Paolo Sulla Via Di Damasco - Conversione o Vocazione - La Civiltà Cattolica
Paolo Sulla Via Di Damasco - Conversione o Vocazione - La Civiltà Cattolica
o vocazione?
Giancarlo Pani
4 Gennaio 2014
QUADERNO 3925
Istock/bperry
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All’Angelus
Informativa del 25 gennaio 2009, festa della Conversione di san Paolo e conclusione
della Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI si riferiva ad
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le finalitàche, commentando
di esperienza l’episodio
e misurazione di Damasco,
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termine «conversione»,
Puoi liberamente «perché
prestare, rifiutare [Paolo]
o revocare era già incredente,
il tuo consenso, anzi ebreo
qualsiasi momento. Il rifiutofervente, e può
del consenso
rendere non disponibili le relative funzioni.
perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare
Usa il pulsante “Accetta” per acconsentire. Usa il pulsante “Rifiuta” per continuare senza accettare.
la fede ebraica per aderire a Cristo». Il Papa concludeva: «In realtà, l’esperienza
dell’Apostolo può essere modello di ogni autentica conversione
Scopri di più e personalizza
cristiana». Accetta
Rifiuta
Certo, nell’incontro del Risorto con Paolo si può parlare di «conversione»[1]. L’evento
tuttavia ha una certa varietà di denominazioni: «vocazione»[2], «rivelazione»[3],
«illuminazione»[4], «folgorazione sulla via di Damasco»[5], «rivoluzione,
trasformazione»[6], «trasfigurazione di Paolo»[7]. Di fatto, almeno nella lingua italiana,
il termine «conversione» è quello ormai consacrato dall’uso. Moltissimi — è quasi
impossibile contarli — sono gli studi dedicati a tale argomento, e alcuni hanno visto
la luce in questi ultimi anni[8].
Che nella vicenda di Paolo sulla via di Damasco si tratti anche di «conversione», non
c’è alcun dubbio. In essa si ha un aspetto esteriore e spettacolare, raccontato
soprattutto negli Atti degli Apostoli (9,1-19; 22,1-21; 26,4-18),ma presente anche nelle
Lettere di Paolo: quello di Paolo che da persecutore dei cristiani diventa apostolo di
Cristo (1 Cor 15,9; Gal 1,13-14.23; Fil 3,6). E si può distinguere anche un aspetto
puramente interiore, che traccia un itinerario conseguente al primo, sebbene
diverso: quello del rabbino, del maestro nella Legge, dello specialista nella
tradizione mosaica, dello zelante per il giudaismo, che da cultore della Legge si
trasforma in avversario della Legge. Ed è avversario su un piano pratico, nei rapporti
umani (l’azione pastorale di molti anni è dominata dalla polemica con i giudaizzanti),
e ancor più sul piano dogmatico: la Legge mosaica, che pure viene da Dio ed è
principio di salvezza, diventa nella Lettera ai Romani l’arma di cui il Peccato —
personificazione demoniaca[11] — si serve per condurre alla rovina.
Informativa
Quest’ultimo aspetto rivela il modo esistenziale in cui Paolo esprime i suoi
approfondimenti teologici.
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tecnichequella
e, con il di
tuoPaolo — che
consenso,
vive
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le finalità esperienza
esperienza religiosa
e misurazione come in tutta lanella
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formulare sistematicamente o polemicamente la propria teologia, non evita di dirla
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con
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pulsante “Accetta” passionale e autobiografico,
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per continuare direttamente
senza accettare.
attraverso la sua esperienza personale. È il caso noto di quella pagina di Rm 7, dove
l’«io» che parla in prima persona non è l’io del credente, il quale, dopo il battesimo, è
ancora in balìa della concupiscenza e del peccato, e nemmeno l’io di Paolo che
evoca il suo passato di giudeo, ma è il protagonista di una storia in atto, proiettata
come figura assoluta dell’esperienza della giustificazione[12].
