<:
''-i50: ) ..SÒL~fy~IQNÌDÌ~1.çHÉ_ ::.·:-
@ @: sforzo pulsante dallo zero, di trazione @, di compressione @;
@ @: sforzo alternatoasimmetrico;
@ : sforzo alter11atosimmetrico.(ovvero solamente alternato) caratte-
rizzato da O"m = O.
Ritornando alle esperienze di Wohler si deve notare che, come risultato
importantissimo, la rottura di un dato provino sottoposto a un dato
valore di sollecitazione dipende dal numero N (ovvero n) delle ripetizioni
o dei cicli.
Per le provette di un primo gruppo della serie da esaminare viene usata
una stessa tensione media (u.,) ma differenti sono i valori !!elle ampiezze
(u.). Per valori di sollecitazioni prossime alla tensione di rottura statica il
numero dei cicli è piccolo; per valori decrescenti delle sollecitazioni il
numero dei cicli che provocano rottura aumenta fino a un numero oltre il
quale la rottura a fatica non si manifesta più. Wohler ha riportato, con
una certa dispersione, i risultati ç,ttenuti dalle sue esperienze in un 'dia-
gramma nel quale sull'ascissa vengono riportati i numeri dei cicli (N) che
producono rottura del provino sottoposto a fatica altémata a flessione
(FAf), mentre sulle ordinate vengono riportate le tensioni uFAJ in N/mm 2
(Figura 7.4).
Si ottiene così.una curva detta, appunto, curva di Wohler.
La curva rappresentata in figura 7.4 è un esempio per un acciaio a basso
tenore di carbonio.
Come si evince dalla suddetta figura la resistenza a fatica decresce
all'aumentare del numero dei cicli e l'andamento della curva sempre più

curva di Wilhler

<1FAf= C14
(L)

t
limite
<10
N.
4 N

Figura 7.4.
parallelo all'asse delle ascisse fa immaginare, o pone il problema, che esista
un asintoto orizzontale ovvero che vi sia ·un valore della tensione -al di
sotto del quale non si verifichi più la rottura a fatica per quanto grande
sia il numet~. delle ripetizioni o dei cicli che dir si voglia. Questo probJema
non può ...èssere completamente risolto per via puramente sperimentale
poiché si dovrebbe ripetere ciclicamente l'applicazione delle tensioni per ·un
numero infinito di volte.
Si possono estrapolare i risultati sperimentali di Wohler tracciando la
cuzya in scale logaritmiche (Figura 75).
·,y_,.

A 1--:::--t-+f'f+---,--+--t-H+--+--+-t-+t--+-:--++++---
.......__
........._
t-- B /

ap,v
IL)
o-

N
curva cliWtihlerper acciai comwtl (scala log)

Figura 7.5.

Come si nota analizzando la figura 7.5 (per acciai comuni al carbonio) la


curva presenta una discontinuità, marcata, in corrispondenza di un nume-
ro critico di sollecitazioni ripetute (NcR) tale per cui:

a) se N < NcR la tensione unitaria (up01) diminuisce all'aumentare di N;


b) se N > NcR la tensione unitaria (uFAf) tende a rimanere pressoché
costante all'aumentare di N.

Ciò significa che, per l'acciaio comune, esiste un valore massimo di solleci-
tazione al di sotto del quale non si verificher~ mai la rottura del provino
452 7.. SQU.ECITAZJONI
DINÀMlq-lf;

anche per un numero di cicli (N) mol~ grande e, al limite, tendente


all'infinito. Questo valore della tensione viene definit9 limite di .resisten+a
a fatica alternata a flessione (uFAf) e, quindi, al di sotto di questo valore.
(L)
non si avrà mai una rottura ·per fatica alternata a flessione nell'acciaio
comune al carbonio. L'espressione analitica del tratto di retta BCR della
figura 7.5 è la seguente: ·

loguFAt=logCg..,.k· logN (1)

ove:
Cg e k sono valori, costanti, dipendenti dal tipo di materiale.

L'equazione (1) può essere scritta anche nella seguente forma:

loguFAf = logCg + (- klogN)

ovvero:

loguFAt = log CR + logN- 1

loguF~t = log(Cg · N-~

e in conclusione:

(2)

Queste due equazioni nonché le figure 7.4 e 7.5 sono estensibili a tutti
i materiali ferrosi; per ciascuna tipologia specifica di materiali ferrosi
varieranno però i valori di uFAf e di NcR· Normalmente per gli acciai il"
valore del punto critico (Cg) corrisponde a un numero di cicli (Ncg)
compreso fra (2 + 10) · 106 • ·
Il comportamento del legno, in generale, si può ritenere molto simile
a quello sin qui illustrato per l'acciaio comune.
Per quanto riguarda la rappresentazione, su un diagramma logaritmico,
delle curve di Wohler per provini in lega leggera (quale, ad esempio, il
duralluminio)si veda la figura 7.6.
• :--,-._·,· •••>.
·"'*" f1, ~8'1ERALITÀ
CURVEDIWÒHLER ,Ll53

,·lu ·
j·;,

i~);''Jr
'v !' ~·
_;)!
N
.curva di W6hler P\lf lega legge~. / (scala logaritmiça)

Figura 7.6.

In questa figu,ra si nota che il punto critico (CR) non è ben definito perché
la curva dopo il suddetto punto non si mantiene oriµontale e, conseguen-
temente, non si può parlare di·un numero critico (NciJ vero e proprio di
sollecitazioni ripetute (~,,cicli).Comunque si rileva che in un primo tratto
la curva di figura ?,JP'decresce in maniera decisa al crescere dei cicli,
mentre oltre il puntò' CR la diminuzione della uFAf è molto meno evidente
all'aumenty~ ..del numero delle ripetizioni delle sollecitazioni.. Orientativa-
mente per 1e leghe leggere a base di alluminio la diminuzione decisa della
curva di Wohler si verifica sino a valori di (80 7 100)·. 106 cicli e poi le
sollecitazioni .unitarie (uu 1) decrescono molto più lentamente all'aumenta-
re di N. Il comportamentodi questi materiali è assimilabileanche a quello
del calcestruzzo.
Sino a ora abbiamo discusso del comportamento di provini sottoposti
a flessione alternata e abbiamo, per questi casi, introdotto le corrisponden-
ti curve di Wohler. Analoghe considerazioni sulle curve di W6hler valgono
anche nei casi di azioni assiali alternate (ovverosforzo normale alternato).
Ciò significa che il provino è' assoggettato alternativamente a trazione
e a compressione per un numero N di cicli. Anche in questi casi si
definisce il limite di resistenza a fatica aiternataper az(one assialeche viene
indicato con il simbolo <TFAa·
(L)
In generale, quindi, con la sigla uFA viene indicata la sollecitazione unitaria
di fatica alternata specificando se si tratta di flessione (f) ovvero di azione
assiale (a).
Notevole importanza riveste anche la fatica pulsante dallo zero sia per
:\;'(:;:,.y.···:I•;'/::'.:''('.;,,;t~;i!:f<\L;%K
'.(454;_.•;i:·.-~~IONiJ:>iNAN\iòHE;'é~;:·.;?Jf-';;,}';t
quanto riguarda la flessione sia per' quanto riguarda l'azione assiale (di
trazione e/o di compressione).
La curva di Wohler corrispondente (Figura 7.7) è simile a quella analizza-
ta per la flessione e analogamente si può ricavare il limite di resistenza
a fatica pulsatoria (u&;}

aFP
(log)
A
B

O'FP
w

O'FA
"tHE,
·.
(!.)

N
(log)

Figura 7.7.

Normalmente si usano le seguenti simbologie:

uFP.,
: sollecitazione di fatica pulsante a trazione;
ùpp, e: sollecitazione di fatica pulsante a compressione;
u~t~
1 : sollecitazione di fatica pulsante a flessione positiva;
trpp~
1 : sollecitazione di fatica pulsante a flessione negativa.

Nella figura 7.7 è stato eseguito anche un raffronto fra la tensione limite .· .
a fatica pulsante (upp)
w
e la tensione limite a fatica alternata (uFA.)·
w
Come si'
.·.
evince dalla suddetta figura le tensioni limite a fatica pulsante sono superio-·
ri alle corrispondenti tensioni limite a fatica alternata e, conseguentemente;
la retta nel tratto BCR della curva di Wphler per fatica pulsante è menq .
,;;:/;;/\i.:1t.ii.:cài;f'iÉIWJIA'.:è:ViN.R:~1:w.8h~
[\;:::>;'tfai?;1};{/;,k\;,};,;::
inclinata rispetto al corrispondente tratto per la fatica altemàta. Analoghe
considerazioni possono essere svolte anche nel caso
delle sollecitazioni di
torsione sia a fatica pulsante (tpp) che a fatica alternata (tp.4.).
Anche in cruesti casi' si posso~o determinare le tensioni limite rispettiva-
mente a f;ti~ pulsante

(-r:pp)
(LJ
e a fatica alternata (-r:FA)·
(L)
·· ·._
'
Una trattazione molto esauriente per le sollecitaziom di fatica è riportata,
per eventuale approfondimento, sul testo: E. Massa, L. Bonfigli, Costruzio-
ne::ulimacchine, vol. I, Milano, Masson Italia, 1979; mentre.,per quanto
riguarda i nsultà.yJegati alle prove sperimentali condotte da $9lti ricerca-
tori si veda il Manuale dell'ingegneremeccanico, tabella 10:·41,Milano,
Hoepli, p. 654 e ss. · j
Comunque per avere una panoramica generale sul comp<;>~ento a fatica
per alcuni materiali si veda anche la tabella 7.1 nell'a ò quale vengono
riportati i valori medi del rapporto di fatica (rp), ovvero··_delrapporto fra· il
limite di fatica (per un ciclo alterno simmetrico) aAflessiorie(CTp.4.r)· a tra-
,. (L

zione-compressione (crF.ta),
a torsione (-r:FA.t)
e il carico di rottura (cr~
!LJ CL>
a trazione statica 1.

Tabella 7.1 Rapporto di fatjca (r,) per acciai-ghise-legheleggere.


/,..

Acciaio al carbonfo 390 0,57 0,46 0,33


_Acciaioal carbonio 490 0,54 0,43 0,31
Acciaio al carbonio 590 0,50 0,40 0,29
Acciaio al carbonio 686 0,46 0,37 0,27
Acciai legati-bonificati 785 0,50 0,40 0,29
Acciai legati-bonificati 1080 0,45 0,36 0,26
Acciai ad alta resiste= 15·70 0,40 0,32 0,23
Ghise grigie e sferoidali 147+490 0,40 0,25
Leghe leggereAl, Al-Mg 147+ 340 0,40 0,32 0,23
Leghe leggere Al-Si, Al-Cu 245 +440 0,27 0,22 0,15

Resistenza dei materiali,


1 La presente tabélla è stata riportata dal testo: G. VIANBLLo,
voi. II, Firenze, Sansoni. Si veda anche la bibliografia.
In pratica è molto usata una rappresentazione grafica, estremamente effi~
cace, che va sotto il nome di diagramma di Smith (Figura 7.8). Sulle
ascisse vengono riportate le sollecitazioni medie (um) mentrè sulle ordinate
le sollecitazioni massime (u.....), le medie (um) e le minime (umia)-I punti
del piano aventi per ascissa e per ordinata la stessa sollecitazione media
(u.,.) si troveranno, ovviamente, su una retta passante per l'origine e incli-
nata di 45° (punti A di figura 7.8). Tutti i punti tipo A 1 e A 2 corrispondo-
no a sollecitazioni aventi, a parità di O'm, una u"""' > O'm (per A 1) e una
O'mia < O'm (per A2), .
Per una sollecitazione, qualsiasi, di fatica i punti A 1 e A 2 (Figura 7.8)
rappresentano le sollecitazioni massima e minima e sono equidistanti dal
punto A che rappresenta, invece, la sollecitazione media,

A1B = k1 = tga
OB

J
-~
t:i
B
B
'@
t::i

Figura 7.8.
·-
.. ~-.·
~

Con questo tipo di rappresentazione grafica si possono, quindi, leggere


sulle ordinate i valori riguardanti una qualunque sqllecitazione ·di fatica. Se
riportiamo, in una figura di Sil)ith, i valori del limite di resistenza a fatica
((1F)ricavati da pr<5ve sperunentali e per çliversi valori del rapporto
w . .
k 1 = um.Jum = uFfuF.. otteniamo uµ curva che rappresenta il limite di
resistenza a fatica per i vari tipi di sollecitazione.
Questa curva _altro non è-ch'e il diagramma di Smith, a rottura, per la fatica
· (Figura 7.9).'(i/ f.
·~ _J,,

,-....
f ~-

tf
; '

u,.

Diagrammadi Smith
(a rottura)

Figura 7.9.

Vediamo alcune brevi considerazi"oni rigµardanti il diagramma di Smith di


figura 7.9. ·

a) Il punto T corrisponde alla so(lecitazione di rottura, a durata, per



carico costante e coincide sostanzialmente; a temperature non molto ele-,
vate, con la tensione di rottura statica a trazione. Questo punto si trova
sulla retta inclinata di 45° poiché, nel caso di sollecitazione statica,
O'max = O'min = O"m= costante. '
b) La regione del diagramma, contraddistinta dal numero (D (fra T, B 1
e B2 ) riguarda le sollecitazioni, ondulate, di trazione pulsante.
c) Il segmento B 1B 2 rappresenta il limite di resistenza a fatica pulsante,
dallo zero, con tensione massima positiva (di trazione).
d) La r!:gione @, compresa fra B1B 2 e A 1A 2 , corrisponde alle sollc;citazioni
a fatica alternata, non·simmetrica, con sforzo massimopositivo (trazione).
e) Il segmento A 1A 2 (A 1 O = OA2 ) rappresenta il limite di resistenza a fati-
ca alternata simmetrica in cui u,,.= O.
f) La regione @, compresa fra A1A2 e B&->B\->, riguarda le sollecitazioni
a fatica alternata, non simmetrica, con sforzo massimo negativo (compres-
sione).
g) Il segmento B&->B\-l rappresenta il limite di resistenzà a fatica pulsan-
te, dallo zero, con tensione massima negativa (compressione).
h) La regione@, compresa fra B&->B\-l e il punto C, comprende le
sollecitazioni a fatica, ondulat11, pulsante di compressione.
i) Il punto C rappresenta la sollecitazione di rottura a compressione, di durata,
a carico costante. Questa sollecitazione coincide sostanzialmente, a temperatu-
re non molto elevate, con la tensione di rottura statica a compressione.

