m:
.
...
** I
GIRO
DEL MONDO
DEL DOTTOR
D» GIO= FRANCESCO
gemelli carer i.
T^LRTE TRI
Contenente più ragguardevoli
le cafe
vedute
NELLA TURCHIA»
!
IN NAPOLI,
Nella Stamperìa di Giufeppe Rofelli. 1699^
Con licenza de Superiori •
’
SAlitis efi Mundum peragràre ,
qtiam ipfummmet pofiìdere*
Scalig, Prova b. Arabia
ALL’ECCELLENTISS. SIG.
DON LUIGI
DELLA C£RDA,ED ARAGONA»
Duca di Medina- Celi, Mie ala , Segorbe, tardona,
Derma , &c. Conte d’Mmpurias , Marchefe
di Denia , e Cogogliudo,&c. Trefidente
, Viceré
del Coniglio di Ordini , e
Capitan Generale del Regno
di T^apoli, C're.
LCCELLENTISS. SIGNORE.
&ON fembri tono a
V. E* fe onorando
con benigno fguardo
i miei fogli » olferve-
là, che dalla toga di Aftrea feci
a 3 paf-
pa(Ta ggio al ùjo di Bellona, ed
indi all’ abito di peregrino,- poi.
chè avendosi ne* legali cimenti,
come ne* militari fperimentata
troppo maligna Ja mia ftella.,,
penfai mutando cielo, mitigare
in parte il rio influflo . E quan-
tunque la lunga peregrinazione
di varj,edifjftrofi accidenti for-
nita, non mi abbia refo immu-
ne da’ perigli ; tuttavolta meno
rigida in viaggiando esfi meco
portata la fortuna ;
conciofsia-
cofachè alla Divina Provviden^
za piaciuto fia di ferbarmi per
teftimonio delie fue mirabili ope-
re, che nel Giro del Mondo me- ,
glio, che in un’angolo della Ter-
ra fi ammirano Ora fcampato da'
.
nau-
naufragi, fono al porro del for-
tunatiffimo Regno di Napoli, che
da V. E. cori tanca virtù, e con
tanta felicità fi governa, che-*
quando era eziandio in contra-
de rimotiffìme dal noftro Polo,
Pentiva il dolce Nome , e le di
lei alte imprefe rifuonar fra* Bar-
bari ile ffi , cui non era fconofciu-
ta la fua Reai Cafa, ed il fuo Reai
cofturoe, e fpecialmente quello
di far, che un Regno teftè di-
magrato Tubi ta mente ri
n graffai
fe,ed infilante riforgeife il me-
rito opprefio dal pcfo dell’oro,
di cui V. E. a differenza d’ al-
tri ,
fuole riempire i pubblici
Erarj non le proprie caffè-*.
, e
Onde non illuplfco, ledi V. E,
a s me-
medefima non degenerante da-
gli Avoli , a Ior Tomiglianza , in_»
tutte le lingue , e predo tutte le
Nazioni fi faccia immortai me-
moria 5 e feformanfi da per tut-
to ragguagli delle tante > e sì rare
qualità , che fregiano la coro-
na de’ Tuoi meriti, ed accrefcono
il doviziofo patrimonio delle fuc
laudi. Emmi pertanto manca-
to l’animo di farne parola in,
quello foglio, col quale ho pen-
fato di dedicarle lamia divozio-
ne ed infieme il primo tomo de*
,
miei ultimi viaggi, ove feorge-
rà delineato 1‘
avanzo di qual-
che Monarchia di quelle, che
perfuaehzione tanto ben fi de-
fcridero nella eruditidìma Ac-
,
cademia comporta nel proprio
filo Palagio
de* migliori S ug-
ge tri della Repubblica Letteraria.
Or non tributandole componi-
mento eroico (rtccome farebbe
quello delle fue maravigliofe ge-
ile , e de’ funi ) le offero con pro-
fondità di olfequio una raccolta
di curiofe , e dilettevoli notizie
con cui ella fuole foventemen-
te follazzarlì ne* momenti , che
le reftano all* applicazione del
grave governo E fe non fa-
.
ranno degne del fuo gradimen-
to. le mie fatiche , fpero, che.
la farà l’ argomento di quelli
miei peregrini racconti, che-»
mi hanno aperta la ftrada ad
umiiillimamente inchinarla , c-
a 4 rive-
rlverentiflìmamente fòfcrivernn
Di V, E.
Napoli a di ^.Settembre 1699.
TJmiliffimo , e divoriamo Servidore
Gioì Frantefco Gemelli C averi.
j
GIOSEF-ANTONIO GVERRERI
A CHI LEGGE.
L fine d’indugiartì alquanto prima di leggere la
preferite opera, non è altramente quello di lodar
I l'autore, che molto agevol cofa mi farebbe
perocchè potrei .adempirlo in poche parole, con adattare
; ìm-
a lui l'elogio, che nel principio àcll’Odìffea. fece Omero
ad Vliffe,
TIo/ìa>i> <T' àv$p tiiruv iS' <m àrea, k,' vóov eyvu.
^tvvegnacchè mio credere altri non fìa fiato giam-
al
mai, che intraprendeffe un sì lungo, e capriccìofo viag-
gio ; avendo egli in altre ifole , che delle Sirene , c di
Ogigia approdato 5 ed altri popoli veduti che Lotofa-
gi , e Lestrigoni 5 ed ejfcndofi in altri feoglì abbattuto
che di Scilla,e Caribdi. Ma
mio feopo è di av-
l'unico
non dirà cofa, che non
vertirti, che il nofiro Scrittore .
abbia co’ propri occhi ragguardata 5 ed in ciò , che di
veduta non può render tefiimonio , ferviraffi dell’ au-
torità di quei, che lo bau veduto . Leggendolo poi,
.rare notizie ritrarrai degl’lmperj, e Ideami men cono-
fciuti , e colla lor grandetta intenderai i dogmi , clu
cerimonie di molte fette, le leggi del governo così in,
pace, come in guerra, le rendite, i tributi , li co fiumi,
gli abiti, le monete, le fabbriche più magnìfiche, e tutto
ciò, che la terramare, e l’aria produce di ctirìofot
, il
con tramifebiarvi qualche loro Iconìfmo, per renderne
più paga la mente, e la villa . Sa egli bene , che alcu-
ni
j
A CHI IKGGE.
ni non nfciti ancora dal propio nido, fot per avere offer-
iate poche carte geografiche, o letta qualche rela-
zione , filmano dì avere acquifilato un perfetto conofci «
mento dc’pacfì filranicri; per lo che di leggieri addivie-
ne, che gli altrui rapporti , che non conformanft allo fi li-
dio, che ne han fatto, cbiamanfiì da cofiloro
Sogni d’infermi e fole di romanzi:
,
.
come fe il tratto d’immaginarie linee pojfa in pochi fo-
gli efprimere al vivo e gl’intrighi de’viaggi , t la jira-
v aganza de' Climi, e le maraviglie della Tintura , e_>
dell’ -Arte, che tratto tratto nuovi arcani ci difeuopre,
o pure come fe unicamente da’ libri, che han veduti , le
Vere cognizioni raccolganfi , ed ogni altro avvifo notij
mero ritrovamento di chi ferire . Sì che fa me-
fia, che
fticreaver l’animo fgomhro di ogni paffione , e non am-
mettervi alcuno anticipato pregiudicio, che eglino avefi
fero con afiiofi difeorfi tentato d'ivfinuarti . Quefloì
quanto defideràfi da chi per ijlr nini delle contezza di
noi affatto lontane, in cinque anni , e mezzo di pcregri-
naggio,fi è poflo più fiate al rifebio di rimaner preda de*
fifa, o di fiere, o dì uomini più che felvaggì . Egli fi-
nalmente, effondo p.er natura ed in fatti , ed in parole
comunicabile ha Voluto fenvere con J'cmpltcità di filile
come amica del vero , che abborrifee ogni figura om-
breggiata dall’ arte j ne pretende acquifiìarfii nome di
buono, ed ornato parlatore , ma di J\elator veridico , ei
accorto . Gradifci adunque l' '-w er timento , fofpendi
il giudicio fino al fine dell’opera , e rimanti con Dio*
T^apoli adì 2 $. di Settembre 1699,
INDIO
DE CAPITOLI *s
I?
V\
r
é*
H«s
LIBRO PRIMO. fj*-
Cap. I. Aufe > che indurerò l'Aut torca
'viaggiare , ? ciò , che gli avveri-''
ve da che partì da Napoli fino a Meffìna-»» i
pag.i.
Cap.II .Brieve defcrizione di Meffina^e dì tutA
to ciò che •vide fino a Malta. p. 9.
Cap.lll.N avigazionefino ad AleJJadria.p.29.
Cap.IV.S7 narra la navigazionefui Nilo e fi ,
defcrive il gran Cairo, p.3 8 - -
Qa^.V. Relazione de' Padri F. Giacomo Albani ,
e Fra Giufeppe Maria di GeruJalemme^Ri-
far-
}
INDICE
formati Francefcan't-, e Mijffonat\ydì ciò cht «,
<videro nel loro viaggio, p.72.
Cap.Vl.Si deferivano le tiramidi d’Egitto yt
mummie del Deferto, p. 94.
Cap.VII. Continuazione del viaggio > ed arri •
voin Gerufalemme. p. 1 ir.
Cap. VHI.Si deferivo Gerufalemme , e i Santi
Luoghi. p.i 2 i.
Cap. IX. Ritorno in Aleffandria per lo Jlejfo
cammino, p. 1 69.
Cap.X. Della Religione sgoverno , coffumiy
abiti, frutta , ed aria di Egitto, p.i 79.
LIBRO SECONDO.
Cap. 1*0 I notano le cofe più ragguardevoli
vedute nell' ìfole di Rodi, Stanchio,
Scio ,
e Città di Smirne. pag. 184-
Cap.II Si narra il viaggiofino adAdrianopoli
dejcrivendo/ì quella Città , e oltre acciò l’
!
fo-
le di T etiedos , e Metilene, e la Città di Gal-
lipoli. p. 224.
Cap. III.
Si deferivono i differentiflati di Cor-
tigiani^ perfone , chefervono nella Corte Ot-
tomana, p. 2/3.
Cap.
DE’ 'CAPITOLI. .
'Cap.IV.S/ narra il viaggio fino a Coftantim-
poli .p. 288.
Cap.V. Si deferivo Cofìantinopoli , efuegran-
dezze , come anche il Serraglio del Gran Si-
gnore, p.zp^.
Op.VI.S/ deferirono Santa Sofia , ed altre.*.
Imperiali M
ofehee , come anche ciò che di
/ingoiarefi ‘vede in Cojìantinopoli.p.304 .
Cap.VII. Navigazionefino a Smirne .p.336.
Cap. Vili* Cammino fino a Burfa Metropoli
della Bitinta-) e deferezione di quella Città .
pag. 3jo.
Cap.lX.Ritorno In Cofìantinopoli. p.366.
Cap. X. Religione} cofiumi > governo politico
e militare > rendite s abiti , monete , frutta,
clima > e confini dell* Imperio Ottomano .
pfag.3%1.
LIBRO TERZO.
Cap. I. f~>Ronologia efuccejfione della Mo-
>
V-/ narchia Ottomana -pag.^pp.
Cap.II. Navigazione per lo Mar Nerofino a
Trabifanda.pag.40 r.
Cap.III .Viaggiofino ad Arzcrum} 0 Rrzerom .
P*g' 4 * 4 *
1
Cap.
Qp.lV. Arrivo
indice in Arzerum , e defcrizion£
della JleJfa Città. p.424.
Cap-V •Cammmojlno a Kars con pericolo dì k
drì. pag. 4^8.
Cap.Vl .Sr/Vw defcrizione dì Kars , e proju
guimento del ‘viaggio fin fulle frontiere di
perfia. pag. 4^.
\
GIRO
. .
GIRO DEL MONDO
DEL DOTTOR
D. GIO: FRANCESCO
G E M £ L L I-
Parte Prima . Libro Primo
CAPITOLO PRIMO.
l'autore a viaggiarci e rio ,
Celtifé trb'indujfero
che gli avvenne da che pani da Tripoli
fino a Mcfjina.
E gli accidenti vari, i mo-
vimenti contrari, e leu
rtrabbocchevoli vicende
della non mai /labile, ed
invidio/a Fortuna, con_»
cui tutto dì gioftrar ne conviene, lem-
predi recarne a mi/èro, ed infelice da-
Juvcnal.
to avefler pb/Tanza; nè potdfe l’uom_, rat. xi
Temei. A fa ia
2 Giro del Mondò
favlo i fieri aflalti ,
e ['ingiurie folkncn-
donc, ,
per potere a piò
aprirli altre Vie
tranquilla vita condurli: troppo in vero
dura , e malvagia noftra condizione fa-
rebbe; nè cosi degna, e pregevole l’opra
di quelfapientiffimo Artefice , che nej
tralfe dal nulla . Sovente anch’egli luo-
le avvenire, che a gran torto di lei ci do*
chiamo; imperocché quando più ne ha
fembianza di contraria , allora a più de-
gneimprefe, ed a levarne in alto fuol’ef-
feme guidatrice; facendoci per neceflìtà
bene e valorol'amente operare . Chiarif-
fiffla teftimonianza potrà di ciò rendere
il vario tenore, c corfo di mia vita , da sì
Urani cali intralciato , che ancora la ri-
membranza me ne fpaventa ; e pure ad
effidebbo l’aver tante Terre , c Mari ve-
duto ; e fe alcuna gloria da qqefii mal
vergati fogli afpertar mi lece . Non deb-
bo già negare , che da naturai vaghezza
mollo, di gir per lo Mondo peregrinan-
do ( avvegnaché più volte fraftornato_,)
feci nel 1 686. il viaggio d’Europa, di cui
pofeia diedi alle (lampe il folo primo li-
bro; ma egli fi è anche veriflìmo , cho
queft’altro sì pericolofo , e malagevole
non altra cagione mi molle ad intra-
prendere, che ieingiufteperfecuzioni, e
.
Dei Gemelii. 3
i non dovuti oltraggile mi fu forza di
fofferire
Deliberato avendo adunque di par-
tirmi, ponendo in non caie le amore-
voli perfuafioni degli amici, i quali dal-
le infermità, in cui giaceva, prendeva-
no argomentaci diftormene : e prov-
vedutomi del bifognevole, da efiì mi ac-
commiataijfpezialmente dal Configgere
Amato Danio dal Giudice di Vicaria D.
3
Giufeppe Chaves (ora parimente Confi-
gliele») da Fr. Alfonfo Ri fi Cavaliere
Gerofolimitano,edal Dot.Lorenzo San-
dalari .
Quindi fenz’alcun’indugio inter-
porre, il Sabato ij.diGiugn. 1 69 3 . m’im-
barcai in una feluca Napoletana,per gire
in Calabria, e quindi'palfare in Levante.
Dopo 50. miglia di navigazione^,
giugnemmoìa fera a prender terra nel-
Amalfi , cosi appellata-,
la fpiaggia d’
da una Città di tal nome . Ella dee la
fua fondazione ad alcune famiglie di
Romani, che navigando verfo Coftanti-
nopoli , circa gli anni del Signore 829.
e trovando quivi ficuro porto dopo un*
impctuofa fortuna di Mare , vi fi ferma-
rono a fabbricarla , ed a farvi lor domi-
cilio. Nè mi pare punto ftrano, cornea
ad alcuni, che in fito così dirupato, c fra
2 A pre-
4 Giro del Mondo
precipitofc balze l’edificafiero; quantej
volte confiderò, che in que’ tempi, ne*
quali tutta Italia era infettata da’Barba-
ri , ciafcheduno in fito il più forte , elio
poteva,s’ingegnava allogarli. Governof-
fi da quel tempo in poi in forma di Re-
pubblicajfino a tanto chqjpon le vicende
de’tempi, ufeito il Reame di mano agl’
Imperadori Greci , divenne anch’ella.,
fottopotta a’Baroni. Oggidì gode del
Regio Demanio , e fi vede abbellita di
leggiadri edifici, che la falubritd? dell’
aria ha fatto da molte nobili famiglio
fabbricarvi.
Hift. generai
Hclas Indiar
Dee la nazione Spagnnola l'acquifto
pag.i :.at,& di un nuovo Mondo, e la Portughcfcj
* 5 *
dcll’Indfe Orientali a Flavio Gio/a Cit-
Fra yGrcgo-
rio Garrii tadino di Amalfi , come inventore, dell*
primerolib. Ufo della Calamita ; lenza la quale per •
He la origen
He Ias In- alcun conto non havrebbono potuto in-
diai cap; 4 . nolrrarfi, per l’immcnfirà di tanti Ma-
Jo:Bapr.Ni-
colos.i» tuo ri , allo feoprimenro di fconofciuti Ini- >
Herc . Sicnl. perj; ficcome niun’altro al Mondo , co-
pag.104.
si bene , e regolatamente il corfo del-
le navi, per profondi pelaghi, dirizzare.
Rende anche celebre ùl nome di A- r
malli , l’effere fiato un de’fuoi Cittadi-
ni Fondatore dell’ infigne Ordine Ge-
rofolimitano: e più d’ogni altro il ricet-
tare 1;
ELD G
emel t 1 . 5
tare nella f'ua Chlefa Arcivefcovale il
corpodel gloriofirtìmo ApoftoloS. An-
drea , quivi trafportato da Cortantino-
poli.
Non cflendo (iato tempo a
il propofi-
to la Domenica impartimmo il Lune-
di 1 5 e dopo aver navigato circa 40.
.
miglia, giugnemmo fui far della nottej
nella punta della Licofa > già detta Leu-
cofia, dove la palpammo con molta in-
comodità nell’ofteria.
Il Martedì 16. rimelfici in Mare fa-
cemmo 36. miglia finoa Palinuroj luo-
go cosi detto da un Piloro d’Enea , che >
in quella fpiaggia dicefi, cadeffe in Ma- no
re, c pofeia venuto a terra rimanere tac-
cilo da gli abitanti . In quello luogo tro-
vammo una peffima ofteria : non perche
il luogo non fufle abbondante , ma per-
che l'ofte era un perfettiflìmo comporto
di buon ladro, e cattivo cuoco*
Fatte 40. miglia il Mercordi 17. ci fer-
mammo nella Scalea , Tetra porta fu di
una rupe appiè d'altirtìnii monti dove ;
convenne trattenerci anche il Giovedì
ìS.acagion del cattivo tempo. Il Ve-
nerdì 19. ci avanzammo fino à Paola-,,
dove Porteria no^fu pùnto migliore di
quella di Palinuro.Il maggior pregio
A 3 di
.
<S Giro del Mondò
di quella Città, fi è l’eflere fiata Patria ài
S. Francefco Fondatore de' Minimi , tj
Teatro de’ più gran prodigi , che egli
avelie operati . Nei rimanente tientj
buoni edifici, e d lltl Cartello nell’ alto,
che la domina.
Il Sabato 20. fi fecero <?o. miglia, e fi
giunfe di buon’ora nel Pizzo: Terra po-
lla quali in piano fopra la fommitàd’u-
na Rocca, onde lo fguardo può ricrearli
fulle amene rive della famofa Calabria,
e fu d’uno immenfò fpazio di Mare Mi .
ci fermai la Domenica 21. a richicftadi
amicijma il Lunedi 22.prefo da elfi con-
gedo, mi poli in barca; e dopo jo.miglia
approdai nella Città di Tropea , porta in
foniigliante fito , che il Pizzo. Le fue fa-
miglie nobili hano privilegio di operar
feparate dalla plebe negli affari pubblici.
JEllendòmi quivi trattenuto il Mar-
tedi 23 per alcune bifogne;
. il Mercordi
24. pallai il Golfo , e dopo 24. miglia.,
terminai quello picciolo viaggio nella
/piaggia di Gioja Fatte calar dalla barca
.
le mìe robe , le feci condurre con cavalli
nella Terra quindi lontana un lòlo mi-
,
glio: e tuttoilGiovedÌ25. attefi nell’i-
rteffaa ridonarmi dal^ ftracchezza ca-
gionatami dal navigare
DelGemei.iv 7
IlVenerdì 26.vene da Medicina a ritro»
varrai il Dott. Abate Gio:Batt. Gemelli
mio frateUo(uomo di càdidiflìmi coflu-
mi,e di vita eseplare)il quale còduecndo
/eco icavallinecefiarj, volle in ogni còto,
che io fuffi ofpite di fua cafa quei giorni,
che mi tettavano a difporre le cofe per la
miaperegrinazione . Accettai l’invito,
e rcndutegli quelle grazie , che fi dovea-
no alla fincerità del Aio cuore; prendem-
mo il Sabato 27. infierire uniti il cammi-
no di Redicina c vi giugnemmo dopo
:
io. miglia di ftrada, prima di mezzodì.
Moltìflìmi furono coloro, che venne-
ro la Domenica 28. a darmi il ben venu-
to, e ad annunziarmi un felice viaggio,
fra gli altri D. Carlo Galli Nobile Meffi-
nefe. Il Lunedì 29. fui a caccia , invita-
to dal luogo , ch’è piano, ed abbondevo-
le di volatili. Il raedefimo avrei fatto an-
che tutto il Martedì 3 o. e ’1 Mercordì 1.
di Luglio , fe non mi fu fife flato d’uopo
difporre ciò, che bisognava alla conti,
nuazione del viaggiomon per tanto non
lafciai di andarvi il Giovedì 2. nelle cam-
pagne di Gioia , ove ebbi il diletto di uc-
cidere alcuni fagiani . Per la cattiva^
aria del luogo, me ne ritornai in, Re-
dicina il Venerdì 3 . incomodato fola-
A 4 me n-
.
8 Giro del Mondo
mente dalla ftracchezza
Confiderando poi fra me fi e fio i non
perdati pericoli , e i varj accidenti , che
in sì lùga peregrinazione poteano avve-
nirmijil Sabato 4.feci teftamento chiufo:
eia Domenica 5. dopo efiermi con fella-
to, ricevei indegnamente il Santiflìmo
Sacramento ddl’Eucariftia pregandoli ;
Signore , che coll'aiuto delia fua divina
grazia, faccflfc venirmi a fine delmio one-
fio defiderio , in sì malagevole imprefa.
Non fiatò io qui a far menzione de’ te*
neri abbracciamenti,e delle lagrime,con
cui mi licenziai da mio Fratello, per l’in-
certezza d'avere a rivederci mai più iru
vira . Per non accrefcere la fua mefiizia,
gli dilli , che avea in penfiero di palliare
folamenre in Terra Santa, cct indi far
quanto prima ritorno; quando io aveva
fermamente deliberato di nò fermarmi,
fe non dopo aver calpeftato il fuoio.del-
l’Imperio Cine/e ; e prefa , con gli occhi
propri efperienza,delle tante favole, che
inorpellate di poche verità, fe ne nar-
rano.
Ali pofi adunque in cammino il Lu-
nedi 6. per imbarcarmi in Palmi, dovo
fatte 12. miglia, giunfi prima di mezzo
di ; c fui ofpiziato lautamente da Gio;
d'Aqui-
J) E t, G EME11 I. 5)
d’ Aquino nobile dell* ifteffa Terra-» il
Dato pofcia concedo a Giacomo Ro-
hieo mio amminiftratore (ch’era venu-
to, affettucfamcnte ad accompagnarmi)
m’imbarcai il Martedì 7. per Meffina : e
traggettato, col cammino di 24. miglia,
il Canale , arrivai in quella Città prima
delle 18. ore Mi ricevè in fua cafa Giu-
.
feppe Lacquaniti nobile della Terra di
Rofarno , e quivi ammogliato.
CAPITOLO SECONDO.
Britve deferitone dì MeJJìna , e di tutto ciò
che vide fino a Malta*
Anele per l’addietro, oggi Meffina , è
Z Philjp.Fer-
limata in Valdcmone, nella parte O- iai. in L«x.
nenrale dell’Isola di Sicilia a gr. 39. eia. Geog»aph.
m.di latitud. Narrano efièrc fiata fabbri- ver-Zancle-
Orici. l.ly.
cata da Zancle Gigante l’anno del Mon- McUph.
do 1435. e che fia fiata unita all’Italia col
rimanente della Sicilia. Ella, per gli mon-
ti, che la circondano,!! è di figura bislun-
ga Ciodc del più bel Porto del Mondo,
.
per la capacitai ficurez2a;c per le vaghe
Sue rive, ornare, per più d’un miglio, di
vaghiflìmi palagi , con ugual fimmerria
fabbricati.; non eccedendoli punto i bene
a
IO Giro del Mondo
ordinati balconi di ferro l’un l’altro in al;
tezza . Quivi le navi, par che diano in fi-
cura pace in braccio alla terra lor con-
trario elemeto, tanto n’è ficuro il fondo,
loan Bapt.
onde m’ammiro, che il Tavernier , cho
Tavernier annovera fra’ migliori porti del noftro
lì b. i . 2 .par.
gran continente quello di Goa , Coftan-
cap.ij.
tinopoli,e Tolon, ponga poi in non cale
quello di Meffina, che non folo non è
inferiore a qualunque de’ mentovatijma
può dirli il primo Emporio d’Europa,
caufa del gran traffico, e paffaggio ne-
ccffario a tutte le nazioni della medefi-
ma. E’cullodita l’entrata dal Caftello
Salvadore , dalla Cittadella , e daaltreo
Fortezze .
Quanto alla Città ella è Sedia Ar-
civeicovale,e caffa di moneta del Re-
gno.Sono fioriti in lei fempremai uomi-
ni ili il (tri , e di prefcnte l’ornano profef-
fori di tutte fcienze ed una Accademia
,
di belle lettere . Le Chiefe fono affai bel-
le, i palagi magnifici , le ftrade fpaziofe,
le Dame belle , e fpiritofe, il Cielo beni'
gno , il terreno fertile, i Borghi amplif-
fimi ; e’I Mare può dirli un viva/o d’ogni
‘
qualità di pefci grati al palato. Infineu
quanto fi può defidcrare,per lo comodo
vitto , veflire ? e luflo , abbondcvolmen-
,
Dii Geme li i. il
te quella Cittàfomminiftra ; e tanto più
per la vicinanza delle Calabrie, che lej>
porgono anche all’occhio una perpetua
proiettiva coll’ ameno , e fertile lor
fuolo.Ella è ftata-fempre mai fedeliflìma
al fuo Re; e i fuoi Cittadini pronti a /po-
dere il patrimonio, q la vita nel fervi gio
di lui : e fegli anni addietro alcuni fuoi
naturali inquieti , ed amici di novità, in-
corfero nella Reale indignazione; il de-
litto di pochi , c ^infezione di parte de'
membri, non dee apportar taccia a tutto
il corpo della Repubblica, e pregiudicio
allafalutede'più , che compongono:
la
giacché recifi quelli, come putridi, ed
applicato il fuoco alla parte infetta, li
eftinfe , non che riparoffi il male.
L’ifteffo giorno de’ 7. feci diligenza.,
di trovare imbarco per Malta , (noiu
efiéndovene per Levante cosi pronto
come io mi perfuadeva , a cagion delle
guerre, che ardevano in Europa ) e pat-
teggiai il paffaggio fopra una Tartana~,
Ad al tefe ,che flava alla vela . Or’avendo-
mi il Padron dell’iftefla detto di voler
partire a*9.proccurai la mattina delMer-
cordì 8. pormi in ordine; però trovai,
che egli fi follecitava a partire la mattina
iflclfa . Credendolo di potete sbrigarmi
a tem-
I 2 Giro del mondo «
a tempo , feci imbarcare le mie robe, ed
attefi in tanto a fpedirmi d’un* affare di
importanza Lo conditili a fine coiu
.
ogni preftezza , ma pure trovai di
già partita la Tartana e quel ch’è peg.
; ,
gio > con quanto io teneva, fenza che fa-
peflì il nome del Padrone, nè della nave.
Non mi fgomentai però, ma informato-
mi in -Doga-na , ebbi contezza, che la.,
Tartana era andata in Ali,a caricar vino;
onde non parendomi di perder tempo,
trattandoli colla perdita della roba, di '
rompeffi il filo dello fiabilito viaggio;mi
poli l'ifteifo giorno in una feluca, che
andava in Agii (fa; licenziandomi fretto-
Jo/amente dal Lacquaniti e fua moglie. ,
Con vento profpero palpammo il tan-
torinomato, quanto perigliofo Canale
del Faro ; alleggiando nel mentre la ma-
linconia col gittar l’occhio, a finiftra fui
delizio!! giardini della Catona, e Rcg.
gio; e a delira dell’ Iiola , filile vaghezze
del Drommo Borgo di Mefiìna, che per
pilimiglia in ben compartite cafette, ed
orti fi diffonde : indi fui Cafalc di San
Stefano , e fopra San Placido Monafte-
10 de’ Benedettini; pofio fu d’un* emi-
nenza, che per lo fito vantaggioso, ha
dato motivo ncll’ultime guerre de’Mef-
finefi.
D el Gemelli, 13
finelì , a più fanguinofe zuffe tra’ Spa-
gnuoli,eFrancefi .
Continuando a riguardar fui terreno
(per lo penlìero, che mi affliggea di rin-
venir la tartanajmirava la Briga, lo Pez-
zulo,Giampileri,la Scaletta, Aitala, Ali,
Fiume di Nifi, Savoca, ed altri Cafali po-
co lungi dalla riva del Mare . In Ali fla-
va ritirata la Tartana però
;
il Padrone^
della feluca per non pormi a terra , mi
,
un’altrajonde non fenza bat-
dille, ch’era
ticuori continuando il cammino, pafsa-
rao Tauromina, Città Regia , porta fu
d’un monte, e difeofta 30.rn.da Meflìna.
Si vedevano quindi Calatabiano,Ma-
fcari,Jaci ,Ognarij e ’1 fuolo della Cit-
tà di Catania,rovinata affatto,e fepclljta
dalle ceneri del fuo vicino Monte, dopo
ilterribile terremoto di quel medefimo
anno ; abitando i pochi Cittadini rimali
infepoltijn umili capanne verfo la por-
ta dijaci , Veduto qneflo compaflìone-
vole fpettacolo, colla chiarezza, che_>
fopravvenne del Sole il Giovedi 9. con-
tinuammo il viaggio ( dopo aver fatte_s
do. miglia fenza prender terra) ; lafcian-
do frattanto in dietro le Città Regie di
Létini, e Carlolentini. A
mezzo di dem-
mo fine a quella piceiola navigazione
14 Gino del Mondo
di 90 miglia, approdando felicemente in
.
Agufta.
Xiphona, oggi Agufta fu porta in,
iftato di Fortezza da Federigo II. Impe-
radore, eridotta poi a buona difefaj.
Quivi perduta Rodi fi ritirarono i Ca-
valieri di S. Giovanni, prima chefuflè
Jorocóceduta Malta. Ebbe quella Città
Fifteffa difavventura che Catania , rima-
nendo fpianata anch’ella dall’ultimo ter-
remoto; e perciò abitavano parimente i
Cittadini in capanne . Il Cartello , ch’era
uno de’più rinomati della Sicilia,sì per
la fortezza del fito, come per le valido
fortificazioni efteriori (tenendo duo
ponti, e quattro porte fui Mare ) è flato
fortemente danneggiato fpezialmen-
,
te nelle abitazioni de'Soldati . La Città
era a Levante lungo la Collina , e prov-
veduta d’un ben grande, c comodo por-
to, guardato da quattro Forti.
Prefo nuovo imbarco, fui tardi mi
trovai avifta diSiracufa; Città trava-
gliata anch’ella baftantemente dal terre-
moto . Per quanto potei oifervare dal
Mare, ella è porta in fito comodo, coiu
un'ampio Cartello a Mezzodi, e un For-
te a Tramontana In quefto luogo fum-
.
mo forprefi da gran timore ; perocché
Del Gemelli. Ì5
vedemmo venire (opra di noi la lanciai
di un vafcelJo, che {limavamo Morefcoj
di modo tale, che ponemmo piede a ter-
ra, per difenderci , al coperto de’ vicini
{fogli ; ed in fatti facemmo ritirare in,.»
dietro fuddetta lancia’, che non era al-
la
trimente di corfali, ma di Trapanefi.
La notte non potemmo andar molto
avanti: onde il Venerdì io. a cagiona
della calma, fummo a villa della Città
di Noto , diflrutta ùmilmente dal ter-
remoto La fera ci fermammo nella.»
.
Tonnara di Capo Pafiaro, dove mi re-
galarono di pefee falato per .lo viag-
gio . Quivi avean dato fondo la Galeot-
ta, e Bergamino Malteli, che guardano
il canale) ma non feppero darmi alcuna
notizia della Fregata , di cui andava ìil_»
traccia.
Imbarcati di nuovo il Sabato il., per
io tempo contrario, ci convenne pren-
der terra nella fpiaggia di Spaccafurno,
lontana 5 5. miglia da Siracufa La Do- .
menica 1 2. dopo aver fatte 40. miglia^
giugnemmo al Brazzetto, ch'è una Tor.
re di marina della Terra di Santa Cro-
ce donde paffai la fera agli Scoglietti
;
nel Contado di Modica, per prenderei
nuovo imbarco fino a Malta.
In
1 6 Giro del Mondo
In fattiil Lunedi 1 3. m’imbarcai, per
paflare Canale, su d’una mezzana bar»
il
ca (non trovandoli occafione migliore )
la quale rodando in calma dopo poche
migliarne fece dare in grande apprendo-
ne di cordali, di cui non va mai libero la
State quello ftretto di 60. miglia.
Continuò la calma ilMartedi i^SulIe
13.ore vededo venire fopra di noi il bat.
tello d'una Tartana(che ftimamo di cor-
dali)abbandonammo la nodra , carica ili
legna, e fenza difefa; e fuggimmo con lo
fchifo: fenza che i marina) mi permcttcf-
ferodi pigliarmi nemmeno Io fchioppo.
Veduta la nodra fuga , lafciarono quelli
onde avvedutici,
di feguitarci più oltre;
chela Tartana era Maitefe , ripigliata la
nodra Barca, demmo fermi tutto il redo
del di - Eflendo fopraggiunto vento la_>
feranavigammo tutta la notte ; deche
,
entrammo il Mercor^ì 1 5. prima di far
giorno , nel porto di Malta ; però dem-
mo attendendo la pratica fino a due ore
di Sole.
L'Ifola di Malta fu conceduta a’ Ca-
valieri dell’Ordine diSan Giovanni da_,
Carlo V.Imperadore,col tributo annua-
le di un Falcone; che oggidì il Viceré di
Sicilia riceve in nome di S, M, Cattoli-
ca.
-
Del GiMEinii 17
ita .Ella è lunga da Oriente ad Deci-
si
dete 22.miglia, larga 1 2.e di circuito 60.
la Città di IVI alta tiene di latitudine gr.
3 j.e 40.1n.ed è in ottimo clima.Fù afle-
diatada’ Turchi con poderofa armata-»
l’anno 1 565. ma fenza effettori fuo por-
to è a Tramontana , ampio , e capacci
di più , e più navi ; dilatandoli in molti*
feni profondi flimi , nell'interiore de->*
quali è il luogo detto Bormola, a delira
ilBorgo, ed a finiftral’lfolajluoghi abi-
tati dalla plebe, che faranno circa a
tre mila anime. La bocca di quello por-
to è ben guardata, per la parte della Cit-
tà, da Calici S. Ermo, ( ben provveduto
di artiglieria , follò profondo, ed altre
fortificazioni ) e da io. pezzi di cannone
polli fula muraglia : più avanti dalla-»
Barracca vecchia,fortificata di dieci pez-
zi nella fuperiore parte , ( ch'è coperta^»
d'archi) e d’altrettanti nell’inferioreipiù
dentro dalla porta d’Italiq ,con 17. can-
noni nella. fuperiore , e 20. nell’inferiore
batteria : dali’oppolta parte vien difefo
dal nuovo Forte dell’Ifola, Calici S. An-
gelo del Borgo, e nuovo Cartello di
Recafoli, dove non era per anche mon-
tata l’artiglieria , però prontamente po-
tranno daltaCittà provvederlo, occor-
B rendo
iS Girò del Mondo
rendo ilbifogno; di maniera tale, che fi
rende inacceffibile il porto : liocorno
inefpugnabìle laCittà,per efler ella polla
fu d'un’altiflìmo fcoglio, che dalla parte
di Mare fù armato dalla natura di pre-
cipizi , e dall’arte fù provveduto di lar-
ghiffimi Forti, mura, e torrioni. Dalla
parte di terra (per tutto il recinto di tre
miglia, che terrà la Città) è ben provve.
dura non folo negli accen-
d’artiglieria,
due Cavalieri , ma per tutto
nati Forti, c
il mura, che rendono un
circuito delle
deliziofo patteggio, anche in carrozza,
dal porto fino al Lazaretto.
Di noli inferior comodità farebbe il
porto di detto Lazaretto, chiamato
_Marfciamfcet( che profondandoli den-
tro, appretta ficuro ripofo alle navi, vi-
cino ad uno fcoglio)fe no fotte deftinato
folamente per le navi , che vengono da
Levante : oltre quelli due porti, mi ri-
ferirono , che per tutte le tre Ifole,ve ne
fono altri molto comodi, difefi pari-
mente da Forti.
La Città benché picciola , non cedo
alle migliori d’Italia nella bellezza; per-
che quantunque Ila polla- fu d’un’arido
fcoglio, l’arte nondimeno molto li è
adoperata in renderla vaga: rapprefen*
tando
D EL G EMEL1I. 19
tando, mercè di lei, dalla parte di Mare.?
un viftofo oggetto, ed al didentro un_,
vago fiore, che d’ogni tépo fpira foavità:
fenza renderlo glamai lecco la rigidezza
del Verno, o nocivo l’intemperie del-
l’altre ftagioni ; avvegnaché , molto
calda fia nella State, come fondata fu
d’una rocca . La fua pianta .è Ornile alia
fuperficie d'una mano, lunga da Tra-
montana a Mezzodi, co dieci ftrade ben
dritte ,e meglio laftricate,che la divido-
no, cioè cinque all’Occafo, tre adOrien-
te fcofcel’e , che s’incurvano , e due nella
fommità piane; inegualità di terreno,
chenòoffèdeputo la fua vaghezza,anzi
l’accrefce, perche no dà luogo di tratte-
nimento alle bruttezze, che tutte ren-
dendoli al mare, fan comparire pi libel-
palagi, e le piazze dell’iftelfa. Quan-
li i
to alla larghezza, vien tagliata da due_>
firade da Levante a Ponente , amendue
fpaziofe,cd uguali.Tienetre portela più
frequentata fi è quella del Molo,nel cui
follo vi è un buòn giardino di melaran-
ci e limoni, per fervigio del Gran Mae-
,
stro; l’altra è di terra , e la terza è del
Lazaretto , fuori della quale è una Pol-
veriera, oltre quelle, che fono dentro.
Vi fono due profondi folli dalla parte di
L
B 2 ter-
ao Giro dei Mondo
terra, dal Lazaretto fin’ al porto, coiti
doppio recinto di mura minate.
LetreIfole,dicui ho fatta menzione
di paffaggio , fono Malta di circuito 60.
miglia fche ha la figura d’una tar taru-
ga , fòpra la quale è la Città vecchia , e
miova,dacui ricevcil nomejperò la vec-
chia non farà oggi due mila anime: l'al-
tra è di Comona , che gira io. miglia^,
con una fortezza : la terza è detta del
Gozo , la più fertile di tutte , con
un buon Forte, governato da un Cava-
liere dell’Ordine. Faranno tutte e tro
Ilfole preffo a óo.mila anime, in 3 o. abi-
tazioni , che contengono; però di gente
bellicofa , e fiera la maggior parte , per
elfer di fangue , ecoftumi morefchi.I
Cavalieri della Religione fudditi di Sua
Maeftà Cattolica,tengono la prerogati-
va di edere Governadori de i Cartelli S.
Inno, e S. AngeIo,ad efclufione d’ogni
altra nazione ; il loro governo dura due
anni
Alloggiai,métre feci dimora inMalta,
nel Convento de’ Padri Francefcani di
S. Maria di Giesù, i di cui Religiofi mi
trattarono cortefemente. Andai il dopo
definare al vcfpro nel Carmine , dovo
ifcntjj cantare buoni eunuchi,chc follen-
niza-;
Dei, Geme eli; 21
nizavano la fella di Nolira Signora del
Carmine.
Venne di buon’ora Giovedì 16. ìilj
detta Chiefa il Gran Maellro, a fentir
Meda , elfendo preparato per tal venuta
il dolfeJlo : poi pafsò in quella di S.Gio:
ed io vi andai Umilmente, per vedere la
funzione. Sedeva il Gran Maellro a de-
lira dell’altare, l'otto un Trono di vellu-
to paonazzo,con frange d’oro, pollo nel
presbiterio , e dentro il recinto di una
balauflrata di ben fini marmi: all’incò-
tro erano fedu ti ió. fuoi paggi,in fcan-’
ni coperti di rollo, con galloni di argen-
to, e due altri ne affiftevano dietro la_»
di lui Tedia : nel piano della Chie-
fa quattro gradini più abballò del lo-
,
ro Principe , fedevanoi Gran Croci, in
banchi filIi,coperti di vacchetta, clic te-
nevano da * 2 . fedie, co’ loro inginoc-
chiato; coperti di tappeti : da’lati , e per
lo vano della ftiedefima, erano dieci altri
Anziani , e più in giù luoghi per gli Ca-
valieri . Si fece baciare il Vangelo al G.
Maellro , e poi li diede i’incenfo : a i G.
Croci l’incenfo , e la pace , con due in-
cenfieri nell’iftclTo tempo uno , a delira,
e l’altro a Anidra . Era velino il Gran-,
Maellro di un fottìi drappo di fetanera^
,£ 3 con
,
22 Giro del Mondo
con fopravefte lunga, come la portanoi
noftri Seminarili però có collaro die-
,
tro quella di (òtto era come una fotta-
:
na di Prete , ma più corta , dove teneva
la Croce dell’Ordine; nel rimanente era
veftitodincro allafrancefe . Finitala,
funzione, l' accompagnarono i Graiu
Croci ,c Cavalieri. Mi ri ferirono, che
il Gran Maeftro inchini molto alla cac-
cia ,e a darli buon tempo, come c il ge-
nio de’ Francelì, portandoli di continuo
nel fuo bofehetto. Chiamali egli Adria-
no Vvignaccurt, la fua ftatura è ordi-
naria, l’afpetto fpiritofo,e robufto,qua-
tùqucdi 76. annidi fuocófidente li è Fi-
lippo Carlo Fredac Gran Priore d’Un-
gheria, che di continuo tiene a fua tavo-
la , inlieme col Gran Sinifcalco D. Car-
lo Caraffa, della nobiliffimaCafa de’Du-
chi di Bruzzano , ed un’altro Cavaliere
alternativamente.
Dicono, che abbia il Gran Maeftro
dalla Religione lei mila feudi, per lo fuo
piatto, venti mila di rendita come Prin-
cipe temporale , ed il compimento lino
a 60. mila, dalle Commende vacanti , e
Dogana
La Chiedi di S. Giovanni è a tre navi,
quella di mezzo a volta, come anche le
12,
Dei. Geme li i." 2/
12. Cappelle de'Iati: è molto ricca d'oro
nelle pareti , ficcome nel Aiolo ornata.»
dimarmi. Vedeanfi, ne' due Iati oppolìi,i
niaufoleì dei memorabili Gran Maeftri
Cottonier» e Gregorio Caraffa del fan-
gue de’ preclariffimi Principi della Roc-
celia.Quàto al culto,è la Chiefa ben fer-
vita da Cappellani di tutte nazioni , che
divotamente recitano i divini Uffic; nel
Coro ogni giorno.
Per me nacque fortunato il Sole Ve-
nerdì ^.approdando a mezzodi la Tar-
tariche portava le mie robe, c libe-
randomi dal timore, di non avere ad an-
dar più avanti , c terminare in Malta il
viaggio: il dopo definarc fui a veder il
palagio del Gran Maeftro, porto nel pia-
no delle due ftrade. Entrandoli perlai
porta di Orienterà delira , e a lìniftra li
vedeanoleftalle,occupateda so* caval-
li, e mule: pacandoli avanti lì entcM
in un giardino, e da quello ( lafciando
la feconda porta a fini (tra , che con-
duce alla Chiefa di San Giovanni ) fi
entra in altro cortile , dal quale nonu
volendo palpare oltre, fi ha l'adito, per
due porte oppofte,agli appartarne ti del
Gran Maeftro. Si ferve egli del finiftro
per ufi/amigliarÀ e del deliro ( dove Io
lì 4 vidi
o
24 Giro del Mondo?
vidi pattare ) per le funzioni pubbli-
che. La fala è una delle più grandi , che
poffan vederli, magnificamente adorna-
tu di damafehi cremesi,con dotte! lo del-
lo ftcflb a frange d’orò : veggonfi, tan-
to netta fala , quanto nella prima carne-
ra,dipintc le jmprefe più gloriole , e fatti
d'arme foftenuti dalla Religione: la ter-
za camera era anche addobbata del me-
defimo drappo: tutto il palagio poi è ab-
bellito da vaghi balconi di ferro? chej
per ogni lato lo rendono ragguardevo-
le . Ha dalla parte di Occidente una gra
piazzatoli fuperba fontana, ed a Mez-
zodì un’altra , dov’è la Cancellarci della
Religione , e Tcforo, per ricevere ,
pagare giornalmente ; confervandoli
però ilTelòro pubblico^per gli più pre.
ci fi bifogni, nella Torretta;, che è nei Pa-
lagio dei Gran Maeftro-
Lc Donne Maltefi portano un manto
alla morefea , come il cappuccio della.
Cià fpaguuola , con Raggiunta d’una
punta lunga , che fi dilata come un'em-
brice su la fronte, per effer fatto di car-
tone forte: ciò è comune alle nobili,
(che vi aggiungono un pczzillo , o fiaj
merletto ) cd alle plebee ; portando le_>
più infime il manto di Rotto, ed un fot,
tanello
Dei <3 e m e i l i. 25
fanello in terta per traverfo , che ne’tem-
pi di State ferve di rtufa, in un paefe cosi
caldo, che io pattava le notti intiere, fen-
za poter ripofare : fono per altro elleno
bellittìme, leggiadre, ed in fine dd mi-
glior fangue d’ .Europa. .
'
La moneta ufuale è di rame , ed alta
di valore,poiche cambiato un zecchino*
non mi diedero , che fei grani di ra-
me, dando ad ogni grano di qtieftala_»
valuta di quattro tari ,
tre de’ quali fan-
no uno feudo: un falfator dimoncta_>
vi averebbe cccelììvo guadagno.
Fui il Sabato 18. a veder l’Albergo
d’Italia , dove fi fa tavola a’ Cava-
lieri poveri dall'Ammiraglio, o Capo
della medefirna ; però fono ben pochi
!
quelli , che vogliono' Ilare a quella ta-
vola d’attinenza , perche la Religione.?
per la fpefa , non dà che due tari Sicilia-
ni per ciafchcduno. La fabbrica fi è ma-
gnifica , ed abbellita ultimamente dal
Gran Macftro Caraffa , non molto lon-
tano è l’Albergo di Cartiglia , e lingua^
di Portogallo . Pattai poi a vedere lc^
Chiefe de’Padri Gefuiti, e Domenicani*
liccome un’altra dell’ Anime del Purga-
torio, che fono dimezzana veduta. Nei
ritorno entrai nella Polvcrifla, Palagio
26 Giro del Mondo
delia Religione ( poco inferiore a
quello del Gran Maeftro ) quale in più
appartamenti divifo s’affitta. Più fotto
ne vidi un’altro, detto della Camerata.),
luogo di ritiro , dove i Cavalieri dati al-
lo ipirito, con pagare un tanto l’anno,
vivono in comune , efercirandofi nelle
opere di pietà.
L’Ofpedale di Malta è uno dei più
rinomati d’Europa, si per cfler ferviti
gl’infermi da’ Gran Croci, e Cavalieri
con dovigli d'argento,come per lo buon
ordine , che, non citante il gran numero
degli ammalatavi il oflèrva. Nell’ingref-
fo il vede un gran Cortile , ed a’ fianchi
una famofa Spezieria : falendoii fi entra
in una picciola corda d’infermi , con al-
tra confimile dal lato oppofto; però
fendendoli, fe ne incontra una di fniifu*
rata lunghezza , dove dall'una , e l’altra
parte fono letti in gran numero , ficco-
me negli altri due bracci in Croce ; ele-
vandoli nel mezzo la Cappella per fer-
vigio, e culto divino. Perla buona affl-
uenza, e governo di queit’Ofpedale,più
Cavalieri in occafione d’infermità, vi fi
ritirano a curarfi-
Affiiterono la Domenica 19. ah
la Meda cantata follennemente i Gram»
Croci
D E t GEMEIL ì '•
27
Croci in abito lungo di buratto neroi
con maniche grandi, ma corte, penden-
te /òtto la paflìone ricamata in una fa-
ccia difeta anche nerajadi cui eftremifà
Jegano all’impugnatura della fpada : l’i-
ftefta portava il G. Maeftro , tenendo di
più una borfa al fianco, come Elemofi-
niero. Dietro a’Gran Croci fedevano, ne*
dodici banchi,gli Anziani , e Commen-
datori , ed a’iati più in giù i Cavalieri,
de* quali vi era un gran numero. Afi-
niftra del Gran Maeftro erano gli Offi-
ciali dei Palagio, cioè a dire Ricevitore,
Cavallerizzo, Cameriero maggiore, ed
altri , i quali fedevano in un banco di le*
gno ordinario, peròveftivano l’ifteflb
abito de’ Gran Croci. La Mefla fù cele-
brata dal Priore della Chiefa ; il primo
luogo lo teneva il nipote del Grà Mae-
ftro, fedendo immediatamente appreflò
di lui, nella prima fedia de i Gran Croci>
(ficcome in tu t te l’al tre funzioni) ve Aito
alia francefetbaciò dopo del Gran Mae-
ftro egli folo il Vangclo,ed offerfecon_j
tale ordine la moneta, avendo ricevuto
-prima de i Gran Croci Pincenfo , e a_» 1
pace . Mi diflero, che i Gran Croci im.
Configlio veftivano altra verte di più
junghemanichc;fimile a quella,che por-
tano. ;
zB Gme del Mondo
tano x Senatori di Vinegia_.
Finita la Mefia fui a veder de/Tnare il
Gran Macllro. La tavola era nella fall,
profilò al doflello fotto del quale era
> li
di lui fedia di velluto cremesi, e quattro
altre di vacchetta più in giù neH’eftrenii*
tà : nella prima fedeva il Nipote , nella,
feconda Gran Priore d'Ungheria, ncL
fi
la terza Gran Croce Cavarrctta Tr-
il
panefe,c nella quarta il Gran Sinifcalco
Caraffa Il Gran Maeltro mangiava in,
.
, e le vivande erari portato
piatti dorati
feparatamente: i tre Cavalieri, che trin-
ciavano, erano coperti . In un picciolo
bicchiere beve il Gran Maeftro alla,
de’Cavalicri alianti, che fervi di
fallite
licenza a molti, che gii facevano nume-
rofo corteggio intorno allamenfa; po-
tendoli con verità dire , che non vi fu
Principe al Mondo della fua qualità, che
ila più nobilmente fervito.
Il primo luogo dell'Ifola, in cui abitò
quella valorolà Religione li fù Malta la
vecchia , in.appreflò Caltel S. Angelo,
dilatandofi nel Borgo , nel quale follen-
nc il fiero allodio dell’armata Ottomana:
Per ultimo lì ritirò dove oggidi è : fab-
bricando si bella Città, con .l’opportuni-
tà delle pietre di taglio, che tiene: allfu
immera di Napoli. Ca:
Del Gemeul 29
Capitò il Lunedi 20. in Malta una_j
Tartana Francefe , mandata dal comer.-
cio di Marfeglia , per dare avvito im>
’Aleffandria, Cipro, e Tripoli di Soria a*
Vafcellj Francelì trattenuti per timore^
di corfali Olande!! , che p>otevano ficù-
ramente ufcire da quei porti , per gli lo-
ro affari, polche giravano tré di guerra
Francefi per lo Mediterraneo , che affi-
curavano il paflò ; onde per non langui-
re più lungamente, attendendo migliore
occafione perCoftantinopoli,dove avea
determinato incamminarmi , mi acco-
modai volentieri a pagare feudi dodici,
per lo paffaggio fino ad Alefiandria.
CAPITOLO III.
'Navigazione Jino ad ^ìlejfandriai
Atta la neceffariaprovvifione Marte-
F dì zi. sàie i4.ore, m’imbarcai con
prolpero vento , che continuò tutta la
notte, e ’1 Mercordì 22. Mancò un poco
il Giovedì 23. ma ritornò favorevole il
Venerdì 24. ficchè arrivatilo a villa del-
ritolettadel Gozo,a Ponente[dél Regno
di Cadia,fu le cotte del quale,col favore
deU’ittdlo vento, ci avanzammo Sabato
25. e
50 Giro DEt Mondo
2S.c Domenica 26.Gontintiò nella fieli}
guifa Lunedi 27. ma il Martedi 28. fo-
pravvenne una nojofa calma. Spirò al-
quanto favorevole Mercordi 29. H per-
che il Padrone della Tartana era giova-
ne, e di poca fpericnza, fi pofe ignoran-
temente in penfiero,di voler prendere
terreno alto , per tema di non dar nel
baffo d’Egitto inavvedutamente ; di
maniera, che al far del giorno, fi trovò
cinquanta miglia fopra AlelT'andria, in
vicinanza di Rofeto; onde Infognando
tornare in dietro , avevamo il vento per
prora, ed agra forza di bordi, pigliamo
terra a Bichier,i 8. miglia fopra Aleflan-
dria . Quefto è un picciol Gattello mu.
nito di pochi pezzi di artjglieria,c 5 200,
Turchi di guarnigionettiene poche cafe
di Arabi, barbari di nome,e eoftumi,chc
a mirargli folo,fpirano orrore,e quatun-
que miserabili, immerfi nòdimeno nel-
l’ozio,nò vogliono per alcun conto fati-
gare. Vi è abbòdàtiflìma pefea, partico-
larmetedi Cefali,de’quali,per un grano,
danno quato un rotolo de'noftri, e ven-
donfi le uova fecche de’ medefimi un
quarto di ducato.Si nutrifeono naturali
i
con I’abbódaza de’ pefei, e frutta,poiche
carne non fe ne vende di alcuna forte.
11
D E L G E M E l L I. si
II padron della Tarrana fede l’ifteflo
giorno di Mere ordì a tenace benché luf-
fe tardi , volle per ogni conto andare in
Alertandria, per congegnar le letrere al
Confolo ; onde porto piede a terra anche
io, in compagnia del.o Scrivano, par»
lammo in Cartello art'Agà , che gli die.
de un Giannizzero , che lo conduceflo,
c riportafle per tre pezze da otto,e mez-
za , menando feco un Cavallo, ed uno
Afino (che in quelle parti camminano
prodjgiofa mente J per fervigio d’amen-
due . Rivenne il Giovedì 30. a buon'ora
il padrone , il quale ebbe litigio col Già-
nizzero, volendo coftui altrettanto per
lo ritorno; ficchè fu di meftieri andare
in prefenzadell’Agà col Giudeo doga-
niere , che gli accommodò colle buone,
quantunque averte già dato le tre pez-
ze, e A
mezza per l'andare, e venire : va-
nie lolite di quefti barbari, che pratica-
no con Criftiani. Ciò vedendo mi polì
in grandirtìma apprenfione, per lo sbar-
co delle mie robe, che fortemente te-
meva di cfporre alle rapine di sì fatta»,
canaglia , col porle a terra ; ma perche*
la Tartana dovea partire per Cipro, pre-
fi rifoluzionc palliarle in un' altra barca,
fenza toccar il fuolo di talimafnadieri,
per
r
SÌ 'Giro del Mondo
per condurle pofeia in Alcfi'andria,dovc
lapeva ellcr Criftiani , che potevano ti*
ranni fuor d'impaccio, in calo di qual-
che fopcrchieria araba 5 ma il tempo
contrario non mel’ perniile. Bifognó
adunqueil Venerdi ultimo far condur-
re a terra il tutto, c pormi nelle mani
d’un Giudeo doganiere , eligendo di dui
mali il minore ; mi aflìftè in vero coru
molto affetto, facendomi apparecchiare
ilmangiare da fua moglie , e dandomi
una ftanza in fua cafà, col pagamento di
mezza pezza d'otto al di.
Regiftrata dal Giudeo la mia roba.,,
Sabato primo d' Agofto,al levar del Sole
partii per Aleflandria in una Germa,o
barca e vi giunfì dopo definare ; quivi
,
vintole mie valige il Doganiere pari-
mente Giudeo , per rifeuotere i luoi di-
ritti ; imperocché quello di Bichier lo
uvea folamcntc regiftrate , come fuo fu-
flitutojmaiondi'una^e l’altra vilitaj
ebbi il modo di farnafeondere alcune
cofctte di maggior importanza Pallai .
dopo ad alloggiare ncli’ofpizio di Santa
Caterina de' PP. Francefcani di T erra
Santa , nella di cui Chicfa la Domenica
z. confidiate, e comunicato, guadagnai
l’indulgenzc della Porciuncula, renden*
do
Del Gemelli. 33
fdo grazie a Dio, per lo felice arrivo iiu»
!
^ Egitto, a fine d'una navigazione di 1 200.
^ miglivi da Malta .
1 Aleffandria, o Scanderia fu fabbricata ()t .
i
da Alcflandro il Grande col difegno di fcfipt.iie.r-
!
Dinocrate,j22.anni prima della nafeita ^"4!°'
1 del Signore,! gr.?o*e 5 8.m. di latitudine. Io.Bapc.Ni-
;
E'pofta su le rive dei Mar Mediterra-
neo, in luogo arenofo,di figura più lun-
ga, che larga. La vecchia fi è affatto difa-
bitata, fervendo l’antico ftiolo aconfcr-
vare T acque piouane, per ufo de’ Cit-
tadini.La nuova è poco popolata , fien-
dendofi,alla riva del Mare, due fole mi-
glia in lunghezza , e mezzo in larghez-
za : e farebbe ridotta a peggiore fiato,
e forfè anche deferta,pcr l' impurità, e_>
malignità dell* aria ; fe la comodità del
fuoportOjC fcala franca,redSdolà il pri-
mo emporio di Levante, nò vfattraefse
ilcomcrcio di tutto il Mediterraneo,cd
Oceano; per la comoda condotta, si del-
le merci, che vengono dall' Indie per
lo Mar rodò , come delle propie di
Egitto.
Fu per Taddietro Città di ij.m. di
di circuitola riduffero poi alla miferia,
e rovina, che oggi fi vede, le muta-
zioni di tantoché fa fignoreggiarono,e’
Tanel. *
Q fan-
,
34 Giro del Mondo
Jfanguinofi afl'cdj foflenuti ; e più di
ogni lo fterminio di Antonino
altro
Caracalla, chela riempie di fanguc, tj
cadaveri, per tacere di ciò ,che vi fece
Maflìmiano Erculeo.
Fiorirono in Aleflandria uomini dot.
ti, ed eruditi., mercè della fuaUniuer<
fità,epiù Martiri d’eroiche virtù fregia.
ti,confeiTatori della noftra Sàta Fede. £
quando altro non fufle, veggonfi le /ite
antiche grandezze in tantc,e tante Agu-
glie. Colonne , ed altri cditìcj pubbli-
ci, le di cui veftigia fino al giorno d’og-
gi fono rimafe.
Andai per curiofità V ifteflb giorno
vedendo le fabbriche più moderne
nelle quali non trovai magnificenza al-
cuna, nettampoco nelle fue piazzecofa
di ragguardevole 5 non efiendo nel fuo
Bazar che due ftrade ftrette, coperto
malamente, e dall’uno, e l’altro lato
miferabili botteghe, nè gli abitanti iiu
tutto eccedono il numero di 15. unani-
me. Il porto fi è di figura circolare , di
cui occuperà l’ ottava parte la Città
nuova a Mezzodì ; da Settentrione apre-
dolila bocca, guardata da una cattiva.*
Torre ad Oriente, e da un mezzano Ca-
Hello a Ponente, debole nelle fue forti-
fica-
Del Gemellò 35
ficazioni,con un Cavaliere) per ritirata,
prciTo al quale fi vede la Molchea:dico,
fi vede , perche non permettono a chi
che fia l’ingrcflò , e volendo io avvi-
cinarmi per riconofceria , mi vidi iti-,
grandilTimo rifehio; perocché i fanciul-
li Mori mi fecero ritirare a colpi di pie-
tre ed alcuni di loro fi avanzarono con
,
coltelli nudi alle mani , dimandando
monete , con le quali poli in ficai o la.»
vitajfcmpre fuggendo però di buon-,
palio, perche la calca andava crefcendo,
ficchc mi cadde la perucca : di/gra-
zia che sperimentano bene fpeffo i Fra-
,
cefi , con fine alle volte fanello, pcrchej
fra quelli barbari è molto noccvole la_»
curiofità che a me fu fempre connatu-
,
rale . In fatti m'avverti il Confolo Fran-
cefe di non allontanarmi dal luo quar-
tiere 5 ma io nulla curando,vo)li,a collo,
di si evidente periglio, còtravvenirc.Nel
ritorno, che faceva , notai, che a Setten-
trione vi era un* altro comodo porto,
che vien formato da una lingua di terra,
che giace fra la Città , e ’1 Marc.
Il Lunedi 3 - andai in compagnia di
un Giànizzero,che mi diede il Coniolo,
fuori della Città , per vedere la Colon-
na di Pompeo. Pila è polla Sopranna»,
C 2 e mi-«
»
56 Giro dei Mondo
eminenza di terreno, clic ladeia il Marc
vcrio Mezzodì , e Settentrione. E’tutta
d'un pezzo di marmo rodo fuorché il ,
capitello, due dadi, il pjedcdallo,cia ba-
de , nella quale fono intagliati alcuni ge-
roglifici Egizj . Ha 100. piedi d'altezza,
e 25. di circonferenza : il giro dalla fua_,
baie è di p. 8 s.Vogliono alcuni , che da
quella Colonna quattro volte piu gran-
de delle colonne della Rotonda di Ro-
ma; e pure mi narrò il Condolo fuddet-
to, perdona di molta erudizione, cho
Un’Ingcgniero Franccle fi offerì al duo
Rè di porla a terra , e condurla in Fran-
eia per marc,fenza romperla ; ma che il
Gran Signore non volle acconfentirvi.
Abbiane ilLetrorc una piu chiara idea.»
«ella predente figura.
Pallai il Martedì 4. a vedere le pira-
midi, che dicono di Cleopatra. Quelle
fono due, che ftanno vicine al porro,
l’una dirtela in terra , l’altra in piedi ; do-
no d'un marmo mifchio,e per tutti i :
lati lavorate amendue con geroglifici
lìgi zj; nò nc prefi le inilure, ma per qui-
to cò l’occhio potei dideernere, mi par- ;
vero di 40. palmi , ed alte 70. Si
di giro
veggono per la vecchia Città varie ri-
cordanze dell’ antichità in ben grandi
'
Del Gemellt. 3 ?
pietre lavorate , ed altre fabbriche dalle
ingiurie de’ tempi abbattute.
Non permife Marco Antonio Tam-
borin Confolo Francefe, originario di
Marfeglìa , che continuaci adabitare_>
nel Moniftero de’ Padri , volendo che_>
avelli in fua cafa danza , c tavola in co-
pagnia di alcuni mercanti della nazione*
laòde vi andai Mercordì 5. Quivi erava-
mo trattati molto bene, particolar méte
nella cena , ch’era ornata la fera di cen-
to, e più uccellini di Cipro (come di-
cono i Veneziani ) e che io dirò piccioli
beccafichi d’Aleflùndria j
perche fono
teneriffimi , e graffi, nè di loro ponno
gettarli via ..altro, che le penne. Le_*
medelìme cortefie tifavano meco nove
altriFraceli di tavola, i quali facevano a
gara chi meglio potefleafliftermi, dice-
do, che per elfcr’ io un foraftiere , chea»
per curiofità andava cófu mando il mio
danaio , c notando ciò , che vedea per ,
renderlo comune a’ curiofi; doveano
effi aiutarmi come interefifati , qd ado-
perarli con loro forze, per farmi enerva-
re , e fcriver bene il tutto di maniera.»
:
tale, che pagando i foraffieri ao.per cen-
to di dogana , e i Francclì tre , per capi-
tolazione fatta dal commercio di Mat>
G 3
foglia
3S Giro del Mondo
foglia co’ Turchi; mi fecero godcrede!
medefimo benefìcio , come fe io fallì
flato nazionale: in che contribuì molto,
con la fua affiftenza Arrigo Grimano
Mercantedi quella Città , in cafà de!
quale Jafeiai le mie robe, partendo per
Gerufàlemme Diligenza da non ifprc.
.
giarfi in quei paefi, dove le dogane ren-
dono d’affitto ogni anno 250. mila feu-
di , comprefivi il Cairo , Rofcto , e Da-
nnata .
CAPITOLO QUARTO.
Si narra la navigazione fui ^ ilo , e fi
deferivo il gran Cairo .
M I perAiafero
ftiffi
i Francefi , che mi ve-
all’ufo del paefe, per render-
mi meno odiofo a gli Arabi , particolar-
mente a’ Eiduini , che guardano gli ar-
menti, & alloggiano fotto tende perle
capagnc , avendo le loro abitazioni por-
tatilijcomc gli antichi Nomadi . Prefi
il oro configlio , perocché dovea in-
I
contrarmi in più bande di quelli bar-
bari nel cammino , che avea difpolìo di
fare.Pofì ogni cofa all'ordine il Giovedì
6. e la mattina del Venerdì 7. veftitonij
De t G b me ti ù 39
da Arabojm’imbarcai /opra una piccio»
laSaica,che andava a Bichier, dove
giunlì l’iftcffo giorno dopo tre ore di
viaggio. Sopra Ja medeilma venne un.»
Capigi, portiero del Bafsà del Cairo,
che mi fece intendere da un Giudeo,
che avria avuto caro di venire in mia_»
èópagnia,e farmi partecipe di quella co-
moditàjChe prédeva per lui,offeredomi
anche danari, le me ne bilbgnaffero. B5-
che io conofceffì elfcre ciò un còplime-
to da Turco intcreflato, diflìmulai, e lo
feci ringraziarcjgiacchè mi ri trovava in
paefe barbaro , dove egli folo poteva.»
farmi efente dalle ìnfoletize della più
peflìma canaglia, che viva : efiendoi
Turchi Angeli a comparazione degli
Arabi . Quello Capigi adunque prefe^
una pezza da otto, una pic-
in affitto,per
ciola Germa,dove dormimmo la notte*
per difetto di ofìeria.
11 Sabatopartimmo al far del gior-
8.
no, ma pallate ap»pcna 4 miglia, intimo-
.
vecchio Capigi, perche il vento
rifli il
era forte, ed il Mare un poco alto : ej»
quantunque il Bey o padrone lo con-
,
fortale con buone parole, non perciò
egli lafciò di temere ; ficchè fece voltar
di nuovo la barca a Bichier. Temono
C 4 gtan-
40 Giro del Mondo
grandemente gli Arabi, e' Turchi il bo-
gasi, o boccadel Nilo (ch’c cinque mi.
glia Cotto Rofeto ) poiché ivi facilmcn.
te fan naufragio le navi , che vi entrano
dal Marc: ed è comune appre/To di lo-
ro il provverbio , che chi non teme il
Togasì.non teme Dio.
Prefimo adunque risoluzione di fare
il cammino metà , per mare , e fiume,
ed altrettanto per terrajonde l’infoiente
Capigi fattofi redimire dal Bey il paga,
to per la barca ( ciò che non dovea pre-
tendere , per non aver colui mancato
dalla Cua parte) ne noleggiò un’altra, per
Pi de fio prezzo, fino al Calale d’Ethco,
Imbarcati di nuovo con vento frefeo,
quando dopo tre ore fummo alla bocca
della Media, avemmo a perderci , efien-
dofi rotto l’albero della Germa,cd io
rimafida capo a piedi bagnato dall’on-
de, con tutto il manuferitto . Quella è
una bocca , che fa l’iftefiò mare , innol-
trandofi dentro terra 20. miglia, a guifa
diun gran lago profondo, (un Turco
me l’alfomigliava alla bocca di S. Maio
in Francia) che per terra lì palla in Sca-
fa , c per mare vi fi entra con rifehio. Si
pagano in quello palio quattro medini
per pcrlona , ma l’auttorità del Capigi
me nc fece efente. Ar«
Del GsMmi. 4*
Arrivati in Ethcofch’è lontano 1 5 -mi
da Bichier , ed altrettanti da Rofcto) pi-
gliammo le vetture ordinarie del pacle,
c fui tramontar del Sole giungémo in
Rofcto , per un fenticro tutto arcnofo,
che non produce erba d’alcuna forte.*,
ma folo palme, e cosi difficile, che io
non sò come ne ufeiffero gli afini Ge- .
neralmente parlando , l'Egitto è tutto
cosi, fervendofii naturali di quefìa_>
forte d’alberi per var) ufi, fenza perder-
ne nulla; imperciocché delle frondi fan-
no fporte, della verga gabbie, e geloHo,
del legno fi fervono per travi delle ca-
ie , ed il frutto mangiano per manteni-
mento.
Con molta cortefia il Capigì mi ac-
compagnò in caia del ViceconfoloFra-
cefe, dove prefi al!oggio,dopo aver dato
per l’afino pochi medini : moneta di
Egitto , del valore di un bajocco ro-
mano.
Rofeto,o Rafchet fù già fede delle
delizie di Cleopatra , per effer porta fu
la riva del miglior braccio del Nilo , c ’1
più facile per lo tragitto delle merci,ehc
dal Mediterraneo fi portano al Cairo, e
quindi ad Aleflandria . Si veggono alla
riva di tutto quefio tratto di fiume fino
4- Giro del Mondo
al Cairo, trecento, c più ottime abitazio-
ni. Quella Cittànon è dittante dal Mare,
che cinque miglia , dove l’ingrelfo de!
fiumeè cuttodito da un’ottimo Catte!-
lo. Quanto alla maniera dcll’abitazioni,
ha più tolto fembianza d'uu Cafalej,
tanto più, perche ella è aperta , e fcnzi
murai con tutto ciò può dirli popola-
tilfima , facendo circa 80. mila anime,
làdove Alcflandria nonne ha altro, che
tre Il fuo circuito è di fei miglia , di
. fi-
gura pretto che rotonda Tiene per tre .
miglia all’incòtro belli giardini d’agru-
mi , alberi di calila ( che fono limili al
platano )
palme ed, altre frutta, però fi-
tuari fenza alcun’ordine: c i giardini
Ite HI non fono compartiti in viali , non
curando quei barbari di rendergli defi-
lai olì, come inoltri Europei; e pure fa-
rebbe loro più agevole, per la bontà del
terreno.
Il Bazar di Rofetoè più Iuminofo di
quello d’AIeffandria , e coperto tuttodì
belle viti di efquifite uve,(iccome le mi-
gliori cale, che hanno tutte affai buoni
giardini
Fece Capigi conofcermi in Rofcto
il
il fine de’ fuoi compii menti, mandando*
mi a chiedere Domenica 9. alcuni me*
dini,
Dbl GemeuiÌ 43
dini 5
quali mandatigli, c vedendo egli
la mia venne a mezzodì
faciltà nel dare,
in pciTona ad efiggere maggiori conve-
nienze , facendomi efaggerare dal turci-
manno igranfervigj radutimi per iftra-
da , ponendomi a coperto dalle infolen-
ze de’ naturali : in fine tirando i conti a
fuo capriccio, pretendeva ciò , che non
fe gli dovea ; c benché fofie convinto di
menfogna , toccava!! nondimeno la ca-
nuta barba ,
per far credere la bugia-,,
come una evidente verità:onde,per non
entrare in difputa con Turchi, gli diedi
quello, che volle. Diffemi il Viceconfo-
lo , che quella gente non fi contenta di
ufeir franca dal viaggio, a collo di chi
loro s’accompagna,ma pretendono far-
vi guadagno, tirando, e fucchiando il
fangue , nonché la moneta, ad un Fran-
co, che così chiamano i Criftiani Euro-
pei .
Soddisfattoli Viccconfolo de* paftì,
che dati mi avea , e fatta la provvilione
necelfaria , m'imbarcai col fervidortj
Lunedì io. per girne al Cairo in un-,
meafcì , in compagnia di un Frate Fran-
cefcano Tedelco . Quello meafcì è una
gran barca tre alberi, e tre vele, che por-
ta molto carico , e circa cento paf-
44 Giro del Mondò
faggicri le pedone però di qualità, pj:
5
gando una bagattella più del foliro no.
10, hanno un luogo coperto , feparato
dalla canaglia , dove andai io comoda,
mente col Frate Il vento frefeo ci por-
.
tò avanti con preftezza , a villa tempro
di belle abitazioni
, e praterie; perocché
ilNilo rendendo a delira , e a finiftra il
fuolo .oltremodo ameno, c fecondo in
rifo,frumento, e frutta , alletta di facile
ciafcheduno a farvi dimora , c a ftabilir-
vi fuo domicilio ;efpecialmente l’Ifola,
che formano le due braccia di quello
fiume, fra Rofeto, e Damiata, è la piu
fertile di tutto Egitto.
Panammo primieramente due Cala-
11, ca capo di io. miglia Mirimbel foprt
Pilo la : indi Muthubus a delira, e Dcffin
a finiftra ; poi Sumfeir a delira , e Figar
dirimpetto: più fopra Beruthsa finiftra,
e Zendigon a delira, tutte Terre grandi
fu le rive del fiume, per tacer d’altri Ca.
fatiQui dicono fi cavi il miglior Sale
.
armoniaco del mondo , per l’u midità
del terreno ed orina de' cameli ; ma.,
,
quella ragione non è di alcun pefo, me-
tre, per tuttal'Afia,non mancano carne*
Ji, e non perciò buon Saie armoniaco vi
fi genera .
Dei Ghmklii. 45
Quello braccio, di cui ragioniamo#
farà largo un quarto di miglio Italiano,
dove più , dove meno, movendoli cosi
placidamente, che con due vele, contro
la corrente , facevamo fette, ed otto mi-
glia ad ora, ficch è può dirli una delizia
navigarvi con buona converfazione.
11 fiume Nilo, o A banchi, (che Tuona
Àtl. jf«
Aegyp.TlUi
padre de’ fiumi, in lingua Abifiìna)ove- Prov.
ro Tacui , giufta il parlare degli Etiopi,
trae la Tua origine da due (lagni, o palu-
di polle nel Regno di Goyama,fotto il
(
comando dell’ImperadoreÀbi (fino) una
detta Zambre, l’altra Zaire , donde_>
travverfando il mentovato Reame , l’E-
tiopia , ed altri paefì, corre a fecondare
l’Egitto, per perderli pofeia nel Medi-
terraneo .Le di lui acque fono come
fango, ma fattele chiarire , fono ottime
a bere .
Il braccio , per lo quale noi navigam-
mo volteggia ad ogni modo non pof-
;
fono con certezza faperfi quante miglia
flano da Rofeto al Cairo, non facendoli
il viaggio per terra; quantunque alcuni
contino 150. miglia . La noflra naviga-
zione fù felice, trovandoli allora il fiume
nella fua maggior pienezza. Atl.nel luo-
Attribuifcono i moderni due cagioni go cìt.
a que-
. .
46 Giro del Mondo
a quella inondazione : una fi è la fre-
quenza delle pioggic, che nell’Etiopia)
cominciando dal primo d’ Aprile, con.
tinuano per cinque mcfijl'altra laquàti-
tà de' (lagni, paludi, e fiumi del paefej,
chccrefciuri , tramettono le loro ac-
que al Nilo.Affermano.che il principio
dell’aumento fi o (ferva entrando
, il So-
Cancro , la maggior crefcenzand
le in
mefe d’Ago(lo,e la mancanza a Settem-
bre ; fecondando in tanto ed ingranan-
,
do in si fatta guifa il terreno , che ipac-
fani tal volta, per temperarci la foverchij
gramezza, vi mefcolano dell’arena: certa-
mente fe eglino non foffero cotanto pi-
gri alla fatica , raccoglierebbono ottimo
grano due volte l’anno
Nellecarte diGeografia danno al Ni-
al mare, e fan-
lo fei braccia, nel renderli
no che, più groflò pafiì per Aleflan-
il
dna. Io non ne vidi altrimente a mio
tempo, fuorché i due mentovati.Nafcc-
ri forfè quello errore dal taglio, cheli
fa al Nilo in più canali, mentre inonda
il paefe ; male in tutto neceflario , a cali-
facile nell’Egitto fuperiore giamainon
piove, e nell’inferiore tre meli (blamen-
te dcll’anno,cioè Deccmbre , Gennaio,
c Marzo
Con*
Del Geme l-vi* 47
Continuando rifletto buon ventole
fpiegando tutte Je tre vele , con tutto
che fi rimorchiane il battello, facémo dal
mezzodì fino al tramontar del Sole, cir-
ca 60. miglia ; lanciando frattanto a de-
lira Fex, Selnfih, Minie ciurafed, &
Edfuch a finiftra della riva Atfluh ,
Summgrath, e Mecas,tutte Terre grotte.
La fera fi acchetò il vento,ectilNilo,che
flava agitato, come il Mare, celiando
quello, fi refe pari méte quieto; talché fa-
cómo poco camino, Tempre però a vifta
di popolati villaggi Tuie rive. Cocodrilli
non Te ne vedevano , perche mai non-»
feendono dal Cairo in giù , quantunque
abbiano badante fondo d’una , eduej»
picche d’acqua ; ciò che non à\ in ogni
tempo, perocché l’inverno la naviga-
zione dura otto, e diece giorni, a caufa
della poco acqua,e fondo, ed allora fa di
meftierialle volte fcaricar la barca , per
pattare avanti, e i lavoratori ufano
altri ingegni per irrigare il terreno.
Lamenfa de’ Turchi è una continua
penitenza , poiché il lor parto ordinario
(
anche de’ più agiati ) fi è un pane mal
fìtto , agli , cipolle, e ricotte acetofe : e
quando vi aggiungono un pocodi carne
di montone bollita^ un gran fcftino fra
4% Giro del Mondo
tìiloro. I polli, e volatili Tono affatto
banditi, avvegna che in quelli paefi fia-
no a buoniffimo prezzo. Il buon Capigì
non fi trattava punto meglio: un Ino ca-
merata però Giannizzero , meno fcru-
polofò nell’ ofiervanza dell’ Alcorano,
avendo adocchiato un fiafeo di vino,
che io portava per mio ufo , lo riduffej
all'eftremo, dimandando a tutt’ ore da
bere ; ond'io per aumentare il poco, clic
rollavamo feci adacquare dal fervidore,c
cosi mi liberai dall’ importunità del
Turco , a cui poi non piaceva più , di-
cendo,ch’era fiacco.
Celiato affatto il vento Martedì il,
fccfero fu la riva 9. perfone , e con uni
lunga corda tirando la barca , fenza ado-
prar remi,pafsàmo Sciimo ( celebre per
Ì*imbarcodc’grani)a finiltra poi Jaiciam-
mo Abici, e Nahari a delira, con altri
piccioli Cafali , ed Ifolette , che in alcu-
ne parti forma il fiume . Il terreno, ben-
ché nudo d'alberi, fi vedeva nondime-
no coltivato col travaglio di bovi, e bu-
foli. GliArabi mangiano volontierilaj
carne degli uni,e degli altri,oltrc i mon-
toni , che ivi fono groffi,e graffi (pe-
lando la larga lor coda alle volte più li-
bre) ma duri. Quelli Maomettani vfa-
no
i
,
Dei G e m e r, i n 49
i jtio ancora, mefcolato co' cecl infoi:-
i nati , un frutto picciolo, quanto i me-
!
definii , che ha fapore eli caftagna, chia-
mato Ablahfifi
Circa il mezzodì fi rinfrefeò il vento,
e camminarne meglio, però latortuo-
iità delfiume rendea la ftrada affiti più
lunga , che non era Vidi alla delira riva
.
più alberi, come mori bianchi, che_5
aveano pretto al tronco le frutta fìntili
alle nefpole, e di gufto dolce : le dicono
Giummis, o fichi di Faraone e le man- ,
giano gli Arabi , intaccandole prima-»,
che vegano a maturità, per toglierloro il
malumore In pattando a Chioforzear,
.
mi differo, che eravamo a mezza ftrada:
al cader del Sole,ci trovante pretto a’Ca-
jfali di Sicabul, Nigili, e Comfcirich,con
buon vento, il quale con tutto che con-
tinuafle fermò pure la barca in Tcr-
, fi
ranaj non volendo palliare avanti il Bey,
o Padrone, a caufa della lor gran fcfta^
dell’ Agirai» Bairam,o facrificio a Mao-
metto .
Fermatici adunque in quello Cafale,
due ore dopo il levar del Sole del Mer-
cordx , fin tanto che finiffero i loro efer-
cizj diabolici ; otìervai un gran muc-
chio di terra in pezzi , detta Natron,che
Tane I. D fica-
e
50 Giro del Mondo.
li cava da un monte ivi vicino , e mi dif-
fcro imbarcarli per più luoghi di Cri.
fìianità, dove ferve per imbiancare i pa-
ni, e cavar le macchie. A
fini (tra del
fiume (1 vede un lungo, ed arenofo col.
le, clic dura lino al Cairo.
Continuammo Mercordi 12. il via».
O
gio,fcmpre a villa di villaggi dall’ima,
l’altra riva vedendo parimente Menuff
;
Città grande, dentro terra fei miglia a
delira dcll’Ifola . Al tramontar del Sole
lafciammo Dulap,e Nixas; cafaic, alla di
cui punta il Nilo fi divide in due brac.
eia uno verfo Rofeto , e l’altro vedo
,
iDamiata.Giugnemmoin Bulac a tre ore
di notte, per lo trattenimento avuto del-
la mentovata fella Qui fi fermano tur-
.
te le barche, che vengono dal l'uperiorc
Igitto; c da Alefiandria, e Rofeto.
Giovedì 13, al far del giorno polì pie-
de a terra , ed ofiervai, come un marc,il
v paelé inondato dalla crefcente del fiu*
me , che di già flava nella fua maggior
pienezza , Mi diflcro , che il palìato Ve.
nerdì 7, d’Agollo avea il Bafsà cotu
pompofo accompagnamento , fatto la
funzione, folita ogn'anno di tagliare
l’argine d’un picciol braccio del Nilo,
detto Xalic 5 acciò potelTc l’acqua.»
