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'E E R M: Curriculum Filologie Del Medioevo e Del Rinascimento

Il documento descrive la figura dell'intellettuale nell'Alto Medioevo, concentrandosi sull'esegesi biblica. Viene presentato il contesto culturale carolingio, in cui gli studi esegetici fiorirono grazie alla rinascita delle arti liberali e alla ripresa della tradizione patristica. L'esegesi costituiva lo strumento principale per comprendere la realtà storica e sociale secondo l'intellettuale altomedievale.

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'E E R M: Curriculum Filologie Del Medioevo e Del Rinascimento

Il documento descrive la figura dell'intellettuale nell'Alto Medioevo, concentrandosi sull'esegesi biblica. Viene presentato il contesto culturale carolingio, in cui gli studi esegetici fiorirono grazie alla rinascita delle arti liberali e alla ripresa della tradizione patristica. L'esegesi costituiva lo strumento principale per comprendere la realtà storica e sociale secondo l'intellettuale altomedievale.

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DOTTORATO DI RICERCA IN FILOLOGIE E LINGUISTICA

Curriculum Filologie del Medioevo e del Rinascimento

Ciclo XXVII

COORDINATORE Prof.ssa
Prof. Rita PIERINI

EDIZIONE CRITICA
DELL’EXPOSITIO IN LIBRUM HESTER DI RABANO MAURO

Settore Scientifico Disciplinare L-FIL-LET/08

Dottorando Tutore
Dott.ssa Agnese Maria PEREGO Prof. Francesco STELLA

________________________________ ________________________________

Coordinatore
Prof.ssa Rita PIERINI

________________
________________________________

Anni 2012 / 2015


INTRODUZIONE

«La cultura medievale è [...] una cultura ermeneutica, l’esegesi è la sua forma
fondamentale [...]. La scuola altomedievale esiste, ed esiste l’intellettuale
altomedievale [...]. Quest’intellettuale è l’uomo dell’esegesi, è il maestro legato
all’analisi della parola, all’analisi filologica. [...] Il mestiere, cioè la dimensione
sociale e razionale dell’intellettuale altomedievale, è legata all’esegesi [...]. La
scuola altomedievale è tutta così; Bibbia, patres, auctores sono la norma che va
acquisita e trasmessa, le arti liberali sono lo strumento di questa duplice
operazione, di ricezione e trasmissione della norma».1

Così Claudio Leonardi descriveva la figura dell’intellettuale nell’Altomedioevo.


Dopo un periodo caratterizzato da una crisi politica e culturale dell’Europa occidentale,
da una decadenza delle istituzioni scolastiche e con esse degli studi classici e della
produzione letteraria, gli studi biblici costituirono un punto di ripartenza. Osservare la
produzione esegetica dei secoli altomedievali, in particolare a partire dal VI secolo, è un
punto di vista privilegiato sulla vita intellettuale di questi secoli: la sapienza si
identificava con la sapienza cristiana, la cultura era volta in primo luogo alla conoscenza
della Bibbia e dei Padri della Chiesa. La Scrittura costituiva nello stesso momento
motivazione, strumento e fine della conoscenza e, in quanto tale, favorì e promosse la
rinascita delle arti, a partire dalla ripresa degli studi di grammatica fino alla produzione
di manuali e strumenti che potessero essere un supporto alla comprensione del testo
sacro. Si verificò così una fioritura degli studi esegetici, una rinascita della produzione
letteraria sul continente che ebbe un momento culminante nell’ampia produzione
esegetica del periodo carolingio.
Ma Leonardi afferma qualcosa di più profondo, poiché l’esegesi, egli scrive, non è
nell’Altomedioevo soltanto strumento scolastico, bensì strumento di comprensione della
realtà:

L’intellettuale altomedievale non interpreta i fatti storici, non si confronta con la


società. Sono la storia e la società che sono organiche all’intellettuale perché egli

1
C. LEONARDI, L'intellettuale nell'Altomedioevo, in Medioevo latino. La cultura dell'Europa
cristiana,Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 3-21, alle pp. 17-18.

3
può scoprire, e dunque potenzialmente possiede, nell’esegesi, la chiave per capire e
spiegare la storia e la società.2

Si intende qui considerare gli studi esegetici in questo senso: come espressione piena
di un momento storico e dunque strumento per osservarlo e per approfondirne la
conoscenza.
Intorno agli studi esegetici, nel 1996 Leonardi scriveva:

La storia dell’esegesi biblica medievale è ancora in gran parte da fare: non si


pensi che questa dichiarazione sia polemica e tanto meno irresponsabile, essa
corrisponde senza alcun dubbio a una situazione storiografica ed erudita. Ciò non
significa che lo stato degli studi sull’argomento non presenti ipotesi interpretative
anche di grande valore [...], ma resta in piena evidenza il fatto che il Repertorium
dello Stegmüller contiene più di 11.000 voci, che indicano per la maggior parte
glosse e commenti medievali: un numero strepitoso. [...] Ora, di questa ingente
produzione esegetica, quanto è edito? quanto è conosciuto? Ne è conosciuta una
parte minima, senza possibilità di smentita.3

Sicuramente gli ultimi decenni hanno visto un ampio incremento delle ricerche in
ambito esegetico, la bibliografia in questo campo è in continuo arricchimento e
numerosi sono i contributi offerti recentemente soprattutto attraverso la realizzazione di
edizioni critiche, punto di partenza necessario per poter ricostruire la storia di un genere
letterario, poter compiere riflessioni che aiutino a comprendere non soltanto i singoli
testi ma la loro relazione con il contesto, con ciò che è accaduto prima e ciò che è
avvenuto in seguito. Tuttavia, la quantità di materiale esistente e non ancora noto resta
notevole.

Nel panorama altomedievale, in particolare, momento privilegiato per osservare lo


sviluppo della letteratura esegetica è costituito dall’età carolingia, quando la cosiddetta
“rinascita” ebbe come punto di partenza proprio il testo biblico e gli studi intorno ad
esso.
Molto è stato scritto riguardo ai cambiamenti avvenuti in questo periodo, ma anche
in questo caso non è esaurita la ricchezza di quanto può essere ancora indagato. È

2
Ivi, p. 18.
3
G. CREMASCOLI e C. LEONARDI (a cura di), La Bibbia nel Medioevo, Edizioni Dehoniane Bologna,
Bologna 1996, p. 143.

4
nuovamente Leonardi che, a nostro parere, sintetizza in maniera efficace le dinamiche
avvenute, spostando la discussione da possibili riduzioni:

È evidente, negli ultimi decenni del secolo VIII e poi nei primissimi del secolo
IX, l’intensificarsi degli interessi culturali e spirituali. Si assiste a una generazione
di intellettuali cui il patrimonio culturale ricevuto sembra non bastare più: «multas
habemus curiositates», scrive Alcuino nell’anno 800.4 [...] La novità carolingia, se
ce n’è una, ha origine in questa consapevolezza. Per questo appaiono non
proporzionate all’oggetto d’indagine quelle ipotesi che vedono nella rinascita
carolingia una migliore organizzazione scolastica, che ne è invece evidente
conseguenza; o che insistono sul migliore catalogo di letture latine e in particolare
classiche, che i carolingi riescono a costruire.5

Anche John Contreni scrive:

Gli studiosi del periodo carolingio non sono giunti a un consenso intorno ai loro
tentativi di caratterizzare l’impeto posto dietro lo sforzo che stimolò così tanto il
pensiero e la cultura in Francia e nell’Impero durante l’VIII e il IX secolo. [...] Ciò
che colpisce me come caratteristico della vita intellettuale tra il 750 e il 900 è la sua
natura programmatica e molto auto-cosciente.6

La “riforma carolingia” fu senza dubbio un fenomeno complesso. I signori carolingi,


fin da Carlo Martello, sostennero e commissionarono l’opera di intellettuali-riformatori;
fu poi con Carlo Magno che si definì il centro e la direzione del programma. La
generazione di intellettuali che egli attirò presso la corte e che costituì la schola
palatina, si distinse per la vivacità della vita culturale che produsse e per l’impulso che
diede alla ripartenza degli studi e della produzione letteraria.
Come è noto, la rinascita degli studi prese avvio da una necessità che fu inizialmente
pratica e legata a una motivazione politica: la volontà di consolidare e rafforzare l’unità
del regno franco. Per raggiungere questo obiettivo centrale fu dall’inizio l’attenzione
all’ambito liturgico: la religione cristiana era chiaramente un fattore di unità e il clero
costituiva una rete di istituzioni e di rapporti che consentiva di raggiungere tutti i
territori e di arrivare al popolo. Come si legge nei due più noti capitolari riguardanti gli
4
Cfr. MGH, Epistolae Karolini aevi, II, ed. Dümmler, Berolini 1895, p. 320, r. 8.
5
LEONARDI, Alcuino e la scuola palatina: le ambizioni di una cultura unitaria, in Medioevo latino cit.
p. 193.
6
J. CONTRENI, Carolingian Biblical Studies, in ID. Carolingian Learning, Masters and Manuscripts,
Variorum, Aldershot 1992, pp. 71-72 (traduzione mia).

5
aspetti culturali, che costituirono documenti programmatici per la riforma stessa -
l’Admonitio generalis emanata nel 789 e l’Epistola de litteris colendis indirizzata a
Baugulfo abate di Fulda tra il 780 e l’800 -, il primo problema concreto a cui far fronte
era quindi costituito dalla necessità che i chierici fossero istruiti per poter comprendere
e così spiegare ai fedeli le Scritture.
Mentre a livello più basso si promuoveva la nascita di scuole e si indicavano gli studi
necessari alla formazione dei sacerdoti, presso la corte e tra gli intellettuali si sviluppò
ampiamente lo studio della Bibbia e delle arti liberali, soprattutto, almeno inizialmente,
in quanto finalizzate alla conoscenza del testo sacro. Il fermento culturale si fondò
innanzitutto sul recupero della tradizione precedente e portò ricchi frutti soprattutto in
ambito esegetico, dove ciò significò in particolare una ripresa dell’opera dei Padri della
Chiesa.
Ma l’esegesi carolingia porta con sé un aspetto di novità:

[...] sino a Beda e al secolo VIII si poteva, sia pure molto discutibilmente,
qualificare l’esegesi come una semplice eredità patristica: di fronte all’esegesi
carolingia, invece, era giocoforza parlare di medioevo. [...] proprio in epoca
carolingia l’eredità altomedievale, da Gregorio Magno a Beda, subisce una rilettura
che diventa un passaggio obbligato verso tutta l’esegesi che seguirà,senza
comprendere il quale lo sviluppo storico dell’esegesi rimane viziato dall’assenza di
un giudizio primario indispensabile. Non è solo una ragione di metodo che
suggerisce questo giudizio, ma anche una ragione di merito, nel senso che solo con
l’epoca carolingia l’esegesi si struttura regolarmente nei quattro sensi e conosce
l’alternanza tematica Cristo/Chiesa come prevalente.7

Si è dunque deciso di indagare l’aspetto di novità presente nell’epoca carolingia e in


particolare nell’esegesi di questo periodo, attraverso un autore e un’opera particolare: il
commentario al libro di Ester di Rabano Mauro.
Egli si inserisce pienamente nel contesto della riforma carolingia, costituendone uno
dei primi frutti: è un esponente della cosiddetta “seconda generazione di intellettuali
carolingi”, allievo di Alcuino, monaco e poi abate a Fulda e successivamente
arcivescovo di Magonza, fu profondamente coinvolto con i mutamenti – sia culturali
che politici – che avvennero nella prima metà del IX secolo, portando la prima eredità

7
C. LEONARDI, L’esegesi altomedievale: da Cassiodoro ad Autperto (secoli VI-VIII), in G.
CREMASCOLI-C. LEONARDI (a cura di), La Bibbia nel Medioevo, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna
1996, p. 163.

6
della riforma che aveva avuto inizio nei decenni precedenti. Scrive Silvia Cantelli
Berarducci:

I commentari di Rabano si collegano senza soluzione di continuità all’impegno


di Carlo a favore dell’istruzione. La constatazione è di importanza decisiva. Essa
infatti tocca una delle questioni cruciali che la critica si è posta su Rabano, ossia
quale fu la sua posizione rispetto al movimento di ripresa degli studi in epoca
carolingia.8

E in un altro passaggio:

[...] l’abate di Fulda fu, e di larga misura, il più prolifico fra gli scrittori del
secolo IX. Non dunque uno dei tanti autori che animarono il quanto mai vario e
articolato panorama carolingio, ma una figura centrale e dominante che si impone
con forza all’attenzione, e con cui chiunque intenda affrontare la delicata questione
della rinascita degli studi avvenuta entro i confini del regno franco, non può evitare
di confrontarsi.9

Scrisse decine di opere; la sua produzione esegetica presenta caratteristiche che lo


rendono autore esemplare: dalla scelta di commentare i libri biblici per i quali ancora
non esisteva un’esegesi organica, all’uso di indicare gli autori dai quali traeva estratti e
citazioni, al legame con la corte carolingia e al coinvolgimento nelle vicende politiche
del tempo.
All’interno dell’interesse per la sua opera, l’attenzione si è concentrata sull’esegesi al
libro veterotestamentario di Ester per differenti ragioni, prima fra tutte la mancanza di
un’edizione critica. Il commentario costituisce un caso particolare poiché Rabano
affronta un testo che nessuno dei Padri o degli esegeti altomedievali aveva commentato
prima di lui; è dunque un’opera che ci consente di osservare non solo l’aspetto più
compilatorio del lavoro di Rabano, ma di analizzare il metodo da lui applicato nei
confronti di un testo per il quale mancavano riferimenti specifici.
Un secondo aspetto di interesse è costituito dall’occasione che pare si possa
ricostruire come motivazione per la stesura del commento: non si trattò di una

8
S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri opera exegetica. Repertorium Fontium, I. Rabano Mauro
esegeta. Le fonti. I commentari, Brepols, Turnhout 2006, p. 18. Il passaggio prosegue: «Qualsiasi
valutazione sia stata espressa su Rabano e sulla sua opera, ha come punto di riferimento imprescindibile
una circostanza ad un tempo biografica e culturale che, riassumibile attraverso il nome di un luogo e di
una persona - Fulda e Alcuino - è rappresentata dalla tradizione anglosassone».
9
Ivi, p. 3.

7
commissione alla quale Rabano rispose ma di un dono spontaneamente rivolto, insieme
all’esegesi al libro di Giuditta, in un primo momento all’imperatrice omonima, moglie
di Ludovico il Pio, e in un secondo momento a Ermengarda, moglie di Lotario. Si tratta
dunque di uno dei casi in cui l’opera esegetica si lega alle vicende del tempo, ai
protagonisti del momento storico e, in questo caso, ai luoghi del potere, rivelando
aspetti della vita dell’autore e del suo legame con la corte.

Lo studio dell’opera di Rabano Mauro potrebbe così costituire un punto di


osservazione privilegiato per approfondire il contesto in cui egli operò: i suoi testi sono
uno dei frutti della rinascita culturale iniziata sotto il regno di Carlo Magno e, accanto
alla comprensione di quali fossero i metodi e gli scopi dell’esegesi nell’epoca carolingia
(a partire da quali autori Rabano Mauro poteva consultare e conosceva, quali aspetti
interessavano maggiormente nella lettura della Scrittura, quali strumenti erano utilizzati,
etc.), lo studio della storia della tradizione e della trasmissione del testo, che si articola
intorno alla ricostruzione dello stemma codicum, può permettere di osservare le
dinamiche che portarono alla diffusione del commento, aiutando a comprendere come il
testo si diffuse, per quali scopi era utilizzato, in quali luoghi e in quali contesti, con
quali intenzioni e motivazioni.
L’edizione del testo può dunque costituire un primo passo per poter allargare lo
sguardo sull’evoluzione del genere esegetico e, in modo ancora più ampio, sul contesto
storico-culturale della riforma carolingia nell’Europa del IX secolo.

8
I.

RABANO MAURO E L’OPERA ESEGETICA:

IL COMMENTARIO AL LIBRO DI ESTER

Si glossulas volueris in totam divinam Scripturam, sufficit tibi Hrabanus


Moguntiacensis archiepiscopus.10

Già alla fine del IX secolo era opinione diffusa che Rabano Mauro avesse
commentato tutta la Scrittura: così infatti scrive Notkero Balbulo catalogando gli scritti
liturgici ed esegetici esistenti.

Quale ruolo rivestì l’esegesi all’inizio nel panorama culturale del IX secolo? Da cosa
nacque l’interesse per questo genere letterario e per il suo sviluppo tra la fine del secolo
VIII e l’inizio del IX? E quale fu, in questo, il contributo di Rabano Mauro? Come si
colloca in tale panorama il commentario al libro di Ester?

1.1. L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio

Come è noto, la Scrittura fu al centro della riforma e del rinnovamento degli studi
che si svilupparono durante il regno di Carlo Magno. Già a partire da Pipino il Breve
l’uniformazione dei testi liturgici era stata punto di partenza per un tentativo di
consolidamento dell’unità del regno; con Carlo Magno, la presenza di Alcuino e di
intellettuali che si riunirono presso la corte palatina permise lo sviluppo reale di un
movimento culturale che ebbe inizio proprio a partire da una parte dalla necessità di
avere un testo biblico corretto, tanto da dare luogo a un vero e proprio lavoro filologico
sul testo sacro, dall’altra dall’evidenza che il latino non era più patrimonio condiviso
nemmeno dai chierici: occorreva dunque ripristinare gli studi e le scuole affinché i

10
NOTKERUS BALBULUS, Notatio de illustribus viris, ed. E. RAUNER, «Mittellateinisches Jahrbuch» 21
(1986), pp. 34-69, r.113-114.

9
sacerdoti stessi potessero essere in grado di comprendere la Scrittura, per poi poter
essere maestri a loro volta. Immediata conseguenza di questi obiettivi fu quindi la
ripresa degli studi grammaticali, di retorica, esegetici.11
Certamente la fioritura degli studi biblici aveva avuto inizio già nei secoli precedenti,
in particolare all’interno della cultura insulare, irlandese e angla,12 ma interessa qui
concentrare l’attenzione sul passaggio che avvenne nell’epoca carolingia.

Alcuni monasteri, soprattutto tra quelli che all’interno del regno ricoprivano un ruolo
centrale, spesso anche dal punto di vista politico, divennero centri culturali importanti e
al loro interno si svilupparono importanti scriptoria che permisero un rifiorire anche
della produzione di manoscritti e della circolazione di libri e, così, di cultura: Tours,
Orléans, Corbie, Reichenau e San Gallo, Fulda.

Quando a Carlo Magno successe il figlio Ludovico il Pio (814-840), l’opera di


riforma aveva già iniziato a portare frutti, soprattutto tra gli intellettuali legati
all’ambiente della schola palatina e ai maestri che lì avevano operato. Rabano Mauro è
senza dubbio tra questi e fu protagonista del rinnovamento che avvenne anche negli
studi esegetici.
Nel IX secolo il programma di arti liberali fu fissato come il programma di
educazione di base delle scuole: si costituì un canone di autori scolastici, la grammatica
era l’arte suprema, anche gli studi più pratici di canto, computo o gli studi notarili si
diffusero ampiamente. Ma le arti non erano studiate per se stesse: esse dovevano fornire
agli studenti gli strumenti necessari per penetrare i misteri della Bibbia, lo studio delle
arti era propedeutico al più alto studio della Scrittura; anche i classici furono letti e

11
Si rimanda ai testi di tre fra i più importanti documenti emanati dalla corte carolingia a questo
proposito: l’Admonitio generalis, capitolare emanato nel 789, l’Epistola de litteris colendis, inviata a
Baugulfo abate di Fulda (780-800) e destinata a essere diffusa tra gli abati e i vescovi del regno, e
l’Encyclica de emendatione librorum et officiorum ecclesiasticorum, la più importante fra le disposizioni
di Carlo Magno in questa materia, edite nei Monumenta Germaniae Historica, volume Leges, I.
Capitularia Regum Francorum, Karoli Magni Capitularia, ed. A. Boretius, Hannoverae 1883,
rispettivamente alle pagine 79 e 44-5. Per quanto riguarda gli studi intorno alla rinascita carolingia, si fa
riferimento, tra i numerosi contributi esistenti, ai lavori di J.C. Contreni, M. de Jong, C. Leonardi, P.
Riché, S. Shimahara.
12
Si rimanda alla vasta bibliografia costituita, tra gli altri, dagli studi di B. Bischoff, S. Cantelli
Berarducci, L. Castaldi, G. Dahan, H. De Lubac, M.M. Gorman, M. Lapidge, P. Riché, R. Savigni.

10
copiati, ma erano considerati funzionali allo studio della lectio divina.13 Sintetizza Silvia
Cantelli Berarducci:

I centotrenta anni che vanno dall’arrivo di Alcuino sul continente alla morte di
Remigio di Auxerre (verso il 908) conoscono una vasta e quanto mai varia
produzione esegetica. Produzione di natura, livello, qualità diverse, inscrivibile
tuttavia nell’ambito di un movimento culturale unico, consapevolmente partecipato
dai suoi animatori.
Di quale quadro disponiamo per orientarci in questo specifico settore
dell’attività carolingia? Il De doctrina christiana è il modello originario del
programma promosso da Carlo con Alcuino: scopo dell’istruzione è mettere in
grado di leggere e comprendere la Bibbia, e le arti liberali forniscono le basi per
poterlo raggiungere.14

Opera emblematica del legame che si stabilì fra studio delle arti liberali e conoscenza
della Bibbia, può essere considerato il De institutione clericorum di Rabano:15 manuale
per la formazione dei chierici che, dopo aver illustrato l’ordinamento della Chiesa, i
paramenti sacerdotali, gli aspetti liturgici, mostra chiaramente come necessario allo
studio della Scrittura fosse l’apprendimento di tutte le discipline, dalla grammatica e
dalla retorica fino alla musica, all’astronomia e alla filosofia. Significativo è anche il
metodo utilizzato da Rabano Mauro nella costruzione del volume, in particolare del
libro terzo, dedicato proprio alle conoscenze che dovrebbero avere coloro che
desiderano divenire sacerdoti: tutto ciò che egli afferma si fonda sull’auctoritas dei
Padri o della Bibbia stessa, e opere quali il De doctrina christiana di Agostino, le
Institutiones di Cassiodoro, la Regula pastoralis di Gregorio Magno, le Etymologiae di
Isidoro di Siviglia costituiscono il fondamento e, in senso letterale, la trama del suo
discorso.

13
Cfr. J. CONTRENI, Carolingian Biblical Studies cit., p. 34; ID., Education and learning in the early
middle ages: new perspectives and old problems, in ID., Carolingian Learning, Masters and Manuscripts,
Variorum, Aldershot 1992, p. 132.
14
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio e Carlo il Calvo, in Giovanni
Scoto nel suo tempo. L’organizzazione del sapere in età carolingia. Atti del Convegno storico
internazionale, Todi, 11-14 ottobre 1987, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1989 pp.
261-336, pp. 261-2.
15
HRABANUS MAURUS, De institutione clericorum. Studien und Edition, a cura di D. Zimpel,
Frankfurt am Main 1996; recente traduzione del medesimo, Brepols, Turnhout 2006.

11
Scrive Francesco Stella:

La continuità fra atteggiamento ermeneutico della tarda antichità e ripresa


carolingia [...] si coglie con la massima evidenza nelle istruzioni ai chierici e ai
monaci sulla lettura della Bibbia che Rabano Mauro espone nel terzo libro De
clericorum institutione, soprattutto nel celebre capitolo 6 de modo legendi sacras
Scripturas: qui Rabano assembla e cuce passi fra loro distanti de de doctrina
christiana di Agostino producendone un nuovo microtrattato di ermeneutica
biblica, che a questa profondità cronologica assume un significato storico
completamente diverso, perché finalizza un gigantesco sforzo collettivo avviato da
Isidoro e da Beda ma integrato nella riforma carolingia sia dalla normativa
ecclesiastica e scolastica sia dalla produzione esegetica intermedia.16

Lo studioso ripercorre il testo di Rabano:

Lo scopo, conseguente alla santificazione della lettura biblica come dialogo con
Dio e con se stessi, è disserere e tractare la parola di Dio, elaborarla e
commentarla, attraverso un percorso a fasi che prevede prima la lettura integrale
(totas legeris), poi la conoscenza approfondita (notasque habuerit) che non
comporta obbligatoriamente la comprensione (et si nondum intellectu, iam tamen
lectione, dumtaxat eas quae appellantur canonicae). Rabano spiega poi con acuta
lucidità linguistica per quali morivi avvenga di non capire ciò che è scritto e in che
modo si possa superare questa difficoltà e definisce i criteri-guida
dell’interpretazione.17

In tutto il percorso che segue, la presenza di Agostino e delle Etymologiae di Isidoro


è costante.
L’uso dei Padri e la loro ripresa spesso letterale hanno portato in passato a giudicare
l’opera di Rabano, e più in generale la produzione carolingia, come meramente
compilativa e priva di originalità. Tale giudizio negativo è stato almeno in parte
superato negli studi degli ultimi anni: l’aspetto compilativo senza dubbio è presente
nelle opere carolinge, e Rabano stesso dichiara in più occasioni come questo sia il

16
F. STELLA, Riletture e riscritture bibliche: funzione della poesia esegetica e tipologie di
trasmissione dei testi, in Scrivere e leggere nell'Alto Medioevo. Spoleto, 28 aprile-4 maggio
2011, Fondazione Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo (CISAM), Spoleto 2012, pp. 993-1041, pp.
1001-2.
17
Ivi, p. 1002.

12
metodo da lui seguito, ma proprio esso costituisce una caratteristica che occorre
indagare poiché rivela il tipo di interesse che muoveva gli intellettuali carolingi,
l’atteggiamento che essi avevano nei confronti del passato, le conoscenze che
possedevano, i criteri in base ai quali selezionavano i brani e li riunivano a formare
collectanea e raccolte. L’utilizzo dei riferimenti all’opera dei Padri, inoltre, non
significa una conseguente assenza di criticità da parte degli autori carolingi. John J.
Contreni afferma:

[...] i maestri medievali leggevano le loro fonti con molto più che uno spirito
servile. Il loro atteggiamento verso i testi e la cultura li portava a partecipare di un
mondo caratterizzato da domande, dibattiti e controversie. Essi consideravano i
testi antichi come molto prestigiosi e questa enfasi sul prestigio delle auctoritates
generava una grande responsabilità nei maestri medievali che avevano il compito
di utilizzarle correttamente. La loro preoccupazione, espressa nelle prefazioni ai
commenti o ai trattati sulla Scrittura e sui Padri, non era solo una formula.18

Nell’ambito esegetico tale aspetto è preponderante. Rabano è, in questo, erede diretto


di Alcuino, del suo insegnamento e della sua opera.
Alla fine del sec. IX non vi erano dubbi intorno all’autorità dei Padri, ma occorreva
orientarsi, gestire, riproporre il patrimonio vario e complesso che costituiva l’eredità
ampia e ricchissima consegnata al Medioevo da autori quali Girolamo, Agostino,
Ambrogio, Gregorio. Si può affermare, con Silvia Cantelli, che «Gregorio chiuse la
grande stagione dell’esegesi patristica»:19 seguì un periodo, in cui si distinse Isidoro,
durante il quale da un lato si svilupparono diverse tipologie di strumenti che potessero
aiutare nella lettura della Bibbia, quali glossari e indici dei nomi con spiegazioni del
loro significato, dall’altro cominciò a diffondersi la tecnica della compilazione che
soprattutto con l’opera di Beda fu elevata al genere del commento e con Alcuino e i
carolingi portò i maggiori frutti.
Certamente, diversamente dai classici, la trasmissione dei Padri non era mai venuta
meno del tutto nei secoli VII e VIII, ma l’opera dei maestri in età carolingia generò una

18
J. CONTRENI, Education and learning, cit., p. 137 (traduzione mia)
19
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio e Carlo il Calvo, in Giovanni
Scoto nel suo tempo. L’organizzazione del sapere in età carolingia. Atti del Convegno storico
internazionale, Todi, 11-14 ottobre 1987, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1989 pp.
261-336, p. 268.

13
svolta nello studio delle lettere sacre che emerge non soltanto dal grande numero di
codici prodotti nel IX secolo, ma soprattutto in una nuova tipologia di commentario che
si caratterizza proprio per un uso esteso e sistematico delle opere dei Padri. Mentre nei
secoli precedenti, con poche eccezioni, i commentari, i florilegi e le raccolte di
quaestiones tendevano a sintetizzare i materiali che spesso erano di seconda o terza
mano, il lavoro di spoglio e selezione dei passi tipicamente carolingio presuppone una
conoscenza diretta ed approfondita dei testi patristici. Il carattere occasionale della
produzione esegetica precedente fu sostituito da una sistematicità che rivela un’esigenza
di completezza ed esaustività, evidente soprattutto in tre aspetti: la tendenza a
raccogliere in un unico codice tutte le esposizioni dei Padri relative a un medesimo libro
biblico; la propensione a una ripresa letterale ed integrale delle fonti; il tentativo di dare
vita a un’esposizione completa di ogni libro vetero e neotestamentario. Tali
caratteristiche riflettono la tendenza all’unità che pervase cultura di questo periodo: Guy
Lobrichon osserva che «l’innovazione nei commenti non è formale né ideologica ma
consiste nel perfezionamento del commento continuo, allo stesso tempo compilazione e
adattamento ai bisogni di un pubblico nuovo: [...] necessità pastorali di un impero
colonizzatore»20.
Da un lato, come la Scrittura è una e completa, così si desidera raccogliere e ordinare
la tradizione dei Padri in una unità che ne faciliti la consultazione; d’altra parte,
l’interesse per letture particolari o definizioni di nozioni erudite lascia il posto al
desiderio di recuperare in toto la tradizione affinché possa essere criterio guida anche di
fronte a ogni interrogativo e problema.21
L’esigenza di completezza ed esaustività sottesa alla tecnica redazionale che viene
elaborata, fondata sul recupero non di una particolare lettura della Scrittura ma
dell’intera tradizione interpretativa, si affianca a sua volta all’aspirazione a realizzare
una glossa completa al testo biblico. L’opera di Rabano Mauro testimonia pienamente
tale aspirazione, mirando a integrare il patrimonio esegetico ereditato, in particolare

20
G. LOBRICHON, L’esegesi biblica. Storia di un genere letterario (VII-XIII secolo), in Lo spazio
letterario del medioevo, I. Il medioevo latino, I. La produzione del testo, t. II, Roma 1993, pp. 355-81, p.
370.
21
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi della Rinascita carolingia, in La Bibbia nel Medioevo, a
c. di G. CREMASCOLI e C. LEONARDI, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1996, pp. 167-98; T.
FALMAGNE, La survie des ouvrages exégétiques du Haut Moyen Âge (600-900) aux XIIe et XIIIe siècles,
«Recherches augustiniennes» 33 (2003), pp. 231-43, in particolare pp. 231-2.

14
commentando quei libri ai quali ancora non erano stati dedicati trattati esegetici. Il
commentario al libro di Ester si colloca proprio in questo quadro.
Il passaggio dalla prima alla seconda generazione carolingia non era stato totalmente
lineare: già durante gli ultimi anni del regno di Carlo Magno molti intellettuali erano
stati assegnati ad abbazie o episcopati e per questo avevano lasciato la corte. Quando
Ludovico il Pio ereditò il regno, si rese più evidente il rapido mutamento che aveva
avuto inizio: il palazzo di Aquisgrana, pur continuando ad accogliere intellettuali, cessò
di essere il centro della vita intellettuale; l’unità della schola palatina si trasformò in
una molteplicità di scuole e di realtà culturali varie e articolate, nate laddove erano stati
inviati i maestri carolingi. A seconda delle aree geografiche, ogni scuola assunse
caratteri differenti che rispecchiavano le singole tradizioni culturali. Fiorirono scriptoria
che divennero a loro volta centri di promozione della cultura grazie alla grande attività
che vi si svolgeva: tra tutti si possono ricordare quelli di Tours e di Orléans, dove si
videro i frutti portati rispettivamente dalla guida di Alcuino e Teodolfo.
Nonostante uno degli interessi maggiori di Ludovico il Pio consistesse nella volontà
di garantire l’unità all’interno dell’impero, e Rabano Mauro fu sostenitore di tale ideale,
gli anni del suo regno furono segnati da numerosi conflitti, culminati nelle vicende che
lo videro scontrarsi con i figli per la suddivisione dell’eredità.22 Rabano Mauro è
pienamente coinvolto in queste vicende e il suo legame con la famiglia imperiale
emerge anche dalle dediche di molte sue opere, tra le quali proprio il commentario al
libro di Ester.

Entrando nel merito delle modalità di spiegazione del testo, tipica dell’esegesi
carolingia fu la tendenza a commentare la Scrittura secondo i diversi possibili sensi
interpretativi, per quel desiderio di completezza che guidava il lavoro dei maestri.
All’interno dei collectanea la presenza del commentatore si mostra generalmente in
interventi in prima persona tramite i quali egli sottolinea il passaggio da un senso
22
Intorno alle vicende del regno di Ludovico il Pio cfr. F. BRÜNHOLF, Geschichte der lateinischen
Literatur des Mittelalters I, München 1975, Histoire de la littérature latine du Moyen Âge, trad. H.
Rochais, t. I, vol. 2, Brepols, Turnhout 1991; Charlemagne’s Heir, New Perspectives on the Reign of
Louis the Pious (814-840), cur. P. Godman, R. Collins, Oxford 1990; P. DEPREUX, Prosopographie de
l’entourage de Louis le Pieux (781-840), Thorbecke, Sigmaringen 1997; Medieval transformations: texts,
power and gifts in context, edited by E. Cohen and M.B. de Jong, Brill, Leiden 2001; M. DE
JONG, «Sacrum palatium et ecclesia». L'autorité religieuse royale sous les Carolingiens (790-
840), Annales 58 (2003), pp. 1243-69; ID., The Penitential State. Authority and Atonement in the Age of
Louis the Pious, 814-840, Cambridge University Press, Cambridge 2009.

15
all’altro o richiama l’attenzione sulla tecnica in quel momento utilizzata. Questo tipo di
interventi non costituisce in assoluto una novità del periodo carolingio, ma sicuramente
crebbe la sistematicità con cui tale pratica fu attuata, costituendo una sorta di reticolo in
base al quale erano ordinate le diverse expositiones.23
Laddove la tradizione intorno a un testo non fosse completa, i carolingi tendevano a
completare l’esegesi, utilizzando in particolare alcune tecniche: le etimologie dei nomi,
la simbologia dei numeri, la giustapposizione di versetti biblici paralleli. In base a una
distinzione che derivava da Cassiodoro,24 vi erano alcuni autori che erano definiti
Introductores poiché avevano redatto opere che si utilizzavano proprio a questo scopo:
sopra tutti si diffusero il Liber de situ et nominibus locorum hebraicorum di Girolamo,
il Liber de ortu et obitu patriarcarum di Isidoro o il Liber de locis sanctis di Beda; per
quanto riguarda la storia del popolo ebraico riferimenti divennero le Antiquitates
Iudaicae di Giuseppe Flavio e il Chronicon di Eusebio di Cesarea, nella versione
tradotta e ampliata da Girolamo.
Tali autori si ritrovano anche in Rabano Mauro: il metodo usato da lui si colloca
pienamente nel contesto del tempo, anche se, laddove scrive lui stesso, come emerge nel
commento al libro di Ester, egli si concentra soprattutto su di un tipo di lettura: domina
l’interpretazione allegorico-ecclesiologica, o, con le parole di Silvia Cantelli Berarducci,
«una contrapposizione alla spiegazione letterale di un generico sensus mysticus».25
La medesima osservazione è compiuta da Pierre Monat, Sumi Shimahara e Caroline
Chevalier-Royet a proposito, rispettivamente, dei commentari al libro di Ruth, di
Daniele e dei Re. Il primo parla di «un trionfo dell’esegesi allegorica», indicando con
questa espressione una ricerca volta non tanto alle cause o ai modi della manifestazione
degli eventi, quanto piuttosto al significato, con un’attenzione rivolta alla presa di
coscienza del senso che quanto narrato poteva avere in relazione al momento storico in
cui Rabano Mauro scriveva.26

23
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi della Rinascita carolingia cit.; P. LE MAITRE Les méthodes
exégétiques de Raban Maur, in Haut Moyen-âge : culture, éducation, société. Études offertes à Pierre
Riché, a c. di M. Sot, éditions PUBLIDIX, Éditions Européennes ERASME, La Garenne-Colombes 1990,
pp. 343-52.
24
P. RICHÉ, Strumenti di lavoro e metodi dell’esegeta in epoca carolingia, in P. RICHÉ, J. CHATILLON,
J. VERGER, Lo studio della Bibbia nel Medioevo latino, trad. it. C. Rigo, B. Chiesa, Paideia Editrice,
Brescia 1989.
25
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio cit., p. 274.
26
RABAN MAUR, CLAUDE DE TURIN, Deux commentaires sur le livre de Ruth, édition par G. Colvener
et I. M. Douglas; a c. di P. Monat, Les Éditions du Cerf (Sources Chrétiennes 533), Paris 2009.

16
Similmente, il commentario su Daniele, ancora inedito, nel presentarsi come opera
caratteristica del metodo esegetico carolingio in quanto costituita per il 73% da estratti
da Girolamo, per il 12% da altri autori e per il 15% da interventi di Rabano stesso,
mostra come quest’ultimo colmi le lacune lasciate da Girolamo così da giungere a un
commento esaustivo del libro veterotestamentario. Anche in questo caso la studiosa
nota come la modifica maggiore portata dall’abate di Fulda al testo patristico di
riferimento sia un rafforzamento molto netto dell’allegoria.27
Infine, illustrando il libro dei Re, Rabano commenta tutto il testo, per un totale di
pagine pari a ben duecentosettanta colonne nella Patrologia latina,28 giustapponendo
sistematicamente senso letterale e senso spirituale, al fine di sottolineare il ruolo
centrale dei re nella guida del popolo verso la salvezza.29
Si osserverà come questa tendenza investa anche il commentario al libro di Ester.

1.2. Rabano Mauro: cenni biografici

Numerosi sono i contributi che hanno indagato aspetti della biografia di Rabano
Mauro: si ripropongono qui soltanto alcuni cenni di contestualizzazione della vita
dell’autore.30

Rabano Mauro nacque a Magonza intorno al 780 e, circa all’età di otto anni, fu
presentato dai genitori all’abbazia di Fulda come puer oblatus; lì divenne diacono
nell’801 e poi prete nell’814.
Probabilmente intorno all’anno 802 fu inviato dall’abate Baugulf (779-802) o dal suo
successore Ratgar (802-817) presso la scuola di Alcuino di Tours. Si trattò di anni

27
Cfr. S. SHIMAHARA, Le «Commentaire sur Daniel» de Raban Maur, in Raban Maur et son temps
cit., pp. 275-91.
28
PL 109, coll. 9-280.
29
Cfr. M. SOT, Introduction, in Raban Maur et son temps cit., pp. 9-17 ; cfr. C. CHEVALIER-ROYET,
Le commentaire de Raban Maur sur les «livres des Rois»: manuel scolaire à l'usage des moines et guide
pratique à l'usage des rois, in Raban Maur et son temps cit., pp. 293-303.
30
Si fa qui riferimento alle seguenti fonti: S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit.; P.
DEPREUX, Prosopographie cit., pp. 350-52; C. LEONARDI, Rabano e la cultura carolingia, in M.C.
Ferrari, Il ‘Liber sanctae crucis’ di Rabano Mauro. Testo - immagine - contesto, Peter Lang, Bern 1999;
G. Lobrichon, L’esegesi biblica cit.; RABANUS MAURUS, In honorem sanctae crucis, ed. M PERRIN,
CCCM 100-100A, Brepols, Turnhout 1997; Raban Maur et son temps, a c. di P. Depreux, S. Lebecq, M.
Perrin, O. Szerwiniack, Brepols, Turnhout 2010.

17
decisivi per la sua formazione e per il rapporto che nacque con il maestro anglosassone:
dal rapporto con lui Rabano acquistò il soprannome di Mauro, il discepolo prediletto di
san Benedetto, che si ritrova anche nei codici laddove Rabano debba riferirsi a se stesso.
Si legge per esempio in un versus intextus del poema-prefazione all’In honorem sanctae
crucis: “Magnentius Hrabanus Maurus hoc opus fecit”.
Tornato a Fulda, l’abate Ratgar lo nominò maestro della scuola del monastero e negli
anni che seguirono egli si occupò dell’insegnamento e cominciò a comporre le prime
sue opere.
Nell’822 divenne abate della sua comunità, carica che in età carolingia, e ancor di
più in un monastero tanto importante come quello di Fulda, aveva senza dubbio anche
una valenza politica. Rabano infatti fu sempre in contatto con la famiglia imperiale e in
particolare rapporto con gli imperatori Ludovico il Pio e Lotario I: collaborò con essi,
da loro veniva interpellato, partecipò in prima persona a eventi quali la Dieta di Worms
nell’829, e a personaggi della famiglia imperiale dedicò alcune delle sue opere; rimase
così coinvolto anche nelle vicende che scossero il regno e che videro prima Ludovico
contrapposto ai figli Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario, successivamente,
dopo la morte di Ludovico (840), nelle lotte per il potere tra Lotario stesso e i fratelli.
Rabano sostenne sempre la posizione di Ludovico il Pio e di Lotario poiché in essi
vedeva i sostenitori dell’unità dell’impero.
Quando Lotario, nell’842, fu vinto dall’alleanza stipulata dai fratelli, Rabano Mauro
fu costretto a dimettersi dalla carica di abate e si ritirò in una piccola cella del monastero
di Petersberg, nei pressi di Fulda, dove continuò la sua attività di scrittore. In seguito
agli accordi di Verdun dell’843, la regione di Fulda venne affidata al dominio di
Ludovico il Germanico: Rabano si riconciliò con lui incontrandolo nell’845, e nel
giugno dell’847 venne nominato arcivescovo di Magonza, probabilmente il più
prestigioso e potente tra i vescovi della Francia dell’est. Anche in questo caso il suo
ruolo fu di primo piano anche all’interno della vita politica dell’impero: convocò diversi
sinodi (negli anni 847, 848 e 852) e prese posizione in questioni di interesse pubblico
quali la disputa con Gotescalco intorno alla predestinazione e la destituzione di Ebo
vescovo di Reims.
Rabano Mauro morì a Magonza il 4 febbraio 856.

18
La produzione letteraria di Rabano Mauro si distingue per la quantità delle opere che
egli compose e per la vastità delle tematiche che trattò. Il primo volume da lui
pubblicato fu l’In honorem sanctae crucis, raccolta di ventotto carmi figurati dedicata
all’amico Attone, con cui aveva studiato a Tours, nell’810; all’819 si riconduce il
manuale per la formazione dei chierici, ovvero si potrebbe dire degli intellettuali del suo
tempo, De institutione clericorum, e agli stessi anni risale uno studio sulla grammatica;
si potrebbero citare numerosissimi trattati, con argomenti che spaziano dal computo a
questioni teologiche, fino al De rerum naturis, o De universo, opera enciclopedica in 22
libri, scritta negli anni 842-844.31 Pienamente evidente è l’eredità dell’insegnamento di
Alcuino, anche se, come nota Claudio Leonardi, tra i due maestri vi è una differenza che
è emblematica del passaggio da una generazione all’altra e che emerge in un differente
centro dell’interesse:

Di opere dedicate alla scienza «secolare» e all’insegnamento del trivio e del


quadrivio, [Rabano Mauro] non ne ha scritte, se si deve escludere, come forse suo,
un trattatello grammaticale di cui poco sappiamo. Niente che possa essere
paragonato al reale e profondo interesse di Alcuino: basterebbe ricordare di lui,
oltre alla Disputatio, almeno il De rethorica et virtutibus, concepito come un
dialogo tra lo stesso Alcuino e Carlo Magno, in cui al primato della fede viene
accostato, sulla base di Cicerone, il primato della parola, pur riconoscendo alla
fine, con il ricorso all’autorità di Agostino, la necessità fondante ed esclusiva della
fede. Rabano è ben lontano da questa prospettiva.
Si continua, allora, la scuola di Alcuino in quella di Rabano? Fulda diventa
forse la Tours della seconda generazione carolingia? Sì, nel senso che il magistero
di Rabano richiama, come nessun altro centro riuscirà a fare in questo tempo,
numerosi e celebri scolari, tra i quali Valafrido Strabone da Reichenau, Gotescalco
di Orbais dalla Sassonia, Lupo di Ferrères da Sens, Otfrido da Weissenburg. Ma
anche no, nel senso che il richiamo di Fulda non consisteva nell’eccellenza
scientifica e didattica di Rabano nelle arti liberali, ma nell’esegesi biblica e in quel
complesso di discipline che attengono alla teologia: egli intende proporre al suo
tempo tutto il materiale utile a comprendere la Bibbia, cioè a comprendere la

31
Per l’intera produzione letteraria di Rabano Mauro si rimanda a F. BRUNHÖLZL, Geschichte der
lateinischen Literatur des Mittelalters I, München 1975, pp. 325-40, 554-6, Histoire de la littérature
latine du Moyen Âge, trad. H. Rochais, t. I, vol. 2, Brepols, Turnhout 1991, pp. 84-98, 282-6.

19
tradizione cristiana che è diventata esplicitamente con Carlo e con Alcuino anche
l’ideologia della società europea. 32

Tutte le opere di Rabano rientrano in questa prospettiva: il Liber de computo, che ha


come oggetto la datazione delle feste dell’anno liturgico, il De sacris ordinibus, il De
ecclesiastica disciplina, il De praedestinatione, il De oblatione puerorum, fino al
penitenziale e agli scritti più propriamente teologici, come il De videndo Deum e il De
anima.

[...] Rabano ritiene pacifico e indiscusso che le arti liberali siano il bagaglio
preparatorio alla conoscenza superiore e veramente qualificante, per un ceto
intellettuale che è ecclesiastico, della Bibbia. Questa è una differenza profonda di
significato tra Tours e Fulda. E qui è l’originalità di Rabano: l’avere compreso che
il grande patrimonio dell’antichità pagana e cristiano recuperato per stimolo di
Alcuino andava continuato in una direzione specifica, quella della Bibbia. 33

1.3. L’opera esegetica

La vastissima letteratura esegetica redatta da Rabano Mauro conta ventuno trattati.


Riferimenti bibliografici fondamentali sono in questo ambito l’imponente ricerca di
Silvia Cantelli Berarducci, Hrabani Mauri. Opera exegetica. Repertorium fontium,
pubblicata nel 2006,34 e il contributo dedicato a Rabano Mauro da Rossana Guglielmetti
nel 2008,35 più specificamente relativo alla tradizione manoscritta e alla trasmissione
delle sue opere.
Si tratta di commentari a quasi tutti i libri biblici: più precisamente, a tutti i libri
appartenenti al Vecchio e al Nuovo Testamento che ancora non avevano ricevuto una
trattazione specifica da parte dei Padri e degli esegeti altomedievali. In particolare è
possibile ricostruire come l’opera esegetica di Rabano si collochi in maniera
esattamente complementare a quella di Alcuino e di Beda il Venerabile. Soltanto alcuni

32
C. LEONARDI, L’enciclopedia di Rabano, in Medioevo latino cit., pp. 289-306, pp. 294-5.
33
Ivi, p. 295.
34
S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit.
35
R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus, in «La trasmissione dei testi latini del Medioevo.
Mediaeval Latin Texts and Their Transmission. Te.Tra.» III, a c. di P. Chiesa, L. Castaldi, Sismel -
Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp. 275-332.

20
libri biblici risultano esclusi dalla somma dei trattati redatti dai tre esegeti: i profeti
minori, Giobbe, i Salmi e l’Ecclesiaste.
Non è possibile escludere che Rabano avesse in progetto di commentare i profeti
minori e l’Ecclesiaste (di cui pure si era occupato, ma in maniera parziale, Alcuino),
senza però poi riuscire a realizzare effettivamente tali intenzioni. Per quanto riguarda
Giobbe e i Salmi, invece, è possibile individuare la ragione della mancanza
nell’esistenza di una tradizione interpretativa ampissima, tale, da un lato, da non
richiedere ulteriori esposizioni, dall’altro da rendere impossibile la realizzazione di una
sintesi nella forma di una raccolta di estratti: per Giobbe il riferimento erano i Moralia
in Iob di Gregorio Magno; per i Salmi, invece, le opere di Agostino e Cassiodoro.

Attraverso le epistole di dedica, è stato possibile ricostruire l’ordine di composizione


degli scritti di Rabano e risalire ai rispettivi committenti o destinatari, che costituiscono
un interessante punto di partenza per poter ricostruire i legami di amicizia e i rapporti
con le personalità del tempo, da alti funzionari ecclesiastici alla famiglia imperiale:36
821/822 Matteo, dedicato ad Aistolfo di Magonza
822/829 Pentateuco, a Freculfo di Lisieux
Giosuè, a Federico di Utrecht
829 Re, a Ilduino di St-Denis, poi a Ludovico il Pio
834 ca. Giuditta e Ester, all’imperatrice Giuditta, poi a Ermengarda (841/851?)
834/838 Cronache, a Ludovico il Germanico
Maccabei, a Gerold poi a Ludovico il Germanico
835/840 Sapienza, a Otgar di Magonza
Ecclesiastico, ancora a Otgar
838 ca. Giudici e Ruth, a Umberto di Würzburg
840/842 Epistole paoline, a Lupo di Ferrières
Geremia, a Lotario
842/846 Ezechiele, a Lotario
Daniele, a Ludovico il Germanico
post 843 Cantici biblici, a Ludovico il Germanico
Isaia
36
La ricostruzione della sequenza cronologica delle opere è stata tratta da R.E. GUGLIELMETTI,
Hrabanus Maurus cit., p. 276.

21
La paternità di questi commentari è confermata da una lista di opere di Rabano che si
trova all’interno dei Miracula sanctorum in Fuldenses ecclesias translatorum redatti da
Rodolfo di Fulda († 865) e noti anche come Vita Hrabani:37 l’elenco non comprende
tutti i commentari giunti a noi, per esempio esclude quelli composti da Rabano dopo
aver perso la carica di abate nell’842, ma nemmeno contiene titoli a noi non pervenuti.
Raymund Kottje ha mostrato come la tradizione manoscritta dei commentari di
Rabano sia molto superiore per numero a quella delle opere più celebri quali l’In
honorem sanctae crucis e il De universo: la recensio dei testimoni ha fatto emergere
circa 800 manoscritti in oltre 250 biblioteche. Ugualmente Kottje sottolinea
l’importanza dei dedicatari: imperatori o re e il loro entourage, arcivescovi, vescovi e
abati, soprattutto, almeno inizialmente, riconducibili alla parte orientale dell’impero, in
un secondo momento anche alla parte occidentale (Ferrières, Saint-Denis, Tours). Sarà
poi nel X secolo che l’opera esegetica di Rabano raggiungerà l’Italia, la Spagna e
l’Inghilterra, per poi essere ripresa nei secoli XII e XIII dai nuovi ordini monastici e
religiosi.38

Il lavoro esegetico svolto da Rabano è, come si è accennato, pienamente inserito nel


contesto carolingio: i suoi commentari sono generalmente collectanea di estratti,
secondo quella modalità che si era sviluppata da un lato in funzione dell’ambiente
scolastico, dall’altra per rispondere all’esigenza di un recupero della tradizione e al
desiderio di completezza ed esaustività che contraddistinse gli intellettuali di questo
periodo.
Punti di partenza per comprendere il tipo di lavoro svolto dall’abate di Fulda sono,
accanto alla forma stessa dei commentari, le epistole dedicatorie che ci sono pervenute,
dalle quali emerge la consapevolezza di Rabano nel compiere il proprio lavoro. Due
esempi possono essere in questo senso significativi: la lettera con cui l’abate inviò a
Freculfo di Lisieux, tra gli anni 822 e 829, il commentario al libro dell’Esodo,39 e

37
Cfr. W. BERSCHIN, Biographie und Epochenstil im lateinischen Mittelalter, III. Karolingische
Biographie 750-920 n. Chr., Hiersemann, Stuttgart 1991; MGH, Scriptores XV/1, ed. Nachdruck 1992,
pp. 329-41; F. BRUNHÖLZL, Geschichte cit., p. 101; cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., p.
7.
38
R. KOTTJE, cit. in M. SOT, Introduction, in Raban Maur et son temps cit., pp. 14-5.
39
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., pp. 267-8.

22
l’epistola di dedica del commento alle epistole paoline donato a Lupo di Ferrières
intorno all’840, prima che questi divenisse abate (841).40 Se ne ripropongono due
passaggi.
Dall’epistola a Freculfo di Lisieux:

Feci enim, sicut in tua epistola mihi iussisti et collegi undique de sanctorum
patrum dictis in unum volumen singularum sententiarum exsolutiones et, ubi minus
antiquorum invenire potui, explanationes nostras iuxta eorum sensus similitudinem,
prout divina gratia me posse concessit, inserui expositiones.41

Dall’epistola a Lupo di Ferrières:

Postquam desiderabili praesentia tua corporaliter carui, in animo, crede mihi,


dilectione tua numquam vacuus fui, sed sedulo revolvens studium, quod habebas in
meditatione divinae legis, et modestiam morum, quibus inter nos conversans non
parum multis amabilis eras, petitionis tuae necnon et sponsionis meae memor,
collectarium in epistolas Pauli apostoli, prout potui, confeci. In quo, quantum mihi
licuit et possibilitas sivit, adiuvantibus etiam consortibus lectionis nostrae, ex
sanctorum patrum dictis in unum collegi quod illi in diversis opusculis suis, prout
oportunitas tractatus postulabat, posuere.42

Nelle epistole emergono elementi che rivelano indizi intorno alle diverse occasioni in
cui i trattati furono composti: per esempio, nel primo caso si capisce che l’opera fu
redatta da Rabano su specifica commissione di Freculfo; nella seconda lettera, invece, si
coglie il forte rapporto di amicizia che doveva esserci tra il maestro e Lupo di Ferrières,
che era stato suo allievo presso la scuola di Fulda.
Accanto a queste note, tuttavia, preme qui notare alcuni aspetti relativi alla
realizzazione dei commentari. In entrambe le lettere, Rabano descrive propriamente la
tecnica della raccolta di estratti, utilizzando nelle due situazioni la medesima
espressione collegi in unum per indicare come riunì in un unico volume le spiegazioni
di cui disponeva.

40
Cfr. ivi, pp. 361-3
41
MGH, Epistolae V, n. 9, p. 395, ll. 31-34.
42
Ivi, n. 23, p. 429, ll. 9-16.

23
Scrive Silvia Cantelli Berarducci:

È [...] quell’immagine, ‹‹in unum collegi››, che restituisce tutto il senso


dell’operazione di Rabano. L’aver raccolto insieme in un unico codice le
testimonianze dei Padri risponde innanzitutto ad una esigenza pratica. Le necessità
concrete della scuola impongono strumenti di consultazione, dove la tradizione dei
Padri sia presentata in forma completa, ma necessariamente abbreviata e
semplificata. Ma al tempo stesso è indice rivelatore di una condizione culturale: la
volontà di raccogliere e contenere (quasi fisicamente in un unico codice) le
expositiones rivela la consapevolezza della necessità del recupero di una tradizione,
con la quale si è venuto a stabilire un rapporto, in misura più o meno consapevole
problematico, e con la quale ci si misura.
[...] La tecnica compilatoria praticata entro una dimensione culturale scolastica
è la condizione entro cui gli esegeti carolingi svolgeranno la loro attività.43

Inoltre, nel primo esempio Rabano illustra chiaramente come il metodo compilatorio
corrispondesse alla richiesta rivoltagli dal committente,44 tanto da specificare di essere
intervenuto personalmente laddove le spiegazioni dei Padri non si erano rivelate
sufficienti, e aveva fornito un’interpretazione elaborata da lui, secondo quanto gli era
stato concesso dalla grazia divina. Questa specificazione permette di cogliere come la
costituzione la natura di collectanea delle opere non fosse ritenuta una mancanza di
originalità né tanto meno un mero copiare gli antichi, ma costituisse un valore proprio in
quanto modalità di trasmissione del patrimonio patristico.
Nella seconda epistola Rabano afferma, al contrario, di non aver aggiunto nulla alle
parole dei Padri e definisce la sua opera proprio il termine specifico collectarium, che
egli usa solamente in riferimento a questo commentario; la definizione non pare casuale
poiché è riproposta nell’epistola con cui Rabano invia, a poca distanza di tempo, la
medesima opera a Samuele, abate e vescovo di Worms, e potrebbe forse essere legata
proprio all’assenza di interventi personali.45

43
S. CANTELLI BERARDUCCI, L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio cit., p. 270.
44
Cfr. Epistola ad Hrabanum Maurum de Pentateucho commentando, in Frechulfi Lexoviensis
episcopi opera omnia, a cura di M.I. Allen, Brepols, Turnhout 2002, pp. 5-7.
45
Cfr. MGH, Epistolae V, n. 24, p. 430, ll. 25 ss.

24
L’epistola a Lupo di Ferrières è di particolare rilevanza anche perché Rabano
prosegue insistendo sull’ampiezza e la complessità del patrimonio patristico disponibile
intorno alle epistole paoline: egli ha dovuto compiere una selezione e ha indicato nei
margini dei fogli le sigle degli autori di volta in volta citati, così che nell’aula scolastica
in cui il collectarium verrà utilizzato, il lettore potrà indicare man mano i nomi cui il
pubblico dovrà attribuire le diverse interpretazioni. Si colgono in questa nota due aspetti
molto pratici della diffusione e della fruizione dei commentari: da un lato la mise en
page, che Rabano raccomanderà di riprodurre con fedeltà nei manoscritti esemplati a
partire dal codice da lui inviato, dall’altro la lettura ad alta voce con la spiegazione delle
differenti opinioni dei Padri. Accanto a questi aspetti, la descrizione del lavoro svolto
rivela la complessità propria del lavoro di compilazione che richiedeva una conoscenza
molto ampia e approfondita della letteratura esegetica, una intelligenza del testo e una
capacità di comprensione e di selezione non comuni.

1.4. I commentari ai libri di Giuditta ed Ester

Osservando più da vicino le opere che Rabano dedicò a componenti della famiglia
imperiale, si distinguono tra tutte i commentari ai libri di Giuditta ed Ester: unici,
insieme al commentario sulla figura di Ruth, a trattare di personaggi biblici femminili,
ancora più degno di nota è il fatto che i due testi furono donati a due imperatrici. Nelle
epistole di dedica non emerge una committenza esplicita dell’esegesi a tali libri
veterotestamentari, ma si può invece dedurre, anche se non esplicitata da Rabano, la
motivazione che lo portò a tale scelta.
Innanzitutto, i libri di Giuditta ed Ester fanno parte di quei libri biblici che ancora
non erano stati oggetto di un’esegesi sistematica; anzi, lo studio delle fonti porta a
concludere che quasi assenti erano anche citazioni isolate i riferimenti pur sporadici ai
libri stessi anche all’interno di altre opere esegetiche o di tipo liturgico. Per quanto
riguarda la vicenda di Ester, unici autori che prima di Rabano si occuparono nello
specifico di tale figura sembrano essere Girolamo, nel prologo posto a introduzione del

25
libro all’interno della Vulgata, e Isidoro di Siviglia, in alcuni accenni all’interno delle
Allegoriae quaedam Sacrae Scripturae.46
I due commenti, dunque, senza dubbio si collocavano all’interno del programma di
compilazione esegetica all’intera Bibbia che fu chiaro obiettivo di Rabano; un secondo
motivo di interesse consisteva nell’appartenenza dei libri di Giuditta ed Ester
all’insieme dei libri definiti storici, che suscitarono particolare interesse e furono molto
commentati nel IX secolo, in quanto gli autori vi ricercarono elementi di un pensiero
politico che fosse utile per le necessità dell’impero.
La dedica alle due donne e in particolare la prima rivolta a Giuditta, sembrano
rivelare un’occasione specifica. Il momento storico coincide pienamente con la crisi
politica che vide i figli di Ludovico il Pio ribellarsi al padre in seguito alla sua volontà
di introdurre Carlo il Calvo, nato dal secondo matrimonio dell’imperatore proprio con
Giuditta, all’interno della spartizione dei territori del regno.47
Intorno alla datazione dell’opera sono state quindi proposte due ipotesi differenti. La
prima, avanzata da Mayke de Jong, legherebbe il commentario alla rivolta provocata
dalle decisioni prese da Ludovico il Pio durante la dieta di Worms dell’829, quando
l’imperatore assegnò a Carlo i territori di Svevia, Rezia, Alsazia e parte della Borgogna,
e privò Lotario della condizione di coreggente, inviandolo in Italia: mentre Ludovico
era assente per una campagna militare, l’imperatrice Giuditta fu accusata di adulterio e
mandata nel monastero di Santa Radegonda a Poitiers; tornò a corte pochi mesi dopo,
quando era rientrato anche Ludovico. La dedica a Giuditta risalirebbe dunque nell’anno
830, come importante segno del sostegno di Rabano Mauro a Giuditta e Ludovico. La
seconda ipotesi, al momento la più accreditata, colloca invece la composizione e la
dedica dei testi poco più tardi intorno all’anno 835, slegando in parte la dedica stessa
dal momento più critico della crisi e dalla situazione personale di Giuditta, e ponendola
invece in relazione più genericamente con il conflitto che oppose Ludovico e i suoi figli
– nell’anno 833 Ludovico fu deposto e mandato a Saint-Médard a Soissons, Carlo il
46
Cfr. l’apparato delle fonti della presente edizione critica e infra § 6.2.
47
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Cronologia della letteratura mediolatina, in Lo spazio letterario del
Medioevo, I. Il Medioevo latino, V. Cronologia e bibliografia della letteratura mediolatina, parte I, a c. di
G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò, Salerno, Roma 1998, in particolare pp. 62-87; ID., Hrabani Mauri
cit., pp. 302-4; M.B. DE JONG, Exegesis for an Empress, in Medieval Transformations. Texts, Power, and
Gifts in Context, a c. di E. Cohen, M. B. de Jong, E.J. Brill, Leiden 2001 (Cultures, Beliefs and
Traditions. Medieval and Early Modern Peoples 11), pp. 69-100; A. SIMONETTI, Introduzione a RABANO
MAURO, Commentario al libro di Giuditta, a c. di A. Simonetti, Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze
2008, pp. XI-LXVIII, pp. XIII-XIV, in particolare n. 13.

26
Calvo fu escluso dalla successione e confinato all’abbazia di Prüm, in Renania, Giuditta
fu rinchiusa nel monastero di Tortona –, conclusosi con la reintegrazione
dell’imperatore nei suoi poteri nell’anno 835. In ogni caso la dedica a Giuditta è segno
evidente dell’appoggio e della fedeltà dell’abate di Fulda in uno dei momenti più
difficili del regno di Ludovico, sostegno che emerge anche dall’immagine che nel
carmen figuratum che accompagnò l’epistola dedicatoria rappresenta il busto di
Giuditta sopra il quale scende la mano di Dio in segno di benedizione e protezione.
La nuova dedica dei commentari a Ermengarda, sopravvissuta soltanto in due codici
del XII secolo,48 rivela una conferma dell’atteggiamento di fedeltà da parte di Rabano
Mauro nei confronti della famiglia imperiale nel momento in cui Ludovico il Pio muore
(840) e lo scenario politico cambia: nelle lotte per la successione Rabano sostenne
Lotario, vedendo in lui la possibilità di conservazione di una unità dell’impero. Per
questo, come già accennato, dovette lasciare la carica di abate di Fulda nell’842, quando
Lotario fu sconfitto dall’alleanza tra Ludovico e Carlo. La dedica a Ermengarda, moglie
di Lotario, potrebbe collocarsi già in questi anni, come segno del sostegno durante il
momento di crisi, oppure – e pare più probabile – potrebbe essere da collocare dopo
l’843 quando la situazione si stabilizza in seguito agli accordi sanciti dal trattato di
Verdun; questa ipotesi potrebbe essere avvalorata anche dalla definizione di
Ermengarda come augusta. Termine ante quem è l’851, anno della morte della regina.

1.5. Il libro di Ester

Artaserse, re dei Persiani dal 404 al 359 a.C.,49 sovrano su 127 province, dall’India
fino all’Etiopia, diede un banchetto per mostrare ai principi del suo regno le sue
ricchezze. Volle mostrare anche la bellezza della regina Vasti e mandò a chiamarla
affinché si facesse ammirare dagli invitati al banchetto. La regina rifiutò di mostrarsi
nuda, e il re, su consiglio dei principi che, per l’esempio di Vasti, temevano che anche le
proprie mogli potessero disubbidire loro, la ripudiò.

48
Cfr. infra § 4.7.
49
Non c’è una certezza riguardo alla contestualizzazione storica della vicenda di Ester: alcuni studiosi
ritengono che Artaserse si riferisca in realtà a Serse I (dal nome Xersès attestato nella versione greca del
testo biblico); egli regnò dal 486 al 464 a.C. Cfr. J.-D. MACCHI, Les livres d’Esther. Evolution littéraire et
approche narrative, in La Bible en récits. L’exégèse biblique à l’heure du lecteur, a cura di D. Marguerat,
Labor et Fides, Genève 2003, pp. 239-49.

27
Con un editto diffuso in tutte le province del regno, invitò le fanciulle più belle
affinché tra esse potesse essere scelta la nuova regina. Mardocheo, giudeo che lavorava
presso la corte del re, propose Ester, una nipote che aveva accolto e cresciuto come una
figlia quando ella era rimasta orfana dei genitori. Proprio Ester, tenuta nascosta la
propria identità giudea, fu scelta dal re e incoronata regina.
Quando Mardocheo svelò al re una congiura che avrebbe portato ad ucciderlo,
Artaserse lo ricambiò rendendolo primo fra i suoi consiglieri e investendolo di tutti gli
onori. Questo provocò l’invidia di Aman, ministro del re, tanto che egli convinse
Artaserse a emanare un editto in cui fosse ordinato che tutti i Giudei, poiché
disubbidivano agli ordini del re rifiutando di prostrarsi davanti alla sua immagine,
venissero sterminati.
Mardocheo, allora, si rivolse ad Ester ed ella, dopo tre giorni e tre notti di digiuno e
preghiera, andando contro ciò che la legge persiana permetteva e rischiando così la
morte, si presentò davanti al re senza essere stata chiamata e lo invitò, con Aman, a
prendere parte a un banchetto da lei preparato per loro. Lo stesso fece il giorno
successivo, fino a che Artaserse, ebbro e colpito dalla sua bellezza, le promise che
avrebbe compiuto tutto ciò che ella avesse domandato. Fu così che Ester poté salvare il
popolo giudeo e vendicare il torto compiuto da Aman.
I giorni in cui gli Ebrei furono salvati e poterono a loro volta sterminare i loro
nemici, sono all’origine della festa ebraica del Purim.

La vicenda di Ester fa parte dei cosiddetti Libri storici minori della Bibbia: Ruth,
Tobia, Giuditta ed Ester.50
Definiti “minori” per l’ampiezza limitata, hanno in comune innanzitutto il contenuto
atipico: sono collocati tra i Libri Storici ma la definizione stessa è impropria. Ciascuno
di essi, infatti, racconta vicende di singoli personaggi esemplari innestate su fondali
storici precisi ma fittizi: non sono cronache quanto piuttosto narrazioni, nate con
funzioni e finalità differenti, generalmente didattico-educative. Rabano stesso,
introducendo la narrazione di Ester, indaga la collocazione storica dei fatti, rivelando

50
Cfr. Dictionnaire de spiritualité: ascetique et mystique, doctrine et histoire, a cura di M. Viller, F.
Cavallera, J. de Guibert, G. Beauchesne, Paris 1937-1995; Dictionnaire de theologie catholique:
contenant l'expose des doctrines de la theologie catholique, leurs preuves et leur histoire, Librairie
Letouzey et Ané, Paris 1923 ; S. VIRGULIN, Introduzione alla Bibbia, Marietti, Torino 1974.

28
come non fosse pacifica l’interpretazione di chi realmente fosse il re Artaserse
protagonista della narrazione.51
Discusso è stato il riconoscimento di questi libri biblici nella tradizione canonica
delle Scritture: se il libro di Ruth fu ritenuto autentico fin da subito, Tobia, Giuditta e
Ester entrarono tardi nel canone cristiano, durante l’epoca patristica: in Occidente
appaiono nelle liste ufficiali del canone a partire dal sinodo romano del 382. Tra questi,
soltanto Ester è stato accolto dagli Ebrei, in una forma differente, più breve, rispetto alla
versione greca dei Settanta. Nel tradurre questo testo per la Vulgata, Girolamo fece
riferimento alla versione ebraica per le parti comuni, mettendo in calce alla traduzione
le aggiunte della versione greca; Rabano Mauro è cosciente di tale differenza ed
esplicita nel prologo dell’opera che si limiterà a commentare la versione ebraica, certo
che un lettore attento saprà apprendere il corretto metodo esegetico ed applicarlo alle
parti del testo greco da lui non commentate direttamente.52
Come il libro di Ruth, quello di Ester fa parte dei “rotoli” della tradizione ebraica,
utilizzati nella liturgia delle feste. Il testo ebraico risale alla tradizione masoretica, cioè
la tradizione scribale ebraica più autorevole, pur essendo assente dai manoscritti di
Qumran; forse per questo fu riconosciuto come autentico dagli ebrei soltanto in un
secondo momento. La versione greca è testimoniata invece da papiri del I-II secolo d.C.
I libri di Giuditta e di Tobia appartengono invece al gruppo dei deuterocanonici, cioè
dei libri che non sono stati accolti nel canone delle Scritture sacre ebraiche.
Il libro di Tobia fu scritto in ebraico o, più probabilmente, in aramaico, ma si è
conservato soltanto in greco con una duplice recensione; dalla più lunga delle due
deriva la Vetus Latina. Origene e Girolamo non lo accolsero come libro sacro, anche se
San Girolamo era a conoscenza di un originale aramaico del libro, come è stato poi
dimostrato nel 1948 con la scoperta a Qumran di alcuni frammenti.
La vicenda di Giuditta, invece, fu utilizzata come lettura edificante sin dai Padri
apostolici; anch’essa presenta una apparenza “storica”, ma si tratta di una narrazione a
scopo didattico-educativo. Il libro di Giuditta ci è giunto solo nella versione greca,
anche se probabilmente si tratta della traduzione di un preesistente testo ebraico.
Infine, il libro di Ruth si distingue in parte dagli altri tre perché è collocato tra i libri
storici nella tradizione canonica e nella Bibbia si trova in una posizione antecedente
51
Cfr. infra Edizione critica [1, 3-4].
52
Cfr. infra Edizione critica [PROL., 2-3].

29
rispetto agli altri, subito dopo il libro dei Giudici. Come il libro di Ester, fa parte dei
“rotoli” per la tradizione ebraica.
Furono forse queste caratteristiche singolari dei Libri storici minori, oltre, per
esempio, alla quasi totale assenza del nome del Signore, a determinarne la fortuna:
come osservato, i Padri della Chiesa e i commentatori altomedievali, con poche
eccezioni, non resero questi libri oggetto di commenti specifici ma se ne occuparono
tangenzialmente, trattandone in opere dedicate a libri biblici maggiori o all’interno di
omelie.
Si tratta, di fatto, di una letteratura di finzione che attraverso narrazioni didattiche e
racconti edificanti mira a riprendere le grandi tematiche della storia d’Israele in chiave
di lettura attualizzante. Furono composti, infatti, in un momento convulso della vicenda
giudaica, nel periodo successivo all’esilio di Babilonia, quando Israele si sentiva
minacciato da un ambiente pagano ostile e si sentiva la necessità di riaffermare la
fedeltà religiosa, nazionale ed etnica.

Vere e proprie opere esegetiche su questi libri furono redatte a partire dall’VIII
secolo e soprattutto in periodo carolingio. Mentre Beda commentò per primo il libro di
Tobia leggendo il racconto secondo i sensi tipologico, allegorico e morale,53 occorre
attendere il IX secolo, e in particolare l’opera di Rabano Mauro, per incontrare
un’esegesi sistematica a Ruth, Giuditta ed Ester. Mentre il primo libro fu commentato
anche da Claudio di Torino,54 Rabano Mauro, come già osservato, fu l’unico esegeta per
le figure di Giuditta ed Ester.
Occorre notare come la categoria di “Libri storici minori” costituisca una definizione
moderna che non si ritrova nelle classificazioni antiche e medievali, dunque non ci fu
una diffusione fin da subito congiunta dei quattro testi. Tuttavia si registra una loro
maggiore diffusione proprio a partire dall’età carolingia, che li vede talvolta legati: era
sicuramente motivo di interesse la loro collocazione tra i libri storici, e probabilmente a

53
BEDA VENERABILIS, Opera exegetica, II. In Tobiam; In Proverbia; In Cantica canticorum, ed. D.
Hurst, CCSL 119B.
54
RABAN MAUR-CLAUDE DE TURIN, Deux commentaires sur le livre de Ruth, édition par G. Colvener
et I. M. Douglas cit.

30
questa ragione se ne unì una pratica, dal momento che la brevità delle vicende e lo stile
narrativo che le caratterizza facilitavano senza dubbio la loro lettura.55

L’esegesi di Rabano Mauro al libro di Ester fu l’unico riferimento disponibile fino


alla messa a punto della Glossa ordinaria, di cui, infatti, costituì la principale fonte.

55
La ricerca vorrebbe proseguire in questa direzione, ovvero studiando la presenza dei Libri storici
minori nelle biblioteche altomedievali e carolinge. Un primo esempio è costituito dal catalogo più antico
della biblioteca di San Gallo conservatosi in un codice risalente alla metà de IX secolo: si tratta del ms.
St. Gallen, Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 728. Al f. 5, tra i volumi contenenti libri veterotestamentari, è
attestata la presenza di un volume contenenti i Paralipomeni, Giuditta, Ester, Esdra e i Maccabei; un
volume contenente i Paralipomeni, Tobia, Giuditta ed Ester (un’aggiunta marginale indica che si trova ad
scolam); tre volumi contenenti Giobbe, Tobia, Giuditta ed Ester, di cui uno comprendente anche Esdra e
Neemia; infine un volume contenente soltanto Tobia, Giuditta ed Ester. La riproduzione del codice è
consultabile online all’indirizzo http://www.e-codices.unifr.ch/en/list/one/csg/0728. Si ringrazia il prof.
Paolo Chiesa per la segnalazione.

31
II.
IL COMMENTO AL LIBRO DI ESTER:
LA TRADIZIONE DEL TESTO

2.1. La tradizione manoscritta: note introduttive

Il commento di Rabano Mauro al libro di Ester è trasmesso in forma completa da 24


codici; alcuni di questi presentano lacune o risultano mutili di capitoli conclusivi, ma
l’analisi dei singoli testimoni ha reso possibile attribuire tali mancanze a guasti
meccanici o apparentemente involontari.
Tutti i testimoni dell’opera completa contengono anche il commento di Rabano
Mauro al libro di Giuditta.56 I due testi esegetici ebbero fin da subito una storia parallela,
perché furono entrambi donati all’imperatrice Giuditta, moglie di Ludovico il Pio:
l’epistola di dedica ad Iudith augustam fa riferimento a entrambe le figure bibliche
(Giuditta ed Ester), proposte come modelli di donne virtuose, e conduce a datare le due
opere entro l’834, anno della morte della destinataria. A qualche anno di distanza gli
stessi commenti furono nuovamente offerti all’imperatrice Ermengarda, moglie di
Lotario, come attestato dalle epistole e dai carmi di dedica tràditi in due dei testimoni
noti. Adele Simonetti, editrice del commentario al libro di Giuditta, sostiene che in
corrispondenza di tale seconda dedica Rabano intervenne sul testo per una revisione e
correzione di alcuni passi, ma tale ipotesi, come sarà mostrato, non appare confermata
dalle varianti attestate nella tradizione del commentario a Ester. L’eventuale revisione e
la nuova dedica sono da collocare tra gli anni 841, quando, dopo la morte di Ludovico il
Pio, il figlio Lotario ereditò il regno, e 851, anno, invece, della morte di Ermengarda.57
Diversamente da quanto avviene nell’epistola a Giuditta, la dedica a Ermengarda è
costituita da due momenti: un carme acrostico, le cui iniziali formano il nome
Irmingardam augustam, introduce il commentario al libro di Giuditta, mentre

56
Non sempre, invece, avviene il contrario: alcuni testimoni del commentario al libro di Giuditta non
tramandano l’esegesi del libro di Ester. Cfr. infra § 2.4.
57
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. XV.

33
un’epistola in prosa accompagnata da un carme in distici accompagna il commentario al
libro di Ester.
Tra i codici conservatisi, quattro risalgono al IX secolo e risultano cronologicamente
molto vicini alla composizione del testo (G K Tr Ve); due manoscritti risalgono al X
secolo (A R); quattordici furono esemplati nel XII secolo (Av D Da Du M O P Pa T To
V Va W Z); un codice risale al XIII secolo (C), uno al XIV (F) e due al XV (B Mo).
Non è stato individuato il testimone registrato nel catalogo medievale di Weissenburg
(ante 1043).
Accanto a questa primaria tradizione, è presente una diffusione del testo in forma di
omelia: sono stati individuati quattro manoscritti esemplati nel XII secolo in area
austriaca, nei quali l’indicazione dei cataloghi relativa all’opera di Rabano fa
riferimento a sermoni costituiti da due excerpta tratti dal commentario; la tradizione di
questa forma è senza dubbio più ampia di quanto noto fino ad ora, ma occorre svolgere
una recensio che indaghi le raccolte di omelie genericamente indicate come tali e in
particolare costituite da sermoni relativi alla pars aestiva dell’anno liturgico.
Una terza forma di trasmissione dell’opera fu dovuta all’utilizzo che ne fu fatto come
testo di riferimento per la Glossa ordinaria: tanto per il libro di Giuditta quanto per il
libro di Ester, l’opera di Rabano Mauro era l’unica forma esistente di commentario
dedicato interamente a questi libri veterotestamentari, così che il testo confluì,
costituendone la principale fonte, nella raccolta esegetica. Non è stato possibile,
tuttavia, utilizzare i testimoni costituiti da codici della Glossa ordinaria come contributi
per la ricostruzione del testo di Rabano: il commentario, infatti, venne ampiamente
modificato e il riuso produsse, di fatto, una nuova opera, il cui dettato non risulta utile
per la fase di constitutio textus dell’expositio.58

La maggior parte dei testimoni sono stati consultati tramite microfilm in bianco e
nero presso la biblioteca della Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino
(S.I.S.M.E.L.) di Firenze o presso l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes
(I.R.H.T) di Parigi. I manoscritti G, O, Mo, Ve sono stati visionati in riproduzioni
fotografiche a colori, mentre tre testimoni sono stati consultati personalmente presso la

58
Cfr. M.T. GIBSON, Biblia Latina cum Glossa Ordinaria, Facsimile Reprint of the Editio Princeps –
Adolph Rusch of Strasburg 1480/81. Introduction by K. Froehlich e M.T. Gibson, Brepols, Turnhout
1992.

34
Biblioteca Apostolica Vaticana (mss. V e Va) e presso la Biblioteca Medicea
Laurenziana (ms. F).

2.2. I testimoni dell’opera in forma estesa

A. Arras, Bibliothèque Municipale, 739 (764)59

Sec. X.
Provenienza: monastero benedettino di St.-Vaast. Nota di possesso sul f.1:
Bibliothecae monasterii Santi Vedasti Atrebatensis. 1628. Probabile origine
anglosassone, in particolare dall’abbazia benedettina di Bath.
Codice composito, costituito da quattro unità codicologiche. Membranaceo, con
pergamena di diverse qualità, ben conservata all’inizio, raschiata e deteriorata alla fine.
Seconda unità codicologica costituita da un manoscritto palinsesto, con scriptio inferior
risalente al sec. IX (ff. 94-133).60
I codici conservati presso la biblioteca municipale di Arras provengono in larga parte
dal vicino monastero di Saint-Vaast, e così il manoscritto 739 (precedentemente
catalogato sotto il numero 764). L’abbazia benedettina fu un importante centro di
cultura nell’area francese settentrionale, soprattutto nel IX secolo; si ritiene che il nome
derivi da Vedastus, il santo sulla cui tomba sorse nel VII secolo la prima chiesa
monastica.61
A questo testimone, o almeno alla prima unità codicologica, si riferisce
probabilmente un elenco di opere inserito nel 1591 sull’ultimo foglio del ms. Arras,
Bibl. mun. 539 (849), contenente una copia dell’XI secolo del Tractatus in evangelium

59
Bibliografia di riferimento: B. BISCHOFF, Katalog der feständischen Handschriften des neunten
Jahrhunderts (mit Ausnahme der wisigothischen).1: Aachen-Lambach, Wiesbaden 1998. 2: Laon-
Panderborn. Hrsg von Birgit Ebersperger, Wiesbaden 2004, I, p. 28 n. 102-103; Catalogue général des
manuscrits des bibliothèques publiques des départements, publié sous les auspices du Ministre de
l’Instruction Publique, Tome IV, Imprimerie nationale, Paris 1968 (ripubblicazione del catalogo del
1872), p. 295; Z.F.C.CARON, Catalogue des manuscrits de la Bibliotèque de la Ville d’Arras, Arras 1860,
pp. 375-6; P.GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold de Bath, in «Revue Bénédictine» 52 (1940), pp. 96-
114; E.A. LOWE, Codices Latini Antiquiores, Clarendon Press, Oxford 1953, vol.VI, p. 5, n. 714.
60
Cfr. E.A. LOWE, Codices Latini Antiquiores cit. e B. BISCHOFF, Katalogcit., ma la scriptio inferior
non è leggibile nelle immagini disponibili nella riproduzione microfilm.
61
J. Guter, I monasteri cristiani. Guida storica ai più importanti edifici monastici del mondo, Edizioni
Arkeios Srl, Roma 2008, p. 35.

35
Ioannis di Agostino. In tale lista sono stati riconosciuti i titoli di trentatré volumi
provenienti dall’Inghilterra anglosassone, probabilmente donati alla chiesa di Saint-
Vaast da Saewold abate di Bath, intorno al 107062. Poco è noto riguardo alla biografia
dell’abate Saewold, ma si sa che gli era a capo del monastero di St. Peter presso Bath al
tempo della conquista normanna e probabilmente fuggì nelle Fiandre proprio in seguito
a tale evento, giungendo a rifugiarsi proprio presso il monastero di Saint-Vaast.Poiché
diversi dei codici registrati nella lista sono stati individuati tra manoscritti conservati e
testimoniano una produzione avvenuta chiaramente in Inghilterra, è possibile ipotizzare
che l’abate avesse portato con sé, nella fuga da Bath, alcuni volumi della propria
abbazia, e che li donò poi ai monaci di Arras come ringraziamento per l’accoglienza
offerta. Proprio all’interno di questa lista compare, in trentaduesima posizione,
l’indicazione Librum Rabbani super Iudith et Hester, riconducibile al testimone A.63

Prima unità codicologica: ff. 1-93.Sec. IX-X.64 Formato:in quarto minimo quadrato,
200x 160 <145 x 110> mm.; rigatura tracciata con incisione a secco: 18 righe lunghe
per pagina, con ampi margini laterali, superiore e inferiore. Scrittura minuscola.
Contenuto:
- ff. 1r-52v: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Iudith. Mancano la capitolazione
e i fogli centrali; al f. 1r. una rubrica cancellata in cui si legge ancora: Expositio
Hrabani...Judith...
- ff. 52v-93r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester; il foglio 93 è tagliato in
corrispondenza del termine del commento a Ester.
Sono chiaramente riconoscibili i fascicoli che costituiscono questo primo gruppo di
fogli: ognuno di essi è numerato sul verso dell’ultimo foglio ed è possibile riconoscere
una regolare struttura costituita da quaternioni, poiché si leggono i numeri VIII nel
margine inferiore del f. 56v, IX al f. 64v, X al f. 72v, XI al f. 80v, XII al f. 88v.

62
Cfr. Learning and Literature in Anglo-Saxon England, a cura di M. Lapidge e H. Gneuss,
Cambridge Unversity Press, Cambridge 1985, pp. 58-62; M. LAPIDGE, The Anglo-Saxon Library, Oxford
University Press, Oxford 2006, pp. 136-9, 167.
63
Cfr. anche R.E. GUGLIELMETTI, HrabanusMaurus cit., p. 306, n. 76.
64
Rimane un margine di incertezza intorno alla datazione poiché i cataloghi fanno risalire il
manoscritto al X secolo (senza distinzione tra le due unità codicologiche che lo costituiscono); Adele
Simonetti propone una datazione leggermente anticipata alla fine del sec. IX (senza indicazioni relative
alla struttura complessiva del codice); Lowe distingue le due parti, datando la prima sec. IX-X, la seconda
sec. VIII.

36
Nei margini dei fogli 77r e 89v si leggono alcune lettere di una mano sicuramente
differente da quella del copista e probabilmente successiva; non è chiaro il contenuto
delle parole, che tuttavia potrebbero essere semplici prove di scrittura. Troppo poco
leggibili sono anche alcune frasi al f. 93v, similmente riconducibili a una mano
differente da quella che esemplò i commentari esegetici e apparentemente non legate ai
testi precedenti. Potrebbe trattarsi di mani anglosassoni.65

Seconda unità codicologica: ff. 94-133. Sec. X. Palinsesto: scriptio inferior risalente
al sec. IX. L’impaginazione di queste pagine è molto diversa da quella delle precedenti:
si conta un numero di righe oscillante fra 34 e 36;disposizione del testo a piena pagina,
senza presenza di margini laterali; probabilmente i margini furono tagliati per
uniformare la dimensione dei fogli a quella della prima unità codicologica. Il testo è
scritto in una scrittura minuscola, su righe lunghe non allineate con precisione e con uno
spazio interlineare molto ridotto.
Contenuto:
- ff. 94r-133r: Anonimo commentario alle epistole paoline. È stata avanzata l’ipotesi
che il testo tràdito consista nell’Expositio in epistolas Pauli di Aimone d’Auxerre,66 ma
la consultazione del codice (visionato tramite microfilm) non conferma l’identificazione
dell’opera che, anche per la difficoltà di lettura, non è ancora stata ricondotta ad altri
possibili commentari noti. Come riportato nel Catalogue général des manuscrits des
bibliothèques publiques des départements, si legge, al f. 94r, in una scrittura
dall’inchiostro sbiadito, a tratti difficilmente leggibile, l’incipit del testo, senza presenza
di titolo né rubrica: Paulus apostolus Christi Domini.....ipse dixit ad eum..... miserat
Christus...67

Terza unità codicologica: ff. 134-181. Sec. VIII. Formato: 200 x 160 <165 x 130>
mm.; 21 e 23 righe lunghe per ogni pagina; rigatura avvenuta dopo la piegatura (pratica
usuale irlandese), probabilmente un fascicolo per volta. Codice presumibilmente

65
Cfr. P. GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 112.
66
Cfr. la scheda codicologica nella banca dati online “Mirabile. Archivio digitale della cultura
medievale”, pubblicato dalla S.I.S.M.E.L. di Firenze. Grierson propone invece di attribuire il testo ad
Aimone di Halberstadt: cfr. Le livre cit., p. 113.
67
Cfr. Catalogue général cit., p. 295.

37
esemplato in Inghilterra: scrittura minuscola anglosassone, riconducibile a un’unica
mano; colofoni in maiuscola anglosassone, in inchiostro rosso; presenza di due glosse in
antico inglese (f. 174v e f. 163v) e di altri elementi tipicamente insulari.68
Contenuto:
- ff. 134r-150v: Isidorus Hispalensis, Allegoriae quaedam sacrae Scripturae, senza
titolo né indicazione dell’autore;
- ff. 151r-163v: Isidorus Hispalensis, Proemia in libris Veteris et Novi
Testamentis;testo mutilo dell’inizio per la caduta di un foglio e dunque mancante del
titolo e del nome dell’autore. Incipit: Salomonis tituli sunt prenotati; explicit: Explicit
disputatio libri Veteris et Novi Testamenti;
- ff. 164r-181r: Isidorus Hispalensis, De ortu et obitu Patrum; manca l’indicazione
dell’autore e il testo è mutilo della conclusione. Incipit: Incipit de ortu et gestis et obitu
et vita quorundam inlustrium virorum sanctorum non vilissimorumque Veteris et Novi
Testamenti cum genealogiis suiis. Explicit: Philippus Galliam, Bartholomeus
Lycaoniam.

Non ci sono elementi che consentano di risalire al momento in cui le quattro parti
furono rilegate in un solo codice, ma sicuramente ciò avvenne dopo il XII secolo
quando la prima, la terza e forse la seconda unità furono registrate in un catalogo della
biblioteca di Saint-Vaast.69

Il codice A tramanda integralmente il commentario di Rabano Mauro, ma il testo


presenta frequenti errori consistenti soprattutto in salti dell’occhio. Tali sviste hanno
permesso di riconoscere nel manoscritto il modello utilizzato da Georg Colvener per
mettere a punto la prima edizione dell’opera nel 1626; l’ipotesi risulta avvalorata dal
fatto che lo studioso fu insegnante di teologia all'Università di Douai, nella Francia
settentrionale, proprio nei pressi di Arras,70 e da un secondo elemento interno al testo
ovvero la presenza di alcuni errori nella numerazione dei capitoli del commentario.

68
Cfr. LOWE, CLA.
69
Cfr. P. GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 113; Ibidem, La bibliothèque de St.-Vaast
d’Arras au XIIe siècle, in «Revue Bénédictine»52 (1940), pp. 117-40.
70
Cfr. J.-F. MAILLARD et alii, L'Europe des humanistes, XIVe-XVIe siècles, CNRS Editions – Brepols,
Paris 1998, p. 124; J. RICHARDOT, Dictionnaire de biographie française, vol. IX, Letouzey et Ané,
Gentilly 1961, p. 351.

38
Mentre la titolatura iniziale è conforme a quella di tutti gli altri codici, la ripresa dei
numeri dei capitoli lungo il testo risulta a tratti lacunosa e questo potrebbe aver causato
una confusione nella numerazione all’interno dell’edizione secentesca: Colvener fonda
infatti la suddivisone del testo non sui capitoli indicati nell’indice iniziale ma sui
capitoli del libro di Ester. Osservando attentamente il codice si nota, in realtà, che i
numeri dei capitoli erano probabilmente sempre presenti in posizione corretta, ma alcuni
di essi vennero a mancare in seguito a una rifilatura dei margini dei fogli, che, tuttavia,
non è dato sapere a quando vada fatta risalire.

Av. Avranches, Bibliothèque Municipale, 11171

Sec. XII.
Provenienza: Mont St.-Michel.
Codice membranaceo; formato: in quarto. Impaginato su un’unica colonna, 27 righe
lunghe per ogni foglio. Scrittura:minuscola carolina, con elementi propri della
cosiddetta littera textualis. La mano è precisa e ordinata e conferma l’impressione che
del copista emerge a partire dalla qualità del testo, generalmente corretto anche a livello
grammaticale.

Contenuto:
- ff. 1r-33v: HrabanusMaurus, Expostitio in librum Iudith;
- ff. 33v-56r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester.

Il manoscritto è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta, moglie di


Ludovico il Pio (f. 1r-v).

