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Filologia Germanica-Convertito

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Linguistica storica: studio dello sviluppo diacronico (nel tempo) delle lingue e ricostruzione di stati

perduti della lingua attraverso la comparazione linguistica


Negli studi della filologia germanica, la prospettiva diacronica si associa a quella diatopica (variazioni
linguistiche sul territorio, x es. dialettologia) e quella diastratica (variabilità socio-linguistica e dei
diversi contesti culturali delle lingue esaminate)

Codicologia (epoca tardoantica/medievale): studio delle tipologie del libro manoscritto


Si chiama così perché l’oggetto preso in esame è una forma particolare di libro, detta codice (dal
latino codex) era la forma del libro prevalente in Occidente dal IV al XVI secolo d.C., costituito
da pergamena (ricavata da pelli animali, molto resistente ma costosa perché bisognava sacrificare
animali per fare libri, perciò la produzione era relativamente modesta)
Il codice aveva la stessa forma del libro cartaceo moderno; invece prima del codex i libri erano in
fogli di papiro su rotoli (fibra vegetale proveniente dall’Egitto)
Non c’era ancora la stampa a caratteri mobili, perciò era tutto scritto a mano la scrittura
poteva essere privata o pubblica: quella pubblica doveva seguire regole precise (il ductus, ovvero
l’orientamento di scrittura che seguiva pattern precisi, detti scritture librarie)

Paleografia: studio delle tipologie della scrittura manuale (ovvero delle scritture librarie)

Epigrafia: studio di documenti scritti (con tecniche di incisione) su materiali rigidi


Nel mondo germanico c’era una scrittura epigrafica, la scrittura runica

Critica del testo: metodologie atte ad interpretare la documentazione dei testi, per descrivere la
storia della loro diffusione nello spazio e nel tempo (passaggi che prendono il nome di tradizione
dei testi)

Manuscript culture: caratteristiche e tendenze delle tradizioni manoscritte volgari nel Medioevo
germanico

Volgari del Medioevo germanico: i primi livelli più antichi delle moderne lingue germaniche
Le lingue locali dei Galli (celtiche) furono soffocate dal latino, benché chi le parlava fosse libero di
usarle con la caduta e la dissoluzione dell’Impero romano, il latino non ha più la forza e
l’impatto precedenti, perciò emergono le parlate del popolo, detti volgari

Volgari: parlate locali che riemergono dopo essere state soffocate dal latino

Filologia: scienza del recupero storico dei testi, scienza storico-linguistica che studia le modalità
evolutive dei sistemi linguistici e dei testi
Termine tecnico di origine greca: da philos (amico, che si interessa a) + logos (parola, discorso,
perciò anche testo)
Si studiano le affinità reciproche fra lingue, che la linguistica comparata interpreta con un’origine
comune di tali lingue
Isoglosse del germanico: fenomeni comuni a più lingue, termine che deriva dalla cartografia
(fenomeno che si sviluppa su una linea e coinvolge vari luoghi)
In cartografia linguistica, linea che su una carta geografica segna i confini di un’area
linguisticamente uniforme rispetto a uno o più fenomeni dati, e separa quindi due aree contigue
che divergono riguardo uno o più fenomeni linguistici

Area linguistica germanica: Austria, Germania, parte della Svizzera, Gran Bretagna (lo Standard
English è variante germanica), Paesi Bassi, la parte fiamminga del Belgio, Svezia, Norvegia,
Danimarca, Islanda

LINGUISTICA STORICA
Si fonda su due nozioni: procede in modo cronologico e genealogico per risalire alle fasi più antiche
delle lingue odierne
C’è una macro-unità: la famiglia indoeuropea (dall’India alle coste sudatlantiche dell’Europa)

Affinità di due tipi:


• parentali: frutto di una remota origine comune (asse verticale: tratti genetici, ereditari)
• da contatto (asse orizzontale: interferenza)

Le lingue all’interno della stessa famiglia hanno tra loro affinità molto profonde, acquisite per via
ereditaria da qui si elabora l’idea di una macro-famiglia: affinità nella morfologia, nel lessico
ecc. (tratti strutturali che imparentano fra loro le lingue)

Sotto-famiglie: lingue neoromanze (derivate dal latino)

L’idea di indoeuropeo è dovuto al fenomeno del colonialismo britannico in India: c’è la possibilità di
conoscere e studiare le lingue dell’India antica (sanscrito e vedico) e ci si accorge che ci sono affinità
strutturali con le lingue d’Europa, soprattutto nei loro livelli più antichi

WILLIAM JONES: orientalista e giudice al Tribunale Supremo di Calcutta, enfatizza le affinità fra le
lingue indiane ed europee nel 1786 pronunciò il discorso che viene considerato l’atto di
nascita dell’indoeuropeistica
Individua delle somiglianze profonde (nel lessico di base e nelle strutture grammaticali) tra quelle
che sarebbero state considerate le lingue “indoeuropee”
Postulava che esse fossero derivate da un antenato comune perduto, che in seguito verrà definito
la “protolingua” o “lingua madre”, ovvero uno stadio arcaico della lingua non attestato, che viene
quindi ricostruito dagli studiosi sulla base delle corrispondenze tra i più antichi livelli di lingua
testimoniati
Jones riconosceva una famiglia linguistica comune per le varianti letterarie dell’antico indiano, il
greco, il latino, le lingue germaniche e le lingue celtiche
La comunità scientifica elabora la nozione di indoeuropeistica

Il rapporto tra le lingue con affinità strutturali viene concepito dai fondatori dell’indoeuropeistica (e
della germanistica = filologia germanica) in termini biologistico-genealogici: le famiglie linguistiche
vengono rappresentante con l’albero delle lingue (Stammbaum)

Ipotesi che una “lingua madre” fosse l’origine di tutte le lingue che condividono determinate affinità
strutturali (antico indiano, greco, latino, lingue germaniche, celtiche, romanze, slave…): tale lingua è
l’indoeuropeo (in tedesco Indogermanisch, che suggerisce una forte enfatizzazione dell’elemento
germanico) tale termine fu coniato dagli studiosi e non corrisponde ad alcuna realtà
linguistico-etnografica attestata nel mondo antico

Di molte famiglie linguistiche e singole lingue ci restano solo notizie indirette, poiché esse
scomparvero perché ad un certo punto è prevalso il latino: ittito (lingua parlata in Anatolia, con
alfabeto cuneiforme), tocario (Cina nord-occidentale), retico (vallate alpine), venetico, illiro, gallico,
gotico

LO STAMMBAUM delle lingue germaniche


Si divide in due gruppi:
• lingue Kentum (occidentali) Urgermanisch (nome tedesco per “protogermanico”)
• lingue Satem (orientali) Indoarische (lingua dell’India antica e della Persia, cioè l’Iran)

Sono le due realizzazioni della parola numerale “cento”, ovvero le due diverse articolazioni del
suono occlusivo palatale

LINGUISTICA COMPARATA
FRANZ BOPP, “Sul sistema delle coniugazioni del sanscrito in confronto con quello della lingua greca,
latina, persiana e germanica”, 1808: studio sistematico delle relazioni tra le lingue indoeuropee
(oltre le semplici analogie lessicali, che possono essere esito di interferenza linguistica) nelle
corrispondenze dei loro sistemi verbali

FRIEDRICH SCHLEGEL, “Sulla lingua e la sapienza degli indiani”, 1808: uno dei testi fondanti della
tipologia linguistica (che distingue lingue sintetiche o flessive e lingue analitiche o isolanti)
Nel campo della proto-indoeuropeistica sostenne la parentela tra sanscrito, persiano, greco, latino,
germanico ecc.

AUGUST SCHLEICHER: il nuovo modello ermeneutico, entro cui s’intende l’evoluzione continua del
linguaggio umano, è quello di successive differenziazioni di originarie unità (un ideale albero da cui
partono vari rami) l’eccessivo determinismo del modello biologistico di Schleicher viene
corretto da JOHANNES SCHMIDT con la “teoria delle onde”: qui la propagazione non è verticale come in
un albero, bensì orizzontale come i cerchi causati da un sasso buttato nell’acqua

LE FAMIGLIE LINGUISTICHE INDOEUROPEE


• tocario: si ha conoscenza molto limitata (documentazione in tavolette)
• indiano: lingue dell’India antica e moderna
• iranico: linguae della Persia antica e moderna (Iran)
• anatolico/ittita: odierna Turchia
• dialetti ellenici
• italico/latino: nell’Italia antica preromanica ci sono questi due gruppi all’inizio della loro
espansione i Romani prevaricano i popoli italici, perciò c’è controversia fra gli studiosi nel decidere
se le due lingue abbiano tratti in comune da loro nascono le lingue neolatine o romanze
• celtico: in età romanica era parlato nell’attuale Francia (dai Galli), in Spagna e in metà della
penisola italica in epoca preistorica, in Gran Bretagna (dai Britanni) e in Irlanda
• germanico
• slavo
• baltico
Oltre alle semplici similitudini linguistiche, si cerca di individuare anche i livelli più profondi di
cultura comune: si vuole stabilire da dove venissero gli indoeuropei e i Germani e quale cultura
avessero le ipotesi formulate nell’ambito dell’indoeuropeistica e della germanistica incrociano
i dati:
• della comparazione linguistica (= linguistica storica)
• delle opere della storiografia, dell’etnografia e della geografia greco-latina
• dell’archeologia
Su queste basi gli studiosi hanno cercato di individuare le sedi originarie (provenienza) e di definire
la cultura (istituzioni giuridiche, religione) dei popoli arcaici dai quali si svilupparono nel tempo i
gruppi etnici parlanti lingue indoeuropee e germaniche

L’URHEIMAT E LA MASTER RACE INDOEUROPEA


Gli studiosi più antichi pensavano ad una aggressione militare da parte di alcuni popoli preistorici,
con sede originaria (ted. Urheimat) in Europa settentrionale ipotizzarono un popolo di pastori
nomadi e la diffusione linguistica sarebbe avvenuta tramite le loro aggressioni militari contro altri
popoli dell’Eurasia (“cultura delle asce da battaglia”)

L’IPOTESI KURGAN
Introdotta dall’archeologa lituana MARIJA GIMBUTAS nel 1956, combina i dati archeologici e linguistici
Il nome deriva dal termine russo di origine turca kurgan, che indica i tumuli sepolcrali caratteristici
dell’espansione in Europa di queste popolazioni (le cui sedi originali andrebbero collocate nelle
steppe) questa ipotesi, che ebbe grande successo, presuppone un’espansione graduale della
“cultura dei kurgan”
Grazie alla tecnica avanzata nell’uso militare del cavallo, la “cultura delle asce da battaglia” si
sarebbe diffusa in Europa e in vaste aree dell’Asia

L’IPOTESI ANATOLICA
Proposta dall’archeolinguista britannico COLIN RENFREW nel 1987, successivamente alla scoperta
dell’ittita come lingua indoeuropea
Sostiene che la dispersione dei gruppi parlanti lingue indoeuropee sarebbe avvenuta in Anatolia, nel
Neolitico, e che l’espansione linguistica fu conseguenza della “rivoluzione del Neolitico” (7000-6000
a.C.), ovvero la scoperta dell’agricoltura si sarebbe quindi trattato di un fenomeno pacifico e
non legato ad espansioni di tipo militare
Etnonimo: nome proprio di una popolazione
Invece di creare un nuovo termine (come nel caso di “indoeuropeo”, che è un’invenzione degli
studiosi moderni), per denominare il ramo germanico gli studiosi hanno scelto l’etnonimo latino
Germani, usato dal I al III secolo a.C. per definire un raggruppamento di popoli barbarici
culturalmente simili in Gallia (prima importante provincia romana al di là delle Alpi)
GIULIO CESARE si imbatte in popoli con affinità culturali, che egli descrive nei Commentarii de bello
gallico, definendo questi popoli “Germani”

In inglese, per indicare i Germani (come iperonimo dei nomi delle singole popolazioni) si usa
Germans ma anche Teutons (che si riferisce ai Teutones, una delle prime popolazioni germaniche
che si scontrarono con i Romani)

La parentela tra le lingue non si fonda su considerazioni superficiali, ma sulla ricostruzione


scientifica di stadi perduti di lingua e delle fasi evolutive che li collegano alle lingue moderne
(etimologia)
Etimologia scientifica: metodo per ricostruire l’origine delle parole scomponendo e analizzando i
lessemi nelle loro parti costitutive lessema: parte unitaria del lessico, cioè il vocabolario di
una lingua

Nelle lingue:
la radice (= l’elemento minimo portatore di significato lessicale)
può unirsi a prefissi (che precisano il significato della radice),
infissi tematici (che caratterizzano il ruolo morfologico della radice nella formazione delle parole e
nel sistema flessivo aggettivale, nominale o verbale)
e desinenze (marche morfologiche)

Le lingue ie. condividono un certo numero di radici e di lessemi, soprattutto per determinate
categorie grammaticali (pronomi personali, numerali) e campi semantici (nomi di parentela)
La suffissazione funziona in modo simile nelle lingue della famiglia ed è possibile ricostruire dei
suffissi condivisi nella varie lingue, dove svolgono funzioni analoghe (fatte salve le trasformazioni
fonologiche che le differenziano)
È possibile ricostruire delle classi nella flessione nominale e verbale, con ampie coincidenze tra le
varie lingue

Tipologia linguistica: analizza le modalità di funzionamento delle lingue


Distingue due categorie:

• lingue analitiche: usano diversi lessemi per indicare le diverse caratterizzazioni morfologiche

• lingue sintetiche: si individua la radice di una parola, a cui si aggiungono prefissi, infissi e/o
desinenze
Teonimi: nomi propri di divinità

ODINO: norr. Óðinn, ags. Wōden, ata. Wuotan


L’etimologia ricostruita è *wōð-an-a-z dove alla radice germ. *wōð si unisce un suffisso *an
(lat. on), che serve a creare personificazioni da nozioni astratte [x es. lat. Bellona (personificazione
del bellum, lat. ‘guerra’) e Fortuna (personificazione della ‘casualità’, lat. fortus)]

[* = forma non attestata ma ricostruita dagli studiosi]

La radice germ. *wōð (< ie. *wāt, cfr. lat. vātes, “veggente”) indicava probabilmente uno stato
alterato di coscienza, che si realizzava sia come “furia guerriera che come “ispirazione poetica”

ADAMO DI BREMA, cronista di una missione in Svezia centrale alla metà dell’XI sec. e testimone di un
grande festival pagano che si teneva ogni nove anni a Uppsala, spiega il nome del dio Odino con una
glossa: “Wodan, id est furor”

In norreno sono attestati due allotropi, cioè varianti formali sincroniche (o doppioni) di una parola:
• óðr (follia, furia)
• óðr (poesia)

N.B.: nella grafia normalizzata del norreno, per indicare la lunghezza vocalica si usa un segno
diacritico (apice) simile a un accento acuto: á= ā, ǽ= ǣ, è= ē, í= ī, ó= ō, ú= ū, ý= ȳ, etc.

PALEONTOLOGIA LINGUISTICA
Detta anche archeolinguistica, è un settore della ricostruzione entro gli studi di linguistica
comparata che ricava gli elementi della cultura di un popolo preistorico attraverso una via
puramente linguistica in base alla presenza di lessemi che indicano aspetti della vita culturale,
si ricostruisce la civiltà delle popolazioni indoeuropee delle origini

Consideriamo il termine ricostruito ie. *peku (cfr. lat. pecus ‘bestiame’, pecunia ‘denaro’)
– germ. *fehu1 → got. faihu ‘ricchezza’; norr. fé ‘bestiame, proprietà, moneta’; ags. feoh ‘bestiame,
denaro’ (ingl. fee, ‘tassa’); sass.a. fehu; ata. feho/fihu ‘bestiame’

1: il termine è anche il nome ricostruito, secondo il sistema acrofonico, per il primo segno [f] del
fuþark (il cosiddetto alfabeto runico)

EMILIO BENVENISTE: “Per tutti i comparatisti l’i.-e. *peku designa il ‘bestiame’ o, in un senso più
ristretto, il ‘montone’. Il senso di ‘ricchezza’, quando compare per questo termine o qualcuno dei
suoi derivati (per esempio il lat. pecunia), è quindi considerato secondario e spiegato come il
risultato di una estensione semantica del termine, che designava in origine la ricchezza per
eccellenza, cioè il bestiame. Lo studio di *peku e dei suoi derivati nei tre grandi dialetti in cui è
rappresentato - indoiranico, italico, germanico – porta a rivedere l’interpretazione tradizionale:
*peku designa originariamente la ‘ricchezza mobile personale’; ed è solo attraverso specificazioni
successive, che in certe lingue, ha potuto designare il ‘bestiame’ […]”

La civiltà ricostruita in base all’analisi linguistica di questo gruppo di termini del lessico base delle
lingue sarebbe quella di popoli di allevatori

Un limite sostanziale a questi tentativi di ricostruzione è posto dal fenomeno della cosiddetta
deriva semantica, cioè dagli sviluppi semantici contingenti, non prevedibili con la regolarità delle
leggi fonetiche (le quali non sono prescrittive, bensì descrivono dei comportamenti regolari
all’interno di determinati sistemi linguistici, e quindi sono ricostruibili)
La deriva semantica ci impedisce di ricostruire con certezza il significato primario dei termini dei
quali, pure, ricostruiamo lo sviluppo fonologico-morfologico

Per esempio, è indubbio che gli Indoeuropei conobbero il nome del re (gallico rīx, lat. rēx < ie.
*rēks), ma non è possibile comprendere che cosa fosse concretamente questo re nelle varie società
indoeuropee arcaiche
Dato l’arco di svariati millenni entro cui le lingue ie. si sviluppano è necessario postulare grandi
differenze nello spazio e nel tempo

Iscrizioni in fuþark antico (= elder fuþark, alfabeto runico a 24 segni)


Mostrano una lingua ancora priva dei tratti evolutivi che caratterizzeranno le successive lingue
letterarie (quindi è una protolingua, poiché ancora priva di questi tratti evolutivi)
Si tratta però di un vocabolario molto limitato: l’uso dell’alfabeto runico è contemporaneo a
popolazioni di cultura orale, perciò viene usato solo per scopi particolari (x es. redigere iscrizioni
con valore magico)

Acrofonia: la runa stessa veicola un messaggio (x es. fff significa “molta ricchezza”)
I NOMI GERMANICI
Vengono tramandati dagli autori greci e latini (Caio Giulio Cesare e Publio Cornelio Tacito) nel
periodo che precede l’inizio delle attestazioni scritte delle singole lingue (dal IV sec. per le scritture
librarie, col gotico biblico) all’interno dei loro testi testimoniano nomi di popolazioni
germaniche o nomi propri di singoli individui germanici
I nomi propri sono molto utili per la ricostruzione del vocabolario delle lingue germaniche antiche,
perché i nomi propri erano composti da due parti (due termini comuni): i nomi propri (ing. names)
dal punto di vista semantico si comportano diversamente dal vocabolario dei termini comuni (ing.
nouns) di una lingua, e sono più conservativi dei termini comuni, offrono dati rilevanti per la
ricostruzione di stadi di lingua perduti
Onomastica: scienza che studia i nomi propri

Le difficoltà interpretative riguardano le mediazioni degli informatori (parlanti altre lingue, per lo
più celtiche, che potevano sovrapporre ai nomi germanici una “patina” fonetica derivante da quelle
lingue stesse) e l’inadeguatezza del sistema grafematico greco e latino a rappresentare suoni
caratteristici delle lingue germaniche (ad es. le spiranti esito delle leggi di Grimm e di Verner)

Un’altra (quantitativamente limitata) serie di documenti utili alla ricostruzione della protolingua
germanica sono gli imprestiti germanici settentrionali in finnico (la lingua dei vicini non-indoeuropei
degli Svedesi)

Dai nomi propri si è ricostruito il lessico della protolingua che è in parte confermato dalle lingue
storiche

① (dominio), es. lat. Theudoricus


germ. *þeuðō, ‘popolo’ + *rīkaz ‘potente’

② (guerra), es. ted. Hildebrand


germ. *hilði, ‘battaglia’ + *branda- ‘spada, brando’

③ (della religione e magia), es. lat. Alboinus


germ. *alƀa, ‘spiriti degli antenati’ + *wini ‘amico’

La composizione segue le regole ancora oggi in uso nelle lingue germaniche e il “determinante”
(termine più specifico) precede il determinato (termine più generico)

Theudoricus: “potente presso il popolo”


Hildebrand: “spada della battaglia”
Alboinus: “caro ai geni tutelari della stirpe”
Attraverso i Longobardi in Italia, i Franchi in Francia e Germania, gli Anglosassoni in Inghilterra, il
nome unico germanico soppiantò il sistema dei nomi propri latini (es. Caius Julius Caesar), che nel
Medioevo venne rimpiazzato completamente da nomi germanici e da nomi cristiani

I membri dello stesso clan portavano nomi collegati da analogie formali, quali l’allitterazione (cioè
avevano la stessa iniziale), la ripetizione o la variazione dei componenti

• Il padre di Theude-ricus si chiamava Theude-mirus (*þeuðō, ‘popolo’ + *mērjaz ‘rinomato’)

• Il figlio di Hilde-brand (un eroe dell’epica) è chiamato Hadu-brand (*haðu ‘battaglia’ + ‘branda’)

• Il padre di Alboinus si chiamava Audoinus (*auða ‘patrimonio della stirpe’ + wini)

LEGGI LINGUISTICHE
Luoghi di informazioni sul livello più vicino al protogermanico:
• iscrizioni in futhark antico
• nomi propri tramandati negli autori greci e latini
• prestiti nell’antico finlandese (finnico)

Le tendenze evolutive costanti all’interno di gruppi o singole lingue, sono descritte in termini di
leggi linguistiche sono leggi descrittive, non prescrittive (descrivono una situazione, non
impongono delle regole)
Quando esse descrivono dei fenomeni peculiari esclusivi delle lingue germaniche vengono definite
isoglosse del germanico (sul piano fonologico) x es. Prima legge di Grimm (rotazione
consonantica): legge che descrive le trasformazioni sistematiche delle consonanti occlusive
indoeuropee in germanico (x es. peku diventa fehu)

Esistono “peculiarità germaniche” anche nella morfologia (che tuttavia, nelle strutture generali
corrisponde a quella indoeuropee):

• declinazione forte e debole dell’aggettivo: due modi di declinare l’aggettivo germanico, tenendo
conto che le lingue germaniche (così come quelle indoeuropee) sono lingue sintetiche o flessive,
cioè in cui una parola con l’aiuto di suffissi e desinenze può avere varie caratterizzazioni
morfologiche

• verbi forti e verbi deboli: quelli forti (irregolari) erano i verbi originali delle lingue indoeuropee e
germaniche, mentre quelli deboli (x es. in inglese, quelli con il past tense in –ed) sono delle
innovazioni tipicamente germaniche, una nuova classe di verbi che, invece di cambiare la vocale
come i verbi forti, aggiungono un suffisso in dentale
• assenza di passivo e futuro sintetico: in latino si poteva indicare se un verbo era attivo o passivo
tramite le desinenze (laudo = io lodo / laudor = io sono lodato / laudabo = loderò), ma le lingue
germaniche non hanno né passivo né futuro sintetico (quindi si ritiene che a livello di
protogermanico queste forme non ci fossero) le singole lingue elaborano varie soluzioni
perifrastiche: uniscono dei verbi ausiliari al verbo base per indicare futuro e passivo

FENOMENI LINGUISTICI PRINCIPALI


Ipotesi: fenomeni inizialmente imputati al fatto che il germanico sia la lingua di originari parlanti
lingue non ie. che vengono indoeuropeizzati ma che parlano l’ie. con delle caratteristiche delle loro
lingue d’origine

• PRIMA LEGGE DI GRIMM (rotazione o mutazione consonantica)


