Punto 4f - Piano Di Gestione Forestale Equivalente 8.5 Nicosia
Punto 4f - Piano Di Gestione Forestale Equivalente 8.5 Nicosia
PREMESSA
La Sicilia, con una superficie forestale di 512.121 ha pari ad un indice forestale del 19.9% di cui
258.502 ha di boschi alti comprende formazioni molto diversificate in termini di composizione
floristica del soprassuolo, della sua densità e struttura, del suo sviluppo potenziale, dell’origine, del
grado di naturalità e della coltura praticata (Hofmann et al., 2011). Oggi, gli ecosistemi forestali e pre-
forestali della Sicilia sono caratterizzati da semplificazione e fragilità strutturale, minacciati dal degrado
risultante dall’azione singola o congiunta degli incendi, del pascolo, di tagli irrazionali, di attacchi
parassitari (Ruhl et al., 2005). Tuttavia, gli incendi rappresentano la principale fonte di degrado a causa
della frequenza sempre maggiore e delle mutate condizioni climatiche della Sicilia tendenti all’aridità.
Il presente piano costituisce un importante tassello delle attività dimostrative trasferendo i
concetti e i modelli applicativi del presente alla pianificazione forestale.
Il Piano di gestione equivalente, normato dallo stesso articolo 14 L.R. 14/2006 al comma 7, è
uno strumento che regola in maniera organica gli interventi previsti funzionali ad una corretta gestione
del bosco secondo le leggi forestali regionali vigenti. E’ attuato in armonia con i principi di gestione
forestale sostenibile così come definiti dalla conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in
Europa del 1993, cioè come la gestione e l’uso corretto delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e
a un tasso di utilizzo, che consentano di mantenere la loro biodiversità, produttività, capacità di
rinnovazione, vitalità e una potenzialità che assicuri, ora e nel futuro, rilevanti funzioni ecologiche,
economiche e sociali a livello nazionale e globale e non comporti danni ad altri ecosistemi. Il piano
equivalente inoltre sarà coerente con gli orientamenti strategici per la gestione sostenibile delle superfici
forestali così come definiti nella COM (2013) 659.
DATI DI BASE
Cartografia di base
I dati cartografici di base utilizzati per la redazione del presente Piano sono costituiti dalla Carta
Tecnica Regionale (C.T.R.) 1:10.000 e dalle ortofoto digitali.
Le tavole della C.T.R. che coprono il territorio in esame sono individuate nella sezione 611130.
Sono state utilizzate ortofoto a colori e all’infrarosso AGEA 2010, georiferite ed individuate
dalle medesime sezioni delle C.T.R.
I dati catastali sono stati reperiti presso il servizio catastale dell’Agenzia delle Entrate.
I vari strati cartografici (confini amministrativi, confini dei distretti forestali, confini dei S.I.C. e
delle aree naturali protette), utilizzabili in ambiente GIS sono stati reperiti dalla banca dati cartografica
del Sistema Informativo Territoriale Regionale (S.I.T.R.). I dati relativi all’uso del suolo ed alle
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informazioni relative alle risorse ambientali e forestali regionali, sono state acquisite dal Sistema
Informativo Forestale Regionale (S.I.F.R.) e dal Sistema Informativo Forestale (S.I.F.).
ANALISI CONOSCITIVA
Descrizione generale del complesso boscato
Inquadramento geografico ed amministrativo
L’area oggetto del piano si trova nel Comune di Nicosia, in Provincia di Enna. Ubicata sul
versante meridionale della catena montuosa dei Nebrodi, ad Est del Monte Campanito a ridosso delle
contrade “Giumenta”, “Campanito”, “Sambughetti” e ricade interamente nel Foglio n. 260 I S.E. della
tavoletta 1:25.000 dell’I.G.M., catastalmente individuata al foglio 9 particella 1 q.p.. I terreni su cui si
interverrà tutti di proprietà del Comune di Nicosia ricadono all’interno del SIC (ITA 060006
Sambughetti-Campanito) nonché all’interno della Riserva Naturale Orientata “Sambughetti-
Campanito”.
