Beghelli Pinar Corredo Arredo Liturgico Compresso
Beghelli Pinar Corredo Arredo Liturgico Compresso
Patere e brocche (e i bronzi cosiddetti »copti«) . . . . . . . . . . . 707 Zusammenfassung / Summary / Résumé . . . . . . . . . . . . . . . . . 750
La forma in cui siamo abituati a vedere una chiesa di VIII-IX secolo è spesso limitata a resti più o meno pre-
servati della sua pianta e della sua pavimentazione. Come logica conseguenza, le informazioni disponibili
RTKK@BNMÖFTQ@YHNMD @QQDCNDNQM@SNCDHRTNHRO@YHHMSDQMHRNMNDRSQDL@LDMSDRB@QRDA@RSHODMR@QD@KKi@R
petto sotto il quale si presenta oggi la maggior parte delle pergulae e degli altri elementi di arredo liturgico
in pietra di età altomedievale, rinvenuti in stato frammentario e in posizioni secondarie, riutilizzati come
materiale da costruzione in occasione delle ristrutturazioni che solitamente caratterizzano la lunga vita degli
DCHÖBHDBBKDRH@RSHBH (KQDBDMSDRB@UNCDKK@BGHDR@CH2@MS@,@QH@,@FFHNQDCH3QDMSN CNUD¯RS@SNCNBTLDM-
S@SNTMNCDHOH¿FQ@MCHHMRHDLHCHRBTKSTQ@@KSNLDCHDU@KDC@BNMSDRSNRSQ@SHFQ@ÖBN MDQ@OOQDRDMS@TMDRDL-
pio eloquente 1. Ancora più ridotte sono le possibilità di conservazione in situ delle suppellettili liturgiche,
oggetti di dimensioni contenute, leggeri e / o deperibili che un tempo, invece, costituivano parte integrante
del corredo e dell’arredo ecclesiastici, sia con un vero e proprio uso nella celebrazione della messa, sia sem-
plicemente con funzione decorativa: ci riferiamo a calici, patene, brocche, patere, turiboli, icone, croci
processionali, candele, candelabri, lampade, corone, cortine e tovaglie d’altare, reliquiari, codici miniati e
* Desideriamo ringraziare di cuore tutti i colleghi che, interpellati a (K BNMSQHATSN CH )N@M /HM@Q @K OQDRDMSD SDRSN ¯ RS@SN ÖM@MYH@SN
proposito delle più svariate questioni, hanno condiviso con noi dai fondi del Settimo Programma Quadro dell’Unione Euro-
opinioni e suggerimenti: Katja Broschat-Eckmann, Jörg Drau- pea (FP7/2007-2013 – MSCA-COFUND – grant agreement no
schke, Christian Eckmann, Benjamin Fourlas, Annette Frey, Uwe 245743), nell’ambito del programma post-dottorale Braudel-
Herz, Alexandra Hilgner, Dieter Quast, Mechthild Schulze-Dörr- IFER-FMSH (in collaborazione con il Labex RESMED).
lamm (RGZM, Mainz), e Isabella Baldini (Dipartimento di Sto- 1 Beghelli 2013. – Sullo scavo si vedano: Guaitoli / Baroncioni / Zan-
ria Culture Civiltà, Sezione Archeologia, Università di Bologna). ÖMH m!@QNMBHNMH m9@MÖMH
Esistono diversi oggetti che soddisfano i criteri appena esposti: oggetti, cioè, che sono materialmente giunti
ÖMN@MNHDBGDSQNUH@LN@MBGDQ@EÖFTQ@SHMDKKDENMSHHBNMNFQ@ÖBGDDLDMYHNM@SHMDKKDENMSHRBQHSSD (KKNQN
insieme comprende esemplari datati di volta in volta dai vari studiosi tra il V e il IX secolo. Bisogna però
considerare che quasi tutti questi materiali sono sprovvisti di qualsiasi contesto archeologico; non è infre-
6 !!" # $ %"&'( )"! · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
quente che non ci sia nota nemmeno la loro esatta provenienza. Le spiegazioni possibili per questo décalage
BQNMNKNFHBNSQ@KDENMSHHBNMNFQ@ÖBGDDRBQHSSDCHÖMD5((( HMHYHN(7RDBNKNDHL@MTE@SSHU@QH@LDMSDC@S@SHHM
KDSSDQ@STQ@SQ@5DÖMDCDK(7RDBNKNRNMNSQD
In primo luogo possiamo ipotizzare una produzione di lunga durata di una medesima tipologia di materiali
NOOTQD@LLDSSDQDBGDKDBK@RRHÖB@YHNMHSHONKNFHBGDCHRONMHAHKHMNMODQLDSSNMNCHHCDMSHÖB@QDB@LAH@LDMSH
nell’evoluzione degli oggetti attraverso il tempo).
In secondo luogo possiamo pensare a una circolazione di lunga durata: non va infatti dimenticato che le
suppellettili liturgiche in oro, argento o bronzo potevano rimanere in uso in àmbito ecclesiastico anche per
molti secoli, considerate preziose e prestigiose proprio perché antiche. Questo fenomeno, che possiamo
E@BHKLDMSDUDQHÖB@QD@MBNQ@NFFHMDKKDBGHDRDNCHDQMDRNMNS@KUNKS@HLOHDF@SHMDKK@BDKDAQ@YHNMDCDKK@LDRR@
tabernacoli o calici risalenti al XVI o al XVII secolo), è ben attestato anche in epoca altomedievale: oltre alle
ENMSHHBNMNFQ@ÖBGDBDMDC@MMNBNMSNPTDKKDRBQHSSD SQ@KDPT@KHONRRH@LNBHS@QDTMAQ@MNCDK+HADQ/NM-
SHÖB@KHRQNL@MNBGDSQ@L@MC@BNLDKDBNQNMDDHB@MCDK@AQHRNRODRHCHEQNMSD@KKi@KS@QDD@KK@confessio di
San Pietro ai tempi del papa Sergio (687-701) fossero lì ex antiquo 7 4M@KSQNDRDLOHNLNKSNRHFMHÖB@SHUN¯
quello del tesoro di Saint-Maurice d’Agaune (canton du Valais / CH), i cui preziosi manufatti, relativi ad un
periodo compreso tra il VII e il XII secolo circa, sono stati conservati dall’alto medioevo ad oggi nella stessa
chiesa 8. Anche la testimonianza del relitto di Camarina (prov. Ragusa / I) in Sicilia, che ha restituito reperti
databili dal I al VII secolo, mostra quanto lunga potesse essere la vita degli oggetti 9.
"HRDLAQ@ HMÖMD BGDTM@SDQY@ROHDF@YHNMDODQKDCHRBNQC@MYDBQNMNKNFHBGDSQ@KDCHUDQRDB@SDFNQHDCHENMSH
si debba individuare nelle stesse datazioni proposte in letteratura specialistica per i materiali archeologici,
che sono spesso generiche o poco accurate a causa della mancanza sia di elementi datanti, sia di studi ti-
pologici su larga scala per alcune categorie di oggetti. Si fa evidente, dunque, la necessità di revisionare e
aggiornare le cronologie attribuite a molti dei manufatti, specialmente laddove esse siano state assegnate
in assenza di un contesto datante.
SACRO O PROFANO?
Benché si tratti di un fatto ovvio, a mo’ di nota preliminare metodologica desideriamo ricordare che, tra gli
oggetti dei quali siano note le circostanze di ritrovamento, solo alcuni provengono da contesti ecclesiastici
strettamente relazionabili con un uso liturgico; molti sono stati rinvenuti all’interno di sepolture, mentre altri
provengono da relitti navali o insediamenti. Come è noto, però, le differenti destinazioni (il tesoro di una
BGHDR@ HKBNQQDCNCHTM@SNLA@ DBB MNMRNMNRHFMHÖB@SHUDK@CCNUDRHUNFKH@BNMBDMSQ@QDKi@SSDMYHNMDRTKK@
tipologia e sulla cronologia dei manufatti. Oggetti identici, infatti, potevano venire impiegati diversamente:
esemplari appartenenti alla medesima tipologia di brocca o di patera, ad esempio, potevano essere utilizzati
da un sacerdote per celebrare la messa oppure nella vita quotidiana in àmbito domestico. Ciò potrà apparire
scontato: eppure, specialmente riguardo ai manufatti bronzei, una parte della letteratura specialistica si è
schierata per un utilizzo o sacro o profano 10, tendendo a non considerare che le possibilità non si escludono
a vicenda e che l’interpretazione non deve necessariamente essere univoca e valida per l’intera classe di
11 Su El Bovalar (prov. Lleida / E): Pita / de Palol Salellas 1972. – de manufatto a contesti termali. Una simile iscrizione sul manu-
Palol Salellas 1989. – de Palol Salellas / Ripoll 1990, 235-272. fatto egiziano, invece, è stata interpretata come cristiana con
– Su questo tipo di brocca si veda anche: Schulze-Dörrlamm vari argomenti, tra cui la presenza di una croce: da qui l’ipotesi
2006. – Su Las Pesqueras (prov. Segovia / E): Los bronces roma- CHTMTRNKHSTQFHBN1NRR BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@
nos, 228 s. n. 123; Balmaseda Muncharaz / Papí Rodes 1997, 14 Necropoli Cella: Carretta 1982, 21. – Menis 1990, 402 n. X.73.
156 s. – Su Pfahlheim (Ostalbkreis / D; metà VII secolo): Steuer 15 Carretta 1982, 13 s. – Zagari 2005, 109.
1997. – Gut 2010, 31-33. – Su Lauchheim (Ostalbkreis / D): 16 Carretta 1982, 13 s.
Stork 2001, 20 s. 17 Gruber / Trier 1987. – Bierbrauer 1988, 443 n. R.110. – Trier
12 1NRR BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ 2HUDC@@MBGDK@MNS@ 1992.
seguente. 18 Un esempio tra i molti è il già citato insieme di Las Pesqueras: si
13 Carretta 1982, 20 s. – Menis 1990, 212 n. IV.108. – Baldini Lip- veda sopra.
polis 2008, 411. Isabella Baldini Lippolis collega l’iscrizione sul
?@@ AB CDEFDGGH I KB LHNOP QHG · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
gig. 1 Suppellettili liturgiche da El Bovalar (prov. Lleida / E) e Las Pesqueras (prov. Segovia / E) (1. 4) e corredi da tomba da Pfahlheim e
Lauchheim (tutti Ostalbkreis / D) (2-3). – (1 rielaborazione da de Palol Salellas / Ripoll 1990, 268 s.; Los Bronces Romanos, 151; 2 da Gut
2010, 32; 3 da Stork 2001, 21; 4 da Los Bronces Romanos, 28).
INCENSIERI O TURIBOLI
Nel nostro lavoro di ricostruzione e ricontestualizzazione dell’arredo liturgico, allora, partiamo dal presbi-
SDQHNCHTM@HONSDSHB@BGHDR@CHÖMD5((( HMHYHN(7RDBNKN KBDMSQNMNMOT¸L@MB@QDKi@KS@QD UDQNRHLHKLDMSD
caratterizzato, a questa altezza cronologica, da una nicchia o fenestella confessionis 19. Con buona probabi-
lità, la nostra ipotetica chiesa sarà stata dotata anche di una recinzione presbiteriale e di un ciborio 20 (ƂI).
19 Braun 1924, vol. 1, 249. – De Blaauw 1994, 84. 20 Per un quadro generale si vedano: Krautheimer 1942; 1965. –
Heitz 1963; 1980. – Untermann 2006.
21 Ecl. Off. Miss., coll. 1316-1320. Un corteo similmente equipag- 23,HKNÆDUHņ BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@
FH@SN @BBNLO@FM@U@ KiDMSQ@S@ HM BGHDR@ CDK ONMSDÖBD QNL@MN 24 Wamers 1983. – Fried 1994, 167 n. VII/23. – Stiegemann / Wem-
nell’VIII secolo: Ordines Romani I 45-46, 125. – De Blaauw hoff 1999, 801 s. n. XI.14.
1994, 75. 25 Frings 2010, 167 s. n. 51.
22 Anni 820 e 830: si veda sopra, pp. 697 ss. 26 Los bronces romanos, 227 n. 120.
hij kl mnopnqqr s tl urvwx yrq · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
ig. 3 Turiboli. Miniature dal Salterio di Stoccarda e da un reliquiario croato. Oggetti da: 1 Mönchengladbach. – 2 Egitto. – 3 area di
Cordoba. – 4 Siracusa-Grotticelli. – (Miniature da Stuttgarter Bilderpsalter 1965/1968, I, ff. 31v, 76v, 113r, 118v; disegno del reliquiario:
CDSS@FKHNC@,HKNÆDUHņ 2SHDFDL@MM6DLGNEE CTDHLL@FHMHC@%QHMFR )@GQDRADQHBGS1&9,
BNODQSHM@C@+NR!QNMBDR1NL@MNR C@.QRH ÖF
¡ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
datati tra l’VIII e l’inizio del IX secolo, mentre il turi-
bolo conservato al Museo Archeologico di Cordoba
è pressoché inedito, fatta salva una breve scheda
di catalogo che non ne propone neppure una da-
tazione ipotetica 27. Benché attualmente privo della
metà superiore, il manufatto doveva averne una in
antico, poiché le estremità forate sul suo orlo supe-
riore sono quattro: tre sono parallele all’andamento
dell’orlo stesso e sono equidistanti tra loro (vi erano
ÖRR@SDKDB@SDMDKKD LDMSQDK@PT@QS@¯QD@KHYY@S@BNM
diverso orientamento e serviva da perno per il mon-
taggio del coperchio.