JAKOB GRIMM: studioso di antichità germaniche della prima metà dell’Ottocento, ci ha lasciato anche
le fiabe insieme al fratello poiché erano anche folkloristi
Descrive la trasformazione sistematica delle consonanti indoeuropee in germanico (Prima legge di
Grimm) e le mutazioni delle consonanti germaniche in Alto Tedesco, cioè i dialetti tedeschi
meridionali che sono la base del tedesco letterario (Seconda legge di Grimm)

Verbi forti e verbi deboli: due categorie verbali delle lingue germaniche

Verbi forti: verbi primari derivati direttamente da una radice verbale che distinguono le forme del
paradigma cambiando la vocale radicale secondo le regole del fenomeno dell’apofonia (in inglese
sono detti verbi irregolari)

Verbi deboli: verbi che formano il preterito unendo un suffisso in dentale (in ingl. verbi irregolari)
• LEGGE DELL’ACCENTO: RIZOTONIA (o accentazione radicale)
Rispetto alle altre lingue ie., in cui l’accento era mobile e musicale (variazione di timbro), le lingue
germaniche mostrano una tendenza a spostare l’accento mobile sulla sillaba iniziale di parola
(spesso coincidente con la radice)
L’accento da musicale (con variazioni di timbro vocalico) diventa forte ed espiratorio: tutta la forza
della pronuncia si concentra sulla sillaba accentata in inziale di parola

La fissazione radicale dell’accento suscita dei contraccolpi nel sistema fonologico (fenomeni di
fonetica combinatoria: metafonie), morfologico (riduzione o sincretismo delle forme) e infine a
livello della sintassi e della fraseologia (soluzioni perifrastiche di forme sintetiche; fissazione della
posizione degli elementi lessicali nel sintagma) e persino nella caratterizzazione tipologica delle
lingue (da lingue sintetiche a lingue analitiche)

Le sillabe poste dopo l’accento tendono a essere debolmente pronunciate, perdendo la chiarezza di
articolazione, tanto negli elementi vocalici che consonantici: ne consegue la perdita di funzionalità
delle desinenze sulle quali si basa il sistema flessivo ie.
Intervengono dei mutamenti di tipo combinatorio nelle vocali toniche (= metafonie), provocate
dalle sillabe post-toniche, ridotte o scomparse

In tutte le lingue germaniche il sistema flessivo ie. non è più funzionale ed esse si muovono
tendenzialmente (ma con differenze tra di loro) tra il polo delle lingue sintetiche (parola = più
morfemi combinati insieme, capaci di dare indicazioni morfologico-sintattiche) a quello delle lingue
analitiche (parola = morfema)
• LEGGE DI GRIMM (MUTAZIONE/ROTAZIONE CONSONANTICA/ LAUTVERSCHIEBUNG)
Le consonanti indoeuropee subiscono nelle lingue germaniche un processo sistematico di
trasformazione del modo di articolazione

① occlusive sorde (= tenui) → spiranti sorde

p > f (it. pesce, ing. fish)

t > þ (it. tre, ing. three) → þ (= thorn, un segno derivato dall’alfabeto runico, per rappresentare la
spirante interdentale)

k > h (it. corno, ing. horn)

kw > hw (lat. quod, ing. what)

② occlusive sonore (= medie) → occlusive sorde

b > p (molto raro)

d > t (it. due, ing. two)

g > k (it. ginocchio, ing. knee)

gw > kw (it. vivo (> ie * gwīwos), ing. quick)

③ occlusive sonore aspirate (= medie aspirate) → spiranti sonore/occlusive sonore (in posizione
iniziale)

bh > ƀ/b (it. fratello (> ie. *bhrātar, lat. frater), ing. brother)

dh > ð/d (it. fuori (> ie. *dhur), ing. door)

g > ǥ/g (it. ospite (= ie. *ghostis, lat. hostis), ing. guest)

ghw > ǥw/gw


• LEGGE DI VERNER (1877)
Karl Verner, linguista danese, descrive alcune trasformazioni delle consonanti indoeuropee in
germanico non coperte dalla Legge di Grimm (delle eccezioni alla Legge di Grimm): le spiega
chiamando in causa l’originaria posizione mobile dell’accento indoeuropeo

1) quando un’occlusiva sorda ie. si trovava a non essere preceduta da accento ed era tra vocali, il
suo esito invece di essere una spirante sorda era una corrispondente spirante sonora o, in posizione
iniziale, un’occlusiva sonora

x es. ie. *pətḗr (cfr. gr. patér, lat. pater) > germ. *faðar → la p diventa regolarmente f per la Prima
Legge di Grimm, ma la t non diventa una thorn, ma una dh (la corrispondente sonora della thorn)

Alle stesse condizioni, anche la spirante sorda ie. /s/ viene articolata in germ. come sonora /z/
La /z/ è una convenzione grafica usata in filologia germanica: sta a significare una “s” sonora (come
in rosa, casa) → la /z/ sonora, evoluzione germanica della /s/ sorda europea per la legge di Vermer,
non viene mantenuta nelle lingue germaniche storiche: nelle lingue germaniche occidentali e
settentrionali diventa “r”

Gli effetti della doppia azione delle leggi di Grimm e Verner si osservano nei paradigmi dei verbi
forti (a causa della variabilità della posizione dell’accento originario nei paradigmi)
Questo fenomeno, chiamato alternanza grammaticale, fu rimosso in gran parte delle lingue
germaniche da aggiustamenti analogici, ma ancora se ne osservano gli effetti nel past simple del
verbo essere inglese (was – were), dove la /r/ del plurale è evoluzione della /z/ germanica
• EVOLUZIONI DEL VOCALISMO IN SILLABA TONICA
Esistono evoluzioni strutturali sistematiche del vocalismo indoeuropeo in germanico: “evoluzioni
strutturali sistematiche” significa che si verificano sempre indipendentemente dalla posizione in cui
si trova la vocale (contrario dei fenomeni di tipo combinatorio, che accadono solo in alcuni casi,
come x es. la metafonia palatale)

Il germanico ripropone il sistema vocalico indoeuropeo: 6 vocali brevi e 5 lunghe (ǝ, a/ā, e/ē, i/ī,
o/ō, u/ū) e dei relativi dittonghi (a, e, o unite a i,u)
Ma alcuni dei suoni, nel passaggio dall’indoeuropeo al germanico, subiscono delle trasformazioni
regolari (= costanti), cioè:

• ie. *ǝ, *a, *o > germ. *a (ie. *ghostis > germ. *gastiz > ted. Gast)

• ie. *ā, *ō > germ. *ō (ie. *wāt- > germ. *wōð- > norr. Óðinn) → ð = eth: segno aggiunto
all’alfabeto latino per rappresentare una spirante sonora dentale (variante sonora della thorn), non
è un carattere runico ma è l’adattamento della “d” dell’alfabeto onciale latino

• ie. *ē > germ. *ē1 > got. ē; ags., ata., norr. ǣ/ā (ie. *mēn- ‘misurare’ > lat. men-sis ‘mese’;
germ.occ./sett. *mān- > ags. mōna ‘luna’, norr. Māni)

Per il germanico si distinguono due tipi di “e lunga”:


1) e lunga 1: si conserva solo in gotico, ma nelle lingue germaniche settentrionali e occidentali ha
un’articolazione molto più aperta e a volte si trasforma in a lunga
2) e lunga 2: l’origine non è chiara, che viene articolata come tale in tutte le lingue, salvo che
nell’area alto-tedesca, dove si dittonga e dà come esito “ie” (che in tedesco standard si pronuncia
come i lunga)

• TRATTAMENTO DELLE SONANTI INDOEUROPEE


Le sonanti ie. (le liquide *ḷ e *ṛ e le nasali *ṃ e *ṇ) sono suoni ipotetici (cioè ricostruiti dai linguisti)
meno sonori delle vocali ma capaci di portare l’accento di parola

Le sonanti vengono articolati nelle lingue ie danno un esito vocalico

• in latino danno e oppure i (il, ir, im, in)

• in greco danno esito a (alfa) → la “n sonante” era nelle lingue ie. un prefisso capace di dare valore
negativo alle parole: in greco questa funzione era rappresentata dall’alfa privativa

• in germanico il loro esito è u (ul, ur, um, un) → nelle lingue germaniche il prefisso negativo ie che
era “n sonante” dà infatti un-
ie. *ḷ, *ṛ, *ṃ, *ṇ > germ. *ul, *ur, *um, *un
• APOFONIA
L’apofonia o alternanza vocalica (ted. Ablaut) è la variazione sistematica di vocali contenute negli
stessi elementi di parola (radici, suffissi, desinenze)

Nelle lingue ie e germaniche le vocali contenute negli stessi elementi formatori possono
sistematicamente variare allo scopo di distinguere diversi significati e funzioni di lessemi e morfemi
dello stesso etimo

Due tipi di variazione

• apofonia qualitativa: cambia il timbro, la qualità della vocale (x es. lat. tego ‘copro’, toga ‘veste’)

• apofonia quantitativa: seconda in cui cambia la sua quantità (lat. fīdus ‘fedele, fidato’, foedus
‘patto’ (lat. arc. *foidos) fides ‘fede, fiducia)

I due tipi di apofonia possono coesistere all’interno di uno stesso paradigma: ciò accade nel sistema
dei verbi forti → il germanico usa l’apofonia nelle radici dei verbi forti e, a seconda di diverse
modalità di variazione apofonica, si individuano in germanico 7 diverse classi di verbi forti

Verbi forti: verbi primari (cioè derivati direttamente da una radice verbale) che distinguono le forme
del paradigma cambiando la vocale radicale secondo le regole del fenomeno dell’apofonia (in
inglese sono detti verbi irregolari)

Verbi deboli: verbi che formano il preterito unendo un suffisso in dentale (in ingl. verbi irregolari)
Verbi secondari (derivati da nomi/aggettivi, verbi o altri elementi del discorso), che non variano la
vocale radicale, ma formano preterito e participio preterito aggiungendo alla radice un suffisso in
dentale

Sotto il profilo quantitativo ci sono tre gradi della vocale:


• normale (o grado pieno: con vocale breve)
• grado zero (con scomparsa della vocale)
• grado allungato (con vocale lunga)

Sotto il profilo qualitativo l’alternanza più frequente è tra e (che qualitativamente parlando è il
grado normale della vocale) e o (grado forte della vocale)

La vocale in alternanza apofonica può trovarsi in unione con semivocali (j/w) o sonanti (ḷ, ṛ, ṃ, ṇ)
dando luogo a dittonghi → con la vocale al grado zero, sussiste solo la semivocale o la sonante
VERBI FORTI GERMANICI
Dato che in germanico la forza della pronuncia si trova nella radice, si considera l’apofonia radicale:
i verbi forti la impiegano per variare la vocale nei loro paradigmi

4 gradi apofonici:

• del presente (uguale a quello dell’infinito presente)

•del preterito singolare (=past simple inglese, forma sintetica di passato)

• del preterito plurale

• participio preterito

Avere questi 4 gradi significa che tutte le altre forme dei paradigmi verbali derivano da essi

Nei paradigmi moderni abbiamo solo 3 forme perché quella del preterito plurale è stato uniformato
per analogia al grado apofonico del preterito singolare → analogia: principio che segue uno scopo
di economia linguistica, i parlanti attuano una spontanea semplificazione dei paradigmi troppo
complicati
INTERFERENZA LINGUISTICA
Varianti prese in considerazione: gotico, anglosassone, antico alto tedesco, antico sassone e
norreno
Finora abbiamo descritto fenomeni di evoluzione genealogica delle lingue che si ritengono
imparentate, cioè che appartengono a una stessa famiglia linguistica e si differenziano per
innovazioni individuali una volta che, in seguito a vicende storiche e sociali delle comunità che le
parlavano, si staccano dal continuum linguistico originario ma non c’è solo lo sviluppo di tratti
ereditari che determina lo sviluppo delle lingue, bensì anche uno sviluppo che dipende dal contatto
linguistico, ovvero quando delle lingue vengono a trovarsi a contatto con lingue differenti, anche
appartenenti ad altre famiglie linguistiche

L’interferenza linguistica dà luogo a innovazioni sotto forma di:

• imprestiti: assunzione nuda e cruda di termini di una lingua straniera, acquisizione di materiale
lessicale dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo (x es. ing. tennis, it. tennis)

• calchi: riproduzione di lessemi della lingua di partenza con materiale lessicale della lingua d’arrivo,
(x es. ing. skyscraper, it. grattacielo; lat. spiritus sanctus, ingl. Holy Ghost)

Le relazioni reciproche tra le lingue possono definirsi secondo 3 tipologie principali:

① sostrato: una lingua scomparsa, sopraffatta da un’altra lingua, continua tuttavia ad influenzare
la lingua vincitrice nonostante sia stata da questa sostituita; una lingua scomparsa, presente in
passato in una determinata area e sostituita da un’altra lingua, interferisce con la lingua dominante

② superstrato: una lingua preponderante per motivi politici e sociali fa sentire il proprio influsso
sulla lingua subalterna (x es. sviluppo dell’inglese da parte del francese antico parlato dagli invasori
normanni dopo l’invasione normanna dell’Inghilterra del 1066, che mette fine al periodo dell’Old
English (anglosassone) e fa iniziare la fase del Middle English, fortemente caratterizzato da
imprestiti e acquisizioni dal francese perché i Normanni portano con sé il francese come lingua
ufficiale della corte)

③ adstrato: due lingue si scambiano materiali in situazione paritaria

Quindi l’evoluzione delle lingue germaniche, oltre che sull’asse verticale dello sviluppo e delle
differenziazioni dalle caratteristiche ie., è segnata dal contatto con altre realtà linguistiche, sull’asse
orizzontale
INTERFERENZA CON IL LATINO
Due momenti principali:

• dal II – I secolo a.C.: le prime interferenze, soprattutto causate da rapporti militari o commerciali,
riguardano la sfera della vita economica l’agg. inglese cheap, così come kaufen in tedesco,
vengono da un verbo latino cauponari (mercanteggiare, commerciare)

• fase della cristianizzazione: tutte le popolazioni germaniche sviluppano una lingua letteraria
successivamente alla conversione al Cristianesimo poiché tale religione introduce scritturalità e
alfabetizzazione delle popolazioni esse devono acquisire tutta la ricchissima terminologia latina
relativa al Cristianesimo che riguardava sia aspetti della vita religiosa del culto, che della dottrina e
della teologia

INTERFERENZA CON LE LINGUE CELTICHE


Influenza sulle lingue germaniche nella loro fase preistorica: le popolazioni germaniche,
espandendosi in Europa attraverso fenomeni migratori a partire da un’area molto ristretta
chiamata Cerchia Nordica (Germania settentrionale, parte dei Paesi Bassi, penisola danese, isole
danesi, Svezia meridionale e Norvegia meridionale), considerata dagli studiosi l’area in cui in età
preistorica c’era un continuum linguistico (in aree vicine) di dialetti affini tra di loro che erano
dialetti germanici, cioè mostravano le trasformazioni sistematiche dall’indoeuropeo, ed erano
mutualmente intelligibili gli uni con gli altri le aree dell’Europa meridionale in cui si espandono
erano all’epoca occupate da popolazioni celtiche molto più avanzate: ci fu influsso di superstrato
delle lingue celtiche sulle nascenti lingue germaniche (ma non ne abbiamo tracce scritte perché
erano entrambe ancora ad un livello esclusivamente orale)
PARENTELA VS INTERFERENZA
Alcune lingue ie. possiedono un termine comune per indicare una figura istituzionale che detiene
una funzione di reggenza nei confronti della società di cui fa parte: questo termine deriva infatti
dalla radice ie. *rēg- (reggere), dalla quale si formano lat. rēx (genitivo rēgis) e gallico rīx (caso
obliquo rīg-, presente in nomi propri quali Vercingetorige)

Dalla stessa radice ie. deriva un elemento *rīka-, frequente nei nomi propri germanici (ad es. in
Fede-rico, Teodo-rico) e ancora oggi vitale negli aggettivi ing. rich e ted. reich (col sostantivo
derivato das Reich ‘impero, dominio’)

Il germ. *rīka- (da ie. *rēg-) mostra regolarmente la realizzazione della I Rotazione consonantica
(= ie. *g > germ. *k), mentre la vocale della radice (germ. *ī vs ie. *ē) mostra un’interferenza dal
celtico, dove ie. *ē veniva realizzato come *ī, mentre in germ. occidentale e settentrionale ie.
*ē (> *ē1) aveva una realizzazione aperta, ossia ǣ/ā

In germanico si ha quindi non una derivazione diretta dalla radice ie., ma un’interferenza preistorica
del superstrato celtico sul germanico, nell’ambito semantico del ‘dominio’, spesso caratterizzato da
influssi del superstrato (come in ing. royal, governement, etc., derivati dal francese dei nuovi
dominatori, dopo l’invasione normanna del 1066)

Indoeuropeo *rēg- (= radice verbale) ‘reggere’ > lat. rēx ‘sovrano’


ie. *rēg- > celtico *rīg- (ie. * ē > celt. * ī)
Cfr. l’antroponimo gallico Vergingeto-rīx (= Vercingetorige)

germ. *rīka-z (ted. reich, ingl. rich)


La ī nei derivati germanici rivela una dipendenza dal celtico perché ie. *ē > germ. * ē1, che nelle
varie lingue evolve come*ā/ ǣ /ē (non ī!)

SUDDIVISIONE DELLE LINGUE GERMANICHE


In base alla presenza di particolari isoglosse interne ai singoli gruppi, le lingue germaniche sono
state suddivise dagli studiosi in 3 gruppi:

• ramo germanico orientale: rappresentato prevalentemente dai Goti e altre popolazioni, le prime a
staccarsi dal continuum germanico della Cerchia Nordica, dando vita a un movimento migratorio
verso sud est, e fu anche il primo a scomparire

• ramo germanico occidentale: inglese, tedesco e nederlandese

• ramo germanico settentrionale: svedese, danese, norvegese e islandese


IL GOTICO (ramo orientale)
Il ramo germanico orientale è testimoniato da una sola lingua letteraria oggi estinta, il gotico biblico
(= gotico), attestata in una traduzione della Bibbia realizzata nel IV sec. nella parte orientale
dell’impero bizantino, ovvero quando l’impero romano sia in Oriente che in Occidente è una realtà
politica ancora viva i codici che arrivano a noi furono copiati nel VI sec. a Ravenna, capitale del
regno ostrogoto d’Italia: infatti tra la fine del V e il VI sec. l’Italia vive in un regno
romano-barbarico, che costituiscono i nuclei primitivi delle nazioni europee moderne, che derivano
dall’insediarsi di determinati gruppi barbarici in determinate aree che precedentemente erano
state dell’impero d’Occidente (caduto nel 476 d.C. quando l’ultimo imperatore fu sostituito dal
generale barbarico Odoacre, che chiede di non essere nominato imperatore)

Dopo la caduta dell’impero, nel 493 in Italia si stanziano gli Ostrogoti, che fondano un regno
romano-barbarico con capitale Ravenna dove vennero realizzati i libri manoscritti che ancora oggi ci
testimoniano il gotico biblico (unica lingua letteraria sopravvissuta del ramo germanico orientale)

Sempre al ramo germanico orientale apparteneva una lingua minoritaria di un’enclave linguistica in
Crimea scoperta nel XVI sec. da un diplomatico imperiale fiammingo in viaggio nelle province
dell’impero turco: egli individua in questa lingua una lingua germanica simile al gotico e trascrive un
piccolo vocabolario (gotico di Crimea)

Del germanico orientale, oltre alla lingua dei Goti attestata, facevano parte altre popolazioni che
condividevano con i Goti la circostanza di provenire probabilmente dalla Scandinavia, come ancora
testimonia parte della toponomastica svedese (x es. isola di Gotland = terra dei Goti), l’area da cui
forse provenivano i Goti
Questa provenienza viene testimoniata anche da GIORDANE, storico nazionale dei Goti e ostrogoto
d’Italia, che alla metà del VI sec. scrive una storia dei Goti nella quale sostiene che essi provenissero
dalla Scandinavia ma di fatto le prime testimonianze archeologiche della civiltà gotica le
abbiamo solo nell’Europa continentale, nel territorio dall’attuale Polonia orientale all’Ucraina,
quindi non abbiamo prove archeologiche dell’origine svedese dei Goti

I Goti sono l’unica popolazione germanica orientale che ci ha lasciato testimonianze di una lingua
letteraria, ma non sono l’unica popolazione germanica orientale: noi chiamiamo Germani orientali
una serie di popoli per i quali si presume che le loro sedi originarie (cioè prima dell’inizio delle
migrazioni) fossero in Scandinavia, ma che poi compiono un movimento migratorio attraversando il
Baltico e puntando verso sud est (per questo li chiamiamo Germani “orientali”)
Altre popolazioni germaniche orientali:
• Visigoti e Ostrogoti: ad un certo punto del loro movimento migratorio, quando si trovavano
nell’area dell’attuale Romania, i Goti si dividono in due sottogruppi

• Burgundi, anche loro di origine scandinava per la testimonianza dell’isola danese che nel
Medioevo si chiamava Borgundarholm (lett. “isola dei Burgundi”) e che finiscono per stanziarsi in
un’area sud orientale della Francia (oggi detta Borgogna)

• Vandali: provenienti dalla parte settentrionale dello Jutland (penisola danese)


Attraversano la Gallia (attuale Francia) e l’Iberia (attuale Spagna) e arrivano in Nord Africa (al tempo
una colonia romana), dove stabiliscono un regno: è l’unico regno germanico fuori dai confini
europei

• Eruli: popolo che costituisce l’esercito che nel 476 mette fine all’impero romano d’Occidente

CRONOLOGIA DELLE LINGUE GERMANICHE ANTICHE


• gotico (got.): dal IV al VI secolo d.C.

