Geografia Umana
Geografia Umana
Quali agenti modellano il substrato fisico del pianeta e sono oggetto di studio della
disciplina?
Sono due, che interagiscono reciprocamente in una prospettiva storica: le dinamiche ambientali
e antropiche.
Il geografo combina il metodo qualitativo (che ha a che fare con qualcosa che non è misurabile
quantitativamente, ad esempio basato su opinioni) e quantitativo (che ha a che fare con i numeri).
La geografia studia le relazioni presenti sulla superficie terreste e studia come i rapporti
uomo-ambiente mutano nel tempo (sono rapporti che interagiscono in prospettiva storica).
Trattando le tematiche tra materie scientifiche e umanistiche, la geografia mescola metodi e
approcci: statistica, geomorfologia, scienze naturali, storia, scienze sociali, metodi qualitativi e
quantitativi.
In questa materia non esistono infatti quasi mai leggi ferree, ma c’è sempre un margine di
possibilità o di interpretazione.
Es. storia la deforestazione può essere data da più motivi (piogge acide, mano dell’uomo, ecc.);
un dato fenomeno può essere causato da fattori ma nessuna “legge” riesce a identificare una
motivazione causale univoca perché è lo studioso che interpreta.
La geografia umana studia come le popolazioni, le culture, le società e le economie, con le
loro manifestazioni materiali (città, strade, camp, fabbriche, ecc.) si diversificano nello spazio
terrestre, in relazione al variare delle condizioni ambientali e storiche.
Le domande che si propongono i geografi hanno alla base concetti come luogo, spazio, territorio,
regione, scala, distribuzione, interconnessione e si distingue dalla geografia fisica, che invece
non considera l’elemento umano perché la geografia fisica studia gli agenti esogeni ed
endogeni che condizionano la morfologia terreste.
Gli agenti esogeni sono: ad esempio il vento, la pioggia, ecc.
Gli agenti endogeni sono: ad esempio i terremoti, le eruzioni, ecc
L’origine della geografia come descrizione della Terra è collocata intorno al 550 a.C. con il primo
tentativo di rappresentare tutto il pianeta da parte di Anassimandro di Mileto; circa un secolo
dopo Erodoto di Alicarnasso nelle sue “Storie” diede origine alla geografia umana: si tratta di 9
libri su territori, popoli e paesi del mondo allora conosciuto.
IV-III secolo fiorì la scuola matematico-scientifica di Alessandria che aveva in Eratostene di
Cirene il suo principale esponente; scrisse un’opera intitolata “Geografia”, dove calcolava con
straordinaria precisione il valore del meridiano terrestre.
Strabone (63 a.C. – 19 d.C.) scrisse un testo dallo stesso titolo che pur basandosi sulle
conoscenze della scuola di Alessandria è una geografia essenzialmente “politica” rivolta a illustrare
le condizioni di vita – naturali, sociali, economiche e istituzionali, del mondo conosciuto, allora
largamente sotto il dominio o l’influenza di Roma.
II secolo d.C. Tolomeo scrisse la “Geografia”, opera enumerativa corredata da cartografia che
resterà la descrizione più dettagliata della Terra fino al tempo delle grandi esplorazioni
geografiche.
Anassimandro da Mileto
Fu il primo a concepire un modello meccanico del mondo: sosteneva che la Terra galleggiava
immobile nello spazio, senza cadere e senza essere appoggiata a nulla.
La Terra “sta ferma a causa dell’eguale distribuzione delle parti” e in effetti, quel che è collocato al
centro e ha eguale distanza dagli estremi, non può essere portato in alto più che in basso o di lato
ed essendo pure impossibile che il movimento avvenga contemporaneamente in direzioni opposte,
sta necessariamente ferma (Aristotele).
Erodoto
Fu il primo viaggiatore (450 a.C.) a tradurre in opera la sua esperienza di osservazione sul campo,
scrivendo le “Storie”, opera divisa in 9 libri, fondando un genere letterario e una tradizione
culturale.
IV.42 – “io mi stupisco di coloro che hanno distinto e diviso il mondo in Libia, Asia ed Europa,
poiché non sono piccole le differenze che intercorrono tra queste parti; l’Europa, infatti, nel senso
della lunghezza, si stende quanto le altre due insieme e, per larghezza, mi pare che non sia
nemmeno da confrontare con quelle.
Quanto alla Libia, si vede chiaramente che è tutta circondata dal mare, eccetto il breve tratto in cui
confina con l’Asia; e fu Neco, il re d’Egitto, che ne diede la dimostrazione: egli, dopo aver interrotto
lo scavo del canale che dal Nilo portava nel golfo Arabico, fece partire su due navi dei marinai
fenici con l’ordine che, nella via del ritorno, penetrassero nel mare settentrionale attraverso le
colonne d’Ercole e per questa via raggiunsero di nuovo l’Egitto.
Partiti dunque i Fenici dal Mare Eritreo, veleggiarono per il mare meridionale; quando
sopraggiungeva l’autunno essi, approdati, seminavano il suolo in qualunque parte della Libia si
fossero trovati nella loro navigazione e aspettavano la stagione della mietitura; dopo aver raccolto
il grano, si mettevano di nuovo in mare e così, essendo passati due anni, nel terzo, girate le
colonne d’Ercole, giunsero in Egitto; e raccontavano che, mentre giravano intorno alla Libia,
avevano avuto il sole alla loro destra (strano, perché si sarebbe dovuto trovare a sinistra)”.
Tolomeo
Tolomeo visse tra il 100 circa il 170 d.C. fu indubbiamente il più grande astronomo, geografo e
cartografo della Grecia antica; in campo cartografico tre sono le sue opere principali: l’Analemma,
il Planishaerium e la Geografia.
Ci furono poche evoluzioni in epoca Romana e alto Medievale, quando era ancora utilizzata la
Geografia di Tolomeo.
Fine XV-inizio XVI secolo vennero intraprese esplorazioni geografiche che consentirono di
ampliare le conoscenze del mondo da parte degli europei.
Tutto ciò favorì l’affermarsi della geografia scientifica moderna che iniziò in Olanda (paese allora
più ricco di commerci internazionali e scoperte geografiche) con geografi tra cui Mercatore, Ortelio
e Varenio (Bernhard Varen) che scrisse la “Geografia generalis”.
Varenio considerò la geografia “una scienza matematica mista che studia le proprietà della Terra
e delle sue parti” funzionale a dominare il commercio mondiale (calcolo rotte, cartografia,
conoscenza dettagliata di regioni, popoli e paesi).
Nei secoli XVII e XVIII le logiche del potere assoluto assegnarono il monopolio della cartografia al
“geografo del Re” che disegnava i confini amministrativi e politici a suo arbitrio, tracciando una
geografia in contrasto con quella già scritta dalla natura.
ABŪ ʿABD ALLĀH MUḤAMMAD IBN ʿABD ALLĀH AL-LAWĀTĪ AL-ṬANǦĪ IBN BAṬṬŪṬA,
NOTO COME IBN BAṬṬŪṬA, XIV SEC, AUTORE DE AL-RIḤLA
(DETTATO A IBN JUZAYY)
“Partii solo, senza un amico che mi allietasse con la sua compagnia e senza far parte di una
carovana, ma ero spinto da uno spirito risoluto e sottacevo in cuore lo struggente desiderio di
visitare quei Nobili Santuari. Così mi decisi ad abbandonare coloro che - donne e uomini - amavo e
lasciai il mio paese siccome un uccello s'invola dal nido. I miei genitori erano ancora in vita e soffrii
molto a separarmene: sia io che loro ne provammo una gran pena.”
ABŪ ʿABD ALLĀH MUḤAMMAD IBN ʿABD ALLĀH AL-LAWĀTĪ AL-ṬANǦĪ IBN BAṬṬŪṬA,
NOTO COME IBN BAṬṬŪṬA, XIV SEC, AUTORE DE AL-RIḤLA
(IL VIAGGIO)
Il Cairo: “Metropoli del paese, signora di ampie regioni e di fertili terre, conta palazzi innumerevoli e
non vi è urbe più grande in splendore e beltà! Punto d’incontro di ogni va e vieni, è luogo di sosta
per deboli e potenti, ondeggia essa come un mare per i flutti dei suoi abitanti. La sua vittrice
possanza ha sottomesso le genti, e i suoi re hanno dominato sugli arabi e i non arabi... essa gode
il sommo privilegio del Nilo che dispensa il suo paese dal chiedere il dono della pioggia... è terra
generosa che ridà animo al pellegrino straniero [...] queste piramidi sono tra le meraviglie che
saranno ricordate nel corso del tempo. Sono costruzioni in pietra dura, scolpite ed estremamente
elevate. Larghe alla base, strette in alto, con forma simile a quella di un cono, senza porte e cosa
ancor più sorprendente, non si evince il modo in cui siano state costruite”.
Nell’Ottocento la geografia si impose come sapere accademico nelle principali università europee
(i due fondatori della geografia contemporanea sono Alexander von Humboldt, a cui è dedicata
un’università a Berlino e Karl Ritter che si dedicò più alla geografia umana).
Humboldt fu rivoluzionario soprattutto nel lavoro del terreno perché per lui era fondamentale
l’autopsia ovvero la visione delle cose attraverso i propri occhi (non a tavolino, perché poteva
contenere errori).
Viaggiò in tutta l’Asia centrale e in tutta l’America latina dove studiò i vulcani allineati lungo la
cordigliera andina; aveva una concezione olistica dei problemi, cioè complessiva: studiava la
geologia ma era anche naturalista, botanico e attento alle popolazioni; viaggiava per strappare la
borghesia tedesca dai “vacui giochi poetici” per dotarla invece di un sapere in grado di garantirle,
con la conoscenza scientifica, il controllo del mondo.
Il disegno era per lui il modo più efficace per dimostrare la complessità e le relazioni che esistono
tra gli elementi naturali.
Dualismo natura – cultura
La cultura si fonda su tre argomenti:
costruzione sociale che riflette diversi fattori economici, storici, politici, sociali ed ambientali
non è qualcosa di fisso, si modifica nel tempo e può generare sia scambi pacifici, sia
conflitti
è un sistema dinamico complesso: interagendo tra loro, le persone creano ed esprimono
una cultura, la quale, a sua volta, definisce ed influenza le caratteristiche delle persone che
ne fanno parte
La cultura è una costruzione sociale fatta di pratiche e credenze condivise, che funziona
come un sistema dinamico complesso, plasmato dalle persone e dalle collettività che ne
vengono a loro volta plasmate
Storicamente le culture si presentano differenziate su base geografica (culture locali, regionali,
nazionali e anche sovrannazionali)
Esistono molti approcci diversi attraverso cui i geografi hanno teorizzato il rapporto tra società
umane e ambienti naturali, in particolare:
1. determinismo ambientale
2. possibilismo
3. volontarismo
4. concetto di paesaggio
Determinismo
Fa derivare in modo univoco, le differenze fisiche-culturali degli esseri umani.
Il determinismo consiste nel far derivare direttamente dall'ambiente le differenze sia fisiche sia
culturali degli esseri umani
I deterministi ritengono che i fattori naturali terrestri incidono direttamente sullo sviluppo delle
caratteristiche fisiche ed intellettuali degli esseri umani; già gli antichi greci ipotizzarono che le
diversità tra i popoli dipendessero da ragioni climatiche e fisico-geografiche; le teorie del
determinismo ambientale si svilupparono grazie al geografo Friedrich Ratzel
Questo periodo coincide con l’idea dell’evoluzionismo di Darwin: nacque e si sviluppò in un
periodo di grandi rivoluzioni scientifiche nell’ambito del positivismo e dell’evoluzionismo
(“Origine della Specie”, 1859) dove venne ampiamente valorizzata la ragione, del metodo
empirico-deduttivo, del modello delle scienze della natura (in particolare biologia e fisica) e del
punto di vista metodologico (importanza del “saper prevedere”).
Il fascino di una concezione così rigorosa e sistematica della storia della natura produceva
comprensibili effetti sui geografi, che erano indotti a concentrare le ricerche sulle relazioni tra
l’ambiente fisico e l’uomo e a ritenere che gli stessi canoni evoluzionisti con cui era interpretata la
natura potessero essere utilizzati per spiegare come le comunità si insedino sul territorio e ne
sfruttino le risorse.
Queste idee sull’evoluzionismo vennero portate pericolosamente alla specie umana.
Friedrich Ratzel nella sua “Anthropogeographie” propose una visione deterministica delle relazioni
tra uomo ed ambiente dove l’uomo, secondo lui, si adatta alle condizioni naturali e l’economia,
la casa rurale sono influenzati dai condizionamenti ambientali (è meno attento alla natura e più
all’uomo).
Determinismo ambientale
Giraud, ad esempio, parlava del criterio climatico mentre Roberto Almagià sosteneva che i popoli
che vivono nei paesi più caldi, sono pigri.
La maggior parte delle forme, che si ritengono inferiori, dell’umanità attuale sono raccolte nelle
regioni tropicali ed australi dell’Ecumene, in spiccato contrasto con l’Eurasia, che è l’area occupata
dalle forme più evolute (neoforme).
Queste forme superiori, dotate di grandi possibilità di espansione, sono quelle che nel periodo
storico (ultimi millenni) si sono più affermate, imponendosi spesso alle inferiori.
Determinismo geografico
Ratzel era un esponente del darwinismo sociale applicato alla geografia, secondo cui per la
società valgono le stesse leggi naturali che regolano l’evoluzione della specie (si parla di
concezione biologica della geografia, biogeografia).
Venne anche affrontata la teoria dello spazio vitale (Lebensraum): una popolazione in grado di
adattarsi meglio delle altre all’ambiente naturale e di prosperare è naturalmente incline (e
legittimata) a procurarsi nuovi spazi di vita (teoria ripresa dal Nazionalsocialismo in Germania) con
l’introduzione dell’idea di Geografia Politica.
Possibilismo
Il possibilismo geografico ritiene che ogni ambiente naturale offra una gamma di alternative
più o meno vasta e che in uno stesso ambiente naturale società e culture possano
modellarsi in modi diversi a seconda delle loro scelte, basate sulle conoscenze e sulle
capacità tecniche di cui dispongono
Nacque come risposta al determinismo ad opera del geografo francese Vidal de La Blache: l'idea
alla base era che i singoli e la collettività potevano usare la propria creatività per reagire alle
condizioni o alle costrizioni di un particolare ambiente perché i possibilisti non rifiutavano
completamente l'idea di un condizionamento da parte dell'ambiente, ma non lo consideravano
come l'unica forza che plasmava le culture.
L'ambiente esterno pone delle condizioni di vita con le quali la società può interagire per trovare
una propria forma di adattamento:
la natura non è un vincolo
le comunità umane possono esercitare una scelta
la scelta presuppone libertà e vanno considerati fattori in base alla cultura di una certa area
e le tecnologie utilizzate
le comunità si comporta come un "fattore geografico"
De l’interprétation géographique des paysages, 1908
Una individualità geografica non è il risultato di semplici considerazioni di geologia e clima;
non è una cosa data in anticipo dalla natura.
Bisogna partire dall’idea che una regione è un deposito di energie disposte dalla natura, ma dove
l’impiego dipende dall’uomo.
È lui che, sulla base dei suoi usi, mette in luce la sua individualità e stabilisce una connessione tra
tratti sparsi.
Agli effetti incoerenti delle circostanze locali, l’uomo sostituisce un concorso sistematico di
forze.
Spiegazione deterministica:
la preferenza accordata a burro
o olio oliva deriva perlopiù da
fattori ambientali
Concetto di paesaggio
Termine inizialmente riferito all’arte, inteso come ciò che veniva raffigurato in un’opera d’arte e
utilizzato da Alexander von Humboldt che utilizzava l’arte visiva come espediente per ridurre i
suoi contemporanei a osservare e a studiare i fenomeni geografici, immaginandoli come se si
presentassero in una galleria di quadri dipinti dalla natura e dalla storia.
Convenzione Europea del paesaggio, 2000
«"Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro
interrelazioni.»
L'idea di paesaggio derivante dalla definizione della Convenzione Europea riconosce al paesaggio
il duplice significato di percezioni soggettive e di realtà oggettive.
Paesaggio culturale
Il concetto di paesaggio culturale può essere sintetizzato nella definizione del geografo
statunitense Carl O. Sauer: il paesaggio culturale è forgiato da un paesaggio naturale e ad
opera di un gruppo culturale; la cultura è l'agente, gli elementi naturali sono il mezzo, il
paesaggio culturale è il risultato
Le espressioni della cultura leggibili nel paesaggio (i modelli di insediamento, le tipologie di
costruzioni, gli stili architettonici e le modalità di utilizzo del suolo) sono valori delle popolazioni, la
loro identità e più in generale le loro culture.
Analisi regionale
L'analisi regionale è in parte diversa dalla lettura del paesaggio.
Essa va oltre la semplice osservazione della superficie per indagare i fattori, sovente non visibili,
che determinano le diversità dei territori e suggeriscono la loro suddivisione in regioni:
1. regione formale -> è un'area definita in base a una o più caratteristiche fisiche o
culturali omogenee, cioè distribuite omogeneamente nella regione e non (o molto meno)
in quella confinante
1. regione funzionale -> nella regione funzionale i luoghi sono connessi tra loro da relazioni
più intense, come ad esempio le ecoregioni (regioni che corrispondono ad un ecosistema),
le regioni funzionali urbane, i distretti economici e le regioni istituzionali (dette anche
politiche).
In Italia lo solo le regioni propriamente dette, ma anche città metropolitane e comuni
20/02/23
Luogo
Per i geografi, un luogo è una località con specifiche caratteristiche fisiche, culturali e sociali
Ciascun luogo può essere identificato da:
1. la sua ubicazione assoluta, o posizione geometrica, misurata con le coordinate
geografiche (latitudine e longitudine)
2. la sua posizione con riferimento agli elementi dell'ambiente circostante (caratteristiche
fisiche e geografiche in relazione al contesto più amplio, alle comunicazioni e connessioni.
In questo caso si parla di sito
Il concetto di luogo è fortemente soggettivo.
Gli antichi parlavano di genius loci (indica quanto in caratteri fisici, ma anche il contato tangibile di
un luogo) per indicare "quell'insieme unico di caratteri fisici, di messaggi culturali e di sensazioni
emotive che rende il luogo ciò che è, ovvero che lo rende diverso e unico rispetto ad ogni altro
luogo"
Spazio
Con spazio i geografi indicano un'estensione della superficie terrestre di dimensioni non
definite
La geografia distingue tra tre diversi tipi di spazio:
1. spazio assoluto -> entità geometrica con dimensioni, distanze, direzioni e contenuti definiti
e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, km).
È lo spazio della carta geografica, un contenitore, una scatola, di oggetti, secondo la
definizione tradizionale che ha dominato la geografia moderna fin verso la metà del 900
quando si è introdotta una concezione di spazio inteso come insieme di relazioni
2. spazio relativo -> se spazio assoluto può essere considerato come una scatola, lo spazio
relativo è piuttosto più simile a una Rete di Nodi.
Se si parla di social network, i nodi sono rappresentati dagli individui ed è possibile creare
una mappa della propria rete di amici su Facebook.
Lo spazio relativo non è più un contenitore immutabile, ma uno spazio le cui proprietà
variano a seconda dei fenomeni che vi si svolgono.
Un tipo di spazio relativo particolarmente importante in geografia è lo spazio relazionale
3. spazio relazionale -> lo spazio relazionale è uno spazio definito dalle relazioni umane,
dalle percezioni, o dalle relazioni tra gli eventi.
Esso e mutevole in quanto definito dalle contingenze, cioè dal fatto che il risultato delle
interazioni e delle percezioni umane varia a seconda delle persone e degli oggetti che
vengono coinvolti Un esempio è dato dagli spazi del commercio, che dipende dalla
capacità di domanda e offerta di soddisfare certe condizioni contingenti.