7.2.1. Diagramma di Smlthsemplificato


Quando non esiste la possibilità di avere a disposizione un diagramma di
Smith completo, tracciato mediante prove sperimentali, si può usare un
diagramma semplificato. Vediamo, velocemente, ia costruzione di un dia-
gramma semplificato per mat!lriali duttili e fragili.

I. Materiali duttili
Per poter tracciare il diagramma per questa tipologia di materiali (tipo
acciai comuni al carbonio) si devono conoscere:

a) la tensione limite a fatica alternata (uF;1);


(L)

b) il valore del carico di rottura statica a trazione e a compressione (uR,,


e O'R.d;
c) il valore del carico di snervamento (u.,J.
: ,~·./.:.·->··:
Queste ql,1.8.ttrosollecitazione unitarie devono riguardare il tipo di sforzo
considerato. ·
Si deve considerare anche il carico cli snervamento poiché per alcuni punti
del diagramma, .pur non arrivando il materiale alla rottura per fatica, si·-
possono avere notevoli deformazioni che non sono, generalmente, ammis-
sibili per gli orgaru di macchine. In tal modo il diagramma vien~ definito
di Smith a fatica e snervamento ovvero solamente diagramma di Smith
(Figura 7.10).
Si riportano, quindi, su un diagramma cli Smith (Figura 7.10) i punti!(uFA)
- flw
e (- uFA)nonché le tensioni uR., e uR,c· _,-·;
(L) ;,f
Si uniscono, mediante segmenti cli retta, i punti (uR,,) con(± '!FA}-·
e uR,c
. ; (L)

con (± uu)e si limita, con


(L) ··...____,
un tratto orizzontale, il diagramma alla
,--

rf ,.

, ,
,,
, ,, Diagrammadi Smi!h
,, semplificatoper materiali
,, duttili

Figura 7.10.
'
Diagramma di Smith
semplificatoe simmeaico
per materiali duttili

-CIR

.Figura 7.11.

tensione di snervamento (± Us,J. Se non si conoscono i valori di (ua.J si


possono tracciare anche due rette parallele tra loro, inclinate di 45° e pas-
santi per ( ± u~1) come è stato evidenziato nella figura 7.10 con linee trat-
teggiate. Molto spesso, nella pratica quotidiana, si utilizza un diagramma di
Smith simmetrico, ovvero la parte delle sollecitazioni medie negative simme-
trica rispetto alla parte avente sollecitazioni medie positive (Figura 7.11).

2. Materialifragili

Per la costruzione di diagrammi per que~ta tipologia di materiali si devono


conoscere:

a) la tensione limite a fatica alternata ( ur4)


,.,·'·.·.:.,
·.•.-;..

b) il valore del carico statico di rottura a trazione (11R, ,);

c) il valore~.:' a fatica_pulsatoria negativa 1f;_~·


(11
A questo p~to si u,niscono, mediante rette, i punti B~->e B~->con i punti
A 1 e B2 che rappresentano le sollecitazioni prima menzionate. Infine si
collegano, mediante segmenti di retta, i punti A 1 e A 2 con il punto che
indivi4,~ 11R,, (Figura 7.12).
. "' l:,
\ ..
! ,.


v <1R,t

Diagramma di Smith
per materiali fragili
(ad esempio ghisa)

Figura 7.12.

I diagrammi simili a quello di figura 7.12 per materiali fragili non consen-
tono di capire, però, il comportamento degli stessi quando siano sottoposti
a sollecitazioni medie negative molto forti.
A conclusione di questo paragrafo conviene fare una precisazione: tutti
,::492···· :,:..:;:,,;:,'..:\::\_'./,\<,;:~,·::>:::::,
,,t,~uìt:n:~QNl:,0,NAM1çt1(:\-. '}_'.\.\t:/L::j
i diagrammi semplificati sono in favore della stabilità poiché riducono
sempre il campo delle tensioni ammissibili a fatica (specialmente nella zona
delle o-m > O).

7.2.2. Diagramma di Smlthper sollecitazionisempllcl

Fino a ora abbiamo parlato di diagrammi di Smith tracciati sulla base di


prove effettuate a flessione e a trazione-compressione.
Le prove sperimentali sono state effettuate anche per la torsione applicata
a provini a venti sezione circolare.
La torsione dà origine, nell'elemento meccanico, a stati di sollecitazione
(composta) dovuti a scorrimento semplice e, conseguentemente, la tensione
tangenziale massima vale: -rmax= (MJW,).
Anche per la sollecitazione di torsione si possono ripetere, in modo qualita-
tivo, le considerazioni svolte a proposito della flessione. Solamente che
varieranno, per la torsione, i limiti di rottura a fatica al1;emata rispetto aUa
flessione e alla trazione-compressione così come vàriano le tensioni a rot-
tura statica per ciascuna delle tre sollecitazioni precedentemente citate.
Riportiamo, per brevità, solamente i . diagrammi di Smith (semplificati
e simmetrici) per sollecitazioni semplici e materiali duttili in figura 7 .13
(per quanto riguarda i materiali fragili si tratta di diagrammi simili a quel-
lo evidenziato in figura 7.12).
Come già abbiamo detto nel paragrafo precedente, i diagrammi di Smith,
semplificati e simmetrici, si possono costruire se s~ conoscono alcuni valotj
fondamentali delle sollecitazioni limite. Riportiamo, in maniera riassuntiva,
le caratteristiche che si devono determinare affinché si possa costruire il
diagramma di Smith.

a) Per materiali duttili

a 1) Flessione O"Rf, O"snf, O"~t{


a 2) Trazione-compressione (JRt, (J'Sn, (IFAa
(L)
a 3 ) Torsione 't'R, 'tsn, 't'yA
(L)

b) Per materiali fragili


b 1 ) Flessione O"RF, O"FA.f, O"~p}
(L)
b 2 ) Trazione-compressione O"Rr, O"p,1a, o-\;;;1
(L)
b 3 ) Torsione -rR, 'tp,4.
(L)
O'FAf
CJ.)
O'Jil.a
(L)
't'Jil.
CJ.J

._,,. o

-'t'Jil.
CJ.)
-0'-
CJ.)
-O'FAf
(L)

q'· Figura 7.13.

La relazione che si deve usare per il calcolo delle tensioni ammissibili


a fatica 1 è la seguente:

(3)

Se effettuiamo il rapporto fra la tensione limite di fatica <TF e la tensione


(L)

1 Vedere testo: E. MASSA,L. BONFIGLI, Costruzionedi macchiJ;le,


voi. I, Milano, Masson
Italia, p. 334 e ss.
ammissibile a fatica o-adm possiamo determinare un coefficientedi sicurezza
.. F
a fatica (nF)definito, appunto, nel seguente modo:

o-cii PkF
· n1 · n2 · n2· n3 · n4 (4)
nF = O"adm = b2. b3
F

'.I simboli utilizzati nelle relazioni (4) e (3) hanno il seguente significato:

o-F= limite di resistenza a fatica. Viene ricavato dalle esperienze effettuate


CL> su provini con le classiche formule della resistenza dei materiali
e viene riportato sul diagramma di Smith. ·
Nel caso di trazione o cç>mpressionesi dovrà porre o-F••nel caso di
. flessione o-FI e nel caso della torsioµ.e ,:F•·
Si tenga presente che il limite di fatica può variare; anche in modo
notevole, se ci troviamo in presenza di agenti corrosivi; si deve in
questi'casi ridurre il valore limite a fatica~
PkF= Coefficientedi intaglio (o di forma) per la fatica. Esso tiene conto del
fatto che nel calcolare le tensioni nominali, con le classiche formule
della Scienza delle costruzioni· e/o Resistenza dei materiali, si trascu-
rano gli effetti dovuti a intagli, fori, sedi per linguette e chiavette,
brusche variazioni di sezione ecc. A tal proposito si veda la figura
7.20, nella quale vengono riportati i valori di P~F,per fatica alterna-
ta, in funzione. del coefficiente teorico ack1 . Si noti che, teoricamente,
la tensione massima (sia O"max che -r... J viene espressa, tenendo conto
del fat~ore di forma ack,nel seguente modo:

(5)

ove u.è la tensione nominale calcolata con le consuete formule della .


Scienza delle costruzioni.
Chiaramente avremo anche: · ---":"_~·/.

(5')

b2 = Coefficiente superficiale.Tiene conto del fatto che nel calcolo delle


tensioni nominali non si considerano gli_effetti della finitura superfi-

1 Nelle successivefigure 7.17, 7.18, 7.19 vengono riportati i diagrammi che forniscono il
°'•
valore del coefficiente,teorico, di intaglio per alcune sollecitazionie per alcune tipologie
dei pezzi so~toposti·a sforzi di fatica.
·.7:3.. DffiRMINAZIONEDE)l.EJENSIONI /'<FATICA.PER
AMMISSIBILI SF9RZl .· :;465..·
SEMPh)CI

ciale del pezzo perché le sollecitazioni limite si riferiscono a un


proyino liscio superficialmente (vedere diagramma successivo).
b3 = Coefficiente dimensionale. Tiene conto del fatto che, nel determinare
le softécitaziòrii limite, si utilizza un provino di piccole dimensioni
(molto ·spesso avente sezi.one circolare piena con diametro d =)O
mm). Per i pezzi di dimensioni notevoli le tensioni limite possono
essere diverse (generalmente inferiori). ·
·N'ella successiva figura 7.14 viene riportato l'andamento del coeffi-
•:t; ciente dimensionale b3· per resistenza a fatica alternataf.,per acciai,
per sollecitazione di flessione e torsione. Per la ghisa si, puòritenere
nullo l'effetto dimensionale. ·
Per la sollecitazione di trazione-compressione non si rilèiano apprez-
zabili variazioni nelle tensioni ammissibili al variare 'dèlle dimensioni
del pezzo poiché tutte le fibre della sezione sono ugualmente solleci-
tate e manca l'effetto di collaborazione, fra fibre esterne ed interne,
come avviene invece nella flessione. · ,.

1,0 -1-~l"-.~~~~~--'-----~---~----~----
1'-..,,.,,,'
,P'---...___
0,8 +--+--+-+-+-t-=,,,__=:-----l-----+----+-----
----r---
0,7 v'· ......................................................
:-::
...::::
....::::
...:::: =
....
....t,...""
...=. -,--l----

0,6 +--+---+--,f--+--+------,-----+------+-----

0,4 +--+--+-+--1--1-----1------1----+-----
diametro
del pezzo

o IO 20 30 40 50 100 150 200 d


(mm)
coefficiente dimensionale per acciai -
sollecitazioni di flessione alternata e torsione

Figura 7 .14.

n, = Coefficiente che tiene conto di eventuali difetti presenti nel materiale


quali, ad esempio, soffiature.nelle fusioni o disomogeneità nei mate-
riali laminati; tiene, altresì, conto anche delle eventuali incertezze nei
,)\§.~:.·7,;;~u,e<::[T~IQr,-iJ:QÌ~lç:HEY,
;;,,:,,

trattamenti termici subiti dal materiale stesso (tempra, rinvenimento,


ricottura, bonifica) ovvero di trattamenti termo-chimici (cementazio-
ne, carbo-cementazione, nitrurazione, carbonitrurazione ecc.).
n 3 = Coefficiente che tiene in considerazione.errori dovuti a semplificazio-
ni nei calcoli (calcolo delle incognite iperstatiche, cedimento dei
vincoli, pesi propri degli elementi ecc.).
n4 =Questo coefficiente viene introdotto per aumentare il limite di sicua
rezza e, quindi, allontanare il rischio del pericolo dovuto a fenomeni
irnponder~bili. Ad esempio il valore sarà tanto più alto quanto più
importante è l'elemento costruttiYo in esame dal quale dipendono
incolumità e sicurezza di vite uro.i.ne(funivie, seggiovie, ponti, ascen-
sori ecc.).
Valori elevati si potranno usare anche nel caso di macchine estrema-
mente importanti e non facili da riparare (alberi motori, bulloni per
· bielle, macchine isolate e difficilmente accessibili;'controlli per para-
toie, dighe ecc.).
n; = Considera l'incertezza nella determinazione dei carichi effettivamente
applicati a un elemento di macchina.·
n~ = Tiene conto di eventuali ·urti o sovraccarichi dinamici estremamente
pericolosi.

Normalmente negli elementi meccanici agiscono contemporaneamente _gli


effetti studiati, separatamente, nei paragrafi precedenti e, in questi casi, si
deve ridurre il limite di resistenza a fatica.
Nel caso di fatica alternata il limite di resistenza effettivo

(ol"')
sarà
(L)
ridotto rispetto al limite di resistenza ricavato per un provino liscio,
rettificato e avente un diametro di 10 = (u,A)· (L)
Quindi:

CTp.4.• b2 · b3
U}.4. = ~(L~)__ _ (6)
(L) Pk
·ovvero, indicando c~>n;

(7)

(8)
'li

Analoga espressione si ottiene per sollecitazioni tangenziali. /{


Se le sollecitazioni di fatica hanno valore medio diverso da -zero (u,,/# O)
si costruisce il diagramma di Smith corrispondente (Figura 7.15). . .-.
Nel caso dei materiali fragili si procede nello stesso modo ma, per ia ghisa,
.il diagramma. del provino coincide con quello del pezzo perché u*,= u,.
v ,,, <L> <L>

aa ·bz-~
*
a-,,.=---
(L)

CLl Pt

A= a,u:i
B = a*FCL)

Diagramma di Smith per azioni


combinate e per materialiduttili

Figura 7.15.
Diamo, di seguito, i valori dei coefficienti di sicurezza (o di «incertezza»)
vistj nel paragrafo 7.3.

