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Mengozzi, A., I Cristiani Di Tradizione Siriaca

Il documento tratta del cristianesimo siriaco nel Vicino e Medio Oriente. Descrive brevemente le principali chiese di tradizione siriaca e i loro fedeli in varie regioni. Menziona anche gli studi accademici sul cristianesimo siriaco e le sfide nel ricostruirne la storia a causa della complessità e diversità dei contesti.

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Mengozzi, A., I Cristiani Di Tradizione Siriaca

Il documento tratta del cristianesimo siriaco nel Vicino e Medio Oriente. Descrive brevemente le principali chiese di tradizione siriaca e i loro fedeli in varie regioni. Menziona anche gli studi accademici sul cristianesimo siriaco e le sfide nel ricostruirne la storia a causa della complessità e diversità dei contesti.

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A.

Ferrari (a cura di), Popoli e chiese dell'Oriente cristiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2008

Moubarak Yoakim, Les Chrétiens et le monde arabe, coll. «Pentalogie I cristiani di tradizione siriaca
islamo-chrétienne», t. IV, Éditions du Cénacle Libanais, Beirut 1972-
1973.
del Vicino e Medio Oriente
Nasrallah Joseph, La vie de l’Eglise melchite sous la domination turque, di Alessandro Mengozzi
in «Revue des Etudes islamiques», 1948, pp. 95-107.
a Barsaum
Nasrallah Joseph, Notes et documents pour servir à l’histoire du patriar-
cat melchite d’Antioche, Gerusalemme 1965.
Nasrallah Joseph, L’Eglise melchite en Iraq, en Perse et dans l’Asie Cen-
trale, Gerusalemme 1976.
Nasrallah Joseph, Le Patriarcat d’Antioche est-il resté, après 1054, en
communion avec Rome?, in Eglise melchite et union des Eglises, 36-73,
apparso in «Istina», XXI, 1976, pp. 374-411, Centre d’Etudes Istina, Pa-
rigi 1977.
Nasrallah Joseph, Histoire du mouvement littéraire dans l’Eglise melchi-
te du Vè au XXè siècle, t. III, 1 (1983), Peeters, Lovanio 1983.
Nasrallah Joseph, Histoire du mouvement littéraire dans l’Eglise melchi- Al di là del cristianesimo greco e latino
te du Ve au XXe siècle, t. II, 2 (750-Xe s.), Peeters, Lovanio 1987.
Oltre al cristianesimo dell’ecumene greco-latina, di quella por-
Pacini Andrea (a cura di), Comunità cristiane nell’islam arabo. La sfida
zione di mondo e di storia che ci siamo scelti come nostro passato
del futuro, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996.
e come orizzonte culturale di riferimento, si dischiudono territori
Patriarcat de l’Eglise Melchite, Voix de l’Eglise en Orient: Voix de l’E- e orizzonti vastissimi, nei quali il cristianesimo di tradizione si-
glise melchite. Choix de Textes du Patriarche Maximos IV et de l’Episco- riaca ha avuto e ha un ruolo centrale. Compresa l’importanza del-
pat grec-melchite catholique, Desclée de Brouwer, Parigi 1962. le versioni siriache della Bibbia, letto un inno di Efrem siro –
Zananiri Gaston, Catholicisme oriental, Éditions Spes, Parigi 1966. poeta-teologo del IV secolo, detto «Arpa dello Spirito Santo» –,
Sabella Bernard, L’emigrazione degli arabi cristiani: dimensioni e cause cantato e apprezzato in tutte le chiese di tradizione siriaca, ma tra-
dell’esodo, in A. Pacini (a cura di), Comunità cristiane nell’islam arabo. dotto e imitato anche dai vicini bizantini, visitata la chiesa colora-
La sfida del futuro, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996, tissima di una comunità siriaca del Kerala, nell’India sud-occi-
pp. 139-168. dentale, si comprende che la cultura e la spiritualità cristiana sono
cresciute e respirano non grazie ai due polmoni delle tradizioni
greca e latina, ma grazie a un sistema a tre. Se guardiamo alle sue
radici e alle sue espressioni più antiche, il cristianesimo dalle ori-
gini a oggi è uno sgabello o un tavolino a tre gambe, ben attrezza-
to per rimanere stabile su qualsiasi terreno.
Nelle sedi universitarie in cui si studia la cultura cristiana, ac-
canto alla letteratura cristiana antica greca e latina sarebbe sem-
pre opportuno un corso di lingua e letteratura siriaca o di lingue e
letterature cristiane orientali, lasciando spazio anche alle tradizio-
ni araba, armena, copta, etiopica e georgiana, tutte così intensa-
mente e fittamente legate al cristianesimo siriaco, oltre che a
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quello greco. Attendono gli studiosi e i cristiani occidentali tradi- dita conoscenza dei contesti economici, la raccolta di informazioni
zioni scritturali, liturgiche, teologiche, esegetiche, monastiche, di archeologiche e dati demografici certi, una lettura sociologica e/o
spiritualità, letterarie, poetiche, storiografiche, artistiche cristia- antropologica seria dei documenti e delle situazioni. Il livello di
ne, fiorite in ambiente per lo più semitico, pur a partire dalla co- generalizzazione necessario per parlare di cristianesimo siriaco
mune matrice ellenistica, e diffuse ben al di là dell’ecumene ro- corre il rischio di incorrere in semplificazioni e per la ricostru-
mana e bizantina, in Persia, Asia centrale, Cina e India. zione del quadro storico o, meglio, dei vari quadri storici all’inter-
La loro importanza non è soltanto archeologica o libresca, ma no dei quali possiamo inserire le comunità siriache occorrerebbero
è testimonianza viva di una storia che dall’antichità a oggi vede i studi interdisciplinari complessi, che sono ancora tra i desiderata
cristiani in contatto diretto e scambio continuo con ebrei e musul- degli stessi studiosi di siriaco e di cristianesimo orientale.
mani. Come ben dimostra lo splendido viaggio raccontato da Data la natura dell’oggetto di indagine e della documentazio-
Paolo Rumiz,1 la riscoperta e la conoscenza dei cristiani del Vici- ne disponibile, gli studi siriaci sono coltivati all’interno delle
no e Medio Oriente decostruiscono il mito dell’identificazione tra chiese siriache, nella trasmissione del sapere tradizionale di gene-
Occidente e cristianità, così come tra certo Oriente e islam, e ci razione in generazione, e presso le università, generalmente da ri-
guidano attraverso terre in cui sono evidenti i rapporti genetici e cercatori con interessi teologico-spirituali o filologico-letterari,
di scambio tra le grandi religioni monoteiste, in cui i confini tra senza che ovviamente si possa tracciare una demarcazione netta
sinagoga, chiesa e moschea si fanno molto più vari e labili di di interessi e motivazioni tra gruppi di persone o anche all’interno
quanto siamo abituati pensare, terre alle cui radici sta la cultura dei lavori di un singolo ricercatore. All’interno dei vari approcci –
cristiana tanto quanto vogliamo pensare per l’Europa e per i terri- filosofico, teologico, linguistico, filologico, letterario – si tiene
tori che poco cristianamente gli europei hanno sottratto ad altre più o meno conto dei contesti storici, ma nell’insieme gli studi si-
popolazioni, nelle Americhe e in Oceania. riaci si sono concentrati e si concentrano soprattutto sulla tradi-
Nelle pagine che seguono proveremo a delineare qualche ca- zione letteraria, con un occhio di riguardo per le Sacre Scritture e
ratteristica del cristianesimo siriaco e cercheremo di dare un’idea la loro interpretazione. Non mancano, tuttavia, pubblicazioni e ri-
di chi e quanti siano i cristiani che appartengono alle principali cerche nel campo della storia dell’arte e dell’archeologia. Di re-
chiese di tradizione siriaca, senza alcuna pretesa di esaustività. cente, anche grazie a studiosi che appartengono a varie comunità
Nella prima parte il taglio sarà più propriamente storico-religioso, siriache e operano nelle università europee o nordamericane, si
mentre nella seconda, partendo da una prospettiva demografica, tentano percorsi di ricerca storica, che affrontano anche i tragici
si tenteranno digressioni storico-sociologiche. eventi del XX secolo, o socio-antropologica, con ricerche sulla
Parleremo di luoghi, date, persone così numerosi e spesso di- migrazione e sull’identità.
versi tra loro da rendere impossibile un approccio storico comples- Informazioni sulla storia delle comunità siriache si trovano,
sivo. Alcuni degli eventi, dei personaggi o dei testi – cui accenne- naturalmente, in opere dedicate in generale alla storia dei cristiani
remo o che non nomineremo neppure – che hanno fatto la storia orientali, a maggior ragione in quelle che si occupano di Vicino e
del cristianesimo siriaco, sono peraltro poco studiati o solo par- Medio Oriente, dei territori variamente occupati nel tempo dagli
zialmente, con punti di vista – quali quello teologico, confessiona- imperi arabo-musulmano, persiano e turco-ottomano.
le, quando non eresiologico o nazionalista – spesso lontani dalle
esigenze di un metodo storico pur minimamente critico. Ben inte-
so, i criteri religiosi sono gli unici che per definizione ci consento- Chi sono i cristiani di tradizione siriaca?
no di parlare di un cristianesimo siriaco, ma la varietà di situazioni
in cui tale cristianesimo si è manifestato imporrebbe un’approfon- A fronte di un cristianesimo latino fondamentalmente universali-
sta, cattolico nel senso etimologico – ma con le importanti separa-
1
M. Bulaj, P. Rumiz, Gerusalemme perduta, Frassinelli, Milano 2005. zioni su base locale e (pre-)nazionale che portarono alla formazio-
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ne delle Chiese riformate, soprattutto tra popolazioni di stirpe ger- Egitto, ma soprattutto verso Oriente, raggiungendo dalla Persia,
manica – l’ortodossia greca e slava così come le altre comunità attraverso l’Asia centrale, l’India e la Cina. In queste pagine ci
cristiane orientali – di tradizione siriaca, armena, copta, georgiana, concentreremo sulla storia della presenza cristiana siriaca nel Vi-
etiopica – paiono orientate a far corrispondere Chiesa e nazione, cino e Medio Oriente, tralasciando le pur importantissime vicen-
probabilmente per effetto di antiche spinte autonomistiche, razio- de della cristianità di tradizione siriaca nell’India sud-occidentale
nalmente sfruttate nel Vicino Oriente, e dunque consolidate, dal e limitandoci a qualche cenno alla Chiesa maronita e all’espan-
sistema ottomano dei millet, sul quale avremo modo di tornare. sione missionaria in Asia.
A differenza di quanto avveniva nell’ecumene greca e romana La tradizione siriaca trova nella sua lingua letteraria e liturgica
dopo la svolta costantiniana, negli imperi bizantino e franco, e an- un elemento unificante forte e abbastanza stabile nel tempo. Si
cora più tardi negli Stati-nazione europei – si pensi a Chiesa an- tratta di una lingua basata sulla varietà di aramaico parlata e scrit-
glicana e Regno Unito, a casa regnante olandese e Chiesa rifor- ta nella città di Edessa, l’attuale Urfa nella Turchia sud-orientale,
mata, ma anche in Africa e in Oriente, nei regni cristiani di Arme- nei primi secoli dell’era cristiana. Grazie al prestigio di Edessa e
nia, Georgia, Nubia ed Etiopia, il cristianesimo espresso dalle delle sue scuole come centri di irradiazione culturale, l’aramaico
Chiese siriache non ebbe l’opportunità di funzionare come reli- edesseno fu presto adottato come lingua letteraria da tutti i cri-
gione di Stato, generando, spalleggiando o sostenendo apertamen- stiani di lingua aramaica in Mesopotamia e oltre. La forma stan-
te ideologie che confondono piano provvidenziale e giustificazio- dardizzata e, per così dire, transnazionale di aramaico edesseno è
ne del potere, missione religiosa e politica imperiale, fede e rega- nota come siriaco classico, una delle molteplici manifestazioni
lità, come sappiamo essere piuttosto comune altrove, in Oriente e storiche della lingua aramaica nella sua storia plurimillenaria. Per
Occidente, nella pur costante dialettica tra Stati e Chiese. analogia con denominazioni quali aramaico giudaico babilonese
I cristiani delle Chiese siriache furono, anzi, minoranze gover- o aramaico giudaico palestinese – che descrivono varietà lettera-
nate da un’autorità cristiana che si riteneva ortodossa appunto in rie dell’aramaico utilizzate grosso modo nello stesso periodo da
contrapposizione a loro o, nella maggior parte della loro storia, si comunità ebraiche del Vicino Oriente – il siriaco classico potreb-
trovarono a essere sudditi discriminati in imperi retti da musul- be essere descritto come aramaico cristiano di Siria e Mesopota-
mani o fedeli di altre religioni. Piuttosto che idealizzare e ideolo- mia. Lingua semitica, l’aramaico – e pertanto il siriaco – è impa-
gizzare un potere cristiano, a livello speculativo dovettero giusti- rentato con la lingua accadica – in cui si espressero le civiltà assi-
ficare in qualche modo l’obbedienza a un potere non cristiano, ra e babilonese nella Mesopotamia degli ultimi due millenni pri-
spesso conquistatore o straniero, e inserirlo in una visione provvi- ma di Cristo – con il fenicio, l’ebraico, l’arabo e l’etiopico.
denziale della storia, che con Costantino sembrava ormai avviata In siriaco è l’antica traduzione della Bibbia detta Peshitta, let-
a continuare gloriosamente il cammino iniziato con l’Israele del- teralmente «semplice, semplificata», che funziona da «Vulgata»
l’Antico Testamento, ma che con l’avvento dell’islam al potere per tutte le Chiese di tradizione siriaca. Come si è detto, in siriaco
prima e le conquiste mongola e turca poi aveva conosciuto impre- è stata scritta una letteratura che per quantità, varietà e qualità di
visti e radicali cambi di contesto. A livello pratico, si esercitarono autori e opere sta alla pari e nulla ha da invidiare alle coeve lette-
nella difficile arte del compromesso e del male minore, della con- rature cristiane in greco e in latino. In qualche modo uniformatosi
vivenza con una maggioranza eterogenea e spesso ostile, quando in una forma classica intorno al IV secolo, il siriaco si è preserva-
non furono costrette alla lotta per la sopravvivenza o alla fuga. to fino a oggi come lingua di cultura e lingua liturgica.
Tutti i cristiani che utilizzano il siriaco come lingua liturgica e
Le radici del cristianesimo siriaco di cultura, e a maggior ragione quelli che hanno conservato una
qualche forma di aramaico moderno come lingua per la conversa-
Il cristianesimo siriaco si può dire sia nato tra Siria e Mesopota- zione quotidiana, sono molto fieri di parlare e pregare «nella lin-
mia e da lì si sia diffuso verso Occidente – Siria tutta, Palestina, gua di Nostro Signore». La forma di aramaico parlata nella Pale-
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stina ai tempi di Gesù di Nazaret, e in tutta probabilità utilizzata posizione presa dalle Chiese rispetto ai due concili convocati nel
nella sua predicazione, non corrisponde esattamente al siriaco V secolo: il Concilio tenutosi a Efeso nel 431 e il Concilio tenuto-
classico o ai dialetti aramaici moderni, ma ha certamente con essi si a Calcedonia nel 451. La cosiddetta «Grande Chiesa» – quella
molti tratti in comune, essendo tutte varietà dialettali dello stesso oggi confluita nella Chiesa cattolica, nelle Chiese ortodosse (gre-
complesso gruppo linguistico che siamo soliti definire «aramai- ca, russa eccetera) e nelle Chiese da queste derivate – si allineò
co». E che il rapporto tra il siriaco e l’ebraico delle Scritture sia alle posizioni dottrinali approvate in entrambi i concili. All’inter-
forte e prezioso è stato riconosciuto da autorevoli esegeti di ogni no della tradizione siriaca, anche la Chiesa maronita – formatasi
tempo. intorno all’eredità spirituale di san Marone (IV secolo?) e oggi
I cristiani di lingua aramaica – quindi i cristiani che si serviva- diffusa soprattutto in Libano e Siria – accettò sia Efeso che Calce-
no del siriaco classico come lingua letteraria e liturgica – adotta- donia. La Chiesa sira orientale – Chiesa d’Oriente – rifiutò Efeso,
rono per denominare se stessi il termine siri, suryāyē o surāyē in mentre quella sira occidentale – Chiesa sira ortodossa – rifiutò
siriaco, probabilmente preferendolo al termine «aramei», in quan- Calcedonia. Come la Chiesa sira ortodossa, rifiutarono Calcedo-
to quest’ultimo aveva nel corso del tempo assunto il significato di nia la Chiesa copta, la Chiesa etiopica e, a partire dal VI secolo, la
«pagani». Chiesa apostolica armena.
Se cercassimo in questa sede di entrare nel merito delle di-
Divisioni antiche: le dispute cristologiche del V secolo scussioni dottrinali, rischieremmo di banalizzare la complessità,
talora la bizantina sottigliezza, dei termini e delle argomentazioni
Il cristianesimo siriaco si presenta diviso in Chiese che fanno ri- e rischieremmo, inoltre, di non cogliere le implicazioni teologi-
ferimento a posizioni dottrinali e a gerarchie istituzionali diverse. che, quando non francamente politiche, delle varie posizioni. Ci
Alle divisioni più antiche – risalenti alle dispute cristologiche del limitiamo pertanto a leggere la sintesi di Sebastian Brock:
V secolo – si sono aggiunte, come vedremo, divisioni recenti,
causate dal proselitismo di missionari appartenenti a Chiese occi- Da un punto di vista teologico, la Chiesa d’Oriente si colloca a un’estre-
dentali: la Chiesa cattolica, la Chiesa russa ortodossa e varie mità dello spettro teologico, distinguendo nettamente tra la natura umana
Chiese riformate. A denominazioni tradizionali, radicate nella e quella divina di Cristo (con la conseguenza di non riconoscere a Maria
percezione che le comunità cristiane hanno avuto o hanno di se il titolo di theotòkos «madre di Dio», ma soltanto quello di christotòkos
«madre di Cristo»). La tradizione cristiana di maggioranza si pone al
stesse, si sono aggiunte le denominazioni utilizzate da altri, dagli centro dello spettro, riconoscendo ancora una reale distinzione, anche se
avversari, spesso caratterizzate da intenti polemici, quando non meno marcata, tra le due nature. I siri ortodossi si collocano invece all’e-
denigratori. stremità opposta dello spettro, riconoscendo in Cristo incarnato una na-
Sebbene le tradizioni concordino nel dire che il cristianesimo tura, «composta» di due; dal loro punto di vista, qualsiasi forma di dua-
sia giunto molto presto in Siria, Mesopotamia, Anatolia, Armenia lità presente nel Cristo incarnato vizierebbe la piena realtà dell’incarna-
e Persia – grazie alla predicazione apostolica o a quella immedia- zione [...]. A questo proposito occorre però mettere bene in evidenza il
tamente successiva, soltanto in seguito alle dispute del V secolo fatto che, in contrasto con l’opinione largamente diffusa in Occidente, i
le Chiese che fanno riferimento alla tradizione siriaca sono rico- siri ortodossi non ritengono che la singola natura di Cristo sia soltanto
noscibili come dottrinalmente e istituzionalmente distinte dal re- quella divina, che si sarebbe per così dire «inghiottita» quella umana:
sto del mondo cristiano. Le dispute cristologiche causarono anche questa è la posizione di Eutiche, da sempre condannata dai siri ortodossi
come completamente eretica.2
una divisione interna al cristianesimo siriaco, portando alla for-
mazione di due Chiese distinte, quella sira occidentale, detta sira
ortodossa, e quella sira orientale, detta Chiesa d’Oriente, caldea
e, più tardi, assira. 2
S. Brock, An Introduction to Syriac Studies, in J.H. Eaton (a cura di), Hori-
Le divisioni antiche derivano in ultima analisi dalla diversa zons in Semitic Studies. Articles for Students, Birmingham-Sheffield 1981, p. 32.