L’altitudine è compresa tra le quote di 1100 m e 1400 m s.l.m.; i rilievi più importanti sono:
Monte Trippaturi (m 1477) e Monte Sambughetti (m 1558).
Il territorio oggetto del piano è ricoperto da un più ampio comprensorio boscato ubicato ad
ovest della S.S. n. 117 “Centrale Sicula”, a partire dal Km. 17,6 circa. A tale arteria, si innesta una strada
interpoderale a fondo naturale. Questa arteria viaria risulta di particolare importanza consentendo il
transito all’interno di buona parte del territorio demaniale. Tale strada interpoderale si diparte dalla
citata S.S. 117 in direzione ovest descrivendo un “anello” che circuisce M.te Graffagna, M.te
Campanito e M.te Sambughetti ricongiugendosi, più a sud, nuovamente nella S.S. n.117.
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Il comprensorio boscato è diviso in due zone da una strada in terra battuta che si diparte
dall’”anello” carrozzabile della montagna citato.
Caratteristiche morfologiche
Entrambe le zone coincidono con la parte bassa di due versanti, le cui pendici sono
caratterizzate da una morfologia ondulata che forma ampie vallecole, alternate da eree acclivi e tabulari.
I valori di pendenza sono piuttosto vari in funzione del luogo considerato.
Si passa da valori di pendenza compresi tra i 20- 40 % ed il 40-60%.
Gli aspetti morfologici possono interferire con le operazioni colturali e con le pratiche di
smacchio e richiedere la messa in opera di tecniche di conservazione e di manutenzione, o
l’imposizione di vincoli protettivi.
Tutte le zone presentano problemi di stabilità superficiale del suolo. Si osservano fenomeni di
erosione idrica diffusa, riconoscibile dalla presenza in superficie di apparati radicali. Nelle zone a più
elevata pendenza il fenomeno dà origine alla quasi completa scalzatura delle radici stesse.
Lungo le vallecole collettrici, concentrate maggiormente nell’ampia parte meridionale del
versante, l’erosione idrica è incanalata moderata, con canalette e rigagnoli che non superano i 20-40 cm
di profondità ed interessano meno di 1/3 della superficie.
Nella parte centrale dell’area di studio sono presenti fenomeni di erosione idrica incanalata
accentuata, con la presenza di veri e propri canali d’erosione, a volte profondi fino a un metro ma che
interessano meno di 1/3 della superficie totale.
Geopedologia
Geologicamente l’area in esame partecipa alla vasta formazione terziaria del complesso
mesoautoctono che caratterizza la catena dei monti Nebrodi, meglio definito come “ flysch numidico “.
E’ questa una formazione di argille brune non marnose, ricche di ossidi di ferro, con
subordinate intercalazioni di strati o banchi di quarzareniti a cemento calcareo, più spesso siliceo,
caratterizzate da granuli piuttosto arrotondati e non classati, così da giungere fino a tipi con elementi
quarzosi in fine matrice pure quarzosa.
Pedologicamente i terreni di cui trattasi appartengono a quella associazione definita “ regosuoli
da rocce argillose “.
Tali suoli sono giovani ai primi stadi di sviluppo e si evolvono su rocce tenere o su substrati
sciolti.
Si rinvengono prevalentemente su morfologie collinari con pendici variamente inclinate.
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Essendo dei suoli giovani, le proprietà fisico-chimico-idrogeologiche risultano fortemente
condizionate dal substrato sul quale evolvono ma, nell’insieme, date le loro caratteristiche, la
potenzialità produttiva di questa associazione di suoli può essere giudicata discreta o buona.
La reazione oscilla fra valori di pH 7 ed pH 8.3, in relazione soprattutto al contenuto di calcare
che comporta anche qualche limitazione nelle scelte colturali.
