'E E R M: Curriculum Filologie Del Medioevo e Del Rinascimento
'E E R M: Curriculum Filologie Del Medioevo e Del Rinascimento
Ciclo XXVII
COORDINATORE Prof.ssa
Prof. Rita PIERINI
EDIZIONE CRITICA
DELL’EXPOSITIO IN LIBRUM HESTER DI RABANO MAURO
Dottorando Tutore
Dott.ssa Agnese Maria PEREGO Prof. Francesco STELLA
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Coordinatore
Prof.ssa Rita PIERINI
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________________________________
«La cultura medievale è [...] una cultura ermeneutica, l’esegesi è la sua forma
fondamentale [...]. La scuola altomedievale esiste, ed esiste l’intellettuale
altomedievale [...]. Quest’intellettuale è l’uomo dell’esegesi, è il maestro legato
all’analisi della parola, all’analisi filologica. [...] Il mestiere, cioè la dimensione
sociale e razionale dell’intellettuale altomedievale, è legata all’esegesi [...]. La
scuola altomedievale è tutta così; Bibbia, patres, auctores sono la norma che va
acquisita e trasmessa, le arti liberali sono lo strumento di questa duplice
operazione, di ricezione e trasmissione della norma».1
1
C. LEONARDI, L'intellettuale nell'Altomedioevo, in Medioevo latino. La cultura dell'Europa
cristiana,Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 3-21, alle pp. 17-18.
3
può scoprire, e dunque potenzialmente possiede, nell’esegesi, la chiave per capire e
spiegare la storia e la società.2
Si intende qui considerare gli studi esegetici in questo senso: come espressione piena
di un momento storico e dunque strumento per osservarlo e per approfondirne la
conoscenza.
Intorno agli studi esegetici, nel 1996 Leonardi scriveva:
Sicuramente gli ultimi decenni hanno visto un ampio incremento delle ricerche in
ambito esegetico, la bibliografia in questo campo è in continuo arricchimento e
numerosi sono i contributi offerti recentemente soprattutto attraverso la realizzazione di
edizioni critiche, punto di partenza necessario per poter ricostruire la storia di un genere
letterario, poter compiere riflessioni che aiutino a comprendere non soltanto i singoli
testi ma la loro relazione con il contesto, con ciò che è accaduto prima e ciò che è
avvenuto in seguito. Tuttavia, la quantità di materiale esistente e non ancora noto resta
notevole.
2
Ivi, p. 18.
3
G. CREMASCOLI e C. LEONARDI (a cura di), La Bibbia nel Medioevo, Edizioni Dehoniane Bologna,
Bologna 1996, p. 143.
4
nuovamente Leonardi che, a nostro parere, sintetizza in maniera efficace le dinamiche
avvenute, spostando la discussione da possibili riduzioni:
È evidente, negli ultimi decenni del secolo VIII e poi nei primissimi del secolo
IX, l’intensificarsi degli interessi culturali e spirituali. Si assiste a una generazione
di intellettuali cui il patrimonio culturale ricevuto sembra non bastare più: «multas
habemus curiositates», scrive Alcuino nell’anno 800.4 [...] La novità carolingia, se
ce n’è una, ha origine in questa consapevolezza. Per questo appaiono non
proporzionate all’oggetto d’indagine quelle ipotesi che vedono nella rinascita
carolingia una migliore organizzazione scolastica, che ne è invece evidente
conseguenza; o che insistono sul migliore catalogo di letture latine e in particolare
classiche, che i carolingi riescono a costruire.5
Gli studiosi del periodo carolingio non sono giunti a un consenso intorno ai loro
tentativi di caratterizzare l’impeto posto dietro lo sforzo che stimolò così tanto il
pensiero e la cultura in Francia e nell’Impero durante l’VIII e il IX secolo. [...] Ciò
che colpisce me come caratteristico della vita intellettuale tra il 750 e il 900 è la sua
natura programmatica e molto auto-cosciente.6
5
aspetti culturali, che costituirono documenti programmatici per la riforma stessa -
l’Admonitio generalis emanata nel 789 e l’Epistola de litteris colendis indirizzata a
Baugulfo abate di Fulda tra il 780 e l’800 -, il primo problema concreto a cui far fronte
era quindi costituito dalla necessità che i chierici fossero istruiti per poter comprendere
e così spiegare ai fedeli le Scritture.
Mentre a livello più basso si promuoveva la nascita di scuole e si indicavano gli studi
necessari alla formazione dei sacerdoti, presso la corte e tra gli intellettuali si sviluppò
ampiamente lo studio della Bibbia e delle arti liberali, soprattutto, almeno inizialmente,
in quanto finalizzate alla conoscenza del testo sacro. Il fermento culturale si fondò
innanzitutto sul recupero della tradizione precedente e portò ricchi frutti soprattutto in
ambito esegetico, dove ciò significò in particolare una ripresa dell’opera dei Padri della
Chiesa.
Ma l’esegesi carolingia porta con sé un aspetto di novità:
[...] sino a Beda e al secolo VIII si poteva, sia pure molto discutibilmente,
qualificare l’esegesi come una semplice eredità patristica: di fronte all’esegesi
carolingia, invece, era giocoforza parlare di medioevo. [...] proprio in epoca
carolingia l’eredità altomedievale, da Gregorio Magno a Beda, subisce una rilettura
che diventa un passaggio obbligato verso tutta l’esegesi che seguirà,senza
comprendere il quale lo sviluppo storico dell’esegesi rimane viziato dall’assenza di
un giudizio primario indispensabile. Non è solo una ragione di metodo che
suggerisce questo giudizio, ma anche una ragione di merito, nel senso che solo con
l’epoca carolingia l’esegesi si struttura regolarmente nei quattro sensi e conosce
l’alternanza tematica Cristo/Chiesa come prevalente.7
7
C. LEONARDI, L’esegesi altomedievale: da Cassiodoro ad Autperto (secoli VI-VIII), in G.
CREMASCOLI-C. LEONARDI (a cura di), La Bibbia nel Medioevo, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna
1996, p. 163.
6
della riforma che aveva avuto inizio nei decenni precedenti. Scrive Silvia Cantelli
Berarducci:
E in un altro passaggio:
[...] l’abate di Fulda fu, e di larga misura, il più prolifico fra gli scrittori del
secolo IX. Non dunque uno dei tanti autori che animarono il quanto mai vario e
articolato panorama carolingio, ma una figura centrale e dominante che si impone
con forza all’attenzione, e con cui chiunque intenda affrontare la delicata questione
della rinascita degli studi avvenuta entro i confini del regno franco, non può evitare
di confrontarsi.9
8
S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri opera exegetica. Repertorium Fontium, I. Rabano Mauro
esegeta. Le fonti. I commentari, Brepols, Turnhout 2006, p. 18. Il passaggio prosegue: «Qualsiasi
valutazione sia stata espressa su Rabano e sulla sua opera, ha come punto di riferimento imprescindibile
una circostanza ad un tempo biografica e culturale che, riassumibile attraverso il nome di un luogo e di
una persona - Fulda e Alcuino - è rappresentata dalla tradizione anglosassone».
9
Ivi, p. 3.
7
commissione alla quale Rabano rispose ma di un dono spontaneamente rivolto, insieme
all’esegesi al libro di Giuditta, in un primo momento all’imperatrice omonima, moglie
di Ludovico il Pio, e in un secondo momento a Ermengarda, moglie di Lotario. Si tratta
dunque di uno dei casi in cui l’opera esegetica si lega alle vicende del tempo, ai
protagonisti del momento storico e, in questo caso, ai luoghi del potere, rivelando
aspetti della vita dell’autore e del suo legame con la corte.
8
I.
Già alla fine del IX secolo era opinione diffusa che Rabano Mauro avesse
commentato tutta la Scrittura: così infatti scrive Notkero Balbulo catalogando gli scritti
liturgici ed esegetici esistenti.
Quale ruolo rivestì l’esegesi all’inizio nel panorama culturale del IX secolo? Da cosa
nacque l’interesse per questo genere letterario e per il suo sviluppo tra la fine del secolo
VIII e l’inizio del IX? E quale fu, in questo, il contributo di Rabano Mauro? Come si
colloca in tale panorama il commentario al libro di Ester?
Come è noto, la Scrittura fu al centro della riforma e del rinnovamento degli studi
che si svilupparono durante il regno di Carlo Magno. Già a partire da Pipino il Breve
l’uniformazione dei testi liturgici era stata punto di partenza per un tentativo di
consolidamento dell’unità del regno; con Carlo Magno, la presenza di Alcuino e di
intellettuali che si riunirono presso la corte palatina permise lo sviluppo reale di un
movimento culturale che ebbe inizio proprio a partire da una parte dalla necessità di
avere un testo biblico corretto, tanto da dare luogo a un vero e proprio lavoro filologico
sul testo sacro, dall’altra dall’evidenza che il latino non era più patrimonio condiviso
nemmeno dai chierici: occorreva dunque ripristinare gli studi e le scuole affinché i
10
NOTKERUS BALBULUS, Notatio de illustribus viris, ed. E. RAUNER, «Mittellateinisches Jahrbuch» 21
(1986), pp. 34-69, r.113-114.
9
sacerdoti stessi potessero essere in grado di comprendere la Scrittura, per poi poter
essere maestri a loro volta. Immediata conseguenza di questi obiettivi fu quindi la
ripresa degli studi grammaticali, di retorica, esegetici.11
Certamente la fioritura degli studi biblici aveva avuto inizio già nei secoli precedenti,
in particolare all’interno della cultura insulare, irlandese e angla,12 ma interessa qui
concentrare l’attenzione sul passaggio che avvenne nell’epoca carolingia.
Alcuni monasteri, soprattutto tra quelli che all’interno del regno ricoprivano un ruolo
centrale, spesso anche dal punto di vista politico, divennero centri culturali importanti e
al loro interno si svilupparono importanti scriptoria che permisero un rifiorire anche
della produzione di manoscritti e della circolazione di libri e, così, di cultura: Tours,
Orléans, Corbie, Reichenau e San Gallo, Fulda.
11
Si rimanda ai testi di tre fra i più importanti documenti emanati dalla corte carolingia a questo
proposito: l’Admonitio generalis, capitolare emanato nel 789, l’Epistola de litteris colendis, inviata a
Baugulfo abate di Fulda (780-800) e destinata a essere diffusa tra gli abati e i vescovi del regno, e
l’Encyclica de emendatione librorum et officiorum ecclesiasticorum, la più importante fra le disposizioni
di Carlo Magno in questa materia, edite nei Monumenta Germaniae Historica, volume Leges, I.
Capitularia Regum Francorum, Karoli Magni Capitularia, ed. A. Boretius, Hannoverae 1883,
rispettivamente alle pagine 79 e 44-5. Per quanto riguarda gli studi intorno alla rinascita carolingia, si fa
riferimento, tra i numerosi contributi esistenti, ai lavori di J.C. Contreni, M. de Jong, C. Leonardi, P.
Riché, S. Shimahara.
12
Si rimanda alla vasta bibliografia costituita, tra gli altri, dagli studi di B. Bischoff, S. Cantelli
Berarducci, L. Castaldi, G. Dahan, H. De Lubac, M.M. Gorman, M. Lapidge, P. Riché, R. Savigni.
10
copiati, ma erano considerati funzionali allo studio della lectio divina.13 Sintetizza Silvia
Cantelli Berarducci:
I centotrenta anni che vanno dall’arrivo di Alcuino sul continente alla morte di
Remigio di Auxerre (verso il 908) conoscono una vasta e quanto mai varia
produzione esegetica. Produzione di natura, livello, qualità diverse, inscrivibile
tuttavia nell’ambito di un movimento culturale unico, consapevolmente partecipato
dai suoi animatori.
Di quale quadro disponiamo per orientarci in questo specifico settore
dell’attività carolingia? Il De doctrina christiana è il modello originario del
programma promosso da Carlo con Alcuino: scopo dell’istruzione è mettere in
grado di leggere e comprendere la Bibbia, e le arti liberali forniscono le basi per
poterlo raggiungere.14
Opera emblematica del legame che si stabilì fra studio delle arti liberali e conoscenza
della Bibbia, può essere considerato il De institutione clericorum di Rabano:15 manuale
per la formazione dei chierici che, dopo aver illustrato l’ordinamento della Chiesa, i
paramenti sacerdotali, gli aspetti liturgici, mostra chiaramente come necessario allo
studio della Scrittura fosse l’apprendimento di tutte le discipline, dalla grammatica e
dalla retorica fino alla musica, all’astronomia e alla filosofia. Significativo è anche il
metodo utilizzato da Rabano Mauro nella costruzione del volume, in particolare del
libro terzo, dedicato proprio alle conoscenze che dovrebbero avere coloro che
desiderano divenire sacerdoti: tutto ciò che egli afferma si fonda sull’auctoritas dei
Padri o della Bibbia stessa, e opere quali il De doctrina christiana di Agostino, le
Institutiones di Cassiodoro, la Regula pastoralis di Gregorio Magno, le Etymologiae di
Isidoro di Siviglia costituiscono il fondamento e, in senso letterale, la trama del suo
discorso.
13
Cfr. J. CONTRENI, Carolingian Biblical Studies cit., p. 34; ID., Education and learning in the early
middle ages: new perspectives and old problems, in ID., Carolingian Learning, Masters and Manuscripts,
Variorum, Aldershot 1992, p. 132.
14
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio e Carlo il Calvo, in Giovanni
Scoto nel suo tempo. L’organizzazione del sapere in età carolingia. Atti del Convegno storico
internazionale, Todi, 11-14 ottobre 1987, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1989 pp.
261-336, pp. 261-2.
15
HRABANUS MAURUS, De institutione clericorum. Studien und Edition, a cura di D. Zimpel,
Frankfurt am Main 1996; recente traduzione del medesimo, Brepols, Turnhout 2006.
11
Scrive Francesco Stella:
Lo scopo, conseguente alla santificazione della lettura biblica come dialogo con
Dio e con se stessi, è disserere e tractare la parola di Dio, elaborarla e
commentarla, attraverso un percorso a fasi che prevede prima la lettura integrale
(totas legeris), poi la conoscenza approfondita (notasque habuerit) che non
comporta obbligatoriamente la comprensione (et si nondum intellectu, iam tamen
lectione, dumtaxat eas quae appellantur canonicae). Rabano spiega poi con acuta
lucidità linguistica per quali morivi avvenga di non capire ciò che è scritto e in che
modo si possa superare questa difficoltà e definisce i criteri-guida
dell’interpretazione.17
16
F. STELLA, Riletture e riscritture bibliche: funzione della poesia esegetica e tipologie di
trasmissione dei testi, in Scrivere e leggere nell'Alto Medioevo. Spoleto, 28 aprile-4 maggio
2011, Fondazione Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo (CISAM), Spoleto 2012, pp. 993-1041, pp.
1001-2.
17
Ivi, p. 1002.
12
metodo da lui seguito, ma proprio esso costituisce una caratteristica che occorre
indagare poiché rivela il tipo di interesse che muoveva gli intellettuali carolingi,
l’atteggiamento che essi avevano nei confronti del passato, le conoscenze che
possedevano, i criteri in base ai quali selezionavano i brani e li riunivano a formare
collectanea e raccolte. L’utilizzo dei riferimenti all’opera dei Padri, inoltre, non
significa una conseguente assenza di criticità da parte degli autori carolingi. John J.
Contreni afferma:
[...] i maestri medievali leggevano le loro fonti con molto più che uno spirito
servile. Il loro atteggiamento verso i testi e la cultura li portava a partecipare di un
mondo caratterizzato da domande, dibattiti e controversie. Essi consideravano i
testi antichi come molto prestigiosi e questa enfasi sul prestigio delle auctoritates
generava una grande responsabilità nei maestri medievali che avevano il compito
di utilizzarle correttamente. La loro preoccupazione, espressa nelle prefazioni ai
commenti o ai trattati sulla Scrittura e sui Padri, non era solo una formula.18
18
J. CONTRENI, Education and learning, cit., p. 137 (traduzione mia)
19
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio e Carlo il Calvo, in Giovanni
Scoto nel suo tempo. L’organizzazione del sapere in età carolingia. Atti del Convegno storico
internazionale, Todi, 11-14 ottobre 1987, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1989 pp.
261-336, p. 268.
13
svolta nello studio delle lettere sacre che emerge non soltanto dal grande numero di
codici prodotti nel IX secolo, ma soprattutto in una nuova tipologia di commentario che
si caratterizza proprio per un uso esteso e sistematico delle opere dei Padri. Mentre nei
secoli precedenti, con poche eccezioni, i commentari, i florilegi e le raccolte di
quaestiones tendevano a sintetizzare i materiali che spesso erano di seconda o terza
mano, il lavoro di spoglio e selezione dei passi tipicamente carolingio presuppone una
conoscenza diretta ed approfondita dei testi patristici. Il carattere occasionale della
produzione esegetica precedente fu sostituito da una sistematicità che rivela un’esigenza
di completezza ed esaustività, evidente soprattutto in tre aspetti: la tendenza a
raccogliere in un unico codice tutte le esposizioni dei Padri relative a un medesimo libro
biblico; la propensione a una ripresa letterale ed integrale delle fonti; il tentativo di dare
vita a un’esposizione completa di ogni libro vetero e neotestamentario. Tali
caratteristiche riflettono la tendenza all’unità che pervase cultura di questo periodo: Guy
Lobrichon osserva che «l’innovazione nei commenti non è formale né ideologica ma
consiste nel perfezionamento del commento continuo, allo stesso tempo compilazione e
adattamento ai bisogni di un pubblico nuovo: [...] necessità pastorali di un impero
colonizzatore»20.
Da un lato, come la Scrittura è una e completa, così si desidera raccogliere e ordinare
la tradizione dei Padri in una unità che ne faciliti la consultazione; d’altra parte,
l’interesse per letture particolari o definizioni di nozioni erudite lascia il posto al
desiderio di recuperare in toto la tradizione affinché possa essere criterio guida anche di
fronte a ogni interrogativo e problema.21
L’esigenza di completezza ed esaustività sottesa alla tecnica redazionale che viene
elaborata, fondata sul recupero non di una particolare lettura della Scrittura ma
dell’intera tradizione interpretativa, si affianca a sua volta all’aspirazione a realizzare
una glossa completa al testo biblico. L’opera di Rabano Mauro testimonia pienamente
tale aspirazione, mirando a integrare il patrimonio esegetico ereditato, in particolare
20
G. LOBRICHON, L’esegesi biblica. Storia di un genere letterario (VII-XIII secolo), in Lo spazio
letterario del medioevo, I. Il medioevo latino, I. La produzione del testo, t. II, Roma 1993, pp. 355-81, p.
370.
21
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi della Rinascita carolingia, in La Bibbia nel Medioevo, a
c. di G. CREMASCOLI e C. LEONARDI, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1996, pp. 167-98; T.
FALMAGNE, La survie des ouvrages exégétiques du Haut Moyen Âge (600-900) aux XIIe et XIIIe siècles,
«Recherches augustiniennes» 33 (2003), pp. 231-43, in particolare pp. 231-2.
14
commentando quei libri ai quali ancora non erano stati dedicati trattati esegetici. Il
commentario al libro di Ester si colloca proprio in questo quadro.
Il passaggio dalla prima alla seconda generazione carolingia non era stato totalmente
lineare: già durante gli ultimi anni del regno di Carlo Magno molti intellettuali erano
stati assegnati ad abbazie o episcopati e per questo avevano lasciato la corte. Quando
Ludovico il Pio ereditò il regno, si rese più evidente il rapido mutamento che aveva
avuto inizio: il palazzo di Aquisgrana, pur continuando ad accogliere intellettuali, cessò
di essere il centro della vita intellettuale; l’unità della schola palatina si trasformò in
una molteplicità di scuole e di realtà culturali varie e articolate, nate laddove erano stati
inviati i maestri carolingi. A seconda delle aree geografiche, ogni scuola assunse
caratteri differenti che rispecchiavano le singole tradizioni culturali. Fiorirono scriptoria
che divennero a loro volta centri di promozione della cultura grazie alla grande attività
che vi si svolgeva: tra tutti si possono ricordare quelli di Tours e di Orléans, dove si
videro i frutti portati rispettivamente dalla guida di Alcuino e Teodolfo.
Nonostante uno degli interessi maggiori di Ludovico il Pio consistesse nella volontà
di garantire l’unità all’interno dell’impero, e Rabano Mauro fu sostenitore di tale ideale,
gli anni del suo regno furono segnati da numerosi conflitti, culminati nelle vicende che
lo videro scontrarsi con i figli per la suddivisione dell’eredità.22 Rabano Mauro è
pienamente coinvolto in queste vicende e il suo legame con la famiglia imperiale
emerge anche dalle dediche di molte sue opere, tra le quali proprio il commentario al
libro di Ester.
Entrando nel merito delle modalità di spiegazione del testo, tipica dell’esegesi
carolingia fu la tendenza a commentare la Scrittura secondo i diversi possibili sensi
interpretativi, per quel desiderio di completezza che guidava il lavoro dei maestri.
All’interno dei collectanea la presenza del commentatore si mostra generalmente in
interventi in prima persona tramite i quali egli sottolinea il passaggio da un senso
22
Intorno alle vicende del regno di Ludovico il Pio cfr. F. BRÜNHOLF, Geschichte der lateinischen
Literatur des Mittelalters I, München 1975, Histoire de la littérature latine du Moyen Âge, trad. H.
Rochais, t. I, vol. 2, Brepols, Turnhout 1991; Charlemagne’s Heir, New Perspectives on the Reign of
Louis the Pious (814-840), cur. P. Godman, R. Collins, Oxford 1990; P. DEPREUX, Prosopographie de
l’entourage de Louis le Pieux (781-840), Thorbecke, Sigmaringen 1997; Medieval transformations: texts,
power and gifts in context, edited by E. Cohen and M.B. de Jong, Brill, Leiden 2001; M. DE
JONG, «Sacrum palatium et ecclesia». L'autorité religieuse royale sous les Carolingiens (790-
840), Annales 58 (2003), pp. 1243-69; ID., The Penitential State. Authority and Atonement in the Age of
Louis the Pious, 814-840, Cambridge University Press, Cambridge 2009.
15
all’altro o richiama l’attenzione sulla tecnica in quel momento utilizzata. Questo tipo di
interventi non costituisce in assoluto una novità del periodo carolingio, ma sicuramente
crebbe la sistematicità con cui tale pratica fu attuata, costituendo una sorta di reticolo in
base al quale erano ordinate le diverse expositiones.23
Laddove la tradizione intorno a un testo non fosse completa, i carolingi tendevano a
completare l’esegesi, utilizzando in particolare alcune tecniche: le etimologie dei nomi,
la simbologia dei numeri, la giustapposizione di versetti biblici paralleli. In base a una
distinzione che derivava da Cassiodoro,24 vi erano alcuni autori che erano definiti
Introductores poiché avevano redatto opere che si utilizzavano proprio a questo scopo:
sopra tutti si diffusero il Liber de situ et nominibus locorum hebraicorum di Girolamo,
il Liber de ortu et obitu patriarcarum di Isidoro o il Liber de locis sanctis di Beda; per
quanto riguarda la storia del popolo ebraico riferimenti divennero le Antiquitates
Iudaicae di Giuseppe Flavio e il Chronicon di Eusebio di Cesarea, nella versione
tradotta e ampliata da Girolamo.
Tali autori si ritrovano anche in Rabano Mauro: il metodo usato da lui si colloca
pienamente nel contesto del tempo, anche se, laddove scrive lui stesso, come emerge nel
commento al libro di Ester, egli si concentra soprattutto su di un tipo di lettura: domina
l’interpretazione allegorico-ecclesiologica, o, con le parole di Silvia Cantelli Berarducci,
«una contrapposizione alla spiegazione letterale di un generico sensus mysticus».25
La medesima osservazione è compiuta da Pierre Monat, Sumi Shimahara e Caroline
Chevalier-Royet a proposito, rispettivamente, dei commentari al libro di Ruth, di
Daniele e dei Re. Il primo parla di «un trionfo dell’esegesi allegorica», indicando con
questa espressione una ricerca volta non tanto alle cause o ai modi della manifestazione
degli eventi, quanto piuttosto al significato, con un’attenzione rivolta alla presa di
coscienza del senso che quanto narrato poteva avere in relazione al momento storico in
cui Rabano Mauro scriveva.26
23
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi della Rinascita carolingia cit.; P. LE MAITRE Les méthodes
exégétiques de Raban Maur, in Haut Moyen-âge : culture, éducation, société. Études offertes à Pierre
Riché, a c. di M. Sot, éditions PUBLIDIX, Éditions Européennes ERASME, La Garenne-Colombes 1990,
pp. 343-52.
24
P. RICHÉ, Strumenti di lavoro e metodi dell’esegeta in epoca carolingia, in P. RICHÉ, J. CHATILLON,
J. VERGER, Lo studio della Bibbia nel Medioevo latino, trad. it. C. Rigo, B. Chiesa, Paideia Editrice,
Brescia 1989.
25
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio cit., p. 274.
26
RABAN MAUR, CLAUDE DE TURIN, Deux commentaires sur le livre de Ruth, édition par G. Colvener
et I. M. Douglas; a c. di P. Monat, Les Éditions du Cerf (Sources Chrétiennes 533), Paris 2009.
16
Similmente, il commentario su Daniele, ancora inedito, nel presentarsi come opera
caratteristica del metodo esegetico carolingio in quanto costituita per il 73% da estratti
da Girolamo, per il 12% da altri autori e per il 15% da interventi di Rabano stesso,
mostra come quest’ultimo colmi le lacune lasciate da Girolamo così da giungere a un
commento esaustivo del libro veterotestamentario. Anche in questo caso la studiosa
nota come la modifica maggiore portata dall’abate di Fulda al testo patristico di
riferimento sia un rafforzamento molto netto dell’allegoria.27
Infine, illustrando il libro dei Re, Rabano commenta tutto il testo, per un totale di
pagine pari a ben duecentosettanta colonne nella Patrologia latina,28 giustapponendo
sistematicamente senso letterale e senso spirituale, al fine di sottolineare il ruolo
centrale dei re nella guida del popolo verso la salvezza.29
Si osserverà come questa tendenza investa anche il commentario al libro di Ester.
Numerosi sono i contributi che hanno indagato aspetti della biografia di Rabano
Mauro: si ripropongono qui soltanto alcuni cenni di contestualizzazione della vita
dell’autore.30
Rabano Mauro nacque a Magonza intorno al 780 e, circa all’età di otto anni, fu
presentato dai genitori all’abbazia di Fulda come puer oblatus; lì divenne diacono
nell’801 e poi prete nell’814.
Probabilmente intorno all’anno 802 fu inviato dall’abate Baugulf (779-802) o dal suo
successore Ratgar (802-817) presso la scuola di Alcuino di Tours. Si trattò di anni
27
Cfr. S. SHIMAHARA, Le «Commentaire sur Daniel» de Raban Maur, in Raban Maur et son temps
cit., pp. 275-91.
28
PL 109, coll. 9-280.
29
Cfr. M. SOT, Introduction, in Raban Maur et son temps cit., pp. 9-17 ; cfr. C. CHEVALIER-ROYET,
Le commentaire de Raban Maur sur les «livres des Rois»: manuel scolaire à l'usage des moines et guide
pratique à l'usage des rois, in Raban Maur et son temps cit., pp. 293-303.
30
Si fa qui riferimento alle seguenti fonti: S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit.; P.
DEPREUX, Prosopographie cit., pp. 350-52; C. LEONARDI, Rabano e la cultura carolingia, in M.C.
Ferrari, Il ‘Liber sanctae crucis’ di Rabano Mauro. Testo - immagine - contesto, Peter Lang, Bern 1999;
G. Lobrichon, L’esegesi biblica cit.; RABANUS MAURUS, In honorem sanctae crucis, ed. M PERRIN,
CCCM 100-100A, Brepols, Turnhout 1997; Raban Maur et son temps, a c. di P. Depreux, S. Lebecq, M.
Perrin, O. Szerwiniack, Brepols, Turnhout 2010.
17
decisivi per la sua formazione e per il rapporto che nacque con il maestro anglosassone:
dal rapporto con lui Rabano acquistò il soprannome di Mauro, il discepolo prediletto di
san Benedetto, che si ritrova anche nei codici laddove Rabano debba riferirsi a se stesso.
Si legge per esempio in un versus intextus del poema-prefazione all’In honorem sanctae
crucis: “Magnentius Hrabanus Maurus hoc opus fecit”.
Tornato a Fulda, l’abate Ratgar lo nominò maestro della scuola del monastero e negli
anni che seguirono egli si occupò dell’insegnamento e cominciò a comporre le prime
sue opere.
Nell’822 divenne abate della sua comunità, carica che in età carolingia, e ancor di
più in un monastero tanto importante come quello di Fulda, aveva senza dubbio anche
una valenza politica. Rabano infatti fu sempre in contatto con la famiglia imperiale e in
particolare rapporto con gli imperatori Ludovico il Pio e Lotario I: collaborò con essi,
da loro veniva interpellato, partecipò in prima persona a eventi quali la Dieta di Worms
nell’829, e a personaggi della famiglia imperiale dedicò alcune delle sue opere; rimase
così coinvolto anche nelle vicende che scossero il regno e che videro prima Ludovico
contrapposto ai figli Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario, successivamente,
dopo la morte di Ludovico (840), nelle lotte per il potere tra Lotario stesso e i fratelli.
Rabano sostenne sempre la posizione di Ludovico il Pio e di Lotario poiché in essi
vedeva i sostenitori dell’unità dell’impero.
Quando Lotario, nell’842, fu vinto dall’alleanza stipulata dai fratelli, Rabano Mauro
fu costretto a dimettersi dalla carica di abate e si ritirò in una piccola cella del monastero
di Petersberg, nei pressi di Fulda, dove continuò la sua attività di scrittore. In seguito
agli accordi di Verdun dell’843, la regione di Fulda venne affidata al dominio di
Ludovico il Germanico: Rabano si riconciliò con lui incontrandolo nell’845, e nel
giugno dell’847 venne nominato arcivescovo di Magonza, probabilmente il più
prestigioso e potente tra i vescovi della Francia dell’est. Anche in questo caso il suo
ruolo fu di primo piano anche all’interno della vita politica dell’impero: convocò diversi
sinodi (negli anni 847, 848 e 852) e prese posizione in questioni di interesse pubblico
quali la disputa con Gotescalco intorno alla predestinazione e la destituzione di Ebo
vescovo di Reims.
Rabano Mauro morì a Magonza il 4 febbraio 856.
18
La produzione letteraria di Rabano Mauro si distingue per la quantità delle opere che
egli compose e per la vastità delle tematiche che trattò. Il primo volume da lui
pubblicato fu l’In honorem sanctae crucis, raccolta di ventotto carmi figurati dedicata
all’amico Attone, con cui aveva studiato a Tours, nell’810; all’819 si riconduce il
manuale per la formazione dei chierici, ovvero si potrebbe dire degli intellettuali del suo
tempo, De institutione clericorum, e agli stessi anni risale uno studio sulla grammatica;
si potrebbero citare numerosissimi trattati, con argomenti che spaziano dal computo a
questioni teologiche, fino al De rerum naturis, o De universo, opera enciclopedica in 22
libri, scritta negli anni 842-844.31 Pienamente evidente è l’eredità dell’insegnamento di
Alcuino, anche se, come nota Claudio Leonardi, tra i due maestri vi è una differenza che
è emblematica del passaggio da una generazione all’altra e che emerge in un differente
centro dell’interesse:
31
Per l’intera produzione letteraria di Rabano Mauro si rimanda a F. BRUNHÖLZL, Geschichte der
lateinischen Literatur des Mittelalters I, München 1975, pp. 325-40, 554-6, Histoire de la littérature
latine du Moyen Âge, trad. H. Rochais, t. I, vol. 2, Brepols, Turnhout 1991, pp. 84-98, 282-6.
19
tradizione cristiana che è diventata esplicitamente con Carlo e con Alcuino anche
l’ideologia della società europea. 32
[...] Rabano ritiene pacifico e indiscusso che le arti liberali siano il bagaglio
preparatorio alla conoscenza superiore e veramente qualificante, per un ceto
intellettuale che è ecclesiastico, della Bibbia. Questa è una differenza profonda di
significato tra Tours e Fulda. E qui è l’originalità di Rabano: l’avere compreso che
il grande patrimonio dell’antichità pagana e cristiano recuperato per stimolo di
Alcuino andava continuato in una direzione specifica, quella della Bibbia. 33
32
C. LEONARDI, L’enciclopedia di Rabano, in Medioevo latino cit., pp. 289-306, pp. 294-5.
33
Ivi, p. 295.
34
S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit.
35
R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus, in «La trasmissione dei testi latini del Medioevo.
Mediaeval Latin Texts and Their Transmission. Te.Tra.» III, a c. di P. Chiesa, L. Castaldi, Sismel -
Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp. 275-332.
20
libri biblici risultano esclusi dalla somma dei trattati redatti dai tre esegeti: i profeti
minori, Giobbe, i Salmi e l’Ecclesiaste.
Non è possibile escludere che Rabano avesse in progetto di commentare i profeti
minori e l’Ecclesiaste (di cui pure si era occupato, ma in maniera parziale, Alcuino),
senza però poi riuscire a realizzare effettivamente tali intenzioni. Per quanto riguarda
Giobbe e i Salmi, invece, è possibile individuare la ragione della mancanza
nell’esistenza di una tradizione interpretativa ampissima, tale, da un lato, da non
richiedere ulteriori esposizioni, dall’altro da rendere impossibile la realizzazione di una
sintesi nella forma di una raccolta di estratti: per Giobbe il riferimento erano i Moralia
in Iob di Gregorio Magno; per i Salmi, invece, le opere di Agostino e Cassiodoro.
21
La paternità di questi commentari è confermata da una lista di opere di Rabano che si
trova all’interno dei Miracula sanctorum in Fuldenses ecclesias translatorum redatti da
Rodolfo di Fulda († 865) e noti anche come Vita Hrabani:37 l’elenco non comprende
tutti i commentari giunti a noi, per esempio esclude quelli composti da Rabano dopo
aver perso la carica di abate nell’842, ma nemmeno contiene titoli a noi non pervenuti.
Raymund Kottje ha mostrato come la tradizione manoscritta dei commentari di
Rabano sia molto superiore per numero a quella delle opere più celebri quali l’In
honorem sanctae crucis e il De universo: la recensio dei testimoni ha fatto emergere
circa 800 manoscritti in oltre 250 biblioteche. Ugualmente Kottje sottolinea
l’importanza dei dedicatari: imperatori o re e il loro entourage, arcivescovi, vescovi e
abati, soprattutto, almeno inizialmente, riconducibili alla parte orientale dell’impero, in
un secondo momento anche alla parte occidentale (Ferrières, Saint-Denis, Tours). Sarà
poi nel X secolo che l’opera esegetica di Rabano raggiungerà l’Italia, la Spagna e
l’Inghilterra, per poi essere ripresa nei secoli XII e XIII dai nuovi ordini monastici e
religiosi.38
37
Cfr. W. BERSCHIN, Biographie und Epochenstil im lateinischen Mittelalter, III. Karolingische
Biographie 750-920 n. Chr., Hiersemann, Stuttgart 1991; MGH, Scriptores XV/1, ed. Nachdruck 1992,
pp. 329-41; F. BRUNHÖLZL, Geschichte cit., p. 101; cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., p.
7.
38
R. KOTTJE, cit. in M. SOT, Introduction, in Raban Maur et son temps cit., pp. 14-5.
39
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., pp. 267-8.
22
l’epistola di dedica del commento alle epistole paoline donato a Lupo di Ferrières
intorno all’840, prima che questi divenisse abate (841).40 Se ne ripropongono due
passaggi.
Dall’epistola a Freculfo di Lisieux:
Feci enim, sicut in tua epistola mihi iussisti et collegi undique de sanctorum
patrum dictis in unum volumen singularum sententiarum exsolutiones et, ubi minus
antiquorum invenire potui, explanationes nostras iuxta eorum sensus similitudinem,
prout divina gratia me posse concessit, inserui expositiones.41
Nelle epistole emergono elementi che rivelano indizi intorno alle diverse occasioni in
cui i trattati furono composti: per esempio, nel primo caso si capisce che l’opera fu
redatta da Rabano su specifica commissione di Freculfo; nella seconda lettera, invece, si
coglie il forte rapporto di amicizia che doveva esserci tra il maestro e Lupo di Ferrières,
che era stato suo allievo presso la scuola di Fulda.
Accanto a queste note, tuttavia, preme qui notare alcuni aspetti relativi alla
realizzazione dei commentari. In entrambe le lettere, Rabano descrive propriamente la
tecnica della raccolta di estratti, utilizzando nelle due situazioni la medesima
espressione collegi in unum per indicare come riunì in un unico volume le spiegazioni
di cui disponeva.
40
Cfr. ivi, pp. 361-3
41
MGH, Epistolae V, n. 9, p. 395, ll. 31-34.
42
Ivi, n. 23, p. 429, ll. 9-16.
23
Scrive Silvia Cantelli Berarducci:
Inoltre, nel primo esempio Rabano illustra chiaramente come il metodo compilatorio
corrispondesse alla richiesta rivoltagli dal committente,44 tanto da specificare di essere
intervenuto personalmente laddove le spiegazioni dei Padri non si erano rivelate
sufficienti, e aveva fornito un’interpretazione elaborata da lui, secondo quanto gli era
stato concesso dalla grazia divina. Questa specificazione permette di cogliere come la
costituzione la natura di collectanea delle opere non fosse ritenuta una mancanza di
originalità né tanto meno un mero copiare gli antichi, ma costituisse un valore proprio in
quanto modalità di trasmissione del patrimonio patristico.
Nella seconda epistola Rabano afferma, al contrario, di non aver aggiunto nulla alle
parole dei Padri e definisce la sua opera proprio il termine specifico collectarium, che
egli usa solamente in riferimento a questo commentario; la definizione non pare casuale
poiché è riproposta nell’epistola con cui Rabano invia, a poca distanza di tempo, la
medesima opera a Samuele, abate e vescovo di Worms, e potrebbe forse essere legata
proprio all’assenza di interventi personali.45
43
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio cit., p. 270.
44
Cfr. Epistola ad Hrabanum Maurum de Pentateucho commentando, in Frechulfi Lexoviensis
episcopi opera omnia, a cura di M.I. Allen, Brepols, Turnhout 2002, pp. 5-7.
45
Cfr. MGH, Epistolae V, n. 24, p. 430, ll. 25 ss.
24
L’epistola a Lupo di Ferrières è di particolare rilevanza anche perché Rabano
prosegue insistendo sull’ampiezza e la complessità del patrimonio patristico disponibile
intorno alle epistole paoline: egli ha dovuto compiere una selezione e ha indicato nei
margini dei fogli le sigle degli autori di volta in volta citati, così che nell’aula scolastica
in cui il collectarium verrà utilizzato, il lettore potrà indicare man mano i nomi cui il
pubblico dovrà attribuire le diverse interpretazioni. Si colgono in questa nota due aspetti
molto pratici della diffusione e della fruizione dei commentari: da un lato la mise en
page, che Rabano raccomanderà di riprodurre con fedeltà nei manoscritti esemplati a
partire dal codice da lui inviato, dall’altro la lettura ad alta voce con la spiegazione delle
differenti opinioni dei Padri. Accanto a questi aspetti, la descrizione del lavoro svolto
rivela la complessità propria del lavoro di compilazione che richiedeva una conoscenza
molto ampia e approfondita della letteratura esegetica, una intelligenza del testo e una
capacità di comprensione e di selezione non comuni.
Osservando più da vicino le opere che Rabano dedicò a componenti della famiglia
imperiale, si distinguono tra tutte i commentari ai libri di Giuditta ed Ester: unici,
insieme al commentario sulla figura di Ruth, a trattare di personaggi biblici femminili,
ancora più degno di nota è il fatto che i due testi furono donati a due imperatrici. Nelle
epistole di dedica non emerge una committenza esplicita dell’esegesi a tali libri
veterotestamentari, ma si può invece dedurre, anche se non esplicitata da Rabano, la
motivazione che lo portò a tale scelta.
Innanzitutto, i libri di Giuditta ed Ester fanno parte di quei libri biblici che ancora
non erano stati oggetto di un’esegesi sistematica; anzi, lo studio delle fonti porta a
concludere che quasi assenti erano anche citazioni isolate i riferimenti pur sporadici ai
libri stessi anche all’interno di altre opere esegetiche o di tipo liturgico. Per quanto
riguarda la vicenda di Ester, unici autori che prima di Rabano si occuparono nello
specifico di tale figura sembrano essere Girolamo, nel prologo posto a introduzione del
25
libro all’interno della Vulgata, e Isidoro di Siviglia, in alcuni accenni all’interno delle
Allegoriae quaedam Sacrae Scripturae.46
I due commenti, dunque, senza dubbio si collocavano all’interno del programma di
compilazione esegetica all’intera Bibbia che fu chiaro obiettivo di Rabano; un secondo
motivo di interesse consisteva nell’appartenenza dei libri di Giuditta ed Ester
all’insieme dei libri definiti storici, che suscitarono particolare interesse e furono molto
commentati nel IX secolo, in quanto gli autori vi ricercarono elementi di un pensiero
politico che fosse utile per le necessità dell’impero.
La dedica alle due donne e in particolare la prima rivolta a Giuditta, sembrano
rivelare un’occasione specifica. Il momento storico coincide pienamente con la crisi
politica che vide i figli di Ludovico il Pio ribellarsi al padre in seguito alla sua volontà
di introdurre Carlo il Calvo, nato dal secondo matrimonio dell’imperatore proprio con
Giuditta, all’interno della spartizione dei territori del regno.47
Intorno alla datazione dell’opera sono state quindi proposte due ipotesi differenti. La
prima, avanzata da Mayke de Jong, legherebbe il commentario alla rivolta provocata
dalle decisioni prese da Ludovico il Pio durante la dieta di Worms dell’829, quando
l’imperatore assegnò a Carlo i territori di Svevia, Rezia, Alsazia e parte della Borgogna,
e privò Lotario della condizione di coreggente, inviandolo in Italia: mentre Ludovico
era assente per una campagna militare, l’imperatrice Giuditta fu accusata di adulterio e
mandata nel monastero di Santa Radegonda a Poitiers; tornò a corte pochi mesi dopo,
quando era rientrato anche Ludovico. La dedica a Giuditta risalirebbe dunque nell’anno
830, come importante segno del sostegno di Rabano Mauro a Giuditta e Ludovico. La
seconda ipotesi, al momento la più accreditata, colloca invece la composizione e la
dedica dei testi poco più tardi intorno all’anno 835, slegando in parte la dedica stessa
dal momento più critico della crisi e dalla situazione personale di Giuditta, e ponendola
invece in relazione più genericamente con il conflitto che oppose Ludovico e i suoi figli
– nell’anno 833 Ludovico fu deposto e mandato a Saint-Médard a Soissons, Carlo il
46
Cfr. l’apparato delle fonti della presente edizione critica e infra § 6.2.
47
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Cronologia della letteratura mediolatina, in Lo spazio letterario del
Medioevo, I. Il Medioevo latino, V. Cronologia e bibliografia della letteratura mediolatina, parte I, a c. di
G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò, Salerno, Roma 1998, in particolare pp. 62-87; ID., Hrabani Mauri
cit., pp. 302-4; M.B. DE JONG, Exegesis for an Empress, in Medieval Transformations. Texts, Power, and
Gifts in Context, a c. di E. Cohen, M. B. de Jong, E.J. Brill, Leiden 2001 (Cultures, Beliefs and
Traditions. Medieval and Early Modern Peoples 11), pp. 69-100; A. SIMONETTI, Introduzione a RABANO
MAURO, Commentario al libro di Giuditta, a c. di A. Simonetti, Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze
2008, pp. XI-LXVIII, pp. XIII-XIV, in particolare n. 13.
26
Calvo fu escluso dalla successione e confinato all’abbazia di Prüm, in Renania, Giuditta
fu rinchiusa nel monastero di Tortona –, conclusosi con la reintegrazione
dell’imperatore nei suoi poteri nell’anno 835. In ogni caso la dedica a Giuditta è segno
evidente dell’appoggio e della fedeltà dell’abate di Fulda in uno dei momenti più
difficili del regno di Ludovico, sostegno che emerge anche dall’immagine che nel
carmen figuratum che accompagnò l’epistola dedicatoria rappresenta il busto di
Giuditta sopra il quale scende la mano di Dio in segno di benedizione e protezione.
La nuova dedica dei commentari a Ermengarda, sopravvissuta soltanto in due codici
del XII secolo,48 rivela una conferma dell’atteggiamento di fedeltà da parte di Rabano
Mauro nei confronti della famiglia imperiale nel momento in cui Ludovico il Pio muore
(840) e lo scenario politico cambia: nelle lotte per la successione Rabano sostenne
Lotario, vedendo in lui la possibilità di conservazione di una unità dell’impero. Per
questo, come già accennato, dovette lasciare la carica di abate di Fulda nell’842, quando
Lotario fu sconfitto dall’alleanza tra Ludovico e Carlo. La dedica a Ermengarda, moglie
di Lotario, potrebbe collocarsi già in questi anni, come segno del sostegno durante il
momento di crisi, oppure – e pare più probabile – potrebbe essere da collocare dopo
l’843 quando la situazione si stabilizza in seguito agli accordi sanciti dal trattato di
Verdun; questa ipotesi potrebbe essere avvalorata anche dalla definizione di
Ermengarda come augusta. Termine ante quem è l’851, anno della morte della regina.
Artaserse, re dei Persiani dal 404 al 359 a.C.,49 sovrano su 127 province, dall’India
fino all’Etiopia, diede un banchetto per mostrare ai principi del suo regno le sue
ricchezze. Volle mostrare anche la bellezza della regina Vasti e mandò a chiamarla
affinché si facesse ammirare dagli invitati al banchetto. La regina rifiutò di mostrarsi
nuda, e il re, su consiglio dei principi che, per l’esempio di Vasti, temevano che anche le
proprie mogli potessero disubbidire loro, la ripudiò.
48
Cfr. infra § 4.7.
49
Non c’è una certezza riguardo alla contestualizzazione storica della vicenda di Ester: alcuni studiosi
ritengono che Artaserse si riferisca in realtà a Serse I (dal nome Xersès attestato nella versione greca del
testo biblico); egli regnò dal 486 al 464 a.C. Cfr. J.-D. MACCHI, Les livres d’Esther. Evolution littéraire et
approche narrative, in La Bible en récits. L’exégèse biblique à l’heure du lecteur, a cura di D. Marguerat,
Labor et Fides, Genève 2003, pp. 239-49.
27
Con un editto diffuso in tutte le province del regno, invitò le fanciulle più belle
affinché tra esse potesse essere scelta la nuova regina. Mardocheo, giudeo che lavorava
presso la corte del re, propose Ester, una nipote che aveva accolto e cresciuto come una
figlia quando ella era rimasta orfana dei genitori. Proprio Ester, tenuta nascosta la
propria identità giudea, fu scelta dal re e incoronata regina.
Quando Mardocheo svelò al re una congiura che avrebbe portato ad ucciderlo,
Artaserse lo ricambiò rendendolo primo fra i suoi consiglieri e investendolo di tutti gli
onori. Questo provocò l’invidia di Aman, ministro del re, tanto che egli convinse
Artaserse a emanare un editto in cui fosse ordinato che tutti i Giudei, poiché
disubbidivano agli ordini del re rifiutando di prostrarsi davanti alla sua immagine,
venissero sterminati.
Mardocheo, allora, si rivolse ad Ester ed ella, dopo tre giorni e tre notti di digiuno e
preghiera, andando contro ciò che la legge persiana permetteva e rischiando così la
morte, si presentò davanti al re senza essere stata chiamata e lo invitò, con Aman, a
prendere parte a un banchetto da lei preparato per loro. Lo stesso fece il giorno
successivo, fino a che Artaserse, ebbro e colpito dalla sua bellezza, le promise che
avrebbe compiuto tutto ciò che ella avesse domandato. Fu così che Ester poté salvare il
popolo giudeo e vendicare il torto compiuto da Aman.
I giorni in cui gli Ebrei furono salvati e poterono a loro volta sterminare i loro
nemici, sono all’origine della festa ebraica del Purim.
La vicenda di Ester fa parte dei cosiddetti Libri storici minori della Bibbia: Ruth,
Tobia, Giuditta ed Ester.50
Definiti “minori” per l’ampiezza limitata, hanno in comune innanzitutto il contenuto
atipico: sono collocati tra i Libri Storici ma la definizione stessa è impropria. Ciascuno
di essi, infatti, racconta vicende di singoli personaggi esemplari innestate su fondali
storici precisi ma fittizi: non sono cronache quanto piuttosto narrazioni, nate con
funzioni e finalità differenti, generalmente didattico-educative. Rabano stesso,
introducendo la narrazione di Ester, indaga la collocazione storica dei fatti, rivelando
50
Cfr. Dictionnaire de spiritualité: ascetique et mystique, doctrine et histoire, a cura di M. Viller, F.
Cavallera, J. de Guibert, G. Beauchesne, Paris 1937-1995; Dictionnaire de theologie catholique:
contenant l'expose des doctrines de la theologie catholique, leurs preuves et leur histoire, Librairie
Letouzey et Ané, Paris 1923 ; S. VIRGULIN, Introduzione alla Bibbia, Marietti, Torino 1974.
28
come non fosse pacifica l’interpretazione di chi realmente fosse il re Artaserse
protagonista della narrazione.51
Discusso è stato il riconoscimento di questi libri biblici nella tradizione canonica
delle Scritture: se il libro di Ruth fu ritenuto autentico fin da subito, Tobia, Giuditta e
Ester entrarono tardi nel canone cristiano, durante l’epoca patristica: in Occidente
appaiono nelle liste ufficiali del canone a partire dal sinodo romano del 382. Tra questi,
soltanto Ester è stato accolto dagli Ebrei, in una forma differente, più breve, rispetto alla
versione greca dei Settanta. Nel tradurre questo testo per la Vulgata, Girolamo fece
riferimento alla versione ebraica per le parti comuni, mettendo in calce alla traduzione
le aggiunte della versione greca; Rabano Mauro è cosciente di tale differenza ed
esplicita nel prologo dell’opera che si limiterà a commentare la versione ebraica, certo
che un lettore attento saprà apprendere il corretto metodo esegetico ed applicarlo alle
parti del testo greco da lui non commentate direttamente.52
Come il libro di Ruth, quello di Ester fa parte dei “rotoli” della tradizione ebraica,
utilizzati nella liturgia delle feste. Il testo ebraico risale alla tradizione masoretica, cioè
la tradizione scribale ebraica più autorevole, pur essendo assente dai manoscritti di
Qumran; forse per questo fu riconosciuto come autentico dagli ebrei soltanto in un
secondo momento. La versione greca è testimoniata invece da papiri del I-II secolo d.C.
I libri di Giuditta e di Tobia appartengono invece al gruppo dei deuterocanonici, cioè
dei libri che non sono stati accolti nel canone delle Scritture sacre ebraiche.
Il libro di Tobia fu scritto in ebraico o, più probabilmente, in aramaico, ma si è
conservato soltanto in greco con una duplice recensione; dalla più lunga delle due
deriva la Vetus Latina. Origene e Girolamo non lo accolsero come libro sacro, anche se
San Girolamo era a conoscenza di un originale aramaico del libro, come è stato poi
dimostrato nel 1948 con la scoperta a Qumran di alcuni frammenti.