Nell'ottica di una prospettiva spaziale, esistono altri tre concetti chiave utilizzati dai
geografi
1. distribuzione spaziale -> disposizione dei fenomeni sulla superficie terrestre
2. variazione spaziale -> cambiamenti nella distribuzione di un fenomeno da un luogo
all'altro
3. correlazione spaziale -> il grado in cui due o più fenomeni condividono una stessa
distribuzione o variazione spaziale
Variazione spaziale
Diffusione gerarchica
Avviene dall'alto al basso (top-down) secondo una successione ordinata per rango per
relazioni più o meno formali
Ad esempio certe mode si diffondono tra personaggi molto in vista per arrivare gradualmente alla
gente comune (lo stesso per le innovazioni tecnologiche)
Territorio
E’ uno spazio delle interazioni tra soggetti (individui e collettività), correlato con l'insieme
delle interazioni tra gli stessi soggetti e l'ambiente esterno; si concretizzano nello spazio
geografico umanizzato (o antropizzato) e nella varietà dei suoi paesaggi.
Si possono individuare due tipi di relazioni:
1. quelle dei soggetti tra loro
2. quelle che i soggetti intrattengono con l'ambiente esterno
Il termine proviene dal latino Territorium, che da un lato rimanda a terrere (terrorizzare,
spaventare) e dall'altro a terere (arare, tritare le zolle).
Il primo significato riguarda il rapporto difensivo nei confronti di altri, quando intendiamo escluderli
da uno spazio che consideriamo nostro.
Nel secondo significato pensiamo allo spazio come a ciò che produce quanto ci occorre.
I due significati originari (quello negativo dell'esclusione e quello positivo della produzione) si
legano strettamente tra loro e attraverso questo legame si configura l'unicità della geografia come
disciplina che considera congiuntamente le relazioni tra soggetti (di esclusione/difesa e di
pacificazione) e tra individui e la natura.
Fenomeni che sembrano puramente culturali o sociali o politici, se studiati nella loro distribuzione
geografica, si rivelano sempre in qualche modo legati ai rapporti di territorialità che l'uomo
intrattiene con l'ambiente.
Forma e rappresentazione della terra
Le carte geografiche sono rappresentazioni della Terra o di sue parti in dimensioni ridotte
Esse sono anche dette simboliche perché i diversi oggetti sono rappresentati da simboli, per
esempio le città con dei cerchietti.
Infine sono approssimate, non soltanto perché è impossibile rappresentare esattamente in piano
la superficie curva della Terra, ma anche perché fra tutti gli oggetti presenti su di essa vengono
riprodotti solo alcuni che, a seconda degli scopi a cui è destinata la carta, vengono ritenuti più
importanti.
Possiamo definire la forma della Terra un ELISSOIDE DI ROTAZIONE, cioè un solido che si
ottiene facendo ruotare una semiellisse intorno al suo asse minore.
Tuttavia, la forma della Terra non è perfettamente sferica ma è leggermente schiacciata ai poli ed
è definita GEOIDE: il leggero schiacciamento che presenta ai poli è dovuto alla differenza tra
raggio equatoriale (maggiore) e raggio polare (minore), di circa 21 km.
Il reticolato geografico
Le coordinate geografiche
La latitudine di un punto è la misura in gradi, minuti primi e secondi dell'arco del meridiano
passante per il punto stesso e il corrispondente sull'Equatore
A seconda che il punto da noi scelto si trovi nell'emisfero Nord o in quello Sud parleremo di
latitudine Nord o latitudine Sud
Per rappresentare l’OROGRAFIA il sistema migliore è quello delle curve di livello o ISOIPSE, cioè
le linee che uniscono i punti che hanno una stessa altitudine rispetto al livello del mare che
consentono una chiara conoscenza delle caratteristiche essenziali del rilievo, dal momento che ne
riproducono sia l’altezza che la pendenza
Le isoipse si distinguono in direttrici, la cui equidistanza è di 100 metri disegnate con tratto
continuo e spesso, intermedie con equidistanza variabile da 25-20 metri disegnate con tratto
continuo sottile e ausiliarie con equidistanza di 5 metri tratteggiate.
La cartografia in Italia
La prima cartografia generale dell'Italia fu realizzata nella seconda metà dell'Ottocento in seguito
all'Unità d’Italia.
Il lavoro fu affidato all'Istituto Geografico Militare (IGM), istituito a Firenze nel 1872, e fu completato
solo alla fine del secolo; oggi l'IGM produce la Carta d'Italia che è la carta generale ufficiale
italiana, in quattro scale differenti: - 1:250.000 - 1:100.00 - 1:50.000 - 1: 25.000
Gli altri Enti Pubblici che producono cartografie ufficiali generali sono:
il Catasto (scale 1:2.000, talvolta 1:500 e 1:4.000)
le singole regioni per il loro territorio
l'Istituto Idrografico della Marina, che produce carte utili alla navigazione
altri soggetti tra cui: Servizio Geologico, Istituto Geografico De Agostini, Touring Club
Italiano, Automobile Club Italiano
La Carta d'Italia al 100.000 si divide in 178 fogli dove ciascun foglio è diviso in quattro parti uguali
rappresentate alla scala 1:50.000 dette quadranti.
Ogni quadrante è ancora diviso in quattro parti uguali a scala 1:25.000 dette tavolette.
Ogni foglio, quadrante e tavoletta ha un nome, che corrisponde al toponimo del luogo più
significativo in essi contenuto.
Le tavolette IGM
Telerilevamento
In inglese detto Remote Sensing, utilizza sensori montati sui satelliti per effettuare vari tipi di
analisi.
Viene applicato soprattutto per lo studio delle condizioni dell'ambiente naturale, in particolare la
meteorologia e le previsioni del tempo anche se i geografi hanno cominciato a utilizzare sempre
più spesso il telerilevamento per fenomeni diversi, come l'estensione delle aree urbane o la
localizzazione delle fuoriuscite di petrolio o di altre sostanze inquinanti delle acque.
Il telerilevamento viene anche utilizzato per quantificare la portata dei danni causati da eventi
estremi (incendi, uragani, siccità)
Global Positioning System (GPS)
Un sistema GPS utilizza una costellazione di satelliti artificiali e i segnali radio da essi trasmessi
per determinare la posizione assoluta di persone, luoghi o elementi della superficie terrestre.
Il sistema è stato sviluppato e finanziato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e il primo
satellite è stato lanciato in orbita nel 1970 ma la copertura totale della superficie terrestre è
avvenuta solo nel 1995.
Negli ultimi anni si sono diffusi in modo esponenziale i location based services (LBS) che
utilizzano il GPS per offrire informazioni relative a negozi, locali e anche persone e di cui tutti
usufruiamo tramite i telefoni cellulari.
La naturalizzazione del concetto di regione (De Matteis, 1985) è dovuta al buon senso e
rapporto vigente con la rappresentazione cartografica.
Per determinismo geografico si intende rappresentare l’ordine territoriale come se esistesse una
necessità insita nelle cose per cui viene così rappresentato anche se in realtà la necessità risiede
nelle nostre rappresentazioni e processi cognitivi Nella divisione regionale della carta
ritroviamo ordine e coerenza che vorremmo ritrovare anche nella realtà.
Per Johnston (1989) una regione è «una particolare struttura utilizzata dai geografi per la
presentazione delle informazioni» -> strumento capace di organizzare efficacemente la
conoscenza geografica.
La rappresentazione cartografica serve a impadronirci e dominare razionalmente la realtà,
facendola più nostra.
Una regione è:
uno strumento di salvaguardia di particolarismi e specificità locali
uno strumento di controllo sul territorio da parte del governo
uno strumento di standardizzazione politico-amministrativa senza cancellare le
caratteristiche peculiari
uno strumento potenzialmente funzionale a rafforzare l’identità di un paese
Dallo stato territoriale moderno alla nazione
Stato nazionale moderno= formazione geografica piuttosto recente
Stati di recente apparizione -> Sud Sudan, Timor Est
Stati -> sono parti di mondo che diamo per scontato, alla stregua delle caratteristiche fisiche di un
territorio
Stato -> prodotto storico, frutto di processi politici e sociali
Agnew -> lo Stato ha avuto origine in Europa sia come modello geografico ideale di
organizzazione della politica, sia come modello alternativo di organizzazione socio-economica
rispetto a quello imperiale e a quello reticolare basato su coalizioni legate a interessi commerciali
All’inizio del 500 si stima ci fossero circa 1500 entità politico-territoriali dotate di una certa
indipendenza, rapporti stabiliti attraverso una rete intricata di relazioni e gerarchie.
Le principali entità erano: Sacro Romano Impero, Papato, Città-Stato, ducati, vescovati
Età delle dinastie (1400-1559) -> coalizioni tra diverse entità, esito di guerre, matrimoni, eredità
(disarticolazione territoriale).
Lo Stato si afferma come forma ideale di organizzazione politica e morale del territorio e della
sua popolazione per 3 cambiamenti:
1. politico -> contenitore di potere intermedio di controllo del territorio tra potere universale e
entità politico-territoriali più ristretta; prima del XVII i territori non contigui potevano essere fedeli
allo stesso sovrano
2. militare -> guerre di religione di riforma e controriforma, risponde al problema della sicurezza,
dell’ordine e della stabilità (unità territoriale definita e controllabile)
3. economico -> consolidamento economia capitalistica e nuove forme di rivalità: lo stato
principale attore economico a livello internazionale (stato come spazio di produzione e
accumulazione della ricchezza, ma anche di difesa di quest’ultima e degli interessi ad essa legata)
Trattato di Westfalia 1648 -> data di nascita dello stato territoriale moderno
Viene sancito il diritto di ciascuno stato ad esercitare la propria sovranità su un dato
territorio sempre più caratterizzato da contiguità e confini chiari.
La sovranità territoriale in questa prima fase è:
un dato di fatto, un attributo del regnante garantito dalla legittimità che gli derivava da
un’investitura di ordine divino
un diritto di ciascuno stato ad esercitare il proprio potere (militare e non) all’interno dei
propri confini senza l’interferenza di attori esterni
La guerra d’indipendenza americana (1775-1783) e la Rivoluzione francese
(1789) furono rivoluzioni dei cittadini che attaccano pretesa della legittimità di fatto (il popolo è
investito dell’unica vera forma di legittimazione dello stato).
Vennero instaurati nuovi diritti e nuovi doveri dove lo stato deve occuparsi di assicurare i diritti ai
propri cittadini:
stato = guardiano/tutore del popolo
stato = fornitore di servizi
stato = garante dell’ordine sociale, nascono gli organi di sorveglianza e controllo
territoriale
Tra il XVIII e il XIX l’dea e l’ideale della nazione si associano all’unità politico-amministrativa dello
stato, era dello stato nazione.
Una nazione è una costruzione sociale e politica caratterizzata da una specifica storia,
comunità immaginate fondate sull’invenzione di una specifica tradizione da parte di un’élite
economicamente, culturalmente e politicamente egemonica.
Durante l’epoca delle rivoluzioni, la nazione era una collettività sorta su base volontaristica con
il desiderio di essere sotto lo stesso governo.
Tutte le nazioni sono da considerarsi comunità sostanzialmente limitata dai confini elastici, ma finiti
(necessità di escludere geograficamente, socialmente e politicamente)
Oggi la nazione è una comunità di appartenenza, con valori e storia comuni, un contenitore e
fattore che accomuna i cittadini (assenza di legami di parentela o di quotidianità condivisa, ma
presenza di un immaginario condiviso).
La sovranità e la sua legittimità nello stato nazione, moderno derivano da:
diretto controllo del territorio
lealtà totale di tutti i suoi soggetti
Lo stato nazione (come del resto quello territoriale) rappresenta una particolare forma di
regione che istituisce un controllo delle diversità locali.
La partizione in regioni amministrative è uno strumento di standardizzazione in grado di offrire
(idealmente) pari opportunità senza cancellare caratteristiche peculiari e questa opera di divisione
risponde anche a un’esigenza di valorizzare le regioni facendo leva su aspetti identitari, tradizioni e
narrazioni.
15/03/23
Territorio senza Stato, Nazione senza Territorio
Il territorio è l’insieme dei luoghi fisici e simbolici ed è:
la base fisica per le attività umane
l’assemblaggio spaziale di relazioni di potere e strategie di identità
È un’unità di spazio continuo che è usato, organizzato e gestito da un gruppo sociale, una
persona individuale o un’istituzione.
L’uso dominante del territorio è politico, nel senso di implicare necessariamente il potere di
limitare l’accesso a certi luoghi o regioni.
Il territorio fa riferimento a tre idee fondamentali: appropriazione, dominazione e confine (La
Berre, 1992).
La sovranità è la rivendicazione da parte di un’istituzione di un’autorità, ovvero la pretese di
essere la più alta autorità per un certo gruppo o in un certo territorio.
In Italia la sovranità si esprime come: il Governo è al vertice (è l’autorità più alta) e gestisce coloro
che fanno parte del territorio assieme ad altre istituzioni.
Un’istituzione dovrebbe essere considerata completamente sovrana qualora non esistano, nello
stesso ambito, altre istituzioni ed organizzazioni che possano richiedere obbedienza e
quando essa sia libera di portare avanti le proprie politiche senza intralci, almeno all’interno
del proprio territorio.
Una nazione non è totalmente sovrana, perché ci sono altre autorità su quel territorio (ad esempio
le multinazionali).
Osservando il conflitto tra
Russia e Ucraina, si parla
di una rivendicazione di
autorità, perché non c’è
stata la capacità di
dominare il territorio del
Donbass, dove vi erano più
autorità a volere il controllo
di questo territorio.
La Crimea è una porzione
dell’Ucraina che non riesce
ad affermare la propria
autorità su quel territorio.
I confini definiscono dove un’autorità opera e dove la sua influenza opera, quindi i limiti
spaziali della sfera d’azione di un individuo o di una collettività a quella di altri soggetti.
Vi sono però spazi in cui lo Stato è in grado di operare anche se non rientrano nei confini
prestabiliti e ciò testimonia che l’autorità politica non sia necessariamente fondata e definita da
confini territoriali rigidi e fissi.
“L’autorità politica non è necessariamente fondata e definita da confini territoriali rigidi e fissi”
-Agnew
La creazione di Stati e Nazioni presuppone:
l’accettazione popolare di classificazioni dello spazio
la comunicazione di un senso di luogo
imponendo il controllo sullo spazio
Il sistema degli Stati garantisce agli Stati di condurre relazioni diplomatiche, ma fa anche sì
che si venga riconosciuti dagli altri Stati come sovrani all’interno dei propri confini.
Ha permesso che lo Stato Territoriale sovrano diventasse la “normalità” nonostante questo sia
lontano dall’essere una norma naturale ed universale.
Il processo di decolonizzazione ha portato le colonie (sono tutti quei territori che un tempo si
trovavano sotto il controllo di uno Stato europeo) a raggiungere le proprie aspirazioni nazionali
di indipendenza dal potere metropolitano coloniale.
Le battaglie anti-
imperialiste e anti-
coloniali hanno spesso
integrato forme di
nazionalismo che
tentava di sviluppare un
senso di appartenenza
nazionale fondato
unicamente sul fatto di
vivere nel territorio dello
stesso Stato.
L’autorità che controlla un territorio sono spesso i Governi ma ci sono alcuni governi che non
controllano i territori.
I governi in esilio sono gruppi di opposizione che lottano dall’esterno del loro territorio
d’origine per rovesciare e sostituire il regime nel loro paese d’origine indipendente,
occupato o rivendicato.
Secondo Shain, sono quattro fattori che determinano la natura di ogni organizzazione in esilio:
storia
rivendicazioni politiche
origine dei suoi membri
grado di sostegno nazionale e
internazionale
Tre “gruppi dinamici” di governo in esilio:
1. gruppo il cui obiettivo è rovesciare e
sostituire il sistema di governo in patria;
2. gruppo focalizzato sulla creazione di un
nuovo stato riconosciuto a livello
internazionale, che opera dall’esterno del
territorio rivendicato e considerato come
“orientato all’autodeterminazione pre-statale”
o “orientato alla decolonizzazione”;
3. gruppo che lotta per l’indipendenza politica
per riconquistare il potere su un territorio che
ha perso durante la guerra.
La Linea rossa è il più grande muro, di sabbia, sul territorio Africano in mezzo al deserto.
È una barriera di sabbia militarizzata con zone piene di mine (campi minati).
È una regione in cui vi sono popolazioni maggiormente nomadi.
Secondo i fatti:
-è occupato dal Marocco nella zona Ovest
-vi è sovranità da parte del Frente Polisario/SADR nella parte Est e nei campi rifugiati in Algeria.
Nel diritto:
-lo Stato non è pienamente riconosciuto a livello internazionale
-la sovranità non è riconosciuta a livello internazionale
Il Sahara Occidentale
è un’eccellenza nel
quadro dei non self-
govering territories.
Le autorità saharawi
hanno trasformato i
campi da spazi
umanitaria a spazi di
azione e di lotta.
Le autorità saharawi
hanno ricostituito
forme di territorialità
e di governo
all’interno dei confini
dell’Algeria e nel
contesto dei campi
rifugiati.
il Polisario/SADR ha rafforzato la sua posizione di rappresentante saharawi e di gestione
dei campi responsabili attraverso lo sviluppo della propria costituzione, della forza di
polizia del campo, dell'esercito e di un sistema giuridico religioso
"I campi fornivano la soluzione spaziale (temporale) di dove sviluppare una
rivoluzione sociale e costruire un nuovo stato, basato sui nuovi principi rivoluzionari
del nazionalismo saharawi" -San Martin
fin dal primo momento l'obiettivo dei campi era anche il supporto logistico all'Esercito di
Liberazione Saharawi (SLA) e la base per la costruzione della nuova soggettività
saharawi modellata sotto lo schema politico promosso dal Fronte Polisario dal 1973
un alto grado di autogestione e il controllo di fatto del Polisario/SADR sul territorio algerino
su cui i campi sono stati costruiti distinguono i campi saharawi dalla maggior parte dei
campi profughi in tutto il mondo
22/03/23
Globalizzazione e sviluppo
Le geografie della globalizzazione, sviluppo e sottosviluppo
Con globalizzazione si intende l’approfondimento, l’espansione e l’incremento delle velocità
della rete di interconnessioni esistenti nella società a livello globale.
Può essere osservata in tanti ambiti, tra cui: economica, criminale, culturale, finanziaria,
politica e ambientale.