Si tratta di suoli prevalentemente argillosi o argilloso-calcarei, impermeabili o semipermeabili,
con pendenza più o meno accentuata, in gran parte franosi e dominati dalla intensa erosione, dai forti
sbalzi termici e dalla esasperante piovosità irregolare, aleatoria da un anno all’altro e mal distribuita nel
corso delle quattro stagioni.
In questo contesto,risulta chiaro, che abbandonare i terreni alla loro evoluzione naturale
comporterebbe un grave danno ai pascoli montani, che tenderebbero al degrado più assoluto e in
futuro renderebbero indispensabili costose opere di tutela del territorio.
Caratteristiche climatiche
Il clima è considerato il fattore più importante del processo di pedogenesi, in un certo senso
l’unico veramente tra quelli che governano il processo.
Il clima interviene con gli elementi che lo caratterizzano, temperatura, piovosità, nebulosità,
venti, pressioni atmosferica, in particolare, sia indirettamente attraverso gli organismi viventi, ai quali
offre le condizioni necessarie per gli scambi energetici ed i processi metabolici destinati ad interferire in
modo mediato sulla pedogenesi.
Temperatura ed umidità regolano, infatti i processi fisici e chimici a carico della matrice, ma
regolano anche la produzione di materia organica da parte dei viventi ed i processi biochimici della sua
demolizione i quali nel suolo diventano momenti importanti del processo di pedogenesi.
Per una migliore comprensione dell’influenza che la pioggia esercita sulla evoluzione del terreno
è necessario tenere presente che una quantità più o meno elevata di acqua ritorna all’atmosfera
attraverso la evaporazione la quale risulta tanto più intensa quanto più elevata è la temperatura dell’aria,
più basso lo stato igrometrico di essa, più intenso il vento e minore la pressione atmosferica.
In linea generale nelle regioni dove le precipitazioni sono molto abbondanti, la quantità di acqua
che si infiltra supera quella che può risalire per evaporazione per cui le sostanze solubili vengono
continuamente eliminate dal terreno e la evoluzione di questo è accompagnata da una diminuzione della
fertilità, come nelle zone tropicali molto umide. Dove le precipitazioni, viceversa, risultano scarse il
dilavamento si riduce e nel terreno rimangono insieme con i carbonati anche i sali più solubili, come
cloruri e solfati di sodio, di potassio e di magnesio, il cui tenore, negli orizzonti superficiali può
aumentare anche per il trasporto degli stessi verso la superficie da parte dell’acqua ascendente
richiamata dall’evaporazione.
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In generale i terreni generati sotto climi aridi (zone desertiche) o sotto climi umidi ma molto
freddi (dove l’acqua rimane allo stato di ghiaccio per molti mesi all’anno come nelle zone artiche o di
alta montagna) sono contraddistinti da uno scarso contenuto di argilla. A temperature costante il
contenuto di argilla aumenta con l’umidità, ad umidità costante le sostanze argillose aumentano con la
temperatura
E’ comprensibile, quindi, l’importanza che esso riveste in una zona ad economia silvo-
pastorale, quale è quella in oggetto.
Il clima della zona è quello tipico della montagna interna siciliana, con precipitazioni piovose e
nevose sufficienti ma irregolari concentrate in poche giornate della stagione autunno-invernale, con una
loro distribuzione nell’annata assai disordinata ed irregolare.
Alla breve stagione piovosa succede una lunga stagione secca, durante la quale si verificano
calori elevati a livello del suolo, tali che brevi e scarsissime precipitazioni non risultano sufficienti a
compensare la forte evapotraspirazione che avviene in tempi brevi.
Le piogge cadono in due periodi ben distinti: durante il semestre aprile-settembre e durante il
periodo autunno-vernino. Nel periodo piovoso le precipitazione rimangono generalmente concentrate
in pochi giorni rendendosi necessaria un’irrigazione di soccorso per le colture di maggior pregio. Da
tale andamento ne consegue che si hanno minimi immagazzinamenti di acqua nel suolo, per cui tutti i
fenomeni vengono ampliati ed aggravati anche per la natura stessa del terreno.