La vicenda di Giuditta, invece, fu utilizzata come lettura edificante sin dai Padri
apostolici; anch’essa presenta una apparenza “storica”, ma si tratta di una narrazione a
scopo didattico-educativo. Il libro di Giuditta ci è giunto solo nella versione greca,
anche se probabilmente si tratta della traduzione di un preesistente testo ebraico.
Infine, il libro di Ruth si distingue in parte dagli altri tre perché è collocato tra i libri
storici nella tradizione canonica e nella Bibbia si trova in una posizione antecedente
51
Cfr. infra Edizione critica [1, 3-4].
52
Cfr. infra Edizione critica [PROL., 2-3].
29
rispetto agli altri, subito dopo il libro dei Giudici. Come il libro di Ester, fa parte dei
“rotoli” per la tradizione ebraica.
Furono forse queste caratteristiche singolari dei Libri storici minori, oltre, per
esempio, alla quasi totale assenza del nome del Signore, a determinarne la fortuna:
come osservato, i Padri della Chiesa e i commentatori altomedievali, con poche
eccezioni, non resero questi libri oggetto di commenti specifici ma se ne occuparono
tangenzialmente, trattandone in opere dedicate a libri biblici maggiori o all’interno di
omelie.
Si tratta, di fatto, di una letteratura di finzione che attraverso narrazioni didattiche e
racconti edificanti mira a riprendere le grandi tematiche della storia d’Israele in chiave
di lettura attualizzante. Furono composti, infatti, in un momento convulso della vicenda
giudaica, nel periodo successivo all’esilio di Babilonia, quando Israele si sentiva
minacciato da un ambiente pagano ostile e si sentiva la necessità di riaffermare la
fedeltà religiosa, nazionale ed etnica.
Vere e proprie opere esegetiche su questi libri furono redatte a partire dall’VIII
secolo e soprattutto in periodo carolingio. Mentre Beda commentò per primo il libro di
Tobia leggendo il racconto secondo i sensi tipologico, allegorico e morale,53 occorre
attendere il IX secolo, e in particolare l’opera di Rabano Mauro, per incontrare
un’esegesi sistematica a Ruth, Giuditta ed Ester. Mentre il primo libro fu commentato
anche da Claudio di Torino,54 Rabano Mauro, come già osservato, fu l’unico esegeta per
le figure di Giuditta ed Ester.
Occorre notare come la categoria di “Libri storici minori” costituisca una definizione
moderna che non si ritrova nelle classificazioni antiche e medievali, dunque non ci fu
una diffusione fin da subito congiunta dei quattro testi. Tuttavia si registra una loro
maggiore diffusione proprio a partire dall’età carolingia, che li vede talvolta legati: era
sicuramente motivo di interesse la loro collocazione tra i libri storici, e probabilmente a
53
BEDA VENERABILIS, Opera exegetica, II. In Tobiam; In Proverbia; In Cantica canticorum, ed. D.
Hurst, CCSL 119B.
54
RABAN MAUR-CLAUDE DE TURIN, Deux commentaires sur le livre de Ruth, édition par G. Colvener
et I. M. Douglas cit.
30
questa ragione se ne unì una pratica, dal momento che la brevità delle vicende e lo stile
narrativo che le caratterizza facilitavano senza dubbio la loro lettura.55
55
La ricerca vorrebbe proseguire in questa direzione, ovvero studiando la presenza dei Libri storici
minori nelle biblioteche altomedievali e carolinge. Un primo esempio è costituito dal catalogo più antico
della biblioteca di San Gallo conservatosi in un codice risalente alla metà de IX secolo: si tratta del ms.
St. Gallen, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 728. Al f. 5, tra i volumi contenenti libri veterotestamentari, è
attestata la presenza di un volume contenenti i Paralipomeni, Giuditta, Ester, Esdra e i Maccabei; un
volume contenente i Paralipomeni, Tobia, Giuditta ed Ester (un’aggiunta marginale indica che si trova ad
scolam); tre volumi contenenti Giobbe, Tobia, Giuditta ed Ester, di cui uno comprendente anche Esdra e
Neemia; infine un volume contenente soltanto Tobia, Giuditta ed Ester. La riproduzione del codice è
consultabile online all’indirizzo http://www.e-codices.unifr.ch/en/list/one/csg/0728. Si ringrazia il prof.
Paolo Chiesa per la segnalazione.
31
II.
IL COMMENTO AL LIBRO DI ESTER:
LA TRADIZIONE DEL TESTO
56
Non sempre, invece, avviene il contrario: alcuni testimoni del commentario al libro di Giuditta non
tramandano l’esegesi del libro di Ester. Cfr. infra § 2.4.
57
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. XV.
33
un’epistola in prosa accompagnata da un carme in distici accompagna il commentario al
libro di Ester.
Tra i codici conservatisi, quattro risalgono al IX secolo e risultano cronologicamente
molto vicini alla composizione del testo (G K Tr Ve); due manoscritti risalgono al X
secolo (A R); quattordici furono esemplati nel XII secolo (Av D Da Du M O P Pa T To
V Va W Z); un codice risale al XIII secolo (C), uno al XIV (F) e due al XV (B Mo).
Non è stato individuato il testimone registrato nel catalogo medievale di Weissenburg
(ante 1043).
Accanto a questa primaria tradizione, è presente una diffusione del testo in forma di
omelia: sono stati individuati quattro manoscritti esemplati nel XII secolo in area
austriaca, nei quali l’indicazione dei cataloghi relativa all’opera di Rabano fa
riferimento a sermoni costituiti da due excerpta tratti dal commentario; la tradizione di
questa forma è senza dubbio più ampia di quanto noto fino ad ora, ma occorre svolgere
una recensio che indaghi le raccolte di omelie genericamente indicate come tali e in
particolare costituite da sermoni relativi alla pars aestiva dell’anno liturgico.
Una terza forma di trasmissione dell’opera fu dovuta all’utilizzo che ne fu fatto come
testo di riferimento per la Glossa ordinaria: tanto per il libro di Giuditta quanto per il
libro di Ester, l’opera di Rabano Mauro era l’unica forma esistente di commentario
dedicato interamente a questi libri veterotestamentari, così che il testo confluì,
costituendone la principale fonte, nella raccolta esegetica. Non è stato possibile,
tuttavia, utilizzare i testimoni costituiti da codici della Glossa ordinaria come contributi
per la ricostruzione del testo di Rabano: il commentario, infatti, venne ampiamente
modificato e il riuso produsse, di fatto, una nuova opera, il cui dettato non risulta utile
per la fase di constitutio textus dell’expositio.58
La maggior parte dei testimoni sono stati consultati tramite microfilm in bianco e
nero presso la biblioteca della Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino
(S.I.S.M.E.L.) di Firenze o presso l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes
(I.R.H.T) di Parigi. I manoscritti G, O, Mo, Ve sono stati visionati in riproduzioni
fotografiche a colori, mentre tre testimoni sono stati consultati personalmente presso la
58
Cfr. M.T. GIBSON, Biblia Latina cum Glossa Ordinaria, Facsimile Reprint of the Editio Princeps –
Adolph Rusch of Strasburg 1480/81. Introduction by K. Froehlich e M.T. Gibson, Brepols, Turnhout
1992.
34
Biblioteca Apostolica Vaticana (mss. V e Va) e presso la Biblioteca Medicea
Laurenziana (ms. F).
Sec. X.
Provenienza: monastero benedettino di St.-Vaast. Nota di possesso sul f.1:
Bibliothecae monasterii Santi Vedasti Atrebatensis. 1628. Probabile origine
anglosassone, in particolare dall’abbazia benedettina di Bath.
Codice composito, costituito da quattro unità codicologiche. Membranaceo, con
pergamena di diverse qualità, ben conservata all’inizio, raschiata e deteriorata alla fine.
Seconda unità codicologica costituita da un manoscritto palinsesto, con scriptio inferior
risalente al sec. IX (ff. 94-133).60
I codici conservati presso la biblioteca municipale di Arras provengono in larga parte
dal vicino monastero di Saint-Vaast, e così il manoscritto 739 (precedentemente
catalogato sotto il numero 764). L’abbazia benedettina fu un importante centro di
cultura nell’area francese settentrionale, soprattutto nel IX secolo; si ritiene che il nome
derivi da Vedastus, il santo sulla cui tomba sorse nel VII secolo la prima chiesa
monastica.61
A questo testimone, o almeno alla prima unità codicologica, si riferisce
probabilmente un elenco di opere inserito nel 1591 sull’ultimo foglio del ms. Arras,
Bibl. mun. 539 (849), contenente una copia dell’XI secolo del Tractatus in evangelium
59
Bibliografia di riferimento: B. BISCHOFF, Katalog der feständischen Handschriften des neunten
Jahrhunderts (mit Ausnahme der wisigothischen).1: Aachen-Lambach, Wiesbaden 1998. 2: Laon-
Panderborn. Hrsg von Birgit Ebersperger, Wiesbaden 2004, I, p. 28 n. 102-103; Catalogue général des
manuscrits des bibliothèques publiques des départements, publié sous les auspices du Ministre de
l’Instruction Publique, Tome IV, Imprimerie nationale, Paris 1968 (ripubblicazione del catalogo del
1872), p. 295; Z.F.C.CARON, Catalogue des manuscrits de la Bibliotèque de la Ville d’Arras, Arras 1860,
pp. 375-6; P.GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold de Bath, in «Revue Bénédictine» 52 (1940), pp. 96-
114; E.A. LOWE, Codices Latini Antiquiores, Clarendon Press, Oxford 1953, vol.VI, p. 5, n. 714.
60
Cfr. E.A. LOWE, Codices Latini Antiquiores cit. e B. BISCHOFF, Katalogcit., ma la scriptio inferior
non è leggibile nelle immagini disponibili nella riproduzione microfilm.
61
J. Guter, I monasteri cristiani. Guida storica ai più importanti edifici monastici del mondo, Edizioni
Arkeios Srl, Roma 2008, p. 35.
35
Ioannis di Agostino. In tale lista sono stati riconosciuti i titoli di trentatré volumi
provenienti dall’Inghilterra anglosassone, probabilmente donati alla chiesa di Saint-
Vaast da Saewold abate di Bath, intorno al 107062. Poco è noto riguardo alla biografia
dell’abate Saewold, ma si sa che gli era a capo del monastero di St. Peter presso Bath al
tempo della conquista normanna e probabilmente fuggì nelle Fiandre proprio in seguito
a tale evento, giungendo a rifugiarsi proprio presso il monastero di Saint-Vaast.Poiché
diversi dei codici registrati nella lista sono stati individuati tra manoscritti conservati e
testimoniano una produzione avvenuta chiaramente in Inghilterra, è possibile ipotizzare
che l’abate avesse portato con sé, nella fuga da Bath, alcuni volumi della propria
abbazia, e che li donò poi ai monaci di Arras come ringraziamento per l’accoglienza
offerta. Proprio all’interno di questa lista compare, in trentaduesima posizione,
l’indicazione Librum Rabbani super Iudith et Hester, riconducibile al testimone A.63
Prima unità codicologica: ff. 1-93.Sec. IX-X.64 Formato:in quarto minimo quadrato,
200x 160 <145 x 110> mm.; rigatura tracciata con incisione a secco: 18 righe lunghe
per pagina, con ampi margini laterali, superiore e inferiore. Scrittura minuscola.
Contenuto:
- ff. 1r-52v: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Iudith. Mancano la capitolazione
e i fogli centrali; al f. 1r. una rubrica cancellata in cui si legge ancora: Expositio
Hrabani...Judith...
- ff. 52v-93r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester; il foglio 93 è tagliato in
corrispondenza del termine del commento a Ester.
Sono chiaramente riconoscibili i fascicoli che costituiscono questo primo gruppo di
fogli: ognuno di essi è numerato sul verso dell’ultimo foglio ed è possibile riconoscere
una regolare struttura costituita da quaternioni, poiché si leggono i numeri VIII nel
margine inferiore del f. 56v, IX al f. 64v, X al f. 72v, XI al f. 80v, XII al f. 88v.
62
Cfr. Learning and Literature in Anglo-Saxon England, a cura di M. Lapidge e H. Gneuss,
Cambridge Unversity Press, Cambridge 1985, pp. 58-62; M. LAPIDGE, The Anglo-Saxon Library, Oxford
University Press, Oxford 2006, pp. 136-9, 167.
63
Cfr. anche R.E. GUGLIELMETTI, HrabanusMaurus cit., p. 306, n. 76.
64
Rimane un margine di incertezza intorno alla datazione poiché i cataloghi fanno risalire il
manoscritto al X secolo (senza distinzione tra le due unità codicologiche che lo costituiscono); Adele
Simonetti propone una datazione leggermente anticipata alla fine del sec. IX (senza indicazioni relative
alla struttura complessiva del codice); Lowe distingue le due parti, datando la prima sec. IX-X, la seconda
sec. VIII.
36
Nei margini dei fogli 77r e 89v si leggono alcune lettere di una mano sicuramente
differente da quella del copista e probabilmente successiva; non è chiaro il contenuto
delle parole, che tuttavia potrebbero essere semplici prove di scrittura. Troppo poco
leggibili sono anche alcune frasi al f. 93v, similmente riconducibili a una mano
differente da quella che esemplò i commentari esegetici e apparentemente non legate ai
testi precedenti. Potrebbe trattarsi di mani anglosassoni.65
Seconda unità codicologica: ff. 94-133. Sec. X. Palinsesto: scriptio inferior risalente
al sec. IX. L’impaginazione di queste pagine è molto diversa da quella delle precedenti:
si conta un numero di righe oscillante fra 34 e 36;disposizione del testo a piena pagina,
senza presenza di margini laterali; probabilmente i margini furono tagliati per
uniformare la dimensione dei fogli a quella della prima unità codicologica. Il testo è
scritto in una scrittura minuscola, su righe lunghe non allineate con precisione e con uno
spazio interlineare molto ridotto.
Contenuto:
- ff. 94r-133r: Anonimo commentario alle epistole paoline. È stata avanzata l’ipotesi
che il testo tràdito consista nell’Expositio in epistolas Pauli di Aimone d’Auxerre,66 ma
la consultazione del codice (visionato tramite microfilm) non conferma l’identificazione
dell’opera che, anche per la difficoltà di lettura, non è ancora stata ricondotta ad altri
possibili commentari noti. Come riportato nel Catalogue général des manuscrits des
bibliothèques publiques des départements, si legge, al f. 94r, in una scrittura
dall’inchiostro sbiadito, a tratti difficilmente leggibile, l’incipit del testo, senza presenza
di titolo né rubrica: Paulus apostolus Christi Domini.....ipse dixit ad eum..... miserat
Christus...67
Terza unità codicologica: ff. 134-181. Sec. VIII. Formato: 200 x 160 <165 x 130>
mm.; 21 e 23 righe lunghe per ogni pagina; rigatura avvenuta dopo la piegatura (pratica
usuale irlandese), probabilmente un fascicolo per volta. Codice presumibilmente
65
Cfr. P. GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 112.
66
Cfr. la scheda codicologica nella banca dati online “Mirabile. Archivio digitale della cultura
medievale”, pubblicato dalla S.I.S.M.E.L. di Firenze. Grierson propone invece di attribuire il testo ad
Aimone di Halberstadt: cfr. Le livre cit., p. 113.
67
Cfr. Catalogue général cit., p. 295.
37
esemplato in Inghilterra: scrittura minuscola anglosassone, riconducibile a un’unica
mano; colofoni in maiuscola anglosassone, in inchiostro rosso; presenza di due glosse in
antico inglese (f. 174v e f. 163v) e di altri elementi tipicamente insulari.68
Contenuto:
- ff. 134r-150v: Isidorus Hispalensis, Allegoriae quaedam sacrae Scripturae, senza
titolo né indicazione dell’autore;
- ff. 151r-163v: Isidorus Hispalensis, Proemia in libris Veteris et Novi
Testamentis;testo mutilo dell’inizio per la caduta di un foglio e dunque mancante del
titolo e del nome dell’autore. Incipit: Salomonis tituli sunt prenotati; explicit: Explicit
disputatio libri Veteris et Novi Testamenti;
- ff. 164r-181r: Isidorus Hispalensis, De ortu et obitu Patrum; manca l’indicazione
dell’autore e il testo è mutilo della conclusione. Incipit: Incipit de ortu et gestis et obitu
et vita quorundam inlustrium virorum sanctorum non vilissimorumque Veteris et Novi
Testamenti cum genealogiis suiis. Explicit: Philippus Galliam, Bartholomeus
Lycaoniam.
Non ci sono elementi che consentano di risalire al momento in cui le quattro parti
furono rilegate in un solo codice, ma sicuramente ciò avvenne dopo il XII secolo
quando la prima, la terza e forse la seconda unità furono registrate in un catalogo della
biblioteca di Saint-Vaast.69
68
Cfr. LOWE, CLA.
69
Cfr. P. GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 113; Ibidem, La bibliothèque de St.-Vaast
d’Arras au XIIe siècle, in «Revue Bénédictine»52 (1940), pp. 117-40.
70
Cfr. J.-F. MAILLARD et alii, L'Europe des humanistes, XIVe-XVIe siècles, CNRS Editions – Brepols,
Paris 1998, p. 124; J. RICHARDOT, Dictionnaire de biographie française, vol. IX, Letouzey et Ané,
Gentilly 1961, p. 351.
38
Mentre la titolatura iniziale è conforme a quella di tutti gli altri codici, la ripresa dei
numeri dei capitoli lungo il testo risulta a tratti lacunosa e questo potrebbe aver causato
una confusione nella numerazione all’interno dell’edizione secentesca: Colvener fonda
infatti la suddivisone del testo non sui capitoli indicati nell’indice iniziale ma sui
capitoli del libro di Ester. Osservando attentamente il codice si nota, in realtà, che i
numeri dei capitoli erano probabilmente sempre presenti in posizione corretta, ma alcuni
di essi vennero a mancare in seguito a una rifilatura dei margini dei fogli, che, tuttavia,
non è dato sapere a quando vada fatta risalire.
Sec. XII.
Provenienza: Mont St.-Michel.
Codice membranaceo; formato: in quarto. Impaginato su un’unica colonna, 27 righe
lunghe per ogni foglio. Scrittura:minuscola carolina, con elementi propri della
cosiddetta littera textualis. La mano è precisa e ordinata e conferma l’impressione che
del copista emerge a partire dalla qualità del testo, generalmente corretto anche a livello
grammaticale.
Contenuto:
- ff. 1r-33v: HrabanusMaurus, Expostitio in librum Iudith;
- ff. 33v-56r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester.
71
Catalogue général des manuscrits cit., p. 482; G. NORTIER, Les bibliothèques médiévales des
abbayes bénédictines de Normandie, Caron, Caen 1966, p. 160.
39
statuam suam (par. I, 15): l’episodio citato, infatti, è tratto dal libro biblico di Daniele
(cfr. Dan 3,1-6);
- ff. 38v e 44r: notabilia in corrispondenza, rispettivamente, dei paragrafi II, 6 e VI,
2;
- f. 40v: nel margine destro, interpretatio Hester, appunto che potrebbe indicare la
spiegazione del significato del nome di Ester presente proprio nel passo del commento
cui la nota è affiancata (par. III, 5);
- f. 41r: un segno poco chiaro, parzialmente tagliato, nel margine destro del foglio, in
corrispondenza del par. III, 10.
40
Titoli dei capitoli in inchiostro rosso e spesso tratteggiate in rosso le iniziali, in
qualche caso completamente rosse. A volte intere frasi sottolineate in rosso:
corrispondono a versetti biblici. Si segnala la presenza, in corrispondenza dell’incipit
dei commentari a Giuditta ed Ester, di spazi vuoti corrispondenti a mezza colonna in
larghezza e sette righe in altezza, chiaramente predisposti per l’inserimento di
capilettera decorati, ma non completati.
Sul primo foglio si legge l’indice del contenuto, di mano del bibliotecario del
monastero di Basilea:
Ordo contentorum huius libri est hic.
1. Expositio Rabani in quatuor Regum libros. [ff. 1ra-112vb]
2. Expositio Rabani in duos Paralipomenon libros. [ff. 113ra-229va]
(barrato: Expositio Rabani in Esdra 1. Neemie unum et Esdre)
3. Expositio venerabilis bede presbyteri in Esdre primum.
4. Expositio venerabilis bede presbyteri in Neemie librum unum.
5. Expositio ejusdem venerabilis bede presbyteri in Esdre secundum tercium.
[commentario di Beda ai libri di Esdra e Neemia ff. 229vb-285rb]
6. Tractatus ejusdem sive expositio in Thobiam. [ff. 285rb-288vb]
7. Cantilena metrica de supersticione nummi seu denarii. [f. 288vb]
8. Item Rabani expositiones prima super Judith. [ff. 289ra-311va]
9. Secunda super Hester. [ff. 311va-326rb]
10. Tercia super ambos Machabeorum libros. [ff. 326va-384vb]
73
Cfr. Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, Ministre de
l’Instruction Publique et des beaux-arts, Départements – tome VI, Librairie Plon, E. Plon, Nourrit et Cie,
Imprimeurs-Éditeurs, Paris 1887, pp. 366-7; A. BONDEELLE-SOUCHIER, Bibliothèques cisterciennes dans
la France médiévale. Repertoire des abbayes d’hommes, CNRS Editions, Paris 1991, cfr. pp. 155-7.
41
Codice composito.74
Il codice presenta una lacuna in corrispondenza dei paragrafi III,6-VIII,11 del libro
di Ester: l’entità dell’omissione e l’interruzione brusca delle frasi indicano che il salto
non fu voluto ma fu causato da un guasto meccanico come la caduta di un fascicolo. La
stessa motivazione è all’origine della perdita degli ultimi fogli: l’opera, infatti, è tràdita
in maniera parziale, interrompendosi bruscamente a metà di una frase del paragrafo
IX,7.
I fascicoli sono segnalati con una lettera nel margine inferiore del primo foglio.
74
Non è chiaro dal catalogo se si tratti di due unità codicologiche rilegate in un unico volume o se
invece si tratti di due distinti volumi; la consultazione del manoscritto tramite microfilm non ha permesso
di verificare tale dubbio.
42
D. Dijon, Bibliothèque Municipale 151 (118)75
Sec. XII.
Provenienza: abbazia cistercense di Cîteaux (Côte-d'Or), Notre-Dame.Si segnala la
presenza di una nota di possesso - liber cistercii - nel margine inferiore del foglio 79r.
Codice membranaceo; ff. 125; formato: 343 x 245 mm.; impaginazione su due
colonne di 30 righe. Scrittura minuscola tarda, con tratti tipici di littera textualis; dal f.
80vb, riga 16, al termine della prima colonna del f. 84v, la scrittura appare differente,
con lettere di corpo inferiore ma più larghe rispetto alla scrittura dominante: sembra
possibile identificare una seconda mano.
Dalla biblioteca di Cîteaux proviene gran parte dei volumi conservati a Dijon: 312
manoscritti su un totale di 910. Tra il 1480 e il 1482 l’abate Jean de Cirey fece
compilare un catalogo completo dei libri presenti a Citeaux, grazie al quale è possibile
ricostruire in quali luoghi dell’abbazia erano distribuiti i testi: dal numero 1 al 340 si
trovavano nella libreria del dormitorio e il testimone del commentario a Ester faceva
parte di questo gruppo; vi erano poi libri destinati ai banchi e alle scrivanie, al refettorio
o alla libreria vera e propria, costituita da tre armadi. Si distinguono le Bibbie e i
commentari esegetici, i Padri, testi di teologia scolastica, libri liturgici per la Chiesa
divisi in antifonari, leggendari etc.; i libri destinati alla lettura quotidiana del capitolo
convenutale e alla lettura dei monaci costituivano una sezione separata ed erano
soprattutto libri di edificazione, vite di santi, sermoni, trattati mistici. Vi erano poi i libri
per lo studio, quelli presenti nella cella dell’abate, per l’infermeria e così via. Erano in
totale 1200 volumi. Figurano nel catalogo anche alcuni volumi a stampa.
75
Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, Ministre de l’Instruction
Publique et des beaux-arts, V, Librairie Plon, E. Plon, Nourrit et Cie, Imprimeurs-Éditeurs, Paris 1889,
pp. 42-3.
43
- Idem super Hester [f.76];
- Disputatio fidei inter Athanasium et Arrium [f. 99];
- Ambrosius de tradendis basilicis [contra Auxentium] [f. 114];
- Miracula Eugenii papeIII (incipit: Incipiunt pauca miracula. Pauca de pluribus que
Dei operatione et virtute...; segue, al f. 121v, l’epitaffio: Epitafium domni Eugenii pape
III.Urbis et orbis honor...; a chiusura del testo si legge: Iste Eugenius fuit de ordine
Cistercii) [f. 121];
- Libellus domni Hildeberti, Cenomannensis episcopi, de concordia veteris ac novi
sacrificii (incpit: De mysterio missae. Scribere proposui que mistica sacra priorum...;
explicit: Cum pater ad dextram cedit et explet opus) [f. 122];
- Versus de similibus dictionibus (incipit: De similibus partibus. Prologus sequentis
operis. Dactile, quid latitas...; explicit: Hic locus est metae, venit, explicit, ergo valete)
[f. 125].
Sec. XII (seconda metà).La presenza alle carte 136v-137r di un epitaffio dedicato a
Rainald von Dassel, arcivescovo di Colonia, porta a fissare un termine post quem per
l’esemplatura del codice nell’anno 1167, quando il vescovo morì. Alcune epistole tra
l’abate e il convento confermano la datazione nella seconda metà del secolo.
Provenienza: Grafschaft, abbazia benedettina St. Alexander. Nota di possesso al f. 1r
(Liber Sancti Alexandri in Grafschaph) e al f. 146v, non chiaramente leggibile (Liber S.
Alexandri monasteri Amen).
Formato: 205 x 130, ff. 146 in pergamena; scrittura su un’unica colonna, 28-29 righe.
Codice composito, parzialmente palinsesto: ai ff. 58/63, 59/62, 69/74, 82/87, 83/86,
121/128, 123/126, 124/125, 132/133, 145/146, è visibile una scriptio inferior risalente
al IX-X secolo, appartenente a un lezionario riconducibile all’Italia settentrionale.
Scrittura: minuscola carolina tarda, con tratti di littera textualis.
76
Die Handschriften der Hessischen Landes- und Hochschulbibliothek Darmstadt, vol. 4 (K.H.
STAUB, Bibelhandschriften; H. KNAUS, Ältere theologische Texte), Harrassowitz, Wiesbaden 1979, pp.
176-9 num. 110.
44
Fascicoli costituiti da quaternioni, numerati sul verso dell’ultimo foglio di ogni
fascicolo, nel margine inferiore: nella prima parte del codice, in corrispondenza dei
commentari di Rabano Mauro ai libri di Giuditta ed Ester la numerazione procede fino
al decimo quaternione (per quanto riguarda il commentario a Ester si segnalano i
riferimenti VII al f. 56v, VIII al f. 64v, VIIII al f. 72v e X al f. 80v). L’indicazione dei
quaternioni si interrompe a questo punto (forse era presente ma fu cancellata al f. 88v),
e la seconda parte del manoscritto ne è priva. Sembra avere inizio qui un nuovo
manoscritto, ma i materiali e la scrittura sono molto simili, perciò l’ambiente di
provenienza e il periodo in cui furono esemplati doveva essere il medesimo. Le due
unità, inoltre, dovettero essere unite già nel XIII secolo, poiché una mano di questo
secolo ha occupato metà del f. 88v e il recto del f. 89 con il testo, rimasto incompleto,
De miraculis S. Thomae Apostoli. Il resto è redatto da una mano del XII secolo.
Gli incipit dei testi presentano iniziali in inchiostro rosso di altezza pari a sei righe di
testo.
Il codice è registrato in un catalogo di Grafschaft compilato nel XVII secolo.
Contenuto:
- ff. 1v-50v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 50v-85r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- 85v-86v: Isidorus Hispalensis, Etymologiae (excerpta dal Liber II);
- ff. 85v-88v: Aldagoz (o Aldagot), arcivescovo di Magonza (1107-1119), Epistula
ad episcopos Saxoniae, Franciae, Lotharingiae et omnes Christi fideles (1108);
- ff. 88v-89r: De miraculis S. Thomae apostoli factis in India (Recensio brevior),
BHL 8146, incompleto;
- ff. 89v-104v: Vita Sancti Heinrici Imperatoris, redazione I, BHL 3812;
- ff. 105r-113v: Passio S. Ignatii, BHL 4256.
- ff. 114r-116v: Heinricus, abate del monastero benedettino di Breitenau († 1170),
Passio S. Thiemonis;
- ff. 116v-124r: De casu Theophili vicedomini narratio metrica;
- ff. 124r-129r: Vita metrica S. Pelagiae;
- ff. 129r-136v: Vita metrica S. Eufrosinae;
45
- ff. 136v-137r: Gevehardus, monaco di Grafschaft (?), Epitaphium Reinaldi de
Dassel, archiepiscopi Coloniensis;
- ff. 137v-138r: Gevehardus monachus, Littera metrica a Nicolaus, abate di Siegburg
(† 1172);
- ff. 138r-139v: Gevehardus monachus, Littera metrica a un certo Wirnherus;
- ff. 140r-143v: due epistole dei monaci e dell’abate Siegfrid di Grafschaft
all’arcivescovo di ColoniaRainaldus;
- ff. 143v-145r: versi sulla fondazione di Treviri;
- ff. 145v-146r: leggenda sul monastero di Affligem.
Il codice di Darmstadt è uno dei due testimoni dell’epistola e del carme di dedica
dell’opera di Rabano Mauro a Ermengarda, moglie di Lotario: il commentario al libro di
Giuditta è preceduto da un carme acrostico, in cui le iniziali dei versi formano il nome
Irmingardam augustam (f. 2v), mentre il commentario al libro di Ester è introdotto da
un’epistola in prosa e da un carme costituito da 24 distici elegiaci (ff. 50v-51v).
77
Bibliografia di riferimento:Kurzinventar der Handschriften der Universitäts- und Landesbibliothek
Düsseldorf, PDF-Dokument, zuletzt redaktionell bearbeitet von Silvia Boochs, Düsseldorf, Universitäts-
uns Landesbibliothek, s.d. (http://www.manuscripta-mediaevalia.de/hs/kataloge/HssInventarDdf.pdf);
A.MAZUREK, J.OTT, Die mittelalterlichen Handschriften der Signaturengruppe B in der Universitäts- und
Landesbibliothek Düsseldorf II (Ms. B 101a bis B 214), Harrassowitz, Wiesbaden 2011, pp. 101-3.
46
Il ms. Du è il secondo testimone conservatosi delle dediche di Rabano Mauro
all’imperatrice Ermengarda: il carme di dedica del commentario al libro di Giuditta si
trova al f. 129r; l’epistola e il carme di dedica del commentario al libro di Ester si
trovano al f. 153rb/va-b.
Contenuto:
- ff. 1r-84vb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Paralipomenon;
- ff. 85r-101rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Iudith;
- ff. 101rb-112rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Esther.
Il codice è uno dei testimoni del carmen figuratum che introduce il commentario al
libro di Giuditta (primo verso: Summe sator rerum, qui verbo cuncta creasti), anche se i
disegni non sono completati.
Si segnala che nei margini del f. 101v si trovano un segno di nota in corrispondenza
del paragrafo I, 3 ovvero di uno dei passaggi in cui Rabano fornisce indicazioni relative
alla contestualizzazione storica della vicenda di Ester,79 e nel margine inferiore una nota
relativa alla successione dei re persiani:
78
A. M. BANDINI, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, Firenze 1774-
1777, voll. I-IV, vol. IV, coll. 390-391.
79
[I, 3] «Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patruum suum regnavit in Perside».
47
Reges persarum et medorum inceperunt a ciro quo regnavit xxxa annis
2us. fuit Cambises filius eius qui [?] et nabuchodonosor dicitur. Sub quo ystoria Iudith
[?] compleret
3us. alter magus vii mensibus
4us. Germanus eius magus dictus [?] v mensibus
5us. Darius filius ystapis [?]
6us. Xerses filius eius mensibus vii
7us. Artaxesses tertius Lomngimanus. xl
8us. Xerses ii mensibus
9us. Sogdianus vii mensibus
10us. Darius dictus [?] nothus
11us. Artaxesses Menon dictus [?] Assuerus. Sub quo historia Hester est completa . xl
12us. Artaxesses ochus
13us. Arsamus filius eius
14us. Darius filius eius sub quo finitus eius esset [?] regis persarum imperium. occiso
... ... Alexandro ... rex grecorum monarch... extint [vix legitur]
La nota appare scritta con un inchiostro bruno, più leggero di quello utilizzato per il
testo, forse da una mano differente, anche se il formato molto piccolo e la natura di
glossa marginale potrebbe aver portato all’uso di una calligrafia differente da quella
usata nel resto del testo. L’inchiostro potrebbe essere il medesimo dei notabilia situato
nel margine destro. Anche la glossa contiene tratti di inchiostro rosso a decorazione di
alcune iniziali maiuscoli,dei numeri che segnano l’elenco e come sottolineatura delle
frasi.
Notabilia sono presenti anche al ff. 102rb, in corrispondenza del paragrafo I, 12;80 f.
102va, par. I, 17;81 f. 102vb, par. I, 25;82 f. 103ra e 103rb, paragrafi I, 28-2983 e I, 36;84 f.
80
[I,12] «Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones atque peccata
facile per similitudinem veritati competunt. Haec enim ideo diximus quia quidam doctorum David factum
in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad Christum et ecclesiam». Il riferimento a David e la frase
che segue potrebbero essere ripresi in maniera non letterale da un passo di Girolamo che Rabano Mauro
sicuramente conosce poiché lo cita nel commentario al vangelo di Matteo e nelle Homiliae in evangelia et
epistolas.
81
[I,17] «Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat; sic factorem adprobat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta damnat, ut haec mystice gerenda
persuadeat». Si tratta di una citazione da Gregorio Magno.
82
[I,25] «Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt,praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae, quae in cultu et religione pietatis maxime excellit». L’inciso ut quidam
48
106vb, par. VI, 3;85 f. 107rb, par. VII, 3;86 f. 108vb, par. X, 5;87 f. 109ra, par. X, 6;88f.
110rb, par. XI, 23.89 Non risulta semplice comprendere il criterio con cui furono messi
in evidenza i passaggi indicati: alcuni corrispondono a citazioni da autori precedenti, ma
non tutti i casi sono accomunati da tale origine.
Al f. 106v, in corrispondenza dei paragrafi VI, 2 e VI, 3-4, si segnala anche la
presenza di due segni di nota in inchiostro rosso, riconducibili come forma
all’abbreviazione di quia o quem, ma di cui non è chiaro il significato; in questi casi la
mano sembra la medesima che ha inserito le rubriche e i numeri dei capitoli.
volunt sembra rimandare ad altri testi, tuttavia non individuati; potrebbe essere un rimando generico a
un’interpretazione diffusa.
83
[I,28] «[...] et in supernorum contemplatione tunc sese altius attollunt, ad speculandum utique
gloriam maiestatis divinae, cum serenum ab exterioribus perturbationibus tempus accipiunt.[29]
Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumquegenus est marmoris candidissimi». La
conclusione del par. 28 è una citazione da Beda, Expositio in Cantico canticorum.
84
«Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est ut, cum diversa sint auditorum vitia, et singulis
inveniatur congrua et tamen sibimetipsinon sit diversa». Citazione dalla Regula pastoralis di Gregorio
Magno.
85
«Potest et per Aman istum Agagiten, quem Iosephus de stirpe Amalech esse editum narrat [...]».
Riferimento a FLAV. IOS. Antiquit. XI 6, p. 238.
86
[VII,3] «[...] ipsa omnia quaecumque vult facit in caelo et in terra, in mari et in omnibus abyssis.
Iusto enim iudicio Dei agitur ut fideles eius famuli in manus persecutorum tradantur, sive ad peccatorum
expiationem, sive ad morum correctionem, seu etiam ad meritorum augmentum et praemiorum
multiplicationem». Il passaggio non risulta derivare da opere precedenti.
87
[X,5] «Tunc enim iam sero est ad quaerendumsalutis remedia, quando imminet ultionis vindicta. Sic
et in evangeliiparabolaadveniente sponso stultae virgines a prudentibus oleum ad vasa sua reficienda
petunt, sed non accipiunt».
88
[X,6] «Ibi iam a Domino non potest mereri quod petit, qui hic noluit audire quod iussit; qui tempus
congruae penitentiae perdidit, frustra ante regni ianuam cum precibus venit».
89
[XI,23] «Hinc et Amalechitas postmodum usque ad internicionem delere praecipiebat, quia omnem
scandali occasionem eis auferre volebat».
49
G. Genève, Bibliothèque Publique et Universitaire, lat. 2290
90
Bibliografia di riferimento: B. BISCHOFF, Katalog der festländischen Handschriften des 9.
Jahrhunderts (mitAusnahme der wisigotischen), Wiesbaden1998, I: Aachen-Lambach, p. 283, n. 1347-
1348; J. SENEBIER, Catalogue raisonné des manuscrits conservés dans la Bibliothèque de la Ville et
République de Genève, Lib. Barhelemy Chirol, Genève 1779, p. 79-81; I. JEGER, descrizione dei
manoscritti della Bibliothèque de Genève, per e-codices, 2012.
91
B. Bischoff attribuisce il codice allo scriptorium di Murbach e propone una datazione intorno
all’anno 830 su base paleografica (cfr. Katalog cit.); precedentemente lo stesso studioso aveva avanzato
l’ipotesi di una provenienza del ms. da Reims (cfr. A. SIMONETTI, Commentario cit., p. 24, n. 54), mentre
K. Christ aveva ipotizzato un’origine proprio dall’abbazia di Fulda (Die bibliothek der Kloster Fulda im
16. Jahrhundert. Die Handschriften-Verzeichnisse, Harrassowitz, Leipzig 1933, p. 180), tuttavia nessun
volume identificabile con G è contenuto nei cataloghi dei mss. di Fulda dei sec. IX e X pubblicati da G.
Becker (G. BECKER, Catalogi bibliothecarum antiqui, Fr. Cohen, Bonn 1885, pp. 31-32).
50
quaternioni con alcune eccezioni costituite da fascicoli di 7 fogli dovuti alla caduta di
singole pagine. A partire dal f. 66v, i fascicoli sono numerati da I a XIV.
Scrittura: si alternano minuscola carolina (utilizzata per il commentario) e capitale
rustica (per i versetti biblici). Sembra possibile individuare due differenti mani: la prima
esemplò i commentari ai libri di Giuditta ed Ester, la seconda il commentario ai
Maccabei.
Alcuni fogli sono decorati con disegni: al f. 3v si trova il carmen figuratum che
accompagna la dedica dell’opera all’imperatrice Giuditta, moglie di Ludovico il Pio; ai
f. 83r e 199r sono disegnati nei margini inferiori due volti di uomini in inchiostro nero e
rosso; tra i ff. 82v e 124r si possono vedere disegni di vario genere quali volti, mani,
stelle, grandi lettere. Nessuno di questi disegni si colloca nei fogli contenenti il
commentario al libro di Ester.
Contenuto:
- ff. 1v-37v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 37v-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester, incompleto (explicit:
...liber duorum testamentorum continet sana fine et bona operatione observent).
L’interruzione del testo in corrispondenza della conclusione del cap. XIII sembra essere
da attribuire non ad una scelta del copista ma ad un guasto meccanico ovvero alla
perdita di un foglio: la fine del cap. XIII coincide con il termine del f. 59v, e l’indice dei
capitoli che introduce l’opera contiene anche il titolo del capitolo XIV;
- ff. 60r-175v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Machabaeorum I-II, incompleto
(lacune dovute alla caduta di fogli tra i ff. 74v-75r e tra i ff. 105v-106r; explicit: ...suos
interficerent. Quod et fecerunt in tertia decima; il testo si interrompe qualche riga prima
della conclusione del capitolo). La presenza in queste pagine di una mano diversa da
quella che esemplò i commentari ai libri di Giuditta ed Ester, di un differente numero di
righe in ogni pagina e di una numerazione dei fascicoli che parte dal numero I, rendono
possibile ipotizzare che i fascicoli contenenti il commentario ai libri dei Maccabei
furono esemplati separatamente dagli altri, anche se probabilmente fin da subito furono
concepiti come uniti ai primi così da costituire un solo volume.
Nel ms. G non sono presenti epistole di dedica, ma il codice è uno dei testimoni del
carmen figuratum con cui l’opera venne donata all’imperatrice Giuditta; non è chiaro se
51
uno spazio rimasto vuoto fosse predisposto per l’inserimento dell’epistola: ai ff. 1v-2r
sono elencati i titoli dei capitoli in cui risulta suddiviso il commentario e il f. 3v è
occupato dal testo in versi, ma i ff. 2v-3r sono bianchi; tale impaginazione, tuttavia,
potrebbe essere dovuta soltanto all’uso di posizionare parti di testo più delicate, quali
potevano essere le immagini, sul verso dei fogli, così da garantire una maggiore
protezione soprattutto in apertura di codice.
Contenuto:
- ff. 1r-46v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Esther;
- ff.47r-118r: Hrabanus Maurus, Expositioin librum Iudith.
92
Bibliografia di riferimento: G. BECKER, Catalogi bibliothecarum antiqui cit., p. 34, n. 229; B.
BISCHOFF, Katalog der festländischen Handschriftencit., p. 338; A. HOLDER, Die Handschrtiften der
Landesbibliothek Karlsruhe, V. Die Reichenauer Handschriften. Erster Band die
pergamenthandschriften. Neudruck mit bibliographischen Nachträgen, Otto Harrassowitz, Wiesbaden
1970, p. 216.
52
riferimento a entrambi i commentari, è posizionata dopo l’Expositio in librum Hester (f.
47r-v).
Contenuto:
- ff.1r-57v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Sapientiae;
- ff. 57v-93v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 93v-115v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 116r- Hrabanus Maurus, Expositio in libros Macchabaeorum.
93
Bibliografia di riferimento: K. HALM, Catalogus codicum manu scriptorum Bibliothecae Regiae
Monacensis, vol. IV 2, Wiesbaden, München 1968, p. 97; E. KLEMM, Die romanischen Handschriften der
Bayerischen Staatsbibliothek. vol. 1. Die Bistümer Regensburg, Passau und Salzburg. Textband.
Tafelband, Reichert,Wiesbaden 1980, p. 64, n. 88.
53
nell’antigrafo da cui era tratto il codice, di cui il copista si accorse ma che non poté
colmare, decidendo tuttavia di segnalare la mancanza lasciando uno spazio vuoto per
un’eventuale integrazione. La medesima lacuna si ritrova negli altri codici legati
stemmaticamente con M, ma soltanto Mo, suo descriptus, presenta similmente uno
spazio lasciato bianco nel foglio.
Una lacuna nel testo è presente anche tra i paragrafi XIII,8-XIIII,4, ma in questo caso
il testo prosegue senza soluzione di continuità.
Il codice è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.
Carta e pergamena; ff. 179; formato: 215 x 150 <150-165 x 100-105> mm.;
impaginazione su una sola colonna, 29-30 righe. Scrittura: bastarda e libraria corsiva,
tratti di libraria posata e libraria corrente. Capilettera in inchiostro rosso e tratti
decorativi rossi all’inizio dei paragrafi.
Contenuto:
- ff. 1r-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Sapientiae;
- ff. 60r-105r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 105r-135v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 136r-142v: vuoti;
- ff. 143r-150v: Speculum amatorum mundi (incipit: Videte quomodo caute
ambuletis...)
- ff. 151r-154v: vuoti;
94
Bibliografia di riferimento: K. HALM, Catalogus codicum manu scriptorum cit., p. 192; J.
KNÖDLER, Katalog der Handschriften aus dem Benediktinerkloster St. Emmeram in
RegensburgVorläufige Beschreibung, erstellt, Bayerische Staatsbibliothek, München2013; K. SANFTL,
Catalogus veterum codicum manuscriptorum ad S. Emmeram, pars I - BSB Cbm Cat. 14(1), Regensburg
1809, p. 176.
54
- ff. 155r-178r: Iohannes Rode von Hamburg, Viridarium clericorum (Epistula ad
Henricum Olemannum) (incipit: Honorabili et discreto viro multa bonitate pollenti
domino Heinrico Oleman...).
Il codice Mo risulta essere descriptus del codice M.95 Come il suo antigrafo, è
testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.
95
Cfr. infra § 3.2.1.
96
Bibliografia di riferimento: H.O. COXE, Catalogus codicum manuscriptorum qui in Collegiis
Aulisque Oxoniensibus hodie adservantur, I, University of Oxford, Oxford 1852, p. 57; R.A.
BASKERVILLE MYNORS, Catalogue of the Manuscripts of Balliol College Oxford, Calendon Press, Oxford
1963, p. 174.
97
Circa duecento manoscritti appartenuti a William Gray sono oggi conservati presso la biblioteca del
Balliol College di Oxford: si tratta probabilmente della più ampia collezione privata di manoscritti
medievali sopravvissuta in Inghilterra. Gray, membro di una famiglia di rango nobile, giunse a Balliol nel
1431 e diresse l’Università negli anni 1440-1441. Divenuto vescovo di Ely nel 1454, alla sua morte,
avvenuta nel 1478, la sua biblioteca fu donata al Balliol College.
55
Contenuto:
- ff. 2r-160r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Paralipomenon;
- ff. 160r-189v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. ff. 189v-209v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.
Nella seconda colonna del f. 209v, lo scriba ha ripetuto una frase tratta dall’ultimo
paragrafo del commentario (Hi querunt bona populo suo et locuntur que ad pacem
pertinent seminis suis quia iuxta Ysaie vocem): una mano del XVII secolo,
interpretandola come l’explicit del testo, ha aggiunto le indicazioni Imperfectus liber e
Desunt reliqua.
Due righe appaiono invece cancellate in basso alla colonna a del f. 209v: sembrano
segno chiaro della presenza di un ex-libris monastico, cancellato in un momento e per
motivazioni ignoti. Sempre nell’ultimo foglio si leggono altre scritte nel margine
inferiore, non totalmente chiare, forse consistenti in prove di inchiostro: Ego sum p...,
Ego sum viris (sic legitur), e, riconducibili a una mano del XV secolo, s. petri mold e de
blank.
98
Bibliografia di riferimento: bibliografia disponibile online unitamente alla riproduzione del
microfilm del manoscritto, all’indirizzo http://gallica.bnf.fr; L. DELISLE, Inventaire des manuscrits
conservés à la Bibliothèque impériale sous les numéros 8823-11503 du fonds latin, in «Bibliothèque de
l'école des chartes» 23 (1862), Librairie Droz, Paris, pp. 277-308, p. 291.
56
del f. 54v (Achepté a Paris, un teston, l’an 1583, en marsm de la B[ibliotheque] de F.
de Belleforest).
Sei fascicoli di otto fogli (ff. 1-48) e uno di sei fogli (ff. 49-54); fogli segnati
dall’umidità; inserimenti in carta per restaurare la pergamena.
Contenuto:
- ff. 1r-20r: Legis Langobardorum primus liber;
- ff. 20r-48v:Legis Langobardorum liber secundus;
- ff. 48v-54v: Legis Langobardorum liber tertius.
...iuxta Pauli sententiam: «Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum
sanctum qui datus est nobis»99 et «Unicuique datur manifestatio Spiritus ad utilitatem:
alii quidem per Spiritum da[tur]...».100
99
Rom 5,5.
57
Terza unità codicologica: sec. XV.
Codice membranaceo; ff. 16; due fascicoli di otto fogli; formato: 250 x 180 <188 x
122> mm.; impaginazione a righe lunghe, 35 righe per pagina.
Scrittura e decorazione francesi; un solo copista; capolettera di grandi dimensioni
con inchiostro blu e rosso al f. 87r.
Contenuto:
- ff. 87v-102v: Jacobus de Benevento, Viridarium consolationis; incompleto: mutilo
della fine per lacuna materiale.
Contenuto:
- ff. 1r-28r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 28r-34v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.
100
1Co 12,7-10.
101
Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements, Tome II (n.
1439-2692), sous la direction de Ph. Lauer, Bibliothèque nationale, Paris 1940, p. 455.
102
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. XL, n. 90.
103
Cfr. il testo edito, in corrispondenza dei relativi paragrafi.
58
Il codice è testimone dell’epistola dedicatoria all’imperatrice Giuditta (f. 1r-v).
Contenuto:
- ff. 1r-139r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Paralipomenon; l’epistola
dedicatoria manca della parte iniziale per la caduta del primo foglio del volume; si
segnala una lacuna tra i ff. 6-7;
- ff. 139r-161v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith; l’incipit del
commentario è mutilo per la perdita di un foglio che doveva trovarsi tra i ff. 139 e 140;
- ff. 161v-177v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.
Sec. XII.
Provenienza: Clairvaux. Ex-libris in chiusura del volume: al f. 100r si legge, per
opera di una mano del sec. XIII, Liber Sancte Marie Clare Vallis, con indicazione della
segnatura antica “H 16”.
104
Bibliografia di riferimento: L. DELISLE, Inventaire des manuscrits de la Bibliothèque nationale:
Fonds de Cluni, H. Champion, Paris1884, pp. 109-10; J. VEZIN, Une importante contribution à l’étude du
“Scriptorium” de Cluny à la limite des XIe et XIIe s., Scriptorium XXI (1967), p. 314, n. 1.
105
Bibliografia di riferimento: Catalogue général cit., IV, p. 407; J.-P. BOUHOT, J. GENEST, La
Bibliothèque de l’abbaye de Clairvaux du XIIe au XVIIIe siècle, Vol. 2: Les manuscrits conservés,
Primière partie: Manuscrits bibliques, patrstiques et théologiques, Brepols-CNRS Editions, Paris 1997, p.
477.
59
Codice membranaceo; ff. 101; formato: 260 x 190 mm.; fascicoli costituiti da otto
fogli; impaginazione a linee lunghe, 24-25 righe per pagina; rigatura “a mina di
piombo”.
Scrittura minuscola tarda; iniziali con ritocchi colorati e titoli in inchiostro rosso.
Contenuto:
- ff. 1r-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 60r-100r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.
Sec. XII.
Provenienza: Fontenay. Ex-libris (f. 90r): Liber Sancte Marie de Fonteneto. Il codice
divenne parte della biblioteca di Jean Bouhier, senatore e bibliofilo francese (1673 -
1746), con la segnatura D. 22: si legge al f. 1r: Codex ms. Bibliothecae Buherianae. D.
22. MDCCXXI.
Codice membranaceo; ff. 91; formato: 280 x 190 mm.; impaginazione: testo su
un’unica colonna a linee lunghe, 24-25 righe per pagina. Scrittura: minuscola; iniziali
con ritocchi colorati e titoli in inchiostro rosso.
Contenuto:
- ff. 1r-55r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 55v-90r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester
106
Bibliografia di riferimento: Catalogue général cit., IV, p. 427; A.BONDEELLE-SOUCHIER,
Bibliothèques cisterciennes cit., pp. 105-10.
60
Tr. Troyes, Médiathèque de l’Agglomération Troyenne, Fonds anciens 1116107
Sec. IX.
Provenienza: non nota. Il ms. fu parte della biblioteca di Jean Bouhier, come indicato
dalla nota sul foglio di guardia: Codex ms. Bibliothecae Buherianae. D. 60. MDCCXXI;
la medesima mano intervenne sul titolo dell’opera nella stessa pagina modificandolo da
Commentarius in Iudices, Ruth et Esther in Commentarius in Iudices, Ruth, Regum
libros et Tobiam. Accedit Hrabanus Maurus in libros Iudith et Esther.