Tesi iperglobalista
Ohmae:
nuova epoca in cui gli individui di tutto il mondo sono sempre più soggetti alla disciplina del
mercato globale
si perde la dimensione nazionale delle economie e si creano reti transazionali (produzione,
commercio e finanza)
riconfigurazione totale del campo d’azione umano (neoliberali vs radicali/neo-marxisti)
Tesi scettica
Hirst e Thompson:
la globalizzazione è un mito, non assistiamo a un’economia globale profondamente
integrata, il ruolo dei governi nazionali è ancora preponderante
assistiamo a un fenomeno di regionalizzazione dell’economia: Europa, Asia-Pacifico, Nord
America
la globalizzazione non ha ridotto le diseguaglianze tra nord e sud globale anzi ha creato un
processo di marginalizzazione per alcune aree nel mondo
Tesi trasformazionalista
Giddens:
la globalizzazione è la forza trainante principale dei cambiamenti rapidi a livello sociale,
politico ed economico capaci di ridefinire la società moderna e l’ordine mondiale
non c’è distinzione tra domestico e internazionale
la globalizzazione è la forza trasformativa dirompente
è un processo di lungo termine che naturalmente presuppone contraddizione e dalla
portata unica nella storia umana
questo non comporta la creazione di una società unica globale ma si assiste alla
riconfigurazione di potere, funzioni e autorità degli stati
È un processo in cui assistiamo a dei cambiamenti:
materiali -> accresciuta mobilità potenziale di merci, persone e capitali
spaziali -> portata spaziale delle relazioni e dell’organizzazione sociale ridisegnata e
indirizzata verso le dimensioni interregionale o intercontinentale
1. trasformazione dei modelli dominanti di organizzazione socio-economica (l’economia, la
politica e la società non sono più delimitate entro i limiti di uno Stato-nazione)
2. trasformazione dei principi territoriali (non sono ovviamente irrilevanti, ma vengono
ridefiniti)
3. trasformazione del potere (scala su cui viene organizzato ed esercitato)
temporali -> riduzione di tempi e gli effetti dei cambiamenti che si manifestano su scale
temporali molto differenti o livelli più o meno elevati di incertezza
29/03/23
I rischi correlati con la globalizzazione
crisi climatica
perdita di biodiversità
pandemie
diseguaglianze
terrorismo
autoritarismi
crisi finanziarie
reti criminali internazionali
nuove tipologie di conflitti
sicurezza digitale e privacy
Il modello di Rostow
lo sviluppo dei paesi avviene per stadi successivi, con il passaggio dalla società
tradizionale a quella dei consumi di massa, lungo un sentiero lineare verso la modernità.
le società capitalistiche occidentali rappresentano l’obiettivo ultimo dello sviluppo dei
paesi più arretrati, in “ritardo” nel proprio cammino evolutivo.
Fede:
nel progresso sociale,
nell’illimitatezza delle risorse naturali,
nella razionalità economica come meccanismo regolatore,
nel legame fra crescita industriale e sviluppo: industria e tecnologia assicurano progresso e
benessere
Le società “sviluppate” appaiono e sanno di essere evolute e mature, ma in realtà sono soprattutto
in grado di riprodurre la crescita.
Tutte le altre dovrebbero percorrere traiettorie che vadano in questa direzione.
La parola (sviluppo) implica sempre un cambio favorevole, una scala dal semplice al
complesso, dall’inferiore al superiore, dal peggiore al migliore (…).
Indica che si sta agendo bene, perché si sta avanzando nella direzione di una necessaria,
ineluttabile universale legge e verso un obiettivo desiderabile” (Sachs, 1998)
PRIMATO DEL PRODUTTIVISMO sostituzione del fine (benessere dell’essere umano e lo
sviluppo umano) con il mezzo (la crescita economica e rafforzamento della base materiale della
società)
Problematicità:
sviluppo alla scala globale
generalizzazione delle dicotomie
atteggiamento paternalistico e “modello” occidentale
Il neoliberismo
Insieme di politiche ispirate al «disimpegno» dello Stato dall’economia: deregolamentazione,
apertura agli investimenti, privatizzazioni…
Diffusione a partire dagli anni Ottanta (Margareth Thatcher e Ronald Reagan) + antecedenti in
alcuni Paesi latino-americani.
FENOMENI RILEVANTI:
espansione geografica e settoriale dell’economia di mercato
rimozione delle barriere artificiali e «costruzione» di un «libero mercato»
apparato di idee e concetti che legittimano il neoliberismo come modello organizzativo
«naturalmente» migliore, più efficiente, più democratico, più libero
05/04/23
La critica all’economia di mercato
‘60 –’70 CRITICA MODELLI MODERNISTI/NEOLIBERISTI
Sud del Mondo + America Latina
spesso legata alla teoria Marxista
discussione sui divari nei processi di sviluppo
TEORIA DELLA DIPENDENZA la relazione tra paesi del Nord e del Sud del mondo non si
fonda sulla semplice coesistenza, ma sull’operare di un meccanismo di dipendenza e che,
conseguentemente, le condizioni di sottosviluppo di alcuni paesi non è un semplice accidente, ma
piuttosto il risultato del funzionamento del sistema capitalistico mondiale nel suo complesso.
EFFETTI:
Espansione geografica
Commodification
Proletarizzazione
Crescita diseguaglianze economiche e sociali
La rivoluzione verde
’50 – ’60 APPROCCIO DELLA MODERNIZZAZIONE IN AMBITO AGRICOLO
Centralità delle soluzioni tecnologiche aumento della produttività
utilizzo prodotti chimici (fertilizzanti, antiparassitari, erbicidi)
meccanizzazione
varietà di sementi ad alta produttività (mais, orzo, grano, riso)
Risultati positivi in INDIA e INDONESIA ma:
riduzione diversità genetica
aumento della domanda d’acqua
aumento inquinamento
diseguaglianze tra gli agricoltori (accesso alle tecnologie)
Lo sviluppo sostenibile
È stato definito, nel rapporto “Our Common Future” del 1987 della Commissione mondiale per
l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland), come:
“il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la
possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”
Un’altra interpretazione dello sviluppo sostenibile è quella formulata nel 1991 in “Caring for the
Earth: A Strategy for Sustainable Living”:
“il soddisfacimento della qualità della vita, mantenendosi entro i limiti della capacità di
carico degli ecosistemi che ci sostengono”
Entrambe le definizioni chiariscono come il concetto di Sviluppo Sostenibile comprenda in maniera
prioritaria il rapporto tra i benefici per le persone e l’attenzione nei confronti dell’ambiente.
Risorse energetiche
CONSUMO di ENERGIA cresce con i PROCESSI di INDUSTRIALIZZAZIONE:
passaggio da energie tradizionali (forza umana/animale, fuoco…) a forme moderne
(carbone, petrolio, gas…)
delocalizzazione: imprese a elevato consumo energetico, si spostano all’estero per regimi
sulle emissioni meno vincolanti
in passato crescita del PIL proporzionale alla crescita del consumo energetico
DISEGUALE DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE ENERGETICHE FATTORE GEOPOLITICO
DETERMINANTE
OPEC Piccolo gruppo di paesi esportatori di petrolio in grado di controllarne prezzo e offerta
La questione sull’esaurimento delle risorse, i riflessi geopolitici e le ripercussioni ambientali del loro
utilizzo fonti alternative
Industria estrattiva africana
Settore in forte crescita, soprattutto legata all’aumento della domanda internazionale di idrocarburi
(Angola + Nigeria + Libia).
ANGOLA:
produzione quadruplicata in venti anni (1994-2014)
estrazione concentrata prevalentemente nei giacimenti “off-shore” settentrionali al largo del
bacino del Congo
la compagnia petrolifera nazionale “Sonangol” detiene il monopolio per l’esplorazione e
l’estrazione del greggio,
collaborazione con compagnie petrolifere straniere ENI (IT), Chevron Texaco + Exxon
Mobil (USA), Total (FR), BP (UK) e l’anglo-olandese “Shell”.
POCHISSIMO DEL CAPITALE GENERATO HA RICADUTE SULLA SOCIETÀ CIVILE
LOCALE: HDI 0,586 (2023) – GINI 51.3 (2023-13* Ranking più basso)
importazione estero della tecnologia e materiali
CREAZIONE DI ENCLAVE (spazio extra-territoriale) per i lavoratori del settore
sistema efficiente e fortemente GLOBALIZZATO ma non funzionale allo SVILUPPO del
paese
Energie rinnovabili
«PULITE» se non emettono sostanze nocive (gas serra o scorie da smaltire):
eolica
solare
idroelettrica
geotermica
biomasse
NON SEMPRE SOSTENIBILI COMPROMISSIONE DEL PAESAGGIO/ECOSISTEMI
(deforestazione, cambiamento destinazione uso suolo, cambiamenti assetti territoriali)
La terra non è una riserva illimitata di risorse e le attività umane implicano sempre delle
ripercussioni sull’ambiente, anche le fonti di energia rinnovabile possono intaccare gli equilibri degli
ecosistemi se non adeguatamente gestite.
19/04/23
Le risorse idriche
Il volume totale H2O: circa 1.400 milioni di km³, il 97-98% dei quali è salino e solo il 2-3% circa
dolce.
Il volume totale di acqua dolce disponibile ad oggi circa 37,5 milioni di km³:
29 milioni di km³ (circa il 77%) si trova nelle calotte polari e nei ghiacciai;
8,3 milioni di km³ (22%) nelle acque sotterranee, di questi circa la metà ad una profondità
inferiore agli 800 m;
0,12 milioni di km³ (0,32%) si trova nei laghi, nei fiumi e nei torrenti;
0,013 milioni di km³ (0,18%) è sparsa sotto forma di umidità e di infiltrazioni del suolo;
0,103 milioni di km³ (0,30%) si trova allo stato di vapore acqueo nell’atmosfera.
La crescita della popolazione, delle economie, della domanda alimentare e delle città comporterà
maggiori richieste di risorse idriche dolci nel mondo.
Per soddisfare in maniera sostenibile la domanda di servizi idrici futura è attraverso
l’efficientamento.
Distribuzione disomogenea sia tra la superficie e il sottosuolo, sia nelle varie regioni del mondo.
UTILIZZI: industriale, alimentare, agricoltura, energetico.
Dalla metà del XVIII secolo fino al 1960, il livello del lago poteva variare dai 4 a 4,5 m.
A partire dal 1910 fino al 1960, esso si trovava in una fase in cui le variazioni del livello erano
minime, inferiori a un metro.
Nel 1960, il livello del lago era di 53,4 m, occupava un’area di circa 68.900 km² (secondo altre
stime 67.500 km²), il volume raggiungeva i 1090 km³, la profondità media era di 16 m, la salinità
media delle acque era dell’ordine dei 10 g/L.
All'inizio del 1987, il livello medio del lago era sceso a 12,9 m, l'area era diminuita del 40%, il
volume era calato del 66%, la salinità media era aumentata fino a raggiungere i 27 g/L.
Nel 1987 si assiste alla separazione del bacino in due corpi distinti: il Nord Aral più piccolo a Nord
e il Sud Aral più esteso a Sud.
In 50 anni si è perso il 90% del volume e si assistito a una degradazione della risorsa.
Nel 2010 la salinità raggiungeva i 130 g/L nel Sud Aral.
Il ritiro del lago è stato accelerato dai periodi di siccità che hanno colpito l’area nel biennio 1974-
1975 e, successivamente, tra il 1982 e il 1986.
Lo sviluppo della coltivazione del cotone nell’area turkmenaè avvenuta grazie alla costruzione del
canale Karakum (1370 km). Iniziato nel 1954 completato sili nel 1988.
Deviare le acque dell’Amu-Darya e trasportarle, attraverso il deserto del Karakum, fino alla regione
del Mar Caspio.
Caratterizzato da scarsa efficienza a causa del suo letto sabbioso e all'assenza di argini definiti e
protetti.
Per quantificare l’impatto della costruzione del canale basta evidenziare come tra il 1956 e il 1986,
sono stati dirottati verso di esso annualmente 225 km³ di acqua.
La produzione del bacino ha vissuto una sostanziale riduzione delle specie coltivate
trasformandosi in una regione in cui le zone agricole erano caratterizzate da monocolture di riso e
cotone.
Scomparsa delle coltivazioni necessarie al soddisfacimento delle esigenze alimentari della regione
rendendo di fatto la regione dipendente dalle forniture alimentari provenienti dal resto dell’Unione
Sovietica.
Incremento dei prelievi dai due grandi affluenti del lago, aumento esponenziale del numero di
dighe e di invasi artificiali nell’area del bacino, compromissione degli afflussi d’acqua verso il lago
d’Aral.
La nascita dell’Aralkum, il deserto che ha preso il posto del Lago d’Aral, è opera umana.
L’utilizzo non sostenibile delle risorse è strettamente collegato alle politiche “sviluppiste” intraprese
dall’Unione Sovietica tra il 1960 e il 1991, ma anche dalle decisioni portate avanti dalle nuove
Repubbliche indipendenti dell’Asia Centrale.
Impatti principali
DESERTIFICAZIONE (Deserto di sale/Aralkum)
DEFORESTAZIONE
PERDITA FAUNA E FLORA
DEGRADO ECOSISTEMA LACUSTRE E DELTAICI
DIMINUZIONE ACQUE SOTTERRANEE
RIPERCUSSIONI SUL SETTORE ITTICO
SPOPOLAMENTO
IMPATTO INQUINANTI SULLA SALUTE UMANA
CAMBIAMENTO CLIMATICO
26/04/23
Governare la globalizzazione
Diseguaglianze: varietà e intensità di flussi
La globalizzazione si accompagna ad una crisi di alcuni intermediari storicamente rilevanti che
agivano da referenti per gli individui, e non li lasciavano soli nella gestione dei problemi e delle
sfide tanto della vita privata quanto della vita pubblica, principalmente:
agenzie formative e culturali
scuola e sistemi di istruzione
organizzazione politiche e sociali
Scala geografica intesa come: livello di risoluzione geografica al quale si pensa, si studia o si
agisce su un dato fenomeno.
Tutti i fenomeni avvengono trasversalmente su più livelli; intersezione dei processi trasversalmente
su più scale e non il singolo dominio di una scala:
es. TERRORISMO (tra vocazione nazionalista, rovesciamento locale e difesa dall’accidentalismo)
POLITICHE ELETTORALI (mutevolezza dei pattern locali, regionali e nazionali)
FINANZA GLOBALE (no corrispondenza tra flussi finanziari e territori nazionali)
Gerarchia ecopolitica
Sicurezza ambientale
Non è semplicemente un insieme di nuove esigenze di sicurezza nazionale
Si applica a nuove fonti di rischio a varie scale geografiche, non si può operare attraverso i modelli
‘tradizionali/nazionali’ di sicurezza
Luke (2000):
GOVERNARE il significato più comune (…) è quello di reggere le sorti di uno Stato,
dirigendolo dal punto di vista politico e amministrativo (…). In senso più generale, si governa
qualcosa tenendolo sotto controllo e facendolo procedere nel modo voluto (…) oppure
occupandosene e prestando le cure necessarie.
Una parte rilevante delle società - di fronte all'impotenza delle istituzioni politiche nel garantire beni
pubblici fondamentali come il lavoro, la sicurezza o la mobilità sociale (l'ascensore sociale sembra
ormai saper fare soltanto più viaggi di discesa) - coltiva orientamenti e comportamenti anti-politici
o, più precisamente, anti-istituzionali.
03/05/23
«Per fronteggiare la Globalizzazione, sono necessarie nuove configurazioni politiche (sia a livello
sovra-nazionale che infranazionale) capaci di avvicinarsi ai concetti di solidarietà e di sussidiarietà
e di poterli affrontare.
Questi principi devono poi essere interpretati utilizzando una nuova prospettiva, non più quella
degli Stati nazione, ma piuttosto quella di una società civile globale emergente, non più limitata ai
confini e legata ai vincoli degli Stati nazione»
Sussidiarietà
Il termine “sussidiarietà” deriva dal latino subsidior.
In latino, la parola subsidium significa soprattutto “di riserva”, oppure – in un senso più specifico –
“truppe di riserva”: quelle utilizzate in caso di necessità.
L’espressione subsidium ferre significa restare nelle retrovie ed essere preparati per accorrere in
aiuto di coloro i quali si troveranno in difficoltà in prima linea.
Inizialmente, il termine ha mantenuto il significato di portare aiuto e assistenza alle altre
persone.
In tempi più recenti ha cominciato ad essere utilizzato come principio che indica il livello di
autonomia nelle organizzazioni sociali distribuzione del potere e dell’autorità nella società, in
contrapposizione con l’idea monopolistica del potere attribuita interamente allo Stato.
Quindi il concetto di sussidiarietà oscilla tra due significati:
(1) portare assistenza a qualcuno
(2) preservare e rafforzare la sua autonomia
È evidente che possano sorgere contraddizioni e conflitti legati al concetto ed al suo impiego.
Senso comune maggiormente assunto dal concetto (quotidianità, mondo anglosassone, trattati
europei):
“lasciare che le persone agiscano come ritengono opportuno e il più possibile liberamente
rispetto al potere politico centrale”
Quindi secondo una dimensione prettamente organizzativa Sussidiarietà come devolution,
decentramento, privatizzazione, riconfigurazione dei diritti di cittadinanza, governance
plurale e multilivello.
Concetto per cui un’autorità centrale avrebbe una funzione essenzialmente sussidiaria,
essendo ad essa attribuiti quei soli compiti che le autorità locali non siano in grado di
svolgere da sé.
Più recente, con riferimento alla Comunità europea e all’UE il principio secondo il quale
dovrebbe essere riservata alla Comunità, come organismo centrale, l’esecuzione di quei compiti
che, per le loro dimensioni, per l’importanza degli effetti, o per l’efficacia a livello di attuazione,
possono essere realizzati in modo più soddisfacente dalle istituzioni comunitarie che non dai
singoli stati membri.
In un sistema statale
Lo Stato è quindi l'ultimo dei cerchi concentrici che partono dal singolo individuo e si può
quindi affermare che esso costituisce la periferia della struttura derivante dal principio di
sussidiarietà.
In questa prospettiva, allo Stato spetta completare quello che il singolo e le comunità più
piccole non possono condurre a termine.
Lo Stato può cedere, come effettivamente accade, parte dei suoi compiti a soggetti
sovranazionali, estendendo così, per quelle materie, i cerchi concentrici.
Federalismo
In questo contesto il federalismo è un «pensiero politico attivo» (Albertini)che presenta:
1. Un aspetto di valore la pace universale in primis (ma non solo)
2. Un aspetto di struttura la teoria dello Stato federale
3. Un aspetto storico sociale società pluralistica e aperta all’interdipendenza
La divisione territoriale del potere che scaturisce da un assetto federale assegna piena capacità
di autogoverno ai livelli inferiori in tutte le materie non espressamente assegnate a quello federale,
determinando una nuova divisione delle competenze e dei poteri.
Il punto nevralgico che unisce i tre aspetti è la realizzazione del principio di sussidiarietà e
solidarietà.
La suddivisione dei poteri ai vari livelli di governo deve rispettare i principi:
1) della sussidiarietà, perché i problemi devono essere risolti al livello superiore solo quando
non è possibile affrontarli adeguatamente al livello inferiore, più vicino ai cittadini.
2) della solidarietà territoriale, perché i cittadini delle comunità territoriali più ricche e
fortunate devono condividere il tentativo delle comunità territoriali più povere di raggiungere
un più elevato benessere.
Problemi globali come la pace, il cambiamento climatico la lotta alle diseguaglianze andrebbero
trattati (ANCHE) al livello più alto possibile ‒ istituzioni mondiali ‒ mentre questioni legate alla
lingua, alla cultura, andrebbero affrontate ai livelli di governo più vicini ai cittadini.
08/05/23
Cambiamento climatico, ecological footprint e giustizia climatica
IPCC CERTEZZA AUMENTO DELLA TEMPERATURA MEDIA GLOBALE DA FINE XIX
secolo, in particolare dagli anni Settanta del secolo scorso.
Il CC è l'alterazione del clima che nel lungo periodo interessa tutto il pianeta in maniera non
uniforme
COSA DETERMINA UN CAMBIAMENTO CLIMATICO?
FENOMENI ESTERNI + FENOMENI INTERNI (antropici o naturali)
PREVALENZA DELLA COMPONENTE ANTROPICA
Rispetto all'era preindustriale, la temperatura media globale è già aumentata di 1.09°C.
Tra gli avvertimenti del Report 2022 del IPCC:
since 2000, we observe 75% increase in the areas subject to fire risk;
ice sheets are daily losing 8 billion tons of water thus contributing to the sea level rise;
many countries have suffered intense heat waves even for prolonged periods;
a general increase in the frequency of violent typhoons and hurricanes worldwide;
severe droughts and desertification are spreading in some of the most vulnerable
regions of the planet.
Mitigation
La riduzione o la minimizzazione degli impatti negativi di un evento pericoloso.