D E I G E ME 1 1 f. 51
palTare per Io Cairo nuovo, irrigan-
do i paefi , e rallegrando i cuori degli
Arabi , i quali preveggono la buo-
na , o mala raccolta dalla creicenza_,
delle.acque nel Nilolcopio, o mi fura del
crefcente Nilo , pollo in un’Ilòla, vicina
al Cairo vecchio: cerimonia , che varia
ogni anno da 7. in 8. di , fecondo la tar^.
danza delle crefcenti acque, quali giun-
te al fommo, da un banditore fe ne pub-
blica la mi fura al popolo Certa cofa li
.
è, che allora mi pareva più grande il Ni-
lo, Danubio : quel , che da nella»,
che il
mancapza,mi riferbo di dirlo, quando
l’avrò veduto.
Licenziatomi dal Turco Giannizze-
ro , a cui piaceva il vino forte , prefi fo-
cammino del Cairo nuo-
jpra di afini il
vo, dove giunto, alloggiai nell'ofpizio
de’ Padri Francefcani , pollo nella con-
trada delle due porte , quartiero di Ve-
neziani, detto Hart.
Trovai nel Cairo la fella del Baira,che
l’antecedete giorno s’era fatta ne’Cafali.
Si vedea ne i cimiteri un gran concorfo
di perfonc,che ardenti lampade teneano
fu i lepolcri de’ lor trapalati : per lt_*
piazze tutti a gara faceano fuperltiziofi
lacrificj al lor Profeta, di bovi, callrati,
D
2 agnel-
52 Giro dei Mondo
agnelli ,c polli. Oltre gli icambievolirc.
anche il popolo
gali,econviti,divertivafi
invededo girare otto fanciulli feduri fu
d’una ruota Si mangiava in queliti di h
.
carne dell’infame facrificio, fpezialnien.
fedi polli, clic fonoa viliflìmo prezzo,
come anche i piccioni , de’quali fi truo-
va una prodigiofa quantità nelle colò-
baie di tutti i Cafali.
Riportato ncll’Ofpizio, prefi dopo deli-
naredue afini, & in compagnia d’uiu
Frate, pallai al Cairo vecchio, travcrl'an-
do il nuovo per due miglia , e mezzo,
c la campagna per ilpazio poco mi-
nore.
Quivi pofai altresì nell’ofpizio do’
PadridiSan Francefco; poi meneandai
a veder la Chiefa de’Greci, fondata den-
tro la fortezza , per yifitare il braccio
di San Giorgio, in una cappella riporto.
La Chiefa non ha niente di magnificen-
za, c'J Cartello è una ofeura carcero.
Narrano c fiere fiato degli antichiCopti,
o circoncifijficcomc un’altro contiguo)
difirutto fimilmente da' Turchi Quelli
.
Copti dicono, eficre fiati Signori del
paefe . Veggonfi ora le loro miferabili
memorie in un quartiero fcparato,tm
congiunto al Cairo vecchio ? doveten*
gono
n jl# vi c iu c xj x•
,
gono cinque Chiefe ; celebrando Aletta
j
giuda il loro Rito ed ubbedendo al Jo-
,
j
ro Patriarca fcifmatico, e per confeguè-
|
te fono nemici de' Cattolici ; fanno una
vitaauftera, e mendica , cibandoli fola-
mente di pane , ed acqua , o al più di .le-
gumi.
Il Cairo vecchio , pollo a delira del
braccio del Nilo , è quali difabitato ,
non ettendovi più di tre mila anime, e
reca un certo orrore il veder da per tut-
to fparfe le fu e rovine. I magazzini di
Giufeppe, che ivi fono, terranno di giro
un miglio, con un marocche gli circóda
d’ogni intorno. Eglino fono divifi in_>
14. fpaziofe piazze, nelle quali li con-
ferva oggidì il grano, a cielo aperto,per-
che onon piove , o poche minutiflimc
goccio in Egitto.
Il Padre Superiore cIcIl’Ofpizio,ed un*'
altro Padre Ino compagno fpagnuoli,mi
condulfero a vedere il luogo, dove fu
trovato Mosè ( a galla fui Nilo, in nna_»
ciftella) dalla figliuola di Faraone.? 5
effendo in quel tempo ivi da pretto il
palagio reale : oggidi vi è unaMofchea
con giardini , e cafe di delizia Indi non .
molto lotano è l'Ifola , di cui fi e ragion
nato di /òpra , dove fi mifura la crefcen»
za del Nilo, E> 3 Lun-
54 Giro del Mondo
Lungo il Cairo fi vede tempre quan-
tifi dibarche cariche di frumento , mi-
gliore aliai del noftro,che viene dal Re-
gno di Scyd (che nella noftra favella
tuona, Paefe felice) appartenente a uè
Principe Arabo Maomettano , tributi-
rio del Gran Turco Fanno quelle bar-
.
che il lor viaggio in 22 giorni, però cos
.
qualche difagio,a cagione de’coccodrii-
li. Dirimpetto a quella gran Città, dalli
parte finifra del Nilo , ve n’è un’ altri,
detta Ciza,capo d'un Governo, e celebre
per le cafe di delizia, che i Principi Mi-
mai ucchi vi fabbricarono.
Ne Calali intorno al Cairo, gli Ara-
1
bi ulano di far nafcerei polii, col calore
del fuoco, in 14- giorni , accomodando
le uova in una ftanza,e poi facendo fuo-
co nel mezzo nel qual tempo hanno
; li
cura di volgerle, e rivolgerle da quando
in quando , acciò prendano balle voi ca-
lore. Volli andare a veder ciò, marni
dilfero,che fi taceva nella quadragli ma,
Entrai poi, in compagnia de* Padri
iuddetti,nc!la Cala Santa, in cui per fette
anni abitò la Madre Santilfima,col Ba-
bàio Giesu , e San Giuieppe , fuggendo
dalla crudeltà d’Erode. Quella fi Icorge
dentro la Chielà de’Copti, (feendendoft
per
Dei Gemelli.' 5 5
pel:nove gradini , preiTo alla parte fini-
fìra del Coro) foftenuta da tre colon-
nette a delira e quattro a finilìra , che
,
fanno tre picciole feparazioni ; in quella
di mezzo quattro palmi
,
alto , moltra-
no cavato nel muro, (1 luogo, dove dor-
miva la Madonna , ed il Bambino: nella
flanzetta a delira il luogo, dove dormiva
S.GiuTeppe,e nella concavità del muro a
lìnillra,un'altro picciol luogo,dove per
la prima volta posò Nollro Signore, en-
trando nella grotta . Oltre una pietra,,,
dove dicono lavaftc la Madre Santiffi-
ma,ed una tavola deil’illelTa,dove man-
giavano; mi fecero eziandio vedere un
groflò legno, con un chiodo,che ditterò
eflere dell’Arca di Noè .Andai veden-
do la Chìefa ( per l'addietro de* Gre-
ci ) che non è molto grande : tiene un,
Polo altare nel Coro, vicino al quale, fo«
pra di otto gradini , e nell’alto del muro
Uà fiutata la Tedia del loro Patriarca^.
In quello altarei Preti dicono Metta-,,
leggendo l’antica lingua Egizia di cui,
,
per la loro ignoranza, poco, O nulla
comprendono il lignificato . Non mol-
to lungi fi è il fonte Battefimale , fatto a
guifa di pozzo, nel quale fano cader l'ac-
qua , battezzando le femmine So. giorni
D 4. dopò
5*5 Gino del Mondo
dopo clic fono iute, c mafchi 40. i
qualche tempo appreflò, cosi quelle, co-
me quelli circoncidono.
Udita la Molla, mi poli a cavallo al-
l’alino, per ritirarmi inficine co’duc Pa-
dri fp.ignuoli.Nel palleggio offe rvai, che
ilCairo vecchio fu ne’ iecoli trafandati
una gran Città , {tendendoli per più mi-
glia intorno le fuc rovine : notai anche,
come cola maravigliofa , gli aquidot-
che conducono nel Cartello del Bafsà
ti,
Tacque del Nilo ( tirate cò machine dal-
la corrente )
si per l'altezza degli archi,
come per la lunghezza di tre miglia. In-
contrarne poi parte della corte del Bah
sà , che andava a dar le buone fefte a un
Signore del Cairo vecchio, toccando
quatrro tamburri, c più avanti due Der-
( Religiofi Maomettani ) con loro
vis
berretta in torta di figura conica. Curio-
io però era a vedere un loro Santono
nudo , con una berretta fui capo di più
ftraccicomporta, cd una mezza caiacci
indoiTo,e come concorrevano a folla_,
quei barbari a fargli cortcggiojdimodo
che tra per la fella , e quello concorfo,
non potevamo partirne avanti 5 e bifo-
gnava fòrti-ire rqoltc ingiurie da quella^
canaglia , per non cfporfi>col rifponderc
.
Del'Gbmeili? 'ìf
àd avere delle baronate Dopo efferej .
flati qualche tempo a bada, per la flret-
tezza delle flrade, li fece innanzi unde ?
loro fervidori , e prefo per lo cappuccio
un de’ Padri, poco mancò, che non lo
facefle cadere a terra 5 frattanto carican-
do l’altro d’ingiurie, perche portava un
cagnolino in mano, dicendogli ; Cane con
Cane Metrc io palpava appretto vidi, che
.
un’Arabo faceva fembiante di darmi, co
un lungo baftonc/ul cappello(perocchè
ivi I fervidori portano legni, e i padro-
ni mazze ferrate, appefe all’arcione della
fella) e certo farebbe efeguito, fe un.*
Criftiano Maronita non l’avefle tratte-
nuto 5 onde io refo cauto dal pericolo,
mi levai il cappello , tanto odiofo a gli
occhi di quei barbari.
Si continuò la fella Turca Venerdì
14. uccidendoli continuamente anima-
li, la di cui carne non mangiano i Cat-
tolici , per le fuperftizioni , che fi ufano
nel facrificargli , e perciò fi proveggono
qualche tempo prima
In quelli tre giorni di fèlla ( la quale
ogn’anno anticipa 1 1. giorni) fi Vedono
quantità di Signori Àrabi sù buoni de-
ftricri montati , ciò che non è permef-
(
jlo a’ CrLftiani ) i quali fono obbligati
niet-
'5$ Giro del Mondo
metter piede a terra, incontrando, opaf
fando avanti la Giufìizìa.
I Giannizzeri in quello medelìme
tempo fan pompa delle loro armi nt ,
i loro quartieri Altri vagabondi, col
.
carabine in mano, vanno
buttandodd-
l’acqua di rolc a chi patta , per farli dai
monete. Stando in fineftra, vidi paf.
fare otto femmine malcherate , che fa-
cevano urli da fpiritate : mi dittero, cht
erano fegni di matrimonio, e che anda-
vano invitando i parenti dello fpofo,c
della fpofa.
II Cairo, da alcuni detto Memphis,
iri-jscs r .j. che altri vogliono lia Babylon , è lima-
to a gr. 29. c 50. m. di latitudine , vici-
no alla delira riva del Nilo . Fiori mol-
to, mentre ebbe iSoldani, e Rèproprj;
c andato quindi mancando a poco a
poco da 160. anni in quà,ch'è pattato
fotto il dominio dell'Imperador de’Tur-
chi , il quale vi manda come un Vi-
ceré.
Quella gran Città fu fabbricata in for.
aia di triangolo , e quantunque Capo
del batto Egitto , non è però qual fu pò-
polata; nò, come oggidì alcuni la decan-
-tanonumerofa in 24. m. contrade, ed al-
trettante M.olcheejperche la còtinua pc»
Ite,
Del G HMELti. 59
- fte,che affligge quel Regno, l’ha fenduta
tratro tratto vuota di abitatori: e fe bene
i
i Padri miflìonarj , e i mercanti Francefi
mi riferiflero, che nello flato di oggidì Maillet de-
de 1*
tenga cinque milioni d’anime > non vo- ferì pt.
Vnlvers.t#
glio però eflerne tenuto per mallevado- eh. 36.
re , perche non ne ho giammai fatta la
numerazione, echi legge creda ciò , che
gli aggrada (blamente polio dire , che
:
accela lacuriofità da tal fa ma, volli gi-
rarla iutorno,prcgando il Confolo Fra-
cefe a darmi un Giannizzero , acciò po-
teflì farlo con minor periglio.
Ai andatomi dal detto Confolo ilGia-
nizzero la mattina del Sabato 15. mon-
tammo fopra due aliai , e camminarne»
fempre all'intorno, dilungandomi fola-
mente in alcune parti,a caufa delle rovi-
ne . Falciamo poi indietro gli aquidotti,
evenimmo nel Cartello. Queftoè do-
minato da una montagna ad Oriento,
dalla quale in picciol tempo potrla efler
rovinato, perla debolezza delle fue mu-
ra, e Torri.Per più miglia all’intorno, in
diverlì luoghi, fono i Cimiteri de* Tur-
chi, con Mofchee dentro , e fcpoIcri,petf
le perfone qualificate, eretti fopra quat-
tro colonne, con tetta di fopra a modo
di cupola.
6»
6o Giro dei Mondo
Si compì il giro in due ore, e mezzani
fìcchè confidcrato il tempo-, e l’andar
veloce degli aiini valenti, farà il Cairoa
mio giudizio, dicci miglia di circuito.
Or faccia il curiofo Lettore i fuoi conti,
e vegga , fe dentro tale fpazio pollano
capire cinque milioni di perfonc; che
io fola mente foggiugnerò la notizia.,,
di effer le ftradc ftrettiflime , ed abitare
in una medefima cafetta da 20.e 30 per- .
fonc; come anche non comprenderli in
qucfto giroBulach, Cairo vecchio ,c
Borghi.
Le cafc di quella Metropoli non fo-
no punto abbellite di marmi nè , fabbri-
catedi pietra viva , ma di mattoni mal
cotti , o di loto , fenza alcuna magnifi-
cenza; (blamente in due porte della Cit-
tà ad Oriente (che fono ferrate ) fi vede
qualche ornamento di marmo . Nel ri-
manente può dirfi un fondaco delle più
preziofe mercanzie, che fiano portato
da' Perfiani (
particolarmente nel canal
d’Hali )ficcomc di tuttociò,che fa di
•mefticriper lo foftentamento dell’uma-
na vita, vendendofi ivi a viliflìmo prez-
zo carne , pefee , frutta , pane , ed altro;
talché col valore di un carlino di Napo-
li, può farfi un lauto banchetto.
Per
.
Del Gemei.ii» 61
l
Per ritornare a quello,chc dicevamo;
\ ha dato a credere tanti milioni, la fama
ì
dell’antica , e gran di ili ma Città del Cai-
i
ro, che vogliono lì componcffc di cin-
!
que Città didime, ma nondivifcjnelFc-
!
ftremità dell'ima , cominciando l'altra,
aguilà d'nna catena , della quale gli
annelli fono in le dillìnti,ma non divilì.
Itala al tapZ
Di quelle parlando il Profeta lidia , una »?•
ne chiamò civitas Solis, ch’era la princi-
pale, perche follivi abitava il Rè Fa-
raone : di ella non li truova più al-
tro vcftigio , nè reliquie di fabbriche,
fuor che un’Aguglia, con alcune rovi-
ne , e perduto anche il nome , lì chiama
oggidi Mataria. E* reftata però una me-
mojria,e tradizione, da'Criftiani pallata^
a’ Turchi medefimi, che quivi paflando
la BeatiUima Vergine, col fuo figliuolo,
ripofalle fotto un’albero, che li era con-
fervato fino a’noftri tempi ma poi sì
;
per la div ozione de'Criftiani , come a
cagion degl’infedeli, fi fpiantòjcome mi
riferì il Padre Cuflode dell'Ofpizio de_>j
Padri Francefcani,il quale moftromme-
ne un gran pezzo di legno nel Coro del:
la Ior Chiefa
La feconda Città lì chiamava Aamis^
quella appunto , che Faraone diede a'
‘
Cìiu:
62 Giro del Mondo
Giufcppc , ed alla Aia famiglia. La terza,
era detta Misrin , fabbricata da Mefria,
figliuolo di Cham , e nipote di Noè .La
quarta fi appellava Bubriilon , edificata
in onore, e nome d’un’Idolo, detto
Abrillon , il di cui Tempio era vicino al
Cairo vecchio , ed oggidì vi fi vede una
Chiefa di Criftiani.^La quinta er^
Memphis , diftrutta da’ Maomettani,
fiotto Eraclio Imperadorc , e poi rifatta
col nome di Tefdar,cioè Vittoria , og-
gidì Cairo vecchio.
Or’il nuovo, ficcome dicevamo, noti
ha lo fplendore,nè la grandezza dell’alt,
tico (che fi componeva delle mentovati
Città, giufta le tradizioni, che fi hanno]
eficndo fiato fabbricato, per quello, clic
dicono, da Kahara moglie d’un Rè Sara-
ceno , del qual nome fi fece in apprefio
quello di Cairo, per l’ignoranza della
plebe.
Il Confolo Francefe Maillet, perforo
molto virtuofa,e nativo di Champagne,
mi offerfe pitf volte ftanza , c ravola im
fua cafa, ciò chericufai fui principio ci-
vilmente; ma replicandomelo due,ti
tre volte , con affettuofe dimoftrazioni,}
Faccettai , e cominciai la ftefla mattina
di Sabato a ricevere i Aioi favori in uni
menf'a
-
1
'Del Gem’bui . 63
i
menfa ottimamente imbandita .
!
Vidi dopo il ddìnare paffare un de-
;
fonto/u di una bara alta, e givSglj molti
Preti cantando appreffo , e più donno
urlando Dicono, che le perfone como-
,
de,in tale occafionc, uccidono vaccho,
montoni , ed agnelli , e gli difpenfano a*
poveri ; nè ciò dee parere Arano » giac-
ché tanta carità ivi fi ufo anche con gli
uccelli , a’ quali, nel Cairo , per legato
fatto da un Maomettano, fi dà una cer-
ta quantità di frumento al giorno fu
d’una Torre.
Domenica 16, la mattina andai a ve-
dere il Cartello, eh’ è nella parte più emi-
nente della Città , conducendo meco
due Padri Francefili Turcimanno Giu-
deo, & il medefimo Giannizzero. Mon-
tati tutti cinque su di valenti afini, fi
cominciò a camminare in prima per la
Città, accompagnati dalle beffe degl*
infoienti Arabi, che tiravano talvolta
anche il mantello a’ Padri .Dopo effer
partati per più Bazar , entrammo in un'
ampia ftrada ( cofa Angolare nel Cairo)
,
dove erano buone calè , e Mofchee-?:
quindi in una piazza due volte più grà-
!
de del largo del Cartello di Napoli,dove
! erano parimente due grandi Mofchee_>,
. e
64 Giro del Mondo
all’intorno buonifiìme botteghe , end
mezzo Cantimbanchi. Due porte, nel fi-
ne della medelìma, danno l’ingreiTo ai
Cartello Entrammo noi per la delira,
.
paffatc tre porte, vedemmo un giro di
alte mura come una cupola di Chicli,
,
ma feoperta dove mi diilero , eh’ eri
,
ilDivan,o Tribunale, dove dava udien-
za Giufcppe ; altro non vi è di buona
le non 3 8 grolle , ed alte colonne 4
.
marmo
Da quello piano paffando più fopra,
per due altri portici , entrai in una piaz-
za piana , a fronte della quale fono duo
porte , che conducono in un’altro cor-
tilc,donde lì và alla Torre, in cui li con-
ferva il danaio pubblico,per la paga dÌ4o.
mila Giannizzeri, che denno elfere lem-
prc mai nel Regno. Nella medelima,d
altre , non permettono ad alcuno l'in-
greflo, come nè anche negli appartarne-
ti dell’Agà de’ Giannizzeri, e Baisi, eh:
fono contigui a detta piazza.
Ottenuta poi, col pagamento d’utb
zecchino, licenza dal Bafsi , per vede-
re il pozzo di Giufcppe 5 ripalfarnmo le
due porte , e montati per una ftrada a
finirtra,nel più alto terreno del Cartel-
lo, verfQ Oriente , trovammo prelibai
pozzo
i
Dei. Ge m jb r ir? 65
pozzo quattro bovi che volgendo una
,
ruota , tiravano l'acqua, con iunghiffi-
me corde, in vafi di creta. Calai, co un lu-
me accefo,fino al primo piano, per gradi
tutti tagliati nella rocca: ivi trovai quat-
tro altri bovi,due de’ quali a vicenda gi-
ravanola macchina, per farfalire l'acqua,
dal fondo del pozzo, in una cifterna, a
tal fine fatta nel medefimo piano, donde
poi la tiravano i bovi di fopra. Feci but-
tarvi dentro una fiaccola accela, per ve-
derne la profondità c pofeia cord e, per
,
mifurarlo . Per quanto potei ofiervare,
ha due lati eguali, ma non è perfcttamS-
te quadrato, efìendo i due di 22. piedi
l'uno, gli altri di 1 5. Quanto alla profon-
dità, fono 141. piedi dalla bocca fino al
piano, dov’eranoi fecondi bovi 5 ed al-
trettanti fino alla forgi va dell’acqua-.,,
che fanno in tutto 282. piedi .1 gradini,
in più luoghi fono confumati, e in altri
coperti dal fango, per lo continuo falire,
e feenderede’ bovi,e generalmente dilu-
guali , ed interrotti 5 perciò avendo co-
minciato a contargli, tralafciai di pigliar-
mi più tal travaglio nulladimanco, po-
:
co più , o poco meno, potranno eflerej
fino al primo piano, circa i54.gradini.
Da’fecondi bovi fino alla forgiva,è ftret-
Tarte I. E io
,
66 Giro r>Et Mondo
to, qualo può capitela ruota della nwc-
china;mifuratolo,trovai due lati di piedi
dodici, egli altri di quattro. J1 più am-
mirabile di quella opera fi è, Tener ta-
gliato nella viva rocca, non iòlo il poz-
S'o , ma la fcala medefima , per cui vi fi
jfeende , che in alcune parti trovai larga
fette piedi , in altre cinque, ed alta fetta
Ja muraglia fra la fcala , e’1 pozzo (
nella
quale fono aperture) è larga fcj pollici,
© poco più
Alcuni dicono, edere flato fatto que-
llo pozzo da Giufeppc il Sultano mot ;
fi dal non eflere fiata tal Città in tempo
di quel Giufeppc, di cui fi crede: ad
ogni modo, s’è vera la più ricevuta,
opinione , fù cavato circa gli anni de!
'Mondo 2298. dopo il diluvio 642. o
prima della venuta di Grido i6c6. che
fino giorno, ed anno prefentc, inciti
al
ferivo fanno 3399. anni,
,
Pafiài(ufciro dal pozzo) a divertir
J’offufcata vifia fopra la Città , che dal
Cartello tutta fìfcuopre , e a godere li
famofa profpcttiva ,che fanno una infi-
nità di lnpcrbe Mofchee,ed alcune piaz-
«cjc lpczialmente un ben fpaziofo piano
in mezzo della Città, coperto dalie ac-
que del Xolic,
11
D HI. G EM Etti." 67
Il Cartello , di cui fi è ragionato^ una
picciola Città/di tre in quattro miglia.,
di giro 5 nella fortezza però , c genere
di fortificazioni, non ha veruna moder-
na, che lo pofia difendere lungamen-
te: le fue Torri fono vecchie, e Jej
muraglie rovinate in più partile fc nza
; di modo che po-
l'artiglieria nccefiaria
che canonate lofpianariano.Io più torto
lo direi mucchio dicafe confale , che_?
regolare Fortezza «
Nel ritorno incontrai una bara, fopra
la quale era una coperta verde, tenuta
per gli quattro angoli da 4. Preti di
jMofchea,che avevano altrettanti rten-
dardi in mano dell'ifterto colore . Inter-
rogati , mi diflero , che quella coperta
era della fepoltura d'un loro Santone.?,
che portavano intorno per chieder li-
mofina.
Volendo io vedere qualche palagio
de’ Signori della Città , mi feci condur-
re dal turcimanno in quello d’Ibrajmj
Bce;ma perche non v’era il padrone, che
comandava nelPIfola di Candia , ne ve-
demmo parte folamenrc. Ci ricevè ben-
sì il fuo Maggiordomo nella galleria
molto cortefemente , dandoci del carte,
forbetti , e da fumare . Una fcala a fini-
li a lira
6% Gino n Et Mondo
flra dcll’ingreifo, coperta tutta di viti
a modo di piramidi , dava l'adito a que-
lla galleria; dove era il Soda, coperto di
iluojc, e fini tappeti, come anche quello
diuna loggia cótigua,e in ameduc mol-
ti per ledere alla maniera d'O-
origlieri,
riente. Nella prima galleria mi trattenni
di buona voglia, per godere del frcl'co,
e della veduta del cortile, e del giardino
adorno di cipreffi , palme, viti, melaran-
ci, e limili . Vidi poi alcune ottimo
danze vagamente dipinte, c dorate al-
l’ufo del paefe, con ben fini tappeti di
Pcrfia fui i'uolo . Per lo cortile , ch’è
molto grande, givano pafcolando dai-
ni , e capre felvaggie molto belle.
PalTammo polena a vedere quello
dell’Ammiraglio , iòprantendcntc del-
la Caravana della Mecca ( dove in qud
tempo fi trovava comandando la me-
defima, numcrola di più di 60. m. pelle-
grini) carica, che rende da ioo. mili
icudi,pcrchc il Gran Signore gli dà mil-
le zecchini il giorno, per mentre dura il
viaggio . 11 cortile di quello palagio
era più grande dell’altro ; nel mezzo
'fiotto un grande albero di mori bianchi,
era il Sofia , per godere il frefeo ; vi era.,
parimente una capra bianca della Mec ;
ca>
D E t G E M E t 1 I.' 69
Cai vaga a vedere, che avea Ja_*
affai
lana morbida come feta Le capre del
, .
Cairo fono molto differenti, perche ha-
no l’orecchie come bracco, e’J pelo co-
me levriere i Francefi per la bellezza ne
:
portano in Francia. Quivi , non so per
qual cagione , non ci permifero il vede-
re l’interiore appartamento laonde-?*
;
per non tenere più a bada il Confalo,
che con tutti ilfeligioli dell’Ofpizio Fra-
cefe, m’afpettava a definare, con la me-
defima compagnia feci ritorno in cafa.
Lunedi 17. andai a buon'ora quattro Maillet.de--
fcrìp. de 1*
leghe lontano dal Cairo, verfo Oriente, Vniveis.co,
per vedere un’antica Aguglia, poffa nel
luogo, detto la Materia, in un giardino,
che dicono,del Balfamo : dentro quello
giardino è una fontana, fu dicui,v’è tra-
dizionCjChe JaMadre Satillima ripofaffe,
venuta in £gitro,col bambino Gicsù , e
San Giufcppe , all’ombra d’un grande-»
albero , che vi era vicino;il quale fi con-
fervò lungo tempo per divozione,come
ho detto di /òpra.
Non lungi da quello giardino fu già
l'antica Hicropoli, o Città del Soloj
la prima ,chc il divin Sole di Giulìizia
vilìtaffe , ed illuminane, entrado in Egit-
to . Vidi qualche reliquia della l'uà an;
E 3 fichi*
1
70 Cibo im Mondo
tichltà , fpczi.iimi.-nic PAguglia mento,
vara di (opra , elio ha tre piedi, e mezzo
di larghezza e 5S, d'altezza con pero,
, ,
«litici por tutte e quattro le faccic,corat
nella ieguentc figura potrafli ducet-
ti e re.
Ritornando dì buon palio verfo li
Città, con giinodri alìni, mi trovai *
tempo, per vedere l'entrata dell' Agi
Ameth,chc portava certi braconi , diva-
lì, e iella al Balsà da parte dclGran Signo»
reteiò che dinota partenza, e venuta ìjl*
brievc d’altro a quel Governo . Seguili
funzione in tal torma ; Era dato riceva-
to primieramente l'Agd,in un giardino
fuori della Città, da! Chiava ,0 Luogo-
tenente dei Balsà (che dicevano edere
un gran furbo) dove rimalo per alquan-
ti giorni,
a provvederli del necelfario, le-
ce poi il (alenile ingrefio. Precedevano
piccioli tamburri, e trombe all’ufo dei
paclèj toccati da perdane a cavallo, o
duccnto tolda ti ben vediti , e montati
fopra buoni dertricri : venivano apprefr
lo due pcrlone, una delle quali portavi
lafeimitarra; l’altra a Anidra, in un ba-
cino coperto di un drappo di leta,i bra-
coni di panno roda, detti Scuflf, e gli
ftivali : dopo quedi fluivano ico.Gia-
nizzeri
.
Dei Gemeiii. 71
nìzzeri a piedi,ben vediti di panno ver-
de, e incarnato, con la loro gran berretta
larga , che cadeva fu le lpalle > follevata
fu la fronte da un pezzo d’argento d'uii
palmo , vagamente lavorato .
Per ultimo veniva l’Agà, (chcportava
in petto la lettera dell’Ottomano Inipe-
Rdore ) e il Chiava: a colloro fucce-
devano due altre Compagnie di foldati
a cavallo , come i primi , vediti di rodo,
che limilmete marciavano a due, a duci
portando tal’uni fopra le /'palle alcune
mazze, coperte nell’edremità d’argento
madìccio , in Pegno d’ edere Ufficiali.
Tutta queda brigata andò in Cadello,
dove il Bafsà l’attendeva; e cosi ebbe fi-
ne la funzione.
Ritornammo a cafa per la piazza di
JEnaxin,o della Rame, ed altri Bazar,
vedendo intanto ricchifiìme botteghe-»
di varie rarità , che da più parti del
Mondo ivi fi portano a vendere oltre.» ;
che nella Città dedTa fono eccellenti tef-
fitori di feta , che fanno vaghi drappi
leggieri, per ufo del paefe
73 Giro del Mondo
CAPITOLO QUINTO.
J{clà%ionc de’ Tadr'tFra Giacomo albani ,t
Fra Giufeppc Maria di Certtfalcrnme
fermati Francefcani,e Miffionarj , di
ciò che videro nel loro
viaggio
Sfondo le notizie de’ Regni, e Paoli
E
mato
d’ Africa Ben rare in Europa, ho
cofa grata al lettore , dar-
far
(li-
gliene alcune , che non fono gii
mie , ma di Fra Giacomo Albani , o
Fra Gi ufeppc Maria di Gcrufalenunej,
naturale di Paleflina , ed allevato im
Roma , Miffionar; de/linati dalla Mif-
iìone del Cairo, nel fupcriorc Egitto, a’
quali pot raffi predare intera fedcjperchc
o hanno vedute tai cofe, con gli occhi
propri - o han potuto faperle dagli Ara-
bi > nella di cui lingua fono verfatif-
limi
Partirono ad ùq uè quelli Religiofi dal
Cairo,in copagnia dei Prefidete dell’O-
fpizio, a’4.di Maggio 169 1 . vcrl'o Bulac,
Città dilcolta 2. Iole nudai Cairo, vcrl'o
Ponente, e che dicono edere Hata fabbri-
cata da vn tal Polo, ivi tenuto per Dio.
Ella
1
E L D G
E M E 1 il 73
JEIla avrà dì lunghezza circa due miglia?
ed uno di larghezza , e farà più di 50.111.
anime . £’ limata allato del fiume Nilo,
1
e perche non v’era rarità alcuna, i Pa-
dri, dopo avervi fatto brieve dimora-,,
5’ imbarcarono, per profeguirc il loro
viaggio Sul far della fera giunfero ilo
.
un luogo detto Cercalfih , o Crifopolij
ma per effei e il vento favorevole, non
vollero fermarvi fi:onde al far del giorno
de’ 5. fi videro vicino Bufci, Città anti-
chi dima ) per l’addictro detta Olfosiio
lingua Copta , cioè Eminenza . La fera
vennero ad Hcrmopoli , f che fuona iio
greca favella , Città di Mercurio ) la
più grande, che fufle altre volte fu le
frontiere della Tebaide inferiore , e vi
fi veggono anche al giorno d’oggi va-
rie rovine di antichi edifici: di preséte la
dicono gli Arabi Beniscuf . Credo
Abulfede , che quivi fia flato un fa-
mofo Tempio di Mercurio, con una
ftatua diVenere dal medefimo abbrac-
ciata, e che vi fia durato in piedi fotto
il governo de’Greci, ma poi folle flato
dilìrutto da’ Maomettani venuti iio
Egitto.
Camminando più avanti giunfero al
y ili aggio , detto Ilabfel-narab . Ivi vici-
no
.
74 Giro dei. Mondò
ho è la Città di Beimele fabbricata dii
im’antico Abagò o Filofofo , detto ,
Behnes. Fuori di quella fi vede un poz-
zo fatto da un tal Rogeos, molto valente
nell’arte di Magia , per concicele i gri-
di della creiceli za del Nilo oggidì' ; fi
chiama Bir-Elgiernus, cioè pozzo di
Rogcos.Credono i naturali, che la notte
de* 15. di Giugno, ivi calchi una rugiada
detta Bottaà,o goccia , per intcrcdlìo-
ne dì San Michele Arcangelo, mandato
in quella iftefla notte da Dio, per muove-
re e benedire il fiume : c tanto più
, fi
confermano in quella vana credenza*
quanto che vedono da allora in poi ere-
fccre il Nilo quindi è che per tutto
; , il
Reame i Crilliani Copti, con gran fo-
lennità , celebrano la feda di S. Mi-
chele , fecondo il loro rito . La cere-
monia fi è , che la fera de’ 14. vi fi por-
ta il loro Vefcovo, col Cadi del paclc,
e ferrano, e fuggellano il pozzo ila mat-
tina poi de’ 15. celebrata dal Velco-
feovo la Melfa, vanno ad aprirlo di nuo-
vo, per mifurare l’acqua, c della mag-
giore , o minor crcfccnza fanno argo-
mento di quella , che dovrà fare il Nilo,
e per confeguentc dalla penuria ? o ferti-
lità dell'anno
DelGeMEILI? 7
5'
1 Quello Mago , di cui fi è ragionato*
1
avendo , per la cognizion della Natura,
l
maravigliofe cofe operato , fu dall’igno-
rante moltitudine collocato nelnumerò
1
de’ Dei 5 erigendogli di più una ftatua^
fiopra del pozzo, che fu per lungo Ipazio
di tempo adorata da’naturali.
Pattato Habsel-arab,s’incontrarono i
Padri in afprifiìmi monti alle rive del
Nilo. Alle radici di un di quelli monti
detto Giabal-ellhcir, cioè monte dell’uc-
cello, fi vedono le rovine della Città di
Siribis, che vogliono follefiata fabbrica-
ta dal Mago Siribbione, e che fopra~j
una delle di porte fu già l’Idolo di tal
lei
nome . Vogliono di più , che nella forn-
irmi del monte,aveflc il MagO,con fuo
arti, cretto un’Uccello , che in tempo di
fertilità voltava la tefta verfo il fiume , c
di careftia verfo il deferto ; e che quan-
do fovrartava qualche invafione di ne-
mici , fi voltava verlò quella parte, don-
de dovean venire , dibattendo Pali, con
urli terribili per avvertirne i Cittadini,
,
In quello luogo
fi vede oggidì un_>
Convento di Monaci Copti
. Dieci mi-
glia lontano è una Città detta Miniele-
ben-echalrin , e più oltre molte rovino
di Città grandiflìnie,in cui s’annidano
7<S Giro nst Mondo
gli Arabi ,
per e 'Ter luoghi, ad altri cbt
loro , inacccffibili
Il giorno de’ 6. di Maggio giunferoin
Sachicl-mufa , cioè pozzo di Mose,
predo a cui, verbo la parte Orientalo
della Tebaide, fi trova Antinopoli Cittì
antichi flima , c di molto pregio ; come
può feorgerfi dalle lue rovine , e fmifti.
rate colonne, una delle quali è poco mi-
nore di quella di Pompeo . In quelli,
Città Diocletiarfo fece ma iti rizzare
1 docoo. Criftiani , e vi fù confinato Nc-
ftorio,per ordine del Concilio Efelide
primo.
Più avanti videro la Città di Mellani,
e quindi pafi’arono lotto un mòte afprit
fimo, eziandio allato del fiume , davo
fono in gran rilchio le barche , per ede-
re il letto di pietra viva , e badò : c do-
lora in poi cominciarono a vedere Coc-
codrilli .
vottor. nei
Giu ubero la fera alle radici del monte
fu» siurdìn. A ha fède o apud fidcm detto da’Romani,
,
hh '
3'
famolò un tempo , per elfere abitato da
molti eccellenti Maghi , e ma diri di
nigromanzia , che poi cominciarono!
mancare fotto la monarchia de’ Greci,
i quali vi collocarono i loro Idoli, e par-
ticolarmente uno detto Ofios . Venuto
pofeia
,
D E L G E M E L l il 77
' pofcia l’Egitto in poter de’ Romani, per
le maraviglie , e portenti , che in qucfto
1
monte fi vedeano, lo chiamarono apud
1
fidem , tenendolo in fom ma venera-
zione . Vogliono alcuni, che quindi
il Re Faraone chiamattei Maghi , per
fare i fegni avanti a Mosè . Accre-
feiuta finalmente la Fede Crjftiana , fi
cominciò ad abitare da’ Santi Padri
e Romiti , .in varie grotte cavate nel-
, che dettano inlìemc orrore-?,
la pietra
e divozione nel petto di chi le mira.Qui-
vi l’altezza del Sole è di gr. 37. e 2. m.
Cinque miglia piùoltre, verfo Ponen-
te è una Città detta Marrofaluh , efo-
pra il monte, che la domiaa(chiamato
verde ) fu il Convento d’Elma harrachj
dove fi ha tradizione , che fiaffe qualche
tempo la Madre Santiffima, il fuo Fi-
gliuolo 3 e S.Giufeppe.
Pattarono poi nella Città di AfiuJ,an-
ticamente detta Bufaaftus, pofta fotte
un monte alti filmo , abitato per Io paf-
fato da' Santi Romiti , de’ quali tettano
ancora le grotte . Erano vicino alla me-
defima due altre Città, una detta Do-
ronche dal nome d’una Dea , l’altra
Sciolb,dove fi vedono molte antichità.
Quivi l'ardore del Sole è cosi eccettuo,
che
78 Giro del Mokdo
che condifficultà può foffrir fi da’ Frati,
chi ; c'1 viaggio fi è pcrigliofo a cagioiu
de' ladri, che ogni notte vengono a nuo-
to , per mettere a lacco le barche.
Pattando avanti videro Abririfch,c
Città di Venere, dove fono molti anti-
chi edifici rovinati . Il Vefcovo di que-
fio luogo fifottoferiffe al Concilio Cai
ccdonenfe.
Giunferoalli ii. in Giabel-efià-hare,
cioè monte di nigromanti , detta anti-
camente Ifis, dalla Dea di tal nome, alla
quale folevano ogn’anno i Popoli della
Tebaide media offrir verdi fronde di più
forti , facendo varj giuochi all'ufo Egi-
zio . Vedefi di prefènre la ftatua di que-
lla Dea di fmifurata grandezza , mezzi
fepolta dal terreno, iii l’entrar d’unt,
grotta . Credono gli Egizi che fotto vi >
fia un gran teforo , che i nigromanti
lian tentato di fcavar più volte , ma in
damo.
Nella fommità di quello monte è
una grotta , nella quale dicono, fi man-
tenga una vipera viva , lunga un brac-
cio , che a’ Turchi (che vanno a vifìtare
quel luogo , (limato da ioro fantifiìnio)
s’aggira intorno al collo fenza nocunié-
to; e narrano perfone per altro vendi*
clic,
DeiGemeiit* ye>
I che ,che fia (tata tagliata più volte in..»
i quattro , e cinque pezzi e Tempre li fia
,
riunita per opera diabolica ; credalo chi
vuole, Sott.o quello monte fletterò i det-
ti Padri, efpofti a caldo intolerabile, fino
al vefpro , fermandoli la fera alle faldo
del medefimo,con pericolo di ladri,
11 fegucnte giorno de’iz.per mancaza
di veto, tirarono la barca a pie d’un’altro
monte afpriflìmo,lù le pendici del quale
è la Città di Labta. Dieci miglia lontano
ve n'è un’altra diftrutta, detta Benavid,
che in lingua Copta, vuol dire, Cafa di
fìelle , perche gli abitanti adoravano leu»
flellc. Paflandopoi avanti giunfero al-
l'antica Città di Fau , in lingua Copta-*
detta Saupi, e nella Greca Crocodilopo-
Jis , cioè Città di Coccodrilli : fcorgefi
magnificenza
l’antica Tua nelle grahdif-
fimefue rovine.
Dopo molti patimenti e travagli, ar-
,
rivarono Padri in Achmim, da’ Greci
i
detta Oxyringus, Città della Tebaidcj
media , che fu per l’addietro Sedia Ve-
dovale, come dagli atti del Concilio
Coftantinopolitano può vederli , ai
quale Dorolhao fuo Vedovo fi fotto-
icrilfe Quella fu la feconda Città , che
,
fabbricò in Egitto ilFilofofo £rmcte_>
•*
i
Uc Giro del Mondo!!
nel deferto Orientale . Andarono poi
in un’altra detta Afiolh, pari mente &
dia antiehiffìma eflendo i iuoi Vcfcov.
;
ColofiriOjCdAndrea intervenuti nel Có-
eilio Calccdonenfe . Quivi fi trovò il
Sole alto grad. 26. e 4. ni. Lontano di,
quella Città io. m. entrarono i Padri it
una lunga valle , dove fono grotte fio ;
come fu le montagne piccioli Convco
ti , in cui abitarono già Santi Religio-
fi,damuovere a divozione anche I cuo-
ri più infenfati. Vi fi fermarono dot
giorni, ed una notte, per vifitargli,d
ammirare i dormentori , e le angulìc
rocche Cammi-
celle intagliate in dure .
narono pofeia per entro la valle no-
ve miglia, e videro Icaturire dalle
viva pietra un fonte , detto di Mac
Abiflinojfanto Romito de’ fecoli pana-
ti. S’innoltrarono quindi a piedi iS.altrt
miglia, e trovarono uno ftagno, che
chiamano Birchel-Elban > circondato di
vaghi alberi ;dove parimente erano va-
rie grotte, romitori, e /olitati abituri,
de i quali alcuni fono un quarto di
miglio dentro il fallo : la grotta piò
grande avea un’ampia porta, adornadi
Croci, e d’altri di voti lavori. Quelli fan-
ti luoghi però muovono a’ Fedeli mag-
glor-
ia
,
Dei. Gem hui. Si
giormetc le lagrime, reggendogli ferviir
di ricovero ad infamile Gozzi uomini,
applicati all’arte di nigromanzia.
Ritornati al balio i Padri, profegui-
rono il loro viaggio , e dopo aver cam-
minato qualche jpazio verlo Ponente.?,
arrivarono nella Città diMafcie, detta
per l’addietro Nalopoli 5 dove fi vedo-
no molti antichi Conventi dirupati , ed
ed altri edifici Pafiàndo avanti vennero
.
nella Città di Grege, prima di giungere
alla quale, videro l'aria coperta dilocu-
fte ,
grandi come a beccafichi che ven- ,
gono dalla Nubia , c cagionano gratin
danno alle campagne
Grege è lontano jo. miglia dalla riva
del Nilo , onde bifognò fare il cammino
per terra fopra Cameli Furono i Padri .
quiviricevuri da un Crifliano,in cala del
quale vennero molti altri Crifiiani del
paefe, con molto ddìderio d’iftrnirfije
movevano perciò vari dubbi iopra il Ri-
to Cattolico, Cbiefa Romana, e Sommo
Potefice . Recarono eglino, con molto
piacere, perlua fi dalle prudetirifpofte di
quei Religiofi, pratici della lor linguai
dicendo, che mai nò avevano Pentito co-
si fana dottrina; e perche non avean mai
veduto fimigliante abito .non poteva-
Tmch Ì ^
8z Giro del Mondo
no mai Saziarli di rimirargli. StandoFn
Giufeppc dentro la cala d'tm Criftiano,
e Fra Giacomo di fuori , vennero Eira i
per condurre carcerato Fra Giacomo,!
cagion del tributo ; Fra Giulcppc gì
Sgridò , ma non per quello fece nullit
giunto però quegli a mezza ftrada,fuli.
borato da alcuni Criftianidel paefe.
Seguitarono a dimorare in Gregei
no a’ 20 di Maggio ; poi volendo parti
re a’ 21. l’iftcflo Criftiano gli provvidi
del bifognevole per lo cammino, e gì
accompagnò lino alla barca ; ma trova-
tala partita , diede loro due afini , eda,
due fuoi Servidori gli fece condurrei
Pardis,fci miglia lontano. A
Pardisca
trarono in barca , e partiti con profpcrt
vento , giunfcro alla Terra di Elbclianì,
dove lì fermò il Rais per accomodateli
barca. Indi navigando , e giunti all’Ilo-
la del fiume , videro un Coccodrilli
lungo da 6. in 7. braccia . La Sera per-
vennero lòtto un’a/priflìmo monte, det-
to Eltareg, dov e convenne rimanerli li
notte , per mancanza di vento.
La mattina avanzarono line
de’22. fi
all’altra ISoletta, dove trovarono duo
altri Coccodrilli terribiliflìmi : e prose-
guendo il viaggio Sotto mòti afpriflìmi,
'
affatto
.
DelGbmelzi. S?
affitto difabitari, ne incontravano con-
tinuamente. Sul far della notte capita-
rono in un luogo dove Capo degli Ara-
3
bi (I era uno chiamato Giu Teppe.
Eflendo mancata affatto la provvifio-
ne, fi fermarono a’ 23 nella Terra di
.
JDilhe,e mudarono un Turco a far com-
prare un medino di pane ; ciò che non
trovandoli , fi partirono digiuni . Ef-
fendo venuti per iftrada alcuni Arabi
a rubargli , con grida gli polero inu>
fuga
Glunfero quindi nella Città antica di
Dandara ( la terza fabbricata da Ermete
Filofofo) nella quale fivedea un Tem-
pio magnifico, con molte ftatue efuper-
be fabbriche rovinate. Pallata quclla_*
vennero in Caane, o Bcricon, fituata
nella Tebaide media, tre miglia lontano
dalla quale,aveano gli Egizj il porto per
lo Mar Rollo , detto Porto di Maro>
(oggidì chiamato Chofcir) dove in~>
tempo di Faraone, fi trafficava per Fin-
che, e parte dell’Arabia, nettarono ivi
con molto timore quella notte , perche
vennero tre ladri a nuoto, e 1 5. per ter-
ra, ad
attaccare una barca contigua al-
laloro; però gli tennero difeofti pari-
mente con le grida.
F » lì
Grno del Mondo
11 giorno cip’ alando il Rais a rifcuo-
tcre il nolo, c ftando i Rcligiofi ancon
'
in barca , venne il Giudice del paefe,con
un birro, a prendere informazione, che
denteerà , e clic andava facendo. Ve-
dendo egli un'altro modo di venire, lo
fpettò,chc fu fiero Religione perdonò
volea quetarfij dicendo, che erano Fran.
chi , venuti per far la Ipia , giacché Mo-
ro Sultano facea sì grande uccidono
di Turchi . Si fc tifarono i Padri al me-
glio che poterono , ma il Giudice repli-
cando lemprCjt he lòtto quell’abito erat
venuti per ingannare; fece ordine al
padron della barca , che non partifìefen-
za fu a licenza .Un Criftiano del paelb
(fendo gli altri abitanti Maomettani),
s’interpofe col Giudice, dicendo, chei
Prati erano venuti con lui, per vifitaro
le Chicle, e Conventi de' Criftiani,c
che compiuta la vifita,egli ftelfo gU
arebbe accompagnati in dietro: ma noa
perciò quegli s’acquetò; anzi per tutti
i modi voleva madare perfone appreffo
i Frati per jfpiare i lóro andaincnti,
Quelli non vedendo altra ftrada per
uleire da tale impaccio, moftra ronoiini
lettera di raccomandazione, che aveano
per io Scrivano del Capo degli Arabi,
con
< -
,
-
Dst Gemelli.' 8
1
>con la lettura della quale, e lei ed ini m
li placò il Giudice , non potendo cavar
1
di vantaggio da' poveri Religiofi.
Sei miglia più lontano, entrandola nel-
la Tebaidc luperiore, il truova l’antica»»
Città di Copti > dalla quale tutto l’figic-
to , non che la nazione Copta prefc la^
denominazione. Area quella Metropo-
li il traffico nel porto iuddctto, cd era
fintata a gr. 26. di latitudine, e 62. di
longitudine ; di lei cosi parla Strabone: tìb.ifi
Toft Vencris Femplum efi ifidis Fammi dein~
ceps funt ea , qua Typboiiia vocantur , fofi- &
fa, qua Captimi defert, communi ^Arabum,
&
HLgyptiorttm Vrlem ; deinceps cjl ifthmus in
J^uìfum Mare porrcclus , juxta Berenicenu
Vrbtm ,qna quamquam'fine portufit , tdmen
propter opportunitatcrn ijibtni , idonea diver
babet . Dìcunt Tbiladclpbiim primo beine
forici
ricini exercitu apcrttiffe , cùm aquis ea care
ret ac div.erfaria conflituijje, tara pedibiis iter
,
agentìbus > quatti C ameli s : idque effecijfc-a
ottomani Bubrirn Mare difficulter navigar e tur,
prafertim ex intimo recejfu . Filini vero ex
-
perientia militatevi maximum dcmonjirafif,
atqtie mine omnes Indica; , & Arabica mer-
ces , ac t/£tbiopice etiam ,
quid tArabico finti
advebuntur, Captimi deferuntnt , ificwmi re-
mivi Empori um . Ifon procul à Berenice, cji
86 Giro del Mondo
Muris fìatìo , qmc Civitas naralia habet.Ji
Copto quoque non multùm aùcft M pollimi ù
vitas , qnare ditte Vrbes ifllmum terminati!
&
utrinqne /unti [ed C optiti, Muris Jlatiom
rxrelìmit Di quella Città di Copto va
.
ne d Vefcovo al Concilio Efefino , coni
medefimo fi può l'corgcrt
dagli atti del
Continuando il cammino, fi ferì»
la barca fino a mezza notte, per manca
za di vento, in un luogo orrido , edili,
giaro ; ma ritornando favorevole, paf»
rono avanti, capitado in fine, dopo ma
ti tramagli, nella Città di Kno,o Cosba
bir , che dicono edere fiata d‘Apollo,i
delle più grandi , ed antiche, che fia»
funate alla riva del Nilo. Volédo palfait
oltre, nò fu poffibile,per mancanza pan-
mète di vento : e volédo i marinari tira
la barca con corde , non potevano co
piedi refifiere al bruciore del fuolo i»
foc a rotonde ritornarono la fera arroftit
quali dal 5o!e,pcr prendere a gran fora
terreno nella Città di Naccade. Entra-
ti i Padri nella medefima, andaronoiiu
cafa del Vefcovo morti della fame, pct
cfler loro da qualche tempo mancatala
provvifionc; e prefentara la lettera di
.raccomandazione , che tenevano diriz-
zata ai medefimo 5 quando credevano
Dei. G
e mei ii. 87
riftorarfi del paffato digiuno, ebbero una
miferabile cena d’un paneIlino,cd acqua
fchietta per rinfrefearfi. Quivi furono lo-
ro molli piu dubbi fopra la nortra S. Fe-
de, che rilòlfero co ottime rifpofte,efien-
do i Vefcovi di quelle parti molto igno-
ranti . La Città è bella,, antica, e copiofa
di Conventi di Criftiani Copti.
A' 29. prela in affìtto un'altra barca-,
da un Criftìano , partirono per Asfun-,.
Divéne per iftrada il vento così gagliar-
do , eh’ ebbe tre volte a fommergergli;
ma poi divenuto contrario, fi fermaro-
no Tirando adunque
. la barca a forza-,
di funi, venneroso. nella Città Luch-
a'
ferem. Fila fu detta per lo paflfato Luch-
fo,o lume, e fabbricata nella parte.*
Orientale in onore di un’ Idolo} ma in_»
progreflò di tempo poflovi un’altro
Idolo, fi difie Luchferem , cioè due lu-
mi: o pure ebbe tal nome, per effèr com-
porta di due Città . Si feorgono nella-,
medefima , oltre gli avanzi di magnifi-
che fabbriche, due Piramidi, che han-
no ciafcheduna 40. palmi di circuito , e
tutti e quattro i lati ferirti di geroglifici.
Sono di più,avanri la porta dell’antica..»
Città, come due Idoli di finilurata-,
grandezza, de’ quali eflendo a terra ciò,
F 4 ch’&
S8 Giro del Mondo
ch’è dalle palle infujpurc ciò che rim»,
i
nc fi è zi. palmi altorte fpalie fono largì*'
1 2. palmi , l’orccchic lunghe cinque r ,
larghe tre c mezzo . Quelle ftatuc f*
,
rcbhono ancora intere, le i naturali n«
aveller voluto rompere un’urna, cho
aveano lui capo, Operando di trovarvi
qualche teforo il marmo di che fon,
;
fatti ,maravigliofamente lucido, eco-
è
me un mi (lo di oro , che tira al verdo,
tutto di un pezzo I Crilìiani condur-
.
rò pofciai Padri dentro la Città, facen-
do loro vedere fedeci colonne, di più
pezzi ma di
, 47.palmi di circonferenza
e più avanti un grande edificio quadra-
to , comporto di cento colonne grolle»
37 palmi. Partirono quindi in un Tem-
pio d’idoli, coperto di grandifiimepie- j
tre jcufcheduna delle quali era lungi,
30. pallili , ed alta fei.
larga s>.
Ciò veduto, furono menati nella Cit- 1
tà di Chak , abitata oggidì d’ Arabi. Nel-
le quattro principali ilradc della mede,
fiina, videro quantità d’idoli in forma di
Capioni,Camc!i, Leoni,e Tori. Entran-
do nell’antica Città, ortervarono la por-
ta della medefima di flraordinaria altez-
za , e larga fette picche tutta di pietro
(
vive gramfiilìme , con geroglifici den-
tro,
.
D Et Ge ME III.’ Sp
«tro , e fuori )
che, offendo cadute le mu-
ra , fi manteneva ancora in piedi. Paf-
fando avanti, trovarono un maraviglio-
fio Teatro, circondato da un muro com-
porto di grandiffi me pietre artificiofa-
mente intagliate , largo 14. palmi; ed al-
to a proporzione . Nel mezzo è la piaz-
zatila gradezza quali di un miglio, in-
torniata da fei ordini , che formano cir-
ca 200. grofle colonne, adorne di gero-
glifici, ed alte ciafcheduna 150. piedi;
con capitello , lopra al quale potino
agiatamente federe cinque pcrfone . In
quello Teatro abitano alcuni Criftiani,
ed Arabi , e per elfer forte, vi fi ritirano
i ladri perfeguitati dal Bafsà.Si vede nel-
la medefima Città un lago di acqua_>
falfa,everde, colorita non già dalla cor-
ruzione , ma , lìccome dicono per arte ,
magica nè fi sà donde tragga origi-
:
ne, nè dove fi perda crefcendo alla_j
,
mancanza del Nilo, e mancando alla di
lui crefcenza Quel , ch’è più, 3 panni
.
lordi fu biro vi s’imbiancano;fi dice, che
aveva prima il letto dì pietra, per uiu
quarto di miglio, che dura il fuo cir*
cuiro
Poco lungi dal Lago è un’altra Co-
lonnata > che a tempo de’ Crirtiani è fta*
ta -
90 Giro mi, Mondo'.'
ta Chiefa , vedendovi!! anche oggidì di.
pinte alla Greca le figure del Salvadorc,
.Madre Santillana, e di Angioli. Chia-
mano il luogo Sameavcnegium, cioè,
Cielo (Iellato ; perche il tetto , per alcu-
ni forami rapprefenta artificiofamcntc
diverfe (Ielle , e’ fegni del Zodiaco : fer-
ve di prefente per Italia a gli Arabi.
In un'altro luogo fi vedono due Agu-
glie altiffime , che hanno il pi ed e (tallo,
una 76. palmi di giro, e l'altra 40. fepol-
ti la metà nel terreno ; vicino alle quali
ne fono altre due dcll'iftefla forma , o
grandezza, pofte alAiolo dall’ingiurie
de’ tempi . Non guari lontano erano
due Idoli di finiflìmo marmo, alti 14.
palmi , (opra due colonne di porfidodi
fmifurata grandezza, che davano l’in-
grefiò ad una firada coperta di tavolo
di pietra, lunghe 36 palmi, e larghe uj
.
per ogni parte lavorate con geroglifici,:
c (òfienute da un muro di groflifiìmo
pietre . Mentre ne givano a vedere un*
altra Colonnata , trovarono periltradi
un grandi (fi mo Idolo di ben fino mar-
mo c giunti al luogo deftinato , videro
;
j 50. colonne grofie 60. palmi ( però di
più pezzi ed alte 100. lenza compren-
)
der vi il capitello, fopra il quale avreb-
bono
Del Gemelli.' 91
bono potuto Ilare cento perfone : nella
entrata di quello edificio erano due Ido-
li, d'un marmo, che fi avvicinava al por-
fido, e di grandezza cosi /terminata, clic
il piede lolo era lungo otto palmi. Pochi
palli lontano è una Torre, o Cartello,
dove per una porta , e ficaia , fi monta.»
ad una gran piazza con più camere in-
,
torno , ed altrettante più fòpra in tre ,
altri appartamenti . Vicino la Torre è
una ftrada fiotterranea che conduce al ,
Nilo, e alla Città d’Hapalimus, dalla
parte di Ponente, detta oggidì Medinal-
habu - In quella Città fiono eziandio
molte memorie di antichi Templi, o
Teatri; vi è anche un laghetto, che fi
e/npie nella creficenza del Nilo , e feenra
nella mancanza , predo al quale fiono
dueldoli sì grandi, che fi offervano da
dicci miglia lontano ; uno fi dice da^*
padani Sa mula , e l'altro Dantula.
Ripolàti i Padri in cala d’un Criftia-
no, fi partirono poi con grandi filmo ar-
dore di Sole e timore di ladri e venne-
, ;
rnalledue della notte , nella Città di Li-
cophi, oggi detta Arntant, nobiliflimaj
per molti Templi , e grandi fabbriche.^,
nò che per ftatue,e colonne.Fu già Sedia
Vcficovale,e’lluo Veficovo Valufiano in-
ter-
Giro del Mondò
tcrvenne nel Concilio Efefino . V. di le}
anche menzione Epifanio. Dirimpcf.
fa
to la medefima,m una Ifolctta, che fiil
Nilo, fi vedono giornalmente ccntina/s
di Coccodrilli di diverfe forti.
La mattina leguente all’ufcir del Sole,
parlarono per la Città di Dcmocrat,
fabbricata da un Filofofo antico di tal
nome; oggidì fi dice Demcicrat . A’ si,
giunfero nel Calale d’Asfun , lontano
3. m. dal fiume, su d'una collina, dorè le
cafe fono malamente coperte di ftuoje,
per nùcaza dimateriali. Ivi da predo èia
Città di Latona , detta oggidì Afnc(fot-
to il Tropico di Cancro )
il di cui
paefe è unacòrinua fornace agli Euro-
pei, non accottimati ad ardori così
grandi.
11 primo diGingno, co lettera del Ve-
feovo di Naccade, furono a ritrovare uu
Criftiano appellato Marco , acciò gli
menade a vedere il Convento,fabbricato
nel Campo di quattro miglia fdovo
Diocleziano martirizò 460. m. Martiri)
daS.Elcna, lotto il titolode’SS.Martiri,
che oggidì è abitato da alcuni Religiofis
ma furono dilTuafi d’andarvi da unCapo
d' Arabi, derto Marco perche colà era
;
un cattivo Giudice nemico dc’franchi,
il
DE t G E ME II i.
_
93
il quale gli averebbe fatti uccidere, o
carcerare : onde non potendo confegui-
re il loro Tanto fine , rifolferoritornarfe-
ne in dietro.
Prefa una barchetta mal concia, s’em-
piè quella ben tolto d’acqua; onde,fu di
meftieri ritornare in Città . Imbarcatili
poi di nuovo, chiamati dal Rais, ch’ave-
va accomodata la barca, trovarono ma- i
rinari cosi eftenuati da’digiuni della lor
quadragefima, o Ramadan, che nor._»
potevano remare ; onde Fra Gitifeppej,
ed un marinaro pigliato ilremo,con-
du fiero la barca lino alla mentovata-»
Città d'Armant, 40. m. lontana d’Asfun,
lafciando di remare la notte per la ftrac-
chezza . Fra Giufeppe ripigliò la matti-
na il remo, con l’iftefiò , e travagliarono
in manieratile a gli 8. a mezzo di,giun-
fero in Naccade.Ivi furono a vili tare lu-
bitamente il Vclcovo, ma non lo ritro-
varono in cala; nel ritorno, che fece con
fei Sacerdoti Copti, gli ricevè con la lo-
lita cortclìa . Dopo cena colloro,con li-
cenza del V efeovo, molfero molti d ubbj
su la Religione; e convinta la loro igno-
ranza dalla dottrina de’Padri non per-
,.
ciò s’acchetarono, ma difiero, che il di le-
guente avviano portato i loro libri Ara-
94 Gino del Mondo
bici: ciò che nulla loro valle,cfiendopct
mezzo de’ medesimi maggiormente/
convinti; quantunque mai non la ccdef.
fero in vane parole. Dopo di elici buo.
ili Padri, per i'ifteflb fiume, le ne ritorna,
rono al Cairo al loro Olpizio.
CAPITOLO SESTO.
Si deferivono le "Piramidi d’Egitto , e rnumit
del Deferto.
R Eftandomi ancora da vedere le Pira-
midi d'Egitto , e mummie del De-
ierto,nè ciò potendoli fare lenza buona
compagnia, per timore degli Arabi; par-
lai alCon folo, acciò mi proccuraflej
qualche lìcura maniera di andarvi Egli .
per fua bontà, prefe la fatica di parlaro
ad alcuni Francelì , che lì preparavano a
con buona feorta , e
far lo fteflò cosi fili
di lorcompagnia.
Dovevamo partire il Martedì 18 . ma
mi trovai inférmo degli occhi ,
peraver
lafciatalafincftra aperta la notte, per lo
gran caldo ;
quantunque folli flato av-
vertito di non farlo, perche il male è in-
fallibile : onde il dopo delinare andai
camminando fopra un’afino per gli Ba- •
zar,
Del Gemelli. 95
zar, e piazze della Città. Incontrai per
iftrada un’uomo di 40. anni in circa, bar-
bato, e tutto nudo da capo a piedi, al
quale tutti correvano a baciar le mani}
ciò che non lafciò di fare il mio afinajo
per divozione. Alcune donne gli bacia-,
vano Pcftremirà di quelle parti , chela-,
modeftia deve nalcondere , per renderli
feconde. Avendo richiedo chi lì fufle,
mi diflero, che colui era un gran San-
tone.
Partimmo adunque il Mercordì 19.
per Bulac, o Pulac , montati fopra una-,
dozzina d’afini . Ivi giunti ci ponèmo in
barca, non potendoli andare per terra-,,
a caufa dell’inondazione . Giugnemmo
prima di mezzo di alle piramidi ( o , per
meglio dire, fmifurate montagne di pie-
tre) noncfiendovijche 12.1n.di cammi-
no. La curiofità m'indude , infieme con
alcuni Francefi, a falire fino alla fommi-
tà della prima, con le ginocchia più to-
fto, che co’piedi ; per edere i primi gra-
dini alti quattro piedi, e larghi tre, che_>
girano ugualmente all'intorno, e vanno
a poco a poco fin fopra ftringendofi.
Dalla cima, o piazza della Piramide fi
fcuopre unaimmenfità dipaefe, o più
tolto, un grandiflimp deferto d’ are-
na.
$6 Girò del Mondo
na. Calati con grandiflìmo incomodo,
ci difponcmo per vedere il fcpolcro.cy
ditono di Faraone , dove s’entra per imj
forame mezzo ferrato dall’arene.U p,{|
Fulgenzio de Tovars Cappuccino, e Su-
periorc deli’Ofpizio del Cairo, buò Afi.
tematico, avendo difegn a ta la piramide
c preiene tutte le nniure dalia parte {j
dentro, e di fuori, io me le feci darejlid
come anche quelle del pozzo , che viti
dentro, quali il Padre Lazaro,parimenit
Cappuccino, 20. anni prima aveva proli;
facendoli ligare, c calar giù, con uno
corda, nell’olcurità dei medefimo, pc
anera curioiità.
Quella gran Piramide, eh’ è la più vi
cinaal Cairo dalia parte di Settentrione,
tiene 20S- gradini di pietre di differente
altezza, che fi (lima edere fiate coperto
di marmi, tolti col tempo per u fo d’altre
fabbriche. Tutta l'altezza perpcndico-
lare c di 5 20. piedi , la larghezza d’ogni
lato 682. la piazza della fommità è coro,
pcfta di 1 2. pietre , che fanno in quadro
piedi 1 6. e due terzi; donde dicono,cho!
lina freccia, tirata da valente arderò, ré
oltrepalfaria lo fpazio della médefimiu
piramide . Alla porta fi monta per Tedi-
ci gradini, a fine de'quali fi entra, per un
,.
Del Ghmeuj,' 97
sétierOjChe và in giufo,di figura quadra-
ta femore ugualeitre piedi, c fei pollici al-
to; trepiedg e tre pollici largo ; e lungo
in tutto 76. Dopo di ciò fi truova un_»
luogo di circa dieci piedi , dai quale fi
entra in afiro cammino dell’iftefia lun-
ghezza di 76. piedi, chevà all’in sù , a ca-
po del quale fi truovano due ftrade; una
paralella all’orizontc, 1 2. pafiì lunga, con
una ftanzain fine; e l’altra , che và verfo
(òpra, larga fei piedi, c quattro pollici
lunga 1 62. In fine di quella, per una gal-
leria, fi entra in una fala 3 2. piedi lunga-,,
larga 1 6. ed alta 1 9. il fòffitto della quale
è plano, c comporto di 9. pietre. Dentro
si fatta fala (eh’ è circa alla terza parte del-
la piramide) fi vede un fepolcro vuoto
(che dicono di Faraone) di marmo bian-
co, rodo, e nero , che ha di lunghezza.»
fette piedi, e due pollici; di larghezza tre
piedi, e un pollice; e di altezza tre piedi,
e tre pollici; picciolo lpazio in vero per
capire un si potente Monarca . Scorgefi
però dalla mifura di qucfto fepolcro, che
gli uomini di oggidì fono cosi grandi,
come erano quelli di tre mil’anni addie-
tro ; e che noi noti fiamo più piccioli di
quello , che fi furono i noftri bifavoii
Di più , che bifognò porvi cotti pietra.
Tane /. G pii-
9S Gino nsL A-Tondo
pii nuche fi compiile l’edificio; pera]
che non v’c via , per la quale abbk
potuto enfiarvi.
Tra le accennate due firade, è a delti»
un pozzo, che fi vede nel badò, poi
una linea perpendicolare all’ Orizoc-
ic , che fa la figura del Lamcd Ebraico
in cui, a fine di 77. piedi, è una fineftrtij
quadrata , che dà l’ingrclì'o in una pio
dola grotta, cavata nella pietra teneri,,
{ efiendo la piramide edificata su lavivi:
rocca) che fi ftende ad Occidente. la
quefta grotta, 1 5. piedi Cotto, fi mio vl
una firada obliqua , intagliata nella pie-
tra medefima, larga due piedi , e un ter-
zo, ed alta due piedi, e un lccondo, eh
va in giu/o 1 2 3. piedi; dopo di che è fer-
rata d’arena, e pietre . Dicono que’ bar-
bari, cheindi fi pafiava, per vie fiottcrra-
nce,lino alla tefia vuota d’un'Idolo, ch’e-
ra non molto lungi dalla piramide Di .
quello Idolo la parte dalie fpaiic insù,
ch’ò rimala, tiene 26. piedi d’altezza fin
alla io nnnità della refia,edall’orecciiioal
mento 1 5. Tutto ciò cli’è detto, fi vedrà
più didimamente nella feguente figura.
t4 . Ingrt jfo della Tirarnide 3. piedi, e 6 . polli'
ci alto, e 3. piedi, c 3. pollici largo.
®. SceJ'a lunga 76. piedi,
C • Spa-
I
e
Bel Geme il i. 99
C. Spazio infine di detta fcefa, di IO. piedi.
JD.Salita lunga 76. piedi.
E. Salita larga 6. piedi, e g-.pol.lunga 1 61. pie.
E. Strada di S .ini o. piedi di lungbcgga.
G. Cameravuota.
H . Camera 3 2. piedi luga, 1 6 .larga, 1 9. alta,
I. Sepolcro vuoto lungo 7-piedi , e 2. pollici'.
3. piedi, e un pollice largo :e 3. piedi, c 3.
pollici alto.
1 . Cammino per entrare nella camera del [e -
polcro, S .in ìo.paffi lungo.
M. "Piagga della fammi tà di 16. piedi, e due
tergi.
“dsf. ^tltegga perpendicolare 520. piedi.
O. Largbegga d’ogni lato 682. piedi.
T. La prima profondità del poggo di 77. piedi.
"Profondità feconda di piedi 1 23.
L'altra piramide,ugnale in altezza alla
deferitta, è da quefta lontana 200. paffi,
verfo Ponente; la pianta è poco minore,
-
c con difficoltà ( perle concavità dclle^
pietre corrofe dal tempo) fi può montar
in alto; tanto più , che non ha gradi , che
Sporgono in fuori,come la prima Vici- .
no a quefte due piramidi, ve n’è un’altra
picciola per la quarta parte fondata fo- ,
pra l’eminenza d’una rocca;ciaicheduno
de’fuoi lati è ao.piedi meno della prima;
c quàtunque ella fia baffa,e più picciola,
2 G
è non-
i
ioo Giro dei Mondo
c.nondimeno di una pietra tutta bianca,
c di larghezza uguale all’altezza.
Paflammo la l'era, con si buona co»
|>agnia,verl'o Settentrione, alle pirami4
delle mummie, lontane due ore di cam-
mino , e difeofte dal Cairo ugualmente
I.a notte la fallammo allegramente lot-
to tende.
Venuto il Giovedì 20.(mentrc gli altri
eòpagni erano a patteggiare có gli Arc-
hi, per farci veder le mummie ) io, cì
Padre Fulgenzio entrammo nella pia
gran piramide delle n. che ivi fono;
della quale avendo egli prefe le milita
per dentro, e fuori , fi trovò ciafchedua
fuolatodi64}.piedi;l’ingrc(lò è a Set-
tcntrione, quali alla quarta parte delio
Tua altezza , ma non nei mezzo della li-
nea orizontale ; perche ha dalla parto
d’Oriente 3 1 6.piedi,e da Occidente 327.
Evvi una fola lirada, che ha di larghezza
tre piedi, e mezzo ; e quattro d’altezza,
Tempre calando per lo Ipazìo di ^.pie-
di a fine di ella è una lala lunga 27.
:
piedi e mezzo, larga 11. con la voltai
forbice, odorfo d’afino . Nell’eftremiti
di tal lala, fi Vede un’altra ftrada para-
lella all’Orizonte, che ha tre piedi di Jar-
£hezza,e nove e mezzo di lunghezza.);
per
Del Gemelei. ioi
per dove fi và io un’altra camera lunga
21. piedi, e larga n. (con la volta pari-
mente a dorfo d’afino) e molto altajavc-
do dalla parte d’Occidenre(dovc fi ften-
de la Tua lunghezza)una fineftra quadra-
ta, 24. piedi, c due terzi lontana dal fuo-
lo.Da quefta camera fi entra in un'altra
ftrada affai larga, ad altezza d’uomo, pa-
rafila all'orizonte , c lunga 1 3 piedi , e .
2. pollici; a capo della quale è una gran
(ala, con la volta dell’i fletta guifa , lunga
2 6. piedi, e 8. pollici; larga 24. e un poli.
Il pavimento è di viva rocca,con alcune
punte, che fporgono in fuori inegual-
mente lafciando
, nel mezzo un certo
fpazio.
Ad un’altra piramide ivi vicina non
fi può falire, perche le pietre non lafcia-
no gradi al di fuori , come ledeferitte:
di quefta mi furata la piata, fi trovò ogni
fuo Iato 631. piedi.
L'altrenove piramidi, toltane una_»
eguale alla métovata,generaIméte fono
mezzane , e picciole ; però di differenti
lavori: ed alcune affai belle, di pietre di
imifurata grandezza, che imponìbile-?
pare, averli potuto colà per umano in-
gegno riporre.
I Cronologi , cd Auttori Arabi fono
G 5 di
102 Giro dei Mondo
di parere, che quelle piramidi fianofij.
te fabbricare dami tal Re d’Egirto.a^
pollato Saurid , joo. anni prima del dii»
vio:cd intrecciano la narrazione co tàt:
favole, e h’ofcnrano quel poco diventi,
che dicono. Eglino fcrivono, che quell»
Re avendo avuta una vilìone, in cui gì
parve la terra efler rinverfata foffopra,^
uomini ftar diftefi colla faccia interri,
e le(Ielle cadere dal Firmamétoj fi turilo
molto, ma lo tene fecretoidopo video,
der le delle dal Cielo in forma di uccelli,
che fcrvivano di guida a gli uomini, per
condurgli dentro due grandi montagne,
dalle quali poi rimancano fracaffati ,c le
lidie divenivano ofeure . Spaventato di
tai \ i l'Ione, u nifee i so. indovini di tut-
te le Provincie di Egitto, fra' quali eri
il famofo Aclimon, a’ quali clpollo a
fogno eglino giudicarono , e predine,
;
ro ,chedovria venir un diluvio grande,
dacuiilpaefc d'Egitto correria ri Echio
d’eflere fommerfo; e che l’effetto dove-
va feguirne indi ad alcuni anni. Ciò (cn-
tifo iì Rè , fece edificare quelle pirami-
di, ed alcuni condotti fotterranci ,
per
diflornare l'acqua del Nilo dentro Itu
Provincia nominata Alfeida; mettendo
intanto dentro le piramidi ,
quanto egli
avea
,
Dei. Geme t lÙ 103
1
avea di preziofo ; dopo averle finite , le
1 fece coprire di un bel drappo di feta , c
fecevi pompofa fèlla , col concorfo di SeMen* dt*
Djjs Syrijst
tutti i luoi fudditi. Narrano molte_5 Scalig. jl_» i
altre favole ridicole, c fra le altre, Copti Munii. Ailfo
i
nom»
una bellilfima ne fcrivono ne' loro libri,
cioè, che l'otto la gran piramide vi fia
Un’ifcrizione del tcnor feguente .
Il I{è Satirici ha fabbricato le "Piramidi in
tempo, &c.ed in fei anni le ha finite. C hitmqtte
•verrà apprejfo a lui , 0 fi crederà così potente
come egli è fiato 3 intraprenda di diflruggcrlc
in 600 . benché fia più facile di diflrug-
anni ;
gere una fabbrica , che di elevarla . Egli l’ha
coperte di feta, vegga un' altro di coprirle di
fiuoje.
Dapoi che il Calipha Almamoun en-
trò in Egitto, ebbe curiofità di fapere_?,
checofa fulfe racchiufa dentro quelle
piramidi; e quantunque gli rapprefen-
talfero la cola impofiìbile egli nondi- ,
meno a forza di aceto , e fuoco , come
anche di ferri temprati in una particolar
maniera , fuperò ogni difficoltà . Iru*
fatti laporta , che fi vede nella gran Pi-
ramide, fu opera di lui; trovo Ili però
dentro di un nutro larghiamo, tefòro
tale, che rinfrancò la Ipefa dell’apertura.
Trovarono anche un pozzo quadro, e
G 4 da
104 .Giro ehi, Mokdò
da tutti e quattro i Iati porte, che davi
no ingreffo a certe volte , dove crai*
corpi morti , involti in tela. Vedo Pah)
della piramide , s’abbatterono in uno
pietra , dentro la quale era una ftatua$
un’uomo, e dentro la flatua un corp^
con una piaftra d’oro fui petto tempj.
fiata di gemme una fpada di gran vaio
;
re , e fopra la teda un carbonchio, quao
to un'uovo, molto brillante .Sotto lo .
pietra erano caratteri, che nulla perfow
alMondo Teppe efplicargli. Aggiugono,
che dapoi,cheAlmamoun fecefarcqnel-
1
l'apertura , molti vi entrarono, de quo
li alcuni morirono ; e quello è .quanto
gli Auttori Arabi favolofamentc no
Icrivono.
La verità però
(ì è , che quelle piti,
midi fono fiate fabbricate, per fervir di
fepolcri ; fipcome Strabono , e Diodoro
affermano e dal fepolcro , che fi vedo
",
nella più grande fiadi Cheopos, co-
(
me dice Erodoto o
, di Chemis, fecon-
do Diodoro ) apertamente fi feorge. 1
quantunque AriftotiJe dica , che Re i
d'Egitto inrraprendcffcro si fatte fabbri-
che, per efcrcitare Jor tirannia; e Plinio,
per oftentazionc di lor poffanza, e per
cenere i fudditi occupati, acciò non peti-
Me*
.
Dei Gemeii. li 105
fallerò «1 rivoltarfijcon tutto ciò il fino
principale fi fù, per fervir difepolcri, c
confervarvi corpi per lungo fpazio
i
di tempo : poiché credendo eglino , che
le anime relteriano altrettanto in com-
pagnia de’ corpi, quanto che quelli fi
confervarebbono interi ( non per infor-
margli , ma per cuftodirgli , come loro
prime abitazioni) procurarono perciò,
con ogniltudio, prefervargli dalla cor-
ruzione , imbalfamandogli , e riponen-
dogli in si famofe fabbriche : nè quello
penficro è loro in tutto fallito , poiché
dopo due, e tre mila anni, fi fono quegli
trovati interi, e duri; ciò che diede mo-
tivo a Plarone(chcreltò u.anni in Egit- stiai,. li
to) di tirarne la confeguenza dell'im-
mortalità dell'anima.
Fecero quei buoni Re le piramidi di
tal figura , per farle durare più lunga-
mente mentre
;
l’alto non. carica il bali,
io, nè lapioggia può far loro nocumen-
to tavvegna che alcuni dicano , che lo
faceffero cosi , per rapprefentare la figu-
ra de’ loro Iddi; . Egli però fi crede con
qualche fondamènto, che dalla fomtni- Proci. Cotti*
nieirt.ir.lib.
tà delle medefime gli Egizi facelTero le .in Ti nix 5
loro oflervazioni aftronomiche , c fta- Plutoni* •
biliffero il loro anno canicuJare
E fi-
1
106 Giro dei, Mondo
Effondo i gradi di queftc piramidi
pietra nn Ilice ia, e ben pulita , ftimano
Diodoro, ed Erodoto, che forno (tate
tagliare dentro le montagne dell’Aia,
bia che fono (opra Delta. Di più erede
,
Erodoto che pietre tanto grandi fono
,
Hate levare in aito a forza di ordigni, e
macchine di legno, porte fui primo gri-
do, per alzar le pietre al fecondo. Diodo-
ro però dice, che in quei tempi, non ef-
fondo peranthe fiate inventate lemac-
chine, fi faceva un monte di terra dcll'il-
tozza , chebifognava, ed ivi fopracon-
ducendoli le pietre, poi fi lafciavano
voltolare verfo la fabbrica : ciò che non
può digerirli da chi non ha rtomaco
Greco.
Tralafeiammoabcllo rtudio di veder
l'altre più lontane , ch’erano più di 30.
Eparie per lo deferto ; ed andammo con-
dotti dagli Arabi, a vedere pozzi ,0 fe- i
poltri delle mummie , che quegli avidi
Barbari tengono nafeofti, per cavar da-
naro da’JFranchi . In fatti vollero da noi
venti pezze da otto.
Molti credono , che le mummie fi
truovino per entro i deferti dell’ Arabia,
c che fiano corpi di pedone foffocate , e
-
ftpoltc dalla rena >
quando foffiano
' '
" venti
1 7
1
D E L G E ME 1 t. IO
venti mcriggiani; ma s’ingannano fortc-
jj
, mente, perche altro non fono, che corpi
degli antichi Egiz; imbalfamati . Se ne
I
; truovano molte , entro grotte fotterra-
nee,prcflo le rovine dell’ antica Mephis,
1
che tutta di /òpra, efotto è cavata : nelle
quali grotte fi entra per pozzi quadrati,
fatti in maniera , che vi fi può fcendere,
mettendo i piedi ne’ buchi, che fono ne’
lati oppofti. Quelli pozzi fono ragliati in
una pietra bianca tenera , che fi truova_,
per tutte quelle contrade, dopo un brac-
cio di arena 5 nè fono di uguale profon-
dità, ma meno profondi fono di 42.pie-
i
di .Nel fondo di efiì fi veggono apertu-
re quadrate, e un paflaggio 10.015. p.
lungo, che còduce entro camere quadre
a volta,
delle quali ciafchedun Iato è di
15.0 20. piedi; da ogn’uno de’medcfimi
fivede una pietra , /òpra la quale fono r
corpi imbalfamati, alcuni dentro caffè di
gelfo nero ; altri dentro tombe fatto
deU’ifldTa pietra, a figura d’un’uomo co
le braccia flefe . Si truova ordinariamete
fotro la lingua di quelli corpi , una pia-
ftra d’oro, dei pefo di due doppie 5 e per-
ciò gli Arabiguaftano tutte le mummie,
(che poi vendono a’ Maomettani, e que-
Ài a’ Criftiani ) benché alle volte non ci
mu>
ioS' Giro »F.t Mondo
truovinonìctc. Prefl’o alla tetta diqucik
mummie fi truovano anche Idolc»i,et
piedi figure di uccelli: l'u le pareti ftanite
intagliati geroglifici, che forfè fervi va»
di cpita(fio;e oltrcacciù fono in ognici-
mera molti fèpolcri di fàncìulli,c d* altri.
In ciafchedimo poi di qu etti pozzi fono
più camere, e grotte, che hano comuni-
cazione una con l’altra, fenza altro lume,
che dell’apertura del medeiuno pozzo.
Calati entro un di quefti , tro-
vammo una camera di 20. piedi in qua-
Uro, tagliata , com’è detto, nella pietrai
all’intorno vi erano fèpolcri di perfonc
qualificate, e nel pavimento di fervi.