Codice membranaceo; ff. 95; formato: 250 x 165 mm.; costituito da due unità
codicologiche, entrambe risalenti al IX secolo e forse fin da subito pensate per essere
rilegate in un unico volume, oppure riunite nel XVIII secolo, come indicato dalla
modifica del titolo avvenuta segnalata; fascicoli segnati con lettere nel margine inferiore
del verso dell’ultimo foglio a partire dal f. 44, ovvero nella seconda unità codicologica,
con cadenza irregolare (soprattutto ma non unicamente quaternioni: A f. 44v, C f. 60v,
D f. 68v, E f. 76v, F 84v, G f. 94v). Impaginazione su linee lunghe, 28-34 righe per
pagina; scrittura: minuscola, con titoli in capitale nel medesimo inchiostro del corpo del
testo.
107
Catalogue général cit., IV, p. 458-9.
61
- al f. 80r: lettera h in corrispondenza del par. I, 25, mentre poche righe sotto, in
corrispondenza del par. I, 26, un segno simile a π o a tr con legatura, o forse più
semplicemente ty per chiarire la calligrafia del vicino martyrii;
- al f. 92r si intravede nel margine destro un segno simile alla lettera q, in parte, però,
tagliato per la profilatura del foglio; la porzione di testo corrispondente è il paragrafo
XI, 24;
- al f. 93v, in corrispondenza del par. XII, 17, sembra possibile leggere la notazione
populus aliter.
Codice composito.
Provenienza: abbazia agostiniana di St. Maria Magdalena presso Frankenthal
(Canonici Regolari di Sant’Agostino). Ex-libris (f. 108v, mano del sec. XV): Codex iste
pertine monasterio beate marie magdalene In franckentall Inter spiram et wormatiam
situato. canonicorum regularium Sancti augustini episcopi et doctoris eximii.
Codice membranaceo; ff. 302.
62
- ff. 53r-61v: Glosulae super prologum Pentateuci et in aliquos libros Veteris
Testamenti.
63
Va. Città del Vaticano, BAV, Chig. A.IV.75110
Sec. XII.
Provenienza: non nota. Nell’inventario redatto da G. Baronci è ricondotto allo
scriptorium farfense;111 confluì poi nel patrimonio della biblioteca della famiglia Chigi.
Codice membranaceo; ff. 89; formato: 185 x 134 <150 x 90> mm.; impaginazione a
colonna unica, 25 righe; rigatura a incisione. Fascicoli costituiti da quaternioni; ordinati
con una lettera corsiva nel margine inferiore del primo foglio e con richiami nel margine
inferiore sul verso dell’ultimo foglio. Il penultimo fascicolo (k) è formato da 6 fogli
anziché 8; l’ultimo (l) è un bifolio (4fogli).
Scrittura farfense; inchiostro marrone; lettere iniziali con tratti decorativi gialli o
rossi.
Contenuto:
- ff. 1r-52r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 52r-82v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.
110
Manoscritto consultato in riproduzione microfilm presso l’IRHT di Parigi; collazione in seguito
verificata sul ms. stesso presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Bibliografia di riferimento: Catalogo
dei manoscritti Chigiani, Inventario G. Baronci, vol. I.
111
Cfr. G. BRUGNOLI, Note sulla minuscola farfense, «Rivista di cultura classica e medioevale» 3
(1961), pp. 332-341.
64
Ve. Verona, Biblioteca Capitolare, 68 (65)112
Sec. IX.113
Provenienza: non nota.
Codice membranaceo; ff. 75; formato: 269 x 217 <205 x 170> mm.; fascicoli
costituiti da quaternioni segnati con numeri romani nel margine inferiore del verso
dell’ultima carta del fascicolo; il codice è mutilo dei primi quattro fascicoli, si leggono
infatti i numeri V-VIII a partire dal f. 8v e successivamente, in corrispondenza del
commentario al libro di Ester, i numeri II-V; i fascicoli IX e XI non sono numerati;
l’ultimo fascicolo è costituito da 3 fogli.
Impaginazione: rigatura orizzontale a secco, scarsamente visibile; fori guida lungo il
margine esterno della prima e dell’ultima carta del fascicolo; quattro linee guida
verticali a secco tracciate una sola volta sulla prima e sull’ultima carta del
fascicolo.25righe per pagina, disposizione del testo a piena pagina. Scrittura: minuscola
carolina di una mano nelle carte 1r-72v, con titoli in scrittura onciale in inchiostro rosso;
capitoli numerati in rosso, numeri romani. Nelle ultime carte (73r-75v) minuscola
carolina di due mani, forse riconducibile a due forme autografe di corsivo di Raterio
vescovo di Verona.
Contenuto:
- ff. 1r-32v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith; testo mutilo (incipit:tuo...
in moltitudine..., corrispondente alla conclusione del capitolo VIII);
- ff. 33r-72v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 73r-75v: Ratherius Veronensis, De vita et translatione Sancti Metronis.
112
Bibliografia di riferimento: G.B.C. GIULIARI, La Capitolare Biblioteca di Verona. Ristampa
dell’edizione 1888, a cura di G.P. Marchi, Verona 1993, pp. 402, 407; A. SPAGNOLO, I Manoscritti della
Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo, Verona 1996, pp. 128-9; Scheda codicologica,
Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche.
113
Datazione proposta da A. Rezzani nel 1625, vd. G. TURRINI, Indice dei codici capitolari di Verona
redatto nel 1625 dal canonico A. Rezzani, Verona 1965, p. 37.
65
W. Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 741114
Sec. XII.
Provenienza: monastero benedettino di St. Georg in Weltenburg (ex-libris al f. 140r:
liber sancti georgii in weltenburch). Al f. 7r, nel margine inferiore, si legge: Ex
Augustissima Bibliotheca Caesarea Vindobonensis.
Codice membranaceo; ff. 191; impaginazione: 33-34 righe, su due colonne ai ff. 1-
139; testo a piena pagina ai ff. 140-191. Fascicoli costituiti da quaternioni, numerati in
maniera irregolare nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio o sul recto del
primo foglio; in corrispondenza del commentario al libro di Ester si leggono i numeri
IIII al f. 171v, V al f. 179v e VI al f. 180r. Scrittura minuscola tarda; sembra esserci un
cambio di mano al f. 176r.
Contenuto:
- ff. 1v-68v: Beda Venerabilis, Expositio in Esdram et Nehemiam;
- ff. 69r-139r: Hrabanus Maurus, Expositio in Machabeos;
- ff. 139v: Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis anno 1231;
- ff. 140r-167v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 167v-184v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 184v-191v: Beda Venerabilis, Expositio in Tobiam.
114
Bibliografia di riferimento: Academia Caesarea Vindobonensis, Tabulae codicum manu scriptorum
praeter Graecos et Orientales in Bibliotheca Palatina Vindobonensi asservatorum, Bd. 1-8, Wien 1864-
1893, I, p. 124.
66
Z. Würzburg, Universitätsbibliothek, M.p.th. f° 128115
Contenuto:
- ff. 1r-38r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Sapientiae;
- ff. 38r-42v: Guillelmus de Sancto Theodorico, De sacramento altaris (incompleto);
- ff. 43r-68v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 68v-83r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Machabaeorum;
- ff. 83r-162r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Sapientiae.
[XI, 26] Hinc est quod Salvator in Evangelio discipulis ait: «In mundo pressuram
habebitis, sed confidite...» (Ioa 16,33) // [XII, 11] (Est 9,3) ...ET OPERIBUS
PRAEERANT...;
115
Bibliografia di riferimento: H. THURN, Die Handschriften des Würzburger Dominikanerkonvents in
der Universitätsbibliothek Würzburg, voll. 1-7, Wiesbaden 1973-1990, pp. 28-9.
116
Cfr. § 3.2.1.
67
[XI,26] Hinc est quod Salvator in Evangelio discipulis ait: «In mundo pressuram
habebitis, sed confidite, quia ego vici mundum» (Ioa 16,33). // [XII,11] NAM ET
PROVINCIARUM IUDICES, DUCES ET PROCURATORES, OMNISQUE DIGNITAS QUAE
Come anticipato, sono stati individuati alcuni codici che tramandano il commentario
di Rabano Mauro al libro di Ester come raccolta di estratti. Nello specifico, si tratta di
omelie costituite da due excerpta consistenti nelle porzioni di testo corrispondenti ai
paragrafi IV,13-14 e VII,6-XI,7. I manoscritti al momento noti sono i seguenti:
- I. Innsbruck, Univerisitätsbibliothek, Cod. 243;
- Mu. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4508;
- Ox. Oxford, Bodleian Library, Lyell 55;
- Pi. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 8920.
Essendo scopo primario del presente studio la realizzazione dell’edizione critica del
commentario al libro di Ester nella forma il più possibile vicina all’originale rabaniano,
la collazione dei testimoni di estratti è stata solamente parziale: la consultazione ha
avuto inizio dai manoscritti Mu e Pi (i primi individuati) e, una volta compresa la natura
del testo da essi tràdito, è proseguita per gli altri codici in funzione di una verifica
intorno alla forma complessiva dell’omelia. Risulta senza dubbio confermato un riuso
117
Catalogue géneral cit., XI, Paris 1886, p. 11.
68
del testo in veste di sermone e in particolare per la predicazione riferita a una domenica
che nei codici oscilla tra la XV e la XVI domenica dopo il giorno di Pentecoste. Degno
di nota il fatto che il sermone è proposto in tutti i codici come attribuito ad Agostino:
alla medesima domenica, infatti, tutti gli omeliari considerati attribuiscono anche un
sermone pseudo-agostiniano intorno alla figura di Giuditta, forse possibile origine del
fraintendimento intorno all’autore anche dell’omelia su Ester. Similmente, infine, nella
domenica XVI o XVIII (a seconda delle raccolte) è proposto l’utilizzo di un sermone
intorno al libro dei Maccabei nuovamente attribuito ad Agostino ma di fatto costituito
da excerpta derivanti dal commentario di Rabano Mauro.
Sec. XII.
Provenienza: monastero premonstratense di Wilten, Innsbruck.
Codice membranaceo; ff. 438; formato: 370 x 270 mm..
Quattro unità codicologiche: I, ff. 1-405; II, ff. 406-421; III, ff. 422-435; IV, ff. 436-
437.
Contenuto prima unità codicologica:
- ff. 1ra-386vb: Homiliae, tra le quali:
- ff. 297rb-302ra, DominicaXV: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester,
IV,13-14 / VII,6-XI,7,sermone attribuito ad Agostino;119
- ff. 304ra-308va, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositioin libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151C-1157 B), sermone attribuito ad Agostino;120
- ff. 387ra-400vb: Othlonus Emmeramensis, Vita s. Nicolai;
- ff. 400vb-402ra: Nicephorus Barensis, Translatio S. Nicolai ad Barium;
- ff. 402ra-403vb: Legende, De passione Domini;
- ff. 403vb-405vb: Legende, Vita s. Alexii.
118
Bibliografia di riferimento: G. KOMPATSCHER, Katalog der Handschriften der
Universitätsbibliothek Innsbruck, III (cod. 201-300), Verlag der Österreichischen Akademie der
Wissenschaften, Wien 1999, pp. 170-90.
119
I sermoni precedenti sono indicati, nell’ordine: Sermo beati Augustini episcopi de Iudit e Itemo
sermo cuis supra; l’omelia sul libro di Ester è anch’essa intitolata Item sermo unde supra de libro Hester.
120
La titolatura del codice indica: Sermo beati Augustini episcopi de libro Machabeorum.
69
Ox. Oxford, Bodleian Library, Lyell 55121
Sec. XII.
Provenienza: Lambach (Austria).
Codice membranaceo, ff. 115; formato: 310 x 215 <225 x 135> mm.; disposizione
del testo a piena pagina, 30 righe per pagina. Scrittura: minuscola; titoli in capitale
rustica, in inchiostro rosso; capilettera di dimensioni maggiori con parti decorate in
inchiostro blu e verde.
Contenuto: come indica il titolo apposto sulla copertina del volume (sec. XV?),
Sermones dominicales post Penthecosten b. Augustini et aliorum sanctorum doctorum.
Tra le omelie:
- ff. 55v-61r, Dominica XV: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester, parr.
IV,13-14 / VII,6-XI,7,sermone attribuito ad Agostino;122
- ff. 61r-66v, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151 D13-1157 B7), genericamente indicato come
Sermo de libro Machabeorum.
121
Bibliografia di riferimento:
122
Come nel ms. I, anche in questo caso il sermone è preceduto da due altre omelie indicate con i titoli
Sermo beati Augustini episcopi de Iudith e Item sermo cuius supra de eodem; l’estratto da Rabano Mauro
è quindi intitolato Item sermo cuius supra de libro Hester.
123
Bibliografia di riferimento: R. ÉTAIX, Le recueil de sermons composé par Raban Maur pour
Haistulfe des Magencie, in «Revue des études augustiniennes» 32 (1986), pp. 124-37, p. 127; G.
GLAUCHE, Katalog der lateinischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek München. Die
Pergamenthandschriften aus Benediktbeuern: Clm 4501-4663 (CaBM 3, Ser. nov. 1), Wiesbaden 1994,
pp. 17-9; E. Klemm, Die romanischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek cit., vol. 2. Die
Bistümer Freising und Augsburg, verschiedene deutsche Provenienzen. Textband, Reichert, Wiesbaden
1988, pp. 137-8, n. 193.
70
PEYRN (1548-70).Il volume potrebbe menzionato nel catalogo del sec. XIII come Tres
nove omelie et tres vetuste.
Codice membranaceo; ff. 261; formato: 435 x 295 mm.; fascicoli costituiti da
quaternioni, con le eccezioni dei fogli 1-4, 93e 261. Impaginazione su due colonne: ai
ff. 1v-2v, contenenti i capitula in scrittura di carattere minore rispetto al resto dei testi,
45-46 righe per pagina, <335 x 215> mm.; ai ff. 5r-260v 39 righe per pagina, <340-345
x 210> mm.; ultimo foglio 35-37 righe. Scrittura: minuscola carolina riconducibile a
una sola mano; integrazioni di una mano del sec. XVI ai ff. 93 e 261. Citazioni in
inchiostro nero o rosso; intestazioni in inchiostro rosso, in scrittura maiuscola;
capilettera di dimensioni pari a 5-6 linee con decorazioni in oro, argento e inchiostro di
colore rosso o blu, spesso non finite; due miniature a piena pagina (ff. 3v-4r).
Contenuto: raccolta di omelie e sermoni, pars aestiva. Sul piatto anteriore della
copertina si legge il titolo: Omelie et sermones de tempore a pascha usque ad adventum
domini. La raccolta contiene omelie tratte dai Padri (es. Gregorio Magno, Homiliae in
Evangelia, Beda, estratti dai commentari In proverbia Salomonis e In Tobiam); sermoni
anonimi o non ancora identificati; due omelie costituite da excerpta di commentari di
Rabano Mauro:
- ff. 194vb-198rb, Dominica XV: Hrabanus Maurus, Expositioin librum Hester, parr.
IV, 13-14 / VII, 6-XI, 7, sermone attribuito ad Agostino;124
- ff. 199vb-204rb, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, (PL 109,1151 D13-57 B7), sermone attribuito ad Agostino.125
124
Come negli altri testimoni, le omelie che nel manoscritto precedono quella dedicata al libro di
Ester sono attribuite ad Agostino, e nell’indice posto all’inizio del manoscritto gli estratti di Rabano
Mauro sono segnalati come Item sermo unde supra de libro Hester (f. 1v).
125
Il sermone è indicato nel manoscritto come Sermo beati Augustini episcopi de libro Machabeorum.
71
Pi. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 8920126
126
Il codice è consultabile online (http://gallica.bnf.fr). Bibliografia di riferimento: Catalogue général
des manuscrits latin,n. 8823 à 8921, ed. M.-P. Laffitte e J. Sclafer, Paris 1997, pp. 171-6; scheda
codicologica disponibile online(http://gallica.bnf.fr).
127
Cfr. F. AVRIL-C. RABEL, Manuscrits enluminés d’origine germanique I, Paris 1995, pp. 135-6, n.
122.
72
- ff. 79r-177v: domeniche dopo Pentecoste, sermoni sull’Antico Testamento; tra
questi:
- ff. 147ra-150rb, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester,
parr. IV, 13-14 / VII, 6-XI, 7, sermone attribuito ad Agostino;128
- ff. 199vb-204rb, Dominica XVIII: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151D-1157B), sermone indicato genericamente
Sermo de libro Machabaeorum;
- ff. 178r-185v: supplementi.
Si segnalano due scritte nei margini, ai ff. 148v e 150r, apparentemente non legate al
contenuto del testo esemplato.
È possibile notare un’origine comune dei quattro testimoni: tutti furono esemplati nel
XII secolo, in area austriaca. Pur trattandosi di un campione sicuramente ristretto di
manoscritti, è significativa la loro vicinanza in quanto indizio di una sicura diffusione di
questa forma di riuso del commentario in ambito tedesco-austriaco, in questo periodo.
Occorrerebbe allargare l’indagine ai codici catalogati genericamente come “raccolte di
omelie” dedicate alla pars aestiva dell’anno liturgico.
128
Come nei mss. I ed Ox, anche in Pi il sermone è preceduto da due altre omelie indicate con i titoli
Sermo beati Augustini episcopi de Iudith e Item sermo cuius supra de Iudith; l’estratto da Rabano Mauro
è quindi intitolato Item ut supra de libro Hester.
73
testimoni esegesi a Ester, è proceduta anche cercando negli inventari eventuali
manoscritti catalogati come contenenti “Rabano Mauro su Giuditta”.129
Innanzitutto è stato possibile verificare come alcuni dei codici utilizzati da Adele
Simonetti per l’edizione dell’Expositio in librum Iudith non contengano, invece,
l’Expositio in librum Hester: si tratta dei manoscritti Angers, Bibliothèque Municipale,
293 (284) (indicato come N nell’edizione Simonetti); Bamberg, Staatsbibliothek, Bibl.
27 (Ba); Valencia, Biblioteca de la Universitat, 392 (catal. 1759) (S).
Sono d’altra parte emersi due nuove testimoni del commentario al libro di Giuditta:
- il ms. Berlin, Staatsbibliothek, Magdeb. 22, datato agli anni 1459-1461,
riconducibile all’area di Leipzig, contenente una raccolta di testi esegetici e teologici dei
Padri della Chiesa; tra questi, ai ff. 80r-101v, l’Expositio in librum Judith di Rabano
Mauro;130
- il ms. Leipzig, Universitätsbibliothek, 350, codice in pergamena datato alla fine del
sec. XII o inizio del sec. XIII, testimone, nella prima di tre unità codicologiche che
costituiscono il volume, del commentario al libro di Giuditta ai ff. 64v-94r, subito dopo
Beda il Venerabile (De tabernaculo) e prima di anonimi testi in esametri.131
Per alcuni codici segnalati come testimoni dei commentari è stata verificata l’assenza
di entrambe le opere:132
- BAV, Chig. A. IV. 73, contenente il testo biblico;
- Cambridge, Eton College 16, contenente un commentario non corrispondente
all’esegesi di Rabano Mauro, né riconducibile a commentari noti sul libro di Ester
- Stockholm, Kungliga Biblioteket A 137, contenente solamente il commentario al
libro dei Re;133
129
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 306.
130
U. WINTER, Die Manuscripta Magdeburgica der Staatsbibliothek zu Berlin - Preussischer
Kulturbesitz, vol. I: Ms. Magdeb. 1-75, Harrassowitz, Wiesbaden 2001, pp. 74-9.
131
Cfr. scheda codicologica online: http://www.manuscripta-mediaevalia.de/#|6.
132
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit.; R. KOTTJE, Verzeichnis handschriftlicher cit.
133
Il codice era stato escluso anche da Adele Simonetti, cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p.
XXIV, n. 51.
74
- Stuttgart, Würrtembergische Landesbibliothek, Cod. Theol. 4° 255, anch’esso
testimone dell’Expositio in libros Regum.
Si aggiunge, fra i testimoni della Glossa ordinaria al libro di Ester, il codice Fulda,
Hessische Landesbibliothek, Aa 66, datato intorno all’anno 1200.134
2.5. Le edizioni
134
R. HAUSMANN, Die theologischen Handschriften der Hessischen Landesbibliothek Fulda bis zum
Jahr 1600. Codices Bonifatiani 1-3, Aa 1-145a, Harrassowitz, Wiesbaden 1992, pp. 142-3.
135
Cfr. J.-F. MAILLARD et alii, L'Europe des humanistes, XIVe-XVIe siècles, CNRS Editions – Brepols,
Paris 1998, p. 124; J. RICHARDOT, Dictionnaire de biographie française, vol. IX, Letouzey et Ané,
Gentilly 1961, p. 351; A. VANDER MEERSCH, Colvener, in Biographie nationale, t. 4, Académie Royale
des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique, H. Thiry imprimeur-éditeur, Bruxelles 1873, coll.
311-3.
136
Cfr. P.-I. FRANSEN, La fin inédite du commentaire de Raban Maur sur le Deutéronome, «Revue
Bénédictine» 108 (1998), pp. 80-103, a p. 80; R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit, p. 276.
75
Henin ... ac studio et opera Georgii Colvenerii fu pubblicata a Colonia negli anni 1626-
1627.
Il testo, con piccole modifiche, è alla base anche dell’edizione pubblicata da Jean-
Paul Migne all’interno della Patrologia latina: le opere di Rabano Mauro si collocano
nei volumi 107-112,137 il commento al libro di Ester in PL 109, alle colonne 635-670.
Entrambe le edizioni sono state consultate e collazionate in fase di preparazione
dell’edizione critica del testo.138
La segnalazione di una terza edizione dell’opera che si sarebbe collocata all’interno
del vol. VI dei Rerum Gallicarum et Franciscarum Scriptores di Martin Bouquet (Paris
1738-52)139 è stata smentita dalla consultazione del volume stesso:140 il nome di Rabano
Mauro torna più volte nei documenti pubblicati, ma mai in quanto autore del
commentario al libro di Ester.
137
I volumi 74-217 furono pubblicati tra il 1849 e il 1855.
138
È stato possibile consultare l’edizione Colvener in una stampa seicentesca conservata presso la
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: si tratta del volume MAGL. 10._.57 (HRABANUS MAURUS,
Opera omnia, Colonia 1627), che, come la maggior parte del fondo magliabechiano, fu danneggiato
dall’alluvione che colpì Firenze nel 1966. L’edizione si trova al momento presso il Laboratorio di
restauro della Biblioteca, in attesa di un intervento di sistemazione e rilegatura. Si ringrazia la Biblioteca
di Firenze per aver concesso la consultazione del volume.
139
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 306; H. Spelsberg, Hrabanus Maurus.
Bibliographie, Veröffentlichungen der Hessischen Landesbibliothek, Fulda 1984, p. 17.
140
Visionabile online: http://gallica.bnf.fr.
141
RABANO MAURO, Commentario cit., pp. 3-7.
142
J.W.H. NOLTE, Einige Inedita des Rabanus Maurus, in «Der Katholik. Zeitschrift für katholische
Wissenschaft und kirchliches Leben» 1875 (t. II), Simon Müller’sche Buchhandlung, Mainz, pp. 107-8.
76
Il commentario al libro di Ester, invece, è preceduto da una dedica all’imperatrice
Ermengarda costituita da un’epistola e da un carme di 18 distici. Entrambi furono
pubblicati dallo stesso Nolte insieme al carme prefatorio ad Ermengarda,143 e
successivamente due volte all’interno dei Monumenta Germaniae Historica: una prima
nel 1884 e una seconda nel 1899, con edizioni realizzate a cura di Ernst Dümmler,
rispettivamente confluite nei volumi Poetae latini aevi Carolini (vol. II) ed Epistolae
Karolini aevi (vol. III), entrambe basate esclusivamente sul manoscritto Da.
143
J.W.H. NOLTE, Einige Inedita des Rabanus Maurus cit., pp. 108-109.
77
III.
LO STEMMA CODICUM
144
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994.
145
Vetus latina. Die reste der altlateinischen Bibel. 7/3 Hester, ed. J.C. Haelewyck, Verlag Herder
Freiburg, 2003.
79
uguali introducendo autonomamente nel commentario le diverse lezioni, influenzati
dalla memoria di citazioni simili ma non identiche tra loro o dal tentativo di uniformare
il testo biblico secondo la Vulgata.
Altre tipologie di varianti risultano problematiche: l’aggiunta o l’omissione di
congiunzioni quali et, enim, autem; l’inversione di parole all’interno di sintagmi o brevi
frasi; più genericamente la presenza di lezioni che non modificano il significato del
testo a livello sostanziale. Da un lato risulta difficile comprendere quale forma sia quella
originaria – unico criterio, se quello stemmatico non dovesse essere sufficiente,
potrebbe essere una conoscenza approfondita dell’usus scribendi dell’autore o la
ricostruzione di quello del copista –, dall’altro questi tipi di varianti non possono
costituire di per sé una prova certa di congiunzione o separazione tra i codici: si tratta di
parti del discorso molto labili, troppo facilmente modificabili dai singoli copisti, anche
indipendentemente l’uno dall’altro o, magari, involontariamente; inoltre sono
difficilmente definibili come errori.
È d’altra parte vero che, proprio per il leggero peso che tali varianti hanno di per sé,
un copista che si trovasse davanti a un loro eventuale inserimento o, viceversa, a una
loro omissione, non avrebbe motivi per dubitare dell’autenticità del dettato e quindi per
intervenire volontariamente sul modello – se non, come accennato, l’usus scribendi e un
gusto personale, oltre alla possibile distrazione – ma più facilmente sarebbe portato a
riprodurre fedelmente ciò che legge. Per questo, se è vero che lezioni di questo tipo,
considerate singolarmente, non possono costituire prove sufficienti di un legame tra due
codici, il ripetersi costante della coincidenza tra più codici può essere motivo di
conferma per ipotesi formulate sulla base di lezioni di maggior rilievo.
La scarsa presenza di chiari errori-guida o di varianti indubbiamente monogenetiche
o sicuramente irreversibili rende dunque complessa l’elaborazione dello stemma
codicum: le varianti più significative permettono nella maggior parte dei casi di isolare
singoli manoscritti dal resto della tradizione piuttosto che mettere in luce nessi e reti di
rapporti.
A ciò si aggiunge il comportameno “interventista” di alcuni copisti che, correggendo
giustamente gli errori grammaticali e riuscendo in certi passaggi a tornare alla lezione
comune agli altri testimoni (per esempio nei casi di varianti interne a citazioni bibliche,
come si è accennato), rendono più difficoltoso ricostruire i rami della trasmissione del
80
testo, aprendo in più casi la possibilità di un’eventuale contaminazione con testimoni
riconducibili a famiglie diverse di manoscritti. Come scrive Giovanni Orlandi,
146
Cfr. G. ORLANDI, Lo scriba medievale e l’«emendatio», in Scritti di filologia mediolatina, pp. 209-
32, già in «Filologia mediolatina», 14 (2007), pp. 57-83, p. 232.
81
Non sono testimoni del nostro testo i manoscritti:
- Bamberg Staatsbibliothek, Bibl. 27 (Ba);
- Angers, Bibliothèque Municipale, 293 (284) (N);
- Valencia, Biblioteca de la Universitat, 392 (catal. 1759) (S).
Sono invece da aggiungere allo stemma, perché non contenenti il commento a
Giuditta o perché non visionati dalla Simonetti, i mss. München, Bayerische
Staatsbibliothek, Clm 14556 (Mo); München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4508
(Mu); Oxford, Balliol College, 168 (O); Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat.
8920 (P1); Città del Vaticano, BAV, Chig. A.IV.75 (Va).
Si segnala che le sigle dei manoscritti di Troyes 1034 e 1116, indicati nella presente
edizione rispettivamente con To e Tr, corrispondono ai codici T1 e T2 nell’edizione
Simonetti. La modifica è stata apportata per evitare equivoci, poiché i due testimoni non
derivano direttamente dal codice T, come potrebbe apparire per l’utilizzo della
medesima sigla.
Si propone, infatti, uno stemma modificato ai livelli più alti poiché l’analisi condotta
sulle varianti non permette di giustificare l’ipotesi dell’esistenza dei subarchetipi X e Y.
Altri snodi sono apparsi deboli in quanto fondati sulla presenza di poche lezioni proprie,
ma queste sono tali da essere separative e dunque da rendere necessario ipotizzare
l’esistenza di testimoni perduti quali γ e µ.
Per quanto riguarda i testimoni del testo in forma di sermone, soltanto due di essi, i
manoscritti Mu e Pi, sono stati collazionati integralmente, ma è possibile indicare con
82
certezza una parentela tra questi e i manoscritti I ed Ox. Per questo i quattro codici sono
collocati nello stemma in modo tale da costituire una famiglia identificata come
discendente da un comune antenato ψ; tuttavia la collazione non ha portato a
comprendere il legame tra questo gruppo e il resto della tradizione.147
147
Cfr. infra § 3.5.
83
3.1. Elementi contestuali e paratestuali: la presenza nei codici di altre
opere di Rabano Mauro e delle epistole di dedica
Un primo elemento che può essere indizio di legami tra i testimoni è costituito dai
testi che nei codici accompagnano il commento a Ester, ovvero dal contesto in cui
l’opera risulta collocata fisicamente nei volumi. Come emerge dalla descrizione dei
testimoni, si tratta generalmente di raccolte di testi esegetici ma non solo. Il
commentario a Giuditta è sempre presente nei mss. che tramandao le opere in forma
integrale e generalmente, con una sola eccezione, precede quello a Ester. Soltanto i mss.
che contengono l’esegesi a Ester nella forma di “estratti”, ovvero excerpta riuniti in
forma di sermone, non contengono Giuditta, ma si tratta di un ramo particolare della
tradizione: i codici in cui si trovano tali estratti sono infatti veri e propri omeliari
dedicati alla Pars aestiva dell’anno liturgico, testimonianza di un riuso del testo e della
sua fortuna; si ricorda che si tratta dei codici Mu, Pi, I, Ox. Tra questi, chiaramente
appartenenti a uno stesso ramo di discendenza del testo, sono stati collazionati i mss.
Mu e Pi.
84
- il codice B contiene l’esegesi di Rabano ai libri dei Re e ai Paralipomeni, Beda su
Esdra, Neemia e Tobia, nuovamente Rabano Mauro su Giuditta, Ester e i Maccabei;
- il ms. V tramanda il commento di Beda al libro di Tobia, Rabano su Giuditta ed
Ester, e alcune Glosulae super prologus Pentateuci;
- il ms. Tr si apre con un’Expositio in libros Judicum, Ruth, Regum et Tobiam di
Beda;
- W contiene, nell’ordine, Beda su Esdra e Neemia, Rabano sui Maccabei, una
Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis anno 1231, nuovamente Rabano su Giuditta ed
Ester, infine Beda su Tobia; la presenza dell’esegesi a Giuditta, Ester, i Maccabei e
Tobia avvicina W al testimone Z.
La presenza nei manoscritti dei medesimi testi costituisce, pur non essendo dato
vincolante, un primo indizio di vicinanza per i testimoni che li contengono: 148 se ne
propone una sintesi, segnalando in carattere grassetto le opere di Rabano Mauro.
− Av Pa Va (η) T To (χ) K: Iud, Est (si aggiunge il ms. P, mutilo in apertura e
chiusura del codice, dunque privo dell’inizio del commento a Giuditta e di
evenutali testi precedenti, e della conclusione del commento a Ester e di
eventuali testi successivi).
Nonostante la presenza esclusiva dei due commentari non possa essere considerata
prova di un rapporto necessariamente più stretto fra i testimoni che li tramandano, essa è
tuttavia un elemento da considerare nell’analisi della tradizione, anche in quanto
148
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 308.
85
testimonia una diffusione dei due testi che si mantiene unita fino almeno alla fine del
XII secolo, riconoscendo alle due opere esegetiche un valore e una dignità tali da
consentirne la trascrizione in codici destinati soltanto ad esse.
Alcuni gruppi di testimoni corrispondono a sottogruppi presenti nello stemma.
− M: Sap, Iud, Est, Mac / Mo: Iud, Est, Sap / W: Bed Esd, Bed Neem, Mac,
Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis, Iud, Est, Bed Tob / Z: Sap, Iud, Est,
Bed Tob, Mac
Come nota Rossana Guglielmetti, nei testimoni monacensi e nel codice di Würzburg
(oltre che nel codice di Bamberg, Staatsbibliothek, Bibl. 27, contenente però il
commento a Giuditta ma non al libro di Ester), i commentari sono preceduti dall’esegesi
al libro della Sapienza: l’accostamento non sarebbe di per sé motivo di stupore, ma
l’inversione nell’ordine rispetto al canone biblico costituisce una particolarità che
potrebbe essere traccia di un modello comune ai manoscritti, ipotesi sostenuta anche
dalla loro condivisa provenienza bavarese. La presenza del commento ai Maccabei
rafforza il nesso tra i mss. Z, M e W (anche se W lo contiene in una posizione differente
e in mezzo ad altri testi), così come d’altra parte il commento di Beda al libro di Tobia
potrebbe essere indizio ulteriore di un legame tra W e Z.
L’esegesi ai Maccabei è, inoltre, presente in altri due codici:
− G: Iud, Est, Mac / B: Re, Par, Bed Esd, Bed Neem, Bed Tob, Iud, Est, Mac
86
Come già osservato in W e B, spesso i testi di Rabano sono copiati accanto a opere
esegetiche di Beda, a conferma della effettiva e concreta complementarietà dell’opera
dei due autori:
− V: Bed Tob, Iud, Est, Glosulae super prologus Pentateuci
− Tr: Bed Iudic, Bed Ruth, Bed Reg, Bed Tob, Iud, Est
Nel codice di Troyes 1116 (Tr) Beda è indicato nel margine come autore dei
commenti ai Giudici, a Ruth e ai Re, ma l’attribuzione non è autentica; nei commenti, al
momento anonimi e catalogati sotto il nome di Pseudo-Beda, si individuano molti
passaggi tratti da Isidoro di Siviglia.
Ci sono infine codici in cui le opere di Rabano Mauro si collocano accanto ad altri
strumenti utili per la lettura delle sacre Scritture, come possono essere le Etymologiae di
Isidoro di Siviglia o l’anonimo De ortu et gestis et obitu et vita quorundam inlustrium
virorum, mentre in altri casi la scelta delle opere non pare sottendere un criterio preciso,
o almeno non uno chiaramente riconoscibile.
− A: Iud, Est, anonimi (tra cui De ortu et gestis et obitu et vita quorundam
inlustrium virorum)
− C: Sermones domini Bernardi abbatis super Canrica Canticorum, Iud, Est (+
tomo II)
− Da: Iud, Est, Isid Etymologiae (excerpta lib. II, De oratore, de philosophia, de
aritmetica), Aralgot, ep. ai vescovi, Vite miracoli e passioni di vari santi:
Tommaso, Enrico Imperatore, Ignazio...
− D: Agostino De utilitate credendi, De regula verae fidei, De X cordis Psalterii,
Iud, Est, Disputatio fidei inter Athanasium et Arrium, Ambr De tradendis
basilicis (contra Auxentium), Miracula Eugenii papae, Libellus domni
Hildeberti, Cenomannensis episcopis, de concordia veteris ac novi sacrificii,
Versus de similibus dictionibus
87
3.1.2. Le epistole di dedica
149
L’epistola è presente anche nei codici Angers, Bibliothèque Municipale, 293 (284) e Bamberg,!
Staatsbibliothek, Bibl. 27, ma questi testimoni non sono qui considerati perché non tramandano il
commento al libro di Ester.
88
mancanti dei fogli iniziali dunque potrebbero essere stati testimoni del testo, mentre in
O i capitoli del commentario a Giuditta seguono senza soluzione di continuità l’explicit
del commento ai Paralipomeni, senza predisposizione per l’inserimento del testo
introduttivo).
I codici G e F tramandano il testo in versi ma non l’epistola di dedica, assente in tutto
il ramo γ, dunque soltanto C e To nell’intera tradizione a noi pervenuta contengono
tanto l’epistola a Giuditta quanto il carmen figuratum, secondo quanto doveva essere
nell’originale donato all’imperatrice. È possibile infatti supporre che entrambi i testi
accompagnassero il commentario e che poi in alcuni codici sia stato tramandato soltanto
il carmen e non l’epistola dedicatoria o viceversa, trattandosi di elementi paratestuali,
non direttamente legati al contenuto esegetico per il quale il testo appare essere
tramandato. Occorre inoltre tenere presente che, dato che la lettera precedeva il carmen,
nel caso di perdita o di guasto dei fogli iniziali del codice, essa sarebbe stata la prima
parte che sarebbe potuta cadere.
Due sono invece i codici che conservano la seconda epistola di dedica all’imperatrice
Ermengarda: i manoscritti Da e Du (gruppo ξ). La dedica in prosa fa riferimento
soltanto al libro di Ester, mentre il libro di Giuditta è preceduto, negli stessi manoscritti,
da un carme acrostico in cui le lettere iniziali dei versi formano le parole Irmingardam
augustam.150
La prima ipotesi dell’editrice Adele Simonetti, secondo cui l’autore avrebbe rivisto il
testo in occasione della nuova dedica dei commentari a Ermengarda, sembra essere
messa in dubbio dalla presenza delle epistole dedicatorie nella tradizione manoscritta: i
testimoni che le contengono non corrispondono ai codici contenenti le varianti che
testimonierebbero tale revisione poiché la maggior parte di questi si apre con la dedica a
Giuditta. Già la Simonetti aveva proposto una seconda soluzione: occorrerebbe
anticipare l’eventuale revisione, ricollocandola in un momento precedente la dedica a
Ermengarda; 151 sarebbe d’altra parte possibile immaginare una diffusione separata di
150
Il testo è pubblicato nell’edizione Simonetti del commentario a Giuditta (p.7).
151
Questa è la proposta della Simonetti: cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. XXXV-XXXVII.
89
epistole e commentari? L’epistola a Ermenarda sarebbe potuta entrare in ξ (o
direttamente in Da e Du) per contaminazione da altri codici oggi perduti ma conservatisi
tra il IX e il XII secolo? Un aspetto problematico è dato dalla collocazione di Da e Du in
unta famiglia di mss. contenenti l’altra dedica. È certamente probabile che la maggior
parte della tradizione sia derivata dalla prima diffusione dell’opera di Rabano, dunque
accompagnata dalla dedica a Giuditta, ma questo apre necessariamente ulteriori
problematiche: da dove provengono i codici Da e Du? Se gli altri testimoni appartenenti
allo stesso ramo della tradizione tramandano l’epistola a Giuditta, per quale via possono
essere giunti nei due codici l’epistola e il carme a Ermengarda? L’analisi delle varianti
conferma il legame di Da e Du con i gruppi µ e λ, o almeno con alcuni dei testimoni: si
può pensare che il loro progenitore ξ sia stato contaminato con un codice non giunto a
noi? Alcuni aspetti dei due testimoni potrebbero sostenere questa ipotesi, anche se non
emergono dati certi in proposito.
3.2.1. M Mo W Z: ρ
90
Il primo salto, invece, presenta alcuni aspetti degni di nota in quanto nei codici M
Mo W l’inizio e la fine della lacuna interrompono nel mezzo due citazioni bibliche. La
prima, che chiude il capitolo XI, è tratta dal vangelo di Giovanni e senza dubbio si
trattava di un versetto molto noto: «In mundo pressuram habebitis, sed confidite, quia
ego vici mundum» (Ioa 16,33) interrotto subito dopo il termine confidite. La seconda,
che segna la ripresa del testo a circa metà del capitolo XII, poteva essere altrettanto
riconoscibile poiché costituita da un versetto del libro di Ester (Est 9,3): «Nam et
provinciarum iudices, duces et procuratores, omnisque dignitas quae singulis locis et
operibus praeerant, extollebant iudaeos timore Mardochei», mancante della prima parte,
fino all’espressione et operibus praeerant. Anche in questo caso la lacuna corrisponde a
circa un foglio r/v.
Il copista del ms. Z integra entrambe le citazioni: è possibile ipotizzare che si sia
accorto della loro incompletezza e, risalendo al testo biblico, abbia ricostruito i versetti
rimasti sospesi. Questo elemento porta a escludere una derivazione di M Mo e W da Z,
mentre rimangono aperte le possibilità di una discendenza di Z dagli altri o di tutti da un
antenato comune già lacunoso.
A livello grafico questa lacuna presenta una caratteristica degna di nota poiché nei
testimoni W e Z il testo prosegue senza soluzione di continuità, ma nel codice M si
interrompe a metà del foglio 113r per riprendere all’inizio del foglio 114r. Non è
evidente il motivo dello spazio lasciato vuoto; l’interruzione potrebbe coincidere con la
caduta di un foglio alla fine di un fascicolo dell’antigrafo: il copista (che sembra essere
il medesimo per tutto il commento) potrebbe essersi accorto della mancanza di una parte
di testo e avrebbe quindi proseguito nella copia lasciando uno spazio bianco per poter
eventualmente colmare la lacuna in un secondo momento. Nei margini dei fogli 113r,
prima dell’inizio della lacuna, e 114r, dove il testo riprende, sono presenti alcuni segni
che potrebbero costituire rimandi a fascicoli o schede mancanti, oppure indicazioni
relative al foglio perduto: si leggono una “X” nel margine del foglio 113r, una “X” e una
“Y” nel margine del f. 114r.
91
ms. M, f. 113r
ms. M, f. 114r
92
− LEZIONI COMUNI A M MO W Z (ρ)
[II, 2] Haec ergo convivium feminarum in palatio ubi rex manere consueverat fecit, hoc est in
ipsa Hierusalem, ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu observantiam Legis
exhibuit, vel in Scripturarum sacrarum meditatione, in qua divinitas potentiae suae notitiam
tribuit piis animabus, refectionem scientiae spiritalis inpendit
legis: regis M Mo W Z
[VII, 5] Nec illud etiam silentio praetereundum est quod dicitur Mardocheus sacco indutus
aulam regis intrare non posse.
silentio: silectio Va: silendum M Mo W Z
[VIII, 1] Die autem tertio induta est Hester regalibus vestimentis et stetit in atrio domus
regiae (Est 5,1)
vestimentis: vestibus M Mo W Z (lezione non attestata come variante della Vulgata)
[VIII, 2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis, nisi quod Ecclesia
gentium tertio tempore saeculi, hoc est post incarnationem, passionem et resurrectionem
Christi, in sacramento baptismatis per sanctae Trinitatis confessionem, fide, spe et caritate,
omniumque virtutu, se induit decore, ut inde regali consortio digna fieret, cum eius amore
praecipuo incessanter ferveret?
resurrectionem Christi: resurrectionem Domini nostri Ihesu Christi M Mo W Z
[VIIII, 18] Ipsaque Scriptura per veredarios, hoc est praedicatores sanctos, directa est in
totum orbem terrarum, quod significant cxx septem provinciae quae in regno Asueri
consistebant – nam denarius numerus per duodenarium multiplicatus centesimum et
vicesimum facit; quibus si septenarius associatus fuerit, totius summae plenitudinem
concludit.
centesimum et vicesimum: centum et viginti M Mo W Z
93
Altre varianti:
[II, 2] ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu observantiam Legis exhibuit, vel
in Scripturarum sacrarum meditatione
sacrarum: sanctarum Da Du; om. M Mo W Z
«Quoniam estis filii Dei» (cfr. Gal 4,4-6): autem add. M W Z Mo (Vulgata) (variante
attestata nella tradizione della Vetus latina)
[III, 2] ad regis aeterni thalamum munda et sancta […] introducebatur:
introducebatur: introducetur θ Av; induceretur M Mo W Z
[IIII, 19] Mardocheus manebat ad regis ianuam
manebat: iacebat M Mo W Z (variante non attestata nella tradizione della Vulgata e della
Vetus)
[VI, 8] erunt homines seipsos amantes, cupidi, elati, superbi, blasphemi
superbi om. M Mo W Z
[VIIII, 8] narravitque Zares uxori suae
Zares: Nazares M Mo W Z (variante non attestata nella tradizione della Vulgata e della
Vetus)
[X, 2] Quis est iste, et cuius potentiae, ut haec audeat facere
iste: ille M Mo W Z
[XI, 9] quatenus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat imperio electorum magistrorum
electorum magistrorum: magistrorum electorum M Mo W Z
[XI, 10] et inveni gratiam coram oculis eius
eius: tuis Va (variante attestata nella tradizione della Vetus); regis M Mo W Z
[XI, 13] pietatis suae potenter ipsi inpendit clementiam
ipsi om. M Mo W Z
94
sono condivise da Mo, con poche eccezioni che poi si indicheranno, ma ci sono alcuni
punti in cui caratteristiche di Mo si spiegano in modo convincente ed esauriente
ipotizzando che il copista si trovasse davanti esattamente al codice M e non
semplicemente a un testimone con il medesimo testo.
a. Nella frase conclusiva del prologo si legge Deus omnipotens, qui illius
reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates erexerat, te simili studio
laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur. In Mo, dopo erexerat te, si
trova, ripetuto e poi cancellato, il precedente reginae mentem:
La svista sembrerebbe priva di ragioni poiché non può essere spiegata con salti
dell’occhio provocati da eventuali omoteleuti o dalla somiglianza di parole vicine che
avrebbero potuto portare a confondersi, ma la ragione dell’errore si chiarifica
osservando il codice M: in esso reginae mentem si trova in posizione di inizio riga
precisamente sopra a simili studio, ossia in corrispondenza della lezione corretta.
ms. M, f. 93v
Non è dunque difficile che lo scriba abbia confuso le righe, riscrivendo le parole appena
copiate, per poi accorgersene e correggersi, riprendendo la frase dal punto corretto.
95
Sembra dunque che anche questo esempio sostenga l’ipotesi avanzata di Mo come
diretto discendente di M, poiché tale situazione spiegherebbe in maniera economica,
semplice e chiara la svista di Mo.
c. Un terzo esempio si incontra nel capitolo II, in corrispondenza della
spiegazione ai versetti di Ester 1,10-12, in cui una citazione degli Atti degli Apostoli
(cfr. Act 2,144-19) e in particolare un passaggio in cui san Pietro cita il profeta Gioele
(‘Et erit in novissimis diebus, dicit Dominus, effundam de Spiritu meo’ etc.), presenta
una svista consistente nella ripetizione del verbo dicit: dicit dicit Dominus. Nel punto
corrispondente in Mo si legge la medesima ripetizione (con la medesima abbreviazione
di dicit in dct con titulus) ma il copista, dopo aver trascritto due volte lo stesso termine,
si accorge della ripetizione e cancella il secondo: dicit dicit Dominus (ms. M, f. 98v).
Molti sono gli esempi di questo tipo, segni chiari di una derivazione diretta di Mo da
M. Accanto a questi, numerose sono le varianti testuali condivise dai due codici; si
propone qualche esempio:
96
sententiam: sententia M Mo
[III, 6] cum per baptismi gratiam et verbum Evangelii omnipotenti Patri filiam ad salutem
regeneravit aeternam
regeneravit: regneravit M Mo
[V, 2] Quid per hos duos eunuchos, qui ianitores erant domus regiae et in primo palatii limine
praesidebant
palatii: om. M Mo
[V, 7] Libri ergo memoriales sunt volumina duorum Testamentorum in quibus quae iustis pro
bonis actibus praemia, et quae iniquis pro peccatis suis poenae in futuro maneant
commemoratur
commemoratur: commemorantur M Mo PL Colv
[VI, 5] Tulit ergo rex anulum quo utebatur de manu sua
rex anulum: anulum suum rex M Mo
[VII, 8] ut gratia Dei et pax in ecclesia multiplicetur
in ecclesia om. M Mo
[VIII, 2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis
est Hester: Hester est M Mo (M: Hester add. in margnine a fine riga, poi copiato
nell’ordine risultante da Mo)
[IX, 8] narravitque Zares uxori suae et amicis omnia quae evenissent sibi
amicis: suis add. M Mo (variante Vetus)
[X, 2] vultum regis ac reginae ferre non sustinens
sustinens: vales ante corr., sustinens in interl. M; sustinens valens Mo, (con vel add. in
interlinea da una mano diversa)
[XI, 5] nec non etiam ea quae in genere poenarum ad torquendos martyres excogitaverunt
etiam: et tam M Mo
[XI, 20] et omnes inimicos suos cum coniugibus et liberis
coniugibus: coniugibus suis M Mo
[XI, 22] quid residuum fieri sinant
sinant: sanant M, Mo ante correctionem
Mo presenta alcune varianti proprie che lo isolano dagli altri codici, confermando a
livello testuale l’impossibilità di una discendenza di altri testimoni da questo
considerato, datato all’anno 1474:
97
[I, 34] Quod autem novissime narratur non esse quemquam qui, nolentes, cogeret ad
bibendum
esse: est Mo
[II, 9] licet opido rogatus a patre fuerit
licet: id est valde (aggiunto in interlinea sopra a oppido in Mo)
[II, 17] quae melior ei est
ei: om. Va; ea Av D F Pa Z; eius Mo
[III, 2] Repulsa igitur Iudaea a consortio regali, diversae gentes seu diversae personae
singularum gentium
gentes: om. Mo
[III, 3] Erat vir Iudeus in Susis civitate, vocabulo Mardocheus, filius Iair, filii Semei, filii Cis,
de stirpe gemini
filii Cis: felicis Mo
[V, 8] his autem qui ex contentione et qui non adquiescunt veritati, credunt autem iniquitati,
ira et indignatio
ira: autem add. Mo
[VII, 3] Iusto enim iudicio Dei agitur ut fideles eius famuli in manus persecutorum tradantur
famuli om. Mo
[VII, 6] Hester ergo haec Mardocheo verba mandavit: vade et congrega omnes Iudeos quos in
Susis reppereris
quos: quot Mo
[VIII, 3] hoc est in praesentis vitae pia operatione quae spectat ad futuram in caelis
remunerationem
pia om. Mo
[X, 4] quia caritatis indumentum, unde regali convivio dignus esset, non habuit
caritatis: karitas Mo
[XII, 17] adfligam illos, nec potuerunt stare
illos om. Mo
98
[XIII, 4] qui residui sumus in adventu Domini
sumus: nos add. Mo W (citazione biblica)
Come accennato, ci sono alcuni casi in cui Mo non condivide varianti di M. Si tratta
sempre di lezioni tali per cui è possibile che il copista di Mo riconoscesse gli errori o
modificasse autonomamente il testo riuscendo a ricostruire tramite congettura la forma
con cui il dettato si presenta negli altri testimoni:
[PROL., 3] Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris insuper addita sunt et ab ipso
interprete oboelo prenotata
ab: ad M (addita ante correctionem); ab Mo con b riscritta su leggera rasura
[I, 11] «Quae enim societas lucis ad tenebras aut quae conventio Christi ad Belial» (2Cor
6,14-15)
societas: sociatas M, Mo ante corr.
[VI, 4] Unde non in solum Mardocheum, hoc est in praedicatores Evangelii, sed etiam in
omnem plebem catholicam manus inicere: in om. M
[VIII, 1] contra basilicam regis
basilicam: basileam legitur M [occorre tenere presente la stretta somiglianza tra le lettere
c ed e]
[VIII, 5] invitat eum ad convivium suum
eum: cum M
[X, 12] quae praevaricatoribus erant ventura in cantico Deuteronomii praedixit
erant: erat M W
[XI, 18] hoc est praedicatores sanctos:
est: per add. M (D T Tr); sanctos om. M
[XIII, 5] sicque multitudo electorum post conpletos praesentis vitae labores
labores: labore M (forse Mo W ante corr.)
In alcuni casi è visibile l’intervento correttivo del copista stesso, che sarebbe
intervenuto in un secondo momento sul testo di Mo, o più probabilmente di un lettore o
di un correttore: l’inchiostro e la mano sembrano essere diversi, ma non può essere
escluso che le differenze siano dovute alla necessità di scrivere in un modulo più
piccolo per integrare i termini mancanti o correggere alcune sviste.