Si segnalano alcune note leggibili nei margini dei seguenti fogli:


- f. 35v: indicazione Daniel accanto alla frase Item Nabuchodonosor iussit omnes
populos sibi subditos, audita voce simphoniorum et musicorum, prostratos adorare

71
Catalogue général des manuscrits cit., p. 482; G. NORTIER, Les bibliothèques médiévales des
abbayes bénédictines de Normandie, Caron, Caen 1966, p. 160.

39
statuam suam (par. I, 15): l’episodio citato, infatti, è tratto dal libro biblico di Daniele
(cfr. Dan 3,1-6);
- ff. 38v e 44r: notabilia in corrispondenza, rispettivamente, dei paragrafi II, 6 e VI,
2;
- f. 40v: nel margine destro, interpretatio Hester, appunto che potrebbe indicare la
spiegazione del significato del nome di Ester presente proprio nel passo del commento
cui la nota è affiancata (par. III, 5);
- f. 41r: un segno poco chiaro, parzialmente tagliato, nel margine destro del foglio, in
corrispondenza del par. III, 10.

B. Basel, Universitätsbibliothek, A.II.2372

Ms. datato: a. 1463.


Provenienza: Lucelle (Haut-Rhin), abbazia cistercense; successivamente Basel,
monastero domenicano (con segnatura C 3). Nota di possesso in chiusura del codice, al
f. 384v: Nota quod exemplar prepositarum exposicionum Rabani habetur in monasterio
Lucela. Pro [il resto della linea è cancellato]. Anno 1463 [la coda superiore del numero
6 appare cancellata, così da sembrare a una prima lettura 1403].
Formato: 310 x 215 <223-230 x 130-150> mm. Impaginazione su due colonne di 45-
49 righe ciascuna (<60-65> mm.). Fogli in pergamena e carta alternati in modo che
rimanga costituisca i fogli esterni dei fascicoli costituiti da sesterni, risultando quindi ai
ff. 1-6-7-12-13-18-19-24...; gli altri fogli in carta. Buono stato di conservazione,
inchiostro pallido ma leggibile.
Si individuano quattro diverse mani: la prima dal f. 1 al 285rb e dal f. 289ra al f.
384vb; una seconda ai ff. 285rb-288rb; al f. 288vb una terza; marginalia occasionali e
correzioni di una quarta mano. Scrittura umanistica con elementi corsivi.
72
R. KOTTJE, Verzeichnis handschriftlicher Überlieferungen der Werke des Hrabanus Maurus (MGH,
Hilfsmittel 27) Hahnsche Buchhandlung, Hannover 2012, p.10, n. 50; B. M. von SCARPATETTI, Katalog
der datierten Handschriften in der Schweiz in lateinischer Schrift vom Anfang des Mittelalters bis 1550,
vol. 1. Die Handschriften der Bibliotheken von Arau, Appenzell und Basel, Urs Graf Verlag, Dietikon-
Zürich 1977, p. 23, n. 60; P. SCHMIDT, Die Bibliothek des ehemaligen Dominikanerklosters in Basel, in
«Basel Zeitschrift für Geschichte und Altertumskunde» 18 (1909), pp. 160-250, p. 186, num. 17; M.
STEINMANN, Die humanistische Schrift und die Anfänge des Humanismus in Basel in «Archiv für
Diplomatik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde» 22 (1976), pp. 376-437.

40
Titoli dei capitoli in inchiostro rosso e spesso tratteggiate in rosso le iniziali, in
qualche caso completamente rosse. A volte intere frasi sottolineate in rosso:
corrispondono a versetti biblici. Si segnala la presenza, in corrispondenza dell’incipit
dei commentari a Giuditta ed Ester, di spazi vuoti corrispondenti a mezza colonna in
larghezza e sette righe in altezza, chiaramente predisposti per l’inserimento di
capilettera decorati, ma non completati.
Sul primo foglio si legge l’indice del contenuto, di mano del bibliotecario del
monastero di Basilea:
Ordo contentorum huius libri est hic.
1. Expositio Rabani in quatuor Regum libros. [ff. 1ra-112vb]
2. Expositio Rabani in duos Paralipomenon libros. [ff. 113ra-229va]
(barrato: Expositio Rabani in Esdra 1. Neemie unum et Esdre)
3. Expositio venerabilis bede presbyteri in Esdre primum.
4. Expositio venerabilis bede presbyteri in Neemie librum unum.
5. Expositio ejusdem venerabilis bede presbyteri in Esdre secundum tercium.
[commentario di Beda ai libri di Esdra e Neemia ff. 229vb-285rb]
6. Tractatus ejusdem sive expositio in Thobiam. [ff. 285rb-288vb]
7. Cantilena metrica de supersticione nummi seu denarii. [f. 288vb]
8. Item Rabani expositiones prima super Judith. [ff. 289ra-311va]
9. Secunda super Hester. [ff. 311va-326rb]
10. Tercia super ambos Machabeorum libros. [ff. 326va-384vb]

C. Chalon-sur-Saône, Bibliothèque Municipale, 20-21 (16)73

Sec. XII (seconda metà) / XIII.


Provenienza: La Ferté-sur-Grosne (Saône-et-Loire), abbazia cistercense di Notre-
Dame.

73
Cfr. Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, Ministre de
l’Instruction Publique et des beaux-arts, Départements – tome VI, Librairie Plon, E. Plon, Nourrit et Cie,
Imprimeurs-Éditeurs, Paris 1887, pp. 366-7; A. BONDEELLE-SOUCHIER, Bibliothèques cisterciennes dans
la France médiévale. Repertoire des abbayes d’hommes, CNRS Editions, Paris 1991, cfr. pp. 155-7.

41
Codice composito.74

Prima unità codicologica:ff. 100.


Codice membranaceo; formato: 286 x 204 mm.; mutilo.
Scrittura: minuscola carolina tarda con tratti di littera textualis.
Contenuto:
- ff. 1r-53v: 28 sermoni di san Bernardo sul Cantico dei Cantici (Sermones domni
Bernardi abbatis super Cantica canticorum) (XII sec.);
- ff. 54r-91v: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Iudith (XIII sec.);
- ff. 92r-100v: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester (XIII sec.).

Il codice presenta una lacuna in corrispondenza dei paragrafi III,6-VIII,11 del libro
di Ester: l’entità dell’omissione e l’interruzione brusca delle frasi indicano che il salto
non fu voluto ma fu causato da un guasto meccanico come la caduta di un fascicolo. La
stessa motivazione è all’origine della perdita degli ultimi fogli: l’opera, infatti, è tràdita
in maniera parziale, interrompendosi bruscamente a metà di una frase del paragrafo
IX,7.
I fascicoli sono segnalati con una lettera nel margine inferiore del primo foglio.

Seconda unità codicologica: ff. 62


Codice membranaceo; 300 x 225 mm.; mutilo.
Contenuto:
- ff. 1r-42r: estratti da sermoni anonimi;
- ff. 42v-62v: sermone attribuito a Ugo di San Vittore, tuttavia l’incipit segnalato nel
catalogo di riferimento non corrisponde ad alcuna opera nota (Futura omnia sunt
magistri Hugonis. Dum medium silentium tenerent omnia. Tria sunt silentia...).

74
Non è chiaro dal catalogo se si tratti di due unità codicologiche rilegate in un unico volume o se
invece si tratti di due distinti volumi; la consultazione del manoscritto tramite microfilm non ha permesso
di verificare tale dubbio.

42
D. Dijon, Bibliothèque Municipale 151 (118)75

Sec. XII.
Provenienza: abbazia cistercense di Cîteaux (Côte-d'Or), Notre-Dame.Si segnala la
presenza di una nota di possesso - liber cistercii - nel margine inferiore del foglio 79r.
Codice membranaceo; ff. 125; formato: 343 x 245 mm.; impaginazione su due
colonne di 30 righe. Scrittura minuscola tarda, con tratti tipici di littera textualis; dal f.
80vb, riga 16, al termine della prima colonna del f. 84v, la scrittura appare differente,
con lettere di corpo inferiore ma più larghe rispetto alla scrittura dominante: sembra
possibile identificare una seconda mano.

Dalla biblioteca di Cîteaux proviene gran parte dei volumi conservati a Dijon: 312
manoscritti su un totale di 910. Tra il 1480 e il 1482 l’abate Jean de Cirey fece
compilare un catalogo completo dei libri presenti a Citeaux, grazie al quale è possibile
ricostruire in quali luoghi dell’abbazia erano distribuiti i testi: dal numero 1 al 340 si
trovavano nella libreria del dormitorio e il testimone del commentario a Ester faceva
parte di questo gruppo; vi erano poi libri destinati ai banchi e alle scrivanie, al refettorio
o alla libreria vera e propria, costituita da tre armadi. Si distinguono le Bibbie e i
commentari esegetici, i Padri, testi di teologia scolastica, libri liturgici per la Chiesa
divisi in antifonari, leggendari etc.; i libri destinati alla lettura quotidiana del capitolo
convenutale e alla lettura dei monaci costituivano una sezione separata ed erano
soprattutto libri di edificazione, vite di santi, sermoni, trattati mistici. Vi erano poi i libri
per lo studio, quelli presenti nella cella dell’abate, per l’infermeria e così via. Erano in
totale 1200 volumi. Figurano nel catalogo anche alcuni volumi a stampa.

Una tavola antica, in testa al volume, riporta i dettagli del contenuto:


- Augustinus de utilitate credendi [f. 2];
- Idem de regula verae fidei [f. 17];
- Idem de X cordis Psalterii [f. 32];
- Rabanus super Judith [f. 41];

75
Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, Ministre de l’Instruction
Publique et des beaux-arts, V, Librairie Plon, E. Plon, Nourrit et Cie, Imprimeurs-Éditeurs, Paris 1889,
pp. 42-3.

43
- Idem super Hester [f.76];
- Disputatio fidei inter Athanasium et Arrium [f. 99];
- Ambrosius de tradendis basilicis [contra Auxentium] [f. 114];
- Miracula Eugenii papeIII (incipit: Incipiunt pauca miracula. Pauca de pluribus que
Dei operatione et virtute...; segue, al f. 121v, l’epitaffio: Epitafium domni Eugenii pape
III.Urbis et orbis honor...; a chiusura del testo si legge: Iste Eugenius fuit de ordine
Cistercii) [f. 121];
- Libellus domni Hildeberti, Cenomannensis episcopi, de concordia veteris ac novi
sacrificii (incpit: De mysterio missae. Scribere proposui que mistica sacra priorum...;
explicit: Cum pater ad dextram cedit et explet opus) [f. 122];
- Versus de similibus dictionibus (incipit: De similibus partibus. Prologus sequentis
operis. Dactile, quid latitas...; explicit: Hic locus est metae, venit, explicit, ergo valete)
[f. 125].

Da. Darmstadt, Universitäts- und Landesbibliothek (olim Hessische Landes-


und Hochschulbibliothek) 74976

Sec. XII (seconda metà).La presenza alle carte 136v-137r di un epitaffio dedicato a
Rainald von Dassel, arcivescovo di Colonia, porta a fissare un termine post quem per
l’esemplatura del codice nell’anno 1167, quando il vescovo morì. Alcune epistole tra
l’abate e il convento confermano la datazione nella seconda metà del secolo.
Provenienza: Grafschaft, abbazia benedettina St. Alexander. Nota di possesso al f. 1r
(Liber Sancti Alexandri in Grafschaph) e al f. 146v, non chiaramente leggibile (Liber S.
Alexandri monasteri Amen).
Formato: 205 x 130, ff. 146 in pergamena; scrittura su un’unica colonna, 28-29 righe.
Codice composito, parzialmente palinsesto: ai ff. 58/63, 59/62, 69/74, 82/87, 83/86,
121/128, 123/126, 124/125, 132/133, 145/146, è visibile una scriptio inferior risalente
al IX-X secolo, appartenente a un lezionario riconducibile all’Italia settentrionale.
Scrittura: minuscola carolina tarda, con tratti di littera textualis.

76
Die Handschriften der Hessischen Landes- und Hochschulbibliothek Darmstadt, vol. 4 (K.H.
STAUB, Bibelhandschriften; H. KNAUS, Ältere theologische Texte), Harrassowitz, Wiesbaden 1979, pp.
176-9 num. 110.

44
Fascicoli costituiti da quaternioni, numerati sul verso dell’ultimo foglio di ogni
fascicolo, nel margine inferiore: nella prima parte del codice, in corrispondenza dei
commentari di Rabano Mauro ai libri di Giuditta ed Ester la numerazione procede fino
al decimo quaternione (per quanto riguarda il commentario a Ester si segnalano i
riferimenti VII al f. 56v, VIII al f. 64v, VIIII al f. 72v e X al f. 80v). L’indicazione dei
quaternioni si interrompe a questo punto (forse era presente ma fu cancellata al f. 88v),
e la seconda parte del manoscritto ne è priva. Sembra avere inizio qui un nuovo
manoscritto, ma i materiali e la scrittura sono molto simili, perciò l’ambiente di
provenienza e il periodo in cui furono esemplati doveva essere il medesimo. Le due
unità, inoltre, dovettero essere unite già nel XIII secolo, poiché una mano di questo
secolo ha occupato metà del f. 88v e il recto del f. 89 con il testo, rimasto incompleto,
De miraculis S. Thomae Apostoli. Il resto è redatto da una mano del XII secolo.
Gli incipit dei testi presentano iniziali in inchiostro rosso di altezza pari a sei righe di
testo.
Il codice è registrato in un catalogo di Grafschaft compilato nel XVII secolo.

Contenuto:
- ff. 1v-50v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 50v-85r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- 85v-86v: Isidorus Hispalensis, Etymologiae (excerpta dal Liber II);
- ff. 85v-88v: Aldagoz (o Aldagot), arcivescovo di Magonza (1107-1119), Epistula
ad episcopos Saxoniae, Franciae, Lotharingiae et omnes Christi fideles (1108);
- ff. 88v-89r: De miraculis S. Thomae apostoli factis in India (Recensio brevior),
BHL 8146, incompleto;
- ff. 89v-104v: Vita Sancti Heinrici Imperatoris, redazione I, BHL 3812;
- ff. 105r-113v: Passio S. Ignatii, BHL 4256.
- ff. 114r-116v: Heinricus, abate del monastero benedettino di Breitenau († 1170),
Passio S. Thiemonis;
- ff. 116v-124r: De casu Theophili vicedomini narratio metrica;
- ff. 124r-129r: Vita metrica S. Pelagiae;
- ff. 129r-136v: Vita metrica S. Eufrosinae;

45
- ff. 136v-137r: Gevehardus, monaco di Grafschaft (?), Epitaphium Reinaldi de
Dassel, archiepiscopi Coloniensis;
- ff. 137v-138r: Gevehardus monachus, Littera metrica a Nicolaus, abate di Siegburg
(† 1172);
- ff. 138r-139v: Gevehardus monachus, Littera metrica a un certo Wirnherus;
- ff. 140r-143v: due epistole dei monaci e dell’abate Siegfrid di Grafschaft
all’arcivescovo di ColoniaRainaldus;
- ff. 143v-145r: versi sulla fondazione di Treviri;
- ff. 145v-146r: leggenda sul monastero di Affligem.

Il codice di Darmstadt è uno dei due testimoni dell’epistola e del carme di dedica
dell’opera di Rabano Mauro a Ermengarda, moglie di Lotario: il commentario al libro di
Giuditta è preceduto da un carme acrostico, in cui le iniziali dei versi formano il nome
Irmingardam augustam (f. 2v), mentre il commentario al libro di Ester è introdotto da
un’epistola in prosa e da un carme costituito da 24 distici elegiaci (ff. 50v-51v).

Du. Düsseldorf, Universitäts- und Landesbibliothek B. 11577

Sec. XII (ultimo quarto).


Provenienza: abbazia cistercense di Altenberg.
Codice membranaceo; ff. 170;formato 335 x 240 mm. Impaginazione su due colonne
di 35 righe ciascuna.
Contenuto:
- ff. 2ra-129rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Paralipomenon;
- ff. 129rb-153rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Iudith;
- ff. 153rb-169va: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Esther.

77
Bibliografia di riferimento:Kurzinventar der Handschriften der Universitäts- und Landesbibliothek
Düsseldorf, PDF-Dokument, zuletzt redaktionell bearbeitet von Silvia Boochs, Düsseldorf, Universitäts-
uns Landesbibliothek, s.d. (http://www.manuscripta-mediaevalia.de/hs/kataloge/HssInventarDdf.pdf);
A.MAZUREK, J.OTT, Die mittelalterlichen Handschriften der Signaturengruppe B in der Universitäts- und
Landesbibliothek Düsseldorf II (Ms. B 101a bis B 214), Harrassowitz, Wiesbaden 2011, pp. 101-3.

46
Il ms. Du è il secondo testimone conservatosi delle dediche di Rabano Mauro
all’imperatrice Ermengarda: il carme di dedica del commentario al libro di Giuditta si
trova al f. 129r; l’epistola e il carme di dedica del commentario al libro di Ester si
trovano al f. 153rb/va-b.

F. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pl. 9 dext. 578

Sec. XIV in. (1301-1310).


Provenienza: Firenze, convento di Santa Croce (ordine dei Frati Minori).
Codice membranaceo; ff. 112; formato 230 x 330 mm.; impaginazione su due
colonne<85 x 230> mm., 40 righe per ogni colonna (soltanto in alcune pagine si
contano 41 linee); rigatura in inchiostro leggero, sia orizzontale che verticale, per
delimitare gli spazi di scrittura, quelli dedicati ad eventuali iniziali rubricate o a segni
aggiuntivi (es. segnalazione dei versetti del libro di Ester); capilettera in inchiostro
colorato rosso e blu, e titoli rubricati.

Contenuto:
- ff. 1r-84vb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Paralipomenon;
- ff. 85r-101rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Iudith;
- ff. 101rb-112rb: Hrabanus Maurus, Commentarium in librum Esther.

Il codice è uno dei testimoni del carmen figuratum che introduce il commentario al
libro di Giuditta (primo verso: Summe sator rerum, qui verbo cuncta creasti), anche se i
disegni non sono completati.
Si segnala che nei margini del f. 101v si trovano un segno di nota in corrispondenza
del paragrafo I, 3 ovvero di uno dei passaggi in cui Rabano fornisce indicazioni relative
alla contestualizzazione storica della vicenda di Ester,79 e nel margine inferiore una nota
relativa alla successione dei re persiani:

78
A. M. BANDINI, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, Firenze 1774-
1777, voll. I-IV, vol. IV, coll. 390-391.
79
[I, 3] «Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patruum suum regnavit in Perside».

47
Reges persarum et medorum inceperunt a ciro quo regnavit xxxa annis
2us. fuit Cambises filius eius qui [?] et nabuchodonosor dicitur. Sub quo ystoria Iudith
[?] compleret
3us. alter magus vii mensibus
4us. Germanus eius magus dictus [?] v mensibus
5us. Darius filius ystapis [?]
6us. Xerses filius eius mensibus vii
7us. Artaxesses tertius Lomngimanus. xl
8us. Xerses ii mensibus
9us. Sogdianus vii mensibus
10us. Darius dictus [?] nothus
11us. Artaxesses Menon dictus [?] Assuerus. Sub quo historia Hester est completa . xl
12us. Artaxesses ochus
13us. Arsamus filius eius
14us. Darius filius eius sub quo finitus eius esset [?] regis persarum imperium. occiso
... ... Alexandro ... rex grecorum monarch... extint [vix legitur]

La nota appare scritta con un inchiostro bruno, più leggero di quello utilizzato per il
testo, forse da una mano differente, anche se il formato molto piccolo e la natura di
glossa marginale potrebbe aver portato all’uso di una calligrafia differente da quella
usata nel resto del testo. L’inchiostro potrebbe essere il medesimo dei notabilia situato
nel margine destro. Anche la glossa contiene tratti di inchiostro rosso a decorazione di
alcune iniziali maiuscoli,dei numeri che segnano l’elenco e come sottolineatura delle
frasi.
Notabilia sono presenti anche al ff. 102rb, in corrispondenza del paragrafo I, 12;80 f.
102va, par. I, 17;81 f. 102vb, par. I, 25;82 f. 103ra e 103rb, paragrafi I, 28-2983 e I, 36;84 f.

80
[I,12] «Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones atque peccata
facile per similitudinem veritati competunt. Haec enim ideo diximus quia quidam doctorum David factum
in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad Christum et ecclesiam». Il riferimento a David e la frase
che segue potrebbero essere ripresi in maniera non letterale da un passo di Girolamo che Rabano Mauro
sicuramente conosce poiché lo cita nel commentario al vangelo di Matteo e nelle Homiliae in evangelia et
epistolas.
81
[I,17] «Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat; sic factorem adprobat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta damnat, ut haec mystice gerenda
persuadeat». Si tratta di una citazione da Gregorio Magno.
82
[I,25] «Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt,praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae, quae in cultu et religione pietatis maxime excellit». L’inciso ut quidam

48
106vb, par. VI, 3;85 f. 107rb, par. VII, 3;86 f. 108vb, par. X, 5;87 f. 109ra, par. X, 6;88f.
110rb, par. XI, 23.89 Non risulta semplice comprendere il criterio con cui furono messi
in evidenza i passaggi indicati: alcuni corrispondono a citazioni da autori precedenti, ma
non tutti i casi sono accomunati da tale origine.
Al f. 106v, in corrispondenza dei paragrafi VI, 2 e VI, 3-4, si segnala anche la
presenza di due segni di nota in inchiostro rosso, riconducibili come forma
all’abbreviazione di quia o quem, ma di cui non è chiaro il significato; in questi casi la
mano sembra la medesima che ha inserito le rubriche e i numeri dei capitoli.

volunt sembra rimandare ad altri testi, tuttavia non individuati; potrebbe essere un rimando generico a
un’interpretazione diffusa.
83
[I,28] «[...] et in supernorum contemplatione tunc sese altius attollunt, ad speculandum utique
gloriam maiestatis divinae, cum serenum ab exterioribus perturbationibus tempus accipiunt.[29]
Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumquegenus est marmoris candidissimi». La
conclusione del par. 28 è una citazione da Beda, Expositio in Cantico canticorum.
84
«Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est ut, cum diversa sint auditorum vitia, et singulis
inveniatur congrua et tamen sibimetipsinon sit diversa». Citazione dalla Regula pastoralis di Gregorio
Magno.
85
«Potest et per Aman istum Agagiten, quem Iosephus de stirpe Amalech esse editum narrat [...]».
Riferimento a FLAV. IOS. Antiquit. XI 6, p. 238.
86
[VII,3] «[...] ipsa omnia quaecumque vult facit in caelo et in terra, in mari et in omnibus abyssis.
Iusto enim iudicio Dei agitur ut fideles eius famuli in manus persecutorum tradantur, sive ad peccatorum
expiationem, sive ad morum correctionem, seu etiam ad meritorum augmentum et praemiorum
multiplicationem». Il passaggio non risulta derivare da opere precedenti.
87
[X,5] «Tunc enim iam sero est ad quaerendumsalutis remedia, quando imminet ultionis vindicta. Sic
et in evangeliiparabolaadveniente sponso stultae virgines a prudentibus oleum ad vasa sua reficienda
petunt, sed non accipiunt».
88
[X,6] «Ibi iam a Domino non potest mereri quod petit, qui hic noluit audire quod iussit; qui tempus
congruae penitentiae perdidit, frustra ante regni ianuam cum precibus venit».
89
[XI,23] «Hinc et Amalechitas postmodum usque ad internicionem delere praecipiebat, quia omnem
scandali occasionem eis auferre volebat».

49
G. Genève, Bibliothèque Publique et Universitaire, lat. 2290

Sec. IX (ca. 830).


Provenienza:Murbach (France, Haut-Rhin). Questa localizzazione corregge altre
ipotesi precedentemente avanzate, quali gli scriptoria di Reims e Fulda.91
Codice membranaceo; ff. 175, con 3 fogli di guardia cartacei in apertura di codice e 3
in chiusura; formato: 280 x 210 <215 x 155> mm.; impaginazione su una sola colonna
di 34 righe lunghe fino al f. 60r, 30 righe nei fogli successivi; rigatura tracciata con
punta a secco.
I fogli presentano una numerazione moderna in matita dal f. 1 al f. 100, poi essa
procede di 10 in 10. I fogli 58 e 59, contenenti il capitolo XIII del commentario a Ester,
sono collocati erroneamente tra i fogli 49 e 50, dove si trova il capitolo VII; la
numerazione ha tenuto conto dell’errore di posizione. La collocazione sbagliata dei due
fogli potrebbe essere legata alla mancanza del capitolo XIV del commentario, segnalato
nell’elenco dei capitoli all’inizio del testo ma non presente nel corpo dell’opera: il
termine del capitolo XIII coincide con il termine del f. 59v, per cui si potrebbe forse
ipotizzare un distaccamento accidentale del fascicolo contenente l’explicit e un
reinserimento, in posizione sbagliata, di soltanto due dei fogli caduti.
I fascicoli sono così ordinati: un fascicolo di 9 fogli (ff. 1r-9v: un quaternione e un
foglio indipendente - il f. 3, incollato sul f. 4); 5 quaternioni (ff. 10r-49v); 1 bifolio (ff.
58r-59v, due fogli erroneamente posizionati); 1 quaternione (ff. 50r-57v); 1 fascicolo di
7 fogli (ff. 60r-66v: un quaternione mancante di un foglio forse identificabile con il
foglio su cui era esemplato il cap. XIV del commentario a Ester); seguono fascicoli di

90
Bibliografia di riferimento: B. BISCHOFF, Katalog der festländischen Handschriften des 9.
Jahrhunderts (mitAusnahme der wisigotischen), Wiesbaden1998, I: Aachen-Lambach, p. 283, n. 1347-
1348; J. SENEBIER, Catalogue raisonné des manuscrits conservés dans la Bibliothèque de la Ville et
République de Genève, Lib. Barhelemy Chirol, Genève 1779, p. 79-81; I. JEGER, descrizione dei
manoscritti della Bibliothèque de Genève, per e-codices, 2012.
91
B. Bischoff attribuisce il codice allo scriptorium di Murbach e propone una datazione intorno
all’anno 830 su base paleografica (cfr. Katalog cit.); precedentemente lo stesso studioso aveva avanzato
l’ipotesi di una provenienza del ms. da Reims (cfr. A. SIMONETTI, Commentario cit., p. 24, n. 54), mentre
K. Christ aveva ipotizzato un’origine proprio dall’abbazia di Fulda (Die bibliothek der Kloster Fulda im
16. Jahrhundert. Die Handschriften-Verzeichnisse, Harrassowitz, Leipzig 1933, p. 180), tuttavia nessun
volume identificabile con G è contenuto nei cataloghi dei mss. di Fulda dei sec. IX e X pubblicati da G.
Becker (G. BECKER, Catalogi bibliothecarum antiqui, Fr. Cohen, Bonn 1885, pp. 31-32).

50
quaternioni con alcune eccezioni costituite da fascicoli di 7 fogli dovuti alla caduta di
singole pagine. A partire dal f. 66v, i fascicoli sono numerati da I a XIV.
Scrittura: si alternano minuscola carolina (utilizzata per il commentario) e capitale
rustica (per i versetti biblici). Sembra possibile individuare due differenti mani: la prima
esemplò i commentari ai libri di Giuditta ed Ester, la seconda il commentario ai
Maccabei.
Alcuni fogli sono decorati con disegni: al f. 3v si trova il carmen figuratum che
accompagna la dedica dell’opera all’imperatrice Giuditta, moglie di Ludovico il Pio; ai
f. 83r e 199r sono disegnati nei margini inferiori due volti di uomini in inchiostro nero e
rosso; tra i ff. 82v e 124r si possono vedere disegni di vario genere quali volti, mani,
stelle, grandi lettere. Nessuno di questi disegni si colloca nei fogli contenenti il
commentario al libro di Ester.

Contenuto:
- ff. 1v-37v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 37v-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester, incompleto (explicit:
...liber duorum testamentorum continet sana fine et bona operatione observent).
L’interruzione del testo in corrispondenza della conclusione del cap. XIII sembra essere
da attribuire non ad una scelta del copista ma ad un guasto meccanico ovvero alla
perdita di un foglio: la fine del cap. XIII coincide con il termine del f. 59v, e l’indice dei
capitoli che introduce l’opera contiene anche il titolo del capitolo XIV;
- ff. 60r-175v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Machabaeorum I-II, incompleto
(lacune dovute alla caduta di fogli tra i ff. 74v-75r e tra i ff. 105v-106r; explicit: ...suos
interficerent. Quod et fecerunt in tertia decima; il testo si interrompe qualche riga prima
della conclusione del capitolo). La presenza in queste pagine di una mano diversa da
quella che esemplò i commentari ai libri di Giuditta ed Ester, di un differente numero di
righe in ogni pagina e di una numerazione dei fascicoli che parte dal numero I, rendono
possibile ipotizzare che i fascicoli contenenti il commentario ai libri dei Maccabei
furono esemplati separatamente dagli altri, anche se probabilmente fin da subito furono
concepiti come uniti ai primi così da costituire un solo volume.
Nel ms. G non sono presenti epistole di dedica, ma il codice è uno dei testimoni del
carmen figuratum con cui l’opera venne donata all’imperatrice Giuditta; non è chiaro se

51
uno spazio rimasto vuoto fosse predisposto per l’inserimento dell’epistola: ai ff. 1v-2r
sono elencati i titoli dei capitoli in cui risulta suddiviso il commentario e il f. 3v è
occupato dal testo in versi, ma i ff. 2v-3r sono bianchi; tale impaginazione, tuttavia,
potrebbe essere dovuta soltanto all’uso di posizionare parti di testo più delicate, quali
potevano essere le immagini, sul verso dei fogli, così da garantire una maggiore
protezione soprattutto in apertura di codice.

K. Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Aug. Perg. 7592

Sec. IX (secondo quarto).


Provenienza: Reichenau, abbazia benedettina di St. Maria. Datazione e provenienza
proposte da B. Bischoff.
A. Holder, nel catalogo relativo ai mss. della Landesbibliothek di Karlsruhe, propone
un’identificazione di K con il ms. segnalato come Rabanus. In Iudith volumen I nel
catalogo del IX secolo dell’abbazia di San Gallo pubblicato da G. Becker, tuttavia non
ci sono elementi che confermino tale corrispondenza.
Codice membranaceo; ff. 118; formato: 330 x 243<225 x 167> mm.; impaginazione
su due colonne, 30 linee. Scrittura: minuscola carolina con titoli in capitale rustica.

Contenuto:
- ff. 1r-46v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Esther;
- ff.47r-118r: Hrabanus Maurus, Expositioin librum Iudith.

Il codice è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.


Si segnala un’inversione nella disposizione consueta dei due commentari: in genere
l’esegesi a Giuditta precede quella al libro di Ester, mentre qui avviene il contrario;
anche l’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta, nella quale Rabano Mauro fa

92
Bibliografia di riferimento: G. BECKER, Catalogi bibliothecarum antiqui cit., p. 34, n. 229; B.
BISCHOFF, Katalog der festländischen Handschriftencit., p. 338; A. HOLDER, Die Handschrtiften der
Landesbibliothek Karlsruhe, V. Die Reichenauer Handschriften. Erster Band die
pergamenthandschriften. Neudruck mit bibliographischen Nachträgen, Otto Harrassowitz, Wiesbaden
1970, p. 216.

52
riferimento a entrambi i commentari, è posizionata dopo l’Expositio in librum Hester (f.
47r-v).

M. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 1304893

Sec. XII (ante 1165).

Prüfening, nei pressi di Regensburg, abbazia benedettina di St. Georg.


Codice membranaceo; ff. 209; formato: 290 x 200<210 x 125-135> mm.;
impaginazione su due colonne di 31 righe; fascicoli costituiti da quaternioni, con le
eccezioni dei ff. 1-3, 107-112. Si distinguono più mani.
Interventi in inchiostro rosso negli indici dei capitoli posizionati tra i prologhi e
l’inizio dei commentari; capilettera di altezza pari a quattro o cinque linee in
corrispondenza degli incipit dei prologhi (cm. 4,3-7.3); lettere maiuscole all’inizio di
ogni capitolo, nel testo. Iniziali con tratti di inchiostro rosso e intrecci in inchiostro blu e
verde sono caratteristiche dello scrittorio di Prüfening.

Contenuto:
- ff.1r-57v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Sapientiae;
- ff. 57v-93v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 93v-115v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 116r- Hrabanus Maurus, Expositio in libros Macchabaeorum.

Nella porzione di codice contenente l’esegesi al libro di Ester si segnala un foglio


lasciato incompleto: il testo si interrompe a metà del f. 113r e riprende al f. 114r, con
una lacuna corrispondente ai paragrafi XI, 26-XII, 11 del commentario. Non è chiara la
motivazione del salto: forse all’origine potrebbe esserci la caduta di un foglio

93
Bibliografia di riferimento: K. HALM, Catalogus codicum manu scriptorum Bibliothecae Regiae
Monacensis, vol. IV 2, Wiesbaden, München 1968, p. 97; E. KLEMM, Die romanischen Handschriften der
Bayerischen Staatsbibliothek. vol. 1. Die Bistümer Regensburg, Passau und Salzburg. Textband.
Tafelband, Reichert,Wiesbaden 1980, p. 64, n. 88.

53
nell’antigrafo da cui era tratto il codice, di cui il copista si accorse ma che non poté
colmare, decidendo tuttavia di segnalare la mancanza lasciando uno spazio vuoto per
un’eventuale integrazione. La medesima lacuna si ritrova negli altri codici legati
stemmaticamente con M, ma soltanto Mo, suo descriptus, presenta similmente uno
spazio lasciato bianco nel foglio.
Una lacuna nel testo è presente anche tra i paragrafi XIII,8-XIIII,4, ma in questo caso
il testo prosegue senza soluzione di continuità.
Il codice è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.

Mo. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 1455694

Ms. datato: a. 1474.


Provenienza: Regensburg, abbazia benedettina di St. Emmeram.

Carta e pergamena; ff. 179; formato: 215 x 150 <150-165 x 100-105> mm.;
impaginazione su una sola colonna, 29-30 righe. Scrittura: bastarda e libraria corsiva,
tratti di libraria posata e libraria corrente. Capilettera in inchiostro rosso e tratti
decorativi rossi all’inizio dei paragrafi.

Contenuto:
- ff. 1r-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Sapientiae;
- ff. 60r-105r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 105r-135v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 136r-142v: vuoti;
- ff. 143r-150v: Speculum amatorum mundi (incipit: Videte quomodo caute
ambuletis...)
- ff. 151r-154v: vuoti;

94
Bibliografia di riferimento: K. HALM, Catalogus codicum manu scriptorum cit., p. 192; J.
KNÖDLER, Katalog der Handschriften aus dem Benediktinerkloster St. Emmeram in
RegensburgVorläufige Beschreibung, erstellt, Bayerische Staatsbibliothek, München2013; K. SANFTL,
Catalogus veterum codicum manuscriptorum ad S. Emmeram, pars I - BSB Cbm Cat. 14(1), Regensburg
1809, p. 176.

54
- ff. 155r-178r: Iohannes Rode von Hamburg, Viridarium clericorum (Epistula ad
Henricum Olemannum) (incipit: Honorabili et discreto viro multa bonitate pollenti
domino Heinrico Oleman...).

Il codice Mo risulta essere descriptus del codice M.95 Come il suo antigrafo, è
testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.

O. Oxford, Balliol College, 16896

Sec. XII ex.


Provenienza: codice appartenuto a William Gray, vescovo di Ely dal 1454 al 1478,
umanista e bibliofilo. Si legge, infatti, sul verso del foglio di guardia: Liber domus de
Balliolo in Oxon ex /dono Reverendi in Christo patris et domini / domini Willelmi Grau
Eliensis episcopi.97
Codice membranaceo; ff. 209; formato: 336 x 241 mm.; impaginazione su due
colonne di 33 linee; rigatura con inchiostro leggero. Fascicoli di 8 fogli, con l’eccezione
del II e del XXVII, numerati sul verso dell’ultimo foglio. Si riconosce la presenza di
diverse mani; iniziali con inchiostro rosso e blu e in alcune parti tocchi di inchiostro
giallo nella prima lettera di ogni frase. I titoli sono generalmente assenti; in
corrispondenza del commentario al libro di Ester,il titolo manca ma sono leggibili alle
estremità dei margini inferiori dei ff. 189v e 190r note che sembrano corrispondere a
indicazioni per gli eventuali rubricatori: Incipit prologus in libro hester (f. 189va);
Incipiunt capitula (f. 189vb); Incipit expositio hrabani mauri in hester (f. 190r).

95
Cfr. infra § 3.2.1.
96
Bibliografia di riferimento: H.O. COXE, Catalogus codicum manuscriptorum qui in Collegiis
Aulisque Oxoniensibus hodie adservantur, I, University of Oxford, Oxford 1852, p. 57; R.A.
BASKERVILLE MYNORS, Catalogue of the Manuscripts of Balliol College Oxford, Calendon Press, Oxford
1963, p. 174.
97
Circa duecento manoscritti appartenuti a William Gray sono oggi conservati presso la biblioteca del
Balliol College di Oxford: si tratta probabilmente della più ampia collezione privata di manoscritti
medievali sopravvissuta in Inghilterra. Gray, membro di una famiglia di rango nobile, giunse a Balliol nel
1431 e diresse l’Università negli anni 1440-1441. Divenuto vescovo di Ely nel 1454, alla sua morte,
avvenuta nel 1478, la sua biblioteca fu donata al Balliol College.

55
Contenuto:
- ff. 2r-160r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Paralipomenon;
- ff. 160r-189v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. ff. 189v-209v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Nella seconda colonna del f. 209v, lo scriba ha ripetuto una frase tratta dall’ultimo
paragrafo del commentario (Hi querunt bona populo suo et locuntur que ad pacem
pertinent seminis suis quia iuxta Ysaie vocem): una mano del XVII secolo,
interpretandola come l’explicit del testo, ha aggiunto le indicazioni Imperfectus liber e
Desunt reliqua.
Due righe appaiono invece cancellate in basso alla colonna a del f. 209v: sembrano
segno chiaro della presenza di un ex-libris monastico, cancellato in un momento e per
motivazioni ignoti. Sempre nell’ultimo foglio si leggono altre scritte nel margine
inferiore, non totalmente chiare, forse consistenti in prove di inchiostro: Ego sum p...,
Ego sum viris (sic legitur), e, riconducibili a una mano del XV secolo, s. petri mold e de
blank.

P. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 894498

Codice composito, costituito dall’unione di tre manoscritti indipendenti.


Provenienza:
I tre volumi facevano parte della collezione Roger Gaignières confluita nella
Biblioteca Reale nel 1711
Codice membranaceo; ff. 102; formato: 365 x 250 mm.

Prima unità codicologica: sec. XII ex.


Provenienza: Italia (Bologna?).Il codice è appartenuto a François de Belleforest,
intellettuale francese (1530-1583), come testimoniato da una nota nel margine inferiore

98
Bibliografia di riferimento: bibliografia disponibile online unitamente alla riproduzione del
microfilm del manoscritto, all’indirizzo http://gallica.bnf.fr; L. DELISLE, Inventaire des manuscrits
conservés à la Bibliothèque impériale sous les numéros 8823-11503 du fonds latin, in «Bibliothèque de
l'école des chartes» 23 (1862), Librairie Droz, Paris, pp. 277-308, p. 291.

56
del f. 54v (Achepté a Paris, un teston, l’an 1583, en marsm de la B[ibliotheque] de F.
de Belleforest).
Sei fascicoli di otto fogli (ff. 1-48) e uno di sei fogli (ff. 49-54); fogli segnati
dall’umidità; inserimenti in carta per restaurare la pergamena.
Contenuto:
- ff. 1r-20r: Legis Langobardorum primus liber;
- ff. 20r-48v:Legis Langobardorum liber secundus;
- ff. 48v-54v: Legis Langobardorum liber tertius.

Seconda unità codicologica: sec. XIII (secondo quarto).


Ff. 32; quattro fascicoli di otto fogli numerati dal XIX al XXII; formato: 365 x 250
<242 x 162> mm.; impaginazione su due colonne di 35 linee; rigatura “a mina di
piombo” realizzata per bifolio, parzialmente visibile.
Un solo copista; scrittura: littera textualis; grandi iniziali con inchiostro blu e rosso ai
ff. 55r, 83v e 84r, in corrispondenza degli incipit dei commentari e del prologo
all’esegesi di Ester; iniziali in colore rosso o blu; titoli rubricati; titoli correnti in lettere
capitali alternate rosse e blu.
Contenuto:
- ff. 55r-83v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 83v-87v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Il commento al libro di Giuditta non è preceduto da alcuna dedica, né dall’indice dei


capitoli; l’esegesi a Ester, invece, presenta il prologo e la capitolatura prima dell’incipit
del commentario.
Il manoscritto risulta mutilo, probabilmente a motivo di un guasto meccanico:
sembrano involontariamente perduti alcuni fascicoli poiché il testo si interrompe
bruscamente a metà di una parola in corrispondenza del par. I, 33:

...iuxta Pauli sententiam: «Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum
sanctum qui datus est nobis»99 et «Unicuique datur manifestatio Spiritus ad utilitatem:
alii quidem per Spiritum da[tur]...».100

99
Rom 5,5.

57
Terza unità codicologica: sec. XV.
Codice membranaceo; ff. 16; due fascicoli di otto fogli; formato: 250 x 180 <188 x
122> mm.; impaginazione a righe lunghe, 35 righe per pagina.
Scrittura e decorazione francesi; un solo copista; capolettera di grandi dimensioni
con inchiostro blu e rosso al f. 87r.
Contenuto:
- ff. 87v-102v: Jacobus de Benevento, Viridarium consolationis; incompleto: mutilo
della fine per lacuna materiale.

Pa. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 2432101

Sec. XII ex.


Provenienza: il codice proviene dalla biblioteca di Jean Bigot, il cui stemma si trova
all’interno della tavola di copertina.

Contenuto:
- ff. 1r-28r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 28r-34v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Il commentario al libro di Giuditta, segnalato nei cataloghi come mancante di una


porzione di testo, è in realtà completo, ma ha subito un’inversione di posizione nella
disposizione del fascicolo contenente la porzione di testo compresa tra i paragrafi V, 7 e
XII, 4.102 Il commentario al libro di Ester, invece, presenta una lacuna pari al testo
compreso tra i paragrafi II, 18 e III, 6, forse dovuta alla perdita di un foglio, ed è mutilo
di buona parte dell’opera: si interrompe al paragrafo IV, 20. In entrambi i casi le
omissioni causano interruzioni brusche del testo, rivelando la natura non volontaria
delle lacune stesse.103

100
1Co 12,7-10.
101
Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements, Tome II (n.
1439-2692), sous la direction de Ph. Lauer, Bibliothèque nationale, Paris 1940, p. 455.
102
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. XL, n. 90.
103
Cfr. il testo edito, in corrispondenza dei relativi paragrafi.

58
Il codice è testimone dell’epistola dedicatoria all’imperatrice Giuditta (f. 1r-v).

R. Paris, Bibliothèque Nationale de France, n. a. lat. 1462104

Sec. X (seconda metà).


Provenienza: Cluny.
Codice membranaceo; ff. 177; formato: 310 x 230 mm; impaginazione con scrittura a
linee lunghe, 32 righe per pagina. Scrittura minuscola carolina.

Contenuto:
- ff. 1r-139r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Paralipomenon; l’epistola
dedicatoria manca della parte iniziale per la caduta del primo foglio del volume; si
segnala una lacuna tra i ff. 6-7;
- ff. 139r-161v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith; l’incipit del
commentario è mutilo per la perdita di un foglio che doveva trovarsi tra i ff. 139 e 140;
- ff. 161v-177v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

T. Troyes, Médiathèque de l’Agglomération Troyenne, Fonds anciens 983105

Sec. XII.
Provenienza: Clairvaux. Ex-libris in chiusura del volume: al f. 100r si legge, per
opera di una mano del sec. XIII, Liber Sancte Marie Clare Vallis, con indicazione della
segnatura antica “H 16”.

104
Bibliografia di riferimento: L. DELISLE, Inventaire des manuscrits de la Bibliothèque nationale:
Fonds de Cluni, H. Champion, Paris1884, pp. 109-10; J. VEZIN, Une importante contribution à l’étude du
“Scriptorium” de Cluny à la limite des XIe et XIIe s., Scriptorium XXI (1967), p. 314, n. 1.
105
Bibliografia di riferimento: Catalogue général cit., IV, p. 407; J.-P. BOUHOT, J. GENEST, La
Bibliothèque de l’abbaye de Clairvaux du XIIe au XVIIIe siècle, Vol. 2: Les manuscrits conservés,
Primière partie: Manuscrits bibliques, patrstiques et théologiques, Brepols-CNRS Editions, Paris 1997, p.
477.

59
Codice membranaceo; ff. 101; formato: 260 x 190 mm.; fascicoli costituiti da otto
fogli; impaginazione a linee lunghe, 24-25 righe per pagina; rigatura “a mina di
piombo”.
Scrittura minuscola tarda; iniziali con ritocchi colorati e titoli in inchiostro rosso.
Contenuto:
- ff. 1r-59v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 60r-100r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Il codice è testimone dell’epistola di dedica dell’opera all’imperatrice Giuditta (f. 1r-


v).

To. Troyes, Médiathèque de l’Agglomération Troyenne, Fonds anciens 1034106

Sec. XII.
Provenienza: Fontenay. Ex-libris (f. 90r): Liber Sancte Marie de Fonteneto. Il codice
divenne parte della biblioteca di Jean Bouhier, senatore e bibliofilo francese (1673 -
1746), con la segnatura D. 22: si legge al f. 1r: Codex ms. Bibliothecae Buherianae. D.
22. MDCCXXI.
Codice membranaceo; ff. 91; formato: 280 x 190 mm.; impaginazione: testo su
un’unica colonna a linee lunghe, 24-25 righe per pagina. Scrittura: minuscola; iniziali
con ritocchi colorati e titoli in inchiostro rosso.

Contenuto:
- ff. 1r-55r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 55v-90r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester

Il codice è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta e del carmen


figuratum; quest’ultimo è collocato in una posizione inusuale poiché si trova dopo
l’indice dei capitoli.

106
Bibliografia di riferimento: Catalogue général cit., IV, p. 427; A.BONDEELLE-SOUCHIER,
Bibliothèques cisterciennes cit., pp. 105-10.

60
Tr. Troyes, Médiathèque de l’Agglomération Troyenne, Fonds anciens 1116107

Sec. IX.
Provenienza: non nota. Il ms. fu parte della biblioteca di Jean Bouhier, come indicato
dalla nota sul foglio di guardia: Codex ms. Bibliothecae Buherianae. D. 60. MDCCXXI;
la medesima mano intervenne sul titolo dell’opera nella stessa pagina modificandolo da
Commentarius in Iudices, Ruth et Esther in Commentarius in Iudices, Ruth, Regum
libros et Tobiam. Accedit Hrabanus Maurus in libros Iudith et Esther.
Codice membranaceo; ff. 95; formato: 250 x 165 mm.; costituito da due unità
codicologiche, entrambe risalenti al IX secolo e forse fin da subito pensate per essere
rilegate in un unico volume, oppure riunite nel XVIII secolo, come indicato dalla
modifica del titolo avvenuta segnalata; fascicoli segnati con lettere nel margine inferiore
del verso dell’ultimo foglio a partire dal f. 44, ovvero nella seconda unità codicologica,
con cadenza irregolare (soprattutto ma non unicamente quaternioni: A f. 44v, C f. 60v,
D f. 68v, E f. 76v, F 84v, G f. 94v). Impaginazione su linee lunghe, 28-34 righe per
pagina; scrittura: minuscola, con titoli in capitale nel medesimo inchiostro del corpo del
testo.

Contenuto prima unità codicologica:


- ff. 5r-13v: Beda Venerabilis, Expositio in Iudices et Ruth;
- ff. 13v-34v: Beda Venerabilis, Expositio in libros Regum;
- ff. 34v-36v: Beda Venerabilis, Expositio super Tobiam;

Contenuto seconda unità codicologica:


- ff. 37r-77r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 77r-95v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Il codice è uno dei testimoni dell’epistola dedicatoria a Giuditta.


Si segnalano alcuni segni marginali di non chiara interpretazione:

107
Catalogue général cit., IV, p. 458-9.

61
- al f. 80r: lettera h in corrispondenza del par. I, 25, mentre poche righe sotto, in
corrispondenza del par. I, 26, un segno simile a π o a tr con legatura, o forse più
semplicemente ty per chiarire la calligrafia del vicino martyrii;
- al f. 92r si intravede nel margine destro un segno simile alla lettera q, in parte, però,
tagliato per la profilatura del foglio; la porzione di testo corrispondente è il paragrafo
XI, 24;
- al f. 93v, in corrispondenza del par. XII, 17, sembra possibile leggere la notazione
populus aliter.

V. Città del Vaticano, BAV, Pal. lat. 288108

Codice composito.
Provenienza: abbazia agostiniana di St. Maria Magdalena presso Frankenthal
(Canonici Regolari di Sant’Agostino). Ex-libris (f. 108v, mano del sec. XV): Codex iste
pertine monasterio beate marie magdalene In franckentall Inter spiram et wormatiam
situato. canonicorum regularium Sancti augustini episcopi et doctoris eximii.
Codice membranaceo; ff. 302.

Prima unità codicologica: ff. 1-61.109


Sec. XII.
Formato: 260 x 175 <200 x 130> mm.; disposizione del testo a piena pagina, 33
righe per pagina.
Contenuto:
- ff. 1r-7v: Beda Venerabilis, Expositio super Tobiam;
- ff. 8r-34v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 34v-53r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
108
Riproduzione fotografica disponibile online: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/
bav_pal_lat_288. Codice visionato anche personalmente presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Bibliografia di riferimento: S. KUTTNER, Repertorium der Kanonistik I, 1937, pp. 260, 314, 323, 344; E.
STEINMEYER-E. SIEVERS, Die althochdeutschen Glossen IV, Berlin 1898, p. 607; E. STEVENSON-G.B. DE
ROSSI, Codices Palatini latini Bibliothecae Vaticanae, t. I, Roma 1886, pp. 73-4.
109
Per quanto riguarda la suddivisione delle unità codicologiche che costituiscono il ms. Pal. lat. 288,
si segue quanto proposto nella scheda codicologica redatta dalla Heidelberg University Library in vista
della pubblicazione online del codice (http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/bav_pal_lat_288).

62
- ff. 53r-61v: Glosulae super prologum Pentateuci et in aliquos libros Veteris
Testamenti.

Seconda unità codicologica: ff. 62-157.


Sec. XI (o XII); presenza di più mani.
Contenuto:
- ff. 62r-108v: Pauli apostoli epistolae, mano del sec. XI o XII;
- ff. 109r-114v: Kalendarium (cum necrologio: f. 110v); mutilo all’inizio e alla fine
(dal giorno 24 gennaio al 19 novembre); mano del sec. XII o XIII.
- ff. 115r-157v: Expositio in quartum librumsententiarum P. Lombardi (De
sacramentis); mutilo della fine; mano del sec. XIV.

Terza unità codicologica: ff. 158-302.


Mano del sec. XIII.
- f. 158rv: Versus quinque in tabula quadrata;
- f. 158v: Sacramenta Iudaeorum;
- ff. 159r-164v: Collectio canonum in V libros divisa;
- ff. 165v-168v: Ivonis Carnotensis, Exceptiones ecclesiasticarum regularum partim
ex epistolis romanorum pontificum, partim (etc.);
- ff. 169r-218v: Summa Parisiensis, id est Gratiani Decretum in epitomam redactum
Parisiis a. 1195;
- ff. 219r-287r: Bernardi Circa Papiensis exempla de veteri novoque iure sub titulis
librorum V Decretalium, con tabula
- ff. 287v-300v: Regulae iuris;
- ff. 301r-302v: Ars algorismi;

63
Va. Città del Vaticano, BAV, Chig. A.IV.75110

Sec. XII.
Provenienza: non nota. Nell’inventario redatto da G. Baronci è ricondotto allo
scriptorium farfense;111 confluì poi nel patrimonio della biblioteca della famiglia Chigi.
Codice membranaceo; ff. 89; formato: 185 x 134 <150 x 90> mm.; impaginazione a
colonna unica, 25 righe; rigatura a incisione. Fascicoli costituiti da quaternioni; ordinati
con una lettera corsiva nel margine inferiore del primo foglio e con richiami nel margine
inferiore sul verso dell’ultimo foglio. Il penultimo fascicolo (k) è formato da 6 fogli
anziché 8; l’ultimo (l) è un bifolio (4fogli).
Scrittura farfense; inchiostro marrone; lettere iniziali con tratti decorativi gialli o
rossi.

Contenuto:
- ff. 1r-52r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 52r-82v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester.

Il codice è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta.

110
Manoscritto consultato in riproduzione microfilm presso l’IRHT di Parigi; collazione in seguito
verificata sul ms. stesso presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Bibliografia di riferimento: Catalogo
dei manoscritti Chigiani, Inventario G. Baronci, vol. I.
111
Cfr. G. BRUGNOLI, Note sulla minuscola farfense, «Rivista di cultura classica e medioevale» 3
(1961), pp. 332-341.

64
Ve. Verona, Biblioteca Capitolare, 68 (65)112

Sec. IX.113
Provenienza: non nota.
Codice membranaceo; ff. 75; formato: 269 x 217 <205 x 170> mm.; fascicoli
costituiti da quaternioni segnati con numeri romani nel margine inferiore del verso
dell’ultima carta del fascicolo; il codice è mutilo dei primi quattro fascicoli, si leggono
infatti i numeri V-VIII a partire dal f. 8v e successivamente, in corrispondenza del
commentario al libro di Ester, i numeri II-V; i fascicoli IX e XI non sono numerati;
l’ultimo fascicolo è costituito da 3 fogli.
Impaginazione: rigatura orizzontale a secco, scarsamente visibile; fori guida lungo il
margine esterno della prima e dell’ultima carta del fascicolo; quattro linee guida
verticali a secco tracciate una sola volta sulla prima e sull’ultima carta del
fascicolo.25righe per pagina, disposizione del testo a piena pagina. Scrittura: minuscola
carolina di una mano nelle carte 1r-72v, con titoli in scrittura onciale in inchiostro rosso;
capitoli numerati in rosso, numeri romani. Nelle ultime carte (73r-75v) minuscola
carolina di due mani, forse riconducibile a due forme autografe di corsivo di Raterio
vescovo di Verona.

Contenuto:
- ff. 1r-32v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith; testo mutilo (incipit:tuo...
in moltitudine..., corrispondente alla conclusione del capitolo VIII);
- ff. 33r-72v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 73r-75v: Ratherius Veronensis, De vita et translatione Sancti Metronis.

112
Bibliografia di riferimento: G.B.C. GIULIARI, La Capitolare Biblioteca di Verona. Ristampa
dell’edizione 1888, a cura di G.P. Marchi, Verona 1993, pp. 402, 407; A. SPAGNOLO, I Manoscritti della
Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo, Verona 1996, pp. 128-9; Scheda codicologica,
Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche.
113
Datazione proposta da A. Rezzani nel 1625, vd. G. TURRINI, Indice dei codici capitolari di Verona
redatto nel 1625 dal canonico A. Rezzani, Verona 1965, p. 37.

65
W. Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 741114

Sec. XII.
Provenienza: monastero benedettino di St. Georg in Weltenburg (ex-libris al f. 140r:
liber sancti georgii in weltenburch). Al f. 7r, nel margine inferiore, si legge: Ex
Augustissima Bibliotheca Caesarea Vindobonensis.
Codice membranaceo; ff. 191; impaginazione: 33-34 righe, su due colonne ai ff. 1-
139; testo a piena pagina ai ff. 140-191. Fascicoli costituiti da quaternioni, numerati in
maniera irregolare nel margine inferiore del verso dell’ultimo foglio o sul recto del
primo foglio; in corrispondenza del commentario al libro di Ester si leggono i numeri
IIII al f. 171v, V al f. 179v e VI al f. 180r. Scrittura minuscola tarda; sembra esserci un
cambio di mano al f. 176r.

Contenuto:
- ff. 1v-68v: Beda Venerabilis, Expositio in Esdram et Nehemiam;
- ff. 69r-139r: Hrabanus Maurus, Expositio in Machabeos;
- ff. 139v: Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis anno 1231;
- ff. 140r-167v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 167v-184v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester;
- ff. 184v-191v: Beda Venerabilis, Expositio in Tobiam.

Il commentario al libro di Ester è caratterizzato per le medesime lacune dei codici M


e Mo: il testo si interrompe una prima volta al paragrafo XI, 26, riprendendo al
paragrafo XII, 11, e una seconda volta tra i capitoli XIII e XIIII, omettendo i paragrafi
XIII, 8-XIIII, 4. Similmente, i manoscritti sono accomunati dalla presenza dell’epistola
di dedica dell’opera a Giuditta, moglie di Ludovico il Pio.

114
Bibliografia di riferimento: Academia Caesarea Vindobonensis, Tabulae codicum manu scriptorum
praeter Graecos et Orientales in Bibliotheca Palatina Vindobonensi asservatorum, Bd. 1-8, Wien 1864-
1893, I, p. 124.

66
Z. Würzburg, Universitätsbibliothek, M.p.th. f° 128115

Sec. XII (seconda metà).


Provenienza: convento domenicano di Würzburg; una nota di possesso si legge al f.
1v: Liber Sancte Marie et Sanctorum Apostolorum.
Codice membranaceo; ff. 162; formato: 230 x 220 mm; scrittura: minuscola con tratti
di littera textualis.

Contenuto:
- ff. 1r-38r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Sapientiae;
- ff. 38r-42v: Guillelmus de Sancto Theodorico, De sacramento altaris (incompleto);
- ff. 43r-68v: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Iudith;
- ff. 68v-83r: Hrabanus Maurus, Expositio in libros Machabaeorum;
- ff. 83r-162r: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Sapientiae.

Il manoscritto presenta le stesse omissioni segnalate per i codici M, Mo e W per


quanto riguarda l’esegesi al libro di Ester: mancano i paragrafi XI, 26-XII, 11 e XIII, 8-
XIIII, 4. Si nota tuttavia una differenza che è esemplare del comportamento
“interventista” e “migliorativo” del copista:116 ai capitoli XI e XII, laddove negli altri
codici le frasi rimangono incomplete, lo scriba di Z riconosce che le interruzioni
avvengono in corrispondenza di versetti biblici, li individua e li completa. Così, mentre
in M, Mo e W si legge:

[XI, 26] Hinc est quod Salvator in Evangelio discipulis ait: «In mundo pressuram
habebitis, sed confidite...» (Ioa 16,33) // [XII, 11] (Est 9,3) ...ET OPERIBUS
PRAEERANT...;

in Z la lacuna ha inizio al paragrafo successivo XII,1 e si conclude all’inizio del


versetto che apre il paragrafo XII, 11:

115
Bibliografia di riferimento: H. THURN, Die Handschriften des Würzburger Dominikanerkonvents in
der Universitätsbibliothek Würzburg, voll. 1-7, Wiesbaden 1973-1990, pp. 28-9.
116
Cfr. § 3.2.1.

67
[XI,26] Hinc est quod Salvator in Evangelio discipulis ait: «In mundo pressuram
habebitis, sed confidite, quia ego vici mundum» (Ioa 16,33). // [XII,11] NAM ET
PROVINCIARUM IUDICES, DUCES ET PROCURATORES, OMNISQUE DIGNITAS QUAE

SINGULIS LOCIS ET OPERIBUS PRAEERANT...

Il manoscritto, infine, tramanda anch’esso, come i codici M, Mo e W, l’epistola


all’imperatrice Giuditta, prima dedicataria dei commentari ai libri di Giuditta ed Ester.

Si aggiunge ai codici descritti il testimone Chartres, Bibliothèque Municipale, 25


(44)117 il quale, tuttavia, fu fortemente danneggiato dai bombardamenti della seconda
guerra mondiale: lo stato dei frammenti, visionati in formato microfiche, non ha
permesso di collazionare il testo tràdito.

2.3. I testimoni dell’opera in forma di estratti

Come anticipato, sono stati individuati alcuni codici che tramandano il commentario
di Rabano Mauro al libro di Ester come raccolta di estratti. Nello specifico, si tratta di
omelie costituite da due excerpta consistenti nelle porzioni di testo corrispondenti ai
paragrafi IV,13-14 e VII,6-XI,7. I manoscritti al momento noti sono i seguenti:
- I. Innsbruck, Univerisitätsbibliothek, Cod. 243;
- Mu. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4508;
- Ox. Oxford, Bodleian Library, Lyell 55;
- Pi. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 8920.

Essendo scopo primario del presente studio la realizzazione dell’edizione critica del
commentario al libro di Ester nella forma il più possibile vicina all’originale rabaniano,
la collazione dei testimoni di estratti è stata solamente parziale: la consultazione ha
avuto inizio dai manoscritti Mu e Pi (i primi individuati) e, una volta compresa la natura
del testo da essi tràdito, è proseguita per gli altri codici in funzione di una verifica
intorno alla forma complessiva dell’omelia. Risulta senza dubbio confermato un riuso

117
Catalogue géneral cit., XI, Paris 1886, p. 11.

68
del testo in veste di sermone e in particolare per la predicazione riferita a una domenica
che nei codici oscilla tra la XV e la XVI domenica dopo il giorno di Pentecoste. Degno
di nota il fatto che il sermone è proposto in tutti i codici come attribuito ad Agostino:
alla medesima domenica, infatti, tutti gli omeliari considerati attribuiscono anche un
sermone pseudo-agostiniano intorno alla figura di Giuditta, forse possibile origine del
fraintendimento intorno all’autore anche dell’omelia su Ester. Similmente, infine, nella
domenica XVI o XVIII (a seconda delle raccolte) è proposto l’utilizzo di un sermone
intorno al libro dei Maccabei nuovamente attribuito ad Agostino ma di fatto costituito
da excerpta derivanti dal commentario di Rabano Mauro.

I. Innsbruck, Univerisitätsbibliothek, Cod. 243118

Sec. XII.
Provenienza: monastero premonstratense di Wilten, Innsbruck.
Codice membranaceo; ff. 438; formato: 370 x 270 mm..
Quattro unità codicologiche: I, ff. 1-405; II, ff. 406-421; III, ff. 422-435; IV, ff. 436-
437.
Contenuto prima unità codicologica:
- ff. 1ra-386vb: Homiliae, tra le quali:
- ff. 297rb-302ra, DominicaXV: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester,
IV,13-14 / VII,6-XI,7,sermone attribuito ad Agostino;119
- ff. 304ra-308va, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositioin libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151C-1157 B), sermone attribuito ad Agostino;120
- ff. 387ra-400vb: Othlonus Emmeramensis, Vita s. Nicolai;
- ff. 400vb-402ra: Nicephorus Barensis, Translatio S. Nicolai ad Barium;
- ff. 402ra-403vb: Legende, De passione Domini;
- ff. 403vb-405vb: Legende, Vita s. Alexii.

118
Bibliografia di riferimento: G. KOMPATSCHER, Katalog der Handschriften der
Universitätsbibliothek Innsbruck, III (cod. 201-300), Verlag der Österreichischen Akademie der
Wissenschaften, Wien 1999, pp. 170-90.
119
I sermoni precedenti sono indicati, nell’ordine: Sermo beati Augustini episcopi de Iudit e Itemo
sermo cuis supra; l’omelia sul libro di Ester è anch’essa intitolata Item sermo unde supra de libro Hester.
120
La titolatura del codice indica: Sermo beati Augustini episcopi de libro Machabeorum.

69
Ox. Oxford, Bodleian Library, Lyell 55121

Sec. XII.
Provenienza: Lambach (Austria).
Codice membranaceo, ff. 115; formato: 310 x 215 <225 x 135> mm.; disposizione
del testo a piena pagina, 30 righe per pagina. Scrittura: minuscola; titoli in capitale
rustica, in inchiostro rosso; capilettera di dimensioni maggiori con parti decorate in
inchiostro blu e verde.

Contenuto: come indica il titolo apposto sulla copertina del volume (sec. XV?),
Sermones dominicales post Penthecosten b. Augustini et aliorum sanctorum doctorum.
Tra le omelie:
- ff. 55v-61r, Dominica XV: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester, parr.
IV,13-14 / VII,6-XI,7,sermone attribuito ad Agostino;122
- ff. 61r-66v, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151 D13-1157 B7), genericamente indicato come
Sermo de libro Machabeorum.

Mu. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4508123

Sec. XII (1150-1160).


Provenienza: abbazia benedettina SS. Benedikt und Jakob, Benediktbeuern (Bayern).
Stemma di Benediktbeuern ed ex-libris al f. 1r: LUDOVICUS PERCZL ABBAS / IN BENEDICTN

121
Bibliografia di riferimento:
122
Come nel ms. I, anche in questo caso il sermone è preceduto da due altre omelie indicate con i titoli
Sermo beati Augustini episcopi de Iudith e Item sermo cuius supra de eodem; l’estratto da Rabano Mauro
è quindi intitolato Item sermo cuius supra de libro Hester.
123
Bibliografia di riferimento: R. ÉTAIX, Le recueil de sermons composé par Raban Maur pour
Haistulfe des Magencie, in «Revue des études augustiniennes» 32 (1986), pp. 124-37, p. 127; G.
GLAUCHE, Katalog der lateinischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek München. Die
Pergamenthandschriften aus Benediktbeuern: Clm 4501-4663 (CaBM 3, Ser. nov. 1), Wiesbaden 1994,
pp. 17-9; E. Klemm, Die romanischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek cit., vol. 2. Die
Bistümer Freising und Augsburg, verschiedene deutsche Provenienzen. Textband, Reichert, Wiesbaden
1988, pp. 137-8, n. 193.

70
PEYRN (1548-70).Il volume potrebbe menzionato nel catalogo del sec. XIII come Tres
nove omelie et tres vetuste.
Codice membranaceo; ff. 261; formato: 435 x 295 mm.; fascicoli costituiti da
quaternioni, con le eccezioni dei fogli 1-4, 93e 261. Impaginazione su due colonne: ai
ff. 1v-2v, contenenti i capitula in scrittura di carattere minore rispetto al resto dei testi,
45-46 righe per pagina, <335 x 215> mm.; ai ff. 5r-260v 39 righe per pagina, <340-345
x 210> mm.; ultimo foglio 35-37 righe. Scrittura: minuscola carolina riconducibile a
una sola mano; integrazioni di una mano del sec. XVI ai ff. 93 e 261. Citazioni in
inchiostro nero o rosso; intestazioni in inchiostro rosso, in scrittura maiuscola;
capilettera di dimensioni pari a 5-6 linee con decorazioni in oro, argento e inchiostro di
colore rosso o blu, spesso non finite; due miniature a piena pagina (ff. 3v-4r).

Contenuto: raccolta di omelie e sermoni, pars aestiva. Sul piatto anteriore della
copertina si legge il titolo: Omelie et sermones de tempore a pascha usque ad adventum
domini. La raccolta contiene omelie tratte dai Padri (es. Gregorio Magno, Homiliae in
Evangelia, Beda, estratti dai commentari In proverbia Salomonis e In Tobiam); sermoni
anonimi o non ancora identificati; due omelie costituite da excerpta di commentari di
Rabano Mauro:
- ff. 194vb-198rb, Dominica XV: Hrabanus Maurus, Expositioin librum Hester, parr.
IV, 13-14 / VII, 6-XI, 7, sermone attribuito ad Agostino;124
- ff. 199vb-204rb, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, (PL 109,1151 D13-57 B7), sermone attribuito ad Agostino.125

124
Come negli altri testimoni, le omelie che nel manoscritto precedono quella dedicata al libro di
Ester sono attribuite ad Agostino, e nell’indice posto all’inizio del manoscritto gli estratti di Rabano
Mauro sono segnalati come Item sermo unde supra de libro Hester (f. 1v).
125
Il sermone è indicato nel manoscritto come Sermo beati Augustini episcopi de libro Machabeorum.

71
Pi. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 8920126

Sec. XII (3/3).


Provenienza: origine dubbia, forse austriaca ma più probabilmente localizzabile nella
città di Aquileia. Il manoscritto figura negli inventari degli anni 1341 e 1348 della
biblioteca del capitolo di Aquileia e fu posseduto da Guarnerio d’Artegna, umanista e
bibliofilo friulano, vicario del patriarca di Aquileia, (ca. 1410-1466); di lui rimangono
due note marginali ai ff. 27v e 158r. Alla morte di Guarnerio, il codice passò al capitolo
di San Daniele, dove rimase fino alla Rivoluzione.
Una seconda mano, austriaca, ha compilato invece i ff. 178-185.
Codice membranaceo; ff. 185; 430 x 330 <330 x 230> mm.; disposizione del testo su
due colonne di 34 linee; rigatura a secco. 24 fascicoli costituiti da quaternioni, con le
eccezioni del XVII formato da cinque fogli (ff. 129-133) e del XXIII di quattro fogli (ff.
174-177); mancano quattro fogli tra i ff. 80 e 81 e tra i ff. 165-166; si segnala anche la
caduta di fogli dopo il f. 177, sul cui verso il testo si interrompe nel mezzo di una frase,
e l’ultimo fascicolo risulta aggiunto.
Scrittura: minuscola; decorazione di tipo germanico;127 due miniature a piena pagina
(ff. 46v e 63v); sette iniziali ornate con inchiostro marrone e rosso; iniziali rubricate in
corrispondenza degli incipit delle omelie; presenza di alcuni disegni nei margini dei
fogli.

Contenuto: terzo tomo,corrispondente alla parte estiva, di un lezionario in quattro


volumi. Non è rimasto alcun testimone del primo tomo, relativo al tempo invernale; il
secondo tomo conteneva un omeliario quaresimale giornaliero (cfr. il ms. Graz,
Universitätsbibl. 238, sec. XII, e il ms. Udine, Archivio capitolare 21, a. 1243); il IV
tomo conteneva infine un santorale (cfr. ms. Graz, Universitätsbibl. 83, sec. XII, e il ms.
Udine, Archivio capitolare 22, sec. XII).
- ff. 1v-79r: omelie per il tempo pasquale;

126
Il codice è consultabile online (http://gallica.bnf.fr). Bibliografia di riferimento: Catalogue général
des manuscrits latin,n. 8823 à 8921, ed. M.-P. Laffitte e J. Sclafer, Paris 1997, pp. 171-6; scheda
codicologica disponibile online(http://gallica.bnf.fr).
127
Cfr. F. AVRIL-C. RABEL, Manuscrits enluminés d’origine germanique I, Paris 1995, pp. 135-6, n.
122.

72
- ff. 79r-177v: domeniche dopo Pentecoste, sermoni sull’Antico Testamento; tra
questi:
- ff. 147ra-150rb, Dominica XVI: Hrabanus Maurus, Expositio in librum Hester,
parr. IV, 13-14 / VII, 6-XI, 7, sermone attribuito ad Agostino;128
- ff. 199vb-204rb, Dominica XVIII: Hrabanus Maurus, Expositio in libros
Machabaeorum, estratti (PL 109,1151D-1157B), sermone indicato genericamente
Sermo de libro Machabaeorum;
- ff. 178r-185v: supplementi.

Si segnalano due scritte nei margini, ai ff. 148v e 150r, apparentemente non legate al
contenuto del testo esemplato.

È possibile notare un’origine comune dei quattro testimoni: tutti furono esemplati nel
XII secolo, in area austriaca. Pur trattandosi di un campione sicuramente ristretto di
manoscritti, è significativa la loro vicinanza in quanto indizio di una sicura diffusione di
questa forma di riuso del commentario in ambito tedesco-austriaco, in questo periodo.
Occorrerebbe allargare l’indagine ai codici catalogati genericamente come “raccolte di
omelie” dedicate alla pars aestiva dell’anno liturgico.

2.4. Ulteriori contributi emersi dalla fase di recensio

Si segnalano alcune ulteriori osservazioni intorno alla tradizione manoscritta


dell’opera di Rabano Mauro.
Come ricordato inizialmente e come emerso dall’analisi dei codici, il commentario al
libro di Ester presenta una tradizione manoscritta strettamente legata alla trasmissione
del commentario al libro di Giuditta. Per questo, durante la fase di recensio, la ricerca di
eventuali codici che non fossero ancora noti o non ancora segnalati nei repertori come

128
Come nei mss. I ed Ox, anche in Pi il sermone è preceduto da due altre omelie indicate con i titoli
Sermo beati Augustini episcopi de Iudith e Item sermo cuius supra de Iudith; l’estratto da Rabano Mauro
è quindi intitolato Item ut supra de libro Hester.

73
testimoni esegesi a Ester, è proceduta anche cercando negli inventari eventuali
manoscritti catalogati come contenenti “Rabano Mauro su Giuditta”.129
Innanzitutto è stato possibile verificare come alcuni dei codici utilizzati da Adele
Simonetti per l’edizione dell’Expositio in librum Iudith non contengano, invece,
l’Expositio in librum Hester: si tratta dei manoscritti Angers, Bibliothèque Municipale,
293 (284) (indicato come N nell’edizione Simonetti); Bamberg, Staatsbibliothek, Bibl.
27 (Ba); Valencia, Biblioteca de la Universitat, 392 (catal. 1759) (S).

Sono d’altra parte emersi due nuove testimoni del commentario al libro di Giuditta:
- il ms. Berlin, Staatsbibliothek, Magdeb. 22, datato agli anni 1459-1461,
riconducibile all’area di Leipzig, contenente una raccolta di testi esegetici e teologici dei
Padri della Chiesa; tra questi, ai ff. 80r-101v, l’Expositio in librum Judith di Rabano
Mauro;130

- il ms. Leipzig, Universitätsbibliothek, 350, codice in pergamena datato alla fine del
sec. XII o inizio del sec. XIII, testimone, nella prima di tre unità codicologiche che
costituiscono il volume, del commentario al libro di Giuditta ai ff. 64v-94r, subito dopo
Beda il Venerabile (De tabernaculo) e prima di anonimi testi in esametri.131

Per alcuni codici segnalati come testimoni dei commentari è stata verificata l’assenza
di entrambe le opere:132
- BAV, Chig. A. IV. 73, contenente il testo biblico;
- Cambridge, Eton College 16, contenente un commentario non corrispondente
all’esegesi di Rabano Mauro, né riconducibile a commentari noti sul libro di Ester
- Stockholm, Kungliga Biblioteket A 137, contenente solamente il commentario al
libro dei Re;133

129
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 306.
130
U. WINTER, Die Manuscripta Magdeburgica der Staatsbibliothek zu Berlin - Preussischer
Kulturbesitz, vol. I: Ms. Magdeb. 1-75, Harrassowitz, Wiesbaden 2001, pp. 74-9.
131
Cfr. scheda codicologica online: http://www.manuscripta-mediaevalia.de/#|6.
132
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit.; R. KOTTJE, Verzeichnis handschriftlicher cit.
133
Il codice era stato escluso anche da Adele Simonetti, cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p.
XXIV, n. 51.

74
- Stuttgart, Würrtembergische Landesbibliothek, Cod. Theol. 4° 255, anch’esso
testimone dell’Expositio in libros Regum.

Quattro manoscritti corrispondono all’indicazione proposta di “commento di Rabano


Mauro al libro di Ester”, ma sono testimoni della forma del testo confluita nella Glossa
ordinaria:
- Avranches, Bibliothèque municipale, 11;
- Bordeaux, Bibliothèque municipale, 21;
- Leipzig, Universitätsbibliothek, Cod. 43;
- New York, The Museum of the New York Times, 1;
- Tortosa, Biblioteca de la Catedral, Cod. 2.

Si aggiunge, fra i testimoni della Glossa ordinaria al libro di Ester, il codice Fulda,
Hessische Landesbibliothek, Aa 66, datato intorno all’anno 1200.134

2.5. Le edizioni

I commentari di Rabano Mauro ai libri di Giuditta ed Ester furono pubblicati per la


prima volta da Georg Colvener,135 teologo belga vissuto negli anni 1564-1649,
professore di filosofia, successivamente docente di teologia presso l’Università di Douai
e rettore della stessa. Egli portò a termine lo studio iniziato dall’erudito Jacques de
Pamele (Bruges, 1536-1587) che, per morte prematura, non riuscì a dare alle stampe il
frutto del lavoro di raccolta dei testi di Rabano Mauro a cui aveva dato
inizio.136L’edizione di Colvener, Harabani Mauri opera omnia in sex tomos distincta,
collecta primum industria Iacobi Pamelii ... nunc vero in lucem emissa curia Antonii de

134
R. HAUSMANN, Die theologischen Handschriften der Hessischen Landesbibliothek Fulda bis zum
Jahr 1600. Codices Bonifatiani 1-3, Aa 1-145a, Harrassowitz, Wiesbaden 1992, pp. 142-3.
135
Cfr. J.-F. MAILLARD et alii, L'Europe des humanistes, XIVe-XVIe siècles, CNRS Editions – Brepols,
Paris 1998, p. 124; J. RICHARDOT, Dictionnaire de biographie française, vol. IX, Letouzey et Ané,
Gentilly 1961, p. 351; A. VANDER MEERSCH, Colvener, in Biographie nationale, t. 4, Académie Royale
des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique, H. Thiry imprimeur-éditeur, Bruxelles 1873, coll.
311-3.
136
Cfr. P.-I. FRANSEN, La fin inédite du commentaire de Raban Maur sur le Deutéronome, «Revue
Bénédictine» 108 (1998), pp. 80-103, a p. 80; R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit, p. 276.

75
Henin ... ac studio et opera Georgii Colvenerii fu pubblicata a Colonia negli anni 1626-
1627.
Il testo, con piccole modifiche, è alla base anche dell’edizione pubblicata da Jean-
Paul Migne all’interno della Patrologia latina: le opere di Rabano Mauro si collocano
nei volumi 107-112,137 il commento al libro di Ester in PL 109, alle colonne 635-670.
Entrambe le edizioni sono state consultate e collazionate in fase di preparazione
dell’edizione critica del testo.138
La segnalazione di una terza edizione dell’opera che si sarebbe collocata all’interno
del vol. VI dei Rerum Gallicarum et Franciscarum Scriptores di Martin Bouquet (Paris
1738-52)139 è stata smentita dalla consultazione del volume stesso:140 il nome di Rabano
Mauro torna più volte nei documenti pubblicati, ma mai in quanto autore del
commentario al libro di Ester.

Si segnala, infine, la pubblicazione delle epistole e dei carmi prefatori.


Le dediche del commentario al libro di Giuditta, costituite da un’epistola rivolta
all’imperatrice omonima, in cui Rabano Mauro fa riferimento anche alla figura di Ester,
e da un carme acrostico in cui le iniziali, costituendo il nome Irmingardam augustam,
testimoniano il dono dell’opera alla moglie di Lotario, furono pubblicate nel 1899
all’interno dei Monumenta Germaniae Historica (MGH Epistolae III/2, pp. 420-2) e nel
1998 ad apertura dell’edizione critica dell’opera messa a punto da Adele Simonetti.141
Soltanto il carme era già stato pubblicato da Johann Wilhelm Heinrich Nolte nel 1875,
all’interno della rivista Der Katholik.142

137
I volumi 74-217 furono pubblicati tra il 1849 e il 1855.
138
È stato possibile consultare l’edizione Colvener in una stampa seicentesca conservata presso la
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: si tratta del volume MAGL. 10._.57 (HRABANUS MAURUS,
Opera omnia, Colonia 1627), che, come la maggior parte del fondo magliabechiano, fu danneggiato
dall’alluvione che colpì Firenze nel 1966. L’edizione si trova al momento presso il Laboratorio di
restauro della Biblioteca, in attesa di un intervento di sistemazione e rilegatura. Si ringrazia la Biblioteca
di Firenze per aver concesso la consultazione del volume.
139
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 306; H. Spelsberg, Hrabanus Maurus.
Bibliographie, Veröffentlichungen der Hessischen Landesbibliothek, Fulda 1984, p. 17.
140
Visionabile online: http://gallica.bnf.fr.
141
RABANO MAURO, Commentario cit., pp. 3-7.
142
J.W.H. NOLTE, Einige Inedita des Rabanus Maurus, in «Der Katholik. Zeitschrift für katholische
Wissenschaft und kirchliches Leben» 1875 (t. II), Simon Müller’sche Buchhandlung, Mainz, pp. 107-8.

76
Il commentario al libro di Ester, invece, è preceduto da una dedica all’imperatrice
Ermengarda costituita da un’epistola e da un carme di 18 distici. Entrambi furono
pubblicati dallo stesso Nolte insieme al carme prefatorio ad Ermengarda,143 e
successivamente due volte all’interno dei Monumenta Germaniae Historica: una prima
nel 1884 e una seconda nel 1899, con edizioni realizzate a cura di Ernst Dümmler,
rispettivamente confluite nei volumi Poetae latini aevi Carolini (vol. II) ed Epistolae
Karolini aevi (vol. III), entrambe basate esclusivamente sul manoscritto Da.

143
J.W.H. NOLTE, Einige Inedita des Rabanus Maurus cit., pp. 108-109.

77
III.

ANALISI DELLA TRADIZIONE:

LO STEMMA CODICUM

I testimoni del Commentario sono stati collazionati integralmente, laddove possibile


con visione diretta dei manoscritti, nella grande maggioranza dei casi tramite la
consultazione di riproduzioni (microfilm o immagini digitali).
L’analisi delle varianti ha permesso l’emergere di rapporti tra i codici, consentendo
l’identificazione di alcuni gruppi di testimoni chiaramente legati tra loro e riconoscibili
come sottogruppi discendenti da un medesimo “antenato”. Alcuni di questi rapporti
confermano, pur non sempre con il medesimo grado di certezza, la maggior parte delle
ipotesi formulate da Adele Simonetti a partire dal commentario al libro di Giuditta; altri,
invece, portano a conclusioni almeno parzialmente differenti. La definizione delle linee
di discendenza e trasmissione del testo, e dunque la ricostruzione dello stemma codicum
relativo alla tradizione manoscritta conservatasi, è resa complessa dalla tipologia delle
varianti che sono state registrate.
Molte di esse, per esempio, si collocano in passi costituiti da citazioni bibliche: la
consultazione dell’edizione critica della Vulgata, 144 dell’edizione Haelewyck della
Vetus latina (per quanto riguarda il testo del libro di Ester) 145 e della banca dati online
Vetus latina database (Brepolis), hanno mostrato come nella quasi totalità dei casi le
varianti presenti nei codici del commentario fossero già attestate nelle versioni del testo
biblico che erano diffuse accanto alla Vulgata geronimiana. In situazioni simili non è
mai pienamente escludibile la possibilità che diversi copisti siano giunti a formulazioni

144
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994.
145
Vetus latina. Die reste der altlateinischen Bibel. 7/3 Hester, ed. J.C. Haelewyck, Verlag Herder
Freiburg, 2003.

79
uguali introducendo autonomamente nel commentario le diverse lezioni, influenzati
dalla memoria di citazioni simili ma non identiche tra loro o dal tentativo di uniformare
il testo biblico secondo la Vulgata.
Altre tipologie di varianti risultano problematiche: l’aggiunta o l’omissione di
congiunzioni quali et, enim, autem; l’inversione di parole all’interno di sintagmi o brevi
frasi; più genericamente la presenza di lezioni che non modificano il significato del
testo a livello sostanziale. Da un lato risulta difficile comprendere quale forma sia quella
originaria – unico criterio, se quello stemmatico non dovesse essere sufficiente,
potrebbe essere una conoscenza approfondita dell’usus scribendi dell’autore o la
ricostruzione di quello del copista –, dall’altro questi tipi di varianti non possono
costituire di per sé una prova certa di congiunzione o separazione tra i codici: si tratta di
parti del discorso molto labili, troppo facilmente modificabili dai singoli copisti, anche
indipendentemente l’uno dall’altro o, magari, involontariamente; inoltre sono
difficilmente definibili come errori.
È d’altra parte vero che, proprio per il leggero peso che tali varianti hanno di per sé,
un copista che si trovasse davanti a un loro eventuale inserimento o, viceversa, a una
loro omissione, non avrebbe motivi per dubitare dell’autenticità del dettato e quindi per
intervenire volontariamente sul modello – se non, come accennato, l’usus scribendi e un
gusto personale, oltre alla possibile distrazione – ma più facilmente sarebbe portato a
riprodurre fedelmente ciò che legge. Per questo, se è vero che lezioni di questo tipo,
considerate singolarmente, non possono costituire prove sufficienti di un legame tra due
codici, il ripetersi costante della coincidenza tra più codici può essere motivo di
conferma per ipotesi formulate sulla base di lezioni di maggior rilievo.
La scarsa presenza di chiari errori-guida o di varianti indubbiamente monogenetiche
o sicuramente irreversibili rende dunque complessa l’elaborazione dello stemma
codicum: le varianti più significative permettono nella maggior parte dei casi di isolare
singoli manoscritti dal resto della tradizione piuttosto che mettere in luce nessi e reti di
rapporti.
A ciò si aggiunge il comportameno “interventista” di alcuni copisti che, correggendo
giustamente gli errori grammaticali e riuscendo in certi passaggi a tornare alla lezione
comune agli altri testimoni (per esempio nei casi di varianti interne a citazioni bibliche,
come si è accennato), rendono più difficoltoso ricostruire i rami della trasmissione del

80
testo, aprendo in più casi la possibilità di un’eventuale contaminazione con testimoni
riconducibili a famiglie diverse di manoscritti. Come scrive Giovanni Orlandi,

[...] le qualità filologiche in chi si accingeva a simili operazioni potevano anche


essere notevoli; e ciò deve indurre alla cautela nel postulare sia la presenza di rami
indipendenti nella trasmissione sia la contaminazione tra rami diversi.146

Ciononostante, è possibile formulare alcune osservazioni.

Si propone innanzitutto lo stemma elaborato da Adele Simonetti a conclusione della


sua ricerca intorno al commentario di Rabano Mauro al libro di Giuditta: i manoscritti
considerati dall’editrice coincidono, per la maggior parte, con i testimoni del commento
al libro di Ester. Si segnalano i codici che tramandano soltanto Giuditta.

146
Cfr. G. ORLANDI, Lo scriba medievale e l’«emendatio», in Scritti di filologia mediolatina, pp. 209-
32, già in «Filologia mediolatina», 14 (2007), pp. 57-83, p. 232.

81
Non sono testimoni del nostro testo i manoscritti:
- Bamberg Staatsbibliothek, Bibl. 27 (Ba);
- Angers, Bibliothèque Municipale, 293 (284) (N);
- Valencia, Biblioteca de la Universitat, 392 (catal. 1759) (S).
Sono invece da aggiungere allo stemma, perché non contenenti il commento a
Giuditta o perché non visionati dalla Simonetti, i mss. München, Bayerische
Staatsbibliothek, Clm 14556 (Mo); München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4508
(Mu); Oxford, Balliol College, 168 (O); Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat.
8920 (P1); Città del Vaticano, BAV, Chig. A.IV.75 (Va).
Si segnala che le sigle dei manoscritti di Troyes 1034 e 1116, indicati nella presente
edizione rispettivamente con To e Tr, corrispondono ai codici T1 e T2 nell’edizione
Simonetti. La modifica è stata apportata per evitare equivoci, poiché i due testimoni non
derivano direttamente dal codice T, come potrebbe apparire per l’utilizzo della
medesima sigla.

Nonostante le differenze nei codici considerati, si mantiene lo stemma Simonetti


come punto di confronto durante l’analisi della tradizione manoscritta: nella maggior
parte dei casi i rapporti individuati dall’editrice sono confermati alla luce delle varianti
presenti nel commentario al libro di Ester, ma alcune linee di discendenza sembrano non
corrispondere a quanto ricostruito dalla studiosa.

Si propone, infatti, uno stemma modificato ai livelli più alti poiché l’analisi condotta
sulle varianti non permette di giustificare l’ipotesi dell’esistenza dei subarchetipi X e Y.
Altri snodi sono apparsi deboli in quanto fondati sulla presenza di poche lezioni proprie,
ma queste sono tali da essere separative e dunque da rendere necessario ipotizzare
l’esistenza di testimoni perduti quali γ e µ.
Per quanto riguarda i testimoni del testo in forma di sermone, soltanto due di essi, i
manoscritti Mu e Pi, sono stati collazionati integralmente, ma è possibile indicare con

82
certezza una parentela tra questi e i manoscritti I ed Ox. Per questo i quattro codici sono
collocati nello stemma in modo tale da costituire una famiglia identificata come
discendente da un comune antenato ψ; tuttavia la collazione non ha portato a
comprendere il legame tra questo gruppo e il resto della tradizione.147

147
Cfr. infra § 3.5.

83
3.1. Elementi contestuali e paratestuali: la presenza nei codici di altre
opere di Rabano Mauro e delle epistole di dedica

3.1.1. Il contenuto dei manoscritti

Un primo elemento che può essere indizio di legami tra i testimoni è costituito dai
testi che nei codici accompagnano il commento a Ester, ovvero dal contesto in cui
l’opera risulta collocata fisicamente nei volumi. Come emerge dalla descrizione dei
testimoni, si tratta generalmente di raccolte di testi esegetici ma non solo. Il
commentario a Giuditta è sempre presente nei mss. che tramandao le opere in forma
integrale e generalmente, con una sola eccezione, precede quello a Ester. Soltanto i mss.
che contengono l’esegesi a Ester nella forma di “estratti”, ovvero excerpta riuniti in
forma di sermone, non contengono Giuditta, ma si tratta di un ramo particolare della
tradizione: i codici in cui si trovano tali estratti sono infatti veri e propri omeliari
dedicati alla Pars aestiva dell’anno liturgico, testimonianza di un riuso del testo e della
sua fortuna; si ricorda che si tratta dei codici Mu, Pi, I, Ox. Tra questi, chiaramente
appartenenti a uno stesso ramo di discendenza del testo, sono stati collazionati i mss.
Mu e Pi.

Si possono distinguere codici che tramandano esclusivamente i commentari ai libri di


Giuditta ed Ester: Av, Va, K, Pa, P, T, To. Tra questi, il codice di Karlsruhe presenta il
commento a Ester anteposto a quello di Giuditta.
Alcuni testimoni contengono altre opere di Rabano Mauro: i manoscritti Du, F, O e
R tramandano, nell’ordine, l’esegesi ai libri dei Paralipomeni, Giuditta ed Ester; il
codice M contiene Sapienziali, Giuditta, Ester e il commento ai Maccabei; gli stessi testi
sono presenti in Z, con l’aggiunta di Beda su Tobia tra il commentario a Ester e quello
ai Maccabei; quest’ultimo trattato è tràdito anche nel ms. G, in coda agli altri due testi,
mentre il monacense Mo contiene, nella stessa posizione, il commento ai Sapienziali.
Ci sono, poi, codici che contengono i commenti di Rabano Mauro accanto a opere di
altri autori. In molti casi si tratta comunque di testi esegetici ed è possibile rintracciare
una certa uniformità nell’insieme: presenza costante sono i commentari di Beda ai libri
di Esdra, Neemia e Tobia:

84
- il codice B contiene l’esegesi di Rabano ai libri dei Re e ai Paralipomeni, Beda su
Esdra, Neemia e Tobia, nuovamente Rabano Mauro su Giuditta, Ester e i Maccabei;
- il ms. V tramanda il commento di Beda al libro di Tobia, Rabano su Giuditta ed
Ester, e alcune Glosulae super prologus Pentateuci;
- il ms. Tr si apre con un’Expositio in libros Judicum, Ruth, Regum et Tobiam di
Beda;
- W contiene, nell’ordine, Beda su Esdra e Neemia, Rabano sui Maccabei, una
Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis anno 1231, nuovamente Rabano su Giuditta ed
Ester, infine Beda su Tobia; la presenza dell’esegesi a Giuditta, Ester, i Maccabei e
Tobia avvicina W al testimone Z.