Annotazioni:
gli impatti negativi dei disastri, in particolare quelli naturali, spesso non possono essere
completamente evitati, ma la loro portata o gravità può essere sostanzialmente ridotta
grazie a diverse strategie e azioni.
le misure di mitigazione comprendono tecniche ingegneristiche e costruzioni resistenti ai
disastri, nonché il miglioramento delle politiche ambientali e sociali e la sensibilizzazione
dell'opinione pubblica.
Nella politica sul cambiamento climatico, la "mitigazione" è la riduzione delle emissioni di
gas serra che sono all'origine del cambiamento climatico.
Adattamento
Si riferisce ad aggiustamenti nei sistemi ecologici, sociali o economici in risposta a stimoli
climatici reali o previsti e ai loro effetti.
Si riferisce a cambiamenti nei processi, nelle pratiche e nelle strutture per moderare i potenziali
danni o per beneficiare delle opportunità associate ai cambiamenti climatici.
Le azioni di adattamento possono assumere diverse forme, a seconda del contesto specifico.
Emissioni di CO2
Si ritiene necessario, tra le innumerevoli altre azioni, invertire la tendenza delle emissioni globali di
CO2 e definire traiettorie per un reale sviluppo sostenibile.
I paesi più esposti devono:
attuare le politiche di adattamento più incisive
pagare di più in termini di perdite e danni (L&D)
Nel 2019:
Il 10% più ricco della popolazione mondiale (771 milioni di individui) emette quasi il 48%
delle emissioni globali di CO2 in un anno.
Il top 1% emette il 17% del totale.
La metà più povera (3,8 miliardi di individui) della popolazione globale emette il 12% delle
emissioni globali.
In prospettiva storica:
L'Europa e il Nord America sono responsabili di circa la metà di tutte le emissioni di CO2
dalla rivoluzione industriale;
Le emissioni cinesi rappresentano solo l'11% del totale storico;
L'Africa sub-sahariana rappresenta solo il 4%.
‘common but differentiated responsibility and respective capabilities’ principio del diritto
internazionale dell'ambiente che stabilisce che tutti gli Stati sono responsabili di affrontare la
distruzione ambientale globale, ma non sono ugualmente responsabili; inoltre sottolinea che i
Paesi hanno anche capacità e risorse a disposizione differenti l’uno dall’altro per riuscire ad
affrontare gli impatti negativi del GCC.
Nonostante gli innumerevoli sforzi, i finanziamenti per il clima non hanno mai raggiunto i
livelli desiderati.
Ecological footprint
L’impronta ecologica è una metrica che ci permette di confrontare la domanda complessiva
dell'uomo nei confronti della natura con ciò che il nostro pianeta può rinnovare (la sua
biocapacità).
Riflette direttamente l'uso delle risorse naturali e misura l'impatto della società umana sullo
sfruttamento di tali risorse.
Quando l’impronta ecologica di una popolazione supera la biocapacità del suo territorio, si verifica
un deficit di biocapacità per bilanciare il deficit è necessario ricevere biocapacità da altri luoghi
o potenziare il cosiddetto «ecological overshoot», che si riferisce all'uso eccessivo delle risorse
nazionali.
Ad oggi, l'umanità ha già superato con le sue attività la capacità rigenerativa della Terra
negli anni Settanta
Nel 2019, l'Impronta Ecologica media mondiale di 2,7 gha equivale a 1,75 equivalenti di
pianeta
Giustizia climatica
DUE PRINCIPI STORICI:
1. gli impatti del cambiamento climatico non colpiscono allo stesso modo gli individui e le
comunità nelle diverse aree geografiche della Terra;
2. non tutti i paesi sono ugualmente responsabili di questi cambiamenti.
Il termine giustizia climatica popolare già negli anni ’90 da alcuni attivisti del Sud del mondo
attribuire il peso della responsabilità del cambiamento climatico alle nazioni ricche e potenti.
(3.) il peso del cambiamento climatico “non è sostenuto in modo uguale o equo tra ricchi e
poveri, donne e uomini, e anziani e giovani” ONU-IPCC.
La giustizia climatica affianca il tema dello sviluppo a quello dei diritti umani per favorire un
approccio basato sui diritti nell’affrontare il cambiamento climatico.
Si fonda su 4 componenti:
1. Distributiva/risarcitoria, che si riferisce alla distribuzione degli oneri e dei benefici tra gli
individui, le nazioni e le generazioni;
2. procedurale, che si riferisce a chi decide e partecipa al processo decisionale;
3. partecipativa, che implica il rispetto reciproco e un forte impegno a tenere in giusta
considerazione le diverse culture e prospettive;
4. giudiziaria, tutela delle generazioni future e dei giovani
Coinvolgimento delle comunità e dei leader, assicurandosi che nessuno sia lasciato indietro.
I tribunali dovrebbero valutare se l’azione o l’inazione sul cambiamento climatico influenzi gli
interessi delle comunità.
In alcuni casi, il procedimento giudiziario può permettere agli attivisti e ad altri portatori di interesse
di generare un dibattito.
24/03/22
Clima, ambiente, società: geografie di un mondo che cambia
Geografi e scienziati dell’ambiente adottano una prospettiva più amplia definendo l’ambiente
come ciò che circonda un soggetto, cioè tutti quei fattori biotici (viventi) e abiotici (non viventi)
con i quali persone, animali e altri organismi coesistono e interagiscono
Anche se gli scienziati possono tentare di studiare un singolo ecosistema come se fosse isolato, è
ormai dimostrato che tutti i sistemi sono interconnessi e la totalità di queste relazioni costituisce la
biosfera: la biosfera è quella zona della terra che permette la vita di piante ed animali e si
estende dalla crosta terrestre fino alle parti più basse dell’atmosfera, comprendendo tutti gli
ecosistemi del pianeta.
Il bioma (dal greco “vivere”), in ecologia, un tipo di ambiente terrestre caratterizzato da una
particolare vegetazione e da un particolare clima (bioma delle praterie, tutte le aree in cui è
presente la prateria).
(composto da vari
ecosistemi, insieme di
elementi biotici e
abiotici)
Si definisce ecosistema un insieme di organismi viventi, delle interazioni tra di essi e con
l’ambiente fisico in cui vivono, dei flussi di energia e nutrienti che li attraversano
Gli ecosistemi possono essere chiusi (oasi, isole) o aperti ma nessuno di essi è veramente del
tutto isolato
La quantità di specie presenti in un determinato ecosistema prende il nome di biodiversità.
Uomo e aria
David Attenborough, documentarista inglese, speech at cop26 (Conferences of Parties) on
climate change (per cercare soluzioni)
la curva di Keeling
(chimico americano,
fu il primo a calcolare
la concentrazione di
CO2 nell’atmosfera e
i suoi livelli di
evoluzione, questo
studio venne condotto
dalle isole Hawaii); la
curva, nell’700 e nell’
‘800, rimase stabile
fino all’avvento della
rivoluzione industriale
sulla quale si sta
ancora costruendo
ancora oggi il
benessere, essa partì
dal Regno Unito con il
primo combustibile
usato ovvero il carbone e dopo la seconda guerra mondiale ci fu l’impennata del boom economico,
in Italia ad esempio avvenne la nascita della classe media e il miglioramento delle qualità di vita.
Diseguaglianze che risiedono alla base del rapporto uomo-ambiente: chi è più affetto oggi dai
cambiamenti climatici è chi ne è il minor responsabile (giovani, poveri), i paesi più ricchi sono quelli
che hanno inquinato di più perché si sono sviluppati tramite i combustibili fossili
(collegamento diretto
causa-effetto tra
l’aumento di CO2 e la
temperatura; dopo la
scoperta dell’America
gli Europei avevano
contribuito allo
sterminio dei nativi
americani che
producevano ingenti
quantità di fuoco)
Cause del riscaldamento globale
Le cause del riscaldamento globale sono dovute a:
elementi naturali
variazione della radiazione solare (diretta, dovuta all’attività solare e indiretta)
interazioni tra le diverse componenti del sistema del clima (atmosfera-oceano, il “Nio”)
le eruzioni vulcaniche che a volte possono in realtà raffreddare l’atmosfera (immissione di
aerosol nell’atmosfera)
la deriva dei continenti
elementi antropici
immissione di gas serra in atmosfera che contribuiscono all’effetto serra e dunque al
riscaldamento dell’atmosfera (combustibili fossili, incendi…)
immissione di aerosol nell’atmosfera (combustibili fossili, incendi…)
sfruttamento del terreno (variazioni di albedo, riduzione delle foreste)
La dendrocronologia si
occupa di studiare quanto gli
alberi sono cresciuti o meno,
si può vedere com’è
cambiato il clima perché la
crescita maggiore di un
albero sta ad indicare un
anno molto favorevole
mentre la crescita inferiore
corrisponde ad un anno
molto freddo.
Nel Medioevo in Europa
faceva più caldo, anche più
di ora, i traffici attraverso le
Alpi erano possibili anche in periodi climaticamente sfavorevoli oltre i 3000 m; si parla tuttavia
anche di piccola era glaciale, un periodo in cui il clima si è irrigidito, tra il 1400 e il 1900 dove il
ghiacciaio del Monte Bianco arrivava quasi al margine del paese.
In seguito a questo periodo la temperatura si è alzata di 1°C e, in uno degli accordi di Parigi, il
cop25, si è stabilito di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1.5° anche se nelle
zone dove il clima è in transizione, come nel caso del clima mediterraneo, che presenta un clima
tra quello tropicale e quello più freddo, si rischia che l’aumento della temperatura superi il grado.
Emissioni a livello mondiale 2021 (annual CO2 emissions)
USA, Cina,
Russia (dovuto al
freddo), India,
Sud Africa,
Brasile (gli Stati
più popolosi sono
sempre i più
inquinanti)
Emissioni pro
capite 2021
(annual CO2
emissions)
Uomo e fuoco
Gli incendi nell’Artico russo (viene bruciato materiale combustibile, rilasciando ulteriore CO2
nell’atmosfera che si riscalda e crea più incendi) sono fenomeni da sempre presenti, ma che
adesso si prolungano nel tempo a causa delle alte temperature; interessano soprattutto incendi di
vegetazione bassa e torba che copre il 3% della superficie terrestre ma contiene il doppio del
carbonio presente in tutte le foreste del mondo messe insieme.
Tutto questo comporta una forte riduzione del permafrost (si sta sciogliendo, a nord, in Siberia,
causa problemi strutturali alle abitazioni costruite su di esso) e la produzione di fuliggine dannosa
per la salute umana e l’ambiente, nota come carbonio nero (polveri sottili)
Incendi in Amazzonia (importante perché è il polmone verde della Terra, è una distesa di
alberi in grado di condizionare l’atmosfera a livello globale)
L’Amazzonia è la più grande foresta tropicale al mondo, con una superficie totale di circa 55
milioni di km quadrati ed è uno degli ecosistemi più ricchi al mondo, con un patrimonio di
biodiversità senza eguali.
È fondamentale per:
la rimozione di anidride carbonica
il rilascio di vapore acqueo che determina la quantità di pioggia e ha effetti sulla
circolazione atmosferica globale
Uomo e terra
Fusione dei ghiacciai alpini: il Monte Rosa è il bacino padano del Po, fiume che passa per la
Pianura Padana, maggior produttrice agricola del nord.
Quando non ci sarà più neve sul monte, non ci sarà più acqua perché molti fiumi che provengono
da quest’ultimo portano acqua per l’irrigazione; anche le industrie hanno bisogno di acqua, così
come le centrali nucleari.
Il subcontinente indiano è il più popoloso ed è ancora in crescita e tutta quella popolazione fa
affidamento sulle scorte di acqua presenti in Himalaya e sulle montagne limitrofe anche se si
stanno riducendo notevolmente.
Consumo di suolo
Secondo ISPRA, il concetto di consumo di suolo è definito come una variazione da una
copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo
consumato)
(coste italiane, in Liguria la situazione è molto
critica)
27/02/23
Global plastics production
La plastica è derivata da un
combustibile fossile, ovvero il
petrolio, è un materiale quasi
insostituibile perché permette di
conservare i cibi ed è anche
versatile; iniziò ad essere
utilizzata negli anni ’50 causando
problemi come l’inquinamento
(causato anche dalle
microplastiche che si accumulano
anche negli organi vitali).
Due picchi di crisi si verificarono
negli anni ’70 con la crisi del
petrolio e nel 2008.
La crescita demografica e urbana ha portato ad un significativo aumento dei rifiuti solidi urbani:
2007 -> 5,100 tonnellate di rifiuti al giorno
2014 -> 9,600 tonnellate di rifiuti al giorno
2020 -> 18,000 tonnellate di rifiuti al giorno
Le montagne di rifiuti dell’India riflettono i nuovi fenomeni di consumismo delle classi medie, che
acquistano di più e producono più rifiuti.
Negli ultimi anni i paesi in via di sviluppo hanno subito un aumento delle aree urbane con un
conseguente fenomeno di urbanizzazione incontrollata perché il rigido sistema delle caste fa sì
che solo una piccola porzione di popolazione possa godere delle migliori condizioni economiche.
Solo il 70-80% dei rifiuti solidi urbani di Delhi è raccolto, circa il 20-30% di questi rifiuti viene
portato illegalmente in discariche abusive, che mancano di sistemi di smaltimento di percolato e
gas prodotti dai rifiuti, causando gravi contaminazioni di acqua, aria e suolo.
Un esempio della diseguaglianza che domina questi paesi è il fenomeno degli “waste-pickers” a
Delhi (0,9% della popolazione totale) e circa 2,8 milioni in India (gli “intoccabili”).
Uomo e acqua
L’acqua è un elemento che a differenza dell’aria risponde meno velocemente agli impulsi freddi e
caldi, motivo per cui fare il bagno a settembre si sente freddo fuori, ma dentro si può sentire
ancora un po' "calda" l'acqua.
Nell’ultimo ventennio si è assistito ad una crescita sostanziale delle temperature degli Oceani.
Il riscaldamento delle acque porta inevitabilmente all’innalzamento delle superfici marine.
Nel 2002 il chimico olandese Paul Crutzen, osservando che l’impatto umano sul pianeta ha ormai
raggiunto un punto di non ritorno, ha decretato che il mondo è entrato in una nuova era geologica,
l’antropocene.
Protocollo di Montreal
Entrato in vigore nel 1989 e sottoposto a successive revisioni, ad oggi hanno aderito 197 parti (196
stati + EU) con l’obiettivo di ridurre la produzione e l’uso di gas CFC, messa al bando totale entro
il 2030.
Studio Nasa: prima prova diretta della riduzione del buco nell’ozono per
riduzione di gas dannosi
La COP26 di Glasgow
Dal 1995 con il primo incontro a Berlino, l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi per i vertici globali sul
clima, chiamati COP (Conferenza delle Parti); da allora il cambiamento climatico è passato
dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale (gli Accordi di Parigi si
raggiunsero durante la COP21).
È stata considerata da molti come la migliore, nonché l’ultima opportunità del mondo per tenere
sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici.
Il Glasgow Climate Pact riafferma e rafforza i principi già emersi a Parigi, riguardanti gli sforzi a
limitare l’aumento della temperatura entro 1,5°.
Il Patto evidenzia la necessità di azioni rapide, profonde e prolungate tra cui la riduzione delle
emissioni globali di gas serra del 45% entro il 2030 rispetto al 2010, raggiungendo la neutralità
climatica intorno alla metà del secolo.
Include negli obiettivi intermedi al 2030 anche la riduzione di metano (gas serra molto più potente
dell’anidride carbonica) e carbone (principale combustibile fossile).
Una delle principali critiche agli accordi, che per molti segna il fallimento della Cop26, è la
terminologia vaga ed annacquata del testo finale, con un compromesso nel passaggio che
riguarda la fine del carbone; difatti India e Cina sono riuscite a ottenere un cambiamento all’ultimo
minuto: al posto della parola phase out (rinuncia) passa nel testo la parola phase down
(diminuzione) relativa all’utilizzo del carbone.
Cooperazione USA-Cina
In un annuncio a sorpresa, gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnati a rafforzare la
cooperazione sul clima nel prossimo decennio.
Sono stati concordati passaggi su una serie di questioni, tra cui:
emissioni di metano
la transizione verso l’energia pulita
decarbonizzazione
Deforestazione
I leader di oltre 100 paesi del mondo, che rappresentano circa l'85% delle foreste mondiali, tra cui
Brasile e Italia hanno promesso di fermare la deforestazione entro il 2030.
01/03/23
Movimenti dal basso non violenti
Questi movimenti nascono dalla popolazione e offrono motivi di speranza perché si mettono
all’opera le nuove generazioni (come i “Fridays for Future” di Greta Tunberg).
Altri movimenti non violenti dal basso sono invece più estremi (come la “Extinction Rebellion”)
nati nel contesto anglosassone e producono azioni dimostrative che possono avere effetti sulla
quotidianità.
Altri movimenti ecologisti di “Ultima generazione” sono stati contestati (es. sfregio al quadro di Van
Gogh) perché hanno suscitato reazioni molto animate ma hanno contribuito nel far parlare di tutto
questo l’opinione pubblica (altri bloccano anche le strade provocando l’ira degli automobilisti)
Le alluvioni a Genova
Il clima della Liguria
La costa ligure è esposta a
venti meridionali
(principalmente Libeccio,
Scirocco, da sud-est verso
nord-ovest), umidi e miti
(stretta e allungata, quasi
completamente
montagnosa con poche
aree di pianura).
Il mar Ligure è sempre più
caldo a fine estate (25-
26°C, negli ultimi anni si
parla di tropicalizzazione del clima, data dal riscaldamento del mare, sempre più caldo a fine
estate) e le montagne sono alte e si trovano intorno alla costa.
La piovosità media è di circa 1100/1200 mm mentre la temperatura media è di 15°C.
Nel 2022 a Genova la piovosità è stata di 600 mm (la metà), anche se la parte interna presenta
una piovosità più elevata.
Nel 1926, Genova era una delle conurbazioni più popolose d’Italia, ancora adesso la città conserva
una struttura multipolare, con i quartieri che in parte ancora riflettono la loro natura di antichi
comuni indipendenti.
Trend demografico a
Genova
03/03/23
Il caso di Piazza della Vittoria
Sorge sopra l’antico letto del torrente, con un’architettura nazionalista degli anni ’30 ed è un
esempio di una situazione in cui le esigenze di natura politica hanno portato a scelte tragiche.
(alluvione del 26 Ottobre 1822, descritta
anche con parametri scientifici che
permisero di risalire anche alla quantità di
acqua caduta, circa 800mm/gg dove i ponti
Pila e Sant’Agata vennero distrutti).
All’epoca Genova era un luogo frequentato
da visitatori stranieri, alcuni di essi tra i più
illustri, tra cui Lord Byron, uno dei
principali esponenti del romanticismo
inglese che affrontò il tema di
quest’alluvione in una corrispondenza con
sua sorella.
(nell’asse delle
ordinate a sinistra
viene rappresentata la
popolazione di due
paesi rurali, Davagna e Bargagli e la popolazione di Genova; nell’asse delle ascisse sono
rappresentate le date).
In epoca preindustriale Genova aveva la popolazione più bassa tra le tre, tra i 200 e i 300 mila
abitanti, mentre le altre due avevano molti più abitanti di quanti ne abbiano oggi; dal 1880 la
popolazione di Genova crebbe sempre di più fino ad arrivare agli anni ’70 in cui il picco di
bassezza di Davagna e Bargagli coincideva con il picco più alto di Genova dovuto al fenomeno di
inurbamento e di spopolamento delle campagne che però subirà un calo significativo dagli anni
2000 a causa di una forte crisi demografica.
La costruzione di una nuova strada, verso la fine degli anni ’80, ha contribuito ad aumentare
l’impermeabilizzazione del suolo e l’instabilità idrogeologica, deviando il naturale corso delle
acque.