I vocaboli con cui nel greco si esprime una simile esperienza non gli sono ignoti, ma
ricorrono poco nel suo epistolario. Si trovano, per esempio, in 1 Ts 1,9,dove Paolo
ricorda ai destinatari la loro conversione dagli idoli per servire il Dio vivente. Poi in 2
Cor 3,16, dove si caratterizzano mediante una citazione dell’Antico Testamento
coloro che si convertono al Signore Gesù[14]. Paolo, tuttavia, non usa quel termine in
riferimento a se stesso: parla piuttosto di vocazione, di chiamata improvvisa,
misteriosa, che lo ha afferrato e coinvolto[15].
La «Lettera ai Galati»
Informativa
La
Noi Lettera aiselezionate
e terze parti Galati,e utilizziamo
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Prima Letterasimili
o tecnologie ai Corinzi,che le è più
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contemporanea, sono le testimonianze più antiche che alludono all’evento di
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Damasco. Di fronte
rendere non disponibili ai Galati
le relative Paolo afferma con forza, fin dall’apertura della
funzioni.
Lettera,e di “Accetta”
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acconsentire. Usa dogmatica, il carattere
il pulsante “Rifiuta” per continuare immediato della propria
senza accettare.
autorità apostolica, che non ha origine dagli uomini, ma direttamente da Dio (cfr 1,1),
con un chiaro riferimento a quanto è accaduto sulla via di Damasco. L’affermazione
ha tanta forza, e tanta compiutezza ed esaustività, da saldare insieme missione
apostolica e vocazione alla fede, e da riflettersi in un prolungamento più generale
circa l’immediatezza della vocazione cristiana di ogni credente.
L’accento è posto tutto sull’incarico che gli è stato affidato: un compito impostogli
autenticamente dal Signore, che rende la sua situazione diversa da quella degli altri
apostoli. La peculiarità sta nel fatto che per Kefa, per gli altri apostoli e per i fratelli
del Signore l’annuncio del Vangelo è il frutto finale di una catena di scelte, del
Signore e di loro stessi, che li ha gradualmente e liberamente coinvolti. Essi sono
Informativa
operai chiamati a impegnarsi nella vigna del Signore, con un rapporto che può
apparire come
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selezionate suprema
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e, con il padrone,
consenso, e
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dare. Per Paolo, invece, il mandato nasce da un’irruzione improvvisa venuta da fuori
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e contraria
Usa alle sueper
il pulsante “Accetta” intenzioni delUsa
acconsentire. momento, ancheper
il pulsante “Rifiuta” secontinuare
l’accoglienza è stata libera e
senza accettare.
incondizionata. Un rapporto, dunque, in cui la ricompensa sta nella predicazione
stessa del Vangelo, e manifesta così la gratuità della salvezza di cui esso è
proclamazione. Pertanto non ha analogie con nessuna condizione di servizio reso a
un signore qualsiasi[25].
Così si vede perché Paolo considera l’evento capitale della sua vita un imprevedibile
mandato che ha per protagonista il Risorto: l’esercizio della missione di
evangelizzare è gratuito, in quanto parte costitutiva di una salvezza su cui nessuno
degli uomini ai quali il Vangelo è rivolto può rivendicare alcun diritto.
Di qui una professione di fede che rievoca le principali tappe della certezza
apostolica: la morte del Signore e la sua sepoltura, come premessa della sua
risurrezione; la conformità della risurrezione con le Scritture; le apparizioni di Pasqua
ai discepoli, poi le altre, e l’ultima, che si distingue dalle precedenti, a un estraneo e
un avversario come Paolo: «[Vi ho trasmesso che] Cristo morì per i nostri peccati
secondo le Scritture, e che fu sepolto, e che è risorto il terzo giorno secondo le
Scritture, e che apparve a Kefa, e quindi ai Dodici; […] a Giacomo, e quindi a tutti gli
apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (15,3-5.7-8).
«Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Informativa
Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io
Noi e terze parti che loro,
selezionate così predichiamo
utilizziamo e così
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per finalità tecniche e,(15,10-11).
con il tuo Paolo quindi
consenso,
è apostolo
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per le finalità dei Dodici:
esperienza identico
e misurazione è il messaggio;
come specificato nella cookie identica
policy. è l’autorità che
Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento. Il rifiuto del consenso può
manda lui e loro: con un carico diverso, per lui più oneroso. Perciò il Vangelo
rendere non disponibili le relative funzioni.
predicato
Usa il pulsantea“Accetta”
Corinto perèacconsentire.
lo stesso che Usa ilviene annunciato
pulsante da Pietro
“Rifiuta” per continuare e dai
senza Dodici, e ha per
accettare.
fondamento operativo e per contenuto primo la risurrezione di Gesù il Cristo.
Pertanto, anche la breve e preziosa enumerazione dell’incontro del Risorto con gli
apostoli conferma l’identità del Vangelo e della missione di annunciarlo, per Paolo
come per gli altri apostoli. Si menziona, sì, con partecipazione vivissima, l’indegnità
di Paolo, persecutore della Chiesa di Dio, a essere chiamato apostolo (cfr 15,8-9), ma
solo come occasione per magnificare quanto la grazia divina ha compiuto in lui, il
capovolgimento improvviso dalla condizione di persecutore a quella di testimone
del Vangelo.
La «Lettera ai Filippesi»
Nella Lettera ai Filippesi,il terzo capitolo, polemico contro chi vorrebbe indurre i
cristiani di Filippi alla circoncisione, ha il suo acme in un accenno alla vocazione di
Paolo. Questa consiste «nell’essere stato conquistato da Cristo» (3,12) e lanciato in
una corsa che ha come meta «il premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo
Gesù» (3,14). È chiaro che qui si allude all’incontro sulla via di Damasco.
Questa pagina presenta una particolarità: l’uso del verbo greco dioko, con tre
significati vicini tra loro e diversi. Il verbo significa «affrettarsi verso una meta»,
«perseguire», ma assume sfumature proprie secondo il contesto. Là dove Paolo parla
di sé (cfr 3,6), ha senso attivo: Paolo ha perseguitato la Chiesa in ragione del proprio
zelo. Poi è intransitivo: «corro dietro, se mai lo afferri» (3,12)[27]. Più avanti, al culmine
del discorso, ha il significato di «mi sforzo in vista di un premio», che è una chiamata
dall’alto da parte di Dio in Cristo Gesù (cfr 3,14), l’atto con cui Dio innalza l’uomo
verso di sé per farlo simile a Cristo Signore.
Nei tre usi di questo verbo (passato, presente e futuro della meta finale) la vita viene
Informativa
colta da Paolo come una corsa verso il traguardo; perfino il suo zelo di persecutore
era
Noi euna
terzecorsa agitatautilizziamo
parti selezionate e scomposta, ma sempre
cookie o tecnologie similirivolta alla
per finalità meta.
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e, con il tuo consenso,
stravolgimento,
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e misurazione di specificato
come essere onelladi agire,
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Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento. Il rifiuto del consenso può
un’unica corsa che il Signore, sulla via di Damasco, solleva a un livello infinitamente
rendere non disponibili le relative funzioni.
più
Usa ilalto. Tuttavia
pulsante “Accetta”non
per si può negare
acconsentire. Usa ilche tra «perseguitare
pulsante la Chiesa»
“Rifiuta” per continuare (3,6) e
senza accettare.
«perseguire il premio» (3,12.14) ci sia stata una inversione di marcia. L’elemento
comune è il temperamento focoso di Paolo, sia pure in un opposto orientamento.
La «Prima Lettera a Timoteo»
Nella nostra analisi dobbiamo tener presente anche un passo della Prima Lettera a
Timoteo. Sebbene si tratti di una delle Lettere pastorali,più tardive, vi compare un
accenno al ministero di Paolo che conferma indirettamente quanto è stato già
detto.
Subito dopo, nel testo della Lettera, Paolo dice che agiva così «per ignoranza,
lontano dalla fede» (1,13); ma Dio gli ha usato ugualmente misericordia, facendolo
«apostolo di Gesù Cristo» (1,1).