Si segnala, poi, l’accostamento dei commentari a una raccolta di sermoni (Sermones


domini Bernardi abbatis super Cantica Canticorum) nel ms. C, mentre i codici A, Da e
D contengono estratti dai Padri (Ambrogio, Agostino, Isidoro) o da altri autori, con
opere per lo più legate alla lettura e interpretazione della Scrittura, testi agiografici,
passioni, racconti di miracoli; in questi casi, però, non si individua un ripetersi dei
contenuti che potrebbe essere segno di vicinanza fra i testimoni.

La presenza nei manoscritti dei medesimi testi costituisce, pur non essendo dato
vincolante, un primo indizio di vicinanza per i testimoni che li contengono: 148 se ne
propone una sintesi, segnalando in carattere grassetto le opere di Rabano Mauro.
− Av Pa Va (η) T To (χ) K: Iud, Est (si aggiunge il ms. P, mutilo in apertura e
chiusura del codice, dunque privo dell’inizio del commento a Giuditta e di
evenutali testi precedenti, e della conclusione del commento a Ester e di
eventuali testi successivi).
Nonostante la presenza esclusiva dei due commentari non possa essere considerata
prova di un rapporto necessariamente più stretto fra i testimoni che li tramandano, essa è
tuttavia un elemento da considerare nell’analisi della tradizione, anche in quanto

148
Cfr. R.E. GUGLIELMETTI, Hrabanus Maurus cit., p. 308.

85
testimonia una diffusione dei due testi che si mantiene unita fino almeno alla fine del
XII secolo, riconoscendo alle due opere esegetiche un valore e una dignità tali da
consentirne la trascrizione in codici destinati soltanto ad esse.
Alcuni gruppi di testimoni corrispondono a sottogruppi presenti nello stemma.

− F O R (δ -P) Du: Par, Iud, Est


Si può riconoscere una vicinanza anche nell’accostamento dei commenti ai
Paralipomeni, Giuditta ed Ester che si ripropone nei mss. Du, F O R, anche se l’ordine
dei libri (tra quelli commentati da Rabano) segue quello biblico e dunque potrebbe
facilmente essere stato riprodotto autonomamente da copisti diversi. Questo è ciò che
probabilmente si deve ipotizzare in riferimento al ms. Du, che non risulta legato a
livello testuale con gli altri tre codici F O R, la cui parentela appare invece saldamente
confermata dalle varianti emerse dalla collazione. I tre manoscritti corrispondono alla
famiglia δ con l’eccezione di P che manca di fogli sia all’inizio che alla fine del codice.

− M: Sap, Iud, Est, Mac / Mo: Iud, Est, Sap / W: Bed Esd, Bed Neem, Mac,
Notitia de nece Ludovici Bavariae ducis, Iud, Est, Bed Tob / Z: Sap, Iud, Est,
Bed Tob, Mac
Come nota Rossana Guglielmetti, nei testimoni monacensi e nel codice di Würzburg
(oltre che nel codice di Bamberg, Staatsbibliothek, Bibl. 27, contenente però il
commento a Giuditta ma non al libro di Ester), i commentari sono preceduti dall’esegesi
al libro della Sapienza: l’accostamento non sarebbe di per sé motivo di stupore, ma
l’inversione nell’ordine rispetto al canone biblico costituisce una particolarità che
potrebbe essere traccia di un modello comune ai manoscritti, ipotesi sostenuta anche
dalla loro condivisa provenienza bavarese. La presenza del commento ai Maccabei
rafforza il nesso tra i mss. Z, M e W (anche se W lo contiene in una posizione differente
e in mezzo ad altri testi), così come d’altra parte il commento di Beda al libro di Tobia
potrebbe essere indizio ulteriore di un legame tra W e Z.
L’esegesi ai Maccabei è, inoltre, presente in altri due codici:
− G: Iud, Est, Mac / B: Re, Par, Bed Esd, Bed Neem, Bed Tob, Iud, Est, Mac

86
Come già osservato in W e B, spesso i testi di Rabano sono copiati accanto a opere
esegetiche di Beda, a conferma della effettiva e concreta complementarietà dell’opera
dei due autori:
− V: Bed Tob, Iud, Est, Glosulae super prologus Pentateuci
− Tr: Bed Iudic, Bed Ruth, Bed Reg, Bed Tob, Iud, Est
Nel codice di Troyes 1116 (Tr) Beda è indicato nel margine come autore dei
commenti ai Giudici, a Ruth e ai Re, ma l’attribuzione non è autentica; nei commenti, al
momento anonimi e catalogati sotto il nome di Pseudo-Beda, si individuano molti
passaggi tratti da Isidoro di Siviglia.

Ci sono infine codici in cui le opere di Rabano Mauro si collocano accanto ad altri
strumenti utili per la lettura delle sacre Scritture, come possono essere le Etymologiae di
Isidoro di Siviglia o l’anonimo De ortu et gestis et obitu et vita quorundam inlustrium
virorum, mentre in altri casi la scelta delle opere non pare sottendere un criterio preciso,
o almeno non uno chiaramente riconoscibile.
− A: Iud, Est, anonimi (tra cui De ortu et gestis et obitu et vita quorundam
inlustrium virorum)
− C: Sermones domini Bernardi abbatis super Canrica Canticorum, Iud, Est (+
tomo II)
− Da: Iud, Est, Isid Etymologiae (excerpta lib. II, De oratore, de philosophia, de
aritmetica), Aralgot, ep. ai vescovi, Vite miracoli e passioni di vari santi:
Tommaso, Enrico Imperatore, Ignazio...
− D: Agostino De utilitate credendi, De regula verae fidei, De X cordis Psalterii,
Iud, Est, Disputatio fidei inter Athanasium et Arrium, Ambr De tradendis
basilicis (contra Auxentium), Miracula Eugenii papae, Libellus domni
Hildeberti, Cenomannensis episcopis, de concordia veteris ac novi sacrificii,
Versus de similibus dictionibus

Si aggiungono gli excerpta conservati in forma di omelie, sicuramente derivanti da


un’origine comune:
− M2 Pi I Ox: estratti in forma di sermoni (Homiliae et sermones de tempore -
Pars aestivalis)

87
3.1.2. Le epistole di dedica

Un secondo elemento, esterno al commento vero e proprio, che, come si è iniziato a


vedere, costituisce un possibile indizio di vicinanza tra i codici, consiste nella presenza
o meno delle epistole dedicatorie alle imperatrici Giuditta ed Ermengarda. Si tratta di un
elemento che, per sua stessa natura, si trova in una posizione debole poiché,
collocandosi in genere in apertura di manoscritto o di fascicolo, più facilmente di altre
parti subisce il rischio di cadere per incidenti meccanici o andere perduto proprio in
quanto elemento paratestuale, non necessario al testo: la sua presenza o meno è quindi
certamente fattore non ininfluente nella definizione dello stemma.
La prima epistola di dedica a Giuditta, in cui si fa riferimento a entrambi i
commentari ai libri di Giuditta ed Ester, si trova nella maggior parte dei manoscritti: nei
gruppi ρ (M Mo W Z), ζ (η – Av Pa Va – e θ – C D T To), λ (K Tr), e nel testimone
V.149
Sono privi dell’epistola i codici riuniti dalla Simonetti all’interno della famiglia γ
(sottogruppi β – A B G – e δ – F O P R), oltre che Ve in quanto mutilo della prima parte
del commentario ma che, secondo lo stemma, probabilmente possedeva l’epistola a
Giuditta.
Non pienamente corrispondente a questi dati è la presenza del carme figurato,
anch’esso dedicato all’imperatrice Giuditta, conservato nei codici F G C To. Vista la
difficoltà nella riproduzione del testo, non è motivo di stupore l’assenza del
componimento nella maggior parte dei testimoni, mentre occorre ipotizzarne la presenza
nei manoscritti oggi non conservatisi ma la cui presenza è da supporre negli snodi dello
stemma: il carme doveva essere presente in ζ e θ per giungere a C e To (si segnala,
inoltre, che anche in D e T una pagina era stata predisposta per la copiatura del carme,
poi mai completata), in γ, β e α per essere poi trascritto in G e F (A R P sono oggi

149
L’epistola è presente anche nei codici Angers, Bibliothèque Municipale, 293 (284) e Bamberg,!
Staatsbibliothek, Bibl. 27, ma questi testimoni non sono qui considerati perché non tramandano il
commento al libro di Ester.

88
mancanti dei fogli iniziali dunque potrebbero essere stati testimoni del testo, mentre in
O i capitoli del commentario a Giuditta seguono senza soluzione di continuità l’explicit
del commento ai Paralipomeni, senza predisposizione per l’inserimento del testo
introduttivo).
I codici G e F tramandano il testo in versi ma non l’epistola di dedica, assente in tutto
il ramo γ, dunque soltanto C e To nell’intera tradizione a noi pervenuta contengono
tanto l’epistola a Giuditta quanto il carmen figuratum, secondo quanto doveva essere
nell’originale donato all’imperatrice. È possibile infatti supporre che entrambi i testi
accompagnassero il commentario e che poi in alcuni codici sia stato tramandato soltanto
il carmen e non l’epistola dedicatoria o viceversa, trattandosi di elementi paratestuali,
non direttamente legati al contenuto esegetico per il quale il testo appare essere
tramandato. Occorre inoltre tenere presente che, dato che la lettera precedeva il carmen,
nel caso di perdita o di guasto dei fogli iniziali del codice, essa sarebbe stata la prima
parte che sarebbe potuta cadere.
Due sono invece i codici che conservano la seconda epistola di dedica all’imperatrice
Ermengarda: i manoscritti Da e Du (gruppo ξ). La dedica in prosa fa riferimento
soltanto al libro di Ester, mentre il libro di Giuditta è preceduto, negli stessi manoscritti,
da un carme acrostico in cui le lettere iniziali dei versi formano le parole Irmingardam
augustam.150
La prima ipotesi dell’editrice Adele Simonetti, secondo cui l’autore avrebbe rivisto il
testo in occasione della nuova dedica dei commentari a Ermengarda, sembra essere
messa in dubbio dalla presenza delle epistole dedicatorie nella tradizione manoscritta: i
testimoni che le contengono non corrispondono ai codici contenenti le varianti che
testimonierebbero tale revisione poiché la maggior parte di questi si apre con la dedica a
Giuditta. Già la Simonetti aveva proposto una seconda soluzione: occorrerebbe
anticipare l’eventuale revisione, ricollocandola in un momento precedente la dedica a
Ermengarda; 151 sarebbe d’altra parte possibile immaginare una diffusione separata di

150
Il testo è pubblicato nell’edizione Simonetti del commentario a Giuditta (p.7).
151
Questa è la proposta della Simonetti: cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. XXXV-XXXVII.

89
epistole e commentari? L’epistola a Ermenarda sarebbe potuta entrare in ξ (o
direttamente in Da e Du) per contaminazione da altri codici oggi perduti ma conservatisi
tra il IX e il XII secolo? Un aspetto problematico è dato dalla collocazione di Da e Du in
unta famiglia di mss. contenenti l’altra dedica. È certamente probabile che la maggior
parte della tradizione sia derivata dalla prima diffusione dell’opera di Rabano, dunque
accompagnata dalla dedica a Giuditta, ma questo apre necessariamente ulteriori
problematiche: da dove provengono i codici Da e Du? Se gli altri testimoni appartenenti
allo stesso ramo della tradizione tramandano l’epistola a Giuditta, per quale via possono
essere giunti nei due codici l’epistola e il carme a Ermengarda? L’analisi delle varianti
conferma il legame di Da e Du con i gruppi µ e λ, o almeno con alcuni dei testimoni: si
può pensare che il loro progenitore ξ sia stato contaminato con un codice non giunto a
noi? Alcuni aspetti dei due testimoni potrebbero sostenere questa ipotesi, anche se non
emergono dati certi in proposito.

3.2. I rapporti tra i manoscritti: Y?

3.2.1. M Mo W Z: ρ

I manoscritti M Mo W Z sono frutto di un medesimo ambiente culturale: furono


esemplati nel XII secolo in area tedesca, in particolare bavarese, in scriptoria di
monasteri benedettini (con l’eccezione di Z che è conservato in un monastero dei frati
predicatori ma di cui non si conosce l’origine – il ms. è datato alla seconda metà del XII
secolo mentre l’OP nacque all’inizio del XIII).
A livello testuale sono accomunati innanzitutto da due ampie lacune: la prima
collocata tra i capitoli XI e XII [XI, 26-XII, 11], la seconda tra i capitoli XIII e XIV
[XIII, 8-XIIII, 4]. Quest’ultima si ripropone in maniera identica nei quattro testimoni: il
testo prosegue senza soluzione di continuità ma con una interruzione evidente a livello
di contenuto. La formula Unde et subditur, che usualmente nel commento introduce il
versetto biblico successivo, rimane infatti sospesa e il testo prosegue saltando una
porzione corrispondente a circa un foglio r/v, giungendo direttamente alla conclusione
del commentario: Qui electos suos ab inicio dono suae gratiae exaltavit... [par. XIIII,
5].

90
Il primo salto, invece, presenta alcuni aspetti degni di nota in quanto nei codici M
Mo W l’inizio e la fine della lacuna interrompono nel mezzo due citazioni bibliche. La
prima, che chiude il capitolo XI, è tratta dal vangelo di Giovanni e senza dubbio si
trattava di un versetto molto noto: «In mundo pressuram habebitis, sed confidite, quia
ego vici mundum» (Ioa 16,33) interrotto subito dopo il termine confidite. La seconda,
che segna la ripresa del testo a circa metà del capitolo XII, poteva essere altrettanto
riconoscibile poiché costituita da un versetto del libro di Ester (Est 9,3): «Nam et
provinciarum iudices, duces et procuratores, omnisque dignitas quae singulis locis et
operibus praeerant, extollebant iudaeos timore Mardochei», mancante della prima parte,
fino all’espressione et operibus praeerant. Anche in questo caso la lacuna corrisponde a
circa un foglio r/v.
Il copista del ms. Z integra entrambe le citazioni: è possibile ipotizzare che si sia
accorto della loro incompletezza e, risalendo al testo biblico, abbia ricostruito i versetti
rimasti sospesi. Questo elemento porta a escludere una derivazione di M Mo e W da Z,
mentre rimangono aperte le possibilità di una discendenza di Z dagli altri o di tutti da un
antenato comune già lacunoso.
A livello grafico questa lacuna presenta una caratteristica degna di nota poiché nei
testimoni W e Z il testo prosegue senza soluzione di continuità, ma nel codice M si
interrompe a metà del foglio 113r per riprendere all’inizio del foglio 114r. Non è
evidente il motivo dello spazio lasciato vuoto; l’interruzione potrebbe coincidere con la
caduta di un foglio alla fine di un fascicolo dell’antigrafo: il copista (che sembra essere
il medesimo per tutto il commento) potrebbe essersi accorto della mancanza di una parte
di testo e avrebbe quindi proseguito nella copia lasciando uno spazio bianco per poter
eventualmente colmare la lacuna in un secondo momento. Nei margini dei fogli 113r,
prima dell’inizio della lacuna, e 114r, dove il testo riprende, sono presenti alcuni segni
che potrebbero costituire rimandi a fascicoli o schede mancanti, oppure indicazioni
relative al foglio perduto: si leggono una “X” nel margine del foglio 113r, una “X” e una
“Y” nel margine del f. 114r.

91
ms. M, f. 113r

ms. M, f. 114r

Il modo in cui si presenta fisicamente la lacuna è indizio di un legame stretto tra


questo codice e il manoscritto monacense 14556, in cui il salto si presenta in maniera
pressoché identica anche dal punto di vista grafico: in Mo il testo si interrompe a metà
del f. 130v e riprende all’inizio del f. 131r, che, per quanto visibile dalla riproduzione,
non corrisponde all’inizio di un nuovo fascicolo. Sembra dunque che il copista, nel
punto in cui ha inizio l’interruzione, abbia lasciato lo stesso spazio bianco trovato
nell’antigrafo, riprendendo poi la copia senza lasciare, però, un’altra intera pagina
vuota. Tale somiglianza, unita alla vicinanza del luogo in cui i due manoscritti furono
esemplati, è primo indizio di un legame molto stretto tra i codici, tanto che uno potrebbe
essere descriptus dell’altro, ipotesi confermata da varianti testuali, come sarà esposto a
breve.

L’appartenenza a una medesima famiglia dei quattro testimoni qui considerati è


confermata da numerose lezioni che essi hanno in comune e che li separano dagli altri
codici. Varianti testuali consentono anche di intuire in quale relazione si trovano i codici
all’interno del sottogruppo.

92
− LEZIONI COMUNI A M MO W Z (ρ)

Le lezioni che uniscono M Mo W Z sono varianti che, se considerate isolatamente,


potrebbero apparire deboli o poco significative in quanto spesso potrebbero essere
considerate reversibili oppure potenzialmente poligenetiche, però considerate
nell’insieme rendono improbabile l’ipotesi che i rispettivi copisti possano essere
intervenuti in tutti i passi coinvolti modificando il testo in maniera identica a quella
degli altri codici.

[II, 2] Haec ergo convivium feminarum in palatio ubi rex manere consueverat fecit, hoc est in
ipsa Hierusalem, ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu observantiam Legis
exhibuit, vel in Scripturarum sacrarum meditatione, in qua divinitas potentiae suae notitiam
tribuit piis animabus, refectionem scientiae spiritalis inpendit
legis: regis M Mo W Z
[VII, 5] Nec illud etiam silentio praetereundum est quod dicitur Mardocheus sacco indutus
aulam regis intrare non posse.
silentio: silectio Va: silendum M Mo W Z
[VIII, 1] Die autem tertio induta est Hester regalibus vestimentis et stetit in atrio domus
regiae (Est 5,1)
vestimentis: vestibus M Mo W Z (lezione non attestata come variante della Vulgata)
[VIII, 2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis, nisi quod Ecclesia
gentium tertio tempore saeculi, hoc est post incarnationem, passionem et resurrectionem
Christi, in sacramento baptismatis per sanctae Trinitatis confessionem, fide, spe et caritate,
omniumque virtutu, se induit decore, ut inde regali consortio digna fieret, cum eius amore
praecipuo incessanter ferveret?
resurrectionem Christi: resurrectionem Domini nostri Ihesu Christi M Mo W Z
[VIIII, 18] Ipsaque Scriptura per veredarios, hoc est praedicatores sanctos, directa est in
totum orbem terrarum, quod significant cxx septem provinciae quae in regno Asueri
consistebant – nam denarius numerus per duodenarium multiplicatus centesimum et
vicesimum facit; quibus si septenarius associatus fuerit, totius summae plenitudinem
concludit.
centesimum et vicesimum: centum et viginti M Mo W Z

93
Altre varianti:

[II, 2] ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu observantiam Legis exhibuit, vel
in Scripturarum sacrarum meditatione
sacrarum: sanctarum Da Du; om. M Mo W Z
«Quoniam estis filii Dei» (cfr. Gal 4,4-6): autem add. M W Z Mo (Vulgata) (variante
attestata nella tradizione della Vetus latina)
[III, 2] ad regis aeterni thalamum munda et sancta […] introducebatur:
introducebatur: introducetur θ Av; induceretur M Mo W Z
[IIII, 19] Mardocheus manebat ad regis ianuam
manebat: iacebat M Mo W Z (variante non attestata nella tradizione della Vulgata e della
Vetus)
[VI, 8] erunt homines seipsos amantes, cupidi, elati, superbi, blasphemi
superbi om. M Mo W Z
[VIIII, 8] narravitque Zares uxori suae
Zares: Nazares M Mo W Z (variante non attestata nella tradizione della Vulgata e della
Vetus)
[X, 2] Quis est iste, et cuius potentiae, ut haec audeat facere
iste: ille M Mo W Z
[XI, 9] quatenus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat imperio electorum magistrorum
electorum magistrorum: magistrorum electorum M Mo W Z
[XI, 10] et inveni gratiam coram oculis eius
eius: tuis Va (variante attestata nella tradizione della Vetus); regis M Mo W Z
[XI, 13] pietatis suae potenter ipsi inpendit clementiam
ipsi om. M Mo W Z

Definita una comunanza di origine tra i quattro testimoni, è possibile delineare i


rapporti reciproci tra essi.

− LEZIONI DI M E MO: MO DESCRIPTUS DI M

Come anticipato, il codice München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14556 appare


essere descriptus del monacense 13048. Oltre alla coincidenza dei due testimoni nei
passaggi lacunosi – e alla vicinanza chiara anche dal punto di vista della mise en page –,
elementi interni al testo confermano l’ipotesi avanzata. Non solo le varianti proprie di M

94
sono condivise da Mo, con poche eccezioni che poi si indicheranno, ma ci sono alcuni
punti in cui caratteristiche di Mo si spiegano in modo convincente ed esauriente
ipotizzando che il copista si trovasse davanti esattamente al codice M e non
semplicemente a un testimone con il medesimo testo.
a. Nella frase conclusiva del prologo si legge Deus omnipotens, qui illius
reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates erexerat, te simili studio
laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur. In Mo, dopo erexerat te, si
trova, ripetuto e poi cancellato, il precedente reginae mentem:

ms. Mo, f. 105v

La svista sembrerebbe priva di ragioni poiché non può essere spiegata con salti
dell’occhio provocati da eventuali omoteleuti o dalla somiglianza di parole vicine che
avrebbero potuto portare a confondersi, ma la ragione dell’errore si chiarifica
osservando il codice M: in esso reginae mentem si trova in posizione di inizio riga
precisamente sopra a simili studio, ossia in corrispondenza della lezione corretta.

ms. M, f. 93v

Non è dunque difficile che lo scriba abbia confuso le righe, riscrivendo le parole appena
copiate, per poi accorgersene e correggersi, riprendendo la frase dal punto corretto.

b. Una dinamica simile sembra ripetersi al capitolo IV, dove in corrispondenza


del commento al versetto Est 2,14, il testo dice: Misticae ostendit quod post occasum
vitiorum exsurgere debet fulgor virtutum, qui non alibi quam in unitate sanctae
Ecclesiae rite splendebit. At qui se inde per aliquam errorum ac vitiorum foeditatem
separaverit. Nuovamente il copista di Mo confonde le righe scrivendo ...qui non inde...,
per poi cancellarlo e riscrivere la lezione corretta ...qui non alibi quam in unitate....

95
Sembra dunque che anche questo esempio sostenga l’ipotesi avanzata di Mo come
diretto discendente di M, poiché tale situazione spiegherebbe in maniera economica,
semplice e chiara la svista di Mo.
c. Un terzo esempio si incontra nel capitolo II, in corrispondenza della
spiegazione ai versetti di Ester 1,10-12, in cui una citazione degli Atti degli Apostoli
(cfr. Act 2,144-19) e in particolare un passaggio in cui san Pietro cita il profeta Gioele
(‘Et erit in novissimis diebus, dicit Dominus, effundam de Spiritu meo’ etc.), presenta
una svista consistente nella ripetizione del verbo dicit: dicit dicit Dominus. Nel punto
corrispondente in Mo si legge la medesima ripetizione (con la medesima abbreviazione
di dicit in dct con titulus) ma il copista, dopo aver trascritto due volte lo stesso termine,
si accorge della ripetizione e cancella il secondo: dicit dicit Dominus (ms. M, f. 98v).
Molti sono gli esempi di questo tipo, segni chiari di una derivazione diretta di Mo da
M. Accanto a questi, numerose sono le varianti testuali condivise dai due codici; si
propone qualche esempio:

[I, 4] regnavit quoque post Darium patrem suum


regnavit quoque: regnavitque M Mo
[I, 13] «Adsimilavi te et non cognovisti me. Ego Dominus et non est amplius, extra me non
est Deus. Accinxi te et non cognovisti me» (Isa 45,3-5).
Ego Dominus... cognovisti me: et cetera M Mo (saut du même au même)
[I, 25] ibi ornatus spiritalis studii et splendor caelestis sapientiae cum fulgore virtutum ad
instructionem in ea digne consistentium micat
instructionem: institutionem M Mo; constructionem B; instructione Va
[I, 28] De quo lectulo sponsa in Cantico canticorum dicit
lectulo sponsa om. M Mo
[I, 29] per candorem, hoc est castitatem corporis, et per virorem bonae mentis in gratia Dei
semper virentis
virorem: vigorem M Mo Va
[II, 4] factum sub Lege ut eos qui sub Lege erant redimeret
redimeret: redimerent M Mo
[II, 7] Cuius meri dulcedinem in nuptis mysticis Evangelii gustans
dulcedinem: dulcedine M Mo
[II, 13] Quid autem de Vasthi stultissimae reginae contumatia factum Scriptura narret
audiamus
stultissimae reginae: regina stoltissime M Mo
[II, 17] et sententiam super eam facere iubet

96
sententiam: sententia M Mo
[III, 6] cum per baptismi gratiam et verbum Evangelii omnipotenti Patri filiam ad salutem
regeneravit aeternam
regeneravit: regneravit M Mo
[V, 2] Quid per hos duos eunuchos, qui ianitores erant domus regiae et in primo palatii limine
praesidebant
palatii: om. M Mo
[V, 7] Libri ergo memoriales sunt volumina duorum Testamentorum in quibus quae iustis pro
bonis actibus praemia, et quae iniquis pro peccatis suis poenae in futuro maneant
commemoratur
commemoratur: commemorantur M Mo PL Colv
[VI, 5] Tulit ergo rex anulum quo utebatur de manu sua
rex anulum: anulum suum rex M Mo
[VII, 8] ut gratia Dei et pax in ecclesia multiplicetur
in ecclesia om. M Mo
[VIII, 2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis
est Hester: Hester est M Mo (M: Hester add. in margnine a fine riga, poi copiato
nell’ordine risultante da Mo)
[IX, 8] narravitque Zares uxori suae et amicis omnia quae evenissent sibi
amicis: suis add. M Mo (variante Vetus)
[X, 2] vultum regis ac reginae ferre non sustinens
sustinens: vales ante corr., sustinens in interl. M; sustinens valens Mo, (con vel add. in
interlinea da una mano diversa)
[XI, 5] nec non etiam ea quae in genere poenarum ad torquendos martyres excogitaverunt
etiam: et tam M Mo
[XI, 20] et omnes inimicos suos cum coniugibus et liberis
coniugibus: coniugibus suis M Mo
[XI, 22] quid residuum fieri sinant
sinant: sanant M, Mo ante correctionem

Mo presenta alcune varianti proprie che lo isolano dagli altri codici, confermando a
livello testuale l’impossibilità di una discendenza di altri testimoni da questo
considerato, datato all’anno 1474:

[I, 1] In diebus Asueri, qui regnavit ab India usque Ethiopiam


Asueri: regis add. Mo
[I, 9] potentissimi regis nostri, videlicet Domini Christi
Domini: Domini nostri M; Domini nostri Ihesu Mo

97
[I, 34] Quod autem novissime narratur non esse quemquam qui, nolentes, cogeret ad
bibendum
esse: est Mo
[II, 9] licet opido rogatus a patre fuerit
licet: id est valde (aggiunto in interlinea sopra a oppido in Mo)
[II, 17] quae melior ei est
ei: om. Va; ea Av D F Pa Z; eius Mo
[III, 2] Repulsa igitur Iudaea a consortio regali, diversae gentes seu diversae personae
singularum gentium
gentes: om. Mo
[III, 3] Erat vir Iudeus in Susis civitate, vocabulo Mardocheus, filius Iair, filii Semei, filii Cis,
de stirpe gemini
filii Cis: felicis Mo
[V, 8] his autem qui ex contentione et qui non adquiescunt veritati, credunt autem iniquitati,
ira et indignatio
ira: autem add. Mo
[VII, 3] Iusto enim iudicio Dei agitur ut fideles eius famuli in manus persecutorum tradantur
famuli om. Mo
[VII, 6] Hester ergo haec Mardocheo verba mandavit: vade et congrega omnes Iudeos quos in
Susis reppereris
quos: quot Mo
[VIII, 3] hoc est in praesentis vitae pia operatione quae spectat ad futuram in caelis
remunerationem
pia om. Mo
[X, 4] quia caritatis indumentum, unde regali convivio dignus esset, non habuit
caritatis: karitas Mo
[XII, 17] adfligam illos, nec potuerunt stare
illos om. Mo

Talvolta Mo si distanzia da M rimanendo però vicino a W o Z, ma le varianti non


sono tali da dover ipotizzare un legame diretto con i due codici:

[IV, 9] gentium multitudo per Evangelium convocanda erat


convocanda: invocanda M W; vocanda Va Z Mo (invocanda ante correctionem)
[XI, 23] interficere atque extinguere iubebat
iubebat: iubeat Mo Z
[XII, 14] quem ex perfidia sua in passione ipsius sibi contraxerunt
passione: passionem Mo W

98
[XIII, 4] qui residui sumus in adventu Domini
sumus: nos add. Mo W (citazione biblica)

Come accennato, ci sono alcuni casi in cui Mo non condivide varianti di M. Si tratta
sempre di lezioni tali per cui è possibile che il copista di Mo riconoscesse gli errori o
modificasse autonomamente il testo riuscendo a ricostruire tramite congettura la forma
con cui il dettato si presenta negli altri testimoni:

[PROL., 3] Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris insuper addita sunt et ab ipso
interprete oboelo prenotata
ab: ad M (addita ante correctionem); ab Mo con b riscritta su leggera rasura
[I, 11] «Quae enim societas lucis ad tenebras aut quae conventio Christi ad Belial» (2Cor
6,14-15)
societas: sociatas M, Mo ante corr.
[VI, 4] Unde non in solum Mardocheum, hoc est in praedicatores Evangelii, sed etiam in
omnem plebem catholicam manus inicere: in om. M
[VIII, 1] contra basilicam regis
basilicam: basileam legitur M [occorre tenere presente la stretta somiglianza tra le lettere
c ed e]
[VIII, 5] invitat eum ad convivium suum
eum: cum M
[X, 12] quae praevaricatoribus erant ventura in cantico Deuteronomii praedixit
erant: erat M W
[XI, 18] hoc est praedicatores sanctos:
est: per add. M (D T Tr); sanctos om. M
[XIII, 5] sicque multitudo electorum post conpletos praesentis vitae labores
labores: labore M (forse Mo W ante corr.)

In alcuni casi è visibile l’intervento correttivo del copista stesso, che sarebbe
intervenuto in un secondo momento sul testo di Mo, o più probabilmente di un lettore o
di un correttore: l’inchiostro e la mano sembrano essere diversi, ma non può essere
escluso che le differenze siano dovute alla necessità di scrivere in un modulo più
piccolo per integrare i termini mancanti o correggere alcune sviste.

99
ms. Mo, f. 129v
stetit ante eum et ait: eum om. M, aggiunto in interlinea in Mo

La tipologia degli interventi correttivi fa sorgere l’ipotesi che una rilettura possa
essere avvenuta, almeno per quanto riguarda l’ultima porzione del testo, mettendo a
confronto Mo con un testimone differente da M:

[X, 13] accusaturus sim vos apud Patrem


vos om. M; vos add. in interlinea Mo
[XI, 10] Illaque consurgens stetit ante eum et ait
eum om. M; add. in interlinea Mo
[XI, 11] scribite ergo Iudaeis sicut vobis placet ex regis nomine (Est 8,8)
scribite: scribe M W (Mo ante correctionem); scribete λ G Ve

[XI, 20] et in unum praeciperent congregari


praeciperent: reciperent M W (no var. Vulg. – Vetus); Mo praeciperent post corr., fortasse
reciperent ante corr.
[XII, 17] sed etiam ipsos qui fidem sanctae Trinitatis bonis operibus adornare necglegunt
qui: quid est ante corr. M; qui om. ante corr, add. in interl. Mo
[XII, 18] hostes universi qui quinque sensibus corporis dediti
dediti: abbr. ded M Mo; Mo: -iti add.; dedit σ
[XII, 4] vobis dicimus in verbo Domini
Domini: abbr. d M Mo; Mo: -ni add.

− LEZIONI PROPRIE DI Z

Il manoscritto Z (Würzburg Mp. th. f. 128) presenta molte varianti proprie che
portano a escluderne la paternità nei confronti di altri codici a noi noti.
Si segnala innanzitutto un errore nelle indicazioni dei capitoli nei margini
dell’expositio: poiché le lacune presenti avevano causato la perdita degli incipit dei
capitoli XII e XIV, il copista poteva forse essersi accorto di tali mancanze e aver cercato

100
di ricostruire una scansione completa del testo; tuttavia le differenze rispetto agli altri
testimoni sono numerose e non si limitano alle parti interessate dalle omissioni, dunque
è forse più probabile che si tratti di innovazioni volontarie di Z, il quale spesso
interviene sul testo.

Le lezioni che contraddistinguono Z sono di varia tipologia, da alcune più


consistenti, come omissioni di termini significativi, ad alcune costituite da semplici
inversioni di parole, oppure da utilizzo di sinonimi:

[PROL., 1] multipliciter Christi et Ecclesiae sacramenta in mysterio continet


Christi om. Z
[CAP. II] De Vasthi reginae quae, vocata ad regem, venire noluit
ad regem: a rege Z
[I, 14] ad gratiam eiusdem Redemptoris nostri typice referentes
typice om. Z
[I, 24] quod per numerum discurrit septenarium
per numerum: numerum M W: numero Z
[I, 33] Vinum quoque ut magnificentia regia dignum est
est: erat Z
[II, 2] ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant
Dei om. Z; (Domini K)
[II, 9] vitulum mactasse et convivium instruxisse declaravit
instruxisse om. Z
declavit Z
[IIII, 11] et amavit eam rex plus quam omnes mulieres
rex om. Z
[IIII, 11] plus quam omnes mulieres, habuitque gratiam et misericordiam coram eo super
omnes mulieres
habuitque... omnes mulieres om. Z (saut du même au même, eventualmente colmabile perché
si tratta di un versetto di Ester, quindi facilmente rintracciabile)
[IIII, 12] in quo incarnatus Dominus octava est die circumcisus
octava est die: est octava die Z; octava die est M Mo
[IIII, 13] regni Assueri: Assueri regis Z
[III, 6] Et quid per Mardocheum nisi doctores gentium significantur
significantur: signantur Da; designantur Z
[III, 6] hoc est de tribu Beniamin
tribu: stirpe Z

101
[IV, 18] in mensuram aetatis plenitudinis Christi
plenitudinis om. Z
[V, 9] De hoc et Psalmista pari modo testatur dicens
testatur dicens: ait Z
[VIII, 1] Si regi placet, obsecro ut venias ad me hodie, et Aman tecum, ad convivium
me hodie... convivium: convivium quod regi paravi et Aman tecum Z
[IX, 1] scriptum erat quomodo nuntiasset Mardocheus insidias Bagathan et Thares
eunuchorum
nuntiasset: invenisset Z

Spesso le varianti non intaccano il significato della frase, ma proprio per questo
risultano difficilmente reversibili: un copista che le avesse trovate nel suo antigrafo
difficilmente avrebbe potuto autonomamente individuarle come “varianti” e
congetturare la forma del testo di partenza, per esempio reintegrando connettivi o
avverbi, come nei seguenti casi:

[PROL., 2] verbum a verbo expressius se transtulisse


a (verbo): e Z (ac F)
[PROL., 2] Tu autem, o nobilissima regina
autem: vero Z
[I, 6] et praefectis provinciarum
provinciarum: provincialium Z
[I, 12] attamen rite nullus denegare potest
rite om. Z
[I, 22] huius scilicet convivii excellentiam
scilicet om. Z
[I, 29] Smaragdus enim gemma est
enim om. Z
[I, 33] alii autem sermo scientiae
autem om. Z
[II, 9] quod in evangelicis parabolis ipse scilicet Dominus innotuit
scilicet om. Z
[II, 19] ecce ego vobiscum sum omnibus diebus
sum om. Z
[II, 20] Ego autem sum minimus apostolorum
autem om. Z
[II, 20] et alibi: item Z

102
[V, 8] revelatur enim ira Dei
enim om. Z
[XII, 14] tangere et agere: agere vel tangere Da Du M Mo V W; agere Z; tangere B; agere et
tangere Va

Il copista di Z si distingue per un elevato numero di interventi sul testo: varianti


come quelle appena esemplificate sono presenti lungo tutto il commentario e si
riconoscono come innovazioni rispetto al modello indicato nello stemma con ρ. Per
questo, se non attestate da altre famiglie di codici, non saranno accolte in fase di
constitutio textus.

− LEZIONI PROPRIE DI W

Il codice W (Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 741) presenta soltanto tre


varianti proprie che, tuttavia, non sono tali da isolarlo da tutti gli altri testimoni:

[I, 36] sic lenes accendantur ad zelum


accendantur: accendatur W
[IIII, 14] in vestitu deaurato (Psa 44,10)
deaurato: de auro W (no var. Vulg. / Vetus)
[VIII, 6] ut, relicto totius erroris devio, in una domo
erroris: errore W

Un’altra variante è condivisa da W con il codice Tr (Troyes, Médiathèque de


l’Agglomération Troyenne, Fonds anciens 1116), ma si tratta di una lezione che
potrebbe essersi prodotta indipendentemente, per poligenesi, nei due testimoni e non è
dunque indizio di un legame tra essi:

[IV, 21] iuxta doctrinam fidei, nullo modo aliquid agit sanctorum Ecclesia per arrogantiam
agit: ait Tr W

Le varianti non sembrano tali da escludere la possibilità che un copista attento potesse
individuarle e intervenire sul testo, riportandolo – anche per semplice congettura – alla
redazione originaria.

103
− LEZIONI COMUNI A M (M1) E W

Un buon numero di varianti accomuna il manoscritto di Monaco 13048 (M), con il


suo descriptus monacense 14556 (Mo), a quello di Vienna (W), separandoli dal codice
di Würzburg (Z). Tali lezioni, non attestate nelle altre famiglie di testimoni, sono
tuttavia identificabili come errori o, anche nel caso di varianti accettabili a livello
semantico, come innovazioni rispetto al testo redatto da Rabano Mauro, dal momento
che sono tramandate soltanto da questi testimoni, collocati in piani bassi dello stemma.
La maggior parte di esse è tale che avrebbe potuto essere corretta dal copista di Z, che
spesso interviene sul testo; si tratta talvolta di varianti di tipo grammaticale (per
esempio di errori di concordanza, scambi tra i casi accusativo e ablativo, variazioni dei
tempi verbali, come una ripetuta confusione tra indicativo e congiuntivo presente),
oppure di varianti del testo biblico riguardo alle quali, proprio per la loro natura e
perché spesso attestate come varianti già diffuse nei testimoni che tramandano la Bibbia
stessa, non è possibile escludere con certezza le possibilità della poligenesi o della
reversibilità.
Gli esempi che qui si propongono potrebbero dunque costituire di fatto non tanto
esempi di varianti che accomunano M (M1) e W in contrapposizione a Z, quanto
piuttosto innovazioni di Z, varianti che dovevano essere presenti nell’antigrafo comune
a tutta la famiglia ρ e che poi vennero modificate dal copista di Würzburg: non si può
escludere che in alcuni casi quest’ultimo, che – come si è potuto vedere – non esita a
modificare il dettato, abbia individuato alcuni errori e, trattandosi in molti casi di sviste
o errori grammaticali, abbia potuto ipotizzare la lezione corretta.

[I, 7] Lectuli quoque aurei et argentei super pavimentum smaragdino et vario stratum lapide
dispositi erant
aurei et argentei: aureis et argenteis M Mo W
pavimentum: pavimento M Mo W
[I, 16] boni bonorum actus sive sermones quae in prophetico volumine continentur
prophetico: prophetis M Mo W; prophetarum Z
[I, 7] Ibi quoque lectuli... dispositi erant
dispositi: depositi M Mo W (variante attestata nella tradizione della Vulgata)

104
[II, 12] Hic qui iuga bovum comparat quinque, et legis onere depressus, terrenorum sensuum
voluptate perfruitur
voluptate: voluptatuum M Mo W
[II, 19] docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti,
docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis
eos: eas M Mo W
[III, 12] ut plebis sibi commissae explorent credulitatem et operationem si forte regulam
rectae fidei, per quam salus aeterna adipiscitur, intenta mente sequantur
explorent: explorant M Mo W
[V, 5] persona hereticorum et scismaticorum accipi
scismaticorum: scismatorum W (M ante corr.)
[VI, 5] dedit eum Aman filio Amadathi de progenie Agag, hosti Iudaeorum
hosti: hostium M Mo W
[VIII, 10] non est segnitiae vicio sed virtuti patientiae deputanda
virtuti: virtute M Mo W K; virtutis Pi
[XI, 18] Ipsaque Scriptura per veredarios, hoc est praedicatores sanctos, directa est in totum
orbem terrarum, quod significant cxxvii provinciae
significant: significat M Mo W
[XII, 11] quem principem esse palatii et plurimum posse cognoverant
posse: esse M Mo W Ve

Ci sono anche alcune varianti per le quali sembrerebbe meno immediato ipotizzare
un intervento correttivo autonomo di Z, possibilità che tuttavia è ammettibile alla luce
del contesto in cui si trovano gli errori:

[IV, 18] «Et ipse dedit quosdam quidem apostolos, quosdam autem prophetas, alios vero
evangelistas, alios autem pastores et doctores ad consummationem sanctorum in opus
ministerii in aedificationem corporis Christi...» (cfr. Eph 4,11-13)
ministerii: mysterii M Mo W
[V, 2] in primo palatii limine praesidebant
palatii limine: palatii om. M Mo W; limine palatii Z

L’inversione dei termini palatii limine e limine palatii conferma l’ipotesi di


un’omissione del termine palatii in ρ e quindi di un successivo intervento da parte di Z:
l’espressione riprende il versetto di Ester appena citato come lemma, dunque è
verisimile che il copista, pur avendo già scritto limine, si sia accorto del salto e abbia

105
reintegrato il termine mancante, aggiungendolo quindi in posizione non perfettamente
corretta.

[XI, 5] pro elaboratu suo bonae mercedis


bonae: bene M Mo W
[XI, 20] Quibus imperavit rex ut convenirent Iudaeos per singulas civitates, et in unum
praeciperent congregari (Est 8,11)
praeciperent: reciperent M W (Mo: reciperent ante corr.)
[XII, 14] iuste inferni cruciatum sustinere cogantur
cruciatum: sibi add. M Mo W

Tra i casi qui mostrati, due correzioni risultano più difficilmente giustificabili: il
ritorno a bonae mercedis da bene mercedis, espressione facilmente riconoscibile come
errata, ma la cui forma originaria pare di meno immediata ricostruzione; la
reintegrazione di sibi nella frase iuste cruciatum sibi sustinere cogantur.

Nel complesso, dunque, si nota come la maggior parte delle varianti che accomunano
M, Mo e W siano errori facilmente identificabili: anche in questo caso è lecito
ipotizzare che si tratti non tanto di errori commessi da M, Mo W o da un loro eventuale
antigrafo comune, quanto piuttosto di lezioni presenti nel modello ρ, corrette poi da un
copista attento e propenso ad intervenire sul testo quale appare essere il copista di Z. M,
Mo e W non costituiscono quindi un gruppo a sé stante, identificato da varianti proprie:
nei passaggi citati, essi sono testimoni della forma che il testo aveva in ρ e che Z fu in
grado di correggere tornando alle lezioni originarie. Rimane un margine di dubbio dato
dal numero piuttosto elevato di casi in cui Z riporta il dettato esattamente alla forma che
esso ha negli altri testimoni, compresi quelli appartenenti a rami diversi della tradizione.
È stata presa in considerazione, in particolare, l’ipotesi di un legame più diretto con i
codici appartenenti alla famiglia η e, più precisamente, di una contaminazione che
potrebbe essere avvenuta in Z a partire dal ms.Vaticano Chigiano A.IV.75 (Va); tuttavia
a un’analisi più attenta è emerso che le lezioni in comune sono poco significative o sono
condivise anche da altri codici, per cui non è possibile escludere che siano entrate nel
testo per poligenesi:

106
[I, 25] Carbasinum enim color spetiem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
conparatur divinae sapientiae
ut quidam volunt... nitori: om. η Z; habens add. Av Pa
[I, 29] ubi lecta fuerunt posita: ubi lecti fuerunt positi Du Va Z
[II, 3] post nimiam potionem incaluisset mero
potionem: positionem A; potationem η Z
[IV, 9] in qua gentium multitudo per Evangelium convocanda erat
convocanda: invocanda M W; vocanda Va Z Mo (invocanda ante corr.)
[X, 2] Dixit Hester: ‘Hostis et inimicus noster pessimus iste est Aman
dixit: dixitque χ Da Va Z
[XII, 14] neque remissionem delictorum
delictorum: peccatorum Va Z
[XII, 15] Unde merito subditur quod cum Iudaei hostes suos occidissent, praedas ex
substantiis eorum tangere et agere noluerint
noluerint: noluerunt A Va Z (D ante corr.)

− LEZIONI COMUNI A WZ: σ

Ci sono invece alcune varianti che legano i codici di Vienna (W) e Würzburg (Z), tali
da richiedere l’inserimento nello stemma di un passaggio intermedio nella linea di
trasmissione dei mansocritti e dunque di un antenato comune a questi testimoni e
dunque di un passaggio intermedio tra ρ e i due manoscritti: è nevessario ipotizzare
l’esistenza di un codice ora perduto, denominato σ.
Si presentano innanzitutto le varianti:

[PROL., 1] multipliciter Christi et Ecclesiae sacramenta in mysterio continet


in mysterio: in mysterio om. W Z
[I, 12] Haec enim ideo diximus quia quidam doctorum David factum in Uriam et uxorem eius
figuraliter transferunt ad Christum et Ecclesiam
quia: om. A; si add. in interlinea V; quamvis add. a fine riga W; quamvis Z
[I, 27] in meditatione divini verbi et in indagatione verae sapientiae
in indagatione: in dagatione leg. W; indagatione Va Z (in dagatione ante corr. T: in- add.)
[I, 37] sic incontinentibus laudetur coniugium, ut tamen continentes non revocentur ad
luxum; sic continentibus laudetur virginitas corporis
coniugium... laudetur om. W Z (saut du même au même)
[XI, 4] laudante ac praedicante Ecclesia instantiam magistrorum suorum
instantiam: instantia M Mu Pi; om. W Z

107
[XI, 15] provinciae atque provinciae
atque provinciae om. Va W Z (saut du même au même)
[XII, 16] decem filii Aman in patibulis suspendantur
suspendantur: suis pendantur A; pendantur W Z
[XIII, 4] obviam Domino in aera
Domino: Christo Da Du W Z (var. Vulgata)
[XIII, 5] quintusdecimus autem ubi septenarius et octonarius simul continentur
ubi: quibus W Z

Non sono varianti numerose e alcune potrebbero essere considerate poligenetiche,


ma il ripetersi della coincidenza tra i due codici e la presenza di lezioni che più
difficilmente avrebbero potuto prodursi due volte in maniera identica, portano a
sostenere l’ipotesi un legame più stretto tra W e Z, a conferma di quanto proposto dalla
Simonetti.152

− LEZIONI COMUNI A M (M1) Z VS W

Soltanto due varianti accomunano esclusivamente i manoscritti monacensi e quello


di Würzburg contrapponendoli al codice di Vienna:

[IV, 1] ita dumtaxat ut sex mensibus ungerentur oleo myrtino, et aliis sex quibusdam
pigmentis et aromatibus uterentur
sex: mensibus ad. M Mo Z Va
[IX, 4] «Dominus exercituum nomen illi» (Ier 10,16)
illi: eius M Mo Z (var. Vetus)

Entrambe le varianti sono innovazioni che da un lato potrebbero essersi prodotte nei
testimoni indipendentemente – la prima per influenza del precedente e parallelo sex
mensibus, la seconda perché costituita soltanto da un pronome personale attestato anche

152
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. LXII-LXIV.

108
nei testimoni della Vetus latina –; d’altra parte erano varianti senza dubbio reversibili
poiché costituite da citazioni scritturali facilmente ripristinabili secondo il dettato della
Vulgata.

3.2.2. Da Du: ξ

I manoscritti conservati a Darmstadt e Düsseldorf costituiscono un caso particolare


fra i testimoni del commentario al libro di Ester: entrambi codici di area tedesca
(provenienti rispettivamente dal monastero benedettino di St. Alexander di Grafschaft e
dal monastero cistercense di Altenberg) ed entrambi risalenti al XII secolo, sono gli
unici codici che tramandano la dedica dei commentari di Rabano Mauro all’imperatrice
Ermengarda. Si tratta senz’altro di un indizio di vicinanza dei due testimoni, confermato
da alcune varianti testuali: alcune lezioni li contraddistinguono, permettendo di
riconoscere un legame tra loro che, unendoli, li separa dagli altri; si tratta di aggiunte,
omissioni, inversioni o più generiche modifiche al testo, più o meno significative a
livello contenutistico.

Tra le aggiunte:

[I, 4] qui post Darium patrem suum


Darium: regem add. Da Du
[XI, 22] cum coniugibus et liberis
coniugibus: suis add. Da Du

Tra le omissioni:

[I, 35] quod sibi possibile et utile esse perspexerit


et utile om. Da Du (add. in interlinea in Va, possibile salto dell’occhio per omoteleuto)
[II, 16] ut nequaquam ultra Vasthi ingrediatur ad regem
ultra om. Da Du
[IV, 12] Thebeth enim mensis Ebreorum
enim om. Da Du
[XI, 17] summa perfectio esse demonstraretur
esse om. Da Du
[XIIII, 4] sed etiam universarum nationum voces et scripta testantur

109
voces et om. Da Du

Tra le altre varianti:

[I, 3] regnum tenens annis xl


annis: anni A; annos Da Du
[I, 28] in supernorum contemplatione tunc sese altius adtollunt
sese: se Da Du
[I, 34] Et item: et iterum Da Du
[II, 2] in Scripturarum sacrarum meditatione
sacrarum: sanctarum Da Du; om. M Mo W Z
[II, 4] «Cum autem venit plenitudo temporum»
temporum: temporis Da Du
[III, 2] traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’, praeposito
mulierum regiarum: praeposito γ λ V Ve PL Colv; praepositus Da Du; praepositi ρ ζ
(versetto: ET TRADANT IN DOMUM FEMINARUM SUB MANU AEGEI EUNUCHI, QUI EST
PREPOSITUS ET CUSTOS MULIERUM REGIARUM)

[III, 6] «Ego enim in Christo»


enim: autem Da Du (1Co)
[IIII, 16] cunctis principibus et servis
principibus: provinciis Da Du
[V, 6] et iussit rex ut in libro memoriali scriberetur
scriberetur: scribere Da Du
[V, 8] secundum opera eius
eius: sua Da Du Va (var. Vulg.)
[VI, 3] generis nobilitatem propter incredulitatem et duritiam mentis suae perdentes
mentis suae: cordis sui Da Du
[VII, 5] aulam regis intrare non posse, sed ad fores usque palatii pervenisse
pervenisse: pervenire Da Du
[X, 4] reginam pro salute sua deprecari contendit
deprecari: deprecare Pi Ve; deprecantem Da Du
[XI, 21] ut in unitatem societatis
in unitatem: ut unitatem societatis Da; ut unitate societatis Du
[XIII, 9] Atque ex illo tempore dies isti apellati sunt Phurim
isti: illi Da Du
[XIIII, 2] cum non ille historicus rex Persarum atque Medorum omnem terram umquam sub
ditione sua habuerit
non om. Da Du
umquam: numquam Da Du

110
[XIIII, 4] Huius ergo regis fortitudo
huius: haec Da Du

Tra le inversioni:

[I, 14] actus sive casus regum reproborum Saulis et Iechoniae


regum reproborum: reproborum regum Da Du
[II, 17] locum ipsius altera quae melior ei est
ei est: est ei Da Du V
[VII, 4] Non enim petente Satana tradidit Dominus Iob in manus eius ut periret
Iob in manus eius: in manus eius Iob Da Du
[VIII, 4] et ipse rex spondet se assensurum
se assensurum: assensurum se Da Du
[VIII, 11] peccatores simul cum diabolo inferni cruciatibus puniendi expelluntur
inferni cruciatibus: cruciatibus inferni Da Du
[XI, 11] qui ausus est manum in Iudaeos mittere
in Iudaeos mittere: mittere in Iudaeos Da Du
[XIII, 17] clamores orationum suarum atque doctrinarum excitent
clamores orationum suarum: orationum clamores suarum Du (Da ante inv.); orationum
suarum clamores Da
[XIIII, 1] scripta sunt in libris Medorum atque Persarum
Medorum atque Persarum: Persarum atque Medorum Da Du

Ciascun codice presenta a sua volta varianti singolari che lo separano dall’altro e da
tutti gli altri testimoni noti, così che occorre escludere l’ipotesi di un rapporto di
figliolanza di un manoscritto dall’altro, come nemmeno la derivazione da uno di essi di
altri manoscritti tra quelli collazionati.
Si propongono alcuni esempi di queste varianti separative.

a. Lezioni proprie di Da: Du non deriva da Da

[I, 10] Nec enim alicui rex ille ditissimus, qui uxoris suae fidelissimae precibus exoratus
Iudaeorum quem iniqui meditabantur, inminentem removit interitum, quam Redemptori
nostro per figuram aptatur qui cotidie sanctae Ecclesiae, quae sponsa ipsius est dilectissima,
orationibus interpellatus, liberat electos suos de hostium manibus, atque inimicos eorum
digne subicit vindictae.
inminentem om. Da; orationibus om. Da

111
[I, 17] Virtus namque sacri eloquii [ut quidam ait] aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat; sic factorem adprobat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta dampnat, ut haec
mystice gerenda persuadeat 153
ei in mysterio... ut om. Da (saut du même au même)
[ut quidam ait om. Da Du]

In questo caso il passaggio è costituito da una citazione tratta da Gregorio Magno


(Moralia in Iob, pars. I, lib. III, cap. 28, PL LXXV, col. 627A, presente anche in
Paterio, pars. I, lib. VIII, cap. VIII) ma, non essendo questo esplicitato (almeno non nei
codici in oggetto), sembra difficile ipotizzare che il copista di Du, pur potendo intuire
un errore nel procedere del discorso, avesse riconosciuto la citazione, identificato
l’omissione e verificato l’esattezza del brano sul testo originario, ritrovando il passo
corrispondente dei Moralia in Iob, per poi riportare il dettato corretto della fonte. Pare
una soluzione più economica escludere una discendenza di Du dal manoscritto Da e
invece immaginare che la frase fosse presente nell’antigrafo comune ai due codici: in
Da si sarebbe dunque verificato un salto dell’occhio indipendentemente da Du.

[I, 25] Ibi pendent ex omni parte tentoria aerei coloris et carbasini et iacynthini
et iacynthini: om. Da
[I, 26] et tam in illorum verbo quam etiam exemplo ad multorum notitiam pervenire, ut ab his
instructi, his incitati atque confortati, ad aulam caelestis imperii rite pertinere possunt
pertinere: pervenire Da (probabilmente influenzato dal pervenire di poco precedente)
[II, 3] que rennuit et ad regis imperium quod per eunuchos mandaverat, venire contempsit
quod... mandaverat om. Da
[III, 6] qui etiam de stirpe Geminea, hoc est de tribu Beniamin se esse testatur
etiam: se add. Da
de om. Da
se om. Da
[III, 12] si diligentiam habeant in cultura Dei et in bonorum operum observantia

153
Intorno a questa citazione dei Moralia in Iob e all’espressione sic factorem adprobat, cfr. § infra
6.2.

112
observantia om. Da
[IIII, 21] sed in pura conscientia humiliter omnia servat
humiliter om. Da
[VI, 7] Unde sicut Aman epistolas dirigens regis signaculo eas munire curabat, quatenus per
hoc facilius votum suum expleret, ita perfidia Iudeorum divinae Legis, in quibus signaculum
summi regis expressum est
quatenus... expleret om. Da
[VI, 11] Unde qui de Mardocheo consequenter Scriptura narret, videamus
videamus audiamus Da
[VIII, 5] invitat eum ad convivium suum quod ei paravit
paravit: paraverat Da
[VIII, 6] invitat Ecclesia non solum amicos, immo etiam inimicos atque persecutores suos,
paganos videlicet, Iudaeos et hereticos
atque persecutores suos om. Da
[VIIII, 9] ut ille qui nuper gloriabatur super alios se esse potentem et prae omnibus gloriosum
omnibus: gloriabatur se add. Da
[VIIII, 10] Hinc videmus Iudaeorum Sinagogae contumaciam compressam et humilitatem
Ecclesiae gentium exaltatam
compressam: comprehensam Va; repressam Da
[XI, 6] mistice exprimit quia signaculum fidei [...] ad gentium salutem per apostolos Christi
translatum est
exprimit: significat Z; exponit Da
[XI, 12] Quid est ergo Hester procidere ad pedes regis eumque pro salute populi exorare
pedes: atrium add. Da
populi: sui add. Da
[XI, 19] deinde verbum fidei per eorum ministerium in omnes seminaretur partes terrarum
seminaretur: seminare Da
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt
passiones sanctorum: sanctorum passiones Da
[XII, 6] «Timeat Dominum omnis terra. Ab ipso autem commoveantur universi et omnes qui
habitant orbem» (Psa 32,8)
ipso: eo Da
universi et om. B D Da
qui habitant: in habitantes Da

b. Lezioni proprie di Du: Da non deriva da Du

[I, 14] Legat et opuscula Patrum

113
opuscula: opusculum Du
[I, 28] ubi suavitas agnitionis et dilectionis Dei
et dilectionis om. Du
[I, 30] Hinc eadem Veritas alibi in Evangelio ad discipulos ait
ad discipulos om. Du
[IV, 3] et novi decorem induere festinent
novi: novum Du
[IV, 16] Quid est convivium permagnificum pro nuptiis Hester cunctis principibus et servis
praeparari, nisi pro spiritali coniunctione Christi et Ecclesiae gaudium maximum
pro om. Du
[V, 5] qualiter eam a cordibus credentium auferant
credentium: credentibus Du
[VI, 8] sed id significat quod Christi gratia
id om. Du
[VII, 4] Non enim petente Satana tradidit Dominus Iob in manus eius ut periret
Dominus om. B Du
[VIII, 3] Qui extendit contra hanc reginam virgam quam tenet manu
reginam: regiam Du
[X, 5] Sic et in Evangelii parabola adveniente sponso
Evangelii parabola: Evangelio Du
[XI, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam
Mardocheum constituit: constituit Mardocheum Du
[XI, 11] scribIte ergo Iudaeis sicut vobis placet ex regis nomine
vobis placet: placet vobis Du
[XI, 13]Extendit supernus rex sceptrum aureum contra petentem reginam
aureum... reginam: contra petentem reginam aureum Du
[XI, 23] «In matutinis interficiebam omnes peccatores terrae [...]» (Psa 100,8 – Vetus Itala)
in matutinis: matutino Du
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt
passiones: passionem Du
[XII, 14] nec de peccatis suis penitentiam agere volunt
de peccatis suis: peccati sui Du
[XIII, 12] Quomodo ergo ipsi dies sortium apud posteros in memoria haberi debeant, ostendit
Scriptura dicens
Scriptura om. Du
[XIIII, 4] Huius ergo regis fortitudo et imperium et dignitas atque sublimitas, qualiter
exaltaverit verum Mardocheum
exaltaverit: exaltavere Du

114
Alcune varianti confermano che le lezioni caratterizzanti i due testimoni erano
presenti in un antigrafo comune a entrambi. Per esempio nel capitolo XI dove, nel
commento ai versetti 8,11-13, si legge:
[...] quia Rex noster, dominator utique caeli et terrae, hoc per praedicatores suos
mandat veris Iudaeis, et confessoribus suis in omnibus gentibus, ut in unitatem
societatis et pacis convenientes pro salute animarum suarum certent?
I manoscritti B, Da e Du hanno omesso in (...ut unitatem societatis...); essendo
possibile ipotizzare che B (Basel, Universitätsbibliothek, A.II.23) abbia commesso
l’errore indipendentemente dagli altri, è possibile osservare Da e Du. Il copista di Da
scrive ut unitatem societatis, dunque una lezione grammaticalmente scorretta; Du,
invece, corregge l’accusativo in ablativo: ut unitate societatis. Si può dedurre che la
preposizione in mancasse nell’antigrafo comune ai due testimoni, così che mentre il
copista di Da ha riprodotto la lezione errata che leggeva nel modello, quello di Du si è
accorto dell’omissione e ha modificato il caso della parola successiva.

Nel manoscritto di Darmstadt in 19 punti il copista dimentica parole o frasi e integra


il testo con aggiunte marginali. I rimandi sono identificati generalmente da un segno
simile a una “n”, con alcune eccezioni che, comunque, sembrano riconducibili alla
stessa mano.
In corrispondenza di questi passaggi, Du quasi sempre legge correttamente il testo e lo
ripropone senza salti, come avviene in due casi molto vicini nel I capitolo del
commentario: Da scrive Aureis poculis bibunt, qui in praeciosissimis sancti evangelii*
sapientiam divinam hauriunt, aggiungendo a margine *dictis, e, poco dopo, Vinum
quoque et ut magnificentia* dignum est abundans, aggiungendo a margine *regia. Du
scrive il testo senza errori.

ms. Da, f. 57r

115
Un caso leggermente differente si trova poco dopo il passo appena citato, dove si
legge: sic praedicanda sunt bona, ne ex latere iubeantur et mala; sic laudanda sunt
bona summa, ne disperentur ultima. Da commette un errore per salto dell’occhio e
scrive: sic praedicanda sunt [...] bona summa ne desperentur ultima.

ms. Da, f. 58r

Accorgendosi dell’errore, inserisce poi un segno di rinvio al margine inferiore, dove


colma la lacuna ripristinando il testo corretto, anche se dimenticando di ripetere il verbo
sunt:

ms. Da, f. 58r

Anche in corrispondenza di questo punto, il manoscritto di Düsseldorf presenta un testo


continuo, senza segni di esitazione e mantenendo il termine sunt. In questo caso sembra
più economico ipotizzare un semplice saut du même au même avvenuto in Da,
indipendentemente da Du e dal loro antigrafo.

Soltanto in quattro casi Du presenta omissioni laddove Da ha integrazioni marginali.

[I, 22] Huius scilicet convivii excellentiam in parabola Evangelii ipse Dominus, ubi de rege
qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat, spiritaliter mysterio
nobis commendabat.
(spiritualiter: spirituali Du)
nobis: om. Du; aggiunto in margine con segno di rimando in Da
(commendabat: commendavit Da)

ms. Da, f. 56r

116
[I, 36]...quatenus sic superbis praedicetur humilitas, ut tamen timidis non augeatur metus; sic
timidis infundatur auctoritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio
superbis... tamen om. Du (saut du même au même); aggiunto in margine con segno di
rimando in Da

ms. Da, f. 57v

[XII, 5] visa patientia atque constantia sanctorum martyrum


constantia aggiunto in margine con rimando in Da;
atque constantia om. Du K

ms. Da, f. 79v

Gli esempi visti confermano l’esclusione di una reciproca discendenza diretta di uno
dei due testimoni dall’altro: se Du fosse antigrafo di Da, sarebbe necessario considerare
l’ipotesi di una contaminazione di Da con un codice differente, attraverso il quale
avrebbe potuto integrare le parti omesse. Al contrario, poiché le aggiunte in Da sono
molto chiare, sembra molto difficile che Du abbia copiato il testo non accorgendosene:
bisognerebbe dunque presupporre una modifica di Da relativa soltanto ai nodi in
questione avvenuta dopo che il testimone Du fosse esemplato. D’altra parte, vista la
coincidenza delle integrazioni di Da con i salti di Du, si potrebbe invece supporre che le
parti omesse da Du fossero poco chiare nel codice da cui entrambi derivano e che
soltanto il copista di Da si sia poi accorto delle sviste, ponendovi rimedio.

117
Un’ultima variante dimostra una correzione avvenuta in Da indipendentemente dal
manoscritto Du. Tutti i manoscritti noti presentano il testo nella seguente forma:

[I, 36] sic inquietis ponatur modus, ut tamen otiosis non fiat torpor securus; sic ab
inpatientibus extinguatur ira, ut tamen remissis, ac lenibus non crescat neglegentia; sic lenes
accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic tenacibus infundatur
tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas, et tamen tenacibus peritura rerum
custodia non augeatur

Fanno eccezione i codici Av Pa e Da, che scrivono:

Av/Pa: sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic
tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur;
sic prodigis praedicetur parcitas ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur...
Da: sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur incendium; sic
tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur;
sic prodigis praedicetur parcitas et tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur...

Si tratta di una citazione dalla Regula pastoralis di Gregorio Magno (Regula III, 36 - PL
77 coll. 121D-122B): Av Pa e Da hanno la lezione corretta, ovvero ripristinano il
dettato originale della fonte, mentre il resto della tradizione tramanda un testo corrotto.
Probabilmente all’origine dell’errore vi era stato un salto dell’occhio da prodigis al
prodigis successivo, che lasciava la frase priva di senso:

[...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut tamen prodigis praedicetur parcitas ut
tamen tenacibus peritura custodia non augeatur...

Per riportare un significato coerente furono quindi inserite due modifiche:

[...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas et tamen
tenacibus peritura custodia non augeatur...

Possono essere formulate diverse ipotesi intorno alla dinamica con cui si giunse da una
forma all’altra. Il salto dell’occhio potrebbe essersi verificato nel passaggio
dall’originale a un secondo codice, poi modificato e divenuto archetipo per l’intera
tradizione nella forma non / et, ma più economica e più probabile visto il tipo di
intervento, è l’ipotesi secondo cui l’errore si trovava già nel testimone della fonte

118
utilizzato da Rabano come modello: l’abate stesso potrebbe averlo corretto introducendo
le due modifiche notate.

Mentre in Av e Pa il testo torna alla forma originaria, Da presenta una situazione


nuovamente differente: reintegra la frase omessa ma conserva l’et successivo.
Osservando il manoscritto si comprende che anche Da presentava la medesima lacuna
degli altri codici, colmata in un secondo momento dalla stessa mano tramite una
aggiunta nel margine; tuttavia, mentre è reintegrato il tamen iniziale 154 , rimane il
successivo et, meno facilmente individuabile come errore:

ms. Da, f. 58r

La Regula pastoralis era opera tanto nota che è verosimile ipotizzare che un copista
attento si accorgesse dell’errore e potesse riportare il testo alla forma iniziale,
consultando magari una copia dell’opera che poteva trovarsi con ogni probabilità nella
biblioteca di un monastero benedettino quale era quello di St. Alexander di Grafschaft,
dove il codice Da fu esemplato.
Si può tuttavia immaginare all’origine di questo intervento una differente dinamica
che potrebbe contribuire a spiegare anche le altre aggiunte marginali visibili in Da e le
corrispondenze non sempre perfette fra Da e Du proprio in questi passaggi: è possibile
che gli errori fossero presenti in ξ, ma che nello stesso codice siano stati corretti per
contaminazione con un testimone migliore? Pur essendo difficile comprendere

154
Dalla riproduzione consultata non è chiaro se il tamen sia riscritto sopra un non precedentemente
presente e poi raschiato.

119
esattamente la genesi degli errori, infatti, le varianti osservate confermano una vicinanza
certa dei due codici Da e Du, dal momento che i punti problematici in uno di essi sono
tali anche nell’altro; la particolare tipologia degli interventi correttivi potrebbe essere
segno di una configurazione particolare dell’antigrafo ξ, come potrebbe essere quella di
correzioni aggiunte in un secondo momento, magari tramite rimandi ai margini, tali
dunque da poter sfuggire allo sguardo del copista.
L’ipotesi di una correzione avvenuta per contaminazione permette di spiegare un
ulteriore elemento altrimenti difficilmente comprensibile: la presenza in Da e Du
dell’epistola di dedica dei commentari a Ermengarda.
Il testo, come già osservato, è tràdito soltanto da questi due testimoni che, tuttavia,
sono a loro volta portatori di varianti: le lezioni differenti e significative non sono
numerose, ma tali per cui è difficile comprendere quale delle due versioni sia quella
originaria.155

I codici Da e Du non hanno discendenti diretti, codices descripti che derivino da


loro, ma non sono isolati all’interno della tradizione: è possibile ricostruire nessi con
altri manoscritti, a partire da V e Ve.

− LEZIONI PROPRIE DI V

Il manoscritto Vaticano Palatino latino 288, esemplato presso il monastero di Santa


Maria Maddalena di Frankenthal durante il XII secolo, contiene numerose lezioni che lo
distinguono dagli altri codici e dimostrano che non fu antigrafo di nessuno dei testimoni
noti. Alcune di queste lezioni testimoniano un’attenzione del copista al dettato del testo:
le varianti non consistono soltanto in errori o sviste, ma anche in varianti che potrebbero
essere definite stilistiche, che implicano una intenzionalità da parte del copista.

155
Cfr. infra § 4.7.

120
[I, 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae intepres de archivis Hebreorum relevatum
verbum a verbo expressius se transtulisse. Attamen ea quae in editione vulgata repperit non
poenitus praetermisit, sed, Hebraica veritate plena fide expressa, cetera quae extrinsecus
invenit iuxta finem libri addendo subiunxit
pratermisit: praetermisisse V
subiunxit: adiunxit Du; subiunxisse V

V considera i due periodi come uno unico, “correggendo” i verbi praetermisit e


subiunxit per conformarli al precedente transtulisse.

[V, 1] NUNTIAVIT REGINE HESTER ET ILLA REGI EX NOMINE MARDOCHEI


ex: et B; om. V
[V, 6] UT PRO VITA SUA ALIQUID REPENSARETUR
aliquid om. V
repensaretur: recompensaretur Av V Z; repensaret ei PL (repensaret Vetus)
[V, 8] «Revelatur enim ira Dei de celo super omnem impietatem [...]» (Rom 1,18)
revelatur: revelabitur V (variante attestata nella tradizione della Vetus Latina)
[VI, 6] Deum per hoc se placare credendo
credendo: querendo V
[VII, 2] in amaritudine animi atque ululatu vocis
animi: sui add. V
[VIII, 4] Cuius petitioni et ipse rex spondet se assensurum
spondet: respondet V
[VIIII, 1] AMAN QUIPPE INTERIUS ATRIUM DOMUS REGIAE INTRAVERAT
regiae: regine V
[VIIII, 6] per Abacuc prophetam ad ipsum Dominum dicitur
ipsum Dominum: Dominum ipsum V
[X, 1] DONA MIHI ANIMA MEAM, PRO QUA ROGO, ET POPULUM MEUM:
te: te V
[XI, 17] Siban mensis, qui apud Hebreos post Nisan tertius in ordine est
in ordine est: est in ordine V
[XI, 19] Nec illud etiam sine mysterio est quod ipsae epistolae quae ex regis nomine
mittebantur
quod: qui Ve; quia V
[XII, 13] ET DECEM EXTRA FILIOS AMAN AGAGITAE HOSTIS IUDAEORUM
Iudaeorum: eorum V
[XIII, 1] ET QUARTO DECIMO DIE CEDERE DESIERUNT
die om. V
[XIII, 4] Ecce mysterium vobis dico

121
mysterium: ministerium V
[XIII, 8] et apostolica doctrina docet, fide, spe et caritate ingressum vitae aeternae adipisci
mereantur
fide... caritate: fidem, spem et caritatem V
[XIIII, 1] QUOMODO MARDOCHEUS IUDAICI GENERIS SECUNDUS A REGE ASUERO FUERIT
Mardocheus: Mardocheo V
[XIIII, 2] et cunctas maris insulas facere tributarias: insulas maris V
[XIIII, 3] per eum vitae aeternae habemus introitum: habentes V
[XIIII, 4] sed etiam universarum nationum voces et scripta testantur: nationes V

− LEZIONI PROPRIE DI VE

Il manoscritto di Verona è anch’esso caratterizzato da un alto numero di varianti


proprie che lo separano dagli altri.

[I, 2] quis iste Assuerus fuerit qui regnavit ab India usque Ethiopiam super CXXVII provintias:
cxxvii: cxx Ve
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse
nullus: nullum Ve
[I, 15] quae est simulacrorum servitus
servitus: servitus add. Ve
[I, 30] Hinc eadem Veritas alibi in Evangelio ad discipulos ait
hinc: in add. Ve
[I, 38] Servus ergo fidelis et prudens, qui, constitutus a domino dispensator conservis suis:
constitus Ve
[II, 7] Omnis homo primum vinum bonum ponit
vinum bonum: bonum vinum Ve PL
[II, 9] verum etiam superni regis imperium spernens
superni: supernis Ve; supremi PL
[II, 10] et alii in locum eorum substituti commemorantur
commemorantur: commemoratur Ve
[III, 1] ET TRADANT IN DOMUM FEMINARUM SUB MANU AEGEI EUNUCHI, QUI EST PREPOSITUS
ET CUSTOS MULIERUM REGIARUM

prepositus: prepositos Ve
[III, 1] ET QUECUMQUE INTER OMNES OCULIS REGIS PLACUERIT
oculis: oculos Ve

122
[V, 8] «Revelatur enim ira Dei de celo super omnem impietatem et iniustitiam hominum
eorum qui veritatem Dei in iniustitia detinent» (Rom 1,18)
iniustitiam: iustitiam Ve
[VI, 8] Nec etiam illud sine misterio est quod
est: est add. Ve
[VII, 3] adtingit a fine usque ad finem fortiter
a fine: ad finem Ve
[VIII, 10] Haec dilatio petendi non est segnitiae vicio
segnitiae: segnitio Ve; segnitiei Pi
[VIIII, 7] quia veritate patefacta
veritate: veracitate Ve
[VIIII, 8] NARRAVITQUE ZARES UXORI SUAE ET AMICIS OMNIA
uxori: uxoris Ve; usori Tr
[VIIII, 10] Hinc videmus Iudaeorum Sinagogae contumatiam conpressam et humilitatem
Ecclesiae gentium exaltatam
gentium om. Ve
[X, 10] qui in lege eis promissus erat
promissus: promissis Ve
[X, 12] omnia quae praevaricatoribus erant ventura in cantico Deuteronomii praedixit
quae om. Ve
[XI, 9] quatenus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat inperio electorum magistrorum
subdita: subdito Ve
[XI, 19] Ita quoque decalogi vera custodia apostolica traditione in omnes mundi partes per
doctores sanctos est insinuata
per om. Ve
[XI, 22] cum universis impietatibus et pravis inventionibus suis damnent
et om. Ve
[XI, 22] nec aliquid inde quod sibi nocivum esse possit, remanere permittant
possit: posit Ve (posset leg. B)
[XI, 26] fastusque mundanus sub eius prosternitur potestate
fastusque: statusque leg. Va; fatusque Ve; factusque leg. O
[XII, 4] IN TANTUM UT PLURES ALTERIUS GENTIS ET SECTAE EORUM RELIGIONI ET CERIMONIIS
IUNGERENTUR

sectae: rectae Ve
[XII, 5] quod eos qui passiones sanctorum atque triumphos martyrum legunt, minime latet
quod: qui per Ve (add. in interl.)
[XII, 7] DUODECIMI MENSIS QUEM ADAR VOCARI ANTE IAM DIXIMUS
quem: quae Ve

123
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM
FORMIDO PENETRABAT

quod: quia; quid per Ve


[XII, 19] QUIA NEQUAQUAM NEQUITIAE PERDITORUM CREDENTIUM ELECTIO SE AMMISCERE
CONSENTIT

electio om. Z; electos Ve


[XIII, 4] qui residui sumus in adventu Domini (cit.)
adventu: adventum Ve
[XIII, 8] ita ut spe gaudentes in tribulationibus sint patientes
spe: spem Ve
[XIII, 13] resurrectionis corporum in die Iudicii spe firma semper quosque fideles mentio est
tenenda
spe: spem Ve
[XIII, 13] in fide et spe illic perpetualiter possideat
spe: spem Ve
[XIII, 14] ut huius religionis celebrandae
religionis: regionis Ve
[XIII, 17] reverenter firmaque spe celebrent
spe: spem Ve
[XIIII, 5] «quorum pedes sunt speciosi evangelizantium pacem, evangelizantium bona» (cfr.
Rom 10,15)
evangelizantium: evangezantium Ve

Ve, inoltre, scrive quasi sempre qui laddove il testo richiederebbe quod:
probabilmente si tratta di un fraintendimento dell’abbreviazione del relativo, sciolta
sempre in maniera errata dal copista di Ve senza che prestasse attenzione al contesto
testuale. Una distrazione del copista sembra essere all’origine anche di molti degli
esempi di varianti qui riportati, che danno vita a lezioni chiaramente erronee; pur
essendo semplice individuarle, non sarebbe comunque economico ipotizzare una
discendenza da questo di altri tra i manoscritti noti poiché sarebbe necessario ammettere
un numero eccessivo di interventi correttivi.

124
3.2.3. ξ (Da Du) + V: ν

Adele Simonetti ipotizza una vicinanza tra Da Du V, ma l’editrice stessa fa notare


alcuni elementi problematici: innanzitutto la presenza in Da e Du del carme di dedica
alla regina Ermengarda, mentre il codice V, come anche i testimoni individuati come
famiglia ρ, contiene la dedica alla regina Giuditta;156 in secondo luogo, a proposito del
commentario al libro di Giuditta, si attesta una mancanza di errori importanti che siano
condivisi unicamente da V Da Du, anche se la Simonetti segnala «alcune coincidenze»
che «sembrano significative».157
La collazione del commentario a Ester ha fatto emergere dati che lasciano un
margine di incertezza, ma che nel complesso portano a confermare l’esistenza di ν.
Soltanto due varianti legano esclusivamente i tre codici distinguendoli da tutti gli
altri, ma si tratta di due inversioni di termini, non sufficienti da sole a giustificare
l’introduzione nello stemma di un antenato comune:

[II, 17] et locum ipsius altera quae melior ei est


ei est: est ei ν
[XIII, 4] «Hoc enim, inquit, vobis dicimus in verbo Domini [...]» (1The 4,15-17)
inquit vobis dicimus: dicimus inquit vobis ν

Una terza lezione che lega Da Du V è condivisa soltanto da un altro testimone, K, ma


anche in questo caso si tratta di una variante poco rilevante ai fini della ricostruzione
stemmatica, poiché è collocata all’interno di una citazione scritturale, dunque soggetta
alla variabilità della tradizione del testo biblico prima ancora che del commentario in
cui è riportata:

156
Il codice Ve, ultimo indicato come testimone del gruppo µ, è acefalo ma, non avendo l’epistola a
Ermengarda prima del commento a Ester, è probabile che fosse anch’esso introdotto dalla dedica a
Giuditta.
157
A. SIMONETTI, Commentario cit., pp. LV-LVI. Una variante sembrerebbe avere un peso maggiore
delle altre: la sostituzione dell’espressione ita ut nullatenus al posto di nec comune a tutta la tradizione al
paragrafo IV 13: Quia unanimitas ecclesiae apud Domini misericordiam velocem meretur exauditionem,
nec hostis praevalet eos nocere nequitia, pro quibus caritatis atque unanimitatis laborat instantia.

125
[VIIII, 4] «Ecce non dormitat neque obdormiet qui custodit Israhel» (Psa 120(121),4)
obodrmiet: dormiet ν K (Vulg); dormit Pi

Essendo la forma dormiet quella adottata nella versione ufficiale della Vulgata, oltre
che, tra le due, quella più comune (lectio facilior), non è possibile escludere la
possibilità che ognuno dei quattro copisti l’abbia introdotta autonomamente.
Più numerosi sono i casi in cui V e ξ condividono lezioni tra loro e con altri testimoni
appartenenti a diverse famiglie di codici, ma la variabilità dei gruppi che di volta in
volta vanno costituendosi è con ogni probabilità segno di una almeno possibile origine
poligenetica delle varianti, che dunque non possono essere considerate congiuntive dei
tre codici in oggetto. In alcuni passaggi, per esempio, Da Du V concordano tra loro in
lezioni corrette, e questo permette di spiegare anche l’identità con testimoni
appartenenti ad altre famiglie, in particolare δ A G senza che questo implichi un
rapporto tra i codici:

[I, 12] Quid causae est ut aliquis dicat...


causae θ ν ρ δ A Av Pa PL (Colv non leg.): causa α λ Va Ve

Quid causae est ut è clausola più volte usata da Rabano Mauro e attestata in
Ambrogio, Girolamo e Agostino, oltre che in altre opere di Rabano Mauro stesso; al
contrario la forma quid causa est ut non risulta mai attestata all’interno della Patrologia
latina e una sola volta all’interno del database Brepolis.158

[I, 15] audita voce simphoniorum et musicorum


simphoniorum α λ δ Ve PL: simphoniarum ζ ν ρ A Colv; et: om. ξ

Il passo è citazione da Beda (In Esdram et Nehemiam prophetas allegorica expositio


II, IX, in PL 91, coll. 863D-864B, oppure In Ezram et Neemiam libri III, CCSL 119A
(D. Hurst, 1969), lib. 2, ll. 1011 ss., p. 313) dove si trova nella forma simphoniarum et
musicorum, dunque i copisti potrebbero aver modificato correggendo il testo
indipendentemente gli uni dagli altri; tuttavia l’apparato dell’edizione critica riporta

158
Cfr. infra § 4.1.

126
l’attestazione in un codice della variante simphonioum e, d’altra parte, è altrettanto
probabile che la modifica possa essere dovuta non tanto a un recupero di un manoscritto
di Beda quanto piuttosto al fatto che la forma simphoniarum appare essere facilior e,
comunque, entrambe avrebbero potuto essere messe a testo.159

[III, 11] QUI DEAMBULAT COTIDIE ANTE VESTIBULUM DOMUS


deambulat λ θ A G Ve M Mo W; deambulabat η δ ν B Z (Vulg)
[I, 11] SCRIBITE ERGO IUDAEIS SICUT VOBIS PLACET
scribite: scribete λ G Ve (PL); scribe M W

Le forme deambulabat e scribite sono le forme attestate nella Vulgata.

[XII, 8] novissimam aetatum saeculi significat


aetatum β Tr Ve: aetatem ν ζ δ K PL (ρ lacuna)

Aetatem sembra interpretabile come lectio facilior: è possibile ipotizzare che


originariamente si trovasse a testo aetatum, poi modificato dalla maggior parte dei
testimoni.

Tra le varianti comuni a Da Du V, tuttavia, se ne segnalano alcune che paiono degne


di maggior attenzione:

[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest


attamen: et tamen F; sed tamen ν Ve K
[II, 8] Redemptor noster Christus videlicet Dominus sanctorum praedicatorum ordinem
septiformis Spiritus sancti gratia repletum ad convocandam Iudaicam plebem ad convivium
spiritale direxit, quatenus eius decor ac nobilitas [quam habebat] ex praerogativa Patrum et
Legis prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum Domini habuerat:
[quam habebat: qua fulgebat µ; quam habebant λ]
habuerit θ; habuerant ν Ve λ
[X, 2] RESPONDENSQUE REX ASUERUS AIT
rex Asuerus: Asuerus rex ν Ve Z
[XI, 3] «Qui bonus est hauriet a Domino gratiam» (Pro 12,2)

159
Cfr. infra § 6.2.

127
a Dominio gratiam: gratiam a Domino ν Ve Z
[XI, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam
supra: super ν Ve F PL Colv

La frase riprende il versetto di Ester appena citato: «Hester autem constituit


Mardocheum super domum suam» (Est 8,2). La variante super al posto di supra
potrebbe dunque derivare dall’influenza del super presente nel testo biblico.

[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM

FORMIDO PENETRABAT

penetrabat α ζ (Av: penitrabat) ν Ve K (var. Vulg.); penetrarat A O R Tr PL Colv (Vulg);


penetraret F (var. Vulg.)

Le forme penetrabat e penetraret sono attestate come varianti nella tradizione della
Vulgata e possono essere indicate come lectiones faciliores. Osservando i manoscritti
che le tramandano, si ipotizza che la lezione originaria fosse penetrabat, poi modificata
in alcuni codici secondo il testo della Vulgata

[XIII, 1] et idcirco eandem diem constituere sollemnem epularum


constituere: constituerunt ν Ve Z
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli quo γ ρ
illud: Pauli add. λ ζ ν Ve
[XIII, 13] nulla umquam oblivione sunt delendae
nulla: nullae A G δ λ Va T

Questi esempi risultano più significativi perché, fatta eccezione per i due casi legati a
citazioni bibliche, le varianti sembrano essere sostanzialmente adiafore e dunque si
tratterebbe di modifiche non necessarie alla correttezza o alla comprensione del testo, né
“obbligate” da un’esigenza di chiarezza.
Emerge dunque un legame all’interno del gruppo Da Du V che potrebbe confermare
l’ipotesi avanzata dalla Simonetti. Nello stesso momento, però, i tre manoscritti
appaiono sempre legati a un quarto codice: il testimone Ve.

Un indizio a sostegno dell’esistenza della famiglia ν è dato, poi, dai casi in cui
lezioni uguali uniscono Da V in opposizione a Du e al resto della tradizione, oppure, al
contrario, Du V in opposizione a Da e al resto della tradizione. Se si osservano tali

128
varianti all’interno del contesto in cui si trovano, si comprende che si tratta di
innovazioni rispetto alla forma originaria del testo, più economicamente spiegabili se
attribuite ad un unico codice predecessore da cui derivarono i manoscritti in esame: è
possibile, infatti, supporre che il testimone che di volta in volta si distingue dagli altri
abbia ripristinato tramite congettura autonoma la forma originaria comune al resto della
tradizione.

− DA V VS DU

[I, 28] tunc maxime lectionibus sacris, ieiuniis, orationibus, ceterisque spiritus fructibus
vacant, et in supernorum contemplatione tunc sese altius adtollunt, ad speculandum utique
gloriam maiestatis divinae
speculandum: speculandam Da V Ve
[IV, 17] Dat rex noster requiem in universis provinciis
in om. Da V O R Va
[VI, 10] Statimque in Susis pependit edictum rege et Aman celebrante convivium
celebrante: celebrantibus Da V Ve
[XIII, 4] «[...] simul rapiemur in nubibus cum illis obviam Domino in aera [...]» (1The 4,15-
17)
rapiemur in nubibus cum illis γ ζ λ Du M W; cum illis rapiemur in nubibus Da V Ve;
rapiemur cum illo Z

− DU V VS DA

[I, 30] «et onus meum leve est» (Mat 11,29)


est om. Du V F P Z
[X, 9] Suspensus est itaque Aman
est itaque: itaque est Du V
[XI, 6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum
regem: rex Du V Ve K
[XI, 24] non nisi novissimam aetatum saeculi
aetatum: aetatem ζ δ A B Da K PL Colv

L’insieme delle varianti non soltanto porta a confermare una vicinanza tra il gruppo ξ
e il codice Vaticano Palatino lat. 288 (V), ma suggerisce anche un più stretto rapporto

129
tra questi testimoni, il manoscritto di Verona e, anche se in maniera meno diretta, i
manoscritti K e Tr.

− ν (DA DU V) VE

Soltanto cinque varianti sono condivise esclusivamente da questi codici; quattro sono
poco significative:

[X, 12] omnia quae divinis praeceptis fecerunt contraria


fecerunt contraria: contraria fecerunt ν Ve
[XI, 11] QUOMODO ENIM POTERO SUSTINERE NECEM ET INTERFECTIONEM POPULI MEI?
sustinere necem: necem sustinere ν Ve
[XII, 7] QUANDO CUNCTIS IUDAEIS INTERFECTIO PARABATUR
cunctis Iudaeis: Iudaeis cunctis ν Ve
[XIII, 9] cogitavit contra eos malum ut occideret illos
contra eos malum: malum contra eos ν Ve

Sono varianti deboli perché sono semplici inversioni di termini e tre su quattro sono
collocate all’interno di citazioni bibliche, in particolare del libro di Ester, quindi più
facilmente contaminabili con versioni differenti del testo biblico o, al contrario,
facilmente ripristinabili da altri codici secondo l’ordine comune alla maggior parte della
tradizione.
Una variante appare più rilevante, anche se non decisiva poiché, oltre ad essere
attribuibile a un semplice errore di lettura, è collocata all’interno di una citazione tratta
dal prologo di Girolamo al libro di Ester e le medesime varianti sono attestate già come
varianti nella tradizione del prologo stesso:

[PROL. 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis Hebreorum
relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse: relevatum γ ρ θ; elevatum ν Ve;
revelatum η (Av: vel relevatum add. in interlinea)

130
HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther: Librum Esther variis translatoribus
constat esse vitiatum. Quem ego de archivis Hebraeorum elevans; revelans; relevans, verbum
e verbo pressius; expressius transtuli.160

L’edizione del prologo di Girolamo accoglie a testo le lezioni elevans e pressius, ma


segnala in apparato la presenza delle varianti indicate: si ritrovano quindi le medesie
lezioni presenti nei testimoni di Rabano Mauro.

Come si è iniziato a vedere, ci sono alcuni passaggi in cui i manoscritti concordano


anche con altri testimoni, ma le varianti non sono significative al fine della ricostruzione
stemmatica:

[X, 2] REX ASUERUS: Asuerus rex ν Ve Z


[XIII, 3] «Qui bonus est hauriet a Domino gratiam» (Pro 12,2)
a Domino gratiam: gratiam a Domino ν Ve Z
[XI, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam
supra: super ν Ve F PL (super è il termine usato nel versetto appena citato come lemma)
[XIII, 1] ET IDCIRCO EANDEM DIEM CONSTITUERE SOLLEMNEM EPULARUM ATQUE LAETITIAE
constituere: constituerunt ν Ve Z

3.2.4. ν Ve ρ: µ

In altri casi ν e Ve sono associati a ρ, a formare quella che la Simonetti ha


identificato come famiglia µ. Le varianti non sono numerose e la maggior parte di esse è
condivisa anche da altre famiglie di testimoni:

[I, 11] «Quae enim societas lucis ad tenebras aut quae conventio Christi ad Belial» (2Co
6,14)
lucis: luci µ PL R
[I, 22] ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat
fecit: et add. δ µ θ A Av B Pa Tr Colv

160
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, 1975, p. 712, l. 2; PL 28, col. 1433A.

131
[VIIII, 1] QUOD CUM REX AUDISSET, AIT
rex audisset: audisset rex ν Ve M Mo Z

Due varianti, però, possono essere considerate separative di µ rispetto a tutto il resto
della tradizione:

[II, 8] quatenus eius decor ac nobilitas quam habebat


quam habebat: qua fulgebat µ; quam habebant λ
[XII, 15] praedas ex substantiis eorum tangere et agere noluerint
tangere et agere λ δ ζ A G; tangere B; agere vel tangere ν Ve M Mo W; agere Z

Nel secondo caso la lezione agere vel tangere poteva essere in µ: Z, solito ad
intervenire sul testo, avrebbe potuto interpretare il vel come l’indicazione di
un’alternativa e quindi scegliere soltanto la prima delle opzioni indicate.