Non vi erano che due mummie ordina-
rie,che credo futtero ftate porte di bel
nuovo dagli Arabi , per prender danari;
quelle erano infarciate a modo di bam-
bini, e porte dentro due catte di getto,
affai grolle, e matticele; nelle quali fi
trovarono alcune figurine di creta, che
fi confcrvano apprettò di me , con un,
cranio imbalfamaro, che mi toccò itu
fortc;buono, per quel che dicono, per
ferite , ed altre infermità.
Imbattamavanogli Egizj quetti cada-
veri (parlodellc perfonc qualificate^ )
aprendo loro il ventre, con una pietra^
ben
DeiGemelll 109
ben tagliente:poi tirandone gl’intcftinl,'
lavavano quelli nel vino, e facendovi
paifare per entro una polvere aromati-
ca, gli empievano di mirra pura calila,
,
cd'altri aromi , fenza incelilo e rimeilì-
;
gli in fine corpo , lo ricuciva-
dentro il
no . Ciò fatto ponevano il corpo dentro
il nitro, e ve lo lalciavano 70. giorni , a
fine de’ quali lo lavavano di nuovo , ej
l'inviluppavano ftrettamente con falcio
di lino, che ungevano di foprad'una cer-
ta <Tomma, della quale eglino fofean_>
fcrvirfi in luogo di fale.Quefti corpi poi
ponevano dentro caffè di gelfo nero,
groffolanamente fatte a figura di ma-
cchio , o di femmina ; come alla giorna-
ta fe ne truovano dentro le cave.
Ufciti dal pozzo, gli Arabi ciconduf-
fero a vedere un laberinto , dove l’anti-
chità dava lèpoltura a gli uccelli . Per
uno filetto fpiraglio calammo in una_,
camera, dalla quale per un buco, con
la pancia per terra , paffammo in cer-
te ftrade , in cui li può camminari*
all'impiedi comodamente ; da amen-
due i lati di quefte.fi veggono urne , do-
ve furono lepolti gli uccelli, nelle quali
non fi truova altro che poca polvere.».
Quelle ftrade fono tagliate in lina pietra
nitro-
no Creo del Mondo
nitrofa , c fi (tendono più miglia , cotnt
lina Città lotto terra, ciò che chiamane
Xaberinto.
Ritornammo la fera nel Cairo, pa-
gando per la fpefa dì qucfto picciolo
viaggio , quattro zecchini di parte mi;
Per lo cammino vidifra’l Cairo vcc.
chio , e nuovo gli efercizj militari cbt
,
,
facevano i foldati T urchi , in un bel pij,
no vicino al Nilo . Erano circa 4. mila,
cavalli , che correvano a due a due, lan-
ciando nel corfo deliramente un legno
di palma . Ali allora Balsà del Cairo ve-
niva ogni Mercordi, e Sabato a vedergli,
per un balcone della cafa di un Grande;
oltre il concorfo dc’Bcy , o Principi, co’
Joro fudditi,e (chiavi, vediti affai bene,
Mi narrarono, che i diciotto Bey, che
fono al Cairo hanno molte Terre e cir- ,
ca 500.mila feudi di rendita per ciafche-
duno , che fpcndono per mantener con
fililo la fuperbia, c fierezza maometta-
na, tenendo nelle loro Italie centinaia di
cavalli.
De l Gemei tu . iti
CAPITOLO SETTIMO.
Continuazione del viaggio , ed arrivo
in Gerusalemme.
A vendomi M
r
. Benedetto MailleC
convitato , per elfere del feftjno,
con tutti i mercanti della uazion Fran-
cefe, il giorno di San Luigi , non voleva
per alcun conto, che io partifiì cosiprc-
£to ; ma perche avea di già determinato
di laldare il Cairo , lo ringraziai de i fa-
vori , che per tutto il tempo della mia_»
dimora , cotanto gentilmente, mi avea
compartiti , e mi difpofi alla partenza*
Adunque il Venerdì 21. mi polì in cam-
mino ppr Bulac, dove giunfi dopo un_.
miglio di ftrada . Incontrai per via_»
l'efequie d'un Turco di condizione, che
portava un gran turbante lu la calfa_*.
Precedevano cantando Sacerdoti della
Mofchea , e feguitavano le fue don-
ne piangendo fopra di afini . Perfod-
disfare al dcfidcrio de’ Maomettani , bi-
fognarebbe farli molte di quelle funzio-
ni al giorno 5 giacché dicono , ch’ellen-
do il viver caro, a comparazione de_s*
tempi paffati , ne’ quali s’avevano per
due
ili Giro ohi. Mondo
due granì della nofira moneta 50. uova,
o due piccioni o pure una gallina f*
, 5
rebbc ora di mefticri unapefte, acciò
meglio potcfler vivere coloro, cheti,
mancriano in vita.
Prima di mezzo di m* imbarcai fui
Nilo , per girne a Damiata , c feenden-
do a feconda del medefimo fenza ve-
le, entrammo nel braccio , che ba«
gnà quella Città. Dico il vero, cho
avrei fatto a meno d'andarvi , fc trefet-
rimane prima non fi fuflero partiti dal
porto di Suas i vafcelli , che givano alla
Meccajperocchè avria tolto lovra die®
imbarco,per effere prettamente ncll’In-
die Orientali ( lìccome m’aveaavvifato
il Confolo) là dove perla ftrada,chcfj-
cca, era affai lungo il viaggio.
Sabato 22. continuammo il cammino
a remi, per efiere la barca picciola. Que-
fio braccio inverfo Damiata è meno
gonfio d'acque di quello di Rofeto; on-
de avviene bene fpeffo,chc le barche, per
la battezza del fondo, fi fermano molti
meli vicino al mare, fenza poterne ulci-
xe. Le abitazioni alle rive di quefto ra-
mo, fono anche frequenti, però non cosi
grandi, come per lo cammino di Ro-
feto.
Do-
Dei G e m e i t i.' i r 3
Domenica 23.primad’un’oradi gior-
no giugnemmoin Damista, dopo aver
fatto ios- miglia; ftemmo però in barca
finche fufle ora di dogana , dove ci fpe-
dimmo lenza i rigori di quelle d’Ita-
lia. Prefi alloggio in cala d’un Maro-
nita, Proccuratore ddl’Ofpizio del Cai-
ro, a chim’avea raccomandato il Padre
Prefidente > perche in Damiata non va-
rano Ileligiofi, nettampoco Confolo , o
mercanti Francefi.
Damiata è porta fui deliro Iato del
Nilo, ficcomeè detto, agr. 30 . di latitu- Io.Bapt NI-
dine. Per la cattiva aria non è molto colof- p. 3.
pag.^q-
abitata, e non ha più di mezzo miglio di
lunghezza , ed altrettanto di larghezza 5
è ben vero, che per la comodità del por-
ro, ed imbarco,è molto frequentata dal-
le navi, e vi è grandiffimo traffico . Non
molto da lei lontano,verfo Oriente, nel-
la fommità del monte Cafio,è ilfepolcro
del gran Pompeo, fatto ri dorare, ed ab-
bellire dalli mperadorc Adriano.
Proccurai Albica mente difapere, fe
v’era qualche comodità di barche per
jaffa ; cd effendomi flato detto , ch’erso
pronta nella bocca del fiume, non vol-
li perderla , facendomi ad un tratto
la provvifione rtecelfaria per la naviga-
rmi/. H zio-
H4 Giro del Mondo
zione, particolarmente di buone uova,
iccchcdi cefali che ivi fono aviliflinio
,
prezzo. In palpando per la doganali
Giannizzero dimandava un zecchino,
per la licenza d’imbarcarmijma dicendo
io, ch’era Francelè, ridurti la fua avanzi*
a contentarli per un terzo di feudo. Ciò
m'avvenne, perche non v’era Confolo;
nè l’interprete Giudeo dir volea linaio-
la parola a mio prò , per tema di bado,
nate ; anzi volendolo condurre quattro
miglia lontano ,
alla barca ,
per forarmi
d’interprete col Padrone; ricusò, binan-
domi partir Colo a dilcrczioncde’barca-
inoli, dc’quali non intendeva il favella-
re Colloro, come una vittima, mi prc-
.
fentarono al doganiere del Cafalc d’His-
ba a delira del fiume , il quale non prole
alcun diritto , perocché io non portava
altro che viveri. Un Nero bensi della.»
medefima, non volendo perdere si bella
opportunità di efercitare la Aia furberia,
vedendomi iolo, e fenz’ appoggio ; mi
trattenne chiedendomi zecchino per lo
palio: c quantiìque io replicarti, che non
ie glidovea e che ne averia fcritto al
,
Conlolo del Cairo , acciò fe ne dolcflej
col Bafsà ; egli nondimeno fermo nella
fua indebita pretendono , mi difle , cho
pa-
e.
Dei G e m e i l ri 115
pagaffi,epoi fcriveffi a mia polla: nè per
molto, ch’io fa celli schianto di ritornare
indietro ad efeguirlo , fi rimoffe dal fuo
primo proponimento ; onde io per non
lalciar i’oceafionc, che una volta perdu.
ta, avria penato meli ad averne altra (co-
me avvenne ad un Reljgiofo , effèndofi
ferrata la bocca del porto dalle arene)
rivoltomi, diedi al Nero due feudi d’O-
Janda.
I Barcaiuoli tifar vollero anch’eglino
di loro ribalderia 5 poiché effondo di già
convenuti del prezzo, prima nondime-
no di condurmi in barca, dimandarono
altra fomma più e forbì tante; tenendomi
a bada, nel più caldo defiderio di partire,
fino a tanto , che non l’ebbero a lor pia-
cere ricevuta : dopo dì che mi menaro-
no nella barca grandc,che flava riceven-
do quella parte del carico (di tifo, tale,
fave) che avea lafciata, per potere ufeire
dal baffo del fiume . Ivi giunto col bat-
tello , il Rais cominciò anch’egli a far
delle file, chiedendomi nolo due volte
maggiore di quello fi folea pagare, alta-
mente me ne ritornaffi in Damiata;quà-
do fapeva , che non nc avea il modo
Dopo vari contratti (
in cui io alle volte
taceva, per non intendere; altre volte mi
K 2 clpli-
1*6 Giro del Mondo
cfplicava con legni ) mi accomodai al
filo gitilo, per non trarre più in lungo la
difpura fenza frutto . Egli fi è in vero
molto d compatire un Criftianoin nu-
no di quelli barbari , ne i cui petti éipE-
toognifeme di verecondia, e di pietà,
Eglino non fi contentano mai , fe noto
veggono vuota la boria , avvifandoii
l’un l’altro della qualità della preda ; on-
de fiifognain quelli paefi, particolarmen-
te d’Egitto , portare due bifaccie una di
,
danari, e l’altra di pazienza; ciò che io nò
tralafciai di porre in opra, per vifitare
Terra Tanta.
Partiti adunque verfo il tardi , l'iftcflò
giorno di Domenica 25. con buon ven-
to, camminammo tutta la notte : e co-
fteggiandoii Lunedi 24. unpaefe tutto
arenofo , e privo di abitazioni ; con l’i-
flelfo profpcro vento, giugnemmo a un'
ora di notte in Jaffa, dopo 250. miglitu
di cammino. Altra noja in vero non ebbi
per via , che il continuo gridare di que*
barbari, poco pratici dell'arte del navi'
gare; imperocché quantunque l'abbia-
no apprefa da’Crilìiani, onde è, che ufa*
no i medefimi termini marinarefchijnon
per tanto non fanno così bene avvale^
lene.
Dei G e me ini 117
Eflendo flati tutta la notte su ranco-
re, agran pena /montammo il Martedì
25. e dopo aver pagato al Padron della^
barca un zecchino e mezzo per me, eu
per Io fervidores pigliai alloggio in cafa
d’un Giudeo, (ch’era anche Turcoman-
no ) come fanno tutti coloro, che^
vanno a Terra Tanta, non trovandoli
in si picciolo pache nè Frati , nè Fran-
teli.
Iaffon, Iaffa, Zaffo, o Artufo, fecondo
altri, ftimano e flore flata fondata da_,
Jafet figliuolo di Noè prima del diluvio.
Ella è a gr.3 2. di latitudine , ed è il por-
to, dove approdano tutti i pellegrini,
-thèvanno a visitare i fanti luoghi di
Gerufalemmc . Nella medefima fi fca-
ricarono i materiali per la fabbrica del
Tempio di Salomone , tagliati nel mon-
te Libano; e favoleggiano gli antichi,ivi
Andromeda per efler
efier flata efpofta
divorata dal moftro.In quello luogo fla-
va la Tabite ri fu fri tata da S.Pietro,e nel-
le fue vicinaze vide quelli calare dal C ieJ
lo quel lenzuolo pieno di ferpi,con che-?
Dio gli diede ad intendere , che non do-
vefle avere fcrupolo di ricevere i Gen-
tili alla Santa Fede , &
in Geme battezzar-
gli . Mentre quivi io flava afpcttando 1
$
H
... 3
./i
car^
iig Giro del Mondo
caravana de’cammclli, che viene da Rj.
ma fi moflc una tempefta cosi grande
,
nel Marc, che per molti giorni nondiè
luoiro di venir navi: ed alcune , che fa.
vano nel mal ficuro porto, tutte fi fa.
enfiarono; particolarmente lanoline,,
che il giorno perde il carico , e la nonio
del Mercordì,ponendofi a dormire i ma-
rinari, lenza prima afficurarla , fé nc an-
dò a fondo , con tutta la mercanzia fai-
;
vandofi a nuoto folamcnte quelle fon-
natchiofe beftic.
Il camelliere venne di buon’ora a fve-
gliarmi il Mercordi 26. per partire con
una picciola caravana di 30 cammelli;
.
volli però io montare /òpra un’ afino.
Fatte dieci miglia/enipre per paefe pia-
no, parte incolto, e parte coltivato, e
piantato d’ulivi, giugnemmo in Rama
al fa r del giorno; dove fui ricevuto dal
Stipa iore dell’Ofpàzio de’ Padri Refor-
mari, che diede fubito contezza del mio
arrivo al Padre Guardiano di Gerulalé.
me , acciò, con Ina licenza, porefii palla-
re in quella Città.
Rama , Raninia , Rande , o Ram-
, fecondo altri ( memorabile per
inola
3o lepolcro di Rachele c firagge degl'
,
ìpnocenn/uoi figli) è una picciola Ter-
ra
.
De £ G E MELt li
IT 9
ra apertaabitata da Arabi, Giudei, e
,
Criftiam però ha fertile terreno all’in-
;
torno, che produce oltre il frumento,
buone frutta , come uve, fichi, melloni,
cd altri - Fu patria fecondo l'opinione di
alcuni di S. Giu Teppe ab ^irimatbea , di-
fcepolo fegreto di Crifto.
Giovedì 27. in compagnia di certi
Frati , fui tre miglia lontano ( parlo
fempre di miglia Italiane ) a vifitare il
luogo detto Lida , dove fu decollato
San Giorgio , in una Chiefa cuftodita_»
da’ Greci. Nel ritorno mi fu moflrata^»
una Mofchea, che fu già Chiefa di Cri-
ftiani , edificata daS.Hlcna; dove fiotto
l’altar maggioreranno fepelllti quaran-
ta Martiri , che dall' Armenia la medefi-
ma vi trafportòigli Arabi però non per-
mettono l’entrarvi . I Frati mi fecero
anche vedere, vicino la Chiefa dcll’Ofpi-
zio , la cafa di-S. Nicodcrno , che depofies
noftro Signore da Croce
u Venerdì jS. venuta la licenza del P*
Guardiano di Gerufaléme , pagai al do-
ganiere, per lo cafarro, o tributo, I4.al -
bulchclb,equivaleti ad altrettanti ducati
Napoletani^ provveduto dal medefimo
(
ficcome è obbligato di cavalli , partii
)
Sabato 20. in compagnia di alcuni Fra tip
H jr e del
120 Giro del Móndo
c del Cadì che le ne ritornava in Geni;
,
falemme. Si camminò 1 2. miglia in pii-
no ed , altre 1 8. per montagne piantate
d’ulivi ;
palpando intanto per lo Calalo
del buon Ladrone ( così detto,percffet-
vi quelli nato ) comporto di circa trecé-
to cale /opra di un monte, con un Ca.
ftello dirupato A mezza ftrada vedem-
.
mo il Cafale di Geremia , dove mi mo-
Ararono un Convento rovinato,de’Fra*
ti di San Francelco, quali l’aveano ab-
i
bandonato , per eflervene flati uccifi al-
cuni dagli Arabi : nè guari lontano (i
feorge il Cafale, che fu patria di Saio
Giovanni Battifta .Palpato il ponte en-
trammo nella valle di Terebinto, fa-
mofa nelle fagre carte , per la pugna di
Davide col Gigante Golia? mcntrcchc
i’efercitodi Saulle era in arme fopra il
monte, dalla parte di Gcrufalemme;e
‘
quello de' Filiftei, all’incontro dalla par-
te di Rama. In quelle vicinanze vidi an-
che fopra d’un monte, il celebre Cartel-
lo d’Fmaus , in cui li olferva ancora in
piedi l'edificio (fe pure è quello ifteflo)
dove dopo la refurrezionc , i due dilce-
poli conobbero il Redentore nel rom-
pere che fece
il pane.
Giuntycircalc 20. ore in Gerufaléme,
ini
i
Dei G EMEttft 12T
ini avvertirono i Padri di andate per 14
porta diDamafco,acció notaflero i Tor-
chi la mia entrata,pereliggereiltributo;
poiché non era Arato altre volte in Gerii*
falemme . V'andai adunque in compa-
gnia d'un fervidoreje non trovando niu-
no alla porta, pallai dritto al Co vento di
S.SaIvatore,fenza impedimento alcuno^
però dubitando il P. Guardiano di qual*
che affronto , mi perfuafe di ritornarvi»
c madare unCriftiano ad avvifarei Tur-
chi, acciò venifTero nel luogo deftinato
a fcrivere il mio nome,fìccome fecero.
Andai pofcia in Convento, dove con
molta correità mi ricevè il P. Guardia-
no . La fabbrica di quello monillero
non è molto grande , nè alta, ma como-
da . Nella picciola Chieletta fono cin-
que altarini tre nella parte fuperiore, e
;
due appoggiati a’ pilaflri , che fofiengo-
no la volta . Il pavimento è ben laftrica-
to di marmi bianchi , e neri ; ma quei
che più importa , è la medefima affai be-
ile, e divotamente fervita da 50 . Frati.
CAPITOLO OTTAVO.
*’
Si deferire Cerafalemme , c i Santi Luoghi
G Ernia lemme, per l’addictro dettaJ
Salem , Solima, e Capitolina ; da*
T uj>
121 Giro del Mondo
Turchi Cuzumobarcch , c Leucofhd*
naturali Chutz,c Godtz,è a 3 1. grad. 4
latitudine. Fu fabbricata da Melchlfc-
dcch in mezzo a due monti. Calvario di
Occidente, cd Oliveto da Oriente fiat ,
quale , eia Città corre il torrente Ce-
dron, che và a perderli nel Mar morta
Senza che io molto m’affa ti chi , fanno
teftimonianza dell’antico fplendore di
quella Città le veftìgia di tanti intigni
edifici, che intorno a lei fi veggono;
giacché tutta fi è ora mutata da quel di
prima, per letante vicende di fortuna,
flraggi crudelilfime da varie nazioni in
T-i.mpt-Ni- di verri tempi operatevi. Ed in vcroquij
iicr- crudeltà non vi commifcro Antioco fi-
J
" gliodi Scicuco, Giuda Maccabeo, o
l'altro Antioco di coltili figliuolo ? nojt
perdonandone alle lue mura, nè alTc-
pio di Salomone! Avendola foggiogata,
e pollavi ia Reggia Simonc Maccabeo
fó 1 r. anni dopo la fua fondazione) ven-
ne S 1.anni dapoi Pompeo il Grande ad
^ripugnarla ,lalciando della fua magnifi-
cenza fidamente il nome, e l’ombraj,
Erode il Tiranno anch’ egli, dopo uro
potente affedio , togliendola ad Antio-
co (nel quale cefsò, dopo 106. anni, la
fUrpe degli Amorrei) la pofe crudel mé-
te
D E I G È M E 1 1 l7 I 2}
te a ferro , e fangue, 717. anni apprettò'
Ja di ici fondazione Nè punto migliore .
fu Agrippa, ultimo delia fua ftirpe,chc
malamente poi, qual ville mori circa i
tempi di Giulio Cefare. In lui certamen-
te fini il nome Regio appo i Giudei, ma
non già Jefciagure di Geni Tale mc;poi-
clie fu ellapoi non folo defolata , ma di-
fìrutto fao fa mofo Tempio, con me-
il
morabile eccidio da Tito Imperadore,il
quale, c co la fune , eco! ferro conditile
a morte un milione , c cento mila cirta-
dinbcirca gli anni del Signore 71. Chi
delle fue miferie maggior contezza,»
defidera , potrà nelle" fiere , e profa-
ne iftorie averne abbondevolmento
non elfendo quello ora il mio propo-
sito.
Nò è adfique la Gerufaleme di oggidì,
qual fii l’antica, ma, per lo cótrarioplluo
«irò è meno di s.miglia,cò meno di 20.
mila abitanti. F
fintata fu le pendici de”
«ià detti monti , alta ad Occidente , ej>
bada ad Oriente . Ha lei porte , dette di
Betlcm , del Monte Sion , Sterquilina, di
S.Stcfano, di Erode, e di Damafcojoltre
la porta Àurea , che è ferrata. Le fuo-
mura non fono forti s non efiendovi ba-
stioni ma -picciole torti , fenza arti*
?
glìcriaj,
Ì24 Giro del Mondo
glieria , c fenza follo fuorché dalla par:
;
te di Ponente, dove non è molto pro-
fondo Yedelì . ivi vicino il Ca dello, fab-
bricato da’ Pifani fopra le ruine delle,
Torre di David, che ftende fopra k fi
muraglie della Città. Vi fono pochi fo.l
dati di guarnigione , ed alcuni pezzi di
artiglieria ('montati che fognano cficte
,
fiati di Gottifredo Buglione. L’antico
Cartello, avédovi Davide ftabilitolaftij
Reggia ,dopo il difcacciamcnto de’Ja-
baici fu dal medefimo chiamato Sion.
,
Molla Città non fi beve altra acqua,
che di cirterna (che feioglie il ventreco-
ìiic una purga ) poiché l’acqua del Fon
Sigii* tris corre /ola mente nel Tempio di
Salomone, e nel palagio del Cadi do- ;
no parecchi anni , che l'acqua fi compra
non men cara , che il pane E' governa, .
ta la Città , c fue vicinanze da un San-
giacco dipendente dal governo di Da-
mafeo
Erano flati i Religioni rinferrati fette
mefi,acagion della pcfte , che avea em-
piute di ftraggi tutte le vicine contrade;
e dovendoli fra pochi giorni ammette-
re i Criftiani alia comunione, per anior
mio fi anticipò . Per tal cagione tutti i
fedeli furono la (Domenica 30. a udir
Djj t Gemelli.
1
125'
I
laMéfla nella Chiefa de’ Padri: dovè
ofièrvai , che le donne non portano ivi
coperto il viibjcon una maichera, come
i’Egeziache, ma Scoperto; e’1 rimanente
del corpo involto tutto in un lenzuolo
bianco , tenendo in refta una Tadema,
che è una berretta con molte punte . Si
fece unbattcfimo, e*l padre del bambi-
no mi chiamò per compadre.
Andai circa ora di vei'pro a vifitare i
Santi Luoghi , accompagnato da un-,
Rcligiofoa ciò deftinato , e dal turci-
manno del moniftero Fummo primie-
.
ramente al monte Calvario ; e mon-
tandoper molti gradi, entrammo in_»
una picciola Chiefa, tenuta da' Greci,
dove A bramo per ordine di Dio volle
fagrificare fuo figliuolo Ifac Pochi
il .
paffi più avati fi entra in una volta ottu-
ra , che fu già carcere di S. Pietro , e di
presete ferve di carcere anche a'Turchit
In un’altra Ghiefa di Greci , che pri-
ma fu cafa di Zebedeo , fi mofira il luo-
go , dove nacquero S. Giovanni Evan-
gelida , e S. Giacomo fuoi figliuoli ; c
dietro la medefima gli appartameli, che
furono de' Cavalieri del Santo Sepol-
cro Palpammo dopo per una mezzana
.
jrolt a (che dicono, la Porta Ferrea) per
dove
t
5:<5 Giro del Mondo'
dove S. Pietro, liberato dalla priglom;
iifcì fuori della Città in compagnia de*
l’Angelo. Indi non lunge entra ma»
nella cafa di S. Marco dove dicono, d#
,
S. Pietro lafciato dall’Angelo, fi ritiri
per ritrovare gli altri A portoli 5 i quai
lì dice, che ivi comincia fiero a battezzi,
re in un fonte di pietra , che vi fi vedo;
oggidì quello luogo è una picciolo
Chiefettadi Soriani. Non guari lonta-
no vede la cafa, dove abitava S. Tom-
fi
maio che di prelente è Molchea e
, : ìt
caie delle tre Alarie, Clcophc, Jacobe,c ;
fialome , nelle quali non fi può entrate,
per cflere abitate da donne Turche. Piu
avanti,cntrato in uno fpazioio atrio, vi-
di la Chida di S.Giacomo,con un buta
nronificro abitato da 50. Frati Armeni.
Per due porte grandi s’entra nella Chic-
la , la quale è foftenuta da quattro graa
pilafiri , che formano un quadro , etto
navi, laftricatedi buon marmo . Ella là
fabbricata dalla nazione Spaglinola, iiu
onore di S. Giacomo, che quivi fu de-
collato; e’1 luogo particolare del mar-
tirio fi vede in una picciola volta, nella
terza cappella a (iniftra della porrà Nel- .
la prima., dallo fteflò lato,s’adora il corpo
di S. Macario VeKovo di Gerufalcmmc.
La
.
D E L GE M E l l U 1 27
1
Xa Tedia del Patriarca Armeno è limati
a delira del presbiterio. In una nicchia
della picciola Chiefa delle donne, a man
finillra della grande , fono tre pietre mi-
fchie nella maggior delle quali, venuta»,
:
dal Sinay, ruppe Mosè le tavole della»,
legge, allorché il popolo non voleva
offervarla j l’altra a delira fu prefa dal
Giordano , prelibai luogo , dove Crilio
fu battezzato da S. Gio; Eatdlia ; la ter-
za a finilira, liava nel monte Tabor, in_>
quel luogo appunto, dove il medefimo
fi trasfigurò. Tutti i pellegrini, che ven-
gono a vili tare i fanti Luoghi, fono ben
trattati da quelli Padri Greci ; dando e-
glino buone llanze, e Halle per gli ca-;
valli
Ufciti fuori delja Città , per la porta»,
del Re David, o del monte Sion,vcdem-
mo la fepoltura di tutti nollri Crillianii
Cattolici ; ed ivi vicino il refiduo d’un_»
antico muro della cafa , dove mori Jn_»
Madre Santilì ima, e S. Giovanni celebrò
alcune Meffe ..
Pagato pofeia un zecchino, entrai a
veder la Chiefa de’ SS, Apoftoli , che di
Mofchea, £lla fi è ad
prefente ferve di
una nave e grande all’ufo del paefe,con
,
due colonne Dalla parte d’Occidente_>
.
ha
123 Giro bel Mondo
Torre, o campanile , donde il $at
fia la
tone chiamai! popolo alle preghiera.
Per alcuni gradi li feende alla Chidi
inferiore, la quale è balla si , ma più ita
ga della fu peri ore. In quello luogo Cu-
llo N.S. celebrò la Pafqua co’fuoi Ape-
rtoli, inftituendo il Santiflìmo Sacrarne,
io dell’ Eucariftia apparve loro dopo
;
iaRefurrezionc, e confccrò San Già
corno Vcfcpvo diGerufalcmme. Qui-
vi fccfe lo Spirito Santo in linguo
di fuoco fopra gli Apolidi . Quin
dicono, che veniiTe S.Pietro , quandofi
dall’ Angelo liberato dalla prigione -,
che
fufle eletto S. Mattia Apoftolo in luogo
di Giudaje che S.Stefano fulfe fatto Du-
cono, con altri fei cópagni : vi fi nafeofr
,
io gli Apolidi in tempo della perfccu*
zione del Re Agrippa 5 e vi fecero il
Concilio, determinando, che non ero
necelfaria la circòcifione. Quivifù ripo-
sala colonna, dove fu flagellato Crifta
Quivi S. Pietro celebrò la prima Medi
nel giorno della Pentecofte,come anche
S> Giovanni. Vi fi vede il lepolcro del
ile David (lungo palmi Tedici ) fattogli
fare da Salomone . Dicono alcuni Ala-
tori , che vi fia anche quello di S. Stefa-
no . Prefl'o al Cenacolo inoltrano il
Ino-
.j
Dei G e m e i i u f 29
luogo, dove fù fepcllito il Re Manafie^i
Sotto la fc ala , per cui vi fi fcende , vo-
gliono in ogni conto , che fune arrortito
l’agnello , che Crìflo mangiò co* fiioi
Apertoli nell’ultima Cena ciò che fio-5
come è verifimile , è anche di poca im-
portanza . Fuori della Chiefa è la cifter-
na, dove i difcepoli fi fepararono, per
girne a predicare per tutto fi mòdo la Fc-
de.Ella ftt fabbricata da S.EIena(ficcome
tutte l’altro de'luoghi sati)e riftorata poi
da Sancia Regina di Napoli, e di Sicilia .
Sopra il monte Sion ivi vicino ( do-
ve fi vedono ancora le vertigia della_»
Reggia di Davide ) è un’ altra piccio-
ni > ma pulita Chiefetta , tenuta dagli
Armeni , nel luogo della cafa di Cai-
fàs ,
era la cucina , do-
nel cui atrio
ve fcaldava S. Pietro, quando negò
fi
tre volte Crifto , e perciò mortrano nel
muro dell’ifterta Chielètta il luogo , do-
ve catò ilgailo,nòeflendovipiù oggidì
la colonna. A4 offrano eziandio, dalla_j
parte finiftra dell’altare, una volta, dove
Crifto fu porto prigione, c flagellato la_»
prima fiata Su l’altare fta fabbricata, ed
.
occupa gran parte di erto , la pietra del
Santo Sepolcro, che tolferogli Armeni
da quella Chiefa, in tempo delle guerre
ratte/, I di
.
I
130 Giro dei. Mono»
di Candia ; quando fu loro data in cudo.
dia, elscdo (lati carcerati i Frati Cartoli,
ci.In quello medefimo luogo Giuda ve-
de Grillo per 3 o. danari, cd ivi anche gl
refe, per girli ad impiccare da dilpcraro,
In un quadrivio fuori della Città mi
fecero vedere, dove .Maria Vergine fece
il primo miracolo dopo morte mcn. ,
tre che gli Apolidi portavano il Aio coi-
po a fepellire nella Valle di Giofat'at.
Rientrando in Città per l’iltellà porta,
o (Ter vai dietro giardino del Convento
il
di S. Giacomo , cala d'Anna ; doto
la
Cri Ilo fu legato ad un’ulivo, di c ni fono
ancora i rampolli nell’atrio della Chicfj
ivi edificata , e tenuti in grati venerazio-
ne dagli Armcnijche vi ufficiano;dcntro
la medelìma,a man Anidra, fi moftra Itu
porta oggidì ferrata ) per la quale ufcì
(
Noftro Signore, dopo clTere fiato inter-
rogato della fua dottrina, e difcepoli, o
percofib con una guanciata
Pacammo di nuovo fuori, per la por-
ta Stcrquiiina ( cosi detta dalle immon-
dizie, che vi (corrono da predo) per 11,
quale Grido entrò, venendo ligato ad
Anna. Cento pad! lontano vidi una^
grotta adatto rovinata , dove S. Pietro
1
pianlc amaramente ii fuo fallo, di aver
ne-
Del Gemelli. 131
negato il Maefhro.
Rientrati di bel nuovo in Città, Ren-
demmo verlò la parte inferiore, e per un
giardino, entrammo fono le volte dei
Tempio, dove Maria Vergine fu prefen-
tata da’fuoi Genitori Fu già Chiefa in-
.
titolata della Prefentazione , con moni-
fiero di Monache; oggi però fièMo-
fchea, dove i Turchi , lotto la dilciplina
di alcune matrone , tengono ad educar
le loro figliuole, infin che fìano in età da
marito. La fabbrica è magnifica , di pie-
tre lavorate molto grandi, eflendo la mi-
nore di quattro palmi in quadro : e per
quello che fi potea fcorge&e , andando
lòtto con lumi, la Chiefa è grande con
fette ale, formata da lèi ordini , ogn’un
de’quah ha tre colonne.
Camminando per lo Bazar, arrivam-
mo alla porta detta Speciofa, per dove.?
entrò Criflo , quando andò al Tempio,
c difputò co'Dottori : per i’ificfta venne
Maria Vergine a prefentare il Bambino
Giesù nelle mani di S. Simeone, ed ivi
ancora S. Pietro fanò il paralitico. Per
quella fi entra in lunghe , ed alte volto,
dalle quali fi palfa ai Tempio di Saio-
mone, vietato allatto a gli occhi de'Cri-
ftuni.
I 2 Lu~
Ì32 Giro del Mondo
Lunedi ultimo di Agofto fui a vette
rel’Ofpedalcdi S. Elena, che in vero è
una gran fabbrica. Fu edificato per al-
log giarvi i pellegrini , che vifitavanoi
fanti luoghi; perlocchè vi fi veggono
più ordini di lunghe corfic , e ancora vi
fono lètte grandi caldajc , nelle quali li
cucinava per gli poveri . I Turchi di
prefente fanno io ftefiò , dando limofina
jn alcuni giorni anche a’Criftiani.
Camminando avanti, vicino la porti
Cedron, oggi detta di S. Stefano , mift
inoltrata la Probatica Pifcina, dove Cri-
fio fallò quell'infermo di 3 S. anni . fili
lì è 1 unga 1 oo.pafii, larga 60. e profondi
40. fabbricata di buone pietre Nelliu .
firada fuperiore fi truova lacafadelFa-
rifeo, dove la Maddalena fparfe ilprc-
aiolo unguento sui piedi del Redento-
re, lavandogli con le lagrime, ed afeiu-
gandogli co’capelli;onde ottenne il per-
dono de’ Puoi peccati. In memoria di
che, vi fi vede allato una divota Cappella
della ftdla Santa giacché la cala fervo
;
d'abitazione a’Turchi . Vicino aliarne-
defima porta di S. Stefano, attaccata alle
anura della Città,è la cafadi S. Anna, do-
ve nacque Maria Vergine; con unabuo-
«a CJiicfa, ma poco ornata , per efferia
P°.
Del
Gemelli.’ 133
potere dì Maomettani. Fuori la porta
poi, và all’in giù, mi
per una ftrada, che
fu mo (irato il luogo della lapidazione^»
diS.Stefano, e la cifterna tagliata nel vi-
vo fallo, in cui fu buttato il filo corpo.
Pattando più o!tre,dilàdcl Cedrone,
entrai nella Chicfa , dove fu fepellita la_*
Madre Santiffima . Calatovi per 47.
gradi, vidi a delira gli altari , dove furo-
no fèpelliti S. Gioacchimo,e S.Annajed
a finiftra verfo il mezzo della fcala,dove
fu fcpellito S.Giulcppe . Nel piano del-
la Chicfa, vicino al pozzo, è l’altare , in—
cui celebrano i Sacerdoti Copti* a delira
è quello de’Giacobiti; a finiftra de’Gior-
giani ; l 'aitar maggiore fteffo della parte
di fuori è degli Armeni ; a delira de’So-
riani e dietro de’Greci . Dentro un’al-
;
tra Cappella poi pìccioliffima , in cui
s’entra per 2 . porticciuolc, è l’altare, do-
ve fu fepellita la Vergine , ch’è fervitei
da’noftri Cattolici ; ivi fentii la Melfi,,
che dilfero due Frati di S. Salvatore-»
Prima d’entrare nella Chiefa , a man de-
lira, fi può andar nella grotta, dove Cri-
ilo Signor noftro fudò fa ngue. Fila fu
ingrandita , c fatta più luminofa, per ca-
pirvi maggior numero di fedeli e per- ;
che (convenevole cofa parca ( oltre l’in-
,
X 3 CQ-
I ’4 Giro del Mondo
Comodo) entrarvi dalla parte dell’orto
di Getfemani, per qucll'angufto forame,
per cui entrò Criflo; vi fu fatta la porta,
che ferve di prefente, ferrando l’altra per
venerazione.Reftano ancora in queft’or-
to di Getfemani otto alberi di ulivi, die
fono germogli, per quelehe dicono, degli
fleffi, che vi erano, quando vi oròilSi-
gnore; il nono effondo flato bruciato da’
Turchi Evvi anche il luogo , dove fla-
.
va la Madre Santifiima, mentre era lapi-
dato S. Stefano , come anche doveellt,
lafciò la cintura a S.Tómafo . Nel rima-
nente non è molto fruttifero, effondo,
per la più parte, pietra feoverta; péro vi
fono ottimi fichi , de' quali per divozio-
ne mangiai a più non polfo,invitato da’
Padri , a'quali appartiene , per la pietd
d'un’Inglefe , che lo donò loro, ricom-
perandolo da un Maomettano.
Ritornando , camminai per
in Città
la ftrada dolorofa che comincia dalli,
(
cafa di Pilato , e termina al Monte Cal-
vario) nell’ifteffa maniera, cheCriflola
pafsò, con Ja Croce in su le (palle En- .
trammo in prima nella cafa di pilato,
(preffo alla quale fi vede una danza a
volta neri Amia, dove fu flagellato il Si«
gnore la feconda volta) e monrammo in
aito
Del Gemelli. I .? 5
altoper gradi diverti da quelli, per cui flt
menato il Redentore, trafportati già è
gran tempo nella Scala Santa di Roma.
Nel primo piano fi vede una ftanza a_»
volta luminofa, ch’era il Pretorio, dove
Pilato fentenziò a morte Crifto veden-
;
dovilicome un Divan , o Arato elevato
d’un gradino : /otto è una danza ofeu-
ra, che ora ferve di Italia , nella quale fu
coronato di fpine . Montato pofeia fuL
tetto, potei a mio bell’agio oflervarc U
Tempio di Salomone.
Quefio Tempio fu da quel Re, cori
incredibile fpefa edificato nello fpazio di
anni otto, impiegandovi non folo le fue
inimefe ricchezze, ma le fpoglie più pre-
ziofe altresi,ehe fuo Padre avea riporta-
te de’ fuoi nimicì . Di quanta magnifi-
cenza, e fplédore fi fufle, mi taccio a bel-
lo Audio parlandone ampiamente le Ca-
,
ere carte ;ed accennerò fola mète di paf-
faggio le lagrimevoli fciagure.che in di-
velli tempi foftenne . Primieramente
Sefaco Re d’Egitto lo fpogliò di tutti gli
(ornamenti: riltaurato pofeia dal Re Jo-
fias, nel 1 3. anno del fuo Regno , l’efter-
minò di nuovo l’impietà di Sedccia Re;
il quale non andò impunito di fila fee-
Icraggine, eflendo fatto prigione da Na-
I 4 buch-
i?6 Giro del Mondo
buchdonofor, c privato della luce, dopo
lo.Bap. Ni- aver veduti miferi fuoi i figliuoli taglia*
‘°'° s He e ’
tiin pezzi . Rifatto di nuovo , Antioco
r^r. 3 .paj S
^g] illo ocjj s e i clKO;i 584. anni dopota
.
j
fondazione di Genifalemme, lofpoglió
profanò. E rillorato un'
del rutto, e lo
altra fiata,
(
non però giuffa l’antico fuo
fplendore) fu da Tito Imperadore di-
fìrutto, non men che defolata la Cittì,
negli anni 7 1 .di Cri fio. Finalmente su le
di lui rovine Adriano Imperadore erede
tm Tempio a Giove dopo aver domati ,
larubelle Giudea :pcr tacer d’altre vice-
de, che ne’tempi appreflo, quello mara-
vigliofo edificio hafperimentate; onde
tutt’altro da quelche fi era,n’è divenuto,
Quel che io dal mentovato luogo po-
tei oflervare , è una gran Piazza quadra-
ta, del circuitod’un miglio, con 1 spor-
te* All’intorno fono molte cappelletto,
cd abitazioni di Sacerdoti,come anelici!
palagio del Cadi, dove prima abiravail
nofiro Patriarca: e nel mezzo più alberi.
Indi fi pafia alla feconda Piazza di figura
rotòda,che ha meno di un quarro di ny-
glio di giro, ferrato di muraglie, cò molte
porte beliiilime , c colonne di marmo.
Nel mezzo di quella è il Tempio diia-'
lomone , di figura ottangolare , ( cotu
: .. •
2 ™*
Dei. Ge m e i 1. 1* 137
quattro porte oppofte diametralmente)
fabbricato al di fuori di porcellana, finu
dove principia la cupola di piombo, che
vagamente la rermina . Dalla parte d’O-
riente, allato del Tempio, è una galleria
feoperta, c foftenuta da colonnette , do-
ve dicono che fia una pietra tolta dal
monte Oliveto, fopra la quale tenne i
piedi noftro Signore, quando fall al Cie-
lo . Altro non potei oflervare cosi di
lontano, poiché i Turchi fanno o mori-
re, o pur rinegare que’ Criftiani , che vi
entrano.
Dirimpetto alla ca fa di Pilato,è quel-
la benché tutta Ila ammoder-
d'JErode (
nata , e poco vi
fì vegga dell’antico
)
do-
ve entrammo per una porticciuola (of-
fendo la prima ferrata ) predo alla quale
è una picciola volta , dove ftiede C.ri (io,
prima d’efier menato in prefenza d*Ero-
detefalendo su, vedemmo la flanza di
giuftizia, a guifa d’una faletta , dove fu
interrogato dal medefimo Erode; e non
rifpondendo,fu veftito d’una vefie bianr
ca, e come pazzo rimandato a Pilato.
Nella piazza fi vede l’arco, chefofte-
«eva la loggia , donde fu inoltrato al
popolo da Pilato , dicendo : Ecce Homoz
e non ha dubbio , che fia l'ifìefiq, poiché
le
T.?8 Giro dei Mondo
le pietre corrolc dal tempo fan teftimo-
nianza della loro antichità .
Più avanti lì vede la porta , per dove
pafsò Maria Vergine, per farli incontro
a Crillo (
non potendo venire dalla ftra-
da a cagion della calca ) e vedendolo a
terra caduto, per lo pelo della Croco,
fvenne ; onde la Chi eia , che di preferite
vi è (ì chiama dello Spafimo* Ivi dico-
,
no che Si mone Cirineo ajutò a portare
,
la Croce Pochi palli più oltre a matu
.
delira è la piccìola calli di Lazaro, c più
avanti quella del Ricco Epulone, fopraj
di alcuni archi, fotto a’ quali fi palla In .
quella abita il Governadore, in quella di
Pilato il Baisi , ed in quella di Erode un
Turco appellato Muftafà. Nelì’llìelft-.
ftrada dolorola è la picciola caletta di S.
Veronica, che giuda l'antica tradizio-
ne, prefentò a Crlfto un velo, per afciu-
garfi il volto e vi reltò del medefimo
-,
imprclTd l’effigie. Non guari lontano è
la porta Giudiciaria ( ma chiui'a) perù
la quale ufcì il Signore fuori della Città,
conia Croce in fu le /palle; dove fi vede
una colonna di marmo , in cui fu affilia
lafentcnza di morte , com’era di collu-
me . Poco lungi è una picciola Torre di
pietre vive, che non merita nome di Fot-
Dei Gemei lu 1 39
tezza , detta Torre Antoniana , dove (I
fortificò Saladino , quando prefe la Tan-
ta Città ; ed ivi vicino lì veggono le re-
liquie del palagio di Gottifredo Bu-
glione Redi Gerufalemme.
Il medefimo giorno di Lunedi verfo ,
ora di vefpro, fece il Padre Guardiano
la cerimonia dilavare piedi a me , e_>
j
Tei altri Religiofi pellegrini, con tanta
folennità , e divozione , che durò duo
ore. Quello buon Rcligiofo chiamato
Fra Gio; Batti ila d'Atine, li efercita_»
ogni giorno in atri di virtù , e di criltia-
na umiltà , lavando i piatti, e faldelle del
Refettorio. Io certamente molto debbo
alla fua bontà, perocché ni’ailifteva con
continua attenzione in alcune indìfpofl-
zioni , che avea ; e regalavami aftertuo-
famente di confetture dclpacfe.
Effendo il Martedì primo di SetrSbre
ufeito a buon'ora per la porta di Bette-
lemme,efcendendo dal monte Sion.,,
perla ftrada ,per la quale gli Apolidi
portarono la Madre Santiifi ma al fepol-
cro,come difopra ho riferito; mi fu
inoltrata all'incontro la valle, chiama-
ta Mal Configlio, percheivi Caifas co*
fuoi Cofiglieri deliberarono la morte di
Criftoxiò che ha dato nome eziandio al
r
pie-
I 4o Gjro del Mondo
picciolo Cafale abitato daArabfifu Iasò^
miti del monte, che domina la vallea.
Pattati a piedi dall’altra parte della valle
fuddetta , trovammo varj fepolcri di
Giudei , ed alla falda del monte il Cam-
po Santo, comperato co’ trenta danari,
con cui fu venduto Grillo , per farvi la
fepoltura de’ Pellegrini. Quella fepoltu-
ra è di 30 . palli in quadro , cavata nel
fallò. Dalla parte di fopra fono alcuni
fpiragli, per gli quali gli Armeni calano
giù i corpi de’ loro . Più fottolìvede
cavata la grotta , dove fi nafeofero otto
Apolidi , quando Crilto fu crocifi(To;c
più in giù fitruovaun pozzo profondo,
dove Neemia fommo Pontefice nafeofe
il fuoco finto , allora che gli Ebrei fu-
rono condotti fchiavi in Babilonia. Poco
più fopra è il luogo, dove fu fegato per
mezzo lidia Profeta; ed un geifo bian-
co, in vece del cedro , che s’ apri, e lo na-
feofe dentro il fuo tronco. Allato di det-
to geifo è la Natatoria diSiloc, dovej
Crillo illuminò il Cieco nato . Ella è
tutta di fabbrica,lunga 40. palmi, larga
ìó.e profonda 20.C011 acqua dentro non
molto buona ; che patta poi nella fonte,
dove dicono, che la Vergine lavaffe i
£> almi del fuo figliuolo bambino; fi iccn*
Del Gemelli.’ 141
de fino all’acqua per più di 20. gradi.
Camminando per la valle di Gioia-
fat , mi inoltrarono
a man delira la vil-
la di Siloe, dove Salomone teneva le fue
concubine} e nell’alto della montagna.*
l’abitazione della figliuola del Re Farao-
ne d’Egitto: che perciò fi chiama oggidi
Monte dello fcandalo . In fine della me-
defima valle, a piè d’nn’altro monte^
(ch'è quello appunto, nella cui fommità
s’impiccò Giuda ad un fico di Faraone)
fono i fepolcri degli Ebrei, i quali per
tal cagione pagano a’ Turchi un zecchi-
no al giorno , oche vi fepellifcano , o
nò. Più avanti fi vede il fcpolcro di Zac-
caria figliuolo di Barachia ( che fu ucci-;
fo fra l'altare , e*l Tempio ) d’una fola^
pietra tagliata nella rocca : allato del
quale è la grotta , in cui , quando Cri (lo
fucrocififfo , fi nafeofe San Giacomo,
giurando di non voler mangiare, fino 3
tanto, che noi* vcdelTerifufcitato ; onde
il Signore poi gli comparve il terzo gior-
no, portandogli da mangiare . Pochi
palli più oltre fi truova il fcpolcro di
Affatone , tutto d’una pietra fino al pri-
mo cornicione ( fimile alla grotta^
di S. Giacomo ) e perche era vuoto vi
entrai'dcntro fino alla cupola . Dietro a
quc :
142 Gmo df.l Mondo
queftofu fimo parimente il fepolcrot
guifa tii grotta nel vivo faflo , perfepei-
lirviil Re Giofafat. In mezzo al tot.
rcnte Cedron ( che non porta di prefen.
te acqua) fopra una pietra,!! vede Torma
di noftro Signore , quando vi cadde, et
fendo portato legato. Rimontando fo-
pra , fui a vedere i due archi della Porta
Aurea ,
per la quale il giorno delle Pai.
incentrò Grillo trionfando però oggi ;
c ferrata, confò detto di fopra . Dopo
vefpro ? con Toccafione, che fi apri il
farro Sepolcro , entrai a vifitare tutti i
Santuari del mede fimo.
Sentita dì buon'ora la Meda Domeni-
ca 2. montai fopra uno de’cavallidel Pa-
dre Procctiratore Generale , e prefi Il>
via di Bettania, accompagnato dal tur-
cimanno , e da' Frati . Fatto un miglio c
mezzo fui monte, mi fu inoltratoli luo-
go dove Crifto venendo dal Giordano,
,
diede la maledizione al fico , del quale
non retta memoria Più avanti a delira
.
fi vede una gran muraglia, che ditterò
elfereavazo della cala di Simon Jeprofo,
che convitò Crifto Più in giù fopra la
-
Città di Bettania, è il Cafiello di Laza-
ro ,di cui rimane in piedi una muraglia
larga 14. palmi, c loda come nna.rocca*
Sotto
Del Gemelli. 74/
Sotto al medefimo, entrando per un’anJ
gufta porta , fi fccndeper 28, gradi nel
luo fcpolcro cavato eziandio dentro al
,
vivo fallo rruova in prima una pic-
, Si
ciola da cui per un ftretto fora-
danza ,
me , che dava ferrato d’una groda pie-
tra fi pada in un’altra , dove non è,ehe
,
un'altarino, per celebrar la Meda, fopra
l’ifteflo Sepolcro , donde fu richiamato
in vita da Crido , Più fopra fi veggono
le fondamenta della cafa della Madda-
lena , e della cafa di Marta , con una ci-
fterna tagliata nel faflb , la di cui acqua
non trovai buona a bere-
Non molto lótano moflrano una pic<
tra acuta, fopra la quale dicono, che fe-
defie Crido, metre che parlava a S.M arta
intorno morte di Lazaro ; e cammi-
la
nandoli per ladrada del monte Qlivcro,
a deflra ,nclluogo detto Bcttafan ad-
ditano un monticello,dove Crido mon-
tò fopra Palino , per entrare in Geru-
falemme il giorno delie palme.
Più in alto è il monte Qliveto,dal
quale Crido Tali al Cielo, lafciandoivi
due pedate , una delle quali fu portata.»
nel Tempio di Salomone , e l'altra è ri-
mafafud’una felce. Quefto luogo dà
rinchiufo in una cappella rotonda , la di
cui
k
144 dillo REt MoNOO
fcui chiave tiene un Santone Maometto
no In un grand’atrio poi circondatoà
.
mura, vidi la pietra , dove lederono
gli Apoftoli , detta Viri Galilei . Scenden-
do dal monte , a man finiftra fi truovL.
per terra una colonna, prelfo alla quale
l’Angelo apparve a Maria Vergine, che
andava a vifitare i luoghi della Paffionc,
dandole una palma per annuncio diluì
morteie dallo ftefib lato è la grotta, dove
fè penitenza, e mori S. Pelagia.
All'incontro è il luogo , dove ( come
ivi fi dice) Grillo compofe il Vater noflcr,
foco lungi a delira , donde egli pianiti
iopra la Città di Gerufalemme(oggidì
vi è una cafa ) nè molto difcofto predi-
cò a gli Apoftoli del Giudizio univerft-
le.Più in giù fono i fepolcri de’ Profeti,
Che s’aperfero nella morte del Salvato-
le : e dodeci grotte tagliate nel fallò, in
cui è fama , che gli Apoftoli compone!;
jero il Simbolo della Fede,
Non potendoli andare al fiume Gior-
dano , fe non in tempo di Pafqua,coiu
gran numero di pellegrini,e buona feot-
fa di faldati, per tema degli Arabi; mi
contentai di vedere dall’alto del monte
Olìveto, cosi il fiume, come il Mar mor-
to ? (dove furono inftabbiffate le cinque
Città
Del Gemelli.' 145'
Città di Sodoma Gomorra &c. che
, ,
)
diflero lungo 60. ih. c largo 1 6.
efier
econ acqua oltremodo puzzolente : da
Mezzodi vi entra il Giordano' , c n’tfce
da Settentrione, per gir iene al Maro;
qual fiume dicono, che tta rapido, e
largo da 40. palmi. Mi fecero vedere
altresi da lontano un’ altra montagna,
detta della Quarantina, dove Grillo di-
giunò.
Dopo vefipro ufeendo della porta di
Damafco, venne un Dervis ad aprirci la
loroMofchea; dove tagliata nel vivo
fallo fi u uo va una grandini ma grotta
,
di 50. palli di circùito , ed alta $o. Nel
1
mezzo è un gran piano , per cui patteg-
giando , dicono che componeffe lo
lamentazioni il Profèta Geremia; e nel-
l'alto a delira della entrata la pietra, fo-
pra la quale dormiva. Mezzo miglio
più oltre fi vedono i fepolcri di tre ile,
cavatifimilmcnte nella foda rocca .. Si
entra primieramente per uno llretto fo-
rame, con la panda per terra, in una co-
moda llanza di 1 5 piedi in quadro, nella
.
quale fono piccìole porte da prima afi-
nillra dàl’ingreflò in una llanza poco
più picciola , all’intorno delia quale fo-
no fei altee pprticciuole ,. che danno l’a-
j
Parte f. dito
.
I4<> Giro del Mondo
diro ad altrettanti fepolcri la feconde, :
porta conduce ad una fintile ftanza,ch<
tiene fette fepolcri ; però in ciaicheduno
fono due , e tre tombe , ed una fpezial.
niente di marmo /coperta ,dovedjflcro,
cflere fiato fcpellito un Re ; per la terza
fi và parimente in una ftanza, nella qua*
le fono 9. porticciuole , donde fi vailo
altri fepolcri con due, e tre fepolturep«
parte. Entrando per una di quelle porte,
1.
2.
fatta di marmo artificiofamcnte ,e che
fola reità in piedi dell'altre molte, che vi
erano j vedemmo un'altra tomba di Re,
anche feoperta , che teneva per imprelà
intagliati a capo un'arco , ed un fiafeo.
a quarta porticciuola della prima (tao,
adàil palfaggio, benché difficile, nel
terzo fepolcro regio , di cui la tomba
di marmo è rotta . Certamente quelli
fepolcri fono la più (ingoiare, emara*
vigliofa opera , che pofia vederli iiu
Gerusalemme; tanto più, che tutti gli
ordigni per (errare , ed aprire fono del
mede fimo fa fio
Camminando verfo le mura dellt»
Città, fi vede la carcere di Geremia-!,
cioè a dire, una pifeina a due volte , pie-
na d’acqua, nella quale dicono, che fiat
fe il Profeta coperto fino alia gola . Tut-
.
Del Gemeiii." 147
liquefi! luoghi fi veggono colla fpefa di
pochi medini, poiché miferabile con-
la
dizione di quegli Arabi fa contentargli
di poco.
Giovedì 3. il Padre Proccuratore mi
diedeil fuo cavallo, per andare in Bette-
Jemme, facendomi eziandio accompa-
gnare da due turcimanni , e tre Frati
Non potemmo ufeire di buon’ora fuori
della Città, perche i Turchi tenevano
ferrate le porte,a cagion delle preghiere,
che d’ordine del G. Signore facevano,
ogni Giovedì, per lo felice fuccefio della
guerra : quali terminate, ed aperte lej
porte, feguitammo il cammino; vedendo
frattanto, preflb la Città, il bagno di Ber-
fabea , ferrato d’alte mura , lungo 100.
palli, largo 40. e 50. profondo; in fito
tale, che potea e fiere /coverto dal pala-
gio del Re David , ch’era su l’alto della
collina, ficcorrie altre volte fi è detto.
Due miglia da Gerufalcmme a man
Anidra, fivede un’albero di fico, nel luo-
go appunto ov’era piantato il Terebin-
to, lotto il quale fi riposò Maria Vergi-
ne col Bambino , venendo per prefen-
tarlo nel Tempio- All’incontro (un mi-
glio però difcoftodalla ftrada su l’alto
)
del colle è unaToxre,dove vogliono, che
z mo-K
148 Giro del Mondo
inoriflc S. Simeone . Più avanti,nel mez»
20 della ftrada, mirali una ciftcrna , pref
foa cui i Re Maghi videro di nuovo la
ed a deftra della medefima ftrada,
Stella;
pochi pala difeofto, fi feorgono in piedi
due mura (come dicono) della cala, ove
era A bacuc Profeta, quando fu portato
dall’Angelo in Babilonia, per dar l'oc-
corfo col cibo a Daniele , nel lago de’
Leoni , Non molto diicofio è il luo-
go, dove riposò Elia Profeta, fuggendo
dalla pcrlècuzionc di Jczabelc ; di cho
Tendono chiara tefiitnonianza le Aio
membra imprefie nel vivo fatto, a delira
della ftrada I Greci per memoria di tal
,
fatto, v’han poco lungi a Anidra fabbri-
caro un Convento lòtto l’iftelfo titolo,
r,c! quale celebrano i divini uficj.
Più avanti a deftra è ancora in piedi
un muro della Torre , dove riposò Gia-
cobbe, quando venne da Mefopotamiajc
le veftigia del fepolcro di fua moglio
Rachele, che ivi mori , fono mezzo mi-
glio più oltre.
Prima d’entrare in Bettelemme,ofler-
varamo quella cifterna , delle cui acque
avendo defidcrio David , e palpando i
iùoi Capitanilo gran periglio,per mez-
20 Pefercito nemico ( che lo teneva afte»
“ diato)
Del Geme ii r? 149
diato) per pigliarne un piceiol vafo; egli
non volleguftarne . Giugnemmo in fine
dopo Tei miglia di ftrada jn Bettelem,
ripofammo nel Convento de’medefinù
Padri di S.Francefco.
Bettelem,o Bethlehcm, Città più
d’ogn’altra nel Mondo gloriofa, per la_»
nafcita, non già di Beniamino, ma del
Salvatore dell'Univcrfo, è a gradi 1 . di .?
latitudine abitata men che mezzana-
:
niente, e da pochiflìmi Cattolici * Ella
effendo porta su d’un’amena collina, go-
de d’un’aria perfetti filma; tal clic a gran
ragione amò di farvi fuo domicilio San-
ta Paola Romana, che vi mori eziandio
nel 404. La Chiefa maggiore di quella
Città, redimita non ha guari a’Gattol ici
da’Religiofi Greci, è delle migliori, che
Oriente; imperocché è a cinque
fiano in
navi,formate da quattro ordini di buo-
ne colonne di marmo* dicci per ciafche-
dun’ordine, che fanno il numero dì qua-
ranta; oltre delle qualine fono altre die-
ci Coro , ch'è chiufo con muro da_*
nel
per tutto Il pavimento è ben laftrica*
„
alto proporzionatamente li
to,c’l tetto .
Convento poi ha un buon giardino , ed
ottime ftanze , in cui abitano 12. Reli-
giofi.
-
Hanno
— — -
eglino un'altra piccioia_*
• tr /~>i •
1 50 Giro dei. Mondo
Chicfa, dedicata a S. Caterina , laftricatj
altresi di buon marmo del paefe, ddlt,
quale fifervivano prima di ricuperarli
grande . I Padri Greci allato della Ghie,
fa grande, hanno anch'effi la loro Chic-
fetta, cCovento,fcparato da quello degli
Armcnijil quale è vicino alla porta gran-
de, con l’entrata nella Chiefa de'noftri,pet
aver’agio di venerare ilSato Prefepe,c1
luogo, ove nacque noftro Signore. Si
lcende a quella fortunata , e pregevoli!-
lima ftanza dal Coro della Chiela gran-
de, per due oppofte fcale di 16- gradini
l’una.
Il luogo appunto della Natività, nel
fine della grotta, è coverto , per venera-
zione, di un gran marmo, fognato cotb
una Stella , fui quale come in un’altare,
,
fuol celebrarfi MeiTa. Il Prefepc è abbel-
meglio che s’è potutola j.colon-
lito, al
nejuna nel mezzo,el'altrea’dueJari;ncgli
angoli, un gradino più in giù, fono 2.altrc
colónetteineguali, fralequali è come una
màgiatoja fatta di marmo,cò un picciolo
: . fpazio, quanto potria capire un bambi-
^ no; c dirimpcttoèla pietra, fopra la qua-
fedeva Maria Vergine, col figliuolo in
r, sbraccio , quando vennero i Maghi ad
a kdorarlo. E' quella picciola grotta tutta
.1 di-
Del Gemelli. 151
divenuta nera, ed inegualmente tagliata
nel fafiotdalla parte d’Occidéte è fiata un
poco aggrandita , per farvi capire i fede-
li; il fuolo è laftricato di marmi , e tutto
illuogo generalmente fpira fantità, o
divozione.
Dalla Chiefetta di S. Caterina fifcen-
de (
una fcala ofcura di 24. fcaglioni,
per
tagliata nel faflò ) in ima grotta , dove
furono fcpeliiti molti di quegl’innocenti
fanciulli, che fur fatti morire da frode»
con un’altare in loro onore. A finiftra
è la cappella di S. Giufeppc, dove dico-
no, ch’egli fi riti rafie nella nafcita del Si-
gnore 5 e montando poi per dieci gradi»
fi entra per un’altra porta, a piè della.»
grotta della Natività . Ritornando ìhj
dietro, fulla fine di detta fcala , fi entra a
delira, per una porticciuola , che condu-
ce in un fenderò cavato nel fafio, a delira
del quale è il fepolcro di S.Eufebio Aba-
te; ed entrando di nuovo in una picciola
grotta a deftra fi truova il fepolcro di
S, Girolamo; a finiftra quello di S. Pao-
lo, e di Euftachia fua figliuola . Più oltre
a delira, in un'altra ftanza più grande , fi
vede l'Oratorio diS. Girolamo, dovej
traduffe la facrata Bibbia , A finiftra del-
la Chiefa fi veggono alcune magnifiche
K. 4 volte
152 Gino del Mondo
Volte foftcnutc da cinque colonnc.incui
dicono, che infegnalfe lo ftefib Santo;
oggidì ferve di /folla agli Armeni.
Dopo definire andai vedendo gli altri
luoghi degni di memoria fuori di Bette-
lemme. Prima di tutti, circa un miglior
mezzo fuori della Città, olfcrvai in utu
piano il Calale, e la grotta de’Paftori, in
cui (ì feende per quindici gradi /'otto ter-
ra :evvi un’altare dentro per celebrarvi
la Mefifa, ed allato una volta, fulla quale,
per lo paffuto, fu una Chiefetta, rovina-
ta poi dal tempo. In quello medefimo
Calale, ora qua/i disabita to,è la cifìerna,
clic chiamano delia Madònajperehe par-
landovi clla,ed eflendole negato da bere,
l’acqua prodigiofamère venne da fe fte/-
fa su l’orlo , e dapoi ch’ebbe bevuto tor-
nò al fuo luogo: ficcome per antica tra-
dizione fi narra . Tre miglia lontano lì
feorge un monte rotondo , che dicono
de’francefi ; perocché vi fi mantenne
quella divota, e valorofa nazione per 40.
anni dopo prefa Betulia , ch’era a’piedi
del monte . Vi fono ancora reliquie di
fabbriche su la fommirà.
Dentro BettcJemme ftefia , un tiro di
Convento, è la grot-
pillola lontano dal
ta, detta delia Madonna, perche ivi lu
Ver-
D e i Gem £ r iiT 1 5j
Vergine fi ritirò, fuggendo in Igitto ?
Entrando per angufto forame , fi fccnde
dicci gradi, a fine de’quaJi è la picciola-,
fpelonca, con un’altare. £glifièben_j
vero, che la divozion de’fedeli è andata
facendola fempre più grande di quel che
era, per toglier di quella pietra bianca^,,
che giova molto a' febbricitanti, ed alita»
donne, che han perduto il latte? e perciò
fichiama di prefente la grotta del latte.
Non molto lontano fono le reliquie dei-
l’Ofpedale,che fece fabbricare S. Pao-
la . Le reliquie del Convenro , fatto
dalla medefima , fono un mezzo mi-
glio lontano dalla grotta de’ Pallori.
La caladi S. Ginfeppe era lontana dalla
grotta della Madonna un tiro di fchiop-
po però oggi non ne retta altra memo-
;
ria, che qualche poco delle fonda-
menta.
lontano da Bettelemmc due miglia,
nella (bada di Tecuc , patria del Profeta
Abacuc ;fì vede fu l'alto d’un monto
la villa di Salomone , ed un fonte co-
piofo d’acqua , che forfi era delizia di
quel Re come anche , poco più fotte
;
l’Orto chiufo del medefimo ( chi ufo in
vero dalla Natura )dove furono per lo
fallato frutta d’ogni forte ,
ma di pre*
fente
1 54 Giro dei Mondo
fente è un campo . Sagliendofi dall’Or*
to alla Villa, circa due miglia lontano
dallo fletto, fi Scorgono tre pifcine gran-
di , fituate in maniera tale > che l’acqufu
foprabbondate nella fupcrlore,è ricevu-
ta nell’inferiore La prima è lunga patti
.
200. è larga 90. Ja feconda lunga 220. c
larga 90. la terza della fletta larghezza,
e lunga 160. profonde tutte e tre patti
18. In tempo di Salomone fi riepievano
dell’acqua del Pont ftgnatus ; ora però cf
fendo rovinato condotto , non rice-
il
vono che dal Cielo.
altr’acqua ,
Poiché abbiamo fatto menzione del
Pons ftgnatus, fie bene di iàpere , com'egli
è firuato fu la ftrada d’Hebron, in luogo
fuperiorealle pifcine ,e 14. palmi lotto
ilpiano della ftrada e che indi fcaturi-
:
fee l'acqua per tre forgi ve, che unito
infieme la Tramandano, per un'aquidot-
to alla Città fanta, nel Tempio di Sa-
lomone^ nel palagio del Cadi Si può .
credere, che fufle un luogo di ricreazio-
ne del Re Salomone , vedendoli molte
belle colonne, e pezzi di mofaicoper
terra, avanzi forfè di qualche vaga abi-
tazione .
Un miglio lontano dal fonte fuddetto,
truovafi unaChicfa dedicata a S.Giorgio*
con
>
D
E L G E M E I L il 155
con Un Convento, dove abitano quat-
tro Caloyeri, o Preti Greci, molto mife-
rabili ,
nondimeno da' Turchi
rifpettati
acagion dell’ ifteffo Santo : perocché
eglino tengono la catena , co la quale fu
quegli legato , che polla fopra al collo, o
di Turco o di Arabo o di qualfivoglia
, ,
altra Religione, guarifce fenz’ alcuno
fallo dalla pazzia . Veduto tutto ciò ne ,
ritirammo la fera , ch’era già molto tar-
di, nel Convento di Bettelemme.
Il Martedi 4. udita MefTa, e comu-
la
Na-
nicatomi nell'altare della Santiffima
tività mi, con compagnia
partii la fud-
detta. Un miglio difeofto vidi un piano,
entro la valle, appellato il Campo di Sc-
tiecherib dove l'Angelo uccife in una
,
notte 185.mila uomini , che andavano
aporrel’affedio a Gerufalcmme: maj
per molto chelia certa l’iftoria, con-
tenendoli nella Sagra Scrittura ; può
nondimeno con gran ragione dubbiarli
dell’identità del luogo per la picciolez-
,
za del fuo fpazio, ri/petto a si gran nume-
ro d’uomini acca mpati.
Più avanti a delira del colle mi diffè-
ro, che ivi le fpie di Mosè trovarono
quelgrandiflìmo grappolo d’uva, porta-
to da due uomini, NcU’iftdTa valle cani-
;
15® Giro del MondS
minando, giugnemmo ad un fonte di
ottime acque , dove mi narrarono che ,
San Filippo battezzò l’Funuco della Re-
gina Candace : e verfo l’alto del monte
è la Villa, in cui il medefimo Santo «ac-
quo.
Di là del monte due miglia, è Defet- il
to dove S.Gio: Eattifta dimorò 2*.an»
,
ni , fuggendo l’ira d’Erode . Vi fi vedo
un’albero di corniòle , o carube, delle
quali dicono , che fi padelle il Santoj
ed una forgiva di buon’acqua. Scenden-
doli in giù, ed innoltrandofi nella con-
cavità della rupe, fi truova la grotta, nel-
la quale egli menòafprifiima vita dor-
mendo foprauna dura pietra; vi è.unj
altare per celebrarvi!! la Melili.
Seguendo il cammino per andare al
Convento di S. Giovanni,mezzo miglio
prima di giugnervi,è la cafa di Zaccaria,
( per l'addierro nioniftcro di monache)
nella quale Maria Vergine andò a vifita-
re S. Elifabctta , e compofe il cantico
Magnificat . L’edificio è mezzo fcpellito
nel terreno , onde conviene /tendervi
per 25. gradi Vi fi vede un’altare per
.
celebrarvi, ed allato due grandi volto,
che fervivano di cantina, e refettorio
alle monache ; nella più grande è uno
1
Dei G sMuir 157
iifterna dì acqua freddifiìma, ma non
molto buona a bere.
Andammo pofeia al Convento e da ,
quei Padri fummo accolti con molta.*
cortefia . La Chiefa è picciola con cu-
pola foftenuta da quattro pilaftri. A
delira , fi feende per dieci gradini nel
luogo dove nacque San Gio: Battifta^,
,
fatto nclPiftcffa guifa di quello dellaj
Natività del Signore . Sopra l’alto d’un
monte, dirimpetto al deferto, è una villa
detta Modin , o Suva , nella lingua del
paefe, nella quale nacquero i Maccabei*
ebe furono fepolti poi vicino la villa di
San Gio: Battifta ; dove reftano ancora
in piedi fette archi de* loro fepolcri .So-
pra il medefimo monte fu fcpellìto S.
Samuele, e di prefente vi è una Chiefa-
Quattro miglia lontano da San Gio:
Battifta, nella medefima valle, è il Con-
vétodiS.Crocc,c 5 .
3 . Frati Greci, nel fi’
to,dove dicono fia fiato il legno
tagliato
della Santa Croce. La fabbrica è buona,
e la Chiefa benché picciola è aliai bella,
ornata di dipinture , e di un pavimento
amofaico. Nell’altar maggiore fi ofi'cr-
va un buco, dove era l'albero, che fu
tagliato per la Santa Croce. .
Appreflando.fi a Geruiàlème , fi vede
ài
15? Giro del Mondo
illuogo detto Glon, delizia già del Re
Davide dove fu coronato Salomono,
,
Dell’edificio fi feorgono poche reliquie,
cd una pileina lunga 50. partì larga jo,
,
e profonda 1 5. Quivi fonoi fepolcri de’
Turchi, e favoleggiano effervi ftata abi-
tazione di Giganti.
Non potendo, per tema degli Arabi,
andarvi col piede, proccurai almeno dt,
lungi con gli occhi,vcdere il luogo, do*
ve Grillo u accompagnò co’ due difee*
poli Liica, e Cleofe ; la villa di Èeleazar,
in cuiArtalone uccifeil fuo fratello Am-
inone, per aver violata la forellaTbai
mar la cafa di Cleofe , dove Grido lo
;
gli diede aconofcere nella divifion dd
pane il campo detto Gabaon dovo
:
,
Giofuè combattè , e vinfe cinque Redi
corona , facendo fermare il Sole, per
averne còpiuta vittoria il fonte di Sca-
:
limele, e'1 fepolcro dell’ifterto ; i fepoloi
de* Giudei: il fepolcro della Regina Eie*
oa,có quello della Regina Saba : le celle
di S. Gio: Crifoftomo, diS. Gio:Dama-
feeno, e di San Bafilio : la fepoltura, do-
ve fi trovarono 40. Martiri: l’oratorio
dell’Abate Arfenio: il fonte,ed oratorio
di S. Saba : e per fine la grotta di Engad-
disella quale David tagliò la vede al
.
Dei Gemuii^ 159
Re Saulle , clic lo perfeguitava .
Sabato 5. pagai 16. piaftre d’Olandai
per far aprire il Santo Sepolcro ; fpefa*
che non può evitarli da niun Criftjano,
ch’entra JcportediGerufalemmes no-
tandone a tal’effertoi Turchi l'ingreflò
Fui il definare ricevuto con molta
dopo
Guardiano, c da 1 2. Frati, clic
carità dal
;
vialliftono; facendo la (olita procedilo-
ne, uniti a' Sacerdoti del Convento lu-
pcriore, acciò potetti viiitarc tutti i San-
tuari : cerimonia, che fi pratica parimen-
te in Bcttelcmmc , «quando vi giungono
pellegrini. q ae-
Reftai la fera ferrato in
do facro luogo, per far le mie divozio^
ni, imperciocché i Turchi chiudono le
porte , e portan via le chiavi
Mi confettai la mattina di Domenica
6. e poi fentij Metta , e mi comunicai
nel Santo Sepolcro. Nell’atrio della por-
ta della Chiefa,fono feiCappelle,o Chie*
fette, fotto i titoli di S. Maria in Golgo-
ta, di S. Giorgio, di S. Gio: Battifta-v
S.Maria Maddalena , S. Michele, c S.
Angelo ; cufiodite per la maggior
parte da’ Greci, Armeni, e Copti,i quali
hanno Jelor Chiede , ed abitazioni
tutti
nelmedefimo luogo. I Greci però fata-
Armeni 4. cdun_»
no alnum. di 12. gli
folo
. e
itfo Gino del Monuo
foò Copto Soriani, cd Abiflìni non ve
;
ne aflidono
La Chic fa del Santi filmo Sepolcro nò
ha cola alcuna di vago ma fpira d'ogni ,
intorno pietà e divozione Ella è moi-
, .
to antica , ed ofeura ; non ricevendo al-
tro lume, che dalla parte fuperiore della
cupola, ferrata d’una rete di ferro filato,
per la quale l’inverno di ncceffità piove
fopra la cappella del Sanriffimo Sepp-
ero ; non potendoli dar lume per altre,
parte . La fua figura è rotonda fino alla
formalità , con 14. colonne di marmo,
6 . pjlaftri antichi filmi, che foflengooo
le volte d’intorno la medefima Chicfiu,
fopra quali fono alcune flanze, 1 ude*
Jc
Frati di S. Francc/co, e 6 dc’Greci,pctò .
ofeure , e poco ornate.
Tengono coftoro una beIJiflima Chic-
fa a delira della porta, con buoniflì me di-
pinture , e cupola ; ficcome un’ottimo
Coro, ed altare , predo al quale è fintata
una maeftofa Tedia per lo loro Patriarca.
1 Padri Francefcani ufficiano nella loro,
allato del Santo Sepolcro , e fé bene pie-
eiola, ella è nondimeno ornata decente-
mente , Vi fono due marmi rotondi,
predò a’ quali Noftro Signore apparve
a Maria Vergine dopo la refurrezionc,
.Vede:
Del Gemelli. i 6 r
Vcdefi anche per una inferriata !a colo-
ra dove fu flagellato , eh 'è di marmo
,
m)Ychio;cd alta' tre palmi; vicino alla_>
quale è una pietra , che fu trovata den-
tro ilScpolcro . Nella medefima Chìefa
grande, fccndendofi quattro gradini, fi
venera il luogo dell'apparizione del Si-
gnore rifufeitato in forma di Ortolano,
alla Maddalena; coverto però d’un mar-
mo rotondo per riverenza . Continuan-
do per la prima arcata , nel fianco della.,
ftefla Chiefa(che per quella parte ha due
navi ) fi feende per tre gradi nel carcere,
ovefii temuto il Signore , mentre fi pre-
parava la Croce : ella fi è una cappella-,
ofcuraa volta, foftenuta da piccioli pi-
laftri, chela rendono a tre ale . Ritor-
nando in dietro dalla parte finiftra , fi
trovano due buchi , dove dicono , che.»
cadette Crifto : e pattando alla feconda
arcata dietro la Chicfa de* Greci, vedefi
la cappella di Longino, parimente a vol-
ta, e poco abelhta, pofledutada'mcdefi-
miGreci , come quella del carcere. Al-
lato è un'altra cappella, col luogo, nel
quale i lòldati fi divifero le vefti di Cri-
fto,che tengono gli Armeni. Dall'iftef-
fa parte per jo. gradi fi feende nella.,
,
cappella di S.Eiena, la quale è più gran*
far tei. L de
.
162 Giro del Mondo
de dell’altre, con una buona cupole^
foftcnuta da quattro colonne , che daJ
lati lafciano due picciole navhdove a de-
fira è la cappella del buon Ladrone , te*
unta dagli Armeni: dall’altra parte è una
cappella , tenuta da’Greci, in cui, vici»
no la fcala del Calvario,è la colonna de-
gli Improperi, di pietra mifthia ordina-
ria, alta tre palmi, e Tei di giro
Per undeci gradini tagliati nel fallo
fi feende nel luogo , dove fu ritrovatala
Croce da S. Elena ; quella è una cappel-
la ofcura,fe bene alta, appartenete a’Cat-
colici .
Poco avanti, dietro la Chiefa de’Grcci,
fi 1 8. gradi al
faglie per Calvario nel ,
quale fono quattro volte ; nella prima a
delira , tre palmi alto dai pavimento,c
nel fallo il buco, dove fu polla la Santa
Croce ;con un marmo rotondo fui Aio-
lo che cuopre il fito , dove era la Ma-
,
dre Santiflìma , mentre fi dirizzava 1«_»
Croce; ed ivi vicino una grande , e prò-
fondiflìma apertura ; e quello lì è dej’
Padri Greci, A
fini lira è il luogo, dovo
fù inchiodato Nollro Signore, con due
altari, un grande , e l'altro picciolo.
Sotto la quarta volta fono cinque pie-
ire , per legno , che ivi Nollro Sig norc
.
Del Gemelli. 163
fa fpogliato j
qual luogo è de’Cattolici,
come anche la cappella della Madonna,
ivi da predo, alla quale s’entra per la por-
ta di fuori.Nella medefima {lavano Ma-
ria Vergine , e San Giovanni , mentre.»
Criftoa lei rivolto dalla Croce, dillo:
Mulicr , , e a S. Giovanni:
ecce filius tuus
Fili, cere water tua. Sopra il medefimo
monte è l’abitazione de’ Greci
Scendendoli dal Cai vario, lì entra ìil»
una cappella, tenuta da' Greci, c cheli
chiama di Adamo
, perche ivi dico-
no ,
Hata ritrovata la tefta del
che fia
noftro primo Padre. A
delira della-»
portaè illepolcrodi Balduino, a fini-
ftra di Gottifredo Buglione fratelli . Ve
n’è un'altro, che dicono dìMelchiie-
dcch,nonsò con qual fondamento.
All’incontro la porta grande fi truo„‘
vaia pietra della fanta Unzione, fu dì
cui fn unto il Noftro Redentore . .Ella
fi è di marmo bianco , lunga otto pal-
mi, e larga quattro , ferrata con balata-
Arata di ferro. Più in giù è cuftodito da-
gliArmeni un luogo,fegnato nel pavi-
mento con una pietra rotonda,dove fta-
Wnò glji amici di Crifto, per vedere do-
ve fepelliva . Tutti quelli Santuari fo-
fi
no illuminati da molte Jampadi, ed io,
L 2 fecon-
T64 Giro dki. Mondo
fecondo l’ordine riferito, gli vilìtai pro-
ccffonalmente co' Padri.
La cappella del Santo Sepolcro è di
24. palmi in circa di circuito, nel mezzo
della Gliela, con una picciola cupola
f ottenuta da dodeci colonnette Entran- .
dovi perlina picciola porta , fi vede al
lume di spicciole la mpadi, che vi dan-
no dì, e notte accette , la pietra, che ri-
motte l’Angelo dalla bocca del monu-
mento, mezzo fepellita nel ludo. Pct
anguttobuco fi entra nclfepolcro,ch’è di
etto palmi in quadro ; dove fi truova il
monumento della (letta lunghezza , che
coperto d’un marmo,(erve di altare, pct
celebrarvi la Santa Metta. Con tutto
che vi fiano tre fora mi nell’alto per dar ,
la (cita al fumo; è nondimeno troppocal-
do , a cagion di quarantafette lampade,
che vi ardono di continuo . Cosi que-
lìojcome l’Oratorio , che lo racchiude,
fono coperti dentro , e fuori di feta 1 .
Copti hanno la loro Cappella attaccata
alla parte porteriore del medefinio; all’-
incontro la quale ( pattando prima perii
cappella de’Soriani , e poi per una ftrada
tagliata nella rocca ) fi veggono, cavati
per lungo nel fatto, i fcpolcri di Nicode-
ino, e di Giu Teppe al ^irimatbea oltre» :
quel-
Del Gemelli. 165
quello, ehe-quefti fece farli fepar.it mé-
te, a (ìmiglianza del fcpolcro di Cri Ho.
Montai pofeia (
per la fcala vicina ai
luogo degli Amici diCrifto)aIla cappel-
ladcgli Armeni, c vidi vi celebrar Me'fa.
Era il Sacerdote veftitod’un piviale, con
collaro fi inile a quello dell’abito de’ Tea-
tini;edavea una lunga berretta in teda.
Ufd nella cappella, con un picciolo cali-
cccopertodi velo, al Tuono di vari fona-
gli d’argento , eh'aveano gli adì (lenti
nelle mani; perocché ivi non ponno Ter*
virfi di campane Cogliono però in lor
vece avvalerfi di un legno dodici palmi
lungo, che ne’ bifogni percuotono con
un martello parimente di legno.
che da tanti Ile, c Principi
L’argento,
èftatodonato al Santo Sepolcro, lo ten-
gono nafeofto, anzi fepeliiro, per paura
dc’Turchi, nè fanno vederlo ad alcun-j
pellegrino ; ma io ebbi quello fpccial fa-
vore dal P. Guardiano che ordinò fi ti-
,
ralìe di fotto terra ciò che con quale he
;
difpiacere efeguì il pigro Sagreftano.
Confiftcva la ricca fupellettile in una_»
lampana di circa trecento libre , manda-
tavi da Filippo III. Monarca delle Spa.
gne’.in nna Croce, calice, e ricchi dime
yeftinienta,dono del C ridi ani (fimo Lui*.
' L 3
i 66 Giro del Mondo
gì XIV. Re di Francia in altre vcft|.