Il turibolo di forma ovoide rappresentato sul reli-
quiario croato è caratterizzato da una decorazione
a linee longitudinali: tale peculiarità, oltre che sulla
parte inferiore di uno degli esemplari appena citati
(ƂI), si rileva anche su un manufatto dalla ne-
cropoli di Siracusa-Grotticelli (I) (ƂI) a propo-
sito del quale, però, a causa delle lacune, non vi è
certezza sull’originaria presenza del coperchio 28. Il
turibolo proviene dalla camera funeraria (ipogea) n.
XXI, che conteneva tre sepolture (A, B e C). I cor-
redi sono stati sicuramente turbati, ma forniscono
comunque alcuni spunti dal punto di vista della cro- ·ig. 5 Croce processionale e turibolo da Senise (prov. Potenza / I). –
nologia. Insieme al turibolo, la sepoltura A conte- "QNBDC@"NQQ@CN 3TQHANKNC@2@KU@SNQD ÖF
neva vari frammenti di anfore e brocche ceramiche
e sette lucerne 29. La datazione delle lucerne, interpretate come una produzione locale siciliana, si può a
sua volta evincere dalle camere XVI e XXXII dello stesso cimitero: qui, infatti, alcuni esemplari di identico
tipo sono stati rinvenuti nel riempimento di sepolture contenenti monete bizantine con termini post quos
rispettivamente agli anni 613 e 654 30. Il terminus post quem più tardo (anno 654) può dunque essere ri-
tenuto valido anche per la sepoltura A, e di consequenta per il periodo di circolazione del turibolo in essa
rinvenuto.
Un’altra tipologia di incensiere è invece quella senza piedini e senza coperchio, della quale troviamo una
SQ@BBH@HBNMNFQ@ÖB@MDK2@BQ@LDMS@QHNCH&DKKNMD2@BQ@LDMS@HQDCD&DKKNMDSDQLHM@SNHMSNQMN@KKi@MMN
800) 31 e confronti puntuali, per esempio, nei cinque manufatti riprodotti in ƂIWTC, tutti caratterizzati
da un piede piuttosto alto rispetto alla media degli esemplari noti. Uno arriva da Cetina (Šibensko-kninska
äTO@MHI@'1ƂI), uno da Luxor (ƂI), mentre degli altri tre la provenienza è ignota: di questi,
due sono conservati allo Schnüttgen Museum di Colonia (ƂI) e uno in una collezione privata in
Germania (ƂI). Il turibolo da Cetina fu rinvenuto tra le rovine di una chiesa che si ritiene fondata
nell’età del principe Branimir (879-892) 32; il manufatto viene tuttavia datato all’inizio del IX secolo sulla
base di criteri stilistici. Gli altri quattro turiboli di questo tipo, in mancanza di contesto archeologico, ven-
33 Wamers 1983, 39-44. 40+HOHMRJX ÖF m ,DKTBBN 5@BB@QN ÖFF
34 Bank 1966, 345 n. 87. – Wamers 1983, 42. 25. 29. – Sugli orecchini a cestello si veda Possenti 1994.
35 .QRH m +HOHMRJX ÖFF m 2@KU@SNQD 41 Jecklin 1906-1907. – Martin 1975, tavv. 27-28. 68. – Berghaus
ÖFF m1HDLDQ R S@U 2000.
– Corrado 2001. 42 Le monete più tarde, rinvenute nei settori residenziali, corri-
36 Corrado 2001, 227-230. spondono infatti al regno di Akhila (710-713/714) e forniscono
37 Salvatore 1981, 953 s. il terminus post quem della fase di distruzione dell’insediamento
38 Bank 1966, 347 n. 103a. – Baldini Lippolis 1999, 38. e della chiesa: Pita / de Palol Salellas 1972, 394-396. – de Palol
39 Corrado 2001, 237. Salellas 1989. – Del Romà al Romànic, 145 s.
¸¹º »¼ ½¾¿À¾ÁÁ à ļ ÅÂÆÇÈ ÉÂÁ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
PATERE E BROCCHE (E I BRONZI COSIDDETTI »COPTI«)
Riprendendo il corteo e seguendolo lungo la navata della nostra ipotetica chiesa, lo vediamo arrivare nell’a-
rea presbiteriale, vicino all’altare 43. Sible de Blaauw ipotizza che, nelle chiese romane, oltre ai candelabri,
anche la croce processionale fosse in qualche modo sistemata nelle vicinanze dell’altare 44. Una miniatura del
Salterio di Stoccarda, che mostra una sorta di sostegno per la croce applicato all’altare stesso, sembrerebbe
dare ragione a ciò che lo studioso aveva proposto sulla base dell’analisi delle fonti scritte (VCXƂI).
Prima di celebrare l’eucaristia, il sacerdote compiva il rito dell’abluzione delle mani 45, per il quale erano
necessari una brocca e una patera 46 4MiDOHRSNK@BNLOHK@S@HM2O@FM@SQ@ÖMD5((DHMHYHN5(((RDBNKN@SSQH-
ATHRBD@KRTCCH@BNMNHKBNLOHSNCH@RRHRSDQDHKBDKDAQ@MSDCTQ@MSDHKK@U@FFHNCDKKDL@MH E@BDMCNRODBHÖBN
riferimento all’urceolum, all’aquamanile e al manutergium 47 MBGDPTDRS@RBDM@¯Q@EÖFTQ@S@@KKiHMSDQMN
del Salterio di Stoccarda (VCX); una seconda patera è invece inserita tra gli oggetti di un tesoro (VCX
). La tipologia di patera più simile alla miniatura del folio 31v (VCX) è quella dotata di un piede snello
e piuttosto alto, rappresentata tra gli altri da tre esemplari da Reggio Emilia 48, da Cividale 49 e dall’Egitto 50,
datati al VII secolo (ƂI). Della patera del già citato conjunto di Las Pesqueras 51 (ƂII), invece,
¯C@MNS@QDHKCDSS@FKHNCDKKiNQM@LDMSN@ENQL@CHÖNQD BGDBNLO@QDRH@RTKKiNFFDSSNRH@MDKK@LHMH@STQ@
sul punto di giunzione tra il manico e il corpo, una caratteristica rara.
Il vasellame bronzeo di questo tipo è spesso ricondotto al gruppo dei cosiddetti »bronzi copti« dei quali
esistono esempi pressoché in tutta l’area mediterranea e nell’Europa continentale 52. Fra i più noti, anche
ODQBG°RODRRNOQNUDMHDMSHC@BNMSDRSNRSQ@SHFQ@ÖBN ÖFTQ@MNHQHMUDMHLDMSHCDKKi@QD@RTCNBBHCDMS@KDCDKK@
Germania, ad esempio quelli delle necropoli di Pfahlheim e Lauchheim 53 (ƂII).
Intorno a questi materiali si è sviluppato, specialmente tra gli anni Trenta e Ottanta del XX secolo, un consi-
CDQDUNKDCHA@SSHSNRBHDMSHÖBNHMBDMSQ@SNOQHMBHO@KLDMSDRTHSDLHENMC@LDMS@KHCDKK@OQNUDMHDMY@DCDKK@BQN-
MNKNFH@SDLHKDF@SH BNLi¯KNFHBN @KU@QH@QDCDKKDRTCCHUHRHNMHSHONKNFHBGDDCDKKiTRNDRHFMHÖB@SN 54. Alcune
ricerche ne hanno messo in dubbio l’origine copta (suggerita, tra i primi, dai pionieri Joachim Werner 55,
Kurt Erdmann 56 e Wilhelm Holmqvist 57), e ne hanno rivisto i luoghi di produzione; essi sono da individuare,
secondo Patrick Périn, nell’Italia longobardo-bizantina o comunque, secondo Hermann Dannheimer, non
necessariamente in Egitto 58, mentre Jacques Schwartz propendeva per i Balcani 59. Forti riserve verso l’ap-
pellativo »copto« sono state espresse anche da Peter Richards, che preferiva il termine più generale »bi-
zantino« 60, e da Maria Carmela Carretta 61. Per quanto riguarda la cronologia, questi manufatti venivano
tradizionalmente datati tra il VI e l’inizio del VII secolo 62. Molti di essi, però, sono stati deposti all’interno di
43 Ecl. Off. Miss., coll. 1321-1322. 52 Werner 1938; 1952; 1961. – de Palol Salellas 1950. – Dannhei-
44 De Blaauw 1994, 84. mer 1979. – Périn 1992; 2005.
45 *¼SSHMFDTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ 53 Su Pfahlheim (metà VII secolo): Steuer 1997. – Gut 2010, 31-33.
46 Seguiamo qui la terminologia proposta da Cabrol / Leclercq – Su Lauchheim: Stork 2001, 20 s.
1938a. 54 Un eccellente stato della questione è reperibile in Périn 2005;
47 Puertas Tricas 1975, 252 n. 250. – Balmaseda Muncharaz / Papí per la storia degli studi si veda anche Drauschke 2011, 126-132.
Rodes 1997, 168 s.: »Ad subdiaconum pertinet calicem et pa- /DQPT@KBGDBDMMNRTKCHA@SSHSNQHFT@QC@MSDTRNDRHFMHÖB@SNRH
tenam, ad altarium Christi deferre, et levitis tradere, eisque ad- veda sopra, pp. 699 ss.
ministrare; urceolum quoque et aquamanilem et manutergium 55 Werner 1938; 1952; 1954/1957; 1961.
tenere, et episcopo, et presbyteris, et levitis pro lavandis ante 56 Erdmann 1938/1939.
altarium manibus aquam praebere«. 57 Holmqvist 1939.
48 Carretta 1982, 20 s. – Menis 1990, 212 n. IV.108. – Baldini Lip- 58 Dannheimer 1979. – Périn 1992; 2005.
polis 2008, 411. 59 Schwartz 1950-1957.
49 Carretta 1982, 21. – Menis 1990, 402 n. X.73. 60 Richards 1980.
50 Ross 1962, 46 s. n. 51. Su questi tre oggetti si veda anche sopra, 61 Carretta 1982.
pp. 699 ss. 62 #Q@TRBGJD R BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@
51 Los bronces romanos, 228 s. n. 123. – Balmaseda Muncha-
raz / Papí Rodes 1997, 156 s.
Þßà áâ ãäåæäççè é êâ ëèìíî ïèç · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Fig. 7 3NLA@C@KK@BGHDR@CH!HRJTOHI@ÅHADMRJN JMHMRJ@äTO@MHI@'1ÖMD5((( HMHYHN(7RDBNKNBNMLNMDSDCH"NRS@MSHMN5D+DNMD(5
(post quem all’anno 760). – (Da Petrinec 2009, 219 e tav. 100).
RDONKSTQDRHFMHÖB@SHU@LDMSDOH¿S@QCD 63. La patera da Lauchheim, per esempio, viene da una tomba per la
PT@KDKD@M@KHRHCDMCQNBQNMNKNFHBGDG@MMNÖRR@SNHKpost quem all’anno 675 64; del pieno VII secolo è anche
la sepoltura da cui proviene la patera di Wittislingen 65 (Lkr. Dillingen a. d. Donau / D; ƂI) e alla stessa
epoca viene datata quella da Izmir 66 (ƂI). La ricca tomba maschile n. 1 di Biskupija-Crkvina (Šibens-
JN JMHMRJ@äTO@MHI@'1 @MBGiDRR@BNMSDMDMSDTM@O@SDQ@AQNMYD@ QHR@KD@CCHQHSSTQ@@ÖMD5((( HMHYHN(7
secolo, datazione indicata dagli altri oggetti del corredo funerario e confermata da un solidus a nome di
Costantino V e Leone IV che fornisce un terminus post quem al 760 67 (ƂI).
La singola tomba può documentare, stricto sensu RNKNHKLNLDMSNÖMN@KPT@KDTMNFFDSSN¯RS@SNHMTRN
ma Jörg Drauschke ha dedicato uno studio statistico alla cronologia e dispersione areale di questo gruppo
di bronzi, scoprendo che il »boom« della loro produzione si deve collocare non prima della metà del VII
secolo: i rinvenimenti appartenenti a questo periodo sono più del triplo rispetto agli esemplari attestati nel
VI secolo e nei primi anni del VII 68. A ulteriore riprova due bacili, rinvenuti rispettivamente ad Aschheim (Lkr.