Adele Simonetti ha proposto di identificare in µ il progenitore dei codici testimoni


della forma denominata ω:2 una revisione d’autore che Rabano Mauro avrebbe attuato
in occasione della seconda dedica dei commentari a Ermengarda. 161 Nel testo del
commentario a Ester, tuttavia, le varianti ora osservate costituirebbero l’unico segno di
tale possibile revisione. Certamente si potrebbe parlare di un miglioramento del testo a
livello stilistico a proposito della modifica di quam habebat / quam habebant in qua
fulgebat, ma la forma agere vel tangere per tangere et agere non è tale da essere
attribuibile ad un intervento autoriale.
Rimane dunque un margine di dubbio intorno alla possibilità di una volontà di
modifica del testo da parte di Rabano Mauro che si sarebbe attuata solamente in uno o
due passaggi del commento e in modalità così lieve: le lezioni oggetto d’esame
potrebbero essere state introdotte da un copista e avere quindi valore separativo rispetto

161
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. XXVII-XXIV, LIII-LIV; l’editrice sembra distinguere ω2
da µ senza una reale motivazione: suppone che ci sia un passaggio intermedio tra Ve ν ρ e l’archetipo. È
da ricordare che Ve è datato alla prima metà del IX secolo e doveva dunque essere vicino, almeno
cronologicamente, all’originale.

132
agli altri rami della tradizione, ma non essere varianti d’autore. Sicuramente non è
possibile escludere che Rabano sia intervenuto in un secondo momento solamente sul
testo del commentario a Giuditta, senza tornare su quello a Ester, anche per la più
pratica ragione che questo è in tutti i codici, con la sola eccezione di K, il secondo dei
due testi tràditi.
L’ipotesi di una coincidenza della revisione con la dedica a Ermengarda risulta,
tuttavia, indebolita dalla constatazione che la totalità dei testimoni individuati come
parte della famiglia µ – fatta eccezione per Ve poiché mutilo e, naturalmente, per Da e
Du – tramanda la dedica a Giuditta.

Un ultimo punto problematico rimane aperto, poiché alcune lezioni legano il


sottogruppo ρ al ramo γ:

[PROL., 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis Hebreorum
relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse: relevatum γ ρ θ PL Colv; elevatum ν
Ve; revelatum η (Av: vel relevatum in interlinea)
[I, 17] Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut ventura
exprimat: ut quidam ait γ ρ PL Colv; om. ζ λ ν Ve
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli quo ad Corintheos scribens ait γ ρ PL Colv: Pauli add. ζ λ ν Ve
(D Va: Apostoli Pauli)

È necessario ipotizzare uno snodo ulteriore nella tradizione, che separi ν e Ve da ρ?


Nel primo e nel secondo esempio si può dedurre che la versione originaria fosse
quella conservata in γ e ρ (relevatum – ut quidam ait), mentre nel terzo caso non è
immediato ricostruire la dinamica con cui si è prodotta la variante, anche se è più
probabile che Pauli sia stato aggiunto come fosse una sorta di glossa: generalmente nel
commentario l’identificazione dell’Apostolus con Paolo non richiede di essere
esplicitata; in questo caso il riferimento all’epistola ai Corinzi la rende ancora più
chiara.

133
3.2.5. K Tr: λ

I manoscritti di Karlsruhe e Troyes 1116 furono entrambi esemplati nel IX secolo; si


collocano quindi all’inizio della trasmissione del commentario al libro di Ester, ma,
come avviene anche per gli altri due codici più antichi (G e Ve), presentano lezioni
proprie tali da escludere che gli altri testimoni noti derivino da loro.

− LEZIONI PROPRIE DI K

[I, 14] Legat et opuscula Patrum: om. K


[I, 24] hoc est sancti viri: om. K
[I, 37] sic nutrienda sunt ultima: om. K
[II, 1] UBI REX ASUERUS MANERE CONSUEVERAT: om. K
[II, 14] EI ADERANT: aderant ei K
[II, 18] in tenebras exteriores: om. K; exterioras To
[IIII, 18] alios autem pastores et doctores: om. K
[VI, 10] PEPENDIT EDICTUM REGE: a add. K
[VII, 8] quod Petro in carcere posito: om. K
cum eius amore praecipuo incessanter ferveret: om. K
[VIIII, 6] Ascendens super equos tuos: ascendens add. K (Ve ante corr., poi ascendes,
secondo la citazione biblica)
[XI, 19] deinde verbum fidei per eorum ministerium in omnes seminaretur partes terrarum:
om. K
[XI, 20] UT STARENT PRO ANIMABUS SUIS ET: omnisque civitas exultavit atque laetata est ut K
(è una parte del versetto Est 8,15 inserito in cit. versetto Est 8,11)
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE: est eis ad. K; est add. Av D Da PL T To Va (Vulg);
fuit add. B
[XIII, 6] Nec ullus huius gaudii erit finis: huius om. K
[XIII, 12] Quomodo ergo ipsi dies sortium apud posteros in memoria haberi debeant, ostendit
Scriptura dicens: om. K

− LEZIONI PROPRIE DI TR

Piccole ma numerose sono le varianti proprie del manoscritto di Troyes: spesso sono
errori di tipo grammaticale, dunque potenzialmente emendabili da chi avesse letto il
testo, ma talvolta i fraintendimenti, le omissioni o le aggiunte sono tali che non è

134
possibile ipotizzare una correzione se non tramite contaminazione con altri codici. Si
deduce, quindi, che non si sono conservati codici esemplati direttamente da Tr:

[I, 5] Ubi et praesens rex convivium maximum: preses Tr


[I, 11] non enim dicimus quod perfidia seu peccata alicuius sive fidelis, seu etiam perfidi,
ipsius actus exprimant: figuram add. Tr
[I, 11] Iudicabit orbem terrae in equitate et populos in veritate sua» (Psal 9,9): nn quitate Tr
[I, 12] Quid causa est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis, Aaronis
finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechie arrogantiam, Petri negationem ac
Saulis blasfemiam Redemptori nostro figuraliter convenire?
ut: aut Tr; Saulis: Sauli Tr ξ
[I, 22] in quo videlicet evangelicam praedicationem et corporis ac sanguinis sui universis
gentibus opulentissimam paravit refectionem: sanguinem Tr
[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: habitabiles Tr;
consortes Va
[I, 25] byssus enim mortificationem carnis significat: morzis leg. Tr (mortis?)
[II, 7] Cuius meri dulcedinem in nuptis mysticis Evangelii gustans, architriclinus ad sponsum
ait: «Omnis homo primum vinum bonum ponit et, cum inebriati fuerint, tunc id quod deterius
est. Tu autem servasti vinum bonum usque adhuc» (cfr. Ioa 2,10). Praecepit ergo rex in
iucunditate sua SEPTEM EUNUCHIS , QUI IN CONSPECTU EIUS MINISTRABANT, UT
INTRODUCERENT REGINAM VASTHI CORAM REGE, POSITO SUPER CAPUT EIUS DIADEMATE, UT
OSTENDERET CUNCTIS POPULIS PULCHRITUDINEM EIUS. Cum Redemptor noster Christus
videlicet Dominus sanctorum praedicatorum ordinem
praecepit ergo... Christus videlicet om. Tr
[II, 12] Hic qui iuga bovum conparat quinque: quinque conparat quoque Tr
[II, 12] indignantur sibi undecimae horae operarios coequari: quoequari Tr
[II, 14] SEPTEM DUCES PERSARUM ATQUE MEDORUM, QUI VIDEBANT FATIEM EIUS, ET PRIMI
POST EUM RESIDERE SOLITI ERANT: videbunt Tr
(atque: adque Tr; om. PL)
[II, 18] in tenebras exteriores: om. K; exterioras Tr
[V, 7] Libri ergo memoriales sunt volumina duorum Testamentorum in quibus quae iustis pro
bonis actibus praemia: om. Tr
[V, 7] qui reddet unicuique secundum opera eius (Rom 2,6-9): reddit Tr
[VI, 6] mortem meditatus est: morte Tr
[VII, 4] In veritate, voluntatem timentium se faciet et orationes eorum exaudiet: voluntati Tr ;
et voluntatem K (add. in margine con rimando)
[VIIII, 1] DIXERUNTQUE EI SERVI ILLIUS: eis Tr
[VIIII, 4] Leguntur coram eo historiae et annales priorum temporum, in quibus
commemoratio fidei et bonorum actuum Mardochei continetur: continentur Tr

135
[X, 2] Quod ille audiens ilico obstipuit, vultum regis ac reginae ferre non sustinens: om. Tr
[XI, 8-9] HESTER AUTEM CONSTUIT MARDOCHEUM SUPER DOMUM SUAM. Ecce Hester
Mardocheum constituit supra domum suam: et cetera Tr
[XII, 3] omnisque coetus sanctorum pro hoc pariter in superna Hierusalem gaudens
laetabitur: gaudentes Tr
[XII, 7] quando cunctis Iudaeis interfectio parabatur et hostes eorum inhiebant sanguini versa
vice: intertio Tr; sanguni om. Tr
[XIII, 3] occisionem hostium agentes: gentes Tr
[XIII, 9] ATQUE EX ILLO TEMPORE DIES ISTI APELLATI SUNT PHURIM, ID EST SORTIUM, EO
QUOD PHUR, ID EST SORS, IN URNAM MISSA FUERIT: phuri Tr; fur A; unam Tr

− λ + VE?

I manoscritti in esame K e Tr concordano con altri manoscritti, talvolta in errore,


talvolta presentando la lezione che risulta essere corretta da un punto di vista
grammaticale ma che potrebbe essere subentrata nel testo in un secondo momento, a
correzione di lezioni originarie errate.
Adele Simonetti unisce i due testimoni in un gruppo a sé stante, individuandoli come
discendenti da un antigrafo comune λ, separandoli, per la presenza di varianti proprie
soltanto ad essi, dagli altri codici appartenenti all’ipotizzato ramo Y; 162 la stessa
editrice, però, fa notare come l’assenza della prima parte del testo nel testimone Ve lasci
in dubbio una possibile originale concordanza tra le varianti di questo codice e i due
considerati.
Per quanto concerne il commentario al libro di Ester, si registra una sola lezione che
sia propria esclusivamente di K e Tr:

[II, 8] Redemptor noster Christus videlicet Dominus sanctorum praedicatorum ordinem


septiformis Spiritus sancti gratia repletum ad convocandam Iudaicam plebem ad convivium
spiritale direxit, quatenus eius decor ac nobilitas quam habebat ex praerogativa Patrum et

162
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., p. L.

136
Legis prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum Domini habuerat: qua
fulgebat µ; quam habebant λ; habuerit θ; habuerant λ ν Ve

In un altro caso è possibile ricostruire che K presentava la medesima lezione del


codice di Troyes prima di modificarla riportando il dettato allo stessa forma degli altri
testimoni:

[I, 37] sic praedicanda sunt bona, ne ex latere iubeantur et mala: iubentur Tr, iubentur ante
corr. K

La presenza di una sola lezione propria di tale coppia di testimoni non è


necessariamente in contrasto con l’esistenza di un rapporto tra di essi, anche alla luce di
quanto registrato da Adele Simonetti in relazione al testo del commento a Giuditta; i
due codici si collocano, comunque, all’interno di una rete di parentele più ampia, legata
soprattutto, ma non esclusivamente, al manoscritto Ve e ai sottogruppi ν e ρ.
Per quanto riguarda il manoscritto veronese, anch’esso esemplato nel IX secolo,
alcune varianti che lo legano a entrambi i codici K Tr e altre che coincidono talvolta nel
testo di Ve K e talvolta in Ve Tr, hanno condotto a ipotizzare che λ fosse all’origine di
tutti e tre i testimoni e dunque che Ve fosse legato a loro prima che a ν e ρ.

[I, 12] Quid causa est ut aliquis dicat: causa α λ Ve Va; causae/-e θ ν ρ δ A Av Pa PL (Colv
non leg.)
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest: et tamen F; sed tamen ν K Ve
[XI, 6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum quem ab Aman receperat
regem: rex Du K V Ve
[XIII, 15] SCRIPSERUNTQUE HESTER REGINA FILIA ABIAHIL: filii Tr Ve

137
Non si tratta, tuttavia, di varianti con valore congiuntivo né separativo. Inoltre, la
presenza di almeno due varianti che legano necessariamente Ve ai due sottogruppi citati
rende tuttavia necessario ipotizzare un subarchetipo µ.163

− Y?

Nel commentario al libro di Ester è stata individuata soltanto una lezione, all’interno
di un versetto del libro di Ester, che sia presente in tutti i codici riuniti dalla Simonetti
sotto il ramo Y:

[XII, 16] dixit reginae: ‘In urbe Susis interfecere Iudaei quingentos viros, et alios decem
filios Aman, quantam putas eos exercere caedem in universis provinciis?: quantum µ λ (K
quantam ante corr.)

Poiché si tratterebbe dell’unica variante comune a tutti i testimoni del gruppo Y e


soltanto ad essi, e non sono state individuate altre varianti in questa direzione, non
sembra necessario ipotizzare l’esistenza di tale subarchetipo.
Anche le motivazioni portate dall’editrice a sostegno di questa ipotesi non sono
pienamente convincenti, poiché i raggruppamenti contengono sempre eccezioni di
manoscritti che, di fatto, risultano il più delle volte legati ad altre famiglie di codici.164
Pare dunque poco economico, anche in funzione della constitutio textus, aggiungere un
passaggio intermedio tra l’eventuale archetipo e le famiglie di testimoni conservatisi.

163
Cfr. supra.
164
Scrive la Simonetti, giustificando l’esistenza del subarchetipo Y: «I codici K T2 [Tr nella presente
edizione] e Ve (per la parte conservata) contengono alcune corruttele che li separano dalla famiglia X, a
volte presenti anche nei testimoni di ν, i quali in altri casi le hanno invece corrette così come esse furono
corrette da un progenitore del gruppo π [ρ + Ba, ms. che non è testimone del commentario a Hester].
Queste sono: XI 4. quo ablatis X (+ π): quod oblatis K, quo oblatis T2 Ve V, quod ablatis Da Du; XI 5.
caedibusque X (+ π): aedibusque K T2 Ve ν; XI 11. reliquerat X (+ V Da π): relinquerat K T2 Ve,
reliquerant Du; XI 15. quamcumque X (+ ν π): quacumque K T2 Ve; XIII 7. detegit X (+ V Da π): tetigit
K, tetegit T2 Ve Du; XIII 30. nequitiae X (+ Da Du π): nequitia K T2 Ve V; XVI 5. portari X (+ ν π):
portare K T2 Ve» (RABANO MAURO, Commentario cit., p. L).

138
3.3. I rapporti tra i manoscritti: X?

3.3.1. C D T To (θ)

Alcune varianti accomunano i manoscritti C D T To, già vicini per provenienza: sono
codici esemplati in area francese, prodotti in ambienti cistercensi (rispettivamente nei
monasteri di La Ferte-sur-Grosne, Citeaux, Clairvaux e Fontenay); D T e To risalgono
al XII secolo, C al XIII. Quest’ultimo, come detto nella descrizione del codice, presenta
una lacuna tra i capitoli III e VIII che potrebbe essere dovuta alla caduta di un fascicolo:
sicuramente non è un salto voluto dal copista dal momento che l’interruzione lascia
sospese le frasi in corrispondenza dell’inizio e della fine della lacuna; l’unità
codicologica contenente il commento, inoltre, è mutila e il testo si interrompe al
capitolo IX. Per questo, nel registrare le varianti comuni ai codici del gruppo θ, gran
parte del testo rimane priva del confronto con C; la posizione di questo testimone nello
stemma si fonda sulla concordanza tra i dati emergenti e quanto già osservato da Adele
Simonetti a proposito del commentario al libro di Giuditta che, anche in questo codice,
precede quello al libro di Ester.

Le lezioni proprie di questo gruppo sono le seguenti:

[CAP. XII] De gloria Mardochei et quomodo se Iudaei ulti sunt de inimicis suis et decem filii
Aman in patibulo suspensi: filiis C D T To
[I, 23] SEPTEM ergo DIEBUS rex magnus convivium instrui fecit: fecit instrui C D T To
[II, 8] Legis prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum Domini habuerat:
habuerant Da Du K V Ve; habuerit C D T To
[III, 2] ministri fuerunt evangelici verbi; evangelii D T To (C lacunoso)
[IIII, 2] ad regis cubiculum introducendae erant; cubitum D T To (C lacunoso)
[V, 5] Horum ergo eunuchorum nequitiam agnoscens Mardocheus noster: cognoscens D T
To (C lacunoso)
[VIIII, 2] EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES MARDOCHEO IUDEO: fac K (ita canc?); facito C D To
– (T facita ante corr.)
[XII, 9] licet hostes et persecutores nomini Christi ubique illis persecutiones excitent;
persecutionem Da; persecutores D To – T ante corr. (C mutilo)
[XIIII, 5] hi quaerunt bona populo suo et loquuntur quae ad pacem pertinent seminis sui: et:
om. D T To (C mutilo)

139
Se ne aggiungono altre in cui i manoscritti non sono isolati, ma la presenza della
stessa lezione ne conferma il rapporto:

[CAP. XII] decem filii Aman in patibulo suspensi: suspensis θ Ve: suspensi sunt Va
[I, 4] regnavit quoque post Darium patrum suum congnomento Nothum: patrum A G P R:
patruum θ Av Pa PL; patrem Y F O Va B
[I, 13] vocavi te in nomine tuo: om. θ ξ Z
[II, 11] longe a gratia Spiritus sancti ac consilio Patris factus est extorris: a θ ξ Va
[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ (PL) V Ve: praepositus ξ; praepositi θ ρ η
[III, 2] ad regis aeterni thalamum munda et sancta, pro repudiata Vasthi contumaci ac
proterva, introducebatur: inducetur W Z; introducetur Av C D T To
[VIII, 1] AT ILLA RESPONDENS: respondens ait Av Da Pi Va Z; respondit F O D T To (C
lacunoso)
[XI, 18] hoc est praedicatores sanctos; hoc est per praedicatores sanctos M D T To (C mutilo)
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM
FORMIDO PENETRABAT: penetrabat α θ ν Ve K Va: penetrarat A PL O R Tr (Vulg); penetraret
F; penitrabat Av
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli: Pauli add. θ λ ν Ve Av
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: potuisset Va; possit θ λ Av
potestas in caelo est et in terra, in mari et in omnibus habyssis: et add. θ Av
[XIIII, 5] Qui electos suos ab inicio dono suae gratiae exaltavit: gratiae suae θ Da F

Lezioni proprie di ciascun codice indicano che non sussiste un rapporto di


discendenza diretta di uno dagli altri. Si propongono le più rilevanti.

− VARIANTI PROPRIE DI T

[III, 6] beatus Paulus apostolus, qui etiam de stirpe Geminea, hoc est de tribu Beniamin:
gemina T
[III, 8] ad regis superni thorum per omnia habilis inveniretur: superni regis T
[VII, 6] INGREDIATUR AD REGEM, CONTRA LEGEM FACIENS, INVOCATA: non vocata T F M W
Z (variante attestata nella tradizione della Vulgata)
[X, 6] qui hic noluit audire: hoc T

140
− VARIANTI PROPRIE DI TO

[II, 8] UT OSTENDERET CUNCTIS POPULIS PULCHRITUDINEM EIUS: gentibus Du; et principibus


add. To Z (ripresa versetto citato sopra)
[XII, 13] ET DECEM EXTRA FILIOS AMAN: extra decem Av Da Du To Z (To et ante canc.)
(variante attestata nella tradizione della Vulgata)
[XII, 14] transgressores videlicet decalogi Legis Mosaicae reatum crucis Christi: ob add. Av
To

− VARIANTI PROPRIE DI C

Tra le lezioni proprie di C, alcune sono facilmente reversibili, attribuibili a


distrazione del copista di C:

[I, 5] et cetera humanis mentibus incredibilia: humani C


[I, 10] orationibus interpellatus: orationis C
[I, 14] qua relictis ob perfidiam Iudaeis: hoc C
[II, 2] Quid per Vasthi reginam nisi plebs Iudaica exprimitur: regiam C
[II. 14] ET NIMIO FURORE SUCCENSUS INTERROGAVIT SAPIENTES: successus C
[II, 19] Et ecce ego vobiscum sum omnibus diebus: vobis C
[VIIII, 1] NOCTEM AUTEM ILLA: nocte C
[VIIII, 1] INSIDIAS BAGATHAN ET THARES: Gabathan C

− VARIANTI PROPRIE DI D (E DI D RISPETTO A C T TO)

[I, 38] ut qui verbi pocula ministrat: verba D


[III, 12] nec enim ulla hora: haec D
[IIII, 3] sordes veteris hominis abluere: homines D
[IIII, 8] AD ORNATUM DEDIT: detidit D
[IIII, 11] PLUS QUAM OMNES MULIERES, HABUITQUE GRATIAM ET MISERICORDIAM CORAM EO
SUPER OMNES MULIERES, HOC EST SUPER OMNES NATIONES TERRARUM: om. D (saut du même
au même)
[IIII, 14] circumamicta varietate: circundata D
[V, 8] super omnem impietatem et iniustitiam hominum: iniusticia D
[VI, 2] novit decipientem et eum qui decipitur: despicientem D (variante non attestata nelle
tradizioni della Vulgata e della Vetus Latina)

141
[VIII, 1] OSCULATA EST SUMMITATEM VIRGAE EIUS: summitate D
[VIII, 3] pie ad se clamantium: ad se clamantium pie Z; ad se pie clamantium D
[VIIII, 1] NUNCIASSET MARDOCHEUS: Mardocheus nuntiasset D
[VIIII, 4] singulorum actuum notitiam: noticia D
[X, 6] non fuit qui aspiceret: aspicet D
[X, 8] ante humiles iniuste opprimebant: iniuste om. D
[X, 9] CUI DIXIT RE: et D
[X, 9] ET REGIS IRA REQUIEVIT: quievit Av D Mu Pi Va Z (Vulg.) (var. Vulg.)
[X, 10] incidit in illam: eam D Mu Z
[XI, 2] rex verus et Dominus noster: ac D
[XI, 12] cotidie Dominum omnipotentem: omnipotente D
[XI, 12] de manibus eorum fidelium liberetur innocentia: liberet D
[XI, 23] ut disperdam de civitate Domini omnes: disperderem D F R (var. Vulg.)
[XI, 26] quia ego vici mundum: ego om. Av D (in T aggiunto in interlinea)
[XII, 7] TERTIA DECIMA DIE: tercima D
[XII, 18] per septiformem Spiritus sancti gratiam: Dei D
[XIII, 4] iuxta illud Pauli Apostoli ait: Apostoli Pauli D Va (non tutti i mss. hanno Pauli, c’è
in T To)
[XIII, 13] futurae animarum quietis et resurrectionis corporum: resurrectiones D
[XIII, 17] sana fide et bona operatione observent: sane D post corr: sine ante corr.

Molte varianti consistono in errori di tipo grammaticale, in particolare nell’uso delle


desinenze dei casi (es. caduta della -m finale dell’accusativo, scambi tra vocali i ed e,
etc.): si tratta di sviste che, nell’eventualità di una copia tratta da questo codice,
avrebbero potuto essere corrette.

3.3.2. Rapporti interni a θ: C D χ (T To)

All’interno di θ poche varianti permettono di intuire i rapporti tra i quattro codici, in


parte anche a motivo della parzialità di C.
C e To presentano una sola variante in comune che li contrappone a D e T:

[I, 13] quodammodo similando comparemus: simulando C Tr; om. Av Pa Va

Si potrebbe parlare di lectio facilior, facilmente producibile indipendentemente da due


manoscritti.

142
Similmente C e D sono separati dagli altri soltanto per una congiunzione:

[I, 22] corporis ac sanguinis: et C D Da PL

Anche le lezioni che legano D e T, D e To, C T e To sono varianti deboli:

[VI, 10] ET CUNCTIS QUI IN URBE ERANT: Iudaeis add. D To Av B Da Z (var. Vulg.)
[XI, 19] in fidelium est corda difusa: corde D T Da Va
[XII, 8] ubique illis persecutiones excitent: persecutionem Da; persecutores D To (T ante
corr.)
[XII, 14] iuste inferni cruciatum sustinere cogantur: coguntur D To Av K
[XII, 17] affligam illos, nec potuerunt stare: poterunt ξ D T Av K Va; poterant B
[XIII, 11] in terra, in mare et in omnibus abyssis: mari η ν δ D T (corr. su mare) Tr Ve
[XIIII, 3] cuius potestas in caelo est et in terra: est in caelo D T

− VARIANTI DI T TO (χ)

Di maggior peso sono le lezioni che accomunano T e To:

[II, 2] ubi rex manere consueverat: consuerat T To


[III, 6] per Evengelium vos genui: vos genui per Evangelium T (To ante corr.: l’inversione di
termini poteva essere stata aggiunta nell’antigrafo dei due codici così da non essere
pienamente chiara e da sfuggire ai copisti)
[V, 2] nisi scribae et Pharisei designantur Iudeorum: scribe η δ χ K Da M B
[V, 3] licet censum dari Cesari an non: dare T To
[VIII, 9] ET MEAM IMPLEAT PETITIONEM: implet T To (variante non attestata nella tradizione
della Vulgata)
[XI, 10] QUO SIGNUM CLEMENTIE MONSTRABATUR: clementie T To B G M O; clementiae
mss.

Come proposto da Adele Simonetti, i codici C D T To derivano da un progenitore


comune θ e all’interno di questa famiglia si può confermare un rapporto più stretto fra i
codici conservati a Troyes: le varianti che li legano non sono numerose ma non
contraddicono e possono sostenere l’ipotesi di un antenato comune χ.

143
3.3.3. Av Pa Va: η

Il codice di Avranches, il Parigino latino 2432 e il Vaticano Chigiano A.IV.75 sono


manoscritti esemplati nel corso del XII secolo; non se ne conosce il luogo di copia, ma
il numero di varianti che hanno in comune rivela senza dubbio un legame tra essi a
livello stemmatico.
Occorre ricordare che il manoscritto Pa presenta una lacuna tra i capitoli II e III,
causata senza dubbio da un guasto meccanico, più specificamente dalla caduta di un
foglio poiché l’entità dell’interruzione corrisponde a un numero di righe che può essere
identificato con quello di una carta recto e verso, e il salto avviene esattamente in
coincidenza della fine di un foglio, in modo tale che quello successivo ha inizio nel
mezzo di una frase. Il codice è mutilo e anche in questo caso l’interruzione è dovuta con
ogni probabilità alla perdita fortuita di un fascicolo. L’analisi delle varianti risulta
necessariamente incompleta a causa di tali lacune, ma è comunque possibile individuare
la posizione stemmatica di Pa.

Le lezioni congiuntive di Av Pa e Va e quelle separative dei tre codici dagli altri


testimoni sono di vario genere ed entità; alcune varianti sono comuni anche a Z, ma
sono tali che sembra possibile attribuire l’uguaglianza a coincidenze:

[PROL., 2] de archivis Hebreorum relevatum: elevatum ν Ve; revelatum Av Pa Va

Av presenta in questo punto una nota interlineare che aggiunge: vel relevatum: potrebbe
essere un indizio di una contaminazione con altri codici aventi lezioni differenti?

[I, 3] quae ab his gesta referuntur: ista Av Pa Va


[I, 13] quodammodo similando comparemus: simulando C To; om. Av Pa Va
[I, 13] super innoxia regis Christi morte interpretantes: innoxii Av Pa Va (PL)
[I, 25] Carbasinum enim color spetiem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
conparatur divinae sapientiae: om. Av Pa Va Z
[I, 34] et iterum: et item Av (abbr. ite) Pa Va
[II, 3] ITAQUE DIE SEPTIMO, CUM REX ESSET HILARIOR ET POST NIMIAM POTIONEM
INCALUISSET MERO: positionem A; potationem Av Pa Va
[II, 3] PRECEPIT MAUMAN ET BAZATHA ET ARBONA ET BAGATHA ET ZARATHA ET CARCHAS,
SEPTEM EUNUCHIS QUI IN CONSPECTU EIUS MINISTRABANT: et Carchas et Zatha Av Pa Va

144
[II, 6] «et iuvenes vestri visiones videbunt et seniores vestri somnia somniabunt » (cfr. Act
2,14-19): et iuvenes vestri somnia somniabunt Av Va Pa (saut du même au même); et filie
vestre visiones videbunt add. Va

Essendo un versetto biblico molto noto, Va portebbe essersi accorto della mancanza di
una parte dovuta al salto dell’occhio e ha provato a completare la frase lacunosa
aggiungendo una parte a memoria.

[II, 8] ad convocandam Iudaicam plebem ad convivium spiritale direxit: plebem Iudaicam Av


Pa Va
[II, 15] Egredietur enim sermo reginae ad omnes mulieres ut contempnant viros suos, et
dicant: dicent Av Pa Va
[II, 17] et locum ipsius altera quae melior ei est: ea Av Pa D F Z; om. Va

Trovandosi davanti alla stessa forma scorretta, alcuni manoscritti hanno


congetturato una correzione, mentre Va è intervenuto eliminando l’errore.

[II, 20] ad apostolatum convocatus est: vocatus Av Va (Pa lacunoso)


[III, 8] Spiritus sancti gratia regeneratas: generatas Av Pa Va
[VI, 6] Aman ergo decem talentorum pecuniam regi promittens, Iudaeorum mortem
expetivit: milia add. Z; milium add. Av Va (Pa mutilo)
[VII, 2] Audiens Mardocheus necem Iudeorum imperialibus decretis destinatam, lugubribus
se induit vestimentis et, in amaritudine animi atque ululatu vocis, usque ad fores palatii
progreditur: amaritudine animi Av; cum amaritudine animi Va

La diversa forma di Av e Va può essere segno di una variante presente nel comune
antigrafo: la preposizione in, per esempio, poteva essere assente già in η da cui Av copia
senza modifiche, mentre Va aggiunge cum.

[VIII, 3] rex regum solio consedit superno: cosidet Av Va Da


[VIIII, 1] UT SUGGERERET REGI ET IUBERET MARDOCHEO: ut Av Va
[VIIII, 2] RESPONDERUNTQUE PUERI: ei add. Av Va
[VIIII, 6] Iubetur Mardocheus regalibus vestimentis indui: regalibus vestibus Av Va
[XI, 2] postquam adventum mediatoris Dei et hominum in carne sprevit: carnem Av Va
[XI, 5] nec non etiam ea quae in genere poenarum: genera Av Va
[XI, 10] ET DEPRECATIO MEA NON EI VIDEATUR ESSE CONTRARIA: videtur Av Da Va
[XI, 19] ita ut qui convenerant hoc audientes stupendo mirarentur universo: convenirent Av
Va
[XI, 21] ut in unitatem societatis et pacis convenientes: unitate Av Va Du

145
[XIII, 7] essentque isti dies epularunt atque laetitiae: om. Av Va
[XIII, 9] cogitavit contra eos malum ut occideret illos: ut occideret eos Av; ut occideret Va

Si può osservare il salto dell’occhio già analizzato trattando del gruppo ξ:

[I, 37] ut non prodigis praedicetur parcitas et tamen tenacibus peritura rerum custodia non
augeatur: ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur; sic prodigis praedicetur
parcitas ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur Av Pa Da (aggiunto in
margine)

Come visto accadere in Da, anche Av e Pa non presentano l’omissione nella citazione di
Gregorio Magno, ma, a differenza di Da, correggono anche la congiunzione et
nell’originario ut. Il manoscritto Va, però, presenta un testo differente in quanto non
colma il salto dell’occhio ma scrive:

ut prodigis praedicetur parcitas ut tamen tenacibus periturarum rerum custodia non


augeatur

Rimane la lacuna ma nello stesso tempo non si trovano nel testo né il tamen iniziale, né
il non che nel resto della tradizione era stato introdotto per ripristinare un significato
coerente, mentre rimane l’ut che precede la seconda parte del parallelismo. Tale forma
si può giustificare ipotizzando che la correzione della lacuna fosse già presente in η: Va
si sarebbe trovato di fronte alla citazione completa della Regula pastoralis ma avrebbe
compiuto nuovamente il saut du même au même dovuto al ripetersi a breve distanza del
termine prodigis, conservando la congiunzione ut che precede la seconda parte del
parallelismo e, forse accorgendosi della contraddizione nel testo o forse per distrazione,
saltando anche il tamen iniziale.

− VARIANTI PROPRIE DI AV E PA: PA CODEX DESCRIPTUS DI AV

Pur potendo leggere soltanto parzialmente il testo tràdito dal codice parigino, è
possibile riconoscere una sua discendenza diretta dal manoscritto di Avranches: per le
parti in cui Pa si è conservato, le varianti
dell’uno corrispondono alle varianti dell’altro anche laddove il codice Va non concorda.

146
[PROL., 2] iuxta finem libri addendo subiunxit: fidem Av (forse d corr.) C D Pa T To
[CAP. III] quod ad Assueri regis imperium: quod Assueri regis imperio Av Pa
[CAP. VI] Aman, pro eo quod illum Mardocheus adorare noluit: eum Av Pa; se Z
[CAP. XIIII] ubi historia Hester apud Hebreos finem habet: hystorias Av Pa

In questo caso si potrebbe ipotizzare anche la presenza dell’errore già in η


poiché Va avrebbe potuto correggerlo anche autonomamente per ripristinare la
concordanza con il verbo coniugato al singolare (habet)

[I, 1] In diebus Asueri qui regnavit ab India usque Ethiopiam: regis add. Av Pa (no var.
Vulg.)
[I, 5] Artarxersis vocatur: Artarxerses Av Pa
[I, 15] iussit convivium praeparari: parari Av Pa; prepari leg. B
[I, 15] vario stratum lapide: pario Av Pa B PL Tr (Vulg. – variante attestata nella tradizione
della Vulgata)
[I, 16] cur non et boni bonorum actus: boni et Av Pa
[I, 25] Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae: ut quidam volunt... nitori om. Av Pa Va Z; habens add. Av Pa

Probabilmente la lacuna, forse dovuta all’assonanza di auri e nitori, era già


presente in η poiché è ripetuta da Av Pa e Va; l’aggiunta del gerundio habens sembra
invece essere un intervento successivo di Av come tentativo di supplire alla mancanza
del verbo: è infatti assente in Va, a conferma ulteriore della parentela non diretta tra i
codici.

[II, 2] cultu observantiam legis exhibuit: cultui Av Pa


[II, 15] AD OMNES MULIERES UT CONTEMPNANT VIROS SUOS: et contempneret Va; et
contemnent Av Pa; omnes add. Pa
[II, 16] ULTRA VASTHI: Vasthi ultra Av Pa
[II, 17] Salvator noster: Redemptor Av Pa
[II, 17] ipsius altera quae melior ei est: ei om. Va; ea Av Pa D F Z
[lacuna di Pa]
[III, 8] Huic Aegeas eunuchus, hoc est pastorum ordo castissimus, parans mundum
muliebrem: paravit Av Pa; parat Va
[III, 8] ipsius discipulatui saluberrimo subrogavit: disciplinatui Av Pa
[III, 10] etiam et per Prophetam Dominus praecepit: et om. Av Pa M W
[IIII, 1] ITA DUMTAXAT UT SEX MENSIBUS UNGERENTUR OLEO MYRTINO: ut dumtaxat Av Pa;
dumtaxat et ut Du (variante non attestata nella Vulgata e nella Vetus)

147
[IIII, 7] nec ultra habebit huiuscaemodi potestatem ad regem nostrum redire: habebit ultra Av
Pa
[IIII, 9] ad regem Christum per sanae fidei credulitatem et baptismatis sacramentum
introducebatur, FORMOSA VALDE: que erat add. Av Pa
[IIII, 15] ET IUSSIT CONVIVIUM PREPARARI PERMAGNIFICUM: parari Av Pa
[IIII, 19] QUICQUID ENIM ILLE PRECIPIEBAT OBSERVABAT HESTER, ET ITA CUNCTA FACIEBAT,
UT EO TEMPORE SOLITA ERAT: et om. Av Pa
[fine del ms. Pa]

Nella parte di testo per cui è disponibile, Pa presenta alcune varianti proprie che lo
distinguono dai testimoni di Avranches e Parigi e che permettono di escludere una
discendenza del primo dal secondo:

[I, 3] qui scribit hoc tempore Ezram et Neemiam reversos esse: eo Pa Z


[I, 14] translationem de Iuda in Babiloniam, quam propter peccata sustinuit: qua Pa (Iudea
Av Pa Va: Iuda gli altri mss.)
[I, 30] Discite a me quia mitis sum: dicite P Pa
[II, 4] estis filii Dei: filii Dei estis Pa
[II, 16] iusta est: est iusta Pa
[II, 17] ordinata ac praeelecta est: est om. Pa
[lacuna Pa]
[III, 7] in confusionem idolatriae translata est: confusione Pa
[IIII, 2] Sponsi regis: regis Sponsi Pa
[IIII, 5] ad agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat: ad Pa
[fine Pa]

Soltanto in tre punti Av presenta varianti proprie, in un caso concordando con Va,
mentre Pa condivide le lezioni del resto della tradizione manoscritta:

[I, 14] Iechoniae vero translationem de Iuda in Babiloniam, quam propter peccata sustenuit,
ad gratiam eiusdem Redemptoris nostri typice referentes, qua relictis ob perfidiam Iudaeis, ad
salvandas per orbem nationes transmigrare dignatus est: quia V Va Z; qui Av Da; quam Du
[I, 15] Verbi gratia Pharao praecaepit infantes populi Dei masculos in flumine necari,
feminas reservari: servari Av Va
[I, 27] suavitas agnitionis et dilectionis Dei pie quaerentibus dono Spiritus sancti largissime
infunditur: largissimo Av

148
Si tratta di varianti che Pa potrebbe aver modificato indipendentemente: non è possibile
escludere che abbia autonomamente congetturato la forma coincidente con quella tràdita
dagli altri codici.
L’ipotesi che Pa sia codex descriptus di Av è sostenuta da tre varianti molto semplici
per le quali, però, è possibile ricostruire la dinamica con cui si sono originate.

[I, 29] per candorem, hoc est castitatem corporis, et per virorem bonae mentis in gratia Dei
semper virentis, bene constituitur fundamentum humilitatis: construitur mss.; constituitur β
Pa Z; constituitur vel construitur (in interlinea) Av (Pa può aver scelto tra le due opzioni di
Av)

Il manoscritto Pa scrive la variante constituitur, condivisa soltanto dai codici G B Z;


Va scrive construitur come la maggioranza dei testimoni; Av mette a testo constituitur e
aggiunge in interlinea vel construitur. Sembra possibile spiegare tale situazione
ipotizzando che η avesse il più diffuso construitur, da cui Va avrebbe potuto copiare
correttamente; Av avrebbe invece letto in maniera erronea constituitur, per poi
accorgersi del possibile errore e aggiungere la variante introdotta da vel. Pa avrebbe
quindi scelto la prima fra le due opzioni date.

[II, 12] Hic qui iuga boum conparat quinque, et legis onere depressus, terrenorum sensuum
voluptate perfruitur: honere legis Av; honore legis Pa

La dinamica che si registra in questo punto è molto semplice, ma permette di


ripercorrere facilmente i due passaggi avvenuti: l’inversione e l’aggiunta dell’iniziale h
in Av, il fraintendimento seguito in Pa.

[III, 7] educaverant eam in omni pietate: educaverunt Pa

Nel codice di Avranches il verbo educaverant è scritto in forma abbreviata e non è


chiaro come si debba sciogliere la desinenza: da questo potrebbe essersi originato
l’errore del copista di Pa.

Si conferma, con questi esempi, il rapporto diretto tra Av e Pa, suo antigrafo.

149
Col procedere del testo, dove non è più possibile un confronto con il parigino, si
registrano altre numerose varianti proprie di Av:

[V, 6] MANDATUMQUE HISTORIIS ET ANNALIBUS TRADITUM CORAM REGE: mandatumque est


add. Av (var. Vulg.)
[VI, 8] elati, superbi, blasphemi, parentibus inoboedientes, ingrati, scelesti: non oboedientes
Av ξ Z
[VI, 9] Erit, inquit, tunc tribulatio magna qualis non fuit ab initio mundi: tunc add. Av
et cunctis qui in urbe erant flentibus: cunctis Iudaeis add. Av B D Da (PL) To Z (var.
Vulg.)
[VII, 4] stimulus carnis suae, angelus scilicet Satanae: om. Av Z
[VII, 7] Orat Mardocheus cum Iudeis pro Hester regina: propter Hester reginam Av
[VIII, 1] Die autem tertio induta est Hester: tercia Av
[VIII, 5] At illa data sibi electione petitionis, invitat eum: petitionis et invitat add. Av
[VIII, 6] sanae fidei: fidei sane Av
[VIII, 6] in una domo catholicae confessionis: domu Av
[VIII, 8] qui licet sepius invitatus venerit, suis meritis tamen cogentibus in laetitia
convivantium non permanebit: non om. Av
[VIIII, 3] per plateam civitatis incidens clamet: clamet incidens Av
[VIIII, 4] Ecce non dormitat: domittat Av
[VIIII, 8] NON POTERIS EI RESISTERE: resistere ei Av
[VIIII, 10] Iudaeorum sinagogae: sinagogae Iudaeorum Av
[VIIII, 10] qui se humiliat, exaltabitur: se om. Av
[X, 8] pro calumnia deputabatur: deputatur Av
[X, 9] unus de eunuchis qui stabant in ministerio regis: stabat Av
[X, 13] Nolite putare quia ego accussaturus sim vos apud Patrem: sum Av B
[X, 13] quomodo meis verbis credetis: verbis meis Av D Da R Z
[XI, 15] AB INDIA USQUE ETHIOPIAM PRESIDEBANT: usque ad Ethiopiam add. Av Du (var.
Vulg.)
[XI, 16] litteras et linguas: linguas et litteras Av
[XI, 23] Hinc et Amalechitas postmodum usque ad internitionem delere praecipiebat:
postmodum et add. Av
[XI, 23] In matutinis interficiebam omnes peccatores terrae: peccatos Av
[XI, 26] quia ego vici mundum: ego om. Av D; egi leg. R
[XII, 5] infidelibus terrorem et credentibus excitat gaudium: terror est Av
[XII, 11] EXTOLLEBANT IUDAEOS TIMORE MARDOCHEI: timor Av
[XII, 12] coniungere secum: coniungere se Av (Vulg.); se iungere Z (var. Vulg.)
[XII, 12] sed magnificabat eos populus: eum Av
[XII, 13] decem extra: extra decem Av ξ (PL) To Z

150
[XII, 14] transgressores videlicet decalogi Legis Mosaicae, reatum crucis Christi: Mosaicae
ob reatum add. Av To
[XII, 14] iuste inferni cruciatum sustinere cogantur: coguntur Av D K To
[XII, 16] ad regem relatus est: relatus est ad regem Av
[XII, 18] claritate duorum Testamentorum veraciter vincuntur: claritate duum Testamentorum
veraciter vincantur Av
[XIII, 1] EIUSDEM MENSIS DIE: die eiusdem mensis Av
[XIII, 2] QUINTO DECIMO AUTEM: quinto autem decimo Av
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli: illud Pauli Apostoli Av λ θ ν Ve; illud Apostoli Pauli D Va
[XIII, 9] cogitavit contra eos malum ut occideret illos: om. Va; eos Av

Si potrebbe ipotizzare che illos mancasse in η: Av avrebbe congetturato una


correzione, mentre Va avrebbe copiato il testo così come lo leggeva nell’antigrafo.

[XIII, 13] evenire sperarent, et laqueum ... ipsi in eo obligentur: evenire sperent ut laquem
Av; sperent et R; speret et F; sperarent ut laqueo K
[XIII, 12] IN TOTO ORBE PROVINCIAE CELEBRABUNT: celebrantur Av; celebrunt B
[XIII, 13] quatenus id quod hic temporaliter celebrat: id quod hic om. Av; hi qui hic Va
[XIII, 17] liber duorum Testamentorum: duum Av
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: possit Av λ θ; potuisset Va
[XIIII, 3] in caelo est et in terra, in mari et in omnibus habyssis: et add. Av θ
[XIIII, 5] semper ea rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem: in om. Av Z

Le numerose lezioni di Av non condivise da Va dimostrano che il manoscritto


Chigiano non può derivare da quello di Avranches, né dal parigino suo descriptus.

Il codice di Avranches si distingue per una generale correttezza a livello


grammaticale e in alcuni passaggi una tendenza da parte del copista a intervenire per
migliorare il dettato.
Esemplificative del comportamento del copista sono alcune innovazioni volte a
correggere errori generatisi in passaggi precedenti della tradizione:

- [I, 25] Carbasinum enim color spetiem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae
ut quidam volunt... nitori om. Av Pa Va Z; habens add. Av Pa

151
Come si può osservare, il salto, dovuto forse all’assonanza di auri e nitori, è
condiviso dai tre codici della famiglia η (Av, Pa e Va), oltre che da Z il quale, tuttavia,
non risulta stemmaticamente legato agli altri testimoni. Si suppone dunque che la lacuna
si sia generata a monte, nel manoscritto da cui discesero tanto Av quanto Pa (che è,
infatti, suo descriptus) e Va, ma il copista di Avranches, accorgendosi della frase in
qualche modo incompiuta, prova a emendare aggiungendo il gerundio habens,
riprodotto poi anche da Pa.

Un secondo esempio consiste in un passaggio del prologo in cui Av accoglie una


lezione con ogni probabilità generatasi a un livello più alto dello stemma (comune
infatti anche ai codici Pa e Va), ma, anche in questo caso, sembra accorgersi della
possibilità di una lezione alternativa:

- [PROL., 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis


Hebreorum relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse.
relevatum: elevatum ν Ve; revelatum Av Pa Va, vel relevatum add. in interl. Av

Il testo, già citato in riferimento alle varianti del gruppo ν, 165 consiste in un
riferimento al prologo con cui Girolamo introdusse la propria traduzione del libro di
Ester all’interno della Vulgata:

HIERONYMUS, Praefatio in Librum Esther: Librum Esther variis translatoribus constat esse
vitiatum. Quem ego de archivis Hebraeorum elevans, verbum e verbo pressius expressius
transtuli.166

Girolamo usa il verbo elevo, ma l’apparato delle varianti che accompagna l’edizione
del testo biblico attesta la presenza nella tradizione manoscritta anche delle forme

165
Cfr. supra.
166
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, 1975, p. 712, l. 2.

152
revelans e relevans, così è possibile ipotizzare che Rabano Mauro consultasse un codice
della Vulgata contenente la forma relevans, divenuta relevatum nel commentario. Il
copista di Av, trovata nell’antigrafo la variante revelatum, aggiunge l’opzione vel
relevatum, segno di una possibile visione di un altro testimone del commentario o forse
di una copia differente della Vulgata.

− VARIANTI PROPRIE DI VA

Il manoscritto Va presenta a sua volta molte varianti proprie: il copista tendeva a


modificare con facilità il testo. Talvolta si registrano errori nell’uso delle desinenze e
dei casi o fraintendimenti e omissioni che sembrano derivare da distrazione, ma spesso
gli interventi consistono nell’utilizzo di espressioni sinonimiche e nell’introduzione di
congiunzioni ed elementi che fanno supporre un’intenzionalità da parte del copista. Si
propongono solo alcuni dei numerosissimi esempi:

[PROL., 3] ab ipso interprete oboelo prenotata: abelo Va


[PROL., 3]horum sensum studiosus lector, cum anteriora bene rimaverit, satis agnoscere
poterit: rimator fuerit Va
[PROL., 4]o nobilissima regina: nobilissimas Va
[PROL., 5] Deus omnipotens: autem add. Va
[CAP. VIII] cum noctem insomnem duxisset: insomnis R; in sollepnem Va
[CAP. VIIII]qui dum coram eum legerentur: legeruntur Va
[CAP. VIIII] perventum est ad locum ubi Mardocheus eunuchos insidiatores prodidit:
insidiantes Va
[CAP. XI] Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem reginae epistolae pro
Iudaeorum salute mittuntur: constituntur Va (forse influenzato dal precedente constituitur)
[CAP. XII] in patibulo suspensi: suspensis C D T To Ve; suspensi sunt Va
[I, 3] nam hunc memoratus Ioseph: nunc Va
[I, 3] filium Xersis regis: Artaxersis Va
[I, 4] ab Hebreis Assuerus et a septuaginta interpretibus: et om. Va
[I, 5] Susis metropolis est: enim add. Va
[I, 5] cum columnis aureis et lacunariis gemmisque distincta: lacunaribus Va
[I, 10] nec enim alicui rex: haec Va
[I, 11] perfidus erat quasi propter hoc: erat et quasi add. Va
[I, 11] non enim dicimus quod perfidia seu peccata [...] exprimant: perfidiam Va
[I, 12] Aaronis finctionem: Aaron Va
[I, 12] bonam factam ac rectam doctrinam: ad Va

153
[I, 14] super innoxia regis Christi morte interpretantes: mortem Va (innoxii Av Pa Va)
[I, 14] qua relictis ob perfidiam Iudaeis: quia V Va Z; qui Av Da; quam Du
[I., 17] ut ei in mysterio contradicat: non add. Va
[I, 18] certam ecclesiastici sacramenti figuram dixerat habere: certi Va
[I, 18] contra Dominum protulerant: Deum Va
[I, 20] tertio igitur anno imperii sui: igitur om. Va
[I, 24] ad introitum paradisi et regni praeparat caelestis: celesti Va
[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: iocunditate Da Du
Va; fiat Va
[I, 24] sanctae conversationis et rectae doctrinae: om. Va
[I, 28] a tribulationum laboribus cessant: tribulationem Tr; tribulationis Va
[I, 29] lecta fuerunt posita: lecti fuerunt positi Du Va Z
[I, 29] per virorem bonae mentis in gratia Dei semper virentis: vigorem M Va
[I, 33] Alii quidem per Spiritum datur sermo sapientiae; alii autem sermo scientiae,
secundum eundem Spiritum
per Spiritum datur: datur per Spiritum Va
alii autem... Spiritum om. Va
[II, 2] cum in cultu unius Dei ceteris gentibus praeeminere inveniebatur: videbatur Va
[II, 4] De qua plenitudine Paulus ad Galatas scribens ait: pulchritudine Paulus vel plenitudine
Va

L’aggiunta di vel plenitudine potrebbe derivare da una glossa entrata nel testo

[II, 6] et prophetabunt filii vestri et filiae vestrae, et iuvenes vestri visiones videbunt, et
seniores vestri somnia somniabunt: visiones videbunt et seniores vestri om. Av Pa Va;
somniabunt et filie vestre visiones videbunt add. Va

Il copista sembra essersi accorto della mancanza di una parte e ha provato a


reintegrarla a memoria.

[II, 8] ceteris nationibus: cunctis Va


[II, 9] ubi senior filius: unde Va
[II, 11] semper rigidus ac durus: ac durus om. Va
[II, 12] Hic est qui ait: enim add. Va
[II, 12] in qua prima, tertia, sexta, nona hora: tertia om. Va; sexta et nona hora add. Va
[II, 12] vineam et indignantur sibi undecimae horae operarios coequari: dignatur et sub Va
[II, 13] factum Scriptura narret audiamus: om. Va
[II, 16] QUAM PRETERIRI INLICITUM EST: praeterire inlicitum M W Z; praeterire imperium Va
[lacuna Pa]

154
[IIII, 19] QUICQUID ENIM ILLE PRECIPIEBAT OBSERVABAT HESTER, ET ITA CUNCTA FACIEBAT,
UT EO TEMPORE SOLITA ERAT: om. Va
[fine Pa]
[V, 1] STATIMQUE NUNTIAVIT REGINE HESTER: nuntiatum est Va
[V, 4] et in ruinam habitantibus Hierusalem: abitantium Va
[V, 4] et cadent et conterentur et inretientur et capientur: et inretientur om. Va (no var. Vulg. -
Vetus)
[V, 5] a morte animae eruantur, noxii iusta ultione puniantur, beneque meriti conigna
mercede remunerentur: om. Va
[VI, 1] SIC ENIM EIS PRECEPERAT IMPERATOR: rex Va
[XIIII, 2] nec cunctas maris insulas facere tributarias posset: possit Av D K T To Tr;
potuisset Va

3.3.4. θ (C D T To) e η (Av Pa Va): ζ

La collazione dei testimoni ha permesso l’individuazione di lezioni condivise anche


tra i due gruppi di codici η e θ, tanto che è possibile dimostrarne un’origine comune (ζ
nello stemma codicum).
Le lezioni che sono proprie soltanto di questa famiglia non sono numerose:

[I, 9] Haec preparatio opulentissimi convivii: prefatio (prephatio) ζ

Il termine preparatio potrebbe essere stato letto come prefatio (prephatio) per un
mancato scioglimento di un’eventuale abbreviazione della sillaba -par-.

[I, 12] Haec enim ideo diximus: om. ζ

L’omissione della congiunzione enim non intacca il significato della frase, ma,
proprio in quanto elemento connettivo, i copisti non avrebbero avuto motivo per
toglierlo volontariamente: è più economico ipotizzare che sia caduto in un manoscritto,
da cui poi gli altri sono derivati.

[I, 6] ET SI TIBI PLACET, EGREDIATUR EDICTUM A FACIE TUA ET SCRIBATUR IUXTA LEGEM
PERSARUM ATQUE MEDORUM, QUAM PRETERIRI INLICITUM EST, UT NEQUAQUAM ULTRA
VASTHI INGREDIATUR AD REGEM: et ζ

155
Lo scambio di et per ut è un errore che un copista attento avrebbe potuto evitare o,
eventualmente, correggere, in quanto la congiunzione regge il congiuntivo ingrediatur;
si tratta, inoltre, di un versetto del libro di Ester per il quale la tradizione della Vulgata
non attesta et come variante diffusa. Il ripetersi dell’errore nei testimoni in oggetto può
quindi essere considerato indizio di legame tra essi.

[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ V Ve (PL); praepositus ξ; praepositi ζ ρ

Sembra possibile identificare la forma originaria del testo in praeposito, poiché


praepositus riprende l’espressione così come è nel versetto di Ester appena citato (et
tradant in domum feminarum sub manu Aegei eunuchi, qui est prepositus et custos
mulierum regiarum), mentre la variante praepositi potrebbe essere stata introdotta come
lectio facilior sotto l’influenza del genitivo Aegei.

[VI, 7] gentium conversionem ad societatem relegionis reprobare nitebatur: et ζ [Pa e C


mutili]

A questi passaggi si aggiungono alcuni casi in cui Va si distingue dagli altri codici
portando la lezione corretta e uguale alla maggior parte dei testimoni; si tratta, però, di
varianti tali che è possibile ipotizzare una sua correzione autonoma:

[PROL., 2] cetera quae extrinsecus invenit iuxta finem libri addendo subiunxit: fidem Av C D
Pa T To
[III, 2] sicque quaecumque anima recta fide ac pura conscientia internis pectoris oculis
placuerit, ad regis aeterni thalamum munda et sancta, pro repudiata Vasthi contumaci ac
proterva, introduceretur: induceretur ρ; introducetur θ Av [lacuna Pa]

Più numerose sono le lezioni che ζ condivide anche con altri codici e con altre
famiglie di testimoni.

156
3.3.5. R P O F: δ

I manoscritti non presentano elementi esteriori di vicinanza: esemplati tra il X secolo


(R) e il XIV (F), si conosce la provenienza da Santa Croce del codice fiorentino, ma non
è noto come siano entrati in contatto i testimoni. In modo chiaro, d’altra parte, emerge
una vicinanza a livello testuale.
Come si è visto,167 il codice Parigino latino 8944 è disponibile per sole poche pagine:
si interrompe, infatti, prima che si concluda il primo capitolo del commento,
probabilmente a motivo di una perdita accidentale della maggior parte dei fascicoli
(l’interruzione coincide con la fine del fascicolo XXII). Per questo le varianti che
permettono di comprendere la sua posizione nella tradizione del testo sono poche, ma
possono confermare l’ipotesi proposta per lo stemma codicum relativo al commentario
al libro di Giuditta.

[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: om. δ
[I, 32] His quae cibi diversis vasis inferuntur, qui in lectionibus Legis et prophetarum
apostolorumque et evangelistarum multiplices dapes spiritalis doctrinae accipere norunt: quia
δ (R abbr.)
[fine P]
[II, 3] Itaque die septimo, cum rex esset hilarior et post nimiam potionem incaluisset mero,
precepit mauman et bazatha et arbona et bagatha et zaratha et carchas: Naaman δ
[I, 36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est: artae G; arta O R; arte mss. (F: arta
ante corr.)
[I, 18] multi venient ab Oriente et Occidente: ab Oriente et Occidente venient δ
[III, 4] ET IUXTA MANDATA ILLIUS MULTE VIRGINES PULCHRAE ADDUCERENTUR SUSAM: illius
mandata δ
[III, 8] profecto scientiam sanctarum Scripturarum et honestatem morum: morum honestatem
δ
[III, 8] ipsius discipulatui saluberrimo subrogavit: illius δ

167
Cfr. supra § 2.2.

157
[IIII, 21] «Omnis gloria eius filiae regis ab intus» (cfr. Psa 44,14): in fimbriis aureis add. δ
(Vulg) (variante attestata nella tradizione della Vetus)
[V, 3] Colligerunt pontifices et Pharisaei concilium: consilium δ (var. Vetus)
[V, 5] qualiter eam a cordibus credentium auferant, et Christum, qui est vita fidelium,
quodammodo in eis interficiant: credentium δ
[VI, 3] Iustus de angustia liberabitur: angustiis δ
[VIII, 8] narravitque Zares uxori suae et amicis omnia quae evenissent sibi: evenarent Va;
venissent K; advenissent δ
[XI, 10] UT MALITIAM AMAN AGAGITE ET MACHINATIONES EIUS PESSIMAS, QUAS
EXCOGITAVERAT CONTRA IUDAEOS, IUBERET IRRITAS FIERI: malitia δ
[XI, 14] Signantur ipsae litterae ex nomine regis scriptae anulo ipsius: scripto δ
[XIIII, 11] ET CUNCTAS MARIS INSULAS FECIT TRIBUTARIAS: insulas maris δ

Ogni manoscritto presenta varianti proprie che lo separano dagli altri.

− VARIANTI PROPRIE DI R

[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset: insomnis R; (in
sollepnem Va)
[I, 8] aureis poculis et aliis atque aliis vasis cibi inferebantur: vasi R
[fine P]
[I, 35] conforment verbi praedicationem, ut inde sumat unusquisque quod sibi possibile et
utile esse perspexerit: unde R
[II, 9] cum pii patris clementiam super filii prodigi poenitentis susceptione vitulum mactasse:
victulum R
[II, 18] Quod ergo ad convocandam Iudaeam Dominus per Legem: vocandam R
[III, 13] Unde doctor gentium de laboribus suis ac persecutionibus, quas pro Christo passus
est, veridicis verbis glorians subiunxit: veridici R
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat: om. A R (PL)
[IIII, 12] iam infantulus adoratus atque muneribus auro, ture et myrra prolatis: mirre R
[IIII, 13] omnes (nationes): om. R
[IIII, 14] quae regem nostrum spernendo et crucifigendo honoris perdidit dignitatem: honores
R
[IIII, 14] «Adstitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumamicta varietate» (cfr. Psa
44,10): ad dextris R Va Ve

158
[V, 9] vultus autem Domini super facientes mala: om. R
[X, 6] quando venerit super vos tribulatio et angustia calamitas: calamitatis R
[XI, 16] VETERES LITTERAS NOVIS NUNTIIS PRAEVENIRENT: veteras R leg. (O ante corr.)
[XII, 12] «Fiebat autem omni animae timor, multa quoque prodigia et signa per apostolos
fiebant in Hierusalem, et metus erat magnus in universis» (Act 2,42-43). Et item: «Per
manus, inquit, apostolorum fiebant signa et prodigia multa in plebe: om. R
[XII, 17] sed etiam ipsos qui fidem sanctae Trinitatis bonis operibus adornare necglegunt:
fide R
[XIII, 6] Nec ullus huius gaudii erit finis: om. R
[XIIII, 5] loquuntur quae ad pacem pertinent seminis sui: semini R

− VARIANTI PROPRIE DI P

[PROL., 3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico sensu exposuimus:
om. P
[PROL., 5] Deus omnipotens, qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates
erexerat, te simili studio laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur: om. P
[I, 1] REGNAVIT AB INDIA USQUE ETHIOPIAM: usque ad Ethiopiam P
[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis: memoratur P
[I, 3] Numquam enim Ezras de ipsa siluisset: numquid P
[I, 10] per figuram aptatur qui cotidie sanctae Ecclesiae: Ecclesie sancte P
[I, 29] Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumque genus est marmoris
candidissimi: candissimi P
[I, 30] «Discite a me quia mitis sum et humilis corde, et invenietis requiem animabus vestris,
iugum enim meum suave est, et onus meum leve est» (Mat 11,29): dicite P Pa
[I, 32] His quae cibi diversis vasis inferuntur: his quae G A: hisque tutti i mss.; hiis que P

− VARIANTI PROPRIE DI O

[I,, 12] Salomonis libidinem, Ezechie arrogantiam, Petri negationem ac Saulis blasfemiam:
peregrinationem O
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse. Unde nemo nos reprehendere debet: nos reprehendere nemo O
[I, 14] Legat et opuscula Patrum: legite O
[I, 17] et locum ipsius altera quae melior ei est, Ecclesia videlicet gentium, sincera fide ac
plena devotione accipiat: ei: ea F; eius O; (est ei V)
plena: perfecta O

159
[III, 4] MULTE VIRGINES PULCRAE ADDUCERENTUR SUSAM ET AEGEO TRADERENTUR
EUNUCHO: traderent O
[IIII, 3] Quid enim aliud aiunt praedicatores sancti: doctores O
[IIII, 13] HABUITQUE GRATIAM ET MISERICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES: om. O
[IIII, 14] quoniam concupivit rex decorem tuum: speciem tuam O
[VI, 11] Hoc est quod Salvator praedixit discipulis suis: Redemptor O
[X, 2] ATQUE UTINAM IN SERVOS ET FAMULAS VENDEREMUR ESSET TOLERABILE MALUM:
ancillas O Z
[XI, 17] Siban mensis, qui apud Hebreos post Nisan tertius in ordine est, idem est apud
Grecos vocatur Theseri: Hebreos O
[XII, 3] pro hoc pariter in superna Hierusalem gaudens laetabitur: hac O
[XII, 12] Per manus, inquit, apostolorum: apostolorum inquit Da O
[XIII, 3] alii vero usque ad ultimum resurrectionis diem in carne perdurantes: die O
[XIIII, 3] in Evangelio ostium nominavit: hostium η O (h add.)
[XIIII, 3] per eum vitae aeternae habemus introitum, quem iuxta Psalmistae adtestationem: ad
quem O

− VARIANTI PROPRIE DI F

F è il manoscritto più tardo all’interno del gruppo δ; presenta lezioni proprie che lo
separano anche dagli altri testimoni conservatisi.

[PROL., 1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annomerant, multipliciter Christi et
Ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia ipsa Hester in Ecclesiae typo populum de
periculo liberat: qui F
[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset, iussit sibi afferri
historias et annales priorum temporum; qui dum coram eo legerentur, perventum est ad
locum ubi Mardocheus eunuchos insidiatores prodidit: cum noctem insomnem
duxisset: cum duxisset insompnem F
Mardocheus: iniquos add. F
[I, 4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Assuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon: om. F
[I, 6] UT OSTENDERET DIVITIAS GLORIAE REGNI SUI AC MAGNITUDINEM ATQUE IACTANTIAM
POTENTIAE SUAE MULTO TEMPORE: gloriae suae potentiae F
[I, 11] Unde refugere quis libet hanc interpretationem non debet: fugere F
[I, 12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones atque
peccata facile per similitudinem veritati competunt: facile add. F
[I, 12] Attamen rite nullus denegare potest: et tamen F; sed tamen ν K Ve

160
[I, 22] corporis ac sanguinis sui universis gentibus opulentissimam paravit refectionem:
preparavit F
[I, 36] sic timidis infundatur auctoritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio: inferatur F
[I, 38] voce Dominica laudatur et super omnia bona sua constituendus promittitur: a Domino
add. F
[II, 19] De vocatione autem gentium post Resurrectionem suam discipulis suis taliter
praecepit: om. F
[IIII, 21] MARDOCHEUS, inquit, MANEBAT AD REGIS IANUAM, quia doctores sancti, assidue
manentes in doctrina Evangelii, convocant gentes ad introitum fidei: om. F
[VII, 6] ET TUNC INGREDIAR AD REGEM, CONTRA LEGEM FACIENS, INVOCATA: non vocata ρ F
T
[X, 3] Unde sequestratis peccatoribus, soli boni inconspectu sui laetantur conditoris: letentur
F
[X, 8] Tunc enim dampnati peccatorum suorum verecundia operientur: peccatorum suorum
dampnati F
[XI, 14] Spiritus sancti signaculo confirmata ubique declaratur: om. F
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero: om. F
[XII 17] Intentio haec reginae Hester, qua hostes suos valide insequi et exstirpare contendit:
undique F

− VARIANTI COMUNI A F O P: ε?

Non sono numerose le varianti che sono proprie esclusivamente dei codici F O P; è
tuttavia possibile confermare una separazione dei tre manoscritti da R, che presenta
spesso lezioni differenti in comune con A o la famiglia β.

[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patruum suum regnavit in Perside: patruum α PL; patrem ζ λ ρ µ ε; patrum A R
[I, 18] Nec non et mulierem et sterelitatem eius et mortem, ipsorum quoque virorum mortem
figuras esse rerum memorabilium docuit: om. B ε
[I, 18] quae impii nefando ore contra Dominum protulerant: protulerunt ε (O abbr.);
protulerat A
[I, 21] Cum Redemptor noster, quem Assuerus et nomine exprimit et dignitate, interpretatur
enim ‘ostium’ sive ‘atrium meum’: hostium O P (F potrebbe aver corretto autonomamente)
[I, 29] Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata pariumque genus est marmoris
candidissimi: (pariusque PL); parumque F P (O ante corr.)
[fine P]

161
[II, 20] Apte quoque per Mamuchan: autem F O
[IIII, 9] EVOLUTO, inquit, TEMPORE, hoc est transactis quinque aetatibus mundi, in quibus
Patrum propago praecedebat: om. F O
[VIII, 1] AT ILLA RESPONDENS: ‘SI REGI PLACET, OBSECRO UT VENIAS AD ME HODIE, ET AMAN
TECUM, AD CONVIVIUM’: respondit θ F O (post corr.) PL (Vulg); ait add. η Da Pi Z
[XI, 16] IPSEQUE EPISTOLAE, QUAE EX REGIS NOMINE MITTEBANTUR, ANULO ILLIUS
OBSIGNATAE SUNT: ipsius ξ Va Z F O
[XIII, 4] quoniam ipse Dominus in iussu et in voce archangeli et in tuba Dei descendit de
caelo, et mortui qui in Christo sunt, resurgent primi: descendet η ξ B D K F O

3.3.6. G A B: β

All’interno del commento al libro di Ester non ci sono varianti che separino
direttamente i manoscritti G A B dagli altri testimoni, tuttavia è possibile individuare un
rapporto di parentela che li lega.

− LEZIONI PROPRIE DI A

Il manoscritto A presenta numerose varianti singolari riconoscibili come errori e


sviste; in particolare numerosi sono i salti dell’occhio che in modo chiaro escludono una
sua paternità nei confronti di altri codici, mentre permettono di confermare che questo
fu con ogni probabilità il manoscritto utilizzato da George Colvener per preparare
l’edizione del commentario pubblicata nel 1626, modello per l’edizione della
Patrologia latina, come già dimostrato da Adele Simonetti durante lo studio del
commentario al libro di Giuditta.
Si propongono alcuni esempi delle lezioni che, evidentemente erronee,
contraddistinguono A.

[PROL., 5] Deus omnipotens, qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates
erexerat, te simili studio laborantem ad aeterni regni gaudia perducere dignetur: similis A
[CAP. VIIII] De eo quod rex Assuerus, cum noctem insomnem duxisset, iussit sibi afferri
historias et annales priorum temporum: Deo A
[CAP. XI] Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem reginae epistolae pro
Iudaeorum salute mittuntur: constituit A; salute: om. Va; salutem A
[I, 2] Sed et illud in questionem vertitur quis iste Assuerus fuerit: convertitur A PL

162
[I, 8] Bibebant autem qui invitati erant aureis poculis: populis A
[I, 18] quae impii nefando ore contra Dominum protulerant: protulerunt F O (abbr.) P;
protulerat A
[I, 21] et nobis vitae aperuit aditum: apparuit A
[I, 26] simul cum martyrii dignitate in doctoribus sancti Evangelii fulgere debet: fulgore A
[III, 1] QUAERUNTUR REGI PUELLAE VIRGINES AC SPECIOSAE, ET MITTANTUR QUI
CONSIDERENT PER UNIVERSAS PROVINCIAS PUELLAS SPECIOSAS ET VIRGINES, ET ADDUCANT:

om. A PL Colv
[III, 8] Spiritus sancti gratia regeneratas atque dedicatas, quatenus eius vestigia in fide et
doctrina atque bona operatione sequerentur: om. A Colv
[V, 7] «Filius hominis venturus est in gloria Patris sui cum angelis suis, et tunc reddet
unicuique secundum opera sua» (cfr. Mat 16,27): om. A Colv
[VI, 9] «Erit, inquit, tunc tribulatio magna qualis non fuit ab initio mundi, usque modo, neque
fiet, nisi brevitati fuissent dies illi non fieret salva omnis caro sed propter electos
breviabuntur dies illi» (Mat 24,21-22): om. A Colv
[VIII, 6] in una domo catholicae confessionis secum de communi bono laetentur: om. A Col
[X, 3] quia prandium praesentis Ecclesiae tempus designat: om. A Col
[X, 6] cum inruerit repentina calamitas, quando venerit super vos tribulatio et angustia
calamitas: om. A Col
[XI, 17] ad refutandas veteres Aman litteras: futandas A; confutandas Col
[XI, 22] nec aliquid inde quod sibi nocivum esse possit: nocuum A; novum K; nocivium B
Ve
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero: numero add. A

− LEZIONI PROPRIE DI G

G è un testimone molto antico, cronologicamente molto vicino alla stesura dell’opera


in quanto risale all’830 circa. Ha subito un guasto meccanico, per cui alcuni tra gli
ultimi fogli sono in posizione disordinata e sono andate perdute le pagine contenenti
l’ultimo capitolo del commentario. Anche se appare sospetto che il testo tràdito si
interrompa proprio in corrispondenza della fine del capitolo XIII, ancor più difficile
sembra immaginare che esso mancasse fin dall’origine: l’ultimo foglio conservatosi è
scritto a piena pagina e il resto del codice è curato nella stesura e nell’impaginazione; si
tratta anche del più antico testimone del carmen figuratum composto da Rabano Mauro
in occasione della dedica dell’opera all’imperatrice Giuditta, dunque ci sono segni che
lasciano intuire un’attenzione posta dal copista, tale per cui sembrerebbe strano che

163
avesse tralasciato di trascrivere l’ultima parte del testo. Appare più economico
ipotizzare uno smarrimento delle pagine avvenuto in un secondo momento,
probabilmente nello stesso a cui fece seguito il rinserimento dei fogli in posizione
errata.

[PROL., 5] qui illius reginae mentem ad revelandas populi sui calamitates erexerat: relevandas
mss.
[I, 9] tamen sacratiore misterio potentissimi regis nostri: sacratione G; sacratiore mss.;
sacratiori Da M P R; sacratior W Z
[I, 11] nec ipsa alicuius sponsa quam Christi nullo modo dicenda est: nullo G; ullo mss.
[I, 14] quam propter peccata sustenuit: sustenuit G; sustinuit mss.
[I, 22] secundum sub lege: secundub G
[I, 25] byssus enim mortificationem carnis significat: mortificationis G
[I, 26] ut ab his instructi, his incitati atque confortati, ad aulam caelestis imperii rite pertinere
possunt: possunt G; possit A σ; possint mss.
[I, 32] qui in lectionibus Legis et prophetarum apostolorumque et evangelistarum multiplices
dapes spiritalis doctrinae accipere norunt: apostolorum quae G
[I, 33] abundans et praecipuum convivantibus ponitur, cum donum caelestis gratiae singulis
quibusque fidelibus secundum dispensationem divinae clementiae et Spiritus sancti
distributionem largissime inpenditur: domum G (A V ante corr.)
[I, 36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est: artae G; arta O R; arte mss.
[II, 4] quibus piae mentes religiosorum hominum eatenus pascebantur: reliosorum G
[II, 15] Responditque Mamuchan audiente rege atque principibus: respondit quae G
[VII, 3] nam sapientia divina: sapientiae G
[VII, 3] quae vincit omnem malitiam: omne G K
[VIII, 1] Etiamsi dimidiam partem regni petieris, dabitur tibi: dimiam G; dimidiam mss.;
midiam Tr
[VIIII, 2] FESTINA ET SUMPTA STOLA ET EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES MARDOCHEO IUDEO,
QUI SEDET ANTE FORAS PALATII: foras G; fores mss.
[X, 2] ATQUE UTINAM IN SERVOS ET FAMULAS VENDEREMUR ESSET TOLERABILE MALUM, ET
GEMENS TACEREMUS: taceremus G; tacerem mss.
[XII, 5] indeque per Dei misericordiam numerositas cotidie crescat fidelium et septa
replentur Ecclesiae: crescat G; crescit mss.

164
− LEZIONI PROPRIE DI B

Il codice conservato a Basilea contiene molte varianti che non condivide con altri
manoscritti:

[CAP. VII] ut apud regem pro Iudaeorum nece supplicaret: suppleret B


[CAP. VIIII] eum rex, vocato Aman, stola regali et diademate decorari praecepit: precepi B
[CAP. X] Aman in ligno, quod Mardocheo praeparaverat: quod quo add. B
[I, 5] lacunariis gemmisque distincta: gemmis B
[I, 7] ET COLUMNIS MARMOREIS FULCIEBANTUR: marmorei B
[I, 9] ac vitalium opum excellentiam: victualium B
[I, 10] rex ille ditissimus, [...], inminentem removit interitum, quam Redemptori nostro:
melius quam B; qua Du
[I, 11] nec ipsa alicuius sponsa quam Christi nullo modo dicenda est: melius quam B; qua
leg. Z
[I, 14] sanctissima Redemptoris nostri opera: om. B
[I, 22] spiritaliter mysterio nobis commendabat: vobis add. B
[I, 25] IBI PENDENT EX OMNI PARTE TENTORIA AEREI COLORIS: aerii (Vulg) ζ λ Da M Ve Z PL;
aerea leg. B
[I, 25] ad instructionem in ea digne consistentium micat: institutionem M; constructionem B;
instructione Va
[I, 26] et tam in illorum verbo quam etiam exemplo: verborum verbo B
[I, 26] QUOD MIRA VARIETATE PICTURA DECORABAT [1,6] quia humilitas sanctorum diversis
speciebus variarum virtutum decorata, in meditatione divini verbi et in indagatione verae
sapientiae: quia humilitas... in meditatione: om. B
[I, 7] ET TAM IPSAM QUAM PEDISEQUAS ORNARET ATQUE EXCOLERET: recoleret B
[III, 10] et obliviscere populum tuum et domus patris tui: om. B
[IIII, 20] non habet maculam aut rugam: ac B; ut V
[V, 1] ET ILLA REGI EX NOMINE MARDOCHEI: et B; om. V
[VI, 2] socios gratiae habere dispiciunt: gratias A G R; gratia B
[VI, 5] ET DEDIT EUM AMAN FILIO AMADATHI: suo add. B
[VI, 5] DE POPULO AGE QUOD TIBI PLACET: om. B
[VI, 7] quatenus per hoc facilius votum suum expleret: expleretur B
[VII, 4] Non enim petente Satana tradidit Dominus Iob in manus eius: om. B Du
[VII, 4] hostique malitiae suae iustam poenam relinqueret: hosti itaque B
[VII, 4] ut eum colafizaret: calefaceret B
[VI, 6] NON COMEDATIS ET NON BIBATIS TRIBUS DIEBUS: non comedetis et non bibetis tribus
diebus B

165
[VIII, 1] SI REGI PLACET, OBSECRO UT VENIAS AD ME HODIE: si regi inquit placet B; inquit
add. Du; om. PL
[VIII, 8] qui praecordia odio polluta habens: habentes B
[VIIII, 2] DIXITQUE EI REX: ‘FESTINA ET SUMPTA STOLA ET EQUO FAC ITA UT LOCUTUS ES
MARDOCHEO IUDEO, QUI SEDET ANTE FORAS PALATII. CAVE NE QUICQUAM DE HIS QUE
LOCUTUS ES, PRAETERMITTAS: om. B; premittas B
[VIIII, 4] in se idem semper manens: eisdem B
[VIIII, 5] bona opera sanctorum doctorum numquam apud eum oblivioni tradentur: om. B;
electorum Mu Pi
[VIII, 9] «Convertetur Libanus in Carmel et Carmel in saltum reputabitur» (Isa 29,17): om. B
[X, 6] cum vobis, quod timebatis, advenerit: evenerit B
[X, 8] «Cum iudicatur exeat condempnatus [...]» (cfr. Psa 108(109),7): erat B
[XI, 14] hostium suorum triumphatores gloriosissimi permanent: manent B
[XI, 23] in terra repromissionis interficere atque extinguere iubebat: promissionis B (W ante
corr.)
[XII, 2] martyribusque Christi pro effusione sanguinis sui regalis: professione B
[XII, 7] NULLUSQUE AUSUS RESISTERE: est eis add. K; est add. ζ Da O PL (Vulg); fuit add. B
carnalium corda validae concutit: concitat B
[XII, 14] praedas ex substantiis eorum tangere et agere noluerint: et B; tangere B; agere vel
tangere ν M Mo W; agere et tangere Va; agere Z
[XIII, 3] Quid est quod Scriptura narrat: scriptum B
[XIII, 3] hoc est tertiam decimam atque quartam decimam praedicti mensis: Adar add. B
[XIII, 3] subito per divinam potentiam inmutati: mutati Z; invitati B
[XIII, 8] et agonem suum piis praecibus fideli Domino commendent:suam B
[XIIII, 5] quia semper ea rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem: erogant B

3.3.7. G B: α

L’analisi delle varianti porta a intuire un legame tra G e B: solo poche lezioni sono
proprie esclusivamente dei due testimoni, ma altre coincidenze nelle varianti tràdite
confermano il loro rapporto, così come emergeva a proposito del commentario a
Giuditta.

[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patrem suum regnavit in Perside
patrem: patruum α; patrum A R

166
[II, 6] hii ebrii sunt: ebrei α (variante attestata nella tradizione della Vetus)
[II, 15] Responditque Mamuchan: respondit quae G; respondit B ξ
[VII, 8] fieret oratio ab Ecclesia ad Deum pro eo: Dominum B G
[VII, 8] pax in Ecclesia multiplicetur et adimpleatur: impleatur α Mu Pi

Tra le altre lezioni:

[I, 15] audita voce simphoniorum et musicorum


simphoniorum α λ δ Ve (PL): simphoniarum ζ ν ρ A
[I, 29] bene constituitur fundamentum humilitatis
constituitur α Pa Z; construitur mss. (A); constituitur vel construitur (in interlinea) Av
[II, 2] hoc est in ipsa Hierusalem
hoc est α F O To Z; id est Va; hoc mss.
[VIII, 8] et viderit eum ibi recubantem non vestitum veste nuptiali
recubantem α M Mu W; recumbantem A; recubentem Va; recumbentem gli altri mss.
[VIII, 6] «Ascendens ascendes super equos tuos et equitatus tuus sanitas» (cfr. Hab 3,8):
ascendes om. α δ Av Da (G post corr.); ascendens K (Ve ante corr.)
[XII, 7] RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS EORUM FORMIDO PENETRABAT:
penetrabat α θ ν Ve K Va: penetrarat A PL O R Tr (Vulg); penetraret F; penitrabat Av

Nonostante B sia un codice tardo che, come già registrato da Adele Simonetti, in
molti punti si distanzia da G e condivide parecchie lezioni con testimoni appartenenti ad
altre famiglie, è possibile attribuire tali punti di contatto a congetture di B stesso, non ad
una sua appartenenza ad altri sottogruppi: si tratta sempre di lezioni che il copista
avrebbe potuto ricostruire autonomamente, in quanto spesso costituite da correzioni di
errori grammaticali o varianti all’interno di citazioni bibliche.

[I, 4] regnavit quoque post Darium patrem suum cognomento Nothum


patrem λ µ F O Va B: patrum A G P R; patruum θ Av Pa PL Colv
[I, 8] Hisque cibi diversis vasis inferebantur: hisque mss.; his quae A G
[I, 33] alii genera linguarum mss.; generatio A G
[II, 3] PRECEPIT MAUMAN ET BAZATHA ET ARBONA ET BAGATHA ET ZARATHA ET CARCHAS
Bagatha A G Du PL: et Abgatha add. ζ δ ρ λ B Da V Ve (Vulg)
[II, 18] filii autem regni huius eicientur in tenebras exteriores
eicientur: eiciantur A G; (eiciuntur leg. K)

167
[IIII, 17] Misticae ostendit: misticae A G K PL: mistice mss.
[VI, 2] socios gratiae habere dispiciunt: gratias A G R; gratia B

B potrebbe aver letto gratias in G (o in un suo discendente) e, essendosi accorto


dell’errore, avrebbe provato a emendare il testo.

[XI, 24] in quo hoc spiritale bellum per milites Christi maxime agitur: maximae A G Ve
[XII, 6] In nomine, inquit, Ihesu omne genu flectet: flectet λ A G Ve; flectetur D Du F To;
flectatur Av B Da PL R T Va
[XII, 7] et hostes eorum inhiebant sanguini: inhiebant λ A F R G PL V Ve: inhiabant ζ ξ B O
(inhiebant ante corr.)
[XIII, 8] ET AGONEM SUUM PIIS PRAECIBUS: agnem A; agnem ante corr. G

Emerge intanto, dagli stessi esempi, un rapporto chiaro tra G ed A: la presenza delle
medesime lezioni, in particolare nei casi in cui si tratta di errori, rimanda a un’origine
comune di tali varianti, identificabile nell’ipotizzato β, capostipite di G A B. Alla stessa
conclusione portano le varianti proprie di G che, nel momento in cui separano il codice
di Ginevra, confermano nello stesso tempo il legame tra A e B.

[I, 22] ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de coena magna per hominem facta referebat:
fecit G K Va (PL); et add. δ µ θ A B Av Pa Tr
[XI, 11] SCRIBITE ERGO IUDAEIS SICUT VOBIS PLACET: scribete λ G Ve (PL); scribe M W (var.
Vetus)
[XI, 24] hoc est Adar, non nisi novissimam aetatum saeculi: aetatum (etatum) ρ Du Tr V Ve
G: aetatem (etatem) ζ δ A B Da K PL (lectio facilior?)
[XIII, 4] Iuxta illud Apostoli quo ad Corintheos scribens ait: quod η A B

3.3.8. β (G B A) e δ (R P O F): γ

Ci sono varianti che avvicinano i manoscritti della famiglia β a quelli della famiglia
δ, soprattutto i codici A e R.

[I, 3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post Darium
patrem suum regnavit in Perside
patrem: patruum α; patrum A R

168
[I, 4] Regnavit quoque post Darium patrem suum congnomento Nothum
patrem: patrum A G P R
[I, 10] inimicos eorum digne subicit vindictae: dignae A R O Av Du K Z
[I, 12] quid causa est ut aliquis dicat: causa λ α Va Ve; causae/-e θ ν ρ δ A Av Pa PL (Colv
non leg.)
[III, 13] instantia mea cotidiana, sollicitudo omnium Ecclesiarum: cotidiana et add. A R
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat
exercitium... virtutum om. A R (PL Colv)

La frase è completa tanto in α quanto in ε, dunque doveva essere presente in un


ipotetico γ; la coincidenza dell’omissione in A e R potrebbe suggerire un legame più
stretto tra di essi, ma è possibile d’altra parte che i due copisti abbiano compiuto lo
stesso errore indipendentemente, trattandosi di un comune salto dell’occhio.

[VI, 2] Qui beneficiis divina pietate sibi conlatis abutentes, proximos suos, quos consortes
habent naturae, socios gratiae habere dispiciunt: abutentes mss.: abeuntes A O R; adversos
Da; adversus Du
gratiae: gratias A G R; gratia B
[VI, 5] Aman filio Amadathi de progenie Agag: progeniae A R
[VIII, 3] omne genu flectatur caelestium, terrestrium et infernorum: flectat A R Tr

È stata valutata l’ipotesi di un rapporto diretto tra i testimoni A R, ma le varianti che


R ha in comune con F O P sono molto numerose e risulta più economico supporre che ε,
parallelamente ad α, abbia corretto alcuni errori di γ riportando il testo al dettato
originario: gli errori di A R sono facilmente emendabili.

Soltanto due lezioni sono condivise da tutti i codici appartenenti all’ipotetico gruppo
γ. La prima è lezione comune anche agli altri codici del IX secolo e a V:

[III, 2] Et traditae sunt SUB MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’,
praeposito mulierum regiarum: praeposito λ γ (PL) V Ve; praepositus ξ; praepositi θ ρ η
[versetto: PRAEPOSITUS]

169
La seconda variante è invece separativa perché costituita da un errore che isola il
gruppo γ (anche se in corrispondenza di questo passaggio la famiglia ρ è lacunosa):

[XIII, 13] in die Iudicii spe firma semper quosque fideles mentio est tenenda γ: apud ζ λ ν PL
(ρ lacuna)

I manoscritti che più spesso si allontanano dagli altri sono G, che presenta molte
sviste grammaticali o errori derivanti dall’uso dei dittonghi, e B, che, al contrario, tende
a correggere gli errori del dettato (non sempre è possibile affermare con certezza se il
copista avrebbe potuto emendare autonomamente il testo o se abbia consultato più
testimoni dell’opera di Rabano Mauro, contaminando). In molti casi si trovano varianti
comuni a singoli manoscritti appartenenti ai due gruppi β e δ, ma sono lezioni comuni
anche ad altri codici legati a rami differenti della tradizione, senza un criterio che
ritorni: è quindi possibile immaginare una poligenesi delle varianti stesse.

[III, 2] sicque quaecumque anima recta fide ac pura conscientia internis pectoris oculis
placuerit G A λ ρ Ve: interni pectoris Du; interni spectoris leg. η δ B D Da To V; interni in
spectoris T (in add.)
[III, 11] QUI DEAMBULAT COTIDIE ANTE VESTIBULUM DOMUS: deambulabat η δ ν B Z (Vulg)
[XIII, 13] Dies ergo sortium in quibus Deus veris confessoribus suis dat victoriam de
hostibus, nulla umquam oblivione sunt delendae
nulla ν Ve (µ: ρ lacuna) Av B D To: nullae A G δ λ Va T
oblivione η ξ B D R To; oblivionis Tr; oblivioni ε ρ A G T K V Ve
delendae: delendi B Da V (post corr.) Va

− X?

Adele Simonetti ha proposto l’esistenza di un subarchetipo X da cui dipenderebbero


tanto il sottogruppo γ quanto il sottogruppo ζ. Come avvenuto riguardao al subarchetipo
Y, osservando il commentario a Ester non è possibile giungere alla medesima
conclusione. Innanzitutto, infatti, non accade mai che γ e ζ presentino le medesime
lezioni. D’altra parte non emerge una vicinanza stretta nemmeno a partire dalle singole
famiglie β δ θ η: ci sono casi in cui i manoscritti di questi gruppi condividono lezioni,
ma le concordanze avvengono in maniera irregolare, coinvolgendo anche testimoni di

170
altri rami e spesso a proposito di varianti non classificabili come monogenetiche né
come irreversibili.
Si propone, quindi, di modificare in questo punto lo stemma codicum elaborato dalla
Simonetti, eliminando il subarchetipo X e separando il sottogruppo ζ da γ. La stessa
editrice trova soltanto una variante che proverebbe tale legame e tre lezioni per le quali,
tuttavia, i manoscritti della famiglia η costituiscono sempre un’eccezione.168
Ulteriore prova di questa separazione è una concordanza che invece più volte accade
tra ζ e le famiglie λ µ.

3.4. L’archetipo ω

L’archetipo ω è dimostrato da pochi errori di piccola entità, ma sufficienti a far


supporre la presenza di un codice intermedio tra l’originale e il resto della tradizione. Si
propongono alcuni esempi.

[I, 12] Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis, Aaronis
finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem ac
Saulis blasphemiam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus denegare
potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum illi testimonium praebuisse.
causae: causa λ α Va Ve (Colv non leg.)

La forma causa per il corretto causae è attestata da una minoranza di codici, ma il


fatto che questi testimoni siano costituiti dai mansocritti più antichi, appartenenti a tre
rami differenti della tradizione, fa supporre che l’errore si fosse generato a monte. Si
ritiene che non possa trattarsi di un errore d’autore poiché l’espressione è diffusa nella
Bibbia e nei testi esegetici, dunque doveva essere ben conosciuta da Rabano Mauro.169

168
«I testimoni di X, quasi tutti di provenienza francese (almeno per quanto se ne può ricostruire),
contengono un errore che li separa da Y: VI 7. ut instructione X (-η D): ut in instructione Y (+ η D). Altre
varianti significative che accomunano il subarchetipo X contro Y (salvo sporadiche innovazioni di singoli
copisti) sono: VIII 6. interpretatur X (interpr- enim ε): quae interpr- Y; X 21. et sine X (- B η): sine Y (+
B η); XVI 4: tensi X (extensi N): densi Y» (RABANO MAURO, Commentario cit., p. XXXVII).
169
Cfr. infra § 4.1.

171
[IIII, 21] MARDOCHEUS, inquit, MANEBAT AD REGIS IANUAM, quia doctores sancti, assidue
manentes in doctrina evangelii, convocant gentes ad introitum fidei et baptismatis
sacramentum; necdumque Hester nostra prodit patriam et populum suum iuxta mandatum
Mardochei typici, quia iuxta doctrinam fidei nullo modo aliquid agit sanctorum ecclesia per
arrogantiam, sed in pura conscientia humiliter omnia servat quae sibi dictis evangelicis
praecipiuntur, de qua per prophetam dicitur: «Omnis gloria eius filiae regis ab intus» (cfr. Psa
44,14).
quia: qui G λ Ve R (A ante corr.) PL Colv

Come sopra, la ragione della valutazione di questa variante come possibile errore
d’archetipo risiede nel suo essere condivisa da tutti i codici del IX secolo; in questo caso
essa è attestata anche nei due codici del X secolo, oltre che mantenuta nelle edizioni.
Potrebbe trattarsi di un semplice scioglimento errato di un’abbreviazione, ma tale
abbreviazione doveva trovarsi in un antenato comune e, per la tipologia dell’errore
stesso, non si ritene che esso possa essere attribuito a Rabano come autore.

[VI, 6] Aman ergo decem milia talentorum pecuniam regi promittens, Iudaeorum mortem
expetivit: sic et Iudaicus populus carnali observantiae cerimoniarum legis deditus, Deum per
hoc se placare credendo, verorum Christi confessorum, qui secundum evangelicam doctrinam
spiritale Deo servitium exhibebant, mortem meditatus est.
milia Z: milium Av Va; om. mss.

Il passaggio fa parte del commento al versetto del libro di Ester 3,9: «Si tibi placet,
decerne ut pereat, et decem milia talentorum appendam arcariis Gazae tuae». La lezione
corretta deve necessariamente essere costituita dall’espressione decem milia e l’errore è
chiaramente fonte di una distrazione. Si tratta di una svista facilmente correggibile da
copisti attenti al dettato del testo, mentre sembra più difficile pensare che più volte
l’errore si sia ripetuto in maniera indipendente.