:
menta ornate di oro, perle e pietre prc-
,
ziofe,cosi da Filippo II. come da altri
Principi Criftiani inviate : in un calice
della Regina Caterina d’Inghilterra 3 c
in fei candelieri, quattro vali di fiori, o
una Croce d'argento donati dalla fede*
li ili ma Città di Meflina, in ricordanza,,
della lettera, che credono fermamente i
fuoi Cittadini, efiereloro fiata fcritti,
dalla Madre Santiffima; ( di che celebra-
no, con indicibile pompala fefta a’ 2. di
Giugno) de’quali arnefi, per recccllenza
del lavorio ,
foglion fervirfi nelle princi-
pali feftività.
Mi fu anche da’Greci aperto il loro
Sdutta santtonm, dove adorai alcune prc-
giatifliinc reliquie 5 come un braccio di
b. Maria Maddalena, un gran pezzo del
gloriofo legno della Croce , e ’1 cranio di
S.Gio;Battifta . Oltre a ciò vidi molto
arche, incenfieri ,ed altri vali d’argento,
giufta il loro rito 5 e una Croce di legno
di maravigliofo lavoro , per un Greco
intagliata, con figure cosi picciole, che
vi fora d’uopo il microfcopio per bcn->
diftinguerlc ; ficcomc anche alcune bel-
li flì me dipinture fatte da Candiotti, o
Mofcoviti.
Sqi
Del Gemelli. 167
Sopra quello Santo Luogo ha pari-
mente la fua abitazione un Santone,*
Maomettano non tanto per cuftodia_»,
;
quanto per rifeuotere il danaio, che fi pa-
ga per l’apertura : onde il Lunedi 7. do-
po udita cantar la Meda nel Santo Se-
polcro, cd eflèrnii comunicato , feci dal
medefimo aprirmi la porta per ufeir fuo-
ri. Andai incontanente a S. Salvatore,
dove mi fu inoltrata la bclliffima, ed ar-
tificiofa niente lavorata lampana, man-
data dal Comrniflario di Napoli , di va-
lore di 14. m. feudi : e la copia del Santo
Sudario inviata dal Duca di Savoia.
Non dee però tacerli al curiofo Let-
tore, che quelli Santi Luoghi furono , è
già molti anni, occupati da'Greci , ma_»
dopo lungo litigio nel Divan di Coltan-
furono renduti a* Padri Rifor-
tinopoli,
mati Franccfcani ; favoreggiando fpe-
zialmente quella caufa per 12. anni il
Marchefe di Chateau-neuf Ambafcia-
dorcdel Re Criltianillìmo alla Porta-»,
coll’alliftenza di Fr. Domenico di Rui-
zaval nativo di Bifcaya , uomo di gran-
dilTimo talento , avvegnaché laico. In
memoria di tal beneficio que’ Padri
pofero il Marchefe nella tabella dellej
Melie per gli benefattori, immediata*
L 4 men-
i6S Giro del Mondo
mente apprclì’o le Corone. Qii indi cele*
brandofi ostili (emiliana lette Aitile can-
tate nel Santo Sepolcro , la prima s'ap-
plica porlo Sommo Pontcficefia fecon-
da pcrl’lmperadorc la terza pcrlo lio-
:
filo Re delle Spagne; la quarta pcrlo
Re di Franciada quinta per lo Re di Po-
lonia ; la Iella per la Repubblica di Vi-
negia , c lafcitinia per lo Marche/è di
Chatcau-neuf.
Per ritornare al mio ragionamento,
fono quelli paefi fan tifiimi c degni d'in-
,
finita venerazione , per effere innaffiati
col prcziofiffimo Sangue del Redento-
re ; ma da fuggir/i all’incontro a cagion
de’ Turchi , e degli Arabi , che non la-
iciano maltrattamenti, o ladronecci da
porre in opra: onde fa di meflieri , che il
dilcrcto pellegrino Cubito fatte le fuc di-
vozioni , con lollecitudine fi parta , per
fottrarft dali’infolenzc di que’ barbari,
nemici affatto del nome Crilfiano.Nè fi
è lecito, per alcun conto , con elfo loro
porli in difefa , ma bifogna lafciarfiba*
fiottare; perche le avviene , che un Cri*
ftiano uccida un Maomettano, nò balla
il fangue di quel foIo,che irrcmifibilmc-
te vogliono,infieme con la roba, ma più
migliaia di feudi da’còplici,c dagli altri
della nazione. 11
T
Del Gemeii i.' 169
Martedì 8. giorno del nafcimenta»
Il
Vergine, avendomi a difporre per
della
la Medi quattr’oicu
h partenza, udii
avanti
giorno» nella mcdcfimacafa ,ove
ella
nacque. Furono affilienti molti Re-
e Criftiani del paefe; cd oltre le_>
]joj 0 (ì,
lette in diverfì altari, vi fu la Mer-
la
dopo la quale mi comunicai,
cantata,
con tutti i Cattolici. In altro
jnjjeitic
non avrei avuto tal comodità,
tempo
vi tengono fopra una_,
perche Turchii
Mofchea ,
nè permettono celebrar-
loro
ci l’ineffabile fagrificio, fe non in quel
fo'o giorno ; e ciò col mezzo di molto
danajo.
CAPITOLO NONO.
Ritorno in uilejfandria per lofteffo
cammino.
Rima che falle giorno, ritornai nella
P Chiefa del Salvatore , ove il R. Pa-
dre Guardiano, veftito degli abiti Pa-
triarcali, mi benediffe : poi venne nella_»
mia danza ad augurarmi il buon viag-
gio, con grandiffime efpreffioni di {ince-
1
ro affetto , in compagnia dei P.Proccu-
r
ator Generale; regalandomi amendocj»
1
di
17° Giro dei Monco
di cioccolata, e picciole divozioni; ptt
e i
compimento di Joro bontà, fecero cele-
brare due Mede , una nel SantoSepoL
ero, e l’altra nel Calvario, per lo felice»
adempimento del mio viaggio.
Portomi adunque a cavallo fuori del-
la porta di Betrelcmme, con la /corta del
mio vetturale (che ivi chiamano Muc-
caro) prefila rtrada di S.Geremia, fiib
dove non ebbi alcuno intoppo; ma giun-
to a quella montagna, due villani, chej
mi offervarono da lontano, volevano,
ch'io ne andarti a loro Io mi rifletti col
.
cavallo, fin'attanto , che fopragiugneflc
il Muccaro, ch’era rimalo a mangiar fi-
chi (de’quali, ficcomedi uve, olive, me-
lagrane, ed altre frutta abbondano lej
montagne circonvicine) il quale eflendo
venuto ebbe un quarto d’ora di difputa
co’villani Eglino vedendomi indoffo
.
un fciamberlucco di color rodò crede- ,
vano, che un qualche mcrcantcca-
furti
ricod’albulchclb edavrian voluto ru-
,
barmi; ficcomeio, quantunque igno-
rantedella lingua avea conghietturato
,
da'loro gedi; onde non fu pìcciol’oprij
del Muccaro far credere loro, cheionfi
portava danaio nel mentre io mi ftrug-
;
geva di rabbia , vedendomi in un pacle,
dove
Dei. G e meli. iT 171
dove due nudi mi tifavano fopcrchicria*
Peggio fu quei, che mi fuccedette nel
Calale del Buon Ladrone, dove un mife-
ubile fcalzo mi corfe dietro, fgridando-
mi,che mi fermattì, fino a tanto che vc-
niflc ilCafarriere (
o efattore dei tribu-
to) Arabo fuo padrone. Ubbidii, ed ef-
fendo quelli fopraggiunto , cominciò
per Pegni a chiedermi danari , con tutto
che Muccaro lo avelie di già foddisfat-
il
todel Cafarro; perocché egii altresì all*
abito mi giudicava mercatante. Aven-
do io ril'pofto che non ne avea addotto,
,
per avergli lafciati in Rama ;
prefe il
buon’uomo a cercarmi, cominciando
primamente da’calzoni, come pratichif-
iimo nel meftiere di ladroneccio : cco-
nofeendo per prova , che non ne avea_»,
volle, che prometteflì di pagargli una_»
piaftra in Rama; altri mente m’avria me-
nato prefo nella vicina montagna. Per
ifeampar da si fatto pericolo, gli promiil
ciò che non doveva, ed egli ben per tem-
po venne a rjfcuoterla ; maio la feci pa-
gare dal Cafarriere , che per 28. piatirei
«’era obbligato liberarmi da tai furberie,
c condurmi in Jaffa a lue fpefe.
Da quello accidente petratti com-
prendere, quanto poca giuftizia s’ammi*
mitri
1 72 Giro del Mondo
niftrì in quc’paefi, mentre l’irtdìbGa.
bciliere ruba cosi impune , e sfacciata,
mente . Né ciò dee recar maraviglia^,
perocché gli uomini di quella nazione
iònodilor natura, o per la malaconfue-
indine pigri , ed amano perciò di vivere
di rapine , fenza pigliar la briga di colti'
vare i campi . Dall'altro canto , ié alcu-
no ve ne furte applicato a lavorargli, no
farebbe pofeia padrone del frutto oper- ;
erò riveggono continue zuffe fraicon-
tadini,e gli Arabi, che vanno fempremai
furando loro le biade . Un giorno pri-
ma del mio arrivo in Betrelcmme, erano
in una fazione rimafì feriti fette Arabi,
c tre contadini . Fra gli Arabi ftefsi fono
odii mortali/simi ; altri offendo dclltL,
bandiera rolla, altri della bianca : ondo
giornalmente cosi dall' una , conio
dall’altra parte ne rimangono uccifj.
Partano con tutto ciò miferabil mento
Jor vita, cosi gli Arabi, come i conta-
dini;dormendo nudi fui terreno , e fo-
rtenendofi con un poco di pane , fenz’aU
tro companatico , perche non lempro
ponnq trovar Franchi , per rubbargln
Quindi dopo che fui lafciato dal gabel-
liere , tolti una verte nera mal concia del
muccaro , e mela pofiindoflò , per non
allei-
Del G e m e l t ri 17?
allcttare i ladri con la mìa e camminai
;
fempre di buon pattò alla volta di Ra-
ma Ivi giunto vi dimorai a bada tutto
.
ilMercordì 9. per attendere qualche^
comodità di caravana per Jafla
Il Giovedì 10. andai a render la vifita
ad alcuni principali Criftiani Maroniti*
ch'erano venuti a vedermi Venerdì 1 1. .
fui con alcuni Frati per gli Santuari
d’intorno Rama , non volendo lafciare_>
di prima di partire.
votargli
Comparve una cavalcata di Arabi il
Sabato 2 che a fuono di flauti condu-
1 .
cevano due fanciulli ad efler circoncifi:
cerimonia , che fu accompagnata da un
lauto banchetto , con famofi piatti di
pilao.
Domenica 15. dopo aver definato,mi
partii con una caravana di Arabi per
jaffa, dovegiunfial cader del Sole. Vo-
leva il muccaro che , io gli dalli altra_>
mercede apparto , oltre quella, che avea
avuta dal Cafarriere , ma io non volli
faperne nulla . Mi coftòin tutto la vifita
dc’Sàti Luoghi yo.fcudi della noflra mo-
neta. I pellegrini però poveri, o impediti,
che non ponno paflàrein Gcrufalemme,
guadagnano iri Jafla tutte le Indulgenze
di Terra Santa , come fe favellerò vifi-
tata
.
174 Giro del Mondo
tata, eda Jaffu (e ne ritornano poi ia, 1
Europa
Imbarcati il Lunedi i4.con buon ven-
to, feguitammo tutta la notte cammi- il
no, e giugnemmo il Martedì 1 5 .nell’an-
tica Tolemaidc ( oggidì detta S.Giovan-
ni d’Acri ) diftruttain gran parte,e vuo-
ta di abitatori- Andai nel Conventodc’
Padri Francefcani, dove mi provvidero
del bifogncvole,per palpare in Nazaret.
Mi polì per via il Mercord ì 16 . ac-
compagnato da un turcimanno j ed en-
trai in Nazaret verfo Ja fera , a fine di
25 . miglia. Fecivi le mie divozioni Gio-
vedì 17. adorando il fanto luogo , dove
l’Angelo annunciò la Madre Santini-
ma, tenuto da’ Padri Riformati di San.»
Francefco, da’ quali fui ricevuto con
molta amorevolezza , e cortefia Il .
Venerdì 18. vifitate altre di vote Chic-
fe vicine , me ne ritornai in S.Gio vanni
d’Acri ; non potendoli per timore degli
Arabi , che ingrombano le campagne.»,
allontanarli ilpellegrino a vedere la Ga-
lilea , & altri Santuari.
Non vi fu comodità di barche il Saba-
to 9. onde mi partii la Domenica 20,
1
dopo mezzo dì. Avemmo calma la not-
te; ma il Lunedi 31.fi fece buon cammi-
no
Del Gemelli. 175
no,fcnza poter nondimeno terminarci
il viaggio 5 c cosi giugnemmo in Jaffa il
Martedì 22. li Mercordì 23.pntteggiai il
pafl'aggio in Damiata fu d'nna laica, che
viritornavas c cosi m'imbarcai il Gio-
per ritornare ad Aleflandria_>,
vedì 24.
doveavea lafciatc le mie robe.
Avemmo buon vento il Venerdì 25.
che continuò fin’ a mezza notte ma di- ,
contrario il Sabato 2fi. I.a_»
venne quali
Domenica 27. fu gagliardo, e favorevo-
le; ficchè il Lunedi 28. giugnemmo nel
Bogafi ,0 bocca del fiume di Damiata;
in quale S. Luiggi Re di
vicinanza del
Fràcia,dopo aver prefa quella Città, fece
fabbricare un Forte, che oggidì vi fi ve-
de Pigliai io una barca per andare ìilj
.
C ittà, e volendo sfuggire le furberie-?
del Moro d’Hisba , non potei evitare-?
quelle del Giannizzero, che volle mezza
piaftraperlafciarmi paflfare,e pofeia usò
diligenza nella mia valige ,
per gli dirit-
ti della dogana.
Credeva di ripofare bene la notte, In_»
cala del Giuliano Maronita Proccura-
tore de’ Religiofi di Gerufalemmc ; ma
per mia fventura, l’ebbi affai peggiore
delle quattro paffate in Marcia cagione
di alcuni animaletti notturni, ch’erano
n ella
176 Giro dei Mondo
nella ftanza jcd’una Mora, clic parto-
rendo vicino a Ila mede lima , tutta la,
,
notte fece urli, e Arepiri da fpirirata.
Rilolfi la mattina del Martedì 29. la-
mentarmi col doganiere, di Solini, il
.Moro , il quale s'avca tolte fuor di ra-
gione le due piaftre. Egli mi rilpofe,chc
non avea giurifdizionefopra colui, ma
thè avria potuto dirlo al Bafsà del Cai-
ro . Intanto avendoli a partire la barca,
convenne , per non perder la comodità,
montarvi fu, in compagnia del doganie-
re, che dovea fare rifletto viaggio.
Attendemmo dunque il Mercordt ul-
timo del mcfe,a navigarc,con buon ven-
medefimo braccio del Nilo; c’i
to, fui
Giovedì primo di Ottobrccon L’iltefla
prolperità formontammo il fiume . Il
doganiere fi contentò di ftar due giorni
fenza mangiar carne, per non ettervi al-
cun Giudeo , che tenendo coltello lenza
macchie , potette nei luogo dalla fupcr-
fliziofa maomettana legge Aabilito, feri-
re qua lehecaftraro , gallina , o altro uc-
cello, che avevamo in barca.
Arrivammo a’ 2. d’Otrobrc in Bulac,
cd elìendo giorno di Venerdì, in cui par-
tiva la barca per Rofero , non feci altro,
che imbarcarmi di nuovo, Rendendo
afe-
Del Gemhuj. 177
feconda del Nilo, che tutto il paefe te-
neva inondato. Io dilli, e dirò ora di
bel nuovo, che bifogna armarli di gran
pazienza, e far del lordo , camminando
per l’Egitto , e Terra Santa ; dove i Cri-
ftiani fono ugualmente abboniti da-,*
Turchi , e dagli Arabi, e dagli uni, e
dagli altri bilogna lòffrire ingiurie,
fchcrni fenza fine : vedendoli il più delle
voltcunnudo miferabile, che non ha
cenci da ricoprirli, dar con incredibile^
fuperbia la baja alle onefte pedone. L’al-
tro male li è, che fìimano tutti i Franchi
rifer medici ; onde benché fani , voglio-
no fi tocchi loro il polfo;ciòchc mi bi«
fognò fare anche a me, per non ricevere
qualche grave difpiacere nella perfona,
fapendo di certo, non averne nè anche ad
efferc ringraziato.
Sabato 3.fpirò vento contrario, onde
li fece poco cammino; come anche la-.
Domenica 4. Per la rrafeuratezza degli
ignoranti marinari,la barca diede in fec-
co ; c per tirarla fuori , fu neceffario fca-
ricarla , e poi caricarla di nuovo , in che
confumò buona parte del giorno; ma
li
venendo pofeia buon vento , giugnem-
mo al cader del Sole in Rofeto.
Lunedi $. m’imbarcai per AlelTan-
Tartc 1 . M dria.
.
17& Giro del Mondo
dria , e vi fmonrai prima di notte Ri- .
trovai in quel porto un vafcelloFran-
icefe,pronto a partire per Livorno; col
quale de avelli voluto ritornare in Cri.
ftianità, Farci venuto a fare un si bd
viaggio nello fpazio di foli tre meii, cj
mezzo ma avendo determinato di con-
:
tinuarlo per Oriente , non ne feci alcun
cafo . All’incontro avendo avuto con-
tezza, chea Bichier erano alcune lon-
dre prette a partire per Coftantinopoli,
proccurai di prendervi imbarco al che ;
contribuì molto la cortefia d’Arrigo
Grimau mercante di Marfeglia, il quale
dal primo di fino all’ultimo della miiu
dimora in Aleflandrla, fi adoperò cotu
non ordinario a more a farmi sbrigarti
dalla dogana.
11 Martedì 6. feci feri vere ali’Agà di
Bichier, per avere imbarco fopra una
londra. Il Martedì 7. andai licenzian-
domi dal Confolo , c mercanti Francefi,
ringraziandogli di quanto avevano ope-
rato in mio beneficio - Mi ritenne af-
finare Marc' Antonio Tamburin Con-
folo, e volle di più, che io gli dalli paro-
la di cenare infila cafa la lera avanti di
partire
Il Giovedi 8. mi convitò M : Grimau,
Dei. G emeut. 179
regalandomi del miglior, che produce il
fera del Venerdì 9. /landò cer-
paefe: e la
todi avere a partireil giorno feguenrc,
andai a dormire incafa di 'Tàburin, M
col quale cenai, in compagnia di tutti i
Franccii di fua camerata.
CAPITOLO DECIMO.
Della Religione, governo, coflumi, abiti, frutta,
ed aria di Egitto.
Rima di porre il piede fuori di Egit-
P to, egli non
farà fuor dipropolìto,
anzi di utilità grandiflìma , e diletto in-
ficine a chi legge , fe dopo le particolari
notizie, io dia un faggio generale dello
fiato prefente di quel Reame , che tante
mutazioni ha patito ; prima l'otto il gio-
go dc’Faraoni, e poi di mano in mano
de’ToIomei, Romani , Agareni dell'A-
rabia felice, e T archi , che di prefente Io
poffeggono . Chiamano i Criftiani del Ari. r.
3
.;^
paefe, l’Egitto MalTr, i Turchi Miffir, e’ dt '
cnpt ’*'
Giudei Erctzmifraim . I fuoi termini fo-
noda Settentrione Mar mediterraneo;
il
da Oriente l’Arabia, e’1 Mar rodo; dtu_.
Mezzo di gli Abifsini, c la Nubia ; da_.
Occidente i DefertLe'l Regno di Barca.
Ma Lo
180 Ciro del Mondo
fcfarmot. He Lo dividono comunemente in tre parti,
l'Alr'que c.
, o ballo
cioè Bahri Egitto; Voftani, 0
li Iìt.i. eh.
|6- mezzo; e Said, o alto Egitto.
Egitto del
Vanslcb.p *7
Waillet He
Comprende il bado tutto lo fpazio fra’l
fcrìp de l»V Mare,e’l Cairo ; ciò che gli antichi chia-
siivers tom.
maronoDelta, perche il braccio dclNilo,
9» eh. 58.
e'1Mare, che termina queda parte, fanno
un triangolo, che vai lo dello, che la let-
tera greca Delta e di quello bado Egit-
:
to la Città principale è A leffandria. L’E-
gitto di mezzo ha per còfani il villaggio
di Giza , e Momfalot, e la fila principale
Città è Cairo . L'alto, chiamato alta-
il
mente Tebaide, ha per l'uà Città metro-
poli Alna,o line, per l’addietro Syene,
fabbricata alia riva del Nilo.
j> # V.ms!eb L’Egitto è abitato da* Copti, Mori,
troyage H*H-
Arabi, Turchi, Greci, Giudei, ed altro
$}T C*
J>» 4* •
nazioni La Religione più elercitata è
.
la Maomettana, della quale parlerò nel-
la deferizion deH’Imperio Ottomano I .
Copti ('nomati cosi da Copt figlio di
Mifsruin Re d’Egitto) furono amicarne*
te Idolatri fiecome tutti gli altri Egizj,
;
:
di moftruofe Deità folleciti adoratori,
non che d’Ifide, e di Serapide : ma dopo
la venuta di Noftro Signore, furono i
primi dell’Africa a convertirli allaFedc
Criftiana, per la predicazione di S. Mar-
co
1
Del Gemelli. i 8
co Evangelica, e loro Apoftolo. Si man-
tennero Cattolici fin’ ai tempoDio-
di
feoro lor Patriarca , che cadde nell’erro-
re, nel quale eglino continuano fino al
did’oggi. Ne'palTati fecoli erano di nu-
mero molto confiderabile, pagando tri-
buto per ieicéto mila; oggi non giungo-
no a 5. m.
1 anime Una delle.principali
caufe delia loro diminuzione è fiata la_,
fermezza nella Religione Criftiana, che
concitò talméte il rigore dc'Govcrnado-
ri pagani, fotto l’imperio Romano, che
netrucidarono più migliata per volta;
nazione più opprefla da’Tur-
oggidì è la
chi. governo di Egitto è fottopofio
Il
alle meddime
leggi dell'Ottomano, ed
è amminiftrato da un Bafsà,chc vi man-
dala Porta.
Circa gli abitanti , (iccome gli antichi
ebbero fama d'ingegnofi, coftumati ej ,
civiliattribuendo^ loro da alcuni l’in-
,
venzione delia Geometria, Aritmetica-.,
AUrologia, e Medicina ; così i moderni
fono barbari, incivili, fieri, pigri, bugiar-
di, mi ladri,ed ava-
traditori, eccellentilsi
ri in diremo; ficchèper un carlino ven-
un fratello : ma fopra tutto ab-
deriano
borrifconoilnome Criftiano, ed hanno
comunicato lamedefimaavverfione al-
ivi le
18 z Giro del Mondo
le loro beftie poiché fino a’cani corro»
;
no dddolfo a'Franchi, conofcendoglial.
le vefii . Gli abiti degli Arabi nobili s'u-
niformano qnafi a quelli de’Turchi ma ;
Jepcrlonc di baffo conto hanno su la ca-
micia un Tacco, o un cabano, come egli-
no dicono, per loro pompa , ravvolgen-
doli intorno al capo un cattivo pezzo di
teia,o di feta in vece di turbante . Lt>
donne cuoprono il vifo con una marche-
rà di tela, odi feta; e’1 corpo con un lun-
go panno fopra le altre velli : le nobili
portano a’piedi pianelle di legno molto
alte di maniera tale , che a’noflri fem-
;
brano fan ta lime . Sono elleno peraltro
di picciola fornirà, e brune; e la loro
maggior genio dena-
bellezza, giurta il
turali, è l'avere un’occhio vivo.
La ftagionc anticipa la noflra tre me-
fi, mangiandoli Puve, e’ fichi nel comin-
ciamenro di Giugno. Tutte le frutta di
Europa ivi fono in maggior perfezione,
per la bontà del terreno, fpezialmentelc
pere, le melagrane, pomi, ed altri per i
;
tacer de’dattili, che fono particolari del-
l'Africa. Di uccelli tiene quali tutte le
fpczic de 'no Uri .Europei , e molti pro-
pri .Vi fi mangiano beccafichi delica-
tifsirai ; eie tortore vi fono in si grato
co-
Del Gemelli. i 8?
copia, e tanto domeftiche ,che per den-
tro le firade, e cale fi veggono camminar
manfuetc, come colombe : le pernici pe-
rò fono un poco picciole, e dure.
L’aria del paefe è danncvole per Ia_»
fallite, a cauta del gran caldo; ond’è,che
non lì può viaggiare in tutti i tempi del-
l’anno , parte per l’inondazione del Ni-
lo^ parte per l’ardore del Sole.
184 Giro del Mondo
LIBRO SECONDO
CAPITOLO PRIMO.
Si notano k cofe più ragguardevoli veduta
nell'lfolc di ttfldi , Stanchio, Scio, e Città
di Smirne.
Sfendo già pronta la barca,
vi montai il Sabato io. di
Ottob.per girne a Bichier,
Vigiùfi verfo mezzogior-
no, e diedi la lettera di rac-
comandazione all'Agàdel
Cartello, il quale parlò al Rais della lon*
dia per lo mio imbarco Indi convenu- .
to del nolo , feci prettamente porre Jej
mie nave , che già era alkj
valige su la I
vela; ficcomc in fatti di là a due ore co-
minciò a far cammino, con profpero
vento, che durò tutta la notte; Io ìtu
paffai mezzanamente bene , perche lej
Jondrc han la poppa, corfla , banchi lun-
ghi, ed alberi come la galea ; portando
di più un’altro picciol’albero, c vela.
Continuò il buon vento Domenica»,
1 1 .fino a mezzo djjma dopo cominciò a
foffiar
Dei GembuiÌ 185
foffiar sì forte, e contrarlo , che obbligò
iltimido Rais, e marinari a ritornare in
dietro. Giugncmmo per tanto di nuo-
vo il Lunedì 1 a.nel porto d’AJetfàndria,
dopo mezzo dì , e porto piede a
due ore
terra il mio dovere con M 5
andai a Lire
Tamborin, il quale non permife per al-
cuna fatta maniera, che tornarti alla na-
ve, obbligommla reftare in fua cafa;
ed
dove, finche durò la tavola egli e tutti , ,
iFraocefi della compagnia, replicarono
fempre i faluti per lo mio buon viaggio.
Ci ponemmo di bel nuovo in cammi-
no Àiartedi tj. con buon vento raiu
il ,
dopo 40. miglia il Rais più abile a var-
car fiumi, che Mari, forprefo da vano ti-
more, girò la prora un’altra volta verfo
Aleflandria; in tempo che il Mare non-,
era molto turbatole il vento gagliardo.
Conofccndo pofcla l’errore, riprefe il fuo
cammino 5 ma non eravamo ancora in-
nografi poche miglia, che offufeato l’in-
telletto dalla timidezza , ed ignoranza^,
ridjcolofamentcpcrla terza volta voltò
la prora, c venne a pigliar porto il Mer-
Io frattanto fentiva.
cordi 14. in Bichier.
morirmi didifpctto, vedendomi persi
fatta balordaggine impedire il viaggio j
cd avria dato volontieri qualfivoglia da-
.
^86 Giro bel Mondo
najo, per avere Imbarco su qualche na-
ve di Criftianbper tornii di mano a quel-
la canaglia.
Si molTe il Giovedi 15. una gran tem-
pella di Mare,edi Terra, che peggiorein
Italia nel mefe di Decembre non avn‘a_.
potuto vederi!. Fece una buona piog-
gia Venerdì 16. onde s’ingannano for-
temente coloro, i quali fiumano, che in
tutto l’Egitto, fia Tempre il Ciel fcreno
nc’tempi d'inverno ; perche gli antichi,
che ciò fcriflero,intefero folamente dell’
Egitto fuperiore, non già dell’inferiore.
Sabato 1 7. calai a terra, per divertirmi
dalla malinconia di vedermi fra Turchi,
e Greci , fenza potermi fare intcnderej.
Ritornandola /èra in nave, per nonef-
fervi in terra oflerie , portai meco per
tutta prowilione alcune uova non -,
tro-
vandoli altro a comprare, perla mifcria
del paefe.
Cominciò a rimetterli un poco ve- il
to Domenica is. Il Lunedì 19. caddo
un’altra gran pioggia , che continuò il
Martedì 20. di maniera,cheferenoffi af-
fatto il Mare . Atrefero i marinari il
Mercordi 2 r. ad afeiugar le vele , c pre-
pararli alia partenza: e in fine il Giovedì
22. ufcì dalla una ii coniglio del Rais,
ani-
Del Gemelli. 187
animato da altre faiche , e Jondre , che_s
/piegate le vele gli additavano, ch’era fi-
nirò il cammino , e gli rinfacciavano la
l'uà viltà . Il vento fu cosi forte , e favo-
revole, anche Venerdì' 13. chela nodra
il
londra armata di molte vele, lafciò in->
dietro tre faichc; e*l Sabato 24. prima di
mezzodì approdammo felicemente nel
porto di Rodi, avendo fatte in 47. ore_?
jco. miglia.
La Città di Rodi,Rhodos,o Rodc,al-
tre volte fiorite dell’ A Ila, è
una delle più
limata a ?6. gradi di latitudine. Ella fi
mantenne lungo tempo da Repubblica,
facendoli (limare si fattamente per Ma-
rc, ed in sì grande riputazione effondo
nelle cofe marinarefche; che i’Impera-
dorc Antonino Pio non fi ritenne di co-
d ' pr '«1 "
mandare , fi daffe fine alle pretenfioni j:
d’un tal’Eudemone , giuda le leggi de’ Rhorfùmaè
Rodiotti. Ma effendo quella Città pafi'a- i^ u -
ta dopo fotto varj Principi , fu ceduta in
fincdall’Imperador ManueJedi Codàti-
nopoli a’Cavalicri Ofpiralieri di S.Gio:
ch’erano dati fcacciati da Terra fanra_,.
Impadronitene i Cavalieri vi fi fortifi-
carono, eia difefero gloriofamcnte nel Mailer <u-
1444- dal Sultano d’Egitto. Nel 1480.
fotto l'Imperio diMahomet II. foden- P à-.i
ri-
nero
IS8 Giro del Mondo
nero un’aficdio di tre meli , mercè il va-
Iore,c governo del Gran Maeftro Au-
bufiònj ma poi nel 1522. dopo una va*
lorofifllma refiftenza, fiatta pur dal Gran
.Maeftro Adam, cadde l'ifola nelle mani
di Solimano II.
Il (Ito di quella Città è della parto
Orientale deJl'Kbla, parte fui piano, e
parte fui colle . Ha tre miglia di circuito;
le fue ftradc fono larghe, e diritte, la-
Itricate di buone pietre 5 e nel mezzo
della più grande , è una fila di marmi
bianchi dall’uno eftremo all'altro. Itu
quella ftrada fi veggono gli Alberghi 0 ,
alloggiamenti de' Cavalieri di San Gio-
vanni , e ’1 palagio del Gran Maeftro. Le
fabbrichc/òno all'Italiana , di pietra di
taglio , più fòrte del tufo di Napoli : le
piazze, o Bazar fono provvedute di tut-
to quello che produce il paefe c luo-
, ,
ghi convicini di Terraferma, a buonifli-
mo prezzo . Dagli edifici, fi feorge chia-
ra mète, effere (lata in potere de'Criftianis
nò cifendo punto diminuitala loro ma-
gnificenza per la dapocaggine de’ Mao-
mettani , i quali non hanno tolte le me-
morie antiche ; anzi fi veggono da per
tutto le armi della Religione Gerololi-
mitana , anche nell’artiglieria.
Do-
Del Gemella 'is$>
Dopoavcr fentita una Mefla Greca
il Domenica 25. andai vedendola Città,
la quale è in fatti una buona Fortezza j
poiché oltre eflere,pcr tutto il Tuo circuì-
sprovveduta di buoni canoni, tiene tre
ordini di mura , e due folli 5 e dalla par-
te del Camello tre . Le porte dalla parte
di Terra fonocinque però tre ferratc,c
3
due aperte , guardate da più ritirate , e
ponti levato; :e dalla parte di Marenc_>
tono due altre . Ella fi è abitata da’ Tur-
chi, eGiudei 3 poiché tutti i Criftiani
Greci (che fanno il maggior numero)
vivono ne’borghi, e cafini di campagna,
vicino alla medefimajche fanno una va-
ga verde de’ giardini , c
profpettiva fra!
delle vigne I Turchi gli fcaeciano tutti
.
fuori della Città nel Venerdì, per fare
le loro preghiere a mezzo giorno, con le
porte ferratejgaftigàdo feveramente co-
loro, che prontamente non efeono fuo-
ri, toccato ilfegno.
Andai Lunedi 26. a vedere il pala-
il
gio del Gran Maeftro ( fituato nel più
alto del colle ) che oggidì ferve di carce-
re, ed abitazione a due Kam della pic-
cina Tartaria deporti , per gelofia po-
litica ivi tenuti in perpetua prigione dal-
rOttomano;acciò fe l’altro, che governa
non
,
i po Giro del Mondo
non fi porta fedelmente , porta ripor-
re carcerato nel Trono, per fargli fuc-
il
cedcre il Dominante nella prigione. En-
trato rwel medefimo, nulla vidi di curio-
fo, fuorché una gran fabbrica, che i Tur-
chi lafciano andare in rovina , fenza cu-
rar del riparo . La Chiefa di S. Giovanni
contigua al fuddetto palagio, oggi è In»
Mofchea principale.
Si c detto di fopra , che la Citti c
cinta da tre muraglie , e ti c folli : ora di.
rò , che tiene altrettanti porti, per culto-
dia delle fue navi e galee . Quello che
, ,
ferve alle navi, è guardato dal Baftiono
di S. Ermo, munito di io. pezzi d'arti-
glieria , che parimente ferve di fanalej,
L'alcro contiguo, lo difendono,a finiltra
un Torrione con otto piccioli pezzi ;ea
delira il Forte incantato,o del Moro, con
38. cannoni però gli otto foli, che fono
;
a fior d'acqua , portano palla grande. In
uno può quali entrare una perfona; fo-
pra il quale ledi, predo le Armi della Re-
iigione.quefte parole: Opus Francaci Ma•
inani JL.D. 1486. *
Mi riferirono , che nel tempo , che
fucfpugnata la Città, fi trovaronotre
pezzi di lini fu rata ,e maravigliola gran-
dezza,! quali tiravamo palle di pietre, eh?
ap-
Del Gemelli^ 191
appena due uomini potevano abbrac-
ciarla; onde furono poi tra/portati in
Coftantinopoli. 11 Forte riferito t qua-
drato, con quattro picciole Torri negli
angoli , e un’ottangolo nel mezzo ; opra
tutta della Religione . Dalla medefìma_»
Sopporto baftione,fi tira una catena,
per ferrare il portoci quale è poco fìcu.
ro; giacché in tempo mio vi lì perdè
l'Almirflnte d’Algkri, e poco prima del
mio arrivo un vaicello , ed una laica.
Da quefto porto lì và nell’altro inte-
riore, il qpale è come una Darfcna , o
ferve per legni piccioli» Egli ha due boc-
che, una nel mezzo, e l’altra vicino al
forte fuddetto , dal quale fino alla».
Città è ferrato di fabbrica.
In fecondo porto fu già il tan-
quefto
to rinomato Coloflo di bronzo, porto in
piedi da Charete, della Città diLyndq, Att.p.j . de.
fcript. dej
(difcepolo delfamofo ftatuarioLifìppo,) Terrafanta .
ilquale, nello fpazio di dodepi annido co- Plin.lib.34.
ch.7.p.i<oi.
dutTe a termine, colla fpefa di trecento Maillet.de-
talenti. L’altezza era di fettanta cubiti, fcripc. de_«
nèv’era perfora che potefle abbraccia- l'Vuiver.co.
,
2. pag. i8(T.
re il fuo pollice; ertendo ogni dito quan- Marni oc. del
Aftique to.
to la più grande dell’antithe ftatue: di i.Iiii.l.pag.
forte che lo fpazio fra le due gambo, j + i.
fcrviva di palfaggip a’ vafcelli, che ivi
ve-
.
T92 Giro dei. Mondo
Venivano a dar fondo . Egli teneva in,
mano un vafo , nel quale allumavano
molto fuoco, per fervir di fanale, e frot-
ta alle navi fra le tenebre della notte; ma
dopo efiere flato in piedi 56. anni, fu po-
rto giù da un terremoto; fenza che i Ro-
diani, minacciati dal loro oracolo, avef-
fero ardimento di riporlo in piediie così
opra tanto maravigliofa reftò intera pet
tetra più fecoli, fino al 654. che fu pollo
in pezzi. Nel 1155. circa i4óo.anni do-
po la fua erezione, fu del tutto fracaf-
fato daun Capo di Saraceni chiamato
Mahavia,che fi refe padrone dell’Ilola;
vendendo il metallo a un Giudeo , il
quale dopo averlo fatto sbarcare in Na-
tòlia, lo fece condurre per terra in Egit-
to fopra di 900. cammelli.
Il porto delle galee è il migliore di
tutti, per la ficurezza,e comodità . Vi
erano allora tre galee , crtendo l'altre
due fuori , fotto il comando di Anima-
za-mamnaa lor Generale
Martedì 27.andai a vedere il Confolo
Francefe, ch’era un Greco , per fargli fa-
pere il mio arrivo , e liberarmi col fuo
mezzo da qualche avania , che i Turchi
averterò a farmi ; non lo trovai incafa,
ad ogni modo feppi, che poco fondarne-
to
Dei Gemei ri. ip?
lopotevafare in lui, per efler poco fil-
mato da’ Turchi : oltre che ivi fono co*
fioromeno infoienti co’Franchi.
Non avendo in che occuparmi , andai
Jiercordi aS. nel borgo de’ Greci, dove
mi trattenni palleggiando in un’ottimo
giardino, abbondante di buoni fichi, ed
uve 5 e poi la fera ritornai a dormirò
nella londra
Eflendomi incòtrato il Giovedì 29.C0Ì
Rais,conobbi, che egli non avea troppo
volótà dipartirli cosi prello di fua cala,
trattenuto dagli abbracciamenti d'una_j
bella Turca lira moglie . Si cuoprono le
donne di Rodi, con un moccichino la_»
fronte, e con un’altro il mento fino ai
nafo,permodefìia.
Venerdì 30 . per efler il giorno delle
preghiere, m’incamminai al palagio, per
la Cavalieri 3 afpettando fotto
(bada de’
il Seggio, per vedere il mentovato Kam,
chedovea paflare nella Mofchea . Alla
finecomparve con un feguito di venti
perfonc, vellite alla Tartara : egli fiera
di giuda datura, ed offefo fidamente un
poco nell’occhio deliro.
L’Ifola di Rodi, detta anticamere Ofiu-
fa,Aderia,Etrea,ein altre varie maniere,
èlùga 140.rn.Italiane.il fiuo Cielo è tem-
pere/. N perato.
194 Giro mi Mondo
perato,cd ameno; il terreno abbondante
di frutta , e vini : e /ebbene non proda-
ce grano /ufficiente , n’è però provve-
duta abbaftanza dalla Natòlia , lontana
20. miglia dalla banda di Settcnrrionej,
Teneva altre volte piùCittà,le quali og-
gidì fi veggono ridotte in Gufali come ;
fono Filen o, Lindo ( patria dal famofo
ftatuario , di cui è detto di fopra) Vali-
4 ica, Catavia, ed altri, abitati da mi-
ferabili Greci , da Giudei, e Turchi.
Per le continue iftanze fatte al Rais
della londra , fi ridu/Te quelli alla fine
alafciar la fua bella, e far vela il Sa-
bato ultimo di Ottobre; però appena.,
fatte due miglia fece ritorno, intenerito
forfè dalla ricordanza di lei. Per al-
tro quella canaglia di Turchi, e Greci
s’intimorifcono, vedendo rinforzarli il
vento,ed operano con tanta confijlione,
e grida, che non fanno eglino medelìmi
quel, che fi debban fare ; di modo cho
dieci Criftiani,in una navigazione, fervo-
no più che 50. Turchi Domenica . i,
Novembre andai nella Chiefa de’ Padri
Greci a far le mie divozionijcome anche
ilLunedi 2.per la commemorazione de'
morti . £ ntrò nel porto Martedì j. una
con una compagnia di faldati, per
faica,
Dei Gemelli; 195
patiate in Coftantinopoli.
Efledo flato Mercordi 4.a dcfinare in
il
un giardino fuori nel borgo ; nel ritorno
unaTurca mi faceva fegno > chc entrain
Inlua cafajecàminado ioséza farne cèto,
mi chiamava ad alta vocc.-peròioremè-
do della pena rigorofa d’eflcre impalato,
fefuflì colto in tal fatto, e più del divieto
di noftra Religione, me ne pallai oltro
pel* l'atto mio. Venne un Siciliano il Gio-
vedì 5. ad avvifarmi, che i Turchi avea-
nofofpetto di me, e che perciò Raffi at-
non mi facefiero fchiavo>non
tento, che
dandoli inquel paefe luogo alla ragione,
efacendofi con fognati pretefli i Fran-
chi fchiavifficcome era avvenuto l'anno
paffato a quattro Franccfì , i quali Aera-
no partiti di Napoli di Romania, nel me-
defimo tempo, che l’armata andava all’-
aflediodi Canea ; e furono fatti fchiavi
in Rodi, col preteflo di effere fpioui , e_*
corfali .
QueRa novità mi pofe in gran-
de appréfionejtanto piu che avea trafeu-
ratodiproccurarpaffaporto dal Còfolo
Franccfc;a vendo veduto , che per Terra
fama avea camminato con ogni lìcurez-
za.fenz’effer richieflo da’ Maomettani.
EfTendo le preghiere il Venerdì 6. o
non badando ai folito fegno, tardi rn’av-
2 N vidi.
Tp<5 Giro del Mondo
vidi, ch’erano ferrate le porte: e non pò!
tendo ufeir fuori, mi naicofi, per timore,
dentro un Torrione ; dove s’era trovato
da’Turehi , lenza dubbio faria flato prc-
fo, e carcerato per fpione . Vedendomi
adunque fra tanti perigli , andai il Saba-
to 7. trovando qualche altro imbarco,
fuor di Rodijma per naia
ficr efler prefto
Sventura non ve n’era niuno.
Domenica 8, per l’obbligo di buó Cat-
tolico, andai a fentir Mefla nella Chiefa
medefima de’PP, Greci , fuori il borgo,
permettendomelo il Supcriore. Giunfe
rei porto il Lunedi 9. una tartanaFiace-
fe, venuta da Marfeglia, per Io che molto
mi rallegrai ; ma il Padrone mi diflb,
che dovea pattare in Cipro ; c cosi per-
duta quefta fpcranza , rimai! nella prima
malinconia , Ne approdò un'altra, Mar-
tedì io.che conduceva quattro mercanti
FracefidaSeyde a Smirne; onde nò per-
dendo punto di tòpo, andai a parlar loro
(per efler la tartana in tutto tolta in affit-
to da ettì);ed eglino, con la cortefia pro-
pria di loro nazione, mi ofterfero il paf-
iaggio; incaricandomi, che fubito faccffi
condurre le mie robe, eandafsi a dormi-
re altresì fulla nave, perche flava in peri-
colo di efler fatto fchiavo da’Turchi; per
quanto
Del Gemeuiì 197
quanto loro avea detto Capitan Sanfon,
linegato diMarfeglia, e Vice- Ammira-
glio del vafcello Algerino perduto nel
porto- Accettai l’offerta co'dovuti rin-
graziamenti , e pattai rifletta fera a dor-
mire nella tartanaj tirando le mie valigc
dalla con pagare al Rais l'intero
londra,
prezzo convenuto.
Adunque dopo si lunga dimora, partii
Mercordin. verfo ora di mezzo gior-
no. Venivano nella medefima tartana,
oltre quattro mercanti Francesi , fette
i
Turchi, cl’Agà di Seyde, i quali aveano
lafciatala nave Turchefca per la umidi-
ti del Padrone Quel che più io notava
.
in , fi era l’aver e/si deporta
quei barbari
quella (tolida , e fnperbia
fierezza ch‘e- ,
ne’loro navigli , dove vanno
iercitano
mendicando leoccafioni per maltratta-
re, c nuocere a un Criftianoted orami di
gràpiacere vedergli nella noftra tartana,
come tanti man/ueti agnelli 5 non arri-
fchiandofi di far le loro preghiere in pub-
blico, per non c/porfi ad eifere fchcrniti.
Mammoa fine di 20. miglia perl'Ifola
diScimo, e a capo di 30 . per Pifcopi,
Calce, e Ni /faro, Ifole abitate da' Greci,
c nidi di Confali.
Non potemmo paflare il Giovedì 1 2,
V. ..
3 un
IOS Giro del Mondo
il Capo Creo , perche avevamo il vento
per prora:quale continuando il Venerdì
1 2. efopraggiiìgendopoi calma; a forza
di bordeggiare,giugncmmo,con tre ore
di giorno, in Stanchio , I/òia dirtanteccn-
to miglia da Rodi; corteggiando Tempre
laTerra ferma di Natòlia.
Stanchio, Stanco, Stingo, e Stanai; o
pure, fecondo la lingua degli antichi,
Meropis , e Cos , è un’ Ifola di figu-
ra bislunga , che da Oriente riguardala
Natòlia, dalla quale è feparata per un ca-
nale di lèi miglia. Ella c famofa per aver
dato al Mondo il celebre A pelle, e finii,
gne Medico Ippocrate; che fi narra ef-
icre divenuto sì dotto, dal leggetelo
tante tabclic,chc portavanfi nel Tempio
M ailiet tfe-
fcrip.dc 1*V d'Eiculapio, ch’era nell’lfola; impercioc-
nircrs to. 2 .
ché tutti coloro , che fi guarivano daj
P J S* , 47»
qualche infermità , erano obbligati di
porre in ifcritro, dentro il Tempio, i ri-
medj,con cui s’erano guariti.
Avendo porto piede a terra, per vede*
re un prodigiofo albero , ed infieme la^
Città; oflcrvai , ch’ella è fiutata predo al
Mare, su d’una collina;e difefa da buone
mura, con forte profondo, ov’cntra il
Mare;e da un caftelloaltresi bé fornito di
artiglieria.No ha porto, ma una /piaggia
apcr.
Dei Gemei rr. 190
aperta ferve di ricovero alle navi Le_» .
abitazioni fono bade , ma di pietra ; v’ò
bensiun fuperbo edificio, che chiamano
ilpalagio d'Ippocrarc. Ha di più tin_,
borgo ben grande dalla parte di Ponete,
incili, ficcome nella Citrà, abitano an-
che Turchi ,Giudei,e Greci;quefti però
molto oppreffi da’Maomettani All'in- .
torno vi fono buoni giardini , e vigno,
che producono ottimi vini L’albero
.
prodigio/o è un Platano (da’Turchi det-
toCinar ) pollo dentro la Città, fra la_»
porta del Cartello, e’1 Bazar: e certamen-
te, che non ha fi mile in Europa poiché ;
ponno ftar 4. m. uomini fotto i Puoi ra-
mi, foftenuti da s 6. pilieri,o colonnette,
fotto le quali fono due fontane , e molti
banchi filli, per prendere il frefeo.
Non partimmo l’iftcflb giorno, sì per
afpettare il V. Ammiraglio Sanfon_>,
che s’era rimafo in Città la notte, per al-
cuni fuoi affari ; come perche il Bafsà
volea mandare nn filo fervidore imbar-
cato nella noftra tartana.
Sabato 14. verfo mezzo di, facemmo
vela, con buon vento; che ceflando indi
a tre ore , fii di meftieri avanzarci col
bordeggiare: ma non potemmo palfar
linotee l’Ifole del Bafsà , Carmino , ej
E 4 Le-
zoo Giro del Mondo
Lcro, abitate come le altre da’Greci.
PafTammo Domenica 1 5. a buon'orj
per Li pio, Ifola difabitata; c poi per San
Gio: di Parilo (che per lo pa/fato fu pof*
fedii ta dalla Religione di Malta) Nacca*
ria, Lifortu, e Samos: ne tempi antichi
i
con/ècrata a Giunone > che quivi ebbi»
un Tempio 5 e famofa anche perefierej
fiata patria di Pitagora , del fortunato
Policrate , c di una delle Sibille : per ta-
cer di molte altre Ifole a delira, e a (ini*
flra , di cui può dirli feminato l’Arcipc*
lago.Divenuto il vento contrario, ci ob*
bligò di ritornarein dietro , e ricovrarci
nello fcoglio d’ Artivò , dove fono mol-
ti porti, con fondo per navi ben groflej;
con rutto ciò èdifibitaro, e folo vi por-
tano i pa/lori a pascolarvi i loro armcn*
ti, con continuo timore di corfali Poco .
prima del noftro arrivo fe n’erano partiti
tre vafccllijdopo la prefa d'una Laica la- ;
feiando su la riva quantità di legna, delle
quali fece provvifione la noftra tartana.
Lunedi 16. durando ancora Piileflò
mal tempo , andarono i marinari racco-
gliendo frutta di mare da'vicini (cogli;
edavédodato un riccio marino all’Agà
di Seydc ,
quella be/ìia lo pofe al fuoco
ad arro/lirc, come fc fufle pefee leverà*
mem
Dei G e m e l i iì sor
mente a gii arti, e alle parole fi'conofcea
ch’era perche portava un/o
fclvaggio ;
barba da negromante, o più t olio da ca-
prone nudrito fra’bruti neibofeo.
Si fece vela ilMartcdi 17. tre ore pri-
ma di giorno, però con poco ventóse*
che appena pattammo a mezzo di la_»
bocca di Soma, e Forni, che s'apre fra le
due Ifole:rinforzandoli nondimeno fui
tardi, corremmo col trinchetto fino a_»
Scio, dove arrivammo la notte,dopo un
cammino di 1 50. m. che lì contano da_>
Stanchio aScio. Venuto il giorno di
Mcrcordì 18. sbarcammo tutti, ed io fui
alloggiato d a’ PP. Riformati Fracefcani.
Il nome di Etalia fu il primo ffeconi-
do alcuni) che avefife queft’Ifola: poi fa
chiamata Scios , o più tolto Scyros da_»
una Ninfa dell’antichità - I Turchi la
chiamano Salzizadaci , o Sachezada_,,
che lignifica Ifola del Maftice. Ella lì è
una delle principali dell’ Arcipelago , e
di quelle, che fur chiamate Cicladij
avendo circuito so. miglia : ri-
di
guarda da Settentrione l'Ifola di Mete-
liscia Oriente la Natòlia ( dalla quale è
feparara per un canale di tre leghe, che
s'appella Stretto di Capo bianco ) e dfcj
Mezzodì l’Ifola di Naccaiia. Gii abitato^
e
202 Giro dei. Mondo
ri ladividono in due parti, cioè Apono
moia, o parte fupcriore , ch’è da Setten-
trione; e Cara mera, o parte inferiore dt
Mezzodì Il terreno dell’lfoia vicino»!
.
Mare è ottimo; quello però più adden-
tro terra è affatto Iterile, cflcndoquaii
,
tutto nuda pietra; e non ferve, che per
pafcoli di capre . Tra gli abitanti delta.
Metropoli, c di 80. villaggi, fe'nc contano
nellTfola da loo.m.de’quali 80. ni. fono
Greci, c ’1 rimanete Cattolici, Giudei,
Turchi , Confittone) le rendite di collo-
ro nel latte, e butiro; nc’ vini, e nella Ictj,
della quale fi fa ogn’anno per lo valicate
di i20.m. feudi; che fi lavora, ed adoperi
in drappi, ed altro ncll'Ifòla Itcfla, pet
dare occupazione alla povera gente.
La Cittàdi Scio(a gradi 58. di latitu-
dine )
è di figura bislunga fu la riva dd
Mare , ftringcndofi vedo le montagna,
per mancanza di fito. La circondano
buone mura , con otto porte ma la di- ;
fende un Ca Hello vicino ai porto ,cho
quatunque dalla parte di Terra abbia un
largo, e profondo fofib,con due ponti, e
due porte; le mura nondimeno, fono
così deboli , antiche, e nude di fortifica-
zioni ,edi artiglieria, che poche oro
potrian fare di refiftenza . In un’angolo
delia
Del Gemelli.' 20.?
della verfo mezzo giorno,è un’al-
Città,
tro ,con dieci cannonile nel mez-
Forte
zoun'alrro, nuovamente fatto fu le mi-
ne d’una Chiefa dc’Greci.
11 grande , però mal ficu-
Tuo porto è
ro, fondo molle, nel quale le ancore
col
non tengono : nel mezzo è il fanale per
ficurezza delle navi , che entrano di not-
te. Sono in quello porto le cinquega-
a*
lee dell’Ifola, comandate da tanti Bey,
quali Gran Signore dà 12. mila feudi,
il
per lo mantenimento di ciafcheduna.
Rifpetto alla picciolezza della Città,
non è numero da rìifpregiarfi 40. mila.»
abitanti ; la maggior parte de' quali fo-
no Crilliani, cosi Latini, come Greci,
Quindi vi fono altresi due Vefcovi , un
Cattolico , che avràfotto di sè 50. Pre-
ti, voltiti alla Romana ; e l’altro Scifma-
tico I Turchi , c i Giudei fon collretti
.
da’ naturali ad abitar nel Caltello . Lej
calè fono di pietra all’ufo Italiano, col
tetrodi figura piramidale coperto d'em-
brici Le ftrade fono flrctte , ma ccm»
.
felci e Bazar , o piazze abbondano del
; i
tutto a buon prezzo ; perche la vicinan-
za della Natòlia fupplifce a quanto ma-
ta nell'lfola.
le femmine Criltianc vanno all' Ita*
lianaj
204 Giro dei. Mondo
liana , fuorché nel portamento della te.
fta portano però la gonna corra lìn’jJ
:
ginocchio , come le Olande lì con ere. ,
Epe dalla parte di dietro a guifa d'unaj ,
cotta di Prete ridicola verte in vcroj
; li-
mile a quella , che portano le contadine
in Oftuni, Città del Regno di Napoli
Le vedove cuoprono il capo con veli
rolli; l’altrc con bianchi, alzandoli all’in-
torno della fronte un cerchio, come il
frontale francefe; cade in dietro per lini-
ftra, un fiocco della cuffia , chccuopro
la tefta; ciò che giunto a vari fiori cho ,
d’ogni ftagione vi pongono , forma ìil.
vero una dilettevol viltà . Elleno poi lo-
ro bianchiffime e belle, molto pronte,
,
c familiari con gli uomini ; non ricufan-
do anche le donzelle trattar con dome-
fiochezza co'forartieri ; e tutte portano
petto difonefta mente feoperto.
il
Le Chiefe principali di Scio fono cin-
que: il Duomo, quella de’ Padri Gelili-
ti , Domenicani, Cappuccini, e Rifor-
mati oltre altre picciole dentro, efuori
;
la Città.
Il maftice, che
lì raccoglie nell’Ifola,
è il migliore, che polla averfi ; ondeil
Gran Signore manda ogn'anno perfona
di fua cafa , per alfirtere alla raccolta,
con
Dei Gemeut 20 $
(encfprcfìb divieto di non cffrarfcneper
altra parte , che per Coftantinopoli ; do-
rclaconfuniano i fervidorj, e donne del
Serraglio , che ne manicano tutto di,
per rendere i denti bianchi , e’J fiato gra-
to ;c perciò i Turchi la chiamano Ilòta
del mafiice cottone, che quivi fi rac-
. Il
coglie, è anche
di qualche rendita a’na-
turali; trattenendoli la povera gente a
lavorarlo, per guadagnarli il vitto.
Confolo
Giovedì 19. vidi, in caia del
francefe,un giovane rinegato Venezia'
buono afpetto . Coftui dopo aver
no, di
dettene Mede una mattina in Scio, da_»
frate Agoftiniano fi era fatto feguace d}
Maometto; ma poi pentito dei fuo er-
rore, pregava il Confolo a dargli modo
difiiggirfene in Criftianità .In ciò face-
va d’uopo di gran deprezza; perche egli
eracuilodito in cala del Bafsà,ìl quale
avvedutoli della Aia mutazione, perche
differiva di circonciderli j l’avea fatto
una mattina tagliar per forza : dicendo,
che fé fuggiva, voleva a)meno,che lo ve-
dclTcro in Italia fegnato . La cagione di
quella Iciagura fu , che menando egli
unacattiva vita nella Religione,e volen-
do perciò gaftigarlo il fuo Superiore^,
iene fuggi in Scio 5 ricorrendo dal Ve-
scovo
20 6 Giro del Mondo
fcovo Cattolico , acciò lo faceflc perdo-
nare dalla fila Religione e non potendo
:
ottenere il perdono, alla fine per diipe-
razione fi fece Maomettano . D'indi ìil,
poi travagliò Tempre appreflo il Bafsàii
povero Vefcovo,accufandolo falfamcn-
te d'intendimento con la Repnblica di
Venezia $ ciò che bi/ògnava rimediare
con lo sborfo di grorte fòmmc.Spero pe-
rò, che Dio illuminerà q uè fto Religio-
fo , ficchè venga a Seguitar l'efemplodi
F.Giacomo Laico Caiabrefe . Coftuief-
fendo porto prigione, per qualche grave
difetto, dal Superiore di Eriza (
picciolo
Convento della cuftodia di Gerusalem-
me ,porto nelle montagne della Sofia)
Tene fuggi in Barut, e di là pafsò in>
Seydcjnè potendo entrarvi a cagiondd
contagio, reftò fuori con altri tre Re-
ligiofì del Aio Ordine . Non mancavaj
frattanto il Prefidentc di Seyde di ra-
gionargli, e confolarlo dalle mura con
la fperanza, ch’avria ottenuta dal Padre
Guardiano il perdono della di lui man-
canzanna continuando tuttavia la pelle,
nè potèdo entrare, prefero partito di ri-
tirarli nel mentre in Darbeflìn. Fra Gia-
como, vedendo l’affare andare alla lun-
ga , dilperato ormai d’avere più ad elfer
pet-
l
Del G e m e i r. 207
perdonato, ritornò in Seydene’principj
di Maggio 169*. ed entrato nei Serra-
glio, dimandò di far 0 Maomettano Fu .
ricevuto , e circoneifo : però paflarono
appena due meli, che avvedutoli del
pallaio errore, ricor/è ad un P.Cappuc-
cinoFranceTe Supcriore deil’i fteiìa Cit-
tì; dimandando umilmente i’aiToluzio-
nc,edicendo con molte lagrime ,chej
abiurava,edeteftava per Tempre il Mao-
jncttifmo. Rifpolc quegli , che biTogna»
va fuggire in Cri/lianirà , e che non po-
teva alibi vedo; perche il pericoloera_»
certo di ricadere neli'iftefia dannazio-
ne, continuando a vivere fra* Maomet-
tani. Replicò Fra Giacomó , che egli
pubblicamente confelfava il Tuo fallo, ej
che volentieri morirebbe martire per Ja
la Fede, e Religione. Perfeverando Tem-
pre in quefto saro proposto, e ritornato
il giorno di Mercordi dal PadreSupe-
iiore fuddetto,ebberaflfoluzione,e rice-
vè la Comunione Sacramentale.il gior-
coTeguente cominciò quel buonReli-
giofo ad eTortarlo > a fuggirTcnc Topr&j
qualche vaTcello Francete ; perche non
poteva cfler ficuro di avere a Tuperare Ja
noftra umana debolezza , cd avere da
Diola grazia del martirio . No > riTpoTe
208 Giro del Mondò
Tra Giacomo voglio morire per laFe-
,
de ; c mi fento cosi fermo che non te- ,
mo a qucft’oranè anche la morte di fuo-
co, che lui principio tanto mi fpaveu-
tava foggiugnendo , datemi un Croci-
:
fiifo , che domani vedrete ciò , ch'andc-
rò a fare ; fate in tanto pregar per mo,
Veduto , ch’era fermo nella fua rifolu-
zione,gli diede quegli la feconda voltCì
raflbluzione,e Comunione.
Il giorno del Venerdì ch’era la feda
,
de’ Turchi portandoli nel petto uno
(
Croce) andò Fra Giacomo nel Bazar,
dove flava molta gente e poftofi fiotto
5
un de’ piedi il turbante, e fotto l'altro
lavefle verde con la Croce in mano,
;
cominciò a predicare , e dire che egli :
pentito del fuo errore, voleva morirò
per la noftrafanta Fede Cattolica; e che
la Maomettana era un’inganno, e il loro
Profeta un' impoflore, e falfo, che con-
duceva l'anime all’Inferno . tal voci A
concorfegrandiflìmo popolo ed eden- ,
dovi alcuno, che intendeva l’Italiano,
corfe fu bi tornente a riferire il tutto al
Pafsà ; dal quale fu ordinato, che lo
menaflèro in fua prefenza con ogni for-
te di maltrattamenti, ficcomc/eguì;ró*
pendo eziandio quei barbari la Croco,
Ivi
,
Del Gemelli^ 20p
Ivi dimandò quegli , s’era di-
giunto, gli
venuto pazzo, mentre operava in sì fat-
ta Rifpofe Fra Giacomo, che egli
guifa.
parlava da fenfato ; e che pazzo era ben
flato, quando aveva abbracciato una_>
legge infame Dopo di ciò fi tenne Tri-
.
bunale, e da’ Francefifi proccurò, ap-
pretto il Cadì , falvargli la vita; o alme-
no brio morire d’una morte, che meno
locruciaffc: ed offerendoti quegli di
perdonarlo, pure he còfeffafife aver opra-
to tutto per pazzia ; non volle farlo il
il
buonReligiofo, ma con intrepidezza
lenza pari attefe la morte. Quindi ne*
principi di Luglio , condotto in cami-
cia, e porta del Serraglio; a
calzoni fu la
villa di il popolo
tutto gli diede il car-
,
nefice roverfeio della fcimitarra,pcr
col
atterrirlo, e fa rio difdire : ma non po-
tendo, nè anche col fecondo colpo, ri-
muoverlo dalla fua coftanza; alla finej
gli mozzò il capo > ripetendo pofeia fui
morto corpo più colpi. Il cadavere efsé-
do flato comprato dalla nazione Fracefe
}0.pia(fre,per fepellirlo; fu pollo dentro
la calce , acciò fe ne prenddlero le ofià :
però a capo di tre meli aperto il luogo, fi
trovò frefeo, come era flato fepellito;
fenza che gli fuffe caduto nè anche un,
Torte I. O pelo
2T0 Giro del Mondo
pelo della barba . Quello farro mi furi
ferito da M;
Ripera , e da altri tre ran-
canti Franccfi che ne furono teftimoat
.
di veduta : e perche i Crirtiani tutti di
Oriente ne han fatto gran fella , non ho
voluto io lafciare di farne menzione, per
darne notizia a coloro , che forfè nom
l’hanno avuta.
Venerdì 20.fi mofie una gra burraia,
c tale, che obbligò i vafcelli ,che erano
in porto a porre un’altr’ ancora:ciò che
durò tuttoilSabat.2i.LaDomcnica:2. !
andai parteggiando per la Città, in com-
pagnia del figlio del Confolo, e quattro
altri Franccfi. Mi cond urterò eglino in
un gran cortile ferrato, all’intorno del
quale erano molte cafette, chefcrviva-
no d'abitazione alle Monache Greche.
A dire il vero mi pareva più torto lupa-
nare , che moniftero ;
per la libertà, con
laquale vivono quelle finte Religiofc:
potendo a lor bell’ agio ufeire per la
Città ; e ricever mafehi dentro, ad ogni
ora, e tempo, che lor torna in pia-
cere-
Fummo Lunedi 23 . con gli fleflìin
campagna a vedere gli alberi, che pro-
,
ducono il maftice , o Sakes in lingua
^Turchcfca.Egbno fono piccione li pie-
gano
Del Ge me ili. 2ti
eano le loro branche fino a terra , rul-
landoli nuovo in fu Per fare
poi di bel .
il maftice, danno un taglio in alcune par-
ti del tronco ; donde, dal principio di
Maggio (ino alla fine di Giugno , difil-
quel licore a terra 5 e perciò proccu-
la
rano ditenere il luogo ben netto , per
poternclo raccorre. Didero , che fi fa
nellamedefimalfola buona terebintina;
però io non ne hò veduto l’albero An- .
datilo poi tre miglia di (late dalla Citrà,
a vedere una rocca predo al Mare , nel-
la quale era tagliata una fedia nel mez-
zo, ed altre all'intorno: dicono , ef-
Scuola di Omero; ma io
fereftata la
giammai a* miei di ho letto, che Ome-
ro inlcgnafie.
Sono si domeftiche le pernici in Scio,
che vanno il giorno per la campagna-»
palcolando, e la fera ritornanoin cafa
del padrone, ad un certo fifehio, che lo-
ro dà : (iccomc ci ferono vedere in un_»
Calale ,
per dove palpammo nel ri-
torno.
Avea io deliberato dipanare da Scio
aCoftantinopoli,con altro vafcdlo; ma
Mf Ripera (che mi rolli: dal periglio di
Rodi) non mei’ permife; dicendomi,
ch’era meglio di andare a Smirne api-
ci 2 gliar
213 Giro del Mondo
gliar palfaporto, cd indi fare il mio viag-
gio perocché le lenza paffaporto ritor-
;
nava ab imbarcarmi con Turchi, o Gre-
ci, poteva di facile rimanere fchiavo iru
qualche Ifola dell’ Arcipelago, in cui non
fi trova (l'ero Francefi : il che effendomi
jnfinuato anche dal Confolo , mutai pa-
rere, e mi appigliai al prudente, e ficuro
configlio, che i medefinn mi davano;
tanto più ch'ertendo l’inverno forteavà-
zato, c’1 cammino di 500- ni. avria potu-
to languir meli in qualche fpiaggia.
M'imbarcai adunque co effo loto, nel-
lamedefima tartana,il Martedi 24. cd ef-
fondo buon vento lafcia mmo fubito a
delira Terra di Cucimel : ma vicino
la
all’Iiola dello .Spalnutorccefsò il vento;
e cosi la notte non ci avanza mmo,chej
pochi parti fra Terra ferma, e l’Iiola,ch’è
abitata da Turchi, e Greci.
Mercordi 2 5. continuò l’ifterta calma;
e verfò il tardi iofiìando lentamente, paf-
fammo ilCapiodi Cara-bornus, lardan-
do a finirtra Merellin . Rinforzandoftìl
vento la notte , entrammo nel golfo di
Smirne , verfo quale dirizzammo la_,
la
prora, per l’apertura, che da amenduelc
parti lafcia al Marc la Terra ferma.
Di nuovo celiato il vento , il Giovedì
ió.fa-
Dei Gemelli.' 21?
^.facemmo poco cammino; però al
cader dei Sole ritornò forrc,e contrario;
ficchè a forza di bordeggiare pacammo,
circa la mezza notte, la Fortezza , e dem-
mo fondo ivi da preiTo . Dicono, che.»
quello Cartello fia flato fabbricato 50.
anni fa, perche un Giudeo appaltatore.?
ddla Dogana , fe ne fuggi in Criftianità,
con due vafcelli;nello rteflb tempo, clic iL
G.Signore,per un Baisi, mandava ordi-
ne dicondurli in Coftantinopoli : altri
dicono, per una negativa- fatta dagli Ola-
dcfi.cd (ch’crano in porto) di fer-
Ingleli
vire contro Veneziani. Or quefta For-
i
tczzaèdi balla fàbbrica,con due baftioni
negli angoli, lenza difefa di moderno
fortificazioni; però è provveduta di 21.
pezzi d’artiglieria, porti a fior d’acqua; e
di ballante prefidio . Permette il Coman-
dante l’ingrertò nel porto, ma nonl’ufci-
ta lenza fu a licenza.
Venerdì 27. durando ancora l’iftcfib
contrario vento, bordeggiando entram-
mo nel porto di Smirne , e demmo fon-
do su le 6. ore . Subito co’quattro Fra-
1
cefi, e
’1
Capitano, fummo in cafa del
Confolo della nazione, che ci ricevè eoa
molta cortefia , dandoci una collazione,
c da bere allegramente. Licenziatomi
O 3 dal
e
2T 4 Giro del Mondo
dal Confolo, c dagli amici, andai a prov-
vedermi di danza ; e ne prefi una in cala
d’un Francefe.per mezza pezza d’otto ai
di, ed un quarto porlo fcrvidore: però
chi vcldfc rifpariniare truova nella Cit-
tà più Xan,o alloggiamenti grandiflinti,
capaci di migliaia di perfone; particolar-
mente lo Xan-cclibi coperto di piombo;
e quello degli Armeni dove , alloggiali
caravana di Perfia; ne’quali per una pil-
lerà d'Olanda , o poco più al mefe,avrà
una camera fenza letto , dove fi trattari
a proporzion della ina borfa.
Smirna, Smirne, La mira, o Lamircs,
overo Sarchinia è fituata a gr. 58. di la-
titudine; in firo, parte piano fui Maro
Lgeofdctto volgarmente Arcipelago )
parte dimontagna Si fli ma fabbricati
.
dalle Amazoni l’anno del Mondo 5203.
r>
-3
ic.stiab. e odaTefco fecondo altri Fu Sede Ar* .
civefcovale, e di prefen te è Metropoli
del paefe, e primo Emporio di Levante;
per efifere in luogo , donde bifogna ne-
cdfariamente far paffàggiole mercatan-
zle Europee, ed Afiafiche Non è tanto -
la Città illuftre per gli natali, e morte di
1 o. Bapt. nì Omero (
fe pure egli è lecito determina-
H re così antica quiftione) comegloriofaj
cu'u*p ' ' ;;:
'
2 } (. per lo fuo Santo Vefcovo Policarpo, che
fcrifle
DeiGemelli.' 2! 5
fui milteriolò libro dell’ Apocalif-
firrifTc
Smirne, Efefo, Pergamo, Thyatira,
jc, in
Sardi, Filadelfia, e Laodicea.
llcirculco della Città moderna farà 4.
miglia, di figura irregolare, ches'acco*
Ha alquanto al triangolo ; il di cui lato
dalla parte della montagna è più lungo
dc’due,che s’unifcono al lido del Mare}
cciòper mancanza di terreno . Non ha
vaghezza nelle lue fabbriche, perche fo-
no cafe ordinarie all’ufo de’Turchi; ed
alcune molto bade , e di fango , rifatte^
dopo l’ultimo terremoto , che fpianò
quali tutta Smirne: gli Xan nondimeno,
come fono magnifici, e di molta-*
dilli,
[pela Le ftrade fono fpaziofe, e tutta_»
.
la Città è un continuato Bazar, ò Fiera,
dove fi truova quanto fi defidera ; sì per
lo vitto, c veftito,come per lo luflotpoi-
chc le migliori mercatanzie d’Afia, ed
Europa quivi fi còducono, per vederli a
buon prezzo . 1 viveri però non fi ven-
dono così balli, come in altre Città Tur-
che; per lo gran concqrfo di forefiieri,
che fanno più di 5o.m.anime,fra Criftia-
ni Europei, Greci, Armeni, Giudei, T ur*
chi, ed altri . Ha porto capace di più ar-
mate, dove fi veggono di continuo cen-
tinaia di vafcelli di più, e di verfe nazioni.
O 4 Le
21 6 Giro del Mondo
Le quattro galee proprie,fono nclportó
intcriore, guardato da una cattiva Fot-
rezza, con pochi cannoni, e guarnigione.
Effondo nell'alto della Città un’antico
Ca ilei lo, che dicono effer fabbricato inj
tempo della Imperadrice Elena andai ; il
Sabato as. a vederlo Montato fullt,
.
montagna, che domina la Città, offervai
a linillra una fàbbrica antica, chediffero
effere (lato palagio del Configlio de*
Greci, in tempo che Smirne era Metro-
poli dell’ ionia cd Afia minore En-
, .
trato nel Cartello, per la porta maggiore,
che riguarda la Città; trovai a finirtra un
mezzo bufto di detta Imperadrice, e lotto
alcuni caratteri Turchefchi,c 5 una tom-
ba di marmo a’piedi : una Chiefa antica
ridotta in Mofchea, però tutta rovinata;
e più colonne di marmo per terra. Ivi
da predo fi feende in un luogo fotterra-
neo, dove fi veggono 24.grandi (fimi pi-
ladri, che foftégono alcune volteal pavi-
mento ben laftricato dà a divedere, effere
fiata cillerna per fervigio del Cartello.
Il circuito di quello è quafi d’un miglio,
a modo diAnfiteatro, con fei Torri Am-
:
plici dalla parte della Città , effendo ro-
vinate le altre dal Iato opporto . In si
fatto fpazio fi veggono per terra molto
Pie:
Dei, Gemeìii, 217
pietre, e colonne,che dimoftrano cflervì
flate dentro più abitazioni. NeJia piaz-
zi del ntedefimo dicono, che S.Policar-
po fu pofto ad efler divorato da'Leoni.
Nel ritornoche feci , a piedi dei mon-
te vidi una fabbrica molto antica , che_>
di a credere, efler fiato un Forte della.»
vecchia Città ; della quale dalla parto
Settentrionale rertano poche nutra , che
l'ingiurie de’tcmpi non hanno ancora^»
abbattute. La moderna però è tutta.»
aperta.
Vivono con molta fplcndidezza i Có-
folì dì d’Olanda
Francia, d’Inghilterra, e
in marina $ peroc-
magnifiche cafe alla
ché fimil carica in luogo di si gran com-
mercio^ di tanti ricchiflìmi mercatanti,
è loro di non picciol guadagno.
Vi fono treConventi per l’amntini-
ftrazione de'Sacramenti a’Cattoiicimno
de’ PP. Geliti ti ; l’altro di Cappuccini
(dove fui Domenica 19. a udir la Santa
ÀlefTa) che per efler Franco fi, fono man-
tenuti dal loro Re ; e’1 terzo di poveri
Padri Oflervanti Veneziani, che vivono
miferabilmente ; oltre varj Monafterj di
Greci, c Sinagoghe di Giudei.
Lunedi ^o.andai poco fuori della Cit-
tà, a divertirmi alla caccia , che ivi è cor
. ... piofa
2T8 Giro de£ Mondo
piol'a di cignali, cervi, ed altri quadrupe»
di; oltre le pernici, francolini, tordi, ani.
tre,ed altri volatili sèza noverotc dòse-
za alcun timore de’Turchi, perche i Fri*
chi in Smirne godono tutta la libertà
podibile; vertendoli a lor piacere alla,
Fràcefe,o all'Italianaje giràdo per derro,
c fuori; per terra, e per acqua fenza log-
gezionc, nè impedimento* Corrifpon-
de la pefea alla caccia, e le frutta del Ma*
re a quelle di Terra, che in vero fono di
eccellente bontà, e fapore; particolar-
mente melagrane , che fuperano niol-
le
to quelle di Napoli e fe ne portano
;
Coftantinopoli le laiche piene permcr-
canzia . Vi fi raccoglie eziandio fcamo-
nea,oppio,nocedi galla, e valenada.
Tutti quelli diletti, e d ver ti menti fo-
i
no contrappefati dall’amarezza, che ca-
giona l’abitazione deiriltelTa Città; itu
cui la malignità dell’aria produce febbri
pcftilenziali , ne' meli /pczialmcntc di
Maggio, Giugno, e Luglio e perento-
:
lerabile caldo, che fi fenre nella fiate, ren-
de nojofa la ftefia vita S’aggiunge a ciò
.
la frequenza delle peftilenze e de'tcrre-
,
moti, che fe mancano in uno, non lafcia-
no di farli fentire nel feguente anno; re-
pellendo gli abitanti, e /pianandole cafe,
Mar-
Del Gemelli. 219
Martedì 1 .di Decébre andai a vedere
lequattro galee della Città, governate^
diunbafsà con titolo di Comandante;
mentre il governo della Città è tenuto
da Cadì. Mi fervii per interpreto
un
di un Giudeo, che io teneva a mia porta,
ter poca mercede al giorno imperoc- ;
ché Giudei
i fonoiniftato così mifero ,
cd abbietto nelle Terre de’Maomettani,
che per poco rtipendio fi tengono felici.
Parlano eglino con faciltà Spaglinolo,
perche la lorlingua materna non è altra,
chela Spagnu ola corrotta ; e perciò chi
che (la fapendo quefta favella, può cam-
minarefàcilmcnrepcr le parti di Levan-
te; incontrali do fi per tutta la Turchia, c
Periia Giudei, che a buon prezzo faran-
no il ìneftlcrc d'interprete Il medefì-
.
moadunque mi conditile Mercordi 2. a
vedere le Dogane della Città, che fono
due; una grande, detta del commercio,
incili fi pagano i diritti della gran quan-
tità di fetc crude , che gli Armeni porta-
noda Perda ; epolcia i Franchi trafpor-
tano in Europa , indente col cottone fi-
lato, cameilotti , cuoi , lana , rabarba-
ro, cd altre mercatanzie: l’altra Dogana,
chef] chiama di Srambul , porta nell’an-
golo finiftro deil’interipre feno del por-
to,
220 Giro del Mondo
to; comprende il traffico di Colhntino-
poli, Salonichi , ed altri luoghi di Tur-
chia. Amendue fono meno rigorofo
delle noftre Europee; effendovifi aperti
i miei forzicretti, fenza veder altro , che
la fuperficie, e con molto riguardo: nel-
la Soria però fperimentai rigorofe,rc-
le
giltradovifi il tutto co peffima maniera.
Il Giovedì 3 effendo andato a udir li
-
Mefla nella Chiefa di S. Antonio de’PP.
Oflervanti vidi , che portavano uiu
;
morto in proceffione , con Croce innal-
borata avanti, e vediti Relìgiofi di Cot- i
ta, come fi coftuma in Italia ; ciò che al-
trove non permettono ì Turchi Or .
dovendo iopaflarein Coftantinopoli, c
biìògnandomi un falvocondotto,opaf-
faporto per lo viaggio > fui il Venerdì,
dal Confolo d’Inghilterra ed avendogli ;
prefo a dire,ch’era del Regno di Napoli,
fnddito di S.M. Cattolica, collegata colli
Corona d’Inghilterra ; non mi fece pil-
lare innanzi, avendo già conofciutoquel
che io domandava; interrópendomima
con autorevoi parlare, rifpole : Io noio
pollò concedere protezione ; e fi guardi
del Confalo Francete, acciò fapendo,che
liete Napoletano,non vi faccia fare qual-
che ftrapazzo da’Turchi , Io che lo vidj
par-
Dei GemeliiT 221
parlare in maniera , che non cosi di faci-
lc(i rimoflo dalla Tua negativa,
farebbe
jabitamcnte mi licentiai ; ed efièndo an-
dato dal Confoio di Olanda, ebbi la ftef-
larifpofta Non fa pendo altro che fare,
.
me n’andai al Confolodi Francia ; e det-
togli con chiarezza chi, e donde era , e*l
defiderio di avere un pafiaporto per Co-
ftantinopoli 5 con molta cortefìa me lo
conccdcrtc.
Cadde si gran quantità d’acqua
Sa- il
bato 5. (oltre quella de'pafiati giorni)che
in Italia fi farebbe detta tempefta ; ciò
che mi tenne buona parte del di confi-
natoincafa, con una malinconia da mo-
rire. La notte crefceval’inquictitudine
acagion d’alcuni Ebrei, che abitavano
vicino la mia camera, e fi alzavano bene
Ipefloa recitare le loro impertinenti ora-
zioni; che fono fempre nojofe, ma fpc-
zialmente nel V enerdi , e Sabato , che_»
padano in una continuata vegliardi ma-
niera che alle volte ufeiva fuori della»,
danza, per non fentirgli.
Domenica 6. eflendofi nella Chiefa_,
de’PP. Cappuccini efpoflo il Santiffi-
mo, fi predicò in lingua Francefe; affi-
ftendovi il Confoio, e '1 Vefcovodi Scio
(ritirato in Smirne per l’impofìure fatte-
.
^22 Giro del Mondo
gli dal rinegato Veneziano) con lina co-
piofa audienzadi mercanti Francefi,ej
Capitani di vafcclli Non venendo all’-
.
ora (olita il Giudeo in caia , fui a trovar-
lo nel Xan,dove abitava : all’ufcirechti
feci, il fcrvidore del Caragi BafcijOCa-
podegli efattori del tributo ( che ftavjj
avanti la porta) mi dimandò , feiocraj
Portughefe ( intendendo con tal parola.,
s’era Giudeo)e rifpondendogli , che nò;
non volle darmi credenza, e mi condurti
prefo avanti il fuo padrone 5 il quale fa-
cendomi l'iftefla dimanda, ed io repli-
candogli» ch’era Francefe franco di tri-
buto; voile il pegno, che poi nii fu fatto
rcfhtuire (libito dal Confolo
frano alla vela per Livorno tre vagel-
li Ragufei Lunedi 7. ma il Confolo di
Francia impedì la partenza, col prefetto,
che di là portavano poi a Smirne panni
d’Inghilterra, e di Olanda: però altri di-
cevano, ch’egli volea mille piaftre da_.
ciafchcduno,pcr lafciargli partire; di che
ne portarono quegli le doglìàzc all’Am-
bafeiadore Francefe , nè soqualrifolu-
zione ne riportaflero.
Fui il Martedì 8. nella Chiefade'PP,
Gefuiti, per vedere un’amico, colquale
volea configliarmi perla buona direzio-
ne
D E t GemEUI. 22J
OC del mio viaggio. La Chiefa era ter mi-
nta, ma il Còveto,o Cafa attualmére 11
fabbricava; abitando frattanto i Padri in
danze di legno . Per loro mantenimento
hanno conceflìone di prendere 50 . pia-
Are pcrogni vafcello , che viene coro
bandiera di Francia.
Mercordi $>.definai con M
» Rlpcra ,
incafa del quale la/ciai le mie robe fino
intorno . Venne la mattina del Gio-
redi io.l’Agà diScyde a vedermbal qua-
le avendo fatto dare la cioccolata , il
buonfariro, che mai non avea guftato
finiti bevanda (oche la medefima gli al-
terane la tefta, o i fumi del tabacco )
fi lamentò di me fieramente ; dicendo,
che gli avea dato licore per farlo im-
pazzire, e perdere l’intendimento: c_>
certo , fc l’alterazione continuava^ ,
m’avriadato quel dilgufto , che me-
ritava, per aver dato cioccolata ad un_,*'
afino. L’Agà però dice effer nipoto
dei Vilir Kiupurli; e fi iufinga poter oc-
cupare quella gran dignità ; come fc
non gli bifognafi'e.altrojchc l’cflcr nipo-
te di colui ,
per ottenerla.