München / D) e a Dörningheim (Main-Kinzig-Kreis / D) e forniti del tipico piede traforato (identico, anche, a
quello delle patere di Pfahlheim e Lauchheim, e quindi certamente relazionabile a queste ultime a livello
7 M · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
tipologico 69 @QQHU@MNC@SNLADC@S@AHKH@KK@ÖMDCDK5(( 70 e all’inizio dell’VIII secolo 71. È forse interessante
accennare al fatto che i due bacili appartengono alla medesima tipologia, con caratteristiche morfologiche
sostanzialmente identiche (piede traforato, manici ad omega) di analoghi ritrovamenti italiani da Brescia,
Castel Trosino (prov. Ascoli-Piceno) e Cividale 72 4MQDODQSNC@KKi@QD@TQA@M@CH/DKK@).1 HMÖMD QHMENQY@KD
evidenze della circolazione e uso di questo tipo di bacino ancora dopo l’anno 700: si tratta di un manufatto
proveniente da un contesto residenziale attribuito alla tarda età omayyade, approssimativamente la prima
metà dell’VIII secolo 73.
Molte tra le patere delle tipologie appena descritte sono state ritrovate insieme a brocche, sia nel contesto di
insiemi di corredo liturgico, come quello di Las Pesqueras 74, sia all’interno di sepolture, come nel caso delle
sepolture di Pfahlheim e Lauchheim (ƂI) 75. Nel Salterio di Stoccarda sono rappresentate tre differenti tipo-
logie di brocca. La prima (VCX) è più simile a quella che Werner denominava tipo B3 76K@Q@EÖFTQ@YHNMD
della miniatura non è totalmente coincidente, per esempio nel dettaglio del piede, ma la tipologia sembra
ugualmente riconoscibile per la forma e la proporzione reciproca del corpo e del collo, e per la presenza del
caratteristico elemento sporgente sul manico (ƂI). Tale tipologia è attestata soprattutto nella Germania
sud-occidentale, ma anche in Francia e nella Spagna nord-orientale, essendo invece totalmente assente in Ita-
lia e in Inghilterra 77: appartengono a questo gruppo, solo per menzionarne alcuni, gli esemplari da Pfahlheim
D+@TBGGDHLLDS§DÖMD5((RDBNKN C@BNMSDRSN@QBGDNKNFHBN 78), di El Bovalar (contesto archeologico che
MD@SSDRS@KiTRNÖMN@C@KLDMNKiHMHYHNCDKKi5(((RDBNKN 79), di Bardouville (dép. Seine-Maritime / F; VII secolo 80)
e di Lisbona (recentemente ricondotta da Mechthild Schulze-Dörrlamm al VII secolo 81). La seconda tipolo-
FH@CHAQNBB@Q@EÖFTQ@S@MDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@VCX) trova i confronti tipologicamente più simili in
due esemplari di provenienza ignota conservati al Museo Archeologico Nazionale di Madrid 82 (ƂI). Essi
rappresentano gli unici esempi a noi noti di brocche altomedievali dotate di un nodus posto tra il piede e il
BNQON DR@SS@LDMSDHCDMSHBN@PTDKKNBGDRHNRRDQU@MDKK@ENMSDHBNMNFQ@ÖB@ (KOHDCD@KSNCHUDQRNC@PTDKKN
degli esemplari frequentemente ritrovati in Germania), e le proporzioni reciproche delle parti delle brocche
BNRSHSTHRBNMN @KSQD RNLHFKH@MYD C@ DUHCDMYH@QD -DK 2@KSDQHN BNLO@QD HMÖMD TM@ SDQY@ SHONKNFH@ CH AQNBB@
(VCX), anch’essa con piede alto troncoconico ma senza nodus, dal corpo più tondeggiante e dal collo più
stretto (ƂI). Anche questa trova i suoi migliori paralleli in Spagna, dove si concentra la maggioranza degli
oggetti di questo tipo, come ad esempio quelli da Cangas de Onís (Asturias / E) 83, Balbarda (prov. Ávila / E) 84,
Lindes (Asturias / E) 85, Las Pesqueras 86, Sant Julià de Ramis 87 (prov. Girona / E). Tale forma, documentata anche
69 *NBG BNM QDK@SHUD %TMCKHRSDM D AHAKHNFQ@Ö@ TKSD- secolo) sulla sola base dell’omonimo »Gisericus« citato dall’iscri-
riore. zione presente sul manufatto.
70 Wamser / Zahlhaas 1998, 59 n. 50. – Drauschke 2001, 409 n. 82 Su ƂI: Herrera 1968. – Vives i Gatell 1969, 322 n. 573. –
82. Balmaseda Muncharaz / Papí Rodes 1997, 164 n. 21. – Su ƂI
71 Thiedmann 2008, 169. : de Palol Salellas 1950, 78 s. 100. – Schlunk / Hauschild 1978,
72 *NBG R %TMCKHRSDBNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ 200 s. n. 99b. – The Art of Medieval Spain, 51 n. 9a. La data-
73 6@KLRKDX ÖF zione proposta in letteratura è al VII secolo, mentre Schlunk e
74 Si veda sopra. Hauschild propendono per una cronologia alla seconda metà
75 Su Las Pesqueras: Los bronces romanos, 228 s. n. 123. – Balma- del secolo.
seda Muncharaz / Papí Rodes 1997, 156 s. 83 de Palol Salellas 1950, 73 s. n. 21. – Arbeiter / Noack-Haley
76 Werner 1961, 311. – Su Pfahlheim (metà VII secolo): Steuer 1999, 95 n. 6b.
1997. – Gut 2010, 31-33. – Su Lauchheim: Stork 2001, 20 s. 84 The Art of Medieval Spain, 52 n. 10. La brocca ha perso il ma-
77 /°QHM BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ DL@OO@@O nico.
78 Si veda sopra. 85 Arbeiter / Noack-Haley 1999, 94 nn. 6a; 7a; 7b. La brocca di
79 Pita / de Palol Salellas 1972, 394-396. Si veda anche sopra, pp. Lindes (prov. Asturias / E) è stata trovata insieme ad una patera:
701 ss. a entrambe si è distaccato il manico che, però, era originaria-
80 Périn 1992. mente presente.
81 2BGTKYD #¼QQK@LL +@ AQNBB@ SHONKNFHB@LDMSD @EÖMD @H 86 Los bronces romanos, 228 s. n. 123; Balmaseda Muncharaz / Pa-
numerosi esemplari di VII secolo, era stata, in precedenza, erro- pí Rodes 1997, 156 s.
MD@LDMSD@RRDFM@S@@KKiDONB@CDKQDU@MC@KN&DHRDQHBNÖMD(5 87 Burch et al. 2006, 115-122.
)*+ ,- ./01/223 4 5- 6389: ;32 · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Tig. 10 Miniatura dal Salterio di Stoccarda e brocche da: 1, 5-6 Las Pesqueras. – 2 Lindes (prov. Asturias / E) – 3 Balbarda (prov. Ávila / E)
– 4 Cangas de Onís (prov. Asturias / E) – 7 Borutta (prov. Sassari / I). – (Miniatura da Stuttgarter Bilderpsalter 1965/1968, I, f. 79v; 1. 5-6 da
Los Bronces Romanos, 28; 2. 4 da Arbeiter / Noack-Haley 1999, tav. 6; 3 rielaborazione da The Art of Medieval Spain, 52; 7 da Maetzke
1966, 370).
UVW XY Z[\][^^_ ` aY b_cde f_^ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
in Sardegna a Borutta 88 (prov. Sassari / I), presenta peculiarità che caratterizzavano il tipo III di Pere de Palol
Salellas e alcuni degli esemplari del tipo IV, ritenuti di produzione »locale« ispano-visigota 89.
(M@RRDMY@OQDRRNBG°SNS@KDCHBNMSDRSHRSQ@SHFQ@ÖBHFKHRSTCHNRHin primis Pere de Palol Salellas seguito poi
dalla gran parte della letteratura spagnola dei successivi cinquant’anni) hanno proposto per i manufatti di
area iberica una cronologia al VII secolo 90. Le brocche di Cangas de Onís 91, Lindes 92 e Balbarda 93, tuttavia,
RNMNRS@SDC@S@SD@ÖMD5(( HMHYHN5(((RDBNKN LDMSQDPTDKK@C@KB@RSDKKNCH2@MS)TKH§CD1@LHROQNUHDMDC@K
crollo di una piccola stanza da collegare al periodo successivo all’abbandono del sito (che dovrebbe situarsi
verso l’inizio dell’VIII secolo) 94. In area mediterranea esiste, comunque, almeno un contesto datante più
sicuro, quello della sepoltura di Borutta in Sardegna: al suo interno, oltre alla brocca e ad altri elementi di
BNQQDCN ¯RS@S@QHMUDMTS@TM@ÖAAH@CHBHMSTQ@BNMOK@BB@@4 95 che suggerisce una cronologia al tardo VII
o all’VIII secolo 96 !DMBG°CDRTMS@C@TMRHMFNKNB@RN S@KDC@S@YHNMD¯OTQRDLOQDKiTMHB@@EÖC@AHKD@MNH
nota. Può dunque risultare verosimile – come nel caso di alcuni dei turiboli, patere e calici esaminati nel pre-
sente contributo 97 – un contesto d’uso prolungato all’VIII-IX secolo per questo tipo di brocche, il che, come
abbiamo detto, in àmbito ecclesiastico non sarebbe affatto sorprendente 98.
Anche per quanto riguarda il momento della fabbricazione, tuttavia, vi sono spunti interessanti per una
possibile revisione delle datazioni tradizionalmente proposte in letteratura. Un esame attento della decora-
zione dell’orlo di una delle brocche con nodus del Museo Archeologico Nazionale di Madrid 99, infatti, rivela
che essa è sostanzialmente identica a quella dell’orlo del calice di Tassilone, risalente al tardo VIII secolo 100
(ƂI). La stessa decorazione si trova anche sulla brocca del tesoro di Vrap (Qarku i Tiranës / AL) che, oltre
al vasellame di lusso, conteneva un insieme di accessori di cintura della prima metà dell’VIII secolo 101. Il calice
di Tassilone e la brocca di Madrid hanno inoltre in comune la presenza del nodus, un elemento che compare
EQDPTDMSDLDMSDMDHB@KHBHCH5((( (7RDBNKNDBGDHMDMSQ@LAHHB@RH¯NQM@SNC@TM@ÖK@CHODQKD -DKK@LHMH@STQ@
del folio 31v (VCX) del Salterio di Stoccarda (ƂI HMÖMD HKL@MHBNCDKK@AQNBB@@OO@QDCDBNQ@SNBNMDKD-
menti a forma di perla; questo dettaglio trova anch’esso riscontro in contesti cronologici tardi, cioè nel tesoro
CH-@FXRYDMSLHJK¹RITC 3HLHŭ1.TM@QDBDMSDQDUHRHNMDCDKK@RT@BQNMNKNFH@G@LNRSQ@SNBGDK@C@S@CDKK@
deposizione dell’insieme va collocata non prima dei decenni centrali del IX secolo 102. Tra i materiali più tardi,
da ascrivere al tardo VIII o al IX secolo, troviamo appunto una delle brocche con ansa a perline 103 (ƂI).
La mappatura delle tre tipologie mette in rilievo l’esistenza di importanti differenze nella loro dispersione
areale. Le brocche corrispondenti al nostro primo tipo (Werner B3, ƂI, segnalate con
quadratini verdi) mostrano una diffusione molto ampia, essendo presenti in tutto il bacino mediterraneo
MNQC NBBHCDMS@KDDMDHSDQQHSNQHBNMÖM@MSHCHUDQR@LDMSDC@FKH@KSQHSHOH PTDRSDAQNBBGDBHQBNK@U@MN@SSQ@-
verso lunghe distanze come beni di lusso oggetto di commercio o scambio 104. Negli insiemi dell’area ca-
88 Maetzke 1966. – Carretta 1982, 21 n. 1. Strzygowski 1917, 14-21. – Werner 1986. – Bálint 2000. –
89 de Palol Salellas 1950, 69-77. Garam 2000.
90 de Palol Salellas 1950; per una storia degli studi spagnoli si 102 Schulze-Dörrlamm 2010. – Sul tesoro si vedano anche: Hampel
veda Balmaseda Muncharaz / Papí Rodes 1997, 153-156. 1885. – Gold der Awaren 2002. – Bálint 2004.
91 Arbeiter / Noack-Haley 1999, 95 n. 6b. 103 Schulze-Dörrlamm 2010, 128-130.
92 Arbeiter / Noack-Haley 1999, 94 nn. 6a; 7a; 7b. 104 Il fatto che non si trattasse di grandi correnti commerciali ma
93 The Art of Medieval Spain, 52 n. 10. di una più ridotta circolazione legata alle élites è stato evi-
94 !TQBGDS@K K@BQNMNKNFH@MNM¯ODQ¸CDÖMHAHKD denziato anche da Patrick Périn e da Peter Richards (Richards
con esattezza per la scarsità degli elementi datanti. 1980. – Périn 1992; 2005). Gli oggetti »Werner B3« mappati
95 Maetzke 1966. corrispondono a quelli già pubblicati da Périn (1992) nella sua
96 Schulze-Dörrlamm 2002, 107-129. carta a p. 47, aggiornata dagli autori del presente contributo
97 Si veda sopra e oltre. con alcuni esemplari (51. Provenienza sconosciuta, Madrid: de
98 Si veda sopra. Palol Salellas 1950, tav. V; 34. Lauchheim: Stork 2001, 20 s.;
99 (KI: Herrera 1968. – Vives i Gatell 1969, 322 n. 573. – 44. Province di Segovia o Valladolid: Zamora Canellada 2007;
Balmaseda Muncharaz / Papí Rodes 1997, 164 n. 21. 45. Monbrun: Landes / Dally 1988, 197 s.; 46. Astorga: esem-
100 Su questo ed altri calici si veda il paragrafo seguente. plare somigliante al tipo Werner B3, ma non sicuramente affe-
101 Daim 2000, 94-107. 183 s. – Sul tesoro si vedano anche: rente alla tipologia de Palol Salellas 1950, tav. XXXII).
talana esse appaiono associate ad altri oggetti probabilmente importati, come l’incensiere del Bovalar o il
bacile a piede traforato del Collet de Sant Antoni (prov. Girona / E; ƂI) 105. In generale, la circolazione su
lunghe distanze di bronzi di lusso è testimoniata dal ritrovamento nel contesto di relitti navali, come nel caso
di Camarina 106 o, molto probabilmente, del Plemmyrion di Siracusa 107.