[VIIII, 4] Quid est quod rex insomnem noctem duxit, nisi illud quod in Psalmo scriptum est:
«Ecce non dormitat neque obdormiet qui custodit Israhel» (Psa 120(121),4)? Leguntur coram
eo historiae et annales priorum temporum, in quibus commemoratio fidei et bonorum actuum
Mardochei continetur, quia rex sanctorum et princeps regum terrae, in se idem semper
manens, omnium temporum cursus et singulorum actuum notitiam uno contemplatur intuitu,
nec est apud illum quicquam reciduum, sed praesentialiter in conspectu eius omnia parent; de

172
quo per Hieremiam dicitur: «Qui enim formavit omnia ipse est et Israhel virga hereditatis
eius, Dominus exercituum nomen illi (Ier 10,16)». Unde et Apostolus ait: «In Christo enim
Ihesu non est, in illo est et fuit, sed est semper in illo est» (cfr. 2Co 1,18-19). Et item:
«Ihesus, inquit, Christus heri et hodie ipse in saecula saeculorum» (cfr. Heb 13,8).
princeps: principes mss.
In Christo... illo est: cfr. 2Co 1,18-19: «Non est in illo [sermone] ‘Est’ et ‘Non’. Dei enim
Filius Iesus Christus qui in vobis per nos praedicatus est per me et Silvanum et Timotheum
non fuit ‘Est’ et ‘Non’, sed ‘Est’ in illo fuit».

Il paragrafo VIIII, 4 contiene due punti problematici. Il primo può essere


chiaramente identificato come errore d’autore, poiché la frase richiede il termine al
singolare: princeps regum terrae è espressione sinonimica di rex sanctorum. Il plurale
presente in tutti i codici potrebbe derivare da una svista o da una abbreviazione sciolta
male, ma, nonostante la concordanza di tutti i testimoni nel tramandare l’errore, proprio
per la banalità della svista e la facilità con cui poteva essersi generata, si è deciso di
intervenire sul testo in sede di preparazione dell’edizione critica.
La citazione del versetto tratto dalla seconda lettera ai Corinzi di San Paolo, invece,
costituisce un passaggio più problematico perché tutta la tradizione attesta una forma
del versetto erronea, forse originatasi per una confusione dovuta alla ripetizione nella
frase delle medesime espressioni. In questo caso si è stabilito di non intervenire sul testo
perché è difficile stabilire a quale livello della tradizione possa essersi generato l’errore
ed è possibile che non risalga all’archetipo ma all’autore o alla versione della Bibbia da
lui consultata o conosciuta.

[XII, 14] Quid est quod Iudaei hostes suos persequentes quingentos viros in Susis interfecisse
leguntur, exceptis decem filiis Aman quos in patibulis affigebant, nisi quod non solum in
gentibus omnes operarii iniquitatis qui perseverant in malitia sua, nec de peccatis suis
penitentiam agere volunt, neque remissionem delictorum suorum per Spiritus sancti gratiam
accipere curant, detestabiles et digni damnatione populo Dei esse videntur, sed etiam ipsi
carnales Iudaei, transgressores videlicet decalogi Legis Mosaycae, reatum crucis Christi,
quem ex perfidia sua in passione ipsius sibi contraxerunt, iuste inferni cruciatum sustinere
cogantur?
Mosaycae: ob add. Av To

Un ultimo esempio si trova all’interno del paragrafo XII, 14. L’espressione reatum
crucis Christi dovrebbe costituire un complemento di causa, come infatti risulta dalle

173
correzioni introdotte dai copisti di Av e To. Nonostante si ritenga che l’errore debba
essersi generato a livello dell’archetipo, si è deciso di non intervenire in fase di
constitutio textus in quanto il comportamento di tutti i copisti, con soltanto due
eccezioni e compresi coloro che si contraddistinguono in genere per una maggiore
facilità nell’intervenire sul testo, rende forse possibile ipotizzare che fosse accettato e
diffuso l’uso dell’accusativo semplice per introdurre un complemento di causa.

3.5. Mu e Pi: ψ

Per quanto riguarda la tradizione degli estratti del commentario al libro di Ester,
testimone di un riuso del testo in forma di sermone, si è già accennato al fatto che
soltanto due dei codici identificati sono stati collazionati ed utilizzati per la messa a
punto dell’edizione critica: i manoscritti Mu e Pi.
Come visibile dalla loro collocazione nello stemma coidicum, non è stato individuato
il ramo dal quale deriva il testo diffusosi nelle raccolte di omelie: ci sono varianti
proprie dei codici Mu e Pi, ma non varianti congiuntive tra questi e codici appartenenti
alle famiglie individuate nel resto della tradizione. Si propone qualche esempio.

[IIII, 13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum regis et ecclesia ad
regem Christum, in quo septiformis Spiritus gratia incommutabiliter manet, adducta atque
coniuncta est. Quam ipse adamavit plus quam omnes mulieres, HABUITQUE GRATIAM ET
MISERICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES, hoc est super omnes nationes terrarum.
regem: om. ψ
mulieres, hoc est... nationes terrarum: nationes terrarum quas significant mulieres ψ
[VIII, 8] Nota quod concordant voluntas invitantis reginae, et iussio iubentis regis; sed vae
illi qui malignus ad mensam Domini accedit
malignus: om. ψ
[VIII, 10] Cras enim hic pro futuro tempore intellegitur, ut est illud evangelicum: «Nolite
solliciti esse de crastino» (cfr. Mat 6,34).
solliciti esse: sollicitari ψ

[X, 3] Ecce iam secunda dies convivii adest, ubi similiter ut prius convocatus Aman venit,
sed manifestante Hester petitionem suam, inde damnatus ad poenam secessit.
dies: om. Z; regalis add. ψ

174
Varianti singolari di ognuno dei due codici impediscono di definire uno dei due
antigrafo dell’altro:

[IIII, 13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum regis et ecclesia ad
regem Christum, in quo septiformis Spiritus gratia incommutabiliter manet, adducta atque
coniuncta est.
ergo: om. Pi
gratia: om. Pi
[VIII, 11] Cum autem dies futura iudicii venerit et omne humanum genus
dies futura: futura dies ψ
venerit: advenerit Pi

Il manoscritto Pi, inoltre, omette i versetti del libro di Ester 6,1-10, che invece sono
presenti in Mu e aprono il capitolo IX del commentario.

[VII, 7] Unde est illud quod Paulus, ad Romanos scribens, sine intermissione memoriam
eorum se semper facere narrat in orationibus suis (cfr. Rom 1,9)
eorum (se semper): om. Mu
[VIIII, 7] Cui Aman spiritalis hostis populi Dei, licet invitus, tamen condignum obsequium
praebet
obsequium: officium Mu
[X, 10] «Qui fodit foveam, incidit in illam; et qui voluit lapidem, revertur ad eum» (cfr. Pro
26,27).
incidit: incidet B Da Mu Z PL Colv (var. Vulg)
illam (et qui voluit): eam D Mu Z (Vulg)
eum: illum ψ

È possibile, infine, affermare un legame con gli altri codici che tramandano la forma
di omelia (I e Ox), o almeno un’origine unica e comune di tale forma del testo, poiché
essa è confermata non solo dalla coincidenza dei paragrafi selezionati, ma anche
dall’aggiunta di una frase conclusiva, non presente in nessuno dei testimoni noti del
commentario in forma completa: «Ad quam nos dominus per suam gratiam concedat
venire cui est laus et honor et gloria sine fine. Amen».

175
3.6. Le edizioni

Sono stati collazionati anche i testi pubblicati nelle edizioni Colvener e nella
Patrologia Latina: quest’ultima ha ripreso l’edizione secentesca ma i due testi non sono
identici.
Le varianti mostrano inoltre, senza dubbio, un legame stretto fra le edizioni e il
manoscritto Arras, Bibliothèque municipale, 739: 170 alcune lezioni e in particolare
alcuni errori – tra i quali numerosi salti dell’occhio – mostrano chiaramente la
derivazione delle prime dal secondo o, eventualmente, da un codice ad esso molto
vicino, tuttavia oggi non conosciuto.

[II, 18] «Amen dico vobis; non inveni tantam fidem in Israhel. Dico autem vobis quod multi
venient ab Oriente et Occidente: om. A PL Colv
[III, 1] QUAERANTUR REGI PUELLAE VIRGINES AC SPECIOSAE, ET MITTANTUR QUI
CONSIDERENT PER UNIVERSAS PROVINCIAS PUELLAS SPECIOSAS ET VIRGINES, ET ADDUCANT

EAS AD CIVITATEM SUSAM: om. A PL Colv


[III, 8] quia plures personas fidelium septiformis Spiritus sancti gratia regeneratas atque
dedicatas, quatenus eius vestigia in fide et doctrina atque bona operatione sequerentur, ipsius
discipulatui saluberrimo subrogavit: om. A PL Colv
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat: om. A PL Colv R
[V, 7] «Filius hominis venturus est in gloria Patris sui cum angelis suis, et tunc reddet
unicuique secundum opera sua» (cfr. Mat 16,27): om. A PL Colv
[VI, 9] «Erit, inquit, tunc tribulatio magna qualis non fuit ab initio mundi, usque modo, neque
fiet, nisi brevitati fuissent dies illi non fieret salva omnis caro sed propter electos
breviabuntur dies illi» (Mat 24,21-22): om. A PL Colv
[VIII, 8] inmundam conscientiam non veretur ad convivium Domini indignus intrare:
vereatur A PL Colv
[VIIII, 6] per plateam civitatis incedendo clamare ac dicere: om. A PL Colv
[X, 3] quia prandium praesentis Ecclesiae tempus designat: om. A PL Colv

170
Cfr. ivi, p.XXIII e p. XLVIII, n. 111.

176
[XII, 5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium Ecclesiae numero, visa patientia atque
constantia sanctorum martyrum virtuteque Christi per illos clarescente, relicta idolatria ac
superstitione gentili, ad Christianam religionem conversi sunt: vi sapientia A PL Colv (in A:
vi add. nel margine, a inizio pagina)

La corrispondenza tra le edizioni e il testimone manoscritto non è perfetta: si può


osservare come Colvener abbia corretto numerosi errori attestati in A, spesso di tipo
grammaticale e dunque facilmente riconoscibili ed emendabili, ma, nello stesso tempo,
ne commise di nuovi o modificò forse intenzionalmente il dettato introducendo
innovazioni, utilizzando sinonimi, omettendo termini o parti di frasi.
Tra gli errori emendati da Colvener si segnalano, a titolo esemplificativo, i seguenti:

[CAP. XI] Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem reginae epistolae pro
Iudaeorum salute mittuntur:
constituitur: constituit A
salute: salutem A; om. Va
[CAP. VII] Quod conperiens, Mardocheus sacco indutus est: inductus A
[I, 3] Hunc ergo Cyrum dicit Artarxersem apud Grecos vocari, qui Longimanus
cognominabatur, regnum tenens annis xl: anni A; annos ξ
[I, 8] BIBEBANT AUTEM QUI INVITATI ERANT AUREIS POCULIS: populis A

Si può osservare come gli errori di A consistano per la maggior parte in banalizzazioni o
sviste evidenti, dunque facilmente emendabili.

Tra gli errori che, al contrario, non erano presenti in A ma che si trovano nelle
edizioni, si collocano invece i seguenti:

[PROL., 1] Aman, qui interpretatur iniquitas, partes convivii et diem caelebrem mittit in
posteros: partem PL Colv
[PROL., 3] Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris insuper addita sunt et ab ipso
interprete oboelo prenotata, exponere praetermisimus: om. PL Colv
[I, 3] qui scribit hoc tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone: Mennam PL
Colv
[I, 21] Cum Redemptor noster, quem Assuerus et nomine exprimit et dignitate, interpretatur
enim ‘ostium’ sive ‘atrium meum’, cum Patre et Spiritu sancto sempiternum habens
imperium: hominis PL Colv

177
[I, 26] decor sanctae Ecclesiae, sive sit in meditatione sapientiae seu in profectu virtutum per
continentiam atque castitatem corporum, simul cum martyrii dignitate in doctoribus sancti
Evangelii fulgere debet: scilicet PL Colv
[I, 28] quia nimirum sancti quique cum tranquillitate temporum utuntur, et a tribulationum
laboribus cessant: temporibus PL Colv
[I, 38] quatenus de ministerio suo magis laudem et praemia quam damnum et tormenta
consequatur: praemium PL Colv
[II, 4] Septimus dies convivii plenitudinem temporum significat: pulchritudinem PL Colv
[II, 11] longe a gratia Spiritus sancti ac consilio Patris factus est extorris: patria PL Colv
[X, 8] Tunc enim oppressio illis, qua ante humiles iniuste opprimebant, inproperatur, quia
remunerationis tempus adest, ut inferni cruciatibus pro hoc puniendi tradantur: om. PL Colv
[XI, 7] animae sanctorum de incolatu praesentis vitae rapiuntur ad contemplationem vultus
superni Iudicis: capiuntur PL Colv

Anche le due edizioni non sono identiche fra loro. Il testo della Patrologia presenta
lezioni erronee, sviste o modifiche proprie:

[I, 24] quatenus diliciis et iucunditati superni regis per omnia habiles fiant: regni PL
[IIII, 5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi properare,
condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et quo se magis devotam ad
agnitionem fidei ac virtutum exercitium praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia
earundem virtutum notitiam docendo illis amministrat: om. PL
[V, 7] et quae iniquis pro peccatis suis poenae in futuro maneant commemoratur: om. PL
[XI, 23] Hinc est quod Dominus in Lege Israhelitis vii gentes quae sibi contrariae erant in
terra repromissionis interficere atque extinguere iubebat: om. PL
[XIII, 12] SUSCEPERE IUDAEI SUPER SE ET SEMEN SUUM, ET SUPER CUNCTOS QUI RELIGIONI
EORUM VOLUERINT COPULARI, UT NULLI LICEAT DUOS HOS DIES ABSQUE SOLLEMNITATE

TRANSIGERE: quam Scriptura testatur et certa expetunt tempora, annis sibi iugiter
succedentibus: quos Da; qua Du; quod PL
[XIII, 17] ut pie ieiunent, hoc est vitam castam et continentem ducant: piam add. PL

D’altra parte, si registrano varianti proprie dell’edizione Colvener e non di quella del
Migne:

[CAP. XII] De gloria Mardochei et quomodo se Iudaei ulti sunt de inimicis suis et decem filii
Aman in patibulo suspensi: om. Colv
[I, 35] secundum uniuscuiusque qualitatem conforment verbi praedicationem: om. Colv

178
[II, 4] misit Deus Filium suum factum ex muliere: om. Colv

La presenza di queste lezioni erronee, chiaramente non originali, soltanto in Colvener e


la coincidenza, negli stessi punti, del testo della Patrologia Latina con quello tràdito da
A e dagli altri testimoni, consentono di supporre, pur all’interno di una sostanziale
derivazione di PL da Colv, un consulto diretto del manoscritto nei casi in cui il testo
dell’edizione secentesca fosse evidentemente corrotto.

179
IV.
NOTA AL TESTO

Il testo che qui si presenta è stato ricostruito sulla base della collazione integrale dei
testimoni manoscritti e delle edizioni disponibili del commentario al libro di Ester e
dell’epistola prefatoria di dedica a Ermengarda.
La fase di constitutio textus e di preparazione dell’edizione ha posto alcune
problematiche, sia a livello di selectio delle varianti, sia per quanto riguarda aspetti
formali quali la divisione del testo in capitoli e paragrafi, l’interpunzione,l’ortografia.

4.1. La constitutio textus

L’analisi dettagliata delle varianti ha permesso di osservarne e definirne le tipologie:


è emerso come la maggior parte di esse sia costituita da varianti di leggera entità,
ovvero che non modificano parti sostanziali del testo, oppure da varianti adiafore. Ciò
rende da una parte meno problematica la ricostruzione del testo originario, poiché la
struttura del commento e il contenuto non sono messi in dubbio da lezioni
significativamente diverse tra loro; d’altra parte, però, è talvolta difficile comprendere
quale fosse la forma esatta redatta da Rabano Mauro. Un primo criterio di orientamento
è stato offerto dalla ricostruzione dello stemma codicum, che ha permesso di selezionare
le lezioni secondo criteri di maggioranza e di “rilevanza stemmatica”, anche se non
sempre le varianti consentono di muoversi con la medesima linearità.
Come osserva Giovanni Orlandi,

Gli elementi che entrano nella diagnosi sulle varianti sono troppi e troppo
disparati perché possiamo illuderci di procedere meccanicamente, così come non è
mai meccanica una qualsiasi ricostruzione storica, ossia il tipo di lavoro cui un
critico testuale dovrebbe cercare di avvicinarsi.171

171
G. ORLANDI, Lo scriba medievale e l’«emendatio» cit., p. 232.

181
L’analisi delle varianti ha innanzitutto portato a individuare quattro linee di
trasmissione dell’opera, di cui tre (γ λ µ) contenenti codici esemplati nel IX secolo,
molto vicini alla stesura del testo da parte di Rabano. Questo non ha consentito di
eliminare a priori varianti tràdite dalla famiglia ζ (l’unica nella quale sono presenti
esclusivamente codici successivi al XII secolo), poiché non è nota la datazione del
subarchetipo che diede origine a questo gruppo, così come abbiamo soltanto testimoni
tardi di sottogruppi quali ν e ρ.I codici del IX secolo consegnano una testimonianza
molto vicina, almeno cronologicamente,all’originale, e in alcuni casi, pur di piccola
entità, essi tramandano una forma del testo che si è poi perduta ma che, proprio in
quanto da loro condivisa, sembra possa essere identificata con una forma iniziale del
testo, propria dell’originale o dell’archetipo. Proprio quest’ultima distinzione tra
originale ed archetipo ha portato di volta in volta a conclusioni differenti nel momento
della selectio delle varianti, poiché non sempre la forma più antica del testo corrisponde
a quella che può essere identificabile come la “migliore”, cioè come la lezione
“corretta”,sia sotto l’aspetto grammaticale che contenutistico,e d’altra parte non è
sempre vero che, davanti a un errore riconosciuto come tale, esso sia necessariamente
da eliminare.
Si apre, infatti, davanti a simili casistiche, un problema metodologico rilevante
nell’ambito della critica testuale, in particolare nel momento in cui essa si trovi ad
occuparsi di testi mediolatini. Cosa si intende, infatti, quando si parla di lezioni ‘giuste’
o ‘sbagliate’, ‘esatte’ o ‘erronee’? Non sempre la lezione ‘corretta’ coincide con quella
che un lettore moderno identificherebbe come tale, poiché obiettivo principale di un
editore non è tanto la chiarezza e correttezza del testo, quanto la ricostruzione più fedele
possibile di quanto voluto e redatto dall’autore. Il criterio con cui raggiungere tale
obiettivo non è sempre pacifico né semplice.
Come scrive Paolo Chiesa nel contributo dal titolo Una letteratura «sbagliata». I
testi mediolatini e gli errori,172 l’opposizione ‘giusto’/ ‘sbagliato’, ‘lezione esatta’ /
‘lezione erronea’:

172
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata». I testi mediolatini e gli errori, in «Ecdotica» 9 (2012),
Carocci editore, Bologna, pp. 151-61. Intorno a questo tipo di problematica cfr. anche G.P. MAGGIONI,
L’uso delle fonti in sede di recensio nella filologia mediolatina. Riflessioni su di un’esperienza, in
«Filologia Mediolatina» 1 (1994), pp. 37-44.

182
[...] viene utilizzata in due diversi contesti: anzitutto come obiettivo generale
(obiettivo del filologo è individuare, in ogni circostanza, la lezione esatta
dell’autore, rifiutando eventuali lezioni erronee prodottesi nel corso della
trasmissione), in secondo luogo come strumento ermeneutico (la genealogia dei
manoscritti viene costruita grazie all’identificazione di un numero limitato di
lezioni erronee, che si oppongono ad altrettante lezioni esatte). In ambedue i
contesti, la parola esatto corrisponde a originale, la parola erroneo a non
originale.173

Ma, come nota Michael Reeve in un suo saggio sugli Errori in autografi,174 tale
punto di partenza teorico esclude un’altra possibilità:

[...] il fatto cioè che sia l’autore a sbagliare, e che dunque la lezione originale, in
quanto punto di partenza della tradizione, sia nel contempo intrinsecamente erronea, cioè
irregolare, incoerente o abnorme.175

Nel caso di un autore quale Rabano Mauro, che ebbe una formazione di livello
elevato, l’autenticità delle lezioni tende a coincidere con una loro esattezza, soprattutto
da un punto di vista di correttezza grammaticale, ma non è possibile sovrapporre
pienamente le due categorie. Senza dubbio la conoscenza dell’autore e della sua
biografia contribuisce in maniera decisiva alla distinzione tra gli errori che lui avrebbe
potuto commettere e quelli invece da attribuire senza dubbio a sviste, incomprensioni,
ignoranza dei copisti. Nel commentario al libro di Ester, alcuni casi sono esemplari in
questo senso.
Al paragrafo I,12 si legge:

[I,12]Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis,


Aaronis finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechiae arrogantiam, Petri
negationem ac Saulis blasfemiam Redemptori nostro figuraliter convenire?

173
Ivi, p. 151.
174
M. REEVE, Errori in autografi, in Gli autografi altomedievali: problemi paleografici e filologici,
Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1994, pp. 37-60, cit. in P. CHIESA, Una letteratura
«sbagliata» cit., p. 151.
175
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 151.

183
In luogo dell’espressione Quid causae est si legge Quid causa est nei manoscritti
appartenenti alle famiglie λ e α, e in Ve,176 ovvero nei manoscritti del IX secolo e in B,
imparentato con G. La forma corretta da un punto di vista grammaticale è la prima, ma i
testimoni più antichi, molto vicini all’originale, tramandano la lezione scorretta;
probabilmente, dunque, il testo si diffuse con la forma errata causa, che tuttavia era
facilmente correggibile da un copista attento al dettato, tanto che la quasi totalità della
tradizione tramanda poi la lezione esatta. Occorre allora chiedersi se sia possibile
attribuire a Rabano Mauro stesso l’errore, ma la presenza consueta della formula
corretta nella Scrittura e tra i Padri della Chiesa, oltre che l’uso fatto da Rabano in altre
opere esegetiche, sembra rendere opportuno interpretare l’errore come errore
d’archetipo piuttosto che di autore, e dunque emendarlo in fase di constitutio textus.
Un secondo esempio nella stessa direzione è costituito da un errore all’interno di una
citazione biblica. Al paragrafo XI,11, in corrispondenza dei versetti del libro di Ester
8,6-8 si legge:

[XI,11] 6QUOMODO ENIM POTEROSUSTINERE NECEM ET INTERFECTIONEM POPULI


7
MEI?’ RESPONDITQUE REX ASSUERUS HESTER REGINAE ET MARDOCHEO IUDEO:
‘DOMUM AMAN CONCESSI HESTER, ET IPSUMIUSSI ADFIGI CRUCI,QUI AUSUS EST MANUM
8
IN IUDAEOS MITTERE: SCRIBITE ERGO IUDAEIS SICUT VOBIS PLACET EX REGIS NOMINE,

SIGNANTES LITTERAS ANULO MEO’.

Il versetto 8,8 si apre con la forma scribete nei codici G Ve λ (K Tr), cioè nei quattro
testimoni del IX secolo, mentre presenta la lezione scribite, attestata come variante nella
Vetus latina, in νζδ A B M1 Z (oltre che nelle due edizioni), e la lezione scribe, propria
della Vulgata, in M e W.Poiché è improbabile che Rabano Mauro commettesse un
errore di questo tipo, anche in questo caso si attribuisce la confusione nell’uso delle
vocali e / i ai copisti, o almeno al copista dell’archetipo, e si procede nell’edizione con
la correzione del testo. Rimane tuttavia, in questo caso, un secondo dubbio: in quale
direzione dovrà orientarsi la correzione? Non possiamo, infatti, sapere se Rabano avesse
preferito la forma plurale scribite o quella singolare scribe, entrambe attestate nella
tradizione della Scrittura. Si è deciso, in questo caso, di mantenere il plurale poiché è

176
Si aggiunge il ms. Va, che però interviene sull’intera espressione, scrivendo Quae causa est.

184
probabile, ed è la soluzione che pare più economica, che la svista dei copisti si fosse
verificata a partire dalla lezione scribite, con un solo scambio di lettera.
Un terzo esempio, di carattere differente, si ritrova, ripetuto due volte nella stessa
forma, ai paragrafi I,3 e I,4:

[I,3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post
Darium patrem suum regnavit in Perside.
patrem λ µ ε: patruum αPL Colv: patrum A R

[I, 4]Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Assuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium: hic, ab Hebreis Assuerus et a
septuaginta interpretibus Artarxersis vocatur, regnavit quoque post Darium patrem suum
congnomento Nothum,annis xl.
patrem λ µ F O Va B: patruum θ Av Pa PL Colv: patrum A G P R

In entrambi i casi la lezione corretta dal punto di vista del significato è patrem, ma in
alcuni dei manoscritti antichi, e in particolare in G A R, oltre che in tutti i codici della
famiglia ζ eccetto Va, si legge patruum o patrum. Nonostante sia una minoranza di
codici a tramandare questa forma, potrebbe sembrare possibile ipotizzare che la lezione
originaria fosse costituita da patruum (corretto grammaticalmente), poi divenuto patrum
per errore, e che molti copisti abbiano poi innovato, giustamente, in patrem, variante
esatta per forma e significato, oltre che, in un certo senso, lectio facilior. Di fronte a
questi dati, non è possibile escludere con certezza che l’errore sia stato commesso da
Rabano stesso: sarebbe difficile spiegare il passaggio in direzione opposta, dal corretto e
più semplice patrem al più raro patruum.
Può entrare in gioco in questo caso un ulteriore fattore che spesso nelle opere
altomedievali e in particolare esegetiche concorre tanto alla nascita del testo quanto alla
possibilità di ricostruirne il dettato autentico da parte dell’editore: la ripresa di opere
precedenti utilizzate come fonti e citate in maniera di volta in volta più o meno letterale.
Continua a questo proposito Paolo Chiesa:

Il mio maestro, Giovanni Orlandi, spiegava che il critico mediolatino [...] ha


però a sua disposizione una risorsa in più, data proprio dal fatto che questa

185
letteratura è poco originale, e prevede un largo reimpiego di fonti.177 Le fonti di
un’opera – se riconosciute e se utilizzate dall’autore in modo abbastanza letterale,
come spesso avviene – costituiscono uno strumento importante, financo decisivo
[...]. L’opposizione fra esatto ed erroneo si declina come opposizione fra
corrispondenza con la fonte e non corrispondenza con la fonte.178

Nei passi citati, Rabano Mauro dichiara di riferirsi, nel reperire le sue informazioni o
almeno parte di esse, a Giuseppe Flavio ed Eusebio di Cesarea. In questo caso specifico,
risalendo alle fonti e allargando la ricerca agli autori che a loro volta avevano già
ripreso tali autori e che Rabano avrebbe potuto leggere,179 non è stato possibile trovare
una giustificazione alla confusione osservata fra i termini. Si è dunque deciso di
intervenire sul testo confermando la forma patrem attestata dalla maggior parte della
tradizione manoscritta.
Sono stati invece identificati altri passaggi testuali in cui è possibile supporre un
errore avvenuto già nell’originale o che Rabano avrebbe potuto ereditare dal testimone
della fonte che egli (o chi per lui fosse stato incaricato di trascrivere la citazione) poteva
consultare: si ricordano, a titolo esemplificativo, i paragrafi I, 17 e I, 36. Nel primo
caso, un errore nella ripresa di una citazione dei Moralia in Iob di Gregorio Magno è
stato identificato soltanto nel momento in cui il testo è stato confrontato con la fonte da
cui deriva in maniera letterale.180 Nel secondo caso,un passo tratto dalla Regula
pastoralis dello stesso Gregorio risulta corrotto per un salto dell’occhio e il testo
rimanente fu modificato col fine di ripristinare un senso compiuto alla frase. L’errore, se
tale può essere definito, è stato notato in seguito a un’emendazione attuata da alcuni
copisti che hanno ripristinato la versione originale dell’opera di Gregorio (Av Pa Da).
Non ci è possibile definire a quale livello della tradizione siano avvenuti tanto il salto,
quanto la successiva correzione del resto della frase. Non è perciò chiaro se
l’innovazione sia da attribuire a Rabano stesso, al copista che redasse l’archetipo, o se
invece esistesse una tradizione di Gregorio già corrotta e dunque giunta tale all’abate di

177
G. ORLANDI, Perché non possiamo non dirci lachmanniani, in «Filologia mediolatina» 2 (1995),
pp. 1-42, p. 7.
178
P. CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 153-4.
179
Cfr. l’apparato delle fonti in corrispondenza dei passi citati.
180
Cfr. infra § 6.2.

186
Fulda o a chi per lui compilò il commentario in questo passo.181 In sede di constitutio
textus si è mantenuta la forma attestata nella quasi totalità dei testimoni.
Alcune tipologie di varianti problematiche sono ben presentate da Rossana
Guglielmetti nell’introduzione all’edizione critica della Navigatio sancti Brendani:182
pur trattandosi di un testo con caratteristiche molto diverse da quelle di un commentario
esegetico di età carolingia, le categorie proposte dall’editrice possono aiutare a
comprendere le tipologie di problemi incontrati nella preparazione del presente testo
critico. Accanto agli errori d’archetipo che richiedono un’emendatio tramite congettura,
da elaborare anche in base a elementi esterni al testo in senso stretto, quali l’usus
scribendi dell’autore, gli eventuali riferimenti ad altre opere o le fonti citate, possono
verificarsi casi di “diffrazioni ‘quasi’ in absentia”, definizione con cui l’editrice indica

[...] numerosi passi dove i testimoni si diffrangono in lezioni scorrette, con più o
meno sporadiche eccezioni interpretabili come risanamenti congetturali di copisti
più abili: passi dunque dove è molto probabile che in ω comparisse già un guasto.
Si tratta di casi in cui è improbabile un errore poligenetico, e invece era possibile
una buona ricostruzione da parte di scribi e correttori, per cui di fatto noi troviamo
tramandata anche una lezione che appare del tutto attendibile e probabilmente
corrisponde all’originale, ma non per via di normale tradizione.183

D’altra parte, è possibile incontrare anche “casi di selectio problematica”, quali


“diffrazioni in praesentia o polarizzazioni di varianti”:

Oltre ai casi di discordia generale tra i testimoni sopra presentati, dovuti a guasti
in sede di archetipo, si verificano diffrazioni nelle quali la lezione autentica è
conservata da parte della tradizione, o almeno appare più probabile che sia
conservata in linea diretta dall’originale piuttosto che frutto delle congetture di
qualche copista. Si ha a che fare qui non più con corruttele dell’archetipo da
emendare – o già felicemente emendate dai copisti, per l’appunto – ma con
problemi di selectio. Malgrado la presenza di una pluralità di subarchetipi, non di

181
Cfr. supra § 3.2.2.
182
G. ORLANDI, R. GUGLIELMETTI (a cura di), Navigatio sancti Brendani, Sismel – Edizioni del
Galluzzo, Firenze 2014.
183
Ivi, p. CCIII.

187
rado non è possibile affidarsi a una maggioranza per individuare la variante
preferibile.184

Spesso tali situazioni sono dovute, nel caso della Navigatio, a un processo di
“ripulitura” del testo attuato spontaneamente da parte dei copisti che, trovandosi di
fronte a lezioni anomale dal punto di vista grammaticale o di senso, le riconducevano a
forme più accettabili, con facili emendazioni che ricorrono indipendentemente in molti
testimoni.185 Nel caso del commentario al libro di Ester, generalmente corretto dal punto
di vista grammaticale, questo tipo di problematica si presenta di fronte a varianti
adiafore quali lo scambio tra le congiunzioni et / ac, la presenza o meno di congiunzioni
e avverbi quali autem, enim, ergo, igitur, oppure nei casi di interventi dei copisti
all’interno delle citazioni bibliche: si tratta di casi in cui è difficile distinguere tra forma
originaria e innovazione.186
Certamente in alcuni casi può rimanere uno spazio di incertezza nella ricostruzione
di quanto scrisse l’autore, ovvero di quanto possa essere attribuito alla sua mano (o
almeno alla sua volontà) e di quanto invece debba essere “imputato” agli scribi e ai
copisti; la conoscenza della formazione di Rabano Mauro è un elemento che certamente
può contribuire all’elaborazione dell’edizione del testo,187 supportando il criterio
stemmatico, il riferimento alle eventuali fonti utilizzate e, più generalmente, lo studio
della tradizione.
In parte differente è stato l’atteggiamento nei confronti delle varianti interne a
citazioni bibliche. Anche in questi casi il criterio stemmatico spesso si è rivelato non
adeguato: all’interno dello stesso gruppo di codici è possibile che non vi sia

184
Ivi, p. CCXI.
185
Ivi, pp. CXCII.
186
Paolo Chiesa continua nel suo contributo: «Il modello [di critica testuale] elaborato per i testi
antichi tende a vedere nell’originale un testo esatto, che subisce una progressiva corruzione nel corso del
tempo: la trasmissione comporta dunque un peggioramento del dettato testuale, del quale responsabili
sono i copisti, considerati in genere stolidi ignoranti. Oggi tutti sanno benissimo che un’applicazione
estrema di questo modello non vale nemmeno per i testi classici [...]. Tanto meno questo vale per i testi
mediolatini, per i quali di frequente il modello di trasmissione è quello opposto: il testo nasce con
debolezze e incongruenze, avvertite da chi lo trasmette come errori, ed è soggetto quindi a un progressivo
miglioramento e a numerosi interventi emendativi. In questa situazione [...] distinguere fra ciò che è
originario (testo esatto) e ciò che è derivato (testo erroneo) non è facile, e spesso diventa impossibile:
perché accanto ai copisti interessati che migliorano il testo continueranno a esisterne altri, meccanici o
ignoranti, che copiano male, e perciò lo peggiorano, e manca un criterio che possa discriminare» (P.
CHIESA, Una letteratura «sbagliata» cit., p. 153).
187
Si rimanda al paragrafo dedicato all’ortografia e alle scelte grafiche.

188
concordanza nelle lezioni a testo, così come, al contrario, lezioni differenti accomunano
manoscritti appartenenti a famiglie diverse. Nel caso del testo biblico, infatti, molto
elevata era la possibilità di intervento dei singoli copisti che, influenzati dalla propria
conoscenza della Scrittura, spesso potevano completare le citazioni secondo la propria
memoria; per questo, tale genere di varianti sfugge alle regole di selectio derivanti da un
criterio rigidamente stemmatico. Inoltre, soprattutto nei manoscritti più tardi, che
costituiscono la maggior parte dei testimoni a noi noti, spesso i copisti tendevano a
ricondurre il testo biblico alla forma della Vulgata geronimiana, introducendo,
indipendentemente l’uno dall’altro, le stesse modifiche in codici stemmaticamente
distanti.188
Nonostante il panorama delle varianti risulti quindi in questi passaggi
particolarmente confuso e irregolare, oltre che non utile all’elaborazione dello stemma,
il fatto che il contenuto sia costituito da citazioni bibliche offre almeno un criterio per
un primo orientamento. Infatti, proprio perché era più semplice che i copisti tendessero
a uniformare il dettato in base al modello ufficiale cioè alla Vulgata, è nello stesso
tempo più probabile che le lezioni originarie fossero quelle per noi meno note, differenti
dalla Vulgata stessa e invece attestate, almeno nella maggioranza dei casi, nei codici
catalogati come testimoni della cosiddetta Vetus latina.189 Per questo, salvo casi di
evidenti errori, queste ultime forme sono quelle che sono state accolte a testo
nell’edizione critica.190

4.2. La scansione del testo

Tutti i manoscritti presentano, tra il prologo e l’inizio del commentario, la titolatura


dei capitoli in cui è suddiviso il testo. I capitoli sono in totale un numero di quattordici e
i testimoni concordano nell’indicazione dei numeri e dei titoli assegnati, con la sola
eccezione di T che aggiunge una suddivisione all’interno del titolo dei capitoli III e XII,

188
Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et
R. Weber, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994.
189
Il testo del libro di Ester è stato confrontato con la seguente edizione:Vetus latina. Die reste der
altlateinischen Bibel. 7/3 Hester, ed. J.C. Haelewyck, Verlag Herder Freiburg, 2003; per l’intera Bibbia il
riferimento è stato il materiale disponibile nella banca dati Vetus latina database (Brepolis).
190
Così si comporta anche Adele Simonetti nell’edizione del commentario al libro di Giuditta: cfr.
RABANO, Commentario cit., pp. LXV-LXVI.

189
giungendo dunque a contare sedici titoli; il manoscritto Z, che, come si è osservato, fu
esemplato da un copista che facilmente tendeva a modificare il testo, si distingue per
numerosi interventi di tipo stilistico, non contenutistico, anche all’interno dei titoli dei
capitoli.
La quasi totalità dei codici concorda anche nella suddivisione effettiva del testo:
l’inizio di un nuovo capitolo è generalmente segnalato con un’iniziale contraddistinta da
un carattere maggiore o dall’uso di inchiostro colorato cui si aggiunge, tendenzialmente
nel margine del foglio, l’indicazione del numero di capitolo corrispondente. Il
manoscritto T, pur compiendo errori della titolatura iniziale, torna ad avere nel testo una
numerazione concorde con gli altri testimoni, anche se gli ultimi due numeri non sono
chiaramente leggibili ma si trovano in corrispondenza della numerazione usata negli
altri codici. Contengono invece degli errori i manoscritti B, D, To, M, Z: è possibile
parlare di sviste o fraintendimenti e non, invece, di innovazioni volontarie, poiché in
questi casi, in maniera opposta a quanto avviene in T, la diversa scansione delle parti
non è specchio di una differente titolatura iniziale, ma pare frutto di una confusione che
potrebbe essersi prodotta davanti ad antigrafi in questo poco chiari. Talvolta si registra
una assenza del capolettera o del numero di riferimento all’inizio del capitolo, che
sembra essere attribuibile a una mancata conclusione del lavoro di rubricatura e di
inserimento dei dettagli in inchiostro di colore differente.
L’edizione segue e ripropone dunque la suddivisione del commento condivisa dalla
quasi totalità dei codici e corrispondente effettivamente alla titolatura iniziale. I titoli dei
capitoli, però, diversamente da quanto accade nei manoscritti, sono stati riprodotti sia in
posizione iniziale, subito dopo il prologo, dove sono stati conservati, con il relativo
apparato di varianti, per fedeltà alla forma che il commentario aveva e dove svolgono
anche una funzione di indice del contenuto; sia all’interno del commento, in
corrispondenza della relativa porzione di testo, per facilitare il procedere della lettura. In
questo secondo caso i titoli sono stati riproposti tra parentesi quadre poiché integrazioni
aggiunte rispetto a quanto presente nei testimoni, e secondo la versione proposta
all’inizio del testo, senza una ripetizione dell’apparato relativo.
Le variazioni dei singoli codici intorno alla numerazione dei capitoli sono segnalate
di volta in volta nell’apparato delle varianti.

190
Mentre l’edizione Migne proponeva la medesima scansione qui offerta, Colvener
aveva diviso il commentario in dieci capitoli, sulla base dei capitoli del testo del libro di
Ester, senza osservare la divisione presente nei mss. In A, infatti, cioè nel codice
individuato come modello utilizzato dal primo editore,la numerazione dei capitoli è
visibile solamente in maniera parziale, probabilmente a motivo di una rifilatura dei
margini delle pagine, come visibile, per esempio, in corrispondenza del capitolo III, al
foglio 63v del codice.

4.3. L’interpunzione

I manoscritti non presentano indicazioni unanimi per quanto riguarda l’inserimento


di segni interpuntivi, resi nella presente edizione secondo l’uso italiano odierno. È
possibile individuare nei codici alcuni segni indicanti pause più forti, intorno alle quali
vi è concordanza nei testimoni, in particolare nei codici antichi. Tali pause lunghe sono
riconoscibili anche per la presenza di lettere maiuscole che tuttavia, mentre identificano
con regolarità l’inizio di citazioni bibliche, non sempre risultano coincidere
effettivamente con l’inizio di nuovi periodi.
La punteggiatura proposta nell’edizione della Patrologia latina è in gran parte
confermata nel presente lavoro, con alcune modifiche che sono state apportate con
l’intento di migliorare o facilitare, laddove possibile, l’interpretazione del testo.

4.4. L’ortografia

Sul terreno dell’ortografia e della morfologia, com’è noto, è vano tentare una
ricostruzione del testo originale secondo il metodo stemmatico. È questo un campo
in cui le forme mutavano col mutare delle scuole e delle mode, e i mutamenti,
diffondendosi a macchia d’olio in epoche e zone diverse, di regola trapassavano i
confini tra famiglie o classi di testimoni alterandone la fisionomia.
[...] Resta che il campo ortografico-morfologico è quello dove minori sono le
risorse per attingere l’originale. Potremmo anche rassegnarci a rimanere di qua
dall’archetipo – non si dice dall’autografo – e riprodurre, per esempio, il colorito
linguistico di un codice la cui scelta si raccomandasse per qualsiasi motivo, se non

191
fosse che certi giudizi in sede di storia letteraria hanno di mira precisamente il
versante che ora c’interessa.191

Così Giovanni Orlandi introduce il suo studio intorno all’ortografia e alla morfologia
nelle Historiae di Gregorio di Tours. Le sue osservazioni sono pienamente condivisibili
anche in riferimento all’opera di Rabano Mauro: il problema della resa grafica dei testi
mediolatini, legato strettamente, di necessità, alla coscienza della correttezza ortografica
e morfologica propria degli autori, interessa in maniera diretta anche l’edizione critica
del commentario a Ester.
Nonostante, infatti, quattro testimoni risalgano al IX secolo (G K Tr Ve), e in
particolare il codice G possa essere ritenuto molto vicino al momento della stesura
dell’opera da parte di Rabano, l’ipotesi di fondare l’ortografia del testo critico sugli usi
in essi attestati non ha potuto essere percorsa. I manoscritti presentano un’irregolarità e
un’incoerenza che non possono essere attribuite a Rabano Mauro stesso: la sua
formazione scolastica, avvenuta in gran parte sotto la tutela di Alcuino, porta a
presupporre una consapevolezza nell’uso della lingua e una conoscenza delle regole
ortografiche e grammaticali che con ogni probabilità non sono rispecchiate dagli usi
grafici che si riscontrano nei testimoni manoscritti.
Le oscillazioni maggiori si riscontrano nel vocalismo: si verificano molti casi di
assenza del dittongo ae laddove necessario (es. que per quae, oppure Hebreus per
Hebraeus, dove anche la h iniziale è tratto proprio della grafia medievale) e, al
contrario, si trovano esempi di ipercorrettismo – tra i quali il più diffuso è senza dubbio
l’uso di scrivere Aecclesia per Ecclesia; spesso si registrano scambi tra le vocali i / e da
una parte, o / u dall’altra; variabili sono anche le grafie di hi / hii, regis / regiis e simili,
e oscillante l’uso di i per y in termini come hystoria, mysterium, martyrium, mystice,
typice. Si tratta comunque di grafie scolastiche, ma l’incertezza negli usi rende difficile
definire quali forme accogliere nell’edizione.
Per quanto riguarda il consonantismo, si registrano le seguenti varianti:
palatalizzazione della t intervocalica; scambio tra b e v come anche tra d e t, queste

191
G. ORLANDI, Un dilemma editoriale: ortografia e morfologia nelle «Historiae» di Gregorio di
Tours, in G. ORLANDI, Scritti di filologia mediolatina, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp.
251-82, già in «Filologia mediolatina», 3 (1996), pp. 35-71, pp. 251-2; l’autore rimanda anche a G.
PASQUALI, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19522, pp. 17-8.

192
ultime soprattutto in fine di parola (apud / aput, inquit / inquid); irregolarità
nell’assimilazione dei nessi consonantici, con oscillazione tra mn / mpn, df / ff, mp / np;
infine insicurezza nell’uso delle consonanti doppie.
Si registra un’indecisione nell’uso di h: a inizio di parola, per esempio in his / is, ma
non solo, come emerge dall’uso alternato di forme quali pulcrae / pulchrae o chrismatis
/ crismatis.
Sebbene non sia possibile escludere che Rabano Mauro fosse influenzato da usi
grafici differenti da quelli classici, sicuramente non possono essergli attribuite alcune
tipologie di errori. Diversi elementi, infatti, entrano in gioco nel momento in cui le
varianti di tipo ortografico acquistano rilevanza sul piano morfologico, portando
conseguenze a livello semantico e sintattico: ciò può avvenire soprattutto nei casi di
confusione nell’uso dei dittonghi a fine di parola, oppure quando scambi di vocali o di
consonanti (per esempio i / e, oppure b e v) generano varianti che modificano i tempi
verbali o i casi di sostantivi, aggettivi, pronomi. È possibile affermare che Rabano
difficilmente avrebbe compiuto tale genere di errori, poiché i suoi studi gli avevano
senz’altro permesso di acquisire una buona consapevolezza delle corrette norme
grammaticali.
Più in generale, la correttezza grammaticale è caratteristica che accomuna gli
intellettuali carolingi: la riforma che ebbe inizio a partire dalla fine dell’VIII secolo
portò effettivamente frutti positivi in questa direzione e Rabano si inserisce appieno nel
contesto della riforma. Esponente di primo piano della cosiddetta “seconda generazione
di intellettuali carolingi”, già godette dei primi risultati della rinascita degli studi
grammaticali e non solo, e questo emerge anche dalla sua produzione letteraria. Tale
consapevolezza, tuttavia, non ugualmente si rifletteva nella pratica dei copisti, nelle cui
oscillazioni emerge come le stesse norme non fossero ugualmente possedute anche da
coloro che avevano familiarità con la scrittura.
Dag Norberg, nel suo Manuale di latino medievale, mette in luce tale contraddizione
poiché da una parte scrive:

È facile constatare il successo della riforma scolastica [carolingia] attraverso la


ortografia e la pronuncia, la morfologia e la sintassi della lingua dei dotti.
All’epoca merovingia, si faceva ad esempio fatica a scegliere tra le lettere e ed i, o
ed u, perché, nella sillaba accentata, la i breve si confondeva con la e chiusa e la u

193
breve si confondeva con la o chiusa nella pronuncia di tutti i giorni. La riforma
carolingia ha messo fine a questa confusione ortografica.192

Ma aggiunge anche:

Tuttavia il successo dei grammatici non era che parziale. Così Alcuino ha
prescritto, nel suo manuale di ortografia, di scrivere hi ed his con una sola i, ma le
cattive abitudini hanno persistito [...]. Il tentativo di restituire l’ortografia ae fu
anch’esso destinato all’insuccesso. È vero che si esitò a lungo e che, inoltre, molti
scribi appresero l’impiego di una e caudata, ma finalmente ci si è rassegnati e si è
del tutto abbandonato il dittongo.193

Similmente, continua Norberg, rimase confusione nell’assimilazione dei nessi


consonantici, nell’uso delle doppie, nella resa grafica delle parole derivanti dal greco e
dunque nell’uso della lettera y o del nesso ph per f, e in altri aspetti ortografici e
morfologici.194
Queste oscillazioni e irregolarità corrispondono effettivamente con quanto visto a
proposito dei testimoni del commentario al libro di Ester: come dunque comportarsi
nella preparazione del testo critico? Sicuramente non è possibile attribuire a Rabano
alcune delle grafie attestate, ma, nello stesso tempo occorre definire quanto possa essere
lecito correggere e modificare la forma testimoniata dai codici.
Michel Perrin, nell’introduzione all’edizione critica dell’In honorem sanctae crucis
di Rabano stesso, afferma:

[...] il testo in prosa non presenta problemi particolari: anche se i copisti


scrivono con grande fantasia ae o e, per esempio, si può normalizzare il loro uso
senza grandi inconvenienti allineandosi sulla loro scelta più frequente.195

Un criterio simile può essere senza dubbio valido per orientarsi tra le forme che si
alternano anche all’interno di un medesimo codice; accanto a questo, tuttavia, punto di

192
D. NORBERG, Manuale di latino medievale cit., p. 71.
193
Ivi, pp. 71-2.
194
Cfr. ivi, pp. 72-5.
195
RABANUS MAURUS, In honorem sanctae crucis, a cura di M. PERRIN, CCCM 100, p. LIX.

194
partenza utile può essere un confronto con l’opera di Alcuino e in particolare il suo
manuale De orthographia.
Scrive Rossana Guglielmetti in apertura della sua edizione del Commento al Cantico
dei Cantici di Alcuino:

La tradizione del testo [...] offre se non l’originale un buon numero di testimoni
molto vicini cronologicamente all’autore. Normalmente, in tali condizioni, si
sceglie di individuare un manoscritto base per la grafia che dia qualche garanzia di
corrispondere alle abitudini e alle convinzioni grafiche dell’autore stesso,
specialmente quando non esistano sue indicazioni esplicite al riguardo.
Nel caso di Alcuino però alcuni importanti parametri e riscontri sono disponibili
grazie al suo trattato De orthographia, che raccoglie secondo un criterio alfabetico
una serie di norme e prescrizioni minute tratte da Beda, Cassiodoro, Prisciano,
Isidoro di Siviglia. Anche se una fonte compilativa come questo trattato rischia di
non rispettare appieno convinzioni e usi personali, in quanto costituita da materiali
di riporto, è nota la cura che il magister Alcuino profuse nelle questioni
linguistiche; [...]. Possiamo pertanto accogliere con un buon margine di sicurezza
le indicazioni del De orthographia come criteri normativi validi per Alcuino
scrittore.
[...] Tutti i codici del IX secolo offrono infatti un dettato assai degradato e
incoerente, funestato da scempiamenti, raddoppiamenti, monottongazioni e
ipercorrettismi, oscillazioni vocaliche e consonantiche continue (-ti/ci, i/e, v/b, n/m,
t/d, h/ch). Non foss’altro che per discordanze interne, al di là di ogni
considerazione di correttezza in base all’uno o all’altro stadio grammaticale della
lingua, è impossibile attribuire ad Alcuino una grafia simile a quelle
testimoniate.196

Tali osservazioni sono condivisibili in riferimento all’opera di Rabano Mauro, che


sicuramente aveva potuto fare proprie le norme raccolte e indicate dal proprio maestro.
È opportuno, allora, rifarsi direttamente al De orthographia di Alcuino, di cui Sandra
Bruni ha curato l’edizione; per quanto riguarda la resa grafica del testo, la studiosa
espone i criteri seguiti:

196
ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici. Con i commenti anonimi «Vox ecclesie» e «Vox
antique ecclesie», ed. a cura di R.E. GUGLIELMETTI, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp.
107-8.

195
I manoscritti del De orthographia presentano una buona situazione ortografica,
derivata certamente dall’attenzione che deve essere stata prestata durante la
trascrizione di un trattato di questo tipo, e specchio tangibile del buon esito avuto,
in questa direzione, dalla riforma carolingia. I dittonghi sono in genere ben
rispettati, sono ovviamente presenti alcuni errori e, per converso, alcuni casi di
ipercorrettismo. Sono presenti, ma in misura molto ridotta, gli errori grafici più
conosciuti e banali, come lo scambio b/v e la palatalizzazione della t intervocalica.
Per quanto riguarda la scrittura dei singoli lemmi, in presenza di oscillazioni e
incertezze grafiche ci siamo attenuti, se attestato da una parte dei manoscritti,
all’uso classico. Quando l’allontanamento dalla grafia classica è unanimemente
proclamato in una direzione e senza possibilità di incertezze, abbiamo rispettato
l’uso dei manoscritti. Rimangono tuttavia perplessità, forse anche contraddizioni in
cui non è facile destreggiarsi, poiché alcune risultano dell’autore stesso. Crediamo
tuttavia di aver liberato Alcuino da alcune di queste cercando, se non altro, di
adeguare la grafia di alcuni termini alla teoria da lui formulata; e non si è trattato
per questo di correggere sempre e comunque i manoscritti, ma è bastato accogliere
le grafie di una parte di essi che si accordavano con l’enunciato teorico espresso
nell’opera.197

Più ancora che i criteri seguiti dall’editrice, è però utile in questo caso considerare
quanto Alcuino stesso afferma, così da poter fondare su tali indicazioni i tipi di
interventi che è preferibile, se non necessario, compiere sul testo di Rabano: è possibile
sintetizzare l’orientamento di Alcuino in una tendenza a ripristinare la norma classica,
attraverso il corretto uso dei dittonghi, una predilezione per l’assimilazione dei prefissi,
indicazioni intorno all’ortografia di singoli termini. Quando Alcuino menziona
direttamente un termine, si è senza dubbio utilizzata la forma da lui indicata; negli altri
casi, laddove possibile si è cercato di mantenere una fedeltà alle direttive proposte dal
maestro carolingio, utilizzando come punto di riferimento anche i criteri suggeriti
dall’editrice del trattato De orthographia.198
Sandra Bruni scrive:

197
ALCUINO, De orthographia, a cura di S. BRUNI, Sismel – Edizioni del Galluzzo, Firenze 1997, p.
LXXI.
198
Cfr. ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici cit., p. 108.

196
Abbiamo accolto la grafia classica quanto testimoniata perlomeno da una parte
dei manoscritti; al contrario non l’abbiamo rispettata se unanimemente e
ripetitivamente contraddetta dai manoscritti. Abbiamo invece corretto il testo in
presenza di grafie che toccano, come nel caso di priori-e e rege-i, aspetti
morfologici che potrebbe essere arbitrario attribuire all’autore, considerando
soprattutto il contesto in cui ci troviamo [...]. Priori e regi possono essere allora più
il frutto di una scrittura ormai generalizzata tra i copisti che non la scelta cosciente
dell’autore. Vista comunque la difficoltà, in casi come questi, di risalire con
sicurezza alla scrittura dell’autore, optiamo per una grafia normalizzata che,
evitando di rispettare troppo la scrittura dei copisti, rispetta, perlomeno a livello
teorico, se non pratico, la scrittura di Alcuino.199

Anche nel Commentario al libro di Ester, sono quindi state accolte le norme generali
di correttezza nell’uso dei dittonghi a fine parola, assimilazione nei nessi consonantici,
ripristino del vocalismo esatto dove questo influisse sul livello morfologico e dunque
sul significato dei termini e sulla sintassi.

In casi di oscillazioni nelle grafie anche all’interno del medesimo testimone e anche a
poche righe di distanza, è stato possibile operare scelte sulla base di indicazioni esplicite
di Alcuino per i seguenti termini:
- aeternus, non eternus; aetas, non etas;
- caelo, non celo;
- ecclesia, non aecclesia;
- praemium, non premium;
- haec, non hec;
- praepono, praepositio, praedico, non pre-;
- inquit, non inquid; apud, non aput;
- quicquam / quicquid, non quidquid;
- imperium, non inperium; comperiens, non conperiens;
- hi et his pronomina per unum i scribenda sunt200
- cotidie, non cottidie;

199
ALCUINO, De orthographia cit., p. LXXVI.
200
ALCUINO, De orthographia cit., p. 17, n. 178.

197
- quatenus adverbium loci, id est quousque, per e; quatinus coniunctio causalis, id
est ut, per i scribendum est;201
- quaestor a quaerendo, quasi quaesitor, pre ae diptongon.202

Negli altri casi, come messo in pratica da Sandra Bruni, è stata ripristinata la forma
classica laddove sia attestata in almeno una parte dei codici antichi. Quando invece tutti
i testimoni si presentano concordi in un uso differente dalla norma classica, si è
rispettata la forma attestata poiché l’uniforme comportamento dei copisti suggerisce un
uso medievale consolidato e rende azzardato congetturare una volontà differente da
parte di Rabano Mauro (historia per hystoria; Hebreus per Hebraeus).
Per quanto riguarda il testo dell’epistola a Ermengarda, essendo entrambi i testimoni
tardi, risalenti al XII secolo, nessuno dei due ha potuto essere utilizzato come
riferimento quanto alle grafie delle parole. I termini presenti anche in altri passaggi del
commentario sono stati riproposti nella forma selezionata in base ai criteri sopra
definiti; laddove non ci siano altre attestazioni nei codici ma ci siano indicazioni date da
Alcuino, sono state applicate queste ultime; negli altri casi è stata seguita la norma
classica laddove le varianti portassero a errori morfologici (es. nell’uso dei dittonghi in
fine di parola).
I criteri adottati si distanziano spesso da quanto attuato da Adele Simonetti nella
preparazione dell’edizione critica del Commentario di Rabano Mauro al libro di
Giuditta: la studiosa, infatti, non considera il trattato grammaticale di Alcuino come
possibile termine di paragone per le proprie scelte e fonda la resa grafica
sostanzialmente su di un criterio di maggioranza per quanto attestato in particolare nei
manoscritti G e Ve, considerati più autorevoli.203
Sono invece state lasciate le grafie dei manoscritti nell’apparato delle varianti, così
da dare al lettore un’immagine della fisionomia dei testimoni.

201
Ivi, p. 27, n. 325.
202
Ivi, n. 332.
203
Cfr. RABANO MAURO, Commentario cit., pp. LXVI-LXVIII.

198
4.5. L’apparato critico

Si segnalano in apparato tutte le varianti che contribuiscono a stabilire i rapporti tra i


codici e la loro collocazione all’interno della tradizione; sono quindi indicate anche le
varianti singolari, che potrebbero contribuire a collocare nello stemma eventuali nuovi
testimoni del commentario e che permettono, in particolare in alcuni casi, di
comprendere le modalità di intervento di alcuni copisti.204 Si è deciso di fornire un
apparato completo anche alla luce della non semplice definizione dei rapporti tra alcune
famiglie di codici, così che possano essere disponibili, per eventuali miglioramenti, tutti
gli elementi osservati e registrati nella fase di collazione dei testimoni. Non sono state
registrate le varianti grafiche.
Con il medesimo intento di completezza sono stati segnalati anche i fenomeni di
correzione,quando individuati con sufficiente chiarezza e purché non consistenti in
sviste di minima consistenza o di ovvia emendazione, poiché si tratta di dettagli che
aiutano a riconoscere, confermare o precisare la tipologia del rapporto tra i codici, come
avvenuto nel caso dei manoscritti monacensi Clm 13048 e14556. Le variazioni sono
indicate in apparato introdotte dalle espressioni ante corr. (ante correctionem) nei casi
in cui la correzione – intendendo con “correzione” l’intervento o innovazione introdotta
sulla prima forma del testo, senza giudizio nel merito – abbia portato alla medesima
lezione confluita nel testo critico; post corr. (post correctionem) nel momento in cui, al
contrario, l’innovazione abbia portato a una lezione differente da quella accolta
nell’edizione.
L’apparato è tendenzialmente negativo, ovvero organizzato indicando soltanto i
manoscritti che tramandano una lezione differente da quella edita; tuttavia nei casi
dubbi, in quelli interessati da diffrazioni o in cui la lezione accolta sia testimoniata

204
Si richiama a questo proposito un intervento di Giovanni Orlandi:«Insomma, l’editore di testi
mediolatini [...], affrontando un testo tramandato da pochi codici, farà bene a fornire al lettore tutte le
varianti, tranne quelle meramente grafiche. Quello della trasmissione dei nostri testi è un fronte in rapido
movimento, dove quasi ogni giorno vengono alla luce nuovi mss. che possono mutare l’immagine della
tradizione ed esigono di essere collocati nel quadro complessivo. E si sa bene quanto sia scomodo, a
questo fine, un lavoro di controllo sulle varianti che rimbalzi continuamente tra la prefazione e
l’apparato», in G. ORLANDI, «Recensio» e apparato critico, in Scritti di filologia mediolatina, Sismel –
Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, pp.131-66, già in «Filologia mediolatina» 4 (1997), pp. 1-42, p. 137.

199
soltanto da uno o pochi codici, allora sono indicate anche le sigle dei mss. testimoni
della lezione a testo.
Laddove i codici appartenenti a una medesima famiglia presentano la stessa variante,
il gruppo è indicato con la lettera greca che indica il subarchetipo; quando invece i
codici non concordano, ogni manoscritto è segnalato individualmente e lo stesso
avviene nel momento in cui uno dei testimoni sia mutilo o lacunoso, per evitare
confusione nel lettore. Non è stato seguito l’ordine alfabetico delle sigle, ma è stata
privilegiata, nella sequenza, la vicinanza tra i codici appartenenti alla stessa famiglia,
così da facilitare l’individuazione dei legami.
La fine o l’inizio dei mss. mutili sono indicati in carattere grassetto, come anche le
lacune più ampie, di tipo strutturale; queste ultime sono segnalate sia all’inizio che alla
fine della lacuna stessa, con l’indicazione dei paragrafi corrispondenti alla parte
mancante.

Per quanto riguarda le varianti contenute in citazioni bibliche, si indica tra parentesi
qual è la lezione tramandata nella Vulgata geronimiana nei casi in cui essa non coincida
con quella accolta nel testo critico; quando invece la lezione edita corrisponde alla
Vulgata, non è stato indicato nulla. Si segnalano i casi in cui le lezioni siano attestate
come varianti già nella tradizione della Vulgata stessa o in quella – laddove disponibile
– della Vetus latina.

4.6. L’apparato delle fonti

Per comodità di consultazione, l’apparato delle fonti è stato separato da quello delle
varianti e comprende i riferimenti delle citazioni bibliche. Dove nessuna sigla precede il
riferimento, si intende che la citazione ripropone il testo in maniera letterale (per quanto
ricostruibile a partire dalle edizioni disponibili) o, nel caso della Scrittura, aderente alla
lezione della Vulgata. Se invece la ripresa è imprecisa, comporta un rimaneggiamento
del testo o una sua sintesi, o dove invece il testo biblico non si sovrappone pienamente
al modello ufficiale, l’indicazione dell’opera o del versetto sono preceduti
dall’indicazione cfr.

200
Si rimanda alla bibliografia conclusiva per lo scioglimento delle abbreviazioni
relative alle fonti individuate.

4.7. L’epistola e il carme di dedica a Ermengarda

La dedica dei commentari al libro di Giuditta e al libro di Ester all’imperatrice


Ermengarda è attestata solamente in due codici: i manoscritti Da e Du, entrambi
risalenti al XII secolo e sicuramente appartenenti alla medesima famiglia di testimoni.
Non è chiaro come l’epistola possa essere giunta nei due codici in quanto essi non
soltanto sono gli unici in cui è attestata la dedica, ma si collocano stemmaticamente
all’interno di una famiglia che tramanda l’epistola indirizzata a Giuditta. Tra i codici
appartenenti al gruppo µ, infatti, soltanto Ve è privo di dedica in quanto mutilo della
parte iniziale del testo, ma ciò significa che avrebbe potuto essere testimone anch’esso
della prima dedicazione o esserne privo come avviene per altri manoscritti; in ogni caso
non tramanda l’epistola a Ermengarda che è riferita esclusivamente al libro di Ester.

I due testimoni Da e Du concordano nella maggior parte del testo, ma presentano


alcune lezioni differenti che possono essere catalogate come varianti adiafore. Si
riporta, a titolo esemplificativo, il paragrafo 2 dell’epistola:

[2] Memor clementiae vestrae et mansuetudinis, qua me praeterito tempore in


Mogonziaco oppido indignum suscepistis quando ibi apud dominum nostrum Lhotharium
imperatorem praesentialiter affuistis, semper deinceps devotus vobis fui, et Dominum
assiduis orationibus deprecabar [...].

nostrum: om. Da MGH1/2


vobis: om. Da MGH1/2
orationibus: precibus Da MGH1/2

La collazione integrale del testo del commentario e un’osservazione allargata ad


alcuni aspetti dell’esegesi al libro di Giuditta, hanno permesso di formulare qualche
osservazione intorno al comportamento usuale dei due copisti. In particolare si è rilevata
una tendenza del copista di Da a commettere errori che sembrano attribuibili a
distrazione: in molti punti egli compie piccole omissioni o salti di singole parole che poi

201
reintegra tramite rimandi ad aggiunte marginali. Poiché tali piccole lacune non
sembrano giustificabili come salti dell’occhio o simili, né si tratta di salti volontari volti
a modificare il testo (sono infatti poi sempre corretti dalla stessa mano), l’impressione
che ne risulta è quella di una minore affidabilità del copista stesso rispetto a quello di
Du.205 Osservando le varianti attestate nel testo dell’epistola e, per esempio, nel
paragrafo 2 sopra proposto, sembra ipotesi più economica quella che considera una
presenza originaria dei due termini nostrum e vobis, poi caduti - per errore o per scelta
del copista - nel codice Da. Si è dunque deciso di adottare come criterio generale la
sequela di Du, mantenendo, per esempio, sempre all’interno del paragrafo 2, il termine
orationibus per precibus, o, poco oltre, al paragrafo 5, clementia per excellentia.
Potrebbe forse essere necessario ipotizzare invece che i due testimoni siano copie di
due modelli di epistola già differenti in origine, ma inevitabilmente il dubbio intorno
alla lezione autentica si riproporrebbe a un livello stemmatico superiore, senza essere
risolto; un simile ragionamento potrebbe addirittura condurre a supporre l’esistenza di
due forme del testo elaborate dallo stesso Rabano, rendendo quindi lecito parlare di
varianti autoriali, ma non sembrano esserci sufficienti elementi per fondare una simile
ipotesi.
La scelta di Du come riferimento per la selectio delle varianti rimane tuttavia, sotto
alcuni punti di vista, non pienamente soddisfacente. Ci sono infatti alcuni passaggi per i
quali rimane aperto un margine di dubbio, soprattutto, ma non esclusivamente, nella
parte in versi. Si propongono alcuni esempi:

1. [EPIST., 4] Ego autem, quia nichil vestrae opulentiae et virtutibus addere possum,
saltem hoc quod ex largitate divinae pietatis in sacris Scripturis meditando et disserendo
laborare potui, vobiscum, si digne ducitis, participare decerno.

Ego: ergo Du
laborare: elaborare Da
digne: dignum Da

205
Occorre certamente tenere presente che Da e Du potrebbero essere testimoni “imparentati” ma non
necessariamente discendenti dal medesimo antigrafo, come ipotizzato nello stemma proposto: l’assenza di
altri testimoni che aiutino a chiarire i rapporti interni al gruppo ξ, obbliga a formulare ipotesi che talvolta
rimangono tali. Cfr. supra § 3.2.2.

202
Nel primo caso si è scelto di seguire la lezione di Da per evitare l’accostamento di
ergo e autem, che pare espressione ridondante, mentre negli altri due passaggi è
possibile seguire il criterio sopra indicato e dunque accogliere a testo le lezioni di Du.

2. [CAR., 7] Huic tu mente, manu et sermone benigno


Obsequium praesta, sicque places Domino.
[8] Praemia perpetuis in se recondita donis
Hinc tibi servantur gloria cumque Deo [...].

praesta: presto Du

È stata accolta a testo la lezione praesta perché il contesto porta a considerare come
ipotesi migliore il verbo di modo imperativo, coniugato alla seconda persona singolare.

in se: in sede Du

La lezione in se sembra più adeguata al contesto ed è corretta da un punto di vista


metrico.

Si segnala a proposito di questo passaggio una ulteriore nota. Nel primo verso del
paragrafo 7, in corrispondenza del termine manu, le edizioni dei Monumenta riportano
la seguente nota:

manu: verbum deest, fortasse miti vel larga

Nella presente edizione critica si è preferito non proporre alcuna congettura poiché,
nonostante la mancanza di una sillaba metrica nell’esametro, l’assenza di qualsiasi tipo
di indicazione nei manoscritti ha portato a scegliere di non intervenire arbitrariamente
sul verso in questione.

La veste grafica e l’interpunzione seguono i medesimi criteri esposti in rapporto al


resto del testo.

203
Nell’apparato delle varianti sono state registrate anche le lezioni accolte nelle
edizioni, indicando con la sigla No il testo attestato nell’edizione Nolte (1875), Düm1 il
testo pubblicato nel 1884, Düm2 l’edizione del 1899.
Per quanto riguarda le fonti, si ripropongono suggerimenti di Dümmler segnalati
negli apparati delle edizioni,verificati e integrati con alcune nuove proposte di possibili
fonti.

204
INCIPIT EPISTOLA HRABANI IN LIBRUM HESTER

[1] Dominae praeclarae et omni honore dignissimae Ermengardae


augustae, Hrabanus vilissimus servorum Dei in Christo optat salutem.
[2] Memor clementiae vestrae et mansuetudinis, qua me praeterito tem-
pore in Mogontiaco oppido indignum suscepistis, quando ibi apud domi-
num nostrum Lhotharium imperatorem praesentialiter affuistis, semper
deinceps devotus vobis fui, et Dominum assiduis orationibus deprecabar,
ut hoc, quod antea de vobis bonae famae audivi et postea praesens exper-
tus sum, inenarrabili gratiae suae dono in vobis multiplicare atque ad
praemium aeternae beatitudinis perducere dignetur.
[3] Credo in Deo meo, quod illam mentem quam sui spiritus munere per
benivolentiam et veram caritatem illustrat, numquam ab aeternae beatitu-
dinis felicitate vacuam fieri permittat, quia bona voluntas verae beatitudi-
nis initium et incrementum exstat. Perfectio autem eius solius Dei donum
est.

Incipit... Hester om. Du - [2] nostrum om. Da Düm1 Düm2 No - vobis (fui) om.
Da Düm1 Düm2 No - orationibus: precibus Da Düm1 Düm2 No - in (vobis) om.
Da Düm1 Düm2 No - [3] quam: qua Du

205
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[4] Ego autem, quia nichil vestrae opulentiae et virtutibus addere pos-
sum, saltem hoc quod ex largitate divinae pietatis in sacris Scripturis
meditando et disserendo laborare potui, vobiscum, si digne ducitis, parti-
cipare decerno.
[5] Idcirco primum vestrae dignitati expositionem libri Hester reginae
transmisi, cuius prudentia et constantia mentis victoriaque de hostibus
nobilissimum quibusque fidelibus praebet exemplum, ut divinam Legem
servantes et spem firmam in Dei bonitate habentes confidant se de univer-
sis inimicis liberandos.
Si autem haec benigne a vestra clementia suscepta fuerint, deinceps plu-
ra in obsequium vestrum simili studio conferre dispono.
[6] Vitam vestram illesam et prosperitate perpetua pollentem maiestas
divina conservare dignetur.

[4] Ego: ergo Du - laborare: elaborare Da Düm1 Düm2 No - digne: dignum Da


Düm1 Düm2 No - [5] haec: hoc No - clementia: excellentia Da Düm1 Düm2 No:
primum add. Da Düm1 Düm2 No - [6] perpetua om. Da Düm1 Düm2 No

206
EPISTOLA AD ERMENGARDAM AUGUSTAM

[1] O regina potens, exemplar posco potentis


Accipe reginae valde Deo placitae,
Quae gentis propriae praefecit rite salutem.
Ecce suae vitae valde benigna bona.
Salvans cognatos precibus, contrivit et hostes.
[2] In Domino sperans cuncta subegit ovans,
Sic quoque subiectae curam tu semper habeto
Plebis, hanc relevans oreque, mente, manu.
[3] Tunc tibi Celsithronus praestabit tempora laeta,
Pacatum imperium, cuncta vetusta bona,
Et post hanc vitam conscendes lucis ad arcem,
Illic quo teneas regna beata poli.
[4] Deliciae mundi pereunt, perit omneque pulchrum,
Regna ruunt mundi, mundus et ipse ruit,
Et decus et sceptrum, virtus et gloria mundi,
Transit et ipsa dies, nox ruit atra polo.
Folia decidunt, arescunt arbusta silvis,
Flaccida deciso gramina flore cadunt.

[1] posco: posce Du - praefecit: perfecit Düm1: praetulit, praeposuit No - contri-


vit: continuit No - [2] sic: hic Du - subiectae: subiecte Da Düm2 No [3] tunc: nunc
Du - Celsithronus: celsi thronus No - cuncta vetusta: cunctaque ista Düm1 Düm2
- conscendes lucis: lucis conscendis Du - [4] arbusta: arbuta Da, s add. (cfr. No)
- flaccida: faccida Da No: lies Flacida add. in app. No; flacida Düm1 Düm2

[1] O regina potens: cfr. THEO. AUR. Car. 31, 1; VEN. FORT. Car. VIII, 8, 1; Misc.
XIII - [4] nox ruit: cfr. VERG. Aen. VI, 539; VIII, 369 - nox... atra: cfr. VERG. Aen.
I, 89; OV. Met. X, 454; ALC. Car. 9, l. 17 - Folia decidunt: cfr. VERG. Aen. VI, 310
- arbusta silvis: cfr. VERG. Geor. II, 520

207
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[5] Omnia vertuntur mundi speciosa per orbem,


Solus amor Christi semper ubique manet,
Et quaecumque facit, parvi bona temporis hospes,
Salva manent sursum cum pietate Dei,
[6] Quapropter moneo quicquid tua dextera possit
Egregii nimium strenue fac operis,
Post quia hanc vitam iam operandi est nulla potestas,
Sed fructus operis quisque metet proprii.
[7] Tempus nunc aptum est atque acceptabile Christo
Inservire Deo, cui bene servit amor.
Huic tu mente, manu et sermone benigno
Obsequium presta, sicque places Domino.
[8] Praemia perpetuis in se recondita donis
Hinc tibi servantur gloria cumque Deo
Quo te perducat maiestas Celsitonantis
Ut vivas felix semper in arce poli.
Hos tibi decumbens aeger, regina, grabatto
Composui versus, tu sine fine vale.

[5] parvi: parva Du - [6] quapropter: iua propter Du - [7] manu: verbum deest, for-
tasse miti vel larga add. in app. Düm1 Düm2 - praesta: presto Du - [8] in se: in
sede Du

[5] Omnia vertuntur: cfr. ALC. Car. 9, l. 12 - parvi... temporis: cfr. OV. Ep. III, 24
- [6] nulla potestas: cfr. VERG. Aen. III, 670 - [7] Tempus... acceptabile: cfr. OV.
Pont. II, 2, 69; 2Co 6,2 - [8] Hos... grabatto: cfr. VEN. FORT. V. S. Mart. III, vv.
89-92

208
INCIPIT EXPOSITIO HRABANI MAURI IN LIBRUM HESTER

INCIPIT PROLOGUS

[1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annumerant, mul-


tipliciter Christi et ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia
ipsa Hester in ecclesiae typo populum de periculo liberat, et inter-
fecto Aman, qui interpretatur iniquitas, partes convivii et diem cae-
lebrem mittit in posteros.
[2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archi-
vis Hebreorum relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse.
Attamen ea quae in editione vulgata repperit non penitus praetermi-
sit, sed, Hebraica veritate plena fide expressa, cetera quae extrinse-
cus invenit iuxta finem libri addendo subiunxit.

Incipit... Hester Av Pa om. mss. - Incipit prologus: Prologus Hrabani ad Iudith K:


Prologus Rabani in librum Hester M: Incipit prologus in librum Hester reginae
W: Incipit prologus in librum Hester Du F Z: Incipit prologus super Hester P:
Incipit prologus libri Hester χ D (Va ante canc.): Incipit prologus liber Hester leg.
C: Incipit prologus eiusdem [i.e. Rabani] in librum Hester B: Incipit prologus
domini Rabani in librum Hester V: om. R O Mo Colv: Prefatio ad Judith Augu-
stam PL - [1] annumerant: numerant F - Christi om. Z - in mysterio om. σ - quia:
qui F - Hester in: historia Z - partes: partem PL Colv - [2] sacrae historiae
interpres: interpres de sacre hystorie Da - relevatum: elevatum ν Ve: revelatum η,
vel relevatum add. in interl. Av - a: ac F: e Z - praetermisit: praetermisisse V -
cetera: et cetera B - finem: fidem Av Pa θ - subiunxit: adiunxit Du: subiunxisse V

[1] Liber Hester... annumerant: cfr. ISID. Etym. VI, I 3-7 - multipliciter... continet:
cfr. ISID. Alleg. 122 - Hester... posteros: HIER. Ep. LIII, coll. 547-8 - [2] Hunc qui-
dem librum... transtulisse: cfr. HIER. Hest. p. 712

209
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico


sensu exposuimus. Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris
insuper addita sunt et ab ipso interprete oboelo prenotata, exponere
praetermisimus, sed horum sensum studiosus lector, cum anteriora
bene rimaverit, satis agnoscere poterit.
[4] Tu autem, o nobilissima regina, cum sacramenta divina in
expositis bene agnoveris, in ceteris quid sentiendum sit, rite cense-
bis.

[5] Deus omnipotens, qui illius reginae mentem ad relevandas


populi sui calamitates erexerat, te simili studio laborantem ad aeter-
ni regni gaudia perducere dignetur.

[3] ex om. P - ab: ad M (addita ante corr.) - ab ipso interprete om. PL Colv - oboe-
lo: abelo Va - sensum: sensus PL Colv - rimaverit: rimator fuerit Va - [4] autem:
vero Z - nobilissima: nobilissimas Va - in ceteris quid sentiendum sit: quid sen-
tiendum sit in ceteris Va - censebis: Explicit prologus add. F Tr - [5] Deus: autem
add. Va - illius reginae: reginae illius K - relevandas: revelandas G: liberandas PL
Colv - simili: similis A - aeterni regni: aeterna PL Colv - regni: regi Pa - Deus...
dignetur om. P. - dignetur: Amen add. η ξ: Amen. Explicit prologus D F: Explicit
prologus Rabani B: Explicit prologus C

210
CAPITULA

INCIPIUNT CAPITULA LIBRI HESTER

I. De Asuero rege et famosissimo eius convivio.

II. De Vasthi regina quae, vocata ad regem, venire noluit, ob quod


a dignitate regali deposita et a marito repudiata est.

III. Quod ad Asueri regis imperium ex diversis provinciis puellae


virgines congregatae sunt, inter quas erat Hester, filia fratris Mardo-
chei Iudaei, quam ipse patruus eius diligenti cura nutriebat.

IIII. Quod Hester iuxta ordinem vicis suae ad regem introducta est,
et super omnes mulieres ab eo dilecta, regina constituta est.

V. De eo quod duo eunuchi regem interficere volentes, a Mardo-


cheo proditi, digne puniti sunt, et hoc ipsum historiis insertum.

Incipiunt... Hester: Incipiunt capitula B D Tr Da M Z: Incipiunt capit capitula libri


Hester Ve: Caput libri Hester Va: om. R O C To Mo W Colv - I. famosissimo eius:
eius famosissimo Z - II. ad regem: a rege Z - a: ad K - a dignitate regali deposita
et a marito repudiata est: deposita a regno est Z - III. ad om. Av Pa Du P R Tr (D
ante corr.) - imperium: imperio Av Pa - ex diversis provinciis puellae virgines
congregatae sunt: congregatae sunt virgines ex diversis provinciis Z - sunt: sint
PL Colv - inter quas erat: Cap. IV. Quod inter fuerit T - quam ipse patruus eius
diligenti cura nutriebat: quia ipse loco patris educant Z - IIII. IIII: cap. V T - vicis
suae om. Z - est om. Z - omnes mulieres ab eo dilecta regina: ceteras in regno Z
- V. V: VI T - quod: qui Ve: que K - duo om. PL - digne puniti om. σ - et hoc ipsum
historiis insertum om. PL Colv

211
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

VI. Aman, pro eo quod illum Mardocheus adorare noluit, Iudaeo-


rum genus odio habens, ad regem accusavit, quos ille universos uno
die iussit interfici.

VII. Quod comperiens, Mardocheus sacco indutus est misitque ad


Hester ut apud regem pro Iudaeorum nece supplicaret.

VIII. Hester, ad regem ingressa, ipsum et Aman ad convivium


invitavit.

VIIII. De eo quod rex Asuerus, cum noctem insomnem duxisset, ius-


sit sibi afferri historias et annales priorum temporum; qui dum coram
eo legerentur, perventum est ad locum ubi Mardocheus eunuchos insi-
diatores prodidit, ob quod eum rex, vocato Aman, stola regali et dia-
demate decorari praecepit, et equo regio superpositum amicum regis
per ipsum Aman praedicari. Unde Aman tristis domum reversus est.

VI. VI: cap. VII T - quod (rex): quia V: qui Ve - illum: se Z: eum Av Pa - quos:
quod Du Ve: propter quod Da: quo Mo - universos om. Z - iussit interfici: interfici
iussit Da VII. VII: cap. VIII T - indutus: inductus A - apud regem om. Z - nece:
salute Z - supplicaret: suppleret B - VIII. VIII: IX T - et om. Du - VIIII. VIIII: X
T - De eo: Deo A - quod (eum): qui Ve - insomnem: insomnis R: in sollepnem Va
- cum noctem insomnem duxisset: noctem cum duxisset insompnem F - insom-
nem duxisset: duxisset insomnem PL - qui dum: que dum To (quidum ante corr.)
- legerentur: legeruntur Va - Mardocheus: iniquos add. F - insidiatores: insi-
diantes Va - quod: qui Ve - praecepit: precepi B - superpositum: inpositum Z -
domum reversus est: reversus est in domum suam Z

212
CAPITULA

X. Secundo die convivii, regina pro populo suo deprecante, Aman


in ligno, quod Mardocheo praeparaverat, suspensus est.

XI. Quod Mardocheus loco Aman constituitur et ad suggestionem


reginae epistolae pro Iudaeorum salute mittuntur.

XII. De gloria Mardochei et quomodo se Iudaei ulti sunt de inimi-


cis suis et decem filii Aman in patibulo suspensi.

XIII. De eo quod illi dies quibus se Iudaei de inimicis suis ulti sunt
inter sollemnes computabantur.

XIIII. Quod Asuerus rex cunctas insulas fecit tributarias. Ubi his-
toria Hester apud Hebreos finem habet.

EXPLICIUNT CAPITULA LIBRI HESTER

X. X: XI T - deprecante: deprecanti M Mo - in ligno om. Z - quod: quo add. B -


XI. XI: XII T - constituitur: constituit A - salute: salutem A: om. Va - Iudaeorum
salute: salute Iudaeorum Z PL - mittuntur: constituntur Va - XII. XII: XIII T - et
om. T. - Quomodo: cap. XIIII T - se Iudaei: Iudaei se Z - inimicis: hostibus Z - de
inimicis suis om. Colv - et: de add. in interl. T - filii: filiis θ - filii Aman: Aman
filii Du - et... suspensi om. Z - suspensi: suspensis θ Ve: suspensi sunt Va - XIII.
XIII: XV T - quod: qui Ve - inimicis: hostibus Z - sollemnes: dies solempnes Z -
computabantur: copulabantur W: coputabantur Mo: reputabantur PL Colv - XIIII.
XIIII: XVI T - Asuerus rex: rex Assuerus Da M Mo - historia: hystorias Av Pa -
historia Hester: Hester historia Z - Expliciunt... Hester: Expliciunt capitula ν Ve
F Av Pa C T K: Expliciunt capitula Hester A: om. ρ B R O P D T Va Tr Du

213
INCIPIT EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

I
[DE ASUERO REGE ET FAMOSISSIMO EIUS CONVIVIO]

[1] 1,1. IN DIEBUS ASUERI, QUI REGNAVIT AB INDIA USQUE ETHIO-


PIAM SUPER CENTUM VIGINTI SEPTEM PROVINCIAS, QUANDO SEDIT IN

SOLIO REGNI SUI.

[2] Historiam Hester non solum divini libri sed et Iosephi antiqui-
tatum continent, licet in aliquibus historica narratione differant, sed
et illud in questionem vertitur quis iste Asuerus fuerit qui regnavit
ab India usque Ethiopiam super cxxvii provincias.

Incipit... Hester G K Ve: Incipit expositio Hrabani Mauri in librum Hester ξ B Av


Pa Tr V: Incipit expositio Rabani Mauri super librum Hester M: Incipit expositio
Rabani in librum Hester Z: Incipit expositio Rabani Mauri in libro Hester C D:
Incipit expositio Rabani super Hester P: Incipit tractatus in librum Hester F: Inci-
pit super Hester Rabani Mauri Va: om. R O Mo PL Colv - [1] Asueri: regis add.
Av Pa Mo - [2] in questionem: inquisitionem A: illud add. Z - vertitur: convertitur
A PL Colv - iste: ille PL Colv - fuerit: fuit PL Colv - usque: ad add. P - cxxvii:
cxx Ve

[2] Historiam Hester... continent: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI, VI 1, pp. 237 ss.;
cfr. BED. EzNeem. II, ll. 468 ss.

214
CAPUT I

[3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xer-
sis regis, qui post Darium patrem suum regnavit in Perside. Hunc
ergo Cyrum dicit Artarxersem apud Grecos vocari, qui Longimanus
cognominabatur, regnum tenens annis XL, sed ego non puto Hester
eo tempore fuisse. Numquam enim Ezras de ipsa siluisset, qui scri-
bit hoc tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone, et ea
deinceps consecuta quae ab his gesta referuntur.
[4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Asuerum esse
Artarxersem qui cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium:
hic, ab Hebreis Asuerus et a septuaginta interpretibus Artarxersis

[3] hunc: nunc Va - memoratus: memoratur P - Josephus: Joseph Colv - Xersis:


Artaxersis Va - Darium: regem add. ξ - patrem λ µ ε ζ: patruum α PL Colv: patrum
A R - Grecos: eos O - annis: anni A: annos ξ - numquam: numquid P - hoc: eo Pa
Z - Neemiam: Mennam PL Colv - Babilone: Babylonia Du - his gesta: ista η - [4]
arbitratur: arbitravatur PL: arbitrabatur Colv - Artarxersem om. F - et (a septua-
ginta) om. Va - a (septuaginta) om. Du - Artarxersem... interpretibus om. A - qui...
Artarxersis om. PL Colv - Artarxersis: Artarxerses Av Pa O (post corr.) Z

[3] Nam hunc memoratus Iosephus... Perside: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI, V 1, pp.
289 ss; cfr. HIER. Dan. II, VII 5, ll. 508-512, p. 840; cfr. HIER. Ez. I, IV, ll. 1283-1284,
p. 45 - Hunc ergo Cyrum... annis XL: cfr. ISID. Chron. par. 176, pp. 86-7; cfr. BED.
TempRat. LXVI, l. 713 - Hunc ergo Cyrum... referuntur: cfr. HIER. Eus., pp. 110-1,
ll. 14ss. - [4] Eusebius ergo... Parisatidis filium: cfr. EUS. Chron. pp. 190-1

215
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

vocatur, regnavit quoque post Darium patrem suum cognomento


Nothum, annis XL.

[5] 1,2. SUSA CIVITAS REGNI EXORDIUM FUIT.

Susis metropolis est Persidae quam aiunt historici Memnonis fra-


trem constituisse. Dicta autem Susis, quod inmineat Susis fluvio,
ubi regia est Cyri, lapide candido et vario, cum columnis aureis et
lacunariis gemmisque distincta, continens etiam simulacrum caeli
stellis micantibus praesignatum, et cetera humanis mentibus incre-
dibilia. Ubi et praesens rex convivium maximum cum grandi paratu
et divitiarum copia subiectis populis exhibuisse narratur.

vocatur: vocatum PL Colv - regnavit quoque: regnavitque M Mo - patrem λ µ F


O Va B: patruum θ Av Pa PL Colv: patrum A G P R - cognomento: cognominato
K - [5] Susis: enim add. Va - metropolis est: est metropolis Da - inmineat: immeat
D - lacunariis: lacunaribus Va - gemmisque: gemmis B: gemmisquae Tr - huma-
nis: humani C - praesens rex: rex praesens M Mo - cum: con Pa . paratu: appa-
ratu Da PL Colv

Eusebius ergo... Artaxersis vocatur: cfr. HIER. Eus., pp. 116-117, ll. 22ss. - regna-
vit quoque... annis XL: cfr. HIER. Dan. II, VII 5, ll. 514-516, p. 841; cfr. HIER, Ez.
I, IV, ll. 1286-1292, pp. 45-6; cfr. ISID. Chron. cit., par. 181-184, pp. 88-91; cfr.
ISID. Etym. V, XXXIX 20; cfr. BED. TempRat. XXI, ll. 7-8; LXVI, l. 738 - [5]
Susis metropolis [...] incredibilia: ISID. Etym. XV, I 10

216
CAPUT I

[6] Unde sequitur:

1,3-8. 3TERTIO IGITUR ANNO IMPERII SUI FECIT GRANDE CONVIVIUM CUNC-
TIS PRINCIPIBUS ET PUERIS SUIS FORTISSIMIS PERSARUM ATQUE MEDORUM
INCLITIS, ET PRAEFECTIS PROVINCIARUM CORAM SE 4UT OSTENDERET DIVI-

TIAS GLORIAE REGNI SUI AC MAGNITUDINEM ATQUE IACTANTIAM POTENTIAE

SUAE MULTO TEMPORE, CENTUM VIDELICET ET OCTOGINTA DIEBUS.

[7] 5CUMQUE IMPLERENTUR DIES CONVIVII INVITAVIT OMNEM POPULUM


QUI INVENTUS EST SUSIS, A MAXIMO USQUE AD MINIMUM. ET SEPTEM DIE-

BUS IUSSIT CONVIVIUM PRAEPARARI IN VESTIBULO HORTI ET NEMORIS,

QUOD REGIO CULTU ET MANU CONSITUM ERAT. 6ET PENDEBANT EX OMNI

PARTE TENTORIA AERII COLORIS ET CARBASINI ET IACHINTINI, SUSTENTATA

FUNIBUS BYSSINIS ATQUE PURPUREIS, QUI EBURNEIS CIRCULIS INSERTI

ERANT, ET COLUMNIS MARMOREIS FULCIEBANTUR. LECTULI QUOQUE

AUREI ET ARGENTEI SUPER PAVIMENTUM SMARAGDINO ET VARIO STRATUM

LAPIDE, DISPOSITI ERANT: QUOD MIRA VARIETATE PICTURA DECORABAT.

[6] igitur om. Z - cunctis om. PL Colv - principibus et pueris suis: principibus suis et
pueris PL Colv - atque: et Z - provinciarum: provincialium Z - ac (magnitudinem): et
Du: om. Colv - potentiae suae: gloriae suae potentiae F: et add. To - et (octoginta) om.
F Tr - [7] septem diebus: in die altera Va - praeparari: prepari leg. B: parari Av Pa -
aerii θ ν λ Av Pa B O P (aeri) Z PL Colv: aerei G A Va F R Ve M Mo W (K O ante
corr.) - et (carbasini): ac PL - carbasini: carpasinis K - et (iachintini): ac Colv - mar-
moreis: marmorei B - fulciebantur: suffulciebantur Du - aurei: aureis M Mo W -
argentei: argenteis M Mo W - pavimentum: pavimento M Mo W - smaragdino: sma-
ragdine ξ Va - vario θ µ G A K Va (var. Vulg): pario B Av Pa Tr PL Colv (Vulg)

217
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[8] 7BIBEBANT AUTEM QUI INVITATI ERANT AUREIS POCULIS, ET ALIIS


ATQUE ALIIS VASIS CIBI INFEREBANTUR. VINUM QUOQUE, UT MAGNIFI-

CENTIA REGIA DIGNUM ERAT, ABUNDANS ET PRECIPUUM PONEBATUR.


8NEC ERAT QUI NOLENTES COGERET AD BIBENDUM, SED SIC REX STATUE-

RAT PREPONENS MENSIS SINGULOS DE PRINCIPIBUS SUIS, UT SUMERET

UNUSQUISQUE QUOD VELLET.