1.

2. n3 = 1,1 ..;-1,65 materiali fragili


n3 = 1,1 -;- 1,25 materiali duttili

3. n4 = 1 ..;-1,25

I
4. n2 = 1,1--;-l,2
ni = vedere tabella 7 .2

Tabella7.2

Turbine idrauliche
Turbip.ea vapore
Leggero Pompe centrifughe
1 + 1,1
Motori elettrici
Mole
Rettificatriciecc.
Macchinea stantuffo
Limatrici
II Medio Piallatrici 1,2+ 1,5
Tomi
Stozzatriciecc.
Presse per stampaggio
Tranciatrici
III Notevole Punzonatrici 1,5 +2
Trafùe
Molazzeecc.
Magli
IV Molto forte Laminatoi 2+3
Frantoi ecc.
çpEÉ=fiQ!~NJÌ
.1/J.\LQRLèii
.. _?;§, h.R.R.~Ni:q:6$iit~iÈ)çH1:_,(FA,llC.6.è"./
499;,
Il coefficiente (o grado) di sicurezza effettivo è dato dal prodotto dei
singoli coefficienti:

(9)

La verifica di resistenzaa fatica alternataper sforzi semplici è la segu,ente:

~! .---------,
lumax I< u"lf
Jf
-~1- (10)
- i/
_;,))
e la tensione ammissibilea fatica alternata, nei vari casi, si determina nel
modo seguente: . .< . •

~
,._..
a) Sforzo normale (trazione-compressione)

(11)

b) Flession(fife~;;ice
. La tension~ ammissibile vale:

(12)

c) Torsionesemplice
: L'equazione di verifica (10) si modifica nella seguente:

(13)
ove la tensione ammissibile assume la seguente \:Spressione:

(14)

Per quanto riguarda le grandezze presenti nelle espressioni precedenti si


ribadisce quanto segi;ie:

aFA..; aFA.1 ; ,:FA= vedere paragrafi precedenti


(L) (L) (L)

{Jk= vedere successivi diagrammi in funzione di o:t; .

b2 = vedere figura 7.16;

b3 = vedere figura 7.14;

n = vedere relazione (9) e paragrafo 7.5.

b2 1,0 a = pezzo polito (R.= 0,25)


b = rettifica fme (R. = 0,4 + 0,SJ
0,9
c = retlif,ca normale (R. = 0,6 + 1,6)
0,8 d = lavorazione media (tornitura, fre-
satura ecc.) (R. = 1,6 + 4)
0,7
e = sgrossatura (R.= 12)
0,6 f = grezzo laminato
0,5
g = con corrosione in H 2 0
h = con corrosione in H 2 0 salata
0,4

0,3

0,2

50 70 90 110 130 150


UR (daN/mm)

Figura 7 .16.
tJt~~N.T9.iiL~.-~iaji;i~~A}tlic:A\:A7J'•
·:3";,@t:t/t$.l:Y~9.RJ'.P.§'.è;gfuiqi~t,fil}
La resistenza a fatica di tipo generico sotto sforzi semplici si effettua nel
mo<;loseguente: ··

. ··~
...
., (15)

e la tensione ammissibile a fatica, nei vari casi, si detem:rina nel modo


seguente.
1
a) Sforzo normale (trazione-compressione)

G'u .• • b2
*
aFAa=---
CL)
(16)
(L) Pk
. e successivamente:

(17)

. ,1/.
detem:rinare mediante la costruzione del dia-
Le tensioni u~ • si devB!1"<5'
<L> J
gramma di Smith ·· conoscendo anche il coefficiente caratteristico
k1 ;= uma, =11fa-~ome già ampiamente illustrato nei paragrafi precedenti.
G'm

b) Flessione semplice
Al solito si costnµsce il diagra=a di Smith semplificato, o semplificato
simmetrico, e si detem:rina la tensione ammissibile, previa conoscenza di:

G'p,tf. b2 • b3
·ufAJ = ~CL,-cl
__ ~ (18)
CL) pk

quindi:

(19)
e) Torsionesemplice
La relazione di verifica (1_5) si_modifica nella:

't'max S "t'adm (20)


F-

Si detennina, inizialmente, la tensione

'tF.( • h2 • b3
tiA = (L) (21)
(L) Pt
~. successivamente, si costruisce il diagramma di Smith mediante il quale (e con
il coefficiente k 1 = t.,..
'tm
= tg,x) si determina la tensione ammissibile a fatica:
.

(22)
qk 3,0 r---r--...,.,....-----,--, ak 3,0 r--nn-r--,------~-.
2,8 I---+---< 2,8 ._... ........_,

2,4 I----< 2,4 I-+__,_...,...._~


2,2 .........
.......,
__ _,__ 2,2 l-+-\-1-\-~---l

2,0 t---'T\-r __ _,,_~-~-----, 2,0 ................


..-.-........
,.......-~-~---,

1,8 t---'t'~~r=t--t--t---1 1,8 1-t--\f~.?.~tt-+-P.''---l

1,2
1,0 ,O!
O 0,05 0,lò_Jl,15 0,20 0,25 0,30

R/d R/d

ak 3,0 ~~-~-----.,,..{'
2,&-t--lc+w-=-l
2,8 t-t-1-ttTH+ll

2,6 1--'r-\l't'i\\\-\i~:-,;i
2,4 1-\-\1-\'I\Wll~,-'I

2,2 Hc-'r-\-W~~-:--c:-r--.---1
1,8 HcWh-l'<-''<-"l~~=--tF'"-J 2,6 l-t-~,--->d,~~-d-'=:;-t---.-1
1,6 H-----'l-~"k-'"s::--f~~"'<d'f'>---3

1,4 1,6 1--"'-'-P.,(-~~~~~~

1,2 h>~:--1°':7'.':'f:::f=l==:::!::==l
1,02 1,05
1,4 l--+-,P,....,+-.:::>,Jc...,:::,,,..i;;;;;;;:=1

1,0 ~~-~~-~-~~ 1,2 _ 1,07


O 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 O 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30

R/d R/d

Figura7.17. Azione assiale


....474,:y7i_;,SOLLECIT~NrD1NAM1CHe;r·
·..:-. ..,;;/~z/.~~··~.\
:_,,~r~~·~~::i·· p:;,~~
··.'\~.~;: ·:•..;.'t·,;(·:,f~.-~:::~.:::·~
-;,-~.-- ..~
f

ak 3,0 ak 3,0
2,8 2,8

2,6 2,6
2,4 2,4
2,2 2,2

2,0 2,0
1,8 1,8
1,6 1,6
1,4 1,4
1,2 1,2
1,03
1,0
0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 o O,Q50,10 0,15 0,20 0,25 0,30
R/d Rld

ak 3,0 ~~-------~
2,8 1----1--1-11---1

2,6 l-l-'r\11---1

2,4 l--+\-\lt1--lf---,
M
Un= .ld2s
6
2,0 H-'l,--\1--~-----l----~---i

1,8 t---+--+------+---+--i-c::-i 1,8 J----lr't-.......~~=:...--t--f-----l


1,6 t---+--+---+---+--f--~ 1,6 f--lk~N~~~-+--l
1,4 t---+--+---+--+--f--~ 1,4 f...=:.+--....P,~....j::.~~~~

1,2 t---+--+----+---+--+---< 1,2 ~--+==-+---,Lji:::::f:~::::;;~


1,0 '-----'----'------'----'--L..--' 1,2 ...___,__ _.____,_---'---'-----'---'
O 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 o
a!d Rld

Figura 7 .18. Flesslone


a, 3,0 .---,-----------, a, 3,0 ,-,-----,----,------~
2,8 2,8 I-+--+--<

2,6 2,6 t-+-+---<

2,4

,,
2,0 f--T"""1r+-r+---+----r-'. ~f.-,"--1
,.·:y·
1,8 t+'lc-+'<-'<-"'ll+~t---t--+---; 1,8 f--+,k,-""'r'<t,'-t---t--,,:-,,;.--+---;

1,6 >-+--------+---I
1,4 t-="t+--->-.!--"'1<::"-çf,"<é--t------l
1,6 f--'r'f,:---',ci'<""'c--t,,'-'--:,1--,----+---;

1,4 !----''-f~-.d----"s::~d"---t------l
1,2
1,0 L_.L----12=t=::±=i:=::j 1,0 ~~-~-~~-~__,
O 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 O 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30
Rld Rld

Figura 7.19.,-: Torsione

!{ "·
2,6
2,4

2,2
2,0
1,8
1,6
1,4

~· (teorico)

Figura 7 .20. Coefficiente di forma effettivo (jJ,)


Esercizio7.1.
Determinare i limiti massimo e minimo entro i quali può variare una forza
assiale F applicata al corpo· in acciaio (Figura 7.21) in modo alternato
simmetrico. Il materiale utilizzato è Fe 590 UNI-EU 27 ed il pezzo è stato
ottenuto al tornio parallelo. ·

,, "a

...... ,___..,
+i - - ...... -i__
-
~
.. -i
-
-------
+i

f
~V

Figura 7.21.

La formula che si deve applicare in questo caso è d!tta dalla relazione (11)
che qui riportiamo:

Dalla tabella 7.1 si rileva, per un acciaio al carbonio avente uR = 590 N/= 2,
il seguente rapporto:

(IFAa.
___Jf!_,;,,0,40
(TR

quindi:
"FA•=0,40· "R= 236 N/mm.2
(LJ
Dal diagramma di figura '7.16 si rileva, per finitura superficiale al tornio
parallelo (cur.va d), il seguente valore:

Per quanto riguarda il coefficiente, effettivo di forma {Jkdobbiamo prima


determinare il coefficiente, teorico, di forma °'k·Dal diagramma di figura
7.17 per un rapporto:

R 4mm
-=--=01
d 40mm '

e per l'altro rapporto:

D 65 mm
-=--=1625 ·"
d 40mm '
. \._.
otteruamo:
°'k~ 1,78
ora, per mezzo del diagramma cii·figura 7.20, rileviamo:
.,~,.,(/· pk~ 1,36
:''
Per quanto riguarda i rimanenti coefficienti n., n2, n'2, n 3 e n4 , non
conoscendo/le effettive condizioni di impiego del pezzo, manteniamo i va-
lori intermedi del campo numerico fornito precedentemente. Quindi:

n1 = 1,1
n2 = 1,15
n2= 1,3 (Tabella 7.2 per gruppo II di urti)
n 3 = 1,175
n 4 = 1,125

possiamo ora applicare le relazioni {IO)e (Il):

e:
236 N/mm2 • 0,88
O'adm
FA
= J,36 • J,J · 1,15• 1,3· 1,175· 1,125
·
quindi:
u.dm~ 70 N/mm.2
FA

Volendo analizzare un coefficiente di sicurezza complessivo, rispetto al


carico di rottura statica a trazione uR, abbiamo:

O"R 590 N/mm.2


n,.,= -- O'adm
= 70 N/
mm
z ~ 8,5
FA

A questo punto non ci rimane che applicare la relazione (10):

IFI
IO"m.,, I = -À = O"adm
FA

quindi:,

IFI = ± F= u.dm· A=>


FA

2
± F = 70 N/mm.2 • it(40 4=) ~· ± 87 965 N

Una forza che avesse valore superiore a quanto trovato provocherebbe,


secondo le esperienze di Wohler, la rottura del pezzo dopo un numero
fmito di cicli.

Esercizio7.2.
Per il pezzo dell'esercizio precedente (Figura 7.21) determinare il massimo
valore del momento tprcente (M,), applicato in modo alterno simmetrico,
a cui può essere sottoposto indefinitamente.

PCl' risolvere il presente problema dobbiamo utilizzare le relazioni (13)


e (14) che qui riportiamo:

1:mu. = 't"adm
FA

T~t)•· b2 · b3
Dalla tabella 7. i si rileva:

'l:FAt
__.!!:!_=0,29
O'R

quindi:

-r:FA,
(L)
= 0,29· O'R = 0,29· 590 N/= 2 = 171 N/= 2

Per quanto riguarda i vari coefficienti abbiamo:

b2 =0,88
Dalla figura 7.14 ricaviamo:
.,,-
b3 ~ 0,88 per d = 40 =
Dal diagramma di figura 7.19 per i seguenti rapporti:

R ..4'mm
/.',d
,_,1;/.
40 = .
-=-- --=0,1

,,;.' D 65=
· _. - = -- = 1,625
d 40=
<···
otteniamo il coefficiente, teorico di forma:

e dal diagramma di figura 7.20 rileviamo il coefficiente, effettivo, di forma:

pk~ 1,25
Per quanto riguarda gli altri coefficienti possiamo usare i"valori considerati
nell'esercizio precedente, cioè:

n1 = 1,1 n3 ;,,, 1,175


n2 = 1,15 714= 1,125
A questo punto possiamo calcolare la tensione ammissibile a fatica alter-
nata per la torsione:

171 N/mm.2 • 0,88· 0,88


'tadm == ·
FA 1,25• 1,1· 1,15• 1,3• 1,175• 1,125
'l:adm
FII
= 48,7 N/mm.2

Il coefficiente di sicurezza, complessivo, rispetto alla tensione di rottura


statica a trazione (u.J è:

n.., = ~ = 590 N/mm.2 <:::<12


'l:adm 48,7 N/mm.2
FII

coip.e si vede un valore piuttosto elevato a causa della pericolosità degli


sforzi t;mgenziali (-r).
A questo punto applichiamo la relazione (13):

Poiché:
1t 1t
W.= 16d 3 = 16· (40-mm.)3~ 12566,4 mm3

abbìamo, infme:

M, = W.· Tadm
FII
= 12566,4mm.3 • 48,7 N/mm.2
M,...,.~ ± 6,12· 105 N- mm

Gli elementi di macchina si comportano in maniera diversa a seconda che


siano costruiti in materiale duttile o in materiale fragile quando i carichi
vengono applicati in _manierabrusca, quasi sotto forma di urti.
~ .··<;
',à,.+;,.s,;,,;.,j:S,:.s~,;-:x,:J~J~:>{.i,fa•h~:,t'.,'f\W6~,soUmi6001~~1NA
,;
I
Nel caso di mate,:ialiduttili il carico può, in un certo -qual ·modo, ripartirsi
sulle. fibre adiac~ti al punto in cui viene applicato bruscamente il carico e,
quindi, si può tentare.di t'$.eguire verifiche di resistenza anche se un po'
approssimate. ·· ·
Nel caso di ,:naterialiJr-agiligli elementi di macchina non sono adatti
a sopportare sollecitazioni brusche o urti e, inoltre, non si possono effet-
tuare calcoli di resistenza, anche approssimati, a causa del .comportamento
piuttosto ,anomalo di questa tipologia di_materiali. j
Anche i lfiateriali duttili tendono a comportarsi in modo_fragile, se· ~tto-
posti a urti, quando gli elementi sono in presenza di intagli che prOVRtiÌnO
stati tripli di sollecitazioni che, a loro volta, tendono a impedire lc;{defor-
mazioni. Per effettuare la verifica di resistenza,nel caso di materi~ ·duttili,
si .opera in due tempi distinti. · ' ,-·
In un primo tempo si determinano le sollecitazioµ.i che il caricq applicato
bruscamente provoca nell'elemento meccanico (fase, qui:sta, certamente
non agevole a causa della complessità dei fenomeni che; entro certi limiti,
si cerca di semplificare e ~cliematizzare verso problemi già risolti o risolu-
bili mediante le discipline classiche: meccanica razionale (o generale), mec-
canica applicata e delle vibrazioni.
In uri secondo tempo si debbono ri~rcare le tensioni limite per il tipo di
materiale in esame. A tal proposito_.è bene precisare che la determinazione
degli sforzi limite si può effettuare, in generale, su corpi non intagliati
costituiti da materiali duttilL,,r,,
Vediamo, ora, un esempio cli ricerca di sollecitazioni in una trave colpita
da un corpo cadente: (Figura 7.22).
,,, ...