CA-
224 Giro del Mondo
CAPITOLO SECONDO.
‘Si narra il viaggio fino ad <A drianopoli ; fa
fcrivendofi quella Città , e oltrcacciò
l'ifole diTenedos, c Mytilene, e la
Città di Gallipoli .
Y Enerdì ii. vedendo
Cielo , e ceffate le pioggic , mi li.
cenziai dal Confolo , e dal Vipera ;o
ferenato il
cóvenuto del pafiaggio fopra un Ciam-
ber Turco , m’imbarcai la fera del Sa*
bato i2.pagando apparto la camera, per
andar feparato da quella canaglia.Verfo
ia mezza notte facemmo vela con buon
vento.
Domenica i 3 .con due ore di Sole,ci
trovammo dirimpetto , c due miglia,
dittante dalla Fortezza della Foggia.,.
Quella è limata in quella punta di terra,
che fi vede a ilniftra, nell'entrare il Gol-
fo di Smirne ( lungo 40. miglia ) e cht>
guarda l’ingretfo del porto della Città
di quello nome, polla nell’interiore le-
no . E’ picciola si, ma circondata di mu-
ra; ed ha un’altro Gattello perluaculto-
dia . Giugnemmo (u le 1 3. ore in Me-
tcllin ,
pigliando terra dopo 80. miglia
dicammino. Me-
Del Gemelli. 225
Metcllin , o MityJene (conofciura da»
gli antichi lotto nome di Lesbos, Ilo* Voyages rie
mcrtc,c Macaria) la chiamano Turchi i
Spuli. Jiy.a.
cu.i.pjg.20.
Mcdilli, cd ha 560. miglia di giro . Non
v’ènell'Arcipelago altra Ifola più cele,
bre poiché fu ella patria di Pittaco,
;
(uno de’ fette Savi della Grecia) ddla_>
dotta Saffo, del m
tifico Arionc, e di altri
uomini tlluftri. La Città Metropoli è
polla dalla parte di Greco , l'opra una^
rocca, che iporgendo in Mare, fa due
porti fcparati . Quello , che riguarda da
Oriente, ferve per le Galee , come in_>
fatticene trovammo due; l'altro , per
Ogni forte di navi. Sono amendue guar-
dati da un Cartello fui colle 5 e da un’al-
tra Fortezza alle falde dello rtertò, che
riguarda ad Occidente
Le cafe della Città fono balle , cd abi-
tate da’ Turchi , e Greci ; vi è nondime-
no un’ottimo Bazar . LI fuo fertile terre-
no produce buoni vini , e ogn’altra co-
fa, per poter vivere comodamente. Fa
prefa queft’Ifola da Mahomet 11 l’anno .
1464.
Levammo l'ancora Lunedì H.einque
ore prima del giorno ci partimmo co
poco vento , che fi refe contrario dopo
mezzodì. Al cader del Sole paliamolo
Tartel. P per
226 Giro del Mondo
per lo filetto di lìabà ( cinque , ofeinj.
glia largo ) formato dalla punta più oc*
cidcntale deli’Ilola di Metellin.c’lCap#
di Babà nella Terra ferma di Natolù.h
detto di Babà (per quello mi riferirono)
in memoria di un vecchio ivi fcpcllitoj
il quale mentre era vivo rendeva mi-
,
lati i Turchi , fc nel canale , o fuori cri-
no corfali Criftiani . Verfo le due orci
notte demmo fondo in una /'piaggia è'
là del Cartello della Terra di Molo»**
a fine di 60. miglia Il Cartello fudderto
.
è fintato fu l’alto del monte, due miglia
lungi dal porto nel quale Ipazioèli,
;
Terra di Molova , appartenente all’Ilo-
la di Metellin.
Martedì 15. quattro ore prima di
giorno,rjpigliammo il cammino; inter-
rotto dalla timidézza del Turco (che di
notte nò viaggiava per tema de’Corfali)
non già da mancanza di vento Conti- .
nuando il buon tempo , con due ore di
Sole, fu mino fra l’iloladiTcncdos,oBo*
feiadain lingua l urca, e la Terra lèrma
di Natòlia, a fine di 50. miglia . Si vede-
vano molto da vicino le reliquie dell*-»
diftrutta Troja di maniera tale,checcf-
;
fato il vento , mi feci porre a terra, a fine
di dilcttarmi,in riguardando le memo-
rie.
Dei Gemelli. 227
rie, che reftano de’ Trojani . Trovai
lungo la (piaggia, per più d'un miglio,
nurmi bianchi, e colonne , cosi per ter-
ra, come in piedi 5 che fi 1 corge dlere_»
fiate del porto della Gittate camminan-
do dentro terra per più d’un miglio, fra
eli alberi, vidi fabbriche antiche, tutte
fatte di pietra viva, parte in cflere, e par-
te cadute . Vidi anche una gran Torre_>
quadrataci grolle pietre, che avea alcu-
ne picciole fin e tire d’intornoal primo
cornicione, e'1 tetto terminava in roton-
do; dacché io giudicai aver ferrico di
Tempio all’antichità - Non andai' più
avanti, perche non mi diede tempo il
Rais; il quale mi riferì, che per una_,
giornata dentro terra, fi truovano Tem-
pre fimiglianti fabbriche rovinate , e_»
buoni marmi per terra . La chiamano i
Turchi Coftanrinopolila vecchia.
Non v’hà pericolo , che quelli Mao-
mettani trafeurino di fare le loro pre-
ghiere cinque volte al dì: cioè la pri-
ma allo fpuntar del giorno ; la fecon-
da, a mezzo dì ; la terza a 21. ora ; la_,
quarta a 24. ore , e a due ore di nottej
laquinta; variando folamcnte la terza
nella State.che lì principia prima. Egli è
vero, cheogn’unolefada per fe ingi-
P 2 noe-
228 Giro dei ÀIondo
^occhiato /opra un panno rivolto alhb
Mecca però quado fono in luoghi abi-
;
tati, vanno tinti alla Mo/chea , avvi/ad
da /opra un’alfa Torre, con /paventerò*
Ji grida, da un dc’loro Preti.
Ritornato il vento, entrammo l’iftcf.
fo giorno nel porto di Tenedos. Quella
I/o la, per l’addictro detta Leucophryj,
Tivct lìv-3
«h.T.p. jc>. e Lyrncfibs5 ed oggidì da* T tirchi Bo-
tic pcif.Cieo- Iciada; è una delle più Settentrionali
grJf.Hl.ivi j*
HI in defcr. dell’Arcipelago jnverfo l’Afia.Fugrà*
Jslatnl. «.Ar- demente popolata, e ricca in tempo dei
ci pelilo del
Stofculini P. Re Priamo, e Laomedonte ; onde ebbe
a dire il Poeta ;
jnfula dives opiwi>Troi<c dum verna nim-
bati t.
L’clTerfi ivi na/cofti i Greci nel principio
della guerra Troiana; e le di /Fetenze, e he
ebbero Veneziani , e Genove/! fra di
i
loro , per averne il pofleflb , l’han fatta
celebre apprdTogli Scrittori. Il mezzo
dell’Ifola è piano, e lo di fuori montuo-
fo, che produce buoni vini mo/cati.
Nel /uo circuito di so. migliarono più
Calali ;e la Città principale dell’iftcflo
nome, è pofla a piè d’un montenell’an*
gt.lo orientale dell’llbla ,
che riguarda
i Dardanelli ; da’ quali è folamente di*
ftofta 18. miglia.
è
Dei. Gemei ti* 229.'
Ella no è delle inferiori Città dell’ Ar-
cipelago ;
e fu celebrata apprclTo gli an-
tichi per un Tempio di Nettuno, che_>
avea vicino, al quale ,e le vicine, e lej
lontanenazioni offrivan voti, e fagrificj.
Sebbene aperta , è nondimeno grande;
fendendoli le fue balfecafe , abita te da'
Greci , e Turchi , fino alla falda della_*
collina , e
filila riva del mare . Il Calìel-
lo, che la domina , fabbricato fopra_>
la punta d’uno fcoglio , ha parimen-
tedentro le fue mura molte abitazioni
di Turchi
, e
foldati del prefidio. Il me-
delimo Cartello difende il porto , eh’
ottimo , e capace di armate; vi erano
attualmente le due galee di Rodi , co-
mandate da Ammazza-mamma.
Non molto lontano daTencdos, è un*
Ifola due volte più grande, detta Talli,
c in lingua Turca Himbros ; nella quale
vivono Greci , che pagano tributo a'
Turchi , e a' Veneziani,
Cadde la notte del Mercordì ttf.gran-
diffima pioggia ,che pofe a mal partito
i pafiaggieri , che dormivano nella_»
coperta 3 però al far del giorno fi fe re-
nò il tempo, e fi molle vento tale, quale
ci bifognava 3 per entrare le bocche;onde
(libito levò via le ancore il fonnacchiofq
P 3 Rais,
Giro del Mondo
Rais, clic la l'era avea voluto dormire
in porto, comete avelie avuto a na-
vigare con una feluca .Mancò il vento
a villa del Calale di Ghia urchi vii, pollo
in Alia, tre miglia
«J
lontano dalle bocche
de’ Dardanelli; di maniera tale, che»
forza di 20. remi bifognò portare il
Ciamber avanti il Cartello di NatoliL»,
detto da’ Turchi Anadolirtar.Dirimpct-
toè l’altro, chiamato da’ Turchi pre-
fentemente Urmeli-Iflar , cioè Cartello
di Romelia; per elfcr pollo nel Aiolo
delia Provincia di tal nome.Querte For-
tezze furono non è gran tempo fabbri-
cate , per difendere l’entrata del canale,
però io lon di parere, eh 'effondo lonta-
ne una dall’altra dodici miglia, nonpo-
triano impedire le navi, che volcrtcro
paffare appunto per lo mezzo Quelltu
.
di Alia è limata in piano , con due ba-
cioni paralelli alla bocca, ed altrettanti
al canale ; forniti tutti digroffa artiglie-
ria : ficcome anche la Cortina , nelhb
quale ne fono ben do.oltre i piccioli po-
lii nella parte fuperiore. E’ cuftodita da
200. foldatidi guarnigione (per quello,
che mi differo; i quali abitano parte nd
Cartello , e parte in molte cafe fabbrica-
teal di fuori ; il Calale de’ Greci ènei-
l’alto del monte . Quella di Romelia (là
Del Gemelli; 231
/ale balze d'ima collina, falla quale, per
lungo fpazio di buone fabbriche ,fi ften-
dc.Ncl mezzo fono le cale del Coman-
dante, c degli altri Turchi, con Mo-
fchea.e magazzeni: per la parte^he ri-
guarda il canale , è fortificata d’altret-
tanti baftioni ,
quanti ne ha quella di
Natòlia , e col meddmio ordine;fe non
che ne ha due altri dalla parte di terrai :
uè bontà di artiglieria, o in numero
in"
Il Calale dell’ifteflb nume
cede all’altra.
fi vede parimente l'opra la le miniti del-
la collina.
Tre ore prima di giorno, ilGiovcdi [7.
/piegammo le vele ad un buon vento di
Tramontana, che prima di mezzodi
fpinlé il noftro Ciamber fra gli altri due
Cartelli , detti dagli antichi Sedo , ed
Abidoji quali eflendo nel più ftretto
del canale, lontani fola mente l’un dal-
l’altro due miglia ; guardano si forte-
mente il palio , che vana , o troppo pe-
rigliofa im prefa fora l’entrarvi contro
il volere de’ Turchi . Abido, che è dalla
parte di Natòlia , è più forte, e migliore
dell’altro;imperciocché tiene fei baftio-
ni i lari, che guardano il ca-
da tutti e tre
nale , con circa 30 grofiì cannoni; oltre
.
ipczzi piccioli , che fono nella parte-?
foperiore ; nel mezzo vi è un buon Ca-
li? 4 valic-
2 Giro del Mondo
valiero, cd all’intorno un profondo fof.
fo , con ponta levatoio L’abitazioncj .
vicina non ha mura , cd è mal lana nel-
la Stare per {'acque cattive? con tutto
ciò vi è un Confolo Francefc , deputa-
tovi daU’Ambafciadore , che rilìcdcal.
la Porta L'altro Ca dello di Romelim,
.
non è si regolare , come il mentovato,
a cagion del fito ineguale della coliimu,
fullaquale è porto; ha nondimeno unj
baftione nell’angolo, che riguarda i pri-
mi Cartelli ;-nel mezzo una ritirata, di-
fefa da un grande , c ben’ intefo Ca-
valiere ; c tre picciole Torri dal lato
di Terra , con una lunga cortina fui ca-
nale . Quanto all’artiglierìa, ne ha quan-
to l’altro? c di più un pezzo di sì grande
bocca, che dérro può federvifì una per*
fona . Le abitazioni , e cafe de’ Turchi
Tono fra la muraglia della Fortezza, c
un’altra più difeofta da quella parte, che
riguarda inuovi Cartelli. La Terra, fulla
medefima collina,è dall’arte di ottimo
cafe abellita 5 e dalla natura provveduta
di buone acque , fecondo terreno, c mi-
glior’ aria.
Porte a terra dal Rais alcune balle di
fapone ripigliammo il cammino? la-
,
nciando dopo tre miglia fui terreno di
Ro-
Del Gemelli. 233
Romelia Maidos , Terra grande, abbon*
dame di vino; che foglion comperarci
mercanti Franceii a buon prezzo aven-
dotene per due grani della moneta di
Napoli da 48. oncie.
Pallate 9. altre migliagli vede l'antica_j
Città di Schic-ftambul (che fulapri-
ma che conquiftarono i Turchi,quan-
,
do (cacciarono i Criftiani, e s’impadro-
nirono di Coftantinopoli ) della quale-»
oggi non rerta , che un Cartello rovina-
to .In fine, prima del tramontar del So-
le, arrivammo in Gallipoli, Città jo.mi-
glia difeofta da’ due Cartelli. Ammirai
molto i prodigi di natura , in paflando
per quello canale ; imperocché tal fiata
è filetto tre miglia 5 altrove fi dilata die-
ci; enella maggior larghezza trenta.,:
ftcndendofì in lungo da 300. miglia fino
al Mar nero , c cagionando varie altera-
zioni da per tutto , ove partano rapida-
mente le lue acque.
Sbarcato che fui , andai dal V.Confo-
loFràcefe, per provvedermi di comodi-
tà ficura , per partare alla Corte d’A-
drianopoli . Cortili non perniile , che io
pigliarti altro alloggio, che in fua ca fa:
cièche accettai volentieri, per non ave-
re a dormire fui fuolo f dove fi vende
2.H 'Giro dei Mondo
il caffc;non trovandoli in Gallipoli Xani
Mi diede la /era un’ottima cena, e coi-
glior letto che veramente mi facci «fi
;
infogno , per aver patito cinque notti i«
mare ; però elìendo egli Giudeo, Rabbi-
no della Aia legge e per con/egucnto
,
dotto, e puntuale oll'ervatore dcli’Ebrai-
che fuperftizioni ; non poteva io acco-
modarmi alla fua Fariiàica maniera di
vivere , intorno alle vivande, c modo di
mangiarle . Egli giammai non permet-
teva, che io taglia/Ii il pane col mio col-
tello , m1 folo col fuo ; e quel , che più
mi faceva ridere era , che quei coltelli,
con cui tagliava la carne , non adopera-
va in nuli’alrra cofa ; c tutti aveano ad
cflcre lenza macchie . Quanto ai mio
viaggio, riipoie, che (e filili giunto un
giorno prima , avria potuto andare co»
un Giannizzero , che portato avea alcu-
ne lettere della Corona di Francia al-
l’ Ambafciadorc (còfignategli da un Ca-
pitano di Vaicclio Franccfè, che in 24.
giorni era venuto daMar/egiiahad ogni
modo, che avria fatto ogni poflìbll dili-
genza , per ritrovar comoditi iìcura.,;
giacché io avea ricufato l'imbarco fopra
detto Vaicello per Coitantinopoli, per
Io gran deiìdeiio di vedere prima ia_*
Corte Ottomana.
Gal-
Del Gemelli. ili
Gallipoli, in lingua Turchefca Gcbbo-
Jc (a gradì 42. d'elevazione di Polo )
è
Città di tre miglia di circuito , iituata_»
fui terreno di Romelia vcrio Occidente.
Non è l'errata da mura ; e le Tue cafe_j,
/ebbene balle , lono però fabbricate di
pietra viva , ed hanno buoni , e dilette-
voli giardini . Vi era anticamente untu
Fortezza fui colle, che dominava il por-
to; ma poi per la balordaggine dc’Tur-
chi, andò in perdizione. A’Jati delmo-
lo erano anche gli arfcnali : uno a delira
per (larvi a coperto tre galee ; e l’altro a
iiniftra per dodici ; ove mi dille il Vico
Condolo, che ripofero i Turchi le loro
galee, rimafe dalia rotta loro data da un
vafcello Veneziano alla bocca dei Ca-
ftellide quali col tòpo /i marcirono inu-
tilmente . E’cadnto oggidì il retto delle
arcate, e rimagono in piedile fole mura.
V’è un buon’oflello,o Eurza coperta di
pióbo,con più cupolcttc,che s’affitta a’
mercanti da’ Govcrnadori d’ una mo-
fchea . Abitano in quella Città da fei
mila anime, tra Greci, Giudei , e Turchi;
i quali fono occupati la rnaggiotparte_»
in fare buoniffimc frcccìe Per l’oppor-
.
tuno (ito, in cui fi truova, per pafìàre a_>
Coftantinopolj ? ed Adrianopoli , è di
2?<5 Giro dei. Mondo
grandirtìmo commercio;tal che il Baisi,
che la governarla di rendita circa io.*
piaftrc l’anno ; oltre gli emolumenti dd
Cadi, Agà , ed altri officiali . Qucfhu
Città anticamente era luogo di delizio
d’una vecchia Città, che tiene all’incon-
tro, porta in Alia ; della quale non lì ve-
dono oggi che le ruine i'ulla riva d
, ,
colle ; ove s’ creile poi una picciolo
Città detta Lapllc . Abbonda Gallipo-
li di grano, vini, e frutta; particolar-
mente d’ottimi melloni d’inverno, avf-
done io comprati nove eccellenti per tre
carlini della moneta di Napoli La cam- .
pagna nò manca di cacciagione di cervi,
lepri, pernici, anitre, ed altri volatili , 11
Bazar della Città è molto grande e pii ,
abbondante dell' Alertàndtino; eflendori
diverlìtà di mercanzìe 5 e di artefici ed ,
arti diftinte, ciafcheduna al fuo luogo.
Usò più diligenze il Venerdì 18. Ra-
faelc figlio di Si mone Vicecòfolo, di tro-
varmi comodità ficura per Adrianopo-
li ;ma non fi trovò la caravan a, che fuo-
le portar la bambagia; nè altra compa-
gnia, colla quale poterti andar fenza io-
fipcttode’Giannizzerhi quali ritornando
dalla guerra a'quartieri d’inverno nella
Natòlia, fi sbandano per iftrada, per gir
ru:
Del Gemelli,' 237
rubando , cd aflafiinando chiunque
incontrano. IIXaxara ,
o Rabbino in-
tanto mi pervadeva a pigliarla ftrada
di Coftanrinopoli, o R-odcfton; perche.»
miavriadato Tua lotterà, colia quale-»
avrei trovato più ficurtà , e brevità nei
viaggio ma non perciò mi rimo ili dalla
5
[ mia dctermkuzione.S'intcreffava egli co
tanto ardore nella ficurezzadclmiopaf-
faggio, per avergli io dato ad intenderò,
ch’era mandato dal Còmercio di Marie
con lettere di grade importanza ali*
glia,
Ambafciadore.Nè paia Arano, che 10 mi
abbia fatto tal volta feudo della mento-
gna, pcrch’ eflendo inpaefe di Barbari
nemici del nome Criftiano , e in tempo
di d'uopo fingere più peri'o-
guerra; era
naggi, mentir l’abito, nazione, e negozio,
per non perder la libertà, e la roba . I
Turchi fono io fpetto (illuni, e facilmen-
te calunniano un Franco, quando egli è
troppo facile a dire il fatto fuo , e non sa
trovar parole per isfuggire il male, che.»
gli fovraiìa.
Mentre (lava riflettendo al cammino,
che dovea prendere, per mia buona-,
fortuna venne una carrozza , che fe nt»
ritornava vuota in Adrianopoli; onde_j
fitto chiamare il cocchiere da un’ Ar-
meno
2JS Giro del Mondo
meno (chcdovea far l’iftcfla ftrada) pat-
teggiai di dargli per me un zecchino, ed
una piaftra per lo fcrvidore. Quindi con-
uccndol’avanri il Vice-Conlolo, acciò
ti
mi dalle il fuo parere , fe poteva delira-
mente andare ; mi dille di sì, perche il
cocchieroera C rifilano I3 uigaro(della_,
Terra di Fclibè quattro giornate dinan-
te d’Adrianopoli) e conofciuto, per aver
fatto più viaggi in Gallipoli : dopo di
che,cflcndo ^abilito il contratto, il Bul-
garo mi diede dieci pari di caparro ; al
contrario d'Italia , dove ricevono , noiu
danno i vetturini.
Frattanto attefe ilConfolo a regalar-
mi bene ; efiendo per/ona comoda, che
avea molti fchiavi al fuo comando, o
fupellcrtili all’Italiana : di maniera cho
avendomi dato la mattina bene da defi-
nare, nonlafciò la fera di fare una lauta
cena di pefee per me, e carne per lui; non
tralafciando però nel mangiare le luo
fuperftizioni Giudaiche , si nelle orazio-
ni, come in non permettere che , io par-
tifii il pane . Trovando i melloni ottimi,
c migliori di quelli di Parabita nel Re-
gno di Napoli , ne feci una buona prov-
vifione Sabato 19. dopo di che prefej
il
congedo da me il Rabbino, per andarci
alla
.
Del Ghheiii. '2
?<>
alla Sinagoga , o fcuola; pregandomi 3
compatirlo le mancava d'accompagnar-
mi, celie lo raccomandaili all’Amba-
teiadore ;
perche credeva egli, che io
avelli grande amicizia col medefimo
Intanto l’Armeno, ch’attendeva alla por-
ta, mi dava fretta , a cagione , che il Bul-
garo era all’ordine, e poteva partirli fen-
zadinoi; onde mi vidi in gran confulio-
nc per far condurre la mia roba; eflendo
giorno di Sabato , in cui non v’era Giu-
deo, che voleffe portarla ; non efercitan-
dofii Turchi in tal mefticrc * Suppliro-
no nondimeno il fervidore, e l'Armeno,
portandola fino al Xan , dove era il Bul-
garo con la . Poftomi
carozza pronta
nella medefima, caminammo perpaefe
piano, e ben coltivato, interrotto tal vol-
ta da qualche viftofa collina fempre pe-
;
rò tenendo a delira il canale . A fine di
i4.m.lafciammo in dietro Buloyr Ter-
ra grande ; ereftammo la fera in Calìe,
dopo altrettante miglia . Quivi avena-
mola danza comune co’cavalli, fenz’al-
tra differenza , che della mangiatoia ; ef-
fcndolanodra due palmi più alta della
loro . In Turchia gli Xan , o Karvanfe-
rà non fono altro , che lunghe dalle, n_* i
mezzo delle quali flàno i cavalline da’lati
- più
140 Giro mi Mondò
più in alto i Padroni, clic dcono provve-
derli del vitto, cd apparecchiarlo. Que-
llo bensì v’è di buono , che la mattino
non Sìfcntc moleflia dell’ode , come io
Cristianità; perche l’alloggio è gratuito,
per legato pio di Turchi defonti, io
fuftragio delle loro anime . Un Gianniz-
zero però, che veniva a piedi , m’aflìflc
in tutto quello, che mi bifognava acco- ,
modando con fluoje il letto , e facendo
fuoco tutta la notte, per riscaldare 1*_»
fredda llanza , è ben vero , cheionoo
dormii per lo tanto cicalare, e fumare,
ch’egli faceva, in compagnia di tre Spay
fuoi amici.
Domenica 20. prima del dì, montam-
mo di nuovo in carrozza, e camminam-
mo per Strade piane, e terreno coltivato
per lo fpaziodi io.m.fino al Calale d’Iu-
Jigia-MuSTurmà : dopo di che entram-
mo fra’monti coperti di piccioli alberi
inutili . Pafiate 8. altre miglia ritornam-
mo a camminare per Sìmili pianure, c ci
ripofammo dopo 7. m. in Malgari.
Quella è una Città, pofta su le faldo
d’un monte, che farà da io. m. animo
fra Turchi, Armenie Greci; al governo
dicui,c di ?oo.Cafali di fua vicinanza ri-
vede un JBaSsà . Pia fette xuofchce coper-
te
D ni G E ME HI.' Ì4T
tc dì piombo; ed un gran luogo ferrato,’
con cupole deU’iftefla materia clie_>
fei ,
ferve per Burza , o Bazar delle mercan-
zie più preziofe Se non vi fufli /lata Ja_»
.
montagna , aeriamo fatto quel giorno
40. m. perche il Bulgaro Iacea ben trot-
tare i cavalli . Io poi non eflendoacco-
ftumato a federe alla Turchcfca,con lo
gambe incrocicchiate come cucitore ;
pativa molto in quella carrozza , lenza
fedie, e fatta in modo, ch’ogni Europeo
l’avria anche fperimentata penofa Al- .
loggiammo nell’ifteflTa maniera la notte,
gratis, in un Xan , o karvanferas unita-
mente con le beftic.
Partimmo un’ora prima di giorno
Lunediar, viaggiando fempre per ter-
reno piano poco coltivato; c fatte zo.m.
di cammino, trovammo il Cafale d’Ar-
manlì. La fera, dopo altre 20.n1.di Bra-
da, ci fermammo nel Cafale di Cafun-
chiuprùprefio al quale è un famofopon-
tc di 164. archi di pietra viva, lungo due
miglia , foprail fiume è palude diCo-
ghinè.Quefto fiume è largo quàto il Vol-
turno di Capita nel Regno di Napoli , c
per non aver letto badante, shocca fo-
yente fuori.
‘
11 Martedì 7,2. volli pattare il ponte a
Tarte I. ‘
pie-
De l Gemeui. 24 ?
ma fi aumentò altresì' Tiene
di abitatori.
di giro fette in otto miglia, comprcfavi
la Città vecchia, e molti giardini . Non
v’ha vaghezza alcuna , effendo Jccafe_>
bafle,comporto di legno e fan^o , ed al- ,
cuncdl mattoni; e le/irade si piene di
Iporchizic , che uguagliano quelle di
Madrid, ebifogna ufarc rtivali nell’in-
verno ond’è che fembra più torto un_>
:
gran Cafale, che Città Egli non può .
recarli in dubbio, che gl’Impcradori Ot-
tomani l’han renduta molto più popo-
lata, come fi feorge dall’accrcfci men-
to delle Aie fabrichc; polche la Città an-
tica, in cui efli dimoravano prima dell’-
acquifto di Coftantinopoli , era molto
minore; avendo io numerato nel circui-
todelie Aie mura,dall'cdificio detto AH-
Bafsà Ano porta di Magnafiapsi
alla
(cioè porta del fiume) 24. Iòle Torri,
parte cadute, e parte in piedi , e ben
cine l'una all'altra. Effendo caduto il ri-
manente delle mura, non curano i
Turchi di rialzarlo, e la/ciano in tal gui-
fa tutta Adrianopoli aperta.
Circondano la Città più acque; ma le
principali fono i tre fiumi, Tungia ( che
li parta per tre ponti di pietra) Arda, e
Meriti: ed ha alcuni monti, che la domi-
ci 2 nano
244 Giro del Mondo
nano dalla parte d’Oriente. E' abitata di
Greci, Giudei, Armeni, Turchi Valac- ,
chi, ed altre nazioni; il numero però non
è Tempre Fifteffo, perche nell’inverno ri
fono molti Toldati , che ritornano dalla
guerra:cd tutto ciò poco più,o meno fa-
ranno da ioo. m. Il vivere è caro, perche
viene la maggior parte di fuori L’aria, .
come è detto, è Tana; e’1 terreno delizio*
fo, particolarmente nella fiate, per hu
Verdura de’prati , e giardini innaffiati da
late acquesficcome nell’inverno copiofo
di cacciagione . Per lo più le ftrade fi
veggono ornate di ottime botteghe , co-
perte di tavole, in sì fatta maniera cbc ,
vi entra baftcvol lume da’ lati. Il fito
della Città per la più parte è in piano, il
refio in valli, e colli ; donde vien cagio-
nata la fporchizia delle piazze.
Durai gran fatica la fera per trovar
camera; e Te un Francefe non mi davaj
quella d’un'altro , che flava in Coitami-
nopoli, farei reftato a dormire su la piaz-
zai perocché nella Città non fono allog-
giamenti baftevoli per tutti; e ipochi
che vi fono, erano occupati da’ foldati,
che ivi fi fermano finita la campagna, per
aflìflere all’Imperadore.
Fui- il Mercordi 23 . a far riverenza^
L ~Y’~ all’.
Del Ghmeui. 2 45
jf Ambafciador di Francia, il quale abi-
tava pairato il ponte , e Cafale di Jenirna-
ret, lontano due miglia dalla mia ftanza,
e vicino al ferraglio del G.Signore, detto
da’Turchi Scrray-ovafi . Saputo il mio
arrivo mi ricevè con molta cortefia, of-
ferendomi la fila protezione, dellaquale
mi facea d’uopo in vero in paefe cosi
barbaro, e pieno di calunnie . Dopo de-
fioare andai a vedere una maravigliofa_,
Barza, lunga mezzo miglio , detta Alì-
bafsà dal nome del Fondatore
. Confitte
jtt una gran volta con
porre , che da_»
fei
ambi i lati ha 565. ricche botteghe d’ò-
gni genere di preziofe merci ( compre-
levi anche quelle , che fono fotto la voi-
ta della porta maggiore) tenute da’Tur-
chi. Giudei, Armeni, c Greci 5 che paga-,
no agli eredi del fondatore , e a’compra-
tori cinque piaftre per cialcheduna ii
mele , c mezza piaftra alla Mofchea di
Vccerfeli ; per donativo fatto dal G. Si-
gnore, a cui apparteneva.
Vicino a quella Burza,, è la flrada'di
Scraci, con ben 'ordinate botteghe di va-
rie mercanzie , che per un miglio por-
gono dilettevole oggetto alla villa .. El-
la è coperta con tavolette a forbice,
fbelafcianpa'lati piccioli forami, per_
i « CCJ
c
a
246 Giro del Mondo
ricevere il lame.
Pigliatomi un Giudeo il Giovedì 24.
andai a vedere laMofchea di SultanSe-
lina (detta cosi per effer Hata fabbricata
,
d'ordine di qucft'lmperadorc ) la quale
effondo porta fu l’alto di un Colle, ch’è
in mezzo della Città , fi rende da tutto
le partioggetto d’ammirazione conio
fua fuperba fabbrica • S’entra per quat-
tro porte nella prima fpaziofa piazza..,
ch’è all’intorno della Mofchea indi per ;
tre altre porte nella interiore , ch’è co-
perta di 1 3 . cupole di piombo ,c follc-
nurada 16. buone colonne di marmo,
modo di chioftrojfra le quali ne fono
quattro verdi avanti la porta della Mo-
fchea : nel mezzo di quello chioftro è
una buona fontana di marmo, per lavar-
Turchefca,le pcrfone,chc
vi fi, all’ufanza
vi entrano ad orare. Si entra poi nella
•Mofchea per cinque porte, due dello
quali fono ferrate, dando l’ingreflb a’
palchetti del Gran Signore 5 l'altre aper-
te, per ufo comune Otto ben grolli pi-
.
la fili foftengono la gran cupola di nicz-
zo , e’ dodici archi , fopra i quali Hanno
appoggiate le otto altre c upole, tutte di-
pinte d'arabcfchi. All’intorno fono gal-
lerie , follenutc da colonne di marmo,
nel
Del Gemeui. 247
nel baffo circondate da balauftri . Si ve-
de tutto il pavimento coperto di buoni
tappeti ; e pendenti dagli archi cinque^
gran cerchi di ferro, con infinite lampa-
di alla maniera . Nel mezzo della.»
loro
Mofchca era un gran palco quadro, alto
da terra otto palmi , e circondato di ba-
lauftri di legno , (credo per gli Mullah,
Sacerdoti Maomettani ) vicino al quale
fivedeva un fonte . L’altro palchetto,
chcfcrve per lo Gran Signore, a de-
lira della! nicchia principale, ( che noi
diriamo Aitar maggiore )
e ferrato di
gelolìe, è parimente alto da terra otto
palmi ;v’era a finiftraun bel pulpito di
pietra, ed all’incontro più catedretto
per gli Mullah . Le cupole, di cui fi è ra-
gionato , fono coperte di piombo , che
al del Sole fanno bellilfimo ve-
rifleflo
dere. Corrifpondono alla grandezza.»
di Mofchca le ftanze, ed abita-
quella
zioni per coloro, che la fervono ; e_>
quattro fuperbe Torri a gli angoli di
differente lavoro , e di pietre ben’alte,
che fanno belliffima veduta da lungi. In
una di effe ( polla
aliato della gra porta)
volli falire, per vedere l’artificio delia.»
fua fabbrica , non mai limile a’ mici di
veduto» poiché entrando per l’unica^
9 4 por-
La
2 4& Giro dei. Mondo
Porta , che tiene , ritrovai tre fcale, delle
quali una conduce alla prima; l'altra al*
la feconda ; e la terza al terzo piano
della Torre : in modo tale , che pomo
ugualmete bene falirvi tre perfonea ll'in*
torno , lenza mai feontrarfì fra di loro;
e fe vogliono per altre porre venire alle
altre fcale è in lor potere
,
L’Ingegnic*
.
re , che la fece , era de’ primi d'Europa;
c l’artifìcio merita d’efler veduto.
Andai pofeia a vedere la Mofchca di
Efchigiami, che lignifica Mofcheavec-
chia. Ella tiene due alte Torri di pietra
viva, ed all'intorno otto cupole di pioni*
po , grande del mezzo Non ha
oltre la .
cortile, nè fontana , come l’altra ma_, ,
bensì avanti la gran porta fei groffi pila*
ftri , per foftenere la volta, e cinque ar-
chi. Dentro fono tre ale fo (tenute da
quattro pilaftri quadrati, ed all' intorno
gallerie, (òpra di legno, c lotto di marmo.
Quanto al pavimento, è coperto , come
quello dell’altra, di tappeti; e nella ftefla
guifa evvi fatto il pulpito , e’1 palchetto
per lo Gran Signore : perocché tuttclc
Mofchecfono limili aldi dentro , con-,
una nicchia cavata nel muro,c piùlam-
padi appefe.
In ritornando entrai nel Bififten ivi
vi-
Del Gemelli^ ?4<)
vicino;luogo coperto , e loftenutodaj-
che formano due ftrade
grofli pilaftri,
nel mezzo nelle quali fono circa 200.
;
botteghe di ricchi mercanti, che ten-
gono drappi d'oro , e d’argento , fcjmi-
tarre, pillole, felle, morii , ftaffe , & altri
arnefi d’oro , c d’argento ingiojellati.
per armare un_Cavaliero. Quelle botte-
ghe Umilmente pagano due piatire a’
padroni,e mezza alla fuddetta Mofchea
ó’Efchigiami, per donativo del gran Si-
gnore . Era quali mezzo di, e fendi in_»
quello prcziofo luogo rifonare una_»
diffonante nuilica , e corrifpondervi
uà turba di Turchi barbaramente 5 di
die interrogato il Giudeo, mi rilpofe,
die fi facevanopreghiere per io Gran.
le
Signore. Contigue a quella Burza fono
le botteghe degli Argentieri, ed Orefi-
ci , in una lunga Brada coperta.
Dopo definare, venuto il Giudeo à ri-
pigliarmi, andammo nella Mofchea di
Vcccrfalì, lenza elferc impediti da quat-
tro Mullah, che vi llavano orando. Que-
lla tiene una piazza fola , o chi ollro , da
^ui per tre porte fi entra nella Mofchea,
che tiene la fua galleria follenuta all'in-
torno da 12. buone colonne di marmo
yerde j oltre fci più grolle bianche , che
fono
250 Giro del Mondo
fono avanti le mentovate porte . E' co-
perto il tetto eia 15. cupole di piombo
ben fatte. A’4.angoli citeriori della Mo-
fchea fi veggono 4. ben alte Torri di
pietra viva ;
e nel mezzo del chioftro
un fonte ben tatto , per lavacro do’
Turchi Al didentro tiene cinquej
.
cupole; quattro negli angoli, cd una
grande nel mezzo, ioftenuta da duej
gran pilaftrije dipinte tutte di arabefehi.
Nel mezzo pendono molte lampadi,
giuda il loro coftume , ed a fini lira del-
la nicchia è un pergamo di marmo fic- ;
come a delira un palchetto alto e ferra- ,
to di gelofic per lo Gran Signorejed un’
altro a finiftra, a piedi dei pilaftro , però
fenza gelofieril pavimento era parimen-
te coperto di buoni tappeti.
Paifai pofcia ad ottervare il palagio
del Gran Vifir ; dove giunto non trovai
magnificenza corrifpondente alla gran-
dezza del tuo porto , ma una comoda^
abitazione alla maniera T urehefea. En-
trammo primieramente in un gran cor-
tile , nel quale erano le ftalle , ed ufficia-
,
Ji delle fictfc Indi pattammo ad un fc-
.
'
‘'/tondo , nei mezzo del quale era una
Rintana e molte perfone a cavallo, che
;
/iSt-IO-ii#.
a.fl|ftevano a’ fervisi di sì alto Mi-
-f
>
DelGemeliA 251
niitro . Era in fronte del medefimo
coltile un lungo Solfa, fopra il quale
erano molti, che attendevano Paudieza.
Negli appartamenti non fi potè palfare,
onde convenne ritornarmene indietro.
Per iftrada incontrammo una Spo-
la che era condotta a cafa del Aio
,
marito. Marciavano a cavallo 50. Tur-
chi a due a due , ed in fine veniva lo
jpofo a man fini fica (
ch’è la più ftimata
fra’ Turchi) ; indi la fpofa in una carroz-
za l'errata, con altre due di corteggio,
poco più avanti ifcontrai l’Ambafcia-
doredi Francia, che ritornava a calh,lò-
pra un cavallo falbo, feguito da otto
ftaffieri , vediti di color roffo, due ca-
maricrì di turchino, e quattro Gianniz-
zeri, tutti a piedi.
JVh'conduffein fine il Giudeo in una
loro Scuola , avanti la quale era gran-*
moltitudine di donne, che tenevano i
loro figliuoli per mano . Entrato den-
tro, trovai all’intorno della medcfima
molte velli appefe ,e fej perfone, che
lonavano. Mi differo , che ogni anno di
quel tempo fi dilaniavano 500. vediti
a’ poveri fcolari di loro Religione ; in_»
che dalia comunità fi fpendonodue mi?
la feudi ; ed in fatti vidi varj fcolari ve-
diti
.
252 Giro dei. Mondo
Aiti di nuovo da capo a piedi in mia prc<
fenza
Il Venerdì 25. per clTer giorno della
Natività di Nodro Signore Giesù Ch-
ilo, andai a fentir Meda , e confettarmi
nella Chiefa de’ Ragufeì , polla dentro
la Città vecchia ; dove venne un Padre
Cappuccino , Cappellano dell’ Amba-
iciadore di Francia a dirla, nò efifendovi
altri Sacerdoti Cattolici-Per efler il Ve-
nerdì giorno fedivo fra’ Turchi, nel
quale il Gran Signore và alla Mofchca,
com’è detto altre volte, fatte le mie di-
vozioni andai a vederlo : ma lo tro-
vai di già entrato a far le preghiere nel-
la Molchea di Sultan Selinijficchè appet-
tai due ore, per vederlo ufeire. Andai
odcrvando fra quello mentre la carroz-
za , e corteggio . Ella era di legno dora-
to per tutte le parti , con geiofie di le-
gno , ch’erano aperte , fuorché quella.,
di dietro In vece di cojame era coperta
.
d’un panno rodò fino , e foderata di
drappo di feta giallo co fogliami d’oro,
rivolto fopra, in modo che li vedeva tut-
to il legno ; e per ciafchcdun dettati era-
no fcdici pomi d'argento dorati per or-
namento . Perche era alta da terra , vi li
juontavaperunafcaletta-•
levatoia d’at-
-
- gento
/
Dei G e m e 11 25 3
gcnto di tre gradini . La tiravano Tei ca-
valli bianchi , fui primo de’q itali , e ter-
zo a Anidra, fedevano idue cocchieri.
In una fola parola, era una carrozza per
un privato Cavaliere d’Italia 5 e fendo
anche i cavalli molto ordinar/: dentro
bensì erano piegate alcune coltri, per
federvififu,conle gambe in croce,dut>
fole perfone, e non più , per la fua drct-
tezza .
Quanto al corteggio erano nel
cortile 200. Giannizzeri con le loro mi-
tre di folennìtà, fatte di feltro bianco »
(lughe tre palmi, e larghe uno, e mezzo)
che cadendo dietro le fpalle, terminano
jndue putite: avanti però,per tenerle
follevate filila fronte, è una piaftra d'ar-
gento ben lavorata, e dorata, che s’adat-
ta un legno , fìccome notai favel-
fopra
lando del Cairo però alcuni ufficiali n 5
5
la portano, ed altri la tengono coperta
di drappo verde .Vi erano altresi a ca-
vallo da 1 8. Chiaùs , con una pinmettaj
nera fui turbante 5 e 50. altri cortigiani
ben vediti, oltre 3 o. Baltagìfimilmente
montati , che aveano una berretta acuta
di color di cannella. Vi erano a piedi più;
Buftagni , che portavano un lungo ber-
rettone rodo , con la punta rotonda del-
la medefinxa larghezza della teda : e II,
dee
254 Giro del Mondo
dee notare , che fi diftinguono quelle]!
perfone di fervigio nel portamento folo
del capo, poiché la verte ogn’uno la_»
porta di quel colore , che gli piace. Era-
no anche in piedi all'intornola carrozza
dodeci Odabafcì ( cioè a dire uomini di
camera del Gran Signore,) che portava-
no in tefta una picciola berretta bian-
ca', come il Corno Ducale di Venezia.,,
con l’orlo guernito d’oro però la pun-
;
ta fi rivoltava in dietro , e lafciava un’a-
pertura . Da una parte di quella berret-
ta era porto un gran pennacchio bianco,
a modo di ventagliojepiù fotto un’altro
di pene nere, per dilettar l’occhio con la
varietà L'Agà de’ Giannizzeri portava
.
rifterta berretta, con gli eftrcmi di telfu
all’intorno , ma fenza piume . V’erano
altresì 14. altri fervidori vediti comcj
alla Romana, d’un drappo di feta, ed
oro; con altra verte di fotto a frange d’o-
ro, e calzone di rafo cremcsì. Colloro
camminavano a piedi, ed aveano una
berretta d’argento dorato , appunto co-
me un’orinale, con un pennacchio nero
diritto dalla parte d’innanzi: i Turchi
glichiamano Ifcioglan ,cioè paggi del
Gran Signore.
Terminate le preghiere vidi ufeire, e
porte
Dei Ge mh ini 255
porre in carrozza, dagl’iftcffi gradi della
Mofchea,il Gran Signore appellatoHa-
met II. Egli era di balìa datura, pieno
di corpo, di faccia bruna,e rotonda, con
una gran barba nera, che cominciava ad
incanutirli; e per quel che dimoftrava
all’afpetto, fembrava avere da circa 50.
anni. Portava piume d’Airone nel tur-
bante, arricchite di diamanti; cd era
veflito di bianco NelPiftcfia carrozza
.
entrò , e fi afiife dalla parte de* cavalli il
Selettar , che porta la di lui fpada,-,
e caccia via mofebe la State » Il
le
popolo lo fahnò con urli , come an-
che avea fatto dentro la Mofchea, coiu
un diffonante concerto di piùilìrumen-
ti, mentre egli orava. Quando volici
partire, fecero ala nell’iftelTo cortile i
Giannizzeri in poftura umile , con lej
mani fopra lo ftomaco; e lo feguitarono
giuda l’ordine riferito, i Chiaùs, ed altri
Inchinava Hametll. a toccare,»
uficiali.
un’idrumento Turchefco , come una
picciola chitarra , e cantare fopra di
quello per alleviamento della malinco-
,
nia cagionatagli da 40. anni di prigio-
ne -Tutto ciò , ch’è detto della lita per-
fona, e velìire, fi vedrà meglio nella fe-
guente figura.
Ri'
Ì5<5 Giro del Mondo
Ritornato tardi a cafa definaiconMf
Graniè, che m’avea accompagnato a ve»
dere il G. Signore.
Sabato 26. pallate, l'opra due ponti di
pietra., amendue le braccia del fiume.»
Tungia, che bagna il lato Settentrionale
-
della Città; trovai a delira una gran Alo-
fchea, detta Gnegni-jenimaret; nella qua-
le entrato, vidi un grande, e fpaziofo cor-
tile intorniato di bellilììme fabbriche^
coperte di piombo per ufo di coloro,
,
che fervono la Mofchea,e de’poveri,che
vi fi alimentano . A
quello cortile può
entrarli per tre porte , che fono. in fron-
te , e a' lati; e per altrettante ii palla al
Chiollro più addentro, compofto di n, ;
colonne di marmo bianco da tre de’lati,
e di fei verdi da quello , dov’è la portai
dellaMofchea;che tutte foltengonoao.
cupolette all’intorno coperte di piom- ;
bo Nel mezzo lì vede una bella fonta-
.
na,cd a'iati due altre Torri , prcfioallo
quali fono altre fiibbriche , eziandio con
cupole di piombo di modo che oltre la
:
grande, fono in quello edificio circaj
100. ditai cupolette.
I a medefima ( ficcomc tutte le altrej
deferitte) ha grandiflìme rendite per gli
uflìcj di pietà, che vi fi efe rcitano come
;
i Uriti-
Del Gemei li? 257
iftruìre i fanciulli, nutrire i poveri, e|j
pazzi della Città. Oltrcacclò vi fi difpen-
fano ogni fettimana ad altri poveri, mille
oke di tifo cotto, ( che montano a mille,
e ottocento libre noftraìi ) e carne fuffi-
cicnte Lafciate le fcarpe a guardare al
.
Giudeo, entrai nella Mofchea,nelIa qua-
letrovai di buoni tappeti coperto il pa-
vimento , e più di mille lampane appefe
nel mezzo ; a delira della nicchia era un
gran palco 5 a finiftra un’altro palchetto,
ed un pergamo molto alto per la pre-
dica.
La medefima mattina di Sabato, per
efier fella di S. Stefano Protomartire^,
andai a fentir ideila in cafa dell’Amba-
feiador di Francia non molto lontana
f
dalla Mofchca ) quale mi ritenne
il
definar feco , infieme con un Cavalier
prancefe, detto il Conte di Friol, e Mar-
chefe de l’Qrada il quale ogni campa-
;
gna afille approdo il Gran Vifir per l&j
direzione delle armi, e difciplina mili-
tare.
Andai parimente la Domenica 27.. a
fentir Mefla nella Cappella dcll'Amba-
feiadore; e nel ritorno entrai a vedere il
palagio di Cara Mullafà,(già primo Vi-
fir, ItrangolaltQ dopo TalTedio di Vienna)
Tartel. R abi-
25S Gino del Mondo
abitato dalla Torcila del G. Signore, cht>
fu Tua moglie: la Tua fabbrica, e cottilo
non ha colà di ragguardevole , che s’u-
guagli a’ palagi d'Italia ; ma Tolo una
gran prateria ferrata in quadro per pal-
la tempo.
Dopo definare pallai a vedere una.,
gran volta detta Araftà, lunga un quarto
di miglio, e coperta di piombo; dautu
lato della quale fi và in un'altra volta di
50. palli: ivi fono tutte le botteghe di
fcarpari,che ne pagano l’affitto alla Mo*
fchea di Sultan Sclim , vicino alla quale
fono fabbricate EfTcndo il giorno chia-
.
ro, e’1 primo dopo il mio arrivo, che cò-
pariffe Sole ; entrai di nuovo in quella
il
Adofchca, per vedere fe nella Torre afi-
niftra, erano eziandio le tre maravigliofe
fcale , che dilli aver vedute nell’altra a
delira: e per potere dalla Tua altacimaj
veder meglio la grandezza della Città.
Il Cu (lode della porta, col pagamento di
pochi para, mi condii fic su, fino al terzo
piano, dove terminano tutte e tre le fca-
le, che fono a lumaca , compofte di 252.
gradini l’tina V’ha però quella differen-
.
za, che la prima, e feconda , che portano
al primo, e fecondo piano, giungono an*.
che fino al terzo ; ma la Tcala polla a de*
9
Del Gemelli^ 25
non conduce, che al ferzo piano fo-
.(tra,
lamence: maravigiiofa fabbrica in vero,
corri fpon dente alla grandezza di colui,
che la fece. L'ai tre due Torri non tengo-
no che una fcain.
Andando il Lunedi 28. a vedere il
ballo de Dcruis nella Muradia, inconrrai
un cavallo morto; e molti Turchi, cho
ftcevano a gara chi potefie ragliarne mi-
glior boccone. Non è altro la Muradia,
che un Convento di Monaci Turchi, po-
llo (òpra un colle dentro la Città : quivi
l'alito trovai una picciola Mofchca, avi-
ti la cui porta erano cinque cupole co-
perte di piombo, foftenure da cinque pi-
laftri Cavatemi la fearpe ( come avea_,
.
praticato nell’altrc Mofchee ) ed entrato,
lenza edere impedito da’ Turchi, come
in Egitto;trovaia'Jatiduebalauftrarc,pec
darvi perlòne di condizione . A delira
della nicchia qn gabinetto ferrato di ge-
lone , alto da terra otto palmi, che mi
differo fervi re per lo G. Signore. A II-
niftra era il pulpito per la predica , ed al-
tri due a’lati,a!ti quattro palmi , e fatti a
modod’una bara quadrata fenza Cie-
lo; dove fuol leggere il Mullah fedendo
con le gambe incrocicchiate. Otto palmi
l'opra ilfolajo,era ilmuroincrudato tut-
B. 2 to
zCo Gino DEt Mondo
tedi fina porcellana; il pavimento co-'
perto di buoni tappeti ; e gran quantità
di lampane appefe nel mezzo.
Pallai quindi a vedere le abitazioni,
che fono intorno la Chiefa , per ulbdc',
Rcligiofi; e poi in altre danze, nelle qua-
li trovai quantità di poveri , che riceve-
vano per liniofina piatti di grano cotto,
cd un poco di carne , e pane ciò : che fi
dittribuifce ogni Lunedi, c Giovedì, che
fi chia-mano giorni del giro.
Fatte le preghiere di mezzo di , il Su-
periore co'Dcrvis,o Religiofi pafsò dal-
la Mofchca in una danza vicina ; dovo
era nel mezzo un palco quadro, col pavi-
mento di tavole, alto tre palmi da terra,
c ferrato da balaudri lontani dal muro
qusttropalmi;nel quale fpazio ledevano
all’intorno più Turchi . Per una fcaladi
dieci gradi fi montava su d’un’altro pal-
chetto, lungo il muro, con un gabinet-
to ferrato di tavolefin cui, degli otto Der-
vis,chc vi entrarono, fei fonavano flauti
c tamburi; uno cantava, ed un’altro(cef-
fando la mufica) predicava . A capo del-
la danza erano due fedie feoperte, alto
fei palmi da terra: in una s’adiie il Supc-
riore, e nell’altra un vecchio veditodi
rodo; a’piedi de’ quali ledeva un’altro
VCC;
Del Gemelli. 26 r
vecchione veftito di verde , come il Su-
ed all’intorno del palco deferit-
pcriore;
to, dalla banda di dentro, gli altri Dervis.
L’abito dicoftoro non c limitato, ma
ciafcheduno fi drappo ,
verte di quel o
color, che gli piace ; la berretta però dee
efier di lana bianca , e fatta come un pan
di zuccheroiè ben vero, che il Supcriore,
ci due vecchioni portano di più la Sella
intorno, con una tovaglia al collo.
Cominciò la cerimonia del giro uno
degli otto, ch’erano nel palchetto fupe-
riore , con tuono aliai lugubre , corno
quello fi pratica fra noi nelle lamenta-
zioni dì Geremia
Settimana Santa_> ;
la
dopo di che il Superiore fece una predi-
chetta , efplicando anche un libro , che
fileggeva da due in due verfi,con molta
gravità, da un Dervis feduto al fuo lato*
nel mentre i Religiofi con molta fom-
miflionc ballatala tefta , afcoltava.no*
Durò l’efplicazione mezza ora ; dopo
diche fceieil Priore dalla catedretta , e
lipofea federe fopra un tappeto, con le
gambe alla maniera de’ Turchi. Rico-
minciò dal palco il Dervis a cantare , e
leggere in un libretto con l'ifteflb tuono
malinconico : finito eh’ ebbe , fi tocca-
rono i flauti
,
e) tamburi , al filone do*
^ i
262 Giro del Mondo
quali rizzati in piedi il Superiore, e’1
vecchio vcftito di verde iuo compa-
gno , fecero un ridicolo ballo Si alza- .
rono appretto gli otto Dervis , c pattan-
do per lo luogo, dove s’ era tornato a
federe il Superiore , chinato il capo , o
rivolti al medcfimojgii fecero umile ri-
vcreza;alla quale fittola di nuovo in pie-
di il Priore, corrifpole con cortefia,e poi
tornò a federe . Dopo di ciò gli otto Re-
ligiofi lì levarono fopravcfte , reftan-
la
do con quella di fotto ferrata come_>
una gonna ed una mezza cafacca di fo-
,
pra in sì fatto abito , uno appretto
.
l’altro pattarono avanti il Supcriore,
facendogli riverenza , cominciarono a
girare inrorno con le braccia aperte, e
piedi nudi fermi l’un fopra l’altro; che
io non sò, come non cadeffero. Si rego-
lava quello pendo ballo amifura, che
gli ftromemi tonavano piano, ©veloce-
mente e durò in tutto mezzo quarto
;
d’ora. Terminato il primo ad un certo
legno, s’alzò il Superiore , e fece due ri-
verenze arazzi Dervis,i quali corrilpo-
fero con umili inchini;dopo diche prin-
cipiarono il fecondo giro , che durò ri-
fletto fpazio , con riflette riverenze in_,
fine . Quindi cominciò il terzo , e finì
colle
Del Gemel'liI 2 63
colle medefimc circoftanze: dopo le_>
quali mezzo il Superiore ( che
entrò in
innanzi camminato avea pian piano, e
grave col vecchio fuo compagno ) e_>
girò Còpra un piede galantcmente,come
j
Dcrvis ; dandogli maggior garbo
luoi
il fiocco , che cadeva dalla fua SefTa . Vi
era fra i medefimi un vecchio di 60. e
più anni , che non so come refiftefie a
nó cadere fiord ito a terra. Qucfio quar-
togiro fu accompagnato dagli ftrume-
ti e dal canto d’uno degli otto, che era
,
Copra; e fini con le folite riverenze .Do-
po di ciò un vecchio lede non so chej
in un libro, ed il Superiore rcplicollo,
al quale tutti i circoftanti rifpoicro con
un’acclamazione fpavcntevole ; e i Dcr-
vis fi ritirarono , baciata prima la mano
al Superiore.
Ritornai a cafa alleai, ora, per ve-
dere quefta pazzia Turchefca , fintile al
giro de’ Cervi , quando fono in amorej
c che, per lo continuo calpeftio,rende lu-
cido pavimento di tavole, come un
il
marmo. Trovai avanti la porta della.*
mia ftanza alcuni involti di robbe c di- ;
mandatane l’ofiefla mi dille , chVrano
3
d’un Turco venuto all’ora da Cofianti-
,
.nopoli.In tato fopravvènc M f
Vancle-
R 4 ve
2(54 Giro dei. Mondò
ve (cheini avea fatto darla camera)cmi
riferì che avea avuto parole con quel
,
Turco , il quale era venuto con te-
meraria inciviltà a farmi ufcire dalla ca-
mera per entrarvi in mia vece ; dicen-
,
do che per clTer egli uomo giufto e di
, ,
buona legge , ed io di cattiva , ed infe-
dele, dovea eflfer preferito : tanto più,
che era ftato altre volte nella mede-
fima camera'. Yanclevc gli rifpofe,
che la camera era fiata prefa per uiu
Franco , che non avrebbe mai /offerto
tal villania da lui e che poteva altrove
;
provvederli, ma il Turco perfiftendo
nella Aia impertinenza, la beiate avanti
la porta le robe /addette ; borbottando
fe n’era andato dal Cadì , per far efe-
guire ciò che diceva . Ciò udito , ferrai
la porta, ed attefi , che veniflejcomcin
fatti di là ad un’ora ritornò , e bufsò la
porta tre volte , ma io non volli aprire,
e lo mandai in malora : di maniera tale,
che vedendo pari difficoltà in me, enei
Cadì ( che non avea voluto pigliare im-
pegno con Franchi ) lì pofe la notte al
;
coperto d’una loggia , aperta per tutti i
lati, e freddiffìma; effondo in tempo, che
il paefe era tutto gelato con tre palmi di-
«cve. Ivi patendo egli; e’1 fuocompa*
gnq
Del Gemei,! iÌ 265
gno freddo intollerabile 3 non fecero al-
tro tutta la notte , che bruciar carboni,
pcrfcaldarfi un fianco , mentre l’altro
fi tornava ad agghiacciare fulla morbi-»
dezza delle tavole . Io da dentro/enten-
do bene fpeffo foffiarc il fuoco col man-
tice , non faceva altro , che ridere , c di-
re,che l’uomo della buona legge palfa-
va una peflìma notte, e quello della ma-
lafi ripofava in un comodo letto , e
camera . Al far del giorno fi parti il po-
vero Turco con le labbra gelate.
Martedì 29 andai a caccia nel Calale
.
di Caragafci, abitato da’ Greci ; on-
de mi convenne palpare il fiume Tun-
gia , vicino la Città dalla parte di
Oriente , fopra nn ponte di dieci archi,
detto da’ Turchi Jenichiupri (cioè a di-
re, Ponte nuovo); cento palli più avanti
il fiume Merici , fopra un ponte di le-
gno , e fopra un’altro la palude. Vengo-
no ad unirli quelli fiumi a mezza lega_»
dalla Città . Poca caccia potei fare cosi
folo ; rapendo il Giudeo più di lingua-,,
che di caccia.
Cadde gran quantità di neve il Mer-
cordi 30 . che cagionò cccelfivo freddo;
con tutto ciò volli ufeire il Giovedì ulti-
mo deihiefe
- —- , e *per mia —
ventura‘
•
incori,-
«
tra*
266 Giro del Mondo
trai il Kam de’ Tartari fopra un cavallo
falbo , che fc ne ritornava dal Serraglio
al fuo palagio , che è in un Calale fei
miglia lontano da Adrianopoli. Egli fi
era di giuda datura , bruno di volto , e
d’afpetto fiero, ma di età cadente, di 80.
anni incirca. Era ve dito di color verde,
e portava in teda un Carpàs,o montiera
dello dello colore all'ufo Tartaro, nella
quale erano polle due lunghe pennej
diritte, che s'incrocicchiavano nell'alto.
Lofeguivano 20.fervidori a cavallo ben
vediti alla lor maniera; oltre altrettanti
nudatigli appretto dal G.Vifir,per ono-
rarlo.
Venerdì primo di Gennaio 1694. ef-
fondo giorno fedivo fra' Turchi andai ,
avanti al Serraglio, per vedere udire il
G. Signore Quattro Budagnì a caval-
.
lo portarono prima alla Mo/chea gli ar-
nell di panno rodo , per coprire il pal-
chetto: dopo qualche tempo, che già
poteva edere mezzo giorno, lì videro
20. Chiaùs a cavallo, approdo a’ quali
venivano 14. Ifcioglan ,0 paggi del G.
Signore, è circa dicco Grandi della Cor-
te anche a cavallp;ed in fine la carrozza,
accòpagnatada iz.Odabafci , o uomini
di camera , da 12. £unuc hi bianchi o ,
neri
e
De1 GemeliiI’ 2 67
neri a cavaliere da più Baltagi a plediivi-
cinolaMofchea eranoin arme nella piaz-
za da 400. Giannizzeri . li Gran Signore
era nella medema carrozza , che dilli di
fopra, dalla quale venne fuora /lilla por-
rà della Mofchea , detta Àdoxadia , pref-
loal Serraglio . Oflèrvai , che portava
una velie di fera a color di rofa feccstj:
ornavano la.fua berretta picciole penne
nere , fu le punte delle quali erano alcu-
ne macchie bianche > e rode , che /opra
la fronte facevano vaga veduta: all’orlo
della berretta erano ben grotti diamanti,
podi infieme in un gioiello fatto a pira-
mide, da’ lati del quale pendevano più
catenctte d’oro , che fi annodavano da_,
dietro. Effondo /aiutato dal popo!o,cor-
rifpofe gentilmente , chinando molto la
teda. Dopo di lui ufcìdi carrozza il Se-
lettàr ( al contrario di Criftianità , dove
il Padrone retta l’ultimo ) che portava.»
lafcimitarra. Finita l’orazione, che durò
un'ora , lo vidi ufeire dalla Mofchea col
medefimo feguito : però non portava la
berretta (che avea lafciata in mano d'un
fervidore) ma un turbante verde cono
Seda bianca , ed un’altra vette gialla di
Zeta Entrato il G- Signore in carrozza,
.
/aiutò il popolo da amendue le parti,
paf*
c
'26S Giro del Mondò
paflato che fu , tutti i Giannizzeri j e
Signori del corteggio fe ne andarono
pel’ fatto loro, fenza accompagnarlo,
Ho notato feparatamentc l’ufcite vedu-
te in due Venerdì, acciò pofla il lettore
dafe fteffo riflettere a qualche picciolaj
varietà d’accompagnamento nell’ima,
nell' altra; riferbadomi in un capitolo ap-
parte dichiarare i varj nomi degli Uficia-
liTurchi, che compongono la numero-
fa e Imperiai Corte di quello Monarca.
,
Non è altrimente vero quello chej
leiatìon du fcrive il Tavernier > che il Gran Signo-,
serrante* re porta tre egretti fui turbante, infe*
p a S'i ®4* gnode’tre Imperii a lui foggetti, cioè
Coftantinopoli, Babilonia , e Trasfon-
da; poiché in tutte ledue volte , non glie
n'ho veduto che uno; e molto meno
quello , che narra del G. Viflr, cioè, che
quando va alla guerra, il G. Signore gli
dona una di quelle piume in virtù del-;
la quale i Giannizzeri lo falutano,e rico-
nofeono per loro Superiore:e che perciò
ficonofcc quando il Vilir è in campa-
gna, dal vedere due foli egretti fui turba-
te del fuo Signore. Certamente informa-
tomi da molti Francclì ( oltre il teftimo-
nio degli occhi proprj) mi dittero , chej
tempre l’hanno offervatg con un folq '
egrct-
e
Del Gemellò 2i$9
«gretto; e che avendo piu volte veduto
partire G. Viiìr per gire alla guerra., »
il
giammai non era loro occorfo di vede-,
re un tal donativo; ma /blamente il Gran
Signore, a/fifo su d’un’alto palco , /òtto
il quale pa/Tando quel Minibro, fcendo
da cavallo , e prottratoiì umilmente per
terra, gli è polla su le /palle una vefìej,
che gli dona il G. Signore; il che li prati-
ca eziandio con tutti i Bafsà, che vanno
alla guerra.
Sabato 2. mi trattenni qualche tempo
in una brada, per veder venire il G. Vifir
alferraglio.Lo precedevano. io.Chiaùs,
circa óo.T tirchi di qualità > che e/fendo
ritornati da'loro governi, lo corteggia-
vano per loro pretenfioni . Seguivano
da 60. fervidori a piedi , in mezzo de*
quali veniva quello primo Minibro, ve-
1
flito di rollo, l’opra un bel cavallo nero.
Egli li era di giuba batura, ed all’a/petto
inoltrava d'ebere in età di 54.111 5 5. anni.
Mi diflero, ch’era molto inchinato alia_»
caccia.
Domenica 3 .dopo aver /entità la Mef-
fa, fui a vedere il palagio del G. Muphtì
(ch’ècomeun Papa fra’Turchi ) vicino
la Mofchea d’ Alim Selim ; e lo trovai di
bruttura men che mezzana. Y’erano due
ca-
270 Giro del Mondo
carrozze ndcortiJejpcròverfo mezzodì
10 vidi ufcirea cavallo con dodici perfo-
ne corteggio.Era veftito di verde, eoa
di
un gran turbante dello {lofio colore ;iiu
giorni folenni però vede di color bian-
co : dimoftrava edere in et.i di 80. in 8j.
anni.
Avendo M
* Graniè corrifpondenza
dentro il ferraglio, col fuo mezzo fui in-
trodotto il dopo definarea vederne par-
te; ciò che difficilmente fi permette a’
Franchi. Entrammo prima nelle duo
Halle, che fono vicine a quello Heal Pa-
lagio : nella prima erano 50. cavalli per
gli Paggi nella feconda altrettanti per
;
(ervigio del G. Signore, di miglior quali- i
tà, e governati con incredibile diligenza.
In una ftanza vicina mi furono fatte ve-
dere da un Buftangì le felle , briglie tar- ,
ghe, valdrappe,ed altri arnefi ricchi filmi
d’argento, c d’oro , tcmpe/lati di rubini,
Smeraldi, e turchine, per ornamento de’
cavalli, de’quali fi ferve ordinariamente
11 G. Signore,e’ /'noi favoriti . Avanti il
medefimo palagio fi vede una piazza.»
d'un miglio, in mezzo della quale è una
fontana, e l'afta dello fiendardo ,dove (i
pone quello di Maometto in tempo di
(edizione; acciò i fedeli prendano l’arme
per
De l G e m e i L il 27 i
pergaftignre i colpevoli.
o
férray (che in linguai
IlYerraglio,
Perfiana vuol dire Cafa Reale) è una
fabbrica bene ordinata in luogo piano,
vicino al fiume Tungia . Tiene di cir-
cuito due miglia, con fette porte per
:
comodità dì coloro, ch’entrano, ed efco-
no; oltre quelle de’giardini, che occupa-
no molte miglia all’intorno .Entrammo
adfique accompagnati dal Buftangi per-
la più grande,e frequentata porta, in una
gran piazza di cento pafli inquadro, co-
perta all’intorno, per poter paffareda
una in un’altra delle altre 3 porte, che vi
,
corrilpondono. Entrati a man delira,
nella prima e feconda cucina vidi più.
Halvaggì, oHacci 7 cioè cuochi) con lo-
ro berrette bianche acute, ( tanto quan-
to l’altre)i quali apprettavano il man-
giareper lo G. Signore, e l'uà Corte; in_»
luogo però feparato da quello, ove (1
cuocono le galline, e caftrari Nella ter- .
za trovai iconfetturieri , che fan fot bet-
ti, ed altri lavori di zucchero, veftiti , e_>
maniera. All’incon-
coperti dell’iftetta
tro la gran Porta fi ha l’ingrefib negli
appartamenti degl’ Ifcioglan , o paggi
del G. Signore . Non hanno co fa alcuna
di ragguardevole , che polla uguagliarli
a’no-
,
^72 Giro del Mondo
à’noftri palagi d'Italia 5 ma fono come
lunghe Tale , nelle quali fanno tutti i lo-
to efercizj. Sopra di effi è un Belvedere
per le donne, che tengono le ftanzciyi
?
vicine. I.a terza porta dà 1 adito agli
appartamenti Reali, dove non c per-
metto l’entrare.
1
Di HametlI, che all’ora imperava,
non faprei che dire; imperciocché per
molto che avelli proccurato d’ infor-
marmi, perfona del Mondo nò mi Teppe
dire lefue particolari inchinazioni 5 of-
fendo egli fiato in prigione molti anni, e
1
perciò fvogliato del tutto ; poco dedito
alla caccia , ed alle donne tanto, quanto
!a fragiltà umana lo facea cadere. Avea
però piacere di render gi u Clizia per tutti
i Tuoi Regni, premiare i buoni , e gatti-
gare i mali , Ebbe da un parto della Sul-
tana due figliuoli mafehi , de’quali uno
Eolo era vivente chiamato Ibraim ; fono
però in vita due Tuoi nipoti figli di Ma- j
homet IV. filo fratello, uno chiamato
Muftafà di anni 3 r. l’altro Hamct di 18.
rinfcrrati in prigione per l’antica politi-
ca di loro cafa
CA-’
Pel Gemelli. 273
CAPITOLO TEP^ZO.
Isi deferivano i differenti fiati di Cortigiani>
e perfine , che fervono nella Corte
Ottomana .
Sfendo la Corte di quello Impcra-
E dore approdò di lui in Adrianopoli,
edavendone avuto a parlare co’termini
Turchefchi ; ho {limato bene per intelli-
genza di chi legge, farne in un Capitolo
Separato l’efplicazionc : avendo io con_>
ogni (Indio proccurato di faperne il net-
to da’Turchi medefimi, e da Europei,
che per molti anni v'han fatto dimora.
Cominciando adunque dagli Eunuchi,
chcfonoi più (limati nella Certe, eglino
fono di due fpezie:neri,e bianchi 1 neri .
hanno in guardia il fonte delle delizie.?
Ottomane , che fono gli appartamenti
delle donne; e perciò fifcelgono i più
deformi, che fpa ventano fola mente tu,
vedergli. Sono eglino caftrati in tutto a
pancia rafa, perla grandiflìma gelofia_»
degli Orientali; ed abitano feparatiiruj
buonecamere, con ottima regola edi-
fciplina, quantunque (ìanod'un prodi-
giofo numero . Il lor Capo in lingua-.
Vane I. S Tur-
274 Gmo rei, Mondò
Turchefca fi dice Kislaragaft, o
gufi, cioè curtode delle V ergini, o fopran-
tendente alle camere delle donne, del*
le quali tiene le chiavi. Coftui è disi
grande autorità, che parla quando vuo-
Jc al Sultano ; e con quefto mezzo, c col
partici pare de’prelènti, che danno Baf- i
sà alle Sultane, per averne la protezione;
empie la borfa d' immenfe ricchezze.
Gli Eunuchi bianchirono femplice-
mente tagliati , e ftanno in curtodia de-
gli appartamenti del Gran Signoro.
Ma prima di paflàre innanzi, fie benej
fapere,che dell'uno , e l’altro- genere fo-
no migliaia in Oriente; non eflendovi
Maomettano mezzanamente agiato del
beni di fortuna, il quale nò ne abbia mol-
ti in guardia delle fue donne. Quindi na-
fte che fi fa di coftoro grandiilìmo ne-
,
gozio; perche i genitori poveri ven-
dono i loro figliuoli a’ mercanti, i quali
gli fanno tagliare , per rivendergli poi
a cariflìmo prezzo :fpecialmcnte quel-
li, che fono tagliati in tutto (per la gran
dilficultà di rimanere in vita dopo il ta-
glio) che fi coprano tal volta fino a 600,
feudi, quando gli altri fi danno perpo-
co più di cento. E pure ciò, ch’èdi
maggior pregio ipeflì,rj/jpettoal com-
pra-
Del Gemelli^ 275
prafqre , è
per loro dì più grave mùtria;
non' 'potendo render l'orina, che per
mezzo d’ua canaletto d’argento, o d*
altro metallo I bianchi per lo più ven-
.
gono da’ Regni d’Afian , di Butan , Pe-
gù, òracan , e Golconda: e dall’ Africa i
neri , de’ quali i più orridi , fono i più
(limati, c cari ; es’afcrivc loro a gran_>
bellezza un nafo fchiacciaro, o torto, un
guardo /parentevole , una grande boc-
ca ,gro(Iè labbra , c denti fuor del natu-
rale (ito difpofti. Gli uni , e gli altri fono
fuperbi , e lcvcri ; meno però i bianchi,
che trattano più umanamente coloro,
che fono fotto la lor difciplina ; nè fono
cosi fofpettofi, c diffidenti, come neri, i
11 Capo di quelli bianchi fi chiama-»
Capi-agà,o Capu-agafi . Coftui oltre-?
l'cflèrc il primo in dignità, e in credito
fra tutti gli Eunuchi bianchi , è fempre
allato del G. Signore; egli introduce al-
l’audienza gli Ambafciafiorhe tutto ciò
ch'è di gran confeguenzamè può veru-
no entrare , ed ufeire fenza fùa licenza-,
dagli appartamenti del Sultano; lìcthè
rendendoli a tutti neceflario , di facile
giunge a farfi prodigiofamente ricco. Il
G.Vifir medefimonon può entrare dal-
li mpcrador e, lènza efièr condotto da_»
S 2 lui;
.
276 Giro dei ATondò
lui e quando l’affare fuffe incapace di
;
dimora e fi portaile per feri ito, per fuc
, ì
mani altresi dee paffarne la rifoluzione.
Per prerogativa a nuli’altro conceduta,
porta il turbante, e via cavallo dentro
il Serraglio : accompagna il G. Signore
fino alla porta del quartiere delle Sulta-
ne , dove fi ferma , non pattando più ol-
tre la fua autorità . Ha dieci zecchini al
giorno per la fua tavola
Dopo eoftui feguono in dignità quat-
tro altri: cioèi \‘>{v7^adabafn , chchala
direzione di 40 . paggi di camera i lSe- :
frangasi foprantcnclente di tutte le carne-
ire degli appartamenti del Sultano, intor-
no alla pulitezza c riparazione 5 il quale
anche ha parricclar cura de’ paggi, che
confervnnola biancheria , ed accompa-
gnano ne’ viaggi l’Imperadore: ha fotto
di lui un Luogotenente , detto Scrai{et~
odnfì , a chi appartiene di far cambiare
di lei in fei meli i tappeti delie file, e ca-
mere del Serraglio . Il terzo è l’Hazna-
dar, o Cha%nadar~bafcì , che fopranteo-
de Teforo particolare del Sultano, ed
al
a’ paggi della fua camera ; il Teforo pu-
bico, per la paga de’ foldati, eftendo
governato dal Vifir, c tre Tefìcrdar, 0
Tcloriepi generali . £' ben vero ? che da
7
Del Gemelli^ 27
qualche tempo in qua è rettato il nudo
titolo all’Hazriadar, e l’am mini finizione
alChaznakct-odafi quarto Eunuco
. Il
è il KiUrgì-bafcì , o Capo de’ paggi dei
Kilar, confervatore della bevanda per
la bocca del G. Signore . Egli tiene ozia-
tilo tutte le chiavi degli Alugì, che fono
i cuochi, o confetturieri ; ha per aggiun-
to alla fila carica il Kilar- Ketodojì.
Gli altri ufficiali del Serraglio fono
il gran Falconiere, detto Dogangì-bafch
il Kokcdar , che porta la velie reale , o
ciambcrlucco ; ilKikabdar, che tiene lì
Italia il Sultano monta a caval-
quando
,
lo ;
il che porta la di lui fpadaj
Selettar,
ì'Hmmangì-bafcì , capo , e intendente.»
dc’bagni; il Cbiamacì-bafd capo di quel-
li che lavano le biancherie il Gerita
, ;
bty capo di tutti quei, che fiefcrcira-
110 a tirar d’arco ogni Venerdì dentro la,
piazza del Serraglio Quelle cariche^ .
principali fono occupate da quelli , che
iono pattati per le camere degli lfcio-
glani . Veftono eglino a lor piacere,
di quel colore , che loro aggrada , o
portano il turbante fuori del Serra-
glio.
Altri che fervono in uffici più batti, fi
djftjnguono dal portamento della teftaj
3 l
,
27S Giro dhr Mondo
in tre ordini; perche la verte, come dilli,
ogn’uno la porta «a Ina fantafia. Chiama-
no Bufici che portano una lun-
quelli ,
ga berretta rofsa , che cade in dietro, o
termina in una punta rotonda, c larga.-,
come nel cominciamcnto Molte centi- .
naia di coltol o fervono alla cultura de'
giardini del ferraglio ; a porre le /ci le , c
condurre cavalli;ad
i a /filiere a piedi alle
perfone più qualificate , che accompa-
gnano il G. Signore nelle pubbliche fo-
lennità : altri ancora fervono a remare
ne'bergantini, mentre il Sultano va a di-
porto per lo canale Cap>o di quelli è lo
.
BoJÌMigi-bafcì , il quale ha foprantcn-
denza generale non lolo de’giardini,che
fono in Coftantinopoli , ma d’altri con-
vicini altresì: c benché egli ila prefo dal-
labaflezza degli ^
^a- mogiani che fono
/chiavi Criftiani in tenera età proli iru
guerra, o avuti per tributo ; non lafciaj
però la fua carica di renderlo conlidera-
hiic, erifpettato da tutti i Bafsd ;i quali
proccurano conprelcnri guadagnare il
favoredi lui, che fanno effer molto ara-
ti nella grazia del Sultano; perdergli
Tempre vicino , e federi] in fua prefenza
al governo del bergamino quando va a ,
chportopcome dirti, per lo canale.
,
Del Gemelli^ 279
I una lunga berretta
Balogi portano
tefa color di cannella , che termina in_»
a
una punta conica , o a pan di zucche-
ro :e fervono parte a tagliar legna; parte
a montare a cavallo, quando il G. Signo-
re va fuori del ferraglio e partefchej
;
daino eficre Eunuchi)afiiftono alla por-
ta della prima , e feconda piazza del fer-
raglio . Quelli fono fpecificati col nome
di Capigi, onde il loro Capo fi chiama-»
Ctpigì-bafci ; del quale fi ferve il G. Si-
gnore a far porre in clccuzionc i fuoi
comandi.
Quegli che portano la berretta bianca
non molto lunga, nò terminata in acuto,
che rafiomiglia al corno Ducale di
fi
Venezia, fi chiamano Halvigì: e di eilì
quelli che fono impiegati alle cucine.?,
fpeeialmente fono detti <Aragì , o Xaccì >
(opra de’quali ( come del rimanente de-
gli piena autorità il Kilargì ba-
Hnlvagì) ha
fcì
con tutto ciò ogni cucina ha il fuo
:
affiliente , detto ^tragì-bafeì ; e di più il
Mucbekjemin ,il quale provvede di tutto
ciò ch’è neccfiario la cucina , e tavo-
la anche degli Ambalciadori , fecondo
l’ordine, che riceve dal G.Vifir-,
Capo poi dcirinfcrmeria è ’Haftaler-
1
*l»sì? che invigila à tutto ciò , ch’entra
S 4 ed
2%o Giro del Mondo
ed elee dal ferraglie»; e fopra tutto prcn*
de cura, che non vi s’introduca vino.
Tutto quello gran numero di per fono
( che fard alle volte di io. m. fecondo
l'inchinazione del Sultano ; però di pre-
ferite non farannopiù che ^.m.) corno
s’è detto , è di figliuoli nati di padre o
madre Criltiana, prefi in guerra, o tolda
forza dalle braccia de’geriitori nelle Pro-
vincie di conquida porgli Bafsà, a fino
di mandargli inprefente al G. Signore.
Coltili poi fa ia feelta de’più ben fatti,
per diftribuirgli ne* ferragli , e fargli
iltruiré nella legge, ed eferciz; Maomet-
tani; diftinguendogli in due ordini : uno
degli ^amoghnì più robulti perle fcr-
vigio, come tono i Daltagì, Halvao}, e Bu•
flangia l’altro più con fiderato degl’l/Wo-
glani, desinati per le grandi cariche dell’
Imperio : ed in quelli, oltre la perfezio-
ne del corpo, fi ricerca buon talento, o
fpcranza di riufcita.Sono con gran follc-
citudine, e fevera disciplina allevati; pai-
landò per quattro camere , che dico-
no Oda, dove apprendono gli efercizj
nobili convenienti a perfonc, che fervo-
no un si G.Monarca,e deno avere col tò-
po il carattere di fuoi paggi, cgcntiluo-
minUiano per pedagoghi gii furi udii
bìaji; •
Del Gemellò 281
bianchì , i quali gli trattano feveramen-
tc, minimi falli afpramente gli bi-
c per
donano 5 in maniera tale, che bifogna_,
loro gran fofferenza, per arrivare alla
quarta camcra,dove fono i più ragguar-
devoli, con ficura fperanza di pervenire
alle più alte cariche dellTmperio.Quan'
tunque eglino debbano eifere di padre,
e madre Criitiani ; non lafcia con tutto
ciò il Capi-agi, o gran Maeftro del Ser-
raglio d’introdurvi figliuoli di Turchi,
che promettono buona riufeita.
Sono anche dentro il Serraglio da_»
500. in 600. donne vergini , parte prefe
in guerra , e parte venute dalle Provin-
cie per tributo, o mandate in prefenre
da’ Bafsà , per fervir d'unico follazzo al
Sultano 3 il quale di quando in quando
dalle cure nojofe dell’Imperio palla nei
appartamenti
loro deliziolì
Prima di ufeir del Serraglio, non farà
propolìto dir qualche cofa dej*
fuor di
Bafsà perche eflì non fola mente fono
;
[celti dngl’Ifcioglani , ma compongono
la miglior parte della Corte del loro Si-
gnore.
Il nome di Bafsà è un titolo onorevo-
le comune a tutti i Grandi della Porta,
che fi diftinguono per la differenza delle
loro
28 2 Giro dei. Mondo
loro cariche: però i quattro principali
fono il Vizir-Afem , o gran Vifir , il
Caimecan , Governatore di Coftanti-
nopoli , il Bafsà del Mare , c l’Agà do'
Giannizzeri Coftoro fono sì ragguar-
.
devoli per le loro dignità, che depongo-
no tal volta, ed cfaltano al Trono itoli*
tani , comeè fncceduto a M ufi afa ed ,
Ofman Imperadori effondo queft’ ulti-
;
mo morto in prigione, perman dTin_>
carnefice ; nulla però di manco foggiaci
ciono i mede fi mi, per leggiere caufe, al-
l’indignazione dell’Imperadore,che con
la teffa toglie loro ibeni,e a’ioro figliuoli
altrcsì.benche fuffero nati di fuaforella.