• anglosassone o antico inglese (ags.): la prima fase dell’inglese come lingua letteraria, attestata dal
VII secolo d.C. (primi testi scritti dopo la conversione) all’XI secolo d.C. (1066: battaglia di Hastings,
inizio dell’invasione normanna e del Middle English)

• tedesco antico: distinguibile in due aree


Il tedesco ancora oggi è caratterizzato dal fatto che i dialetti del nord hanno un consonantismo
analogo a quello di tutte le altre lingue germaniche (il Niederdeutsch = basso tedesco): area che
non conosce un altro fenomeno sistematico di trasformazione del consonantismo che riguarda solo
l’area meridionale, cioè la Seconda rotazione consonantica (2o Lautverschiebung)

– alto tedesco antico (ata.) al sud


Area meridionale dei dialetti tedeschi (Hochdeutsch) dove si realizza la Seconda rotazione
consonantica (caratterizzato dall’isoglossa della II Lautverschiebung)
Attestato dall’VIII all’XI sec., dopo una lacuna di un secolo nell’uso del volgare

– basso tedesco antico o sassone antico (sass.a.), al nord (Niederdeutsch)


Il popolo dei Sassoni in parte era migrato in Inghilterra, in parte era rimasto nelle sedi originarie in
Germania settentrionale nel IX sec. si ha la fissazione letteraria del loro dialetto (il sassone
antico) con pochi documenti poetici chiamato
• norreno (norr.): variante più antica fra le varianti letterarie delle lingue settentrionali
In inglese detta anche Old Norse o Old Icelandic, attestata dall’XI al XV sec.
Lingua letteraria a base islandese-norvegese: tra la fine del IX e l’inizio del X sec. l’Islanda era
un’isola deserta, poi occupata da coloni norvegesi e quindi inizialmente in Islanda si parla una
variante norvegese (anche se poi nel corso della storia la condizione isolata dell’islandese, isolato
dal continuum linguistico scandinavo, farà sì che l’islandese ancora oggi sia la più conservativa fra le
lingue germaniche)
Ci dà le testimonianze più cospicue della cultura preletteraria dei Germani: la letteratura islandese è
ricchissima molto varia e originale, l’unica a conservar informazioni sulla cultura precedente alla
cristianizzazione (cultura precristiana orale degli islandesi) e molte notizie su mitologie e credenze
religiose che in altri ambiti del mondo germanico furono spazzate via dalla censura cristiana

ETÀ DELLE GRANDI MIGRAZIONI (375 – 568)


L’età iniziale della fase di grandi migrazioni (le invasioni barbariche) è chiamata in tedesco
Völkerwanderungszeit, ovvero “età delle migrazioni dei popoli” (ha quindi un’accezione più neutra
rispetto a “invasioni”)
Questo primo grande momento migratorio è importantissimo per i riflessi linguistici nella creazione
delle lingue germaniche: i vari popoli cominciano a staccarsi dalla Cerchia Nordica (dove il
protogermanico era nato dalla sovrapposizione di elementi indoeuropei su una realtà linguistica di
sostrato pre-indoeuropeo che ancora esiste nel finlandese, lingua non ie. che sopravvive in
Scandinavia) questi movimenti migratori causano lo staccarsi dal continuum linguistico
germanico e l’isolarsi di queste lingue, facendo sì che esse sviluppino caratteristiche proprie e
nascano singole lingue germaniche, intese come lo sviluppo di tratti peculiari individuali rispetto a
quelle isoglosse del germanico che rappresentano invece i tratti comuni a tutte le lingue
germaniche

L’età delle invasioni barbariche viene collocata a partire dall’anno 375 d.C., cioè l’anno dell’irruzione
degli Unni in Occidente in cui travolgono il dominio ostrogoto tra l’Ucraina e la Crimea: gli Unni
sono un popolo di cavalieri nomadi stanziati tra l’Iran e le steppe del Caucaso, fieri guerrieri a
cavallo che usano una tecnica molto avanzata di combattimento a cavallo sconosciuta ai Romani e
ai Germani e hanno quindi una forza devastante la loro migrazione in Occidente dà il via a un
“effetto domino”: fanno pressione da Oriente che comporta una serie di movimenti migratori di
altre popolazioni germaniche
L’anno adottato dagli storici per la fine delle migrazioni è il 568 d.C., cioè l’anno della calata dei
Longobardi in Italia: grandi movimenti di intere popolazioni, che talora, mescolandosi poco alle
popolazioni locali sottomesse, mantennero le loro parlate germaniche
ETÀ VICHINGA (793 – 1066)
Epicentro in Scandinavia dal IX all’XI sec.
L’inizio convenzionale viene posto nel 793 d.C., quando un gruppo di Vichinghi danesi devasta il
monastero benedettino di Lindisfarne
“Vichinghi” non è un etnonimo: i Vichinghi erano dei gruppi sociali di pirati mercanti, ovvero giovani
maschi dediti alla pirateria e alla mercatura appartenenti alle élite guerriere dei Paesi scandinavi
che danno luogo a movimenti di espansione militare di tipo piratesco in Europa arrivano fino in
Italia (i Normanni dell’Italia meridionale erano Vichinghi)
Accade che perdano rapidamente le loro lingue di origine scandinava perché quando si insediavano
in un territorio si sposavano con donne locali: i matrimoni misti sono infatti occasione di
interferenza linguistica
Le migrazioni vichinghe non comportano la creazione di realtà linguistiche germaniche stabili: i
Normanni (vichinghi di origine norvegese-danese), che nel 902 avevano ottenuto la Normandia dai
sovrani carolingi (i re di Francia dell’epoca), nel giro di poche generazioni perdono la loro lingua
perché si sposano con donne locali che parlavano antico francese quando poi nel 1066 si
stanziano in Inghilterra, vi portarono come lingua del governo l’antico francese, che aveva
soppiantato le loro parlate originarie germanico-settentrionali
L’anno adottato dagli storici per la fine dell’età vichinga è il 1066, cioè l’anno dell’arrivo dei
Normanni in Inghilterra
CESARE E TACITO
“Indoeuropeo” è una denominazione coniata dagli studiosi, mentre “germanico” proviene
dall’etnonimo “Germani”, noto a Greci e Romani dalla metà del I sec. a.C. al III sec. d.C.

CAIO GIULIO CESARE dedica ai Germani un capitolo nel suo De bello gallico: diari che egli scrive per
raccontare la sua conquista della Gallia, l’attuale Francia, nella metà del I sec. a.C.
La Gallia era abitata dai Galli, gruppi celtici: i Celti, prima dell’espansione dei Germani dal nord e dei
Romani dal sud occupavano gran parte d’Europa
Giulio Cesare racconta di aver incontrato altre popolazioni al confine del Reno culturalmente molto
arretrate che egli chiama “Germani”: prima attestazione dell’etnonimo, che indica l’unità germanica
primordiale in cui ci sono varie tribù molto simili fra di loro

PUBLIO CORNELIO TACITO: storico della fine del I sec. d.C.


Nel 98 d.C. pubblica un trattatello etnografico intitolato De origine et situ Germanorum (noto come
Germania), nel quale egli descrive le tribù germaniche come popoli con forti somiglianze
reciproche: testo importantissimo perché definisce i tratti culturali comuni di un’epoca in cui i
Germani erano ancora una realtà culturale unitaria (precristiana, politeista, cultura orale)
L’opera di Tacito è divisa in due parti, la prima concernente le tribù germaniche in generale
(considerate come unità etnica), la seconda parte è dedicata ai costumi di singole popolazioni

Gli autori classici, salvo qualche nome proprio e qualche raro nome comune, non hanno interesse
per la lingua dei Germani: soffrono di un fortissimo senso di etnocentrismo e hanno un sostanziale
disinteresse per le civiltà che sottomettevano nei testi sia di Cesare che di Tacito le
informazioni sulle lingue germaniche sono praticamente inesistenti, ma abbiamo moltissime
informazioni sulle culture germaniche
Il quadro dei due autori diverge però radicalmente nella descrizione del sistema divino dei Germani:
• Cesare dice che i Germani adorano ancora le forze della natura e praticano quindi l’animismo
• Tacito parla dei Germani come popoli politeisti che adorano dei antropomorfi, come nel sistema
del politeismo classico secondo la prof c’è una fortissima evoluzione culturale dei Germani che
si realizza nel secolo e mezzo che separa Cesare da Tacito, dovuta ai rapporti sempre più intensi che
le popolazioni germaniche hanno con il mondo romano
I GERMANI SECONDO TACITO
Società di allevatori seminomadi che conoscono forme molto rudimentali di agricoltura e
caratterizzata da stretti legami familiari: ogni individuo è sottoposto al proprio clan (in tedesco
questo genere di famiglia allargata primitiva è detta Sippe, in latino familia), un’istituzione sociale di
tipo egualitario (tutti i membri erano equivalenti) ciò comporta un particolare istituto giuridico
tipo dei Germani chiamato con il nome longobardo faida (oggi legato ai clan mafiosi): Tacito la
chiama “inimicizia”, è l’obbligo di tutti i membri di una famiglia di farsi carico della vendetta di
sangue se un loro membro veniva ferito o ucciso non è però necessario che la vendetta
colpisse sull’aggressore, ma bastava colpire un individuo qualsiasi del clan a cui apparteneva il
colpevole (come oggi accade nella mafia)
Nelle Sippe alle donne era riconosciuto un importante ruolo sociale e simbolico, nonostante esse
non godessero della piena libertà giuridica

Nell’antica società germanica descritta da Tacito ci sono dei “re” (reges), ma essi non detengono il
potere assoluto: i re sono figure simboliche rilevanti per la coesione identitaria del gruppo sociale,
ma senza potere effettivo probabilmente venivano scelti in base alle loro presunte origini
divine (Tacito dice che essi venivano eletti ex nobilitate, ossia per la grande rinomanza della loro
stirpe)
Il potere politico effettivo apparteneva all’assemblea, un organismo parlamentare primitivo (in
Tacito concilium) alla quale prendevano parte tutti gli uomini liberi, ossia i guerrieri (erano invece
escluse le donne e gli schiavi)
L’assemblea era diretta dai sacerdotes, i ministri del culto delle divinità

Esisteva un’altra istituzione sociale, che Tacito chiama comitatus: deriva da comes (etimolgia
dell’italiano “conte”), termine di natura militare che indica i commilitoni come coloro che mangiano
insieme (lat. cum + edo) erano eserciti privati, organizzazioni fortemente verticistiche (al
contrario della Sippe) in cui i guerrieri valorosi di qualsiasi tribù si aggregavano intorno ad un capo
particolarmente valoroso che doveva garantire loro protezione e a cui in cambio essi devolvevano
tutti i proventi delle loro attività belliche: questo capo era detto dux (etimologia dell’italiano “duce”
e “duca”) questi eserciti sono l’avanguardia militare delle migrazioni germaniche, l’istituzione
che scatenò le migrazioni e gli sconfinamenti entro il limes romano
Riguardo alla religione, Tacito individua nei Germani un sistema politeistico antropomorfo e chiama
le divinità germaniche con nomi romani (effetto dell’etnocentrismo classico): il fenomeno di
chiamare gli dei tribali di popoli barbarici con nomi romani è chiamata interpretatio romana
Tacito nomina tre divinità maschili

• Mercurio: nel pantheon latino non è in alto nella gerarchia, è il messaggero degli dei ma anche il
dio dei mercanti, il dio che guida le anime nel mondo dei morti e il dio inventore delle arti (x es.
scrittura) anche al suo corrispettivo germanico, Odino, è attribuita l’invenzione delle rune
Talmente importante che gli dedicano anche sacrifici umani (praticato anche nei primordi della
civiltà romana, poi rifiutata dalla Roma classica come pratica barbarica e crudele): le fonti norrene
diranno che anche Odino ama i sacrifici umani

• Iside: dea egizia il cui culto si era diffuso a Roma in età imperiale, dea lunare, oggetto di culti
esoterici molto in voga nella Roma imperiale

• Marte e Ercole

L’identità degli dei barbarici che Tacito chiama Mercurio, Marte, Ercole e Iside si ricava dalla
cosiddetta interpretatio germanica dei nomi dei giorni della settimana romani: nel momento i cui i
rapporti fra civiltà germanica e romana si intensificano è necessario stabilire delle coordinate
cronologiche per permettere la convivenza si basava sul sistema astronomico babilonese a cui
a ogni giorno della settimana era associato un pianeta del sistema solare che portava il nome di una
divinità

• Martis dies = Tuesday (giorno di *Tjwaz)

• Mercurii dies = Wednesday (giorno di Odino)

• Iovis dies = Thursday (giorno di Thor, il dio tuono)


Il dio Thor era associato sia con Ercole che con Giove: condivideva con Ercole il fatto di provocare
fulmini e tuoni lanciando il martello (Ercole invece un’asta), ma anche il fatto di essere il dio nemico
dei mostri, quindi un dio molto forte che garantisce l’ordine cosmico distruggendo delle
gigantesche creature malvage che minacciano l’ordine divino e umano analogia con l’episodio
delle dodici fatiche di Ercole in cui egli deve uccidere una serie di mostri del mito classico

• Veneris dies = Friday


Dietro Iside c’è la divinità germanica Freya
MIGRAZIONE DI CIMBRI E TEUTONI
La più antica migrazione germanica di cui abbiamo traccia e minaccia il mondo romano
Siamo due secoli prima di Cristo, quindi prima di Cesare, in un’epoca in cui la cultura classica non
aveva ancora individuato la nozione etnografica di “Germani”
Prima della prima metà del I sec. a.C., la cultura classica individuava due grandi gruppi barbarici: gli
Sciti (una popolazione di cavalieri di origine iranica stanziata nelle steppe dell’Eurasia) a Oriente e i
Celti a occidente

II sec. d.C.: i Cimbri e i Teutoni, provenienti dalla Danimarca, attraversano tutta l’Europa occupata
dai Celti e minacciano l’Italia della Repubblica romana nelle Alpi occidentali
Sono più arretrati dei Celti, subirono una grande influenza culturale da parte dei Celti, che avevano
una tecnologia militare molto avanzata grazie ad un uso avanzato dei metalli, acquisita poi anche
da Cimbri e Teutoni
Gli autori classici all’epoca, non avendo ancora individuato la nozione di “Germani”, identificano i
Cimbri con popolazioni celtiche, ma in realtà erano popolazioni germaniche provenienti dalla
Danimarca che si erano poi celtizzate attraversando l’Europa

Dalle fonti storiche sulla migrazione di Cimbri e Teutoni, vediamo che ci sono caratteristiche
culturali e religiose che li associano ai Celti: dopo una vittoria, delle vecchie sacerdotesse
compissero un sacrificio umano facendo scorrere il sangue dei prigionieri di guerra in un grande
calderone, dove esse preparavano una pozione magica (questi calderoni magici erano tipicamente
celtici) un oggetto di provenienza celtica simile a quello che possiamo immaginare in questo
rito è conservato è il Calderone di Gundestrup del II sec. a.C. proveniente dalla Danimarca
Gli etnografi chiamano questa manipolazione dei corpi dei nemici vinti cannibalismo rituale: x es. i
Longobardi usavano i crani dei nemici uccisi per creare dei boccali con oro e pietre preziose
Mangiare il nemico significa impossessarsi della sua forza

L’ORIGINE DELLE RUNE


Intorno al 102 a.C. Cimbri e Teutoni vengono sconfitti dal generale condottiero CAIO MARIO lungo i
confini delle Alpi occidentali
Le fonti storiche riferiscono che, quando essi furono sbaragliate da Mario, fecero una
“contromigrazione”: se ne tornano in Danimarca importante per noi perché ciò ci dà la
possibile testimonianza storica del contatto che permette l’origine delle rune: è un sistema
scrittorio germanico, ma le scritture non si inventano ma si mutuano, si ricevono da qualcuno e si
adattano, perciò anche le rune non sono state inventate ex novo, bensì sono la rielaborazione di un
tipo di scrittura chiamata alfabeti venetici o nord-etruschi (“alfabeti” perché siamo in epoche
lontanissime dagli standard sia scritti che parlati)
Abbiamo vari tipi di questa scrittura attestati soprattutto in Veneto: nell’attuale città di Este c’era il
santuario della dea Reitia, dove si praticava una scrittura epigrafica sacrale usando gli alfabeti
venetici o nord-etruschi

Questi dialetti sono una variante dell’alfabeto latino, il quale era una variante dell’alfabeto greco, il
quale era una variante di un alfabeto fenicio, quindi semitico (gli alfabeti non si inventano, ma si
ricevono e si adattano)
L’alfabeto venetico ha maggiori affinità nel ductus (tracciato delle lettere) e nelle funzioni stesse
delle lettere con le successive rune: l’ipotesi degli studiosi è che Cimbri e Teutoni impararono ad
usare quest’alfabeto e poi nella loro contromigrazione la riportano nelle sedi originarie, cioè in
Danimarca e in Scandinavia meridionale

ELMO DI NEGAU
Ritrovato insieme a un tesoretto di elmi sepolti a Negau, in Stiria (oggi Slovenia): copricapi di
metallo cultuali usati da sacerdoti celtici nei secoli prima di Cristo (quindi 450 – 350 a.C.), seppelliti
intorno al 50 a.C. (poco prima che i Romani occupassero la regione): in tempi di instabilità politico-
militare, era molto frequente la pratica di seppellire i tesori per salvarli dagli invasori

Sul bordo di uno degli elmi (Negau B) c’è un’iscrizione in alfabeto nord-etrusco apposta in un
momento successivo alla realizzazione dell’oggetto: il contenuto linguistico di quest’iscrizione viene
spiegata con delle parole germaniche harikastiteiva (“al dio/sacerdote dell’esercito dei
mercenari”):

• hari (gruppo di guerrieri, esercito): etimologia del tedesco heer: qui è intervenuto il fenomeno
della metafonia palatale (la i lunga ha provocato il passaggio da a ad e)

• gasti (ospite): in inglese guest per metafonia palatale

• teiva: adattamento germanico della parola indoeuropea deiuos (dio celeste), etimologia del latino
deus e del greco Zeus

Iscrizione di carattere religiosa in caratteri nord-etruschi ma il cui contenuto linguistico è


germanico: testimonianza del fatto che i Germani usassero gli alfabeti nord-etruschi per le loro
scritture e della derivazione delle rune da un alfabeto nord-etrusco
Cap. 10 della Germania – Tacito
Tacito dice che tutte le popolazioni germaniche sono interessate alla divinazione e alle profezie e
descrive un rito in cui usa il termine notae, che in latino indica un carattere non latino all’interno dei
caratteri dell’alfabeto latino, chiamati invece litterae
Tacito dice che un modo dei Germani di trarre le profezie era prendere il ramo di un albero
frugifero, dividerlo in bastoncini, incidere una nota (un segno) su ognuno; essi poi venivano buttati
a caso su una veste bianca, il sacerdote ne sceglieva tre e leggeva la profezia
Acrofonia: oltre al valore fonologico, le rune ne hanno anche uno concettuale che si riferisce a una
parola che esprime un concetto (x es. fehu significava “bestiame”, “ricchezza” e la runa ripetuta tre
volte simboleggiava ricchezza fff)
L’alfabeto runico si chiama futhark
I nomi delle rune si rifanno al mondo naturale e divino e indicano positività o negatività

FIBULA DI MELDORF

Spillone caratteristico dell’abbigliamento romano e poi adottato dai Germani


Più antico documento runico (inizio del I sec.)
Meldorf è una località estrema meridionale della penisola delle Rutland
Reca un’iscrizione, ma gli studiosi non sono concordi nel dire che si tratti veramente rune o di un
altro tipo di scrittura

PETTINE DI VIMOSE

Iscrizione senza dubbio runica, risalente al 160 d.C. ed è la più antica iscrizione runica esistente
insieme alla Fibula di Meldorf
Contiene una sola parola, harja (esercito)

CORNI DI GALLEUS

Jutland, Danimarca, circa 400 d.C.


Corno potorio (usato per bere nei banchetti) con inciso il dio celtico dalle corna di cervo chiamato
Cernunno: la muta delle è simbolo del continuo ciclo di vita e morte della natura
Le decorazioni sul corno (figura a destra) mostrano motivi presenti già secoli prima nel Calderone
di Gundestrup
Non esistono più perché furono rubati e fusi
Reca l’iscrizione hlewagastiz holtijaz horna tawido (“Hlewagast di Holt ho fatto il corno”)
IL CRISTIANESIMO
La scrittura epigrafica del futhark coesiste ancora con la civiltà orale comune a tutti i Germani,
perché prima della conversione essi tramandavano la loro cultura attraverso mnemotecniche e non
possedevano la scrittura tutto ciò cambia con la conversione al Cristianesimo: esso, insieme
all’Ebraismo e all’Islamismo, è una religione del libro (Dio parla con i fedeli attraverso i testi scritti)

Nasce in Palestina come corrente dell’Ebraismo nell’epoca di occupazione romana in Palestina, poi
si espande in tutta l’area greco-romana del Mediterraneo affermandosi per prime nelle città
Per differenziarsi dai rotoli della Torah ebraica, i Vangeli adottano il codice, la forma tipica del libro
medievale su pergamena il libro è essenziale per la nascita delle comunità cristiane: esse
parlano in greco, i Vangeli sono in greco poiché il Cristianesimo si diffonde inizialmente in un
mondo Mediterraneo culturalmente e linguisticamente grecizzato, poi vengono tradotti in latino e,
con molta resistenza, anche nei volgari (Riforma protestante)
Il Cristianesimo porta l’affermazione della scrittura presso i popoli barbari e all’affermazione del
manufatto libro nella forma codex
Molto presto iniziano traduzioni anche in altre lingue importanti dell’impero, tra cui il gotico
(traduzione operata nel IV sec. d.C.)
IV sec.: trionfo definitivo del codice come forma letteraria

COSTANTINO: rende legale il Cristianesimo, inizia il culto delle reliquie (oggetti o parti del corpo dei
santi, anche se molto spesso erano false)
Fonda una biblioteca a Costantinopoli che favorisce il passaggio dei testi dal rotolo al codice grazie
al fatto che Costantino fa copiare i rotoli sui codici
Nicea, 325: Costantino indice il Primo Concilio Ecumenico che condanna l’arianesimo, una variante
del Cristianesimo seguita dai Goti

391: l’imperatore Teodosio il Grande proclama il Cristianesimo religione di Stato e religione


obbligatoria tramite l’editto di Milano inizia un fortissimo conflitto in seno alla società romana
con forti sopravvivenze di paganesimo
Gli dei pagani non sono depositari di una morale unica, bensì con loro si ha un rapporto personale,
dipende da chi si rapporta con loro: il Dio cristiano invece è detentore di una morale unica, è lui che
detta legge e tutti la devono seguire

Nel momento in cui le varie popolazioni dell’Impero cominciano a convertirsi al Cristianesimo, ciò
comporta anche l’assunzione della scrittura, poiché era necessaria alle comunità per ricopiare e
leggere il Vangelo ed essere così veramente cristiane
La scrittura tuttavia diventa presto solo appannaggio degli uomini di chiesa, mentre cresce
l’analfabetizzazione della popolazione
ROMÀNIA GERMANICA
Area che comprende Italia, Francia, Spagna: sono Paesi linguisticamente neolatini, ma nella loro
storia nazionale hanno avuto dei regni romano-barbarici, ovvero regni che sorgono dopo il
disfacimento dell’Impero romano nei luoghi in cui c’era stato l’Impero per iniziativa di aristocrazie
guerriere germaniche (x es. regno dei Franchi in Francia, dei Longobardi in Italia e dei Visigoti in
Spagna e parte dell’attuale Portogallo)

410 d.C.: sacco di Roma da parte dei Visigoti sotto il re Alarico


L’emergenza politica del sacco fa temere a Roma la minaccia dei barbari: l’Impero era molto grande
e l’esercito romano è costretto a importare moltissimi barbari e a richiamare le truppe dalla
Britannia e ciò fa sì che la Britannia (romanizzata e convertita al Cristianesimo) rimanga senza
controllo romano
Una volta che i Romani andarono via, in Britannia ricominciarono le guerre civili e vengono chiamati
dei mercenari Angli e Sassoni: inizio della germanizzazione dell’Inghilterra

Morto Alarico in Calabria, i Visigoti risalgono la penisola, passano in Gallia e fondano un regno nel
sud della Gallia, passano in Spagna e fondano un regno a Toledo
Gli Ostrogoti

GOTI
Getica: opera storica che ci dà informazioni sulla storia dei Goti, scritta nel VI sec. da un vescovo
goto di nome GIORDANE ma non ha inventato lui questa storia, bensì i Getica sono l’epitome
(= riassunto) di una Storia dei Goti perduta di CASSIODORO, un senatore romano che aveva
collaborato con i sovrani ostrogoti in funzione di secretarius (una sorta di primo ministro)
Opera che fa parte del genere storiografico mediolatino (scritto in latino medievale) delle origines
gentium: storie in cui autori dotti raccontano le origini preistoriche dei loro signori barbari
Genere molto importante perché questi storici dotti, poiché la preistoria di questi popoli non era
nota alle fonti storiche romane, si fanno raccontare leggende orali da questi stessi barbari: perciò le
storie sono vicende che appartengono alle leggende tribali dei popoli

Le origines gentium collegano le nazioni barbariche emergenti (che non avevano una storia scritta)
alla storia del mondo secondo la visione classica e cristiana: così i Goti trattati nella storia di
Cassiodoro/Giordane vengono identificati con i Getae (per questo l’opera si intitola Getica) una
popolazione antica di stirpe tracica, stanziata nel IV sec. a.C. a nord della foce del Danubio (in una
regione che all’epoca dei Goti fu chiamata Dacia e fu occupata dai Goti stessi)
Episodi e motivi di questi testi mediolatini verranno rielaborati più tardi nell’epica delle tradizioni
volgari germaniche e le figure della storia diventeranno personaggi letterari molto tipizzati e con
molti anacronismi x es. il re ostrogoto Teodorico, che aveva strappato l’Italia a Odoacre,
diviene la figura di un grande esule che trova rifugio presso la corte dell’unno Attila (i due in realtà
non erano contemporanei e non si erano mai potuti incontrare)