At..----;--c-C--~---------~-=--~JB
a ~ ---- ----
y- ------

Figuro 7 .22.
Determiniamo l'abbassamento massimo, Ynwo dell'asse della trave provoca-
to dalla ·caduta del corpo, di massa m, che va a colpire la trave stessa.
Supponendo che: '

I. sia trascurabile la massa della trave rispetto a ci,uelladel corpo che la


urta;
2. siano trascurabili le dissipazioni di energia durante la.fase di urto;
3. le deformazioni della trave avvengano rispettando la legge di Hoo-
ke (ovvero legge di proporzionalità fra sforzi e deformazioni) an-
che se nel caso di urti molto intensi si supera il li~te di proporziona-
lità.

Il corpo di figura 7.22 inizialmente possiede l'energia potenziale:

E,=.mg· h (23)

che si trasforma, mentre il corpo scende con velocità v, wenergia cinetica:

I .
Ee =-mv
2
2 (24)

e poi in energia elastica della trave quando il corpo urta la trave stessa.
Quando la struttura subisce la massima defol1llazione Yma•l'energia cineti-
ca si annulla e si trasforma tutta in energia elastica:

(25)

ove k è la costante elastica, o parametro di rigidità, della trave ovvero è la


forza applicata in C affinché si abbia ~ abbassamento unitario; ovvero:

F=k· y {26)

k=!. (26')
y

La costante k si ricava, per il caso di figura 7:22, dalla seguente espressio-


ne"(vedere G. Colombo, Manuale dell'ingegnere, oppure E. Massa, L. Bon-
figli, op. cit.):

F· a2 (1-a) 2
y= 3EJ •. f.
(27)
Se poniamo y = 1 e ricaviamo la forza F:

F -'= 3EI.· l. (N/=) (28)


(Jl=lJ · a 2 (l - a) 2

quindi:

k= 3EI.· l
. a2(z- a)2 (N/=)

Per un yalore generico di y la (28) diviene:


r-J /

3EI.· l
F = a2(l - a)2 . y (30)

,.;•,

Se consideriamo la massima energia'potenzi.ale del sistema ed· eseguiamo il


bilancio della stessa con l'ener.gìa: elastica accumulata dalla trave possiamo
scrivere: . ·/·

ef"... (31)

e risolvendo rispetto a Ymaxotteniamo:

1 2
mg h + mg Ymax= 2kYmax

ky;.. = 2mgyma, + 2mgh


2 2 2
Ymax= kmgymax + kmgh

Indicando con P = mg il peso del corpo abbiamo:

- 2 2
2 =-·P·y
Ymaxk_maxk +-·P-h
Y!.x -(~ P) · Ymax-~ P · h = O

2 4P2 8
kp ± k2 + kPh
Yma,= 2

e trascurando la radice negativa:

(32)

Gli sfo_rzi, dovuti alla deformazione Ymu• sì possono anche calcolare me-
diante una forza, fittizia, statica in grado di produrre il medesimo abbassa-
mento. Quindi, se indichiamo con F, la forza fittizia, possiamo scrivere
(anche dalla eq~one 26):

(33)

Come si vede dalla equazione (33) lasciando cadere il peso (P = mg) da


una altezza h sì ottiene il medesimo effetto del carico statico (sempre P)
moltiplicato per un coefficiente di maggiorazione (coefficiente d'urto):

~ (34)
C=l+'11-t-7-

Quando il peso P viene applicato bruscamente sulla trave appoggiandolo


direttamente su dì essa (ovvero h = O) il coefficiente d'urto, dalla equa-
zione (34), vale:
'.;:4~§.
.7:6, .SOll.EçlT,'\?IQNl,_D.INJÌMlçl:IE •••
Una volta determinate le forze fittizie (FJ si tracciano \ diagrammi delle
azioni interne (momento flettente e taglio, generahnente) e si determinano
le sollecitazioni nominali con le usuali formule della Scienza delle costru-
~oni. .
Alcune volte si tiéiìe conto~fa maniera molto empirica però, di un fattore
di maggiorazione moltiplicando le forze calcolate per un coefficiente (Ta-
bella 7.3 1). ·
In ultima analisi, però, se possibile conviene applicare l'equa~one (33).

'!
T~Ua 7.3 Coefficienti d'urto.

Turbomacchine motrici e operatrici (turbine, pompe centrifughe,


compressori), ma&hine elettriche
· i,o + l,i

Macchine alternative in genere, macchine utensili, macchine di


1,2+ 1,5
sollevamento

Presse per stampaggio e fucinatura, trafile, punzonatrici ecc. 1,6+2,0

Magli meccanici, laminatoi, frantoi •' '. 2+3

,,_,,{~
.·/

~ ....

Esercizio7.3.
Determinare la s~one resistente da assegnare a una trave (avente s~o-
ne rettangolare b x s con b = 10 · s) lunga / = 2 m,. nel mezzo del-
la quale viene appoggiato e lasciato bruscamente un corpo di massa
m= 200 kg.
La trave è appoggiata alle estremità ed è costruita in acciaio avente una
tensione ammissibile u..,m = 100 N/= 2 • Ripetere il dimensionamento
supponendo h = 20 =- ·
1 Resistenza dei materiali,voi. II, Firenze, Sansoni.
Tabella tratta da: G. VIANELLO,
Per quanto detto precedentemente in questo caso abbiamo h = O e, di
conseguenza, dalla equazione (34) il. coefficiente maggiorativo vale:

C=l+.)i+o=2
Mediante l'equazione (33) la forza fittizia statica vale quindi:

F,=2· P=2· mg
F, = 2 · 200 kg· 9,81 m/s 2 = 3924 N

Nota la F, effettuiamo il dimensionamento della sezione della trave a fles-


sione. Il momento flettente massimo in mezzeria della trave vale (ricorçlare
una trave appoggiata agli estremi e caricata da una forza concentrata in
mezzeria): 1 ·

F, I I
M, .... =T 2=F,· 4
2000 mm
M1
....
=3924N· ---=l,962·
4
106 Nmm

A questo punto:
_M,,..,.
O"mu - W
,. - O'adm

W = M 1m .. = 1,962· 106 Nmm = 19620 mm3


1• O'ac1m 100 N/mm2
Poiché:

1 2 1 2
W1,= 6b-s =,/10-s)·s

10 3 5 3
W1 =-· s =-- s = 19620 mm3
" 6 3
otteniamo:

s =J3· -;, =J3· 196~0 mm3

s=22,75 mmg,:23 mm
b=lO·s=230mm
Se lasciamo cadere il corpo da una altezza h = 20 mm il coefficiente di
maggiorazione nòn sarebbe più uguale a 2 ma dOVrellllllOapplicare inte-
gralmente l'equazig!le {34).• ·
Per poter applicare tale relazione dobbiamo determinare il parametro di
rigidità dell'asta (k).
Applichiamo, quindi, l'equazione (29) sapendo che la trave è costruita in
acciaio (E"."' 206 000 N/mm 2) e che a = ~-
~ ~.

Allora: 3· 206000 N/mm 2 · L 230· (23)3 mm4 · 2000 mm_,;)t


12 · .''
k=_} . GYGY
288· 1014 N· mm 3
k = (1 00~ mm)2 · (1 000 mm)2 ~ 288'24 N/mm

Applichiamo ora l'equazione (34):

2 · 288,24 N/mm · 20 m
C=l+ 1 + _,_(200kg· 9,81 m/s 2) ~ 3•63
,:/'·'"
.,
Conseguentemente:

F, = 3,p3,; .P = 7 122,06 N
l 2000 mm 6
M 1.,..=F,- 4 =7122,06N· · 4 =3,56· 10 Nmm

W _ M 1.,., _ 3,56· 106 Nmm


1" - o-,dm - 100 N/mm 2
W1, = 35 600 mm 3

W·f, =!b·s 2 =!(10-s)·s2= 10 ·s3=-~-s 3


6 6 6 3

s =F. =J~- 35600 mm3

s = 27,75 mm~ 28 mm
b = 10 · s = 280 mm
Generalmente le macchine sono costituite da complessi di corpi (denomi-
nati elementi od organi) collegati fra loro in modo da realizzare la trasmis-
sione del movimento (mediante forze e/o coppie) da un corpo all'altro.
Normalmente le macchine vengono suddivise in due grandi categorie:

- macchine motrici;
- macchine operatrici.

Le macchine appartenenti alla prima categoriautilizzano l'energia possedu-


ta da un fluido e la trasformano in energia meccanica che .viene messa
a disposizione dell'albero della macchina stessa (ad esempio: turbomacchine
motrici idraulichee termiche,motori a combustioneinterna).
Le macchine appartenenti alla seconda categoria prelevano energia mecca-
nica da un motore esterno (in generale) e la trasformano in lavoro mecca-
nico in ambito industriale (macchine utensili, apparecchi di sollevamento
e trasporto materiale ecc.) oppure in energia cinetica, di pressione o termi-
ca coµferite a un fluido (comprimibile o incomprimibile) come, ad esem-
pio, pompe, compressori, ventilatori ecc.
La Meccanica applicata alle macchineè pertanto la disciplina che studia il
movimento degli organi delle macchine (cinematica delle macchine), le
cause che hanno prodotto il movimento stesso (dinamica delle macchine)
:,:a:t-:Wi?f'l~_ciNEMÀ..iÌc;i/ÈiM.~i~1
e i suoi effetti in relazione alle sollecitazioni e alle usure che si verificano
negli stessi eleme~ti delle . macchine. Gli argomenti e i contenuti della
disciplina -(svolti,,W maajll,l"a approfondita· nel terzo volume del presente
testo) sono sost;im:ialmènte i seguenti.

A) Movimenti delia macchinae delle sue parti


Si tratta di analizzare: spostamenti, vel9cità, accelerazioni di punti. e di
còrpi rigidi nei moti traslatori, rotatori, rigido piano e generico~ff.orze
d'inerzia, moti relativi con scomposizione degli stessi. Come si vede· 'i:Ì.alla
descrizione sommaria degli argomenti, molti degli stessi sono ilà°
stati
stl.idiati nel 1° volume del presente testo di Meccanica anche se\iérranno
studiati in funzione delle applicazioni tecniche soprattutto. ·.;.<
,.vJ
B) Accoppiamenticinematici
Si tratta di vincoli che impongono un movimento relativo fra gli. organi di
una ~acchina mediante superfici di contatto (vedere paragrafo 8.1.1).
Si studiano, così, i vari accoppiamenti cinematici che permettono diversi
:movimenti relativi a seconda delle diverse limitazioni di contatto. Due
organi (o membri) di una macchina,collegati da accoppiamenti cinematici
costituiscono una coppia cinema!~co::
,.<"(,.
C) Meccanismi ·,.
Sono sistemi costituiti da organi di macchine, di cui uno fisso (denominato
telaio), colleg~t:i--fra loro da accoppiamenti cinematici che consentono al
sistema un solo grado di libertà. Alcuni meccanismi particolarmente signifi-
cativi sono i- sistemi articolati quali il manovellismo ordinario, gli eccentri-
ci, gli ingranaggi, le ruote di frizione, le trasmissioni a cinghie ecc. Un
insieme di elementi di macchine cinematicamente accoppiate tra loro for-
ma una catena cinematica. ·
Ad esempio moito significativa al riguardo ~ la catena cinematica principa-
le di un motore alternativo a combustione interna: cilindro-stantuffo,
stantuffo-biella, biella-manovella (albero motore), albero motore-cuscinet-
to. Gli elementi cilindro e ~cinetto (di banco) sono fissi ed essendo parté
di uno stessQ organo (monoblocco) formano un membro solo che in
questo caso è il telaio.
La catena cinematica appena descritta prende il nome di meccanismoche,
solo o sommato ad altri, costituisce, dal punto di vista cinematico, la
macchb-ia. ·

D) Dinamica delle macchine


Si occupa dello studio del movimento della macchina e delle sue parti
'";49f)·'·-s;MECCANICÀ~IJCATA&LE'.MACCH1l}IF\:-::
..,.--;,··.
·: · >s::·<(,-ic-ci·-:::,~-x-:
':·.
sotto l'effetto delle varie azioni (forze e/o coppie) _considerando l'equilibrio
dinamico e i relativi bilanci energetici sia a regime assoluto (energia cineti-
ca costante) sia a regime periodico (energia cinetica variabile) sia in fase
transitoria.
In questa parte una notevole importan?a rivestono le resistenze passive
(che determinano il rendimento meccanico) e la luorificazione che serve
a ridurre queste dissipazioni energetiche.