140 141
Al di là delle divergenze teologiche e delle rivalità tra sedi pa- sira ortodossa. L’epiteto deriva dal nome del vescovo anti-calce-
triarcali, diocesi o scuole, è possibile riconoscere nella posizione donese Giacomo Baradeo, morto nel 578, che riorganizzò le isti-
anti-calcedonese di molte comunità cristiane orientali il riflesso tuzioni della Chiesa sira ortodossa intorno alla metà del VI seco-
di una più profonda frattura linguistica, culturale e politica tra il lo, proprio mentre l’imperatore Giustiniano tentava di eliminare
centro dell’impero bizantino e regioni periferiche, ma cultural- le gerarchie ecclesiastiche considerate «monofisite».
mente e socialmente vivaci, come l’Egitto, la Siria, la Mesopota- Storicamente inesatto, e tuttavia molto popolare sia in Oriente
mia o l’Armenia. La posizione della Chiesa d’Oriente, d’altra che in Occidente, è il termine nestoriani, utilizzato in polemica più
parte, ancorata a una cristologia antiochena strettamente duofisi- o meno esplicita per denominare i cristiani di tradizione siriaca
ta, riflette in qualche modo la realtà di comunità cristiane da sem- orientale, appartenenti alla Chiesa d’Oriente. Se è vero che la cri-
pre o per lungo tempo isolate all’esterno dei territori soggetti al- stologia di Nestorio fu condannata dallo stesso Concilio di Efeso
l’impero romano. (431) che provocò qualche decennio più tardi l’allontanamento
dei siri orientali dalla «Grande Chiesa», è anche vero che il lega-
Problemi di denominazione: monofisiti, giacobiti e nestoriani me tra la Chiesa d’Oriente e l’«eretico» Nestorio è piuttosto vago.
Le prime traduzioni di opere di Nestorio dal greco al siriaco co-
A causa delle posizioni teologiche che hanno assunto, alcune minciarono soltanto nel VI secolo e la fonte della cristologia radi-
Chiese sono state dichiarate scismatiche, quando non eretiche, calmente duofisita dei siri orientali non è da ricercare tanto in Ne-
dalla tradizione cristiana di maggioranza – fondamentalmente le storio, quanto nell’opera esegetica dell’interprete per eccellenza
chiese di espressione latina e greca – e descritte con aggettivi non della scuola antiochena, il greco Teodoro di Mopsuestia (fine IV-
sempre teologicamente o storicamente esatti e comunque sempre inizio V secolo).
associati all’accusa di eresia.
Teologicamente scorretta è, per esempio, l’accusa di «monofi- Siri orientali e occidentali
sismo» mossa dagli avversari alle Chiese orientali che non hanno
accettato il «duofisismo» – «due nature» in Cristo – approvato al All’interno del cristianesimo siriaco, la divisione tra Chiesa d’O-
Concilio di Calcedonia (451). Dal punto di vista dei calcedonesi, riente e Chiesa sira ortodossa ha risvolti anche linguistici, in
sarebbero «monofisite» le Chiese copta, sira ortodossa – tradizio- quanto le due chiese hanno preservato nei secoli due tradizioni
ne siriaca occidentale, etiopica e armena e il termine monofisiti è diverse di pronuncia del siriaco classico. Differenza caratteriz-
stato pertanto polemicamente utilizzato per denominare i fedeli di zante è la pronuncia della ā lunga, realizzata come ō in ambiente
queste Chiese. Il prefisso greco «mono-», però, suggerisce l’idea siriaco occidentale e, più in generale, nelle parlate aramaiche che
di «unicità» della natura (phýsis in greco) di Cristo, piuttosto che gravitano intorno alla regione occidentale del Levante: «Nostro
la sua «unità», in contrasto con quanto sostenuto dagli anti-calce- Signore vieni!» suona māran tā nella tradizione orientale e mō-
donesi, che ritengono che nel Cristo incarnato vi sia sì «una» – ran tō nella tradizione occidentale.
mìa in greco – natura, ma non che la sua «unica» natura sia quella La divergenze dottrinali tra la Chiesa d’Oriente e quella sira
divina. Per taluni sarebbe quindi più appropriato parlare di «mia- ortodossa non furono tuttavia di tale portata da separare totalmen-
fisismo» nel descrivere la posizione cristologica delle chiese anti- te le comunità cristiane appartenenti alle due Chiese. Da sempre
calcedonesi. Oltre che inesatto, l’epiteto «monofisita», inevitabil- tutti i cristiani di espressione aramaica sono uniti dalla letteratura
mente associato con la polemica degli avversari e l’accusa di ere- siriaca scritta prima delle controversie cristologiche del V secolo.
sia, è percepito come offensivo dagli anti-calcedonesi. Si tratta di una produzione di enorme prestigio, che comprende,
Utilizzato da polemisti occidentali e orientali e pertanto altret- per esempio, la versione della Bibbia detta Peshitta e i grandi au-
tanto percepito come offensivo è anche il termine giacobiti, con il tori del IV secolo, quali il teologo poeta Efrem siro, di cui si è
quale gli avversari erano soliti denominare i fedeli della Chiesa detto, o Afraate, autore di testi eleganti e raffinati di polemica an-
142 143
ti-giudaica. Il patrimonio spirituale e letterario che i siri d’Oriente tuivano la solida base demografica della Chiesa ortodossa. Le au-
e Occidente hanno ereditato dagli autori e dai padri vissuti prima torità arabe musulmane, peraltro, sembra abbiano favorito, rispet-
delle grandi divisioni ha continuato a influenzare le due tradizioni to ai contadini ortodossi, i cristiani melchiti – e i maroniti poi, cit-
teologiche e letterarie anche nelle epoche successive. La Peshitta tadini colti e pertanto utili in varie mansioni amministrative.4
è la Bibbia ufficiale delle Chiese siriache ed Efrem è tuttora po- La Chiesa sira ortodossa, nell’intero corso della sua storia, ha
polarissimo tra i cristiani appartenenti a qualsiasi Chiesa di tradi- arricchito il patrimonio intellettuale e spirituale della cristianità
zione siriaca, siano essi maroniti, siri ortodossi o cattolici, assiri o tutta grazie a centri monastici e di cultura molto prestigiosi, luo-
caldei, vivano in Siria, in Iraq, in America o in India. ghi di intensa ed elevata produzione letteraria, scientifica e teolo-
Studi recenti hanno messo inoltre in evidenza come tra la gica. Nel XII secolo il patriarca siro ortodosso era a capo di una
Chiesa d’Oriente e quella sira ortodossa non siano mai mancati ventina di sedi metropolitane – grosso modo corrispondenti agli
scambi e influenze reciproche persino in una materia così delica- arcivescovati cattolici – e di un centinaio di diocesi tra Siria, Li-
ta, viste le implicazioni teologiche, come l’esegesi biblica. Anzi, bano, Palestina, Turchia, Cipro e Mesopotamia. Nel 1293 la sede
proprio nella storia dell’esegesi siriaca è possibile intravedere un del patriarcato fu fissata nel monastero di Deir az-Zafaran, vicino
lungo processo di riavvicinamento, che ha portato gli esegeti le- a Mardin nella Turchia sud-orientale. A causa della continua pres-
gati alle due tradizioni a vedute sempre più ampie e sempre più sione islamica e dopo le pestilenze e invasioni dall’Asia del XIV
aperte all’influenza di autori appartenenti a chiese e scuole diver- secolo, la Chiesa sira ortodossa fu travolta da una crisi terribile:
se dalla propria.3 nel XVII secolo dipendevano dal patriarca soltanto cinque metro-
politi e una ventina di vescovi, pastori di un gregge di poche cen-
La Chiesa sira ortodossa tinaia di migliaia di fedeli, per lo più di bassa condizione sociale.
Dal XVII secolo il numero di fedeli che fanno riferimento al
La Chiesa sira ortodossa si era formata nel corso del VI secolo, patriarcato siro ortodosso di Antiochia, che ha oggi sede a Dama-
seguendo la cristologia di ispirazione alessandrina di Severo, pa- sco, Siria, è aumentato clamorosamente, grazie all’adesione alla
triarca tra il 518 e il 520, e organizzandosi grazie all’opera di Gia- Chiesa sira ortodossa della Chiesa malankarese del Kerala. La
como Baradeo, come si è detto, in contrapposizione alla Chiesa presenza cristiana nella regione indiana sud-orientale è antica e,
antiochena calcedonese, schierata con l’imperatore – malkā, lette- secondo la tradizione, risalirebbe alla predicazione apostolica di
ralmente «re» in aramaico, come del resto l’equivalente greco ba- Tommaso, donde la denominazione di «cristiani di San Tomma-
sileús – e pertanto detta melchita. so». Forse a causa di dissidi con altre comunità cristiane del Ke-
Nel VII secolo, la regione siro-mesopotamica nel suo com- rala, tutte di tradizione siriaca orientale, e in reazione alla pressio-
plesso sembra aver opposto ben poca resistenza alla conquista ne coloniale portoghese verso la «latinizzazione» delle Chiese lo-
arabo-musulmana. Se leggiamo la valutazione dell’occupazione cali, la Chiesa malankarese accettò nel XVII secolo le formula-
islamica che darà, due secoli dopo, il patriarca siro ortodosso zioni cristologiche e la giurisdizione della chiesa sira ortodossa. Il
Dionigi di Tell Mahre, morto nell’845, ne traiamo un quadro al- risultato paradossale è che oggi un siro ortodosso su sette vive in
quanto critico di un’amministrazione particolarmente vessatoria India, dove le radici cristiane sono legate alla Chiesa sira orienta-
nei confronti dei cristiani, soprattutto in materia fiscale, ma dura le, oggi detta assira.
anche nei confronti dei musulmani. Il sistema fiscale introdotto
dai conquistatori svantaggiava soprattutto i contadini, che costi-