I dati su cui si basa la definizione del clima, sono stati rilevati nelle due uniche stazioni
termopluviometriche disponibili nella zona e in due stazioni pluviometriche site a poca distanza
dall’area oggetto di studio. Le stazioni sono:
Gangi ( termopluviometrica ) posta a 1050 m di altitudine;
Troina ( termopluviometrica ) posta a 1038 m di altitudine;
Nicosia ( pluviometrica ) posta a 800 m di altitudine,
Cerami ( pluviometrica ) posta 910 m di altitudine;
In generale i parametri termometrici della zona si differenziano di poco da quelli della grande
regione; presentano per lo più una certa corrispondenza con i valori relativi alla media collina e alla
bassa montagna dell'area interna siciliana.
Le temperature medie annue sono comprese fra 12,9°C (Troina), e 14,8°C (Gangi). Nella
stazione di Troina, le temperature estreme del mese più freddo (febbraio) e di quello più caldo (luglio),
oscillano tra 4,61°C e 22,9°C.
Per la stazione di Gangi i valori sono simili ai precedenti; infatti la temperatura del mese più
freddo (gennaio) è di 6,9°C; mentre 24°C si riscontrano nel mese più caldo che è agosto.
Le precipitazioni medie annue sono comprese fra 541,1 mm (Troina) e 729,4 mm (Nicosia).
Nella stazione di Nicosia il valore minimo di precipitazioni, si ha nel mese di giugno ed è di 17,1 mm,
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mentre il mese più piovoso è dicembre con 111 mm. I valori estremi si sono calcolati anche per la
stazione di Cerami, in cui il mese più siccitoso è luglio (15 mm), mentre il più piovoso è gennaio (91,8
mm).
Per meglio comprendere le caratteristiche climatiche della zona è stata determinata la quantità
di pioggia stagionale relativa alla stazione di Nicosia e di Cerami. Si può osservare come i valori estremi
invernali, variano da 248,4 mm (Nicosia), a 288 mm (Cerami); quelli estivi vanno da 51 mm (Nicosia), a
56 mm (Cerami).
I dati sono stati utilizzati per costruire i diagrammi termo-pluviometrici di Bagnouls e Gaussen
(1956) che, per le stazioni di Nicosia e Cerami riportano solo i dati pluviometrici.
I diagrammi termopluviometrici delle stazioni di Gangi e Troina (Fig.1 e 2), pongono in
evidenza il periodo di aridità. Tale periodo ha una durata media di circa quattro mesi ed è compreso tra
maggio e settembre. Nella stazione di Gangi risulta di maggiore durata e anticipato di una quindicina di
giorni.
100 50
80 40
60 30
40 20
20 10
0 0
Precipitazioni Temperatura
100 50
80 40
60 30
40 20
20 10
0 0
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
Precipitazioni Temperatura
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Fig.2 - Diagramma termopluviometrico della stazione di Troina
120
100
Precipitazioni (mm)
80
60
40
20
100
Precipitazioni (mm)
80
60
40
20
0
Dic
Gen
Feb
Giu
Mag
Set
Ott
Mar
Lug
Apr
Ago
Nov
Caratteristiche vegetazionali
Secondo la classificazione fitoclimatica del PAVARI (1916), l’area esaminata rientra nella zona
fitoclimatica del Lauretum sottozona fredda, per tutta l’area al di sotto dei 900 metri, e limitatamente
alla fascia più alta, nel Castanetum sottozona calda.
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In relazione alla composizione specifica il soprassuolo può essere identificato come bosco
naturale di querceti caducifogli afferenti alla classe cerro (Quercus cerris) e roverella (Quercus
pubescens) e fitta faggeta (Fagus sylvatica).
L’origine del popolamento è naturale. I querceti della R.N.O. Campanito-Sambughetti sono di
notevole interesse, in quanto rappresentano degli stadi evolutivi naturali. Si tratta, anche se non si
annoverano esemplari arborei particolarmente vistosi, di forme di bosco molto mature.