E) Vibrazionimeccaniche
Oltre ai moti rigidi degli elementi delle macchine vi sono ulteriori movi-
dalla
_mènti, degli stessi, causati deformabilità elastica dei mat~riali.
Questi movimenti danno origine a vibrazionimeccanicheche sono, general-
mente, dannose ma talvolta anche utili per ridurre, ad esempio, gli effetti
dovuti a urti. Le velocità critiche (flessionali e torsionali) sono regimi di
rotazione in corrispondenza dei quali le vibrazioni meccaniche divengono
particolarmente pericolose. '

F) Organidelle macchine
In questa parte si effettua lo studio (è il dimensionamento costruttivo) di
alcuni dei principali organi ·delle macchine che realizzano particolari ac-
coppiamenti cinematici e particolari meccanismi. In particolare si esamina2
no: gli alberi di trasmissione, le coppie rotoidali, i giunti, i freni, le
trasmissioni a cinghie, le bielle, i volani, gli ingranaggi, treni di ingranaggi
ecc.

8.1.1. Coppie cinematiche

Come abbiamo visto precedentemente due elementi di macchina contigui,


accoppiati, che possiedono un moto relativo condizionato dalle superfici di
contatto formano una coppia cinematica. .
In alcuni casi il moto relativo dei due elementi. è piuttosto semplice co-
me nella coppia prismatica in cui un elemento è fisso mentre l'altro
può descrivere un moto traslatorio rettilineo (si veda, ad esempio, la
figura· 8.I).
Se le superfici a contatto sono cilindriche il movimento dell'elemento
mobile è rotatorio e, conseguentemente, si parla di coppia rotoidale. Un
caso molto diffuso 'di coppia rotoidale riguarda l'accoppiamento per-
no-cuscinetto(Figura 8.2).
Altra importante coppia cinematica è la coppia elicoidaleche ha i due
elementi (vite e madrevite) a contatto mediante superfici elicoidali (elicoùb).
Le coppie cinematiche sino a ora considerate, per la semplicità dei loro
elementi costitutivi, vengono dette elementari. Una coppia, cosiddetta,
fisso

.-;~;!_
sez.A-A1 :.r
,~ f
Figura 8,1. Coppia p~smatlca ;
. ,
,:·

Figura 8.2. Coppia rotoldale

superiore è costituita, ad esempio, da un rullo (o più generalmente una


sfera) che rotola su di un piano (Figura 8.3) e, contemporaneamente,
trasla.
Altre coppie cinematiche superiori sono: camma-piattello, sfere-anelli nei
cuscinetti volventi, ruote dentate; anche le trasmissioni con elementi flessi-
bili sono inserite nelle coppie superiori come le cinghie,,le funi e le relative
pulegge. ·
Figura 8.3. Coppia superiore

A questo punto, come sintetico richiamo, riprendiamo parte di quanto


avevamo detto··nelCapitolo 11 del 1° volume di Meccanicaapplicata. -

8.2.1. Moto di un corpo rigido

In questo capitolo analfazeremciil moto dei corpi rigidi (o indeformabili)


nei quali, cioè, la distanza fra i punti rimane· inalterata (non ci occuperemo
di corpi deformabili come le molle, gli elastomeri, i polimeri termoplastici,
funi ecc.) durante il movimento stesso. · .
Viene definito piano un moto nel quale tutti i punti di un corpo, rigido,
descrivono traiettorie contenute in piani paralleli fra loro.
Se prendiamo, per ipotesi, un corpo a forma di cubo e lo· sezionia-
mo mediante un piano che contiene le traiettor.ie di alcuni suoi pun-
ti otteniamo una superficie contenuta, anch'essa, nel piano di sezione·
(Figura 8.4).
Supponiamo che sia 7t il piano di sezione considerato; la superficie che
si ottiene da questo «taglio» è un 'rettangolo (colorato in figura 8.4)
ad esempio contraddistinto dalle lettere ABCD (vedere sempre figura
citata). ·
Ciascuno degli infiniti punti che compongono la superficie del rettangolo
ABCD descrive una traiettoria ma se il corpo è rigido (per ipotesi) basta
che siano note le· traiettorie di due soli suoi punti per determinare le
'·.-'-·-~·.·.

:n:.
_.::?·!

Figura 8.4.

., . 1• guida
del moto

2· guida
del moto

Figura 8.5.

traiettorie di tutti i punti appartenenti al rettangolo ABCD. Le traietto-


riè, note, dei due punti citati precedentemente vengono denominate guide
-del moto. Ad esempio (Figura 8.5) prendiamo in esame il punto H indivi-
duato con due aperture generiche.di compasso AH e BH successivamente
intersecantesi nel punto H_appunto.
y'

Figura 8.6. Moto traslatorio del corpo. Traiettoria circolare

Essendo indeformabile il corpo le distanze AH e BH rimangono inalterate


durante il moto e, di conseguenza, il punto H si sposta in H', (facilmente
individuabile con la costruzione pi:ecedentementericordata, basta conosce,.
re le due guide del moto A e B ipotizzate in questo caso generico ed
esplicativo). A questo punto basta congiungere tutte le posizioni succes-
sivamente assunte dal punto H (ovvero H', H", H"' ecc.) per ottenere la
traiettoria del punto sopraccitato sempre e solamente conoscendo le due
guide del moto (traiettorie di A e di B). Analogamente si può procedere
per tutti i punti appartenenti alla figura ottenuta sezionando il corpo.
Nel caso ·di moti spaziali non sono più sufficienti due guide del moto ma
ne servono tre in modo tale, però, che il terzo punto non sia allineato
con i primi due poiché, in tal modo, non riuscire=o a individuare
completamente il movimento del corpo rigido nello spazio. I tre punti
potrebbero costituire i vertici, ad esempio, di un triangolo qualsiasi
(scaleno). Un particolare moto semplice di un corpo rigido è il moto
traslatorio. In questo moto le traiettorie dei punti del corpo sono uguali
e parallele fra loro (Figura 8.6). In particolare si noti che il moto del
corpo di figura 8.6 è traslatorio-e le traiettorie dei vari punti (compreso
il paricentro del corpo stesso) sono di tipo circolare ma il moto non
è rotatorio (!!). Si lascia allo studente la giustificazione di tale afferma- .
zione!
Nel moto rotatorio, invece, il corpo ruota attorno a un asse fisso néllo
spazio. Nel caso di figura 8.6 il cubetto sarebbe dotato di moto rotato-
rio se ruotasse attorno, ad esempio, all'asse x (Figura 8.7). ·
Un altro esempio di moto semplice è il moto elicoidale.
z

--~--~<\

Fig.ura 8. 7. Moto rotatorio del corpo attorno ali' asse x

à.2.2. ceniro di istantanea rotazione e cuive polari

In questo paragrafo limiteremo lo studio ai moti piani generici e successi-


vamente vedremo qualche applicazione particolare. ·
Prendiamo in considerazione ancora la figura 8.5 e ~y.ppoiliamg che i due
punti A e B Qe cui traiettorie, ricordiamo, sono le guide del moto) si
muovano, lungo le rispettive traiettorie, sino a portarsi nei punti A' ·e B'
(Figura 8.8) in un tempo piccoliss!:!nò,infinitesimo.

//
.è'

1° guida
del moto

2° guida
del moto

D' B 18

Flgura 8.8.
496 '.·J:MECCAN,CA.AP.f'!JçATÀ;A!J.E :<;?rx;}ftit t.":<-''-\:,~;.:-:·:r:
~(NÈ::::11:i>;if
A causa dell'intervallo di tempo infinitesimo i tratti di traiettoria AA'
e BB' possono essere considerati come piccolissimi archi di circonferenza.
Queste circonferenze hanno un centro (C) che si può individuare nel
seguente modo.
Nei punti A e A' si traccino le tangenti alla traiettoria (ovvero alla
1• guida del moto nel caso di figura 8.8) e successivamente si disegnino le
normali alle tangenti alla traiettoria passanti per i medesimi punti A e A'.
Queste normali si intersecheranno nel punto C che risulta essere il centro
della circonferenza AÀ'. Però nell'arco di tempo infinitesimo·
tutti i punti della figura (stiamo padando di moti di corpi rigidi) ruotano
attorno al centro C e descrivono archi di circonferenze aventi tutte
centro in c.
Per quanto detto precedentemente il centro C, comune a tutte le circonfe-
renze in quel tempo infinitesimo, viene definito centro di istantanea rotazio-
ne. In modo, forse un po' più chiaro, la determinazione del centro di
istantanea rotazione, conoscendo due guide del moto, è messa in evidenza
nella figura 8.9.

Figura 8.9.
Poiché si tratta cli moti istantanei· rotatori si può ipotizzare che tutti
i punti dei corp{ ruotino attorno ·a C con velocità angolare istantanea wi
(Figura 8.9). \,. . .,
La conoscenza dei centro cli istantanea rotazione è utile quando si debba-
no determinare le velocità di punti di un corpo se è nota la velocità di un
punto del corpo stesso. ·
Supponiamo, ad esempio, che sia nota la velocità cli B (Figura 8.10).
Potremo,scrivere: _./
.-i; ('

.(i-
Per quanto riguarda la velocità del punto A potremo dire a.niùog~énte:

v.. =wi· AC
/
Eseguendo il rapporto membro,a membro delle due eq~oni precedenti

1· guida
del moto

2· guida
del moto

FJ9ura8.1O.
possiamo scrivere:

quindi:

Analo~amente per un altro punto K, ad esempio, si può scrivere:

e quindi:

ovvero:

Se si uniscono tutti i centri di istantanea rotazione (C) relativi al moto


piano di un corpo rigido si ottiene una curva, o linea, denominata polare
[fissa rispetto a un osservatore inerziale (vedere Dinamica)] base. Se
invece consideriamo un osservatore rigido solidale con il corpo (o con
una lamina giacente in un piano) il centro ·di istantanea rotazione non
appare fisso ma mc;,bile istante per istante e descrive una traiettoria
denominata polare mobile o rulletta del movimento. Queste due linee hanno
in comune il punto C (centro di istantanea rotazione) all'istante considerato
(Figura 8.11).
Quindi riassumendo: all'osservatore fzsso la rulletta appare rotolare, senza
strisciare, sulla base fissa. Ovvero:

L Osservatore fisso sul piano 1t ~ Base fissa (polare fissa)


Rulletta mobile (polare mobile)
linea
base

rulletta del
movimento

Figura 8.11.

,'

Figura 8.12.

2. Osservatore mobile con la lamina = Base mo bile


(Figura 8.12) Rulletta fissa

La forma della base e della rulletta sembra dipenda dalla legge oraria del
moto mentre questa forma dipende solo dai vincoli.
La polare f"issa ·si può determinare in modo abbastanza semplice come
evidenziato in figura 8.13.
Basta tracciare gli assi perpendicolari ai segmenti AA' e BB' (ecc.) a parti-
re dai punti mediani M e M' (ad esempio) dei segmenti stessi. Questi assi
si intersecano nei punti C, Ci, C2 ecc. che sono i centri di istantanea
rotazione relativi alle posizioni iniziali. Congiungendo i punti C, C 1 e C 2 si
ottiene la polarefissa (base).
: :soo>f.M!;GCANiçAfoPPQ9\iA:NL~-~çGHl_l)l[;:\·Y?\::\;;!:;:?it\i'i:';;1;:;
A' M'1

A"'

-+-polarefissa
~e)

Figura 8.13.

Per quanto riguarda la costruzione della polare mobile sì veda, ad esem-


pio, la figura 8.14.
La polare mobile {riferita sempre a un osservatore inerziale fisso) si riferi-
sce a l!Il3. posizione di riferimento del corpo in moto a partire da una
posizione iniziale (AB in questo caso).
Per ciascuna posizione successiva a quella iniziale AB, ovvero A'B', il
punto della polare mobile {rulletta) corrispondente al centro di istan-
tanea rotazione C 1 .{sulla polare fissa) si ricava riportando il triango-
lo ~' in ABC.i ovvero sovrapponendo il cateto A'B' al cateto
AB (ovviamente di lunghezza identica visto il moto del corpo rigido).
Si determina in tal modo Ci che si trova sulla polare mobile. Con,
giungendo i punti C, q, c;, c; ecc. si ottiene la polare mobile
(rulletta) per questo tipo di movimento (Figura 8.14). In pratica il
triangolo ~ 1 è esattamente uguale al triangolo ABè'.t. (sono colo-
rati in figura 8.14), il triangolo À"l3"è2 è uguale ~ triangolo ABè;
e così via.
Nel caso di un atto di moto puramente traslatorio (Figura 8:15) il centro
di istantanea rotazione va all'infinito (simbolo oo).
A"

1• guida
del moto

polare fissa
(base)

_,1_,~··
.,-:Figura 8.14.
- ,-

Figura 8.15.
8.2.3. Curve cicliche

Uno degli esempi più comuni riguardanti la determinazione delle curve


polari è rappresentato dal moto di puro rotolamento, senza strisciamento,
di un disco (un cilindro quindi) su un piano, orizzontale o no, ovvero su
di una superficie piana in generale (Figura 8.16). ·
Il disco «tocca» il piano di appoggio nel punto C il quale ha, evidente-
mente, velocità nulla (è il disco che rotola non il terreno che fugge sotto il
cilindro!), di conseguenza tutti i ·punti del disco ruotano, istantaneamente,
attorno al punto C il quale risulta essere centro di istantanea rotazione. In
un istante successivo il centro C non è più lo stesso poiché il contatto
avviene in C' (Figura 8.16) e così via, in C" ecc. Ne consegue che tutti
f centri di istantanea rotazione sono allineati sulla retta orizzontale che
rappresenta l'intersezione del piano di appoggio con il piano del disegno.
Questa retta altro non è che il luogo geometrico di tutti i centri di
istantanea rotazione e, quindi, costituisce la polare fissa (ovvero la base).
Per quanto riguarda la polare mobile si lascia al lettore dimostrare che essa
coincide con la circonferenza esterna del cilindro. ·

polarefissa
(bas~)

Figura 8.16.