Gli alberi caduti a causa del mancato mantenimento delle campagne o per eventi meteo estremi
(tempeste di vento, gelicidio) sono trascinati a valle durante gli eventi alluvionali (risultato del
fenomeno “black eyes”, secondo cui le masse d’aria calda tendono a salire mentre le masse d’aria
fredda tendono a rimanere nei bassi strati e a causare fenomeni di inversione termica; con
l’accumulo di freddo che permane nei bassi strati e un cambio repentino di aria che porta le
temperature ad alzarsi, quando la pioggia che si accumula sulle superfici, diventa ghiaccio e
provoca la caduta degli alberi perché non vengono più mantenuti).
Gli alberi caduti e trascinati a valle si accumulano in prossimità dei ponti o delle coperture e
ostacolano il regolare deflusso delle acque, provocando alluvioni.
06/03/23
Grecia
Gli ateniesi avevano concepito un sistema per conoscere il numero delle nascite e quello delle
morti: i parenti avevano l’obbligo di offrire alla sacerdotessa di Atena un obolo differente in
corrispondenza di ogni nascita e di ogni morte.
Il conteggio di tali oboli dava così il totale dei nati e dei morti.
Antica Roma
Il periodo del censimento era denominato “lustrum” cioè quinto anno anche se nella pratica le
rilevazioni vennero attuate ad intervalli diversi (ogni 8-9 anni).
La pratica dei censimenti fu irregolare nel periodo rivoluzionario del I secolo a.C., mentre riprese
con Augusto che ne condusse a termine ben tre.
Il censimento più noto, attuato nell’Impero Romano, è quello rammentato da San Luca nel suo
Vangelo e che narra la nascita di Cristo a Betlemme.
Censimenti
Il censimento è una rilevazione diretta, individuale e totale ed è ripetuta con cadenza
periodica (ultima attutata nel 2011, venne inviato un questionario alle famiglie che poteva anche
essere compilato online per immagazzinare più velocemente i dati; i primi dati provvisori giunsero
nel 2014; dal 2018 non è più una rilevazione totale perché in Italia si decise di avere dati più
aggiornati e anche per cercare di risparmiare).
Il censimento rileva in modo diretto ogni singola unità del collettivo di riferimento e viene definito
totale perché si osservano tutte le unità.
Al fine di censire tutte le unità, l’intero territorio è suddiviso in aree (sezioni di censimento) in base
alle quali si enumerano tutte le unità statistiche d’interesse (individui, famiglie, imprese, abitazioni o
altro).
Di norma la rilevazione viene realizzata con periodicità definita.
In Italia i censimenti sono realizzati dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica).
L’ISTAT è un ente di ricerca pubblico, presente nel paese dal 1926, è il principale produttore di
statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici che opera in piena autonomia e
in continua interazione con il mondo accademico.
In Italia, fino al 2018, il censimento della popolazione, delle famiglie e delle abitazioni e il
censimento generale dell’industria e dei servizi, comprese le istituzioni pubbliche e private, si
svolgevano ogni 10 anni.
Dal 1° Ottobre 2018 è partito il nuovo censimento della popolazione e delle abitazioni che da
decennale diventa permanente (annuale).
Da censuario diventa campionario, ma i dati ottenuti sono di tipo censuario: è fatto a campione e
basato sia su fonti amministrative, sia sull’utilizzo di big data che su rilevazioni campionarie e
sfrutta i dati disponibili in modo più efficace, risparmiando il 50% dei costi di indagine.
Con i Censimenti Permanenti le informazioni sulle principali caratteristiche socio-economiche del
Paese sono sempre più dettagliate e continuamente aggiornate.
Grazie all’integrazione di dati amministrativi con quelli forniti dalle rilevazioni, si riducono
notevolmente i costi rispetto al passato e si ottengono informazioni più utili a pianificare interventi e
servizi più efficienti.
La prima edizione del Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni si è svolta nel
2018.
Entro il 2021, tutti i comuni d’Italia hanno partecipato almeno una volta alle rilevazioni.
Nel 2022 le famiglie che partecipano al Censimento sono 1 milione 326.995 in 2.531 Comuni
sull’intero territorio nazionale.
La famiglia può essere chiamata a partecipare a una delle due diverse rilevazioni campionarie
oppure non essere coinvolta dall’edizione in corso del censimento:
la famiglia riceve una lettera che la invita a compilare il questionario online: fa parte del
campione della rilevanza da lista
la famiglia è informata dell’arrivo di un rilevatore attraverso una lettera non nominativa e
una locandina affissa negli androni, nei cortili dei palazzi, nelle abitazioni: fa parte del
campione della rilevazione areale
la famiglia non riceve alcuna lettera: non fa parte del campione
A partire dal 2019 anche il Censimento delle Imprese è diventato permanente: ogni tre anni, per
aumentare la qualità dell’offerta informativa, si raccolgono i dati di un numero di unità produttive
pari a circa 280 mila imprese con più di tre addetti che cambia ogni tre anni.
Nel 2022 parte la seconda rilevazione del Censimento permanente delle istituzioni non profit.
L’obiettivo del Censimento è quello di ampliare il patrimonio informativo disponibile sul settore
tramite l’approfondimento di tematiche specifiche e la valorizzazione degli archivi amministrativi,
verificando e completando, allo stesso tempo, le informazioni presenti nel registro statistico delle
istituzioni non profit.
A differenza dei censimenti tradizionali decennali, la rilevazione sulle istituzioni non profit, come nel
2016, è di tipo campionario, mentre la restituzione dei dati ottenuti è di tipo censuario
garantendone ’l’analisi in serie storica.
La prima edizione del Censimento permanente delle istituzioni non profit si è svolta nel 2016 e il
campione era costituito da circa 43 mila istituzioni.
Il 18 marzo 2021 è partita la terza edizione del Censimento permanente delle Istituzioni
Pubbliche che fornisce un quadro statisticamente dettagliato delle caratteristiche strutturali e
organizzative delle istituzioni pubbliche e delle unità locali ad esse afferenti attive al 31 dicembre
2020, anno di riferimento della rilevazione.
La rilevazione censuaria coinvolge circa 13 mila istituzioni pubbliche e oltre 100 mila unità
locali con lo scopo di verificare la copertura del registro statistico delle istituzioni pubbliche e di
aggiornare le informazioni con una particolare attenzione al dettaglio territoriale tramite la
rilevazione dei dati a livello delle singole unità locali presso cui operano le istituzioni.
La novità di questa edizione è rappresentata dall’integrazione di una sezione dedicata allo smart
working che consentirà di conoscere i processi organizzativi e innovativi nelle istituzioni
indotti dalla crisi sanitaria dovuta al COVID19
Il Censimento dell’Agricoltura è cambiato dopo il 2021, quando è partito l’ultimo censimento
generale dell’agricoltura con cadenza decennale.
L’Istat è la banca dati, sempre aggiornata, delle statistiche (ricercabili anche per tema)
correttamente prodotte dall’Istituto nazionale di statistica.
Il sistema è interrogabile anche per parola chiave e i dati sono produttivi sotto forma di tavole
multidimensionali che gli utenti possono esportare, in formato xls, csv.
I big data
I big data comprendono i dati generati dal web, si tratta di dati semi-strutturati o non strutturati,
quali: i post sui blog, i commenti sui social media, i documenti di testo, audio, video disponibili in
diversi formati, ecc.
Sono dati che, per quantità e varietà, non possono essere gestiti con gli strumenti di database
tradizionali, ma richiedono l’impiego di tecnologie adeguate per la memorizzazione e l’analisi dei
dati.
Un esempio di sperimentazione è l’utilizzo dei dati di telefonia mobile per studiare gli spostamenti
delle persone nel territorio in diverse fasce orarie e giorni della settimana, riuscendo così a
classificare i movimenti della popolazione, da quelli tipici dei pendolari ad altri spostamenti più
occasionali, e potendo così ottenere informazioni importanti e tempestive sulla mobilità, utili per la
gestione delle infrastrutture dei servizi di trasporto.
Stime
La stima può essere realizzata prendendo a campione una o alcune porzioni del territorio,
generalmente urbanizzate, valutandone l’entità della popolazione ed estendendone poi il
valore medio a tutto il paese
I risultati sono consequenziali alla bontà delle tecniche di rilevazione, alla conoscenza reale del
territorio e molto spesso alla volontà politica di fornire dati veritieri.
Proiezioni statistiche
Le difficoltà e i costi del mettere in atto indagini sistematiche hanno fatto sì che talvolta queste
fossero sostituite da proiezioni statistiche.
Le proiezioni statistiche sono utilizzate anche per avere un’idea di come potranno evolvere le
caratteristiche demografiche, sociali ed economiche dei territori
Le proiezioni statistiche si realizzano assumendo come base di partenza i dati delle rilevazioni
precedenti, siano essi derivati da censimenti o da stime.
Attraverso una serie di elaborazioni matematiche (tenendo conto di movimenti naturali e migratori
e/o dell’evoluzione dei possibili tassi di crescita) si prospettano valutazioni sulle dimensioni della
popolazione.
Dal 1989 l’Istat svolge un ruolo di indirizzo, coordinamento, assistenza tecnica e formazione
all’interno del Sistema Statico Nazionale (Sistan -> comprende l’Istat, gli enti e gli organismi
pubblici d’informazione statistica…).
Il sistema è stato istituito con il d. lgs. 32271989 (modificato poi nel 2010) per razionalizzare la
produzione e diffusione delle informazioni e ottimizzare le risorse destinate alla statistica ufficiale.
A livello internazionale sono diversi gli Enti e Istituti che si occupano della raccolta di dati statistici:
ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) -> organizzazione intergovernativa
internazionale che produce una gamma molto ampia di pubblicazioni a carattere statistico,
sia direttamente presso l’ufficio Statistico, sia attraverso i suoi vari Organismi/Dipartimenti
OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) -> è
un’organizzazione internazionale di studi economici alla quale afferiscono 35 paesi; essa
pubblica dati statistici sui singoli paesi membro articolati su dodici materie principali
BM (Banca Mondiale) -> include la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo
(BIRS) e l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (AID9 e ha come scopo statutario
promuovere il progresso economico nei paesi in via di sviluppo
FMI (Fondo Monetario Internazionale) -> è un’organizzazione internazionale nata nel 1947
con lo scopo principale di stabilizzare i tassi di cambio.
Le statistiche prodotte dall’Ente sono essenzialmente di tipo finanziario relative alla bilancia
dei pagamenti, al commercio…
Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea) -> contiene essenzialmente dati
riguardanti i paesi dell’Unione europea, solo in alcuni i casi vengono effettuate delle
comparazioni con Stati al di fuori
10/03/23
Seminario 2
La libertà religiosa in Italia e le ricadute territoriali
La geografia delle religioni è una corrente della disciplina geografica che ha una storia anche in
ambito italiano ed è una sotto-branca tra geografia umana e geografia culturale.
La geografia delle religioni ha una storia recente, rispetto alla formazione della geografia come
disciplina moderna: nel momento in cui l’uomo ha voluto conoscere e definire le caratteristiche del
vissuto, ha iniziato a formare delle cosmologie del suo stare nel mondo e la cartografia ha
permesso di poter rappresentare l’occupazione religiosa di uno spazio.
La geografia delle religioni a partire dall’epoca ellenistica era una geografia biblica teologica tesa
a rappresentare cartograficamente i luoghi descritti nella bibbia (es. l’importanza di Gerusalemme
in molte opere cartografiche medievali).
La geografia delle religioni ha inizio intorno agli anni ‘30 del ‘900: la sua formazione si fonda
attraverso il dibattito tra due principali correnti, determinismo ambientale e possibilismo, che
andarono a influenzare gli interessi e le metodologie dei geografi delle religioni.
“Geographie et religions” di Deffontaines dove inquadra la religione come fattore di
trasformazione del paesaggio in rapporto reciproco tra uomo e ambiente (tipologia, forma e
caratteristiche delle abitazioni, legame tra città e fattore religioso, legame tra religioni e vita
industriale, religioni e migrazioni, legame tra religioni e infrastrutture).
“Geography of religions” venne pubblicato nel 1967 da Sopher ed analizza: il contesto
ambientale per i sistemi religiosi, l’espressione della religione sul paesaggio, l’organizzazione
religiosa dello spazio e la distribuzione delle religioni).
“La città secolare” venne pubblicato nel 1968 da Harvey Cox che riprendeva la teoria di Berger
sulla secolarizzazione cioè sulla progressiva diminuzione d’interesse per la religione.
Anziché lottare contro la secolarizzazione, le Chiese dovevano interrogarsi sul proprio ruolo nella
“città secolare”, accettando modestamente un ruolo limitato.
La geografia delle religioni di metà del 900 si struttura anche attraverso un dibattito sociologico
rispetto al processo di secolarizzazione che può essere condizionato in “la morte di dio”.
La secolarizzazione viene vista come un processo opposto alla religiosità (la città è l’emblema
della secolarizzazione, della perdita dell’autorità religiosa, del venire meno della religione, della
necessità individuale dell’esprimere la propria religione).
Il rapporto città-campagna ritorna molto in ambito geografico: la convinzione che la città stesse
perdendo la sua religiosità a differenza della campagna, degli ambiti locali con minore densità di
abitato dove il parroco aveva forte importanza per la comunità locale.
“Oltre la secolarizzazione” è un’opera di José Casanova: egli propose la tesi secondo cui stiamo
assistendo ad un processo di de-privatizzazione della religione, nel senso che le religioni “rifiutano
di accettare il ruolo marginale e privatizzato che le teorie della modernità e della secolarizzazione
avevano ad esse riservato”.
Un’altra importante geografa che ha stilato il dibattito sul tema delle religioni è Lily Kong ed è
grazie a lei che la geografia delle religioni è com’è oggi e non è andata scomparendo; in questo
articolo in “Progress in Human geography”, grazie al confronto con altre discipline formula una
sua posizione geografica nello studio delle religioni.
Si parla di poetica del luogo ovvero dello studio del luogo secondo il concetto di sacro e di
politica delle religioni ovvero dello studio del luogo attraverso la sua politica.
Lily Kong invita a uno studio delle religioni oltre il sacro, come le religioni si stiano manifestando
non soltanto nelle chiese, sinagoghe, moschee dove avviene la pratica, ma sostiene che la
religione si manifesta anche negli spazi e luoghi inusuali; quindi suggerisce di studiare come la
religione si appropria di strutture non costruite appositamente per la pratica religione (la geografia
delle religioni cerca di comprendere le dinamiche che portano comunità religiose a svolgere pratica
religiosa in un magazzino, scantinato ecc…).
Veronica della Dora ha cercato di trovare una categoria che permettesse di categorizzare queste
dinamiche: parla di spazio infrasecolare ovvero dello spazio che visivamente non lo possiamo
definire religioso, apparentemente non ha niente di religioso e che assume caratteristiche sacre
nel momento in cui si riunisce la comunità (“infra” significa cogliere quello che è nascosto agli
occhi).
La superdiversità religiosa si manifesta nello spazio urbano contemporaneo dove ci sono
popolazioni straniere; Roma è stata definita una religious global city per la sua superdiversità
religiosa (cristianesimo cattolico, comunità ebraiche, islamiche, valdesi…).
Qualsiasi studioso che si voglia occupare di religioni, in Italia si trova a fare i conti con delle stime
che vengono calcolate utilizzando la percentuale di appartenenti all’islam appartenenti a una certa
nazionalità che viene traslata e applicata sul territorio nazionale (es. sikh, religione induista, alcuni
studiosi ritengono che i sikh in Italia siano 150.000).
La geografia si fa attraverso i casi studi, attraverso esperienze di osservazione partecipata con
comunità religiose.
La libertà religiosa è garantita dalla Costituzione e si esplicita attraverso alcuni articoli: art.7
(accordo stato chiesa cattolica: patti lateranensi), art.8, art.19, art.20.
Le intese sono delle leggi costituite da un insieme di articoli che vanno a regolare la libertà
religiosa in ambito scolastico, educativo, nei matrimoni e nei funerali.
L’Art. 19: riconosce il diritto che ciascun individuo può esercitare in modo pubblico o privato il
proprio culto, diritto di poter avere un luogo in cui praticare la religione con al comunità.
L’Art.20: fondo che il governo riconosce agli enti religiose che hanno un’intesa con lo stato.
Per diventare un ente di culto, l’organizzazione deve avere uno statuto, una propria
amministrazione, un fondo e dimostrare la capacità di esistere e deve fare richiesta attraverso
l’organo della prefettura del proprio territorio (norma prerepubblicana di periodo fascista che non è
stata cancellata).
Il fatto che esistano associazioni culturali rende la questione complessa, perché non hanno diritti
di ritrovarsi in un luogo di culto legato alla pratica religiosa.
Come si struttura in Italia la libertà religiosa?
La normativa urbanistica fa riferimento a decreti degli anni ‘64/’68/’71, periodo storico in cui
l’Italia era un paese a maggioranza cristiano cattolica: ciascun quartiere doveva avere un asilo,
una chiesa, una parrocchia.
Questa normativa ha un’ulteriore complessità: la legge n.27 del 1990, normativa in vigore sul
territorio della regione Lazio a cui tutti i comuni devono fare riferimento che afferma che
un’organizzazione religiosa può vedere costruito il proprio luogo di culto solo se l’organizzazione
ha un’intesa con lo Stato italiano, un riconoscimento da parte dello state italiano.
Alla comunità sikh che non ha intesa con lo Stato italiano non gli viene riconosciuto il diritto di
costruire il luogo di culto sikh: a livello normativo inizia una discrimina che limita l’espressione della
liberà religiosa.
L’ordine urbano che potevamo trovare nelle cittadine negli anni ‘60, secondo una maggioranza
cristiano-cattolica, oggi non si riesce più a interpretare e regolare a causa della grande diversità
religiosa italiana. Abbiamo dinamiche top down e dinamiche bottom up (le comunità religiose
possono costruire il proprio luogo di culto che non sarà riconosciuto come tale, non ha valore
istituzionale).
Alcuni studiosi hanno cercato di leggere lo spazio urbano contemporaneo attraverso concetti
chiavi:
1. secolare/religioso -> dio lo troviamo anche negli spazi urbani, pubblici, che usualmente sono
usati per tutt’altro (nel 2016 la piazza davanti al Colosseo la piazza è stata occupata da musulmani
durante il ramadan per pregare)
2. sostituzione/coesistenza -> sede della diocesi ortodossa romena in Italia (che è anche un
monastero femminile ortodosso); questo edificio non è stato costruito per accogliere la partita
ortodossa, ma era la residenza di una famiglia romana
3. visibilità/invisibilità -> l’invisibilità di un centro islamico che posso trovare camminando: il
tempio mormore, costruito a nord di Roma appositamente per la pratica religiosa, sociale di questa
comunità
4. formalità/informalità -> riconoscimento giuridico, comunità che sono prive di riconoscimento e
si organizzano attraverso associazioni culturali
La “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni o Mormonismo”: il termine “mormon”,
deriva dal profeta a cui è attribuito il libro di Mormon, testo che Joseph Smith pubblicò nel marzo
del 1830, dichiarando di averlo tradotto in inglese da tavole d’oro scritte in un’antica e sconosciuta
lingua che egli chiamò “egiziano riformato”, donategli da un angelo di nome Moroni.
La chiesa mormone si inserisce nelle chiese cristiane, comunità che crede nell’esistenza di Gesù
Cristo: il libro di mormon ricevuto da questo angelo racconterebbe l’avvenuta di Gesù Cristo dopo
la sua resurrezione e l’interazione tra Gesù cristo e i popoli nativi americani.
È una comunità che arriva in Italia intorno agli anni ‘60 del ‘900, arriva grazie alle opere di
evangelizzazione di alcuni americani, è prevalentemente costituita da persone di nazionalità
italiana, è riuscita ad ottenere un proprio luogo di culto grazie all’intesa che la comunità mormone è
riuscita ad ottenere dallo stato italiano.