99
ms. Mo, f. 129v
stetit ante eum et ait: eum om. M, aggiunto in interlinea in Mo
La tipologia degli interventi correttivi fa sorgere l’ipotesi che una rilettura possa
essere avvenuta, almeno per quanto riguarda l’ultima porzione del testo, mettendo a
confronto Mo con un testimone differente da M:
− LEZIONI PROPRIE DI Z
Il manoscritto Z (Würzburg Mp. th. f. 128) presenta molte varianti proprie che
portano a escluderne la paternità nei confronti di altri codici a noi noti.
Si segnala innanzitutto un errore nelle indicazioni dei capitoli nei margini
dell’expositio: poiché le lacune presenti avevano causato la perdita degli incipit dei
capitoli XII e XIV, il copista poteva forse essersi accorto di tali mancanze e aver cercato
100
di ricostruire una scansione completa del testo; tuttavia le differenze rispetto agli altri
testimoni sono numerose e non si limitano alle parti interessate dalle omissioni, dunque
è forse più probabile che si tratti di innovazioni volontarie di Z, il quale spesso
interviene sul testo.
101
[IV, 18] in mensuram aetatis plenitudinis Christi
plenitudinis om. Z
[V, 9] De hoc et Psalmista pari modo testatur dicens
testatur dicens: ait Z
[VIII, 1] Si regi placet, obsecro ut venias ad me hodie, et Aman tecum, ad convivium
me hodie... convivium: convivium quod regi paravi et Aman tecum Z
[IX, 1] scriptum erat quomodo nuntiasset Mardocheus insidias Bagathan et Thares
eunuchorum
nuntiasset: invenisset Z
Spesso le varianti non intaccano il significato della frase, ma proprio per questo
risultano difficilmente reversibili: un copista che le avesse trovate nel suo antigrafo
difficilmente avrebbe potuto autonomamente individuarle come “varianti” e
congetturare la forma del testo di partenza, per esempio reintegrando connettivi o
avverbi, come nei seguenti casi:
102
[V, 8] revelatur enim ira Dei
enim om. Z
[XII, 14] tangere et agere: agere vel tangere Da Du M Mo V W; agere Z; tangere B; agere et
tangere Va
− LEZIONI PROPRIE DI W
[IV, 21] iuxta doctrinam fidei, nullo modo aliquid agit sanctorum Ecclesia per arrogantiam
agit: ait Tr W
Le varianti non sembrano tali da escludere la possibilità che un copista attento potesse
individuarle e intervenire sul testo, riportandolo – anche per semplice congettura – alla
redazione originaria.
103
− LEZIONI COMUNI A M (M1) E W
[I, 7] Lectuli quoque aurei et argentei super pavimentum smaragdino et vario stratum lapide
dispositi erant
aurei et argentei: aureis et argenteis M Mo W
pavimentum: pavimento M Mo W
[I, 16] boni bonorum actus sive sermones quae in prophetico volumine continentur
prophetico: prophetis M Mo W; prophetarum Z
[I, 7] Ibi quoque lectuli... dispositi erant
dispositi: depositi M Mo W (variante attestata nella tradizione della Vulgata)
104
[II, 12] Hic qui iuga bovum comparat quinque, et legis onere depressus, terrenorum sensuum
voluptate perfruitur
voluptate: voluptatuum M Mo W
[II, 19] docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti,
docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis
eos: eas M Mo W
[III, 12] ut plebis sibi commissae explorent credulitatem et operationem si forte regulam
rectae fidei, per quam salus aeterna adipiscitur, intenta mente sequantur
explorent: explorant M Mo W
[V, 5] persona hereticorum et scismaticorum accipi
scismaticorum: scismatorum W (M ante corr.)
[VI, 5] dedit eum Aman filio Amadathi de progenie Agag, hosti Iudaeorum
hosti: hostium M Mo W
[VIII, 10] non est segnitiae vicio sed virtuti patientiae deputanda
virtuti: virtute M Mo W K; virtutis Pi
[XI, 18] Ipsaque Scriptura per veredarios, hoc est praedicatores sanctos, directa est in totum
orbem terrarum, quod significant cxxvii provinciae
significant: significat M Mo W
[XII, 11] quem principem esse palatii et plurimum posse cognoverant
posse: esse M Mo W Ve
Ci sono anche alcune varianti per le quali sembrerebbe meno immediato ipotizzare
un intervento correttivo autonomo di Z, possibilità che tuttavia è ammettibile alla luce
del contesto in cui si trovano gli errori:
[IV, 18] «Et ipse dedit quosdam quidem apostolos, quosdam autem prophetas, alios vero
evangelistas, alios autem pastores et doctores ad consummationem sanctorum in opus
ministerii in aedificationem corporis Christi...» (cfr. Eph 4,11-13)
ministerii: mysterii M Mo W
[V, 2] in primo palatii limine praesidebant
palatii limine: palatii om. M Mo W; limine palatii Z
105
reintegrato il termine mancante, aggiungendolo quindi in posizione non perfettamente
corretta.
Tra i casi qui mostrati, due correzioni risultano più difficilmente giustificabili: il
ritorno a bonae mercedis da bene mercedis, espressione facilmente riconoscibile come
errata, ma la cui forma originaria pare di meno immediata ricostruzione; la
reintegrazione di sibi nella frase iuste cruciatum sibi sustinere cogantur.
Nel complesso, dunque, si nota come la maggior parte delle varianti che accomunano
M, Mo e W siano errori facilmente identificabili: anche in questo caso è lecito
ipotizzare che si tratti non tanto di errori commessi da M, Mo W o da un loro eventuale
antigrafo comune, quanto piuttosto di lezioni presenti nel modello ρ, corrette poi da un
copista attento e propenso ad intervenire sul testo quale appare essere il copista di Z. M,
Mo e W non costituiscono quindi un gruppo a sé stante, identificato da varianti proprie:
nei passaggi citati, essi sono testimoni della forma che il testo aveva in ρ e che Z fu in
grado di correggere tornando alle lezioni originarie. Rimane un margine di dubbio dato
dal numero piuttosto elevato di casi in cui Z riporta il dettato esattamente alla forma che
esso ha negli altri testimoni, compresi quelli appartenenti a rami diversi della tradizione.
È stata presa in considerazione, in particolare, l’ipotesi di un legame più diretto con i
codici appartenenti alla famiglia η e, più precisamente, di una contaminazione che
potrebbe essere avvenuta in Z a partire dal ms.Vaticano Chigiano A.IV.75 (Va); tuttavia
a un’analisi più attenta è emerso che le lezioni in comune sono poco significative o sono
condivise anche da altri codici, per cui non è possibile escludere che siano entrate nel
testo per poligenesi:
106
[I, 25] Carbasinum enim color spetiem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
conparatur divinae sapientiae
ut quidam volunt... nitori: om. η Z; habens add. Av Pa
[I, 29] ubi lecta fuerunt posita: ubi lecti fuerunt positi Du Va Z
[II, 3] post nimiam potionem incaluisset mero
potionem: positionem A; potationem η Z
[IV, 9] in qua gentium multitudo per Evangelium convocanda erat
convocanda: invocanda M W; vocanda Va Z Mo (invocanda ante corr.)
[X, 2] Dixit Hester: ‘Hostis et inimicus noster pessimus iste est Aman
dixit: dixitque χ Da Va Z
[XII, 14] neque remissionem delictorum
delictorum: peccatorum Va Z
[XII, 15] Unde merito subditur quod cum Iudaei hostes suos occidissent, praedas ex
substantiis eorum tangere et agere noluerint
noluerint: noluerunt A Va Z (D ante corr.)
Ci sono invece alcune varianti che legano i codici di Vienna (W) e Würzburg (Z), tali
da richiedere l’inserimento nello stemma di un passaggio intermedio nella linea di
trasmissione dei mansocritti e dunque di un antenato comune a questi testimoni e
dunque di un passaggio intermedio tra ρ e i due manoscritti: è nevessario ipotizzare
l’esistenza di un codice ora perduto, denominato σ.
Si presentano innanzitutto le varianti:
107
[XI, 15] provinciae atque provinciae
atque provinciae om. Va W Z (saut du même au même)
[XII, 16] decem filii Aman in patibulis suspendantur
suspendantur: suis pendantur A; pendantur W Z
[XIII, 4] obviam Domino in aera
Domino: Christo Da Du W Z (var. Vulgata)
[XIII, 5] quintusdecimus autem ubi septenarius et octonarius simul continentur
ubi: quibus W Z
[IV, 1] ita dumtaxat ut sex mensibus ungerentur oleo myrtino, et aliis sex quibusdam
pigmentis et aromatibus uterentur
sex: mensibus ad. M Mo Z Va
[IX, 4] «Dominus exercituum nomen illi» (Ier 10,16)
illi: eius M Mo Z (var. Vetus)
Entrambe le varianti sono innovazioni che da un lato potrebbero essersi prodotte nei
testimoni indipendentemente – la prima per influenza del precedente e parallelo sex
mensibus, la seconda perché costituita soltanto da un pronome personale attestato anche
152
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. LXII-LXIV.
108
nei testimoni della Vetus latina –; d’altra parte erano varianti senza dubbio reversibili
poiché costituite da citazioni scritturali facilmente ripristinabili secondo il dettato della
Vulgata.
3.2.2. Da Du: ξ
Tra le aggiunte:
Tra le omissioni:
109
voces et om. Da Du
110
[XIIII, 4] Huius ergo regis fortitudo
huius: haec Da Du
Tra le inversioni:
Ciascun codice presenta a sua volta varianti singolari che lo separano dall’altro e da
tutti gli altri testimoni noti, così che occorre escludere l’ipotesi di un rapporto di
figliolanza di un manoscritto dall’altro, come nemmeno la derivazione da uno di essi di
altri manoscritti tra quelli collazionati.
Si propongono alcuni esempi di queste varianti separative.
[I, 10] Nec enim alicui rex ille ditissimus, qui uxoris suae fidelissimae precibus exoratus
Iudaeorum quem iniqui meditabantur, inminentem removit interitum, quam Redemptori
nostro per figuram aptatur qui cotidie sanctae Ecclesiae, quae sponsa ipsius est dilectissima,
orationibus interpellatus, liberat electos suos de hostium manibus, atque inimicos eorum
digne subicit vindictae.
inminentem om. Da; orationibus om. Da
111
[I, 17] Virtus namque sacri eloquii [ut quidam ait] aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat; sic factorem adprobat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta dampnat, ut haec
mystice gerenda persuadeat 153
ei in mysterio... ut om. Da (saut du même au même)
[ut quidam ait om. Da Du]
[I, 25] Ibi pendent ex omni parte tentoria aerei coloris et carbasini et iacynthini
et iacynthini: om. Da
[I, 26] et tam in illorum verbo quam etiam exemplo ad multorum notitiam pervenire, ut ab his
instructi, his incitati atque confortati, ad aulam caelestis imperii rite pertinere possunt
pertinere: pervenire Da (probabilmente influenzato dal pervenire di poco precedente)
[II, 3] que rennuit et ad regis imperium quod per eunuchos mandaverat, venire contempsit
quod... mandaverat om. Da
[III, 6] qui etiam de stirpe Geminea, hoc est de tribu Beniamin se esse testatur
etiam: se add. Da
de om. Da
se om. Da
[III, 12] si diligentiam habeant in cultura Dei et in bonorum operum observantia
153
Intorno a questa citazione dei Moralia in Iob e all’espressione sic factorem adprobat, cfr. § infra
6.2.
112
observantia om. Da
[IIII, 21] sed in pura conscientia humiliter omnia servat
humiliter om. Da
[VI, 7] Unde sicut Aman epistolas dirigens regis signaculo eas munire curabat, quatenus per
hoc facilius votum suum expleret, ita perfidia Iudeorum divinae Legis, in quibus signaculum
summi regis expressum est
quatenus... expleret om. Da
[VI, 11] Unde qui de Mardocheo consequenter Scriptura narret, videamus
videamus audiamus Da
[VIII, 5] invitat eum ad convivium suum quod ei paravit
paravit: paraverat Da
[VIII, 6] invitat Ecclesia non solum amicos, immo etiam inimicos atque persecutores suos,
paganos videlicet, Iudaeos et hereticos
atque persecutores suos om. Da
[VIIII, 9] ut ille qui nuper gloriabatur super alios se esse potentem et prae omnibus gloriosum
omnibus: gloriabatur se add. Da
[VIIII, 10] Hinc videmus Iudaeorum Sinagogae contumaciam compressam et humilitatem
Ecclesiae gentium exaltatam
compressam: comprehensam Va; repressam Da
[XI, 6] mistice exprimit quia signaculum fidei [...] ad gentium salutem per apostolos Christi
translatum est
exprimit: significat Z; exponit Da
[XI, 12] Quid est ergo Hester procidere ad pedes regis eumque pro salute populi exorare
pedes: atrium add. Da
populi: sui add. Da
[XI, 19] deinde verbum fidei per eorum ministerium in omnes seminaretur partes terrarum
seminaretur: seminare Da
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt
passiones sanctorum: sanctorum passiones Da
[XII, 6] «Timeat Dominum omnis terra. Ab ipso autem commoveantur universi et omnes qui
habitant orbem» (Psa 32,8)
ipso: eo Da
universi et om. B D Da
qui habitant: in habitantes Da
113
opuscula: opusculum Du
[I, 28] ubi suavitas agnitionis et dilectionis Dei
et dilectionis om. Du
[I, 30] Hinc eadem Veritas alibi in Evangelio ad discipulos ait
ad discipulos om. Du
[IV, 3] et novi decorem induere festinent
novi: novum Du
[IV, 16] Quid est convivium permagnificum pro nuptiis Hester cunctis principibus et servis
praeparari, nisi pro spiritali coniunctione Christi et Ecclesiae gaudium maximum
pro om. Du
[V, 5] qualiter eam a cordibus credentium auferant
credentium: credentibus Du
[VI, 8] sed id significat quod Christi gratia
id om. Du
[VII, 4] Non enim petente Satana tradidit Dominus Iob in manus eius ut periret
Dominus om. B Du
[VIII, 3] Qui extendit contra hanc reginam virgam quam tenet manu
reginam: regiam Du
[X, 5] Sic et in Evangelii parabola adveniente sponso
Evangelii parabola: Evangelio Du
[XI, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam
Mardocheum constituit: constituit Mardocheum Du
[XI, 11] scribIte ergo Iudaeis sicut vobis placet ex regis nomine
vobis placet: placet vobis Du
[XI, 13]Extendit supernus rex sceptrum aureum contra petentem reginam
aureum... reginam: contra petentem reginam aureum Du
[XI, 23] «In matutinis interficiebam omnes peccatores terrae [...]» (Psa 100,8 – Vetus Itala)
in matutinis: matutino Du
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt
passiones: passionem Du
[XII, 14] nec de peccatis suis penitentiam agere volunt
de peccatis suis: peccati sui Du
[XIII, 12] Quomodo ergo ipsi dies sortium apud posteros in memoria haberi debeant, ostendit
Scriptura dicens
Scriptura om. Du
[XIIII, 4] Huius ergo regis fortitudo et imperium et dignitas atque sublimitas, qualiter
exaltaverit verum Mardocheum
exaltaverit: exaltavere Du
114
Alcune varianti confermano che le lezioni caratterizzanti i due testimoni erano
presenti in un antigrafo comune a entrambi. Per esempio nel capitolo XI dove, nel
commento ai versetti 8,11-13, si legge:
[...] quia Rex noster, dominator utique caeli et terrae, hoc per praedicatores suos
mandat veris Iudaeis, et confessoribus suis in omnibus gentibus, ut in unitatem
societatis et pacis convenientes pro salute animarum suarum certent?
I manoscritti B, Da e Du hanno omesso in (...ut unitatem societatis...); essendo
possibile ipotizzare che B (Basel, Universitätsbibliothek, A.II.23) abbia commesso
l’errore indipendentemente dagli altri, è possibile osservare Da e Du. Il copista di Da
scrive ut unitatem societatis, dunque una lezione grammaticalmente scorretta; Du,
invece, corregge l’accusativo in ablativo: ut unitate societatis. Si può dedurre che la
preposizione in mancasse nell’antigrafo comune ai due testimoni, così che mentre il
copista di Da ha riprodotto la lezione errata che leggeva nel modello, quello di Du si è
accorto dell’omissione e ha modificato il caso della parola successiva.
115
Un caso leggermente differente si trova poco dopo il passo appena citato, dove si
legge: sic praedicanda sunt bona, ne ex latere iubeantur et mala; sic laudanda sunt
bona summa, ne disperentur ultima. Da commette un errore per salto dell’occhio e
scrive: sic praedicanda sunt [...] bona summa ne desperentur ultima.
[I, 22] Huius scilicet convivii excellentiam in parabola Evangelii ipse Dominus, ubi de rege
qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat, spiritaliter mysterio
nobis commendabat.
(spiritualiter: spirituali Du)
nobis: om. Du; aggiunto in margine con segno di rimando in Da
(commendabat: commendavit Da)
116
[I, 36]...quatenus sic superbis praedicetur humilitas, ut tamen timidis non augeatur metus; sic
timidis infundatur auctoritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio
superbis... tamen om. Du (saut du même au même); aggiunto in margine con segno di
rimando in Da
Gli esempi visti confermano l’esclusione di una reciproca discendenza diretta di uno
dei due testimoni dall’altro: se Du fosse antigrafo di Da, sarebbe necessario considerare
l’ipotesi di una contaminazione di Da con un codice differente, attraverso il quale
avrebbe potuto integrare le parti omesse. Al contrario, poiché le aggiunte in Da sono
molto chiare, sembra molto difficile che Du abbia copiato il testo non accorgendosene:
bisognerebbe dunque presupporre una modifica di Da relativa soltanto ai nodi in
questione avvenuta dopo che il testimone Du fosse esemplato. D’altra parte, vista la
coincidenza delle integrazioni di Da con i salti di Du, si potrebbe invece supporre che le
parti omesse da Du fossero poco chiare nel codice da cui entrambi derivano e che
soltanto il copista di Da si sia poi accorto delle sviste, ponendovi rimedio.
117
Un’ultima variante dimostra una correzione avvenuta in Da indipendentemente dal
manoscritto Du. Tutti i manoscritti noti presentano il testo nella seguente forma:
[I, 36] sic inquietis ponatur modus, ut tamen otiosis non fiat torpor securus; sic ab
inpatientibus extinguatur ira, ut tamen remissis, ac lenibus non crescat neglegentia; sic lenes
accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic tenacibus infundatur
tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas, et tamen tenacibus peritura rerum
custodia non augeatur
Av/Pa: sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic
tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur;
sic prodigis praedicetur parcitas ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur...
Da: sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic
tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur;
sic prodigis praedicetur parcitas et tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur...
Si tratta di una citazione dalla Regula pastoralis di Gregorio Magno (Regula III, 36 - PL
77 coll. 121D-122B): Av Pa e Da hanno la lezione corretta, ovvero ripristinano il
dettato originale della fonte, mentre il resto della tradizione tramanda un testo corrotto.
Probabilmente all’origine dell’errore vi era stato un salto dell’occhio da prodigis al
prodigis successivo, che lasciava la frase priva di senso:
[...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis praedicetur parcitas ut
tamen tenacibus peritura custodia non augeatur...
[...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas et tamen
tenacibus peritura custodia non augeatur...
Possono essere formulate diverse ipotesi intorno alla dinamica con cui si giunse da una
forma all’altra. Il salto dell’occhio potrebbe essersi verificato nel passaggio
dall’originale a un secondo codice, poi modificato e divenuto archetipo per l’intera
tradizione nella forma non / et, ma più economica e più probabile visto il tipo di
intervento, è l’ipotesi secondo cui l’errore si trovava già nel testimone della fonte
118
utilizzato da Rabano come modello: l’abate stesso potrebbe averlo corretto introducendo
le due modifiche notate.
La Regula pastoralis era opera tanto nota che è verosimile ipotizzare che un copista
attento si accorgesse dell’errore e potesse riportare il testo alla forma iniziale,
consultando magari una copia dell’opera che poteva trovarsi con ogni probabilità nella
biblioteca di un monastero benedettino quale era quello di St. Alexander di Grafschaft,
dove il codice Da fu esemplato.
Si può tuttavia immaginare all’origine di questo intervento una differente dinamica
che potrebbe contribuire a spiegare anche le altre aggiunte marginali visibili in Da e le
corrispondenze non sempre perfette fra Da e Du proprio in questi passaggi: è possibile
che gli errori fossero presenti in ξ, ma che nello stesso codice siano stati corretti per
contaminazione con un testimone migliore? Pur essendo difficile comprendere
154
Dalla riproduzione consultata non è chiaro se il tamen sia riscritto sopra un non precedentemente
presente e poi raschiato.
119
esattamente la genesi degli errori, infatti, le varianti osservate confermano una vicinanza
certa dei due codici Da e Du, dal momento che i punti problematici in uno di essi sono
tali anche nell’altro; la particolare tipologia degli interventi correttivi potrebbe essere
segno di una configurazione particolare dell’antigrafo ξ, come potrebbe essere quella di
correzioni aggiunte in un secondo momento, magari tramite rimandi ai margini, tali
dunque da poter sfuggire allo sguardo del copista.
L’ipotesi di una correzione avvenuta per contaminazione permette di spiegare un
ulteriore elemento altrimenti difficilmente comprensibile: la presenza in Da e Du
dell’epistola di dedica dei commentari a Ermengarda.
Il testo, come già osservato, è tràdito soltanto da questi due testimoni che, tuttavia,
sono a loro volta portatori di varianti: le lezioni differenti e significative non sono
numerose, ma tali per cui è difficile comprendere quale delle due versioni sia quella
originaria.155
− LEZIONI PROPRIE DI V
155
Cfr. infra § 4.7.
120
[I, 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae intepres de archivis Hebreorum relevatum
verbum a verbo expressius se transtulisse. Attamen ea quae in editione vulgata repperit non
poenitus praetermisit, sed, Hebraica veritate plena fide expressa, cetera quae extrinsecus
invenit iuxta finem libri addendo subiunxit
pratermisit: praetermisisse V
subiunxit: adiunxit Du; subiunxisse V
121
mysterium: ministerium V
[XIII, 8] et apostolica doctrina docet, fide, spe et caritate ingressum vitae aeternae adipisci
mereantur
fide... caritate: fidem, spem et caritatem V
[XIIII, 1] QUOMODO MARDOCHEUS IUDAICI GENERIS SECUNDUS A REGE ASUERO FUERIT
Mardocheus: Mardocheo V
[XIIII, 2] et cunctas maris insulas facere tributarias: insulas maris V
[XIIII, 3] per eum vitae aeternae habemus introitum: habentes V
[XIIII, 4] sed etiam universarum nationum voces et scripta testantur: nationes V
− LEZIONI PROPRIE DI VE
[I, 2] quis iste Assuerus fuerit qui regnavit ab India usque Ethiopiam super CXXVII provintias:
cxxvii: cxx Ve
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse
nullus: nullum Ve
[I, 15] quae est simulacrorum servitus
servitus: servitus add. Ve
[I, 30] Hinc eadem Veritas alibi in Evangelio ad discipulos ait
hinc: in add. Ve
[I, 38] Servus ergo fidelis et prudens, qui, constitutus a domino dispensator conservis suis:
constitus Ve
[II, 7] Omnis homo primum vinum bonum ponit
vinum bonum: bonum vinum Ve PL
[II, 9] verum etiam superni regis imperium spernens
superni: supernis Ve; supremi PL
[II, 10] et alii in locum eorum substituti commemorantur
commemorantur: commemoratur Ve
[III, 1] ET TRADANT IN DOMUM FEMINARUM SUB MANU AEGEI EUNUCHI, QUI EST PREPOSITUS
ET CUSTOS MULIERUM REGIARUM
prepositus: prepositos Ve
[III, 1] ET QUECUMQUE INTER OMNES OCULIS REGIS PLACUERIT
oculis: oculos Ve
122
[V, 8] «Revelatur enim ira Dei de celo super omnem impietatem et iniustitiam hominum
eorum qui veritatem Dei in iniustitia detinent» (Rom 1,18)
iniustitiam: iustitiam Ve
[VI, 8] Nec etiam illud sine misterio est quod
est: est add. Ve
[VII, 3] adtingit a fine usque ad finem fortiter
a fine: ad finem Ve
[VIII, 10] Haec dilatio petendi non est segnitiae vicio
segnitiae: segnitio Ve; segnitiei Pi
[VIIII, 7] quia veritate patefacta
veritate: veracitate Ve
[VIIII, 8] NARRAVITQUE ZARES UXORI SUAE ET AMICIS OMNIA
uxori: uxoris Ve; usori Tr
[VIIII, 10] Hinc videmus Iudaeorum Sinagogae contumatiam conpressam et humilitatem
Ecclesiae gentium exaltatam
gentium om. Ve
[X, 10] qui in lege eis promissus erat
promissus: promissis Ve
[X, 12] omnia quae praevaricatoribus erant ventura in cantico Deuteronomii praedixit
quae om. Ve
[XI, 9] quatenus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat inperio electorum magistrorum
subdita: subdito Ve
[XI, 19] Ita quoque decalogi vera custodia apostolica traditione in omnes mundi partes per
doctores sanctos est insinuata
per om. Ve
[XI, 22] cum universis impietatibus et pravis inventionibus suis damnent
et om. Ve
[XI, 22] nec aliquid inde quod sibi nocivum esse possit, remanere permittant
possit: posit Ve (posset leg. B)
[XI, 26] fastusque mundanus sub eius prosternitur potestate
fastusque: statusque leg. Va; fatusque Ve; factusque leg. O
[XII, 4] IN TANTUM UT PLURES ALTERIUS GENTIS ET SECTAE EORUM RELIGIONI ET CERIMONIIS
IUNGERENTUR
sectae: rectae Ve
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt, minime latet
quod: qui per Ve (add. in interl.)
[XII, 7] DUODECIMI MENSIS QUEM ADAR VOCARI ANTE IAM DIXIMUS
quem: quae Ve
123
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM
FORMIDO PENETRABAT
Ve, inoltre, scrive quasi sempre qui laddove il testo richiederebbe quod:
probabilmente si tratta di un fraintendimento dell’abbreviazione del relativo, sciolta
sempre in maniera errata dal copista di Ve senza che prestasse attenzione al contesto
testuale. Una distrazione del copista sembra essere all’origine anche di molti degli
esempi di varianti qui riportati, che danno vita a lezioni chiaramente erronee; pur
essendo semplice individuarle, non sarebbe comunque economico ipotizzare una
discendenza da questo di altri tra i manoscritti noti poiché sarebbe necessario ammettere
un numero eccessivo di interventi correttivi.
124
3.2.3. ξ (Da Du) + V: ν
156
Il codice Ve, ultimo indicato come testimone del gruppo µ, è acefalo ma, non avendo l’epistola a
Ermengarda prima del commento a Ester, è probabile che fosse anch’esso introdotto dalla dedica a
Giuditta.
157
A. SIMONETTI, Commentario cit., pp. LV-LVI. Una variante sembrerebbe avere un peso maggiore
delle altre: la sostituzione dell’espressione ita ut nullatenus al posto di nec comune a tutta la tradizione al
paragrafo IV 13: Quia unanimitas ecclesiae apud Domini misericordiam velocem meretur exauditionem,
nec hostis praevalet eos nocere nequitia, pro quibus caritatis atque unanimitatis laborat instantia.
125
[VIIII, 4] «Ecce non dormitat neque obdormiet qui custodit Israhel» (Psa 120(121),4)
obodrmiet: dormiet ν K (Vulg); dormit Pi
Essendo la forma dormiet quella adottata nella versione ufficiale della Vulgata, oltre
che, tra le due, quella più comune (lectio facilior), non è possibile escludere la
possibilità che ognuno dei quattro copisti l’abbia introdotta autonomamente.
Più numerosi sono i casi in cui V e ξ condividono lezioni tra loro e con altri testimoni
appartenenti a diverse famiglie di codici, ma la variabilità dei gruppi che di volta in
volta vanno costituendosi è con ogni probabilità segno di una almeno possibile origine
poligenetica delle varianti, che dunque non possono essere considerate congiuntive dei
tre codici in oggetto. In alcuni passaggi, per esempio, Da Du V concordano tra loro in
lezioni corrette, e questo permette di spiegare anche l’identità con testimoni
appartenenti ad altre famiglie, in particolare δ A G senza che questo implichi un
rapporto tra i codici:
Quid causae est ut è clausola più volte usata da Rabano Mauro e attestata in
Ambrogio, Girolamo e Agostino, oltre che in altre opere di Rabano Mauro stesso; al
contrario la forma quid causa est ut non risulta mai attestata all’interno della Patrologia
latina e una sola volta all’interno del database Brepolis.158
158
Cfr. infra § 4.1.
126
l’attestazione in un codice della variante simphonioum e, d’altra parte, è altrettanto
probabile che la modifica possa essere dovuta non tanto a un recupero di un manoscritto
di Beda quanto piuttosto al fatto che la forma simphoniarum appare essere facilior e,
comunque, entrambe avrebbero potuto essere messe a testo.159
159
Cfr. infra § 6.2.
127
a Dominio gratiam: gratiam a Domino ν Ve Z
[XI, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam
supra: super ν Ve F PL Colv
FORMIDO PENETRABAT
Le forme penetrabat e penetraret sono attestate come varianti nella tradizione della
Vulgata e possono essere indicate come lectiones faciliores. Osservando i manoscritti
che le tramandano, si ipotizza che la lezione originaria fosse penetrabat, poi modificata
in alcuni codici secondo il testo della Vulgata
Questi esempi risultano più significativi perché, fatta eccezione per i due casi legati a
citazioni bibliche, le varianti sembrano essere sostanzialmente adiafore e dunque si
tratterebbe di modifiche non necessarie alla correttezza o alla comprensione del testo, né
“obbligate” da un’esigenza di chiarezza.
Emerge dunque un legame all’interno del gruppo Da Du V che potrebbe confermare
l’ipotesi avanzata dalla Simonetti. Nello stesso momento, però, i tre manoscritti
appaiono sempre legati a un quarto codice: il testimone Ve.
Un indizio a sostegno dell’esistenza della famiglia ν è dato, poi, dai casi in cui
lezioni uguali uniscono Da V in opposizione a Du e al resto della tradizione, oppure, al
contrario, Du V in opposizione a Da e al resto della tradizione. Se si osservano tali
128
varianti all’interno del contesto in cui si trovano, si comprende che si tratta di
innovazioni rispetto alla forma originaria del testo, più economicamente spiegabili se
attribuite ad un unico codice predecessore da cui derivarono i manoscritti in esame: è
possibile, infatti, supporre che il testimone che di volta in volta si distingue dagli altri
abbia ripristinato tramite congettura autonoma la forma originaria comune al resto della
tradizione.
− DA V VS DU
[I, 28] tunc maxime lectionibus sacris, ieiuniis, orationibus, ceterisque spiritus fructibus
vacant, et in supernorum contemplatione tunc sese altius adtollunt, ad speculandum utique
gloriam maiestatis divinae
speculandum: speculandam Da V Ve
[IV, 17] Dat rex noster requiem in universis provinciis
in om. Da V O R Va
[VI, 10] Statimque in Susis pependit edictum rege et Aman celebrante convivium
celebrante: celebrantibus Da V Ve
[XIII, 4] «[...] simul rapiemur in nubibus cum illis obviam Domino in aera [...]» (1The 4,15-
17)
rapiemur in nubibus cum illis γ ζ λ Du M W; cum illis rapiemur in nubibus Da V Ve;
rapiemur cum illo Z
− DU V VS DA
L’insieme delle varianti non soltanto porta a confermare una vicinanza tra il gruppo ξ
e il codice Vaticano Palatino lat. 288 (V), ma suggerisce anche un più stretto rapporto
129
tra questi testimoni, il manoscritto di Verona e, anche se in maniera meno diretta, i
manoscritti K e Tr.
− ν (DA DU V) VE
Soltanto cinque varianti sono condivise esclusivamente da questi codici; quattro sono
poco significative:
Sono varianti deboli perché sono semplici inversioni di termini e tre su quattro sono
collocate all’interno di citazioni bibliche, in particolare del libro di Ester, quindi più
facilmente contaminabili con versioni differenti del testo biblico o, al contrario,
facilmente ripristinabili da altri codici secondo l’ordine comune alla maggior parte della
tradizione.
Una variante appare più rilevante, anche se non decisiva poiché, oltre ad essere
attribuibile a un semplice errore di lettura, è collocata all’interno di una citazione tratta
dal prologo di Girolamo al libro di Ester e le medesime varianti sono attestate già come
varianti nella tradizione del prologo stesso:
[PROL. 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis Hebreorum
relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse: relevatum γ ρ θ; elevatum ν Ve;
revelatum η (Av: vel relevatum add. in interlinea)
130
HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther: Librum Esther variis translatoribus
constat esse vitiatum. Quem ego de archivis Hebraeorum elevans; revelans; relevans, verbum
e verbo pressius; expressius transtuli.160
3.2.4. ν Ve ρ: µ
[I, 11] «Quae enim societas lucis ad tenebras aut quae conventio Christi ad Belial» (2Co
6,14)
lucis: luci µ PL R
[I, 22] ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat
fecit: et add. δ µ θ A Av B Pa Tr Colv
160
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, 1975, p. 712, l. 2; PL 28, col. 1433A.
131
[VIIII, 1] QUOD CUM REX AUDISSET, AIT
rex audisset: audisset rex ν Ve M Mo Z
Due varianti, però, possono essere considerate separative di µ rispetto a tutto il resto
della tradizione:
Nel secondo caso la lezione agere vel tangere poteva essere in µ: Z, solito ad
intervenire sul testo, avrebbe potuto interpretare il vel come l’indicazione di
un’alternativa e quindi scegliere soltanto la prima delle opzioni indicate.
161
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. XXVII-XXIV, LIII-LIV; l’editrice sembra distinguere ω2
da µ senza una reale motivazione: suppone che ci sia un passaggio intermedio tra Ve ν ρ e l’archetipo. È
da ricordare che Ve è datato alla prima metà del IX secolo e doveva dunque essere vicino, almeno
cronologicamente, all’originale.
132
agli altri rami della tradizione, ma non essere varianti d’autore. Sicuramente non è
possibile escludere che Rabano sia intervenuto in un secondo momento solamente sul
testo del commentario a Giuditta, senza tornare su quello a Ester, anche per la più
pratica ragione che questo è in tutti i codici, con la sola eccezione di K, il secondo dei
due testi tràditi.
L’ipotesi di una coincidenza della revisione con la dedica a Ermengarda risulta,
tuttavia, indebolita dalla constatazione che la totalità dei testimoni individuati come
parte della famiglia µ – fatta eccezione per Ve poiché mutilo e, naturalmente, per Da e
Du – tramanda la dedica a Giuditta.
[PROL., 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis Hebreorum
relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse: relevatum γ ρ θ PL Colv; elevatum ν
Ve; revelatum η (Av: vel relevatum in interlinea)
[I, 17] Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat: ut quidam ait γ ρ PL Colv; om. ζ λ ν Ve
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli quo ad Corintheos scribens ait γ ρ PL Colv: Pauli add. ζ λ ν Ve
(D Va: Apostoli Pauli)
133
3.2.5. K Tr: λ
− LEZIONI PROPRIE DI K
− LEZIONI PROPRIE DI TR
Piccole ma numerose sono le varianti proprie del manoscritto di Troyes: spesso sono
errori di tipo grammaticale, dunque potenzialmente emendabili da chi avesse letto il
testo, ma talvolta i fraintendimenti, le omissioni o le aggiunte sono tali che non è
134
possibile ipotizzare una correzione se non tramite contaminazione con altri codici. Si
deduce, quindi, che non si sono conservati codici esemplati direttamente da Tr:
135
[X, 2] Quod ille audiens ilico obstipuit, vultum regis ac reginae ferre non sustinens: om. Tr
[XI, 8-9] HESTER AUTEM CONSTUIT MARDOCHEUM SUPER DOMUM SUAM. Ecce Hester
Mardocheum constituit supra domum suam: et cetera Tr
[XII, 3] omnisque coetus sanctorum pro hoc pariter in superna Hierusalem gaudens
laetabitur: gaudentes Tr
[XII, 7] quando cunctis Iudaeis interfectio parabatur et hostes eorum inhiebant sanguini versa
vice: intertio Tr; sanguni om. Tr
[XIII, 3] occisionem hostium agentes: gentes Tr
[XIII, 9] ATQUE EX ILLO TEMPORE DIES ISTI APELLATI SUNT PHURIM, ID EST SORTIUM, EO
QUOD PHUR, ID EST SORS, IN URNAM MISSA FUERIT: phuri Tr; fur A; unam Tr
− λ + VE?
162
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. L.
136
Legis prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum Domini habuerat: qua
fulgebat µ; quam habebant λ; habuerit θ; habuerant λ ν Ve
[I, 37] sic praedicanda sunt bona, ne ex latere iubeantur et mala: iubentur Tr, iubentur ante
corr. K
[I, 12] Quid causa est ut aliquis dicat: causa α λ Ve Va; causae/-e θ ν ρ δ A Av Pa PL (Colv
non leg.)
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest: et tamen F; sed tamen ν K Ve
[XI, 6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum quem ab Aman receperat
regem: rex Du K V Ve
[XIII, 15] SCRIPSERUNTQUE HESTER REGINA FILIA ABIAHIL: filii Tr Ve
137
Non si tratta, tuttavia, di varianti con valore congiuntivo né separativo. Inoltre, la
presenza di almeno due varianti che legano necessariamente Ve ai due sottogruppi citati
rende tuttavia necessario ipotizzare un subarchetipo µ.163
− Y?
Nel commentario al libro di Ester è stata individuata soltanto una lezione, all’interno
di un versetto del libro di Ester, che sia presente in tutti i codici riuniti dalla Simonetti
sotto il ramo Y:
[XII, 16] dixit reginae: ‘In urbe Susis interfecere Iudaei quingentos viros, et alios decem
filios Aman, quantam putas eos exercere caedem in universis provinciis?: quantum µ λ (K
quantam ante corr.)
163
Cfr. supra.
164
Scrive la Simonetti, giustificando l’esistenza del subarchetipo Y: «I codici K T2 [Tr nella presente
edizione] e Ve (per la parte conservata) contengono alcune corruttele che li separano dalla famiglia X, a
volte presenti anche nei testimoni di ν, i quali in altri casi le hanno invece corrette così come esse furono
corrette da un progenitore del gruppo π [ρ + Ba, ms. che non è testimone del commentario a Hester].
Queste sono: XI 4. quo ablatis X (+ π): quod oblatis K, quo oblatis T2 Ve V, quod ablatis Da Du; XI 5.
caedibusque X (+ π): aedibusque K T2 Ve ν; XI 11. reliquerat X (+ V Da π): relinquerat K T2 Ve,
reliquerant Du; XI 15. quamcumque X (+ ν π): quacumque K T2 Ve; XIII 7. detegit X (+ V Da π): tetigit
K, tetegit T2 Ve Du; XIII 30. nequitiae X (+ Da Du π): nequitia K T2 Ve V; XVI 5. portari X (+ ν π):
portare K T2 Ve» (RABANO MAURO, Commentario cit., p. L).
138
3.3. I rapporti tra i manoscritti: X?
3.3.1. C D T To (θ)
Alcune varianti accomunano i manoscritti C D T To, già vicini per provenienza: sono
codici esemplati in area francese, prodotti in ambienti cistercensi (rispettivamente nei
monasteri di La Ferte-sur-Grosne, Citeaux, Clairvaux e Fontenay); D T e To risalgono
al XII secolo, C al XIII. Quest’ultimo, come detto nella descrizione del codice, presenta
una lacuna tra i capitoli III e VIII che potrebbe essere dovuta alla caduta di un fascicolo:
sicuramente non è un salto voluto dal copista dal momento che l’interruzione lascia
sospese le frasi in corrispondenza dell’inizio e della fine della lacuna; l’unità
codicologica contenente il commento, inoltre, è mutila e il testo si interrompe al
capitolo IX. Per questo, nel registrare le varianti comuni ai codici del gruppo θ, gran
parte del testo rimane priva del confronto con C; la posizione di questo testimone nello
stemma si fonda sulla concordanza tra i dati emergenti e quanto già osservato da Adele
Simonetti a proposito del commentario al libro di Giuditta che, anche in questo codice,
precede quello al libro di Ester.
[CAP. XII] De gloria Mardochei et quomodo se Iudaei ulti sunt de inimicis suis et decem filii
Aman in patibulo suspensi: filiis C D T To
[I, 23] SEPTEM ergo DIEBUS rex magnus convivium instrui fecit: fecit instrui C D T To
[II, 8] Legis prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum Domini habuerat:
habuerant Da Du K V Ve; habuerit C D T To
[III, 2] ministri fuerunt evangelici verbi; evangelii D T To (C lacunoso)
[IIII, 2] ad regis cubiculum introducendae erant; cubitum D T To (C lacunoso)
[V, 5] Horum ergo eunuchorum nequitiam agnoscens Mardocheus noster: cognoscens D T
To (C lacunoso)
[VIIII, 2] EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES MARDOCHEO IUDEO: fac K (ita canc?); facito C D To
– (T facita ante corr.)
[XII, 9] licet hostes et persecutores nomini Christi ubique illis persecutiones excitent;
persecutionem Da; persecutores D To – T ante corr. (C mutilo)
[XIIII, 5] hi quaerunt bona populo suo et loquuntur quae ad pacem pertinent seminis sui: et:
om. D T To (C mutilo)
139
Se ne aggiungono altre in cui i manoscritti non sono isolati, ma la presenza della
stessa lezione ne conferma il rapporto:
[CAP. XII] decem filii Aman in patibulo suspensi: suspensis θ Ve: suspensi sunt Va
[I, 4] regnavit quoque post Darium patrum suum congnomento Nothum: patrum A G P R:
patruum θ Av Pa PL; patrem Y F O Va B
[I, 13] vocavi te in nomine tuo: om. θ ξ Z
[II, 11] longe a gratia Spiritus sancti ac consilio Patris factus est extorris: a θ ξ Va
[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ (PL) V Ve: praepositus ξ; praepositi θ ρ η
[III, 2] ad regis aeterni thalamum munda et sancta, pro repudiata Vasthi contumaci ac
proterva, introducebatur: inducetur W Z; introducetur Av C D T To
[VIII, 1] AT ILLA RESPONDENS: respondens ait Av Da Pi Va Z; respondit F O D T To (C
lacunoso)
[XI, 18] hoc est praedicatores sanctos; hoc est per praedicatores sanctos M D T To (C mutilo)
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM
FORMIDO PENETRABAT: penetrabat α θ ν Ve K Va: penetrarat A PL O R Tr (Vulg); penetraret
F; penitrabat Av
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli: Pauli add. θ λ ν Ve Av
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: potuisset Va; possit θ λ Av
potestas in caelo est et in terra, in mari et in omnibus habyssis: et add. θ Av
[XIIII, 5] Qui electos suos ab inicio dono suae gratiae exaltavit: gratiae suae θ Da F
− VARIANTI PROPRIE DI T
[III, 6] beatus Paulus apostolus, qui etiam de stirpe Geminea, hoc est de tribu Beniamin:
gemina T
[III, 8] ad regis superni thorum per omnia habilis inveniretur: superni regis T
[VII, 6] INGREDIATUR AD REGEM, CONTRA LEGEM FACIENS, INVOCATA: non vocata T F M W
Z (variante attestata nella tradizione della Vulgata)
[X, 6] qui hic noluit audire: hoc T
140
− VARIANTI PROPRIE DI TO
− VARIANTI PROPRIE DI C
141
[VIII, 1] OSCULATA EST SUMMITATEM VIRGAE EIUS: summitate D
[VIII, 3] pie ad se clamantium: ad se clamantium pie Z; ad se pie clamantium D
[VIIII, 1] NUNCIASSET MARDOCHEUS: Mardocheus nuntiasset D
[VIIII, 4] singulorum actuum notitiam: noticia D
[X, 6] non fuit qui aspiceret: aspicet D
[X, 8] ante humiles iniuste opprimebant: iniuste om. D
[X, 9] CUI DIXIT RE: et D
[X, 9] ET REGIS IRA REQUIEVIT: quievit Av D Mu Pi Va Z (Vulg.) (var. Vulg.)
[X, 10] incidit in illam: eam D Mu Z
[XI, 2] rex verus et Dominus noster: ac D
[XI, 12] cotidie Dominum omnipotentem: omnipotente D
[XI, 12] de manibus eorum fidelium liberetur innocentia: liberet D
[XI, 23] ut disperdam de civitate Domini omnes: disperderem D F R (var. Vulg.)
[XI, 26] quia ego vici mundum: ego om. Av D (in T aggiunto in interlinea)
[XII, 7] TERTIA DECIMA DIE: tercima D
[XII, 18] per septiformem Spiritus sancti gratiam: Dei D
[XIII, 4] iuxta illud Pauli Apostoli ait: Apostoli Pauli D Va (non tutti i mss. hanno Pauli, c’è
in T To)
[XIII, 13] futurae animarum quietis et resurrectionis corporum: resurrectiones D
[XIII, 17] sana fide et bona operatione observent: sane D post corr: sine ante corr.
142
Similmente C e D sono separati dagli altri soltanto per una congiunzione:
[VI, 10] ET CUNCTIS QUI IN URBE ERANT: Iudaeis add. D To Av B Da Z (var. Vulg.)
[XI, 19] in fidelium est corda difusa: corde D T Da Va
[XII, 8] ubique illis persecutiones excitent: persecutionem Da; persecutores D To (T ante
corr.)
[XII, 14] iuste inferni cruciatum sustinere cogantur: coguntur D To Av K
[XII, 17] affligam illos, nec potuerunt stare: poterunt ξ D T Av K Va; poterant B
[XIII, 11] in terra, in mare et in omnibus abyssis: mari η ν δ D T (corr. su mare) Tr Ve
[XIIII, 3] cuius potestas in caelo est et in terra: est in caelo D T
− VARIANTI DI T TO (χ)
143
3.3.3. Av Pa Va: η
Av presenta in questo punto una nota interlineare che aggiunge: vel relevatum: potrebbe
essere un indizio di una contaminazione con altri codici aventi lezioni differenti?
144
[II, 6] «et iuvenes vestri visiones videbunt et seniores vestri somnia somniabunt » (cfr. Act
2,14-19): et iuvenes vestri somnia somniabunt Av Va Pa (saut du même au même); et filie
vestre visiones videbunt add. Va
Essendo un versetto biblico molto noto, Va portebbe essersi accorto della mancanza di
una parte dovuta al salto dell’occhio e ha provato a completare la frase lacunosa
aggiungendo una parte a memoria.
La diversa forma di Av e Va può essere segno di una variante presente nel comune
antigrafo: la preposizione in, per esempio, poteva essere assente già in η da cui Av copia
senza modifiche, mentre Va aggiunge cum.
145
[XIII, 7] essentque isti dies epularunt atque laetitiae: om. Av Va
[XIII, 9] cogitavit contra eos malum ut occideret illos: ut occideret eos Av; ut occideret Va
[I, 37] ut non prodigis praedicetur parcitas et tamen tenacibus peritura rerum custodia non
augeatur: ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur; sic prodigis praedicetur
parcitas ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur Av Pa Da (aggiunto in
margine)
Come visto accadere in Da, anche Av e Pa non presentano l’omissione nella citazione di
Gregorio Magno, ma, a differenza di Da, correggono anche la congiunzione et
nell’originario ut. Il manoscritto Va, però, presenta un testo differente in quanto non
colma il salto dell’occhio ma scrive:
Rimane la lacuna ma nello stesso tempo non si trovano nel testo né il tamen iniziale, né
il non che nel resto della tradizione era stato introdotto per ripristinare un significato
coerente, mentre rimane l’ut che precede la seconda parte del parallelismo. Tale forma
si può giustificare ipotizzando che la correzione della lacuna fosse già presente in η: Va
si sarebbe trovato di fronte alla citazione completa della Regula pastoralis ma avrebbe
compiuto nuovamente il saut du même au même dovuto al ripetersi a breve distanza del
termine prodigis, conservando la congiunzione ut che precede la seconda parte del
parallelismo e, forse accorgendosi della contraddizione nel testo o forse per distrazione,
saltando anche il tamen iniziale.
Pur potendo leggere soltanto parzialmente il testo tràdito dal codice parigino, è
possibile riconoscere una sua discendenza diretta dal manoscritto di Avranches: per le
parti in cui Pa si è conservato, le varianti
dell’uno corrispondono alle varianti dell’altro anche laddove il codice Va non concorda.
146
[PROL., 2] iuxta finem libri addendo subiunxit: fidem Av (forse d corr.) C D Pa T To
[CAP. III] quod ad Assueri regis imperium: quod Assueri regis imperio Av Pa
[CAP. VI] Aman, pro eo quod illum Mardocheus adorare noluit: eum Av Pa; se Z
[CAP. XIIII] ubi historia Hester apud Hebreos finem habet: hystorias Av Pa
[I, 1] In diebus Asueri qui regnavit ab India usque Ethiopiam: regis add. Av Pa (no var.
Vulg.)
[I, 5] Artarxersis vocatur: Artarxerses Av Pa
[I, 15] iussit convivium praeparari: parari Av Pa; prepari leg. B
[I, 15] vario stratum lapide: pario Av Pa B PL Tr (Vulg. – variante attestata nella tradizione
della Vulgata)
[I, 16] cur non et boni bonorum actus: boni et Av Pa
[I, 25] Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae: ut quidam volunt... nitori om. Av Pa Va Z; habens add. Av Pa
147
[IIII, 7] nec ultra habebit huiuscaemodi potestatem ad regem nostrum redire: habebit ultra Av
Pa
[IIII, 9] ad regem Christum per sanae fidei credulitatem et baptismatis sacramentum
introducebatur, FORMOSA VALDE: que erat add. Av Pa
[IIII, 15] ET IUSSIT CONVIVIUM PREPARARI PERMAGNIFICUM: parari Av Pa
[IIII, 19] QUICQUID ENIM ILLE PRECIPIEBAT OBSERVABAT HESTER, ET ITA CUNCTA FACIEBAT,
UT EO TEMPORE SOLITA ERAT: et om. Av Pa
[fine del ms. Pa]
Nella parte di testo per cui è disponibile, Pa presenta alcune varianti proprie che lo
distinguono dai testimoni di Avranches e Parigi e che permettono di escludere una
discendenza del primo dal secondo:
Soltanto in tre punti Av presenta varianti proprie, in un caso concordando con Va,
mentre Pa condivide le lezioni del resto della tradizione manoscritta:
[I, 14] Iechoniae vero translationem de Iuda in Babiloniam, quam propter peccata sustenuit,
ad gratiam eiusdem Redemptoris nostri typice referentes, qua relictis ob perfidiam Iudaeis, ad
salvandas per orbem nationes transmigrare dignatus est: quia V Va Z; qui Av Da; quam Du
[I, 15] Verbi gratia Pharao praecaepit infantes populi Dei masculos in flumine necari,
feminas reservari: servari Av Va
[I, 27] suavitas agnitionis et dilectionis Dei pie quaerentibus dono Spiritus sancti largissime
infunditur: largissimo Av
148
Si tratta di varianti che Pa potrebbe aver modificato indipendentemente: non è possibile
escludere che abbia autonomamente congetturato la forma coincidente con quella tràdita
dagli altri codici.
L’ipotesi che Pa sia codex descriptus di Av è sostenuta da tre varianti molto semplici
per le quali, però, è possibile ricostruire la dinamica con cui si sono originate.