Se indichiamo con w 1 la velocità angolare istantanea con cui tutti i punti


del disco ruotano attorno a C, il punto M (Figura 8.17) ha velocità:

(indicando con d il diametro del disco).


Per il punto centrale della ruota (O) avremo:

Vo = W; •
-OC = W; · d
2
Figura 8.17.
;. , /"• '
conseguentemente otteniamo:

Quindi i punti esterni di una ruota, ad esempio, per automobile quando si


trovano nella posizione analoga al punto M di figura 8.17 hanno velocità
doppia rispetto al centro della ruota çhe, in ultima analisi, è la velocità di
avanzamento dell'automobile s~a oltre che della ruota.
aò spiega perché con il tras~rto a rulli mobili si debbano continuamente pre-
levare rulli dalla parte posteriore del carico e posizionarli nella parte anteriore
poiché gli stessi avanzano con velocità dimezzata rispetto al carico stesso.
Per un punto generico del disco (H ad esempio nella figura 8.17) la
velocità si calcola nel solito modo:

e, quindi, conoscendo ad esempio la velocità del centro della ruota (v0)


potremo "scrivere:

ovvero:

(ove r è il raggio della ruota).


:·.504.··:8~;MEçq\NlçAAPPl)çAT4,-~µ;.~CCHIN~~<::,::•::<.:,.~;,;::,;;,;;:;,:::;\;;:,·;
.
La traiettoria descritta dai punti M viene definita cicloidee fa parte di quel-
le curve che presentano la stessa forma ad intervalli di tempo fissi, avverò
ad ogni periodo; queste curve vengono dette, quindi, cicliche(Figura 8.18).

n:r
.,

--~r:--- !
!
i cuspide
i .
!
i
'

Figura 8.18.

Se il disco in esame rotola, sempre senza strisciare, su una circonferenza


avente raggio R i punti M descrivono una traiettoria denominata epicicloi-
de (Figura 8.19),

Figura8.19.
una
.Infine se il disco rotola, senza strisciare, all'interno di circonferenza,
avente raggio R, i punti M descrivono una traiettoria denominata ipoci-
cloide (Figur~'.8.20). ·
--~
··~··.'.
. .,

,
_ -/_.,.,.. Figura 8.20.

Una delle'f"applicazioni più importanti delle curve cicliche è relativa alla


costruzione dei profili ·dei denti degli ingranaggi. In tal caso la linea
-caratteristica viene defmita evolventedi cerchioe la ·analizzeremo nel capi-
tolo sugli ingranaggi (volume terzo del presente corso di Meccanica appli-
cata alle macchine).
Sugli organi di una macchina agiscono forze (e coppie) derivanti da
fenomeni di varia n,atura (~pinte di fluidi, forze peso, resistenze passive,
forze elettromagnetiche, resistenze dovute alle lavorazioni nelle macchine
utensili ecc.).
PossiarI).osuddividere queste azioni in/orze interne e forze esterne.
Le forze interne derivano dalle azioni che si scambiano tra loro i vari
organi costituenti la macchina; le forze esterne derivano da azioni esterne
agli organi di macchina:
Si ricordi, a questo punto, che per. il principio, generale, di azione e reazio-
ne visto in. Dinamica (1° volume) le forze interne applicate a un accoppia-
mento cinematico sono uguali e di verso opposto.
Se consideriamo un meccanismo (ovvero una catena cinematica) nel quale
il moto si trasmette dal primo elemento mobile (detto elemento movente)
all'ultimo (detto elemento cedente) le azioni esterne (oltre ai pezzi degli
organi di macchina) si riducono a una forza motrice (e/o coppia motrice)
applicata/e al movente e a una forza resistente (e/o coppia resistente)
applicata/e al cedente.
Importantissime sono, inoltre, le forze d'inerzia che si generano su qualun-
que elemento di macchina sia sottoposto a moti vari (ovvero ad accelera-
zioni) e, come ben sappiamo, queste azioni tendono a opporsi a qualunque
effetto tendente a variarne il moto. Riassumendo tutto quanto detto sino
a ora e tenendo conto che le azion.(interne si annullano a vicenda si evince
che il sistema di forze e coppie risultanti agenti sulla macchina è costituito
dalle forze esterne e dalle forze di .inerzia che si scaricano sul telaio.
.·.··.·'X·:>éV<:?t'i~}t;; ~'.'50,?;j
·,;_i;,;/:','./?é~,::::::,}·.:c?-?;::,,2.;;.:U',:~1'Kf~.'-i(~roRZE'AGEN
tiMcé111Ne
Nel caso, molto diffuso, di un motore a combustione interna in ogn/
istante., si . scaricano sul basamento e, in ultima analisi, sul telaio
dell'automobile (anche se vi sono elementi smorzanti interposti fra basa-
mento e,1elaio a,ut6) le forze d'inerzia relative agli elementi in moto alterno
del manovellismo di spinta rotativa e la coppia resistente agente sull'.a,lbero
motore e proveniente dalle ruote motrici e dal sistema di trasmissione del
moto. Non si considera la forza motrice, dovuta alla, spinta del gas· sullo
stantuffo, poiché la stessa è interna al motore. ·

A causa delle forze di attrito, viste nel paragrafo ·~~:~edente, vengono


dissipate notevoli quantità di energia quando la stessa debba essere
trasformata, mediante macchine, in lavoro ufile per movimentare, ad
esempio,' materiali pesanti e/o ingombranti e per risparmiare fatica agli
esseri umani.
Il sollevamento di un carico a una certa altezza, la lavorazione alle
macchine utensili, la trasmissione del movimento da un motore a combu-
stione interna alle ruote di un autoveicolo comportano sempre un certo
«lavoro» che dipende dalle forze resistenti e dal loro spostamento. Que-
sto lavoro resistenJçriJ.onè però l'unico che contrasta il movimento degli
organi preposti .allatrasmissione del lavoro, vi è anche il lavoro resistente
passivo (o perduto) che deve essere vinto, nella trasmissione, dal lavoro
cosiddetto motore che deve garantire Ja regolarità del movimento dei vari
orga1ifdi una macchina, organi che costituiscono una catena cinematica.
Riassumendo tutto quanto detto dovremo scrivere che:

Lm = L,,. + Lp (I}

il lavoro motore (Lm) dovrà essere in grado, per consentire la trasmissione


di energia, di vincere sia il lavoro resistente (o utile) sia il lavoro dissipato
dalle forze di attrito.
Al rapporto fra il lavoro utile L,," e il lavoro motore Lm viene dato il
nome di rendimentomeccanico:

L,,. L,,.
ri=-= . (2)
L,. L,,. + Lp

coefficiente, adimensionale, sempre minore dell'unità.


Nel caso di organi rotanti è molto comodo misurare la P?tenza sviluppata
anziché 'il lavoro trasmesso. In questo caso la relazione (2) di~ene:

P,.u P,.• (3)


ri=-=
Pm P,,.+Pp

con ovvio significato dei simboli.

Qualunque tipo di attività moderna richiede disponibilità di energia per


produn:e lavoro. Limitando. lo studio alle macchine 1 si può dire che le
forme di energia in gioco possono essere schematizzate in due tipi fonda-
mentali: energia meccanicaed energia elettrica. In pratica ogni macchina
è caratterizzata da un valore di potenza (v. Dinamica) che può essere
sviluppata (macchina motrice) o assorbit!J..(macchinaoperatrice), intenden-
do con il termine potenza l'energia sviluppata (o lavoro sviluppato)
nell'unità di tempo.
Possiamo così estendere il principio di conservazione dell'energia anche
alle macchine poiché esiste una proporzionalità fra energia e potenza. Ciò
significa che, trascurando le dissipazioni di energia dovute all'attrito e alle
resistenze passive, una macchina trasmette completamente la propria po-
tenza a un'altra macchina direttamente collegata alla prima. Se consideria-
mo, ad esempio, l'accoppiamento diretto fra una turbina a vapore e un
alternatore, la turbina muove, ponendolo in rotazione, l'alternatore. La
turbina preleva energia mediante l'espansione del vapore d'acqua che la
attraversa, l'alternatore, nel caso puramente teorico, assorbe tutta la po-
tenza della turbina e ne sviluppa una medesima quantità.
Chiaramente il comportamento delle due macchine descritte nell'esempio
è puramente teorico; in realtà le cose si svolgono in maniera molto, ma
molto, diversa. Vi sono, infatti, tutta una serie di perdite dovute a resisten-
ze di attrito, perdite fluidodinamiche, dispersioni varie che riducono
l'entità della potenza «trasmessa» da una macchina all'altra.

1 Le macchine, in generale, vengono suddivise in due grandi categorie: motrici e operatrici.


Le prime utilizzano varie forme di energia (idraulica, termica, nucleare, geotermica ecc.)
e la trasformano in una altra forma direttamente utilizzabile nelle industrie (meccanica ed
elettrica). Le seconde assorbono energia dal mondo esterno (generalmente meccanica ed
elettrica) e la trasformano in lavoro necessario per le applicazioni industriali.
Tutte queste perdite vengono inglobate in un unico coefficiente (minore
sempre dell'unità) denominato rendimento della macchina e indicato gene-
ralmente con la lettera greca «eta» (71).
Ritornando·--al nostro_ esempio precedente (turbina-alternatore) consi-
deriamo i réfiaimenti·delle due macchine: 'IT (rendimento turbina)- e·-71. 1
(rendimento motore elettrico); questi due coefficienti tengonò conto del
fatto che la potenza dispon,ibile ai morsetti dell'alternatore (denominata
potenza utile P.) è sicuramente minore rispetto alla potenza messa a
disposizione dell'alternatore stesso (potenza in ingresso dell'alternatore)
la quale è, a sua volta, minore rispetto a quella messa a di~posizione
,{Jella turbina (potenza teorica disponibile per la turbina PT). Ì:;'
lll ultima analisi la po~nza utile in uscita (la potenza, cioè, :i}tilizzabile)
varrà: :·,:::-

Questi sempiici concetti sono estremamente impo,rtanti per quanto ri-


guarda la trasmissione meccanica della potenza. Ricordiamo, a tal propo-
sito, quanto visto in Dinamica: se parliamo di moto traslatorio la poten-
za 1 vale:

·P=F- V (4)

Mentre nel caso di matét-~tatorio


_,. la .potenza 2 ha espressione:

P=M,-w (5)

Il calcolo della potenza nel caso di un movimento rototraslatorioha, invece,


espressione:

P=Rx v +.Mxw
0 (6)

ove:
R = vettore risultante delle forze agenti sul corpo (rigido);

1 Rigorosamente:
P=Fx V (4')
(Prodotto scalare)
2 Rigorosamente:
P=M,xw (5')
(Prodotto scalare)
."'510;.·9;.LAVbRO:i10TENZA
RENDIMENTO:/·<_.:.-~·-:' ·:,,-;:,.•.:\>":S,/.
:.-:-:.::'\--'~-~.
- ' '
V0 = velocità di un punto O del corpo (rigido};
M = momento delle forze applicate al corpo rispetto a O;
i'ij = velocità angolare del corpo (rigido). '

Le relazioni (4), (5), (6) mettono in evidenza il fatto che in una catena
cinematica di trasmissione si debbano inserire opportuni meccanismi atti
a variare F, V, M, ru (poiché la potenza trasmessa, a meno delle perdite,
è praticamente costante) le quali, grandezze, non possono assumere qual-
siasi valore nell!l realtà: perché potrebbero, in tal caso, nascere moti assurdi
o trasmissioni impossibili.
Un esempio servirà a chiarire meglio questo concetto.
Una autovettura (massa m = l 000 kg) viene mossa da un motore avente
la potenza massima di 40 kW erogata al regime di rotazione di 6 000
giri/min. Se questa potenza fosse trasmessa inalterata alle ruote, il ttlomen-
to torcente giunto alle ruote stesse varrebbe:

P=M,· ru

M,=!_=4000()W 60- 40000


ru 2nn 2n- 6000 = 63,66 N. m
60

Supponendo che le ruote abbiano un diametro d = 50 cm otterremmo


una forza motrice pari a:

F = M, = 63•66 N. m = 254,64 N ( '°'26 kgr)


r 0,25 m

forza, questa, alquanto ridotta per muovere una massa di 1000 kg (anche
se l'attrito è volvente!).
Se l'autovettura, però, riuscisse a muoversi acquisterebbe una velocità pari a:

2nn 2n· 6000


V=ru· r=-· r=---- 025=157m/s
60 60 '

ovvero:
565,5 km/h
Ogni co=ento a tal riguardo risulta essere superfluo.
Ciò significa che vi devono essere elementi di trasmissione interposti fra il
motore e l'utilizzatore poiché il collegamento diretto fra queste unità non
è sempre possibile. Ad esempio un motore delle attuali monoposto di
Formula 1 può ruotare a un regime massimo di (15000 + 16000) giri/min,
è ovviamente impensabile un collegamento diretto dell'albero motore con
4 •. ·.
-'.~::, ,···';":'..:::'Y}~',{';:··:·:·/'·,'<,9·~_)iyxr;)cLo.:J:~èRGifa:o~E:8E
le ruote per quanto detto precedentemente (lasciamo allo studente ripetere
i calcoli per. valutare la velocità teorica della vettura!). Altri esempi posso-
no essere rappresentati dal collegamento motore elettrico-mandrino di un
tornio PR!"allelo;motore di un aeroplano ed elica ecc. ,,
Ritornando al· discorso del rendimento meccanico (11)possiamo anche
definire lo stesso coefficiente utilizzando il lavoro (o l'energia in generale)
anziché la potenza; ovvero possiamo scrivere:

L.
11=- (7)
L,.

ove:
L. = lavoro resistente;
Lm "" lavoro motore.