3
L. Van Rompay, La littérature exégétique syriaque et le rapprochement des
traditions syrienne-occidentale et syrienne-orientale, in «Parole de l’Orient», 20, 4
A. Ducellier, Cristiani d’Oriente e Islam nel Medioevo. Secoli VII-XV, Ei-
1995, pp. 221-235. naudi, Torino 2001, pp. 61-63.

144 145
Lo slancio missionario della Chiesa d’Oriente di (Bar-)Sawma, un monaco siro orientale di stirpe mongola, che
nel 1287-88 condusse una spedizione diplomatica in Europa per
La partecipazione dei vescovi ai sinodi della Chiesa sira orientale conto del khan Arghun. Visitò Costantinopoli, Napoli, Roma, Ge-
testimonia la sua diffusione, già nel V secolo, in tutto il vasto ter- nova, Parigi. Mongolo come Rabban Sawma, Marco si fece mo-
ritorio dell’impero sasanide. La sua penetrazione verso Sud, nella naco e fu eletto patriarca della Chiesa d’Oriente con il nome di
Penisola araba, fino allo Yemen, produsse probabilmente lo sfon- Mar Yahballaha III. Rese anche un prezioso servizio alla chiesa
do e il contesto cristiano cui reagì l’islam nascente. nelle relazioni diplomatiche con la corte mongola, cercando di di-
La cronaca di Seert, testo siriaco orientale del IX secolo, dà fendere le comunità cristiane dai frequenti soprusi e attacchi, dei
una presentazione decisamente più positiva, rispetto alle coeve quali si rendevano responsabili governanti e capi musulmani in
fonti siriache occidentali, della conquista e della dominazione vari distretti dell’impero.
arabo-musulmana. I cristiani patirono i primi anni dopo la con- Nella seconda metà del XIV secolo, tuttavia, devastanti epide-
quista, ma, una volta consolidatosi il potere arabo, godettero di un mie e rapidi cambiamenti geopolitici – come l’avvento della di-
trattamento tutto sommato buono, pur nell’obbligo di pagare lo nastia Ming in Cina (1368) e le invasioni di Tamerlano (1393-94)
speciale tributo prescritto dall’ordinamento giuridico islamico ai – portarono alla scomparsa delle comunità cristiane di Persia,
sudditi ebrei e cristiani. L’islam è più vicino al cristianesimo dei Asia centrale e Cina, per decimazione, persecuzione o isolamen-
culti persiani tradizionali – se non altro nel riconoscimento del- to. Dal XV secolo, la presenza sira orientale è di fatto isolata nel-
l’unico Dio – e la dominazione araba pare altrettanto o addirittura l’India sud-occidentale o dispersa nei territori abitati dai curdi tra
meno gravosa di quella greca bizantina e persiana sasanide.5 Mosul, oggi nel nord dell’Iraq, e Urmia, nell’Iran nord-occidenta-
L’espansione della Chiesa di Persia non subì in effetti battute le. Dopo la Storia di Mar Yahballaha e di Rabban Sauma e una
d’arresto e monaci e missionari siri continuarono a portare il cri- cronografia di poco successiva, la storiografia siriaca orientale
stianesimo, lungo la via della seta o altre rotte commerciali, in nel Vicino Oriente sembra tacere fino al XIX secolo, creando una
Asia centrale e nell’Estremo Oriente. Come molto più tardi nelle sorta di vuoto nella memoria storica dei siri orientali.
missioni cattoliche post-tridentine, l’incontro con popolazioni
lontane dalla cultura mediterranea e abituate a varie forme reli- Chiese cattoliche di tradizione siriaca: caldei e siri cattolici
giose – buddhismo, sciamanesimo, oltre naturalmente all’islam –
diede vita a straordinarie esperienze di traduzione del messaggio A partire dal XVI secolo, l’attività di missionari cattolici ha por-
cristiano in lingue – sogdiano, mongolo, turco, cinese –, linguag- tato alla formazione di Chiese orientali in piena unione con Ro-
gi, categorie di pensiero e usi, che sarebbe riduttivo definire sin- ma. Un tempo si parlava di cristiani «uniati», ma pare che anche
cretistici. Nel XII secolo, la Chiesa sira orientale contava circa questo termine sia percepito come spregiativo.7 Per distacco dalla
sessanta milioni di fedeli, organizzati in una trentina di sedi me- Chiesa d’Oriente – tradizione siriaca orientale – si è formata la
tropolitane e due centinaia di diocesi, sparse dalla Mesopotamia Chiesa caldea, dalla Chiesa sira ortodossa – siriaca occidentale –
all’India, dalla Persia alla Cina. si è formata la Chiesa siro-cattolica. Pur rimanendo nel solco del-
Dei vasti orizzonti di quest’Asia cristiana dà testimonianza la le tradizioni liturgiche, i cosiddetti «riti», e giuridiche, le cosid-
Storia di Mar Yahballaha e di Rabban Sauma, testo siriaco orien- dette «discipline» orientali, tali Chiese riconoscono l’autorità del
tale scritto tra il 1317 e il 1319, per il quale disponiamo di un’otti- vescovo di Roma e il suo magistero.
ma traduzione italiana, riccamente commentata.6 Narra le vicende La gerarchia della Chiesa oggi nota come Chiesa caldea si è
formata in seno alla Chiesa d’Oriente – la Chiesa sira orientale,
5
Ivi, pp. 67-69.
6
P. G. Borbone, Storia di Mar Yahballaha e di Rabban Sauma. Un orientale a 7
R.G. Roberson, The Eastern Christian Churches. A Brief Survey, VI ediz. ri-
Roma ai tempi di Marco Polo, Silvio Zamorani, Torino 2000. vista, Orientalia Christiana, Roma 1999, p. 81.