[I, 29] per candorem, hoc est castitatem corporis, et per virorem bonae mentis in gratia Dei
semper virentis, bene constituitur fundamentum humilitatis: construitur mss.; constituitur β
Pa Z; constituitur vel construitur (in interlinea) Av (Pa può aver scelto tra le due opzioni di
Av)
[II, 12] Hic qui iuga boum conparat quinque, et legis onere depressus, terrenorum sensuum
voluptate perfruitur: honere legis Av; honore legis Pa
Si conferma, con questi esempi, il rapporto diretto tra Av e Pa, suo antigrafo.
149
Col procedere del testo, dove non è più possibile un confronto con il parigino, si
registrano altre numerose varianti proprie di Av:
150
[XII, 14] transgressores videlicet decalogi Legis Mosaicae, reatum crucis Christi: Mosaicae
ob reatum add. Av To
[XII, 14] iuste inferni cruciatum sustinere cogantur: coguntur Av D K To
[XII, 16] ad regem relatus est: relatus est ad regem Av
[XII, 18] claritate duorum Testamentorum veraciter vincuntur: claritate duum Testamentorum
veraciter vincantur Av
[XIII, 1] EIUSDEM MENSIS DIE: die eiusdem mensis Av
[XIII, 2] QUINTO DECIMO AUTEM: quinto autem decimo Av
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli: illud Pauli Apostoli Av λ θ ν Ve; illud Apostoli Pauli D Va
[XIII, 9] cogitavit contra eos malum ut occideret illos: om. Va; eos Av
[XIII, 13] evenire sperarent, et laqueum ... ipsi in eo obligentur: evenire sperent ut laquem
Av; sperent et R; speret et F; sperarent ut laqueo K
[XIII, 12] IN TOTO ORBE PROVINCIAE CELEBRABUNT: celebrantur Av; celebrunt B
[XIII, 13] quatenus id quod hic temporaliter celebrat: id quod hic om. Av; hi qui hic Va
[XIII, 17] liber duorum Testamentorum: duum Av
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: possit Av λ θ; potuisset Va
[XIIII, 3] in caelo est et in terra, in mari et in omnibus habyssis: et add. Av θ
[XIIII, 5] semper ea rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem: in om. Av Z
- [I, 25] Carbasinum enim color spetiem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae
ut quidam volunt... nitori om. Av Pa Va Z; habens add. Av Pa
151
Come si può osservare, il salto, dovuto forse all’assonanza di auri e nitori, è
condiviso dai tre codici della famiglia η (Av, Pa e Va), oltre che da Z il quale, tuttavia,
non risulta stemmaticamente legato agli altri testimoni. Si suppone dunque che la lacuna
si sia generata a monte, nel manoscritto da cui discesero tanto Av quanto Pa (che è,
infatti, suo descriptus) e Va, ma il copista di Avranches, accorgendosi della frase in
qualche modo incompiuta, prova a emendare aggiungendo il gerundio habens,
riprodotto poi anche da Pa.
Il testo, già citato in riferimento alle varianti del gruppo ν, 165 consiste in un
riferimento al prologo con cui Girolamo introdusse la propria traduzione del libro di
Ester all’interno della Vulgata:
HIERONYMUS, Praefatio in Librum Esther: Librum Esther variis translatoribus constat esse
vitiatum. Quem ego de archivis Hebraeorum elevans, verbum e verbo pressius expressius
transtuli.166
Girolamo usa il verbo elevo, ma l’apparato delle varianti che accompagna l’edizione
del testo biblico attesta la presenza nella tradizione manoscritta anche delle forme
165
Cfr. supra.
166
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, 1975, p. 712, l. 2.
152
revelans e relevans, così è possibile ipotizzare che Rabano Mauro consultasse un codice
della Vulgata contenente la forma relevans, divenuta relevatum nel commentario. Il
copista di Av, trovata nell’antigrafo la variante revelatum, aggiunge l’opzione vel
relevatum, segno di una possibile visione di un altro testimone del commentario o forse
di una copia differente della Vulgata.
− VARIANTI PROPRIE DI VA
153
[I, 14] super innoxia regis Christi morte interpretantes: mortem Va (innoxii Av Pa Va)
[I, 14] qua relictis ob perfidiam Iudaeis: quia V Va Z; qui Av Da; quam Du
[I., 17] ut ei in mysterio contradicat: non add. Va
[I, 18] certam ecclesiastici sacramenti figuram dixerat habere: certi Va
[I, 18] contra Dominum protulerant: Deum Va
[I, 20] tertio igitur anno imperii sui: igitur om. Va
[I, 24] ad introitum paradisi et regni praeparat caelestis: celesti Va
[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: iocunditate Da Du
Va; fiat Va
[I, 24] sanctae conversationis et rectae doctrinae: om. Va
[I, 28] a tribulationum laboribus cessant: tribulationem Tr; tribulationis Va
[I, 29] lecta fuerunt posita: lecti fuerunt positi Du Va Z
[I, 29] per virorem bonae mentis in gratia Dei semper virentis: vigorem M Va
[I, 33] Alii quidem per Spiritum datur sermo sapientiae; alii autem sermo scientiae,
secundum eundem Spiritum
per Spiritum datur: datur per Spiritum Va
alii autem... Spiritum om. Va
[II, 2] cum in cultu unius Dei ceteris gentibus praeeminere inveniebatur: videbatur Va
[II, 4] De qua plenitudine Paulus ad Galatas scribens ait: pulchritudine Paulus vel plenitudine
Va
L’aggiunta di vel plenitudine potrebbe derivare da una glossa entrata nel testo
[II, 6] et prophetabunt filii vestri et filiae vestrae, et iuvenes vestri visiones videbunt, et
seniores vestri somnia somniabunt: visiones videbunt et seniores vestri om. Av Pa Va;
somniabunt et filie vestre visiones videbunt add. Va
154
[IIII, 19] QUICQUID ENIM ILLE PRECIPIEBAT OBSERVABAT HESTER, ET ITA CUNCTA FACIEBAT,
UT EO TEMPORE SOLITA ERAT: om. Va
[fine Pa]
[V, 1] STATIMQUE NUNTIAVIT REGINE HESTER: nuntiatum est Va
[V, 4] et in ruinam habitantibus Hierusalem: abitantium Va
[V, 4] et cadent et conterentur et inretientur et capientur: et inretientur om. Va (no var. Vulg. -
Vetus)
[V, 5] a morte animae eruantur, noxii iusta ultione puniantur, beneque meriti conigna
mercede remunerentur: om. Va
[VI, 1] SIC ENIM EIS PRECEPERAT IMPERATOR: rex Va
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: possit Av D K T To Tr;
potuisset Va
Il termine preparatio potrebbe essere stato letto come prefatio (prephatio) per un
mancato scioglimento di un’eventuale abbreviazione della sillaba -par-.
L’omissione della congiunzione enim non intacca il significato della frase, ma,
proprio in quanto elemento connettivo, i copisti non avrebbero avuto motivo per
toglierlo volontariamente: è più economico ipotizzare che sia caduto in un manoscritto,
da cui poi gli altri sono derivati.
[I, 6] ET SI TIBI PLACET, EGREDIATUR EDICTUM A FACIE TUA ET SCRIBATUR IUXTA LEGEM
PERSARUM ATQUE MEDORUM, QUAM PRETERIRI INLICITUM EST, UT NEQUAQUAM ULTRA
VASTHI INGREDIATUR AD REGEM: et ζ
155
Lo scambio di et per ut è un errore che un copista attento avrebbe potuto evitare o,
eventualmente, correggere, in quanto la congiunzione regge il congiuntivo ingrediatur;
si tratta, inoltre, di un versetto del libro di Ester per il quale la tradizione della Vulgata
non attesta et come variante diffusa. Il ripetersi dell’errore nei testimoni in oggetto può
quindi essere considerato indizio di legame tra essi.
[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ V Ve (PL); praepositus ξ; praepositi ζ ρ
A questi passaggi si aggiungono alcuni casi in cui Va si distingue dagli altri codici
portando la lezione corretta e uguale alla maggior parte dei testimoni; si tratta, però, di
varianti tali che è possibile ipotizzare una sua correzione autonoma:
[PROL., 2] cetera quae extrinsecus invenit iuxta finem libri addendo subiunxit: fidem Av C D
Pa T To
[III, 2] sicque quaecumque anima recta fide ac pura conscientia internis pectoris oculis
placuerit, ad regis aeterni thalamum munda et sancta, pro repudiata Vasthi contumaci ac
proterva, introduceretur: induceretur ρ; introducetur θ Av [lacuna Pa]
Più numerose sono le lezioni che ζ condivide anche con altri codici e con altre
famiglie di testimoni.
156
3.3.5. R P O F: δ
[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: om. δ
[I, 32] His quae cibi diversis vasis inferuntur, qui in lectionibus Legis et prophetarum
apostolorumque et evangelistarum multiplices dapes spiritalis doctrinae accipere norunt: quia
δ (R abbr.)
[fine P]
[II, 3] Itaque die septimo, cum rex esset hilarior et post nimiam potionem incaluisset mero,
precepit mauman et bazatha et arbona et bagatha et zaratha et carchas: Naaman δ
[I, 36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est: artae G; arta O R; arte mss. (F: arta
ante corr.)
[I, 18] multi venient ab Oriente et Occidente: ab Oriente et Occidente venient δ
[III, 4] ET IUXTA MANDATA ILLIUS MULTE VIRGINES PULCHRAE ADDUCERENTUR SUSAM: illius
mandata δ
[III, 8] profecto scientiam sanctarum Scripturarum et honestatem morum: morum honestatem
δ
[III, 8] ipsius discipulatui saluberrimo subrogavit: illius δ
167
Cfr. supra § 2.2.
157
[IIII, 21] «Omnis gloria eius filiae regis ab intus» (cfr. Psa 44,14): in fimbriis aureis add. δ
(Vulg) (variante attestata nella tradizione della Vetus)
[V, 3] Colligerunt pontifices et Pharisaei concilium: consilium δ (var. Vetus)
[V, 5] qualiter eam a cordibus credentium auferant, et Christum, qui est vita fidelium,
quodammodo in eis interficiant: credentium δ
[VI, 3] Iustus de angustia liberabitur: angustiis δ
[VIII, 8] narravitque Zares uxori suae et amicis omnia quae evenissent sibi: evenarent Va;
venissent K; advenissent δ
[XI, 10] UT MALITIAM AMAN AGAGITE ET MACHINATIONES EIUS PESSIMAS, QUAS
EXCOGITAVERAT CONTRA IUDAEOS, IUBERET IRRITAS FIERI: malitia δ
[XI, 14] Signantur ipsae litterae ex nomine regis scriptae anulo ipsius: scripto δ
[XIIII, 11] ET CUNCTAS MARIS INSULAS FECIT TRIBUTARIAS: insulas maris δ
− VARIANTI PROPRIE DI R
[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset: insomnis R; (in
sollepnem Va)
[I, 8] aureis poculis et aliis atque aliis vasis cibi inferebantur: vasi R
[fine P]
[I, 35] conforment verbi praedicationem, ut inde sumat unusquisque quod sibi possibile et
utile esse perspexerit: unde R
[II, 9] cum pii patris clementiam super filii prodigi poenitentis susceptione vitulum mactasse:
victulum R
[II, 18] Quod ergo ad convocandam Iudaeam Dominus per Legem: vocandam R
[III, 13] Unde doctor gentium de laboribus suis ac persecutionibus, quas pro Christo passus
est, veridicis verbis glorians subiunxit: veridici R
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat: om. A R (PL)
[IIII, 12] iam infantulus adoratus atque muneribus auro, ture et myrra prolatis: mirre R
[IIII, 13] omnes (nationes): om. R
[IIII, 14] quae regem nostrum spernendo et crucifigendo honoris perdidit dignitatem: honores
R
[IIII, 14] «Adstitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumamicta varietate» (cfr. Psa
44,10): ad dextris R Va Ve
158
[V, 9] vultus autem Domini super facientes mala: om. R
[X, 6] quando venerit super vos tribulatio et angustia calamitas: calamitatis R
[XI, 16] VETERES LITTERAS NOVIS NUNTIIS PRAEVENIRENT: veteras R leg. (O ante corr.)
[XII, 12] «Fiebat autem omni animae timor, multa quoque prodigia et signa per apostolos
fiebant in Hierusalem, et metus erat magnus in universis» (Act 2,42-43). Et item: «Per
manus, inquit, apostolorum fiebant signa et prodigia multa in plebe: om. R
[XII, 17] sed etiam ipsos qui fidem sanctae Trinitatis bonis operibus adornare necglegunt:
fide R
[XIII, 6] Nec ullus huius gaudii erit finis: om. R
[XIIII, 5] loquuntur quae ad pacem pertinent seminis sui: semini R
− VARIANTI PROPRIE DI P
[PROL., 3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico sensu exposuimus:
om. P
[PROL., 5] Deus omnipotens, qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates
erexerat, te simili studio laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur: om. P
[I, 1] REGNAVIT AB INDIA USQUE ETHIOPIAM: usque ad Ethiopiam P
[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis: memoratur P
[I, 3] Numquam enim Ezras de ipsa siluisset: numquid P
[I, 10] per figuram aptatur qui cotidie sanctae Ecclesiae: Ecclesie sancte P
[I, 29] Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumque genus est marmoris
candidissimi: candissimi P
[I, 30] «Discite a me quia mitis sum et humilis corde, et invenietis requiem animabus vestris,
iugum enim meum suave est, et onus meum leve est» (Mat 11,29): dicite P Pa
[I, 32] His quae cibi diversis vasis inferuntur: his quae G A: hisque tutti i mss.; hiis que P
− VARIANTI PROPRIE DI O
[I,, 12] Salomonis libidinem, Ezechie arrogantiam, Petri negationem ac Saulis blasfemiam:
peregrinationem O
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse. Unde nemo nos reprehendere debet: nos reprehendere nemo O
[I, 14] Legat et opuscula Patrum: legite O
[I, 17] et locum ipsius altera quae melior ei est, Ecclesia videlicet gentium, sincera fide ac
plena devotione accipiat: ei: ea F; eius O; (est ei V)
plena: perfecta O
159
[III, 4] MULTE VIRGINES PULCRAE ADDUCERENTUR SUSAM ET AEGEO TRADERENTUR
EUNUCHO: traderent O
[IIII, 3] Quid enim aliud aiunt praedicatores sancti: doctores O
[IIII, 13] HABUITQUE GRATIAM ET MISERICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES: om. O
[IIII, 14] quoniam concupivit rex decorem tuum: speciem tuam O
[VI, 11] Hoc est quod Salvator praedixit discipulis suis: Redemptor O
[X, 2] ATQUE UTINAM IN SERVOS ET FAMULAS VENDEREMUR ESSET TOLERABILE MALUM:
ancillas O Z
[XI, 17] Siban mensis, qui apud Hebreos post Nisan tertius in ordine est, idem est apud
Grecos vocatur Theseri: Hebreos O
[XII, 3] pro hoc pariter in superna Hierusalem gaudens laetabitur: hac O
[XII, 12] Per manus, inquit, apostolorum: apostolorum inquit Da O
[XIII, 3] alii vero usque ad ultimum resurrectionis diem in carne perdurantes: die O
[XIIII, 3] in Evangelio ostium nominavit: hostium η O (h add.)
[XIIII, 3] per eum vitae aeternae habemus introitum, quem iuxta Psalmistae adtestationem: ad
quem O
− VARIANTI PROPRIE DI F
F è il manoscritto più tardo all’interno del gruppo δ; presenta lezioni proprie che lo
separano anche dagli altri testimoni conservatisi.
[PROL., 1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annomerant, multipliciter Christi et
Ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia ipsa Hester in Ecclesiae typo populum de
periculo liberat: qui F
[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset, iussit sibi afferri
historias et annales priorum temporum; qui dum coram eo legerentur, perventum est ad
locum ubi Mardocheus eunuchos insidiatores prodidit: cum noctem insomnem
duxisset: cum duxisset insompnem F
Mardocheus: iniquos add. F
[I, 4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Assuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon: om. F
[I, 6] UT OSTENDERET DIVITIAS GLORIAE REGNI SUI AC MAGNITUDINEM ATQUE IACTANTIAM
POTENTIAE SUAE MULTO TEMPORE: gloriae suae potentiae F
[I, 11] Unde refugere quis libet hanc interpretationem non debet: fugere F
[I, 12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones atque
peccata facile per similitudinem veritati competunt: facile add. F
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest: et tamen F; sed tamen ν K Ve
160
[I, 22] corporis ac sanguinis sui universis gentibus opulentissimam paravit refectionem:
preparavit F
[I, 36] sic timidis infundatur auctoritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio: inferatur F
[I, 38] voce Dominica laudatur et super omnia bona sua constituendus promittitur: a Domino
add. F
[II, 19] De vocatione autem gentium post Resurrectionem suam discipulis suis taliter
praecepit: om. F
[IIII, 21] MARDOCHEUS, inquit, MANEBAT AD REGIS IANUAM, quia doctores sancti, assidue
manentes in doctrina Evangelii, convocant gentes ad introitum fidei: om. F
[VII, 6] ET TUNC INGREDIAR AD REGEM, CONTRA LEGEM FACIENS, INVOCATA: non vocata ρ F
T
[X, 3] Unde sequestratis peccatoribus, soli boni inconspectu sui laetantur conditoris: letentur
F
[X, 8] Tunc enim dampnati peccatorum suorum verecundia operientur: peccatorum suorum
dampnati F
[XI, 14] Spiritus sancti signaculo confirmata ubique declaratur: om. F
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero: om. F
[XII 17] Intentio haec reginae Hester, qua hostes suos valide insequi et exstirpare contendit:
undique F
− VARIANTI COMUNI A F O P: ε?
Non sono numerose le varianti che sono proprie esclusivamente dei codici F O P; è
tuttavia possibile confermare una separazione dei tre manoscritti da R, che presenta
spesso lezioni differenti in comune con A o la famiglia β.
[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patruum suum regnavit in Perside: patruum α PL; patrem ζ λ ρ µ ε; patrum A R
[I, 18] Nec non et mulierem et sterelitatem eius et mortem, ipsorum quoque virorum mortem
figuras esse rerum memorabilium docuit: om. B ε
[I, 18] quae impii nefando ore contra Dominum protulerant: protulerunt ε (O abbr.);
protulerat A
[I, 21] Cum Redemptor noster, quem Assuerus et nomine exprimit et dignitate, interpretatur
enim ‘ostium’ sive ‘atrium meum’: hostium O P (F potrebbe aver corretto autonomamente)
[I, 29] Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumque genus est marmoris
candidissimi: (pariusque PL); parumque F P (O ante corr.)
[fine P]
161
[II, 20] Apte quoque per Mamuchan: autem F O
[IIII, 9] EVOLUTO, inquit, TEMPORE, hoc est transactis quinque aetatibus mundi, in quibus
Patrum propago praecedebat: om. F O
[VIII, 1] AT ILLA RESPONDENS: ‘SI REGI PLACET, OBSECRO UT VENIAS AD ME HODIE, ET AMAN
TECUM, AD CONVIVIUM’: respondit θ F O (post corr.) PL (Vulg); ait add. η Da Pi Z
[XI, 16] IPSEQUE EPISTOLAE, QUAE EX REGIS NOMINE MITTEBANTUR, ANULO ILLIUS
OBSIGNATAE SUNT: ipsius ξ Va Z F O
[XIII, 4] quoniam ipse Dominus in iussu et in voce archangeli et in tuba Dei descendit de
caelo, et mortui qui in Christo sunt, resurgent primi: descendet η ξ B D K F O
3.3.6. G A B: β
All’interno del commento al libro di Ester non ci sono varianti che separino
direttamente i manoscritti G A B dagli altri testimoni, tuttavia è possibile individuare un
rapporto di parentela che li lega.
− LEZIONI PROPRIE DI A
[PROL., 5] Deus omnipotens, qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates
erexerat, te simili studio laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur: similis A
[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset, iussit sibi afferri
historias et annales priorum temporum: Deo A
[CAP. XI] Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem reginae epistolae pro
Iudaeorum salute mittuntur: constituit A; salute: om. Va; salutem A
[I, 2] Sed et illud in questionem vertitur quis iste Assuerus fuerit: convertitur A PL
162
[I, 8] Bibebant autem qui invitati erant aureis poculis: populis A
[I, 18] quae impii nefando ore contra Dominum protulerant: protulerunt F O (abbr.) P;
protulerat A
[I, 21] et nobis vitae aperuit aditum: apparuit A
[I, 26] simul cum martyrii dignitate in doctoribus sancti Evangelii fulgere debet: fulgore A
[III, 1] QUAERUNTUR REGI PUELLAE VIRGINES AC SPECIOSAE, ET MITTANTUR QUI
CONSIDERENT PER UNIVERSAS PROVINCIAS PUELLAS SPECIOSAS ET VIRGINES, ET ADDUCANT:
om. A PL Colv
[III, 8] Spiritus sancti gratia regeneratas atque dedicatas, quatenus eius vestigia in fide et
doctrina atque bona operatione sequerentur: om. A Colv
[V, 7] «Filius hominis venturus est in gloria Patris sui cum angelis suis, et tunc reddet
unicuique secundum opera sua» (cfr. Mat 16,27): om. A Colv
[VI, 9] «Erit, inquit, tunc tribulatio magna qualis non fuit ab initio mundi, usque modo, neque
fiet, nisi brevitati fuissent dies illi non fieret salva omnis caro sed propter electos
breviabuntur dies illi» (Mat 24,21-22): om. A Colv
[VIII, 6] in una domo catholicae confessionis secum de communi bono laetentur: om. A Col
[X, 3] quia prandium praesentis Ecclesiae tempus designat: om. A Col
[X, 6] cum inruerit repentina calamitas, quando venerit super vos tribulatio et angustia
calamitas: om. A Col
[XI, 17] ad refutandas veteres Aman litteras: futandas A; confutandas Col
[XI, 22] nec aliquid inde quod sibi nocivum esse possit: nocuum A; novum K; nocivium B
Ve
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero: numero add. A
− LEZIONI PROPRIE DI G
163
avesse tralasciato di trascrivere l’ultima parte del testo. Appare più economico
ipotizzare uno smarrimento delle pagine avvenuto in un secondo momento,
probabilmente nello stesso a cui fece seguito il rinserimento dei fogli in posizione
errata.
[PROL., 5] qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates erexerat: relevandas
mss.
[I, 9] tamen sacratiore misterio potentissimi regis nostri: sacratione G; sacratiore mss.;
sacratiori Da M P R; sacratior W Z
[I, 11] nec ipsa alicuius sponsa quam Christi nullo modo dicenda est: nullo G; ullo mss.
[I, 14] quam propter peccata sustenuit: sustenuit G; sustinuit mss.
[I, 22] secundum sub lege: secundub G
[I, 25] byssus enim mortificationem carnis significat: mortificationis G
[I, 26] ut ab his instructi, his incitati atque confortati, ad aulam caelestis imperii rite pertinere
possunt: possunt G; possit A σ; possint mss.
[I, 32] qui in lectionibus Legis et prophetarum apostolorumque et evangelistarum multiplices
dapes spiritalis doctrinae accipere norunt: apostolorum quae G
[I, 33] abundans et praecipuum convivantibus ponitur, cum donum caelestis gratiae singulis
quibusque fidelibus secundum dispensationem divinae clementiae et Spiritus sancti
distributionem largissime inpenditur: domum G (A V ante corr.)
[I, 36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est: artae G; arta O R; arte mss.
[II, 4] quibus piae mentes religiosorum hominum eatenus pascebantur: reliosorum G
[II, 15] Responditque Mamuchan audiente rege atque principibus: respondit quae G
[VII, 3] nam sapientia divina: sapientiae G
[VII, 3] quae vincit omnem malitiam: omne G K
[VIII, 1] Etiamsi dimidiam partem regni petieris, dabitur tibi: dimiam G; dimidiam mss.;
midiam Tr
[VIIII, 2] FESTINA ET SUMPTA STOLA ET EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES MARDOCHEO IUDEO,
QUI SEDET ANTE FORAS PALATII: foras G; fores mss.
[X, 2] ATQUE UTINAM IN SERVOS ET FAMULAS VENDEREMUR ESSET TOLERABILE MALUM, ET
GEMENS TACEREMUS: taceremus G; tacerem mss.
[XII, 5] indeque per Dei misericordiam numerositas cotidie crescat fidelium et septa
replentur Ecclesiae: crescat G; crescit mss.
164
− LEZIONI PROPRIE DI B
Il codice conservato a Basilea contiene molte varianti che non condivide con altri
manoscritti:
165
[VIII, 1] SI REGI PLACET, OBSECRO UT VENIAS AD ME HODIE: si regi inquit placet B; inquit
add. Du; om. PL
[VIII, 8] qui praecordia odio polluta habens: habentes B
[VIIII, 2] DIXITQUE EI REX: ‘FESTINA ET SUMPTA STOLA ET EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES
MARDOCHEO IUDEO, QUI SEDET ANTE FORAS PALATII. CAVE NE QUICQUAM DE HIS QUE
LOCUTUS ES, PRAETERMITTAS: om. B; premittas B
[VIIII, 4] in se idem semper manens: eisdem B
[VIIII, 5] bona opera sanctorum doctorum numquam apud eum oblivioni tradentur: om. B;
electorum Mu Pi
[VIII, 9] «Convertetur Libanus in Carmel et Carmel in saltum reputabitur» (Isa 29,17): om. B
[X, 6] cum vobis, quod timebatis, advenerit: evenerit B
[X, 8] «Cum iudicatur exeat condempnatus [...]» (cfr. Psa 108(109),7): erat B
[XI, 14] hostium suorum triumphatores gloriosissimi permanent: manent B
[XI, 23] in terra repromissionis interficere atque extinguere iubebat: promissionis B (W ante
corr.)
[XII, 2] martyribusque Christi pro effusione sanguinis sui regalis: professione B
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE: est eis add. K; est add. ζ Da O PL (Vulg); fuit add. B
carnalium corda validae concutit: concitat B
[XII, 14] praedas ex substantiis eorum tangere et agere noluerint: et B; tangere B; agere vel
tangere ν M Mo W; agere et tangere Va; agere Z
[XIII, 3] Quid est quod Scriptura narrat: scriptum B
[XIII, 3] hoc est tertiam decimam atque quartam decimam praedicti mensis: Adar add. B
[XIII, 3] subito per divinam potentiam inmutati: mutati Z; invitati B
[XIII, 8] et agonem suum piis praecibus fideli Domino commendent:suam B
[XIIII, 5] quia semper ea rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem: erogant B
3.3.7. G B: α
L’analisi delle varianti porta a intuire un legame tra G e B: solo poche lezioni sono
proprie esclusivamente dei due testimoni, ma altre coincidenze nelle varianti tràdite
confermano il loro rapporto, così come emergeva a proposito del commentario a
Giuditta.
[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patrem suum regnavit in Perside
patrem: patruum α; patrum A R
166
[II, 6] hii ebrii sunt: ebrei α (variante attestata nella tradizione della Vetus)
[II, 15] Responditque Mamuchan: respondit quae G; respondit B ξ
[VII, 8] fieret oratio ab Ecclesia ad Deum pro eo: Dominum B G
[VII, 8] pax in Ecclesia multiplicetur et adimpleatur: impleatur α Mu Pi
Nonostante B sia un codice tardo che, come già registrato da Adele Simonetti, in
molti punti si distanzia da G e condivide parecchie lezioni con testimoni appartenenti ad
altre famiglie, è possibile attribuire tali punti di contatto a congetture di B stesso, non ad
una sua appartenenza ad altri sottogruppi: si tratta sempre di lezioni che il copista
avrebbe potuto ricostruire autonomamente, in quanto spesso costituite da correzioni di
errori grammaticali o varianti all’interno di citazioni bibliche.
167
[IIII, 17] Misticae ostendit: misticae A G K PL: mistice mss.
[VI, 2] socios gratiae habere dispiciunt: gratias A G R; gratia B
[XI, 24] in quo hoc spiritale bellum per milites Christi maxime agitur: maximae A G Ve
[XII, 6] In nomine, inquit, Ihesu omne genu flectet: flectet λ A G Ve; flectetur D Du F To;
flectatur Av B Da PL R T Va
[XII, 7] et hostes eorum inhiebant sanguini: inhiebant λ A F R G PL V Ve: inhiabant ζ ξ B O
(inhiebant ante corr.)
[XIII, 8] ET AGONEM SUUM PIIS PRAECIBUS: agnem A; agnem ante corr. G
Emerge intanto, dagli stessi esempi, un rapporto chiaro tra G ed A: la presenza delle
medesime lezioni, in particolare nei casi in cui si tratta di errori, rimanda a un’origine
comune di tali varianti, identificabile nell’ipotizzato β, capostipite di G A B. Alla stessa
conclusione portano le varianti proprie di G che, nel momento in cui separano il codice
di Ginevra, confermano nello stesso tempo il legame tra A e B.
[I, 22] ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat:
fecit G K Va (PL); et add. δ µ θ A B Av Pa Tr
[XI, 11] SCRIBITE ERGO IUDAEIS SICUT VOBIS PLACET: scribete λ G Ve (PL); scribe M W (var.
Vetus)
[XI, 24] hoc est Adar, non nisi novissimam aetatum saeculi: aetatum (etatum) ρ Du Tr V Ve
G: aetatem (etatem) ζ δ A B Da K PL (lectio facilior?)
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli quo ad Corintheos scribens ait: quod η A B
3.3.8. β (G B A) e δ (R P O F): γ
Ci sono varianti che avvicinano i manoscritti della famiglia β a quelli della famiglia
δ, soprattutto i codici A e R.
[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patrem suum regnavit in Perside
patrem: patruum α; patrum A R
168
[I, 4] Regnavit quoque post Darium patrem suum congnomento Nothum
patrem: patrum A G P R
[I, 10] inimicos eorum digne subicit vindictae: dignae A R O Av Du K Z
[I, 12] quid causa est ut aliquis dicat: causa λ α Va Ve; causae/-e θ ν ρ δ A Av Pa PL (Colv
non leg.)
[III, 13] instantia mea cotidiana, sollicitudo omnium Ecclesiarum: cotidiana et add. A R
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat
exercitium... virtutum om. A R (PL Colv)
[VI, 2] Qui beneficiis divina pietate sibi conlatis abutentes, proximos suos, quos consortes
habent naturae, socios gratiae habere dispiciunt: abutentes mss.: abeuntes A O R; adversos
Da; adversus Du
gratiae: gratias A G R; gratia B
[VI, 5] Aman filio Amadathi de progenie Agag: progeniae A R
[VIII, 3] omne genu flectatur caelestium, terrestrium et infernorum: flectat A R Tr
Soltanto due lezioni sono condivise da tutti i codici appartenenti all’ipotetico gruppo
γ. La prima è lezione comune anche agli altri codici del IX secolo e a V:
[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ (PL) V Ve; praepositus ξ; praepositi θ ρ η
[versetto: PRAEPOSITUS]
169
La seconda variante è invece separativa perché costituita da un errore che isola il
gruppo γ (anche se in corrispondenza di questo passaggio la famiglia ρ è lacunosa):
[XIII, 13] in die Iudicii spe firma semper quosque fideles mentio est tenenda γ: apud ζ λ ν PL
(ρ lacuna)
I manoscritti che più spesso si allontanano dagli altri sono G, che presenta molte
sviste grammaticali o errori derivanti dall’uso dei dittonghi, e B, che, al contrario, tende
a correggere gli errori del dettato (non sempre è possibile affermare con certezza se il
copista avrebbe potuto emendare autonomamente il testo o se abbia consultato più
testimoni dell’opera di Rabano Mauro, contaminando). In molti casi si trovano varianti
comuni a singoli manoscritti appartenenti ai due gruppi β e δ, ma sono lezioni comuni
anche ad altri codici legati a rami differenti della tradizione, senza un criterio che
ritorni: è quindi possibile immaginare una poligenesi delle varianti stesse.
[III, 2] sicque quaecumque anima recta fide ac pura conscientia internis pectoris oculis
placuerit G A λ ρ Ve: interni pectoris Du; interni spectoris leg. η δ B D Da To V; interni in
spectoris T (in add.)
[III, 11] QUI DEAMBULAT COTIDIE ANTE VESTIBULUM DOMUS: deambulabat η δ ν B Z (Vulg)
[XIII, 13] Dies ergo sortium in quibus Deus veris confessoribus suis dat victoriam de
hostibus, nulla umquam oblivione sunt delendae
nulla ν Ve (µ: ρ lacuna) Av B D To: nullae A G δ λ Va T
oblivione η ξ B D R To; oblivionis Tr; oblivioni ε ρ A G T K V Ve
delendae: delendi B Da V (post corr.) Va
− X?
170
altri rami e spesso a proposito di varianti non classificabili come monogenetiche né
come irreversibili.
Si propone, quindi, di modificare in questo punto lo stemma codicum elaborato dalla
Simonetti, eliminando il subarchetipo X e separando il sottogruppo ζ da γ. La stessa
editrice trova soltanto una variante che proverebbe tale legame e tre lezioni per le quali,
tuttavia, i manoscritti della famiglia η costituiscono sempre un’eccezione.168
Ulteriore prova di questa separazione è una concordanza che invece più volte accade
tra ζ e le famiglie λ µ.
3.4. L’archetipo ω
[I, 12] Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis, Aaronis
finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem ac
Saulis blasphemiam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus denegare
potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum illi testimonium praebuisse.
causae: causa λ α Va Ve (Colv non leg.)
168
«I testimoni di X, quasi tutti di provenienza francese (almeno per quanto se ne può ricostruire),
contengono un errore che li separa da Y: VI 7. ut instructione X (-η D): ut in instructione Y (+ η D). Altre
varianti significative che accomunano il subarchetipo X contro Y (salvo sporadiche innovazioni di singoli
copisti) sono: VIII 6. interpretatur X (interpr- enim ε): quae interpr- Y; X 21. et sine X (- B η): sine Y (+
B η); XVI 4: tensi X (extensi N): densi Y» (RABANO MAURO, Commentario cit., p. XXXVII).
169
Cfr. infra § 4.1.
171
[IIII, 21] MARDOCHEUS, inquit, MANEBAT AD REGIS IANUAM, quia doctores sancti, assidue
manentes in doctrina evangelii, convocant gentes ad introitum fidei et baptismatis
sacramentum; necdumque Hester nostra prodit patriam et populum suum iuxta mandatum
Mardochei typici, quia iuxta doctrinam fidei nullo modo aliquid agit sanctorum ecclesia per
arrogantiam, sed in pura conscientia humiliter omnia servat quae sibi dictis evangelicis
praecipiuntur, de qua per prophetam dicitur: «Omnis gloria eius filiae regis ab intus» (cfr. Psa
44,14).
quia: qui G λ Ve R (A ante corr.) PL Colv
Come sopra, la ragione della valutazione di questa variante come possibile errore
d’archetipo risiede nel suo essere condivisa da tutti i codici del IX secolo; in questo caso
essa è attestata anche nei due codici del X secolo, oltre che mantenuta nelle edizioni.
Potrebbe trattarsi di un semplice scioglimento errato di un’abbreviazione, ma tale
abbreviazione doveva trovarsi in un antenato comune e, per la tipologia dell’errore
stesso, non si ritene che esso possa essere attribuito a Rabano come autore.
[VI, 6] Aman ergo decem milia talentorum pecuniam regi promittens, Iudaeorum mortem
expetivit: sic et Iudaicus populus carnali observantiae cerimoniarum legis deditus, Deum per
hoc se placare credendo, verorum Christi confessorum, qui secundum evangelicam doctrinam
spiritale Deo servitium exhibebant, mortem meditatus est.
milia Z: milium Av Va; om. mss.
Il passaggio fa parte del commento al versetto del libro di Ester 3,9: «Si tibi placet,
decerne ut pereat, et decem milia talentorum appendam arcariis Gazae tuae». La lezione
corretta deve necessariamente essere costituita dall’espressione decem milia e l’errore è
chiaramente fonte di una distrazione. Si tratta di una svista facilmente correggibile da
copisti attenti al dettato del testo, mentre sembra più difficile pensare che più volte
l’errore si sia ripetuto in maniera indipendente.
[VIIII, 4] Quid est quod rex insomnem noctem duxit, nisi illud quod in Psalmo scriptum est:
«Ecce non dormitat neque obdormiet qui custodit Israhel» (Psa 120(121),4)? Leguntur coram
eo historiae et annales priorum temporum, in quibus commemoratio fidei et bonorum actuum
Mardochei continetur, quia rex sanctorum et princeps regum terrae, in se idem semper
manens, omnium temporum cursus et singulorum actuum notitiam uno contemplatur intuitu,
nec est apud illum quicquam reciduum, sed praesentialiter in conspectu eius omnia parent; de
172
quo per Hieremiam dicitur: «Qui enim formavit omnia ipse est et Israhel virga hereditatis
eius, Dominus exercituum nomen illi (Ier 10,16)». Unde et Apostolus ait: «In Christo enim
Ihesu non est, in illo est et fuit, sed est semper in illo est» (cfr. 2Co 1,18-19). Et item:
«Ihesus, inquit, Christus heri et hodie ipse in saecula saeculorum» (cfr. Heb 13,8).
princeps: principes mss.
In Christo... illo est: cfr. 2Co 1,18-19: «Non est in illo [sermone] ‘Est’ et ‘Non’. Dei enim
Filius Iesus Christus qui in vobis per nos praedicatus est per me et Silvanum et Timotheum
non fuit ‘Est’ et ‘Non’, sed ‘Est’ in illo fuit».
[XII, 14] Quid est quod Iudaei hostes suos persequentes quingentos viros in Susis interfecisse
leguntur, exceptis decem filiis Aman quos in patibulis affigebant, nisi quod non solum in
gentibus omnes operarii iniquitatis qui perseverant in malitia sua, nec de peccatis suis
penitentiam agere volunt, neque remissionem delictorum suorum per Spiritus sancti gratiam
accipere curant, detestabiles et digni damnatione populo Dei esse videntur, sed etiam ipsi
carnales Iudaei, transgressores videlicet decalogi Legis Mosaycae, reatum crucis Christi,
quem ex perfidia sua in passione ipsius sibi contraxerunt, iuste inferni cruciatum sustinere
cogantur?
Mosaycae: ob add. Av To
Un ultimo esempio si trova all’interno del paragrafo XII, 14. L’espressione reatum
crucis Christi dovrebbe costituire un complemento di causa, come infatti risulta dalle
173
correzioni introdotte dai copisti di Av e To. Nonostante si ritenga che l’errore debba
essersi generato a livello dell’archetipo, si è deciso di non intervenire in fase di
constitutio textus in quanto il comportamento di tutti i copisti, con soltanto due
eccezioni e compresi coloro che si contraddistinguono in genere per una maggiore
facilità nell’intervenire sul testo, rende forse possibile ipotizzare che fosse accettato e
diffuso l’uso dell’accusativo semplice per introdurre un complemento di causa.
3.5. Mu e Pi: ψ
Per quanto riguarda la tradizione degli estratti del commentario al libro di Ester,
testimone di un riuso del testo in forma di sermone, si è già accennato al fatto che
soltanto due dei codici identificati sono stati collazionati ed utilizzati per la messa a
punto dell’edizione critica: i manoscritti Mu e Pi.
Come visibile dalla loro collocazione nello stemma coidicum, non è stato individuato
il ramo dal quale deriva il testo diffusosi nelle raccolte di omelie: ci sono varianti
proprie dei codici Mu e Pi, ma non varianti congiuntive tra questi e codici appartenenti
alle famiglie individuate nel resto della tradizione. Si propone qualche esempio.
[IIII, 13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum regis et ecclesia ad
regem Christum, in quo septiformis Spiritus gratia incommutabiliter manet, adducta atque
coniuncta est. Quam ipse adamavit plus quam omnes mulieres, HABUITQUE GRATIAM ET
MISERICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES, hoc est super omnes nationes terrarum.
regem: om. ψ
mulieres, hoc est... nationes terrarum: nationes terrarum quas significant mulieres ψ
[VIII, 8] Nota quod concordant voluntas invitantis reginae, et iussio iubentis regis; sed vae
illi qui malignus ad mensam Domini accedit
malignus: om. ψ
[VIII, 10] Cras enim hic pro futuro tempore intellegitur, ut est illud evangelicum: «Nolite
solliciti esse de crastino» (cfr. Mat 6,34).
solliciti esse: sollicitari ψ
[X, 3] Ecce iam secunda dies convivii adest, ubi similiter ut prius convocatus Aman venit,
sed manifestante Hester petitionem suam, inde damnatus ad poenam secessit.
dies: om. Z; regalis add. ψ
174
Varianti singolari di ognuno dei due codici impediscono di definire uno dei due
antigrafo dell’altro:
[IIII, 13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum regis et ecclesia ad
regem Christum, in quo septiformis Spiritus gratia incommutabiliter manet, adducta atque
coniuncta est.
ergo: om. Pi
gratia: om. Pi
[VIII, 11] Cum autem dies futura iudicii venerit et omne humanum genus
dies futura: futura dies ψ
venerit: advenerit Pi
Il manoscritto Pi, inoltre, omette i versetti del libro di Ester 6,1-10, che invece sono
presenti in Mu e aprono il capitolo IX del commentario.
[VII, 7] Unde est illud quod Paulus, ad Romanos scribens, sine intermissione memoriam
eorum se semper facere narrat in orationibus suis (cfr. Rom 1,9)
eorum (se semper): om. Mu
[VIIII, 7] Cui Aman spiritalis hostis populi Dei, licet invitus, tamen condignum obsequium
praebet
obsequium: officium Mu
[X, 10] «Qui fodit foveam, incidit in illam; et qui voluit lapidem, revertur ad eum» (cfr. Pro
26,27).
incidit: incidet B Da Mu Z PL Colv (var. Vulg)
illam (et qui voluit): eam D Mu Z (Vulg)
eum: illum ψ
È possibile, infine, affermare un legame con gli altri codici che tramandano la forma
di omelia (I e Ox), o almeno un’origine unica e comune di tale forma del testo, poiché
essa è confermata non solo dalla coincidenza dei paragrafi selezionati, ma anche
dall’aggiunta di una frase conclusiva, non presente in nessuno dei testimoni noti del
commentario in forma completa: «Ad quam nos dominus per suam gratiam concedat
venire cui est laus et honor et gloria sine fine. Amen».
175
3.6. Le edizioni
Sono stati collazionati anche i testi pubblicati nelle edizioni Colvener e nella
Patrologia Latina: quest’ultima ha ripreso l’edizione secentesca ma i due testi non sono
identici.
Le varianti mostrano inoltre, senza dubbio, un legame stretto fra le edizioni e il
manoscritto Arras, Bibliothèque municipale, 739: 170 alcune lezioni e in particolare
alcuni errori – tra i quali numerosi salti dell’occhio – mostrano chiaramente la
derivazione delle prime dal secondo o, eventualmente, da un codice ad esso molto
vicino, tuttavia oggi non conosciuto.
[II, 18] «Amen dico vobis; non inveni tantam fidem in Israhel. Dico autem vobis quod multi
venient ab Oriente et Occidente: om. A PL Colv
[III, 1] QUAERANTUR REGI PUELLAE VIRGINES AC SPECIOSAE, ET MITTANTUR QUI
CONSIDERENT PER UNIVERSAS PROVINCIAS PUELLAS SPECIOSAS ET VIRGINES, ET ADDUCANT
170
Cfr. ivi, p.XXIII e p. XLVIII, n. 111.
176
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero, visa patientia atque
constantia sanctorum martyrum virtuteque Christi per illos clarescente, relicta idolatria ac
superstitione gentili, ad Christianam religionem conversi sunt: vi sapientia A PL Colv (in A:
vi add. nel margine, a inizio pagina)
[CAP. XI] Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem reginae epistolae pro
Iudaeorum salute mittuntur:
constituitur: constituit A
salute: salutem A; om. Va
[CAP. VII] Quod conperiens, Mardocheus sacco indutus est: inductus A
[I, 3] Hunc ergo Cyrum dicit Artarxersem apud Grecos vocari, qui Longimanus
cognominabatur, regnum tenens annis xl: anni A; annos ξ
[I, 8] BIBEBANT AUTEM QUI INVITATI ERANT AUREIS POCULIS: populis A
Si può osservare come gli errori di A consistano per la maggior parte in banalizzazioni o
sviste evidenti, dunque facilmente emendabili.
Tra gli errori che, al contrario, non erano presenti in A ma che si trovano nelle
edizioni, si collocano invece i seguenti:
[PROL., 1] Aman, qui interpretatur iniquitas, partes convivii et diem caelebrem mittit in
posteros: partem PL Colv
[PROL., 3] Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris insuper addita sunt et ab ipso
interprete oboelo prenotata, exponere praetermisimus: om. PL Colv
[I, 3] qui scribit hoc tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone: Mennam PL
Colv
[I, 21] Cum Redemptor noster, quem Assuerus et nomine exprimit et dignitate, interpretatur
enim ‘ostium’ sive ‘atrium meum’, cum Patre et Spiritu sancto sempiternum habens
imperium: hominis PL Colv
177
[I, 26] decor sanctae Ecclesiae, sive sit in meditatione sapientiae seu in profectu virtutum per
continentiam atque castitatem corporum, simul cum martyrii dignitate in doctoribus sancti
Evangelii fulgere debet: scilicet PL Colv
[I, 28] quia nimirum sancti quique cum tranquillitate temporum utuntur, et a tribulationum
laboribus cessant: temporibus PL Colv
[I, 38] quatenus de ministerio suo magis laudem et praemia quam damnum et tormenta
consequatur: praemium PL Colv
[II, 4] Septimus dies convivii plenitudinem temporum significat: pulchritudinem PL Colv
[II, 11] longe a gratia Spiritus sancti ac consilio Patris factus est extorris: patria PL Colv
[X, 8] Tunc enim oppressio illis, qua ante humiles iniuste opprimebant, inproperatur, quia
remunerationis tempus adest, ut inferni cruciatibus pro hoc puniendi tradantur: om. PL Colv
[XI, 7] animae sanctorum de incolatu praesentis vitae rapiuntur ad contemplationem vultus
superni Iudicis: capiuntur PL Colv
Anche le due edizioni non sono identiche fra loro. Il testo della Patrologia presenta
lezioni erronee, sviste o modifiche proprie:
[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: regni PL
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat: om. PL
[V, 7] et quae iniquis pro peccatis suis poenae in futuro maneant commemoratur: om. PL
[XI, 23] Hinc est quod Dominus in Lege Israhelitis vii gentes quae sibi contrariae erant in
terra repromissionis interficere atque extinguere iubebat: om. PL
[XIII, 12] SUSCEPERE IUDAEI SUPER SE ET SEMEN SUUM, ET SUPER CUNCTOS QUI RELIGIONI
EORUM VOLUERINT COPULARI, UT NULLI LICEAT DUOS HOS DIES ABSQUE SOLLEMNITATE
TRANSIGERE: quam Scriptura testatur et certa expetunt tempora, annis sibi iugiter
succedentibus: quos Da; qua Du; quod PL
[XIII, 17] ut pie ieiunent, hoc est vitam castam et continentem ducant: piam add. PL
D’altra parte, si registrano varianti proprie dell’edizione Colvener e non di quella del
Migne:
[CAP. XII] De gloria Mardochei et quomodo se Iudaei ulti sunt de inimicis suis et decem filii
Aman in patibulo suspensi: om. Colv
[I, 35] secundum uniuscuiusque qualitatem conforment verbi praedicationem: om. Colv
178
[II, 4] misit Deus Filium suum factum ex muliere: om. Colv
179
IV.
NOTA AL TESTO
Il testo che qui si presenta è stato ricostruito sulla base della collazione integrale dei
testimoni manoscritti e delle edizioni disponibili del commentario al libro di Ester e
dell’epistola prefatoria di dedica a Ermengarda.
La fase di constitutio textus e di preparazione dell’edizione ha posto alcune
problematiche, sia a livello di selectio delle varianti, sia per quanto riguarda aspetti
formali quali la divisione del testo in capitoli e paragrafi, l’interpunzione,l’ortografia.
Gli elementi che entrano nella diagnosi sulle varianti sono troppi e troppo
disparati perché possiamo illuderci di procedere meccanicamente, così come non è
mai meccanica una qualsiasi ricostruzione storica, ossia il tipo di lavoro cui un
critico testuale dovrebbe cercare di avvicinarsi.171
171
G. ORLANDI, Lo scriba medievale e l’«emendatio» cit., p. 232.
181
L’analisi delle varianti ha innanzitutto portato a individuare quattro linee di
trasmissione dell’opera, di cui tre (γ λ µ) contenenti codici esemplati nel IX secolo,
molto vicini alla stesura del testo da parte di Rabano. Questo non ha consentito di
eliminare a priori varianti tràdite dalla famiglia ζ (l’unica nella quale sono presenti
esclusivamente codici successivi al XII secolo), poiché non è nota la datazione del
subarchetipo che diede origine a questo gruppo, così come abbiamo soltanto testimoni
tardi di sottogruppi quali ν e ρ.I codici del IX secolo consegnano una testimonianza
molto vicina, almeno cronologicamente,all’originale, e in alcuni casi, pur di piccola
entità, essi tramandano una forma del testo che si è poi perduta ma che, proprio in
quanto da loro condivisa, sembra possa essere identificata con una forma iniziale del
testo, propria dell’originale o dell’archetipo. Proprio quest’ultima distinzione tra
originale ed archetipo ha portato di volta in volta a conclusioni differenti nel momento
della selectio delle varianti, poiché non sempre la forma più antica del testo corrisponde
a quella che può essere identificabile come la “migliore”, cioè come la lezione
“corretta”,sia sotto l’aspetto grammaticale che contenutistico,e d’altra parte non è
sempre vero che, davanti a un errore riconosciuto come tale, esso sia necessariamente
da eliminare.
Si apre, infatti, davanti a simili casistiche, un problema metodologico rilevante
nell’ambito della critica testuale, in particolare nel momento in cui essa si trovi ad
occuparsi di testi mediolatini. Cosa si intende, infatti, quando si parla di lezioni ‘giuste’
o ‘sbagliate’, ‘esatte’ o ‘erronee’? Non sempre la lezione ‘corretta’ coincide con quella
che un lettore moderno identificherebbe come tale, poiché obiettivo principale di un
editore non è tanto la chiarezza e correttezza del testo, quanto la ricostruzione più fedele
possibile di quanto voluto e redatto dall’autore. Il criterio con cui raggiungere tale
obiettivo non è sempre pacifico né semplice.
Come scrive Paolo Chiesa nel contributo dal titolo Una letteratura «sbagliata». I
testi mediolatini e gli errori,172 l’opposizione ‘giusto’/ ‘sbagliato’, ‘lezione esatta’ /
‘lezione erronea’:
172
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata». I testi mediolatini e gli errori, in «Ecdotica» 9 (2012),
Carocci editore, Bologna, pp. 151-61. Intorno a questo tipo di problematica cfr. anche G.P. MAGGIONI,
L’uso delle fonti in sede di recensio nella filologia mediolatina. Riflessioni su di un’esperienza, in
«Filologia Mediolatina» 1 (1994), pp. 37-44.
