QUESTO NON È QUELLO CHE HO CHIESTO
(Giovanni 4:46-53)
Introduzione
A volte siamo delusi dalla risposta del Signore, ho chiesto una cosa ma il Signore non
risponde in modo strano e allora penso dentro di me: Questo non è quello che ho
chiesto: Ti ho supplicato per una guarigione, ma hai risposto diversamente.
Questa storia ci aiuta capire come il Signore va al di là delle nostre miserie e che la sua
grazia risponde sempre per il bene del peccatore.
Notate come inizia e finisce la storia: Si presenta a Gesù come ufficiale del re e torna
a casa come padre. Davanti alla maestà del Signore siamo dei semplici essere umani
che hanno bisogno di aiuto.
Quest’uomo ricopre una posizione importante, è un ufficiale del re Erode, quindi una
buona posizione, una buona famiglia, un buon lavoro. Però, come spesso accade,
dobbiamo fare i conti con la vita a volte crudele. Nella sua vita irrompe la malattia: il
suo amato figlio è in preda a una forte febbre, a quanto sembra pericolosa.
Come avviene in questi casi ognuno di noi si adopera con i mezzi della medicina
tradizionale e il più delle volte risolviamo il problema.
Però a volte la malattia è qualcosa di più serio e non sappiamo cosa fare, non sempre
è possibile avere un piano per tutto.
Anche noi credenti ci troviamo in situazioni che ci sorprendono. Così preghiamo
Dio implorando la sua guida, il suo intervento.
Ma la storia di questo ufficiale pone una domanda inquietante: Cosa faccio quando la
risposta che ricevo non è quella che mi aspettavo? Sono deluso? Perdo la fiducia in
Dio? È facile essere fedeli quando tutto va bene.
La vita di Giobbe insegna: “era integro, temeva Dio e fuggiva il male”. Ma il diavolo
non condivide questa pietà di Giobbe: egli è convinto che il suo timore di Dio è
dovuto alla sua benedizione: togli tutto quello che ha e poi vedi se non ti rinnega.
Come mi comporto se all’improvviso la mia vita cambia? Certo vado al Signore
sapendo che ascolta le nostre preghiere, ma non sempre risponde come noi
vogliamo, questo cambio di programma ci porta ad essere ansiosi e ad essere
preoccupati.
Questa è esattamente l’esperienza di questo illustre funzionario reale, egli ha esaurito
tutte le sue risorse e comincia a chiedere aiuto.
Alla ricerca del miracolo
Ma aiuto a chi? Quando la medicina è impotente a chi dobbiamo rivolgerci? Per
ottenere un intervento dall’alto cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo andare.
Per la religione: Ci sono dei luoghi sacri dove è apparsa una divinità, ecco
quello è un posto da andare perché accadono miracoli. Santuari di tutti i tipi e
per tutte le tasche.
Per Israele: C’è un luogo dove ottenere la guarigione, la vasca di Bethesda, la
convinzione era che quando un angelo agitava l’acqua il primo che scendeva
era guarito.
Davanti alla malattia tutti ricorrono ai medici solo che a volte diventano prelievo di
soldi: La donna dal flusso di sangue: “molto aveva sofferto da molti medici, e aveva
speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto
peggiorata” (Mr 5:26). Solo quando tocca Gesù è guarita.
Anche quest’ufficiale è rimasto deluso dalla medicina e comincia a riflette su chi
potrebbe aiutarlo. Questo è un punto cruciale nella vita dell’uomo: sbagliare
indirizzo può portarci alla morte.
Giuda si era pentito per il male fatto a Gesù, si è anche convertito, ma a sbagliato
strada: è andato dagli uomini invece di andare da Gesù: “colui che viene a me, non
lo caccerò fuori” (Gv 6:37).
A questo ufficiale gli è giunta notizia che c’è una persona che a Cana ha cambiato
l’acqua in vino. Quindi non si rivolge né alla religione, né all’uomo, né alla
superstizione e fa alcune cose importanti
1) Questo ufficiale si mette in viaggio
Si mette immediatamente alla ricerca di Gesù, parte da Capernaum per andare a Cana.
Compie 30 km con i mezzi di allora, sfida la sorte, i pericoli, la vita di suo figlio è
qualcosa di prezioso.
Da buon genitore pur di aiutare suo figlio non si risparmia. Una piccola
osservazione: Siamo pronti a correre all’ospedale sfidando la nebbia e il maltempo a
qualsiasi, quando c’è da partire per servire il Signore siamo sempre prudenti.