146 147
detta «nestoriana» dai detrattori – in seguito alla ribellione di tre unione con Roma fino a Shim‘un IX (1579-1600), mentre i suc-
dei suoi vescovi e di un certo numero di chierici e laici. Il patriar- cessori cominciarono ad avere difficoltà nel ricevere il riconosci-
cato della Chiesa d’Oriente aveva sede presso il monastero di mento papale. Intorno al 1700, il patriarca di questa linea di suc-
Rabban Hormizd, vicino al villaggio di Alqosh a nord di Mosul. cessione rifiutò l’unione con Roma, proprio mentre le attività dei
Il primo patriarca a esservi seppellito, nel 1497, fu Shim‘un IV, missionari latini avevano ormai portato alla creazione di una sede
che iniziò presumibilmente la dinastia di patriarchi, scelti per suc- unita a Roma a Diyarbakir, con il patriarca Yosep (1681-96). I pa-
cessione ereditaria da zio a nipote, nota come famiglia degli Abu- triarchi di Rabban Hormizd non rinunciarono tuttavia a chiedere
na o dei Bar Mama. il riconoscimento romano. Lo ottenne Yuhannan Hormizd, che
L’opposizione alla linea patriarcale ereditaria, portò presto al- nel 1830, morto l’antagonista di Diyarbakir, restò l’unico patriar-
l’elezione di un anti-patriarca. I «ribelli» si riunirono nel 1552 a ca siro orientale unito a Roma, dando origine alla linea del pa-
Mosul per eleggere patriarca Yuhannan Mar Sulaqa, monaco di triarcato caldeo di Babilonia, che ha oggi sede a Baghdad.
Rabban Hormizd. Mar Sulaqa avrebbe dovuto sostituire il patriar- La documentazione sulle alterne vicende di avvicinamento e
ca Shim‘un Bar Mama, che era accusato di condotte non degne sulle diffidenze reciproche tra Roma e le gerarchie orientali è ab-
del suo incarico. bondante e relativamente ben studiata. Più difficile è invece rico-
Per complesse ragioni giuridiche e circostanziali – tra le altre struire la storia del progressivo formarsi di Chiese locali e di co-
l’assenza di un metropolita tra gli elettori «ribelli» e l’impossibi- munità di fedeli leali nei confronti del patriarca caldeo e quindi,
lità di appellarsi a un’autorità spirituale della regione – Mar Sula- indirettamente, di Roma. Certo è che la parte «cattolica» della
qa fu inviato a Roma, per essere consacrato patriarca dei caldei Chiesa d’Oriente restò in netta inferiorità numerica rispetto al-
dal successore di Pietro, il cui primato sulla cristianità tutta era ri- l’insieme della Chiesa sira orientale fino almeno al XIX secolo,
conosciuto in ambiente siro-orientale almeno da due secoli pri- quando però l’attività dei missionari europei riuscì a ottenere
ma.8 Dopo attenta analisi della professione di fede di Mar Sulaqa, grandi successi a Mosul e nei villaggi della pianura circostante.
la Curia romana, nonostante dubbi e sospetti nei confronti di chi Ancora nel 1913, tuttavia, la Chiesa caldea contava un numero di
doveva apparire come un orientale in odore di eresia, decise di fedeli leggermente inferiore a quello della Chiesa d’Oriente non
consacrare Yuhannan Mar Sulaqa patriarca di Mosul in Mesopo- unita a Roma.10
tamia e di tutte le città e le terre orientali soggette al suo patriar- Il termine «caldea» con il quale viene descritta la Chiesa cat-
cato. Era il 20 febbraio del 1553. Tornato tra la sua gente, Mar tolica di tradizione siriaca orientale ha una storia lunga e com-
Sulaqa conobbe il martirio nel gennaio del 1555. plessa alle spalle. L’etnonimo «caldei» e i suoi derivati sono stati
La consacrazione romana di Mar Sulaqa, che per i «ribelli» infatti utilizzati in diverse epoche e da civiltà diverse con almeno
della Chiesa d’Oriente avrebbe dovuto essere soltanto il ricono- otto significati, per indicare: una popolazione proveniente dal sud
scimento giuridico e ufficiale dell’elezione di un patriarca, ebbe della Mesopotamia; i babilonesi; i sacerdoti di Babilonia e, per-
in realtà ben più importanti conseguenze: si formarono due sedi tanto, gli esperti di astrologia-astronomia e matematica; varie po-
patriarcali in concorrenza tra loro e la Chiesa cattolica si sentì au- polazioni del Vicino Oriente antico e tardo-antico; la lingua ara-
torizzata a intensificare il suo proselitismo e i suoi tentativi di ri- maica giudaica; i cristiani siri nel loro insieme o specificamente i
portare i fratelli «nestoriani» all’unione con Roma.9 siri orientali.11
La linea patriarcale che continuò quella di Mar Sulaqa restò in Con la formazione della Chiesa cattolica di tradizione siro-

8
P. G. Borbone, Storia di Mar Yahballaha e di Rabban Sauma. Un orientale a 10
D. Wilmshurst, The Ecclesiastical Organisation of the Church of the East,
Roma ai tempi di Marco Polo, cit., p. 205. 1318-1913, CSCO 582, Subsidia 104, Peeters, Lovanio 2000, p. 363.
9
J. Habbi, Signification de l’union chaldéenne de Mar Sulaqa avec Rome en 11
A. Mengozzi, in M. Galletti, Cristiani del Kurdistan. Assiri, Caldei, Siro-
1553, in «L’Orient Syrien», 11, 1966, pp. 99-132 e 199-230. Cattolici e Siro-Ortodossi, Jouvence, Roma 2003, pp. 45-48.

148 149
orientale, il termine è passato a indicare i siri della Chiesa d’O- nord della Mesopotamia – l’Assiria, appunto, con capitale Assur
riente in comunione con Roma. La prima comunità a essere chia- e poi Ninive – durante il I millennio a.C. Denominandosi «assi-
mata «caldea» in questo senso fu quella sira orientale dell’isola di ra», la Chiesa d’Oriente ha assecondato e fatta propria la convin-
Cipro, in una bolla papale del 1445.12 Caldei sono stati anche detti zione, evidentemente ormai divenuta di maggioranza tra i suoi fe-
i maroniti del Libano, per distinguere in qualche modo tutti i cri- deli, che i cristiani siri orientali siano i discendenti in epoca mo-
stiani di tradizione siriaca rientrati nell’ovile cattolico dagli «ere- derna degli antichi assiri.
tici nestoriani e monofisiti». L’uso del termine nell’accezione Ridurre a una mera questione di correttezza storica o filologi-
specifica di siri orientali uniti a Roma è stato reso ufficiale soltan- ca l’identificazione tra siri orientali e assiri antichi significhereb-
to nel 1830 con la creazione del patriarcato di Babilonia da parte be sminuire la portata culturale – antropologica e sociologica – di
della Curia romana e nel 1845 con il riconoscimento del millet un caso davvero singolare di rivivificazione di una civiltà antica,
dei caldei da parte dell’autorità ottomana.13 dissepolta dagli archeologi dopo due millenni di silenzio e adotta-
La Chiesa siro-cattolica si formò, invece, per distacco dalla ta come stimolo e simbolo di un’identità nazionale moderna. Al
Chiesa sira ortodossa – la Chiesa sira occidentale, detta «giacobi- di là della corrispondenza tra etnonimi antichi e moderni, è op-
ta» e accusata di monofisismo dagli avversari. Parte dei fedeli e portuno chiedersi per quali ragioni storiche, tra il XIX e il XX se-
del clero si staccarono dalla Chiesa sira ortodossa per avvicinarsi colo, a molte comunità cristiane del Vicino e Medio Oriente e
alla chiesa romana a partire dal XVII secolo. Il primo patriarca si- della diaspora sia parso non solo legittimo, ma anche motivato e
ro-cattolico fu nominato nel 1662, ma la successione non fu li- desiderabile definirsi eredi degli assiri.14
neare e stabile, tanto che per alcuni periodi la sede restò vacante. L’etnonimo «assiri» deriva in ultima analisi dal nome Aššūr,
Dal 1781 la sede patriarcale siro-cattolica è in piena comunione con il quale gli antichi assiri indicavano il loro impero, il loro dio
con Roma. Il patriarca risiede a Beirut, ma è l’Iraq il paese del Vi- e la loro antica capitale nella Mesopotamia settentrionale. Come
cino Oriente con la popolazione siro-cattolica numericamente più nel destino del termine «caldei», anche «assiri» ha poi conosciuto
consistente. una lunga e tormentata storia, dando origine a forme diverse in
varie lingue e assumendo significati diversi. Dopo la caduta del-
La Chiesa assira d’Oriente l’impero assiro nel 612 a.C., il termine è sopravvissuto per indi-
care la città di Ninive, capitale neo-assira, e il suo corrispondente
A partire dagli anni Settanta del XX secolo, la gerarchia della attuale Mosul nel nord dell’Iraq o gli imperi, territori e/o popola-
Chiesa d’Oriente non unita a Roma ha cominciato a definirsi zioni, che si sono succeduti in Mesopotamia, anche meridionale:
«Chiesa santa apostolica cattolica assira d’Oriente». L’aggettivo l’impero neo-babilonese dei caldei e quelli ancora successivi,
«cattolica» è presumibilmente utilizzato nel senso etimologico di achemenide e seleucide.
«universale» – da collegare al testo del Credo e all’antica e glo- Nella forma «siri», come si è già accennato, il termine è stato
riosa tradizione missionaria – e certamente non in quello specifi- usato per indicare le popolazioni della Siria soggette all’impero
co di «cattolica romana». Ma è l’aggettivo «assira» che forse stu- assiro; più tardi, gli «aramei» e pertanto le popolazioni arameofo-
pisce di più chi è abituato a pensare alla civiltà assira come a ne cristiane di Siria e Mesopotamia. In armeno il termine si è con-
quella delle dinastie che hanno dominato con alterne fortune il servato in una forma derivata da quella originale, diciamo con a-
iniziale, con quest’ultimo significato di «cristiani siri». A partire
dal XIX secolo, il termine «assiri» cominciò a essere usato da
12
E. Tisserant, Nestorienne (église), in Dictionnaire de Théologie Catholique,
Letouzey et Ané, Parigi 1931, vol. XI, coll. 157-323, p. 226. missionari, archeologi e viaggiatori occidentali per indicare i siri
13
W. Heinrichs, The Modern Assyrians: Name and Nation, in R. Contini, F.A.
orientali, talora nel senso specifico di siri orientali non uniti con
Pennacchietti e M. Tosco (a cura di), Semitica. Serta philologica Constantino Tse-
reteli dicata, Silvio Zamorani, Torino 1993, p. 108. 14
Ibid.

150 151
Roma. In varie accezioni, il termini «assiri» è ora utilizzato per Nel bagaglio culturale portato dai missionari doveva essere com-
indicare gli appartenenti alla «nazione assira».15 presa l’idea di nazione, che attecchì infatti immediatamente nei
Nei suoi due volumi intitolati Narrative of a Residence in circoli di intellettuali siri orientali di Urmia. Sul finire del XIX
Koordistan e pubblicati a Londra nel 1831, C.J. Rich usa il termi- secolo, il nome «assiri» – nella forma āıōrāyē o nella ricostruzio-
ne «cristiani assiri», ma l’identificazione dei cristiani siri orientali ne grafica (’)sūrāyē – fu adottato dai sostenitori del nascente na-
del Kurdistan come discendenti degli antichi assiri pare sia da at- zionalismo assiro ed ebbe grande successo, fino a scavalcare le
tribuire al viaggiatore-archeologo Henry Layard, che proprio ne- tradizionali divisioni confessionali tra i cristiani della regione e
gli anni Quaranta del XIX secolo portò alla luce e riscoprì le ve- oltre. In seguito ai drammatici eventi del XX secolo, sui quali tor-
stigia dell’antica civiltà assira. La missione protestante americana neremo, molti siri orientali lasciarono la terra d’origine, portando
iniziata a Mosul nel 1849 fu chiamata «missione di Assiria». A con sé nella diaspora mondiale il nome di assiri.
Urmia (Iran nord-occidentale), invece, pare fossero i missionari
anglicani, e non gli americani, a impiegare il termine assiri per La costruzione dell’identità nazionale assira
denominare i siri orientali. Nel 1886 fu dato alla missione angli-
cana in Kurdistan il nome di «missione dell’arcivescovo di Can- La complessa vicenda storica dei termini «siri» e «assiri» ha la-
terbury tra i cristiani assiri». Anche tra gli anglicani, tuttavia, sciato in epoca moderna tracce che aiutano a comprendere l’auto-
molti missionari attivi sul campo evitarono la denominazione identificazione, almeno da un punto di vista onomastico, dei siri
«assiri», preferendo quella di «cristiani siri orientali», eventual- orientali con gli assiri antichi: si pensi alla testimonianza degli ar-
mente distinguendo tra «caldei» e «nestoriani».16 meni, che da sempre chiamano i «siri» con il termine che hanno
I termini «caldei» e «assiri» circolavano dunque nel XIX se- probabilmente ereditato dal mediopersiano per «assiri»; per i cri-
colo come denominazioni più o meno alternative dei siri orientali stiani d’Iraq e Turchia, gli abitanti di Mosul sono rimasti abitanti
nel loro complesso. Una volta specializzatosi il significato di «di Assur» nei secoli.
«caldei» per indicare quelli uniti a Roma, con tanto di avvallo uf- La ricerca di un’identità e di un’unità nazionale deve aver
ficiale da parte della Curia romana e della cancelleria ottomana, il convinto i siri orientali a cogliere al volo l’occasione offerta da
termine «assiri» si prestò evidentemente a essere utilizzato esclu- Layard, quando suggerì che i cristiani del Kurdistan potevano
sivamente per i siri orientali che non accettavano l’unione con considerarsi discendenti degli antichi assiri. Mar Behnam, martire
Roma. Resta da chiarire nei dettagli dove e quando – probabil- siro orientale del IV secolo, pare avesse sostenuto di essere di
mente tra i missionari in Persia o nel Kurdistan iracheno – il ter- stirpe reale assira,17 ma furono soltanto le scoperte archeologiche
mine «assiri» assunse il senso specifico di siri orientali non uniti di Layard a offrire una patria ideale, una storia e una civiltà, a cui
a Roma. attingere a piene mani nell’inventare una nuova tradizione nazio-
I missionari introdussero a Urmia la stampa, tradussero la nale. Il termine «invenzione della tradizione» è qui da intendersi
Bibbia, organizzarono scuole e riuscirono, in questo modo, a dare in un senso non dissimile da quello che è stato utilizzato per le
dignità letteraria – nel senso occidentale, europeo del termine – al nazioni europee: la monarchia britannica, la Repubblica francese,
vernacolo neoaramaico dei cristiani della regione. Le stamperie gli Stati coloniali, la cultura locale scozzese eccetera.18
dei missionari protestanti e cattolici a Mosul seguirono a ruota. A un popolo la cui storiografia e forse anche memoria storica
erano bloccate dai tempi della conquista mongola (XIII secolo), fu
improvvisamente restituito un glorioso passato, che permetteva
15
A. Mengozzi, in M. Galletti, Cristiani del Kurdistan. Assiri, Caldei, Siro-
Cattolici e Siro-Ortodossi, cit., pp. 49-53.
16
H.L. Murre-van den Berg, From a Spoken to a Written Language. The Intro-
17
Ivi, p. 37, n. 34.
duction and Development of Literary Urmia Aramaic in the Nineteenth Century, 18
E.J. Hobsbawm, T. Ranger (a cura di), L’invenzione della tradizione, Einau-
De Goeje Fund, 28, Leida 1999, p. 37. di, Torino 1994.