I lavori devono essere calcolati in un intervallo di tempo qualsiasi se la


macchina in esame è del tipo a regime assoluto (nella macchina in questio-
ne ogni elemento della stessa è dotato di moto uniforme sia esso traslato-
rio che rotatorio); ovvero calcqlato in un periodo, o multipli dello stesso,
se la macchina è del tipo !I,- regime periodico (qualche elemento della
macchina è dotato di mqto·periodico armonico o non).
Se teniamo in considefazione anche il lavoro passivo (dissipato a cau-
sa delle resistenze divute all'attrito) la relazione (7) si può scrivere co-
me:

L,.-L L
11=---'=l-....l. (8)
L,. Lm

e la diminuzione (o perdita) di rendimento vale:

(9).

grandezza, la s, che quantifica la dissipazione 'di energia rispetto a quella


disponibile. ·
9;'i:AVORQ~
;'512" ,:~ >::'t<
·;;;;y:rt%
·eò1ENV<:fo~Ni:iil'jENTd:f:''.,/:'i.·>~'.:
\S;'.],',\{).
9.3.1. Rendimentodi macchine composte

In questo paragrafo studiamo il rendimento derivante dal collegamento di


due o più macchine fra loro. Questo collegamento può essere sud4iviso in:
a) collegamento in serie;
b) collegamento in parallelo,

a) Collegamentoin serie: In questo caso (Figura 9.1), le macchine sono


collegate in modo tale che il flusso di energia (e di potenza) passi diretta-
mente dalla 1• macchina alla 2•, dalla 2• alla 3• ecc.

~çc.
Ll.l= Lm41___
i

Figura 9.1.

I rendimenti delle singole macchine sono:


L,, L,2 4
171=- '12=- r/3=-'
4., L.., L,,,,
Per rendimentocomposto delle macchine si intende:
L,
r,=-"- (10)
.4.,
ove:
L, = lavoro resistente della macchina ennesima;
L:, = lavoro motore della prima macchina.
Limitando il caso a numero 3 macchine (Figura 9.1) la (10) si scrive:

r,= =
L,
L,,,,
poiché però L, 1 = Lm,, 4 2 = L,,,,,L,, = L..., ecc. abbiamo:
Ciò significa, in generale, che:

_ .-_ 1 ,, = ,11. ,,2.,,3......


,,. (11)

Ovvero il rep.dimento totale è pari al proc!ottodei rendimenti delle singole


macchine. ·

,. . . t
b) Collegamentoin parallelo.Riferiamoci alla disposizione della figura 9.2.

{/
................ ........

t Lm3 .
_;
).f~
....
...

.• · · Figura 9.2.

Con il solito signifi_cid··~ simboli possiamo scrivere il rendimento totale


del sistema -della figura 9.2: ·

if' ·· .- _ L, _ L, 1 + 4 2 + 4, + ... + L,.


+ ... -f L...
'I - Lm- -4., + L,,,2 + .L,,;,
Ricordando le definizioni dei singoli rendimenti la relazione precedente
può essere così scritta:

'I= '11L..,+ '12Lm,


+ ... +'In.ima (12)
L,.

oppure anche:

L,
(13)
'1= L L L
=!l.+__!ii+ ... +~
1h '12 "·
,:s1,4,·
;;-:.
b\voRo:.Pòn:kiMiREN'oiivii=l'if,i;w:iJ~ s<T :t?:C'f'
,::f=••e::;:
.,, J;;f{::kTi:,;;=r
In questo caso, collegamento in' parallelo, il rendimento totale del si.sternasi
ottiene eseguendo una media ponderale dei rendimenti delle singole macchine.

9.3.2. Rapporto di trasmissione

Accenniamo, da ultimo, a questa grandezza estremamente importante ma


della quale possiamo solo dare il significato fisico (lo sviluppo completò di
questì concetti esula dal presente corso).
Supponiamo di prendere in esame due alberi di trasmissione i quali consentano
il passaggio di potenza dall'uno all'altro mediante elementi quali ruote di
frizione, ruote dentate, cinghie ecc. Se indichiamo con i numeri di.spari
(1, 3, 5, 7 ecc.) gli alberi motori e con i numeri pari (2, 4, 6, 8, ...) gli alberi mossi
(o condotti) si definisce rapporto di trasmi.ssione(i) la seguente relazione:

(14)

ove:
w1 = velocità angolare dell'albero motore;
w 2 = velocità angolare dell'albero condotto.

Poiché:
2nn
w = 60 (n in giri/min)

·1a(14) si può scrivere anche come:

. w1 2nn 1 60 n1
!=-=--· --=- (15)
Wz 60 2nn 2 n2

Se Wi > W2 (meccanismo riduttore)


i> 1
Se W1 < W2 (meccanismo moltiplicatore)
i< 1
Se OJ1= w, (trasmissione inalterata)
i= 1
Se.voglian.ioriferire il ragionamento alle potenze trasmesse, nel caso di moto
rotatorio ·~?ssiamo scrivere:
M1 · '°1 = P1
M2· '°2 =P2
ove:
P 1 è la potenza relativa all'albei::omotore (potenza motrice); .
P¾Lèla potenza relativa all'albero condotto (potenza resistente)t•
.... . /\f'.'.
Nel caso di funzionamento ideale: . ·:!-

quindi:

(16)

Se il meccanismo è riduttore (co1 > co2 ):

M 1 < M 2 (M,. < M,)

Se il meccanismo è mo,f.tipÙcatore
(co1 < co2 ):
_,.


(M,,. = filoinento motore; M, = momento resistente).
Nel caso di funzionamento reale:

quindi:

(17)

I duecasi precedenti vengono così a modificarsi:


· meccanismo riduttore(co1 > coJ:

meccanismo moltiplicatore(co1 < co2 ):


11M1>M2
Prima di affrontare lo studio di alcuni organi meccanici (studio che verrà
trattato e approfondito nel 3° volume del presente corso) sottoposti a moti
di strisciamento (come ad esempio la coppia rotoidale perno-cuscinetto a
strisciamento evidenziata nel capitolo precedente) conviene esaminare, bre-
vemente, lo studio della tribologia (cioè della scienza che studia l'attrito
nei fluidi reali) e, in particolare, il comportamento dei fluidi lubrificanti
e il fenomeno della lubrificazione.

Tutti i fluidi (liquidi e gas o vapori) possiedono una caratteristica fisica:


per produrre in essi una qualsiasi deformazione occorrono forze; queste
forze possono esse):epiccole quanto si vuole ma esse sono infinitamente
piccole solamente nel caso in cui le deformazioni vengano generate in un
tempo infinitamente lungo ovvero con velocità infinitamente piccola.
Consideriamo un piccolo parallelepipedo (Figura 10.l) la cui faccia fronta-
le ABCD abbia altezza y e la cui base abbia una superficie A. Supponia-
mo, ora, di voler deformare il parallelepipedo della figura 10.1 trasforman-
dolo in un parallelepipedo avente la stessa base e la stessa altezza ma la
cui faccia superiore abbia subito, ferma restando la faccia inferiore, uno
,scorrimento (figura tratteggiata in _10.1).
Se lo scorrimento (DD' e CC) viene effettuato con una velocità V affinché
lo stesso venga prodotto si deve applicare una forza tangenziale .F,tale per
cui:

- dV (1)
F,=µ· A· dy
v
----i. e e

A
[,/'
B
X
)lo

Figura 10.1.

ove µ è il coefficiente di v.iscos~tàdinamica del fluido '(v_ariabile con la


temperatura) che abbiamo già incontrato nel .1~volume del corso di
Meccanicaapplicata(Appendice 1 relativa alle Unità d(misura).
L'unità di misura del coefficiente di viscosità dinamica (µ) si ricava dalla
equazione (1): ·
- 1 dy · 2 m 2
µ = F, · -· -= N/m · - = N·· s/m
A dii . · · m/s

ovvero in grandezze fondamentali:


/4-,.y,.
~:;
N · · s/m 2 =kg· m/s 2 • s/m 2 = kg/(m · s)

La viscosita' dei lubrificanti, in generale, diminuisce più o meno fortemente


all'aumentare della temperatura anche se i moderni lubrificanti a base sintetica
sono molto più stabili rispetto ai lubrificanti di generazioni precedenti.
Di conseguenza occorre sempre specificare la temperatura in corrisponden-
za della quale è stata determinata la viscosità. Normalmente i coefficienti
di viscosità dinamica (e anche cinematica v = µ/p) vengono determinati
alle temperature di 20 •c, 50 0C e 1oo•c.
Nel caso di attrito fluido (vedere il paragrafo successivo) è preponderante
la viscosità del lubrificante; nel caso di attrito mis(o (sempre paragrafo
successivo) è più importante il potere lubrificantede!rolio o del grasso.
Questo potere lubrificante è molto alto in particolar modo nell'olio di ricino;
negli oli minerali può essere .aumentato artificialmente mediante trattamenti
di attivazione; ottimo è il potere lubrificante negli oli sinteµci delle ultime
generazioni i quali abbinano a questa caratteristica anche i poteri detergenti,
antiossidanti e antischiuma: in particolare gli oli a.datti ai motori veloci delle
moderne autovetture. Altre proprietà fisiche dei lubrificanti sono:

1. il punto di gocciolamento:è la temperatura alla quale la prima goccia di


grasso lubrificante si stacca, per effetto della forza di gravità, e cade.
Questa temperatura si determina mediante l'apparecchio di Ubellhode.
L'importanza della prova necessaria per determinare il punto di gocciola-
mento è particolarmente importante per la scelta e il comportamento del
lubrificante nel caso del suo impiego in macchine che lavorano ad alta
temperatura come stantuffi di motrici a vapore (un po' in disuso ormai),
di motori a combustione interna e di compressori alternativi. ·
2. Il punto di infiammabilità: è la temperatura in corri~pondenza della
quale il lubrificante emette vapori infiammabili. Per determinare questo
valore di temperatura si utilizza l'apparecchio di Pensky-Martens (vaso
chiuso) oppure l'apparecchio di Marcusson (vaso aperto).
3. Il punto di congelamento: è la temperatura in corrispondenza della quale
l'olio diventa talmente consistente (diremmo viscoso) per cui non cola più
sotto l'effetto della sola forza di gravità da un tubetto avente il dia,metro
interno di 40 mm. Il punto di congelamento serve a determinare la scelta
e il comportamento del lubrificante nel caso di macchine che operano
a basse temperature (come ad esempio frigoriferi, condizionatori ecc.).
4. Massa volumica (p): permette di stabilire, assieme alle altre tre caratteri-
stiche, l'origine del lubrificante. Per gli ·oli minerali si ha una massa
vç,lumica (p) compresa fra (0,89-;- 0,96)kg/dm 3 • La massa volumica non
ha grande importanza nel giudizio sulle qualità effettive del lubrificante 1 •
Nella successiva tabella 10.1 si mettono in evidenza le relazioni fra le varie
scale in cui viene, .ancora praticamente, espressa la viscosità cinematica (11).

Lo scopo della lubrificazione consiste nel ridurre l'attrito esistente fra


superfici in moto relativo mediante una interposizione, fra le stesse, di
çlementi generalmente liquidi ma che possono essere anche solidi e/o
gassosi.
I lubrificanti possono essere così suddivisi:

- liquidi: oli minerali (idrocarburi liquidi), vegetali e animali (gliceridi ovve-


ro esteri degli acidi grassi con glicerina), anche acqua; .
oli sintetici: esteri carb'onici, esteri fosforici, esteri silicei, poliglicoli, oli
siliconici, carboni alogeni (politrifluoro-cloro-etilene), arili aromatici (etere
polifenolico).

1 Per maggiori dettagli riguardanti le caratteristiche dei lubrificanti si veda, ad esempio, il


Manuale dell'ingegneremeccanico,Milano, Hoepli, 1994, p. 927 e ss.
Tabella IO.I Relazioni fra le varie viscosità (viscositàcinematica v).

5,98 45 208 184


1,2 2,8 35,4 32,6 6,2 46,7 216 191,7
1,3~' 5 42 37 6,4 47,8 221,1 -{; 196
1,6 7,5 50,3 45 6,6 49,7 229,8 . '·F203,1
1,8 9,6 57,5 50,9 6,62 50 230 205
1,83 10 58 51 6,8 51,6 237 · 210
2 11,8 65,2 57,5 7 · 53 i4s;2 217
2,2 13,8 72,6 63,9 7,2 54,7, 252 223,7
2,32 15 77 67 7,28 55 253 224
2,4 15,7 80 70,6 7,4 56 260 229
2,6 17,.5 87,1 77 7,6 57,6 266,4 235,4
2,8 19,5 95,4 84 7,8 59,2 273,8 241,8
2,87 20 97 .as 7,93 60 275 244
21 101,7, 90 8 60,6 280,9 245,6
3,2 23 nò:-i 97 8,58 65 298 264
3,4 24,5 116,8 103 9,23 70 320 284
3,46 ,.,,.25. 118 104 9,89 75 343. 304
3,6 26 123,3 109 10,54' 80 365 325
3,8 27,7 130,7 115,7 11,20 85 388 345
4 29,3 138 122,3 11,86 90 411 365
4,07 30 141 123 12,51 95 433 385
4,2 31 145,3 129 13,17 100 456 405
4,4 32,5 152 134,5 14,48 110 501 446
4,6 34 158,7 140 15,80 120 547 486
4,7 35 163 143 17,11 130 592 527
4,8 35,7 165,2 146,6 18,43 140 637 567
5 37,3 173,7 153,3 19,74 150 683 608
5,2 39 181,2 160 21,06 160 728 648
5,33 40 185 163 22,37 170 774 689
5,4 40,3 187,2 . 165,3 23,69 180 819 729
5,6 42 194,7 172 25 190 864 769
5,8 43,5 201,5 179 26,3 200 910 810
::;\1.òFiR1eoi'.oolA
;;:520 :·~:X:t;,,~:.f:h':~Ir.{t20i~!::,1i)·
è·i.uiiRiocAiioNE·\:;f
'?L::i:.
- Semisolidi:grassi.
- Solidi: grafite, clisolfuro cli molibdeno (M0 S2), politetrafluoroetilene
(PTFE).
- Gassosi:aria.