[9] Haec preparatio opulentissimi convivii, licet historialiter divi-


tiarum pompam ac dilitiarum luxum regis potentis demonstrare
videatur, tamen sacratiore mysterio potentissimi regis nostri, videli-
cet Domini Christi, divitiarum spiritualium magnitudinem ac vita-
lium opum excellentiam, quas ille secundum modum dispensationis
suae unicuique fidelium suorum largiter distribuit, significat.
[10] Nec enim alicui rex ille ditissimus, qui uxoris suae fidelissi-
mae precibus exoratus Iudaeorum quem iniqui meditabantur, immi-
nentem removit interitum, quam Redemptori nostro per figuram
aptatur qui cotidie sanctae ecclesiae, quae sponsa ipsius est dilectis-

[8] poculis: populis A - aliis: ab his Va - ut: et A Colv - singulos: singulis ρ Du B - [9]
preparatio: prefatio ζ (Va prephatio) - ac (dilitiarum): et Colv - luxum: luxus PL Colv
Z (s abbr. leg. sed fortasse leg.) - sacratiore: sacratione G: sacratiori Da M Mo O P R:
sacratior σ - Domini: Ihesu add. Du: nostri add. M: nostri Ihesu add. Mo - vitalium:
victualium B - excellentiam: excellentia leg. K - dispensationis suae: suae dispensatio-
nis Z - largiter: large Z - [10] nec: haec Va - ille: potens et Z: om. M W - imminentem
om. Da - imminentem removit: removit imminentem Av - quam: qua Du: melius quam
B: et quam To - qui: que Mo - sanctae ecclesiae: ecclesie sancte P - est om. Da

218
CAPUT I

sima, orationibus interpellatus, liberat electos suos de hostium


manibus, atque inimicos eorum digne subicit vindictae.
[11] Quod autem Hester typum ecclesiae teneat, nulli dubium est;
nec ipsa alicuius sponsa quam Christi ullo modo dicenda est. Unde
refugere quislibet hanc interpretationem non debet pro eo quod ille
rex historicus perfidus erat, quasi propter hoc nullo modo regis iusti
typum tenere possit: non enim dicimus quod perfidia seu peccata
alicuius sive fidelis, seu etiam perfidi, ipsius actus exprimant: «Qui
peccatum non fecit nec inventus est dolus in ore eius»; «Quae enim
societas lucis ad tenebras aut quae conventio Christi ad Belial». Sed
bona facta ac iusta iudicia cuiusquam ad nullum melius referuntur
quam ad illum a quo est omne bonum, de quo scriptum est: «Iudi-
cabit orbem terrae in equitate et populos in veritate sua».

orationibus om. Da: orationis C - [11] dubium: dibium A - quam: melius quam B:
qua leg. Z - ullo: nullo G - dicenda: credenda Z - refugere: fugere F - quislibet:
quilibet Du PL Colv - refugere quislibet: quislibet refugere ρ - erat: et add. Va -
nullo... tenere: regis iusti typum tenere nullo modo PL Colv - perfidia: perfidiam
Va - seu: sive PL - ipsius: istius PL Colv - actus: figuram add. Tr - exprimant:
exprimunt Du K Ve - non om. Colv - eius: ipsius Z - quae: est add. Z - societas:
sociatas M (Mo ante corr.) - lucis (var. Vetus): luci µ PL Colv R (Vulg) - a (quo):
de PL Colv - iudicabit: iudicavit χ C V - terrae om. M - in equitate: nn quitate leg. Tr

[11] Qui... eius: 1Pet 2,22 - Quae... Belial: 2Cor 6,14-15 - Iudicabit... sua: Psal 9,9

219
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fide-
lium transgressiones atque peccata facile per similitudinem veritati
competunt. Haec enim ideo diximus quia quidam doctorum David
factum in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad Christum
et ecclesiam.
Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam
contraditionis, Aaronis finctionem in factura vituli, Salomonis libi-
dinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem ac Saulis blasphe-
miam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus
denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum
illi testimonium praebuisse.

[12] sicut: nec add. Z - veritati: facile add. F - enim om. ζ - quia om. A: si add. in
interl. V: quamvis Z, add. W - quid: que Va - causae: causa λ α Va Ve (Colv non
leg.) - ut: aut Tr - Moysi: Moysis PL Colv - Aaronis: Aaron Va (a Aronis leg. F R Pa)
- libidinem: at add. K - Petri negationem: peregrinationem O - negationem: abnega-
tionem PL Colv - ac om. Z - Saulis: Sauli ξ Tr - attamen: et tamen F: sed tamen ν K
Ve - rite om. Z - nullus: nullum Ve - ac (recta): ad Va - plurimum: primum O

[12] Quidam... ecclesiam: cfr. 2Sam 11 - Moysi... contraditionis: cfr. Num 20,7-
12 - Aaronis... vituli: cfr. Ex 32,1-4 - Salomonis libidinem: cfr. 1Re 11,1-10; cfr.
ISID. Sent. II, XLI 10, p. 182-3, ll. 50-54 - Ezechiae arrogantiam: cfr. 2Par 32,25;
2Re 20,12-21 - Petri negationem: cfr. Mat 26,69-75; Mar 14,66-72; Luc 22,54-
62; Ioa 18,15-27 - Saulis blasphemiam: cfr. Act 9,1-2; AMBR, Serm., XIII. De
sancta Quadragesima VII, col. 650AB; cfr. AUG, Psal. XLIV, col. 503 - Quid
causae est... figuraliter convenire: cfr. HIER, Mat. I, col. 48BD

220
CAPUT I

[13] Unde nemo nos reprehendere debet quod regis magni pia ope-
ra ac iusta iudicia regi et iudici omnium seculorum quodammodo
similando comparemus, quia suum est quicquid bonum est, et ab eo
refugit omnis iniquitas.
Si cui autem videtur incongruum esse quod dicimus, legat Esaiam
prophetam, qui Cyrum regem Persarum hominem gentilem compa-
ravit Redemptori nostro, dicens ex persona Domini: «Dabo tibi the-
sauros absconditos et arcana secretorum, ut scias quia ego Domi-
nus, qui voco nomen tuum, Deus Israhel. Propter servum meum
Iacob, et Israhel electum meum, et vocavi te in nomine tuo; adsimi-
lavi te et non cognovisti me. Ego Dominus et non est amplius, extra
me non est Deus; accinxi te et non cognovisti me».

[14] Legat et opuscula Patrum, qui actus sive casus regum repro-
borum Saulis et Iechoniae sanctissima Redemptoris nostri opera
figuraliter designare dixerunt, Saulis videlicet uncti in regem, sed

[13] nemo nos: nos nemo M Mo Z - nemo nos reprehendere: nos reprehendere
nemo O - quod: qui Ve - et (iudici) om. Mo - similando: simulando C To: om. η -
quicquid: quidquid PL - qui (voco): quoniam PL Colv - in (nomine) om. θ ξ Z -
amplius: vel alius add. A - Ego Dominus... cognovisti me: et cetera M Mo - [13]
legat om. K: legite O - opuscula: opusculum Du - regum reproborum: reproborum
regum ξ - nostri (opera) om. B

[13] Legat Esaiam prophetam... Redemptori nostro: cfr. BED. EzNeem III, ll. 119
ss; cfr. Is 45,1 - Dabo... me: Is 45,3-5

221
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

merito scelerum suorum occisi, super innoxia regis Christi morte


interpretantes; Iechoniae vero translationem de Iuda in Babiloniam,
quam propter peccata sustinuit, ad gratiam eiusdem Redemptoris
nostri typice referentes, qua relictis ob perfidiam Iudaeis, ad salvan-
das per orbem nationes transmigrare dignatus est.
[15] Qui dicta vel acta Pharaonis sive Nabuchodonosor typice
super hostibus ecclesiae intellegenda tradiderunt: verbi gratia Pha-
rao praecaepit infantes populi Dei masculos in flumine necari, femi-
nas reservari, quia diabolus fortia in nobis opera extinguere, fluxa et
infirma cupit enutrire. Item Nabuchodonosor iussit omnes populos
sibi subditos, audita voce simphoniorum et musicorum, prostratos
adorare statuam suam. Et diabolus satagit genus humanum per dul-
cedinem pompae terrestris a rectitudine mentis inflectere, et ad
sequendam cupiditatem, quae est simulacrorum servitus, decepto-
rum corda pervertere.

innoxia: innoxii η PL Colv - morte: mortem Va - Iuda: Iudea Pa Av Da - quam


(propter): qua Pa - sustinuit: sustenuit G (Ve ante corr.) - eiusdem om. Va -
Redemptoris: Redemptori Mo - typice om. Z: typici PL Colv - qua (relictis): quia
V Va Z: qui Av Da: quam Du - ob (perfidiam): hoc C - ad (salvandas): ac W - [15]
sive: seu Z - reservari: servari Av Va - fortia in nobis: in nobis forcia Da - item:
Daniel add. in margine Av - voce om. Z - simphoniorum: simphoniarum ζ ν ρ A
Colv - et om. ξ - genus humanum: humanum genus ρ - servitus: servitus add. Ve

[15] Item... suam: cfr. Dan 3,1-6

222
CAPUT I

[16] Si ergo quaedam opera vel iustae poenae reproborum in figu-


ra non solum malorum sed et bonorum praecesserunt, cur non et
boni bonorum actus sive sermones quae in prophetico volumine
continentur, bona sequentium gesta praefigurare potuerunt?
[17] Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transac-
ta narrat, ut ventura exprimat; sic factorem approbat, ut ei in mysterio
contradicat; sic gesta damnat, ut haec mystice gerenda persuadeat.
[18] Item videamus opuscula sancti Augustini, qui etiam septem
viros unius mulieris sine filiis defunctos, de quibus Sadducaei resur-
rectionem negantes, Dominum temptabant, certam ecclesiastici
sacramenti figuram dixerat habere.
Nec non et mulierem et sterelitatem eius et mortem ipsorum
quoque virorum mortem figuras esse rerum memorabilium docuit,
cum hanc historiam neque ipse Dominus, neque evangelistarum

[16] opera: quedam Z - poenae reproborum: reproborum penae Z - et (bonorum)


om. Mo Z - et (boni): etiam PL Colv - et boni: boni et Av Pa - quae (in prophetico):
qui Av Pa PL Colv Z - prophetico: prophetis M Mo W: prophetarum Z - praefigu-
rare potuerunt: potuerunt praefigurare Z - [17] ut quidam ait om. ζ ν λ Ve - sic: sic-
que Du - mysterio: non add. Va - ei in mysterio... gesta damnat, ut om. Da - haec:
hac O P R - [18] certam: certi Va - ecclesiastici: ecclesiasti B - dixerat: dixerant K
- quoque virorum: virorum quoque Du - mortem om. B ε - Dominus: Deum Va

[16] Legat et opuscula Patrum... praefigurare potuerunt: BEDA, EzNeem II, ll.
1011 ss. - [17] Virtus... persuadeat: GREG. Mor. I, III 28, 55, ll. 62-66, p. 150; vel
PATER. Exp. I, VIII 8

223
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

quispiam ex sua persona narraverit; sed quae impii nefando ore


contra Dominum protulerant, evangelistae propter sacratissimum
Domini responsum suis litteris indiderunt.
[19] Haec ergo et his similia lector fidelis in sanctorum Patrum
dictis inveniens, non nobis imputet si ad orum similitudinem in nos-
tris opusculis aliqua inseramus.

[20] 1,3. TERTIO IGITUR ANNO IMPERII SUI, REX ASUERUS FECIT GRAN-
DE CONVIVIUM CUNCTIS PRINCIPIBUS ET PUERIS SUIS FORTISSIMIS PERSA-
RUM ET MEDORUM, UT OSTENDERET DIVICIAS GLORIAE REGNI SUI.

[21] Cum Redemptor noster, quem Asuerus et nomine exprimit et


dignitate, interpretatur enim ‘ostium’ sive ‘atrium meum’, cum
Patre et Spiritu sancto sempiternum habens imperium, tertio tempo-
re istius seculi incarnationis suae humano generi patefecit sacra-
mentum, et nobis vitae aperuit aditum, spiritalesque epulas fidelibus
suis abundantissime ministravit.

quispiam: quisquam PL Colv - Dominum: Deum Va - protulerant: protulerunt ε:


protulerat A - sacratissimum: sacrissimum leg. Tr - [19] ergo om. M Mo - insera-
mus: inseram V - [20] igitur om. Va - [21] cum: hic est V - et (nomine): ex B -
dignitate: dignitatem M Mo - ostium: hostium O P - cum Patre... sempiternum:
sempiternum cum Patre et Spiritu sancto Z - habens: hominis PL Colv - aperuit:
apparuit A - spiritalesque: spirituales Du

[18] Item videamus... indiderunt: BED. EzNeem II, ll. 1037 ss.

224
CAPUT I

[22] Primum ergo tempus ante legem fuit, secundum sub lege, ter-
tium sub gratia, in quo videlicet evangelicam praedicationem et corpo-
ris ac sanguinis sui universis gentibus opulentissimam paravit refectio-
nem. Huius scilicet convivii excellentiam in parabola evangelii ipse
Dominus, ubi de rege qui nuptias filio suo fecit, de cena magna per
hominem facta referebat, spiritaliter mysterio nobis commendabat.

[23] 1,5. SEPTEM ergo DIEBUS rex magnus convivium instrui fecit,
IN VESTIBULO HORTI ET NEMORIS, QUOD REGIO CULTU ET MANU CONSI-

TUM ERAT.

[24] Cum Redemptor noster toto tempore istius vitae, quod per
numerum discurrit septenarium, in presenti ecclesia, in qua unus-
quisque fidelium semetipsum recta fide et bonis operibus ad introi-
tum paradisi et regni praeparat caelestis, pabulo divini verbi et

[22] secundum sub: secundub G - evangelicam praedicationem: praedicationem


evangelicam F Va - et (corporis): ac PL Colv - ac (sanguinis): et C D Da PL Colv
- sanguinis: sanguinem Tr - paravit: preparavit F - scilicet om. Z - nuptias filio suo
fecit: fecit nuptias filio suo Z : fecit G K Va PL: et add. δ µ θ A B Av Pa Tr Colv
- per hominem facta: facta per hominem Z - spiritaliter: spirituali Du - mysterio:
vobis add. B - nobis om. Du - commendabat: commendavit Da - [23] instrui fecit:
fecit instrui θ - quod: qui Ve - consitum: compositum PL Colv - [24] cum: cui Mo
- per (numerum) om. ρ - numerum: numero Z - praeparat caelestis: celestis prae-
parat Da - caelestis: celesti Va - et (dapibus) om. Tr

225
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

dapibus virtutum electos suos saciat, quatinus diliciis et iucunditati


superni regis per omnia habiles fiant, ubi arbores fructiferae consitae
sunt, hoc est sancti viri et bonis meritis praeclari, dono largiente divi-
no, sanctae conversationis et rectae doctrinae ostendunt decorem.

[25] Ibi pendent EX OMNI PARTE TENTORIA AERII COLORIS ET CARBA-


SINI ET IACYNTHINI, quia ibi ornatus spiritalis studii et splendor cae-
lestis sapientiae cum fulgore virtutum ad instructionem in ea digne
consistentium micat.
Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt, praeten-
dit, et merito nitori comparatur divinae sapientiae, quae in cultu et
religione pietatis maxime excellit. Et haec tentoria byssinis funibus
atque purpureis extenta erant, et columnis marmoreis fulciebantur;

iucunditati: iocunditate ξ Va - regis: regni PL - per omnia om. δ - habiles: habita-


biles Tr: consortes Va - fiant: fiat Va - est (sancti) om. K - bonis: moribus et add.
F ante corr. - sanctae om. Va - [25] - aerii ζ λ Da Ve M Mo Z PL: aerei δ G A Du
V W Colv: aerea leg. B - et iacynthini om. Da - instructionem: institutionem M
Mo: constructionem B: instructione Va - enim: etiam Colv - color: habens add. Av
Pa - ut quidam… nitori om. η Z - et (religione): in add. Va - mortificationem: mor-
tificationis G

[25] Byssus... martyrii: cfr. PsALC. DivOff. XXXVIII, coll. 1240 C-D - Ebur casti-
tatem corporis: cfr. BED. Cant. IV 5, ll. 763 ss. - Columnae... doctorum: cfr. ISID.
Quaest., In Exodum, LV 10, col. 317C; cfr. BED. Temp. II, ll. 595-603, pp. 206-7

226
CAPUT I

byssus enim mortificationem carnis significat, purpura sanguinem


martyrii, ebur castitatem corporis, et columnae marmoreae firmita-
tem sanctorum doctorum.
[26] Bene ergo dicitur quod tentoria diversi coloris byssinis funi-
bus atque purpureis per circulos eburneos in columnis marmoreis
suspensa essent, quia decor santae Eccleisae, sive sit in meditatione
sapientiae seu in profectu virtutum per continentiam atque castita-
tem corporum, simul cum martyrii dignitate in doctoribus sancti
evangelii fulgere debet, et tam in illorum verbo quam etiam exem-
plo ad multorum notitiam pervenire, ut ab his instructi, his incitati
atque confortati, ad aulam caelestis imperii rite pertinere possint.

[27] Ibi quoque LECTULI AUREI ET ARGENTEI SUPER PAVIMENTUM

SMARAGDINO ET PARIO STRATUM LAPIDE DISPOSITI ERANT, QUOD MIRA

VARIETATE PICTURA DECORABAT [1,6] quia humilitas sanctorum


diversis speciebus variarum virtutum decorata, in meditatione divi-
ni verbi et in indagatione verae sapientiae, electis Dei quietem inter-

carnis: morzis leg. Tr - martyrii: significat add. Z - doctorum om. M Mo - [26] -


suspensa: suspense ξ - atque: et O - simul: scilicet PL Colv - martyrii dignitate:
dignitate martyrii F - fulgere: fulgore A - illorum: verborum add. B - pertinere:
pervenire Da: pertingere Colv - possint: possunt G: possit A σ - [27] smaragdino:
smaragdine Va - stratum: stratu Va - dispositi: depositi M Mo W - quia humilitas...
in meditatione om. B - in indagatione: indagatione Va Z: in dagatione leg. W

227
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

nae praeparat contemplationis, ubi suavitas agnitionis et dilectionis


Dei pie quaerentibus dono Spiritus sancti largissime infunditur.

[28] De quo lectulo sponsa in Cantico canticorum dicit: «Lectulo


noster floridus», quia nimirum sancti quique cum tranquillitate tem-
porum utuntur et a tribulationum laboribus cessant, tunc maxime
lectionibus sacris, ieiuniis, orationibus, ceterisque spiritus fructibus
vacant, et in supernorum contemplatione tunc sese altius attollunt,
ad speculandum utique gloriam maiestatis divinae, cum serenum ab
exterioribus perturbationibus tempus accipiunt.

[29] Smaragdus enim gemma est a nimia veriditate vocata


pariumque genus est marmoris candidissimi. Et apte dicitur his duo-
bus lapidibus pavimentum esse depictum, ubi lecta fuerunt posita,
quia per candorem, hoc est castitatem corporis, et per virorem

quietem internae: interne quietem Da - et dilectionis om. Du - largissime: largissimo


Av - [28] lectulo sponsa om. M Mo - sponsa in Cantico canticorum: in Cantico can-
ticorum sponsa Va - lectulo (noster): lectus B - tribulationum: tribulationem Tr: tribu-
lationis Va - laboribus: temporibus PL Colv - spiritus fructibus: fructibus spiritus PL
Colv - sese: se ξ - speculandum: speculandam Da V Ve - [29] enim om. Z - pariumque:
pariusque PL Colv: parumque F P (O ante corr.) - genus est: est genus K - lecta fue-
runt posita: lecti fuerunt positi Du Va Z PL Colv - virorem: vigorem M Mo Va

[28] Lectulo... floridus: Cant 1,15 - De quo lectulo... tempus accipiunt: cfr. BED.
Cant. I 1, ll. 720-725, pp. 208-9

228
CAPUT I

bonae mentis in gratia Dei semper virentis, bene construitur funda-


mentum humilitatis, ubi condignis quibusque praemium praeparatur
aeternae quietis.
[30] Unde scriptum est: «Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum
est regnum caelorum» et «Qui se bene humiliaverit, rite exaltabi-
tur».
Hinc eadem Veritas alibi in evangelio ad discipulos ait: «Discite a
me quia mitis sum et humilis corde, et invenietis requiem animabus
vestris, iugum enim meum suave est, et onus meum leve est».

[31] 1,7. BIBEBANT AUTEM QUI INVITATI ERANT ad regale convivium


AUREIS POCULIS ET ALIIS ATQUE ALIIS VASIS CIBI INFEREBANTUR. Aureis

poculis bibunt qui in pretiosissimis sancti evangelii dictis sapien-


tiam divinam hauriunt.

bonae mentis: mentis bonae ρ - virentis: virentes M Tr - construitur: constituitur


α Pa Z: constituitur vel construitur Av (vel construitur add. in interl.) - [30] spiritu
om. Da - se (bene): se add. B - bene om. Z - rite om. ξ - hinc: in add. Ve - ad disci-
pulos om. Du - discite: dicite P Pa - a me om. Tr - sum om. Du - requiem: requiam
Mo - (leve) est om. Du F P V Z Colv - [31] autem: omnes Du - aureis (poculis et):
aurcis PLpoculis (et): pocuus leg. W: (populis A ante corr.) - vasis: vasi R - et
aliis... inferebantur om. PL - aureis (poculis bibunt): aurcis Colv - et aliis... aureis
poculis om. A Colv

[30] Beati... caelorum: Mat 5,3 - Qui... exaltabitur: Mat 23,12 - Discite... est: Mat
11,29

229
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[32] Hisque cibi diversis vasis inferuntur qui in lectionibus Legis


et prophetarum, apostolorumque et evangelistarum multiplices
dapes spiritalis doctrinae accipere norunt, quibus saginantur animae
quae ad vitam nutriuntur aeternam.
[33] Vinum quoque ut magnificentia regia dignum est: abundans
et praecipuum convivantibus ponitur, cum donum caelestis gratiae
singulis quibusque fidelibus secundum dispensationem divinae cle-
mentiae et Spiritus sancti distributionem largissime impenditur,
quando iuxta Pauli sententiam: «Caritas Dei diffusa est in cordibus
nostris per Spiritum sanctum qui datus est nobis» et «Unicuique
datur manifestatio Spiritus ad utilitatem: alii quidem per Spiritum
datur sermo sapientiae; alii autem sermo scientiae, secundum eun-
dem Spiritum; alteri fides in eodem Spiritu; alii gratia sanitatum in
uno Spiritu; alii operatio virtutum, alii prophetia, alii discretio spi-
rituum, alii generatio linguarum, alii interpretatio sermonum».

[32] hisque: his quae G A: hiis que P - qui: quia δ (R abbr.) - spiritalis: spirtuales
Du - [33] quoque: et add. ν Ve Tr (K ante canc.) - est: erat Z - donum: domum G
(domum A V ante corr.) - distributionem: ditribucione leg. B - Spiritum sanctum:
sanctum Spiritum PL Colv - per Spiritum datur: datur per Spiritum Va - per Spi-
ritum da[tur]: desinit P - autem (sermo) om. Z - alii autem sermo scientiae om.
Va - secundum eundem Spiritum: sermo sapientiae secundum eundem Spiritum
Va - genera: generatio A G

[33] Caritas... nobis: Rom 5,5 - Unicuique... sermonum: 1Cor 12,7-10

230
CAPUT I

[34] Quod autem novissime narratur non esse quemquam qui,


nolentes, cogeret ad bibendum, sed sic rex statuerat, praeponens
mensis singulos de principibus suis ut sumeret unusquisque quod
vellet, significat gratiae libertatem, ubi nemo ad percipiendum
donum spiritale invitus cogitur, sed voluntas prompta singulorum
quaeritur, iuxta illud Dominicum testimonium, quo dicit: «Qui
potest capere capiat». Et item: «Si vis ad vitam ingredi, serva man-
data». Et iterum: «Si vis, ait, perfectus esse, vade, vende omnia
quae habes et da pauperibus, et habebis thesaurum in celo, et veni,
sequere me».
[35] Praeponit enim rex noster in sanctae ecclesiae caelebri ac
sacro convivio doctores suos super mensam sanctarum Scriptura-
rum, ut unicuique fidelium dispensent dogma congruum, et secun-
dum uniuscuiusque qualitatem conforment verbi praedicationem, ut
inde sumat unusquisque quod sibi possibile et utile esse perspexerit.

[34] esse: est Mo - sic: sicut PL Colv - sic rex: rex sic Va - singulos: singulis Z -
invitus cogitur: cogitur invitus PL Colv - prumpta: propria Du - quo (dicit): quod
B Du Tr (T ante corr.) - item: iterum ξ - iterum: item η - vade: et add. Va - the-
saurum: thesauros Va - [35] praeponit: proponit Da - sanctarum: sacrarum PL
Colv: sanctorum Mo - ut (unicuique): et Z: om. B: ut add. Pa - dispensent dogma:
dogma dispensent ρ - secundum uniuscuiusque: uniuscuiusque secundum PL
unusquisque om. Colv - conforment: conformet Da - praedicationem: praedicatio-
ni PL Colv - inde: unde R - et utile om. ξ (add. in interl. Va)

[34] Qui... capiat: Mat 19,12 - Si... mandata: Mat 19,17 - Si... me: Mat 19,21

231
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[36] Tanta quippe arte vox doctoris temperanda est ut, cum diversa
sint auditorum vitia, et singulis inveniatur congrua et tamen sibime-
tipsi non sit diversa; ut inter passiones medias uno quidem ductu
transeat, sed more ancipitis gladii tumores cogitationem carnalium
ex diverso latere incidat, quatinus sic superbis praedicetur humili-
tas, ut tamen timidis non augeatur metus; sic timidis infundatur auc-
toritas, ut tamen superbis non crescat effrenatio; sic otiosis ac tor-
pentibus praedicetur sollicitudo boni operis, ut tamen inquietis
inmoderatae licentia non augeatur actionis; sic inquietis ponatur
modus, ut tamen otiosis non fiat torpor securus; sic ab impatientibus
extinguatur ira, ut tamen remissis ac lenibus non crescat neglegen-
tia; sic lenes accendantur ad zelum, ut tamen iracundis non addatur
incendium; [37] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non
prodigis praedicetur parcitas, et tamen tenacibus peritura rerum cus-
todia non augeatur; sic incontinentibus laudetur coniugium, ut

[36] arte: arta O R (F ante corr.) - uno om. ρ - ancipitis: bicipitis PL - cogitatio-
nem: cogitationum PL - latere om. Colv - incidat: incidatur B - infundatur: infe-
ratur F - superbis praedicetur... ut tamen om. Du - inmoderatae: inmoderata ρ:
inmoderare B - ponatur: inponatur Tr - otiosis om. Va - securus: securos Va -
remissis: remissio PL Colv - lenes: leves PL Colv: leni Du - accendantur: accen-
datur W - iracundis: iracundus Mo - [37] non: tamen Av Pa Da: om. Va - prodigis:
effusionis frena minime laxentur: sic prodigis add. Av Pa Da - et (tamen tenaci-
bus): ut η - peritura: penitura C: periturarum Va

232
CAPUT I

tamen continentes non revocentur ad luxum; sic continentibus lau-


detur virginitas corporis, ut tamen in coniugibus dispecta non fiat
fecunditas carnis; sic praedicanda sunt bona, ne ex latere iubeantur
et mala; sic laudanda sunt bona summa, ne disperentur ultima; sic
nutrienda sunt ultima, ne dum creduntur suffici, nequaquam tenda-
tur ad summa.

[38] Servus ergo fidelis et prudens, qui, constitutus a domino dis-


pensator conservis suis, in tempore tritici dat mensuram, voce
Dominica laudatur et super omnia bona sua constituendus promitti-
tur. Unde necesse est ut qui verbi pocula ministrat, discretionis nor-
mam teneat, quatinus de ministerio suo magis laudem et praemia
quam damnum et tormenta consequatur.

tamen (continentes non revocentur): tunc O R - coniugium ut tamen... sic conti-


nentibus laudetur om. σ - ex latere: elatere Da - iubeantur: iubentur Tr (K ante
corr.) - et (mala) om. Z - sunt (bona summa) om. Da - bona summa: summa bona
Z - disperentur: diperent K: despiciantur PL Colv - sunt (ultima) om. K - suffici:
sufficere η Du T (suffici ante corr.) V PL Colv (PL: sufficere creduntur) - tenda-
tur: tendantur Tr - [38] constitutus: constitus Ve - dispensator: dispensato A - con-
servis: cum servis leg. ρ C - constituendus: a Domino add. F - verbi: verba D -
normam: formam B - praemia: praemium PL Colv

[37] Tanta quippe arte... tendatur ad summa: GREG. Reg. III 36, coll. 121D-122B
- [38] Servus ergo... promittitur: cfr. BED. Tab. I, ll. 842-849, p. 26; cfr. Luc 12,42

233
II
[DE VASTHI REGINA QUAE, VOCATA AD REGEM, VENIRE NOLUIT,
OB QUOD A DIGNITATE REGALI DEPOSITA ET A MARITO REPUDIATA EST]

[1] 1,9. VASTHI QUOQUE REGINA FECIT CONVIVIUM FEMINARUM IN

PALATIO, UBI REX ASUERUS MANERE CONSUEVERAT.

[2] Quid per Vasthi reginam nisi plebs Iudaica exprimitur, quae
quasi regina regnasse videbatur, cum in cultu unius Dei ceteris gen-
tibus praeeminere inveniebatur? Haec ergo convivium feminarum
in palatio, ubi rex manere consueverat, fecit, hoc est in ipsa Hieru-
salem, ubi templum Dei et Sancta Sanctorum fuerant, cultu obser-
vantiam Legis exhibuit, vel in Scripturarum sacrarum meditatione,
in qua divinitas potentiae suae notitiam tribuit piis animabus, refec-
tionem scientiae spiritalis impendit.

[1] rex om. K - [2] reginam: regiam C - cum (in cultu): nam Du - cum in cultu...
inveniebatur om. V - inveniebatur: videbatur Va - in palatio om. Colv - consueve-
rat: consuerat χ - hoc: hoc est α F O To Z Colv: id est Va - Dei (et sancta) om. Z:
Domini K - fuerant: fuerat Va: in add. in interl. Du - cultu: cultui Av Pa - legis:
regis ρ - vel: et Va - sacrarum: sanctarum ξ: om. ρ - suae om. M Mo - tribuit piis:
tribuens suis PL Colv

235
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] 1,10-12. 10ITAQUE DIE SEPTIMO, CUM REX ESSET HILARIOR ET

POST NIMIAM POTIONEM INCALUISSET MERO, PRAECEPIT MAUMAN ET

BAZATHA ET ARBONA ET BAGATHA ET ABGATHA ET ZARATHA ET CAR-

CHAS, SEPTEM EUNUCHIS QUI IN CONSPECTU EIUS MINISTRABANT, 11UT

INTRODUCERENT REGINAM VASTHI CORAM REGE POSITO SUPER CAPUT

EIUS DIADEMATE, UT OSTENDERET CUNCTIS POPULIS ET PRINCIPIBUS

ILLIUS PULCHRITUDINEM; ERAT ENIM PULCHRA VALDE. 12QUAE RENNUIT

ET AD REGIS IMPERIUM QUOD PER EUNUCHOS MANDAVERAT, VENIRE

CONTEMPSIT.

[4] Septimus dies convivii plenitudinem temporum significat, in


qua Dominus incarnatus omnia mysteria Legis et prophetarum, qui-
bus piae mentes religiosorum hominum eatenus pascebantur, abun-
dantiori gratia manifestavit. De qua plenitudine Paulus ad Galatas

[3] die: dies A - potionem: positionem A: potationem η Z Colv - Mauman: Naa-


man δ - Bazatha: Baratha B: Bagata D - et Abgatha om. A G Du - Zaratha om. -
Carchas: add. et Zatha η - diademate: diadematae G K - et (ad regis) om. B - quod
per eunuchos mandaverat om. Da PL Colv - [4] plenitudinem (temporum): pulch-
ritudinem PL Colv - religiosorum: reliosorum G - plenitudine (Paulus): pulchri-
tudine Va - Paulus: vel plenitudine add. Va

[4] Septimus dies convivii... manifestavit: cfr. HIER. Iob, I, col. 622B; cfr. BED.
Hexaem. col. 68A; cfr. BED. Sam. I 10, col. 532B; cfr. BED. Apoc. I 1, col. 135C;
cfr. ISID. Num. VIII. De Septenario Numero, coll. 186A-188D

236
CAPUT II

scribens ait: «Cum autem venit plenitudo temporum, misit Deus


Filium suum factum ex muliere, factum sub Lege ut eos qui sub
Lege erant redimeret, ut adoptionem filiorum reciperemus. Quo-
niam estis filii Dei, misit Deus Spiritum Filii sui in corda nostra cla-
mantem: ‘Abba, Pater’».

[5] Et bene dictum est quod POST NIMIAM POTIONEM INCALUISSET

MERO, quia copiosam gratiam dono Spiritus sancti in discipulos suos

per adventum Paracleti infudit. De quo mero in Actibus apostolo-


rum legitur quod in cenaculo Sion, adveniente Spiritu sancto super
centum viginti credentes, cum aestimarent Iudaei musto eos reple-
tos esse, Petrus respondit dicens:
[6] «Viri fratres, non ita ut vos aestimatis hi ebrii sunt, cum sit
hora diei tertia. Sed hoc est, quod dictum est per prophetam Ioel: ‘Et
erit in novissimis diebus, dicit Dominus, effundam de Spiritu meo

Cum autem (var. Vetus): ubi Z (Vulg) - temporum: temporis ξ - factum om. Colv
- redimeret: redimerent M Mo - reciperemus: et alibi add. Da - quoniam (var.
Vetus): autem add. ρ (Vulg) - estis filii Dei: filii Dei estis Pa (var. Vetus) - nostra:
vestra PL - [5] quod (post): qui Ve - potionem: potationem Va PL Colv - quod (in
cenaculo): quia Va - eos: eius K - [6] hi (ebrei) om. O: hi viri PL: sic viri Colv -
ebrii: ebrei α (V ante corr. – var. Vetus) - sit om. B - diei: die Du - est (per prophe-
tam) om. Da Va M Mo - in (novissimis) om. B - dicit (Dominus): dicit add. M:
dicit dicit Dominus Mo

[4] Cum... Pater: Cfr. Gal 4,4-6

237
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

super omnem carnem, et prophetabunt filii vestri et filiae vestrae, et


iuvenes vestri visiones videbunt, et seniores vestri somnia somnia-
bunt. Et quidem super servos meos et ancillas meas in diebus illis
effundam de Spiritu meo, et prophetabunt, et dabo prodigia in celo
sursum, et signa in terra deorsum’».
[7] Cuius meri dulcedinem in nuptis mysticis evangelii gustans,
architriclinus ad sponsum ait: «Omnis homo primum vinum bonum
ponit et, cum inebriati fuerint, tunc id quod deterius est. Tu autem
servasti vinum bonum usque adhuc».

[8] Praecepit ergo rex in iucunditate sua SEPTEM EUNUCHIS, QUI IN


CONSPECTU EIUS MINISTRABANT, UT INTRODUCERENT REGINAM VASTHI
CORAM REGE, POSITO SUPER CAPUT EIUS DIADEMATE, UT OSTENDE-

RET CUNCTIS POPULIS PULCHRITUDINEM EIUS, cum Redemptor nos-


ter Christus videlicet Dominus sanctorum praedicatorum ordinem
septiformis Spiritus sancti gratia repletum ad convocandam
Iudaicam plebem ad convivium spiritale direxit, quatinus eius

et (iuvenes vestri) om. B - visiones videbunt: videbunt visiones PL Colv - visiones


videbunt et seniores vestri om. η - somniabunt: et filie vestre visiones videbunt
add. Va - [7] dulcedinem: dulcedine M Mo - vinum bonum (ponit): bonum vinum
Ve PL Colv (Vulg): vinum T - vinum bonum (usque): bonum vinum ρ Va - adhuc:
huc PL Colv - [8] populis: gentibus Du: et principibus add. To Z - Praecepit
ergo... Christus videlicet om. Tr - Iudaicam plebem: plebem Iudaicam η

[6] Viri... deorsum: Cfr. Act 2,14-19 - [7] Omnis... adhuc: Cfr. Ioa 2,10

238
CAPUT II

decor ac nobilitas quam habebat ex praerogativa Patrum et Legis


prophetarumque scientia ac cultu pietatis quem ante adventum
Domini habuerat, ceteris nationibus celebriorem totius orbis inno-
tesceret gentibus.
[9] Sed illa non solum legatos dispiciens, verum etiam superni
regis imperium spernens, venire contempsit. Quod in evangelicis
parabolis ipse scilicet Dominus innotuit, cum pii patris clementiam
super filii prodigi poenitentis susceptione vitulum mactasse et con-
vivium instruxisse declaravit, ubi senior filius, licet opido rogatus a
patre fuerit, tamen introire contempsit.
[10] Et alibi ad nuptias quas rex filio suo paravit, nec non ad
magnam cenam parasse et multos advocasse commemoratur; illi qui
ambitione aliarum rerum detenti fuerant, venire nolle discripti sunt,
ob quod etiam summi Patris familiae iusta indignatione reiecti, et
alii in locum eorum substituti commemorantur.

ac (nobilitas): et PL Colv - quam habebat: quam habebant λ: qua fulgebat µ -


habuerat: habuerant ν λ Ve: habuerit θ - ceteris: cunctis Va - [9] superni: supernis
Ve: supremi PL Colv - quod (in evangelicis): qui Ve: quia V - scilicet om. Z - pro-
digi: prodi B - vitulum: victulum R - instruxisse om. Z - declaravit: declavit Z -
ubi: unde Va - licet opido: id est valde Mo add. in interl. - a patre om. Du - a patre
fuerit: fuerit a patre M Mo Colv - fuerit: fuisset Da - tamen introire: intrare tamen
Da - [10] suo: suos Tr - parasse: parasset A Tr - familiae: familias F PL Colv -
iusta: iuxta Tr - et (alii) om. Va - eorum: illorum PL Colv - commemorantur: com-
memoratur Ve

239
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[11] Senior ergo ille filius et antiquus Synagogae populus, qui in


Vasthi reginae persona exprimitur, de domicilio suo egredi, hoc est
a Legis littera evelli, rennuebat, sed suo arbitrio vivere contentus in
terrenis desideriis desudando, longe a gratia Spiritus sancti ac con-
silio Patris factus est extorris, semper rigidus ac durus et rancore
atque indignatione plenissimus.
[12] Hic est qui ait: «Agrum emi, et necesse habeo exire et videre
illum: rogo te, habe me excussatum». Hic qui iuga bovum comparat
quinque, et legis onere depressus, terrenorum sensuum voluptate
perfruitur; hic qui uxore ducta ire ad nuptias non potest, et effectus
caro nequaquam unum esse cum spiritu valet: in huius persona
etiam illius parabolae operarii congruunt, in qua prima, tertia, sexta,
nona hora, id est vocationibus variis, mittuntur ad vineam et indi-
gnantur sibi undecimae horae operarios coequari.

[11] et (antiquus) om. Tr - domicilio suo: suo domicilio F - hoc est: id est Va -
evelli: avelli PL Colv - vivere om. Z - contentus: contemptus Va - gratia: patria
PL Colv - ac (consilio): a θ ξ Va - est (extorris) om. Du PL Colv - rigidus: erat
add. in interl. Du - ac durus om. Va: et durus Z - et (rancore) om. PL Colv - [12]
est (qui): enim Va: om. Mo - et: ac Colv - hic (qui iuga): est add. V Va - bovum:
quinque add. Tr - quinque: quoque leg. Tr - legis onere: honere legis Av: honore
legis Pa - voluptate: voluptatuum M Mo W: voluntate Du - hic (qui uxore): est
ad. V Va - ire ad nuptias: ad nuptias venire PL Colv - tertia om. Va - sexta: et add.
Va - indignantur sibi: dignatur et sub Va

[12] Agrum... excussatum: Cfr. Luc 14,18

240
CAPUT II

[13] Quid autem de Vasthi stultissimae reginae contumacia factum


Scriptura narret audiamus.

[14] 1,12-19. 12UNDE IRATUS REX ET NIMIO FURORE SUCCENSUS

13INTERROGAVIT SAPIENTES, QUI EX MORE REGIO SEMPER EI ADERANT,

ET ILLORUM FACIEBAT CUNCTA CONSILIO SCIENTIUM LEGES AC IURA

MAIORUM. 14ERANT AUTEM PRIMI ET PROXIMI CHARSENA ET SECHAR


ET ADMATHA ET THARSIS ET MARES ET MARSANA ET MAMUCHA: SEP-
TEM DUCES PERSARUM ATQUE MEDORUM, QUI VIDEBANT FACIEM EIUS,
ET PRIMI POST EUM RESIDERE SOLITI ERANT, 15CUI SENTENTIAE VASTHI
REGINA SUBIACERET, QUAE ASUERI REGIS IMPERIUM QUOD PER EUNU-

CHUM MANDAVERAT, FACERE NOLUISSET.

[15] 16RESPONDITQUE MAMUCHAN AUDIENTE REGE ATQUE PRINCIPI-

BUS: ‘NON SOLUM REGEM LESIT VASTHI, SED OMNES PRINCIPES ET POPU-

LOS QUI SUNT IN CUNCTIS PROVINCIIS REGIS ASUERI. 17EGREDIETUR

[13] quid: quod V - stultissimae om. Z - stultissimae reginae: regina stoltissime M Mo


- factum Scriptura: Scriptura factum ρ - Scriptura om. Va - [14] succensus: successus
C - interrogavit: rogavit B - qui (ex more): ei add. Va - regio: regi Da - ei (aderant)
om. ξ M Mo Va: illi PL Colv - ei aderant: aderant ei K - ac (iura maiorum): et PL Colv
- videbant: videbunt Tr - (faciem eius: faciem regis Vulg) - [15] responditque: respon-
dit quae G: respondit ξ B - Mamuchan: Mamucha M Mo T - atque: ac Colv - (lesit:
regina add. Vulg)

241
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

ENIM SERMO REGINAE AD OMNES MULIERES UT CONTEMPNANT VIROS

SUOS, ET DICANT: REX ASUERUS IUSSIT UT REGINA VASTHI INTRARET AD

EUM, ET ILLA NOLUIT.

[16] 18ATQUE HOC EXEMPLO OMNES PRINCIPUM CONIUGES PERSARUM


ATQUE MEDORUM PARVIPENDENT IMPERIA MARITORUM: UNDE REGIS

IUSTA EST INDIGNATIO. 19ET SI TIBI PLACET, EGREDIATUR EDICTUM A

FACIE TUA ET SCRIBATUR IUXTA LEGEM PERSARUM ATQUE MEDORUM,


QUAM PRAETERIRI INLICITUM EST, UT NEQUAQUAM ULTRA VASTHI
INGREDIATUR AD REGEM, SED REGNUM ILLIUS ALTERA, QUAE MELIOR

ILLA EST, ACCIPIAT’. Et cetera.

[17] Quid est quod superbiente Vasthi rex Asuerus septem sapien-
tium, qui ex more regio semper sibi aderant, consilium quaerit, et
sententiam super eam facere iubet, nisi quod Salvator noster per
doctores suos Spiritus sancti gratia repletos, qui eius praesentiae
recta fide ac bonis operibus semper adsistere curant, plebis Iudaicae

reginae (ad omnes) om. PL Colv - ut contempnant: et contempneret Va (var. Vetus): et


contemnent Av Pa: omnes add. Pa - dicant: dicent η - [16] atque (hoc) om. PL Colv
(adque Tr) - hoc: eum Va - principum coniuges: coniuges principum PL Colv -
hoc exemplo... Persarum atque om. A - parvipendent: parvipendant O - iusta est:
est iusta Pa - praeteriri: praeterire ρ Va - inlicitum: imperium Va - ut (nequa-
quam): et ζ - ultra om. ξ - ultra Vasthi: Vasthi ultra Av Pa PL Colv - illa om. Du
- illa est: est illa PL Colv - et cetera om. Z PL Colv - [17] sententiam (super): sen-
tentia M Mo - Salvator: Redemptor Av Pa - Spiritus sancti: sancti Spiritus Z - ac
(bonis): et χ C

242
CAPUT II

contumacia, cuius poene atque damnationis rea sit, depromit senten-


tiam? Scilicet ut de thoro regali, hoc est de consortio Dei, quo ordinata
ac praeelecta est, expellatur, et locum ipsius altera quae melior ei est,
ecclesia videlicet gentium, sincera fide ac plena devotione accipiat.
[18] Quod ergo ad convocandam Iudaeam Dominus per Legem
atque prophetas, promissus summi Patris consilio, destinatus sit,
ipse in evangelio ostendit dicens: «Non sum missus nisi ad oves
quae perierant domus Israhel»; et item: «Non est bonum, inquit,
sumere panem filiorum et mittere canibus», sed persistente gentili
muliere in petitione sua, magna fides eius merito ab ipso Domino
laudatur. Atque alibi fides centurionis fidei Iudaeorum praefertur,
cum dicit: «Amen dico vobis; non inveni tantam fidem in Israhel.
Dico autem vobis quod multi venient ab Oriente et Occidente, et

thoro: throno Va Z - hoc est: id est Va - de (consortio) om. F Z - quo (ordinata):


qui Ve: quod B - est (expellatur) om. Pa - ei (est) om. Va: ea F Av Pa D Z: eius O
- ei est: est ei ν: est ea PL Colv - accipiat: accipiatur B Du - [18] Quod ergo ad
convocandam Iudaeam... Ego enim in Christo per evangelium [II,18-III,6]
om. Pa - convocandam: vocandam R - atque: ac Z - prophetas: prophetam PL
Colv - promissus: promisso Va - perierant (var. Vetus): perierunt ξ Va (Vulg) -
inquit om. Va - panem filiorum: filiorum panem Va - gentili: gentile Va - persi-
stente gentili muliere: muliere gentili persistente PL Colv - ab ipso Domino lau-
datur: laudatur ab ipso Domino Va - tantam: tanta leg. Va - non inveni tantam
fidem in Israhel. Dico autem vobis om. A PL Colv - venient ab Oriente et Occi-
dente: ab Oriente et Occidente venient δ

[18] Non... Israhel: Cfr. Mat 15,24 - Non... canibus: Mat 15,26; Mar 7,27

243
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

recumbent cum Abraham, Isaac et Iacob in regno caelorum; filii


autem regni huius eicientur in tenebras exteriores, ubi erit fletus et
stridor dencium».
[19] Item alibi ipsa Veritas ad Hierusalem ait: «Hierusalem, Hie-
rusalem, quae occidis prophetas et lapidas eos qui ad te missi sunt:
quotiens volui congregare filios tuos, quemadmodum gallina con-
gregat pullos suos sub alas suas, et noluisti. Ecce: relinquetur vobis
domus vestra deserta». De vocatione autem gentium post Resurrec-
tionem suam discipulis suis taliter praecepit dicens: «Ite, docete
omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus
sancti, docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis. Et
ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usquae ad consumma-
tionem saeculi».

Abraham: et add. Da K - regni huius: huius regni M Mo W - huius om. Va Z -


eicientur: eiciantur A G: eiciuntur leg. K - exteriores om. K: exterioras Tr - ubi:
ibi ξ ρ R - [19] ad Hierusalem ait: ait Hierusalem leg. Du - suas (et noluisti) om.
F R Va Z - noluisti: voluisti B - taliter om. Du F - eos (servare): eas M Mo W PL
Colv - vobiscum: vobis C - sum om. Z - omnibus diebus om. Du

Amen... dencium: Mat 8,10-12 - [19] Hierusalem... deserta: Mat 23,37-38; cfr.
Luc 13,34-35 - Ite... saeculi: Cfr. Mat 28,19-20

244
CAPUT II

[20] Apte quoque per Mamuchan, qui novissimus in ordine septem


sapientium numeratus sententiam de Vasthi promulgabat, persona
Pauli apostoli, qui novissime ad apostolatum convocatus est, expri-
mitur, per quem Iudaeis sua perfidia rite exprobratur. Ipse enim de
se ait: «Ego autem sum minimus apstolorum», et alibi: «Mihi,
inquit, omnium sanctorum minimo data est gratia haec, ut evange-
lizem Christum in gentibus». [21] Hic ergo dum in Sinagoga
Iudaeorum cum Barnaba socio praedicasset verbum Dei, et Iudaei
repleti zelo contradicerent his quae a Paulo dicebantur blaspheman-
tes, constanter ad eos dixit: «Vobis oportebat primum loqui verbum
Dei, sed quoniam repellitis illud, et indignos vos iudicatis aeternae
vitae, ecce convertimur ad gentes; sic enim praecepit nobis Domi-
nus: ‘Posui te in lumen gentibus, ut sis in salutem usque ad extre-
mum terrae’. Audientes autem gentes gavisae sunt et glorificaverunt
verbum Domini et crediderunt quotquot erant praeordinati ad vitam
aeternam».

[20] quoque: autem F O - numeratus: numeratur PL Colv - promulgabat: per quod


add. PL Colv - convocatus: vocatus Av Va - autem (sum) om. Du Z - sum minimus:
minimus sum O - alibi: item Z - omnium sanctorum minimo: minimo omnium
sanctorum Da - evangelizem: evangelicem F: evangelium Tr - [21] a Paulo dice-
bantur: dicebantur a Paulo M Mo W - iudicatis (var. Vulg): iudicastis Va (Vulg) -
lumen (var. Vulg): lucem F Z (Vulg) - in salutem: salus mea Z - Domini: Dei ξ

[20] Ego... apostolorum: Cfr. 1Cor 15,9 - Mihi... gentibus: Cfr. Eph 3,8 - [21]
Vobis... aeternam: Cfr. Act 13,46-48

245
CAP. III
[QUOD AD ASUERI REGIS IMPERIUM EX DIVERSIS PROVINCIIS
PUELLAE VIRGINES CONGREGATAE SUNT, INTER QUAS

ERAT HESTER, FILIA FRATRIS MARDOCHEI IUDAEI,


QUAM IPSE PATRUUS EIUS DILIGENTI CURA NUTRIEBAT]

[1] 2,1-4. 1HIS ITA GESTIS, POSTQUAM REGIS ASUERI DEFERBUERAT

INDIGNATIO, RECORDATUS EST VASTHI ET QUAE FECISSET VEL QUAE

PASSA ESSET. 2DIXERUNTQUE PUERI REGIS AC MINISTRI EIUS: ‘QUAE-


RANTUR REGI PUELLAE VIRGINES AC SPECIOSAE, 3ET MITTANTUR QUI

CONSIDERENT PER UNIVERSAS PROVINCIAS PUELLAS SPECIOSAS ET VIR-

GINES, ET ADDUCANT EAS AD CIVITATEM SUSAM, ET TRADANT IN

DOMUM FEMINARUM SUB MANU AEGEI EUNUCHI, QUI EST PREPOSITUS

ET CUSTOS MULIERUM REGIARUM, ET ACCIPIANT MUNDUM MULIEBREM,

ET CETERA AD USUS NECESSARIA. 4ET QUECUMQUE INTER OMNES OCU-

LIS REGIS PLACUERIT, IPSA REGNET PRO VASTHI’.

III: Caput II Colv - [1] ita (var. Vulg): itaque Va (Vulg) - recordatus: recordata Va
- et (virgines): ac F - ac speciosae... et virgines om. A PL Colv - et mittantur... et
virgines om. B - prepositus: prepositos Ve - custos: custus K - et accipiant: acci-
piantque Z - cetera ad usus... omnes oculis om. Va - oculis: oculos Ve - oculis
regis om. F - regis: que regi Va

246
CAPUT III

[2] Repulsa igitur Iudaea a consortio regali, diversae gentes seu


diversae personae singularum gentium ex diversis partibus mundi
ad societatem regiae dignitatis per praedicatores sanctos, qui mini-
stri fuerunt evangelici verbi, adducebantur. Et traditae sunt SUB

MANU AEGEI, qui interpretatur ‘festivus’ vel ‘sollemnis’, praeposito


mulierum regiarum, hoc est sub cura pastorum et rectorum ecclesiae
quibus custodia commissa est animarum fidelium, ut ipsi eis prae-
berent, verbo et exemplo, quicquid ad cultum pietatis necessarium
est: sicque quaecumque anima recta fide ac pura conscientia inter-
nis pectoris oculis placuerit, ad regis aeterni thalamum munda et
sancta, pro repudiata Vasthi contumaci ac proterva, introduceretur.

[3] 2,5-9. 5ERAT VIR IUDAEUS IN SUSIS CIVITATE, VOCABULO MAR-


DOCHEUS, FILIUS IAIR, FILII SEMEI, FILII CIS, DE STIRPE GEMINI, 6QUI

TRANSLATUS FUERAT DE HIERUSALEM EO TEMPORE QUO IECHONIAM

REGEM IUDA NABUCHODONOSOR REX BABILONIS TRANSTULERAT, 7QUI


FUIT NUTRICIUS FILIE FRATRIS SUI EDESSE, QUAE ALTERO NOMINE

[2] gentes om. Mo - seu (diversae): ac PL Colv - evangelici (verbi): evangelii θ -


praeposito λ γ V Ve PL Colv: praepositus ξ: praepositi ζ ρ - et (rectorum): ac PL
Colv - necessarium est: necessarium erat Mo - sicque: sic V - quaecumque: cum
quae Ve - pura: pulchra ρ - internis pectoris: interni pectoris Du: interni spectoris
leg. δ B Av Va D Da To V: interni in spectoris T (in add.) - et (sancta): ac B PL
Colv - ac (proterva): et B - introduceretur: introducetur θ Av: induceretur ρ - [3]
erat: autem add. Va - filii (Semei): filius Du (filius V ante corr.) - filii Cis: felicis Mo

247
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

HESTER VOCABATUR, ET UTRUMQUE PARENTEM AMISERAT, PULCHRA

NIMIS ET DECORA FACIE. MORTUISQUE PATRE AC MATRE, MARDOCHEUS


SIBI EAM ADOPTAVIT IN FILIAM. [4] 8CUMQUE PERCREBUISSET REGIS

IMPERIUM, ET IUXTA MANDATA ILLIUS MULTE VIRGINES PULCHRAE

ADDUCERENTUR SUSAM ET AEGEO TRADERENTUR EUNUCHO, HESTER


QUOQUE INTER CETERAS EI TRADITA EST, UT SERVARETUR IN NUMERO

FEMINARUM 9QUAE PLACUIT EI ET INVENIT GRATIAM IN CONSPECTU

ILLIUS, UT ADCELERARET MUNDUM MULIEPREM, ET TRADERET EI

PARTES SUAS, ET SEPTEM PUELLAS SPECIOSISSIMAS DE DOMO REGIS ET

TAM IPSAM QUAM PEDISEQUAS ORNARET ATQUE EXCOLERET.

[5] Quid per Hester, quae interpretatur ‘absconsa’ et altero nomine


vocabatur Edessa, hoc est ‘misericordia’, nisi gentium ecclesia desi-
gnatur quae in abscondito cordis sui propter fidei castitatem placet
Deo, et misericordiam ac gratiam coram oculis Dei magis invenit
quam Sinagoga Iudaeorum, quae merito impietatis suae ‘absque
misericordia’ per Oseae prophetam vocatur?

Hester vocabatur: vocabatur Hester PL Colv - mortuisque: mortuoque Va - (patre:


eius add. Vulg) - ac (matre): et θ F V - [4] cumque: cum Da (Du ante corr.) - man-
data: mandatum Va PL Colv (var. Vulg) - mandata illius: illius mandata δ - pulch-
rae: pulche A Va - virginies pulcrae: pulchrae virgines PL Colv - traderentur: tra-
derent O - in (numero feminarum) om. B - illius: eius K: et praecepit eunucho
add. PL Colv (var. Vulg): et iussit add. Z - et (tam ipsam): ut B - pedisequas:
pedissequam Du: eius add. Z (Vulg) - excoleret: recoleret B - [5] gentium eccle-
sia: ecclesia gentium Z - Dei (magis): Domini Va - Oseae: Oseam PL Colv

[5] Absque misericordia: Cfr. Os 1,6.8; 2,23

248
CAPUT III

[6] Hanc ergo Mardocheus spiritalis, quia utrumque parentem


amiserat, sibi adoptavit in filiam. Et quid per Mardocheum nisi doc-
tores gentium significantur et maxime beatus Paulus apostolus, qui
etiam de stirpe Geminea, hoc est de tribu Beniamin se esse testatur?
Cui quoque vocatione Dei a persecutore in apostolum converso,
commissa est ecclesia gentium: et ipse eam, mortuo patre et matre,
errore scilicet atque superstitione gentili, quodammodo fecit esse
suam, cum per baptismi gratiam et verbum evangelii omnipotenti
Patri filiam ad salutem regeneravit aeternam. Unde ipse dixit ad
eos: «Licet plures magistros haberetis, tamen non multos patres.
Ego enim in Christo per evangelium vos genui».

[6] significantur et maxime neatus Paulus apostolis... omne humanum genus, iusti
videlicet [III,6-VIII,11] om. C - significantur: signantur Da: designantur Z - Pau-
lus apostolus: apostolus Paulus M Mo - etiam: se add. Da - de om. Du - geminea:
gemina T - hoc est: id est Va - de om. Da - tribu: stirpe Z - se om. Da - persecutore:
persecutione Du - apostolum: apostolo M Mo W - converso: coversa Du - fecit:
eam add. Da - regeneravit: regneravit leg. M Mo - ipse dixit: dixit ipse M Mo W
- ipse dixit ad eos: dixit ad eos ipse Va - haberetis: habeatis V Z (Vulg): abuissetis
Va (haberetis var. Vetus) - enim: autem ξ - per evangelium om. Z - Quod ergo ad
convocandam Iudaeam... Ego enim in Christo per evangelium [II,18-III,6] om. Pa
- per evangelium vos genui: vos genui per evangelium T (To ante corr.)

[15] Licet... genui: Cfr. 1Cor 4,15

249
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[7] Haec ergo quondam per Nabuchodonosor regem Babylonis in


captivitatem transducta est, cum per diabolum a naturali lege et cul-
tu unius Dei in confusionem idolatriae translata est. Sed eam pietas
divina omnino non deseruit, immo per praedicatores suos ad verita-
tis viam iterum revocavit, qui eius curam diligentius habentes, edu-
caverant eam in omni pietate et iustitia et veritate.

[8] Huic Aegeus eunuchus, hoc est pastorum ordo castissimus,


parans mundum muliebrem, sanam videlicet doctrinam et boni ope-
ris exempla, tradidit partes suas, profecto scientiam sanctarum
Scripturarum et honestatem morum; cui etiam septem puellas spe-
ciosissimas pedisequas ordinavit, quia plures personas fidelium
septiformis Spiritus sancti gratia regeneratas atque dedicatas, quati-
nus eius vestigia in fide et doctrina atque bona operatione sequeren-
tur, ipsius discipulatui saluberrimo subrogavit; scilicet ut profectu
fidei et omnium virtutum adornata fulgore, ad regis superni thorum
per omnia habilis inveniretur.

[7] transducta: traducta PL Colv - a (naturali lege) om. Va - naturali lege: lege naturali
F - Dei: relicto add. Va - confusionem: confusione Pa - pietas divina: divina pietas
Da - immo: imo PL Colv - veritatis viam: viam veritatis Da - educaverant: educave-
runt Av Pa - [8] Aegeus η ρ V PL Colv: Aegeas γ θ λ ξ Ve - hoc est: id est Va - parans:
paravit Av Pa: parat Va - sanctarum (Scripturarum) om. PL Colv - honestatem
morum: morum honestatem δ - regeneratas: generatas η - atque: et quae PL (Colv
non leg.) - dedicatas: ei ad herere fecit add. Va - dedicatas… atque om. A PL Colv -
ipsius: illius δ - discipulatui: disciplinatui Av Pa PL Colv - profectu: profecto Ve (V
ante corr.): profectum Va - regis superni: superni regis T - superni: aeterni PL Colv

250
CAPUT III

[9] 2,10. QUAE NOLUIT INDICARE POPULUM ET PATRIAM SUAM, MAR-


DOCHEUS ENIM PRAECEPERAT, UT DE HAC RE OMNINO RETICERET.

[10] Noluit enim ecclesia genitum, sanctorum doctorum preceptis


instructa, patriae et populi sui prodere locum, quia ab omni labe pec-
catorum et sordibus idolatriae per baptismum mundata, nequaquam
ultra obprobrium sustinet pristinae impietatis. Cui etiam et per Prophe-
tam Dominus praecepit dicens: «Audi, filia, et vide et inclina aurem
tuam, et obliviscere populum tuum et domus patris tui; quoniam
concupivit rex speciem tuam, quia ipse est Dominus Deus tuus».

[11] Unde subsequitur per Mardochei typum sollertiam magistro-


rum demonstrando Scriptura dicens:

2,11. QUI DEAMBULAT COTIDIE ANTE VESTIBULUM DOMUS, IN QUA

ELECTAE VIRGINES SERVABANTUR, CURAM AGENS SALUTIS HESTER ET

SCIRE VOLENTES QUID EI ACCIDERET.

[9] preceperat: ei add. Da (var. Vulg) - hac: ea Va - re: rem A - [10] quia (ab omni):
quae Va - et (per prophetam): om. ρ Av Pa O - per (prophetam) om. A - per
Prophetam Dominus praecepit: Dominus per Prophetam praecepit Z - Dominus
praecepit: praecepit Dominus Da PL Colv - et vide om. Z - tui (quoniam) om. B
- concupivit: concupit A - [11] sollertiam: sollertia leg. Va - deambulat: deambu-
labat η δ ν B Z PL Colv (Vulg) - domus om. Du - qua (electae): quo Da

[10] Audi... tuus: Cfr. Psal 44(45),11-12

251
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[12] Quia sancti doctores cura pervigili cotidiae excubant in doc-


trina evangelii, ut plebis sibi commissae explorent credulitatem et
operationem, si forte regulam rectae fidei, per quam salus aeterna
adipiscitur, intenta mente sequantur, si diligentiam habeant in cultu-
ra Dei et in bonorum operum observantia, per quam regni caelestis
merces in futura vita promeretur; nec enim ulla hora huius sollicitu-
dinis vacua fieri potest apud eos in quorum cordibus ardor rectae
fidei et ignis divini amoris incessabiliter fervet.
[13] Unde doctor gentium de laboribus suis ac persecutionibus,
quas pro Christo passus est, veridicis verbis glorians subiunxit,
dicens: «Praeterea quae extrinsecus sunt, instantia mea cotidiana,
sollicitudo omnium ecclesiarum. Quis infirmatur et ego non infir-
mor? Quis scandalizatur et ego non uror?». Et ad Romanos: «Testis
est, inquit, mihi Deus, cui servio in spiritu meo in evangelio Filii
eius, quod sine intermissione memoriam vestri facio semper in ora-
tionibus meis».

[12] sibi commissae: commissae sibi ρ - explorent: explorant M Mo W - et: atque


Da - habeant: habeat Du - cultura: cura PL Colv (A ante corr.) - observantia om.
Da - nec: haec D - enim ulla: ulla enim Z - potest (apud): post K - recte: rector V
- [13] doctor gentium: gentium doctor PL Colv - veridicis: veridici R - subiunxit:
subiuxit T - cotidiana: et add. A R - et ego: ego et Va Z (ego in interl. Z) - mihi
Deus: Deus mihi Du

[13] Praeterea... uror :Cfr. 2Cor 11,28-29 - Testis... meis: Rom 1,9-10

252
IIII
[QUOD HESTER IUXTA ORDINEM VICIS SUAE AD REGEM
INTRODUCTA EST, ET SUPER OMNES MULIERES AB EO DILECTA,

REGINA CONSTITUTA EST]

[1] 2,12. CUM AUTEM VENISSET TEMPUS SINGULARUM PER ORDINEM

PUELLARUM UT INTRARENT AD REGEM, EXPLETIS OMNIBUS QUAE AD

CULTUM MULIEBREM PERTINEBANT, MENSIS DUODECIMUS VERTEBATUR:

ITA DUMTAXAT UT SEX MENSIBUS UNGERENTUR OLEO MYRTINO, ET ALIIS

SEX QUIBUSDAM PIGMENTIS ET AROMATIBUS UTERENTUR.

[2] Quid est quod puellae quae ad regis cubiculum introducendae


erant, duodecim mensibus oleo atque aromatibus praeparabantur, ita
ut sex mensibus oleo myrtino, quod boni odoris esse constat, unge-
rentur; et aliis sex pigmentis et aromatibus variis uterentur, nisi
quod omnes animae quae ad sacri baptismi perceptionem et ad veri
Sponsi regis videlicet Christi thalamum invitantus, oleo myrtino,

[1] dumtaxat ut: ut dumtaxat Av Pa: dumtaxat et ut Du - ungerentur (var. Vetus):


unguerentur Da Du (Vulg) - ungerentur oleo: oleo ungerentur PL Colv - sex: ex
Da Du: mensibus add. M Mo Z Va - uterentur: ungerentur F - [2] cubiculum:
cubitum Χ D - ita (ut sex) om. Du - ita ut: ut ita Mo - sex (pigmentis): mentibus
add. Va - variis om. Va - ad sacri (baptismi): ad sacram F: absque Va - perceptio-
nem: perceptione Va - Sponsi regis: regis Sponsi Pa - videlicet: regis add. Z

253
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

hoc est lumine fidei et pinguedine dilectionis, cum aromatibus vir-


tutum perfecte inbuuntur, quatinus eius consortio dignae fieri
mereantur?
[3] Quid enim aliud aiunt praedicatores sancti, quando catecumi-
nos suos instruunt veritate fidei, nisi ut bonis operibus eandem
fidem eos adornare doceant, ut ieiuniis et orationibus atque elymo-
sinis ceterisque virtutum operibus pristinas sordes veteris hominis
abluere, et novi decorem induere festinent?
Sic enim in Actibus apostolorum legitur quod Cornelius centurio
orationibus et elimosinis primum placasset Deum, deinde, adve-
niente Petro, baptismi mundationem et Spritus sancti sanctificatio-
nem acciperet.

[4] Unde subiungitur:

2,13. INGREDIENTESQUE AD REGEM QUICQUID POSTULASSENT AD

ORNATUM PERTINENS, ACCIPIEBANT ET, UT EIS PLACUERAT, COMPOSITAE

DE TRICLINIO FEMINARUM AD REGIS CUBICULUM TRANSIEBANT.

hoc est: id est Va - pinguedine om. Z - aromatibus: idem add. Da - perfecte


inbuuntur: imbuuntur perfecte Du - dignae: digni B - [3] aiunt: agunt Da PL Colv
- praedicatores: doctores O - veritate: veritatem Z: veritati M Mo - nisi om. W -
eos (adornare) om. Va - eos adornare: adornare eos Z - et om. PL Colv - operibus
(pristinas): exercitiis Va - hominis (abluere): homines D - novi: novum Du - pla-
casset: placassi leg. Du - acciperet: accepit Da: acceperit Va Z - [4] ut: uti PL Colv
- transiebant: transibant PL Colv

254
CAPUT IIII

[5] Quaecumque enim anima certhat ad thalamum caelestis Sponsi


properare, condignum a suis doctoribus ornatum ad hoc percipit, et
quo se magis devotam ad agnitionem fidei ac virtutum exercitium
praeparat, eo amplius magistrorum suorum sollertia earundem vir-
tutum notitiam docendo illis amministrat, ita ut de competentium
numero per sanctae Trinitatis integram fidem ac plenam confessio-
nem ad perceptionem unici baptismatis et unctionem sacri chrisma-
tis, ubi caelesti Sponso veraciter iungitur, accedat.

[6] Quod autem sequitur:

2,14. QUAE INTRAVERAT VESPERE, EGREDIEBATUR MANE, ATQUE INDE


IN SECUNDAS AEDES DEDUCEBATUR, et reliqua.

[7] Mystice ostendit quod post occasum vitiorum exsurgere debet


fulgor virtutum, qui non alibi quam in unitate sanctae ecclesiae rite
splendebit. At qui se inde per aliquam errorum ac vitiorum foedita-
tem separaverit merito IN SECUNDAS AEDES, ubi concubinae regis

[5] thalamum caelestis Sponsi: coelestis Sponsi thalamum PL Colv - doctoribus


ornatum ad hoc percipit: ornatum ad hoc percipit doctoribus Va - et (quo se) om.
PL - quo: qua B - ac (virtutum): et PL Colv: ad Pa - exercitium praeparat… earun-
dem virtutum om. R A PL Colv - docendo illis amministrat om. PL - [6] quod: qui
Ve - secundas aedes: secunda sede Du - deducebatur: ducebantur Du: ducebatur
Va PL Colv (var. Vulg: deducebantur) - et reliqua om. Av Pa Z - [7] se (inde) om.
Z - secundas aedes: secunda ede Du Va (secunda sede leg. ante canc. Du)

255
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

morabantur, deduci perhibetur, quia casus sanae fidei non profec-


tum sed defectum honoris meretur, nec ultra habebit huiuscemodi
potestatem ad regem nostrum redire, nisi gratia superna visitatus
iterum in pristinae dignitatis statum sua vocatione restituatur.

[8] 2,15. EVOLUTO AUTEM TEMPORE, PER ORDINEM INSTABAT DIES

QUO HESTER FILIA ABIAHIL FRATRIS MARDOCHEI, QUAM SIBI ADOPTA-

VERAT IN FILIAM, INTRARE DEBERET AD REGEM. QUAE NON QUAESIVIT

MULIEBREM CULTUM, SED QUAECUMQUE VOLUIT AEGEUS EUNUCHUS

CUSTOS VIRGINUM HAEC EI AD ORNATUM DEDIT. ERAT ENIM FORMOSA

VALDE ET INCREDIBILI PULCHRITUDINE, OMNIUM OCULIS GRATIOSA ET

AMABILIS VIDEBATUR.

[9] EVOLUTO, inquit, TEMPORE, hoc est transactis quinque aetatibus


mundi, in quibus Patrum propago praecedebat et legalis institutio
apud Iudaeos florebat, sexta etas, adveniente Redemptore, in qua
gentium multitudo per evangelium convocanda erat, instabat. Tunc
enim mystica Hester, id est ecclesia, de nationibus apostolica prae-

defectum: refectum PL Colv - ultra habebit: habebit ultra Av Pa - huiuscemodi


potestatem: potestatem huiuscemodi Da - superna: divina Va - visitatus iterum:
iterum visitatus Av - vocatione: vacatione Mo - [8] quo (Hester): qua Va - custos
virginum om. Z - dedit: detidit leg. D - incredibili pulchritudine: incredibilis pul-
chritudinis Va - [9] in (quibus) om. F O - convocanda: invocanda M W: vocanda
Va Z Mo (invocanda ante corr.) - tunc: autem Mo - mistica: mystice PL Colv

256
CAPUT IIII

dicatione ad regem Christum per sanae fidei credulitatem et bapti-


smatis sacramentum introducebatur, FORMOSA VALDE ET INCREDIBILI
VIRTUTUM PULCHRITUDINE, OMNIUM OCULIS GRATIOSA ET AMABILIS

VIDEBATUR.

[10] Cuius temporis meminit apostolus Paulus scribens ad Galatas,


ita dicens: «Postquam venit plenitudo temporis, misit Deus Filium
suum natum ex muliere, factum sub Lege ut eos qui sub Lege erant
redimeret, ut adoptionem filiorum reciperemus». Et ad Ephesios:
«Deus, inquit, qui dives est in misericordia, propter nimiam carita-
tem suam qua dilexit nos, et cum essemus mortui peccatis, convivi-
ficavit nos Christo, cuius gratia estis salvati, et conresuscitavit et
consedere fecit in caelestibus in Christo Ihesu, ut ostenderet in sae-
culis supervenientibus abundantes divitias gratiae suae in bonitate
super nos in Christo Ihesu». Unde etiam simul considerandum est
ipsum articulum temporis, quando Hester ad regis thalamum intro-
ducebatur.

regem Christum: Christum regem PL Colv - per sanae: personae A - introduceba-


tur: que erat add. Av Pa - valde om. PL Colv - pulchritudine: pulchritudinem K -
omnium oculis: oculis homnium Va - [10] apostolus Paulus: Paulus apostolus M
Mo - natum (ex muliere): factum V Z - reciperemus: recipiemus B: recuperemus
PL Colv (no var. Vulg) - et (cum essemus) om. B Z - convivificavit: convificavit
R - conresuscitavit: nos ad. Av Pa - Ihesu (ut ostenderet) om. Da - regis thala-
mum: thalaumum regis Du

[10] Postquam... reciperemus: Gal 4,4-5 - Deus... Ihesu: Cfr. Eph 2,4-7

257
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[11] 2,16-17. DUCTA EST ITAQUE AD CUBICULUM REGIS ASUERI


MENSE DECIMO, QUI VOCATUR TEBETH, SEPTIMO ANNO REGNI EIUS, ET
AMAVIT EAM REX PLUS QUAM OMNES MULIERES, HABUITQUE GRATIAM

ET MISERICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES. ET POSUIT DIA-

DEMA REGNI IN CAPITE EIUS, FECITQUE EAM REGNARE IN LOCO VASTHI.

[12] Thebeth enim mensis Ebreorum ipse est qui apud Grecos
Eudymos et apud Latinos appellatus est Ianuarius, in quo incarnatus
Dominus octava est die circumcisus, et a Magis stella praeeunte
adductis, iam infantulus adoratus atque muneribus auro, ture et myr-
ra prolatis, tamquam Deus, homo et rex honoratus; in quo etiam a
Iohanne praedicatur esse baptizatus.
[13] Septimo ergo anno regni Asueri, Hester accessit ad thalamum
regis et ecclesia ad regem Christum, in quo septiformis Spiritus gra-
tia incommutabiliter manet, adducta atque coniuncta est. Quam ipse
adamavit plus quam omnes mulieres, HABUITQUE GRATIAM ET MISE-

[11] ad (cubiculum): in PL - anno: anni Mo - rex om. Z - plus quam: super Da -


coram eo (super omnes) om. O - habuitque gratiam... omnes mulieres om. Z PL
Colv - [12] enim om. ξ - et (apud) om. K - appellatus est om. PL Colv - est om. Du
- octava est die: est octava die Z: octava die est M Mo PL Colv - circumcisus: cir-
cumcisis Mo - addutis iam: adhuc Va - myrra: mirre R - honoratus: adoratus Da:
honoratus est Va - praedicatur esse: praedicatur Du: praedicatus est et PL Colv -
[13] Septimo ergo anno regni Asueri: ψ incipiunt (Item sermo unde supra de
libro Hester add. Mu: Item ut super de libro Hester ad. Pi) - ergo om. Pi - regni:
regi Va: om. PL Colv - regni Asueri: Asueri regis Z - regem om. ψ - gratia om. Pi

258
CAPUT IIII

RICORDIAM CORAM EO SUPER OMNES MULIERES, hoc est super omnes


nationes terrarum. IN CUIUS CAPITE DIADEMA REGNI POSUIT, cum
ipsam sibi consortem regni adscivit.
[14] FECITQUE EAM REGNARE IN LOCO VASTHI, hoc est impiae
Iudaeorum Sinagogae quae regem nostrum spernendo et crucifigen-
do honoris perdidit dignitatem. Huius scilicet reginae excellentiam
Propheta intuens ad regem Christum loquitur dicens: «Adstitit regi-
na a dextris tuis in vestitu deaurato, circumamicta varietate». Et sta-
tim ad ipsam loquens subiungit dicens: «Audi, filia, et vide et incli-
na aurem tuam et obliviscere populum tuum et domum patris tui,
quoniam concupivit rex decorem tuum. Ipse est Dominus Deus
tuus, et adorabunt eum filiae Tyri, in muneribus vultum tuum depre-
cabuntur omnes divites plebis».

habuitque gratiam...omnes mulieres om. D - omnes (nationes) om. R - mulieres,


hoc est super omnes nationes terrarum: nationes terrarum quas significant
mulieres ψ - [14] impiae om. PL - adstitit: astit K - a (dextris): ad R Va Ve - deau-
rato: de auro W - circumamicta: circundata D - domum: tuam add. Da - quoniam:
quia Z - decorem tuum: speciem tuam O - tuum (ipse): quia ad. Z: quoniam add.
Va (Vulg) - est (Dominus Deus): enim add. D - filiae (Tyri): et filiae Z: om. M Mo
- in (muneribus) om. B - omnes (divites) om. Z

[14] Adstitit... etate: Cfr. Psal 44(45),10 - Audi.... plenis: Cfr. Psal 44(45),11-13

259
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[15] 2,18. ET IUSSIT CONVIVIUM PRAEPARARI PERMAGNIFICUM CUNC-


TIS PRINCIPIBUS ET SERVIS SUIS PRO CONIUNCTIONE ET NUPTIIS HESTER,
ET DEDIT REQUIEM IN UNIVERSIS PROVINCIIS, AC DONA LARGITUS EST

IUXTA MAGNIFICENTIAM PRINCIPALEM.

[16] Quid est convivium permagnificum pro nuptiis Hester cunctis


principibus et servis praeparari, nisi pro spiritali coniunctione
Christi et ecclesiae gaudium maximum in toto orbe terrarum a
maioribus simul atque minoribus universis celebrari? In hoc enim
convivio non carnales epulae, sed spiritales sapientiae et virtutum
dapes a digne convivantibus sumuntur, ubi sacrosancta mysteria
corporis ac sanguinis Domini fideles quique ob salutis suae remedia
percipiunt, in quo pastus vitae aeternae consistit.
[17] Dat rex noster requiem in universis provinciis ac dona largitur
multiplicia quando a peccatorum onere credentes sibi liberat et
donis spiritalibus eos remunerat, unde ipse in evangelio ait: «Venite

[15] Et iussit convivium praeparari... intrare paradisum [IV,15-VII,5] om. ψ


- praeparari: parari Av Pa - preparari permagnificum: permagnificum preparari
Va: pro nuptiis Hester add. Va - in (universis) om. B Va Da PL Colv (var. Vulg) -
[16] principibus: provinciis ξ - pro (spiritali) om. Du - a maioribus: amatoribus
leg. Du - simul om. PL Colv - atque (minoribus): et M Mo - digne (convivanti-
bus): ad igne leg.Va: ad igne χ ante corr. - summuntur: summunt Mo - ac (san-
guinis): et B Va - vitae aeternae consistit: aeternae vitae sistit PL Colv - [17] in
(universis) om. Da O R V Va PL Colv - multiplicia: plurima Va - sibi om. Da -
spiritalibus eos: eos spiritualibus Da

260
CAPUT IIII

ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos. Tol-


lite iugum meum super vos et discite a me, quia mitis sum et humi-
lis corde, et invenietis requiem animabus vestris».
[18] De quo et propheta ait: «Ascendens in altum captivam duxit
captivitatem, dedit dona hominibus». Cui consequenter Apostolus
addidit dicens: «Et ipse dedit quosdam quidem apostolos, quosdam
autem prophetas, alios vero evangelistas, alios autem pastores et
doctores ad consummationem sanctorum in opus ministerii in aedi-
ficationem corporis Christi, donec occurramus omnes in unitatem
fidei et agnitionem Filii Dei, in virum perfectum, in mensuram aeta-
tis plenitudinis Christi».

[19] 2,19-20. 19CUMQUE ET SECUNDO QUAERERENTUR VIRGINES ET

CONGREGARENTUR, MARDOCHEUS MANEBAT AD REGIS IANUAM, 20NEC-

DUMQUE PRODIDERAT HESTER PATRIAM ET POPULUM SUUM, IUXTA

venite ad me: ad me venite B - onerati: onorati A Tr - mitis: miti A - [18] duxit


captivitatem: captivitatem duxit Va - Apostolus addidit: addidit Apostolus PL
Colv - autem (pastores) om. K - et (doctores): ac PL - ministerii: mysterii M Mo
W - (agnitionem: agnitionis Vulg) - plenitudinis om. Z - [19] quaererentur: que-
rentur B - et (congregarentur) om. PL Colv - manebat: iacebat ρ - manebat ad reg-
is ianuam: ad regis ianuam iacebat Z - regis ianuam: ianuam regis Da - patriam:
suam add. Da M Mo

[17] Venite... vestris: Mat 11,28-29 - [18] Ascendens... hominibus: Eph. 4,8; cfr.
Psa 67(68),19 - Et... Christi: Cfr. Eph. 4,11-13

261
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

MANDATUM MARDOCHEI, QUICQUID ENIM ILLE PRAECIPIEBAT, OBSER-

VABAT HESTER, ET ITA CUNCTA FACIEBAT, UT EO TEMPORE SOLITA ERAT

QUO EAM PARVULAM NUTRIEBAT.

[20] Quaeruntur et secundo regi virgines et congregantur, quia non


sufficit Domino nostro Ihesu Christo de Iudaeis tantum primitivam
adsociare sibi ecclesiam, verum etiam de gentibus per praedicatores
suos fidelium sibi multitudinem adquirit copiosam, ut fiat de
utroque populo una ecclesia catholica, sponsa videlicet ipsius nobi-
lissima quae non habet maculam aut rugam.
Unde ipse in evangelio ait: «Et alias oves habeo quae non sunt ex
hoc ovili, et illas oportet me adducere, et vocem meam audient, et
fiet unum ovile et unus pastor».

[21] MARDOCHEUS, inquit, MANEBAT AD REGIS IANUAM, quia doc-


tores sancti, assidue manentes in doctrina evangelii, convocant
gentes ad introitum fidei et baptismatis sacramentum; necdumque
Hester nostra prodit patriam et populum suum iuxta mandatum

quicquid: quidquid Pa (Vulg) - enim (ille) om. M Mo - observabat Hester: Hester


observabat Du - et (ita cuncta) om. Av Pa - observabat... faciebat (Mo) om. Va -
eam: iam PL Colv - nutriebat: adimplebat add. Z - [20] adsociare sibi: sibi asso-
ciare PL Colv - ut fiat: desinit Pa - aut (rugam): ac B: ut V: (et Tr ante corr.) -
non (sunt) om. Tr - [21] assidue: assiduae A: om. F - et (populum) om. Ve

[20] Et... pastor: Cfr. Ioa 10,16

262
CAPUT IIII

Mardochei typici, quia iuxta doctrinam fidei nullo modo aliquid agit
sanctorum ecclesia per arrogantiam, sed in pura conscientia humili-
ter omnia servat quae sibi dictis evangelicis praecipiuntur, de qua
per prophetam dicitur: «Omnis gloria eius filiae regis ab intus». Et
Apostolus: «Gloria, inquit, nostra, haec est testimonium conscien-
tiae nostrae».

quia mss.: qui G λ Ve R (A ante corr.) PL Colv - agit: ait Tr W - ecclesia:


doctri(na) leg. Z - arrogantiam: argogantiam A - humiliter om. Da - intus (var.
Vetus): in fimbriis aureis add. δ (Vulg) - inquit om. D

[21] Omnis... intus: Cfr. Psal 44(45),14 - Gloria... nostrae: 2Cor 1,12

263
V
[DE EO QUOD DUO EUNUCHI REGEM INTERFICERE VOLENTES ,

A MARDOCHEO PRODITI , DIGNE PUNITI SUNT, ET HOC IPSUM

HISTORIIS INSERTUM ]

[1] 2,21-22. 21EO IGITUR TEMPORE QUO MARDOCHEUS AD REGIS

IANUAM MORABATUR, IRATI SUNT BAGATHAN ET THARES DUO EUNUCHI

REGIS QUI IANITORES ERANT ET IN PRIMO PALATII LIMINE PRESIDEBANT,

VOLUERUNTQUE INSURGERE IN REGEM ET OCCIDERE EUM. 22QUOD

MARDOCHEUM NON LATUIT, STATIMQUE NUNTIAVIT REGINAE HESTER


ET ILLA REGI EX NOMINE MARDOCHEI QUI AD SE REM DETULERAT.

[2] Quid per hos duos eunuchos, qui ianitores erant domus regiae
et in primo palatii limine praesidebant, nisi scribae et Pharisaei
designantur Iudaeorum, de quibus dictum est quod, habentes cla-
vem scientiae, nec ipsi introierunt, nec alios introire permiserunt?

[1] igitur om. Da - quo (Mardocheus): quod A - morabatur: adorabatur leg. Z


- limine: lumine V - nuntiavit: nuntiatum est Va - ex (nomine): et B: om. V -
[2] palatii om. M Mo W - palatii limine: limine palatii Z - limine: lumine V ante
corr. - designantur: designatur Mo - introire: in introire M

265
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

Hi volebant insurgere in regem et occidere eum, quia ipsi, doctrinae


et virtutibus Salvatoris semper invidentes, insidiabantur et cum
ministris Romanae potestatis moliebantur quomodo eum interfice-
rent.
[3] Unde scriptum est in evangelio quod «Abeuntes Pharisaei
consilium inierunt, ut caperent eum in sermonem et mittunt ei dis-
cipulos suos cum Herodianis, dicentes: ‘Magister, scimus quia
verax es et viam Dei, in veritate doces et non est tibi cura de aliquo,
non enim respicis personam hominum. Dic ergo nobis, quid tibi
videtur: licet censum dari Cesari an non?’». Et alibi legitur quod
«Colligerunt pontifices et Pharisaei concilium et dicebant: ‘Quid
facimus? Quia hic homo multa signa facit. Si dimittimus eum sic,
omnes credent in eum et venient Romani et tollent nostrum locum
et gentem’». Unde post pauca subiungitur: «Ab illo ergo die cogita-
verunt ut interficerent eum».

regem: gegem Va - semper (invidentes) om. Z - quomodo: ut Z - [3] quod: qui Ve


- inierunt: inierint To O post corr. (inierunt ante corr.) - eum: Ihesum Z - cura:
cure B - personam hominum: hominum personam Da - dari: dare χ PL Colv (var.
Vulg) - concilium: consilium δ (var. Vetus) - facimus: faciemus PL Colv - nostrum
locum: locum nostrum D

[3] Abeuntes... non: Mat 22,15-17 - Colligerunt... gentem: cfr. Ioa 11,47-48 - Ab...
eum: cfr. Ioa 11,53

266
CAPUT V

[4] Has duas personas Esaias propheta in duabus domibus notat,


quibus Salvator incarnatus in lapidem offensionis et in petram scan-
dali factus est, «et in laqueum et in ruinam habitantibus Hierusalem,
unde offendent ex eis plurimi et cadent et conterentur et inretientur
et capientur».

[5] Horum ergo eunuchorum nequitiam agnoscens Mardocheus


noster, regi per Hester prodit, quia illorum dolos et pravitatem
cordis praedicatorum ordo fidelibus, qui menbra Christi sunt,
cavendos esse ostendit. Potest et in ipsis duobus eunuchis persona
hereticorum et scismaticorum accipi, qui fraudis ac malitiae vene-
num corde gestantes adversus veritatem iniqua consilia sedulo
construunt, qualiter eam a cordibus credentium auferant, et Chris-
tum, qui est vita fidelium, quodammodo in eis interficiant. Sed

[4] petram: petra Tr (var. Vulg) - in (ruinam) om. PL Colv - habitantibus: abitan-
tium Va - et inretientur om. Va - [5] horum: hoc W: hanc Z - agnoscens: cogno-
scens χ D - sunt (cavendos) om. Z - scismaticorum: scismatorum W (M ante corr.)
- ac (malitiae): atque PL Colv - consilia: consilio Ve - a om. Du: (ad Ve ante corr.)
- cordibus credentium: credentium cordibus Da - credentium: credentibus Du -
fidelium: credentium δ

et... capientur: Is 8,14-15

267
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

horum iniquitatem sancti doctores manifestantes, latebras errorum


illorum in lucem producunt, demonstrando quomodo innocentes per
Dei iudicium a morte animae eruantur, noxii iusta ultione puniantur
beneque meriti condigna mercede remunerentur.

[6] Unde subiungitur:

2,23. QUAESITUM EST ET INVENTUM ET ADPENSUS UTERQUE EORUM

IN PATIBULO, ET IUSSIT REX UT IN LIBRO MEMORIALI SCRIBERETUR, UT

PRO VITA SUA ALIQUID REPENSARETUR, MANDATUMQUE HISTORIIS ET

ANNALIBUS TRADITUM CORAM REGE.

[7] Libri ergo memoriales sunt volumina duorum Testamento-


rum in quibus quae iustis pro bonis actibus praemia, et quae ini-
quis pro peccatis suis poenae in futuro maneant commemoratur.

lucem: luce Du - noxii iusta... remunerentur om. Va - remunerentur: remunerantur


V - [6] inventum: est add. PL Colv - adpensus: est add. Av Va Da - eorum om. PL
Colv - ut (in libro) om. Da - scriberetur: scribere ξ - aliquid om. V - (et iussit rex...
aliquid repensaretur var. Vetus: om. Vulg) - repensaretur: recompensaretur Av V
Z: repensaret ei PL Colv (repensaret Vetus) - mandatumque: est add. Av (var.
Vulg) - et annalibus: annalibus et Z - [7] actibus om. Tr - suis om. PL Z - com-
memoratur: commemorantur M Mo PL Colv

268
CAPUT V

Unde scriptum est in evangelio: «Filius hominis venturus est in glo-


ria Patris sui cum angelis suis, et tunc reddet unicuique secundum
opera sua». Et item: «Ibunt, inquit, impii in supplicium eternum,
iusti autem in vitam eternam».
[8] Hinc et Paulus ad Romanos scribens ait: «Revelatur enim ira
Dei de caelo super omnem impietatem et iniustitiam hominum
eorum qui veritatem Dei in iniustitia detinent», «qui reddet uni-
cuique secundum opera eius; his quidem qui secundum patien-
tiam boni operis, gloriam et honorem et incorruptionem quaeren-
tibus vitam aeternam; his autem qui ex contentione et qui non
adquiescunt veritati, credunt autem iniquitati, ira et indignatio.
Tribulatio et angustia in omnem animam operantis malum».

cum angelis suis om. A PL Colv - reddet: reddit K - (opera sua: opus eius Vulg) -
inquit om. Z - [8] revelatur: revelabitur V - enim om. Z - de caelo om. PL Colv -
iniustitiam (hominum): iustitiam Ve - eorum om. PL Colv - Dei in (iniustitia): in
Dei PL Colv (veritatem in iniustitiam Vulg – Dei add. var. Vulg) - iniustitia: iniu-
sticiam D (Vulg- iniustitia var. Vulg) - reddet (unicuique): reddit Tr (var. Vetus) -
eius (his quidem): sua ξ Va (var. Vetus) - operis (gloriam): sunt add. Va - quaeren-
tibus: quaerunt PL (var. Vulg) - contentione: sunt add. B (var. Vulg) - qui (non
adquiescunt) om. Da Z - adquiescunt: quiescunt Du - ira: ira autem Mo - indigna-
tio: et add. Va

[7] Filius... sua: cfr. Mat 16,27 - Ibunt... eternam: cfr. Mat 25,46 - [8] Revelatur...
detinent: Rom 1,18 - qui reddet... malum: cfr. Rom 2,6-9

269
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[9] De quo et per Ezechielem dicitur: «Iustitia iusti super eum erit,
et impietas impii erit super eum. Anima quae peccaverit, ipsa
morietur». De hoc et Psalmista pari modo testatur dicens: «Oculi
Domini super iustos, et aures eius ad preces eorum, vultus autem
Domini super facientes mala, ut perdat de terra memoriam eorum».