Vengono probabilmente dalla Svezia, come dimostra la toponomastica svedese (isola Gotland)
Attraversano il Baltico e migrano verso sud-est: per questo si chiamano Germani orientali
Fra II e IV sec. si separano in due gruppi:
• Visigoti: quelli più a Occidente, ad un certo punto accolti nell’Impero con il ruolo di federati, cioè
barbari con il compito di difendere il confine da altri barbari
• Ostrogoti: cadono sotto l’influenza degli Unni

Nel 375 d.C. gli Unni irrompono in Occidente e mettono fine al regno ostrogoto tra l’Ucraina e il
Mar Nero: inizio dell’età delle invasioni barbariche
Il principe ostrogoto TEODORICO viene dato come ostaggio all’imperatore bizantino: i Goti, per
dimostrare la loro buonafede in un trattato di pace, danno il principino come garanzia
all’imperatore come ostaggio
Nel 476 il principe germanico ODOACRE aveva deposto l’ultimo imperatore dell’Impero romano
d’Occidente e aveva fondato un regno di Germani orientali in Italia, per lo più Eruli e Sciri, ma non
aveva chiesto le insegne imperiali Teodorico viene incaricato dall’imperatore di liberare l’Italia:
nel 493 Teodorico sconfigge Odoacre a Ravenna e fonda il Regno romano barbarico d’Italia (che
dura fino al 552 – 555, quando viene riconquistato dall’imperatore Giustiniano)

I Goti seguivano una forma particolare di religiosità cristiana diversa da quella di Roma, ovvero
l’arianesimo, dichiarato eretico dal Concilio di Nicea il fatto che i Goti fossero ariani e la
popolazione locale d’Italia seguisse invece il culto romano è momento di difficoltà d’integrazione
L’arianesimo semplificava il dogma cristiano della Trinità: umanizzano Gesù, poiché per dei popoli
barbari era più comprensibile poiché non educati alla filosofia

Nell’Italia ostrogota si praticava la nazionalità della religione, cioè i Romani seguivano la religione
romana e i Goti quella ariana: inizialmente c’era quindi una politica di tolleranza da parte di
Teodorico, poi nel tempo diventerà intollerante e persecutoria

Nel 455 i Vandali (un popolo germanico orientale convertito al cristianesimo gotico-ariano),
salpando dall’Africa settentrionale, dove si erano insediati, mettono a sacco Roma
FRANCIA
In Francia era un’area a base etnica celtica (Galli) che era stata romanizzata da Cesare, e dopo la
caduta dell’Impero, si era ritrovato con piccoli potentati barbarici (Burgundi, Visigoti…)
Nel nord dell’area francese (gli odierni Paesi Bassi) cominciano a manifestarsi i Franchi: si
espandono verso sud seguendo il bacino del Reno, sottomettendo altri popoli

CLODOVEO: primo re franco, sposa una principessa cattolica burgunda che lo convince a convertirsi al
Cristianesimo romano intorno al 466 importantissimo perché si stabilisce un’alleanza con il
papato, che sarà evidente in tutta la storia dei Franchi
Tutto il popolo accetta il Cristianesimo secondo la confessione cattolico-nicena, mentre le
popolazioni germaniche confinanti (i Visigoti in Iberia e i Burgundi nella Francia sud-orientale)
seguivano la confessione ariana
La Francia, avendo un fortissimo elemento etnico locale di Galli ormai romanizzati che parlavano
latino, svilupperà come lingua nazionale una variante neolatina (il francese): si sviluppa quindi una
parlata romanza, non germanica

LONGOBARDI
Il periodo delle grandi migrazioni o invasioni barbariche termina nel 568 con lo stanziamento
dei Longobardi in Italia inizia anche il Medioevo italiano
Mentre i Goti avevano avuto tolleranza verso le culture locali e avevano intrapreso una politica
intelligente di integrazione della classe dirigente romana, i molto più arretrati e violenti Longobardi
non cercano affatto una mediazione
Al loro arrivo in Italia essi sono ariani, in quanto probabilmente erano stati convertiti all’arianesimo
dai Goti: in Italia trovano un importante potentato, lo Stato della Chiesa tale presenza fu la
causa di un radicalizzarsi anti-romano dei Longobardi: nel corso della storia ci saranno sempre due
tendenze da parte dei re Longobardi, ovvero quelli più ostili nei confronti della Chiesa rimarranno
ariani, altri diventeranno cattolici la presenza del papato nel cuore dell’Italia impedisce l’unità
Nel 774 il Papa per chiama i Franchi in Italia per mettere fine al regno longobardo
ALTRI GERMANI ORIENTALI

Oltre ai Goti (la sola popolazione orientale che sviluppò una lingua scritta), i più importanti tra gli
altri gruppi orientali furono:

• Burgundi (che provenivano presumibilmente dall’isola danese di Bornholm, che nel Medioevo era
chiamata Borgundar-holmr = “Isola dei Burgundi”), i quali lasciarono il loro nome alla Borgogna
(ingl. Burgundy, fr. Bourgogne)

• Vandali (provenienti dallo Jutland), i quali attraversando la Germania, la Francia e la Spagna, si


stanziarono in Nord Africa, intorno a Cartagine, e alla fine furono sopraffatti dall’imperatore
Giustiniano il Grande nel VI sec.

• Eruli (provenienti dalle isole danesi), che nel 476 (alla caduta dell’Impero romano d’Occidente e
data convenzionale di inizio del Medioevo) assunsero il regno d’Italia: gli Eruli non diedero vita a
regni stabili, ma la loro fama fu duratura presso le popolazioni germaniche del Medioevo

Le nostre conoscenze delle lingue dei Germani orientali si limitano ai nomi propri e a pochi termini
comuni testimoniati in testi greco-latini, soprattutto nelle raccolte di leggi, che pur se scritte in
latino ci danno informazioni sugli istituti giuridici propri di queste popolazioni

LA LINGUA GOTICA
La conversione delle popolazioni germaniche orientali al Cristianesimo fu fondamentale per il
passaggio dalla civiltà orale a quella scritta: il riflesso di tale conversione è l’adozione del
Cristianesimo ariano e, nel IV sec., della creazione della prima lingua letteraria germanica (il gotico)
con la traduzione della Bibbia in gotico
Lingua attestata dal IV al VI sec.

Il gotico si manifesta in una traduzione della Bibbia (redatta a partire dal modello greco) da parte
del vescovo gotico VULFILA, il quale inventa anche l’alfabeto gotico (modellato su una scrittura
libraria maiuscola greca alla quale aggiunge i caratteri tratti dalle rune e dall’alfabeto latino, usato
esclusivamente per i testi gotici)
Il gotico è quindi una scrittura maiuscola adattata dall’alfabeto greco

Il gotico biblico è trasmesso da pochi codici pergamenacei redatti in Italia nel VI sec, tutti, salvo uno,
palinsesti e frammentari viene poi fissata in scrittura in manoscritti redatti probabilmente
nell’Italia ostrogota nel VI sec.
EVOLUZIONE DELLA SCRITTURA ALFABETICA

Tutti gli alfabeti mediterranei risalgono ad un alfabeto semitico: di questo tipo di scrittura ci sono
diverse realizzazioni tra l’antichità e il Medioevo

Nell’antichità abbiamo
• capitale: le maiuscole
• corsive: per usi privati

Con il passaggio dal rotolo al codice si affermano nuove scritture maiuscole


• onciale: in ambiente latino
• gotica

Nel Medioevo abbiamo


• minuscole regionali: serie di scritture minuscole quando l’Impero romano cade, ogni area
non più sottoposta al controllo romano sviluppa delle proprie scritture minuscole

CODEX ARGENTEUS
Redatto nel VI sec.
Testimone più importante della Bibbia gotica, esempio più importante di codice cristiano
tardoantico e unico codice della tradizione antica non palinsestato (= con la scrittura cancellata e
poi riscritto)
Manoscritto su pergamena scritto in gotico antico, oggi conservato a Uppsala (Svezia) il più
importante manoscritto della tradizione gotica: trasmette i quattro Evangeli, secondo un testo in
cui appaiono influssi dell’Arianesimo moderato di Vulfila
Porpora: dimostra che era un manoscritto per una committenza di ruolo sociale molto alto
(probabilmente la corte ostrogota di Ravenna)
L’inchiostro usato è argentato e ha rubriche in inchiostro dorato rubriche: parti scritte in
inchiostro diverso, di solito rosso, per segnalare l’inizio di nuovi testi o di nuovi capitoli
La sua scrittura appartiene al gruppo delle scritture maiuscole, ovvero che stanno dentro un
modulo bilineare ed è una scriptio continua, cioè non ci sono spazi fra le parole né punteggiatura

Sappiamo che nel Medioevo in età carolingia (VIII – IX sec.) era in Germania, poiché Carlo Magno
(imperatore dei Franchi) aveva una venerazione per la cultura gotica perché i Goti erano stati il
primo regno germanico e cristiano (e Carlo Magno era un imperatore germanico e cristiano)
Dopo la Guerra dei Trent’anni passa alla Svezia perché un generale svedese vuole nobilitare le
origini del proprio popolo identificandolo con i Goti, dal momento che essi probabilmente venivano
dalla Svezia meridionale
CODEX BRIXIANUS
Codice “gemello” del Codex Argenteus, sempre su pergamena purpurea con caratteri argento e
oro, ma trasmette la traduzione latina (non gotica) dei Vangeli
Si ritiene che i due siano state copie separate di uno stesso Evangeliario bilingue gotico-latino
Si ritiene che i due codici gemelli siano stati redatti in uno scriptorium di Ravenna: infatti da uno
scriptorium ravennate del VI sec. proviene un manoscritto in maiuscola latina dello storico Orosio,
che reca la firma dell’editore Viliarith, che si fregia dell’epiteto gotico di bokareis (= librarius)
Nella Ravenna ostrogota c’è una cultura mista gotico-romana e una pacifica convivenza tra seguaci
del Cristianesimo romano e ariani

LA REALIZZAZIONE DEL CODEX


Il luogo dove venivano copiati i codici manoscritti è detto scriptorium: a partire dall’Alto Medioevo
si troveranno prevalentemente all’interno dei monasteri, poiché tutta la cultura scritta nel
Medioevo verrà assorbita nei grandi ordini monastici
Fra tardo antichità e Medioevo la società laica diventa ampiamente analfabeta: c’è regressione
rispetto al periodo romano
I monasteri erano attività socioeconomiche autosufficienti: all’interno c’era la schola (istituzione
educativa), che gestiva tutti i livelli di educazione dei monaci la scuola necessitava delle
biblioteche e dei libri: anche le biblioteche per qualche secolo sopravvivono solo all’interno dei
monasteri ed erano ad uso esclusivo dei monaci

Per la realizzazione di un codice pergamenaceo, uno scriptorium doveva avvalersi di varie figure
professionali e di varie fasi di lavoro
• il parcamenarius preparava il materiale scrittorio
• si piegavano le pelli per creare fascicoli/quaderni (binio, trinio, quaternio)
• si predisponeva la pagina per la scrittura: foratura e rigatura (layout)
• trascrizione del testo (opera degli amanuensi/scribi)
• aggiunta di incipitarie, titoli, illustrazioni (opera di miniatori/decoratori)
• revisione editoriale (opera del magister dello scriptorium, che svolgeva un ruolo simile a un
editor moderno)
• rilegatura: nel corso del tempo, molti codici vennero rilegati più volte e, in quest’occasione ara
facile che si perdessero foglio fascicoli (= lacune nel codice) e parti di testo scritto venissero tagliate
via nella rifilatura
• numerazione (per chartae, distinguendo recto e verso), colophon e marginalia (annotazioni nei
margini bianchi da parte di studiosi o dei proprietari del manoscritto permettono di risalire al
luogo e alla data della realizzazione del manoscritto: gli scribi infatti non li mettevano mai)
Nel Medioevo il lavoro di scrittura non è più un’attività servile gestita da schiavi, bensì per i monaci
è un’attività devozionale uno dei principi dell’ordine benedettino (ordine che prevale nell’Alto
Medioevo): San Benedetto aveva espresso il motto “ora et labora”, implicando che l’attività
manuale è alla stregua della preghiera monachesimo attivo: questi monaci non si limitano solo
a pregare, come invece facevano i monaci mistici delle origini cristiane

I manoscritti medievali sono fonte per noi anche della maggior parte dei testi dell’antichità latina:
trascritti nei monasteri medievali da papiro su codice di pergamena

PRODUZIONE E CONSERVAZIONE DEI LIBRI NEL MEDIOEVO


Nel VI secolo in Occidente ci sono varie congregazioni monastiche implicate nelle tecniche di
conservazione della memoria culturale, precorrendo il monachesimo benedettino

• VIVARIUM DI CASSIODORO
Cassiodoro: ricco senatore e ministro del re Teodorico
Quando nel 550 circa l’imperatore bizantino mette fine al regno ostrogoto, Cassiodoro abbandona
Ravenna e fugge in Calabria, dove fonda il Vivarium: in esso la vita dei monaci era incentrata
sull’attività intellettuale: studio, redazione e conservazione dei manoscritti

Cassiodoro inventò e codificò il sistema delle Sette arti liberali (l’intero arco degli insegnamenti
scolastici nel mondo tardoantico) per trasmettere ai posteri gli auctores (gli autori e le opere latine
particolarmente influenti sulla successiva spiritualità cristiana) con l'insegnamento e i manoscritti
Le Sette arti liberali erano costituite dal Trivio (= discipline linguistiche), ossia grammatica, rhetorica
e dialectica, e dal Quadrivio (= discipline matematiche), ossia arithmetica, geometria, astronomia e
musica

• MONACHESIMO IRLANDESE
L’Irlanda non fu mai occupata dai romani né germanizzata (infatti era celtica), ma nel corso dell’Alto
Medioevo Irlanda e Inghilterra condivisero lo stesso tipo di scrittura (minuscole insulari)
I monaci irlandesi erano dediti a missioni lontano dall’Irlanda che li portarono a fondare monasteri
in tutta Europa (x es. monastero di Sangallo, monastero di Bobbio)

L’Irlanda non era stata occupata dai Romani, ma la cultura latina l’aveva raggiunta con successo
attraverso la missione del britanno PATRIZIO
Dalla seconda metà del V sec., i monasteri irlandesi sorsero nelle proprietà dei clan più facoltosi, la
cultura monastica cristiana fu integrata nella società aristocratica tribale, i cui membri più eminenti
divennero abati (i “sovrani” dei monasteri medievali)
L’attività missionaria era dovuta all’iniziativa individuale di monaci ed eruditi “gaelici” (che in lat. si
chiamavano Scotti, perché questo etnonimo nel Medioevo indicava la civiltà celtica in Irlanda e
Scozia occidentale) importantissimi perché tra la fine del VI e l’inizio del VII sec. fondarono
chiese nell’Inghilterra del nord pagana e convertono gli Anglosassoni del nord (x es. COLOMBANO)

I monasteri irlandesi vennero fondati a partire da una donazione di terre ad un religioso


proveniente da una nobile famiglia locale, il quale ne diveniva abate: il monastero diveniva quindi il
centro spirituale della comunità e del clan

I monasteri irlandesi furono centri di insegnamento anche per i laici e centri di diffusione della
lingua latina e delle tradizioni celtiche: uno dei principali lavori dei monaci consisteva nella
copiatura dei codici e vi si sviluppò uno stile scrittorio ‘insulare’ (= delle Isole Britanniche) che fiorì
tra Irlanda e Inghilterra

La vita monastica si svolgeva in comunità, sebbene l’eremitaggio fosse considerato la forma più alta
di devozione: nelle vite dei santi irlandesi si fa menzione di monaci che si recavano lontano dal
monastero per vivere in isolamento e i monaci eremiti compivano viaggi solitari in terre inospitali e
remote (peregrinatio), che li portarono fino all’Islanda (ancora disabitata)

IL MONACHESIMO BENEDETTINO
Fondato nel 529 da SAN BENEDETTO DA NORCIA eredita da queste due precedenti istituzioni monastiche
un interesse molto forte per l’attività letteraria
I monaci erano obbligati alla stabilitas loci, ovvero dovevano rimanere nello stesso luogo salvo
ordini diversi dell’abate
Si diede la regula sancti benedicti, una legge tassativa che regola un’organizzazione fortemente
verticistica e gerarchica del monastero tale sistema gerarchico fu riutilizzato durante il regno di
Carlo Magno, che instaurò un potere monarchico e autocratico (il sovrano è emissario di Dio in
terra): il monachesimo benedettino era molto congeniale all’ideologia e alla politica di Carlo Magno
Egli fondò una scuola di palazzo: è lo stesso palazzo imperiale a contenere dentro di sé un centro
culturale (unico esempio di centro “profano” al di fuori dei monasteri)

Fino al 1000 circa l’ordine benedettino prevarrà deterrà il monopolio del sistema educazionale e
della produzione e conservazione dei libri dall’XI sec. in poi si crearono ordini riformati,
monasteri “familiari” delle dinastie principesche, scuole cattedrali, università
Graduale sviluppo delle cancellerie (centri di scrittura) presso le corti profane (il fenomeno si
compirà solo all’inizio dell’età moderna)
Venivano copiati in primo luogo i testi religiosi e in generale le opere latine: i manoscritti
sopravvissuti (che rappresentano solo una parte di quelli effettivamente realizzati, data l’alta
percentuale di perdite, dovute a guerra, cataclismi, deliberata distruzione) appartengono
prevalentemente a queste categorie

La scrittura volgare emerse gradualmente e in modo non omogeneo, solo quando fu sostenuta da
forti interessi politico-propagandistici: ai primordi di tutte le tradizioni linguistiche germaniche
abbiamo traduzioni di testi sacri latini destinate in primo luogo all’insegnamento della scuola

INGHILTERRA ANGLOSASSONE
La storia della lingua inglese è suddivisa in 3 periodi:

• 445/449 – 1066: inizia con l’invasione della Britannia da parte di popoli linguisticamente
germanici (tra cui gli Anglosassoni) e termina con la fine dei regni anglosassoni poiché l’Inghilterra
meridionale viene occupata da un’aristocrazia guerriera proveniente dalla Normandia (Francia
settentrionale), ovvero i Normanni (ormai francesizzati nella lingua pur essendo germanici) che
vincono la battaglia di Hastings

• 1066 – età della riforma (Middle English): dopo il 1066 per alcuni secoli la lingua della corte
diventa il francese e l non viene scritto più ma solo parlato dal popolo
Situazione di trilinguismo: francese a corte, dialetti anglosassoni fra il popolo e latino nella Chiesa

• Modern English: base dell’attuale standard inglese, Cuxton pone le basi per lo standard

① Il mondo anglosassone come realtà etnica inizia nel 445 – 449, quando pirati mercenari
germanici provenienti dal continente appartenenti alle popolazioni degli Angli (penisola danese),
Sassoni (Germania settentrionale) e Uti (penisola danese) fino ad allora la Britannia era
romanizzata e convertita al cristianesimo

② La nascita del volgare anglosassone è invece databile alla fine del VII sec., quando inizia la
fissazione scritta di tali volgari dopo la conversione il re del Kent per primo fa mettere per
iscritto le leggi del suo popolo nel dialetto del Kent: fatto molto importante perché la lingua
tradizionale per scrivere le leggi altrove in Europa era sempre stata esclusivamente il latino
(dimostrazione del fatto che l’Inghilterra anglosassone fa un uso identitario, nazionalistico del
volgare scritto)
IL CRISTIANESIMO INSULARE
BEDA, “Storia ecclesiastica delle genti degli Angli” (735):

Opera che enfatizza il percorso degli Anglosassoni da nazione pagana a nazione cristiana
Secondo il racconto di Beda l’invasione del V sec. fu condotta da due fratelli, HENGIST E HORSA
(due gemelli, come Romolo e Remo, i cui nomi significano entrambi “cavallo/stallone”, forse per il
ricordo di antichi animali totemici) che discendevano da una stirpe il cui capostipite era stato un
certo Woden (ossia la versione ags. di *wōð-an-a-z, ovvero Odino)
Nella cultura cristiana anglosassone (Beda era un monaco benedettino anglo e Dante lo ricorda nel
Paradiso tra i Padri della Chiesa) la memoria delle antiche credenze religiose pre-cristiane
sopravvive, ma viene trasformato in storia fittizia e gli antichi dei figurano tra gli antenati dei grandi
re cristiani (cultura tribale = elemento dell’identità nazionale)

Causa della migrazione: Beda racconta che le legioni romane avevano abbandonato l’isola dopo il
410 a causa dell’emergenza militare provocata dai Visigoti in Italia dopo la morte di Stilicone,
generale vandalo e reggente dell’Impero
Le legioni romane in Britannia vengono richiamate in Italia per difenderla, così la Britannia rimane
senza truppe: emergono quindi conflitti locali tra piccoli re britannici e gruppi barbarici provenienti
dal Continente (Angli e Iuti dal sud e dal nord della penisola danese e Sassoni dalla Germania
settentrionale) vennero ingaggiati come mercenari dai sovrani celtici di Britannia in continuo
conflitto

Beda racconta che dopo circa un secolo di lotte caotiche, alla fine del VII secolo i popoli
anglosassoni avevano organizzato il territorio conquistato in forma di eptarchia (= 7 regni)
• gli Angli si erano stanziati nel Nord e avevano formato i regni di Northumbria (a nord
dell’Humber), di Mercia (cioè la regione di confine con le aree meridionali dominate dai Sassoni) e
dell’Anglia Orientalis
• gli Iuti si erano stanziati nel Kent
• i Sassoni nei tre regni del Sussex (Sassoni meridionali), Essex (Sassoni orientali) e Wessex (Sassoni
occidentali)

Quando parliamo di anglosassone (= lingua dei documenti letterari scritti in Inghilterra fra la fine del
VII sec. e l’XI sec.) abbiamo 3 dialetti letterari (sassone, anglo e kentiano), tra cui prevale il
sassone occidentale: all’inizio l’egemonia culturale era stata al nord, nei regni angli, ma tra la fine
del VI e l’inizio dell’VII sec. i regni del nord soffrono una gravissima crisi politico-militare dovuta a
una nuova ondata migratoria proveniente dalla Scandinavia, ovvero quella dei Vichinghi
CI sarà uno spostamento del baricentro politico e culturale al sud, soprattutto intorno al regno del
Wessex: per iniziativa dei re del Wessex e per i monasteri lì presenti furono trasmessi dei
manoscritti contenenti testi in anglosassone
All’arrivo in Inghilterra Angli, Sassoni e Iuti sono pagani e illetterati: alla fine del VI sec. e al principio
del VII i regni anglosassoni, ancora pagani, ricevettero a Nord le missioni degli Irlandesi e nel Kent
una missione benedettina inviata da Roma e da papa Gregorio, che gradualmente porteranno alla
conversione al Cristianesimo di questi popoli

Due ondate missionarie:

• una parte dal Kent e proviene da Roma, è voluta da PAPA GREGORIO MAGNO (grande riformatore e
scrittore di agiografie) come tentativo di conversione al Cristianesimo degli Anglosassoni
pagani, egli spedisce il monaco AGOSTINO presso il re del Kent: Æthelberht, consigliato dalla moglie
cattolica, accettò la missione cristiana e concesse al monaco Agostino di fondare una prima piccola
chiesa a Canterbury
Il tipo di Cristianesimo portato da Agostino è basato sul monachesimo benedettino (papa Gregorio
infatti era stato un grande promotore dell’ordine benedettino) con orientamento religioso
fortemente condizionato dalla Chiesa romana così come l’aveva voluta papa Gregorio Magno

Beda racconta che il re del Kent Æthelberht fu il primo a mettere per iscritto un codice di leggi in
volgare (ca. nell’anno 600): testimonianza di una forte coscienza dell’identità nazionale attraverso
l’uso del volgare per testi che altrove continuavano a essere redatti solo in latino

• nel nord dell’Inghilterra inizia l’immigrazione dall’Irlanda, poiché essa non era mai stata
conquistata dai Romani e quindi non era stata romanizzata e convertita dopo la missione di
SAN PATRIZIO diventa un’importantissima nazione cristiana, basata su un Cristianesimo di modello
celtico delle grandi aristocrazie familiari dominanti nell’Irlanda celtica
Nell’Irlanda celtica si fondono elementi cristiani con aspetti della cultura precristiana e c’è un
monachesimo celtico: molto diverso da quello romano benedettino, molto più individualista,
tollerante (consente monasteri misti fra uomini e donne, consente di lasciare la vita monastica se si
vuole ecc.)