152 153
peraltro di recuperare un’unità originaria ideale, superando tutte le L’argomento meriterebbe un’attenta analisi da parte di sociologi e
divisioni dottrinali e confessionali intervenute nel frattempo.19 antropologi culturali. Il fenomeno di costruzione di un’identità
Da assiri di nome è nata l’urgenza di diventare assiri di fatto. storica a partire da scoperte archeologiche non riguarda, peraltro,
Per capire a cosa abbia portato una simile operazione culturale, soltanto i cristiani di tradizione siriaca, ma trova eloquenti paral-
basta collegarsi su internet a uno dei numerosissimi siti assiri: a leli nella convinzione di taluni copti di rappresentare la legittima
scritte in alfabeto siriaco orientale si alternano caratteri cuneifor- discendenza degli antichi egizi e di taluni maroniti di essere i veri
mi; pullulano lamassu, tori alati con la testa umana, statue dei so- discendenti dei fenici. Analoghi percorsi di distinzione da vicini
vrani mesopotamici, l’aquila di Sargon; ai bambini vengono dati più o meno scomodi sono stati e sono sfruttati anche da musulma-
nomi come Sargon, Semiramide o Tiglatpileser. Sulla bandiera ni nella propaganda nazionalista e di fatto anti-panaraba dei sin-
assira, oltre agli usuali colori che rimandano al sangue dei caduti goli Stati, in Egitto, Libano, Siria o Iraq.
e all’eroismo dei patrioti, scorrono i simboli dei fiumi di Mesopo- L’operazione culturale ha i presupposti teorici e si avvale di
tamia: Tigri, Eufrate e Grande Zab. meccanismi tipici della costruzione identitaria nazionale: l’equa-
L’idea di una nazione assira unitaria – senza uno Stato proprio, zione multipla antichità = purezza e unità originaria = autenticità =
disseminata tra vari Stati del Vicino Oriente, l’Iran e la diaspora in legittima occupazione di un territorio; la distinzione da un gruppo
tutto il mondo – si è radicata in molti fedeli della Chiesa d’Orien- «etnicizzato» come intervenuto più recentemente e usurpatore – nel
te, fino a indurre la gerarchia ecclesiastica ad adottare il nome di caso dei cristiani orientali gli «arabi» musulmani; la riappropriazio-
Chiesa assira d’Oriente. Ma è stata trasmessa, nonostante lo scetti- ne selettiva, ma acritica e pervasiva, di quelli che si ritengono i trat-
cismo o l’aperta opposizione del clero e di parte delle comunità, ti caratteristici e i meriti universali della civiltà degli antenati estinti
anche a fedeli appartenenti alle Chiese caldea e sira ortodossa.20 – rivitalizzazione della lingua, dell’onomastica, della toponomasti-
Per indicare unitariamente gli assiri e i caldei, in quanto apparte- ca e dell’arte antiche, esaltazione degli assiri «inventori della ruota
nenti a una stessa nazione o alla stessa tradizione cristiana siriaca e della scrittura», degli egizi «costruttori delle piramidi», dei fenici
orientale, è stato creato e si sta diffondendo la denominazione «as- «inventori dell’alfabeto e abili navigatori e mercanti»; il ricorso a
siro-caldei», molto popolare in Francia. Il termine «assiro-caldei» ricostruzioni para-mitiche della storia, spesso accompagnate da ve-
rispetterebbe meglio l’identità cattolica di questi ultimi, anche se ri e propri miti di fondazione e parabole eziologiche, grandi narra-
in Iran pare che i caldei non abbiano troppe difficoltà a farsi chia- zioni che finiscono per far presa anche tra chi nazionalista non è né
mare «assiri». Nella foga di radunare i connazionali assiri, il nome vuole essere; l’uso di argomentazioni linguistiche e soprattutto di
è stato talora esteso a tutti i cristiani orientali, etiopi compresi.21 etimologie più o meno spregiudicate – l’aramaico, il copto e il feni-
La (ri-)appropriazione dell’identità assira si è inserita, soprat- cio sono più antichi dell’arabo, «siri» = «assiri».
tutto nella diaspora e spesso in polemica con gli «orientalisti» Un giovane ricercatore laico maronita intervenne al IX Sim-
scettici, nel più generale dibattito attuale sulle identità etniche e posio internazionale di studi siriaci, tenutosi a Kaslik in Libano
nazionali, la difesa delle minoranze e della diversità culturale. nel settembre del 2004 e – in giacca e cravatta, come nella mi-
gliore tradizione accademica – cercò di convincere l’uditorio del
fatto che l’Occidente non solo era debitore ai suoi antenati fenici
19
A. Mengozzi, Dalla Mesopotamia alla California: uno sguardo ecolingui- dell’alfabeto, ma anche di termini fondamentali per la linguistica,
stico sulle lingue letterarie neoaramaiche, in A. Valentini, P. Molinelli, P. Cuzzo-
lin e G. Bernini (a cura di), Ecologia linguistica, Atti del XXXVI Congresso inter-
come le parole «fon-etica», «fon-azione», per lui chiaramente de-
nazionale di studi della Società di Linguistica italiana (Bergamo, 26-28 settembre rivate da «fen-icio». Ancor più interessanti le reazioni del pubbli-
2002), SLI 47, Bulzoni, Roma 2003, pp. 451-472. co: fu uno tra i pochi relatori al convegno a essere accompagnato
20
W. Heinrichs, The Modern Assyrians: Name and Nation, cit., pp. 110-112. da un folto gruppo di studentesse e studenti, che – tutti in jeans, t-
21
R. Macuch, The Assyrian (Āšūrīān) Community in Iran e Literature of the As- shirt e molti con Puma dalla suola appiattita o bianche Adidas ai
syrians in Iran, in Encyclopaedia Iranica, Londra-New York 1987, vol. III, p. 819. piedi – applaudirono entusiasti alla performance del prof, eviden-
154 155
temente conquistati dal suo carisma e dall’appeal delle sue argo- Le ansie pastorali dei missionari, spesso sincere e molto gene-
mentazioni; una nota studiosa europea uscì indignata, rinfaccian- rose, finirono in molti casi per favorire le mire espansionistiche
do a voce alta l’inaccettabilità di simili sciocchezze per chi ha de- delle nazioni europee e americane, sempre pronte a crearsi e so-
dicato anni allo studio serio dell’epigrafia semitica; un assiro au- stenere sfere di influenza in territorio ottomano e oltre, in quel
straliano chiese di intervenire e puntualizzò che la scrittura era corto circuito tra ragioni ideali, fede, interessi economici e politi-
nata in Mesopotamia e che, essendo la civiltà assira nel suo com- co-strategici così tragicamente ricorrente nelle situazioni di sfrut-
plesso più antica di quella fenicia, i cristiani libanesi avrebbero tamento, schiavizzazione, colonizzazione e occupazione armata.
fatto bene a far riferimento a quella per individuare le loro radici, I profondi cambiamenti degli scenari geopolitici internaziona-
riconoscendosi come parte della nazione assira. li del XX secolo – la dissoluzione dell’impero ottomano; la for-
mazione degli stati-nazione variamente schierati e/o controllati da
La svolta ecumenica del XX secolo potenze europee; la crisi demografica e la diaspora dei cristiani
d’Oriente – così come felici cambiamenti nell’atteggiamento del-
Le divisioni dottrinali e istituzionali che si vennero a creare so- le chiese tradizionalmente rivali, soprattutto nella seconda metà
prattutto dopo le controversie cristologiche del V-VI secolo, furo- del secolo – si ricordano i movimenti ecumenici tra le diverse
no per così dire congelate, quando, a partire dal VII secolo, le chiese cristiane in Occidente come in Oriente e le aperture catto-
chiese sire si ritrovarono isolate fuori dell’ecumene greca e latina liche del Concilio Vaticano II, anche rispetto all’ecumenismo –
e sempre più compresse dal diffondersi del potere musulmano e hanno portato a una vera e propria svolta ecumenica, superando
dell’islam. Le divisioni tra comunità cristiane che si riconosceva- attraverso il dialogo interconfessionale incomprensioni e barriere
no nell’una e nell’altra gerarchia ecclesiastica furono confermate plurisecolari e molto radicate.
dal sistema dei millet, in periodo ottomano, quando proprio alle Il 23 giugno 1984 Giovanni Paolo II e Mar Ignazio Zakka I,
varie chiese era riconosciuta autonomia giuridico-amministrativa patriarca della Chiesa sira ortodossa, firmarono una dichiarazione
rispetto all’impero, ma di fatto anche tra una Chiesa e l’altra. congiunta, che metteva tra l’altro in evidenza gli elementi comuni
Le Chiese ortodosse di origine greca e la Chiesa cattolica con- alle cristologie tradizionalmente professate dalle due chiese. Die-
tinuarono per secoli a considerare eretiche le Chiese che avevano ci anni più tardi, l’11 novembre 1994, firmarono una dichiarazio-
rifiutato o erano rimaste escluse dalle formulazioni calcedonesi e ne congiunta di fede Giovanni Paolo II e Mar Dinkha IV, patriar-
la presupposizione di eresia informò le attività missionarie dei ca della Chiesa assira d’Oriente. Nell’evitare accuratamente i ter-
cattolici – cappuccini, carmelitani, padri predicatori, lazaristi ec- mini che avevano causato o, piuttosto, erano stati pretesto per le
cetera – che, soprattutto a partire dal XVI secolo, grazie al conso- antiche dispute e divisioni, i documenti dimostrano la correttezza
lidamento dell’impero ottomano su vastissimi territori, intensifi- del ragionamento che era stato così formulato nel XIII secolo dal
carono i loro viaggi e la loro presenza nel Vicino e Medio Orien- teologo siro occidentale Barhebraeus, poligrafo dal sapere enci-
te. Non meno viziate da atteggiamenti di superiorità dogmatica o clopedico, apprezzato autore in siriaco e in arabo:
spirituale, quando non di civiltà tout court, furono più tardi le
missioni russe ortodosse o riformate, soprattutto anglicane e Dopo aver molto ponderato il problema, mi sono convinto che queste di-
nord-americane. Il tentativo di convertire – le missioni partivano spute dei cristiani fra di loro (sulla cristologia) non riguardano nulla di
talora con l’intento di evangelizzare i musulmani o i pochi ebrei sostanziale, ma piuttosto sono questioni di parole e termini, perché tutti
rimasti, ma spesso dovevano ripiegare sulla redenzione dei cri- confessano che Cristo nostro Signore è Dio perfetto e uomo perfetto,
senza commistione, mescolanza o confusione delle nature.22
stiani orientali dalla superstizione e dall’errore – si tradusse nella
formazione di Chiese unite a vario titolo con Roma, Mosca o con
chiese riformate d’ogni dove e, come abbiamo visto, con la crea- 22
Citato nella traduzione di S. Brock da E. Vergani, S. Chialà (a cura di), Le
zione di nuove barriere confessionali e di divisione. Chiese sire tra IV e VI secolo: dibattito dottrinale e ricerca spirituale, Atti del 2°