Il terzo tipo individuato (ƂI cerchietti rosa), invece, corrisponde quasi sicuramente a una produ-
zione locale particolarmente diffusa nella metà settentrionale della Penisola Iberica, con un solo esemplare
rinvenuto al di fuori della Spagna, proprio quello di Borutta in Sardegna (ƂI). Una tale interpretazione
(produzione iberica) può considerarsi valida anche per i due esemplari del tipo con nodus (ƂI,
triangolini azzurri), da leggersi probabilmente come varianti, forse tarde (VIII secolo?), del terzo tipo.
CALICI E PATENE
Riprendendo lo svolgersi della celebrazione religiosa, dopo il rito dell’abluzione delle mani si giunge al mo-
LDMSNCDKKiDTB@QHRSH@ +@RBDM@¯Q@EÖFTQ@S@HMTM@LHMH@STQ@CDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@ CNUDBNLO@QDKi@KS@QD
sul quale sono poggiati il calice e il pane eucaristici (VCXƂI). Altrove si osserva Gesù intento ad
offrire pane e vino a Giuda, in una sorta di scena eucaristica dove però una »colomba« nera, antitesi dello
Spirito Santo, simboleggia il demonio che si impossessa di Giuda (VCX). Anche nel Sacramentario di Mar-
moutiers, realizzato a Tours a metà IX secolo, compare un calice: lo porta nella sua mano destra il personag-
gio centrale, segnalato come suddiacono, che con la sinistra regge invece una brocca 108. La tipologia di calice
Q@OOQDRDMS@SNMDKR@KSDQHNDMDKR@BQ@LDMS@QHNSQNU@BNMEQNMSNHMDRDLOK@QHFHTMSHÖMN@MNHCHÖMD5((( (7
secolo, contraddistinti da una coppa con diametro ampio rispetto al piede e da un vistoso nodus che unisce
le due parti 109 (ƂII (KB@KHBDCH"TMO@KC QHMUDMTSNHM4MFGDQH@@/DSŧG¨Y@*NL &XŧQ ,NRNM 2NO-
ron / H), è datato all’inizio del IX secolo 110; allo stesso periodo si ascrive il calice di Grimfridus 111, mentre il fa-
moso calice di Tassilone risale agli anni 768/769-788 112. La cronologia del calice di Liudger (Essen-Werden / D)
105 Si veda sopra. 111 Ross 1965, 131 s. n. 178. – Elbern 1998, 125. – Stiegemann /
106 Si veda sopra, pp. 698 ss. Wemhoff 1999, 794 s. n. XI.9. – Proviene da St. Martin-des-
107 Si veda oltre, pp. 727 ss. Champs.
108 Périn / Feffer 1985, 86. 122 s. n. 19 f. 173v. 112 All’interno di un’ampia letteratura, si vedano: Stollenmayer
109 Sui calici di età carolingia si vedano Elbern 1964; 1998. 1949. – Haseloff 1951. – Bierbrauer 1988, 330-333. – Fried
110 2YŧJD R BNMAHAKHNFQ@Ö@OQDBDCDMSD 1994, 118 s. n. V/2.
|}~ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
£ig. 13 ,@OO@CHCHRODQRHNMDCDHSQDSHOHCHAQNBBGDQ@EÖFTQ@SHMDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@ m6KRQURCIPQNQEQPPQFWU: 50 Provenienza
sconosciuta, MAN Madrid; 51 Provenienza sconosciuta, Instituto Valencia de Don Juan (Madrid). – 6KRQEQPRKGFGCNVQEQTRQVQPFGI
IKCPVGGEQNNQUVTGVVQ: 1 Borutta (prov. Sassari / I); 2 Sant Julià de Ramis (prov. Girona / E); 3 Puig Rom (prov. Girona / E); 4 Alcaraz (prov.
Albacete / E); 5 Montoro (prov. Córdoba / E); 6 Provenienza sconosciuta, MAP Sevilla; 7-8 El Gatillo de Arriba (prov. Cáceres / E); 9 Balbarda
(prov. àvila / E); 10 Bernardos (prov. Segovia / E); 11-13 Las Pesqueras (prov. Segovia / E); 14 Quintanilla de Arriba (prov. Valladolid / E); 15-
19Ɓ/QNUDMHDMY@RBNMNRBHTS@ , -,@CQHC20 »León«; 21 Cueva de Cupón (Asturias / E); 22 Limpias (prov. Cantabria / E); 23 Cangas de
Onís (Asturias / E); 24 Bobia (Asturias / E); 25 Lindes (Asturias / E); 26 »Spagna settentrionale«; 27 »Spagna«. – 6KRQ9GTPGT$: 20 »León«;
24Ɓ/QNUDMHDMY@RBNMNRBHTS@ (MRSHSTSN5@KDMBH@CD#NM)T@M,@CQHC27 »Spagna«; 28 Bondorf (Lkr. Böblingen / D); 29 Giengen a. d. Brenz
(Lkr. Heidenheim / D); 30 Groß-Bottwar (Lkr. Ludwigsburg / D); 31 Ötlingen (Lkr. Esslingen / D); 32 Pfahlheim (Ostalbkreis / D); 33 Barzheim
(Kt. Schaffhausen / CH); 34 Lauchheim (Ostalbkreis / D); 35-36 Sens (dép. Yonne / F); 37 Bardouville (dép. Seine Maritime / F); 38 Palaminy
(dép. Haute-Garonne / F); 39 Collet de Sant Antoni (prov. Girona / E); 40 La Grassa (prov. Tarragona / E); 41 El Bovalar (prov. Lleida / E);
42Ɓ!@IN Q@F¹M}43 Adanero (prov. Ávila / E); 44 »Nord della provincia di Segovia o sud della provincia di Valladolid«; 45 Monbrun (dép.
Gers / F); 46 »Astorga«; 47 León (E); 48 Mañaria (prov. Vizcaya / E); 49 Son Peretó (Isole Baleari / E); 50 Provenienza sconosciuta, MAN
Madrid; 51 Provenienza sconosciuta, Instituto Valencia de Don Juan (Madrid). – (Mappa e disegni di J. Pinar Gil e M. Beghelli [molti degli
esemplari Werner B3 sono già stati mappati in Périn 1992, 47]).
è invece oggetto di discussione: benché di recente venga considerato del X secolo, esso era stato dapprima
relazionato alla sepoltura del fondatore dell’abbazia (il cui nome è inciso sull’oggetto), morto nell’anno 809;
5HJSNQ'DHMQHBG$KADQMMNMDRBKTCDBNLTMPTDTM@C@S@YHNMDSQ@K@ÖMDCDK(7DKiHMHYHNCDK7RDBNKN 113. Il
nodus è spesso ornato da una perlinatura, come nei casi di Cunpald, Grimfridus e Tassilone. È interessante
¤¥¦ §¨ ©ª«¬ª® ¯ °¨ ±®²³´ µ® · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Ëig. 15 Sacramentario di Marmoutiers
(f. 173v). – (Da Périn / Feffer 1985, 86).
far notare che i calici potevano avere dimensioni anche molto differenti: le immagini della ƂIWTC| sono a
scala tra loro.
Al calice era associata la patena: nel Salterio di Stoccarda essa non è rappresentata nel contesto dell’altare, ma
RDMDSQNU@BNLTMPTDTM@Q@EÖFTQ@YHNMDVCX). Le patene di dimensioni più piccole erano utilizzate come
coperchio per i calici, quelle di dimensioni più grandi servivano per la raccolta del pane prima dell’eucaristia 114,
BNLDRHUDCD@MBGDRTTM@BNODQS@CHBNCHBDCDKK@ÖMDCDK(7RDBNKNBNMRDQU@S@@%Q@MBNENQSDHKO@MD PTH RH
presenta in un’insolita forma simile ad un bretzel) 115 e su una miniatura del cosiddetto Purpurevangeliar, rea-
lizzato nel primo quarto del IX secolo forse ad Augsburg 116 (D) (ƂII). Particolarmente interessante è
la coppia di patene scoperta nel marzo del 1900 a Valdonne (dép. Bouches-du-Rhône / F) 117; ƂI). En-
trambe presentano stampigli all’interno dei rispettivi piedi, di natura, però, molto diversa. Uno dei manufatti
ODR@CHOH¿ G@RS@LOHFKHAHY@MSHMHDC¯SHONKNFHB@LDMSDLNKSN@EÖMD@TMBDQSNMTLDQNCHDRDLOK@QHCDK5((
secolo, più precisamente dell’età di Eraclio (610-629/630). L’altro, invece, pur essendo estremamente simile,
è più leggero e mostra stampigli che ne attestano la produzione in ateliers controllati dai sovrani merovingi:
si tratta, dunque, di un oggetto importato e di uno di produzione locale, fabbricato sul modello del primo 118.
Insieme ai calici, le patene sono un tipico elemento dei tesori a partire già dall’epoca tardoantica: si pos-
sono ricordare i noti esempi dei corredi eucaristici di Galognano (prov. Siena / I) e Kaper Koraon (SYR; VI-VII
secolo) 119 o una coppia di oggetti provenienti dall’area mediterranea orientale e conservati ad Atene (tardo
VI-inizio VII secolo) 120 MBGDK@O@SDM@CDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@¯HMRDQHS@MDKK@Q@EÖFTQ@YHNMDCHTMSDRNQN
(VCX), insieme a un boccale o brocca, una patera e due corone (pensili?). È interessante notare la somi-
glianza tra la patena del folio 107v (VCX) e un esemplare di provenienza ignota conservato a Madrid e
datato alla seconda metà del VII secolo 121 (ƂI).
114 Cabrol / Leclercq 1938, col. 2392. 119 von Hessen / Kurze / Mastrelli 1977. – Mundell Mango 1986,
115 Legner 1985, 415 n. C2. 68-253. – Brogiolo / Chavarría Arnau 2007, 114-117.
116 Fabian 2012, 66 s. n. 5. 120 Lazaridou 2011, 143 nn. 107-108.
117 Werner 1980. – Baratte 1989. – Byzance 1992, 113 n. 60. 121 The Art of Medieval Spain, 51 s. n. 9b. – Il manufatto era do-
118 Werner 1980. – Baratte 1989, 183 s. – Byzance 1992, 113 n. S@SNCHTML@MHBNBGDRH¯ONHCHRS@BB@SN +D@EÖMHS§LNQENKN-
BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ FHBGDBNMKiNFFDSSNQ@EÖFTQ@SNMDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@BNL-
preso il bordo) sono comunque evidenti.
ÌÍÎ ÏÐ ÑÒÓÔÒÕÕÖ × ØÐ ÙÖÚÛÜ ÝÖÕ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
óig. 18 Miniature dalla Bibbia di Carlo il Calvo e dal Salterio di Stoccarda e patene da: 1 Provenienza ignota (penisola Iberica?), MAN
Madrid. – 2-3 Valdonne (dép. Bouches-du-Rhône / F). – (Miniature da: Bibbia di Carlo il Calvo [Périn / Feffer 1985, 239]; Stuttgarter Bil-
derpsalter 1965/1968, I, f. 107v; 1 da The Art of Medieval Spain, 51; 2-3 Byzance 1992, 113).
ôõõ ö÷ øùúûùüüý þ ÿ÷ Mý ýü · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
ig. 20 Bibbia di Carlo il Calvo (f. 423r,
dettaglio): calice e patena sospesi e co-
rona. – (Da Périn / Feffer 1985, 239).
L’associazione di calice e patena di piccole dimensioni (quella che si usava a mo’ di coperchio) si ritrova anche
in contesti funerari. Un esempio di epoca altomedievale proviene dalla sepoltura 248 del cimitero della chiesa
di San Lorenzo ad Aosta 122 (ƂI). I reperti appartenevano alla stessa fase della tomba 1-2-4, dove sono
RS@SHHCDMSHÖB@SHDKDLDMSHCHBHMSTQ@CDKK@OQHL@LDS§CDK5((RDBNKN 123. Benché in maniera puramente orienta-
tiva, si può proporre una simile cronologia anche per la deposizione degli elementi liturgici. Ulteriori casi da
BHS@QDRNMNKDCTDBNOOHDCHB@KHBDDO@SDM@QHMUDMTSHHMTM@SNLA@DOHRBNO@KDCHÖMD(7 HMHYHN7RDBNKNMDKK@
cattedrale di Girona 124 (ƂI), e l’insieme ritrovato a Müstair (Kt. Graubünden / CH) nella tomba del ve-
scovo Hartpertus († ca. 972), per il quale la data di deposizione è confermata da un’iscrizione con il suo nome
e da analisi di laboratorio (radiocarbonio, esame dei resti tessili, ecc.) 125 (ƂI). Più antica di un paio di
decenni è la tomba del vescovo Ruotbert di Treviri († 956), che conteneva anche un anello 126 (ƂI).