Gli irlandesi cominciano a convertire i principi dell’Inghilterra settentrionale angla e nasce


un’aristocrazia angla che trasferisce le qualità etiche e morali del mondo tribale in quello cristiano
Tali principi cominciano a lottare per affermare la nuova religiose, spesso muoio e la loro morte in
battaglia viene presentata come martirio nei testi agiografici essi promuovono un tipo di
cristianesimo capace di attuare una forma di sincretismo culturale: non cancella il passato
precristiano, ma lo valorizza in seno alla nuova civiltà cristiana

Presso di loro veniva praticata una poesia orale redatta nel verso lungo allitterativo: versi in cui
l’elemento di coesione metrica era l’allitterazione (ripetizione dei suoni iniziali delle parole che
hanno un grande significato all’interno del testo) forma che valorizza le caratteristiche
prosodiche del sistema dell’accento germanico (rizotonia = accentazione radicale)
La metrica classica di età romana era di tipo quantitativo, in cui i versi erano dati da alternanza di
sillabe lunghe e brevi; la metrica medievale romanza sarà una metrica con rima finale
Si presume che durante la fase dell’egemonia dei regni angli del nord ci fosse una produzione
poetica in versi lunghi allitterativi di tipo epico
Epica: uno dei grandi generi narrativi del Medioevo
L’epica germanica narra le avventure di eroi tribali (personaggi viventi nell’età delle grandi
migrazioni, ovvero l’età eroica germanica)

In Inghilterra nascono dei monasteri che seguono la regola irlandese


Ci sono degli aspetti organizzativi della Chiesa su cui si focalizzerà il conflitto fra i due tipi di
Cristianesimo presenti in Inghilterra (quello benedettino a sud a partire dal Kent e quello irlandese a
nord nella Northumbria) alcuni usi della cristianità irlandese divergevano da quelli romani (la
data della Pasqua e la tonsura dei monaci) e dalla rigida regula del monachesimo benedettino
(obbedienza totale all’abate, stabilitas loci)

Per uniformare gli usi del Cristianesimo inglese fu necessario perciò un sinodo (un’assemblea di
vescovi) nel monastero anglo di Whitby nel 664: nel sinodo prevarrà la dottrina benedettina del
Cristianesimo romano
Durante il sinodo Beda colloca l’episodio di CAEDMON, il primo poeta anglosassone, che fa da ponte
ideale tra la tradizione tribale pre-letterata e l’erudizione latino-cristiana: aneddoto con cui Beda ci
fa capire come l’epica profana di contenuto tribale venga adattata ai nuovi contenuti cristiani

A lui si fa risalire il genere letterario dell’epica biblica, che fiorì nella fase iniziale della conversione e
letterarizzazione delle popolazioni germaniche, costituita da una vastissima produzione poetica in
versi lunghi allitterativi anglosassoni, dove invece di celebrare le gesta dell’”eroic age” si celebrano i
fatti della storia sacra cristiana genere che rappresenta il sincretismo fra le caratteristiche della
poesia prediletta nelle comunità tribali germaniche con la nuova ideologia cristiana
Fu fortemente influente sulla nascente letteratura tedesca

Beda racconta che Caedmon era un pastore analfabeta del monastero di Whitby il quale, ispirato da
una voce divina, aveva messo in versi la Creazione del secondo il libro della Genesi: Beda riporta
una parafrasi in prosa latina del componimento volgare di Caedmon
LE SCRITTURE INSULARI
Nel Medioevo, ancora lontano da standard di scritture sovranazionali, prevalgono una serie di
scritture dette scritture regionali: ogni area del Medioevo cristiano ha un proprio tipo di scrittura
libraria, che cambiano da regione a regione

Tra l’Irlanda cristiana e l’Inghilterra anglosassone si crea una tradizione scrittoria comune:
• semionciale insulare: carattere di transizione verso le maiuscole, usata per testi di maggior valore,
x es. i testi sacri
• minuscole insulari: usate per fissare una serie di testi in latino e volgare
Usate per fissare una serie di testi epici in versi in materia religiosa o in materia profana germanica
come il Beowulf, il Widsith, il Deor ecc.

ETÀ VICHINGA (IX – XII sec.)


L’inizio dell’età vichinga è posto nel 793 d.C., quando gruppi di pirati provenienti dalla Danimarca
mettono a ferro e fuoco e distruggono il monastero di Lindisfarne, monastero anglo
importantissimo dove c’era una grandissima biblioteca (minaccia di distruzione della cultura angla
in Inghilterra)
La fine dell’età vichinga è posta nel 1066, fine del regno anglosassone e quando i Vichinghi si
insediano in vari territori d’Europa e creano dei regni

VICHINGHI: non un etnonimo, bensì nome di gruppi sociali all’interno di aree scandinave
Gruppi di giovani guerrieri maschi che compiono varie scorrerie, soprattutto lungo le coste e i fiordi,
e sono anche mercanti
Gradualmente perdono la loro lingua perché si sposano con donne locali, perciò parlano non più
lingue scandinave bensì il francese

ST CUTHBERT GOSPEL
Codice pergamenaceo tascabile, trovato fra le mani dello scheletro di St Cuthbert: è la più antica
copertina conservata, poiché il codice fu deposto nella bara del santo e quindi mai usurato
Presente la scrittura semionciale insulare (elegante e calligrafica): caratteristica delle isole
britanniche nell’area angla del nord con forte influenza irlandese
Codice monografico: Vangelo di Giovanni
I MONASTERI
Sorgono nelle compagne, hanno una funzione determinante anche economica e di controllo
militare, catalizzatore delle attività della campagna
Centri di trasmissione di cultura, di copia e conservazione dei codici
In essi si sviluppano delle scritture regionali (locali): nate in grandi monasteri e che poi avevano
diffusione per lo più nell’area circostante
I monasteri devono avere degli oggetti taumaturgici che attirino i pellegrini (x es. i libri) con
caratteristiche visuali che impressionassero i laici e li inducesse alla devozione tramite illustrazioni
Exultet: rotoli usati durante la liturgia della Pasqua

Tra l’Irlanda anglo medievale e l’Inghilterra anglo medievale c’è affinità di scrittura, che si manifesta
in una produzione letteraria di grande valore:

• Lindisfarne Gospels (I Vangeli di Lindisfarne)


Manoscritto anglosassone redatto tra VII e VIII sec.: epoca della fioritura della cultura libraria
nell’Inghilterra angla del nord
Segnatura: London, British Library, Cotton Nero D.IV
Codice suntuario, cioè di lusso
Opera di una sola mano (maiuscola insulare/semionciale) per il testo e le illustrazioni: Eadfrith,
vescovo di Lindisfarne
Poco oro, ma polvere di lapislazzulo per gli azzurri
Elementi dell’arte celtica, germanica (cornici teriomorfe), mediterranea
Carpet page: pagina completamente illustrata con un disegno geometrico di valore simbolico, indice
del lusso del codice poiché la pergamena era estremamente preziosa

“Lindisfarne Gospels” è in realtà il nome vulgato, comune del manoscritto: in realtà tutti i
manoscritti medievali hanno un nome ufficiale, la segnatura (ing. shelfmark), ovvero una specie di
carta d’identità del manoscritto che dà i dati essenziali della sua locazione

ROBERT COTTON: antiquario e collezionista di libri nobile dell’inizio del XVIII sec. la cui collezione va a
finire allo Stato e poi alla British Library dentro la collezione Cotton c’era catalogazione degli
scaffali che venivano indicati ocn il nome dell’imperatore romano a cui apparteneva il busto che
sovrastava lo scaffale
• Libro di Kells
Manoscritto irlandese redatto tra VIII e IX sec., non si sa di preciso se in Irlanda o Northumbria
(due aree che rappresentavano una provincia scrittoria omogenea)
Segnatura: Dublin, Trinity College, MS A.I. 58
Contiene il testo dei Vangeli (Vulgata + Itala)
Elementi astratti della figurazione celtica e germanica combinati con la simbologia cristiana e con
modelli di raffigurazione realistica di provenienza mediterranea e antica
Scritto in maiuscola insulare/semionciale
Incipit del Vangelo di Giovanni: pagina manoscritta in cui gli elementi calligrafici sono preponderanti
rispetto agli elementi testuali

Fu descritto già nel Medioevo nel XII sec. nella “Topographia Hibernica” (una descrizione
dell’Irlanda) di un dotto latino d’Irlanda GIRALDUS CAMBRENSIS: racconta di aver visto esposto nella
località di Kildaere (presso Kells) un Evangeliario illustrato le cui caratteristiche corrispondono a
quello di Kells

Abbreviazioni: sistemi tachigrafici per velocizzare la scrittura


Nei manoscritti maiuscoli si trovano abbreviati i nomina sacra, cioè i nomi delle persone del culto,
della divinità e delle persone vicine alla divinità (x es. deus, dominus, Christus, Spiritus Santus, Pater,
Filius, Matteus, Marcus…) ciò accade nel Codex Argenteus, dove nell’elemento decorativo in
calce sono presenti le abbreviazioni dei nomi degli Evangelisti

LA DOCUMENTAZIONE IN MINUSCOLA INSULARE


Diversi tipi di scrittura ma con caratteristiche comuni: tipo di scrittura usato per ogni tipo di libro
Le maiuscole sono scritture a modulo bilineare, le minuscole a modulo quadrilineare

• Semionciale: scrittura tendenzialmente bilineare, usata prevalentemente in codici liturgici

• Minuscola anglosassone: uso generalizzato per ogni tipologia di libro


Scrittura quadrilineare con divisione delle parole (non sempre corrispondente a quella moderna) e
uso di abbreviazioni (ancora quantitativamente limitati nelle minuscole anglosassoni)

Ash: rappresentazione del modo in cui i dialetti anglosassoni realizzano la “a” germanica (che è una
“a” palatalizzata, più tendente a “e” come nella moderna parola inglese day)
Aggiunta all’alfabeto latino realizzando una legatura fra “a” ed “e”
Tratti peculiari delle minuscole anglosassoni:

• the rounded shape of d


• the f that extends below the baseline instead of sitting on top of it
• the distinctive Insular g
• the dotless i
• the r that extends below the baseline
• the three shapes of s, of which the first two (the Insular long s and the high s,) are most common
• the t that does not extend above the cross-stroke
• the ƿ (wynn), usually transliterated as w but sometimes retained in print, derived from the runic
letter ᚹ
• the y, usually dotted, which comes in several different shapes

• Ꝺ ꝺ Insular D
• Ꝼ ꝼ Insular F
• Ᵹ ᵹ Insular G
• Ꞃ ꞃ Insular R
• Ꞅ ꞅ Insular S
• Ꞇ ꞇ Insular T

In queste scritture minuscole cominciano a vedersi dei segni accanto e sopra le lettere: spesso
erano degli artifici grafici per far sì che si potessero distinguere delle lettere che nella stringa di
scrittura potevano confondersi fra di loro
I QUATTRO TESTIMONI DELLA POESIA ANGLOSASSONE
Testimoniano la ricca produzione poetica anglosassone
Furono prodotti alla fine della storia anglosassone (tardo periodo anglosassone)
Sono antologie o esclusivamente poetiche (Exeter Book, Junius Book) o che tramandano insieme
versi e prosa (Cotton Vitellius, Vercelli Book)
Testimonianza del fatto che cominciano ad essere dedicati manoscritti interi a opere in volgare

• Cotton Vitellius A XV (Beowulf Manuscript): appartenuto alla collezione Cotton, contiene testi sia
in versi lunghi allitterativi che in prosa scritti in dialetti anglosassoni e incentrati sul particolare tema
della lotta tra gli eroi e i mostri (tema epico costante in molte civiltà)
Redatto nell’Inghilterra del sud (ambiente sassone) in un’epoca molto vicina al 1000 (fine del
periodo anglosassone)

• Exeter Book: conservato nella Cattedrale di Exeter, contiene il testo “Widsith”, che racconta le
gesta di un cantore orale tra le tribù antiche delle popolazioni antiche (poema epico di argomento
profano)
Antologia di componimenti poetici in anglosassone di temi e forme disparatissime, tra cui le elegie
anglosassoni (confronto tra una passata felicità e la miseria del presente)

• Junius Book (Caedmon Manuscript): manoscritto di epica biblica che ricorda quei temi affrontati
dal pastorello Caedmon nell’opera di Beda
Illustrato a penna nera e rossa
Junius è il nome latino di un intellettuale fiammingo che, come Cotton

• Vercelli Book: manoscritto prosimetrico (mescola prosa e versi), contiene omelie e poemi in versi
lunghi allitterativi di argomento cristiano
NOWELL CODEX (Beowulf)
Il Cotton Vitellius A XV è formato di due parti originariamente indipendenti e rilegate insieme nella
biblioteca Cotton, come accadeva nelle biblioteche moderne erano due codici dello stesso
formato, entrambi medievali, senza copertina e quindi li fa rilegare insieme

• Southwick Codex: manoscritto del XII sec. che contiene testi religiosi in prosa anglosassone

• Nowell Codex: la seconda parte, la più antica, che contiene il Beowulf e prende nome
dall’antiquario che lo aveva posseduto nel Seicento
Redatto da due mani (due amanuensi) quasi contemporanee che usano tarde varianti della
minuscola insulare, già con forti tratti carolini

- la mano A (che trascrive la parte iniziale del codice, fino al v. 1939 del Beowulf) è una square
minuscule o una minuscola ‘anglo-carolina’ (una carolina usata in Inghilterra tra X e XI sec., che
mantiene le forme insulari di alcune lettere)

- la mano B, che usa una square minuscule tarda, completa il poema e corregge tutto il testo
(lasciando tuttavia degli errori) KEVIN KIERNAN, il filologo americano che dagli anni ‘90 ha
lavorato all’edizione digitale del Beowulf, sostiene che la seconda mano sia da identificarsi con
l’autore della versione del poema giunta fino a noi

Il Beowulf è un poema epico, redatto in dialetto sassone occidentale con tratti dei dialetti angli, di
3182 versi lungi allitterativi divisi in 3 macro-episodi (ciascuno di ca. 1000 vv., che corrispondevano
alla durata di una performance poetica orale) che affrontano ciascuno la lotta vittoriosa del
protagonista con un essere mostruoso

L’azione si svolge in Scandinavia, tra l’isola danese di Sjælland, sede della corte dei leggendari re
degli Scyldingas, dove si svolgono le prime due lotte del giovane Beowulf (= kenning: ‘lupo delle api’,
cioè ‘orso’), un principe del popolo svedese dei Geatas, che si reca in Danimarca per liberarla dalle
aggressioni dell’orco Grendel e di sua madre (che vengono sconfitti nei primi due duelli), e la Svezia
meridionale, quando, 50 anni dopo, Beowulf, ormai re dei Geatas, deve liberare il popolo da un
drago: nel duello finale, il vecchio re Beowulf e il drago muoiono entrambi e il tesoro custodito dal
drago resta inutilizzato

L’ambientazione scandinava ha condotto la critica a ritenere che il poema, trasmesso da un solo


manoscritto (= codex unicus) di origine sassone della fine del X sec., fosse stato redatto nell’VIIII
sec., nel regno anglo della Mercia, prima dell’inizio delle incursioni vichinghe, ritenendo che dopo il
loro inizio un poeta anglosassone avrebbe difficilmente celebrato la gloria di eroi scandinavi
KIERNAN rivoluziona l’interpretazione della datazione del Beowulf perché dall’analisi digitale del
facsimile (riproduzione fotografica del documento) si accorge che il terzo fascicolo doveva essere un
piccolo codice originariamente indipendente: secondo lui l’inizio di questa parte del manoscritto è
stata palinsestata dalla seconda mano, cioè il secondo amanuense ha cancellato il primo foglio del
fascicolo e l’ha riscritto per armonizzarlo con il resto secondo Kiernan il Beowulf nasce quindi
da dei poemetti indipendenti che il revisore dell’anno 1000 ha messo insieme

Egli colloca invece l’ultima versione del poema alla corte anglo-danese del re anglosassone di origine
vichinga CANUTO IL GRANDE (994-1035), dove circolavano tradizioni leggendarie vichinghe poiché
c’erano poeti che vengono dalla Scandinavia e appartengono quindi alla cultura vichinga

L’INCIPIT DEL BEOWULF


Il Nowell Codex è un manoscritto piuttosto povero: pergamena di non grande qualità e uso
dell’inchiostro solo bruno
L’inizio del poema è contrassegnato da una rubrica scritta con lo stesso inchiostro del resto, per
segnalare che sta incominciando un nuovo testo (trasmesso senza indicare né un titolo né un
autore, come era usuale nei codici medievali)
Il primo rigo di scrittura, invece che in caratteri minuscoli è reso con lettere capitali per segnalare al
lettore che inizia un nuovo testo
Un testo in prosa all’interno del manoscritto, la “Lettera delle meraviglie dell’Oriente”, è però
accompagnato da illustrazioni ricche e colorate

Rubrica:

HǷæt Ƿe garde
na . ınᵹeaꞃ ꝺaᵹum . þeoꝺ cẏnınᵹa .
þꞃẏm ᵹeꝼꞃunon . huða æþelınᵹaꞅ ellen
ꝼꞃemeꝺon . oꝼꞇ ꞅcẏlꝺ ꞅceꝼınᵹ ꞅceaþen

Peculiarità grafiche
• Ƿ: whin (“w”) maiuscola, insulare
• ınᵹeaꞃ: è una “r” anglosassone
• ð: detta eth, variazione della “d” insulare e indica la spirante
Oggi è possibile riprodurre esattamente i caratteri di un manoscritto grazie ai fonts della
Unicode Font Initative, che ha codificato i caratteri particolari di qualsiasi scrittura alfabetica

L’editore deve leggere correttamente, integralmente e fedelmente il testo del manoscritto, prima di
poterne valutare la correttezza e la rilevanza e prima di interpretarlo ai fini della propria edizione
critica (ing. Scholarly Edition)

Incipit:

Hwæt! Wê Gâr-Dena in geardagum,


þêodcyninga, þrym gefrûnon.
Hû þâ æðelingas, ellen fremedon!
Oft Scyld Scêfing sceaþena [...]

Attenzione! Dei Danesi dell’asta in giorni remoti,


dei re della nazione, la gloria sentimmo raccontare.
Come i principi compirono azioni coraggiose.
Spesso Scyld Scefing [...]

Tra le caratteristiche stilistiche di questa poesia ci sono:

• composizione nominale, fino a composti che si chiamano kenningar (composti che funzionano
quasi da indovinelli, che celano un significato recondito) x es. nel Beowulf il re viene spesso
chiamato “frantuma anelli” (indica l’azione del re che spartisce il bottino ai suoi guerrieri)

• variazione sinonimica: Gâr-Dena, þêodcyninga e æðelingas sono tutte variazioni sinonimiche dello
stesso concetto stile ad arco: ogni verso riprendeva il proprio significato nella prima parte del
verso successivo

Gâr-Dena → in geardagum: allitterazione


La prima “g” in geardagum si pronuncia “j” perché in Old English la “g” aveva una pronuncia palatale
se era vicina a vocali palatali
Livelli di un’edizione: facsimile, facsimile Unicode, edizione diplomatica (o normalizzata o
interpretativa o edizione critica)

Quella proposta è l’edizione normalizzata (o edizione critica o interpretativa): segue cioè le regole
correnti e applica al testo medievale le regole ortografiche moderne
Nei manoscritti antichi non si andava a capo nei versi per risparmiare pergamena, però c’erano dei
punti metrici posti a metà di un verso lungo (composto da due emistichi, ovvero due metà separate
da una cesura e uniti dall’allitterazione nelle parole che portano gli accenti ritmici del verso)

In questo caso, mentre il Nowell Codex (testimone unico del testo) non divide i versi lunghi
allitterativi, segnalandone solo gli emistichi (= versi brevi) con i punti metrici (l’unico segno di
punteggiatura presente nel codice), l’editore divide il testo in versi lunghi, le cui due metà sono
segnalate dalla cesura (= spazio biano in mezzo al rigo)
I caratteri sono normalizzati; vengono inseriti segni diacritci (= accenti circonflessi, vocali lunghe), la
punteggiatura moderna, l’uso corrente di minuscole/maiuscole (all’inizio del periodo e per i nomi
propri)

Nell’edizione interpretativa l’editore corregge eventuali errori del manoscritto, seguendo svariate
metodologie che appartengono alla critica del testo (spesso per stabilire le relazioni fra i testimoni e
il peso di ciascuna ‘variante’ che essi trasmettono, ai fini del recupero della versione ‘originale’ del
testo)

Edizione F. Klaeber (1922)


L’edizione critica presenta in fondo alla pagina un apparato critico (sistema di note) in cui l’editore
rende conto delle scelte effettuate e delle fonti consultate, indicando tutte le fonti che l’hanno
indotto a pubblicare il testo in un certo modo: in questo caso, l’editore Klaeber si riferisce a studi
precedenti (perché Beowulf è tramandato solo da questo manoscritto), mentre in caso di testi
trasmessi da una molteplicità di testimoni, l’editore indicherà, di volta in volta, a quale di essi fa
riferimento nel testo, dopo aver spiegato nell’introduzione il metodo seguito
IL VERSO LUNGO ALLITTERATIVO
“Lungo” perché è composto da due versi brevi separati da una cesura e tenuti insieme
dall’allitterazione: uno o due degli accenti forti del primo emistichio sono ripetuti nel primo
emistichio del secondo verso breve
Tutte le vocali possono allitterare fra di loro, mentre le consonanti possono allitterare solo se stesse
(tranne sp, st e sk)

Il v.l.a. è germanico perché valorizza la prosodia delle lingue germaniche (cioè l’accentazione
radicale ed enfasi sulle sillabe iniziali)

Questa metrica fiorisce in Inghilterra anglosassone, ma in sporadici casi è presente anche in antico
alto-tedesco (la più antica lingua letteraria del tedesco), con pochi componimenti in v.l.a. ma di testi
che vengono da ambienti culturali con una forte influenza anglosassone
La documentazione più ricca viene dal mondo anglosassone: del sassone antico (lingua dei Sassoni
del continente, cioè Germania settentrionale, e quindi la variante letteraria del basso tedesco
antico) possediamo solo due poemi allitterativi

Nell’epica norrena i v.l.a. (che nelle altre tradizioni si succedono liberamente, senza sovrapposizioni
strofiche, creando un mezzo espressivo duttile, congeniale alla variabilità del racconto epico) si
presentano organizzati in quartine (= fornyrðislag, metro norreno dell’epica)

PERIODO VICHINGO
Il periodo vichingo è il periodo in cui mercanti e pirati scandinavi arrivano nel nord dell’Inghilterra,
in mano agli angli. Va dall’anno 793

, quando vichinghi danesi assaltano il monastero di Lindisfarne, importante centro di cultura, l’età
vichinga si protrae per circa due secoli e mezzo. I vichinghi nel caso anglosassone sono soprattutto
danesi, sono infatti chiamati Denas. Questi vichinghi gettano in una profonda crisi l’Inghilterra del
Nord. questa fase si conclude nel 1066 con la conquista normanna, i normanni erano vichinghi
insediati in Normandia, nella Francia settentrionale, feudo concesso loro dai re carolingi perché
lasciassero stare i regni più importanti. Normanni significa uomini del nord, North manni, nel 1066 i
Normanni francesizzati nella cultura e nella lingua occupano l’Inghilterra dando inizio al Middle
English. Nella fase Middle English, fino al 300 i dialetti rimangono le parlate de popolo, ma non
hanno più una loro letteratura. I vichinghi venivano anche chiamati North manni, la cultura inglese
del 1700 riscopre una serie di documenti dell’eredità culturale dei vichinghi, si appropria
dell’eredità vichinga e sceglie il termine vichingo per definirlo. Vichingo viene dal norreno, lingua
letteraria più antica per il ramo germanico settentrionale, va dal XII al XV secolo. Esiste in norreno
una parola scritta vîkingr, il termine in norreno è usato per definire ogni sorta di malfattore.
L’etimologia del termine lo collega a questo fenomeno, vik indica il fiordo, ing indica discendenza. Il
movimento vichingo è un’altra grande ondata migratoria che coinvolge tribù con origini
germaniche. L’età delle grandi migrazioni andava dal IV al VI secolo, erano stati movimenti migratori
di massa, erano interi popoli che abbandonavano le sedi originarie e si spostavano in cerca di
fortuna. 568 insediamento dei longobardi in Italia. In bewulf l’ambientazione è scandinava,
appartiene ai geati, in bewulf abbiamo lo zio che diventa re dopo di lui e ci viene detto che
incontrerà la morte in mare, per pirateria. Vichingo non è un etnonomo, ma un gruppo di militari
pirati. La colonizzazione dell’Islanda è una conseguenza del movimento vichingo. Le tre nazioni
scandinave sono governate da piccoli governatori locali chiamati yarlia in norreno, questi popoli
sono ancora pagani, è l’ultima area a essere convertita gradualmente al cristianesimo. La Svezia si
converte totalmente molto tardi. Alla metà XI secolo un canonico tedesco racconta una Svezia
immersa nel paganesimo, Adamo di Brena ci racconta che nella Svazia centrale, a Upsala si teneva
un grande sacrificio pagano per cui arrivava gente da tutto il paese. La Danimarca ha di fronte
l’Inghilterra, il movimento vichingo verso l’Inghilterra è guidato soprattutto dai danesi, i danesi
affliggono l’Inghilterra. I norvegesi, spesso in combutta coni danesi, seguono una rotta a nord e da
nord raggiungono l’Irlanda. I norvegesi sono importantissimi per l’Irlanda. I vichinghi fondano delle
città per raccogliere quanto saccheggiano, per realizzare dei magazzini. Gli svedesi attraversano il
baltico e risalgono i grandi fiumi della pianura russa, vanno verso sud, hanno l’obiettivo di occupare
Bisanzio, compiono un movimento verso sud est, a Bisanzio arrivano. Alla metà del XV secolo
Bisanzio diventa Istanbul. I vichinghi norvegesi danesi affliggono la Francia.