[9] et (per Ezechielem) om. Av Va Du - iusti: iustis A - erit (super) om. O - super
eum: erit add. Z - quae (peccaverit): cum PL Colv - morietur: morierietur Tr
(moriatur O ante corr.) - hoc: quo Va PL Colv (quo Tr V ante corr.) - testatur
dicens: ait Z - oculi: oculis A - eius (ad praeces): eorum F: om. Da - Domini
(super facientes) om. R - memoriam: memoria Va (var. Vulg)

[9] Iustitia... morietur: cfr. Ez 18,20 - Oculi... eorum: cfr. Psal 33,16-17 (var. Vulg)

270
VI
[AMAN, PRO EO QUOD ILLUM MARDOCHEUS ADORARE NOLUIT,
IUDAEORUM GENUS ODIO HABENS, AD REGEM ACCUSAVIT, QUOS
ILLE UNIVERSOS UNO DIE IUSSIT INTERFICI]

[1] 3,1-2. 1POST HAEC REX ASUERUS EXALTAVIT AMAN FILIUM AMA-
DATHI, QUI ERAT DE STIRPE AGAG, ET POSUIT SOLIUM EIUS SUPER

OMNES PRINCIPES QUOS HABEBAT. 2CUNCTIQUE SERVI REGIS QUI IN

FORIBUS PALATII VERSABANTUR FLECTEBANT GENUA ET ADORABANT

AMAN: SIC ENIM EIS PRAECEPERAT IMPERATOR; SOLUS MARDOCHEUS


NON FLECTEBAT GENU, NEQUE ADORABAT EUM et cetera.

[2] Quid per Aman superbum, nisi fastus potentum huius seculi expri-
mitur? Qui beneficiis divina pietate sibi conlatis abutentes, proximos
suos, quos consortes habent naturae, socios gratiae habere dispiciunt.

VI: Caput III Colv - [1] stirpe (Agag): genere Z - cunctique: que add. PL - versa-
bantur: morabantur Z - eis (preceperat) om. Da - imperator: rex Va - genu: genua
K (var. Vulg) - neque: nec R (F abbr.) - [2] potentum: potentium ζ R Tr Da - abu-
tentes: abeuntes A R O: adversos Da: adversus Du - gratiae: gratias A G R: gratia
B - gratiae habere: habere gratie Da - dispiciunt: despiciuntur Da

271
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

Unde honorem ac reverentiam, quam soli Deo impendere iuste


debuerant, in se nequiter transferre contendunt; eos autem qui hoc
agere atque consentire nolunt, odiis insectantur, cruciatibus perse-
cuntur, atque morti tradere conantur. Sed supernus Iudaex, qui
«humilia respicit et alta a longe agnoscit», qui «novit decipientem
et eum qui decipitur», «convertit dolorem iniquorum in caput
eorum, et in verticem eorum iniquitas eorum descendet»; «in insi-
diis suis capientur iniqui. Iustus de angustia liberabitur et traditur
impius pro eo».
[3] Potest et per Aman istum Agagiten, quem Iosephus de stirpe
Amalech esse editum narrat, Iudaeorum populus sanguinolentus
figurari, qui prophetas occiderunt et ipsum Dominum propheta-
rum, atque apostolos eius interficere non timuerunt; qui generis

atque (consentire): et Z - nolunt odiis om. Z - qui (humilia): quod Du - agnoscit


(var. Vetus): cognoscit ζ δ Z PL Colv (Vulg) - decipientem: despicientem D - dolo-
rem: dolum F - iniquorum: inimicorum Va - caput: capud D T - eorum (et in):
ipsorum Av - descendet: descendit PL Colv: et add. Da - insidiis: enim add. B Z
- iustus: autem add. Z - angustia: angustiis δ: sua add. PL Colv - liberabitur (var.
Vetus): liberatus est Z (Vulg) - traditur A F R G M Mo Tr Va Ve W (B O ante
corr.): tradetur ν B O Av χ D Z K (post corr.) PL Colv - istum om. Va - populus:
populum A - eius: persecuti sunt et add. Z

[2] humilia... agnoscit: Psal 137,6 - novit... decipitur: cfr. Iob 12,16 - convertit...
descendet: cfr. Psal 7,17 - in insidiis... pro eo: cfr. Pro 11,6.8 - [3] Potest et per
Aman istum Agagiten... narrat: cfr. FLAV. IOS. Antiquit. XI 6, p. 238

272
CAPUT VI

nobilitatem propter incredulitatem et duritiam mentis suae per-


dentes, per Esaiam «principes Sodomorum» et «populus Gomor-
rae» appellati sunt, quibus per Ezechielem dicitur: «Pater tuus
Amorreus et mater tua Cethea».
[4] Hi ergo confessores Christi quasi hostes legis Dei existimant,
unde non in solum Mardocheum, hoc est in praedicatores evangelii,
sed etiam in omnem plebem catholicam manus inicere atque de
praesenti vita exterminare festinant, sed mortem qua innoxios tem-
poraliter multare machinabantur, ipsi meritis suis exigentibus, iusto
iudice retribuente, sine fine in animabus suis sustinere coguntur.

[5] 3,8-11. 8DIXITQUE AMAN REGI ASUERO: ‘EST POPULUS PER

OMNES PROVINCIAS REGNI TUI DISPERSUS ET A SE MUTUO SEPARATUS,

NOVIS UTENS LEGIBUS ET CERIMONIIS, INSUPER ET REGIS SCITA

CONTEMPNENS. ET OPTIME NOSTI QUOD NON EXPEDIAT REGNO TUO UT


INSOLESCAT PER LICENTIAM. 9SI TIBI PLACET, DECERNE UT PEREAT,

mentis suae: cordis sui ξ - quibus (per Ezechielem): etiam add. Z - tua (Cethea)
om. Z - [4] legis om. Z - in (solum) om. Du (add. in interl. M) - in solum: solum
in Da - mortem qua: dum Va - machinabantur: machinantur B Va - suis (exigen-
tibus): sui A - suis (sustinere): aeternam dampnationem add. Va - [5] separatus: et
add. O

per Esaiam... appellati sunt: cfr. Is 1,10 - Pater... Cethea: Ez 16,3

273
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

ET DECEM MILIA TALENTORUM APPENDAM ARCARIIS GAZAE TUAE.


10TULIT ERGO REX ANULUM QUO UTEBATUR DE MANU SUA, ET DEDIT

EUM AMAN FILIO AMADATHI DE PROGENIE AGAG, HOSTI IUDAEORUM,


11DIXITQUE AD EUM: ARGENTUM QUOD POLLICERIS, TUUM SIT; DE POPU-

LO AGE QUOD TIBI PLACET.

[6] Aman ergo decem milia talentorum pecuniam regi promittens,


Iudaeorum mortem expetivit: sic et Iudaicus populus carnali obser-
vantiae cerimoniarum legis deditus, Deum per hoc se placare cre-
dendo, verorum Christi confessorum, qui secundum evangelicam
doctrinam spiritale Deo servitium exhibebant, mortem meditatus
est.
[7] Unde sicut Aman epistolas dirigens regis signaculo eas munire
curabat, quatinus per hoc facilius votum suum expleret, ita perfidia
Iudaeorum, libros divinae Legis, in quibus signaculum summi regis
expressum est, hoc est Spiritus sancti gratia manifestata est, ad

rex anulum: anulum suum rex M Mo - filio: suo add. B - hosti: hostium M Mo W
tibi om. B - [6] ergo om. Z - milia Z: milium Av Va: om. mss. - regi promittens:
promittens regi PL Colv - Iudaeorum mortem: mortem Iudaeorum V - mortem:
morte A - legis (deditus) om. Z - per hoc se: se per hoc PL Colv - credendo: que-
rendo V - verorum: virorum Va - spiritale (Deo): spirtualem Va - exhibebant: exi-
bebat Va - mortem: morte Tr - quatinus per hoc... expleret om. Da
expleret: expleretur B - ita: itaque Du - est om. ρ V Va

274
CAPUT VI

comprobandam heresim suam in testimonium non recte assumens,


gentium conversionem ad societatem relegionis reprobare nitebatur,
et Christi evangelium quasi contrarium divinis praeceptis condem-
pnare.
[8] Nec etiam illud sine mysterio est quod duodecimus mensis
anni, qui vocatur Adar, ad interfectionem Israhel sorte deputatus est:
sed id significat quod Christi gratia, quae in plenitudine temporum
fidelibus commissa est, persecutionem validam novissimis tempori-
bus in mundo per infideles passura est. De quo et doctor gentium ad
Timotheum scribens ait: «Hoc autem scito quod in novissimis die-
bus instabunt tempora periculosa, et erunt homines seipsos amantes,
cupidi, elati, superbi, blasphemi, parentibus inoboedientes, ingrati,
scelesti, sine affectione, sine pace, criminatores, incontinentes,
inmites, sine benignitate, proditores, protervi, tumidi, voluptatum
amatores magis quam Dei, habentes speciem quidem pietatis, virtu-
tem autem eius abnegantes».

conversionem: conversationem Va (B ante corr.) - ad (societatem): et Av Va D χ


- [8] est: est add. Ve - mensis anni: anni mensis Da (anni add.) - id (significat)
om. Du - infideles: fideles PL Colv - diebus: temporibus PL Colv - superbi om. ρ
- inoboedientes: non oboedientes ξ Av Z - speciem quidem: quidem speciem Z

Hoc... abnegantes: 2Tim 3,1-5

275
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[9] Hinc et Dominus in evangelio ait: «Praedicabitur hoc evange-


lium regni in universo orbe, in testimonium omnibus gentibus, et
tunc veniet consummatio». Et paulo post: «Erit, inquit, tunc tribula-
tio magna qualis non fuit ab initio mundi, usque modo, neque fiet,
nisi brevitati fuissent dies illi non fieret salva omnis caro sed propter
electos breviabuntur dies illi».

[10] 3,15. STATIMQUE IN SUSIS PEPENDIT EDICTUM REGE ET AMAN


CELEBRANTE CONVIVIUM, ET CUNCTIS QUI IN URBE ERANT FLENTIBUS.

[11] Hoc est quod Salvator praedixit discipulis suis in evangelio: «Amen,
amen dico vobis quia plorabitis et flebitis vos, mundus autem gaudebit;
vos autem contristabimini, sed tristitia vestra vertetur in gaudium».
Unde qui de Mardocheo consequenter Scriptura narret, videamus.

[9] in (universo) om. B - inquit tunc: inquid in novissimis diebus Da: in novissimis
inquit Du - magna (qualis): tunc add. Av - neque (fiet): nec PL Colv - fiet (nisi): et
add. Da Z - fieret salva: salva fieret Du - salva omnis: salvationis Va - non fieret
salva... dies illi om. A PL Colv - [10] pependit: pendi Va - edictum (rege): a add. K
- celebrante: celebrantibus Da V Ve - cunctis: Iudeis add. Av B D Da To Z PL Colv
(var. Vulg) - qui in urbe erant: qui in urbe erant Iudeis B: Iudei qui erant in urbe Z
- [11] Salvator: Redemptor O - praedixit discipulis suis in evangelio: discipulis suis
in evangelio dixit Z - quia (plorabitis): quod Z - contristabimini: contristabini O - 170
consequenter Scriptura: Scriptura consequenter PL Colv - videamus: audiamus Da

[9] Praedicabitur... consummatio: Mat 24,14 - Erit... illi: Mat 24,21-22 - [11]
Amen... gaudium: Ioa 16,20

276
VII
[QUOD COMPERIENS, MARDOCHEUS SACCO INDUTUS EST MISITQUE
AD HESTER UT APUD REGEM PRO IUDAEORUM NECE SUPPLICARET]

[1] 4,1-2. QUAE CUM AUDISSET, inquit, MARDOCHEUS, SCIDIT VESTI-


MENTA SUA ET INDUTUS EST SACCO SPARGENS CINEREM CAPITI, ET IN

PLATEA MEDIE CIVITATIS VOCE MAGNA CLAMABAT, OSTENDENS AMARI-

TUDINEM ANIMI SUI, ET HOC ULULATU USQUE AD FORES PALATII GRA-

DIENS. NON ENIM ERAT LICITUM INDUTUM SACCO AULAM REGIS INTRA-

RE et cetera.

[2] Audiens Mardocheus necem Iudaeorum imperialibus decretis


destinatam, lugubribus se induit vestimentis et, in amaritudine ani-
mi atque ululatu vocis, usque ad fores palatii progreditur, cum
magistri ecclesiae, audita persecutione principum terrae quam
innocentibus Christi famulis ingerere cupiunt, cum ieiuniis et eli-
mosinis, cum vigiliis et orationibus, cum lacrimis et compunctione
cordis, ad secraeta caeli necessitates suas in conspectu videlicet

VII: VI O: VIII T: IV Colv - [1] quae (cum audisset): quod Va - inquit om. PL Colv
- hoc (ululatu): cum Va - enim (erat): ei Va - et cetera om. Z - [2] imperialibus:
inpenalibus leg. Z - in (amaritudine) om. Av: cum Va - animi: sui add. V - atque:
et Z - audita persecutione: persecutione audita Du - quam (innocentibus): qua Da

277
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

superni iudicis profundere gestiunt, ut per dignitatem et preces


verae reginae, hoc est sanctae ecclesiae, quae partim adhuc peregri-
natur in terris, partim autem iam cum Domino regnat in caelis, a
rege omnium seculorum exaudiri mereantur.
[3] Si quis autem quaesierit quomodo regi iustissimo conveniat
innocentibus infligere tormenta, sciat hoc non ex malitiae voto sed
ex summi consilii procedere nutu; nam sapientia divina, quae vincit
omnem malitiam et attingit a fine usque ad finem fortiter, et disponit
omnia suaviter, ipsa omnia quaecumque vult facit in caelo et in ter-
ra, in mari et in omnibus abyssis. Iusto enim iudicio Dei agitur ut
fideles eius famuli in manus persecutorum tradantur, sive ad pecca-
torum expiationem, sive ad morum correctionem, seu etiam ad
meritorum augmentum et praemiorum multiplicationem, quia, ut
propheta testatur, «Iustus est Dominus in omnibus viis suis et sanc-
tus in omnibus operibus suis; prope est omnibus invocantibus eum».

iam om. B Z - iam cum Domino: cum Domino iam Da - regnat in caelis: in caelis
regnat Du - [3] quomodo: quo B - innocentibus infligere tormenta: innocentibus
tormenta infligere Va: infligere tormenta innocentibus PL Colv - summi: ummi Va
- sapientia: sapientiae G - sapientia divina: divina sapientia Va - omnem: omne G
K - a fine: ad finem Ve - quaecumque: quae PL - facit: fecit Du - mari: mare To -
Dei om. PL Colv - famuli om. Mo - expiationem: expiatione Va - seu (etiam): sive
Va: seu et Z - est (Dominus) om. K - est (omnibus): Dominus add. Z

[3] Iustus est... invocantibus eum: cfr. Psal 144(145),17-18

278
CAPUT VII

[4] In veritate, voluntatem timentium se faciet et orationes eorum


exaudiet, et salvos faciet eos. Non enim petente Satana tradidit
Dominus Iob in manus eius ut periret, sed ut per eius adiutorium
hostem nequissimum vinceret et ita sibi victoriae palmam adquire-
ret, hostique malitiae suae iustam poenam relinqueret. Datus est
Paulo apostolo stimulus carnis suae, angelus scilicet Satanae, ut
eum colafizaret, quatinus virtus in infirmitate perficeretur.
[5] Nec illud etiam silentio praetereundum est quod dicitur Mar-
docheus sacco indutus aulam regis intrare non posse, sed ad fores
usque palatii pervenisse, quia nullus cum corruptione presentis vitae
potest intrare aulam caelestis patriae, sed hic interdum ante obitus
ultimi diem devet quisque per castigationem corporis et compunc-
tionem cordis regni pulsare introitum, et sic post exitum mortis lae-
tabundus Domini intrare paradisum.

[4] voluntatem: voluntati Tr: et voluntatem K (add. in margine) - Dominus (Iob)


om. B Du - Iob in manus eius: in manus eius Iob ξ - periret: perieret Mo - ut (per
eius) om. V - hostique: hosti itaque B - suae (iustam): de victoriae palma add. Du
- Paulo apostolo: apostolo Paulo PL Colv - scilicet om. Av Z - colafizaret: calefa-
ceret B - [5] illud: illius W - illud etiam: etiam illud Z - silentio: silendum ρ: silec-
tio Va - praeterundum om. Z - ad fores usque: usque ad fores Va - pervenisse: per-
venire ξ - presentis vitae: vitae presentis Z - intrare: in add. V - interdum: interium
Da - obitus: abitus Va - ultimi: ultimum Z - compunctionem: conpunctione A -
Domini (intrare) om. Z - Et iussit convivium praeparari... intrare paradisum
[IV,15-VII,5] om. ψ

Datus est... perficeretur: cfr. 2Cor 12,7-9

279
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[6] 4,15-16. HESTER ERGO HAEC MARDOCHEO VERBA MANDAVIT:

VADE ET CONGREGA OMNES IUDAEOS QUOS IN SUSIS REPPERERIS ET

ORATE PRO ME. NON COMEDATIS ET NON BIBATIS TRIBUS DIEBUS ET TRI-
BUS NOCTIBUS, ET EGO CUM ANCILLULIS MEIS SIMILITER IEIUNABO, ET

TUNC INGREDIAR AD REGEM, CONTRA LEGEM FACIENS, INVOCATA.

[7] Orat Mardocheus cum Iudaeis pro Hester regina, similiter et


ipsa regina orat pro Mardocheo et Iudaeis, quia magistri pro disci-
pulis et discipuli pro magistris ad Dominum preces fundere debent,
ut universus simul coetus fidelium, hoc est menbra cum toto corpo-
re pietate superna inlesa custodiantur. Unde est illud quod Paulus,
ad Romanos scribens, sine intermissione memoriam eorum se sem-
per facere narrat in orationibus suis; et ipse similiter eosdem
Romanos obsecrat per Dominum Ihesum Christum et per caritatem

[6] (ergo om. Vulg) - haec Mardocheo: Mardocheo haec Va - Mardocheo verba:
verba Mardocheo Z - quos: quot Mo - comedatis: comedetis B - bibatis: bibetis B
- et tribus noctibus om. Z - ancillulis: ancillis ξ ρ PL Colv - similiter ieiunabo: ieiu-
nabo similiter Du - invocata: non vocata ρ F T - [7] pro (Hester): propter Av - regi-
na: reginam Av - magistri: magister PL Colv - pro discipulis... pro magistris om.
Va - praeces fundere: fundere preces Av - ut (universus): et Va - simul coetus: cetus
simul F - corpore: ut add. Va - inlesa: illesi Da - eorum (se semper) om. Mu - se
semper: semper se PL Colv - suis (et ipse) om. Z - per caritatem: pro caritate Pi

[7] Unde est... orationibus suis: cfr. Rom 1,9

280
CAPUT VII

Spiritus sancti, ut adiuvent eum in orationibus et orent pro eo ad


Dominum, ut liberetur ab infidelibus qui sunt in Iudaea, et ministe-
rium suum, quod Hierosolimam defertur, acceptabile fiat sanctis.
[8] Hinc in Actibus apostolorum scriptum est quod Petro in carce-
re posito, fieret oratio sine intermissione ab ecclesia ad Dominum
pro eo. Et ipse pari modo in epistola sua postulat ut gratia Dei et pax
in ecclesia multiplicetur et impleatur in congnitione Domini nostri
Ihesu Christi.

eum (in orationibus): cum PL - orationibus: suis ad. F - Hierosolimam: Ierusalem


Du: Ierosolima Va - defertur: offertur leg. Va - [8] hinc: et add. PL Colv - quod
(Petro): de Va - posito om. K - fieret oratio... ecclesia: oratio sine intermissione
ab ecclesia fieret Va - Deum: Dominum α PL Colv - in ecclesia om. M Mo -adim-
pleatur: impleatur α ψ

et ipse similiter... fiat sanctis: cfr. Rom 15,30-31 - [8] in Actibus apostolorum...
pro eo: cfr. Act 12,5 - Et ipse pari modo... Ihesu Christi: cfr. 1Pet 1,2

281
CAP. VIII
[HESTER, AD REGEM INGRESSA, IPSUM ET AMAN
AD CONVIVIUM INVITAVIT]

[1] 5,1-4. DIE AUTEM TERTIO INDUTA EST HESTER REGALIBUS VESTI-
MENTIS ET STETIT IN ATRIO DOMUS REGIAE, QUOD ERAT INTERIUS CON-

TRA BASILICAM REGIS. AT ILLE SEDEBAT SUPER SOLIUM IN CONSISTORIO

PALATII CONTRA OSTIUM DOMUS. CUMQUE VIDISSET HESTER REGINAM

STANTEM, PLACUIT OCULIS EIUS ET EXTENDIT CONTRA EAM VIRGAM

AUREAM QUAM TENEBAT MANU. QUAE ACCEDENS OSCULATA EST SUM-


MITATEM VIRGAE EIUS, DIXITQUE AD EAM REX: ‘QUID VIS, HESTER
REGINA, QUAE EST PETITIO TUA? ETIAMSI DIMIAM PARTEM REGNI PETIE-

RIS, DABITUR TIBI’. AT ILLA RESPONDENS: ‘SI REGI PLACET, OBSECRO

UT VENIAS AD ME HODIE, ET AMAN TECUM, AD CONVIVIUM’.

VIII: IX T: Caput V Colv - [1] tertio (induta): tercia Av - est (Hester) om. Z - vesti-
mentis: vestibus ρ - stetit (in atrio): steti B - interius: interitus B - ostium: hostium
ζ G R O Tr Ve ψ PL - Hester reginam stantem om. Va - placuit: placuit add. Da -
summitatem: summitate D - dimidiam: dimiam G: midiam Tr - regni (petieris):
mei Pi (B ante corr.) (var. Vulg) - respondens: ait add. Av Va Da Pi Z: respondit
F O (post corr.) χ D PL Colv (Vulg) - regi: inquit add. B - si regi placet om. PL
Colv: inquit add. in interl. Du - me hodie... ad convivium: convivium quod regi
paravi et Aman tecum Z

282
CAPUT VIII

[2] Quid est quod die tertia induta est Hester regalibus vestimentis,
nisi quod ecclesia gentium tertio tempore saeculi, hoc est post incar-
nationem, passionem et resurrectionem Christi, in sacramento bap-
tismatis per sanctae Trinitatis confessionem, fide, spe et caritate
omniumque virtutu, se induit decore, ut inde regali consortio digna
fieret, cum eius amore praecipuo incessanter ferveret?
[3] Quae stat in atrio domus regiae quod erat interius contra basi-
licam regis, hoc est in praesentis vitae pia operatione quae spectat
ad futuram in caelis remunerationem, ubi ipse rex regum solio con-
sedit superno, et precibus pie ad se clamantium annuit. Qui extendit
contra hanc reginam virgam quam tenet manu, cum ostendit illi
regiminis sui potentiam, vel crucem passionis suae, per quam sibi
adquisivit potestatem in caelo et in terra et subtus terram; ita ut «In
nomine eius omne genu flectatur caelestium, terrestrium et inferno-
rum».

[2] est Hester: Hester est M (Hester add.) Mo - vestimentis: vestibus Va - hoc est:
id est Va - et (resurrectionem) om. ξ - incarnationem... resurrectionem: incarnatio-
ne passione resurrectione Da - resurrectionem: Domini nostri Ihesu add. ρ - sacra-
mento: sacramenta PL Colv - et (caritate) om. Z - eius (amore) om. K - praecipuo:
praecipio Va - ferveret: frueretur Va - [3] pia om. Mo - caelis (remunerationem):
celesti Va - solio consedit: consedit solio Pi (in solio ante corr.) - consedit: con-
sidet Av Va Da - pie ad se clamantium: ad se clamantium pie Z: ad se pie claman-
tium D - reginam (virgam): regiam Du - flectatur (caelestium): flectat A O R Tr

[3] In... infernorum: cfr. Phip 2,10

283
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[4] Hanc quidem ipsa amabiliter osculatur, hoc est omni devotione
veneratur. Cuius petitioni et ipse rex spondet se assensurum, sicut in
evangelio ait: «Petite et dabitur vobis; quaerite et invenietis; pulsate
et aperietur vobis». Et item: «Petite, inquit, et accipietis, ut gaudium
vestrum sit plenum».

[5] Gaudium enim plenum sanctae ecclesiae non alibi tribuitur nisi
in perceptione regni caelestis, ubi cum Christo rege felix regina
regnabit in aeternum. At illa data sibi electione petitionis, invitat
eum ad convivium suum quod ei paravit; sed hoc non aliud melius
intellegitur quam plena ac perfecta fidei suae devotio, de qua pasci-
tur internus inspector et arbiter omnium saeculorum.
[6] Ad hanc quippe refectionem, hoc est sanae fidei communio-
nem, invitat ecclesia non solum amicos, immo etiam inimicos atque
persecutores suos, paganos videlicet, Iudaeos et hereticos, ut, relicto
totius erroris devio, in una domo catholicae confessionis secum de
communi bono laetentur.

[4] est (omni): cum add. V - devotione veneratur: veneratur devotione Z - petitio-
ni: peticione B: petioni Va - spondet: respondet V - spondet se: se spondet Pi - se
assensurum: assensurum se ξ - assensurum: asscensurum A (ascensurum G ante
corr.) - et accipietis om. Va - gaudium: ut gaudium add. B - [5] tribuitur: tribuntur
A - petitionis: et add. Av - eum (ad convivium): cum leg. M - paravit: paraverat
Da - plena: pena Va - ac (perfecta): et Mu - internus: interius Du PL Colv - inspec-
tor: inspectorum Mo - [6] sanae fidei: fidei sanae Av - immo: sed Va - inimicos
atque om. Va - atque persecutores suos om. Da - videlicet: et add. Z - et (hereti-
cos): atque Da - erroris: errore W - domo: domu Av - secum om. A PL Colv

[4] Petite... vobis: Mat 7,7; Luc 11,9 - Petite... plenum: Ioa 16,24

284
CAPUT VIII

[7] 5,5. STATIMQUE REX: ‘VOCATE, INQUIT, CITO AMAN, UT HESTER


OBOEDIAT VOLUNTATI’. VENERUNT ITAQUE REX ET AMAN AD CONVI-

VIUM QUOD EIS REGINA PARAVERAT.

[8] Nota quod concordant voluntas invitantis reginae, et iussio


iubentis regis; sed vae illi qui malignus ad mensam Domini accedit;
qui praecordia odio polluta habens et inmundam conscientiam non
veretur ad convivium Domini indignus intrare; qui licet saepius
invitatus venerit, suis meritis tamen cogentibus in laetitia convivan-
tium non permanebit; sed cum intraverit rex, et viderit eum ibi
recumbentem non vestitum veste nuptiali, exprobrat ei suam teme-
ritatem, et ligatis manibus et pedibus iubet proici in tenebras exte-
riores, ubi doli damnum, quod innocentibus nequiter parabat, iuste
sustinere cogetur, iuxta illud Salomins: «In insidiis suis capientur
iniqui».

[7] cito om. PL Colv - [8] malignus om. ψ - mensam: mensa Va - habens: habentes
B - veretur: vereatur A PL Colv - indignus intrare: intrare indignus Z - meritis
tamen: tamen meritis ρ Va - non (permanebit) om. Av - et viderit eum: ut videret
cum PL Colv - ibi recumbentem: recumbentem ibi O - recumbentem: recubantem
α M Mo Mu W: recubentem Va: recumbantem A - suam temeritatem: temeritatem
suam Z - manibus et pedibus: pedibus et manibus χ D - iubet proici: proici iubet
Z - doli: dolos et Va - cogetur: cogatur Va - iuxta illud... capientur iniqui om. Du

[8] In insidiis... iniqui: Prov 11,6

285
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[9] Postquam igitur rex secundo dedit Hester petitionis suae optio-
nem, illa respondit dicens:

5,8. ‘SI INVENI GRATIAM IN CONSPECTU REGIS, ET SI REGI PLACET UT


DET MIHI QUOD POSTULO, ET MEAM IMPLEAT PETITIONEM, VENIAT REX

ET AMAN AD CONVIVIUM QUOD PARAVI EIS, ET CRAS REGI APERIAM

VOLUNTATEM MEAM’.

[10] Haec dilatio petendi non est segnitiae vicio, sed virtuti
pacientiae deputanda, hoc nimirum significans quod iustis prae-
mium, et peccatoribus poena magis in futuro est tribuenda. Cras
enim hic pro futuro tempore intellegitur, ut est illud evangelicum:
«Nolite solliciti esse de crastino». Et in Genesi Iacob ad Laban ait:
«Cras apparebit iustitia mea». [11] In Exodo quoque ubi de agni
pascalis esu praecipitur, additum est: «Nec remanebit ex eo quic-
quam usque mane». Cum autem dies futura iudicii venerit et omne

[9] petitionis suae: suae petitionis F - regi placet: placet regi Z - impleat: implet
χ - [10] segnitiae: segnitio Ve: segnitiei Pi - virtuti: virtute K M Mo W: virtutis Pi
- nimirum: nimium K - magis in futuro: in futuro magis Va - in futuro est: est in
futuro Da - est tribuenda: tribuenda est Du - futuro (tempore): futura B - solliciti
esse: sollicitari ψ - apparebit: apperebit B - mea: vestra V - [11] dies futura: futura
dies ψ - futura: futuri Va PL Colv - venerit: advenerit Pi

[10] Nolite... crastino: cfr. Mat 6,34 - Cras... mea: cfr. Gen 30,33 - [11] Nec rema-
nebit... mane: Ex 12,10

286
CAPUT VIII

humanum genus, iusti videlicet simul et peccatores, ante praesen-


tiam superni Iudicis constituentur, tunc revelabitur quali mente quis
hic vixerit, ubi iusti ad percipiendum regnum caelestis patris per
sententiam praesentis iudicis invitantur, et peccatores simul cum
diabolo inferni cruciatibus puniendi expelluntur.

genus: genu A - significantur et maxime neatus Paulus apostolis... omne


humanum genus, iusti videlicet [III,6-VIII,11] om. C - superni: supremi PL
Colv: sumi K - praesentiam superni Iudicis: superni praesentiam A: supremi Iudi-
cis presentiam PL Colv - quis (hic vixerit): quisque Da: qualis M Mo: qui Mu -
patris: patriae PL Colv - per sententiam: ex sententia Da: sententia Du - senten-
tiam: senciam B - inferni cruciatibus: cruciatibus inferni ξ

287
VIIII
[DE EO QUOD REX ASUERUS, CUM NOCTEM INSOMNEM DUXISSET,
IUSSIT SIBI AFFERRI HISTORIAS ET ANNALES PRIORUM TEMPORUM;

QUI DUM CORAM EO LEGERENTUR, PERVENTUM EST AD LOCUM

UBI MARDOCHEUS EUNUCHOS INSIDIATORES PRODIDIT,


OB QUOD EUM REX, VOCATO AMAN, STOLA REGALI ET DIADEMATE

DECORARI PRAECEPIT, ET EQUO REGIO SUPERPOSITUM AMICUM

REGIS PER IPSUM AMAN PRAEDICARI.

UNDE AMAN TRISTIS DOMUM REVERSUS EST]

[1] 6,1-10. 1NOCTEM AUTEM ILLAM REX DUXIT INSOMNEM, IUS-

SITQUE AFFERRI SIBI HISTORIAS ET ANNALES PRIORUM TEMPORUM. QUI


CUM ILLO PRAESENTE LEGERENTUR, 2VENTUM EST AD EUM LOCUM UBI

SCRIPTUM ERAT QUOMODO NUNTIASSET MARDOCHEUS INSIDIAS BAGA-


THAN ET THARES EUNUCHORUM REGEM ASUERUM IUGULARE CUPIEN-

TIUM. 3QUOD CUM REX AUDISSET AIT: ‘QUID PRO HAC FIDE HONORIS AC

PRAEMII MARDOCHEUS CONSECUTUS EST?’ DIXERUNTQUE EI SERVI

ILLIUS AC MINISTRI: ‘NIHIL OMNINO MERCEDIS ACCEPIT’. 4STATIMQUE

VIIII: X T: VIII Z: Caput VI Colv - [1] noctem: nocte C - rex duxit: duxit rex Av
- afferri sibi: sibi afferri ρ - qui (cum illo): quae ρ PL Colv - legerentur: recitaren-
tur Z - eum (locum): illum Z PL Colv - quomodo: quo B - nuntiasset: invenisset
Z - nuntiasset Mardocheus: Mardocheus nuntiasset D - Bagathan: Gabathan C -
cupientium: volentium Da - rex audisset (ait): audisset rex ν Ve M Mo Z - ac
(praemii): hac Tr - ei (servi): eis Tr - accepit: accipit A

288
CAPUT VIIII

REX: ‘QUIS EST, INQUIT, IN ATRIO?’ AMAN QUIPPE INTERIUS ATRIUM

DOMUS REGIAE INTRAVERAT, UT SUGGERERET REGI ET IUBERET MARDO-

CHEUM AFFIGI PATIBULO QUOD EI FUERAT PRAEPARATUM.

[2] 5RESPONDERUNTQUE PUERI: ‘AMAN STAT IN ATRIO’. DIXITQUE REX:


‘INGREDIATUR’. 6CUMQUE ESSET INGRESSUS, AIT ILLI: ‘QUID DEBET FIERI
VIRO QUEM REX HONORARE DESIDERAT?’ COGITANS AMAN IN CORDE SUO

ET REPUTANS QUOD NULLUM ALIUM REX NISI SE VELLET HONORARE, [3]


7RESPONDIT: ‘HOMO QUEM REX HONORARE CUPIT, 8DEBET INDUI VESTI-

BUS REGIS ET IMPONI SUPER EQUUM QUI DE SELLA REGIS EST, ET ACCIPERE

REGIUM DIADEMA SUPER CAPUT SUUM, 9ET PRIMUS DE REGIS PRINCIPIBUS

AC TYRANNIS TENEAT EQUUM EIUS, ET PER PLATEAM CIVITATIS INCEDENS

CLAMET ET DICAT: ‘SIC HONORABITUR QUEMCUMQUE REX VOLUERIT

HONORARE’. 10DIXITQUE EI REX: ‘FESTINA ET SUMPTA STOLA ET EQUO FAC

ITA UT LOCUTUS ES MARDOCHEO IUDAEO, QUI SEDET ANTE FORES PALATII.

CAVE NE QUICQUAM DE HIS QUAE LOCUTUS ES, PRAETERMITTAS.

regiae: regine V - ut suggereret: suggeret B - et (iuberet): ut Av Va - fuerat (praepa-


ratum): erat Du - [2] responderuntque: ei add. Av Va (var. Vetus) - quid (debet): qui
Va - et (reputans) om. B - rex nisi se vellet: vellet rex nisi se PL Colv - honorare:
exaltare Z - [3] accipere regium: accipere Du: accipe regium A: accipere gium leg.
K: acciperet regium B - regis principibus: principibus regis Da Z - incedens cla-
met: clamet incidens Av - quemcumque: quecumque G PL Colv (Vulg) - voluerit
(honorare): vult K Z - voluerit honorare: honorare voluerit Mu - ei rex: rex ei ζ M
Mo - festina et: festinate A - fac ita: facito C D To (facita T ante corr.): fac K (facita
ante corr.) - sumpta stola... Mardocheo Iudaeo: fac ita sumpta stola et equo Mardo-
cheo Iudaeo ut locutus es Du - fores: foras G - Mardocheo Iudaeo... quae locutus
es om. B - praetermittas: premittas B - Noctem autem illam... praetermittas om. Pi

289
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[4] Quid est quod rex insomnem noctem duxit, nisi illud quod in
Psalmo scriptum est: «Ecce non dormitat neque obdormiet qui
custodit Israhel»? Leguntur coram eo historiae et annales priorum
temporum, in quibus commemoratio fidei et bonorum actuum Mar-
dochei continetur, quia rex sanctorum et princeps regum terrae, in
se idem semper manens, omnium temporum cursus et singulorum
actuum notitiam uno contemplatur intuitu, nec est apud illum quic-
quam reciduum, sed praesentialiter in conspectu eius omnia parent;
de quo per Hieremiam dicitur: «Qui enim formavit omnia ipse est et
Israhel virga hereditatis eius, Dominus exercituum nomen illi».
Unde et Apostolus ait: «In Christo enim Ihesu non est, in illo est et
fuit, sed est semper in illo est». Et item: «Ihesus, inquit, Christus
heri et hodie ipse in saecula saeculorum».

[4] dormitat: dormitabit PL Colv - obdormiet: dormiet ν K (Vulg): dormit Pi - cus-


todit: custot B - actuum: operum Z - continetur: continentur Tr (C ante corr.) -
princeps: principes mss. - se idem: eisdem B - idem semper: semper idem Da
(semper add.) - semper om. Va - semper manens: manens semper Z - notitiam:
noticia D - reciduum: residuum ξ A F Va: recidivum PL Colv - parent: patent PL
Colv - formavit: firmavit PL Colv - illi: eius M Mo Z (var. Vetus) - apostolus: Pau-
lus Pi - et (item) om. K Ve - Ihesus inquit: inquit Ihesus K - Christus om. Da - ipse
(in saecula): et add. Mu

[4] Ecce... Israhel: Psal 120(121),4 - Qui enim... illi: Ier 10,16 - In Christo... est:
cfr. 2Cor 1,18-19: Non est in illo [sermone] ‘Est’ et ‘Non’. Dei enim Filius Iesus
Christus qui in vobis per nos praedicatus est per me et Silvanum et Timotheum
non fuit ‘Est’ et ‘Non’, sed ‘Est’ in illo fuit - Ihesus... saeculorum: cfr. Heb 13,8

290
CAPUT VIIII

[5] Commemorantur ergo gesta Mardochei coram hoc rege, quia


bona opera sanctorum doctorum numquam apud eum oblivioni tra-
dentur, sed fit quod scriptum est: «In memoria aeterna erit iustus, ab
auditu malo non timebit».
[6] Iubetur Mardocheus regalibus vestimentis indui et imponi
super equum qui de sella regis est, et accipere regium diadema
super caput suum et primus de regis principibus ac tyrannis tenere
equum eius, et per plateam civitatis incedendo clamare ac dicere:
‘Sic honorabitur quemcumque rex voluerit honorare’, cum praedi-
catores sancti evangelii et magistri ecclesiae omnium virtutum cultu
et sapientiae decore inlustrati, ac diademate regiae dignitatis, quia
summi regis menbra sunt, nobiliter honorati, ascendere super
equum regium, hoc est super fidelium populum, in quorum cordibus
rex ipse caelorum iugiter praesidet, iubentur praeesse ac dominari.
De quibus equis per Abacuc prophetam ad ipsum Dominum dicitur:
«Ascendens ascendes super equos tuos et equitatus tuus sanitas».

[5] doctorum om. B: electorum ψ - eum (oblivioni): deum Av - auditu: auditi omne
Va - malo: mala Va - [6] vestimentis: vestibus Av Va - suum om. Z - primus: primum
Pi - regis: regium Da - ac (tyrannis): et ψ R - plateam: mediae add. Z - ac dicere
om. A PL Colv: et dicere T Tr - quemcumque: quecumque V - rex voluerit: voluerit
rex V - sapientiae: sapientia ξ Ve - decore om. Da - inlustrati: inlustrat Tr: lustrati Du
- ac (diademate): et Tr: om. Av Va C D T - regiae dignitatis: regni et dignitate Va -
summi regis: qui regis summi Da - ipsum Dominum: Dominum ipsum V - ascendes
om. α δ Av Da (G post canc.): ascendens K (Ve ante corr.) - sanitas: sanctitas ψ

[5] In memoria... non timebit: Psal 111(112),7 - [6] Ascendens... sanitas: cfr. Hab 3,8

291
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[7] Cui Aman spiritalis hostis populi Dei, licet invitus, tamen
condignum obsequium praebet, cum persecutores sanctae ecclesiae,
quamvis indevoto animo, superno tamen nutu saepe coguntur veraci
laudes ecclesiae praedicare testimonio, quia veritate patefacta,
convicti non possunt abscondendo celare quod manifestum est.

[8] 6,12-13. 12REVERSUS EST MARDOCHEUS AD IANUAM PALATII, ET

AMAN FESTINAVIT IRE IN DOMUM SUAM LUGENS ET OPERTO CAPITE:


13NARRAVITQUE ZARES UXORI SUAE ET AMICIS OMNIA QUAE EVENISSENT
SIBI. CUI RESPONDERUNT SAPIENTES, QUOS HABEBAT IN CONSILIO ET UXOR

EIUS: ‘SI DE SEMINE IUDAEORUM EST MARDOCHEUS, ANTE QUEM CADERE

COEPISTI, NON POTERIS EI RESISTERE, SED CADES IN CONSPECTU EIUS’.

[9] Haec est inmutatio dexterae Excelsi, ut ille qui nuper gloriaba-
tur super alios se esse potentem et prae omnibus gloriosum, subito
fieret vilior ceteris et infirmior cunctis. Cuius dispositionis magni-
tudinem considerans, Maria mater Domini in cantico evangelii ait:

[7] obsequium: officium Mu - tamen condignum obsequium praebet, cum per-


secutores: desinit C - saepe: semper Va - veritate: veracitatate Ve - [8] operto:
aperto PL Colv - narravitque: narravit Du - Zares: Zare K: Nazares ρ - uxori: uxo-
ris Ve: usori Tr - amicis: suis add. M Mo (var. Vetus) - omnia om. K - evenissent:
evenarent Va: venissent K: advenissent δ - consilio: suo add. PL Colv - Iudaeo-
rum est (Mardocheus): est Iudaeorum Va - quem (cadere): quam Mu - ei resistere:
resistere ei Av - cades: cadens R (O ante corr.) - [9] dexterae: dexitere M - se (esse
potentem) om. Pi - omnibus: gloriabatur se ad. Da

292
CAPUT VIIII

«Fecit potentiam in brachio suo, dispersit superbos mente cordis


sui. Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles. Esurientes
implevit bonis et divites dimisit inanes». De quo per Esaiam dicitur:
«Convertetur Libanus in Carmel et Carmel in saltum reputabitur».
[10] Hinc videmus Iudaeorum Sinagogae contumaciam compres-
sam et humilitatem ecclesiae gentium exaltatam. Hinc persecutores
Christiane fidei, qui quondam ut leones feroces laceraverunt ac dis-
sipaverunt gregem Christi, modo distructi et ad nihilum sunt redac-
ti: confessores quoque Christi in toto orbe statu sanae fidei erecti et
potentia virtutum sunt sublimati. Caput in caudam et cauda in caput
versa est, quia «Omnis qui se exaltat, humiliabitur; et qui se humi-
liat, exaltabitur».

superbos: super vos Va - mente: mentem W - exaltavit humiles... bonis et om. Pi


- in Carmel om. PL Colv - et Carmel om. B - [10] Iudaeorum sinagogae: sinago-
gae Iudaeorum Av - compressam: comprehensam Va: repressam Da - gentium
om. Ve - exaltatam: excitatam Va - quondam: condam A - leones feroces (foroces
G): feroces leones Z - laceraverunt: laceraverant B - ac (dissipaverunt): hac Tr -
ac dissipaverunt om. PL Colv - et (ad nihilum) om. Da - redacti om. B: redacta Va
- potentia (virtutum): potenciam B - sunt (sublimati) om. Z - cauda (in caput):
caudam B - se (humiliat) om. Av - se humiliat: humiliat se Du

[9] Fecit... inanes: Luc 1,51-53 - Convertetur... reputabitur: Is 29,17 - [10]


Omnis... exaltabitur: Luc 14,11; 18,14

293
X
[SECUNDO DIE CONVIVII, REGINA PRO POPULO SUO DEPRECANTE,
AMAN IN LIGNO, QUOD MARDOCHEO PRAEPARAVERAT,
SUSPENSUS EST]

[1] 6,14-7,6. 14ADUHC ILLIS LOQUENTIBUS, VENERUNT EUNUCHI

REGIS ET CITO EUM AD CONVIVIUM QUOD REGINA PARAVERAT PERGERE

COMPULERUNT. 7,1INTRAVIT ITAQUE REX ET AMAN, UT BIBERENT CUM

REGINA. 2DIXITQUE EI REX ETIAM IN SECUNDO DIE, POSTQUAM VINO

INCALUERAT: ‘QUAE EST PETITIO TUA, HESTER, UT DETUR TIBI, ET QUID


VIS FIERI? ETIAMSI DIMIDIAM REGNI MEI PARTEM PETIERIS, IMPETRA-

BIS’. 3AD QUEM ILLA RESPONDIT: ‘SI INVENI GRATIAM IN OCULIS TUIS,
O REX, ET SI TIBI PLACET, DONA MIHI ANIMA MEAM, PRO QUA ROGO, ET

POPULUM MEUM, PRO QUO OBSECRO.

[2] 4TRADITI ENIM SUMUS EGO ET POPULUS MEUS, UT CONTERAMUR,


IUGULEMUR ET PEREAMUS. ATQUE UTINAM IN SERVOS ET FAMULAS

VENDEREMUR ESSET TOLERABILE MALUM, ET GEMENS TACEREM. NUNC

X: XI T: VIIII Z: VII Colv - [1] compulerunt: conpuluerunt A - ut (biberent):


comederent et add. Z - dixitque: dixit ρ - rex om. Pi - etiam in (secundo die) om.
Du - in (secundo die) om. Z - postquam: a add. Du - vino: uno A - ad (quem): at
G Ve - si (tibi) om. K - [2] et (populum meum): te V - iugulemur: iugelemur B -
atque (utinam): at PL Colv - famulas: ancillas O Z - tolerabile: tolerabiliorum leg.
M: tolerabilio leg. Mo - tacerem: taceremus G - nunc (autem hostis): hunc M

294
CAPUT X

AUTEM HOSTIS EST NOSTER, CUIUS CRUDELITAS REDUNDAT IN REGEM’.


5RESPONDENSQUE REX ASUERUS AIT: ‘QUIS EST ISTE, ET CUIUS POTEN-
TIAE, UT HAEC AUDEAT FACERE?’ 6DIXIT HESTER: ‘HOSTIS ET INIMICUS
NOSTER PESSIMUS ISTE EST AMAN’. QUOD ILLE AUDIENS ILICO OBSTI-

PUIT, VULTUM REGIS AC REGINAE FERRE NON SUSTINENS.

[3] Ecce iam secunda dies convivii adest, ubi similiter ut prius
convocatus Aman venit, sed manifestante Hester petitionem suam,
inde damnatus ad poenam secessit. Hinc est enim quod in evangelio
alibi prandium, alibi cena ab homine facta memoratur, quia pran-
dium praesentis ecclesiae tempus designat, cena autem aeternum
atque ultimum convivium. Unde sequestratis peccatoribus, soli boni
in conspectu sui laetantur conditoris.

est noster: noster est Z (Vulg) - redundat: retundat Tr: habundat Z - rex Asuerus:
Asuerus rex ν Ve Z - iste (et cuius): ille ρ - et (cuius): aut Da (var. Vetus) - poten-
tiae: potentia A - audeat: audiat leg. A Va - dixit (Hester): dixitque χ Da Va Z (var.
Vulg) - et inimicus noster: noster et inimicus Z - iste om. PL Colv - iste est
(Aman): est iste Z - ac (reginae): et F Va - non (sustinens) om. Tr - sustinens: vales
ante corr., sustinens in interl. M: sustinens valens Mo, vel add. in interl. - ferre
non sustinens: non sustinens ferre Va - [3] dies om. Z: regalis add. ψ - convivii:
convivium A: convii B - convocatus Aman: Aman convocatus PL Colv - mani-
festante: manifestavit Pi - poenam: pena Va - enim (quod) om. Z - quia (prani-
dum) om. Da - tempus om. A PL Colv - designat: significat Da - laetantur: letentur
F - conditoris: creatoris D

295
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[4] Aman quippe spiritalis et hostis populi Dei, quia caritatis indu-
mentum, unde regali convivio dignus esset, non habuit, iratum
regem sensit; atque eo in hortos properante, hoc est electos suos ad
delitias paradisi invitante, reginam pro salute sua deprecari conten-
dit, sed frustra, quia tempus oportunum ad hoc non invenit.
[5] Tunc enim iam sero est ad quaerendum salutis remedia, quan-
do imminet ultionis vindicta. Sic et in evangelii parabola adveniente
sponso stultae virgines a prudentibus oleum ad vasa sua reficienda
petunt, sed non accipiunt. Unde postquam sponsus ad nupcias cum
virginibus prudentibus intraverit ianuaque clausa fuerit, ipsae exclu-
sae foris remanentes aditum sibi intrandi exquirunt; quem tamen
nullo modo promereri possunt, quia tempus miserationis iam non
inveniunt, quod prius dignis operibus quaerere neglexerunt.

[6] Ibi iam a Domino non potest mereri quod petit, qui hic noluit
audire quod iussit; qui tempus congruae penitentiae perdidit, frustra
ante regni ianuam cum precibus venit. Hinc et enim per Salomonem

[4] et (hostis) om. ψ Z - caritatis: karitas Mo - sensit: sent B - hortos: ortum Du:
hostes Da - invitante: invita se K: ad add. Du - reginam: regina Va - deprecari:
deprecare Pi Ve: deprecantem ξ - hoc: huc Da - [5] quaerendum: querenda ρ -
quaerendum salutis remedia: remedia salutis querenda Z - imminet: eminet B -
evangelii parabola: evangelio Du - adveniente: Christo add. ψ - sua (reficienda)
om. ψ - sed (non accipiunt): et Du - ianuaque: ianua quae O R - promereri (pos-
sunt): non add. Z - [6] hic (noluit): hoc T: non leg. Va - qui (tempus): enim add.
Va - regni (ianuam): regis Va - et (enim): est Tr - Salomonem: Salemonem M Mo

296
CAPUT X

Dominus dicit: «Vocavi et rennuistis; extendi manum meam et non


fuit qui aspiceret; dispexistis omne consilium meum, et increpa-
tiones meas neglexistis. Ego quoque in interitu vestro ridebo, et
subsannabo, cum vobis, quod timebatis, advenerit; cum inruerit
repentina calamitas, quando venerit super vos tribulatio et angustia
calamitas, et interitus quasi tempestas ingruerit, tunc invocabunt me
et non exaudiam; mane consurgent, et non invenient me».

[7] 7,8. CUM AUTEM REVERSUS REX INTRASSET IN CONVIVII LOCUM,

REPPERIT AMAN SUPER LECTULUM SUUM CORRUISSE IN QUO IACEBAT

HESTER, ET AIT: ETIAM REGINAM VULT OPPRIMERE, ME PRESENTE, IN

DOMO MEA? NECDUM VERBUM DE ORE REGIS EXIERAT, ET STATIM OPE-

RUERUNT FACIEM EIUS.

qui aspiceret: quia spiceret leg. Va: qui aspicet D - vestro: vestre A - advenerit:
evenerit B: adveneris leg. Col - inruerit: inuenerit K: ingruerit δ Z - venerit: venit
F R - angustia: et add. ξ F - quando venerit... calamitas om. A PL Colv - calamitas:
calamitatis R - quando venerit... ingruerit: et interitus quasi tempestas ingruerit
quando venerit super vos tribulatio et angustia B - [7] reversus: esset add. Da Z
(Vulg) - rex: et add. Da (Vulg) - intrasset: intraret Va: om. Z - in (convivii) om. M
Mo Va: (ad Vulg) - convivii locum: locum convivii M Mo - suum (corruisse) om.
M Mo T (post corr.) PL Colv (Vulg) - opprimere: oppri A - verbum: verba M Mo

[6] Vocavi... invenient me: cfr. Prov 1,24-28

297
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[8] Deprecatio enim Aman ad reginam Hester apud regem Asue-


rum pro calumnia deputabatur, quia, imminente die iudicii, petitio
iniquorum non oratio, sed inritatio fit. Unde in Psalmo scriptum est:
«Cum iudicatur exeat condempnatus, et oratio eius fiat in pecca-
tum». Tunc enim oppressio illis, qua ante humiles iniuste opprime-
bant, improperatur, quia remunerationis tempus adest, ut inferni
cruciatibus pro hoc puniendi tradantur. Tunc enim damnati peccato-
rum suorum verecundia operientur, sicut scriptum est: «Confusio
vultus eorum operiet in eos», quando ad Tartari tenebras pertrahun-
tur, ut ibi operum suorum condigna mercede remunerentur.

[9] Unde et subditur:

7,9-10. DIXITQUE ARBONA, UNUS DE EUNUCHIS QUI STABANT IN

MINISTERIO REGIS: ‘EN LIGNUM QUOD PARAVERAT MARDOCHEO, QUI

LOCUTUS EST PRO REGE, STAT IN DOMO AMAN HABENS ALTITUDINIS

[8] deprecatio enim: deprecationem A: deprecatio M Mo - deputabatur: deputatur


Av - inritatio (irritatio): in oratio Va - in Psalmo scriptum est: scriptum est in Psal-
mo ψ - exeat: erat B - qua (ante humiles): quo Da (V ante corr.): quos Du: qui ψ
- iniuste om. D PL Colv - ut inferni... puniendi tradantur om. PL Colv - damnati
peccatorum suorum: peccatorum suorum damnati F - [9] et (subditur) om. B ψ
PL - subditur: scriptum est Da - de eunuchis: denuchis A: eunuchis Va - stabant:
stabat Av - stat in domo Aman: Aman stat in domo ρ

[8] Cum iudicatur... in peccatum: cfr. Psal 108(109),7 - Confusio... in eos: cfr.
Psal 43(44),16; Psal 68(69),8

298
CAPUT X

QUINQUAGINTA CUBITOS’. CUI DIXIT REX: ‘APPENDITE EUM IN EO’.

SUSPENSUS EST ITAQUE AMAN IN PATIBULO QUOD PARAVERAT MARDO-


CHEO, ET REGIS IRA REQUIEVIT.

[10] Scriptum est in Proverbiis: «Qui fodit foveam, incidit in


illam; et qui voluit lapidem, revertur ad eum». Sic et Aman crucem,
quam Mardocheo paraverat, sustinere coactus est. Sed quaeri potest
quid significet quod crux ipsa quinquaginta cubitorum facta esse
legitur: Lex enim quinquagesima die post agni immolationem in
monte Sina priori populo data est, et quia diximus supra quod Aman
significaret ipsos Iudaeos tumultuantes contra Christum, qui in
Lege eis promissus erat, et ecclesiam eius persequentes. [11] Lex
ipsa, quae eis ad custodiam vitae data est, quia per ipsam extinguere
nomen Christi, atque confessores eius interficere moliebantur, mor-
tis illis extitit causa, ita ut qui per Legem iniuste innoxios opprimere

cui (dixit): et D - est itaque: itaque est Du V - ira requievit: ira quievit Av Va D Z
ψ PL Colv (Vulg) - [10] incidit: incidet B Da Mu Z PL Colv (var. Vulg) - illam (et
qui voluit): eam D Mu Z (Vulg) - eum: illum ψ - sic (et Aman): sicut B - crucem
quam Mardocheo paraverat: quam Mardocheo paraverat crucem ψ - quid (signi-
ficet): quod Ve - significet: significent Pi - cubitorum om. Z - agni: agnum Va -
agni immolationem: immolationem agni Pi - Sina: Syon Z - diximus supra: supra
diximus Da - quod (Aman significaret): quia o quid Ve - ipsos Iudaeos: Iudaeos
ipsos Z - promissus: promissis Ve - et (ecclesiam) om. PL - [11] quia (per ipsam):
per Du - extinguere nomen Christi: nomen Christi extinguere Da - ita (ut qui) om. Z

[10] Qui fodit... ad eum: cfr. Prov 26,27

299
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

volebant, ipsi per eam iusti iudicii acciperent sententiam, de quo per
Paulum dicitur: «Quicumque in Lege peccaverunt, per Legem iudi-
cabuntur».
[12] Arbona autem eunuchus, qui ipsam crucem factam prodidit,
significat doctores legis, qui dolum Iudaeorum et omnia quae divi-
nis praeceptis fecerunt contraria, ipsius legis lectione manifestave-
runt. Unde Moyses in spiritu praevidens eos contemptores et sacri-
legos futuros, omnia quae praevaricatoribus erant ventura in cantico
Deuteronomii praedixit.

[13] Hinc et Salvator in evangelio ad ipsos Iudaeos ait: «Nolite


putare quia ego accusaturus sim vos apud Patrem; est qui accusat
vos, Moyses, in quo vos speratis: si enim crederetis Moysi, credere-
tis forsitan et mihi; de me enim ille scripsit: si autem illius litteris
non credetis, quomodo meis verbis credetis?».

acciperent: accipiant Va - [12] crucem factam: factam crucem Z - prodidit: perdi-


dit Va - fecerunt contraria: contraria fecerunt ν Ve - legis lectione: lectione legis
ψ - manifestaverunt: manifestarunt ψ - quae (praevaricationibus) om. Ve - erant
(ventura): erat M W - [13] sim (vos): sum Av B - vos (apud) om. M (add. in interl.
Mo) - vos (Moyses) om. Du V - qui accusat vos Moyses: Moyses qui accusat vos
Da - vos (speratis) om. Z - crederetis (Moysi): crederitis B - crederetis (forsitan):
crederitis B - et (mihi) om. Z - enim (ille) om. M Mo Pi - illius (litteris): illis Va
- illius litteris: litteris illius Da - meis verbis: verbis meis Av D Da R Z - credetis:
crederetis Va: creditis Du

[11] Quicumque... iudicabuntur: Rom 2,12 - [13] Nolite... credetis: Ioa 5,45-47

300
XI
[QUOD MARDOCHEUS LOCO AMAN CONSTITUITUR ET
AD SUGGESTIONEM REGINAE EPISTOLAE

PRO IUDAEORUM SALUTE MITTUNTUR]

[1] 8,1. DIE ILLA DEDIT REX ASUERUS HESTER REGINE DOMUM AMAN
ADVERSARII IUDAEORUM. ET MARDOCHEUS INGRESSUS EST ANTE

FACIEM REGIS, et cetera.

[2] Quid est quod rex Asuerus dedit Hester reginae domum Aman
adversarii Iudaeorum, nisi quod rex verus et Dominus noster omnem
dignitatem et omnem honorem quem prior populus ex scientia Legis
et prophetarum atque cultu piae religionis habuit, postquam adventum
mediatoris Dei et hominum in carne sprevit, atque evangelium eius reci-
pere noluit, totum ad sanctae ecclesiae transtulit usum, ut ipsa possideret
spiritales divitias, et custos fieret honestissima omnium virtutum?

1 XI: XII T: om. Z: Caput VIII Colv - [1] die: autem add. Da - (illa: illo Vulg) -
dedit rex Asuerus: rex Asuerus dedit ψ - et Mardocheus… Aman adversarii
Iudaeorum om. ψ - et cetera om. Z - quod (rex): qui Ve - et (Dominus): ac D - ex
(scientia): et To - piae (religionis) om. Z - mediatoris: mediatores Mo - carne: car-
nem Av Va - evangelium eius: eius evangelium PL Colv - possideret spirituales:
spirituales possideret Z - divitias om. ψ

301
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] Unde scriptum est in Proverbiis: «Custoditur iusto substantia


peccatoris». Et Dominus in evangelio ad ipsos Iudaeos ait: «Aufe-
retur a vobis regnum Dei, et dabitur genti facienti fructus eius».
Hinc iterum per Salomonem dicitur: «Qui bonus est hauriet a Domi-
no gratiam».
[4] Unde sequitur de Mardocheo quod ingressus sit ante faciem
regis, quia laudante ac praedicante ecclesia instantiam magistrorum
suorum, ipsi doctores sancti pro labore quem exercuerunt in nutri-
mine fidelium, gratiam copiosam ante conspectum inveniunt condi-
toris omnium.
[5] Potest et haec sententia de persona omnium persecutorum
ecclesiae generaliter prolata accipi, quia quicquid illi studio sapien-
tiae vel utilium disciplinarum ediderunt, aut de honestate virtutum
indagando exquiesierunt, nec non etiam ea quae in genere poena-

[3] iusto: iustis Ve (iustos ante corr.) - auferetur: auferetis Ve - hinc: et add. K -
dicitur om. Du - hauriet: auferet PL Colv - a Domino gratiam: gratiam a Domino
ν Ve Z - [4] laudante ac praedicante: laudantem ac praedicantem M Mo - praedi-
cante: sancta add. Z - ecclesia: ecclesie Va: aecclesiae A - instantiam: instantia M
Mo ψ: om. σ - exercuerunt: exercuerant V - inveniunt conditoris omnium: condi-
toris omnium inveniunt Z - [5] haec sententia: sententia haec A PL Colv - quic-
quid illi: illi quicquid Va - nec non: necdum F - etiam (ea quae) om. PL Colv: et
tam M Mo - quae (in genere) om. Da - genere: genera Av Va

[3] Custoditur... peccatoris: Prov 13,22 - Auferetur... fructus eius: Mat 21,43 - Qui
bonus... gratiam: Prov 12,2

302
CAPUT XI

rum ad torquendos martyres excogitaverunt, totum fidelibus Christi


in augmentum honoris et gloriae conversum est. Nec illis iniustis
possessoribus quicquam remansit pro elaboratu suo bonae merce-
dis, sed istis totum conlatum est ad plenitudinem suae perfectionis.
[6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum quem ab
Aman receperat et tradidisse Mardocheo mystice exprimit quia
signaculum fidei, quod perfidi Iudaei et omnes persecutores nomi-
nis Christi sibi per praedicationem evangelii oblatum recipere nole-
bant, ad gentium salutem per apostolos Christi translatum est.
[7] Tenet ergo Hester domum Aman hostis Iudaeorum, cum eccle-
sia Christi mundum possidet, hostem quondam Christianorum. Et
ingreditur Mardocheus ante faciem regis, cum cotidie animae sanc-
torum de incolatu praesentis vitae rapiuntur ad contemplationem
vultus superni Iudicis: cuius laetitiae magnitudinem nullus occupat
finis, sed gloria perpes cotidie eis crescit in gaudio aeternae exulta-
tionis.

pro (elaboratu): prae Z - elaboratu: laboratu: ρ - bonae: bene M Mo W - est (ad


plenitudinem) om. Va Z - [7] quod (subiungitur): qui Ve - regem: rex Du K Ve V
- receperat: recipi iusserat Z - exprimit: significat Z: exponit Da - signaculum:
signaculo Pi - Christi (sibi per): christiani Va - [7] domum Aman: Aman domum
A - rapiuntur: capiuntur PL Colv - eis (crescit): ei F - in gaudio eternae exulta-
tionis: Ad quam nos Deus per suam gratiam concedat venire cui est laus et
honor et gloria sine fine. Amen add. ψ et desinit

303
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[8] 8,2. HESTER AUTEM CONSTUIT MARDOCHEUM SUPER DOMUM

SUAM.

[9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam quia


hoc salubri sanctae ecclesiae placet consilio, ut multitudo fidelium
sub regimine statuatur sanctorum praedicatorum, quatinus per
humilitatem et oboedientiam subdita fiat imperio electorum magi-
strorum.

[10] 8,3-8. 3NEC HIS CONTENTA PROCIDIT AD PEDES REGIS FLEVITQUE


ET LOCUTA AD EUM ORAVIT, UT MALITIAM AMAN AGAGITE ET MACHI-

NATIONES EIUS PESSIMAS, QUAS EXCOGITAVERAT CONTRA IUDAEOS,


IUBERET IRRITAS FIERI. 4AT ILLE EX MORE SCEPTRUM AUREUM PROTEN-

DIT MANU QUO SIGNUM CLEMENTIAE MONSTRABATUR. ILLAQUE CON-

SURGENS STETIT ANTE EUM 5ET AIT: ‘SI PLACET REGI ET INVENI GRA-

TIAM CORAM OCULIS EIUS, ET DEPRECATIO MEA NON EI VIDEATUR ESSE

[8] constuit G: constituit mss. - constituit Mardocheum: Mardocheum constituit Z -


[9] ecce: et cetera Tr - Mardocheum constituit: constituit Mardocheum Du - supra
(domum): super ν Ve F PL Colv - sanctae: sancta A - regimine: regime B - subdita:
subdito Ve - electorum magistrorum: magistrorum electorum ρ - [10] locuta: est add.
ξ M Mo Ve - locuta ad eum om. Z - eum: et add. Da - malitiam: malitia δ - et (machi-
nationes) om. R (non leg.) - protendit: praetendit PL Colv - quo: quod A PL Colv -
eum (et ait) om. M - eius (et deprecatio): regis ρ: tuis Va (var. Vetus) - ei (videatur):
tibi Va - videatur: videtur Av Va Da (Vulg) - esse om. PL Colv Z

304
CAPUT XI

CONTRARIA, OBSECRO UT NOVIS EPISTOLIS VETERES AMAN LITTERAE INSI-

DIATORIS ET HOSTIS IUDAEORUM, QUIBUS EOS IN CUNCTIS REGIS PROVIN-

CIIS PERIRE PRAECEPERAT, CORRIGANTUR. [11] 6QUOMODO ENIM POTERO


SUSTINERE NECEM ET INTERFECTIONEM POPULI MEI?’ 7RESPONDITQUE

REX ASUERUS HESTER REGINAE ET MARDOCHEO IUDAEO: ‘DOMUM


AMAN CONCESSI HESTER, ET IPSUM IUSSI73 AFFIGI CRUCI, QUI AUSUS EST
MANUM IN IUDAEOS MITTERE: 8‘SCRIBITE ERGO IUDAEIS SICUT VOBIS PLA-

CET EX REGIS NOMINE, SIGNANTES LITTERAS ANULO MEO’.

[12] Quid est ergo Hester procidere ad pedes regis eumque pro
salute populi exorare, nisi sanctam ecclesiam pro ereptione filiorum
suorum cotidie Dominum omnipotentem per fidem et mysteria
incarnationis Unigeniti Dei humiliter postulare, quatinus eius gratia
et hostium comprimatur audacia, et de manibus eorum fidelium
liberetur innocentia?

esse contraria: contraria esse Da - veteres: veteris Ve (var. Vulg) - litterae: episto-
lae Z - regis (provinciis) om. Z - [11] potero: poteram Va - sustinere necem:
necem sustinere ν Ve - ipsum iussi: iussi ipsum σ: iussi eum M Mo - iussi affigi
cruci: affigi cruci iussi Da - qui ausus: quia usus leg. Va - in Iudaeos mittere: mit-
tere in Iudaeos ξ (var. Vetus) - scribite ν ζ δ A B Z Mo (post corr.) PL Colv (var.
Vetus): scribete λ G Ve: scribe M W (ante corr. Z) (Vulg) - vobis placet: placet
vobis Du - regis: regi Va - [12] Hester procidere: procidere Hester Z - procidere:
procedere λ Av Da (Du ante corr. leg.) Ve - ad (pedes): ante Z - pedes: atrium Da
- eumque: eamque leg. T - populi: sui add. Da - sanctam ecclesiam: sancta eccle-
sia A - omnipotentem: omnipotente D - mysteria: mysterium Va - eius (gratia): ei
leg. Va - eius gratia: gratia eius Du - et (de manibus) om. V - liberetur: liberet D

305
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[13] Extendit supernus rex sceptrum aureum contra petentem regi-


nam, quia pietatis suae potenter ipsi impendit clementiam. Postulat
illa ut nequissimi Aman veteres litterae novis scriptis permutentur,
quia hoc studium est vere reginae, ut omnis erroris secta omnesque
contrariae machinationes quae antiquus hostis ad extinctionem
populi Dei per ministros suos molitur, saluberrimis evangelii docu-
mentis repellantur atque deleantur.
[14] Signantur ipsae litterae ex nomine regis scriptae anulo ipsius,
quia omnino evangelica doctrina, quae ex nomine Christi in toto
orbe praedicatur, Spiritus sancti signaculo confirmata ubique decla-
ratur, cuius dono ipsi praedicatores repleti, sempiterna fortitudine
insuperabiles omnibus apparent, et hostium suorum triumphatores
gloriosissimi permanent.

[15] 8,9-10. 9[...] ERAT AUTEM TEMPUS TERTII MENSIS, QUI APPELLA-
TUR SIBAN, VICESIMA ET TERTIA ILLIUS DIE SCRIPTAE SUNT EPISTOLAE,
UT MARDOCHEUS VOLUERAT, AD IUDAEOS ET AD PRINCIPES PROCURA-

TORESQUE, ET IUDICES QUI CENTUM XX ET SEPTEM PROVINCIIS, AB

INDIA USQUE ETHIOPIAM PRESIDEBANT; PROVINCIAE ATQUE PROVIN-

[13] supernus rex: rex supernus ξ Z - aureum contra petentem reginam: contra
petentem reginam aureum Du - ipsi om. ρ - [14] ipsae: ipsi Va - scriptae: scripto
δ - evangelica doctrina: doctrina evangelica Z - ubique om. F - praedicatores:
sancti add. Z - permanent: manent B - [15] voluerat: et add. Va - usque: ad add.
Av Du (var. Vulg) - Ethiopiam: Ethiopia Va Z - atque: et Da

306
CAPUT XI

CIAE, POPULO ET POPULO, IUXTA LITTERAS ET LINGUAS SUAS, ET

IUDAEIS PROUT LEGERE POTERANT ET AUDIRE. [16] 10IPSAEQUE EPIS-


TOLAE, QUAE EX REGIS NOMINE MITTEBANTUR, ANULO ILLIUS OBSI-

GNATAE SUNT ET MISSAE PER VEREDARIOS QUI PER OMNES PROVINCIAS

DISCURRENTES, VETERES LITTERAS NOVIS NUNTIIS PRAEVENIRENT et


cetera.

[17] Siban mensis, qui apud Hebreos post Nisan tertius in ordine
est, idem est apud Grecos vocatur Theseri, et apud Latinos nomina-
tur Iunius. Huius vicesima tertia die scriptae sunt epistolae novae
secundum Mardochei dictationem, ad refutandas veteres Aman lit-
teras. Cuius rei significatio in promptu est: quia evangelii doctrina
ita condita est per scriptores Novi Testamenti mediante Domino
nostro Ihesu Christo, ut sanctae Trinitatis fides in ea plenissime
complecteretur, et totius decalogi in duobus praeceptis caritatis
summa perfectio esse demonstraretur.

atque provinciae om. Va σ - et (populo): atque Du - illius (obsignatae): ipsius ξ F


O Va Z PL Colv (var. Vulg) - sunt (et missae): erant: Da Z - veredarios: regis add.
Z - veteres (litteras): veteras R leg. (O ante corr.) - litteras: litteris Du - et cetera
om. Z PL Colv - [17] in ordine est: est in ordine V - idem: id PL Colv - grecos:
hebreos O - nominatur: vocatur M Mo - refutandas: futandas A: confutandas PL
Colv - Aman veteres: Aman veteres Z - promtu: promptum Va - ea (plenissime):
eis Va - plenissime: plenissima Mo - esse om. ξ - demonstraretur: demonstrare Va

307
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[18] Ipsaque Scriptura per veredarios, hoc est praedicatores sanc-


tos, directa est in totum orbem terrarum, quod significant cxx sep-
tem provinciae quae in regno Asueri consistebant – nam denarius
numerus per duodenarium multiplicatus centesimum et vicesimum
facit; quibus si septenarius associatus fuerit, totius summae plenitu-
dinem concludit.
[19] Ita quoque decalogi vera custodia apostolica traditione in
omnes mundi partes per doctores sanctos est insinuata, sed septem-
plicis Spiritus gratia in fidelium est corda difusa. Nec illud etiam
sine mysterio est quod ipsae epistolae quae ex regis nomine mitte-
bantur et anulo ipsius obsignatae erant, memorantur scriptae iuxta
singularum gentium litteras et linguas, ut quaeque gens legere et
intellegere posset: quia sic evangelii doctrina ordinata est, ut eius
primi doctores, per Spiritus sancti gratiam edocti, omnium loque-
rentur primum voce linguarum, deinde verbum fidei per eorum
ministerium in omnes seminaretur partes terrarum, sicut in Actibus

[18] hoc est: id est Va: per add. χ D M - sanctos om. M Mo - quod: qui Ve - signi-
ficant: significat M Mo W - centesimum: centum ρ - vicesimum: viginti (XX -ti)
ρ - si (septenarius) om. Va - [19] mundi partes: partes mundi M Mo - per (doc-
tores) om. Ve - sanctos: deinde verbum fidei per eorum ministerium in omnes
seminaretur partes terrarum K (cfr. infra) - est (insinuata) om. Du K - fidelium est
corda: corda fidelium est Z - corda: corde D Da T Va (forse Tr) - quod (ipsae epi-
stolae): qui Ve: quia V - litteras et linguas: linguas et litteras Av - primum (voce)
om. Z - voce: vocem Z - seminaretur: seminare Da - partes: orbis add. PL Colv -
deinde verbum... partes terrarum om. K (cfr. supra)

308
CAPUT XI

apostolorum legitur quod in cenaculo Sion Spiritus paracletus in die


Pentecostes super centum viginti credentes in specie ignis adve-
niens, omnium gentium linguis daret eis loqui magnalia Dei, ita ut
qui convenerant hoc audientes, stupendo mirarentur universi.

[20] 8,11-13. 11QUIBUS IMPERAVIT REX UT CONVENIRENT IUDAEOS

PER SINGULAS CIVITATES, ET IN UNUM PRAECIPERENT CONGREGARI, UT

STARENT PRO ANIMABUS SUIS ET OMNES INIMICOS SUOS CUM CONIUGI-

BUS AC LIBERIS ET UNIVERSIS DOMIBUS INTERFICERENT. 12ET CONSTI-

TUTA EST PER OMNES PROVINCIAS UNA ULTIONIS DIES, ID EST TERTIA

DECIMA MENSIS DUODECIMI ADAR. 13SUMMAQUE EPISTOLAE FUIT, UT

IN OMNIBUS TERRIS AC POPULIS REGIS ASUERI IMPERIO SUBIACEBANT,

NOTUM FIERET PARATOS ESSE IUDAEOS AD CAPIENDAM VINDICTAM DE

HOSTIBUS SUIS.

[21] Quid est quod rex iste terrenus mandat veredariis suis ut
conveniant Iudaeos in singulis locis, et in unum praecipiant eos
congregari, quatinus stent pro animabus suis, et omnes inimicos

quod (in cenaculo): qui Ve - linguis: liguis Du - convenerant: convenirent Av Va


- mirarentur: mirantur B - [20] praeciperent: reciperent M W (fortasse reciperent
Mo ante corr.) - ut starent pro animabus suis et: omnisque civitas exultavit atque
laetata est ut K (Est 8,15) - coniugibus: suis add. M Mo - domibus: dominibus V
- (interficerent: atque delerent add. Vulg) - in (omnibus terris) om. Va - subiace-
bant: et add. in interl. Du - paratos: paratus A - [21] - quod: qui Ve

309
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

suos cum coniugibus et liberis, et universis domibus interficiant,


nisi quia Rex noster dominator utique caeli et terrae, hoc per prae-
dicatores suos mandat veris Iudaeis, et confessoribus suis in omni-
bus gentibus, ut in unitatem societatis et pacis convenientes pro
salute animarum suarum certent?
[22] Omnesque inimicos suos, tam visibiles quam etiam invisi-
biles, hoc est falsos Iudaeos, qui sunt sinagoga Satanae, et paganos
atque hereticos incorrigibiles nec non et inmundos spiritus cum uni-
versis impietatibus et pravis inventionibus suis damnent, nec de his
quid residuum fieri sinant, quinimmo coniuges ac liberos, hoc est
voluptatem carnalem et opera peccatorum simul cum domibus, cum
ambitione videlicet saeculi, penitus extinguant; nec aliquid inde
quod sibi nocivum esse possit, remanere permittant.

suos om. PL Colv - coniugibus: suis add. ξ - et (liberis): ac B - et (universis): in


add. Mo - noster (dominator): et add. K - in (unitatem) om. B ξ - unitatem: unitate
Av Va Du - et: ac Du - [22] omnesque: omnes quae O - et (paganos): atque Tr -
atque (hereticos): et ξ - incorrigibiles: corrigibiles Va - nec: nen R - et (pravis) om.
Ve - pravis: ad add. Da - suis om. A PL Colv - et pravis inventionibus suis dam-
nent: suis damnent et pravis inventionibus Va - quid (residuum): qui M Mo (W
ante corr.): quicquam σ - sinant: sanant M - voluptatem carnalem: carnalem
voluptatem Z - quod (sibi): qui Ve - nocivum: nocuum A: novum K: nocivium B
Vepossit: posit Ve: posset leg. B

310
CAPUT XI

[23] Hinc est quod Dominus in Lege Israhelitis VII gentes quae sibi
contrariae erant in terra repromissionis interficere atque extinguere
iubebat. Hinc et Amalechitas postmodum usque ad internicionem
delere praecipiebat, quia omnem scandali occasionem eis auferre
volebat. Cuius rei memor propheta in Psalmis ait: «In matutinis
interficiebam omnes peccatores terrae, ut disperdam de civitate
Domini omnes qui operantur iniquitatem».
[24] Porro tempus quo haec interfectio hostium fieri praecepta est,
bene convenit mysterio huius spiritalis internicionis, nam duodeci-
mus mensis Hebreorum, hoc est Adar, non nisi novissimam aetatum
saeculi, in quo hoc spiritale bellum per milites Christi maximae agi-
tur, exprimit.
Similiter et dies tertius decimus sanctae Trinitatis fidem cum cus-
todia mandatorum Dei, unde omnes adversarii rite expugnanut,
designat.

[23] vii om. PL Colv - repromissionis: promissionis B (W ante corr.) - iubebat:


iubeat Mo Z - et (Amalechitas) om. M Mo - postmodum: et ad. Av - praecipiebat:
precepit Da: om. Z - memor propheta: propheta memor Da - matutinis: matutino
Du - peccatores: peccatos Av - disperdam: disperderem δ D PL Colv - omnes (qui
operantur) om. Du - qui operantur: operantes PL Colv Z - [24] quo (haec): quo
add. B - huius (spiritali) om. Z - internicionis: internicioni Tr - aetatum ρ Du Tr
V Ve G: aetatem ζ δ A B Da K PL Colv - quo (hoc): qua Va - cum om. A PL Colv

[23] Hinc est... iubebat: Cfr. Deut 7,1-4; Act 13,16-20 - Hinc est... volebat: Cfr.
1Sam 15 - In matutinis... iniquitatem: Psal 100(101),8 (Vetus Itala)

311
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[25] Quod autem subiungitur:

8,14. ET EDICTUM REGIS PEPENDIT IN SUSIS.


[26] Significat imperium caelestis regis eminere ac dominari in
toto orbe terrarum: «In cuius dicione cuncta sunt posita, nec est qui
possit resistere voluntati eius», fastusque mundanus sub eius pro-
sternitur potestate. Unde recte dicitur quod et edictum regis pepen-
derit in Susis, nam Susis ‘equitatio’ vel ‘referens’ interpretatur.
Denique superbia mundi superatur potentia Dei. Hinc est quod Sal-
vator in evangelio discipulis ait: «In mundo pressuram habebitis,
sed confidite, quia ego vici mundum».

[25] subiungitur: subditur Z - edictum: dictum Tr - [26] significat imperium - cae-


lestis regis: imperium significat regis caelestis Z - caelestis regis: regis celestis Da
- dicione: conditione Z - fastusque: statusque leg. Va: fatusque Ve: factusque leg.
O - prosternitur potestate: potestate prosternitur Z - quod (et edictum): qui Ve - et
(edictum) om. Av Va: ilico Da - quod (Salvator): qui Ve - discipulis ait: ait disci-
pulis M Mo W - pressuram: pressura Va - confidite: confidete leg. B - quia ego
vici mundum...: omnisque dignitas quae singulis locis [XI,26-XII,11] OM. M Mo
W - quia (ego) om. Z - ego om. Av D (T add. in interl.): egi leg. R - vici: vinci A

[26] In cuius dicione... voluntati eius: Est 4,17 (si tratta di un versetto apparte-
nente alla versione greca del libro di Ester) - In mundo... mundum: Ioa 16,33

312
XII
[DE GLORIA MARDOCHEI ET QUOMODO SE IUDAEI ULTI SUNT
DE INIMICIS SUIS ET DECEM FILII AMAN IN PATIBULO SUSPENSI]

[1] 8,15. MARDOCHEUS AUTEM DE PALATIO ET DE CONSPECTU REGIS

EGREDIENS, FULGEBAT VESTIBUS REGIS, HIACINTHINIS VIDELICET ET AERI-

NIS, CORONAM AUREM PORTANS IN CAPITE, ET AMICTUS PALLIO SERICO

ATQUE PURPUREO, OMNISQUE CIVITAS EXULTAVIT ATQUE LAETATA EST.

[2] Grandis gloria est sanctis doctoribus quod eorum doctrina et


exhortatione per virtutem superni Regis fideles vincunt sevitiam
nequissimi hostis, et merces illis inde permanet in caelesti regno
aeterne beatitudinis ac perpetuae claritatis, quod color hiacinthi et
auri splendor figurare videntur, martyribusque Christi pro effusione
sanguinis sui regalis dignitas simul cum rege Christo regnaturis ab
ipso iustissimo retributore in arce superna rependitur.

XII: XIII T: om. Ve - [1] Mardocheus autem de palatio... [XII,1-XII,10] om. Z -


videlicet om. Da - aerinis: aeri is leg. K: aerei PL: herinis Va - pallio serico: serico
pallio PL Colv - atque: et Du - [2] quod: qui Ve - et (exhortatione) om. Tr: atque PL
Colv - exhortatione: exercitatione Du - sevitiam nequissimi hostis: nequissimi hostis
seviciam F - hiacinthi: iacinctinus Du - auri (splendor): auris A - martyribusque: ac
martyribus Va - pro effusione: professione B - dignitas: dignitatis Du

313
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] Cuius rei purpurae ac serici nomina typum praeferunt, omni-


sque coetus sanctorum pro hoc pariter in superna Hierusalem gau-
dens laetabitur.

[4] De quo sequitur:

8,16-17. 16IUDAEIS AUTEM NOVA LUX ORIRI VISA EST, GAUDIUM ET

HONOR ET TRIPUDIUM. 17APUD OMNES POPULOS, URBES, PROVINCIAS,

QUOCUMQUE REGIS IUSSA VENIEBANT, MIRA EXULTATIO, EPULAE ATQUE

CONVIVIA ET FESTUS DIES: IN TANTUM UT PLURES ALTERIUS GENTIS ET

SECTAE EORUM RELIGIONI ET CERIMONIIS IUNGERENTUR. GRANDIS


ENIM CUNCTOS IUDAICI NOMINIS TERROR INVASERAT.

[5] Plurimi ergo ex gentilium atque hostium ecclesiae numero,


visa patientia atque constantia sanctorum martyrum virtuteque
Christi per illos clarescente, relicta idolatria ac superstitione gentili,
ad Christianam religionem conversi sunt; quod eos qui passiones
sanctorum atque triumphos martyrum legunt, minime latet; indeque

[3] rei: regis Va - purpurae ac: purpuraea A - hoc: hac O - gaudens: gaudentes Tr
- [4] populos: populi leg. Av - convivia: convivium ξ - sectae: rectae Ve - [5] ergo
ex om. F - ex (gentium) om. Du - numero: numero add. A - visa patientia: vi
sapientia A (vi add.) PL Colv - atque constantia om. Du K - ac: atque PL Colv -
quod (eos qui): qui per Ve - passiones: passionem Du - passiones sanctorum:
sanctorum passiones Da

314
CAPUT XII

per Dei misericordiam numerositas cotidie crescit fidelium et septa


replentur ecclesiae. Christiani enim nominis vigor in toto orbe ter-
rarum infidelibus terrorem et credentibus excitat gaudium.
[6] De quo per Psalmistam dicitur: «Timeat Dominum omnis terra:
ab ipso autem commoveantur universi et omnes qui habitant orbem».
Et item: «Laetabitur iustus in Domino et sperabit in eo et laudabuntur
omnes recti corde». Et Apostolus: «In nomine, inquit, Ihesu omne
genu flectet, caelestium et terrestrium et infernorum, et omnis lingua
confiteatur, quia Dominus Ihesus in gloria est Dei Patris».

[7] 9,1-2. 1IGITUR DUODECIMI MENSIS QUEM ADAR VOCARI ANTE IAM
DIXIMUS, TERTIA DECIMA DIE, QUANDO CUNCTIS IUDAEIS INTERFECTIO

PARABATUR, ET HOSTES EORUM INHIEBANT SANGUINI VERSA VICE,

IUDAEI SUPERIORES ESSE COEPERUNT, ET SE DE ADVERSARII VINDICARE.

Dei misericordiam: misericordiam Dei D - crescit: crescat G - terrorem: terror est


Av - [6] timeat: timete A - ipso (autem): eo Da (var. Vetus) - universi et om. B D
Da - qui habitant: inhabitantes Da (var. Vetus) - sperabit: speravit A Tr (var. Vetus)
- sperabit in eo om. Va - (laudabuntur: exultabunt Vulg) - flectet λ A G Ve: flecte-
tur D Du F To (var. Vetus): flectatur B R Av Va T Da PL Colv (var. Vetus): flectat
O (Vulg) - et (terrestrium) om. ξ Av Va D F R T PL Colv - Ihesus (in gloria): Chris-
tus add. D K Va (Vulg) - [7] - Caput IX add. Colv - quem: quae Ve - tertia: tercima
D - interfectio: intertio Tr - inhiebant λ A G R V Ve Du: inhiabant B F O (post
corr.) Av Va χ D Da PL Colv (Vulg) - sanguini om. Tr: sanguni Ve

[6] Timeat... orbem: Psal 32,8 (var. Vetus) - Laetabitur... corde: Psal 63,11 - In
nomine... Patris: Phip 2,10-11

315
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

2CONGREGATIQUE SUNT PER SINGULAS CIVITATES, OPPIDA ET LOCA, UT

EXTENDERENT MANUM CONTRA INIMICOS ET PERSECUTORES SUOS, NUL-

LUSQUE AUSUS RESISTERE EO QUOD OMNES POPULOS MAGNITUDINIS

EORUM FORMIDO PENETRABAT.

[8] Duodecimus mensis, ut supra dictum est, novissimam aetatum


saeculi significat, quando incarnatio facta est Redemptoris, et evan-
gelii ipsius praedicatio toto orbe disseminata. Similiter et tertia
decima dies lucem fidei ac bonorum operum, quae praedicatione
evangelica in ecclesia per fideles cotidie expletur, declarat.
[9] Nam duodecimo mense, tertiadecima die mensis, QUANDO

CUNCTIS IUDAEIS INTERFECTIO PARABATUR ET HOSTES EORUM INHIE-

BANT SANGUINI, VERSA VICE, IPSI IUDAEI SUPERIORES ESSE COEPERUNT,

ET SE DE ADVERSARIIS VINDICARE, quia coetus fidelium, in quo est


vera confessio rectae fidei, licet hostes et persecutores nomini Chri-
sti ubique illis persecutiones excitent et eos opprimere contendant,

extenderent: ostenderent A - manum: manus Da PL Colv - ausus: est eis add. K:


est add. ζ Da O PL Colv (Vulg): fuit add. B - quod (omnes populos): quia / quid
per Ve - penetrabat α ν χ D Ve K Va (var. Vulg): penetrarat A O R Tr PL Colv
(Vulg): penetraret F (var. Vulg): penitrabat Av - [8] est om. PL Colv - aetatum β
Tr Ve: aetatem ζ ν δ K PL Colv - praedicatio: in add. Va - ac (bonorum): et D -
fideles: fidem Va - per fideles cotidie: cotidie per fideles Da - [9] tertiadecima:
tercia Du - cunctis Iudaeis: Iudaeis cunctis ν Ve - inhiebant λ G A F R V Ve:
inhiabant ζ ξ B O PL Colv - ipsi om. Va - fidei: fide A - illis: in illos Va - perse-
cutiones: persecutores D To (T ante corr.): persecutionem Da

316
CAPUT XII

ipsi tamen, gratia Dei adiuti et confortati scuto fidei et armis iusti-
tiae, adversarios suos superant ac trophaeum gloriae de eis repor-
tant, cum illos repulsis nequitiis spiritalibus et errorum seminatori-
bus qui eos per varia vitia seducebant, ad lucem fidei convertunt et
participes gratiae Christi efficiunt.
[10] Nullusque eis ausus est resistere, quia pavor maiestatis divi-
nae, quae miraculis coruscantibus in ecclesia declaratur, carnalium
corda valide concutit et ad cedendum verbo Dei compellit.

[11] De quo et convenienter subditur.

9,3-4. 3NAM ET PROVINCIARUM IUDICES, DUCES ET PROCURATORES,

OMNISQUE DIGNITAS QUAE SINGULIS LOCIS ET OPERIBUS PRAEERANT,

EXTOLLEBANT IUDAEOS TIMORE MARDOCHEI, 4QUEM PRINCIPEM ESSE

PALATII ET PLURIMUM POSSE COGNOVERANT: FAMA QUOQUE NOMINIS

EIUS CRESCEBAT COTIDIE, ET PER CUNCTORUM ORA VOLITABAT.

illos: illes A - [10] eis ausus est resistere: est ausus eis resistere F: eis resistere est
ausus PL Colv - quae (miraculis) om. Du - valide: valde Da Va: om. Du - concutit:
concitat B - [11] Mardocheus autem de palatio... de quo et convenienter sub-
ditur [XII,1-XII,10] om. Z - Cap. XIII Z - duces om. Va - quae (singulis) om.
Du: in add. Tr - quia ego vici mundum... omnisque dignitas quae singulis locis
[XI,26-XII,11] OM. M Mo W - et operibus praeerant: praeerant et operibus D
praeerant: preerat PL Colv Z (Vulg): et add. Tr - et (operibus): ac PL Colv - timo-
re: timor Av - posse: esse M Mo W Ve

317
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[12] Quia sanctorum doctorum laudabilis actio et potentia virtu-


tum honorem grandem et reverentiam tribuit multitudini fidelium.
Unde in Actibus apostolorum, ubi ipsi primi praedicatores evangelii
doctrinae verbi Dei et curationi operam dare leguntur, scriptum est:
«Erant enim perseverantes in doctrina apostolorum et communica-
tione fractionis panis et orationibus. Fiebat autem omni animae
timor, multa quoque prodigia et signa per apostolos fiebant in Hie-
rusalem, et metus erat magnus in universis». Et item: «Per manus,
inquit, apostolorum fiebant signa et prodigia multa in plebe, et erant
unianimiter omnes in porticu Salomonis. Ceterorum autem nemo
audebat coniungere secum illis, sed magnificabat eos populus».

[13] 9,5-6. 5ITAQUE PERCUSSERUNT IUDAEI INIMICOS SUOS PLAGA

MAGNA ET OCCIDERUNT EOS, REDDENTES EIS QUOD SIBI PARAVERANT FACE-

RE, 6IN TANTUM UT ETIAM IN SUSIS QUINGENTOS VIROS INTERFICERENT ET


DECEM EXTRA FILIOS AMAN AGAGITAE HOSTIS IUDAEORUM et cetera.