0TDRSNSHONCHBNQQDCNETMDAQD BNLTMPTD ¯CNBTLDMS@SNÖMN@KA@RRNLDCHNDUNRHONRRNMN@CDRDLOHN
ricordare le sepolture vescovili del duomo di Brema tra il XII e il XV secolo 127 (ƂI).
I calici e le patene non erano utilizzati solo nel contesto dell’eucaristia: essi potevano anche essere appesi
a scopo decorativo (come mostra la prima Bibbia di Carlo il Calvo, ca. anno 846), talvolta esposti bene in
vista per ricordarne a tutti il donatore 128 (ƂII). Anche all’interno dell’Evangeliario di Godescalco,
BNLLHRRHNM@SNC@"@QKN,@FMNDC@(CDKF@QC@DSDQLHM@SNUDQRNHK RHSQNU@TM@Q@EÖFTQ@YHNMDCHTM
calice sospeso 129 (ƂIIONSDU@MNDRRDQDÖRR@SH @CDRDLOHN @KKi@QBNSQHNME@KDNOH¿RODRRN BNLD
KDENMSHHBNMNFQ@ÖBGDRDLAQ@MNRTFFDQHQD @KKiHMSQ@CNRRNCDFKH@QBGHCDKBHANQHN (KB@KHBDCH"TMO@KC BHS@SN
prima, presenta tre fori a distanze regolari praticati per sospenderlo all’interno della chiesa 130 (ƂI).
122 /DQHMDSSH ÖF 128 Périn / Feffer 1985, 239. 272 s. n. 110 f. 423.
123 /DQHMDSSH ÖFF 129 Hubert / Porcher / Volbach 1968, 75-78. – Dupuigrenet Des-
124 Roura 1988, 55. roussilles 1986, 52-56.
125 Goll 2007, 50. – Osimitz 2009. 130 2YŧJD R
126 Legner 1985, 454 s. n. C 35.
127 Brandt 2002, 22 s. – Sugli scavi si vedano: Brandt 1977; 1979;
1988.
131 Il salterio è stato prodotto a Reims o nella vicina abbazia di gono dunque ad altri elementi di arredo liturgico oggetto di
Hautvilliers. – Utrecht-Psalter 1984. Una versione digitale ordini di sacralizzazione, quali le patene, i calici e i vestimenta
dell’intero manoscritto, a cura dell’Università di Utrecht, è di- et vela di altare (Liber Ordinum LII-LIV).
sponibile all’indirizzo http://bc.library.uu.nl/node/599. Per le 135 Fried 1994, 109-111 n. IV/31.
illustrazioni si veda Dufrenne 1978. 136 Valenti Zucchini / Bucci 1968, 56 s. n. 58a.
132 Steenbock 1965, 85 s. – Hubert / Porcher / Volbach 1968, 285. 137 Hubert / Porcher / Volbach 1968, 149. 351 n. 137. – Anno 870.
133 Arbeiter / Noack-Haley 1999, tav. 137. 138 de Palol Salellas / Ripoll 1990, 260-272. – The Art of Medieval
134 De Blaauw 1994, (nota 193) 547. Il Liber Ordinum ispanico 2O@HM M BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@
tramanda l’ordo di benedizione delle corone, descritte come 139 De Marchi 1991, 105-113. – Augenti / Bertelli 2006, 147 n.
ornamentum altaris (Liber Ordinum LIX). Le corone si aggiun- V.12a-12b.
7 ! " # $!%&' (! · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
?ig. 22 1 Ravenna, sarcofago (dettaglio). – 2. 4 Coperta e miniatura del Sacramentario di Drogo. – 3 Beatus di Girona. – 5 Codex Aureus
di St. Emmeran. – 6 Guarrazar (prov. Toledo / E). – 7 Monte Barro (ricostruzione) (prov. Lecco / I). – (1 dettaglio da Valenti Zucchini / Bucci
1968, n. 58a; 2 da Steenbock 1965, 85-86; 3 da Arbeiter / Noack-Haley 1999, tav. 137; 4 da Hubert / Porcher / Volbach 1968, 285; 5 da
Hubert / Porcher / Volbach 1968, 149; 6 rielaborazione da The Art of Medieval Spain, 53-59; 7 da Augenti / Bertelli 2006, 144).
@AB CD EGHIGKKL N OD PLQRS TLK · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
jig. 24 Lumi in vetro: Miniatura dal Codex Basiliensis. – 1 Lampadario e lampada in vetro (RGZM, Mainz). – 2 Lampada in vetro da
Villiers-le-Sec (dép. Nièvre / F). – (Miniatura da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Codex_Basilensis_08.jpg [10.9.2014]; 1 da Frings
ENSNFQ@Ö@C@2SHDFDL@MM6DLGNEE CHRDFMNC@"THRDMHDQ&@TC@FMHM
LAMPADE E CANDELABRI
Indipendentemente della presenza di questi elementi pensili, è ovvio che l’area presbiteriale avesse bisogno
di essere illuminata 140 +DENMSHRBQHSSDDHBNMNFQ@ÖBGDDFKHNFFDSSHQDK@YHNM@SH@S@KD@RODSSNRNMNMTLDQNRHR-
simi, e caratterizzati da una notevole variabilità tipologica, includendo lumi ad olio e a candela con piedistalli
o strutture di sospensione di svariata morfologia 141. Con le coronae farales menzionate dalle fonti 142 può
140 De Blaauw 1994, 562. – In generale, su questi aspetti si veda 141!NM@MMH!DQM@QCHMHBNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ m2HUDC@
anche Nesbitt 2012. anche De Blaauw 1994, 169. 377 s. 562. 593 s.
142 De Blaauw 1994, 562.
klm no pqrsqttu v wo xuyz{ |ut · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
talvolta essere messa in rapporto una lampada in vetro a forma di calice collegata a un lampadario circolare
in bronzo (detto anche polykandelon), come si osserva in un insieme, privo di indicazioni sulla provenienza
e conservato presso il Römisch-Germanisches Zentralmuseum di Mainz, attribuito al VI-VII secolo (polykan-
delon) e al IX-X secolo (lampada in vetro) 143 (ƂI). Lampadari di simile morfologia sono ben attestati
SQ@HK5(DHK5((RDBNKN L@HBNMSDRSHC@S@MSHONRRNMNCNBTLDMS@QDTMTRNOH¿OQNKTMF@SN ÖMN@KOHDMN5(((N
ODQRHMNÖMN@K7 7(RDBNKN 144. Un esempio di lampada vitrea a calice singola (cioè destinata ad essere appesa
tramite catenelle, e non ad essere inserita in un lampadario metallico) proviene da Villiers-le-Sec (dép. Val-
d’Oise / F) e viene datato all’VIII-IX secolo 145 (ƂI 4M@Q@EÖFTQ@YHNMDCDK"NCDW!@RHKHDMRHR - (((
(f. 8v) conferma l’uso di questo tipo di lampada pensile ad olio nell’VIII secolo 146 (ƂI). Sia le lampade
singole in vetro che i lampadari in metallo venivano sospesi anche agli architravi delle pergulae 147.
+@CNBTLDMS@YHNMDRBQHSS@DHBNMNFQ@ÖB@RTHB@MCDK@AQHDRTKKDK@LO@CDBNMOHDCHRS@KKN¯@MBGiDRR@QHBB@
Durante la celebrazione della messa, tali lumi erano trasportati dal corteo per essere poi posti ai lati dell’al-
S@QDNRNOQ@K@LDMR@ DHMÖMDRODMSH RDBNMCNPT@MSNRHKDFFDHM L@K@QHN TM@UNKS@SDQLHM@S@K@KDSSTQ@CDH
Vangeli 148. Come per altre categorie di oggetti di arredo, il Salterio di Stoccarda è esplicito sulla tipologia: i
manufatti con piedistallo appaiono come strutture tripodi che supportano lampade ad olio (2 attestazioni)
oppure ceri (4 attestazioni).
3TSSHDPT@SSQNHB@MCDK@AQHQ@EÖFTQ@SHSQ@HPT@KHTMNSQ@RONQS@SNHMBNQSDNDCTD@BB@MSN@KKi@KS@QDVCXX
ƂI) presentano i piedi a forma di zampa di leone, a tre dita. Un confronto per questo
tipo di candeliere proviene dal negozio E19 – interpretabile anche come struttura residenziale – dell’area
OQNCTSSHU@CH2@QCHRĠK,@MHR@31ƂI C@KK@O@QSDOH¿RTODQÖBH@KDCHTMKHUDKKNCHNBBTO@YHNMDC@S@SN
con monete che vanno da Anastasio I (terminus post quem 491) a Eraclio (terminus post quem 612/613) 149.
#@KK@RSDRR@PTNS@OQNUHDMDK@LNMDS@OH¿S@QC@PTDKK@CH$Q@BKHNDTM@ÖAAH@CHBHMSTQ@@OK@BB@ÖRR@CDK
tardo VI o della prima metà del VII secolo 150. Simili frammenti di tripodi provengono da contesti in uso come
LHMHLNÖMN@HOQHLHCDBDMMHCDK5((RDBNKNMDHMDFNYH$DC$ 151
Uno dei candelabri (VCXOQDRDMS@RTKOHDCHRS@KKNTMDKDLDMSNCDBNQ@SHUNBGDHLHS@K@ENQL@DK@RTODQÖ-
cie di una conchiglia. Il dettaglio trova confronto nel manufatto ascrivibile al probabile relitto del Plemmyrion
a Siracusa (ƂI QHMUDMHLDMSN RHFMHÖB@SHUN ONHBG° BNMRDMSD CH QHBNRSQTHQD TM HMRHDLD CH NFFDSSH HM
bronzo da collegare all’arredo liturgico, costituito da una brocca, due turiboli, un candeliere e due lampade
ad olio 152. A giudicare dai confronti della brocca e di uno dei turiboli – molto simile al già citato rinveni-
mento da Siracusa-Grotticelli 153 – l’insieme potrebbe essere datato orientativamente al VII-VIII secolo 154.
Curiosamente, esso comprendeva anche resti di una bilancia, elemento che si ripete anche nel deposito,
grosso modo coevo, del Collet de Sant Antoni 155 (ƂI), e che va forse connesso alla commercializzazione
o dei manufatti stessi, oppure di bronzo da riutilizzare 156. In ogni caso, la lettura in chiave liturgica dell’in-
sieme siracusano viene rinforzata dal suo confronto coi componenti del citato tesoro di Kaper Koraon in
143 Frings 2010, 270 s. nn. 296. 297. 151 2SDOGDMR"Q@VENQC ÖFF
144 7@MSGNONTKNT BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ 152 Kapitän / Fallico 1962. – Beghelli / Pinar 2014, 231 s.
145 Cuisenier / Gaudagnin 1988, 271 s. – Stiegemann / Wemhoff 153 Si veda sopra, pp. 701 ss.
1999, 261 n. IV.137. 154 /DQHSTQHANKHDKDAQNBBGDRHQHL@MC@@HQHRODSSHUHO@Q@FQ@ÖCDK
146 Sul manoscritto si veda Cataldi Palau 2004. presente contributo.
147 De Blaauw 1994, 562. 155 de Palol Salellas 1949; 1953. – Del Romà al Romànic, 326 s.
148 Ecl. Off. Miss., col. 1323. 156 Lo stesso elemento appare ancora nel relitto di Yassi Ada (TR),
149 Waldbaum 1983, 104 tav. 40, 615. – Stephens Crawford ODQ HK PT@KD TM QHSQNU@LDMSN LNMDS@KD ÖRR@ HK terminus post
ÖFF quem all’anno 610; il relitto ha restituito, tra altri materiali, un
150 Waldbaum 1983, 120 tav. 44, 701. – Stephens Crawford turibolo di bronzo e resti di un minimo di due brocchette di
ÖF m2BGTKYD #¼QQK@LL bronzo: Bass / van Doornick 1982.
Siria, ricondotti all’arredo della chiesa di San Giorgio e databili tra il tardo VI e la prima metà del VII secolo
(ƂI). Oltre a croci processionali, calici, patene e brocche in argento, l’insieme avrebbe incluso anche due
supporti per lampade ad olio 157 dalla morfologia molto simile all’esemplare dal Plemmyrion, soprattutto per
i tre piedi a zoccolo di cavallo.
+NRSDKNCDHB@MCDKHDQHQ@EÖFTQ@SHMDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@ QHBNMCTBHAHKD@KSHON@A@K@TRSQ@}CH,@QH@7@M-
thopolou 158, è invece strettamente assimilabile a quello di alcuni esemplari da Luxor (VI-VII secolo, Museo
Copto del Cairo 159, ƂI), e genericamente dall’Egitto (Collezioni Dumbarton Oaks, VI-inizio VII se-
colo 160, e Museo Copto del Cairo, VI-VII secolo 161, ƂI): le numerose modanature degli ultimi due
si ripetono quasi identiche in due delle miniature.