Nell’Inghilterra Anglosassone con le incursioni vichinghe, la forza dell’esercito inglese non riesce a
ostacolare l’occupazione, il Danelaw è un’area soggetta alle leggi vichinghe. L’inglese moderno
risente la ripercussione di questo gap durante l’occupazione vichinga. Ci sono nell’inglese moderno
termini portati dai vichinghi, un esempio sono i pronomi personali di terza persona plurale. I
pronomi, come lauti elementi del lessico di base sono meno propensi a essere rimpiazzati da
imprestiti, il fatto che i pronomi siano di origine vichinga rappresenta quanto l’influenza vichinga sia
penetrata. L’egemonia dei regni angli del nord si sposta ora al sud, regni meridionali, soprattutto il
Wessex grazie a re Alfredo il grande, fermano l’espansione vichinga, si crea un protettorato del
Wessex.
ALFREDO IL GRANDE E LA PROSA ANGLOSASSONE
Alfredo è un re cristiano che sembra seguire la politica culturale religiosa di Carlo Magno e
promuove la religione del monachesimo benedettino come strumento di rafforzamento del potere
monarchico
La corte di Alfredo fa un’opera di salvataggio per la cultura anglosassone: Alfredo dice che bisogna
tradurre nella lingua del popolo (anglosassone) i testi più importati della cultura cristiana, perché a
causa della presenza dei Vichinghi in Inghilterra del nord non c’è più nessuno in grado di capire il
latino promuove opera di traduzione dal latino alla prosa anglosassone all’interno di un
programma culturale di resistenza agli effetti devastanti delle incursioni vichinghe
La traduzione spesso è un rimaneggiamento e non c’è l’obbligo di fedeltà alla lettera al modello

Come parte della sua propaganda (che mirava a promuovere nei sudditi una forte fede cristiana), re
Alfredo promosse l’opera di traduzione dal latino di opere che venivano ritenute testi essenziali per
la giusta educazione dei sudditi cristiani.
A capo di un’équipe di dotti alla corte di Winchester, e forse partecipando attivamente alle
traduzioni, Alfredo diede l’incarico di rendere in volgare anglosassone alcuni testi capitali della
cultura latino-cristiana

Fa tradurre:

• ”Historia Ecclesiastica” di Beda: storia nazionale

• opera di Caedmon, poiché Beda l’aveva scritta in latino

• “Historiae” di Paolo Orosio: storia universale orientata sull’Europa meridionale


Poiché le storie universali si aprivano con una descrizione geografica delle regioni del mondo a cui la
narrazione si riferiva, Alfredo fa integrare nella traduzione due testi originali, ossia resoconti di
viaggiatori contemporanei lungo le coste atlantiche della Norvegia e le coste baltiche)

• “De consolatione philosophiae” di Boezio: opera allegorica in cui immagina la apparizione di una
donna allegoria della filosofia, in cui l’autore trova senso per le proprie sofferenze
Opera di struttura prosimetrica (si mescolano prosa e versi)

• “Soliloquia” di Sant’Agostino d’Ippona: opera di carattere etico e psicologico

• “Dialoghi” di Gregorio Magno: opera agiografica che riguarda le vite dei santi

• “Cura pastoralis” di Gregorio Magno: trattato sull’organizzazione della chiesa, vademecum per i
cardinali (nella prefazione Alfredo indica nella decadenza della cultura latina causata dalle incursioni
vichinghe la motivazione delle sue traduzioni)

• inoltre promuove la redazione della “Anglo-Saxon Chronicle”, una compilazione annalistica in


volgare, trasmessa da nove manoscritti che tramandano versioni differenti (orientate sulla storia
della regione dove venivano prodotti): è la prima volta che un volgare europeo viene utilizzato per
comporre un testo storiografico
Prima opera storiografica scritta in volgare, è scritta nella forma degli annali (sottogeneri della
storiografia, la narrazione viene condotta anno per anno, genere molto antico, addirittura in
Mesopotamia veniva usata questa forma di fissazione storiografica)

In età post-alfrediana la cultura antico-inglese insiste nell’uso della prosa: c’è traduzione di alcune
opere in prosa latine anche di narrativa profana x es. la “Lettera di Alessandro Magno ad
Aristotele”: testo profano che racconta le avventure fantastiche di Alessandro Magno, che esisteva
già in redazione latina e che nel tardo periodo anglosassone viene resa in Old English (contenuto poi
nel manoscritto del Beowulf)
La tarda fase letteraria anglosassone fa tentativi di creazione di una letteratura profana in prosa, ma
che poi vengono ostacolati e fatti cessare dall’arrivo dei Normanni e la fine dell’interesse della corte
inglese per la letteratura anglosassone

RE CANUTO IL GRANDE: secondo Kiernan il Beowulf sarebbe stato redatto alla sua corte
Figlio di un vichingo danese che nei decenni del suo regno crea un’idea di imperialismo

XI, XII e XIII sec.: la letteratura che si produce in Inghilterra è in francese (se legata alla corte) e in
latino (se legata alla Chiesa), mentre i dialetti anglosassoni rimangono a livello esclusivamente
parlato solo dal ‘300 ricomincia una letteratura in una nuova lingua volgare (Middle English),
caratterizzata da molti francesismi provenienti dall’antico francese della corte
Decadono le forme stilistiche della precedente produzione anglosassone, perciò diventerà
prevalente la metrica con rima finale
Fioritura del romance (romanzo medievale, ispirato al roman antico-francese): temi di materia
bretone, Artù, la Tavola Rotonda ecc… temi che risalgono a quegli elementi celtici britanni che
erano stati schiacciati dall’invasione vichinga: riemergono nella letteratura francese prima e in tutte
le altre letterature poi (con preponderanza del nuovo tema dell’amore)
Ci sono dei riavvicinamenti ai dialetti inglesi e abbiamo una piccola quantità di testi che usano di
nuovo la forma allitterativa (x es. “Sir Galvano e il Cavaliere Verde”)
Nel medioevo prevale la ripetitività e il rispetto delle fonti autorevoli: si raccontano sempre le
stesse storie
I CAROLINGI E LA LETTERARIZZAZIONE DEL TEDESCO
Deutsch viene dalla parola Theudiscus: latinizzazione di un composto germanico *þeuðō- (popolo)
+ il suffisso *-iskaz (usato negli aggettivi etnici), che è un calco sul lat. vulgaris, riferito alla lingua del
popolo in opposizione al latino
Aggettivo che cominciamo a trovare nei testi mediolatini alla fine dell’VIII sec., ma all’inizio del suo
uso questo aggettivo significava “volgare”, cioè la lingua del popolo in alcuni documenti
dell’impero carolingio c’erano ammonizioni in cui si diceva che questi documenti dovevano essere
letti anche in lingua volgare di tutti i popoli germanici

Nell’area linguistica tedesca non ci sono istanze a una lingua nazionale, perché la Germania ha una
vicenda parallela a quella dell’Italia: la Germania diventa sede principale della risorgenza
dell’impero romano che si ha con i Carolingi, ovvero la seconda dinastia

I FRANCHI
Popolo germanico d’area renana le cui sedi originarie sono in una piccolissima area dei Paesi Bassi,
che avanzano verso sud seguendo il corso del Reno (punto nevralgico d’Europa, confine tra celtici e
germanici e poi tra francesi e tedeschi)

I Franchi iniziano la loro fase espansiva sotto la dinastia dei Merovingi; la seconda dinastia regnante
e la più importante è quella dei Carolingi (nomi gentilizi germanici formati dalla presenza del
suffisso germanico –ing)

PRIMA FASE: MEROVINGI

Nel V secolo (poco dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente) i Franchi sotto Clodoveo si
convertono in massa al Cristianesimo: CLODOVEO prima aveva simpatizzato per arianesimo, ma si
converte poi al Cristianesimo secondo il credo di Nicea, cioè quello cattolico, poiché ha una moglie
che segue la confessione di Nicea

L’ortodossia cristiana venne fissata nel concilio di Nicea nell’anno 325 d.C. in un Concilio voluto da
Costantino il Grande che dichiara il Cristianesimo religione legittima e condanna l’arianesimo
La conversione al Cattolicesimo costituì per i Franchi la loro fortuna politica e militare, poiché tale
conversione consentirà loro di presentarsi come l’alter ego del Papato, i veri emissari di Dio in terra
e permise loro di avere un rapporto privilegiato con il Papato e un’ampia egemonia sulla Francia
(che da loro prese il nome) e sulla Germania
“Historia Francorum”: storia nazionale della dinastia merovingia ad opera di un vescovo franco
dell’epoca merovingia chiamato Gregorio di Tours
Le origines gentium sono storiografie nazionali che si adeguano ai canoni della storiografia
greco-latina ma narrano la preistoria di questi popoli ignoti, traendo informazioni dai resoconti orali
dei loro signori barbari

SECONDA FASE: CAROLINGI

Verso l’VIII secolo la dinastia dei Merovingi precipita in una crisi ed emerge invece la nuova dinastia
carolingia: nasce da un clan di burocrati chiamati “i maggiordomi di palazzo”, cioè i grandi
funzionari del regno, che fanno un colpo di Stato e prendono il potere

CARLO MARTELLO: uno dei “maggiordomi” carolingi era riuscito a fermare l’avanzata islamica
degli Arabi ai piedi dei Pirenei nella battaglia di Poitiers (732), in cui sconfisse gli eserciti di Al-
Andalus (l’insediamento arabo nell’Andalusia di Spagna)
Questa battaglia mette fine alle ambizioni arabe ed è stata considerata l’atto di nascita dell’Europa

CARLO MAGNO: nipote di Carlo Martello


Dal 772 al 804 aveva condotto le guerre di religione contro i Sassoni: Carlo Magno sottomette con
la violenza i Sassoni della Germania settentrionale, che con i vicini Frisoni erano i soli popoli
germanici continentali non ancora convertiti, e li costringe ad accettare la nuova fede
Erano arrivati però anche dei missionari più pacifici provenienti dall’Inghilterra anglosassone per
tentare di convertire Sassoni e Frisoni uno di loro, SAN BONIFACIO, nel 754 fonda in Assia
l’importantissima abbazia di Fulda

Nella notte di Natale dell’800 Carlo Magno si fa incoronare imperatore dal Papa a Roma:
considerata la data dell’origine del Sacro Romano Impero

Il regno di Carlo Magno è plurilingue e multietnico: ad ovest del Reno ha sudditi che parlano i
dialetti dell’antico francese, ad est del Reno una serie di dialetti germanici, al nord-est aree
linguisticamente slave cerca di creare una capitale culturale per dirigere la politica culturale
dell’impero e la fissa ad Aquisgrana (città sullo spartiacque franco-tedesco): qui istituisce il palazzo
reale, al cui interno c’è un’istituzione cultuale chiamata Accademia Palatina, dove si discute di
filosofia, teologia e letteratura e si copiano e conservano i libri
Per portare avanti la sua politica culturale, Carlo si affianca a una serie di dotti intellettuali il cui
capo è l’anglosassone ALCUINO DA YORK
Nella cerchia di Alcuino si fa anche attività filologica: si redigono edizioni di testi cristiani che
attraverso la tradizione manoscritta medievale avevano subite molte corruttele, e si chiede quindi
ad Alcuino di ripristinare le versioni corrette di questi testi

Nella cerchia avviene un’invenzione di un tipo di scrittura minuscola che soppianterà le minuscole
regionali: la minuscola carolina, una scrittura minuscola molto armoniosa e chiara, che si diffuse in
tutto il continente, rappresentando la standard della scrittura latina imperiale diventerà poi la
base da cui si svilupperanno le successive scritture basso-medievali, cioè le scritture gotiche, che
saranno delle stilizzazioni della minuscola carolina

Dopo la morte di Carlo non ci fu più una capitale con un centro culturale, bensì la politica culturale
dell’impero passai ai monasteri benedettini, in particolare all’abbazia benedettina di Fulda, fondata
dal monaco anglo Bonifatius

C’è grande frantumazione culturale, etnica e linguistica:


• dialetti dei Franchi: importanti per la matrice letteraria tedesca
• Alemanni a sud-ovest
• Bavaresi a sud-est

Carlo Magno è un grande promotore e sostenitore dell’uso del volgare per una politica di
proselitismo nei confronti degli aristocratici che lo sostengono, i quali sono analfabeti in alcuni
decreti ufficiali si raccomanda agli ufficiali di parlare al popolo non solo in latino ma anche nei
dialetti (“romanice et teothisce”)
LETTERARIZZAZIONE DEL TEDESCO
L’area linguistica tedesca non è omogenea poiché ci sono molti spartiacque dialettali
Al suo interno passa un’importante isoglossa, la Seconda rotazione consonantica ata (II Legge di
Grimm, II Lautverschiebung), che oppone

• i dialetti meridionali (= alto tedesco), che presentano la rotazione

• i dialetti settentrionali (= basso tedesco), che non la presentano


Il tedesco standard è su base alto-tedesca

I dialetti meridionali che diedero vita a realizzazioni letterarie nel periodo antico sono i dialetti
franconi (che vengono attraversati dalla rotazione), l’alemannico (oggi base del tedesco della
Svizzera) nel sud-ovest, e il bavarese (oggi in Bayern e in Austria) nel sud-est

Distinguiamo la storia del tedesco letterario in tre fasi:

• alto tedesco antico (ata), VIII – XI sec.

• alto tedesco medio (atm), XII – XV sec.

• alto tedesco moderno, dal XV sec.

Nella fase antica, oltre all’ata, va incluso anche il sassone antico: dialetto basso-tedesco (= senza II
Lautverschiebung) della Germania medievale che alla metà del IX sec., presso l’abbazia di Fulda (in
area francone, cioè alto-tedesca)
Tradizione molto povera: redazione di due poemi di epica biblica in versi lunghi allitterativi, la
“Genesi sassone” (primo libro della Bibbia) e l’“Heliand” (sulla vita di Cristo)

La letteratura tedesca userà varianti dialettali alto tedesche (soprattutto nel Medioevo), ma nel
processo verso lo standard moderno, elementi basso-tedeschi verranno accolti nella lingua
letteraria (soprattutto attraverso Lutero, che per nascita era un Sassone, e la sua traduzione della
Bibbia, che fu la prima opera stampata)
ALTO TEDESCO ANTICO (VIII – XI SEC.)
Due grandi fasi:

① età di CARLO MAGNO (800 ca.)

Primi tentativi di fissazione scritta dei volgari dell’area meridionale della Germania (dialetti alto-
tedeschi) a scopo di affermazione del proprio potere di re cristiano
Una caratteristica dell’alto tedesco è un grande particolarismo dialettale: non tutti i monasteri
usano la stessa lingua, ciascuno fa tentativi di fissazione del volgare con il dialetto tedesco più
diffuso nell’area del monastero, che però non sempre corrisponde a quello dell’area in cui il
monastero sorge
C’è l’ambizione di creare un vocabolario cristiano tedesco che si manifesta nella creazione di
glossari (antenati dei vocabolari), in cui venivano selezionati termini latini dei quali si proponeva la
traduzione in tedesco

Si traducono poi i testi liturgici o testi di organizzazione della Chiesa (traduzione interlineare):
traduzioni senza ambizioni letterarie, che mirano esclusivamente a rendere comprensibili
determinati testi autorevoli latini e spesso sono interlineari (x es. Regula Sancti Benedicti, realizzata
a Sangallo in dialetto alemannico)

TAZIANO: monaco siriano del II sec. d.C. famoso per aver redatto una versione delle “Armonie
Evangeliche”, ovvero l’unione dei quattro Vangeli per costruire una vita unica di Gesù
Rappresenta una biografia ufficiale di Gesù circolante in Germania su cui si baseranno anche altre
opere (x es. l’Heliand, che significa il Salvatore)
Nel periodo carolingio viene tradotto in dialetto francone orientale

② età di LUDOVICO IL GERMANICO (840 ca.)


Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, ha 3 figli (Ludovico il Germanico, Carlo il Calvo e Lotario) che gli
contendono l’Impero alla morte di Carlo Magno inizia una guerra familiare per il trono, che si
conclude nell’840 con un trattato di Verdun, secondo cui Ludovico prende la Germania, Carlo la
Francia e Lotario l’Italia settentrionale
Il trattato pone fine alla guerra fratricida e Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo si riappacificano e
fanno una celebrazione solenne del trattato coi Giuramenti di Strasburgo: considerati l’atto di
nascita ufficiale del francese e del tedesco come lingue nazionali europee, poiché Ludovico giura in
antico francese per farsi capire dal popolo di Carlo e Carlo giura in antico tedesco)
Al confronto con l’età di Carlo Magno, nell’età di Ludovico nasce una letteratura tedesca di maggior
spessore in v.l.a., con testi di maggiore autonomia letteraria:

HILDEBRANDSLIED
Poema epico in versi lunghi allitterativi, è l’unico testo di argomento profano che abbiamo nella
letteratura alto-tedesca antica profano perché tutto ciò che riguarda la cultura avviene
all’interno dei monasteri benedettini, mentre i protagonisti di queste opere sono eroi germanici e
tribali

Fa parte del filone dell’epico-eroica germanica: tradizione narrativa molto diffusa nel Medioevo,
poiché in quel tempo non si apprezzava l’originalità ma bensì il rispetto di certe tradizioni narrative
consolidate (come appunto l’epico-eroica germanica) in questo filone c’è il trasferimento in
opere di finzione letteraria di personaggi e motivi narrativi che sappiamo essere state figure storiche
risalenti all’età delle grandi invasioni barbariche: in questi testi alcuni personaggi diventano quindi
materia letteraria eroica

Il carme di Ildebrando si colloca all’interno del ciclo narrativo di TEODORICO DI VERONA: personaggio
letterario che si ispira alla figura storica del re degli Ostrogoti TEODORICO IL GRANDE, che fra il V e il VI
sec. aveva inaugurato un regno romano-barbarico in Italia nella leggenda diventa un grande re
d’Italia (chiamato “di Verona” anche se la sua capitale era a Ravenna) costretto a 30 anni di esilio,
durante il quale soggiorna alla corte del re unno Attila: è un anacronismo poiché nella realtà storica
ciò non sarebbe mai stato possibile, dato Teodorico è nato dopo la morte di Attila ciò accade
perché c’è una tipizzazione dei personaggi: essi sono caratterizzati da forti qualità in forma
accentuatissima e li si faceva incontrare

L’azione ha per protagonista Hildebrand, il maestro d’armi di Teodorico (la massima figura all’interno
dell’esercito di Teodorico): egli ritorna in Italia per recuperare il suo regno illegittimo, ma al confine
viene affrontato da Hadubrand, un giovane guerriero; Hildebrand propone una tregua (alternanza
tra parti narrative in terza persona e dialoghi) e mentre dialoga si rende conto di avere davanti il
figlio
Il testo si interrompe appena inizia il duello (testo incompleto)

La storia è narrata anche in altri testi di altre lingue (x es. norreno)


C’è un tema morale: dissidio tra gli affetti individuali e la fedeltà al sovrano
Il testo è una delle testimonianze più originali del periodo ed è tramandato da un solo manoscritto
(codex unicus, come il Beowulf)

Tramandato in forma frammentaria in un manoscritto proveniente da Fulda: fu copiato in minuscola


carolina da due copisti sui fogli di guardia (fogli bianchi all’inizio e alla fine di un manoscritto) di un
codice liturgico latino che, tra le altre cose, contiene una messa contro i figli ribelli (Hildebrandslied
tratta infatti di un inevitabile conflitto epico tra un padre e un figlio)
Ik gihorta đat seggen (“io ho sentito raccontare questo”)

La veste linguistica del testo è di difficile attribuzione, perché il testo unisce al dialetto alto tedesco
antico tratti basso-tedeschi/anglosassoni (pron. đat, in ted. das e il numerale tuem, in ted. zwei)

I versi sono stati scritti di seguito senza andare a capo, ma ci sono i punti metrici, che indicano la
fine di un verso
Ci sono le forature per la rigatura: ciò dimostra che la stesura del testo è stata ben organizzata

MUSPILLI
Testo in codex unicus che contiene un breve componimento alto-tedesco antico in v.l.a., aggiunto
sui margini bianchi di un manoscritto dedicato da un prelato a Ludovico il Germanico quando non
era ancora re ma duca di Baviera
Ha un titolo redazionale (dato dagli studiosi): si pensa che “Muspilli” fosse un luogo infernale

Il poema tratta di ciò che succede dopo la morte e del duello fra il profeta Elia (figura messiaca come
Gesù che incarna le forze del bene al momento della fine del mondo) e l’Anticristo (forze del male)

WESSOBRUNNER GEDICHT
Lett. “poesia/preghiera di Wessobrunn”, dal nome del monastero in cui fu redatto
Frammento di v.l.a. bavaresi che tratta della creazione del mondo
In testa al foglio c’è una rubrica/intitolazione con caratteri di tipo diverso rispetto a quello del testo
principale (alternativa più economica rispetto all’uso di un altro colore): la scrittura di questa rubrica
è in latino e in caratteri semionciali che significa “De poeta”
L’inizio del testo è segnalato da una iniziale in corpo maggiore