Sapete quante volte sono stato sconsigliato a partire per il ministero perché mi veniva
detto, ma non vedi che temporale?
Domanda: Cosa spinge questo ufficiale a sfidare i pericoli del viaggio?
L’amore per suo figlio! Paolo applica l’amore di questo padre all’amore che tutti noi
dobbiamo avere per le anime perdute: “L'amore di Cristo ci costringe” (2 Cor 5:14).
Le persone sono malate di una malattia che porta all’inferno e hanno bisogno di
guarigione.
Perciò Paolo aggiunge in Romani 10: Come potranno credere se con c’è chi predica e
come si potrà predicare se non c’è chi va’? (vv. 14-15). Come poteva questo padre
aiutare suo figlio senza mettersi in viaggio?
2) Questo ufficiale si reca di persona da Gesù
Egli mostra un grande rispetto per il Signore, altri notabili hanno mandato i suoi servi
da Gesù, Luca ci informa che il centurione di Capernaum: “avendo udito parlare
di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo
servo” (Lc 7:3).
No lui ci va di persona, è una questione troppo importante per delegare altri.
Incontrare Gesù non è così semplice come molti dicono, il suo nome è sulla bocca di
tutti, ma incontrarlo personalmente è un’altra cosa: “Voi mi cercherete e mi troverete,
perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Ger 29:13).
L’esperienza di Zaccheo insegna: Incontrare Gesù è impegno, volontà. Gesù attraversa
Gerico e tanta Gente si accalca intorno a lui, ma chi lo cerca veramente?
Solo uno Zaccheo che sfida la folla e la sua bassa statura, e tra tutti Gesù scorge
proprio lui sull’albero e gli parla.
C’era tanta gente che affollava Gerico eppure Gesù si rivolge a Zaccheo. Perché?
Perché Gesù conosce il bisogno del suo cuore mentre per altri c’è solo curiosità.
Questo ufficiale si reca personalmente da Gesù, vuole incontrarlo, parlare con lui, non
sa a cosa andrà incontro, ma vuole a tutti i costi affidarsi a lui.
3) Questo ufficiale supplica Gesù
“Lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire….”. Si
comporta come si dovrebbe comportare un credente: “In ogni cosa fate conoscere le
vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche” (Fil 4:6).
Anche gli uomini più grandi quando si avvicinano a Dio devono diventare mendicanti
ed implorare la sua benevolenza. Dio non deve niente a nessuno.
Tutti i pagani che sono andati da Gesù sono andati con umile sottomissione,
ricordiamo un altro ufficiale di Capernaum: “Signore, io non son degno che tu entri
sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Mt 8:8).
Ecco questo centurione ha centrato il problema: Non siamo degni di ricevere, dunque
siamo chiamati a pregare, supplicare, non a dare ordini a Dio: Signore guariscimi.
La richiesta diventa un comando a Dio. Invece la richiesta deve trasformarsi in
supplica: Davide ci insegna a pregare quando siamo nella distretta:
“Io rivolgo a te la mia preghiera, o Signore. Per la tua grande misericordia,
rispondimi, o Dio” (Sal 69:13).
“O Signore, ascolta la mia voce quando t'invoco; abbi pietà di me, e
rispondimi” (Sal 27:7).
Ecco il segreto: “Signore per la tua grande misericordia abbi pietà”. Questo ufficiale
mostra tutta la sua umiltà nel chiedere aiuto a Gesù e ottiene risposta.
Una risposta strana del Signore
“Gesù gli disse: Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete”. Una risposta
molto deludente: Tanta fatica, tanto denaro, tanto tempo per sentirmi dire che sono
un’opportunista?
In realtà le cose non stanno così, se esaminiamo la risposta di Gesù notiamo che
risponde all’ufficiale (gli disse), ma le parole sono indirizzate alla folla (Se non
vedete). Come mai queste parole sgrammaticate di Gesù?
Il rimprovero non è per l’ufficiale pagano ma per il suo popolo che prima della fede
chiede miracoli: “Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno” (Mt 12:38).
Paolo aggiungerà: “I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza” (1
Cor 1:22). Il problema non è il pagano ma il giudeo.
E quella folla che attornia l’ufficiale è spinta più dalla curiosità che dal bisogno di
conoscere la salvezza. Così Gesù decise che non avrebbe permesso che i suoi
miracoli diventassero un’attrazione per tutti.