[12] reverentiam tribuit: verentiam tribuunt Va - ubi (ipsi) om. F - Dei om. Du -
et (communicatione): et add. B - communicatione: communicationem Va - erat
magnus: magnus erat Z - inquit apostolorum: apostolorum inquit Da O - per apos-
tolos fiebant... apostolorum fiebant signa om. R - et item... multa in plebe om. Z
- in plebe: implebe K R - unianimiter omnes: omnes unanimiter Z - Salomonis:
Salemonis M Mo - coniungere secum (se cum): se iungere Z: coniungere se Av -
secum om. PL Colv - [13] eos (populus): eum Av - quod: qui Ve - ut etiam: etiam
ut Va - et om. Av Da Du To Z (et ante canc.) - decem extra: extra decem ξ Av PL
Colv To Z (O ante corr.) (var. Vulg) - Iudaeorum: eorum V - et cetera om. Z

[12] Erant... universis: Act 2,42-43 - Per manus... populus: Act 5,12-13

318
CAPUT XII

[14] Quid est quod Iudaei hostes suos persequentes quingentos


viros in Susis interfecisse leguntur, exceptis decem filiis Aman quos
in patibulis affigebant, nisi quod non solum in gentibus omnes ope-
rarii iniquitatis qui perseverant in malitia sua, nec de peccatis suis
penitentiam agere volunt, neque remissionem delictorum suorum
per Spiritus sancti gratiam accipere curant, detestabiles et digni
damnatione populo Dei esse videntur, sed etiam ipsi carnales
Iudaei, transgressores videlicet decalogi Legis Mosaycae, reatum
crucis Christi, quem ex perfidia sua in passione ipsius sibi contraxe-
runt, iuste inferni cruciatum sustinere cogantur? [15] Nec ullus de
numero electorum communicari eorum nequitiae aut actus nefandos
imitari dignatur; unde merito subditur quod cum Iudaei hostes suos
occidissent, praedas ex substantiis eorum tangere et agere noluerint.

[14] est (quod) om. PL Colv - quod (Iudaei): quia V - affigebant: adfligebant A -
qui (perseverant) om. Va - de peccatis suis: peccati sui Du - suis om. PL Colv -
penitentiam agere: agere penitentiam Da - delictorum: peccatorum Va Z - Spiritus
sancti gratiam: gratiam sancti Spiritus Da - videlicet: scilicet PL Colv - Mosay-
cae: ob add. Av To - reatum: reatam Tr - quem: quam leg. Va - passione: passio-
nem Mo W - ex perfidia sua in passione ipsius: in passione eius ex perfidia sua Z
- iuste: iuxtae Tr - cruciatum: sibi add. M Mo W - cogantur: cogentur PL Colv:
coguntur Av D K To - [15] communicari: communicare D Da F (post corr.) V PL
Colv - dignatur: dignantur Du - subditur: subiungitur M Mo - cum (Iudaei) om. A
- cum Iudaei: Iudaei cum PL Colv - hostes: hostes add. Z - ex (substantiis): et B
- tangere et agere: agere vel tangere ν Ve M Mo W: tangere B: agere Z - noluerint:
noluerunt A Va Z (D ante corr.)

319
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[16] 9,11-14. 11STATIMQUE NUMERUS EORUM QUI OCCISI ERANT337 IN


SUSIS, AD REGEM RELATUS EST, 12QUI DIXIT REGINAE: ‘IN URBE SUSIS
INTERFECERE IUDAEI QUINGENTOS VIROS, ET ALIOS DECEM FILIOS

AMAN, QUANTAM PUTAS EOS EXERCERE CAEDEM IN UNIVERSIS PROVIN-


CIIS? QUID ULTRA POSTULAS? ET QUID VIS UT FIERI IUBEAM?’ 13CUI

ILLA RESPONDIT: ‘SI REGI PLACET, DETUR POTESTAS IUDAEIS UT, SICUT
HODIE FECERUNT IN SUSIS, SIC ET CRAS FACIANT, ET DECEM FILII AMAN
IN PATIBULIS SUSPENDANTUR’. 14PRAECEPITQUE REX UT ITA FIERET et
cetera.

[17] Intentio haec reginae Hester, qua hostes suos valide insequi et
exstirpare contendit, studium atque solertiam verae reginae, hoc est
sanctae ecclesiae, exprimit, quae hostes suos sine cessatione perse-
quitur et funditus prosternere atque sibi subicere certat. Cuius voce
per Psalmistam dicitur: «Persequar inimicos meos et comprehen-
dam illos et non convertar donec deficiant: affligam illos, nec

[16] occisi erant: occidissent K - ad regem relatus est: relatus est ad regem Av -
interfecere: interfecerunt PL Colv (var. Vulg) - quantam: quantum µ λ (K post
corr.) (var. Vulg) - caedem: cedis Da: om. Z: cedere Va - in (universis): et in B:
om. F V - decem filii Aman: filii Aman decem Z (var. Vulg) - in patibulis om. F -
suspendantur: suis pendantur A: pendantur σ - rex om. Du - ita om. Va - et cetera
om. D Z - [17] valide: undique F - atque (solertiam): et Z - sibi om. Da - donec:
donec add. B - illos om. Mo

320
CAPUT XII

potuerunt stare». Quae primum quingentos viros in Susis, deinde


trecentos occidit, quia non solum illos qui de peccatis suis peniten-
tiam agere nolunt, sed etiam ipsos qui fidem sanctae Trinitatis bonis
operibus adornare necglegunt, dignos perpetua morte ostendit.
[18] Unde evenit ut sicut Iudaei in duobus diebus septuaginta
quinque milia hostium interfecerunt, ita instantia atque conatu fide-
lium, hostes universi qui quinque sensibus corporis dediti carnaliter
sapiendo Legem Dei per septiformem Spiritus sancti gratiam spiri-
tali dogmate plenam atque perfectam spiritaliter intellegere
respuunt, claritate duorum Testamentorum veraciter vincuntur atque
prosternuntur.

[19] Nec tamen ullus de substantiis eorum quicquam contingere


vult, quia nequaquam nequitiae perditorum credentium electio se
ammiscere consentit, quin potius omnibus modis eorum falsis dog-
matibus atque iniquis operibus alienam atque extraneam se reddit.

potuerunt: poterunt ξ Av Va D T K O (post corr.): poterant B (var. Vetus) - affli-


gam illos nec potuerunt stare om. Z - fidem: fide R - [18] atque: et PL Colv - cor-
poris om. Z - dediti: dedit σ - sancti (gratiam): Dei D - duorum: duum Av - vin-
cuntur: vincantur Av - prosternuntur: prosternunt Va: prosternantur B - [19]
eorum: illorum PL Colv - electio om. Z: electos Ve - ammiscere: miscere Va -
consentit: sentit Z - omnibus modis: modis omnibus δ ρ A PL Colv

[17] Persequar... stare: Cfr. Psal 17,38-39

321
XIII
[DE EO QUOD ILLI DIES QUIBUS SE IUDAEI DE INIMICIS SUIS
ULTI SUNT INTER SOLLEMNES COMPUTABANTUR]

[1] 9,17-19. 17DIES AUTEM TERTIUSDECIMUS MENSIS ADAR UNUS

APUD OMNES INTERFECTIONIS FUIT, ET QUARTODECIMO DIE CEDERE

DESIERUNT. QUEM CONSTITUERUNT ESSE SOLLEMNEM, UT IN EO DEIN-

CEPS TEMPORE VACARENT EPULIS, GAUDIO ATQUE CONVIVIIS. [2] 18AT

HI QUI IN URBE SUSIS CEDEM EXERCUERANT, TERTIODECIMO ET QUAR-

TODECIMO EIUSDEM MENSIS DIE IN CEDE VERSATI SUNT; QUINTODECIMO

AUTEM DIE PERCUTERE DESIERUNT, ET IDCIRCO EANDEM DIEM CONSTI-

TUERE SOLLEMNEM EPULARUM ATQUE LAETITIAE. 19ET HI VERO IUDAEI

QUI IN OPIDIS NON MURATIS AC VILLIS MORABANTUR QUARTUMDECI-

MUM DIEM MENSIS ADAR CONVIVIORUM ET GAUDII DECREVERUNT, ITA


UT EXULTENT IN EO ET MITTANT SIBI MUTUO PARTES EPULARUM ET

CIBORUM.

XIII: XV T: XIIII Z - [1] mensis (Adar) om. PL Colv - die (cedere) om. V - esse
om. Du - (eo: omni add. Vulg) - epulis: et add. F - [2] hi (qui): illi Z - exercuerant:
exercuerunt PL Colv - tertiodecimo: die add. Z - eiusdem mensis die: die eiusdem
mensis Av (var. Vulg) - decimo autem: autem decimo Av - die (percutere) om. Z
- eandem (diem): eumdem PL Colv (var. Vulg eundem) - constituere: constitue-
runt ν Ve Z (var. Vulg) - atque (laetitiae): atque add. F - et (hi vero) om. Da PL
Va Z (Vulg) - vero: ergo Va - Iudaei: Iudeo A - morabantur: morantur Va - epula-
rum: epulorum V

323
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] Quid est quod Scriptura narrat quosdam Iudaeorum in hostibus


suis tertia decima die mensis Adar interfectionem exercuisse, et
quartadecima die cedere desivisse, atque sollemnem habere, quos-
dam vero per duos dies, hoc est tertiamdecimam atque quartamde-
cimam praedicti mensis, occisionem hostium agentes, quintadecima
tandem die a cede abstinendo sollemniter quievisse, nisi quod aliqui
sanctorum, post completos labores quos in servitio Dei recte cre-
dendo et bene vivendo expleverunt, modo ante tempus universalis
iudicii in animabus suis sabbatismum aeternae quietis habent, alii
vero usque ad ultimum resurrectionis diem in carne perdurantes, sic
superatis hostibus universis, subito per divinam potentiam immuta-
ti, aeternam quietem atque beatam inmortalitatem, tam in animabus
quam etiam in corporibus suis, percipiunt?
[4] Iuxta illud Apostoli quo ad Corintheos scribens ait: «Ecce mys-
terium vobis dico: omnes quidem resurgimus, sed non omnes

[3] Scriptura: scriptum B - die (cedere) om. Va - tertiamdecimam atque quartam


decimam: terciumdecimum die atque quartumdecimum in M Mo W: quartumde-
cimum et terciumdecimum Z - mensis (occisionem): Adar add. B - agentes: gentes
Tr - a cede: accede Tr - completos: impletos PL Colv Va - expleverunt: expieverunt
PL (Colv non leg.) - animabus: manibus PL Colv - sabbatismum: sabbatissimum
V Ve: baptysmum Du - diem: die O - hostibus universis: universis hostibus PL
Colv - potentiam: in vitam add. Z - immutati: mutati Z: invitati B - aeternam: et
add. Z - quietem: quietam K - in (animabus) om. B - [4] - illud: Pauli add. ζ λ ν
Ve - Pauli Apostoli χ λ ν Av Ve: Apostoli Pauli D Va - quo (ad Corintheos): quod
A B Av Va PL Colv - scribens ait: scribit dicens Da - mysterium: ministerium V -
resurgimus A O To Tr Ve (T ante corr.) (var. Vulg): resurgemus mss. (Vulg)

324
CAPUT XIII

immutabimur. In momento, in ictu oculi, in novissima tuba: canit


enim tuba et mortui resurgent incorrupti, et nos inmutabimur». Et ad
Thesalonicenses: «Hoc enim, inquit, vobis dicimus in verbo Domi-
ni, quia nos qui vivimus, qui residui sumus in adventu Domini, non
praeveniemus eos qui dormierunt, quoniam ipse Dominus in iussu
et in voce archangeli et in tuba Dei descendit de caelo, et mortui qui
in Christo sunt, resurgent primi, deinde nos qui vivimus, qui reliqui
sumus, simul rapiemur in nubibus cum illis obviam Domino in aera,
et sic semper cum Domino erimus».
[5] Nam quartusdecimus numerus, qui septenarium biscontinet,
animarum ab omni labore et sollicitudine significat quietem. Quin-
tusdecimus autem, ubi septenarius et octonarius simul continentur,
utrumque praefigurat et animarum et corporum futuram requiem et
inmortalitatem; sicque multitudo electorum post completos prae-

canit β λ R Ve (var. Vulg): canet mss. (Vulg) - tuba (var. Vulg.) om. β O Tr Ve PL
(Vulg) - et ad Thesalonicenses: et ad salonicenses Va - inquit vobis dicimus: dici-
mus inquit vobis ν - sumus (in adventu): nos add. Mo W - adventu: adventum Ve
(K ante corr.) - quia nos... in adventu Domini om. PL Colv - descendit: descendet
ξ B F O Av Va D K (post corr.) - simul om. B - rapiemur: rapiemus K PL Colv -
rapiemur in nubibus cum illis: cum illis rapiemur in nubibus Da V Ve: rapiemur
cum illo Z - in nubibus cum illis: cum illis in nubibus ζ δ Du K A PL Colv (W: r
c i i) (Vulg) - Domino: Christo ξ σ - in aera om. F - aera: aere PL Colv - [5] deci-
mus: decimus add. B - qui (septenarium) om. Va - sollicitudine: sollicitudinem A
- ubi (septenarius): quibus σ Mo - utrumque: in tribus leg. Va

[4] Ecce... inmutabimur: 1Cor 15,51-52 - Hoc enim... erimus: 1The 4,15-17

325
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

sentis vitae labores, et post perceptam de universis hostibus victo-


riam, aeterna exultatione et mutua dilectione in caelesti regni gaude-
bunt. [6] Nec ullus huius gaudii erit finis, quia nec ultra aliqua succe-
dit tristitia laboris; quod solertia sanctorum praedicatorum auditori-
bus suis ita credendum atque sentiendum veraci doctrina commendat.

[7] Unde et subditur:

9,20-23. 20SCRIPSIT ITAQUE MARDOCHEUS OMNIA HAEC, ET LITTERIS


COMPREHENSA MISIT AD IUDAEOS QUI IN OMNIBUS REGIS PROVINCIIS

MORABANTUR, TAM IN VICINO POSITIS QUAM PROCUL, 21ET UT QUAR-

TAMDECIMAM ET QUINTAMDECIMAM DIEM MENSIS ADAR PRO FESTIS

SUSCIPERENT ET REVERENTE SEMPER ANNO SOLLEMNI HONORE CELE-

BRARENT, 22QUIA IN IPSIS DIEBUS SE ULTI SUNT IUDAEI DE INIMICIS SUIS,

ET LUCTUS ATQUE TRISTITIA IN HILARITATEM GAUDIUMQUE CONVERSA

SINT, ESSENTQUE ISTI DIES EPULARUM ATQUE LAETITIAE, ET MITTERENT

labores: labore M - victoriam: vitoriam Tr - ullus (huius) om. R - huius om. K: (add.
in interl. Ve) - ultra: ultro PL Colv - aliqua succedit: succedit aliqua Da - succedit:
succedet D - quod (solertia): pro K: qui (abbr.) Ve: quia V - atque sentiendum om.
Va - [7] et (subditur) om. Z - Scripsit itaque Mardocheus omnia haec... univer-
sarum nationum voces et scripta testantur [XIII,8-XIV,4] OM. ρ - in (vicino) om.
Va - et (quintam) om. PL - et quintamdecimam om. Va - pro festis: profecti B Va -
susciperent: reciperent Du - revertente: revertenti Va - sunt (var. Vulg): sint G K
(Vulg) - isti (dies) om. Av Va: (istae Vulg) - isti dies: dies isti Du (var. Vulg)

326
CAPUT XIII

SIBI INVICEM CIBORUM PARTES ET PAUPERIBUS MUNUSCULA LARGIREN-

TUR. 23SUSCEPERUNTQUE IUDAEI IN SOLLEMNEM RITUM, CUNCTA QUAE

EO TEMPORE FACERE CEPERANT ET QUAE MARDOCHEUS LITTERIS

FACIENDA MANDAVERAT.

[8] Semper enim quique fideles pio labore ac bonis operibus,


atque elimosinarum largitionibus, pro hoc decertant ut secundum id
quod evangelica et apostolica doctrina docet, fide, spe et caritate
ingressum vitae aeternae adipisci mereantur et tam se quam etiam
sibi obsequentes in aerumna praesentis saeculi consolando confor-
tent, ita ut spe gaudentes in tribulationibus sint patientes, sine inter-
missione orent, in omnibus gratias agant, et agonem suum piis pre-
cibus fideli Domino commendent, quatinus per eius opem aeterna
remunerentur beatitudine.

[9] 9,24-26. 24AMAN ENIM FILIUS AMATHATHI STIRPIS AGAG, HOSTIS


ET ADVERSARIUS IUDAEORUM, COGITAVIT CONTRA EOS MALUM UT

OCCIDERET ILLOS, ATQUE DELERET ET MISIT PHUR, QUOD NOSTRA LIN-

et (pauperibus) om. B - munuscula: munusculas Tr - cuncta: cunctaque PL Colv


(vix leg. A): cuncti Du - quae om. A - [8] quod (evangelica): quia V (qui ante corr.
Ve) - fide: fidem V - spe (et caritate): spem V Ve - caritate: caritatem V - conso-
lando: consolendo Tr - spe (gaudentes): spem Ve - agonem: agnem A (G ante
corr.) - suum: suam B - commendent: commendant Tr Ve - [9] - Amathathi:
Amathathis A Tr: Amathatite Va - stirpis: de styrpe Da - contra eos malum: malum
contra eos ν Ve - illos om.Va: eos Av (var. Vulg) - phur: surin Va

327
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

GUA VERTITUR IN SORTEM. 25ET POSTEA INGRESSA EST HESTER AD

REGEM, OBSECRAM UT CONATUS EIUS LITTERIS REGIS IRRITI FIERENT, ET

MALUM QUOD CONTRA IUDAEOS COGITAVERAT REVERTERETUR IN

CAPUT EIUS. DENIQUE ET IPSUM ET FILIOS EIUS AFFIXERUNT CRUCI.


26ATQUE EX ILLO TEMPORE DIES ISTI APELLATI SUNT PHURIM, ID EST

SORTIUM, EO QUOD PHUR, ID EST SORS, IN URNAM MISSA FUERIT.

[10] Saepe enim nequam hominibus aliter suum proveniet votum


quam sibi evenire sperarent, et laqueum, quem ad decipiendum aliis
disponunt, ipsi in eo obligentur, sicut Scriptura ostendit dicens: «In
insidiis suis capientur iniqui», et «Qui fodit foveam, incidit in eam».
[11] Unde et Aman, qui hostes praefigurat ecclesiae, necem quam
paraverat Mardocheo ipse sustinere cogebatur. Sors enim in urnam
missa dispositionem cuiuslibet rei in mente hominis significat:
cuius tamen proventus in divino pendet iudicio. Unde per Salomo-

ipsum: idsum Va - ex (illo) om. Va - illo: isto PL Colv - isti (apellati): illi ξ - apel-
lati... id est (sors) om. Va - phur (id est sors): phuri Tr: fur A - est (sors) om. Du -
sors: in sors Va - urnam: unam Tr - fuerit: fuit Va - [10] proveniet: provenit ξ Av
Va: perveniet PL Colv - evenire: provenire Da - sperarent: sperent Av O R (post
corr.): speret F (R ante corr.) - et (laqueum): ut Av K (post corr.) - laqueum:
laqueo K (post corr.) - in eo om. ξ - obligentur: obligantur Da - incidit: incidet ξ
O (vix leg.) - et (Aman): et add. Da - urnam: urna T Va

[10] In insidiis... iniqui: Prov 11,6 - Qui fodit... in eam: Prov 26,27; Eccl 10,8

328
CAPUT XIII

nem dicitur: «Sortes mittuntur in sinu, sed a Domino temperantur».


Non est enim in hominis potestate via eius, sed neque volentis
neque currentis, sed miserentis est Dei. Universa enim nutui eius
oboediunt, et omnia quaecumque vult facit in caelo et in terra, in
mare et in omnibus abyssis.

[12] Quomodo ergo ipsi dies sortium apud posteros in memoria


haberi debeant, ostendit Scriptura dicens:

9,27-28. 27SUSCEPERE IUDAEI SUPER SE ET SEMEN SUUM, ET SUPER

CUNCTOS QUI RELIGIONI EORUM VOLUERINT COPULARI, UT NULLI

LICEAT DUOS HOS DIES ABSQUE SOLLEMNITATE TRANSIGERE: QUAM

SCRIPTURA TESTATUR ET CERTA EXPETUNT TEMPORA, ANNIS SIBI IUGI-

TER SUCCEDENTIBUS. 28ISTI SUNT DIES, QUOS NULLA UMQUAM DELEBIT

OBLIVIO, ET PER SINGULAS GENERATIONES CUNCTAE IN TOTO ORBE PRO-

Salomonem: Salomone Va - sinu: sinum F Va - miserentis: miserantis R K V Ve Du


(var. Vetus) - nutui: in nutu PL Colv - et (omnia) om. ξ - in caelo et om. Du - terra:
et add. δ - mare: mari δ ν Av Va Ve D T Tr - [12] in (memoria): im A: om. Da -
Scriptura om. Du - quomodo ergo... Scriptura dicens om. K (cfr. infra) - Iudaei:
Iudaeis A - et (semen): super add. Av (T ante canc.) - duos hos: hos duos Da - tran-
sigere: transire Du - quam: quos Da: qua Du: quod PL - Scriptura om. A - certa:
cetera ξ Va - tempora: tempore Du - iugiter: invicem F - isti (sunt): ergo add. Da

[11] Sortes... temperantur: Prov 16,33 - Sed neque... est Dei: Cfr. Rom 9,16 -
omnia... abyssis: Cfr. Psal 134,6

329
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

VINCIAE CELEBRABUNT. NEC EST ULLA CIVITAS IN QUA DIES PHURIM, ID


EST SORTIUM, NON OBSERVENTUR A IUDAEIS, ET AB EORUM PROGENIE,

QUAE HIS COERIMONIIS OBLIGATA EST.

[13] Dies ergo sortium in quibus Deus veris confessoribus suis dat
victoriam de hostibus, nulla umquam oblivione sunt delendae, sed
per singulas generationes in toto orbe celebrandae, quia futurae ani-
marum quietis et resurrectionis corporum in die Iudicii spe firma
semper apud quosque fideles mentio est tenenda; nec ulla ecclesia-
rum Christi in toto orbe huius religionis exspers esse debet, sed
semper huius ritus saluberrimi memor omni tempore se praeparare
et ad futura bona percipienda conformare, quatinus id quod hic tem-
poraliter celebrat, in fide et spe illic perpetualiter possideat in ipsius
rei veritate et aeterna beatitudine.

celebrabunt: celebrantur Av (var. Vetus): celebrunt B - obligata est: obligantur Va


est: Quomodo ergo ipsi dies sortium apud posteros in memoria haberi debeant,
ostendit Scriptura dicens add. K (cfr. supra) - [13] Deus om. Va - nulla ν Ve B Av
D To: nullae δ λ A G Va T - oblivione ξ B R Av Va D To PL Colv: oblivioni ρ A
G F O T K V Ve: oblivionis Tr - delendae: delendi B Da V (post corr.) Va - cele-
brandae: celebrandi B Da V (post corr.) Va - animarum om. Va - quietis: quia etis
leg. A - resurrectionis: resurrectiones D - spe (firma): spem Ve (V ante corr.) -
apud om. γ - exspers esse: expresse est Ve, expers add. in interl. - se praeparare:
semper se parare PL Colv - ad (futura) om. Va - id (quod hic) om. Av PL Colv: hi
Va - quod (hic): qui Va Ve - quod hic: hic quod PL Colv - celebrat: celebrant Va
- spe (illic): spem Ve - et (aeterna) om. R

330
CAPUT XIII

[14] Quodque interrim, dum in hac peregrinatione sumus, solertia


doctorum et ecclesiae instantia ad exemplum Hester et Mardochei
nobiscum in doctrina et exortatione agere debet, ut huius religionis
celebrandae atque colendae semper simus devoti, de quo subditur:

[15] 9,29-32. 29SCRIPSERUNTQUE HESTER REGINA FILIA ABIAHIL ET

MARDOCHEUS ETIAM SCUNDAM EPISTOLAM UT OMNI STUDIO DIES ISTA


SOLLEMNIS SANCIRETUR IN POSTERUM. 30ET MISERUNT AD OMNES

IUDAEOS QUI IN CENTUM VIGINTI ET SEPTEM REGIS ASUERI PROVINCIIS


VERSABANTUR, UT HABERENT PACEM ET SUSCIPERENT VERITATEM,
31OBSERVANTES DIES SORTIUM, ET SUO TEMPORE CUM GAUDIO CELE-

BRARENT, SICUT CONSTITUERAT MARDOCHEUS ET HESTER. ET ILLI

OBSERVANDA SUSCEPERUNT A SE ET A SEMINE SUO, IEIUNIA ATQUE CLA-

MORES ET SORTIUM DIES 32ET OMNIA QUAE LIBRI HUIUS, QUI VOCATUR

‘HESTER’, HISTORIA CONTINENTUR.

[14] quodque: quique Ve - instantia: instantiae A - exortatione: exhortationum Du


- religionis: regionis Ve - [15] filia: filii Tr Ve - (Mardocheus: Iudaeos add. Vulg)
- sanciretur: servaretur Va - et (septem) om. PL (Vulg) - dies (sortium): diem Va -
constituerat: constituerant Va (var. Vulg) - illi (observanda): illa B - (susceperunt:
susceperant Vulg) - a (semine) om. Va - semine suo: suo semine Du - quae (libri):
in add. Du

331
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[16] Necessaria enim nobis haec ammonitio est, ut habeamus sem-


per in cordibus nostris pacem Christianam, et suscipiamus evangelii
ipsius veritatem, ne forte per discordiam et dissensionem in hereti-
corum decidamus errorem, ubi nequaquam salus vera, sed certa est
damnatio atque ruina.
[17] Unde sine dubio quibusque opus est, qui se agnoscunt semine
verbi Dei, ab ecclesia catholica et doctorum sanctorum ministerio
Deo Patri filios in baptismate regeneratos, ut pie ieiunent, hoc est
vitam castam et continentem ducant, clamores orationum suarum
atque doctrinarum excitent, et sortium dies, hoc est victoriae futu-
rae, reverenter firmaque spe celebrent, et omnia quae liber duorum
Testamentorum continet sana fide et bona operatione observent.

[16] ammonitio: ammonitione Va - est (ut habeamus) om. Va PL Colv - heretico-


rum: errorum Va - est (damnatio) om. Va - est damnatio: dampnatio est Da - [17]
catholica om. PL Colv - et doctorum sanctorum: et sanctorum doctorum Va: sanc-
torum et doctorum Da Du - regeneratos: generatos V - est (vitam): piam add. PL
- clamores: clamorem Va - clamores orationum suarum: orationum clamores sua-
rum Du (Da ante inv.): orationum suarum clamores Da - excitent om. Va - et (sor-
tium) om. B - spe: spem Ve - celebrent: celebraret leg. Fduorum: duum Av - sana:
sane D (sine ante corr.) - fine et bona operatione observent: desinit G

332
XIIII.
[QUOD ASUERUS REX CUNCTAS INSULAS FECIT TRIBUTARIAS.
UBI HISTORIA HESTER APUD HEBREOS FINEM HABET]

[1] 10,1-3. 1REX VERO ASUERUS OMNEM TERRAM ET CUNCTAS MARIS


INSULAS FECIT TRIBUTARIAS. 2CUIUS FORTITUDO ET IMPERIUM ET DIGNI-

TAS ATQUE SUBLIMITAS, QUA EXALTAVIT MARDOCHEUM, SCRIPTA SUNT IN

LIBRIS MEDORUM ATQUE PERSARUM, 3ET QUOMODO MARDOCHEUS


IUDAICI GENERIS SECUNDUS A REGE ASUERO FUERIT, ET MAGNUS APUD

IUDAEOS, ET ACCEPTABILIS PLEBI FRATRUM SUORUM, QUAERENS BONA

POPULO SUO, ET LOQUENS EA QUAE AD PACEM SUI SEMINIS PERTINERENT.

[2] Quid est quod dicit regem Asuerum omnem terram et cunctas
maris insulas facere tributarias, cum non ille historicus rex Persarum
atque Medorum omnem terram umquam sub ditione sua habuerit, nec
cunctas maris insulas facere tributarias posset, quando ad quasdam
insulas et partes orbis nec nominis notitia tantum pervenire potuerit?

XIIII: XVI T: Caput X Colv - [1] maris insulas: insulas maris δ - exaltavit: exul-
tavit A - Medorum atque Persarum: Persarum atque Medorum ξ - Mardocheus
(Iudaici): Mardocheo V - generis: et ad. ξ - Asuero (fuerit) om. Du - (apud var.
Vulg: inter Vulg) - et (loquens) om. Du - pertinerent: pertinent Va - [2] quod:
qui Ve - regem Asuerum: Assuerum regem PL Colv - maris insulas: insulas maris
V - non (ille) om. ξ - umquam: numquam ξ - sub ditione sua habuerit: habuerit
sub ditione sua Da - posset: possit λ Av χ D: potuisset Va - quasdam: quas dicit
A: supradictas PL Colv - et partes: in pates leg. Va

333
EXPOSITIO HRABANI MAURI IN HESTER

[3] Sed vaeracius regem nostrum ac Dominum Christum haec sen-


tentia exprimit, cuius potestas in caelo est et in terra, in mari et in
omnibus habyssis: qui semetipsum in evangelio ‘ostium’ nominavit,
quia per eum vitae aeternae habemus introitum, quem iuxta Psal-
mistae attestationem: «Totus orbis et universi reges terrae adorant.
Cui et omnes reges terrae servient», «reges Tharsis et insulae mune-
ra offerent, reges Arabum et Sabba dona adducent».
[4] Huius ergo regis fortitudo et imperium et dignitas atque subli-
mitas, qualiter exaltaverit verum Mardocheum, hoc est coetum
sanctorum doctorum et magistrorum ecclesiae coram populo chris-
tiano, non tantum unius gentis Iudaeae, sed etiam universarum
nationum voces et scripta testantur.

[3] Dominum: Ihesum add. ξ - haec: hac A PL Colv - sententia: sententiam Va - in


caelo est: est in caelo D T - terra: et add. Av χ D PL Colv - in (mari) om. PL Colv
- in (omnibus) om. PL Colv - ostium: hostium Av Va O (h add.) - in evangelio
ostium nominavit: ostium nominavit in evangelio D - habemus: habentes V: (abe-
mus Va) - quem: ad quem O - attestationem: et add. PL Colv - reges terrae adorant:
orbes terre et universi reges adorant Da - cui (et omnes) om. ξ - reges terrae (ser-
vient): terrae reges Du: ei add. Da - servient: serviunt Va (B ante corr.) - terre ado-
rant... offerent reges om. δ - adducent: adducit A - [4] huius: haec Da Du - exalta-
verit: exaltavere Du - et (magistrorum) om. A (vix leg.) - nationum: nationes V -
voces et om. ξ - scripta: scriptura Va - Scripsit itaque Mardocheus omnia haec...
universarum nationum voces et scripta testantur [XIII,8-XIV,4] OM. ρ

[3] Totus orbis... sevient: Cfr. Psal 71,11 - Reges... adducent: Cfr. Psal 71,10

334
CAPUT XIIII

[5] Qui electos suos ab inicio dono suae gratiae exaltavit et glorio-
sos atque honorabiles in conspectu omnium gentium fecit: hi quae-
runt bona populo suo et loquuntur quae ad pacem pertinent seminis
sui, quia iuxta Esaiae vaticinationem: «Speculatores Domini leva-
verunt vocem simulque laudabunt», «Quorum pedes sunt speciosi
evangelizantium pacem, evangelizantium bona», quia semper ea
rogant quae ad pacem sunt in Hyerusalem et scietur in gentibus
semen eorum in medio populorum. Omnes qui viderint eos, cognos-
cent illos, quia isti sunt semen cui benedixit Dominus. Amen.

Explicit expositio Hrabani Mauri in librum Hester.

[5] suae gratiae: gratiae suae F χ D Da PL Colv - quaerunt: qui querunt Z - quae-
runt bona: bona querunt D - et (loquuntur) om. χ D - seminis: semini R - seminis
sui: gentis suae Du - Esaiae (Ysaie) vaticinationem: vaticinationem Esayae Z -
simulque: simul Da - evangelizantium: evangezantium Ve - ea rogant: erogant B
- in (Hierusalem) om. Av Z - scietur: scitur Va: (sciet leg. Z) - omnes: enim add.
ρ Va - viderint: viderunt B PL Colv V - Amen om. B F To V Va Z Colv - Explicit...
Hester: Deo gratias. Amen add. A: Explicit expositio libri Hester σ B: Explicit
tractatus in volumen Hester. Deo gratias. Amen F: Explicit expositio Rabani
Mauri in libro Hester D: om. M Mo Va

[5] Speculatores... laudabunt: Cfr. Isa 52,8 - Quorum... bona: Cfr. Rom 10,15; cfr.
Is 52,7

335
VI.
ANALISI E COMMENTO DEL TESTO

L’Expositio in librum Hester si presenta come un commentario continuo in cui


Rabano Mauro ripercorre interamente il libro veterotestamentario. Come risulta dai
quattordici capitula posti in apertura del trattato, egli suddivide la vicenda di Ester non
rispettando la sequenza dei capitoli biblici – in totale nove – ma sulla base dello
svolgimento narrativo della vicenda: leggere i titoli dei capitoli stessa costituisce un
riassunto della storia e dei punti nodali che saranno poi man mano ripresi e spiegati.

Fin dal prologo, il commentario si presenta improntato a una chiara linea


interpretativa e Rabano Mauro condensa nella prima frase la tipologia di lettura con cui
si accosterà ai personaggi e ai fatti, sintetizzando in modo essenziale il senso ultimo che
l’esegesi attribuisce alla vicenda della regina:

[PROL. 1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annumerant, multipliciter Christi
et ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia ipsa Hester in ecclesiae typo populum
de periculo liberat, et interfecto Aman, qui interpretatur iniquitas, partes convivii et diem
caelebrem mittit in posteros.

Tale incipit appare caratterizzato da una semplicità e linearità di espressione, ma


sottende una serie di richiami molto articolata: un’analisi ravvicinata del testo svela
come la frase sia costituita in realtà da una trama di citazioni e riferimenti, pur non
letterali, da Girolamo e Isidoro di Siviglia.205

205
Cfr. l’apparatus fontium del testo critico. Per praticità, si ripropongono qui per esteso i passi
individuati come possibili fonti per quanto scritto da Rabano.
Liber Hester... annumerant: cfr. ISID. Etym. VI, I 3-7 (Hebraei autem Vetus Testamentum, Esdra
auctore, iuxta numerum litterarum suarum in viginti duos libros accipiunt, dividentes eos in tres ordines:
Legis scilicet, Prophetarum et Hagiographorum. [...] Tertius [est] ordo Hagiographorum, id est sancta
scribentium, in quo sunt libri novem, quorum primus Iob; secundus Psalterium; tertius Masloth, quod est
Proverbia Salomonis; quartus Coheleth, quod est Ecclesiastes; quintus Sir hassirim, quod est Canticum
canticorum; sextus Daniel; septimus Dibre haiamim, quod est verba dierum, hoc est Paralipomenon;
octavus Esdras; nonus Hester.)
Multipliciter... continet: cfr. ISID. Alleg. 122 (Judith et Esther typum Ecclesiae gestant, hostes fidei
puniunt, ac populum Dei ab interitu eruunt.)

337
Da subito, dunque, si pongono nella lettura del testo due questioni fondamentali: la
tipologia dell’esegesi svolta e il problema – utilizzando tuttavia una categoria moderna,
non propria del contesto culturale di Rabano – dell’autenticità del dettato, ovvero del
rapporto tra il testo e le fonti.

6.1. Tipologie di esegesi nel commento al libro di Ester

Lo svolgimento del commento al libro di Ester corrisponde pienamente al tipo di


interpretazione che nella prima frase è sintetizzato: la vicenda di Ester contiene al suo
interno, secondo un’interpretazione tipologico-allegorica, il sacramentum, ovvero il
segno, l’immagine, la prefigurazione, di Cristo e della Chiesa; come Ester liberò il
popolo giudeo dal pericolo della morte, così la Chiesa libera i credenti dall’iniquità,
rendendoli partecipi della gioia del banchetto eterno:

[PROL., 1] Liber Hester quem Hebrei inter agiographa annumerant, multipliciter


Christi et ecclesiae sacramenta in mysterio continet, quia ipsa Hester in ecclesiae typo
populum de periculo liberat, et interfecto Aman, qui interpretatur iniquitas, partes
convivii et diem caelebrem mittit in posteros.

Il personaggio di Aman apre a un’interpretazione di tipo morale che lungo il testo


emerge talvolta a completamento della spiegazione; questo tipo di lettura, tuttavia,
rimane secondario rispetto a quella allegorica, cristologica ed ecclesiologica.

Al paragrafo terzo, di nuovo, si legge:

[PROL., 3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico sensu
exposuimus.

Hester... posteros: HIER. Ep. LIII, coll. 547-8(Esther in Ecclesiae typo populum liberat de periculo,
[col. 548] et interfecto Aman, qui interpretatur «iniquitas,» partes convivii et diem celebrem mittit in
posteros.)

338
Similmente, il primo capitolo è ricco di riferimenti espliciti alla tipologia di lettura
utilizzata:

[1, 10] Nec enim alicui rex ille ditissimus, qui uxoris suae fidelissimae precibus
exoratus Iudaeorum quem iniqui meditabantur, imminentem removit interitum, quam
Redemptori nostro per figuram aptatur qui cotidie sanctae ecclesiae, quae sponsa ipsius
est dilectissima, orationibus interpellatus, liberat electos suos de hostium manibus, atque
inimicos eorum digne subicit vindictae.

[I, 22] Huius scilicet convivii excellentiam in parabola evangelii ipse Dominus, ubi de
rege qui nuptias filio suo fecit,de cena magna per hominem facta referebat, spiritaliter
mysterio nobis commendabat.

Alcuni esempi, pur con minore frequenza, si trovano anche nei capitoli successivi:

[IIII, 7] Mystice ostendit quod post occasum vitiorum exsurgere debet fulgor
virtutum, qui non alibi quam in unitate sanctae ecclesiae rite splendebit.

[IIII, 9] Tunc enim mystica Hester, id est ecclesia, de nationibus apostolica


praedicatione ad regem Christum per sanae fidei credulitatem et baptismatis sacramentum
introducebatur, FORMOSA VALDE ET INCREDIBILI VIRTUTUM PULCHRITUDINE, OMNIUM
OCULIS GRATIOSA ET AMABILIS VIDEBATUR.

[VI, 3] Potest et per Aman istum Agagiten, quem Iosephus de stirpe Amalech esse
editum narrat, Iudaeorum populus sanguinolentus figurari, qui prophetas occiderunt et
ipsum Dominum prophetarum, atque apostolos eius interficere non timuerunt [...].

[XI, 6] Illud quoque quod subiungitur tulisse regem anulum quem ab Aman receperat
et tradidisse Mardocheo mystice exprimit quia signaculum fidei, quod perfidi Iudaei et
omnes persecutores nominis Christi sibi per praedicationem evangelii oblatum recipere
nolebant, ad gentium salutem per apostolos Christi translatum est.

[XIII, 11] Unde et Aman, qui hostes praefigurat ecclesiae, necem quam paraverat
Mardocheo ipse sustinere cogebatur.

339
E talvolta l’esegesi prende spunto dall’interpretazione dei nomi o dei numeri:

[XIII, 5] Nam quartusdecimus numerus, qui septenarium biscontinet, animarum ab


omni labore et sollicitudine significat quietem. Quintusdecimus autem, ubi septenarius et
octonarius simul continentur, utrumque praefigurat et animarum et corporum futuram
requiem et inmortalitatem; sicque multitudo electorum post completos praesentis vitae
labores, et post perceptam de universis hostibus victoriam, aeterna exultatione et mutua
dilectione in caelesti regni gaudebunt.

Rabano Mauro usa termini tecnici dell’esegesi che rimandano a un chiaro sistema di
riferimento, senz’altro condiviso da chi avrebbe usufruito dei trattati. Pensando anche
all’utilizzo scolastico per il quale i commentari erano in gran parte pensati, si può
cogliere forse nell’esplicitazione delle tecniche esegetiche un intento didattico
funzionale da un lato alla spiegazione, dall’altro all’apprendimento del metodo stesso.
L’interpretazione allegorica, d’altra parte, è spesso introdotta più semplicemente da
congiunzioni come quia, cum, ut:

[IX, 7] Tenet ergo Hester domum Aman hostis Iudaeorum, cum ecclesia Christi
mundum possidet, hostem quondam Christianorum. Et ingreditur Mardocheus ante
faciem regis, cum cotidie animae sanctorum de incolatu praesentis vitae rapiuntur ad
contemplationem vultus superni Iudicis: cuius laetitiae magnitudinem nullus occupat
finis, sed gloria perpes cotidie eis crescit in gaudio aeternae exultationis.

[IX, 9] Ecce Hester Mardocheum constituit supra domum suam quia hoc salubri
sanctae ecclesiae placet consilio, ut multitudo fidelium sub regimine statuatur sanctorum
praedicatorum, quatinus per humilitatem et oboedientiam subdita fiat imperio electorum
magistrorum.

Questa modalità mette in luce la naturalezza con cui il passaggio da una lettura
all’altra era compiuto: l’accadere del primo fatto – in questo caso la vicenda di Ester –
implicava il secondo – la vita della Chiesa –, o, meglio, il secondo era già
implicitamente contenuto nel primo e all’esegeta spettava soltanto il compito di
esplicitare tale nesso esistente.

340
Si tratta di un’esemplificazione chiara del metodo tipologico, secondo il quale la
narrazione veterotestamentaria è prefigurazione, anticipazione di eventi che riguardano
la storia della Salvezza; si potrebbe affermare che il metodo con cui Rabano Mauro
procede nella spiegazione della lettera affonda le sue radici sin nelle origini
dell’interpretazione allegorica, spesso identificata con quanto san Paolo aveva scritto
nell’epistola ai Galati riferendosi alle figure veterotestamentarie di Agar e Sara: «Quae
sunt per allegoriam dicta: haec enim sunt duo testamenta [...]» (Gal 4,24).206

È invece pressoché assente nel commento al libro di Ester l’interpretazione letterale:


più rilevante soltanto nella parte iniziale in cui è finalizzata alla contestualizzazione
storica della vicenda e alla descrizione dei luoghi quali il palazzo imperiale e le sue
stanze. Anche in quest’ultimo caso, però, la spiegazione dei dettagli è utile in quanto
ogni elemento è poi illustrato nel suo significato allegorico:

[I, 25] Ibi pendent EX OMNI PARTE TENTORIA AERII COLORIS ET CARBASINI ET
IACYNTHINI, quia ibi ornatus spiritalis studii et splendor caelestis sapientiae cum fulgore
virtutum ad instructionem in ea digne consistentium micat.
Carbasinum enim color speciem auri, ut quidam volunt, praetendit, et merito nitori
comparatur divinae sapientiae, quae in cultu et religione pietatis maxime excellit. Et
haec tentoria byssinis funibus atque purpureis extenta erant, et columnis marmoreis
fulciebantur; byssus enim mortificationem carnis significat, purpura sanguinem martyrii,
ebur castitatem corporis, et columnae marmoreae firmitatem sanctorum doctorum.

Il rapporto tra le due dimensioni del testo è ben esplicitato nel paragrafo 9 del
capitolo I:

[I, 9] Haec preparatio opulentissimi convivii, licet historialiter divitiarum pompam ac


dilitiarum luxum regis potentis demonstrare videatur, tamen sacratiore mysterio
potentissimi regis nostri, videlicet Domini Christi, divitiarum spiritualium magnitudinem
ac vitalium opum excellentiam, quas ille secundum modum dispensationis suae unicuique
fidelium suorum largiter distribuit, significat.

206
Cfr. H. DE LUBAC, Esegesi medievale. I quattro sensi della Scrittura,Edizioni Paoline, Roma 1962;
M.SIMONETTI, Profilo storico dell’esegesi patristica, Istituto Patristico Agostinianum, Roma 1981; B.
SMALLEY, Lo studio della Bibbia nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 1972.

341
Sebbene Rabano Mauro utilizzi lo stesso principio esegetico lungo tutta l’Expositio,
egli non svolge l’esegesi in maniera meccanica o ingenua: in apertura del trattato, dopo
aver cercato di ricostruire il contesto storico, egli problematizza l’interpretazione
allegorica proposta come linea guida per la lettura dell’intera opera. Come può, infatti,
un re perfido come fu Artaserse, poter essere letto come figura positiva, che rimanda a
Dio, il “re giusto”?
Il primo riferimento su cui si fonda il ragionamento proposto a sostegno
dell’interpretazione tipologica, è la Scrittura:

[I, 11] Quod autem Hester typum ecclesiae teneat, nulli dubium est; nec ipsa alicuius
sponsa quam Christi ullo modo dicenda est. Unde refugere quislibet hanc
interpretationem non debet pro eo quod ille rex historicus perfidus erat, quasi propter hoc
nullo modo regis iusti typum tenere possit: non enim dicimus quod perfidia seu peccata
alicuius sive fidelis, seu etiam perfidi, ipsius actus exprimant: «Qui peccatum non fecit
nec inventus est dolus in ore eius» (1Petr 2,22); «Quae enim societas lucis ad tenebras aut
quae conventio Christi ad Belial» (2Cor 6,14-15).
Sed bona facta ac iusta iudicia cuiusquam ad nullum melius referuntur quam ad illum
a quo est omne bonum, de quo scriptum est: «Iudicabit orbem terrae in equitate et
populos in veritate sua» (Psal 9,9).

Nei paragrafi successivi, Rabano rimanda poi, con atteggiamento caratteristico del
periodo carolingio, all’auctoritas dei Padri della Chiesa, citando – forse –,
indirettamente, l’expositio di Girolamo sul vangelo di Matteo, e mostrando come il tipo
di interpretazione proposto si collochi pienamente nel solco della tradizione dei Padri
stessi:

[I, 12] Nam sicut gentilium errores atque impia facta, ita nec fidelium transgressiones
atque peccata facile per similitudinem veritati competunt. Haec enim ideo diximus quia
quidam doctorum David factum in Uriam et uxorem eius figuraliter transferunt ad
Christum et ecclesiam.
Quid causae est ut aliquis dicat Moysi dubitationem ad aquam contraditionis, Aaronis
finctionem in factura vituli, Salomonis libidinem, Ezechiae arrogantiam, Petri negationem
ac Saulis blasphemiam Redemptori nostro figuraliter convenire? Attamen rite nullus
denegare potest eorum bona facta ac rectam doctrinam plurimum illi testimonium
praebuisse.

342
Quid causae est... figuraliter convenire: cfr. HIERONYMUS, Commentariorum in
evangelium Matthaei ad Eusebium libri quatuor, lib. I, cap. VII 18.207

Il medesimo brano di Girolamo è stato ripreso in maniera letterale da Rabano Mauro


nelle Homiliae in evangelia et epistolas,208 opera dedicata ad Lotharium augustum, di
non certa datazione, e nel commentario al vangelo di Matteo,209 precedente l’Expositio
in librum Hester. È dunque possibile che egli avesse in mente questo riferimento, pur
non ricorrendo, in questo caso, a una ripresa ad litteram del passo interessato.

Rabano prosegue quasi discolpandosi e aggiungendo nuovi riferimenti biblici;


utilizza la prima persona plurale, così come aveva fatto nel prologo:210

[13] Unde nemo nos reprehendere debet quod regis magni pia opera ac iusta iudicia
regi et iudici omnium seculorum quodammodo similando comparemus, quia suum est
quicquid bonum est, et ab eo refugit omnis iniquitas.
Si cui autem videtur incongruum esse quod dicimus, legat Esaiam prophetam, qui
Cyrum regem Persarum hominem gentilem comparavit Redemptori nostro [...].211

Le righe successive sono ben esemplificative del modo di procedere carolingio: se


quanto fin’ora portato a sostegno della propria ipotesi di lettura non dovesse ancora
essere sufficientemente convincente – afferma Rabano –, si leggano gli scritti dei Padri
(I, 14: Legat et opuscula Patrum...) – perché nelle loro opere si troveranno i modelli che
guidano l’esegesi.
Tuttavia i paragrafi I, 14-18 contengono un elemento ulteriore, che pur a una
semplice lettura può rimanere nascosto, almeno per noi lettori moderni: i passaggi non
soltanto rimandano all’auctoritas patristica, ma sono essi stessi costituiti da citazioni e
la modalità è quella tipica dei collectanea. Rabano intreccia Beda e Gregorio Magno,
incastonando la citazione dell’uno in quella dell’altro: così i paragrafi I, 14-16
207
PL 26, col. 48BD.
208
In particolare all’interno dell’Homilia CXXVI. Lectio sancti Evangelii secundum Matthaeum: PL
110, col. 386CD.
209
Commentariorum in Matthaeum libri octo, lib. II, cap. VII, PL 107, col. 848CD.
210
Cfr. [PROL., 3] Nos autem ea quae ex Hebreorum fonte prolata sunt allegorico sensu exposuimus.
Caetera vero, quae ex Grecorum lingua et litteris insuper addita sunt et ab ipso interprete oboelo
prenotata, exponere praetermisimus, sed horum sensum studiosus lector, cum anteriora bene rimaverit,
satis agnoscere poterit.
211
Cfr. Isa 45,1.

343
riprendono alla lettera l’Expositio in Ezram et Neemiam di Beda; il paragrafo I, 17 è
costituito da un brano tratto dai Moralia in Iob di Gregorio; il paragrafo I, 18 prosegue
la citazione di Beda riprendendo dal punto in cui era stata interrotta. La citazione dai
Moralia è tratta da un contesto in cui Gregorio commenta l’episodio di Davide, Uria e
Bersabea, riferimento ugualmente utilizzato poche righe prima da Rabano Mauro.
Si potrebbe ipotizzare che i due brani fossero legati già in una tradizione precedente,
ma non sono state individuate attestazioni di florilegi o testi in cui questo avvenga; del
resto, è ben probabile che sia stato Rabano stesso a fondere gli autori così da dare luogo
a un testo compiuto.

6.2. Le fonti: individuazione e loro utilizzo

L’esempio proposto introduce un secondo aspetto che è possibile considerare nella


lettura dell’opera di Rabano: la presenza di fonti e le modalità con cui sono utilizzate.212
Si è affermato che la maggior parte del commentario fu redatta da Rabano Mauro
senza la possibilità di rifarsi a opere precedenti poiché non esistevano ancora trattati
incentrati sulla figura di Ester;a questo non corrisponde, tuttavia, un’assenza totale di
rimandi ad autori antichi: come appena osservato,la prefazione e il commento ai primi
lemmi, che è di natura ancora in parte introduttiva, ne sono, anzi, ricchi.

Si è già osservato come l’incipit del prologo sia un piccolo mosaico di riferimenti ai
Padri: in poche righe sono riprese le Etymologiae e le Allegoriae quaedam Sacrae
Scripturae di Isidoro di Siviglia, accanto a una citazione letterale dell’Epistola LIII di
Girolamo.213
Questi due autori, insieme a Beda, sono tra i più utilizzati da Rabano nell’esegesi a
Ester; sono stati, poi, individuati rimandi ad Ambrogio, Agostino e Gregorio, oltre che a
storici quali Giuseppe Flavio ed Eusebio, conosciuto da Rabano nella traduzione
ampliata di Girolamo.

212
Si ripercorre qui il testo portando in evidenza alcuni dei riferimenti individuati; per l’elenco
completo delle fonti riconosciute si rimanda all’apparatus fontium dell’edizione critica.
213
Cfr. supra Edizione critica [PROL., 1].

344
Il prologo fa riferimento innanzitutto alla prefazione di Girolamo al libro di Ester
presente nella Vulgata. Nel secondo paragrafo, Rabano lo cita esplicitamente, facendo
riferimento all’interpres che trasse le parole dagli archivi degli Ebrei:

[PROL., 2] Hunc quidem librum asserit sacrae historiae interpres de archivis


Hebreorum relevatum verbum a verbo expressius se transtulisse.

Sono proposti i termini usati da Girolamo stesso, ma adattandone il testo e


riproponendolo alla terza persona:

HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther: Librum Esther variis


translatoribus constat esse vitiatum. Quem ego de archivis Hebraeorum elevans, verbum e
verbo pressius214 transtuli.215

Diversamente da quanto accade in altri casi, nei testimoni delle expositiones su


Giuditta ed Ester non sono mai presenti sigle marginali che identifichino gli autori
citati;216 soltanto in alcuni passaggi in cui vengono ripresi Giuseppe Flavio ed Eusebio
di Cesarea, Rabano nomina esplicitamente la fonte nel corpo del testo; si può forse
cogliere il criterio: si tratta di autori che scrissero di argomento storico, e dunque non di
auctoritates per quanto riguarda l’interpretazione del testo biblico, citati in quanto
documenti. Giuseppe Flavio, inoltre era autore non cristiano, e forse Rabano intendeva
fare in modo che il lettore fosse consapevole della fonte usata, così come, anche se con
qualche differenza, egli aveva esplicitato l’utilizzo di passi di Origene nell’epistola con
cui inviò a Lupo di Ferrières il commentario alle epistole paoline:

Doctores enim ipsi omnes catholici fuerunt excepto Origene, cuius tamen sententias
tantummodo, quas catholico sensu prolatas credidi, sumpsi, caeteras autem praetermisi.217

Il differente grado di autorevolezza di cui godono i due autori rispetto ai Padri può
essere ben rappresentato da quanto si legge nei primi paragrafi del trattato, dove è messa

214
Cfr. supra § 3.2.3: revelans / relevans sono lezioni attestate nella tradizione della Vulgata;
similmente expressius è variante di pressius segnalata nell’apparato dell’edizione critica Weber.
215
HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther, Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed.
B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et R. Weber, 1975, p. 712.
216
Questo dato è emerso dalla collazione: anche i mss. consultati soltanto in riproduzioni hanno infatti
consentito un’osservazione di questo aspetto.
217
MGH, Epistolae V, n. 23, p. 430, ll. 3-4 ss.

345
a tema l’identificazione storica del re Artaserse, protagonista della narrazione. Questo
atteggiamento problematizzante mostra l’importanza data alla collocazione storica della
vicenda veterotestamentaria: sulla storicità della narrazione biblica si fonda anche la
possibilità di applicare al testo la lettura tipologica.
Si ripropone il testo nel suo insieme poiché si presenta particolarmente ricco di
elementi che aiutano a comprendere le modalità di ripresa e utilizzo delle fonti.

[1] 1,1. IN DIEBUS ASUERI, QUI REGNAVIT AB INDIA USQUE ETHIOPIAM SUPER
CENTUM VIGINTI SEPTEM PROVINCIAS, QUANDO SEDIT IN SOLIO REGNI SUI.

[2] Historiam Hester non solum divini libri sed et Iosephi antiquitatum continent,
licet in aliquibus historica narratione differant, sed et illud in questionem vertitur quis iste
Asuerus fuerit qui regnavit ab India usque Ethiopiam super cxxvii provincias.
[3] Nam hunc memoratus Josephus refert Cyrum esse filium Xersis regis, qui post
Darium patrem suum regnavit in Perside. Hunc ergo Cyrum dicit Artarxersem apud
Grecos vocari, qui Longimanus cognominabatur, regnum tenens annis XL, sed ego non
puto Hester eo tempore fuisse. Numquam enim Ezras de ipsa siluisset, qui scribit hoc
tempore Ezram et Neemiam reversos esse de Babilone, et ea deinceps consecuta quae ab
his gesta referuntur.
[4] Eusebius ergo in Chronicis suis arbitratur hunc Asuerum esse Artarxersem qui
cognominatus est Mennon, Darii et Parisatidis filium: hic, ab Hebreis Asuerus et a
septuaginta interpretibus Artarxersis vocatur, regnavit quoque post Darium patrem suum
congnomento Nothum, annis XL.

Le nozioni storiche intorno ai re persiani sono narrate innanzitutto dai due storici
citati, ma le informazioni sono riordinate e rielaborate a formare una sintesi che diviene,
di fatto, un testo nuovo. Si segnala, inoltre, che le opere di Giuseppe Flavio ed Eusebio
di Cesarea furono riprese da più autori tardoantichi e altomedievali, per cui i medesimi
materiali si ritrovano anche nel Chronicon di Isidoro, nel De temporum ratione liber di
Beda, nei commentari di Girolamo ai libri di Daniele ed Ezechiele.Nel preparare
l’edizione critica si è preferito indicare in apparato anche queste opere, non essendo
possibile, per il momento, stabilire con certezza da quale autore Rabano ricavò
effettivamente le informazioni usate nel commento.
Si distingue, all’interno di questa breve discussione storica, la presenza del pronome
personale ego: l’autore interviene in prima persona ed esprime un disaccordo proprio

346
riguardo a una delle ipotesi intorno alla collocazione storica della vicenda di Ester – sed
ego non puto Hester eo tempore fuisse. Ma, a un’osservazione più attenta, si nota che la
frase stessa è costituita da una citazione tratta da Girolamo in maniera quasi esatta:

Hunc ergo Cyrum... referuntur: cfr.HIERONYMUS, Interpretatio Chronicae Eusebii


Pamphili, pp. 110-1: Post quem Artaxerxes VII, qui Longimanus cognominabatur, an.
XL. Ea quae de Hester, et Mardochaeo scripta sunt, quidam affirmant sub hoc rege gesta,
quod ego non puto; numquam enim Ezras de Hester siluisset, qui scribit hoc tempore
Ezram et Neemiam reversos ex Babylone, et ea deinceps consecuta, quae ab his gesta
referuntur.

Dunque, mentre talvolta Rabano Mauro distingue chiaramente la sua voce da quanto
altri autori hanno affermato prima di lui, nella maggior parte dei casi utilizza le parole di
altri testi facendole proprie e inserendole nel testo senza soluzione di continuità e senza
alcuna distinzione dal resto del discorso. Emerge, in questo caso, l’importanza di
individuare tali testi presenti nel tessuto dell’opera poiché il loro riconoscimento può
influire in maniera decisiva sulla comprensione del lavoro e della personalità di Rabano.
Nell’esempio appena proposto, una prima lettura aveva portato a sottolineare la forte
personalità dell’autore che si sarebbe inserito – questa almeno era l’impressione iniziale
– in prima persona nel dibattito storiografico esprimendo la propria opinione.
Accorgersi che invece l’espressione era già presente in Girolamo, modifica ampiamente
il giudizio, portando in rilievo non più la presenza della voce di Rabano, ma il suo
atteggiamento di sequela nei confronti dei Padri. Torna alla mente, a testimonianza di
questo, il passaggio dell’epistola dedicatoria inviata a Freculfo di Lisieux come
introduzione all’expositio sul libro dell’Esodo, in cui Rabano si scusa per aver dovuto,
talvolta, aggiungere interventi propri agli estratti raccolti:

Feci enim, sicut in tua epistola mihi iussisti et collegi undique de sanctorum
patrum dictis in unum volumen singularum sententiarum exsolutiones et, ubi minus
antiquorum invenire potui, explanationes nostras iuxta eorum sensus similitudinem,
prout divina gratia me posse concessit, inserui expositiones.218

218
MGH, Epistolae V, n. 9, p. 395, ll. 31-34.

347
Proseguendo nella lettura del primo capitolo, segue, al paragrafo successivo (I, 5), la
contestualizzazione della vicenda rispetto al luogo in cui è ambientata, la città di Susa:

[5] 1,2. SUSA CIVITAS REGNI EXORDIUM FUIT.


Susis metropolis est Persidae quam aiunt historici Memnonis fratrem constituisse.
Dicta autem Susis, quod inmineat Susis fluvio, ubi regia est Cyri, lapide candido et vario,
cum columnis aureis et lacunariis gemmisque distincta, continens etiam simulacrum caeli
stellis micantibus praesignatum, et cetera humanis mentibus incredibilia.

In questo caso la fonte è facilmente identificabile, poiché il brano si rifà in maniera


pressoché letterale a Isidoro di Siviglia, le cui Etymologiae costituivano uno degli
strumenti più utilizzati nell’esegesi:

ISIDORUS HISPALENSIS, Etymologiarum sive Originum libri XX, lib. XV, 1, 10: Susis
oppidum Persidae aiunt Memnonis fratrem constituisse. Dicta autem Susis quod inmineat
Susae fluvio. Ibiest regia Cyri, lapide candido et vario cum columnis aureis et lacunaribus
gemmisque distincta, continens etiam simulacrum caeli stellis micantibus praesignatum,
et cetera humanis mentibus incredibilia.

Quando le citazioni seguono alla lettera la fonte da cui sono tratte, è possibile
osservare nel dettaglio il rapporto tra i due testi. Si possono considerare a questo
proposito, a titolo esemplificativo, i paragrafi I, 14-18 e I, 36-37.
Nel primo caso, si è già visto come il passaggio si componga di due citazioni
incatenate: una tratta da Beda, Expositio in Ezram et Neemiam, l’altra dai Moralia in
Iob di Gregorio Magno. Per entrambi i casi si segnala una discordanza tra quanto
testimoniato uniformemente nella tradizione del commentario a Ester e quanto attestato
nell’edizione delle fonti.
Due differenze si registrano ai paragrafi 14 e 15:

[I, 14] [...] Iechoniae vero translationem de Iuda in Babiloniam, quam propter peccata
sustinuit, ad gratiam eiusdem Redemptoris nostri typice referentes, qua relictis ob
perfidiam Iudaeis, ad salvandas per orbem nationes transmigrare dignatus est.

348
La versione del testo disponibile nella banca dati online Brepols (Library of Latin
Texts) e l’edizione della Patrologia latina219 presentano la lezione in Bethlehem per in
Babyloniam, come invece presente in Rabano e come attestato nell’edizione cartacea
CCSL 119A,220 senza che varianti relative a questa lezione siano indicate nell’apparato.
Il contenuto del passo sembra suggerire che la versione corretta sia costituita dalla
lezione in Babyloniam, e che dunque Rabano Mauro potesse consultare un codice di
Beda o di Gregorio che in questo passaggio era corretto. L’errore si collocherebbe
dunque in testimoni utilizzati per le edizioni considerate.
Al paragrafo successivo, si legge invece:

[I, 15] [...] Item Nabuchodonosor iussit omnes populos sibi subditos, audita voce
simphoniorum et musicorum, prostratos adorare statuam suam.

In questo caso le edizioni presentano la forma symphoniarum, attestata anche da una


parte della tradizione manoscritta del commentario a Ester e forse derivante dal versetto
del libro di Daniele che sembra essere il riferimento per l’episodio citato (Dan 3,5: In
hora qua audieritis sonitum tubae et fistulae et citharae, sambucae et psalterii et
symphoniae et universi generis musicorum cadentes, adorate statuam auream quam
constituit Nabuchodonosor rex), dunque la variante al genere maschile potrebbe
derivare da una modifica introdotta da Rabano Mauro stesso o dal copista che esemplò
l’archetipo. Tuttavia il ms. Orléans, Bibliothèque municipale 62, testimone del
commentario di Beda risalente al secolo IX, è indicato nell’apparato dell’edizione
Brepols come testimone della lezione simphoniorum e consente quindi di ipotizzare che
Rabano Mauro fosse in possesso di un codice già contenente questa forma.

All’interno della citazione da Gregorio Magno, invece, si registra un caso di tipo


differente:

[17] Virtus namque sacri eloquii, ut quidam ait, aliquando sic transacta narrat, ut
ventura exprimat; sic factorem approbat, ut ei in mysterio contradicat; sic gesta damnat,
ut haec mystice gerenda persuadeat.

219
PL 91, coll. 863D-864B.
220
BEDA VENERABILIS, In Ezram et Nehemiam libri III, ed. D. Hurst, CCSL 119A, Brepols, Turnhout
1969, lib. II, ll. 468 ss.

349
Nell’edizione dei Moralia in Iob pubblicata nella Patrologia latina, in
corrispondenza dello stesso passaggio (col. 627A), si legge sic in facto rem, mentre
nell’edizione del Corpus Christianorum221 si trova la medesima forma ma interpretata
come in factorem. Non ci sono varianti registrate in apparato. Il passo è presente anche
in Paterio, pubblicato all’interno della Patrologia latina, nella forma in facto rem222.
Osservando il contesto della frase, il parallelismo che caratterizza questo brano potrebbe
portare a pensare che la lezione più corretta fra le tre sia proprio quest’ultima –sic in
facto rem approbat –, cui corrisponde il successivo ut in mysterio contradicat; tuttavia
in Rabano Mauro tutti i codici concordano nella forma sic factorem approbat.
La stessa citazione è usata da Rabano Mauro nel commento ai libri dei Re (lib. II,
cap. XI), dedicato nell’829 ad Ilduino di St. Denis e dunque precedente al commentario
a Ester. L’edizione del commento ai Re all’interno della Patrologia latina223 presenta il
testo nella forma che sembra migliore: sic in facto rem approbat. Occorre certamente
tenere presente che non è ancora disponibile un’edizione critica dell’esegesi ai Re, ma,
d’altra parte, nell’edizione del commento a Ester la Patrologia latina registra la forma
sic factorem, come presente nei manoscritti: ciò suggerisce che comunque il testo del
Migne è testimonianza di una diversa lezione tràdita nei testimoni del commento ai Re.
La modifica verificatasi in Ester può essere considerata come un errore di archetipo?
O forse potrebbe essere un errore già presente nell’originale? Vi è una terza possibilità,
ossia che la variante si trovasse già precedentemente nell’esemplare dei Moralia in Iob
di Gregorio Magno (o in quello di Paterio che potrebbe essere la fonte concretamente
utilizzata) da cui Rabano Mauro o l’eventuale copista trasse il brano.

Il paragrafo I, 37 presenta una situazione simile: all’interno di una citazione dalla


Regula pastoralis,224 in tutta la tradizione manoscritta di Ester, con la sola eccezione di
tre codici (Da Av Pa), è presente un errore causato da un salto dell’occhio:225

221
GREGORIUS I, Moralia in Iob, ed. M. Adriaen, Brepols, Turnhout 1979, CCSL 143, lib. I, III 28, 55,
ll. 62-66, p. 150.
222
PATERIUS NOTARIUS GREGORII I, Liber de expositione Veteris ac Novi Testamenti, de diversis libris
s. Gregorii Magni concinnatus, PL 79, col. 802C, pars I, VIII 8
223
PL 109, coll. 9-280; il passo citato è in PL 109, col. 101B.
224
GREGORIUS I, Regula pastoralis III, 36, PL 77 coll. 121D-122B.
225
Cfr. supra § 3.3.2.

350
[I, 37] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas, ut non prodigis praedicetur parcitas,
et tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur [...].

GREGORIUS I, Regula pastoralis III, 36: [...] sic tenacibus infundatur tribuendi largitas,
ut tamen prodigis effusionis frena minime laxentur; sic prodigis praedicetur parcitas
ut tamen tenacibus peritura rerum custodia non augeatur [...].

In questo caso l’errore è evidente, ma non ci sono elementi per risalire al momento
della tradizione in cui esso si è verificato: potrebbe anche in questo caso essere un
errore d’archetipo, un errore d’autore, oppure un errore presente nella fonte utilizzata da
Rabano o da chi per lui copiò il brano. Si rimanda in merito alle osservazioni proposte
nel capitolo dedicato all’analisi delle varianti; qui si sintetizza il risultato del
ragionamento, secondo cui risulta difficile che l’errore sia nato nell’archetipo, in quanto
non soltanto si registra un salto dell’occhio, ma la frase rimanente è stata modificata
affinché fosse ripristinato il senso logico del discorso. Un simile processo sembra
presupporre almeno due passaggi: un primo in cui si verificò il salto e un secondo in cui
qualcuno – forse Rabano stesso? – modificò il dettato per renderlo nuovamente
coerente.

Al di là dei singoli passi, preme qui ricordare come le considerazioni intorno alla
presenza delle fonti influiscano sulla fase di constitutio textus, sul tipo di interventi
attuati in sede di preparazione dell’edizione critica; si aprono quindi domande intorno a
quale versione delle opere Rabano avesse a disposizione e si potrebbe, tramite una
ricerca approfondita e in casi fortunati di conservazione dei manoscritti, risalire fino alla
ricostruzione della biblioteca di Fulda. Lo studio si amplierebbe quindi alla tradizione
delle altre opere; in questo emerge chiaramente l’utilità del continuo studio dell’esegesi
carolingia e la necessità di edizioni critiche dei testi.
Un secondo elemento che emerge dalle osservazioni proposte è l’attenzione
necessaria nella valutazione del metodo di lavoro dell’esegeta e l’influenza che lo studio
delle fonti ha su questo ambito, poiché molto diverse sono le deduzioni possibili nel
momento in cui si riconosce se quanto affermato è voce dell’autore o ripresa di opere
altrui.

351
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’analisi svolta intorno all’Expositio Hrabani Mauri in librum Hester ha mostrato


come quest’opera si inserisca pienamente nel contesto storico-culturale carolingio, per
diversi aspetti.
Innanzitutto per il suo contenuto: dalla scelta di commentare un libro storico
veterotestamentario per il quale ancora non erano disponibili trattati esegetici, alla
tipologia di interpretazione proposta. È emerso come Rabano imposti la spiegazione
prevalentemente su un tipo di lettura allegorico, più specificamente ecclesiologico. In
lui, infatti, tanto nel commentario al libro di Ester quanto in quello al libro di Giuditta
che, come si è potuto osservare, presenta una storia della tradizione strettamente legata
al primo, la lettura tipologica non è volta tanto a mostrare l’unità della Rivelazione e
della storia della salvezza nel rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento, quanto
piuttosto a mostrare come la Scrittura introduca e spieghi la vita della Chiesa.
Scrive Claudio Leonardi:

I commenti biblici sono una fonte preziosa, anche se sono di difficile lettura.
[...] Le nostre abitudini culturali ci portano a credere che la chiave sia quella dei
sensi biblici, dei due sensi materiale e spirituale oppure dei tre o quattro sensi. Non
occorre ricordare che il fondamento di una duplice possibilità di lettura è nella
Bibbia stessa né ricordare che gli esegeti medievali, dei due tre o quattro significati
del testo biblico, hanno fatto uso ed abuso. Ma anche quando questo abuso si
verifica, cioè quando l’esegeta rimanga chiuso nella sua tecnica, anche allora a me
pare che il significato proprio dell’esegesi sia altrove, e vada colto
nell’autocoscienza ecclesiale che il commento manifesta: l’esegesi è in realtà
sempre in riferimento a quella. Una esegesi può certo essere solo letterale,
filologica, erudita, e andrà giudicata anche a questo livello, come un’esegesi
allegorica andrà compresa in quanto tale: ma quel che diverse operazioni
significano non si comprende a questo livello, quanto ad uno storiograficamente
significante, che mi pare appunto definibile come autocoscienza ecclesiale.226

226
C. LEONARDI, Il Venerabile Beda e la cultura del secolo VIII, in Medioevo latino: la cultura
dell'Europa cristiana, SISMEL Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 115-54, alle pp. 133-4.

353
Sumi Shimahara avanza un’ipotesi interpretativa sulla motivazione della tipologia
“ecclesiologica” dei commentari di Rabano, mettendola in relazione con la personalità
di Rabano stesso, la sua biografia e il suo ruolo di abate prima, vescovo poi: da una
parte egli è profondamente implicato nella vita della Chiesa, dall’altra è vicino ai
sovrani e ai luoghi del potere; l’interpretazione ecclesiologica, dunque, si lega allo
statuto pubblico e finanche politico dei suoi commentari.227
Sicuramente Rabano Mauro aveva una chiara coscienza del proprio ruolo nel
contesto politico e sociale del tempo: i destinatari delle sue epistole e i rapporti che egli
intratteneva con la corte lo mostrano chiaramente, così come lo aveva mostrato la
necessità di lasciare la carica di abate di Fulda nel momento in cui Lotario era stato
allontanato dai fratelli nei contrasti nati intorno alla divisione del regno. Accanto a
questo, Rabano era inoltre pienamente consapevole del valore della propria opera di
maestro: egli stesso auspica che i suoi scritti vengano copiati e diffusi e così scrive nelle
lettere con cui invia i commentari a Freculfo di Lisieux, Fridurico vescovo di Utrecht, a
Otario di Magonza o ancora a Samuele vescovo di Worms e abate di Lorsch.228
Tutto ciò senza dubbio poté influire sui contenuti dell’esegesi, anche se un altro
aspetto rilevante può essere individuato nella tradizione degli studi esegetici stessi,
ovvero nell’eredità che Rabano Mauro ricevette dai Padri e dagli autori di cui egli aveva
una conoscenza tale da consentirgli non soltanto di muoversi con grande libertà e piena
consapevolezza nel patrimonio precedente, ma anche di poter colmare personalmente le
lacune lasciate dall’esegesi antica e altomedievale. In questo, l’interpretazione
ecclesiologica coniuga al suo interno l’applicazione di un metodo ricevuto, forse
riproposto in chiave parzialmente semplificata poiché concentrata soprattutto su un tipo
di lettura del testo biblico, e l’influenza del contesto cui l’opera era rivolta e di cui era
frutto, poiché in una spiegazione della storia biblica in funzione della vita della Chiesa
egli cercava un contributo alla storia presente.
Tale aspetto emerge con maggiore evidenza in altri commentari di Rabano, come i
trattati sul libro di Daniele o sul libro dei Re. Nel caso dell’Expositio in librum Hester,
così come di quella in librum Iudith, il riferimento alla contemporaneità appare meno
evidente in elementi specifici dell’esegesi, ma più chiaramente riconoscibile nelle
epistole prefatorie, dove emerge, oltre a una stima nei confronti delle regine,
l’impressione di una certa familiarità. Commentando i 18 distici che accompagnano la

227
Cfr. S. SHIMAHARA, Le «Commentaire sur Daniel» cit., pp. 275-91.
228
Cfr. S. CANTELLI BERARDUCCI, Hrabani Mauri cit., pp. 59-64.

354
dedica a Ermengarda dell’esegesi su Ester e confrontandoli con altri carmi prefatori di
Rabano, Francesco Stella scrive:

Rispetto alle due dediche precedenti questa appare più motivata e personale, sul
tipo di quelle moraleggianti di Alcuino. Il personaggio di Ester viene proposto ad
esempio di saggezza, tenacia e successo nella speranza in Dio e nel rispetto della
sua legge, ma soprattutto di efficacia nello sconfiggere i nemici. Rabano la descrive
a Ermengarda come modello di regina che si acquista un posto in cielo per i suoi
meriti di buon governo in terra. Ma, un po’ più audacemente, le ricorda anche che
questa sua posizione è transitoria come tutto ciò che è terrestre, e che anche per
questo lei deve operare valorosamente finché è «ospite di un tempo breve»229.
[...] In questo caso dunque coinvolgimento personale (segnalato anche
dall’accenno al capezzale dell’autore)230 e impegno letterario coincidono,
associandosi a una più decisa e coerente motivazione esegetica.231

Una differente interpretazione di alcuni passaggi dell’opera è stata proposta


all’interno degli studi sull’esegesi carolingia a proposito della presenza nei commentari
medievali di tematiche antigiudaiche.232 Gilbert Dahan nota, per esempio, come il
personaggio di Aman, che per i Giudei è generalmente simbolo dell’oppressione
straniera, indichi invece in Rabano Mauro i Giudei stessi;233 Similmente è possibile
osservare come Vasti, la regina ripudiata, rappresenti la sinagoga che, non avendo
risposto all’invito del re, ha perduto il suo ruolo di eletta.234 Tuttavia nel complesso non
pare possibile individuare nella lettura di Rabano un intento polemico; l’accento appare
piuttosto spostato sul parallelismo tra Ester e la Chiesa e tutti gli altri elementi ruotano
intorno a tale nucleo. Inoltre, la vicenda della regina giudea spiega, all’interno della

229
Cfr. supra Edizione critica [CARM., 5].
230
Cfr. supra Edizione critica [CARM., 8].
231
F. STELLA, La poesia carolingia cit., pp. 127-8.
232
Cfr. A. BAT-SHEVA, Anti-Jewish Exegesis in the Carolingian Period: The Commentaries on
Lamentations of Hrabanus Maurus and Pascasius Radbertus, in Biblical Studies in the Early Middle
Ages. Proceedings of the Conference on Biblical Studies in the Early Middle Ages. Università degli Studi
di Milano - Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, Gargnano on Lake Garda, 24-27
June 2001, a cura di C. Leonardi-G. Orlandi, Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2005, pp. 175-92; e
cfr. gli studi di G. Dahan, tra cui G. DAHAN, Les intellectuels chrétiens et les juifs au moyen âge, Les
Editions du Cerf, Paris 1990.
233
Cfr. supra Edizione critica [VI, 3]; G. DAHAN, Les intellectuels chrétiens cit., p. 397.
234
Cfr. supra Edizione critica [IIII, 14].

355
storia ebraica, l’origine della festa del Purim: Rabano espone tale origine senza
aggiungere a questo proposito alcuna nota contrastante.

L’osservazione dei contenuti proposti da Rabano Mauro, del tipo di esegesi da lui
svolta e più ampiamente del suo metodo di lavoro all’interno dell’Expositio in librum
Hester, sono risultate possibili in quanto frutto della preparazione dell’edizione critica.
Questa, infatti, è l’esito di un’indagine che si è articolata in più ambiti: dallo studio della
tradizione manoscritta alla ricerca delle fonti individuabili nel testo e all’osservazione
delle modalità con cui queste furono riprese ed utilizzate da Rabano.
La prima fase del lavoro, costituita dalla recensio, ha permesso, per esempio, di
definire in modo preciso l’elenco dei testimoni dell’opera.235 Lo studio della tradizione
stessa e la collazione dei codici hanno messo in luce alcuni aspetti della diffusione del
commentario. Le famiglie dei testimoni ricostruite tramite l’analisi delle varianti, infatti,
tendono a coincidere, pur con alcune eccezioni, con altrettanti ambienti e luoghi: la
famiglia θ riconduce ad alcune abbazie cistercensi di ambito francese; la famiglia ρ ai
monasteri benedettini dell’area nei pressi di Ratisbona; i testimoni di estratti, cioè il
gruppo ψ, sono accomunati da una provenienza austriaca. In generale, la diffusione
avvenne in area tedesca e francese.
Dal punto di vista cronologico, invece, si nota un aumento delle testimonianze
manoscritte risalenti al XII secolo, anche se l’interesse per i Libri storici minori della
Bibbia crebbe senza dubbio proprio a partire dal secolo IX, come ha cominciato a
mostrare un’indagine svolta su alcuni cataloghi di biblioteche carolinge.236 Si è potuto
osservare come sempre al XII secolo risalgano anche i codici testimoni del riuso del
testo in forma di sermone, e intorno a questo periodo si collocò l’ingresso dell’Expositio
nella Glossa ordinaria.

Molti sono i dati emersi dallo studio dell’opera, che potrebbero aprire a nuovi
sviluppi di lavoro; tuttavia si ritiene che il contributo maggiore apportato dalla presente
ricerca sia da identificarsi nel testo critico. Se infatti fino ad oggi il commentario era
accessibile soltanto nella forma riportata nella Patrologia latina, la quale, come si è
messo in luce, ereditò le numerose corruttele del manoscritto di Arras, l’edizione critica
qui proposta mette a disposizione un testo che tende a ricostruire, nella maniera il più

235
Cfr. supra Capitolo 2.
236
Cfr. supra § 2.1, n. 55.

356
possibile vicina alla volontà dell’autore, l’opera redatta da Rabano Mauro. L’apparato
delle fonti e l’apparato delle varianti, inoltre, cercando in un caso di portare alla luce il
retroterra sotteso al testo e nell’altro fornendo un panorama di come esso effettivamente
si diffuse, forniscono uno strumento utile a collocare l’opera nel suo contesto e nel più
ampio orizzonte della produzione esegetica altomedievale.
Si auspica, allora, che la presente edizione possa essere un contributo tanto agli studi
esegetici quanto, più ampiamente, alla conoscenza della cultura europea in epoca
carolingia.

357
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ABBREVIAZIONI

CCCM: Corpus Christianorum Continuatio Medievalis


CCSL: Corpus Christianorum Series Latina
MGH: Monumenta Germaniae Historica
PL: Patrologia Latina

FONTI

Laddove le opere siano state individuate come fonti dell’Expositio in librum Hester,
si segnalano tra parentesi le abbreviazioni utilizzate nell’apparato delle fonti.

ALCUINO, De orthographia, ed. a cura di S. BRUNI, Sismel - Edizioni del Galluzzo,


Firenze 1997

ALCUINO, Commento al Cantico dei Cantici. Con i commenti anonimi «Vox ecclesie» e
«Vox antique ecclesie», ed. a cura di R.E. GUGLIELMETTI, Sismel - Edizioni del
Galluzzo, Firenze 2004

ALCUINUS, Carmina, ed. E. Dümmler, Poetae 1, 1881 (ALC. Car.)

ALCUINUS (PSEUDO), De divinis officiis liber, PL 101 (PSALC. DivOff.)

AMBROSIUS MEDIOLANENSIS, Sermones. Sermo XXIII. De sancta Quadragesima VII, PL


17 (AMBR. Serm.)

AUGUSTINUS HIPPONENSIS, Enarrationes in Psalmos. In Psalmum XLIV enarratio.


Sermo. PL 36 (AUG. Psal.)

359
BEDA VENERABILIS, De orthographia, ed. S. Bruno, Sismel - Edizioni del Galluzzo,
Firenze 1997.

BEDA, De tabernaculo, ed. D. Hurst, CCSL 119A, Brepols, Turnhout 1969 (BED. Tab.)

BEDA VENERABILIS, De templo libri II, ed. D. Hurst, CCSL 119A, Brepols, Turnhout
1969 (BED. Temp.)

BEDA VENERABILIS, De temporum ratione liber, ed. Ch.W. Jones, CCSL 123B, Brepols,
Turnhout 1977 (BED. TempRat.)

BEDA, Explanatio Apocalypsis, I 1, PL 93 (BED. Apoc.)

BEDA, Hexaemeron, PL. 91 (BED. Hexaem.)

BEDA VENERABILIS,In Cantica canticorum libri VI, D. ed. Hurst, CCSL 119 B, 1983
(BED. Cant.)

BEDA VENERABILIS, In Ezram et Nehemiam libri III, ed. D. Hurst, CCSL 119A,
Brepols, Turnhout 1969 (BED. EzNeem.)

BEDA, In Samuelem prophetam allegorica expositio, PL 91 (BED. Sam.)

Eusebii Pamphili Caesariensis Episcopi Chronicon bipartitum nunc primum ex


armeniaco textu in latinum conversum adnotationibus auctum graecis fragmentis
exornatum opera. P. Jo: Baptistae Aucher Ancyrani – pars I, Typis coenobii pp.
armenorum in insula S. Lazari, Venetiis 1818 (EUS. Chron.)

BEDA VENERABILIS, Opera exegetica, II. In Tobiam; In Proverbia; In Cantica


canticorum, ed. D. Hurst, CCSL 119B, Brepols, Turnhout 1983

Flavii Iosephi Antiquitatum Iudaicarum libri XX, adiecta in fine appendicis loco Vita
Iosephi per ipsum conscripta, a Sigismundo Gelenio conversi, Froben, Basileae 1559
(FLAV. IOS. Antiquit.)

360
Frechulfi Lexoviensis episcopi opera omnia, a cura di M.I. Allen, Brepols, Turnhout
2002

GREGORIUS I, Moralia in Iob, ed. M. Adriaen, Brepols, Turnhout 1979, CCSL 143
(GREG. Mor.)

GREGORIUS I, Regula pastoralis III, 36, PL 77 (GREG. Reg.)

HIERONYMUS, Commentariorum in Danielem libri III <IV>, ed. F. Glorie, CCSL 75A,
Brepols, Turnhout 1964 (HIER. Dan.)

HIERONYMUS, Ezechielem, ed. F. Glorie, CCSL 75, Brepols, Turnhout 1964 (HIER. Ez.)

HIERONYMUS, Commentariorum in evangelium Matthaei ad Eusebium libri quatuor, PL


26 (HIER. Mat.)

HIERONYMUS,Commentarii in librum Iob, cap. I, PL 26 (HIER. Iob)

HIERONYMUS, Epistola LIII. Ad Paulinum, PL 22 (HIER. Ep.LIII)

HIERONYMUS, Interpretatio Chronicae Eusebii Pamphili Cui Subjecta Sunt Continenter


Fragmenta Quae Exstant Operis Graeci, edizione: EUSEBIUS WERKE, Die Chronik
des Hieronymus, von R. Helm, Akademie-Verlag, Berlin 1956 (HIER. Eus.)

HIERONYMUS, Praefatio Hieronymi in Librum Esther, in Biblia sacra iuxta Vulgatam


versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W. Thiele et R. Weber,
Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994 (HIER. Hest.)

ISIDORUS HISPALENSIS, Allegoriae quaedam Sacrae Scripturae, PL 83 (ISID. Alleg.)

ISIDORUS HISPALENSIS. Chronicon, ed. J.C. Martin, ed. J.C. Martin, CCSL 112, Brepols,
Turnhout 2003 (ISID. Chron.)

ISIDORUS HISPALENSIS. Etymologiarum sive Originum libri XX, ed. W.M. Lindsay, E
typographeo Clarendoniano, Oxford 1911 (ISID. Etym.)

361
ISIDORUS HISPALENSIS, Liber numerorum qui in sanctis Scripturis occurrunt, PL 83
(ISID. Num.)

ISIDORUS HISPALENSIS, Mysticorum expositiones sacramentorum seu Quaestiones in


Vetus Testamentum (Sensus moralis totius scripturae), PL 83 (ISID. Quaest.)

ISIDORUS HISPALENSIS, Sententiae, ed. P. Cazier, CCSL 111, Brepols, Turnhout 1998
(ISID. Sent.)

NOTKERUS BALBULUS, Notatio de illustribus viris, ed. E. Rauner, «Mittellateinisches


Jahrbuch» 21 (1986)

P. OVIDIUS NASO, Epistolae (Heroides) (OV. Ep.)

P. OVIDIUS NASO, Epistolae ex Ponto (OV. Pont.)

PATERIUS NOTARIUS GREGORII I, Liber de expositione Veteris ac Novi Testamenti, de


diversis libris s. Gregorii Magni concinnatus, PL 79 (PATER. Exp.)

RABANO MAURO, Commentario al libro di Giuditta, a cura di A. Simonetti, Sismel -


Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008

RABAN MAUR-CLAUDE DE TURIN, Deux commentaires sur le livre de Ruth, édition par
G. Colvener et I. M. Douglas; a cura di P. Monat, Les Éditions du Cerf, Paris 2009

HRABANUS MAURUS, De institutione clericorum. Studien und Edition, a cura di D.


Zimpel, Frankfurt am Main 1996; recente trad. del medesimo, Brepols, Turnhout
2006.

THEODULFUS AURELIANENSIS, Carmina, ed. E. Dümmler, MGH, Poetae 1, 1881 (THEO.


AUR. Car.)

362
VENANTIUS FORTUNATUS, Carmina, ed. Fr. Leo, MGH, Auct. ant. 4, 1, 1881 (VEN.
FORT.Car.)

VENANTIUS FORTUNATUS, Miscellanea, PL 88 (VEN. FORT. Misc.)

P. VERGILIUS MARO, Aeneis (VERG. Aen.)

P. VERGILIUS MARO, Georgica (VERG.Geor.)

STUDI CRITICI

Si segnalano anche studi non citati direttamente nelle introduzioni, ma utilizzati


durante la ricerca.

Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, ed. B. Fischer, J. Gribomont, H.F.D. Sparks, W.
Thiele et R. Weber, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 1994

Biblical studies in the early Middle ages: proceedings of the Conference on Biblical
studies in the early Middle ages, Università degli studi di Milano, Società
internazionale per lo studio del Medioevo latino, Gargnano on Lake Garda, 24-27
June 2001, a cura di C. Leonardi e G. Orlandi, Sismel – Edizioni del Galluzzo,
Firenze 2005

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P. BOURGAIN, Le Latin Médiéval, Brepols, Turnhout 2005

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373
INDICE

INTRODUZIONE ................................................................................................................ 3

1. RABANO MAURO E L’OPERA ESEGETICA .................................................................... 9

1.1. L’esegesi al tempo di Ludovico il Pio ........................................................ 9

1.2. Rabano Mauro: cenni biografici .............................................................. 17

1.3. L’opera esegetica ..................................................................................... 20

1.4. I commentari ai libri di Giuditta ed Ester ................................................ 25

1.5. Il libro di Ester ......................................................................................... 27

2. IL COMMENTO AL LIBRO DI ESTER: LA TRADIZIONE DEL TESTO.............................. 33

2.1. La tradizione manoscritta: note introduttive ............................................ 33

2.2. I testimoni dell’opera in forma estesa ...................................................... 35

2.3. I testimoni dell’opera in forma di estratti ................................................ 68

2.4. Ulteriori contributi emersi dalla fase di recensio .................................... 73

2.5. Le edizioni ................................................................................................ 75

3. ANALISI DELLA TRADIZIONE: LO STEMMA CODICUM ................................................ 79

3.1. Elementi contestuali e paratestuali ............................................................ 84

3.1.1. Il contenuto dei manoscritti ......................................................... 84

3.1.2. Le epistole di dedica .................................................................... 88

3.2. I rapporti tra i manoscritti: Y? ................................................................... 90

3.2.1. σ (W Z) M Mo: ρ ........................................................................... 90

3.2.2. Da Du: ξ ..................................................................................... 109

3.2.3. ξ (Da Du) + V: ν ........................................................................ 125

375
3.2.4. ν Ve + ρ: µ .................................................................................. 131

3.2.5. K Tr: λ ........................................................................................ 134

3.3. I rapporti tra i manoscritti: X? ................................................................. 139

3.3.1. C D T To (θ) ............................................................................... 139

3.3.2. Rapporti interni a θ: C D χ (T To) ............................................. 142

3.3.3. Av Pa Va: η ............................................................................... 144

3.3.4. θ (C D T To) e η (Av Pa Va): ζ .................................................. 155

3.3.5. R P O F: δ .................................................................................. 157

3.3.6. G A B: β ...................................................................................... 162

3.3.7. G B: α ......................................................................................... 166

3.3.8. β (G B A) e δ (R P O F): γ .......................................................... 168

3.4. L’archetipo ω ............................................................................................ 171

3.5. Mu Pi: ψ .................................................................................................... 174

3.6. Le edizioni ................................................................................................. 176

4. NOTA AL TESTO ....................................................................................................... 181

4.1. La constitutio textus ............................................................................... 181

4.2. La scansione del testo ............................................................................ 189

4.3. L’interpunzione ...................................................................................... 191

4.4. L’ortografia ............................................................................................ 191

4.5. L’apparato critico .................................................................................. 199

4.6. L’apparato delle fonti ............................................................................. 200

4.7. L’epistola e il carme di dedica a Ermengarda ....................................... 201

376
5. EDIZIONE DEL TESTO ............................................................................................... 205

Epistola ad Ermengardam Augustam ............................................................ 205

Prologus ........................................................................................................ 209

Capitula ......................................................................................................... 211

Caput I ........................................................................................................... 214

Caput II .......................................................................................................... 235

Caput III ........................................................................................................ 246

Caput IIII ....................................................................................................... 253

Caput V .......................................................................................................... 265

Caput VI ........................................................................................................ 271

Caput VII ....................................................................................................... 277

Caput VIII ...................................................................................................... 282

Caput VIIII .................................................................................................... 288

Caput X .......................................................................................................... 294

Caput XI ........................................................................................................ 301

Caput XII ....................................................................................................... 313

Caput XIII ...................................................................................................... 323

Caput XIIII .................................................................................................... 333

6. ANALISI E COMMENTO DEL TESTO .......................................................................... 337

6.1. Tipologie di esegesi nel commento al libro di Ester .............................. 338

6.2. Le fonti: individuazione e loro utilizzo ................................................... 344

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ................................................................................... 353

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ..................................................................................... 359

377

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