C’è un’ibridazione dialettale: tratti anglosassoni (dat, stesso inizio di Hildebrandslied) l’uso di
una preposizione che non è nella lingua del documento si spiega nel fatto che questo tipo di incipit
aveva assunto una connotazione universalmente nota, standard

• ufhimil: uf è una preposizione alto tedesca con la Seconda Rotazione (in ted. è auf)
• paum: in ted. baumm, la “p” è una caratteristica del dialetto bavarese
• pereg: in ted. berg

Il passaggio da b a p è una caratteristica dialettale del tedesco superiore (area bavarese dove la
rotazione consonantica è più compiuta e dove le consonanti occlusive sonore b,d,g diventano
occlusive sorde p,t,k)
Tratti anglosassoni:

• uso della semionciale per il titolo latino


• in fregin la “g” ha un ductus (tratto) che ricorda la “g” delle scritture insulari
• il simbolo * è una runa tipica delle grafie anglosassoni che qui viene usata per abbreviare le sillabe
germaniche ga, ghe, ghi
• Cot: in ted. Got e ingl. God (la “c” non si salva nello standard del ted. moderno, mentre la
trasformazione della dentale “t” si estende anche al ted. standard)

˥: nota tironiana, cioè un segno abbreviativo di origine latina diffuso in tutte le scritture minuscole
occidentali, è un sistema tachigrafico di scrittura veloce elaborato da Tirone, schiavo e scriba di
Cicerone, che abbrevia “et” e i corrispettivi nelle varie lingue

La marginalità caratterizza la produzione allitterativa dell’alto tedesco antico: in tutti e tre i casi i
componimenti sono solo iniziati gli studiosi hanno ipotizzato che questi componimenti fossero
noti nella memoria orale e che lo scopo degli amanuensi non era tanto trasmetterli ma ricordare la
congruità di determinati testi con i contenuti del manoscritto

Diverso è il caso di “Heliand”: si sospetta che la sua produzione derivi da un incarico ufficiale dato
da Ludovico il Germanico in ambito di una politica culturale di attrazione dei Sassoni appena
convertiti con la violenza all’interno del mondo morale e religioso cristiano
Di “Heliand” esistono vari manoscritti, il che è raro e accade solo per manoscritti commissionati
(stessa cosa per il poema di Otfried)

Durante l’età di Ludovico il Germanico emerge un nuovo stile poetico che non usa più i v.l.a., bensì
versi con rima finale (assoluta novità nel panorama della poesia Europa contemporanea, poiché le
letterature romanze in cui tale verso poi si affermerà non esistono ancora)

OTFRIED: monaco del monastero di Weissenburg


Realizza una parafrasi in versi lunghi rimati in dialetto franco dei Vangeli seguendo la traduzione
degli “Armonia” di Taziano
Presenta alcuni testi introduttivi: lettere di dedica in prosa in latino o tedesco e una prefazione in
versi rimati tedeschi dedicata a Ludovico il Germanico
IL NORRENO
Lingua letteraria a base dialettale norvegese-islandese attesta dal XII al XV sec., la più antica attesta
del ramo settentrionale delle lingue germaniche
Con il termine si intendono due tradizioni letterarie accomunate dal fatto di condividere la stessa
lingua ma differenziate dalle caratteristiche delle rispettive letterature:

• letteratura norvegese: sta nell’alveo delle letterature europee del Basso Medioevo
Segue tendenze simili a quelle di altre parti d’Europa: ci sono opere di traduzione e riscrittura di
opere latine e francesi

• letteratura islandese: l’Islanda è un risultato del movimento vichingo prima della fine del IX
sec. l’Islanda era un’isola disabitata, anche se nei secoli precedenti era forse stata meta di viaggi
devozionali di monaci celtici
Alla fine del IX sec. inizia la diaspora norvegese verso l’Islanda: i gruppi provenienti dalla Scandinavia
vengono a contatto con Paesi più avanzati culturalmente e religiosamente (Paesi cristiani e
monarchici, come l’Inghilterra anglosassone) infatti a quell’epoca all’interno dei gruppi
vichinghi non c’erano monarchie nazionali, bensì dei capi locali legati ai clan tribali chiamati Jarlar
L’espansione portò alla conversione al Cristianesimo e alla costituzione di una monarchia unificata
in Scandinavia

HARALDR: era stato un sovrano locale, ma poi era venuto in contatto con Paesi monarchici e si era
prefissato di diventare re sovraregionale del proprio Paese l’unificazione sotto Haraldr porta
però malcontento fra gli altri Jarlar: invece di sottomettersi al nuovo padrone, essi prendono le
proprie comunità e iniziano una diaspora per mare che li porta in Islanda, Groenlandia e addirittura
nel continente americano colonizzano l’Islanda, vi riproducono le forme di vita ancestrali della
Norvegia che avevano abbandonato e vi parlano il norvegese

Rispetto alle altre lingue germaniche, l’islandese è una lingua molto più conservativa (soprattutto a
livello della morfologia) poiché essendo lingua di un’isola si è sviluppata lontano da altre
interferenze e influenze linguistiche

Presso le comunità norvegesi insediate in Islanda vigeva una forma di cultura basata solo su
tecniche di memoria orale: esisteva una forma di mnemotecnica che serviva a conservare nella
memoria le leggi tradizionali del popolo, basata sulla ripetizione di forme standard ricorrenti
Erano forme di apprendimento elitario

Nasce uno Stato repubblicano (perché non vi fu mai una monarchia, bensì uno Stato oligarchico): a
comandare era un organismo di tipo parlamentare, un’Assemblea (chiamata Al-Ƿingi) di tutti i clan
della nazione islandese che si riuniva per prendere decisioni per tutti i gruppi del territorio
Sistema molto arcaico già descritto da Tacito con il nome di concilium
Come si passa al termine generico thing? come in italiano cosa deriva da causa
Intorno all’anno 1000, diverse ondate missionarie si riversarono nell’isola (provenendo dalla
Norvegia e servendosi del magistero del clero anglosassone)
Anno 1000: l’Assemblea decide che le comunità islandesi devono accettare di convertirsi al
Cristianesimo a partire dalla tarda età carolingia il Cristianesimo si era gradualmente diffuso
nei paesi scandinavi tramite il Cristianesimo tedesco, che si rivolge verso Svezia e Danimarca: a
metà dell’XI sec. ADAMO DI BRERA racconta che nell’XI sec. Uppsala era ancora un importantissimo
centro religioso pagano, dove ogni nove anni si svolgeva una grande festa sovraregionale dedicata a
tre grandi divinità

C’erano state due ondate missionarie verso la Scandinavia:

• dalla Germania: a partire dalla fine del IX sec. le diocesi tedesche (organizzazioni del territorio
cristianizzato) fanno azione di proselitismo verso Svezia e Danimarca, importando un tipo di
cristianità tedesca

• dall’Inghilterra anglosassone: monaci e preti inglesi raggiungono la Norvegia con i re vichinghi che
vogliono diventare sovrani assoluti del loro Paese
Cristianità particolarmente influente sulle forme di scrittura adottate da Islanda e Norvegia quando,
dopo la conversione, essi diventeranno Paesi letterati e alfabetizzati

Anno 1001: vengono fondate chiese e i primi monasteri e la tradizione indigena orale viene affidata
alla scrittura (attraverso forme di adeguamento alla dottrina cristiana)
Sorgono delle scuole, non solo nei monasteri e nelle cattedrali, ma anche nelle fattorie dei grandi
clan islandesi, che prima della conversione avevano incluso dei templi pagani e ora erano sedi di
chiese dei clan

I monasteri non sono più solo benedettini, ma nascono nuovi ordini monastici: tra l’Alto e il Basso
Medioevo ci fu una grande riforma interna al monachesimo occidentale, la Riforma cluniacense (da
Cluny), che portò alla nascita di nuovi ordini (x es. cistercensi e agostiniani)

La letteratura islandese affiora al principio del XII sec., in un’epoca in cui la cultura cristiana non era
più così ostile ai contenuti pagani come era stata alle origini
Periodo in cui la violenta repressione del Cristianismo dell’Alto Medioevo nei riguardi di contenuti
culturali non cristiani si è molto stemperata: nel XII sec. in Francia (a Chartre) nacque un movimento
neoplatonico, la scuola di Chartre, che pratica il recupero dei testi sui miti classici
Il momento è definito anche età di Ovidio, autore classico romano che nelle Metamorfosi aveva
raccontato il mito classico di origine greca: per la sua natura di mitografo non era mai stato copiato
all’inizio del Medioevo, ma nel XII sec. viene recuperato poiché i miti vengono interpretati in forma
figurativa attraverso processi come l’allegoria, la metafora, il simbolo ciò è presente nella
formazione di Dante Alighieri: cita moltissimi miti classici e nella Commedia chiama Dio “sommo
Giove” (identificazione figurale del mondo cristiano con il mito classico)
POESIA SCALDICA
Corrente della poesia orale praticata in età vichinga in tutte le corti scandinave ed ebbe poi una
grande fioritura in Islanda, tanto che gli Islandesi nel Medioevo all’interno delle altre comunità
scandinave era noti per essere molto abili nelle arti letterarie: erano letterati itineranti tra le corti
che si mettevano a servizio degli Jarlar come poeti di corte

Questa poesia di corte era chiamata poesia scaldica: l’ origine del termine “scald” non è chiara, ma
sembra legata ai verbi inglesi scold e tedesco schelten (sgridare, criticare)
Degli scaldi possediamo soprattutto poesia elogiativa o encomiastica: composta in lode di capi
militari vichinghi locali

Questi poeti praticavano una forma di poesia estremamente raffinata, difficile, elitaria che utilizzava
il verso lungo allitterativo: ma se gli esempi inglesi e tedeschi in v.l.a. (x es. Beowulf che
Hildebrandslied) rientrano nel macrogenere della poesia medievale chiamata epica (poesia
narrativa), la poesia scaldica appartiene alla lirica medievale
Lirica medievale: tipo di poesia non anonima come l’epica, la quale non è quasi mai tramandata con
il nome di chi l’ha composta, bensì autoriale (legata al nome di un autore) poiché non è una
narrazione impersonale di fatti esterni all’autore come l’epica ma una narrazione che racconta i
fatti del poeta ed è sempre legata alla figura dell’autore

Gli autori erano gli scaldi: guerrieri vichinghi che componevano oralmente questa poesia autoriale
molto complicata raccontando fatti della propria vita legati a re, guerre ecc. usando forme metriche
chiuse, cioè usando versi organizzati in strofe molto complesse i versi non si succedevano più
liberamente, ma erano legati a forme strofiche molto complicate che il poeta doveva rispettare

Il tipo di composizione scaldica più famosa della poesia elogiativa aveva una formazione strofica che
si chiamava metro del seguito dei guerrieri: forma metrica usata per una poesia che elogiava il
valore degli eserciti delle civiltà guerriere delle antiche popolazioni germaniche

Il lessico si basava su figure di sostituzione (linguaggio figurato): non si usavano i termini veri e
comuni, ma dei termini composti che costituivano metafore per rappresentare il concetto (x es. nel
Beowulf il re è detto “frantuma anelli”) questi termini metaforici della poesia scaldica erano
detti kenningar
Le figure metaforiche richiedevano conoscenza dei miti, poiché si ispiravano ad essi: x es. Odino
viene designato come “dio dell’impiccato”
La poesia scaldica ha un carattere enigmistico: le kenningar non vengono mai spiegate, bisogna
conoscere i miti per poterle capire
Questa poesia non muore con la conversione al Cristianesimo, perché è un elemento identitario
della cultura islandese troppo forte
Due sottogeneri della poesia scaldica:
• poesia elogiativa: l’unica conservatasi, loda il valore del poeta stesso per essere in grado di
conservare le poesie variandole
• poesia di scherno: abbiamo solo frammenti

Edda di Snorri: trattato di retorica degli scaldi, spiega come funziona la poesia scaldica

Gli scaldi non sono mai tramandati direttamente, non esistono antologie poetiche scaldiche, bensì
sempre indirettamente attraverso altri generi letterari

① SAGHE
Opere narrative in prosa, genere peculiare nel panorama europeo del tempo poiché le opere
narrative allora si scrivevano ancora in versi
Viene dal termine norreno sǫgur: la “ǫ” è un carattere speciale che gli amanuensi norreni
aggiungono all’alfabeto latino

Ha molte sottodivisioni:

• Saghe degli islandesi: narrazioni in prosa che raccontano gli eventi del periodo della
colonizzazione dell’Islanda e la conversione dei clan al Cristianesimo, di cui fanno parte anche
personaggi ragguardevoli che sono anche scaldi
Un ulteriore sottogenere delle Saghe degli islandesi sono le Saghe degli scaldi
Narrazione impersonale in forma realistica delle vicende di vari personaggi

• Saghe dei re: biografie di grandi sovrani di Norvegia, a volte Svezia e Danimarca
Anche qui a volte vengono citati frammenti o intere opere scaldiche

• Saghe del tempo antico: più modeste, ma interessanti perché mettono in prosa vicende di dei ed
eroi dell’epica tradizionali
Un ulteriore sottogenere delle Saghe del tempo antico sono le Saghe dei Volsunghi: tratta la storia
dell’eroe più famoso del mondo germanico, Sigfrido, che riesce ad uccidere un drago e a sottrargli il
tesoro
② EDDA POETICA
Antologia di carmi epici norreni narrativi, che dal punto di vista metrico sono a metà tra l’uso del
v.l.a. dell’epica anglosassone e tedesca e lo stile della poesia scaldica, poiché usa i v.l.a. con un
ricorso alle kenningar ma anche termini comuni

Ci riferiamo al contenuto di un manoscritto islandese del 1270 circa, il Codex Regius 2365 IV, oggi
conservato a Reykjavík, dove fu realizzata una sezione manoscritti contenenti manoscritti islandesi
medievali che per secoli erano stati fuori dall’Islanda (Copenaghen, Stoccolma, Uppsala, Oslo)
Fu ritrovato nel 1643 da un vescovo islandese, che lo dona al re di Danimarca Federico III, che stava
istituendo la Biblioteca Reale danese: il termine “regius” si riferisce a questo fatto
Mentre il manoscritto era a Copenaghen si è perso un fascicolo, quello dove si racconta com’è stato
ucciso Sigfrido

Tramanda una serie di carmi in v.l.a. divisi in quartine nel metro detto metro della parola antica:
Contiene carmi di argomento mitologico: il primo si chiama “Vǫluspá o Profezia della Veggente” ed
è un riassunto di tutta la storia divina stesso tipo di riassunto che si trova nella parte sui miti
dell’Edda di Snorri: Snorri lo usa come fonte, cita versi di questo componimento spiegandoli e
integrandoli
La seconda parte del manoscritto contiene una serie di carmi eroici che tramandano leggende di
antichi eroi, la maggior parte delle quali incentrate su Sigfrido e la sua famiglia

Edda: termine usato come titolo nella rubrica del più antico dei manoscritti dell’Edda di Snorri
Nel momento in cui l’Edda Poetica fu ritrovata, si scoprì che il primo componimento era stata la
fonte dell’Edda di Snorri, perciò si attribuì anche ad essa il nome di Edda
③ EDDA DI SNORRI
Serie di trattati sullo studio della lingua norrena, sulla retorica e la poetica degli Scaldi e sui
riferimenti mitici delle kenningar
Redatta intorno al 1225 dal politico, giureconsulto e poeta SNORRI STURLUSON (1179 – 1241)

L’opera è tramandata da 4 manoscritti, uno dei quali chiamato Uppsala Edda e ci dà una serie di
rubriche in cui si dice che l’opera si chiama Edda ed è stata composta da Snorri

PROLOGO
• 1a parte: racconta la storia delle lingue del mondo (mito del Diluvio e della Torre di Babele)
Dopo la dispersione delle lingue ciascun popolo chiama la divinità con i nomi della propria lingua
diversa dalle altre, e aspirano a trovare un dio unico che però viene chiamato con nomi diversi
Si affronta il problema del rapporto tra divinità e linguaggio

• 2a parte: si rifà al grande mito storiografico della traslatio imperii et artium (“mito della
migrazione del potere e della cultura”), in cui si immagina che tutta la cultura del mondo venisse da
Oriente e si fosse poi man mano diffusa in Occidente da Troia scappa Odino e migra verso
nord-ovest, finendo per colonizzare i Paesi scandinavi e imporre loro la lingua e la poesia che essi
avevano usato a Troia, cioè la poesia degli Scaldi
Si affronta il problema dell’origine nobile della poesia islandese

PRIMA PARTE
L’inganno di Gylfi: trattatello di mitografia in forma dialogica
Dialogo immaginario tra il re di Svezia e i Troiani, che conquistano il territorio: il re li interroga sul
loro mondo divino attraverso le domande del re, l’Edda mette in ordine sistematico i miti
nordici dalla Creazione alla Distruzione

Fine del mondo, detto anche Ragnarǫk o Crepuscolo degli dei: gli dei sono destinati a soccombere
in uno scontro apocalittico con la categoria divina dei Giganti (la prima stirpe divina da cui è stato
creato il mondo, sono molto sapienti ma malvagi); quando gli dei vennero al mondo uccisero quasi
tutti i Giganti, ma i pochi rimasti provocarono la distruzione del mondo divino
Giganti: esseri divini nati dal caos primordiali, detentori di una grandissima sapienza dovuta alla loro
antichità, hanno grandi dimensioni, grande forza e sono aggressivi
Dalla loro stirpe viene creato il mondo: esso nasce dal cadavere di un Gigante primordiale ucciso
dagli dei antropomorfi (seconda generazione divina) in questo consiste il peccato originale, che
poi culminerà nel Crepuscolo degli dei: tutta la vita divina viene dai giganti, perciò gli dei sono
discendenti dai giganti e c’è quindi un delitto contro il clan

Gli dei creano una parte del mondo per gli uomini detta Midgard (“recinto di mezzo”): collegato
etimologicamente all’espressione anglosassone che si riferisce alla “Terra di mezzo”, cioè il mondo
umano; creano poi Asgard (“Recinto degli dei”)

Asi: nome nordico con cui sono noti gli dei, famiglia divina di tipo maschile e patriarcale i cui dei
principali presiedono principalmente alla funzione della guerra
Quelli che probabilmente Tacito chiama Mercurio, Ercole e Marte sono:
• Odino
• Thor
• Tyr: collegato con la parola indoeuropeo da cui deriva il nome latino deus e indicava quindi il dio
celeste (si trova anche nell’elmo di Negau)

Vani: un’altra famiglia divina, collegato con il nome della dea latina Venus
Divinità pacifiche che presiedono alla fertilità e vanno implorate per avere ricchi raccolti ecc.
Al contrario degli Aesir, nel loro sistema c’è una legge matrilineare (la discendenza si contava dalla
madre e non dal padre): la loro caratteristica era sposarsi tra fratelli
Tra i Vani c’è una coppia di fratelli, FREYR e FREYA (lett. “signore” e “signora”) Tacito nel cap. 40
della Germania nomina la divinità Nertus, che torna come padre di Freyr e Freya nel mito nordico
Si ipotizza che siano gli epiteti dati a una divinità originariamente di tipo ermafroditico

La mitografia norrena descrive una guerra primordiale tra Asi e Vani, dopo la quale si stabilisce una
pace, i Vani vengono accolti in mezzo agli Asi ma sottomessi
Tra gli Asi c’è LOKI: dio molto astuto che ordisce l’uccisione a tradimento di Baldr, figlio di Odino,
l’evento che dà il via al Crepuscolo degli dei

SECONDA PARTE
Dialogo sull’arte poetica: vengono descritte le figure del linguaggio e della poesia degli Scaldi, si fa
riferimento ai miti soggiacenti e si citano componimenti, strofe o versi di alcuni Scaldi
Spiega le figure del discorso caratteristiche della poesia scaldica e ne cita anche moltissimi esempi,
che costituiscono le testimonianze più cospicue di questa tradizione orale, che non fu mai
direttamente trasmessa nei manoscritti ma solo sotto forma di citazione entro altre opere
LA MINUSCOLA CAROLINA
BEOWULF
Testo epico di argomento profano in versi lunghi allitterativi, cioè che tratta di eroi non
appartenenti alla storia sacra
Manoscritto conservato alla British Library con la segnatura Cotton Vitellius A XV: è un manoscritto
composito, sono stati rilegati insieme due grossi frammenti di due manoscritti originariamente
indipendenti (pratica molto frequente tra i collezionisti)

Nowell Codex: antiquario del XVI sec. che lascia la propria firma sulla parte del manoscritto che è
quello del Beowulf
Collocato tra la fine del X e l’inizio dell’XI sec.