182
[...] viene utilizzata in due diversi contesti: anzitutto come obiettivo generale
(obiettivo del filologo è individuare, in ogni circostanza, la lezione esatta
dell’autore, rifiutando eventuali lezioni erronee prodottesi nel corso della
trasmissione), in secondo luogo come strumento ermeneutico (la genealogia dei
manoscritti viene costruita grazie all’identificazione di un numero limitato di
lezioni erronee, che si oppongono ad altrettante lezioni esatte). In ambedue i
contesti, la parola esatto corrisponde a originale, la parola erroneo a non
originale.173
Ma, come nota Michael Reeve in un suo saggio sugli Errori in autografi,174 tale
punto di partenza teorico esclude un’altra possibilità:
[...] il fatto cioè che sia l’autore a sbagliare, e che dunque la lezione originale, in
quanto punto di partenza della tradizione, sia nel contempo intrinsecamente erronea, cioè
irregolare, incoerente o abnorme.175
Nel caso di un autore quale Rabano Mauro, che ebbe una formazione di livello
elevato, l’autenticità delle lezioni tende a coincidere con una loro esattezza, soprattutto
da un punto di vista di correttezza grammaticale, ma non è possibile sovrapporre
pienamente le due categorie. Senza dubbio la conoscenza dell’autore e della sua
biografia contribuisce in maniera decisiva alla distinzione tra gli errori che lui avrebbe
potuto commettere e quelli invece da attribuire senza dubbio a sviste, incomprensioni,
ignoranza dei copisti. Nel commentario al libro di Ester, alcuni casi sono esemplari in
questo senso.
Al paragrafo I,12 si legge:
173
Ivi, p. 151.
174
M. REEVE, Errori in autografi, in Gli autografi altomedievali: problemi paleografici e filologici,
Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1994, pp. 37-60, cit. in P. CHIESA, Una letteratura
«sbagliata» cit., p. 151.
175
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 151.
183
In luogo dell’espressione Quid causae est si legge Quid causa est nei manoscritti
appartenenti alle famiglie λ e α, e in Ve,176 ovvero nei manoscritti del IX secolo e in B,
imparentato con G. La forma corretta da un punto di vista grammaticale è la prima, ma i
testimoni più antichi, molto vicini all’originale, tramandano la lezione scorretta;
probabilmente, dunque, il testo si diffuse con la forma errata causa, che tuttavia era
facilmente correggibile da un copista attento al dettato, tanto che la quasi totalità della
tradizione tramanda poi la lezione esatta. Occorre allora chiedersi se sia possibile
attribuire a Rabano Mauro stesso l’errore, ma la presenza consueta della formula
corretta nella Scrittura e tra i Padri della Chiesa, oltre che l’uso fatto da Rabano in altre
opere esegetiche, sembra rendere opportuno interpretare l’errore come errore
d’archetipo piuttosto che di autore, e dunque emendarlo in fase di constitutio textus.
Un secondo esempio nella stessa direzione è costituito da un errore all’interno di una
citazione biblica. Al paragrafo XI,11, in corrispondenza dei versetti del libro di Ester
8,6-8 si legge:
Il versetto 8,8 si apre con la forma scribete nei codici G Ve λ (K Tr), cioè nei quattro
testimoni del IX secolo, mentre presenta la lezione scribite, attestata come variante nella
Vetus latina, in νζδ A B M1 Z (oltre che nelle due edizioni), e la lezione scribe, propria
della Vulgata, in M e W.Poiché è improbabile che Rabano Mauro commettesse un
errore di questo tipo, anche in questo caso si attribuisce la confusione nell’uso delle
vocali e / i ai copisti, o almeno al copista dell’archetipo, e si procede nell’edizione con
la correzione del testo. Rimane tuttavia, in questo caso, un secondo dubbio: in quale
direzione dovrà orientarsi la correzione? Non possiamo, infatti, sapere se Rabano avesse
preferito la forma plurale scribite o quella singolare scribe, entrambe attestate nella
tradizione della Scrittura. Si è deciso, in questo caso, di mantenere il plurale poiché è
176
Si aggiunge il ms. Va, che però interviene sull’intera espressione, scrivendo Quae causa est.
184
probabile, ed è la soluzione che pare più economica, che la svista dei copisti si fosse
verificata a partire dalla lezione scribite, con un solo scambio di lettera.
Un terzo esempio, di carattere differente, si ritrova, ripetuto due volte nella stessa
forma, ai paragrafi I,3 e I,4:
[I,3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post
Darium patrem suum regnavit in Perside.
patrem λ µ ε: patruum αPL Colv: patrum A R
[I, 4]Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Assuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium: hic, ab Hebreis Assuerus et a
septuaginta interpretibus Artarxersis vocatur, regnavit quoque post Darium patrem suum
congnomento Nothum,annis xl.
patrem λ µ F O Va B: patruum θ Av Pa PL Colv: patrum A G P R
In entrambi i casi la lezione corretta dal punto di vista del significato è patrem, ma in
alcuni dei manoscritti antichi, e in particolare in G A R, oltre che in tutti i codici della
famiglia ζ eccetto Va, si legge patruum o patrum. Nonostante sia una minoranza di
codici a tramandare questa forma, potrebbe sembrare possibile ipotizzare che la lezione
originaria fosse costituita da patruum (corretto grammaticalmente), poi divenuto patrum
per errore, e che molti copisti abbiano poi innovato, giustamente, in patrem, variante
esatta per forma e significato, oltre che, in un certo senso, lectio facilior. Di fronte a
questi dati, non è possibile escludere con certezza che l’errore sia stato commesso da
Rabano stesso: sarebbe difficile spiegare il passaggio in direzione opposta, dal corretto e
più semplice patrem al più raro patruum.
Può entrare in gioco in questo caso un ulteriore fattore che spesso nelle opere
altomedievali e in particolare esegetiche concorre tanto alla nascita del testo quanto alla
possibilità di ricostruirne il dettato autentico da parte dell’editore: la ripresa di opere
precedenti utilizzate come fonti e citate in maniera di volta in volta più o meno letterale.
Continua a questo proposito Paolo Chiesa:
185
letteratura è poco originale, e prevede un largo reimpiego di fonti.177 Le fonti di
un’opera – se riconosciute e se utilizzate dall’autore in modo abbastanza letterale,
come spesso avviene – costituiscono uno strumento importante, financo decisivo
[...]. L’opposizione fra esatto ed erroneo si declina come opposizione fra
corrispondenza con la fonte e non corrispondenza con la fonte.178
Nei passi citati, Rabano Mauro dichiara di riferirsi, nel reperire le sue informazioni o
almeno parte di esse, a Giuseppe Flavio ed Eusebio di Cesarea. In questo caso specifico,
risalendo alle fonti e allargando la ricerca agli autori che a loro volta avevano già
ripreso tali autori e che Rabano avrebbe potuto leggere,179 non è stato possibile trovare
una giustificazione alla confusione osservata fra i termini. Si è dunque deciso di
intervenire sul testo confermando la forma patrem attestata dalla maggior parte della
tradizione manoscritta.
Sono stati invece identificati altri passaggi testuali in cui è possibile supporre un
errore avvenuto già nell’originale o che Rabano avrebbe potuto ereditare dal testimone
della fonte che egli (o chi per lui fosse stato incaricato di trascrivere la citazione) poteva
consultare: si ricordano, a titolo esemplificativo, i paragrafi I, 17 e I, 36. Nel primo
caso, un errore nella ripresa di una citazione dei Moralia in Iob di Gregorio Magno è
stato identificato soltanto nel momento in cui il testo è stato confrontato con la fonte da
cui deriva in maniera letterale.180 Nel secondo caso,un passo tratto dalla Regula
pastoralis dello stesso Gregorio risulta corrotto per un salto dell’occhio e il testo
rimanente fu modificato col fine di ripristinare un senso compiuto alla frase. L’errore, se
tale può essere definito, è stato notato in seguito a un’emendazione attuata da alcuni
copisti che hanno ripristinato la versione originale dell’opera di Gregorio (Av Pa Da).
Non ci è possibile definire a quale livello della tradizione siano avvenuti tanto il salto,
quanto la successiva correzione del resto della frase. Non è perciò chiaro se
l’innovazione sia da attribuire a Rabano stesso, al copista che redasse l’archetipo, o se
invece esistesse una tradizione di Gregorio già corrotta e dunque giunta tale all’abate di
177
G. ORLANDI, Perché non possiamo non dirci lachmanniani, in «Filologia mediolatina» 2 (1995),
pp. 1-42, p. 7.
178
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 153-4.
179
Cfr. l’apparato delle fonti in corrispondenza dei passi citati.
180
Cfr. infra § 6.2.
186
Fulda o a chi per lui compilò il commentario in questo passo.181 In sede di constitutio
textus si è mantenuta la forma attestata nella quasi totalità dei testimoni.
Alcune tipologie di varianti problematiche sono ben presentate da Rossana
Guglielmetti nell’introduzione all’edizione critica della Navigatio sancti Brendani:182
pur trattandosi di un testo con caratteristiche molto diverse da quelle di un commentario
esegetico di età carolingia, le categorie proposte dall’editrice possono aiutare a
comprendere le tipologie di problemi incontrati nella preparazione del presente testo
critico. Accanto agli errori d’archetipo che richiedono un’emendatio tramite congettura,
da elaborare anche in base a elementi esterni al testo in senso stretto, quali l’usus
scribendi dell’autore, gli eventuali riferimenti ad altre opere o le fonti citate, possono
verificarsi casi di “diffrazioni ‘quasi’ in absentia”, definizione con cui l’editrice indica
[...] numerosi passi dove i testimoni si diffrangono in lezioni scorrette, con più o
meno sporadiche eccezioni interpretabili come risanamenti congetturali di copisti
più abili: passi dunque dove è molto probabile che in ω comparisse già un guasto.
Si tratta di casi in cui è improbabile un errore poligenetico, e invece era possibile
una buona ricostruzione da parte di scribi e correttori, per cui di fatto noi troviamo
tramandata anche una lezione che appare del tutto attendibile e probabilmente
corrisponde all’originale, ma non per via di normale tradizione.183
Oltre ai casi di discordia generale tra i testimoni sopra presentati, dovuti a guasti
in sede di archetipo, si verificano diffrazioni nelle quali la lezione autentica è
conservata da parte della tradizione, o almeno appare più probabile che sia
conservata in linea diretta dall’originale piuttosto che frutto delle congetture di
qualche copista. Si ha a che fare qui non più con corruttele dell’archetipo da
emendare – o già felicemente emendate dai copisti, per l’appunto – ma con
problemi di selectio. Malgrado la presenza di una pluralità di subarchetipi, non di
181
Cfr. supra § 3.2.2.
182
G. ORLANDI, R. GUGLIELMETTI (a cura di), Navigatio sancti Brendani, Sismel – Edizioni del
Galluzzo, Firenze 2014.
183
Ivi, p. CCIII.
187
rado non è possibile affidarsi a una maggioranza per individuare la variante
preferibile.184
Spesso tali situazioni sono dovute, nel caso della Navigatio, a un processo di
“ripulitura” del testo attuato spontaneamente da parte dei copisti che, trovandosi di
fronte a lezioni anomale dal punto di vista grammaticale o di senso, le riconducevano a
forme più accettabili, con facili emendazioni che ricorrono indipendentemente in molti
testimoni.185 Nel caso del commentario al libro di Ester, generalmente corretto dal punto
di vista grammaticale, questo tipo di problematica si presenta di fronte a varianti
adiafore quali lo scambio tra le congiunzioni et / ac, la presenza o meno di congiunzioni
e avverbi quali autem, enim, ergo, igitur, oppure nei casi di interventi dei copisti
all’interno delle citazioni bibliche: si tratta di casi in cui è difficile distinguere tra forma
originaria e innovazione.186
Certamente in alcuni casi può rimanere uno spazio di incertezza nella ricostruzione
di quanto scrisse l’autore, ovvero di quanto possa essere attribuito alla sua mano (o
almeno alla sua volontà) e di quanto invece debba essere “imputato” agli scribi e ai
copisti; la conoscenza della formazione di Rabano Mauro è un elemento che certamente
può contribuire all’elaborazione dell’edizione del testo,187 supportando il criterio
stemmatico, il riferimento alle eventuali fonti utilizzate e, più generalmente, lo studio
della tradizione.
In parte differente è stato l’atteggiamento nei confronti delle varianti interne a
citazioni bibliche. Anche in questi casi il criterio stemmatico spesso si è rivelato non
adeguato: all’interno dello stesso gruppo di codici è possibile che non vi sia
184
Ivi, p. CCXI.
185
Ivi, pp. CXCII.
186
Paolo Chiesa continua nel suo contributo: «Il modello [di critica testuale] elaborato per i testi
antichi tende a vedere nell’originale un testo esatto, che subisce una progressiva corruzione nel corso del
tempo: la trasmissione comporta dunque un peggioramento del dettato testuale, del quale responsabili
sono i copisti, considerati in genere stolidi ignoranti. Oggi tutti sanno benissimo che un’applicazione
estrema di questo modello non vale nemmeno per i testi classici [...]. Tanto meno questo vale per i testi
mediolatini, per i quali di frequente il modello di trasmissione è quello opposto: il testo nasce con
debolezze e incongruenze, avvertite da chi lo trasmette come errori, ed è soggetto quindi a un progressivo
miglioramento e a numerosi interventi emendativi. In questa situazione [...] distinguere fra ciò che è
originario (testo esatto) e ciò che è derivato (testo erroneo) non è facile, e spesso diventa impossibile:
perché accanto ai copisti interessati che migliorano il testo continueranno a esisterne altri, meccanici o
ignoranti, che copiano male, e perciò lo peggiorano, e manca un criterio che possa discriminare» (P.
CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 153).
187
Si rimanda al paragrafo dedicato all’ortografia e alle scelte grafiche.
188
concordanza nelle lezioni a testo, così come, al contrario, lezioni differenti accomunano
manoscritti appartenenti a famiglie diverse. Nel caso del testo biblico, infatti, molto
elevata era la possibilità di intervento dei singoli copisti che, influenzati dalla propria
conoscenza della Scrittura, spesso potevano completare le citazioni secondo la propria
memoria; per questo, tale genere di varianti sfugge alle regole di selectio derivanti da un
criterio rigidamente stemmatico. Inoltre, soprattutto nei manoscritti più tardi, che
costituiscono la maggior parte dei testimoni a noi noti, spesso i copisti tendevano a
ricondurre il testo biblico alla forma della Vulgata geronimiana, introducendo,
indipendentemente l’uno dall’altro, le stesse modifiche in codici stemmaticamente
distanti.188
Nonostante il panorama delle varianti risulti quindi in questi passaggi
particolarmente confuso e irregolare, oltre che non utile all’elaborazione dello stemma,
il fatto che il contenuto sia costituito da citazioni bibliche offre almeno un criterio per
un primo orientamento. Infatti, proprio perché era più semplice che i copisti tendessero
a uniformare il dettato in base al modello ufficiale cioè alla Vulgata, è nello stesso
tempo più probabile che le lezioni originarie fossero quelle per noi meno note, differenti
dalla Vulgata stessa e invece attestate, almeno nella maggioranza dei casi, nei codici
catalogati come testimoni della cosiddetta Vetus latina.189 Per questo, salvo casi di
evidenti errori, queste ultime forme sono quelle che sono state accolte a testo
nell’edizione critica.190
188
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994.
189
Il testo del libro di Ester è stato confrontato con la seguente edizione:Vetus latina. Die reste der
altlateinischen Bibel. 7/3 Hester, ed. J.C. Haelewyck, Verlag Herder Freiburg, 2003; per l’intera Bibbia il
riferimento è stato il materiale disponibile nella banca dati Vetus latina database (Brepolis).
190
Così si comporta anche Adele Simonetti nell’edizione del commentario al libro di Giuditta: cfr.
RABANO, Commentario cit., pp. LXV-LXVI.
189
giungendo dunque a contare sedici titoli; il manoscritto Z, che, come si è osservato, fu
esemplato da un copista che facilmente tendeva a modificare il testo, si distingue per
numerosi interventi di tipo stilistico, non contenutistico, anche all’interno dei titoli dei
capitoli.
La quasi totalità dei codici concorda anche nella suddivisione effettiva del testo:
l’inizio di un nuovo capitolo è generalmente segnalato con un’iniziale contraddistinta da
un carattere maggiore o dall’uso di inchiostro colorato cui si aggiunge, tendenzialmente
nel margine del foglio, l’indicazione del numero di capitolo corrispondente. Il
manoscritto T, pur compiendo errori della titolatura iniziale, torna ad avere nel testo una
numerazione concorde con gli altri testimoni, anche se gli ultimi due numeri non sono
chiaramente leggibili ma si trovano in corrispondenza della numerazione usata negli
altri codici. Contengono invece degli errori i manoscritti B, D, To, M, Z: è possibile
parlare di sviste o fraintendimenti e non, invece, di innovazioni volontarie, poiché in
questi casi, in maniera opposta a quanto avviene in T, la diversa scansione delle parti
non è specchio di una differente titolatura iniziale, ma pare frutto di una confusione che
potrebbe essersi prodotta davanti ad antigrafi in questo poco chiari. Talvolta si registra
una assenza del capolettera o del numero di riferimento all’inizio del capitolo, che
sembra essere attribuibile a una mancata conclusione del lavoro di rubricatura e di
inserimento dei dettagli in inchiostro di colore differente.
L’edizione segue e ripropone dunque la suddivisione del commento condivisa dalla
quasi totalità dei codici e corrispondente effettivamente alla titolatura iniziale. I titoli dei
capitoli, però, diversamente da quanto accade nei manoscritti, sono stati riprodotti sia in
posizione iniziale, subito dopo il prologo, dove sono stati conservati, con il relativo
apparato di varianti, per fedeltà alla forma che il commentario aveva e dove svolgono
anche una funzione di indice del contenuto; sia all’interno del commento, in
corrispondenza della relativa porzione di testo, per facilitare il procedere della lettura. In
questo secondo caso i titoli sono stati riproposti tra parentesi quadre poiché integrazioni
aggiunte rispetto a quanto presente nei testimoni, e secondo la versione proposta
all’inizio del testo, senza una ripetizione dell’apparato relativo.
Le variazioni dei singoli codici intorno alla numerazione dei capitoli sono segnalate
di volta in volta nell’apparato delle varianti.
190
Mentre l’edizione Migne proponeva la medesima scansione qui offerta, Colvener
aveva diviso il commentario in dieci capitoli, sulla base dei capitoli del testo del libro di
Ester, senza osservare la divisione presente nei mss. In A, infatti, cioè nel codice
individuato come modello utilizzato dal primo editore,la numerazione dei capitoli è
visibile solamente in maniera parziale, probabilmente a motivo di una rifilatura dei
margini delle pagine, come visibile, per esempio, in corrispondenza del capitolo III, al
foglio 63v del codice.
4.3. L’interpunzione
4.4. L’ortografia
Sul terreno dell’ortografia e della morfologia, com’è noto, è vano tentare una
ricostruzione del testo originale secondo il metodo stemmatico. È questo un campo
in cui le forme mutavano col mutare delle scuole e delle mode, e i mutamenti,
diffondendosi a macchia d’olio in epoche e zone diverse, di regola trapassavano i
confini tra famiglie o classi di testimoni alterandone la fisionomia.
[...] Resta che il campo ortografico-morfologico è quello dove minori sono le
risorse per attingere l’originale. Potremmo anche rassegnarci a rimanere di qua
dall’archetipo – non si dice dall’autografo – e riprodurre, per esempio, il colorito
linguistico di un codice la cui scelta si raccomandasse per qualsiasi motivo, se non
191
fosse che certi giudizi in sede di storia letteraria hanno di mira precisamente il
versante che ora c’interessa.191
Così Giovanni Orlandi introduce il suo studio intorno all’ortografia e alla morfologia
nelle Historiae di Gregorio di Tours. Le sue osservazioni sono pienamente condivisibili
anche in riferimento all’opera di Rabano Mauro: il problema della resa grafica dei testi
mediolatini, legato strettamente, di necessità, alla coscienza della correttezza ortografica
e morfologica propria degli autori, interessa in maniera diretta anche l’edizione critica
del commentario a Ester.
Nonostante, infatti, quattro testimoni risalgano al IX secolo (G K Tr Ve), e in
particolare il codice G possa essere ritenuto molto vicino al momento della stesura
dell’opera da parte di Rabano, l’ipotesi di fondare l’ortografia del testo critico sugli usi
in essi attestati non ha potuto essere percorsa. I manoscritti presentano un’irregolarità e
un’incoerenza che non possono essere attribuite a Rabano Mauro stesso: la sua
formazione scolastica, avvenuta in gran parte sotto la tutela di Alcuino, porta a
presupporre una consapevolezza nell’uso della lingua e una conoscenza delle regole
ortografiche e grammaticali che con ogni probabilità non sono rispecchiate dagli usi
grafici che si riscontrano nei testimoni manoscritti.
Le oscillazioni maggiori si riscontrano nel vocalismo: si verificano molti casi di
assenza del dittongo ae laddove necessario (es. que per quae, oppure Hebreus per
Hebraeus, dove anche la h iniziale è tratto proprio della grafia medievale) e, al
contrario, si trovano esempi di ipercorrettismo – tra i quali il più diffuso è senza dubbio
l’uso di scrivere Aecclesia per Ecclesia; spesso si registrano scambi tra le vocali i / e da
una parte, o / u dall’altra; variabili sono anche le grafie di hi / hii, regis / regiis e simili,
e oscillante l’uso di i per y in termini come hystoria, mysterium, martyrium, mystice,
typice. Si tratta comunque di grafie scolastiche, ma l’incertezza negli usi rende difficile
definire quali forme accogliere nell’edizione.
Per quanto riguarda il consonantismo, si registrano le seguenti varianti:
palatalizzazione della t intervocalica; scambio tra b e v come anche tra d e t, queste
191
G. ORLANDI, Un dilemma editoriale: ortografia e morfologia nelle «Historiae» di Gregorio di
Tours, in G. ORLANDI, Scritti di filologia mediolatina, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp.
251-82, già in «Filologia mediolatina», 3 (1996), pp. 35-71, pp. 251-2; l’autore rimanda anche a G.
PASQUALI, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19522, pp. 17-8.
192
ultime soprattutto in fine di parola (apud / aput, inquit / inquid); irregolarità
nell’assimilazione dei nessi consonantici, con oscillazione tra mn / mpn, df / ff, mp / np;
infine insicurezza nell’uso delle consonanti doppie.
Si registra un’indecisione nell’uso di h: a inizio di parola, per esempio in his / is, ma
non solo, come emerge dall’uso alternato di forme quali pulcrae / pulchrae o chrismatis
/ crismatis.
Sebbene non sia possibile escludere che Rabano Mauro fosse influenzato da usi
grafici differenti da quelli classici, sicuramente non possono essergli attribuite alcune
tipologie di errori. Diversi elementi, infatti, entrano in gioco nel momento in cui le
varianti di tipo ortografico acquistano rilevanza sul piano morfologico, portando
conseguenze a livello semantico e sintattico: ciò può avvenire soprattutto nei casi di
confusione nell’uso dei dittonghi a fine di parola, oppure quando scambi di vocali o di
consonanti (per esempio i / e, oppure b e v) generano varianti che modificano i tempi
verbali o i casi di sostantivi, aggettivi, pronomi. È possibile affermare che Rabano
difficilmente avrebbe compiuto tale genere di errori, poiché i suoi studi gli avevano
senz’altro permesso di acquisire una buona consapevolezza delle corrette norme
grammaticali.
Più in generale, la correttezza grammaticale è caratteristica che accomuna gli
intellettuali carolingi: la riforma che ebbe inizio a partire dalla fine dell’VIII secolo
portò effettivamente frutti positivi in questa direzione e Rabano si inserisce appieno nel
contesto della riforma. Esponente di primo piano della cosiddetta “seconda generazione
di intellettuali carolingi”, già godette dei primi risultati della rinascita degli studi
grammaticali e non solo, e questo emerge anche dalla sua produzione letteraria. Tale
consapevolezza, tuttavia, non ugualmente si rifletteva nella pratica dei copisti, nelle cui
oscillazioni emerge come le stesse norme non fossero ugualmente possedute anche da
coloro che avevano familiarità con la scrittura.
Dag Norberg, nel suo Manuale di latino medievale, mette in luce tale contraddizione
poiché da una parte scrive:
193
breve si confondeva con la o chiusa nella pronuncia di tutti i giorni. La riforma
carolingia ha messo fine a questa confusione ortografica.192
Ma aggiunge anche:
Tuttavia il successo dei grammatici non era che parziale. Così Alcuino ha
prescritto, nel suo manuale di ortografia, di scrivere hi ed his con una sola i, ma le
cattive abitudini hanno persistito [...]. Il tentativo di restituire l’ortografia ae fu
anch’esso destinato all’insuccesso. È vero che si esitò a lungo e che, inoltre, molti
scribi appresero l’impiego di una e caudata, ma finalmente ci si è rassegnati e si è
del tutto abbandonato il dittongo.193
Un criterio simile può essere senza dubbio valido per orientarsi tra le forme che si
alternano anche all’interno di un medesimo codice; accanto a questo, tuttavia, punto di
192
D. NORBERG, Manuale di latino medievale cit., p. 71.
193
Ivi, pp. 71-2.
194
Cfr. ivi, pp. 72-5.
195
RABANUS MAURUS, In honorem sanctae crucis, a cura di M. PERRIN, CCCM 100, p. LIX.
194
partenza utile può essere un confronto con l’opera di Alcuino e in particolare il suo
manuale De orthographia.
Scrive Rossana Guglielmetti in apertura della sua edizione del Commento al Cantico
dei Cantici di Alcuino:
La tradizione del testo [...] offre se non l’originale un buon numero di testimoni
molto vicini cronologicamente all’autore. Normalmente, in tali condizioni, si
sceglie di individuare un manoscritto base per la grafia che dia qualche garanzia di
corrispondere alle abitudini e alle convinzioni grafiche dell’autore stesso,
specialmente quando non esistano sue indicazioni esplicite al riguardo.
Nel caso di Alcuino però alcuni importanti parametri e riscontri sono disponibili
grazie al suo trattato De orthographia, che raccoglie secondo un criterio alfabetico
una serie di norme e prescrizioni minute tratte da Beda, Cassiodoro, Prisciano,
Isidoro di Siviglia. Anche se una fonte compilativa come questo trattato rischia di
non rispettare appieno convinzioni e usi personali, in quanto costituita da materiali
di riporto, è nota la cura che il magister Alcuino profuse nelle questioni
linguistiche; [...]. Possiamo pertanto accogliere con un buon margine di sicurezza
le indicazioni del De orthographia come criteri normativi validi per Alcuino
scrittore.
[...] Tutti i codici del IX secolo offrono infatti un dettato assai degradato e
incoerente, funestato da scempiamenti, raddoppiamenti, monottongazioni e
ipercorrettismi, oscillazioni vocaliche e consonantiche continue (-ti/ci, i/e, v/b, n/m,
t/d, h/ch). Non foss’altro che per discordanze interne, al di là di ogni
considerazione di correttezza in base all’uno o all’altro stadio grammaticale della
lingua, è impossibile attribuire ad Alcuino una grafia simile a quelle
testimoniate.196
196
ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici. Con i commenti anonimi «Vox ecclesie» e «Vox
antique ecclesie», ed. a cura di R.E. GUGLIELMETTI, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp.
107-8.
195
I manoscritti del De orthographia presentano una buona situazione ortografica,
derivata certamente dall’attenzione che deve essere stata prestata durante la
trascrizione di un trattato di questo tipo, e specchio tangibile del buon esito avuto,
in questa direzione, dalla riforma carolingia. I dittonghi sono in genere ben
rispettati, sono ovviamente presenti alcuni errori e, per converso, alcuni casi di
ipercorrettismo. Sono presenti, ma in misura molto ridotta, gli errori grafici più
conosciuti e banali, come lo scambio b/v e la palatalizzazione della t intervocalica.
Per quanto riguarda la scrittura dei singoli lemmi, in presenza di oscillazioni e
incertezze grafiche ci siamo attenuti, se attestato da una parte dei manoscritti,
all’uso classico. Quando l’allontanamento dalla grafia classica è unanimemente
proclamato in una direzione e senza possibilità di incertezze, abbiamo rispettato
l’uso dei manoscritti. Rimangono tuttavia perplessità, forse anche contraddizioni in
cui non è facile destreggiarsi, poiché alcune risultano dell’autore stesso. Crediamo
tuttavia di aver liberato Alcuino da alcune di queste cercando, se non altro, di
adeguare la grafia di alcuni termini alla teoria da lui formulata; e non si è trattato
per questo di correggere sempre e comunque i manoscritti, ma è bastato accogliere
le grafie di una parte di essi che si accordavano con l’enunciato teorico espresso
nell’opera.197
Più ancora che i criteri seguiti dall’editrice, è però utile in questo caso considerare
quanto Alcuino stesso afferma, così da poter fondare su tali indicazioni i tipi di
interventi che è preferibile, se non necessario, compiere sul testo di Rabano: è possibile
sintetizzare l’orientamento di Alcuino in una tendenza a ripristinare la norma classica,
attraverso il corretto uso dei dittonghi, una predilezione per l’assimilazione dei prefissi,
indicazioni intorno all’ortografia di singoli termini. Quando Alcuino menziona
direttamente un termine, si è senza dubbio utilizzata la forma da lui indicata; negli altri
casi, laddove possibile si è cercato di mantenere una fedeltà alle direttive proposte dal
maestro carolingio, utilizzando come punto di riferimento anche i criteri suggeriti
dall’editrice del trattato De orthographia.198
Sandra Bruni scrive:
197
ALCUINO, De orthographia, a cura di S. BRUNI, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 1997, p.
LXXI.
198
Cfr. ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici cit., p. 108.
196
Abbiamo accolto la grafia classica quanto testimoniata perlomeno da una parte
dei manoscritti; al contrario non l’abbiamo rispettata se unanimemente e
ripetitivamente contraddetta dai manoscritti. Abbiamo invece corretto il testo in
presenza di grafie che toccano, come nel caso di priori-e e rege-i, aspetti
morfologici che potrebbe essere arbitrario attribuire all’autore, considerando
soprattutto il contesto in cui ci troviamo [...]. Priori e regi possono essere allora più
il frutto di una scrittura ormai generalizzata tra i copisti che non la scelta cosciente
dell’autore. Vista comunque la difficoltà, in casi come questi, di risalire con
sicurezza alla scrittura dell’autore, optiamo per una grafia normalizzata che,
evitando di rispettare troppo la scrittura dei copisti, rispetta, perlomeno a livello
teorico, se non pratico, la scrittura di Alcuino.199
Anche nel Commentario al libro di Ester, sono quindi state accolte le norme generali
di correttezza nell’uso dei dittonghi a fine parola, assimilazione nei nessi consonantici,
ripristino del vocalismo esatto dove questo influisse sul livello morfologico e dunque
sul significato dei termini e sulla sintassi.
In casi di oscillazioni nelle grafie anche all’interno del medesimo testimone e anche a
poche righe di distanza, è stato possibile operare scelte sulla base di indicazioni esplicite
di Alcuino per i seguenti termini:
- aeternus, non eternus; aetas, non etas;
- caelo, non celo;
- ecclesia, non aecclesia;
- praemium, non premium;
- haec, non hec;
- praepono, praepositio, praedico, non pre-;
- inquit, non inquid; apud, non aput;
- quicquam / quicquid, non quidquid;
- imperium, non inperium; comperiens, non conperiens;
- hi et his pronomina per unum i scribenda sunt200
- cotidie, non cottidie;
199
ALCUINO, De orthographia cit., p. LXXVI.
200
ALCUINO, De orthographia cit., p. 17, n. 178.
197
- quatenus adverbium loci, id est quousque, per e; quatinus coniunctio causalis, id
est ut, per i scribendum est;201
- quaestor a quaerendo, quasi quaesitor, pre ae diptongon.202
Negli altri casi, come messo in pratica da Sandra Bruni, è stata ripristinata la forma
classica laddove sia attestata in almeno una parte dei codici antichi. Quando invece tutti
i testimoni si presentano concordi in un uso differente dalla norma classica, si è
rispettata la forma attestata poiché l’uniforme comportamento dei copisti suggerisce un
uso medievale consolidato e rende azzardato congetturare una volontà differente da
parte di Rabano Mauro (historia per hystoria; Hebreus per Hebraeus).
Per quanto riguarda il testo dell’epistola a Ermengarda, essendo entrambi i testimoni
tardi, risalenti al XII secolo, nessuno dei due ha potuto essere utilizzato come
riferimento quanto alle grafie delle parole. I termini presenti anche in altri passaggi del
commentario sono stati riproposti nella forma selezionata in base ai criteri sopra
definiti; laddove non ci siano altre attestazioni nei codici ma ci siano indicazioni date da
Alcuino, sono state applicate queste ultime; negli altri casi è stata seguita la norma
classica laddove le varianti portassero a errori morfologici (es. nell’uso dei dittonghi in
fine di parola).
I criteri adottati si distanziano spesso da quanto attuato da Adele Simonetti nella
preparazione dell’edizione critica del Commentario di Rabano Mauro al libro di
Giuditta: la studiosa, infatti, non considera il trattato grammaticale di Alcuino come
possibile termine di paragone per le proprie scelte e fonda la resa grafica
sostanzialmente su di un criterio di maggioranza per quanto attestato in particolare nei
manoscritti G e Ve, considerati più autorevoli.203
Sono invece state lasciate le grafie dei manoscritti nell’apparato delle varianti, così
da dare al lettore un’immagine della fisionomia dei testimoni.
201
Ivi, p. 27, n. 325.
202
Ivi, n. 332.
203
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. LXVI-LXVIII.
198
4.5. L’apparato critico
204
Si richiama a questo proposito un intervento di Giovanni Orlandi:«Insomma, l’editore di testi
mediolatini [...], affrontando un testo tramandato da pochi codici, farà bene a fornire al lettore tutte le
varianti, tranne quelle meramente grafiche. Quello della trasmissione dei nostri testi è un fronte in rapido
movimento, dove quasi ogni giorno vengono alla luce nuovi mss. che possono mutare l’immagine della
tradizione ed esigono di essere collocati nel quadro complessivo. E si sa bene quanto sia scomodo, a
questo fine, un lavoro di controllo sulle varianti che rimbalzi continuamente tra la prefazione e
l’apparato», in G. ORLANDI, «Recensio» e apparato critico, in Scritti di filologia mediolatina, Sismel –
Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp.131-66, già in «Filologia mediolatina» 4 (1997), pp. 1-42, p. 137.
199
soltanto da uno o pochi codici, allora sono indicate anche le sigle dei mss. testimoni
della lezione a testo.
Laddove i codici appartenenti a una medesima famiglia presentano la stessa variante,
il gruppo è indicato con la lettera greca che indica il subarchetipo; quando invece i
codici non concordano, ogni manoscritto è segnalato individualmente e lo stesso
avviene nel momento in cui uno dei testimoni sia mutilo o lacunoso, per evitare
confusione nel lettore. Non è stato seguito l’ordine alfabetico delle sigle, ma è stata
privilegiata, nella sequenza, la vicinanza tra i codici appartenenti alla stessa famiglia,
così da facilitare l’individuazione dei legami.
La fine o l’inizio dei mss. mutili sono indicati in carattere grassetto, come anche le
lacune più ampie, di tipo strutturale; queste ultime sono segnalate sia all’inizio che alla
fine della lacuna stessa, con l’indicazione dei paragrafi corrispondenti alla parte
mancante.
Per quanto riguarda le varianti contenute in citazioni bibliche, si indica tra parentesi
qual è la lezione tramandata nella Vulgata geronimiana nei casi in cui essa non coincida
con quella accolta nel testo critico; quando invece la lezione edita corrisponde alla
Vulgata, non è stato indicato nulla. Si segnalano i casi in cui le lezioni siano attestate
come varianti già nella tradizione della Vulgata stessa o in quella – laddove disponibile
– della Vetus latina.
Per comodità di consultazione, l’apparato delle fonti è stato separato da quello delle
varianti e comprende i riferimenti delle citazioni bibliche. Dove nessuna sigla precede il
riferimento, si intende che la citazione ripropone il testo in maniera letterale (per quanto
ricostruibile a partire dalle edizioni disponibili) o, nel caso della Scrittura, aderente alla
lezione della Vulgata. Se invece la ripresa è imprecisa, comporta un rimaneggiamento
del testo o una sua sintesi, o dove invece il testo biblico non si sovrappone pienamente
al modello ufficiale, l’indicazione dell’opera o del versetto sono preceduti
dall’indicazione cfr.
200
Si rimanda alla bibliografia conclusiva per lo scioglimento delle abbreviazioni
relative alle fonti individuate.
201
reintegra tramite rimandi ad aggiunte marginali. Poiché tali piccole lacune non
sembrano giustificabili come salti dell’occhio o simili, né si tratta di salti volontari volti
a modificare il testo (sono infatti poi sempre corretti dalla stessa mano), l’impressione
che ne risulta è quella di una minore affidabilità del copista stesso rispetto a quello di
Du.205 Osservando le varianti attestate nel testo dell’epistola e, per esempio, nel
paragrafo 2 sopra proposto, sembra ipotesi più economica quella che considera una
presenza originaria dei due termini nostrum e vobis, poi caduti - per errore o per scelta
del copista - nel codice Da. Si è dunque deciso di adottare come criterio generale la
sequela di Du, mantenendo, per esempio, sempre all’interno del paragrafo 2, il termine
orationibus per precibus, o, poco oltre, al paragrafo 5, clementia per excellentia.
Potrebbe forse essere necessario ipotizzare invece che i due testimoni siano copie di
due modelli di epistola già differenti in origine, ma inevitabilmente il dubbio intorno
alla lezione autentica si riproporrebbe a un livello stemmatico superiore, senza essere
risolto; un simile ragionamento potrebbe addirittura condurre a supporre l’esistenza di
due forme del testo elaborate dallo stesso Rabano, rendendo quindi lecito parlare di
varianti autoriali, ma non sembrano esserci sufficienti elementi per fondare una simile
ipotesi.
La scelta di Du come riferimento per la selectio delle varianti rimane tuttavia, sotto
alcuni punti di vista, non pienamente soddisfacente. Ci sono infatti alcuni passaggi per i
quali rimane aperto un margine di dubbio, soprattutto, ma non esclusivamente, nella
parte in versi. Si propongono alcuni esempi:
1. [EPIST., 4] Ego autem, quia nichil vestrae opulentiae et virtutibus addere possum,
saltem hoc quod ex largitate divinae pietatis in sacris Scripturis meditando et disserendo
laborare potui, vobiscum, si digne ducitis, participare decerno.
Ego: ergo Du
laborare: elaborare Da
digne: dignum Da
205
Occorre certamente tenere presente che Da e Du potrebbero essere testimoni “imparentati” ma non
necessariamente discendenti dal medesimo antigrafo, come ipotizzato nello stemma proposto: l’assenza di
altri testimoni che aiutino a chiarire i rapporti interni al gruppo ξ, obbliga a formulare ipotesi che talvolta
rimangono tali. Cfr. supra § 3.2.2.
202
Nel primo caso si è scelto di seguire la lezione di Da per evitare l’accostamento di
ergo e autem, che pare espressione ridondante, mentre negli altri due passaggi è
possibile seguire il criterio sopra indicato e dunque accogliere a testo le lezioni di Du.
praesta: presto Du
È stata accolta a testo la lezione praesta perché il contesto porta a considerare come
ipotesi migliore il verbo di modo imperativo, coniugato alla seconda persona singolare.
in se: in sede Du
Si segnala a proposito di questo passaggio una ulteriore nota. Nel primo verso del
paragrafo 7, in corrispondenza del termine manu, le edizioni dei Monumenta riportano
la seguente nota:
Nella presente edizione critica si è preferito non proporre alcuna congettura poiché,
nonostante la mancanza di una sillaba metrica nell’esametro, l’assenza di qualsiasi tipo
di indicazione nei manoscritti ha portato a scegliere di non intervenire arbitrariamente
sul verso in questione.
203
Nell’apparato delle varianti sono state registrate anche le lezioni accolte nelle
edizioni, indicando con la sigla No il testo attestato nell’edizione Nolte (1875), Düm1 il
testo pubblicato nel 1884, Düm2 l’edizione del 1899.
Per quanto riguarda le fonti, si ripropongono suggerimenti di Dümmler segnalati
negli apparati delle edizioni,verificati e integrati con alcune nuove proposte di possibili
fonti.
204
INCIPIT EPISTOLA HRABANI IN LIBRUM HESTER
Incipit... Hester om. Du - [2] nostrum om. Da Düm1 Düm2 No - vobis (fui) om.
Da Düm1 Düm2 No - orationibus: precibus Da Düm1 Düm2 No - in (vobis) om.
Da Düm1 Düm2 No - [3] quam: qua Du
205
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[4] Ego autem, quia nichil vestrae opulentiae et virtutibus addere pos-
sum, saltem hoc quod ex largitate divinae pietatis in sacris Scripturis
meditando et disserendo laborare potui, vobiscum, si digne ducitis, parti-
cipare decerno.
[5] Idcirco primum vestrae dignitati expositionem libri Hester reginae
transmisi, cuius prudentia et constantia mentis victoriaque de hostibus
nobilissimum quibusque fidelibus praebet exemplum, ut divinam Legem
servantes et spem firmam in Dei bonitate habentes confidant se de univer-
sis inimicis liberandos.
Si autem haec benigne a vestra clementia suscepta fuerint, deinceps plu-
ra in obsequium vestrum simili studio conferre dispono.
[6] Vitam vestram illesam et prosperitate perpetua pollentem maiestas
divina conservare dignetur.
206
EPISTOLA AD ERMENGARDAM AUGUSTAM
[1] O regina potens: cfr. THEO. AUR. Car. 31, 1; VEN. FORT. Car. VIII, 8, 1; Misc.
XIII - [4] nox ruit: cfr. VERG. Aen. VI, 539; VIII, 369 - nox... atra: cfr. VERG. Aen.
I, 89; OV. Met. X, 454; ALC. Car. 9, l. 17 - Folia decidunt: cfr. VERG. Aen. VI, 310
- arbusta silvis: cfr. VERG. Geor. II, 520
207
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[5] parvi: parva Du - [6] quapropter: iua propter Du - [7] manu: verbum deest, for-
tasse miti vel larga add. in app. Düm1 Düm2 - praesta: presto Du - [8] in se: in
sede Du
[5] Omnia vertuntur: cfr. ALC. Car. 9, l. 12 - parvi... temporis: cfr. OV. Ep. III, 24
- [6] nulla potestas: cfr. VERG. Aen. III, 670 - [7] Tempus... acceptabile: cfr. OV.
Pont. II, 2, 69; 2Co 6,2 - [8] Hos... grabatto: cfr. VEN. FORT. V. S. Mart. III, vv.
89-92
208
INCIPIT EXPOSITIO HRABANI MAURI IN LIBRUM HESTER
INCIPIT PROLOGUS
[1] Liber Hester... annumerant: cfr. ISID. Etym. VI, I 3-7 - multipliciter... continet:
cfr. ISID. Alleg. 122 - Hester... posteros: HIER. Ep. LIII, coll. 547-8 - [2] Hunc qui-
dem librum... transtulisse: cfr. HIER. Hest. p. 712
209
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[3] ex om. P - ab: ad M (addita ante corr.) - ab ipso interprete om. PL Colv - oboe-
lo: abelo Va - sensum: sensus PL Colv - rimaverit: rimator fuerit Va - [4] autem:
vero Z - nobilissima: nobilissimas Va - in ceteris quid sentiendum sit: quid sen-
tiendum sit in ceteris Va - censebis: Explicit prologus add. F Tr - [5] Deus: autem
add. Va - illius reginae: reginae illius K - relevandas: revelandas G: liberandas PL
Colv - simili: similis A - aeterni regni: aeterna PL Colv - regni: regi Pa - Deus...
dignetur om. P. - dignetur: Amen add. η ξ: Amen. Explicit prologus D F: Explicit
prologus Rabani B: Explicit prologus C
210
CAPITULA
IIII. Quod Hester iuxta ordinem vicis suae ad regem introducta est,
et super omnes mulieres ab eo dilecta, regina constituta est.
211
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
VI. VI: cap. VII T - quod (rex): quia V: qui Ve - illum: se Z: eum Av Pa - quos:
quod Du Ve: propter quod Da: quo Mo - universos om. Z - iussit interfici: interfici
iussit Da VII. VII: cap. VIII T - indutus: inductus A - apud regem om. Z - nece:
salute Z - supplicaret: suppleret B - VIII. VIII: IX T - et om. Du - VIIII. VIIII: X
T - De eo: Deo A - quod (eum): qui Ve - insomnem: insomnis R: in sollepnem Va
- cum noctem insomnem duxisset: noctem cum duxisset insompnem F - insom-
nem duxisset: duxisset insomnem PL - qui dum: que dum To (quidum ante corr.)
- legerentur: legeruntur Va - Mardocheus: iniquos add. F - insidiatores: insi-
diantes Va - quod: qui Ve - praecepit: precepi B - superpositum: inpositum Z -
domum reversus est: reversus est in domum suam Z
212
CAPITULA
XIII. De eo quod illi dies quibus se Iudaei de inimicis suis ulti sunt
inter sollemnes computabantur.
XIIII. Quod Asuerus rex cunctas insulas fecit tributarias. Ubi his-
toria Hester apud Hebreos finem habet.
213
INCIPIT EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
I
[DE ASUERO REGE ET FAMOSISSIMO EIUS CONVIVIO]
[2] Historiam Hester non solum divini libri sed et Iosephi antiqui-
tatum continent, licet in aliquibus historica narratione differant, sed
et illud in questionem vertitur quis iste Asuerus fuerit qui regnavit
ab India usque Ethiopiam super cxxvii provincias.
[2] Historiam Hester... continent: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI, VI 1, pp. 237 ss.;
cfr. BED. EzNeem. II, ll. 468 ss.
214
CAPUT I
[3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xer-
sis regis, qui post Darium patrem suum regnavit in Perside. Hunc
ergo Cyrum dicit Artarxersem apud Grecos vocari, qui Longimanus
cognominabatur, regnum tenens annis XL, sed ego non puto Hester
eo tempore fuisse. Numquam enim Ezras de ipsa siluisset, qui scri-
bit hoc tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone, et ea
deinceps consecuta quae ab his gesta referuntur.
[4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Asuerum esse
Artarxersem qui cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium:
hic, ab Hebreis Asuerus et a septuaginta interpretibus Artarxersis
[3] Nam hunc memoratus Iosephus... Perside: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI, V 1, pp.
289 ss; cfr. HIER. Dan. II, VII 5, ll. 508-512, p. 840; cfr. HIER. Ez. I, IV, ll. 1283-1284,
p. 45 - Hunc ergo Cyrum... annis XL: cfr. ISID. Chron. par. 176, pp. 86-7; cfr. BED.
TempRat. LXVI, l. 713 - Hunc ergo Cyrum... referuntur: cfr. HIER. Eus., pp. 110-1,
ll. 14ss. - [4] Eusebius ergo... Parisatidis filium: cfr. EUS. Chron. pp. 190-1
215
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
Eusebius ergo... Artaxersis vocatur: cfr. HIER. Eus., pp. 116-117, ll. 22ss. - regna-
vit quoque... annis XL: cfr. HIER. Dan. II, VII 5, ll. 514-516, p. 841; cfr. HIER, Ez.
I, IV, ll. 1286-1292, pp. 45-6; cfr. ISID. Chron. cit., par. 181-184, pp. 88-91; cfr.
ISID. Etym. V, XXXIX 20; cfr. BED. TempRat. XXI, ll. 7-8; LXVI, l. 738 - [5]
Susis metropolis [...] incredibilia: ISID. Etym. XV, I 10
216
CAPUT I
1,3-8. 3TERTIO IGITUR ANNO IMPERII SUI FECIT GRANDE CONVIVIUM CUNC-
TIS PRINCIPIBUS ET PUERIS SUIS FORTISSIMIS PERSARUM ATQUE MEDORUM
INCLITIS, ET PRAEFECTIS PROVINCIARUM CORAM SE 4UT OSTENDERET DIVI-
[6] igitur om. Z - cunctis om. PL Colv - principibus et pueris suis: principibus suis et
pueris PL Colv - atque: et Z - provinciarum: provincialium Z - ac (magnitudinem): et
Du: om. Colv - potentiae suae: gloriae suae potentiae F: et add. To - et (octoginta) om.
F Tr - [7] septem diebus: in die altera Va - praeparari: prepari leg. B: parari Av Pa -
aerii θ ν λ Av Pa B O P (aeri) Z PL Colv: aerei G A Va F R Ve M Mo W (K O ante
corr.) - et (carbasini): ac PL - carbasini: carpasinis K - et (iachintini): ac Colv - mar-
moreis: marmorei B - fulciebantur: suffulciebantur Du - aurei: aureis M Mo W -
argentei: argenteis M Mo W - pavimentum: pavimento M Mo W - smaragdino: sma-
ragdine ξ Va - vario θ µ G A K Va (var. Vulg): pario B Av Pa Tr PL Colv (Vulg)
217
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[8] poculis: populis A - aliis: ab his Va - ut: et A Colv - singulos: singulis ρ Du B - [9]
preparatio: prefatio ζ (Va prephatio) - ac (dilitiarum): et Colv - luxum: luxus PL Colv
Z (s abbr. leg. sed fortasse leg.) - sacratiore: sacratione G: sacratiori Da M Mo O P R:
sacratior σ - Domini: Ihesu add. Du: nostri add. M: nostri Ihesu add. Mo - vitalium:
victualium B - excellentiam: excellentia leg. K - dispensationis suae: suae dispensatio-
nis Z - largiter: large Z - [10] nec: haec Va - ille: potens et Z: om. M W - imminentem
om. Da - imminentem removit: removit imminentem Av - quam: qua Du: melius quam
B: et quam To - qui: que Mo - sanctae ecclesiae: ecclesie sancte P - est om. Da
218
CAPUT I
orationibus om. Da: orationis C - [11] dubium: dibium A - quam: melius quam B:
qua leg. Z - ullo: nullo G - dicenda: credenda Z - refugere: fugere F - quislibet:
quilibet Du PL Colv - refugere quislibet: quislibet refugere ρ - erat: et add. Va -
nullo... tenere: regis iusti typum tenere nullo modo PL Colv - perfidia: perfidiam
Va - seu: sive PL - ipsius: istius PL Colv - actus: figuram add. Tr - exprimant:
exprimunt Du K Ve - non om. Colv - eius: ipsius Z - quae: est add. Z - societas:
sociatas M (Mo ante corr.) - lucis (var. Vetus): luci µ PL Colv R (Vulg) - a (quo):
de PL Colv - iudicabit: iudicavit χ C V - terrae om. M - in equitate: nn quitate leg. Tr
[11] Qui... eius: 1Pet 2,22 - Quae... Belial: 2Cor 6,14-15 - Iudicabit... sua: Psal 9,9
219
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fide-
lium transgressiones atque peccata facile per similitudinem veritati
competunt. Haec enim ideo diximus quia quidam doctorum David
factum in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad Christum
et ecclesiam.
Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam
contraditionis, Aaronis finctionem in factura vituli, Salomonis libi-
dinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem ac Saulis blasphe-
miam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus
denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse.
[12] sicut: nec add. Z - veritati: facile add. F - enim om. ζ - quia om. A: si add. in
interl. V: quamvis Z, add. W - quid: que Va - causae: causa λ α Va Ve (Colv non
leg.) - ut: aut Tr - Moysi: Moysis PL Colv - Aaronis: Aaron Va (a Aronis leg. F R Pa)
- libidinem: at add. K - Petri negationem: peregrinationem O - negationem: abnega-
tionem PL Colv - ac om. Z - Saulis: Sauli ξ Tr - attamen: et tamen F: sed tamen ν K
Ve - rite om. Z - nullus: nullum Ve - ac (recta): ad Va - plurimum: primum O
[12] Quidam... ecclesiam: cfr. 2Sam 11 - Moysi... contraditionis: cfr. Num 20,7-
12 - Aaronis... vituli: cfr. Ex 32,1-4 - Salomonis libidinem: cfr. 1Re 11,1-10; cfr.