Portano i Bafsà Vifir tre ftendardi, a
ciafcuno de’ quali è attaccata una coda
di cavallo , del color che loro a agrada,
fuorché del verde, del quale poflono
colorire follmente l’afta . L’origine di
talcoftume dicono cffere ftata, cho
avendo perduto il loro ffendardo in una
battaglia co’ Criftiani , e perciò avviliti
i loldati; il Generale Turco troncatala
coda ad un cavallo , l’attaccò ad un le-
gno., ed alzandola in aria, diffe: ecco qui
la bandiera chi mi ama , mi fiegua; on-
;
de riprefo cuore i Turchi , invertirono i
Criftiani, c guadagnarono la battaglia.
Del Gemeui. aS?
Quelle code non pofl'ono porle nelle lo-
ro bandiere gli ufficiali fubaltcrni: ì Baf-
sà, che non iòno Vifir ne portano due,
come anche Bey ma Governadori di
i ; i
picciole Provincie , non ne portano, che
una Il G. Signore in campagna ne ha
.
fette, in Pegno del dominio che ha in-»
,
fette parti oclimc del Mondo onde
, 5 i
'
Turchi gli dan titolo di Signore di tutti
iRè
IlGran Vifìrè il Luogotenente Ge-
nerale dell’Imperio, e degli hferciri, co*
me Capo del Configlio ; e con alToluta
potefìà comanda fotro gli ordini del G.
Signore , di chi tieneil fuggello. Nel
Divano ha per Co 11 fui tori Tei altri Vifir
di banco , o Configlieri di flato , i quali'
non han punto di voto deliberativo, ma
folo confultivo ; nè potino ingerirli ne-
gli affari di flato , lenza elìcine diman-
dati .Il credito di quefìo Miniflro èco-
si grande, che il medefimo Sultano nel-
le maggiori occorrenze dipende dal fuo
parere, e nel cónlìglio ic lite propofttj
iòno decreti 5 con tutto ciò bifogna, che
egli Aia molto cauto , perche fe fi arri-
fchia a proporre cofa contra Tumore del
fuo Monarca , facilmente muore ftran-
golato. La fua Corte farà comporta-»
di
284 Giro bel Mondo
di 2000. Domenici. Quando dà alcuno
è vilìrato , per molto che fia perfona di
gran qualità, non s’alza a far compiime-
li , fuorché al Gran M
uphti , il quale ha
Io fteffò onore dal G. Signore.
Il Caimecan o Govcrnadore
, di Co-
ftantinopoli, è Luogotenente del G. Vi-
iìr,e nella di lui affenza folamente efer-
cita le funzioni di tal carica, anche di dar
audienza agli Ambafciadori; fenza effer
loggetco al rigore del Principe in calo di
mancanza, perche ogni difetto s'attribui-
fee al primo Vifir.
Capitan Generale , ed Ammiraglio
dell’armate navali è il Bafsà del Maro;
lìccome i Bey Governadori delle Pro-
vincie maritti me, e Capitani delle galeej
del G. Signore , che devono edere Tem-
pre all’ordine per porli incammino ad
ogni comando.
L’Agà,o General Colonnello de’Gia-
da’Turchi Vingerì
nizzeri, detto -
in si gran confiderazione , cheniduno
può, com'egli , avvicinarli al Principe
con le mani libere ;
quando l'ifteffo G.
Vifir è obbligato portarle inCroce su lo
ftomaco con molta fommeifione. Per
altro comanda un numero confìderabile
di circa ioo.m. Giannizzeri? non perche
jveri
1
Del Gemelli. 285
jvefi fieno tanti , ma perche molti per
farli e/enti dalle tatti?
,
proccurano coilj
mezzi arrollarfi in tal milizia.
1
Seguono in dignitàri Belgierbey, chefo-
nocomefovrani ne'Joro governi gene-
rali ;ayendo lotto la loro autorità i san-
fin csbey, oGovernadori de’Sangiacchi,
cProvincie particoIari,ehe fono ftimati
ipiù bravi della foldatcfca Ottomana.
ISpay fanno un corpo confiderabilej>
di cavalleria, e vivono ne’loro Timar,o
feudi (che loro dà il G.Signore a mifura
de’fervigi) come tanti Signori; nè fi
può lor togliere tal conceflione a meno
diveder mancare il fior de’foldati in_»
tempo di bi/ògno Lo fletto accade an-
.
che co' Zaini , che fono foldati a cavallo
come i Spay , e godono di famigliami
•
feudi.
IChiaùs fono come cfccutori degli
ordini del Sultano, quando gli vicn vo-
glia d’aver la tetta d’aleuti Baisà , o farlo
prigioniero; e’niedefijtni a cavallo accó-
pagnano il G. Signore , quando va fuori
del/erraglio , come di fopra ho notato
Capo di dii è il Cbiaùs-bajcì.
VEmìraburbafiì, benché abiti fuori, fer-
ve al ferraglie da feudiero maggiore c
quando il G.Signore fi moftra in pubbli-
co.
286 -
Gmo del Mondo
co, egli cammina avanti.
Tiene la chiave del pane che , fi difpe-
fa dentro il Serraglio il Corneggi- bafd,
benché dimori fuori.
Il Capo di quelli , che efiggono il tri*
bufo, è detto Caragì-bafcì ; il quale dee,
fecondo il bifogno, provvedere di dana-
io per le fpefe pubbliche, inficine col
Doganiere, e Capo de* mercanti} fcnza,,
che il G. Signore fia obbligato a por ma*,
no nel teforo fegreto . Quello è un tri-
buto dicinque ducati, che paga ciafche-
dun Criftiano (toltone i Franchi) o Giu-
deo, che faccia domicilio in Levante^
però meno pagano gli Armeni, che
Giudei.
IlGranMuphtì è il Capo della Reli-
gione Maomettana , ed Interprete dell*-*
Alcorano } ma perche i Turchi confon-
dono le leggi civili con la Religione , ed
obbedifeono a quelle , come ad altretta-
li principii di Religione padano perciò
;
i Muphti>e* Cadi indifferentemente per
perfone di legge, come fc non fi differif-
ìcroi Giurifconfulti da’Tcologi tondo
atlofpeflfo i Muphti dan configlio nelle
fcaufe civili, e criminali . Da tutto ciò
nafee, che fra di loro non vi è fupcriori-
tà Hcclefiaftida^e che il Gran Muphti
non
Dei. Ghmhiii.’ 287
Giudice d’appellazione degli altri
non è
Muphtijcome ne anche Superiore de-
gli Iman, o Prctijriconofcendo cialche^
dunoilfuo proprio Superiore . Per al-
tro il G.Muphtì di Coftantinopoli vien
datimi rifpettato , come
quello che^
iiegue Tempre la Corte del G.Signore, à
differenza degli altri. Muphti,de’quali
ne fono molti per tutto l’Imperio .
Ifoldatipoi non potendo cflfer giudica-
tiche da’ loro particolari Giudici, che
fono i Cadilefcheri di Natòlia, e Ro-
mania , fanno che la dignità di cofloro
fa molto ragguardevolcj e che abbiano
lidia nel Divano apprettò il Vifir , in fe-
ròdo luogo dopo i Muphri. Nelle Città
grandi fono Giudici i Mullah, o Mula,
lnbordinati a’Cadilefcheri nel civile,
manel criminale non riconofcono al-
cun Supcriore : a quelli fono foggetti i
Cadi, che rendono giudizio nelle Ter-
regrandi , e iNaipi nelle picciolc abita-
zioni .
Quei Preti che fervono nelle Mo-
fchee a guifa di Curati , fi chiamano
Intani ,0 Emomi Lettori della legge,
: i
perla gioventù Hoglas: i Predicatori
Scheiki : c quelli , che gridano da l'opra
le Torri per chiamare ripopolo ad ora-
te Muczimi. Gli
288 Giro dei Mondo'
I Dervìs, o Rcligiofi Turchi, quan-
tunque oftentino grande ipocrifia, non
vivono in comune ne i ior Conventi,
ma nelle proprie caie con le loro mo-
gli c figli , con una certa paga che lo- ,
ro dà il Sultano di 30. 40. e 50. afpri per
giorno ; fono obbligati bensi di affilierò
ai Convento ne’ giorni, ed ore delti-
nato .
CAPITOLO QVARTO.
Si narra il viaggio fino a Cofiantinopoli.
A
mi da
Vedo determinato
Mr
Pietro Antonio Calcagnar
.
di partirmi per
Cofiantinopoli, andai a licenziar-
di Ciamberì Barone di Caftelnuovo, ed
Ambafciadore del Re di Francia alla_,
Porta, il quale mi fece grandiffimeef-
jprcffionl , ed offerte . Egli fi era in vero
im Cavaliere di molta prudenza, e ma-
neggio: ficcomc diede a divedere balte-
volmente in far che il Sultano non por-
gcfle orecchio alle propofizioni di pace,
e continiiaffe la guerra contro la Lega;
dall’ aver fatto ricuperare a’ Cattolici
(
ficcome altrove è detto ) i Santi Luo-
ghi di Geriifalemme , occupati per lo
corfo
Del Gemelli. '289
cor fo da PF. Greci, protetti
di 400. anni
dall’Imperador di Mofcovia:e quel ch’è
di grandi Hi ma con fiderà zi on e, in far or-
dinare dal G. Signore, che il Doganiere,
eBafsà del Cairo, non folo oflervaflero
per l’avvenire fedelmente la capitola-
zione fatta col commercio di Marfegiia,
di efiggere il cento delle mercà-
tre per
zie della nazione là dove gli altri paga-
,
no il venri$ma che reftituifiero eziandio
tatto quello, che aveano efatto di più.
Era io prefente in Adrianopoli, quando
andòunChiaùs al Cairo a farporre.?
tatto ciò ad effetto.
Pigliati in affitto due cavalli permei e
per lo fervidore, a cinque ducati' l’uno
(fatta comparazione con la noftra mo-
neta) partii il Lunedì. 4. per Coftanti-
liopoli , con una picciola caravana di
dÌ4o. perfone j edopo 20. ni. di cam-
coperti di neve, pigliam-
mino, per piani
mo ripofo nel Cafale di Hapfa , in unu*
Jlarvanfcrà in compagnia delle beftie.
Il Martedì 5. ebbi maggiori patimen-
ti, che in tutti meli di cammino fat-
i fei
tifinallora: poiché efTcndo partiti quat-
tr’orc prima di giorno, avemmo a ca-
ulinare fempre fulla neve e’1 ghiaccio,
per paefe parte piano , e parte di coUi-
Tartc L T nei
e
290 Giro bei. Mondo
ne ; di modo che io era agghiacciato!
cavallo , nè avea più moto nelle ma-
ni , e piedi . Palfiammo dopo 20. miglia
per lo grofifo Calale di Baia, (òpra uil,
buon ponte di pietra 5 ed a fine di altre
15. miglia albergammo in una grande.
Terra detta Bergafi , dove il filimeli
palla per un’altro famofo ponte di mol-
ti archi di pietra lavorata . La notteal-
cimi Giannizzeri ebbero lunghi ragio-
namenti fopra la guerra d’Ungheria, di.
cendo : che i Tedefchi fpargevano
molto fangue di Mufulmahi e che la_, 5
loro foldatefca era avvilita a villa di
tanti corpi morti . Quivi mi ricordo
aver’ apparato, che ficcome il luogo
dove fi dorme da’paflaggieri, vien detto
da’ Francali Gi(ie , così da’ Turchi s’ap-
pella Cuìuic.
Perneve che avemmo dal Cielo,
la ,
quella che tenevamo fiotto piedi i ; il
Mercordì 6. non potemmo fare che 15.
miglia , refi,andò la fiera nel Cafale di
Calcitrane.
Partiti di buon'ora il Giovedì 7. non
potemmo fare più che 20. miglia fino
alCalale di Ciorlù, per lo riferito im-
pedimento delle nevi, da cui i cavalli
non potevano tirai: fuori j piedi.
£n-
Del Gemelli» 291
Entrammo poi il Vencrdi s.in paefe
più abitato, con tutto che non avelie.*
punto miglior terreno ed eflèndo paf-;
fatidopo dieci miglia per alcuni Gufali,
ci accodammo alle fponde del canalej»,
predo al quale continuammo il cammi-
no tutto il di, (Ino al Cadile di Sivirli;
dove prendemmo ripol'o a fine di altre
20. Quello villaggio è grande,
miglia.
c tiene un picciol porto, ed un famofo
ponte di 3 2. archi fopra il fiume , e pa-
lude . Sopra la collina vi è un'altro luo-
go ferrato da muraglie antichilfime, che
fi feorge edere fiate fabbricate da’Grcci,
per un’antica ifcrizione, che ivi fi vede
nella . Non ci arreda ramo
loro lingua
quivilungo tempo , vedendofi il terre-
no fgombro di neve, e la ftrada buona;
onde dopo fei miglia ci trovamo nel Ca-
faledi Burgadus, poftoal lido dell’iftef-
fo canale.
Sabato 9. dopo 1 5. m. padani mo per
Chech-mangià picciolo villaggio,pofio
canale Quivi è una buona_>
nell'iftcffo .
potagione, perocché il canale vi fa un
feno di otto miglia di circuito,
picciol
afimigliauza delMare picciolodi Tara-
to, e fi palla con quattro ponti di pietra.
I terrazzani ferrano la bocca, che farà
T 2 d’un
292 Giro del Mondo
d’un miglio, con palificata ; c poi dall’a.'
pcrtiira, ch’è nel mezzo co cafa di legno,
entrano a prendere il pefee; ciòcche ren-
de abitato il fenoda tre altri piccioli vil-
laggi. Dopo altre otto miglia panam-
mo per un’altro ponte, fopra un braccio
di Mare ugualmente comodo per la pe-
fcagione , il quale entrando per molto
fpazio dentro terra, apporta grandillima
copia di pefee , e rende il paefe all’intor-
no abitato da molte borgate.
Domenica io.per colli, e pianure, fat-
te dicci altre miglia, giunfi alla per fino
nella celebre Città di Coftantinopoli.
Quindi dopo aver dato foddisfazionc al
Carergi, o Vetturino , paffai in Galata_,
per ritrovare albergo ; ma effendo tutta
occupata Polleria , che vi facea un Fran-
cefc, mi fu di meftieri accomodarmi per
quella notte, al meglio che fi potè, su
certe tavole in cafa d’un Greco. Non.»
trovai in quello picciolo viaggio lecor-
Lib.i.p-i- tefie, cheriferifceil Tavernier nella de-
CÌ pa
P " fcrizione de’Karvanferas di Perfia,edi
?u i'»8-’
8111,11
Turchia: egli ha il bel tempo in fcrivcre,
che da Belgrado fino a Coftantinopoli
un paflaggiere col cavallo viene fpefato
a’Carvanferas , per legato
dall’aflìftente
pio del morto Fondatore? e che la matti-
na
Dei Gemelii. 293
canon ha che ringraziarlo , e andar via»
fenzaporre la mano alla borzaj perche^
ionon folamente non trovai quelle Ipe-
fé, ma per aver legna, con cui poteilì di- \
fendermi dalle immondizie del fuolo, in-
fognava pagarle ogni due carlini; e
fera
quanto al vitto mi trattava a miogufto»
come faceano tutti gli altri , col proprio
danaio
camera nell'oftcria del Franec-
Pigliai
feil Lunedi n. pagando mezzo ducato
per me, & un quarto per lo fervidorc.Vi
mangiava a tavola rotonda aliai bene»
li
cperche io, efiendo venuto affamato
dal cammino, incui non avea trovato
mai cofa di buono, nò pedona, c como-
dità per apparecchiarla mangiava coiu
,
buono appetito ? maravigliatoli il Capi-
tano d’un vafcello Francefc , rivolto a°
compagni difle;Coftui mangia come un
diavolo} credendo, che io non intende!*
ft il Francefc.
CAPITOLO QUINTO.
Sì deferire Cofiantin opali , e [ne grande^tu,
come anche il Gran Signore.
Serraglio del
Oftantinopoli oggidì Metropoli
C della
nofciwa dagli antichi col
,
Monarchia Ottomana, fu co-
nome di Bi*
£ l zar*:
y
294 Giro del Mondo
Philip Fer- zanzio : ma avendola nel 331. l'impera-
rar. Lexlc.
Geograph. dor Coftantino il Grande abbellita e ri- ,
jjag.aitf* fiorata da'danni fattivi da Aleffandro Se-
vero; lafciata Roma , la ftabili fede dell’
Imperio : e per farne rimanere eternala
ricordanza, volle che &’appel!afie nuo-
va Roma; e la Provincia di Tracia.,,
doveellaèfituata, Romelia, oRomo-
na . Dopo la morte di Coftantino que-
lla nuova Roma prefe il nome di Co-
ilantinopoli, e per abbreviazione quello
di Polis, cioè Città ; ad efemplo dell’an-
tica Roma, che per eccellenza fu dettaj
Vrlsx di maniera tale, che i Greci di Ro-
melia, volendo dire , ch’andavano alla_*
nuova Città di Coftantino , dicevano
«V riii' ir ohi , eis tiri politi, donde fi crede
formato l’altro nome corrotto di Stam-
po/ , o stani&ot, che le danno i Turchi pre-
le n temente.
Pila è limata vantaggiofamente fui
canale del Mar nero, altre volte detto
Bosforo Tracio, a 42.gradi d’elevazione.
La fua figura è triangolare, e’1 Marcelle
la bagna daducde’Jati , vi fa fenza dub-
bio il più bel porto d’Europa . Sono gli
angoli di quello triangolo chiamati :ye-
diciilà , o fette Torri ; Jerray-ovafi, oferra-
glioj e la porta d’^ycvajj'arò-capjì verfo la
pini-
.
Dei Gemei li.' 295
punta del Seno,o picciolo canale di Chi-
tina . ben vero , che i lati non fono
E’
uguali, effendo molto più lungo degli
altri quello, ch’è dalle fette Tórri al fer-
raglie; e curvo quello dal fcrraglio alla_»
punta del detto canale diChitanà: di-
rimpetto di là del canale era Calccdonia
antica Città della Birinia . Coftantino-
poli vogliono che fufle (lata fabbricata-»
da Paufania Re di Sparta l’anno del Mo-
do 5469. e dopo la diffrazione di Troja phnip.ief-
96. nell’iflelìb tempo, che Taranto nella
tar - loC - c!t *
*
Provincia d’Otranto,c Gerace nella Pro- bo
vincia di Calabria ultra, nel Regno
di tiwn -
Napoli furono edificate . Ella è a guifa
dell'antica Roma rinfcrrata da fette col-
liineguali: ciò che non le toglie punto
di fua bellezza; o delle delizie , che a ga-
ra il fuo Cielo , e
’1
terreno fan godere
Nel fuo circuito di dodici miglia ( e fo
vi fi conta il fcrraglio 1 5. a cagion de*
molti giardini ) abita circa un milione.»
d’ani mejefTendo dopo Parigi la più gran
Città popolata d’Europa : le fue cale pe-
rò per lopiù fono bade, compone di le-
gno,ed alcune di legno e fango ond’è, ;
ch’èmolto foggetta a gl’ incendi!.
Le Mofchee Reali nondimeno fono
famofe fabbriche ? come anche le Pub-
T 4 bli-
’’
2^6 Giro del Mondo
bliche; e i Palagi de’Grandi magnifici. 1
Si veggono Bazar corrifpondenti alIiL»
grandezza della Città, ricchi e belli;
più fontane di buon’acqua, che da lon-
tane parti per lunghi aquidotti vi li con*
duce, per provvederne tutte le contrade.
Le ftrade fono ftrette e curve , e benché
laftricate di /elici , non pofibno parago-
narli alle noftre Italiane .Abbonda di
buone frutta tutto l’anno come anche
;
dì carne, pefee, ottimo pane, e quanto fi
può per un golofo deliderare , a prezzo
molto moderato . Quella Città fu lo
/leccato delle controverlie di Religione
fra Cattolici , ed Eretici , fecondò che a
gl'Imperadori, ed Imperadrici pareva^:
onde vi fi celebrarono quattro Concili!
generali; primo fotto Damalo X nell’
il .
anno jSr. il fecondo fotto Vigilio nel
55.?. il terzo fotto Agatone nel 6So. c il
quarto lòtto Adriano IL Papa nell’an-
no S69.
Due ferragli tiene il G. Signore den-
tro quella Metropoli : uno nel mezzo,
dettoli vecchio ferraglio, dove alloggiò
Mahomet II. dopo aver prefa la Città
per affilto, nella terza fella di Pentecofle
l'anno 145,’. edivi ogni nuovo Impera*
dorè rinferra le Donne del fuo prcdeccf.
Del G e meli i? 297
[ore. L’altro detto il Gran
Serraglio à
quello dove abitano i Sultani,quàdo fo-
noin Coftàtinopoli, verfo la parte Orié-
talc della Città ; e quello è bagnato per
due lati da due canali: cioè il lato grande
dal gran canale, che corre dal Mar bian-
co al Mar nero; e l'altro dal picciolo,
formato dalle acque del grande, che en-
trano fei miglia dentro terra verfo l'ac-
qua dolce di Chitani . Il fuo circuito è
cinto d’una femplice muraglia, con vec-
chie Torri
(
quelle , che fono dalla parte
del Mare quadrate ; e rotonde quelle,
cheriguardano la Città ) dove fono di
fentrnella gli Azamoglani, per impedir-
ne l'avvicinamento ad ogn' uno . So-
pra una delle Torri, che riguarda l’Afia,
il Sultano fece fare un belvedere,dove và
allo fpeflb per diporto Non v’ha ordi-
.
ne alcuno d’architettura nelle fabbriche
interiori; ma folo confili! appartamenti,
ie giardini nello feofeefo del fuo terreno,
piantati di capre Ili, cd altri alberi : vifto-
fe però fono le coperte di piombo, e le
dorate cflrcinità delle Minare, o Torrct-
tedegli edifici, come anche delle Mo-
fchee in tale fpazio contenute ;
partico-
larmente quando fono battute dal rag-
gio folarc.
298 Giro dei, Mondo
Sonovi dal lato di Marc alcune loggia
o gallerie, al di fuori incruft'ate di mar-
mo, e al di dentro dipinte, e dorate do- ;
ve prende l’aria il G. Signore, quando vie-
ne alla pefeagione . Nella punta, che ri-
guarda Scutaret, Il veggono più pezzi
d’artiglieria in fila fui terreno per culto-
dia del luogo; e dalla parte del canal pic-
ciolo fono ripofti più bergamini affai
leggiadramente dorati , perfervigio ej
piacere del Sultano . Oltre le molte por-
te all’intorno, le tre principali lòno dalla
parte di Santa Sofia , che conducono a
tre fpazioli cortili . Nel primo fono dio
una parte gli alloggiamenti degli Aza-
moglanijc dall’altro lato l'infcrmeria de-
gli /chiavi del ferraglio . Il fecondo cor-
rile è piantato di cipreffi nel mezzo; e’
lati fono occupati dalle cucine del ferra-
glio, dalle Italie, dal Divan (ch’è una_,
gran fala, dove il Vifir, c gli altri Confi-
glieli fi unifeono per gli affari di fiato) e
dall’Hafna o Camera del Tcforo, dove fi
pongono i tributi dc’popoli , c renditej
dell' Imperio: nell’altro lato fono lo
Oda, o camere per gl’Ifcioglani. Dentro
il rerzo è una gran fala , dove il G. Si*
.gnorc dà audienza agli Ambafciadori
de’Principi, che vengono alla Porra;chc
Del Gemelli! 299
vai lo ftdfo, che Corte del Sultano . Più
dentro fono leOdaliche, overo apparta-
menti delle Vergini fchiave , riférvate.»
per gli capricci dell'Imperadore; dove è
jmpoflibile penetrarvi altro , che gli Eu-
nuchi, che
fervono.
le
Dopo averdeferitto come meglio col
mio baifo talento ho potuto, una par-
te cosi ragguardevole come il gràSerra-
glìo(ùnpoflìbileefsedo averne piùdiflin-
tanotizia,fe non fufle per bocca di qual-
che Eunuco, che v’ha'pratica ) egli non
è di dovere, che filafei in non cale il bel-
lo c vago della profpettiva di Coftanti-
nopoli. Imperocché quantunque non fi
(ia data, che in abbozzo un'idea de’fuoi
edifici della parte di dentro, per l'angu-
ilia delle ftrade , che impedifeono l'oc-
chio di dilettarvi!! su : dalla parte di fuo-
ri nondimeno, come che le cafe fono fo-
pra elevazioni differenti , e i tetti fu pen-
tii, eie facciate di' var j colori abbellite.^
così dallacampagna, come dal Mare, o
canal grande, altro non è, che un’incan-
toil mirargli. Egli fi può dire con verità,
che l’arte, ed induflria umana non po-
teano fcegliere fito migliore al Mondo*
mentre nell'ifteffo tempo, eluogo fi go-
de delle amenità d’Europa , c delle deli-
3©0 Giro dei. Monco
zie d’ Affa ì edopo efler fatolio l’occhio
delle viftofc campagne di Romelia, voi»
gendo lo /guardo di là dal canale, in Ada
( c compiante le rovine di Calcedonio)
fi ricrea nel fiorito terreno di Scntaret,
coperto d’una ben’ordinata felva di ci»
predi ; coltivato da quantità d’alberi
fruttiferi, per ricreare in tutte ftagioniil
palato* epopolato di più villaggi lungo
il canale. Veduta,chc fi (tende per 2 o.m.
fino al Mar nero, dove fu pollala colon-
na di Pompeo, ch’oggidi non è in piedi,
ma sì bene fmifurari alberi al lido del
Mare*
Rivolgendo pofcia lo /guardo all’i»
fleda Europa ( che per la tortuolità del
canale /embra unita all’ Alia ) belli/lìmo
egli fi è il vedere molti , e diverfi ben'a-
bitati luoghi, fituati così fopra colli, co-
me nelle pianure, e valli . 11 primo che
,
fi para dinanzi a gli occhi, è JBifcitafi* poi
i Cafali
, e Città di Sondach , Topanà,
Gaiata, Pera, A/acapfi,Carachioy, Caf-
fun-ba/sà, Tarfana, Divanana, e Àfcuy;
oltre la magnificenza di più palagi , o
giardini di Ba/sàje Grandi del Paefc,sui
colli, ed alla riva dell'ilte/To picciolo ca»
naie edificati . Quindi è che, venendo
dal Mare, l’occhio è quafi rapito in ertali
Del Gemelli. 301
datante proiettive, nè sa risolver fi ove
debba fermarfi ; perche quanto più ille-
»nosu i'onde s’avanza, altrettanto fi imi-
tano le feene , e fi veggono nuove appa-
renze.
Tenendo Galata luògo di Borgo di
Coftantinopoli (non effondo dittante che
mezzo miglio , quanto è largo il plccio-
Idcanale) non dee feompagnarfi dalla_>
fua Metropoli . Quella Città, lungo
tempo polfeduta dalla Repubblica di
Genova , tiene ottime fabbriche nel cir-
cuito di due miglia , che fi ftendono lo
lue mura. Il fuo fito partecipa del pia-
no, e del monte , fopra la cui fommità
è una ben forte, ed alta Torrejcol mezzo
della quale la Repubblica mantenne ot-
to anni la Città ; onde fi veggono anco-
ra le lue armi su le mura , La maggior
parte de’Franchi abita nella medefimro
Città, e’I di più in Pera ; per gli quali at-
tendono al divin culto i PP.Gefuiti,Do-
menicani. Cappuccini, e Conventuali di
S.Francefco , con cui abita il Patriarca!,
Cattolico* e la loro Chicfa è parrocchia-
le, come anche quella di S.Domenico.
Pera è fituata lungo il picciolo monte
congiuntoa Galata, non avendo che po-
ca larghezza ih feofcelo .
Quivi abitano
?02 Giro del Mondo
gli Ambafciadori deTrincipi Crifliani;
come dell’Imperadore , del Re di Fran-
cia , della Repubblica di
d'Inghilterra ,
Venetia, e di Olanda: e vi fono altri Cò-
venti , uno di Cappuccini Francefi den-
tro il palagio di Francia ; l’altro de’Padri
OlTervantìdi Terra Santa, e Riformati,!
quali amminiltrano i Sacramenti indiffe-
rentemente come gli altri , fenza fepata-
zione di quartiere , e giuridizione, ma_>
ad elezione di chi gli chiama . Benché il
luogo fia aperto, vi fono buone cafe , leo
quali per lofìto eminente godonola.»
miglior villa delMondo foprà Collanti.
nopoli,e contrade nominate.
Il giorno di Martedì 12. vi falli a ve-
dere girare i Dervis,e vi trovai due Padri
Gelimi Francefi , ch’avevano la medefi-
macuriofltà . Segui il ballo nella lidia
maniera d'Adrianopoli ; onde non ferve
qui farne nuova definizione.
Mercordì 15. pafTai in barca per Io ca-
nale, a veder l'altro Convento di altri
Dervis pollo nel Calale di Bifcitafijdove
vidi un limile ballo, in una famofa came-
ra dipinta, preflò al lido del canale. Ve-
dendo un Turco, che mi rideva di quel-
la pazzia, mi difle quella è come la di*
;•
fciplina, che fanno i Religiofì voftri.
Nel
Dei, Gemeuk 303
Nelritorno trovai, falla fine del detto
un fuperbo palagio vicino al lido,
Calale,
col tetto coperto tutto di piombo, e con
yiftofe loggie fui mare. Quivi vicino era
indie un /maglio del G. Signor e, fabbri-
cato per Sultan Memct , il quale vi veni-
va alle volte a diporto ; però non abitan-
dovi di prefente nifluno della Corte , va
inruina. Entratovi, trovai lungo il ca-
nale unaconfufione di molti apparta-
meli buona parte di legno, e lenza veru-
na archi retr ura , ed ordine ; pochi palli
lontano v’è un gran giardino lènza mu-
tai epiùfopra un bel palco da ciprefiì
circondato, con una loggia nel mezzo.
Finito ch’ebbi di vedere quello Cafa-
le,pafTai ndl’altro detto Fondocli che non
,
hanelìuna magnificenzafiebbene le calè,
che fonolungo il canale, godano della di
lui della comodità della pefeagio-
villa, e
ne,di cui abbóda molto tutto quel trattoj
onde è che tanto a vii prezzo è il pefee in
Coftàtinopo!i,che fi còpra il Tonno(che
ijtruovain tutto l’anno ) a un grano la_»
j
libra della moneta di Napoli ; e un’an-
guilla di otto libre di pelo fi averi per
tre carlini ; e per cinque tornefi cento
groflfe oftriche; non facendo i Turchi
gran cafo del pefee . Da quello Calale,»
fe-
k
304 Ciro dei. Mondo
fcguitando a camminai- per terra (peref-
fcrfiingrofifato il canale) entrai nel Cafa*
le, equartiere di Topanà, dove fi fondo-
A
no i cannoni. vanti P Arfenale era una_,
fmifurata colubrina lunga 30. palmi,
molti cannoni* fra’quaii uno, che in un’i-
lidio tempo per tre bocche tirava tro
palle. Continuando il cammino a piedi
per riva, entrai al cader del Sole
l'iftefla
nel borgo, o Città di Galata, avendo fat-
to da tre miglia per terra.
CAPITOLO SESTO.
Si deferirono Santa Sofìa , ed altre Imperiali
Aiofebee , come anche ciò che di /ingoiare
ft vede in Co/tantinopoli.
Refàuna barca, e un Giudeo elio
P mi fervide d’interprete, paffai il Gio-
(
vedì' 14. in Coftantinopoli a vedero
S. Sofia . Quella fuperba fabbrica none
che parte d’una più grande, che fu prin-
cipiata da GiuftinOjC terminata per Giu*
ftinìano Impcradori d’Oriente, che lo
confccrarono fotto il titolo d’^fghìa So «
fina . I Turchi ne hanno diftrutta grati
parte, e conferva to fola mente il Duomo,
di’ è il cuore cieli/antica Chiefa.
Il
1 1
Del G e m e 1 x. >05
diametro di quello Duomo è di cir-
Il
ca 13 piedi . La Al ofchca è circondata
.
da due ordini di gallerie, o piani, ogn’u-
no (ottenuto da più colonne. Sopra_>
quattro pilaftri coperti di marmo, e ben
grotti è fondata la gran cupola, con nu-
ravigliofi archi; fra gli fpazj de’q itali per
ambii iati fono quattro magnifiche co-
lónc di marmo, ed altre due più dietro. A.
capo, e a piedi della Mofchea fono quat-
con alte volte , che ren-
tro altri pilaftri
dono medefinia a tre ale: quali vol-
la
te, gran
c parte del corpo della Mofchea
èdiMofaico, chequantùque il répo,ela
mano Turchefca il tutto abbian rovina-
to, non lafcia però di tenere molte figu-
re fatte in tempo de’Greci. Il pavimen-
to è di marmo, come anche il pergamo
aliniftra d’una mezza Tribuna, formata
dall'altar maggiore (per esplicarmi me-
glio co’termini £uropci):oltre le riferite
ve ne fono fei per
colonne, fra gli fpazj
ben grandi, per foftcnerc il pri-
ogni lato
mo piano, che gira come il fecondo all'-
intorno . A dcftra della nicchia v’è un_>
buon palchetto, dove entra il G. Signore
perlina fcala fegreta . Hanno Turchi i
^articolar venerazione a quella Mo-
fchea, acagion d’una pietra, che, vi cori-
arie /. V fcr-
30 6 Giro dei Mondo
fervano, Copra la quale dicono, cheli,
Beatillima Vergine lavava i panni al
Bambino G 1 e s ù . Fan vedere ancora,,
lina fepoltura, che dicono efier delfini-
pcrador Coftantino Da per tutto fono
.
molriffìme lampone appelc.
Dati dieci para all' Imam o Prete mi ,
perniile difalire neiprimo piano(per una
ip a zio fa fcala a volta, e laftricara di mar-
mi) dove trovai fette grandi fpazj all’in-
torno, come fette cappelle; perocché da
ogni lato fono tre volte, che lafciano grà
fpazio fra il muro, eia galleria. Le colon-
ne verfo la parte interiore fono cinquo
per ogni volta , di marmo verde lerpcn-
tino; e quattro di bianco più grolfe dalla
parte del muro per amendue i lati; c a
piedi della Àdofchea,fopra la porta mag- 1
giore(chc fa la fettima volta, o cappella)
fono altre quattro di ferpentino; ficchè
in tutto fanno 34. di marmo ferpentino,
e 24. di bianco , fituate Copra il piano
delle volte delle colonne di baffo. Lej
volte della galleria lòno anche a Molai-
co; peròda’Turcbi fono flati tutti rotti,
c sfigurati volti de’banti, e degli Ange-
i
li; riempédo poi quei luoghi dicolori.e
facendovi fcrivere fopra il nome di Dio
in carattere Arabico Il pavimento del-
.
.
Del Gemelli. 307
li medefima, come anche le mura , c pi-
laftrifono tutti coperti di buon marmo.
Mi fece vedere il Turco nello de fio luo-
go a fini lira una profondilìima (èpoltu-
ra, nella quale mi dille , che li lotteria-
vano Turchi
i
S’entra in quefìojfumofo Tempio per
due lunghe voltcda prima tiene due por-
te all’ellremità , e quattro nel mezzo; la
feconda ( ch'è fatta a Mofaico) ne tiene
cinque in frontone due a’hanchi. Entran-
doli in quella fecondali veggono nove
porte , mezzo è di bron-
di cui quella di
zo; le due a’iati fono aperte , e l’altre fei
reftano ferrate; dimaniera tale, che elle-
no occupano quali tutto un laio del
quadro della Mofchea. Sopra della por-
ta di bronzo,il Turco che veniva meco,
fece enervarmi una Colomba fimbolo (
dello Spirito 3anto)ed un’altra figura di
Santo, fatte a Molaico mezzo cancellate
dalla barbarie de''Maomcttani:oltre que-
lle nove porte, negli altri lati ne fono
quattro; c dietro la nicchia, o alcar mag-
giore due altre dirimpetto' la porta-»
,
grande del Serraglio. > ,
Si vedono eziandio a gli angoli di
quello quattro Minare , o
edificio
Torri con balconi all’intorno , dondo
2 V
vaia-
308 Giro del Mondo
vanno cinque volte il giorno i Muezini,'
a chiamare a determinate ore i Turchi
al Naama,o orazione . Avanti la faccia-
ta è un portico, dove fi pongono le don-
ne, Maomettane alcuna fiata per fare le
loro preghiere Infine la fabbrica èsi
.
prodigiofa ,c di si larghe mura , cho
iembra fatta più tolìo per Fortezza, che
per Chiefa
Oltre le abitazioni dell’Imam, che fo-
no nelcircuito della medefimaMofchea,
vi fona reparati dal corpo della firiìL,
dal lato limitrofi fcpolcri di più Sultani,
per lungo la piazza ferrata . Il primo è
di Mcmet il fecondo di Sclim il terzo
; ;
d’ A mu rat; il quarto de’fuoi figliuoli, che
furono da 1 20. e’1 quinto, più attaccato
alla Mofchea, è de’Sultani Muftafi, o
Ibraim. Quelli fcpolcrifono fatti in for-
ma di cupole, di fuori coperte di piom-
bo, c di détro dipinte all'ufo del pacfejfic-
comc le pareti di fuori incru Ila te di mar-
mo ordinario, e di dentro di più fino, 0
di porcellana . Per terra fono buoni tap-
petile per ogni fcpolcro due gran torchi
che peferano da trccéto libre di cera l’u-
no, có un gran Turbate fopra.Ne’niede-
fimi fonofepeiliti le mogli, figli, e fratti,
li} le tombe però de’Sultani, esulta-
ne
Del Gemelli. 309
ne fono più grandi di quelle de’ figliuoli^
chenonhan turbante al di fopra In-» .
tutti quefii fcpolcri vi fi afiìfiono Imam,
0 Preti percuftodla.
Notai una cofa Tpeziale in S. Sofia-»,
cd è , che nell’ altre Mofchee non per-
mettono ringreflo alle donne , ed ivi
quando non volcflcro orare dal portico,
je lafciano entrar dentro.
Venerdì 1 5. andai a vedere la Mofchea
diSultan Hamet, pofia nell’Atmcdan, o
piazza de’cavalli . Ella nella bellezza Ai-
pera S- Sofia > iébbene non è tanto gran-
de; e feorge non e (Ter vi fiato rilpar-
fi
miato danaio .I.a cupola maggiore-»
della Mofchea (perocché tutte fono fat-
tcdcll’iftefla forma) è fòfienuta da quat-
tro grofiì pilafiri rotondheoperti di fino
marmo di più colori, che fanno vaga ve-
duta; e quattro altri più piccioli fono a'
quattro angoli Allato de’pilafiri fono
.
ben grolle colonne (oltre le picciolc) pa-
rimente di marmo > che fofiengono una
vaga loggia, che gira all'intorno. Il pavi-
mento è iaftricato di buon marmo, e co*
petto di buoni tappeti; e per tutto fono
appefe lampane ,con altri lavori di cri*
Hallo colorito ,
per ornamento del luo-
go. V’è ncU'eftremo un gran palchet- '
V 3 to
3TO Giro del Mondo
to di marmo fino , ed a finiflra un per-
gamo dello fteiTo . S’entra alla medefi*
ma da tre de’lati,pcr tre porte di bronzo
aliai ben fatte Ia
. prima piazza è ferra-
ta damarmi ordinarie vi s’entra per più
porte con (cale di ferro Da ambi i lati
.
citeriori della Mofchca fono due log-
gicabcllitc di più centinaia di colonnet-
te , degne d’efier riguardate da’curiofijc
per lungo molti fonti per io lavacro de’
Turchi , che credono in tal guifa purga-
re ileorpo, e l'anima dall’immondizic.
Dalla prima s’entra, eziandio perno
porte, alla feconda piazza, o cortilc.Sono
a’iati 20. colonne di marmo, che foften-
gono le volte di 20. cupole coperte di
piombo; il pavimento è tutto laftricato
di marmo, con una gran fonte nel mez-
zo; fei altre cupole ben fitte e dorato,
ncll’eflxcmitàjll veggono a’fianchi della
Mofchca, tre per ciafcheduno. In tutte
quelle Mofchec di Coftanrinopcli , c di
Àdrlanopoli , oltre gii appartamenti de’
Ad inifiri, ve ne fono altri per abitazioni
de'poverj, che ivi fono iftruiti alla virtù,
cd alimentati dalle rendite delle mede-
lima-
li Sabato 16. vicino S.Sofia vidi in un
luogo ferrati più leoni> tigri, lupi , e voi.
pi,
,
D E l G E ME l LI.’ 31 I
pi che fi moftrano pagado pochi para.
Pa/Tai pofcia a vedere l’Armedan, o
Piazza de’cavallfidove s’efiercitanoi fiol-
dati ; detta cosi , per elfervi fiato l'antico
Ippodromo nel tempo degl’Impcradori
d’Orientc . Vi fi veggono nel mezzo
fidinel luolo tre ferpenti di bronzo avvi-
ticchiati , con le tre bocche aperte ncll-
crtremità ; lavoro ben fitto in tempo de'
Criftiani,dcl quale più favole narrano gli
Scrittori. Più fiotto v'è una lunga arti-
glia di fabbrica confiti mata quafi dai
tempo;c dall’altro lato una piramide po-
lla /opra quattro pilafiri di bronzo ro-
tondi, ed alti un palmo , sii d’un gran.*
piedefiallo, fatto d’un pezzo di marmo
quadrato, e ficritto d’ogn'intorno di let-
tere Latine, e Greche ; però appena fio
ne polfiono leggere tre verfi latini, per
effer fepellito buona parte nel terreno ;
e/ono del tenor feguente ;
Difficili* quondam Dow ini s parere ferenis
Juffius, &
ex tirici ìs palma portare tyrannisj
Omnia Tbeodojìo cedunt,jubolique perenni.
Onde fi comprende efier fiata eretta
in onor di Tcodofiolmperadore,che fi
vede /colpito nell'alto : e ciò per l’unio-
ne delle Chiefe Latina, e Greca fcguita_*
in fiuo tempo . Ella non è cosi alta , nò
V 4 gran-
312 Giro dei Mondo
grande come le Piramidi di CleopatriL»
in Àleflandria poiché il piede non fari
;
fei palmi inquadro, el'aguglia 50. d’al-
tezza: è ben vero però, che tiene gl’iftef-
fì geroglifici e caratteri, di quella della.,
Materia del giardino del Balfamo vici-
no il Cairo.
Vicino Pi [tetta Piazza è il fepolcro
d’Hamet, e Puoi figli, fatto nell’ifteflÌL,
maniera, che gli altri defcrittiscioè den-
tro, e fuori coperto di marmi , e'1 pavi-
mento di tappeti. '
Andai per curiofità nel Jafiìr-Bazar,
per vedere il mercato degli jfchiavi.Que.
fio è un luogo ferrato, con più alberi
nel mezzo, c molte loggie , o galletto
all’intorno, fotto le quali fonoi mercan-
ti,c gli fchiavi . II modo di vendergli è
ftravagante; perocché, fatta prima unto
preghiera per lo G. Signore, i venditori
tengono per Peftremità d'un moccichi-
nolo fchiavo, o fchiava, che hattì a ven-
dere} e dall’altro lato ilfenfalc, che va
bandendo il prezzo , che fe ne vuole:neI
qual mentre chi ha voglia di comperare,
gli fcuoprc il volto , e lo tocca in vario
parti del corpo, per vedere fe ha qualche
difetto} nella maniera iftefla,che fi com-
prano gli afini, e’ cavalli.
D
E L G £ M E ì l Ù 3Ì3
quindi a vedere il Bifciften, luo-
Pallai
go copcrto,con molte ricche botteghe^,
dove fi vendono le cofe più prcziofe per
vellirc, ed armare un Cavaliere 5 cornea
anche per ornare un cavallotelìcndo tut-
te le armi indorate , e gli arneil ricama-
ti, e coperti digioje . La volta è foftenu,
tadaotto pilaftri, lafciando nel mezzo
tre lunghe ftrade in Croce , in cui fi en-
tra per quattro porte a’ lati . Non lungi
dal medefimo è il Sarfcì, dove fono ftra-
de coperte di tavole , con buone botte-
ghe , in cui fi truova qualunque cofa fi
defidera.
Nel ritorno pallai per lo Validaxan_»,
che è una gran piazza ferrata , all’intor-
no della quale, tanto nel primo piano,
quanto nel fecondo più alto > fono varie
botteghe La fabbrica fu con gran fpefi
.
fatta madre di Mahomet IV.
fate dalla
cd la rendita per manteni-
aflcgnatanc
mento della Mofchea dalla mcdelima_,
edificata.
Prima d’imbarcarmi , e ritornare a
Galata, vidi alla riva del canale il lani-
farfeì j edificio ove fono due gran volte,
in una delle quali fono a’ lati varie_»
botteghe di droghe e nell’altra di lini.
,
Quello è il primo luogo della Città, ove
314 Giro del Mondo
fuole attaccarli la pelle , per eflervi umi.
dità grande, e poco buona aria, a cagion
delle droghe ; come fi è /perimentato
ne’ contagi pafTati.
Sentita JaMeiTa Domenica 17. andai
di nuovo in Coftantinopoli a vedere \tu
mentovata Mofchca della Sultana Vali-
da madre deiregnante Imperadore, edi
Mahomct IV. Veddi nella prima piazza
il fepolcro della medefima , e de’ /noi fi.
gliuoli , trafportati quivi da Adria,
nopoli . La cupola dell’ ideila è lo.
lienuta da quattro pilaliri, fra gli fpazj
de’ quali fono colonne di marmo per
lungo ben difpolìe, c tutte le mura co.
porte di porcellana, e di marmo. Per (ot-
to le volte può andarli all’intorno di
tutta la Mofchea: negli angoli della qua-
le li veggono altre mezze cupole ben.»
fatte Per dirla in uno , non hà l’occhio
.
che defiderar di meglio ,
per la limine-
tria , e ricchezza : si per gli marmi, de.?’
quali è laftricato il pavimento , e poi co-
pertoci; buoni tappeti ; come per le rie-
che lampane appele nel mezzo- Vi è nel.
la fine un buon palco di marmo per lo
Sultano , il quale fuol palliarvi perunaj
filinola fcala, e loggia coperta pollai
dentro la prima piazza , e per dietro la_>
Mo.
Dei Gemelli^ 315
Mofchea. A finiltra delia nicchia fi vede
un pergamo parimente di marmo, come
anche una* belli (lima galleria all’intorno
di vaghe colonne abbellita.
Nella prima piazza ferrata fono mol-
te abitazioni per gl’ Imam o Preti, che
fervono nel Tempio, con fontane, cd
alberi nel mezzo . S’entra per tre porte,
da quella prima alla feconda piazza o
chioftro , inerii fono all’intorno 20. co-
lonne di buoni marmi e circa aS.cupo-
;
]e di piombo da tutti c quattro i lati .La
Molchea ha ne* tre lati tre porte lavora-
redi bronzo, e due belle ed alte Torri
dorate nell’cftrcmità .
La mattina del Lunedi iS. fui a vede-
rci! quarticr vecchio , e corpo di guar-
dia de’ Giannizzeri, detto Efquiodalar,
che lignifica vecchia cafa. Quella è una
fabbrica ferrata d’alte muraglie, dentro
le quali fono gli appartamenti, c camere
per gli Giannizzeri e loro ufficiali ca-
,
paci di migliaia di pcrfonc Vi è una gra .
piazzanti mezzo con molte fontane.?
,
per ufo de' medelìmi Hanno coltoro .
un’altro quartiere detto Gnegni-odar,
,
0 nuova cafa , dove parimente allog-
giano .
Entrai dopo a vedere la Mofchea del-
la
3*6 Giro del Mondo
la Solimania> fatta fabbricare da Solima-
no ; più bella certamente di tutte lò
la
vedute, con quattro leggiadre Torrinc-
gli angoli citeriori. S’enrra primieramé-
te in una gran piazza ferrata, e da quella
per tre porte fi palla nella fecondatila
quale fono da 24. ben grotte colonne di
marmo mifchio , che foftengono lo
loggie , e ì8. cupolette coperte di piom-
bo 11 pavimento è coperto di marmi,
.
con una fontana nel mezzo comporta.* ,
di fei colonne del Didelfo marmo . Allij
Mofchea poi fientra per una porrà » che
riguarda la feconda piazza, e per quattro
da ambii lati. Sopra quattro pilaftri (fìc-
come in tintele altre )
è foftenutala gra
cupola, che da capo , e da piedi della:,
nicchia confina con due altre mezze. Da
amendue i lati della fletta , ne fono
cinque per parte , con quattro ben grof-
fc colonne di marmo, alte fopra cinqui-
ta palmi.
Dal lato deliro è un ben lavorato pal-
chetto di marmo per lo Gran Signoro,
foflcnuto da fei colonne . A finiftra vidi
ilpergamo, ed un’altro palchetto di mar-
mo feoperto, per le cerimonie della Mo.
fchea . Il pavimento è rutto coperto ài
fini tappeti , ed illuminato di lampanej.
Dei G e m e i i ì. '517
Una bella loggia di buoni marmi orna_>
ambi i lati del Tempio 5 dietro al quale.?
dalla parte della nicchia vi è una cappel-
la rotonda , fregiata di. buoni marmi, e
di buoni rappeti coperto il, pavimento,
col fepolcro di Solimano , e di altri fuoi
congionti. Una colonnata di fine pietre
li vede nell'interiore dejla cappella , fic-
comencll’efteriore una balauftrara . So-
no ,
come altrove diili , le tombe copcr*
tèdi drappi di feta con turbanti fopra , e
due gran torchi a’ lati. Ivi da prciTo è
un’altra cupola di più ordinaria (bruttu-
ra, con alcune tombe dell’ jilefla ma-
nien-.'
Pattai nel ritorno alla Mofchea di Sul-
tan Bayazet . La prima piazza di lei è
grande con tre porte : la feconda (dove
fonootto alti ciprefli ) tiene all'intorno
20.colonnedi marmo mifchio,ed otto
altre fono nel mezzo, che fofiengonoil
cielo d'una fontana : cuoprono le galle-
rie, e’ corridori porgli lati delPifteifa^,
24. cupole di piombo. S’entra quindi
nella Mofchea per tre porte da un lato,
e per due da Un’altro. Sopra quattro ben
groffi pilaftri s’innalza la gran cupola, a
[
cui ne confinano due altre mezze, Negli,
cftremi fi veggono quattro altre cupole,
unte
T
'31S Giro del Mondo
tutte imbiancate al di dentro , ed orti*
tc di caratteri Arabici. fin idra del la_.A
nicchia, pretto al pergamovi , è un palco
per lo Gran Signore, /'ottenuto da lei co-
lonne ed un’altro più fiotto per le iblea*
;
aita della Mofchea, la quale per qnelkj
parte fi dilata in due braccia . In /'omnia
(per non dar più noja al lettore) vi
fono afimiglianza di tutte J’alrre Alo-
felice , e tappeti per terra , e lampane ap-
pefie, e le T orri negli angoli, per chiama-
re popolo Il fepolcro bensì del Sulta-
il .
no Bayazct fi vede apparte. in una cap-
pella rotonda coperta di marmi per den-
tro, e fuori ; con tutti gli orna menti, che
abbiamo dcficritti negli altri fiepolcti Im-
periali . .
L’andare poi a Cottantinopoli m’erL»
di grandi/lìmo pericolo , per cflervi un
Caimecan, o Governadore molto nemi- ]
co de’ Cattolici. Egli avea fatto dare a
una Francefie da 50. battonate perdio ,
portava le papucci , o /carpe giallo;
avendo egli vietato a’ Franchi di andar
vediti alla Turchefica: ed a un povero
Greco altresì , perche portava un fiafeo
di vino Facea un governo cosi rigoro-
.
fio , e difintereflato ( afipirando alla cari-
ca di Gran Vifir )
che non
curava dine!-
funo,
Del Gemelli! 31 ?
funo, ncttampoco degli Ambafciadorx
Jelle Corone, a' quali avea farro inten-
dere,che avrebbe gafligato ogni mini-
mo fallo della lor famiglia . In particola-
l’Ambafciador d’Olanda , ch’è molto
re
inchinato alla caccia de’ foggiani (
cho
fono in Belgrado , fei miglia dittante^)
fu avvertito, che fe vi ritornava più, que-
glilo farebbe impicca re avanti la porta;
lo predicavano perciò per lo più terribi-
le uomo che
, fufle al A4 ondo . Or 'io per
sifatta cagione pregai ii Confoio di Fro-
dami dafle qualche Giannizzero per ac-
compagnarmi ; ma egli ricusò, dicendo,
chel’avria pollo a mal partito 5 perche il
Caimccan avrebbe offefa la nazione co
qualche affronto , che mi avelie a fare j e
chefaceffi a meno di andar a Coftàtino-
poli, perche seza dubbio farei flato carce-
rato. Nulla però di manco, andando io
camminando il .Mondo per vedere, non
mi pareva di dovere Iafciare una dcllej
prime Città d’Europa onde nulla cu rà-
;
do de’fuoi avvertimenti , con tutta la_»
vicinanza del periglio , andava ogni
giorno in Coftantinopoli.
L’Ambafciadore però di Francia at-
tualmente fi affaticava, a far privare il
Caimecan della carica $ ma vi ritrovava
diffi-
;
3 20 Giro bel Mondo
difficultà, per cfler quegli protettodal-
la Sultana, e dal Capo degli Eunuchi ne-
ri ; benché nemico del G.Vilir, idi cui
ordini poco ubbidiva . Lo chiamavano
Calolicos , che vuol dire noce (lagnata;
foprannome portogli da Mahemct IV.
mentre fervi va di Baltagì dentro il Ter-
raglio , perche andava bene a cavallo.
Il Martedì 19. prefa una barca pattai
in Afia per un canale largo due miglia,
che corre dal Marnerò verfoi Dardand-
li 5 e pofi piede fui terreno di Scutaret.
Quello è un gra Cafale aperto, pollo par-
te fui piano , e parte fui colle , però affai
deliziofo, particolarmente in Ellate,aca-
gion delle verdure , e buoni alberi frut-
tiferi , che vi fono. Ha buoni Bazar lun-
go il piano.
Andai pofeia a vedere la Torre di
Leandro, detta in lingua Turchelca Chi-
fculasì, porta in mezzo del canale, fo-
pra uno fcoglio piano di cento palmi in
quadro; che con efier si picciola , e in
mezzo il Mare, tiene acqua dolce.Quivi
e (Tendo entrato non trovai cofa da nota-
le , ma folo poche petricre , ed otto pez-
zi d’artiglieria a fior d'acqua. E’ nomata
favolofamete così da’Turchi perla pri-
gionia d’Hero amata da Leandro, cho
dal
Dei Gemelitì 321
dal Iago, dove oggidi è il Serraglio , vi
andava a nuoto la notte , per parlare alla
fuacara; però per l’autorità de’noftri
Poeti , particolarmente di Ovidio, ciò
èfeguitone' Cartelli di Sefto,ed Abido.
Nel ritorno la forza della corrente ci
traffe vicino la punta del Serraglio ; on-
de ce ne ritornammo per quel iato del
canale.
Il Mercordì 20. andai nella piazza di
Auret-Bazar,a vedere la colonna ino-
liata ,eretta in onore degl'Imperadori
Arcadio , ed Onorio : il iuo piedeftallo Mi.spon.ue»
è d'otto pezzi di marmo , oltre la bafo r“° : V
0V e rcT
più grande quadrata ; la colonna fivedTcoas-
compone di più pezzi , in cui fono
intagliate picciolc figure di mezzo
rilievo, che mi parea , che dinotafle-
ro un Trionfo 5 ertendo limile al lavo-
ro della colonna Trapana di Roma., :
ben vero ella è andata quali tutta in_,
rovina , ed acciò non cada , l’hanno cir-
condata di tre cerchi di ferro. Per den-
tro è vuota , e vi fi montava fino alla ci-
ma per una fcala a lumaca 5 vedendoli
una porta al piede , e un' altra picciola_>
fopra del primo capitello , per cui porca
parteggiarli all'intorno. Dodici palmi
più in fu è un’altro capitello, dove tcr-
TarteU X mina
322 Ciao del Mondo
mina Ja colonna. Volendo entrarvi deni
tro, trovai la Icala ferrata da molte pie-
tre : nemmeno
potei mifurarne l'altezza
perla gclofla de’ Turchi, c rigore del
Caimeca’n ; però giudico, che poco più
o meno, farà alta i47.piedi, come anche
nota Pietro Giglio . Paffai di là a vede-
re i’Aquidotto, detto Chemer .Egli
lungo circa mezzo miglio , fabbricato
con molte arcate di mattoni, alle volto
una fopra l'altra ,
per lo livello dell’ac-
qua. Mi dìflcro , che fuori della Città a
cammino nel luogo, che dico-
tre ore di
no Antechemer , vi fia maggior nume-
ro di arcate di miglior qualità, e gran-
dezza .
Giovedì 21 .andai a vedere la Mofchea
di Mamet , che poco , o nulla ha di vario
dal le altre nella {bruttura ;
e perciò trala-
scio di parlarne più per minuto Dietro .
la Mofchea , inuna cappella rotonda or-
dinaria, è la tomba: del Suitan Mamet
Fondatore del Tempio.
Tutto il cammino che feci quella mat-
tinagli per dentro piazze, e cafe confu-
mate dall’ultimo incendio, che ha obbli*
gato i Turchi ad abitare in barracche di
legno,dal luogo detto Aretet-Bazar fino
a Chemer,Q Mofchea di Mamet .Lungo
.
Dei, Gemelli!! 323
il canale per più miglia nò vedeano che
fi
cópafiìonevoli veftjgia del fuoco , come
anche nel luogo detto di Zùghurc-yuch-
jcì, in cui fi travagliava alla riparazione.
Dopo definare fui nel Visir- Xan_-.
Quella è una fabbrica grande in quadro,
Jn cui nel piano di l'otto , c di fopra fono
botteghe , dove fi ftampano tele.
Vicino al medelimo fi vede una coló-
na dipiù pezzi di marmo rollò , alta da
60. palmi , fopra di cui Coftantino fece
porre lafua ftatua,, che col tempo poi
cadde. I Criftiani la dicono bruciata , e
iGreci Declitufcail fno piedefiallo è fer-
rato intorno da murale le lettere Gre-
che, che fono fopra il filo capitello fan_>
tellimonianza efièr fiata eretta nel 440.
Peraltro ftà confumata dal tépo,
e per
non farla cadere, l’hanno fortificata con
dodeci cerchi di ferro . V'ha di fingolare
più dell'altre colonne, che vi fono intor-
no otto cordoni lavorati per tutta la fua
altezza
Mene andai dopo all’ Atmeidun o Ip-
podrommo, per vedere il fcrraglio,o pa-
lagio , che facea fabbricare Ibraim Ba/sà
Genero , e favorito deirimperador Soli-
mano II. ove mi dicono, che fiano fei
cento camere, le quali non potei ricono-
X 2 fiere
324 -
Giro del Mondo
fcere per non permetterti l’ingreflb . E’
fituato fopra un laro di detta piazza , che
ferve nelle felle pubbliche (per gli com-
battimenti , e giuochi nella circoncifio-
ne de' Principi Ottomani ) onde il Gran
Signore viene in tal palagio a vederle.
Venerdì 22. fentita la Meda di buon'-
ora , pattai in Coftantinopoli per vedere
il circuito delle lue mura. Cominciando
adunque dalla parte del canale, ed uscen-
do per la porta dì Egrì-capsì (che lignifi-
ca porta nera)andai verfo quella di Aye*
Vaflare-capsx , bagnata dal canale: indi
ritornato indietro per la parte di terra..,
andai attorno mura per una ftrada la-
le
che le circonda . Pattate
iìricata di felici ,
da quella parte cinque porte, vidi vicino
quella d’ Adrianopoli,detta Edrine-capsì,
il luogo, dove i Turchi fecero la breccia:
c’1 muro , per dove entrarono, c prefero
la Città . Incontrandomi col canaio
grande, che alla punta del ferraglio (ten-
de un picciolo braccio , rientrai per la
fettima porta, nomata Yediculà , o delle
fette Torri ; non cflendovene più dalla
parte di terra.
Il luogo propriamente detto delle fet-
te Torri lì vede poco lungi, e ferve di
carcere ne' delitti di Stato a’Grandi della
Porta,
Dei G e me i i il 225
Porta , che il Sultano non vuol far moi
rire;
e per quelli, che fono in ortaggio*
Ebbi la curiofità d’entrare nel primo
cortile ; e per quanto potei oflervare , è
come un Cartello quadrato, con fetto
Torri dentro, coperte di piombo , in cui
fono buoni appartamenti per gli prigio-
nieri. L’aria è molto fana, ed ottima.,
per vivervi lenza malinconia . Nella fe-
ditone del 1648. lafoldatefca irritata_j
contro il Sultano Ibraim , lo trafle dal
ferraglie alle fette Torri , e ftrangoloUo-'
Il Sultano Ofman mori nella medefima,
con l’ifterto genere di morte, nel 1622.
per un confimile tumulto.
Si curtodifcono oltreacciò détro que-
lle fette Torri le*rendite delle Mofchee,
die fono di confidcrazione; ertendovene
alcuna , che tiene più di cento mila feudi
di entrata. Si conferva quello Tcforo
afar la guerra perdifefa della lor legge
contro i Criftiani ; nè avviano ardire i
Turchi impiegarlo per altri ull . Per la_j
parte di fuori , fra due Torri, vidi una
porta (però ferrata ) allato della quale in
marmo erano fcolpiti Angeli , e figuro
di Santi di mezzo rilievo, che danno a
dividere eflfer fiata fatta in tempo , cho
dominavano Criftiani.
" "
j
'
,
x i H*
3 z6 Giro del Mondo
Le mura poi di Coftantinopoli dalla.»
parte del canale in alcune parti fono ca-
dute a terra : quelle , che fono in piedo
hanno le loro Torri in giuda diftàza.Per
la parte di Terra vi fono plcciole Torri
all’antica , e deboli con follo poco pro-
fondo, avanti il quale è una muraglia.»
a petto d’uomo per la mofchetteria.
Seguitando il giro per dentro la porta ;
di Yediculì ( non potendoli andare per
fuori , che in barca ) giunfi al ferraglio;
edilàpalTando avanti lungo il canaio, \
venni con palio convenevole a termina-
re il giro in quattro ore : di maniera tale,
che io (limo efter Coftantinopoli docicci
miglia di circuito, come di fopra ho det-
to oltre altre tre , che contiene il ferra-
;
glio, che farebbono quindcci .miglia^.
In gallando vidi la Mofchca di Sultana
Selim , col fepolcro del medefipio.
Vicino la porta d’Egri-capsi fi fc ergo-
no le reliquie del palagio di Coftantino
Imperadore, del quale refta in piede una
parte verfola Città La fabbrica moftra
.
efter Hata grande ; però effondo limato
ncll'eftrcmità di Coftantinopoli, deej
crederli che fia ftato di delizia più to-
,
lto, che altro avendo la viltà fopra tutto
;
il canale, cd acque dolci ; e che la fua fél- '
pe;
.
Del G e m.e li ri '327
pedale abitazione fufìc vicino S. Sofia,
j
ove fi veggono reliquie di colonne , c di
marmi fparfe per Io giardino del ferra-
glie. Inquello palagio di Collantino mi
riferirono , che fette anni fono un gio-
vane trovò dentro il terreno un diaman-
te coperto e lo vendè dodeci grani e_>
,
mezzo ( calcolando la moneta Turche-
fca con la Napoletana ) poi fi rivendè
quattro carlinije come che era una buo-
na pietra , andatane la notizia al Sultano
Mchemet allora Regnante
, Io volle , e
fattolo lavorare; fi trovò di tal nettezza,
cgrandezza,che fu apprezzato più di
cento mila feudi
Ildopodefinarc ritornai in Cofianti-
nopoli per vedere l\Efquì-Serray , cioè
vecchia abitazione. Quello è un Serra-
glio Reale, dove fono rinfcrrate tutte_>
ledonne, che hanno fervito a’ prede-
cefifori Sultani (come difopra fi è detto)
donde non efeono fe non maritate con
qualche Bafsà. E’chiufo quello luogo
all'intorno da immuro alto appaimi, per
lo fpazio di due miglia; fra le quali fono
gli appartamenti e giardini per diverti-
,
mento di quelle Dame. Non vi fi può
entrar dentro, per cflèr guardata la por-
ta da Giannizzeri ? e Capigì.
5 28 Giro <del Mondò
Vicino all’Efqui-odolar, o ftrada di
Cefcde-bafci entrai a vedere la Mofchea
Scefade-giamisi , fatta per ordine d’un_>
figlio di Sultano . All’intorno della me-
dcfiina è una bella piazza , con più fab-
briche per ufo degl’imam ; dalla qualo
per tre porte fi palla alla feconda piazza,
o chioftro dove fono
, all’intorno fedeci
colonne di marmo , che foftengono 22.
cupole, coperte aldi fuori di piombo.
N elìnezzo vi è una bella fontana , il tet-
to della quale è foftenuto da colonnet-
te di marmo.
Per porte fi entra nella Mofchea*
tre
dove cupola è fituata fopra quattro
la
grotti pilaftri ; nel rimanente, vi fono
gli fteflì palchi , tappeti , e Iampanc, che
nelle altre Dopo avervi veduto un fe-
.
polcro , che mi dittero ettere d’ibraint
Bafsà , ufeii fuori 5 e vedendone altri
pervia, la curiofitì m’indufie ad en-
trar di nuovo nella prima piazza; nel-
laquale oflervai inunacappella duetó-
be di Sultani con egretti nel turbante^,
porti fotto doflelli di feta alla maniera
Turchefea . Volendo poi ufeir fuori per
entrare negli altri incontrai un Gian-
,
nizzero, che mi chiamò 5 ma io dub-
biando di ettere rubato, ettendo in*?
Ino-
Dei. Gemei.! ri 329
luogo foli tario, e tenendo addofiÒ 40?’
zeccIiini,ritornai in dietro di buon palio:
£ leguitandomi quegli in fretta , mi poi»
a fuggire fuori la piazza . Ivi vedendo
jl Giannizzero un fuo compagno, gridò,
chemi prendelle, come in fatti fui arre-
non avendo ove fcampare . Quelli
flato,
Turchi dopo avermi cercata tutta la»»
perfona, nè trovatovi cofa alcuna, mi
conduflfero m\V Efquì-odalar ivi vicino,
dove prelentatomi avanti un’uomo(che
jo credei ufficiale )
mi aecufarono di
fpione : ed avendomi quegli interrogato
inbuon’italiano, gli rifpofi, ch'era per
curiolità entrato a vedere i fepolcri.Sog-
giunfe , che non fi potean vedere per la
gran fofpizione de’Turchi, però, che per
all'ora mi fcufava come foreftiere, che_s
. non fapeva il coftume del pa"cle; ma che
avvertili! di non ritornare più in Co-
ftantinopoli , c che di buon palio paffaffi
in Calata; incaricandomi di più, che rin-
gratiàlìì il Turco, che mi riponeva in li-
berti . Parve a me di fentire un'Angelo
Protettore, che mi liberava dalle carce-
ri ; dubbio era qualche rinegato
e lenza
Italiano perche ne parlava meglio di
,
me Ben di fretta adunque me ne ritor-
.
nai in Galata , che penfava di non avere
a rie
3i0 Giro del Mondo
a rivedere per più giorni; tanti pericoli
porta c6n le co fra’barbari la curiofità
Ritéi'nando pattai per lo quartierodcl
Fener, ed entrai nella Chic/a, e cala del
Patriarca Greco . La Chicfa è ftretta,
batta con cinque arcate per ogni iato, «
che la rendono a tre ale, con poche iam-
pane d’argento appelc . A finiftra, quat-
tro gradini alta, è la Sedia Patriarcale; a
delira entrando fi vede un pezzo della_»
colonna di Noflro Signore , alto tre pal-
mi, ed altrettanto grotta, di color rollo
e bianco.
Il Sabato 2 mettendo una bella giorna-
ta,prefi una barca per andare a diporto
per lo canale . Veramente l’andarvi iiu
patteggio è aliai migliore del Pofilipo di
Napoli poiché fi gode in tutti i tempi
; i
dell'anno, e vi è miglior veduta per le j
'
profpetrivc di Coftantinopoli, di cui ab-
biarn ragionato di /opra. Spalleggiando
adunque m’innoltrai verfb i villaggi
d’Afacapfi, Carachioy, Caflìin-bafcià, e
Tar/ena, dove tòno le galee . Pollo pie-
de a terra ebbi la curiofità di vedervi
fabbricargaleotrc, bergantini, ed altri
legni lotto 14. arcate coperte . V’erano
cinque galee compite, e tre carene per
£arne altre; oltre fei grandi galeotte, che
'
Del Gemella '331
ni! dittero averli a mettere di brieve in_?
acqua, per fcrvire fui Danubio per lau»
guerra d’Ungheria . Ivi da predo era la
cafa del Capitan Bafsà , bagnata per tre
lati dal canale, e leggiadramente fabbri-
cata . Si vedeva in appretto su l'eminen-
za d’un colle (vicino la riva ) il Cafale di
Divanana . Erano eziandio in qucll'ac-
qna 20. vafeelii da guerra fabbricati nel
Mar nero , di giuda grandezza, il più
grande dc’quali portava 70. pezzi di can-
none c perche era quel giorno di Ve-
;
nerdì , ch’ò fedivo fra'Turchi, davano
tutti con le loro bandiere fpiegate . Per
fervigjo de’niedcfimi, e delle galee , lun-
go il lido fono fopra 40. arcate coperte,
cd altrettante fcoperte,per fomminiftra-
re a’medefimi il bifognevole.E’per altro
il canale siprofondo, che dagli uni, e gli
altri legni con una tavola lì pone piede a
terra.
Continuando il cammino più avanti
con la barca, fi vedeva bagnato dal cana-
le famòfo palagio , e giardino di Ser-
il
ray-Badifcia , adorno di molti ordini di
ciprefiì e di molte gelofie nelle loggic;
,
e di tanti varicolori abcllito, che sforza
(per così dire) l’occhio a riguardarlo.Si
ìcorge quindi per bea lungo fpazio d'a-
332 Giro del Mondo
bitazioni il Cafale d’Alcuy;dove il can£
le piega a man dritta,reftringèdofi verfo
il fiume.Quindi c, che le tre miglia, che
contano da Galata fin’a quello Cafale
per acqua , non foto è un paffeggio fa-
mofo per la bellezza di quella riva 5 ma
anche per l’oppofta di Co(lantinopoli,e
per le tante ,cafe notanti su le acque;
eziandio fuori la Porta di Jcvalìere-caplì,
e fuo borgo Juph . L’acqua a quattro
miglia da Galata è dolce, acagion del
fiume, che da Belgrado viene a perderli
nel canale; io nondimeno vedendo pla-
cido il corfo del medefìmo fiume, feci
andar avanti la barca , lafciando a delira
una cafa di legno, aliai ben dorata , e di-
pinta fopra le acque, per godervi il Are-
ico nell’Eftate; e pallino per fotto un po-
tè di pietra
» a fine di tre altre miglia»,,
giunli inChitanà. Quello è un luogo
di poche cafe , però curiofo , a cagion»,
d’una macchina, ch’è fopra il fiume; la»,
quale , movendoli una ruota, fa che nel
medefìmo tempo follino cinque manti-
ci in altrettanti fornelli, a fine di fondere
ilferro, che per canali poi entra nelle
forme delle bombe , che quivi li fabbri-
cano per fervigio della guerra . Non po-
tendo palare più oltre per una cafcata»,.
3
Dei Gemeut. 33
che poco più fopra fa il fiume fra Io fco^-
{cefo de’monti, ritornai in dietro.
Venne la fera nella noftra ofteria_>
Vitcon mercante IngJefe molto ric-
Jilf
co per cenare , e bevere con noi im-
, ;
perocché quantunque vi filile ro fci Fra-
cefi gara nondimeno, e lej
a tavola, la
guerre fra le nazioni non deve rompe-
re corfo delle amicizie private, Ipezial-
il
piente in paefe ftraniero, e barbaro. Mà-
gio adunque, e bevè bene l’Inglefe, e un
Genovefe fuo compagno,non meno che
jfeiFraflcefi; afegno tale , che s’ubbria-
carono ,
e fi tinlero il volto l’un l’altro
lenza corrucciarfene . Io non potendo
tener tetta nel bere con tai nazioni, an-
dai a dormire, ferrandomi dietro la por-
ta, che poi vennero per rompere i bac-
canti? ma trovandola ben ferrata, ebbe-
ro il travaglio di ritornarfene , fenza far
rulla.
Domenica 24. mi fu riferito, che l’an-
tecedente giorno era venuto in Galata il
Caimecan , ed avea pollo alla galea do-
dici Greci, ed un Giudeo. Poi andando
nel Cafale di Carachioy incontrai il fi-
glio di D.Giufeppe Marchelè Melime-
le, che per vivere facea il mefticre di có-
prare, e vender vino? ficcomc faceva fuo
554 t
Giro del Mondo
Padre prima di ritirarli in Francia, per ;
privilegio concedutogli dal G. Signore,
acciò fi procacciane il vitto.
S’inteFe il lunedi 25.cheil Caimecan
di Cofiantinopoli era fiato privato della
carica, dopo tre meli c mezzo d’eferci-
zloj e che veniva in fuo luogo il Baf-
sà de’Caftelli, mentre egli dovea cffero
impiegato altrove nel governo di Der* j
berker Metropoli delia Mefopotamiaj:
e ciò, perche in si poco fpazio di tempo
s’avea concitato ugualmente l’odio do’
Turchi, e Criftiani in sì fatto governo
fconvenevolc alla fu a nafcita,per eflcr fi-
glio di un Prete Greco.
Dopo aver definato pallai in Afia con
una barca, per vedere le. reliquie dell’an-
tica Città di Calcedoniatdove pollo pie-
de non vi trovai altro che il Aio-
a terra,
lo, per dirvkquì fu Qucfto luogo è po
.
fio due miglia adOccidenre da Scutaret, f
all’incontro il Serraglio. Quivi vicino
il G. Signore tiene una buona cala di de-
lizie, con un bel giardino adorno di ci-
preffi, che in quei paefi fono molto fre-
quenti.
Come che io villtava qualche volta.»
Giacomo Colveu Ambafciadore degli
Stati d’Glanda alla Porta (
per effer’egli
vir-
Dei. G
emeut. 33 5
virtuofo, cd amator delle perfone, che_>
viaggiano) mi fece egli accorgere dal li-
bro di MfSpon, che ioavea iafciato di
vedere la colonna dell’lmperador -Mar-
ziano, da altri ancora trafcurata 5 onde_>
mi venne il prurito 'di ritornare in Co-
ftantiaopoli, per foddisfarmi di quella.,
nuova curiofità; avvegnaché io avelli
promeflò al rinegato di non andarvi più.
Có tutto il rifehio adunque prefa barca
ilMartedi 26 . v’andai, e nel cortile di una
cafa d'un particolare Turco, prefiò al
niedcfìmo quartiere de’Giannizzerijvidi
iacolonna, a mio giudizio alta 15. pal-
mi, fatta d'un pezzo di marmo granito,
colfuo capitello d’ordine Corintio fo- ;
prail quale v’era un quadrato di pietra-,
con quattro Aquile negli angoli . I
verfi Latini, che mi riferì l’ Ambafciado-
teeffere a’ piedi della colonna, non po-
teivedere, perche erano forfè nafcófti
nel terreno col piediftallo . Dall’altro
canto ioavea tanta fretta di pormi in_»
ficnro, per non ifeontrarmi coll’Italiano
rinegato ( il quale quella volta mi areb-
befatto qualche difpiacere )
che non cu-
rai di farlo le oprare.
C A-
336 Giro dei Mondo
CAPITOLO SETTIMO.
Navigazione fino a Smirne.
^^Vendo difcgnato di paffarc per ter-
ra in Perfia colla Caravana , rifol-
vei di ritornare in Smirne per Ma-
re; cièche udito da Gio: e David Me»
ner mercanti Francesi di Marfeglia tj ,
Confole il fecondo delia nazione m'of- ,
ferfero amendue co molta cortefia l’im-
barco fopra ilvafcello Giove del Capi-
tan Duran della della Città di Marfeglia:
3a medefima offerta mi fece il Capitan
Sereni dell’ ifteffa Città fopra ilfuova-
lccllo detto la Rondella; perocché la na»
zi on Francefe fi adopera volentieri per
facilitare viaggio ad una perfona , che
il
cammina per fola curiofiti di vedere e ,
feri vere: c dicevano eglino fra di loro.,
parlando di me : ecco un’uomo virtuo-
so , che travaglia per lo pubblico bifo- ;
gna , che tutti gli rendiamo fervigio.
Ringraziai tutti , ed accettai il favore
dal primo , che partiva ; ma vedendoli
Mcrcordì 27.che fi andava in lungo , nè
v’era giorno fido di partire; per non per-
dere la comodità della Caravana, (die
du-
Del Gemelli? S37
dubbltava non partile predo) rifolvei
imbarcarmi fopra un Ciambcr Turco,
che paflava a Smirne . Fatti quindi por-
re in barca i viveri per Io cammino ; il
Giovedì 28. circa Je 20. ore, con vento
favorevole, fi /piegarono le vele : ma_,
appena fatte so. miglia, il Rais , giuda il
loro codume , diede fondo in una /piag-
gia di Natòlia.
Il Venerdì 29. tre ore prima di gior-
no fi tolfero /'ancore ; e la fera ci avvici-
nammo all'Ifola di Marmora ; però la_,
notte podofi vento contrario, poco coi
bordeggiare potemmo avanzarci.
Sabato so. verfo mezzo di ancora da-
vamo dirimpetto alle de/Te I/òle Elleno .
fono cinque :la più grande è detta Mar-
mora , fopra la quale fono quattro pic-
cìole borgate; la feconda Bafcialiman
con cinque Cafali la terza Echnich con
;
uno; la quarta Baglia con due; e la_>
quinta Jmaral con altri due. E’ così buo-
no il loro terreno, che danno vino quali
a tutto Codantinopoli a buon prezzo;
vendendo/ene un’Oka ( chepefa 48. on-
de )
tre grani della moneta di Napoli.
Divenuto forte il vento la notte,ed of-
fendo in Marmora la maggior larghezza
del Ca naie, fummo obbligati di ritornar
Tane l. Y indie-
1
.
3?S del Mondo
Giro
indietro 30. miglia, per prender porto
tieli’Ifola,e Cafale di £chnicb , la Dome-
nica 31. Durando il medefimo mal tò-
po, fù di meftieri trattenerci in quel luo-
go tutto il Lunedi primo di Febbraio ; e
il Martedì' 2. partiti tre ore prima di
giorno, giugnemmo dopo lei ore di
navigazione in Gallipoli, ióo. miglia lon-
tana da Coftantinopoli
Non partimmo il Mercordi 3 - a ca-
gion del Mare alterato. Giunte la mede-
lima ferain Gallipoli IJflìn-Bafsà Vifir,
con un feguito di 200. perfone a cavallo,
che paflava da’ Cartelli a Coftantinopo-
li , prender pofleiTo della carica di Cai.
a
jnccan deporto come ho detto di fopra
;
il Calolicos,per gli tuoi mali portamen-
ti Quello Vilìr era ftato anche l’anno
.
paftato Caimecan, ed era molto ftimato
da’ Franchi per le ottime fuc parti. Mi
albergò il Xaxan V. Confolo Francefo
con molta cortesia 5 però nella cena non
tralasciò punto delle lue i'uperftizioni fa-
rifaiche già detre.
V idi il Giovedì' 4. la londra, nella qua-
lemi era imbarcato in Bichier e poi ',
avea lafciata in Rodi ; che dopo quattro
meli non avea terminato ancora il fuo
Viaggio , per l’ubbriachezza del Rais,
Del Geme il k >59
che il meno , che penfava era di fare il
fuo dovere: e feionon avelli fatta la_»
rifoluzione di lafciar fimi! beftia , farei
(iato ancora languendo per quelle fpiag-
gie , c farebbefi rotto affatto 11 filo del
mio difcgnato viaggio.
Non prima del Venerdì 5. potemmo
farvela a cagion del mal tempo. Gin-
gnemmo Con tutto ciò a buon’ ora al
Cartello di Natòlia, dove ci fermammo,
perche il veto forte avea mollo una grS
marea. La notte mi convenne dormire-»
nella navcjonde la mattina del Sabatoó.
non potendo più foff'rire il difagio del
Mare, con tutto che il paefe fuflc co-
perto di piu palmi di neve, volli Icende-
re a terra Andato dal V. Confolo Fran-
.
tele che ivi ficea refidenza , trovai un*
,
uomo villano affatto , e difeorrefe-, che
mi fece molte interrogazioni impetrine-
ti,ed alla fine mi menò all’Agàdel Ca-
Hello, dandogli peflima relazione di me,
e dicendogli: cheio mi era finto France-
fe,ma in fitti non potea eflcre , che un
qualche Frate; avvalorando la fua con-
ghicttura dal vedermi, per lo freddo gra-
do coperto d’un mantello fratefeo; di
maniera tale, che io forte dubbirava non
rimanefii carcerato L'Agà nondimeno
.
j
Y ^ effen-
340 Giro del Mondo
effondo difcreto, rifpofe ;che gli badavi
ch'egli vedette il paffaporto . E replican-
do il cattivo V. ConfoJo , che non avea
Veduto alcun pafiaporro , e che io aveo
detto per i/cufa di tenerlo filila navo;
per non far infofpettire con tante difpu-
te l’ Agà mi licenziai , dicendo
, : che an-
dava a prenderlo , per farlo vedere ma ;
poi non volli mai più tornarvi , confido-
derata la diffidenza del Francefc.
La Domenica 7. avemmo dopo mez-
zo di la folita vifira del Doganiere, o
Giannizzero 5 i quali regi lira to tutto ciò
ch’era in nave, mi dimandarono dove
andava, e fe teneva paflaporto. Rifpo-
li , che andava a Smirne , e che il paffa*
porto l’avea veduto il Confalo,
Il Lunedi 8.non fu tempo apropofito
per partire 5 ma abbonacciatoli il Mare
il Martedì 9. partimmo la mattina, eia
fera pernottammo in Tenedos. Quan-
tunque nel Mercordl io; continuano
fifteflb buon vento di Tramontana, non
Volle partire il Rais onde fapravvenen-
;
do poi il cattivo, bifagnò, che a difpetto
fioftrojd trattenemmo mentre durava.