Come vediamo la risposta di Gesù è tutt’altro che strana, conoscendo il cuore
dell’uomo che cerca il miracolo a tutti costi, non poteva che dire queste parole.
Regolati i conti con la folla Gesù non dimentica quest'uomo che aveva fatto tanta
strada per chiedere il suo aiuto.
“L'ufficiale del re gli disse: Signore, scendi prima che il mio bambino muoia. Gesù gli
disse: Va', tuo figlio vive”. Il Signore non va con lui, ma gli dice di andare a casa che
tutto è risolto (notiamo il tempo presente: vive non vivrà). Il miracolo è avvenuto
anche senza la sua presenza.
Cosa faccio quando ricevo una risposta che non mi aspetto? Io mi aspettavo che il
Signore mi seguisse prontamente per aiutarmi, invece sono quasi deluso dalla sua
risposta, ma è proprio da questa risposta che può succedere qualcosa di
importante.
Il momento della decisione
Questo padre disperato si trova di fronte ad una svolta della sua fede, Gesù gli ha detto
di tornare a casa perché suo figlio è guarito!
Questo è il punto di svolta: Egli deve decidere se credere o no alla parola di Gesù.
Devo insistere di venire con me o devo credere? Questo è il dilemma.
Cosa avrei fatto io se fossi stato quel padre? Quante volte ci siamo trovati nella stessa
situazione, gli eventi sono contro di noi, ma Gesù mi dice non disperare, confida in
me!
Questo ufficiale decide di credere, di aver fede, d’altronde la fede supera i limiti della
nostra immaginazione.
Così si mette in viaggio per tornare a casa senza Gesù, ma con la parola di Gesù!
Come genitore di un figlio malato terminale, che aveva deciso di credere, questo
ritorno a casa poteva sembrare deludente.
Ma egli cammina con la certezza che il Signore ha parlato, e questa è la nostra storia,
Non abbiamo la presenza fisica di Gesù, ma abbiamo la sua parola.
Giovanni ci dice che mentre era in viaggio, alcuni suoi servitori gli vanno incontro per
recargli al buona notizia: Tuo figlio vive!
E quando chiede ulteriori spiegazioni sull’ora della sua guarigione: “il padre
riconobbe che la guarigione era avvenuta nell'ora che Gesù gli aveva detto: «Tuo
figlio vive».
Non è l’ufficiale che parla, ma un padre gioioso cui Gesù ha fatto due doni: il figlio e
la salvezza: “E credette lui con tutta la sua casa”.
Conclusione
1) Quanto amore ha un padre verso il figlio
L’atteggiamento di questo ufficiale ci insegna quanto sia grande l’amore dei genitori
per i figli, non so se un figlio l’avrebbe fatto per un genitore.
Quale benedizione fu la malattia del figlio per quest'uomo e tutta la casa sua, non solo
ebbe il figlio guarito, ma conobbe anche la salvezza.
2) Il Signore non è l’ultima risorsa
Il comportamento di questo ufficiale è giustificato, egli è pagano, prima di rivolgersi a
Gesù le prova tutte. Noi invece che crediamo in Gesù egli diventa il mio primo aiuto.
“Non cade un passero in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino
i capelli del vostro capo sono tutti contati. Voi valete più di molti passeri” (Mt 10:29-
30)
Il Signore non è assente dalla nostra vita, siamo suoi figli e come tale dobbiamo
parlare con il nostro Padre celeste, solo allora avremo quella pace per avere una sua
risposta.
2) Dio si aspetta la mia fede più che il suo miracolo
La vita non sempre è facile e dobbiamo essere preparati ad affrontare gli ostacoli,
quando la prova arriva dobbiamo essere pronti. E per superare la prova occorre
saggezza e dei passi verso la fede.
Questo ufficiale si trova davanti ad un grande ostacolo, Gesù gli aveva chiesto di
compiere un grande passo nella fede: La mia parola è efficace quanto la mia
presenza
Questo padre non voleva tornare a casa senza Gesù, invece torna a casa con la sua
parola:
La sua supplica è stata esaudita ma non come egli si aspettava.
Dobbiamo credere alla parola di Cristo, anche quando ci sembra contraria alla nostra
ragione. A volte non ci viene dato quello che chiediamo, ma dobbiamo imparare a
prendere Dio in parola.
Concludendo: Signore questo è quello che non ho chiesto Signore, ma la tua parola mi
basta, perché la tua parola è spirito e vita.