10.2.1. Tipidi lubrificazione

Sostanzialmente la lubrificazione può essere così suddivisa:

A) limite: si formano epilamine di spessore molecolare fra le superfici


e a esse aderiscono.
L'àderenza si può verificare:

1. per fenomeni di adsorbimentoper attrazione elettrostatica fra molecole


elettricamente non neutre Q'epilamina impedisce il contatto diretto dimi-
nuendo le forze ele~omagnetiche di attrito). La conseguente proprietà
è una oleosità delle superfici e i materiali più adatti sono gli oli animali
e vegetaliin quantità limi~te;
2. per reazioni chimiche.In questo caso i materiali idonei allo scopo sono
acidi grassi che formano saponi (additivi per incrementllre l'untuosità);
composti çontenenti zolfo, cloro,fluoro che formano solfuri, cloruri e fluo-
ruri (sono denominati anche, oggi, additivi E.P. => extreme piessùre) molto
aderenti alle superfici e adatti anche per alte temperature e per alte
pressioni ma possono usurare (o consumare) le superfici stesse (questa
azione può-essere ancora utile in fase dì rodaggio).

L'ordine di grandezza del coefficiente di attrito radente (o clistrisciamento)


è /=0,1.

B) Mediata: in questo caso si forma llll piccolo strato (alcuni decimi cli
millimetro) che separa completamente le superfici formando fra esse un
meato.
La lubrificazione mediata può essere a sua volta suddivisa in:

1. idrodinamicanaturale:in questo caso il moto relativo fra due superfici,


tra loro inclinate, provoca la formazione spontanea cli un piccolo strato di
lubrificante in pressione (sino a 50 + 100 atmosfere). I materiali adatti in
questo caso sono: oli mineralistabili chimicamente (quindi non aderenti
alle superfici), dotati cli buona. viscosità e usati in notevole quantità.
Normalm~nte con questo tipo di lubrificazione l'eventuale pompa serve
solamente per portare l'olio sino all'ingresso del meato;
2. idrostatic~ 'forzata; j:p. questo caso il lubrificante viene introdotto in
pressione fra ·1èsuperfici separandole, anche se la velocità è nulla, a caùsa
della elevata p~essione prodotta dalla pompa.

In questi casi f = 0,01.


f.'
C) Combinata: intermedia fra la (A) e la (B).

In un cuscinetto soggetto a lubpficazione naturale si passa da una lubrifi-


cazione limite quando la velocità è nulla (v = O), a una_ lubrificazione
combinata (velocità intermedia) -e poi a quella mediata quando la velocità
risulta essere sufficientemente elevata. Il coefficiente di attrito radente f ha,
quindi, l'andamento (Figura 10.2) descritto dalla curva-seguente:

limite

mediata

o velocità

Figura 10.2.

Durante il funzionamento dei meccanismi è, dunque, necessario· garantire


la presenza di attrito mediato per rid~e i problemi legati all'usura e i ri-
scaldamenti, che possono divenire eccessivi, delle superfici. Ciò può essere
raggiunto mediante oli miscelati con addittivi di untuosità, o E.P., per
assicurare la migliore lubrificazione in tutte le condizioni. Rispetto a quan-
to detto precedentemente possiamo completare l'elenco degli additivi:
- antiossidanti: aument~o. la stabilità chimica;
- anticatalitici: aumentano la stabilità chimica;
- antìcorrosivi: aumentano la resistenza alla corrosione;
:;;522.:
.'~:5,,,:misotÒG!A:
E'.;1:usRiFlc.•izK)Nè J'·';;f.!:m;,;:::':J<:r
;;.,~,:,N<':i:,\f)}:;;;~';

- per migliorare il coefficiente di viscosità: rendono costante (il più possi-
bile) il coefficiente di viscosità all'aumentare della temperatura (oli multi-
grade, viscostatici, sintetici ecc,);
- antiusura;
- detergenti: per mantenere le particelle di impurezze in sospensione;
- antischiuma.

La circolazione del lubrificanteper portarlo ove necessita può avvenire:

- a caduta;
- a capillarità (stoppino);
- a trascinamento (anelli);
- a sbattimento (in carter pieno di olio);
- forzata (mediante pompa e circuito annesso).

10.3.1. Meato ad altezza costante (h)

Possiamo riferirci ancora alla figura IO.I e imporre le seguenti ipotesi:

1. moto laminare per filetti fluidi paralleli, velocità parallela all'asse x;


2. fuoriuscita laterale trascurabile; la velocità V è diretta secondo l'asse
x e l'asse z non interviene nel fenomeno;
3. trascurabili masse e inerzia;
4. µ (coefficiente di viscosità dinamica) e p (massa volumica) (o y = peso
volumico) costanti.

La legge fondamentale è la (1) _cheespressa sotto forma di sforzo unitario


tangenziale, assume la seguente espressione:

-'t F,
=-=µ·
dV
- (2)
A dy
·,·;,?;;,;·::~·~{;;~/;{';'{;<>1··:~;r?~;';;'.~)O.ii:è~Ni:A11A'tAAnAiiqì(j~Ei~1l/{LU
L'equazione (2) (anche la 1 in effetti) viene detta relazione di Petroff
Non essendovi, per ipotesi, moto lungo l'asse y la pressione p è costante,
rispetto a /·~~unto., :,·rin:µme:

p =f(x) (3)

La portata volumica, costante, viene espressa dalla seguente equazione di


continuità:
~%~ ,-------------, '}:.i
. v·h 1Ph·h 3
Q=V=----- (4)
2 12 µ

e:

(5)

ove:
v = velocità per y = h;
h = altezza del mea!O'(costante);
µ = coefficiente _dj"v:ispositàdinamica;
V o Q = portata volumica del lubrificante;
Ph = pressione del fluido per y = h.
!.f'"·"
Se la lubrificazioneè naturale su un tratto di superficie avente lunghezza /,
la condizione al contorno: .

(6)

ci dice che, essendo Ph = costante, la pressione si annulla quando (equa-


zione 5):
V• h-2Q=0
ovvero:

·~
per~·
(7)
ciò significa che non si può avere lubrificazione mediata naturale con
h = costante.

10.3.2. Lubrificazionenaturale con h variabilelinearmente

Se l'inclinazione è piccola, qualche decimo di millimetro su tratti di lun-


ghezza l dell'ordine di 100 mm, si può ritenere valido quanto detto nel
10.3.1 considerando, però, h variabile.·
Allora l'espressione (5) diviene:

(8)

mentre l'espressione di h variabile in funzione di x diviene:

(9)

dove:
h(x=O) = h1
h(x=I) = h2
Esiste un punto in cui Ph= O quando h = h0 e x = x 0 • Questo punto è
di massimo (p > O) se h1 > h 2 ; vale a dire per valori di h decrescenti nel
senso delle velocità. Per questo valore di h0 si ricava dalla equazione (8):

e inserendo questa .espressione nella equazione (8) stessa, otteniamo:

p.(:x;) = 6µ( V·
h3 li· h- 2-2- ho)

(h- h0 )
Ph(x)= 6µ· 11-h-3 - (10)
FY <::,.~·
~ '.:.·.;-'i "};~'ò;"i(r-Ef\iNÌ}.i"i¼iR'AnkìON~:bifo.A:iiiaRJiièNidNe<
'525:·
Poiché h è variabilelinearmente,per ipotesi, il valore cli h0 è semplicemen-
te:

(11)

Il valore di h0 dato dalla equazione (11) si ricava dalla equazione


(6) inserend,o l'espressione (10) al posto di p.(x). Lasciamo;al lettore la dimo-
strazione di quanto detto.
--~-

,(/
.,;' i

,
---
v

carico i carico i
su pattino su pattinoa
.autoorientabile orientamentofisso
(a) (b)

Figura 10.3.
:>i?>:;.·y:::
i '.;:t.<?2:0,~>
U§26;\",1"d,:'fR1s_ai:001A.E\u~fi1Ach10K1é'·ùT<J&,·
~cj:~,:
Le grandezze in gioco nei due casi evidenziati in figura 10.3 sono le
seguenti: ·

(12)

ove:
b = larghezza (o profondità) del pattino;

e = coefficiente di fuoriuscita laterale del lubrificante ( e =b ; )

xR . = braccio della reazione del pattino;


xR/I = rapporto caratteristico (tabulato generalmente in base al coefficien-
te n);

n = _hhi= rapporto fra le altezze del pattino;


2 .

h1 - h2 h2
tgo: = - 1- = (n - 1)1 .

Sulla base delle grandezze introdotte la reazione del pattino, data dalla
equazione (12), diviene:

. /2
R = µ• À· V· h~ (13)

10.5.1. Idrodinamica per accostamento

Se la superficie superiore si muove verso il basso, l'olio che viene espulso


va·in pressione e esercita sostentamento.
Nel caso di moto altemativ9 delle due superfici tra loro, durante l'allonta-
'): ~, ....> <·::·:. .._..
/ :.··'·,:
....
f ·.: \ Aòs' ~,i' 'f/2f.·
•ALTI}foiLuBRiRooiONt'
namento viene aspirato olio, che in fase di avvicinamento mantiene separa-
te le due 'superfici. Il moto relativo di strisciamento può avvenire senza
contatto d\~~:tto.

10.5.2. LubrificazioneIdrostatica

&1'mpi classici:tavole delle macchine utensili con moti lenti /~ltemativi;


macchine che hanno limitate resistenze utili a carico e pertanto/incontrano
la maggiore resistenza in avviamento: condensatori sincroni; · telescopi
a moto lentissimo (Monte Palomar). · , , ...

Vantaggio:basso attrito a bassa velocità.

Svantaggi:maggior prezzo, maggiori complicazioni costruttive, più difficile


regolazione che richiede speciali accorgimenti.

o
a a


Figura 10.4.
1-(1
p
-I~-·
Schema elementare a fermo

Per velocità basse il diagra=a non si modifica:


1
P = 2c2abp (e tien conto delle fuoriuscite laterali)
l .

Figura 10.5. Schema elementare

Solitamente perno in acciaio, cuscinetto in materiale piµ tenero (carichi


fissi rispetto al cuscinetto; viceversa per carichi fissi rispetto al perno:
esempio, puleggia folle).

10.6.1. Simboli

P =;, carico verticale,


v = wd/2 velocità perifica,
d = 2r diametro nominale del perno e cuscinetto,
rP = raggio del perno con centro O (Figura 10.6: r),
r, = raggio del cuscinetto di centro O,
~ = r, - rP gioco radiale,
e = 00' distanza dei centri o eccentricità,
h,.;n= spessore minimo del meato,
rp, r,, ~. e, h..,. sono valori medi nel campo di tolleranza.

·11gioco radiale vi.eri.e.spessodato come valore relativo l{t = ~/r.


10.6.2. Mod~_litàdi funzionamento

A fermo In moto
(il perno tocca il cuscinetto)
(il perno si sollevae si ·
sposta lateralmente)
p p

hmln=6-e;
anche, introducendo . x = e/I,
hmln= l,(I - i/'·
In analogia al pattino-slitta, noti P (carico), I (lunghezza),d (diametro), µ (olio), v (veloci-
tà), I, (gioco),/!; (lavorazione).

Figura 10.6.

10.6.3.Verificaal contatto diretto

. ,.2
N=A (x)µv-
.- 1
, a2
(530: '':~ii.'!iR'1aotOG1A .:r::r:.:n;~>Z);;!/,ii!H;
,;,x·/~:
{LUBRÌf;ÌQAZÌONE:}2~,>-T.
da cui:

Si .hanno tabelle:

I
da cui ~i ricava X e poi hmin, che deve essere > A.

10.6.4. Verifica al riscaldamento


'
Si effettua nel seguente modo:

0 = 0. +f' (P/dl)-v/11.
=,;00010 =,;80° + 120°;
se supera, raffreddamento dell'olio circolante.

10.6.5. Verifichepratiche corrispondenti

p
Pm=ki<p,..,.

(p,. v) ~ (p,. v)."!

Al crescere di l diminuisce la fuoriuscita laterale, ma il perno si inflette di


più sotto carico e può toccare il cuscinetto.
Si tende a fare 1/ddell'ordine di I (0,5 + 1,5 secondo i casi). Se è necessa-
rio ricorrere a 1/d> 21_ si possono usare supporti oscillanti.
Attenzione: la parte inferiore del cuscinetto deve essere ad elevata
~-li!l!lf<t'lll'Ji!.ll·
pressione; non vi devono essere scanalature che portino a pressione nulla (le
cosiddette zampe di ragno). Le scanalature di introduzione dell'olio devono
essere parallele aù;àsse in vfcinanza· dell'estremità del semicuscinetto.
Se il progetto è ben eseguito, per funzionamenti continui dopo anni non vi
è usura né sul perno né sul cuscinetto.

..:,1
Con superfici piane affacciate (Figura 10.7a) è impossibile una !ubrificazio-
ne idradinamica naturale.
Bisogna fare settori inclinati o inclinabili (Figura IO.Tu).

~
~
(a)

(b)

Figura 10.7.

Si ha allora una serie di z pattini autoorientabili (fissato xN), o ad orienta-


mento fisso (fissato cx)su un anello, ma trattabili come rettilinei con:
C· p · nd I+ b
N=- f=_!!-s e=--. b per fuoriuscita laterale
z· b z
n·n
v= 60 d,. µ (olio) li (irregolarità)

Figura 1o.a.

·'}iij;t.,,,,Per
maggiori informazioni relativi alla teoria della lubrificazione
vedere anuale dell'ingegneremeccanico, Milano, Hoepli, 1994, p. 836 e se-
guenti.
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TABELLE

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