,
Giovedì 10. Rendemmo a terra tutti,
ed io prefi albergo in cala d'un Greco;
dove efano anche due Franteli , e duo '
.Ve-
Dei Gemella '541
Veneziani; l’tirio appellato Paolo , e l’al-
troch’era fua moglie, veftìra da mafehio,
Chiara. Per divertirci alquanto dalla.»
malinconia d’ettere in pae/c cosi barba-
ro fummo tutti il Venerdì 1 2. due mi-
,
gliadittante dall’abitazione per godere ,
lacampagna; che trovammo all’intorno
ben coltivata di vigne onde. vi fi beve_> ;
il vin mofeatoadue para Polca, ed a
miglior prezzo l’altro più ordinario; pe-
rò amendue fono leggieri, e pofiòno be-
verfi a patto.
11 Sabato 15. mangiammo in caia di
un Prete Greco , il quale col nottro da-»
najo ne diede un buon definare Do- .
menica 14. fummo tutti a feriti r Metta
nella Chiefa de’ Greci dove concorfero ,
tutti i Criftiani delpaefe In fine il Lu- .
nedì 1 5. facemmo vela quattro Ciam-
ber di con ferva, con una làica , ed una_,
londra ; ma il nottro per effere migliore,
pafsò gli altri , a fegno che prima di tut-
ti fi trovò dentro lo ftretto di Babà , do-
ve gli altri poi non poterono entrare, ef-
fendofi mutato il vento.
Continuammo tutta la notte il cam-
mino , di modoche il Martedì ió.al far
dclgiornOjCi trovammo a villa della Fo-
cia , nella quale entrammo bojrdeggian-
X 4 4P*
342 Giro del Mondo
do, perocché avevamo il vento per pro-
ra Porto piede a terra, prefi in affitto
.
due cavarti per una piaftra , per andato
per terra la mattina a Smirne, diftanto
40. miglia ; confiderando , che per Ma-
rc poteva dimorar lungo tempo, a caufa
del cattivo tempo: però una buri-alca-.,
che fopravvSnc la notte, abbonacciò tal-
mente il Marc, che ben per tempo mi
avvifarono ,che dovevamo partire
In fatti il Mercordx 17. ci ponemmo
di buon'ora in cammino Ortervai all’u-
.
fcire del porto un picciolo Cartello
con noue cannoni a fior d'acqua E’ .
ben vero, che nrr Capitan Bafsà voleva
farne fabbricare un’altro in una picciola
Ifola diftante un miglio ; ma la morto
interruppe il difegno La Terra della-,
.
Focia è per altro picciola, circondata-,
di mura, c con due porte però tieno
;
un’ottimo porto, capace di grolle navi
fin lòtto le muraglie. Per lo buon ven-
to , che continuò approdammo a Smir-
ne fu le 2t. ora , dopo di zi. giorni di
penofo viaggio perche in compagnia-,
;
di Turchi un Crirtiano le non s’arma_»
della pazienza diGiobbe , fi può perdere
inTentcndo a tutte l’ore le Polite parole
ingiuriofe di dii : najk , e gìwì
e non
Del Gemelli. 34?
cnon Tempre fi potfono ritenerci primi
moti .
Qucfl:’ arroganza è cagionata dal
ritrovarti in lorpaefe , e fuperiori di for-
ze, perche in altra manierano» ol'ariano
di Onde fie bene , che Tempro
parlare.
che fi può, un Criftiano sfugga d’imbar-
carfi in navi Turchcfchc ; imperciocché
quantunque vi fieno più Greci, che Tur-
chi tono però primi peggiori affai de’
,
i
fecondi, ed odiano i Cattolici deli’iftef-
fì maniera; oltre che nel negozio fono
molto più furbi, ed infedeli degli ftetli
Turchi . Gli Armeni però , benché feif-
rnatici non hanno tale avverfione ; anzi
,
proccurano con amorevolezza rendere
nelleoccationi ogni fervigio potabile a'
Cattolici ; ficcome io ho fpcrimentato
più volte. Per quefta fteffa ragione il
Giovedì 1 8. preti camera dentro lo Xan
degli Armeni
, dove medefiniamento
pola la Caravana di Perda Sono ivi .
le buon prezzo , però fenza nef-
danze a
fun mobile .
Fui onorato dagli amici, il Venerdì
19. che vennero a darmi il ben venuto;
e Sabato 20. definai con Mt R.ipcra.
’1
La Domenica 21. che fu l’ultima di car-
novale il Confolo d’Olanda diede un-»
lauto banchetto, e feftino a’ Mercanti
Y ^ Olan-
344 Giro del Mondo
Olandefi , ed Inglefi ;e’l ballo durò fino
al giorno feguente L’ifteflo fece il Con*
•
folo Inglefe il Lunedi 22. e vi andarono
malcherati , e lenza mafchere molti
Francefi non impedendo la guerra fra
;
le Corone, la buona corrifpondenzain
paefe firaniero : onde dicevano , che ito
Mare fi farebbono battuti, e fatto il loro
dovere , ma che in terra altrui dóveano
cfiere buoni amici. In fatti quei giorni di
carnovale fecero convenzioni di40.nl-'
la volta, tra Francefijnglefi, ed Olandefi,
bevendo allegramente ne’ Villaggi del
contorno; fra’ quali erano anche i figli
de’ConfoliFrancefe,ed Inglefe. Il mc-
defiino vidi olfervare(comc difii)in Co*
ftantinopoli fra l’Ambafciador d’Olan-
da , e Mr Mcner Deputato di Francia-,.
Altre nazioni non potrebbono forfi dif-
fimulare il rancóre , e portarli così no-
bile egenerofamentc . Per altro quelli
Miniftri Inglefi, ed Olandefi fono così
poco prezzati da’ Turchi , che non dan-
no protezione ad altri che a , quelli della
Joronazione (avendola negata a me più
volte ) perche fanno, che i Turchi non-,
nc fari conto. All’incontro quelli di Fra-
eia non la nieganoa nelfuno , e proteg-
gono fino a’ Veneziani , ciré Hanno ito
.
Dei Gemei.! iJ >45
fevafite, quando attualmente arde la^
guerra fra la Repubblica , e’1 Gran Si-
gnorej.
Il Martedì 23. ultimo dì carnovale li
/enti un terremoto verfo le tre ore di
notte, (
fciagura molto frequente in_>
Smirne ) che replicò il Mercordi 24.alle
20. ore col medefimo impeto.
Fui il Giovedì 25. a prendere il diletto
(iella caccia nelle vigne, efifendovi quan-
tità di tordi , e beccacele . La notte del
Venerdì 20 .replicò due volte il terremo»
to però non con tanta violenza . Il Sa-
,
bato 2 7. fui a reftituire le vifite a gli ami-
ci 5 e 1 fi Domenica 28. fui a diporto iru
campagna con altri Europei
Lunedi primo di Marzo mi trovai
11
nel più ftrano imbarazzo,che polla avve-
nite a viandante del Mondo. Fui chia-
mato avanti il Confolo di Francia da un
talcBrancalcone Anconitano marito di
una Francete , il quale voleà per forza_>,
che io non fuffi me medefimo ,maGio;
Maffàcueva di Mcffina . Quello Branca-
avea tenute alcune mercatanzie a
leone
nome del Menine fc , con pubblica fcrit-
; c perche fupponeva , che.fc l’avcf-
tura
/eappropriate , e vendute la Dogana di
Smirne ? volea ( tanto forte era "la fimi».
$46 Giro del Mondò
glianza fra me, e ’1 fuo creditore ) che gli
cafiaffi Rifinimento . Per difingannarlo
di tal pazzia, gli dìflì (Incera mente lamia
patria , e nome ; e non credendo a* miei
detti , fetidi fu d’un foglio di carta, ac-
ciò ri (contrade il mio carattere co quel-
lo del Melfìnefe,e fi togliefle tale impref-
fionc dalla mente.
Giunte il Martedi 2. una Caravana da
Perfianumerofadi 120. belli cammelli,
c carica di fete fine , e grofie;però i mer-
canti, a calda de’ ladri, non fi rifolverono
di partire con si picciola compagnia; on-
de fu di meftieri , che io prendelli altro
mifurc , eflendo fvanito il difegno di an-
dare per la Natòlia In Smirne frattanto
.
icrviva di trattenimento , c di còmediiL,
l'errore dell’Anconitano Un’ amico la .
mattina del Mercordi 5. venne adirmi,
che colui era ancora pertinace in voler,
elicgli cada flì Rifinimento, e che noro
vi eran parole da potergli perfuadero,
che io non era altamente il Meffinefe e ;
che perciò mi avrebbe fatto chiamare di
iiupvo avanti il Confolo , ficuro che io
farei andato carcerato, fe non faceva ciò
ch’egli volea ; mentre fila moglie aveaj
molta mano col Confolo , il quale lenza
alcun dubbio non le avrebbe rifiutata si
Del Gemelli! 347
giuda dimanda;tanto più , che alcuni di-
ceano, che io mi affomigliava molto al
Maffacueva , e che folamente la favella
era differente. Mipofeciò in qualche^
apprenfione , c non fapeva che mi fare,
perchenon avea altra protezione , che_>
quella del Confolo: onde il Giovedì 4*
parlai a Ad r. Ripera , per vedere che_>
modo avea a tenere, per render capace
l’oftinato Anconitano ; non effondo di
dovere, che per liberarmi da quella mo-
leftia, facefli una fallita , fingendo il no-
me e cognome altrui , e caffaffi una_,
fcrittura , nella quale non era intereffa-
to. Mi rifpofe, che colui era anche fuq
amico, e perciò non voleva ingerirvi (li
tanto più , che vedeva il Confolo impe-
gnato.
Infatti non effendo guarito dal deli-
rio il Branealeone, dal vedere il mio ca-
rattere , mi fece chiamare il Venerdì 5.
perla feconda volta, avanti il Confolo,
perfiftendo nella dimanda , ch’io gli fa-
ceffi , perche fàpeva di certo,
quitanza
thè io GioiMaffacueva . Soggiuufc
era
il Confolo; coftui non vi dimanda dana-
riima che lo quietate folamente, e perciò
non dovete negargli una cofa sì ragione-
vole. A quelle parole mi veniva voglia
.
348 Giro dei Mondo
di dar la teda per le mura; confiderando*
che quel buon’uomo prendeva sì fatto
errore d'una perfona , con
la quale avea
(ch’è qualche
trattato affari, ed intereffi
cofa di più d’una femplice amicizia ) o
che nè il mio carattere , nè altre fcrittu*
re potevano quietarlo •
Arroiliva intao*
to il Corifolo in vedendomi dar nello
fmanie, e dirgli, ch’io non era il Melfi,
nefe pretefo; e che fe voleva
in fuaco-
fcienza, ch’io facefiì tal fàifità, l’arei fat*
ta,e conferitomene fubitojnon trovati*
do altro modo di liberarmi da fimil in-
feftazione; giacché avendogli detto che
e che faceffe ve*
io era Dottor di leggi ,
nire qualche letterato Gefuita ad efami-
replicava il Brancaleone, ch’io
narmi ;
avea potuto ftndiare dopo il negozio
All’ultimo non fapendo egli come rifol-
vcrfi , rimanendo me, e l'Anconitano a
contendere, ufci fuori dicend o; accomo-
datevi colle buone. Durò il contrailo
lino alla fera , volendo per ogni conto il
debitore, ch’io fuflì il Meffinefe; avvc-
gna che ni’udifie favellare d’una lingua^
ben differente . Alla per fine gli dilli : Io
non ho le lettere , che mi dimandato,
perche da che partii d’Europa non ne ri-
cevei
~
veruna* venite in mia cafa # regiftra :
^
t
•f
Del Gemelli. 349
te le mie robe , e fcritture , che forfè vi
foddìsfaranno . Chiamato adunquo
l'amico Ripera, e tutti tre inficine venu-
ti
nella mia camera , aperti i miei forzie-
tetti
loro preferrzajl Brancaleone co-
in
minciò a rlconofcere le robe, e fcritture,
mentre io dava nelle fmaniej e voltan-
domi bene fpeffoalui , diceva ; voi mi
date una ftrana materia da porre ne’miei
manufcritti , che da che corro per lo
Mondo, non m’è ancor fucceduta , nè
credo che ad altri viaggianti pofla fuc-
cedere . Certo , ch’è una bella materia
da farvi ponderazione, replicava il Bran-
caleone. Facendoli già notte con si lun-
ga ed importuna vifita 3 cd avendo rico-
pofciuto quegli più fcritture autentiche
cconfuggelli (ch’io non potevo aver
ialfificate) fi quietò alla per fine , e ritor-
noffene in cafa ; rimanendo io nella mia
camera, a confiderare tutta la notte gli
ftrani accidenti, a’ quali foggiace un-*
povero viandante.
Kp f . :
* = :
Hfeii :'!
-•
350 Giro del Mondo
CAPITOLO OTTAVO.
-, . fi
Cammino /ino a Buyfa Metropoli della BitinicU
e deferitone di quella Città.
_
D Ubbltando non venirte dì bel nuo-
vo la frenefia al Brancaleone, Sa-
bato 6. ben di notte fui a trovare il Ca-
targi, o mulattiere di Burla per andar
,
per terra colla prima occaiìone in quella
Città. Prefi in affittò due cavalli per
me , e per lo fervidore,quindici piaftre j
pagando mezza fonia apparte per le mie
robe. Proccurai dopo aver udita Ijl,
Mefla la Domenica 7. licenziarmi a tut-
ta fretta dagli a mici, ma non dal Confo-
lo,pertcma dell’Anconitano: ed effendo
già pronte il Lunedi 8. le mie robe ( che
avea lafciate in cafa dell’amico Ripera )
non potemmo parti re, effendo impedito
da un’affare il Capo della Caravana.
11 Martedì 9. di buona ora comincia-
mo a caulinare colrefto della Caravana,
comporta di 1 io. fra mule, e cavalli. Di
quindici in quindici giorni Tempre par-
tono da Smirne per Burfa Amili compa-
gnie, alla maniera de'noftri Procacci di
Napoli. Giugnemmo in Manafia a fine
Del Gemelli. 351'
di jo.tii. : i o. di pianura, e 20. di monta»
gnc. Quivi fopraggiugnemmo parte.»
delia Cara vana ch’era partita il giorno
,
antecedente,e s’era rimala la /era a Bun-
garba/ci ,
per dar tempo d'unirvi/I gli
altri viandanti.
Manali a è una Città grande quanto
Smirne, polla su le falde d’un’alto mon-
te. Lefuecafe fono ba/Te, e di fango,
fuorché alcune abitazioni di perfori?-»
qiialifìcate.Ha gra quantità di Mofchee;
efopra la fommità del monte, un vec-
chio cartello rovinato , che nondimeno
era dominato da un’alta Rocca. Un_»
Cadi la governa, quale ha 500. afpri al
i,l
giorno dal G. Signore , chei Turchi fti-
mano un gran fbldo.
d'andar per Mare a caufa del-
Lafciai
finfolenza de’Turchi ; e credendo per
jtcrra, trovare miglior comodità, Ip e ri-
meritai tutto il contrario; non trovando
altro alloggio quella fera , che la nuda_j
terra, fopra la quale feci porre il mio let-
ticciuplo, e coprirmi da capo a piedi,
(lenza levarmi gli ftivalì ) a caufa del ri-
gore del tempo . Se averti Caputo la lin-
gua, avrei potuto dentro la Città trova-
realbergo; ma era pericolofoleparar/ì
dalla Caravana . I T tirchi però, che fon
i
duri
f 52 Giro bel Mondo
iduri come beftie , non filmavano graia
difagio dormire fui fuolo a Cicl’ aperto;
flccome fecero tutti cosi placido, e pro-
fondo fomao, che pareva che giaceffero
fopra un morbido letto; con tutto cho
fuffero calati a piedi dalla montagna co-
porta di neve.
Mi rifvegliai agghiacciato la mattina
del Mcrcordi io. e non potendomi di-
fendere dal gelato ambiente lemure
non avevamo proccu-
della ftanza, che ;
jtai con cioccolata al di den-
riscaldarmi
tro, e con buon fuoco al di fuori Par- .
timmo poi di buon’ora per paefe piano
(toltone tre miglia di monte e facendo
)
Ja giornata fenza prendere altro ripofo,
che quanto fi potè fare lina picciola col-
latione, venimmo la fera a dormire nel
Cunac (al parlare de’Turchi ) di Bala-
jmuc, picciolo
Gafale pollo in piano.
Dormimmo la notte dentro il Karvan-
fèrà o Italia , di camerata con le beftie.
Paftammq, a tre miglia di Manafiaj,'
per una ftrada battuta di pietre fopra pa-
ludi , che bifognò coftafl'e molto, non
clfendovi pietre all’intorno . Nondime-
no , con tutto che fi faceflc a fpefo
del Sultano, e delle Città convicine,non
perciò efiggono alcun dritto per lo paf-
Dai Ge meui. 353
fOjComc fariano altrove. Al fine di que-
lla ftrada pattammo un grotto fiume per
un ponte di legno.
Giovedì 1 1 .prima dell'alba ci ponem-
mo in cammino, però come che fi an-
dava con molte beftie da /orna , non fi
fecero in tutto che 3 2. miglia , o dieci
efplicarmi all’ufo Tur-
ore di firada(pcr
chefco )
conta fino al Cunac
quanto fi
dijalcmbi , è certamente di gran-
Egli fi
de incomodo il viaggiare in tale ftagio-
nccon Turchijimpcrciocchè eglino non
folamenre non danno fpazio alcuno di
ripofo a' cavalli , ma nemmeno tempo
diriftoro a’ viandanti ;ond’è , che mi fa-
ceva d’uopo fervirmi tra via dell’iftctta
bardella (non ufandoquei mulattieri fel-
le)
per menfa. S'aggiunfe poi l’anguftia
del Karvanferà,che ne obbligò da fenno,
a Ilare in convenzione colle beftie ; ed
io in particolare feci il mio letticciuolo
iulla mangiatoia, dopo aver molto ften-
tato a farlo afeiugare ; avendolo feco
tratto nel fiume il mio fervidore Arme-
no, quando vi cadde fcioccamenteda_>
cavallo. Per altro poi il mio Catergi
avea un ragazzo molto difereto, che per
pochi para, che io gli donava di quando
inquando, mi ferviva attentamento.
Tane I. Z come
'354 Giro dei Mondo
come fe fufie flato mio fervidorc. Gli
altri Maomettani mi li inoltravano ezia-
ndio cortcfi , e fra gli altri un Moro di
Rimili regalommi di caffè , e melloni.
11 Venerdì 12. camminammo per
montagne afpriffìme, incomodati mol-
to dalle nevi , ch'erano in terra , e da_,
quelle che attualmente. cadevano dal
,
Cielo. Dopo 24. miglia di cammino fat-
te in otto ore, giugnemmo circa mezzo
dì in Curiungiuch, picciolo Cafale pollo
fra' monti : onde ebbi agio di ripofarmi.
In paefe di Turchi non fi truovano
luoghi abitati , che uno , o due al più in
una giornataje perciò fa di mefticri adat-
tarli il più delle volte alla comodità de;
Xan,oKarvanferà. E qui mi rammenta,
che quei barbari fi fervono dell’iftcflcj
parole, nafi nafte (che lignifica cavalcare
fuo padre, e madre ) e Giaur, per far cam-
minare i cavalli , che fogliono dire per
ingiuria a'Criftiani,fcmpre che ne incon-
trano . 1 viveri non fono molto cari nel
cammino > avendoli per un para letto
uova,c per dieci una gallina; buoni mel-
loni d’inverno per due para l'uno , e per
altrettanti pane badante per un giorno.
Il Sabato 1 5-cii buon’ora ci ponemmo
a cavallo ,c dopo aver fatto 3s> miglia
*
di
D E l G
E ME 1 1. ?S5
di cammino in undeci ore, per monta-
gne coperte di neve, e ghiaccijgiugnem-
jno in Mindoyraj pafsàdo per una llrada
di felici, tre miglia prima d’entrare al
Xan. Quello , ed otro altri della ftefla
picciolezza, è fituato in una pianura cir-
condata da montagne, molto limile a
quella di Puglia del Regno di Napoli,
anche per l’ottimo terreno.
Allo ipuntar dell'alba Domenica 14.
feguitammo il camino per cattive mon-
tagne , c dopo 1 1 . ore, e 3 3. m. di Itrada
giugnemmo tardi in Sufcgreli ; luogo
frequentato di poche cale coperte di\
paglia, invicinanza d'un groflò fiumee»,
con due magnifici IX an .La giornata fu
penne infelice, poiché volendomi ro-
llar indietro cacciando , dando poi fret-
ta alcavallo, mi cadde quattro volete»
jiell’acqua , e mi bagnai bene.
Continuammo Lunedi 1 5. il viaggio
perpaefe piano si, ma molto fangofo;
afegno tale, che volendo farli tutta la
, lènza prender ripò-
giornata, al folito
fo , e dar riftoro a’ cavalli 5 rimalero
molti di quelli indietro , e cilafciaro-
no al meglio 5 onde non potemmo
fatcche quindici miglia in cinqueore,
fino al Calale di Hiefmurgiajdovc non-,
Z 2 c f-
356 Giro del Mondo
cffcndo alcun Xan, convenne albergare
in cafe particolari di Turchi . In palpan-
do il fiume , il cavallo che portava la_»
mia valige, vi cadde dentro,c bagnò tut-
ta la roba-
Il Martedì 1 6. dopo aver fatto 15. mi-
glia in 6. ore, per una firada fangofa_>,
giugnemmo in Lubat dove dovevamo ;
efler giunti fin dal giorno antecedento,
fenonfuflìd fiata la cattiva ftrada: ciò
che ci obbligò anche a mandare i cavai- mifcii
li fcarichi per terra e la roba per ac-
,
qua, a contrario della corrente del fin- 11
me; pagandoli un zecchino per la barca.
Lubat per quanto le fue mura, e Torri
all'intorno dimoftrano, egli fi è un’anti-
ca Città . Sul fiume vi farebbe un graru
-
ponte di pietra , ma i Turchi lo lalciano .
...
andare in rovina , contentandoli di paf-
farein barca all’altra riva . Di cinquo
.
Giudei, che venivano con la Caravana »
.
perir andare a Burza, o Brulla ( fecondo
il parlar de’ Turchi ( il Caragierenepre-
fc uno prigione , che non avea il bol-
lettino d’aver pagato il Caragio , o Tri-
1
buto: perocché i ricchi pagano quattro
zecchini ,i meno agiati due, e’ poveri
uno.
Il Mercordi 1 7. ne partimmo in barca
fui
Dei. Gemelli.’ '357
fui mentovato fiume ( largo circa unJ
quarto di miglio )
quale nafee da una
il
palude, o lago, per cui noi pofeia par-
lammo a veduta de’ piccioli villaggi di
Caragaci, e Bulugnat , che anticamente
era ferrato da mura ,come può cono-
fcerli dalle veftigia. Sbarcammo, dopo
fei mezza, e 24. miglia di ftrada,iti
ore c
vicinanza del Cafale dINacilar, dovej
ci attendevano i mulattieri Tornata a .
caricar la roba , ci riponemmo in cam-
mino; erìopo aver fatto fei miglia in_»
ripofammonel Cunac d'Haf'
due ore, ci
lan.Aga-chioy , dove per Xannon tro-
vammo altro, che una picciola rtalla_»
in piano , incapace di tutta- la gente , e
de' cavalli : e pure non eravamo , cho
circa venti perfone; effendoiì la maggior
parte della compagnia feparata da noi
in Sufegreh,per andare in Sardac , e paf-
fare di là in Gallipoli , e quindi renderli
in Adrianopoli . Lo Xan capace era in-.
Taatale due ore più avanti.
Ci ponemqin, camino prima di giorno
ilGiovedì is.e dopo fei ore, e 18. miglia,
giugnémoin Burfa,o Prufa.Quefta Cit-
tà in altezza di 41, gr. e 40. m. è porta .1
piedi del Monte Olimpo , elici Turchi
dicono Gefchifdag, o Refchisdag, ed,
X 3 Ana,
35* Giro del Mondo
Ana-Tolay-dag. Vogliono alcuni , chej
Afi* noT»_> fia ftata fabbricata da Annibale, dopo la
defciip.
cap.ij.
1 3*
vittoria riportata da' Romani fopra An-
lexìc.Geo- tioco : altri dal Re Prufìadc,o Pru/ia
gtaph-Phi-
ixp. Ferrar.
negli anni dclMondo 3 279.C che fia ftata
Ttib.Piufa. Reggia degli antichi Re di Eirinia ^ri-
ma d’efler foggiogata da Orcanc II. Im*
'pcrador Ottomano nel noo. Fu prima
Sedia Vcfcovale , e poi ebbe la dignità
di Metropoli. Prerogative, che non per-
de fotto il giogo de* Barbari , poiché fu
Reggia degli Ottomani, prima dell’ac*
quifto di Coftantinopoli: e pure fc Svor-
rà dritto confederare, non ha che cedere
in pregio all’iftefla Coftantinopoli im- ;
perciocché non è inferiore a que-
fta nella fu a dignità, oltre d’efler freque-
fe foggi orno del Sultano, ed cflerviife-
polcri de’ Principi dell’Ottomana fami-
glia eccetto gl'lmperadori,che rcftano
(
in Coftantinopoli.) Abbonda cgtialméte
di mercanzie, e la fupera nelle ietc;pcr la
grandiftìma quantità , che ne viene dal-
la Sorta, e da tutto l'Orientejche poi ivi (i
pone in opra , anche con oro , ed argen.
to,per ftrfenc negozio in Europa . Tiene
alle fpalle(ftccQrn'è dettoci Mòte Ollpo,
dòde /gorga il fiumcRhindaco,che l'epa*
rala Bitiniadall' Alia minore, cd è il più 1
gran-
Dei Gemellò 359
grande di quanti fi perdono nella Pro*
pontide . Il monte è altiflìmo , Iterile-»
nella foni miti , e coperto Tempre di ne-
ve ;
nel mezzo abbonda di melegrane;ed
alla falda ( dove è fabbricata la maggior
parte di quella famofa Città ) di amenif-
fimi j deturpato però dalla pro-
giardini
digio!'! quantità di moftruofi ferpenti,
che vinafeono . Chiamano i Greci que-
llo Monte Caloyeron-oron,pcr gli Mo»
nifterj,che vi fono.
Fù Burfa patria d’ Afclepiadet medico
famofo , che mori venendogli meno Piin.iib.f2
unafcala: di Dione Prufio , chiamato
u y "‘
per la eloquenza il Crifollomo ,che la-
feiòferitti dicci libri delie virtù d’AIef-
fandro il Grande , ed 80 . orazioni in.*
Greca favella.
Quella Città (
che per gli Bagni può
dirli il Pozzuolo della Bitinia ) è di fi*
gura irregolare, e fi può dire una con-
fìifionedi fabbriche; poiché effóndo li-
mata ad Oriente a piedi di due monti,
che fanno la figura d’un braccio curvo;fi
vede la più parte full'alto,oin valli, o fo-
pra balze riporta. Si feorge fu d’una emi-
néte balza il Serraglio delGran Signore,
(
Sede lungo tempo degli Impcradori
Ottomani) ferrato da buone fabbriche
£ 4 di
. e
360 Giro del Mondo
didoppie mura, con Torri in proporzio-
nati fpazj però tutro fc ne và in rovina
;
per la negligenza de’ Turchi L’altra-, .
parte della Città Uà falle pendici, e a’
piedi d’altra fublime montagna, o pia
rodo braccio della mentovata, che lo-
vrafta al Gattello; e gode d’una belli/IÌ-
ma veduta della campagna , per più mi-
glia all'intorno piantata di viti ,cd ador-
na di verdeggianti giardini, e di molti
popolati villaggi ; in maniera tale, che
incftatdvi palla a diporto la nobiltà,
cittadinanza, per godere il frefeo del Eu- ì
garbafcijch'è un gran prato innaffiato da
grolla forgiva di buone acque, che feor-
re dal monte, per provvederne più con-
trade della Città
Continuando a vedere le parti di que- ,
ila nobil Città; c principiando dalla par-
te del Callello, o Serraglio vidi in prima
il quartiere de' Giudei; in fine del quale
fulla medefima falda del monte trovai
un buon Bifcifien, (luogo ferrato eco- ,
perto,dove fi vendono le cofe preziofe,)
e migliori Serfci , o Bazar con ricche.»
botteghe di mercanzie ; e feguitando a
camminare, vidi più llradc d’ogni forte
d'artefici, e molto popolate.Leftradc, e
cale di quella Città fono buone , per ef-
ierc
Dei. Gemelli.’ 361
fereinpaefeTurchelco,epiù ben fatte
diquelledi Smirne, la qual vien fupc-
rata da lei nella grandezza , però non_>
credo nel numero d’anime.
Riporta ch’ebbi la roba nel Xan di
Efchienghi, prefi un Giudeo per gir ve-
dendo meglio la Città ; però mentre an-
davamo al Cartello, fu quegli carcera-
to dal Caragiere , per lo tributo onde;
bifognò trovarne un’altro, il quale mi
menò a’tanto rinomati bagni , lontani
mezza ora dalla Città . Entrato nel gi a-
de detto Capligià inlingua Turchei'ca,
(che vuol dire luogo caldo ) trovai nel-
la prima ftanza o l'ala, che aveva due_j
cupole, un buon fonte d’acqua frc£ca_>:
quivi Spogliano, cflendovi all’intorno
fi
il , e ripor le robe .Indi,
Solfa per (edere
fi per due porte al bagno : da fini-
parta
ftra evvi una fìàza per dormire, quando
vili voglia reftar di notte, ed altri co-
modi luoghi con loro font; caldi, ed un
frefeo . Fallandola più avanti fi vede un’-
altraftanza , della quale il tetto, è come
leprime, coperto d’una cupola con fpi-
ragliper efalare il caldo, pariméte co una
fontana nel mezzo, c tre picciolc tiepide
nelle mura Più oltre a delira è una pic-
.
cioliffima cameracontre altre forgivo
d’ac-
ì
.
Giro del Mondo
d'acqua, e due a finiftra Indi s’entra nel
.
bagno, ch’c rotódo, coperto di cupola có
più forami, e profódo fette palmi;cò due
leale per feendervi , c all’intorno fette
forgive d’acqua calda. Quando io vi an-
dai vi erano molti Turchi , che nuota-
vano , fi lavavano , e radevano. Io dopo
cflermi lavato, c fittomi fregar le fpal-
Jc con un panno di lana , non potendo
refiftere al caldo , nfeii fuori , c mi feci
radere da un Turco nella feconda ftanza.
Qucft’acqua viene dal monte cosi calda,
che le uova in brieve tempo vi fi cuoco-
no ; c fc non filile, che fi tempra coru
altre acque frefche , nulla perfona nc
verrebbe fuori colla pelle intera.
I! bagno delle donne è feparato , mio
vicino a quello degli uomini; folamente
il Lunedi le donne vengono nel bagno
degli uomini , c quelli po Afono andare a
quello delle donne.
Lontano un colpo di fchioppó è un’
altro bagno detto Chiuchiurtli , o fida-
tocele fue acque fono ben differenti
dall'altra giova a'dolori inveterati. En-
;
trai nella prima ftanza , e la trovai della
ftefla maniera dell’altro , con una fonta-
na d'acqua frefea, e luoghi per federe.
Indi pallai in una camera, dove all’iti.
torno
1 .
D e t GE ME 1 ù 363
(orno erano fei fonti d’acqua d’un caldo
tollerabile,ed altrettanti in un'altra mol-
to ofeura ; dalia quale pattai con gran-
.
dittano caldo nel ìudato/o, dove è una
forgiva d’acqua , che feotta : vi flava
un’infermo fudando fui Aiolo . Non è
però cosi bello l’edificio di quefto , co-
me del grande, che per tutto è laftricato
di marmi didiverfi colori
Montai pofeia per una falita molto
erta Serraglio, annoverato
a vedere il
dal Tavernier frai migliori dopo quelli
di Coftantinopoli,ed AdrianopoIi.Tro-
vai un palagio ordinario di maliflìmc
fabbriche , e tutto rovinato 5 perche mi
ditterò, che erano già *5. anni, elici
Sultani nò venivano ad abitarvi;effendo-
vi flato folamère Mahemct IV. nel prin-
cipio del fuo Imperio. Per lo pattato, fic-
come ho detto di fopra,Burfa era conti-
nuo foggiorno de’ Sultani $ onde vi fi
veggono cinque tombe de’ medcfimi,fc-
peiliti nella Mofchca di Amurat Bey; cd
altre tre di Sultane , e loro figliuoli, giu-
ria il modello di quelle di Adrianopoli,
e Coftantinopoli , febbene non così ric-
che di marmi.
IlVenerdì 19. mi condii fic il Giudeo
tre miglia lontano dalla Città, verfo ò- M
tagnà
3<>4 Giro dei Mondo
tagnànel bagno d’Efchi-CapIigia ,o ba-
gno vecchio, dove è la terza acqua mi-
nerale differente dall’altrc due che gio- ,
va (ìmil mente a’ dolori j ed altre infer-
mità Entrandovi (1 ritrova una danza.,
.
grande con due cupole ed un fonte iru >
mezzo , come negli altri bagni; e panan-
doli in un'altra camera fi vede un’altro
fonte nel mezzo d’acqua frefca , e duca’
lati di calda. Entràndofioltre , fi truova
•
ilìuogo , dove fi bagnano , laftricato di
marmi, e profondo lei palmi, concin* j
que grò IH canali d’acqua calda all’intor-
no Di quello fi cava poco profitto, per-
.
che molti vi entrano gratis; però del
grande di Capligia ricava il Gran Signo-
re otto cento piallrc d’affitto l’anno; e
dell’altro di Chiuchiurrli buona quanti-
tà un Signore , a chi lo dqnò il Sultano.
Dal bagno d’Efchi-Capligia padano
Je acque minerali in un’altro picciolo
bagno nel Calale di Cicheric per ufo de-
gli abitanti.'
Dopo defiliate andai in Bugarbafcì a
vedere il giro dc’Dervis, condotto dal
Giudeo ch’era fiato prefo dal Caragie-
,
re. Segui quella pazza divozione in una,?
buona danza, nella maniera chedefcriffi
quella d’Adrianopoii ,
c di Coftantino-
polij
Del Geme lek 36 5
poli ; con una
fola differenza , che quivi
pon fanno che tre giri, fenza il quarto,
pel quale dovea danzare il Superiore.
Nel ritorno al Xan entrai a vedere la
Jjiofchea d’Uli-giami,chevuoldìre la.,
piaggi ore . Ella ha ciò di Angolare , che
pel mezzo v’è una gran fontana ferrata
dabalauftrate all’intorno: dicono,che Ha
antichi filma, e fabbricata dal primo Sul-
tano, che venne in Burfa.
-Per ritornare alla Città, ella fi è go-
vernata per un Molli, o Cadi, che fi mu-
ta ogni anno però della campagna
;
no
ha cura un Baffà , che non puoi dimora-
re in Burfa E’ per altro d’aria non
.
molto falubre, come funata appiè d’alte
montagne coperte di neve, e vicina a pa-
ludi, ed altre acque, ond’è , ch’ogni mat-
tina, e buona parte del giorno flà ofcura
per le nebbie, elicne elalano.il vitto non
|,caro, effendovi buona carne, pane , o
pefee, cd ottime frutta, delle quali man-
molte^rare in tale Cagione , corno
giai
buone uve frefche, melloni, pomi, calla-
ie, nocelle, ed altre.
C A-
r
3<55 Giro mt Mondo
CAPITOLO NONO.
Ritorno in Cojiantinopoli.
Abato 2o.partii per Montagna, dove
S giunfi
tre ore di giorno.
dopo i S.m.di ftrada fagpfa,cò
Quello luogo è lima-
to parte fui piano, e parte /opra un colle,
alla riva di un Zeno , che vi torma il Ca-
nale, di 3 o. m. di giro . Le caie fono l?u
maggior parte baile. Alloggiai in un ben
grande, e famofo Xan, co buone camere,
che tiene una fontana in mezzo , e fopra
quella una loggia coperta di tavole, dove
vano iTurchi ad orare cinque volte il di.
Domenica zi. partendo/! due Caic-
chi ( che fono picciole barche a tre
remi) m’imbarcai per Co/lantinopoli fo-
pra uno di e/Iì; ed eflèndo folito vi/itarfi
le robe, le mievaligc non s’aperfero,
avendo moftrato il Thefcherè o bollet-
tino della Dogana di Aleflandria . S’im-
barcò meco un di quei Santoni Turchi*
che chiamano Dervifcij non già di quel-
li, che vivono ritirati in comune , ma_>
più tofto un birbante vagabondo , cho
o dentava una vita auftera per ingannare
il Modo.Dali’umbilico in su lo capriva-
no due pelli di peccra;nel rimanete altre
pelli accomodate a modo di gdna.In teda
portava una berretta bianca con un lun-
Del Gemelli. 367
*0 laccio sfioccato all’intorno del collo;
come anche alla cintura appefe-s
più pietre di marmo , ed al deftro brac-
cio un braccialetto delle medeiìme ben
/[retto . Aveva di più una bacchetta-»
[ielle mani con un pezzo d'avorio in-»
punta a modo di ferra,per fregarli le /pal-
le,dove non potea giunger la mano ; ol-
tre una grolla mazza, ed un corno appc-
fpallato,per fervirgli di tromba; abito
jn vero si ridicolo c ftravagantc , che_>
meritava d’e/Ter dipinto. Dopo 30 . m.
dicammino giugnemmo nel Cafalc di
Bosborva, pollo alla punta del Zeno, che
fi ilCanale, dove per lo vento contrario
convenne fermarci.
ULunedi 22.(lafciato il duro Ietto ap-
prettatoci dal fuoio areno/o) quattro ore
prima di giorno ci ponemmo in barca_»
con poco vento ; ficchè coll’ajuto de’tre
remi» che lentamente erano adoprati,ar-
rivammo circa mezzodì, dopo 30 mi- .
glia, a Caterli picciolo luogo al lido del
Canale.
I bei capegli, che ivi hanno le Donne
Greche, non ho a quali paragonargli di
tutti quelli, che ho veduti in tantiImpe-
ti e Pae/i trafeorfi. Sciolti, fenza veruna
cìaggerazionc giungono a’piedi, ed an-
noda-
'568 Giro del Mondo
«odati in treccie ben grolle fi flendono
lino a mezza gamba ; non corrifpondej
però il volto all'ornamento della telilo,
non cflcndo elleno molto belle.
Non partimmo il Martedì 23. a caufa
del mal tempo, avendo fofferto una ina-
non eficrvi Xan Il Mercor-
ia notte, per .
dì 24.dopo Vefpro ci ponèmo in barca,
fcguitammo a camminare tutta la notte
con vento frefco,a fogno che ci bagnam-
mo noi, c le robe; tale fu la marea , che fi
molle.
Quando credeva la mattina del Gio-
vedì 25. trovarmi in Cofìantinópoli, mi
vidi dopo 40.n1. di cammino, nell’oppo-
fta riva del Canale fui terreno di Rome-
lia, lungi 4. ore da Colla ntinopoli; c non
potendo innoltrarci a cagion del vento
contrario, pigliammo terra vicino un.»
molino Alcuni Turchi fe ne andarono
.
a piedi; però io mi rimali per l’impedi-
mento delle robe , dormendo lanotto
dentro il molino, col mormorio e fre-
fchezza dell’acqua. Vedendo il Venerdì
26. che tutti ì Turchi avean rifòluto chi
per terra, e chi per Mare andarfene a Co-
•flantinopoli e non eflendo nel noftro
;
Raisdifpofizion di partire con quelito
mareggiata, anch’io m’animai a far l’i-
fteffo,
,
Del Gemelli^ '369
fleffo;e lafcìando il fcrvidore in cuftodia
delia roba, mi polì in una piccioia barca,
e dopo fette ore(perlo vento contrario)
giunfìin Galata: oflervando intanto lun-
go il Canale, che buona parte delle di lei
finirà fon cadute, lenza penfare.i Turchi
a rifarle . Midifpofi il Sabato 27. di ri-
tornare alla barca, per prendere le miej
robe, acciò no and afferò in Dogana. Non
mi riufei il difegno, perocché andandole
all’incontro con un Caicco , la trovai
giunta alla puta del Serraglioje richiefìo
il Rais, che mi d affé le mie valige , mi
dille, che non poteva farlo , per fiate a-,
villa Dogana.
della
La Domenica 28. andai in Dogana-,
con M
f Mener,e con gran fiento fi con-
tentò il Doganiere per un fempiice di-
ritto; pretendendolo doppio , fénz’aveu
riguardo al Tafcarè di AIelìandria_, ;
c dicendo , eh’ eira Regno feparato
dove la Dogana (
come quella d’A-
Jcppo e Scide)è aflcgnara dal G. Signore
a'Bafsà,che vi governano.
Pallai il Lunedi 29. a Coftantinopoli,
jion ollanteil divieto dell'officiale Tur-
co. Trovai una galea fui punto di par-
tire, per traggeteare in Alia un Bafsà,
che andava alla Mecca, a vifitarc il San-
Vme /. Aa tua-
,
$70 Giro del Mondo
tuario Maomettano. Andava egli come
in trionfo;portàdo i Tuoi fervidori alcuni
baffoni adorni di mirtee come un turba*
te di tela , vago per la varietà di colori j
alia punta dell'afta altri tenevano ligatc
penne di varie forti : ciò che mi dilTero
feryir come di preparammo a quella di*
vozione . Ofiervata di patteggio qucfta
novità , pattai vicino S. Sofia a vedere»
due antiche colonne di marmo bianco,
che mi riferitilo ettfere dentro le cafc di
due Turchi. Trovai che l’una teneva un
bel capitello lavorato; all’altra mancava,
tagliato a bello Audio, per poterla fab-
bricare dentro il muro; mi diftèro ch’c- ,
rano uguali in altezza , che al mio giudi-
zio farà di 40. palmi , e di groflezza fedi*
ci; nè altra notizia la loro ignoranza Tep-
pe darmi . Fra l’una , e l’altra colonna è
una picciola ftrada larga venti palmi.
Soddisfattala curiofità me ne ritornai di
buon pattfo a cafa per timore de’Turchi.
Era io ritornato da Smirne con deli-
berazione d’imbarcarmi per Trabifonda
fui Mar nero, in compagnia de’PP. Ge-
fuitiFraneefi , che paftano alle loro Mif-
floni; ficuro di non poter co la loro Aor-
ta prendere errore , facendo eglino la_»
ftrada più brieve,menodifpédiofa, epiù
ficura
1 .
/
Del Gemei in 37
{cura da’Jadrijchc vi fia , per portarli in
perfia:onde avèdo trovato nel mio arn-
iche alcuni diefiì aveanò già patrcg-
eiato il paiìaggio, infieme co un JP. Do
mcnicano,fopra la falca d’un Greco, non
rfa l’occafionejma prefa una barca
feltrai
dopo dcfinarc,mc nc andai, 10. m.lòtano,
a’Caftelli dove flava la laica, per avervi
imbarco ancora io.Or'i quattro PP. Fra-
cefi, e
’1
Domenicano aveano prefa una_»
camera per 25. piaftre : ed avendo loro
offerto di pagar la mia parte , ricufavano
di ricevctmi ; perche volcano eglino i
buoni Rcligìofi ilare più agiati. Rivolto-
mi perciò al Rais , lo richjeiì del luogo,
cheavea deftinato per me filila nave, per
vedere fe poteva ilarviiì onefta mente-»
£gli mi condulfc ncH’iftdTa camera de'
Padri, che per effer buona, non ebbi di
che lagnarmi, ma folamente volli fapere
k venivano Turchi mi rifpofe egli
vi ;
che ma che vi farei andato folamcn-
nò,
c cinque Papàs ; e ciò perche i
teio,
Turchi fi conrentano llar’ efpoili alla
pioggia, purché non eccedano il folito
pagamento d’una pia(lra:e cosi fenza re-
tore obbligato a’Religiofi, ebbi luogo
nella lor camera, per lo prezzo di <ci pia-
jffre, e un palleggio anche per lo fervido-
j
re. Aa 2 Gli
1
'.572 Giro dei Mondo'
Gli accennati Cartelli, limati in luogo, ?
dove il Canale è ftretto un miglio, fono ì
porti l’uno in Europa , con quattro pi^ |
ciole Torri ne’quattro angoli , ed altro i
mezze lungo la cortina, con piccioli cà-
noni fopra;l'a!tro in Alia, che ha cinque i
picciole Torri, có altre mezze per lo cir- ?
culto. In amendue i Cartelli fono po-
che abitazioni per gli Soldati.
•
Vicino a’medefimi è una corrente si
rapida verfo il Mar bianco, che le barche ì
picciole non ponno pattare fopra , fe non
tirate con corde dalla riva ; l’altra cor- j
xente è un miglio lontana verfo Coftan-J
tinopoli,a’lati della quale li vedono pic-
ciole calette, ed un fanale rovinato.
Il Martedì 50. prefa una barca con- ,
;
duffi le mie valige nella faica; avendo
già pagato i diritti al Doganiere , che dà
per l’affitto di tutte le Dogane dell’Im-
perio Ottomano ( eccetto il Cairo, Alep-
po, e Seide) 1500. borze di 500. ducati
l’una . Godei di bel nuovo la profpetti-
va del Canale, dilettando lo fguardo dal-
la parte d’Europa fopra Galata , Toppa-
nà, Bifcitafci , Ortà-chioy, Crey-]afmy,
ed Arnaut; e fulla Riva d'Afia Cadi-
chioy', il deliziofo Scutaret, Eufcungiù,
Eftauros, Cinghil-chioy ,cd Ehflàr. Ri-
porte
D E L G E ME t £Ij‘ >73
polle le robe in nave me ne ritornai aca?
fa
per la fletta via,a.difporre il di più,
.0 la partenza.
Non avendo in che occuparmi , ritor-
Me rcorcll 31. a vedere la colonna
nai il
ji
Marziano Imperadore,per oflervarej
dove mai potettero eflere i due verfi lati"
picche traferifle M
f Spon; giacché per la-
privazione del Caimecan poteva andare
in
Coftantinopoli con meno pericolo,
gridai adunque nella Saraviana (ch'è
molto più in giù di Cefada-bafci )
ed en-
trato in una cafa diruta d’un Turco, di
nuovo vidi la colonna; e confiderandola
con meno timore pertuttii lati, non po-
tei leggere
tai verfi ; ma fedamente vidi
ne’quattro angoli del capitello (colpiti
quattro uccelli come Aquile ; c nel pie-
ddlallo,dalla parte delbagnoli uè Angc-
liintagliati che fofteneano uno feudo
,
fenz’aicuna figura, fopra al quale erano
tre verfi talmente rofi dal tempo , chej
nonfolo non fi potevano leggère, ma_*
neanche conoscere il carattere; fioche
M. Spon nemmeno arebbe potuto in-
r
terpretargli da cento anni addietrotavea'
no però maggior fomiglianza a Greco
carattere, che a Latino . Dagli altri trej
lati erano tre fendi , come q ucllo dettai
!’
u .
'
a 3A For-
.
^74 Giro del Mondo
Fortuna . Nel ritorno pattai per la Zec-
ca, dóve vidi battere moneta.
Giovedì primo d’ Aprile,cffendo buo-
na giornata, prefi una barca,c per lo laro
della eftremiti del gran Serraglio, pattai
inAfia a diportarmi nel Serraglio di Ca-
vaci), che tiene il G. Signore dirimpetto
a quello dì Europa. Trovai tintele por-
te ferrate, però vidi al di fuori quattro
appartamenti alla maniera di Levante^
feparata mente fabbricati , a’quali s'entra
perlina porta di ferro : fonovi altre fab-
briche negli angoli, e tutto il giardino è
. ferrato di buone mura, con belJiffimi or-
dini di ciprcflì, abeti, faggi, e molti al-
beri fruttiferi
EttendoqueftoSerraglio vicino Cal-
eedonia , pattai di nuovo per ottervaro
qualche reliquia della medefima mano ;
vi trovai, come ini avean riferito, ancora
in piedi la Chiefa,dovc fi celebrò il Con-
cilio,
Nel venir a cafa, vidi ail'incòtro la Tor-
re di Leandro, un’altro Serraglio abitato
dalla figlia di Sultan Mchemct, ch'è più
grande del mentovato di Cavach, quan-
tunque non così dcliziofo.
Il Venerdì 2 .di Aprile, ettcndogiorno
4pdicato ai mio Santo , mi confettai o
co-
DbL GlMEttli 375
comunicai ; e il dopodelinarc per mera
curiolìtà di vedere i4. bergamini di 28.
remi l’uno, e Tei galeotte di 42. e 44. de-
gnate contro l’Armata Imperiale in_j
Ungheria, inciampai ncl'funefto accidèn-
te ,
ch’ora fono per narrare Sbarcato .
nella DaiTena.vidi quella picciola Arfna-
ta(ptovvcduta di buona ciurma, e di S.m.
foldati) che per lo Canale dovea pattare
al Marnerò, ed entrare nella foce dei
Danubio, per combattere la contraria-,.
Oflcrvati lungamente quelli piccioli le-
gni tutti nuovamenre fabbricati, mi fpin-
fe il Ddlino a vedere due carene di ga-
leazze,che da più anni incominciate, re-
nano imperfette, lenza continunrfenc il
lavoro. Volendo quindi dare alcuni paffi
avanti appreflo a gran moltitudine di
perfonc, mi udii chiamare da un Turco,
ch’era di guardia : non gli diedi alcuna-,
rjfpofta, e pattai più oltre; ma egli mi lo-
pragginnie, e mi condulfc nella barracc»
d’un Capitano Francefe rinegato Co- .
llui mi fece vari quelìtije volendo Capere
alla fine dove andava , rifpofi , che an-
dava In bufea di un'amico . Non perciò
mi lanciarono, ma menatomi avanti il
Capitan Mezzo-morto, cominciarono
luttiuniti a farmi più dimande della qua-
Aa 4 Jità,
376 Giro dei. Mondo
lità, e nome
dell'amico ; e con tuttoché
le rifpode foddisfaccifcro^mi conduflero
avanti il Capitan fìa/sà , dove afpcttai
mezz’ora, lenza potergli parlare . Alia_»
fine eglino ne diedero contezza al Prov-
vcditor Generale dell’Armata; il qualo
andato dal Capitan Bafsà,nel ritorno mi
comandò che anda/fi con un'ufficiale^,
che giufta l’ordine avuto condottomi al
bagno de’fchiavi, mi cofegnò al carcerie-
re da parte del medefimo Capita Bafsà.
Allora io corniciai ad efier forprefo da
grandi/simo timore , in confiderando,
che mi trovava pre/o come /pione da_,
Barbari, ne’cui petti non regna pietà, nè
ragione; ma /òpra vane immaginazioni
fondano il meglio del loro operato .
Volli in venendo al bagno parlare ad un
Giudeo , acciò avvifa/Tc M
r Mcner del-
la mia prigionia ; ma il Turco lo fgridò,
correndogli dietro co falsi, fi chè fuggi, e
falcò il Giudeo come un cavriolo Il
.
carceriere, barbaro di fede e di coftumi,
il primo pafiò che diede, fu di riconofcer-
ini s’era circoncifo ; e vedendo che no,
cominciò a porre in opra le minaccie,
prima d’efaminarmi.Sentendo , che non
era Veneziano , ma che per mera curio-
fità era andato a vedere le galeotte, eie
ca-
Del Gemelli. 37 7
carene delle galeazze, apprefib a gram.»
moltitudine di gente,nó fi foddisfece,ma
fipole avedere fe addotto teneva fcrittu-
rc;nètrovadone alcuna (per aver io avu-
toTempre l’accortezza dilafciarlc in cafa,
quando andava in luoghi fofpetti) co-
minciò ad efeguire il di più che gli avea
ordinato il Capitan Bafsà Mi fece adun-
.
que fcalzare, e levare le gambe in alto in
atto di farmi battere; tenendo due fchia-
viibadoni nelle mani , mentre altri due
mi tenevano in alto i piedi. Ma perfiden-
do 'io nell’i delia narrazione , dandogli
puntuale ragguaglio di tutto il mio viag-
gio; ed clfendo l’ordine del Capitan Baf-
sà Colo di darmi terrore, lenza pattare al-
rdlcttive baftonate,mi rilalfció ; riveden-
do però di nuovo tutte le mie vedi, per
ritrovarvi fcritturc, perche s’avcano im-
maginato, ch’io difegnava fui libretto di
memoria la poppa d’un vafcello; c buon
per me fu, l’avcr lafciata- ogni fcrittura_»
in cafa: fola mente trovò una letterina.,,,
che mi era data data da Un Francefe per
portarla in Ifpahan ; perche l’orolo-
gio, e ao.zecchini gli avea nafcodi,chc fe
gli avelie trovati il Turco, mai più gli
arebbe redimiti.
Terminate tai diligenze, fece pormi
"
. al
37$ Giro del Mondo
alpiè finiftrouna ben pefante catena di
14. annelli; poi mi conduffe nella cafa
del Caffè, ed indi mi trafportò in_>
quella d'un Fornaio Armeno; il qualo
vedendomi la notte dormite fu d’una_>
nuda tavola ebbe la carità di darmi un
,
facco per ricoprirmi. Però più chela du-
rezza della tavola mi cruciavano la me-
,
te mille penitene di timore , e di fperan-
za >i quali non mi davano minor nojaj,
del rumore , c ttrepitofo canto de’ For-
nati; e delle modica tu re degli animali
notturni, di cui abbondava la ftanza^.
Due notti fole, diedi in effi , perche il
Turco fopratitendente fi lagnò, che io
patteggiava con le fcarpe filile tavole del
pane onde mi menarono nell’altra, do-
;
ve il pane fidifpenfava. Quivi un Po-
lacco mi accomodò una coltre Alile ta-
vole,dandomi per guanciale un fuo ma-
rcilo cosi ben fornito d’ani maletti, cho
lanotte feguente , per fervirmene lo feci
lavare ; altamente meglio mi farei con-
tentato d’una felce.
Benché i Turchi mi aveffero vietato il
converfare, e lo feri vere, tanto feci II Sa-
bato 3. che diedi contezza della mia pri-
gionia a M l Mener . Egli fubitamentej
andò a parlare al Capitan Bafsà per la_»
mia
Del Gemelli. 379
mia liberazione; ma trovatolo occupa-
to nella fpedizione delia picciola Arma-
ta , non potè recarla ad effetto . Vcnnej
bensì nel Bagno, per fare ordinare al
Rais della Saica, che conlcgnaffele mie
robe a’Padri Gefniti , per tenerle a mio
piacere in Trabifonda; imperciocché nò
fi era trovato a tempo il iuo fervidorc a*
Cartelli per farle sbarcare, è portarle in_>
fui caia quando io fui carcerato, ma_,
avea trovato partito il Rate.
La Domenica 4. vennero due PP.Ge»
fuiti Frane eli Meffa nel Bagno , per
a dir
noi altri carcerati ; e’i
farla lenti re a tutti
Padre Superiore inoltrò fentir molto il
mio accidente.
Andai palleggiando il Lunedi 5. per
lo Bagno in convcrfazione ai alcuni Ca-
pitani Godali , che quivi erano ritenuti,
lenza voler il Sultano afcoltar parola di
rilcatto icialchcduno mi narrava le fuc
feiagure, con doloroli fofpiri , e come
chiufe eran l’orecchio de’ Miniftri Otto-
mani ad ogni loro propofizione.
11 Martedì 6. prima di mezzo dì fui
catene , e porto in libertà a
fcìolto dalle
richieda dc’Dcputati della nazion Fran-
Grimau , e Fabri i quali rapprefen-
!
cete ;
rqrono per lo Turcimanno BrunettLcht
3Sò Giro mi Mondo
io non era altrimente Veneziano,nè per*
fona fofpetta,nia della loro nazione,e ben
conofeiuto Mi condri (le il Brunetti dal
.
Capitan Bafsà, e Provvcditor generale
dopo l’efcarcerazionc, e parlò loro in_>
mio nome.
Liberato da quella pcnofa carcere * in
cui pareva un rumore infernale quello,
che facevano le catene di mille fchiavi,
che allo fpuntar dell’alba andavano al la-
voro de’ vafcelli , e galee ;
fui la mattina
a definare co Gio; e David Menci-, e Ma-
dama di coftui moglie:eseza perder pùto
di tempo immediatamente dopo andai
,
a trovare il Rais d’una faica , che partiva
per Trabifonda patteggiando una ca-
;
mera feparata per me quattro pialtre.
I Padri Gcfuiti , che aveano avuto a
male , che io andarti nella loro camera.,,
pure ebbero bifogno di prendere altro
imbarco ; imperciocché eglino non vo-
lendo avere il difagio di dormire duo
notti in Mare fopra la faica, in cui erano
le mie , e loro robe , fi trattennero nel
Convento affettando , che nell’ora del
partire lo Scrivano vcnijTe a chiamargli:
ciò che avendo perfuafo anche a me , mi
fur cagione della prigionia . Quietato il
vento venne fedelmente lo Scriyano;ma
,
Dei. Gemelli. 581
perche bi fognò confuniar tempo io ve-
nire fei miglia dittante , e i Padri dimo-
rarono anche qualche fpazioà partirò;
quando furono a’ Cartelli trovarono la
con le valige In tal guifa
laica partita .
perla feconda volta correndo rifehiodi
mai più vedere le mie robe, mi partii(fic-
come ho detto)pergire in traccia delle-»
mede fi me: ci Padri fecero lo fletto in_»
un'altra faica con lo Scrivano. Tutte
quelle feiagure mi accaddero nella fetti-
manadi Paflìone; e certamente pofio di-
re che mai a’ mici di ne ho avuta una-»
,
più dolorofa, e lagrimevolc.'
CAPITOLO DECIMO.
'Religione, cojluniì, governo politico e militare
rendite, abiti, monete, frutta, clima, c confini
dell’imperio Ottomano.
Sfendo fiato tutto il mio viaggio fin’
E ora per paefe di Turchi , egli fie be-
ne, prima di porre il piede fuori del loro
dominio, dar una brieve notizia della lo-
ro Religione .
Credono eglino in un folo Dio ed in ,
una fola perfona , che ha creato il Ciclo,
e la Terra 5 e che gattiglierà i cattivile
darà
3$2 Gino DEL MqndÒ
darà premio a’ buoni; avendo creato per
quelli l'Inferno , e per quelli il Paradifo.
Che la beatitudine di tal Paradifo confi-
tte in godere di belle femmine,fenza paf-
far però gli abbracciamenti , e’baci ; e in
fatollarfi di efquifitifijmi cibi , che non_>
produrranno efcrementl
Credono, che Maometto fia un gran-
dini mo Profeta,mandatoda Dio ad in-
fognate a gli uomini il cammino dello
falute; onde è,che i Maomettani fi chia-
mano Mufulmani , cioè i raffegnati
a Dio , overo falvati. Preftano credenza
al Decalogo di Mosè ,e fono obbligati
dall’Alcorano d’ofier vario.
Il loro giorno fedivo è il Venerdì, fic-
Come fra’ Crifiiani la Domenica ; però
non l'ofTcrvano cosi religiofamente co-
me noi, ma lavorano ciafchedunonel
fuo melliere; quantunque a mezzo di
concorrano tutti nelle Mofchceadorare
più, che negli altri giorni : elfcndo egli-
no tenuti a ciò fare cinque volte, cioè
allo fpuntar del Sole , a mezzo di , a vc-
fpro, (che dicono Labaro )
ài tramontar
del Sole , e ad un’ora di notte.
Fanno un mefe di digiuno dalla Luna
nuova d'Aprile, fino all’altra e quello ;
ipazio chiamano Ramadan ; dicendo,,
che
D
B l G EM SI; 11. 3 Si
che in tal tempo fcefc i’ Alcorano dal
Ciclo Incucilo mentre non mangiano
.
carne , nè beono di giorno ; ma tutta la
notte poi vcgghiano, contornandola in
mangiar carne, cpefcc, come tanti lu-
pi fuorché carne di porco , e vino, vie-
;
tati dalla lor legge.
Dopo quello digiuno hanno la fefla^,
del gran Bairam come fra Criftiani è la
(
Pafqua) che follcnnizanocon pubbliche
allegrezze. Sono di più tenuti ogni prin-
cipio d’anno donare a' poveri la decima
parte di tutto quello, che han guadagna-
to l’anno preccdenrc:ciò che per la loro
avarizia mal volentieri ofièrvano.
Fanno gran pompa di fondare Tem-
pli,,ed Olpedalije {limano , che dopo
aver bene lavato il corpo, mormorando
qualche orazione propia per tal cerimo-
nia, abbiano anche l’anima netta d'ogni
immondizia , e bruttezza di pcccatojon-
defi bagnano alio fpelìo , Ipezialmentc
prima d’orare
Non hanno eglino altro che la Circó-
cifione , che danno a’ lor figliuoli in età
di fette o otto anni , quando pofiòno
ben proferire nella lingua Turchefca_>,
parole;Non vi c che un folo Dio;
quelle
Maometto è il fuo Profeta , cd Apollo-
Io;
1
584 Giro del Mondo
lo: e quella è la loro profe filone di fede.’
Ma! perche in tutto l’Alcorano non vi è
alcuna mozione della Circoncifione, egli-
no dicono offervarla ad imitazione di
Àbramo, la di cui legge vicn lororac-.
comandata da Maometto. Stimano, che
a coftui luffe flato portato l’Alcorano in
diverte volte dall’Angelo Gabriello nel-
la Città della Mecca , e di Medina 5 per-
che i Giudei , e Criftiani a vcano viziata
la Sacra Scrittura , e la Divina Legge.
E’ permeilo a’ Maomettani aver nello
fìeffò tempo quattro mogli fpola te, cd
altrettante concubine, .quante ne poflbno
foftcntare ; ma quelle mogli le poffono
licenziare , quando lor torna in piacere;
pagando fola mente quel, che hanpro-
meflb ne’ capitoli matrimoniali, per po-
terli rimaritare a lor gufio; Le mogli
però fono obbligate d’afpettare lino a
tanto , che Ha verificato , che elleno non
fono gravide prima di rimaritarli, cioè
lo fpazio di quattro mell,ed alle vedove
dieci notti di più.Sono bensì tenuti i ma-
riti di nutrire i figli,cd averne curajnè fà-
no differenza fra i figli delle loro i'chia-
ve,e delle loro mogli /avendogli tutti s
egualmente per legittimi . Colui, che ha
ripudiata tre volte una moglie, non può
Del Geme tir: 585
fpofarla di nuovo , fe non farà prima ri-
maritata ad un'altro , c da quello ripu-
diata.
Hanno Mofchee, Collegi, cd Ofpeda-
|icon buone rendite ; come anche Con-
venti di Dervis , che fono Rcligiofi , i
quali menano vita efemplare , obbeden-
do al loro Superiore.
Hanno altresì un'altra forte di Reli-
giofi vagabondi, chiamati eziandio Der-
vis, vediti come pazzi, che vanno allo
fpeflbignudùed alcuni fi tagliano le car-
piin più parti del corpo. Sono perciò
tenuti per Santi , e così vivono di limo-
fina, che nidunoloro niega .Sipoffbno
coftoro ritirare , e prender mogliqquan-
do lor piace.
figlino poi non credono , che Giesù
Crido fia Dio, nè figlio di Dio; nè itila
Santiffima Trinità : ma dicono fidamen-
te , che Giesìt Crido fia un gran Profe-
ta nato da Maria, Vergine avanti e dopo
il parto; econceputo per ifpirazione, o
per un foffio Divino, fenza Padre, come
Adamo fu creato fertza Madre : che non
fia dato altamente crocifido, ma che^
Dio fe lo tolfe in Cielo , per rimandarlo
in Terra avàti la fine del Mondo,per có*
fermare le leggi di Mahometro ; e che i
Tane I, Bb Giu-
.
3 86 Giro bel Mondo
Giudei credendo di crocifiggere Giesù
Grido , erocififiero un’altro, che gli raf-
fomigliava
Pregano Dio per morti ; invocano
gli
i loro Santi, a' quali predano una glande
venerazione ; non credono però ai Pur-
gatorio c molti di loro dimano, che
5
i'anime , e i corpi ledano inficine fino al
giorno del Giudizio univerfale.
Hanno i Turchi in gran venerazione»
la Città di Gerusalemme , come Patria
di molti Profeti ma eccefiiva è quella,
;
che portano alla Mecca , in cui nacque
il ior falfo Profeta Maometto, ed a Me.
dina Città d’Arabia , dove fufepcllito;
onde la chiamano Terra Santa , e vi fan-
no infiniti pellegrinaggi.
Non ulano eglino campane ( come.»
altrove è detto ) ne* loro Templi; nia_,
nell’ora delle preghiere i Preti montano
nel più alto delle Torri , che fono negli
angoli delle Mofchee, e chiamano ad
alta voce il popolo E’ loro anche vieta-
.
to difputare intorno la Religione, e lo
fono da qualcuno adrertiarifpondere,
denno farlo con l’armi, non colle parole.
Quanto a’ codumi /òno barbari affat-
to, incivili, fuperbi fopra ogn’aftra na-
zione, bugiardi, molto dediti all'ozio,
avi-
Del Gemeu i. 387
avidi di dann/'o , ignoranti , e nemici del
pome Cridiano. Nè iJ governo puntoè
migliore de' codi) mi, perche procedi
i
fono brevi dimi, ed ejfpodi alle fallirà de’
teftimonj ;determinandoli le caufe a be-
neficio di chi più dà , non di chi ha pia-
ragione: e ciò perche edendtì venali tut-
te le cariche dell' Imperio Ottomano,
ogni Minidro proccura di tubare, ed op-
primere i popoli per pagare le fonarne
,
tolte in predato da’ Giudei, con eforbità-
tiufure; e rimborzarli i'eccedìve fpefe,
che ha fatte a tale effetto i -Per altro , fe
fioflcrvadèro le loro leggi, fa riano con-
formi a’ dettami di natura; poiché nel
criminale condannano alle forche litb
ladrojun micidiale ad avérela teda ta-
gliata; un convinto di delitto di Reli-
gione affuoco di fellonia ad elfer ftra-
;
feinato ad una coda di cavallo, e poi im-
palato ; e fe aveflè tagliato , 0 dorpiato
alcun membro ( a fomiglianza delle no-
dre leggi Imperiali ) alla della pena fog-
giace .Coloro, che han depodo il fallo
ficopdannano ad edere portati per tutta
Città fpogliati in camicia fopra a fini a
rovefcio,col vifo tinto, e rivolto verfo la
groppa;tcnédola codain vece dicavezza,
le Ijpaile caricate di trippe, ed altre in-
•e
Bb 2 teriora
.
38S Giro del Mohdò
teriora fetenti : pofeia fono bollati nella
fronte, emafcelle , rendendoti con ciò
inabili a più deporrc
S’aggiunge a tutto ciò la pronta efe-
suzione ; perche nel criminale ogni Ca-
di ( quantunque d’un picciolo Cafale_>)
non riconofce alcun Superiore d’appel-
lazione ; ma fe non è di profèflìon legale
ha di bifogno della fottoferizione dell’- j
AfTdTore,per far efeguire la fcntepza_>, j
eziandio che fufife de’primi Bafsà dell’- ]
Imperio.
Nelle caufe civili , intefe le parti , ej
fommariamente ricevuti i teftimonj , e
fcritture, fono obbligati a giudicarepró-
lamentele differenze; e nelle caufe ma-
trimoniali fi fà l'obbligazione inprefen- I
za del Cadi , il quale (pefle volte deter-
mina fopra o invalidità del
la validità,
matrimonio perche, com’è detto altro-
;
ve , non diftinguono i Maomettani fra le
caufe di Religione , c le Secolari; e pada-
no indifferentemente dalle carichej
Ecclefiaftiche a quelle di politica , c per
Io contrario.La cupidigia nódimeno, ed
ambizione di acquiftar danajo, toglievi
ogni ragione dal petto de’ Giudici Mu-
fulmani ; onde è, che le leggi rade volte
hanno luogo : e fe più Criftiani ( nome
ap-
Dei Gemellò 389
appretto di loro abbominevole) uccidef-
fero un Turco ; fparfo il farigue d'uno
degli uccisori, gli altri con danari coni'
pranoil perdono dal Giudice, e da' pa-
renti del morto, a’quali appartiene refe-
dizione della fentenza.
I Giannizzeri , ch’è il maggior nerbo
della loro fòldatdca , hanno per arme_>
l'archibufo , e la feimitarra . Gli Spahi,
0 Soldati a cavallo arco e freccie , fpada,
e pillole ;lc foldatefche Allatichc hanno
lancia, (cure, e giavellotto, Dell'artiglie-
ria ufano dell’iftettà forma, che i Criftia-
ni,Nel combattere però,ch’è la maggio-
re importanza, non oficrvano alcun’or-
dine;riponendo nella fuperiorità del nu-
mero tutta la fperanza di vincere. Inve-
ftonò il nemico con grande itrjpeto per
difordinarlo , e combattono egualmente
con gli urli fpaventevoli , e con le mani*
però trovando refiftenza la prima c fe-
conda volta, non ardifeono cimentarli
la terza 5 e fi danno cotanto vilmente-?
alla fuga, che non vale qualfifia autoriti
di Comandante a ritenergli.
Egli fi è ben difficile il numerare , e
dar certa notizia de’ tcfori, che entrano
ogni anno al Gran Signore
poiché ve- ;
nendo dalle rendite di molti Regni d’A-
<T '
JSb 1 fia,,
390 Giro del Mondo
fia, Europa cd Africa, non meno chej
,
dalle fpoglic de’ miferi Bafsà , e Miniftri
dell’Imperiojnon fono Tempre gli ftdli,
Ogn’uno che ottiene qualche carica, è
tenuto fare un gran preferite a 11 'Impera*
dorè come a dire il Bafsà del Cairo non
;
potrà dar meno di mezzo milione di feu-
di per giungervi, ed altrettanto allo
principali Sultane, Muphti Gran Vilìr,
,
Caimecan ,ed altre perfonc di credito,
che denno proteggerlo Quella fomma,
.
fenon la tiene, bifogna che la tolga in_,
prefliro dagli Amici , o da’Giudei a cen-
to per cento d’interehe.Nè fi contenta il
Sultano di ciò , che riceve fui principio
dal Bafsà ; ma porche quelli ha pagato i
debiti , c comincia -a fa rfì ricco, gli man-
da per un’Inviato un prefente d’una ve-
lie, fpada, e pugnale, che deve edere dal
Miniftro ricompenfato con altro, cho
almeno vaglia dieci volte più ; e non fa-
cendolo, ne riceve un’altro funeftod’u-
jnamazza d’armi, o fpada 5 fognale che ,
non è bene nella grazia del Gran Signo-
re che fe non procura dj placarlo, ben
,
e
.predo dee perder la teda: politica bar-
bara ufata da' Principi Ottomani, per
farli rispettare, bacchiando il fangufi. cfe’
popoli lorfoggetti,
. . Non
Del Gemelli. 591
Non folo quelli doni apparentemente
volontari empiono l'Erario del Gran Si-
gnore ma quando vengono a morire i
,
Bafsà, o altri Minifin (i quali riconofco-
nodalla bontà del Sovrano ogni lor for-
tuna , ed avere )cglifi[ prende tutti i be-
Malie:. de-
ni, facendoli crede neceffario in pregiu- tcripc.de 1’-
dizio de’ figliuoli fe bene fuffero nati di VmverC. co.
,
4. pai;. Si.
fua Sorella . La morte
naturale non fa-
rebbe nulla , ma
peggio è , che non vi
il
è anno , in cui per un minimo capriccio,
e fori! per avidità de’ beni, non faccia,,
mozzare il capo a coloro, chepiùcre-
deano di ciferq nella /uà grazia.S’aggiun-
geaciò, che tutti i fudditi di si va(ta_*
Monarchia , oltre le impofizioni e ta fie,
che pagano, per prendere il poilefTodel-
l’eredità de' morti , ne devono sborzare
alui il tre percento. E quando altro non
vi fulfe, baflevole argomento delle ric-
chezze Ottomane potriano efiere leim-
menfe fonarne, che bifognano per fomen-
tare tati prefidj in Europa, A fia, ed Afri-
ca e più cferciti nello fteffo tempo con-
;
tro i Principi Crifliani.
Il veflire de’ Turchi è lungo aldi lot-
to fino al collo del piede; di l'opra è poco
meno, con maniche flretre; e l’uno, e l’al-
;
tro d’ordinario è di panno rodo, verde,
,!3b4 o tur.
392 Giro del Mondo
o turchino . Portano in tetta un tur-
bante deli’ifteflo panno ben duro , coiu
molti avvolgimenti di tela bianca lottile
all’intorno . I calzoni fono lunghi, e fer-
vono quali infieme per calzette, e per
fcarpe, eflendovi le medelime attaccate,
e cucite. Vi aggiungono poi le papuc-
cie , che fono fpezie di pianelle $ le quali
lì cavano in entrando nelle Mofchec , e
nelle cafe d'amici ,
per non imbrattare il
Soffi , o Arato , Le donne portano limi-
le abito; folamente il portamento delta
tetta c differente , perche in vece di tur-
bante, lì cuoprono il volto con due moc-
cichini , uno dalle narici in fu , e l’altro
dalla bocca al mento ; Tettando nel mez-
zo tanto di fpazio, quanto fi può vedere.
Le monete, che fi {pendono in quello
Dominio fònodiverfe, giufta la diverfì-
tà de’Regni.In Coftantinopoli ne corro-
no d'oro dette Scerifi, che fono di mi-
nor valore del zecchino Veneziano; di
argento un Grofcen, cioè ducato; Je-
runvgrofcen mezzo ducato ; para , ed
afpri d’argento . In Egitto in luogo di
quelli fono i medini , ed in altri Regni
particolari altre particolari monete.
Le fmtta(parlando de’paefi tralcorfi)
nell’Egitto fono ottime ? di tutte guafi
le
Del Gemelli. 39$
le forti, che abbiamo in Europa, oltre
le propie del paefe ; particolarmente i
dattili, che fono perfettiffimi . In Ro-
melia, ed Afia minore fi truovano tutte
quelle d’Italia , e di maggior bontà ; co-
me melloni d’inverno , melcgrane, uve,
pere, cafìagnc, nocciuole , ed altre che fi
confervano frefche tutto l’anno.
L’aria è anche differente * fecondo la
differenza de’ Meridiani, a’ quali fono
(ottopofti tanti , e diverfi Regni . In_,
Egitto è molto nocevole a chi non è ori-
ginario . In Romelia , e Tracia è ben_>
temperata da per tutto, e*l terreno ferti-
le;però quella fecondità èpreffo chcj
per la pigrizia de’ Turchi ; eper
inutile,
Icoppreflioni , che fanno foffrire a’ Cri-
fliani, i quali amano meglio lafciarlo
incolto , che coltivarlo per altri Nel- .
l'Alta minore poi fi tr uova tutto ciò, che
per una buona e beata vita fi poffa defi-
,
si per la fertilità, ed amenità Atlas par. j.
liderare ;
in deferì pc.
del fuolo, come per la clemenza del Cie- Afi* mino-
lo; onde potrebbe anteporli alle miglio-
ris>(ìv# Na-
toli*.
Regioni d’Europa. Chiariffima tefti-
ri
monianza ne rende Cicerone nelle fc-
guenti parole: Cceterarum Vro'vinciarum ve-
Dìgalia, Quirites , tanta funt , ut ijs ad ipfat
Trorincias tutandas
' -
vix contenti effe pojjìnti
1 ..
394* Giro dei. Mondo
l/tfia vero tà optima e/t , & fenili Si ut& uberi
tate agrorum, &y>ariètatefruttuum ) magni- &
tudine pa/tionis, &tmrititudine earutn rerum,
qua afportantur , facile omnibus Tcnis ante-
cellat.
•
Ha per confini si vada Monarchia I?
Germania , Polonia, Mofcovia ,Pcrfia,
Indiejdalla parte d’Africa ilRegno degli
Abifiìni, e della Libia. E’bagnatain £u-
ropadal Mediterraneo, coll’acque del-
l’Adriatico , éd Jonio;dell’Egeo,ed Euf-
fino in Afia; dall’Oceano col fenoPer-
iìano,ed Arabico . I principali fiumi, che
iafeparano da altre Signorie, fono il Bo-
riitene, c'i Tanai .Infine tanta è l’am-
piezza di lei , che toltone l’Italia Fran- ,
cia, Spagna, Germania , Sarmatia, parte
dell’ Ungheria c Grecia comprendo
, ;
quanto i Romani fignoreggiarono, ed
altre Provincie ancora, che le armi Ro-
mane , non l’Imperio conobbero.
LIBRO
Dei. Gemelli. 395
LIBRO TERZO
CAPITOLO PRIMO.
Cronologia ,c fucceffìone della Monarchia
Ottomana.
Gli fi è molto probabile^
l’opinion di coloro , i qua-
li vogliono , che quella-»
poderofa Nazione tragga
l’origine dalle valle Selve
vicino la Palude Mcotidc,
per l’abbondanza della cacciagione, che Mela ìib . i
{vi lì rruova,ordinario loro alimento. Plln- la
Il primo chepofe la ba /'e fonda men-
tale di si gran Monarchia , fi fù Ofman_»
detto Ottomano nomo valorofo ed
;
audace , Tartaro di nazione, efoldato
del Gran Kam. Coftui fdegnato co’iuoi,
per l’offefe ricevutene, fi pofe nella Cap-
padocia a far vita da fu oru (cito, con fef-
jantacompagni, infeflando tutte le con-
vicine contrade .
Quindi altri ancora al-
lettati dalla fperanza della preda, o dalla
difperazione di potere spatriare a ca-
gion de’falli commefli,fegIi aggiunferoj
di maniera tale che tratto tratto di ve-
ti u-
.
3 96 Giro del Mondo
liuto più forte , e formidabile , ed efpu^
gnate varie Città, ridufle fotto il fuo
giogo le Provincie di Cappadocia, Pon-
to, Bitinia, Pamfilia, c Cilicia. Voglio-
no, che ciò accadefie nell’anno iìoc.
Regnò Ofmano 1 8. anni.
Gli fnccedette il figlinolo Orcanc, il
quale, colle medefime arti, non folamcn-
tc confervò il paterno Principato, ma_>
tolta l'opportunità delle in terne, difcor-
die degl* Imperadori di Coftantinopoli,
vi aggiunfe la Miiìa , Licaonia, Frigia.,,
Caria, e Nicea : regnò 36 . anni.
A ir.uratte eccellente maeftro nell’arte
di fingere , cioè di regnare , fuccedetto
ad Orcanc fuo Padre figli acquiftò nel
.
1 363. Gallipoli nella Tracia; indi Adria-
nopoli, la Mifia, Scrvia, e Bulgaria; ma-
iri fine fuperato, ed uccifo da Lazzaro
Defpota della Servia , finì l’indegna vita
dopo 3 1 . anni d’imperio ; lafciando due
figliuoli Soli mano, e Bajazette
Bajazettc uccifo il fratello , foggiogò
tutta la Tracia, Tenàglia, Macedonia-,,
Focide, Attica, e Bofna . Tenne poi ad
afiediootto anni Coftantinopoli ; ma_>
trovando dura renitenza, lo tolfe per
dar battaglia a’Principi Criftiani , cho
disfece, e vinfe . Ritornato pofeia all’at-
Del Geme ut.’ >97
taccole ridotti dopo tre anni gli attediati
quali al puntodi renderli, fugli fraftor-
pata l’imprefa da Tamerlan Gran Kam
de'Tartari. Imperocché coftui ufeito
del fuo Reame , c col ferro c col fuoco
defolando 1* Alias Bajazette a gran ragio-
ne temendo la piena di tante armarti mò
più profittevole per la fallite del fuo Im-
perio, lafciato l'attedio, ufcirgli all’in-
contro fu i còfini della Galatia,e Bitinia.
Quivi datali la battaglia , fu vinto il mi-
ferabile Bajazettc(ncll’anno 1397.) còlla
perdita di ducento mila de’fuoi , e porto
ignominiofamete incatenato dentro una
gabbanella quale egli perduta ogni fpe-
ranza di libertà , tanto urtò colla tetta,
finche s'uccife. Regnò ia.anni eó.melì,
lafciando Calapino, Maometto, e Mn-
ftafà figliuoli.
Calapin, o Alpin(morto, e uccifo Or-
cane dal Zio Mosè ) fu parimente-»
privato di vita dal fno fratello Maho-
met I. il quale giunto al Trono acquiftò
laVàllachia, e Macedonia ; ponendo la
fua Reggia in Adrianopoli : mori nel
1422. dopo aver imperato i7.anni.
Montò pofeia fui Trono Amurat II.
Egli per opra de'Genovcli pattato in_»
Tracia, vinfc il fuo Zio Muftafà; c rotea
po-
398 Giro del Mondo
pofcia lapace da Ulgdislao Re di Po-
Ati.Afi*d*nia , e d'Ungheria, a perfuaiìono
feri P t. voi.
io.p.i(., 4
pa p a Eugenio Quarto ; pagato een-
ni j| a feudi il palpo a’ Gcnovelì di
.
Gallipoli , pafsò di nuovo all’ improvi-
fo in Europa, con tutto ilfuoeferci-
to . Combattè tre giorni continui, ed
alla perfine colla morte di Uladislao ri-
male dal canto fuo la vittorfajrimprove-
rando Tempre i Criftiani di mancatori di
fede . Amurat dopo aver regnato so.
anni, finì la vita in Bruggia fede dell’Im-
perio.
Mahomet II. fu fuo fuccelTorc Sta-
.
bilitoli egli tirannicamente fui Trono
colia morte del fratello, efpugnòCo-
ilantinopoli circa l’anno 145 3 a so.Mag-
.
gio Quindi acquiftò la Bulgaria, Dal-
.
mazia, Croazia, Trabifonda , e Tcodo-
fia, Città che fu de’Genovefi, oggi detta
CafFa.Mori nel 1481. dopo aver regna-
to 31. anni, e vifluto 58. Lafciò due luoi
figliuoli Bajazette,e Zizifmo.
Baiazettell.fcacciato fuo fratello, có-
guiftòmoltopaefe,inj2.annidTmperio.
Seliml. fuo figliuolo occupò buona
parte dell’Egitto; e ritornato a Coftanti-
nopoli morì, nel 1 520. dopo otto anni
dTmperio; e 46. di vita.
Sue-
Del G h me i, i ii 399
Succedè a Sclim Solimano, ch’acqui-
(jò Belgrado, Rodi, Strigonia, e Buda_>:
mori nel 47. anno del fuo Imperio.
Regnò apprefiò Selim II. il quale tol-
fe a’ Veneziani Cipro . Contro di Im-
però ottennero i Criftiani memorabile.»
vittoria navale.