Il secondo racconto (cfr 22,3-16) è fatto dallo stesso Paolo, in una circostanza
diversa, drammatica: il tribuno romano lo ha arrestato per sottrarlo alla folla dei
giudei che volevano linciarlo; e ancora sotto la minaccia di morte e carico di
percosse, Paolo testimonia a voce alta ai suoi persecutori la propria missione nei
confronti dei gentili (cfr 22,21).
La terza volta è di nuovo Paolo che parla, nella pace di una rispettosa prigionia a
Cesarea, alla presenza del tribuno romano Festo e di due suoi ospiti giudei, che sono
il re Agrippa II e la sorella di lui, Berenice. In questo momento egli è, ufficialmente,
l’avvocato di se stesso (cfr 26,1); e il senso di quello che dice è di rendere conto della
sua posizione giuridica nei confronti dei giudei e dell’autorità romana, mettendo in
evidenza la ragione direttamente religiosa — una visione celeste in vista di un
mandato — della sua prigionia e del suo appello a Cesare. Egli è inviato ai giudei e ai
gentili, «per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce» (26,18).
Per ben tre volte, sebbene sotto aspetti sensibilmente diversi, il racconto degli Atti
esprime la missione di Paolo come vocazione profetica, non come conversione.
Nelle ultime parole citate si usa il verbo «convertirsi»[36], ma non riferito a Paolo,
bensì ai gentili e ai giudei. L’iniziativa di Cristo nei confronti di Paolo è indicata
invece da lui con il verbo apostellein, «inviare in missione» (cfr 22,21; 26,17).
Si deve anche notare che gli Atti non usano per Paolo il termine «apostolo»[37], che è
riservato ai Dodici scelti da Gesù nel Vangelo (cfr Lc 6,13). Questa è una singolare
diversità rispetto alle Lettere:per Luca, infatti, il termine «apostolo» esprime la
Informativa
comunione di vita e di missione che lega Gesù al gruppo dei Dodici.
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Inoltre,
anche perstando
le finalità al primo e esecondo
di esperienza racconto
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come specificato Atticookie
(9,1-31policy
e 22,3-21),
. la vocazione
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sembra essere «mediata» da Anania. Nelle Lettere,invece, — soprattutto nella Lettera
rendere non disponibili le relative funzioni.
ai
UsaGalati — Paolo
il pulsante “Accetta”afferma con forza
per acconsentire. Usa ildi aver ricevuto
pulsante “Rifiuta” perimmediatamente la chiamata
continuare senza accettare.
da una rivelazione di Cristo risorto (cfr Gal 1,1.11-12).
Un’ultima differenza riguarda Paolo «persecutore» dei cristiani. Stando ad At 8,3,egli
ha perseguitato la Chiesa a Gerusalemme. Risulta così attenuata l’affermazione
della Lettera ai Galati, secondo la quale, alcuni anni dopo, molti cristiani della
Giudea non lo conoscevano di persona come antico persecutore della Chiesa e
avevano sentito parlare di lui in questi termini quando ormai era noto come
apostolo[38], L’ampiezza dell’attività anticristiana di Paolo a Gerusalemme va
probabilmente ridimensionata: gli Atti ne parlano sobriamente e di sfuggita (cfr 8,3;
9,13.21), e soltanto in relazione con quanto accadrà dopo[39].
D’altra parte, si è visto che tutte queste differenze sono interne ai diversi livelli
teologici e narrativi degli Atti: non contrastano con il punto centrale della
rivendicazione di Paolo, che è apostolo perché chiamato immediatamente da
Cristo.
La fede di un ebreo
Nel formulare un discorso sulla fede di un ebreo che passa alla fede cristiana, non si
può dimenticare un’altra considerazione che convalida, da un punto di vista storico-
religioso, la testimonianza autobiografica di Paolo e la narrazione degli Atti. Se è
vero che per qualsiasi persona la vocazione alla fede cristiana può includere anche
la conversione, questo non è esplicitato nel caso di Paolo: la ragione sta nel fatto
che egli è un ebreo, e quindi appartiene già al popolo di Dio.