156 157
Il dialogo non avviene soltanto tra Chiesa cattolica e Chiese La progressiva islamizzazione del Vicino Oriente
orientali, ma anche con alterne fortune tra le varie Chiese di tradi-
zione siriaca. In ambiente siro-orientale, molti sono i progressi tra Il primo censimento di cui disponiamo del Vicino Oriente – terri-
la Chiesa assira d’Oriente e quella caldea cattolica, sia a livello torio di origine, sviluppo e roccaforte tradizionale del cristianesi-
ufficiale che nella pratica pastorale, per esempio per quanto ri- mo siriaco, lo dobbiamo all’amministrazione ottomana della se-
guarda la formazione del clero. Il dialogo tra Chiesa assira e conda metà del XVI secolo. In quel periodo, la popolazione del
Chiesa sira ortodossa, pur avviato grazie anche a iniziative unila- Vicino Oriente era formata grosso modo da un 90 per cento di
terali della prima, è rallentato dall’influenza esercitata sulla se- musulmani e da poco meno del 10 per cento di cristiani. Questo
conda dalla Chiesa copta ortodossa, che è riuscita fra l’altro a im- primo conteggio ufficiale costituisce una sorta di spartiacque per
pedire che la Chiesa assira potesse diventare membro del Consi- la storia dello sviluppo demografico delle popolazioni cristiane
glio delle Chiese del Medio Oriente. nel Vicino Oriente. Per il periodo precedente, lunghissimo – dalla
La diaspora ha poi generato, come vedremo, nuove occasioni conquista arabo-musulmana del VII secolo di territori abitati fon-
di incontro e di cooperazione, ecumeniche per scelta o di fatto, damentalmente da cristiani (attuali Iraq, Siria, parte della Turchia,
tra i fedeli laici delle varie chiese siriache e tra questi e altri cri- Libano, Giordania, Palestina) alla conquista turco-ottomana del
stiani. XVI secolo – non abbiamo dati statistici certi e dobbiamo ricorre-
re a ipotesi per spiegare il passaggio all’islam di poco meno del
90 per cento della popolazione. La rapida conquista musulmana
Quanti sono i cristiani di tradizione siriaca? non fu infatti una conquista demografica. La Penisola araba, culla
Il punto di vista demografico ci sembra particolarmente impor- dell’islam e delle tribù o gruppi militari che partirono alla conqui-
tante per lo studio della presenza cristiana nell’Oriente Vicino e sta di territori di gran lunga più popolosi, non è mai stata una ri-
Medio, in quanto consente di costruire a partire da dati quantitati- serva demografica tale da portare altrove un incremento significa-
vi ipotesi interpretative sulle situazioni sociali e politiche in cui le tivo dell’elemento, per così dire, «etnicamente» arabo.
comunità si vennero a trovare. Ne risulta un quadro storico che, Da un punto di vista teorico, quattro processi potrebbero spie-
pur lacunoso e spesso tratteggiato per generalizzazioni, si presta gare, in varia misura, il passaggio in mille anni da una maggio-
tuttavia a una descrizione qualitativa e a un’analisi in periodi. Per ranza di cristiani a una maggioranza di musulmani: conversioni
i primi periodi, senza distinzione tra appartenenti alle varie Chie- individuali o di gruppo, massacri e deportazioni, crescita diffe-
se, ci limiteremo a dati percentuali rispetto al totale della popola- renziale, con tassi di natalità e mortalità diversi nei vari gruppi re-
zione, divenuta progressivamente a maggioranza musulmana e ligiosi e fusione tramite matrimoni misti.
conferendo pertanto alla cristianità siriaca uno dei tratti caratteri- Data l’organizzazione giuridica dell’impero arabo, che preve-
stici. Per l’epoca contemporanea – i dati si riferiscono in partico- deva una tassazione specifica per i cristiani e gli ebrei e garantiva
lare alla fine del XX secolo – daremo invece stime dei valori as- quindi allo Stato preziose entrate dai non musulmani, la dinamica
soluti, tenendo conto dell’appartenenza ecclesiastica. Molti dei delle conversioni all’islam era da una parte rallentata dai danni
dati e delle considerazioni sono tratte dall’ottima sintesi di Philip- economici che avrebbero provocato all’erario e dall’altra favorita
pe Fargues.23 dal regime di discriminazione fiscale. Molto probabilmente, il
processo fu lungo e graduale e non abbiamo dati sicuri sull’inci-
denza demografica di deportazioni e persecuzioni violente o per
Incontro sull’Oriente Cristiano di tradizione siriaca (Milano, Biblioteca Ambro- ricostruire tassi di natalità e mortalità diversa tra cristiani e mu-
siana, 28 marzo 2003), Centro Ambrosiano, Milano 2005, p. 83, n. 18.
sulmani.
23
Ph. Fargues, I cristiani arabi dell’Oriente: una prospettiva demografica, in
A. Pacini (a cura di), Comunità cristiane nell’islam arabo. La sfida del futuro, Modelli demografici suggeriscono, invece, la rilevanza dei
Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996, pp. 55-74. matrimoni misti. Secondo la legge islamica, un matrimonio misto
158 159
produce di diritto e di fatto una discendenza islamica. A una dell’appartenenza confessionale, rispondeva all’autorità di un ca-
musulmana è vietato sposare un non musulmano e la religione dei po, una sorta di etnarca – un metropolita o un patriarca nel caso
figli è quella del padre. Supponendo che i matrimoni siano avve- delle Chiese cristiane, che la rappresentava di fronte al governo
nuti a caso, a prescindere da fattori sociali e culturali – il che è imperiale. Il contributo fiscale dovuto dai non musulmani dimi-
naturalmente difficile da immaginare, «una simulazione mostra nuì progressivamente di importanza fino a scomparire con le
che sul periodo considerato, lungo un migliaio d’anni, i soli ma- riforme ottocentesche e questo rese sempre più rare le conversio-
trimoni misti e la conversione maschile prevista dalla metà di es- ni per ragioni economiche. Altrettanto rari divennero i matrimoni
si, sarebbero stati sufficienti a determinare una percentuale di misti e le varie comunità cristiane, raggruppate in territori relati-
musulmani eguale al nostro novanta per cento circa».24 Pur nella vamente omogenei, quando non concentrate in quartieri speciali
sua rigidità, il modello matematico dice che in un arco temporale delle città, cominciarono a crescere con tassi diversi tra una co-
così lungo, il processo di fusione e omogeneizzazione religiosa munità e l’altra e da quelli della maggioranza islamica.
prodotto dai matrimoni misti basterebbe da solo a spiegare i dati La crescita differenziale potrebbe essere collegata a tassi di
così come registrati nella seconda metà del XVI secolo. natalità superiori tra i cristiani a motivo della maggiore stabilità
delle coppie e delle famiglie, per le quali non è previsto il divor-
La ripresa in periodo ottomano zio – come invece è il caso presso i musulmani. Ma è probabil-
mente il tasso di mortalità, inferiore a quello dei musulmani, a
Nel 1580, dunque, le percentuali di musulmani e cristiani nel Vi- spiegare meglio l’eccezionale ripresa demografica cristiana.
cino Oriente si avvicinavano rispettivamente al 90 e al 10 per Vari fattori contribuirono ad abbassare il tasso di mortalità tra
cento. Per avere un’idea dei valori assoluti che stanno dietro a i cristiani. In primo luogo l’islam si era consolidato più sulla Pe-
queste percentuali, basti ricordare che in Libano – città di Tripoli, nisola araba e in Mesopotamia, mentre i cristiani si concentrarono
Beirut e Monte Libano – i musulmani erano 195.070, i cristiani sulla costa mediterranea e nelle zone montuose del Libano e del
58.840, ad Aleppo, nell’attuale Siria, i musulmani erano 643.285, Kurdistan – più protette dal diffondersi di epidemie. La localizza-
i cristiani 16.930, mentre a Damasco si era vicino alle proporzio- zione mediterranea, inoltre, metteva in contatto i cristiani vicino-
ni medie con 452.155 musulmani (90,1 per cento) e 39.335 cri- orientali con i loro correligionari d’Europa, rendendoli maggior-
stiani (7,8 per cento). mente permeabili all’onda d’urto dell’esplosione demografica
La situazione cambiò sensibilmente proprio a partire dal XVI che caratterizzò l’area mediterranea del XVI secolo: abbondanza
secolo con l’affermarsi del potere ottomano nella regione vicino- di merci e regolarità di raccolti contribuirono significativamente
orientale. Dai dati forniti dall’amministrazione ottomana, risulta al miglioramento delle condizioni di vita nella macroregione che
che i cristiani risalirono dal 7 per cento della fine del ’500 – quan- aveva proprio la costa siro-palestinese come sua marca orientale.
do l’islamizzazione completa pareva vicina, portando il Vicino Dai mercanti occidentali, i cristiani impararono poi a difendersi
Oriente alla stessa situazione in cui era giunto tre secoli prima il dalle epidemie, isolandosi e concentrandosi sulla cura del nucleo
Maghreb – al 20 per cento circa (33 per cento addirittura, consi- familiare, misure che si rivelarono più efficaci della risposta col-
derando la regione siro-palestinese) degli inizi del ’900. I fattori lettiva dei musulmani alla malattia. La collocazione geografica e
che nei secoli precedenti avevano prodotto conversioni e fusione le affinità culturali con l’Occidente cristiano spiegano anche la
a favore dell’islam furono disattivati dalla politica ottomana nei maggior sensibilità dei cristiani rispetto al diffondersi dell’istru-
confronti delle minoranze religiose, che acquisirono il diritto di zione popolare – fattore generalmente correlato alla diminuzione
organizzarsi secondo leggi e norme amministrative proprie. Cia- della mortalità – e, più in generale, della modernità sociale –
scuna comunità, millet in turco, riconosciuta proprio sulla base scuole, stampa, ospedali, cura dell’igiene, assistenza, organizza-
zione del lavoro e dei mercati eccetera, a partire dalla seconda
24
Ivi, p. 58. metà del XIX secolo.
160 161
L’appartenenza a un grande impero e il sistema dei millet ga- ficoltà, le stime che si danno mostrano comunque una forte ten-
rantivano una grande mobilità interna, generando veri e propri denza alla ripresa dell’islamizzazione.
flussi migratori verso Aleppo (dal XVI secolo) o verso il Monte Nella regione siro-palestinese – Palestina, Giordania, Libano e
Libano (XVIII secolo). L’emigrazione, soprattutto cristiana, dal Siria, dal 26,4 per cento di cristiani rispetto alla popolazione tota-
Libano verso l’America nella seconda metà dell’800 e agli inizi le nel 1914, si è passati al 9,2 per cento del 1995. Soltanto in Iraq
del ’900 risolse problemi di sovrappopolazione dell’area montana la situazione sembra essere rimasta in qualche modo stabile, regi-
e assicurò nei decenni successivi un ritorno in madrepatria di in- strando anzi una leggera crescita: dal 2,2 per cento dell’ultimo
vestimenti e risorse finanziarie, grazie alle famiglie di emigrati censimento ottomano del 1914 al 2,9 per cento, secondo l’ultimo
che avevano fatto fortuna nel Nuovo Mondo. censimento degli anni Sessanta, prima del consolidarsi al potere
del partito Ba‘ath. Ma le vicende dell’Iraq, a partire dagli anni
La crisi della presenza cristiana negli Stati-nazione Ottanta, come è noto, si sono drammaticamente ingarbugliate, per
del XX secolo la prima guerra del Golfo, contro l’Iran, la seconda, con l’inter-
vento militare anglo-americano all’indomani dell’invasione del
Con la frantumazione dell’Impero ottomano, all’indomani della Kuwait (1991), e l’occupazione militare attualmente in corso.
prima guerra mondiale, e il progressivo formarsi e riformarsi de- Eventi drammatici, che hanno segnato profondamente la vita del-
gli Stati-nazione, i cristiani si trovarono dispersi come minoran- le minoranze cristiane irachene, spesso incentivando l’emigrazio-
ze, variamente trattate e inserite nel tessuto sociale degli Stati di ne: solo durante la seconda guerra del Golfo, pare che 250 mila
appartenenza: Turchia, Persia, Iraq, Siria, Libano, Giordania, cristiani abbiano lasciato l’Iraq.
Israele e territori palestinesi occupati. Vennero meno a un tempo Per avere un’idea dei valori assoluti sulla presenza di cristiani
l’unità transnazionale delle comunità confessionali, strutturate in di tradizione siriaca nei paesi arabi del Vicino Oriente, diamo nel-
periodo ottomano come sorta di sub-nazioni, legalmente ricono- la tabella (cfr. pagina seguente) le stime e i valori pubblicati da
sciute, e il sistema di mediazione politico-giuridica con l’autorità Philippe Fargues.25
centrale che il sistema dei millet prevedeva. Se l’impero gestiva Sui dati non tutti concordano. Rispetto alle cifre di Fargues,
in qualche modo la diversità, gli Stati-nazione tendevano in varia segnaliamo, per esempio, che Valognes parla di un totale di 750
misura all’omogeneità, quando non all’omogeneizzazione. mila maroniti, mentre stime ecclesiastiche locali parlano di
L’interruzione della serie dei censimenti ottomani relativi a 525.000 caldei nel Vicino Oriente, a fronte dei 402.400 di Far-
tutte le province dell’impero, la differenza di tassi provocata dalla gues.
dispersione nei vari Stati, i fenomeni di emigrazione e la rilevan- Per le chiese che hanno il siriaco come lingua liturgica, ai dati
za politica che i dati demografici andavano assumendo nei vari sul Vicino Oriente arabo dobbiamo aggiungere quelli sulla Tur-
contesti e periodi, rendono particolarmente difficile e delicato il chia e l’Iran (cfr. tabella 2 a pagina seguente). La presenza sira
compito di chi vuole ricostruire con precisione la curva demogra- ortodossa è particolarmente significativa in Turchia, mentre i cal-
fica delle comunità cristiane della regione. Sul modello delle na- dei e gli assiri, eredi della Chiesa siro-orientale, di Persia, sono
zioni occidentali, i partiti, poi regimi, laici ba‘athisti in Siria e più numerosi in Iran.
Iraq non registrarono più l’appartenenza confessionale dei cittadi- Da un punto di vista demografico, tra il 1915 e il 1995, la pre-
ni. Israele registra l’appartenenza religiosa dei cittadini israeliani, senza cristiana tornò dunque negli Stati nazionali del Vicino e
ma dal 1967 non dà informazioni di carattere confessionale sui Medio Oriente a valori percentuali analoghi a quelli di quattro se-
palestinesi dei territori occupati. In Libano, dove l’appartenenza coli prima, vanificando la rimonta avvenuta in epoca ottomana.
religiosa ha avuto le note drammatiche conseguenze nell’affer- Se guardiamo ai fattori che abbiamo ricordato nel tentativo di
marsi di delicati equilibri costituzionali e nella guerra civile, l’ul-
timo censimento risale al 1932. Tenendo conto di tutte queste dif- 25
Ivi, p. 68.