Questo edificio è stato inaugurato nel 2019, si trova a nord di Roma ed è un complesso che si
caratterizza di un tempio a cui possono accedere solo gli appartenenti alla chiesa, di un centro
visitatori, di un centro genealogico (studio genealogico dei cognomi).
È un edificio a più livelli con diverse aule dove avvengono gli incontri tra i praticanti fino ad arrivare
alla parte più alta in cui avvengono pratiche solo tra gli anziani della comunità.
La “Chiesa ortodossa romena” è una chiesa ortodossa autocefala, si caratterizza di 24 tra
parrocchie, monasteri ed eremi.
Le principali modalità attraverso le quali la comunità romena si palesa dal punto di vista geografico
sono:
chiese cattoliche, parrocchie che nascono attraverso l’uso di chiese cattoliche dismesse o
date a loro in gestione
luoghi secolari: edifici costruiti per altro che vengono occupate da queste comunità religiose
Il Sikhismo è una religione nata nel XV secolo nell’India settentrionale basandosi sugli
insegnamenti di Guru Nanak Dev Ji e dei successivi nove guru viventi.
È giunto in Italia attorno agli anni ‘80-‘90 del ‘900, era una comunità prevalentemente maschile e a
cavallo del 2010 e 2012 c’è stato un aumento del numero di sedi Sikh.
13/03/23
Le lingue
Quante sono le lingue nel mondo?
Si tratta di una domanda banale, alla quale però non è per nulla facile dare una risposta
universalmente condivisa, il range entro cui muoviamo oscilla dalle 3.000 alle 12.000; comunque la
tesi più accreditata è che si approssimino alle 6.000/7.000.
Elementi costitutivi dello Stato e il concetto di Nazione
Gli elementi costitutivi dello Stato sono: territorio, popolo e sovranità.
Affinché all’interno di uno Stato la popolazione si senta coesa e si riconosca come Nazione sono
necessari alcuni elementi distintivi e di coesione, solo in questo modo i diversi gruppi si possono
distinguere da altri gruppi consimili.
Alessandro Manzoni nell’estate del 1827 si recò a Firenze per una revisione linguistica dei
Promessi Sposi secondo la lingua parlata dai fiorentini.
Per la sua “risciacquatura” Manzoni ricorre sia all’aiuto di consulenti, che alla gente comune per le
strade di Firenze.
L’opera manzoniana influenzerà in modo decisivo non solo la letteratura ma anche lo sviluppo
della lingua comune nel suo complesso durante il Risorgimento.
Lingua e dialetti
Dialetto: varietà linguistica (o idioma) usata tra di loro da abitanti originari di una ristretta
area geografica, in aggiunta alla lingua ufficiale
Lingua: idioma che si è imposto sugli altri in un’area più o meno vasta per motivi letterari,
sociali o politici
Le lingue in genere sono dei dialetti che si sono imposti sugli altri in un’area più vasta, per
motivi:
letterari -> avere una forma scritta e una letteratura
sociali -> adozione da parte delle classi colte
politici -> diventare la lingua ufficiale di uno Stato
Alcuni dialetti, dal punto strettamente linguistico sono considerati tali solo perché parlati in aree
ristrette, mentre hanno caratteri differenziali che li potrebbero far considerare come vere lingue.
In altri casi vi sono lingue assai simili tra loro (ad esempio il serbo e il croato) e i loro parlanti si
capiscono quasi perfettamente, ciò nonostante, costituiscono lingue differenti in quanto gli stati di
appartenenza sono diversi.
L’esperanto
Si tratta di una lingua elaborata alla fine dell’Ottocento dal lavoro di un oculista polacco di origine
ebraica, il dottor Ludwik Zamenhof.
L’idea di base dell’autore era quella di un idioma universale che facilitasse la comunicazione e
appianasse le incomprensioni tra gli uomini.
Il nome deriva dallo pseudonimo di Zamenhof che amava definirsi doktor esperanto, ovvero “dottor
speranzoso”.
L’esperanto destò notevole interesse e nel periodo tra le due guerre molti paesi ne caldeggiarono
l’idea attraverso l’istituzione di apposite società; questo fu però anche il motivo per il quale la
lingua rimase circoscritta.
All’interno dei movimenti che caldeggiavano l’esperanto nacquero anche nuovi progetti di lingue
internazionali (latino sine flexione, occidental, novial, interglossa, interlingua, etc.).
La diversità linguistica
L’indice di diversità linguistica esprime la probabilità che due individui residenti nello stesso
stato, scelti a caso, condividano la stessa madrelingue (valore da 0 a 1).
Tra le regioni con maggiore diversità linguistica si possono individuare l’Africa sub-sahariana e una
fascia che si estende dall’Iran all’Oceano Pacifico, attraverso l’Asia Meridionale e Sudorientale
Le famiglie linguistiche
Le popolazioni e le lingue si sono irradiate parallelamente attraverso una serie di migrazioni della
nostra specie (Cavalli Sforza).
Hanno avuto origine dall’Africa orientale.
L’espressione famiglie linguistiche esprime il fatto che molte lingue condividono una lontana
origine storica comune, al punto che si possono individuare novanta famiglie linguistiche
delle quali le sei maggiori comprendono la maggior parte dei parlanti al mondo.
Quasi la metà degli abitanti della terra parla una lingua che appartiene alla famiglia indo-europea,
della quale fanno parte sei delle nove lingue più diffuse al mondo.
Le famiglie e i gruppi linguistici
Le lingue indo-europee, suddivise in diversi gruppi, rappresentano la famiglia linguistica con il
maggior numero di parlanti.
Uno dei gruppi più importanti è quello delle lingue romanze, derivanti dal latino, una lingua italica
che iniziò ad essere parlata dagli abitanti di Roma nel VI secolo a.C.
La crescita e l’espansione dell’impero romano in gran parte dell’Europa meridionale e occidentale
svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua latina.
La lingua latina allora si suddivideva in:
latino classico con una forma scritta standardizzata
latino volgare, non standardizzato parlato dalla gente comune
Il latino volgare, in mancanza di regole scritte, veniva parlato in modo diverso in ogni regione
dell’impero e ciò portò alla nascita di numerosi dialetti che, nel corso del tempo, divennero le
diverse lingue romanze.
La dominanza linguistica
La dominanza linguistica è la situazione in cui una lingua si trova ad essere più influente ed
importante rispetto ad un'altra
I numeri da soli non definiscono la dominanza linguistica: il cinese, ad esempio, è la lingua più
parlata al mondo, ma ha un'estensione geografica molto minore rispetto all'inglese.
La maggioranza delle lingue del mondo sono lingue senza stato: si parla in questo caso di gap
linguistico, in quanto queste lingue, spesso considerate minoritarie, non vengono utilizzate in atti
ufficiali dello stato e raramente sono insegnate nelle scuole nonostante spesso siano molto diffuse.
Quasi sempre uno dei primi atti formali di un nuovo stato indipendente è l'individuazione di una
lingua ufficiale, utilizzata in questioni politiche, legali e amministrative
Anche le grandi istituzioni economiche e politiche internazionali scelgono una o più lingue ufficiali.
Le Nazioni Unite, ad esempio, riconoscono sei lingue ufficiali (inglese, francese, spagnolo, russo,
arabo e cinese).
Per non favorire uno Stato rispetto ad un altro, l'Unione Europea riconosce formalmente le lingue
ufficiali di tutti i 27 stati membri traducendo la maggior parte dei documenti ufficiali in ognuna di
esse.
Idiomi e lingue standard
I dialetti italiani
I dialetti sono idiomi subordinati ad altri, generalmente affini, che in un certo momento della
storia si sono imposti come lingue sovraregionali, di regola nazionali.
In Italia è stato scelto il toscano: era stato usato come lingua letteraria già nel medioevo da autori
come Dante, Petrarca e Boccaccio.
L’italiano è lingua ufficiale in Italia, a San Marino, in Svizzera e in Vaticano ed è anche una delle
lingue ufficiali dell’Unione Europea.
Il 44% degli italiani parla esclusivamente italiano, il 51% lo alterna con un dialetto, il 5% parla
esclusivamente un dialetto o fa parte delle minoranze linguistiche.
Il dialetto ligure
Da molti
considerata una
vera e propria
lingua, di origine
romanza, associati
ai dialetti galloitalici
e si estende al di là
dei confini
dell’attuale Liguria
e riflette la sfera
geografica
d’influenza della
Repubblica di
Genova.
L’insieme dei dialetti originati da ligure diffuso dai
coloni della Liguria al tempo della Repubblica di
Genova sono:
dialetto bonifacino (Bonifacio, Corsica)
tabarchino (Carloforte e Calasetta,
Sardegna)
monegasco (Principato di Monaco)
I dialetti estinti sono:
dialetto figun (Provenza orientale), estinto
ai primi del ‘900
dialetto genovese della Caleta o Catalan
Bay (Gibilterra), estinto negli anni ’70 del
‘900
tabarchino della Tunisia, estinto ai primi
del ‘900
Arabismi in genovese
Mandillo (da mindil, ma probabilmente di origine greca): fazzoletto
Dasena (da dar-as-sina): zona più interna e riparata di un porto, casa di fabbrica
Gabibbo (habib): amico
Camallo (hammal): scaricatore di porto
Casann-a (hazana): tesoreria, a Genova “Monte di Pietà”
Scialla scialla (in scia Allah): se Dio vuole, a Genova “evviva”
17/03/23
Seminario 3
La reinvenzione degli itinerari storici e pratiche di mobilità
moderna lungo gli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa
Reinvenzione -> richiamo al concetto di riprendere/studiare gli itinerari o contesti
storici/passati di epoca antica, medievale o anche moderna applicarvi una nuova fruizione
moderna legata ai concetti del turismo
Entra in gioco il discorso degli studi dal punto di vista accademico delle Mobilities.
Gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa sono:
“Moblilities paragidm”
Camino de Santiago e Via Francigena
il conresto storico-geografico degli itinerari romei
la ricerca empirica sulla fruizione moderna della Francigena
Mobilities Paradigm
È un nuovo paradigma delle mobilità nel contesto di diversi significativi spostamenti teorici
e nuove domande di ricerca
Gli spostamenti da un luogo ad un altro e quindi la rete stradale antica/moderna diventano una
prospettiva, in un certo senso privilegiata per comprendere l’organizzazione umana sullo spazio.
Ci sono anche dei richiami alla prospettiva geopolitica, di connettività per mezzo di cui si
sostituisce la divisione fatta di confini attraverso un nuovo paradigma dell’organizzazione globale,
conferendo nuove lenti per osservare come ci organizziamo in quanto specie in un’ottica più
funzionale, quindi di connessioni rispetto al sistema globale.
La formulazione di questo paradigma (delle mobilità) permette di teorizzare un’ampia gamma delle
relazioni nel mondo.
Il ruolo delle tecnologie si riconfigura rispetto a come le persone si connettono nei luoghi e tra di
loro; quindi, le mobilità elaborano i luoghi e i paesaggi in modo continuo e incessante.
Con il 90% dei loro percorsi nelle zone rurali, gli itinerari culturali hanno il potenziale per
promuovere e sviluppare destinazioni remote o meno conosciute, diffondendo la domanda e il
reddito turistico in tutto il territorio e l'anno solare, riducendo così la pressione sulle principali
attrazioni, sostenere la distribuzione regionale della ricchezza e contribuire ad affrontare la
stagionalità.
Camino de Santiago
Il Consiglio d’Europa propose che il cammino di Santiago formasse il primo itinerario culturale
europeo.
È un itinerario culturale – europeo, che simboleggia il processo di costruzione europea e può
servire come riferimento poi per progetti futuri così come di fatto è stato per la Via Francigena.
La via Francigena
Dal 1994 diventa un itinerario culturale europeo.
Nel 2001 al fine di promuovere questa via di pellegrinaggio, è stata fondata l’Associazione dei
Comuni Italiani sulla Via Francigena.
Oggi è diventata un’associazione alla quale aderiscono 190 enti locali e regioni tra Inghilterra,
Francia, Svizzera e Italia.
Nel 2007 l’Associazione Europea delle Vie Francigene, associazione diversa da come era nata, è
stata riconosciuta per promuovere e valorizzare l’itinerario.
Il percorso inizialmente interessava Canterbury e Roma, e poi successivamente è stato
ufficializzato anche il tratto da Roma a Santa Maria di Leuca.
Erano itinerari che portavano anche in Terra Santa a Gerusalemme.
Questo tratto Canterbury-Roma è stato ricostruito riprendendo il diario di viaggio dell’Arcivescovo
di Canterbury che nel 990 lo descrisse mentre faceva ritorno, da Roma alla sede di Canterbury,
mentre per arrivare a Santa Maria di Leuca è stato utilizzato un altro itinerario ancora più antico del
333.
Credenziale -> libretto dove vengono inseriti i timbri di ogni tappa del pellegrino
Arrivo: Vaticano, dove i pellegrini riceveranno una specie di “attestato” (chiamato: testimonium) di
fine pellegrinaggio.
Questo testimonium viene dato a chi ha fatto almeno un totale di almeno 100km a piedi (circa 20-
25km a tappa di percorso giornaliero e se fatto in bicicletta i km sono, ovviamente, di più).
Via Francigena (definizione) -> un sistema viario plurale del Medioevo che metteva in
collegamento, attraverso i valichi delle Alpi (nord-occidentali), i paesi del nord/nord-ovest con
Roma, e poi il Sud Italia per dirigersi in Terra Santa.
Non è stata definita da un potere centrale ma si è realizzata nel lungo periodo in base alla
stagionalità delle aree attraversate.
Il “Codex Diplomaticus Amiatinus” è la pergamena che testimonia la prima fonte scritta della Via
Francigena fino ad oggi (“usque in via francisca”), 4 Maggio 876 (Archivio di Stato di Siena).
Dell’antica strada, c’era un rischio di avvolgerla nelle incertezze storiche a seguito della
semplificazione dell’itinerario.
Ci sono conflitti politico-amministrativi tra le autorità locali -> rispetto a un’identità storica della
viabilità nella quale ognuno potrebbe reclamare la propria parte di itinerario sorgono dibattiti.
Laddove c’è un’amministrazione che
punta a questo sviluppo di turismo, ci
possono essere dei risultati o dei
compromessi (al percorso ufficiale è
nato il sistema delle varianti).
A volte il percorso ciclabile prende
altre rotte rispettando un contesto
storico, anche le ippovie(=tratti
percorribili a cavallo).
Si possono creare delle
sottocategorie legate a circoli
sportivi, enogastronomici.
Dal punto di vista turistico è anche un
aspetto molto sensibile: se si
sovrappongono segmenti estremamente turistici con quelli legati al pellegrinaggio, si creano
problemi (da chi amministra i territori).
Insiders -> abitanti dei luoghi attraversati / Outsiders -> pellegrini e viaggiatori
La fruizione moderna della Via francigena: metodologia
indagine qualitativa
indagine etnografica
indagine sul pellegrinaggio -> elementi sensibili e provati che riguardano le motivazioni del
pellegrino che difficilmente potrebbero emergere all’interno di una semplice intervista.
E’ un cammino di
pellegrinaggio,
teoricamente religioso, ma
la motivazione religiosa è
quella più bassa mentre la
più alta è il benessere
fisico.
Il pellegrinaggio che si è sviluppato, in Italia, a partire dal 2000 con la spinta del giubileo è in fase
di ringiovanimento, si sta sviluppando una nuova identità; viene concepito come un passaggio
rituale che assomiglia al processo transitorio tra due stati sociali stabiliti e che permette di staccarsi
dalla quotidianità verso un luogo sacro.
La vera patria non è quella terrena e la vita stessa rappresenta un viaggio, non si va in
pellegrinaggio, ma si è pellegrini, quindi rappresenta una condizione.
I pellegrinaggi a piedi creano significati attraverso l’interazione di persone e luoghi, il paesaggio è
qualcosa con il quale si interagisce.
È data dal legame con le comunità rurali in virtù di perseguire un paesaggio culturale fuori dagli
schemi e faciliti un viaggio introspettivo lontano dai contesti urbani.
20/03/23
La popolazione mondiale
Quali dati permettono di quantificare la popolazione?
I dati che permettono di quantificare il numero di abitanti presenti in una determinata area sono:
il numero di nati vivi
il numero di decessi
il numero di migranti
La differenza tra il numero di nati vivi e il numero di decessi è detta anche saldo naturale della
popolazione.
Il saldo totale della popolazione (o saldo demografico) è dato dalla somma del saldo migratorio
e il saldo naturale.
La transizione demografica
Nel 1934 Adolphe Landry precisa il concetto di «rivoluzione demografica»: viene reso noto più
tardi col nome di transizione demografica dalla scuola dei demografi di Princeton.
Con il concetto di transizione demografica viene affermato il principio che le società dispongano di
un meccanismo automatico di ritorno all’equilibrio anche se alcuni autori affermano che il calo della
mortalità e della natalità sono indotti da cause esterne.
Gli studiosi che non credono alla teoria della transizione demografica reputano che sia necessario
mettere in atto specifiche politiche per rallentare la crescita nei paesi in via di sviluppo.
Il caso dell’Africa
(l'Africa è il continente i livelli di
fertilità e di crescita demografica più
elevati del mondo; si prevede che la
sua popolazione crescerà da 1,4
miliardi nel 2022 a 2,5 miliardi nel
2050, rappresentando circa il 60%
della crescita demografica globale
prevista durante lo stesso periodo;
la fertilità sta diminuendo in molti
paesi africani, ma il tasso di fertilità
totale della regione rimane alto
(4,3), variando da 2,4 nell'Africa
meridionale a 5,6 nell'Africa
centrale; man mano che la fertilità diminuisce da livelli alti a bassi, la quota della popolazione
giovane dipendente diminuirà rispetto a quella in età lavorativa; con una percentuale più alta di
salariati e un minor numero di persone a carico da sostenere, i paesi potranno pertanto avere
opportunità per una crescita economica sostenuta).
Il caso dell’Europa
(l’Europa è l’area della terra con il
più basso tasso di fertilità ed è
l'unica nella quale si prevede un
calo della popolazione totale entro
il 2050; più della metà di tutti i paesi
europei ha registrato un saldo
naturale negativo nel 2022, ci sono
state più morti che nascite; con un
tasso di fertilità totale medio (TFR)
di 1,5, la fertilità della regione
scende al di sotto del livello di
sostituzione; quasi un quarto dei
paesi della regione ha un TFR pari o
inferiore a 1,3; questi fattori
combinati contribuiscono al previsto calo della popolazione totale in Europa del 2%, da 742 milioni
nel 2022 a 724 milioni nel 2050; la regione ha anche la popolazione più anziana del mondo: gli
adulti di età pari o superiore a 65 anni sono quasi uno su cinque (19% della popolazione totale); la
futura dimensione della popolazione sarà probabilmente determinata principalmente dalla
migrazione internazionale).
Il caso dell’Oceania
(l'Oceania è il continente più
piccolo del mondo e comprende
paesi e territori con un'ampia
gamma di livelli di fertilità e tassi
di crescita della popolazione;
comprende solo tre paesi con
una popolazione di un milione o
più: Australia, Papua Nuova
Guinea e Nuova Zelanda; si
prevede che la popolazione
dell'Oceania aumenterà del
52% entro il 2050, passando dai
44 milioni del 2022 a 66 milioni;
l'Australia, che rappresenta il
59% dell'attuale popolazione della regione, è l’area nella quale si preveda registri la fonte della
maggior percentuale di crescita prevista (65%); il tasso di fertilità totale dell'Oceania è 2,1, anche
se varia notevolmente tra paesi e territori, da 1,7 in Australia e Polinesia francese e 1,6 in Nuova
Zelanda a 4,7 a Samoa e 4,0 nelle Isole Salomone; la regione ospita alcune delle aree più giovani
del mondo e alcune delle più antiche; a Samoa, Isole Salomon, Nauru e Vanuatu, quasi il 40%
delle persone ha meno di 15 anni; in Australia e Nuova Zelanda, il 19% della popolazione ha
rispettivamente meno di 15 anni e il 17% e il 16% di età pari o superiore a 65 anni.)