Particolarmente diffusi risultano essere gli arbusteti a rosacee che interessano tutto il territorio
con una distribuzione a macchia di leopardo. Si tratta di popolamenti arbustivi pre-forestali a base di
diverse specie di rosacee (Prunus spp., Rosa spp., Crataegus spp., Pyrus spp.), talora con sparse specie
quercine e di acero.
Fauna
Indagini condotte con metodologie non scientifiche, ma solo conoscitive nell’ambito della
Riserva della Riserva Sambughetti-Campanito hanno permesso di rilevare la presenza di fauna varia e
composita, con riferimento a mammiferi, uccelli e rettili. Non si hanno dati di tipo quantitativo da
censimenti faunistici. La fauna è composta da animali che troviamo anche nelle vicine aree dei Nebrodi
e dell’Altesina.
Fra i mammiferi sono presenti l’Istrice (Hystris cristata), il più grande roditore dell’isola, il Riccio
(Erinaceus europaeus), l’Arvicola di Savi (Microtus savii), il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), la Lepre
(Lepus corsicanus), il Quercino (Eliomys quercinus), il Ghiro (Myoxus glis), la Volpe (Vulpes vulpes),
la Donnola (Mustela nivalis). Ogni tanto viene segnalata la presenza del Gatto selvatico (Felis silvestris) in
diverse zone della faggeta e della Suvarita.
Nei cieli delle zone più impervie volano uccelli quali il Nibbio reale (Milvus milvus), il Gheppio
(Falco tinnunculus), la Poiana (Buteo buteo) e lo Sparviere (Accipiter nisus). La faggetta del Bosco della
Giumenta è frequentata dalla Beccaccia (Scolopax rusticola), mentre nella Suvarita vola la Capinera (Sylvia
atricapilla). Sono presenti anche la Ghiandaia (Garrulus glandarius), l’Averla piccola (Lanius collurio), il
Corvo imperiale (Corvus corax), la Coturnice (Alectoris graeca), il Piccione selvatico (Columba livia), la Gazza
(Pica pica), etc..
Tra i rettili si possono osservare la Testuggine palustre siciliana (Emys trinacris), la Lucertola
siciliana (Podarcis wagleriana), molto comune in tutto il massiccio montuoso.
Tra gli anfibi è presente la Rana verde minore meridionale (Rana hispanica complex) e
il Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus pictus).
Tra gli insetti si possono ammirare l’ortottero Pezotettix giornae, qualche coleottero cerambicide
dalle lunghe antenne come il Morinus asper asper, l’imenottero Diplolepis rosae, responsabile della galla che
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si forma sulla Rosa selvatica comune, oltre che lepidotteri come la Processionaria che con i suoi bruchi
villosi e brunastri passano in lunghe processioni da un albero all’altro.
LE INFRASTRUTTURE
La rete viaria
Nel corso dei rilievi in campo sono stati raccolti dati ed informazioni sullo stato attuale del
sistema viario forestale, nonché sulla condizione di accessibilità generale al complesso boscato.
Il comprensorio boscato è ubicato ad ovest della S.S. n. 117 “Centrale Sicula”, a partire dal Km.
17,6 circa. A tale arteria, si innesta una strada interpoderale a fondo naturale. Questa arteria viaria risulta
di particolare importanza consentendo il transito all’interno di buona parte del territorio demaniale.
Tale strada interpoderale si diparte dalla citata S.S. 117 in direzione ovest descrivendo un “anello” che
circuisce M.te Graffagna, M.te Campanito e M.te Sambughetti ricongiugendosi, più a sud, nuovamente
nella S.S. n.117.
Piano delle migliorie
Per quanto riguarda le strade interne alla proprietà, sia per le camionabili che per le trattorabili,
si prospettano interventi di miglioramento e di manutenzione straordinaria; questi prevedono il
livellamento del piano viario nelle aree dissestate, il ricarico con il materiale derivante dalla
regolarizzazione o con apporto di inerti, la ripulitura e risagomatura delle fossette laterali, il
tracciamento e ripristino delle fossette trasversali (eseguito sia meccanicamente con escavatore che
manualmente mediante l’utilizzo di zappe), il ripristino di eventuali tombini e di attraversamenti
esistenti, la rimozione del materiale litoide e vegetale eventualmente caduto dalle scarpate e la
risagomatura delle stesse, il taglio della vegetazione arbustiva e/o il decespugliamento.