162 163
spiegare il primo lungo periodo di islamizzazione, negli ot-

1.287.500
tant’anni tra la prima guerra mondiale e la seconda guerra del

529.000
402.400
146.300
110.300
Palestina Totale

99.500
Golfo, il numero di conversioni all’islam non deve essere stato

Totale nel Vicino


e Medio Oriente

157.000-167.000
particolarmente rilevante. Come in epoca ottomana, le conversio-

101.000
415.400

122.000
ni restarono un fatto marginale, scelte individuali, piuttosto che di

2.500

4.200
gruppo, dovute a situazioni di oppressione e conflitto e certamen-

500
300

900
te non per ragioni economiche. Gli equilibri interconfessionali fu-
rono, invece, spezzati dall’imperversare del conflitto etnico e dal-
la drammatica rottura di secolari equilibri di convivenza.
Israele

7.500
7.300

Nell’Iraq settentrionale, i cristiani di tradizione siro-orientale


100

100
erano convissuti per secoli con i curdi in una situazione descritta
come di simbiosi sociale,26 che vedeva i cristiani impiegati dai si-

10.000
Iran
gnorotti curdi locali, commercianti e guerrieri, come contadini, al-
Giordania

2.200

2.200

la stregua dei servi della gleba del Medioevo europeo. Non manca-

36.900-46.900
10.700-20.700
vano casi, come nei territori montani a ridosso dell’attuale confine

11.700
1.500
turco-iracheno, in cui il signorotto locale, il capotribù, era in effetti
un cristiano, a dimostrazione della perfetta assimilazione da parte
570.700
390.300
37.200

55.500
87.700

cristiana del sistema sociale curdo, organizzato in clan e tribù, più


Iraq

Turchia
o meno, ma pressoché costantemente, in conflitto tra loro.
3.000 La simbiosi sociale deve essere uno dei fattori che spiega la
mancata assimilazione linguistica delle comunità cristiane ed
163.300
28.000

89.400

22.400
16.800
6.700
Siria

ebraiche nei territori occupati dall’islam curdo. Le parlate aramai-


Totale nel Vicino

che locali – pur profondamente segnate, quando non stravolte, dal


Oriente arabo

modello linguistico iranico – si sono infatti conservate in Kurdi-


490.900

535.100
Libano

758.500
402.400
146.300
110.300
14.700

19.700

99.500

stan, mentre sono virtualmente scomparse, dando pieno compi-


4.900

4.900

mento al processo di arabizzazione, dall’area occidentale, mediter-


ranea – Libano, Palestina – e dal suo entroterra siro-giordano, con
la notevole eccezione di Ma‘alula e di un paio di altri villaggi del-
Egitto

2.500

1.300

4.500

l’Antilibano siriano, a nord di Damasco. Pur in assenza di dati cer-


500
200
0

ti, l’arabo pare aver avuto la meglio sulle tradizionali parlate ara-
Totale nelle due macroregioni

maiche anche tra i cristiani iracheni che sono emigrati dai territori
curdi verso le grandi città, a Mosul, ma soprattutto a Baghdad.
I dialetti neoaramaici ebraici e cristiani dell’area curda devono
Totale nei singoli paesi

aver funzionato per secoli come simboli e baluardi dell’identità


culturale di minoranze religiose fierissime della loro tradizione e
isolate sia territorialmente, in enclave più o meno estese, che a li-
Siri ortodossi

Siri ortodossi
Siri cattolici

Siri cattolici
Tabella 1

Tabella 2

vello sociale: endogamia, migrazioni di gruppo, rigida distribu-


Maroniti
Caldei

Caldei
Assiri

Assiri

26
M. Chevalier, Les montagnards chrétiens du Hakkâri et du Kurdistan Septen-
trional, Département de géographie de l’Université de Paris Sorbonne, Parigi 1985.