24/03/23
Seminario 4
Le aree rurali, da zone svantaggiate a destinazioni
turistiche intelligenti e sostenibili
La marginalità viene spesso utilizzata per racchiudere tante condizioni geografiche, come le aree
rurali che sono oggetti di riscoperta e rivalutazione: sempre più spesso le aree rurali vengono
percepite come destinazioni sostenibili.
Se da una parte esistono borghi in abbandono, anche la città offre delle condizioni disagevoli:
povertà
inquinamento, dovuto al maggiore traffico, alla maggiore concentrazione di persone che
richiedono servizi che attivano produzione di CO2…
segregazione sociale
disuguaglianze
criminalità
pressioni ambientali a cui bisogna trovare soluzioni per rendere città più sostenibili, green.
Superficie ed estensione
L’EUROSAT presenta una rappresentazione relativa alla superficie del 2019 e suddivide il territorio
dell’Unione Europea (27 stati) in tre categorie:
1. aree rurali
2. aree intermedie
3. aree urbane
La superficie dell’Unione Europea è di circa 4 milioni di km2, le aree rurali ricoprono circa il 92%
del territorio.
Condizioni socioeconomiche
Nelle aree rurali è più elevato il rischio di povertà e di esclusione sociale.
Gender employement gap (differenza occupati maschili e femminili) -> nelle aree rurali è
maggiore
Il reddito procapite è inferiore nelle aree rurali, seguito dalle aree intermedi mentre è superiore
nelle aree urbane.
Digital skill (percentuale competenze digitali di base conosciute dalla popolazione) -> aree rurali
48% e aree urbane 62%.
Punti di forza: risorse ambientali e culturali, paesaggi (l’uomo volte interviene a modificare il
paesaggio e lo rende unico), biodiversità, filiere agroalimentari, relazioni umane, qualità della vita
Il metodo leader
È una strategia ideata nel 1992 che è partita come sperimentazione ed è diventata un qualcosa di
fisso: favorisce uno sviluppo locale sostenibile in alcuni territori governati da gruppi di azione locale
che prendono il nome di GAL.
Il turismo rurale
Il turismo nelle aree rurali può generare diversi benefici: economici (filiere e diversificazioni),
empowerment delle comunità locali e luoghi ideali per forme di turismo outdoor
Il turismo nelle aree rurali è principalmente community based, mette l’accento sul concetto di
partecipazione delle comunità rurali allo sviluppo:
rural heritage (patrimonio culturale)
rural activities
rural life (contatto con le comunità locali)
countryside
Le tendenze di mercato
1. sopravvivenza in paradiso -> esperienza a contatto con la natura, paesaggi incontaminati o
percepiti tali. Il paesaggio viene modellato dall’uomo
2. piacere fuori dalla comfort zone -> scoprire realtà che sono escluse dai grandi circuiti, dove si
ha la possibilità di svolgere attività come pellegrinaggi, percorrere itinerari all’insegna del
contatto con la natura
3. i viaggiatori vogliono sperimentare esperienze e connessioni umane profonde e coinvolgenti
4. il viaggio è un elemento essenziale della quotidianità
5. pellegrinaggi all’insegna della serenità e del piacere4
6. dalla routine quotidiana alla fuga di gruppo
7. risparmiare per spendere
Staycation
Forma di turismo di prossimità, spesso compiuta in destinazioni rurali localizzate a breve distanza
dalla propria residenza abituale, che consente di coniugare la dimensione ricreativa con quella
lavorativa, laddove quest’ultima può essere svolta da remoto grazie alle moderne tecnologie
digitali.
Winecation
Viaggi fatti in aree a vocazione vitivinicola che hanno imperniato le proprie strategie di sviluppo
sulla possibilità offerta ai turisti di apprezzarne il territorio, l’atmosfera produttiva e la peculiarità
paesaggistica.
Gli itinerari
Sono capaci di promuovere il benessere economico e sociale di determinate aree geografiche,
favoriscono la riscoperta e la rivalutazione delle produzioni tipiche locali, il recupero di strutture e di
vie di comunicazione dismesse, il coinvolgimento delle piccole comunità nei processi di
valorizzazione turistica, permettendo nuove chiavi di lettura del paesaggio e innovative pratiche di
sostenibilità ambientale.
Smart villages
Inizia come sperimentazione e se darà i suoi frutti diventerà strutturale.
Con la nuova programmazione gli smart villages entrano a far parte della PAC, che facendo leva
sulle competenze digitali riescono a produrre nuova attrattività.
27/03/23
La speranza di vita
È il numero di anni che mediamente un neonato vivrà.
Varia da luogo a luogo, ma anche nel corso del tempo.
Trattandosi di un dato medio è naturale che ciascun individuo viva di più o di meno a seconda
della situazione socioeconomica, sanitaria e politica del proprio paese.
La nostra speranza di vita si alza anche in base a come ci prendiamo cura di noi stessi.
La speranza di vita è uno degli indici molto importanti anche per definire tutto il discorso relativo
all’età pensionabile; in questo momento, ad esempio, la Francia (l’età pensionabile attualmente è
di 62 anni, ma nel 2030 si spera di arrivare, almeno, fino a 64 anni).
La Francia è uno di quei paesi europei con l’età pensionabile più basso.
In Italia, l’età pensionabile è di 67 anni.
Quindi una società che invecchia, e invecchia “bene”, dovrà subire dei cambiamenti.
In università, oggi è 70 anni l’età pensionabile.
È un dato medio, pertanto nasconde uno spettro vastissimo di situazioni; da Stato a Stato la
speranza di vita varia notevolmente passando ad esempio nel 2022 dal valore massimo del
Principato di Monaco, pari a 89,52 anni, a quello minimo del Mozambico pari invece a 53,2 anni
L’Italia rientrava nel 2019, con una speranza di vita media pari a 82,4, tra i quindici più longevi…
nel 2022 il dato è pari a 82,56 ed il paese è scalato al 20° posto.
Le differenze in termini di vita media dipendono da molteplici aspetti quali, tra gli altri:
condizioni socioeconomiche (PIL pro capite, livello di istruzione, etc.)
sanitarie (incidenza delle mortalità, delle epidemie, possibilità di accesso alle cure, etc.)
politiche (presenza di guerre, conflitti, etc.)
La rappresentazione della popolazione italiana per sesso e fasce d’età del 1861 ha effettivamente
la forma di una piramide, quella del 2011 ha invece una forma diversa, assai simile a quella di
una botte in quanto il numero dei bambini è diminuito, quello degli adulti è aumentato.
Tale forma è la rappresentazione grafica dalla quale si può dedurre la riduzione del tasso di
natalità e l’allungamento della vita media.
31/03/23
La toponomastica
1. è lo studio fondamentale linguistico dei toponimi o nomi di luogo, sotto l’aspetto
dell’origine, della formazione, della distribuzione, del significato.
2. è il complesso dei toponimi di una lingua, di un dialetto, o di un’area geografica
fisicamente o amministrativamente delimitata (della Sicilia, dell’Alto Adige…).
L’influenza della lingua sul rapporto tra uomo e territorio è evidenziata dai toponimi, nomi di
luogo che testimoniano la presenza di determinate popolazioni insediate in un territorio.
L’attribuzione di un nome a una parte della superficie terrestre è l’espressione di una cultura e
insieme un prodotto sociale, che identificando i singoli luoghi permette alla collettività di
individuarli e di costruire una geografia simbolica del proprio territorio.
La scelta dei toponimi esprime in modo chiaro il senso di appartenenza di un gruppo nei suoi
confronti.
Le società legano al suolo il proprio linguaggio attraverso i toponimi, rappresentano la propria
identità e descrivono l’ambiente che li circonda, manifestando una stretta relazione tra i luoghi
e chi li vive.
I toponimi tendono a sopravvivere, seppure modificati, alle lingue che li hanno originati: negli
USA, ad esempio, molti toponimi sono di origine francese, sebbene tale lingua sia pressoché
scomparsa in tale Stato, mentre in Italia sopravvivono toponimi delle lingue soppiantate dal latino.
I toponimi possono cambiare in seguito a trasformazioni politiche.
In Africa ad esempio, in seguito alla decolonizzazione e all’indipendenza molti stati cambiarono il
loro nome.
È il caso della Rhodesia, che prendeva il nome dal politico britannico Cecil Rhodes; ottenuta
l’indipendenza, lo Stato mutò il suo nome dando origine alla Zambia e allo Zimbabwe.
Con la conquista del continente americano, gli Europei hanno attribuito nuovi toponimi a luoghi che
ne avevano già di propri.
È il caso ad esempio dei Grandi Laghi, di cui il progetto “decolonising cartography” ci propone i
toponimi originari dati dalla popolazione degli Anishinaabe.
Le isole Falkland (nome inglese) / Malvinas (nome spagnolo), un arcipelago dell’Atlantico
Meridionale, sono territori d’oltremare del Regno Unito, che se ne dichiara sovrano dal 1833.
Le isole tuttavia sono rivendicate dall’Argentina, che le considera tutt’ora parte integrante del
proprio territorio nazionale.
Sono state oggetto di un conflitto tra Argentina e Regno Unito nel 1982.
(emergono
studi sulla
riscoperta dei
toponimi celtici
per esempio
delle zone più
occidentali del
Regno Unito
che sono stati
sostituiti dai
toponimi
anglosassoni)
Toponomastica e turismo
La creazione di toponimi ex novo è associata ad una fase di sviluppo del turismo soprattutto negli
anni del boom economico, tra gli esempi: Costa Azzurra, Costa del Sol, Lignano Sabbiadoro,
Riviera delle Palme, Riviera dei Fiori, English Riviera, Costa Smeralda.
Toponomastica ligure
In seguito alla fine della guerra, Via Carlo Felice a Genova divenne Via 25 Aprile (il nuovo nome
celebra la data in cui Genova si liberò dai nazifascisti).
Secondo il geografo Pietro Barozzi possiamo distinguere i toponimi secondo questo schema:
Clima e posizione (Vallecalda, Apricale)
Natura e aspetto del territorio (Ciappa, Crosa, Libiola, Moglia)
Oronimi (Costa, Carmo, Alpe, Penna, Bricco, Poggio)
Idronimi (Valle, Fosso, Fontanafredda, Acquafredda, Canale, Acquaviva, Acquamorta)
Fitonimi (Carpeneto, Castagnabuona, Frassineto, Croce dei Fo’, Gorra, Mortola, Brughea)
Zoonimi (Tana d’Orso, Porcile, Caprile, Lorsica, Costalovaia, Fossalupara)
Attività umane (Fascia, Fasce, Ronco, Prato, vigne, Orti, Scabbie)
Toponimi storici (Vittoria, Guardia, Crocefieschi)
Toponimi derivanti dall’artigianato e dalla paleoindustria (Mulinetti, Carbonara,
Giassea, Ferriere, Calcinara, Mola)
03/04/23
Le piramidi della popolazione
Si tratta di un istogramma a canne d’organo giustapposte nel quale sull’asse delle ascisse è
rappresentata la popolazione (solitamente in %), divisa tra maschi (lato sinistro) e femmine (lato
destro), e su quello delle ordinate sono rappresentate le fasce di età, solitamente di cinque anni.
Al variare della distribuzione della popolazione tra le fasce di età varia anche la forma del grafico.
Quando la piramide fu inventata tutte le popolazioni erano composte in prevalenza da bambini e
da giovani e da pochissimi anziani e proprio per tali caratteristiche aveva una base molto
allargata e un vertice decisamente sottile.
Il caso italiano
La rappresentazione della popolazione italiana per sesso e fasce d’età del 1861 ha effettivamente
la forma di una piramide, quella del 2011 ha invece una forma diversa, assai simile a quella di
una botte in quanto il numero dei bambini è diminuito, quello degli adulti è aumentato.
Tale forma è la rappresentazione grafica dalla quale si può dedurre la riduzione del tasso di
natalità e l’allungamento della vita media.
Anecumene
Complesso delle terre emerse che per le loro condizioni di suolo, di clima e di posizione
sono inabitabili dall’uomo (buona parte delle regioni artiche, delle zone desertiche, delle fasce
più elevate delle montagne).
Sub-ecumene
Zona territoriale di transizione, intermedia tra l’ecumene e l’anecumene, nella quale l’uomo
trova condizioni più o meno sfavorevoli che consentono un’abitabilità non continua ma
saltuaria (vita nomade).
Popolamento e marittimità
Le aree costiere sono di norma assai più popolate di quelle interne che a loro volta registrano
insediamenti più limitati.
Le zone anecumeniche occupano infatti grandi estensioni all’interno dei continenti.
Quasi il 70% della popolazione mondiale vive a meno di 500 km dal mare, che si ragioni sia in
termini di valori assoluti sia in termini di densità.
Le maggiori concentrazioni di popolazione sono entro una fascia che non supera i 20 km dalle
coste.
I litorali hanno sempre esercitato una forte attrazione, salvo che non vi siano state condizioni
eccezionali quali deserti costieri, presenza di parassiti, presenza di aree paludose, ecc.
L’accessibilità ha sicuramente giocato un ruolo di primaria importanza, soprattutto nei periodi delle
grandi conquiste e dei movimenti migratori.
La vicinanza alle coste è sicuramente strategica per diversi motivi: il ruolo geopolitico e le attività
legate al mare quali pesca e commercio.
Popolamento e altitudine
L’altitudine ha solitamente una relazione inversa rispetto al popolamento, esistono però delle
eccezioni, rappresentate da:
Africa centrale e orientale: una numerosa popolazione è insediata nelle regioni interne
dei grandi laghi (dai 1.000 ai 2.000 m)
altopiano etiopico (dai 1.000 ai 3.000 m)
parte settentrionale della cordigliera andina
Nella fascia intertropicale l’altitudine può trasformarsi in un fattore favorevole, mentre lungo le
coste tropicali umidità ed elevate temperature possono essere un fatto negativo per
l’insediamento, nelle terre alte il clima è più secco e mite, quindi più favorevole all’insediamento.
Sono diversi i casi di città interne: La Paz (3.640), Quito (2.850), Città del Messico (2.300), Adis
Abeba (2.360), Nairobi (1.660).
Nelle terre alte pari al 15% delle terre emerse è insediato comunque il 7% della popolazione,
con una densità media di circa 20 abitanti per kmq.
L’insediamento in tali aree risulta piuttosto complicato, l’acqua scarseggia e talvolta gli uomini
possono avere problemi fisiologici proprio legati all’altitudine, ciò nonostante:
alle falde delle catene montuose, nelle aree pedemontane, ad esempio in America sono
sorte anche città di una certa importanza come Atlanta
anche ai piedi delle Alpi e dei Pirenei si trovano aree popolose
Sicuramente la presenza di giacimenti minerari o terre fertili come in Asia e in America latina
agevolano questo tipo di popolamento.
I poli secondari
Vi sono altri poli di concentrazione demografica, si tratta normalmente di zone più compatte, in
generale circostanti alle grandi metropoli, che mostrano diversi gradi di affollamento, soprattutto
nei paesi meno sviluppati.
Tra questi:
costa californiana: una fitta serie di città, da Sacramento sino a Tijuana, includendo San
Francisco, Oakland e Los Angeles
grandi aree metropolitane dell’America latina: intorno a città plurimilionarie come Città
del Messico, Bogotá, Caracas, San Paolo, Rio de Janeiro, Lima, Santiago de Cile, Buenos
Aires
Golfo di Guinea: in Africa, dal Senegal fino al Gabon e al Congo, accorpa una quindicina
di paesi come Nigeria e Costa d’Avorio, con importanti città e aree costiere ad alta densità
Delta del Nilo e Medio Oriente: soprattutto la conurbazione de Il Cairo e la regione del
basso delta nilotico, includendo parte di Israele, Giordania, Siria, Iraq, Iran e Turchia, anche
se in termini strettamente geografici il paese non può considerarsi appartenente al Medio
Oriente
Africa centrale e orientale: regioni interne di Uganda, Kenya, Ruanda, Repubblica
democratica del Congo, Burundi, Tanzania e Mozambico, e città come Kampala (Uganda),
Nairobi (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania)
Africa del sud (Sudafrica): lungo le coste e soprattutto intono alle grandi città come Cape
Town, Durban, Pretoria e Port Elizabeth, ma anche in estese zone minerarie
(Johannesburg e Soweto) e rurali all’interno dell’area
Costa meridionale e orientale dell’Australia: con forti concentrazioni intorno alle
principali città, da Adelaide e Melbourne, fino a Canberra, Sidney e Brisbane e, in misura
più ridotta, l’isola di Tasmania intorno alla capitale, Hobart
La densità aritmetica
Se la popolazione viene misurata in termini di spazio occupato si parla di densità di popolazione.
La densità è il numero di abitanti in media presenti in un chilometro quadrato di superficie.
La densità calcolata in questo modo è detta densità grezza o aritmetica: non esprime situazioni
reali ma teoriche.
Essa viene calcolata rispetto a confini di carattere amministrativo e non tiene pertanto conto di
situazioni geomorfologiche e ambientali che talvolta possono essere assai differenziate.
La densità fisiologica
La densità aritmetica può quindi essere ingannevole poiché la popolazione non è distribuita sul
territorio in modo uniforme.
Per ovviare a questa problematica, alcuni demografi hanno proposto di calcolare la densità
fisiologica, ovvero il numero di abitanti rapportato all’unità di superficie delle terre agricole
produttive.
Anche la densità fisiologica ha comunque grandi margini di errori ed i risultati e sono quindi
discutibili.
In ogni paese o regione del mondo ci sono terre più o meno produttive, alcune danno grandi rese,
altre sono meno produttive ma sono adibite a pascolo.
La produttività agricola è inoltre strettamente correlata all’affollamento della popolazione e allo
sviluppo tecnologico che consente di ottenere rese sempre più elevate.
14/04/23
Le città europee
In molte città del vecchio continente sono presenti tracce della loro conformazione antica o
medievale, come ad esempio resti di mura, chiese, piazze, un'alta densità di edifici dalle altezze
moderate e un reticolo irregolare di strade piuttosto strette.
Nelle città dell'Europa occidentale queste caratteristiche hanno dato vita a una specifica forma
urbana, frutto dell'interrelazione tra diverse forze economiche, istituzionali e socio-culturali.
È possibile individuare alcune caratteristiche principali delle città europee
1. conformazione adatta a circolazione pedonale o in bicicletta, centri chiusi al traffico
2. trasporto privato più costoso
3. mezzi di trasporto pubblico economici e diffusi
4. abitazioni di proprietà non molto diffuse (in particolare nel centro-nord Europa)
5. forte attaccamento verso edifici storici e di pregio che ne ha favorito la conservazione
6. quartieri centrali occupati da residenze, oltre che uffici e servizi
Le città nordamericane
Si distinguono da quelle europee perchè meglio rispondono ai modelli precedentemente esposti.
Nate come città pioniere, si sono sviluppate molto rapidamente e in pochi casi conservano un
centro storico.
Nelle aree centrali si segue il principio della massima utilità dell'uso dello spazio: piante a
scacchiera ed edifici elevati, come nel caso di Manhattan.
In periferia si trovano invece vasti quartieri di abitazioni mono o bifamiliari.
Exopolis
In passato le città erano dominate da un centro urbano funzionale, caratterizzato da un paesaggio
simbolico (grattacieli, piazze).
Oggi l'urbanizzazione verso le aree periferiche contribuisce a creare regioni metropolitane.