Sia nell’Antico, sia nel Nuovo Testamento il termine «conversione» indica il passaggio
dal male al bene, il rigetto dell’idolatria per riconoscere il «vero» Dio, o almeno quel
cambiamento sostanziale di chi rinnega il peccato per seguire i comandamenti di
Dio. Nel caso di Paolo, innegabilmente un cambiamento c’è, perché cessa
un’opposizione: ma questa cessa per ragioni completamente interne all’opposizione
stessa. Per un ebreo riconoscere il Messia significava rimanere rivolto allo stesso Dio
di prima, sia pure a un livello diverso: la sua nuova fede è il perfezionamento e la
pienezza del proprio itinerario precedente. Ecco perché non è esatto parlare di
«conversione»,
Informativa in riferimento al passato oppure al presente, per un ebreo che, per
fedeltà alla Torah e ai profeti, riconosca Gesù come Messia: si tratta piuttosto della
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fede
anche veterotestamentaria
per le finalità di esperienza egiunta al suo
misurazione comecompimento
specificato nellanell’atto di. accogliere il Messia
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promesso.
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Conclusione
La testimonianza diretta delle grandi Lettere, la documentazione che risulta dagli
Atti, ma pure queste ultime considerazioni sulla fede di un ebreo cristiano mostrano
che non è esatto parlare di «conversione» per l’evento di Damasco. Il termine
appropriato è quello a cui ricorre lo stesso Paolo: una «vocazione», o forse meglio, in
rapporto alla tradizione biblica, un’elezione e una vocazione.
Già nel passato erano stati formulati dubbi sull’uso del termine «conversione». Nel
1942, Eduard Pfaff, esaminando con cura circa trecento studi sul tema della
conversione di Paolo, usciti tra il 1900 e il 1940, giunse alla conclusione, per lui nuova
e degna di nota, che «Paolo non parla mai di una sua conversione, ma parla quasi
sempre di vocazione, collegando quell’evento con la sua missione di apostolo»[40].
Intorno agli anni Cinquanta, Johannes Munck chiamava l’evento di Damasco la
vocation de l’Apôtre Paul.Nel 1963, lo studio di Krister Stendhal sulla coscienza
introspettiva nell’Occidente[41],esaminando il problema nell’epistolario paolino,
sottolineava che per Paolo non si dà prima una conversione e poi un mandato
apostolico, ma soltanto una vocazione al ministero tra i pagani. Questa è una
vocazione propriamente profetica, in quanto a lui e non ad altri spetta di chiarire
teologicamente quale sia il posto d’Israele, e perfino della sua transitoria infedeltà,
nella salvezza cristiana; o, se si vuole, il valore culminante dei capitoli 9–11 della
Lettera ai Romani, che non sono una semplice appendice dei primi otto.
Simon Légasse, nel saggio di biografia critica Paul apôtre, scrive a questo riguardo:
«Se dunque, per ragioni di comodo, si conserva il termine “conversione” per Paolo,
occorre sapere che esso acquista in tal caso un senso specifico e, a dire il vero,
senza paralleli veri e propri»[42].
Informativa
***
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[1]
. G.
anche perLohfink,
le finalità diLa conversione
esperienza di San
e misurazione Paolo,
come Brescia,
specificato Paideia,
nella cookie policy1969;
. A. F. Segal, Paul
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the Convert. The Apostolate, and Apostasy of Saul the Pharisee,New Haven-London,
rendere non disponibili le relative funzioni.
Yale University
Usa il pulsante Press,
“Accetta” per 1990; S. Sabugal,
acconsentire. La conversione
Usa il pulsante di S. Paolo.
“Rifiuta” per continuare senza Esegesi,
accettare. storia,
teologia, Roma, Dehoniane, 1992.
[2]
. J. Munck, «La vocation de l’Apôtre Paul», in Studia Theologica 1 (1947) 131; F.
Manns, Saulo di Tarso. La chiamata all’universalità, Milano, Terra Santa, 2008.