164 165
zione delle abilità professionali e dei mestieri – contadini, artigia- I sopravvissuti al massacro della prima guerra mondiale –
ni di vario tipo, cestai, macellai eccetera – tra famiglie, clan e commemorato dagli assiri il 24 aprile di ogni anno come giorno
tribù, limitata mobilità sociale e territoriale degli individui in un della sayfa «la spada» – furono raccolti in campi profughi, fuggi-
contesto spesso ostile. rono verso Mosul, in Siria o in Iran. Nel 1933, il neoformato go-
Sotto il dominio imperiale non erano mancati episodi, anche verno iracheno impose a quanti erano rimasti in Iraq il reinsedia-
gravi, di attacchi e veri propri saccheggi da parte di curdi contro i mento in territori popolati da maggioranze musulmane ostili o
cristiani. La pax ottomana, tuttavia, aveva evidentemente saputo l’esilio. Molti decisero di rifugiarsi in Siria, ma l’esercito irache-
gestire i conflitti, pur accesi e talora sanguinosi, grazie a com- no in ritirata ricevette l’ordine di attaccare i convogli: furono
plesse trame di mediazione con le varie realtà locali. Messa sotto massacrati tremila civili inermi, tra i quali molte donne, vecchi e
pressione internazionale l’autorità centrale e destate le spinte in- bambini.
dipendentiste locali, l’ostilità dei turchi e dei curdi portò all’emi-
grazione dei cristiani, gli assiri soprattutto verso l’estero e i caldei La diaspora
verso Baghdad, quando non all’eccidio.
Per i cristiani, armeni e assiri, la caduta dell’impero ottomano Gli episodi drammatici che videro decimata e stremata la presen-
e la formazione dell’Iraq significarono infatti persecuzioni e mas- za cristiana, la situazione di cronica instabilità e insicurezza poli-
sacri, di gravità tale da far parlare di genocidio e di pulizia tica ed economica, hanno alimentato nel corso dell’intero XX se-
etnica.27 All’indomani dell’ingresso della Turchia nella prima colo il flusso migratorio dal Vicino Oriente verso le Americhe,
guerra mondiale, nel 1914, gli assiri si schierarono prima con i l’Europa, l’Africa e l’Oceania. A metà degli anni Novanta, si cal-
russi e poi con gli inglesi, nella speranza di vedersi finalmente li- colano le seguenti stime di cristiani di tradizione siriaca nella dia-
berati dal giogo ottomano o con la promessa di una qualche for- spora.
ma di indipendenza. Il governo turco reagì con la persecuzione si-
stematica delle minoranze cristiane percepite come ostacolo alla Maroniti 1.000.000/ Europa, Stati Uniti, Canada, Sud
turchizzazione della nascente nazione e come traditrici al servizio 2.500.000 America, Australia
delle potenze europee. Gli adulti cristiani che erano nell’esercito Siri ortodossi 150.000 Nord Europa, Stati Uniti, Canada, Au-
furono assassinati o morirono di stenti ai lavori forzati. La popo- stralia
lazione civile fu disarmata, leader e intellettuali deportati o assas- Assiri 130.000 Stati Uniti, Canada, Australia
sinati, donne, vecchi e bambini furono raccolti dai villaggi e co- Caldei 120.000 Francia, Nord Europa, Stati Uniti e Au-
stretti a vere e proprie marce della morte, attaccati e massacrati. stralia
Stime assire parlano di 750 mila morti, due terzi o addirittura tre Siri cattolici alcune Francia, Nord Europa, Stati Uniti e
quarti della popolazione assira totale – le fonti assire includono migliaia Australia
probabilmente anche caldei e siri ortodossi e cattolici, il primo
Olocausto del XX secolo.28
I dati sono naturalmente tutt’altro che certi e stabili e la consuetu-
27
S. de Courtois, Le génocide oublié. Chrétiens d’Orient, les derniers dine delle moderne legislazioni laiche di non censire i cittadini ri-
araméens, Ellipses, Parigi 2002; J. Rhétoré, «Les Chrétiens aux bêtes». Souvenirs spetto all’appartenenza confessionale non favorisce una precisa
de la guerre sainte proclamée par les Turcs contre les chrétiens en 1915, prefazione descrizione quantitativa delle singole Chiese.
di J.P. Péroncel-Hugoz, presentazione di J. Alichoran, Éditions du Cerf, Parigi 2005;
D. Gaunt, Massacres, Resistance, Protectors: Muslin-Christian Relations in Ea- Nella Turchia repubblicana, tra il 1947 e il 1980, la presenza
stern Anatolia During World War I, Gorgias Press, Piscataway, New Jersey, 2006. cristiana diminuì sia in termini assoluti che relativi, probabilmente
28
G. Yonan, Ein vergessener Holocaust. Die Vernichtung der christlichen As- a causa della discriminazione delle minoranze etniche e religiose in
syrer in der Türkei, Pogrom, Reihe bedrohte Völker, Gottinga 1989. politiche socialmente rilevanti come quella fiscale, della sicurezza
166 167
e dell’istruzione. A emigrare dalla Turchia verso l’Europa e Israele zate, ha paradossalmente riproposto, e probabilmente continuerà
furono sia i musulmani che i cristiani, ma mentre i musulmani tur- a proporre in futuro, il problema dell’erosione della base demo-
chi lasciarono il paese per motivi fondamentalmente economici e grafica delle Chiese di tradizione siriaca. La stessa dinamica di
soltanto in determinati periodi, il flusso migratorio dei cristiani e – fusione mediante matrimoni misti, invocata per spiegare l’isla-
aggiungerei – dei curdi musulmani non si è mai interrotto.29 mizzazione del Vicino Oriente di epoca pre-ottomana, potrebbe
Nelle varie situazioni di lotta per il controllo del territorio nel- diventare un fattore determinante nell’indebolire la presenza si-
le province orientali, i cristiani – soprattutto siri ortodossi, ma an- riaca nelle terre di migrazione, questa volta per fusione con cri-
che assiri e caldei – si trovavano tra l’incudine della maggioranza stiani di altre tradizioni, laici o atei, militanti o meno. A questo
curda locale e il martello dell’esercito repubblicano, malvisti e proposito sarebbe interessante disporre, per le comunità cristiane
sospettati da entrambe le parti. Ricordo il racconto drammatico di orientali della diaspora, di dati sulle tendenze potenzialmente
un padre di famiglia del Tur ‘Abdin, che negli anni Ottanta decise centrifughe – coppie e matrimoni misti – e centripete: tendenza
di lasciare il paese per raggiungere l’Europa dopo l’ennesimo endogamica tradizionale, con scelte regolate dalla famiglia, dal
episodio di abuso ed estorsione subito dall’esercito turco. Dovette clan o dalla tribù, ora magari parzialmente rimpiazzate dall’asso-
consegnare gran parte dei profitti ottenuti dalla vendita del rac- ciazione etnicamente e/o confessionalmente omogenea. Altrettan-
colto a un sottufficiale che gli si era presentato in casa armato. to interessante sarebbe lo studio delle relazioni intergenerazionali
Lui, che pure aveva militato nell’esercito turco, non rivelando a come fattore coesivo, dall’alto verso il basso – per quanto riguar-
nessuno la sua identità di cristiano, si trovò disarmato e impotente da, per esempio, l’assistenza ai bambini, il sostegno per la forma-
di fronte all’arroganza del militare di un esercito appartenente al- zione e l’inserimento nel mondo del lavoro, il supporto finanzia-
la Nato, che lo stava di fatto privando dei mezzi per mantenere la rio per l’indipendenza economica delle nuove generazioni – e dal
famiglia. Fuggì con l’anziana madre, la moglie e i figli, aiutato da basso verso l’alto, per quanto riguarda, per esempio, l’assistenza
una rete di solidarietà di familiari e compaesani, prima a Istanbul agli anziani o la resistenza all’integrazione in favore della patria e
e poi in Belgio, fino a raggiungere i Paesi Bassi, dove ora risiede. della società tradizionale di padri e nonni, più o meno idealizzate.
Nel suo salotto sono appese alla parete le foto ingrandite dell’uni- Le Chiese non hanno tardato a organizzare in terra di migra-
co commilitone turco a cui aveva rivelato di essere cristiano e zione parrocchie e diocesi, risolvendo in vario modo il problema
della casa in Tur ‘Abdin, che sono certo lui o i suoi figli presto ri- della formazione del clero e dell’autonomia rispetto alle sedi pa-
visiteranno, se non l’hanno già fatto. triarcali rimaste nelle terre di origine. Non sono mancate e non
La diaspora ha dato vita alle più disparate situazioni di inte- mancano tensioni tra gerarchie della diaspora e gerarchie della
grazione, più o meno riuscita o subita, alcune delle quali sono sta- madrepatria.
te studiate sotto vari punti di vista. I cambiamenti nella struttura Come a tutte le minoranze, in Svezia è riconosciuto ad assiri e
della famiglia tradizionale hanno causato drammi personali, ma siri ortodossi il diritto a studiare nelle scuole la propria lingua e
consentito anche utili strategie di adattamento. L’integrazione ha sono quindi fiorite esperienze di didattica delle parlate aramaiche
portato per esempio a un sensibile miglioramento della condizio- moderne. Un po’ ovunque le comunità cristiane di tradizione si-
ne della donna nelle comunità cristiane emigrate dal Vicino riaca si sono organizzate in associazioni laiche, talora confederate
Oriente: possibilità di studiare e lavorare fuori casa, maggiore in- – dal circolo per anziani al club studentesco, dal partito politico
dipendenza economica ed emancipazione culturale e psicologica. all’accademia di studi –, che alimentano il senso di appartenenza,
L’inserimento in società di tradizione cristiana, ma secolariz- la preservazione e l’invenzione di tradizioni, impegnandosi in va-
ria misura per il riconoscimento delle specifiche identità e/o di
29
X. Jacob, A.G. Calonghi, Les Chrétiens du Proche Orient après deux millé-
un’auspicata unità nazionale sira, assira o assiro-caldea. Esistono
naires. Les vicissitudes des Communautés Chrétiennes du Proche Orient des dé- case editrici e riviste, emittenti radiofoniche e trasmissioni televi-
buts du Christianisme à la fin du IIe Millénaire, Tirrenia Stampatori, Torino 2002. sive, siti internet e portali multimediali, spesso bilingui o plurilin-
168 169
gui. L’articolazione delle varie associazioni e delle loro iniziative britanniche della regione, perché i cristiani della diaspora riesca-
a livello sociale, politico e culturale è parallela, ma non necessa- no agevolmente a rintracciare sulla carta il villaggio da cui fuggi-
riamente sovrapponibile, al sistema di appartenenze confessiona- rono nonni o genitori e, eventualmente, un domani, a visitare le
li. Anche a prescindere dalla tradizione ecclesiale di riferimento, tombe di famiglia e degli antenati.32 A livello di ricerca linguisti-
il rapporto tra un gruppo e l’altro, così come tra laici e clero, è ora ca, i semitisti che da tempo si occupano delle parlate aramaiche
sereno e costruttivo ora teso e conflittuale, a seconda delle situa- moderne dei cristiani e degli ebrei del Kurdistan denunciano l’al-
zioni e delle circostanze. to rischio di estinzione delle stesse.33 Di fronte a questi scenari ca-
Studi sugli insediamenti assiri in Nord America mostrano co- tastrofici, pur non dimenticando la gravità della situazione, né
me, da una parte, la distribuzione sul vasto territorio rifletta la tantomeno le miserie e sofferenze individuali e di gruppo che i
mappa delle divisioni tradizionali delle terre d’origine, divisioni cristiani hanno dovuto subire e continuano a subire in terra d’i-
interne dalle radici antiche, confessionali e/o tribali, ma anche di- slam, preferiamo fidarci dello sguardo di un viaggiatore laico,
visioni determinate dall’essersi trovati storicamente divisi entro i che ha saputo rintracciare tra le rovine segni di speranza, visitan-
confini politici e amministrativi dei moderni Stati-nazione. D’al- do il «Monte Athos» dei siri ortodossi in Tur ‘Abdin, Turchia sud-
tra parte, la libertà di parola, movimento e associazione negli Sta- orientale, dove «tutto è fermo da un millennio e mezzo. Non c’è
ti Uniti e in Canada ha permesso ai cristiani di tradizione siriaca più la presenza di Bisanzio, la Grecia è scomparsa. Qui c’è del-
di superare le barriere confessionali mediante un diffuso atteggia- l’altro: un distillato della Bibbia».
mento ecumenico – forse riflesso della tendenza all’omogeneità
connaturata ai moderni Stati occidentali, fondamentalmente laici Tutto finito? No, c’è ancora vita quassù. Quattro eremi su ottanta sono
–, necessario per l’agognata affermazione di un’unità nazionale, nuovamente abitati. Nascono bambini. Il luogo torna a comunicare una
sia pure nella forma di una minoranza «etnica» dispersa a livello pace immensa. È tutto diverso da come me l’ero immaginato leggendo
globale. William Dalrymple, che venne qui negli anni Novanta a cercare i cristia-
ni d’Oriente. Il viaggiatore inglese descrive un malato terminale, ne tasta
Secondo la studiosa assira Arian Ishaya, il continuo flusso mi- il polso, ausculta gli ultimi battiti, coltiva dall’inizio alla fine del suo li-
gratorio dal Vicino Oriente ha assicurato la ricarica umana e cul- bro – Dalla montagna sacra – l’estetica di un funerale di prima classe.
turale indispensabile per la preservazione dell’identità nazionale. Forse vuole essere l’ultimo testimone di un mondo che finisce. Non sen-
Attraverso la rete delle relazioni familiari e delle organizzazioni te voci di speranza, non si ferma nei grandi luoghi del cristianesimo per-
caritative, gli assiri nord-americani assicurano sostegno economi- duto come la Cappadocia, non esplora i sentieri sotterranei che collegano
co ai loro connazionali rimasti nel Vicino Oriente, dai quali rice- ebraismo, cristianesimo e islam.
vono periodicamente in cambio risorse umane e stimoli culturali Questi luoghi, credo, vanno calpestati con speranza, incanto e stupore.34
rinvigorenti.30
Il viaggio verso i cristiani d’Oriente porta l’osservatore a (ri-) sco-
Tutto finito? prire la speranza, forse la più mondana delle virtù teologali, quella
intrecciata per natura alle vicende storiche di questo mondo e de-
L’evidente situazione di sofferenza delle minoranze cristiane ha stinata con la fede a spegnersi a favore della carità nel mondo a
indotto a parlare di «morte» dei cristiani d’Oriente.31 Uno studio-
so olandese ha preparato un atlante, integrando mappe militari 32
J.C.J. Sanders, Assyrian-Chaldean Christians in Eastern Turkey and Iran:
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30
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todossi, cit., pp. 215-227. cura di), Semitic Linguistics: The State of the Art at the Turn of the Twenty-First
31
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venendo da Antiochia, della città di Tripoli, furono avvicinati da
Documentari alcuni cristiani del luogo, che indicarono loro la strada, poiché,
come spiega Raymond d’Aguilers, cronista che accompagnava il
Alaux R., The Last Assyrians. A History of Aramaic-Speaking Christians conte di Tolosa, «vi sono, infatti, lì, le montagne del Libano, dove
/ Les Derniers Assyriens, (sottotitolato in inglese o francese), Lieurac abitano circa 60 mila uomini cristiani. E quella terra, e le monta-
Productions, 2004. gne, da molto tempo le possiedono i cristiani».1
Brock S. (a cura di), The Hidden Pearl, vol. I: The Ancient Aramaic He- Più tardi, un altro cronista crociato, Guglielmo di Tiro,2 dà un
ritage (S. Brock, D. Taylor), vol. II: The Heirs of the Ancient Aramaic nome preciso ai cristiani che abitavano le montagne libanesi:
Heritage (S. Brock, D. Taylor), vol. III: At the Turn of the Third Millen-
nium. The Syrian Orthodox Witness (S. Brock, W. Witakowski), 3 voll. e I maroniti […] che abitavano, nel territorio dei vescovati di Jbayl, Batrûn
3 video-tape, Trans World Film, Roma 2001. e Tripoli, le cime del Libano e le pendici delle montagne; erano uomini
forti, e valorosi nell’uso delle armi, utilissimi ai nostri negli scontri che
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avevano molto frequentemente col nemico.3
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1
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Parigi 1969, p. 129; per Raymond d’Aguilers, cfr. l’introduzione a questa edizio-
ne, pp. 9-20.
2
Nato nel regno crociato di Terra Santa, morì nel 1186; cfr. l’introduzione al-
l’edizione critica della sua opera, Guillaume de Tyr, Chronique, a cura di R. B. C.
Huygens, Brepols, Turnholti 1986, pp. 1-3.
3
Ivi, pp. 1018-1019.

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