Oggi il centro di Los Angeles non è più in città, quanto nei sobborghi di Orenge Country, il corridoio
tra Malibu e Long Beach, la valle di San Ferdinando o San Bernardino.
Exopolis indica un processo contrario a quello di accentramento.
Flexicity
I cambiamenti nella geografia economica della città hanno cambiato la geografia di Los Angeles: le
grandi aziende si sono spostate dal centro alla periferia, creando i cosiddetti "technoburbs".
Cosmopolis
Movimenti globali di capitale, persone e commercio hanno salvato il centro (downtown)
dall'estinzione.
Il centro ha attratto immigrati (Messicani, Cinesi, Coreani, Vietnamiti, Armeni, Guatemaltechi,
Filippini). Stimolata da questi nuovi arrivi, si è stabilita una piccola manifattura (gioielleria, tessile)
nell'ex Central Business District.
Metropolarities
Los Angeles è un caso esemplificativo delle crescenti diseguaglianze nel mondo tra chi ha e chi
non ha, per cui assistiamo ad una polarizzazione della ricchezza.
Quartieri residenziali come Bel Air o Beverly Hills coesistono con aree povere che hanno molto in
comune con quartieri dei paesi in via di sviluppo, localizzate nella parte centro-meridionale della
città.
Carceral Archipelagos
A causa di crescenti disordini e violenza, Los Angeles è diventata una sorta di città fortezza basata
sui sistemi di sicurezza e di sorveglianza.
Polizia privata, dispositivi di sorveglianza ad alta tecnologia e "gated communities" sono necessari
per preservare questo delicato equilibrio.
Simcity
Le strade suburbane e gli shopping malls di Orange Country e Irvine ricordano quasi delle repliche
reali di alcuni sobborghi modello delle serie TV, facendo sembrare Los Angeles una città dei sogni
("dreamscapes") e "iper -reale".
Slums
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN Habitat):
le Slum sono multidimensionali per natura ed è complesso identificarle secondo uno o due
parametri
le Slum sono un concetto relativo e dipendono anche dalla percezione e dalla prospettiva
dell'osservatore
data l'alta varietà di criteri con cui si può definire una Slum anche nell'ambito della stessa
città, non esiste una definizione universale
le Slums cambiano repentinamente e così cambiano i parametri per identificarle
Si può definire Slum Household un'abitazione in zona urbana, abitata da uno o più gruppi di
individui dove mancano uno o più dei seguenti servizi.
1) alloggio durevole (durable housing): una struttura permanente che protegge dagli agenti
climatici esterni
2) spazio sufficiente: non più di tre persone per stanza
3) accesso all'acqua: acqua in quantità sufficiente, economica e facilmente reperibile
4) accesso a impianti igienico-sanitari: un bagno privato o condiviso con un numero basso
di persone
5) sicurezza abitativa: sicurezza abitativa de facto o de jure e protezione contro eventuali
sfratti
Secondo le Nazioni Unite, circa un miliardo di persone in tutto il mondo vive in Slums, un numero
che si prevede duplicherà nel 2050.
17/04/23 e 21/04/23
Densità della popolazione mondiale per area
Sovrappopolamento
Squilibrio tra popolazione e risorse che si verifica se:
aumento naturale popolazione comporta caduta del tenore di vita
incremento lavoratori provoca diminuzione produttività
tecnologie sviluppatesi lentamente
È un fenomeno qualitativo non quantitativo, che dipende più che dall’alta densità di abitanti, dal
grado di sviluppo tecnologico.
Sotto popolamento
Squilibrio tra risorse e popolazione derivate da:
Minimo economico = numero abitanti insufficiente per valorizzare le risorse disponibili
Minimo biologico = società chiusa, pochi scambi demografici, numero ridotto di abitanti
Grado di densità
ZONE A BASSISSIMA DENSITA’ = meno di 1 ab/kmq
ZONE A BASSA DENSITA’ = meno di 10 ab./kmq
ZONE A DENSITA’ DEBOLE = 10-50 ab./kmq
ZONE A DENSITA’ MEDIA = 50-100 ab./kmq
ZONE A DENSITA’ ALTA = oltre 100 ab./kmq
Le migrazioni
Saldo totale della popolazione o demografico e saldo migratorio
Il saldo totale della popolazione (o saldo demografico) è dato dalla somma del saldo migratorio
e il saldo naturale.
Il saldo naturale della popolazione è dato dalla differenza tra il numero di nati vivi e il numero
di decessi intercorsi in un determinato anno.
Il saldo migratorio è l’eccedenza o il deficit di iscrizioni per immigrazione rispetto alle
cancellazioni per emigrazione intercorse in un determinato anno.
Tasso migratorio
Il tasso migratorio totale è il rapporto tra il saldo migratorio e l’ammontare medio annuo
della popolazione residente in una determinata area, per mille.
La mobilità
La mobilità è sempre stata una delle caratteristiche salienti della specie umana.
Sin dalle origini l’uomo, spinto da necessità contingenti, si è spostato:
colonizzando nuove terre
cercando di migliorare le proprie condizioni di vita
modificando l’organizzazione dello spazio terrestre
L’uomo ha sempre cercato di acquisire nuovi spazi utili alla sua sopravvivenza e di piegarli alle
proprie esigenze.
Il concetto di movimento
Il movimento:
cambia gli esseri umani e il modo in cui essi vedono sé stessi
trasforma i luoghi (sia quelli da cui gli esseri umani emigrano sia quelli in cui immigrano)
accelera la diffusione delle idee e dell’innovazione
intensifica l’interazione
trasforma le regioni
Rifugiati ≠ Migranti
Il termine rifugiato ha un significato giuridico ben preciso.
Lo status di rifugiato è sancito e definito nel diritto internazionale dalla Convenzione di
Ginevra del 1951, viene riconosciuto a quelle persone che non possono tornare a casa
perché per loro sarebbe troppo pericoloso e hanno quindi bisogno di trovare protezione
altrove.
Lo status di rifugiato riconosciuto e definito internazionalmente conferisce diritti giuridici.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite peri Rifugiati (in inglese United Commissioner for
Refugees – UNHCR) e gli Stati devono distinguere tra rifugiati e migranti, che possono essere
poveri e disperati, ma non sono qualificati con questo status.
Quando il rifugiato soddisfa i criteri ufficiali …il rifugiato acquisisce tutta una serie di dritti,
compreso quello all’assistenza.
Tale assistenza può essere estesa per decenni e divenire la base stessa di un modo di vivere
(in Giordania i rifugiati palestinesi si sono integrati nella vita nazionale e sono considerati rifugiati
permanenti; in Libano invece altri palestinesi attendo il reinsediamento in campi, ma sono
considerati rifugiati temporanei).
La migrazione a tappe
Si parla di migrazione a tappe (o per gradi o per fasi) quando lo spostamento avviene in modo
graduale.
Ad esempio, una famiglia di contadini brasiliani tenderà a trasferirsi:
in un villaggio
poi in una piccola città vicina
poi in una grande città
infine in una metropoli come San Paolo o Rio de Janeiro
A ogni tappa della migrazione interviene una nuova serie di fattori d’attrazione….non tutti i migranti
comunque compiono le stesse tappe….lungo qualsiasi via di migrazione un migrante valuta i fattori
di esplosione e attrazione.
Esempio degli afroamericani che dopo la prima guerra mondiale negli Stati Uniti migrarono verso
Nord per cercare lavoro a Chicago o Cleveland…molti però trovarono occupazione lungo il
percorso e rimasero a Saint Luis e a Cincinnati.
I fattori attrattivi
Possono essere di tipo:
fisico (vicinanza e raggiungibilità)
personale (presenza di familiari e di connazionali)
culturale (comunanza di lingua e/o usi e costumi)
economico (possibilità di trovare un lavoro, etc.)
Spesso però le informazioni che i migranti acquisiscono sono decisamente soggettive e quindi
corrispondenti solo in minima parte alle loro aspettative, così come alle condizioni oggettive nella
destinazione prescelta.
Si tratta di un problema piuttosto importante che talvolta contribuisce al difficile inserimento presso
la comunità di accoglienza.
I fattori di espulsione
Quali sono i fattori che aiutano i migranti a scegliere una destinazione?
Generalmente è una combinazione di più fattori e non un solo fattore che induce a decidere.
Ogni fattore può essere di espulsione (quindi indurre il migrante a lasciare il paese d’origine)
oppure di attrazione verso il nuovo...quale sia il più importante dipende dal migrante e dalle
circostanze.
…l’Europa
I punti di partenza e di arrivo delle migrazioni variano nel tempo…ad esempio l’Europa fu
continente di emigrazione per tutto il XIX secolo e per parte di quello successivo.
In questo lasso di tempo furono 60 milioni gli individui che si spostarono nei cosiddetti Nuovi
Mondi.
La popolazione del Vecchio Continente era infatti interessata da un eccezionale sviluppo
demografico… ed era pertanto caratterizzata da tutta un serie di squilibri demografici.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata.
Immigrati e cittadinanza
Nonostante il ruolo sempre più importante giocato dai migranti per favorire l’equilibrio sociale e
demografico, negli ultimi anni in molti paesi sono entrate in vigore forti limitazioni non solo alla
possibilità di concedere loro la cittadinanza, ma anche alla mera accoglienza.
Sono sempre più numerosi, infatti, i paesi che adottano leggi restrittive che al massimo
prevedono concessioni ai rifugiati o ai richiedenti asilo.
L’applicazione di politiche restrittive accompagnata dalla crisi economica mondiale e dalla
complessa situazione politica di alcuni paesi della sponda Sud del Mediterraneo (a titolo di
esempio Libia, Siria, Turchia) ha alimentato il fenomeno dell’immigrazione clandestina praticata
prevalentemente via mare.
Si tratta di un fenomeno che affonda le sue radici agli inizi degli anni Novanta quando numeri
crescenti di migranti, dietro il pagamento di cifre esorbitanti e in condizioni disumane, hanno
iniziato a intraprendere i cosiddetti viaggi della speranza imbarcandosi su mezzi di fortuna
(gommoni, vecchi pescherecci, etc.) per approdare lungo le coste italiane e greche con l’illusione
di poter accedere al cuore dell’Europa e migliorare la propria esistenza.
Nella maggior parte dei casi però questi sogni rimangano irrealizzati e quello che li attende è un
destino fatto di indigenza e, sempre più spesso, di illegalità: costretti ad accettare lavori irregolari e
sottopagati i migranti diventano infatti facili prede della criminalità organizzata.
La cittadinanza in Italia
La cittadinanza italiana è uno status del cittadino in base al quale l’ordinamento giuridico italiano
riconosce la pienezza dei diritti civili e politici.
La cittadinanza si acquista automaticamente:
per nascita: si parla di “ius sanguinis”, ovvero per discendenza diretta da almeno un
genitore in possesso della cittadinanza italiana.
Un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano;
per nascita sul territorio italiano: un bambino nato in Italia da genitori ignoti o apolidi o
stranieri appartenenti a Stati la cui legislazione non preveda la trasmissione della
cittadinanza dei genitori al figlio nato all’estero acquista la cittadinanza italiana.
È considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se
non venga provato il possesso di altra cittadinanza;
per adozione: il minore straniero adottato da cittadino italiano acquista la cittadinanza di
diritto;
per riconoscimento o dichiarazione giudiziale della filiazione: se un cittadino italiano
riconosce, in un momento successivo alla nascita, un figlio minorenne, questi acquista
automaticamente la cittadinanza italiana.
Se maggiorenne, questi conserva la propria cittadinanza ma può (entro un anno dal
riconoscimento, dalla dichiarazione giudiziale o dalla dichiarazione di efficacia del
provvedimento straniero) dichiarare di scegliere la cittadinanza italiana;
per acquisto o riacquisto da parte dei genitori: il figlio minore di chi acquista o riacquista
la cittadinanza italiana acquista direttamente la cittadinanza purché conviva in modo stabile
ed effettivo con esso.
28/04/23 e 05/05/23
Produzione energetica e mineraria
Materie prime minerarie
La centralità delle materie prime: rivoluzione industriale.
Colonizzazione del SUD del mondo.
Geografia dei fenomeni economici legati al loro sfruttamento.
Classificazione delle materie prime minerarie:
minerali metallici ferro, rame, stagno, zinco, piombo, alluminio + minerali preziosi: oro,
argento tungsteno
non metallici asbesto, mica, zolfo, salgemma (industria); nitrati, fosfati (agricoltura);
argilla, marmo, pietra (edilizia)
materie prime energetiche carbone, petrolio, gas, uranio
La distribuzione dei minerali sulla crosta terrestre è altamente ineguale: i giacimenti dipendono
dalla conformazione geologica.
Estrazione tramite miniere e cave (superficiali).
Risorse e riserve
Non tutto oggi è economicamente sfruttabile.
Allora oggi distinguiamo fra:
risorse sono i depositi indicati come probabili, ma sfruttabili a costi non competitivi o che
ancora non sono stati identificati con certezza
riserve concetto più ristretto, riferito ai soli elementi effettivamente disponibili per i quali
sussistono le condizioni tecnologiche, economiche e politiche per l’immediato sfruttamento
Detta classificazione muta nel tempo: nuove scoperte, nuove convenienze.
Carbone
Il carbone deriva da depositi legnosi di alberi e piante parzialmente decomposte accumulatisi in
ambienti paludosi tra 300 e 400 milioni di anni fa.
È il combustibile fossile più abbondante e diffuso al mondo. Secondo il rapporto R/P (riserve
produzione) le riserve di carbone potranno durare ancora 133 anni.
Dopo il petrolio, è oggi il secondo combustibile fossile e viene utilizzato essenzialmente per
produzione di energia.
Cina e India sono rispettivamente prima e seconda sia per produzione che per consumo.
Il mountaintop removal
Metodo di estrazione molto controverso.
Sebbene sia in grado di produrre proficuamente numerose tonnellate di carbone, ha massicce
alterazioni paesaggistiche e modifica i bacini a livello locale e regionale.
Si divide in 5 fasi:
1. rimozione della cima delle montagne
2. riempimento delle valli
3. estrazione del carbone
4. ripristino del sito
5. rimodellamento del terreno
Gas naturale
Miscele diverse di idrocarburi il cui componente base è il metano associato a vari altri gas
(propano, butano, pentano).
Terza fonte di energia al mondo (seconda in Italia).
Quasi il 60% del gas estratto proviene da tre soli paesi: Russia, USA e Canada.
Il gas naturale è meno dannoso per l’ambiente in quanto produce minori emissioni.
Tuttavia ha elevati costi di trasporto dovendo essere distribuito a pressione attraverso gasdotti o
attraverso navi metaniere.
Ciò comporta una commercializzazione del prodotto molto frazionata.
Le riserve mondiali accertate di gas naturale sono di circa 144 miliardi di metri cubi, per il 40%
situate in Russia.
Nonostante i suoi vantaggi, l'energia nucleare è poco utilizzata globalmente per i seguenti motivi
1. la capacità di gestire e controllare la produzione di energia nucleare richiede conoscenze e
competenze specializzate
2. la costruzione di un reattore nucleare presenti costi enormi dell'ordine di miliardi di dollari
3. le centrali nucleari richiedono complesse infrastrutture di supporto, quali generatori di
corrente, siti appropriati per lo stoccaggio delle scorie (che possono essere radioattive per
100.000 anni) e la loro gestione e altre strutture
4. inoltre la produzione di energia nucleare è soggetta a rischi catastrofici
Una storia di disastri
Chernobyl
Il 26 Aprile 1986 l'esplosione del reattore 4 libera un'enorme quantità di grafite e provoca un incendio che
disperde nell'aria isotopi radioattivi.
Nei giorni successivi la nube radioattiva attraversa tutta l'Europa.
Il conteggio delle vittime è ancora oggi controverso:
il Chernobyl Forum ha stimato 4.000 morti per leucemie e tumori su un arco di 80 anni
il Partito Verde Europeo sostiene che le morti presunte siano almeno il doppio, tra 30 e 60mila
morti in eccesso nella popolazione mondiale dopo il disastro
Fukushima
Il 24 Maggio 2011 si verificò in Giappone un terremoto, seguito da uno tsunami le cui onde colpirono in
pieno la centrale atomica di Fukushima con conseguenti gravi danni alla centrale e fuoriuscita di radiazioni.
Nei giorni successivi 184.670 abitanti in un raggio di 40 kmq furono evacuati.
L'area contaminata secondo il governo giapponese è estesa 13mila kmq (metà della Sicilia).
Il nucleare in Italia
In Italia il primo Piano Energetivo Nazionale (PEN) varato nel 1975 prevedeva la costruzione di
diverse centrali nucleari.
Furono costruite quelle di Latina, Sessa Aurunca (CE), Trino (VC) e Caorso (PC).
In seguito all'incidente di Chernoby, nel 1987 furono promossi ben 3 referendum nei quali circa
l'80% dei votanti si dichiarò contrario al nucleare. Le centrali funzionanti furono chiuse.
Nel 2011, dopo l'incidente di Fukushima, in un nuovo referendum abrogativo si mise
definitivamente fine al programma nucleare italiano (94% votanti favorevoli).
L’energia da biomassa
La biomassa è l'insieme del materiale organico non fossile di un ecosistema, che
comprende la massa animale e vegetale, i suoi scarti e i suoi residui.
Esistono due modi di ottenere energia dalle biomasse:
1. diretta = bruciare il materiale non trattato e usare l'energia per il riscaldamento
2. indiretta = conversione della biomassa in gas (biogas) o combustibile liquido
(biocarburante)
La biomassa è il principale tipo di risorsa rinnovabile utilizzata nel mondo.
Gran parte della domanda è associata al suo utilizzo come combustibile per cucinare (legna da
ardere, sterco, torba), con grossi problemi legati alla deforestazione.
L’energia idroelettrica
Sfruttata a livello globale per meno di 1/3 del suo potenziale, riguarda essenzialmente aree della
Cina, Russia, America Meridionale, l'Himalaya, il Canada e le Alpi.
Su base pro capite il Nepal ha uno dei maggiori potenziali idroelettrici nel mondo.
Le grandi dighe tuttavia pongono grossi problemi ambientali sconvolgendo gli ecosistemi e
l'economia delle comunità locali.
Oggi le piccole strutture idroelettriche (PSI) costituiscono un'alternativa sostenibile alle grandi
dighe.
Energia eolica
Il sole può essere considerato anche la fonte dell'energia eolica, dato che i venti sono causati dal
riscaldamento irregolare della superficie terrestre.
Le turbine eoliche convertono l'energia prodotta dallo spostamento delle masse d'aria in elettricità.
Per essere sfruttato a fini commerciali l'eolico prevede la costruzione dei cosiddetti parchi eolici
come la Rampion offshore windfarm in Regno Unito.
L'energia eolica sta crescendo rapidamente ma costituisce ancora una quota minore della
produzione energetica mondiale con l'eccezione della Danimarca, che ha affidato all'eolico il 20%
della propria energia negli ultimi anni.
Energia geotermica
Deriva dall'interno della Terra.
Alte pressioni combinate al lento decadimento radioattivo di elementi del nucleo del pianeta
producono enormi quantità di calore che vengono assorbite da materiali rocciosi sottostanti.
Lungo le fratture della crosta terrestre, come in Islanda, è possibile trovare acqua e materiali
rocciosi estremamente caldi (fino a 150 gradi ad una profondità di circa 3 km).
L'energia geotermica viene sfruttata tramite centrali per estrarre l'acqua calda (in Islanda più
dell'80% delle abitazioni vengono riscaldate con la geotermia) e per produrre energia (25% della
produzione energetica islandese).
La produzione di energia geotermica è relegata a una manciata di paesi tra cui Stati Uniti,
Filippine, Messico, Italia, Indonesia, Giappone, Islanda e Nuova Zelanda.