-DK 2@KSDQHN CH 2SNBB@QC@ RNMN Q@EÖFTQ@SD @MBGD K@LO@CD @C NKHN CH CTD CHEEDQDMSH SHONKNFHD +@ OQHL@
(VCX) è caratterizzata da un’impugnatura arricciata all’indietro, un elemento piuttosto raro che trova
un confronto puntuale in almeno due manufatti di provenienza sconosciuta datati al V-VI e al VI-VII se-
colo 162 (ƂI). La seconda, con due attestazioni, è forma di grifone, sia nella versione con piedistallo che
in quella sospesa a una catenella (VCXXƂI). Queste lampade afferiscono a una nota tipolo-
gia che conta un consistente numero di esemplari, la maggior parte dei quali datati tra il IV e il VI secolo 163
(ƂI "NMRHCDQ@S@K@KNQN@EÖC@AHKHS§ 164, le miniature del Salterio di Stoccarda documentano un conte-
RSNCiTRNLNKSNOQNKTMF@SNODQPTDRSHNFFDSSH ÖMN@C@KBTMHRDBNKHCNONHKLNLDMSNCDKK@KNQNOQNCTYHNMD
(ƂI). In particolare, è sorprendente la somiglianza con una lampada proveniente dalla tomba reale
95 di Ballana (Nubia; Lago Nasser / ET) 165, senza dubbio il più stretto parallelo individuato, non solo per
157 Mundell Mango 1986. Il fatto che i reperti da Kaper Koraon 162 Xanthopoulou 2010, 138 n. LA 3.174 (Colonia, collezione pri-
avrebbero supportato lampade ad olio e non candele è sugge- vata; ƂI); 276 n. CD 7.094 (Collezione privata, luogo
rito dallo studio dei segni dovuti all’utilizzo. sconosciuto; ƂI).
158 Xanthopoulou 2010, 254-276. 163 Xanthopoulou 2010, 162-175. Si ringrazia sentitamente il per-
159 Wulff 1909, 209 n. 998. – Xanthopolou 2010, 254 n. CD sonale delle Collezioni Dumbarton Oaks, in particolare Marta
7.002. – Il primo indica Luxor come provenienza, mentre la Zlotnick, per averci procurato e permesso di pubblicare la foto-
seconda indica una provenienza ignota. FQ@Ö@M CDKK@ƂI.
160 Ross 1962, 36 s. n. 38. 164 Si veda sopra, pp. 697 ss.
161 Xanthopoulou 2010, 273 n. CD 7.082. 165 Emery 1938, 369 n. 825. – Xanthopoulou 2010, 251 n. CD
6.039.
¡¢ £ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
¹ig. 27 Tesoro da Kaper Koraon (SYR). –
#@,TMCDKK,@MFN ÖF ((
quanto riguarda la parte superiore con il grifo (forma e proporzioni delle orecchie e della curva del collo
dell’animale, tipologia del beccuccio e del coperchio della lampada), ma anche per la morfologia del fusto
del piedistallo, piuttosto semplice e diversa dai precedenti esempi »a balaustra«. Il contesto archeologico
permetterebbe di datare il manufatto nubiano al 470-480 166 (ƂI). Al IV-VI secolo è ascritto anche il
confronto più puntuale per la lampada a grifo senza piedistallo (sospesa tramite una catenella): si tratta di
un oggetto di provenienza ignota conservato ad Atene 167, e vi si ritrovano corrispondenze quali la forma
delle orecchie dell’animale, del coperchio (questa volta meno prominente) e del beccuccio (ƂI| ).
%NMSHHBNMNFQ@ÖBGDBNDUDBNLDHK2@KSDQHNCH4SQDBGS@MMH 168 confermano l’uso, in piena epoca
carolingia, di lampade zoomorfe afferenti a tipi in forma di colomba o di gallo, anch’essi ricondotti ai secoli
IV-V 169 (ƂITMTKSDQHNQDCNBTLDMSNHBNMNFQ@ÖBN¯BNRSHSTHSNC@K5@MFDKNCH1@AATK@ CDKK@ÖMDCDK5(
secolo 170 #HUDQR@LDMSDC@FKH@KSQHSHOHCHKTLH FKHDRDLOHYNNLNQÖMNMUDMFNMNQ@EÖFTQ@SHHMRBDMDRHBT-
ramente riconducibili a contesti liturgici. Tuttavia, specie nel caso del Salterio di Stoccarda, il realismo con il
quale vengono disegnati e la loro probabile condizione di »pezzi di antiquariato« al momento della stesura
del salterio rendono molto probabile che essi facessero parte dell’arredo liturgico che l’autore conobbe.
166 Emery 1938, 369 n. 825. – Xanthopoulou 2010, 251 n. CD colo, Museo del Louvre) si vedano Bénazeth 1992, 142; Xan-
6.039. thopoulou 2010, 209 n. LA 15.016. – Su ƂI (Egitto,
167 Papanikola-Bakirtzi 2002, 294 n. 311. – Xanthopoulou 2010, IV-V secolo, Museo del Louvre): Bénazeth 1992, 141; Xan-
171 n. LA 5.004. Nel primo contributo la cronologia assegnata thopoulou 2010, 208 n. LA 15.012. – Su ƂI (Egitto,
è al IV-VI secolo, nel secondo al IV-V secolo. Minia [?], IV-V secolo, Museo Copto del Cairo): Strzygowski
168 ff. 9r e 75r. Utrecht-Psalter 1984. Dufrenne 1978, pl. 101. 1904, 292 n. 9141 tav. XXXIII; Bénazeth 2001, 170 n. 150;
Nella versione digitale a cura dell’Università di Utrecht (http:// Xanthopoulou 2010, 211 n. LA 15.023.
bc.library.uu.nl/node/599) i ff. 9r e 75v corrispondono alle pa- 170 MMN E Q,TMCDKK,@MFN ÖF m!DQM@A¸
gine 25 e 157. 2008, tav. XVIII.
169 Su queste lampade si vedano: Bénazeth 1992, 138-142;
Xanthopoulou 2010, 205-224. – Su ƂI (Egitto, IV-V se-
º»¼ ½¾ ¿ÀÁÂÀÃÃÄ Å Æ¾ ÇÄÈÉÊ ËÄà · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
áig. 29 Miniature dal Salterio di Stoccarda e lampade a grifo: 1 da Atene, Museo Cannellopoulos. – 2 da Ballana (Nubia; Lago Nas-
ser / ET), tomba reale. – (Miniature da Stuttgarter Bilderpsalter 1965/1968, I, ff. 139r e 149r; 1 Xanthopoulou 2010, 171; 2 Emery 1938,
tav. 101).
âãä åæ çèéêèëëì í îæ ïìðñò óìë · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Fig. 31 Miniature dal Salterio di Utrecht e lampade in forma di colomba dall’Egitto. – (Miniature da Utrecht-Psalter, ff. 9r e 75r [http://
bc.library.uu.nl/node/599] – 1 da Bénazeth 1992, 142; 2 da Bénazeth 1992, 141; 3 da Xanthopoulou 2010, 211).
7 M · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Fig. 33 Musei Vaticani, frammento
tessile. – (Da Stiegemann / Wemhoff 1999,
658).
I tessuti, dei quali si conservano poche testimonianze, costituivano naturalmente un altro elemento fonda-
LDMS@KDBGD@MCQDAADQHBNQC@SN@KÖMDCHOQNONQQDTM@QHBNRSQTYHNMD@BBTQ@S@ MBNQ@HK2@KSDQHNCH2SNB-
B@QC@NEEQD@KBTMDQ@EÖFTQ@YHNMHCHSDRRTSHTR@SHHM@LAHSNKHSTQFHBN 4M@FQ@MO@QSDBNQQHRONMCD@SNU@FKHD
d’altare, che sono caratterizzate dalla quasi totale assenza di decorazioni – escluse le fasce in corrispon-
denza degli orli – o dall’uso di uno, al massimo due colori, tra cui predominano il bianco e i toni rossastri
(VCXXƂI). Questa scelta trova riscontro in ulteriori immagini, come quella che
si osserva nel già citato Purpurevangeliar (ƂI), e nelle fonti scritte: durante la liturgia eucaristica, infatti,
l’altare viene coperto con una tovaglia bianca 171. Essa verrebbe sovrapposta ad altri tessuti più lussuosi, tinti
HMONQONQ@DQHB@L@SHHMNQN BGDMDHB@RHOH¿QHBBGHm1NL@ "NRS@MSHMNONKHm@UQDAADQNOQDRDMS@SNQ@EÖFT-
Q@YHNMHKDF@SD@KBTKSND@KKi@MMNKHSTQFHBN KBTMDENMSHKDSSDQ@QHDDCHBNMNFQ@ÖBGDMDC@MMNSDRSHLNMH@MY@
sia per il tardoantico che per l’alto medioevo 172. Rispetto ad altre categorie di suppellettili liturgiche, tra i
L@SDQH@KHFHTMSHÖMN@MNHHEQ@LLDMSHCHSDRRTSNQHRTKS@MNLNKSNOH¿Q@QH .KSQD@KK@KNQNM@STQ@CDODQHAHKD @KSQH
fattori ne hanno agevolato la dispersione nel tempo, come la condizione di beni lussuosi, sacri, prestigiosi e
facilmente trasportabili. Già per il periodo tardoantico e altomedievale, infatti, conosciamo casi di tovaglie
di altare defunzionalizzate e riutilizzate in contesto funerario: tra i più notevoli, gli esempi dei concili di
Clermont-Ferrand 173. Un frammento tessile con cavalli alati custodito ai Musei Vaticani, datato all’inizio del
IX secolo 174, potrebbe essere uno degli pochi riconducibile ad un contesto liturgico: le sue caratteristiche
trovano riscontro nella descrizione della tovaglia d’altare offerta da papa Leone III (795-816) alla basilica
eudossiana, tinta in porpora con due grandi grifoni e due ruote con una croce 175 (ƂI).
1-1 De Blaauw 1994, 93. le tovaglie bianche d’altare risultano chiaramente sovrapposte
172 De Blaauw 1994, 546. – Notevoli sono le donazioni del papa a tessuti in porpora o aurei, ornati a clavi e orbiculi.
+DNMD((( @KK@BGHDR@CH2@M/HDSQN+HADQ/NMSHÖB@KHR 173 Conc. Clarom. seu Arvern., can. 3, 7. – Syn. Dioec. Autissiod.,
98. – Si veda anche la serie di vestes altaris et vela offerta da can. 12. – Si veda anche Cabrol / Leclercq 1937. – Pinar Gil /
Gregorio III (731-741) alla basilica di Santa Maria Maggiore: Turell Coll 2007, 159 s.
+HADQ /NMSHÖB@KHR m KBTMH DRDLOH S@QCN@MSHBGH /@TK 174 Stiegemann / Wemhoff 1999, 656 s. n. IX.37.
2HK BNKK +HADQ/NMSHÖB@KHR 66. – Nella rappresenta- 175 +HADQ/NMSHÖB@KHR
YHNMDLTRHU@CDKR@BQHÖBHNCH C@LN@2@M5HS@KDCH1@UDMM@
./0 23 4568599: ; <3 =:>?@ A:9 · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Zig. 35 Immagini di cortine dal Salterio di Stoccarda. – (Da Stuttgarter Bilderpsalter 1965/1968, I, ff. 63v, 148v,
149v).
Le cortine rappresentano un altro vistoso impiego dei tessuti all’interno delle chiese, svolgendo una funzione
RH@CDBNQ@SHU@ RH@CHCDÖMHYHNMDCDFKHRO@YH@MBNQ@TM@UNKS@ KDENMSHRBQHSSDDHBNMNFQ@ÖBGDR@QDAADQNMTLD-
rosissime. Anche il ciborio e la pergula erano ornati di tendaggi raccolti in corrispondenza delle colonne: essi
ONSDU@MNENQRD@UDQDK@ETMYHNMDCHBGHTCDQD L@RDLAQ@BDQSNBGDMNM@UDRRDQNTMQTNKNRODBHÖBN@KKiHMSDQMN
[\] ^_ `abcadde f g_ heijk led · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
ig. 37 Bawit (Gov. Asyut / ET), icona lignea con Gesù e Mena. – Fig. 38 Egitto, icona lignea con Sant’Abraham vescovo. – (Da Zi-
(Da Zibawi 2004, 103). bawi 2004, 102).
della liturgia 176. Analogamente alle tovaglie da altare, le cortine nelle quali ci si imbatte nelle miniature sono
di solito presentate come tessuti privi di ornamenti dove prevalgono il bianco e il rosso (nel Salterio di Stoc-
carda: VCXXƂII). Uno dei rari esempi decorati ci fornisce una corrispon-
CDMY@@AA@RS@MY@OQDBHR@SQ@ENMSHL@SDQH@KHDHBNMNFQ@ÖBGDRHSQ@SS@CHTM@BNQSHM@AH@MB@BNMNQAHBNKHQNRRH
che compare in una delle miniature dei Vangeli di Saint Médard di Soissons (IX secolo) 177, e di un frammento
di seta dell’VIII-IX secolo rinvenuto nella basilica di Sant’Ursula a Colonia 178 (ƂI).