[3]
. C. M. Martini, Le confessioni di Paolo,Milano, Àncora, 1983, 43. Paolo usa il
verbo «rivelare» in Gal 2,13-24.
[4].D. Marguerat, Paolo di Tarso. Un uomo alle prese con Dio,Torino, Claudiana,
2004, 26 s.
[5]. A. Omodeo, Paolo di Tarso. Apostolo delle genti, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, 1956, 125.
[6]
. L. Baeck, Paulus, die Pharisäer und das Neue Testament, Frankfurt am M., Ner-
Tamid, 1961, 10.
[7]
. F. Rossi de Gasperis, Paolo di Tarso evangelo di Gesù. Messia crocefisso, fatto
Signore glorioso mediante la risurrezione dai morti (At 2,36; Rm 1,1-4), Roma, Lipa,
20082, 61-104.
[8]
. Cfr E. Pfaff, Die Bekehrung des H. Paulus in der Exegese des 20. Jahrhunderts,
Roma, PUG, 1942, 148-169; J. D. G. Dunn, Gli albori del Cristianesimo, II, 2. Gli inizi a
Gerusalemme. Paolo apostolo dei gentili, Brescia, Paideia, 2012; A. Vanhoye, La
vocazione e il pensiero di san Paolo, Roma, Adp, 2013.
[9]
. M. Righetti, Manuale di Storia liturgica, II. L’anno liturgico nella storia, nella
Messa, nell’Ufficio, Milano, Àncora, 19693, 462.
[10].
L. Duchesne, Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant
Charlemagne, Paris, Boccard, 1920, 298.
[11]
. Cfr S. Lyonnet, «Peché», in DBS 7, Paris, Letouzey et Ané, 1964, 503-509.
Informativa
[12]
Noi. e terze
Si veda l’esegesi utilizziamo
parti selezionate di Agostino aoRm
cookie 7 nelle
tecnologie Retractationes
simili 1, 22(23);
per finalità tecniche S. Lyonnet,
e, con il tuo consenso, La
storia
anche per della salvezza
le finalità nellaeLettera
di esperienza ai Romani,
misurazione Napoli,
come specificato nellaD’Auria, 1967,
cookie policy . 100 s; 126-130; R.
Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento. Il rifiuto del consenso può
Penna, La Lettera ai Romani, Bologna, Edb, 2010, 480-523.
rendere non disponibili le relative funzioni.
Usa il pulsante “Accetta” per acconsentire. Usa il pulsante “Rifiuta” per continuare senza accettare.
[13]
. Cfr C. J. den Heyer, Paul. A Man of two Worlds, London, SCM Press, 2000, 51. I
termini e i verbi con i quali si esprime l’esperienza della conversione sono noti:
metanoia, metanoein, oppure strepho, epistrephein.
[14]
. Paolo cita Es 34,34: all’interno del rinvio ricorre epistrephein.
[15]
. Così pure negli Atti degli Apostoli viene usato più volte il termine «conversione» e
il verbo corrispondente, ma non in riferimento a Paolo.
[16].
Il termine ricorre in Paolo quattro volte: Rm 2,4; 2 Cor 7,9.10; 2 Tm 2,25. Nel
Nuovo Testamento ricorre invece 24 volte.
[17]. Cfr R. Penna, «Pentimento e conversione nelle Lettere di san Paolo: la loro
scarsa rilevanza soteriologica confrontata con lo sfondo religioso», in Vangelo,
religioni, cultura. Miscellanea di studi in memoria di mons. Pietro Rossano, Cinisello
Balsamo (Mi), San Paolo, 1993, 57-103.
[18]
. H. Schlier, La Lettera ai Galati, Brescia, Morcelliana, 1963, 46-51; F. Mussner, La
Lettera ai Galati, Brescia, Queriniana, 1987, 126-138; B. Corsani, Lettera ai Galati,
Genova, Marietti, 1990, 81-84; A. Vanhoye, La Lettera ai Galati, Milano, Paoline, 2000,
42.