ISID. Sent. II, XLI 10, p. 182-3, ll. 50-54 - Ezechiae arrogantiam: cfr. 2Par 32,25;
2Re 20,12-21 - Petri negationem: cfr. Mat 26,69-75; Mar 14,66-72; Luc 22,54-
62; Ioa 18,15-27 - Saulis blasphemiam: cfr. Act 9,1-2; AMBR, Serm., XIII. De
sancta Quadragesima VII, col. 650AB; cfr. AUG, Psal. XLIV, col. 503 - Quid
causae est... figuraliter convenire: cfr. HIER, Mat. I, col. 48BD
220
CAPUT I
[13] Unde nemo nos reprehendere debet quod regis magni pia ope-
ra ac iusta iudicia regi et iudici omnium seculorum quodammodo
similando comparemus, quia suum est quicquid bonum est, et ab eo
refugit omnis iniquitas.
Si cui autem videtur incongruum esse quod dicimus, legat Esaiam
prophetam, qui Cyrum regem Persarum hominem gentilem compa-
ravit Redemptori nostro, dicens ex persona Domini: «Dabo tibi the-
sauros absconditos et arcana secretorum, ut scias quia ego Domi-
nus, qui voco nomen tuum, Deus Israhel. Propter servum meum
Iacob, et Israhel electum meum, et vocavi te in nomine tuo; adsimi-
lavi te et non cognovisti me. Ego Dominus et non est amplius, extra
me non est Deus; accinxi te et non cognovisti me».
[14] Legat et opuscula Patrum, qui actus sive casus regum repro-
borum Saulis et Iechoniae sanctissima Redemptoris nostri opera
figuraliter designare dixerunt, Saulis videlicet uncti in regem, sed
[13] nemo nos: nos nemo M Mo Z - nemo nos reprehendere: nos reprehendere
nemo O - quod: qui Ve - et (iudici) om. Mo - similando: simulando C To: om. η -
quicquid: quidquid PL - qui (voco): quoniam PL Colv - in (nomine) om. θ ξ Z -
amplius: vel alius add. A - Ego Dominus... cognovisti me: et cetera M Mo - [13]
legat om. K: legite O - opuscula: opusculum Du - regum reproborum: reproborum
regum ξ - nostri (opera) om. B
[13] Legat Esaiam prophetam... Redemptori nostro: cfr. BED. EzNeem III, ll. 119
ss; cfr. Is 45,1 - Dabo... me: Is 45,3-5
221
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
222
CAPUT I
[16] Legat et opuscula Patrum... praefigurare potuerunt: BEDA, EzNeem II, ll.
1011 ss. - [17] Virtus... persuadeat: GREG. Mor. I, III 28, 55, ll. 62-66, p. 150; vel
PATER. Exp. I, VIII 8
223
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[20] 1,3. TERTIO IGITUR ANNO IMPERII SUI, REX ASUERUS FECIT GRAN-
DE CONVIVIUM CUNCTIS PRINCIPIBUS ET PUERIS SUIS FORTISSIMIS PERSA-
RUM ET MEDORUM, UT OSTENDERET DIVICIAS GLORIAE REGNI SUI.
[18] Item videamus... indiderunt: BED. EzNeem II, ll. 1037 ss.
224
CAPUT I
[22] Primum ergo tempus ante legem fuit, secundum sub lege, ter-
tium sub gratia, in quo videlicet evangelicam praedicationem et corpo-
ris ac sanguinis sui universis gentibus opulentissimam paravit refectio-
nem. Huius scilicet convivii excellentiam in parabola evangelii ipse
Dominus, ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de cena magna per
hominem facta referebat, spiritaliter mysterio nobis commendabat.
[23] 1,5. SEPTEM ergo DIEBUS rex magnus convivium instrui fecit,
IN VESTIBULO HORTI ET NEMORIS, QUOD REGIO CULTU ET MANU CONSI-
TUM ERAT.
[24] Cum Redemptor noster toto tempore istius vitae, quod per
numerum discurrit septenarium, in presenti ecclesia, in qua unus-
quisque fidelium semetipsum recta fide et bonis operibus ad introi-
tum paradisi et regni praeparat caelestis, pabulo divini verbi et
225
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[25] Byssus... martyrii: cfr. PsALC. DivOff. XXXVIII, coll. 1240 C-D - Ebur casti-
tatem corporis: cfr. BED. Cant. IV 5, ll. 763 ss. - Columnae... doctorum: cfr. ISID.
Quaest., In Exodum, LV 10, col. 317C; cfr. BED. Temp. II, ll. 595-603, pp. 206-7
226
CAPUT I
227
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[28] Lectulo... floridus: Cant 1,15 - De quo lectulo... tempus accipiunt: cfr. BED.
Cant. I 1, ll. 720-725, pp. 208-9
228
CAPUT I
[30] Beati... caelorum: Mat 5,3 - Qui... exaltabitur: Mat 23,12 - Discite... est: Mat
11,29
229
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[32] hisque: his quae G A: hiis que P - qui: quia δ (R abbr.) - spiritalis: spirtuales
Du - [33] quoque: et add. ν Ve Tr (K ante canc.) - est: erat Z - donum: domum G
(domum A V ante corr.) - distributionem: ditribucione leg. B - Spiritum sanctum:
sanctum Spiritum PL Colv - per Spiritum datur: datur per Spiritum Va - per Spi-
ritum da[tur]: desinit P - autem (sermo) om. Z - alii autem sermo scientiae om.
Va - secundum eundem Spiritum: sermo sapientiae secundum eundem Spiritum
Va - genera: generatio A G
230
CAPUT I
[34] esse: est Mo - sic: sicut PL Colv - sic rex: rex sic Va - singulos: singulis Z -
invitus cogitur: cogitur invitus PL Colv - prumpta: propria Du - quo (dicit): quod
B Du Tr (T ante corr.) - item: iterum ξ - iterum: item η - vade: et add. Va - the-
saurum: thesauros Va - [35] praeponit: proponit Da - sanctarum: sacrarum PL
Colv: sanctorum Mo - ut (unicuique): et Z: om. B: ut add. Pa - dispensent dogma:
dogma dispensent ρ - secundum uniuscuiusque: uniuscuiusque secundum PL
unusquisque om. Colv - conforment: conformet Da - praedicationem: praedicatio-
ni PL Colv - inde: unde R - et utile om. ξ (add. in interl. Va)
[34] Qui... capiat: Mat 19,12 - Si... mandata: Mat 19,17 - Si... me: Mat 19,21
231
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est ut, cum diversa
sint auditorum vitia, et singulis inveniatur congrua et tamen sibime-
tipsi non sit diversa; ut inter passiones medias uno quidem ductu
transeat, sed more ancipitis gladii tumores cogitationem carnalium
ex diverso latere incidat, quatinus sic superbis praedicetur humili-
tas, ut tamen timidis non augeatur metus; sic timidis infundatur auc-
toritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio; sic otiosis ac tor-
pentibus praedicetur sollicitudo boni operis, ut tamen inquietis
inmoderatae licentia non augeatur actionis; sic inquietis ponatur
modus, ut tamen otiosis non fiat torpor securus; sic ab impatientibus
extinguatur ira, ut tamen remissis ac lenibus non crescat neglegen-
tia; sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur
incendium; [37] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non
prodigis praedicetur parcitas, et tamen tenacibus peritura rerum cus-
todia non augeatur; sic incontinentibus laudetur coniugium, ut
[36] arte: arta O R (F ante corr.) - uno om. ρ - ancipitis: bicipitis PL - cogitatio-
nem: cogitationum PL - latere om. Colv - incidat: incidatur B - infundatur: infe-
ratur F - superbis praedicetur... ut tamen om. Du - inmoderatae: inmoderata ρ:
inmoderare B - ponatur: inponatur Tr - otiosis om. Va - securus: securos Va -
remissis: remissio PL Colv - lenes: leves PL Colv: leni Du - accendantur: accen-
datur W - iracundis: iracundus Mo - [37] non: tamen Av Pa Da: om. Va - prodigis:
effusionis frena minime laxentur: sic prodigis add. Av Pa Da - et (tamen tenaci-
bus): ut η - peritura: penitura C: periturarum Va
232
CAPUT I
[37] Tanta quippe arte... tendatur ad summa: GREG. Reg. III 36, coll. 121D-122B
- [38] Servus ergo... promittitur: cfr. BED. Tab. I, ll. 842-849, p. 26; cfr. Luc 12,42
233
II
[DE VASTHI REGINA QUAE, VOCATA AD REGEM, VENIRE NOLUIT,
OB QUOD A DIGNITATE REGALI DEPOSITA ET A MARITO REPUDIATA EST]
[2] Quid per Vasthi reginam nisi plebs Iudaica exprimitur, quae
quasi regina regnasse videbatur, cum in cultu unius Dei ceteris gen-
tibus praeeminere inveniebatur? Haec ergo convivium feminarum
in palatio, ubi rex manere consueverat, fecit, hoc est in ipsa Hieru-
salem, ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu obser-
vantiam Legis exhibuit, vel in Scripturarum sacrarum meditatione,
in qua divinitas potentiae suae notitiam tribuit piis animabus, refec-
tionem scientiae spiritalis impendit.
[1] rex om. K - [2] reginam: regiam C - cum (in cultu): nam Du - cum in cultu...
inveniebatur om. V - inveniebatur: videbatur Va - in palatio om. Colv - consueve-
rat: consuerat χ - hoc: hoc est α F O To Z Colv: id est Va - Dei (et sancta) om. Z:
Domini K - fuerant: fuerat Va: in add. in interl. Du - cultu: cultui Av Pa - legis:
regis ρ - vel: et Va - sacrarum: sanctarum ξ: om. ρ - suae om. M Mo - tribuit piis:
tribuens suis PL Colv
235
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
CONTEMPSIT.
[4] Septimus dies convivii... manifestavit: cfr. HIER. Iob, I, col. 622B; cfr. BED.
Hexaem. col. 68A; cfr. BED. Sam. I 10, col. 532B; cfr. BED. Apoc. I 1, col. 135C;
cfr. ISID. Num. VIII. De Septenario Numero, coll. 186A-188D
236
CAPUT II
Cum autem (var. Vetus): ubi Z (Vulg) - temporum: temporis ξ - factum om. Colv
- redimeret: redimerent M Mo - reciperemus: et alibi add. Da - quoniam (var.
Vetus): autem add. ρ (Vulg) - estis filii Dei: filii Dei estis Pa (var. Vetus) - nostra:
vestra PL - [5] quod (post): qui Ve - potionem: potationem Va PL Colv - quod (in
cenaculo): quia Va - eos: eius K - [6] hi (ebrei) om. O: hi viri PL: sic viri Colv -
ebrii: ebrei α (V ante corr. – var. Vetus) - sit om. B - diei: die Du - est (per prophe-
tam) om. Da Va M Mo - in (novissimis) om. B - dicit (Dominus): dicit add. M:
dicit dicit Dominus Mo
237
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[6] Viri... deorsum: Cfr. Act 2,14-19 - [7] Omnis... adhuc: Cfr. Ioa 2,10
238
CAPUT II
239
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[11] et (antiquus) om. Tr - domicilio suo: suo domicilio F - hoc est: id est Va -
evelli: avelli PL Colv - vivere om. Z - contentus: contemptus Va - gratia: patria
PL Colv - ac (consilio): a θ ξ Va - est (extorris) om. Du PL Colv - rigidus: erat
add. in interl. Du - ac durus om. Va: et durus Z - et (rancore) om. PL Colv - [12]
est (qui): enim Va: om. Mo - et: ac Colv - hic (qui iuga): est add. V Va - bovum:
quinque add. Tr - quinque: quoque leg. Tr - legis onere: honere legis Av: honore
legis Pa - voluptate: voluptatuum M Mo W: voluntate Du - hic (qui uxore): est
ad. V Va - ire ad nuptias: ad nuptias venire PL Colv - tertia om. Va - sexta: et add.
Va - indignantur sibi: dignatur et sub Va
240
CAPUT II
BUS: ‘NON SOLUM REGEM LESIT VASTHI, SED OMNES PRINCIPES ET POPU-
241
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[17] Quid est quod superbiente Vasthi rex Asuerus septem sapien-
tium, qui ex more regio semper sibi aderant, consilium quaerit, et
sententiam super eam facere iubet, nisi quod Salvator noster per
doctores suos Spiritus sancti gratia repletos, qui eius praesentiae
recta fide ac bonis operibus semper adsistere curant, plebis Iudaicae
242
CAPUT II
[18] Non... Israhel: Cfr. Mat 15,24 - Non... canibus: Mat 15,26; Mar 7,27
243
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
Amen... dencium: Mat 8,10-12 - [19] Hierusalem... deserta: Mat 23,37-38; cfr.
Luc 13,34-35 - Ite... saeculi: Cfr. Mat 28,19-20
244
CAPUT II
[20] Ego... apostolorum: Cfr. 1Cor 15,9 - Mihi... gentibus: Cfr. Eph 3,8 - [21]
Vobis... aeternam: Cfr. Act 13,46-48
245
CAP. III
[QUOD AD ASUERI REGIS IMPERIUM EX DIVERSIS PROVINCIIS
PUELLAE VIRGINES CONGREGATAE SUNT, INTER QUAS
III: Caput II Colv - [1] ita (var. Vulg): itaque Va (Vulg) - recordatus: recordata Va
- et (virgines): ac F - ac speciosae... et virgines om. A PL Colv - et mittantur... et
virgines om. B - prepositus: prepositos Ve - custos: custus K - et accipiant: acci-
piantque Z - cetera ad usus... omnes oculis om. Va - oculis: oculos Ve - oculis
regis om. F - regis: que regi Va
246
CAPUT III
247
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
248
CAPUT III
[6] significantur et maxime neatus Paulus apostolis... omne humanum genus, iusti
videlicet [III,6-VIII,11] om. C - significantur: signantur Da: designantur Z - Pau-
lus apostolus: apostolus Paulus M Mo - etiam: se add. Da - de om. Du - geminea:
gemina T - hoc est: id est Va - de om. Da - tribu: stirpe Z - se om. Da - persecutore:
persecutione Du - apostolum: apostolo M Mo W - converso: coversa Du - fecit:
eam add. Da - regeneravit: regneravit leg. M Mo - ipse dixit: dixit ipse M Mo W
- ipse dixit ad eos: dixit ad eos ipse Va - haberetis: habeatis V Z (Vulg): abuissetis
Va (haberetis var. Vetus) - enim: autem ξ - per evangelium om. Z - Quod ergo ad
convocandam Iudaeam... Ego enim in Christo per evangelium [II,18-III,6] om. Pa
- per evangelium vos genui: vos genui per evangelium T (To ante corr.)
249
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[7] transducta: traducta PL Colv - a (naturali lege) om. Va - naturali lege: lege naturali
F - Dei: relicto add. Va - confusionem: confusione Pa - pietas divina: divina pietas
Da - immo: imo PL Colv - veritatis viam: viam veritatis Da - educaverant: educave-
runt Av Pa - [8] Aegeus η ρ V PL Colv: Aegeas γ θ λ ξ Ve - hoc est: id est Va - parans:
paravit Av Pa: parat Va - sanctarum (Scripturarum) om. PL Colv - honestatem
morum: morum honestatem δ - regeneratas: generatas η - atque: et quae PL (Colv
non leg.) - dedicatas: ei ad herere fecit add. Va - dedicatas… atque om. A PL Colv -
ipsius: illius δ - discipulatui: disciplinatui Av Pa PL Colv - profectu: profecto Ve (V
ante corr.): profectum Va - regis superni: superni regis T - superni: aeterni PL Colv
250
CAPUT III
[9] preceperat: ei add. Da (var. Vulg) - hac: ea Va - re: rem A - [10] quia (ab omni):
quae Va - et (per prophetam): om. ρ Av Pa O - per (prophetam) om. A - per
Prophetam Dominus praecepit: Dominus per Prophetam praecepit Z - Dominus
praecepit: praecepit Dominus Da PL Colv - et vide om. Z - tui (quoniam) om. B
- concupivit: concupit A - [11] sollertiam: sollertia leg. Va - deambulat: deambu-
labat η δ ν B Z PL Colv (Vulg) - domus om. Du - qua (electae): quo Da
251
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[13] Praeterea... uror :Cfr. 2Cor 11,28-29 - Testis... meis: Rom 1,9-10
252
IIII
[QUOD HESTER IUXTA ORDINEM VICIS SUAE AD REGEM
INTRODUCTA EST, ET SUPER OMNES MULIERES AB EO DILECTA,
253
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
254
CAPUT IIII
255
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
AMABILIS VIDEBATUR.
256
CAPUT IIII
VIDEBATUR.
[10] Postquam... reciperemus: Gal 4,4-5 - Deus... Ihesu: Cfr. Eph 2,4-7
257
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[12] Thebeth enim mensis Ebreorum ipse est qui apud Grecos
Eudymos et apud Latinos appellatus est Ianuarius, in quo incarnatus
Dominus octava est die circumcisus, et a Magis stella praeeunte
adductis, iam infantulus adoratus atque muneribus auro, ture et myr-
ra prolatis, tamquam Deus, homo et rex honoratus; in quo etiam a
Iohanne praedicatur esse baptizatus.
[13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum
regis et ecclesia ad regem Christum, in quo septiformis Spiritus gra-
tia incommutabiliter manet, adducta atque coniuncta est. Quam ipse
adamavit plus quam omnes mulieres, HABUITQUE GRATIAM ET MISE-
258
CAPUT IIII
[14] Adstitit... etate: Cfr. Psal 44(45),10 - Audi.... plenis: Cfr. Psal 44(45),11-13
259
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
260
CAPUT IIII
[17] Venite... vestris: Mat 11,28-29 - [18] Ascendens... hominibus: Eph. 4,8; cfr.
Psa 67(68),19 - Et... Christi: Cfr. Eph. 4,11-13
261
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
262
CAPUT IIII
Mardochei typici, quia iuxta doctrinam fidei nullo modo aliquid agit
sanctorum ecclesia per arrogantiam, sed in pura conscientia humili-
ter omnia servat quae sibi dictis evangelicis praecipiuntur, de qua
per prophetam dicitur: «Omnis gloria eius filiae regis ab intus». Et
Apostolus: «Gloria, inquit, nostra, haec est testimonium conscien-
tiae nostrae».
[21] Omnis... intus: Cfr. Psal 44(45),14 - Gloria... nostrae: 2Cor 1,12
263
V
[DE EO QUOD DUO EUNUCHI REGEM INTERFICERE VOLENTES ,
HISTORIIS INSERTUM ]
[2] Quid per hos duos eunuchos, qui ianitores erant domus regiae
et in primo palatii limine praesidebant, nisi scribae et Pharisaei
designantur Iudaeorum, de quibus dictum est quod, habentes cla-
vem scientiae, nec ipsi introierunt, nec alios introire permiserunt?
265
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[3] Abeuntes... non: Mat 22,15-17 - Colligerunt... gentem: cfr. Ioa 11,47-48 - Ab...
eum: cfr. Ioa 11,53
266
CAPUT V
[4] petram: petra Tr (var. Vulg) - in (ruinam) om. PL Colv - habitantibus: abitan-
tium Va - et inretientur om. Va - [5] horum: hoc W: hanc Z - agnoscens: cogno-
scens χ D - sunt (cavendos) om. Z - scismaticorum: scismatorum W (M ante corr.)
- ac (malitiae): atque PL Colv - consilia: consilio Ve - a om. Du: (ad Ve ante corr.)
- cordibus credentium: credentium cordibus Da - credentium: credentibus Du -
fidelium: credentium δ
267
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
268
CAPUT V
cum angelis suis om. A PL Colv - reddet: reddit K - (opera sua: opus eius Vulg) -
inquit om. Z - [8] revelatur: revelabitur V - enim om. Z - de caelo om. PL Colv -
iniustitiam (hominum): iustitiam Ve - eorum om. PL Colv - Dei in (iniustitia): in
Dei PL Colv (veritatem in iniustitiam Vulg – Dei add. var. Vulg) - iniustitia: iniu-
sticiam D (Vulg- iniustitia var. Vulg) - reddet (unicuique): reddit Tr (var. Vetus) -
eius (his quidem): sua ξ Va (var. Vetus) - operis (gloriam): sunt add. Va - quaeren-
tibus: quaerunt PL (var. Vulg) - contentione: sunt add. B (var. Vulg) - qui (non
adquiescunt) om. Da Z - adquiescunt: quiescunt Du - ira: ira autem Mo - indigna-
tio: et add. Va
[7] Filius... sua: cfr. Mat 16,27 - Ibunt... eternam: cfr. Mat 25,46 - [8] Revelatur...
detinent: Rom 1,18 - qui reddet... malum: cfr. Rom 2,6-9
269
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[9] De quo et per Ezechielem dicitur: «Iustitia iusti super eum erit,
et impietas impii erit super eum. Anima quae peccaverit, ipsa
morietur». De hoc et Psalmista pari modo testatur dicens: «Oculi
Domini super iustos, et aures eius ad preces eorum, vultus autem
Domini super facientes mala, ut perdat de terra memoriam eorum».
[9] et (per Ezechielem) om. Av Va Du - iusti: iustis A - erit (super) om. O - super
eum: erit add. Z - quae (peccaverit): cum PL Colv - morietur: morierietur Tr
(moriatur O ante corr.) - hoc: quo Va PL Colv (quo Tr V ante corr.) - testatur
dicens: ait Z - oculi: oculis A - eius (ad praeces): eorum F: om. Da - Domini
(super facientes) om. R - memoriam: memoria Va (var. Vulg)
[9] Iustitia... morietur: cfr. Ez 18,20 - Oculi... eorum: cfr. Psal 33,16-17 (var. Vulg)
270
VI
[AMAN, PRO EO QUOD ILLUM MARDOCHEUS ADORARE NOLUIT,
IUDAEORUM GENUS ODIO HABENS, AD REGEM ACCUSAVIT, QUOS
ILLE UNIVERSOS UNO DIE IUSSIT INTERFICI]
[1] 3,1-2. 1POST HAEC REX ASUERUS EXALTAVIT AMAN FILIUM AMA-
DATHI, QUI ERAT DE STIRPE AGAG, ET POSUIT SOLIUM EIUS SUPER
[2] Quid per Aman superbum, nisi fastus potentum huius seculi expri-
mitur? Qui beneficiis divina pietate sibi conlatis abutentes, proximos
suos, quos consortes habent naturae, socios gratiae habere dispiciunt.
VI: Caput III Colv - [1] stirpe (Agag): genere Z - cunctique: que add. PL - versa-
bantur: morabantur Z - eis (preceperat) om. Da - imperator: rex Va - genu: genua
K (var. Vulg) - neque: nec R (F abbr.) - [2] potentum: potentium ζ R Tr Da - abu-
tentes: abeuntes A R O: adversos Da: adversus Du - gratiae: gratias A G R: gratia
B - gratiae habere: habere gratie Da - dispiciunt: despiciuntur Da
271
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[2] humilia... agnoscit: Psal 137,6 - novit... decipitur: cfr. Iob 12,16 - convertit...
descendet: cfr. Psal 7,17 - in insidiis... pro eo: cfr. Pro 11,6.8 - [3] Potest et per
Aman istum Agagiten... narrat: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI 6, p. 238
272
CAPUT VI
mentis suae: cordis sui ξ - quibus (per Ezechielem): etiam add. Z - tua (Cethea)
om. Z - [4] legis om. Z - in (solum) om. Du (add. in interl. M) - in solum: solum
in Da - mortem qua: dum Va - machinabantur: machinantur B Va - suis (exigen-
tibus): sui A - suis (sustinere): aeternam dampnationem add. Va - [5] separatus: et
add. O
273
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
rex anulum: anulum suum rex M Mo - filio: suo add. B - hosti: hostium M Mo W
tibi om. B - [6] ergo om. Z - milia Z: milium Av Va: om. mss. - regi promittens:
promittens regi PL Colv - Iudaeorum mortem: mortem Iudaeorum V - mortem:
morte A - legis (deditus) om. Z - per hoc se: se per hoc PL Colv - credendo: que-
rendo V - verorum: virorum Va - spiritale (Deo): spirtualem Va - exhibebant: exi-
bebat Va - mortem: morte Tr - quatinus per hoc... expleret om. Da
expleret: expleretur B - ita: itaque Du - est om. ρ V Va
274
CAPUT VI
275
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[11] Hoc est quod Salvator praedixit discipulis suis in evangelio: «Amen,
amen dico vobis quia plorabitis et flebitis vos, mundus autem gaudebit;
vos autem contristabimini, sed tristitia vestra vertetur in gaudium».
Unde qui de Mardocheo consequenter Scriptura narret, videamus.
[9] in (universo) om. B - inquit tunc: inquid in novissimis diebus Da: in novissimis
inquit Du - magna (qualis): tunc add. Av - neque (fiet): nec PL Colv - fiet (nisi): et
add. Da Z - fieret salva: salva fieret Du - salva omnis: salvationis Va - non fieret
salva... dies illi om. A PL Colv - [10] pependit: pendi Va - edictum (rege): a add. K
- celebrante: celebrantibus Da V Ve - cunctis: Iudeis add. Av B D Da To Z PL Colv
(var. Vulg) - qui in urbe erant: qui in urbe erant Iudeis B: Iudei qui erant in urbe Z
- [11] Salvator: Redemptor O - praedixit discipulis suis in evangelio: discipulis suis
in evangelio dixit Z - quia (plorabitis): quod Z - contristabimini: contristabini O - 170
consequenter Scriptura: Scriptura consequenter PL Colv - videamus: audiamus Da
[9] Praedicabitur... consummatio: Mat 24,14 - Erit... illi: Mat 24,21-22 - [11]
Amen... gaudium: Ioa 16,20
276
VII
[QUOD COMPERIENS, MARDOCHEUS SACCO INDUTUS EST MISITQUE
AD HESTER UT APUD REGEM PRO IUDAEORUM NECE SUPPLICARET]
DIENS. NON ENIM ERAT LICITUM INDUTUM SACCO AULAM REGIS INTRA-
RE et cetera.
VII: VI O: VIII T: IV Colv - [1] quae (cum audisset): quod Va - inquit om. PL Colv
- hoc (ululatu): cum Va - enim (erat): ei Va - et cetera om. Z - [2] imperialibus:
inpenalibus leg. Z - in (amaritudine) om. Av: cum Va - animi: sui add. V - atque:
et Z - audita persecutione: persecutione audita Du - quam (innocentibus): qua Da
277
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
iam om. B Z - iam cum Domino: cum Domino iam Da - regnat in caelis: in caelis
regnat Du - [3] quomodo: quo B - innocentibus infligere tormenta: innocentibus
tormenta infligere Va: infligere tormenta innocentibus PL Colv - summi: ummi Va
- sapientia: sapientiae G - sapientia divina: divina sapientia Va - omnem: omne G
K - a fine: ad finem Ve - quaecumque: quae PL - facit: fecit Du - mari: mare To -
Dei om. PL Colv - famuli om. Mo - expiationem: expiatione Va - seu (etiam): sive
Va: seu et Z - est (Dominus) om. K - est (omnibus): Dominus add. Z
278
CAPUT VII
279
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
ORATE PRO ME. NON COMEDATIS ET NON BIBATIS TRIBUS DIEBUS ET TRI-
BUS NOCTIBUS, ET EGO CUM ANCILLULIS MEIS SIMILITER IEIUNABO, ET
[6] (ergo om. Vulg) - haec Mardocheo: Mardocheo haec Va - Mardocheo verba:
verba Mardocheo Z - quos: quot Mo - comedatis: comedetis B - bibatis: bibetis B
- et tribus noctibus om. Z - ancillulis: ancillis ξ ρ PL Colv - similiter ieiunabo: ieiu-
nabo similiter Du - invocata: non vocata ρ F T - [7] pro (Hester): propter Av - regi-
na: reginam Av - magistri: magister PL Colv - pro discipulis... pro magistris om.
Va - praeces fundere: fundere preces Av - ut (universus): et Va - simul coetus: cetus
simul F - corpore: ut add. Va - inlesa: illesi Da - eorum (se semper) om. Mu - se
semper: semper se PL Colv - suis (et ipse) om. Z - per caritatem: pro caritate Pi
280
CAPUT VII
et ipse similiter... fiat sanctis: cfr. Rom 15,30-31 - [8] in Actibus apostolorum...
pro eo: cfr. Act 12,5 - Et ipse pari modo... Ihesu Christi: cfr. 1Pet 1,2
281
CAP. VIII
[HESTER, AD REGEM INGRESSA, IPSUM ET AMAN
AD CONVIVIUM INVITAVIT]
[1] 5,1-4. DIE AUTEM TERTIO INDUTA EST HESTER REGALIBUS VESTI-
MENTIS ET STETIT IN ATRIO DOMUS REGIAE, QUOD ERAT INTERIUS CON-
VIII: IX T: Caput V Colv - [1] tertio (induta): tercia Av - est (Hester) om. Z - vesti-
mentis: vestibus ρ - stetit (in atrio): steti B - interius: interitus B - ostium: hostium
ζ G R O Tr Ve ψ PL - Hester reginam stantem om. Va - placuit: placuit add. Da -
summitatem: summitate D - dimidiam: dimiam G: midiam Tr - regni (petieris):
mei Pi (B ante corr.) (var. Vulg) - respondens: ait add. Av Va Da Pi Z: respondit
F O (post corr.) χ D PL Colv (Vulg) - regi: inquit add. B - si regi placet om. PL
Colv: inquit add. in interl. Du - me hodie... ad convivium: convivium quod regi
paravi et Aman tecum Z
282
CAPUT VIII
[2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis,
nisi quod ecclesia gentium tertio tempore saeculi, hoc est post incar-
nationem, passionem et resurrectionem Christi, in sacramento bap-
tismatis per sanctae Trinitatis confessionem, fide, spe et caritate
omniumque virtutu, se induit decore, ut inde regali consortio digna
fieret, cum eius amore praecipuo incessanter ferveret?
[3] Quae stat in atrio domus regiae quod erat interius contra basi-
licam regis, hoc est in praesentis vitae pia operatione quae spectat
ad futuram in caelis remunerationem, ubi ipse rex regum solio con-
sedit superno, et precibus pie ad se clamantium annuit. Qui extendit
contra hanc reginam virgam quam tenet manu, cum ostendit illi
regiminis sui potentiam, vel crucem passionis suae, per quam sibi
adquisivit potestatem in caelo et in terra et subtus terram; ita ut «In
nomine eius omne genu flectatur caelestium, terrestrium et inferno-
rum».
[2] est Hester: Hester est M (Hester add.) Mo - vestimentis: vestibus Va - hoc est:
id est Va - et (resurrectionem) om. ξ - incarnationem... resurrectionem: incarnatio-
ne passione resurrectione Da - resurrectionem: Domini nostri Ihesu add. ρ - sacra-
mento: sacramenta PL Colv - et (caritate) om. Z - eius (amore) om. K - praecipuo:
praecipio Va - ferveret: frueretur Va - [3] pia om. Mo - caelis (remunerationem):
celesti Va - solio consedit: consedit solio Pi (in solio ante corr.) - consedit: con-
sidet Av Va Da - pie ad se clamantium: ad se clamantium pie Z: ad se pie claman-
tium D - reginam (virgam): regiam Du - flectatur (caelestium): flectat A O R Tr
283
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[4] Hanc quidem ipsa amabiliter osculatur, hoc est omni devotione
veneratur. Cuius petitioni et ipse rex spondet se assensurum, sicut in
evangelio ait: «Petite et dabitur vobis; quaerite et invenietis; pulsate
et aperietur vobis». Et item: «Petite, inquit, et accipietis, ut gaudium
vestrum sit plenum».
[5] Gaudium enim plenum sanctae ecclesiae non alibi tribuitur nisi
in perceptione regni caelestis, ubi cum Christo rege felix regina
regnabit in aeternum. At illa data sibi electione petitionis, invitat
eum ad convivium suum quod ei paravit; sed hoc non aliud melius
intellegitur quam plena ac perfecta fidei suae devotio, de qua pasci-
tur internus inspector et arbiter omnium saeculorum.
[6] Ad hanc quippe refectionem, hoc est sanae fidei communio-
nem, invitat ecclesia non solum amicos, immo etiam inimicos atque
persecutores suos, paganos videlicet, Iudaeos et hereticos, ut, relicto
totius erroris devio, in una domo catholicae confessionis secum de
communi bono laetentur.
[4] est (omni): cum add. V - devotione veneratur: veneratur devotione Z - petitio-
ni: peticione B: petioni Va - spondet: respondet V - spondet se: se spondet Pi - se
assensurum: assensurum se ξ - assensurum: asscensurum A (ascensurum G ante
corr.) - et accipietis om. Va - gaudium: ut gaudium add. B - [5] tribuitur: tribuntur
A - petitionis: et add. Av - eum (ad convivium): cum leg. M - paravit: paraverat
Da - plena: pena Va - ac (perfecta): et Mu - internus: interius Du PL Colv - inspec-
tor: inspectorum Mo - [6] sanae fidei: fidei sanae Av - immo: sed Va - inimicos
atque om. Va - atque persecutores suos om. Da - videlicet: et add. Z - et (hereti-
cos): atque Da - erroris: errore W - domo: domu Av - secum om. A PL Colv
[4] Petite... vobis: Mat 7,7; Luc 11,9 - Petite... plenum: Ioa 16,24
284
CAPUT VIII
[7] cito om. PL Colv - [8] malignus om. ψ - mensam: mensa Va - habens: habentes
B - veretur: vereatur A PL Colv - indignus intrare: intrare indignus Z - meritis
tamen: tamen meritis ρ Va - non (permanebit) om. Av - et viderit eum: ut videret
cum PL Colv - ibi recumbentem: recumbentem ibi O - recumbentem: recubantem
α M Mo Mu W: recubentem Va: recumbantem A - suam temeritatem: temeritatem
suam Z - manibus et pedibus: pedibus et manibus χ D - iubet proici: proici iubet
Z - doli: dolos et Va - cogetur: cogatur Va - iuxta illud... capientur iniqui om. Du
285
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[9] Postquam igitur rex secundo dedit Hester petitionis suae optio-
nem, illa respondit dicens:
VOLUNTATEM MEAM’.
[10] Haec dilatio petendi non est segnitiae vicio, sed virtuti
pacientiae deputanda, hoc nimirum significans quod iustis prae-
mium, et peccatoribus poena magis in futuro est tribuenda. Cras
enim hic pro futuro tempore intellegitur, ut est illud evangelicum:
«Nolite solliciti esse de crastino». Et in Genesi Iacob ad Laban ait:
«Cras apparebit iustitia mea». [11] In Exodo quoque ubi de agni
pascalis esu praecipitur, additum est: «Nec remanebit ex eo quic-
quam usque mane». Cum autem dies futura iudicii venerit et omne
[9] petitionis suae: suae petitionis F - regi placet: placet regi Z - impleat: implet
χ - [10] segnitiae: segnitio Ve: segnitiei Pi - virtuti: virtute K M Mo W: virtutis Pi
- nimirum: nimium K - magis in futuro: in futuro magis Va - in futuro est: est in
futuro Da - est tribuenda: tribuenda est Du - futuro (tempore): futura B - solliciti
esse: sollicitari ψ - apparebit: apperebit B - mea: vestra V - [11] dies futura: futura
dies ψ - futura: futuri Va PL Colv - venerit: advenerit Pi
[10] Nolite... crastino: cfr. Mat 6,34 - Cras... mea: cfr. Gen 30,33 - [11] Nec rema-
nebit... mane: Ex 12,10
286
CAPUT VIII
287
VIIII
[DE EO QUOD REX ASUERUS, CUM NOCTEM INSOMNEM DUXISSET,
IUSSIT SIBI AFFERRI HISTORIAS ET ANNALES PRIORUM TEMPORUM;
TIUM. 3QUOD CUM REX AUDISSET AIT: ‘QUID PRO HAC FIDE HONORIS AC
VIIII: X T: VIII Z: Caput VI Colv - [1] noctem: nocte C - rex duxit: duxit rex Av
- afferri sibi: sibi afferri ρ - qui (cum illo): quae ρ PL Colv - legerentur: recitaren-
tur Z - eum (locum): illum Z PL Colv - quomodo: quo B - nuntiasset: invenisset
Z - nuntiasset Mardocheus: Mardocheus nuntiasset D - Bagathan: Gabathan C -
cupientium: volentium Da - rex audisset (ait): audisset rex ν Ve M Mo Z - ac
(praemii): hac Tr - ei (servi): eis Tr - accepit: accipit A
288
CAPUT VIIII
BUS REGIS ET IMPONI SUPER EQUUM QUI DE SELLA REGIS EST, ET ACCIPERE
289
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[4] Quid est quod rex insomnem noctem duxit, nisi illud quod in
Psalmo scriptum est: «Ecce non dormitat neque obdormiet qui
custodit Israhel»? Leguntur coram eo historiae et annales priorum
temporum, in quibus commemoratio fidei et bonorum actuum Mar-
dochei continetur, quia rex sanctorum et princeps regum terrae, in
se idem semper manens, omnium temporum cursus et singulorum
actuum notitiam uno contemplatur intuitu, nec est apud illum quic-
quam reciduum, sed praesentialiter in conspectu eius omnia parent;
de quo per Hieremiam dicitur: «Qui enim formavit omnia ipse est et
Israhel virga hereditatis eius, Dominus exercituum nomen illi».
Unde et Apostolus ait: «In Christo enim Ihesu non est, in illo est et
fuit, sed est semper in illo est». Et item: «Ihesus, inquit, Christus
heri et hodie ipse in saecula saeculorum».
[4] Ecce... Israhel: Psal 120(121),4 - Qui enim... illi: Ier 10,16 - In Christo... est:
cfr. 2Cor 1,18-19: Non est in illo [sermone] ‘Est’ et ‘Non’. Dei enim Filius Iesus
Christus qui in vobis per nos praedicatus est per me et Silvanum et Timotheum
non fuit ‘Est’ et ‘Non’, sed ‘Est’ in illo fuit - Ihesus... saeculorum: cfr. Heb 13,8
290
CAPUT VIIII
[5] doctorum om. B: electorum ψ - eum (oblivioni): deum Av - auditu: auditi omne
Va - malo: mala Va - [6] vestimentis: vestibus Av Va - suum om. Z - primus: primum
Pi - regis: regium Da - ac (tyrannis): et ψ R - plateam: mediae add. Z - ac dicere
om. A PL Colv: et dicere T Tr - quemcumque: quecumque V - rex voluerit: voluerit
rex V - sapientiae: sapientia ξ Ve - decore om. Da - inlustrati: inlustrat Tr: lustrati Du
- ac (diademate): et Tr: om. Av Va C D T - regiae dignitatis: regni et dignitate Va -
summi regis: qui regis summi Da - ipsum Dominum: Dominum ipsum V - ascendes
om. α δ Av Da (G post canc.): ascendens K (Ve ante corr.) - sanitas: sanctitas ψ
[5] In memoria... non timebit: Psal 111(112),7 - [6] Ascendens... sanitas: cfr. Hab 3,8
291
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[7] Cui Aman spiritalis hostis populi Dei, licet invitus, tamen
condignum obsequium praebet, cum persecutores sanctae ecclesiae,
quamvis indevoto animo, superno tamen nutu saepe coguntur veraci
laudes ecclesiae praedicare testimonio, quia veritate patefacta,
convicti non possunt abscondendo celare quod manifestum est.
[9] Haec est inmutatio dexterae Excelsi, ut ille qui nuper gloriaba-
tur super alios se esse potentem et prae omnibus gloriosum, subito
fieret vilior ceteris et infirmior cunctis. Cuius dispositionis magni-
tudinem considerans, Maria mater Domini in cantico evangelii ait:
292
CAPUT VIIII
293
X
[SECUNDO DIE CONVIVII, REGINA PRO POPULO SUO DEPRECANTE,
AMAN IN LIGNO, QUOD MARDOCHEO PRAEPARAVERAT,
SUSPENSUS EST]
BIS’. 3AD QUEM ILLA RESPONDIT: ‘SI INVENI GRATIAM IN OCULIS TUIS,
O REX, ET SI TIBI PLACET, DONA MIHI ANIMA MEAM, PRO QUA ROGO, ET
294
CAPUT X
[3] Ecce iam secunda dies convivii adest, ubi similiter ut prius
convocatus Aman venit, sed manifestante Hester petitionem suam,
inde damnatus ad poenam secessit. Hinc est enim quod in evangelio
alibi prandium, alibi cena ab homine facta memoratur, quia pran-
dium praesentis ecclesiae tempus designat, cena autem aeternum
atque ultimum convivium. Unde sequestratis peccatoribus, soli boni
in conspectu sui laetantur conditoris.
est noster: noster est Z (Vulg) - redundat: retundat Tr: habundat Z - rex Asuerus:
Asuerus rex ν Ve Z - iste (et cuius): ille ρ - et (cuius): aut Da (var. Vetus) - poten-
tiae: potentia A - audeat: audiat leg. A Va - dixit (Hester): dixitque χ Da Va Z (var.
Vulg) - et inimicus noster: noster et inimicus Z - iste om. PL Colv - iste est
(Aman): est iste Z - ac (reginae): et F Va - non (sustinens) om. Tr - sustinens: vales
ante corr., sustinens in interl. M: sustinens valens Mo, vel add. in interl. - ferre
non sustinens: non sustinens ferre Va - [3] dies om. Z: regalis add. ψ - convivii:
convivium A: convii B - convocatus Aman: Aman convocatus PL Colv - mani-
festante: manifestavit Pi - poenam: pena Va - enim (quod) om. Z - quia (prani-
dum) om. Da - tempus om. A PL Colv - designat: significat Da - laetantur: letentur
F - conditoris: creatoris D
295
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[4] Aman quippe spiritalis et hostis populi Dei, quia caritatis indu-
mentum, unde regali convivio dignus esset, non habuit, iratum
regem sensit; atque eo in hortos properante, hoc est electos suos ad
delitias paradisi invitante, reginam pro salute sua deprecari conten-
dit, sed frustra, quia tempus oportunum ad hoc non invenit.
[5] Tunc enim iam sero est ad quaerendum salutis remedia, quan-
do imminet ultionis vindicta. Sic et in evangelii parabola adveniente
sponso stultae virgines a prudentibus oleum ad vasa sua reficienda
petunt, sed non accipiunt. Unde postquam sponsus ad nupcias cum
virginibus prudentibus intraverit ianuaque clausa fuerit, ipsae exclu-
sae foris remanentes aditum sibi intrandi exquirunt; quem tamen
nullo modo promereri possunt, quia tempus miserationis iam non
inveniunt, quod prius dignis operibus quaerere neglexerunt.
[6] Ibi iam a Domino non potest mereri quod petit, qui hic noluit
audire quod iussit; qui tempus congruae penitentiae perdidit, frustra
ante regni ianuam cum precibus venit. Hinc et enim per Salomonem
[4] et (hostis) om. ψ Z - caritatis: karitas Mo - sensit: sent B - hortos: ortum Du:
hostes Da - invitante: invita se K: ad add. Du - reginam: regina Va - deprecari:
deprecare Pi Ve: deprecantem ξ - hoc: huc Da - [5] quaerendum: querenda ρ -
quaerendum salutis remedia: remedia salutis querenda Z - imminet: eminet B -
evangelii parabola: evangelio Du - adveniente: Christo add. ψ - sua (reficienda)
om. ψ - sed (non accipiunt): et Du - ianuaque: ianua quae O R - promereri (pos-
sunt): non add. Z - [6] hic (noluit): hoc T: non leg. Va - qui (tempus): enim add.
Va - regni (ianuam): regis Va - et (enim): est Tr - Salomonem: Salemonem M Mo
296
CAPUT X
qui aspiceret: quia spiceret leg. Va: qui aspicet D - vestro: vestre A - advenerit:
evenerit B: adveneris leg. Col - inruerit: inuenerit K: ingruerit δ Z - venerit: venit
F R - angustia: et add. ξ F - quando venerit... calamitas om. A PL Colv - calamitas:
calamitatis R - quando venerit... ingruerit: et interitus quasi tempestas ingruerit
quando venerit super vos tribulatio et angustia B - [7] reversus: esset add. Da Z
(Vulg) - rex: et add. Da (Vulg) - intrasset: intraret Va: om. Z - in (convivii) om. M
Mo Va: (ad Vulg) - convivii locum: locum convivii M Mo - suum (corruisse) om.
M Mo T (post corr.) PL Colv (Vulg) - opprimere: oppri A - verbum: verba M Mo
297
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[8] Cum iudicatur... in peccatum: cfr. Psal 108(109),7 - Confusio... in eos: cfr.
Psal 43(44),16; Psal 68(69),8
298
CAPUT X
cui (dixit): et D - est itaque: itaque est Du V - ira requievit: ira quievit Av Va D Z
ψ PL Colv (Vulg) - [10] incidit: incidet B Da Mu Z PL Colv (var. Vulg) - illam (et
qui voluit): eam D Mu Z (Vulg) - eum: illum ψ - sic (et Aman): sicut B - crucem
quam Mardocheo paraverat: quam Mardocheo paraverat crucem ψ - quid (signi-
ficet): quod Ve - significet: significent Pi - cubitorum om. Z - agni: agnum Va -
agni immolationem: immolationem agni Pi - Sina: Syon Z - diximus supra: supra
diximus Da - quod (Aman significaret): quia o quid Ve - ipsos Iudaeos: Iudaeos
ipsos Z - promissus: promissis Ve - et (ecclesiam) om. PL - [11] quia (per ipsam):
per Du - extinguere nomen Christi: nomen Christi extinguere Da - ita (ut qui) om. Z
299
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
volebant, ipsi per eam iusti iudicii acciperent sententiam, de quo per
Paulum dicitur: «Quicumque in Lege peccaverunt, per Legem iudi-
cabuntur».
[12] Arbona autem eunuchus, qui ipsam crucem factam prodidit,
significat doctores legis, qui dolum Iudaeorum et omnia quae divi-
nis praeceptis fecerunt contraria, ipsius legis lectione manifestave-
runt. Unde Moyses in spiritu praevidens eos contemptores et sacri-
legos futuros, omnia quae praevaricatoribus erant ventura in cantico
Deuteronomii praedixit.
[11] Quicumque... iudicabuntur: Rom 2,12 - [13] Nolite... credetis: Ioa 5,45-47
300
XI
[QUOD MARDOCHEUS LOCO AMAN CONSTITUITUR ET
AD SUGGESTIONEM REGINAE EPISTOLAE
[1] 8,1. DIE ILLA DEDIT REX ASUERUS HESTER REGINE DOMUM AMAN
ADVERSARII IUDAEORUM. ET MARDOCHEUS INGRESSUS EST ANTE
[2] Quid est quod rex Asuerus dedit Hester reginae domum Aman
adversarii Iudaeorum, nisi quod rex verus et Dominus noster omnem
dignitatem et omnem honorem quem prior populus ex scientia Legis
et prophetarum atque cultu piae religionis habuit, postquam adventum
mediatoris Dei et hominum in carne sprevit, atque evangelium eius reci-
pere noluit, totum ad sanctae ecclesiae transtulit usum, ut ipsa possideret
spiritales divitias, et custos fieret honestissima omnium virtutum?
1 XI: XII T: om. Z: Caput VIII Colv - [1] die: autem add. Da - (illa: illo Vulg) -
dedit rex Asuerus: rex Asuerus dedit ψ - et Mardocheus… Aman adversarii
Iudaeorum om. ψ - et cetera om. Z - quod (rex): qui Ve - et (Dominus): ac D - ex
(scientia): et To - piae (religionis) om. Z - mediatoris: mediatores Mo - carne: car-
nem Av Va - evangelium eius: eius evangelium PL Colv - possideret spirituales:
spirituales possideret Z - divitias om. ψ
301
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[3] iusto: iustis Ve (iustos ante corr.) - auferetur: auferetis Ve - hinc: et add. K -
dicitur om. Du - hauriet: auferet PL Colv - a Domino gratiam: gratiam a Domino
ν Ve Z - [4] laudante ac praedicante: laudantem ac praedicantem M Mo - praedi-
cante: sancta add. Z - ecclesia: ecclesie Va: aecclesiae A - instantiam: instantia M
Mo ψ: om. σ - exercuerunt: exercuerant V - inveniunt conditoris omnium: condi-
toris omnium inveniunt Z - [5] haec sententia: sententia haec A PL Colv - quic-
quid illi: illi quicquid Va - nec non: necdum F - etiam (ea quae) om. PL Colv: et
tam M Mo - quae (in genere) om. Da - genere: genera Av Va
[3] Custoditur... peccatoris: Prov 13,22 - Auferetur... fructus eius: Mat 21,43 - Qui
bonus... gratiam: Prov 12,2
302
CAPUT XI
303
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
SUAM.
SURGENS STETIT ANTE EUM 5ET AIT: ‘SI PLACET REGI ET INVENI GRA-
304
CAPUT XI
[12] Quid est ergo Hester procidere ad pedes regis eumque pro
salute populi exorare, nisi sanctam ecclesiam pro ereptione filiorum
suorum cotidie Dominum omnipotentem per fidem et mysteria
incarnationis Unigeniti Dei humiliter postulare, quatinus eius gratia
et hostium comprimatur audacia, et de manibus eorum fidelium
liberetur innocentia?
esse contraria: contraria esse Da - veteres: veteris Ve (var. Vulg) - litterae: episto-
lae Z - regis (provinciis) om. Z - [11] potero: poteram Va - sustinere necem:
necem sustinere ν Ve - ipsum iussi: iussi ipsum σ: iussi eum M Mo - iussi affigi
cruci: affigi cruci iussi Da - qui ausus: quia usus leg. Va - in Iudaeos mittere: mit-
tere in Iudaeos ξ (var. Vetus) - scribite ν ζ δ A B Z Mo (post corr.) PL Colv (var.
Vetus): scribete λ G Ve: scribe M W (ante corr. Z) (Vulg) - vobis placet: placet
vobis Du - regis: regi Va - [12] Hester procidere: procidere Hester Z - procidere:
procedere λ Av Da (Du ante corr. leg.) Ve - ad (pedes): ante Z - pedes: atrium Da
- eumque: eamque leg. T - populi: sui add. Da - sanctam ecclesiam: sancta eccle-
sia A - omnipotentem: omnipotente D - mysteria: mysterium Va - eius (gratia): ei
leg. Va - eius gratia: gratia eius Du - et (de manibus) om. V - liberetur: liberet D
305
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[15] 8,9-10. 9[...] ERAT AUTEM TEMPUS TERTII MENSIS, QUI APPELLA-
TUR SIBAN, VICESIMA ET TERTIA ILLIUS DIE SCRIPTAE SUNT EPISTOLAE,
UT MARDOCHEUS VOLUERAT, AD IUDAEOS ET AD PRINCIPES PROCURA-
[13] supernus rex: rex supernus ξ Z - aureum contra petentem reginam: contra
petentem reginam aureum Du - ipsi om. ρ - [14] ipsae: ipsi Va - scriptae: scripto
δ - evangelica doctrina: doctrina evangelica Z - ubique om. F - praedicatores:
sancti add. Z - permanent: manent B - [15] voluerat: et add. Va - usque: ad add.
Av Du (var. Vulg) - Ethiopiam: Ethiopia Va Z - atque: et Da
306
CAPUT XI
[17] Siban mensis, qui apud Hebreos post Nisan tertius in ordine
est, idem est apud Grecos vocatur Theseri, et apud Latinos nomina-
tur Iunius. Huius vicesima tertia die scriptae sunt epistolae novae
secundum Mardochei dictationem, ad refutandas veteres Aman lit-
teras. Cuius rei significatio in promptu est: quia evangelii doctrina
ita condita est per scriptores Novi Testamenti mediante Domino
nostro Ihesu Christo, ut sanctae Trinitatis fides in ea plenissime
complecteretur, et totius decalogi in duobus praeceptis caritatis
summa perfectio esse demonstraretur.