Succedette quindi Animatili, ed a
toftui Mahomer III. che montò all’Im-
perio, macchiandoli le mani nel fangue
di più fratelli.
Vi giunfè poi Achmet ed appreso a
5
lui il fratello Muftafà : dopode’quali ve-
nuto fui Trono Ofman per la poca for-
,
tunach’ebbe nella guerra co’Polacchi , e
peraver voluto riformare l’infolenza_,
li mercu-
de’Giannizzerfpcr ordine delMuphti fu rio lib.i.eh.
angolato.
da e ili ftr > 71 «
Ritornò di nuovo Muflafà dalle car-
ceri al foglio; ma la forte fempre inco-
llante, dopo un’anno, lo ri mifedi nuovo
in prigione ;
privandolo i fudditi dclla^
Corona per la fua inabiltà.
Achmet II. fratello d’Ofman fucce-
dette in luogo di Cortili, in età di i4.anni;
dopo del quale regnò Am.urat IV. che
mori in Coftantinopoli nel 1640. in età
di $3. anni.
Ibraim I. di tal nome fuccedè al fra-
tel-
^.òo Giro del Mondo'
tello Amurat; enei 1645. mofleguerra
a’ Veneziani, c Cavalieri di Malta. At-
taccando l’Ifola di Candia Sperimenta-
rono le fuearml varie vicende di fortu-
na . Fu uccifo in fine da’
fuoi fediziolì
fudditi nel 1648. che poco prima aveano
recato a morte il G. Vifir.
Mahomet IV.ereditò l’Imperio in età
di 1 6 . anni . Egli continuò in si tenera,,
età la guerra co’ Veneziani fenza mai vo-
ler dar’orecchio a trattati d’accordo, fin’
attanto che non fu impadronito ( nel
1 67 x.) di Cadia Metropoli dell’lfolajdo-
po di che cochiufc la pace.reftado a’Ve-
neziani alcune Piazze nell'iftefla Ifola.
Faftidito della lunga pace coll’Impe-
rio, aperfuafione del fuo primo Mini-
Aro, mode un’improvifa guerra all’Im*
peradorej attediando nel tóSs.Viennaj
con formidabile efercito di joo.m. com-
battenti, e riducendola dopo alcu ne fetti-
manc di fanguinofi attacchi, in iftato di
non poterli più difenderejfe prontamen-
te non fatte Hata foccorfa dalle podcrofe
armi Polacche, e Tcdefche , che la libe-
rarono, e disfecero l'efercito Ottomano.
Ciò fu cagione della rovina de’Turchi,
che perderono con Buda l’Ungheria^
tutta «elle feguenti Campagne . Attri*
buca-
Dei Gemeui^ 401
bnenclo intato la foldatefca,e’l G.Mu pit-
ti perdite all’infelice Mahomct IV. lo
tai
depofcro ,cd imprigionarono, inficino
co’due figli Muftafà, ed Hamer, il primo
d’anni 24. il fecondo d'undici . Regnò
Mahomct 59. anni.
fluitarono pofeia al Trono nel 1687.
Hamct II. dopo 4o.anni di carcere ; ma_>
codili inefperto nel mcftierc deH’armi,
nonha fatto cangiar punto di faccia a gli
affari-delia Monarchia : di maniera tale,
che temendo l’iftefTo infelice fine di fuo
fratello > fi tien forte in Adrianopolij
fenza voler far refidenza in Coffantino-
poli, dove i Giannizzeri farebbon vale-
voli a deporlo.
, CAPITOLO -SECONDO.
T^aViga^iotie per lo Mar l^eyo fino a
Trabifonda.
icuperata la primiera libertà (ficco-
i
R me
piaftre,
diflì di
per una velie
fopra) che
di
mi coito 4 6.
broccato data al
Capita Bafsà; m’imbarcai il Mcrcordi 7.
;
per Trabifonda fopra lafaica d’unRais
Agì-Multafàjparendomi ogni mo-
detto
mento mille anni d’ufcire da una Città
Parte 1. Cc per
402 Giro dei. Mondo
per me cotanto infauffa . Dormii lafera
in nave, perche il Padrone delia camera,
fentendo ch’io era flato prigione nel ba-
gno, non volle darmi più albergo , trat-
tandomi d’inconfidente.
Giovedi Santo 8 non partimmo,
. per
un’affare che vea illlais;ed io fcefi a ter-
a
ra per vifitare Santi Sepolcri.
i
Il Venerdì Santo 9. fui a definare con.*
M* Mener, per dargli l’ultimo addio, e
ringraziarlo de’ favori fattimi.
Attefi il Sabato Santo io. a far le mie
divozioni c poi a licenziarmi da alcuni
;
amici, cllendo la faica pronta a partire; e
la Domenica 1 1. giorno di Pafqua, circa
le fedici ore , fi fece molla dal Porto di
Coftantinopoli, tanto in fretta , che non,
ebbi tempo di fentir- Aletta. . Si fermò il
Rais, dopo nove miglia, a far acqua nel
Cafale di Gnegnì-chioy , dove rimafo
tutto il giorno, a cagion del vento con-
trario, che fopravvenne.
Il Lunedi 12. dopo mezzo dì, ci par-
timmo con poco vento, il quale celiato
poi in tutto , fi rimorchiò la faica col
Caicco; ed alla fine fi tirò dalla riva con
corde fino ad fjmuriar, cinque miglia-,
diffante . E (Tendo quivi montato full’al-
todd monte , per vedere la bocca del
Mar
D E I GEM E t 1 1. 40.?
Marnero;ncllo fcendere, un Paftor Tur-
co mi richiefe,perch’era colà andato; ed
avendo da’fegni compre/o che mi dice- ,
va, che io andava oflervando il Pacfo;
fatto già favio da’pati menti partati, fiubi-
to mi ritirai nella falca.
II Martedì 13. morto fi un buon vento,
allofpuntar del Sole facemmo vela,
dopo due ore entrammo nel Mar nero.
Da'primi Cartelli fino a 'fecondi non fo-
no meno dcliziofe,c popolate le rive del
Canale, che da Coftantinopoli fino a’pri-
jni; poiché dalla parte di Natòlia fi veg-
gono i Cafali di Calignià , Cibuclì , Eri-
gerli, Beicos, e Cavach ; e dall’opporta di
Romelia Stegnì,Gnegnt-chioy, Tarabia,
Buy uch-dare, e San-jar frammezzati da'
5
buone cafe , e giardini di delizia , chej
rendono dilettevole la lor veduta.
I fecondi’ Cartelli fono peggiori de’
primi, perche quello dalla parte d’Euro-
pa tiene duepicciole Torri in piano, con
pertìme cortine; e l’altro d’Afia, a vicinà-
za di Cavach,è una Torre quadra:amen-
due fenz’artiglicria . Nell’alto del mon-
te (
lontano mezzo miglio) v'era un Ca-
cui fortificazioni erteriori fi (lè-
rtello, le
devano fino all’altro; però le mura fon_*
tutte rovinate.
Cc 2 In
404 Giro dei. Mondo
In ambo l’oppoftc punte del Canale
fono due fanali, con picciole abitazioni.
Prefio a quello dalla parte di Romdia_,,
fopra d’un fcoglio,fi vede il refto del pie-
deiiallo della nominata colonna di Pom-
peo.
Poco cammino potè fòri! il Mercordì
14. per lo vento contrari o;ma rendutofi
favorevole il Giovedì 15. corteggiam-
mo la Natoliaje a Vefpro fummo dirim-
petto d’Ergelè , luogo con buon porto
(cofa rara nel Mar nero.) Cotinuando fi-
no alle due ore di notte l’ifteffo vento,
quelle fonnacchiofe bcltie tollero via lo
vele , e ligato il timone , fi pofero a dor-
mirei jafeiando la faica bersaglio dcll’in-
coftanza dell’onde.
Ricominciò di buon’ora PifteiTo ven-
to il Venerdì 16. onde facemmo da do-
dici miglia ad ora , e raggiungemmo a
mezzo dì l’altra faica, che veniva con noi
di conferva 5 e portava ancor’ ella più
di cencinq manta faldati, e fervidori del
Bafsà di Trabifonda, il quale con fei pic-
ciole feluche, e 25. di fua famiglia s’era_>
prima partito 5 menando /eco fei cavalli,
oltre altrettanti imbarcati nella faica. Il
Paefe,che lì vede in vicinanza del Mare,
è quali tutto montuofo , ed abbondevo-
Del Gemelli!! 405’
]edica (lagne, nocciuole, e pomi, per
provvederne Coftantinopoli,e più Pro-
vincie vicine.
Si fece contrario affatto il vento il Sa-
bato 17- onde prendemmo, con gran_>
ftenfo, Capo di Sinope per fàr’acqua_-.
il
la Domenica 18. di buon’ora tolte ran-
core, pattammo a vifta della Città di Si-
nope, limata alla parte più Orientale di
un braccio di terra, dove ella è fabbrica-
ta, con un’alto monte da pretto . Una
den/a nebbia , che continuò fino alia_,
fera, ne impedì di ben diftinguere la bel-
lezza della riva ; ficcome la tempefta che
fi motte fu cauta che il giorno c’innol-
,
t raffi mo poche miglia ma ; la fera dive-
nendo il vento favorevole facemmo
'
buon cammino fino a mezza notte.
Cadde una gran pioggia il Lunedi 19,
dopo di che fu si favorevole il vento,
che corremmo centinaia di miglia , an-
che la notte fogliente L’i (ietto "vento, e
.
pioggia continuò il Martedì 20. onde fi
fece gran cammino . La famiglia del Baf-
sà fi bagnò da capo a piedi : ed io ammi-
rai la fofferenza de’Turchi , che per non
fpendere un zecchino per una camera, fi
contentano fiate efpofti all’ingiune de’
tempi, come tanti bruti . Per altro erano
40 6 Gmo mt Mondo
còlitimate perfone , praticando meco
coiteli maniere , si per lo cammino co- ,
me nella dimora, che feci in Trabifonda:
nè io mancai di corrifpondere co altret-
tanta c maggior galanteria , per poterò
avvalermi della loro amicizia in cafo di
bifogno 5 e fpczialmcnte per ricuperar le
robe dalle mani del Rais L elìci*.
Tutta la notre,e’l Mercordi 21. fino a
mezzo di continuò l’ifteflTa pioggia o
mareggiata, con vento che ci menò a tre
miglia lontano da Trabifonda ; ma poi
mancò affatto , c divenne contrario la_>
fera, ficchè fu d’uopo' far rimorchiare ia
faica dal caicco . lo benedilli fempre i
due feudi e mezzo dati per la mia came-
retta,perche non averci potuto refi fiere
all'inclemenza del Cielo; colui però, che
mela diede in affitto, fufeitò nell’ultimo
un'indegno litigio , dimandando mag-
gior prezzo del convenuto avanti l’in-
terprete, e M 5 Mener : lo contentai bè-
sicon poco , non oliarne che aveffe tro-
vatidue fai fi reftimonj Tartari, che de-
ponevano, avermi fentito patteggiato
quello, che pretendeva l’affitta tote.
Tutra la Corte del Bafsà refiò la notte
fulla. nave; però io che fofpirava di ve-
dermi lontano dal PaefeTurchdco,sbar*
Del Gemelli.' 407
punto, e m’incamminai al
cai neH’ifielTo
picciolo Ofpizio, che da tre anni avean_>
prefo iPP-Gefuiti Francefi,per comodi-
tà delia Miffione.
Ivi trovai il Padre Villot Superiore-»
della Miffione d’Armenia, con tre altri
Compagni , ’1 Padre Domenicano, ve-
e
ititi all’Armena ; quali fentirono gran-
i
dini ma allegrezza, e confolazionc nel ve-
dermi fuor di prigione, e giunto a fal-
yamento dopo tre giorni di tempefla,
e 900. miglia di navigazione . E certa-
mente avriamo corfo gran rifchìo, fe no
fu fife che il Ponto Euffino, offendo im-
prigionato fra 5000.n1. di circonferenza,
(1100. di Iughezza,e 200. o al più 400.di
larghezza ) non riceve, come gli fpaziofl
Mari, tanta alterazione in fe fteflo, quan-
ta voglion che ne abbia . Trovai anche
le mie robe ricuperate da’Padri,e porta-
te in Convento, che fervi per farmi ave-
re una compiuta allegrezza.
Mi narrarono quelli Padri anch’ effi i
loro travagli fotferti nel viaggio. Eglino
imbarcati falla feconda falca , come è
detto difopra, furono condotti in Unia
$oo. miglia lontano da Trabifonda, don-
de venendo con piccioli caicchi, còrfero
pericolo di perderli ;
ed alla fine furono
Cc 4 pre-
40 S GtRO dei. Mondo
prefi per lo Cangio, e rilafciati incori-
legna al Rais del caicco , per darne con-
to al Caragicre di Trabifonda acciò fi
5
giudicane fe doveano,o no pagare i
,
Francefi: c ciò, perche fraudolen temen-
te diceano , che il loro Re avea rotta la
pace col Gran Signore: però fu determi-
nato dal Cadi, che non eran tenuti di pa-
gare . La fera per l’immenfo gaudio bc-
vemmo*allcgramcnte,c ci congratulam-
mo fcambievolméte, ponendo in ob.biio
tutti i patimenti partati.
Mallet» de- Trabifonda da’Turchi detta Tarabof-
ferì pule l’iu
nìvcrf.to-z. fan,è fintata a gr. 42. d’elevazione di
p»1g» i $?• Polo,lungo glicftremi lidi del Mar nero,
alle radici d’una montagna, che riguar-
da Settentrione Il fuo circuito è d’un_>
.
miglio folamcntc, ma l’ampiezza do’
borghi fupplifce per l’abitazione di 20.
mila fuoi Cittadini . E’ Sede Arcivc-
fcovalc,e Metropoli della Cappado-
cia ; Provincia fra l’Afia minore , c l’Ar-
menia maggiore Nella caduta del-
.
l’ Imperio Cortantinopolitano , elerte-
lexic.Ggo-
ijr.Jph.PJii- ro i Greci quella Città per loro Sedo
li;n. Ferrar,
Imperiale , ma fu poco dure volcjpcrche
in vcrb.Tra
peztis. avendovi regnato la famiglia Laicari
per 200. anni , cioè dall’anno 1 26 1_. fino
al 1460.
....... alla fine imperando Davide^
r*
.
Dei, G E M E t L lì 40£
fu e fp ugnata c di (frutta da Maliomet
li. Imperaclorc de’TUrchi. Oggidì corto-
ro la chiamano Capo della Provincia-.
GcnichjOjcnich.
Fu fatta più illuflrc quella Città dal
martirio di 40. Fedeli Soldati, che per
comando di Licinio furono in un gelato
Lago fatti morire ; come anche da'natali
1 0.1 11. Baptv
di Giorgio Trapczunzio uomo dottia-
Nicol. Mitr-
mo, clic mori nel 14S6. in età di 90. an- ali. pJttc J>
, clic per l’eccellenza
C. ?.J7«
ni ;
c di Befiàrione
del Aio ingegno , e letteratura, fu eletto
da Eugenio I V. Cardinale , e Patriarca-,
di Cortantinopoli
No folo ncTccoli pattati ha Trabifon-
da (offerte gravi fciagure, ma nel cadete
ancora; poiché nel 1617. i Rutti paflaro-
ilo nel Mare IJuflino.e la pofcro a lacco,
e fpianaronla ; come fecero di Sinopc, c
Caffi, Città porte ncll’irtcrtb Marc Per ,
le tante vicende (ortenute , dee crcdcrfi
che nulla leda rimalo dell’antico (picn-
dorc; avendo ora più torto lèmbianza di
Villaggio , che d’imperiale Città : anzi
fembra una telva abitata , non elfcndovi
cala, che non abbia il Aio giardino ben-,
grande, con alberi d’olive, cd altre frutta;
oltre campi , clic vi fi frammezzano.
i
» Giovedì zi, oflervai, chela Città tie-
ne
410 Giro «Et Mondo
ne due plccioJe Cittadelle ; una fopra il
monte comandata da un Chiaùsd’altra
nel piano, che ferve alle volte d’abita-
zione al Bafsà,o Beglierbey che gover.
na la Città, fenza aver Sangiacco fotto di
fe . Amcndue fono poco provvedute di
guarnigione , ed artiglieria ; e fe i Citta-
dininon faranno l’ufficio di Soldato nel-
le occa (ioni , poche ore potran fare di
difefa.
Il Venerdì 23. vidi che ne* borghi, per
la maggior parte abitano Armeni, eGre-
ci , co* Toro V
efeo vi per l'cfcrcizio della
loro Religione.
I viveri fono carÌ(arifpctto degli altri
luoghi di Turehiaje catti vi, fpezialmen-
tc il pane; prò wedèdoll di formento da’
vicini Cafali , a cagion del terreno che ,
si per Lo piano, come per lo montuofo è
Aerile; c l’alpremontagne all’intorno
cariche di neve provvedono gli abitan-
tipiù di freddo, che di vettovaglie.Carne
pochi meli dell’anno fe ne vede in piaz- ,
za; e pefee è bandito affatto dalla- men-
’1
ta , perche la Città non ha porto , ma_>
lina /piaggia tato foggetta alla continua
ìncoftanza del Mare , che rende molto
difficile la poca pefcagiooe che vi è.
Di quello che produce il terreno, foglio
fo-
DelGemeili. 41
folanicnfe è ottimo ;
è’1 vino mezzano:
d'altre frutta per lo gubo la provveggo-
no i Villaggi all’ intorno . Confervano
I foglio ,e’1 vino in vali di creta , e fanno
palpare quei licori da uno in un’altro
vaiò ,
fonando in una
delle due cannej
ju-fieme frammettono.
giunte, che vi
La dogana di Trabifonda non è pun-
to rigorofa ,
non avendo vifìtato le mie
robe, nè quelle de’ Padri Gefuiti sonde
introdurre in Città quello cheli
jU può
vuole Dubbiando però , chenell’ufci-
.
r ci Guardiani, ch’cranafwUa brada, non
mi daffero qualche molebia; lenza effer-
ne ricercato andai il Sabato 24 . da per
,
me beffo al Doganiere , per avere II Ta-
jearè . Egli, bando a’ miei detti , volle
fapere quanto a vca pagato in Cobanti-'
nopoli 5 ed avendo iori/'pobo, che por-
tarlo meco poche bagattelle , avea paga-
to quattro piabre ; altrettante ne prcfc_>
egli ,
oltre un’occhialone , di cui gli feci
preferite.
famiglia del Bafsà fu per molti
La
giorni trattenuta a fpefe de’ poveri Ar-
meni , c Greci ; i quali denno eziandio
contribuir molto , quando accade di
giungervi il Bafsà beffo; nè perciò fono
denti dal Caraggio , o pagamento delle-
1 . . tebe;
412 Giro dei Mondò
tette e veramente muove compaffione
:
, avendo tutto quel
ì’udir le loro querele
danaio a ricavare a colpi di ftcnto , e di
induftria.il peggio fiera, che in, quei
tempi i viveri coftavano aliai più; efleù-
do il mele del Ramadan o digiuno, nel
quale i Turchi compenfano l'aftinenza
del giorno con altrettanta voracità la_,
notte, che pattano vegghiando,per divo-
rare il meglio chelltruova.
Udita Metta la Domenica 25. andai a
vedetela Cittadella bafsa* Ella è lima-
ta su d’una rocca , con due ordini di
mura ,c profondo foflo ; e per quel,che
moftrano lefue fabbriche , è più antica
dell’alta.
Non volendo mio il Rais, detto Le-
fter, rendermi il Tafcarè di Coftantino-
poli ,e ricufando perciò io di pagargli il
nolo fummo il Lunedi 26. alla prefenza
;
del Cadi per terminar la differenza ; e fu
decifo a favor di lui, perche avea por-
tato il Cadi nella laica .
Nello ftefiò tempo che attendevamo
a diportarci co’Padri Gefuiti, diiponem-
mo a partirci per Arzerum colia prima_j
Caravana. Prendemmo perciò in affit-
to cavalli per un zecchino l’uno ( cho
i
in Crittianità avrebbon forfi coftato die-
niD G
Eli F.r.r.r;' 41 3
ci per undc'ci giorni di cammino;
feudi)
ponendoli (opra di efiì mezza foma, e la
perfona,giufta ilcoftumed’Orientc ; e
così facemmo io , e i Padri . li viaggiare
per paefe Tnrchefco egli fi è in vero di
poca fpefajcffendo i viveri molto a buon
prezzo per ifirada ma dall’altro canto
;
vi l’incomodo d’albergare ne* Karvan-
è
ferd , dove non fi truova nulla ,efa di
mefticri comprare altrove ciò che bifo-
[guardivi apparecchiarlo. I Turchi ben-
sì portano ogni forte di fiovigli di cuci-
na fatti di rame , con molta pulitezza.
Si componeva la noftra còverfazione
del P. Villot Lorcnefe Supcriore in Ar-
zerum, riftabilito nella fua Mifiìone con
ordine efprcffo,o Firman del G. Signore,
due anni dopo efierne fiato fcacciato co’
compagni dal Bnfsà ( a fimiglianza di
quelli di Trabifonda)ad iftigazione degli
Armeni , e Greci Scamatici ; del P. Dal-
mazio d’Alvernia, che andava JMiffiona-
lio della Provincia di Sciamalo di Pcr-
fia ; del P. Martino di Gvicnna , che per
la ftefla cagione dovea far dimora in_»
Ifpaham : e del P. F. Domenico di Bolo-
gna Domenicano , deftinato allo fteflò
’
pictolo uficio nel Convento di Naxi van;
elfcndo rimafo il Padre Lau delle vici-
nanze
4t4 Giro de Mondo
manze di Lione per lo mede fimo mini*
flerio in Trabifonda.
CAPITOLO TERZO.
Viaggio fino ad lArgerum, o Erger om.
A Ccompagnatomx adunque co’
detti Padri , mi pofi in cammino il
Martedì 27, dopo definare,con una_»
fud.
buona caravana . Fatte quattro ore di
ftrada montuofa e fangofa, albergammo
nel dirupato Karvanferà d'Ofcglanjove
dormimmo a cielo aperto, collo ftrepito
di gròffo fiume ivi vicino , e dc’cani fel.
vaggi , che vanno a fchiere per quello
montagne.
Il Mercordì 2S. fui far del giorno ci
riponemmo in iftrada, e camminammo
lentamente per afpriflìme montagno.
Fatte in nove ore 24. miglia, ci fermam-
mo nel Karvanfcrà di Cufcan tanto ca-
pace, che il Cielo fervi di tetto a molti.
Quella ftrada non era la più frequenta-
ta , ma vi fi pratica volonrieri d'inver-
no ; perche quella di Agagi-bafcì più
brieve di due giorni , è impedita dallo
nevi ; ondenoi in partendo da Trabifon-
da la lafciammo, pafiando per lo ponte
a man
Dei
Gh meili.' 41 $
amati finiltra,dove fogliono Ilare It>
guardie della dogana.
li Giovedi 2p. c’innoltràmoper altiflì-
itie , ed alprc montagne coperte di nevi,
I
e fornite di abeti e tanto /a li mino , che
;
falla fine del giorno, ci trovammo quali
alla feconda region lom
dell'aria, nella
mira del monte Zigana . Ivi il vento
luol’efferc cosi impctuofo ,che due anni
prima pafiàndo il Calolicos, nel mefe di
Febbraio, al governo di Trabilonda,pcr-
dè circa dieci perfone del ino feguito,
foffocatc dal vento , .e dalle nevi . Il Pad.
Villot per confermazione dello ftefiò, mi
riferì, che pacandovi egli cinque anni
prima nel mefe di Gennaio, col P,. Van-
derman Fiammengo perde quelli l’ufo5
della lingua per lo gran freddo, abban-
donandoli fopra le nevi , lenza poter fé*
guire la Caravana : li rivenne con ma-
nicar garofali, e perciò d’allora in poi
iMiflìonac; la chiamano Montagna del
Garofalo.
Su quella fommità perdendo la pa*
zienzail Pad. Dalmazio, vedendoli pref-
fo all’agonia per lafatiga di montarea
piedi ,
proruppequelle parole : Mef-
in
fieurs de la "Propaganda vene% à voir ce qui fc
fajfe ici . E pochi palli più innanzi yenc ^ ;
ione
I
2 '
I
Ir
fa 6 Giro del Mondo
i dono vous > qui n'y bctille
% pas un Solite nous
venons aree lescharite ^ de France'.que )e vous
affùre , que donnerie % tous
vos biens , pour
ètre ramenee^ che % vous. Mentre da volta in
Volta le medefime parole replicava ; io
forridendo gli dicea , per tentarlo mag-
giormente: che forfè credete venendo
alla Miffione in Levante aller a laprome-
nade aux Tuillieries de "Paris , oh au Talais
de Monficur ? Io per aver meno tra vaglio \
non volli por piede a terra, ma falendo
fu a cavallo , mi poli a gran rifehio di pe-
rire precipitato da qualchunadi quello
orribili balze.Scendcmmo per 4,miglia_»
di dirupate pendici fino al Karvanferà,
che prende il nome della medefima md-
ragna, dopo aver fatto 24. miglia di ftra-
da in undici ore . Continuammo a fceii-
dere il Venerdì so. per più agevole cam-
mino, ma più lungo del dovere , per le
tortuofe vie del monte , che abbonda di
abeti faggi , e nocciuole . Palliammo
,
poi terzo ponte di pietra prefi'o unto
il
montagna, appiè della quale entrammo
in una fotterranea ftrada, per pallate dal-
l’altra parte ad uij picciolo Karvanferà.
Dopo dieci altre ore di ftrada , e 22. mi-
glia, albergammo la fera nel Karvanferà
del Calale di Giumis-Xanc , cioè Cafa_,
d’ar-
Dei. Gemeili? 417
d’argento , per le miniere di quello me-
tallo , che fono nelle fue vicinanze ; do-
ve il terreno produce quantità di pomi,
pocciuolc, e cattivo vino. Quivi pafsa mi-
mo malamente la notte.
Sabato primo di Maggio,dopoaver
Il
fatte lei miglia, palpammo per una mi-
niera d’oro ( in cui non lì faticava, per ef-
fer guaita dall’inondazione del fiume ) e
poco più lontano per una d’argento. Mi
difiero i naturali , che ve ne fono molte
altre di piombo, e di rame, che vale per-
ciò a vilifiìmo prezzo fra’Turchij i quali
ne hanno ogni forte di fto vigli, (lagna ti
per entro e fuori . Palpammo quindi per
Cuvans , c dopo 20. miglia di cammino
fatte in dieci ore , fopraggiunta la notte,
albergammo in Balaxor,in cafa d’un no-
Catergì o vetturino Quello Cala-
flro .
leè pollo in un’ottima, e fertile pianura.
Le fue cafe non faprei dire fe fono grot-
te, o Italie ; poiché fono cavate dentro
ilterreno , che ferve di muraglia , con-,
grolle travi polle di fopra a travedo, per
foftcncre il retto anche di terra , fopra-,
ilquale ( eflendo in piano colla Abrada )
lì
cammina. Nel mezzo lafciano un’aper-
tura ben grande per ricevere il lume.»;
,
nulla curando che lìpuò indi offervarc
'
Tartcl, Pd quanto
.
4i8 Giro dei Mondo
quanto fi fi in cafa , e fare maggior ma-
le fe fi vuole.Nella medefima albergano
le beftie, e gli uomini inficmc ; ondo
cóvenne mal mio grado ftar quella not-
te con quei comodi, che porta fcco una
tal convenzione.
Mi piacque oitremodo in quelli paefi
Una fornaccjo forno per cuocervi il pane,
e per altri ufi. Fano nel terreno un follò
profondo tre palmi, incruftato di fem*
plice loto con un picciolo forame per
,
efalarne la fiamma Ivi fatto fuoco con
.
legna , pongono un ferro fiilò a traverfo
della bocca , lopra del quale ne Ila un’al-
tro mobile, fatto in modo
, che vi ponno
jlare fopra 5. pentole a bollire ; quello
gira all’intorno , per maggior conRodo
di chi attende alla cucina Tolte le pen* .
tole di lopra ,e’l fuoco di fotto, e ben~>
netto il , vi fi pone
forno dalle ceneri la
palla non fermentata all'ufo di Levante;
ed in tal gitila fi cuoce in brieveil pane,
opiù tolto focaccia grati dima al palato
,
>
de’ Maomettani Dopo di ciò ferve per
.
imbandirvi fu la menfa , e ftarvi caldi i
convitati , fenza bifogno d’altro fuoco.
Quindi chiufo il forame, fe ne avvaglio-
no per tenervi calde le vivande , in calo
che fopraggiungcfsero foreftieri
.
D E t G
E ME IL l.
1
4T9
Effendo il Cafale quali tutto abitato
da Armeni, concorfero tutti a folla nella
noftra Italia , per eflere iftrutti dai Padre
Villot ne’mifterj divini tigli a quefto fi-
.
ne avea bencapprefa la lingua Armena,
ed inventato un giuoco limile a quello
dell'Oca , per fargli meglio loro com-
prendere; appellandolo giuoco di divo-
zione , per citarvi impreffi i fuddetti mi-
ftcrj
Ebbi non picciola edificazione in ve-
dere il fervore , con cui quella buona.»
gente s'affaticava d'aver luogo nella no-
ftra Italia 5 avvifando/i l'un Paltto per
udir la divina parola che durò lino alla
,
fera . La mede ncll'Afia è grande , e gli
operar j molto pochi. Se in quefto luogo
vi faceffe dimora poche fet cimane uil»
Miffiouario, trarrebbe tutti dalle tene-
bre dell’Erefia ; tanto fon facili a confet-
tare il loro errore . I Padri Gefuiti atten-
dono, con gran fervore di fpirito,a que-
lla opera in molti luoghi del Dominio
Turchefco,e Peritano; con eroica co-
ftanza Poltrendo i patimenti , ed avanie_j
de' Maomcttani^da’quali fono Itaci fcac-
ciati , e perfeguitaci diverte fiate. Sono
eglino foftenrati con rendite a tale effet-
to Itabifitcin Francia.
2 Dd
Vcn-
420 Giro bel Mondo
Venne la fejra un Chiaùs , che andava
folleeitando le Truppe Afiatiche alla.,
marcia; perche elleno s’incamminava-
no lentamente , per trovarli in Belgrado
al fine , non al principio della campagna.
Ciò diede a noi un travaglio còfiderabi-
Je > perche di mezza notte fece prendere
due de’noftri cavalli per fervicene ; c la
mattina citrovammo bene imbarazzati,
mentre la Caravana partiva , ed altri ca-
valli nel Cafale non fi trovavano . Per
. non reftare adunque preda di ladri
Giannizzeri, le mezze fome le facemmo
intiere, reftando un cavallo libero , per
montarci a vicenda tutto il giorno ; e_>
cosi fi compensò l'allegrezza della fera
antecedente di Domenica 2. in cui ave-
vamo cenato allegramente , c pafiato
una buona notte ; in ricordanza della»,
perfecuzione patita, nell'ifteffo giorno
due anni prima, da’ Padri Gefuiti in Ar-
zerum , e Trasfonda, ficcome è detto
di fopra.
Ad ogni modo l'un l’altro incorag-!
giandoci il Lunedi s. ripigliammo da_*
pellegrini il cammino , Jfeguendola Ca-
ravana per paelc piano , e ben coltivato.
I PP.Geluiti non vollero fervirfi del ca-
yallo, ma da Apofioli fecero tutta la.»
Dei Ge me ri i, 421
giornata a piedi; ripetendo Tempre il Pa-
dre Dalmatio quello chcavea detto fui
monte , e chiamando Mejjìeurs de la Tro-
pagania a vederlo camminare a piedi. Io
e '1
Padre Domenicano a vicenda caval-
cavamo; e perche il paefc era pieno di
colombi, e di quella forte d’uccelli d'ac-
qua, che noi chiamiamo maliardi , io ne
uccifi molti a volo > cosi da terra come
da cavallo; con grand’ ammirazione de*
Turchi, che non potevano colpirnepur
uno: onde il P.Villotprefeoccafione di
pubblicare, che io era Cacciatore del Re
dì Francia, mandato al Re di Perfia per
fervido in tal meftierc * Dopo fei ore, c
dodici miglia di fìrada, palpammo per lo
Borgo della Città di Beiburr, nel qualej
fipaga un quarto di ducato per lo paffo
d’ogni cavallo.
Quella Città, polla foprauna rocca,’
è cinta di mura , c tornita di pochi pezzi
d'artiglieria Si vendono a buon prezzo
.
nella medelìma buoni tappeti dilana_>,
che vi lì lavorano Il fuo Borgo è par-
.
te nella valle ,
parte nelle falde del mon*
te . Noi palpammo oltre facendo fei al-
tre miglia lungo il fiume, in vicinanza^»
del quale ci accampammo, nel luogo det-
to Maaciur 5 dove ricuperammo i nollri
Dd 3 ca-
422 Giro dei Mondo
cavalli rilafciati dal Chiaùs.Sopravvenne
la notte una gran pioggia , che ci bagnò
tutti.
11 Martedì 4 non . facemmo che io.m.
in quattro orejrcllando in fine a tipo far,
ci nelCalale d’Avirac, pollo fopra uiu
monte, perche la giornata feguente do-
veaefler lunga . Albergammo nella ca-
fa, o, per dir meglio, Italia d'un'Armeno,
fatta colla medefima architettura dellej
fopradette . In quello paefe attualmen-
te fi fcminava il tormento 5 perche co-
tanto è terreno, che vi crefce in
fertile il
pochiflimo tempo , e rende abbondante
raccolta . Generalmente tutti i viveri vi
fono a buon prezzo ; avendoli perun_>
tornefe di Napoli fei uova , e per quindi-
ci una buona gallina.
11Mercordì 5 montammo . a fpri Ili me,
ed orride montagne coverte di nevejnel-
l’ultima delle quali vedemmo una buo-
na miniera di marmo bianco 1 Turchi .
della Caravana, temendo clfer forprefi
, venivano or l’uno or l'altro ad
da’ ladri
avvertirmi che Halli filila mia ; facendo
,
gran fondamento in me, per vedermi be-
ne armato di fchioppo e pillole , con_»
opinione di buon tiratore mentre elfi ;
portavano poche arme da fuoco, e man-
Del Geme lli. 4**
chcvoli qual di polvere, qual di pietraie
qual di palle . Altri tenendo rotti, o
guadi 1 focili delle loro, venivano da me
acciò gli accomodaci , edaffi loro mo-
nizione , per tema del Copra dante peri-
glio . Dalla fmilurata altezza della terza
montagna, fecndemmo in una profonda
vaile (fdr ucci olando Tempre nelle nevi i
cavalli colle Come ) e ripolammo in una
ftalla nel Calale di Carvor dopo i i.orc,
,
e 24-m. di {ìrada.
Dovendoli il Giovedì 6 -indi non luti-
ne, pa da re a guazzo il fiume £u frate (al-
lora molto colmo d'acque ) ci contenia-
mo meglio fare un giro di tre leghe, che
efporci a tal periglio. Onde feparandoci
dalla Caravana , leguitati da. altri pochi,
andammo a panarlo su d'un ponte di pie-
tra vicino il quale il fiume Gcrzime po-
5
co inferiore d'acque entra ncH’Eu frate
,
o Catasti, elicivi è minore del Volturno
di Capua nel Regno di Napoli Conti- .
nuammo a camminar a finidra del mc-
defimo, lungo il piano d'Arzerum, altre
otto miglia facendo in quella giornata
;
dieci ore di continuo cammino, fino al
Calale di Xeurischiuch In tutti que’
.
Calali era allora una perfona deftinata_,
dai Caragiere,pcr rifeuotere da tutti ì
d 4 D vian -
424 Giro del Mondo
viandanti ilcaraggio; ma noi ci difen-
demmo come Franchi, col Firman, ove-
ro ordine del G. Signore.
La fera eficndo già preffo alla fine del
noftro viaggio,con intendiméto del Ca-
tergi, ( al quale promifi di regalare ) ac-
comodai alcune cofette , foggette a Do-
gana, dentro un facco di paglia , che in
que* Paefi coftumano di porre in luogo
di barda fotto le fome.
CAPITOLO QVARTO.
lenivo in .Ar^erum , e deferitone della
flejfa Città.
A mattina del Venerdì 7, innolfran-
L dociper un belliffimo , e ben colti-
vato piano, popolato di più borgate , e
coronato di monti coperti di neve , a fi-
ne di dodici miglia giugnemmo in Ar-
zcrum . In entrando al borgo pagammo
quindici grani per cavallo (riducendo il
valore di quella moneta alia Napoletana)
Andammo pofeia in Dogana, ma tro va-
do fi il Doganiere alla preghiera di mez-
zo dì; quando venne, ch’era già tardi, lo
pregammo a fuggellar le valige, pei po-
tere indi a qualche tempo venirle a vili»
tare
Dei Gemeiil 425
tare in e afa . Con molta cor teda fi con-
tentò, mandando pocoappreflò avifi-
tarleda unaperfona a polla, che non vi
trovò cofa Soggetta; di maniera tale,chc
ebbi fortuna di non trovarvi quel rigo-
re, che narra A4 f Tavernierdi Aiggellar-
fi le valige, c fardelli, una giornata prima
dell’arrivo inErzeron , da perfone depu-
tate dal Doganiere;acciò non fe ne trag-
gano le robe foggette , per fraudar la_»
Dogana.
Prefi una beliifsima camera nelKar-
vanlerà vicino la medefima Dogana,per
potere efiere fpefiò in compagnia di A4 *
Prefchet mercante Inglefe, che facea an-
che l’ufficio di Confolo , ed abitava di-
rimpetto . Egli venendo a darmi il ben_>
venuto, m’obbligò con cortefi efibizioni
ad efiere in quel giorno di fua tavola , e_>
mi trattò bene mattina, e fera ; af-
afidi
fliggendoli di non potermi regalare co-
me in Criftianità , perche il paefe non_»
dà quelle delicatezze, che s’hanno in Ita-
lia, ed altrove: mi tormentava bensì con
lo fpefiò bere , volendo ch'io facefsi al-
trettanto j ciò che mi era affatto impof-
fibilc . Da lui
rifeppi con gran mio di-
fpiacerc che un giorno prima del mio
,
arrivo, s’era partita una famofa Cara va-
426 Giro dei. Mondo
na per Tauris , che farebbe fiata un'otti-
ma occafìone per me.
Arzerum, Erzeron, o Adirbegian, al-
cuni la fituano nell’Armenia minore: la
maggior parte la fan Metropoli dclla_.
maggiore nella quale (limano probabi-
;
affoip!Tb? le, che fia (lato creato il primo Uomo, e
j.cap.i. coftituito da Dio negli amenifsimi orti
del Paradifo . Paefe in vero nobilifsimo,
polche ebbe per primo agricoltore Ada-
mo fcacclàto dal Paradifo; e ( terminato
Gen. 8 . il diluvio) Noè vi fcefe dall’ Arca, e porfe
a Dio divoto facrificio Regione in fì-
.
antlqI'c-4.**
ne, checonfervò lungo tempo negli alti
tuoi monti le reliquie dell’Arca, giuda.,
Jc antiche tradizioni, e lìt Sede de'primi
Patriarchi Vogliono profani Autori,
. i
che prendede il nome da Armeno Eroe
Tcflalo.
E’ fituata Erzeron in luogo piano, no
molto lungi dal fiume Eufrate, lotto
ben montagne , in fine d'una pianu-
alte
ra lunga 30 miglia e larga dicci .
. Duo
miglia di circuito contengono le fuo
mura,doppiesi,ma non tcrrapicnate. E*
difefa da un mezzano fodo , e da va-
rie Torri in covenevole diftàza dilpofte,
e fornite di piccioli pezzi d* artiglieria-,
detti falconetti,onde di fuori s'alTomiglia
.
DB£ GlMEtlli 427
molto a Coftantinopoli . Tiene nell'e-
(tremità verfo Oriente un CaftelJo,cd un
Forte per l’Agà de'Giannizzcri,domina-
ti
amenduc da una collina con una Tor-
re, donde
può fcoprirfi da lungi il ne-
mico Vicino quefto Calàdio è la Chic-
.
la
Arcivefcovale degli Armeni, in buona
parte rovinata;fuorchc ducTorrì, che fo-
no fabbricate di mattoni. Le porte della
Città fono tre, e di ferro; in quella* che il
. chiama di Tauris, fono per terra ao.buo-
ni cannoni ; cflendofi
gli altri rotti > vo-
lendogli trafportare a Codantinopoli
Le caie (come anche quelle de'Borghi
che fono la maggior parte abitate da_»
Armenijiono bafle,e compofte di legno
sfango: le ftradeftrette, fenza felici; c
j
Bazar ordinar)': ma è cosi popolata, che
ficontano folo ne’borghi 22 Karvanferi ,
per le Caravane di Perda.
Per le continue nevi, che cuoprono le
vicine montagne , l’aria è molto fredda )
non vi fi patilceperò tanto degli occhi,
quanto vuole il Tavernieri ciò che fa an-
che maturar molto tardi le frutta ( onde
fui principio vengono dalla Georgia)e fc
non fu (Te provveduta da’vicini villaggi,
fi paflarebbe male.
il vitto co tutto ciò è a vili Unno prez-
zo,
I
42S Giro bel Mondo
zo,avcndofi per un torncfe di Napoli pa-
ne badante per un giorno, eperuncar-
lino quali 30. libre di bifcotto ; per cin-
que grani una gallinacei- un tornefe cin-
que uova; ed a proporzione la carne , ed
ogn’altra cofa. Tutta quefta abbondan-
za proviene dalla fertilità del riferito pia-
no ; però il fermento non viene a perfe-
zione ( per quel che mi diflero ) in 60.
1
giorni , e l'orzo in 40. come narra M ;
Tavernieri poiché, mentre io vi fui, fi fe-
minava attualmente per farfi la raccolta
a Settembre.
Nafce l’Eufrateda una montagna del-
l'Armenia detta Afrat, o Mingol, fci ore
difcofia d’Arzerum ; onde ( fecondo la^>
Sacra Scrittura , ed Interpreti) avendo
fncerf a,i
thoris* a fi* quello fiume la forgiva nel Paradife ter-
a.fcrip. iib. rcfle, poteva io in lei ore andare in
Para-
li* c-p-ij.
dife. Altri però credono, che il vero fon-
te fia nella Georgia , e che i continui tre-
jmuoti l’abbiano coperto,
II governo d’Arzerum è di gran guada-
j
gno, e appreflo de’Turchi ragguardevo-
le. Le donne della Città vanno vcftitej
di panno, con ftivali , ed un riparo nero
avanti la fronte, per nafconderfi il volto;
fepra la teda hanno una lunga tela, cho
fccndc fino al ginocchio.
I»
A
p
Dei G emeih» 42
Il Sabato s.giunfe con la CaravanaJ
ila Perfia M
f Laironlere della Pro-
vincia di Blois , il quale il di feguente fi
fece Maomettano , difperato d'ottener
jl perdono di due duelli , cd omicid; fatti
jn Francia Pubblicò egli , che era flato
.
jnàdato dal Re in quelle parti, per fervire
difpia contro i Turchi; però che no vo-
lendo fare un tal meftiere , avea rifoluto
abbracciare la legge Maomettana; dan-
do ad intendere a' Turchi , che tutti i
Franchi , che vanno in Levante fono
[pioni, mandati dal Re a ftimolarcil Per-
iiano alla ricuperazione delle Piazze di
Bagadat, ed Erzcron ; ed altri al Mofco-
vjta, acciò forprenda le Città, che fo-
no fopra il Marnerò ; c che perciò por-
tano le lettere di credenza cucite dentro
iefcarpe. Benché coftui fia tenuto per
pazzo appreflo i Francefi , non lafciano
però quei Barbari di dargli fede , per far
torto a' Franchi; onde mi fece vivere_>
con qualche apprenfione.
La Domenica 9* fui a fentir Metta nel-
la Chiefa de’Padri Gefuiti . Avendo la-
fciato il mio fchioppo nella porta d’Ar-
zerum , come fi il Lu,
coftuma , mandai
pedi io. il folito pagamento al Turco
di guardia per riaverlo 5 ma perche v’an-
4jo Giro del Mondo
dò il fervidore di M
/ Prefchet da»,
parte del fuo Padrone , rend è l’arme len-
za prender nulla.
11 Martedì 1 1. però, mentre era vfcito
dalla mia ftanza,per entrare in quella del
mentovato Mf Prefchet , vidi veni-
re, per la porta del Karvanfcrà, il Tur-
co, che avea renduto Io fchioppo ; c far-
mi fegnale , che mi ferma/fi . Io fenza_,
peniate ad altro, pallai oltre ; perche non
intendendo la fua favella , mi farebbe^
flato vano il trattenimento . Sdegnato il
fuperbo Turco , che io faceffi poco con-
to del fatto fuo, fi pofe in fretta dentro,
e pollo mano al Cangiar o coltello, mi
corfe /òpra per ferirmi ; e già l’arebbe_>
efeguito , fc il Prefchet non l’avef-
fe trattenuto, abbracciandolo per; mez-
zo . Io non avrei temuto della fua arro-
ganza, fefuflìmo flati altrove; ma nel
paefe Turchefco troppo rigorofa pena»,
s’efeguifce contro un Franco, che pon
manoaddofio ad un Turco ; e perciò fa-
cendogli dare quello , che pretendeva»,,
me Io tolfi dinanzi.
Il Mercordì 1 2. fui convitato a defina-
re dal P. Vi Hot, e bevemmo allegramen-
te per lo poltro felice arrivo : ma quella
allegrezza mi fu diflurbata il Giovedì
13 .
.
Del Gemeui. 431
jj perche vennero nel Karvan.ferà tre
.
pedone a dirmi da parte del Muflellin o ,
'
Luogotenente del JBafsà , che rifteflfo
giorno partiffi dalla Città; ordine che
aveano fatto a" Padri Gelimi ancora , e
al Domenicano, perche ne credcano tut-
ti cinque Papàs , o Religiofi Noi giu- .
dicammo che quella
, fu (Te fiata opera_»
non folo del Francete rinegato , ma de-
gli Armeni fermatici ancora per impe-
,
pedire lo frabilimcnto de* Padri in Arze-
[jim , e l’amminiflrazionc della Divina
patola. A
tale effetto eglino due anni
prima avean fatto al Bafsà un prefcnte_>
, di due mila piaflre, per fargli Scacciare,
inficine col Padre Filippo Grimaldi, che
paffava alla China ciò che feguì nero
;
fenza qualche commozion popolare fa-
lci tata dagli Armeni c (Tendo andate
;
2500. pedone tumultuanti alla cala del
Bafsà , c da 400. alla porca del Conven-
to: fe i Padri non avellerò ben cimi-
le le porte, avrian palìàto gran pericolo
della vita
. per ovviare a sì gran male, fi mandò
al Muflellin il Fratello Manfredi (che
facca laprofcflion di Medico, per ren-
dere ben allctto il popolo alla Compa-
gnia a presentare il Firman del Gpaiu»
)
i
'
4$ 2 Giro del Mondò
Signore per lo riftabilimentode’Padriin
Arzerum ma il
;
Muffellin fenza volerlo
vedere, nonché leggere , ordinò che lo
Àeffo giorno ce ne ritornaflimo verfo
Trasfonda. Per la lunga diftanza dalla
Corte , egli non facea conto del Firmata:
e poi dicea , che i Papàs aveano rappre-
fentatoal Sultano, ciò che loro era piac-
ciuto ; ma che egli volea informarlo be-
ne delia ripugnanza , che avea la Città
tutta a si fatto ftabilimcnto . Andò poi
il Fratello dal Cadi,
per ottenere almeno
qualche dilazione alla partenza 5 e n’eb-
be umana rifpofta,di partire colla prima
Caravana per non farci efporrc foli al
5
pericolo di perdere i beni , e la vita per
mano di ladri. Pervenuto ciòall'orec-
chie del Muffellin , mandò a chiamarli il
Manfredi ; e fgridatolo che fuffe flato
cagione del ritorno, e poi della dilazio-
ne della partenza de' Padri , lo fece por-
re in prigione : ma dettogli , che la dila-
zione l’avea conceduta il Cadi , lo fece
indi a z.ore fcarcerarc; mlnacciàdolodi
farlo re (lare in Città , e ( fattogli il pro-
cedo) dar tante balconate , finche gli
fai taffero l’un ghie de’ piedi.
giorno
L’ifteffo il Muffellin volle in-
formarli di me da M » Prefchet , il qua-
le
Dei G e me ìli? I4.55
le, fattagli relazione de’
miei viaggi , gli
dille; che non era altrimente Religio-
io
so della Compagnia , ma un Se colato,
che viaggiava per curiofità . Nel ritor-
co eh’ egli fece a cafa, fopravvenne il P.
Domenicano, e prcgollo dì rapprcfenta-
re al Muflellin, che nè anche egli era del-
la Compagnia, ma Domenicano, che
andava in Perda mandato dal fuo Gene-
rale: e che non elfendo la fua Religione^
comprefa nell’ordinanza fatta a richieda
degli Armeni, gli procurale la licenza di
partire.Ma le parole del Confolo nè per
me , nè per lui giovarono appretto quei
Barbaro , il quale folamente col fuono
dell’argeto fi farebbe piegato alleooftrc
dimande.
Si offcfe gravemente il P. Villot, che
il P. Domenicano Riffe andato dal Pre-
fchet a dir tai cofe: onde adirato venne
a dirmi la fera , che ogni uno facefie il
meglio che poteva, perche egli co’com-
pagni aveailFirman per potere pattare
in Perfia . Io gli rifpofi, che attendefiej
pure a fatti fuoi, perche Iddio no avreb-
be mancato di darmi il fuo ajuto. Sin-,
dalla mia partenza d'Italia avea preve-
duto, e m’era preparato a fofltire pa-
zientemente tal forte di travagli ; onde
'parte I . Ee fenza
4M Giro dei Mondo
lenza punto sbigottirmi » determinai,
quando non poteflì per Arzerum, tor-
nare in Trabifonda , e di là paffarc in_#
Perda per la Georgia .
fflendo andato il Venerdì t4.a udir
la MefiTa da’medeflmi Padri Gefuiti , vi-
di prima partire il Fratello Manfredi, e
poi ritornare colla rifoluzione favore-
vole del Muflèllin; quale udita dal Padre
Villot , mi-difle; Mondeur Gemclli 3 i*af-
fare è accomodato per 25. ducati ; toc-
cheranno due zecchini di parte voftra_.,
per paflarc in Perda Avrei potuto io ri-
.
spondere, che non avendomi la fcra_»
antecedente voluto comprendere nel
loro trattato, avea prefo altro rica-
pito: e che quella corteda la mi faceaper
risparmiare ; giacché il Muflèllin tanto
volea per tre, quàto per cinque: ad ogni
snodo non volendo moftrarmi dgnoreg-
giato dali'interefle, dilli che avrei volen-
tieri pagata la mia parte ; ciò che con.»
gran difficultà fece il Domenicano.
Dopo dednare il Nazar , o protettore
de’ foreftieri ch’era flato avvifato dal
,
Muflèllin fuo fratello, mandò a chiama-
re il Manfredi e fece gran rumore , che
;
noi non eravamo partiti. Rifpofe que-
gli, che avcaino ottenuto licenza di par-
Df.l G fi me tu. '43 f
tire . Nò,rifpofe il Nazar, par-
per Perlìa
tireteper Trabifonda con la Caravana,
ch'è già pronta. Conofcendoil Manfredi
che il fin di coltili era d'aver anche egli
parte del noltro danaio, gli dille che il di
feguente farebbe ritornato colla rifpo-
fta Volle però il Cielo, che il Sabato 1 5-
.
efiendofopraggiunta novella ad amen-
due i fratelli , che ilBafsà avea mandati
altri in luogo loro; eglino occupati tutti
in no voler dare a quelli il pofiefiò,non li
ricordalfero piu di tal fatto.
Verfo la fera madò il Muflellin a chia-
mare qualche Padre, che fapelfe la favel-
la Turchefca ; acciò gli facelfe l’efplica-
zioned'alcune Carte Geografiche, date-
gli dal rIncga,toLaironiere,il quale nò fa-
pea fargliela. Vi andò il P.ViUot,il quale
foddisfattolo appieno delle notizie di
parte dell’ Alla ( lenza però che il Turco
capille molto) fu interrogato, dove avea
apprefa la lingua Turchefca ; ed avendo
rilpolto; in un’anno, che dimorai in Co-
fiantinopoli; replicò il Mulfellin , chej»
non potuto in un folo anno parlar-
avria
la cosi bene . Cadendo adunque in ac-
concio di parlare della noftra can fa, fog-
gi linfe il Padre: per qualche tempo mi
trattenni anche in quella Città , e fu ap-
£e 2 pun-
4 36 Giro de t Mondo
punto , quando furono /cacciati
allora
tutti i Religioni : ciò che mi par d’udire,
che vogliate fare un’altra volta, con tut-
ta l’ordinanza del G. Signore . Ripigliò
il Muffellin: perche non andate a farla_.
Milione in Alemagna ? perche gli Ale-
ttoni fono nemici del noftro Re/rifpofe
il Padre ) e ne uccidercbbono, e perciò
vegniamo in quelli paefi di amici . An-
darono poi infieme dal Cadi (uomo che
per lafua prudenza avea occupate le pri-
me cariche dell’ Imperio , in tempo del
Sultano Mehemct ) ed avendo e/'pl icari
anche a lui molti paefi dell’Alìa , volle-»
quegli fapere fe gli ballava l’animo di
fare una confinili Carta in lingua Tur-
chefca, ed in quanto tempo : dettogli di
sì, e che in una fola fettimana ; lo riman-
darono a cafa , dicendogli che fi re Halle,
c la faccfife.
Or dovendo reftare il P.VilIot,fi man-
darono laD0m.16.al Mulfellin Specchi-
iliper mezzo del fratello Mafrcdi: dopo
di che il Chiajà mandò a cercarne degli
altri,ed affrettarci alla partenza ; facen-
doci fapere, che anche il P.Villot finita.»
la Carta dovea partire . Il Nazar chiamò
di nuovo il Lunedi 17. il fratello Man-
fredi , acciò ne diceffc che volea effero
an-
!
Dei Gem Etti' 457
anch’egli regalatole più nè meno di fuo
fratello; ma
all’uno, e all’altro fi diedero
folamente buone parole, e fperanze, che
non doveano giammai venire a fino „
Vennero oltreacciò l’ifteiTo giorno nel
karvanferà due fervidori delNazar,a_»
cercarmi da parte di lui una vefte.Io che
compreli edere quefta loro invenzione;
per non mandargli via mal foddisfatri,sì
che penfalfero a nuocermi , promifi loro
una piaftra di regalo, da riceverla per ma-
no di M
f Prefchct dopo che farei parti-
to; acciò non mandaffero altri compagni
a far lo (ledo.
Vedendomi da ogni canto efpofto
ladronecci e furberie, rifolvei dipartire
all’improvifo fenza Caravana , con tutti
i rifehi deimondo : (limando meglio io,
e’ Padri ponerci in camino coll'incertez-
za d’eficr rubati per i (Inula da ladri , ma
colla libertà di poterci difendere; che ri-
manere in Città come tanti agnelli in_»
balia dc’lupi, lenza poter dire le noftrej
ragioni ,
Quindi prefi in affitto i cavalli
a 4. piaftre l’uno ,
fcgretamcntc ci difpo-
nemmo ad ufeir da Àrzcrum.
5e 3 CA-
8
438 Giro dei. Mondo
CAPITOLO QVINTO.
Cammino fino a Kars con pericolo di ladri .
A
mezza notte
Simiglianza del popolo d’Ifracle_>
perseguita to da Faraone, pallata la
del Martedì 1 . ponemmo
il piè fuggitivo fuori della Città io, il
Padre Dalmazio ,
e’1 Padre Martino
e'1 Padre Fra Dome-
Gefuiti Francefi;
nico da Bologna Domenicano - Era_,
prellballo /puntar dell'Alba, quando fei
miglia lontano dalla Città, ne ufeirono
all'incontro da una tenda le Guardie del-
la Dogana; ma inoltrata loro la licenza.,
del Doganiere , ed un Rup ( ch’è uro
quarrodi ducato Napoletano) di regalo,
ne ialciarono andare; co tutto che il mio
mulattiere Giorgiano venuto a conte/a
con un’Armeno delle guardie, gli avelie
dato molti pugni . Indi a tre miglia /pa-
ventato il mio cavallo mi fcolfe di fella,
e cadendo mi lì ruppe il temere dello
fchioppojche malamente poli in illato di
fervimi per lo cammino.
IlPaefe, per cui viaggiammo tatto
quel giorno, era piano, e limile di molto
aila Puglia piana del Regno di Napoli.
•V . I; . At-
, .
Del Gemelli. 4 39
Attualmente feminavano il grano fen- ,
za che vi fufle prima pattato l’aratro
Verfo la fera , paflato un groflo fiumo,
andammo a prender ripolo nel Calale di
Axa patria del noftro Catergi In cafa ,
di cui albergammo ; avendo fatto in 8.
ore 20. miglia, fuori del cammino ordi-
nario della Caravana ; che patta fempre
per lo picciolo , ma bel Cartello di Haf-
fan-kale , porto fopra un colle ( e flirtan-
te quattro miglia dal fuddetto Cafalo)
dove fi paga un Rup , o quarto di duca-
to per cavallo. Stemmo bene in cafa del
mulattiere ed avemmo un’ ottima ce-
>
na , perche il luogo è abbondante nelle
cofe appartenenti al vitto ; avendoli per
cinque tornefi de’ noftri quattro pic-
cioni .
IlMercordi 19. un Giannizzero, tra-
vcrfandola rtrada,ne ufei innazi per far-
ci tornare indietro nel Forte, a pagare un
certo dritto; e a gran pena potemmo ot-
tenere di pagarlo a lui , fenza prend er la
fatica di tornare al Forte . Dodici mi-
glia più avanti avemmo un'incòtto peg-
giore, a cagionde'mulatticri , che volle-
ro feguitare il cammino per iftrada non
praticata dalle Curavano . Le guardie^
delia Dogana diTalifci, e del ponte dei*
Le 4 t©
440 Girò bel Mondo
to di Scio-ban-miprì , vedendo che noti
facevamo la ftrada del ponte, ne raggiun-
fero, c ne comandarono che andammo
c5 elio loro lino al Calale. Volendo libe-
rarci da tal moleftiacon danaio , ne di-
mandarono cinque piaftre;ma vedendoli
fgridate per rimpcrtinente dimanda, li
pofero a fuggire per tema di baftonate.
Noi all'incontro temendo di qualche-»
cofa di peggio, {limammo più favio con-
figlio fopragiungerle, e colle buone ac-
comodarci per due piaftre.
Per terreno il vitto vale
la fertilità del
ivi poco più chenientejtanto più che gli
abitanti fi foftenrano di latte acido, di fo-
cac eie in vece di pane, e di acqua. Fatte
aS. m. in dieci ore , giugnemmo nel Ca-
lale di Ivorafon , patria d’un’altro nollro
Catevgi, a finiftra del fiume Arade, che
dalle radici della montagna di Mingol
và a gittarfi nel Mar Cafpio . Le cale di
quello Villaggio fono fotterranee, a gui-
fa di quelle di Balaxor.
Giovedì 20 fella dell’Afcenfiono
11 .
del Signore ,rellammo neH'illc/To Cala-
le, per compiacere al Carergì . Venne a
ritrovarmi in cafa unaperfona deputata
dal Doganiere , per nconofccre i forzie-
ri ? c’I Tafcarè della dogana d’Arzerunu
Non
Del G e m b i i ù Jm?
Non prcfe egli cofa alcuna ; ma un Na»
zar , che venne fcco , vedendoci fenza_,
licenza di pafiàre , tornò la fera , e volle
pervia d'accordo una piaftra : ciò che-?
non fu approvato dal Doganiere, Egli
fi è certo , che i poveri Franchi, in ogni
luogo c tempo fono moleftati dall’in-
gordigia Turchefca , ma in alcune parti
fi contentano di poco. Le
femmine di
quello Cafale cuoprono il vifo, quali al-
l'Egiziana , con certe picciole piaftre dì
argento, quanto un carlino Napoletano,
che col moto della fella , fanno anch' el-
leno un graziofo movimento; e per am-
bi i lati della velie portano due ordini
di g rolli bottoni , con altre laminettc di
argento,
11 Venerdì 21 . dopo 8. miglia di cam-
mino fempre montuofo , facemmo alto
fulla riva d’un fiume dove vollero ba-
,
gnarlì i nollri Catcrgi, per clfere abbon-
j
devole d'acque minerali. Continuando
poi il viaggio , ei abbattemmo in tro
Giannizzeri ,-i quali , fingendofi perfonc
del Caraggìere , voleano che pagaffimo
loro il tributo , Negando noi di pagarlo
a cagion de' nollri Firmati , voleano far-
t citornare Indietro onde fu di melliere,
;
avvegnaché fuffim© fupcriori di forzo*
dar
j.
'442 Giro del Mondo
dar loro una piaftra per cornergli dinazi.
Per tutte queftc campagne fi vcdeano
bellifiìmi tulipani felvaggi, chefarebbo-
no molto rti mari in Europa.
Reftàrao in fine la fera in Mifinghirt,
Cafale poftoin una Valle, appiè d’una_»
rocca, fulla quale è un’antico, e quafi
dirupato Cartello Quivi benché fu fiero
.
molti Criftiani , alloggiammo nientedi-
menoin campagna . ì naturali per truf-
farci anch’eglino qualche cofa , ne die-
dero ad intendere , ché pochi giorni pri-
ma ladri della montagna aveano rubato
i
alcuni viandanti perloche intimoriti i
;
Padri , ed un tal Coggia Abram nativo
d’Erivan , vollero prendere in ogni con-
to quattro uomini per ifcorta, e difeftu.
Io ben conofcea, che coloro erano fpie,e
peggiori de’ ladri (telile che ftavano mal
forniti d’arme; ad ogni modo acciò non
credettero che io ricufava per avarizia,
>
mi contentai di pagar la mia parte di cin-
que Rup che loro fi diedero ; cioè uto
,
ducato e mezzo di Napoli.
Per gir più cauti camminammo di
notte, per bofchidi pini,eprecipitevolì
montagne nidi di ladri ; de' quali duo,
che ne incontrammo, non ebbero ardire
di aflalirci . Perdei io Ja bacchetta dello
. • jfchiop-
Dei Geme iti. 444
fchioppo nello fletto cadere che feci,per
voler fare-parte della firada a piedi, e flar
pronto ad ogni finiftro accidente.
Sul far del giorno il Sabato 2 2 . tro-
vammo inoliti bravi tali, quali io gli
avca preveduti imperocché due di loro
;
aveano lo fchioppo a miccio fenza co-
perta , e fenza corda nelle mani; un’al-
tro non avea palle , nè polvere; c '1 quar-
to avea folamentc una lunga affa , alla_»
quale non bifognava altro per ferire, che
un valente braccio.Coftoropiù ladri de*
maggiori ladri del Mondo , veduto che
era giorno, prima di trarne fuoridelbo-
fco, dimandarono d’effer pagati.Ne^an-
do il P. Dalmazio di ciò fare , percnej»
no eravamo ahcora fuor di periglio ut| ,
di eflìfipofein atto dipanargli il petto
colla lancia ; onde io lo configliai a pa-
gare, per non riceverne danno nella per-
dona . Ricevuto ch’ebbero il danajo , nc
rimafero foli, con due miglia di bofeo a
fare , ponendo in non cale il lor dovere.
Appena avevamo fatti pochi pali] per
ufeire dal bofeo , che ci fi fecero innanzi
dodici perfone , parte a piedi, parte a ca-
vallo; alla cui villa’ avvicinatoli il mio
Ca tergi , mi dilTe : Crusi o ladri , e mi
chkfc una pillola 3 maiopon volli dar-.
^.44 Girò del Mondo
gliela . Quello accidente sbigottì molto
lanoftra comitiva , ma più il Coggìa , il
quale , avvegnaché io dalla fera antece-
dente gli avelli accomodato Io fchioppo,
per eflernc difefo in cafo di bifogno ; nie-
tedimeno amò meglio riporre la fila fal-
vezza nella velocità del cavallo, seza cu-
rar dell’ignominia del fuggire, che face*
dola da bravo, porre in qualche ripenta-
glio la vita.
Reftato io, e gli atterriti Padri afar
argine all’impeto de’ ladri, polì piede a
terra , avendo meco Io fchioppo , e pi-
nole pronte ; e lafciati elfi a cavallo con
cattive pillole, e Sprovveduti di polvere,
m 'apportai a finiftra dietro alcuni fallii
afpettando cosi al coverto quel che fa-
rebbono i mafnadicri Ma quelli , ch’c-
.
rano male in arme , ed alcuni di erti con
baftoni , benché in numero di dodici,
non vollero cimentarli, e torcendo il ca-
mino,fi pofero fulla montagna, renan-
do a noi libero il parto - Commendaro-
no molto i Turchi il mio portamento, e
molto più i Padri, i quali da allora in_>
poi mi chiamarono , per ifcherzo, Ca~
roan-Bafcì,o capo della picciola Cara-
vana Era io talmente fdegnato col fug-
.
gitivo Coggìa, che in pena delia fu a co-
. 5
Dei. Gemeui: 44
1
dardia, voJea Jafciar lefucfomecfpoftè
al piacere de’ ladri; ma poi arichiefta de'
Gefuiti le falciai venire.
Pattato il bofco facemmo ripofare i
cavalli in un piano / nelle cui vicinanze.*
erano buoni pafcoli, e un Cafalcdi Kur-
di . Indi atre ore ci avviammo di buon_»
patto, ed andammo a pernottare nel Ca-
bale di Coranica ; avendo.fatte 36. miglia
indicci ore di cammino» tutta quella^
giornata . Il luogo era abitato da Arme-
ni, i quali nò lardarono d’inquictarci co’
Jor© infermi , per aver qualche medica-
mento da' gefuiti , che ne portano di
varie fotti s ciò che nefuccedea da per
tutto , ove pacavamo . Dalle montagne
in poi ( che aveano importato la metà
della ftrada ) tutto il paefe era d’ottimo
terreno, però incolto per difetto di agri-
coltori ,
CAPITOLO SESTO.
$ ricVe deferitone di Kctrs , c profegnimento
del viaggi 0 fi n falle frontiere
di Terfia
D omenica a^.dopo
da fatte in
1 2. miglia di
cinque orc,giugnemmo
ftra-
nella
.
44 6 Giro dei. Mondo
ftelJa Città di Kars , frontiera del domi-
nio Turchefco;ed albergammo nel Bor-
go un Karvanferà
in
Kars (xruata in unfertiliffimo piano a
78.gr.4nn. diI0ngit.c42-e40.rn.di latit.
è Città giade, ma poco popolata; qiiàiu-
que viveri vi fiano in abbódàza,ed a vii
i
prezzo. Ciò è avvenuto, perche effendo
fulle frontiere, è fiata berfaglio or delle
Perdane, or delle Ottomane armi; e non
tantoftò ricuperata dall'una , che ritolta
dalle altre: decerne è accaduto a moltif-
fimi altri luoghi rovinati da* Perfiani per
otto, o nove giornate di cammino. E ve-
ramente può Kars render bade vole tefti-
monianza a’ poderi , quanto vagliano i
Perfiani nell' efpugnazlon delle Fortez-
ze; e di quanto terrore fia a* Turchi il ta-
glio delle loro feimitarre.
Ma per ritornare al noftro propofito,
giace Kars nella Turcomannia.E' ella di
£.ex>ca&_»
figura bislunga/che riguarda a Mezzodì,
€**>£- r«l pii •
Phò#rp.Ferr. di due miglia di circuito, filila falda d’u-
vtrh.C J-rfe. na collina Le due fue muraglie fono di
.
fango con picchile Torri , e due porto,
con altrettanti ponti dalla parte del fiu-
me , e borgo. La Fortezza bensi che è fu
la rocca è innacccflibile dal lato del fiu-
me. Vie una buona guarnigione, dalla
quale
T
Del Gemelli! 447
quale fi diftaccano ogni notte 40. cavalli!
per (correre filila frontiera . Le cafe per
gli pochi abitanti , fono come tante ca-
verne fatte di legno , e fango . Da cento
trentanni in qua, ch’è foggetta al Do-
minio Ottomano/è fiata (empie gover-
nata da un Bafsà; più per gelofia dei po-
fto , che perche lo meriti la fua gran-
dezza,. .
Per compiacere a’Catergi ci tratte-
nemmo anche il Lunedi 24. LoGior-
giano pretendea d’avere quivi tutto il
danajo della vettura, quando ileoftume
fi è di pagarli in fine del viaggio ; e ricu-
fando noi fi oftinò di non voler paffare
,
avanti . Fu d’uopo adunque farlo forza-
re alla partenza dal Doganiere Arme-
no; altrimenteavrlamo pigliata altra.,
comodità a fuo interefic. Ma il furbo
Armeno fece ben coftarci il favorcu,
perche toccandogli (per gli Tambclli, o
fardelli )
mezza piaftra per cavallo , di-
mandò un zecchino , e con gran ftento
ficontentò d’nna piaftra.
Accordati con la Dogana, continua-
rne il cammino il Martedì 25. prenden-
do per felice augurio nella noftra par-
tenza quattro tiri di cannone , che fecero
fentirei Turchi per la follcnnità del lo-
ro
.
Ì44$ ,
GircTdel Mondo
io Bairam ,finito già il digiuno dei Ra-
mazamciò che empiè d’allegrezza l’ani-
mo dc’Contadini, veggendofi fuori della
dura necefiità di faticare il giorno del
digiuno , c vegghiar poi la notte man-
giando. Tutto fidi incontrammo per
quelle ottime pianure, varie truppe di
lCurdi , e Kurde , con le loro cafe porta-
tilisu boviimbardellati.
Colloro vivono con le belli e , e fono
tante beftic , che tutto l’anno vanno ra-
minghi in traccia di buoni pafcoli per
gli loro armenti, co’quali hanno anch’ef-
fi comune il cibo. Fatte 30. miglia in_,
dieci ore, pernottammo nel Calale di
Chiali compollo di poche grotte Qui- .
vi l’infoiente Catcrgi tornò di bel nuovo
fallanegativa di palfare avanti , lenza ef«
fcr prima pagato del tutto ; e dalla mat-
tina alla fera altro non fi facea , che con-
traliare. Mal mio grado mi rattenni di
i'ervirmi del ballone, com’egli meritava,
per non tirarmi addofiò qualche feiagu-
ra peggiore
Tardi ci partimmo il Mercordi 26. e
per illrada non picciola compafsionej»
avemmo di tanti luoghi dillrutti dallej-
guerre, che ancor lerbano nelle ruino
qualche tcftjmonianza dell’ antica ma-»
gni-
Dei Gemeii £ 449
gnifìceriza : ed in particolare la Città di
Ani-kagaè,fei miglia lontana dal fuddet-
to Cafalc . Ella fu fondata in vantaggio*
fio fi to, benché paludofo, dà un Re d’ Ar-
menia delio fteffo nome Buona parto
.
delle fue mura fono ancora in piedi, pref-
fo a cui dalla parte di Levante paifa il
fiume Arpafuyl chenafcendo ne'monti
della Mingrcliavà ad ingroffare il fiume
di ICars. Vi fi veggono eziandio le ro-
>
vine di molti Monafterj,duede quali fo-
no quali interi , che dicono effere Itati
fondati da'Re.
Camminando avanti fcoprimmo da_»
Monte Ararath dovo
lungi l’altifsimo ,
vogliono , che pofaffe l\^rea
di Noè :
quindi entrammo per uni valle, per ho
quale erano fparfe come tante piramidi
naturali, fatte dall’acqua nel (affo, molto
vaghe a vedere . Pattammo pofcia per
lo Forte di Arpafuy ultima Fortezza de'
Turchi, polla talmente su d’una Rocca,
che da tre lati non ha bifogno di muraci
ma folamentc da quello, per cui s’entra.
V’è detro buona guarnigione, e fuori un
Villaggio, dove fi paga un Rup o quar-
,
to di ducato della moneta di Napoli per
Jo palio di ciafchedun cavallo. Nell’L
fletta valle fopra u.n ponte paffammo il
Ff fi ll “
'Tane I,
1
'450 Giro Ìdei Mondò
fiume, chefepara l'Imperio Ottomano
dal Perdano . Non tanto fui dall’altra^
riva , che mi calai a baciare quel terreno
tanfo da me Io lp irato , per vedermi fuo-
ri delle Turchefche furberie . Quel che
indi in poi m’accadeiTe,dmfarema a Dio
piacendo nel fecondo volume.
'
fine della Prima Parte*
.
INDICE
DELLE COSE PIV' NOTABILI .
1
À Ccompagnamento del Gran Signore
ni et II. pag. 252.
jtdrianopoli, fua grandeggia, e fito .pag. 242*
H 6*
albero maravigliofo di Stanchio . 1 99.
tlejfandria antica, e moderna',
*/i fuagrandeg*
• 33 *
Amalfi, e fue prerogative. 3.
.Antichità , che fono
nella Tebaide Mediai
79 *
Antichità della Tebaide fuperiore 8 j.
utrgerum fuofito, e grandegga. 426.
B
rillo de ’ Dervis. pag. 259. e 261 »
B Bagni Burga. 361. e 362.
di
Bairamde' Mahomettani. 51.
i?dr«£iO dato all'autore. 450.
Buine, e fua grandezza .72.
Burga, Jha antichità , efito. 3 57. e
3 58,
*'
C
M Donne Greche. 367»
C pelli fingolarì delle
Career azione dell’ Untore . 375 •
£ f * C*P*
. 1
INDICE
Sdnt-a itel Cairo vecchio.
Cafa 54.
C atro,fuo circuito, ed abitanti. 5 9.
Colonna di Tompco. 3 5 *
Colonna di Marciano I mperador'c. 373 >
Colonna ifloriata. 3 zi.
C.olojfo dì I\odi. 1 9 1
Copti , e loro ceremonìe nella crefcen%a del
T^ilo.
74.
,
Loro battefimo. 55*
Cronologia della Monarchia Ottomana. 39 5 »
Coftantinopolhfue grandc^e. 293. e 299,
D
Miniata, flagrandola,
D Donne belle di Malta .
e fito.
25.
1 3.
E
Gi%j come imbalsamavano i loro corpi.
E 108. e 109.
P '
Lavio Gioia Inventore, ed Mutore dell'ufo
F della calamita
Forno curiofo. 418.
. 3.
G Mlata,e fuo fto. 30I.
Gallipoli,fuo traffico, e grande^a 23 5 > e
236.
.
Gerufalemme antica, e moderna : fuo Splendore,
eie guerre Jbffcrte. 121.
1
DELLE COSE PIV NOTABILE’ * r
«
«•»/* .
1
^fjfa, fua fondazione , ed antichità . 1 17»
I Incontro di ladri. 443.
Intrepidezza di F. Giacomo Laico Calabrefe .
206.
Ifola distandolo , patria d'Ippocrate,ed uipeU
le. 19S.
Ifola di Scio , e fua grandezza * 201 .
j-Jòladi Metdlìn,e fua grandezza* 225.
l/o/d j e Cittàdilenedos , e fue prerogative.
- 228.6 229*
K
j^Tjtrs ,fuo filo ,c feiagure fofferte . 446 .
£
^tberinto 0 fepolturct degli Uccelli itv>
L
,
Egitto. lop\
M
M atita fua fortezza» e bellezza. 17. e 25.
Manafta, Juo fito,
Maflicc fingolare di Scio
grandezza • 3 5 .
204. .
e
Mejfmayfue deliziofe abitazioni > e vago por -
9«
Mofchcc Imperiali di Coflantinopoli » 509.’
. 414. è 3 17.
hlofchee d’tddrianopoli. 245.248.6 249*
Mofchea di S. Sofìa . 304, c 306.
Mum-
. .
'Mummie >
.
INDICE
che cofa Jtano, e dove , e come fi tro-
vino 106. e 107.
O rigine del T^ìlo
dazione* 45 « e
, e cagione della fua ition*
4 5.
*
P
Era y .e fua fonazione* jor.
P Perigliofo paffo del monte "Zigana-
Piagpga de' cavalli di Coflantinopolì « 3
I
1
4
1
1
«
S*
•Piramidi di Egitto : c/ii le fabbricale , a
, e come, io
2. 104» e 106.
Piramidi delle Mummie . 100.
Piramidi del Cairo , e loro grande ^a. t 96.
Piramidi di Cleopatra. 36.
che nafeono col calor del fuoco, 54*
Polli ,
Po^o maravìgljofo di Giufeppe, 64.
A
R ^ima ,
Religione de’ Turchi.
Epdi, fuo ftto
e fua fitua^ione
, fonema ,
ed
. li 8
}8i.
antichità. 1 87«
Profeto, fue fabbriche, e giardini • 41»
$
antuari di Gerufalcmme. t 25. fino a 168,
S Scio, fico ftto, e numero di abitanti . 202 .
Serraglio di ^idrianopoli .271.
Correzioni
Errori più notabili
1. j. ri trovarmi trovarmi
7
lo fchifo
15. L 1. la lancia
intiere
3.
intere
25. 1.
l. 23. Caraffa>n<5 «
Caraffa. Non
2ó. 1. 2 i.negli altri due bracci Nelle altre due braccia
8 dui due
32. 1-
40. 1. 8. Prefimo prendemmo
ti- tre tredici
42. 1.
1. 13. incontro^ intorno
1. 28- tre alberi a tre alberi
43.
1# 19» diece dieci
47.
21* quartiero quartieri
51. 1. , ,
5<5. 1. 18. tamburri tamburi
60. !• ii» comprenderli non comprenderli
28. antichità anticaglie
77. 1.
it- detta detto
78. 1.
difficoltà difficoltà
103. 1» 24
117. 1. d- Turcomanno Turcimanno
1. 16- pellegrini peregrini
11 8. 1. X. cignali cinghiali
122. !• 2p • Amorrei Aliamone!
il» fé fece
144. 1.
,
l.-2o dodeci dodici
14 <5. !• la U
162. 1. io. ùndecì undici
1153. 1. 2p. lampadi lampa ne
i(53. 1, n. ritornare tornare
204- 1- ip- foraftieri foreflieri
25 1. t<5 camarieri
1. - camerieri
257. 1. 22. affili e affillea
285. ! io I Spay ,
Gli Spay
293. 1 2. borza borfa
311. 1. 22. ferqno fecero
518. 1. ? pergamovi pergamo
565. 1. Ult.nocelle nocciuole
398. 1 4' paffo a’Genovefi
il il palfo di Gallipoli
di Gallipoli a’Genovelt
410. 1. ult. oglio olio
43 1. bio- impepcdiro impedire
EMINENTISS. E REV» SIGNORE
L Dottor D* GÌq: Francefco Gemelli Careni ra,ppt«*
I fenta a V. Erp. come dopo una terribile peregrina-
tionc di cinque anni e meu > ha dato il giro al Mon-
,
do ? penetrando nelle Corti dellì maggiori Monarchii
deU’ittelfo, notando
coftumi, governo, religionLabiti,,
i
anni» e rendite delle medenie con li clima, frutti, di-
.
ftanze, e latitudini delle Città vide ) e porche de/ìdera.
dare le fue fatiche alla luce > fotto il titolo di Giro del.
M nda del. Gemelli , fupplica V.jEm. concederli licenza
per poterle dare alle ftampe , che lo riceverà a grazia dì
V.Em. ut Deus. I
Dominiti Ciinontcut D. Marinut Carmignanui video/.
Or in (-riptis r'ferati dìe l.lanuarii 1699.
IO: A. SILIQyiNUS VIC. GEN.
DAanuartut de Ausiti Can-Deput*
EMIN. E REVERENDISS. SIG.
Uflu Eminenti* Tu* opus perlegi, cui titulus eft.
Jquam
Giro
in
Mondo di D.Gio'.Francefce Gemelli, uec quidsr
del
eo in veni bonis moribus , Catholic*que R'elia
gioni adverfum ; at plurima eruditus Lettor comperiet»
quibus delettari valeat idcircò typis mandavi polis-»
:
exi Itimo, (ì ita Eminenti* 1 u* videbitur . Die 14. Au-
guri 1699.
Emin.Tu* Re vercndifs.
Additt'tfsimus Famulus
Canomcut Marmut Carmignam»
Attenta fuprafcripta relazione Domini, Canonici Revi -
/oriti quvd poteft imprimi, Imprimatur , die * 4 . dugu-
fti \699-
JO.-A.SIUOyiNUS Vie. GEN-
* D •Itinuariut de Aurta Can>Dep>
I
fcCCÉIXENTISS. SIGNORE.
L Dottor D- Gio: Francéfco Gemelli Careri dice a
I V -E. come dopo una lunga peregrinazióne di cinque
anni, e meli ha dato il giro al Mondo , penetrando nel-
le Corti delli maggiori Monarchi dell’illéflb ; notando
dell? medeme i collumij governo, religioni, abiti, armi,
e rendite delle medefìme, con li clima, frutti , dillanze,
e latitudini delle Città vide ; e perche delìdera porre le
fue fatiche alla luce fotto.il titolo di Giro del Mondo del
Gewri/rifupplica V. E. concederli licenza per poterli dar’
alle Rampe, che lo riceverà a grada ut Deus»
Regi us Confiliariut D> Amatus Danio videat ,
IST in feri «
V pii * referat.
GASCON R. ANDREAS R. ANDREASSI R.
GVERRERO R. MERCADO R.
Provifum per S.E. Neap.p-Ianuarii 1699. 11
M afte Ilo nui<
eccellentiss. signore.
H
melli ;
O, fecondo l’ordine da V.E. datomi.
Mondò di D. Gio: Francéfco Ge-
intitolato Giro del
e licome non contiene niente , che detraila alla_j
Ietto il libro
giurisdizione Regia , cosi può fodisfare il guilo de’cu-
rioii, c renderli inlieme utile, e diletto per le molte , e-»
varie notizie che vi fono ; e perciò lo Rimo degno della
llampa, fe V.E. li degnerà ordinarlo.
Amato Danio .
Fifa fupradifla relatione imprimatur , i3“ in publìc a tie-
ne fervetur Regia Pragmatica- *-v
'
i,
GASCON R. ANDREAS R. GVERRERO R.
MERCADO R-
Provifum per S.E» Neap. 5. Augnili d.699%
Speli-Reg-dndrea/Jì
« 5 » inttrfujlf.
^ - - Maftdlonui^
wi»i» ; -r