[19]
. Così pure il Sal 22 (21),10-11 e il Sal 71 (70),6.
[20]
. H. Schlier, La Lettera ai Galati, cit.,58, nota 11. Lo Schlier aggiunge anche che le
Lettere e gli Atti non distinguono neppure tra la vocazione di Paolo e una rivelazione
di Cristo che gli trasmise il Vangelo (ivi). Cfr S. Sabugal, La conversione…, cit., 27;
l’autore rileva anche che nel contesto non appare il termine «conversione»; per lui
sarebbe «implicito nel fatto della trasformazione radicale di Paolo, nella rottura
totale con la sua condotta anteriore, espressa dal netto contrasto fra il prima (1,13-14)
e il dopo la vocazione, rivelazione e missione divina (1,15-16a-b), tra il suo passato
giudaico e il suo presente cristiano» (ivi). Il Sabugal forse sottovaluta il fatto che la
transizione tra giudaico e cristiano è un compimento. D’altra parte, è vero che il
«giudaico» comprende ostilità alla fede cristiana e la «transizione» comprende un
aspetto della conversione.
Informativa
[21]
Noi. e terze
Cfr At
parti1,21-22: il criterio
selezionate per
utilizziamo scegliere
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o tecnologie di tecniche
simili per finalità Giuda.e, con il tuo consenso,
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Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento. Il rifiuto del consenso può
[22]
. Cfr 1 Cor 9,16: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!». Cfr G. Barbaglio, La
rendere non disponibili le relative funzioni.
prima Lettera
Usa il pulsante ai Corinzi,
“Accetta” Bologna,
per acconsentire. UsaEdb, 1996,“Rifiuta”
il pulsante 440. per continuare senza accettare.
[23]
. J. Munck, «La vocation de l’Apôtre Paul», cit., 134 s.
[24]
. Si noti il testo greco, dove appare ananke, e che si dovrebbe tradurre: «un
destino che mi sovrasta»; cfr E. Käsemann, «Eine paulinische Variation des “amor
fati”», in Id., Exegetische Versuche und Besinnungen, II, Göttingen, Vandenhoeck,
1965, 237.
[25]. G. D. Fee, The First Epistle to the Corinthians, Grand Rapids (Mich.), Eerdmans,
1991, 416 s.
[27]
. Oppure si può tradurre: «aspiro a prenderlo, se mai lo afferri».
[28]
. Blasphemos: cfr At 6,11; Mc 2,7; 14,64; Mt 26,65; Gv 10,33-36.
[29]
. Il verbo è lo stesso che indica la persecuzione nelle Beatitudini (Mt 5,11-12).
[30]
. Il termine ritorna solo in Rm 1,30.
[31]
. Cfr At 8,3: «Saulo devastava la chiesa, entrando di casa in casa; e trascinando
via uomini e donne li metteva in prigione»; si veda pure At 9,1-2.13; 22,4.19; 26,10-11.
[32]
. Cfr G. Bornkamm, Paolo…, cit., 36.
Informativa
[35]
. A. Merk, Novum Testamentum graece et latine apparatu critico
instructum,Roma, 19445, 425.
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[36]
. At 26,18: epistrephein, che propriamente significa «riconvertirsi»; cfr Gal 4,9.
rendere non disponibili le relative funzioni.
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[37]
. Tuttavia si dà una eccezione in At 14,14.
[38]
. Gal 1,23.
[39]
. Cfr Ph. H. Menoud, «Le sens du verbe πορθει̃ν (Gal 1,13.23; Act 9,21)», in Foi et
salut selon S. Paul (Epître aux Romains 1,16), Rome, PIB, 1970, 89 s.
[40]
. Cfr E. PfaFF, Die Bekehrung…, cit.,169.
[41]. Cfr K. Stendhal, Paolo tra ebrei e pagani e altri saggi,Torino, Claudiana, 1995
(orig. ingl. 1963), 55-76.
[42]. S. Légasse, Paolo apostolo. Biografia critica, Roma, Città Nuova, 1994, 74.
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