In generale la manutenzione straordinaria dei tracciati dovrà essere eseguita entro il secondo
anno di validità del piano. Successivamente, al fine di rendere efficiente l’intera rete viaria, sarà
opportuno procedere con interventi di manutenzione ordinaria da eseguirsi possibilmente a cadenza
annuale che avranno come obiettivo:
garantire il facile ingresso ai soccorsi in caso di incendio;
rendere più semplici le operazioni colturali;
migliore fruizione della Riserva;
migliorare la percorribilità dei tracciati stradali caratterizzati da fenomeni erosivi o
danneggiamenti di piccola entità (parziale occlusione delle opere di smaltimento,
formazione di solchi di erosione e buche, caduta di materiali fini dalla scarpate di monte
sulla carreggiata, etc.);
ripulire dalla vegetazione invadente e dai materiali depositati le banchine laterali;
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ripristinare della pervietà delle opere di attraversamento dei corsi d'acqua (tubazioni,
pozzetti, etc.) e la funzionalità delle canalette trasversali e longitudinali e delle altre opere
di regimazione.
Gli interventi a carattere ordinario prevedono inoltre modeste operazioni di livellamento del
piano viario ed il ricarico con inerti (e/o terra) debitamente compattati nei punti di maggiore usura o
dissesto dovuti al passaggio di mezzi e all'azione delle acque meteoriche.
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REDAZIONE DEL PIANO
Vincoli della pianificazione sovraordinata
Parte del territorio comunale (come si evince dalla cartografia allegata) ricade all’interno del Sito
di Interesse Comunitario (SIC) cod. ITA060006 designato ai sensi della direttiva n. 43/92 “Habitat”, fra
le aree di applicazione delle azioni, che comportano l’attuazione di metodi di produzione compatibili o
la rinaturalizzazione progressiva dei luoghi, nelle aree suddette sono state comprese anche quelle ad
elevata vulnerabilità di rischio d’inquinamento delle acque, in corso di individuazione ai sensi della
direttiva 91/676. Inoltre, numerosi impegni previsti dalla sottomisura 8.3 sono finalizzati all’incremento
della biodiversità delle specie animali e vegetali.
In ogni caso, gli interventi previsti dalla misura 8 rispettano la tutela dell’ambiente e, in
particolare, garantiscono l’integrità dei siti della rete Natura 2000.
La zona interessata ricade all’interno della Riserva Naturale Orientata Monti Sambughetti-
Campanito, i cui riferimenti normativi sono le Leggi Regionali 98/81 e 14/88 e successive modifiche ed
integrazioni.
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Nelle corografie di progetto sono state individuate tali aree, nelle quali l’intervento è subordinato
al preventivo nulla osta da parte del Dipartimento Regionale, Azienda Regionale Foreste Demaniali,
quale ente gestore della Riserva.
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- la funzione di produzione riservata alle tipologie dove la coltivazione dei soprassuoli forestali
non è particolarmente condizionata da limitazioni di natura idrogeologica o ambientale;
- la funzione naturalistico-conservativa riservata a tutte le tipologie di uso del suolo che
rivestono particolare importanza per composizione specifica, estensione, ubicazione, età, per la
presenza di emergenze ambientali (fauna, flora) o la fragilità degli ecosistemi anche se solo a livello
locale.
TIPOLOGIE DI INTERVENTO
- Intervento di ripulitura selettiva a mano in superficie boschiva di latifoglie finalizzato alla
prevenzione e difesa attiva dal pericolo d’incendi, nonché ai lavori di ricostituzione boschiva e
di potenziamento della rinnovazione naturale da seme.