307
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[18] hoc est: id est Va: per add. χ D M - sanctos om. M Mo - quod: qui Ve - signi-
ficant: significat M Mo W - centesimum: centum ρ - vicesimum: viginti (XX -ti)
ρ - si (septenarius) om. Va - [19] mundi partes: partes mundi M Mo - per (doc-
tores) om. Ve - sanctos: deinde verbum fidei per eorum ministerium in omnes
seminaretur partes terrarum K (cfr. infra) - est (insinuata) om. Du K - fidelium est
corda: corda fidelium est Z - corda: corde D Da T Va (forse Tr) - quod (ipsae epi-
stolae): qui Ve: quia V - litteras et linguas: linguas et litteras Av - primum (voce)
om. Z - voce: vocem Z - seminaretur: seminare Da - partes: orbis add. PL Colv -
deinde verbum... partes terrarum om. K (cfr. supra)
308
CAPUT XI
TUTA EST PER OMNES PROVINCIAS UNA ULTIONIS DIES, ID EST TERTIA
HOSTIBUS SUIS.
[21] Quid est quod rex iste terrenus mandat veredariis suis ut
conveniant Iudaeos in singulis locis, et in unum praecipiant eos
congregari, quatinus stent pro animabus suis, et omnes inimicos
309
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
310
CAPUT XI
[23] Hinc est quod Dominus in Lege Israhelitis VII gentes quae sibi
contrariae erant in terra repromissionis interficere atque extinguere
iubebat. Hinc et Amalechitas postmodum usque ad internicionem
delere praecipiebat, quia omnem scandali occasionem eis auferre
volebat. Cuius rei memor propheta in Psalmis ait: «In matutinis
interficiebam omnes peccatores terrae, ut disperdam de civitate
Domini omnes qui operantur iniquitatem».
[24] Porro tempus quo haec interfectio hostium fieri praecepta est,
bene convenit mysterio huius spiritalis internicionis, nam duodeci-
mus mensis Hebreorum, hoc est Adar, non nisi novissimam aetatum
saeculi, in quo hoc spiritale bellum per milites Christi maximae agi-
tur, exprimit.
Similiter et dies tertius decimus sanctae Trinitatis fidem cum cus-
todia mandatorum Dei, unde omnes adversarii rite expugnanut,
designat.
[23] Hinc est... iubebat: Cfr. Deut 7,1-4; Act 13,16-20 - Hinc est... volebat: Cfr.
1Sam 15 - In matutinis... iniquitatem: Psal 100(101),8 (Vetus Itala)
311
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[26] In cuius dicione... voluntati eius: Est 4,17 (si tratta di un versetto apparte-
nente alla versione greca del libro di Ester) - In mundo... mundum: Ioa 16,33
312
XII
[DE GLORIA MARDOCHEI ET QUOMODO SE IUDAEI ULTI SUNT
DE INIMICIS SUIS ET DECEM FILII AMAN IN PATIBULO SUSPENSI]
313
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[3] rei: regis Va - purpurae ac: purpuraea A - hoc: hac O - gaudens: gaudentes Tr
- [4] populos: populi leg. Av - convivia: convivium ξ - sectae: rectae Ve - [5] ergo
ex om. F - ex (gentium) om. Du - numero: numero add. A - visa patientia: vi
sapientia A (vi add.) PL Colv - atque constantia om. Du K - ac: atque PL Colv -
quod (eos qui): qui per Ve - passiones: passionem Du - passiones sanctorum:
sanctorum passiones Da
314
CAPUT XII
[7] 9,1-2. 1IGITUR DUODECIMI MENSIS QUEM ADAR VOCARI ANTE IAM
DIXIMUS, TERTIA DECIMA DIE, QUANDO CUNCTIS IUDAEIS INTERFECTIO
[6] Timeat... orbem: Psal 32,8 (var. Vetus) - Laetabitur... corde: Psal 63,11 - In
nomine... Patris: Phip 2,10-11
315
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
316
CAPUT XII
ipsi tamen, gratia Dei adiuti et confortati scuto fidei et armis iusti-
tiae, adversarios suos superant ac trophaeum gloriae de eis repor-
tant, cum illos repulsis nequitiis spiritalibus et errorum seminatori-
bus qui eos per varia vitia seducebant, ad lucem fidei convertunt et
participes gratiae Christi efficiunt.
[10] Nullusque eis ausus est resistere, quia pavor maiestatis divi-
nae, quae miraculis coruscantibus in ecclesia declaratur, carnalium
corda valide concutit et ad cedendum verbo Dei compellit.
illos: illes A - [10] eis ausus est resistere: est ausus eis resistere F: eis resistere est
ausus PL Colv - quae (miraculis) om. Du - valide: valde Da Va: om. Du - concutit:
concitat B - [11] Mardocheus autem de palatio... de quo et convenienter sub-
ditur [XII,1-XII,10] om. Z - Cap. XIII Z - duces om. Va - quae (singulis) om.
Du: in add. Tr - quia ego vici mundum... omnisque dignitas quae singulis locis
[XI,26-XII,11] OM. M Mo W - et operibus praeerant: praeerant et operibus D
praeerant: preerat PL Colv Z (Vulg): et add. Tr - et (operibus): ac PL Colv - timo-
re: timor Av - posse: esse M Mo W Ve
317
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[12] reverentiam tribuit: verentiam tribuunt Va - ubi (ipsi) om. F - Dei om. Du -
et (communicatione): et add. B - communicatione: communicationem Va - erat
magnus: magnus erat Z - inquit apostolorum: apostolorum inquit Da O - per apos-
tolos fiebant... apostolorum fiebant signa om. R - et item... multa in plebe om. Z
- in plebe: implebe K R - unianimiter omnes: omnes unanimiter Z - Salomonis:
Salemonis M Mo - coniungere secum (se cum): se iungere Z: coniungere se Av -
secum om. PL Colv - [13] eos (populus): eum Av - quod: qui Ve - ut etiam: etiam
ut Va - et om. Av Da Du To Z (et ante canc.) - decem extra: extra decem ξ Av PL
Colv To Z (O ante corr.) (var. Vulg) - Iudaeorum: eorum V - et cetera om. Z
[12] Erant... universis: Act 2,42-43 - Per manus... populus: Act 5,12-13
318
CAPUT XII
[14] est (quod) om. PL Colv - quod (Iudaei): quia V - affigebant: adfligebant A -
qui (perseverant) om. Va - de peccatis suis: peccati sui Du - suis om. PL Colv -
penitentiam agere: agere penitentiam Da - delictorum: peccatorum Va Z - Spiritus
sancti gratiam: gratiam sancti Spiritus Da - videlicet: scilicet PL Colv - Mosay-
cae: ob add. Av To - reatum: reatam Tr - quem: quam leg. Va - passione: passio-
nem Mo W - ex perfidia sua in passione ipsius: in passione eius ex perfidia sua Z
- iuste: iuxtae Tr - cruciatum: sibi add. M Mo W - cogantur: cogentur PL Colv:
coguntur Av D K To - [15] communicari: communicare D Da F (post corr.) V PL
Colv - dignatur: dignantur Du - subditur: subiungitur M Mo - cum (Iudaei) om. A
- cum Iudaei: Iudaei cum PL Colv - hostes: hostes add. Z - ex (substantiis): et B
- tangere et agere: agere vel tangere ν Ve M Mo W: tangere B: agere Z - noluerint:
noluerunt A Va Z (D ante corr.)
319
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
ILLA RESPONDIT: ‘SI REGI PLACET, DETUR POTESTAS IUDAEIS UT, SICUT
HODIE FECERUNT IN SUSIS, SIC ET CRAS FACIANT, ET DECEM FILII AMAN
IN PATIBULIS SUSPENDANTUR’. 14PRAECEPITQUE REX UT ITA FIERET et
cetera.
[17] Intentio haec reginae Hester, qua hostes suos valide insequi et
exstirpare contendit, studium atque solertiam verae reginae, hoc est
sanctae ecclesiae, exprimit, quae hostes suos sine cessatione perse-
quitur et funditus prosternere atque sibi subicere certat. Cuius voce
per Psalmistam dicitur: «Persequar inimicos meos et comprehen-
dam illos et non convertar donec deficiant: affligam illos, nec
[16] occisi erant: occidissent K - ad regem relatus est: relatus est ad regem Av -
interfecere: interfecerunt PL Colv (var. Vulg) - quantam: quantum µ λ (K post
corr.) (var. Vulg) - caedem: cedis Da: om. Z: cedere Va - in (universis): et in B:
om. F V - decem filii Aman: filii Aman decem Z (var. Vulg) - in patibulis om. F -
suspendantur: suis pendantur A: pendantur σ - rex om. Du - ita om. Va - et cetera
om. D Z - [17] valide: undique F - atque (solertiam): et Z - sibi om. Da - donec:
donec add. B - illos om. Mo
320
CAPUT XII
321
XIII
[DE EO QUOD ILLI DIES QUIBUS SE IUDAEI DE INIMICIS SUIS
ULTI SUNT INTER SOLLEMNES COMPUTABANTUR]
CIBORUM.
XIII: XV T: XIIII Z - [1] mensis (Adar) om. PL Colv - die (cedere) om. V - esse
om. Du - (eo: omni add. Vulg) - epulis: et add. F - [2] hi (qui): illi Z - exercuerant:
exercuerunt PL Colv - tertiodecimo: die add. Z - eiusdem mensis die: die eiusdem
mensis Av (var. Vulg) - decimo autem: autem decimo Av - die (percutere) om. Z
- eandem (diem): eumdem PL Colv (var. Vulg eundem) - constituere: constitue-
runt ν Ve Z (var. Vulg) - atque (laetitiae): atque add. F - et (hi vero) om. Da PL
Va Z (Vulg) - vero: ergo Va - Iudaei: Iudeo A - morabantur: morantur Va - epula-
rum: epulorum V
323
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
324
CAPUT XIII
canit β λ R Ve (var. Vulg): canet mss. (Vulg) - tuba (var. Vulg.) om. β O Tr Ve PL
(Vulg) - et ad Thesalonicenses: et ad salonicenses Va - inquit vobis dicimus: dici-
mus inquit vobis ν - sumus (in adventu): nos add. Mo W - adventu: adventum Ve
(K ante corr.) - quia nos... in adventu Domini om. PL Colv - descendit: descendet
ξ B F O Av Va D K (post corr.) - simul om. B - rapiemur: rapiemus K PL Colv -
rapiemur in nubibus cum illis: cum illis rapiemur in nubibus Da V Ve: rapiemur
cum illo Z - in nubibus cum illis: cum illis in nubibus ζ δ Du K A PL Colv (W: r
c i i) (Vulg) - Domino: Christo ξ σ - in aera om. F - aera: aere PL Colv - [5] deci-
mus: decimus add. B - qui (septenarium) om. Va - sollicitudine: sollicitudinem A
- ubi (septenarius): quibus σ Mo - utrumque: in tribus leg. Va
[4] Ecce... inmutabimur: 1Cor 15,51-52 - Hoc enim... erimus: 1The 4,15-17
325
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
labores: labore M - victoriam: vitoriam Tr - ullus (huius) om. R - huius om. K: (add.
in interl. Ve) - ultra: ultro PL Colv - aliqua succedit: succedit aliqua Da - succedit:
succedet D - quod (solertia): pro K: qui (abbr.) Ve: quia V - atque sentiendum om.
Va - [7] et (subditur) om. Z - Scripsit itaque Mardocheus omnia haec... univer-
sarum nationum voces et scripta testantur [XIII,8-XIV,4] OM. ρ - in (vicino) om.
Va - et (quintam) om. PL - et quintamdecimam om. Va - pro festis: profecti B Va -
susciperent: reciperent Du - revertente: revertenti Va - sunt (var. Vulg): sint G K
(Vulg) - isti (dies) om. Av Va: (istae Vulg) - isti dies: dies isti Du (var. Vulg)
326
CAPUT XIII
FACIENDA MANDAVERAT.
327
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
ipsum: idsum Va - ex (illo) om. Va - illo: isto PL Colv - isti (apellati): illi ξ - apel-
lati... id est (sors) om. Va - phur (id est sors): phuri Tr: fur A - est (sors) om. Du -
sors: in sors Va - urnam: unam Tr - fuerit: fuit Va - [10] proveniet: provenit ξ Av
Va: perveniet PL Colv - evenire: provenire Da - sperarent: sperent Av O R (post
corr.): speret F (R ante corr.) - et (laqueum): ut Av K (post corr.) - laqueum:
laqueo K (post corr.) - in eo om. ξ - obligentur: obligantur Da - incidit: incidet ξ
O (vix leg.) - et (Aman): et add. Da - urnam: urna T Va
[10] In insidiis... iniqui: Prov 11,6 - Qui fodit... in eam: Prov 26,27; Eccl 10,8
328
CAPUT XIII
[11] Sortes... temperantur: Prov 16,33 - Sed neque... est Dei: Cfr. Rom 9,16 -
omnia... abyssis: Cfr. Psal 134,6
329
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[13] Dies ergo sortium in quibus Deus veris confessoribus suis dat
victoriam de hostibus, nulla umquam oblivione sunt delendae, sed
per singulas generationes in toto orbe celebrandae, quia futurae ani-
marum quietis et resurrectionis corporum in die Iudicii spe firma
semper apud quosque fideles mentio est tenenda; nec ulla ecclesia-
rum Christi in toto orbe huius religionis exspers esse debet, sed
semper huius ritus saluberrimi memor omni tempore se praeparare
et ad futura bona percipienda conformare, quatinus id quod hic tem-
poraliter celebrat, in fide et spe illic perpetualiter possideat in ipsius
rei veritate et aeterna beatitudine.
330
CAPUT XIII
MORES ET SORTIUM DIES 32ET OMNIA QUAE LIBRI HUIUS, QUI VOCATUR
331
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
332
XIIII.
[QUOD ASUERUS REX CUNCTAS INSULAS FECIT TRIBUTARIAS.
UBI HISTORIA HESTER APUD HEBREOS FINEM HABET]
[2] Quid est quod dicit regem Asuerum omnem terram et cunctas
maris insulas facere tributarias, cum non ille historicus rex Persarum
atque Medorum omnem terram umquam sub ditione sua habuerit, nec
cunctas maris insulas facere tributarias posset, quando ad quasdam
insulas et partes orbis nec nominis notitia tantum pervenire potuerit?
XIIII: XVI T: Caput X Colv - [1] maris insulas: insulas maris δ - exaltavit: exul-
tavit A - Medorum atque Persarum: Persarum atque Medorum ξ - Mardocheus
(Iudaici): Mardocheo V - generis: et ad. ξ - Asuero (fuerit) om. Du - (apud var.
Vulg: inter Vulg) - et (loquens) om. Du - pertinerent: pertinent Va - [2] quod:
qui Ve - regem Asuerum: Assuerum regem PL Colv - maris insulas: insulas maris
V - non (ille) om. ξ - umquam: numquam ξ - sub ditione sua habuerit: habuerit
sub ditione sua Da - posset: possit λ Av χ D: potuisset Va - quasdam: quas dicit
A: supradictas PL Colv - et partes: in pates leg. Va
333
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER
[3] Totus orbis... sevient: Cfr. Psal 71,11 - Reges... adducent: Cfr. Psal 71,10
334
CAPUT XIIII
[5] Qui electos suos ab inicio dono suae gratiae exaltavit et glorio-
sos atque honorabiles in conspectu omnium gentium fecit: hi quae-
runt bona populo suo et loquuntur quae ad pacem pertinent seminis
sui, quia iuxta Esaiae vaticinationem: «Speculatores Domini leva-
verunt vocem simulque laudabunt», «Quorum pedes sunt speciosi
evangelizantium pacem, evangelizantium bona», quia semper ea
rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem et scietur in gentibus
semen eorum in medio populorum. Omnes qui viderint eos, cognos-
cent illos, quia isti sunt semen cui benedixit Dominus. Amen.
[5] suae gratiae: gratiae suae F χ D Da PL Colv - quaerunt: qui querunt Z - quae-
runt bona: bona querunt D - et (loquuntur) om. χ D - seminis: semini R - seminis
sui: gentis suae Du - Esaiae (Ysaie) vaticinationem: vaticinationem Esayae Z -
simulque: simul Da - evangelizantium: evangezantium Ve - ea rogant: erogant B
- in (Hierusalem) om. Av Z - scietur: scitur Va: (sciet leg. Z) - omnes: enim add.
ρ Va - viderint: viderunt B PL Colv V - Amen om. B F To V Va Z Colv - Explicit...
Hester: Deo gratias. Amen add. A: Explicit expositio libri Hester σ B: Explicit
tractatus in volumen Hester. Deo gratias. Amen F: Explicit expositio Rabani
Mauri in libro Hester D: om. M Mo Va
[5] Speculatores... laudabunt: Cfr. Isa 52,8 - Quorum... bona: Cfr. Rom 10,15; cfr.
Is 52,7
335
VI.
ANALISI E COMMENTO DEL TESTO
[PROL. 1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annumerant, multipliciter Christi
et ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia ipsa Hester in ecclesiae typo populum
de periculo liberat, et interfecto Aman, qui interpretatur iniquitas, partes convivii et diem
caelebrem mittit in posteros.
205
Cfr. l’apparatus fontium del testo critico. Per praticità, si ripropongono qui per esteso i passi
individuati come possibili fonti per quanto scritto da Rabano.
Liber Hester... annumerant: cfr. ISID. Etym. VI, I 3-7 (Hebraei autem Vetus Testamentum, Esdra
auctore, iuxta numerum litterarum suarum in viginti duos libros accipiunt, dividentes eos in tres ordines:
Legis scilicet, Prophetarum et Hagiographorum. [...] Tertius [est] ordo Hagiographorum, id est sancta
scribentium, in quo sunt libri novem, quorum primus Iob; secundus Psalterium; tertius Masloth, quod est
Proverbia Salomonis; quartus Coheleth, quod est Ecclesiastes; quintus Sir hassirim, quod est Canticum
canticorum; sextus Daniel; septimus Dibre haiamim, quod est verba dierum, hoc est Paralipomenon;
octavus Esdras; nonus Hester.)
Multipliciter... continet: cfr. ISID. Alleg. 122 (Judith et Esther typum Ecclesiae gestant, hostes fidei
puniunt, ac populum Dei ab interitu eruunt.)
337
Da subito, dunque, si pongono nella lettura del testo due questioni fondamentali: la
tipologia dell’esegesi svolta e il problema – utilizzando tuttavia una categoria moderna,
non propria del contesto culturale di Rabano – dell’autenticità del dettato, ovvero del
rapporto tra il testo e le fonti.
[PROL., 3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico sensu
exposuimus.
Hester... posteros: HIER. Ep. LIII, coll. 547-8(Esther in Ecclesiae typo populum liberat de periculo,
[col. 548] et interfecto Aman, qui interpretatur «iniquitas,» partes convivii et diem celebrem mittit in
posteros.)
338
Similmente, il primo capitolo è ricco di riferimenti espliciti alla tipologia di lettura
utilizzata:
[1, 10] Nec enim alicui rex ille ditissimus, qui uxoris suae fidelissimae precibus
exoratus Iudaeorum quem iniqui meditabantur, imminentem removit interitum, quam
Redemptori nostro per figuram aptatur qui cotidie sanctae ecclesiae, quae sponsa ipsius
est dilectissima, orationibus interpellatus, liberat electos suos de hostium manibus, atque
inimicos eorum digne subicit vindictae.
[I, 22] Huius scilicet convivii excellentiam in parabola evangelii ipse Dominus, ubi de
rege qui nuptias filio suo fecit,de cena magna per hominem facta referebat, spiritaliter
mysterio nobis commendabat.
Alcuni esempi, pur con minore frequenza, si trovano anche nei capitoli successivi:
[IIII, 7] Mystice ostendit quod post occasum vitiorum exsurgere debet fulgor
virtutum, qui non alibi quam in unitate sanctae ecclesiae rite splendebit.
[VI, 3] Potest et per Aman istum Agagiten, quem Iosephus de stirpe Amalech esse
editum narrat, Iudaeorum populus sanguinolentus figurari, qui prophetas occiderunt et
ipsum Dominum prophetarum, atque apostolos eius interficere non timuerunt [...].
[XI, 6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum quem ab Aman receperat
et tradidisse Mardocheo mystice exprimit quia signaculum fidei, quod perfidi Iudaei et
omnes persecutores nominis Christi sibi per praedicationem evangelii oblatum recipere
nolebant, ad gentium salutem per apostolos Christi translatum est.
[XIII, 11] Unde et Aman, qui hostes praefigurat ecclesiae, necem quam paraverat
Mardocheo ipse sustinere cogebatur.
339
E talvolta l’esegesi prende spunto dall’interpretazione dei nomi o dei numeri:
Rabano Mauro usa termini tecnici dell’esegesi che rimandano a un chiaro sistema di
riferimento, senz’altro condiviso da chi avrebbe usufruito dei trattati. Pensando anche
all’utilizzo scolastico per il quale i commentari erano in gran parte pensati, si può
cogliere forse nell’esplicitazione delle tecniche esegetiche un intento didattico
funzionale da un lato alla spiegazione, dall’altro all’apprendimento del metodo stesso.
L’interpretazione allegorica, d’altra parte, è spesso introdotta più semplicemente da
congiunzioni come quia, cum, ut:
[IX, 7] Tenet ergo Hester domum Aman hostis Iudaeorum, cum ecclesia Christi
mundum possidet, hostem quondam Christianorum. Et ingreditur Mardocheus ante
faciem regis, cum cotidie animae sanctorum de incolatu praesentis vitae rapiuntur ad
contemplationem vultus superni Iudicis: cuius laetitiae magnitudinem nullus occupat
finis, sed gloria perpes cotidie eis crescit in gaudio aeternae exultationis.
[IX, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam quia hoc salubri
sanctae ecclesiae placet consilio, ut multitudo fidelium sub regimine statuatur sanctorum
praedicatorum, quatinus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat imperio electorum
magistrorum.
Questa modalità mette in luce la naturalezza con cui il passaggio da una lettura
all’altra era compiuto: l’accadere del primo fatto – in questo caso la vicenda di Ester –
implicava il secondo – la vita della Chiesa –, o, meglio, il secondo era già
implicitamente contenuto nel primo e all’esegeta spettava soltanto il compito di
esplicitare tale nesso esistente.
340
Si tratta di un’esemplificazione chiara del metodo tipologico, secondo il quale la
narrazione veterotestamentaria è prefigurazione, anticipazione di eventi che riguardano
la storia della Salvezza; si potrebbe affermare che il metodo con cui Rabano Mauro
procede nella spiegazione della lettera affonda le sue radici sin nelle origini
dell’interpretazione allegorica, spesso identificata con quanto san Paolo aveva scritto
nell’epistola ai Galati riferendosi alle figure veterotestamentarie di Agar e Sara: «Quae
sunt per allegoriam dicta: haec enim sunt duo testamenta [...]» (Gal 4,24).206
[I, 25] Ibi pendent EX OMNI PARTE TENTORIA AERII COLORIS ET CARBASINI ET
IACYNTHINI, quia ibi ornatus spiritalis studii et splendor caelestis sapientiae cum fulgore
virtutum ad instructionem in ea digne consistentium micat.
Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae, quae in cultu et religione pietatis maxime excellit. Et
haec tentoria byssinis funibus atque purpureis extenta erant, et columnis marmoreis
fulciebantur; byssus enim mortificationem carnis significat, purpura sanguinem martyrii,
ebur castitatem corporis, et columnae marmoreae firmitatem sanctorum doctorum.
Il rapporto tra le due dimensioni del testo è ben esplicitato nel paragrafo 9 del
capitolo I:
206
Cfr. H. DE LUBAC, Esegesi medievale. I quattro sensi della Scrittura,Edizioni Paoline, Roma 1962;
M.SIMONETTI, Profilo storico dell’esegesi patristica, Istituto Patristico Agostinianum, Roma 1981; B.
SMALLEY, Lo studio della Bibbia nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 1972.
341
Sebbene Rabano Mauro utilizzi lo stesso principio esegetico lungo tutta l’Expositio,
egli non svolge l’esegesi in maniera meccanica o ingenua: in apertura del trattato, dopo
aver cercato di ricostruire il contesto storico, egli problematizza l’interpretazione
allegorica proposta come linea guida per la lettura dell’intera opera. Come può, infatti,
un re perfido come fu Artaserse, poter essere letto come figura positiva, che rimanda a
Dio, il “re giusto”?
Il primo riferimento su cui si fonda il ragionamento proposto a sostegno
dell’interpretazione tipologica, è la Scrittura:
[I, 11] Quod autem Hester typum ecclesiae teneat, nulli dubium est; nec ipsa alicuius
sponsa quam Christi ullo modo dicenda est. Unde refugere quislibet hanc
interpretationem non debet pro eo quod ille rex historicus perfidus erat, quasi propter hoc
nullo modo regis iusti typum tenere possit: non enim dicimus quod perfidia seu peccata
alicuius sive fidelis, seu etiam perfidi, ipsius actus exprimant: «Qui peccatum non fecit
nec inventus est dolus in ore eius» (1Petr 2,22); «Quae enim societas lucis ad tenebras aut
quae conventio Christi ad Belial» (2Cor 6,14-15).
Sed bona facta ac iusta iudicia cuiusquam ad nullum melius referuntur quam ad illum
a quo est omne bonum, de quo scriptum est: «Iudicabit orbem terrae in equitate et
populos in veritate sua» (Psal 9,9).
Nei paragrafi successivi, Rabano rimanda poi, con atteggiamento caratteristico del
periodo carolingio, all’auctoritas dei Padri della Chiesa, citando – forse –,
indirettamente, l’expositio di Girolamo sul vangelo di Matteo, e mostrando come il tipo
di interpretazione proposto si collochi pienamente nel solco della tradizione dei Padri
stessi:
[I, 12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones
atque peccata facile per similitudinem veritati competunt. Haec enim ideo diximus quia
quidam doctorum David factum in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad
Christum et ecclesiam.
Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis, Aaronis
finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem
ac Saulis blasphemiam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus
denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum illi testimonium
praebuisse.
342
Quid causae est... figuraliter convenire: cfr. HIERONYMUS, Commentariorum in
evangelium Matthaei ad Eusebium libri quatuor, lib. I, cap. VII 18.207
[13] Unde nemo nos reprehendere debet quod regis magni pia opera ac iusta iudicia
regi et iudici omnium seculorum quodammodo similando comparemus, quia suum est
quicquid bonum est, et ab eo refugit omnis iniquitas.
Si cui autem videtur incongruum esse quod dicimus, legat Esaiam prophetam, qui
Cyrum regem Persarum hominem gentilem comparavit Redemptori nostro [...].211
343
riprendono alla lettera l’Expositio in Ezram et Neemiam di Beda; il paragrafo I, 17 è
costituito da un brano tratto dai Moralia in Iob di Gregorio; il paragrafo I, 18 prosegue
la citazione di Beda riprendendo dal punto in cui era stata interrotta. La citazione dai
Moralia è tratta da un contesto in cui Gregorio commenta l’episodio di Davide, Uria e
Bersabea, riferimento ugualmente utilizzato poche righe prima da Rabano Mauro.
Si potrebbe ipotizzare che i due brani fossero legati già in una tradizione precedente,
ma non sono state individuate attestazioni di florilegi o testi in cui questo avvenga; del
resto, è ben probabile che sia stato Rabano stesso a fondere gli autori così da dare luogo
a un testo compiuto.
Si è già osservato come l’incipit del prologo sia un piccolo mosaico di riferimenti ai
Padri: in poche righe sono riprese le Etymologiae e le Allegoriae quaedam Sacrae
Scripturae di Isidoro di Siviglia, accanto a una citazione letterale dell’Epistola LIII di
Girolamo.213
Questi due autori, insieme a Beda, sono tra i più utilizzati da Rabano nell’esegesi a
Ester; sono stati, poi, individuati rimandi ad Ambrogio, Agostino e Gregorio, oltre che a
storici quali Giuseppe Flavio ed Eusebio, conosciuto da Rabano nella traduzione
ampliata di Girolamo.
212
Si ripercorre qui il testo portando in evidenza alcuni dei riferimenti individuati; per l’elenco
completo delle fonti riconosciute si rimanda all’apparatus fontium dell’edizione critica.
213
Cfr. supra Edizione critica [PROL., 1].
344
Il prologo fa riferimento innanzitutto alla prefazione di Girolamo al libro di Ester
presente nella Vulgata. Nel secondo paragrafo, Rabano lo cita esplicitamente, facendo
riferimento all’interpres che trasse le parole dagli archivi degli Ebrei:
Doctores enim ipsi omnes catholici fuerunt excepto Origene, cuius tamen sententias
tantummodo, quas catholico sensu prolatas credidi, sumpsi, caeteras autem praetermisi.217
Il differente grado di autorevolezza di cui godono i due autori rispetto ai Padri può
essere ben rappresentato da quanto si legge nei primi paragrafi del trattato, dove è messa
214
Cfr. supra § 3.2.3: revelans / relevans sono lezioni attestate nella tradizione della Vulgata;
similmente expressius è variante di pressius segnalata nell’apparato dell’edizione critica Weber.
215
HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther, Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed.
B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et R. Weber, 1975, p. 712.
216
Questo dato è emerso dalla collazione: anche i mss. consultati soltanto in riproduzioni hanno infatti
consentito un’osservazione di questo aspetto.
217
MGH, Epistolae V, n. 23, p. 430, ll. 3-4 ss.
345
a tema l’identificazione storica del re Artaserse, protagonista della narrazione. Questo
atteggiamento problematizzante mostra l’importanza data alla collocazione storica della
vicenda veterotestamentaria: sulla storicità della narrazione biblica si fonda anche la
possibilità di applicare al testo la lettura tipologica.
Si ripropone il testo nel suo insieme poiché si presenta particolarmente ricco di
elementi che aiutano a comprendere le modalità di ripresa e utilizzo delle fonti.
[1] 1,1. IN DIEBUS ASUERI, QUI REGNAVIT AB INDIA USQUE ETHIOPIAM SUPER
CENTUM VIGINTI SEPTEM PROVINCIAS, QUANDO SEDIT IN SOLIO REGNI SUI.
[2] Historiam Hester non solum divini libri sed et Iosephi antiquitatum continent,
licet in aliquibus historica narratione differant, sed et illud in questionem vertitur quis iste
Asuerus fuerit qui regnavit ab India usque Ethiopiam super cxxvii provincias.
[3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post
Darium patrem suum regnavit in Perside. Hunc ergo Cyrum dicit Artarxersem apud
Grecos vocari, qui Longimanus cognominabatur, regnum tenens annis XL, sed ego non
puto Hester eo tempore fuisse. Numquam enim Ezras de ipsa siluisset, qui scribit hoc
tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone, et ea deinceps consecuta quae ab
his gesta referuntur.
[4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Asuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium: hic, ab Hebreis Asuerus et a
septuaginta interpretibus Artarxersis vocatur, regnavit quoque post Darium patrem suum
congnomento Nothum, annis XL.
Le nozioni storiche intorno ai re persiani sono narrate innanzitutto dai due storici
citati, ma le informazioni sono riordinate e rielaborate a formare una sintesi che diviene,
di fatto, un testo nuovo. Si segnala, inoltre, che le opere di Giuseppe Flavio ed Eusebio
di Cesarea furono riprese da più autori tardoantichi e altomedievali, per cui i medesimi
materiali si ritrovano anche nel Chronicon di Isidoro, nel De temporum ratione liber di
Beda, nei commentari di Girolamo ai libri di Daniele ed Ezechiele.Nel preparare
l’edizione critica si è preferito indicare in apparato anche queste opere, non essendo
possibile, per il momento, stabilire con certezza da quale autore Rabano ricavò
effettivamente le informazioni usate nel commento.
Si distingue, all’interno di questa breve discussione storica, la presenza del pronome
personale ego: l’autore interviene in prima persona ed esprime un disaccordo proprio
346
riguardo a una delle ipotesi intorno alla collocazione storica della vicenda di Ester – sed
ego non puto Hester eo tempore fuisse. Ma, a un’osservazione più attenta, si nota che la
frase stessa è costituita da una citazione tratta da Girolamo in maniera quasi esatta:
Dunque, mentre talvolta Rabano Mauro distingue chiaramente la sua voce da quanto
altri autori hanno affermato prima di lui, nella maggior parte dei casi utilizza le parole di
altri testi facendole proprie e inserendole nel testo senza soluzione di continuità e senza
alcuna distinzione dal resto del discorso. Emerge, in questo caso, l’importanza di
individuare tali testi presenti nel tessuto dell’opera poiché il loro riconoscimento può
influire in maniera decisiva sulla comprensione del lavoro e della personalità di Rabano.
Nell’esempio appena proposto, una prima lettura aveva portato a sottolineare la forte
personalità dell’autore che si sarebbe inserito – questa almeno era l’impressione iniziale
– in prima persona nel dibattito storiografico esprimendo la propria opinione.
Accorgersi che invece l’espressione era già presente in Girolamo, modifica ampiamente
il giudizio, portando in rilievo non più la presenza della voce di Rabano, ma il suo
atteggiamento di sequela nei confronti dei Padri. Torna alla mente, a testimonianza di
questo, il passaggio dell’epistola dedicatoria inviata a Freculfo di Lisieux come
introduzione all’expositio sul libro dell’Esodo, in cui Rabano si scusa per aver dovuto,
talvolta, aggiungere interventi propri agli estratti raccolti:
Feci enim, sicut in tua epistola mihi iussisti et collegi undique de sanctorum
patrum dictis in unum volumen singularum sententiarum exsolutiones et, ubi minus
antiquorum invenire potui, explanationes nostras iuxta eorum sensus similitudinem,
prout divina gratia me posse concessit, inserui expositiones.218
218
MGH, Epistolae V, n. 9, p. 395, ll. 31-34.
347
Proseguendo nella lettura del primo capitolo, segue, al paragrafo successivo (I, 5), la
contestualizzazione della vicenda rispetto al luogo in cui è ambientata, la città di Susa:
ISIDORUS HISPALENSIS, Etymologiarum sive Originum libri XX, lib. XV, 1, 10: Susis
oppidum Persidae aiunt Memnonis fratrem constituisse. Dicta autem Susis quod inmineat
Susae fluvio. Ibiest regia Cyri, lapide candido et vario cum columnis aureis et lacunaribus
gemmisque distincta, continens etiam simulacrum caeli stellis micantibus praesignatum,
et cetera humanis mentibus incredibilia.
Quando le citazioni seguono alla lettera la fonte da cui sono tratte, è possibile
osservare nel dettaglio il rapporto tra i due testi. Si possono considerare a questo
proposito, a titolo esemplificativo, i paragrafi I, 14-18 e I, 36-37.
Nel primo caso, si è già visto come il passaggio si componga di due citazioni
incatenate: una tratta da Beda, Expositio in Ezram et Neemiam, l’altra dai Moralia in
Iob di Gregorio Magno. Per entrambi i casi si segnala una discordanza tra quanto
testimoniato uniformemente nella tradizione del commentario a Ester e quanto attestato
nell’edizione delle fonti.
Due differenze si registrano ai paragrafi 14 e 15:
[I, 14] [...] Iechoniae vero translationem de Iuda in Babiloniam, quam propter peccata
sustinuit, ad gratiam eiusdem Redemptoris nostri typice referentes, qua relictis ob
perfidiam Iudaeis, ad salvandas per orbem nationes transmigrare dignatus est.
348
La versione del testo disponibile nella banca dati online Brepols (Library of Latin
Texts) e l’edizione della Patrologia latina219 presentano la lezione in Bethlehem per in
Babyloniam, come invece presente in Rabano e come attestato nell’edizione cartacea
CCSL 119A,220 senza che varianti relative a questa lezione siano indicate nell’apparato.
Il contenuto del passo sembra suggerire che la versione corretta sia costituita dalla
lezione in Babyloniam, e che dunque Rabano Mauro potesse consultare un codice di
Beda o di Gregorio che in questo passaggio era corretto. L’errore si collocherebbe
dunque in testimoni utilizzati per le edizioni considerate.
Al paragrafo successivo, si legge invece:
[I, 15] [...] Item Nabuchodonosor iussit omnes populos sibi subditos, audita voce
simphoniorum et musicorum, prostratos adorare statuam suam.
[17] Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut
ventura exprimat; sic factorem approbat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta damnat,
ut haec mystice gerenda persuadeat.
219
PL 91, coll. 863D-864B.
220
BEDA VENERABILIS, In Ezram et Nehemiam libri III, ed. D. Hurst, CCSL 119A, Brepols, Turnhout
1969, lib. II, ll. 468 ss.
349
Nell’edizione dei Moralia in Iob pubblicata nella Patrologia latina, in
corrispondenza dello stesso passaggio (col. 627A), si legge sic in facto rem, mentre
nell’edizione del Corpus Christianorum221 si trova la medesima forma ma interpretata
come in factorem. Non ci sono varianti registrate in apparato. Il passo è presente anche
in Paterio, pubblicato all’interno della Patrologia latina, nella forma in facto rem222.
Osservando il contesto della frase, il parallelismo che caratterizza questo brano potrebbe
portare a pensare che la lezione più corretta fra le tre sia proprio quest’ultima –sic in
facto rem approbat –, cui corrisponde il successivo ut in mysterio contradicat; tuttavia
in Rabano Mauro tutti i codici concordano nella forma sic factorem approbat.
La stessa citazione è usata da Rabano Mauro nel commento ai libri dei Re (lib. II,
cap. XI), dedicato nell’829 ad Ilduino di St. Denis e dunque precedente al commentario
a Ester. L’edizione del commento ai Re all’interno della Patrologia latina223 presenta il
testo nella forma che sembra migliore: sic in facto rem approbat. Occorre certamente
tenere presente che non è ancora disponibile un’edizione critica dell’esegesi ai Re, ma,
d’altra parte, nell’edizione del commento a Ester la Patrologia latina registra la forma
sic factorem, come presente nei manoscritti: ciò suggerisce che comunque il testo del
Migne è testimonianza di una diversa lezione tràdita nei testimoni del commento ai Re.
La modifica verificatasi in Ester può essere considerata come un errore di archetipo?
O forse potrebbe essere un errore già presente nell’originale? Vi è una terza possibilità,
ossia che la variante si trovasse già precedentemente nell’esemplare dei Moralia in Iob
di Gregorio Magno (o in quello di Paterio che potrebbe essere la fonte concretamente
utilizzata) da cui Rabano Mauro o l’eventuale copista trasse il brano.
221
GREGORIUS I, Moralia in Iob, ed. M. Adriaen, Brepols, Turnhout 1979, CCSL 143, lib. I, III 28, 55,
ll. 62-66, p. 150.
222
PATERIUS NOTARIUS GREGORII I, Liber de expositione Veteris ac Novi Testamenti, de diversis libris
s. Gregorii Magni concinnatus, PL 79, col. 802C, pars I, VIII 8
223
PL 109, coll. 9-280; il passo citato è in PL 109, col. 101B.
224
GREGORIUS I, Regula pastoralis III, 36, PL 77 coll. 121D-122B.
225
Cfr. supra § 3.3.2.
350
[I, 37] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas,
et tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur [...].
GREGORIUS I, Regula pastoralis III, 36: [...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas,
ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur; sic prodigis praedicetur parcitas
ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur [...].
In questo caso l’errore è evidente, ma non ci sono elementi per risalire al momento
della tradizione in cui esso si è verificato: potrebbe anche in questo caso essere un
errore d’archetipo, un errore d’autore, oppure un errore presente nella fonte utilizzata da
Rabano o da chi per lui copiò il brano. Si rimanda in merito alle osservazioni proposte
nel capitolo dedicato all’analisi delle varianti; qui si sintetizza il risultato del
ragionamento, secondo cui risulta difficile che l’errore sia nato nell’archetipo, in quanto
non soltanto si registra un salto dell’occhio, ma la frase rimanente è stata modificata
affinché fosse ripristinato il senso logico del discorso. Un simile processo sembra
presupporre almeno due passaggi: un primo in cui si verificò il salto e un secondo in cui
qualcuno – forse Rabano stesso? – modificò il dettato per renderlo nuovamente
coerente.
Al di là dei singoli passi, preme qui ricordare come le considerazioni intorno alla
presenza delle fonti influiscano sulla fase di constitutio textus, sul tipo di interventi
attuati in sede di preparazione dell’edizione critica; si aprono quindi domande intorno a
quale versione delle opere Rabano avesse a disposizione e si potrebbe, tramite una
ricerca approfondita e in casi fortunati di conservazione dei manoscritti, risalire fino alla
ricostruzione della biblioteca di Fulda. Lo studio si amplierebbe quindi alla tradizione
delle altre opere; in questo emerge chiaramente l’utilità del continuo studio dell’esegesi
carolingia e la necessità di edizioni critiche dei testi.
Un secondo elemento che emerge dalle osservazioni proposte è l’attenzione
necessaria nella valutazione del metodo di lavoro dell’esegeta e l’influenza che lo studio
delle fonti ha su questo ambito, poiché molto diverse sono le deduzioni possibili nel
momento in cui si riconosce se quanto affermato è voce dell’autore o ripresa di opere
altrui.
351
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I commenti biblici sono una fonte preziosa, anche se sono di difficile lettura.
[...] Le nostre abitudini culturali ci portano a credere che la chiave sia quella dei
sensi biblici, dei due sensi materiale e spirituale oppure dei tre o quattro sensi. Non
occorre ricordare che il fondamento di una duplice possibilità di lettura è nella
Bibbia stessa né ricordare che gli esegeti medievali, dei due tre o quattro significati
del testo biblico, hanno fatto uso ed abuso. Ma anche quando questo abuso si
verifica, cioè quando l’esegeta rimanga chiuso nella sua tecnica, anche allora a me
pare che il significato proprio dell’esegesi sia altrove, e vada colto
nell’autocoscienza ecclesiale che il commento manifesta: l’esegesi è in realtà
sempre in riferimento a quella. Una esegesi può certo essere solo letterale,
filologica, erudita, e andrà giudicata anche a questo livello, come un’esegesi
allegorica andrà compresa in quanto tale: ma quel che diverse operazioni
significano non si comprende a questo livello, quanto ad uno storiograficamente
significante, che mi pare appunto definibile come autocoscienza ecclesiale.226
226
C. LEONARDI, Il Venerabile Beda e la cultura del secolo VIII, in Medioevo latino: la cultura
dell'Europa cristiana, SISMEL Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 115-54, alle pp. 133-4.
353
Sumi Shimahara avanza un’ipotesi interpretativa sulla motivazione della tipologia
“ecclesiologica” dei commentari di Rabano, mettendola in relazione con la personalità
di Rabano stesso, la sua biografia e il suo ruolo di abate prima, vescovo poi: da una
parte egli è profondamente implicato nella vita della Chiesa, dall’altra è vicino ai
sovrani e ai luoghi del potere; l’interpretazione ecclesiologica, dunque, si lega allo
statuto pubblico e finanche politico dei suoi commentari.227
Sicuramente Rabano Mauro aveva una chiara coscienza del proprio ruolo nel
contesto politico e sociale del tempo: i destinatari delle sue epistole e i rapporti che egli
intratteneva con la corte lo mostrano chiaramente, così come lo aveva mostrato la
necessità di lasciare la carica di abate di Fulda nel momento in cui Lotario era stato
allontanato dai fratelli nei contrasti nati intorno alla divisione del regno. Accanto a
questo, Rabano era inoltre pienamente consapevole del valore della propria opera di
maestro: egli stesso auspica che i suoi scritti vengano copiati e diffusi e così scrive nelle
lettere con cui invia i commentari a Freculfo di Lisieux, Fridurico vescovo di Utrecht, a
Otario di Magonza o ancora a Samuele vescovo di Worms e abate di Lorsch.228
Tutto ciò senza dubbio poté influire sui contenuti dell’esegesi, anche se un altro
aspetto rilevante può essere individuato nella tradizione degli studi esegetici stessi,
ovvero nell’eredità che Rabano Mauro ricevette dai Padri e dagli autori di cui egli aveva
una conoscenza tale da consentirgli non soltanto di muoversi con grande libertà e piena
consapevolezza nel patrimonio precedente, ma anche di poter colmare personalmente le
lacune lasciate dall’esegesi antica e altomedievale. In questo, l’interpretazione
ecclesiologica coniuga al suo interno l’applicazione di un metodo ricevuto, forse
riproposto in chiave parzialmente semplificata poiché concentrata soprattutto su un tipo
di lettura del testo biblico, e l’influenza del contesto cui l’opera era rivolta e di cui era
frutto, poiché in una spiegazione della storia biblica in funzione della vita della Chiesa
egli cercava un contributo alla storia presente.
Tale aspetto emerge con maggiore evidenza in altri commentari di Rabano, come i
trattati sul libro di Daniele o sul libro dei Re. Nel caso dell’Expositio in librum Hester,
così come di quella in librum Iudith, il riferimento alla contemporaneità appare meno
evidente in elementi specifici dell’esegesi, ma più chiaramente riconoscibile nelle
epistole prefatorie, dove emerge, oltre a una stima nei confronti delle regine,
l’impressione di una certa familiarità. Commentando i 18 distici che accompagnano la
227
Cfr. S. SHIMAHARA, Le «Commentaire sur Daniel» cit., pp. 275-91.
228
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., pp. 59-64.
354
dedica a Ermengarda dell’esegesi su Ester e confrontandoli con altri carmi prefatori di
Rabano, Francesco Stella scrive:
Rispetto alle due dediche precedenti questa appare più motivata e personale, sul
tipo di quelle moraleggianti di Alcuino. Il personaggio di Ester viene proposto ad
esempio di saggezza, tenacia e successo nella speranza in Dio e nel rispetto della
sua legge, ma soprattutto di efficacia nello sconfiggere i nemici. Rabano la descrive
a Ermengarda come modello di regina che si acquista un posto in cielo per i suoi
meriti di buon governo in terra. Ma, un po’ più audacemente, le ricorda anche che
questa sua posizione è transitoria come tutto ciò che è terrestre, e che anche per
questo lei deve operare valorosamente finché è «ospite di un tempo breve»229.
[...] In questo caso dunque coinvolgimento personale (segnalato anche
dall’accenno al capezzale dell’autore)230 e impegno letterario coincidono,
associandosi a una più decisa e coerente motivazione esegetica.231
229
Cfr. supra Edizione critica [CARM., 5].
230
Cfr. supra Edizione critica [CARM., 8].
231
F. STELLA, La poesia carolingia cit., pp. 127-8.
232
Cfr. A. BAT-SHEVA, Anti-Jewish Exegesis in the Carolingian Period: The Commentaries on
Lamentations of Hrabanus Maurus and Pascasius Radbertus, in Biblical Studies in the Early Middle
Ages. Proceedings of the Conference on Biblical Studies in the Early Middle Ages. Università degli Studi
di Milano - Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, Gargnano on Lake Garda, 24-27
June 2001, a cura di C. Leonardi-G. Orlandi, Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2005, pp. 175-92; e
cfr. gli studi di G. Dahan, tra cui G. DAHAN, Les intellectuels chrétiens et les juifs au moyen âge, Les
Editions du Cerf, Paris 1990.
233
Cfr. supra Edizione critica [VI, 3]; G. DAHAN, Les intellectuels chrétiens cit., p. 397.
234
Cfr. supra Edizione critica [IIII, 14].
355
storia ebraica, l’origine della festa del Purim: Rabano espone tale origine senza
aggiungere a questo proposito alcuna nota contrastante.
L’osservazione dei contenuti proposti da Rabano Mauro, del tipo di esegesi da lui
svolta e più ampiamente del suo metodo di lavoro all’interno dell’Expositio in librum
Hester, sono risultate possibili in quanto frutto della preparazione dell’edizione critica.
Questa, infatti, è l’esito di un’indagine che si è articolata in più ambiti: dallo studio della
tradizione manoscritta alla ricerca delle fonti individuabili nel testo e all’osservazione
delle modalità con cui queste furono riprese ed utilizzate da Rabano.
La prima fase del lavoro, costituita dalla recensio, ha permesso, per esempio, di
definire in modo preciso l’elenco dei testimoni dell’opera.235 Lo studio della tradizione
stessa e la collazione dei codici hanno messo in luce alcuni aspetti della diffusione del
commentario. Le famiglie dei testimoni ricostruite tramite l’analisi delle varianti, infatti,
tendono a coincidere, pur con alcune eccezioni, con altrettanti ambienti e luoghi: la
famiglia θ riconduce ad alcune abbazie cistercensi di ambito francese; la famiglia ρ ai
monasteri benedettini dell’area nei pressi di Ratisbona; i testimoni di estratti, cioè il
gruppo ψ, sono accomunati da una provenienza austriaca. In generale, la diffusione
avvenne in area tedesca e francese.
Dal punto di vista cronologico, invece, si nota un aumento delle testimonianze
manoscritte risalenti al XII secolo, anche se l’interesse per i Libri storici minori della
Bibbia crebbe senza dubbio proprio a partire dal secolo IX, come ha cominciato a
mostrare un’indagine svolta su alcuni cataloghi di biblioteche carolinge.236 Si è potuto
osservare come sempre al XII secolo risalgano anche i codici testimoni del riuso del
testo in forma di sermone, e intorno a questo periodo si collocò l’ingresso dell’Expositio
nella Glossa ordinaria.
Molti sono i dati emersi dallo studio dell’opera, che potrebbero aprire a nuovi
sviluppi di lavoro; tuttavia si ritiene che il contributo maggiore apportato dalla presente
ricerca sia da identificarsi nel testo critico. Se infatti fino ad oggi il commentario era
accessibile soltanto nella forma riportata nella Patrologia latina, la quale, come si è
messo in luce, ereditò le numerose corruttele del manoscritto di Arras, l’edizione critica
qui proposta mette a disposizione un testo che tende a ricostruire, nella maniera il più
235
Cfr. supra Capitolo 2.
236
Cfr. supra § 2.1, n. 55.
356
possibile vicina alla volontà dell’autore, l’opera redatta da Rabano Mauro. L’apparato
delle fonti e l’apparato delle varianti, inoltre, cercando in un caso di portare alla luce il
retroterra sotteso al testo e nell’altro fornendo un panorama di come esso effettivamente
si diffuse, forniscono uno strumento utile a collocare l’opera nel suo contesto e nel più
ampio orizzonte della produzione esegetica altomedievale.
Si auspica, allora, che la presente edizione possa essere un contributo tanto agli studi
esegetici quanto, più ampiamente, alla conoscenza della cultura europea in epoca
carolingia.
357
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ABBREVIAZIONI
FONTI
Laddove le opere siano state individuate come fonti dell’Expositio in librum Hester,
si segnalano tra parentesi le abbreviazioni utilizzate nell’apparato delle fonti.
ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici. Con i commenti anonimi «Vox ecclesie» e
«Vox antique ecclesie», ed. a cura di R.E. GUGLIELMETTI, Sismel - Edizioni del
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BEDA VENERABILIS,In Cantica canticorum libri VI, D. ed. Hurst, CCSL 119 B, 1983
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BEDA VENERABILIS, In Ezram et Nehemiam libri III, ed. D. Hurst, CCSL 119A,
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373
INDICE
INTRODUZIONE ................................................................................................................ 3
375
3.2.4. ν Ve + ρ: µ .................................................................................. 131
376
5. EDIZIONE DEL TESTO ............................................................................................... 205
377