ICONE
Concludendo questa panoramica sui principali elementi di corredo liturgico altomedievale, vorremmo pro-
porre un’ultima suggestione, che questa volta proviene dalle sole fonti scritte. Essa riguarda le icone che,
BH@RRHBTQ@HK+HADQ/NMSHÖB@KHR DQ@MNRHRSDL@SDRNOQ@@KKi@QBGHSQ@UDD@KKiHMFQDRRNCDKK@pergulae e avevano
un’illuminazione propria (candele o lumi posti nelle vicinanze). A Roma, in quanto donate da sovrani e
papi, erano fatte d’oro e d’argento 179. Di oggetti di questo genere sicuramente databili all’VIII-IX secolo e
provenienti dall’Europa Occidentale non resta traccia, ma possiamo immaginare che in chiese più piccole le
176 De Blaauw 1994, 566. il frammento tessile, giunto a Colonia nel 922 circa, è inoltre
177 Hubert / Porcher / Volbach 1968, 89. ritenuto provenire proprio da Roma: Frings 2010, 170 n. 55
178 Le decorazioni dei medaglioni, con cavalieri affrontati, sono BNMAHAKHNFQ@Ö@OQDBDCDMSD
LDMYHNM@SDOH¿UNKSDMDK+HADQ/NMSHÖB@KHRODQFKH@MMH 179 De Blaauw 1994, 383. 392 s. 562.
icone fossero dipinte su materiali deperibili e meno preziosi, come il legno, e che potessero forse somigliare
ad alcuni esemplari altomedievali egiziani 180 (ƂII) oppure alle immagini di un dittico ligneo dell’VIII
secolo, da Roma, con Pietro e Paolo 181 (ƂI). L’icona posta in corrispondenza dell’ingresso al presbiterio
HK+HADQ/NMSHÖB@KHR M@STQ@KLDMSD MNMMDROHDF@MDHCDSS@FKHK@ONRHYHNMDNHKRHRSDL@CHLNMS@FFHNONSDU@
ENQRDDRRDQDÖRR@S@@KRNSS@QBN@LNiCHKTMDSS@ 2THQDRSHCHRBTKSTQ@@QBGHSDSSNMHB@@KSNLDCHDU@KDRNMNRS@SH
S@KUNKS@QHBNMNRBHTSHENQHDRB@M@K@STQDQD@KHYY@SHODQÖRR@QUHBNQSHMD K@LO@CD DBB 182: anche se in via ipote-
tica, si potrebbe interpretare come sede per l’inserimento di icone la scanalatura visibile sulla parte superiore
CHTMEQ@LLDMSNCH@QBGHSQ@UDCDK(7RDBNKNBNMRDQU@SN@K,TRDNCH/NQDň 183 (ƂI).
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE:
IL MODERNO E L’ANTICO NELLE CHIESE ALTOMEDIEVALI
Zibawi 2004, 101-104. Le icone sono conservate rispettiva- abbiamo consapevolmente scelto di non fare accenno sia per-
mente al Louvre di Parigi e al Museum für Spätantike und ché essi costituiscono l’oggetto di aree di ricerca complesse e
Byzantinische Kunst di Berlino. U@RSHRRHLD RH@ODQBG°K@KNQNQHBNQQDMY@MDKKDENMSHHBNMNFQ@Ö-
181 Stiegemann / Wemhoff 1999, 644 s. n. IX.28. BGD DR@LHM@SD DQ@ RB@QR@ N MNM RTEÖBHDMSDLDMSD B@Q@SSDQHY-
182 !DFGDKKH BNMTKSDQHNQDAHAKHNFQ@Ö@ zante da permettere l’individuazione di differenti tipologie e il
183 ,HKNÆDUHņ@ R M ( BNKKDF@LDMSNBNMHL@MTE@SSHFHTMSHÖMN@MNH /DQHQDKHPTH@QH
184 Ad alcuni elementi abbiamo dedicato solo una panoramica e per un loro inquadramento tipo-cronologico si rimanda, co-
generale, mentre ad altri (i codici e le loro coperte, i reliquiari, LTMPTD @KK@QDBDMSDLNMNFQ@Ö@CH#HDSDQ0T@RS0T@RS
le croci processionali, ecc.), seppur fondamentali nella liturgia,
· Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
¬ig. 40 /NQDň(RS@QRJ@äTO@MHI@'1
frammento di architrave di pergula (con
scanalatura superiore per l’inserimento di
HBNMD m%NSNFQ@Ö@, !DFGDKKH
Tabella 1 $RDLOHCHRTOODKKDSSHKHQ@EÖFTQ@SDMDK2@KSDQHNCH2SNBB@QC@
e lampade ad olio, variopinte icone dipinte su legno o realizzate in oro o argento. Nel loro insieme, le notizie
OQNBDCDMSHC@CHUDQRDB@SDFNQHDCHENMSH@QBGDNKNFHBGD HBNMNFQ@ÖBGDDRBQHSSDQHDRBNMN@BGH@QHQDLDFKHN
il rapporto tra oggetti e spazi della liturgia, ma offrono anche spunti degni d’attenzione sulla cronologia e
sull’arco temporale di utilizzo dei manufatti. Uno dei risultati più interessanti, infatti, riguarda la coesistenza,
in àmbito liturgico, di elementi di corredo fabbricati in momenti considerevolmente distanti tra loro. Il casus
studi del Salterio di Stoccarda rivela che le suppellettili liturgiche con le quali l’amanuense doveva avere fa-
LHKH@QHS§ Q@EÖFTQ@SDHMLNCNQD@KHRSHBNMDKKDLHMH@STQD BNMRS@U@MNCHNFFDSSHQHBNMCTBHAHKH@SHONKNFHDBNDUD
al momento di realizzazione del manoscritto assieme ad altri che, invece, potrebbero essere stati prodotti
ÖMN@SQDNPT@SSQNRDBNKHOQHL@VCD). Tale décalage cronologico è confermato da ulteriori fonti iconogra-
ÖBGDDRBQHSSDDHMCHB@BGDK@OQDRDMY@CHNFFDSSH@MSHBGHHMBNMSDRSNDBBKDRH@RSHBN @KK@PT@KDRH@LNHMBDQS@
misura ancor oggi abituati (non è infrequente trovare un tabernacolo o un calice rinascimentale o barocco
tuttora in uso) era un fenomeno conosciuto anche in epoca altomedievale.
Nonostante i limiti imposti dalle cronologie disponibili, sembra comunque evidente che la maggior parte dei
materiali – turiboli, calici, patere e brocche – dovesse essere pressoché contemporanea oppure di due o tre
generazioni precedente (cento, centocinquant’anni) al Salterio. Diverso è il caso degli strumenti di illumina-
zione che, sopratutto per quanto riguarda le lampade a forma di grifone o di colomba, sarebbero stati dei
veri pezzi di antiquariato.
®® ¯° ±²³´²µµ¶ · ¸° ¹¶º»¼ ½¶µ · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
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.KVWTIKUEJGU)GTÀVWPF/QDKNKCTKP-KTEJGPFGUDKU,CJTJWPFGTVU#PVKMGWPFOQFGTPGGKPJGK
OKUEJGWPFKORQTVKGTVG1DLGMVGPCEJCTEJÀQNQIKUEJGPUQYKG5EJTKHVWPF$KNFSWGNNGP
Der Großteil der bis heute erhaltenen frühmittelalterlichen Kirchen enthält nur wenig mehr als Teile ihres
Grundrisses und ihrer Fußböden. Selbst bei den besterhaltenen Gebäuden wurde die Innenausstattung
und -verzierung im Laufe der Zeit stark verändert. Das frühmittelalterliche liturgische Steinmobiliar (Altar-
schranken, Ciboria, Ambonen usw.) liegen fast immer nur in Fragmenten vor, wiederverwendet als Bau-
material im Hoch- und Spätmittelalter, und sie scheinen von den Metall-, Glas- und Textilfunden getrennt
worden zu sein, mit denen sie ursprünglich in enger Verbindung standen. Dies spiegelt sich auch in den
wissenschaftlichen Publikationen. Diese Architekturteile muss man sich in ihrem ursprünglichen Zusammen-
hang vorstellen, bereichert durch kostbare Vorhänge, Lampen, Kandelaber, farbenfrohe Ikonen; liturgische
Gerätschaften wie Kelche, Becken, Weihrauchgefäße, Kannen und Griffschalen wurden während der Feier
der Messe gezeigt.
In diesem Beitrag wird eine Rekonstruktion der Hauptelemente, -orte und Verwendung solcher Objekte ver-
sucht. Zu diesem Zweck wurde eine multidisziplinäre Herangehensweise gewählt, die archäologische Funde
sowie Schrift- und Bildquellen einbezieht; hier ragt der Stuttgarter Psalter aufgrund seiner Verlässlichkeit
TMC@T¦DQFDV¼GMKHBGDM#DS@HKSQDTDGDQ@TR #HDRD,DSGNCDDQK@TASCHD(CDMSHÖYHDQTMFCDQKHSTQFHRBGDM&D-
räte, die in einer frühmittelalterlichen Kirche verwendet worden sein können. Sie sind gekennzeichnet durch
sehr unterschiedliche Datierungen und Produktionsorte. Einige sind etwa gleichzeitig mit den Schrift- und
Bildquellen (Ende 8. / Anfang 9. Jahrhundert), andere waren 300 oder 400 Jahre vorher hergestellt worden
und damit bereits antik. Dies spiegelt ein Muster der Anhäufung wider, das man von Kirchenschätzen und
vom Mobiliar heutiger Kirchen kennt, in denen einige der benutzten liturgischen Objekte noch aus der Re-
naissance oder dem Barock stammen.
Aufgrund der besonderen Komplexität des Themas und der beträchtlichen wissenschaftlichen Diskussion
darum wurde den sogenannten Koptischen Bronzegefäßen, die sowohl im »heiligen« als auch im »profa-
nen« Zusammenhang genutzt wurden, besondere Aufmerksamkeit geschenkt. Die Analyse sicher datierter
*NMSDWSDTMCDHMDRNQFE«KSHFDQDSXONKNFHRBGD*K@RRHÖYHDQTMFDQK@TADMMDTD/DQRODJSHUDM@TECHD5DQAHMCTMF
zwischen diesen Objekten und den frühmittelalterlichen liturgischen Räumen. Im Anhang wurden alle Mini-
aturen des Stuttgarter Psalters zusammengestellt, die Elemente der Kirchenausstattung zeigen (Kelche, Be-
cken, Weihrauchgefäße, Kannen und Griffschalen, Lampen, Prozessionskreuze, Vorhänge usw.), um einen
Beitrag zu einer eingehenden Bewertung der Dokumentation des Psalters zu leisten.
6JGNKVWTIKECNHWTPKUJKPIUCPFGSWKROGPVQHVJGEJWTEJGUHTQOVJGVJVQVJEGPVWT[#PVKSWGCPF
OQFGTPNQECNCPFKORQTVGFQDLGEVUCEEQTFKPIVQCTEJCGQNQIKECNYTKVVGPCPFKEQPQITCRJKEUQWTEGU
The bulk of remains of early medieval churches surviving to the present day consists little more than parts
NESGDHQENQLDQ@QBGHSDBSTQ@KOK@M@MCSGDHQ×NNQR $UDMHMSGDADRSOQDRDQUDCATHKCHMFRSGDHMSDQHNQETQMHSTQD
and décor underwent dramatic changes throughout the time. The early medieval liturgical stone furnishings
(altar screens, ciboria, ambos etc.) are almost always found in fragments, reused as building material in the
GHFG@MCK@SDLDCHDU@K@FDR @MCSGDXRDDLCDRSHMDCSNRS@X@KRNHMRBHDMSHÖBOTAKHB@SHNMRCDS@BGDCEQNL
the metal, glass or textile objects to which they were once closely related. Nevertheless, these architectural
elements must be imagined in their original context, enriched by precious curtains, lamps, candelabras,
colourful icons, whereas liturgical implements such as chalices, patens, thuribles, jugs and paterae were
displayed during the celebration of the mass.
7 !"#$"%%& ' ( )&*+, -&% · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
This paper is an endeavor to reconstruct the main features, locations and uses of such elements. In order
to do so, we have adopted a multidisciplinary approach integrating data from archaeological, iconographic
@MCVQHSSDMRNTQBDRSGD2STSSF@QS /R@KSDQADHMFNTQL@HMÖFTQ@KRNTQBD NVHMFSNHSRQDKH@AHKHSX@MCDWBDO-
tional attention to details). This method has enabled us to identify which liturgical implements could have
been used in an early medieval church. They are characterised by very different chronologies and production
centers. Among them, some were nearly contemporary with the written and iconographic sources (end of
the 8th - beginning of the 9th centuries), others were real antiquarian pieces, produced up to 300 or 400
XD@QRD@QKHDQ 3GHRE@BSQD×DBSR@O@SSDQMNE@BBTLTK@SHNMVGHBGÖMCR@MDBGNANSGHMVDKK JMNVMBGTQBG
treasures and in the furniture of present-day churches, in which some of the liturgical objects still used can
be products of the Renaissance or Baroque period.