- Interventi di ricostituzione boschiva in soprassuoli di latifoglie in accentuato stato di degrado
perché interessati da azioni negative quali fitopatie, incendi, agenti fisici e patogeni ed altro.
- Interventi di spollonature in soprassuoli naturali di latifoglie governate a ceduo semplice o
composto con densità colma per favorire lo sviluppo delle piante e polloni restanti, anche per
finalità di prevenzione antincendio.
- Manutenzione un tratto di pista in terra battuta presente. Si ripristinerà la larghezza originaria
dello stradello, si ripuliranno le cunette, si provvederà alla sistemazione degli smottamenti, elle
scarpate, il ripristino degli attraversamenti, delle piccole opere di bonifica e nella fornitura di
materiale aggregante.
- Realizzazione di strutture o infrastrutture di protezione (chiudenda in pali di legno);
- Fruizione del bosco mediante la fornitura e posa in opera di un capanno di osservazione in
legno per birdwatching.
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parchi naturali. Questa diversità, che à bene precisare non è necessariamente sempre presente, non
annulla però la necessità di una strategia nella gestione né sminuisce alcuni dei principi generali su cui si
basa la pianificazione forestale, che rimangono validi in qualsiasi situazione.
Da queste brevi considerazioni si può facilmente dedurre che anche nei parchi non può mancare
una gestione strategica, data della pianificazione forestale che, pur con obiettivi diversi, non differisce di
molto da quella attuata nelle foreste ordinariamente condotte. Questa gestione dovrà essere tanto più
intensa quanto più i soprassuoli si trovano in situazioni lontane dallo stato di equilibrio naturale, mentre
potrà essere più blanda o limitarsi ad una mera azione di controllo per quelle formazioni molto vicine
ad uno stato di naturalità. Tutto ciò non toglie che, nell’ambito del parco, alcune superfici, e non la
totalità della foresta come spesso avviene, possano essere lasciate alla libera evoluzione per motivi di
studio e di ricerca.
Dal punto di vista strettamente forestale i principali obiettivi selvicolturali che il piano si pone di
raggiungere si possono così riassumere, in ordine di priorità:
tutela ambientale e salvaguardia del paesaggio, attraverso una corretta gestione dei
soprassuoli e la protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, dagli incendi e da
altre avversità;
sviluppo del turismo sostenibile ed in particolare dell’escursionismo e dell'educazione
ambientale, attraverso la manutenzione delle infrastrutture turistiche esistenti;
produzione di beni forestali come legna da ardere, legname, funghi, miele cc. e di
foraggio destinato al pascolo degli animali domestici.
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Nell’ambito di questa funzione preminente sono state istituite tre diverse comprese sulla base
della composizione dendrologica e del grado di naturalità dei popolamenti che caratterizzano le unità
colturali:
1. Compresa “Boschi di querce in ricostituzione naturale”, in cui sono state incluse le unità
colturali che ospitano i soprassuoli di roverella e cerro. La compresa ospita cedui invecchiati e
fustaie, di origine naturale, in cui l’orientamento selvicolturale è rivolto verso l’evoluzione naturale
guidata. Sono ammessi, interventi selvicolturali di ripulitura selettiva del sottobosco e ricostituzione
boschiva.
Modalità di gestione
Stante le attuali condizioni di degrado generalizzato, qualsiasi forma di utilizzazione legnosa,
ancorché antieconomica, deve essere preclusa sia per ragioni colturali sia per motivi di ordine
conservazionistico ed ambientale. Con buona probabilità un periodo di riposo relativamente lungo, a
seconda dello stato dei singoli popolamenti, potrà favorire l’evoluzione di queste formazioni verso stadi
maggiormente stabili dotati di un più alto grado di resilienza bioecologica.
La copertura permanente eserciterà inoltre una favorevole azione sull’accumulo, e sulla
conservazione della sostanza organica, nonché sul mantenimento della freschezza del suolo nel periodo
siccitoso.