Contiene 3 testi in prosa anglosassone:

• “San Cristoforo”: omelia che parla di San Cristoforo, un mostro dalla testa di cane che dopo la
conversione assume fattezze umane

• “Lettera delle meraviglie dell’Oriente”: testo di argomento paradossografico, cioè racconta


avventure straordinarie dell’incontro di esseri umani con creature mostruose in Oriente
(soprattutto in India)

• “Lettera di Alessandro Magno ad Aristotele”: traduzione, da esso deriva la Lettera delle meraviglie
dell’Oriente, però questo è contestualizzato nell’ambito delle avventure indiane di Alessandro
Magno

Contiene inoltre anche un testo in versi:

• Judit: testo in forma in completa tramandato all’interno del Nowell Codex


Poema anglosassone in versi lunghi allitterativi di argomento religioso: narra la famosa storia di
Giuditta e Oloferne che si trova nell’Antico Testamento

Tutti i testi del Nowell Codex trattano il tema del rapporto tra uomini e mostri: l’ideologia che
sembra aver animato chi ha messo insieme questa collezione di tesi è che tale lotta è sostenuta
vittoriosamente dagli eroi cristiani (San Cristoforo e Giuditta), mentre gli eroi pagani (Alessandro
Magno e Beowulf) sono destinati ad una morte che nega tutti i valori umani e la loro vittoria non ha
nessun valore
KEVIN KIERNAN sostiene che originariamente questi testi non fossero stati destinati allo stesso
manoscritto: l’idea di descrivere la sconfitta degli eroi pagani nella lotta contro i mostri non faceva
parte del progetto iniziale ma qualcosa che si crea successivamente nella storia del manoscritto
Dal momento che il manoscritto non è datato, per risalire alla datazione dobbiamo rifarci all’analisi
paleografico-codicologica: studiare le caratteristiche della scrittura impiegata nel manoscritto e
conoscere altri manoscritti scritti con la stessa mano
In base a questi criteri è stato datato alla fine del X sec., o da Kiernan entro il 1035, anno in cui
muore un importantissimo re danese della fase finale della storia anglosassone, CANUTO IL GRANDE:
sotto di lui si crea un regno anglo-scandinavo, poiché egli regna su Inghilterra, Danimarca, Norvegia
e parte della Svezia

DATAZIONE
• ipotesi 1: il poema colloca l’azione in Scandinavia: celebra la dinastia eroica danese all’interno
della cui corte si svolgono le prime due avventure
L’azione è ambientata prima in Danimarca e poi in Svezia meridionale
Poiché trattava eroi scandinavi, fino a metà Novecento l’opinione critica era che il manoscritto fosse
stato composto entro l’VIII sec. gli studiosi ritenevano improbabile che un testo epico anglosassone
celebrasse i Danesi e gli Svedesi (cioè i Vichinghi), che erano i nemici dell’Inghilterra
Si riteneva che fosse stato composto nel regno anglo della Mercia perché ad un certo punto del
poema è nominato un re di questa regione

• ipotesi 2: poiché il poema celebra gli Scyldingas, cioè la dinastia eroica leggendaria della
Danimarca da cui discendeva Canuto il Grande secondo KIERNAN quindi il poema fu realizzato
invece molto più tardi, nell’epoca di Canuto il Grande (1016/1017 – 1035)
Kiernan dice che nell’Inghilterra di Canuto la cultura anglosassone può essere venuta a contatto con
i temi della poesia dei Vichinghi (sincronia tra il mondo anglosassone e il mondo vichingo-
scandinavo, che avrebbe potuto suggerire il tema del Beowulf)

Per sostenere la sua ipotesi, Kiernan parte dalla sua edizione digitale del Beowulf: essa si basa sulla
riproduzione in facsimile del manoscritto in cui egli mise in atto tecniche digitali di elaborazione del
facsimile che gli avevano consentito di poter vedere che la prima carta dell’ultima avventura
sarebbe stata palinsestata (cancellata e poi riscritta) per armonizzare l’ultima avventura con le due
precedenti ciò implica che l’amanuense che ha copiato il testo del Beowulf sia l’autore
dell’ultima versione del testo e che avrebbe collegato fra loro poemi indipendenti su Beowulf,
facendone un unico lungo poema epico
Normalmente nei codici medievali amanuense e autore non coincidono: sono pochissimi i codici
autografi (scritti dalla mano dell’autore)

Il Nowell Codex è stato redatto da due mani diverse più o meno contemporanee: la seconda mano
funge anche da revisore del manoscritto
STRUTTURA
1a avventura

Il principe geata Beowulf (= ‘Lupo delle api’ = Orso → kenning: corrisponde al tipo favolistico del
‘figlio dell’orso’, eroe dalla forza sovrumana) va a liberare la corte danese degli Scyldingas alla corte
di Heorot ‘il Cervo’, sull’isola di Sjælland, Danimarca (antica sede reale danese), dalle incursioni di
un ‘orco’ (ags gāst, ing. ghost, ‘spirito’), Grendel, appartenente alla stirpe di Caino (reietto mosso
dall’invidia per la socialità cortese). Beowulf, in un combattimento a mani nude, ferisce a morte
Grendel staccandogli un braccio, il mostro va a morire nel nascosto della propria tana (nel fondo di
una palude). La corte, riunita a banchetto, celebra la liberazione dal mostro e onora Beowulf con
donativi e lodi

2a avventura

Mentre la corte danese si sente ormai al sicuro, un nuovo mostro fa irruzione nel Cervo, catturando
e sbranando i guerrieri: è la madre di Grendel che vuole vendicare l’uccisione del figlio. Beowulf la
raggiunge nella tana della palude armato di spada: nel combattimento con la donna mostruosa, per
un incantesimo, la spada di Beowulf va in pezzi e l’eroe si difende con una spada fatata appesa alle
pareti della tana subacquea dell’orchessa. La madre di Grendel viene uccisa. La corte danese
celebra la liberazione e onora Beowulf con donativi e lodi

3a avventura

Beowulf ritorna in Svezia, diviene re del popolo dei Geati e passano 50 anni (iperbole). Un drago
incomincia a imperversare nel paese dei Geati, perché uno schiavo ha depredato una coppa
preziosa dal tesoro che il drago custodisce dentro il suo tumulo (topos dell’epica: draghi custodi di
tesori). Il vecchio re Beowulf deve intervenire per difendere il proprio popolo: affronta il drago
completamente armato e accompagnato da uno scudiero, il parente Wiglaf, che aiuta l’eroe,
mortalmente ferito dalle vampe di fuoco sputate dal drago, a finire il mostro. Beowulf muore. I
Geati allestiscono per lui un sontuoso funerale e seppelliscono nel tumulo del re il tesoro sottratto
al drago (perciò il tesoro sarà inservibile)
IDEOLOGIA
L’azione è collocata durante il passato pagano delle Scandinavia, ma i culti descritti nel poema non
corrispondono a quelli germanici, bensì si descrive un paganesimo cristiano di maniera seguendo il
pensiero di Sant’Agostino d’Ippona: si identificano gli dei con creature demoniache

Il punto di vista del poeta/narratore (narrazione impersonale) è cristiano: i mostri appartengono alla
“stirpe di Caino” (autore del primo omicidio secondo la storia sacra narrata nella Bibbia)
Come per Caino, l’impulso che muove Grendel è l’invidia: Grendel è un reietto, che vive nelle zone
marginali (brughiera e paludi, cioè spazi non umanizzati e sede di creature mostruose) e invidia le
gioie conviviali che si svolgono a Heorot (la corte danese) le gioie della corte vengono
chiamate con la parola anglosassone drēam che indicava il complesso delle qualità percettive della
vita di corte (luce, armonia, musica ecc.), il tripudio dei banchetti di corte: il significato dell’ing.
dream, è un ‘calco semantico’ sulle lingue questo termine in inglese ha assunto il significato di
“sogno” per un calco semantico sulle lingue nordiche (draum e traum)

In questo poema cristiano c’è la riformulazione delle convenzioni dell’epica eroica tradizionale:
anche se le qualità eroiche sono possedute da Beowulf ai massimi livelli, alla fine non c’è alcun
vantaggio né alcuna utilità nelle azioni dell’eroe: il tesoro strappato al drago, verrà seppellito nel
tumulo dell’eroe e non servirà agli uomini ribaltamento del topos epico dell’eroe fondatore,
che uccide i mostri che portare vantaggio alla società degli umani
Alla fine del poema, solo la fama dell’eroe celebrata nella poesia epica è un parziale riscatto al
destino di fallimento e oblio che riguarda anche le gesta degli eroi
Opposizione tra eroismo cristiano (S. Cristoforo, Giuditta) e eroismo pagano (Beowulf, Alessandro
Magno) nei testi del Nowell Codex (contro questa ipotesi, Kiernan: il Beowulf era in un ms
originariamente indipendente dal resto del Nowell Codex

IL TESORO DI SUTTON HOO


Importantissimo ritrovamento archeologico del 1939 in Inghilterra
Tumulo con all’interno una nave vichinga inumata e deposizione di un ricco corredo funebre
(tesoro), oggetti che ricordano quelli descritti nel poema del Beowulf
Il Suffolk corrispondeva all’East Anglia della topografia di Beda
L’inumazione risale al VI – VII secolo: periodo in cui in questa regione c’è la controversia tra il
paganesimo e il neoarrivato Cristianesimo e in cui il regno manteneva ancora i rapporti con la
madrepatria scandinava
ILLUSTRAZIONI
Il Nowell Codex è in parte illustrato nel testo delle Meraviglie dell’Est
Ci sono tre manoscritti che tramandano questo testo (uno latino, uno bilingue latino-anglosassone
e uno anglosassone), tutti con miniature simili raffigurati i mostri dell’India (serialità)
Si mescolano tratti reali a tratti fantastici (animali veri + figure mostruose immaginarie)

LAYOUT
Le pagine di un manoscritto si chiamano folium o charta, si numerano ogni due fogli, ogni foglio ha
un recto e un verso: il Beowulf sta tra fogli 132r e 201v del Nowell Codex

• layout in un’unica colonna, senza accapo per i testi in versi lunghi allitterativi divisi dai punti
metrici alla fine di ogni semiverso/verso breve (sistema di punteggiatura diverso da quello odierno)

• 2 mani in minuscola insulare con tratti carolini; uso inchiostro bruno

• rubrica iniziale del poema (f. 132r): primo rigo in caratteri capitali (maiuscoli)

• l’inizio delle fitt (= capitoli, paragrafi) è indicato da un’incipitaria (iniziale in corpo maggiore) in
caratteri onciali/capitali

• bassa qualità codicologica: la pergamena era danneggiata già prima di essere copiato
(l’amanuense scrive intorno a buchi e macchie)
Peculiarità delle scritture anglosassoni

• Ƿ: whin, segno speciale inserito dagli scribi anglosassoni all’interno dell’alfabeto latino per
rappresentare la lettera “w”
• δ: ispirata alla minuscola carolina
• f: ha l’asta che va sotto la riga di scrittura
• r: “s” di tipo lungo, usata a inizio o in mezzo alla parola
• y: dentro c’è un puntino per non confonderla con altre lettere tipo la “s”

Legature: due segni realizzati con un unico tratto, tecnica per velocizzare la scrittura e occupare
meno spazio

Abbreviazioni codificate delle parole più frequenti all’interno di ciascun sistema scrittorio
Il norreno elabora una grammatica delle abbreviazioni
In norreno il ricorso alle abbreviazioni è frequentissimo
ULTIMO EPISODIO: IL FUNERALE DI BEOWULF
Foglio 201r: la numerazione romana (in questo caso XLIII, 43) numerava le varie fitts, cioè i
capitoletti in cui il testo veniva suddiviso in base al contenuto ognuna inizia con un’incipitaria
maiuscola: convenzione di usare le lettere più evidenti all’inizio del testo, poi nel resto si usavano
maiuscole meno evidenti

Him ða gegiredan geata leode ad on eorðan


Un waclicne helm behongen hilde bordum

Him ða gegiredan // Geata leode A lui allora edificarono per il principe dei Geati

ad on eorðan // unwaclicne, un tumulo sulla terra non povero

helmum behongen, // hildebordum con appesi elmi e tavole della battaglia

Analisi:

• him: dativo di un pronome personale singolare, “a lui”

• ða: grafema aggiunto dagli scribi anglosassoni all’alfabeto latino per rappresentare il suono “th”

• gegiredan: terza plurale di un verbo debole anglosassone con suffisso in dentale, si legge
“ieiredan” per il fenomeno che riguarda il consonantismo dell’anglosassone e dell’antico frisone
(lingua molto vicina all’anglosassone), lingue entrambe caratterizzate dalla palatalizzazione delle
velari

• geata (pron. ieata): palatalizzazione della velare + è genitivo plurale dell’etnonimo che al
nominativo sarebbe Geatas (i Geati, popolo dell’estremo sud della Svezia, regione alla quale la
leggenda attribuisce Beowulf prima come valoroso principe e poi come re)

• unwaclicne: aggettivo riferito a “ad” (pira), aggettivo di valore negativo (“non povero”)
Il poeta usa la litote: per accentuare una caratteristica si usa la negazione del suo contrario
L’aggettivo è scritto tutto insieme (prefisso negativo + aggettivo) anche se nel testo c’è uno spazio
• behongen: participio riferito a helmum e hildebordum

• hildebordum: è una kenning che significa “le tavole della battaglia”, ovvero gli scudi
Invece di dire scudi anche perché l’uso di questa kenning permette di mantenere l’allitterazione con
“h” presente nel verso

• macron: trattino sopra la lettera “u” che indica l’abbreviazione (si legge –um)

LIVELLI DI EDIZIONE
• 1° livello → facsimile (foto digitale del manoscritto)

• 2° livello → edizione diplomatica: sistema usato per rappresentare il più fedelmente che si
potesse ciò che c’era scritto su un manoscritto, prima dell’avvento del digitale per sciogliere le
abbreviazioni si indicava con il corsivo il fatto che la “m” non si trova nel manoscritto, ma che è
stata aggiunta per sciogliere la “u” con trattino
L’edizione diplomatica rispetta totalmente il manoscritto, ma lo fa con i caratteri della tastiera (non
mette punteggiatura, va a capo dove va a capo il manoscritto…)

• 3° livello → edizione interpretativa: presenta ciò che l’editore intende del testo con aggiunte
LA MINUSCOLA CAROLINA

Nata nel Medioevo alla corte carolingia di Carlo Magno; si diffuse rapidamente in tutta Europa e
sarà il prototipo su cui verranno create le minuscole gotiche
In minuscola carolina sono scritti 3 importanti manoscritti alto-tedeschi: Hildebrandslied, Muspilli e
Wessobrunner Gedicht

HILDEBRANDSLIED
Poema epico, unico esempio di poesia profana del periodo alto-tedesco antico
Redatto in una lingua mista: presenta contemporaneamente tratti alto-tedeschi e basso-tedeschi

Ipotesi per spiegare la lingua mista: Hildebrandslied è nato in ambiente longobardo, non ci sono
documenti scritti giunti fino a noi in longobardo ma doveva essere un dialetto basso-tedesco
I tratti alto-tedeschi sarebbero dovuti al fatto che la lingua longobardi subì molte influenze da parte
del bavarese (dialetto alto-tedesco meridionale che fa parte dell’area in cui la Seconda rotazione si
realizza compiutamente) perché i bavaresi confinavano con il regno longobardo d’Italia

Manoscritto teologico latino dove il carme di Ildebrando è stato trascritto nei fogli di guardia del
manoscritto (i fogli lasciati bianchi per convenzione) che precedono e seguono la scrittura

Ci sono tracce del fatto che il testo non viene scritto a partire dalla memoria, bensì probabilmente
copiato perché almeno in un caso c’è un errore di copiatura (errore paleografico = errori i cui genesi
è insita nella somiglianza fra le scritture e la facile confusione che ciò comporta)

C’è buona regolarità della dimensione dei caratteri, spaziature costanti, righe dritte: ciò fa capire
che è un testo scritto secondo le regole usuarie di trascrizione degli scriptoria

La lingua è mista (forme con rotazione consonantica alto-tedesca + forme senza)


Poema costituito da alternanza di versi narrativi e dialoghi e discorsi diretti

Jk gıhorꞇa daꞇ ſeggen daꞇ ſıh urheꞇꞇun ænon muo

ꞇın . hılꞇıbrahꞇ enꞇı hađubranꞇ . unꞇar herıunꞇuem ,

ſunu faꞇarungo . Iro ſaro rıhꞇun gaꞃuꞇun ſe ıro

guđhamun . gurꞇun ſıh . ıro . ſuerꞇ ana . helıdoſ

ubar rınga do ſıe ꞇo dero hılꞇu rıꞇun . hılꞇıbrahꞇ


gımahalꞇa herıbranꞇeſ ſunu . her uu ſ heroro

man feraheſ froꞇoro . her fragen gıſꞇuonꞇ fohem

uuorꞇum . ƿerſınfaꞇer ƿarı fıreo Infolche eddo

ƿelıhheſ cnuoſleſ duſıſ .

----------------------------------------------------

Jk gihorta dat seggen,

dat sih urhettun | ænon muotin,

Hiltibrant enti Hađubrant, | untar heriun tuem,

sunu fatarungo. | Iro saro rihtun,

garutun se iro guđhamun | gurtun sih iro suert ana,

helidos, ubar ringa | do sie to dero hiltu ritun.

Hiltibrant gimahalta, Heribrantes sunu, | her was heroro man.

ferahes frotoro. | Her fragen gistuont,

fohem wortum, | wer sin fater wari,

fireo in folche [***]

eddo «Hwelihhes cnuosles dusis [etc.]»

Analisi:

• Jk e dat: hanno aspetto consonantico basso-tedesco o anglosassone


In alto-tedesco succede che le occlusive sorde germaniche subiscono la Seconda rotazione
consonantica BASSO-TEDESCO

• gihorta: verbo debole, qui però non c’è la Seconda rotazione ALTO-TEDESCO

• sih: scritto regolarmente con “h” (perciò ha subito la S.r.), mentre Jk no → stesso pronome di Jk,
però Jk è basso-tedesco e sih alto-tedesco

• urhettun: preterito plurale di un verbo forte, la doppia t non ha subito la Seconda rotazione, la e
non presenta l’aspetto vocalico che avrebbe in tedesco BASSO-TEDESCO
• ænon: numerale “uno”, c’è legatura æ da interpretare come “e” lunga tipica della realizzazione
BASSO-TEDESCA

• hiltibraht: errore paleografico → ipotesi: il copista ha scambiando una n per un’h


Nell’edizione interpretativa l’errore è stato emendato (corretto) ALTO-TEDESCO (per la t)

Edizione critica: impaginazione del test seguendo le odierne convenzioni ortografiche

Le prime parole (Jk gihorta dat seggen) non costituiscono un normale verso lungo allitterativo, ma
una formula che introduce un discorso diretto o indiretto ed è un elemento metricamente
irregolare

• 3 verso: allitterazione in h

• tuem: numerale “due” → richiama “two” inglese ma non “zwei” tedesco: è perciò una forma che
non ha subito gli esiti della Seconda rotazione alto-tedesca BASSO-TEDESCO

• sunu fatarungo: –ung è suffisso germanico che indica derivazione, variante del suffisso –ing che si
trova nei nomi di famiglia nobili (x es. Carolingi) + allitterazione in s (sunu / saro)

• iro: pronome possessivo (ted. ihr)

• ringa: “anello” → nel tedesco medievale per metonimia indica la cotta di maglia di ferro

L’alto tedesco antico presenta tutta una serie di desinenze (un sistema flessivo) ancora piuttosto
vitale, mentre nel tedesco moderno è praticamente scomparsa

• gudhamun: ha aspetto fonologico anglosassone → il testo è stato trascritto in un ambito culturale


che aveva qualcosa a che fare con il mondo anglosassone → Fulda infatti era un monastero
anglosassone

• helidos: oggi in tedesco “held” (eroe)

• hiltu: ha seconda rotazione, stesso elemento che si trova nel nome Hiltibrandt

• to: se rispettasse la s.r.c. dovrebbe essere tsuo


Verso con asterisco e parentesi: verso lacunoso BASSO-TEDESCO

• Heribrantes: altro antroponimo, sarebbe il padre di Ildebrando e nonno di Adubrando

• gimahalta: preterito debole che introduce spesso un discorso diretto

• her: l’iniziale con “h” del pronome è un’altra spia dell’interferenza anglosassone

• heroro e frotoro: forme comparative


• uaas e ƿarı: due forme dello stesso paradigma, cioè di un verbo forte che in alto-tedesco antico
significa “essere” → l’iniziale in un caso, come più spesso accadeva nei documenti in minuscola
carolina, il “w” veniva rappresentato ripetendo due volte il segno “u”, mentre altre volte usando la
whin, un segno derivante dall’alfabeto minuscolo anglosassone
Altro aspetto di interferenza anglosassone anche a livello grafematico

MUSPILLI
Documento frammentario alto-tedesco appartenente alla tradizione di poesia in versi lunghi
allitterativi
Argomento di tipo escatologico: poemetto in versi lunghi allitterativi (forma germanica), ma di
contenuto cristiano
Ha titolo redazionale: dato dagli studiosi moderni, dal momento che gli originali non presentano né
un titolo né il nome dell’autore

Fu trascritto sui margini vuoti (marginalia) di un manoscritto oggi conservato nella Biblioteca di
Stato bavarese di Monaco: qui ci sono 2 collezioni di manoscritti
• gruppo latino CLM (Codex Latinus Monacensis)
• gruppo tedesco CGM (Codex Germanicus Monacensis)

Precede la fase di ascesa all’Impero di Ludovico il Germanico quand’egli era ancora duca di Baviera,
è legato a lui perché il manoscritto latino che lo contiene fu espressamente prodotto per lui:
all’inizio c’è una dedica a lui
L’amanuense usa solo le maiuscole nella dedica, altrimenti usa le minuscole: la minuscola carolina e
anglosassone prevedevano degli standard anche per le poche maiuscole usate, soprattutto nelle
rubriche

Le minuscole potevano avere delle varianti: informazioni rilevanti per i paleografi poiché molto
spesso per i manoscritti medievali possediamo informazioni solo sull’ultima parte della loro storia, e
quindi avere delle varianti può aiutare a collocare i manoscritti in un determinato centro scrittorio

• variante aperta della “a” carolina

• variante di “i” con puntino: serviva ad evitare di scambiare una lettera per un’altra

• variante di “s”: c’è S tonda usata in posizione finale, più simile alla nostra, poi c’è S lunga all’inizio
e in posizione intermedia

• “g” a volte aveva l’occhiello aperto e ricordava quella insulare


In Muspilli c’è mano regolare carolina nel testo latino, mentre la trascrizione nei margini è molto
meno regolare, cambia l’inchiostro (prove che si tratta di una scrittura aggiunta successivamente)

• rahhon: verbo debole della 2 classe, “raccontare”

• sculi: usato in alto-tedesco per il futuro → le lingue ie. hanno futuro sintetico (= che si esprime
con il solo verbo coniugato al futuro), mentre quelle germaniche l’hanno perso e trovano ognuna
una propria strategia perifrastica per esprimere il futuro

• Antichristo: figura immaginata come un perfido sovrano che domina in modo tirannico
immediatamente prima della fine del mondo e del Giudizio
Ordalie: procedure guerresco con valore legale che servivano a risolvere conflitti

WESSOBRUNNER GEDICHT
Un CLM legato al monastero di Wessobrunn
Contenuto prevalentemente bavarese, ma con influenze anglosassoni
Prima parte: c’è una rubrica che usa i caratteri maiuscoli della carolina poiché la rubrica dà il titolo
al manoscritto
“De poeta”: influenza greca dal verbo “poiein” (fare, creare), perciò gli studiosi hanno pensato che
non c’entrasse con un poeta ma volesse dire “Sul Creatore”, ipotesi rinforzata dal fatto che il testo
parla della creazione
Il testo è scritto in minuscola carolina molto calligrafica
Abbiamo solo l’inizio del componimento poetico che si ferma ex aburpto con un verso che non si
conclude: introduzione all’episodio della Genesi
Creazione ex nihilo: dal nulla la voce divina crea tutto il mondo

Si pensa sia la citazione di una composizione poetica sulla Creazione notissima nell’ambiente in cui
viene prodotto questo manoscritto: l’amanuense intende riportare alla memoria dei lettori un
componimento arcinoto, perciò non ha bisogno di citarlo tutto e gli basta citarne solo l’inizio

• *: chiamato sternrune, abbreviazione che viene dal mondo runico come sovrapposizione di due
rune, rappresenta il prefisso “ga-” (con valore collettivo nei sostantivi o perfettivo, cioè di azione
compiuta, nei verbi)
Indicatore di un’influenza anglosassone sull’amanuense bavarese

• dat: elemento convenzionale molto comune come incipit nei componimenti

• firhaim: “esseri umani”, fa parte di un lessico arcaico che caratterizza la poesia allitterativa
• ero: termine coetimologico di tedesco erde, cioè “terra” → nome collegato con il teonimo greco
di Giunone, la dea terra, che in greco si chiama Era

• paumm: sarebbe baumm in tedesco standard → tratto bavarese


C’è tutta una serie di elementi del tedesco superiore: la seconda rotazione consonantica
alto-tedesca, a differenza della prima legge di Grimm, i cui fenomeni si manifestano in tutte le
lingue germaniche, hanno uno sviluppo stratificato sul territorio → si realizzano pienamente
nell’area estrema meridionale: fenomeno che parte nell’estremo sud dell’area linguistica alto-
tedesca rappresentata dai dialetti alemanno e bavarese → oggi il tedesco standard per “b” ha lo
stesso consonantismo delle altre lingue germaniche: sono solo le aree meridionali a pronunciare la
“p” al posto della “b”

Documenti bavarese che usa anglosassonismi nella grafia e in determinate forme

IL NORRENO
Antico islandese: ci dà una produzione letteraria interessante
Manoscritto di Uppsala: DG, DE LA GARDIE, generale svedese dell’età proto-moderna che aveva
combattuto le guerre di religione → grande momento di affermazione dei Paesi del Nord Europa,
che incominciano a creare dei propri miti nazionali: le popolazioni scandinave, nel momento in cui si
affermano contro i romani, creano delle origini mitiche: inventano di essere discendenti dei Goti e
dal XVI sec. in poi cominciano ad accaparrarsi i manoscritti islandesi come se essa fosse la
letteratura degli antenati degli svedesi, cosa non vera

Uppsala Edda: manoscritto pergamenaceo del 1325 circa, uno dei quattro testimoni medievali
dell’Edda di Snorri e l’unico che contiene una serie di rubriche che aprono i capitoli
Rubrica iniziale importantissima: cita il titolo dell’opera e il nome dell’autore (cosa rarissima in un
manoscritto)

Minuscola protogotica: la scrittura di per sé non ha tratti molto diversi dalla carolina, anche se è più
addossata → il problema è che queste mani norrene hanno un sistema complicatissimo e fittissimo
di abbreviazioni (x es. svà: abbrevia una congiunzione norrena frequentissima)

Nell’edizione diplomatica si indica l’abbreviazione sciolta con l’uso del corsivo

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