.VHMFSNSGDO@QSHBTK@QBNLOKDWHSXNESGDHRRTD@MCSGDBNMRHCDQ@AKDRBHDMSHÖBCDA@SD RODBH@K@SSDMSHNMG@R
been devoted to the so-called »Coptic« bronze vessels, used both in »sacred« and »profane« backgrounds.
3GD@M@KXRHRNERDBTQDKXC@SDCBNMSDWSR@MC@LNQDB@QDETKSXONKNFHB@KBK@RRHÖB@SHNMBNMUDXMDVODQRODBSHUDR
on the links between such objects and the early medieval liturgical spaces. In the addendum (»Appendice«)
we collected all the miniatures of the Stuttgart-Psalter which display elements of church impements (chali-
ces, patens, thuribles, jugs and paterae, lamps, processional crosses, curtains etc.), in an attempt to render
more easily accessible the comprehensive documentation of the Psalter.
/QDKNKGTGVKPUVCNNCVKQPUNKVWTIKSWGUFCPUNGUÅINKUGUFGU8+++GGV+:GUKÄENGU#EEGUUQKTGUCPVKSWGUGV
OQFGTPGUNQECWZGVKORQTVÅU¼VTCXGTUNGUUQWTEGUCTEJÅQNQIKSWGUÅETKVGUGVKEQPQITCRJKSWGU
La plupart des églises du haut Moyen Âge conservées jusqu’à nos jours n’apparaît que comme vestiges des
anciens dallages et plans architecturaux. Même dans les bâtiments les mieux conservés, le mobilier et la
C°BNQ@SHNMCDRDRO@BDRHMS°QHDTQRS°LNHFMDMSCDBG@MFDLDMSRBNMRHC°Q@AKDR@TÖKCTSDLOR +DLNAHKHDQKH-
turgique en pierre du haut Moyen Âge (chancels, ciboria, ambons, etc.), se retrouve presque sans exception
à l’état de fragments réutilisés comme matériau de construction au Moyen Âge central et au bas Moyen
FD DSRDLAKDUNT°§QDRSDQR°O@Q°L±LDC@MRKDRBG@OHSQDRCDROTAKHB@SHNMRRBHDMSHÖPTDRCDRNAIDSRDM
métal, verre ou textile, auxquels, par contre, il était étroitement rattaché autrefois. On doit imaginer ces
éléments architecturaux dans leur contexte original, enrichis par de précieux rideaux, des lampes, candélab-
res et icônes riches en couleurs, tandis que des objets liturgiques comme les calices, patènes, encensoirs,
aiguières et patères étaient visibles pendant la célébration de la messe.
Cet article a l’objectif de reconstruire les caractéristiques principales, la position et l’utilisation de tous ces
°K°LDMSR BDSSDÖM MNTR@UNMR@CNOS°TMD@OOQNBGDLTKSHCHRBHOKHM@HQDPTHHMS¯FQDCDRCNMM°DRCDRNTQ-
BDR@QBG°NKNFHPTDR HBNMNFQ@OGHPTDRDS°BQHSDR KDOR@TSHDQCD2STSSF@QS°S@MSMNSQDOQHMBHO@KDRNTQBDÖFT-
Q@SHUDDMQ@HRNMCDR@Ö@AHKHS°DSCDRNM@SSDMSHNMDWBDOSHNMMDKKD@TWC°S@HKR "DSSDL°SGNCDMNTR@ODQLHR
de déterminer les objets liturgiques susceptibles d’avoir été utilisés dans une église du haut Moyen Âge.
Ils présentent des chronologies et des lieux de production très différents. Quelques-uns parmi eux étaient
OQDRPTDBNMSDLONQ@HMRCDRRNTQBDR°BQHSDRDSHBNMNFQ@OGHPTDRÖMCT5(((e - début du IXe siècle), tandis que
d’autres étaient, à ce moment-là, de véritables antiquités, produites jusqu’à 300 ou 400 ans plus tôt. Ce
OG°MNL¯MDQDׯSDTMSXODCi@BBTLTK@SHNMPTHRDL@MHEDRSD§K@ENHR§SQ@UDQRCDB°K¯AQDRSQ°RNQRDBBK°RH@R-
tiques et le mobilier des églises actuelles, dont certains objets liturgiques encore utilisés peuvent dater de la
Renaissance ou de l’âge baroque.
S@MSCNMM°K@BNLOKDWHS°CTOQNAK¯LDDSKDRC°A@SRRBHDMSHÖPTDRCNMSHKE@HSKiNAIDS NM@@BBNQC°TMD@SSDM-
tion spéciale à la vaisselle de bronze dite »copte«, utilisée tant dans des contextes »sacrés« que »profanes«.
+i@M@KXRD CD BNMSDWSDR AHDM C@S°R DS TMD BK@RRHÖB@SHNM SXONKNFHPTD OKTR RNHFMDTRD NTUQDMS CD MNTUDKKDR
APPENDICE
In questa appendice sono raccolte tutte le miniature del Salterio di Stoccarda (Stuttgarter Bilderpsalter) che
Q@EÖFTQ@MNNFFDSSHCHTRNKHSTQFHBNDCDKDLDMSHCH@QQDCNDBBKDRH@RSHBNB@KHBH AQNBBGD O@SDQD O@SDMD BQNBH
processionali, cortine, ecc.). Sono state incluse anche scene di carattere non strettamente liturgico che, però,
mostrassero manufatti afferenti alle medesime tipologie riscontrabili nel contesto di una chiesa (ad esempio
la lampada del folio 139r). Per ognuna delle miniature, nelle didascalie vengono riportati, nell’ordine: il cor-
QHRONMCDMSDENKHNHKR@KLNCHQHEDQHLDMSNFKHNFFDSSHQ@EÖFTQ@SHDTM@AQDUDCDRBQHYHNMD KKiHMSDQMNCDKKi@QSH-
colo non si è fatto riferimento a tutte le immagini qui riportate; ritenevamo però importante presentare una
raccolta completa, per ragioni metodologiche ma anche nella speranza di offrire uno strumento utile per
ulteriori ricerche. Le informazioni sul contenuto delle scene miniate sono tratte da Stuttgarter Bilderpsalter
vol. II (pagine 55-150), le immagini sono tratte dalla ristampa anastatica (vol. I).
CDE FG HIKLINNO P QG ROSTU VON · Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
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Tav. 1 1 folio 4v (Salmo 4:5-6): kantharos; Gesù presso l’altare eucaristico. – 2 folio 16r (Salmo 14:5, »Qui pecuniam suam non dedit ad usuram«): contenitore semisferico; Gesù presso il portale
della chiesa; un personaggio gli offre un contenitore colmo di monete. – 3ENKHNU2@KLN K@LO@C@BNMA@RDC@RHMHRSQ@&DR¿ TM@ODQRNMHÖB@YHNMDCDK/NONKND#@UHCD m4 folio 24r
(Salmo 19:7): boccale / bottiglia; il giovane Davide viene unto dal profeta Samuele; l’olio è versato dalla mano di Dio.
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· Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Tav. 2 1 ENKHNQ2@KLN B@KHBD BQNBHÖRRHNMD m2ENKHNU2@KLN BQNBD&DR¿MDK/@Q@CHRN@RHMHRSQ@Ki@KADQNCDKK@UHS@ @CDRSQ@TM@KADQNCHÖBGH m3 folio 29r (Salmo 23:3):
kantharos e turiboli sospesi; tovaglia d’altare; sulla sinistra un altare cristiano (sotto ad un ciborio?); sulla destra Davide con le mani protese verso il Monte del Signore.
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Tav. 3 1 folio 29v (Salmo 23:7-10): croce; descensus Christi ad inferos; l’episodio è narrato in maniera particolarmente dettagliata nel Vangelo di Nicodemo. – 2 folio 31v (Salmo 25:6): brocca,
patera, turibolo, croce, tovaglia d’altare; lavaggio delle mani prima dell’eucaristia. – 3 folio 33v (Salmo 26:12): cortina; da destra il tempio, i falsi testimoni, Gesù e il sommo sacerdote. – 4 folio
35r (Salmo 28:1-2): candele, cortine; Gesù in trono presso l’ingresso di una chiesa; a sinistra alcuni personaggi trasportano una colonna e reggono candele.
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· Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
av. 4 1 folio 36r (Salmo 29:1-2): candelabro; Davide e una guardia presso una chiesa. – 2 folio 51v (Salmo 39:7-8): tovaglia d’altare; a destra un altare cristiano con un Vangelo (invece della
£
Tav. 6 1 ENKHNQ2@KLNBQNBDNRRDQU@SNC@TM@OHBBNK@ENKK@ &DR¿B@LLHM@RTKKD@BPTDCHTMÖTLDQDFFDMCNTMDU@MFDKH@QHNDTM@BQNBD m2 folio 76v (Salmo 65:15): turibolo; Davide,
QDFFDMCNTMSTQHANKN FTHC@FKH@MHL@KHC@R@BQHÖB@QD@#HNTMLNMSNMD TMATDDTM@B@OQ@ m3 folio 78r (Salmo 67:24, »ut intinguatur pes tuus in sanguine«): croce; Gesù cammina in una
ONYY@CHR@MFTD BGDUHDMDKDBB@SNC@HB@MHHKRHFMHÖB@SNBQHRSNKNFHBNCDKK@RBDM@RHSQNU@HMCHUDQRHBNLLDMS@QH ODQDRDLOHN3DNCNQDSN $TRDAHN .QHFDMD M@RS@RHN m4 folio 79v (Salmo 68:13):
brocca, boccale; un uomo siede presso una porta bevendo vino, mentre un altro regge la brocca che lo contiene.
ÓÖÏÒÓÏÖÝËÍÜÚÒÛ ÚÒÌÐÓ×ÚËÖÍÒÙØÌÐÓ×ÖÕÔ ÓÒÑ ÌÐÏÎÍÌËÊ
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pietre preziose; Maria e Gesù bambino ricevono i doni dai Re Magi. – 3 folio 107v (Salmo 90:11): tesoro composto da brocca, patera, patena, corone; Gesù sulla sommità di una collina sta tra due
angeli che lo servono e due demoni che cercano di indurlo in tentazione. – 4 folio 108r (Salmo 91:4): candelabro, tovaglia d’altare; Davide suona la cetra accanto ad un altare.
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· Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
Tav. 8 1ENKHNQ2@KLN BQNBD#@UHCDRHDCDHMSQNMNÖ@MBGDFFH@SNC@LTRHBH m2 folio 113r (Salmo 99:2, 4): turibolo, candele; un chierico con il turibolo e due uomini che reggono
candele si avvicinano in processione ad un portale, presso il quale siede Gesù. – 3 folio 118v (Salmo 104:4): candelabro, turibolo, croce; una processione si avvicina a una chiesa, mentre un pro-
feta sulla sinistra assiste alla scena. – 4ENKHNU2@KLNANBB@KDANSSHFKH@ B@MCDK@AQN B@KHBD BQNBD SNU@FKH@Ci@KS@QDRTKKi@KS@QD @KPT@KD¯ÖRR@S@TM@BQNBD RS@MMNTMB@KHBDDHKO@MD
eucaristico, mentre un profeta beve da un boccale / bottiglia.
úýöùúöýòô ù ùó÷úþ òýôùJÿó÷úþýüû úùø ó÷öõôóòñ
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Tav. 9 1 folio 135r (Salmo 118:41): croce; Davide siede in trono, mentre un angelo gli si avvicina. – 2 folio 139r (Salmo 118:105, »Lucerna pedibus meis verbum tuum«): lampada in forma di
grifo con base, un personaggio (Davide?) indica una lampada, facendo riferimento alle parole del salmo. – 3 folio 146v (Salmo 127:2-4): croce; la miniatura traduce fedelmente in immagini il testo
CDKR@KLN BGDCDRBQHUDHKSHLNQ@SNCH#HNBGD UHUDMCNNMDRS@LDMSDCDKK@UNQNCDKKDOQNOQHDL@MH @UQ§TM@RONR@BNLDUHSDEDBNMC@MDKKiHMSHLHS§CDKK@B@R@DÖFKHBNLDUHQFTKSHCiTKHUNHMSNQMN@KK@
mensa. – 4ENKHNU2@KLNBNQSHMDDCHÖBHNR@BQNCDBNQ@SNC@BNQSHMD UDQRNHKPT@KDRHCHQHFNMNOQDBHOHSNR@LDMSDPT@SSQNODQRNM@FFH
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· Corredo e arredo liturgico nelle chiese tra VIII e IX secolo
av. 10 1 folio 149r (Salmo 131:17, Paravi lucernam Christo meo): lampada in forma di grifo; Davide (?) offre a Gesù una lampada accesa. – 2 folio 149v (Salmo 133:1, »Qui statis in domo Do-
T
mini, in atriis domus Dei nostri«): cortina; quattro personaggi presso la casa di Dio. – 3 folio 153v (Salmo 138:4-5): brocca, patena (?); Davide, accanto a due bambini, indica con la mano destra la
sua lingua (quia nondum est sermo in lingua mea, et ecce, Domine, tu novisti omnia).