In questa compresa sono ammessi pertanto soltanto interventi o con finalità di salvaguardia o
per ragioni legate ad altre necessità contingenti, di tutela naturalistica o di fruibilità turistica. Sono
quindi consentite caute cure colturali occasionalmente necessarie (tagli fitosanitari o di stabilizzazione
strutturale) a sostegno dell’evoluzione di questi soprassuoli, anche se, il loro lento sviluppo induce a
lasciarli in riposo colturale per tutta la durata del piano di assestamento.
Cessata la condizione di degrado, questi soprassuoli potranno, nelle successive revisione del
piano, costituire una compresa con specifiche finalità: naturalistiche, produttive, protettive, etc. Sarà
quindi con la progressiva affermazione delle specie arboree che potrà iniziare quel processo di
naturalizzazione che vedrà il pieno ripristino delle capacità biologiche funzionali dei popolamenti di
querce.
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Modalità di gestione
La zona di riserva integrale (zona A), come definito dal parco, comprende i sistemi boscati
presenti nelle quote più alte (cerrete e faggete) ovvero quelle risorse biotiche di valore elevato che
possono presentare un'alta sensibilità e vulnerabilità. L’estesa superficie delle faggete che ricade proprio
nella zona A impone, come finalità preminente della compresa, il mantenimento e la conservazione
delle fitocenosi esistenti con l’obiettivo di migliorare la stabilità attraverso il ripristino delle strutture
forestali originarie.
Risulta quindi importante procedere con una gestione selvicolturale in grado di guidare lo
sviluppo del soprassuolo verso una forma di governo stabile e in grado di esaltarne il carattere
naturalistico, il miglioramento della biodiversità e la conservazione del paesaggio. Questa connotazione
funzionale potrà essere realizzata, in tempi più o meno lunghi, attraverso un indirizzo gestionale che
abbia come metà finale un soprassuolo di altofusto con dominanza di faggio, quale risultato
dell’interazione tra il regime dei disturbi naturali e la capacità di autoregolazione dell’ecosistema bosco
mediante meccanismi interni, pienamente efficienti e funzionanti, in grado di portare il sistema a uno
stato stazionario.
Gli interventi che vengono proposti si inseriscono nelle prassi di intervento selvicolturale
finalizzate all’aumento della stabilità e resilienza degli ecosistemi forestali tipici dell’area, in particolare si
tratta di interventi volti alla conservazione delle caratteristiche compositive dendrologiche, alla tenuta
idrogeologica, al ripristino di aree degradate ed all’aumento della complessità strutturale dei soprassuoli
naturali. Queste finalità saranno raggiunte attraverso una gestione in grado di orientare l’evoluzione dei
cedui invecchiati, accelerandone la conversione verso popolamenti ben strutturati e stabili dal punto di
vista fisico ed ecologico.
Il processo di rinnovazione naturale per condurre la faggeta verso la disetaneità converrà
avviarlo nelle successive applicazioni del piano quando i popolamenti saranno consolidati in strutture
bioecologicamente più stabili in grado di rispondere positivamente ai tagli di rinnovazione.
LE COMPRESE FORESTALI
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SUP. QUALITA’ DI SUP. FOREST.
FOGLIO PARTICELLE
CAT. HA COLTURA D’INTERVENTO
Su tutte e due le comprese il piano degli interventi verterà sui seguenti interventi così cadenzati:
1° e 2° anno: Ripulitura selettiva del sottobosco, taglio di ricostituzione boschiva delle piante
del vecchio ciclo nei tratti con rinnovazione affermata, e spollonature. Sramatura dei nuclei
maggiormente densi.
3° 4° e 5° anno: Diradamento dei tratti più densi, asportando il 25% circa delle piante presenti.
dal 6° al 10° anno: Sfollo del novellame.
dal 10° anno e fino al raggiungimento della maturazione economica: Secondo intervento di
diradamento. Asportare tra il 20 ed il 25% delle piante presenti. Operare con maggiore
moderazione nella fascia a forte pendenza.
IL TECNICO
Dr. Agr. Bartolomeo Stazzone
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